La volpe e la pantera.

di E l i z a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 - Obscured by clouds. ***
Capitolo 2: *** 02 - Echoes. ***
Capitolo 3: *** 03 - Welcome to the family. ***
Capitolo 4: *** 04 - Goodbye blu sky. ***
Capitolo 5: *** 05 - The division bell. ***
Capitolo 6: *** 06 - It's cold in the desert. ***
Capitolo 7: *** 07 - Looking back, across the years. ***
Capitolo 8: *** 08 - Walk of life. ***
Capitolo 9: *** 09 - Dark side of the moon. ***
Capitolo 10: *** 10 - Higway to hell. ***
Capitolo 11: *** 11 - My father's house. ***
Capitolo 12: *** 12 - Wish I were blind. ***
Capitolo 13: *** 13 - Betterman. ***
Capitolo 14: *** 14 - Thunderstruck. ***
Capitolo 15: *** 15 - Too much love will kill you. ***
Capitolo 16: *** 16 - Elderly woman behind the counter in a small town. ***
Capitolo 17: *** 17 - Lost souls forever. ***
Capitolo 18: *** 18 - How to save a life. ***
Capitolo 19: *** 19 - Body language. ***
Capitolo 20: *** 20 - Come back. ***



Capitolo 1
*** 01 - Obscured by clouds. ***



 

La volpe e la pantera.

Obscured by clouds.

-Mi ha fatto chiamare?
-È arrivato il momento da tempo atteso, preparati ad andare sulla terra, Reiko.
La stanza era buia, avvolta dall'oscurità della lunga notte che cadeva ormai da secoli in quel luogo.
Due figure risiedevano nel posto a qualche metro di distanza, uno seduto, l'altra in piedi, faccia a faccia.
-Si, Aizen-sama, come desidera.
La donna fece un veloce inchino, poi lasciò la stanza chiudendosi alle spalle le grandi porte.
Questo era l'Hueco Mundo. Un mondo buio, ma soprattutto, estraneo alla terra.

Camminava per il corridoio della sua scuola sotto gli occhi impauriti e distaccati dei compagni. Nessuno osava avvicinarsi a lui, e nessuno osava rivolgergli la parola.
Era temuto dalla metà degli studenti, l'altra metà invece gli portava rispetto.
Diciassette anni e capelli azzurri. Non era mai passato inosservato, soprattutto agli occhi dei compagni. Non aveva amici nella sua scuola, erano tutti troppo superficiali per non giudicarlo dal solo aspetto fisico. Fu per questo che iniziò ad odiare i suoi coetanei e non perdeva occasione per fare a botte. Difatti non si era fatto scrupoli a prendere a cazzotti un suo compagno di classe durante il suo primo anno di liceo, quando gli aveva chiesto, tra una risata e l'altra insieme ai suoi amici, che tipo di tinta usasse.
Ma d'altronde era sempre stato strano, fin da quando era piccolo.
Aveva sempre vissuto con i nonni fin da quando aveva memoria, e quando chiedeva dei suoi genitori loro non seppero dirgli altro che erano morti in un terribile incidente.
Forse fu proprio questo il motivo per cui il suo carattere fu sempre incentrato su vendetta e orgoglio.
Gli unici ricordi che aveva dei suoi erano formati dai racconti dei nonni, che parlavano solo di qualche caratteristica fisica.
Per questo era ritenuto strano, Grimmjow Jeagerjaques.

Quella mattina il cielo era oscurato dalle nuvole, ma era così luminoso in confronto all'Hueco Mundo, non c'erano dubbi.
In mezzo alla folla spiccava una ragazza non molto alta e dal fisico snello. I suoi vestiti erano decisamente diversi dalle persone che la circondavano, ma nessuno sembrava farci caso, forse perché non poteva essere vista.
Era alla ricerca di ciò per cui era stata spedita sulla terra, ma ancora non aveva percepito nulla.
Non aveva indicazioni, le avevano solo detto che l'avrebbe trovato grazie alla sua reiatsu, ovviamente diversa da tutti i comuni umani.
Era un po' che girava, e grazie alla ricerca, ne stava approfittando anche per conoscere il mondo degli umani. Tutto quello che aveva trovato sulla terra, nel suo mondo di provenienza non c'era. Tutti i racconti sentiti dalle spedizioni dei suoi alleati, tutte quelle frivolezze umane la stavano visibilmente annoiando.
Si concentrò un po', avrebbe raggiunto il centro della sua missione.

Quella per Grimmjow era una giornata come le altre, l'unico inconveniente era che non sapeva di essere osservato. Saranno state circa le due del pomeriggio e lui camminava tranquillo per le strade mentre calciava sassi e guardava l'asfalto, tornandosene a casa dopo l'ennesima stressante mattinata sui libri.
Sarebbe andato in cucina, avrebbe pranzato e passato, come al solito, il pomeriggio sui libri.
Svoltò l'angolo da cui cominciava il viale di casa sua, e poco dietro di lui vi era una ragazza.
Era una ragazza dagli sgargianti capelli rossi e dai vestiti strani, diversi da quelli delle persone che la circondavano, ma nessuno ci fece caso. Nessuno poteva vederla, neanche lui.
Lo affiancò, lo guardò e lo studiò e quando lo vide voltarsi e fermarsi, guardando verso di lei, si bloccò per un secondo.
Lo vide sbuffare e poi riprendere a camminare.
La ragazza si voltò e vide attaccato al muro il manifesto dell'apertura di un nuovo pub.
Ma cos'era un pub?
Per un attimo lo perse di vista, poi vide che aveva attraversato la strada.
Era strano il mondo degli umani: oggetti metallici con delle ruote attaccate, strani scalini di un materiale ruvido e di bianco solo alcune strutture alte. Cosa avevano che non andava, questi mostri simili a loro?

-Vecchia, sono a casa!- Urlò gettando lo zaino sul letto.
-Com'è andata a scuola?- Disse la nonna, sfornando dei biscotti al cioccolato.
-Come sempre.- Rispose con tono seccato, mentre entrava dalla porta della cucina.
La nonna di Grimmjow era una tenera vecchietta sulla sessantina, di un paio di anni più piccola del marito. Entrambi erano in buona salute ed ospitavano il nipote a casa loro da praticamente tutta la vita. Non avevano mai avuto il coraggio di dirgli la verità sul suo passato, quindi si inventarono la storia della morte dei genitori. Magari un giorno l'avrebbe scoperto, oppure non lo sarebbe mai venuto a sapere. Fatto stava che loro gli volevano bene così com'era, qualsiasi cosa fosse.
Grimmjow prese un biscotto dalla teglia appena sfornata.
-Attento che scottano!- Lo riprese la nonna, ma lui non l'ascoltò. Era sovrappensiero.
Si guardò intorno mentre addentava un biscotto e poi lo lanciava sul tavolo, tanto era bollente la pasta.
-Te l'avevo detto io!
L'anziana prese a ripulire le briciole sul tavolo ed osservava il nipote contemplare fuori dalla grande finestra.
Non era un tipo di tante parole nemmeno con i suoi nonni.
Come per strada, aveva avvertito qualcosa di strano intorno a lui, ed aveva fatto finta di osservare un manifesto al muro.
Era un po' che sentiva diversi tipi di presenze, ma pensava che fosse solo un suo fattore mentale, quindi non ci dava peso. Quella sensazione però la percepiva forte e chiara, come se ci fosse qualcosa che ai suoi occhi era invisibile.
Alzò le spalle e riprese a mangiare il biscotto che nel frattempo si era freddato.
-È quasi pronto il pranzo! Smettila con i biscotti.
-Ah, non ho fame. Vado a fare i compiti.
La nonna non rispose, sapeva che era un ragazzo chiuso, quindi lo lasciò fare.
Il giovane appena entrato nella sua stanza si mise a sedere sulla sua sedia e poggiò i piedi sulla scrivania, stendendosi e incrociando le braccia dietro la testa.
La sua espressione era tra il confuso e il turbato, ma dopo poco non ci diede più peso, dato che si addormentò.
-Bene, riesci a percepirmi. È un buon segno. Ora devo trovare il modo di inserirmi nella tua vita.
Reiko era appostata all'albero che dava sia sulla cucina che sulla camera da letto del giovane, da cui aveva un'ottima visuale. L'aveva osservato ed era stata incuriosita dal motivo per cui Aizen avesse mandato lei a rapire quel giovane per portarlo a Las Noches.
Lei però non era come Ulquiorra, lei voleva conoscere le sue prede, e così avrebbe fatto.
Si voltò e dietro di lei apparve un garganta che l'avrebbe riportata nell'Hueco Mundo.


 

NdA:
Buonasera cari lettori di EFP!
Sono qui con una FF di quelle prevedibili con storie d'amore, combattimenti, personaggi forse poco IC e un personaggio di mia invenzione u.u La sgargiante e rossa Reiko Ayumi. Beh, sinceramente non ho molto da dire essendo il primo capitolo, quindi spero vi sia piaciuto, e spero di vedervi in qualche recensione, positiva o negativa che sia, accetto tutto!
Hope you like it! :3

Ps. Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u


 

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Capitolo 2
*** 02 - Echoes. ***


 

Echoes.

-Ehi, Aizen ti stava cercando. Dove ti eri cacciata?!- Si sentì la voce di un uomo rimbombare nel luogo.
-Ora sono qui. Ero andata a sbrigare delle faccende.
Un braccio di fronte a Reiko, poggiato al muro, apparve a bloccarle il passaggio. Subito dopo si materializzò una figura alla sua destra, mentre la ragazza attraversava quei lunghi corridoi dipinti di bianco, che a suo parere era un bianco candido, spezzato raramente da qualche riga nera in presenza di porte o finestre.
-Lasciami passare.- Disse lei in tono pacato, chiudendo gli occhi.
-Passerai fra poco, volevo solo sapere cosa hai fatto, sei stata via per così tanto! Posso almeno salutarti?
-Sì, ovviamente,
Nnoitra. Ma ciò che faccio non ti deve interessare.
Il solito ghigno del ragazzo gli solcò il volto.
Si divertiva ad infastidire quella povera donna, poiche lei era sempre tranquilla, non mostrava il suo lato combattivo e violento, a meno che non fosse strettamente necessario.
Non amava combattere, per questo non alzava mai un dito sui suoi compagni, e ciò la rendeva la preferita del capo non che la più odiata ed invidiata dai suoi alleati.
Il fatto che non combattesse con facilità, però, non significava per forza che lei non fosse forte. Anzi, tutto il contrario.
Si può dire che in mezzo a quelle persone era tra le più potenti e coraggiose, anche se spesso pensava di non appartenere a quel mondo, a quella gente così assetata di sangue. Era motivo di grandi liti all'interno del palazzo, non veniva ritenuta degna di tanta fiducia ne di tanta importanza. Nessuno però l'aveva mai vista combattere e per questo tutti, nonostante fossero contrariati, le portavano rispetto. Tranne lui, ovviamente.
-Non farmelo ripetere di nuovo. Lasciami passare.
-Dai non essere sempre così scontrosa! Volevo solo conversare..
-Con te non si può conversare normalmente, quindi spostati.
Quella donna l'aveva sempre incuriosito e divertito, nonché infastidito. Proprio perche non riusciva a farla arrabbiare lo incuriosiva e proprio perche lo ignorava e gli opponeva resistenza lo divertiva. Dire che l'attraeva soprattutto, è alquanto scontato. Lui era attratto da qualsiasi donna le si ponesse di fronte, tranne poche eccezioni. Nonostante questo però la odiava immensamente. La odiava perché una guerriera non poteva essere pacifica. Ed una pacifica come lei non poteva essere più forte di lui.
Però aveva sempre avuto una fottuta paura. Infondo lui rimaneva comunque un essere inferiore, essendo il
numero 6.
-Dai, piccola, divertiti un po'.
Lui rise, una risata soddisfatta. L'aveva appena spinta al muro, passandole un dito sotto al collo e continuando a tenere la mano poggiata sulla parete. Nnoitra era alto, davvero alto, mentre lei era molto minuta. A confronto tutte lo sarebbero state, ma Reiko principalmente era bassina, tanto che lui si dovette chinare parecchio prima di arrivarle all'altezza della faccia.
-Lasciati andare, so che lo vuoi.- Le disse, continuando a sorridere.
-Non te lo ripeterò più, Aizen-sama mi sta aspettando, quindi spostati.
-Aizen-sama di qua, Aizen-sama di là, lascia stare quel coglione, tanto non ho la minima intenzione di togliermi.- Continuò lui senza smettere di ridere. La stava facendo alterare forse? Era proprio così, per la prima volta, ma ci stava riuscendo. Sembrava proprio che provasse dell'odio per lui.
-Oh, non ti starai mica arrabbiando?- Fece per riprendere l'uomo, con tono di finto sbalordimento.
-Affatto, ma non costringermi a farti spostare con la forza, non ti converrebbe.
-Ah, non aspetto altro. E' da quando sei qui che voglio testare la tua forza! Sei all'altezza del tuo titolo, cagna?!
Lei alzò un dito, sempre tenendo la testa bassa e gli occhi socchiusi. Aveva superato il limite. Lo poggiò sullo stomaco del ragazzo e prima che lui potesse opporre resistenza, un bagliore si vide per pochissimi secondi che non diedero a Nnoitra neanche il tempo di realizzare l'accaduto. Un grande eco risuonò nel corridoio vuoto e grande di Las Noches, che vedeva il giovane cadere a terra con gli occhi sbarrati, mentre si portava una mano alla pancia.
-C-che diavolo..?!- Tossì sangue, per poi perdere i sensi.
-
Te l'avevo detto.- Amava pronunciare quella frase. Poi gli voltò le spalle, lasciandolo lì a terra, con l'impossibilità di muoversi.
-Cagna!- fu l'ultimo commento di Nnoitra che si sentì risuonare, prima che la ragazza svoltasse l'angolo.
Per la prima volta Reiko aveva opposto resistenza con la forza ed era stato incredibile, tanto che Nnoitra, da quell'episodio, cominciò a credere che il titolo di
primera espada fosse, per lei, assolutamente meritato.

-Scusi Aizen-sama, se l'ho fatta attendere, ma ho avuto un piccolo contrattempo.
-Di che tipo?- Chiese l'uomo sorseggiando del tè in tutta tranquillità.
-Non si preoccupi, l'ho già risolto.
Lui sorrise, come se sapesse cosa fosse successo e ne andasse fiero.
D'altronde era ovvio, il palazzo era suo e la più forte l'aveva scelta lui, come faceva a non sapere ciò che accadeva nella sua dimora, che riguardavano per di più la sua prediletta?
-Bene.- Riprese. -Com'è andata sulla terra?

-Tutto secondo i piani, Aizen-sama. L'unica cosa che vorrei chiederle è un corpo fittizio.
-E perché mai, mia cara?
-Vorrei inserirmi nella vita di quel ragazzo. Lo trovo.. interessante.
-Se è questo quel che ti serve, Aporro ha già qui quel che cerchi.
Aporro andò dalla ragazza e, chinando il capo roseo, le porse la capsula contenente il gigai.
-Eccolo. Basterà solo aprire la capsula, quando sarà necessario, nella metà precisa ed il corpo si materializzerà, Reiko-sama.-
Sama. Adorava anche quando le si appellavano in quel modo, senza nessuno sforzo, come se finalmente qualcuno credeva in lei, oltre ad Aizen.
-Grazie, Aporro.- Sorrise la ragazza. Lui era, insieme a Ulquiorra, Harribel e Starrk, uno tra quelli che potevano meritare un po' di gentilezza in mezzo a quella gentaglia.
-Comunque.- Li interruppe Aizen. -Non è per questo che ti stavo aspettando.
-L'avevo intuito. Cosa c'è che non va?- Il tono della ragazza era uno tra i più rispettosi che si fossero mai sentiti. Forse per riconoscenza, forse perche aveva paura delle conseguenze se si fosse ribellata.
In quell'uomo riponeva fiducia, ma anche terrore. Lo odiava, ma l'adorava e lo ringraziava per l'aiuto che le aveva offerto. Si sentiva in debito e per questo lo seguiva e lo rispettava.

Lui era un magnifico pavone,
adornato di qualcosa di infinito simile alla speranza,
all'adorazione e alla paura.


-La Soul Society non sa che stiamo cercando quest'uomo.
Gli occhi della rossa si chiusero in piccole fessure, fissando l'uomo con severa attenzione alle sue parole.
-E ci resta poco tempo, prima che lo vengano a sapere. Dovrai portarlo qui al più presto.
La ragazza annuì, un po' sotto pressione, poi fece un leggero inchino.
-Bene, se hai capito, puoi andare.
Così Reiko venne congedata dalla sala bianca dove risiedeva l'uomo, -seduto su un enorme trono di marmo, anch'esso bianco-, e andò nella sua stanza a riposarsi, per tornare il giorno dopo sulla terra.
La mattina seguente, se cosi poteva essere definita dato il perenno buio del posto, Reiko si alzò presto, si preparò e giunse sul mondo terrestre. Una volta lì, aprì la capsula per entrare nel suo corpo fittizio e si diresse poi verso il liceo frequentato da Grimmjow, indossando l'uniforme della scuola. A prima vista, sembrava davvero una ragazza normale.
*
-Buongiorno!- Salutò la professoressa piena di entusiasmo, dopo aver spalancato la porta dell'aula. -Oggi è qui con me una nuova alunna, entrerà a far parte della vostra classe già da questo momento, quindi siate cordiali con lei!- Fece un sorriso di disperazione, sapendo che la sua richiesta era, per quella classe, una richiesta assurda.
-Vieni pure avanti signorina Ayumi.
La ragazza entrò nella classe, in mano teneva la cartella e la testa era bassa, fissa al pavimento.
-Forza, non essere timida! Presentati alla classe.
-Oh? Si, certo.- Cercava il più possibile di sembrare un'umana a tutti gli effetti, ma da nessuna parte si era mai vista una ragazza dai naturali capelli rossi.
-Io sono Ayumi Reiko ho 16 anni e come avrete capito, mi sono trasferita qui da poco.
L'unico problema era che non riusciva a non sembrare sfacciata.
Nel frattempo scrutò la classe e vide in una delle ultime file il ragazzo dai capelli azzurri. Teneva nella mano sinistra, fra l'indice e il pollice, una matita. Ci stava giocando mentre con la mano destra si reggeva il capo a scrutare il cielo annuvolato fuori dalla finestra.
La giovane fece rieccheggiare il suo reiatsu all'interno della classe, lui se ne sarebbe sicuramente accorto.
Difatti lo vide sbarrare leggermente gli occhi, rimanendo però nella solita posizione ed osservandola con la coda dell'occhio.
-Jeagerjaques, cosa fai? Dormi per caso?- Chiese la professoressa volta verso di lui, leggermente adirata per il poco interesse mostrato dal ragazzo.
Lui sbuffò ridestandosi dai suoi pensieri, e si sdraiò sullo schienale della sedia. La sua visuale adesso era di fronte a lui e poteva osservare la figura della ragazza a pieno. L'espressione che gli si disegnò sul volto non poteva essere definita con un unico aggettivo, ma era un miscuglio di emozioni. Era tra lo sbalordito, il divertito, ma anche un po' tra lo scocciato e il turbato.
L'aveva intrigato quella ragazza dall'aspetto -definito da lui- diverso dal resto degli adolescenti. Ma sarebbe stata comunque un'altra povera vittima dei suoi soprusi.
-Bene, ora basta con le presentazioni, è arrivato il momento di cominciare la lezione. Ayumi, vatti a sedere accanto a Jeagerjaques, siccome è l'unico banco libero. Non ti preoccupare per il suo carattere, con le ragazze è innocuo.
O almeno spero..- Sussurrò sospirando, mentre la ragazza prese il suo posto accanto a Grimmjow.
Lui sbuffò nuovamente, non appena Reiko si mise a sedere. Lei teneva ancora la testa bassa, come ormai era suo solito fare, e gli occhi socchiusi mentre sistemava dei quaderni sul banco.
Si accorse però, che al ragazzo non andava a genio il fatto che qualcuno avesse occupato il banco accanto al suo, soprattutto se ad essere a quel posto era un'altra insulsa adolescente con crisi di esistenza, per di più anche piccola.
-Tranquillo, l'idea di stare qui non piace neanche a me.- Disse la ragazza, non curante della reazione dell'uomo. Ma lui invece si comportò tutto il contrario di come Reiko aveva immaginato. Sorrise. Si limitò a sorridere.
-Cos'hai da sorridere?- Chiese lei, leggermente incuriosita da questa sua inaspettata reazione.
-Mi fa ridere l'arroganza con cui dici le cose. Sei qui da meno di dieci minuti e pensi gia di poterti comportare in modo cosi sfrontato.
-Oh, ma io non sono arrogante, ho solo espresso il mio parere. E mi pare sia condiviso anche da te, no?- Ribattè lei, mentre lo continuava a vedere sorridente con la coda dell'occhio.

-Ragazzi, ragazzi! Abbiamo capito che volete conoscervi, ma non è il momento di scambiare quattro chiacchiere in allegria!- Disse la professoressa guardando Grimmjow e Reiko "socializzare".
-Vedi, non sono l'unico a pensare che tu sia sfacciata.
Lei si limitò ad alzare gli occhi al soffitto ignorandolo, come a fargli intendere che volesse seguire la spiegazione.
Il resto della giornata passò lento tra una lezione e l'altra, quando finalmente la mattinata scolastica terminò. Reiko si accinse ad uscire dalla porta con i suoi libri in mano, mentre Grimmjow le si avvicinò, abbassandosi un po' per poterle parlare sottovoce.
-Sei strana, ragazza. Non avevo mai visto un colore di capelli simile.
Lei lo vide sorridere divertito.
-Cos'hai ancora da sorridere con quel fare arrogante?- Disse Reiko abbassando la testa e chiudendo gli occhi con fare di superiorità.
-Proprio tu mi parli di colori di capelli?
Colpito e affondato. Lei gli aveva risposto come mai nessuno avrebbe fatto, per paura di qualche reazione avventata del ragazzo. Tutti in classe avevano gli occhi fissi su di lei, stupefatti dal coraggio della giovane.
Lui non era il tipo che accettava critiche, soprattutto se riguardavano i suoi capelli, e tutti in quella classe lo sapevano.
Li aveva ripresi dalla madre, non sapeva il motivo di quel colore non esistente in natura, ma non li tinse mai per poter essere definito "normale". L'unica cosa che gli ricordava la donna che l'aveva messo al mondo era quel colore di capelli e lui, per questo, l'amava.
Chiuse gli occhi e strinse i pugni, digrignando i denti, poi s'allontanò a passo svelto dalla ragazza.


 

NdA:
Allora, devo dire che nemmeno qui ci sono tante cose da chiarire. Essendo Grimmjow un umano, è ovvio che ci siano delle caratteristiche riprese dai genitori, e l'idea di fargli avere un legame intenso con la madre mi attirava.
La nostra Reiko è stata inserita in un ambiente umano, ma tranquilli, non vi rimarrà per molto ahah
Mi piaceva l'idea di Grimmjow in classe alle prese con una professoressa, quindi perché no lol
Inoltre la parte iniziale a Las Noches è quasi fondamentale per lo svolgimento di mooolti capitoli a venire, quindi attenzione u.u
Ah si, volevo avvertirvi che avendo inserito la nostra Reiko come primera espada (coro di ohhh), alcuni numeri sono sballati, spero non vi dispiaccia :3
Ne approfitto per ringraziare chi ha recensito il vecchio capitolo e chi recensirà questo, ringrazio chi ha messo la ff nelle seguite e nelle preferite eccetera eccetera.
Hope you like it! :3


Ps. Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u

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Capitolo 3
*** 03 - Welcome to the family. ***


Welcome to the family.

Uscita dalla scuola, Reiko camminava praticamente a vuoto. Non sapeva dove andare: Ovviamente non essendo di quel posto, non aveva una casa dove dormire o un luogo dove semplicemente riposarsi.
Non poteva tornare a Las Noches, aprire un Garganta in quella città non era la cosa migliore che si potesse fare.
Era venuta a sapere che in quel periodo soprattutto, era un luogo sottoposto a continue ricognizioni da parte degli shinigami, da quando vi fu la prima apparizione di Ulquiorra e Yammi.
Doveva fare qualcosa. Ma cosa? Non poteva certo rimanere fuori al freddo, non poteva ammalarsi.
E se fosse accaduto, Aizen ne sarebbe rimasto profondamente deluso.
-Già, Aizen.
Reiko iniziava a pensare ad alta voce ormai, completamente assorta dai suoi problemi che non si accorse nemmeno di starsi toccando il numero inciso sul collo.
Quell'uomo aveva sempre un'idea pronta per risolvere qualsiasi problema, ma non poteva dipendere perennemente dalle sue labbra; non voleva sembrare debole.
-Cos'è quello?- Una voce profonda fece sobbalzare Reiko, che tornò con i piedi per terra.
Improvvisamente trovò Grimmjow molto vicino a lei, che le scrutava il collo con indiscusso interesse.
Le scostò la mano per vedere meglio cosa fosse quel simbolo nero, era un numero insolito e ben marcato sulla pelle; Non gli sembrava un tatuaggio, o per lo meno non era come tutti quelli che aveva visto fino ad allora.
Infatti era un marchio, un marchio di cui lei si pentiva, spesso aveva creduto di aver fatto la scelta sbagliata, sbagliata tanto da farle pensare a cosa sarebbe successo se non avesse accettato l'offerta di Aizen, da farle pensare a come sarebbe andata se la sua anima fosse stata purificata e mandata quindi alla Soul Society.
La ragazza subito si allontanò da lui quasi allarmata, posando nuovamente la sua mano sopra al numero e, guardando gli occhi di Grimmjow, rabbrividì, facendo trasparire dai suoi occhi un pizzico di terrore.
Si voltò indignata, non si voltò più a guardarlo, sapeva di averlo lasciato fermo dov'era prima e a passo svelto girò l'angolo.
Poco dopo iniziò a correre, non sapeva dove, ma correva. Ovviamente il posto in cui la sua mente la portò non poteva essere altri che la casa di Grimmjow, alla fine era anche utile stare li. Si appostò come il giorno precedente sull'albero di fronte quell'abitazione, aspettandolo ritornare da sopra i rami, e quando Grimmjow rincasò, lanciò lo zaino sul letto e si diresse in cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare.
La nonna nel frattempo stava cucinando, sembrava essere il suo passatempo preferito; Ella vide il nipote entrare in cucina sorridente e non potè fare a meno di incuriosirsi, difatti sul suo volto si disegnò un enorme punto interrogativo. Quel ragazzo non era sempre incazzato con il mondo intero? Iniziò a domandargli qualcosa, ma era solita a fare così, alla fine cercava sempre di instaurare una conversazione con il nipote, mentre Grimmjow non era mai propenso a parlare, perche secondo lui la poveretta invadeva suoi spazi.
L'anziana, che non gli arrivava neanche al petto, cercava sempre di trovare qualche appiglio per parlare con il ragazzo; Da quando gli aveva raccontato dei suoi genitori e da quando i bambini iniziarono a prenderlo in giro, si era chiuo in sé e nulla fino ad allora era riuscito a farlo aprire un po', neanche per farlo sfogare.
Non aveva mai pianto, neanche quando venne a sapere la notizia dei suoi genitori, e da allora era sempre stato forte, fin troppo per la sua età, forse per non dare ulteriore problemi o delusione ai nonni. E a suo avviso, era una cosa negativa il fatto che si tenesse tutto dentro, proprio per questo lei lo sopportava un po' come si sopportano i bambini quando disubbidiscono divertiti ai genitori. Quel divertimento che a Grimmjow era stato negato.
Quindi quell'amabile vecchietta, che si sforzava sempre di sopportarlo in tutto ciò che faceva, arrivava a fine giornata con il torcicollo per riuscire anche solo a guardarlo negli occhi, così azzurri e limpidi da fare male. Purtroppo però non li aveva più visti incurvarsi in una smorfia che accennasse felicità, tranne quel giorno, che ne lasciavano trasparire le sensazioni.
Il ragazzo non rispose alle domande della vecchietta, ma c'era da aspettarselo. Così la donna lo lasciò in pace, tanto ormai ci era abituata.
Grimmjow pranzò e poi si chiuse in stanza a studiare, sarà anche stato uno di quelli che amava risultare trasgressivo, ma era anche molto intelligente. Una cosa inaspettata poichè, a quanto pare, non amava particolarmente la scuola. Ambiva a qualcosa di importante per assicurarsi il futuro? Purtroppo per lui però, era gia stato prefissato che presto avrebbe dovuto dire addio ai suoi cari nonni, oltre che al suo un po' meno caro mondo.
Reiko continuava a fissarlo dalla finestra, in parte le faceva pena. Lui che non aveva ancora deciso cosa fare della sua vita, di lì a poco sarebbe stato costretto con la forza ad andare in un mondo che anche la stessa Reiko faticava a credere nella sua insistenza, per di più per scopi non certo benevoli.
D'altronde però, neppure lei aveva deciso di sua volontà di andare sotto il servizio di Aizen, ma era stata quasi obbligata, a causa delle condizioni della sua vita. Odiava il mondo in cui viveva, era fatto solo di un'avida ricerca di sangue e disperazione e la situazione in cui si trovava non era da meno, l'unica cosa positiva era che aveva un tetto sulla testa e un futuro più lungo di quello che aveva come semplice Adjuchas.
Tutto questo grazie ad Aizen che l'aveva raccolta dalla strada o, per meglio dire, dalle dune di sabbia.


Flashback.
-Chi diavolo sei tu?
La voce roca dell'hollow rimbomba nelle mie orecchie con immane presunzione.
Cazzo, per essere un adjuchas è davvero enorme!
È grosso, squamoso ed ha una lunga coda verdognola e viscida.
-La stessa domanda che potrei porti io.
La mia voce bassa, non curante e priva di paura basta sempre a smontare un avversario, per di più se è grosso. Mostrare paura è la prima cosa che in un combattimento non va mai fatto. E la sua stazza sarebbe l'ultima cosa ad intimorirmi. Come si suol dire, tutto muscoli e niente cervello, no?
-Oh bhe, per oggi farò un pranzo sostanzioso allora. Una volpe grande come te non può che riempirmi lo stomaco, non avrò bisogno di mangiare come minimo per una settimana!
Lo sento ridere incessantemente, la sua è una di quelle risate che mi infastidisce, e per infastidire me ce ne vuole!
La sua voce si sparge con così tanta arroganza che se essa fosse sotto forma di hollow, basterebbe a saziare la mia fame.. Mh, sì, più o meno per sempre.
-Mi stai per caso dando della grassa? Per come sei grosso tu ci potremmo sfamare l'esercito di vasto lorde al servizio di Aizen!
Sono un hollow, ma non gli permetto di darmi della grassa. Diavolo, anche io ho una mia autostima!
-Non sono qui per chiacchierare del tuo peso, più grossa sei e piu mi sfami. Poi userò il tuo bel pelo rosso per pulirmi i denti.
Mi provoca.
Non capisce l'enorme errore che sta facendo. Evidentemente non conosce le capacità di una volpe.
Con la lentezza con cui si muove potrei tornare dopo un sano riposino rigenerante e vedere che si è mosso di soli tre metri. Si vede che non sa che le volpi sono molto veloci, soprattutto rispetto a bestioni del genere.
Non mi ci vorrà nulla ad ucciderlo, mi chiedo come sia riuscito a diventare Adjuchas senza regredire al grado di Gillian. Finiamo il tutto con più velocità possibile. Se gli salto dietro la testa, affondargli i denti nel collo mi permetterà di ucciderlo senza troppi problemi.
-Che cazzo fai?! Scendi da li e combatti come si deve!
-Oh ma non ci penso minimamente. E' molto più facile fare così, amo il fatto che siete tutti molto più lenti e più grossi di me. Tutti cosi impacciati, ah mi rendete le cose cosi divertenti e veloci!
No, non è affatto divertente invece. Odio uccidere, forse la parte umana di me è rimasta, sarà che sono stata fin troppo emotiva in vita che anche la mia morte ha faticato a modificare il mio essere.
Ma uccidere è proprio la cosa più brutta che io abbia mai visto, ognuno ha la propria vita da vivere, come l'oltretomba, chi siamo noi per decidere il destino di qualcun altro? Lasciamo che le persone facciano i propri sbagli e le proprie scelte, senza che terzi giudichino o condannino ciò, soprattutto con l'omicidio.
Quello spargersi continuo di sangue che impregna qualsiasi cosa gli si trovi vicino, quel sangue che mai si toglierà dal qualsiasi tessuto sta a significare che quello che abbiamo fatto rimarrà per sempre, macchiando tutto di un orribile depressione, tristezza ed orrore. Mi chino sulla testa dell'avversario e, se proprio sono costretta ad ucciderlo, preferisco che sia veloce ed indolore, così affondo i denti nella sua carne e con un veloce strappo tiro via la sua testa, la sua forza sarà di aiuto per far crescere la mia.

Qui all'Hueco Mundo i giorni passano senza che nessuno se ne accorga, questa perenne notte ci sta avvelenando tutti con la sua stessa luna bianca, che insaziabilmente ci manda la sua leggera luce chiara che illumina il deserto, anch'esso bianco. -Alla fine il bianco non mi dispiace, mi calma, mi fa pensare a cose soffici, tipo i coniglietti hollow, le nuvole hollow e lo zucchero filato hollow. Mh, no.. Forse non sono poi così soffici.. -
Ormai gli Adjuchas hanno cominciato a fare gruppetti ed io mi sono ammassata ad uno di essi, di cui fanno parte Arcadia ed Al.
Di certo un po' di compagnia renderà la permanenza qui un po' più piacevole. Anche se in questo mondo le cose sono già un po' più divertenti. Da quando è arrivato quello shinigami, tutti si stanno facendo in quattro per andare al suo servizio e salvarsi il culo, vederli andare fuori di testa è alquanto divertente.
Spesso mi chiedo perche però quello shinigami sia venuto qui, anche se la risposta è sempre e solo una: raggruppa un esercito di Vasto Lorde, i più potenti Hollow in circolazione, cosi prende in mano l'Hueco Mundo.
Fatto questo, gli restano due mondi da conquistare: La Soul Society, popolata da shinigami, e la terra, popolata da sciocchi umani. In poche parole, il padrone indiscusso di tutto quello che ci circonda.
Ma alla fine questo non mi interessa, io vivo la mia esistenza da misero Hollow, di sicuro non cercheranno me, quindi c'è poco da fare che mettersi l'anima in pace, letteralmente.
O almeno questo era quello che pensavo.

Ecco infatti saltar fuori all'improvviso,
dalle nebbie incerte e incorporee
che avevano a lungo ricoperto l'intero paesaggio di sabbia,
l'esplicito presentimento di un diavolo.

Già, a quanto pare Aizen è venuto a cercare me, Arcadia ed Al.
C'è poco da chiedersi, ci vuole nel suo esercito.
Mi vuole nel suo esercito.
Pretende che Arcadia e Al siano le mie Fracciòn, anche se ancora non ho ben capito cosa siano, e io invece sarò una Vasto Lorde. Degli Hollow dalla forma semi umana, tolgono la loro maschera per gran parte, ritrovandosi solo un piccolo pezzo di essa in non si sa quale strano ed inaspettato punto del corpo.
Fortunatamente al passaggio da Adjucas a Vasto Lorde, la maschera mi è rimasta intorno al buco da hollow, esattamente poco più sopra del seno.
Strano perche è la prima maschera che vedo cosi, ma sinceramente la preferisco li che sul viso o sulle tette. -E poi ho capito che queste maschere sono come le impronte digitali, ci distinguono. -
La sua richiesta mi ha scioccata abbastanza, ma mi piace sapere che oltre a me qualcuno riconosce la mia forza, e poi, stare con lui non è cattiva come idea, sarò esposta a meno pericoli e non dovrò uccidere.
Almeno non quanto avrei dovuto fare nel bel mezzo del deserto.
Nel nuovo esercito ci sono molti Espada che non avevo mai visto in giro: Così strani, così battaglieri.
Per il momento ho avuto solo la possibilità di vederli in viso, non ci ho ancora scambiato nemmeno mezza parola, tutti così silenziosi e curiosi. In fondo chi non lo sarebbe in un palazzo enorme come questo? Com'era che si chiamava.. Las Na.. Las Nu.. Ah sì! Las Noches! Era così ovvio questo nome, data la notte che c'è qui.
Ora basta guardare fuori da quella finestra sbarrata, il cielo non cambierà mai, focalizziamoci nuovamente su Aizen, ci ha riuniti tutti in una grande sala, ha detto che deve parlarci.
-Benvenuti miei cari Vasto Lorde; Voi siete i miei nuovi soldati. Ci ho pensato molto e vi ho osservati nel vostro cammino da Adjuchas.
Però, è bravo a parole questo Aizen.
-Ho deciso di numerarvi in base alla vostra forza, d'altronde vi ho osservati per questo.
Oh, adesso si alza, magari si inchina e saluta tutti gentilmente, poi scoppia a ridere dicendoci che siamo su scherzi a parte.
-E tu..
Ok, prima non era così dannatamente vicino a me. E di certo il suo dito non era sotto il mio mento.
-Mia cara Reiko..
Non scendere con quella mano, allontanati dal mio collo.. CONOSCO MOSSE DI KENDO!
-Tu sei la
mia numero uno.
-Aspett.. Cos..- Il suo dito sta tracciando un uno sul mio collo. Esso si è materializzato praticamente dal nulla, bene.. Ora sono marchiata a vita, come una vacca.
Ora faccio parte di questa grande famiglia.
Mi chiedo se aver accettato sia stata la cosa giusta..

Fine Flashback.

Reiko continuava ad osservare Grimmjow ormai piegato sui libri da molto tempo, tanto che era calata la notte. Lì il buio era diverso da quello che c'era nell'Hueco Mundo, era un buio dall'aria palpabile, un cielo di quelli che amavi vedere perché riempito di stelle, con vere nuvole e varie sfumature di colore, diverse dal solito bianco e nero, ormai anche straziante. La luna era una luna piena e bianca, ma aveva una chiarezza stupenda e differente da quella che si vedeva dalle cupe finestre di Las Noches: era un bianco pallido, ma rilassante.
Scese dal ramo per contemplare meglio quella notte che la attraeva, e non si accorse nemmeno del tempo che era passato, siccome nel frattempo Grimmjow le si era posto di fianco ad osservare il cielo con lei.
-Bella vero? Amo contemplare la quotidianità quando sono da solo.
Reiko sobbalzò gemendo, non si era accorta affatto della sua presenza, fino a quel momento.
-Già.. Sai, è totalmente diversa dalla luna che vedevo io da dove stavo prima.
-Mi prendi in giro? La luna è uguale da qualsiasi luogo la si guardi!
-Dipende il modo in cui la guardi: Se con gli occhi di un innocente o con quelli di uno spietato.-
La differenza tra la luna dell'Hueco mundo e quella della terra era essenzialmente questa: La terra aveva una luna limpida che rispecchiava l'animo degli umani, spietati ma mai come gli assassini di Las Noches, che a loro volta avevano una luna, sì, ma una luna avvolta dal peccato.
-Gli esseri umani sono spietati tanto quanto innocenti. Fanno le cose senza pensare, tutti così fottutamente egoisti e stupidi. Pensi che noterebbero mai queste differenze su una cosa come la luna? Io sono completamente diverso da tutti loro. Questa gente così superficiale non capisce l'importanza della vita come non capisce la bellezza della quotidianità. Già, non capiscono la vita perche non temono la morte. Essa è invisibile ai loro occhi, quindi non ne hanno paura. Io che la posso percepire, sentire in ogni singolo istante so per certo che è una sensazione fantastica. Ricordi quando ti ho detto che avevi un colore di capelli strano? Quello era un complimento, e fidati, ne faccio raramente. Sono belli perché sono rossi, rossi come il sangue che cola lento dalle profonde ferite create dalla carne che si lacera, rossi come la vendetta di chi non accetta il passato.
-Dici tutto questo.. Per via dell'incidente dei tuoi genitori?
La ragazza disse quelle parole con talmente tanta non curanza e con talmente poco tatto che le sembrò quasi naturale parlare della morte di due cari. Non era abituata ad andarci leggera, non era normale per lei.
-Tu.. Come lo sai?- Rimase interdetto per qualche secondo, perdendo anche tutta la foga che stava crescendo in lui.
-Beh, lo so perché l'ho sentito dire..- Non sapeva cosa inventarsi, l'aveva capito tardi che non era un buon argomento di cui parlare, soprattutto in un momento come quello e lui non avrebbe detto nulla a qualcuno che aveva conosciuto poche ore prima.
-Comunque si è fatto tardi, devo scappare. Ci si vede domani, Grimmjow.
Reiko si allontanò lentamente da lui, come se non lo volesse lasciare.
In quel breve momento sentiva di essere vicina agli esseri umani, di essere più vicina a lui.
Infondo era cresciuto tra i comuni mortali, i suoi comportamenti erano quelli.
E questa volta infatti le era sembrato di parlare con una persona vera, che la capisse e che provasse dei sentimenti.
Lei non era abituata neanche a questo, ma le piacque.
Un Grimmjow che non era il solito, ma che esprimeva finalmente ciò che aveva dentro di sé, che si lasciava ascoltare.
E riguardo a lei, raramente era successo che un Espada sentisse certe emozioni, poichè una volta morti si era troppo lontani dalle sensazioni degli esseri umani.
Ma anche Reiko era diversa, lo sapeva; Provava compassione per chi uccideva, provava odio verso i suoi compagni sadici e provava simpatia per le ragazze del mondo terreno.
Lei tutto questo lo sentiva, lo percepiva forte e chiaro anche se non sapeva dargli una spiegazione ne tanto meno un motivo valido.
Tutte quelle sensazioni le aveva conosciute e inquadrate da quando osservava gli umani, dai rapporti di Ulquiorra e le stava piano piano attribuendo alle persone, da quella mattina che aveva iniziato a conoscere i suoi compagni. Solo alcune di quelle emozioni ancora sfuggivano alla sua conoscienza.
-Ohohoh, beeene! Cosa abbiamo qui? Ayumi e Jaegerjaques? Interessante!
Una risatina compiaciuta si levò da dietro l'albero che si trovava a pochi metri dalla casa di Grimmjow, poi si bloccò di colpo.

-Buongioooorno Ayumii!
Una strana forza la strinse da sotto il seno, tenendo saldamente la presa attaccata al corpo di una docile e familiare persona.
-B-buongiorno a te, Hanae!
Reiko cercò di divincolarsi da quella morsa che le stava quasi togliendo il fiato, sentiva degli occhi scrutarla da capo a piedi. La ragazza dietro di lei che continuava imperterrita a tenerla stretta a sé, poi riprese a parlare, farfugliando cose senza un senso logico. Reiko si ricordava perfettamente chi fosse, l'unica con cui aveva socializzato già un po' la mattina precedente. Una ragazza dalla media statura, con capelli corti e neri che le ricadevano a ciocche precisamente tagliate sulla fronte. Un viso molto solare e curioso, in cerca di nuovi "scoop" in giro per la scuola.
-Allooora, cosa ci facevi ieri sera con Jaegerjaques?
-C..Come scusa? Tu eri lì?
-Si, ci passo spesso per andare al negozio di mio padre, di solito rincasiamo insieme, sai sta sempre molto tempo dietro al suo amato lavoro, gli piace davvero tanto! Tanto che.. EHI! Stai forse cercando di farmi cambiare discorso?!
Ovviamente a Reiko però era scappato un piccolo particolare: Quella ragazza era tutt'altro che timida, anzi parlava fin troppo.
-Dai, dai, dai! Rispondimi!
-N-non facevamo nulla, parlavamo solo!
Iniziò a sudare freddo. Lentamente veniva assalita dall'ansia e anche dalla vergogna, tanto che si accorse dopo molto tempo che era arrossita.
Non sapeva perché gli stava accadendo tutto quello, sarà stato che quel corpo era fatto di proposito per avere delle reazioni degne di una frivola umana.
-E allora perche eravate così intimi? Dai cosa mi nascondi?! Non è che c'è del tenero tra voi?
Gli occhi della ragazza si chiusero in una piccola fessura e la bocca le si incurvò in un sorriso che conteneva un miscuglio di malizia, curiosità e speranza.
-Tenero?
-Non fare la finta tonta! Non è che state insieme? Vi ho visti che parlavate come due innamorati!
Innamorati? Ecco.. Cos'era l'amore? Quello era uno dei sentimenti che aveva visto solo in terza persona, a cui non aveva attribuito alcun significato ne senso. L'unico sentimento ritenuto da lei inutile, forse perche ancora non l'aveva mai provato, o perche non aveva una spiegazione per quella sensazione tanto stupida da portare addirittura le persone a sacrificarsi per altri.
-Ma non farmi ridere, Hanae. Andiamo a sederci, che tra poco arriva la professoressa.
Reiko assunse di nuovo la sua freddezza, come se qualcuno potesse definirla debole e innamorata.
No, lei era forte, lei era la numero uno, e non tollerava di essere definita una smidollata pronta a morire per qualcun altro.
La giornata la passò tra un libro e l'altro, visibilmente offesa per l'insinuazione dell'amica e Grimmjow se ne accorse, tanto che la raggiunse nel parco della scuola e la fermò.
-Che cazzo ti è preso oggi?
Il tono di Grimmjow era preoccupato.. Si capiva soprattutto dal fatto che l'avesse attaccata senza motivo. Infatti Reiko ne rimase stupita, si conoscevano in prima persona da un paio di giorni, eppure era come se fosse una vita. Per questo non se lo sarebbe mai aspettato.
-Niente, non ti preoccupare.
Nonostante fosse ancora fredda e distaccata, stava iniziando a riacquistare il suo tono calmo e pacato.
Dopo la risposta della ragazza ci fu un lungo silenzio, spezzato solo da un leggero sospiro. Non le era mai servito del coraggio per domandare delle cose a qualcuno.
-Ehi, Grimm.. Posso farti una domanda?
-Me l'hai appena fatta.
Ora che la preoccupazione se n'era andata, lui aveva ripreso il suo tono strafottente, voltando la testa verso l'entrata dell'edificio e alzando il mento.
Reiko sentì come quel corpo avesse delle reazioni così esagerate per una semplice domanda, per riceere una risposta a qualcosa che non sapeva spiegarsi, a qualcosa che le era stato detto, come se fosse colpevole di chissà quale reato.
Così chinò la testa tenendo gli occhi socchiusi fissi al pavimento e sospirò nuovamente per allentare la tensione. Quando la rialzò cercò di incorciare lo sguardo di Grimmjow e riprese a parlare.

