Il fiore dell'ambizione

di elyforgotten
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 capitolo ***
Capitolo 8: *** 8 capitolo ***
Capitolo 9: *** 9 capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 capitolo ***


IL FIORE DELL’AMBIZIONE

 

 

 

<< Siamo tutti maledetti, sorella. >> Dichiarò Alessandro con un sorriso amaro. << Tu, io, Efestione, Cassandro e i nostri genitori >>

A quel tempo Tasmin non diede molta importanza alle parole del fratello, perché credeva che stesse farneticando dopo una consistente gara di bevute e che fosse ubriaco come al solito; ma soltanto alla fine dei suoi giorni lei avrebbe pensato alle parole del suo re e ne avrebbe fatto ammenda.

Era vero. Erano tutti maledetti.

Il loro cammino verso la gloria eterna aveva portato irrimediabilmente alla loro distruzione in conseguenza ai loro desideri ambiziosi.

Come era accaduto ai loro avi, il destino sarebbe stato crudele con ognuno di loro, togliendo tutto quello che avevano amato e bramato in quegli anni e offrendo solo come premio il dono della disperazione.

Ma per loro sarebbe stato peggio. Fin dall’infanzia lo sapevano: non c’è gloria senza sofferenza.

Tuttavia loro avrebbero pagato un prezzo peggiore, rispetto a quello che era stato destinato ai loro antenati.

Molto peggio…

 

 

MOLTI ANNI PRIMA

Una giovane stava dormente tranquillamente nel suo letto in una stanza sfarzosa, che poteva benissimo appartenere ad una casata reale.

All’improvviso il suo dolce sonno fu interrotto drasticamente da un forte tonfo nel letto e poi sentì una mano sfiorarle la pelle, come se le desse dei pizzicotti fastidiosi.

La fanciulla si svegliò di soprassalto, cercando il pugnale che teneva sempre sotto il cuscino, quando si accorse che non era un ladro né un violentatore.

Era suo fratello, ovviamente.

Alessandro!” esclamò divertita e allo stesso tempo infastidita, togliendoselo di dosso.

Tess avanti sono tutti pronti, solo tu manchi! Sempre la solita dormigliona!” rispose divertito cercando di farla alzare.

Lei sbuffando tirò giù le coperte e si mise una vestaglia sottile, visto che erano già in piena primavera e si alzò fissando il fratello.

Tess era il soprannome che Alessandro le aveva affibbiato quando erano piccoli e da allora non la chiamava mai col suo nome di nascita, ma solo con quel buffo “Tess” che la faceva sempre sorridere.

Ricordati che però in pubblico devi chiamarmi Tasmin, altrimenti nostro padre si infuria come una bestia”

Alessandro sorrise alzando le spallucce.

Il loro padre, il re Filippo infatti disprezzava i nomignoli divertenti e buffi perché li considerava giochi inutili che si facevano tra campagnoli e plebei, non in mezzo alla famiglia reale e aveva vietato categoricamente i figli di cambiare i loro nomi consacrati dagli Dei, in stupidi e indecenti soprannomi.

Immagino sarai elettrizzato…. Oggi è il gran giorno”

Alessandro deglutì nervosamente e abbassò lo sguardo.

Quel giorno sarebbero avvenuti i festeggiamenti al dio Dioniso, nonché il matrimonio tra il loro padre e la giovane Euridice.

Il tanto temuto giorno era arrivato.

Nostra madre cosa ha detto? Sta di nuovo confabulando nell’ombra, sussurrandoti all’orecchio di tradimenti e congiure ai tuoi danni?” chiese ironica Tasmin pettinandosi i capelli lunghi castano ramato.

La conosci. Sono mesi che mi avverte sul fatto che nostro padre non mi darà mai il trono se Euridice avesse un maschio… e che il re ha messo delle spie nella mia cerchia per osservare le nostre mosse”

Tasmin si girò nervosamente verso di lui.

Nostra madre è pazza lo sanno tutti, ha una mente troppo sospettosa e vede tradimenti dappertutto. A forza di pensare male accadranno davvero delle cose brutte”

Alessandro la guardò infastidito: non gli piaceva che qualcuno parlasse male di sua madre, la regina Olimpiade, e chiunque l’avesse fatto ora era sotto terra oppure scavava nei vecchi templi di Tebe; ma se si trattava della sorella lui chiudeva un occhio e non badava molto alle parole di Tasmin nei confronti della madre, con la quale non aveva mai avuto un buon rapporto.

Infatti i rapporti tra la regina e la figlia erano minimi, si vedevano di rado e parlavano solo se costrette; nel cuore di Olimpiade c’era spazio solo per il figlio maschio, il tanto agognato erede al trono. E Tasmin aveva imparato a vivere senza il suo affetto, cercando di non farsi coinvolgere dai suoi pensieri di vendetta e di potere.

Tu cosa ne pensi invece?” All’improvviso la domanda di Alessandro la fece ritornare alla realtà e lei rispose:

Magari nostra madre non avrà tutti i torti… se Euridice avesse un maschio e nostro padre governa per tanti anni fino a farlo crescere e diventare un uomo, sarebbero guai seri per noi. Ma non può preferire quel moccioso bastardo a noi. Siamo i suoi figli maggiori e tu sei il suo unico figlio degno. Il trono spetta a te di diritto, che quella puttana di Euridice e il suo disgraziato zio lo vogliano o no.” La risposta audace e sincera della sorella, fece sorridere Alessandro.

Anche se era una giovane fanciulla, che apparteneva alla famiglia reale, aveva sempre denigrato le etichette di corte e i falsi servilismi.

Se pensavi una cosa dovevi dirla senza troppi preamboli oppure startene zitto e non lamentarti: così lei diceva sempre.

Almeno tu mi dai coraggio… speriamo sia così.”

E quando sarai re ricordati della promessa fatta!” puntualizzò girandosi verso lo specchio.

Quando e se sarò re, darò più diritti alla donne e in mancanza di figli maschi, può succedere al trono una figlia femmina” Ripeté a manetta.

Il suo sguardo tuttavia si fece subito serio.

Ma è una cosa impossibile Tess… non succederà mai, anche se le future principesse avessero il tuo temperamento, il tuo carisma e il tuo coraggio non potranno mai avere speranze di salire sul trono come regine.”

La sorella sbuffò pensando a quelle meschine regole di corte.

Che odioso atto di disprezzo e maschilismo. Noi donne pensiamo meglio di voi uomini, perché voi vi fate troppo trasportare dalle vostre passioni e dai vostri impulsi, mentre noi donne sappiamo governare i nostri sentimenti e non cedere alle tentazioni. Noi abbiamo… la giusta misura” rispose sincera e teatrale, pensando che se fosse stato davvero così, lei avrebbe potuto essere regina.

Ma il destino aveva già scelto per lei prima che venisse al mondo: in quanto femmina e figlia minore non aveva alcuna possibilità di salire al trono, anche se, secondo lei, le apparteneva di diritto. Un re non dovrebbe essere scelto per l’età o per il sesso ma per le proprie caratteristiche personali: un re deve essere fiero, coraggioso, nobile d’animo, temerario e manipolatore.

Lei le possedeva tutte mentre Alessandro no. Era un ragazzo di indole debole, che si faceva sottomettere dalle proprie emozioni e confondeva troppo i sentimenti con i suoi doveri.

Ma lei era troppo affezionata al fratello per fargli un torto e considerava che la sua folle ambizione l’avrebbe salvato dalle angherie dei suoi nemici, e alla fine si sarebbe accontentata di fargli da spalla e consigliera quando sarebbe diventato re.

Sembri Aristotele quando parli così” mormorò Alessandro.

Forse perché ascoltavo di nascosto le vostre chiacchierate” rispose ridendo capricciosa. Da piccola infatti lei scappava sempre dalle grinfie delle sue domestiche e ascoltava di nascosto le parole sagge che il vecchio Aristotele insegnava ai suoi giovani studenti.

Alessandro si avvicinò a Tasmin e le accarezzò dolcemente le mani.

Se tu non fossi mia sorella ti sposerei. E la Macedonia avrebbe un’ottima regina, se non la migliore di tutti i tempi” I suoi occhi dimostravano una pericolosa sincerità

E se tu non fossi mio fratello…Tasmin lasciò la frase in sospeso, fissando inquisitrice Alessandro.

Fisicamente era perfetto e bello come un Dio… tutte le ragazze avrebbero sognato di passare una notte con lui, ma Tasmin non era attratta dalle bellezze pure e perfette.

Alla fine rise di cuore.

Non ti sposerei comunque! Abbiamo caratteri troppo diversi e ti sopporto solo perché sei mio fratello. Ma so per certo che sarai un re migliore di nostro padre.”

Anche lei stava dicendo la verità, glielo si leggeva nei suoi profondi occhi blu; non vaneggiava complimenti del genere, se non li pensava sul serio.

Sarà meglio che finisci di prepararti.” Mormorò Alessandro uscendo dalla stanza.

Tasmin respirò profondamente, pensando a cosa sarebbe potuto accadere quella sera e si preparò.

 

 

 

Non c’era dama di Macedonia che non invidiasse la bellezza della figlia maggiore di Filippo.

Tasmin anche se aveva solo 15 anni possedeva già una bellezza disarmante e audace: i suoi occhi blu incantavano tutti gli uomini di corte, i suoi capelli castano ramato risplendevano sia alla luce del sole sia nel buio della notte e il suo viso sembrava scolpito nel duro marmo e pareva una bellezza non mortale.

Molti infatti mormoravano che non solo Alessandro fosse figlio di un Dio, ma anche che la sorella Tasmin avesse una discendenza divina a causa della sua bellezza non naturale.

Entrambi i figli si vantavano e godevano per queste supposizioni perché assistevano alla loro ascesa e alla possibilità di ottenere una gloria pari a quella del loro antenato Achille.

Sebbene fosse una donna Tasmin infatti ambiva agli stessi desideri del fratello cioè la gloria eterna; non voleva passare il resto della sua vita dentro quattro mura con figli e marito. Voleva qualcosa di più… ne aveva diritto e sapeva di poterlo fare.

Al contrario della sorella minore Cleopatra, che desiderava soltanto una vita comoda e serena in mezzo agli allori.

<< Una dilettante >> Pensava sempre Tasmin, per la facilità in cui la sorellina otteneva le cose mostrando semplicemente un sorriso viziato e infantile.

Mentre camminava in modo elegante lungo i corridoi del palazzo, Tasmin vide in lontananza un amico del fratello, Cassandro, che parlava con un soldato.

Quando si accorse della sua presenza, subito il ragazzo mandò via il suo interlocutore e si diresse verso la sua direzione con passi veloci.

Le parole che prima Tasmin aveva detto al fratello, sul fatto che le donne sapessero governare le proprie emozioni e non cedere alle tentazioni, stavano per andare in fumo.

Ogni volta che lei scorgeva il viso bellissimo di Cassandro il cuore le batteva forte nel petto, facendola sussultare e le mani tremavano dal desiderio di sfiorarlo e dal timore di quello che provava.

Non voleva sopportare ancora una volta quel dolce supplizio quando era in sua compagnia e così decise di seguire un altro corridoio, sfuggendo alla vista di Cassandro.

Pensava di averlo superato quando sentì una voce calda e affascinante dietro al suo orecchio, che la fece sussultare.

Scappi da me ora?”

Tasmin riconobbe subito quella voce e si voltò con un sorriso sarcastico sulle labbra; tutte le volte che guardava da vicino il viso di Cassandro, il cuore perdeva un battito e si concedeva 5 secondi, solo 5, per osservare quella bellezza che lei considerava indecente.

Non era pura e angelica come quella di Alessandro… era una bellezza maliziosa, penetrante e di potere.

Chiunque sarebbe caduto sotto il suo incantesimo e difatti le sue avventure sessuali erano note a tutti e aumentavano di giorno in giorno.

Tasmin infatti solo qualche anno prima aveva capito che la gente, sia donne che uomini, non volevano la compagnia di Cassandro, solo per rispetto o amicizia, ma solo per soddisfare i propri languidi piaceri…

Guardandolo ancora nei suoi occhi verdi da felino pensò che quella gente, che moriva ai suoi piedi, non avesse tutti i torti ad adorarlo in quel modo…

Scosse la testa, ritornando alla realtà e gli sorrise:

Se tu credi che io pensi a te ogni minuto della mia esistenza ti sbagli di grosso, Cassandro e pecchi di vanità così”

Lui le sorrise di rimando, in modo affascinante.

Lo sai, la vanità è il mio peccato preferito”

Tasmin alzò il sopracciglio fingendosi offesa.

Davvero sconcertante se lo confessi a una principessa”

Lui rise di gusto incurante degli sguardi inquisitori e curiosi dei servi e dei soldati che passavano di lì.

Andiamo Tess, ci conosciamo da tutta una vita e sono amico di tuo fratello… possiamo mettere da parte i convenevoli per una volta”

Tasmin lo guardò infastidita.

Solo mio fratello può chiamarmi così; per te e per gli altri io sono la principessa Tasmin e dovresti portarmi un certo rispetto se non vuoi letteralmente perdere la testa”

Il rispetto si guadagna con la fatica e la dedizione, l’hai sempre detto tu” rispose puntiglioso.

Infatti e io credo di essermelo guadagnato. Persino da te” mormorò avvicinandosi.

Cassandro lanciò un’occhiata eloquente alla scollatura del suo vestito e poi la afferrò saldamente per i fianchi per far aderire il suo corpo al suo.

Tasmin sentì il respiro caldo e fresco di Cassandro sulla sua fronte e il suo corpo accaldarsi sentendo che lui era così vicino a lei e le sfiorava provocante il vestito.

Lo indosserai stasera? Se è così permettimi di essere il tuo cavaliere, non ti mollerò un attimo e dedicherò il mio tempo unicamente a te” sussurrò audace cercando di avvicinarsi al suo viso.

Tasmin deglutì nervosamente tentando di riprendere il controllo di sé stessa e mise giù le mani di Cassandro dal suo corpo.

Dovrei chiedere a mio padre” disse a fatica abbassando lo sguardo per non far notare il rossore delle sue guance.

Non hai mai fatto decidere a lui per la tua vita e incominci ora?” chiese divertito ma deluso per il fatto che lei si fosse allontanata come un fulmine da lui.

Le cose cambieranno presto suppongo” rispose sospirando mentre pensava all’evento di quella sera.

Lo sguardo di Cassandro si fece improvvisamente serio.

Ti preoccupa il fatto che la nuova moglie del re potrebbe essere la tua nuova madre e che dia alla luce un erede degno di Filippo?”

Lei lo guardò fisso negli occhi. I suoi occhi non facevano trapelare alcuna emozione questa volta.

Di madri me ne basta una e non ne sopporterei altre e io considero miei fratelli soltanto Alessandro e Cleopatra, gli altri sono solo figli bastardi, che non meritano di succedere al trono”

Il tono serio e duro di Tasmin fece sorridere Cassandro, pensando che quella ragazza così bella e regale fosse così affine a lui caratterialmente.

Sempre giudiziosa e ambiziosa. Non cambi mai. Dì la verità… vorresti tu il trono non è vero?”

Lei lo guardò allibita, chiedendosi come facesse a sapere sempre quello che le passava per la testa.

Sapeva che negare era sbagliato e che l’avrebbe smascherata subito ma acconsentire sarebbe stato un atto di superbia.

Cosa te lo fa pensare?” chiese soltanto.

Dal modo in cui agisci, in cui parli e come osservi le persone… Ho notato come guardi tuo fratello” rispose beffardo. Sapeva di aver ragione e questo fece arrabbiare ancor di più la principessa.

Quello che guarda con occhi invidiosi mio fratello sei tu non io” rispose fredda.

Anche lei aveva c’entrato nel segno.

La prospettiva del trono era la debolezza e l’ambizione dei due giovani che ambivano al potere e alla gloria ma in modo diverso.

Cassandro era bellissimo, violento, instancabile nel perseguire le proprie ambizioni e avrebbe anche giocato sporco e calpestato i suoi familiari e amici per arrivare al potere.

Lei invece non avrebbe mai agito così. Detestava gli intrighi e gli inganni che si attuavano alle spalle di qualcuno, soprattutto se era un amico o un familiare; era un cosa indegna e deplorevole; lei avrebbe ottenuto ciò che voleva giocando ad armi pari senza nascondersi o ordire complotti.

Cassandro sorrise non negando ciò che aveva appena detto.

Può darsi. Ma sappiamo entrambi che non basta l’appartenenza di sangue per farne un re degno”

Alessandro ce la farà sicuramente se qualcuno non gli mette i bastoni tra le ruote” rispose guardandolo sospettosa.

Quel qualcuno non sarò io” sussurrò freddo fissandola.

Tasmin non riusciva a credergli e non doveva neppure. Tutti sapevano dei desideri di Cassandro di scavalcare Alessandro o chiunque altro per saziare la sua sete di potere e quando lui si metteva in testa una cosa alla fine ci riusciva sempre.

Può darsi che era stato incalzato dal padre Antipatro, un nobile che si era inserito abilmente nella cerchia del re, oppure che la sua sete di gloria sarebbe passata con gli anni a venire, ma di una cosa Tasmin era sicura: lei aveva paura di lui.

La sua arroganza e strafottenza nel modo in cui lei si rivolgeva a Cassandro era soltanto una maschera per non far trapelare quello che sentiva veramente nell’animo… lei aveva paura di lui ma allo stesso tempo lo desiderava.

Era sempre stato così fin da piccoli, lei osservava di nascosto quel giovane ragazzo che diventava ogni giorno più bello e affascinante, accorgendosi più di tutti del suo modo di pensare. Gli altri non se n’erano accorti ma lei aveva capito che l’animo di Cassandro covava soltanto la bramosia del potere e la perfidia tramandatagli dalla famiglia di usurpatori e ricattatori.

Non c’era spazio per qualcos’altro, né dolcezza, né rispetto, né amore.

E Tasmin non doveva farsi coinvolgere da un tipo come lui; anche se l’attirava più di ogni altro, lei doveva stargli lontana se non voleva farsi travolgere dalla sua personalità magnetica e rimanerne distrutta.

Stasera sarai tutta mia, te lo garantisco” sussurrò Cassandro sorridendole affascinante e si avvicinò sempre di più al suo viso.

Lei sghignazzò nervosa:

E io ti garantisco che non avrò l’umore adatto stasera per fare compagnia a qualcuno”

Cambierai idea” rispose sicuro facendo un passo indietro e allontanandosi infine.

Tasmin lo guardò mentre andava via… sì, certamente era l’uomo più attraente e misterioso che avesse mai incontrato.

Ma lui avrebbe trovato pane per i suoi denti, perché lei non era sprovveduta e nemmeno debole.

Non avrebbe ceduto a lui.

 

 

 

Colava vino da tutte le parti quella sera.

Non c’era uomo o donna alla festa che non fosse ubriaco marcio a tal punto da cadere per terra o far qualcosa per danneggiare il proprio onore.

Alessandro e Tasmin si erano seduti ad una tavola guardando entrambi con occhi malinconici e commiserevoli le scene fuori luogo che vedevano dinnanzi a loro.

All’improvviso uno degli uomini più fidati del re, Clito, si avvicinò ad Alessandro portando sulle spalle una giovane ragazza.

Alessandro ti ho trovato la ragazza giusta!” esclamò divertito

Tasmin sorrise dentro di sé perché sapeva che quella ragazza sicuramente non rientrava nei gusti del fratello… a lui piaceva qualcos’altro o meglio qualcuno… Non ne parlavano mai perché erano questioni troppo private ma lei sapeva da tempo cosa celava il cuore del fratello, e la cosa non le piaceva per niente.

Come ti chiami dolce fiore?” chiese ancora Clito sorridendo come un ubriaco.

Antigone” urlò la ragazza che stava ancora sulle spalle dell’uomo.

Clito vedendo che Alessandro non osava muoversi e non voleva di certo prendere l’iniziativa, prese tutta per sé quel bel fiorellino e andò a spassarsela dietro un angolo.

Il re Filippo intanto gridava e cantava frasi senza senso in preda all’euforia e si avvicinò ai due figli maggiori. Il suo alito puzzava di vino e sulla testa aveva una corona di fiori tutti malmessi e sciupati.

Tra le braccia aveva una ragazza che poteva avere l’età di sua figlia e certamente non era Euridice.

Ancor prima di passare la notte di nozze, lui già si divertiva con un’altra fanciulla.

Tasmin alzò il sopracciglio e lo guardò come se pensasse che quell’uomo così rozzo e irascibile non potesse essere veramente suo padre.

Era talmente ubriaco che quasi non si capiva cosa stesse dicendo ad Alessandro:

C’è sempre qualcosa di delizioso quando torni da una battaglia! Ed è il sapore di una nuova donna!” urlò gioioso e diede un bacio alla fanciulla che aveva tra le braccia.

Troverai che è molto più confortante dell’autocommiserazione!” disse infine andandosene a godere della compagnia.

Alessandro non replicò perché non era per niente motivato ad ascoltare le deliranti farneticazioni del padre e abbassò lo sguardo.

Tasmin gli accarezzò la mano e gli chiese:

Ti va bene se ti lascio un attimo solo? Ce la fai a sopportare questa mandria di pecoroni?”

Per la prima volta in quella sera lui sorrise.

Non sei la mia tata Tess! Vai pure e divertiti almeno tu”

Lei lo guardò ironica come se stesse dicendo che lei non avrebbe mai potuto divertirsi ad una serata in cui si celebrava il matrimonio di suo padre con una puttanella e che presto i loro figli avrebbero ottenuto più diritti rispetto ad Alessandro o a lei..

Quando Tasmin passava in mezzo alla folla normalmente gli uomini si giravano a guardarla ipnotizzati oppure allungavano le mani ma questa volta erano talmente ubriachi fradici che neanche se ne accorgevano della sua presenza.

In lontananza vide sua sorella Cleopatra che chiacchierava divertita con alcune ancelle e sembrava non accorgersi del pessimo umore che albergava nell’animo di suo fratello o di sua sorella.

All’improvviso sentì qualcuno afferrarle la mano e lei si voltò indispettita.

Cassandro era lì di fronte a lui e la scrutava attentamente come se volesse denudarla all’istante; anche lei lo guardò notando la sua tunica aperta, da cui si intravedeva il petto forte e muscoloso.

Aveva i capelli castani lunghi e mossi e i suoi occhi verdi brillavano estasiati mentre la guardavano.

Mi avevi promesso che sarei stato il tuo cavaliere stasera” disse lui sorridendole.

Io non ti ho promesso niente”

Lui fece finta di niente e sorrise stranamente in modo dolce.

Ho un dono per te…

Le mostrò una rosa blu, che teneva fra le mani e gliela porse gentilmente.

Le rose blu erano le preferite di Tasmin e le adorava alla follia, ma purtroppo in Grecia quei tipi di fiori scarseggiavano.

Lei lo guardò interrogativa chiedendogli dove l’avesse trovata.

Lui le sorrise senza dire niente e mise delicatamente la piccola rosa nei capelli della ragazza sfiorandole appena l’orecchio; quel leggero contatto scatenò una tempesta dentro di lei e fu davvero difficile per lei trattenersi e restare immobile.

Un fiore così bello merita di appartenere a una dama ancor più bella” esclamò facendosi improvvisamente serio.

Lei non rispose cercando di non pesare il complimento che aveva appena ricevuto e lo ringraziò solamente.

Vuoi almeno concedermi…?” Cassandro le porse il braccio per farla unire a lui e lei dopo un attimo di reticenza accettò.

Nella sala c’era tantissima gente ed era molto difficile non rischiare di essere spinti o pestati per cui Tasmin si teneva saldamente al braccio di Cassandro e qualche volta si avvicinava senza volerlo al suo petto, sfiorando la sua pelle abbronzata e non bianca come la sua.

Sentì la tenue risata provenire dalle labbra di Cassandro ma la principessa non osò alzare il viso per vedere se fosse davvero così o frutto della sua immaginazione e cercò di ignorarlo il più possibile.

Cassandro a sua volta sembrava incantato da lei, da quella sua espressione sicura a tratti ambigua e sconosciuta a tutti, persino a lui.

La sua bellezza era così eccentrica che poteva rapire chiunque e aveva colpito anche lui, che aveva mille donne e uomini ai suoi piedi pronto a soddisfarlo.

Forse perché era irraggiungibile che era così irresistibile ai suoi occhi e non solo per un fatto fisico; Tasmin era come una gemma speciale e preziosa che lo avrebbe condotto sicuramente verso il potere e gli avrebbe permesso di entrare nella casata reale.

Se questo era l’unico motivo per cui la desiderava fortemente, cioè soltanto per i propri scopi politici, non lo sapeva ma era certo di una cosa: sul suo onore lui giurò che prima o poi lei sarebbe stata sua.

Era come una sfida per Cassandro: più lei gli sfuggiva e non lo voleva più sentiva crescere dentro di lui il suo desiderio.

All’improvviso sentirono degli schiamazzi vicino a loro e notarono un ragazzo che camminava in modo un po’ sbandato e goffo.

Quel ragazzo strambo era il figlio illegittimo di Filippo e per ragioni poco chiare lo aveva inserito a corte come se fosse uno di loro, e tutti quanti lo consideravano pazzo e un demente mentale. Il re gli aveva dato il suo nome, anche se quel tipo non poteva di certo meritarlo.

Il giullare di corte!” esclamò divertito Cassandro rivolgendosi a Filippo III.

Ogni volta che lo vedo mi sale il sangue il cervello” rispose Tasmin trattenendo la rabbia.

Come siamo crudeli. Sei sua sorella in fondo e visto che è più debole e docile di voi, dovresti dargli il tuo sopporto” mormorò in tono ironico pur sapendo quale sarebbe stata la sua risposta.

Quello è schizzato e gli mancano certamente diverse rotelle… Non ci penso nemmeno a considerarlo mio fratello; è una vergogna per tutti noi avere un principe in quello stato che fa l’idiota davanti a tutti; se mio padre avesse un po’ di giudizio avrebbe dovuto infilarlo in qualche tempio a venerare gli Dei senza farlo vedere da nessuno” Cassandro ancora una volta fu sorpreso dalla schiettezza della principessa, che sembrava non voler seguire a tutti i costi le regole rigide di corte e che pensava con la sua testa senza farsi manipolare da nessuno.

La guardò con ammirazione, avvertendo che lei aveva del sangue freddo proprio come il suo.

Giustamente se fosse arrivato nella mia famiglia un demente mentale avrebbe ottenuto il destino che gli auguri tu.” Sussurrò nuovamente.

Io credo che la tua famiglia l’avrebbe assassinato per il disonore” replicò Tasmin guardandolo seria.

Anche in questo caso hai ragione”

Infatti la famiglia di Cassandro non tollerava delle debolezze all’interno del proprio nucleo familiare… tutti dovevano fare la propria parte per ottenere il potere e l’appoggio del re; ovviamente uno smidollato come Filippo III non sarebbe servito a nulla anzi avrebbe denigrato il loro buon nome.

Una principessa non dovrebbe essere così cinica” mormorò sorridendole.

Se non impari a essere forte in questo mondo, presto o tardi qualcuno potrebbe calpestarti come un verme o pugnalarti alle spalle”

Il suo tono sembrava duro e freddo ma nascondeva una profonda malinconia e tristezza… lui lo notò ma non disse nulla per rincuorarla. Non era il tipo da consolare la persone né riusciva a farle stare bene.

E non avrebbe di certo cambiato la sua natura da predatore per una donna.

All’improvviso lo zio di Euridice, Attalo, incominciò a fare un discorso in onore del re e del suo matrimonio, così Tasmin ritornò dal fratello Alessandro per ascoltare attentamente.

Anche Cassandro la seguì.

Attalo stava brindando alzando un calice pieno di vino.

Brindo al matrimonio del nostro re e di mia nipote Euridice, regina macedone di cui possiamo essere fieri!”

Il pubblicò acclamò i due neosposi e Attalo sentendosi potente urlò ancora.

A Filippo e ad Euridice! E ai loro figli legittimi!”

Questo era troppo… Tasmin sentì la collera salirle lungo il corpo e bruciarle gli occhi… come si permetteva quel lurido vecchio a denigrare loro, i figli maggiori del re, chiamandoli bastardi?

Avrebbe tanto voluto lanciargli in testa uno scudo per far zittire la sua voce da serpe ma qualcuno la precedette.

Alessandro, con una furia inaudita che la sorella non aveva mai visto prima in lui, lanciò un bicchiere nel petto di Attalo e gli urlò:

Come osi?! Figlio di un cane! Vieni avanti!!”

Attalo sgranò gli occhi sorpreso ma quando si accorse che era stato offeso da quel moccioso sguainò la spada e si avvicinò pericolosamente ad Alessandro, che corse verso di lui con una furia omicida negli occhi.

La sorella e i suoi amici cercarono di fermarlo e lo trattennero per le spalle, e così fecero altrettanto i familiari di Attalo per impedire un disastro.

Silenzio!” A stento il re riusciva a reggersi in piedi ma cercò ugualmente di alzarsi su un tavolo per mettere ordine nel suo palazzo.

Alessandro in nome di Zeus calmati!” gli gridò Tasmin allarmata cercando di calmarlo ma la furia del fratello era intrattenibile. Attalo aveva offeso la dignità della sua famiglia, che era il suo punto debole.

Questo è il mio matrimonio non una rissa pubblica!” gridò il re per fermarli e per dimostrare la sua autorità.

Moccioso insolente!” disse Attalo che era bloccato da alcuni soldati.

Chiedi scusa prima di disonorarmi!” ordinò Filippo al figlio.

Tu difendi l’uomo che ha dato a mia madre della puttana e a me del bastardo?? E io disonoro te!!”

Ah sembra di sentirla quella!! Attalo è della famiglia adesso, proprio come te!”

Allora scegli i tuoi parenti con più attenzione! Non ti aspettare che io stia ad assistere alla tua vergogna!”

Vergogna?!” esclamò il re, che faceva finta di non capire.

Tu mi insulti!” gridò Attalo toccandosi il petto ferito.

Alessandro ebbe uno scatto d’ira disumano e si liberò dalla presa degli amici, per avvicinarsi a lui.

Io insulto te!! Un uomo che non è degno di leccare la terra su cui cammina mia madre! Cane che insulti la tua regina!!”

Vergogna?? Non ho nulla di cui vergognarmi moccioso arrogante! Io sposo un’altra giovane se lo voglio! E faccio tutti i figli che mi pare e né tu né quell’arpia di tua madre potrete impedirmelo!”

Perché pazzo ubriacone devi pensare che tutto quello che faccio provenga da mia madre?” chiese Alessandro sentendosi esausto e tradito.

Perché conosco il suo cuore, per Era! E vedo lei nei tuoi occhi. Tu desideri troppo questo trono! E noi qui tutti sappiamo che quella lumba di tua madre mi vuole morto!!”

All’improvviso Tasmin scorse in una lontana finestra la loro madre che guardava la scena, portandosi una mano alla bocca.

Potete sognarvelo tutti e due ma non succederà!” continuava a urlare senza sosta il re.

Era sceso un silenzio tombale nella sala e Alessandro continuava a guarda il padre e Attalo con disprezzo.

E tu?? Tu che gli stai sempre appiccicata sei d’accordo con lui?”

La domanda del re sconvolse Tasmin e lo guardò dubbiosa chiedendosi se si rivolgesse proprio a lei.

Lo sguardo furioso del re non tralasciava dubbi e la principessa deglutì sentendosi osservata e tutti aspettavano una sua risposta.

Cosa avrebbe dovuto dire? Il re non si era mai interessato alla sua opinione, perché era una donna, forse ora era talmente ubriaco che non l’aveva neanche riconosciuta.

Si voltò verso Alessandro che aveva uno sguardo da invasato e traumatizzato allo stesso tempo; non avrebbe ricevuto aiuto da lui perché già non sapeva badare a se stesso.

Scorse sua sorella Cleopatra che si era nascosta dietro una tenda per non farsi coinvolgere in quella rissa e per timore che il padre si arrabbiasse pure con lei.

Alla fine Tasmin guardò fisso negli occhi il padre e disse alzando la voce:

Si sono d’accordo con Alessandro. Non riconosco né Euridice come mia regina né il bastardo che porta in grembo come futuro re!”

Aveva detto quelle parole con tale sfrontatezza e sincerità, che rimasero tutti a bocca aperta e nessuno osò fiatare.

Cassandro da dietro sorrise ammirando la spregiudicatezza di quella giovane fanciulla; certamente non le mancava il coraggio, tipico degli uomini macedoni.

Il re restò allibito sentendo quella risposta e poi rise a crepapelle:

Ma tu guarda che bei figli che ho! Meritereste una punizione esemplare per la vostra insolenza!”

Filippo è il vino che ti fa parlare ora, lasciali stare e aspetta fino a domani mattina” Chi parlò fu il saggio Parmenione, fido consigliere del re che cercava sempre e ovunque una soluzione diplomatica.

Ma il re non lo stette a sentire e ordinò nuovamente ai suoi figli:

Adesso io vi ordino di chiedere scusa al vostro parente!”

Alessandro guardò prima il padre poi Attalo, che aspettava davvero delle scuse da parte di quei mocciosi ma il principe stava zitto come una tomba.

Anche sua sorella non si sarebbe scusata per nulla al modo, potevano persino frustarla ma restava ferma nella sua posizione.

Chiedete scusa!” gridò Filippo.

Non è un parente per me!” disse infine Alessandro rivolgendosi ad Attalo con arroganza.

Tasmin restava dietro le sue spalle, non dicendo nulla. Gli animi si stavano riscaldando troppo.

Buona notte vecchio. E quando mia madre si risposerà, ti inviterò al suo matrimonio” Alessandro sputò quelle parole come se fosse veleno e ormai non gli importava più nulla di cosa dicesse suo padre. Lui non si sarebbe mai scusato con un verme simile.

Prese la sorella per un braccio e si incamminò verso l’uscita.

Bastardo!”

Il grido del re fece voltare i suoi figli.

Obbediscimi vieni qui!”

Questa volta Filippo si rivolgeva unicamente ad Alessandro, perché la cosa che più detestava era il fatto che qualcuno lo insultasse e rinnegasse la sua autorità. Il figlio aveva fatto quell’errore e come erede al trono, meritava di essere castigato come si doveva per fargli imparare la lezione.

Alessandro deglutì timorosamente, guardandosi attorno e notò che Attilo rideva di gusto vedendo quella scena.

All’improvviso anche lui notò la madre che osservava la scena da una finestra piccola, nell’ombra e quando lui la guardò lei svanì dalla sua vista.

Il principe lanciando un ultimo sguardo ferito al padre decise di disobbedirgli e se né andò dalla sala, seguito a ruota dalla sorella che sentiva che sarebbe accaduto un disastro.

Infatti il re in uno scatto di rabbia prese la sua spada, pronto ad uccidere il figlio, ma inciampò mentre cercava di scendere dal tavolo e per colpa del vino e della rabbia non riusciva ad alzarsi e cominciò a farneticare frasi senza senso.

E’ questo l’uomo che condurrà tutta la Grecia alla Persia?” Gridò Alessandro sdegnato guardando in che condizioni fosse il padre.

Non riesci neanche a passare da un tricheglio all’altro…

Il re lanciò un grido disumano.

Sei esiliato bastardo!! Bandito da queste terre, non sei mai venuto qui! Non sei mio figlio!”

Una lacrima scese lungo le guance di Alessandro, che deluso e arrabbiato, se ne andò per non ascoltare le frasi deliranti del padre. Tasmin e altri suoi amici lo seguirono con delle facce sconvolte.

<< E ora che succederà? >> Si chiedeva in continuazione Tasmin mentre seguiva il fratello; dubitava veramente che il re bandisse Alessandro ma certe volte non rinnegava mai le parole dette per non mostrarsi troppo debole o sentimentale con i figli… se Euridice avesse un maschio, Alessandro rischierebbe sicuramente la vita…

All’improvviso delle guardie del re fermarono il cammino di Alessandro e gli ordinarono di fermarsi e di andare subito dal loro signore; di rimando il principe li cacciò urlando che li avrebbe fatti frustare per la loro insolenza e continuò a camminare come se nulla fosse successo.

I soldati però presero per le braccia la sorella del principe e le ordinarono di seguirli nella stanza del re; Tasmin non riusciva nemmeno a ribellarsi o a urlare, aveva soltanto un’espressione accigliata e preoccupata. Cercò lo sguardo di Alessandro ma lui se n’era già andato via.

Ora basta soldati. I figli del re devono riposarsi, rimanderemo tutto a domattina” All’improvviso Efestione, migliore amico di Alessandro e uno dei soldati più forti dell’esercito, si materializzò a fianco della principessa e il suo sguardo duro e minaccioso bastò ai soldati per convincerli a tirarsi indietro.

Suppongo che dovrei ringraziarvi” mormorò Tasmin rivolgendosi a Efestione.

Andate da vostro fratello, sono sicuro che ha bisogno del vostro supporto” rispose lui semplicemente.

Probabilmente dovresti andarci tu, invece” la principessa gli lanciò un’occhiata che non tralasciava dubbi. Lei sapeva.

E dal suo sguardo pieno di disprezzo e duro Efestione capì che non le piaceva per niente cosa stava succedendo tra lui e Alessandro.

Non rispose alla provocazione e se ne andò, facendo un inchino.

Rimase da sola nel corridoio a pensare cosa lei e il fratello avessero combinato… ci sarebbero state sicuramente delle conseguenze.

Sai…

Ad un tratto Tasmin sentì una voce dietro di lei e sospettò fosse un altro soldato venuto a darle ordini.

Ma quando si girò non era nessuno di questi. Era Cassandro che le stava sorridendo come una canaglia.

Le doti che più ammiro negli uomini, e anche nelle donne talvolta, sono l’ambizione e la sfrontatezza. Ma devo dire che tu Tess superi tutte le mie aspettative”

Sorrideva mentre diceva il suo buffo soprannome e si avvicinò a lei per guardare il suo bel viso.

Tasmin sospirò. Era inutile ordinargli di smetterla con i soprannomi o di parlarle sempre in quel tono informale; ormai tanto c’era abituata e lui non avrebbe mai cambiato il carattere così arrogante e presuntuoso.

Questa volta le doti che dici tu potrebbero costarmi la testa e il mio nome”

Il re era ubriaco fino al midollo stasera, sono sicuro che domattina non si ricorderà più niente”

Tasmin lo guardò negli occhi e per la prima volta gli pose una domanda personale e audace:

Se per caso il re cacciasse me e mio fratello sentiresti la nostra mancanza?”

Lei si avvicinò pericolosamente al suo viso senza indugio o imbarazzo, aspettando una sua risposta.

Di tuo fratello no…” La risposta che sentì era terribilmente seria e Cassandro diminuì ancor di più la distanza fra di loro; Tasmin sentì il suo respiro caldo e delizioso sul suo viso e questo la stordì.

Alla fine riprese il controllo di sé stessa e si allontanò da quelle labbra invitanti che se l’avrebbero baciata in quel momento lei non si sarebbe tirata indietro.

Quei pensieri la sconvolsero.

Cosa vuoi da me Cassandro?” domandò con un fil di voce.

Sentì una risata strozzata.

Non lo capisci?”

Ho delle teorie a riguardo… e nessuna mi alletta” rispose sincera alzando il viso.

Sono sicuro che cambierai idea…” sussurrò con voce profonda.

Si riavvicinò a lei e le sfiorò delicatamente il viso col dorso della mano, e con l’altra le accarezzò saldamente la schiena.

Un brivido le percorse tutto il corpo e dovette resistere con tutte le forze per non cedere, e alla fine scacciò via le sue mani con violenza e gli disse:

Non sono la tua puttana Cassandro e nemmeno una fanciulla ingenua da rigirarti come ti pare per avere un minimo di potere. Se lo vuoi, conquistalo da solo, ma da me non otterrai mai niente”

Dopo aver detto ciò, se ne andò via lungo in corridoi senza mai voltarsi indietro ma perse senza accorgersene la rosa blu che Cassandro le aveva regalato quella sera.

Lui la raccolse da terra e respirò il suo profumo inebriante, sorridendo soddisfatto.

Ma se il re avesse davvero cacciato i suoi due figli maggiori, per lui sarebbe stata la fine dei suoi sogni.

Tuttavia si convinse che il destino non gli avrebbe remato contro questa volta; anzi l’avrebbe riunito nuovamente a lei.

Era una sfida molto allettante e ambiziosa; per questo gli piaceva così tanto.

Sorridendo e tenendo ancora la rosa blu di Tasmin fra le mani, se ne andò nelle sue stanze.

 

FINE CAPITOLO

Perdonate per le inesattezze storiche! Lo so che Alessandro non ha avuto una sorella che si chiamava Tasmin ma gli altri nomi non mi piacevano per niente eheh

Spero che vi sia piaciuto e che leggerete il prossimo capitolo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2 capitolo ***


2 CAPITOLO

 

 

Il re impiegò parecchi mesi per perdonare l’insolenza dei figli avvenuta nel giorno del suo matrimonio, ma alla fine li fece rientrare a corte.

Li aveva spediti da un lontano parente della regina Olimpiade in Grecia, ma anche se a loro non mancava niente in quel palazzo lussuoso comunque si erano sentiti in gabbia in quei mesi senza poter uscire o vedere nessuno.

Alessandro si era adattato e stava recependo la punizione con onore mentre Tasmin restava chiusa a chiave nella sua stanza e per giorni si rifiutava di mangiare e persino di bere, per ribellarsi alla decisione ingiusta del padre.

