My Family

di Lilla Wright
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I need you ***
Capitolo 2: *** It's my fault ***
Capitolo 3: *** How do i live without the ones i love? ***



Capitolo 1
*** I need you ***


Titolo:

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro, altrimenti non sarei qui ma a Londra dove vorrei essere da una vita <3
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica
Buona lettura :D

 

 

 

Il suo Iphone vibrò con insistenza all’interno della tasca dei suoi pantaloni.

Quei pantaloni che odiava, come odiava quella giaccia, stretta e scomoda. Quel completo che Kate gli aveva regalato qualche giorno prima, che vedendolo vestito così aveva esultato con un “finalmente qualcosa di decente” che a Matthew non era piaciuto per niente. Facendo orecchie da mercante alle proteste del musicista, la bionda l’aveva acquistato, forse con troppa gioia, come se ad indossarlo dovesse essere lei.

L’aveva indossato per quella serata sotto indicazione di Kate, più per farla tacere che per farla felice. Ricordava ancora con orrore l’immagine che lo specchio gli rimandava; nero e bianco, troppo ordinario e dannatamente deprimente, sembrava un becchino pronto al prossimo funerale. Ma c’era una cosa che Kate non sapeva che probabilmente l’avrebbe mandata su tutte le furie. Al posto del solito nero, aveva sostituito i calzini con un paio di vari colori sgargianti, da folletto come gli avevano scherzosamente definite i suoi amici, che lo facevano sentire ancora sé stesso.

Una cosa che invece aveva nascosto con poco successo era il suo amato cellulare, confinato nella tasca dei pantaloni ma che a intervalli regolari di un paio di minuti gli chiedeva attenzioni. Attenzioni a cui lui rispondeva prontamente, senza badare al luogo, all’occasione e alle persone con cui lui, ma più Kate, si intratteneva.

Alla fine si stava troppo divertendo per pensare di smetterla.

Era da quando erano arrivati che Matthew rispondeva senza sosta ai messaggi che Dominic gli inviava, senza dare peso ai rimproveri della donna, che con una finezza da scaricatore di porto, gli intimava di mettere via “quel fottuto cellulare”. Le aveva dato retta giusto quei 10 minuti per permettere ai fotografi di fare il loro lavoro, poi aveva ripreso a scambiarsi sms con il suo amante, non badando ai continui sbuffi indispettiti dell’attrice. Perfino alla presenza di un noto regista e amico della bionda Matthew non si era fatto scrupoli a tirare fuori il suo Iphone, farsi una risata per le cazzate che l’altro gli scriveva e rispondere con un sorriso e l’ilarità ancora negli occhi.

Kate gli aveva sussurrato un “cafone” pieno di risentimento ma il musicista le aveva detto di tacere, visto che se si trovava lì e non in compagnia del suo compagno era solo per colpa sua. La donna tacque a quelle parole cattive mentre il moro riprese a scrivere il suo sms, ripensando allo sguardo triste di Dominic quando aveva annullato la loro uscita.

Qualche giorno prima, Matthew aveva chiesto a Dominic se voleva andare al cinema con lui, a vedere il remake di un vecchio film horror, e il biondo aveva accettato felice.

Si era immaginato tutto. Lui e il compagno al cinema assieme, come due adolescenti al loro primo appuntamento, a scambiarsi tenerezze, approfittando del buio, e abbracciati stretti, con il batterista che spostava lo sguardo dallo schermo durante le scene più crude, facendosi più vicino a lui. Forse un po’ troppo romanzato come sogno ma aveva scelto un film dell’orrore apposta, conoscendo il disgusto dell’altro alla vista del troppo sangue.

Sogno finito allegramente nel cesso nel momento stesso in cui Kate era a venuta a dirgli, con tanto di sorriso, che quella stessa sera erano stati invitati a una cena di beneficenza. L’aveva guardata con sufficienza, rifiutando l’invito perché, se da una parte gli veniva da ridere al pensiero dell’attrice che faceva beneficenza, dall’altra non ci pensava neanche di annullare l’uscita con Dominic, non dopo così tanto tempo che aspettava di stare solo con lui, e se finora non c’era riuscito era sempre colpa di quella strega.

L’aveva avuta vinta, cinguettando un odioso “non puoi vederlo domani?”. Matthew avrebbe voluto urlarle addosso tutto, che non voleva rinunciare a una serata con il suo amato per partecipare alla solita festa del cazzo, ma come al solito aveva taciuto tutto, rispondendo un semplice “ok”.

Gli occhi feriti di Dominic, quando gli aveva dato la notizia, gli fecero male. Ci teneva a quella serata, ci teneva a stare con lui ma come al solito aveva scelto la strada più semplice, quella del silenzio. Il biondo non disse nulla, alla fine cosa c’era da dire? Per l’ennesima volta, l’uomo che amava l’aveva messo da parte e per l’ennesima volta si lasciò mettere da parte, perché lo amava e aveva una fottuta paura di perderlo, se lo avesse costretto a scegliere.

Si erano lasciati così, senza aggiungere altro, e Matthew, nell’indossare quello schifoso abito, si era sentito un verme. Solo quando ricevette il primo messaggio si liberò di quella sensazione, per poter sorridere con il cuore all’amore che Dominic riusciva a mettere in un semplice messaggino.

Non mi importa dove sei, con chi sei o cosa fai. Mi importa che ti ricorderai sempre che ti amo.

Nel rispondere a quel messaggio Matthew ci aveva messo letteralmente il cuore, ricordando a sua volta a Dominic che anche lui lo amava e che niente poteva fargli dimenticare quanto sentimento ci fosse tra di loro.