-Tu sai cos'è l'amore?


 

NdA:
Allora, eccoci qui al terzo capitolo! Prima di tutto vorrei dirvi che ho visto e riscritto il capitolo diciamo una sessantina di volte. Ho cercato di migliorare la parte dei pensieri e delle descrizioni, che ho visto molto carente nei capitoli precedenti, per questo mi scuso! XD
Questo capitolo precedentemente era diviso in tre, non molto lunghi, ma molto noiosi, quindi l'ho riletto e sistemato, abbastanza da farlo entrare tutto in uno, così ho ridotto la vostra agonia! XD
Praticamente è incentrato -come avete letto- sui pensieri di Grimmjow. Sinceramente non sapevo come renderlo più umano possibile, quindi l'ho immaginato, spero non vi dispiaccia! :3

Ah, stavo dimenticando! Mi sono presa la briga di disegnare la nostra Reiko, perche io personalmente amo immaginarmi le scene di ciò che leggo, spero che l'idea vi piaccia quindi per il momento vi posto solo la sua versione In divisa scolastica (: Se l'idea vi attira, ve la farò anche sottoforma di espada u_u anche su questo le critiche sono ben accette, ovviamente.
Beh, hope you like it! :3

Ps.
Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u

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Capitolo 4
*** 04 - Goodbye blu sky. ***


Goodbye blu sky.

Grimmjow abbassò gli occhi sbarrati e guardò la ragazza, rimanendo stupito dalle parole di quest'ultima.
Lui neanche, benchè sapeva cosa fosse, era mai riuscito a descrivere l'amore.
Non era mai stato innamorato, quindi non sapeva cosa si provasse.
Un sentimento astratto troppo complicato per essere descritto con delle semplici parole.
Prese fiato pensando ad una spiegazione plausibile da darle, mentre lei lo guardava con gli occhi di un cucciolo abbandonato che sperava di essere portato a casa, amato e coccolato.
Nel momento in cui credeva di aver trovato una spiegazione all'amore e stava cercando le parole giuste per iniziare, una strana pressione lo spinse a terra, facendolo cadere letteralmente ai suoi piedi.
Cadde pesantemente, come d'altronde ogni persona all'interno di quel giardino.
Tutti tranne Reiko.
Lei rimase in piedi, in perfetta forma, teneva solo gli occhi spalancati fissi nel vuoto che le si parava di fronte, poi abbassò la testa, fissando Grimmjow per il momento, solo leggermente affaticato per l'opposizione che stava facendo su quella forza che invece lo spingeva al suolo.

Non può essere ciò che credo. Perché non lo è, vero?
Reiko si voltò lentamente, imprecando quando vide nel cielo uno squarcio allargarsi e mostrando il suo interno completamente avvolto dal buio.
-Ehilà piccola Rei! Da quanto tempo!
La presenza della lama affilata si fece sempre più vicina al suo collo e, giratasi di scatto, Reiko si allontanò con un enorme salto, che la portò a metri di distanza da dove si trovava prima.
Ecco, era lì che dopo vide una a dir poco gigante sagoma bianca e nera che roteava la propria spada accanto al fianco, come se fosse stata una leggerissima corda.
-Che cosa ci fai qui?
-Oh, non ti ho nemmeno salutata, che sgarbato che sono! Ero venuto per vedere come stavi; Sai, è parecchio che non ti si vede a Las Noches.
-Sono passati due giorni.
-Tsk, è difficile capire quanto passi all'interno di quel posto.
-Cosa sei venuto a fare?
-Sono venuto per portarti indietro.
-Ma non ho ancora finito qui! E Aizen-
-E' stato Aizen a mandarmi qui.
La bloccò lui, poggiato pesantemente sull'elsa della spada, ora conficcata nel terreno.
-Aveva detto che non c'erano ancora problemi!
-Purtroppo c'è stato un cambiamento nei programmi. La Soul Society ha scoperto i nostri piani ed ora sa che ci sei tu sulla terra. Se rimanessi anche con quel moccioso andrebbe tutto a puttane. Ci penserà Ulquiorra a finire.
-No.
-Come?
-La missione è stata affidata a me ed io la porterò a termine.
-La tua amata "missione" non era quella di socializzare, era quella di portare uno sporco umano all'interno di quel fottuto palazzo! Non farmi incazzare e andiamo via. Altrimenti non esiterò ad attaccarti.
-C'è troppa gente e non voglio farti del male.
-No, aspetta..- Il tizio scoppiò in una sonora risata isterica.
-Ora, oltre che arrogante sei diventata anche compassionevole?
Quella risata che lentamente iniziò a scemare, prese sfumature di seria riluttanza verso la ragazza, che ostentava misericordia.
Era visibilmente arrabbiato, tanto che la sua voce andava gradualmente salendo di tono in tono.
-Ma fammi il favore! Noi non siamo qui per proteggere le persone!
-Non abbiamo l'ordine di uccidere chiunque ci si pari davanti, Nnoitra. Quindi se vuoi scontrarti con me, non si farà qui!
Reiko fece per scattare nuovamente in aria, quando qualcosa la strinse sulla caviglia.
Il corpo debole di Grimmjow era aggrappato alla sua gamba e faceva seriamente fatica a muoversi. Non era abituato alla forza di loro Espada, anche perché non ne aveva mai visto uno nel suo corpo; Ma ora più che mai, lui era indifeso e in pericolo, Nnoitra stava sputando fuori reiatsu come un addannato.
-C-cosa cazzo è.. qu-quel coso?
Posò la testa sul terreno e allentò la presa alla gamba. Ormai era fin troppo stanco e Reiko doveva allontanarsi da lui per evitare danni seri.
Lo guardò un'ultima volta, poi iniziò a correre, per portare il suo avversario lontano dai luoghi popolati.
Non sapeva bene dove andare, ma si ricordava di aver visto un posto dove nessuno sarebbe stato esposto a rischi, almeno non troppo alti.
Era un parco un po' abbandonato ed incolto, tanto che addirittura gli alberi trovavano difficoltà nel vivere, nonostante le numerose piogge di quel periodo.

Reiko si fermò dando le spalle al suo avversario, poi strinse i pugni e chiuse gli occhi, notando che anche Nnoitra si era bloccato a qualche passo da lei.
-Perché?
-Cosa?
-Lo sai bene. Sarebbe bastata anche un numeròs, per avvertirmi di quello che sta succedendo con la Soul Society; ma
cosa ha così tanto peso, per far scomodare te?
-Il mondo degli umani ti sta cambiando eh, piccola Rei?
-Smettila di chiamarmi così.
-Non sei più la tipa pacata di una volta. Dove'è finita la tua calma? Non ti si riconosce più.
Non lo aveva mai sentito così serio.
La prima volta in cui aveva fatto un vero discorso con lui.
-Cosa? Stai forse dubitando di me? Io sono qui sotto ordine di Aizen. Non ho bisogno di insediarmi tra quella folla di esseri umani.
-Ah sì? E allora perche li hai protetti, in quel giardino? Perché
lo hai protetto?
-L'ho protetto perché è nostro compito portarlo vivo nell'Hueco Mundo.
-Smettila di mentirmi, ho visto.. Anzi, grazie ad Ulquiorra l'hanno visto tutti.. Cosa è successo da quando sei arrivata qui, fino ad oggi. Lo sai,
agli occhi di Aizen non sfugge nulla. In fondo, sei la sua numero uno, no?

 

Agli occhi di Aizen non sfugge nulla.


-Lo proteggo perche serve ad Aizen-sama, credi davvero che mi importi di una nullità come lui? No. Non ho simili debolezze. Ed ora piantala di parlare a vanvera e dimmi il vero motivo per cui sei qui.
-Oh ma dai, ancora non l'hai capito? Sono qui per combattere! Come ti ho detto, in molti hanno notato che il mondo reale ti ha cambiata, magari ora riesco ad avere uno scontro serio con te!
-Resto comunque la
Primera Espada, credi davvero di avere qualche possibilità?
Sorrise. Un sorriso compiaciuto. Forse era vero che il mondo reale e la presenza degli umani l'aveva cambiata.
Infondo ora aveva un po' più di voglia di uccidere Nnoitra.
Lui le si scagliò contro con forza, posizionando la spada di fronte, proprio a mirare il collo di Reiko.
-TROPPO LENTO!
Saltò indietro poggiando i piedi sulla corteccia di un albero per darsi una spinta e tirarsi fuori da quel gigai.
O almeno sperava si facesse cosi.
Aporro non le aveva detto come uscire da li e non aveva niente per poter tirare fuori da quel corpo la sua anima; Questa era una piccola parentesi impolverata e lasciata a marcire in un cassettino del cervello.
Senza Kitsune, sarebbe stato più difficile fronteggiare Nnoitra, un corpo fittizzio le impediva già abbastanza i movimenti normalmente, figuriamoci combattere! Se lui avesse rilasciato, sarebbe stata la fine per lei.
Non aveva tempo di pensare, quindi si diede comunque la spinta andandogli contro, avrebbe trovato un altro modo per rispondere all'attacco.
Si stava avvicinando pericolosamente alla sua lama, ma doveva prendere il momento giusto per coglierlo di sorpresa.
A pochi metri di distanza da lui, Reiko si avvicinò le gambe al petto e girò i piedi verso la lama di Nnoitra, poggiandocisi sopra e dandosi una spinta verso l'alto, mentre lui continuava ad andare avanti, cercando di bloccare la forza con cui si era spinto per rimettersi poi in piedi.
Bloccatosi, guardò in alto, sorridente e soddisfatto di essere riuscito a spingerla a combattere con lui, ma quel sorriso gli si spense subito, vedendo invece il lampo di luce grigiastra che le si creava nel palmo della mano.
-Cazzo, ma quello è...

Reiko aveva capito che quello non era un normale corpo fittizzio, aveva qualche tipo di modifica.
I movimenti le erano complicati e la sua forza notevolmente ridotta.
Un bala contro lo hierro di Nnoitra non lo avrebbe neanche graffiato, quindi tentar non nuoce, no?
-
CERO DE LA DESESPERACION!
Un gigantesco bagliore avvolse tutto il parco, senza lasciare traccia di alberi, fiori o arbusti. Neanche Nnoitra si vedeva più.
Quel cero era qualcosa di incredibile, neanche lei si spiegava da quale forza fosse generato, perche ne conteneva fin troppa. Era chiamato da lei Cero De La Desesperaciòn, ovvero Cero della disperazione.
Dalla sua luce veniva avvolto qualsiasi oggetto animato e non e lo faceva sprofondare nel buio più assoluto, rendendo quasi impossibile uscirne.
Lei le aveva dato quel nome e l'aveva fatto per via della desolazione e della disperazione che esso lasciava dietro di sé, una volta sprigionato.
Proprio per questo all'interno di Menos Noches, come nell'intera Las Noches era proibito, avrebbe distrutto qualsiasi cosa. Ovviamente lei l'aveva lanciato contro Nnoitra sapendo che non lo avrebbe ucciso, ma le andava bene cosi.
Non voleva ucciderlo davvero, in fondo.
Si appostò su uno dei pochissimi alberi rimasti li intorno, aspettando che la nebbia creata dal cero si diradasse, facendo scorgere anche solo l'ombra di Nnoitra, possibilmente ancora vivo. Ma anche di un Nnoitra mezzo morto si accontentava.
L'unica cosa che Reiko riuscì a vedere fu la terra marroncina ed arida del parco, niente di più.
Spostò lo sguardo lentamente, ad esaminare ogni piccola parte di terra smorta rimasta, ma Nnoitra non c'era.
Nulla, neanche l'ombra.
O la puzza.
-Inore, Santa Teresa.
La sua bocca era a pochi centimetri dall'orecchio di Reiko e sussurrava quelle parole con una calma invidiabile, mai vista prima; Lui aveva già rilasciato, farglielo capire ancora prima che lo vedesse, dava al tutto un che di
macabro. La ragazza sussultò silenziosamente e scese dall'albero, notando che sul ramo dov'era appostata prima non c'era più nessuno.
Ok, sono fottuta. Non ho speranze contro il suo rilascio, cosa speravo di ottenere? Aporro, questa me la lego al dito.
Alzò lo sguardo al cielo, allargò le braccia ed iniziò a urlare, girandosi intorno nella speranza di vederlo.
-Oi! Nnoitra! Ti piace vincere facile? PONSCI PONSCI POPOPO!
-Piantala, cogliona. Ti pare forse il momento di cazzeggiare? VUOI MORIRE ORA PER CASO?
Nnoitra le si mise di fianco bloccandole i polsi.
-Oh beh, cazzeggiare è la mia ultima risorsa. O ti riempo di bala, e la cosa non mi è di aiuto data la tua forma poliposa, o mi getto tra le tue braccia implorando pietà. Diciamo che scelgo la terza opzione e mi arrendo.
-Mh, quindi ti ho battuta.
-Nah, non vederla come una vittoria, la tua. Vedila come una mia non più presente voglia di giocare.
Nnoitra, visibilmente ferito nell'orgoglio, rinfoderò Santa Teresa, il cui unico scopo in quella battaglia era attutire il colpo e guarire le ferite create dal cero, e aprì il Garganta senza dire neppure una parola.
-Entra.
Era freddo e sospettoso. Si era guardato un po' intorno prima, poi aveva spinto la ragazza nel "buco nero".
Reiko entrò senza fiatare e si voltò per guardare Nnoitra che si girava a destra e sinistra diffidente.
-Che hai?

-Niente, inizia ad andare.
-Ma..-
-HO DETTO VAI!
La ragazza, mentre si stava voltando per andarsene, intravide un ciuffo azzurro dondolante. Si rigirò di scatto e notò che non era frutto della sua immaginazione.
Un Grimmjow barcollante e con la testa bassa si stava avvicinando al tronco dell'unico, misero albero rimasto. Poggiò la mano sulla corteccia, mentre l'altra era abbandonata lungo il fianco.
Il ragazzo dalla chioma color puffo sbiadito alzò la testa e notò il grande squarcio nel cielo, con all'interno il capo rossastro della ragazza.
-Spiegami.. cosa cazzo significa t-tutto questo.
-No, non deve spiegarti nul-
-Stai zitto!- Lo interruppe lei.
Reiko teneva la testa bassa e i pugni stretti, tanto da renderle bianche le nocche; Era uno dei modi che usava per mantenere la calma.
-C-chi è lui?
-Grimmjow.. scusa, non posso spiegarti nulla, sono tante le cose che non sai.

Adesso sono insensibile come l'inferno
e non riesco a sentire nulla.
Non preoccuparti dei rimorsi o delle colpe
voglio solo ringraziarti dal profondo del mio cuore
per tutte le notti insonni
e per avermi allontanata.

 

 

Reiko si avviò di fretta vero la fine del Garganta.
Era davvero cambiata dal suo arrivo sulla terra?
Ed era davvero così facilmente manipolabile dalle sue emozioni?
Persino lei se n'era accorta e sapeva che doveva fare qualcosa, se voleva tornare ad essere la preferita del suo Aizen-sama.
Esatto, doveva essere insensibile.
Avvolta dai suoi pensieri, Reiko correva, cercando il prima possibile di raggiungere la fine di quel buio corridoio.

 

-Sapevo che c'era qualcosa che non quadrava. Si sentiva nell'aria che c'era puzza di moccioso, puah.
Nnoitra fissò con indifferenza il bizzarro uomo che opponeva resistenza alla forza che lo travolgeva.
-Chi cazzo sei? Cos'è questo coso nero? E soprattutto, dov'è Reiko?
-Reiko. Proprio lei. Non la devi toccare, chiaro? Lei è mia, e sono venuto qui a riprendermela. Tu, tu sei solo un ratto da esperimenti. Non ho tempo da buttare con te, sparisci.
-Ti ho detto di dirmi.. dov'è Reiko.
-Sei insistente, ragazzino. Ti ho detto di sparire.

Nnoitra si lanciò contro Grimmjow che, stranamente indifferente, non mosse un passo, pronto a ricevere un colpo. Invece, l'unica cosa che si sentì fu lo schioccare di due metalli, lama contro lama.
Da dietro le scintille create dallo scontro di quei due materiali si celava una ragazzina dal lungo kimono nero, che impugnava una katana,
-Oh cielo, non ne bastava uno di marmocchio. Chi diavolo sei tu, shinigami?
-Anche voi fate così?
-Di cosa stai parlando, shinigami?
-Noi shinigami, prima di uccidere il nostro nemico, concediamo loro almeno il piacere di conoscere il nome del proprio assassino. Non lo trovi un gesto caritatevole, arrancar?
-NON SAI CON CHI CAZZO HAI A CHE FARE, CAGNA! IO SONO NNOITRA JIRGA, SEXTA ESPADA!
-Oh, sono proprio fortunata oggi! Piacere mio, mia cara Sexta Espada. Io sono Hanae Fujiwara, luogotenente della 13^ brigata.


 

NdA:
Allora, sono tornata con un nuovo capitoletto, da qui le cose iniziano a farsi un po' più movimentate :3 Devo precisare che, come avevo già scritto, l'ordine degli Espada è cambiato. Siccome c'è la nostra Rei al primo ho dovuto apportare qualche modifica, spero non me ne vogliate ^^' Li ho fatti solo calare di un grado, alla fine çwç Ah, l'entrata di Hanae (Che poverina, mi piaceva come personaggio, non volevo lasciarla come semplice comparsa..) con la sua rivelazione (ho dovuto metterla come luogotenente, altrimenti fronteggiare Nnoitra era un po' impossibile) è fondamentale come cosa v_v E l'ho fatta luogotenente della tredicesima brigata perché lì non c'è un vice capitano v_v Saltando questo, non sono capace a scrivere capitoli di "lotta" purtroppo, spero quindi che questo non vi abbia fatto tanto schifo °-° Poi, ho bisogno di farvi una domanda, è il caso di mettere come avvertimento che la fanfic è OOC? No perché sto iniziando ad avere dei dubbi O:
Oltre questo, volevo dirvi che ho disegnato Reiko anche sottoforma di Espada, se non vi dispiace u.u
Comunque in generale grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono ^^ (scusate se non faccio liste di ringraziamento, ma siccome sono pigra rispondo per messaggio, vi va bene comunque no? <3) Beh, al prossimo capitolo allora *-*
Hope you like it! :3

Ps. Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u

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Capitolo 5
*** 05 - The division bell. ***


The division bell.

Lei era li e quelle enormi pareti oscure, da cui non si differenziava il soffitto -se mai ci fosse stato- sembravano non volgere mai alla fine. Tutto era coperto dal buio, come se stesse tenendo le sue mani sugli occhi e non riuscisse a vedere nient'altro che offuscati fili di diversi colori, creati dalla sua mente.
Camminava, non correva più, ma tremava.
Forse per rabbia, forse per tristezza.
Le mani soprattutto le tremavano incessantemente, nonostante si concentrasse per tenerle ferme; Quel tremolio le dava alla testa.

Apro gli occhi, come trasognata
spingo lo sguardo nell'immensità
fra quel buio, quel silenzio, quella quiete inerte..
Tutto è ad un'immensurabile distanza..

Dopo un lungo camminare, scorse un piccolo rettangolino di luce, finalmente era arrivata.

Grimmjow era di nuovo accasciato a terra, ora le forze erano due: Un Espada ed un luogotente.
Le due lame erano una contro l'altra e le forze che premevano, le facevano rimanere immobili e solo di tanto in tanto c'erano piccole oscillazioni con qualche scintilla allo schioccar veloce delle lame, quando per quella piccola frazione di secondo si staccavano.
Entrambi si guardavano con aria di sfida e con i sorrisi dipinti sul volto: Si divertivano anche solo a percepire l'aumentare di Reiatsu dell'altro.
Con una spinta da parte di entrambi si allontanarono a qualche metro, continuando a fissarsi: una con la spada di fronte a se; l'altro la roteava nella mano sinistra.
Lunghi silenzi regnavano su quel piccolo parco distrutto, tanto che la tensione e la spietata voglia di sangue cresceva.

Reiko era arrivata all'interno di Las Noches, quel bianco dopo il lungo tunnel l'aveva accecata e costretta a mettere un braccio sulla faccia per far abituare i suoi occhi a poco a poco e a fargli scorgere la sagoma di Gin che la guardava sorridente.
-Ohh, Reiko-san, ben tornata, Aizen ti stava aspettando.
Reiko seguì l'uomo rimanendo in silenzio, non aveva da replicare.
[...]
-Bentornata, mia cara Reiko.
La ragazza accennò un inchino tenendo la testa bassa.
Ci fu un lungo silenzio nella stanza, disturbato solo dal respiro dei presenti.
Una risata spezzata si levò quando anche Aizen si era alzato ad ammirare la lunga distesa di sabbia dalla grande finestra.
Le sue braccia erano legate dalle mani dietro la schiena: Non stava veramente ammirando il paesaggio, ormai monotono, ma teneva la testa leggermente abbassata, il sorriso era largo e soddisfatto ed i suoi occhi non guardavano, erano serrati, intenti a far concentrare la mente dell'uomo.
Una mente tanto contorta da godere della sola tensione presente nella stanza.
-Allora, mia cara Reiko, finalmente sei tornata sotto l'ala di chi ti comanda, non è così?

Ormai erano alcuni minuti che i due si fissavano, ed entrambi sapevano che sarebbe finito tutto da un momento all'altro. Nnoitra si stava spazientendo; Amava combattere, ma finché non si passava all'azione era solo una perdita di tempo.
E di tempo ne aveva già buttato via abbastanza da non potersi permettere di rimanere li un minuto di più.
Non ne valeva la pena.
Il suo sorriso s'allargò, mostrando i denti bianchi.
La spada era bloccata nella sua mano, mentre le sue braccia erano larghe, aveva qualcosa in mente, e la ragazza lo sapeva bene.
-Sayonara, shinigami.
Nnoitra tirò fuori la lingua ed un altro cero invase per la seconda volta quel parco già spoglio.
A quanto pare gli espada amavano le cose luminose.
Il cero andava dritto verso di lei, ma l'avrebbe contrastato? Almeno ci avrebbe provato.
La spada, posta davanti a lei, tremava come non mai; la impugnava con tanta forza che le facevano male le mani, mentre il rumore metallico si intensificava. Chiuse gli occhi, ma nulla la sfiorò. Era morta? No, aveva avuto solo la botta di culo del personaggio buono.
Il cero si era diviso a metà, esattamente di fronte a lei, ma la sua spada neanche l'aveva sfiorato.
-Cielo, cielo! Era un po' che vi osservavo, sapevo che vi sarebbe servito il mio aiuto, Hanae-saaan!

-Aizen-sama..
La ragazza aveva rotto il silenzio calato nuovamente dopo l'affermazione dell'uomo.
-Mia piccola Reiko, so che ti stai chiedendo il perché di tutto ciò, ora metteremo fine a tutti i tuoi dubbi.- Si era girato sorridendo.
-Mh..- Mugugnò, la voce le tremava.
-Sapevo che sarebbe successo, solo non così in fretta.
Starai pensando che parlo della scoperta della Soul Society; Affatto. Intendevo quel che succede a te. Mia cara, lo sapevo che le tue emozioni, dopo la morte, non erano svanite. Amore, amicizia, odio, rancore.. Sono tutte cose di cui tu sei consapevole, le provi, le vedi, le assapori.. La cosa era abbastanza insolita anche per me, perché per quanto tu potessi essere emotiva in vita, la morte cancella tutto. Eppure tu provi queste emozioni poiché hai combattuto, hai combattuto fino alla fine, per non trasformarti nell'hollow che sei ora, ed hai combattuto proprio per amore. Odi così tanto uccidere, far del male? Vuoi tanto sentire quella sensazione di vuoto svanire, e vedere quel buco.. - Le sue dita erano all'altezza del petto di Reiko, che spinse fuori l'anima dal corpo fittizzio, poi puntarono dritte a quell'enorme voragine che le aveva completamente trapassato il corpo.
-Riempirsi dell'amore di qualcuno?
Gli occhi di lei erano sbarrati. Il modo in cui lui da un momento lontano da te, potesse ritrovarsi ad un soffio dal tuo corpo.
-Il tuo Gigai.
-Cos-?!- Si era girata di scatto, sentendo i passi schiocchettanti di qualcuno.
Aporro entrò nella stanza, le porte erano aperte.
Lui si inginocchiò portandosi una mano al petto: Guardava Reiko di sottecchi, sorridente e soddisfatto.
-Era modificato, Reiko-sama. Fatto apposta per comprimere e ridurre la vostra forza. Per impedirvi di uscire da li, per evitare di rovinare tutto.- Proseguì il ragazzo dai capelli rosati.
-Bastardo.
Digrignava i denti come non aveva mai fatto.
Basta sottomissioni, basta buone maniere.
Non era in un mondo fatto d'amore, era in un cupo mondo pieno di tristezza, pieno di disperazione.
Perché lei doveva farsi scrupoli ed essere diversa? Non sarebbe arrivata a nulla.
Tanto valeva diventare come gli altri.
Insensibile, assetata di sangue e vogliosa solo di quello, per riempire il vuoto dentro di sé.
Basta umani, basta missioni, ora solo morte. La più pura e cupa morte, senza distinzioni.

-Che cazz?! TU! BASTARDO!
-Ohoh, si mi scusi signor Arrancar, sono un vero maleducato, non mi sono nemmeno presentato! Sono Kisuke Urahara, piacere.
Il cappello che copriva gli occhi dell'uomo era stato spostato di poco dalle sue dita affusolate, permettendo all'avversario di scorgere un quarto della testa.
Lo scontro iniziò tra i due senza troppi giri di parole o lunghi sguardi, quell'uomo rappresentava per Nnoitra un tipo di preda talmente invitante da fargli leccare le labbra.
All'inizio, si sentivano solo gli schiocchi delle lame che si incrociavano, per poi riallontanarsi e riavvicinarsi da diverse angolazioni.
Nessuno scambio di tattica, nessun accenno ad aumentare la forza.
Era leggero il tipo di combattimento che stavano affrontando, si stavano ancora studiando.
La battaglia andò avanti così per alcuni minuti, mentre Hanae aveva allontanato Grimmjow, dopo averlo aiutato a rialzarsi e a riprendersi un po'.
Ora toccava ad Urahara togliere di mezzo il nemico, poiché la piccola Hanae era ancora troppo immatura, per un avversario del genere; Promossa da poco a luogotenente, non sarebbe mai riuscita a fronteggiare un espada del livello di Nnoitra.
Lei quindi si limitava a guardarli da lontano, sperando per il meglio.
-Che cosa sono?
La voce del ragazzo che le stava seduto accanto, ancora ansimante, era piena di rabbia e sorprese la piccola ragazza dai capelli neri.
-Io li chiamo imprevisti di percorso- Sorrise come se nulla stesse succedendo, continuando a guardare, come ipnotizzata, le lame bianche dei due, incrociarsi ad un ritmo costante. -Avremo tempo per le spiegazioni più tardi..-
*
Reiko era in camera già da un po', la discussione con Aizen era finita e stranamente si aspettava di peggio.
-Mia cara.- Aveva detto con il suo solito tono pacato, che alle volte non serviva, anzi, irritava. -Non voglio punirti, quindi la tua incolumità è salva, per il momento.- Marcò le ultime tre parole, con un pizzico di ironia, e dopo una breve pausa riprese -Ma ciò che non voglio veder succedere nuovamente..- Sorseggiò del tè, e poi aveva detto più con voce minacciosa che rassicurante -Che tu ti avvicini più a quel ragazzo e al mondo degli umani, o la mia non sarà una punizione così leggera.- Aveva sorriso, alla fine del discorso.
La diretta interessata si era voltata, apprestandosi ad uscire per andarsene in camera. -Grazie, Aizen-sama..- Uscita dalla sala, aveva sentito Aizen intimare a Gin di accompagnarla alla sua stanza e chiamare Tousen, poi le porte si erano chiuse violentemente.
Era nel suo letto, fissava il soffitto, le mani incrociate tra il cuscino e la testa, i lunghi capelli rossi sparpagliati sul cuscino sfatto, le gambe incrociate una sull'altra.. Pensava.
Da quando aveva provato la libertà del mondo terreno, quella che c'era a Las Noches era solo una lunga e solitaria reclusione.
Tanto che lei che serviva il suo Aizen-sama a bacchetta, si stava cominciando a chiedere per quale motivo fossero tutti così favorevoli alla loro sottomissione; La libertà.. Quelli, no, non l'avevano provata.
La volevano perché la conoscevano a modo loro: Una brutta solitudine fatta di morte in mezzo al deserto e alle dune di sabbia. Alla fine, qualcuno a cui non andava bene la tirannia di Aizen c'era, qualcuno che voleva una vera libertà e che condivideva le nuove idee di Reiko.. Ora lei li capiva e capiva quel loro desiderio ardente di andarsene.
Solo che tutti avevano paura di parlare per la potenza di Aizen.
Alla fine, a chi non avrebbe spaventato una morte, dopo la morte?
Assorta dai suoi pensieri saltò di scatto mettendosi a sedere, avevano appena bussato alla porta.
La ragazza aprì, appoggiandosi svogliatamente allo stipite della porta.
-Oh, Ulquiorra.
-Ti ho portato la cena, Aizen mi ha detto che nonostante tutto devi mangiare.
-Gli ho già detto che non ne avevo voglia, sennò ora ero al tavolo con tutti gli altri.
-Si, ma io devo obbedire ad Aizen-sama, e se mi dice di portarti la cena, devo farlo.
-Mh, tranquillo allora, fai entrare il carrello, ma non mangerò.. Tanto non c'è il rischio che io muoia di fame.
Ci fu un lungo silenzio..
Simpatia portami via..
I due si guardarono solamente, Reiko sapeva che Ulquiorra era l'ultimo a cui potesse parlare di tutto quello che stava succedendo, insensibile com'era.
Così diverso da lei. Però l'aveva sempre trovato un tipo interessante.
L'attaeva, ma non fisicamente -anche se forse doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto- ma caratterialmente. Era un tipo particolare.
Spesso si era chiesta chi fosse stata lei nella sua vita terrena, che cosa avesse fatto, se avesse mai dato uno sguardo alle cose quotidiane, come gli aveva fatto notare Grimmjow quella notte.. ma si era chiesta anche chi fosse stato in passato Ulquiorra.
Gli arrancar alla fine mantengono il loro carattere dopo la morte, sono sempre gli stessi, solo la loro forma spirituale muta e la loro mente dimentica, ma se Ulquiorra è rimasto sempre lo stesso, cosa gli aveva provocato quella chiusura in sé, quel nichilismo profondo e marcato, e quell'aria sempre triste? Cosa gli era successo, in vita, da farlo trasformare in un mostro -seppur bello- simile?
Il ragazzo continuava a fissarla, non era stato messo al corrente di ciò che era successo nella stanza e cosa si erano detti nella conversazione con Aizen, siccome quest'ultimo non aveva voluto nessuno nella sala, apparte i suoi sempre fedeli Gin e Tousen ed insolitamente anche Aporro.
-Reiko.
Lei si risvegliò dai suoi piccoli viaggi mentali sul possibile passato di Ulquiorra.
-Di-dimmi
Il ragazzo titubò un attimo, poi si girò e avviadosi verso la porta voltò la testa e guardò Reiko da poco più sopra della sua spalla.
-Tu sei qui per sua eccellenza Aizen.. Ed ogni suo desiderio, non ti è permessa ribellione.
Poi si voltò nuovamente, guardando un punto non definito di fronte a sé e continuò dritto, fino ad uscire e chiudersi la porta dietro le spalle.
Aveva capito che, se non era stato messo al corrente delle cose avvenute in quella stanza, non erano problemi suoi.
-Quella donna..- Aveva sussurrato, tra sé e sé, anche a lui incuriosivano il carattere ed il passato di lei.
[...]


 

Tu sei qui per sua eccellenza Aizen..
Ed ogni suo desiderio,
Non ti è permessa ribellione.

Quelle parole, che le rimbombavano incessantemente in testa, erano come una lama che la trapassava lentamente e sempre piu in profondità, assaporando la sua carne, il suo sangue, i suoi sentimenti.

Lo scontro tra i due sembrava non voler volgere al termine; Continuavano a studiarsi con attenzione minuziosa, nonostante i loro attacchi erano finalmente mutati, ma violentemente, di forza.
Sembravano anche stranamente divertiti.
I loro erano ampi sorrisi che non avrebbero accennato ad andarsene, se non fossero stati interrotti.
Un Garganta si era aperto esattamente accanto a loro e Nnoitra si trovò inaspettatamente Tousen che contrastava la sua spada, già pronta ad affondare un altro colpo.
-E' ora di andare, Nnoitra.


 


 

NdA:
Here I am! :) Sono tornata con un altro capitoletto v_v Allora, che c'è da dire su questo? Beh, ci sono state alcune piccole rivelazioni v.v Ho dovuto tagliare il capitolo a metà perche sarebbe venuto troppo lungo, quindi scusatemi se questo è un po' inutile T_T ...Sinceramente non so di che altro parlare sta volta '-' Quindi vi lascio qui ahah
Hope you like it! :3

Ps.
Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u


 

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Capitolo 6
*** 06 - It's cold in the desert. ***


It's cold in the desert.

Reiko era ancora sola nella sua stanza, sdraiata a guardare il muro, probabilmente ingiallito dal tempo, mentre la cena era interamente li, fumante, su un piccolo piatto rigorosamente bianco ed una ciotolina, invece, insolitamente marrone.
I suoi occhi si spostarono dal muro fino al fumo che saliva dalla ciotolina di riso, che spesso ondeggiava a causa del vento che entrava dalla finestra.
Rimase fissa con lo sguardo su quella scia grigiastra, o almeno sembrava che la stesse guardando, probabilmente era solo assorta nei suoi pensieri, fino a che non venne per un attimo interamente soffiato via dalla sua vista dall'improvvisa apertura della porta; Arcadia ed Al erano arrivati a farle compagnia, dopo la sua -a quanto pare- lunga assenza da Las Noches.
-Allora, allora, cos'è successo sulla terra?

Il garganta si chiuse davanti ai loro occhi, erano spariti, dietro a quell'enorme buco nel cielo.
In quel parco erano rimasti solo mucchietti di polvere e molta confusione, tanto che si sentiva l'odore della curiosità di Grimmjow lontano un miglio, ma era troppo stordito ancora, per rendersi conto anche solo di quello che gli passava per la testa.
Lentamente si accorse che tutto quello che stava vedendo non era il frutto di un sogno, un qualcosa di irreale creato dalla sua mente stanca e affannata, ma era la più sconvolgente delle verità.
Che razza di cose succedono al mondo, all'oscuro di ogni forma di vita normale?
- Grimmjow-saaan!
La stridula voce dell'uomo con lo strano cappello a righe verdi gli perforò le orecchie ed il ragazzo riprese lucidità.
-Allora come sta?
-Tch, sto bene.- Rispose, grattandosi la testa.
-Ohhh! Fantastico! Allora venga con noi! Hanae-chaaan, andiamoo!
[...]
Più tardi, in uno strano emporio..
-Che diavolo è questo?!
Grimmjow sembrava abbastanza schifato dal disordine che regnava in quel posto e per la polvere, tanto grande da dover pagare l'affitto delle camere.
-Oh suvvia, Grimmjow-san, com'è scortese!
Un ventaglio dallo stesso motivo del cappello copriva l'evidente sorriso dell'uomo, che stava cominciando a stuzzicare ma anche ad infastidire l'azzurro.
-Tessai-san, preparaci del tè!
-Si.
Oh, andiamo.. Io odio il the. Diglielo Grimmjow, diglielo!
-
Ecco qui.
-Ohh grazie mille, Tessai, che velocità!
-L'avevo già preparato.- Rispose, apatico.
-Emh.. diglielo, forza! grazie.. sì..
-Bene.
La rapida serietà di zoccoli e cappello stava quasi sorprendendo Grimmjow, comodamente seduto su un cuscino, ancora incuriosito dalla stranezza dell'emporio.
-Come può vedere, Grimmjow-san, questo è il mio negozio.
-L'avevo notato, ma mi chiedo, chi mai verrebbe a comprare qualcosa qui?
Continuava a guardarsi intorno, ogni angolo del luogo che scrutava, sembrava dovesse cedere da un momento all'altro.
-Oh, ma qui io non vendo nulla.. Almeno non alle persone normali.
Urahara si divertiva a creare frasi che lasciassero senza parole le persone, era come un dono, amava avere sempre l'ultima parola e una spiegazione a tutto.
-Ti starai chiedendo perché io dica "persone normali", ti accontento subito.
Immagino che ciò che hai visto a quel parco ti ha un po' sconvolto, quindi andremo per gradi e ti spiegherò tutto. Sono convinto che tu già ti renda conto che in questo pianeta ci sono molte cose di cui la gente è all'oscuro e saprai anche che non è tutto finto. Sai, c'è un quesito che molta gente si è sempre posta: una volta che qualcuno muore, che fine fa? Si reincarna? Diventa un fantasma? Diventa un mostro? Beh, qualsiasi delle tre opzioni venga scelta è, alla fine, in parte vera. Una volta morte, le persone diventano fantasmi. Esse restano a vagare per il mondo, in cerca di qualcuno, più precisamente uno shinigami, che venga per dare loro la sepoltura. Le anime andranno quindi alla Soul Society, chiamiamolo.. il paradiso, dove prenderanno forma umana, saranno insomma, fatti di carne ed ossa. Lì la gente è divisa in distretti, separati dalla propria famiglia, ed ha due sole scelte: può decidere se iscriversi alla scuola o no..
-Cazzo, c'è da studiare pure una volta morti?! Ma che palle! E poi, cosa sono gli shinigami?!
-Una cosa alla volta, ho detto! Comunque.. A quella scuola, gli enti spirituali imparano ad usare il kido e la spada, comunemente detta zanpakuto..
-Questo pare già più interessante! Almeno si fa qualcosa di figo una volta che la tua cazzo di esistenza finisce!
Sorridendo e ignorandolo, Kisuke riprese allegramente il suo discorso.
-Bene, questi, completata la scuola, diventano shinigami, come Hanae, ed entrano a far parte delle 13 brigate di protezione, sia per gli umani, sia per la seireitei, sia per le altre anime vaganti.
-Perché proteggono le anime se sono già morte?
-Le proteggono dagli Hollow.- Era intervenuta Hanae, rimasta in silenzio a sorseggiare tè fino a quel momento.
Poi riprese, sorridendo anche lei. La serietà, al contrario di Kisuke che quando voleva sapeva anche mettere paura, non era il suo forte.
-Sai, le anime spesso sono in pericolo a causa di altre anime poiché queste diventano cattive in gran parte dei casi. Se ad esempio uno shinigami non fa la sepoltura, è probabile che la catena che gli spiriti si ritrovano nel petto, che una volta serviva a collegarle al loro corpo materiale, si stacchi, lasciando un enorme buco dove risiede la loro anima. A questo punto, dal dolore che provano, si trasformano in grandi mostri che si cibano di anime, per placare la loro sofferenza e sete di potenza, e sono privi della capacità di ragionare. Molto spesso loro sono solo dei sottoposti, ed hanno a capo qualcuno di molto piu forte ed importante e questi invece è capace di intendere e volere, essendo una forma evoluta.
-Si, anche gli Hollow si evolvono, pare uno strano manga eh?- Riprese Kisuke, stufo di stare in silenzio.
-Che paragone assurdamente stupido!
-Eheh! Comunque.. le evoluzioni degli Hollow possono essere tali da farli diventare da mostri a simil esseri umani, con una strepitosa forza! Ma come loro possono migliorare, anche gli shinigami possono, rimanendo però sempre alla loro forma. È la loro spada che cambia..
-Ok, tutto questo ha dell'assurdo, Shinigami che fanno il culo agli ..Hollow e Hollow evoluti che fanno il culo agli Shinigami. Mi piace l'idea.
Grimmjow fece una risata sadica, probabilmente per tutto quello che era successo e per il fatto che era successo davvero troppo in fretta. L'ansia evidentemente lui la scaricava cosi. Il tempo di elaborare le cose e si sarebbe spaventato a morte. Ma l'idea gli piaceva, un mondo "segreto", che pochi riuscivano a conoscere, ad entrare a farne parte, a vedere semplicemente..
Infatti.. Pochi..
-Aspetta! Che cazzo c'entro io con tutto questo? Perché riesco a vedere queste.. Anime? E cosa c'entra con il rapimento di Reiko?
-Cielo, cielo! Con calma!
Allora, il fatto che tu riesca a vedere questo tipo di entità ancora non lo sappiamo, quindi di conseguenza non sappiamo nemmeno cosa c'entri.. L'unica cosa che ci hanno detto è stato che dovevamo salvare un certo tipo dai capelli insolitamente azzurri..
Un sorriso forzato si vedeva trasparire da sotto il ventaglio ancora posto di fronte alla bocca di Urahara.
Era comodamente seduto anche lui, sopra un povero cuscino totalmente sgualcito e di uno strano colore verde vomito. Tutto in quel posto era verde, così appariscente da far male agli occhi. Sembrava fosse passato chissà quanto tempo, dall'inizio delle spiegazioni, ma non era così e lo si poteva notare dalla tazza di tè ancora piena e fumante davanti la faccia di Grimmjow.
-Che c'è, non bevi Grimmjow-saaaan?
-N-non ho molta sete..
-Oh, il nostro Tessai ha preparato quel tè con gran cura, sarebbe un peccato fargli vedere che non lo hai gradito..!
La mano di Urahara si era precipitata sulla tazza di tè marroncina, dello stesso colore del tavolo su cui era poggiata e, con gran foga, l'aveva presa e bevuta d'un sorso, poggiandola poi con leggerezza di nuovo al suo posto.
Gli occhi sbarrati di Grimmjow che vedeva come quell'uomo da tanta serietà che aveva passava all'essere idiota in un solo momento, erano tornati nuovamente seri quando Hanae riprese entrambi con un solo colpo di tosse.
-Grimmjow, le cose che devi sapere però non sono finite qui. Prima hai chiesto cosa c'entrasse Reiko in tutto questo, non è vero?
-Sì..
-Ecco, hai notato qualcosa in lei.. Qualche tipo di segno sul suo corpo che fosse riconoscibile?
-Sì, qualcosa c'era.. Mi ricordo vagamente di aver visto uno strano segno sul suo collo una volta mentre tornavamo a casa.. ma quella si è spostata subito da me ed è scappata via.. Bah, le donne. E no, non ricordo che segno era, quindi non me lo chiedere.
-Oh, beh, mi hai battuto sul tempo, te lo stavo proprio per chiedere!
-Cosa c'entra il segno di Reiko? E come fai a sapere che ce l'ha? Cazzo sei, una stalker?!
-Ah no, sono solo una shinigami che conosce gli hollow.
-E cosa c'entrano con lei?- Rispose, voltando la testa e incrociando le braccia.
-Oh dai che è ovvio! Lei è una di loro!
-Impossibile, che cazzate vai sparando! La potevano vedere tutti, era a scuola con noi! E non mi sembrava affatto un mostro come li avete descritti!
-Bhe, le risposte sono quasi scontate. Lei è una degli Hollow evoluti. Essi si chiamano Vasto Lorde, o Espada, il tipo di Hollow più forte presente nell'Hueco Mundo, che è il posto dove essi dimorano. Te lo abbiamo spiegato anche prima, loro mantengono una forma simil umana, l'unica cosa che li contraddistingue è una maschera rotta in una qualche parte del corpo. Tu non l'hai vista perché non c'era e per un motivo piu che valido: Era in un corpo fittizio. Le anime, come avrai capito, si staccano dai corpi, ma con un Gigai, appunto un corpo finto, è possibile inserire l'anima all'interno di esso e funziona come un qualsiasi corpo umano che a differenza delle anime, è visibile a tutti.
-No, lei non è una di loro.
-Si che lo è, sei tu che non vuoi accettarlo. Ed è venuta sulla terra per qualcosa che ancora non sappiamo. Secondo te se lei non fosse stata una di loro, quell'uomo dai capelli neri sarebbe venuto qui per un'umana chiunque, rapendola? No, è palese che lei non appartenga a questo mondo. Ma non voglio che tu ci creda ora, avrai tempo per realizzare tutto quello che accade, e so che non si faranno vedere per almeno un po'.
-Non ho bisogno di tempo. Che lei faccia parte di quel mondo, di questo o di marte o plutone o dell'isola che non c'è, non mi interessa, la riprenderò, quindi voi mi direte come fare.
-Non puoi andare li, non cosi. Solo perchè uno di loro è arrivato sulla terra, quando io ti ho trovato eri stramazzato al suolo privo di forze!
-Beh, allora aiutatemi!
-Non possiamo, Grimmjow.- Urahara aveva assistito alla conversazione dei due giovani con molta attenzione e silenziosamente, diventando sempre più cupo.
-Reiko è venuta perché aveva una missione. Lei è morta, lei non ha sentimenti, a lei non importava. Quindi che tu vada a salvarla è come andare incontro alla morte. Sei importante per il suo capo, Aizen, probabilmente gli servi, altrimenti non ti avrebbe mai puntato. E quando ti avrà usato, ti ammazzerà. Perché aiutare il nemico? Tu devi venire con noi. È vero, forse non torneranno per un po' e forse neanche cercheranno più di raggirarti, potrebbero semplicemente rapirti, e non possiamo permetterlo, quindi verrai alla Soul Society, è la cosa migliore.
-E chi mi dice che invece non siate voi a volermi per qualche scopo? Che non mi uccidiate? Col cazzo che vi seguo!
-Fai quel che ti dice l'istinto.

