Baby

di kateausten
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A little mistake ***
Capitolo 2: *** Childhood memories ***
Capitolo 3: *** Once upon a time ***
Capitolo 4: *** Green eyes ***
Capitolo 5: *** Dinner in the moonlight ***
Capitolo 6: *** ...and ever, ever ever ***
Capitolo 7: *** "You were the best gift that life gave me" ***



Capitolo 1
*** A little mistake ***


"Certe cose non cambiano mai" pensò Ron Weasley mentre girava pigramente la sua pozione. Si guardò intorno cercando di soffocare uno sbadiglio, notando l'atmosfera rilassata che c'era nei sotterranei.
Il fatto di non avere più gli occhi neri come il carbone di Piton puntati addosso, pronti a captare anche solo un minimo errore e togliere così venti punti a Grifondoro, migliorava alquanto il lavoro dei giovani Grifondoro.
Ron si rese conto che anche Neville era tranquillo. Ma Neville era cambiato e da goffo bambino era diventato un adolescente molto più sicuro di se.
Il professor Lumacorno si limitava a riprendere bonariamente gli studenti quando commettevano degli errori, percui Ron non era più preoccupato per quelle lezioni di Pozioni che un tempo gli sembravano impossibili.
Tuttavia, una persona non se la prendeva con calma come faceva lui.
Mentre Harry, alla sua sinistra, scriveva un bigliettino da mandare a Ginny, Hermione, seduta accanto al Ron, aveva i capelli crespi a causa dei vapori che uscivano dal suo calderone, le guancie rosse come due pomodori e mescolava freneticamente il liquido per ottenere il colore lilla che avrebbe dovuto avere la Pozione della Giovinezza.
Mentre la guardava, Ron nascose un sorriso.
Era il loro ultimo anno li a Hogwarts. Dopo la Battaglia, avevano deciso di tornare per completare la loro istruzione magica. Lui e Harry erano stati incerti fino all'ultimo momento. Non erano esattamente entusiasti di passare un altro anno a studiare, ma il periodo passato a cercare Horcrux al freddo e in completa solitudine, aveva tolto a tutti e tre una grossa fetta della loro adolescenza. Fetta che volevano, giustamente, riprendersi.
Era ottobre, Hogwarts era iniziata da un mese e niente sembrava cambiato. Le lezioni erano difficili e mai noiose, gli studenti sereni e preoccupati solo per i compiti e per i test, gli amici quelli di sempre. Ad un osservatore esterno, Hogwarts poteva sembrare sicura, perfetta.
Ron abbassò gli occhi a quel pensiero. Hogwarts non era pefetta. E per un certo periodo, non era stata neanche sicura.
Per rendersi conto che c'era stato un grosso cambiamento, bastava vedere le rughe che erano comparse intorno alla bocca della McGranitt, fin da quando era morto Silente. Oppure notare quante statue in meno c'erano nei corridoi. Bastava soltanto sentire che il castello era molto più silenzioso di quanto non fosse mai stato.
Infine, per rendersi conto che c'era stato davvero un grosso cambiamento, bastava affacciarsi alla finestra di qualsiasi aula.
L'enorme lapide di marmo bianco vicino al Lago, scintillante e accecante a causa del sole, aveva incisi sulla superfice i nomi di tutti coloro che erano morti durante la Guerra.
Fred.
A quel nome Ron strinse un pugno e cercò di mandare giù il magone. Suo fratello era morto da eroe, si, ma gli mancava terribilmente. Vedere George da solo, era scioccante.
Ma se tutte queste cose erano cambiate, c'era qualcosa che non sarebbe mai e poi mai cambiato. Ovvero, la dedizione di Hermione negli studi. E questo piccolo, sciocco, inutile pensiero era per Ron e Harry qualcosa che li consolava sempre.
Hermione alzò lo sguardo, sentendo gli occhi di Ron su di se, e velocemente si concentrò sulla pozione, con una smorfia stampata sul viso.
Anche Ron tornò a guardare la sua pozione, maledicendosi.
Si era scordato che avevano litigato e che adesso non si parlavano. Era stato tutto un semplice equivoco, almeno a parere del ragazzo, ma sapeva come era Hermione e anche quali erano i suoi tempi per tornare a rivolgergli la parola.
"Io e Hermione abbiamo litigato" aveva annunciato Ron a Harry, un'ora prima mentre erano seduti nelle comode poltrone della Sala Comune.
Harry aveva alzato gli occhi dal "Quidditch attraverso i secoli" e aveva alzato le sopracciglia.
"Scusa Ron, quale sarebbe la novità?" aveva chiesto.
"Non è una novità" rispose lui imbronciato "E' solo che quella ragazza ha bisogno di rivedere le sue priorità, io l'ho sempre detto".
Le sopracciglia di Harry erano ancora rivolte verso il soffitto così Ron decise di dovergli una minima spiegazione.
"Ho insultato... beh, insultato è una parola grossa... insomma, quello che adesso vuole fare per le creature marine, come i tritoni e le sirene. Vuole creare un'altra specie di C.R.E.P.A... io mi sono limitato a dirle che le avrebbe portato via del tempo che magari avrebbe potuto dedicare ad altro...".
Le orecchie di Ron diventarono rosse e Harry nascose un ghigno, perchè sapeva che per 'altro', Ron intendeva se stesso.
"Beh... sei sicuro di averle spiegato con.. uhm... parole gentili quello che pensavi?" chiese sperando di poter riprendere la lettura prima che iniziasse la prossima lezione.
A questa domanda Ron sprofondò in un silenzio meditativo per qualche secondo.
"Forse... forse mi sono scappate parole come 'inutile' e 'chi te lo fa fare'..." borbottò.
Harry combattè contro se stesso per non alzare gli occhi al cielo.
"Eppure mi sembra che gli elfi domestici e il C.R.E.P.A. ti abbiano portato fortuna, no?".
Ron arrossì del tutto, e Harry, soddisfatto, riprese a leggere il suo libro. Aveva appena letto le prime due parole che la voce di Ron lo interruppe nuovamente.
"Lo so. E' che dopo... siamo stati entrambi imbarazzati. Non ne abbiamo parlato. Non ne abbiamo mai fatto accenno. E Hermione..." Ron aggrottò la fronte "Prima mi ha detto cose che non c'entravano niente con i tritoni o le sirene. Mi ha detto che era ovvio che lo vedessi come uno spreco di tempo perchè io non riuscivo a occuparmi di niente e di nessuno e che lei era stanca di aspettare e che avrebbe tanto voluto infilzarmi con un aggeggio babbano di cui non mi ricordo il nome...".
Harry mugolò comprensivo, lanciando un'occhiata di desiderio al suo libro prima di chiuderlo.
"Abbiamo affrontato Voldemort. Abbiamo affrontato Mangiamorte e.. e ogni genere di pericolo... e lei se la prende per.. questo? Capisci quando dico che deve rivedere le sue priorità?" disse Ron guardando il suo amico.
Harry sospirò. Quei due erano al limite, come due bombe pronte a scoppiare e non lo capivano. Per Godric, come erano ottusi!
"Ron " disse pazientemente Harry "Hermione non ti ha fatto quella scenata solo perchè le hai detto che quella nuova associazione era inutile".
Ron fece per parlare ma Harry lo anticipò.
"Sono passati cinque mesi da quel bacio. Prima poteva capire... la guerra era appena finita, c'era il lutto per Fred e tutto il resto... un sacco di cose da sistemare... ma adesso, ecco... credo che lei si aspettasse anche un minimo segnale da te".
Ron aprì la bocca e poi la richiuse.
"Quindi, secondo te... è per questo?" chiese a mezza voce.
Harry annuì, passandosi una mano fra i capelli. Guardò poi il vecchio orologio di Fabian Prewett e sobbalzò.
"Avanti Ron! Dobbiamo essere a Pozioni fra cinque minuti!".
Pensierso, seguì il suo amico verso il ritratto.
"Perchè per te e Ginny non è così difficile?" chiese Ron immusonito, mentre camminavano.
"Non è vero che non è difficile. E' stato sempre difficile" rispose laconico Harry e Ron si pentì di quella domanda. Poi Harry sorrise: "Solo che adesso non riesco più a concentrarmi a lezione... pensa, il Bambino Sopravvissuto, colui che ha sconfitto Voldemort... bocciato ai M.A.G.O perchè pensa solo a una ragazza".
Ron sghignazzò mentre entravano nel sotterraneo.
Ron ripensò a quella conversazione, mentre il Professor Lumacorno annunciava che mancavano cinque minuti alla fine della lezione. Hermione aveva una faccia soddisfatta, ma Harry guardò preoccupato il suo lavoro.
"Credo che un bel suggerimento del Principe non ci stia proprio male adesso" bisbigliò a Ron.
Ron guardò comprensivo la pozione che invece di essere lilla era turchese.
"Forse... se ci provo a mettere..." borbottò Harry mentre prendeva alcuni ingredienti e li gettava alla rinfusa nel calderone.
Ron rivolse uno sguardo alla sua Pozione, che era viola scuro. Beh, ne aveva fatte di peggiori e poteva...
BOOM!
Una grossa esplosione accanto a lui lo aveva fatto sobbalzare e toccare il braccio di Hermione, trascinandola via velocemente da quel punto. Anche lei aveva gli occhi sbarrati e tutta la classe aveva cominciato a tossire a causa del fumo che si stava diffondendo.
"Mi... Miseriaccia!" riuscì a dire Ron, tra un colpo di tosse e l'altro.
"E' stato Harry?" chiese Hermione con le lacrime agli occhi.
Dal fumo, spuntò il Professor Lumacorno, con un fazzoletto premuto sulla bocca.
"Cosa è successo?" riuscì a chiedere.
"Non lo so professore..." balbettò Ron.
"Harry?" chiese una voce, la voce di Ginny, dall'altra parte della stanza.
Nessuna risposta. Il fumo si stava diradando ed era possibile vedere i contorni degli oggetti.
"Do... dov'è Harry?" chiese Hermione facendo un passo per avvicinarsi.
In quel momento, un piccolo vagito riempì la stanza. I Grifondoro rimasero silenziosi davanti a quel suono.
"Oh no" mormorò il professor Lumacorno.
Ron si girò completamente sconvolto verso Hermione, che ricambiò lo sguardo stralunata.
Entrambi si avvicinarono alla sedia dove solo qualche minuto prima, era seduto un Harry Potter diciottenne.
Adesso, c'era sempre lui. Aveva sempre gli occhi verdi, la cicatrice sulla fronte e i capelli neri. Ma non aveva più diciotto anni.
"Oddio" disse Hermione aggrappandosi al tavolo.
"Miseriaccia" balbettò Ron guardando la figura davanti a loro.
Anche il piccolo Harry- poteva avere al massimo due anni- guardò i due ragazzi sconvolti. Fasciato dalla divisa afflosciata sulla sedia, fece un gran sorriso sdentato prima di tendere le manine verso i due.

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Capitolo 2
*** Childhood memories ***