Infatti quando ritornarono a Pella in Macedonia tutti e due i principi avevano l’aspetto sciupato e trasandato; soprattutto Tasmin che era dimagrita notevolmente e i suoi bellissimi capelli castano ramato avevano perso la loro tipica lucentezza.

Il re vedendo come si erano ridotti i suoi figli chiese loro se i parenti della regina li avessero maltrattati.

Alessandro rispose che i servi del lontano zio di sua madre li avevano serviti con tutte le riverenze e gli onori ma purtroppo sia lui che la sorella avevano sentito terribilmente la mancanza di casa.

Tasmin invece con la sua tipica arroganza rispose che era naturale che si fossero ridotti in quello stato pietoso dopo come il loro padre li aveva trattati e cacciati.

Filippo sorrise con un ghigno e disse:

Non hai perso la lingua lunga però figlia mia. Dovrei forse mandarti a scavare nei templi dei nostri Dei per scacciare quell’arroganza nel tuo volto? O magari basterà qualche frustata?”

Alessandro si intromise per difendere la sorella e disse che non era necessario e che avevano imparato la lezione.

Il re sospirò spazientito e rispose:

Va bene, non ho voglia di litigare un’altra volta e oggi è una bella giornata per rovinarla con frustate e ulteriori litigi. Andate nelle vostre stanze e datevi una sistemata; vostra madre vuole vedervi subito”

 

Per fortuna le ancelle riuscirono a fare un ottimo lavoro e finalmente Alessandro e Tasmin ripresero un po’ di colore e li sistemarono al meglio.

Quando Olimpiade vide dopo tanti mesi di assenza il suo adorato figlio, lo abbracciò fortemente fino a stritolarlo e lo guardò attentamente per vedere se era rimasto lo stesso.

Tasmin restava dietro di loro di qualche passo guardando la scena affettuosa tra madre e figlio.

Dopo aver baciato un milione di volte il suo prediletto, Olimpiade si girò verso la figlia e la abbracciò, dandole un bacio sulla fronte, senza dire niente.

Finalmente siete tornati! Ho sentito molto la vostra mancanza, anzi troppo. Ma non c’è un minuto da perdere, dobbiamo passare subito all’attacco.”

In poche parole riassumò quello che era successo in quei mesi: Euridice come da previsioni aveva avuto un maschio forte e sano e Attalo già pregustava il potere, essendo il reggente del nascituro, inoltre tra qualche giorno ci sarebbero stati dei festeggiamenti in onore del re macedone al quale sarebbe accorsa tutta la Grecia.

Olimpiade chiese alla figlia di lasciarla sola con Alessandro e lei con un sorriso forzato uscì.

Finalmente ritornò a respirare aria pulita… quella stanza era ricolma di inganni e di complotti e sicuramente sua madre stava cercando il modo migliore per insidiare il figlio.

Tasmin andò a sedersi nei giardini interni del palazzo per rilassarsi e godersi il sole del suo paese.

Le bellezze che possedeva la Macedonia non le aveva nessuno: quel splendido giardino era circondato da grosse pietre in cui ci si poteva sedere benissimo, e circondavano un’enorme giardino ricolmo di fiori e erba.

Le erano mancati quella tranquillità e serenità tipica di casa sua, a parte i soliti litigi che avvenivano a palazzo.

Sentì all’improvviso una mano sfiorarle la spalle e lei spaventata si girò, cadendo quasi per terra.

Ho saputo che eri tornata e sono subito corso a vedere come stavi. Ma non mi aspettavo che tu svenissi per terra quando mi avresti rivisto” disse Cassando con un sorriso sulle labbra.

Tasmin lo guardò sorpresa non aspettandosi di vederlo così presto… anche se non voleva ammetterlo quel viso così bello e affascinante le era mancato più di tutti, persino della sua casa stessa e ne aveva la prova proprio adesso.

Si ricompose e si sedette nuovamente sulle pietre; non aveva voglia di lanciargli delle battutine acide perciò decise di stare al suo gioco.

Gli sorrise audace:

E tu invece Cassandro sei felice di vedermi? Hai passato questi mesi di lontananza placando i tuoi piaceri e ossessioni su qualche altra preda?”

Lui fu sorpreso di quella risposta ambigua e provocante e si sedette vicino a lei:

Nessuno potrebbe mai eguagliare il fascino che tu eserciti su di me, lo sai” rispose lui guardandola magnetico negli occhi.

Lei rise.

Davvero? Provamelo” rispose sfacciata ricambiando il suo sguardo.

Sapeva che era un errore, che non era saggio comportarsi così soprattutto con lui ma Tasmin era sicura di poter reggere il gioco.

Cassandro non se lo fece ripetere due volte e le prese il viso tra le mani avvicinandosi provocante alle sue labbra.

Fu interrotto da un fastidioso mormorio e si accorse all’ultimo che era proprio Tasmin e che si era allontanata di qualche centimetro dal suo viso, con sguardo accigliato.

Voi uomini pensate sempre le stesse cose. Non voglio donare la mia virtù a un uomo come te, ti chiedo un’altra cosa invece… tu desideri il potere no? E io sono disposta a concedertelo, ma soltanto un po’, se tu mi confidi tutto quello che è successo in mia assenza”

La delusione e la consapevolezza di essere stato beffato da una ragazza più giovane e meno esperta di lui lo fece alzare con violenza e la guardò dall’alto in basso.

Stai mentendo principessa” rispose freddo.

Invece no, io non mento mai. Credimi potrei essere la persona più sincera che tu abbia mai incontrato nella tua vita piena di inganni e tradimenti. Voglio soltanto sapere cosa si è detto e fatto in questi mesi, tutto qui”

Tasmin lo guardava fisso negli occhi dimostrando la sua sincerità ma lui non le credeva minimamente.

E ti fideresti davvero della mia parola? Considerando l’opinione che hai della mia integrità?”

Potrei essermi sbagliata no? Fornisci la prova che mi sbaglio” rispose Tasmin sfacciata.

Cassandro questa volta non riuscì a resisterle. Era così bella sotto la luce del sole e in mezzo alla natura sembrava una dea immortale, la cui bellezza poteva essere alla pari di quella di Afrodite.

La fece stendere con una leggera spinta sull’erba, che era circondata dalle pietre, e si distese sopra di lei delicatamente.

Lei sembrava calma e lo guardava seria negli occhi senza fiatare. Per fortuna non era arrossita.

E cosa mi offriresti in cambio Tess?” le alitò in viso Cassandro, sfiorandole il volto leggermente, come se fosse un oggetto prezioso.

Tasmin sentì il peso del suo corpo sul suo, riuscendo a malapena a sopportarlo, perché avrebbe tanto voluto toccarlo ma non osava farlo.

Restava immobile, temendo che qualcuno entrasse proprio in quel momento e deglutì nervosa.

Te l’ho detto” rispose titubante

Parlavi in astratto, nessuna cosa concreta.” Mormorò Cassandro scendendo a sfiorarle il collo e il petto con la mano possessiva.

Tasmin faceva fatica a respirare e socchiuse gli occhi assaporando quel momento. Le mani di Cassando stavano scendendo lungo la sua vita sottile e si fermarono all’ombelico, poi ritornò su a fissarla in viso estasiato e a sfiorarle delicatamente i capelli.

Tra di loro l’attrazione era chiaramente palpabile, come se fosse una scossa elettrica che invadeva entrambi i loro corpi.

Lei aprì gli occhi velocemente e alzò la testa per avvicinarsi al suo viso.

Non vuoi allora?” chiese sorridendo affascinante.

Ma all’improvviso Cassandro si scostò da lei e sospirando si alzò, lasciandola sola.

Sarebbe stato troppo facile agire così… lui pensava che non doveva affrettare le cose in quel modo e inoltre non si fidava del repentino cambiamento di Tasmin. Sicuramente c’era sotto qualcosa e lui non voleva farsi fregare.

Ci rivedremo Tasmin” sussurrò serio andandosene via, prima di lanciarle un’ultima occhiata.

Lei si alzò perplessa chiedendosi perché aveva reagito così… era sicurissima che lui avrebbe ceduto e invece…

<< Poco male, mi rivolgerò a qualcun altro di più fidato >> pensò come se non gliene importasse niente.

Invece in cuor suo Tasmin si sentiva delusa per quello che non era successo e che aveva invece sperato che accadesse.

Ripensava al fremito che aveva sentito quando lui le aveva sfiorato il suo corpo con una lentezza disarmante.

Scosse la testa cercando di non pensarci più e uscì dal giardino.

 

 

 

Luna!” gridò gioiosa Tasmin mentre correva ad abbracciare la sua ancella prediletta.

La donna non appena vide la principessa quasi le venne un infarto e ricambiò l’abbraccio con gioia.

Siete tornata principessa!” esclamò tra le lacrime.

Le due sciolsero l’abbraccio e si guardarono a vicenda con felicità.

Luna conosceva Tasmin da tutta una vita, infatti era stata lei a crescerla fin dall’infanzia e a darle il suo latte. L’affetto che le era mancato da parte della madre Olimpiade, Tasmin l’aveva ricevuto sempre da Luna che era diventata una di famiglia per lei, anche se era di umili origini.

Luna infatti aveva perso i genitori fin da piccola, non aveva nessuno al mondo ed era entrata a palazzo per misericordia del re e aveva cominciato con degli umili lavori di serva. Quando Olimpiade diede alla luce i suoi tre figli, Luna li accudì tutti con affetto e devozione, ma solo con Tasmin le trasmetteva veramente il suo amore materno e sincero. E lei gliene era profondamente grata.

Ti hanno trattata bene in mia assenza?” chiese Tasmin guardandola, visto che spesso i soldati avevano il vizio di allungare le mani, soprattutto con le belle donne.

Si mia signora si” rispose piangendo ancora.

Luna dovresti smetterla di chiamarmi così. Sei come una madre per me”

La donna fu profondamente commossa per le parole della principessa, che ormai considerava una figlia per lei.

Come state? Vi vedo sciupata e triste” rispose Luna preoccupata, facendola sedere sul letto.

Mi mancava stare qui…

E quel Cassandro vero?”

Tasmin alzò lo sguardo fulminea:

Adesso osi troppo. Anche se siamo in confidenza, non ti permetto di parlare di queste cose”

Luna abbassò lo sguardo dispiaciuta:

Scusatemi principessa, starò al mio posto”

Tasmin sospirò amaramente, pentendosi di come le aveva appena parlato:

Per gli Dei sì è così! Di te mi fido ciecamente e ho bisogno di parlarne con qualcuno… sei mai stata innamorata Luna?”

Tutto il mio amore che avevo da offrire l’ho donato a voi, principessa” rispose Luna titubante.

Infatti la povera donna non aveva nessuno al mondo, a parte lei. Se le avrebbero tolto Tasmin probabilmente si sarebbe tolta la vita perché quella piccola ragazza era l’unica cosa che aveva.

I mesi che avevano trascorso separate, erano stati per lei un vero inferno.

Tasmin le sorrise dolcemente.

Non parlo di amore verso un figlio o un fratello…ma un amore vero”

Voi amate Cassandro mia signora?” domandò Luna preoccupata che la sua prediletta soffrisse o venisse ferita.

No! Certo che no! Mi piace… è inutile che lo neghi, è molto bello e affascinante… mi intriga molto perché non è come gli altri.”

Mia signora permettetimi di dirlo ma… uomini come Cassandro non potrebbero mai renderla felice” rispose per avvertirla del pericolo. Luna aveva visto crescere Cassandro negli anni e aveva capito di che pasta era fatto.

Era malvagio.

Ti assicuro che il piacere è diverso dalla felicità… alcune cose sono più preziose perché non durano” mormorò triste. In fondo al cuore infatti Tasmin sapeva che il suo desiderio per quell’ uomo era un sogno impossibile e non sarebbe mai durato.

Quindi voi sapete già quale sarà il vostro destino?”

Nessuno di noi può saperlo… ma so per certo che non devo mai abbassare la guardia con lui, mai.”

Luna sospirò sentendosi rassicurata.

Tasmin all’improvviso le chiese quello che voleva veramente sapere… Cosa era successo durante la sua assenza e glielo domandò senza giri di parole.

Mia signora… come potrei saperlo io…?” domandò imbarazzata.

Sappiamo entrambe che tu sai sempre tutto di tutti perché giri per il palazzo indisturbata, puoi ascoltare le conversazioni altrui e inoltre… Sei una bella donna Luna…

Tasmin lasciò la frase in sospeso per non imbarazzarla ulteriormente ma la donna aveva capito dove voleva arrivare.

Luna aveva superato da tempo l’età da marito ma a dispetto di altre non aveva ancora un capello bianco e il viso era perfetto e liscio come una giovane di vent’anni.

Poi erano tutti al corrente che il re anni fa ne aveva fatto di lei la sua amante prediletta, ma questo non aveva toccato minimamente né l’affetto che Tasmin provava per lei né il rispetto della regina Olimpiade.

Tasmin sapeva che Luna doveva acconsentire ai desideri perversi del padre perché altrimenti lui avrebbe potuto cacciarla via senza rimorsi e buttarla in mezzo a una strada, inoltre sapeva che quella donna così buona e dolce non acconsentiva ad esaudire i desideri del re, perché era una semplice puttana, ma solo per necessità e paura.

Olimpiade d’altro canto non le interessava con chi andasse il re, perché ormai aveva perso il conto dei figli bastardi che aveva disperso in tutta Grecia, e poi era grata a Luna perché le aveva salvato la vita.

Molti anni prima infatti Olimpiade dormiva come d’abitudine insieme a Alessandro in mezzo ai serpenti, ma una notte il re irruppe nella sua stanza per abusare di lei e quando aveva visto i serpenti nel letto col figlio, si arrabbiò a tal punto che quasi la strangolò.

Luna sentì le urla del piccolo Alessandro perché dormiva nella camera a fianco e si precipitò subito nella sua stanza per impedire che l’ammazzasse.

Altre ancelle la seguirono e liberarono la regina dalla presa del re.

Maestà no! In nome degli Dei!” implorò Luna prendendo in braccio il povero Alessandro, che era traumatizzato, e cercò infine di calmarlo tra le sue braccia.

Tasmin ritornò alla realtà e stette a sentire ciò che aveva da dire l’ancella.

Infatti Luna essendo l’amante tutt’ora di alcuni generali e consiglieri vicino al re sapeva molte cose e si confidò con la principessa: da quando Euridice aveva partorito un maschio, un erede “puro” e non appartenente a quella barbara di Olimpiade, il potere della sua famiglia era aumentato e Alessandro rischiava veramente di essere ripudiato, con tutta la sua famiglia al seguito.

Tasmin ascoltò attentamente e qualche volta sgranò stupita e shockata gli occhi blu, per quello che Luna le stava dicendo.

Secondo lei, durante la festa in onore del re sarebbe accaduto qualcosa… non sapeva cosa ma c’erano strane voci in giro.

Ti ringrazio Luna. Farò tesoro di quello che mi hai appena detto”

Bisogna essere cauti signorina, cauti!” gridò Luna spaventata e timorosa per quello che poteva capitare alla sua bambina.

Tasmin le sorrise e uscì dalla stanza. Stava andando dalla madre.

 

 

 

Madre” mormorò Tasmin entrando nella sua stanza e facendo un leggero inchino.

Tasmin! Non abbiamo avuto occasione di parlare, come stai?” le chiese con un tono stranamente dolce, accarezzandole il volto.

So quel che sta succedendo madre… Alessandro rischia davvero di non avere il trono? Che davvero quel bastardello prenda il suo posto?” domandò subito arrivando al dunque.

La regina si fece improvvisamente seria e fredda:

Ho tutta la situazione in mano, non devi preoccuparti per questo”

Se andrà avanti così saremo tutti quanti esiliati o peggio…” sussurrò a malapena la principessa, perché sapeva quale destino era in serbo per i figli rinnegati dal proprio re.

Ti ho detto che ho già risolto tutto, figlia mia” rispose con un sorriso agghiacciante.

Hai ordito qualche tranello ai danni del re immagino, ma come si potrebbe fare? E’ sempre sorvegliato da guardie e pure il suo dannato bastardo”

Le frasi minacciose e dure di Tasmin non tralasciavano dubbi. Anche lei aveva avuto la stessa idea di Olimpiade, ma lei l’aveva già messa in atto.

Quindi saresti disposta a tutto per la tua salvezza e per perseguire le tue ambizioni? Sei proprio la mia degna figlia e i tuoi avi sarebbero orgogliosi di te” rispose sua madre fiera.

Tasmin ricambiò seria il suo sguardo. Certe volte non bisognava guardare in faccia a nessuno e questa non era un eccezione.

Se devo scegliere tra la mia vita e quella di qualche bastardo o di un padre che ho sempre disprezzato so già quale sarebbe la mia scelta”

Quanto vorrei che tuo fratello avesse il tuo sangue freddo”

Madre dovreste smetterla di stare così appiccicata ad Alessandro… sembra… dilaniato dall’amore ardente che prova per voi. Per non parlare dell’ossessione di compiacere a tutti i costi Filippo.” Rispose Tasmin preoccupata.

Alessandro capirà prima o poi che tutto quello che faccio, lo faccio per lui…

Tasmin scosse la testa, rendendosi conto di una cosa terribilmente importante:

Lui non vorrà mai diventare re così… il senso di colpa lo divorerà ed è troppo innamorato della gloria per rubarla a qualcuno”

Lui non ruberà niente a nessuno, il trono è suo di diritto!”

La figlia aveva già capito le intenzioni omicide della madre, non la giudicava per questo anzi probabilmente lei avrebbe fatto lo stesso, ma bisognava contare cosa sarebbe successo dopo... E se qualcuno lo avesse scoperto? Era un piano a doppio taglio.

Ci sono troppe cose che potrebbero andare storte. Sono anni che tentate di uccidere vostro marito ma non ci siete mai riuscita”

Non ti affannare troppo tesoro… domani sarà un giorno di festa” rispose Olimpiade sorridendo.

Certo, vedere mio padre che soddisfa il proprio ego davanti a milioni di greci, che divertimento!” mormorò ironica Tasmin.

La regina le sorrise diabolica senza dire niente.

Dal suo sguardo, sua figlia aveva già capito tutto.

 

 

 

 

Alessandro, durante i festeggiamenti, cavalcava a fianco del padre e c’era aria di festa e felicità ovunque.

Tutti acclamavano il loro re e presto la Macedonia avrebbe invaso la Persia, la potenza più grande del mondo.

Tasmin indossava un vestito blu molto bello e camminava lungo le scalinate per cercare il suo posto vicino alla madre.

Seduto in alto di qualche gradino c’era anche Cassandro col resto della sua famiglia.

Lei gli lanciò un’occhiata e lui le sorrise, facendole un inchino con la testa.

Principessa. Spero che vi godrete i festeggiamenti in questa giornata acclamata da tutti”

Le gioie della mia famiglia sono anche le mie” rispose facendo un sorriso forzato.

Sedetevi non restate in piedi, tanto la cerimonia inizierà tra un bel po’” disse Antipatro, il padre di Cassandro, invitandola a sedersi vicino a loro.

Visto che non c’era posto accanto a loro, lei si sedette in un gradino più in basso.

Cassando allungò il collo per sussurrarle qualcosa all’orecchio:

Hai poi scoperto ciò che volevi sapere?”

Certamente”

Quali metodi di persuasione hai usato questa volta?” chiese malizioso. Il tono basso che usava faceva risultare la sua voce ancora più affascinate.

Non è come pensi Cassandro. Mi sono rivolta a persone fidate e visto che tu non lo sei ho imparato a fare a meno del tuo aiuto”

Cassandro rise per niente convinto della sua risposta e si alzò, porgendole la mano:

Permettetimi di accompagnarvi alla vostra postazione”

Lei accettò, anche per non mancare di rispetto al resto della sua famiglia, e si alzò toccando la mano di Cassandro.

Un’ altra scossa le percorse la schiena e tentò di non farci caso, anche se la sua mano tremò mentre si intrecciava nella mano calda di Cassandro.

Dopo aver sorpassato alcune persone e non sentendosi osservato, Cassandro le sussurrò all’orecchio:

Non volevo mancarti di rispetto ieri e ho agito così sia per il mio bene sia per il tuo Tess. Meno cose sai meglio è”

So più di quanto immagini” rispose guardando davanti a sé.

Cosa ha ordito questa volta tua madre?”

Tasmin sorrise dentro di sé; era inutile che Cassandro facesse finta di non sapere perché era ovvio che quelli che ambivano al potere e al trono sapessero del tradimento che sarebbe avvenuto entro qualche minuto.

Non gli rispose e continuò a camminare, mentre si accorse che lui stava stringendo sempre di più la presa sulla sua mano come se non volesse lasciarla andare.

Sono arrivata, qui si siederà mia madre. Puoi andare ora Cassandro, sicuramente tu e tuo padre dovrete parlare di molte cose oggi” rispose sedendosi vicino al trono.

Lui la guardò con un’occhiata perplessa, perché davvero lui non sapeva niente del piano che la regina aveva in mente ai danni del re, e pensò che quell’aurea misteriosa che circondava la figura di Tasmin fosse sospettosa. E magnetica…

Avrebbe voluto chiederle di più ma purtroppo stava arrivando Olimpiade seguita da Luna e quindi se ne andò.

Finalmente Tasmin ritornò a respirare… la presenza di Cassandro la metteva sempre in soggezione e non sapeva mai come comportarsi e nemmeno cosa dirgli per non scoprirsi troppo… e la sua mano era così calda a causa di quel contatto così causale…

All’improvviso sentì la voce della madre.

Si crede un Dio! Ha bevuto così tanto vino il povero Filippo che ha perso la testa!” esclamò divertita Olimpiade accompagnata dalla fida Luna.

Si parò dinnanzi a lei Attalo, che si era seduto anche lui in una postazione vicino al trono e accanto a lui c’era sua nipote Euridice, che teneva in braccio il figlio appena nato.

Maestà” la falsa cortesia di Attalo fece irritare più Tasmin che Olimpiade.

<< Avrai ben poco da sorridere tra qualche minuto, serpe fastidiosa >> Pensò furiosa la principessa.

Olimpiade si avvicinò a Euridice e le augurò che il nascituro si godesse l’evento.

Ma quel moccioso non smetteva un attimo di piangere e la madre si scusò dicendo che era molto stanco.

Con un sorriso solare la regina si sedette nel trono reale vicino alla figlia maggiore.

Le trombe all’improvviso suonarono e entrò una guardia nell’arena… tra poco sarebbe venuto il momento.

Tasmin era ansiosa e le tremavano le mani; non riusciva a stare ferma e pensò sul serio che dovessero fermare tutto quanto.

La paura per la prima volta in tutta la sua vita invase il suo animo.

Sua madre se ne accorse e le accarezzò le mani:

Tranquilla figlia mia. Tutto si sistemerà”

Ma Tasmin non fu per niente convinta delle parole rassicuranti della madre, quando però all’improvviso suonarono le trombe di avvisaglia.

Il re stava per entrare nell’arena senza guardie e senza Alessandro.

Quando entrò tutti urlarono acclamando il loro re e Filippo sorrise felice credendosi un Dio, ma ad un tratto si avvicinò a lui un soldato.

Filippo sembrava confuso e ordinò al soldato di andarsene, ma questi lo baciò per poi sputargli in faccia; infine gli conficcò un pugnale in pieno stomaco.

Il re gridò di dolore e si accasciò a terra mentre il pubblico urlava e scappava terrorizzato; Olimpiade e la figlia erano rimaste immobili a guardare la scena: la regina aveva la vittoria in pugno e sorrideva soddisfatta, mentre la figlia osservava in stato di shock il padre morto. Ma ormai era tardi per tornare indietro.

Alessandro irruppe svelto dentro l’arena e cercò di tenere in vita il padre ma la ferita era troppo profonda e infatti l’unico occhio rimasto del re si chiuse per sempre.

Alessandro gridò dal dolore e pianse sul corpo senza vita del padre, a cui era sempre stato legato da un profondo affetto anche se Filippo non lo meritava.

Le guardie del re corsero vicino al cadavere gridando:

Hanno assassinato il nostro re!”

Alessandro, sporco di sangue, alzò il viso. Aveva un’espressione traumatizzata e per poco non sarebbe esploso dalla disperazione; stava guardando sua madre che sembrava godere della morte del marito e poi lei si girò felice verso Euridice e Attalo, che vedevano le loro speranze di insediarsi al trono, sfumare come neve al sole.

All’improvviso Efestione alzò il braccio di Alessandro e gridò:

Il re è vivo! Alessandro è il nostro nuovo re!”

Gli altri guardavano il nuovo re in modo sospettoso e accusatorio; persino Cassandro era sceso nell’arena e dubitava fortemente della buona fede dell’amico.

Tolomeo, un compagno d’infanzia di Alessandro, prese la corona dorata di Filippo e la mise in testa ad un Alessandro tremante, che non sapeva se essere felice o disperarsi.

Era lui il re adesso.

Efestione continuava a gridare per incitare la folla.

Gli Dei proteggano Alessandro! Gli Dei proteggano Alessandro! Gli Dei proteggano Alessandro!”

Il sorriso soddisfatto e famelico di Olimpiade non tralasciava dubbi nel cuore del figlio.

 

 

 

Successe il finimondo quel giorno. Nessuno si aspettava che Fillippo morisse né che Alessandro così giovane e inesperto diventasse re.

Tutti parlavano e cospiravano nell’ombra su un possibile tradimento da parte della famiglia reale nei confronti del re Filippo…

Tasmin era sicura che il fratello sarebbe corso da lei per chiedere spiegazioni; lui non era stupido e avrebbe sicuramente capito che lei sapeva tutto ma non aveva fatto niente per impedirlo.

Infatti sentì dei colpi violenti alla porta e poi la voce piena di collera di Alessandro:

Tasmin fammi entrare!”

Già che lui la chiamasse in quel modo col suo vero nome, non era un buon segno e la principessa si fece nuovamente prendere dal panico, nascondendosi in un angolo della sua stanza e chiudendosi a chiave.

Alessandro gridò ancora il suo nome ma all’improvviso tacque convinto che magari la sorella non fosse in camera.

Quando Tasmin sentì i passi di Alessandro allontanarsi dal corridoio fece un respiro di sollievo e si alzò. Non aveva mai avuto così tanta paura come quel giorno… e paura persino di suo fratello, che non aveva mai fatto del male a una mosca!

Si sentì ridicola ma sapeva che il punto debole di Alessandro era la famiglia e dopo la morte del padre niente sarebbe stato più lo stesso.

Soprattutto perché lei era colpevole quanto sua madre.

Si mise la testa fra la mani esausta non sapendo cosa fare… avrebbe dovuto essere felice, finalmente quel disgraziato del padre era morto e Alessandro era diventato re… ma allora perché era così triste e addolorata?

All’improvviso qualcuno bussò alla porta, non erano colpi violenti come quelli di Alessandro e Tasmin pensò che fosse Luna.

Ma quando aprì la porta si ritrovò davanti qualcun altro.

Cassandro non aveva mai visto Tasmin così abbattuta e demoralizzata, ma comunque le disse facendole un applauso:

Complimenti. Sei riuscita nel tuo intento, ma sinceramente credevo che non avessi il fegato per farlo”

Nella sua voce non c’era né rancore né pregiudizio… sembrava soltanto sorpreso.

Non è il momento Cassandro…” disse sospirando mentre lui entrava di sua iniziativa.

Credi che potrei fare la spia? Che andrei in giro a parlare dei tuoi piani omicidi? Non mi interessa anzi al posto tuo lo avrei fatto molto tempo prima” rispose serio senza un briciolo di emozione.

Non mi è di conforto” sussurrò irrigidendosi di fronte al suo sguardo inquisitore.

Quindi tu non c’entri nulla?” domandò dubbioso.

Di fronte al silenzio e allo sguardo sconvolto di Tasmin, lui le sorrise dolcemente.

Non c’è niente di cui vergognarsi… morti così sospettose accadono in ogni regno e poi era nell’aria che succedesse qualcosa prima o poi ai danni di Filippo; era odiato da molti”

Lei sospirò esausta, non riuscendo comunque a sentirsi meno colpevole.

Suppongo che dovrò imparare a convivere con questo fardello per tutta la vita”

Non dovresti roderti il fegato, hai fatto quello che dovevi”

La freddezza e il cinismo in cui diceva quelle parole sulla morte del suo re, incuteva in Tasmin una paura primordiale.

Non poteva stare con lui… non doveva farsi manipolare.

Dovresti andare ora” disse semplicemente, volendo restare sola.

Ma lui sembrava che non ne avesse la minima intenzione.

Se non sbaglio tu volevi fidarti di me no? Così mi hai detto in giardino prima di concederti a me” mormorò avvicinandosi con una strana espressione sul viso.

Lei arretrò di qualche passo intimorita.

Sei tu che mi sei saltato addosso e il mio era un espediente per sapere quello che era successo in mia assenza; mi dispiace deludere le tue alte aspettative” rispose cercando di non mostrarsi debole.

Lui le sorrise con un ghigno sulle labbra e si avvicinò ancor più vicino a lei.

Tasmin sentì il suo corpo tremare dall’emozione ma comunque restò immobile sostenendo il suo sguardo.

Cassandro posò le labbra nell’orecchio della ragazza:

Non credere di essere così tanto diversa da me, in verità noi due siamo uguali Tess, smettila di opporti”

Lui le sfiorò delicatamente le spalle mentre lei sembrava non reagire in alcun modo alle sue provocazioni… Cassandro alzò il viso per guardarla negli occhi e lei automaticamente si girò verso di lui.

Entrambi i loro sguardi erano freddi e glaciali e non facevano trasparire alcuna emozione, ma invece dentro di loro il calore di quella vicinanza li stava bruciando e consumando.

Tasmin restava ferma e immobile a fissarlo quando lui alla fine le sorrise galante, facendo dei passi indietro.

Vi auguro di passare una buona notte, principessa” mormorò tenendo le braccia dietro la schiena e uscendo dalla stanza.

Lei non replicò a quell’augurio così fuori luogo visto che non avrebbe per niente dormito quella sera, sia per quello che era successo al padre sia per quello che aveva provato quando lui le aveva sussurrato quelle parole all’orecchio…

Era davvero così? Era uguale a lui, così senza scrupoli?

In fondo lei aveva mandato a morte il proprio padre solo per la propria ambizione…

La testa le stava scoppiando e decise di non pensarci più altrimenti sarebbe impazzita.

E il giorno dopo avrebbe pure subìto le accuse i gli sguardi traditi del fratello…

 

FINE CAPITOLO!!

Commentate ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3 capitolo ***


3 CAPITOLO

 

 

All’improvviso tutto cambiò. Per Alessandro. Per Tasmin. Per tutta la Macedonia.

L’assassinio del re Filippo aveva scosso anche la Grecia, che ruppe tutti i trattati giudicando Alessandro un re troppo giovane e inesperto avendo solo 20 anni.

La sua famiglia invece cercò in tutti i modi di stargli vicino, per dargli la forza necessaria a superare gli ostacoli che si immettevano nel suo cammino, ad eliminare tutti i suoi nemici e farsi nuovi alleati preziosi.

Ma quando qualcuno tradiva Alessandro significava scatenare un’ira sconfinata e spaventosa, per questo Tasmin stava in angoscia e nell’ombra ad aspettare la punizione per quello che aveva fatto e taciuto riguardo alla morte del loro padre. Tuttavia più i giorni passavano, più il fratello la ignorava e non le rivolgeva neanche la parola e questo fece andare Tasmin ancora più in agitazione e temette che suo fratello, rabbioso di vendicare il padre, stesse ordinando un assassinio..

Il suo assassinio.

Ne sarebbe forse stato capace, così come lei era stata capace a permettere che il padre morisse.

Tasmin desiderava che succedesse un putiferio pur di mettere fine a quell’ attesa estenuante piuttosto che sopportare quel pesante macigno e la freddezza del fratello, che non osava mai parlare di quanto era successo durante i festeggiamenti…

I giorni si consumarono in una lenta agonia e Tasmin divenne sempre più inquieta facendo tremare dalla preoccupazione anche Luna che la consigliò di andare a parlare col fratello.

“Lui ti vuole troppo bene per farti del male o ordire qualcosa ai tuoi danni, credimi bambina mia è meglio tagliare subito la testa al toro”

Tasmin quindi decise di fare la prima mossa e di andare a parlare direttamente col fratello; ma quando lei gli toccò la spalla per farlo girare, Alessandro prontamente disse:

“Non devi dirmi nulla Tess e non voglio sentire nulla al momento. Nostra madre ha giurato che tu non c’entri niente con la morte di nostro padre. Questo è tutto”

Tasmin non osò chiedergli se aveva creduto alle parole di Olimpiade e aveva lasciato andare suo fratello, convinta che il tempo avrebbe curato ogni sua ferita e sarebbe iniziato finalmente un nuovo regno in pace.

Ma niente sarebbe stato mai più come prima.

Quelle di Tasmin erano solo vane speranze, in cui nemmeno lei ci credeva pienamente, ma che cercava di aggrapparsi con tutta sé stessa per non sprofondare nell’oblio che credeva di meritare.

Intanto la politica bellica di Alessandro continuava e non sembrava volersi arrestare: conquistò tutta l’Asia occidentale e liberò città stato una dopo l’altra, fino in Egitto dove fu eletto faraone e venerato come un Dio…

Alessandro, il figlio di Zeus.

Questo non fece che accrescere l’ambizione sia sua sia di quella della madre che vedeva i suoi sogni di conquista e potere realizzarsi attraverso il suo amato figlio, anche se loro due non si vedevano da tempo… dal giorno in cui il re Filippo morì. Per motivi che nessuno conosceva, a parte i diretti interessati ovviamente.

Tasmin pensava che Alessandro avesse scoperto che era stata la madre ad architettare l’assassinio di Filippo ma non aveva prove per dimostrarlo e Olimpiade non l’avrebbe mai ammesso. La sorella invece qualche volta lo incontrava durante i suoi ritorni a Pella ma accadevano così di rado e lui non le parlava mai in quelle circostanze, per cui Tasmin si sentiva sempre più sola.

Non aveva neanche più rivisto Cassandro.

Con i preparativi del funerale, la famiglia era entrata in un periodo di lutto e le donne specialmente dovevano restare chiuse nel loro dolore per quella perdita e vedere pochissime persone, soltanto le più intime. E poi Cassandro era troppo impegnato con la campagna militare del suo nuovo re per tornare in Macedonia.

Anche se pensava che fosse meglio non vederlo più, che magari quella separazione fosse soltanto un dono degli Dei per proteggerla dalle grinfie di quell’uomo senza scrupoli e cinico, comunque Tasmin non faceva altro che pensare a lui… a quando l’aveva sfiorata audacemente nel giardino e quando le sue labbra si erano avvicinate pericolosamente alle sue… e infine quando lui le aveva sussurrato all’orecchio che loro due erano uguali.

Mentre ripensava al suo viso, sorrideva dentro di sé e il suo corpo rimaneva senza fiato, tremando dalla trepidazione e dai brividi che le percorrevano la schiena,  facendola stordire e sognare cose impossibili… che magari poteva esserci un futuro per loro due.

Lo sperava e lo desiderava così tanto, ma allo stesso tempo lo temeva e rifiutava solo il pensiero di farlo. Proprio lei che sapeva di cosa fosse capace l’anima di Cassandro e cosa celava il suo cuore di ghiaccio, non poteva permettersi di provare qualcosa per lui.

Per Cassandro, lei era soltanto un gioco e una sfida, niente di più.

Anche se a volte si augurava che lui provasse il suo stesso tormento e il suo stesso desiderio di rivederla…

Era davvero una speranza inutile e indecente?

Intanto Tasmin venne a sapere da Luna che Alessandro voleva provocare Dario in persona sfidandolo in battaglia nel cuore dell’impero persiano, nei presso di Babilonia. La principessa spalancò i suoi bellissimo occhi blu, perché pensava fosse troppo presto per invadere la Persia e pensò che Alessandro forse voleva far valere subito le proprie ambizioni, senza aspettare di rafforzare il suo potere e l’esercito.

A Tasmin venne un ‘idea: un’idea pericolosa e difficile da sperimentare.

Chiese aiuto alla fida Luna, che spalancò la bocca spaventata per quello che poteva succedere e si inginocchiò davanti alla principessa piagnucolando e pregandola di non farlo. Tasmin le sorrise dolcemente e le disse di non  preoccuparsi per lei e di aiutarla a preparare il tutto.

 

Il giorno che Alessandro aveva atteso da tutta una vita finalmente giunse.

Molti la consideravano una follia… 40.000 macedoni contro 250.000 barbari.

I soldati ovviamente erano inquieti e profondamente spaventati per il destino macabro che li attendeva, ma non potevano opporsi al loro re e quindi aspettavano impotenti l’ora della loro morte.

Cassandro stava camminando nel territorio in cui si erano accampati e stava osservando la zona, per pensare a un miglior modo di attacco.

Un servitore macedone stava trasportando dell’acqua vicino a lui, era incappucciato e non si poteva vedere il viso; intenzionalmente andò a sbattergli contro.

Cassandro si voltò velocemente e con prepotenza e arroganza si rivolse al poveretto:

“Fa più attenzione, servo”

Dalla testa incappucciata si sentì una risata soffocata:

“Non ci si rivolge così a una signora”

Cassandro sentendo quelle parole insolenti e sentendosi preso un giro, lo prese rudemente per il braccio e lo fece girare verso di lui.

Ma dalla penombra del cappuccio di quelle vesti stracciate riconobbe un sorriso sarcastico e una risata cristallina che potevano appartenere solo a una persona.

Shockato e incredulo Cassandro fissò Tasmin mentre si toglieva il cappuccio e agitava i bellissimi capelli, che stavano prudendo sotto quei vestiti sporchi.

Cassandro ancora sotto shock, la guardò dalla testa ai piedi, e levò la presa dal suo braccio velocemente. Era così incredulo che scoppiò a ridere:

“Tu non sei una signora Tess, sei un diavolo di donna!”

Tasmin rise assieme a lui cercando di darsi una spolverata:

“Beh hai notato un’altra mia caratteristica, sono piena di sorprese io”

Cassandro la guardò sorridendo, però poi il suo viso si incupì e la guardò serio e preoccupato:

“Non dovresti essere qui, è pericoloso anche per una scapestrata come te. Se tuo fratello ti vede, ti manderebbe a calci nel sedere fino in Macedonia”

“Non lo farà tranquillo” rispose alzando le spalle.

“Cosa hai intenzione di fare?”

“Perché ti preoccupi per me Cassandro?” chiese dolcemente.

“Non vorrei trovare la tua bella faccia appesa a una palo persiano, le donne non sono ammesse in guerra e di certo tu non combatterai domani” rispose deciso, con occhi freddi.

“E chi ha detto questo? Diciamo che sarò il vostro portafortuna” esclamò divertita.

Cassandro scosse il capo guardandola bene in viso: era una creatura dal fascino micidiale che avrebbe catturato qualsiasi uomo sulla faccia della terra. E doveva dargliene atto, era la ragazza più spiritosa e divertente che avesse mai conosciuto e nessuno poteva di certo annoiarsi con una come lei. E Cassandro era il tipo da annoiarsi spesso…

Lui le sorrise affascinante accarezzandole il collo e andando giù fino alla vita. Anche sotto quelle vesti Tasmin era sempre bellissima.

“Sicuramente tu sarai la mia distrazione perfetta per la notte prima della battaglia” rispose con voce rauca. I suoi occhi verdi brillavano dalla trepidazione.

“Adesso io sono una serva, e tu orgoglioso come sei vorresti abbassare il tuo rango per una come me?” rispose dubbiosa.

“Sei la mia serva dunque? Questo allora fa di me il tuo padrone e dovrai fare tutto ciò che ti ordino e obbedirmi, che ti piaccia o meno” mormorò severo.

Cassandro le accarezzò il mento, avvicinandosi al suo viso, sicuro di averla in pugno. Tasmin serrò le labbra cercando di resistergli e stare immobile, ma con la divisa da soldato Cassandro era ancora più bello e maestoso, e alcuni ciuffi dei capelli erano raccolti dietro la fronte per far intravedere il suo viso affascinante e i suoi occhi verdi. Tasmin stava soccombendo al suo volere, come se fosse ipnotizzata.

Ma all’improvviso quel momento intimo fu interrotto proprio da Cassandro che levò le dita sul mento di Tasmin e la prese nel braccio con forza, dirigendosi verso il campo.

“Cosa fai?” domandò lei timorosa camminando al suo fianco.

Lo sguardo di Cassandro era glaciale e deciso, il tono della sua voce e la presa sul suo braccio non ammetteva repliche:

“Ti porto da Alessandro, tu non devi stare qui e lui ti manderà a casa”

“Cosa?” esclamò sorpresa non riuscendo a capire.

“Per una volta non do ascolto soltanto ai miei impulsi o ai miei piaceri, ma al buon senso che gli Dei mi hanno fortunatamente donato altrimenti ora saresti spacciata Tess. Non voglio punirti per il tuo colpo di testa ma voglio solo garantirmi che non finirai nelle mani di quei sudici persiani. La battaglia potrebbe anche andare male, non l’hai messo in conto questo?! E tu devi trovarti il più lontano possibile se accadesse”

Tasmin lo guardò infuriata ma allo stesso tempo meravigliata: il viso di Cassandro non faceva trasparire alcuna emozione, anzi era più gelido del solito tanto da far paura, ma le parole che le aveva detto… che era preoccupato per la sua incolumità e che voleva che tornasse a casa per tenerla al sicuro dalla battaglia, avevano riempito il suo cuore di gioia e felicità.