-Ragazzi, ragazzi, una domanda per volta!
-Comincio io! Era figo il tipo?- Aveva domandato Arcadia, che si trovava in piedi difronte a Reiko, mentre Al era sdraiato sul divano con le mani incrociate dietro la testa. Entrambe le ragazze erano sorridenti, probabilmente felici di rivedersi.
-Beh, non era affatto male.
-Affatto male.. Tipo?
-Beh era alto, muscoloso, sempre incazzato, ma con un che di.. dannatamente bello. Occhi azzurri, capelli anche..- Le ultime due parole furono appena sussurrate, come a non farne percepire la stranezza.
-AHHHH! Lo devo conoscer.. Aspetta, hai detto che aveva i capelli azzurri?! Ed io che ero convinta che strani colori di capelli li avessimo solo noi arrancar!
Le ragazze risero, anche un po' incuriosite, fino a che il silenzio non cadde nella stanza.
-Rei.
-Al, che hai?
-Chi ti ha riportato qui è chi penso io, vero?
Da qui, in quella stanza non si udì più nulla, oltre a lunghi sospiri.

-Ti diverti a nasconderti, Gin?
-Mi ha scoperto di nuovo, neh, capitano?
Gin uscì da dietro uno dei pilastri di pietra presenti nella stanza, convinto di riuscire ad ascoltare qualcosa senza dover chiedere.
-Posso porle una domanda?- Si era arreso.
Aizen annui sorridente, aspettando, seduto sulla sua solita sedia in marmo, la domanda di Gin.
-Perché tanto riguardo da scomodare la sua numero uno?
-Sapevo che qualcuno me lo avrebbe domandato. Sai, non do mai molto da fare agli altri Espada, dato che ogni missione viene affidata ad Ulquiorra. Mandando sulla terra una come lei, di enorme potenza, credi che nessuno se ne sarebbe accorto? Era ovvio quello scontro tra Nnoitra e quella ragazza: Si erano accorti di qualcuno di insolito sulla terra. Il nostro, era un avvertimento.


NdA:
Oss! Scusatemi vi prego, so che tutti questi capitoli di spiegazioni li trovate noiosi, ma sono importanti qui, perche il nostro protagonista non sa nulla! D: Prometto di far diventare tutto più interessante >__< Quindi beh, una volta che mi sono scusata, spero che il capitolo sia piaciuto (: Al prossimo!
Ah si, volevo ringraziare tutti quelli che hanno messo la fanfic tra le seguite/preferite, un ipermega ringraziamento a chi recensisce (<3) e a chi legge soltanto, mi date la forza di continuare questo fallimento v.v love you <3 :D

Ps. Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u

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Capitolo 7
*** 07 - Looking back, across the years. ***


Looking back, across the years.

-Il mio.. Istinto dici? Seguo sempre il mio istinto.
-Bene, allora ti darò una notte per pensare, domani mi darai la tua risposta.
Urahara in quel momento era tutt'altro che ironico. Una notte. Gli sarebbe mai bastata?
Dirigendosi verso casa, notò per le strade che tutte le luci erano già accese e il cielo era molto scuro. Grimmjow non faceva altro che tenere la testa bassa e le mani in tasca, stava pensando a cosa avrebbe fatto il giorno dopo, quale sarebbe stata la scelta migliore. Una volta a casa, mangiò e parlò meno del solito, andando poi direttamente in camera sua, per stendersi un po' sul letto. La finestra era aperta, e la luna che si vedeva attraverso la finestra, illuminava la stanza quel che bastava per permettere a Grimmjow di vedere l'interno della sua stanza. Difatti lui stava con le mani incrociate dietro la testa e le gambe distese a guardare il soffitto: Nonostante ci provasse da un po' non riusciva proprio a prendere sonno. Era stanco e ancora vestito si era lasciato andare sul letto, affondando la testa nel cuscino, ma alla fine, dopo essersi rigirato per circa due ore nel letto, ci aveva rinunciato. Pensò a cosa era successo quel giorno, a quello che aveva visto, passato, sentito, e leggermente iniziò a realizzare l'assurdità di tutto quello. Tutto quello che gli era stato detto da Urahara e Hanae l'aveva alquanto sconvolto, ma per tutto quello che aveva visto, sapeva che non potevano avergli mentito; Voleva saperne di più. Inoltre, l'avevano protetto dall'attacco di quell'uomo che probabilmente l'avrebbe ucciso, se anche solo l'avesse sfiorato. Forse doveva accettare la loro proposta.

Crateri ovunque.
Difronte a me non c'era niente.
Assolutamente niente.
Se non, forse, dei piccoli palazzi, che si vedevano solo in lontananza.
Sembravano distrutti, disabitati, bruciati.
In quell'appezzamento di terra completamente raso al suolo non c'era neanche un'anima, non sapevo dove mi trovavo, non sapevo manco come c'ero arrivato.
Non ci ho mai capito un cazzo di quello che mi succedeva, d'altronde.
Eppure in quel momento, sentivo dentro di me un vuoto, qualcosa di incolmabile a cui prima forse, non avevo mai fatto caso.
La situazione si presentava troppo strana, un attimo prima ero nella mia città, poco dopo, in quel posto mai visto prima, ma che comunque mi dava una sensazione di familiare, come se ci fossi già stato, eppure quel fottuto posto, ero convintissimo, non l'avevo mai visto prima.
Era tutto fin troppo reale per essere finto, mi ricordo tutto ciò come se fosse accaduto ieri e come se lo stessi rivivendo oggi. Probabilmente lo sto rivivendo, sto rivivendo un momento che non ho vissuto mai neanche una prima volta. O forse l'ho vissuto ma non ero cosciente; che stronzate.
Guardarsi intorno e trovare sempre lo stesso paesaggio di distruzione stranamente però, oltre che un senso di riluttanza, mi metteva addosso una calma incredibile.
Ceneri ovunque stavano a significare che qualcosa lì c'era, ma che era stato distrutto, e dalla polvere che ancora volava, si direbbe da non molto.
Ceneri ovunque, pare che le persone che erano lì, non fossero poi andate via da molto tempo. C'era qualcosa, che non ci sarebbe dovuto essere, per questo è stato distrutto.
Il suolo era ancora caldo, ricordo persino i brividi che mi pervasero lungo la schiena.
Mi continuai a guardare intorno, cercando.. nemmeno io seppi cosa, ma riuscii a scorgere due figure in lontananza, dove i palazzi che ricoprivano il fondo della scena, erano spariti. Sentii quasi il dovere, non il bisogno, di raggiungere quelle due uniche persone che si trovavano nei dintorni, ma correndo mi accorsi di non riuscire a raggiungerle.
Dopo parecchio, anche la mia resistenza iniziò a vacillare, tanto che mi dovetti fermare per prendere un po' di fiato. Il mio sguardo verso le due figure si alzò di nuovo, notando che la lontananza che ci divideva, non era diminuita affatto. Merda! Chiusi gli occhi, come per rilassarmi un attimo, per poi stringerli e riaprirli, per constatare che in lontananza non c'era più nessuno. Di scatto, probabilmente per istinto, mi voltai ed infatti erano li. Due donne, precisamente un'adulta e una bambina. Erano di spalle, a pochi passi da me. L'una alta, dai capelli stranamente azzurri, teneva per mano la piccola, dai capelli corti e rossi, che sorrideva nonostante tutto quello che aveva di fronte. Avrà avuto all'incirca 4-5 anni al massimo. La vidi voltarsi verso la donna, strattonarle la mano e chiamarla. Appunto, la vidi soltanto. Alle mie orecchie non arrivava nessun tipo di rumore, lamento, nessun tipo di suono. Riuscii si e no a vedere gli occhi della bambina, di un colore sul grigiastro, che lentamente si riempirono di lacrime. Leggendo dalle sue labbra, capii che chiedeva di suo padre e dall'indifferenza della madre, non avrebbe avuto una buona risposta. Notai inoltre, che i visi delle due erano alquanto sfumati, oscurati, non riuscii a distinguerne quasi nulla, se non i lineamenti piu importanti. La donna si girò verso la bambina, i suoi tratti erano molto più in ombra rispetto a quelli della piccola, tanto che riuscii a distinguere solo una lacrima che le scivolava sulla guancia. Si voltò verso la figlia, la guardò e la strinse a sé e solo allora vidi che la donna era incinta. Mi domandai a lungo perché due donne si trovassero in un posto come quello, così orribile.. All'improvviso, una folata di vento non fece che spostare tutte le ceneri che c'erano in quel luogo. Insieme alle quelle però, vidi d'un tratto che anche un pezzo di carta stava volando. Carta? Che cazzo ci faceva quella cosa, lì?! Non c'era nulla lì intorno e un po' di aria riuscì a far arrivare un giornale fino ai miei piedi.
Esattamente in prima pagina, risaltava una data che mi ricordava qualcosa..

28* gennaio 1945

MERDA!
Se quel giornale mi aveva fatto luce su molti fatti, quello che avvenne dopo mi sconvolse e confuse più di prima. Oh andiamo, non sono mai stato bravo a capire le cose al volo. Vidi la donna e sua figlia a terra, in una pozza di sangue, ma ancora vive. Il respiro della bambina era irregolare, fin troppo veloce per una semplice ferita, anche se fosse stata delle più fatali. Un polmone perforato alla bambina e un enorme squarcio sulla schiena della donna. Completamente trapassata dalla pancia fino al dorso. Questo è tutto quello che riuscii a capire della situazione. Di colpo le mie orecchie furono scosse da un suono assordate, che fu seguito da altri e indefinibili rumori e lamenti, come se fossi uscito dalla bolla che mi imprigionava. La donna piangeva, urlava, chiedeva pietà ma imprecava, sia per i figli uccisi, sia per la situazione in cui si trovava. Un pianto che ancora oggi potrei sentirmi rimbombare nelle orecchie, così straziante da divorarmi anima e corpo. Così straziante da indebolire i miei muscoli e da non permettere al mio cervello di ragionare. Una tortura, ecco cos'era. L'uomo davanti a loro portava nella mano destra una spada, ed era vestito di bianco e nero. I capelli, distinguibili dalla sola ombra più scura, erano lunghi poco più delle spalle. Non sembrava cattivo, ma l'apparenza inganna.
Rinfoderata la spada, dalle sue labbra appena schiuse, uscì un "Mi dispiace".
Non voleva ucciderle davvero; non voleva decidere delle loro sorti, eppure l'aveva fatto. Perché? Per costrizione? Una giustizia distorta.


 

Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.


Si svegliò di colpo, a causa di una strana palla rossa che era entrata dalla finestra aperta e si era abbattuta sul muro facendo un enorme rumore e creando successivamente una scritta.
Hai..
Strinse gli occhi per leggere meglio.
Deciso..?
Velocemente si affacciò, la sua stanza dava sulla strada e lì, vicino all'albero del marciapiede, trovò Urahara che sorrideva. Sarà stata ancora notte fonda, dato il buio fitto che c'era.
-Si, ho deciso.
Rispose duramente Grimmjow, sembrava più sveglio che mai.
Quel sogno lasciò nella sua testa una grande impronta e un mucchio di domande a cui però, non credeva avrebbe mai dato risposta. Scese in strada e seguì Urahara di nuovo nel suo emporio, deciso ad andare alla Soul Society.
-Tanto se volessero ammazzarmi, lo farebbero comunque. Piuttosto, strano che non l'abbiano già fatto.- Pensò.
Arrivarono all'interno del negozio, dove c'era Hanae che li aspettava con la solita tazza di the in mano.
-Ben arrivati. Pronti a partire?
-Ehi, ehi, ehi! Come facevate a sapere che sarei venuto?
Sia Urahara che Hanae risero, ma non diedero al ragazzo una risposta.
La mora si alzò in piedi -e solo allora Grimmjow notò che il suo vestito era completamente nero e portava delle infradito con dei calzini.. Come cazzo fa, ma non le danno fastidio?!-
infilò la spada nel.. Nel nulla?!
-Ma che cosa sei, ritardata?
-Tu aspetta.- Sorrise beffarda, per poi far apparire uno strambo cancello.
-Questo è un Senkaemon- Riprese – e ci porterà direttamente alla Soul Society.- Sorrise ancora.
Entrarono in quella porta Solo Grimmjow e Hanae, e si trovarono in un altro buco completamente avvolto di nero, ma dalle sfumature violacee su delle parenti penzolanti.
-È lo stesso.. Che ha aperto quel tipo?
-No, affatto.- Intervenne Urahara, da fuori.
-Mh,- Mugugnò. - Perché tu non vieni?
-Semplicemente, non posso. Ci si vede, Grimmjow-saan!
Detto questo, il portale si chiuse dietro di loro, ed entrambi iniziarono a correre senza vedere ancora un'uscita a quell'infinito corridoio.
-Non preoccuparti, non è poi così lungo.
La ragazza sorrise, non accorgendosi -o forse l'aveva fatto di proposito- che Grimmjow con il fiatone, la guardava con aria omicida.
Continuarono a correre per 2-3 minuti buoni, poi videro uno spiraglio di luce avvicinarsi lentamente, e con più foga si diressero verso di esso.
Una volta usciti, una fortissima luce li accecò per pochi istanti, e quando furono finalmente lucidi, si ritrovarono davanti l'immenso rukongai.
-Il distretto 79, fantastico.
-Cos'ha questo posto?
-Sai, il rukongai è il luogo in cui tutte le anime che hanno avuto una sepoltura da uno shinigami si ritrovano poi a vivere. Solo che le persone sono talmente tante, che abbiamo dovuto dividere i confini della Seireitei e questi si sono trasformati in distretti. Non a caso però le persone che vi abitano sono schedate. A seconda del numero che ha il distretto, le anime possono essere più o meno pericolose. Il 79 è uno dei peggiori.
Si guardò intorno, controllando che non ci fosse nulla che stesse andando storto e soprattutto, appurò con gioia che in giro non c'era un'anima. Camminarono per un po', la Seireitei era abbastanza lontana da lì, come se non avessero percorso già abbastanza strada.
-Buongiorno, Rangiku-san!
-Giorno? Ma se prima che arrivassimo qui era notte fonda?!- Osservò Grimmjow non guardando nemmeno la tipa difronte ad Hanae. Fu proprio il fatto che non vide l'enorme seno di Matsumoto, come il suo viso o i suoi capelli, a fargli scorgere una bambina piccola, dai corti capelli rossi e dagli occhi grigi, da dietro un angolo. La piccola lo salutava nascondendosi appena e sussurrando, seppur lontana, un invito a giocare con lei.
La voce della piccola risuonava a gran voce nella testa di Grimmjow, come se fosse a pochi passi da lui e stesse strillando con un megafono.
L'azzurro si diresse verso di lei, che nel frattempo si era nascosta dietro un muro. Se ne andò sotto gli occhi disinteressati delle due luogotenenti, intente ad ammirare il Sokyoku, dove pochi mesi prima si era svolta un'apparente normalissima chiacchierata tra una ragazza, Rukia Kuchiki, appartenente alla 13^ brigata, e un capitano, più precisamente il capitano della 5^ brigata, Sosuke Aizen. Era insolito che i due parlassero, ma quella chiacchierata era stata richiesta con grande insistenza dallo stesso capitano. Proprio durante il loro discorso, lui le trapassò lo stomaco improvvisamente, estraendone un oggetto sferico: l'Hogyoku. L'oggetto che sarebbe servito a distruggere le barriere che dividevano gli shinigami dagli hollow e gli umani dagli dei.
Grimmjow nel frattempo continuava a seguire la bambina e, come sotto ipnosi, ormai non riusciva più a fermarsi.
-TU! Sei quella ragazzina!


NdA:
*L'asterisco sta a significare che so che non è il 28 ma il 27, la data della fine dell'olocausto, ma il giorno stesso ci sarebbe stato troppo trambusto, per ambientare il sogno in quel momento (si, è un sogno, ma ne capirete presto il motivo, se non l'avete gia fatto da soli gnegne e.e) infondo, ci sarà stato qualcuno che, nascosto, sia uscito il giorno dopo, per paura v.v Informazione: Le persone del sogno erano ebree v.v Ah si, perdonatemi se non l'ho scritto al presente ma.. Non sono capace a rappresentare la situazione nel momento in cui avviene. Inoltre, la trama di Bleach, scusate per l'enorme eresia che ho scritto, ma l ho dovuta sconvolgere. Icchi non c'è, quindi non poteva andare tutto secondo la trama svolta da Kubo, anche perche non ci sarebbe stato motivo di giustiziare Rukia ò.ò Detto questo, chiedo perdono e mi ritiro nel mio angoletto avvolto dalla tristezza, alla prossima! :3
Hope you like it! :3


 

Ps. Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u

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Capitolo 8
*** 08 - Walk of life. ***


Walk of life.

-Kyoka Suigetsu.
-Uhm?
-Sì, Gin. Hai capito bene, Kyoka Suigetsu.
-Ah, si riferisce a quella mattina, capitano.
-Certo che sì.

Una donna dal volto candido e pallido come la porcellana mi fissava. I suoi occhi blu, li ricordo come se fosse ieri. Mi guardavano, spalancati in segno di stupore; così pieni d'orrore e terrore che mi riempirono l'anima. La mia bocca, la sentivo inarcarsi in un sorriso al solo pensiero che tutti i miei piani, fino a quel momento, erano andati esattamente come avevo previsto.
-Kudakero, Kyoka Suigetsu.
Un solo attimo, è bastato solo quello a rovinar loro la vita. Non cambiò nulla; ai loro occhi almeno. La mia spada, immobile nella mia mano era sana, credevano. Ma bastò poco e tutto finì. Trapassai la piccola sul petto e la donna nello stomaco. Uccisi lei ed entrambi i suoi figli. Grida, o meglio, sospiri somiglianti ad urla silenziose, quasi impercettibili, ma decisamente più strazianti racchiudevano un misto di paura, odio ed orrore, solo questo rompeva il silenzio circostante.
-Mi dispiace. - Schiusi le labbra solo per questo.

-Capitano, per quale motivo usò Kyoka Suigetsu sulle due, se poi le uccise?
-Ricordi che ti dissi che la donna era incinta? La morte di lei e del figlio, non ha spezzato l'ipnosi.
-Oh, allora ha fatto bene a chiedere scusa alla sua katana, capitano. Come si può non essere scontenti di ipnotizzare dei semplici esseri umani?

-EHI, TU! Ferma! Bastarda di una nanerottola..
-Seguimi.
-Ma dove cazzo vai?!
Sempre più lontana, come se fluttuasse a pochi centimetri da terra, con una velocità inimmaginabile, alla quale neanche Grimmjow in corsa riusciva a tenere testa.
-Non abbandonarmi più.
-Ah? Come hai detto?
-Non abbandonarmi, come facesti diciassette anni fa.
-Sei tu che corri, idiota!
-Non ti ricordi di me?
-Uh?
Sparita.
Di fronte agli occhi di Grimmjow non c'era più nessuno, seppure fosse convinto di non averla immaginata, si era dissolta nel nulla. Si guardò intorno, svariati palazzi semi-distrutti e cadenti, circondati da alti recinti bianchi ricoperti da tegole blu scure, ricoprivano tutto il paesaggio visibile agli occhi del ragazzo, ancora stupito e decisamente incazzato per la scomparsa di quell'inutile ragazzina.
-Eccoti.
Svoltato l'angolo, con tono stranamente pacato, l'aveva trovata seduta a terra, che giocava con un nastrino nero, tenuto nella sua mano sinistra.
Alzatasi lentamente, ancora con il lungo filo in mano, la sua testa si era piegata lentamente su un lato, i suoi occhi apparivano completamente vuoti e cupi: un veloce scatto la portò a girarsi, allungando la mano destra che velocemente si insinuava nell'aria. Con più calma ne veniva fuori, lasciando spazio ad un piccolo cerchio nero che si allargava sempre di più, informe.
-Ma quello è..?!
-Vieni e gioca con me.

Reiko era li, sdraiata sul suo letto, i rossi capelli sparsi disordinatamente sul cuscino, solo alcune ciocche erano raccolte dalle mani incrociate dietro la nuca; il piatto accanto al letto era ancora completamente pieno, mentre Reiko continuava a contemplare il soffitto. Di lì a qualche tempo era diventato il suo hobby preferito. Solo di rado Arcadia ed Al venivano a farle visita e a usufruire del carrello con il cibo che lei prontamente non mangiava. Solo ciò la distoglieva dalle mura biancastre e cadenti della sua stanza.
-Rei, perché non mangi?
-Andiamo Arcadia, non morirò certo di fame.
-Il tuo sarcasmo non svanisce mai, eh?
-Taci biondino.
-Tsk, almeno non sono di un verde sbiadito.
-Ragazzi, vi prego.
Già, Reiko tra i due era la più pacata e razionale. Lo era anche quasi tra tutti gli Espada, escluso Ulquiorra, e forse Stark, ma lui dormiva sempre, quindi non contava. Ma le Fracciòn della ragazza, no, loro amavano prendersi in giro per le caratteristiche fisiche. L'uno perché era troppo simile agli umani: magro, alto, occhi verdi e capelli biondi. Una faccia che trasmette noia. E rabbia, decisamente tanta. L'altra perché richiamava alla mente tanti tipi di verdure. Oh, Al odiava le verdure. Arcadia invece, alta anche lei, non quanto Al, ma leggermente di più del suo capo, aveva il fisico snello e un seno stranamente nella norma. In compenso aveva -a detta di coloro che "abitavano" il palazzo- un gran bel lato B. Certo, anche del volto ne parlavano bene. Era molto semplice: Capelli che circondavano il viso in un regolare caschetto color dell'erba, da cui spiccavano due grandi ed innaturali, -d'altronde nessuno era naturale li- ma incredibilmente ipnotizzanti occhi dalle svariate sfumature violacee.
-Insomma, perché siete qui? ..Arcadia?
-Oh, hai ragione! Aizen ti stava cercando.
-Mi cercava? Diciamo che per non alzare il culo da quella fottuta sedia ha chiamato voi. Sapete cosa vuole?
-No, non ci ha detto nulla, ha solo chiesto di convocarti nella solita sala.
-Ora deve anche farmi alzare.
Trascinandosi, lentamente si portò davanti alla grande porta della sala in cui risiedeva Aizen con Gin e Tousen, i quali il solo scambiarci un saluto era trafiggersi con la propria katana, per lei.
-Mi ha fatto chiamare Aizen-sama?
Appena spalancate le porte della grande sala, la solita espressione severa si era dipinta sul volto della ragazza, come al solito apatica di fronte all'uomo che aveva creato in lei, dopo grande stima, anche tanto grande odio.
-Esatto. Volevo averti qui, quando il grande spettacolo avrà inizio.
-Grande spettacolo? Di cosa parla?
I suoi occhi grigi erano puntati sull'uomo, ancora privi di sentimenti. Nella sua convinzione, nessun atto avrebbe potuto tradire la loro severità.
Quegli occhi. Uguali a quelli che vidi nel '45. Non credevo che avrei potuto rivederli di nuovo, sul suo viso. Contemplò Aizen, portandosi le mani incrociate difronte alla bocca, nascondendo il sorriso che incurvava i lati delle sue labbra.

-Prendilo.
La mano sinistra, aperta, che lentamente si avvicinava a quella di Grimmjow sembrava invece allontanarsi e sbiadirsi sempre di più, immergendosi nel cupo buio che si espandeva dietro di lei. Il ragazzo si allungò a sua volta, voleva afferrarlo; doveva afferrarlo.
-Presa!
E invece no. Lei era svanita. Di nuovo. Ora nella sua mano però c'era il nastro nero con cui giocava prima la bambina. Lo guardava, lungo qualche decina di metri, o forse una ventina. Impossibile da dire, si perdeva al centro dell'ombra che ora aveva smesso di inghiottire il paesaggio.
-Se è il gioco che vuoi, non mi tiro certo indietro!
Stretto il filo, si gettò all'interno del buco di fronte a lui, non sapendo minimamente cosa potesse trovare dall'altra parte, era incuriosito, in cosa avrebbe potuto imbattersi, una volta arrivato alla fine di quel tunnel? Bastava solo entrarci, per scoprirlo.
Correva, senza sapere per quanto dovesse farlo e verso dove fosse diretto, mentre la voce di quella ragazzina gli rimbombava ancora e per l'ennesima volta nelle orecchie.
-Ehi piccola bastarda, mi senti?!
-Certo che ti sento.
-Perfetto. Adesso spiegami cos'è sto cazzo di filo.
-C'è una leggenda che narra di un uomo che cercava moglie con cui creare una famiglia. Esso viaggiò per molto tempo, senza risultati, ma un giorno, arrivato in una cittadina incontrò in un tempio un uomo che sosteneva di venire dall'aldilà. L'uomo chiese consiglio all'anziano, non dando retta a ciò che esso sosteneva, e quest'ultimo raccontò di un filo rosso chiamato filo del destino, che unisce ogni uomo alla propria anima gemella. Il giovane, sempre più incuriosito, chiese allora di sapere chi fosse la sua anima gemella e venne a sapere che era una bambina di soli tre anni. Continuando, scoprì che l'avrebbe sposata all'età di diciassette e che doveva solo aspettare. Inorridito dall'idea, l'uomo mandò un suo servo ad uccidere la bambina, ma quest'ultimo la ferì solo con un coltello al centro della fronte. Quattordici anni più tardi, dopo che tutti si furono dimenticati della vicenda, l'uomo sposò una giovane ragazza di soli diciassette anni, perennemente fasciata sulla fronte. Alché il marito incuriosito chiese il perché di tale benda, e ella gli disse che era stata accoltellata da un uomo all'età di tre anni. Solo così si venne a sapere che l'anziano aveva ragione e che il destino esiste.
-E tutto ciò cosa c'entra con me? Con questo buco e questo filo? E poi, questo filo è nero, cogliona.
-Vedo che sei attento, Grimm.
Sai, non ti ho detto tutto. Ti ho raccontato solo la vera leggenda, non quella che ho inventato io.
La risata della bambina iniziò a rimbombare, ma Grimmjow non seppe dire se fu soltanto la sua testa ad essere pervasa dalla risata oppure l'intero luogo.
-La mia leggenda recita più o meno così: C'era una volta un ragazzo che, per sua convinzione, era quasi completamente privo di sentimenti benevoli, a causa di ciò che aveva vissuto nella sua apparente vita. Lui credeva che i giorni trascorressero come era sempre successo, ma di punto in bianco, a causa di una donna, si ritrovò la vita stravolta, senza neanche accorgersene. Il giovane però, temerario come si dimostrava, viveva tutto come una sfida, senza crearsi problemi o domande inutili. Un giorno, mentre viaggiava per una strana cittadina con una sua amica, incontrò una bambina. Il giovane non si ricordava di lei, ma la conosceva benissimo. Lei era morta, ma non ebbe il coraggio di dirglielo, perché sapeva che non sarebbe stata creduta. Quindi si inventò un gioco: iniziò a farsi seguire tramite un nastrino nero, che in realtà apparteneva già al giovane e che lo legava a colei che l'avrebbe portato alla morte.
-E la fine? Mi stava incuriosendo.
-Oh, non c'è ancora la fine. Quella la saprai solo alla tua morte.
Sarà allora che saremo di nuovo insieme, fratellino.
Una seconda risata si levò e fu l'ultima che si sentì, fino a che non si iniziò a vedere la fine del lungo corridoio.
-Ci siamo!

-Ebbene, Aizen-sama? Non mi ha risposto. Quale sarebbe il grande spettacolo per la quale mi ha convocato, da sola?
-Oh, ci vorrà solo qualche istante, presto saprai tutto, e sarà allora che dovrai lavorare nuovamente per me, sta volta non deludermi, o sarà la tua ultima volta.
Reiko fece un leggero cenno con la testa, tenendo gli occhi chiusi in segno di rispetto, per poi rialzarsi e spalancarli di scatto. Fu strattonata di colpo all'altezza dello stomaco ed indietreggiò di un paio di passi, tenendosi le mani all'altezza dell'ombellico, da cui vide uscire del sangue, che si tramutò velocemente in un filo rosso, non lasciando nessuna traccia cremisi sui suoi abiti.
-Ma che diavolo?!
Un Garganta si aprì alle sue spalle e giratasi di scatto, vide nelle mani di Grimmjow il filo che si ritrovava lei fra le mani.
-Ci siamo, capitano.
-Già, Gin.
-Reiko!?
-Grimmjow?!
-Tu saresti la donna che mi porterà alla morte?!

NdA:
INNANZI TUTTO, AUGURI GRIMMYYYY! *suona trombetta
Buonsalve cari lettori, chiedo perdono per l'abominevole ritardo e per quello che credevo un capitolo discretamente lungo, ma ho passato un gran brutto periodo, quindi risparmiatemi i pomodori in barattolo çwç Almeno quelli freschi D: Spero che il capitolo vi soddisfi, almeno in una piccola parte :3 aspetto i vostri pareri u.u
E scusate il colore, ma c'azzeccava con il titolo D: Se non piace, ditemelo che lo rimetto normale LOL
Ps. So che dovrei ringraziare chi aggiunge tra le preferite/seguite la storia, ma veramente ho una cattiva memoria, e non so chi l'ha fatto prima, chi dopo ecc.. Quindi ringrazio tutti quelli che l'hanno fatto, chi recensisce e chi legge e basta, ci vediamo al prossimo capitolo :D
Hope you like it! :3

Ps. Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u

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Capitolo 9
*** 09 - Dark side of the moon. ***


Dark side of the moon.

-Cosa ci fai tu, qui, Grimmjow?!
-Il filo.. Poi quella dannata ragazzina e.. Tu.
-Il filo, hai detto?
Entrambi abbassarono lo sguardo verso le proprie mani strette a pugno, per tenere saldo il nastro tra di esse. Purtroppo per loro, era tornato ad essere invisibile ai loro occhi, lasciandoli in un silenzio di qualche secondo, che sembrò invece, durare secoli.
-Ebbene, abbiamo qui il protagonista del nostro spettacolo.
Distolsero entrambi lo sguardo, posandolo insieme sull'unico uomo degno di grande attenzione, in quel momento.
-Era lui che stava aspettando, Aizen-sama?!
Un leggero accenno ad una risata fece sciogliere l'intreccio che legava le mani poste di fronte alla sua bocca, che subito dopo usò da leva per alzarsi dalla sedia sistemata al centro della sala, così da potersi dirigere verso la grande finestra dietro di lui.
-So cosa stai pensando, Grimmjow. Tutto questo ti sembra così assurdo, ma purtroppo per te, non c'è via d'uscita.
Grimmjow si voltò per verificare se il buco che l'aveva portato in quella sala fosse ancora aperto; C'era. Ma non appena mosse un passo verso di esso, si chiuse velocemente, come se non fosse mai esistito.
-È inutile. Te l'ho detto, non scapperai da qui. Ci sono molte cose che devi sapere.
-Tipo?

-Ora è lì che da pugni nel muro. Dici che è normale?
-Lascialo sfogare, Arcadia. Insomma, da quello che ho sentito da Reiko chissà che trauma ha ricevuto. Sciocchi gli umani con i loro legami.
-Cosa ci fate qui, voi?
-R-Reiko!
La rossa, impassibile come sempre, si avvicinava lenta alle sue Fracciòn, che osservavano con curiosa attenzione l'atteggiamento dell'umano.
-Non lo sapete che è cattiva educazione osservare ed origliare qualcuno da lontano? In camera vostra, forza. Passo più tardi a raccontarvi tutto. Ed ora andate via.
E, abbassando la testa, congedò i suoi sottoposti.

-Grimmjow.
-Che cazzo vuoi?
Poggiò la testa al muro, dopo l'ennesimo cazzotto andato a segno.
-Non è mia la colpa di tutto quello che ti sta accadendo.- sospirò, per poi guardare le mani del ragazzo -Ti sanguinano le nocche; hai sporcato il muro, ora Aizen se la prenderà con me.
-Cogliona.
Si fece scivolare con le spalle al muro, fino a toccare il pavimento, sedendocisi con le ginocchia al petto e le braccia distese su di esse.
-Come ti sentiresti se ti dicessero che sei morta, ma fino a ieri hai creduto di essere viva?
-Ma io sono morta.
-E perché non me lo hai detto, quando eravamo sulla terra?
-Mi avresti mai creduto?
-No, presumo di no.
______
-Sei morto. E sei uno di noi. Non te ne sei mai accorto, in tutti questi anni?
-Morto? Ma che puttanate vai dicendo?
-Spiegartelo sarebbe inutile e visto che non ti fidi delle mie parole, vedremo se ti fiderai dei fatti.
Ancora una volta, come aveva fatto nel primo incontro con Reiko, in un attimo si era trovato davanti a Grimmjow e con due delle sue dita poggiate sulla fronte del ragazzo, fece letteralmente volare via la sua anima, priva di catena che lo legava al corpo e con un buco al centro della pancia.
-CHE CAZZO MI HAI FATTO?!
Ansimava, eccome se ansimava. Non era mai stato fuori dal suo corpo di essere umano.
-Nulla, è facile rompere sigilli del genere quando il soggetto è estremamente debole ed incosciente. È un po' più difficile infilare un arrancar in un corpo umano per tutto questo tempo. In più, mi stupisco della tua stupidità, per non essertene mai accorto.
-Sigilli?
-Quando ti fiderai di me allora potrò spiegartelo. Ma devi permettermi di fidarmi di te.
-Tch, perché?
-Se vuoi rimanere in vita non hai altra scelta.
Un'altra risata soffocata si udì lievemente, cosa aveva intenzione di fare?
-Dovrai essere dalla nostra parte.
Posso morire due volte? Mi prende per il culo?
-
Perché quante parti ci sono?
-La nosta e quella di coloro con cui ti dovrai vendicare. La tua morte è causa loro.
-Loro chi?
-La Soul Society. Ti dovrai allenare con Reiko, dovrai conoscere ed imparare ad usare la tua spada e dovrai
trovare ed uccidere colui che ha ucciso te.
-Voglio saperlo ora.
-Ogni cosa ha il suo tempo.
E non voltandosi ne distogliendo lo sguardo dalla finestra a cui si era posto di fronte, neanche per un attimo, congedò un Grimmjow incazzato nero ed una Reiko turbata.
______
-Dovrai fare molto per guadagnare la stima di Aizen, non te ne andrai di qui facilmente.
-Non voglio la sua fottuta stima.
-Preferisci morire anche come spirito?
-Figurati se mi metto a combattere, senza spada poi.
-Quella è dentro di te, la devi solo cercare.
-Non faccio la caccia al tesoro, sia chiaro. E soprattutto non voglio combattere con te.
-Dovrai. Ora vieni, ti accompagno nella tua stanza.

-Ohi, Reiko! Cosa ci fa quella mezza sega con te?
-Ignoralo, Grimmjow.
Si, l'aveva preceduto. Lui, Reiko lo sapeva, stava già stringendo i pugni in attesa di vederlo svoltare da uno dei due angoli del corridoio.
-Allora? Che fai piccola, non mi rispondi?
Eccolo li, in un attimo, con il sonido, l'avevano trovato appoggiato al muro in tutta la sua altezza, che fissava i due con il suo solito sorriso enorme.
La mano del moro aveva sfiorato la guancia di Reiko, per arrivarle sotto al mento e costringerla con la forza a fissare lo sguardo di lei nel suo.
-Ponch- Fu il rumore prodotto dal cazzotto che Grimmjow gli aveva assestato all'altezza dello stomaco, quando Nnoitra aveva fatto, a detta dell'azzurro, il suo primo passo falso.
L'unico problema è che quando Nnoitra diceva di avere lo hierro più duro di tutta las noches, oltre ad essere una strana affermazione di fondo malizioso, dovevano ammettere che aveva ragione.
Nessun graffio, nemmeno un piccolo rossore. Neanche il viso del ragazzo aveva cambiato espressione, mentre fissava la cosiddetta "sua donna".
La mano destra occupata a tenere il mento di Reiko non gli impediva certo di usare la sinistra per spazzare uno scarafaggio come Grimmjow.
Infatti fece così.
La schiena scricchiolante dell'azzurro fece non poche crepe in quel muro bianco, prima di rialzarsi.
Certo, non aveva gran resistenza, ma aveva una grande forza di volontà. Asciugatosi il sangue che colava lento dalla bocca, si era preparato a dirigersi di nuovo contro Nnoitra.
-Basta.
Fece Reiko, spostando bruscamente la testa dalla mano che la teneva e posizionandosi poi davanti a Grimmjow impendendogli di dirigersi contro la sua morte certa. Lo tirò poi via per un braccio, per il resto del corridoio.
-Lasciami idiota.
Si era bloccato di peso, in piedi. Le aveva strattonato il braccio, facendole lasciare la presa dal suo polso e l'allontanata da se, poi si era sistemato la maglia; tutto questo in un enorme silenzio.
-Entra qui dentro.
Apatica. Fredda. Distaccata. La infastidiva il suo modo di tirarsela, come fosse lui che comandava. No, si sbagliava. Maschilista? Bene, con lei non serviva. Che tutto quello che stava succedendo gli stesse facendo scoprire il vero lato di se stesso?
-Cosa cazzo avete qui, una boutique?
-Prego?
-Ah, lascia perdere.
Scaffali e scaffali di vestiti ammucchiati e bianchi si estendeva davanti a loro. A las noches non potevano esserne sprovvisti, con tutti i combattimenti che facevano, macchie di sangue e strappi vari erano quasi all'ordine del giorno. Di certo Tousen non si sarebbe messo a lavare e stirare i vestiti di tutti.
La testa della rossa era completamente sommersa sotto i vestiti, mentre cercava qualcosa di adatto da dare a Grimmjow, il quale, secondo Aizen, vestiva troppo colorato. L'unica cosa che appariva di Reiko era il corpo. Se non avesse saputo che era lei, Grimmjow l'avrebbe scambiata per un pezzo del mobilio, tanto era bianca.
-Se non avessi i pantaloni così larghi potrei confermare le mie teorie.
-Sarebbero?
Voce soffocata. Tipico di chi sta annegando nei vestiti.
-Hai un bel culo- aveva riso, e lei se n'era accorta. - e siccome la tua maglia copre ben poco, fosse per una taglia in più avresti anche un bel seno.-
Non se n'era accorto, perché stava ciondolando appoggiato al muro, ma un'occhiata di Reiko bastò a fulminarlo, tanto che lui quando la vide fissarlo con intenti omicida, scoppiò in una sonora risata. -Andiamo, poi ti chiedi perché quel tipo ti molesta.- Aveva esordito, infine, ma senza risposta.
Si stava divertendo a stuzzicarla, e lei se n'era accorta.
-Metti questo.
Gli aveva lanciato una massa informe di vestiti, dopo circa un quarto d'ora di ricerca in cui Grimmjow si era annoiato tanto da mettersi a costruire un cuscino ed un lenzuolo fatti di vestiti rinvenuti qui e là.
-Aspetta, mi prendi per il culo forse?!
Dalla risata soffocata di Reiko si poteva benissimo dedurre che non erano quelli i vestiti adatti per lui.
-Provali, ti staranno benissimo!
Anche lei si divertiva a stuzzicarlo, infondo.
-Col cazzo- Glieli aveva tirati in faccia -Non mi vesto da checca.-
Esatto. I vestiti che gli erano gentilmente stati dati consistevano in un paio di pantaloncini stile Lilinette, ma giusto qualche taglia in più, visto le gambe -e forse anche il pacco- di Grimmjow. Ah, per non parlare della maglietta. No, non ne parliamo. Questa somigliava a quella di Loly.
-Va bene, va bene. Scegliteli da solo i vestiti!
E lei, sdraiata sul letto improvvisato da Grimmjow, si divertiva a vederlo cercare sbuffando a destra e manca, qualcosa che gli stesse bene.
-Se vuoi vedermi nudo puoi anche rimanere- sorrise malizioso -sempre che tu conosca il corpo di un uomo.-
-Sarò anche morta, ma fino a prova contraria tutti gli Espada hanno forma umana. Con tutti gli anni passati qui potrei affermare di avere avuto molta più esperienza di te, moccioso.
Grimmjow la osservò uscire e digrignò i denti ringhiando insulti a bassa voce. Era un offesa al suo orgoglio, non poteva perdonargliela.
Si mise la maglietta -che tutto faceva, fuorché coprire- ed i pantaloni, simili a quelli di Reiko, ma un po' più alti.
Una volta uscito, fece sobbalzare la ragazza poggiata al muro, tanto forte era il rumore provocato dall'apertura della porta. Gli passò accanto, non curante con le mani in tasca e gli occhi chiusi. Sembrava a suo agio. Sembrava uno di loro.
-Allora, andiamo?
Fece tornare la ragazza con i piedi per terra, anche se era rapita da ciò che la maglietta non copriva. Già, perché non copriva niente di quel petto.
-Ahm, si, andiamo.
In quei corridoi ora camminavano uno di fianco all'altro, in silenzio. Una fissa di fronte a se e l'altro con le mani in tasca.
-Eccole.
Sorpassarono dieci porte, ognuna numerata ovviamente dall'1 al 10 con una targhetta sopra la porta, in ordine crescente. Superate queste, gli si pararono di fronte un'altra dozzina porte.
-Quante porte avete qui?!
-Ventidue. Le prime dieci ospitano gli espada. Le altre dieci le nostre fracciòn.
-E tu che numero sei?- La provocò.
-Questo lo scoprirai da te. - sorrise -Comunque.. le ultime due infondo sono per gli ospiti.- Disse, facendo una pausa prima di marcare l'ultima parola.
-Tch.
-È inutile, tu starai lì, e non mi muoverai a compassione.- Lo sguardo grigio della ragazza si posò sulle labbra di lui che sembrava voler dire qualcosa, ma.. -No, non entrerai neanche in camera mia.

-Ah sono così stanca.
-Ma se non hai fatto nulla tutto il giorno!
-Appunto. Meno faccio e meno ho voglia di fare.. Senti, Rei sarà tornata nella stanza?
-Possiamo andare a vedere, stare qui mi mette tristezza.
-Non vi scomodate ragazzi.
Quelle porte sembravano così pesanti, eppure si sentiva tutto talmente bene.
-Ah eccoti. Com'è andato con il fig... con Grimmjow?
-Per il momento è nella sua stanza, gli ho dato i vestiti, stasera cenerà li e domani ci inizieremo ad allenare. Prima troverà la sua spada e prima mi libererò delle pesanti attenzioni di Aizen.
-Dici che anche lui la ha?
-Decisamente. È un arrancar a tutti gli effetti; ed ogni arrancar ha il proprio mondo interno in cui cercare quel frammento di se che lo porterà a trovare la sua katana. Mi chiedo solo come possa aver superato lo stato di gillian e adjuchas, senza mai essere uscito dal suo corpo e senza mai essere arrivato nell'Hueco Mundo.
-Hai chiesto ad Aizen?
-No, lo conosco abbastanza per sapere che non mi risponderà. Devo aspettare che sia lui a fidarsi abbastanza di me per confidarmelo. Si è accorto del mio cambiamento in questo ultimo periodo e non sarà facile recuperare la sua stima. Allenando Grimmjow probabilmente lo aiuterò nel suo scopo, facendo di nuovo crescere la sua stima per me. Come mi ricorda sempre Ulquiorra, agli occhi di Aizen non sfugge nulla.. o quasi.

-Mura bianche, soffitto bianco, pavimento bianco, lenzuola bianche, bagno bianco, doccia bianca.. Perfino il dentifricio è bianco! Cazzo che tristezza. Dev'essere questo il colore della morte.. ed io che l'avevo sempre identificato con il rosso del sangue, tch. Anche la luna è diversa da quella sulla terra, ora capisco cosa intendeva Reiko mentre la guardava. È chiara, pallida, ma non sembra la solita luna. Questo sarà il suo lato oscuro.


NdA:
Ma salve miei cari! Per farmi perdonare ho postato con poca distanza, contenti? *coro di no
Grazie eh! Çwç almeno avete tenuto i pomodori l'altra volta **
Spero vi sia piaciuto, ora si entra nel vero della storia, anche se non sarà molto lungo u.u
Al prossimo! :3
Hope you like it!

Ps. Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u

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Capitolo 10
*** 10 - Higway to hell. ***


Highway to hell.

-BUONGIORNOOO!
Essere svegliato di soprassalto da una persona alquanto rumorosa metterebbe i nervi a chiunque.
Sempre che essa si svegli.
-Ho detto buongiorno, nullafacente.

Una spinta.

Due spinte.

Tre spinte..