Alla fine, un messaggio tirava l’altro. Tra ricordi, stupidate e messaggini zuccherosi, i due amanti aveva passato quasi due ore a parlare, chi seduto sul divano e chi in mezzo a ospiti illustri del mondo del cinema.

Era, però, da quasi mezz’ora che il cellulare di Matthew rimaneva silente nella tasca, facendo sorridere Kate che, finalmente, non vedeva più quel dannato apparecchio in giro, e facendo scattare nel moro un senso di preoccupazione fortissimo. Dominic sapeva farsi aspettare quando voleva ma non capiva come mai ci mettesse così tanto a rispondere al suo sms; in fondo, gli aveva solo ricordato di non chiuderlo fuori casa al suo ritorno, come già era successo altre volte, non di raccontargli la fiaba della buonanotte.

Continuava a muoversi sulla sedia, in un movimento quasi nervoso, tanto che molti si erano voltati a fissarlo, compresa Kate che se da una parte gioiva per l’assenza del telefono, dall’altra si innervosiva a ogni spostamento del moro.

Quando il telefono iniziò a vibrare insistentemente, Matthew scattò in pedi e rispose subito, senza neanche guardare chi fosse, e con un groppo alla gola gracchiò un impercettibile “pronto”.

- Matt –

La voce che gli arrivò dall’altro capo era bassa, come se avesse il timore di farsi sentire da qualcun altro, ma il cantante non avrebbe mai potuto confondere quel suono.

- Dom! – esclamò preoccupato, facendo voltare i presenti – Mi stavo preoccupando. Che fine hai fatto? –

- Matt, potresti raggiungermi qui a casa, per favore? – gli chiese il batterista, sviando la domanda precedente. Sembrava quasi spaventato.

- E’ successo qualcosa? –

- Per favore, puoi venire qui? – era la seconda volta che glielo chiedeva, non tenendo conto delle domande che l’altro gli faceva, e questo il moro l’aveva notato.

- Dom, ma.. –

- Ti prego. Ho bisogno di te –

Matthew perse un battito. Quelle parole sussurrate con così tanta necessità e tristezza assieme lo colpirono in pieno, facendogli spostare lo sguardo sui presenti e lasciando che la sua mente formulasse ancora una volta quel pensiero che da tutta la sera lo tormentava.

“Che cazzo ci faccio in mezzo a tutte queste persone invece di essere in compagnia della persona che amo?”

- Arrivo subito – rispose – il tempo di arrivare da te –

Riagganciò e si girò verso Kate per dirle che se ne sarebbe andato ma come notò ben presto mezza sala lo stava fissando. Tanto meglio, non avrebbe dovuto ripetere.

- Devo andare – disse solo all’indirizzo dell’attrice.

La donna rimase impassibile alla notizia, nonostante nei suoi occhi chiari si potesse chiaramente leggere tanta rabbia, forse riconducile al fatto che lui la stava piantando di asso per andare dal suo amico, e davanti a tutti per giunta.

- Come sempre – sibillò lei tra i denti ma non così piano come aveva pensato, infatti lui si voltò a fissarla malevolmente.

- Mi prendi in giro, spero – chiese sarcastico il moro, ricevendo un “no” dalla bionda.

Avevano decisamente poche cose in comune, ma davvero troppo poche, ma una forte somiglianza la si poteva riscontrare nei loro caratteri: due testardi come pochi, di quelli che neanche sbattendo loro la testa contro un muro di cemento cambiavano idea. Se da una parte Kate si sentiva oltraggiata da quel comportamento, dall’altra Matthew era convinto che stesse facendo la cosa giusta andandosene da lì, e nessuno dei due avrebbe cambiato idea.

- Tu mandi a puttane la serata che avevo in programma con il mio migliore amico e adesso che ha bisogno di me, non posso andare da lui? – urlò Matthew, senza però smuovere di un millimetro Kate.

Lei rimase zitta, bastava il suo sguardo a fargli capire la risposta, e lui, a quello sguardo, si mise le mani nei capelli, frustrato dalla situazione surreale che lui stesso aveva creato. Ma c’era poco da fare le vittime: Dominic aveva bisogno di lui e non poteva farlo aspettare, non per prendere parte all’ennesimo litigio.

- Devo andare – ripeté il cantante, indirizzandosi verso l’uscita.

- Tu non vai da nessuna parte! – urlò l’attrice, alzandosi a sua volta – tu sei qui adesso e ci rimani, chiaro? Non mi importa un cazzo se quel cretino del tuo amico ha bisogno, può benissimo chiamare qualcun'altro! –

Matthew dovette mordersi la lingua per non risponderle male, anzi.. per non risponderle affatto. In fondo, lei cosa ne voleva sapere del legame che c’era tra lui e il batterista?

Facendo un profondo respiro, prese l’uscita e se ne andò, non sentendo più le urla della donna e il brusio della sala in sottofondo. Davvero un ottimo spettacolo.

Fermò il primo taxi disponibile e, datogli l’indirizzo, si fece portare all’appartamento di Dominic, dove il moro passava tutte le sue notti abbracciato al corpo dell’amato.

Durante il viaggio, Matthew non riusciva a non ripensare a quella telefonata di poco prima. La voce del compagno gli aveva fatto mozzare il fiato; bassa, spaventata, tanto che tremava in certi momenti, ma non capiva il perché di tutto questo e forse il moro neanche lo voleva sapere.