Non avrebbe mai pensato che lui avrebbe mai anteposto la sua incolumità al desiderio di averla tutta per sé quella notte. La barriera che aveva imposto tra di loro forzatamente si stava sgretolando ai suoi piedi e faceva apparire la realtà come era adesso: forse non c’era bisogno di inutili moralismi e contrastare con tutte le sue forze quello che lei provava per quel bellissimo e valoroso soldato Macedone.

Per questo motivo, si fece condurre alla tenda del re senza opporsi o tentare la fuga sebbene Cassandro non la perdeva mai di vista e la teneva stretta al suo braccio.

Quando Cassandro entrò nella tenda reale con accanto la principessa Tasmin, che indossava degli stracci da mendicante, per poco ad Alessandro non venne un infarto:

Tess…?” sussurrò con voce strozzata e incredula, alzandosi verso la sua direzione.

Il resto dei soldati guardavano meravigliati e inorriditi vedendo la principessa conciata in quel modo.

Lei abbassò lo sguardo e Cassandro disse che l’aveva trovata non molto lontano da lì e che si era finta un servitore macedone per infiltrassi nell’esercito e seguirli.

Lo sguardo di Alessandro diventò prima bianco cadaverico poi rosso dalla rabbia:

“Cosa avevi in mente di fare? Sei per caso impazzita??” le urlò Alessandro.

Tasmin deglutì nervosamente e alzò lo sguardo per incrociare gli occhi shockato del fratello:

“Volevo soltanto vedere la battaglia e la tua vittoria con i miei stessi occhi, sono mesi che mi ignori così ho preso io l’iniziativa. Se pensi che io avrei combattuto al tuo fianco domani, beh non sono stupida a tal punto. Volevo soltanto offrirti il mio sostegno e appoggio in questi giorni difficili, niente di più”

La risposta di Tasmin fu davvero sincera e convinta che Alessandro sorrise debolmente:

“Quindi vuoi seguirmi nella mia folle avventura?”

“Si fratello”

Alessandro guardò lei poi Cassandro, che non cedeva a lasciare la presa sul braccio di Tasmin. Sarebbe stato saggio riportarla indietro, a Pella dove era al sicuro, ma non era la vita che sua sorella voleva e che ambiva. In fondo cosa chiedeva di così difficile…?

Alessandro abbassò lo sguardo e sussurrò:

“Puoi anche lasciarla andare Cassandro, mia sorella può rimanere.”

Lui strabuzzò gli occhi sorpreso e si rivolse ad Alessandro, non come al suo re, ma come amico:

“Cosa?? Ma Alessandro… è da folli farla restare in un campo di battaglia! E se venisse ferita? Ti prego ripensaci.”

“Non succederà, farò in modo che sia ben sorvegliata e lontana domani quando saremo in guerriglia. E se è quello che vuole lei…

Cassandro sospirò impotente e lasciò andare Tasmin che si sentiva al settimo cielo. Aveva ottenuto così tanto quel giorno: l’approvazione di Alessandro e il suo consenso a seguirlo nel suo viaggio e poi… la convinzione che Cassandro ci teneva davvero a lei… almeno abbastanza per volerla al sicuro.

Il re e la principessa sorrisero estasiati, sentendo che ora avevano tutto quello che desideravano e non potevano chiedere nient’altro.

 

Tasmin chiese al fratello di restare nella tenda per sentire il suo piano per sconfiggere Dario e Alessandro acconsentì di buon grado.

Il re, il vecchio Parmenione e i soldati stavano architettando la maniera migliore per uccidere Dario e sbaragliare l’esercito Persiano: Alessandro aveva un piano che prevedeva la divisione dell’esercito macedone in tre centri per spezzare e disorientare l’esercito persiano e arrivare così alla testa di Dario all’esterno.

Alessandro stava dando le istruzioni a ogni suo soldato valoroso e combattente, e quando venne il turno di Cassandro, il re spese parole cospicue e fiere per l’amico definendolo un “prode soldato” che avrebbe sparpagliato la sinistra dei cavalieri Persiani. Cassandro sorrise orgoglioso per quel complimento e anche Tasmin lo guardò soddisfatta mentre Alessandro continuava a spiegare la sua strategia.

Alla fine però i soldati non erano molto convinti perché l’esercito persiano era più forte di numero e c’erano dei grossi rischi per una sbaragliante sconfitta. Improvvisamente Cassandro prese la parola e disse avvicinandosi al re:

“Alessandro, se dobbiamo combattere facciamolo di nascosto. Usa bene i tuoi numeri dobbiamo attaccare stanotte quando nessuno se lo aspetta”

“Non ho attraversato l’Asia per rubare questa vittoria Cassandro” rispose deciso.

Lui sorrise e gli avvolse le spalle col suo braccio:

“No. Sei troppo leale perché ciò avvenga! E’ stato sicuramente influenzato dall’aver dormito con l’Iliade sotto il cuscino!” Esclamò divertito.

“Ma tuo padre non era un ammiratore di Omero” disse ancora fra le risate altrui.

Le chiacchiere divertenti furono interrotte dai dubbi di Parmenione che cercava di convincere Alessandro a mollare tutto:

“Le terre a ovest dell’Eufrate, la mano di sua figlia in sposa! Quale greco ha ricevuto mai tali onori?”

Ma Alessandro lo interruppe bruscamente dicendo che quelli erano corruzioni e che l’Asia, come non può aver due soli, non può aver due re, quindi se Dario non è un codardo verrà da lui domani e quando si inginocchierà davanti alla Grecia, Alessandro sarà clemente.

Dopo aver detto questo, il re uscì dalla tenda e Clito disse di mangiare tanto quella notte perché il giorno dopo avrebbero cenato nell’Ade.

Gli altri sorrisero divertiti ma Tasmin deglutì preoccupata. E se Alessandro sarebbe morto nella suo folle desiderio di vendicare il padre, ucciso sicuramente dall’oro Persiano, e per la propria ambizione di conquistare tutta l’Asia? E se anche Cassandro non ce l’avrebbe fatta.. Scosse la testa cercando di non pensarci e della guardie entrarono nella tenda per prelevarla e portarla in un posto sicuro, in una tenda sorvegliata da dozzine di soldati e vicina a quella del re.

Mentre usciva Tess incrociò lo sguardo di Cassandro.

In entrambi i loro occhi c’era un ombra di preoccupazione e angoscia.

Avrebbero mai superato quella battaglia di domani? E tutte le loro battaglie interiori?

 

Calò la notte.

Tasmin voleva uscire dalla tenda ma una guarda si parò velocemente davanti a lei dicendo che aveva precisi ordini di tenerla segregata lì fino alla fine della battaglia. Lei sbuffando disse che non potevano tenerla li 24 ore su 24 e gli ordinava di lasciarla passare altrimenti avrebbe informato il re del suo tono offensivo e rude.

Il soldato mordendosi le labbra la fece passare ma la implorò di stare via pochi minuti altrimenti sarebbe accaduto un disastro.

“Va bene va bene!” rispose spazientita uscendo finalmente dalla tenda.

Mentre camminava lungo la terra deserta della Persia Tasmin si imbatté nel fratello… e in Efestione. Scosse la testa spazientita mentre li guardava camminare fianco a fianco verso la tenda reale; non sapeva per quale motivo ma la vicinanza tra quei due infastidiva tantissimo Tasmin e le montò una collera lungo tutto il corpo. Quando i due amici si salutarono affettuosamente prima dell’entrata in tenda di Alessandro, Efestione restò per un minuto titubante dietro la tenda come se non sapesse cosa fare.

Quando sentì dei passi dietro di lui, prontamente si girò sguainando la spada ma appena vide che era sola Tasmin, fece un sospiro di sollievo e mise via la spada:

Tasmin cosa posso fare per te?”

La principessa sorrise sarcastica:

“Magari che non giri più intorno a mio fratello come se fossi il suo fidanzatino”

Efestione non si aspettò di certo quella risposta:

“Non sai di cosa parli”

“Oh lo so, so benissimo che è una cosa normale tra giovani uomini costatando che le donne macedoni non siano dei mostri in quanto intelligenza e simpatia ma davvero il tuo fare da leccapiedi montato mi da sui nervi”

Efestione sorrise cercando di trattenersi:

“Se ti scandalizzi per così poco Tasmin, non è colpa mia. Io non vengo di certo a dirti chi ti deve piacere e chi no”

“Non è questione di scandalizzarmi o meno, è noto a tutti che al nostro caro amico Clito piaccia accompagnarsi con giovani ragazzi e io non gli ho detto niente. Ma il punto non è se sia giusto o sbagliato questo, anche se io personalmente ritengo che sia una cosa non naturale e immorale,  quanto invece che tu tartassi la testa di Alessandro con strane idee e frottole perverse, e la cosa sta davvero funzionando visto che mio fratello si rifiuta di sposarsi. Quanto tempo pensi andrà avanti il suo regno se non si sposa e non dà alla luce un erede? Te lo dico io pochissimo, e ancora peggio se ufficializzasse il suo amore corrotto che prova verso di te!” urlò sincera e con rabbia.

“Cos’è che ti da fastidio Tasmin? Che Alessandro ami di più me, rispetto a te?”

Tasmin gli lanciò un’occhiata fastidiosa:

“Il tuo fare umile e servizievole non funziona con me sai? Puoi aver incantato quel sensibile e dolce di mio fratello ma io non mi sbaglio mai… il suo amore per te non porterà niente di buono, soltanto guai e altri pensieri contorti…

“Qui l’unica che ha pensieri contorti sei tu” rispose di rimando Efestione cercando di andarsene.

Ma Tasmin non aveva ancora smesso di insultarlo, non sapeva perché ma quel tipo non gli era mai andata a genio. E non lo voleva tra i piedi:

“Bada a come parli, io sono la sorella del re”

Efestione si girò verso di lei ridendo:

“Si, ma se dovesse scegliere, LUI sceglierebbe me, non una sorella bigotta e viziata”

Tasmin camminò verso di lui continuando a sorridere freddamente:

“Continua ad adagiarti sugli allori e a vivere nel lussuoso mondo che mio fratello ti ha offerto… ma segui il mio consiglio. Stai vicino a mia fratello, amalo… ma da amico.” Tasmin sottolineò l’ultima parola cercando di fargli capire il suo punto di vista.

All’improvviso il suo sguardo pieno d’odio e repulsione cambiò. Sembrò quasi malinconico e triste…

“Mio fratello ha già dovuto sopportare amori ardenti e sbagliati, e se lo provasse ancora questo lo distruggerebbe”

“Parli di tua madre?”

Dallo sguardo angosciato e ansioso della principessa, Efestione capì che aveva fatto centro. Ma Olimpiade era diversa da lui.

“Io non gli farò del male Tasmin te lo giuro sulla mia vita”

Lei abbassò lo sguardo. Nella sua mente tornarono i ricordi di una vita già passata e dolorosa. Lei più di tutti aveva percepito il legame ardente e succube che legava madre e figlio, e purtroppo non aveva mai potuto dire niente a riguardo. Avevo visto suo fratello quasi diventare pazzo per colpa di Olimpiade…

“Nemmeno mia madre lo farebbe, piuttosto si ucciderebbe. Ma nonostante questo Alessandro è stato in suo potere per tantissimi anni e lei gli faceva fare qualunque cosa. Lo faceva amare nel modo che voleva lei, lo faceva pensare nel modo che voleva lei. Erano come diventate due anime nello stesso corpo… davvero poetico non c’è che dire, ma è terribilmente sbagliato. Mi capisci vero, Efestione?” All’improvviso i suoi occhi divennero tristi e lucidi e Efestione le sorrise per rassicurarla.

“Io e Alessandro non abbiamo quel tipo di rapporto…

Lei gli sorrise tristemente e pensò che era ora di tornare alla tenda altrimenti sarebbe successo un altro casino.

“Buona notte Efestione

“Buona notte a te principessa”

Mentre lei si incamminava, Efestione si fermò ad analizzare la sorella dell’uomo che amava.

Lei e Alessandro erano uguali: avevano la stessa ambizione, la stessa forza d’animo, lo stesso spirito di combattente… e la stessa debolezza. Quei due fratelli amavano troppo e senza limiti; ma se non venivano ricambiati con la stessa moneta oppure rifiutati, il loro animo sarebbe stato invaso da una sofferenza e da una rabbia interiore ai limiti dell’umano.

E sarebbero stati consumati dal loro stesso sentimento prima o poi.

 

FINE CAPITOLO!!

Spero vi sia piaciuto! Non prendete Tasmin per una che odia gli omosessuali, non è per questo che odia Efestione anche se non crede sia giusto, ma il fatto che lo trova un amore “corrotto” e “sbagliato”; lo stesso amore che lo legava alla madre!

Commentate please J

 

 

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Capitolo 4
*** 4 capitolo ***


4 CAPITOLO

 

La città di Babilonia era bellissima e al di fuori di ogni immaginazione.

Nessuno avrebbe mai potuto credere che esistesse una città del genere fuori dalla Macedonia: infatti l’esercito di Alessandro era riuscito a vincere quello di Dario, che era scappato come un codardo in mezzo alle montagne, e ora il nuovo re Alessandro si era insidiato nel cuore dellaPersia.

C’erano fiori, animali e risate ovunque e finalmente Tasmin potette respirare di nuovo con felicità dopo aver visto il fratello e Cassandrotornare vivi dal quel massacro.

Non ci aveva mai pensato prima d’ora perché non si era mai preoccupata che il padre tornasse vivo da una battaglia, anzi, ma quando tieni a qualcuno più della tua stessa vita non puoi far altro che desiderare di rivedere il suo viso incolume senza ferite dopo essere tornato da una guerra che poteva costargli la vita.

E quando Tasmin aveva rivisto suo fratello e Cassandro sani e salvi per poco non le scoppiò il cuore dalla gioia e quasi voleva rincorrere loro incontro per abbracciarli e urlare quanto avesse pregato per loro, quanto era stata in ansia; ma aveva preferito restare in disparte visto che era giornata di festeggiamenti in onore di Alessandro.

Il palazzo reale era magnifico, al di sopra di ogni aspettative, e al suo interno in una specie di oasi c’erano delle donne… strane donne che suonavano degli strumenti, si truccavano oppure coccolavano dei gatti bellissimi.

Tasmin strabuzzò gli occhi quando capì che quelle signore bellissime erano soltanto delle cortigiane che dovevano placare i piaceri dei soldati e dei principi.

Un soldato fece scortare la sorella del re di sopra nelle sue stanze perché quello non era uno spettacolo adatto ad una principessa, ma quandoTasmin salì le scale incontrò lo sguardo di Cassandro.

Anche lui la stava fissando in modo serio e penetrante.

Il cuore di Tasmin perse un battito pensando che magari lui si sarebbe divertito con quelle bellissime ragazze e non c’era motivo per cui non dovesse farlo… era un ragazzo bellissimo e libero… senza alcun vincolo matrimoniale. E poteva quindi fare quello che voleva senza destare scalpore. Lei si morse le labbra pensando a quello che sarebbe successo quando si sarebbe rinchiusa in camera… ma non poteva assolutamente provare gelosia verso di lui… che senso avrebbe avuto? Non erano impegnati e men che meno fidanzati, per cui lui poteva fare quello che voleva nella propria intimità.

Lei non poteva farci niente. E non doveva ribattere su questo.

Ma quando lei scostò il viso e continuò a salire le scale, Cassandro fissò penetrante quella bellissima figura che stava scomparendo dalla sua vista e la desiderò con tutto se stesso. Provava un’attrazione così forte e potente che non aveva mai sentito in tutta la sua vita, come se fosse un uragano pronto a colpirlo.

Tasmin non poteva sapere che lui non desiderava affatto passare una notte con quelle poco di buono… desiderava soltanto lei.

 

 

Tess pensava che quando avrebbe seguito il fratello nella sua folle avventura, anche lei avrebbe avuto più libertà e non sarebbe più rimasta rinchiusa in un palazzo reale ma invece le cose rimasero sempre così anche in Persia, anzi diventò ancora peggio.

Visto che era un paese straniero, la principessa era sempre sorvegliata da guardie che la proteggevano e per ragioni di sicurezza non poteva lasciare il palazzo senza prima aver fatto richiesta al re.

Tess pensava di impazzire lì dentro e vide i suoi sogni di libertà sgretolare ai suoi piedi soltanto perché suo fratello la considerava una fanciulla fragile e ingenua. Questo era troppo… non ce l’avrebbe fatta a tollerare ancora a lungo una vita così ristretta. Ma con chi credeva di avere a che fare Alessandro? Di certo lei non sarebbe rimasta chiusa a vita in una stanza a far la buona.

Lei si aspettava qualcos’altra da quell’avventura… non questo…

Chiese almeno di poter far mandare lì la fida Luna così almeno aveva qualcuno con cui parlare e passare il resto delle giornate.

Quando finalmente Luna arrivò in quello strano paese per poco non le venne nuovamente un altro infarto quando vide la sua prediletta e Tasminnotò che aveva profonde occhiaie sotto gli occhi, segno che non dormiva da mesi al pensiero che lei fosse rintanata in quel posto sperduto e abbandonato.

Tasmin la abbracciò fortemente e la invitò in camera sua:

Mi sei mancata tantissimo Luna, non so cosa avrei fatto se tu non fossi potuta venire”

Per voi signorina attraverserei il mare a nuoto, anche se non so nuotare”

Tasmin le sorrise dolcemente e le prese le mani fra le sue.

Dimmi tutto, come sta andando lì a Pella? Immagino che i sudditi saranno contenti di Alessandro visto le sue numerose conquiste e…

Ma Luna la interruppe bruscamente.

Mi dispiace deludervi signorina ma… Alessandro non è molto ben visto a corte”

Tasmin sgranò gli occhi sorpresa.

Ma… Perché? Lui ha conquistato la Persia, sta facendo diventare la Macedonia ricchissima! Di cosa si dovrebbero lamentare?”

Ci sono strane voci… dicono che Alessandro voglia spingersi troppo oltre, non vuole far tornare a casa i suoi soldati per dare una vita agiata a questi barbari offrendo più valore a loro rispetto ai suoi consanguinei macedoni… e poi dicono…

Luna si guardò sospettosa attorno convinta che ci fossero spie in quella camera e sussurrò qualcosa all’orecchio della ragazza.

“Dicono che Alessandro non voglia più tornare in Macedonia perché la sua casa è qui a Babilonia e i macedoni si sentono traditi per la sua passione verso l’oriente e le sue folli idee di fondere i greci con gli asiatici!”

Tasmin alzò la testa offesa. Questi macedoni erano degli ingrati e addirittura possedevano molte fantasie. Era naturale che Alessandro volesse girare il mondo ma per una gloria personale e arricchire il proprio popolo.

Sono tutte fantasie! Discriminazioni verso il nostro re! E chi le ha messe in giro queste voci assurde?”

Luna deglutì nervosamente:

Antipatro

Tasmin strabuzzò gli occhi sentendo quel nome… il padre di Cassandro… perché denigrava Alessandro in quel modo? Invece di essergli grato e fedele per tutte le conquiste e ricchezze che ha offerto alla Macedonia, lui lo denigrava definendolo un pazzo, un traditore verso la Macedonia.

E Cassandro cosa ne sapeva di tutto questo? Era complice di questi misfatti?

Conoscendolo avrebbe sicuramente giurato che fosse coinvolto visto la sua smannia di potere e gloria, ma lei aveva creduto di aver visto un altro lato di quel ragazzo… un lato più umano, vulnerabile e sincero non vile e cinico come aveva sempre fatto credere.

Quando lui aveva anteposto la sua incolumità e voleva che scappasse via dal campo di battaglia,aveva pensato in cuor suo che la sua anima non era così cinica e spregevole, che ci fosse altro da scoprire… qualcosa di speciale e buono.

Ma l’unica maniera per schiacciare i suoi dubbi era andare a chiederglielo di persona: lei più di tutti poteva captare i reali pensieri diCassandro, bastava semplicemente guardarlo negli occhi o il suo sorriso feroce per vedere se era sincero o no.

<< Forse perché siamo uguali che riesco a capirlo così bene >> Pensò Tasmin in un momento di follia.

 

Decise così di andare a cercarlo. Ma come? Quel palazzo era il doppio di quello macedone e non aveva più rivisto Cassandro e non sapeva nemmeno dove fosse la sua stanza.

Si rivolse ad alcuni soldati, che ovviamente le sbarrarono il passo.

Principessa lei non può girare in questo lato del palazzo, sono ordini del re”

Tasmin lanciò ai soldati un’occhiata di perplessità. Non aveva idea che suo fratello potesse essere così stupido… che problema aveva? Forse aveva timore che qualche soldato la violentasse o magari lei si concedesse a loro e buttasse via così la sua virtù?

Sorrise dentro di sé, pensando che quando avrebbe rivisto Alessandro, gli avrebbe parlato a quattr’occhi. Non poteva di certo andare avanti così, lei aveva dei diritti anche se era solo una ragazza.

Voglio soltanto parlare con Cassandro, è un amico di mio fratello e un soldato come voi, ma non così leccapiedi e maschilista e per giunta ha il sangue nobile dentro le vene, per cui non vedo nulla di sconveniente se parlo con lui qualche minuto”

I soldati si lanciarono un’occhiata perplessa ma comunque non accennavano a farla passare, quando sentirono una voce gelida dietro di loro.

Potete andare, non c’è bisogno che restiate qui”

I soldati si girarono e fecero un leggero inchino al cospetto di Cassandro, visto che lui apparteneva alla casata nobiliare più in vista della Macedonia.

Bastò lo sguardo glaciale di Cassandro per convincere i soldati a levarsi dai piedi e a lasciarli soli.

Tanto che pericolo poteva esserci?

Ma il pericolo non era che due ragazzi bellissimi e giovani restavano da soli di notte in un castello regale e maestoso.

Il problema erano proprio i due ragazzi in questione. Sembravano due normali esseri umani che potevano avere tutto dalla vita: ricchezza, bellezza e piacere.

Invece tutti e due desideravano ardentemente quello che gli era stato tolto… perché per quanto la vita possa sembrare perfetta, c’è sempre qualcosa che non potrai mai avere.

Si guardarono tutti e due con una strana scintilla negli occhi che bruciava con passione ardente. Entrambi avevano sentito l’estenuante mancanza l’uno dell’altra, come se stessero sull’orlo della follia.

Ciao Tess. E’ da tempo che non ti vedo. Troppo forse” mormorò Cassandro sorridendole ambiguo.

Lei restò immobile a fissare quel bellissimo volto che tanto le era mancato ma come al solito cercò di non far trapelare i sentimenti sopiti che nutriva e disse soltanto:

Mio fratello mi ha segregata qui, anche se spero che durerà poco.”

Lo fa per la tua incolumità, non è un posto sicuro stare in mezzo a dei barbari ed è lo stesso motivo per cui io volevo che te ne tornassi subito a casa”

E tu sei contento però io che sia rimasta” rispose semplicemente cercando in qualche modo un suo assenso.

Sì e no” mormorò Cassandro più misterioso che mai.

Tasmin prese un ciuffo dei capelli tra le mani sentendosi nervosa; doveva chiedergli del fatto che era successo a Pella ma si sentiva troppo a disagio per sopportare una conversazione con Cassandro… quel ragazzo la metteva sempre in soggezione senza che lei potesse farci niente.

“Vuoi bere qualcosa con me?” chiese lui all’improvviso.

Tasmin alzò lo sguardo sorpresa:

“Mi è proibito fare di tutto qui e non penso che sia il caso”

“E bere con me non è un ottimo motivo per staccarsi da questi stupidi divieti che tuo fratello ti ha inflitto?” rispose lui affascinante cercando di convincerla.

Tasmin osservò i suoi occhi verdi felini penetranti e quel viso che sembrava scolpito nel marmo dal gran che ero perfetto. Anche se Cassandronon possedeva di certo una bellezza pura tipica delle sculture angeliche greche… lui era tutt’altro che angelico e lo erano anche i pensieri diTasmin che aveva su di lui.

Decise comunque di accettare l’invito, in fondo era stata troppo rinchiusa nella sua stanza lontana dal mondo e un po’ di svago le avrebbe fatto bene.

Soprattutto avrebbe colto la palla al balzo per domandargli del padre.

Cassandro la condusse in un luogo appartato che era all’esterno del palazzo e sembrava un giardino vivente: c’erano piante ovunque e fiori bellissimi. La luna era alta nel cielo e risplendeva celeste in quell’aurea naturale.

La fece sedere a un tavolo circolare e prese subito da bere.

“Allora Tess…” Cominciò lui porgendole un bicchiere.

“Se non sbaglio prima che ti imbattessi nei soldati tu volevi vedermi per parlarmi di una cosa…

Tasmin prese tra le mani il bicchiere e rispose:

Si dovevo parlarti... di quello che sta succedendo a Pella

Non credo stia succedendo niente di grave tanto da farti preoccupare così”

Girano voci che Alessandro non sia ben visto a corte per le sue idee di unire i greci con gli asiatici, che voi chiamate barbari, e che la sua è solo follia di raggiungere la gloria di Eracle. Tu ne sai niente?” chiese dubbiosa.

Io sono sempre rimasto qui, come potrei saperlo?”

Forse perché l'architetto di tutto è tuo padre”

Cassandro restò sorpreso per quella risposta ma comunque non si fece impressionare:

Antipatro ha sempre voluto farsi vedere a corte e imprimere il suo punto di vista, ma se il potere di Alessandro è così saldo non devi avere niente da temere”

Allora è così.. tuo padre sta complottando contro il re?”

Non direi complotto! Direi solo che ognuno ha le sue idee e mio padre non condivide quelle del suo re ma comunque non lo tradirà di certo dopo la ricchezza che sta offrendo al suo popolo. Sarebbe controproducente non ti pare?”

“Lo fa solo per il profitto allora” rispose tagliente.

“Tutti se ne stanno approfittando di quello che Alessandro sta conquistando, perfino i suoi amici che giurano fedeltà a lui”

E tu Cassandro meriti la sua fiducia?”

Il sorriso diabolico di Alessandro non faceva presagire alcuna certezza e Tasmin ne fu intimorita.

“Basta chiacchiere. Brindiamo…” Così dicendo alzò la bottiglia e versò da bere nei due bicchieri e alzò il suo calice.

“A me e a te. A noi due” sussurrò seducente.

Tasmin restò sbigottita a sentire le sue parole e ad osservare quel sorriso diabolico. Non era la scena né la risposta che si aspettava… 

Il bicchiere rimase immobile nel palmo nella sua mano e non accennava ad alzarlo:

“Scusami ma non ho capito molto bene il senso di questo brindisi”

“Ho brindato a noi due” rispose semplicemente Cassandro bevendo il vino.

“Appunto mi sembra un brindisi piuttosto… impegnativo. Mi dispiace ma non alzerò il bicchiere”

Cassandro la fissò e si mise a ridere sconcertato:

“Tu non alzerai il bicchiere?” domandò non riuscendo a crederci.

“Ti sembro una che si rimangia quello che dice?” chiese lei seria.

“Complimenti. Tu hai carattere ed è bellissimo; d’altronde lo sapevo già ma questa volta mi hai davvero stupito, Tess” sussurrò il suo nome con voce rauca, inclinandosi verso di lei.

Tasmin però si allontanò con la sedia e abbassò lo sguardo cercando di cambiare discorso:

“Non hai risposto alla mia domanda… quindi non c’entri con il complotto di tuo padre?”

“Non cercare di rimuginare troppo su questa storia Tess. I re sono sempre impopolari anche se fanno cose giuste… e mio padre non recherà di certo alcun danno al regno di Alessandro”

“Non è che lo dici solo perché è tuo padre? Per difendere i vostri interessi?”

“Mi credi così sentimentale? Non seguo mio padre dappertutto io e qualche volta posso non essere d’accordo con i suoi atteggiamenti. E di questa storia io non faccio parte”

Tasmin lo fissò a lungo pensando se poteva fidarsi del suo istinto o no. A prima vista le parole di Cassandro potevano essere sincere ma quel sorriso agghiacciante e spregevole non faceva presagire nulla di buono.

 “Va bene ti credo... ma non mi piace che a casa nostra succedono queste cose e le voci si spargono sempre più velocemente e dovunque”

Quindi sono sicuro che avrai già in mente un piano per frenare questa ritorsione” rispose deciso.

“Sì forse affidare a qualcuno di fidato un potere di reggente a Pella per controllare la situazione in vece di Alessandro”

“E magari quel qualcuno sarà tua madre vero?” chiese lui freddo.

“Perché mai? Non mi fido di lei né del suo cervello malato e non permetterò che Alessandro le dia un potere del genere solo perché è nostra madre. Certe volte bisogna dividere le vicende personali dagli affari”

“Cuore e affari non sono diversi. In entrambi i casi deve scattare la scintilla” mormorò fissandola dritto negli occhi.

“Abbiamo opinioni differenti, questo è evidente” rispose cercando di evitare il suo sguardo.

Cassandro le sorrise affascinante e Tasmin allora sentendosi a disagio e sotto pressione disse che doveva andare.

Tess?”

Cassandro la richiamò e lei si voltò interrogativa.

“Potrei essere la persona che tu stavi aspettando”

Tasmin lo guardò allarmata ma lui alzò le mano in modo innocente:

“Parlo di affari…naturalmente

Lei scoppiò a ridere:

“Ah! Tranquillo che non ti avevo frainteso!” rispose sorridendo.

Ma quando fu sul punto di uscire Cassando la trattenne per un braccio:

“Non è così tardi.. rimani ancora un po’”

Tasmin imbarazzata si fece convincere dal suo sguardo adulatorio e si fece portare vicino al tavolo.

Cassandro le accarezzava lievemente il braccio poi scese a sfiorarle la mano mentre stavano vicino al tavolo. Tess sentì un leggero formicolio sulla mano e un brivido le percorse tutto il braccio; tentò di rimanere calma ma respirava soltanto a fatica e decise quindi di bere un sorso per calmarsi.

“Sai non ho fatto prima quel brindisi perché tu non parlavi di noi due come semplici amici o soci” rispose lasciando la presa di Cassandro sulla sua mano che ritornò normale.

“Sei maliziosa.” sussurrò lui divertito.

“La smetti?” gridò Tasmin voltandosi verso di lui agitata. 

“Ti prego non giocare con me Cassandro, io non sono un’altra delle tue prede e queste cose non convengono” rispose poi sotto voce. Era terribilmente imbarazzata e le sue guance si erano tinte di rosso ogni volta che lei lo guardava in viso e lui la provocava in quel modo.

“Mi spieghi per quale motivo tu, qualunque cose io faccia o dica, sei prevenuta nei miei confronti? Perché?”

“Forse perché non mi fido e secondo me faccio bene”

Lui rise piano.

“Se tu fossi al mio posto ti arrenderesti invece?”

Tasmin la guardò interrogativa e lui continuò:

“Insomma mi trovo davanti una ragazza bella…bellissima… Cassandro lo guardò con occhi profondi come se volesse leggerle la mente e lei subito scostò lo sguardo agitata.

“Ti piace elargire complimenti vedo..” sussurrò a bassa voce abbassando lo sguardo.

“Solo con chi li merita” rispose sorridendo affascinante.

Tasmin deglutì nervosamente e forse pensò di bere qualche altro sorso per sciogliersi un po’ ma Cassandro restava in piedi vicinissimo a lei e quindi Tess non osava neanche muoversi per timore di sfiorarlo e sentire ancora quel brivido lungo la schiena.

Il suo sguardo la stordiva in continuazione fino a farla raggelare e Tasmin pregò Zeus di portarla in camera sua sola sana e salva così per non dover sopportare più quel supplizio.

“Sai non mi piace che tu sia segregata nella tue stanze” disse Cassandro come se le avesse letto nel pensiero. “Ti ho cercata... ma non mi è stato dato il permesso di vederti.”

Mi dispiace non lo sapevo...” sussurrò lei sorpresa che lui l’avesse cercata in quei mesi di lontananza.

Ti dispiace che io abbia voluto vederti?”

N-no no!” rispose lei imbarazzata.

Lui le sorrise dolcemente e le chiese se voleva vedere le sue stanze. Tasmin strabuzzò gli occhi spaventata per quell’invito ma lui la rassicurò subito:

“Sciocca, non parlo della mia camera da letto. Devi sapere che gli amici del re hanno ricevuto delle stanze da sogno degne di un faraone e sono grandissime per una persona sola. Vorrei mostrartele se ti fa piacere…

Tasmin lo guardò negli occhi titubante. Il desiderio di vedere le sue stanze, dove viveva e di seguirlo nella notte era davvero allettante. Inoltre la sua espressione sul viso era cambiata: non era più agghiacciante e cinica. Si era un po’ addolcito con lei…

Alla fine lei assentì e lui felice le fece da guida facendola camminare per il palazzo.

Cassandro di certo sapeva fare il mestiere della guida; da gran appassionato d’arte e cultura conosceva ogni costruzione e architettura a memoria.

Lui spiegò infatti a Tasmin che il suo sogno era di ristrutturare la città di Tebe, che era stata distrutta da Alessandro in seguito al tradimento dei Greci avvenuto dopo la successione al trono di quest’ultimo.

“Ti stai facendo notare quindi non solo per le tue ambizioni, ma ti distingui anche per la cultura che possiedi… ma tu ami soltanto le tradizioni greche vero? Quelle persiane non ti interessano…

“Tu hai seguito gli insegnamenti di Aristotele e sai i suoi pensieri non molto pacifici e gentili riguardo a questi barbari e aveva ragione”

Tasmin lo guardò sorpresa:

“Mi hai vista mentre vi spiavo quindi…?”

Tess andiamo tutti se ne erano accorti! Non potevi di certo passare inosservata!” rispose ridendo.

Tasmin guardò il suo sorriso solare e genuino e pensò che era così bello parlare con lui in quel modo… senza inutili giochetti o sfide, ma parlare soltanto liberamente di quello che amavano e delle loro passioni. E Cassandro bisognava dirlo era un uomo pieno di sorprese.

“Immaginavo che tu fossi diverso sai? Anche se in realtà non credevo di trovarmi così a mio agio con te.” Disse Tasmin timidamente.

“Come pensavi che fossi?” chiese lui curioso.

“Come cerchi di sembrare a tutti gli altri… cinico!”

No… quello è il ruolo che io recito meglio!” sussurrò misterioso.

“Ah certo!”

“In verità  lo faccio così le persone non si aspettano troppo da me.” Rispose facendosi all’improvviso serio.

Tasmin guardò i suoi occhi verdi farsi ad un tratto malinconici e un po’ tristi… e provò anche lei della tristezza per lui. In fondo non era facile essere il figlio maggiore del generale Antipatro.

“Hai paura del giudizio di tuo padre? Di non fare abbastanza per soddisfarlo o renderlo orgoglioso?” gli chiese tristemente.

Cassandro si girò verso di lei. Ed ecco che all’improvviso i suoi occhi erano ritornati glaciali, non c’era più traccia di emozione.

“E’ proprio mio padre ad avermi insegnato ad essere così. Se ti fai guidare solo dai sentimenti, da inutili scrupoli di coscienza, in questo mondo non arriverai mai da nessuna parte e non sarai mai nessuno. Dovresti impararlo anche tu Tess per ottenere quello che vuoi” rispose Cassandrogelido e freddo.

Tasmin lo ascoltò attentamente e ci rimase male per quella fredda risposta. Bisogna vivere senza ascoltare i propri sentimenti altrimenti non avresti mai ottenuto gloria o potere? No, lei non era d’accordo. I sentimenti era ciò che li distingueva dalle bestie e li faceva rendere unici…in fondo l’amore si poteva vedere sotto diversi aspetti… anche se poteva essere distruttivo.

Tess guardò attentamente il volto di Cassandro. Si chiese se lui avesse mai conosciuto l’amore per parlare in quel modo… possibile che lui non desiderava nient’altro oltre al potere o alla sete di gloria?

Scosse la testa cercando di non pensarci. Tanto non erano affari suoi e non doveva intromettersi.

“Le tue stanze da principessa sono migliori delle mie? Sono di tuo gradimento?” chiese Cassandro guardandosi attorno.

“Direi che mio fratello è stato parecchio generoso… sì senza dubbio sono bellissime ma.. lei mie sono ricolme d’oro prezioso!” rispose Tesscercando di renderlo invidioso.

Peccato… speravo che le tue stanze fossero meno confortevoli” disse lui deluso.

“E perché?”

“Per darti un motivo per restare qui” rispose profondamente.

Tasmin ebbe un fremito lungo tutto il corpo e il suo cuore smise di battere per qualche secondo. Cercò di sorridere sentendo quella battuta ma dalla sua bocca uscì soltanto una risata forzata e abbassò lo sguardo per non far trapelare le sue emozioni.

Cassando le sorrise anche se non riusciva a vederla in viso e disse ancora:

 “Se vuoi posso intercedere per te con tuo fratello per concederti più libertà.  Gli uomini, i re soprattutto, non danno peso alle richieste delle fanciulle ritenendole profondamente inutili... sono sicuro che riuscirò a convincere Alessandro a darti più libertà qui dentro, così potremmo rivederci di nuovo”

Tasmin alzò lo sguardo speranzosa:

Se tu riuscissi nell'intento te ne sarei davvero grata...”

Mi fa molto piacere questo ma... io stavo pensando a qualcosa di più tangibile per dimostrarmi la tua gratitudine, Tess

Il cuore di Tasmin sussultò ma prima che potesse formulare una risposta appropriata, lui le sollevò il mento con due dita e chinò il capo posando la bocca sulle sue labbra.

Fu come se il suo corpo andasse a fuoco e una scarica di adrenalina e tensione le pervase il colpo, senza che lei potesse in alcun modo fermarla. Anche se le sue labbra stavano bollendo, Tasmin poteva sentire il freddo contatto delle labbra magnetiche e possessive di Cassando che stavano baciando appassionatamente le sue e finalmente si arrese a quella piacevole ansia, che le faceva tremare le ginocchia.

Cassandro la strinse contro di sé in modo eccessivo ma lei non oppose resistenza. Anzi, si aggrappò alle sue spalle larghe, mentre lui dischiudeva le sue labbra delicatamente per approfondire sempre di più il bacio.

Stordita e tremante, Tasmin emise un lieve gemito sentendo che stava per cedere alla passione per lui e avrebbe acconsentito ad ogni cosa per non spegnere quel fuoco che stava ardendo il suo corpo e non smetteva di scuoterla.

Ma non doveva farlo.. non poteva farsi travolgere da quell'emozioni e acconsentire a tutto questo, aveva giurato a sé stessa che non si sarebbe mai fatta coinvolgere da un tipo come lui e che non avrebbe ceduto al fascino di Cassandro, mai.

Perché lei non poteva essere debole, soprattutto con lui che poteva approfittarsi di ogni situazione per ottenere qualunque misero potere.

D'un tratto capì che doveva staccarsi da quel ragazzo, che con una semplice carezza poteva dominarla e annullare la sua lucidità mentale.

Cercò dibattersi da quella stretta mortale e mise le mani sul suo petto per allontanarlo da sé e per permetterle di respirare normalmente anche se era piuttosto difficile.

Respirava a tentoni dopo quello che era successo fra loro e l’unico suono che sentiva era il battito accelerato del suo cuore.

Cassandro la guardò interrogativo, non capendo perchè lei l'avesse mandato via.

Le sfiorò lentamente il viso e le accarezzò le spalla avvicinandosi ancora a lei e le chiese cosa fosse successo.

Tasmin teneva lo sguardo basso perchè se avesse visto quegli occhi probabilmente avrebbe ceduto subito e non ce l'avrebbe fatta a fermarlo.

Aveva ancora le guance bollenti e sentendo il tocco della mano fredda di Cassandro fu quasi un sollievo per lei che sospirò silenziosamente:

Non posso farlo... io devo tenerti lontano da me” sussurrò nevrotica senza pensare a quello che stesse dicendo e gli voltò le spalle cercando di camminare decentemente lungo il corridoio.

Non riusciva nemmeno ad alzare la testa, aveva i nervi a fior di pelle e se qualcuno l'avesse sfiorata in quel momento probabilmente si sarebbe scottato perchè si sentiva ancora accaldata da quel bacio... aveva voglia di portarsi le mani alla labbra per sentire ancora il suo dolce profumo e la sensazione che le aveva pervaso il corpo quando lui l'aveva stretta al suo petto e l'aveva baciata con passione. Ma temette che se avesse ricordati quegli attimi così piacevoli sarebbe sicuramente corsa da lui per finire doveva avevano lasciato.

Tasmin si sentì una ragazzina.

<< Ma in fondo è quello che sono in realtà... non posso fingermi grande e esperta soprattutto con qualcuno che mi legge dentro in quel modo... >> Pensò titubante.

Quando pensò di aver fatto uno sbaglio a lasciarlo andare, sentì una presenza dietro di lei come se la stessa osservando. Non se ne accorse finché non sentì una forte presa sulla sua vita e un braccio muscoloso le cinse in modo possessivo e dominante il grembo per farla stare immobile in quella posizione.

A Tasmin mancò il respiro e il cuore sbatté di battere quando capì subito che si trattava di Cassandro, che non aveva per niente ceduto al suo debole rifiuto e l'aveva rincorsa fin lì per trattenerla, per averla... per percepire che anche lei lo voleva quanto lui voleva lei.

E lo capì quando tremò al suo tocco e non emise alcuna resistenza; chiuse gli occhi cercando di non pensare e iniziò senza volere ad ansimare piano.

Tasmin non aveva idea di quello che poteva succedere, anzi forse lo sapeva benissimo ed era per questo che aveva così paura. Non si era mai avvicinata ad un uomo in quel modo, a nessuno aveva mai permesso di toccarla in un modo così intimo.