Niente! Assolutamente niente, se non qualche grugnito.
-Grimmjow, diavolo, svegliati!
Possibile che passare dal mondo terreno a Las Noches in lui non avesse procurato nessun cambiamento al livello fisico?
-Sve-glia-ti!
Nessuno avrebbe detto che quella era Reiko. Lei non si sarebbe mai messa a saltare su di un letto per svegliare un bestione che giaceva praticamente inerte su un materasso stile bella addormentata. Ma il punto era proprio questo: mai dire mai.
-Ma si può sapere che cazzo vuoi?
No, non lo disse scandendo così bene le parole, più che altro erano impastate a causa del sonno; stava lottando contro Morfeo per risponderle e lei doveva sentirsi onorata, ma a quanto pare non ci riuscì.
-Da oggi inizia il tuo allenamento. Vuoi trovare la tua spada e fare a pezzi tanti morbidi culi? Inizia ad alzare il tuo da questo letto allora.
Bam! Cuscino premuto in faccia e circa dieci secondi di silenzio. Anche la sua forza fisica vacillava a causa del sonno.
E.. Fuori dalla finestra!
-Maledetta troia! Su quello ci dormivo!
-La prossima volta ci penserai su prima di grugnirmi contro. Alzati.
Stirate braccia e gambe, stropicciati gli occhi e lavati i denti – usare l'alito cattivo per sconfiggere i nemici in un combattimento era contro le regole- uscirono dalla stanza e dall'intera Las Noches. Combattere in un deserto freddo serviva ad evitare il sudore.
Combattere, andiamo, Grimmjow non voleva ancora andare contro la cupa mietitrice di sua spontanea volontà.
-Cos'è sta merda?
-Una lucertola hollow. Non c'è dalle tue parti?
-Sì, più o meno..
-Ebbene, questo è l'immenso deserto dell'Hueco Mundo. Qui nessuno ci disturberà. Ora siediti e concentrati, instaura un contatto con il tuo mondo interiore.
-Mondo interiore?
-Si. Devi sapere che ogni espada ha trovato la propria katana così. Come ogni entità spirituale in possesso di una spada. Il mondo interiore è creato da un frammento della propria anima e del proprio cuore, che si plasma a creare una seconda parte di noi. Questa parte è proprio la nostra spada, che ha un nome, una forma ed una forza e cresce con noi, impara a conoscerci e ci aiuta a superare i nostri limiti, siano essi di forza interiore, fisica oppure anche mentale.
-Mi stai dando del ritardato?
-No, affatto.
-È sarcasmo questo?!
-Ti ho detto di no! Ora siediti e concentrati. Devi seguire piccoli e veloci passi per metterti in contatto con il tuo mondo interiore.
-Del tipo?
-Tu seguimi. Chiudi gli occhi.. Adesso poggia i gomiti sulle ginocchia, congiungi il pollice all'indice e ripeti con me: OH MIO DIO INTERIORE, IO TI INVOCO!
-OH MIO DIO INT... ASPETTA! STAI CERCANDO DI FOTTERMI FORSE?!
Non ce la fece più a controllare la risata. Le mani strette sullo stomaco e una massa informe bianca e rossa che si rotolava nella sabbia; niente di più esilarante, se non fosse per l'enorme vena pulsante sul collo di Grimmjow.
-Ok, ok, la smetto! Ed ora, raccogliendo l'ultimo briciolo di serietà non andato bruciato, tutto quel che devi fare è concentrarti.
-In che modo, se non so nemmeno CHI sto cercando.
-Tu cerca e basta, il chi verrà da se.
Qualche attimo e.. Aspetta, stava forse russando?
-GRIMMJOW!
-Ah?!
-Fai il serio!
-Tch.
Chiuse gli occhi di nuovo, ora con un po' più di motivazione.

-Grimmjow, segui la mia voce.
-
Cazzo ma un lampione, una lampadina.. se sbatto contro qualcosa la colpa è la tua!
-Aspetta, un po' più a destra.. Vai, vai così.. Ora vieni avanti.. AH! LA CODA! Bastardo..
-Così la prossima volta impari a prenderti gioco di me.. A-aspetta, hai detto coda?!
-Si, continua a venire avanti, idiota.
-Ora si che ved.. no, sento una parte di me!
-Tra poco mi vedrai anche, continua a venire avanti.
-È una fiamma blu quella?!
-Ovvio.
Un'ondata di calore lo avvolse, facendolo ritrovare circondato da un battaglione composto da fiamme di tutte le sfumature di blu e azzurro che si potessero immaginare; ma essendo uomo, per lui tutti quei colori erano definibili con uno solo: blu.
-Benvenuto, Grimmjow. Questo è il tuo inferno interiore!

Erano minuti che non si sentiva grugnire o respirare rumorosamente e Reiko aveva paura si fosse addormentato di nuovo. Magari per non farsi beccare aveva trovato il modo per non russare, ma questo era abbastanza improbabile.
Si mise a sedere accanto a lui, in attesa di un contatto con la sua spada. Era da parecchio che non la sentiva più, sin da prima di scendere sulla terra. Sempre meglio tenersi buone le proprie katane, no?

-Ciao Rei, è parecchio che non ci si vede eh?
-Già, perdona la mia assenza in quest'ultimo periodo.
Il suo mondo interno era semplicemente tinto di rosso, un rosso così acceso che faceva luce in un posto privo di finestre, così simile al sangue e così diverso dalla morte. L'unica cosa che ne spiccava era un'enorme croce color argento di fronte alla ragazza, coperta in basso per una piccola parte da un animale, precisamente una volpe rossa, alata.

-Perché lo stai aiutando?
-Chi?
-Non fare finta di nulla, sono una parte di te. Seguo tutto quel che fai.
-Parli di Grimmjow, come temevo. Aizen mi ha chiesto di allenarlo.
-Tu non vuoi davvero allenarlo per farlo arruolare nell'esercito degli espada. Per quale motivo lo stai facendo, se ora sei contro Aizen?
-Lo vedrai, mia cara regina.
-PANTERAAAAA!

-Grimmjow avrà trovato la sua spada, va da lui.

Grimmjow era in piedi dando le spalle a Reiko, mentre si divertiva a sbandierare a destra e sinistra la sua nuova spada.
-Vedi che se vuoi ci riesci anche tu!
Raccolse la spada dal grembo, mentre sentiva la risata di Grimmjow, malsana e poderosa, rimbombare nelle dune di sabbia. Gli si mise vicino, notando con quale sorriso e quale sguardo stesse ammirando la sua spada. Si sentiva vivo come non mai, ed aveva finalmente dato una motivazione al suo carattere sanguinario e diverso da quello che avevano i suoi coetanei sulla terra. Aveva trovato la sua natura e nessuno, ne era certo, l'avrebbe più fermato.
-Come hai fatto a trovarla così presto?

______
-E quindi tu.. saresti la mia spada, giusto?
-Perspicace.
-Vuoi cortesemente dirmi il tuo nome?
Sbuffò. Se voleva impugnarla presto, doveva probabilmente convincerla a farsi dire il nome.

-Non sarà così facile. Credi davvero che cederei in questo modo? Ti ricordo che sono una parte di te. Il tuo carattere è il mio carattere.
-Cazzo. E quindi come potrei convincerti?
-Puoi provare a combattermi, oppure puoi andartene e rimanere senza di me.

-Come faccio senza spada?!
-Mai sentito parlare di scontro corpo a corpo?
-Oh andiamo. Sei una pantera.. ed io non sono un coglione. Del felino hai solo la specie.. è la dolcezza che ti manca.
-Non dirmi che ti vuoi ritirare?
-Mai. Dovessi lasciarci le penne.
-Sconfiggimi. Poi ti dirò il mio nome.
Grimmjow si posizionò stile pugile, anche se contro una pantera serve a ben poco coprirsi la faccia.
Entrambi si avvicinarono l'uno all'altra, fissandosi e rimanendo sull'attenti, pronti a difendersi dalla mossa dell'avversario. Continuarono a fissarsi per un po' girando in tondo in attesa della mossa dell'altro. Grimmjow si lanciò all'attacco, cercando di finire tutto il più in fretta possibile, ma non sapeva che il suo avversario era alquanto bravo nella lotta.
Lo schivò prontamente, e mentre Grimmjow si ristabilizzava in piedi, pantera si gettò in tutta la sua velocità su di lui, addentandogli un braccio.
L'azzurro fece un salto indietro, scrollandosi e scaraventando via quell'animale che lasciò profondi segni dal polso al gomito.
Pulito un po' di quel liquido cremisi, andò nuovamente contro pantera, che lo respinse con sicurezza con una botta della sua coda in pieno stomaco, che lo fece indietreggiare di una decina di passi.
Decise allora di provare a correre: se davvero quel felino era una parte di lui, sicuramente le loro statistiche sarebbero state molto simili. Corsero uno di fianco all'altro, fissandosi, fino a che, a prendere l'iniziativa non fu Pantera, che saltò per attaccare Grimmjow dall'alto. Si chinò facendola rotolare a terra, ma la vide rialzarsi in men che non si dica. Era alle strette: non sapeva più come attaccarla, visto che prevedeva e parava ogni sua singola mossa.
-Bene, mi arrendo.

-Non sei degno d'impugnarmi. E ciò lo ritengo un enorme affronto. NON MERITI DI VIVERE.
Mani incrociate dietro la testa in segno di resa non sembravano voler mollare la presa, mentre pantera si avvicinava sempre di più a Grimmjow.
Gli saltò addosso ed entrambi caddero a terra, il sospiro dell'animale fermo sul collo del padrone.
-È stata la tua ultima mossa. Questo è il mio mondo, e come un sogno posso controllarlo.
Afferrò velocemente con le mani il muso dell'animale, tenendolo stretto tra le sue dita, così che non potesse addentargli il collo. Con le gambe gli strinse le zampe posteriori dal lato sinistro, mentre la mano destra, libera, andò a posarsi sull'addome del felino, sospingendolo a terra e ribaltando la situazione.
-Credi ancora ch'io non sia degno d'impugnarti?
Sorrise. Anzi, il suo non era un sorriso, era una smorfia di soddisfazione che incurvava un angolo solo della sua bocca. Una smorfia che racchiudeva la soddisfazione della vittoria. Tanta soddisfazione da inarcare persino la sua maschera posta sulla faccia. Quella maschera che come un perenne ghigno strafottente si presentava sulla sua guancia, non ti guardava, ma ti sfidava comunque. In una piccola smorfia, che neanche apparteneva propriamente al suo viso, era rappresentata perfettamente una parte di Grimmjow.
In risposta alla domanda dell'azzurro ci fu solo un grugnito e Grimmjow, non soddisfatto di questo, si piegò lentamente vicino al collo della sua preda.
-Non è questo quel che volevo sentire. Dimmi il tuo nome.
Lasciò la presa della mano dal muso dell'animale, mentre affondò i denti nel collo della bestia, da cui iniziò a sgorgare del sangue, lento e scuro.

-Gridalo, il mio nome è..
______

-E così quella fottuta pantera si chiamava Pantera.
-Beh, quella sarebbe dovuta essere la tua forma da semplice Adjuchas.. ma tu hai saltato gran parte dell'evoluzione.. come hai fatto, questo resta un mistero per tutti, o quasi.
Mentre parlavano, piccoli granelli di sabbia iniziarono a scivolare e scomparire da sotto i piedi dei due, i quali non si accorsero di nulla fino a quando lentamente iniziarono a sprofondare dentro di essa.
-Aggrappati!
Reiko tese la mano a Grimmjow che era sprofondato poco più sotto di lei e con un salto si allontanarono di molto dal buco che si stava creando.
-Questo dev'essere Lunuganga.
-Che?!
-Lo vedrai.
-NEL NO CATTIVA! NEL VOLEVA SOLO GIOCARE!

Le grida di una bambina in lacrime fece voltare entrambi, rendendosi conto d'essere circondati da buchi provocati dallo spostarsi della sabbia. E poco più dietro di essi, una nanerottola vestita di verde correva con il naso gocciolante seguita da uno strano tipo viola con le antenne sulla bocca, un'enorme -non in altezza quanto in larghezza- orso dalla faccia stile totem e una lucertola formato famiglia.
-Ma che?! Nel!
-Reiiigooooo!
E saltando tra una buca e l'altra si scaraventò tra le braccia di Reiko.
-Che cazzo?! Un'altra fottuta mocciosa!
Di tutta risposta si beccò una linguaccia dalla piccola e un assalto dai suoi amici.


 

-Come diavolo hai potuto perderlo di vista?!
-Chiedo perdono. Ero solo di spalle, mentre parlavo con Matsumoto, e quando mi sono voltata, beh, non c'era più..
-Calma Kenpachi, si risolverà tutto. Allora, mia cara Hanae, spiegami cos'hai visto.
-Nulla capitano Ukitake, solo quel che vi ho riferito. Ero a parlare con Rangiku, mentre entrambe guardavamo il Sokyoku, e non ci siamo accorte che se ne fosse andato. Riuscivo a percepire la sua presenza dietro di me, ma non c'era più. Ecco perché non ci preoccupammo tanto, eravamo convinte fosse ancora con noi.
-C'è sicuramente lo zampino di Aizen. Ed ora quel ragazzo sarà sicuramente con lui nell'Hueco Mundo.
Un enorme trambusto si levò, tra chiacchiere e piani non appena udirono il nome di Aizen.
-SILENZIO!
Un paio di battiti del bastone sul terreno e una voce tuonante fece tornare la calma all'interno della sala.
-Ora voglio che mi ascoltiate tutti. Oramai quel giovane sarà nelle mani di Aizen, farlo tornare nella Soul Society è praticamente impossibile.- Scandì bene l'ultima parola. -Andare a riprenderlo sarebbe un suicidio, perciò nessuno ci andrà. Quindi vieto qualsiasi azione che possa contraddire il mio volere.
-Ma.. capitano comandante?! Se mai dovesse essere qualcosa di davvero utile per Aizen, nella guerra finale potremmo non farcela!
-Ukitake.
Kyoraku posò una mano sulla spalla dell'amico, calandosi di poco il cappello di paglia.
-Questa è la mia decisione. Potete andare.
Le grandi porte si aprirono, le righe si ruppero e tutti tornarono alle loro brigate.
-Capitano Ukitake!
-Hanae, dimmi pure.
-Io ho fatto il danno ed io ho intenzione di rimediare. Glielo prometto, farò tutto quel che è in mio potere!
La ragazza corse subito via, senza dare il permesso al suo capitano di replicare, che urlò il nome di lei allungando il braccio, il quale fu costretto a ritirare violentemente al primo colpo di tosse. Cos'aveva in mente quella giovane?


 

-Allora Nel, spiegami cos'è successo.
-Io, Dondochakka, Pesche e Bawabawa stavamo giocando a nascondino, avevo trovato il nascondiglio perfetto! Ma poi è arrivato quel cattivone di Lunuganga e si è arrabbiato! E ora ha fatto tutto questo!
-C'è qualcosa di strano.. Non si è mai comportato così. Più tardi passerò nella biblioteca di Aporro, magari c'è qualcosa che ha studiato anche su di lui!
-Ahm, senti riccioli rossi, ci sarei anche io.
-Oh giusto. Nel, questo qui è Grimmjow.
-Ciao Grimmijow! Io sono Nel! Nel Tu!
-No! Non Grimmijow! Grimmjow!
-E che ho detto io?
-Lasciamo perdere.
-Bene, torniamo a Las Noches, per oggi abbiamo finito il nostro allenamento.
-Che cosa?! Ora che posso farti a fette tu mi dici di tornare dentro quel buco?! Col cazzo!
-Seguimi e stai zitto. Per morire avrai tempo!
Corsero verso la grande entrata di Las Noches e non appena vi si trovarono di fronte gli si pose il gran dilemma. Nel voleva entrare con Grimmjow e Reiko, ma Pesche, Dondochakka e Bawabawa?
-Non potete entrare, andiamo, siete troppo grandi!
-Pesche! Dondochakkaa! Voi rimanete a giocare con Bawabawa! Io torno tra poco!
E così entrarono lei e i due ragazzi all'interno del palazzo, lasciando i tre fuori, in balia di Lunuganga. Reiko e gli altri due, cercando di evitare qualsiasi incontro con gli Espada, si rifugiarono poi in camera di Grimmjow.
-Io non ce la voglio questa marmocchia nella mia stanza. Già qualcuno di mia conoscenza ha fatto fuori il mio cuscino, mi ci manca solo il mocciolo di una ragazzina per la stanza!
Reiko lo fulminò con lo sguardo, per poi rigirarsi verso la piccola che si era rannicchiata sul letto dell'azzurro.
-Lasciala stare, chissà quanto ha corso!
-Ma come, ti stai preoccupando per una mocciosa? Non eravate voi Espada ad odiare i legami?
Era poggiato al muro con le braccia incrociate e gli occhi socchiusi, sorridendo strafottente per averla incalzata con quella domanda, che le procurò non pochi secondi di riflessione.
Poi la vide sorridere dolcemente fissando la piccola.
-Si, è vero. Ma la vedi quella maschera?
Abbassò lo sguardo dalla rossa alla bambina che dormiva sul suo letto. Il cappello verde era scivolato giù dalla nuca, lasciando notare sulla sua testa un teschio rotto a cui prima Grimmjow non aveva fatto caso.
-Lei era un'Espada come me e come tutti gli altri. Faceva parte del nostro esercito ed era anche la persona più vicina a me. Ovviamente ti chiederai come ha fatto a diventare così piccola; aveva sempre avuto un rapporto non molto buono con Nnoitra. Lei non era il tipo che amava combattere, lo faceva per necessità.. siamo molto simili in questo. E a Nnoitra non andava ne va a genio.. voleva dimostrare di essere più forte di lei, voleva dimostrare di essere il più forte. Attaccò le sue Fracciòn, quei due che hai visto fuori, e ruppe loro la maschera, così da non permettergli più di tornare ad avere forma umana. Poi attaccò Nel alle spalle e con l'aiuto di un altro, dopo aver rotto la maschera anche a lei, la buttò fuori dalle mura di Las Noches. Perse la memoria, e con Pesche e Dondochakka sono sempre riuscita a proteggerla, sia qui dentro, che fuori, quando potevo.
-E perché non l'hai fatto anche quando fu attaccata?
-Lo scoprii solo dopo. Solo quando andai a cercarla nel deserto trovai i suoi amici che mi spiegarono tutto.
-È per questo che quel tipo è sempre in giro, quando ci sei tu.. - si voltò verso la porta -Perché tu e quella lì avete un carattere simile?
-Probabile. Ecco perché ora qualsiasi cosa che fa o dice, non riesco a sopportarla. È stato l'unico su cui ho usato la forza e come ho promesso, lo farò fuori quando potrò. Per vendicare la piccola Nel.
E con una fugace carezza di Reiko sulla fronte della bambina, uscirono dalla stanza rimanendo di guardia accanto alla porta.

NdA:
Rieccoci qui! Allora ecco a voi il decimo capitolo, anticipato visto che poi non ci sono u.u mi sono superata! Il massimo che scrivevo erano 3 pagine, con questo sono arrivata a ben 5! C'è da farmi un applauso u.u Bon, sorvolando, qui ho da fare alcune precisazioni: innanzi tutto per la spada di Grimmjow non sapevo cosa inventarmi, non avendo mai visto nemmeno un arrancar che cerca la propria spada, ho scritto l'episodio secondo come la pensavo io, quindi spero vi piaccia D: poi, per la spada di Reiko, so che l'avete notato, ma non sono una tipa tutta casa e chiesa (non che questo sia un male, dipende dai casi), solo che io sono atea, quindi non fatevi strani film sulla persona che scrive u.u avevo bisogno di questo particolare e più avanti capirete perché.. Beh, infondo tutto quello che metto nella fanfic serve in futuro o.o come anche la parte nella Soul Society.. e quindi tutte queste precisazioni servono solo ad occupare spazio nel capitolo, visto che sono inutili?! A quanto pare si, quindi andiamo avanti! Nel inizialmente non avevo neanche intenzione di infilarcela, dato che non mi era manco passata per la mente, ma grazie al titolo di un film ho avuto una brillante idea che in futuro vedrete, quindi l'incontro con Nel in una piccola parte serve :3 e poi il rapporto tra le due mi sembra così caariino ** Vabhe, così il capitolo è finito e le precisazioni sono state fatte. Ne approfitto per ringraziare chi legge, chi mette la fanfic tra le seguite, le preferite e le ricordate e soprattutto a chi recensisce, è sempre bello avere un parere da parte della gente ^^ Spero di vedervi al prossimo, e con questo vi saluto, ciaoo! :3
Hope you like it! :3


 

Ps. Fanfic rivisitata e messa a nuovo dalla sottoscritta autrice u.u

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Capitolo 11
*** 11 - My father's house. ***


My father's house.

-Bene, vedo che siete qui.
La grande sala delle riunioni, com'era stata rinominata dagli Espada, era arredata con un solo tavolo bianco e lungo, lungo abbastanza da poter contenere almeno undici sedie, una delle quali a capotavola.
-Cosa voleva annunciarci, Aizen-sama?- Chiese Ulquiorra, privo di reale interesse.
Aizen non rispose, intimando a Gin con un gesto delle mani, di aprire la porta.
-Si, capitano.
E con un cenno ad un inchino, aprì le porte a Reiko, seguita subito dopo da Grimmjow.
La rossa si pose al fianco destro di Aizen, lasciando il ragazzo nuovamente poco più dietro di lei.
Reiko teneva lo sguardo fisso di fronte a lei e le mani incrociate davanti, aspettando che Aizen iniziasse a parlare della situazione: era curiosa di sapere quali sarebbero state le reazioni dei suoi compagni. Avere Grimmjow, visto da tutti come un semplice ed inutile umano era una cosa vergognosa. Sapeva dunque che per questo ci sarebbero stati due schieramenti diversi. Si sarebbero divisi in chi non lo voleva perché lo riteneva una mezza cartuccia inutile non degna di far parte del loro esercito e chi se ne fotteva alla grandissima. A favore sapeva benissimo che non avrebbe trovato mai nessuno. Se non la sua audace e arrapata fracciòn, che di fessi palestrati non ne aveva mai abbastanza.
Ma da quando era arrivato quello Shinigami nell'Hueco Mundo a governare, mai era stato arruolato un
soldato in questo modo. Erano sempre stati scelti a gruppi, sia gli attuali espada, sia i privaron. Nessuno era stato aggiunto al loro esercito nel mezzo dei preparativi della battaglia finale contro la Soul Society, sarebbe stato troppo impegnativo allenare altri hollow, allenarli a diventare abbastanza potenti da fronteggiare tredici capitani. Ma se Aizen aveva detto che ormai Grimmjow era uno di loro, evidentemente il suo potere nascondeva qualcosa di veramente interessante; il problema rimaneva comunque scoprire di cosa si trattasse.
-Ebbene, visto che ora siamo davvero tutti, vorrei farvi presente che il nostro prigioniero d'oro, ha trovato la sua spada.
Si levò un bisbiglio nella sala, che vide coinvolti molti tra gli Espada, escluso Ulquiorra che si trovava a testa china ed occhi chiusi, e Starrk alle prese con un importante affare all'interno del suo naso.
-E con questo?- Disse poi, con voce tuonante, Nnoitra.
-E con questo vi dico che da oggi sarà un nostro compagno. Assegnerò lui a Reiko, la quale avrà il compito di allenarlo come sua fracciòn.
-Cosa?!
Aizen non rispose alla domanda, si limitò a fissarlo con sguardo interessato. Sapeva che a Nnoitra, come a tanti altri, la cosa non sarebbe andata a genio. Inserirlo nel gruppo avrebbe creato non poco scompiglio tra i suoi subordinati, ne era coscientissimo, e trovava la situazione quasi esilarante. Per quanto Aizen si potesse dimostrare divertito, ovviamente.
I bisbiglii andarono avanti per un po', senza più sentire Aizen proferire anche solo mezza parola. Nessuno rivolse lo sguardo a Grimmjow, che si guardava intorno scrutando la stanza da cima a fondo. Non c'era molto di nuovo da guardare, ma ne catturava ogni minimo particolare. Probabilmente nemmeno aveva ascoltato ciò che era stato detto poco prima.
Quando poi la riunione finì e tutti quanti abbandonarono la stanza, Reiko fu costretta ad accompagnare Grimmjow nella stanza in cui risiedevano le sue fracciòn.
-Che ci facciamo qui? Questa non è la solita stanza.
-Ah vedo che quando ti interessa anche tu ti rendi conto di dove sei o cosa fai. Lo so che nella sala riunioni eri completamente distratto da non sentire Aizen che ti diceva che ora, visto che hai trovato la tua spada, sarai una mia fraccion.
-Sono una.. ? È un'offesa per caso?
-Una fracciòn. Te la faccio più semplice: sei un mio subordinato.
-Ah quindi è un'offesa.
-E perché mai?
Lo guardò con aria interrogativa.
-Figurati se mi metto a prendere ordini da te.
Reiko corrugò la fronte. Una fracciòn non prendeva ordini dall'Espada. Lei almeno non la vedeva in questo modo. Vedeva i suoi subordinati come suoi compagni, meno forti, ma era solo questo lo scalino che li divideva, sono tutti uguali alla fine.
-Ah non ti faresti sottomettere da una donna, ho capito bene?- Voleva sapere il suo punto di vista. Cosa le costava giocare ancora un po' con il suo orgoglio da maschio virile?
-Dipende come vuoi sottomettermi, piccola. - Sorrise malizioso.
-Sottometterti tanto da spingerti a terra con una lama puntata alla testa.
-Non sarò bravo con la spada, ma non sottovaluterei mai il nemico.
-Lo vedremo domani sul campo di battaglia. Devo allenarti no? Potrai farmi vedere quanto un uomo è meglio di una donna. Sempre se non ti troverai con la gola squarciata prima che tu possa implorare pietà.- Ci stava prendendo gusto a provocarlo, infondo era ancora impotente.
-E chi ti dice che non potrei sorprenderti- Le si avvicinò facendola indietreggiare, fino a farle sentire sulla schiena il freddo muro. -spaventarti- le passò l'indice da destra a sinistra, sul collo -ed infine ucciderti e cibarmi del tuo sangue.- le leccò avidamente la parte segnata dal suo dito, come se stesse veramente assaporando la sua pelle. -Nulla ti dice che non potrei prima disarmarti.- le intimidì all'orecchio.
Non si era mica fatta sopraffare perché aveva paura; la curiosità di vedere come si comportava era troppa per interrompere il suo teatrino, ma se in campo era bravo quanto a parole, avrebbe potuto avere forse una piccola speranza di sgualcirle il vestito.
-Ma neanche tu devi sottovalutare il nemico. Potrei non farmi disarmare e trapassarti da parte a parte, senza che tu te ne accorga.- Una delle sue due spade erano puntate sullo stomaco di Grimmjow, il quale non si era accorto neanche del movimento del suo braccio destro.
Sorrise. Non sarebbe stato male farsi sottomettere da
quella donna.
Di colpo la porta si aprì, e da dietro fecero capolino due teste verdi: Una di una bambina, e l'altra di una ragazza un po' più cresciuta.
-Reigo! Grimmijow!- Urlò la più piccola, vedendo la rossa con una spada estratta e l'azzurro sorridente mentre gli occhi dei due si scontravano in un silenzioso gioco di sguardi. Quando finalmente si voltarono, Nel saltò addosso a Reiko e Arcadia corse a soccorrere il suo capo.
-E a me non ci pensa nessuno?!
Guardò le tre ragazze a terra, che gli ricordarono un trio sexy di porcellone aggrovigliate e arrapate, intente anche a mangiarsi vive, viste su un sito su cui era capitato
per caso, metre si scervellava a fare una ricerca di biologia.
Rassegnato si diresse nella stanza, dove trovò Al letteralmente abbracciato al divano. Si guardò intorno e vide un paio di letti a castello, il suddetto divano ed un armadio. Oh si, non aveva visto la strana e coloratissima porta bianca che conduceva al bagno.
-Che cazzo ci fai tu qui?
-Mh?
-Ti ho chiesto cosa ci fai qui.
-Nulla- Guardò il soffitto -sono diventato una nuova fracciòn della tua amata Reiko.
-Prego?
-Hai capito benissimo.- Si accomodò sul divano accanto al biondo, allargando le braccia sullo schienale. -Mi avrai in mezzo ai piedi tutti i giorni.- sorrise guardandolo. Era irritante quel ghigno sul suo volto.
Poco dopo tornarono in camera le tre ragazze, ricomposte. Reiko, una volta aver salutato e lasciato la povera Arcadia in balia di due uomini mozzafiat..
No. Riformulo.
Reiko, una volta aver salutato e lasciato i poveri Grimmjow ed Al in balia di Arcadia in calore, prese in braccio la piccola Nel, che adorava la stretta dell'amica, e si diresse nella sua stanza.


-Allora Nel, ce la farai anche questa volta?
-Nel ci prova! Non è difficile, se l'ho già fatto!
Col tempo, da quando era stata tagliata in parte la sua maschera, spesso si era vista con Reiko all'interno della sua stanza. Nessuno si era mai accorto della sua presenza a Las Noches, tanto si era abbassata la sua reiatsu da quando aveva preso le sembianze di una bambina. Il loro scopo, in quella stanza, era riuscire a far tornare la piccola Nel al suo aspetto reale. Non ce l'avevano ancora mai fatta, ma da quando Reiko era stata rinchiusa dentro quelle quattro strette mura, al ritorno della sua missione sulla terra, erano riuscite a creare questo collegamento, da permettere a Nel di tornare alla sua forma da Espada. A Reiko bastava toccare la fronte della bambina e trasmetterle parte della sua reiatsu per permetterle di accumulare abbastanza forza per la trasformazione. Probabilmente tutto ciò era dato dal loro stretto legame, ma non seppero dire se era davvero questa la motivazione del cambiamento di Nel.
Reiko, come era suo solito fare da quando la trasformazione prese a funzionare, posò dolcemente una mano sulla maschera della piccola, dove quest'ultima concentrava tutta la sua forza spirituale. Uno strano bagliore apparve piccolo, fugace e rosso da un buco dell'occhio nella maschera e poco dopo, coperta da un po' di fumo, Nel riprese la sua forma.
Più che una teoria, erano quasi convinte che fosse così.
Teoria basata sull'allenameno: semplicemente, più tempo fai qualcosa, e più riesci a tenerlo, no? E così credevano fosse per la trasformazione di Nel. Inizialmente durava pochi secondi, poi si trasformarono in minuti, continuando, lentamente, erano diventati circa dieci minuti e trenta secondi. Magari andando avanti sarebbe riuscita a tenere per sempre la sua vecchia forma.
Era tornata finalmente se stessa, con tutti i suoi ricordi e le sue esperienze, cosciente di tutto quello che era successo. Niente più bugie su come era diventata bambina.
-Ebbene, ora che sei finalmente tornata la vecchia te, che ne dici di raccontarmi cos'è successo nel deserto?
-Beh, non è successo nulla di preciso o particolare, ma so con certezza che c'era qualcosa che Lunuganga stava cercando di nascondere. Infondo è sempre stato nel deserto, se è nato e vissuto fino ad ora, serviva a proteggere qualcosa di più grande, della valle di hollow sotto al deserto.
-Ma certo, è quasi ovvio. D'altronde anche lui è un hollow, che senso ha un hollow creato per difenderne una mandria sotto queste terre, terre di un mondo nato proprio per contenere ed ospitare le anime tormentate?- pensò, perplessa. Ci doveva essere un modo per saperne di più su quell'hollow.
-Nel, ascoltami. Tu che conosci Las Noches meglio di me, in quanto Espada da prima che arrivassi io, sai se Aporro tiene sotto chiave la sua biblioteca?
-Da quel che mi ricordo, la sua biblioteca è anche una parte del suo laboratorio, non permetterebbe nemmeno ad Aizen di metterci piede, se si trattasse di una sua decisione.
-Purtroppo non lo è. E quando Aporro sarà uscito, noi ci intrufoleremo!
-E se non riuscissimo ad aprirla?

-Andiamo Nel, veloce! Ora che non c'è!
-È chiusa e non si apre! Mi dispiace! Te l'avevo detto che non ci saremmo riuscite!
-Ti sei proprio presa una bella vacanza eh! Ti sei rammollita troppo! Lascia, ci provo io! Ghnn, ghnnnn! No, ok, è dura. A mali estremi, estremi rimedi, no?
[...]
-No Reiko, non puoi davvero averla tagliata!
-Lo vedi anche tu che è tagliata, quindi l'ho tagliata davvero!
-Ma non eri tu quella che diceva di fare le cose senza farsi notare?
-L'ha voluto lui! Ora sbrigati, prima cerchiamo, e prima andiamo via di qui.
Avrebbero dovuto cercare qualcosa che riguardasse l'intero Hueco mundo, se non avessero trovato qualcosa di specifico su Lunuganga o sul deserto.
Presi tre, quattro libri, se la filarono nuovamente verso la stanza di Reiko.
Durante il tragitto sentirono una discreta reiatsu rintronare nel corridoio, entrambe sapevano benissimo di chi si trattava.
-Nnoitra.- Nel si guardò intorno, fissando per di più i punti dove le pareti incontravano il soffitto. Erano passati anni dall'ultima volta che l'aveva visto, e sapeva benissimo che quel loro incontro non sarebbe stato come quello di due cari amici di vecchia data.
-Vieni Nel, dubito che tu voglia incontrarlo, come non lo voglio io.
Solitamente neanche quando Nel riprendeva la sua forma nessuno si accorgeva di lei, tanto riusciva a tenere al minimo la sua reiatsu. O forse facevano finta di nulla. Fatto stava che mai nessuno l'aveva vista girare per Las Noches.
-No.- Era ancora fissa a guardare il muro -Non voglio scappare da lui. Prima o poi l'avrei dovuto incontrare di nuovo, no?- si era voltata per sorridere a Reiko, prima di sentire un'altra esplosione di reiatsu, che rappresentava la sua imminente comparsa.
-Cosa vedo qui? È forse una donna priva di forza, quella ad aver varcato la soglia di Las Noches?-
Nel si voltò di scatto, vedendosi arrivare in pieno volto Santa Teresa. Sicuramente non si aspettava tale saluto.
La spada si avvicinava pericolosamente a lei, rompendo il soffitto ogni centimentro in più che percorreva. Era pronta a schivare l'attacco di lui, aspettava solo il momento giusto, se non avesse sentito improvvisamente lo schiocco di due metalli, uno contro l'altro.
-Non è questo il posto, Nnoitra.
-Oh, c'è anche la mia piccola Rei. Che bel duo.- Sorrise maliziosamente.
Forse era proprio questo l'astio che lui provava verso le due donne. Quello che lo portava a reagire istintivamente senza pensare, provando solo la voglia di ucciderle, lasciarle a terra in una pozza di sangue. Entrambe erano molto simili caratterialmente. Troppo buone per essere soldati arruolati pronti a combattere, e troppo forti per essere migliori di un uomo che per la morte aveva venduto se stesso.
-Ti devo forse ricordare cos'è successo l'ultima volta che mi hai provocato?- lo canzonò.
Ed è proprio perché le due erano simili, che erano così amiche. Solo che Reiko provava rancore. Soprattutto contro di lui, che ad attaccare un suo alleato non ci aveva pensato due volte.
In tutta risposta il moro sbuffò distogliendo lo sguardo e infilando Santa Teresa nel pavimento.
Reiko rinfoderò le spade, raccogliendo i libri lasciati sparsi a terra. Voleva tornarsene nella sua stanza e cominciare a documentarsi un po'. Inoltre non sapeva per quanto ancora la forma di Nel sarebbe rimasta.
Con un cenno della testa, la rossa fece capire all'amica in che direzione proseguire.
Passarono accanto a Nnoitra, che le fissò con un sorriso beffardo. Poco dopo esser stato superato dalle due, con lo sguardo fisso avanti, percepì che due occhi si posarono su di lui, per un solo attimo. Erano occhi grigi. Entrambe avevano gli occhi grigi, ma lui seppe benissimo distinguerli. Molto simili tra loro, e allo stesso tempo diversi, impossibile confonderli.
-È stato bello rivederti, Neliel.
Erano rare le volte in cui l'aveva chiamata col suo nome, e ancora più rare erano le volte in cui la chiamava con il suo nome, per intero. Sapeva che quel loro incontro avrebbe scatenato una serie di eventi, ora che sapeva vedersi con Reiko.

Erano passati circa sedici minuti e tredici secondi, e Nel era ancora adulta. Solo quattro secondi dopo, la giovane era tornata nuovamente bambina, sbattendo il didietro per terra con un tonfo sordo, data la differenza di altezza tra le due forme.
-Grazie, Nel.
Sorrise Reiko, e poi la prese in braccio portandola sul letto. Le si sedette accanto, in un piccolo angolo. Lei già dormiva, tanta era la forza spirituale che aveva messo nella sua trasformazione.
Reiko sorrise nell'osservarla così piccola e innocente; la vedeva come qualcosa che andava protetta fino alla fine, a costo di perderci la vita. Distolse lo sguardo da Nel e prese a sfogliare prima un libro, poi gli altri di conseguenza. Nulla sull'Hollow su cui si volevano documentare e tanto sul deserto; avrebbe cercato tra quelle pagine.
Il deserto dell'Hueco Mundo, formato principalmente di sabbie bianche, viene chiamato anche sabbie dell'anima.
Si narra che l'origine del nome 'sabbie dell'anima' risalga a qualche migliaio di anni fa, quando i primi abitanti iniziarono a divorare i loro simili. Più venivano uccise anime e più il terreno del posto si ricopriva di cenere. Con il tempo quella cenere si cominciò a schiarire, diventando sempre più simile a della semplice sabbia, ma molto più bianca. Ogni granello su questa terra rappresenta una parte dell'anima di un hollow divorato nel passato. Avanzando con le epoche, le urla di dolore, soppresse da sempre più cenere, iniziarono ad unirsi, l'una con l'altra. Questo portò alla creazione di una creatura, nata dalla fusione di tante anime: Lunuganga. Esso diventò, forse per scelta propria, il guardiano di tali sabbie, che, controllate da lui, formano ogni parte della sua essenza, del suo corpo. Tale guardiano però, non nacque per caso. Le sabbie si erano unite tra loro per difendere il loro segreto. Ogni anima uccisa, una volta trasformata in sabbia, riuniva la propria conoscenza principalmente in un punto, dove si venne a creare un lago, ma nessuno di quelli al corrente della sua esistenza, sapeva dire con certezza cosa si cela dentro di esso. Il lago era ed è nascosto dai luoghi popolati dagli hollow, protetto dal guardiano, il quale con egoismo e gelosia tutela quelle acque come fossero sue. Alcuni scettici suppongono che contenga le anime di chi è morto, e che la sabbia non sia realmente quello che è stato spiegato prima. Altri dicono che in quel lago ci siano rispecchiati i ricordi e la vita passata di tutte le anime che varcano la soglia dell'Hueco Mundo. Altri ancora dicono che sia semplicemente un lago.

-E quindi Lunuganga custodisce gelosamente tale segreto. Forse nessuno sa veramente cos'è, perché grazie all'hollow che lo protegge non ci è mai arrivato, o mai ne ha fatto ritorno.
Reiko piegò l'angolo della pagina, poi chiuse il libro e lo posò su uno scaffale nell'armadio.
Era passato un po' da quando Nel si era addormentata, e forse era ora anche per lei di farsi una dormita, ma doveva riportare l'amica fuori da Las Noches. La svegliò con una leggera spinta sulle spalle, poi la prese in braccio e andò verso il grande ingresso, dove trovò Pesche e Dondochakka che facevano formine con la sabbia.
-Ve l'ho riportata, ragazzi- sorrise dolcemente, posando Nel a terra, mentre si stropicciava gli occhi.
Poi si voltò, osservandoli allontanarsi con la coda dell'occhio.
Voleva bene a Nel, lo sapeva. Questo lo sentiva forte e chiaro.

-Ma che cazzo?
-Smettila.
-Di fare che?
-No amico dico sul serio, smettila.
-Vuoi dirmi cos'è che devo smettere di fare o te lo devo tiare fuori a forza di prenderti a calci nel culo?!
-DI RUSSARE IDIOTA!
-Perché urlate tutti e due!?
-Perche Grimmjow russa.
-E tu mi tiri i cuscini, finocchio.
-Piantatela tutti e due. Tornate a dormire. E soprattutto tu Grimmjow, che domani sarà una brutta, bruttissima giornata per te.-
-Ridammi il cuscino, puffo.
-Vienitelo a prendere, finocchio.
-Ho detto smettetela! Vi butto fuori a tutti e due!
E con le minaccie di Arcadia, in pochi minuti tutti e tre sprofondarono in un sonno senza via d'uscita.
[...]
-Svegliati, Grimmjow!
-Mmh.
-Ho detto svegliati!
-Merda, un po' di coerenza! Un attimo fa mi hai detto che dovevo dormire ed ora vieni a rompermi il cazzo?!
-Saranno passate quasi una decina di ore, svegliati che Reiko ti sta aspettando!
Facendo leva sulle braccia si mise seduto sul letto. L'idea di iniziare a combattere l'aveva animato abbastanza da farlo svegliare.
Dalla porta semi aperta vide le braccia, probabilmente incrociate, ed i capelli di Reiko. Doveva aspettare da parecchio.
-Arrivo, arrivo.
E dopo aver stirato la schiena, si era chiuso in bagno.
-Peggio di una puttana. Ci passa le ore li dentro!
-Dai Rei, stai tranquilla. Vieni e siediti che ti rilassi.
-Grazie Al, ma non ho voglia di stare seduta.
Reiko aveva preso a camminare avanti e indietro difronte alla porta del bagno, e continuò così per circa dieci minuti, poi bussò.
-Guarda che se continui così diventi cieco.
La porta si aprì bruscamente, e un'ondata di vapore si diffuse nella stanza.
Dopo pochi secondi uscì Grimmjow mezzo nudo, coperto solo da un asciugamano legato sulla vita. I capelli bagnati ricadevano appiccicati in piccoli ciuffi sulla fronte, e molte goccioline scendevano sia sul petto che sul volto.
-Se vuoi pensare tu alla mia cecità, fai pure. - Sorrise.
-Datti una mossa, idiota.- gli aveva dato le spalle, irritata.
La testa del ragazzo si era abbassata all'altezza delle spalle di Reiko, sotto gli occhi di Al che rimaneva stupito e Arcadia che, invece, fantasticava.
-Sei sicura di non voler accettare la mia offerta?- Le soffiò all'orecchio.
Lei si voltò, facendo incontrare i loro volti a pochi centimetri l'uno dall'altro.
-Beh, se me lo chiedi così sono costretta a dirti che.. se non ti sbrighi ti faccio fuori qui.
E con una vena che pulsava sulla sua guancia lasciò la stanza, aspettandolo all'esterno.
-Ahm puffo? Posso darti un consiglio?
-Spara- disse fissando Al serio.
-Non ci provare con lei. O almeno non in questo modo. In confidenza, l'ultimo che ha fatto così è finito quasi carbonizzato.
La mente del biondo volò all'episodio in cui Reiko scagliò un cero contro Nnoitra.
-Tch, le do tempo dieci giorni. Poi finirà sotto di me.
-Ai tuoi piedi, magari.
-Nono, intendevo proprio sotto di me- si mise a ridere e poi si chiuse nuovamente al bagno.

-Bene, mio caro, pronto a spargere sangue su questo deserto?
-E se opponessi resistenza?
-Impossibile.
-Cominciamo?
-Quando vuoi.
-Voglio sapere in che modo la mia forza aumenterà.
-Ogni graffio arrecatomi sarà un grado che sali.
-Oh, vedo che la grande guerriera qui è piena di sé!


 


NdA:
Buona sera, cari spettat.. No.
Salve carissimi lettori! **
Come vedete non sono partita, quindi eccomi qui con l'undicesimo, sudatissimo e aspettatissimo (?) capitolo!
Non succede nulla di importante veramente, quindi queste sei pagine sono state campate in aria con chiacchiere stupide u.u Allora, so come può essere scontato vedere Grimmjow che diventa una Fracciòn, ma che senso avrebbe per Aizen chiamarlo e poi chiuderlo in uno stanzino a fare pulizie primaverili? E quindi ora abbiamo anche il panterone nel circo di las noches! LOL
Coomunque, qui per la seconda volta nella storia di las noches appare Nel adulta! Volevo dare un cambiamento alla storia, e quindi adesso abbiamo la piccola Nel alle prese con la sua forma da Espada u_u Aspettatevi uno stravolgimento dei fatti ora! u.u Con Nnoitra non era programmato un incontro, ma quando li ho messi uno di fronte all'altra ho detto: perché no, magari si incontrano, si salutano, e quasi si ammazzano. E così ho fatto u.u Lasciando perdere i due, ho sempre immaginato il laboratorio di Aporro pieno di provette, corpi clonati dentro dei grossi cilindri pieni di liquido verde e un sacco di librerie, quindi facciamo rubare alla protagonista due, tre libri. Per la spiegazione sul deserto, ovviamente non è li per caso, e siccome Lunuganga nell'anime mi sembra inutile, gli ho dato la parte di un guardiano. Spero che la spiegazione, su cui nessuno si è mai fatto domande, non sia dispiaciuta :) Non ho altro da aggiungere, il resto penso non abbia bisogno di precisazioni. Quindi ringrazio tutti quelli che recensiscono, chi mette la storia tra le preferite e le seguite e chi legge soltanto. Anche se a quest'ultimi non farebbe male farmi sapere cosa ne pensa, visto che continua a seguirmi u_u va bene, aspetto le vostre recensioni, alla prossima! :3
Oh si, dimenticavo, come potete notare ho modificato la disposizione del testo e i titoli dei capitoli, anche ai capitoli (?) precedenti! Anche la forma fa la sua porca figura no? :3
Hope you like it! :3

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Capitolo 12
*** 12 - Wish I were blind. ***


Wish I were blind.

-Attaccami, forza.
-Che cosa?
-Ti ho detto di attaccarmi. Ti do un vantaggio, voglio vedere quanto sei forte. Dovrò testarti prima, no?
-Cos'hai in testa?! Fagioli?! Non ti attacco da disarmata.
-Muoviti.
-Voglio uno scontro alla pari. Sfodera quelle cazzo di spade!
-Non ti conviene. Attaccami ti sto dicendo.
-E va bene, l'hai voluto tu! Ma poi non venire ad implorarmi!
Grimmjow impugnò saldamente l'elsa di Pantera. Nonostante fosse pesante, riusciva a manovrarla benissimo.
Iniziò a correre verso di lei, guardandola rimanere impassibile, seria, senza un briciolo di paura.
Un passo, due passi, tre passi.
Era ferma, proprio di fronte a lui, e non sembrava avere intenzione di spostarsi.
Quattro passi, cinque passi, sei passi.