Il tragitto verso lo studio della Preside non era mai sembrato così lungo. Ron guardava di sottechi Hermione, che aveva in braccio il piccolo Harry. Ginny li seguiva, bianca come un fantasma, mentre il Professore Lumacorno borbottava qualcosa sulla pensione e ananas candito.
Era surreale sentire il continuo cicaleccio senza senso che proveniva dalla bocca di Harry. Era abituato a vederlo in tanti modi: felice, arrabbiato, triste, giocoso... ma Ron non pensava che un giorno l'avrebbe visto anche bavoso.
Il mantello di Hermione era ormai fradicio, anche se sembrava che la ragazza non ci avesse fatto caso. Era completamente assorbita da Harry. Lo guardava sorridente, gli lisciava i capelli, gli sfiorava la cicatrice.
Sembrava... sembrava una madre.
Ma vedere tutta quella tenerezza rivolta al suo migliore amico, anche se in quel momento non era esattamente in quella fascia di età che poteva fargli concorrenza, fece ribollire di gelosia le viscere di Ron. Sapeva che era una reazione completamente idiota, e si disse, tristemente, che non aveva imparato niente.
Finalmente arrivarono davanti alla statua dell'ufficio e Lumacorno sospirò.
"Albus" disse con voce piatta.
I tre ragazzi si scambiarono uno sguardo e non dissero nulla, limitandosi a salire le scale una volta che la statua si aprì, girando su se stessa.
La McGranitt stava leggendo delle carte ed aveva la fronte aggrottata: non era cambiata molto in quegli anni. Aveva sempre la stessa veste verde smeraldo, una crocchia di capelli stretta in testa e gli stessi occhi simili a un quelli di un gatto.
Appena alzò lo sguardo e vide quell'assurdo quintetto, quegli stessi occhi si sgranarono.
"Cosa... cosa è successo?" balbettò.
Ron e Ginny tossicchiarono imbarazzati, mentre Hermione guardava decisa fuori dalla finestra.
"Preside.." cominciò Lumacorno "C'è stato un piccolo incidente durante la mia lezione".
La McGranitt si alzò, senza togliere gli occhi di dosso al bambino.
"Ma quello... quello è Potter" bisbigliò.
Harry si girò e donò alla Preside un grosso sorriso.
"Cosa è successo, Horace?" ripetè in un sussuro.
"Gli studenti oggi dovevano creare una Pozione della Giovinezza e credo che il signor Potter... abbia un pò esagerato" disse Lumacorno con una piccola risata, che si spense subito sotto lo sguardo gelido della McGranitt.
"Cosa ci ha messo di diverso?" chiese avvicinandosi.
"Ero distante da lui quando è successo, ma il signor Weasley era li accanto" disse Lumacorno girandosi a guardare Ron.
Il ragazzo, sentendosi tutti gli occhi puntati addosso, arrossì.
"Beh, non so..." borbottò "Ha messo della roba a casaccio e... proprio non saprei".
Hermione emise un piccolo sbuffo.
"Cosa c'è?" chiese tagliente girandosi verso di lei.
"Non mi sorprende che tu non sappia cosa ci ha messo dentro" disse spostandosi Harry su un braccio. Lui gli cominciò a tirare allegramente i capelli.
"Ovvero?".
"Non ti accorgi mai di quello che ti accade intorno, Ronald. Se tu avessi prestato anche solo un minimo di attenzione..." borbottò la ragazza, cercando di districare le manine di Harry dai suoi ricci.
"Un minimo di attenzione?" ripetè lui arrabbiato "Non è che sono il suo guardiano. Non posso assicurarmi che lui non si faccia mai male! E non ho gli occhi perennemente puntati su di lui. A differenza di qualcun altro...".
Hermione parve esplodere.
"Che cosa?? Ma se io...".
"Basta così".
La voce calma ma decisa della McGranitt perforò le orecchie dei due.
Hermione arrossì e Ron si girò verso Ginny, che sembrava non aver ascoltato nemmeno una parola. Era sempre pallida, con gli occhi fissi su Harry.
La McGranitt parve riflettere qualche secondo.
"Horace, ovviamente saprai trovare l'antidoto, giusto?" chiese alla fine.
Lumacorno si grattò la testa pelata.
"Beh, certo Minerva... è solo che mi ci vorranno un paio di giorni. Non ho idea di cosa abbia infilato il signor Potter nella pozione, quindi mi toccherà fare qualche esperimento...".
La McGranitt annuì un pò preoccupata e tornò a guardare Harry, che cercava di attirare l'attenzione di Ron, porgendogli una manino.
"Sarebbe il caso di trasfigurare quel mantello, no?" chiese con voce un pò soffocata.
Con un colpo di bacchetta trasformò la divisa in cui era avvolto, in una tutina.
A Hermione parve di scorgere una piccola lacrima all'angolo dell'occhio sinistro della sua Preside. Con un pensiero improvviso, si rese conto che probabilmente la donna aveva già visto Harry a quell'età. Forse lo aveva visto giocare felice con James e Lily. Forse lo aveva visto e tenuto sotto controllo per tutta la sua infelice infanzia passata a Privet Drive. Forse Minerva McGranitt era stata come una madre, lontana certo, ma preoccupata e attenta.
"Bene. Ora come ora non possiamo fare molto" disse dopo qualche secondo "Il signor Potter dovrà restare al sicuro nel Castello. E penso che i più adatti a prendersi cura di lui siate voi due". Poi guardò Ginny con aria preoccupata "E ovviamente anche lei, se vuole, signorina Weasley".
Ginny annuì impercettibilmente.
Lo sguardo della Preside si posò poi su Ron e su Hermione.
I due si lanciarono un breve sguardo incredulo.
"Professoressa" cominciò Ron "Noi non sappiamo niente di bambini, non vorremmo...".
"Signor Weasley, il signor Potter sembra riconoscervi" disse la McGranitt con l'ombra di un sorriso mentre osservava l'espressione dei due ragazzi "E sembra stare a proprio agio. Se ci saranno problemi non esitate a contattarmi. Penso però, che i maghi che hanno sconfitto Lord Voldemort, non avranno difficoltà nell'accudire un bambino di un anno".
Ron sembrava propenso a contestare anche quell'ultima affermazione, così la McGranitt decise di giocarsi la carta vincente.
"Ovviamente nel tempo che starete con il signor Potter, non sarete tenuti a seguire le lezioni" disse.
La faccia di Hermione si rabbuiò, ma su quella di Ron spuntò un enorme sorriso.
"Bene!" esclamò. Poi si girò. "Vieni qui, mio piccolo amico...".
Harry gli sorrise e, non appena lo ebbe preso in braccio, gli vomitò sulla divisa.

                                                                            **

"Smettila di lamentarti Ron" disse Hermione mentre cercava di ripulirgli la divisa "Gratta e netta!".

La divisa tornò nera, senza l'ombra di rigurgiti.
"Grazie" borbottò Ron.
Entrambi poi si girarono ad osservare Harry, che si rotolava nell'erba.
Erano usciti dall'ufficio della McGranitt con l'intento di andare un pò nel parco, approfittando degli ultimi raggi solari della stagione, ma non appena avevano messo fuori il naso, Ron aveva cominciato a borbottare riguardo i rigurgiti e cose simili. Mentre cercava di trovare la bacchetta, tutto quel borbottio aveva innervosito Harry, che aveva cominciato a piagnucolare. Hermione lo portò un pò distante dal ragazzo, cullandolo e mormorandogli parole senza senso in tono dolce. Mentre Harry si calmava, Hermione si girò e restò per un attimo immobile: Ron stava abbracciando Ginny, la cui testa era sulla spalla- non chiazzata di vomito- del ragazzo.
Hermione sorrise; i due erano sempre stati un pò come cane e gatto, ma si volevano, ovviamente, un bene profondo e la perdita di Fred li aveva avvicinati ancora di più. Inoltre, era insolito vedere Ron abbracciare una persona, mormorarle qualcosa in tono calmo e cercare di rassicurarla.
Una piccola fitta le passò nello stomaco, cercando di non pensare al bacio, agli sguardi, alle parole...
Tutto, nella sua intera vita, era girato intorno a lui; non c'era stato momento che non fosse stato segnato da Ron Weasley.
Hermione sospirò e si avvicinò ai due.
"Tutto bene, Ginny?" chiese gentilmente.
Ginny sospirò profondamente.
"Si" disse con una voce abbastanza convincente "Scusa, ma ho avuto un attimo... un attimo...".
"Tranquilla" disse Hermione comprensiva. Sapeva quello che intendeva la ragazza: per anni aveva bramato Harry, poi c'era stata la guerra e adesso che potevano stare finalmente insieme, lui era diventato un poppante.
Il senso di frustrazione era tangibile.
Hermione si girò verso il parco.
"Che ne dite? Lo portiamo li?" chiese.
"Va bene" disse Ron avviandosi, ma Ginny fece un passo indietro.
"Io devo andare a lezione" disse afflitta.
"Ma Ginny!" esclamò Ron "La McGranitt ha detto che...".
Ginny fece un sorriso un pò triste.
"Lo so. Ma è troppo strano vedere Harry... così" disse "Prometto che stasera vi aiuterò".
La guardarono andare via e Ron sospirò.
"Diamole un pò di tempo, Ron" mormorò Hermione.
Lui annuì, poi lanciò un'occhiata di disgusto alla sua divisa.
"Miseriaccia!" disse, lanciando uno sguardo truce a Harry.
Si sedettero sul prato, mentre guardavano Harry camminare e gattonare li accanto.
"Dio com'è strano vedere Harry così" disse Hermione.
Ron bofonchiò qualcosa e Hermione lo guardò torva.
"Senti Ron, facciamo un patto. Per tutto il periodo in cui Harry sarà in queste condizioni, noi due ci scorderemo del nostro litigio, va bene?" disse incrociando le braccia "Ha bisogno di... di...". Hermione arrossì e Ron ghignò.
"Di genitori sereni?" chiese innocentemente.
Lei gli lanciò un'occhiataccia e lui sorrise dolcemente.
"Va bene Hermione, va bene. Per me non ci sono problemi".
In quel momento Harry arrivò sgambettando.
"Linu!" disse guardando un uccellino che era passato sopra le loro teste.
"Fafalla!" continuò indicando una farfalla viola che stava volando li vicino.
"Bravo Harry!" disse raggiante Hermione.
"Bravissimo!" gli fece eco Ron.
Si sentì un pò strano però, a elogiare il piccolo Harry.
"Forse dovrei leggergli qualche fiaba di 'Beda il Bardo'" cominciò a dire Hermione "Fargli ascoltare qualche canzone oppure della musica... dice che così si sviluppa l'intelligenza e...".
Ron ridacchiò, mentre pensò che urgeva fare una precisazione.
"Hermione, Harry ha diciotto anni in realtà. E confido in Godric che non resti in quelle condizioni tanto da dovergli insegnare l'alfabeto".
"Oh... è vero" mormorò colpevole.
Incrociò lo sguardo del rosso, che stava cercando di trattenere una risata, e anche lei si scoprì a ridacchiare. Entrambi cominciarono a ridere e anche Harry, di conseguenza, volle aggregarsi all'allegra combriccola. Cercò di attirare l'attenzione dei due, mettendosi a ridere, finchè Hermione e Ron non lo guardarono sorridenti.
C'era una bellissima atmosfera, si scoprì a pensare Ron. E pregò Merlino che questa durasse.
"Mi sa che rideremo molto meno stasera quando lo dovremo far mangiare e poi metterlo a letto" disse Hermione, ma il sorriso non accennava a scomparire. Era troppo tempo che non si sentiva così bene.
"E dai, stai tranquilla! Ti preoccupi sempre troppo!" disse Ron cercando di tranquillizzarla
"E tu mai abbastanza!".
Ron alzò le mani in segno di resa.
"Tregua" disse e Hermione sorrise condiscendente.
Anche Ron sorrise, ma smise subito, quando vide una grossa sagoma spuntare all'orizzonte.
"Ehm... Hermione... come riusciremo a gestire...".
Hermione si girò, ma era troppo tardi per fare qualcosa.
Ora, era da chiarire che entrambi adoravano Hagrid. Veramente. Gli volevano un sacco di bene ed erano pienamente convinti che senza di lui Hogwarts non era Hogwarts. Ma in tutti quegli anni avevano anche capito che certe cose era meglio tenerle fuori dalla vista del guardiacaccia. Nutriva un forte attaccamento a Harry, nonchè delle reazioni emotive un pò eccessive.
"Mi sembravate voi due, birbanti!"esclamò gioviale mentre camminava verso i due ragazzi "Ma cosa ci fate qui? Non dovreste essere a lezione? E dov'è..." Hagrid si bloccò, non appena fu abbastanza vicino da vedere il piccolo bambino impegnato a strappare fili d'erba.
"Ma quello... quello è Harry" mormorò con voce rauca.
Sia Ron che Hermione non osavano neanche respirare, mentre osservavano il mezzo gigante chinarsi silenziosamente accanto a Harry. Lo guardò per un pò, finchè Harry non si girò.
"Ciao" disse con voce squillante, sorridendo e mettendo in mostra i suoi due dentini.
Hagrid parve completamente spiazzato e riuscì a produrre solo un mezzo sorriso, mentre si rialzava.
"Cos'è successo?" chiese ai due.
Hermione sospirò e spiegò quello che era accaduto durante la lezione di Pozioni.
"Stai bene Hagrid?" chiese Ron, notando quanto fosse pallido.
"Si... si" disse schiarendosi la gola "E' solo che vedere Harry così, mi fa pensare a quella sera...".
Ne Ron ne Hermione chiesero a quale sera si riferisse: era chiaro, così come era chiaro che Hagrid fosse perso nei ricordi. I suoi occhi, in quel momento, erano straordinariamente simili a quelli della McGranitt: non per il colore ne per il taglio, ma per quello che esprimevano, raccontavano.
"Hagrid" lo richiamò dolcemente Hermione.
"Un cosino piccolo così" mormorò lui "Girato in quella copertina e affidato a quegli orribili Dursley...".
Si interruppe e prese il suo enorme fazzoletto dalla tasca della giacca, soffiandosi il naso e emettendo un suono simile a un trombone. Harry si girò e cominciò a ridere.
"E' piuttosto allegro, eh?" disse Hagrid apparentemente deliziato da quel suono.
Ron abbozzò un sorriso mentre Hermione sembrava sollevata che si fosse un pò ripreso.
"Devo... ho lezione con quelli del secondo anno. Ma venitemi a trovare mi raccomando... anche con lui" disse arretrando.
"Ma certo Hagrid" rispose Hermione.
"Ci puoi contare" affermò Ron.
Mentre se ne andava, Hermione si girò verso Ron, terrorizzata.
"Che c'è?" chiese lui.
"E se gli da qualche biscotto e noi non ce ne accorgiamo? Se inciampa e cade in una di quelle piante letali che tiene in casa? E se..." cominciò a dire, ma Ron la interruppe.
"Hermione calmati. Merlino, quanto sei apprensiva!" esclamò, un pò agitato da tutte quelle supposizioni "Staremo attenti, ok? Non lo perderemo di vista un solo istante".
Lei non sembrò del tutto convinta, ma annuì.
"Bene" disse.
"Bene" ribadì lui.
Scese un momento di silenzio e Ron balzò in piedi, allarmato.
"Dov'è Harry?".
Entrambi guardarono spaventati verso il Lago Nero e si lanciarono verso il loro piccolo amico, che aveva improvvisamente mostrato l'interesse di fare amicizia con la Piovra Gigante.