“Ho bisogno di te”.
Gliel’aveva sentito pronunciare così poche volte nell’arco della loro relazione. Di solito era lui a dire al biondo quelle parole perché, per quanto facessero vedere al mondo l’opposto, il più vulnerabile tra i due era Matthew. I suoi dubbi, le sue insicurezze lo rendevano una facile preda delle dicerie e il suo carattere all’apparenza forte ma fragile nell’animo, lo demoralizzavano. Aveva solo una certezza: Dominic. Solo lui riusciva a comprenderlo e non farlo cadere.
Lo amava tantissimo.
Arrivato a destinazione, Matthew corse fino alla porta dell’appartamento del biondo, trovando però la porta chiusa a chiave.

“Eppure sapeva che stavo arrivando” pensò, suonando il campanello.

In pochi secondi, la porta venne aperta e finalmente gli occhi azzurri di Matthew videro il motivo di tanta preoccupazione.

Davanti a lui c’era Dominic con il viso pesto; l’occhio sinistro era circondato da un alone violaceo, lo zigomo arrossato e pieno di graffi e il labbro inferiore spaccato.

 

 

 

 

 

Non so che dire :D
Doveva essere una shot ma per sfida e per colpa di una befana (una a caso) che fa la preziosa, mi sono decisa a mettere questa prima particina.
Qui lo dico e qui lo nego, ho una particina pronta per il prossimo capitolo (saranno 3) ma per colpa del lavoro e tanti altri fattori, non so quando metterò il resto. Assicuro che voglio pubblicare tutto entro il 2012.. ergo se volete prendere un calendario anche per questo evento, fate pure :D *sarcasmo a mille* Siete liberissimi di dirmi qualsivoglia cosa su quello che avete letto, accetto ogni tipo di recensione, critica o positiva.
Gwazie mille!

Lilla :D

 

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Capitolo 2
*** It's my fault ***


Titolo:

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro, altrimenti non sarei qui ma a Londra dove vorrei essere da una vita <3
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica
Buona lettura :D

 

 

 

- Ma.. cos..? – fu tutto ciò che il cantante riuscì a dire.

Dominic spostò lo sguardo e tornò in salotto, lasciando Matthew in compagnia della porta aperta, in un tacito invito ad entrare. Quest’ultimo, ancora shockato da quella visione, rimase fermo sulla soglia, per poi ridestarsi e seguire il biondo all’interno dell’appartamento.

- Puoi chiudere la porta a chiave e mettere il catenaccio? – gli chiese il batterista, non appena gli fu vicino.

Matthew non chiese spiegazioni per quella inconsueta richiesta e fece quanto chiesto, per poi tornare di nuovo in salotto e sedersi sul divano, vicino al compagno.

Sentì subito il corpo dell’altro premere sul suo, abbracciandolo, e la testa appoggiarsi sulla sua spalla, percependo il suo respiro caldo sulla pelle. Lo strinse forte per la vita, in modo da sentirlo più vicino, ma, a quel tocco, il biondo emise un gemito di dolore e cercò di allontanare la mano del moro dal suo fianco.

- Cosa è successo? – chiese Matthew dopo qualche minuto di silenzio.

Dominic prese la mano del compagno appoggiata delicatamente alla sua vita e la strinse forte e, chiudendo gli occhi, disse: - Sono andato al cinema sta sera –

A quella affermazione, fu Matthew a chiudere gli occhi, in un gesto di assoluto dispiacere, che l’amato non poteva vedere, beandosi ancora di quel contatto a occhi chiusi. Gli diede un bacio tra i capelli biondi, leggermente sporchi ma ancora profumati di agrumi, così da trasmettergli quella sensazione di costante stupidità che sentiva per averlo scaricato.

- Sono andato a vedere un film carino, forse un po’ triste – continuò Dominic, senza muoversi di un millimetro da quella piacevolissima posizione – è stato strano perché c’erano un sacco di persone tutte assieme, mentre io ero solo. Ho sfogato tutto sul cibo, non saprei dirti neanche quanti soldi ho speso tra bibite e patatine. Mi sa che si depositerà tutto in ciccetta, mi dispiace –

Matthew sorrise. Aveva anche il coraggio di scusarsi! Avrebbe dovuto farlo lui e per motivi molto più importanti che un po’ di pancia, ma neanche voleva portare su di sé l’attenzione, non con il biondo che, si, gli faceva capire che gli era pesata la sua assenza ma che non gliene faceva una colpa, come mai aveva fatto, anzi.. voleva che restasse al suo fianco, perché Dominic aveva chiamato lui, non Chris e Tom.

- Ti ci voleva un po’ di ciccetta, carino. Ti rende estremamente sexy – scherzò il moro, strizzando leggermente l’inesistente pancetta dell’amato. Quest’ultimo rise, cercando di fermare la mano del compagno che gli procurava solletico e, una volta catturata, intrecciò le dita con le sue.

Rimasero così per un po’, guardandosi e sorridendosi, felici di quel momento, le mani ancora strette in quelle del compagno. Nonostante i lividi e i graffi, Matthew non poteva non trovare Dominic bellissimo e si avvicinò piano al suo viso, per poter lasciare un leggero bacio sulle labbra gonfie.

Si scambiarono un altro sguardo, un po’ meno giocoso del precedente, e sta volta fu Dominic a posare le sue labbra su quelle di Matthew in un timido bacio.

Il moro voleva incrociare ancora una volta gli occhi del compagno, perdersi in quel colore meraviglioso e scorgere ancora quella piccola scintilla d’amore che ogni volta brillava solo per lui ma il biondo non glielo permise. Appoggiò ancora la testa sulla spalla dell’amante, sta volta osservando la stanza semibuia e, sentendo un altro bacio posarsi tra i suoi capelli, prese un respiro e riprese il suo racconto.