Spostati dannazione, spostati!
Sette passi, otto passi, nove passi.
Muoviti, non ho intenzione di ucciderti così!
Dieci passi, undici passi, dodici passi..
Strinse la spada ancora di piu fra le mani e mirò dritto al collo.
-No, non così.
Grimmjow si era fermato a pochi centimetri dalla sua pelle, e poi sentì la voce di Reiko rieccheggiare nelle sue orecchie.
-Se hai paura di attaccare, non vincerai mai.
-Io non ho paura, ma tu non l'avresti schivato. Non voglio vincere in questo modo.
-E chi ti dice che vincerai? Non montarti troppo la testa solo perché ora hai la tua spada.
Reiko si portò le mani al collo, stringendo tra le sue piccole dita, la catena che vi era attorcigliata.
Lentamente iniziò a tirarne una parte, facendola sciogliere completamente, poi la lasciò scivolare a terra.
Quando si sentì il rumore del metallo sbattere contro se stesso, la ragazza avvicinò di nuovo le mani al suo corpo. Questa volta le sue dita andarono a toccare il filo che teneva legata la sua maglia, e lo slacciò leggermente. Gli occhi blu del giovane seguivano i movimenti di quelle mani, che scivolavano come l'acqua su quel fisico minuto. Fece per avvicinarsi e toccare quella morbida pelle ambrata, ma si bloccò non appena provò a muovere un passo. Sbarrò gli occhi a quella vista e si sentì raggelare il sangue. Reiko aveva allentato di poco il laccio, per poi spostare leggermente l'alto bordo della maglia dal proprio collo, facendo luce ad un numero. Quel numero che tempo fa era stato nascosto alla vista di Grimmjow.
-Tu.. sei..
-Sono la primera espada. Credi davvero di potermi uccidere con la tua misera forza? Credi davvero di non poterti far sottomettere da me? Non raccontarmi stronzate, ed inizia a combattere come si deve.
Reiko saltò, allontanandosi di qualche metro dal ragazzo che ancora non aveva realizzato ciò che aveva visto.
Aveva paura di ucciderla, se lei non si fosse difesa con le spade estratte, ma era impossibile che un principiante come lui riuscisse anche solo ad aggirare le difese della numero uno. Decisamente impossibile, per quanto non conoscesse la reale forza di nessuno di loro.
-Forza, muoviti. Riprova.
Con più determinazione di prima, si girò in mano Pantera, lanciandola con piccoli scatti, e fissò la posizione della ragazza.
Ricominciò a correre verso di lei, e quando le fu abbastanza vicino, cercò di mirare al braccio.
Il rumore della lama che fendeva l'aria si bloccò di scatto, quando la mano di Reiko fermò il colpo a palmo aperto, senza spostarsi di un centimetro.
Gli occhi di Grimmjow, spalancati in segno di stupore, si aprirono ancora di più quando non vide nemmeno un graffio sulla mano della ragazza.
-Non è.. possibile! Maledizione!
-Lo è. Non ci metti forza, ne tanto meno convinzione. Se non ti sforzi un po', morirai al primo attacco del nemico.
Era deciso ad impressionarla, a farle vedere che ci metteva tutta la forza che lei cercava, tutta la convinzione che voleva vedere.
La sua spada era una pantera, la sua vecchia forma sarebbe dovuta essere quella di una pantera, allora dannazione, sarebbe stato veloce come una pantera, forte come una pantera e letale come una pantera.
Non prese le distanze dal suo precario nemico, ma anzi le si avvicinò talmente tanto che entrambi riuscirono a sentire il fiato dell'altro sul proprio corpo.
Grimmjow iniziò ad agitare la sua spada, scagliandola contro Reiko come capitava, come l'istinto gli diceva di fare. Ed ella prontamente schivava con un piccolo movimento della testa, prima da una parte, poi dall'altra.
Il ragazzo caricò un colpo, che scagliò con quella che pensava essere tutta la potenza che aveva in corpo, ma per l'ennesima volta tagliò l'aria.
Reiko aveva usato il sonido, sparendo dalla vista del giovane in un solo attimo.
-Dove cazzo sei?!
Girò il capo a scatti, per guardarsi intorno, finché non sentì le labbra di Reiko sfiorare il suo orecchio sinistro.
-Sei pieno di aperture, Grimmjow.

Spalancai gli occhi, la schiena e il petto mi dolevano.
Il dolore che provavo era come una pianta rampicante. Un filo spinato che si attorcigliava allo stomaco.
Come una diga che si è rotta. E nulla può arginare una diga che si è rotta.
Un rombo metallico, un rombo di catene che cresceva e ricopriva tutto, mi pulsava nelle orecchie.
Cominciai a sentirmi umido, sempre più bagnato.
Andai a toccarmi il petto, ed un liquido denso e rosso mi sporcò la mano.
Non posso morire, non così. Non per mano di una donna.

-Andiamo puffo, svegliati. Non sei morto.
Grimmjow si mise su un fianco, dando le spalle ad Al e sventolandogli una mano difronte al viso, per farlo azzittire.
-Oi stronzo, svegliati! Sei sul mio divano!
Possibile che riuscisse a dormire nonostante fosse stato trapassato da una spada? Andiamo, si che gli Espada hanno la rigenerazione veloce, però non così tanto da piombare in un tale sonno profondo solo dopo dieci minuti.
Al lo scosse di nuovo, facendolo girare per la seconda volta e premendo sul suo petto fasciato.
-AHI! BASTARDO!
-Finalmente ti sei svegliato.
Grimmjow posò una mano sulla ferita. Le bende erano sporche di sangue, ma ormai asciutte.
-Ahm, non sono morto?
-Purtroppo no.
-Figlio di ...
-Reiko ti ha portato qui e ti ha fasciato, poi se n'è andata lasciandoti a me, questa non gliela perdono.
-Dov'è lei ora?- Lentamente aveva fatto forza su di un braccio, mettendosi a sedere sul divano e grattandosi la nuca. Si guardò un po' intorno, come per accertarsi che quella fosse la sua camera, e dopo di che si alzò in piedi e si diresse verso la porta.
-Mah, non saprei. Ha detto che voleva stare da sola, ma controlla nella sua stanza. Sai qual'è il numero?
Grimmjow si bloccò sull'uscio.
"Sono la primera espada. Credi davvero di potermi uccidere con la tua misera forza? Credi davvero di non poterti far sottomettere da me? Non raccontarmi stronzate, ed inizia a combattere come si deve."
E poi l'aveva trafitto, senza vergogna, senza sentimenti.
E lui andava di nuovo da lei, a cercarla, a chiederle spiegazioni. Perché? Perché faceva tutto questo, mettendosi in ridicolo in quel modo?
Voleva stare sola, e sola l'avrebbe lasciata.
Si sdraiò nuovamente sul divano, mentre Al lo guardava con gli occhi sbarrati: che cazzo stava facendo quell'idiota?!
-Ho detto che questo è il mio divano!
Grimmjow, con lo sguardo fisso al soffitto, si mise una mano dietro la testa, rimanendo in silenzio per un po'.
-Senti, tu potresti aiutarmi a diventare più forte, all'oscuro di Reiko?
-Cosa?!

Quelle rare dune di sabbia, più alte rispetto ad altre, ospitavano spesso i silenziosi pensieri di Reiko.
Ci era seduta sopra, con la schiena poggiata ad uno dei piccoli alberi neri, secchi e spogli che si trovavano qui e là in quel deserto.
Le gambe piegate e strette al petto dalle braccia, il mento posato sulle ginocchia.
Lei non era il tipo che si dispiaceva delle ferite arrecate al nemico, eppure si sentiva una strana sensazione allo stomaco, come se avesse dei sensi di colpa, come se quando l'avesse ferito, avesse trafitto anche una parte di sè.
Conosceva quel ragazzo da poco più di qualche giorno, tra quei pochi momenti trascorsi sulla terra ed i loro vari teatrini all'interno di Las Noches, eppure le sembrava di conoscerlo da una vita. Non sapeva nulla di lui, eppure tutto quel che scopriva giorno per giorno, -o notte per notte-, le sembrava un piccolo frammento che risvegliava una parte della sua memoria. Ma nulla le aveva impedito di trafiggerlo fino a condurlo alla morte eterna, se non una piccola voce che risuonò nella sua testa pochi istanti prima, e che le urlò quasi implorandola di non ucciderlo.
Era di una bambina, la quale la piccola immagine sfocata le permetteva di vedere solo la sua minuta statura. Era triste, singhiozzante, mescolata ad un pianto struggente. Solo singhiozzi, prima del suo straziante urlo di pietà.
Per questo era stata bloccata dal tagliarlo a metà, dal girare la lama all'interno del suo petto, ed aveva ritirato lentamente la sua spada.
Alzò il mento dalle ginocchia, per poi voltare lo sguardo al cielo, e rimanere a contemplarlo.
-Una cosa è certa, qualunque sia stata la causa di quel che è successo, è avvenuta per un motivo ben preciso.

-Ehi, non pensavo che essere arrancar fosse cosi figo! Quando ero nel corpo di un umano, un livido ci metteva settimane a sparire! È fantastica questa rigenerazione! Andiamo guarda qui, sono liscio come il culo di un marmocchio!
-Liscio come..?
-Un culo, li hai presenti i culi? Vanno bene come esempio anche quelli delle ragazze!
-Non sono così frivolo!
-Oh andiamo finocchio, non dirmi che non hai mai pensato a Reiko su di un letto senza pantaloni, mentre si tocca e si struscia sulle lenzuola!
-E perché, senza maglietta non ti piaceva?
-La sua non si può definire maglia!
-Anche tu hai ragione. Dannazione.
Grimmjow rise sonoramente, vedendo come Al avesse distolto lo sguardo e si fosse messo a grattarsi la testa per coprire il rossore del viso, non appena ammise di aver tirato fuori parte del suo istinto da porco quale era.
-Dai non raccontarmi stronzate, che diavolo mi rappresenta un maiale!?
-Non l'ho deciso io! I miei compagni Adjuchas mi prendevano per il culo proprio come fai tu per questo motivo! Però a differenza loro io sono sopravvissuto!- Allungò il braccio verso Grimmjow in segno di vittoria, e quest'ultimo scoppiò a ridere come un idiota. -Ora piantala, altrimenti va a finire che non ti aiuto!
-Ah che palle! Allora, come hai intenzione di aiutarmi? Questa stanza è piccola e vuota, e mi hai anche tolto la spada, non ha senso.
Grimmjow ed Al erano scesi in una delle stanze che si trovavano nei sotterranei di Las Noches, dove solitamente vi risiedevano i guardiani e alle volte anche i Privaròn, così che si sarebbero potuti allenare tranquillamente. Nessuno osava avvicinarsi più alla feccia degli espada.
-Guarda, è semplice.
Sciolse la fascia bianca che teneva sempre legata al polso destro, e la srotolò.
-Cos'è quello..- Grimmjow prese il polso del biondo tra le mani -il segno di un'opposizione ad un'aggressione?- rise malizioso -Ammettilo, è stata Arcadia! Posso capirti, l'avrei fatto anche io.-
-No, idiota! È una cicatrice.
-Ma dai?- ghignò irritato -Continua nella manica?!
Al aprì i bottoni che tenevano chiusa la giacca, e la fece scivolare a terra.
-Oh andiamo, con tutti sti vestiti che coprono numeri e sfregi! Che cazzo di problemi avete?
-Nessuno! Non possiamo mica andare in giro nudi a vantarci delle cicatrici che ci facciamo stupidamente!
-Che? Vuoi dire che non è una ferita fatta in combattimento? Ti arriva fino a metà braccio!
-Si, l'ho fatta mentre combattevo, ma allora ero ancora immaturo.
-Con chi combattevi?
-Con Reiko, un po' come lei ora sta facendo con te.. però vedi, non tutti hanno la fortuna di avere un buon animale in cui "reincarnarsi".. evidentemente in vita ero un porco, o semplicemente puzzavo, non lo so. Fatto sta che ero debole, molto. Quando conobbi Reiko ed Arcadia, loro erano decisamente più forti di me, e per quanto fosse grande anche il dislivello tra le due, non mi avvicinavo nemmeno alla forza di Arcadia. Era umiliante, per questo come hai fatto tu, mi sono rivolto a qualcuno più forte di me per migliorare le mie abilità: Reiko. Ma lei è insensibile, e se non avessi cominciato ad imparare qualcosa, mi avrebbe fatto molto peggio di quel che ho qui ora.-
Dalla piegatura del braccio partivano tre graffi della stessa lunghezza, larghezza e profondità.
-Oh perfida la micina eh?
-No, non chiamarla mai così.
-Dai forza, sono commosso dalla tua storiella strappa lacrime, ma siamo qui da non si sa quanto e ancora non mi hai aiutato in niente!
-Io non ho tolto la benda per farti vedere cosa avevo al braccio, questa la devi indossare tu. Mettila sugli occhi.
-Che?
-Mettila ho detto!
-Puttanate! Non ci vedo!
-Non devi vederci infatti.
-Non ho mai desiderato di essere cieco.
-Non devi desiderarlo, coglione! Serve per svegliare i tuoi poteri, il tuo pesquisa.
-Oh andiamo, come tu non conosci il culo dei bambini, come pretendi che io possa conoscere una cosa del genere?
-Il pesquisa serve a rilevare i reiatsu, ovvero l'energia spirituale, di un individuo nelle vicinanze. Se saprai usarlo ad occhi chiusi, riuscirai a schivare e rispondere agli attacchi dei nemici, e sarà più facile per te. Come primo passo ti porterà a buon punto. Magari riuscirai a stupire Reiko.
-Perché mi aiuti?
-Mi prendi per il culo? Me lo hai chiesto tu!
-Si, ma sei un suo subordinato. Non mi vedi come una minaccia per il tuo livello al di sotto di lei?
-Come numeros intendi? Affatto, sei un mio compagno. E so quanto Reiko tenga ad allenarti, quindi se dare una mano servirà a renderla soddisfatta, allora lo faccio volentieri.
-Ti ho visto come la guardi, come le parli. Non faresti mai vedere che qualcun altro è migliore di te.
-Come mi sembra di averti già detto, lei è insensibile. O almeno lo era. Tu hai cambiato qualcosa in lei, ed uno di basso livello come me non potrebbe mai soddisfarla in niente. Ora preparati, perché non scherzo.
Grimmjow si legò la benda bianca sugli occhi, e nonostante fosse chiara, non riusciva a distinguere nulla di quello che aveva intorno. Non riusciva a sentire rumori, odori, spostamenti. Nulla di nulla. Disorientato.
E si girava intorno, sperando di riuscire a percepire qualcosa, che nonostante sapesse della sua presenza, non sentiva affatto.
-Concentrati Grimmjow.
La voce, calda e profonda, arrivava da destra, poi da sinistra, poi l'aveva davanti ed in un attimo dietro.
Sentiva come quel suono gli girasse intorno, ma non riusciva mai a capire in anticipo da dove venisse.
-Impegnati, cazzo, impegnati! Sono qui!
Al allungò una sua mano, a toccare il braccio sinistro di Grimmjow.
Per un attimo l'azzurro si voltò di scatto, verso il suo braccio, per cercare di osservare con la mente quelle dita a contatto con la sua pelle. Una piccola fiammetta azzurra si materializzò nella sua visuale scura; era piccola, fioca, alimentata solo dal contatto. Velocemente Grimmjow si volse col busto per afferrarla, e non appena la presa fu lasciata, la piccola fiamma si spense.
-L'ho vista!
-Ora prova a vedermi senza contatto fisico.
Grimmjow continuò a voltarsi, per provare a raggiungere di nuovo quella fiamma che purtroppo aveva abbandonato la sua testa.
Un altro piccolo tocco fugace alla gamba destra e il pesquisia si attiva di nuovo, questa volta più forte, più vivo, poi, svanisce ancora.
-È arrivato il momento di fare sul serio, Grimmjow!
-Che?! Ouch!
Un cazzotto all'altezza dello stomaco lo mandò inevitabilmente contro il muro alle sue spalle, creando infinite crepe.
Rialzandosi e pulendosi la bocca, si riavvicinò al centro della stanza, provando ad intravedere la figura di Al.
-Bastardo!
-Non dipende da me! Prova a bloccare un mio colpo, forza!
E così un calcio lo colpì in piena faccia, senza che Grimmjow potesse muovere muscolo.
Nuovamente volò indietro, e nel muro si crearono nuove crepe, che contribuirono ad allargare il buco precedentemente creato.
Grimmjow cadde a terra, in ginocchio, sanguinante da più parti del viso. Nonostante non si fosse mosso, accusare quei colpi dalla discreta forza lo aveva stancato parecchio. Se voleva almeno far sviluppare il suo pesquisia ci si sarebbe dovuto mettere d'impegno. Non poteva mollare per un paio di graffi. Lo faceva per lui, ma soprattutto per Reiko.
-Preparati, non ci andrò piano!
-È l'ultima cosa che voglio!
Un altro calcio era pronto ad arrivargli alla faccia, ma la mano di Grimmjow bloccò perfettamente la rotazione della gamba dalla caviglia, facendo perdere l'equilibrio ad Al, che cadde rovinosamente a terra.
Un ginocchio poggiato sul petto e la stretta della mano ancora avvolta alla gamba del ragazzo, permise a Grimmjow di prendere la posizione dominante.
-Come vado adesso?- Ghignò alzandosi la benda.


 

NdA:
Allora! Sono di nuovo qui, con un altro capitolo!
Scritto un po' in fretta e furia, perché per colpa della scuola ho avuto poco tempo e poca ispirazione! Perdonatemi se non vi ho soddisfatto abbastanza, anche nella lunghezza del capitolo! Çaç
Comunque ho solo un paio di precisazioni da farvi: La parte in blu, dopo il combattimento con Reiko, è presa dal finale di "io non ho paura" non so se ce l'avete presente. L'ho un po' riadattata a modo mio, ma quando l'ho letta l'ho trovata perfetta, quindi spero vi piaccia! :3
Poi, altra precisazione, volevo mettere in chiaro che si, la forma in origine di Al era un porco. È una cosa innovativa, forse anche un po' simpatica! Andiamo, si sono sempre visti animali seri nell'anime, ma non si sono mai visti porci, galli, mucche, cani, gatti, criceti! Andiamo, questi sono gli eroi di tutti i giorni! Senza loro niente carne! e.e E latte! e.e
Vabon, basta stronzate LOL
ps. Se vi serve sapere la motivazione del titolo, anche se credo sia un po' ovvia, rispetto al capitolo precedente, è dato dalla bena! :P ahaha alla prossima! Tanto love <3

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Capitolo 13
*** 13 - Betterman. ***


Betterman.

Erano passati circa due giorni, avrebbe potuto dire, data l'enorme quantità di tempo che aveva passato a dormire. In fin dei conti non c'era molto da fare, quando non stuzzicava Al e Arcadia e quando, invece, non interpretava teatrini con Reiko.
Già, stranamente da quando avevano combattuto, non si erano più nemmeno incrociati per i corridoi di Las Noches; saran pure stati grandi, ma non così tanto da impedire a qualcuno di non incontrarsi nemmeno una volta.
Difatti li aveva visti tutti, dal primo -o, per meglio dire, dal secondo- all'ultimo, e tutti quanti continuavano comunque a squadrarlo con aria di superiorità, che se solo fossero stati suoi coetanei, senza spada, meno forti, un po' più bassi, con meno muscoli, con meno voglia omicida e.. si, forse così li avrebbe potuti provare a combatterli.
E poi, forse un giorno -si può osare dir tanto?- avrebbe potuto sconfiggerli anche con la katana.
Piano piano sentiva l'adrenalina ribollire dentro di sé, alla sola idea che un giorno sarebbe potuto diventare forte anche lui, dati i miglioramenti con Al in quel poco tempo; pensava forse che ci sarebbe riuscito, che avrebbe fatto il culo a tutti, che non si sarebbe scoraggiato, che si sarebbe fatto valere e che ai suoi occhi.. divenisse forte.
Sapeva che non l'avrebbe mai superata, perché se era li c'era un motivo ben preciso e non per caso, e da quel che aveva intuito essere il carattere di Aizen, esso non avrebbe mai reclutato delle mezze seghe; però lui si sentiva come in dovere di diventare meglio di Reiko, come se avere una donna superiore a lui lo ferisse nell'orgoglio. Non che fosse la prima li a Las Noches, ad essere migliore di lui, però le altre non erano le numero uno. C'era Arcadia, che per quanto fosse superiore, sicuramente con un altro po' di allenamento l'avrebbe facilmente vinta. Poi c'era la tettona bionda -la quale risaltava per i capelli e, soprattutto, per le tette.- e lei sarebbe stata un po' più difficile da superare. Per il resto, nulla che non fosse possibile scavalcare, con un po' di volon..-
-Reiko? Ma dove sei?
-Cosa?
Grimmjow passeggiava nel corridoio, per l'ennesima volta in quei "giorni", tanto che se li era imparati a memoria. In quel momento vide una testolina verde spuntare da dietro la porta della primera espada.
-Arcad..?-
Una lunga ciocca di capelli scivolò poi dalla spalla della ragazza, abbastanza da essere visibile dalla posizione di lui.
-Mh? Oh, no, no! Non sono Arcadia!- Sorrise, voltandosi e poggiandosi una mano sulla testa.
Grimmjow trovava quel volto familiare, ma non ricordava di averla mai vista insieme a Reiko, ne tantomeno girare i corridoi di quella costruzione.
Per un attimo rimase a bocca aperta, a fissarla, un po' impietrito per cercare di ricordarsi dove avesse visto un volto simile, e poi per la bellezza del suo viso e soprattutto del suo..
-Cazzo che fisico..
-Come?- dopo questa risposta, distolse lo sguardo -Comunque io sono Neliel, ti ricordi di me?- Sorrise ancora.
Ci pensò un altro po' su, poi vide accendersi una lampadina; ma certo, la piccoletta che Reiko chiamava sempre Nel!
-Ma che cazz? Tu eri una mocciosa che scalciava come un'idiota!
-Eh lo so, storia lunga.. ma non è che hai visto Reiko?
-Veramente la cercavo anche io, quella cogliona sono due giorni che non si fa vedere.
-Oh beh, è andata via da un po', eravamo in camera insieme e..-
Grimmjow non pensare male.. -d'un tratto ha detto che doveva fare una cosa, ma sarebbe tornata presto, e non l'ho più vista.. ma mi stai ascoltando?
-Se..- sbuffò.
-Perché non l'aspettiamo dentro insieme? Con la scusa di rivederla mi fai compagnia!
-Tanto non ho un cazzo di meglio da fare.
Entrambi entrarono nella stanza, uno un po' incuriosito, dato che non aveva mai visto le stanze degli espada, l'altra girovagava come fosse di casa.
Di quel luogo non cambiava nulla, rispetto alle stanze delle fracciòn: stessi muri, letti, divani, tutto identico, tranne il fatto che nel bagno c'era una vasca.
Grimmjow prese posto sul letto, sdraiandosi come fosse in camera sua, mentre Nel rimase a camminare per la stanza.
-Grimmjow, posso farti una domanda?
-Mh?
-Si, volevo chiederti di Reiko. Da quanto la conosci?
-Mah, da quando è venuta sulla terra.- si grattò la pancia -Perché?
-Per sapere. È molto cambiata da quando è tornata.
-Cosa stai insinuando?- Si tirò sulle braccia e si mise a fissarla camminare.
-Nulla, ho solo paura che tu le abbia fatto qualcosa.
-Io che le faccio qualcosa? Ma figurati, può benissimo cavarsela da sola.
-Lo so, ma non parlavo di quello..
-E di cosa?
La ragazza si limitò a sorridere, poggiandosi al muro al di sotto della finestra.
Quel sorriso però non fermò la curiosità di Grimmjow il quale, dopo essersi messo seduto a gambe aperte e con i gomiti poggiati sulle ginocchia, a fissarla sorridente, decise di alzarsi e andarle incontro.
Più lui si avvicinava, più il sorriso di Nel svaniva, e quando le fu abbastanza vicino da farle sentire il fiato sul viso, lo guardava quasi impaurita. Non che lo fosse sul serio, sia chiaro, ma era abbastanza bello da corrompere anche gli animi più forti. Mh, no, il suo animo non era tanto forte..
-Dici che la colpa del suo cambiamento sia per il mio fascino?- Sorrise, e quel ghigno non fece altro che farle mancare il respiro per un attimo.
Non avranno avuto sentimenti, ma andiamo, il desiderio carnale è anche nell'indole dei morti.
Oh, e lui non era da meno. Quel vestito verde che, dannazione, era più ciò che lasciava scoperto anziché quello che copriva, non lo invogliava mica a farsi prete.
Le prese un fianco, così liscio e morbido, tanto che lo invitarono a stringere leggermente la mano, ad assaporare quella pelle chiara, dall'inizio alla fine.
Il loro rimase un gioco di sguardi per un lungo tempo, tempo nel quale la mano, dapprima sul fianco, era salita quasi a toccarle il seno, lasciato libero dalle varie trappole che servivano a sorreggerlo; e lei no, non si era opposta.
Aveva il respiro accelerato, era rossa in volto e stupita, era appoggiata al muro, e da quando lui si era avvicinato, non aveva mosso un muscolo, l'aveva fissato negli occhi ed era rimasta ferma lì, e questo l'aveva eccitato assurdamente tanto. Quanto si sentisse potente in quel momento non sapeva dirlo, ed era assurdamente soddisfatto della sua espressione e di come la tenesse in possesso in quel momento.
E i modi in cui l'avrebbe potuta possedere sarebbero stati due, se solo non fosse arrivata una visita inaspettata.
-GRIMMJOW? CHE CAZZO FAI? TOGLILE LE MANI DI DOSSO!
-Rei- si girò lui, senza scomporsi, anzi sentendosi ancor più soddisfatto dell'espressione che vedeva dipinta sul volto di Reiko. Non sapeva dire se fosse per rabbia per l'aver toccato la sua amica, o perché dopo tempo che non si vedevano, l'aveva ritrovato in quel modo, avvinghiato ad un'altra.
Ma sperava più nella seconda, che nella prima. Almeno era gelosa.
-Nulla che ti riguardi- sorrise togliendole la mano da sotto la maglia e allontanando il braccio dal muro, senza più volgere lo sguardo a Nel.
-Esci da questa stanza.
-Con piacere, mia signora- sorrise nuovamente, accennando un inchino a pochi passi da lei.
Nel rialzarsi le si avvicinò e si mise a sussurrarle con voce talmente profonda che la fece rabbrividire.
-Se solo non fossi sparita per due giorni, beh, forse al posto suo ci saresti stata tu- fece una piccola pausa, in cui lei sospirò all'idea di trovarsi al posto di Nel, sotto il caldo tocco delle sue grandi mani, mentre fissava il suo fottutissimo sorriso affascinante.
Poi, apprestandosi ad uscire, riprese fiato, e sempre con calda voce ricominciò a parlare.
-E non mi sarei fermato neanche in caso fosse entrato Aizen- sorrise di nuovo, sparendo dietro il muro accanto alla porta.
Forse sperava che, nel fare quel che aveva fatto con Neliel, entrasse Reiko, proprio come era successo, per creare in lei una reazione. Reazione che l'aveva tremendamente soddisfatto.
Le due ragazze rimasero immobili per qualche attimo, nello stesso punto dov'erano state lasciate.
Nel fissava Reiko, immobile con lo sguardo fermo rivolto verso il pavimento, probabilmente. I capelli le coprivano parte del viso, e l'amica non riuscì a capire le emozioni che stava provando, tranne la rabbia, che tanto aveva stretto i pugni che ormai le erano diventate bianche le nocche.
Già, emozioni. Troppo emotiva per essere un'Espada, ma d'altronde non poteva farci nulla. Era lei, il suo carattere, e in parte la sua forza e ciò che la motivava.
Allentò la presa delle mani, alzò lo sguardo al soffitto, sospirò e tornò a guardare l'amica.
-Devi stargli lontana tu! Non voglio più sorprese del genere! Non ho voglia di sventrare gente che Aizen mi ha chiesto di allenare. E poi, pensavo fosse un
uomo migliore..
-Mh, mh si! Te lo prometto!- sorrise, ed insieme si sedettero sul letto.

-Grimmjow!
-Cazzo, chi è ora che rompe i coglioni, ora!
Si voltò, e trovò davanti a sé Arcadia ed Al che, parlato con Reiko, erano andati a cercarlo.
-Tu non puoi- cominciò Arcadia -fare quello che ti pare, qui dentro. Reiko è la Primera Espada, e qui c'è gente che viene a sapere, in un modo o nell'altro, qualsiasi cosa le accade. .-
-Cosa vorresti dirmi con questo?
-Che non sei abbastanza forte. E per questo non devi toccare ne Reiko, ne Nel. Non ti conviene metterti contro Nnoitra.
-Chi?
-
Io.
-NNOITRA!-
-Calma, Arcadia, non sono qui per farti del male, rilassati- sorrise beffardo -e portati via il biondino, che se non vuole fare una brutta fine come questo qui, non gli conviene rimanere.
-Non mi sottovalutare, non cado con un solo pugno sta volta.
-Mi stai invitando a dartene due, questa volta, ragazzino?
Grimmjow chiuse gli occhi, si concentrò e rimase fermo, ad aspettare. Quando percepì il suo pugno avvicinarsi, lo bloccò con il braccio, riaprì gli occhi e lo guardò.
-Non sarò bravo con la spada, ma nulla mi vieta di sfotterti un po' sul combattimento corpo a corpo.
-Mi stupisci, pivello. Questo non lo pari però!
-Perché non ci sarà.
-Rei?!
Dissero entrambi, voltandosi verso di lei, non aspettandosi il suo arrivo.
-Ecco perché sentivo una strana puzza, è lo sporco reiatsu che emani che mi ha fatto arrivare fin qui. La prossima volta sii più prudente, e magari non farti riconoscere. Finitela qui, che siete solo due idioti. Grimmjow, andiamo.
-Che cazzo?! Mollami puttana!
Svoltarono l'angolo e Reiko lasciò andare Grimmjow, trascinato via da una spalla, e si mise a fissarlo.
-Vai in camera, e non disturbare nessuno. Più tardi ti porto in sala e ci alleniamo. Se devi sfogarti, almeno fallo in maniera costruttiva, non puoi andare in giro e rischiare il culo tutte le volte, non ci sarò sempre io a salvarti. Non voglio repliche, vai.
E detto questo, girò di nuovo l'angolo e tornò dov'era Nnoitra, il quale però era sparito.
Grimmjow si sentì più ferito che mai, odiava sentirsi dire d'esser difeso, da una donna poi. Sapeva cavarsela benissimo da solo e non deve esistere che una fottuta ragazzina si permetta di dir tanto. Era sfacciata, l'era sempre stata, e questo lato, lui l'amava e al contempo lo odiava profondamente. Giurò a se stesso che un giorno, sicuramente, gli avrebbe fatto rimangiare tutto ciò che gli aveva detto.

-Noi andiamo in camera Rei, ci vediamo più tardi!
Andarono anche Al e Arcadia, lasciando Reiko da sola, libera di girare per i corridoi. Non volevano infierire, sapevano quanto la infastidiva Nnoitra, e quanto non sopportasse la violenza, soprattutto all'interno di Las Noches, per questo non dissero nulla che potesse alterarla.
-Grimmy, che ci fai ancora qui?
-Non chiamarmi così.
-Dai torniamo in stanza, quando Reiko si sarà calmata tornerà!
-Lo so bene.
-No, non sai nulla- intervenne Al -non la conosci, e mai la conoscerai. Nessuno la conosce davvero bene, nemmeno noi che abbiamo passato secoli con lei la conosciamo fino in fondo, ha tante cose che nasconde addirittura ad Aizen. E la cosa principale che nasconde, sono le sue emozioni.
-Le può provare?!- si voltò verso Al.
-Strano vero?
Ed in silenzio andarono nella stanza.
Arrivati, Grimmjow si tolse la maglietta, si sdraiò sul letto e si mise a guardare il soffitto. Quello che gli avevano detto Hanae e quello strano uomo col cappello allora erano solo stronzate. Era vero quindi che poteva provare sentimenti ed emozioni, ma quali? Ve ne sono tante, troppe, e tutte di diverse sfumature: dalla paura, al terrore, alla rabbia, all'insicurezza, alla vergogna, alla tristezza, alla gioia, alla sorpresa, al disgusto.. all'amore.
-
Grimmjow, tu sai cos'è l'amore?
Erano state queste le sue parole, quando gliel'aveva chiesto. No, l'amore non lo conosceva. Ma quindi quali emozioni sapeva interpretare? Un uomo non nasce conoscendole già, un uomo le apprende con il tempo. Avrà fatto così anche lei?
-Grimmjow che fai, poltrisci? Alzati ed esci, che non ho tempo da perdere con te.
Era entrata Reiko, talmente silenziosa, che lui non si era neanche accorto di avere qualcuno in stanza, compresi Al e Arcadia.
Il ragazzo si alzò dal letto, la guardò, e piccola com'era non gli arrivava nemmeno alle spalle. Si trovò ad abbassare la testa fissandola mentre i suoi occhi in cerca di sfida erano puntati su quelli di lui.
Si poggiò una mano sul fianco, prese la maglia e la tirò dietro la schiena, tenendola per il colletto con l'indice sulla spalla, poi si diresse verso la porta ed uscì.
-Dove vuole andare, mia signora?- gignò.
-L'ultima stanza del corridoio, a destra.

-Ehi Renji! Finalmente ti ho trovato, è tutta la mattina che ti cerco, ma dove sei stato?
-Sono stato in giro con Kira e Hisagi, perché? Cosa ti serve questa volta, piccoletta?
-Solo perché sono bassa non significa che sono piccola! E poi, non me lo rinfaccerei così tanto, fossi in te. Posso interpretare quel "piccoletta" come un "sono entrata nel gotei 13 molto dopo di Renji, e sono diventata luogotenente nello stesso giorno in cui lo è diventato lui", quindi zitto, mezza calzetta!
-Come mi hai chiamato?! Te lo faccio vedere io chi è la mezza calzetta!
-Oh, sono giorni che non aspetto altro! Entriamo dentro!
-Hanae, ahm..
-Ehi non voglio farti nulla di male, tranquillo! Timidone!
Hanae abbracciò Renji da un lato e lo baciò dolcemente su una guancia, provocando in lui un accentuato rossore, che lo spinse ad allontanare la ragazza.
Lui non la ricambiava mai con gesti di affetto, anche se avrebbe voluto davvero dimostrarle quanto tenesse a lei. Era molto timido e riservato con le ragazze, o almeno con lei, anche se non sembrava.
Non aveva mai veramente avuto qualcuna a cui tenesse tanto da aver quasi paura a starle vicino, come avesse paura di romperla, di perderla, di allontanarla, oltre a Rukia, che da quando era stata adottata dal casato Kuchiki non aveva visto come più di una conoscente.
Era cresciuto nel rukongai con i suoi tre amici e, appunto, Rukia, e non c'era mai stata una presenza femminile che lo influenzasse a tal punto, da quando era arrivato. Non negò mai che per Rukia avesse provato del tenero quando vide come una ragazza -per di più carina- riusciva a tenergli testa e a dimostrare che fosse brava come lui. E gli era stato così vicino, quando erano rimasti solo loro due, che gli sembrò quasi un sogno avere dei rapporti così stretti con una come lei. Sapeva benissimo però come questo instaurasse più un amore fraterno, anziché un amore passionale. Ma sembrava stargli bene, fino a che il suo posto da "fratello" non fu preso, con il potere, da Byakuya.
Si allontanarono moltissimo i due, quasi neanche si rivolsero più parola, tanto era l'imbarazzo e il risentimento.
Risentimento di Renji per averla fatta andare via, e risentimento di Rukia per aver allontanato da sé l'unico amico rimasto. Da quel momento cambiò tutto il carattere del ragazzo, che mirava ad eguagliare e a superare il capitano della sesta brigata, del quale poi divenne luogotenente. Ma conobbe Hanae, e questo sconvolse completamente il suo mondo interiore.
Era arrivata quando lui faceva già parte della brigata di Byakuya, e l'aveva conosciuta per caso, camminando per i corridoi.
L'aveva vista destreggiarsi con una spada di legno, che purtroppo le cadeva a terra comunque.

-Ma non hai fatto lezioni?- le bloccò la spada di lato, con una mano.
-
Si, ma sono pesanti comunque! Quella di legno riesco ad usarla meglio, piano piano imparerò anche con l'altra!- aveva detto. -E finché siamo qui, teoricamente non ce n'è nemmeno bisogno, quindi la posso lasciare in camera! - gli sorrise, e lui arrossì, come un idiota.
-Teoricamente! E se qualcuno, per qualche motivo, ti attaccasse?
Le tolse la spada dalle mani e gliela puntò contro.
-Io sono Abarai Renji, e faccio parte della sesta brigata, del capitano Kuchiki!
-Piacere, Hanae Fujiwara
- fece un piccolo inchino difronte alla punta della spada, fissandola -e faccio parte della..- prese la bokken e la rivoltò verso Renji -tredicesima brigata, del capitano Ukitake.- sorrise nuovamente, e poi la abbassò.
Avevano avuto uno strano incontro, se l'era detto più volte Renji. Non aveva mai socializzato così facilmente con nessuno, ma con lei era venuto naturale farlo, come fossero destinati a conoscersi. E quel viso, quel viso che tanto adorava, insieme al suo indimenticabile sorriso, gli avevano trasmesso comunque tranquillità, anche se tremava come un bambino, davanti a lei.
-Allora? Cosa stai fissando, eh? Ti sto parlando, ascoltami!
Renji scosse la testa, era rimasto immerso nei suoi pensieri per troppo tempo.
-Vogliamo entrare allora? Me l'avevi promesso!
-Ehi, ehi, promesso, non esageriamo! Variano da persona a persona, ed il fatto che io lo so fare non cambia le cose.
-Dai dai dai! Avevi detto che l'avremmo fatto insieme!
A quella frase Renji diventò ancora più rosso sulle guance, tenendo lo sguardo di fronte a sé.
-Ma che hai?
E non ci fu nessuna risposta.
Hanae si spostò un po' e lo vide con gli occhi vuoti e le gote confondibili con i capelli.
-A-ASPETTA! COSA HAI CAPITO!
Entrambi si guardarono e poi scoppiarono a ridere.
Infondo si, era stato assurdo il loro incontro, ma per quanto lo trovasse inaspettato, Renji non aveva mai smesso di
ringraziare quella giornata.
-Allora, ti sei convinto ad insegnarmi il bankai?- sorrise, com'era suo solito fare.

-Bene, qui puoi sfogarti come ti pare, e non voglio sentire storie, ne tantomeno i tuoi vari "risparmiami", quando la mia spada sarà nuovamente nel tuo petto.
-Spada, katana, bokken. Un corpo a corpo ti spaventa, piccola?
-Affatto. Ma non è così che devo allenarti.
-L'hai detto anche tu che qui posso sfogarmi- ghignò, l'aveva raggirata per bene. Come poteva dirgli di no?
-Mi auguro che tu sia capace a tirare un paio di calci e tre quattro pugni, ma sai più come umiliarti, vieni.
Cominciarono a tirarsi vari calci e pugni, tutti decorosamente bloccati da entrambi.
Per quanto si sia allenato con Al, anche sulla terra non erano rari i suoi vari e
piccoli litigi, quindi non era esattamente un pivello.
Sapeva i punti deboli delle ragazze, non che menasse anche loro, ma la cerchia che frequentava, vedeva qualsiasi tipo di "lotte". E quindi voleva divertirsi un po', anche se non era sicuro che su di lei avrebbero funzionato. Tentar non nuoce però, no?
Bloccato un altro calcio, le prese la caviglia e l'avvicinò a sé. Provò a tirarle un pugno, che come previsto bloccò con il polso.
A quel punto glielo prese, lo strinse nella mano tanto da farle perdere la sensibilità, poi le mise una mano al collo e la spinse contro il muro.
Era incredibile come fosse stato facile metterla alle strette in quel modo.
Ma perché? Si era forse trattenuta? No, non era il tipo. Almeno non era il tipo da trattenersi a tal punto.
Semplicemente, non sopportava il dolore fisico. Per questo si era allenata così tanto con la katana, da racchiudere in se tanto potere da essere quasi impossibile sovrastarla. E probabilmente non si aspettava tale forza da Grimmjow.
Tra un sospiro troncato e l'altro, riuscì a far uscire fuori qualche sillaba.
-Grimmjow, io.. ti odio.
Strinse un occhio, mentre con l'altro lo fissava ghignare, mentre storceva la bocca in una smorfia di dolore nascosto.
-Dimmelo. - si avvicinò al suo orecchio sfiorandolo con le labbra, e leccò leggermente il lobo.
Sentì il corpo di Reiko irrigidirsi sotto quel tocco, tanto era forzata contro il muro dalla forza del petto di Grimmjow, il quale staccò la presa dal polso di lei e la portò sul fianco, nella stessa situazione in cui si era trovato con Nel, e lasciando la mano, con meno forza, premuta sul collo.
-Dimmi- la mano salì nella maglietta, fino a sfiorarle di poco il seno, il quale iniziò a sfiorare con il pollice, niente l'avrebbe fermato. -che sono colui che odi di più al mondo.


NdA:
Allora, allora, allora.
So di essere in tremendo ritardo per questo capitolo, ma il mese scorso non avevo nessuna ispirazione, quindi avevo pensato ad un capitolo "filler", che però non mi piaceva dato che appunto non c'entrava nulla, e pensavo non sarebbe piaciuto nemmeno a voi, per questo ho lasciato perdere. - che ne dite di un capitolo filler in vista del natale? *^* no ok, scherzo, credo che in una ff del genere, sia di dubbio gusto, ahaha-
Dunque... qui si passa a parlare, per un breve tratto, di ciò che si sta svolgendo nella Soul Society, o per lo meno alla nostra Hanae, che si è venuto a sapere grande amica di Renji. In realtà questi pezzi non ci dovevano nemmeno stare, ma poi capitoli e capitoli incentrati su Reiko e Grimmjow pensavo avrebbero annoiato, quindi qualche piccolo pezzo ce lo metto, che tanto in futuro servirà, quindi perdiamoci un po' di tempo su! ...molto tempo su!
Beh, sinceramente non ho nulla in più da dire. Se avete domande e/o critiche, sono aperta a tutto, credo lo sappiate.. quindi fatevi sentire! :3 Che di tutte le persone che seguono, si vedono sempre le solite tre quattro amabili forme di vita capaci a digitare su dei tastini u.u
Alla prossima! Tanto amore <3

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Capitolo 14
*** 14 - Thunderstruck. ***


Thunderstruck.

-Dimmi- la mano salì nella maglietta, fino a sfiorarle di poco il seno, niente l'avrebbe fermato. -che sono colui che odi di più al mondo.

-P-perché dovrei dirlo? - Disse Reiko, ansimante dalla stretta intorno al collo.
-Perché ho bisogno di qualcosa che non posso avere.- Allentò la presa del braccio, fino a lasciarlo scivolare come privo di vita, abbandonandolo al suo fianco e abbassando lo sguardo al pavimento.
Reiko prese fiato per qualche secondo, accelerando il respiro e assumendo tutta l'aria mancata in quegli attimi.
-Cosa vorresti dire con questo?
Non rispose, e lentamente iniziò a togliere la mano da sotto la maglia, come fosse un dispiacere allontanarsi dal suo corpo e dai suoi fianchi, i quali evidentemente bramava da tempo.
Nessuno dei due più parlò, e nessun rumore ruppe il silenzio gelido di quella stanza.
Voltatosi di spalle, Grimmjow andò a passi pesanti e molto lenti verso la porta.
-Dove hai intenzione di andare?!- si spinse distante dal muro con le mani che tremavano. Erano tante le cose per cui si stava interrogando, come ad esempio, come aveva fatto Grimmjow a sottometterla in quel modo? Certo, con lui si tratteneva, ma era stato tutto così dannatamente veloce che non se ne era quasi neanche accorta. Forse davvero doveva smetterla di farsi prendere dalle emozioni, perché non lo dimostrava agli altri, ma da sola lo vedeva che quel ragazzo gli faceva abbassare di molto la guardia.
-Ti ho chiesto- riprese fiato, e con esso la sua calma -dove stai andando?
Si diresse verso di lui, il quale continuava a camminare con invidiabile calma, ignorandola.
Lei lo strattonò per la maglia e lo vide bloccarsi, ma la forza che mise quando lo tirò a sé non fu tale da farlo fermare, lo fece di sua volontà. Nonostante questo, non si voltò a guardarla, e rimase dunque con lo sguardo dritto di fronte a sé fisso verso la porta, alla quale puntava fin da quando si erano allontanati.
Si sentì velocemente strattonato di nuovo, per un paio di volte, ma sembrava non averci fatto caso, poiché mantenne lo stesso atteggiamento silenzioso di prima; purtroppo però, cominciava a perdere la pazienza, odiava essere chiamato ripetutamente.
-Grimmjow.
Finalmente accennò a girarsi.
-Ti ho chiamato mi sembra!- lei odiava essere ignorata, invece.
Questo fece in modo da farlo voltare completamente, e fu sorpreso da un calcio di Reiko in pieno petto, che lo fece capitolare a terra non molto distante dal muro che fiancheggiava la porta. Riaprì gli occhi e tossì a causa della polvere che si era alzata, dopo di che si tirò un po' su, si poggiò su un braccio e provò a guardare nel punto in cui doveva esserci la ragazza, ma non vide nulla.
Non per la polvere, in questo caso, ma perché era letteralmente sparita.
-Mi cercavi?
La voce provenì dalle sue spalle, finalmente aveva trovato un modo per farlo inevitabilmente voltare. La ritrovò dietro di sé, i piedi di lei, poco distanti dalla schiena del ragazzo, calpestavano in una piccola parte la giacca ormai sporca e, in alcuni punti, strappata.
-Ti stai vendicando eh? Mi eccita la cosa.
-Ah ora hai trovato di nuovo il coraggio di parlare?
-No, semplicemente non avevo nulla da dirti prima.
-Ti ho fatto una domanda, qualcosa da dirmi devi averla per forza.
-Non ho intenzione di risponderti.
-E perché mai?
Alzò un piede, e lo passò sopra il suo petto, fino a farlo ricadere accanto all'altro fianco del ragazzo. Poi si sedette a cavalcioni su di lui, più precisamente sulle sue gambe, in modo da bloccargliele, e lo guardò negli occhi.
-Sei tu che mi tenti in continuo, però.- ghignò.
-STA' ZITTO!
-Meow!
-Cosa volevi dire con quella frase? E non far finta di nulla, hai capito perfettamente cosa intendo.- non gli diede neanche il tempo di replicare, sapendo che non gli avrebbe risposto come lei voleva.
Era agitata in quel momento, teneva i pugni chiusi poggiati al pavimento, ai lati del viso di Grimmjow, e i loro visi erano a poca distanza l'uno dall'altra. Il labbro inferiore di lei, chiuso nella morsa dei denti, faceva capire come provasse a reprimere la rabbia, mentre gli occhi stretti erano in ovvia cerca di calma.
-Cos'hai che non va, Reiko? Hai forse paura a colpirmi?
-Scherzi?- sorrise guardandolo in volto. come se avesse detto qualcosa di estremamente comico.
-No- fece una pausa -non hai realmente il coraggio di farlo, al contrario dell'altra volta. Ti faccio uno strano effetto. Pensi che non me ne sia accorto? Credi che quello di ora sia stato solo un "controllo delle tue capacità"? Sai anche tu che non è così. Volevo testare se quel che pensavo era vero, e a quanto pare, non mi sbagliavo.- sorrise, adorava provocarla.
-Su cosa non ti sbagliavi? Credi davvero che io non abbia il coraggio? E se non è un controllo il mio, allora come lo giustificheresti?
-Non è un giustificare, diciamo che voglio dargli un nome.- un nome? S'era domandata tra sé, prima di ricevere la sua risposta. -Si tratta delle tue emozioni.
Reiko sbarrò gli occhi. Allora non le nascondeva così bene come credeva. Erano molto evidenti, soprattutto quando stava con lui, che era la persona con cui cercava di nasconderle al meglio.
Per farci arrivare anche un idiota come lui, doveva essere davvero molto evidente. E chissà chi altro se n'era accorto..
Sentì la rabbia ribollirle dentro. Non era debole a causa delle sue emozioni. No, non lo era..
-Dannazione!- alzò una mano, inarcò leggermente le dita, e concentrò una piccola parte della sua forza in una sfera rossa.
Lo guardò negli occhi: non sembrava impaurito, sembrava stupefatto di quel che stava vedendo, erano cose nuove per lui. Si sentiva un po' umiliato, ma soprattutto era molto, molto impaziente.
Che si aspettasse di essere colpito?
Cominciò a ridere sadicamente davanti a lei.
-TUTTO QUESTO È.. FANTASTICO!- urlò mentre rideva, spalancando gli occhi e guardandola intensamente, mentre aspettava.
Reiko lasciò andare il bala, che però svanì dopo l'impatto con il pavimento.
Non poteva colpirlo realmente sul viso, anche se al passaggio della sfera, gli aveva lasciato un profondo graffio lungo la guancia.