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Capitolo 3
*** Once upon a time ***


"Ron". La voce di Hermione era calma, ma era quella classica calma prima della tempesta.
Il ragazzo parve non averla sentita, tanto che lo richiamò.
"Ron!".
"Cosa c'è?" chiese lui, girandosi lentamente verso la ragazza.
"Adesso metti giù quella bacchetta. Lentamente" sibilò lei.
Ad un osservatore esterno, la scena poteva sembrare un tantino strana. Un ragazzo di diciannove anni dall'aria alquanto sconvolta, brandiva una bacchetta verso un bambino di un anno e mezzo, il quale invece, aveva stampato sul volto un sorriso tranquillo e assolutamente rilassato.
"Ma... ma.. lui..." balbettò lui.
"Adesso" sbottò Hermione. Stava cominciando a perdere la pazienza, benchè sapeva che lo sconvolgimento di Ron era del tutto giustificato. Anche lei aveva pensato, e più di una volta, di usare un bel Pietrificus Totalus su Harry.
Mentre Hermione si passava una mano tra i capelli arruffati e sporchi di qualche sostanza sconosciuta, pensò che non avrebbe mai avuto figli. O, nel peggiore dei casi, li avrebbe dati in adozione e ripresi quando avrebbero avuto almeno dodici anni. O forse tredici. O comunque un'età dove pappine e pannolini sarebbero stati solo un ricordo.
Un'occhiata a Ron la fece anche pensare che lui invece non avrebbe più toccato un bambino nel corso della sua vita. Lui si girò e la guardò con gli occhi vitrei.
"E'... è..." Non riusciva neanche a finire la frase. Ed era stanco. Si vedeva da come le lentiggini spiccavano sul volto pallido.
Hermione lo guardò comprensiva e spostò il suo sguardo su Harry, pensando a come erano arrivati a quel punto.
Non appena ebbero scongiurato il pericolo della Piovra Gigante, i due erano stati raggiunti dalla professoressa McGranitt.
"Ah, signorina Granger, signor Weasley, siete qui. Vi ho cercati... perchè il signor Potter è fradicio?" chiese raggiungendoli e guardando sorpresa il piccolo.
"E' una lunga storia professoressa" rispose Ron affannato mentre cercava di tenere fermo Harry, che cercava di divincolarsi dalle braccia di Ron, e nel contempo di asciugarlo.
La McGranitt donò a entrambi uno sguardo sospettoso; poi si rivolse a Hermione.
"Signorina Granger, mi sono consultata con gli altri professori, ho spiegato loro la situazione e abbiamo deciso che il signor Potter dovrà dormire in Infermeria. Ci sentiamo molto più tranquilli avendo li Madama Chips e tutto l'occorrente per medicare nel caso... ci fossero danni" aggiunse guardando Harry e Ron, che erano rimasti poco lontani. Ron stava cercando di prendere la bacchetta, ma Harry gli aveva agguantato i capelli e si potevano sentire le imprecazioni del ragazzo.
"Va bene professoressa. Per caso sa a che punto è il Professor Lumacorno..?" chiese Hermione, cercando di eliminare il tono ansioso dalla sua voce.
La McGranitt la guardò comprensiva.
"Mi dispiace signorina Granger, ma il Professor Lumacorno non è ancora arrivato a una soluzione".
"Pensa che ci metterà ancora molto?".
La McGranitt le rivolse uno sguardo tranquillizzante.
"Non si preoccupi. Non appena il Professor Lumacorno troverà l'antidoto, verrò subito da lei" promise la donna. Guardò Ron "Da voi".

E così, senza che i due ragazzi se ne rendessero conto, era arrivata ora di cena.
"Che buon profumino.." mormorò Ron, mentre guardava il piatto di fronte a lui.
"Non toccarlo, Ron" lo ammonì Hermione "E' per Harry".
Lui sbuffò, ma sorrise.
"Lo so, lo so, tranquilla".
I due osservarono la Sala Comune deserta, visto che tutti i Grifondoro erano a cena, e poi il tavolino di fronte al
fuoco, dove era posato un piatto con la cena di Harry. Entrambi erano seduti per terra mentre il bimbo era tra le braccia di Hermione e aspettava pazientemente il cibo.

"Gli Elfi domestici sono stati molto carini a preparare tutto questo per Harry" disse Ron con voce incerta.
"Ah si?" replicò Hermione con voce incolore "Adesso gli Elfi non ti sembrano più così... inutili?".
Ron si morse la lingua, ricordando la tregua che si erano promessi, perciò preferì non rispondere e prendere il cucchiaino per imboccare Harry. Poi lo posò e guardò Hermione.
"Non ce la faccio. Fallo te, Hermione" implorò.
Lei gli rivolse uno sguardo raggelante.
"Nel caso non te fossi accorto, sto tenendo Harry".
"Facciamo a cambio" provò lui.
"Lo faresti cadere".
"Certo che no. Suvvia!".
"Ronald. Prendi quel cucchiaio e dagli da mangiare" Il tono della ragazza non ammetteva repliche.
Poi gli rivolse uno sguardo malizioso.
"Che c'è? Hai paura?" chiese ridacchiando.
Lui alzò gli occhi al cielo, sbuffò, ma prese comunque il cucchiaio in mano.
"Buona pappa..." disse sentendosi un pò stupido "Apri la bocca...".
Harry immediatamente spalancò la bocca e inghiottì, emettendo dei versetti felici.
"Hai sentito Ron? Gli piace!" esclamò Hermione, osservando i due.
"Sembrerebbe di si" affermò lui, imboccandolo per la seconda volta.
Andò bene per i primi dieci minuti, proprio mentre Ron cominciava a sentirsi orgoglioso del suo lavoro. Centrò nuovamente la bocca di Harry, ma invece di aprirla, il bambino la tenne chiusa.
"Che succede?" chiese Hermione aggrottando la fronte.
"Non lo so" disse perplesso Ron.
"Prova a fargli ancora l'Ippogrifo che vola nella sua bocca" suggerì Hermione.
Arrossendo sulle orecchie, Ron provò anche quella tattica, ma non funzionò.
"Forse è pieno" ipotizzò Ron, con la mano sempre a mezz'aria.
"Ma ha mangiato pochissimo!" obiettò Hermione.
In quel momento Harry aprì la bocca e Ron rospirò, rilassato.
"Guarda Hermione. Forse dovevamo fare solo una pausa..." disse, imboccandolo.
Harry chiuse la bocca, sorrise, e sputò tutto in faccia a Ron.
"Miseriaccia!" esplose lui, mentre Harry rideva e Hermione tratteneva un sorriso.
"Dov'è... dov'è la mia bacchetta?" chiese Ron, mentre a occhi chiusi tastava il pavimento "Bambino malefico!".
"E dai Ron" disse Hermione sorridendo mentre gliela porgeva "E' troppo piccolo per rendersi conto di cosa fa".
Un grugnito accolse l'affermazione di Hermione, mentre il rosso si ripuliva.
"Anzi, guarda com'è intelligente!" esclamò la ragazza "Cerca di prendere il bicchiere da solo!".
Lo sguardo di Ron passò velocemente dal bicchiere pieno di latte in mano di Harry ai libri di Hermione, posati ordinatamenti proprio accanto a loro.
"Ehm... Hermione..." balbettò terrorizzato.
"I MIEI LIBRI!".
L'urlo di Hermione coprì a malapena i risolini di Harry mentre scuoteva felice il bicchiere ormai vuoto. Ron si alzò e prese velocemente il bambino prima che Hermione lo buttasse dalla finestra, rovinasse il suo futuro, per poi meditare sul suo enorme errore in una cella di Azkaban. Tuttavia, non riuscì a reprimere una piccola smorfia di soddisfazione, mentre la vedeva affannarsi alla ricerca della sua bacchetta.
"E dai Hermione" disse con voce angelica "E' solo un bambino, non si rende conto di quello che fa".

"Bene" disse Ron "Adesso credo proprio che userò un bell'incantesimo. Sei d'accordo?".
Hermione si limitò ad alzare un sopracciglio e a sospirare in tono stanco. Erano le nove e mezzo, erano riusciti a ripulire il disastro che aveva combinato Harry con il cibo e adesso erano infermieria, con il bambino che saltellava sul letto apparentemente pieno di energie, per la missione più temibile di tutte: cambiarlo e matterlo a letto.
"Ron" cominciò Hermione "Non puoi fare un incantesimo al bambino".
"Perchè no?" chiese lui con voce ragionevole "Un bel Pietrificus, lo cambiamo e poi lo mettiamo a letto! Cosa c'è di più semplice?"
Lei alzò ancora di più il sopracciglio.
"E hai intenzione di liberarlo dall'incantesimo almeno mentre dorme oppure no?" chiese sarcastica.
"Andiamo Hermione... certo che si! Ma... uhm... a te dispiacerebbe tanto lasciarlo li, fermo, immobile...".
"Ron!".
"Era solo un'idea" borbottò lui, chinandosi per prendere in braccio Harry "Vieni qui, mio piccolo amico. Andiamo a lavarci".
I professori avevano adibito in un angolo nascosto da una tenda, un piccolo fasciatoio, con annessi tutti gli oggetti utili per cambiare un bambino piccolo. Soprattutto la McGranitt si era assicurata che ci fosse tutto l'occorrente.
"Non posso lavarlo io?" esclamò Hermione alzandosi di botto dalla sedia su cui si era accasciata priva di forze.
"Non credo proprio" rispose Ron avviandosi.
"Ron, non penso che tu... beh, sia in grado" disse Hermione incerta.
"Forse io non sarò in grado, ma non voglio che tu... tu..." borbottò Ron arrossendo, mentre Harry faceva delle bollicine di saliva.
Hermione capì cosa intendeva il ragazzo e arrossì anche lei, per poi darsi della stupida.
"Ron, per l'amor del cielo! Harry ha un anno" disse "Non credo che mi turberebbe vedere...".
"Shh!!" la zittì lui, arrossendo ancora di più.
Poi in silenzio, si avviò con il piccolo Harry al di la della tenda.
"Allora Harry" cominciò Ron mentre lo posava sul fasciatoio "Adesso io farò il bravo se tu farai il bravo. Capito?".
"Si" disse Harry solennemente.
"Bravo bambino" disse Ron mentre lo faceva sdraiare pian pianino, gli levava pantaloncini e arrivava al pannolino.
"Oh miseriaccia!" sbottò sconvolto "Amico mio, ma quanta...".
Ron si tappò il naso disgustato e cominciò a cercare con una mano sola una salviettina e un pannolino. Ma Harry in quel momento si immobilizzò e guardò Ron.
Anche Ron guardò Harry.
"Non lo fare" bisbigliò "T i prego non...".
"PER GODRIC!".
L'urlo che Hermione sentì, la svegliò dal dormiveglia in cui era caduta."Ron" chiamò con voce impastata "Cosa succede? Va tutto bene?".
"Mi ha fatto la pipì addosso!" ringhiò al di la della tenda.
"Vuoi che venga a..." provò a chiedere facendo un passo verso il luogo del misfatto.
"NON MUOVERTI DI LI!".
Hermione sospirò. Sarebbe stata una lunga nottata.

Per qualche miracolo divino, Ron ce la fece a cambiare Harry, a lavarlo e a infilarlo nel letto.
"Promettimi che semmai vorrò dei figli nella mia vita, dovrai portarmi di corsa al San Mungo" mormorò, buttandosi di peso su una sedia accanto al letto.
"Promesso" mormorò Hermione.
Poi guardarono Harry.
"Che facciamo?" chiese Ron "Lasciamo che si addormenti da solo?"
"Tentiamo" ripose Hermione.
Lei diede un bacio a Harry e i due si allontanarono. Ma dopo i primi due passi, un inconfondibile inizio di pianto li costrinse a fermarsi.
"Non credo sia una buona idea" disse Ron sospirando.
Quando tornarono vicino al letto, Harry smise di piangere e li guardò sorridendo.
"Ciao" disse agitando la manino.
I due si guardarono allarmati.
"E adesso?" chiese Hermione agitata "Come facciamo ad addormentarlo?".
"Non lo so..." disse lui grattandosi la testa "Potremmo provare a cantare una ninna nanna. Mia madre lo faceva
sempre con Ginny".

Lei gli rivolse uno sguardo pungente.
"Certo Ron. Canti tu però".
Lui sbuffò.
"Allora hai qualche idea, miss So tutto io?" chiese aspro.
Lei gli lanciò un'occhiataccia e prese il libro della Fiabe di Beda il Bardo che era rimasto sopra il comodino.
"Potremmo provare con una storia" propose.
Ron scrollò le spalle e si sedette sulla sedia, mentre Hermione si accomodò su quella accanto a lui.
"C'era una volta..." cominciò ma Ron la guardò sorpreso.
"C'era una volta?" chiese "Ma non inizia così!".
"No, ma tutte le storie babbane iniziano in questo modo. E' più... più fiabesco" rispose Hermione arrossendo
leggermente.

Ron sorrise e si preparò a sentire la storia di Babbarabba e il Ceppo Gigante.

"E' incredibile" sussurrò Ron "Ce l'abbiamo fatta".
"Già" concordò Hermione sussurrando.
Si guardarono e Hermione ripose piano il libro sul comodino. Harry era crollato a metà della storia, ma per paura che si svegliasse, Hermione aveva continuato a leggere fino alla fine.
Ron si allontanò dal letto, ma Hermione rimase, incantata a guardare Harry.
"Che c'è?" chiese Ron avvicinandosi nuovamente "Non vuoi andare a letto?"
"Certo" bisbigliò lei "E' solo che... penso che dormirò qui stanotte."
"C'è Madama Chips in caso di bisogno" gli ricordò lui.
"Lo so. E' solo che non me la sento di lasciarlo solo. Voglio dire... guardalo".
E allora Ron guardò Harry. E capì cosa intendeva Hermione.
Avevano spento la luce e la stanza era inondata dalla luce della luna piena. Harry era così minuscolo in quel letto, con i capelli neri e quella cicatrice evidente. Così indifeso, con quelle manine strette a pugno e il petto che si alzava e abbassava lentamente.
No, non poteva lasciarlo solo.
Sospirando, si rimise a sedere sulla sedia, mentre Hermione fece lo stesso, nascondendo un sorriso. Incrociarono le braccia sul materasso e posarono la testa li, in modo che i loro visi fossero rivolti nella solita direzione.
"Siamo stati bravi oggi, vero?" chiese Ron sussurrando.
"Per due che non sanno niente di bambini, direi che ce la siamo cavata piuttosto bene" rispose lei.
"A parte quando si è gettato nei tentacoli della Piovra Gigante. La tua faccia era incredibile" disse Ron ridacchiando.
"O quando ti ha vomitato sulla divisa" ribattè lei.
"O quando ti ha gettato il latte sui libri".
"O quando ti ha fatto pipì addosso".
Entrambi placarono la risata che stava nascendo.
"Si dai, apparte tutto questo, siamo stati bravi" giudicò Ron. Poi sbadigliò. "Buonanotte Hermione".
"Notte Ron" rispose lei.
Ma dopo mezz'ora, gli unici che ronfavano erano i due ragazzi. Hermione, nonostante la stanchezza, non riusciva a
prendere sonno. Aprì gli occhi e vide Ron, con i capelli rossi sparsi sugli occhi e l'espressione innocente, come quella di Harry. Sapeva che la ragione della sua insonnia era data dalla persona che le dormiva accanto e non sapeva cosa farci.