Se Alessandro lo avesse saputo l'avrebbe fustigata e lui sarebbe andato a marcire in qualche legione.

Ma non c'era tempo per pensare a queste cose.. il braccio di Cassandro era ancora possessivo e restava immobile e fermo nel suo grembo per impedire ogni suo tentativo di fuga e affondò la testa nell'incavo del suo collo per sentire il suo profumo inebriante e il battito accelerato del suo cuore. Tasmin non osava dire niente mentre lui risaliva e posò le labbra al suo orecchio:

“Che cosa vuoi che faccia ora? Vuoi che ti lasci andare?” le sussurrò con voce profonda.

<< oh no ti prego >> Pensò Tess implorante. Non sarebbe mai riuscita a rispondere a quelle domande provocatorie senza impallinarsi nella risposta o emettere soltanto dei gemiti soffocati. Tremò soltanto mentre lui le mordicchiava il lobo dell'orecchio e le sussurrò con voce roca:

Hai idea di quanto tu abbia invaso i miei sogni in questi mesi? Non riuscivo a toccare nessun'altra senza io che pensassi a te”

Pochi istanti dopo la fece girare violentemente e la prese tra le braccia abbassando la bocca sulla sua. Questa volta lei non trovò la forza di respingerlo; qualcosa le diceva che quello non era un semplice gioco mondano perchè le sensazioni travolgenti che provava erano autentiche... così come quelle di Cassandro che fremeva dall’impazienza e l'accarezzava nella schiena per stringerla di più a  mentre si impadroniva della sua bocca.

Le loro lingue si incontrarono e Tasmin istintivamente gli allacciò le braccia al collo premendosi contro di lui.

Non aveva mai conosciuto un simile piacere sessuale. Il sangue le galoppava nelle vene e un desiderio profondo quasi doloroso le strappò un altro piccolo gemito e tremò come una foglia.

Lui sciolse il bacio e scese giù lungo il collo sfiorandolo e accarezzando con le labbra e Tasmin , tra respiri affannosi, affondò le mani sui suoi capelli castani e alzò la testa all'indietro per assaporare quegli attimi di pure piacere.

Anche Cassandro aveva la voce strozzata quando parlava:

Una sera non ero riuscito a resistere dal non riuscire a vederti o a toccarti così sono corso via dalla mia camera a cercarti... sembravo una furia scatenata mentre cercavo la tua stanza invano... non immagini il mio tormento mentre ti cercavo assiduamente e ho resistito fino a adesso...”

Cassando avvertì il crescere della propria eccitazione mentre le baciava il collo e risaliva su per il mento, le guance e per finire si impadronì nuovamente delle sue labbra carnose e lei rispondeva sommessamente alle sue carezze.

L'avrebbe posseduta lì se non avesse avuto ancora un briciolo di buonsenso e onore, uniti al bisogno di proteggerla. Se qualcuno li avessi visti sarebbe stato pericoloso sia per lui sia per lei inoltre non voleva esporla a tanta vergogna.

La sollevò per la natiche continuando a baciarla avvicinandosi al muro e serrandola contro il proprio corpo. Tasmin gli avvolse le gambe attorno alla vita per aderire il suo corpo al suo incurante se qualcuno arrivasse in quel momento.

Ma Cassandro che sembrava il più lucido dei due, scostò il viso al suo e le prese la mano per condurla nelle sue camere non molto lontano da lì.

Tasmin sentì il fiato freddo e impaziente di Cassandro sul suo collo e temette che quel corridoio fosse diventato infinito e per poco non le cedevano le gambe dalla trepidazione.

Per fortuna la trovò e Cassandro entrò subito chiudendo a chiave.

Tasmin lo precedette e si diresse verso il centro della stanza e si fermò lì a guardare Cassando davanti a sé: era bellissimo, esercitava un fascino indescrivibile su di lei e lo voleva con tutte le sue forze, voleva i suoi baci e le sue mani su di lei con tutta sé stessa.

Se avesse avuto un po' di buon senso sarebbe subito uscita da lì per non andare avanti con questa follia... ma non ce la faceva... era come se avesse bisogno che le sue braccia forti le avvolgessero tutto il corpo tanto da nascondersi in esse.

Il suo corpo improvvisamente si irrigidì e non osò muoversi da quella posa; aveva il fiato corto e per fortuna non tremava altrimenti si sarebbe imbarazzata ancor di più. Guardò Cassandro che si avvicinava con espressione seria e severa e le accarezzò delicatamente i capelli.

Tasmin non aveva mai fatto una cosa simile prima d’ora, non sapeva cosa fare.... l'ansia si impadronì di lei e deglutì nervosamente. Luna una volta gliene aveva parlato di come fosse fare l’amore per avvertirla, ma una cosa era sentirla a parole, un’altra era farlo.

E lei tremava come un foglia mentre appoggiò la testa nella spalla di Cassandro e lui le prese con dolcezza il volto fra le mani e le disse:

“Sei sicura? E’ quello che vuoi?” Cassandro sapeva che Tasmin era vergine e cercava di toccarla delicatamente come se fosse un tesoro prezioso da proteggere ma ora mai neanche lui aveva più il controllo di sé stesso e quelle sensazioni travolgenti lo stavano divorando.

Lei per tutta risposta gli accarezzò il volto, socchiuse gli occhi avvicinandosi al suo viso e gli baciò delicatamente le labbra.

Cassandro sentendo il suo respiro delizioso sul suo viso perse il controllo e le prese la testa fra la mani baciandola divorante.

Le fece scivolare la vestaglia lungo le spalle e le appoggiò una mano sulla schiena attirandola contro di sé.

Cassando era così gentile, seducente ed eccitante, mentre l'accarezzava il corpo, che lei ebbe l'impressione di essere uno strumento nelle mani di un maestro.

Una parte della sua mente la esortava a non abbassare troppo la guardia, sapeva che lui era un uomo capriccioso e incostante.

Ma la sua mente sembrava insolitamente ottusa, del tutto incapace di comprendere il cataclisma che si stava abbattendo su di lei.

Il lento scorrere delle sue labbra lungo il collo le trasformò il sangue in un liquido incandescente che fluì nel suo seno e giù fino al ventre e tra le gambe facendola bruciare di passione. “Ti desidero da morire, Tess” le sussurrò Cassandro provocante sul suo collo.

Lei si arcuò contro di lui per aderire meglio i loro corpi mentre Cassandro la faceva distendere nel letto e lui sprofondò sopra di lei continuando a baciarla con passione.

Smaniosa di sentire la pelle di Cassandro contro la propria, lei gli slacciò la tunica aiutandolo a liberarsene velocemente. Avvertì i muscoli ben poderosi di lui sul suo fragile corpo e gli accarezzò la schiena nuda sentendolo tremare ad ogni suo tocco.

Tasmin cercò di rimanere lucida mentre lui le sbottonava la camicia da notte e la svestì completamente; Cassandro scese a baciarle il petto e avvicinò una mano al seno facendola irrigidire e sospirare, poi se lo portò alle labbra.

Sembrava stesse impazzendo dal desiderio.

<< In nome di Zeus adesso muoio! >> pensò Tasmin.

 Perché le incredibili sensazioni che lui le procurava erano troppo violente per lei; si aggrappò alle sue spalle, voleva che si fermasse. Era troppo per lei.

Fremeva, il sangue le martellava nelle tempie e uno strano calore era esploso nella parte  più intima.

Una mano di Cassandro scese ad accarezzarle i fianchi e lei tremò sentendo quel dolce contatto e trattenne il respiro quando lui scese fino alle sue cosce per sentire quella pelle levigata e morbida fra le sue dita.

Cassandro si alzò sul letto e si tolse il resto degli indumenti, i pantaloni, poi tornò a stendersi sopra di lei; Tasmin sentì il suo peso su di lei e gli toccò i pettorali, le spalle e la schiena. La sua mani sembravano avessero preso vita propria e non volevano fermarsi, non riusciva a smettere di guardare né di toccare il suo fisico perfetto.

Cassandro le diede un bacio a fior di labbra mentre le faceva avvolgere le gambe sulla sua schiena e penetrò delicatamente in lei.

La sconosciuta sensazione che Tasmin provò quando sentì il dolore le fecero lacrimare gli occhi e si morse le labbra fino a farle sanguinare per non urlare.

Cassandro per tranquillizzarla le baciò la fronte e avvolse le sue dite fra le sue stringendole forte e premette ancor di più in profondità.

In breve Tasmin sentì il cervello accaldarsi, i suoi sensi impressi sul piacere che stava provando per la prima volta in vita sua e emise un lieve gemito. Entrambi lasciarono la presa nelle loro mani e si toccarono il viso continuando a baciarsi. Poi Tess si aggrappò dolcemente a Cassandro, mentre lui entrava dentro di lei, ignorando il dolore e concentrandosi sul piacere. Quasi immediatamente il suo corpo si adeguò al ritmo diCassandro e lui la portò con sé ai margini dell’universo. Lo sentì pulsare nel profondo di sé poi si chiese se non era il suo corpo che palpitava; si accorse con meraviglia che i loro corpi fremevano insieme, come se fossero degli amanti antichi come il tempo.

Gli accarezzò la schiena frenetica e quell’ondata di piacere la fece galleggiare ancora più vicina alle sponde del paradiso e Cassandro esplose dentro di lei. Sentì tutti i muscoli delle gambe contrarsi poi si sciolse come un flusso di lava incandescente.

L’esplosione delle sensazioni la fece cadere in delirio e morse a una spalla Cassandro, che le diede dei baci delicati sul petto, e si accasciò sotto il suo collo, restando immobile in quella posizione.

Tasmin completamente estasiata e gli occhi che luccicavano gli accarezzò dolcemente i capelli mossi castani e le spalle larghe. Mentre lui le prese il palmo della mano e se lo portò alla bocca baciandolo delicatamente.

 Si aggrapparono l’un l’altra assaporando quei preziosi momenti che permettevano loro di giacere nudi insieme in un mondo privato in cui nessuno poteva intromettersi

Tasmin sorrise dentro di sé.

Niente sarebbe stato più come prima.

Lei non sarebbe stata più come prima.

 

FINE CAPITOLO!

Spero vi sia piaciuto!! Mi raccomando non siate crudeli con le recensioni!! Ah e se pensate che fra Tess e Cassandro saranno tutte rosa e fiori d’ora in poi…vi sbagliate di grosso muaahhaah

Commentate!!

L’immagine qui sotto rappresenta l’attrice che ho scelto per il ruolo di Tasmin! ^^

 

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Capitolo 5
*** 5 capitolo ***


5 CAPITOLO

 

Tasmin si svegliò sola nell'elegante camera da letto. Battè le ciglia, cercando di scuotersi dal torpore del sonno. Poi il ricordo della sera precedente riportò nella sua mente assopita la visione di ogni minimo dettaglio.

Respirando profondamente abbozzò un lieve sorriso. Non aveva mai immaginato che potessero esistere simili sensazioni. Cassandro era stato gentile, ma anche eccitante. E imprevidibile.

Si stiracchiò pigramente facendo scorrere le mani sulle lenzuola vuote che recavano ancora l'impronta e la presenza di Cassandro. Era rimasto con lei tutta la notte, ma doveva essersene andato qualche attimo prima perché durante il dormiveglia lei era sicura di aver posato la mano sul petto forte di Cassandro e di aver appoggiato la testa sulla sua spalla prima di addormentarsi nuovamente.

Restò delusa per la sua improvvisa scomparsa e per non averla aspettata prima che si svegliasse, ma sapeva che uno come Cassandro era non era un né costante e né affettuoso. Aveva sbagliato lei a farsi illusioni di ricevere coccole e carezze al mattino dopo della loro prima notte insieme…

Di colpo si sollevò e esaminò le le lenzuola: la piccola macchia di sangue era proprio lì e Tasmin si preoccupò per il fatto che qualcuno lo poteva notare e avrebbe anche sospettato qualcosa. Ma in fondo la reputazione di seduttore di Cassandro era noto ormai a tutti lì, quindi non sarebbe stata una novità se qualcuno lo avesse colto in fragrante e ci avrebbe scherzato pure sopra. Tasmin si alzò e raccolse le sue cose, facendo attenzione a non farsi vedere da nessuno.

Rientrò in camera sua sbattendo velocemente la porta e appoggiò la testa al muro freddo cominciando a pensare: l’aveva veramente fatto. Si era lasciata trasportare dalla sue emozioni, dal suo desiderio la scorsa notte e non era riuscita a frenarsi. Prima di lasciarsi andare completamente a lui aveva pensato che fosse tutto uno sbaglio, che era chiaramente impazzita e non stava ragionando razionalmente. Ma aveva mandato tutti al diavolo e aveva dato libero sfogo ai suoi istinti; perché doveva sempre frenare o negare quello che sentiva? Inventare inutili scuse solo per non guardare in faccia la realtà…

Ma ieri era ieri. Oggi era oggi, e si sentiva sola e con la testa che le martellava pesantemente, convinta di aver fatto uno sbaglio… Se almeno avesse potuto rivederlo o parlargli! Avrebbe cancellato sicuramente tutti i suoi timori e dubbi, così avrebbero vissuto in pace e senza interferenze.

Sospirò sperando che si sarebbe risolto tutto e che non si sarebbe pentita per aver ceduto alle sue emozioni. Ma in cuor suo una vocina le sussurrava che era caduta nella trappola di una volpe.

 

Dopo qualche ora Tasmin uscì dalla sua stanza per andare a fare 4 passi nel palazzo, aveva voglia di camminare, di vedere gente e di non pensare a niente.

Rivide suo fratello Alessandro dopo troppi mesi di pellegrinaggio in terre straniere e lo abbracciò fortemente, dandogli un bacio sulla guancia:

Alessandro! Questa volta c’hai messo un’eternità a tornare!” esclamò Tess felice.

Non vedevo l’ora di respirare l’aria di Babilonia, ma purtroppo sono tornato qui solo per poco, devo ripartire subito”

Tasmin sciolse l'abbraccio delusa:

Oh…come mai? Altre guerre da combattere? Vuoi fondare altre Alessandrie?”

Lo sai sorellina finchè non avrò sottomesso ogni popolo che mi contrasta, non potrò ritenermi soddisfatto e il mio sogno di diventare re di questo nuovo mondo potrebbe realizzarsi presto…” rispose entusiasta sentendo di avere in pugno il mondo intero e di essere più forte che mai.

Se sei così smanioso di andare a perlustrare terre sperdute e selvagge perché sei ritornato a Babilonia? Non hai ancora raggiunto la fine del mondo, fratello!” mormorò la sorella in tono ironico.

Un re deve badare anche a questioni politiche, lo sai meglio di me e non posso dimenticarmi dell’obbligo che ho verso il mio paese; mi è giunta voce di un certo malcontento a Pella.. tu ne sai niente?”

Tasmin delutì sotto shock e lo fissò preoccupata. Anche lui sapeva...? Cosa ne sarebbe stato di Cassandro e della sua famiglia?

Abbassò lo sguardo cercando di non far trapelare la sua preoccupazione e chiese solamente:

Tu cosa hai sentito?”

Niente di cui preoccuparmi tranquilla, nessuno può scavalcarmi anche perché sono io che detengo le redini dell’impero e della ricchezza della Macedonia quindi non conviene a nessuno contrastarmi; tuttavia qualcuno non è d’accordo con la mia politica espansionistica e nemmeno sul fatto che io non voglia ritornare più a casa”

Tasmin alzò all'improvviso la sguardo e spalancò la bocca sconcertata. Questo lei non l'avrebbe mai pensato, che non volesse più tornare a casa! Anche se Alessandro era un sognatore e un ambizioso, lei credeva che il suo pellegrinare in terre stranerie e sperdute sarebbe finito presto e che Alessandro si sarebbe accontentato di govenerare le già troppe provincie e città che aveva conquistato e fondato.

Era diventato il nuovo re dell'Asia; tutti lo amavano e lo ammiravano. Cos'altro voleva?

Davvero non vuoi più ritornare in Macedonia? Ma Alessandro… quello è il tuo paese e deve essere protetto e governato da te in persona… non puoi girovagare il mondo per sempre senza avere un minimo di riguardo verso il tuo popolo!” mormorò sbigottita.

Lo sguardo del re si fece ad un tratto serio e schivo; non gli piaceva che qualcuno lo giudicasse o gli dicesse cosa fare:

Ehi! Io ho sempre combattuto fianco a fianco con i miei uomini, non li ho mai abbandonati nelle battaglie più crude e ora navigano nell’oro per merito mio. Direi che sono un re piuttosto generoso no?”

Si ma su chi governerai allora? Su questi barbari asiatici per sempre? E della Macedonia di chi si curerà? Il popolo dovrà andare a venerare un trono vuoto?” chiese adirata.

Calma sorella calma. La Macedonia non resterà allo sbando ancora per molto; ho pensato che magari potrei inviare qualcuno di fidato a Pella per mantenere alte le redini dell’impero in mia assenza e per esercitarne l’ordine.”

Tasmin spalancò gli occhi sorpresa: lei e il fratello si assomigliavano più di quanto lei credesse; pensavano allo stesso modo e bramavano le stesse cose. Solamente che lei non poteva dimostrare le sue capacità e le sue virtù per il semplice fatto che era una ragazzina e il suo pensiero non contava in quel mondo.

Idea fantastica Alessandro, non potevi trovare soluzione migliore ma.. chi manderai? Lo sai che di persone fidate ce ne sono poche e intorno a te ancor meno”

Ne sto discutendo in queste ore col consiglio… tranquilla riuscirò a sistemare tutto”

All'improvviso a Tasmin venne un'idea. Non era sicura che il fratello l'appoggiasse perchè proveniva direttamente da lei ma la trovava un'idea buona e brillante.

Sai forse potresti contare sul fratello di nostra madre… Ti ricordi siamo stati da lui nel nostro periodo di “esilio da casa”; mi è sembrato una persona caparbia e fedele, inoltre ha già le giuste esperienze visto che è il re d'Epiro e conosce alla perfezione il nostro paese”

Alessandro ascoltò attentamente e assentì con la testa, dicendo che ci avrebbe sicuramente pensato e la ringraziò per l'aiuto.

All’improvvisò si materializzò vicino a loro Cassandro che prima diede un’abbraccio spontaneo ad Alessandro poi guardò fissò negli occhi Tasmin come se volesse trafiggerla e fece un leggero inchino:

Principessa. Noto che si è svegliata di buon’umore stamattina, la vedo ancora più bella”

La voce profonda di Cassandro la fece trasalire e anche il tono con cui aveva avetto quella frase, come se volesse provocarla. Era pazzo? Voleva far scoprire tutto?

Abbassò lo sguardo arrossendo leggermente ma non disse niente per paura di scoprirsi.

Ehi Cassandro vacci piano con i complimenti, lo so che la tua fama di seduttore è arrivata persino alle stelle ma lo sai le sorelle degli amici, soprattutto se questo tuo amico è un re, non si toccano.” mormorò Alessandro ironico non capendo fino in fondo il doppio senso della frase dell'amico.

Neanche con un dito” rispose lui innocente continuando a fissare Tasmin con uno strano sorriso, facendola agitare ancora di più. La principessa cercò di guardare altrove, anche se sentiva continuamente lo sguardo inquisitore di Cassandro su di lei e questo la metteva in soggezione. Pregò Zeus che Alessandro non se ne accorgesse. Infatti il re si rivolse all'amico parlando di tutt'altro:

Cassandro ho indetto un consiglio tra un’ora, spero nella tua presenza. lo sai che per noi sei prezioso”

Sul volto di Cassandro si materializzò un sorrisetto agghiacciante e tutt'altro che raccomandabile:

Non mancherò sicuramente Alessandro”

All'improvviso si avvicinarono altri soldati e amici che salutarono il loro re e lo aggiornavano degli ultimi fatti accaduti; nel trambusto Tasmin non si accorse che Cassandro le si era avvicinato e aveva chinato il capo vicino al suo orecchio. Tremò sentendo il suo respiro e la sua voce così vicino a lei:

Ti aspetto in camera mia” Sussurrò profondamente.

Dopo aver detto questo, lui si allontanò velocemente senza guardarla e lei restò impalata a fissare un punto davanti a sé. Cercò di mostrarsi calma e naturale ma era ovviamente impossibile dopo un simile invito. Respirò silenziosamente e si allontanò dalla folla con nonchalance avviandosi verso la camera dove aveva dormito l'altra sera.

Quando aprì la porta, vide Cassandro proprio nel bel mezzo della stanza e le dava le spalle. Poteva vedere i suoi muscoli poderosi tendersi mentre lui si girava lentamente verso di lei, e la osservò in un modo così provocante, che una scarica di adrenalina percosse la schiena di Tasmin facendola sussultare.

Fissò anche lei i suoi occhi verdi felini e le labbra del giovane incrinarsi leggermente in un ghigno, mentre si avvicinava a lei e le afferrava saldamente i fianchi con le sue mani forti.

Chinò invitante il viso verso le sue labbra, ma Tasmin si ritirò alzando l'indice della mano:

Ah! Cos’era prima quella battuta? Mio fratello non è stupido e quando si sente preso in giro perde le staffe in un modo che neanche immagini”

Cassandro sorrise leggermente, non accennando a diminuire la distanza tra i loro visi:

Volevo soltanto farti un complimento… e non preoccuparti Alessandro non potrebbe immaginare nulla di quello che è successo”

Se lo scoprisse…

Ma Cassandro fece tacere tutte le sue preoccupazioni con un bacio desiderato da entrambi. Dischiuse le sue labbra e Tasmin sentì sulle labbra il suo dolce profumo, che la stordì.

Poi Cassando abbassò il viso fino ad arrivare al suo collo e Tess sentì una strano formicolio invaderle il collo sentendo i capelli mossi del giovane solleticarle la pelle. Infine lui rispose:

Ti manderebbe a calci in Macedonia e ti farebbe rinchiudere in qualche tempio, mentre io verrei mandato a marcire in qualche legione”

Tess sentì un tono ironico nella sua voce ma avvertendo le sue labbra che le baciavano delicatemente il collo arrivando su fino al suo volto, la riposta le morì in gola e cercò di trattenersi nel non cedere alla passione come l'altra sera.

Non scherzare su queste cose. Anche se dubito che Alessandro lo farebbe davvero…

Vuoi smetterla di preoccuparti di tuo fratello? Lui non è qui ora.” rispose all'improvviso Cassandro guardandola intensamente negli occhi.

Tasmin non ce la fece a resistergli e acconsentì coscientemente mentre lui la baciò con passione facendole tremare le ginocchia. La vicinanza di Cassandro le mozzava il respiro. E la mano di lui appoggiata sulla sua vita le trasmetteva un calore bruciante.

Quando sentì che stavano per andare oltre il bacio, Tasmin scostò le labbra dalle sue e abbassò lo sguardo. Le guance erano ancora avvampate dal rossore.

Devo andare ora…” sussurrò debolmente.

Di già?” chiese lui con voce roca cercando di avvicinarsi al suo viso. Non accennava minimamente a lasciarla andare e Tasmin cercò di scostarsi, ma lui la tenne ancora stretta. Quando la lasciò andare, lei vacillò lasciandosi cadere nel letto con un lieve tonfo.

Il contatto col suo corpo la stordiva sempre e la faceva sentire come mai si era sentita prima d'ora... vulnerabile.

Sospirò profondamente cercando di riprendere il controllo di sé stessa e disse in tono capriccioso:

Beh se magari avessi aspettato il mio risveglio stamattina invece di sgattaiolare fuori probabilmente adesso sarei più consenziente”

Cassandro cominciò a ridere e si avvicinò al letto con un luccichio negli occhi:

Ti ho ferita? Scusami! Dovevo per forza lasciare la stanza per una faccenda urgente… La prossima volta mi comporterò come si deve”

Il tono della sua voce suonava serio ma nascondeva un'ironica strafottente e disinteressata che fece molto male a Tasmin, anche se non lo fece notare. Le sue parole fecero intendere che per lui si trattava solamente di un gioco; stava giocando a fare il superiore e il galante, convinto che lei avrebbe acconsentito ad accettare in suoi tranelli.

Cassandro notò che Tasmin si era incupita e si avvicinò accanto a lei nel letto per parlarle seriamente:

Ho parlato con tuo fratello prima che ci incontrassimo… gli ho parlato della tua condizione di reclusa e l’ho convinto a lasciarti più spazio nel palazzo e a darti più libertà”

Tasmin lo guardò con occhi brillanti dalla felicità e cercando di trattenere la sua euforia, lo baciò solamente a fior di labbra.

Sei un genio Cassandro! Come hai fatto?” chiese sorpresa

Lui alzò le spalle sorridendo:

Segreto del mestiere. Ma tranquilla gli ho parlato con distanza e delicatezza, non gli ho fatto intendere la vera realtà”

Ah si e quale sarebbe?” gli chiese lei misteriosa.

Lui le sorrise abbassando lo sguardo. Tasmin restò ipnotizzata a guardare il suo dolce sorriso: certe volte quando rideva dimostrava un lato più umano, da ragazzino e angelico. Non sembrava esserci traccia di fama di potere e gloria quando le sorrideva in quel modo...

I suoi pensieri vennero distolti quando lui alzò il viso e la guardò dritto negli occhi, facendola sussultare un'altra volta.

Devo spiegartelo..?” chiese ipnotico sapendo già la risposta.

Lei sospirò:

Non corriamo troppo ti prego, siamo stati bene è solo che sono un po’… disorientata”

Tess sentì la mano di Cassandro accarezzarle dolcemente i capelli e percepì il rumore dei suoi movimenti mentre si avvicinava di più a lei.

Socchiuse gli occhi cercando di respirare normalmente e di calmarsi, mentre Cassandro la faceva voltare verso di lui.

Dammi un bacio” ordinò con un sorriso sghembo sulle labbra.

Tasmin ricambiò il sorriso ma non si mosse minimamente, e così fu lui ad avvicinarsi lentamente a lei non riuscendo a resisterle; allora entrambi risero per quella strana e insolita scena. I loro sorrisi furono fermati quando Cassandro appoggiò delicatamente le labbra su quelle di Tasmin e lei gli accarezzava il viso, sentendo cedere ogni suo dubbio.

Il bacio si fece più insistente e Cassandro la fece sdraiare sul letto stendendosi sopra di lei, mentre le sue mani vagavano sul corpo della ragazza.

Tasmin si accorse che il suo corpo era ansioso di essere toccato dalle mani possessive e forti di Cassandro. Il desiderio di stare con lui, di provare ancora le delizie della passione era grandissimo, e Tess dimenticò ogni preoccupazione tra le sue braccia.

Mentre lui si stava per togliere la maglia, all'improvviso bussarono con forza alla porta e Tasmin sobbalzò spaventata.

Cassandro allarmato alzò la testa, senza muoversi da sopra di lei.

Si??” urlò spazientito facendosi sentire anche al di là dalla porta.

Signore, il re vi attende nella sala del consiglio” rispose una voce dietro la porta.

Cassandro stava per perdere le staffe per essere stato interrotto, e digrignò i denti.

Non era tra un ora?!” esclamò ancora spazientito, restando sopra di lei.

Con un sospiro amaro lui si alzò dal letto e cercò di accomodarsi più che meglio poteva gli indumenti.

Scusami Tess… il dovere mi attende e sai che non bisogna far aspettare Alessandro”

Anche Tasmin si alzò titubante dal letto e si mise una mano fra i capelli:

Non preoccuparti Cassandro… allora quando ci rivedremo?”

Più spesso di quanto credi” rispose lui sorridendole.

 

Tasmin sapeva benissimo dove si tenevano le sedute del consiglio e infatti dopo un po' si avviò verso la sala, aspettando fuori perchè non le era permesso entrare.

Chiese a un soldato cosa c'era di così urgente all'ordine del giorno e lui rispose che il re stava decidendo chi mandare come suo vice a Pella per mantenere le redini dell'impero e sostenere le sue spedizioni.

Lei alzò il sopracciglio. Sperò davvero che il fratello tenesse in considerazione la sua idea che era la più ottimale e le avrebbe dimostrato così la giusta riconoscenza per il suo impegno. Inoltre su chi altri sarebbe mai ricaduta la proposta?

Di amici fedeli Alessandro ne aveva ben pochi...

E poi Cassandro...

Ma all'improvviso la porta del consiglio si aprì e fuoriuscirono diversi soldati e notò il fratello parlare a bassa voce con Efestione e si avvicinò a loro.

Efestione vedendo che la principessa stava arrivando si dileguò velocemente, ma lei non ci fece troppo caso:

Allora come è andata? Hai preso in considerazione la mia idea?” chiese subito Tasmin.

Alessandro sospirò rumorosamente e rispose:

Tess… davvero la tua era un ottima proposta e stavamo quasi per accoglierla ma… abbiamo deciso per qualcun altro”

Qualcun altro? Qualcun altro chi?” chiese lei sorpresa.

Poliperconte. Ha poca esperienza sul campo di battaglia è vero, ma in rilevanza politica è molto preparato e sono sicuro che non ci deluderà; d’altronde è il figlio del nostro generale Antipatro e poi Cassandro ha esposto vari argomentazioni più che accettabili per confermare la nomina di suo fratello come mio vice a Pella

Tasmin non riusciva a credere alle sue orecchie. Strabuzzò gli occhi schockata e gli lanciò un'occhiataccia:

Poliperconte…? Il fratello di Cassandro..? Alessandro con tutto il dovuto rispetto ma Antipatro non è un tuo grande ammiratore e.. “

Lo so lo so, nostra madre mi invia lettere in cui continuamente dice che Antipatro mina la sua autorità, ma il suo è un tentativo di depistaggio per farmi credere ancora una volta che mi circondo di serpenti pronti a tradirmi. Ha pure nominato Tolomeo nella sua lista di serpenti pronti a rivoltarsi ti rendi conto?” esclamò con una risata.

Improvvisamente Tasmin si era fatta bianca cadaverica e non ascoltò più le parole del fratello... non riusciva ad essere ottimista come Alessandro, c'era puzza di imbroglio se lo sentiva.

Perchè Cassandro le aveva taciuto quello che aveva in mente? E inoltre era stato proprio suo padre a schierarsi contro Alessandro! Che senso aveva?

Ma ma… nostra madre potrà anche aver ragione, in fondo lei è lì a vedere con i suoi occhi mentre tu stai qui in mezzo a fasti orientali a costruire città e poi!”

Tuttavia Alessandro la interruppe bruscamente:

Tasmin. La decisione è stata presa e accettata da tutto il consiglio, non vedo perché tu debba scandalizzarti tanto” Dopo aver detto questo, anche Alessandro si dileguò lasciando sola Tasmin con i suoi pensieri che le ronzavano nella testa.

Si faceva largo nel suo cuore il sospetto di essere stata presa in giro, come lo erano stati tutti. I suoi occhi bruciarono all'improvviso per colpa delle lacrime ma lei le scaccià via quando notò proprio Cassandro che stava ridendo come un matto con i suoi amici.

Probabilmente si vantava per la sua bella conquista di potere.

Si avvicinò pericolosamente a lui e gli domandò furiosa:

Cosa hai intenzioni di fare?”

Cassandro fece allontanare gli amici e gli rivolse un sorriso radioso:

E’ bello rivederti Tess” sussurrò alzando la mano per accarezzarle il viso.

Ma lei allontanò la sua mano come un fulmine e disse:

Non fare il furbo con me, cosè questa storia che tuo fratello è diventato il vice del re?”

Quello che hai appena detto… Alessandro doveva scegliere qualcuno di fidato e preparato per questo ruolo e lui ha pensato a Poliperconte” rispose semplicemente.

Scommetto che è stata tutta una tua idea; come hai fatto a convincerli? In così pochi minuti hai fatto il miracolo e hai mostrato i tuoi familiari come dei salvatori della patria quando in realtà è stato tuo padre il primo a sperperare veleno su Alessandro!”

Cassandro si guardò intorno seccato e la guardò anche lui furibondo:

Ne abbiamo già parlato Tess e le congetture di mio padre erano soltanto parole dette senza importanza! La mia famiglia non tradirà il nostro re e ho nominato mio fratello perché mi sembrava la soluzione più giusta!”

Lei gli sorrise sprezzante, non credendo minimamente alla sua buona fede di salvaguardare la patria e il bene dell'impero quando però le venne in mente un terribile dubbio:

Ti sei preparato prima del consiglio vero? Dopo che mi hai lasciata sola questa mattina…. tu sapevi che Alessandro avrebbe avuto la mia stessa idea, vecchia volpe! E ti sei preparato prima il copione per convincerli della tua buona fede e mi hai scavalcata! Doveva essere scelto il fratello di mia madre come vice!”

Lui rise facendo finta di non capire e questo la fece andare ancora più in bestia.

Come scusa? Ma se neanche lo sapevo del tuo volere di nominare tuo zio” rispose lui ridendo.

Non cambiare discorso. Hai usato questa situazione solo per i tuoi loschi piani non è così?” gli chiese arrabbiata ma in realtà dentro di sé provava solo dolore. Aveva creduto che, lui sotto quella fattezza di incallibile seduttore, fosse una bella persona con degli ideali. Invece aveva torto marcio!

Come le aveva detto Luna, Cassandro era un tipo così ambizioso che avrebbe commesso ogni colpo basso per ottenere quello che voleva. Pensava solo al suo torna conto.

Tu lavori troppo di fantasia Tess! Ho soltanto fatto il bene della Macedonia”

Della Macedonia o della tua famiglia? Posso solo immaginare quanto ne trarrà beneficio e potere dopo la nomina di tuo fratello!” gli urlò decisa.

Cosa stai insinuando?” le domandò lui cinico.

Che hai fatto tutto questo solo per te stesso! Per avere dei tuoi vantaggi personali e per ottenere il potere che hai sempre voluto, usando ogni mezzo! Sono sicura che anche io rientro nel tuo bel copione, insomma la principessa del re è un bel bottino no? E ogni tuo frase, ogni tuo gesto mi sembra una presa in giro, un altro dei tuoi stupidi giochetti!” gridò Tasmin cercando di non piangere ma la sua voce risuonava strozzata e continuò a guardarlo con occhi traditi.

Come aveva potuto abbassare la guardia, come? Si era sempre promessa di non cedere ai suoi sentimenti per lui, perchè lo sapevano tutti che lui ambiva solo al potere, non c'era spazio per nient'altro nella sua vita! E lei stupida innocente aveva sperato che Cassandro tenesse a lei, non come un specie di tesoro o gemma preziosa da rinchiudere nella cassaforte, ma solo come una semplice donna. Aveva creduto che lui l'apprezzasse per ciò che era, non per CHI era.

E l'amarezza di quella verità le martellava il sangue e si sentiva il cuore scoppiare e frantumarsi per quella delusione. Cercò di serrare le labbra per non far uscire i suoi gemiti provocati dal pianto.

Si era sentita presa in giro senza meritarselo. Gli aveva donato quello che aveva di più prezioso e chissà lui come avrà goduto avendo tra le mani una ragazza dal sangue reale, pregustando già la vittoria.

Cassandro non fece nulla per giustificarsi o dimostrare che le erano tutte bugie, anzi si limitò a sorridere in un modo così freddo che a Tasmin, che le si spezzò il cuore.

Se pensi davvero queste cose di me, non farò nulla per contraddirti infatti hai ragione Tess. Sono un furfante, un libertino, un mascalzone con un carattere infernale e ho una mente perversa” rispose lui in modo glaciale, ostile e scostante.

Era vero, era tutto vero.

Tasmin era troppo sconvolta anche per urlare o piangere; il dolore si propagava violento e bruciante nel suo cuore.

Cassandro la guardò con occhio vigile:

Ti vedo leggermente scossa... ma ti posso però garantire che mio fratello farà un ottimo lavoro, il nostro re ha riposto bene la sua fiducia”

Infine lui se ne andò senza dire nient'altro, le lanciò soltanto un'ultima strana occhiata prima di svanire dalla sua vista. Ma a lei non importava... non importava se all'ultimo momento si era dispiaciuto per quello che aveva detto.

Perà si sbagliava di grosso se pensava che lei sarebbe andata a piagnucolare dal fratello cercando di metterlo in guardia; eh no non avrebbe fatto il suo gioco perchè si sarebbe dimostrata solo una stupida.

Avrebbe osservato la situazione da lontano con attenzione e non gli avrebbe lasciato scampo se avesse anche solo percepito il minimo sentore che Cassandro volesse tradire Alessandro. Non si sarebbe fatta ingannare un'altra volta.

Tuttavia quando finì di pensare in modo razionale a cosa fare successivamente, non ce la fece a frenare le lacrime che erano rimaste sopite e nascoste per tutto quel tempo. Non piangeva solo perchè si era sentita tradita e usata.... piangeva perchè aveva pensato d'amare uno come Cassandro, e che fosse la cosa giusta... che quello strano e fortissimo sentimento l'avrebbe resa finalmente felice.

E invece no...

Cosa provocava l'amore se non un senso di sofferenza e disperazione alla fine? Quando non veniva ricambiato o peggio usato senza ritegno, non si poteva far altro che soccombere al dolore e al senso di sconfitta.

Le ginocchia stavano per cedere e le si sedette a terra continuando a piangere... non le importava se qualcuno la vedeva, voleva soltanto fuggire di lì e dimenticare tutto.

<< Stupida, stupida, stupida! >> continuava a pensare farneticando come una pazza.

Luna stava passando di lì per caso e quando vide la sua bambina piangere in quel modo sul pavimento, corse velocemente verso di lei e l'abbracciò calorosamente:

In nome di Zeus che è successo signorina?? Vostro fratello sta male, è successo qualcosa a Pella?? Ditemi, ditemi!!” le mormorava gentilmente Luna cercando di rincuorarla.

Tasmin sentendosi al sicuro ricambiò l'abbraccio e accennò a un sorriso:

Niente di irrisolvibile, non preoccuparti” rispose debolmente alzandosi.

Povera bambina mia, sembrate che abbiate il cuore infranto!” sussurrò Luna cominciando a singhiozzare anche lei e aiutandola a reggersi in piedi.

Tasmin la guardò. Vide nel riflesso degli occhi di Luna il suo volto disperato e paonazzo. Ebbe pietà per sé stessa e disse con un fil di voce:

Portami nella mia stanza Luna... non ho voglia di pensare a niente”

Luna assentì con la testa e l'aiuto a dirigersi verso la sua stanza.

 

FINE CAPITOLO!

Scusate per l'attesa ma ho dovuto mandare avanti anche l'altra mia fanfic! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Eh be Cassandro è stato parecchio crudele, ma d'altronde le aspettative non erano alte e la povera Tess c'è rimasta male! Sarà vero che Cassandro desidera solo il potere?? Mah! XD

 

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Capitolo 6
*** 6 capitolo ***


6 CAPITOLO

 

Tasmin imparò a conoscere appieno le caratteristiche umane di Cassandro, solo quando le loro vite si erano separate e sembravano non volersi ricongiungere più; non gli aveva perdonato quello che aveva fatto alle sue spalle e come l’aveva raggirata per avere soltanto un po’ di potere per gratificare il suo ego e l’ambizione della sua famiglia.

Per questo in molti mesi, i due non si parlarono né prendevano occasione per attaccare discorso: quando Tasmin scorgeva Cassandro a qualche metro da lei che parlava con dei soldati, delle donne o con degli amici, non scappava come avrebbe fatto in precedenza con le guance arrossate o le gambe tremanti; restava un attimo a fissarlo con sguardo duro e serio poi quando lui alzava il sguardo e notava la sua presenza, Tess di rimando girava la testa con un sorriso annoiato e se ne andava da dove era venuta per non dargli la speranza che magari lei lo seguisse o si penasse nel vederlo con qualche donna.

Questo era quello che faceva lei.

Ma quando era Tasmin a camminare in modo distratto tra la folla, quando non si accorgeva della presenza di qualcuno dietro di lei o cominciava a leggere immergendosi nei suoi pensieri e tralasciando la realtà, Cassandro le perforava la schiena col suo sguardo magnetico e spiava quel bellissimo volto che aveva invaso i suoi sogni più segreti negli ultimi mesi. Poteva soltanto fare così, fissarla con occhi glaciali e penetranti, quando lei non se ne accorgeva e basta.

Il suo enorme orgoglio gli impediva ad andare da lei a scusarsi o a cercare di giustificarsi… giustificarsi per cosa poi? Pensava lui. Non aveva preso nessun impegno scritto con lei e non aveva recato alcun danno all’impero di Alessandro facendo nominare il fratello Poliperconte, come vice del re a Pella.

Per Cassandro la sua coscienza era perfettamente pulita, e anche se anche non lo era effettivamente, per lui era meglio pensare che lo fosse.

Non poteva trivellarsi il cervello per stupidi sentimenti e lasciar perdere quello che da sempre ambiva e che con fatica stava costruendo, pezzo dopo pezzo… Un giorno lei sarebbe tornata da lui quando sarebbe stata pronta, e così Cassandro non passava giorni a rodersi il fegato o a piangersi addosso, perché sapeva che la fortuna o il destino avrebbero fatto il loro corso.

Qualche volta però si sentiva solo.

 

 

Nel frattempo Alessandro aveva invaso tutto l’Asia Occidentale, eliminando ogni possibile re che lo contrastava. Per festeggiare le sue enormi conquiste, ritornò per qualche giorno a Babilonia col suo esercito per preparare un banchetto così sfarzoso da far invidiare Zeus in persona.