- Nel tornare a casa ho preso una scorciatoia. Volevo rientrare il prima possibile e aspettare il tuo ritorno. Ho fatto giusto in tempo a mandarti l’ultimo messaggio, prima di essere assalito – fece una piccola pausa, quel che bastava per riportare alla mente quei brutti momenti.

- Erano un paio di giovani ragazzi, non avevano neanche 20 anni, ma avessi visto che armadi! Uno di loro mi ha spinto al muro, dicendo di dargli tutto ciò che avevo, se non volevo passare un brutto quarto d’ora ma tutti i soldi li avevo spesi al cinema e quando glielo dissi iniziò a picchiarmi, minacciandomi di collaborare. Continuavo a ripetere che non avevo niente e loro continuavano a picchiarmi. Mi hanno sbattuto a terra e hanno frugato nelle mie tasche, trovando il cellulare, le chiavi di casa e il portafogli. Uno di loro mi ha tirato un calcio, dicendo che era per la balla detta; credo si riferisse all’Iphone. Ci ho messo un attimo ad alzarmi e a tornare a casa e ci ho messo un bel po’ a chiamarti ma non volevo disturbarti e poi avevo bisogno del telefono di casa. Direi proprio, un pessimo quarto d’ora – sorrise tristemente Dominic, pensando che solo a lui potevano accadere cose del genere.

A quella parole, Matthew sussultò, movendosi leggermente sul divano e contraendo la mascella per la rabbia al pensiero di qualcuno che faceva del male al suo compagno. Dominic si accorse di quel movimento e della presa più forte su di lui dell’altro e, lasciandogli una mano, gli accarezzò dolcemente il viso, mentre i suoi occhi erano persi nel suo blu cielo, che sempre lo rapiva con la sua bellezza.

- Che hai? – gli chiese.

- E me lo chiedi? – fu la tremante risposta del moro.

- Matt, io.. –

- Devi denunciarli! –

Dominic sciolse l’abbraccio, guardando l’altro stralunato.
Lo vedeva. Era arrabbiato come mai in vita sua ma non riusciva a comprendere il motivo di tanta rabbia, alla fine aveva solo incassato qualche pugno.

- Non posso andare a denunciare due ragazzini, per un telefono poi! – esordì risoluto.

- Ti hanno pestato –

- Sono solo un paio di lividi, poteva andarmi molto peggio –

- Se non lo fai tu, lo farò io! – fu la secca risposta di Matthew.

Fu allora che Dominic vide il motivo di tanta rabbia. Gli occhi azzurri del compagno erano scossi dalle lacrime, che tentavano di uscire disperate ma che, con grande fatica, il moro teneva ferme al loro posto.

A quella visione il batterista si sedette a cavalcioni sull’altro e gli prese il viso con entrambe le mani, facendo scontrare i loro sguardi.

- Non pensarlo neanche – sussurrò Dominic.

Appena comprese quelle parole, Matthew cercò di spostare lo sguardo dagli occhi del compagno o sarebbe scoppiato a piangere senta ritegno davanti a lui ma quest’ultimo teneva saldamente il suo viso, impedendogli qualsiasi movimento. Chiuse gli occhi, sperando che almeno quel piccolo gesto gli desse un po’ di sollievo.

- Matt guardami – gli chiese il biondo, appoggiando la fronte contro la sua, e il moro obbedì, fissando rapito quelle iridi di un colore così bello quanto misterioso.

- Non devi neanche pensarlo, chiaro? –

- Come faccio? –

- Fallo e basta –

Rimasero un attimo in silenzio, continuando a fissarsi. Dominic accarezzava dolcemente il viso del compagno, cercando con quel gesto di trasmettergli sicurezza. Matthew percorreva piano le gambe e i fianchi dell’amato, concentrando il suo sguardo sui segni violacei del suo viso.

Impossibile non pensarci.

- E’ colpa mia – esordì, rompendo il silenzio.

- No! – rispose secco il compagno, scuotendo il capo.

- Si invece - sussurrò tristemente il cantante – è solo colpa mia! –

Sta volta non resse. Lasciò che le lacrime cadessero lente dai suoi occhi e percorressero il suo viso, fino a raggiungere le mani di Dominic, ancora ferme a stringere il suo volto, che con le dita spazzavano via quelle piccole gocce salate.

- E’ colpa mia – ripeté di nuovo Matthew, e Dominic non lo fermò, avendo compreso che il suo compagno avesse bisogno di sfogarsi e buttare fuori le sue colpe, nonostante per lui quelle colpe non esistessero.

- Se fossi stato con te non sarebbe successo nulla di tutto ciò. Invece no! Ho dovuto fare il fesso, mettendomi questo schifoso vestito e mischiandomi a gente che mi guardava dall’alto al basso, neanche fossi stato uno Zeta – si fermò un attimo per poter ammirare il sorriso del biondo, nato da quella piccola battuta finale, e, nonostante quel gesto gli riempisse il cuore, riprese con ancora una nota di freddezza nella voce, rivolta a sé stesso.

- Dovevo essere con te, invece ero seduto a un fottuto tavolo in mezzo a sta gentaglia mentre tu venivi ag.. aggredito. Non riesco a perdonarmelo –

- Avrebbero picchiato anche te – disse Dominic, senza smettere di accarezzarlo.

- Ti avrei protetto – continuò Matthew, con lo sguardo perso.

- Lo so amore – il batterista gli diede un leggero bacio a fior di labbra, cercando di calmarlo – lo so –

Il cantante sembrò ridestarsi e, cercando di non fargli male, fece distendere il compagno sul divano, sovrastandolo ed evitando di pesare troppo sul suo corpo dolorante. Cercò le sue labbra, catturandole in un bacio passionale, carico di quel sentimento che gli scaturiva dal cuore, e lasciando le sue mani libere di percorrere quel corpo che tanto amava.