Si alzò piano, controllò Harry, sfiorò il suo amato libro e poi, tolse con dolcezza i capelli dal viso di Ron. Non appena vide il suo viso sospirò e qualcosa di dolce come il miele le scese nello stomaco.
"C'era una volta..." mormorò mentre gli lisciava i capelli "C'era una volta una ragazza, innamorata di un ragazzo. Lo amava da quando era bambina e lo avrebbe amato per sempre".

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Capitolo 4
*** Green eyes ***


Se non fosse stato per il deciso raggio di sole che colpiva con precisione i suoi occhi, Ron avrebbe sicuramente continuato a dormire. Quasi niente poteva svegliare Ron Weasley, ma il sole, unito al desiderio di una ricca colazione, potevano essere un motivo più che sufficente.
Sbadigliò stropicciandosi gli occhi e si stiracchiò, sentendo tutti i muscoli urlare dal dolore per aver dormito in quella scomoda posizione.
Ma almeno aveva dormito. Harry era stato bravissimo, non si era praticamente mosso dalla posizione in cui si era addormentato; doveva essere sfinito.
Ron lo guardò con un sorriso sul volto e una strana sensazione di calore nel petto, che non gli passò neanche quando pensò al rituale del pannolino.
Il suo sguardo si posò poi su Hermione. La strana sensazione di calore diventò qualcosa di ben definito, mentre osservava il corpo della ragazza abbassarsi e alzarsi.
Hermione. Hermione, Hermione, Hermione.
Doveva essere veramente stanca se non si era ancora svegliata.
Solitamente era lei la prima a svegliarsi, la prima ad essere in classe, la prima ad arrivvare alla soluzione di qualcosa.
"La mia adorabile so-tutto-io" pensò Ron, ridacchiando piano tra se.
Non avrebbe mai pensato di diventare amico di Hermione Granger.
Non avrebbe mai pensato che lei potesse diventare così importante.
Non avrebbe mai pensato di inn...
"Stop Weasley, stop!" si richiamò all'ordine "Innamorarsi. Beh, è una parolona, no? Non esageriamo adesso. Ti piace. Ti piace tanto. Ma l'amore...".
La guardò e un incosapevole e involontario sorriso apparve sul volto.
"E va bene. Va bene. Si, ti amo, contenta? Per le mutande di Merlino, io ti amo".
Non appena Ron ebbe preso coscienza di ciò- e non che il pensiero lo sconvolse più di tanto, visto che era sempre stato li, in superfice- una vocietta lo fece girare.
Harry era sempre sdraiato, ma adesso era sveglio e lo guardava con interesse, borbottando tra se. Ron sorrise e si chinò per prenderlo in braccio, mentre il piccolo continuava a guardarlo, come incapace di staccare lo sguardo dal viso del ragazzo.
A Ron erano sempre piaciuti gli occhi di Harry: erano di un verde pulito, quel genere di verde di cui era facile fidarsi.
Ma una volta che superavi quella patina serena e superficiale, c'era un abisso. Un abisso, una voragine profonda, difficile da guardare perchè poi ne saresti stato coinvolto, volente o no.
Ron era convinto che se c'era una cosa che aveva fatto nella sua vita, era guardare in quell'abisso. Anche Hermione si era accorta della voragine- lei si accorgeva sempre di tutto- e insieme si erano buttati, difendendo quegli occhi verdi da quando avevano undici anni.
"Buongiorno Harry. E' un piacere averti in queste condizioni, sai?" disse Ron, mentre parlava al piccolo, naso contro naso e lui ridacchiava "Così non ti puoi lamentare. Ogni mattina è la stessa storia: 'Ron, hai russato! Ron sembrava che un branco di Ippogrifi mi inseguisse!' Beh, almeno stamattina non puoi dirmi se ho russato oppure no".
"Fortunatamente no" rispose la voce assonnata di Hermione "Altrimenti ti avrei schiantato".
Ron nascose un sorriso e si preparò alla lotta quotidiana con il pannolino di Harry.

"Allora? Che gli facciamo fare?" chiese Ron seduto sul pavimento, mentre guardava Harry giocare con un minuscolo boccino d'oro, davanti al camino. Si divertiva a lasciarlo andare e a riprenderlo, lanciando fugaci occhiate a Ron e Hermione per vedere se lo stavano osservando.
"Credo che si stia divertendo, no?" rispose Hermione svagata, mentre era immersa nella lettura di un grosso tomo, sprofondata nella poltrona.
Ron storse la bocca e osservò la Sala Comune deserta. Non l'avrebbe mai detto, ma stare li, con le mani in mano... era snervante. Avrebbe fatto qualsiasi cosa. Guardò con rimpianto il cielo azzurro, ma in quel momento gli venne un'idea.
"Hermione" esclamò "Perchè non portiamo Harry a Hogsmade?".
Hermione alzò lentamente lo sguardo dal libro.
"A Hogsmade?" ripetè "E perchè mai?" chiese.
Ron sbuffò per la totale assenza di entusiasmo della ragazza.
"Perchè sono assolutamente e totalmente convinto che Harry si stia annoiando a stare sempre qui o in Infermieria" dichiarò, proprio nel momento in cui Harry lanciava un gridolino di felicità nell'acchiappare per l'ennesima volta il piccolo boccino.
Hermione gli lanciò un'occhiata sospettosa.
"Oppure, possiamo dire che un bambino di diciotto anni si sta annoiando nello stare sempre qui o in Infermieria" ripetè sarcastica, mentre chiudeva il libro.
Ron ghignò.
"Colpevole" disse tranquillo, mentre si alzava "Andiamo?".
Hermione lo guardò dubbiosa, restando seduta.
"Dovremmo chiedere il permesso alla McGranitt prima. Credo si spaventerebbe a morte nello scoprire che non siamo più al castello" affermò.
Ron sbuffò nuovamente.
"Ma Hermione!! Ci vorranno secoli per convincerla! E se non è d'accordo? E se ci mette come guardia del corpo Hagrid? E se...".
"Ron piantala" disse Hermione con voce tagliente "La professoressa McGranitt è molto affezionata a Harry e... e credo che le mostreremo del rispetto informandola sui nostri spostamenti".
Ron restò con il broncio, ma in cuor suo sapeva che Hermione aveva ragione: sarebbe stata veramente una cattiveria andare a Hogsmade senza informare la professoressa. Sospirò e guardò Harry.
Il bimbo aveva smesso di giocare con il boccino e li stava osservando con occhi spalancati, come se fosse turbato.
"Tranquillo Harry, tranquillo" mormorò Hermione chinandosi per prenderlo in braccio "Va tutto bene. Io e Ron non stiamo litigando".
Harry si strinse al collo di Hermione, immergendo il viso nei suoi capelli. Quella vista, che solo due giorni prima avrebbe fatto salire il sangue al cervello a Ron, adesso gli fece provare nuovamente quella strana sensazione di calore, più forte, sempre più forte.
"Dai" disse lui distogliendo lo sguardo da quell'immagine "Andiamo dalla McGranitt".

                                                                                *

"E' stata molto comprensiva" disse Ron, mentre spingeva il passeggino che la McGranitt aveva subito provveduto a trasfigurare.
Un fresco venticello li fece rabbrividire e Hermione si chinò su Harry mettendogli una sciarpa al collo, fermando momentaneamente la camminata che portava a Hogsmade.
"Me lo aspettavo" disse Hermione "E' diventata un pò più permissiva in quest'ultimo periodo. Più tollerante".
"Ma leva ancora punti a Grifondoro" affermò Ron con una smorfia, mentre ripresero a camminare.
"Beh certo. Se alcuni ragazzi immaturi non fanno che ridacchiare durante tutta la lezione...".
"Ma se Harry e io avremmo ridacchiato un paio di volte al massimo...".
"Tutta la lezione. E io ero davanti a voi, vi sentivo".
"Non è vero...".
"E poi ridevate per quella poverina di Eloise... i suoi brufoli sono scomparsi quasi del tutto!".
"Va bene, va bene" disse Ron, ridendo "Mi arrendo. Hai ragione".
Hermione abbozzò un sorriso e continuarono a camminare, finchè non arrivarono nel magico paesino.
"Accidenti" disse Ron guardandosi intorno "Da quanto è che non ci tornavamo?".
Hermione aggrottò la fronte.
"Sarà più di un anno. La scuola è iniziata da pochissimo e non ci sono state ancora uscite. E l'anno scorso, noi... noi..." rispose.
"Eravamo in vacanza" terminò Ron, in tono leggero, facendola sorridere.
Si fermarono davanti a Madama Rosmerta.
"Entriamo, che dici?" chiese Ron, arrossendo un pochino.
Hermione annuì, sospirando divertita, e dopo qualche minuto si trovarono seduti al tavolo migliore di tutto il locale, visto che la bella proprietaria era rimasta sconvolta dal racconto dei due ragazzi sulla trasformazione di Harry.
"Poverino" mormorò contrita "Mai un attimo di pace".
"Eh già" disse ridacchiando beffardo Ron, mentre Rosmerta si allontanava con le ordinazioni "Mai un attimo di pace. Vero piccolo Harry?".
Hermione gli lanciò un'occhiataccia, che però si trasformò in un sorriso quando vide Ron fare delle buffe smorfie a Harry.
"Ti comporti bene con lui, sai?" disse spontaneamente.
Ron alzò le sopracciglia rivolgendole uno sguardo interrogativo.
"In che senso?".
"Beh... sei gentile. E premuroso" spiegò Hermione sentendosi arrossire.
"Oh" mormorò Ron, arrossendo un pò anche lui "Oh. E' che... mi viene naturale. E' Harry, no?".
"Si" mormorò Hermione "E' solo che non ti... ecco, non ti vedevo molto nei panni di un genitore".
A quelle parole Hermione arrossì furiosamente e Ron guardò interessato le crepe del muro.
"Te l'ho detto" rispose con voce roca continuando a fissare l'intonaco "Con lui mi viene naturale".
Hermione annuì e cominciò a levare la sciarpa a Harry.
"E comunque" disse Ron "Anche tu sei... eccezionale con lui".
"Dici sul serio?" chiese Hermione ansiosa e Ron si sentì invadere da un sentimento di sorpresa: non avrebbe mai creduto che Hermione potesse contare così tanto tanto sul suo giudizio.
"Beh... certo. Voglio dire, prendiamo ieri sera. A me non sarebbe mai venuto in mente di leggergli una storia. Avrei scelto di cantare una terribile ninna nanna, finendo per svegliare tutta Hogwarts ed essere schiantato da qualche parte".
Hermione rise e accolse con solievo la fine di quel momento terribilmente imbarazzante.
"Cosa pensi di Ginny?" chiese Ron qualche minuto dopo, mentre loro due bevevano una Burrobirra e Harry beveva, ma soprattutto rovesciava il suo latte sul tavolo.
Hermione alzò lo sguardo sorpresa.
"Cioè?".
"Voglio dire... è due giorni che non si fa vedere. Harry è così e...".
Hermione sospirò e posò il suo bicchiere.
"Ron, non capisci?" chiese .
Allo sguardo perso del ragazzo, sospirò di nuovo.
"Beh, è ovvio che si rimasta spiazzata da questo fatto. E' una vita che è innamorata di Harry, con lui che la vedeva sempre come una sorellina minore. Poi si è accorto di lei, ma a quel punto c'è stata la guerra. Per parecchi mesi non si sono visti, poi lui ha sconfitto Voldemort, ci sono stati terribili lutti... tante cose da fare e la vita poteva tornare normale. Stare insieme e tutto quanto. E cosa succede a questo punto? Lui non sta attento a Pozioni e si ritrova ad avere un anno!" spiegò velocemente Hermione.
Harry applaudì, battendo le manine sul tavolino e Ron sbattè gli occhi, un pò confuso.
"E' solamente... frustata, confusa, triste" concluse "Ma sono sicura che ce la farà a superarla".
"Ah, beh... caspita, quante emozioni" balbettò lui, impreparato.
Hermione gli rivolse uno sguardo a metà tra l'esasperato e il divertito.
Fece per aprire bocca, ma Ron l'anticipò.
"Lo so, lo so. Non tutti hanno una sfera emotiva di un cucchiano" disse divertito, mentre Hermione nascose un sorriso divertito.