A capo tavolo c’era ovviamente il re e questa volta aveva permesso alla sorella di stare all’altro capo tavola per farla contenta e così avrebbe avuto più spazio e libertà nel parlare con gli altri soldati o donne di corte; ma anche se Tasmin cercava di restare dentro le conversazioni e chiacchierare allegramente, sentiva il peso degli occhi di Cassandro su di sé, che la osservavano ogni minuto.

Tasmin blaterò fra i denti pensando che poteva trovarsi benissimo un’altra donna da guardare e che ne sarebbe stata lieta per questo, ma non poté non udire qualche secondo più tardi la sua voce affascinante alterata da qualche goccio di vino che gridava ai quattro venti, aneddoti del suo passato e qualche particolare divertente.

Tutti pendevano dalle sue labbra e lo ammiravano per ogni cosa: dalla sua abilità nel campo di battaglia, alla sua intraprendenza, alla sua maestria nello stare a cavallo e al fascino che emanava sul gentil sesso.

Tutte queste caratteristiche, unite all’alone di mistero che lo circondava, costituivano gli ingredienti principali del suo fascino irresistibile; sebbene mai nessuno era riuscito a comprendere veramente cosa si celasse dietro quei suoi occhi verdi e quel sorriso smagliante.

Cassandro teneva i propri demoni ben celati dentro di sé.

Alla fine della serata la maggior parte dei presenti era ubriaca fradicia e faticava a reggersi nelle sedie, per cui vennero portati a forza nelle loro stanze a smaltire la sbornia, e anche Alessandro si ritirò col suo fedele Efestione.

Tasmin non poté non lanciare un occhiata eloquente ai due amici e scosse leggermente la testa… ma in fondo chi non aveva i suoi segreti? Se suo fratello era felice così…

Tess era rimasta così tanto a pensare, che non si accorse che la tavola era quasi tutti sgombra ed era rimasta solo lei. Fuorché uno.

Sentì un rumore di vasellame e Tasmin sollevò lo sguardo, stupita di vedere che Cassandro stava venendo verso di lei con piatti e bicchieri. Per poco lei non si strozzò col vino che aveva appena bevuto.

Sotto il suo sguardo allibito, Cassandro trasportò tutto nel posto accanto al suo, poi si sedette.

Ti vedevo leggermente annoiata prima mentre io invece facevo ridere i miei amici con stupidi episodi del passato. Spero non ti abbia turbata” sussurrò lui a bassa voce.

Tasmin accennò a un sorriso tirato:

Non vedo perché dovrei turbarmi per i tuoi teatrini. Non li trovavo divertenti tutto qui.”

Cassandro prima l’analizzò attentamente poi sospirò rumorosamente, distogliendo lo sguardo:

Non dirmi che ce l’hai ancora con me Tess per quel fatto…! Cos’è che ti ha scandalizzato tanto? Che mio fratello sia stato scelto al posto tuo forse?” recriminò Cassandro con tono duro.

Lei lo trafisse con lo sguardo:

Non rivolterai la frittata a tuo piacere Cassandro, sappiamo tutti che le tue intenzioni non sono per niente onorevoli e ti interessano soltanto i tuoi porci comodi” così dicendo sbatté le posate sopra il tavolo e arretrò la sedia, per andarsene, ma Cassandro la afferrò per il polso e la obbligò a stare immobile:

Resta qui” rispose lui digrignando come un serpente mentre i suoi occhi apparivano quelli di un assatanato.

Lei la guardò fortemente turbata per quel suo aspetto infernale e rimase seduta sulla sedia, non osando muovere un muscolo. Aveva smesso di respirare ma comunque sostenne il suo sguardo, fino a quando lui non tolse la forte presa sul suo polso e mostrò un espressione più serena sul volto:

Ammettiamo che tu abbia ragione, che io abbia architettato un complotto contro tuo fratello! Quale vantaggio ne trarrei io? Non sono uno stupido, Alessandro è un ottimo re, ci serve e fa straripare le nostre casse con le sue conquiste… è vero volevo ottenere una piccola fetta del suo potere… allora? Davvero non te l’aspettavi Tess?” mormorò lui saccente.

Tasmin sorrise ammorbidendo la tensione che alleggiava in quella sala:

Ammettiamo che io ti creda… comunque non cambia quello che io penso di te nella sfera personale. Ho capito che tra di noi non può esserci niente… ti saluto Cassandro” questa volta non si fece fermare e si alzò velocemente dalla sedia, per andare verso le scale e scendere verso le sue stanze.

Cassandro però non mollò e la seguì:

E adesso cosa dirai? Che ti ho circuita per far in modo che io e te ci sposassimo così sarei entrato nella casata reale?” mormorò ridendo.

Tasmin lo guardò profondamente delusa per il tono sfrontato con cui le parlava, soprattutto se parlavano di quello che era successo fra loro due… quella notte doveva contare così poco per lui per riderci sopra così.

E ancora ne fu ferita per la sua falsa attenzione e cortesia.

Perché non mi lasci in pace e basta? Sono sicura che a corte ci saranno altre donzelle pronte ad accoglierti nel proprio letto” affermò alzando lo sguardo verso di lui.

Cassandro sorrise lievemente, ma i suoi occhi rimanevano sempre cupi:

“La tua solita mania di vedere complotti dove non ce ne sono…! Però è ammirevole, stai cercando di proteggere tuo fratello, la tua famiglia… Tipico.” Rispose schernendola.

“Ma cosa ne sai tu scusa? Per te non hanno mai contato valori come l’amicizia, l’onestà o la famiglia! Sei così meschino che non te ne importa neanche di loro! Cosa ne potresti sapere?” gli urlò con disprezzo.

Lui la trafisse con lo sguardo, restando immobile ma Tasmin notò che le sue mani stavano tremando leggermente, come se volesse scaraventarsi su di lei.

“So quanto basta” mormorò duramente come se sputasse veleno.

Tess restò un attimo a guardarlo confusa, temendo che avesse detto troppo, e allora si girò per tornarsene in camera e chiudere quella discussione.

Ma all’improvviso si sentì presa saldamente per i fianchi e Cassandro la fece girare verso di lui, quasi violento; Tasmin fu allibita per quel gesto soprattutto perché l’uomo prima era lontano a qualche metro da lei, e ora era lì di fronte a lei, con le loro labbra dolorosamente vicine.

Tasmin si irrigidì e cercò di indietreggiare da lui per non stargli così vicino, ma Cassandro le circondò la schiena con le sue forti braccia e lei dovette cedere debolmente, visto che non voleva fare degli schiamazzi per attirare l’attenzione.

Sembrava come un animale in gabbia e Cassandro era il suo aguzzino.

“Rilassati” le sussurrò con voce carezzevole, mentre la ragazza si sentiva già stordita sentendo il suo respiro sulle labbra. Cassandro posò la mano sulla sua guancia, dove Tasmin si sentì scottare come un ferro incandescente per quel tocco.

Ma quando vide Cassandro avvicinarsi troppo, ebbe il buonsenso di girare il volto per impedirgli di baciarla e infatti Cassandro finì per sfiorare solo le sue guancie, ai lati della bocca.

Tess aveva il respiro accelerato e faceva fatica a gestire quella situazione. Come sempre, quando si trovava vicino a lui e ancora una volta si maledisse per essere così vulnerabile con quell’uomo.

Deglutì fortemente e disse, cercando di non girare la testa:

“Scusami devo andare da mio fratello a parlargli” Si inventò una scusa e cercò di sbloccare la presa di Cassandro sui suoi fianchi e sperò di esserci riuscita, ma lui la riprese ancora sotto la sua vista penetrante, come se volesse imprigionarla sotto una campana di vetro. Tasmin sbuffò esasperata mentre le labbra di Cassandro si inanarcarono in un sorriso inquietante:

“Sai perché mi fai impazzire? Perché ti preoccupi sempre degli altri…” mormorò lui accarezzandole il collo e abbassando lo sguardo per ammirare il suo corpo.

Tasmin invece rimase a guardarlo nel viso pensando che allora era vera la diceria che gli opposti si attraggono, visto che a lui non importava di niente e di nessuno. Sotto quel punto di vista non potevano essere più diversi.

“Invece era solo un pretesto per andarmene” rispose lei sincera.

A Cassandro scappò una sonora risata e tornò a fissarla in viso:

“Beviamo qualcosa prima.” insistette ancora.

“No. Non voglio nulla…” rispose Tess agitata, sentendosi mancare l’aria. La presa di Cassandro era troppo forte e i suoi occhi le stavano perforando il cuore; non riusciva più a sostenere la sua presenza attraente così vicina alla sua, senza esserne sottomessa.

Allora cercò di liberarsi con più grinta dalla sua presa, muovendolo anche a parole:

Cassandro mi sento presa, lasciami per favore!”

Questa volta lui la lasciò andare senza resistenze, continuando a fissarla. Perché le faceva questo? Perché continuava ancora a giocare con lei?

Con agilità, Tasmin si introdusse svelta nelle sue stanze e chiuse bene a chiave per impedire a chiunque di entrare.

Cassandro invece era rimasto a fissare la porta, dove si era richiusa Tasmin, e solo dopo qualche mezz’ora lei sentì i suoi passi allontanarsi.

 

Alessandro il giorno dopo decise di ripartire nuovamente verso un paese orientale che aveva conquistato da poco e che offriva i maggiori fasti orientali: la Batcra.

La sorella lo venne a sapere solo all’ultimo, perché aveva lasciato la reggia imperiale per dirigersi verso le stalle dove riposavano i cavalli; non era praticità da principessa ma Tasmin aveva ereditato da sua madre, unica cosa per cui ne andava fiera, l’amore per gli animali e adorava curarli e nutrirli. Ovviamente la regina Olimpiade si interessava solo e unicamente di serpenti, Tasmin invece rivolgeva la sua attenzione verso animali più nobili e maestosi come i cavalli.

Si fece aiutare dalla fida Luna, la cui famiglia in passato allevava cavalli e praticava gli antichi e segreti rituali conosciuti, come quello di parlare con loro.

Una volta aveva cercato di farlo imparare anche a Tasmin, e quasi la ragazza ci era riuscita ma non era brava come Luna che era leggendaria a offrire l’amore agli altri e muoverli a gentilezza.

Mentre Tasmin rideva e scherzava con lei, entrò Cassandro a portare uno dei suoi cavalli nelle stalle e incominciò ad accarezzargli la criniera come se volesse renderla lucida. Non aveva degnato di uno sguardo a nessuna delle due donne; sembrava concentratissimo mentre si occupava del suo cavallo.

Luna titubante fece un inchino e se ne andò, visto che non era buona cortesia che una serva osservasse un nobile nelle sue attività senza prima avere il suo consenso; Tasmin la guardò andar via leggermente delusa poi girò lo sguardo per osservare bene Cassandro.

Da quando anche lui possedeva l’amore per i cavalli? L’aveva seguita apposta per dimostrare che anche lui aveva un cuore oppure si annoiava?

Difficile dirlo, Cassandro aveva un carattere mutevole e terribilmente lunatico. Involontariamente lei gli lanciò un’occhiata maliziosa vedendo che era a torso nudo mentre ripuliva il suo cavallo.

Osservò i muscoli che si flettevano e si gonfiavano mentre strigliava l’animale con delicatezza e come le sue forte mani toccavano il viso del cavallo per renderlo più calmo.

Tasmin distolse lo sguardo imbarazzata e ritornò a fare quello che faceva prima, quando sentì la voce di Cassandro:

“Tra poco partiamo. Non penso che ritorneremo qui se non fra qualche anno” mormorò con tono basso.

Senza rendersene conto, il cuore di Tasmin perse dei battiti pensando che non avrebbe rivisto il fratello per così tanto tempo… conoscendolo avrebbe avviato la sua folle ricerca della fine del mondo e ci sarebbe voluti anni… tanti anni. Ma quello che più la disturbava era il fatto che non avrebbe rivisto nemmeno LUI. Si morse le labbra cercando di scacciare quel pensiero frivolo, ma era davvero difficile visto che ce l’aveva ora davanti e addirittura a torso nudo, mentre mostrava la sua bellezza maschile.

Un pittore d’alto livello sicuramente gli avrebbe fatto un ritratto con enorme piacere.

Tasmin rispose:

“E dove andate?” chiese fingendosi indifferente.

“A Batcra, l’ultimo paese che tuo fratello ha conquistato. Ma puoi stare tranquilla, Alessandro vuole che tu venga con noi, che ci segui nei nostri pellegrinaggi”

Tasmin alzò lo sguardo sorpresa:

“Come fai a saperlo con certezza?”

“Me l’ha detto lui” rispose senza guardarla.

Tasmin pensò con sospetto che magari fosse stato proprio lui a convincere Alessandro a portarla con loro… ma come avrebbe fatto senza scoprirsi?

“Non sei contenta? Finalmente ti muoverai da questo palazzo barbaro”  chiese lui in tono ironico.

Tess alzò le spalle:

“Per me è uguale, viaggiare è sempre stata una mia passione anche se l’Asia non mi attira poi molto come nel caso di mio fratello”

Cassandro sorrise lievemente:

“Non pensare di ritornare a casa in Macedonia, Tess. Non è nei piani di Alessandro ritornarvi, e tu devi per forza seguirlo. Gli obblighi di un familiare fedele, capisci?” mormorò guardandola come se volesse turbarla oppure sfidarla. Visto che lei la sera prima aveva blaterato di affetti familiari, di onestà ecc ecc ora era lui che metteva alla prova la sua lealtà verso Alessandro.

L’uomo non mutò espressione: anche se le stava sorridendo, sembrava distante anni luce, come se fosse apatico e non provasse alcuna emozione. A Tasmin  pareva che avesse davanti un’altra persona, non più l’uomo appassionato che l’aveva fatta fremere e tremare nei mesi addietro e la notte precedente.

Tess in cuor suo sapeva che non avrebbe mai capito quel suo carattere volubile, che peggiorava ogni volta che si parlava della famiglia.

Era un debole segnale, ma Tasmin se ne era accorta che quando si parlava di quell’argomento, Cassandro si innervosiva e cambiava radicalmente umore.

“Verrò con voi a Bactra o in qualunque altro posto, basta che possa avere accanto uno dei miei cavalli e anche Luna. Solo questo chiedo” rispose finendo di ripulire il suo cavallo prediletto.

Cassandro si comportò come se non avesse sentito la sua risposta, ma poi alzò lo sguardo.

“Hai altre pretese?” le chiese con tono vagamente annoiato. Si era di nuovo trincerato dietro la sua aristocratica apatia.

Era assurdo, ma Tasmin si sentì ferita sotto lo sguardo di quegli occhi verdi, freddi e indifferenti.

“Sai Cassandro, non ti devi indurire l’animo solo perché tra di noi non ha funzionato come volevamo… forse era destino che succedesse. Mio fratello dal canto suo si fida di te, anche se non so il perché. E visto che ieri sera hai cercato di difendere il tuo onore e mi hai quasi convinta, direi che possiamo ricominciare da capo… senza sotterfugi però e neanche inseguimenti notturni.” Rispose sfoderando un sorriso audace, alzando il sopracciglio leggermente.

Si stava comportando come a Pella, con fare capriccioso ma allo stesso tempo diffidente, e sapeva che Cassandro ci sarebbe cascato.

Ma non andò come lei sperava.

“Molto bene. Ho ascoltato il tuo punto di vista, ma non so se lo accetterò” considerò lui, guardandola attraverso le folte ciglia scure. Adesso avrebbe sfoderato uno dei suoi soliti sorrisi maliziosi, ma invece serrò le labbra come se trattenesse una rabbia sopita.

Tasmin lo guardò confusa non capendo questa sua reazione:

“E ora perché sei arrabbiato?”

Cassando abbozzò un sorrisetto ironico: “Non sono arrabbiato, Tess. Quando mi arrabbierò, ti sicuro che te ne accorgerai”

Tasmin deglutì nervosamente, pensando che lui fosse risentito o irritato per il fatto che lei lo avesse rifiutato la scorsa notte, o lo avesse denigrato dicendo che non gli importava di nessuno, nemmeno della sua famiglia.

Ma aveva sempre pensato che Cassandro fosse un uomo rude, ambizioso, poco incline alle faccende sentimentali e di certo in passato non si sarebbe curato delle sue affermazioni pesanti, perché di carattere lui era menefreghista. Cos’era cambiato?

Lui finì il lavoro col cavallo e si diresse verso di lei, tenendo uno straccio in mano col quale aveva ripulito l’animale. Si guardarono entrambi negli occhi, ma il viso di Tasmin era serio e indeciso, mentre quello di Cassandro sembrava glaciale.

Ma poi le sorrise nuovamente, mentre le loro spalle si incontrarono:

“Ti auguro fin da subito un bellissimo soggiorno a Bactra. Dicono che sia un paese magnifico, ricolmo di sorprese”  

Detto questo, si dileguò velocemente e uscì dalla stanza.

Tasmin invece restò in piedi nel centro della stalla, a guardare un punto invisibile davanti a sé. Si accorse di tremare pensando nuovamente al volto di Cassandro e alle sue parole dure e fredde.

Sicuramente sarebbe successo qualcosa a Bactra. Non sapeva però se le sorprese che il destino aveva in serbo per lei fossero positive o negative…

 

FINE CAPITOLO!

Perdonate la mia lunga assenza, ma sapete com’è… la ricerca del lavoro, famiglia, amici e per di più ho un’altra fanfic da scrivere…. E il tempo che mi rimane è poco! Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, e perdonatemi ancora se magari è stato un po’ noiosetto! Ma vedrete dal prossimo cambieranno molte cose! Ehehe

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Capitolo 7
*** 7 capitolo ***


7 CAPITOLO

 

 

Per giorni Tasmin si chiese il perché Alessandro amasse così tanto Bactra: era un paese povero, arido, sperduto in mezzo alle montagne dell’Asia, vicino alla Persia ma non aveva niente di particolare o di fastoso che attraesse la principessa; e i gli abitanti del luogo era l’uno peggio dell’altro. Sicuramente la madre Olimpiade li avrebbe definiti dei serpenti pronti ad avvelenare la mente del re con le loro frottole e le loro insidie.

L’unico avvenimento positivo era il fatto che Alessandro si fosse interessato a una donna: si vociferava in giro che si sentisse attratto da una ragazza di montagna, figlia di un capo delle tribù e la notizia allietava il cuore di Tasmin, che si sentì sollevata al pensiero che finalmente il fratello fuoriuscisse da quel suo mondo illusorio che stava costruendo con Efestione, e si interessasse finalmente a qualche ragazza.

Che fosse asiatica o no, poco le importava, bastava che fosse una ragazza sana e in salute! Con due braccia, due gambe e due occhi, come inizio poteva contare solamente quello.

Tasmin sospirò allegra al pensiero che Alessandro fosse rinsavito da questo suo legame malato, ossessivo e pericoloso che aveva col suo migliore amico; peccato però  che non pensasse la stessa cosa sul suo legame con Cassandro, che era uguale identico a quello che legava Alessandro e Efestione: cioè malato, ossessivo e pericoloso.

Ma l’orgoglio di Tasmin le sussurrava che lei era più forte e che avrebbe gestito i suoi sentimenti verso il valoroso soldato macedone.  Anche perché più parlava con Cassandro, meno lo capiva.

E questo la faceva andare in bestia, perchè lei era solita avere il pieno controllo su tutto e  intuiva le intenzioni delle persone in anticipo. Invece ogni volta che parlava con lui si trovava sempre spiazzata: lo sentiva stranamente vicino a lei, eppure i reali pensieri di Cassandro le sfuggivano sempre.

E così si intestardiva ancora di più per capire cosa si celasse dietro gli occhi freddi e calcolatori e il sorriso ammaliatore del giovane macedone. Quella peculiarità, unita all’alone di mistero che circondava la sua persona, lo rendevano un uomo fuori dal comune; come se dietro il portamento aristocratico e i suoi lineamenti perfetti ci fosse qualcosa di segreto e di nascosto che nessuno poteva scoprire.

Un giorno Tess incontrò proprio Cassandro dentro una delle stanze reali del palazzo del precedente re di Bactra, e aveva in mano dei fogli, che stava scrutando da cima a fondo come se volesse imprimere nella memoria le frasi scritte su quella carta.

 Aveva uno sguardo accigliato… deluso, addolorato.

 Ma quando vide Tasmin affacciarsi alla sua stanza con la porta aperta, subito mise i fogli sul tavolo arrotolandoli come per nasconderli da occhi indiscreti, e le sorrise cordialmente in segno che potesse entrare.

Tasmin entrò sorridendo debolmente e con passi lenti come se attendesse una paternale o una sfuriata da parte sua; infatti gli occhi verdi di Cassandro gli conferivano un aspetto inquietante in quel momento, ma la morbida curva della bocca ben disegnata tradiva un lato più dolce e sensuale del suo carattere, come se in lui ci fossero due nature contrapposte e in guerra fra loro.

 Tess non riuscì a capire se questo lato di lui fuoriuscisse soltanto in sua presenza come se volesse sfidarla o sottometterla; oppure perché sembrava agitato per essere stato interrotto mentre leggeva, con espressione quasi umana, quella strana lettera che aveva attorcigliato sul tavolo.

“Buongiorno Tess. Spero che tu ti stia godendo il soggiorno a Bactra” disse lui con voce vellutata.

“Non come vorrei.. a dire il vero non mi sento a mio agio in queste terre..” rispose delusa, distogliendo lo sguardo da lui.

“Sei hai qualche lamentala da fare, ti prego di parlarne liberamente con me.. sarò ben lieto di risolvere ciò che ti tormenta” rispose sorridendole ammiccante, come se conoscesse la risposta ai suoi problemi, sebbene fosse proprio lui la causa e allo stesso tempo il sintomo di ciò che la tormentava in ogni istante.

Indubbiamente stava cercando di affascinarla, seduto dietro quella scrivania regale e smanioso di escogitare qualche trucco per manipolarla e averla di nuovo fra la braccia, incatenata a lui.

Il cuore di Tasmin accelerò i battiti:

“E tu invece? Ti stai trovando bene qui? Hai ricevuto altri incarichi?”

Cassandro la guardò socchiudendo le palpebre in modo sospettoso: “Non comincerai con la solita manfrina dei complotti spero.. qual è l’accusa del giorno?”  domandò tagliente.

“Sto cercando solo di fare una normale conversazione” rispose indispettita per il tono arrogante e duro, che le rivolgeva.

“Noi non facciamo normali conversazioni, credo che te ne sarai accorta” rispose in tono ovvio, come se affermasse le supposizione di Tasmin che lui fosse un uomo fuori dal comune, libero da ogni convenzione… e che pure lei fosse così. La normalità dunque non rientrava nei loro stili di vita.

Era calato un silenzio imbarazzante nella stanza e Tasmin restava immobile in silenzio non avendo più nulla da dire.

Poi ad un tratto Cassandro si sdraiò sulla poltrona con pigrizia e si portò la mano alle labbra, con fare pensieroso, facendosi un tantino accigliato:

“Sai, siamo da pochi giorni a Bactra e gli abitanti di questo barbaro paese mi hanno già inquadrato sotto i loro stupidi cappelli e veli; non sanno decidere se sono o un mascalzone, o un manigoldo o soltanto spregevole. La maggior parte crede che io sia un poco tutti e tre questi personaggi… Tu invece? Devo dedurre che pensi ancora che io sia un misfatto della natura o ti sei tolta dalla testa le tue idee farneticanti di tradimenti e congiure?” chiese molto curioso di sapere la sua risposta.

Tess ebbe l’impressione che la sua opinione su di lui gli interessasse molto più di tutti i giudizi degli altri, e che soltanto il suo pensiero gli stava a cuore.

Tasmin gli sorrise divertita: “Penso che tu sei quel che si dice un soggetto controverso. E della mia accusa rivoltati sul fatto di attuare danni al regno di mio fratello non sono poi così tanto sicura come prima, ma io non abbasso mai la guardia Cassandro

Lui le sorrise lievemente, facendo brillare i suoi occhi verdi: “Vedi, non era poi tanto difficile concedermi un minimo di fiducia” sussurrò quasi rammaricato del fatto che lei lo avesse colpevolizzato di migliaia di complotti.

Tasmin si imbarazzò percependo che la stava fissando nel suo solito modo per attrarre le persone, come il fuoco fa con la falena.  

Istintivamente si avvicinò al suo tavolo e sfiorò con leggerezza quella lettera attorcigliata su se stessa, riconoscendo la calligrafia della scrittura macedone.

“Hai notizie da Pella? Tuo padre ti ha scritto?” domandò con curiosità per sapere se c’erano notizie provenienti dalla sua amata casa.

Ma Cassandro non ebbe una reazione per nulla piacevole o gentile per quell’intromissione; infatti subito scattò irritato afferrando la lettera con durezza, noncurante se così facendo l’avrebbe sicuramente distrutta, ma pensò soltanto a crearsi la solita barriera intorno a lui, per non permettere a nessuno di sbirciarvi.

Tasmin lo guardò esterrefatta per la sua  reazione spropositata e del tutto fuori luogo: lui la stava fissando con un espressione quasi animalesca, come se avesse appena sorpreso un estraneo nella sua tana. Come un principe che fissa il ladro del suo tesoro.

La sua brusca reazione faceva presumere che Cassandro non ammetteva intromissioni di alcun tipo nella sua vita e lei non ne poteva farne parte. Era lui che non lo voleva.

“Che c’è? Ti ha morso uno scorpione per caso?” domandò ferita abbassando il braccio.

“E a te non hanno mai insegnato che è maleducazione rovistare tra le carte altrui?” domandò Cassandro a sua volta e ogni sua indecisione scomparve dal viso del ragazzo, come se non fosse accaduto nulla.

“Se tutti imparassero da te le buone maniere il mondo cadrebbe in rovina”

“E se qualche ragazza prendesse un paio delle tue caratteristiche, il mondo sarebbe meno aspro” ribatté lui sarcastico.

Ed ecco che ricominciava sempre la stessa storia: era come una partita a carte coperte fra loro due, una sfida che non avrebbe mai avuto fine a meno che uno dei due cedesse. Si trovavano sospesi sulla lama di un coltello e prima o poi sarebbero caduti, da una parte o dall’altra.

Tasmin era stanca dei suoi giochini e manipolazioni, e così si diresse verso la porta e la sbatté uscendo, salutandolo a malapena.

 

Tasmin per rilassarsi si era immersa nella vasca reale che le avevano messo a disposizione nel palazzo a Bactra e il profumo delle spezie e dei sapori orientali inondarono la stanza. Teneva gli occhi chiusi, cercando di non pensare a niente per una volta, ma non poteva far a meno di intestardirsi nello scoprire qualcosa di più su Cassandro e sulla sua vita.

Sebbene erano cresciuti assieme in Macedonia, Tasmin sapeva di lui quello che tutti gli altri sapevano, cioè ben poco: solo che la famiglia era fra le più nobili e facoltose della Macedonia e che il padre Antipatro si era conquistato con metodi a volte a poco ortodossi la fiducia del precedente re Filippo.

Sicuramente dalla confidenza che Tess e Cassandro avevano plasmato, lei aveva intuito come lui si innervosiva quando si parlava della famiglia e indubbiamente si calava nella parte di perfetto furfante per depistare le domande scomode, oppure cambiava radicalmente umore e ti assaliva con ira.

Se avesse capito il motivo di tanto accanimento, forse sarebbe riuscita a capirne qualcosa di più e magari dopo aver scoperto la verità, si sarebbe lasciata alla spalle lui e il suo fascino misterioso. D’altronde era questo ciò che era: un fervido gioco.

E quella lettera… sicuramente era di vitale importanza se Cassandro la custodiva così gelosamente…

Ma all’improvviso, mentre era immersa nei suoi ragionamenti, sentì una presenza dietro la porta della stanza, come se qualcuno la spiasse.

Era soltanto una sensazione ma per grazia degli Dei i suoi sensi non sbagliavano mai e c’era davvero qualcuno dietro la porta lasciata sbadatamente semisocchiusa da qualche serva.

Aprì di botto le palpebre e senza far notare il suo turbamento, prese subito la vestaglia e si coprì come meglio poteva il corpo ancora bagnato, allontanandosi dalla vasca.

Chiunque fosse lo spione dietro la porta, avrebbe soltanto colto l’inquadratura della vasca ormai vuota e non avrebbe potuto vedere altro, a meno che non spalancasse del tutto la porta, ma questo avrebbe fatto di lui un totale stupido e imbranato.

E così fu, anche se rimase immobile dietro di essa. Tasmin attraverso i passaggi segreti che soltanto la famiglia reale era a conoscenza, era subito accorsa con passi silenziosi nel corridoio che portava alla stanza da bagno.

Tess infatti si avvicinò fulmineamente allo spione e lo minacciò con un pugnale, che stava per conficcargli nel collo, se avesse osato anche solo fare un minimo movimento.

“Ti sei goduto la vista?” domandò minacciosa. Ma appena lui si voltò Tasmin fu colta letteralmente alla sprovvista e la presa ferrea sul pugnale vacillò, vedendo che il furfante che aveva osato tanto non era uno di quei classici servi o soldati maniaci.

Il guardone era Filota, uno degli amici d’infanzia suoi e di Alessandro.

Filota?! Che ci fai qui??” mormorò Tess sgranando gli occhi e abbassando il pugnale, sapendo che il “piccolo Parmenione”, come lo aveva sempre soprannominato, non avrebbe mai avuto il fegato di metterle le mani addosso.

Tasmin allora cercò di trattenere le risate per non risultare inopportuna o troppo indulgente con l’amico, il quale lo aveva sempre, sì considerato un po’ stupido e privo di materia grigia, ma anche un tipo innocuo, le cui idee bizzarre non facevano male a nessuno.

Filota infatti come da previsione si fece prendere dal panico per essere stato scoperto e si vergognò di aver anche solo per un attimo avuto paura di un pugnale sfoderato dalle mani di una donna.

T-Tasmin… Signora…” farfugliò lui tutto tremante non sapendo cosa dire per discolparsi e capì subito di essere spacciato. Non osava nemmeno guardarla in faccia per peggiorare ulteriormente la situazione visto che era solo ricoperta da una sottile vestaglia.

 Se il padre avesse saputo di quest’ultima depravata scelleratezza del figlio, l’avrebbe sicuramente diseredato!

Si inginocchiò ai piedi della principessa unendo le mani a di supplica e chiedendo perdono:

“Vi prego Tasmin per favore… non prendetevela come un’offesa da parte mia.. io volevo solo…Filota cercò giustificazioni vane per mantenere quel minimo di dignità che gli era rimasta, ma vedendo che Tasmin non accennava a gridargli maledizioni o ingiurie, anzi restava immobile a fissarlo con espressione severa, Filota decise di confessarle la verità:

“Mia signora, io vi amo…sussurò sinceramente, cercando di mantenersi composto e regale, anche se stava letteralmente morendo dalla paura e dalla vergogna.

Tasmin inarcò il sopracciglio, davvero sorpresa per quell’impropria confessione amorosa e cercò di non ridergli in faccia per non denigrare ulteriormente il “piccolo Parmenione”.

Si lasciò scappare un mormorio di sorpresa dalle labbra e poi disse in tono tranquillo e pacato: “Davvero?”

Filota continuava a respirare debolmente e rimaneva ancora inginocchiato di fronte a lei come per provare la sua sincerità e Tasmin allungò un lato della bocca in un sorriso strano, senza imbarazzo: “Ed è così che me lo provi?”

“Farò qualsiasi cosa… qualsiasi…” mormorò Filota alzando e riabbassando lo sguardo continuamente.

Tasmin gli sorrise ancora in modo caparbio ma poi ridivenne severa; il momento di scherzare era finito. Gli fece alzare il mento con la forza del pugnale ma poi lo ritirò    subito, perché le era venuta in mente un’idea a dir poco intelligente, anche per lei.

“Vieni con me” ordinò. Filota si alzò ansioso temendo che lo spedisse sul patibolo

“Lo dirai ad Alessandro, Tasmin?” domandò con un sussurro flebile mentre la seguiva a testa bassa.

No… non è necessario che lo sappia, non voglio turbarlo facendogli sapere che un suo amico è un guardone” rispose divertita continuando a camminare avanti.

Tasmin.. cioè.. mia signora… io non volevo mancarvi di rispetto e nemmeno essere sfacciato, ma spero mi riteniate sincero”

“Perché non l’hai detto a mio fratello?” chiese lei ad un tratto, non curandosi delle sue parole.

“Come prego?”

“Dell’amore appassionato che provi nei miei riguardi, anche se io non me ne ero mai accorta. Ma di solito in questi casi bisogna prima chiedere il permesso al parente più prossimo prima di dirlo alla diretta interessata”

“Se gli avessi chiesto la vostra mano, mi avrebbe sicuramente staccato la testa a morsi” disse facendosi più serio.

Tasmin lo guardò ma non disse niente; è vero, Alessandro ne sarebbe stato capace con il carattere irruento che si ritrovava e la sua ossessiva protezione verso di lei non lo ammansiva di certo. Non avrebbe ritenuto uno come Filota all’altezza di sposarla, o forse l’alternativa più giusta è che non era ancora pronto a rinunciare a lei, nel non poterla avere sempre con sé. E forse non lo sarebbe stato mai, pensò tristemente.

Alessandro aveva una visione tutta sua della famiglia e terribilmente contorta.

Dunque…” esclamò all’improvviso fermandosi in un’ala del palazzo in cui nessuno poteva disturbarli. “Hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa, giusto?”

“Si Tasmin, lo farò ve lo giuro” rispose Filota sentendosi rinvigorito.

“Lo credo bene dopo quell’affronto… comunque è tutto perdonato, non intendo suscitare alcun scalpore a meno che…

“A meno che..?”

“Tu non faccia qualche ricerca per conto mio”

Filota ne rimase destabilizzato; aveva pensato a una qualche prova d’amore o di coraggio per dimostrare la sua lealtà e il suo amore devoto, ma mai una cosa così. La fissò confuso per farla continuare.

“Voglio che tu conduca delle ricerche su un nostro amico in comune… Cassandro. Voglio che scopri tutto: la storia della sua famiglia, della sua casata, di cosa stanno facendo a Pella, di tutto.”

Il povero Filota ne fu deluso perché un minuto dopo averle confessato il suo amore, lei stava pensando addirittura a un altro.

“Perché per voi è di così vitale importanza saperlo? Cassandro è un amico di vostro fratello”

“Lo so ma questo è quello che ti chiedo. Che c’è, rinunci?”

“Assolutamente no. Lo farò, vi do la mia parola.” Rispose speranzoso di riuscire nell’intento e di ottenere quindi l’attenzione della ragazza che aveva sempre amato nell’ombra e in segreto.

Tasmin contenta gli sorrise in modo affettuoso, ma evitò di chiamarlo col suo solito soprannome per non cadere nel ridicolo e per non fargli sospettare che lei non provasse nulla per lo stupido e pomposo figlio di Parmenione, e mai l’avrebbe provato.

L’aveva sempre trattato con sentimenti di innocui e semplice amicizia, come di norma faceva con gli amici stretti di Alessandro; a parte con Efestione che per ovvi motivi non le garbava molto.

“Conto su di te” rispose infine allontanandosi. Quando si fu dileguata, un sorriso brillante spuntò nel suo viso per la prima volta dopo tanto tempo.

 

Filota, a dispetto delle aspettative di Tasmin, svolse in modo rapido il favore che gli aveva chiesto e nel giro di pochi giorni le fece recapitare un messaggio con segretezza in cui le faceva intendere che le ricerche erano state concluse alla perfezione.

Tasmin ne fu davvero meravigliata; aveva sottovalutato il “piccolo Parmenione” visto che tutti lo definivano un incapace, ma come alleato poteva servire e inoltre faceva parte del consiglio, e poteva dunque racimolare informazioni su chiunque.

Estasiata, Tess si vestì in fretta e raggiunse Filota al luogo stabilito, lo stesso dove lei gli aveva chiesto quello che desiderava. Per l’ansia di sapere tutto su Cassandro e averla finalmente vinta su di lui, arrivò in anticipo ma comunque non le sarebbe costato aspettare un .

Col passare dei minuti però Tasmin cominciò a innervosirsi e cercando di restare tranquilla si appoggiò alla ringhiera del palazzo che faceva intravedere l’area che circostanziava Bactra, mentre al di sotto le prime sentinelle cominciavano a sorvegliare il palazzo.

Era talmente intenta a guardare il panorama, che non si accorse che qualcuno le si era avvicinato in totale silenzio, alle spalle, come se fosse sul punto di attaccarla.

Entro qualche secondo Tasmin percepì una presenza ostile e funesta dietro di lei e si girò rapidamente, convinta che fosse Filota. Ma non era lui, e in fin dei conti lo sapeva già in cuor suo.

“Buongiorno Tess. Stavi aspettando qualcuno?” Domandò Cassandro schernendola volontariamente. Ma il sorriso forzato che le stava mostrando tradiva i suoi occhi freddi e diabolici e dietro quel gelo c’era una fiamma infernale che la stava divorando e trapassando da parte a parte.

“Che ci fai tu qui?” domandò Tasmin ansiosa, sentendosi braccata.

“Sono venuto ad avvertirti che il tuo segugio non verrà.” Rispose lui semplicemente.

“Come l’hai saputo?” Sembrava avesse ricevuto un pugno in piena pancia.

“Non ha importanza. L’importante è che non ti azzardi mai più a farmi seguire. O qualcuno starà male davvero.” Mormorò minaccioso, senza scrupoli.

Tasmin fu davvero spaventata da quel che lesse dentro gli occhi terrificanti di Cassandro, che poteva essere capace di tutto in quel momento.

“Che vuol dire? Cosa gli hai fatto?” chiese alzando il tono della voce. Si sentì in colpa per la sorte del povero Filota, che contro Cassandro non aveva nessuna speranza.

“Niente.. il tuo piccolo messaggero per ora sta bene. Ah, la prossima volta dovresti scegliere qualcuno di più qualificato nelle tue ricerche… mi sono accorto subito che qualcuno era entrato nei miei alloggi e che mi stesse seguendo. Io non mi faccio prendere in giro, Tasmin” replicò sprezzante ed evidentemente stizzito.

All’improvviso tutto il suo senso di colpa per Filota svanì: come diamine gli era saltato in testa di agire in prima persona? E di seguirlo addirittura? Quelli erano compiti che si davano a una persona con maggiore esperienza e caparbietà. Era talmente ovvio per lei, che non glielo aveva nemmeno consigliato. Lui doveva soltanto prendere informazioni in via segreta visto che aveva le amicizie e i mezzi per farlo.

Ma questa volta era stata lei la stupida a riporre la sua fiducia in Filota e a pensare di poter prendere per i fondelli uno come Cassandro, che non si lasciava sfuggire mai niente.

Tasmin cercò di non mostrarsi affatto intimorita ma rimase immobile e muta, e quel silenzio la spaventava. Decise di non proseguire oltre quella conversazione e si liberò di Cassandro, camminando svelta per il corridoio.

Ma non fece nemmeno 5 passi che si sentì prendere violentemente per il braccio. Allora non poté evitare di tremare, vedendo come Cassandro la fissava, incenerendola solo con lo sguardo.

Il fuoco infernale, che prima aveva intravisto dietro i suoi occhi glaciali, questa volta era dappertutto, e gli stava consumando ogni lucidità.

Era pieno di collera, la sua voce risuonò apertamente ostile, tanto che le dava i brividi:

“Se c’è una cosa che mi fa andare in bestia…sono le intromissioni nella mia vita privata. Non le tollero.”  Mormorò furioso. Cassandro soppesava bene le parole e le pause come se volesse di sua volontà incuterle paura e terrore.

La stretta sul braccio di Tasmin nel frattempo si faceva sempre più bollente, come se il fuoco dei suoi occhi si fosse espanso anche in lei nel tentativo di bruciarla, per aver osato immischiarsi nella sua vita. Lui intanto non accennava a diminuire la presa e la serrava di più ad ogni sguardo tagliante che le lanciava.

“Mi stai facendo male Cassandro…” Sussurrò debolmente indicando il braccio con gli occhi.

Lui si comportò come se non gli importasse, e a questo punto Tasmin si rese conto cosa significasse farlo davvero arrabbiare e lui infatti l’aveva avvertita sul fatto che se ne sarebbe accorta prima o poi, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

“Adesso io e te usciamo fuori e parliamo tranquillamente” le intimò lui abbassando il tono della voce. Anche se le parole erano quelle, Cassandro era tutt’altro che tranquillo.

“No io e te non abbiamo nulla da dirci” replicò lei cercando di liberarsi di lui.

Cassandro rise crudelmente e lasciò brutalmente il suo braccio, facendola indietreggiare.

“Cos’hai scoperto su di me? Perché mi hai fatto seguire?” domandò cercando di trattenere la sua ira.

“Non provare a colpevolizzarmi. Sono state le tue azioni a spingermi a tanto, tutti i tuoi segreti e i tuoi sotterfugi… tu dici di volermi, che mi desideri.. ma io voglio sapere chi ho di fronte e di te non mi fido affatto”

Cassandro avanzò verso di lei per intimorirla ma lei a sua volta indietreggiò spaventata, e allora lui sospirò cercando di calmarsi.

Cercava di aggrapparsi a tutte le sue forze e a ogni briciola del suo essere per riuscire a controllarsi. Anche se poteva sembrare una bestia risucchiata dall’inferno, non voleva farle del male. Ma quello che lei aveva fatto era troppo.

Cassandro teneva i propri demoni ben celati dentro di sé e così doveva rimanere.