-Renji! Renji! Ti prego torna qui! Non abbiamo ancora finito! Voglio farlo il prima possibile!
-Non puoi, ti distruggerai! Ascoltami per una volta, invece di fare di testa tua!
-Dai, capiscimi! Non ce la faccio più ad aspettare, vorrei scoprire la sua forma, la sua forza, vorrei padroneggiarlo, saperlo usare, trattenerlo, sprigionarlo, chiamarlo! Aiutami!
-Ah, il tuo faccino mi convince sempre.- sorrise, posandole una mano sulla testa e scompigliandole leggermente i capelli neri.
-Dai, rimettiamoci all'opera!- si allontanò -Hoero, Zabimaru!
La spada si allungò, ed iniziò ad avvicinarsi ad Hanae, che prontamente mise la katana di fronte a sé.
-Kyoumei suru, Inazuma!
***
La spada fu avvolta da un bagliore giallastro, e assunse una forma simile alle antiche spade occidentali. Il nakago era stretto, ed entrava finemente nell'impugnatura rivestita in seta gialla tendente al bianco, mentre lentamente il corpo della lama iniziava ad allargarsi, fino ad avvicinarsi alla punta, dov'era largo ai lati e si richiudeva in un kissaki sottile ed affilato.
Bloccato e respinto il colpo a spada larga, Renji venne pervaso da uno scossone che lo fece cadere in ginocchio, poi ritirò Zabimaru con un piccolo strattone, e guardò soddisfatto la sua amica.
-Cos'hai da guardare? Lo sai benissimo che il ferro è conduttore di elettricità, ogni tocco della tua spada sulla mia, ti manda una scarica con forza pari a quella dell'impatto!
-Lo so bene. Solo che ripensavo a quando non riuscivi a tenere in mano nemmeno un bokken, e ti vedo adesso destreggiarti perfino con lo shikai!
-Che diavolo, sono o no una luogotenente? Se non sapessi usare lo shikai, mi ritirerei da sola! E poi non mi avrebbero promosso!
-E perché no? Ti ricordo che il capitano Zaraki non sa nemmeno il nome della sua katana.
-Beh ma lui è un caso a parte! Non conta, farebbe morire la gente solo con lo sguardo! Sinceramente ho paura anche a guardarl.. ASPETTA! Piantala di distrarmi, sono qui per imparare il bankai, non per parlare, forza!
-Ma non te lo posso insegnare io, lo devi fare con il tuo mondo interiore.
-Non partecipa, quindi mi serve il tuo aiuto per svegliarlo!
-Tra tanti propr..-
-Voglio che mi aiuti tu, non quei tanti di cui parli.- lo guardò con aria seria.
Renji sorrise -Bene, cosa stai aspettando allora?
Gli piaceva vedere quanta considerazione e importanza gli attribuiva Hanae, e quindi continuarono a combattere per lungo tempo, fino a che, entrambi con il fiatone, si fermarono per un istante.
-Non posso ancora fermarmi. Sento che si sta svegliando un po'!
-Dici che ci siamo? E quindi tanto vale continuare.
Hanae era quasi completamente sfinita, erano chiusi nella stanza da talmente tanto, che non sapevano nemmeno se fosse ancora giorno. Renji era ancora quasi nel pieno delle sue forze, visto che nonostante tutto a differenza dell'amica aveva una resistenza notevole. Ma lei, lei no, era sudata, aveva il fiatone e per poco ancora si reggeva in piedi; per questo Renji ci stava andando il più piano possibile.
Ancora due, tre schiocchi della lama. Quattro, poi cinque.. ancora dieci, venti, ma nulla. Probabilmente per un'altra mezz'ora, forse un'ora, rimasero nella stanza, senza però alcun successo.
-Hanae basta per oggi, ormai non c'è più speranza che per stasera tu lo trovi. Continueremo domani, te lo prometto.- sorrise, cercando di persuaderla, ma lei aveva tutta l'aria di non volersi schiodare da lì.
Corse incontro a Renji, cercando di assestargli l'ennesimo colpo, che però lui non respinse tanto poca era la forza nella lama. Gli si poggiò, letteralmente, su una spalla, senza neanche lasciargli un graffio, mentre lei lentamente ricadeva sul corpo del ragazzo, ormai sfinita.
-Non.. non posso fermarmi ora..-
Cadde pesantemente priva di sensi tra le braccia di Renji, il quale spaventato iniziò a chiamarla urlando.
-H-Hanae, stai bene?!
Non rispose. Era evidente che non stava bene. Il troppo sforzo, e la tanta energia liberata in quella giornata senza mai un attimo di riposo, accentuarono il suo stato di malessere fisico, e dunque necessitava di cure immediate.
La prese in braccio, le asciugò un po' la fronte e cercò di coprirla come meglio poteva, nel frattempo che il suo shikai era scomparso. Subito dopo corse fuori dalla stanza dove si stavano allenando, e cominciò a chiedere in giro dove fosse Unohana, o semplicemente qualcuno competente che facesse parte della quarta brigata.
Trovato Hanatarou, portarono Hanae in una stanzetta della brigata stessa e lì venne risistemato il suo reiatsu, poi fu lasciata riposare, ovviamente sotto la sorveglianza di Renji.
Quando riprese conoscenza era già mattina, e si trovò in quella stanza senza capire inizialmente quale fosse. Si mise a sedere spostandosi lentamente per non svegliare il ragazzo, il quale, nell'aspettarla, si era addormentato sul futon.
Prima di capire che si trovava in una delle stanze della quarta divisione, si stropicciò un po' gli occhi e si guardò intorno. La stanza era alquanto spoglia: c'era il futon su cui si trovavano lei e Renji, una finestra alle sue spalle e un grande vaso all'angolo accanto alla porta. Era impossibile non capire dove fosse, solo quelle stanze erano arredate in quel modo.
Si voltò nuovamente, e guardò il ragazzo, poi sorrise: era sempre stato premuroso e attento ad ogni minimo particolare. Lei non poteva emettere un colpo di tosse che subito si preoccupava per la sua salute. Non che stesse male spesso, però era fragile, o almeno lui la definiva tale, ed ogni volta che si ammalava, le riservava le migliori attenzioni. Era l'unico che si comportava così con lei; nessuno, nonostante conoscesse molti ragazzi tra i quali gli stessi amici di Renji, si era mai occupati tanto di lei, come fosse una bambina, la quale ha bisogno delle più grandi e riservate premure.
Hanae amava questo genere di comportamenti, ma non perché voleva essere servita e riverita, ma perché si sentiva importante per qualcuno e, al tempo stesso, amata e coccolata. Tutto questo per colpa delle mancate attenzioni dei suoi, dato che l'avevano abbandonata. Non fu molto traumatico fortunatamente, poiché successe tutto quando era già abbastanza grande. Però quelle attenzioni, lievi quand'era piccola, ed inesistenti quando crebbe, la segnarono molto.
Beh, da quello di cui aveva memoria del suo passaggio nel rukongai, si era inserita in una famiglia molto grande, poiché li vi erano molti ragazzi che aveva conosciuto appena era arrivata per quelle strade. Non ricordava nemmeno di che distretto fosse, dato che ne girava uno al giorno, un po' per giocare e un po' per trovare qualcosa da mangiare, si potrebbe dire. Molto probabilmente però era un distretto pacifico; data la natura del suo animo, almeno, non poteva essere altro.
Con quella che definì famiglia per un certo periodo, non aveva grandi rapporti. Non vi erano ragazze oltre lei, per questo spesso si era creduta maschio quand'era piccola, fino a che non comiciò a provare attrazione verso i suoi fratelli. Per questo i "genitori" decisero di abbandonarla. I problemi che si sarebbero creati in famiglia, per una famiglia come quella poi, sarebbero stati terribili. Era una gran bella ragazza, e in quel posto non sarebbe stato difficile trovarsi ad affrontare una contesa tra fratelli. Ma lei giustificò il tutto dicendo più volte a se stessa che lo fecero per il bene sia suo, che degli altri componenti.
Si tirò su con le braccia dal futon, si mise a sedere sul cuscino in modo da uscire lentamente da sotto le lenzuola, e poi si alzò in piedi, dirigendosi verso la finestra. Spostando le tende che impedivano alla luce di entrare, vide il sole splendere forte come tutti i giorni, non vi era traccia di nuvole, e la gente che passeggiava per le strade era apparentemente contenta e rilassata. Fissò quelle persone per svariati minuti, contemplandoli con un sorriso di pace sul volto. Lasciò le tende, facendo nuovamente cadere il buio nella stanza, e vide Renji che nel frattempo si era girato e sdraiato sul futon, come fosse stato un movimento automatico.
Continuò a fissare il ragazzo insistentemente, mentre sorridendo gli si avvicinava piano. Adorava la sua compagnia, ma non aveva mai il coraggio di disturbarlo, o in quel caso, di svegliarlo, poiché la rasserenava vederlo così tranquillo. Già, guardarlo le metteva calma addosso, perché vedeva in lui un ragazzo che conosceva come lei tanta tristezza, ma non la esternava mai. Forse anche per questo avevano un bel rapporto: si davano amore fraterno in modo da colmarne la mancanza in passato.
Quanti giri di parole e quanto pensare sulle loro situazioni di quand'erano piccoli. Spesso si trovava a rivangare ciò che era stata prima di incontrare lui, e ripercorrendo i suoi passi nel tempo, capiva quanto fosse stata fortunata quel giorno ad averlo conosciuto.
Già, non disse mai che quella fu la prima volta che lo vedeva. Perché quella non fu la prima volta.
Era da poco arrivata nella tredicesima brigata, e tutti la riconobbero poiché di lei se ne parlò come la migliore alunna di quell'anno. Abilissima ad usare il kidou, e poi, possedeva una grande memoria. Infatti era la migliore anche nella teoria. Per non parlare della pratica: era una delle poche ad aver imparato lo shikai praticamente appena ricevuta la spada. In quei periodi però non c'era molto da fare, poiché andava tutto perfettamente nella Soul Society. Per questo il suo luogotenente, Kaien, decise di mandarla a fare "ripetizioni di kidou", o almeno cosi le aveva detto, dopo averla messa al corrente del posto in cui doveva farle. Quello era il suo primo giorno da insegnante e non da alunna, e si sentiva un po' impacciata: di tutti quelli che erano lì, non aveva mai incontrato nessuno neanche per le strade, e visto che tutti sembravano conoscersi, ci mise un po' a prendere confidenza con i suoi allievi. Ad un certo punto vide passare di li un ragazzo, il quale non fece caso a nessuno di loro, fino a che tutti in gruppo, si diressero verso di lui a parlargli. L'aveva visto inizialmente come un gran maleducato, ma quando poi si accorse che era conosciuto dal gruppo al completo, capì che doveva essere qualcuno di molto importante. Guardato meglio, la fece quasi ridere: un kimono bianco a fiori rosa, e una pettinatura ad ananas rossa, pieno di tatuaggi anche sul viso e parte della fronte coperta da un fazzoletto bianco. Comico avrebbe osato dire. Hanae rimase ferma non molto lontana da lui, mentre lo vedeva conversare con i ragazzi, e attese che finissero di parlare per cominciare la lezione. Non appena se ne fu andato, non accorgendosi di lei nemmeno quando le passò accanto, la ragazza lo fissò camminare finché la sua immagine non fu più visibile ai suoi occhi. Era interessante quel ragazzo, decisamente. Ed era anche molto attraente. Da quel giorno ne rimase ammaliata, e tutte le volte che lo rivedeva, provava in tutti i modi a farsi notare, ma senza mai avere successo. Fino a quando un giorno, un ragazzo le chiese di darle una mano con il bokken e, preso dal muro del corridoio e alzato, si girò e vide Renji svoltare l'angolo. Dalla sorpesa si voltò di scatto e si mise a guardare di fronte a sé, arrossendo, e fece scivolare il bastone a terra. Per riprenderlo si storse il polso, e lo lasciò dunque cadere nuovamente. Prima che toccasse il pavimento però, Renji la afferrò di lato, iniziando a parlarle.

-Ma non hai fatto lezioni?- le disse sorridente. Finalmente l'aveva notata, quindi pensò che poteva usare la sua finta inabilità come pretesto per instaurare una conversazione con lui.
-
Si, ma sono pesanti comunque! Quella di legno riesco ad usarla meglio, piano piano imparerò anche con l'altra!- aveva detto. -E finché siamo qui teoricamente non ce n'è nemmeno bisogno, quindi la posso lasciare in camera! - gli sorrise, vedeva la sua espressione rilassata, e fu contentissima di aver avuto un contatto con lui. Dopo di si accorse che era arrossito, e questo la rese ancora più contenta, poiché quel gesto, siccome involontario, le fece capire che sicuramente aveva creato in lui un po' di curiosità.
-Teoricamente! E se qualcuno, per qualche motivo, ti attaccasse?
Le tolse la spada dalle mani e gliela puntò contro.
-Io sono Abarai Renji, e faccio parte della sesta brigata, del capitano Kuchiki!
-Piacere, Hanae Fujiwara
- fece un piccolo inchino difronte alla punta della spada, fissandola -e faccio parte della..- prese il bokken e lo rivoltò verso il petto Renji -tredicesima brigata, del capitano Ukitake.- sorrise nuovamente, per poi abbassarla. Sapeva usarlo benissimo, e non riuscì a trattenersi per sembrare impacciata.
In quel momento, ancora assorta nei suoi pensieri, sentì il braccio di Renji muoversi da sopra il futon, e mugugnare qualcosa nel sonno, talmente incomprensibile che quasi Hanae non scoppiò a ridere.
Si era sdraiata accanto a lui, poi si era messa su un fianco a fissarlo dormire. Stranamente c'entravano entrambi lì. L'aveva coperto, e poi si era messa sotto le lenzuola anche lei: faceva abbastanza freddo in quella stanza buia, e il corpo di Renji, non lontano dal suo, la rendeva abbastanza nervosa da farla sudare almeno un po'. Almeno si sarebbe scaldata.
Gli prese la mano, che aveva spostato vicino al suo petto, poi, con un dito, gli asciugò la bava che gli era uscita da un lato della bocca, ed iniziò ad accarezzargli il palmo.
In quel momento Renji sbadigliò, e Hanae sorrise ancora, ricordando a se stessa, per l'ennesima volta, quanto l'amasse.
-Se solo potessi dirti cosa provo per te.- iniziò a sussurrare sottovoce. -Sai, se solo ci riuscissi quando sei sveglio, tutto sarebbe più facile. Sono anni che lo tengo dentro.- pensava che parlandone quando dormiva, sarebbe potuta riuscire a levarsi un peso che le gravava sul cuore praticamente da quando si erano conosciuti -e non ce la faccio più a starti vicino come una semplice amica. Se solo avessi un modo per dirtelo, se solo avessi un tuo cenno, per sapere che ricambi, se solo avessi il coraggio. Se solo fosse così facile dirti.. dirti che ti amo.- Strinse la mano di lui nella sua, in modo da sentirlo più vicino, e trasmettergli quella scossa del lampo che teneva chiuso dentro di sé, quella scossa che sperava potesse trasmettergli parte del suo amore.
Dopo di che, chiuse gli occhi, continuando a tenere quella mano nella sua, stretta al petto.
Proprio in quel momento, dopo aver sentito Hanae stringerlo, Renji aprì gli occhi guardando il futon che seguiva le forme della piccola Hanae, poi vide il suo volto e con esso, una piccola lacrima che scendeva a bagnarle la bocca, nonostante tutto, ancora sorridente.
-Se solo potessi dirtelo anch'io..- disse, senza emettere però, nemmeno un rumore, nemmeno un sospiro.

La mattina seguente, entrambi si risvegliarono nello stesso modo in cui si erano addormentati: mano nella mano, uno sdraiato in una piccola porzione di futon, accanto all'altra, che però occupava quasi tutto lo spazio.
Tiratosi di poco su, si spinse con una mano dietro la schiena, che tanto era stato sdraiato in posizioni orribili che la sua povera schiena chiedeva pietà.
Di conseguenza gli venne da sbadigliare e grattandosi la pancia, diede un lieve strattone involontario al braccio di Hanae, la quale sveglia, scosse la testa distogliendo lo sguardo da Renji, che ormai fissava da qualche secondo.
Entrambi si guardarono, sorrisero ed arrossirono. Erano di ottimo umore, e si misero a sedere chiedendosi a vicenda come stessero.
Dopo alcuni minuti che conversavano, la porta della stanza si aprì, facendo spazio ad un Hanatarou fornito di biscotti, cornetti e tanta roba da bere.
-Ah andiamo Hanatarou, ci sfami un esercito con questo!
-Beh, Renji-san, dopo la giornata di ieri pensavo vi servissero energie! Così, sempre meglio troppo, che troppo poco, non credi?- Si mise a ridere, grattandosi la testa con la mano che serviva a reggere il vassoio, il quale si apprestò a capitolare in terra. Fortunatamente fu ripreso con riflessi pronti da Hanae, e rimesso in posizione stabile, guardò lapidaria Hanatarou, scoppiando poi a ridere.
-Vedo che si è rimessa, Hanae-san!
-Certo che si, non basta mica l'allenamento di ieri per stendermi!- e tirò fuori un braccio dalle coperte, mostrando il muscolo ad entrambi, i quali la derisero in maniera pietosa.
-Siete cattivi, lo sapete?
-È probabile!- e detto ciò, Renji passò una mano sulla testa di Hanae, scompigliandole tutti i capelli.
Erano così uniti, uniti al punto che tiravano fuori tutto l'amore che era in loro, senza neanche accorgersene. Ed era eccessivo per essere nascosto forse, tanto che tutti erano convinti che tra i due ci fosse qualcosa, fuorché loro.

NdA:
Ben trovati, miei cari lettori! Avete fatto caso a che giorno è? u.u
No? Bene, guardate il calendario! Visto? Dateci un'altra occhiatina, su! Visto bene?
Sì, il 18 dicembre 2012!
E con questo? Nulla è un giorno come un altro! E questo capitolo non è un regalo di buona fine del mondo, ma è un regalo per l'anniversario della mia fanfic! Eh già, è passato esattamente un anno dal primo capitolo, ci credereste mai? ** Sono contentissima senza apparente motivo! E quindi, siccome sono buona, cara, dolce, carina, coccolosa, simpatica, bellissima, attraente.. no, stiamo uscendo fuori dal discorso. Bene, vi elencherò e vi ringrazierò uno per uno, così vi farò capire quanto vi ringrazio per seguirmi, per recensirmi, per leggermi, e per tante cose!
Allora, ringrazio (faccio la fatica anche di mettervi in ordine alfabetico, tsk!) Alexis92, AriCastle66, Chidory_, Floyd, KayeJ, Kimsan, Kitsune_no _yume, Lady Ghost, Le me, Lightning00, _nuvola rossa 95_ ,rucchan, saratw, Silent_Warrior, ToshieF e xXandreyXx per avermi messo tra le preferite, le seguite, le ricordate, per avermi recensito e ringrazio anche chi legge e basta, anche se un po' meno degli altri u.u
Però potreste farmelo anche voi un regalino, no? :3
Perché non mi lasciate qualche recensioncina in più, anche solo scrivendomi: tanti tanti tanti tanti tanti tanti auguri! e.e
Rendereste felice una povera anima :3
Bhe, ciancio alle bande, per il capitolo dell'anno non ho neanche scritto molto dei nostri protagonisti e.e quindi spero vi accontentiate di un po' di HanaexRenji.. a me piacciono tanto insieme ** spero anche a voi..
Quindi precisiamo un paio di cose!

***Risuona, fulmine.
Almeno spero sia così! DDD: Se non lo è, scusatemi TwT
In ogni caso, giuro che il fatto che sia una spada con poteri "elettrici" non è per nulla fatto di proposito riguardo il bankai di Sasakibe, poiché gli ultimi capitoli di bleach li ho letti tipo due giorni fa, e il capitolo l'ho scritto il mese scorso <.<
E questo vale anche per altre cose già pensate, che saranno pubblicate in capitoli a seguire, se mai trovaste delle cose simili D:
Quindi beh, spero vi sia piaciuto in generale e.. alla prossima miei cari <33
Owh si, BUON NATALE, OHOHOH!

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Capitolo 15
*** 15 - Too much love will kill you. ***


Too much love will kill you.

-Vedi?- Grimmjow si passò una mano sulla guancia, facendola macchiare di sangue. Subito dopo la portò davanti al viso per guardarla bene, poi sorrise. -Avevo ragione.
-SMETTILA! DEVI STARE ZITTO!
Urlava, si dimenava facendo forza sulle sue braccia come non aveva mai fatto, e stringeva gli occhi per evitare di colpirlo.. e di baciarlo.
Si era alzata di scatto, in piedi, e tra le sue gambe c'era lui, sdraiato a terra fisso a guardarla.
Reiko aveva gli occhi ancora chiusi ed i pugni stretti.
Aveva intenzione di andarsene e di lasciarlo li senza dire nemmeno una parola. Lo stava odiando per come l'aveva fatta diventare.
Non s'era mai sentita così vulnerabile in tutta la sua storia a Las Noches, però sembrava andarle bene così. O almeno finché lui non la faceva incazzare, come in quel momento.
Eppure sentiva che senza di lui le mancava un pezzo di se stessa, come se in quei mesi, perché forse erano passati mesi da quando era arrivato li, fosse diventato come l'aria che respirava.
Nonostante lei odiasse il suo comportamento, nonostante lei odiasse come le si rivolgeva, nonostante odiava averlo vicino, odiava anche quando le stava lontano.
E se ne accorse, per la prima volta, quei giorni in cui lo evitò, dopo il loro primo allenamento; voleva dannatamente cercarlo, sentiva il bisogno impellente di averlo accanto, e di guardare anche con la coda dell'occhio il suo braccio accanto alla sua spalla.
Loro che camminavano, uno affianco all'altra, sembrava bastargli per farla stare calma.
Vedere le sue grandi mani che andavano a spostare i ciuffi blu dei capelli, che sfioravano la bianca camicia aprerta che portava, che graffiavano il suo petto, che ricadevano nella loro tranquillità accanto alla gamba.
I suoi occhi che si spostavano lentamente da una parte all'altra del posto dove si trovavano, per vedere gli oggetti, per percepire gli spostamenti. Quegli occhi blu, così blu da far male.
La sua maschera, che nella sua stranezza, assumeva ogni espressione del suo viso, che seguiva ogni movimento della bocca del ragazzo, bocca la quale aveva decisamente catturato Reiko.
Quella che si increspava a creare il suo sorriso, che mostrava i suoi denti appuntiti, che permetteva alla sua voce di uscire libera dal suo corpo.
La sua dannatissima voce, di un tono tanto basso da farle venire i brividi, da farla sobbalzare quando la sentiva, calda e persuasiva, accanto al suo orecchio, e il suo respiro bollente, che le sfiorava la pelle ogni qualvolta Grimmjow le si avvicinava.
Era strano, ma non poteva fare a meno di lui. Lo sapeva benissimo, anche se non lo avrebbe mai ammesso, ne a se stessa, ne a lui.
Lo fissava, in ogni minimo particolare, sdraiato li a terra, e riflettendo, ogni parvenza di rabbia sembrò svanire, facendo spazio alla sua voglia d'essere stretta da quelle mani.
Si rassegnò all'idea che avrebbe dovuto essere fedele al suo carattere, e pensava che se solo lui avrebbe provato a toccarla, subito dopo se ne sarebbe pentita, non era da lei; quindi si era convinta, e avrebbe lasciato la stanza come si era detta poco prima senza ripensamenti ne esitazioni.
Alzò un piede, liberando Grimmjow dalla sua morsa, gli diede le spalle e fissò la porta per un istante quasi impercettibile.
Provò a fare un passo, ma si sentì bloccata per una caviglia; Grimmjow neanche voleva che lei uscisse.
La tirò a sé, facendola cadere pesantemente a terra, non molto lontana da lui.
-Stavi pensando di andartene così?
Le sorrise, mentre la avvicinava sempre di più.
Reiko allungò la mano, prese il polso di Grimmjow che non accennava a lasciare la sua gamba e tentò, tirando, di liberarsi da quella stretta. In vrità non lo fece con reale forza, non voleva che la lasciasse, non in quel momento almeno.
Quando sentì che lui cedeva e allontanava la mano, per un attimo le mancò il respiro, facendola intristire. Aveva appena fatto in modo che lui obbedisse ad un ordine che non aveva imposto, ma che aveva fatto capire, il quale però era tutto il contrario di ciò che Reiko desiderava davvero.
Abbassò lo sguardo, non fissando un punto preciso, e sbarrò gli occhi non appena sentì di nuovo le dita calde di Grimmjow che sfioravano la sua pelle.
Più precisamente avevano intenzione di prendere la mano di Reiko.
Erano uno di fronte all'altra, si fissavano inerti sul pavimento: le loro mani incrociate, poggiate anch'esse a terra, si trovavano nel piccolo spazio che divideva i corpi dei due.
In quel momento Reiko sorrise, le piaceva la piega che stava prendendo la cosa, e nonostante sapesse che non era affatto da lei, si lasciò guidare dalle emozioni che per lungo tempo aveva represso dentro.
Poco dopo, quando si accorse che la sua mano era arrivata all'altezza del viso di Grimmjow, capì che quello che stava facendo era totalmente contro il suo essere. Eppure non pensò neanche per un attimo di fermarsi.
Aveva ripulito il sangue che stava colando dalla sua guancia, e poi aveva cominciato a carezzare con un po' di incertezza, la sua pelle liscia.
Neanche a Grimmjow sembrava dispiacere la cosa; per questo subito dopo, con un po' di forza prese il polso di Reiko e lo tirò dietro il suo collo, facendola avvicinare ancora di qualche centimetro, quel che bastava ai loro nasi per toccarsi.
Entrambi si guardarono le labbra, forse in attesa, forse confusi.
-Ricordi quando mi chiedesti cos'era l'amore?
Reiko alzò lo sguardo agli occhi di lui che vedeva ancora fissi sulle sue labbra, e sorridente, nascondeva un po' di malizia.
Poco dopo, quelli si mossero, ed iniziarono a guardarla come penetranti, tanto che distolse un attimo lo sguardo.
-Bene, noto che hai capito. Ora dimmi, cosa senti in questa situazione?
Lo guardò interrogativa, non capendo bene cosa stesse cercando veramente di dirle.
-Nulla, credo.- titubò.
No, in realtà sapeva bene cosa sentiva, solo che non sapeva descriverlo.
Era troppo diverso da tutto quello che aveva provato fino a quel momento, e non saperlo definire la faceva incazzare.
-Stronzate.
Sorrise, sorrise tanto che la sua bocca si piegò in un ghigno che Reiko non credeva fosse possibile.
Poco dopo si sentì tirata ancora di più verso di lui, dalla mano che le aveva fatto passare sotto un fianco e posto dietro la schiena, e non capendo realmente cosa stesse passando per la sua testa, si fece trasportare senza opporre resistenza. I loro visi non si mossero, non si allontanarono e non si avvicinarono, mentre invece la schiena di Reiko era inarcata a tal punto che le loro gambe e il loro ventre nudo si toccavano.
Fu in quel momento, però, che Grimmjow iniziò ad imprecare come un addannato.
La porta fu violentemente spalancata da qualcosa.. o meglio, da qualcuno.
Da li entrò una ragazzina vestita di verde, piagnucolante e con una strana goccia non identificata che pendeva dal naso.
-REEEEEEIGOOOOOO!
Urlando, si gettò tra i due che erano in terra, occupando il poco spazio che c'era tra loro, che con la sua presenza sembrava essere diventato come la distanza che c'è tra due sporgenze che si affacciano su un cratere.
Reiko abbracciò la bambina a sé, eliminando ogni contatto, sia visivo sia materiale, con Grimmjow.
-Que.. quello mi voleva uccidere!- disse indicando la porta.
La giovane lasciò la presa e si voltò verso l'uscita, dove però non vide nessuno.
-Ma ch...NEL!
Grimmjow aveva preso la bambina per il collo della maglia, l'aveva alzata a mezz'aria e fatta girare verso di sé, all'altezza dei suoi occhi.
-Sentimi, piccola stronza, io..-
-Lasciala subito!
Strappò la piccola dalla presa di Grimmjow, e la abbracciò nuovamente, fulminando l'amico con lo sguardo.
-Vogliono tutti uccidere Neeeel!- aveva cominciato Nel tra un singhiozzo e l'altro -ma Nel non ha fatto nulla di cattivo..-
Reiko la carezzò sulla testa, rassicurandola e sorridendo, mentre continuava a guardare Grimmjow con fare assassino.
-Tch..!-
-Andiamo in camera Nel, dormirai un p..-
-Reiko.-
La rossa si voltò, trovando appoggiato alla porta Nnoitra, che li guardava con il solito ghigno beffardo.
-Eri tu che la stavi infastidendo!-
-È da quando è arrivata che gira per Las Noches piangendo e cercandoti, non la sopportavo più. Dovresti stare attenta, Aizen potrebbe accorgersene, se non l'ha già fatto..- sorrise ancora.
Reiko sbarrò gli occhi: Aizen.
Aizen non lo sapeva, o almeno sperava che non lo sapesse, non glielo aveva mai detto. E se l'avesse scoperto? Non sapeva, a dirla tutta, la reazione che Aizen avrebbe potuto avere, ma sperava comunque che non se ne accorgesse.
-Va' via.- intimò a Nnoitra, anche se sapeva che non sarebbe servito a nulla, poi gli passò accanto lasciando la stanza, senza voltarsi verso nessuno.
Nel corridoio sciolse l'abbraccio con Nel, e lasciò che lentamente scendesse da lei, poi iniziò a correre nella direzione della stanza di Reiko.
-Non correre Nel, aspettami!
-Nel?
E ci mancava solo lui. Ulquiorra.
Reiko si voltò lentamente, guardandolo sbalordita; non era solito girare per quei corridoi, per di più non da solo.
-Io, emh.. non è..-
-Lei non dovrebbe essere qui.
-Si. Si lo so.
-Da quanto tempo gira per Las Noches?
-Da.. ecco, da quando sono arrivata io.
Nel frattempo, dalla stanza uscirono sia Grimmjow che Nnoitra, ai quali Ulquiorra non fece neanche caso.
Entrambi rimasero li, solo che Grimmjow fissava Ulquiorra incuriosito, ma mantenendo il suo solito ghigno incazzato; non gli piaceva nessuno, a meno che non fosse donna, li dentro. Tanto meno se li vedeva vicino a Reiko. La SUA Reiko.
-Non la devi più far venire qui.- sorpassò la ragazza tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé, quando per un attimo si sentì in dovere di bloccarsi.
-No.
Poi si voltò verso di lei, guardandola apatico.
-No. Lei verrà oggi, domani, dopodomani, e finché vorrò.
-In questo caso..
-In questo caso?- domandò ripetitiva Reiko, spostando una ciocca di capelli dal suo collo. Non pensava che avesse dimenticato il suo grado di forza, ma era solo per rinfrescargli la memoria.
Oh se è per questo, non pensava neanche che lui volesse passare a sfoderare la katana, però preferì comunque fargli vedere che era, come gli altri, un essere inferiore.
Purtroppo però afferrò solo il lato negativo della cosa.
-In questo caso credo che Aizen farà qualcosa.- iniziò a camminare -Ed il fatto che sei la primera espada, non fa di te un'essere insovrastabile. Ricordati almeno di portare le spade, quando cerchi di intimare agli altri di stare calmi.
Reiko per un momento rimase bloccata nel corridoio, a fissarlo che si allontanava, a bocca aperta. Le sue katane le aveva lasciate nella stanza! Dannazione si stava proprio ridicolizzando, e tutto per colpa di Grimmjow!
Iniziò a fare un passo, poi un altro e un altro ancora, fino a essergli poco distante. Allora allungò un braccio e lo bloccò per il polso, quando spalancò nuovamente gli occhi: era freddo. Dannatamente freddo.
Con la stessa velocità con cui l'aveva afferrato, lo lasciò andare, prendendo la sua mano nel palmo dell'altra.
-Aizen lo sa?
-Ci sono molte cose che Aizen sa. Molte altre, anche se non sono ancora accadute, lui già ne conosce anche i particolari.
-C-che intendi?!
Non rispose e proseguì fino all'angolo del corridoio, poi guardò nuovamente Reiko, prima di svanire completamente dietro di quello.
-Ulquiorra! A-aspetta!
Svoltò l'angolo e lo trovò fermo con le mani in tasca e la testa bassa. Sapeva già che l'avrebbe raggiunto?
-Cosa ti ha detto Aizen?
-Nulla.
-E cosa intendevi con la frase di prima?
-Nulla. Ma stai attenta alla tua Fracciòn, li dietro.
E detto questo andò via, lasciando la ragazza con lo sguardo fisso a terra. Cosa voleva dire con quella frase? Cosa avrebbe fatto Grimmjow? E come faceva ad esserne al corrente Ulquiorra e non lei? Era sempre colpa di quell'idiota li!
Girò nuovamente l'angolo, trovandosi il ragazzo poggiato al muro.
-Che ti ha detto?
-Nulla.- apatica. Cosa stavano nascondendo tutti?
Decise di non guardarlo e di andare dritta nella sua stanza, l'avrebbe tenuto d'occhio da quel momento in poi, ma in quell'attimo sentiva che avrebbe preferito tenerlo per il collo.
Arrivata in camera vide che Nel già dormiva. Le si sdraiò accanto, lasciandosi letteralmente cadere sul materasso, ed iniziò a guardare il soffitto. C'era qualcosa che non le tornava.
Come faceva Ulquiorra a sapere qualcosa che sarebbe accaduto? È vero, a volte Aizen può far accadere delle cose che indurranno un individuo a fare ciò che l'altro aveva previsto, ma non aveva mai reso Ulquiorra partecipe di questi piani. Era già tanto se lo diceva a Gin o Tousen, ma Ulquiorra, perché? A lui nemmeno interessava..
E pensandoci bene, beh pensandoci così bene finì con l'addormentarsi.
-Ehi tu.
-Mh?
-Questo tuo troppo "amore"- Nnoitra enfatizzò l'ultima parola, marcandola con un po' di sarcasmo. -finirà con.. l'ucciderti!- fissò Grimmjow spalancando gli occhi, poi andò via lasciandolo dietro di sé solo con una rumorosa risata.

-Al, tu sai perché Reiko è così lunatica?
-Provaci tu, puffo, a vivere 1600 anni in un posto dove c'è solo la luna.
Al fu guardato da Grimmjow in cagnesco, e capì che quello non era il momento giusto per fare dell'ironia.
-No, non lo so.
-Bene, visto che non sai perché e non sai il rimedio, posso chiederti una cosa che dovrà rimanere solo tra di noi?
-Mh?
-Tu sai aprire quei cosi neri?
-I garganta dici?
-Si.
-Potrei provare. A che ti serve?
-Vorrei andare sulla terra.
-C-che?!

NdA:

Waaa, rieccomi qua!
Bene, diciamo che col vecchio capitolo ho fatto solo gli auguri di natale, ora ci stanno quelli dell'anno nuovo e della befana! e.e
Tanti auguri!
Dunque, su questo capitolo non c'è proprio nulla da chiarire, solo che era un capitolo di passaggio e quindi fa abbastanza pena <.<
Dal prossimo si movimenteranno un po' le cose, abbiate fiducia y.y
Quindi, non so, al prossimo? :3

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Capitolo 16
*** 16 - Elderly woman behind the counter in a small town. ***


Elderly woman behind the counter in a small town.

-Perché?!
-L'altro giorno, camminando, ho visto il tipo dai capelli ner..-
-Ulquiorra?
-Me ne fotto del suo nome! Dicevo, stava con un bestione col ciuffo ross..-
-Yammi?
-Piantala di interrompermi e lasciami parlare!
-Dimmi.
-Bene, stavano camminando e li ho sentiti parlare, il bestione chiedeva all'altro perché ti avesse insegnato a usare quel coso lì, il buco nero.
-Il garganta?
-So che hai capito, smettila.
-E dunque vuoi davvero andare sulla terra?
-No, voglio aspettare che si chiuda per morirci dentro di solitudine.
-Ma tu non puoi morire di solitudine!
-Vuoi un pugno in pieno viso ora?!
-Er.. perché vuoi andare sulla terra?
-Ho bisogno di avere alcune conferme.
-Di che tipo?
-Ma ti fai i cazzi tuoi? Piantala di farmi domande!
Grimmjow era sdraiato sul letto con una gamba sdraiata e l'altra piegata a poggiare il piede sulle lenzuola. Tirando fuori i denti sembrò ringhiare infastidito, poi si passò la mano che copriva inizialmente gli occhi, in mezzo al ciuffo azzurro.
Dopo qualche minuto di silenzio, i due ricominciarono a parlare.
-Quando vorresti andarci?
-Non so, ma il prima possibile.

In quel momento, Ulquiorra si trovava accidentalmente per quel corridoio, esattamente vicino alla stanza di quelle fracciòn, nel momento preciso in cui Al e Grimmjow parlavano del garganta, e non esitò ad aspettare qualche secondo per sentire come finiva la chiacchierata.
-Dopotutto Aizen l'aveva detto, e lui non sbaglia mai.- disse sottovoce, e accennando qualche passo, chiuse gli occhi abbassando il viso verso il pavimento.
-Aizen-sama.
Camminando, era arrivato con tutta la calma del mondo, all'interno della stanza -costantemente- chiamata del trono, su cui -ovviamente- risiedeva Aizen, in attesa -vi pare?- dell'arrivo del suo subordinato.
-Bene, cos'hai sentito?
-Tutto quel che lei aveva predetto, Aizen-sama.
-È stato troppo facile portarlo a fare ciò che volevo. Più tardi fallo venire qui, ho ancora modo per divertirmi.
Aizen rise, mantenendo i gomiti poggiati sui braccioli della sedia e le mani intrecciate a coprire l'incurvatura della bocca.
-Puoi andare.
Ulquiorra a quelle parole accennò un inchino, si voltò di spalle ed uscì dalla stanza rimanendo completamente in silenzio.
Apatico, nichilista, non aveva davvero nulla da fare se non occupare il suo tempo a seguire gli ordini di quell'uomo del quale, alla fine, tutti eran sicuri, non gl'importasse nulla.
Ulquiorra aprì lentamente gli occhi guardando di fronte a sé, poi fermatosi, sospirò.
-Per quanto ancora hai intenzione di fissarmi?
-Avevo intenzione di farlo finché non ti saresti accorto di me.
-Perché allora sei ancora qui? Mi sono accorto di te dall'inizio.
-Allora facciamo così, avevo intenzione di rimanere a fissarti finché non mi avresti rivolto parola.
-E quindi cosa vuoi, Reiko?
-Andiamo- Reiko era sdraiata a mezz'aria alle sue spalle, amava la sensazione di vuoto sotto di lei. -mi hai fatto mandar via Nel, permettimi d'importunarti un po'.- sorrise, dandosi uno slancio e ricadendo di fronte a lui.
-Cosa vorresti fare?
-Non so,- corse al suo fianco, lo guardò un po' dalla testa ai piedi e poi gli si mise di fronte. -raccontami un po' di te!
Ulquiorra la guardò per un attimo, senza allontanarla da lui, senza sorridere, senza risponderle.
Il ragazzo camminava nuovamente da solo, ma a pochi passi da lei si fermò di nuovo, ponendole una domanda che la mise in crisi.
-Cosa ci guadagni nel parlare con me?
Reiko non rispose, davvero non sapeva perché lo facesse. Forse si sentiva.. sola.
Ma in questo caso, c'era molta altra gente all'interno di Las Noches, perché proprio lui?
Certo, aveva una strana attrazione verso i ragazzi carini, ma lui era l'ultimo con cui scacciare la solitudine. Soprattutto da quando c'era Grimmjow. Già, Grimmjow!
-Ulquiorra!
Lo bloccò tenendolo per una manica, sta volta. Lo sguardo basso ed i capelli che le coprivano quasi metà viso erano segno che si era ricordata di quando toccò la sua mano, il suo freddo l'aveva fatta rabbrividire. Lei odiava il freddo e lo soffriva veramente tanto; toccarlo era stata una tortura, e si era ripromessa di non farlo più.
-Cosa intendevi l'altro giorno dicendomi di tenere sotto controllo la mia Fracciòn?
-Non sei con lui, quindi non sai cosa ha in mente. Dovresti preoccuparti un po' di più dei tuoi subordinati. In questo preciso momento sto andando da lui, Aizen-sama vuole vederlo.
-Perché?
Questa volta, con passo più deciso di prima, Ulquiorra se ne andò senza rispondere e senza essere trattenuto, basta perdere tempo.
Quando Reiko arrivò nella stanza di Al, Arcadia e Grimmjow, al suo interno trovò solo i primi due, ciò significava che aveva fatto tardi.
-Dov'è Grimmjow?- disse per avere la certezza che Ulquiorra non l'avesse presa per il culo, anche se lei sapeva benissimo che non sarebbe mai stato il tipo.
-È andato via con Ulquiorra poco fa, a quanto pare Aizen doveva parlare con lui.
-Ho fatto tardi..- disse, sedendosi sul divano e subito dopo, sdraiandosi letteralmente addosso ad Al.