                                                                                     *

"E questo reparto?" chiese Hermione sorpresa "Non c'era prima".
Non appena erano usciti da Madama Rosmerta, avevano fatto una lunga passeggiata e si erano trovati davanti a Zonko. Il negozio era abbastanza tranquillo, non c'erano frotte di studenti che compravano, quindi Hermione aveva cominciato a gironzolare, trovando così, un reparto nuovo.
Ron diede un'occhiata, mentre si avvicinava tenendo per mano Harry.
"Ah si, me ne ha parlato George. Hanno costruito quest'ala del negozo l'anno scorso, mentre noi eravamo in viaggio" spiegò, lasciando libero Harry, che cominciò a sgambettare li vicino.
Il nuovo reparto era molto più silenzioso e tranquillo rispetto al resto del negozio ed era completamente dedicato ai bambini piccoli.
"Questa è la linea babbana" aggiunse Ron, indicando un ripiano "Per i fanatici come mio padre".
"Potremmo prendere qui il regalo di Natale per Harry!" esclamò Hermione contenta.
Ron alzò gli occhi al cielo.
"Hermione... spero proprio di non dovergli cambiare il pannolino fino a Natale!".
"Oh... è vero" disse lei, un pò abbattuta.
Poi osservò i semplici peluche gettati un pò alla rinfusa sugli scaffali.
"E' proprio da Zonko creare una linea babbana durante una guerra, con Mangiamorte ovunque" disse con un sorriso triste.
"Hanno fatto bene, invece!" obiettò Ron "Era una sana protesta".
Hermione stava per ribattere quando Ron le fece segno di osservare Harry.
Era seduro di fronte allo scaffale babbano e la sua attenzione era completamente assorbita dai peluche che si trovavano sullo scaffale più basso. La sua manina andò lentamente ad accarezzare un piccolo e morbido cervo, che se ne stava accatastato insieme agli altri pupazzi.
Ron si girò verso Hermione e vide che la ragazza aveva gli occhi lucidi.
"Hermione..." mormorò Ron.
"Un cervo" bisbigliò lei "Un cervo".
Ron non disse niente e continuò a osservare Harry. Carezzava ancora quel peluche, senza però prenderlo in mano. Il ragazzo si avvicinò lentamente, chinandosi accanto al piccolo.
"Costa solo cinque galeoni. Glielo compriamo?" chiese.
Hermione annuì e anche lei si chinò accanto a al bambino.
"Ti piace, Harry?" chiese dolcemente "Se vuoi lo prendiamo".
Il piccolo si girò verso di lei, piantando gli occhi verdi nei suoi. Erano perplessi, speranzosi, quasi meravigliati e Hermione a quello sguardo sentì la gola chiudersi. Possibile non avesse mai avuto un regalo? Un gioco? Qualcosa?
"Ron" mormorò lei "Secondo te, Harry ha mai ricevuto dei regali? Intendo.. prima di noi. Prima di Hogwarts".
Ron parve a disagio davanti a quella domanda.
"Non saprei. Mi ricordo che durante il primo Natale che passavamo a scuola sembrò sorpreso di... beh, di aver ricevuto dei regali" disse, dondolandosi sui talloni.
Le labbra di Hermione si assottigliarono in modo pericolosamente simile a quello della McGranitt.
"Che razza di infanzia ha avuto?".
Ron si guardò attorno, ancora più a disagio. Non aveva mai pensato all'infanzia di Harry. Sapeva che doveva essere stata infelice: bastava pensare allo ripostiglio, alle sbarre alla finestra, alla voragine negli occhi.
Ma quando Harry era alla Tana, sembrava un classico ragazzino felice, quindi relegava il pensiero in un angolo della mente. Erano i suoi zii in fondo. Non potevano trattarlo tanto male.
Stupido Ron.
La voragine che era convinto di aver guardato così bene, in realtà l'aveva guardata solo superficialmente. Doveva chiedersi perchè c'era. Perchè Harry fosse sempre stato così felice di passare le vacanze alla Tana invece che con la propria famiglia.
Vergognandosi della sua ignoranza in questo aspetto di Harry, Ron si alzò deciso.
"Compriamoglielo. Compriamogli tutto il negozio. Tutto ciò che vuole" esclamò.
Hermione soffocò una risata, un pò sollevata.
"Ron non possiamo".
"E invece si! Viziamolo!".
Ma non ci fu verso, perchè per quanti giocattoli i due gli mettessero davanti, Harry rimase attaccato a quel cervo di peluche.
"Che bambino strano" osservò Ron perplesso, mentre spingeva il passeggino sulla strada di ritorno "Non ha voluto neanche il Troll che combatteva contro la piovra".
"Era brutale quel gioco! Logico che non lo volesse" esclamò Hermione accanto a lui.
"Sempre meglio del tuo unicorno che nitriva" disse Ron ghignando "Non è mica una bambina".
"Era un bellissismo giocattolo" ribattè Hermione arrossendo.
"Non è che lo volevi te?" disse Ron, prendendola in giro.
"Non fare lo sciocco" lo riprese lei, ridendo colpevole.
Ron sorrise sentendo la sua risata e i gorgoglii felici di Harry, che parlava in una lingua tutta sua con il cervo.
In quel momento la strana sensazione di calore che aveva sentito per tutto il giorno, diventò ben definita e Ron pensò che una vita passata con Hermione accanto e un piccolo marmocchio, non sarebbe stata poi così male.

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Capitolo 5
*** Dinner in the moonlight ***


Era arrivata ormai la seconda settimana di Ottobre e il tempo cominciava a cambiare. Le giornate di sole erano sempre più brevi, le foglie degli alberi sempre più gialle e il vento sempre più fresco.
"Amo questo periodo dell'anno" disse Hermione, seduta sull'erba del prato, stringendosi il mantello intorno alle esili spalle.
Lei e Ron erano nuovamente seduti per terra nel parco del Castello, mentre osservavano Harry giocare con il suo inseparabile peluche di cervo.
Hermione guardava con preoccupazione quell'attaccamento: Harry, da quando glielo avevono comprato tre giorni prima, non lo aveva mai abbandonato. Ci andava anche a dormire e se per caso lei o Ron cercavano di prenderlo in mano, il piccolo cominciava a tirar fuori la sua soave voce.
"Ti capisco" convenne Ron, sospirando "Questo è il miglior tempo per gli allenamenti di Quidditch".
Hermione lo guardò sorpresa.
"Io non dicevo per il Quidditch!" esclamò sorpresa "Ma per lo studio!".
Ron roteò gli occhi.
"Dovevo immaginarlo" disse "Scusa, ma perchè il tempo sarebbe così legato allo studio? Posso capire il Quidditch ma...".
L'espressione confusa del ragazzo la fece sorridere.
"Vedi, quando fuori comincia a a fare fresco e le foglie cadono dagli alberi... non c'è cosa migliore per me, che andare a studiare nel tepore della Biblioteca" spiegò Hermione guardando il Lago con aria assente "Mi fa sentire così... protetta. Al sicuro, ecco". Sentì lo sguardo di Ron su di se e arrossì "Insomma, non so come spiegarti".
"No, ho capito" disse Ron ridacchiando "Vuol dire che quando avremo una casa, dovrò costruirti una piccola biblioteca personale".
Ron non si rese subito conto di quello che aveva detto: guardò poi terrorizzato Hermione, la quale aveva sgranato gli occhi sbalordita, e arrossì fino alla punta dei capelli.
"Ehm... io..." balbettò senza guardarla negli occhi "Volevo dire... io intendevo che tu...".
Hermione attese paziente, in silenzio, sentendo il cuore batterle in posti che non sapeva di avere. Ron deglutì il vuoto e ritentò.
"Intendevo che...".
La tragicità della situazione venne interrotta dall'arrivo di Ginny, che camminava verso di loro con espressione imbarazzata.
"Ehi, ciao" esclamò alle due mummie color aragosta che aveva davanti "Ho interrotto qualcosa?".
Negarono entrambi con un violento colpo di testa, mentre Ginny li squadrava dubbiosa.
Si sedette anche lei sull'erba e sospirò, guardando Harry che giocherellava tranquillo con il cervo, apparentemente indisturbato dal suo arrivo.
"Sentite... ho pensato. E... devo dire che mi sono comportata davvero come un'egoista in questi giorni. Nei confronti di Harry, ma soprattutto verso voi due" cominciò, con una vena di tristezza nella voce "Scusate se ho reagito in questo modo, non avrei dovuto. E scusate se ho lasciato che, ad occuparsi di Harry, foste voi. Come sempre" concluse con una nota d'amarezza.
"Oh Ginny!" esclamò Hermione commossa "Non dire così!".
"Ma è vero" continuò la giovane, implacabile con se stessa "Siete sempre stati voi due ad occuparvi di Harry, voi due impegnati a stargli accanto. Ho sempre desiderato farlo anch'io, mi tormentavo nell'impotenza... e adesso che potevo averne l'occasione, l'ho sprecata".
Ron sembrava un pò a disagio di fronte a quelle parole.
"Ginny" mormorò "Credo che tu ti stia dimenticando che sei ancora in tempo a occuparti di lui".
Lo sguardo di tutti e tre si posò sul piccolo Harry e Ginny sorrise.
"Hai ragione" disse con una sfumatura sorpresa, come se non si aspettasse di avere del tempo per rimediare. "Hai ragione" ripetè.
Li guardò e disse: "Perchè voi due non vi prendete una giornata libera? E' sabato e... non so. Potete fare quello che volete. Baderò io a Harry".
Hermione le lanciò uno sguardo ansioso.
"Sei sicura di potercela fare?" chiese.
"Credo di si" rispose lei tranquilla.
"Avanti Hermione!" esclamò Ron, tentando di ignorare l'imbarazzo che ancora provava "Se ce l'abbiamo fatta noi due, ce la farà anche lei!".
Hermione non disse niente e guardò Harry.
"Potresti fare qualcosa che ti piace, che ti rilassa... che non fai da giorni!" continuò Ron, in tono persuasivo.
Hermione sospirò e finalmente guardò i due Weasley, mentre un sorriso cominciava a comparirle sulle labbra.
"Potrei studiare, finalmente!" disse, con una nota di felicità nella voce.
Ginny scosse la testa e Ron trattenne una risata.
"Come vuoi" disse rassegnato.
Ginny capì di aver vinto e gattonò verso Harry, rimanendo accucciata davanti a lui, finchè il bimbo non alzò lo sguardo. Per un breve e terribile momento, Harry guardò Ginny con faccia totalmente inespressiva. Durò un attimo. Poi, fu come se dentro di se, Harry avesse ricomposto il suo personale puzzle, collocando Ginny nell'apposito spazio. Le dedicò un sorriso enorme e le mostrò il cervo, il che significava una sicura offerta di pace.
Anche Ginny sorrise cominciando a fare dei complimenti a quel giocattolo. Hermione e Ron si alzarono silenziosamente, osservando il feeling che si era subito creato fra loro.
"Credi che andrà tutto bene?" mormorò Hermione.
Ron emise un breve sospiro.
"Si, credo di si".

                                                                        *

Hermione stentava a credere a quello che stava facendo.
Volontariamente, in maniera del tutto autonoma e in piene facoltà mentali, aveva deciso di abbandonare la Biblioteca e recarsi al campo di Quidditch.
Era a metà del tema di Pozioni, quando si era resa conto che gli occhi erano sempre più concentrati sul cielo che si intravedeva al di la delle lunghe vetrate che sul pezzo di pergamena davanti a lei.
"Devo essere impazzita" si disse, mentre usciva dal Castello "Perchè diamine lo sto facendo? Adesso torno indietro!".
Ma evidentemente i suoi piedi e il suo cervello non erano collegati quel pomeriggio, perchè, nonostante quei pensieri continuava a camminare verso la Tribuna.
"E pensare che potevo fare quel saggio di Antiche Rune! E finire quel tema di Pozioni! Ma cosa ho in testa?".
Continuava a torturarsi con quei pensieri, quando andò a sbattere contro una persona proprio alla fine del corridoio.
"Accidenti!" imprecò, mentre il suo libro di pozioni cadeva in terra.
"Cosa ci fai qui?" disse la voce familiare della persona con cui si era scontrata.
Hermione, che si era chinata per riprendere il libro, alzò gli occhi e vide Ron.
"Ecco, io..." borbottò lei, cercando di trovare una scusa decente, mentre si tirava su "E tu? Come mai sei qui e non stai volando?" chiese rigirando la frittata.
Ron si grattò la testa.
"Sono in pensiero per Harry" disse semplicemente.
"Oh" disse Hermione, sorpresa da quella candida dichiarazione "Anch'io" ammise.
Ron ridacchiò, le sfilò dalle mani il pesante libro, e le fece cenno di incamminarsi.
"Credo che sia naturale" disse Hermione "Siamo stati a stretto contatto con Harry- bambino per ben cinque giorni".
"Ci siamo assuefatti alla presenza di un bambino di un anno!" esclamò Ron, incredulo.
Hermione rise e l'atmosfera si fece più leggera.
"Potremmo cercare lui e mia sorella e vedere come va" propose Ron "Senza farci vedere, ne dire niente a Ginny".
"Direi di si" convenne Hermione "Non vorrei darle l'impressione che non ci fidiamo di lei...".
"Non è che non ci fidiamo di lei" disse subito Ron "Vogliamo solo che Harry stia bene".
"Giusto" disse Hermione.
Camminarono per i corridoi in silenzio, cercando di ignorare le occhiatine maliziose che gli studenti rivolgevano ai due ragazzi, vedendoli camminare da soli.
"Mi sento un pò osservato" dichiarò alla fine Ron, facendo sfuggire alla ragazza una risatina nervosa.
Arrivarono alla Sala Comune, quasi completamente vuota visto che a quell'ora gli studenti erano o in Biblioteca o a godersi gli ultimi raggi solari prima del calar della sera.
"Ron" lo bloccò Hermione "Guarda".
I due ragazzi si fermarono vicino al ritratto della Signora Grassa e guardarono la scena davanti a se.
Ginny era seduta sulla poltrona, con Harry in braccio, e gli stava leggendo una storia. La voce di Ginny era calda e dolce, avevano entrambi un'espressione tranquilla e pacifica e la scena era così serena, così intima che Ron e Hermione si sentirono completamente fuori posto.
In perfetto silenzio, i due uscirono e si ritrovarono nel corridoio.
"Direi... che se la sta cavando piuttosto bene" disse Hermione sorridendo dolcemente.
"Non credevo che Ginny lo sapesse... trattare così bene" disse Ron, in tono sorpreso, passando il libro da una mano all'altra.
"E' una vita che Ginny cerca di star vicino a Harry" gli ricordò Hermione "Sa come stare con lui".
"E' vero" disse Ron, osservandola di soppiatto.
I due si guardarono a disagio e sorrisero nervosamente.
"Bene" disse Hermione con voce acuta "Adesso che abbiamo controllato Harry, posso anche tornare in... in Biblioteca".
"E io a volare un pochino" disse Ron in tono nervoso.
Entrambi annuirono e poi alzarono lo sguardo. Stettero qualche secondo in silenzio.
"Oppure" disse Ron, pensando che non era lui la persona che parlava, ma un altro, sicuramente "Potremmo andare in Biblioteca, posare questo libro che pesa quanto un cucciolo di ippogrifo, e... passare la serata insieme".
"La serata insieme?" ripetè Hermione.
"Si" disse Ron con voce piatta "Tu, io... soli".
Ormai non esisteva più un confine tra il colore dei capelli di Ron e il resto del suo corpo, mentre pregava silenziosamente Godric di farlo scomparire.
"Va bene" disse Hermione "Sono d'accordo".
Anche lei arrossì leggermente a quelle parole, ma sorrise. Ron sbattè gli occhi, stupito dalla risposta affermativa della ragazza e si schiarì la gola.
"Perfetto" disse con voce rauca "Io direi di andare a mangiare a cena".
"Direi di si" disse Hermione, avviandosi verso la Sala Grande. Ma Ron la bloccò per un polso.
"Andiamo Hermione" disse sorridendo "Ho detto da soli, no? Per chi mi hai preso?".