“Ascoltami bene perché lo ripeterò una volta sola” esclamò puntandole l’indice contro. “Non voglio intromissioni nella mia vita, non voglio che tu faccia ricerche su di me né tanto meno voglio che perseguiti la mia famiglia con le tue paranoie, sono stato chiaro? Io non mi intrometto in quello che fai, non assoldo qualcuno per spiarti e se volessi davvero renderti la vita un inferno… l’avrei già fatto. Eh già, non farmi pentire di non essere andato a dire in giro del coinvolgimento tuo e ti tua madre nell’assassinio di Filippo” esclamò sicuro di sé.

Lei alzò lo sguardo sbalordita:

“Sei un bastardo, nessuno crederebbe alle parole che fuoriescono dalla bocca di un furfante come te”

“Forse si.. o forse no. Resta il fatto che tu continui a fare danni mentre io, anche se sono un bastardo come tu dici, non ne ho procurati a te anzi. Dovresti essermi grata se ti ho coperta.”

“Tu sei pazzo. Credi di sapere tutto eh? Di poter governare chiunque, ma tu non sai come sono andate le cose, non sai niente della morte di mio padre invece. Le tue sono soltanto illazioni per spaventarmi o tendermi una trappola”

Cassandro si lasciò sfuggire un mormorio di disapprovazione.

Tess. Tess.” Disse scuotendo la testa. “Perché ti intestardisci così tanto? Ti avverto di fermarti, lo dico per il tuo bene. Sai le persone che scavano a fondo dove non devono, alla fine si tormentano rimpiangendo di non aver tenuto a freno la curiosità” disse ancora misterioso.

“Allora io quindi non posso sapere nulla su di te…? Tu sai tutto di me, mentre io so soltanto quello che tu vuoi far apparire. Chi le ha decise queste regole? Io non ci sto” rispose Tasmin risoluta.

Ad un tratto l’espressione sul volto di Cassandro si addolcì diventando quasi malinconica: “Ancora una volta te lo ripeto per il tuo bene. Restane fuori.”

Senza aspettare una sua risposta, Cassandro si dileguò camminando in avanti, facendo attenzione a non sfiorarla neanche per errore.

Tasmin deglutì nervosamente girandosi verso la sua direzione e sentendosi ancora smarrita e indifesa.

Per la prima volta nella sua vita, Cassandro le aveva veramente fatto una paura immensa, e dubitava veramente di riuscir mai a scalfire quella barriera innalzata fra di loro, che sembrava più spessa e alta che mai.

In silenzio e senza che lei potesse evitarlo, una lacrima furtiva e splendente, come il chiaro di luna, scese lungo il suo viso.

 

FINE CAPITOLO!

Perdonate se anche questo è stato un po’ noiosetto, con pochi colpi di scena… a parte l’entrata in scena del mitico Filota (Per chi non lo sapesse è quello che fa Klaus in The vampire dieries e non potevo non farlo apparire XD anche se in circostanze piuttosto imbarazzanti!! eheh

Vi informo che la donna di cui si parlava all’inizio è Rossane e nel prossimo capitolo ci sarà appunto il loro matrimonio e di conseguenza altri guai!!

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Capitolo 8
*** 8 capitolo ***


8 CAPITOLO

 

L'infanzia dovrebbe essere il periodo più felice e sereno per ogni bambino, ti fa sentire al sicuro, protetto da ogni problema.

Ma quando nasci in una famiglia reale, senti il peso di un intero paese sulle tue spalle e non ci può mai essere tempo per vivere una vita normale, perché si cresce con l'aspettativa di essere sempre il migliore.

 

Tasmin ricordava bene l'infanzia passata con suo fratello e sua sorella, e i primi giorni in cui aveva conosciuto Cassandro; fin da bambino era sempre stato scontroso, di carattere chiuso e solitario.  Tuttavia se ne stava per giorni immobile a fissare le sculture e statue greche, sentendo il cuore ardere dall'amore per l'arte, smanioso di comprendere ogni filosofia e cultura del suo paese.

Ma nessuno si accorse di questo suo lato umano, perché erano tutti occupati a vedere solo quello che lui mostrava apertamente: non si era mai vergognato di apparire cinico e senza scrupoli, anzi incitava sempre di più le persone a credere che in lui ci fossero unicamente queste caratteristiche subdole.

 E i discorsi che esponeva nelle lezioni  con Aristotele facevano rabbrividire.

Fin dall'inizio Tasmin non poteva non riconoscere quanto fosse difficile stabilire un rapporto d'amicizia con Cassandro visto che trattava chiunque con arroganza e superiorità, soprattutto col povero Filota, con il quale non perdeva mai occasione di offenderlo, gridando ai 4 venti che era un pappamolle e un rammollito.

Tasmin intanto lo studiava come si usa fare con le cavie scientifiche: c'era qualcosa in lui che lo rendeva diverso da chiunque altro avesse conosciuto, e questo aumentava la sua curiosità su di lui.

Un giorno, quando ormai nessuno lo credeva possibile, gli amici scoprirono che Cassandro era capace di sorridere senza doppi fini e la sua risata era bella e fresca come quella di un neonato.

"Hai visto? É un bambino proprio come noi" puntualizzò Tasmin ammirando per la prima volta il volto sorridente e felice di Cassandro.

Filota sentendo la frase della principessa, ne fu così geloso per quell'apprezzamento che replicò con odio:"Ti sbagli, quello é fuori di testa vedrai che ho ragione" Disse continuando a osservarlo con occhio scrupoloso.

Col passare del tempo, gli amici di Alessandro cominciarono a condividere anche delle audaci imprese, e qualche volta Tasmin sfuggiva dallo sguardo attento e preoccupato di Luna e li seguiva ricolma di divertimento.  Una volta quando Alessandro e gli altri avevano 12 anni si allontanarono dalla reggia poiché Efestione aveva sentito la servitù che parlava di un brigante esposto su una forca su una collina non molto lontana, e Cassandro sfidò gli amici ad andare a toccare il macabro cadavere.

All'inizio tutti avevano pensato che fosse una grande avventura ma nessuno di loro aveva mai visto un cadavere e la maggior parte si tirò indietro. Cassandro corse a toccare il corpo facendolo dondolare e Tasmin ammirando il suo coraggio, dichiarò che avrebbe toccato il brigante e tutti si voltarono sbalorditi. Non avrebbe mai dimenticato lo sguardo di ammirazione di Cassandro che le diede il coraggio sufficiente per avvicinarsi.

Dopodiché toccò il turno di Alessandro, Efestione e Tolomeo e questi passarono la prova senza difficoltà.

Quando fu il turno di Filota, lui si fece assalire dal panico e andò a nascondersi in mezzo ai cespugli, facendo piegare in due dalle risate i suoi amici, così il "piccolo Parmenione" morì dalla vergogna e si sentì invadere dalla rabbia.

Quando ritornarono a casa ad accoglierli c'era un Filippo imbufalito insieme ad altri consiglieri, tra il quale Parmenione, e Filota piagnucolante corse verso il padre urlando che Cassandro li aveva sfidati e provocati a farlo, e che aveva pure costretto la piccola Tasmin a toccare quell'orrore.

La povera Luna urlò angosciata per quello che Tasmin aveva assistito, non adatto sicuramente a una bambina, e la prese in braccio, tenendo anche per mano Alessandro per tornarsene dritti in camera.

Ovviamente grazie alla spia di Filota, Cassandro si sarebbe preso qualche frustata ma nei giorni a venire non ne parlò né  fece la vittima, affrontando la punizione con stoica dignità.

Ma da quel giorno in poi i rapporti tra Filota e Cassandro si incrinarono notevolmente e non migliorarono affatto col passare degli anni, fino ad arrivare al presente in cui era Cassandro ad avere il coltello dalla parte del manico questa volta.

 

 

Il re irruppe nella stanza della sorella in fretta e furia come se fosse un tornado e Tasmin sobbalzò per questa sua entrata improvvisa, visto che era ancora stravolta per il confronto, a dir poco furibondo, avuto con Cassandro.. quel ragazzo riusciva sempre a farla impazzire nella maniera più sbagliata.

Alla fine non ne valeva la pena rodersi il fegato per qualcuno che non voleva essere aiutato o non volere avere nessuno accanto.

Si distolse dai suoi pensieri e andò a salutare il fratello con un leggero bacio sulla guancia.

"Ti devo parlare" disse lui mettendo una breve distanza fra loro.

"Dimmi" rispose facendosi seria.

"Tess.. hai l'onore di sapere per prima che finalmente il desiderio di nostra madre sarà presto esaudito" mormorò accennando a un sorriso anche se lo sguardo rimaneva sempre tirato.

Tasmin lo guardò perplessa non riuscendo a capire cosa intendesse ma quando vide il fratello imbarazzarsi e darle le spalle in modo nervoso, lei capì e gridò euforica.

Si mise a battere le mani dalla contentezza e gli salì in groppa alla schiena, come facevano da bambini:

"Finalmente ti sei deciso! Credevo di invecchiare prima di assistere al tuo matrimonio! Bravo bravo!" esclamò sommergendolo di baci sulla testa.

Alessandro si mise a ridere ma poi cercò di mettere giù la sorella per cercare di spiegarle tutta la faccenda; probabilmente non sarebbe stata così euforica dopo aver saputo chi intendeva sposare.

"Allora chi é la fortunata che hai scelto? Dovrà avere delle doti speciali se ti ha riportato sulla retta via! Chissà come sarà sollevata nostra madre.. e devo avvertire subito Cleopatra!" ma la gioia di Tess fu subito interrotta dal fratello che le disse di frenare l'entusiasmo e le spiegò velocemente chi sarebbe stata la sua futura cognata.

La reazione di Tasmin fu immediata: non ebbe neanche il tempo di ridere e chiedere se fosse uno scherzo. Conosceva benissimo suo fratello ed era da lui immergersi in situazioni folli e senza senso come il matrimonio con una barbara; lo vedeva come un atto di provocazione, per dimostrare che lui poteva fare quello che voleva senza chiedere il permesso a nessuno:

"Perché? Cosa vuoi dimostrare comportandoti così?" domandò irrigidendosi.

"Non cominciare anche tu.. se mia sorella non capisce una così importante per me, figurati cosa ne penseranno gli altri.. vuoi negarmi il tuo appoggio proprio ora?" le domandò avvilito come se le recriminazioni di Tasmin lo ferissero.

Lei allora sospirò profondamente per calmarsi e cercare di capire i suoi sentimenti:"Ne sei così innamorato Alessandro? Da quanto la conosci? Un'ora? Non fraintendermi sono contenta che tu finalmente ti sia interessato a una donna così per dare un erede all'impero..dopo la storia con Efestione credevo non fosse più possibile..!"

Alessandro alzò la testa esasperato ma Tasmin continuò:"Se vuoi averla accanto, nessuno ti impedisce di averla come amante.. ma come moglie?! Lo sai che danno recheresti alla Macedonia? Sarebbe un'offesa per il tuo popolo!"

"Sembri nostra madre quando parli così.. sempre a cercare più potere e approvazione! Ma non intendo discutere di questioni politiche con te.. e la decisione ormai é stata presa e nessuno mi impedirà di farlo. Non pretendo che voi capiate" rispose duramente dandole le spalle.

Tasmin allora lo guardò intristita e scosse la testa per le idee fin troppo bizzarre del fratello e la sua innata testardaggine:

"Io invece ti capisco.. e ti ho sempre capito.. infatti mi sembrava strano che non avessi commesso qualche follia in questo periodo. Hai aspettato il momento buono per sbalordirci tutti!" rispose in tono ironico mettendogli le mani sulle spalle.

Alessandro sembrò rilassarsi ma rimase lo stesso immobile davanti a lei:

"Questa volta non puoi capire Tess.. tu non sei mai stata innamorata" sussurrò profondamente. Tasmin lasciò subito la presa sulla sua spalla, sinceramente colpita da quella frase; il fratello non sapeva di lei e Cassandro e mai lo avrebbe saputo perché era tutto finito. Ma lei invece sapeva cosa volesse dire amare.. ecco perché stava alla larga da quel sentimento..perché ti faceva soltanto star male e ti indeboliva fino a non riconoscere più te stesso. E quando il sentimento svanisce vorresti non averlo mai provato...

Ecco perché ne stava scappando.. conosceva bene gli effetti collaterali di un amore tormentato e non voleva più sentirsi ferita in quel modo; anche se non sapeva bene se scappare da Cassandro fosse la soluzione più giusta perché ormai non poteva dimenticare quello che aveva provato per lui, e che provava anche ora nonostante tutto.

"E quindi lo fai solo per questo? Per amore? Non essere ridicolo.. quella donna ti procurerà  soltanto guai visto che gli asiatici non sono buoni a nulla." esclamò severa come se avesse di fronte un bambino.

"Se non ti va bene puoi anche andartene, nessuno ti costringe a presenziare ad un matrimonio che non ti garba" rispose furioso Alessandro guardandola dritto negli occhi. Ma Tasmin non ci diede peso alla sua frecciatina visto che il fratello si comportava sempre così quando si trovava sotto accusa.

"Questa tua scelta é un errore Alessandro! Il consiglio ti farà terra bruciata per i tuoi desideri capricciosi e insensati!!" Ma il fratello non la stava più ascoltando e si diresse velocemente verso la porta per interrompere la discussione.

"Alessandro!!" lo chiamò Tess per fermarlo visto che non aveva ancora finito ma il suo richiamo venne respinto dal rumore rimbombante della porta chiusa con violenza.

 

Non appena si venne a sapere che Alessandro aveva intenzione di sposare una barbara, priva di alcun titolo nobiliare e peso politico, si scatenò il panico a palazzo e in Macedonia nacque un malcontento nei confronti del re, che preferiva prendere in sposa un'asiatica piuttosto che una di loro.

Molti chiesero udienza al re e subito la servitù si preparò per organizzare l'evento; in tutto quel trambusto Tasmin notò in lontananza un Filota un malridotto, sicuramente Cassandro doveva averlo pestato per bene o incutergli del gran terrore, visto che evitava persino di guardare Tasmin negli occhi.

Lei lo seguì con lo sguardo quando all'improvviso si trovò Cassandro al suo fianco e non se ne accorse fino a quando non sentì la sua voce magnetica vicinissima a lei. "Tuo fratello non riesce proprio a non cadere nei pasticci"

Tasmin si girò prontamente verso di lui e come al solito fu abbagliata unicamente dalla sua presenza; poi però riprese la diffidenza nei suoi riguardi e cercò di ignorarlo.

"Spero che tu gli faccia cambiare idea, tutti gli stanno dando contro per la sua scelta di sposare quella... asiatica" disse ancora cercando di instaurare un dialogo.

Tasmin sospirò infastidita per la sua intromissione ma decise di adoperare la tecnica del mutismo per non permettergli di fare giochetti mentali con lei.

"Ti hanno morso la lingua?" domandò lui con tono arrogante.

Tasmin sgranò gli occhi infastidita per la sua arroganza e incredibile faccia tosta, dopo come si era comportato l'ultima volta che si erano visti.

"Forse é con te che non voglio parlare non credi? Non mi avevi forse detto che non tolleri le intromissioni nella vita privata? Ora sono io che te lo chiedo, lascia in pace mio fratello" rispose in tono acido.

Cassandro rise beffardo, colpito per quella risposta a tono:

"Tuo fratello é il nostro re e deve rendere conto di quello che fa. E ti sto appunto avvertendo delle malelingue che si stanno diffondendo a palazzo"

"Come sei premuroso" rispose in tono ironico.

A un certo punto Cassandro si mise a fissarla per un tempo infinito poi il suo sguardo si abbassò al braccio che aveva preso con violenza il giorno prima e che appariva ancora gonfio.

"Mi dispiace.. non volevo farti male" rispose dispiaciuto.

Tasmin si voltò verso di lui e il suo sguardo appariva sinceramente affranto o pentito, ma questo non bastava a sistemare tutto. Le belle parole non dimostravano niente, visto che i fatti mostravano unicamente quanto Cassandro fosse egoista.

"Ma davvero? Ti dispiace per cosa?" domandò incalzandolo.

Cassandro rise debolmente abbassando lo sguardo:"Quando si parla di certe faccende… personali.. divento nervoso e perdo il controllo. Non l'avevo premeditato quel gesto violento, spero che mi crederai almeno in questo" rispose profondamente.

Tasmin allora si mise a studiare le espressioni del suo viso e a chiedersi come lui avesse fatto a cambiare così radicalmente in quegli anni: quando era piccola non avrebbe mai pensato di poter aver paura di lui e di arrivare perfino ad allontanarlo.

"Tu con le tue scuse e lo sguardo affranto pensi di rimediare a tutto, ma i tuoi dispiaceri non contano se non fai prima un esame di coscienza sui tuoi errori!"

"Ho smesso di preoccuparmi degli scrupoli di coscienza molto tempo fa" rispose freddamente come se la cosa non gli importasse affatto .

Tasmin alzò gli occhi al cielo esasperata:"É proprio questo quello che intendevo."

Pensava di essere una stupida per sentirsi ancora così ferita per la freddezza di Cassandro e per aver sperato anche solo per un attimo di poter chiarire con lui e costruire un legame solido, non fatto solo di continui tira e molla, e di poter smettere di scappare.

Senza aspettare una sua risposta beffarda, Tasmin gli passò davanti e se ne andò via di lì, per rientrare nelle sue stanze.

All'improvviso sentì chiamare il suo nome e Tess sorrise dentro di per il patetico e vano tentativo del giovane di rispedirla tra le sua braccia.

"Tess, Tess fermati." ordinò lui duramente percorrendo la sua stessa direzione. La sua voce si era fatta pericolosamente vicina e i suoi passi pesanti dimostravano quanto era intenzionato a volerla fermare.

"Non ho nient'altro da dirti" replicò Tasmin per convincerlo a lasciar perdere.

Ma lui anche questa volta non le diede ascolto infatti Tess si sentì afferrare il braccio per l'ennesima volta, ma con meno rudezza, infatti lei non si accorse delle reali intenzioni di Cassandro fino a quando non si ritrovò chiusa in una stanza a lei sconosciuta.

Cassandro infatti l'aveva presa per il braccio e spinta leggermente verso la prima stanza vicino a loro. Lui la fece entrare velocemente per evitare di farsi scoprire da qualche guardia e così Tasmin strabuzzò gli occhi cercando di andarsene via di li:

"Ma allora io prima ho parlato al vento?! Se tu non intendi mai ascoltarmi che senso ha parlare ancora?"

"Forse perché questa volta sono io a doverti dire qualcosa, ma non mi aspetto però  che tu mi faccia la morale." Disse chiudendo la porta.

"Smettila di fare l'arrogante con me"

Cassandro si immobilizzò al centro della stanza per scrutarla attentamente, quando chiuse le palpebre degli occhi, per cercare di frenarsi.

"Se solo tu non avessi coinvolto quello stupido di Filota..." mormorò chiudendo i pugni e abbassando il tono della voce, forse per avvertirla.

"Ah già dimenticavo che oltre a essere un farabutto sei pure violento e non ci pensi due volte a mettere le mani addosso."

Lui riaprì gli occhi e la fissò seriamente:

"Quindi deduco che non ti interessa quello che ho da dirti"

"No non mi interessa, anche perché sono sicura che saranno solo bugie o scopiazzatura della verità girata a modo tuo." Rispose sfrontata, mettendosi le mani sui fianchi.

"Hai la presunzione di sapere tutto e di tutti" mormorò lui accennando a un sorriso, anche se i suoi occhi rimanevi seri e glaciali.

"Di te non sono mai sicura. E ho imparato a non farmi aspettative su qualcuno che ti delude sempre e comunque" Lo stava facendo apposta, stava tentando di ferirlo e di mostrargli apertamente tutto quello che si era tenuta dentro in quei giorni.

"Io sono venuto qui per scusarmi, per parlarti chiaramente, non per farmi offendere da te."

"Allora se vuoi fare qualcosa di concreto cerca di dare un appoggio disinteressato a mio fratello, al tuo re, quando ce ne sarà bisogno. Alessandro potrà anche essere pieno di ambizioni, testardo e talvolta pazzo, ma almeno lui non ha paura dei giudizi altrui o di prendere decisioni che minano la sua autorità e potere" rispose sincera come per fargli capire che lui non valeva un neanche un dito di Alessandro.

Cassandro rise in modo ambiguo, freddo pensando che forse Tasmin non era così astuta come aveva sempre pensato, visto che per avere il potere non bisognava assecondare i desideri personali, mai. Dovevi avere chiaro in mente ciò per cui era disposti a lottare e non concederti mai una debolezza.

"Ingenua. Tuo padre si starà rivoltando nella tomba" mormorò crudele.

Lo schiaffo arrivò all’improvviso e con violenza tale che fece girare completamente la faccia di Cassandro; Tess lo guardava con odio e con disprezzo e quel gesto voleva fargli capire che lui non poteva manovrarla come un burattino.

Cassandro si girò lentamente verso di lei, sembrava che quello schiaffo non lo avesse minimante scalfito infatti continuò a fissarla gelido, come se avesse ancora lui la situazione in pugno:

“Questo non cambia niente sai? Ma non lo fare più.” Rispose duramente.

“Altrimenti?” replicò lei per sfidarlo.

Si aspettò che lui avesse uno dei suoi soliti scatti d’ira invece le prese la testa fra le mani e appoggiò le labbra sulle sue con violenza, senza un minimo di dolcezza. La strinse a sé in modo provocante, quasi eccessivo e Tess solo per un secondo lo assecondò ma riuscì a spingerlo via da lei con la poca forza che le era rimasta. Gli avrebbe voluto dare un altro schiaffo ma pensava era meglio tenere a freno le mani visto come Cassandro aveva reagito prima.

“Vattene!” gli urlò con astio per allontanarlo e per dimostrare a sé stessa che lei non aveva sentito niente quando l’aveva baciata. Niente.

“Non mi sembrava che tu volessi cacciarmi” rispose lui semplicemente.

“E invece io voglio che tu esca di qui! Tra noi non ci sarà mai nulla Cassandro” mormorò con le spalle al muro.

“Nulla? Quello che tu provi in questo momento è nulla?”  gli domandò lui per provocarla, avvicinandosi di nuovo a lei ma Tess cercò di sviare i suoi spostamenti per non permetterle più di toccarla.

“Quello che voglio per la mia vita è un po’ di certezza, voglio fidarmi della persona che amo, voglio costruire qualcosa! E tutto questo con te non sarebbe mai possibile”

Cassandro all’improvviso si fermò a qualche centimetro da lei, come se quella frase lo avesse colpito nell’animo; abbassò lievemente le palpebre per poi guardarla dritto negli occhi. La sua voce in quel momento appariva affranta, delusa.

“Perché?”

Tasmin deglutì nervosamente prima di cominciare, anche se pure ora che doveva dimostrarsi forte, Cassandro riusciva sempre a metterla in soggezione.

“Gli uomini come te si sentono invincibili con tutti. Perché sono abituati a calpestare chiunque li ostacoli; sono dei perdenti e lo sai il perché? Perché hanno paura. Perché se provano qualcosa, si sentono deboli…! E questo fa di loro degli esseri vuoti, e quindi anche se vincono rimangono sempre dei perdenti”

Cassandro sorrise in modo gelido e crudele anche se i suoi occhi verdi stavano dimostrando tutt’altro, cioè che era ferito. Ma non lo avrebbe mai ammesso.

“Sei sicura di aver capito tutto?” domandò alzando il mento.

“No a me è bastato vedere il tuo comportamento a Babilonia. Hai avuto paura di quello che provavi e sei fuggito, e ora vieni a fare la parte dello spietato… con me!! E’ inutile, io lo so che sei un vigliacco, lo so”

Calò un silenzio vibrante nella stanza, che non permetteva a nessuno dei due di respirare.

Poi però Cassandro rinsavì e ritornò a essere quello di sempre:

“Vigliacco? Bene. Preparati a vedere questo vigliacco che distrugge tuo fratello nel consiglio” mormorò profondamente come se volesse farle ricordare quelle parole per il resto della sua vita.

Non le diede il tempo di replicare, che sbatté con violenza la porta della stanza lasciando Tasmin sola e imbambolata. Era inutile, cos’altro poteva fare? E non avrebbe permesso a se stessa di piangere ancora.

Cassandro.. era impossibile riuscire ad entrare nel suo cuore, è sempre stato così e rimarrà a essere così.

 

 

Il consiglio si svolse infatti nel peggiore dei modi: tutti davano contro ad Alessandro sul fatto che intendesse sposare una barbara invece di una degna macedone, e allora l'erede che verrà messo al mondo non sarebbe mai stato di sangue puro. Parmenione gli diede contro, urlando che stava andando contro le volontà di suo padre, che stava assecondando solo i suoi desideri personali invece dei suoi doveri. Anche Filota ci diede del suo, dicendogli che doveva prendere quella barbara come concubina e sposare invece una macedone all'altezza di diventare regina.

Ma Alessandro non volle sentire ragioni e precisò che non avrebbe mai cambiato idea e urlò che lui non era Filippo.

"Vi ho condotti più lontano di quanto mio padre abbia mai sognato!! Vecchio questo é il nuovo mondo!" urlò per chiudere lì la questione e condusse Parmenione in una sua legione a Maracanda per sostenere la spedizione in Asia e le redini dell'impero.

Cassandro a quel punto sbottò e si comportò come la minaccia detta prima a Tasmin prevedeva. Ma nessuno si aspettò uno scatto d'ira così forte contro il re:

"Alessandro sii ragionevole!! Era previsto che loro diventassero nostri pari?! Che dividessero i nostri premi?! Ricordi cosa diceva Aristotele? Un'asiatica! Che valore può avere un voto nuziale per un popolo che non ha mai tenuto la parola data a un greco??" mormorò in tono offensivo.

"Che perisca Aristotele!!" gridò il re con furia ancora più violenta di quella che aveva Cassandro, e lo spinse contro il muro afferrandogli la testa con la mano:

"Cos’è che ti rende tanto migliore di loro?! Cassandro, migliore più di quanto tu non lo sia veramente é così che vi sentite tutti voi??" gli gridò in faccia mettendosi pericolosamente faccia a faccia contro di lui.

Efestione allora cercò di calmarlo e così Alessandro decise di lasciare la presa sull'amico, ma la sua sfuriata non era ancora finita:"Quello che mi disturba di più non è la vostra mancanza di rispetto verso quello che penso! Ma il disprezzo per un mondo molto più antico del nostro!!" gridò ancora prima di fuoriuscire dalla sala del consiglio, senza dare il minimo ascolto ai suoi uomini.

Quello fu il suo primo errore.

 

La cerimonia si svolse in modo semplice ma aristocratico secondo le usanze barbare, unendo così i due popoli che in passato erano sempre stati in contrasto.

I malumori dei soldati era arrivato al punto limite perché molti non vedevano di buon occhio la solidarietà che Alessandro provava verso gli asiatici, mettendo il suo stesso popolo in secondo piano, e mischiando addirittura le due razze. Tasmin colse negli sguardi di quelli che riteneva amici di Alessandro, un'espressione delusa e di malcontento, e sfortunatamente prevedeva che presto si sarebbero rivoltati contro il re. Tess si focalizzò di più sul volto di Efestione che sembrava essere l'ombra di se stesso: era pressoché angosciato e disperato, forse perché l'uomo che amava si stava irrimediabilmente allontanando da lui con quel matrimonio.

Tasmin si chiese se la loro torbida e ossessiva relazione sarebbe finalmente finita ora che Alessandro era sposato.

Poi involontariamente i suoi occhi blu si misero a fissare il volto tirato di Cassandro che fra tutti sembrava quello più serio e duro. Sicuramente aveva avuto un forte scontro con Alessandro e ora si stava leccando le ferite, escogitando le prossima mossa da fare.

Quando il ragazzo si sentì il suo sguardo addosso, si girò verso di lei e la guardò. L'espressione del suo viso non era cambiata di un centimetro, era lo stesso serio e deciso, soltanto più penetrante mentre la osservava.

Tasmin distolse lo sguardo da lui, godendosi la festa e pensando tra e cosa il fratello aveva trovato di tanto attraente in Rossane.

Dopo un anche Cassandro abbassò lo sguardo.

 

Verso sera Tasmin andò dal fratello per fargli ancora le congratulazioni visto che durante la cerimonia non erano potuti stare un attimo soli.

Entrò in silenzio in camera sua e lui era già in tenuta da notte al centro della stanza. "Ehi non ti ruberò molto tempo! Volevo soltanto farti le congratulazioni, se tua moglie non comprende quanto sia fortunata allora é davvero una stupida" esclamò ridendo.

Anche Alessandro ricambiò il sorriso avvicinandosi alla sorella:" Non é stato facile per gli altri accettare la mia scelta ma prima o poi capiranno che questa unione ci trarrà solo vantaggi. E tu invece sei ancora logorata dalle tue paranoie politiche?"

Tasmin gli toccò dolcemente il viso e gli rispose:"Io voglio solo che tu sia felice, fratello. Almeno tu..."

Alessandro si rabbuiò e le prese le mani sulle sue:" Perché dici così? Non sei felice qui?" domandò preoccupato.

Tess gli sorrise cercando di rassicurarlo:"No sto bene.. sono solo un po’ sotto pressione e questa tua improvvisa decisione ci ha destabilizzati tutti.. Ma!" replicò alzando l'indice della mano "Non bisogna far aspettare la sposa perciò mi dileguo!" rispose caldamente dandogli un bacio sulla guancia.

Alessandro rise divertito:"Dammi l'in bocca al lupo sorellina!" esclamò in tono ironico.

"Oh non ne hai bisogno!" rispose lei facendogli l'occhiolino e dandogli la buonanotte.

Quando fuoriuscì dalla camera vide Efestione marciare lungo il corridoio e non appena si rese conto che si stava dirigendo proprio in camera di Alessandro, Tasmin sgranò gli occhi per la sua sfrontatezza e lo rincorse prendendolo per il braccio:"Dove credi di andare?" ringhiò con astio.

"Lasciami andare Tasmin" rispose lui col suo stesso tono.

Lei automaticamente lasciò la presa sul suo braccio ma gli rise in faccia per compatirlo:"Mio fratello sta per passare la sua notte di nozze e tu cosa fai? Se vuoi importunare Alessandro abbi almeno la delicatezza di farlo di giorno e senza con la paura di essere scoperti dalla neo sposa!"

"Gli devo parlare solo un minuto" rispose seccamente.

"Perché non lo lasci andare? Lui ormai ha fatto la sua scelta e se questo matrimonio ha creato dei malumori, se ne creeranno ancora di più quando la vostra piccola relazione peccaminosa verrà alla luce! Non capisci che stai rendendo ridicolo mio fratello?"

Efestione allora si mise a ridere:

"Credevo che Alessandro fosse ossessivo nei tuoi confronti perché ti vuole sempre con sé, ma deduco che anche tu non sei da meno"

Tasmin lo guardò offesa per quel rimprovero:

"Io voglio solo il suo bene, a contrario tuo che gli ronzi sempre intorno. Perché non passi il tuo tempo con qualche bella ragazza? Se non riesci a trovarla, te ne posso presentare io qualcuna"

Ma all'improvviso la porta della camera del re si spalancò; forse Alessandro li aveva sentiti visto che parlavano ad alta voce infatti lui si affacciò sulla soglia della porta.

"Lascialo passare Tess" ordinò guardando Efestione.

"Ma.." lei cercò di protestare ma vedendo che suo fratello era irremovibile, cedette con un sospiro esasperato. In quella giornata era andato tutto storto e sembrava fosse sul punto di impazzire, forse perché non era destino che lei avesse una vita normale.

"Fai come vuoi, poi però non venire a lamentarti da me!"

Dopo aver detto questo Tasmin si dileguò lungo il corridoio, lasciandoli soli.

 

La serata intanto non era ancora finita, i balli erano ancora nel pieno svolgimento e fiumi di vino calavano dai bicchieri.

Cassandro fuoriuscì dalla tenuta e andò nel terrazzo, buttando al vento ciò che aveva rimasto nel bicchiere.

Sotto il balcone c'era un burrone molto profondo e ripido, e se qualcuno fosse caduto sicuramente si sarebbe spaccato l'osso del collo visto che il palazzo era situato in cima alla montagna.

Ripensò alle parole dure che Tasmin gli aveva rivolto… le ricordava perfettamente e ogni volta la gola gli si seccava, e il fiato gli mancava come se il cuore perdesse dei battiti. Quelle parole lo avevano ferito, tuttavia non lo avrebbe mai ammesso. Non poteva provare debolezze con nessuno e quindi come al solito avrebbe innalzato la barriera per distanziare le persone,  facendo finta che non gli importasse di niente e di nessuno.

Così era tutto più facile; perché lui non era in grado di esaudire le aspettative di nessuno… tanto meno quelle di Tess… e in fondo ne soffriva perché lei aveva ragione.

All'improvviso fu avvicinato da Filota che era completamente brillo infatti faticava a reggersi in piedi.

"Bella serata" disse lui continuando a bere.

"Prima che tu venissi a seccarmi lo era" rispose Cassandro sincero continuando a guardare l'orizzonte davanti a sé.

"Sono venuto a proporti un affare" disse Filota cercando di darsi un contegno e per questo si aggrappò alla spalliera del balcone.

"Tu? A me? Non vedo perché dovrebbe interessarmi" rispose Cassandro con un ghigno.

"Anche se mezza Macedonia mi ritiene uno stupido, comunque sono stato l'unico ad accorgermi che tra te e la sorella del re c’è qualcosa quindi... ti conviene ascoltarmi" mormorò agitando nervosamente le mani.

Cassandro allora si girò verso di lui con l'espressione sul viso indecifrabile. Quel verme voleva forse ricattarlo?

"Oh bene vedo che ho attirato la tua intenzione ma non é come sembra.. non ho intenzione di ricattarti" rispose finendo l'ultimo goccio di vino. "Ti sto proponendo un affare.. tu sai benissimo che io possiedo molte terre e mio padre é l'uomo più vicino a re, poi ora tiene le redini dell'impero in una delle sue legioni più fruttifere..un bel gruzzoletto no? Comunque tornando a noi, io sono disposto a offrirti ancora più potere di quello che hai già e in cambio... mi concedi la tua preziosa donzella per una… o due sere." rispose infine con un sorriso bastardo in faccia.

Cassandro era molto intelligente ma non riuscì a capire questa sua folle richiesta e aveva voglia di ridergli in faccia, tuttavia decise di rimanere serio per analizzare a fondo la questione.

"Spiegati meglio perché credo di non aver capito bene"

"Non é difficile.. tu organizzi una serata romantica con lei fuori dal palazzo, lontano da qui, ma all'ultimo momento c’è un imprevisto e non puoi più venire.. così avrò io il via libera e ci andrò io al tuo posto. Tranquillo non sospetterà niente e poi sono un gentiluomo a contrario tuo, quindi non la toccherò con un dito.. se lei non desidererà il contrario ovviamente" mormorò beffardo. Il vino doveva avergli spento i pochi neuroni che gli erano rimasti.

Lo sguardo di Cassandro nel frattempo si era fatto impenetrabile, gelido e non mostrava alcuna emozione.

"In cambio avrai ciò che ti ho detto prima.. e non dirmi che questa offerta non ti fa gola..! Non ho riferito a Tasmin ciò che ho scoperto su di te e sulla tua famiglia e niente uscirà dalla mia bocca come tu hai ordinato.. ma un uomo ambizioso e senza scrupoli come te, converrebbe che questa offerta é molto allettante e sono sicuro che accetterai senza battere ciglio. Andiamo cosa vuoi che sia una notte o due..!"

Cassandro aveva ascoltato attentamente ciò che Filota gli aveva detto; il suo sguardo non era cambiato ed era rimasto gelido e intimidatorio.

Poi però abbozzò a un sorriso di riconoscenza e Filota pregustò già la vittoria. Ma aveva fatto male i suoi calcoli.

Senza che potesse reagire si ritrovò a penzoloni giù dal dirupo, con la testa che dondolava in mezzo al vuoto e soltanto le gambe lo tenevano sulla terra ferma. Capendo cosa stava succedendo si mise a gridare come un forsennato e cercò di risalire sul balcone ma la presa di Cassandro era molto forte e non accennava a diminuirla:

"Ho ascoltato attentamente la tua offerta e questa é la mia risposta. Addio Filota" mormorò Cassandro spregevole,  spingendo il suo corpo verso il basso.

Filota allora si dimenticò della sbornia e urlò di non farlo, che se ne sarebbe pentito e che era completamente fuori di testa, come aveva sempre pensato. Gridava e piagnucolava allo stesso tempo sperando che qualcuno venisse a salvarlo, ma col casino della festa nessuno si sarebbe accorto delle sue urla.

"Che c'é  hai paura? Questa volta non c'é il tuo paparino che ti copre le spalle e ti difende, piccolo Parmenione!" disse pronunciando lentamente il suo disprezzante soprannome, per umiliarlo ancora di più.

"Bastardo! Aspettavi quest'occasione da tempo non é vero?" recriminò Filota, cercando di afferrargli il braccio.

"Questa volta mi hai dato sui nervi più del solito.. hai davvero oltrepassato il limite piccolo verme." mormorò con voce terrificante mentre il viso si era fatto di nuovo gelido.

"Se mi uccidi, tu farai la mia stessa fine! Mio padre te la farà pagare!!"

"Almeno avrò la soddisfazione che l'ultima cosa che vedrai sarà il mio sorriso che guarda il tuo cadavere" rispose lui in tono crudele.

Ma poi smise di sputare sentenze a raffica e fissò lo sguardo delirante di Filota.. il piccolo verme aveva ragione; se lui lo avesse ucciso, avrebbe fatto la sua stessa fine visto l'autorità che Parmenione esercitava nel paese. Eppure era così allettante l'idea di fargliela pagare.. questa volta Filota aveva osato troppo.

Ma alla fine tirò il moribondo, che finalmente riprese a respirare, anche se Cassandro non aveva ancora finito con lui infatti lo inchiodò a terra, mettendogli con forza un piede sulla schiena.

Filota piagnucolò ancora:

"Perché fai così? Era una buona offerta! Ti ho detto che non l'avrei sfiorata se lei non lo avesse voluto!"

"Non mi importa del tuo spirito cavalleresco, io non ti cedo niente e ora fila via!" replicò con odio, lasciandolo libero.

Filota si tirò con difficoltà visto che era ancora scosso:

"Hai davvero sprecato un occasione Cassandro. Non credere che non te la farò pagare" disse racimolando quel po’ di coraggio che gli era rimasto.

Cassandro lo guardò con disgusto:

"Porta via la tua carcassa Filota, prima che io rimpianga di non averti buttato giù dal dirupo"

Filota allora col morale a pezzi se ne andò senza dir più niente, ma mentre correva via si imbatté in Luna che aveva lo sguardo angosciato.

La donna aveva ascoltato solo la parte finale del litigio e nella sua mente era Cassandro a passare dalla parte del carnefice, mentre in realtà era Filota il vero farabutto.

Il ragazzo se ne andò subito e Luna invece rimase a fissare Cassandro con sgomento.. sapeva che Tasmin era parecchio presa da lui ma evidentemente non aveva capito fino in fondo quanto lui fosse violento e pericoloso. In cuor suo si promise che non avrebbe mai permesso che facesse del male alla sua bambina, costi quel che costi.

In quel paese ormai l’ondata di follia aveva invaso chiunque.

 

FINE CAPITOLO!!

Spero vi sia piaciuto ^^ Ahah il povero Filota ne fa sempre una delle sue, cedere un po’ di potere in cambio di Tasmin….eeeeeh hai fatto male i tuoi conti, caro! XD

E Cassandro è sempre più stronzo… anche se quando menava il povero Filota l’ha fatto per dargli una lezione visto che voleva usare Tasmin solo come un oggetto di scambio senza valore, manco fosse un cavallo!

Ci vediamo alla prossima! E commentate! ^^

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Capitolo 9
*** 9 capitolo ***


9 CAPITOLO

 

Si resta soli quando si diventa mito.

Questa frase detta da Aristotele avrebbe accompagnato Alessandro per il resto della vita; quando ottieni così tanto potere e gloria finisci per accantonare solo la gelosia e la brama degli altri che desiderano essere come te, e molto di più. Quelli che prima consideravi amici smettono di essere tali.

 

Da quando Alessandro sposò Rossane tutto andrò a rotoli: l'esercito si era rivoltato contro di lui, forse non esplicitamente ma era quasi impossibile non notarlo; Efestione aveva smesso di incontrare privatamente il re nelle sue stanze e pure Tasmin si stava allontanando a causa delle loro opinioni contrastanti su ogni argomento.

Più tardi Alessandro imparò a dominarsi ma gli era rimasta per tutta la vita quell'ira sempre pronta, cui bastava un piccolo stimolo per cedere in attacchi terribili.

Un giorno infatti stava pranzando in una delle sue stanze reali solo con Tasmin e stavano chiaramente discutendo sui privilegi che il re donava agli asiatici.

“Tu non puoi capire Tess, questa gente vuole… ha bisogno di libertà, di diritti e di giustizia”

“Giustizia?” Sbottò lei allibita. “Che idiozia! E’ giusto che i nullafacenti come loro abbiano le stesse cose dei tuoi uomini, che lottano da anni al tuo fianco? Che dividano senza alcun merito i premi che spetterebbero di diritto al tuo popolo? Sono d’accordo che questa gente abbia bisogno di una possibilità per farsi valere e dimostrare le loro virtù, ma tu gli stai regalando dei benefici troppo grandi e non è giusto, perché non hanno fatto niente per meritarselo! Se pensi che fino a qualche giorno fa ti facevano la guerra, ora invece tu hai ceduto le terre che hai conquistato ai precedenti re solo per fartene degli alleati e credi sia una mossa furba… ma invece non è così, perché loro non ti saranno mai leali Alessandro!” Tasmin alzò il tono della voce per far valere il suo punto di vista e cercar di far ragionare il fratello, se non voleva andare incontro alla sua rovina.