-Bene Grimmjow, finalmente sei arrivato.
Con le mani in tasca, il ragazzo non volle neanche guardare negli occhi l'uomo che aveva davanti.
-Scusi il ritardo, Aizen-sama. Con permesso.- disse Ulquiorra, apprestandosi a lasciare la sala.
Senza risposta aspettò che il giovane fosse uscito dalla stanza per far chiudere le porte.
-Grimmjow.- provò di nuovo a richiamare il suo sguardo, ma senza successo. -Credo che tu debba sapere qualcosa sul tuo passato.-
A quella affermazione sbarrò gli occhi e in quel momento fu quasi naturale girarsi a guardarlo, come se nello sguardo di Aizen ci fosse nascosta tutta la verità.
-Come potrei mai credere ad uno come te, che mi ha fatto venire in questo posto?!
-Non dovrai far altro che fidarti. Quando ti ho detto che appartenevi a questo mondo, che eri morto, non mentivo, ne hai avuto la prova, perché dovrei farlo ora?
Non aveva tutti i torti, Aizen, solo che era ancora incerto. Neanche i suoi nonni avevano saputo dirgli cose sul suo passato, perché un totale sconosciuto avrebbe dovuto sapere qualcosa su di lui? E soprattutto, cosa sapeva? Forse aveva paura di scoprire cosa nascondesse ciò che la sua mente non poteva far riemergere.
-So che hai visto in un sogno una donna dai lunghi capelli blu, incinta, ed una bambina dai capelli rossi. Quelle erano tua madre e tua sorella.
-Cosa?! Io non ho mai avuto una sorella! L'avrei saputo!
-Non l'hai mai avuta perché è morta. Sarebbe stato più facile dirti che eri figlio unico, perché dopo la morte dei tuoi genitori reggere anche la perdita di una sorella sarebbe stato terribile. L'avrei nascosto anche io, se fossi stato nei panni dei tuoi nonni.
Grimmjow si portò una mano alla fronte, ora i suoi occhi spalancati erano fissi davanti a lui, in un punto impreciso della stanza, mentre si lasciava cadere sul muro alle sue spalle.
-Cos'altro sai?! DIMMELO!
-Ti interesserebbe sapere che l'assassino dei tuoi genitori è ancora vivo? E se ti dicessi inoltre che è stato per molto tempo vicino a te?
-CHI È?!
-Penso tu la conosca bene. Hanae Fujiwara ti dice nulla?
-No. Non è possibile. Mi stai raccontando una stronzata. La conosco, non farebbe mai una cosa del genere.
-Sbaglio o era un dio della morte? Loro hanno il compito di uccidere gli hollow, ed i tuoi genitori lo erano. Inoltre, non ti hanno manipolato in modo che credessi che Reiko fosse una tua nemica?
-BASTA RACCONTARMI STRONZATE!
Grimmjow diede un pugno al muro, proprio accanto a lui, la testa sembrava stesse per esplodergli. Nella sua mente tanti pensieri si affollavano, e provò a ricollegare ciò che gli era stato detto poco prima, con il sogno menzionato.
Le due donne, un attimo prima in piedi, poco dopo senza vita, in mezzo a tutta quella polvere, a tutta quella distruzione, in una pozza cremisi che si mischiava con il grigio dell'arida terra. Di fronte a loro, la prima volta che vide quell'immagine dai contorni distorti, avrebbe giurato fosse un uomo, ma invece no. Ora la sua mente riusciva ad individuarlo, o meglio ad individuarla: i suoi capelli, corti, ma poco più lunghi delle spalle, neri come la pece, la sua katana in mano, sporca di sangue; il sangue del suo sangue. Il suo viso sorridente guardava con espressione soddisfatta le due donne, le pupille dilatate, le mani macchiate della loro vita ormai persa.
Rimise i pugni in tasca e prima di uscire dalla stanza guardò Aizen girando di poco lo sguardo da sopra la spalla, poi riprese a camminare. Se prima voleva andare sulla terra per delle certezze, dopo quella confessione e quello che la sua mente aveva deciso di mostrargli, avrebbe cercato Hanae, a costo di non rivedere più Reiko.
Tornato nella sua stanza trovò la ragazza addormentata sul divano, e nessun altro. Si guardò un po' intorno, rimanendo in piedi non lontano dal divano.
Ad un certo punto sentì qualcosa toccargli la gamba, e si girò di scatto; la mano di Reiko era scivolata dai suoi fianchi arrivando a lui, che in quel momento si abbassò sulle ginocchia, fino ad arrivare alla sua altezza.
-Anche quando dormi cerchi le mie attenzioni, eh?- sussurrò, spostandole un ciuffo di capelli dal viso ed andò a sfiorarle leggermente le labbra con le dita.
Il suo viso liscio dalla chiara pelle, invitava le sue mani a coprirne ogni centimetro, ed il suo corpo non era da meno. La maglia, leggermente alzata, lasciava intravedere i suoi fianchi che, era quasi sicuro, amava toccare. Le sue labbra, chiare anch'esse, ma leggermente rosate, richiamavano la sua bocca a divorarle in un solo morso. Lui però non era il tipo a cui piaceva prevalere la sua preda quando essa era indifesa, anche se baciarla gli sarebbe davvero piaciuto. Piano si avvicinò a lei, stando attento a non svegliarla; i loro nasi si sfiorarono, i loro respiri si sentivano l'uno sull'altro, le loro labbra, di nuovo, a pochi centimetri.
Sorrise, aprì leggermente i denti e ne tirò fuori la lingua la quale, fugace, assaporò la bocca di Reiko percorrendo ogni minuscola parte del suo labbro inferiore.
Ancor più lentamente si rialzò, guardandola con espressione seria e si allontanò da lei con molta calma. Per l'ennesima volta avrebbe dovuto lasciarla sola, quando sembrava piccola, esattamente nella situazione in cui la voleva, per dimostrarle che la poteva difendere. Non perché fosse una donna, ma perché era la donna che lui si era ripromesso di non ferire mai.
-Scusa.- disse rimanendo di spalle, poggiando la mano sulla porta alla quale si era avvicinato. Non avrebbe voluto ferirla, ne che si ferisse, per questo per la prima volta si sentì in dovere di scusarsi. Ovviamente quando dormiva e non poteva sentirlo.
-Grimmjow!
Reiko si alzò di scatto dal divano, guardandosi un attimo intorno e sorridendo tristemente.
-Eppure ero convinta di non averlo sognato, il suo tocco era reale.- disse, poggiando l'indice sulla bocca ancora umida.

-Al! Al dove cazzo sei!?
-Mi cercavi?
-E tu mi aspettavi?
-Presumevo volessi che ti aiutassi in quello che mi hai chiesto prima.
-Sono così prevedibile?
-In un certo senso.
-Sbrigati.
-Vieni con me.
Grimmjow seguì Al, il quale lo portò all'esterno di Las Noches, abbastanza lontano nel deserto, sperando così che non fossero notati.
-Non posso tenerlo aperto per molto, quindi devi sbrigarti.
-Dove uscirò, una volta arrivato alla fine?
-Non so dirti il punto preciso da dove uscirai, ma posso assicurarti che sarai nella tua città, ora dammi un secondo.
Al si concentrò, in modo da riuscire ad aprire il garganta, e rimase di fronte ad esso aspettando che Grimmjow vi entrasse.
-Vuoi che venga con te?
-No, è una mia questione.
Poi si voltò ed entrò nel buco con un piccolo salto.
Al imperterrito non si mosse da di fronte a quella nera massa fino a che non fu sicuro che Grimmjow era vicino all'uscita.
Poco prima di mettere piede fuori da quel buco, sentì una voce chiamarlo, alché si voltò di scatto.
-Vendicami, Grimmjow.
-Tu sei..!
-Tua sorella.
-Qual'è il tuo nome?
-Se te lo dicessi, arriveresti alla fine della mia leggenda. O, per meglio dire, del mio gioco.
Sorrise, scuotendo la testa e lasciando i suoi capelli rossi muoversi liberi nell'aria. Con la sua risata da bambina si dissolse, lasciando Grimmjow li a guardare il nulla, sconvolto e ancora più incazzato di quanto già non fosse.
-Sbrigati Grimmjow! Non riuscirò a tenerlo aperto ancora per molto!
Alle parole di Al si risvegliò ed uscì dal garganta, ritrovandosi nel parco in cui Reiko era stata portata via.
-È tutto identico a come l'avevo lasciato..

-Ce l'ha fatta ad uscire, non ce la facevo più.- disse Al tra sé e sé, soddisfatto di esserci riuscito, ma cadde a terra svenuto.
-Al! Al, sveglia!
Arcadia lo stava scuotendo, era in ginocchio sulla sabbia accanto a lui. Per quanto era rimasto in quella posizione? E da quanto Arcadia lo stava squotendo?
-Da quanto sei qui?
-Molto poco.
-Come hai fatto a trovarmi?- disse, mentre si metteva seduto e si prendeva la testa con una mano.
-Ho riaccompagnato Nel da Peche e Dondochakka, tu che ci facevi qui?
-Niente, non ti preoccupare.
-E Grimmjow?
-Credo che tu non debba più tirare fuori l'argomento all'interno di Las Noches.
Al sapeva benissimo che l'avrebbero scoperto, e sapeva anche che non ci sarebbe stato bisogno di aprire un garganta per tornare nell'Hueco Mundo, tanto l'avrebbero riportato indietro, in un modo o nell'altro, presto o tardi.
Quel che lo preoccupava però, non era come sarebbe tornato, ma quel che avrebbe fatto Aizen. Era sicuro, a Grimmjow non avrebbe torto un capello, era troppo importante la sua presenza lì, ma a lui, a lui che sarebbe successo..?

-Mi prenderanno per coglione quando mi vedranno girare con questi vestiti.
Grimmjow si era dato una strofinata ai pantaloni sporchi di terra, e decise poi di uscire dal parco e dirigersi verso casa sua.
Era notte fonda quando alzò lo sguardo al cielo, e vedendo la luna, si ricordò del discorso fatto da Reiko quella notte fuori casa sua. Guardandola attentamente e immaginando quella di Las Noches, doveva dire che la ragazza non aveva poi tutti i torti.
-Sai, è totalmente diversa dalla luna che vedevo io da dove stavo prima.
-Mi prendi in giro? La luna è uguale da qualsiasi luogo la si guardi!

No, non lo era. Ora la capiva, ora riusciva a realizzare quanto fosse cambiata la sua vita, ma non ci avrebbe rimuginato su più di tanto.
Camminando e guardandosi intorno notò che nessuno lo fissava, nessuno faceva commenti, nessuno si girava.. nessuno poteva vederlo. Era dunque quella la morte? Era dunque quello che doveva pagare per esser morto ancor prima di nascere?
Quel periodo dell'anno doveva essere sicuramente intorno a natale, ogni vetrina era addobbata con luci e ghirlande, c'erano palline ovunque e giganti alberi sparsi in giro. Molta gente ferma a fissare le vetrine rideva e si scaldava l'un l'altra dato il freddo che faceva, ma lui, lui sinceramente non lo sentiva. Era sempre stato un tipo che non soffriva il freddo, anzi tutt'altro, aveva il corpo costantemente bollente, ma era convinto che si sarebbe dovuto coprire almeno in quella stagione. Anche quello era causato dalla sua morte? Ora teoricamente di lui era rimasta solo l'anima.
-Le bancarelle..
Fin da quando era piccolo, vicino casa sua c'erano sempre state per un'intera via, le stesse bancarelle. Si ricordava di quando le andava a vedere mano nella mano con la nonna, e tutte le volte compravano delle palline con la neve all'interno. Ogni anno, ma non quello.
-Teoricamente non è rubare, no?
Prese una pallina con all'interno una piccola casa in legno, e la mise in tasca, continuando per quella via.
Alla fine della strada si trovava la casa dei nonni, vedeva molte luci accese, c'erano sicuramente. Quella che gli saltò prima all'occhio fu quella della sua stanza, accesa, ma senza nessuno al suo interno.
Proprio come l'aveva lasciata, la nonna era intenta a cucinare la cena con biscotti annessi.
Da quel che sapeva, la nonna da giovane aveva lavorato in una pasticceria. Amava così tanto i dolci?
Se la immaginava, con un grembiule bianco con il taschino a cui era appeso il suo nome, dietro il bancone di un grande negozio colorato.
Chissà, magari anche ora avrebbe voluto lavorarci.

I seem to recognize your face
Haunting, familiar yet, I can't seem to place it.

Grimmjow salì sull'albero, sembrò davvero che fosse andato via la mattina, per tornare la sera stessa. La finestra era aperta, così saltò sul piccolo balcone della stanza ed entrò. Anch'essa era sempre la stessa, il letto rifatto, il giacchetto sulla porta, la scrivania sommersa di libri.
Prese uno di quelli, lo aprì e vi trovò dentro una matita e alcuni esercizi su un foglio di carta stropicciata.
Addio scuola, addio nonni, addio vita.. no, a lui non piaceva pensare alle cose passate.
Richiuse il libro, poggiò la pallina con la neve sopra la scrivania e accese la lampada che era li vicino, puntandocela sopra, poi si sdraiò sul letto.
-Cara, perché fai ancora tutti questi biscotti?
-Perché a Grimmjow piacciono.
-Ma lui non è più qui.
-Lo so, ma mi piace pensarlo.
Quelle poche parole, scambiate dai due, fecero alzare Grimmjow, che si diresse in cucina, prese un biscotto e lo mangiò, poi aspettò che la nonna uscisse, per farle notare la pallina nella sua stanza.
-Allora non te ne sei dimenticato..
Disse con gli occhi lucidi l'anziana, stringendo la pallina a sé.

NdA:
Alloraa, comincio col dire che.. TANTI AUGURI A TEE, TANTI AUGURI A TEE, TANTI AUGURI A RUCCHAN, TANTI AUGURI A TEEEE! <33333
Capitolo-regalo per il suo compleanno ** Contenta? :3
Bene, adesso passiamo alle NdA sul capitolo: si lo so che Grimmjow non è un tipo sentimentale, ne avrebbe mai avuto pensieri tanto dolci verso un'anziana, ma ripeto, nella ff è umano e è il nipote, anche lui vuole loro un po' di bene eh.
Quindi spero non sia dispiaciuto.
Poi beh, le varie rivelazioni, spero non siano dispiaciute e.. di qui a poco si svolgeranno i capitoli più importanti.
Conto sulla vostra presenza! :3
-Auguri ancora Rucchan <333

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Capitolo 17
*** 17 - Lost souls forever. ***


LOST SOULS FOREVER.

C'era un bel cielo limpido quella mattina, macchiato di chiare nuvole qua e là, e nonostante fosse pieno inverno, non sembrava affatto che fosse la stagione più sottoposta a maltempo.
Come era suo solito fare sulla terra, si era alzato relativamente tardi, e il fatto che potesse controllare di nuovo un orologio non sembrava più far parte della sua quotidianità, quindi pensò di darci un'occhiata solo dopo che l'ebbe notato.
Alzatosi dal letto, prese la sua camicia bianca appoggiata alla sedia e se la mise addosso, si era abituato a portare quegli abiti nonostante tutto, erano stranamente comodi, per quanto fossero brutti e insignificanti.
Stiratosi le braccia e la schiena passò la sua mano nel ciuffo ormai privo di gel per quanto aveva strusciato la testa sul cuscino durante la notte, e provò invano a rialzarlo, sapendo già che sarebbe ricaduto fastidiosamente sulla sua fronte.
Tutto sembrava esattamente come lo aveva lasciato, anche se vedere di nuovo la luce del giorno sembrò dargli non poco fastidio agli occhi, che dovette coprirsi una volta spostata la tenda da davanti la finestra.
Se avesse saputo che la sua permanenza sulla terra sarebbe durata più di una notte si sarebbe fatto dare il gigai, ma le sue aspettative si fermavano a non più di un'ora, infondo era ovvio che ben presto si sarebbero accorti della sua scomparsa, soprattutto Reiko.
Girando per le stanze si era accorto del fatto che non ci fosse nessuno, probabilmente erano a fare spesa, ma di quel che i nonni facevano la mattine ne era sempre stato all'oscuro.
Decise di uscire un po' quella mattina, giusto per imprimere ancora una volta l'immagine della terra prima del suo imminente ritorno a Las Noches, così andò in bagno a sistemari i capelli nonostante nessuno potesse vederlo, e controllato il suo fisico ad uno specchio -il quale era sconosciuto a Las Noches..- che da quando era andato via fino ad allora sembrava anche essere migliorato, notò con sorpresa come fosse incredibilmente grande da quella prospettiva, il buco che aveva al centro dello stomaco.
Uscì di casa subito dopo essersi dato una lavata a faccia e denti, e dopo aver provato ripetutamente a pizzicarsi, sperando in parte che tutto quello fosse solo un sogno.
Anche l'abitudine di andare a scuola gli era passata, ma in questo caso ne era contento. Come più volte aveva detto, odiava la scuola e chi la frequentava, ma era costretto ad andarci, sia per se stesso che per i nonni.
Nonostante questo si diresse comunque davanti all'edificio, e trovò il cortile senza l'ombra di persone, probabilmente dovevano essere tutti a lezione, a meno che quel giorno non fosse stato domenica, ma si era scordato di guardare il calendario, quindi non poteva dirlo con certezza.
Facendo due passi qui e la, salì su un albero che dava al palazzo sinistro della sua scuola, e fissando all'interno le varie classi, riconobbe la sua che sembrava essersi dimenticato anche che si trovasse di fronte ad un grande.. un grande.. beh, non ci aveva mai capito molto di piante.
Scrutando bene i suoi compagni, i tavoli ed il professore presente in classe si accorse che il suo banco era ancora vuoto ed immacolato, per quanto potesse essere immacolato il banco di uno che si divertiva a marchiare il territorio come un gatto.
Il banco occupato per pochi giorni da Reiko, era invece stato preso da un'altra ragazza che tempo prima, se non errava, si trovava dall'altra parte dell'aula.
Anche il primo banco di Hanae era vuoto e sembrava che non fosse più stato toccato da quando Reiko aveva lasciato la terra.
Diciamo che era accaduto tutto molto in fretta, con Hanae non aveva mai parlato, Reiko era stata li per due giorni e l'uomo dal cappello dopo mezza nottata gli chiese di andare in un mondo parallelo per motivi ben lontani dalla normalità.
Ciò che gli era parso buono, si era poi tramutato in un orribile verità, mentre ciò che era stato fatto passare per cattivo, si era rivelato la cosa migliore di quegli ultimi diciassette anni. Sempre che ne avesse avuti davvero diciassette..
Non che usare una spada contro una ragazza di un altro universo per allenarsi a sconfiggere altre persone di altri mondi facesse sembrare tutto migliore, ma sicuramente era più interessante che fare la vita di uno studente che si chiude in casa con delle riviste porno dalla mattina alla sera.
Accucciato sull'albero di cui ancora non gli era sovvenuto il nome, spostò lentamente la mano fino a toccare l'elsa di Pantera, che fece venire in lui un piccolo brivido, come se i due fossero in contatto nonostante non si fossero parlati.
Non avevano ancora sconfitto un nemico vero, insieme avevanoo provato ad allenarsi con Reiko e con Al, ma non aveva mai visto un po' di sangue che non fosse quello di Grimmjow stesso.
Magari un giorno lui e Pantera sarebbero diventati un unico, forte, personaggio temibile, oppure sarebbero potuti rimanere come anime perse per sempre in un mondo ancora sconosciuto.
Tutto ciò che entrambi dovevano fare era sudare, anche perché da quel che aveva capito ci sarebbe stata una grande battaglia contro qualcuno, e lui era un punto importante. Il fatto che si ritenesse ancora un semplice umano doveva essere irrilevante? Certo, usare la spada lo calmava ma allo stesso tempo lo eccitava, aveva sempre amato i film d'azione e quelli fantasy, ed il fatto che si rtrovasse in mezzo ad una cosa del genere era incredibile.
O magari si sarebbe rivelato un vero e proprio codardo di fronte ad un qualcuno che non fosse Reiko, del quale si poteva fidare -in un certo senso, visto che l'aveva già trapassato con la spada e poi curato-, avrebbe provato a fronteggiarlo e sarebbe stato pateticamente sconfitto.
O peggio ancora, sarebbe stato colpito a morte senza neanche aver avuto il tempo di riflettere, ancora più patetico!
Ma anche, avrebbe saputo come fronteggiare un nemico, sarebbe stato alla sua altezza, e magari sarebbe anche riuscito a tagliargli la testa! Però sempre più patetica diventava l'immagine di lui che vomitava a quella vista.
Ma perché pensare a tutto questo? Sgrullò la testa a destra e sinistra un paio di volte, cercando di scacciare dalla sua mente tali pensieri da persona insignificante.
Andiamo, Reiko e gli altri sarebbero sicuramente tornati a prenderlo, e lui non poteva dimostrarsi più inutile di quanto già non fosse. Inoltre, se era così convinto di voler proteggere Reiko, doveva dare il meglio di sé.
Il motivo per cui sentisse il bisogno di farlo, era comunque sconosciuto anche a lui.
Infondo lei l'aveva portato in quella realtà che sotto certi punti di vista avrebbe preferito non conoscere, l'aveva quasi ucciso, l'aveva umiliato dimostrandosi più forte di lui, l'aveva anche sedotto non volendo! Stava davvero cadendo in basso. Questo, era sicuro, era dato dalla mancanza delle già citate riviste porno.
Però sentiva con lei uno strano legame, come fosse dato dal destino.. ma certo, il destino!
Non era stata forse quella strana bambina che sosteneva di essere sua sorella, a raccontargli la storia del filo nero?
Storia incredibilmente assurda, dato che l'unica che conosceva era del filo rosso che conduceva alle proprie anime gemelle. E lei, lei invece avrebbe dovuto condurlo alla morte? In che modo? Beh, alla fine sapeva che sarebbe dovuto morire in ogni caso.
Cazzate, era già morto!
Però quella ragazzina non era mica pazza, sperava. Aveva un insano colore di capelli rosso acceso, ma questo non era qualcosa che potesse definire anche la sua personalità.
Un rosso che gli ricordava stranamente qualcosa.. qualcuno.
E un paio di occhi -ringraziamo il cielo..- di un grigio tendente al verde che gli sembrava lo fulminassero ogni volta che la guardava, e anch'essi erano abbastanza familiari.
Ma dove li aveva visti già?
Chiuse gli occhi, passandosi la mano sulla testa e sdraiandosi sul tronco dell'albero -dal nome ancora sconosciuto-.
In quel momento suonò la campanella che indicava probabilmente la fine delle lezioni, dato che non si era alzato presto quella mattina, e allo stesso tempo in testa gli suonò un campanello d'allarme: erano le stesse caratteristiche fisiche di Reiko! Non poteva essere..

In quella ancor più tarda mattinata, Hanae e Renji si diressero dov'era il senkaemon, pronti per raggiungere gli umani.
La sera prima gli era stato riferito di una strana presenza non bene identificata, che aveva messo piede sulla terra.
Il fatto che venisse dall'Hueco Mundo era praticamente scontato, dato che era stato aperto un Garganta per permettere a tale persona di andare ad infettare quel beneamato pianeta. L'unica cosa che poteva sembrare di rilevante importanza è che avesse una forza instabile ma abbastanza alta, che andava decisamente per i cazzi suoi, quindi era un po' scontato anche il fatto che colui che la possedeva non sapeva come moderarla. Fino ad allora però non erano stati fatti danni ne erano state uccise persone, magari stava escogitando qualcosa, no?
"io e Renji andremo a dare un'occhiata, ma comunque, non c'è lo shinigami che controlla il posto?" aveva domandato Hanae, ma la risposta era stata una sonora risata da parte di Renji, il quale, conoscendo lo shinigami che era a "capo" di quel posto, non poté trattenere.
In quel punto li stavano aspettando Byakuya ed Ukitake, i quali sembravano essere li già da un po'.
-Finalmente siete arrivati!
-È da tanto che aspettate, capitano Ukitake?
-Beh, si da un po'!- sorrise, con il suo solito fare rassicurante.
-Mi scusi.- disse, inchinandosi leggermente dispiaciuta.
-Oh non preoccuparti, non preoccuparti! Dunque, stai bene?
-Certo capitano, quel che mi è successo quel pomeriggio è ormai acqua passata, non si preoccupi per me!
-Si ma da allora ti è stato consigliato di non usare lo shikai poiché sei ancora instabile, sei sicura di potercela fare? Non dovevi offrirti per forza per questo piccolo giro di ricognizione!
-Non si preoccupi capitano! Sarei io a dovermi preoccupare della sua salute, invece!- lo riproverò lei con un po' di ironia.
-Effettivamente Hanae, se dovesse succederti qualcosa?
-Renji sta' tranquillo, non mi succederà nulla! E poi, che razza di cavaliere ho vicino, se non riesce neanche a salvare una donzella in caso di pericolo?- sorrise, beccandosi un lieve pugno sulla testa.
-Allora, capitano Byakuya, noi siamo pronti. Può aprire!
Una volta che le due farfalle si furono poste al loro fianco, Byakuya fece segno che era il momento di aprire le porte, e dopo un lento e pesante spostamento di quell'imponente costruzione, si parò di fronte a loro un lungo corridoio color nero-violaceo, del quale non si vedeva la fine.
-Andiamo? Sicura d'esser pronta?
-Mh! Ti ho detto di si!
Renji a quel punto, voltato lo sguardo di fronte a sé, fece un enorme sospiro socchiudendo gli occhi e prendendo tutto il coraggio riposto in qualche strano punto molto nascosto della sua anima. Avvicinò la sua mano a quella di Hanae, facendole dapprima sfiorare, poi intrecciare, e poi stringere.
La ragazza si dimostrò sorpresa sotto quel tocco caldo, poi si sciolse in un sorriso, che piano piano divenne un accentuato rossore.
Non credeva che sarebbe potuto succedere, non credeva che Renji la ricambiasse, ma quello forse doveva essere interpretato come un chiaro segno. Alla fine, le vere emozioni si vedono in momenti particolari no? Ecco, il fatto che si preoccupasse di fronte ad un pericolo come quello di perdere Hanae, senza una vera minaccia dall'altra parte di quel lungo tunnel, dimostrava quanto fosse importante la presenza della ragazza nella sua vita. E poi, l'uno senza l'altra erano come due pesci in un mare di squali.
La ragazza diede una piccola stretta alla mano di lui, che questa volta, a differenza di quella che gli aveva dato quando entrambi erano soli nella stanza, fu molto intensa, ma nascondeva anche una gran paura. In fin dei conti, in quel momento lui era sveglio, e stringerlo e dimostrargli quanto fosse importante quel piccolo gesto, era un po' come dichiararsi.
Ammise però che provò un enorme piacere nel sentire la mano di lui dapprima incerta, poi più audace che mai, stringere quella di lei con una forza inspiegabilmente delicata.
Si guardarono nuovamente per un attimo, poi insieme entrarono nel senkaemon ed iniziarono a correre, ancora mano nella mano.
Correndo, senza la minima intenzione di lasciarsi scappare le reciproche mani dalle proprie strette, nessuno dei due emise un fiato, fino a che Hanae non si rivolse a Renji, che rimase stupito dalla domanda di lei.
-Renji.. se quello a cui stiamo andando incontro ora si rivelasse un grande pericolo, mi prometti.. mi prometti che non mi abbandonerai?
Il ragazzo si voltò, fissandola con gli occhi sbarrati: era davvero così impaurita?
Il ruolo di luogotenente non le era stato affidato da molto, e da quando era stato fatto però, non le era mai successo di sperimentare le sue abilità come doveva, quindi la minaccia dall'altra parte la rendeva davvero nervosa. E lui allo stesso modo.
Fissandola, si accose di una luce gialla in lontananza, che non poteva essere altri che il Kototsu. Renji senza rispondere alla ragazza la strattonò, iniziando a correre più veloce che poteva, fino ad uscire da lì, ed una volta a terra la abbracciò.
-Te lo prometto.- disse stringendola più di prima.

Grimmjow era ancora appostato sull'albero del quale aveva smesso di pensare il nome, mentre vedeva i ragazzi e le ragazze uscire con libri e zaini, con un ghigno abbastanza evidente. Mentre li scrutava, vide una ragazza dai corti capelli castani e gli occhiali, che sembrò fissarlo per un attimo, mentre con il dito andava a spingere il ferro di quest'ultimi per rimetterli a posto sopra il suo naso. Strinse la presa sui libri che teneva in mano e distolse lo sguardo da lui, il quale rimase perplesso, perdendo il ghigno che aveva poco prima.
Non aveva mai considerato la possibilità che qualcuno potesse vederlo, o meglio, non aveva considerato la possibilità che ci fosse qualche umano potesse farlo. Non si era mai chiesto nulla rispetto a questo, quindi non poteva sapere se quella ragazza, che non aveva mai visto nella scuola, stesse osservando lui o un semplice uccello li intorno.
Chiuse gli occhi, sorridendo al pensiero di tutti i problemi che si stava facendo: aveva o no una spada? In ogni caso sarebbe stato avvantaggiato anche se si sentiva inutile.
Aggrottò un po' la fronte, mentre teneva ancora gli occhi chiusi, e nella sua mente apparvero due piccole fiamme azzurre molto lontane da lui, ma molto vicine tra loro; non era la stessa tecnica usata con Al per vedere gli spostamenti dell'avversario?
E così era arrivato qualcuno sulla terra. A prenderlo? Oppure non venivano dall'Hueco Mundo?
In ogni caso non poteva farsi trovare, era ancora troppo presto, ma doveva anche stare lontano dalla casa dei nonni, li avrebbe messi a rischio ed era l'ultima cosa che voleva in quel momento. La perdita del nipote era già abbastanza per loro.
Scese dall'albero e cominciò a correre, passando vicino alla ragazza di prima la quale si girò e vide chiaramente che stava fissando lui correre per chissà dove.
Poco dopo però si fermò di scatto, facendo grandi respiri, per assumere tutta l'aria persa a causa della corsa. Se lui aveva potuto notare che era arrivato qualcuno, probabilmente andare lontano per farsi trovare il più tardi possibile, perché sapeva che in ogni caso sarebbe stato trovato, era inutile.
Così con tutta la calma ripresa, si mise seduto su di una panchina in un marciapiede e chiuse gli occhi di nuovo, per vedere se le due persone che aveva notato prima fossero ancora nei paraggi.
Più lontani di prima ma ancora presenti, purtroppo.
-Grimmjow.
-Mh?- riaprì gli occhi, guardandosi intorno, ma non vide nessuno che si stesse rivolgendo a lui.
-Idiota, ancora non sai riconoscere la mia voce?
Sentì Pantera fremere nel fodero, emettendo un rumore ferroso, così strinse l'elsa e la fissò per un attimo.
-Ti senti inutile, ma non fai nulla per migliorarti. Quanto ancora vuoi vivere sulle spalle di quella ragazza?
Colpito ed affondato.
-Tu, lurida..!
-Vuoi fare qualcosa perché tutto cambi, giusto? Non aspetto altro che farti capire come si fa.
-Saresti disposto a darmi una mano?
-Se tu morissi, finirebbe anche la mia esistenza. Non voglio morire per un irresponsabile come te.
-Ti ho messo alle strette la volta scorsa, non costringermi a divorarti ora.- guardò la sua spada sentendosi un po' idiota, ma dovette ammettere che non aveva tutti i torti.
-Non devo far altro che tornare nel tuo mondo, come la volta scorsa, no?
...
-Woah, lo immaginavo più difficile!
-Ci vuole solo un po' di forza di volontà, vedo quindi che ti sei stufato di farti difendere da una gracile ragazzina.
Grimmjow digrignò i denti, vedendo uscire Pantera dal buio che aveva ricoperto il luogo.
-La volta scorsa non era così buio, cos'è successo qui dentro?
-Questo posto riflette tutte le tue emozioni, che ricadono anche su di me. Ti senti inutile? E questo mondo cade nell'oscurità. Fai qualcosa per permettere a me di vivere in un posto decente.
-E cosa dovrei fare?
-Combatti con me. L'altra volta ti è servito, questa volta ti insegnerò qualcosa che di sicuro ti sarà utile.
Grattandosi la testa ci pensò un attimo, perché mai doveva combattere con un animale? Però, la volta scorsa aveva portato a qualcosa di buono, tentar non poteva nuocergli.
Nuovamente, prima di cominciare a muoversi, i due si posero l'uno di fronte all'altra, fissandosi per qualche tempo, poi però Pantera partì all'attacco prima che Grimmjow fosse in grado di realizzare ciò che stava succedendo, e se la ritrovò sopra con la bava alla bocca.
-Le parti si sono invertite a quanto pare. Impegnati!- gli ringhiò contro, e lui ghignò scaraventandola a terra.
-Pensi che io mi faccia mettere alle strette così facilmente?
-Da Reiko ti sei fatto trafiggere facilmente, posso pensare che sei solo un'inutile buffone.
-Stai cercando di istigarmi, bastarda!
Grimmjow corse verso Pantera che si era rimessa in piedi, e non aspettava altro che un suo attacco.
-Perché non posso usare la spada contro di te?!- provò a bloccarla come la volta scorsa, ma cadde con un tonfo sordo su quel che si poteva definire pavimento.
-Sarebbe sleale combattere con una spada, contro un animale che deve stare per forza a quattro zampe, non trovi? O saresti tanto bastardo da abbassarti a tali livelli per vincere?
-Per chi mi hai preso?!
-Allora smettila di saltarmi addosso ed usa le tecniche degne di un Arrancar!
Grimmjow sbarrò gli occhi, evitando un attacco da parte di Pantera. Aveva avuto fortuna a capire come si usasse il pes.. pesqu.. pesquisa, ecco. Ma gli veniva più naturale che forzato, quindi come avrebbe potuto usare altre tecniche se neanche le conosceva?
-Non le conosci, eh? Diamine, sei davvero una sega!
-Sei qui per aiutarmi, no?! Allora fallo, invece di ringhiarmi contro!
-Come potrei aiutarti? Solo tu puoi gestire il tuo corpo! Concentrati e corri più veloce che puoi!
Grimmjow iniziò a correre, concentrandosi di fronte a sé, ma continuava ad essere sottoposto alla pressione che la sua stessa spada stava imprimendo su di lui. Come poteva concentrarsi se doveva continuamente stare allerta e fermarsi ogni cinque minuti?!
-Un po' di volontà ho detto!
Pantera gli si lanciò addosso per l'ennesima volta, mentre Grimmjow correva, e per scappare da lei finalmente si concentrò abbastanza per imparare il così chiamato Sonido.
Si, insomma, nonostante fosse stato a Las Noches per un discreto periodo di tempo, e per quanto Reiko gliel'avesse mostrato, lui continuava a credere che fosse qualche strano trucco di magia usato per confonderlo. Andiamo, lo sanno tutti che la gente non può sparire e riapparire un attimo dopo in un altro punto della stanza. O della città, dipende dai punti di vista. Però in quel momento c'era riuscito, quindi sarebbe stato facile, dal momento in cui aveva capito come doveva fare.
-Ora tendi una mano avanti e concentra la forza nel palmo!
Grimmjow allungò la mano, ma continuava ad essere attaccato, e come poco prima, questo non permetteva al ragazzo di fare ciò che stava cercando di fare.. ma che stava cercando di fare?
-Il sonido era facile, l'avevo già visto, ma questo? Cosa devo fare?
-Dovresti saperlo. Prova a farlo dicendo 'Gran Ray Cero', in questo modo è più facile che il comando risponda alle tue azioni.
Senza fermarsi tese la mano verso Pantera, non sapendo bene che cosa sarebbe successo di li a poco, distese le dita e tenne il braccio in tensione:
-Gran Ray Cero!
Dalla sua mano uscì un piccolo, seppure abbastanza grande dato che era la sua prima volta, cero, il quale con la sua luce immancabilmente azzurra avvolse l'intero posto.
-Questa è una delle tante tecniche usate dagli Arrancar. Seppure ancora debole, ti servirà a molto in futuro, quindi vedi di imparare a padroneggiarlo. Anche questa volta hai avuto la meglio, Grimmjow.

-Riesci a sentirlo, Renji?
-Intendi la persona arrivata dall'Hueco Mundo? Si, la sento molto bene, ma non è sola, qualcosa si sta avvicinando.
-Un compagno?
"Hollow, hollow! Hollow, hollow!"
-Un hollow?
-Hanae, da quanto hai lo stesso telefono di Rukia!?
-L'abbiamo preso insieme, non trovi che sia carino?
-Affatto! Dunque, dove si trova l'hollow?
-Emh, è vicino a ciò che stiamo cercando..
-Quel che ho sentito prima.
-Si, ma a quanto pare non è un compagno.. è un nemico.
-Che vuoi dire?!
-Che lo sta per attaccare. Sbrighiamoci!

-Ehi tu!
Grimmjow rimase impassibile.
-Ehi, ce l'ho con te!
Ancora nessun accenno a girarsi.
-Dannato! Tu con la schiena bucata!
-Mh?
Giratosi, Grimmjow vide la ragazza incontrata poco prima a scuola, ancora con i libri in mano, che lo guardava insistentemente e con la fronte corrugata.
-Ce l'hai con me?
-Finalmente te ne sei accorto.
-Puoi vedermi?
-Certo, che domande!
-Cosa?!
-Cosa sei?
-Sei diretta, ragazzina. Non sono cose che ti riguardano.
-Tu dici? Se mi hai chiesto se potevo vederti, qualcosa mi riguarda, non trovi?
-Non m'importa.
-Sei irremovibile eh? E io che speravo di persuaderti un po'.- sbottonò leggermente l'uniforme della scuola
-Ma che stai facendo?!- disse, nonostante non scollasse gli occhi da lei.
-Sono una ragazza, vedere un corpo nudo non ti farebbe impazzire.
-Non scambiarmi per quel tipo di ragazzi.- continuò comunque a fissarla con la coda dell'occhio, seppure avesse spostato il viso alla sua destra.
-E quindi non posso farci nulla.. ma ricordati che mi hai costretta tu.
Grimmjow, che nel frattempo aveva dato nuovamente le spalle alla ragazza voltandosi, vide oscurarsi il sole a causa della mole che aveva preso quella tipa, ritornando dunque alla sua forma da hollow.
-Come facevi a starci tutta li dentro!?- urlò quando la vide nel suo vero e gigante corpo.
-Sei sgarbato, eh? Motivo in più per ucciderti.
-Ce n'è uno principale?
-Grimmjow! Tu..!
-Ohi, uno per volt- Ha.. Hanae?!

NdA:
Allora, eccoci al diciassettesimo capitolo, ovviamente ancora di passaggio, quindi fa anche abbastanza pena, e perdonatemi per la fine affrettata, ma non sapevo come concluderlo meglio *si inginocchia*
Non ho molto da dire su questo capitolo, il prossimo è un tantino -non solo- più importante, quindi preparatevi v.v
Alla prossima!
E lasciatela una recensioncina però. *punta dito*

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Capitolo 18
*** 18 - How to save a life. ***


How to save a life.

-Che ci fai tu qui?!- chiese la ragazza, più sorpresa dell'amico nel vedere un.. era un arrancar?
-Potrei farti la stessa domanda.- sorrise nel vederla sorpresa, magari sembrava più pauroso di quel che davvero era.
-E così ti sei unito a loro..- Hanae lo guardò con un sorriso di preoccupazione, non sapendo quale tipo di forza e persona si trovasse in quel momento di fronte.
Quando l'aveva conosciuto lo aveva visto ed era incredulo, rideva con un'espressione persa nel vuoto perché non sapeva se lo stessero prendendo per il culo oppure era davvero così che stavano le cose: ora invece l'aveva davanti a sé, con una maschera rotta sulla guancia, i soliti vestiti che hanno tutti gli espada e un grande buco nello stomaco..
-Cosa ti hanno fatto, per farti andare dalla loro parte?- chiese quasi rassegnata all'idea che fosse suo nemico, seppure non sapesse se doveva ucciderlo perché era un pericolo per la terra e per la Soul Society oppure doveva portarlo con sé perché aveva qualcosa che sembrava essere davvero importante.
-Ti riferisci a tutti coloro che sono a Las Noches, oppure solo a Reiko?- teneva la testa fissa a terra in quel momento, e quando pronunciò il nome della ragazza l'alzò lentamente, fissando Hanae come per sbranarla con uno sguardo.
-A Reiko.- osò quella.
A tale risposta Grimmjow non poté non lasciarsi scappare una risata nervosa, mentre i capelli erano riscesi di nuovo quando aveva abbassato la testa, a coprirgli la fronte e gli occhi.
Dietro di lui, nel frattempo, l'hollow era rimasto fermo a sentire ciò che i due si stessero dicendo, non capendo veramente perché uno shinigami ed un arrancar stessero conversando con tanta tranquillità; allo stesso modo Renji, rimasto poco più dietro di Hanae, si chiedeva come facesse a conoscere quell'arrancar e perché gli stesse parlando così.
-Ehi!- sbottò l'hollow spazientito dalla situazione -L'ho visto prima io, andatevene!-
L'hollow cominciò a camminare verso Grimmjow con passo lento, forse aspettava che i due intrusi lasciassero a lui la preda.
-Sai cosa mi ha convinto a passare dalla loro parte?- chiese ad Hanae, mentre con convinzione alzava una mano verso l'hollow alle sue spalle.
Lei lo guardava incuriosita, non sapeva né cosa stesse per fare, né cosa volesse dirle, così aspettò che da sé continuasse la frase, che veramente non necessitava di risposta.
-L'odio verso l'assassino dei miei genitori!- alzò di nuovo lo sguardo verso la ragazza, gli occhi sbarrati per pochi secondi la fissarono quasi terrorizzandola, poi voltò la testa verso quello che si trovava alle sue spalle e che, in quel momento, era davvero una seccatura -gran Ray cero.- sussurrò, vedendo che davvero era riuscito a trapassare ed uccidere un hollow con una sola mano tesa.
L'adrenalina che saliva in lui gli aveva permesso di sciogliere la tensione e scacciare il timore che aveva nel vedere un qualcosa che lo attaccava, che non fossero Al e Reiko, e per un momento aveva pensato di non riuscire a fare nulla, che quella mano tesa all'altezza della sua spalla rimanesse li, ferma, senza permettere che nulla accadesse.
Non sapeva se quel che gli aveva detto Pantera potesse succedere davvero, magari era tutto uno scherzo della sua mente e Pantera non esisteva, ma in quel momento che altro poteva fare? Nessuna conseguenza, nessuna azione, niente aveva sfiorato la sua testa, aveva solo reagito d'istinto, poi quel che sarebbe successo dipendeva solo da lui.
Il fatto che riuscisse a dimostrarsi serio davanti ad Hanae, senza lasciar trapelare la sua insicurezza era un punto a suo favore.
Solo che Hanae era ben diversa dal mostro che aveva abbattuto con tanta facilità poco prima, in più aveva un amico, chi gli garantiva che non sarebbero stati scorretti, attaccandolo entrambi?
Inoltre non sapeva quanto potevano essere forti coloro che gli si paravano davanti, dare spettacolo di sé, quando di spettacolare c'era ben poco, era come mettersi con le spalle al muro da solo, probabilmente.
Scappare sarebbe servito a ben poco, avrebbe dimostrato la sua debolezza, e questo permetteva loro di capire che oltre ad essere di più, avevano anche un vantaggio al livello fisico.
Allo stesso modo dimostrarsi forte e pieno di sé avrebbe fatto intuire a quei due che non dovevano sottovalutarlo, e quindi sarebbe stato peggio se fossero stati al massimo delle loro forze, no? Quindi cosa poteva fare, se non stare a pensare ad una soluzione a cui non sarebbe mai arrivato? Riflettere su come attaccare non era da lui, soprattutto perdendoci così tanto tempo, forse indispensabile, se avesse cominciato il combattimento, per capire come agire a seconda della loro forza.
-E così sai chi è l'assassino dei tuoi genitori?- lo ridestò dai suoi pensieri Hanae, che con un po' di timore lo fissava quasi comprensiva, l'aveva sempre visto come un compagno di classe, la sua mente non lo elaborava ancora come un nemico, ma forse avrebbe dovuto farlo.
Grimmjow alzò la testa di scatto, fissandola con un'espressione simile a quella di un animale, le sue iridi erano diventate estremamente piccole, mentre i suoi occhi sembravano essere più grandi, da quanto aveva spalancato le palpebre.
-Sei tu, dannata!
Urlò correndogli incontro, con una rabbia tale che nemmeno lui aveva mai visto in sé.
Per un momento si era scordato del motivo per cui fosse andato a cercarla, e guardandola neanche realizzava che lei li aveva uccisi, ma quando il suo corpo cominciò a rispondere all'istinto non seppe più cosa realmente stava facendo, i suoi pensieri riportavano tutti all'immagine di lei, con il sangue dei suoi genitori addosso, con il sorriso stampato sul volto, e non riusciva a sentire altro che voglia di vendetta.