                                                                       *

"Secondo me" affermò Hermione divertita, mentre si metteva i capelli dietro l'orecchio "Soffri di uno scambio di personalità. O uno sdoppiamento. Oppure hai una memoria a breve termine".
Ron le lanciò un'occhiata perplessa, mentre si lanciava in bocca una fragola.
"Non ho idea di cosa tu stia parlando" ammise.
"Sono fenomeni babbani, tranquillo" disse lei, sorridendo.
Non riusciva a smettere di sorridere. Era stata la cena più romantica della sua vita.
Ron l'aveva portata davanti al quadro con la frutta, aveva fatto solletico alla pera e, ignorando le sue proteste, si era fatto dare una tovaglia e del cibo dagli Elfi domestici. Stare li, aveva ricordato a entrambi Dobby, il suo coraggio e la sua devozione. Ma non volevano pensarci, volevano rilegare i tristi pensieri in un angolo della mente.
Quella sera non era fatta per le cose cattive. Dobby avrebbe sicuramente approvato, come avrebbe sicuramente gioito nel dare cibo agli "amici di Harry Potter, signore".
Usciti dalle cucine, Ron la prese per mano e Hermione si sentì leggera, a suo agio, entusiasta, come se avesse bevuto un pò di Felix Felicis. Niente poteva andare storto.
Ron la portò sotto un'immensa quercia che si trovava vicino al Lago, stese la tovaglia rossa e ci dispose il cibo sopra. Poi guardò Hermione, che era rimasta incantata a guardarlo, e sorrise.
Hermione seppe di essere sopravvissuta a tutto quello che avevano passato solo per essere li, in quel momento. Con Ron che le sorrideva in quel modo, che la guardava in quel modo, che la trattava in quel modo.
"Si sieda pure, signorina Granger" disse divertito "Spero trovi una posizione comoda".
Hermione si sedette con grazia, incrociando le gambe.
"La ringrazio, signor Weasley" disse, stando al gioco.
Non capiva Ron Weasley. Un attimo prima lo avrebbe voltuto uccidere con le sue mani, l'attimo dopo l'avrebbe voltuto baciare con tutte le sue forze.
Era pieno di contrasti quel ragazzo, ma Hermione si rese conto che lo amava anche per quello. Forse e soprattutto per quello. I litigi, le occhiataccie, il continuo essere in disaccordo su tutto... per poi ritrovarsi uniti, legati nel momento peggiore della loro vita.
"Oh Ron" pensò "Ron".
Mangiarono il cibo squisito degli Elfi, ridendo di tutto, mentre il cielo si faceva sempre più scuro e il Castello alle loro spalle sempre più illuminato.
"Mi dispiace per il freddo" disse lui all'improvviso.
"Non è poi così grave" disse Hermione con tono noncurante.
Sarebbe stata sotto quella quercia con lui per tutta la notte, anche con dieci gradi in meno.
Ron la guardò e sospirò. Sembrava che si fosse deciso a dire qualcosa.
"E mi dispiace per... per quella litigata" disse.
"Quale delle tante?" chiese Hermione, facendolo sorridere.
"Quella che abbiamo avuto prima che Harry si trasformasse" mormorò lui.
"Ah" disse Hermione. Effettivamente non le era ancora andato giù quello che Ron le aveva detto "Sei sempre convinto che sia una cosa inutile?".
"No, certo che no" disse precipitosamente e Hermione nascose un sorriso.
"Quindi?" chiese la ragazza.
"Quindi cosa?".
"Quale sarebbe il succo?".
Ron le lanciò un'occhiataccia e mise su un bel broncio.
"Scusami" disse "Scusami tanto. Scusa per quello che ho detto sui Tritoni e le Sirene, scusa se secondo te non mi impegno mai in niente...".
"Ron" lo interruppe Hermione imbarazzata "Io non penso che tu non ti sappia impegnare in niente. Erano parole dettate dalla rabbia, non dovevo dirlo. Quindi... scusami anche tu".
Ron parve totalmente spiazzato dalle scuse di Hermione.
"Oh. Non mi aspettavo che la conversazione prendesse questa piega" disse in tono allegro "Hermione Granger che si scusa con Ron Weasley".
"Non ci fare l'abitudine" puntualizzò Hermione, ma sorrideva.
Scese il silenzio fra loro, ma era un silenzio piacevole stavolta.
"Perchè ti sei volto scusare stavolta?" chiese Hermione curiosa.
"Perchè non avrei dovuto farlo?" ribattè lui sorpreso.
"Le volte scorse abbiamo sempre aspettato che la rabbia sbollisse prima di ricominciare a parlarci" disse Hermione "Nessuna scusa".
Ron alzò gli occhi al cielo.
"Non credi che sia ora di cambiare abitudini, Hermione?" chiese.
Lei gli lanciò uno sguardo divertito.
"Direi di si" convenne "Allora, cosa cambiamo?".
Ron si fece pensieroso.
"Inanzi tutto, mai più litigi" disse.
"La vedo dura" osservò Hermione.
"Anch'io" disse Ron sorridendo "Ma possiamo provarci".
"Ok, niente litigi. Mhh.. poi dobbiamo sempre sostenerci in qualsiasi tipo di iniziativa" propose Hermione vittoriosa, pensando al C.R.E.P.A.
"Va bene" accordò lui, sentendosi incastrato. Gli si illuminarono gli occhi.
"Mai più Horcrux".
Hermione rise.
"Mai più tende in boschi sconosciuti" disse lei.
"Mai più spade che compaiono magicamente".
"Mai più bacche di dubbia provenienza".
"Mai più ragni giganti o draghi".
"Mai più Troll o tentacule velenose"
"Mai più bulgari!".
"Ron!" esclamò lei, cercando di non ridere.
"Scusa, ma hai detto tentacula velenosa e l'accostamento mi è venuto naturale..."
Hermione gli lanciò un'occhiataccia che rimprovero non aveva proprio nulla e lui le rivolse uno sguardo furbo, sorridendo. Poi, si avvicinò a lei lentamente. Impietrita nella sua posizione, Hermione si limitò a guardalo.
"Potremmo cambiare anche qualcos altro..." mormorò Ron.
"Si, potremmo..." sussurrò Hermione.
E poi la baciò.
Un attimo prima il viso di Ron era distante da lei, mentre adesso aveva le labbra del ragazzo sulle sue.
Sapeva di fragola.
Schiuse le labbra naturalmente, prima ancora che Ron potesse incoraggiarla nel farlo.
Gli succhiò il labbro inferiore, poi la lingua di Ron si insinuò delicatamente nella sua bocca, e Hermione si ricordò solo vagamente che erano nel parco di una scuola e che chiunque poteva vederli. Quando le mani di lui affondarono nei suoi capelli pieni di nodi e la sua lingua cominciò a partecipare attivamente al bacio, anche quel vago ricordo sparì e Hermione pensò che in quel momento poteva arrivare la McGranitt in persona e togliere mille punti a Grifondoro. Niente avrebbe potuta distoglierla da quel bacio, niente avrebbe avuto la solita importanza.
Il bacio divenne lento, profondo, quasi esasperante. Ron si staccò un attimo e Hermione vide quegli occhi blu che gli piacevano tanto. Così, gli baciò incerta le palprebe, mentre il respiro di Ron accellerava.
Lui si riavvicinò, ma invece di baciarle la bocca, si dedicò al suo collo. Lo sfiorò con le labbra per tutta la sua lunghezza, facendola rabbrividire come mai prima, e poi gli mordicchiò piano la pelle tenera.
"Ron" mormorò Hermione con voce rauca.
La ribaciò, ma stavolta non fu delicato e lento. Il bacio strappò a Hermione un gemito e la voglia di avere Ron sopra di lei. Si sentì imbarazzata a quel pensiero, ma non gli importò.
Senza interrompere il bacio, tirò con impazienza il maglione leggero di Ron, sdraiandosi sopra quella tovaglia. Il ragazzo sospirò, mentre si adagiava piano sopra il corpo di Hermione, cercando di mantenere il controllo di se stesso.
Gli occhi, i capelli, il seno, le gambe... erano quelli che avrebbe guardato per il resto della sua vita, lo sapeva.
"Hermione..." sussurrò mentre la ragazza infilava le dita ghiacciate tra i suoi capelli.
Lei lo ribaciò, avvinghiandosi a lui come se non ci fosse un domani. Ron mugolò e si chinò a baciarle il collo, il seno, la pancia.
"Così" disse Hermione con il respiro spezzato "Questo era il tuo intento per stasera".
Lo sentì sorridere sulla sua pancia, le labbra che si piegavano all'insù.
"Mi hai scoperto" disse in tono cospiratore, tornando al suo viso.
Hermione gli morse il mento e Ron chiuse gli occhi, cercando di pensare a tutto tranne al fatto che voleva strapparle i vestiti di dosso.
"Hermione" disse maledicendosi "Se continuiamo così credo che non potrò continuare ad essere un bravo ragazzo, sai?".
Hermione gli lanciò uno sguardo malizioso.
"Forse non voglio che tu lo sia".
"Merlino, dammi la forza!" pensò Ron, ignorando i brividi per quella frase.
Si staccò dolcemente dal corpo caldo della ragazza.
"Nel parco di Hogwarts con il rischio che passi qualcuno?" chiese in tono retorico "Sono sicuro che poi te ne pentiresti di averlo fatto... così".
Anche Hermione si tirò su a sedere, guardando la sfumatura triste negli occhi di lui.
"Ron, non potrei mai, mai pentirmene" disse in tono deciso e il cuore di Ron perse un colpo.
"Però hai ragione. C'è il rischio che ci scopra qualcuno e... insomma, sarebbe alquanto imbarazzante" ammise.
Lui sorrise e si alzò, porgendole una mano.
La tirò su di slancio e la baciò con passione.
"Che c'è?" chiese Hermione quando si staccarono, notando lo sguardo del ragazzo. Lui sorrise.
"Niente. Ma ricordami di ringraziare per l'ennesima volta gli Elfi domestici" disse malizioso.

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Capitolo 6
*** ...and ever, ever ever ***


"He... He...".
"Su Harry, avanti!" il tono di Hermione era incoraggiante.
"He... He...".
"Ce la puoi fare, me lo sento...".
"He... He...".
"Hermione".
La ragazza si girò, sussultando. Ron era appena entrato nella sala comune dei Grifondoro e li stava guardando piuttosto divertito. Hermione alzò gli occhi al cielo, un pò imbarazzata, e si girò nuovamente verso Harry, che all'arrivo di Ron, aveva cominciato a tendere con impazienza le braccine verso di lui.
Lui si sedette sul tappeto rosso accanto alla ragazza, nel piccolo angolo della stanza affollata dagli studenti che lei si era ritagliata per stare un pò con Harry.
Sia lei che Ron erano rimasti sorpresi da come i Grifondoro, ma anche gli altri studenti, avessero rispettato la richiesta della McGranitt nel lasciare in pace loro due e Harry. Nessuno aveva mai dato loro fastidio.
"Non è un pò troppo piccolo per pronunciare il tuo nome?" chiese Ron, sorridendo, mentre prendeva Harry in braccio.
"Poteva riuscirci, sai" si difese lei "E' un bambino intelligente".
"Si, ma non è un cervellone" ribattè lui con noncuranza.
Hermione fece una piccola smorfia.
Scese il silenzio; si guardarono negli occhi velocemente e poi abbassarono lo sguardo, sorridendo appena. Gli avvvenimenti della sera prima erano stampati chiaramente nella loro memoria e stavano tornando prepotenetemente a galla.
Quando quella mattina Hermione si era svegliata, ricordando Ron e quello che era successo, si era sentita così fragile, come se la sua pelle fosse fatta di carta velina, come se i contorni del suo corpo non fossero ben definiti. Ma si era anche sentita orgogliosa del coraggio che entrambi erano riusciti a dimostrare.
Si toccò piano le labbra e ripensando ai baci del ragazzo, si sentì girare la testa, come se avesse bevuto un Wisky Incendiario tutto d'un fiato: era possibile sentire i postumi di un bacio?
Scacciò le immagini di Ron su di se e si concentrò sul Ron casto e puro seduto di fronte a lei che giocava con Harry.
"Allora?" chiese con voce ansiosa "Cosa voleva la McGranitt?".
La professoressa aveva convocato uno di loro due nel suo ufficio una ventina di minuti prima e Ron si era offerto di andarci.
Ron alzò lo sguardò e i suoi occhi si incupirono.
"Voleva informarci del fatto che... Lumacorno ha trovato l'antidoto" disse a mezza voce.
Hermione sgranò gli occhi e guardò Harry.
"Cosa?" chiese con voce acuta "Ma... ma... ne è sicuro? Voglio dire, è una pozione complicata, se la sbaglia e...".
"Hermione" la interruppe dolcemente Ron "Lo sapevamo. Sapevamo che il momento sarebbe arrivato, prima o poi".
Hermione tacque. Lo sapeva, certo che lo sapeva. Ma alcune volte puoi provare un dolore nuovo di zecca anche quando sei a conoscenza della causa che ti farà soffrire.
"Quando?" chiese in un bisbiglio.
"Probabilmente stasera o al massimo domani mattina" rispose Ron "Deve trovare ancora alcuni ingredienti".
Ron la guardò digerire quell'ultima informazione: si morse il labbro, cercando di non far vedere quanto fosse turbata. Miseriaccia, come poteva sollevarle il morale? Non sapeva cosa dirle, era Harry quello bravo con le parole. Non lui, lui faceva danni e basta e adesso avevano trovato un'equilibrio così precario che lui non se la sentiva proprio di incrinarlo.
Poi gli venne un'idea.
"Dai" disse balzando in piedi così velocemente che Harry cacciò un piccolo urlo di sorpresa "Andiamo da Hagrid".
Hermione sorrise, sorrise veramente.
Poteva non essere bravo con le parole, ma con i fatti era imbattibile.