“Ti vedranno sempre come un invasore, un tiranno e appena abbasserai la guardia.. Bam! Ti attaccheranno un’altra volta! Non puoi fidarti di quei serpenti, non sono come noi e non lo saranno mai! Smettila di perseguire questo tuo sogno folle di unire greci e barbari perché non avverrà mai. E se nostro padre sarebbe qui, ti direbbe le stesse identiche parole. Almeno lui non era così sentimentale”

Il re era rimasto zitto ad ascoltare l’opinione di Tess senza fiatare, ma appena lei mise in ballo il padre e il fatto che non avrebbe mai avverato il suo sogno, Alessandro diede una bastonata alla zuppiera che Tasmin aveva in mano e la gettò lontano spargendone il contenuto per terra.

Luna, che prima d’ora era rimasta in un angolo a servirli, si drizzò inorridita. Era la prima volta che vedeva il cattivo umore del re rivolto contro sua sorella e ne fu fortemente turbata.

Guardò con sgomento quei ragazzi così giovani e belli, che aveva cresciuto lei stessa e temette che prima o poi il destino li avrebbe messi contro o peggio che si facessero del male a vicenda.

Tasmin deglutì senza dire una parola e si alzò a raccogliere i pezzi della zuppiera, prima che vi si tuffasse Luna, e infatti la principessa pregò la donna di starsene tranquilla, che ci avrebbe pensato lei.

Luna obbedì senza fiatare e fissò timorosamente Alessandro che restava seduto, immobile e duro, come se fosse una bestia incatenata.

“Se non ascolti le persone che ti sono vicine e che vogliono soltanto il tuo bene, prima o poi ti farai del male con le tue stessi mani Alessandro.” Disse solamente Tasmin, alzandosi da terra e alla fine se ne andò fuori dalla stanza , seguita a ruota da Luna, mentre Alessandro diede ancora di matto e lanciò per terra tutto ciò che era rimasto sul tavolo per sfogare la sua delusione e rabbia repressa.

Le lotte politiche avevano peggiorato il carattere del re e bastava un nulla per farlo scattare, neppure Tasmin poteva frenare i suoi attacchi d'ira, ma la verità é che i soldati avevano cominciato ad aver paura di lui... la sorella stessa, che non aveva mai temuto il suo brusco carattere, ne era spaventata e vederla timorosa nei suoi confronti faceva andare Alessandro ancor di più in bestia.

Anche Tess a sua volta stava cambiando: ormai le lamentele di Alessandro le davano fastidio, gli diceva che se l'era cercata per non averla ascoltata quando avrebbe dovuto, oppure altre volte lo ignorava per fargli sbollire la schiuma di rabbia in santa pace.

Se Tess sentiva che tutti i suoi legami affettivi si stavano sgretolando come castelli di sabbia in alta marea, senza possibilità di non ritorno, questo non valeva per la fida Luna. L'affetto che la donna sentiva per Tasmin era caratterizzato da una dedizione nel servirla e una tolleranza illimitata nell'acconsentire ad ogni sua eccentricità e desiderio.

Per Luna infatti che aveva trascorso la maggior parte della vita in campi sudici al sole a fare la serva, badare alla principessa fu come entrare nella gloria. Le faceva il bagno in acqua profumata al gelsomino, la strofinava come se fosse un delicato cigno e le spazzolava i capelli fino a renderli brillanti come la seta.

Faceva in modo di dimostrarle la sua tenerezza con piccoli dettagli ai quali dedicava la sua esistenza; gli Dèi non erano stati generosi con Luna avendole donato un corpo arido, privandole della possibilità di avere figli, e quando per la prima volta prese in braccio Tasmin appena nata e vide i suoi splendidi occhi blu, la sua bocca di bocciolo che si apriva in un tenero sorriso, capì che quel vuoto sarebbe stato ricolmato da quella bambina.

Infatti Luna da quel giorno non aveva smesso neanche per un attimo di amare Tasmin come se fosse figlia sua e la capiva solo come una madre poteva fare: la sorella del re infatti non era fatta per un esistenza banale...

Luna lo diceva sempre: era uno di quegli esseri nati per la grandezza di un solo amore, per l'odio esagerato, per la vendetta apocalittica e per l'eroismo più sublime, ma non aveva potuto concretizzare il suo destino proprio perché questo le imponeva di vivere come la classica principessa al servizio degli uomini, lontana da ogni dibattito o presa di posizione.

 

Durante uno dei suoi bagni quotidiani, mentre Luna le asciugava delicatamente i capelli, informò Tasmin di ciò che aveva visto la sera del matrimonio ovvero il litigio furibondo tra Filota e Cassandro, facendo passare quest’ultimo per un carnefice crudele.

"Ha minacciato di far cadere Filota dal dirupo?" domandò Tess sgomenta, non riuscendo a credere fino a che punto si fosse spinto Cassandro.

"Purtroppo ho sentito soltanto l'ultima parte della litigata ma vi assicuro che Cassandro non stava affatto scherzando, avrebbe fatto paura persino a vostro fratello... Quel ragazzo é pazzo, bambina mia, e quel che é peggio é ossessionato da voi" mormorò premurosa Luna strofinandole la schiena.

"Cassandro non é ossessionato da me. É ossessionato dal potere e farebbe qualsiasi cosa per ottenerlo" rispose amaramente, convincendosi che quello che pensavano gli altri su Cassandro era così terribilmente vero.

Ma Luna non aveva ancora finito di mettere in guardia Tasmin:

"Invece é così, vi dico. Per ottenere la vostra approvazione chissà di cosa sarebbe capace, pur di mettersi in mostra. Lui sa di essere più forte di voi e ci marcia sopra... Quindi vi imploro signorina... Questo gioco al massacro con Cassandro vi nuoce la salute e dovete smetterla per il vostro bene"

Tasmin in quel momento pensava invece al modo migliore per contrastare Cassandro e le sue pazzie malate; Filota non era mai stato un asso in intelligenza infatti tutti lo ritenevano uno stupido, ma non si meritava di morire.

Sorrise dolcemente a Luna e le accarezzò la mano per tranquillizzarla, pregandola di non preoccuparsi; le disse inoltre di svuotare la vasca perché ormai aveva finito. Aveva altro a cui pensare e sapeva benissimo che cosa doveva fare in seguito.

Aveva retto anche troppo il suo gioco.

 

Si vestì velocemente e andò a cercare Cassandro per tutto il palazzo e finalmente lo trovò intento a parlare con dei soldati macedoni, ma anche quando lui la notò arrivare non fece allontanare i suoi uomini, anzi continuò a parlare con loro come se lei non esistesse nemmeno.

Appena finì di impartire gli ultimi ordini ai soldati, finalmente si degnò di guardare in faccia Tasmin e di rivolgerle la parola.

"Devi dirmi qualcosa Tess? Sono piuttosto occupato in questo momento" disse con un tono di voce annoiato e indifferente.

Tasmin gli sorrise affabile per mascherare il suo malumore:

"Cosa pensi di ottenere comportandoti così? Fai soltanto apparire ciò che sei veramente... Cioè un vigliacco. Se devi prendertela con qualcuno prenditela con me, non con Filota"

Cassandro questa volta si fece serio e si incupì notevolmente:

"Chi te l'ha detto?"

"Non ha importanza questo, ma il punto é che stavi per ucciderlo, te ne rendi conto? Il figlio di Parmenione.. Non te la saresti cavata bene questa volta e per quanto Filota possa essere fastidioso, non meritava di certo di finire a penzoloni sopra un dirupo!"

La ragazza era chiaramente furiosa e indispettita verso di lui, ma Cassandro non accennava minimamente a difendersi, poiché non era sua abitudine dare spiegazioni, fare la vittima o fingersi di essere un normale essere umano che prova dei sensi di colpa… infatti le sorrise sarcastico come se la stesse prendendo in giro.

"Mi stai facendo un processo?" domandò sfrontato.

Tess sbuffò esasperata cercando di controllarsi:

"Che cosa ha fatto Filota per farti scattare come una molla?"

Lui sospirò rumorosamente stringendo le braccia al petto:

"Non spreco fiato e energie per questioni che non mi interessano. Filota é un camaleonte che si diverte a creare casini ma gli ho insegnato che il gioco é bello quando dura poco. Se quello che gli ho fatto urta la tua sensibilità, mi dispiace ma non so che farci."

Tasmin strinse gli occhi blu e cercò di non spalancare la bocca per quell'affermazione così egoista. Possibile che si fosse sbagliata tanto sul suo conto? In quel momento diede sfogo alle caratteristiche che Luna gli aveva sempre attribuito… L’odio esagerato.

"Continua pure così. Finirai per morire da solo! In mezzo all'oro forse, ma da solo!"

Gli gridò Tasmin con tutta la delusione e rabbia che aveva in corpo, sperando in questo modo di farlo soffrire ma le sue grida non scalfirono nemmeno la corazza che Cassandro aveva indossato per far allontanare le persone, e infatti rimase a guardarla con un espressione gelida e priva di vita, come se così dimostrasse che le parole di Tasmin erano vere.

E ci riusciva davvero bene a farle credere che avesse ragione.

Mentre la vedeva allontanarsi sempre più velocemente da lui, pensò in cuor suo che forse era meglio così. Il suo enorme orgoglio gli impediva di fermarla; le parole gli morirono in gola perché aveva letto del rimprovero negli occhi di Tess, accusandolo di un atto, cui la sola colpa era dovuta a quello stolto di Filota, ma alla fine ogni sua parola gli si sarebbe rivoltata contro.

Fiero com'era non sopportava di attirare sguardi di pietà e perdono, come un ragazzino scapestrato e pentito. Doveva essere lui a concedere perdono, non riceverne, visto che per una volta nella vita non aveva pensato solo a se stesso... l'aveva dimostrato quella sera.

Girò per un secondo lo sguardo e notò che proprio Filota lo stava osservando con sguardo grave e severo; Cassandro ricambiò facendosi però più terrificante tanto che Filota fu quasi costretto ad allontanarsi, mentre sul volto di Cassandro comparve un sorriso feroce e diabolico.

Segno che stava macchinando qualcosa contro quella serpe fastidiosa di Filota.

Non aveva dimenticato come gli si era rivolto la sera del matrimonio, con quanta spregiudicatezza lo aveva invitato ad accettare la sua offerta e soprattutto il modo in cui aveva osato farlo… Aveva afferrato subito il concetto ma temeva di non aver capito bene perché la sola idea di cedere Tasmin a quel piccolo verme gli sembrava ripugnante solo a pensarci.

L’avrebbe ucciso quella sera… Oh si, l’avrebbe ucciso ma all’ultimo aveva tentennato e l’aveva tirato su dal dirupo, perché sarebbe stato troppo facile così e addirittura sarebbe passato lui dalla parte del torto.

Non avrebbe dato quella soddisfazione a Filota. Il “piccolo Parmenione” poi gli aveva garantito che gliela avrebbe fatta pagare ma sarebbe stato lui stesso a mettere in atto quella minaccia verso di lui… che avrebbe segnato definitivamente la sua fine.

 

Il malcontento nei confronti del re arrivò al culmine quando si scoprì di un tentativo fallito di avvelenare Alessandro e così si scatenò il caos totale. il complotto turbò molto il re e non solo perché la cerchia dei traditori era composta da giovani macedoni che avevano accompagnato il suo sogno, ma anche perché in mezzo a loro c'era Filota, il suo amico d'infanzia.

Nella tenda del re si svolse un processo ai suoi danni per fargli ammettere le sue colpe; c’erano presenti quasi tutti persino Tasmin che non appena aveva sentito ciò che era successo, non aveva potuto credere alle sue orecchie. In un modo o nell’altro aveva subito pensato a Cassandro, che fosse anche lui immischiato nel complotto contro suo fratello, perché quando si trattava di intrighi e tradimenti lui chissà perché era sempre presente… ma il suo nome stranamente non compariva nella cerchia dei traditori, anzi era stato lui per primo ad accusare Filota.

Dentro la tenda si svolse un vero e proprio processo: Efestione incalzava Filota di parlare chiaramente, di sputare il rospo ma il ragazzo negava continuamente.

"Alessandro." esclamò Filota facendo un passo in avanti verso il re. "ricordami per quello che sono"

Alessandro lo guardò crudo in viso sentendosi veramente tradito.

"Io ti ricordo Filota ma non come tu ricordi te stesso. E a noi tutti sembra che il vero oggetto della tua anima sia l'ambizione"

"No..." sussurrò il ragazzo avvilito, lanciando un'occhiata di puro odio contro Cassandro, che se ne stava a godere della sconfitta del suo rivale. Era stato lui appunto a mettere la pulce nell'orecchio di Alessandro, per avvertirlo di un eventuale complotto e appena gli era giunta l'occasione aveva fornito le prove necessarie per inchiodare quella serpe di Filota; con tutte le conoscenze che aveva per Cassandro era stato più facile del previsto, ma mai avrebbe pensato di godere tanto delle sofferenze di qualcuno, fino al punto di strozzarsi dalle risate.

Cercò dunque di contenersi, spiegando ai presenti che c'erano prove inconfutabili che dimostravano la colpevolezza dei traditori.

Si innalzò un brusio nel quale chiunque cercava di dimostrare la propria innocenza, dando le colpe ad un altro o dicendo di essere stati incastrati in una meschina trappola.

"Ma che bella compagnia di brava gente siamo! Tutti ligi al dovere e alla legge! Tranne il sottoscritto. Ma nonostante questo posso testimoniare di fronte a Zeus che questo cadavere che cammina..." mormorò deciso indicando Filota. "ha complottato ai danni del re, tentando addirittura di avvelenarlo e aveva chiesto persino a me di contribuire al tradimento offrendomi in cambio del denaro per il mio prezioso aiuto.. Io ovviamente ho rifiutato" esclamò con faccia innocente come se fosse immacolato.

Filota restò a bocca aperta, vedendo come Cassandro stava utilizzando a proprio comodo l'episodio che era successo fra loro la sera del matrimonio, aumentando così le accuse contro Filota.

Il ragazzo se ne stava inerme ascoltando le ingiurie di Cassandro, che continuava a mettere legna al fuoco, il quale presto avrebbe bruciato il “piccolo Parmenione”.

"Tu avevi un accordo con me Filota e hai portato a termine le tue congiure, ma non come volevi tu questa volta! Coraggio non essere timido, fatti avanti! Chiedi la ricompensa!" esclamò Cassandro gongolando per la vittoria e sorridendo soddisfatto, mentre guardava Filota farsi sempre più bianco in volto.

Se Cassandro avesse detto che Filota voleva barattare Tasmin con dell' oro sarebbe sceso l'Olimpo in quella tenda e il re gli avrebbe sicuramente tolto ogni pezzo di pelle dalla sua carne e gli avrebbe asportato gli organi vitali dandoli in pasto ai lupi.

Il poveretto se ne stava immobile, tutto tremante, aspettando il colpo di grazia da Cassandro, il quale fremeva per quell'attesa e sghignazzava vedendo finalmente quel sudicio verme ai suoi piedi. Ce l'aveva quasi sulla punta della lingua, ma fu interrotto da Efestione che disse che ormai avevano preso la loro decisione e non l'avrebbero cambiata per nulla al mondo.

Filota ormai spacciato giocò l'ultima carta, gridando come un forsennato che non era stato lui e che era vittima di un complotto, ma nessuno gli diede ascolto forse perché quel piccolo spocchioso non era mai piaciuto a nessuno.

Filota venne portato via ancora delirante cercando di muovere a compassione il re, il quale lo guardava duramente e non dava segni di ripensamenti.

Tasmin sgomenta per ciò che era accaduto, ancora non ci credeva che Filota avesse ordito alle spalle di Alessandro tentando addirittura di avvelenarlo, e la cosa che più non la convinceva era stato il confronto tra lui e Cassandro: quest'ultimo non aveva detto tutto, era talmente evidente che c'entrasse anche lui in quella tela di inganni e complotti.. O forse lei era troppo paranoica nei riguardi di Cassandro per essere oggettiva in quel frangente delicato.

Certo che avrebbe messo le mani sul fuoco pensando che Cassandro era chiaramente coinvolto in tutto quel casino ed era stato così bravo nel manovrare il suo teatrino, e far credere a tutti che lui era innocente e puro come un angelo.

Mentre portavano Filota al luogo di esecuzione, Tess osservò i volti privi di compassione, di pietà o di malinconia del fratello e di Cassandro. Tutti loro erano sempre stati uniti durante l'infanzia e non si capacitava come le loro strade si fossero distanziate tanto rapidamente e senza rimorsi.

Cassandro inoltre per poco non ballava alla luna tutta la sua gioia e goduria nel vedere finalmente Filota a pezzi.

 In nome di Zeus, glielo si leggeva in faccia che aveva macchinato lui contro Filota, tacendo magari la sua parte di colpa in mezzo a quel complotto.

Cassandro doveva essere coinvolto quanto Filota, doveva esserlo! Tess cercava di convincersi di questo in ogni modo, per trovare così un pretesto più che valido per allontanarlo e smettere di pensare a lui. Aveva sopportato ogni angheria, ogni violenza e presa in giro da parte sua, ma mai avrebbe sopportato che facesse del male a suo fratello. Non l'avrebbe mai tollerato… Un amore ossessivo non poteva giustificare la perdita di un fratello.

Tasmin tornò a fissare con sgomento il volto del povero Filota, che veniva legato come un salame ad un palo mentre farneticava ancora sulla sua innocenza; quando Clito stava per impartirgli il colpo mortale, il moribondo si voltò verso Tess, che non riuscì a sostenere quel volto straziato e si voltò nel momento in cui Filota fu trafitto da una lancia in pieno petto.

Morì quasi subito. Alessandro pieno di lucidità e rancore inviò i soldati alla cerca di Parmenione, per capire se anche lui era coinvolto nel complotto o no. Sapeva o non sapeva? Per il re era necessario agire subito cosicché altri avrebbero desistito subito nel rivoltarsi contro.

Quando finì di impartire gli ultimi ordini, andò vicino alla sorella che restava impietrita senza osare guardare il macabro spettacolo che aveva di fronte agli occhi.. Alessandro le mise delicatamente una mano sulla spalla e quando Tess alzò il viso, incrociò i suoi occhi chiari che stavano in qualche modo cercando di tranquillizzarla o semplicemente confortarla.

Tasmin con un sospiro appoggiò la testa sul suo petto mentre lui le toccava i capelli castano ramato, baciandole delicatamente la testa. In quel momento la principessa pensò che sarebbe stato peggio, anzi terribile più di ogni altra cosa, se quel giorno il piano dei traditori fosse andato a buon fine e avrebbe così perso Alessandro per sempre. Per grazia divina non era accaduto.

Tutto a un tratto i motivi per il quale aveva litigato con lui in quei lunghi giorni sembravano cosi futili... senza importanza, in vista della possibilità che poteva perdere l’amato fratello da un momento all’altro.

Si staccò lentamente da Alessandro, che le accarezzò dolcemente la guancia e le sorrise per tranquillizzarla, prima di andarsene via; Tasmin allora si strinse timorosamente nelle spalle ancora intontita per ciò che era accaduto, quando sentì la voce arrogante di Cassandro dare istruzioni su come slegare Filota e metterlo poi in una fossa comune, senza alcuna cerimonia.

Tasmin si voltò verso di lui e lo trafisse con lo sguardo per quella crudeltà disumana, mentre si dirigeva nella sua direzione.

"Hai finito con la tua spavalderia?" domandò con ripugnanza cercando di evitare di guardare il cadavere di Filota.

Cassandro alzò gli occhi al cielo e si piantò di fronte a lei con sguardo duro:

"Filota stava per tentare alla vita di tuo fratello, dovresti essere contenta di vederlo stecchito"

"Io non godo della sconfitta altrui, e non mi metto a ridere come una pazza vedendo qualcuno che conoscevo da tutta una vita morire in quel modo. "

Lui scosse la testa per la sua ingenuità e bontà d'animo:

"Filota era un bastardo Tess. Le accuse nei suoi confronti erano vere anche se starai pensando, e sono sicuro che tu lo stia pensando in questo momento... Che io abbia alterato e modificato le prove a mio favore pur di incastrarlo. Ma non é così"

Tess strinse gli occhi per osservarlo con giudizio ma quella sua affermazione non la convinceva per niente.. Più lui parlava, meno lei gli credeva. Non sapeva mai cosa aspettarsi da lui, invece Cassandro riusciva a leggerle la mente come nessun altro sapeva fare. Era questa la differenza tra loro due… Lui la sconcertava sempre, mentre lei non riusciva mai a intuire i suoi reali pensieri e si sentiva così succube di lui, che l’unico maniera per difendersi era attaccarlo e respingerlo in ogni modo.

Si schiarì la voce per non far trapelare la sua inquietudine.

"Filota potrà anche essere colpevole ma sono pronta a scommettere che tu sai qualcosa che hai deliberatamente omesso prima, mentre condannavamo Filota..per esempio quell'accordo che lui ti avrebbe proposto ma che tu hai rifiutato. Cos’è, tutto a un tratto ti sei accorto di possedere un po’ d'onore e della lealtà nei confronti di Alessandro? O forse Filota in cambio ti aveva offerto così ben poco denaro da non prendere neanche in considerazione la sua offerta?"

Le parole di Tasmin erano state schiette e dure, ma quando finì di sputare sentenze Cassandro si irrigidì notevolmente e la sua espressione divenne adirata. Sembrava potesse incenerire chiunque solo con lo sguardo.

"Ora basta" sibilò lui afferrandola per un braccio, dirigendosi velocemente verso il palazzo e non badò nemmeno se qualcuno li avesse notati... Sembrava talmente spiritato che non gli importava di nulla e di nessuno, e Tasmin si lasciò trasportare da lui perché era rimasta così sorpresa da quel gesto brusco da non potersi opporre… o forse perché era così terrorizzata da non riuscire a proferir parola.

Cassandro la condusse dentro una stanza vicino all'atrio del palazzo. Davvero ironica come situazione perché sembrava essere la stessa stanza, dentro la quale Cassandro l'aveva condotta qualche giorno prima.

Vi entrarono velocemente ma la presa di Cassandro non cessò di diminuire e Tess lo guardò impaurita negli occhi, facendo fatica persino a respirare.

Cassandro la condusse al centro della stanza continuando a fissarla con sguardo impenetrabile:

"Sono stanco di queste tue continue recriminazioni. Se provenissero da qualcun altro ne resterei totalmente indifferente ma da te non le tollero." esclamò rabbioso lasciando con forza la presa sul suo braccio, facendola deliberatamente indietreggiare, e Tess allora lo fissò spaventata e attonita  per quel che vide nei suoi occhi.

"Vuoi sapere quanto fedele e buono sia il tuo caro Filota?" domandò lui con astio, continuando a trafiggerla con gli occhi, che Tess ormai non riusciva più a sostenere.

"La sera del matrimonio di tuo fratello, Filota é venuto da me tutto ubriaco a farmi un offerta.. Dovevo programmare una romantica fuga d'amore con te lontano da qui per qualche giorno ma all'ultimo minuto io non sarei più riuscito a venire così si sarebbe fatto avanti lui con te... E in cambio lui mi ha offerto del denaro e dei possedimenti.. Te in cambio di qualche ricchezza…  io come risposta l' ho scaraventato sotto un dirupo ma come vedi non gli ho fatto niente... e ora cosa mi dici? Quanto buono e innocente é il tuo Filota, e quanto sono spregevole io?"

Cassandro finì la frase sottolineandola con durezza, mentre Tess aveva ascoltato tutto senza riuscire a dire niente... La verità l’aveva chiaramente colta di sorpresa, destabilizzata, ma quello che non riusciva a sopportare era l’essere stata così stupida.

Stupida per non aver capito niente. Stupida per essere fuggita come una vigliacca. Stupida per essere stata così testarda nei suoi confronti.

Cassandro a dispetto delle sue convinzioni, aveva lottato questa volta non per il potere, per la gloria o per l'ambizione... Ma per lei.

Deglutì abbassando lo sguardo mentre le labbra le tremavano:”E’ così assurdo…

Cassandro alzò il sopracciglio totalmente sorpreso:”Come?”

“Ho sempre cercato di non farmi aspettative su chi poteva solo deludermi nella vita ma alla fine… posso essere delusa solo da me stessa. Ho avuto torto... su di te.” Mormorò timorosamente avvicinandosi a lui, tenendo sempre lo sguardo basso. “Mi dispiace...”

Calò un silenzio pressante e intenso in quella stanza, e Tess non udendo alcuna sua risposta, si decise ad alzare lo sguardo per guardarlo almeno negli occhi.

Cassandro sostenne il suo sguardo: l’espressione dura sul suo volto diminuì e la sua fiamma nei suoi occhi scomparve. “Quindi ora cosa succederà? Mi butterai le braccia al collo? Dirai che non pensi più le cose che hai detto su di me? Non vorrei deluderti Tess ma io sono sempre lo stesso, non mi sono trasformato all’improvviso nel principe azzurro dei tuoi sogni. Quel che prima disprezzavi di me, c’è ancora. E non posso cambiarlo.”

La sua voce anche se risultava fredda e cinica, faceva trasparire una flebile malinconia, che Tess non aveva mai visto in lui e ne fu di nuovo sorpresa.

Ad un tratto le venne in mentre la prima volta che aveva visto sorridere Cassandro quando erano bambini, e di come ne fu meravigliata sentendo quella risata fresca e dolce come quella di  un neonato. In quell'istante di adesso Tess pensava che non avrebbe mai creduto possibile vedere in lui una simile malinconia. Lo rendeva così diverso...

Tasmin gli si fece più vicina, scuotendo la testa:”Io non voglio cercare di cambiarti a tutti i costi… se in passato ti ho detto delle cose spregevoli nei tuoi confronti è stato soltanto per difendermi da ciò che pensavo che fossi. Ma forse sei tu quello che sta scappando, che non vuole guardare in faccia la realtà…non io. Allora permettimi di aiutarti.” Sussurrò dolcemente alzando tentennante la mano. Sembrava esitante, come se fosse intimorita alla sola idea di sfiorarlo.

Alla fine gli toccò leggermente la guancia, mentre Cassandro però restava immobile, senza voler in alcun modo intervenire, e Tasmin sentì le guance surriscaldarsi sentendosi così vicina a lui.

“Io non ti sono nemica. Non voglio farti la guerra. Se tu mi dici quello che ti tormenta, che vuoi a tutti i costi nascondermi, io posso davvero aiutarti.” Sussurrò amorevole, prendendogli il viso fra le mani.

Ma qualcosa poi cambiò nel volto di Cassandro.

 Non sembrava più malinconico o triste; era diventato come prima, se non peggio. Quel fuoco infernale nei suoi occhi tornò ad ardere.

“Ecco dove stava la trappola” replicò con astio allontanando bruscamente le mani di Tasmin dal suo viso, e continuando a fissarla con sguardo indecifrabile, da far venire i brividi.

“Trappola?” Domandò lei totalmente allibita.

“Sei ancora fissata con le tue ricerche su di me non è vero? Hai assoldato un nuovo giocattolino per spiarmi e farmi seguire? Te l’ho già detto: NON DEVI INTROMETTERTI! Smettila di fare ricerche su di me e sulla mia famiglia, non mettere il naso dove non devi! Te ne pentiresti subito.” Sussurrò con odio assalendola con le parole.

Tess fu così sorpresa da quel cambio d’atteggiamento che pensava di aver fatto qualcosa di male:

“Io non mi stavo riferendo a questo… non mi interessa cosa fa o cosa ha fatto la tua famiglia. Ti conosco da tantissimo tempo, che cosa mi dovrebbe spaventare?” domandò Tess cercando di capire cosa tormentava realmente Cassandro, ma il ragazzo rimaneva fermo sulle sue decisioni e infatti divenne improvvisamente gelido e terribile ai suoi occhi.

“Per il tuo bene… restane fuori. E’ l’unica condizione che ti chiedo” disse solamente tenendo il tono della voce più basso, come per renderla più inquietante.

“Condizione? Che cosa dovrei fare? Stare con un fantasma che non vuole mai dirmi la verità?” chiese lei in tono ironico, sentendo tutte le sue certezze di poco prima crollare improvvisamente. E lei cadde con loro.

La delusione di essere stata ferita un’altra volta era troppo grande e profonda per riemergere e rialzarsi… Soprattutto se un attimo prima aveva sperato che tutto quella rabbia e odio fossero servite a qualcosa, invece li stava facendo allontanare ancora di più. Si stava immergendo di nuovo nella sua tristezza e solitudine, scacciando via in un soffio quella gioia che aveva provato un attimo prima.

Ma forse il destino tramava alle sue spalle pur di dividerli.

Cassandro chiuse gli occhi per controllarsi o farsi anche lui stava combattendo le sue stesse identiche sensazioni contrastanti dentro di sé, e cercava in questo modo di attenuarle per non cadere anche lui.

“Perché è così difficile per te rinunciare a scavare sul mio passato e quello della mia famiglia? Non c’entra niente con ciò che stiamo vivendo ora”

“No c’entra eccome.” Sussurrò Tess che non riusciva più a tenere a freno le lacrime. Non sapeva quando erano comparse. Si era accorta inesorabilmente della loro presenza quando sentì la sua voce risuonare strozzata.

“Non posso cercare di capire uno che non vuol parlare. Non posso tentare di aiutare qualcuno che non vuol essere aiutato. E soprattutto… non posso costringere una persona a ricambiare un sentimento che non può provare e che non proverà mai, perché si ostina a tenermi lontana” Disse con un nodo alla gola.

Cassandro a sua volta taceva, aveva uno sguardo duro e scavato come se quelle parole lo addolorassero, ma non potesse far niente per porvi rimedio.

Si stupì di vedere quei meravigliosi occhi blu colmi di lacrime. Non avrebbe mai pensato di provare dolore o rimpianto nel vedere qualcuno soffrire; aveva sempre disprezzato i sentimenti lacrimevoli come l’angoscia, il dolore e la paura perché li riteneva inutili, deboli e insulsi.

"Che cosa sono per te? Se fuori dal letto non posso far parte della tua vita, allora non sono niente di più di una delle tue solite amanti, una sgualdrina. Devi proprio disprezzarmi" sussurrò lei mestamente.

Cassandro trasalì. Non avrebbe mai voluto dire questo… non capiva che era stesso che disprezzava?

Lei gli volse le spalle, ma Cassandro la trattenne e la sentì irrigidirsi, anche se non gli oppose resistenza.

Tuttavia lasciò ricadere subito la mano perché qualcosa scattò dentro di lui:

"E tu devi disprezzarmi ancora di più" disse profondamente. "Se pensi di essere così, allora sono stato io a renderti tale."

Dopo una lunga pausa, aggiunse:

"Tu non sai assolutamente niente di me, Tess. Nonostante abbiamo passato l'infanzia assieme, non mi conosci"

Tasmin deglutì sentendo quell'amara verità a cui si era sempre sforzata di non credere.

Ma ad un tratto smise di essere come una cerbiatta braccata, perché era stanca di sentirsi sempre ferita, e si girò verso di lui con sguardo forte e deciso.

"Se vuoi che ammetta il mio errore, lo farò. Mi sono sbagliata su di te. Ho sbagliato a preoccuparmi per te, spero che adesso sarai soddisfatto." Ciò detto, girò sui tacchi e si diresse verso la porta. Ma prima di uscire si voltò e aggiunse:

"Non provare mai più a comportarti in un modo così sfrontato e arrogante con me perché non sopporterò ulteriori umiliazioni, chiaro? Devi starmi lontano perché sono io questa volta a non volerti fra i piedi. Anzi no, perché non parti verso qualche legione straniera così dimostri a tutti il tuo prode coraggio e la tua sublime tenacia? Tanto qui non mancheresti a nessuno, perché nessuno ti vuole accanto." sibilò Tess.

Prima di rendersi conto di quello che stava facendo, Cassandro avanzò verso di lei, l'afferrò per un braccio e la spinse verso l'anta chiusa della porta, premendosi contro di lei, con tutto il proprio peso.

"Nessuno mi vuole accanto? Davvero?" tuonò Cassandro con lo stesso tono di voce che aveva usato lei.

 Tasmin cercò di liberarsi ma questa volta lui le afferrò il polso, bloccandoglielo dietro la schiena e obbligandola a inarcarsi.

Lui non perse tempo e si chinò su di lei per tentare di baciarla, ma con suo grande stupore Tess gli morse il labbro.

“Sta lontano da me! Ti odio!”

“Ah, come sei incoerente! Un minuto fa professavi di tenere a me e adesso mi detesti. Bene. Almeno in questo non sei sola” rispose spavaldo, con sottile ironia.

Tasmin cercò in tutti i modi di liberarsi dalla sua stretta eccessiva, ma ogni tentativo era inutile perché più lei si muoveva più lui la bloccava contro la porta, e alla fine cedette con un sospiro.

“Perché?” chiese in un sussurro. “Perché ti comporti come un bastardo?”

“Perché lo sono.” Le sibilò contro la bocca, tornando poi a baciarla appassionatamente.

Lei lottò per un breve istante, poi rispose al bacio perché sentì che ogni fibra del suo corpo non riusciva a resistergli. Mentre si abbandonava fra le sue braccia, Cassandro finalmente le liberò il polso e le sue mani le intrappolarono il viso.

Tasmin sentì vibrare il proprio corpo mentre Cassando la baciava senza volersi separare da lei e inconsciamente lo strinse a sé.  Quando finalmente si distaccarono per riprendere aria, comunque lei non riuscì più a riprendere fiato… Era totalmente intontita e devastata da quel bacio, e ancora una volta si sentì debole come in suo completo potere.

All’improvviso le vennero in mente le parole di Luna: Quel ragazzo é pazzo, bambina mia, e quel che é peggio é ossessionato da voi.

Cassandro stava diventando veleno per lei. Ormai era quasi impossibile tornare indietro, e combattere ancora una volta i suoi sentimenti sarebbe stato inutile, perché sarebbero riaffiorati come una tempesta in breve tempo.

Sorrise dentro di sé pensando che era davvero nata per la grandezza di un solo amore… e il destino ormai aveva già scelto per lei. Non poteva cambiare. Non poteva salvarsi.

Cassandro nel frattempo l’aveva lasciata libera anche se teneva ancora il viso vicinissimo a quello di Tess;  lei finalmente si destabilizzò, afferrò velocemente la maniglia della porta da dietro la schiena, e uscì di soppiatto lasciando Cassandro solo dentro la stanza.

Tasmin richiuse con un rimbombo la porta e percorse il corridoio del palazzo con sguardo quasi sconvolto, portandosi la mano alle labbra, come per scacciare quel bacio,  perchè non riuscire credere di averlo assecondato… oppure per trattenerlo ancora nella sua memoria.

Cassandro invece era rimasto dentro la stanza, immobile davanti alla porta e non fece alcun tentativo per fermarla questa volta.

D’altronde che cosa poteva dire? Lui stesso non sapeva che cosa avesse nel cuore.

 

FINE CAPITOLO!!

Spero vi sia piaciuto! Il povero Filota ahimè è morto, ma d’altronde ha fatto la stessa fine del film!!

Vi state logorando perché non riuscite a capire il perché Cassandro sia sempre così stronzetto e cattivo con Tess? Mmmm lo scoprirete più avanti XD Anche se questa volta come avete visto lei non è riuscita a resistergli ihihi.

Vi avverto che il prossimo capitolo sarà un pochetto drammatico… nel mio stile diciamo XD

Buona serata! E grazie a tutti quelli che leggono e che recensiscono!

 

 

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Capitolo 10
*** 10 capitolo ***


10 CAPITOLO

 

 

Debolezze. Cassandro non ne aveva.

Tasmin invece ne aveva una: amava.

Oltre ogni ragionevolezza, oltre ogni timore, testardaggine o paura.. lei si era innamorata di Cassandro. Non sapeva nemmeno come, forse l’aveva amato fin dal primo istante in cui l’aveva visto sorridere, o forse da quando lui aveva installato una barriera tra di loro, impedendole di entrarvi.

A volte amiamo ciò che ci fa più male.

Ma mai nella sua vita avrebbe calpestato il suo onore per amore di un uomo che non la voleva o che non l’amasse abbastanza; aveva già visto troppi legami sbriciolare al vento per permettersi di sognare a occhi aperti come una bambina.

Le favole a quei tempi non esistevano. Soltanto miti che narravano le gesta di grandi eroi che alla fine finivano per cadere e perdere tutto solamente per un capriccio o a causa di un destino crudele, che li conduceva alla pazzia.

 Non aveva mai sentito nessuna storia a lieto fine.

Quella di suo fratello non lo era, e nemmeno la sua.

Quando incrociava lo sguardo glaciale di Cassandro nel palazzo faceva finta che il cuore non battesse impazzito o che la gola non si inasprisse dal tentativo di urlargli atrocità contro. Le rimaneva completamente indifferente e soltanto quando era da sola nella sue camere, lontana dai suoi occhi, riusciva finalmente a dare libero sfogo al proprio dolore, mentre le lacrime si confondevano con le gocce d’acqua che le bagnavano il viso e i capelli.

Per sfuggire a quell’amore straziante andrò incontro ad un altro amore: meno passionale o distruttivo, ma allo stesso tempo intenso. Quello per suo fratello.

Voleva essere utile a Alessandro, perché prima di tutto gli voleva bene e benché lui volesse sembrare forte e sicuro, era sempre stato un bambino sognatore bisognoso di una protezione, che Tess volentieri voleva offrirgli.

Anche se Alessandro fino alla fine dei suoi giorni ebbe un grande ascendente su di lei, tanto che avrebbe potuto rovinarla semplicemente schioccando le dita; bastava un suo cenno affinché accorresse da lui.

Dopo la morte di Alessandro, quei ricordi destarono sempre stupefazione in lei poiché il suo attaccamento verso suo fratello le sembrava una chiara manifestazione di un affetto malato, di cui lei aveva ignorato i segnali, e li aveva scorsi solo quando fu troppo tardi per tornare indietro.

 Che ragione c'era di attaccarsi a lui in quel modo? Forse per scacciare il macigno che Alessandro portava sul cuore a causa della madre e che gli impediva di amare una persona in modo puro e nobile. Ma così facendo, dimostrandogli il suo totale affetto incondizionato, Tasmin procurava nel fratello un ennesimo fardello dentro il cuore impossibile da sopportare, e ancora più ardente.

Lei gli voleva bene, ma non sarebbe stato certamente il fratello che avrebbe liberamente prescelto. Soltanto più tardi avrebbe capito che Alessandro sarebbe stato una condanna tanto quanto lo era Cassandro..

Per tanto tempo infatti il re si portò il sacrificio della libertà di sua sorella, privandole di andare dove volesse e pregandola, a volte con modi bruschi, di seguirlo sempre.  E Tasmin a sua volta si lasciò trascinare da lui nelle avventure più folli solo per assisterlo.

Una vera e propria manifestazione di ossessione o di grande bontà, due qualità opposte, ma che non escludevano l'altra.

 

Se a quel tempo Tasmin voleva un bene dell’anima al fratello, ciò non valeva per Rossane: le due si detestavano, ogni qualvolta si incontravano facevano finta di non vedersi ed evitavano confidenze, perché l’una non si fidava dell’altra e la vedeva come un serpente pronta a rivoltarsi contro.

Una mattina però Tasmin incrociò proprio Rossane in una delle stanze private del re e appena vide che c’era soltanto lei all’interno, cercò di voltarsi subito per non essere costretta a intrattenere una conversazione con Rossane, ma proprio lei la richiamò con la sua voce odiosa e stridula:“La principessina se ne va di già?” domandò tagliente

“Si scusami ma l’aria qui dentro sembra un’esalazione velenosa” replicò Tess col suo stesso tono di voce, girandosi verso di lei.

“Se cerchi Alessandro non è qui”

“L’ho notato.”

“Sai..” mormorò a bassa voce avvicinandosi piano a Tasmin “E’ davvero straziante.. che il mio re, mio marito, passi più tempo con sua sorella o col suo migliore amico piuttosto che con me. E poi dopo si lamentano se non do alla luce un’erede”

Il tono di voce di Rossane sembrava sconsolato per via del disinteresse del marito e delle malelingue che giravano sul suo conto; Tasmin avrebbe sicuramente provato compassione per lei perché non augurerebbe a nessuno di avere un marito come Alessandro, che ama alla follia il suo migliore amico.

 Non esiste cosa peggiore per oltraggiare la propria dignità.

Ma davanti a lei c'era Rossane: un'inutile donna di montagna, priva di alcuna intelligenza, il cui unico scopo della vita era farsi il trucco per dimostrarsi più bella di ciò che era.

Scorpioncello, per fare un bambino non basta chiacchierare o parlare. C’è bisogno che ti faccia una lezione?” domandò Tasmin in tono ironico chiamandola col suo nuovo appellativo. Lo scorpione le calzava a pennello.

“Sei persino più sfrontata di Alessandro. Ti credi superiore soltanto perché sei macedone e io no? Sarai anche la sorella del re, ma io sono la regina e devi portarmi rispetto” rispose sfrontata avvicinandosi a lei, per far valere la sua autorità.

Tasmin la guardò per nulla intimorita anzi fu sul punto di riderle in faccia, visto che quel ruolo non le si addiceva per niente e non meritava di esserlo.