Dominic rispose al bacio e all’amore che sentiva scorrere tra di loro con altrettanto sentimento, stringendo l’amato a sé con una mano sulla sua schiena mentre l’altra gli accarezzava i capelli scuri.

Si staccarono per riprendere fiato, senza rompere il legame dei loro occhi, e rubandogli un altro bacio, Matthew disse: - Non permetterò mai più che ti accada qualcosa –

- Lo so amore –

- Non voglio lasciarti solo –

- So che non sarà così –

- Non voglio che tu smetta di amarmi – il tremore della voce del moro arrivò fino alle sue mani, che piano e scosse da un leggere fremito disegnavano i contorni del viso dell’amato.

- Non è mai successo, nonostante tutto quello che abbiamo passato, e mai succederà – la risposta calma e decisa del biondo riempì la stanza, lasciando i due uomini in silenzio ad esprimere tutto il resto con i gesti.

- Ti amo Dominic -
- Ti amo Matthew –

Si scambiarono un dolce bacio e rimasero stesi sul divano, abbracciati, felici della presenza dell’altro e pregando che quel momento non finisca mai.

 

 

 

 

 

Qui lo dico e qui lo nego: è stato il topino Matthew nel mio cervello a volere tutta codesta dolcezza D: ha scritto tutto lui, io ho messo solo il braccio!
Bugia!
Abbiamo fatto fifty fifty :D
Solo che io sti due ometti li trovo troppo dolci e ogni tanto esagero un pochetto!

Tutto ciò, oltre al topo nella ruota del mio cervello, è dovuto a una strana ispirazione di una notte di mezzo inverno che mi ha fatto scrivere tutto in due orette.
Non so, però, se mi abbia ispirato in bene o in male. Questo lo faccio decidere a voi! Siate spietati nel dirmi cosa ne pensate. Anzi.. nel dirci!! Anche il topino è curioso :D

Direi che vado a farmi ricoverare xD
Vi lascio, con l’augurio di beccarci ancora al prossimo e ultimo capitolo!
Un bacione a tutte!

Lilla :D





 

 

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Capitolo 3
*** How do i live without the ones i love? ***


Titolo:

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro, altrimenti non sarei qui ma a Londra dove vorrei essere da una vita <3
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica
Buona lettura :D

 

 

 

- Voglio mantenerla quella promessa, Dom -

La voce di Matthew era bassa ma nel silenzio della stanza risuonò come fosse stata urlata e, a quelle parole, Dominic cercò gli occhi del compagno, volendo capire cosa lo affliggesse ancora.

- La voglio mantenere – ripeté ancora il moro – non voglio mai più lasciarti solo -

Il biondo gli sorrise, non credendo a una sola parola. Più volte il compagno gli aveva fatto simili promesse e non le aveva mai mantenute, perché illudersi ancora?
Matthew notò in quel sorriso la menzogna e lo fece alzare da sé per poterlo guardare dritto negli occhi.

- Non sto mentendo – esclamò con voce ferma – voglio restarti vicino e non lasciarti più -

- So che non sarà così – gli rispose il batterista – lo sappiamo entrambi, Matt. Non promettere ciò che non puoi mantenere -

Dominic si alzò da divano e andò in cucina, lasciando Matthew ai suoi burrascosi pensieri e a un senso di vuoto che avanzava al centro del suo petto, per poi propagarsi in tutto il corpo.

Il suo compagno non si fidava di lui, delle sue parole e gli faceva male, malissimo. Ma ragionandoci con calma, non poteva fargliene una colpa. Quante volte gli aveva promesso qualcosa per poi gettare, poco dopo, quelle promesse al vento? Gli avvenimenti di quella sera ne erano la prova lampante. Gli aveva promesso una serata insieme e l’avevano passata separati, con le conseguenze ben visibili sul viso di Dominic.

Come poteva fidarsi di lui? Lui non si sarebbe fidato di sé stesso.

Si alzò dal divano e andò in camera da letto, desideroso di togliersi quell’abito di dosso. Lanciò la giacca e i pantaloni nel cesto sotto la piccola scrivania, pronto a buttarli alla prima occasione, mentre mise la camicia nel cesto della biancheria sporca, in fondo quella gli piaceva.

Aveva bisogno di una doccia calda, magari lo avrebbe rilassato e gli si sarebbero schiarite le idee, così aprì il getto dell’acqua calda e, tolto il resto dei vestiti, ci si ficcò sotto.

Ma a cosa doveva pensare? A niente!

C’era solo da capire cosa voleva fare. Bisognava dare alla sua vita delle priorità e la sua priorità era Dominic. L’aveva illuso per troppo tempo con false promesse di una vita insieme e forse la bastonata più grande era stata l’annuncio del futuro nascituro.
Matthew ricordava ancora il momento esatto in cui gliel’aveva detto. Dominic aveva accennato un sorriso e con la voce rotta gli aveva semplicemente detto: “Sono felice per te” prima di andarsene, con gli occhi velati di pianto.

- Che gran bastardo che sei, Bellamy – si era detto quel giorno e se lo diceva tutt’ora, ripensando a quel giorno.