                                                                  *

Dovevano parlare di ciò che era successo?
Ron si era lambiccato il cervello per tutta la mattina. Quello che era successo la sera prima, ad essere sinceri, non era esattamente quello che aveva programmato nella sua mente (o meglio, ci aveva fatto un pensierino che potesse succedere qualcosa- anzi, più di un pensierino; erano anni che faceva pensierini su Hermione- ma non era proprio necessario che lei lo sapesse).
Lui voleva semplicemente distrarla dalla situazione Harry- bambino e farla rilassare.
E magari, se la serata andava bene, chiederle scusa per il suo comportamento riguardo i tritoni e le sirene.
E se la serata andava proprio bene, Hermione avrebbe smesso di essere arrabbiata con lui, gli avrebbe sorriso e avrebbero piacevolmente condiviso una bella cena al chiaro di luna.
I suoi propositi, del tutto amichevoli e senza doppi fini, ovvio, erano durati, più o meno, fino a quando non le aveva preso la mano per portarla nelle cucine a prendere il cibo.
Quindi, secondo un suo rapido calcolo mentale, circa un minuto.
Ma ehi, aveva del buon cibo, aveva un albero a disposizione, aveva la luna, ma soprattutto, aveva Hermione. Non poteva certo essere una colpa quella di aver ceduto alla ragazza di cui era innamorato.
E lei era li, di fronte a lui, che gli sorrideva in quel modo che lui adorava. Gli parlava di strane teorie babbane e si scusava.
Hermione Granger si scusava con lui.
Dopo erano arrivati tutti quegli strani accordi e insieme, tutto il coraggio Grifondoro che lui
sapeva di possedere da qualche parte.

E i baci. Miseriaccia, i milioni di baci che si erano dati. E lei, che sussurrava il suo nome... Ron censurò i suoi pensieri, mentre le guancie gli si coloravano leggermente.
Così, mentre attraversavano il prato per andare da Hagrid, Ron la guardava di sottecchi- il viso nascosto nella sciarpa gialloro per proteggersi dal vento e Harry abbarbicato al suo collo- e si chiedeva se stavolta non sarebbe stato meglio parlarne, prima che uno di loro due scoppiasse per un motivo futile.
Prima le era sembrata tranquilla, ma non si poteva sapere.
"Hermione..." cominciò timidamente "Volevo dirti una cosa".
Lei si girò, senza smettere di camminare.
"Si, anch'io" concordò accigliata.
Il cuore di Ron perse un battito e fece un enorme sospiro.
"Ok" disse cercando di sembrare tranquillo "Inizia tu"
"Bene" disse Hermione in tono minaccioso "Non voglio assolutamente che Harry stia in braccio a Hagrid. Merlino solo sa dove potrebbe appoggiarlo."
"Ok" disse Ron, sorpreso.
"Non voglio neppure che stia in balia di qualche pianta carnivora" continuò sempre nel medesimo tono.
"Va bene" rispose lui, terrorizzato."O lo tengo io e o lo tieni te, ci siamo capiti?" concluse, lanciandogli un'occhiata torva.
"Oh" disse Ron, senza parole "Ci siamo capiti".
"Bene" annuì lei, soddisfatta, mentre arrivavano alla porta di Hagrid "Tu cosa volevi dirmi?".

                                                          *

Gli occhi di Hermione lampeggiavano pericolosamente. E ciò non era affatto un buon segno.
Dopo che erano entrati nella capanna di Hagrid, il mezzogigante aveva prelevato il piccolo Harry dalle braccia di Hermione pressochè immediatamente e lo aveva sistemato sulle sue ginocchia.
"Birbanti che siete. Ho dovuto aspettare quattro giorni prima che me lo portaste" disse gioviale, mentre Harry saltellava divertito sull'enorme gamba dell'uomo.
Hermione seguiva con occhi pieni di ansia quel gioco.
"Hagrid" disse nervosamente "Non credi che Harry si... ehm... potrebbe spaventare con tutto quel saltellare?".
"Schiocchezze, schiocchezze! Non vedi come si diverte?".
Ron guardò Harry, che effettivamente stava ridendo e cercando di acchiappare la barba di Hagrid contemporaneamente.
Hermione sospirò abbattuta e si lasciò cadere stancamente sulla sedia accanto a Ron.
"Sta tranquilla" mormorò lui "Non vedi come sono felici?".
Hermione notò l'uso del plurale nelle parole di Ron e guardandoli, non si concentrò più solo
su Harry, ma su Harry e Hagrid insieme. Il piccolo era completamente rilassato e allegro nelle braccia dell'uomo che lo aveva raccolto dalle macerie; Hagrid, era semplicemente raggiante. Pareva essersi dimenticato che nella stanza ci fossero anche Ron e Hermione, non aveva posato Harry in luoghi pericolosi e Thor era tranquillamente sdraiato in un angolo, con gli occhi dolci fissi sul suo padrone.

C'era una tale tranquillità, che Hermione si sentì una stupida per aver dubitato di Hagrid.
"Era così, Hagrid?".
La voce di Ron la fece sobbalzare.
"Così cosa?" chiese Hagrid, distogliendo lo sguardo da Harry.
"Harry" chiarì Ron "Aveva questa età quando lo hai portato a Silente per poi lasciarlo ai Dursley?"
Gli occhi scuri di Hagrid si incupirono un pò.
"Si" disse con voce roca "Era esattamente così. Un cosino con una grossa cicatrice... Mi sembra di essere tornato a diciotto anni fa". Stette un pò silenzio, ad osservarlo "Ma non è giusto che debba avere nuovamente un anno. Deve andare avanti".
Ron annuì e guardò soddisfatto Hermione. Lei arrossì, sentendosi punta nel vivo da quello sguardo. Cosa intendeva con quell'occhiata? Che lei non voleva che Harry tornasse adolescente? Certo che lo voleva! Era stato piacevole avere un bambino da coccolare, certo, ma...
Completamente irritata, con lui, con se stessa, con il mondo, Hermione si alzò di scatto.
"Sei uno stupido, Ron Weasley!" sbottò.
Aprì la porta con violenza e cominciò a marciare nel prato.
"Ma cosa...?" chiese Hagrid, sbalordito dall'azione della sua amica.
Ron scrollò le spalle sospirando e si alzò anche lui dalla sedia.
"Potresti badare a Harry, Hagrid? Il tempo di recuperare Hermione..." disse e lui annuì contento.
"Ma che cos'è, un cervo Harry?" lo sentì chiedere mentre usciva "Che bello... Vuoi vedere una cosa ancora più bella? Il mio piccolo snaso?".
Ron sperò con tutte le sue forze che al suo ritorno Harry non fosse stato ingoiato da una qualche strana creatura che Hagrid aveva ritenuto saggio nascondere alla vista delle persone.
"Hermione!".
Aveva le gambe più lunghe di lei e la raggiunse in poco tempo, al limite della Foresta Proibita. Stava lentamente scendendo la sera e l'aria si era fatta ancora più fresca.
"Fermati!" sbottò, mentre la prendeva per un polso.
Lei si divincolò furiosamente e si girò a guardarlo, mentre i suoi occhi lo scrutavano con rabbia.
"Cosa vuoi?" sibilò furiosa.
Ron indietreggiò di un passo.
"Si può sapere perchè ti sei arrabbiata così tanto?" chiese tranquillo.
"E me lo chiedi anche? Certo che sei un bel tipo, tu! Nel momento in cui penso che forse, forse non tutto è perduto, tu.."
"Io cosa? Cosa? Ti faccio semplicemente vedere la realtà dei fatti?" chiese Ron, offeso.
Hermione si zittì e lo guardò.
"Cosa vorresti dire?" chiese lentamente.
Ron sospirò.
"Hermione... ti sei troppo attaccata a Harry".
"Non è vero" lo riprese subito.
"Si invece" ribattè calmo.
"E' il mio migliore amico" disse Hermione, come per giustificarsi.
"Anche il mio. E proprio per questo voglio che ritorni a essere un diciottene normale. Non uno a cui devo cambiare il pannolino".
"Anch'io voglio questo, cosa credi?".
Ron la scrutò a fondo.
"Davvero?" chiese alla fine "E' questo che vuoi veramente? Che Harry non abbia più bisogno di te? Che... qualcuno non dipenda più dal tuo aiuto?".
Hermione stette zitta e lo guardò, improvvisamente pallida.
Ron scelse con cura le parole.
"Hermione, per troppo tempo ti sei occupata di qualcuno. Di me, di Harry. E' ora che... qualcuno si occupi di te" disse dolcemente.
Lei chinò il capo.
"Io..." disse con voce rotta "Io...".
"Lo so" mormorò Ron.
Alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi, stanca.
"Ron" disse "Tralasciando Harry... pensi che io e te insieme potremmo funzionare?" chiese.
Il modo in cui lo disse, fece scendere un brivido di paura lungo la spina dorsale del ragazzo.
"Certo che potremmo" disse automaticamente.
"Ma se non facciamo altro che litigare! Anche per sciocchezze".
"E allora?".
"Come possiamo mandare avanti un rapporto se passiamo il nostro tempo a discutere?".
"Ma chi se ne importa, Hermione!" esclamò esasperato "Chi se ne importa! Tu mi dai dell'immaturo, io della secchiona rompiballe. Tu ridi di gusto se un incantesimo mi va male, io faccio la tua imitazione durante le interrogazioni dei professori. Ma chi se ne importa! Siamo noi, Hermione, noi. E non voglio che questo cambi! Non sarà facile, non sarà semplice, lo sappiamo. Ma io lo voglio fare... perchè io voglio tutto di te. Voglio te... sempre. Sempre sempre e sempre".
Ron respirava affannosamente e Hermione aveva gli occhi pieni di lacrime.
"Ron..." mormorò.
"Tu cosa vuoi?" chiese il ragazzo a voce bassa.
Hermione aprì la bocca, ma non uscì alcun suono.
"Cosa vuoi, Hermione?" la incalzò.
"Te" rispose lei a mezza voce, come se fosse un segreto "Voglio te".
Rimasero a guardarsi, di fronte a quell'ammissione.
"Io sono qui" disse infine Ron, con il cuore che gli scoppiava "E non vado da nessuna parte".
Lei annuì e una piccola lacrima le scese sulla guancia, mentre sentiva il respiro rallentare e il grosso nodo allo stomaco sparire. Le parole di Ron avevano aperto qualcosa dentro di lei, come se avessero curato una ferita che non sapeva di avere. Non si doveva più occupare di nessuno, poteva vivere il suo amore, la sua vita in pace. Lui era li, sarebbe stato sempre li.
Non aveva più obblighi se non quello di essere felice.
"Ron, Hermione?".
La voce di Hagrid li raggiunse lentamente.
Entrambi si girarono e videro il guardiacaccia avanzare verso di loro, con Harry- ancora vivo e apparentemente illeso- fra le braccia.
"Scusate, non volevo..." disse imbarazzato.
"Tranquillo Hagrid" disse Ron, schiarendosi la voce "Cosa c'è?".
"E'... è arrivata la McGranitt" disse, mentre cominciava a tamponarsi gli occhi con il suo
enorme fazzoletto a fiorellini "Ha detto che ha fatto prima del previsto".

Hermione guardò speventata Ron, ma subito dopo si ricompose, facendo un grosso sospiro.
"Ok" disse "Ok. Dille che arriviamo subito".
Hagrid annuì e si incamminò, mentre Ron si avvicinò a Hermione. Infilò le sue dita fra quelle di lei.
"Sei pronta?" chiese piano.
Lei annuì e strinse la presa.
"Sono pronta".