-Al, Al!
Aveva spalancato la porta, sorprendendo il ragazzo intento a strofinarsi i capelli con un asciugamano, mentre ne aveva un altro legato intorno alla vita, a coprirgli il minimo indispensabile.
Gocciolava ancora, ed aveva creato intorno ai suoi piedi una discreta pozza d'acqua, mentre dalla porta spalancata del bagno usciva ancora vapore caldo, che aveva reso umide gran parte delle pareti.
Il ragazzo si voltò mentre continuava a strofinarsi i capelli, e con faccia assonnata emise un gemito che poteva essere inteso come una domanda: "eh?".
La ragazza lo fissò dritto negli occhi mentre corrugava la fronte, poi sbatté la porta e gli si avvicinò: più gli si avvicinava e più doveva inclinare la testa per poterlo guardare in viso, il che rendeva la situazione meno seria di quanto già non fosse, a causa di un bel ragazzo praticamente nudo.
-Devi dirmi qualcosa?- chiese per arrivare al dunque, mentre lasciava l'asciugamano intorno alle spalle per non bagnarsi ulteriormente la schiena, e portava il braccio lungo il fianco.
-Direi proprio di sì.- rispose Reiko, indicandogli il divano per farlo mettere seduto.
Il ragazzo ubbidì senza protestare, e quasi si lasciò cadere su di esso, allargando le braccia sullo schienale e le gambe..
-Chiudi quelle gambe, idiota!- gli urlò contro la ragazza, poggiandosi le mani sui fianchi ed piegandosi all'altezza dell'amico, che era diventato decisamente più basso rispetto a prima.
Sorridendo maliziosamente, nonostante non lo avesse fatto di proposito, dunque accavallò le gambe aspettando la sentenza di colei che aveva di fronte.
-Sono stata per non so quanto tempo a girare per Las Noches- riprese Reiko, voltandosi di schiena e cominciando a camminare -senza però trovare traccia di Grimmjow o di qualcuno che l'avesse visto- fece una piccola curva alla sua sinistra, e continuando a camminare riprese a parlare -e camminando per i corridoi ho incontrato Arcadia, che è praticamente scappata da me- gli lanciò un'occhiata, sapendo che dietro questo c'entravano loro due -così l'ho raggiunta, anche molto facilmente direi, e minacciandola mi ha detto che tu sei stato l'ultimo con cui si trovava.- era tornata di nuovo davanti al viso del ragazzo, con uno sguardo che tutto era, meno che rassicurante.
-E dunque?- stava cominciando ad infastidirsi, perché mai si doveva sempre parlare di lui? Non avevano un cattivo rapporto, ma era abbastanza geloso del suo capo, e ci aveva messo tanto a guadagnarsi un po' delle sue attenzioni, per quale motivo uno stronzo qualunque avrebbe dovuto fregargli il posto così facilmente? Probabilmente a causa del suo carattere, non gli avrebbe mai detto nulla riguardo alla sua posizione, d'altronde glielo aveva chiesto anche lui, di non farne parola con nessuno.
-Dove si trova ora? Non riesco più neanche a percepirlo.
Il ragazzo voltò la testa verso la porta senza risponderle, sperando anche un po' che venisse lasciato in pace, ma conoscendo il carattere testardo di Reiko non ci sarebbe mai riuscito.
-Sto aspettando una risposta- il suo tono pacato non ebbe effetto sulla compostezza del ragazzo, che sembrava quasi ignorarla, seppure invece la stesse sentendo decisamente bene.
Dopo qualche secondo decise di dirgli le cose come stavano, sapeva che era testarda e non se ne sarebbe andata da li finché le sue orecchie non fossero state raggiunte dalle parole che aspettava.
-Ho solo fatto qualcosa che mi aveva chiesto, io non c'entro nulla con le sue decisioni. Perché vuoi andare da lui anche se non vuole?
-Perché non dovrebbe volerlo?- chiese Reiko realmente disorientata, fino a quel momento non l'aveva mai visto tanto riservato con lei, e di certo non si aspettava che diventasse tale in poco tempo.
-Te l'avrebbe detto se avesse voluto mettertene a conoscenza, non trovi?
Già, aveva decisamente ragione, allora perché nonostante tutto lei voleva trovarlo, se lui non la voleva? Non che gli interessasse -sul serio, ancora pensava questo?- ma non poteva sparire così, ancora era presto per lui per andare in giro da solo, ancora non era abbastanza forte, se gli fosse successo qualcosa? Aizen non glielo avrebbe perdonato probabilmente. O forse la storia di Aizen che teneva a cuore un ragazzo come lui rimaneva una scusa per tutte le sue reazioni. In ogni caso non poteva ancora lasciarlo morire, non per mano di qualcun altro poi!
-È stato affidato a me, è uno delle mie fracciòn, e come non permetto a te e ad Arcadia di andare a morire come più vi piace, non posso permetterlo a lui, che non sa neanche come si usa una spada! Non hai pensato alle conseguenze di questo? Non hai pensato a cosa potrebbe succedere se morisse? Senza le mie fracciòn sarei io quella a morire.
A quelle parole il ragazzo si voltò verso di lei, guardandola tenere la testa bassa, mentre stringeva i pugni e cercava di pensare ad un modo per trovarlo, per riportarlo indietro e soprattutto per assicurarsi che stesse bene. Si era autoconvinta che fossero solo questi i motivi per cui doveva sapere dov'era e come stava.
-È sulla terra.- voltò nuovamente lo sguardo verso la porta, abbassando la testa come in segno di scuse, non pensava che l'attaccamento che Reiko aveva con loro fosse così indispensabile per lei.
-Cosa ci è andato a fare?! Perché l'hai aiutato?! Voleva forse morire sotto le lame degli shinigami?!- erano tutte domande che aveva posto a sé stessa, perché sapeva che anche se l'avesse rivolte verso Al nemmeno lui avrebbe saputo trovargli risposta, conoscendo Grimmjow sapeva che non era il tipo che raccontava i fatti propri a persone qualsiasi.
Fissando un punto non preciso di fronte a sé provava a pensare a qualcosa, ma nulla le veniva in mente, se non che doveva correre da lui perché sicuramente sarebbe morto. Così corse fuori dalla stanza con l'idea di raggiungerlo, ed Al, rimasto seduto, se ne dispiacque un po'.
-Dove stai andando?- la fermò fuori dalla porta l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.
Lei provò ad ignorarlo, ma con scarsi risultati.
-Ti ho chiesto dove stai andando.- Nnoitra gli si parò di fronte impedendole il passaggio.
-So che hai sentito tutto, perciò piantala di intralciarmi e lasciami passare.
Lui fu spostato semplicemente da una spinta della sua mano, e ridendo compiaciuto cercava un modo per trattenerla ancora.
-Meglio che muoia sotto le mani di uno shinigami, che sotto le mie, non pensi? Ti converrebbe lasciarlo dov'è.
Reiko si bloccò un attimo, nascondendo la sua rabbia poiché sapeva che quello non cercava altro. -Credo che tu abbia ragione- aggiunse prima di andarsene -ma penso che riuscirei a tenerlo in vita se uccidessi prima te, non trovi?- si voltò, e lo guardò senza modificare la sua espressione fredda che rendeva la situazione quasi irreale, come se non lo avesse minacciato di morte, o come se questa fosse una cosa di cui si parlava tutti i giorni, e seppure fossero combattenti, tra compagni era insolito.
Con il sonido si ritrovò direttamente fuori dal palazzo, ma a suo malgrado fu seguita anche lì.
-Cosa vuoi ancora?
-Tu non vai da nessuna parte.- la bloccò per un braccio attirandola a sé e notando il suo sguardo pieno di odio e ribrezzo.
-Reiko!- una voce familiare sembrava avvicinarsi sempre di più a loro due, e quando la ragazza si voltò per sapere da dove provenisse quella voce, sorrise e strattonò il ragazzo per fargli lasciare la presa.
Colto di sorpresa, si fece scivolare letteralmente la ragazza dalle mani, e quando la vide allontanarsi e mettersi accanto a quella che sembrava essere una che cercava problemi, un po' si rincuorò.
-Adesso posso divertirmi sul serio allora!- esclamò Nnoitra.
-Mi spiace!- gli urlò di rimando Reiko, mentre sussurrando si rivolse all'amica. -Nel, lo lascio a te allora.-
A quelle parole, con un altro balzo si allontanò e aprì un garganta che la avvolse completamente, per trasportarla fin sulla terra.

Nel frattempo Grimmjow nella sua corsa aveva sfoderato Pantera, sperando di riuscire ad usarla al meglio, ma per sua sfortuna si parò di fronte ad Hanae l'amico di quella, a difenderla a spada tratta.
-Come immaginavo, in due contro uno? Ci sarà da divertirsi!
-Non dire stronzate, amico. Non siamo così scorretti noi shinigami.- sorrise Renji, innervosito dal fatto che l'avesse sottovalutato.
Grimmjow, dopo essersi allontanato di qualche passo, tornò nuovamente ad attaccarlo, e Renji che era pronto a respingerlo di nuovo fu invece strattonato evitando largamente il colpo.
-Ma che cosa fai?!- riprese Hanae, guardandola mentre strizzava gli occhi.
-È una mia questione, lascia che la risolva io.
-Non posso fartelo fare.
-Perché non hai ancora fiducia in me? Non sono debole come credi, posso farcela! Se mi crede l'assassina dei suoi genitori, devo essere io a fargli capire che in realtà non ho fatto nulla. Permettimelo.
Si era lasciato convincere, e non sapeva se fosse un bene o un male, ma era anche lei in grado di combattere per se stessa, non poteva sempre proteggerla lui, non sarebbe stato un bene. Così si fece da parte, preoccupato e pronto ad intervenire nel caso ce ne fosse stato il bisogno, non l'avrebbe lasciata morire perché era testarda.
-Non mi importa chi uccido per primo- intervenne Grimmjow -purché alla fine io uccida entrambi!
Di nuovo si scagliò contro l'avversario, sta volta tendendo la mano e chiamando affinché il cero sorprendesse di nuovo chi si trovava dall'altra parte, ma eccetto una manica strappata, Hanae non fu nemmeno graffiata.
-Bella mossa, ma non cado con così poco!- sorrise, incitandolo forse a fare di peggio.
Purtroppo due ceri del genere lo avevano affaticato già troppo secondo lui, e dovette riprendersi schivando gli attacchi della ragazza. Non credeva che ci sarebbe riuscito così bene, ma sembrava che stare all'interno di Las Noches avesse portato i suoi risultati.
Ripreso un po' di fiato si lanciò verso di lei per l'ennesima volta, e si avvicinò tanto da riuscire a fissarla dritta negli occhi.
Sorrise, convinto di potercela fare, così a mezz'aria la bloccò fermandola per il collo, e scagliandola poi contro il primo muro più vicino a loro, lasciando che il suo volto si contorcesse in una smorfia di paura e terrore, e dall'alto gli puntò nuovamente la mano contro, sicuro che l'unico modo per riuscire ad ucciderla fosse quello di evocare un altro cero; il suo fisico però, spinto quasi allo stremo delle forze, non permise di emetterne un altro, lasciando che la sua mano rimanesse in attesa in aria, senza che nulla accadesse.
Purtroppo era riuscito ad essere talmente veloce che Renji che si trovava piuttosto lontano, nel caso il cero fosse uscito non ce l'avrebbe fatta a difendere Hanae, cosa che al contrario, per sua fortuna, fece con un po' di ritardo, urlando il nome della sua spada che, molto velocemente, colpì Grimmjow che fu scaraventato lontano, sanguinante ed in fin di vita.
-Hanae stai bene?!- la soccorse subito Renji, il quale preoccupato cercò di curarla con un po' di kido.
Dopo due o tre colpi di tosse causati dall'aria mancata, si ritirò su tenendosi la mano sul collo, e con un sorriso lo rassicurò.
-Non sforzarti, so che il kido non è la tua arma migliore, ma sto bene, te l'ho detto che non sono così debole.
Renji, preoccupato ancora per le sue condizioni le posò una mano sulla guancia, passando il pollice lentamente su di essa e sorridendo la guardò negli occhi -Smettila di farmi preoccupare.
Lei quasi incredula ma contenta annuì, e si diresse da Grimmjow, il quale era ancora a terra sanguinante, probabilmente incoscente.
Renji gli tirò un paio di calci per assicurarsi che fosse ancora vivo, non gli andava giù che avesse dato dell'assassina ad Hanae senza un reale motivo, se lei negava, lui le credeva.
-Ehi, sei vivo ancora? Arrancar di merda.
Grimmjow strinse le palpebre, poi mosse un braccio e poggiò il palmo della mano a terra, provando a tirarsi su, ma il suo fisico non reggeva neanche il peso della mano, figuriamoci del suo intero corpo.
Provare a contrastarli da solo era stata una grossa cazzata, e Reiko glielo aveva detto che non era ancora pronto per questo genere di cose, ma lui, lui aveva fatto di testa sua, come sempre. Chissà se l'avrebbe ancora rivista.
Quel pensiero gli diede un po' di forza, quella che bastava per dimostrarsi ancora in grado di fare qualcosa, seppure ancora non lo fosse. Purtroppo un altro calcio di Renji in piena schiena lo rispedì con un tonfo sordo a terra, e mentre Hanae si accovacciava su di lui, Grimmjow la fissava con disprezzo e si puliva il sangue dal viso.
-Chi ti ha fatto credere che sono l'assassina dei tuoi genitori?
-Non rompermi il cazzo, puttana!- la prese per il collo, stringendola con le ultime forze che gli erano rimaste, tanto era l'odio e il ribrezzo che il solo guardare quella donna lo assalivano.
Renji a quel punto diede uno strattone ad Hanae, la quale cadde a terra ancora una volta tossendo, ed estratta di nuovo la spada la puntò sulla gola del giovane.
-Non m'importa per quale motivo tu abbia accusato Hanae dell'assassinio dei tuoi genitori, ma questo è stato l'ultimo gesto che ti ho permesso di fare.
Allontanò un po' la spada da Grimmjow, per prendere la rincorsa e trafiggerlo con tutto il disprezzo che provava per quegli esseri, quando nuovamente Hanae si gettò su Renji.
-Non puoi farlo, è un mio amico!
-GRIMMJOW!
Vista la scena da lontano, Reiko si precipitò su di lui, e constatando che il suo respiro era irregolare, e vedendo il suo volto ed il suo corpo pieno di sangue, e la sua incapacità di muoversi, alzò la testa per vedere chi fosse l'artefice di tutto quello, e con odio tirò fuori una delle due spade che aveva nel fodero; il suo spostamento quasi impercettibile colse i due di sorpresa alle spalle, ed essendo Renji più abile si allontanò di fretta, lasciando Hanae completamente scoperta, che fu trafitta all'altezza dello stomaco con una rabbia mai vista prima in una persona.
Ritirata la spada dalla sua carne la rinfoderò e si mise di spalle ai due, con Grimmjow ai piedi privo di sensi.
-Osserva, shinigami, e piangi per la tua amica morta. Impara a non infastidire più noi Espada, e la tua vita sarà salva.
A quelle parole Reiko si abbassò su Grimmjow, lo prese e con il sonido sparì dalla vista dello shinigami, il quale incredulo era rimasto con gli occhi sbarrati, in piedi, a qualche metro di distanza da Hanae, a fissarla mentre si accasciava a terra, prima sulle ginocchia, poi con l'intero corpo.
Le lacrime spingevano per uscire dai suoi occhi, mentre privo di anima, il suo corpo si muoveva come una marionetta verso di lei, lentamente, passo dopo passo, aumentando ad ognuno di essi la tristezza e l'agonia che lo circondavano.
Anche lui si accasciò a terra, su di lei, per sentirne il respiro, il battito, entrambi assenti.
I suoi occhi, vitrei e spenti, aperti, privi di sentimenti, privi di vita.
I suoi capelli, che sembravano essere fili d'erba strappati dal vento in una terribile bufera, già spenti, già ispidi, sembravano cadere e abbandonarsi alla brezza.
La sua pelle era già pallida, fredda, già secca come la corteccia di un albero.
Quella non era più Hanae, lei non era più con lui, lui non aveva fatto niente per salvarla, non aveva potuto.
Se l'era vista morire sotto gli occhi, mentre il suo sangue scorreva copiosamente fuori dal suo corpo, e le sue iridi si facevano sempre più scure, sempre più vuote; e lo guardavano mentre moriva, e le sue labbra lo ringraziavano in un rumoroso silenzio, e provavano a tranquillizzarlo nonostante sapesse che non c'era nulla che potesse farlo rimanere calmo.
Lei ci aveva provato a renderlo felice, e lui lo era stato, e nella sua breve vita non aveva saputo ricambiare quella felicità, e se l'aveva fatto, non l'aveva fatto completamente. E si rimproverava per quella morte prematura, e quel suo viso spento da un errore, da un'imprudenza, da una disattenzione. E si sentiva colpevole di tutto quello, di non averla protetta, salvata, e aiutata, e di non averla amata pubblicamente quando poteva, visto che ora, non avrebbe più potuto farlo.
E si ritrovò a piangere, una delle poche volte in cui si vide farlo pietosamente, per la donna che amava. E si poggiò sulla sua schiena per sfogarsi e l'incolparsi di tutto aumentava la sua disperazione.
Triste, spento, solo, come avrebbe potuto salvarle la vita, quando neanche le aveva permesso di viverla come si meritava?

NdA:
Eccoci arrivati ad un altro capitolo, questo veramente sudato, lo ammetto!
È stato complicato scriverlo sia per la scena di combattimento, che cercavo di rimanere più IC possibile, sia perché secondo la mia storia è alle prime armi il sig. Grimmjow, quindi ho provato a farlo più inesperto, ma probabilmente non mi è riuscito e inoltre, non sono capace a descrivere scene di combattimento, lo ammetto e si vede, quindi chiedo perdono per le scene velocizzate, il testo poco scorrevole ed il contenuto deludente.
In ogni caso, se volete criticare (ma anche se lasciate una recensione positiva non mi fa schifo) sono aperta a tutto, e nonostante le mie mancanze spero che il capitolo vi sia piaciuto come gli altri.
Grazie a chi legge, segue, preferisce (?) e recensisce, mi date la forza di continuare a scrivere!
Al prossimo, spero non troppo lontano, capitolo! :)

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Capitolo 19
*** 19 - Body language. ***


Body language.

Reiko era circondata di persone, in mezzo ad una strada affollata e piena di negozi, ma era come se non ci fosse nessuno. Non potevano ne aiutarla ne vederla, era completamente sola. Il corpo in fin di vita di Grimmjow poggiato su di lei le gravava sulla schiena come un macigno, come l'avrebbe salvato in quelle condizioni?
La ragazza alzò gli occhi al cielo, constatando che sulla terra stava già calando la notte, e questo non aiutava nessuno dei due, Grimmjow necessitava di cure e un luogo adatto a riposare; si, ma dove? Non credeva ci fosse nessun posto sulla terra che potesse ospitarli entrambi che lei conoscesse.. oppure c'era?
Guardatasi un po' intorno ripensò al periodo in cui si trovava sulla terra, appena conobbe Grimmjow, e cercò di ripercorrere con la mente la strada verso la casa dei nonni, andare lì era l'unica possibilità.
Arrivò dopo qualche minuto, il cielo si era in breve fatto ancora più scuro, e la fatica fisica di Reiko cominciava a farsi sentire sempre più forte, così poggiò il corpo inerme di Grimmjow sul tronco dell'albero di fronte alla dimora, notando così che il sangue sembrava essersi fermato, questo era già un buon segno.
Nonostante le luci accese, decise di salire e controllare che nella stanza del ragazzo non ci fosse nessuno, in modo che se avesse aperto la finestra non avrebbe dato troppo nell'occhio.
Notata la via libera, dopo aver fatto scivolare il vetro, riscese dal tronco su cui stava appollaiata per riprendere sulle spalle Grimmjow ed entrare nella sua stanza.
Non vi aveva mai messo piede, così quando entrò si trovò circondata da oggetti che nella sua vita -o morte, se così vogliamo chiamarla- non aveva mai visto.
Sembrò un po' impressionata dal fatto che le stanze degli umani fossero così estranee a quelle degli espada, ma si abituò subito, infondo non era così strano che avessero stanze diverse, essendo creature diverse.
Poggiò Grimmjow sul letto, lo coprì ed andò in bagno a cercare delle garze, sicuramente ne avrebbe trovate un po', conoscendo il carattere ed il comportamento del ragazzo. E non ebbe tutti i torti.
Due rotoli di garze ancora chiusi facevano al caso suo, e tornata senza far rumore nella stanza, accostò la porta e le scartò poggiando sulla scrivania l'involucro di plastica.
Iniziò a srotolarli lentamente, pensando a quanti problemi gli avesse creato quel ragazzo fino a quel momento, ma comunque non riusciva ad incolparlo di nulla.
Nel frattempo Grimmjow sembrava essersi spostato, girato nel letto, come assopito e non malato. Difatti appena tolte le coperte dal suo corpo lo trovò con una mano all'interno dei pantaloni.
-Che razza di abitudini.
Lo mise in una posizione più comoda affinché riuscisse a fasciarlo, e ricoprì quasi interamente il suo petto e la sua spalla, che erano le parti più lesionate del corpo, e dopo un'ora circa di cure in cui sembrava non essersi accorto di nulla, emettendo di tanto in tanto anche qualche grugnito che sembrava equivalere al russare solito, lo fece sdraiare di nuovo rimettenedolo sotto le coperte, lasciandosi prendere anche lei dal sonno.
La mattina seguente, quando si svegliò, si trovò nel letto di Grimmjow, sotto le coperte e aveva addosso il suo giacchetto -benché non coprisse niente, su di lei faceva la sua pare per scaldarla-, ma intorno a lei non vi era nessuno.
Alzò un po' la testa notando la porta ancora chiusa, poi si voltò verso la finestra e vide Grimmjow a petto nudo, ma ancora fasciato, che stava contemplando qualcosa al di fuori di essa.
Lentamente si alzò, provando a non fare rumore, ma una volta in piedi un sonoro sbadiglio fece destare Grimmjow da ciò che stava osservando.
-Buongiorno- si voltò, rimanendo sbalordito dall'immagine che aveva di fronte.
Reiko era ancora assonnata, gli occhi socchiusi ed una mano posta su uno di essi con il palmo a stropicciarlo, i capelli rossi e arruffati sulla testa, i vestiti sgualciti.. era bella anche così.
Dopo un altro sbadiglio si avvicinò a lui mormorando un buongiorno in risposta, e tenendosi il suo giacchetto ancora sulle spalle si affaccio sulla grande finestra, poco più avanti a lui. Strinse tra le mani l'indumento, la brezza fresca di quella mattina le fece passare alcuni brividi.
-Ti ha tenuta calda il mio giacchetto, vedo.
Grimmjow sorrideva quasi tranquillo, come se stare li con lei lo distogliesse da qualsiasi altro pensiero. Per la prima volta era tranquillo veramente.
-Già- sorrise lei, voltando la testa a fissare la sua mano che teneva un lembo del giacchetto.
Dopo un piccolo periodo di silenzio, che sembrò rendere l'aria tra i due gelida, lei riprese a parlare.
-Cosa ti è passato per la testa?- chiese con tranquillità, una tranquillità che sembrò spiazzare il ragazzo, che si aspettava invece una reazione completamente diversa, si aspettava una Reiko in collera.
-Nulla.- rispose spostando lo sguardo, era sicuro che per come la pensava lei non l'avrebbe mai capito.
-Farti quasi ammazzare lo reputi nulla?- si voltò a fissarlo.
-Avevo le mie buone ragioni.
-Ah si? Vorrei proprio saperle.
-Cos'hai da intrometterti così tanto in quel che faccio io? Hai sempre sostenuto che di me non te ne importava un cazzo, cos'è tutto questo interesse? Sono cazzi miei.
-No, non sono cazzi tuoi neanche a volerlo! Finché sei un mio sottoposto nulla è più solo tuo.
-Sei convinta che sia ancora questo il motivo per cui ti interessi a me?!- non riusciva più ad accettare una risposta come quella, quando sapeva benissimo che la motivazione era tutt'altra.
-Quale altro dovrebbe essere?- lo guardò aggrottando la fronte.
-Non sono io a dovertelo dire.- le girò intorno, fermandosi dietro di lei, poi avvicinò la bocca al suo orecchio e iniziò a sussurrargli -Dovresti sentirlo tu. Non ti cambia nulla la nostra vicinanza?- poi le morse l'orecchio, e lei di scatto si allontanò, come impaurita.
Per un attimo Reiko dovette prendere fiato più velocemente, come se le fosse mancato per qualche istante, poi abbassò gli occhi al pavimento, pensando a ciò che avrebbe potuto dirgli.
-No, non mi cambia nulla.- mentì spudoratamente.
Strinse le dita nel palmo della mano, facendo diventare le nocche bianche e lasciando i solchi delle unghie sulla sua pelle, per poi lasciare la presa mentre voltava la testa, tenendo dentro di sé un ringhio di rabbia.
-Tu non ti preoccupi per me perché ti sono stato affidato, lo sai benissimo.
Reiko titubò, lei lo sapeva, lui lo sapeva. Forse era arrivato il momento di tirar fuori tutti i suoi dubbi e le sue domande al riguardo.
-Io.. non so spiegarmi cosa mi capita quando sono con te, quando penso a te, o addirittura quando sono lontana da te. Ho una stretta allo stomaco ogni volta che sento la tua voce e stare accanto a te mi fa sentire in qualche modo in pace. Se non ci sei tu a parlarmi, a farmi preoccupare, a farmi sorridere, io mi sento sola. E non sapermi spiegare il motivo di tutto ciò è l'unica cosa che mi fa incazzare davvero.- i suoi occhi, fino a quel momento rimasti fissi in quelli del ragazzo, si spostarono al pavimento, forse a nascondere un po' di imbarazzo.
Di fronte a quella situazione, che era praticamente una dichiarazione indiretta, Grimmjow rimase spiazzato ma al contempo contento di esser riuscito a conquistare la sua ambita preda.
-Te lo chiederò un'ultima volta- esordì lui ghignando, per spezzare il silenzio che era calato nuovamente tra i due -ricordi quando mi hai chiesto di spiegarti cosa fosse l'amore?-
Lei si voltò a fissarlo aspettando una risposta che già aveva intuito quale potesse essere.
-Non te lo ho mai potuto descrivere, perché neanche io sapevo come farlo o cosa fosse di preciso, ma tutto quello che senti ne è la rappresentazione.
-No.. io.. non è così. Non è possibile.
-Mh?- si interrogò sul perché non volesse accettarlo.
-Non ho un cuore per amare, non posso farlo come vorrei, non dovrei neanche sentirle tutte queste cose. Sono arrivata a questo punto, conquistando questo corpo uccidendo altri esseri viventi, credi sia giusto amare qualcuno ora? Il mio numero sul collo, ogni numero degli espada, rappresenta un aspetto della vita. Io rappresento la solitudine, come credi che potrei stare con qualcuno? Questo pensiero mi fa morire dentro, ma è quello che sono e quello che devo rimanere.-
Si allontanò da lui velocemente, avvicinandosi alla porta chiusa della stanza, intenta forse a uscire per rimanere un po' da sola.
A pochi centimetri dalla maniglia però, la sua mano tremante titubò, ritirandosi quasi involontariamente per poi ricadere lungo il suo fianco, inerme.
-Grimmjow- sussurrò lei, non sapeva nemmeno per quale motivo, seppure non si fosse ancora calmata, sentì il dovere di chiamarlo per spingerlo ad avvicinarlesi.
Lui di tutta risposta sobbalzò appena sentì che le labbra di Reiko si erano schiuse a chiamare il suo nome in quel modo, con quel tono, ma convinto che volesse ancora andarsene si voltò verso di lei notandola di schiena, con la testa leggermente voltata a nascondere il volto dietro la spalla.
Gli si avvicinò, le poggiò le mani accanto al suo collo e vide la sua testa voltarsi fino a poggiare quasi il mento sulla spalla, osservandolo vigile con la coda dell'occhio, seppure tenesse lo sguardo basso.
D'impulso il ragazzo le passò le braccia intorno alla vita, stringendola fortemente a lui, avvicinandolesi di nuovo all'orecchio per sussurrarle qualcosa, mentre chiaramente sentiva il suo imbarazzo.
-La smetterai di mentirmi?
Le baciò il collo, e sorridente lei annuì.
Molto lentamente, dopo quella risposta, lui prese tra le dita il sottile filo che teneva uniti i lembi della maglia di lei, lo tirò, lo sciolse e con un lieve e veloce rumore di corda lo fece passare per ogni buco del giacchetto, lasciando il suo petto libero da quel laccio. Con calma le sue calde mani percorrevano la parte alta del suo corpo, facendola rabbrividire, fino ad arrivare al colletto della maglia, che prese e fece scivolare morbido lungo la pelle delle spalle e delle braccia, carezzandola al passaggio.
Scoprì la sua schiena, notando con stupore che la sua maschera continuava fin dietro di essa, a formare un paio d'ali che erano state nascoste fino ad allora.
Non si chiese nulla in quel momento, ma si allontanò da lei, lasciandola quasi dispiaciuta al centro della stanza, e quando realizzò che era solo andato ad abbassare le tapparelle della finestra, la ragazza si rincuorò non poco. La stanza era in penombra, si vedeva davvero poco di loro, e sapeva che tutto quello che stava per succedere andava contro quello che era lei, ma non si sarebbe fermata.
Non sapeva come avesse fatto, ma poco dopo si sentì il vestito scivolare giù, per terra. Si sentì nuda anche se lui quasi non poteva vederla. Aveva individuato la sua debolezza e la sfruttava per arrivare alla meta. Comprendeva che stava svegliando una parte della sua natura che avrebbe preferito tenere nascosta, e lo capiva in quel momento, al buio, ad un centimetro da lui. Era un uomo diverso da lei, tuttavia stare in quella stanza, in quella situazione con lui la stava eccitando. E lui se n'era accorto, si era accorto che il suo tocco l'accendeva. Le sue mani percorrevano il corpo della ragazza ed il fatto che non la baciasse ancora rendeva tutto così impersonale ed animalesco, niente di proprio, solo due animali in preda all'istinto. Perché pensava fosse un comportamento totalmente istintivo, esistente da sempre, quando ancora non c'era la coscienza dell'azione, in cui fare sesso era prioritario come mangiare e bere, mentre tutto il resto era insignificante.
Per un attimo ancora staccò le mani da lei, con sguardo alterato, falso, intrappolato nel male, nella morte. Lei con gli occhi gli disse di riavvicinarsi, di ricominciare a prenderla con le sue grandi mani. Si riavvicinò lentamente, mentre lei aveva cominciato a desiderarlo, glielo aveva detto con i gesti che lo voleva. Diventò violento, la spinse sul letto gettandolesi sopra, le morse i seni di bambina, mentre quasi gridava. Lei chiuse gli occhi per l'intensità del piacere, le mani erano abili, meravigliose, perfette. I suoi pantaloni scivolarono a terra insieme al resto dei vestiti, poi le tornò sopra facendola sdraiare supina, penetrandola quasi con violenza. Non era abituata a tutto quello, aveva una dannata paura di quel che stava succedendo, ma quando iniziò a muoversi con sua sorpresa lentamente lei si rilassò, constatando con stupore che il piacere era immenso ed il dolore ridotto al minimo. Nonostante tutto desiderava stare in una posizione migliore, perciò provò a girarsi, ma con una brusca tirata venne rimessa com'era; la muoveva come più desiderava. Le ondeggiava sopra, le tirava su le gambe e la rimetteva supina. Stava accadendo qualcosa che le fece perdere tutta la sua razionalità e la sua folle paura, trascinata nella perversione dell'uomo che aveva di fronte. La teneva per i fianchi, per poter spingere più a fondo, e ancora le toccava i seni con prepotenza. Il suo sesso cominciò a pulsare su quello di lui, godendo sotto quell'uomo, e si sentiva a casa, ovunque essa esistesse.
I loro corpi uno sopra all'altro, sudati, stanchi, ma affamati e mai sazi. Felici su un lenzuolo bagnato. La mano di lui sul ventre, le unghie di lei conficcate sul braccio, la bocca sul seno, le gambe avvinghiate sui suoi fianchi. Oramai odoravano di seta, quando le labbra iniziarono a cercarsi, in un bacio immortale.


NdA:
Allora, un altro attesissimo capitolo eh!
Si, anche io ho fatto un capitolo in cui ho tirato fuori il loro amore, -ed ho fatto far loro l'amore, lol-, ma mi piacciono insieme, e non potevo privarli di tale piacere <3
Se vi state ponendo domande del tipo: "ma non erano fratelli?", tranquilli, non sono incoerente, è un particolare che svelerò più avanti :3
Dunque non so cosa dire, la ff è comunque a raiting arancione, e non mi pare di essermi spinta -lol- in particolari eccessivamente perversi, ma se credete invece il contrario, come al solito, liberissimi di criticarmi.
Vi dico solo che scrivere una scena del genere non è affatto facile, ho letto libri e guide in questi giorni, per scrivere questo capitolo, ho cercato di aggiungere più descrizioni possibili per renderlo meno pesante e più poetico, perciò spero che in ogni caso vi sia piaciuto. Nonostante tutto è la mia prima volta! .. che avete capito? È la prima volta che scrivo un capitolo del genere! HAHA. Scusate.
Bene, finisco qui le note d'autore, in attesa delle vostre amate recensioncine, che mi fanno sempre tanto tanto felice, e non so più come ringraziarvi.


 

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Capitolo 20
*** 20 - Come back. ***


Come back.

-Ho lasciato le tapparelle abbassate in questa stanza?
La nonna di Grimmjow era appena tornata a casa, probabilmente pensava che la porta chiusa e la stanza in penombra fossero state una sua dimenticanza, quella mattina.
Di conseguenza, però, Grimmjow e Reiko, che ancora dormivano, furono bruscamente svegliati dal frastuono e dalla fastidiosa luce, dopotutto era ancora pomeriggio.
O per lo meno, Reiko si svegliò di soprassalto, mentre Grimmjow mugugnò qualcosa, si girò, e portò il lenzuolo fino a coprirsi gli occhi, poi riprese a russare.
La ragazza si mise a sedere coprendosi il petto con il telo , dopotutto seppure non poteva essere vista, in quella stanza c'era ancora l'anziana signora, e vederla avviarsi al'uscita, con l'idea che poteva volgere lo sguardo verso il letto, dove si trovava nuda, era alquanto raccapricciante.
Così aspettò che la donna lasciasse la stanza, poi si girò verso Grimmjow e lo scoprì leggermente.
Si sporse su di lui per fissarlo qualche secondo, poi sorrise. Era bello, tanto.
Lui era di schiena, con la faccia volta verso il muro, così lei gli si avvicinò, gli passò una mano sul collo e sulla guancia, poi spostò delle ciocche di capelli da sopra l'orecchio e si avvicinò con la bocca ad esso, mordendone il lobo.
Di scatto lui le afferrò la mano, la tirò verso di sé mentre si girava, e se la fece sdraiare, anzi forse quasi cadere sopra, tanto forte era lo strattone che le aveva dato al braccio.
Sorrise, gli occhi ancora socchiusi la fissavano mentre l'espressione di lei era sorpresa, era convinta che stesse dormendo.
-Volevi darmi il buongiorno, eh?
-Forse si- si riprese lei, sorridendo di conseguenza -ma credo di non esserci riuscita come volevo.-
La presa sul suo braccio divenne lenta, in modo chen lei potesse farlo scivolare via dalle sue dita, poi la sua mano scese e sfiorò il petto di Grimmjow, inizialmente molto leggera, poi iniziò a stringerlo come per sentire la sua calda pelle, mentre scendeva e gli baciava il collo.
Anche le mani di Grimmjow presero i suoi fianchi, poi passavarono dolcemente lungo la schiena facendola rabbrividire, fino a che con forza non fece staccare la bocca dal suo collo, per portarla alle sue labbra.
Voleva solo il "buongiorno" che si meritava.
-Credo che ti basti, dopo tutto quel che è successo sta mattina, non trovi?
-Fosse per me, continuerei fino a ritrovarmi senza più la forza neanche di sbattere gli occhi.
-Me l'aspettavo una risposta del genere.
Lei si scostò da Grimmjow, mettendosi a sedere dando le spalle a lui, che invece si era messo su di un fianco, con il gomito poggiato sul cuscino e la testa retta dal palmo della mano.
-E tu invece?
-Io cosa?- si girò verso Grimmjow. Che si aspettava, che gli dicesse che era piaciuto anche a lei? Neanche per tutto il potere di Las Noches l'avrebbe fatto.
-Tu non eri quella che aveva più esperienza di me?- Reiko sussultò, sbarrando gli occhi.
-B.. beh, quindi?!
-Quindi, questo letto dice il contrario, sai?
Grimmjow spostò il lenzuolo, scoprendosi anche lui di conseguenza, e sul materasso camperava una macchia rossa poi non così piccola.
-Q-q-q-q..- ricoprì velocemente quella vergognosa macchia -questo non dovrebbe interessarti!- e gli ridiede le spalle.
Il suo sorriso di soddisfazione per quella mattinata era alquanto evidente, forse uno dei ghigni, anzi no, IL ghigno più fastidioso che Reiko avesse mai visto comparire sulla sua faccia.
-V-vado a farmi un bagno.- si alzò dal letto, purtroppo però era ancora nuda, quindi doveva scegliere tra il camminare davanti a lui, mostrandogli ancora gran parte di sé, e per questo sentirlo ridere di gusto, o trovare qualcosa da mettersi addosso.
Sfortunatamente a meno che non togliesse dal letto il telo per coprirsi, vedendo Grimmjow a sua volta senza nulla addosso e di nuovo la macchia imbarazzante, dovette optare per la prima opzione, e sbrigarsi ad uscire dalla stanza.
Così finché poté, prese il cuscino dal letto e lo lanciò sulla faccia del ragazzo, coprendogli così la vista, ma lui prontamente la afferrò per lo stesso polso di prima e ricadde nuovamente sul letto.
-Non mi toglierai la possibilità di vederti nuda.- disse spostandosi il cuscino dal viso, e sorridendo di nuovo.
Arrossì. Perché doveva prendersi gioco di lei in quel modo?
-Però se non ti sbrighi ad uscire ora, credo che dopo non ti farò lasciare la stanza.
-Vado!- e corse fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
Grimmjow però rimase nel letto, sdraiandosi completamente su quel lenzuolo bianco sgualcito, segno di una mattina intensa.
Sorrise al pensiero di quel che era successo, era convinto che lei lo odiasse, o che stesse con lui solo per obbligo.
Però c'era qualcosa che lo turbava ancora, e molto di più rispetto a quanto lo turbasse il pensiero di quel che lei provava.
Nella sua testa l'immagine di quella bambina dai rossi capelli, l'immagine di lei che moriva a terra accanto a quella che doveva essere sua madre, l'immagine di lei che gli appariva davanti e gli chiedeva di vendicarla.
Quella era davvero Reiko da bambina?
Non poteva essere lei, non potevano essere fratelli, per una sorella non si prova quell'attrazione, con una sorella non si fa sesso.
Sospirò, la verità non la sapeva, o se era quella, per lo meno non la sapeva ancora completamente, come poteva dire chi era lei, e cosa fosse veramente per lui? Non poteva neanche chiederglielo, perché lei in quel momento era viva, e della sua vita non ricordava nulla. Però forse avrebbe dovuto provarci. Doveva scoprire cosa c'era dietro a quella situazione, soprattutto perché l'incesto è illegale.
Sorrise, non poteva pensare a qualcosa di più stupido dell'incesto, in quel momento.

-Capitano Aizen, non crede che sia ora di far ritornare quei due?
-Torneranno da loro questo pomeriggio stesso, non preoccuparti. Sono certo che pensano che io non mi sia ancora accorto di nulla, e tutto solo perché Reiko è andata li di sua iniziativa.
-E cosa ha intenzione di fare, capitano?
-Non preoccuparti di questo, Gin, più tardi assisterai anche tu.
-Ha qualcosa di divertente in mente, non è così?- si voltò a fissare uno degli angoli bui della stanza, dove in quel momento si trovava un uomo, testa china, capigliatura bionda. Era trattenuto malamente per i polsi da due persone in modo che non potesse scappare, e alla destra di esse, in piedi, vi era Tousen, di guarda.
Gin fissò Aizen, seduto sulla sua solita sedia di marmo, le mani incrociate a coprire la bocca sorridente che non sembrava accingersi a dire più di quel che era già uscito dalle sue labbra, lui appariva come una statua, la sua postura era sempre la solita quando macchinava qualcosa. E Gin non vedeva l'ora di scoprire cosa fosse; la mente contorta di quell'uomo per lui era come un labirinto sempre diverso, con qualcosa di nuovo da scoprire ogni volta che se ne presentava l'occasione.
Fingeva di conoscere quell'uomo come le sue tasche, eppure sapeva benissimo che nessuno era mai riuscito ad intenderlo fino in fondo.

-Quando pensi che dovremo tornare?
Reiko si stava accertando delle condizioni di Grimmjow, che per quanto critiche fossero il giorno prima, in quel momento sembrava che si fosse ripreso completamente.
Incredibile la velocità della sua rigenerazione, era superiore anche alla sua, cosa impossibile. O almeno, era impossibile prima che conoscesse lui.
-Credo che torneremo oggi. Probabilmente Aizen si è accorto della tua, e sicuramente anche della mia assenza. Ma forse non gli ha dato molto peso, per cui prima torniamo meglio sarà per noi.
-Credi che farà qualcosa per quel che è successo?
-Sicuramente farà qualcosa. Si diverte con poco.
-Noto che la cosa non ti preoccupa.
-Non mi preoccupa finché non mi tocca. Ma non c'è più nulla di quell'uomo che mi fa sentire al sicuro, ora. Perciò l'unica cosa che mi resta da fare è aspettare e subire. - diede un'ultima svelta occhiata al suo petto, poi prese un profondo respiro e si alzò in piedi -Andiamo?
Grimmjow si alzò in piedi a sua volta, diede un ultimo veloce sguardo alla casa e poi l'abbandonò convinto che presto sarebbe tornato.
-Il parco è l'unico posto in cui forse diamo meno nell'occhio se apriamo un Garganta.- disse Reiko, una volta trovatasi davanti all'entrata di questo.
-È arrivata l'ora di tornare indietro, eh?- sorrise guardandola, ed inclinando un po' la testa in modo da vederla meglio.
Annuì. Non sapeva cosa sarebbe successo dal momento in cui avrebbero rimesso piede nell'Hueco Mundo, ma sentiva dentro di sé che non sarebbe capitato nulla di buono. Ma d'altronde c'era da aspettarselo, vista la loro disobbedienza.
Si misero l'uno di fianco all'altra, un piccolo attimo di riflessione bloccò Reiko dall'aprire il portale, esitare non era da lei, ma forse per la prima volta in vita sua era ansiosa, probabilmente se in quel momento avesse avuto un cuore, avrebbe potuto sentirlo uscire dal petto, tanto forte sarebbe stato il battito.
Aveva paura.
Aveva paura di quell'uomo e di quel che era capace di fare. E non voleva tornare da lui, accettando in silenzio le sue scelte, che sicuramente l'avrebbero fatta soffrire solo per il suo puro divertimento.
Ma a quanto pare era masochista, oppure dannatamente codarda, che non si sarebbe mai ribellata a lui, e mai avrebbe tentato la vera fuga, seppure la sognasse da tempo.
La mano calda di Grimmjow, alla vista della sua insicurezza, le si posò sulla testa, infondendole forse quel poco di coraggio che in quel momento le serviva per prendere una decisione. Purtroppo quella sbagliata.
Lo guardò un attimo, poi sorrise.
In ogni caso, c'era lui.
Tese un braccio ed aprì il Garganta, pronta a tornare indietro, pronta ad affrontare le scelte di Aizen.

-Reiko! Reiko! Grazie al cielo sei tornata!- Arcadia era sul divano quando la porta fu spalancata dalla trionfante entrata di Reiko affiancata da Grimmjow.
-È passato un po', vero?- le sorrise, forse per rassicurarla -Dov'è Al?-
-Non saprei, è da un po' che non lo vedo. Ma lo sai com'è fatto, a lui piace la solitudine, ha un mondo tutto suo.
-Certo, però speravo in un caloroso bentornato da parte sua.
-Sarà sicuramente qui in giro, perché non lo vai a cercare?
-Potrei, magari anche solo per farmi vedere in giro.
Reiko aprì di nuovo la porta della sua stanza, intenta ad uscire, quando di fronte ad essa trovò Gin, le mani una nella manica dell'altra, solito sorriso irritante, testa chinata leggermente alla sua sinistra, forse per sbirciare nella porta.
-Cielo, cielo! Finalmente ti ho trovata, Reiko-san!
-Gin, cosa ci fai qui?
L'uomo si scorse ancora un po', per guardare l'interno della stanza.
-Oh siete tutti qui! Bene, allora venite con me!- sorrise, come se potesse farlo più di quanto non stesse già facendo.
"Perché Aizen vuole vedere tutti e tre? Quelli che dovrebbero avere dei rimproveri, se così si possono chiamare, siamo solo io e Grimmjow, lei che c'entra? A meno che non voglia permetterle di assistere.. ed Al?" pensò Reiko, ed in quello stesso momento i suoi pensieri furono interrotti dalla domanda di Arcadia, che chiedeva a Gin dove fosse l'altro ragazzo.
Per cui avevano fatto la stessa osservazione.
-Non era con voi, giusto? Sicuramente vi starà già aspettando li.- voltò la testa a guardare i ragazzi in fila dietro di lui, che lo seguivano, sapendo già dove sarebbero andati.
Camminarono ancora, in silenzio l'uno dietro l'altro, fino a che non arrivarono alle grandi porte al centro del corridoio.
Furono aperte lentamente, un grande frastuono rimbombò nella stanza, erano alte e pesanti, e dietro di loro nascondevano un'ampia stanza di cui forse sarebbe stato meglio non conoscere il contenuto.
Aizen era seduto sulla sua solita sedia, stava aspettando il loro arrivo.
Poco più avanti a lui, in piedi, al centro della stanza, vi era Al di spalle.
Teneva il capo chino, le maniche della maglia sembravano strappate, la pelle che ne usciva era pallida e graffiata.
-Al!- urlò Reiko, ma quello sembrò come non avesse sentito.
Non si voltò ne si mosse dalla sua posizione.
Tutti e tre, nuovamente in silenzio, gli si avvicinarono e gli si affiancarono, lo guardarono in viso: occhi incavati, stanchi, pelle bianca, sembrava un malato.
-Che ti è successo?- la ragazza provò a toccarlo, ma a pochi centimetri dal suo volto sobbalzò all'udire dello schiarir di voce che fece Aizen.
-Ora che siete tutti riuniti qui, c'è una cosa di cui voglio parlarvi.
Il braccio di lei cadde pesantemente al suo fianco, il suo volto si incupì e la sua espressione fu coperta dai capelli, quando abbassò la testa.
Era stata opera sua, ne era certa.
-In questo periodo sono successe alcune cose di cui forse mi credevate all'oscuro, non è così?- domandò e allo stesso tempo rise fievolmente, sapeva già che non avrebbero risposto.
-Per quanto non abbiano portato a noi degli svantaggi, mi vedo costretto a prendere una decisione, e che serva a farvi capire che non dovete mancarmi di rispetto mai più.
Reiko strinse i pugni. Mancanza di rispetto? Era davvero per questo che voleva punirli? Non prendiamoci per il culo, lui vuole solo divertirsi.
-Quindi.. Reiko vieni avanti.
Sospirò in preda all'ansia dettata dall'attesa, e fece un passo avanti, mantenendo la sua posizione.
-E anche tu.- aggiunse poi.
In quel momento Al si mosse e si posizionò di fronte alla ragazza, che per poco lo fissò con aria sbalordita.
-Siccome tu sei la causa di questi avvenimenti, hai bisogno di una punizione. Reiko, lui è un tuo sottoposto, ed il fatto che non l'hai tenuto sotto controllo è in parte anche colpa tua. Perciò sarai tu a punirlo.. con la morte.
Sbarrò gli occhi, doveva ucciderlo?
Dietro di lei Arcadia aveva iniziato ad urlare e piangere, lei non ne sapeva niente.
Reiko alzò la testa e lo fissò, era calmo, lui invece lo sapeva già. L'aveva accettato così? Senza opporsi? C'era qualcosa che non andava nella sua reazione.
-NO!- urlò lei, fissandolo in volto, anche lui un po' sbalordito per la risposta di lei, e sorridente, perché sapeva di starle a cuore.
Una lacrima uscì dal suo occhio, per scivolare lungo il suo zigomo, e poi infrangersi sui suoi vestiti.
Per la prima volta, da quando ne aveva memoria, aveva perso il controllo del suo corpo, ritrovandosi a piangere perché sapeva che per quanto non volesse, gli ordini di Aizen non potevano essere ignorati.


NdA:
Buonasera! Innanzi tutto, vi prego non odiatemi. È più di un mese che non pubblico, lo so, e poi mi presento con questo capitolo di passaggio, anche un po' inutile perché ho dovuto tagliarlo perché altrimenti sarebbe venuto troppo lungo.
Il prossimo sarà più bello, lo prometto ç.ç spero che in ogni caso vi sia piaciuto ç.ç Alla prossima ç.ç

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