Uscì dalla doccia e, indossati i boxer, si diresse in camera alla ricerca di qualcosa da indossare.
Nella fitta nube dei suoi pensieri non si rese conto del mobiletto e ci sbatté contro, facendo cadere un paio di cornici. Passato il momento dolore e imprecazione, Matthew mise a posto le cornici e ne prese in mano una dai contorni argentati, contenente una foto scattata in Italia di lui e Dominic abbracciati e sorridenti in riva al lago.
Il cantante sorrise. Gliel’aveva regalata lui quella foto, senza un motivo preciso, era bella e voleva che il compagno l’avesse. Con suo grande stupore, Dominic non la mise insieme alle altre sulla mensola in salotto ma lo prese per mano e lo portò in camera, mettendo la cornice vicino a una che conteneva una foto della famiglia Howard al completo. Quando gli chiese spiegazioni, Dominic sorrise e rispose:
- La mia famiglia –

Ancora sorridendo, ripose la foto vicino alle altre, dove adesso stava anche una foto dei Muse al completo. L’intera famiglia di Dominic.

Quel ragazzo sapeva essere estremamente dolce.

E la sua di famiglia? Matthew non ci aveva mai pensato concretamente, eppure una cosa la sapeva: nella sua famiglia, il compagno era presente e gli stava vicino come nessun’altro.

Aprì l’armadio e frugò tra gli appendiabiti e i cassetti, alla ricerca di qualcosa da mettersi.
Mentre frugava, un pensiero si fece spazio nella sua mente. Dormiva lì ogni notte, abbracciato al compagno, nel loro letto, nel loro appartamento, tutti i suoi vestiti stavano lì, in quell’armadio, condiviso anche dagli abiti del biondo, il suo pianoforte, con cui aveva composto tantissime canzoni, dava mostra di sé in salotto e tutte le loro foto erano sparse in giro, ricordando i loro momenti insieme.

Cosa c’era da pensare ancora? La sua vita era lì e voleva che continuasse a essere lì, insieme a Dominic.

La decisione era presa e, sta volta, non sarebbe tornato indietro.

Prese un paio di pantaloni dall’armadio, un vecchio paio, larghi rispetto ai soliti e chiazzati in alcuni punti dove il colore stava sbiadendo, e li indossò. Gli sembrò di tornare indietro di 10 anni.

Stava per prendere una delle tante magliette dal mucchio quando ai suoi occhi fece mostra di sé una delle tante camice leopardate del compagno, per l’esattezza quella blu. Adorava quella camicia e, da drogato qual’era, portò l’indumento al naso per potersi riempire i polmoni di quel dolce profumo di cui era impregnata, il profumo di Dominic.

La indossò e, guardandosi allo specchio, sorrise. Al biondo stava d’incanto, a lui stava uno schifo.

Voleva mostrare anche al compagno quella differenza e ridere con lui di questo, così uscì dalla camera da letto e tornò in salotto.
Trovò Dominic sdraiato sul divano che dormiva placido, una tazza di caffè fumante sul tavolo e niente per coprirsi. Matthew sbuffò di tanta incoscienza, Londra e il suo freddo non perdonavano tali leggerezze, e, preso un plaid, lo coprì per bene.

Gli accarezzò piano i capelli, pensando fosse meglio portarlo a letto, quel divano per quanto comodo fosse non andava bene per i dolori del biondo. Stava per prenderlo in braccio quando il suo cellulare prese a vibrare sul tavolo.

Un messaggio di Kate.

Non lo aprì, non gli interessava sapere cosa vi fosse scritto, ma forse era arrivato il momento di risolvere la questione anche con lei e prima lo faceva, meglio era per tutti.

Mise il cellulare in tasca, insieme alle chiavi di casa, prese la giacca e, prima di uscire, diede un bacio a Dominic.

Una volta in strada, fermò un taxi e diede al conducente l’indirizzo dell’appartamento londinese dell’attrice.

Non sapeva ancora cosa le avrebbe detto ma di una cosa era certo: sarebbe stato schifosamente sincero.

Venti minuti più tardi era davanti alla porta del suo appartamento e bussò più volte, prima che la bionda venisse ad aprirgli. Indossava ancora il vestito della festa, quel piccolo abitino dorato che metteva in risalto le sue forme, ma niente trucco, tanto da poter vedere a occhio nudo le piccole imperfezioni del suo viso.

Kate lo squadrò dall’alto al basso, notando nel suo abbigliamento un miscuglio di stili che poco gli donavano, poi si spostò, invitandolo ad entrare.

- Vado a togliermi sto coso – disse, indicando il vestito e sparendo per il corridoio.

Matthew avanzò nell’appartamento, girovagando nel piccolo salottino spoglio, se non qualche soprammobile qua e là, ma non c’era da stupirsi di tanta sobrietà; la giovane donna raramente soggiornava per lunghi periodi nella capitale britannica ma, ripescando alcuni vecchi ricordi di casa sua di Los Angeles, il moro ricordava comunque pochi oggetti intimi legati alla donna.

Kate tornò dopo 5 minuti, con indosso una tuta e una felpa larga, e lo invitò a sedersi sul divano con lei.

- Non mi aspettavo questa visita – esordì lei – a cosa devo l’onore? –

- Avevo bisogno di parlarti –

- Oh! Deduco allora che il tuo amato Dominic sta bene se l’hai lasciato solo per venire da me – veleno, veleno e ancora veleno in quelle parole.

- Kate, ti prego, non siamo bambini. Voglio solo parlare –

Lei annuì, più per rispetto alla loro maturità che per altro, ma comunque non riusciva a mandare giù quel boccone amaro di rabbia e frustrazione. Voleva parlare? Bene, lei sarebbe stata spudoratamente sincera.

- Ti ascolto – disse.

A Matthew tremavano le mani. Non sarebbe tornato indietro, no! Aveva promesso ma non era semplice iniziare un discorso del genere.