 

                                                             *

Hermione depose delicatamente Harry sulla sedia dell'ufficio della McGranitt e guardò Ron negli occhi. Lui annuì e fece una carezza sulla testa del piccolo. Harry li guardava serio, stringendosi il cervo al petto.
"Bene" disse la McGranitt con una strana voce "Credo sia ora".
Tra le mani aveva una piccola boccetta di un liquido viola scuro. Hermione e Ron fissavano la boccetta, ma Harry cominciò a gemere e a lamentarsi.
Tendeva le braccia verso di loro, con gli angoli della bocca ricolti in basso.
Sembrava un piccolo pagliaccio triste.
"Oh Hermione..." mormorò Ron.
"Sente che la situazione non è tranquilla" disse Hermione angosciata, cercando di reprimere la voglia di prenderlo in braccio.
La professoressa McGranitt sembrava non sapere cosa fare.
"Penso... che sia meglio lasciarvi soli con il signor Potter per qualche minuto" disse seria.
Hermione e Ron annuirono grati e sospirarono quando sentirono chiudersi la porta. Hermione lo prese immediatamente in braccio e Harry si calmò.
La ragazza inspirò profondamente l'odore del bambino e si rivolse a Ron.
"Perchè non gli diciamo qualcosa?" propose.
Ron aggrottò la fronte.
"Ovvero?".
"Possiamo dargli una specie... di addio" spiegò Hermione.
"Ok" approvò Ron, ma non sembrò tanto entusiasta di quel piano.
Hermione rimise Harry sulla sedia e si chinò alla sua stessa altezza.
"Ti voglio bene Harry Potter" annunciò seria. Harry la guardava fissa negli occhi, sembrava capire quello che Hermione gli diceva "Non te l'ho mai detto, anche se spero di avertelo dimostrato. Noi due non siamo il tipo di amici che si abbracciano o che si dicono quanto affetto provano l'uno nei confronti dell'altro. In effetti, in queste cose, siamo un pò un disastro" Hermione fece un sorriso un pò triste e un pò divertito "Ma siamo fatti così, giusto? E... non sarebbe giusto cambiare" lanciò un'occhiata a Ron, che sorrideva "Quindi... niente" concluse un pò goffamente "Volevo dirtelo, anche se adesso hai un anno e probabilmente non ti ricorderai niente".
Si alzò e gli fece una carezza.
Ron le toccò leggermente una spalla e si mise al suo posto, sentendosi un pò imbarazzato.
"Allora" borbottò, mentre Harry lo guardava interessato "Si.. uhm... stammi bene a sentire. Da adesso fino alla fine di Hogwarts non voglio sentire nemmeno mezza critica sul mio modo di dormire, mangiare o cose del genere. Ti ho dovuto cambiare il pannolino almeno cento volte e mi hai vomitato addosso tutte le volte che ti pareva. Quindi, guai a te se fiati" Ron sentiva lo sguardo truce di Hermione che perforava la testa e decise di cambiare registro "Ma, apparte questo... volevo dirti che, ecco... sei il mio migliore amico. Si, lo sei anche se mi sbavi addosso. E lo sei da quando ci siamo incontrati a King Cross. Vedi Harry" disse un pò impacciato "Io non ti ho semplicemente conosciuto. Io ti ho... riconosciuto. Eri tu l'amico con cui dovevo condividere la mia vita, dovevi essere tu" Si interruppe, mentre Harry continuava a guardarlo con i suoi occhi limpidi "Perciò, non vedo l'ora di riaverti, amico".
Anche lui gli fece una carezza e si alzò, mentre Harry continuava a guardarli, improvvisamente tranquillo. In quel momento qualcuno bussò alla porta e la McGranitt entrò discretamente.
"Volete altro tempo?" chiese dolcemente.
"Ce ne ha dato più che a sufficenza" rispose risoluta Hermione.
La McGranitt annuì e li guardò.
"Per quanto vale" disse con quell'aria solenne così tipica di lei "Credo che abbiate dato ridato un pezzo d'infanzia al signor Potter".
Hermione sorrise e Ron chinò la testa un pò imbarazzato.
"Bene" disse poi "E' il momento".
Svitò la boccietta e si avvicinò a Harry.
"Aspetti" disse Hermione.
Si avvicinò anche lei a Harry e prese il cervo che era caduto al piccolo proprio in quel momento. Lui la ringraziò con un sorriso sdentato, stringendo a se il pupazzo.
Anche Hermione sorrise.
"Ciao Harry" bisbigliò "Ci vediamo fra poco".

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Capitolo 7
*** "You were the best gift that life gave me" ***


"E' bellissima".
La voce di Harry era calda e dolce. Gli occhi verdi, circondati dalle leggere rughe e dai soliti occhiali rotondi, sprizzavano allegria e gioia.
Ron sorrise e anche lui lanciò uno sguardo adorante alla culla che Hermione aveva preparato accuratamente.
"Si, lo è" disse chinandosi leggermente "E' perfetta".
Rose Weasley dormiva tranquilla, completamente indisturbata dalle attenzioni del padre e del padrino, durante quel giorno insolitamente caldo inizio aprile. Rose era nata il 27 marzo, lo stesso giorno di suo padre e questo, per Harry, era stata una meravigliosa coincidenza.
Aveva ancora pochissimi capelli in testa, ma già si vedeva che erano sul chiaro.
"Gli occhi?" chiese piano Harry, nella penombra della stanza.
Quando aveva visto Rose al di là del vetro dell'ospedale, la bambina dormiva e non aveva potuto soddisfare la sua curiosità.
"Sembrano blu, almeno per adesso" rispose Ron emozionato "Hermione mi ha spiegato che ci vuole un pò prima di vedere qual'è il vero colore".
"Una piccola Weasley in tutto e per tutto, allora" dichiarò Harry, divertito.
"Già" confermò Ron, raggiante "Una piccola, perfetta Weasley." Fece una pausa. "Spero però che abbia il cervello di Hermione".
Harry ridacchiò.
"A proposito... gliel'hai già detto che hai confuso il panaio quando hai cercato di pagare in sterline?".
Ron fece una smorfia, un pò divertita.
"No. E non credo che lo saprà tanto presto. Non dopo che mi sono mostrato così compiaciuto".
Tutti e due sorrisero, soddisfatti come bambini per quella piccola innocente bugia che condividevano.
Harry guardò ancora ipnotizzato Rose, che si era mossa nel sonno.
"Mi ricorda così tanto i primi tempi della nascita di James" disse.
Ron gli diede una piccola pacca sulla spalla.
"Ehi, stai per fare il bis, non lamentarti" esclamò.
"E' vero" bisbigliò lui "Chi l'avrebbe mai detto...".
"Sei ancora deciso per quei due nomi?" chiese Ron.
"Si" disse Harry, risoluto.
Ron annuì e non disse niente: in fondo sapeva che, se erano vivi e potevano veder tranquillamente dormire i loro figli, il merito era anche di Severus Piton. Ma non ce la faceva proprio a digerire quel nome. Per fortuna il primo che Harry aveva deciso di mettere al suo secondogenito era Albus...
Passò delicatamente un dito sulla piccola spina dorsale della bambina e sospirò.
"Non pensavo di... di... poter amare qualcuno in questo modo" disse impressionato.
Harry sorrise.
"E sei anche parecchio bravo con lei, a quanto dice Hermione".
"Ah, si?" disse Ron sorpreso "E cosa dice?".
"Che te la cavi piuttosto bene con i pannolini..." disse Harry troncando una risata sul nascere.
Ron cercò di non ridere.
"Beh, sai, ho fatto un pò d'esperienza qualche anno fa..." disse in tono noncurante "Era un bambino piuttosto agitato".
Harry sgranò gli occhi.
"Ma non è vero!" esclamò "Era solo un pò... spaesato".
"Un pò spaesato?" ripetè Ron divertito "Mi ha vomitato addosso".
Harry guardò evasivo la stanza.
"E poi mi ha spruzzato la pipì sulla faccia" aggiunse Ron con tono d'accusa.
Harry non resistette e scoppiò a ridere.
Rose si mosse leggermente e tutti e due la guardarono sentendosi in colpa.
"Sarà meglio tornare in salotto" bisbigliò Ron.
Harry aprì piano la porta e tutti e due ne uscirono silenziosamente.
"Era ora" esclamò una voce femminile "Pensavamo vi voste addormentati insieme a Rose!".
"Scusa Ginny" disse Harry ancora divertito.
"Per chi ci prendi?" chiese idignato Ron.
"Da voi mi aspetto questo e altro" rispose lei in tono leggero mettendo distrattamente una mano sul pancione.
Hermione e Ginny erano acciambellate sul divano, impegnate a chiaccherare tranquillamente.
"Perchè state ridendo?" chiese Hermione sospettosa, mentre Ron si accomodava sulla sedia vicino a lei.
"Stavamo ricordando un piccolo episodio..." disse Ron, con gli occhi che gli ridevano.
Hermione lo guardò spaesata e Ron sorrise.
"Ti ricorda qualcosa un bambino che sta per essere affogato dalla Piovra Gigante?" spiegò.
"Quanto la fai tragica!" borbottò Harry,
Hermione sorrise dolcemente.
"Oh" disse "Harry".
"E' stata veramente dura" disse Ron, in tono serio "Una continua lotta, una realtà che ti mette a patti con problemi che mai e poi mai...".
"Oh, ma smettila" lo interruppe Ginny ridendo "Quanto esageri! In fondo, hai cambiato due pannolini".
"Due?" ripetè Ron "Fai almeno duecento!" Guardò Harry "Sul serio amico, non so cosa avevi
in corpo per mollare tutta quella roba!"

"Ron!" esclamò Hermione, ma Harry rideva.
"Lo so Ron, lo so. Chiedo umilmente perdono. Però da allora non mi sono più distratto a Pozioni" disse.
"Vero" confermò soddisfatta Hermione.
"E poi" continuò Harry "Vorrei ricordarvi che è grazie a me se vi siete rimessi insieme".
Lanciò un'occhiata furba ai suoi amici, che guardavano con aria vaga il soffitto. Poi Hermione sospriò.
"Effettivamente, occuparsi di un bambino, ci ha... avvicinato" ammise.
"Anche se all'inizio volevamo lanciargli un bel Pietrificus Totalus" gli ricordò Ron e Ginny ridacchiò.
"Con me è stato un amore di bambino..." disse soddisfatta.
"Beh, certo" disse Ron, infervorandosi "Ci sei stata mezza giornata. Non hai mai dovuto temere che si buttasse in un Lago o che venisse mangiato da uno Snaso...".
"Probabilmente eri te che non lo tenevi d'occhio abbastanza!" ribattè Ginny.
"Ragazzi..." disse Hermione, per calmarli.
"Non lo tenevo d'occhio?" esclamò Ron "Ma se ero con la schiene tutta incriccata perchè dormivo sulla sedia dell'Infermieria per tenerlo d'occhio!".
Hermione aprì la bocca per dichiarare un time out, quando, girandosi verso Harry, vide il suo sguardo. Contemplava Ron e Ginny, che discutevano sul quel suo piccolo pezzetto d'infanzia, e c'era così tanta tenerezza nel suo sguardo che Hermione non potè fare a meno di ripensare alla conversazione che avevano avuto otto anni prima, in un'aula vuota, dopo che aveva bevuto la pozione ed era tornato a essere l'Harry diciottenne.
"Ti ricordi?" aveva chiesto Hermione dolcemente, quando aveva deciso di interrompere il silenzio che li aveva accompagnati dall'ufficio della McGranitt fino a quell'aula.
Harry annuì piano.
"Non tutto e non chiaramente" disse, mentre Ron si accomodava su un banco e lo guardava con un'aria insolitamente penetrante. "Ma alcune cose... ecco, ce l'ho stampate chiaramente".
"Tipo?" chiese Ron, curioso.
"Tipo... quando mi avete portato a Hogsmade. O da Hagrid. E prima, anche se mi sembra una vita fa" disse, un pò confuso.
Ron guardò Hermione, che ricambiò lo sguardo, preoccupata.
"Ti senti bene, Harry? La McGranitt ha detto che non ci dovrebbero essere ripercussioni, ma posso informarmi oppure andare a leggere qualcosa che parla di...".
"No, Hermione" la interruppe Harry "Sto bene. E' solo che...".
Li guardò, a disagio.
"Si?" lo incitò lei.
"E'... insomma" disse, sospirando pesantemente "Siete stati magnifici. Voglio dire... un'infanzia così, dai Dursley era pura immaginazione. Mi sono sentito veramente, veramente amato. Per tutta la vita le persone che potevo avere accanto, se ne sono andate e voi..." Harry si interruppe. Ron e Hermione non dissero nulla, non volevano interromperlo "Voi siete rimasti, sempre. Siete stati il regalo più bello che la vita mi ha fatto. E... anch'io vi voglio bene". La voce gli spense e non disse più nulla.
Hermione gli si avvicinò lentamente e lo abbracciò. Harry ricambiò l'abbraccio e dopo poco, sentirono anche Ron unirsi in quell'insolito gesto che- lo sapevano- non avrebbero rifatto tanto presto.
Siete stati il regalo più bello che la vita mi ha fatto.
Hermione aveva conservato nel cuore quelle parole.
Sapeva che adesso, James, il non ancora arrivato Albus e Ginny, erano il regalo che Harry non avrebbe mai pensato di ottenere dalla vita.
Sapeva anche che era a loro che avrebbe pensato se avesse dovuto evocare un Patronus.
Ma sapeva, anzi era sicura, che lei e Ron erano stati la sua colonna portante per tanto, tanto tempo.
E, in qualche modo, lo sarebbero stati sempre.

Si ricordò anche dello sguardo, della voragine, che Harry aveva nei suoi occhi. Adesso, era quasi scomparsa.
Era chiaro che lui aveva avuto solo bisogno di riposarsi un pò, di chiuderli, quegli occhi, di non vedere niente per qualche tempo.

Poi guardò Ron, un pò imbronciato dopo la discussione con Ginny, con lo stesso sguardo che, inconsapevolmente, gli riservava da quando erano piccoli e ripensò a quei giorni. A quando Ron le aveva fatto capire che non c'era bisogno che lei si prendesse cura di tutti, perchè lui si sarebbe preso cura di lei e avrebbe voluto lei. Sempre.
Aveva mantenuto la parola.
E adesso con Rose... Si ricordò, divertita, di quando pensava, dopo la prima giornata passata con un Harry poppante, che mai avrebbe voluto figli e che mai avrebbe voluto riavere a che fare con pappe e pannolini.
Che sciocca. Non avrebbe barattato Rose neanche per centomilamiliardi di libri.
In quel momento, sentirono dei passettini leggeri.
"Amore" disse dolcemente Ginny, quando una piccola testa sbucò dalla porta "Cosa fai?".
James Sirius aveva abbandonato la stanza dei giochi, dove, stranamente, aveva giocato tranquillamente fino a quel momento. Era un piccolo terremoto quel bambino, ma Ron aveva un debole per lui e gliele faceva passare tutte liscie.
Harry gli accarezzò delicatamente i capelli neri, trattenendo un sospiro quando vide cosa aveva in mano il bimbo.
James alzò gli occhi castani, così simili a quelli di Ginny, e sorrise.
"Sembra tranquillo, Ginny" disse Hermione.
"Secondo me ne sta per combinare una delle sue" affermò Ron, in tono orgoglioso.
Harry ridacchiò, mentre Hermione alzava gli occhi al cielo, divertita.
Ma James, almeno per quel giorno, non aveva tiri da giocare.
Si sedette tranquillamente sul tappeto, ignorando gli sguardi un pò sorpresi, un pò inteneriti dei suoi genitori e zii, per mettersi a giocare con il suo giocattolo preferito, che aveva ereditato, dopo lunghe trattative, dal padre.
Un cervo di peluche.

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