- Kate, non voglio girarci intorno, sarebbe uno spreco di fiato e, soprattutto, un insulto alla tua intelligenza – si girò verso la bionda, incrociando il suo sguardo – è meglio se la finiamo qui –

- La finiamo qui eh? – chiese lei, sorridendo beffardamente.

- Si – fu la risposta secca del cantante.

Lei distolse lo sguardo, continuando a sorridere ironica. Sapeva bene che lei e l’amore non erano migliori amiche ma doveva ammettere che, sta volta, ci aveva creduto veramente. Quello che non aveva capito era che aveva perso fin dall’inizio.

Aveva notato gli sguardi, i gesti, quei momenti di totale isolamento quando stavano insieme ma li aveva attribuiti alla profonda amicizia che li legava; solo dopo aveva compreso che tutto questo era qualcosa di molto più forte dell’amicizia e che i momenti di isolamento, come li chiamava lei, non erano altro che l’entrata al mondo dove per Matthew c’era solo Dominic e dove per Dominic c’era solo Matthew.

Credeva di averlo legato a sé con la nascita del piccolo Bing, e per un breve periodo era stato così, ma poi era tutto tornato come sempre: davanti ai fotografi sempre insieme, come una coppia felice, ma la notte lui tornava sempre tra le braccia del suo batterista.

L’unica cosa che non riusciva a comprendere era..

- Perché mi innamoro sempre degli uomini sbagliati? – chiese più a sé stessa che a Matthew.

- Neanche io voglio insultare la tua intelligenza, Matt – esclamò, riportando l’attenzione sul musicista – ammetto che i primi mesi in cui siamo stati assieme mi hai fatto davvero comodo, mai avuta tanta notorietà come allora. Ma devo anche dirti che poi ho iniziato a provare qualcosa di sincero per te, prima che tu mi sbattessi in faccia il tuo amore per il biondino – le mani del moro non stavano ferme un attimo, chiaro segno del suo nervosismo e la bionda continuò.

- Restando in tema di sincerità, rispondi solo a una mia domanda. Hai mai provato qualcosa per me o ti sono solo servita per aggiustare la tua coscienza quando non hai avuto le palle di stare con lui? –

Fu turno il turno di Matthew, sta volta, di sorridere delle sua ironia e a distogliere lo sguardo da quello della donna.

Stranamente quella situazione gliene ricordava una analoga di quasi 2 anni prima.

Lui se ne stava seduto sulla poltroncina del salotto di casa, lei sul divano di fronte, immobile, i suoi occhi castani fissi sulla piccola figura del cantante. Lei sapeva tutto! Era bastato guardare negli occhi azzurri di Matthew per scoprire la verità e solo una domanda aveva per la testa: “Mi hai mai amato?”. La risposta del moro le era arrivata chiara e sincera e la mattina dopo se n’era andata, lasciando un bigliettino sul tavolo della cucina: Amalo!

Probabilmente se l’avesse visto adesso, in quella stessa identica situazione, Gaia si sarebbe vergognata a morte del suo comportamento. Lo stesso Matthew si stava vergognando di sé ma sapeva anche che non sarebbe mai finita allo stesso modo, a partire dalla sua risposta.

- No Kate, non provo niente per te – più sincero di così! Sapeva che le aveva fatto del male ma le menzogne non avrebbero addolcito la situazione.
Convinto che la questione fosse chiusa, Matthew fece per alzarsi ma poi un pensiero bussò alle porte della sua mente con prepotenza, facendolo tornare tra i morbidi cuscini del divano.

- Che dirai ai giornali? –

- La verità – rispose lei, facendo impallidire il povero Matthew.

Non aveva paura che il mondo scoprisse la verità, ciò non avrebbe cambiato i suoi sentimenti per l’amato. Aveva paura che il mondo lo scoprisse ad opera di qualcun altro, era una cosa che doveva fare lui, non un estraneo.

- Dirò che sei un fottuto stronzo traditore e che, prima di rimanere ferita da uno come te, ti ho mollato – continuò lei, sorridendo giocosa di quell’espressione di panico.

Il moro sospirò riconoscente alla bionda e, istintivamente, l’abbracciò con affetto.

- Grazie Kate –

Lei ricambiò passivamente la stretta e, appena si staccarono, lui si avviò verso la porta ma lei lo fermò, richiamandolo.

- Un’ultima cosa. Hai faticato tanto per avere una famiglia e ora l’abbandoni. Perché? –

Matthew la guardò a lungo, non sicuro della risposta, ma ad un tratto un’immagine si stagliò davanti a lui: tre cornici argentate su un mobiletto in camera da letto.

- La mia famiglia è composta dai miei genitori, Marylin e George, da mio fratello Paul, dai miei amici Chris e Tom, da mio figlio Bing e dall’uomo che amo, Dominic. Tu non fai parte della famiglia –

- Schietto e sincero, eh? – rise lei – grazie per non aver detto balle, lo apprezzo –

- Kate, io.. – provò lui ma la bionda lo bloccò.

- Ora, però, togliti dalle scatole non farti mai più vedere, per favore –

Senza aggiungere altro, Matthew si incamminò verso la porta e , chiudendosela alle spalle, uscì per sempre dalla vita di Kate Hudson.

La bionda, invece, si alzò dal divano per andare a letto e, una volta sotto le coperte, con gli occhi lucidi di pianto, si addormentò pensando che l’indomani sarebbe stato l’inizio della sua nuova vita senza Matthew Bellamy.

Una volta in strada, il giovane cantante respirò a pieni polmoni l’aria londinese, sentendo un peso sul petto dissolversi; la chiamano libertà.

Chiamò un taxi per poter tornare a casa, voleva dare la buona notizia a Dominic il prima possibile, e una volta sceso 15 minuti più tardi, diede una sostanziosa mancia al taxista, ringraziandolo della rapidità.

Arrivato davanti alla porta di casa, Matthew aprì piano la porta, non volendo svegliare il compagno, che ancora dormiva sul divano, il caffè ormai freddo. Gli si avvicinò piano, dandogli un piccolo bacio tra i ciuffi biondi, per poi allontanarsi per sistemare la tazza in cucina e chiudere bene a chiave la porta. Quando tornò indietro, intenzionato a portare Dominic in camera da letto, lo trovò seduto, con il plaid ancora addosso mentre si stropicciava gli occhi come un bambino.

- Ciao – lo salutò Matthew con un sorriso.

- Ciao – biascicò il biondo, mettendo a fuoco la figura del compagno – ma.. è la mia camicia quella? – chiese subito dopo, indicando l’indumento che il moro aveva addosso.

- Ehm.. si – fu la ovvia risposta del cantante. Quanta gente avrebbe mai potuto avere la stessa camicia? Lui, no di certo!

- Oh! Ma sei andato da qualche parte? – chiese ancora il batterista, fissando la giaccia dell’altro.

Matthew sorrise divertito. Possibile che non si fosse accorto di nulla?

Si avvicinò al compagno e, sedendosi vicino a lui, lo strinse a sé.

- Forse è meglio che ti racconto un paio di cose –

Gli raccontò tutto, per filo e per segno. Gli raccontò di Kate, dei loro discorsi, delle foto, di Gaia, una cosa che in tutti quegli anni non aveva mai detto all’altro. Si sentiva bene ad aprirsi, specie se ad ascoltarlo era Dominic, nonostante quest’ultimo lo interrompesse spesso e volentieri. Passarono quasi un’ora a parlare e, a fine racconto, il biondo guardò il compagno serio.

- Così tra voi è finita – esordì dopo un paio di minuti di silenzio.

- Si ed è meglio così – fu la risposta del moro – almeno adesso posso mantenere la mia promessa ed evitare che ti succeda ancora qualcosa –

Si guardarono negli occhi, sorridenti, il moro dando particolare attenzione ai lividi sul viso del biondo, ancora dispiaciuto di quanto accaduto. Si diedero un tenero bacio, un altro e un altro ancora prima di staccarsi soddisfatti.

- Dom – lo chiamò il cantante – ma secondo te è tanto evidente il nostro amore? – chiese con il tono di voce più ingenuo del mondo, facendo ridere il batterista.

- Scemo! – gli disse Dominic, ancora ridendo e dandogli un leggero pugno sul braccio – Se ti può consolare, molti fanno il tifo per noi –

- Bene. Così non ci saranno problemi quando lo annunceremo –

- Annunciarlo? Sei sicuro? –

- Si. Sono stufo di dire bugie, a quale scopo? La verità è molto meglio –

Dominic sorrise, felice. Era tutto perfetto: l’uomo che amava gli aveva appena detto che sarebbero rimasto con lui e che si sarebbero amati apertamente, ma una cosa lo tormentava e, pensandoci, per il sorriso.

- Matt – chiamò il biondo – rimarrai davvero con me? –

- Che razza di domande mi fai?! – saltò sul divano il moro, stupito di quella domanda.

- Voglio solo farti sapere che se mi lasci ancora, non mi troverai più –

A quelle parole, Matthew strinse forte a sé Dominic. Pensare di perderlo lo spaventava a morte, non ci voleva neanche pensare. Aveva fatto le sue scelte e la più importante l’aveva prese quella sera stessa: restare con Dominic ed era quello che avrebbe fatto.

How do i live without the ones i love?

- Grazie dell’avvertimento – rise Matthew, tentando di sdrammatizzare, e facendo sorridere il compagno.

Si scambiarono un altro bacio più profondo, come a intendere che di stare lontani l’uno dall’altro non ci pensavano proprio.

Poco dopo decisero di andare a letto, “non fa bene alle tue ferite” era l’argomentazione di Matthew, trascinando per una mano il biondo in camera. Lo fece mettere a letto, come una mamma fa con il proprio figlio, non badando alle proteste del bambino della situazione.

Tempo neanche 10 minuti che il biondo dormiva tranquillo nel mucchio di coperte calde, stanco di tutte quelle emozioni, mentre il moro rimase sveglio, con un solo pensiero in testa.

Aprì il cassetto del suo comodino e ne tirò fuori una piccola cornice colorata, dentro una foto della sua famiglia, con un piccolo Matthew sorridente abbracciato alla madre e suo padre e suo fratello dietro di loro. Posizionò la foto vicino a quella della famiglia Howard, su quel mobiletto teatro di tante avventure.

Ecco la sua famiglia, la loro famiglia. Ne era estremamente felice.

Tornò a letto e abbracciò il compagno come ogni notte, stringendo a sé la sua famiglia.

 

 

 

 

Avevo promesso che questo capitolo sarebbe arrivato prima del 2012.. piccola bugia :D
Chiedo davvero scusa ma è stato un periodo un po’.. così! Ho avuto la brillante ispirazione 3 sere fa e ci ho lavorato ogni minuto libero dal lavoro. Spero possa essere apprezzato, in caso contrario non esitate a dirmelo ^^
Alla fine di questa avventura, vorrei ringraziare alcune persone in particolare.
MusicAddicted, Deathnotegintama e Dominil grazie infinite del vostro sostegno :3
E grazie anche a tutte voi che mi avete seguito!
Controllate la posta, ci sarà un risposta per voi (prima o poi xD)

Lilla :D

P.s. Il titolo del capitolo viene dalla canzone So Far Away degli Avenged Sevenfold (forever)

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