Non per il fatto che non fosse nobile, ma perché le mancava tutto ciò che una regina abbisognava per essere amata: intelligenza, integrità, nobiltà d'animo, bellezza sia esteriore che interiore, capacità nel valorizzare le amicizie giuste e il proprio popolo. E cosa più importante: doveva capire e appoggiare il re.

“Regina? E di cosa? Delle capre di montagna?” la schernì Tasmin, alzando giudiziosa il sopracciglio. Non le diede neppure il tempo di replicare perché se ne andò lasciandola lì da sola come un baccalà; inoltre non aveva più voglia di bisticciare, anche perché le bastava Cassandro a farle saltare i nervi come una molla.

Caso voleva che incontrasse proprio Cassandro, mentre camminava furiosa lungo il corridoio. Allora si lasciò scappare un mormorio e cercò di camminare più velocemente per sfuggire alle sue solite battutine e occhiate maliziose.

Cercò in tutti i modi di evitare il suo sguardo ma lui le sbarrò all'improvviso la strada, facendola fermare di colpo.

Tasmin si sentì involontariamente bloccata dal suo petto, ma non riusciva a guardarlo sebbene lo volesse. C'era qualcosa che le impediva di farlo: come se si sentisse paralizzata alla sola idea di farsi avvolgere dai suoi occhi magnetici.

"Ho bisogno di parlarti" sussurrò lui abbassando lo sguardo di lei, ma Tess non accennava minimamente a guardarlo, e deglutì per scacciare la sua ansia.

“Ho da fare” rispose lei con una voce che non appariva la sua. Sembrava così strano, ma avendo Cassandro così vicino non riusciva ad essere serena o a suo agio... era come se azzerasse tutte le sue convinzioni, lasciandola dispersa dentro i suoi bellissimi occhi.

Cassandro però non demorse visto che era abituato alla testardaggine di Tasmin e le chiese ancora con un tono più solenne e mite:

"Dammi solo un momento."

Tasmin allora fu sorpresa da quel suo strano tono di voce, così confortevole e privo di ironie. Azzardò e decise finalmente di alzare il viso per guardarlo: voleva sapere che espressione avesse, se le sue labbra si erano curvate in un sorriso o se i suoi occhi avessero una strana luce particolare... come quella che aveva visto il giorno prima, quando le aveva rivelato la verità su Filota.

In cuor suo sperava davvero di rivedere quell'espressione in lui. Così triste, e stranamente malinconica che lui non aveva mai mostrato a nessuno. Fino a quel giorno.

Cassandro però appariva perfettamente normale.

Tess si strinse nelle spalle per niente convinta delle sue buone intenzioni, infatti sembrava non volesse seguirlo per nulla al mondo e si mostrò reticente come al solito.

"Prometto di non mangiarti." Replicò lui con un sorriso, mostrandosi stranamente gentile.

Tasmin lo guardò duramente perché non riusciva a capire questa sua urgenza nel volerle parlare: ormai si erano già detti tutto e lei aveva messo le cose in chiaro ordinandogli di starle lontano.

"Mio fratello mi aspetta."

"Alessandro, Alessandro, sempre e solo Alessandro" la schernì alzando gli occhi al cielo. "Dovresti usare giustificazioni più originali, visto che Alessandro ora è fuori"

Cassandro la guardò come se fosse stata una bambina appena scoperta con le mani dentro il miele e Tasmin serrò ancor più le labbra, mostrandosi arrabbiata e infastidita.

<< Non cedere, non cedere >> si ripeteva Tess all'infinito pur di sfuggire alla sua rete e cercare di non piegarsi a lui.

Cassandro intanto continuava a fissarla con sguardo penetrante, aspettando in silenzio una sua risposta, mentre Tasmin rimaneva ferma sostenendo il suo sguardo.

Ma alla fine abbassò lentamente il viso e cedette.

Si maledisse nell'essere sempre così debole quando c'era lui, come se fosse incapace di resistergli o di impedire a se stessa di non provare nulla.

Per quanto ancora avrebbe tollerato quel supplizio? Fino a che punto si sarebbero spinti? Fino a che punto avrebbero oltrepassato il limite?

Cassandro le sorrise contento per questa ennesima vittoria e si fece da parte, lasciandola passare dopo di lui. Tess sospirò rumorosamente, sperando ci volesse almeno poco tempo. Non sopportava quella scossa elettrica che sentiva ogni volta che lui la sfiorava o semplicemente le stava vicino, e desiderava con tutto il cuore che si spegnesse pur di non farla sentire sempre sotto il suo controllo.

Cassandro la portò in una delle sue stanze, Tess notò con sgomento che era la camera da letto del ragazzo e le guance andarono a fuoco.

D'altronde Cassandro o faceva una cosa fatta bene o non la faceva per niente.

Tess diede una leggera occhiata al letto completamente disfatto come se la notte prima avesse fatto baldoria, mentre lei era in camera a piangere e dare pugni ai cuscini.

Quel pensiero bastò ad innervosirla e ad adirarla, scacciando via ogni imbarazzo per quella situazione; gli sorrise fintamente pregandolo di parlare in fretta.

Cassandro allora cominciò a fissarla profondamente e a girovagare intorno a lei, facendola sentire come un animale braccato.

Una strana tensione aleggiò fra loro e Tess pensò allarmata che quel giorno aveva fatto davvero male a indossare una veste scollata.

"Dovrei essere molto adirato con te sai... lasciarmi da solo in quel modo ieri, non é stato gentile.." sussurrò, continuando a guardarla penetrante. Si fermò dietro di lei improvvisamente:

"E per di più a metà dell'opera." le sussurrò con voce roca all'orecchio.

Tasmin sussultò sentendo il suo respiro così vicino e il suo soffio le solleticava la pelle.

Stava per rispondere prepotentemente a quella battuta sfrontata, quando si sentì afferrare da un braccio di Cassandro e la risposta le morì in gola; un braccio era appoggiato saldamente intorno alla sua vita come per impedirle di muoversi, mentre l'altra mano cominciò ad accarezzarle il collo delicatamente.

Tasmin ebbe dei brividi lungo tutto il corpo e quando Cassandro scese ad esplorarle il petto con la mano, credeva di scoppiare. Il sangue ribolliva ogni volta che le sue mani le sfioravano la pelle nuda e si sentiva stringere contro il suo petto sempre di più.

Quando lui incominciò a mordicchiarle sensualmente un orecchio, Tess chiuse gli occhi in estasi facendosi avvolgere dalle sue braccia mentre il sangue le martellava fortemente al cervello fino a farla tremare.

Tuttavia i ricordi di ciò che lui le aveva fatto e di come la stava usando anche adesso come un trofeo, tornarono a galla prepotentemente; serrò dunque i pugni per cercare di riprendere il controllo di se stessa e con uno strattone riuscì finalmente a liberarsi dalla stretta di Cassandro, e si girò verso di lui, trafiggendolo con lo sguardo:

"Stammi lontano." mormorò infuriata, ma l'avvertimento non pesò granché sull'animo di Cassandro visto che le parole di Tasmin non convincevano nemmeno sé stessa.

Lui infatti rimaneva immobile continuando a penetrarla con lo sguardo, che si era fatto ad un tratto serio e freddo.

Tasmin allora indietreggiò per stargli il più lontano possibile e non permettergli così di toccarla nuovamente:

"Perché vuoi continuare ancora a giocare con me? Sono stufa! Non mi alletta vederti tutti i giorni, perché non te ne vai da qualche altra parte?"

"Non mi sembrava che la mia presenza ti infastidisse così tanto prima" sussurrò affascinante, facendo alcuni passi in avanti.

"Non so di cosa parli. Navighi nelle tue fantasie, per quel che mi riguarda sei tu che cerchi sempre la mia compagnia, io posso benissimo farne a meno anzi sto molto meglio senza di te" replicò tagliente, indietreggiando ancora.

 Cassandro rise lievemente per la sua risposta  e scosse la testa perché la realtà dei fatti era un'altra ed era talmente ovvia, almeno per lui.

La fissò intensamente prima di raccogliere alcune vesti attorcigliate per terra e le depose elegantemente sul letto, come per dissimulare quella vibrante tensione.

"Ammetto di essere stato brusco e poco galante l'altro giorno, ma se ti ho baciata non l'ho fatto assolutamente contro la tua volontà. Infatti mi sembra che tu abbia acconsentito." rispose liberandosi della spada dall'impugnatura, poi si girò verso di lei: "O sbaglio?" domandò suadente.

Tasmin si innervosì ancora di più:

"Offenderei la tua intelligenza se ti spiegassi qualcosa di così evidente. È stato solo un momento di  debolezza, nient'altro"

Cassandro si drizzò in piedi e si diresse verso di lei:

"Mi hai baciato solo per debolezza? Io non credo" mormorò affascinante sfiorandole la guancia, ma Tess ritirò prontamente la sua mano.

"Insomma dovevi parlarmi di una cosa urgente no? Perché se era soltanto per questo, io me ne andrei ora" disse Tess per chiudere subito la questione e andarsene via di lì prima di cedere nuovamente.

Cassandro questa volta si fece terribilmente serio, analizzando ogni sua possibile reazione.

"No ce' un'altra cosa... tuo fratello ha fatto venire qui dalla Grecia un tipo strano, una specie di segugio o carceriere di nome Eusebios, con lo scopo di controllare chiunque gli stia attorno o abbia dei rapporti con lui… dopo la faccenda di Filota, Alessandro non si fida più di nessuno. Tu ne sapevi niente?" Nella sua voce c'era un velo di minaccia.

"É la prima volta che sento questa storia" rispose lei sinceramente che infatti non ne sapeva nulla e ne fu molto sorpresa.

"Davvero strano visto che tu sei abituata a vedere complotti dappertutto" rispose lui sospettoso.

"Mio fratello non ascolta mai quello che dico. E comunque se ha fatto venire qui quella specie di segugio avrà le sue buone ragioni.. forse avrà capito che i suoi amici non sono poi così fidati come credeva" replicò Tasmin fissandolo dritto negli occhi, e pensò certamente che Cassandro aveva qualcosa da nascondere e non era di certo uno stinco di santo.

Lui invece rimaneva impassibile dalla sua affermazione, come se non gli importasse minimamente, anche se i suoi occhi sviavano di continuo lo sguardo di Tess.

"Ti vedo nervoso.. hai paura che questo tizio scopri qualcosa di inappropriato sul tuo conto, Cassandro?"

"Quella che dovrebbe stare attenta sei tu, Tess. Anche se sei sangue del suo sangue questo non vuol dire che sei fuori a priori dalla cerchia di possibili traditori. Prima o poi si verrà a sapere che tu hai contribuito all'assassinio di Filippo, e per Alessandro questo sarebbe il peggiore dei tradimenti" esclamò lui cercando di avvertirla. Non c'era traccia questa volta di ironia o minaccia nella sua voce... voleva solo metterla in guardia da un probabile attacco d'ira di Alessandro.

"Ti auguro perciò che non lo venga a sapere. Potrai non crederci, ma io ci tengo al tuo bene" disse infine andando alla porta e aprendola, segno che ormai la conversazione era conclusa.

Tess lo guardò incapace di dire niente ma prima di andarsene, lo fissò profondamente cercando di capire cosa gli passasse per la testa, o per lo meno cosa lo spingesse a preoccuparsi per lei dicendole quelle cose.

Ma come al solito non riusciva a comprenderlo o forse non voleva farlo. Forse aveva paura di avvicinarsi troppo a lui e scottarsi come aveva già fatto in precedenza. La solita paura di soffrire che ti spingeva a non correre rischi e a smettere di lottare per un sentimento che stava sgretolando il suo cuore pezzo dopo pezzo. Che stava avvelenando la sua anima.

Si accorse di aver fissato Cassandro negli occhi un troppo a lungo, quasi fosse soggiogata da lui, e decise di svignarsela da lì.

 Lui questa volta la lasciò andare.

Per tutta la vita Tasmin era stata giudicata una ragazza fredda, calcolatrice, un folle come il fratello e non aveva mai avuto paura di dire le cose in faccia.

Ma questa volta la paura si stava prendendo gioco di lei: aveva timore che Alessandro scoprisse cosa aveva fatto e di subire una reazione violenta da parte sua. Aveva timore di non riuscir più a ricomporre il proprio cuore, di perdere tutto.

Si diresse verso la stanza di Luna.. almeno con lei poteva essere in pace, al sicuro.. e sentirsi sinceramente amata.

 

Cassandro dopo un po’ uscì anche lui dalla sua stanza ma nel corridoio fu fermato dalla persona che temeva di incontrare: Eusebios, il nuovo segugio fidato del re.

"Signore, posso farvi qualche domanda?" chiese l'uomo semplicemente. Era alto quanto Cassandro, molto corpulento e la fronte era ricoperta di cicatrici dovute a lunghe battaglie.

"Se é una cosa breve altrimenti dovrete aspettare" rispose Cassandro senza tanti convenevoli.

"Ci vorrà poco tempo"

Il ragazzo si fece convincere per non farlo insospettire troppo e per non perdere altro tempo; Eusebios lo condusse in un angolino del corridoio senza poter essere disturbati:

"Vedete Cassandro, la sua strada e la mia si sono spesso incrociate più di una volta... e questo é strano. Perché io mi occupo di criminali" disse l'uomo curando perfettamente ogni sua parola.

Cassandro invece gli sorrise in modo sfrontato:

"Mi prendete in giro? Siamo in guerra, di crimini se ne commettono ogni giorno"

"Non intendevo quel genere di cose perché io sono qui per conto del re. Ma fra voci, mezze dichiarazioni, tracce, alcuni riscontri oggettivi... vengono fuori su di voi cose... a dir poco inquietanti."

Eusebios lo trafisse con lo sguardo per dimostrare che aveva ragione ma Cassandro non si mostrò affatto intimorito, infatti ricambiò il suo sguardo facendosi ad un tratto pericoloso e agghiacciante:

"E se sono così inquietante, perché non siete andato a riferirlo subito a sua maestà? Ve lo dico io il perché, perché tutte queste prove che dite di avere non ce le avete. Quindi non vi prendete più la libertà di infastidir un nobile del mio calibro per delle accuse senza fondamento." rispose Cassandro con un sorriso sfrontato, ma con un lampo negli occhi che non tralasciava dubbi di quanto fosse serio.

"Il re ha il diritto di sapere di cosa sono capaci le persone che crede amiche"

Cassandro allora si fece avanti, irritato da quelle illazioni e aveva uno sguardo che provocava brividi di terrore su chiunque, persino su Eusebios, che cercò di dimostrarsi calmo ma deglutì fortemente.

Cassandro allora ricaricò la dose:

"Voi mi state seccando. E chi l'ha fatto, se n'è sempre pentito alla fine" sussurrò minaccioso mettendosi faccia a faccia contro l'uomo.

I suoi occhi penetranti e diabolici avrebbero incendiato all'istante Eusebios se avesse potuto. L'uomo continuava a tacere, paralizzato.

Cassandro all'improvviso si rilassò e spuntò sul volto un sorriso spregevole:

"Andate pure a fare le vostre confidenze al re. Non ho nulla da temere" replicò con un sorrisetto, mentre indietreggiava per poi andarsene.

Ma quando girò le spalle a Eusebios il sorriso scomparve.

E ridivenne cupo.

 

Tasmin dopo aver saputo che Alessandro era tornato si diresse subito nelle sue stanze e lo accolse calorosamente, come aveva sempre fatto.

 "Fratello. Sei già tornato?" esclamò abbracciandolo.

"Sì, si trattava di una faccenda di poco conto." rispose lui ricambiando leggermente l'abbraccio.

Tess stava leggermente meglio dopo aver incontrato Cassandro, visto che  si era sfogata con la fida Luna che l'aveva consolata, ed ora era felice di poter parlare col fratello finalmente da soli.

Il re si diresse verso il balcone dove il vento freddo della sera aleggiava nell'aria, ma si stava comunque bene. L'Asia era un paese magico.

Tasmin si diresse titubante accanto a lui:

"Alessandro perché non rispondi mai alle lettere di nostra madre? Capisco che tu non la voglia accanto a te, ma almeno dalle un pochino di gioia scrivendole qualche riga" disse ad un tratto abbassando lo sguardo.

"Gioia? Sono lo specchio infranto dei suoi sogni" replicò lui alzando gli occhi al cielo.

"Non dire così. Sarebbe molto orgogliosa di te e per tutto ciò che stai compiendo.. sebbene questo ti imponga di stare lontano da casa" rispose Tess mettendogli una mano sulla spalla per confortarlo.

"Scrivile tu una lettera da parte mia.. io non voglio" mormorò irrigidendosi.

Era chiaro che quando si parlava di Olimpiade, lui si sentiva a disagio come se fosse un topo che guarda un serpente incantatore.

Tasmin se ne accorse. Lo sapeva da molto tempo che Olimpiade era un grosso fardello per lui, incapace di distaccarsene.

"Alessandro... a volte io mi chiedo se non sia nostra madre quella da cui fuggi.-. di cosa hai paura?" affermò Tess cercando di guardarlo ma lui continuava a fissare dritto davanti a sé, come se si sentisse logorato.

"Che posso dirti... quando ero bambino lei mi credeva divino, mentre nostro padre debole... quale dei due sono Tess..? Debole o divino?" chiese guardandola indifeso. Stava mettendo a nudo tutte le sue insicurezze e Tess lo guardò piena di commiserazione, perché non ce la faceva a vedere il fratello in quello stato. Tutto ciò che lui chiedeva era un po’ di fiducia.. e nessuno dei due genitori gliene aveva mai accordata.

"A volte non sei nessuna delle due cose.. a volte invece entrambe. Sei una personalità piuttosto complessa Alessandro ed é difficile etichettarti. Ma di una cosa sono sicura... sei un re migliore di nostro padre" sussurrò dolcemente accarezzandogli i capelli biondi e avvicinandosi di più a lui.

Alessandro rise lievemente e la fissò con gratitudine, prendendole la mano tra le sue.

Tess gli sorrise di rimando, ma notando che l'aria stava diventando gelida, decise di rientrare dentro la stanza:

"Parliamo di cose serie va bene? In una lettera di nostra madre mi ha informato che hai organizzato le nozze tra nostra sorella Cleopatra e lo zio Alessandro (* questa famiglia é poco originale, usano gli stessi nomi. XD per cui il fratello di Olimpiade e suo figlio si chiamano entrambi Alessandro! Non guardate me, lo dice Wikipedia Ahah *) ti prego dimmi che non é vero?" gli chiese Tess nervosa e agitata.

"É vero invece. Ci sto pensando da un di tempo e penso sia una scelta saggia. Lo zio é il re d'Epiro e da questa unione potrebbe nascere una cospicua alleanza"

"Non pensi che nostra sorella meriti qualcosa di più di un matrimonio di interesse, con un marito che ha il triplo dei suoi anni?"

"Non sarebbe né la prima né l'ultima volta. Si é sempre fatto così, non esiste matrimonio al mondo che non fosse combinato. Perché ti scandalizzi tanto?"

Tasmin lo guardò totalmente allibita:

"Perché mi scandalizzo tanto? Forse vorrei evitare che Cleopatra faccia la fine dei nostri genitori o la tua! E poi é troppo giovane, ha solo 14 anni!" esclamò sconcertata, perché non si capacitava di come Alessandro prendesse alla leggera una questione così importante, da cui dipendeva la felicità futura della sorella minore.

Tasmin poi non capiva come mai lui avesse scelto proprio Cleopatra per questo matrimonio di interesse... di norma le figlie femmine di una famiglia reale si sposavano in ordine cronologico e toccava quindi a lei sposarsi per prima, anche se aveva pochi anni più di Cleopatra.

Ma anche se avesse dovuto farlo, quella scelta le sembrava così abbietta e rivoltante, impossibile solo a pensarci. Preferiva togliersi la vita piuttosto che farlo. Sposare un uomo che non amava o che magari disprezzava, solo per interesse... sarebbe toccato anche a lei?

E cosa sarebbe successo dopo con Cassandro?

Ma scosse subito la testa perché ora doveva pensare alla sorella e tentare di convincere Alessandro di annullare quella infamia.

Tuttavia il re si dimostrava piuttosto calmo come se non gli importasse:

"Cleopatra ha acconsentito senza fare tante storie, sai?"

"Si perché non osa negare i tuoi ordini e le piace vivere nel lusso! Ti prego di ripensarci..." mormorò in tono supplichevole.

"Lei ha acconsentito, lui altrettanto. Perciò la questione é chiusa" ribatté Alessandro con fermezza.

Tasmin stava per contraddirlo, ma richiuse la bocca perché non c'era nient'altro che potesse dire per convincerlo. Era testardo quanto lei.

Allora sospirò esasperata:

"Quando partiamo?"

"Per dove scusa?"

"Per la Macedonia no? Dovremmo organizzare i preparativi e assistere al matrimonio" rispose lei innocentemente, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.

 Ma ciò non rientrava nei piani di Alessandro.

"Noi non torniamo in Macedonia" rispose seccamente e il tono della sua voce non ammetteva repliche. Sottolineò la parola "noi" per farle capire che nemmeno lei ci sarebbe andata.

"Scusa e perché hai preso questa decisione senza consultarmi?" domandò lei trattenendo a stento la sua furia.

Prima obbligava Cleopatra a sposare un uomo che non amava, per di più uno zio... e ora stava negando a Tasmin di poter essere accanto alla sorella in un giorno così tanto importante per lei…

"Non vedo il motivo per cui tu dovresti presenziare a un matrimonio che non ti garba, e poi tra qualche giorno partiamo per l'India e non abbiamo tempo di fare marcia indietro"

Tasmin allora restò completamente a bocca aperta.

Non credeva che quel ragazzo che aveva di fronte fosse davvero suo fratello. Quella conversazione confortevole e intima che avevano avuto prima, sembrava pressoché un ricordo lontano.

Alessandro appariva come uno sconosciuto. Per di più con delle idee folli.

"Come? Vuoi scalare le montagne dell'Hindukush? sei pazzo?" domandò allarmata e lo guardò come se fosse davvero pazzo.

"Te l'avevo detto che volevo andare ad Oriente e andrò avanti fino alla fine.. credevo che almeno tu lo avessi capito" rispose lui duramente incrociando le braccia al petto.

"Non pensi però che il tuo esercito meriti un attimo di tregua? E sarebbe una grossa offesa non essere presenti ad un matrimonio reale che tu stesso hai organizzato!"

Il tono infuriato della sorella non smosse Alessandro neanche di un millimetro e questa volta Tess perse davvero la pazienza. Non ce la faceva più a tollerare i suoi capricci e i suoi sbalzi d'umore:

"Per gli Dèi, hai così paura di nostra madre che non riesci a vederla neanche per un giorno?? Oppure il tuo ego sta straripando, perché senti di poter conquistare ogni territorio dell'Asia?" urlò infuriata criticando l'ego smisurato del fratello.

Le sue urla si dovevano essere sentite fino in corridoio, perché Luna apparve all'improvviso sull'uscio della porta:

"Maestà, va tutto bene?" domandò tutta tremante e diede un'occhiata a Tasmin per verificare che fosse tutta intera.

La principessa si destò subito e si portò una mano sulla fronte per calmarsi:

"sì Luna non preoccuparti. Torna nelle tue stanze" rispose in tono rassicurante.

La donna fece un leggero inchino ma restò comunque lì vicino senza farsi notare. Voleva accertare con i suoi occhi e le sue orecchie che andasse tutto bene, perché gli scatti d'ira di Alessandro erano ormai all'ordine del giorno e lei era in dovere di difendere la sua protetta ad ogni costo.

Nel frattempo Tasmin prese dei grossi respiri per cercare di calmarsi e di rimanere lucida, mentre Alessandro rimaneva freddo e impassibile al centro della stanza.

"Io sono tua sorella, non la tua serva. E se voglio andare in Macedonia per il matrimonio di mia sorella ci vado. Con o senza il tuo permesso" disse a denti stretti.

Alessandro fece un sorriso inquietante:

"Qui ti sbagli cara sorella. Nessuno può fare niente senza il mio consenso" rispose per far valere la sua autorità e il suo potere smisurato.

"Sei spregevole quando ti comporti così! Sei diventato re non per andare a vagare in mezzo ai monti, ma per guidare il tuo popolo che sarebbe la Macedonia!"

Tasmin perse ancora la pazienza e cominciò a gesticolare e a parlare a vanvera:

"E’ così che ripaghi i miei sforzi? Ho fatto di tutto, insieme a nostra madre, per farti salire sul trono! Abbiamo architettato l'omicidio di Filippo, eliminato ogni possibile.."

"Che cosa hai detto?" la interruppe improvvisamente Alessandro con gli occhi sbarrati.

Tasmin purtroppo si accorse troppo tardi di ciò che aveva appena detto e fu riscossa dai suoi pensieri, catapultata nella realtà.

Non avrebbe mai dovuto dirlo.

Avrebbe voluto fermare il tempo e tornare a qualche minuto prima cioè quando lei e Alessandro parlavano come due fratelli normali.

Ma non c'era niente di normale negli occhi fulminati del re.

"Alessandro..." sussurrò timorosamente cercando di fargli capire come stavano le cose.

Si avvicinò lentamente a lui per accarezzargli il braccio, ma lui si scostò bruscamente:

"No, ripeti quella mostruosità" replicò con sguardo inquietante mentre i suoi muscoli sembravano tendersi, come se fosse pronto ad attaccarla.

Tasmin deglutì rumorosamente.

"Lo sapevi già, é inutile fingere.." sussurrò abbassando lo sguardo, per non sentirsi ancora più colpevole.

"No invece.. nostra madre ha giurato che tu non c'entravi niente e io le ho creduto perché ti voglio bene.. la verità mi faceva troppa paura e ho deciso di ignorarla, per andare avanti.." mormorò Alessandro incapace di credere a cosa avesse appena scoperto e che aveva sempre negato a se stesso.

"Come hai potuto? Commettere un abominio simile! Alle mie spalle! Sei uguale identica a nostra madre! Sei una pazza! Maledetta!" gridò Alessandro in preda all’isteria, cercando qualcosa da rompere ma non trovando nulla, si sfogò sulla sorella che indietreggiò spaventata.

"Sei fuori di te ora, ne riparleremo quando ti sarai calmato" mormorò a bassa voce tentando di andarsene.

Non sopportava di vedere la delusione negli occhi del fratello a causa sua, e le lacrime bruciavano sapendo quanto lui stesse soffrendo in realtà.

Alessandro era sempre stato attaccato al padre e la sua morte lo aveva sconvolto nel profondo. Uno dei motivi per cui aveva rotto i ponti con la madre era stato proprio perché era coinvolta nell'assassinio e non glielo aveva mai perdonato.

Il re sbarrò ad un tratto la strada alla sorella, con sguardo allucinato:

"No invece. Troppo a lungo hai evitato di pagare le conseguenze delle tue atroci azioni ed é ora di farlo." mormorò diabolico prendendola per un braccio e uscì velocemente dalla stanza.

Lei perciò lo guardò terrorizzata: la pena per un crimine come il genocidio e commesso addirittura ai danni del re, era la morte..

"Che cosa vuoi fare?" domandò spaventata seguendolo come una marionetta. Alessandro sembrava completamente impazzito: era pieno di adrenalina per via dell'orrore che aveva appena scoperto e non riusciva più a ragionare razionalmente, perché il suo unico pensiero era quello di vendicarsi delle bugie, inganni e disonestà della sorella.

Tasmin capendo le sue intenzioni cercò di frenarlo, facendo leva sui piedi.

"Non puoi farlo! l'ho fatto per te, Alessandro!"

Lui si girò verso di lei e la trafisse con uno sguardo pieno d'odio: dalla madre se lo sarebbe aspettato un atto così deplorevole, ma da lei no. Si sentiva tradito più di ogni altra cosa e tra poco sarebbe esploso.

"Bugiarda! Devi stare zitta! Non hai diritto di parlare dopo quello che hai fatto! Il sangue di mio padre riversa nelle mie mani per colpa tua!" gridò in preda alla rabbia e alla sofferenza, prendendola per le spalle.

Sembrava posseduto da una schiera di demoni ed era paonazzo di rabbia, tanto che le diede uno schiaffo così potente, che la stese a terra.

Improvvisamente però corse al suo fianco la fida Luna, che cercò di fermare Alessandro trattenendolo per un braccio.

"Maestà no!" gridò affannosamente cercando di proteggere Tasmin, la quale restava inerme a terra.

Alessandro però si liberò della donna con durezza, ordinandole di andarsene e la spinse via, facendola sbattere contro un muro.

Tasmin sgranò gli occhi completamente terrorizzata per ciò che stava accadendo, e

si aggrappò alla ringhiera del corridoio, cercando di reggersi in piedi e di non strisciare a terra.

Sotto di lei gli uomini e amici di Alessandro stavano cenando allegramente con fiumi di vino e donzelle, e ubriachi  com'erano non si accorsero delle grida e del baccano che il re stava facendo.

Alessandro tornò alla carica e la prese per le spalle, obbligandola a camminare rudemente.

Tasmin lo pregò ancora di fermarsi e di starla ad ascoltare ma lui sembrava irremovibile; le lanciava continuamente sguardi di fuoco e stava per darle un altro schiaffo.

Tuttavia la botta fortunatamente non arrivò. Infatti lui si sentì afferrare da dietro da due grosse braccia che lo immobilizzarono di colpo, lasciando libera Tasmin.

La ragazza sentì la voce di Cassandro cercare di calmare il re, ma Alessandro aveva perso completamente il lume della ragione e si liberò in un secondo della stretta dell'amico, facendolo cadere persino a terra.

Tasmin sgranò gli occhi inorridita e spaventata dalla scena che aveva di fronte: Cassandro era accorso in suo aiuto per difenderla e anche Luna ritornò all'attacco per proteggerla, anche se la ferita alla testa provocatele prima dal re, le doleva molto.

Dovevano smetterla subito. Erano troppo vicini alla rampa delle scale e qualcuno poteva farsi del male per davvero.

Alessandro comunque continuava ad assalire la sorella con le parole, gridando delle atrocità.

"Basta maestà! Vergognatevi, mio signore, di trattarla in questo modo!" gridò Luna terrorizzata, parandosi di fronte a Tess.

"Zitta strega!" le urlò di rimando Alessandro, spingendola via.

Ma purtroppo Luna durante la spinta, perse l'equilibrio.

I piedi inciamparono negli scalini e inevitabilmente il suo corpo cominciò a cadere giù dalle scale.

Tasmin rimase completamente paralizzata, con gli occhi sbarrati dal terrore mentre vedeva la donna, che era stata come una madre per lei, cadere giù violentemente con un grido.

Anche Alessandro si era all'improvviso fermato.

Alla fine Tess uscì dalla sua paralisi e cominciò a gridare dal dolore, portandosi una mano alla bocca, mentre le lacrime stavano invadendo i suoi occhi, impedendole di vedere nettamente il corpo immobile di Luna alla fine delle scale.

"No!" gridò con tutta la voce che aveva in corpo cominciando a correre per le scale al fine di soccorrere Luna il più presto possibile.

I suoi piedi sembravano dei macigni pesanti e quando finalmente accorse da Luna, si mise le mani nei capelli continuando a singhiozzare, perché vide che la donna non si muoveva più e aveva chiuso gli occhi.

Si inginocchiò davanti a lei e la scosse fortemente, chiamandola di continuo per farla rinvenire.

Quando però le toccò la testa, la mano si sporcò tutta del sangue della donna, e il pianto di Tasmin le si mozzò in gola.

Fu incapace di respirare mentre dentro di sé prendeva largo la consapevolezza che ormai non c'era più nulla da fare.

Era tutto finito. tutto perduto.

Le sue mani si stavano raggelando proprio come il corpo di Luna mentre la morte la stava portando via, e per un attimo Tess pregò che venisse anche da lei, per liberarla da quel dolore straziante

Tasmin si aggrappò al petto di Luna piangendo disperatamente, e continuando a sussurrare fra i singhiozzi "No, no, no!"

Molti soldati accorsero da lei e non riuscirono a capire il perché di tutto quel fracasso e quella lagna per una semplice serva.

Tasmin non voleva ascoltarli, non voleva sentire le loro battutine sprezzanti perché quei poveri idioti non potevano capire quanto Luna fosse importante per lei: non era stata solo una madre per lei, ma anche la sua migliore amica.

Era al suo fianco le infinite volte in cui si ammalò da bambina, quando pronunciò le prime parole e diventò grande.

Avevano condiviso i loro segreti, i loro sogni e le loro vite.

E ora come sarebbe potuta andare avanti? Chi l'avrebbe capita e sostenuta in ogni momento?

Mentre continuava a piangere disperata sul petto della donna, Tess sentì una mano sfiorarle la spalla e lei la scacciò via come se fosse un insetto.

Quando si girò, vide che era stato Cassandro a sfiorarla e il suo sguardo dispiaciuto era pieno di commiserazione per lei.

Gli occhi di Tasmin erano velati di lacrime ma questo non le impedì di scorgere anche Alessandro lì vicino a lei.

Allora Tess lo trafisse con tutto l'odio di cui era capace. Lo guardava con disprezzo, ripugnanza e lo colpevolizzò di averle portato via l'unica persona che non l'aveva mai abbandonata e che l'aveva sempre amata incondizionatamente.

"Stai lontano. E’ tutta colpa tua." sibilò a denti stretti.

Lei si alzò e se avesse potuto lo avrebbe ucciso con le sue mani, ma era troppo debole e sconvolta, anche solo per fare un passo.

La situazione si era capovolta: era Alessandro il carnefice, lui aveva compiuto un atto così spregevole, impossibile da perdonare.

Lui nel frattempo sembrava ritornato lucido, e tutte le sue paranoiche follie scomparse.

Tasmin sentì il proprio petto esplodere: gridò contro suo fratello e agli occhi di tutti pareva una pazza:

"Sei un mostro! Bastardo! Ti odio! Ti odio!" urlò fino a perdere fiato, per poi scappare via in mezzo alla folla, come se fosse impazzita anche lei.

Cassandro la guardò andarsene con sguardo dispiaciuto, ma decise di lasciarla stare perché il dolore si doveva essere affrontato in primo luogo da soli.

Mentre Alessandro sembrava sconvolto e si rese conto solo in quel momento di ciò che aveva fatto. Come aveva potuto trattare la sorella in quel modo così brutale? Nonostante ciò che aveva fatto a Filippo, non se lo meritava..

Nella sala calò il silenzio.

 

Dopo qualche ora, i soldati tornarono a far baldoria e a cantare allegramente. D'altronde la morte di una semplice serva non poteva frenare la loro euforia.

Cassandro all'improvviso irruppe nella sala, guardandosi attorno.

“Dov’è Tasmin?”

Clito alzò lo sguardo e indicò il portone del palazzo:”Se n’è andata”

“Cosa? Andata dove?” domandò Cassandro allarmato.

Clito era così ubriaco, che non sentì la sua domanda e tornò fra le braccia di una fanciulla asiatica, allora Nearco si intromise nella conversazione, cercando di spiegargli tutto fra un pasto e l’altro.

“Quella ragazza è pazza quanto Alessandro. E’ piombata qui, gridando come un’ossessa che non sarebbe rimasta nel palazzo un minuto di più, che ci malediceva tutti, che odiava suo fratello e che non lo voleva rivedere mai più. Poi ha preso il suo cavallo e se n’è andata senza neanche salutare. Un po’ sgarbata non trovi?” disse abbuffandosi su una coscia di pollo.

Cassandro sobbalzò, non credendo alle sue orecchie:

“E voi ve ne state qui a mangiare?!” gridò infuriato come non mai.

Nearco rispose a bocca piena:

“Che cosa avremmo dovuto fare? Abbiamo cercato di avvertire Alessandro, ma lui si era completamente ubriacato e quando è in quelle condizione non riconosce neanche il suo cavallo, che è la cosa a cui tiene di più al mondo... perciò...” L’uomo tornò a rifocillarsi sul cibo, non dicendo più nulla.

Cassandro aveva le fiamme negli occhi e avrebbe ucciso i suoi amici all’istante per la loro incredibile idiozia, ma non doveva perdere altro tempo.

“Se le succede qualcosa.. ne risponderete direttamente a me.” Mormorò minaccioso, prendendo la sua spada e uscì dal palazzo come un fulmine.

Nearco lo guardò allibito:”Che gli è preso? E’ da un po’ di tempo che è strano!”

Il saggio Tolomeo scosse la testa e si alzò in piedi:”Ha ragione lui.. dovevamo fermarla ma eravamo troppo presi dal vino e dalle nostre belle fanciulle per farlo.. andiamo ad avvertire subito il re e speriamo ci dia ascolto”

 

Tasmin stava cavalcando verso una meta indefinita, non importava dove andasse, l'importante era rimanere il più lontano possibile da quella terra maledetta.. e da suo fratello.

Non gli avrebbe mai perdonato di aver causato la morte di Luna. Mai.

Ripensando al modo in cui era caduta, come aveva chiuso gli occhi per sempre e il sangue che sgorgava in continuazione, Tess si sentì pizzicare gli occhi per colpa delle lacrime che non sembravano voler cessare.

Ma chi voleva prendere in giro? Era solo colpa sua se Luna era morta.

Aveva tentato di proteggerla e per questo era caduta.. se solo le avesse impedito di avvicinarsi così troppo ad Alessandro, il quale in quelle condizioni era capace di tutto. Se solo non fosse rimasta a guardare quando aveva intuito che le cose si stavano mettendo male…

Il nitrito del cavallo la destò dai suoi pensieri e Tess allora si ripulì gli occhi, tirando col naso.

"Coraggio Febo. Non abbandonarmi anche tu" disse in tono amorevole accarezzandogli la criniera.

 In verità non sapeva nemmeno dove stesse andando, e faceva così buio che non vedeva niente. L’aria gelida della sera le stava perforando le ossa. Sentiva freddo dappertutto… anche nel cuore.

Entrarono in una specie di foresta, e Tasmin allora pensò che non era una buona idea proseguire ma l'ultima cosa che avrebbe fatto era ritornare da quel pazzo di suo fratello e non ne aveva minimamente l'intenzione.

Incitò Febo ad andare avanti, quando in mezzo all'oscurità intravide delle piccoli luci come delle torce accese in lontananza.

Tasmin aveva ancora la testa che le girava vertiginosamente per ciò che era accaduto a Luna, gli occhi le dolevano per colpa delle lacrime, e si accorse di un gruppo di uomini solo quando furono vicinissimi a lei.

Avevano delle torce infuocate in mano, e a prima vista sembravano dei cacciatori, forse greci dal modo in cui parlavano ma avevano delle facce tremendamente sospette.

Fecero addirittura dei commenti poco galanti, chiamando Tasmin "bel bocconcino" e la invitarono a divertirsi con loro.

Tess declinò subito l'invito e pregò loro di lasciarla passare, quando all'improvviso si sentì afferrare rudemente da un paio di braccia e cadde a terra con un tonfo.

Il cavallo nitrì e si mise a scalciare come un pazzo per proteggere la padrona, ma un brutto ceffo lo trattenne per le redini.

La testa di Tasmin cominciava a girare a vuoto e a vedere le immagini sfuocate, ma riusciva a sentire benissimo le risate di quei bifolchi e di come cercavano di tenerla immobile per fare i loro porci comodi.

All'improvviso però udì delle grida impazzite e si sentì liberata dalla presa di quegli uomini, ma cadde subito perché incespicò in una radice.

Sapeva che stava avvenendo uno scontro in quel momento, e quando riuscì ad alzare lo sguardo notò con sua somma sorpresa che era sopraggiunto Cassandro in sua difesa e aveva sguainato la spada per combattere quei furfanti.

Lui era uno dei migliori soldati dell’esercito di Alessandro, e soprattutto il più agile, per cui non gli costò molta fatica sbarazzarsi di loro in pochi secondi anche se erano un gruppo numeroso di 5 persone.

Tasmin rimaneva impietrita a guardare la scena, incapace di muoversi e all’improvviso la paura prese il sopravvento su di lei.. ma non paura per sé stessa, ma paura per lui.

Che gli capitasse qualcosa di male per colpa sua, come era successo a Luna. Forse era destino che tutte le persone che amava alla fine si allontanassero per sempre da lei… sentì il freddo montarle in corpo come quando aveva pianto sul petto di Luna. Era un freddo mortale, come un avvertimento che qualcosa di fatale stesse per accadere.

Alzò lo sguardo spaventata e vide che Cassandro era rimasto incolume: i corpi degli uomini giacevano per terra e le mani del ragazzo erano sporche del loro sangue. Il suo sguardo brillava nella notte come se fosse un Dio severo scolpito nel duro marmo.

 La stava fissando profondamente, quasi adirato. Ma una luce strana brillava nei suoi occhi come se fosse felice nel vederla sana e salva e quella consapevolezza preso il sopravvento sulla rabbia, per il fatto che fosse scappata dal palazzo.

Si avvicinò a lei continuando a guardarla, quando all’improvviso Tasmin si accorse che uno di quei 5 farabutti si stava rialzando da terra e stava per colpire Cassandro alla schiena.

“Attento!” gridò Tasmin terrorizzata per avvertirlo del pericolo, e lui prontamente si girò per combattere quel maledetto che non si decideva di morire.

In mezzo a quell’oscurità, lei non riusciva a distinguere bene i corpi degli uomini che combattevano fino all’ultimo sangue e cercò di avvicinarsi per tentare di essere d’aiuto a Cassandro, ma ad un tratto sentì un urlo che le fece gelare il sangue e il cuore.

Anche se non lo vedeva in viso, aveva riconosciuto a chi apparteneva  quel grido e il suo cuore sembrava essersi fermato, incapace di battere. Perché la morte non voleva lasciarle scampo? Perché tornava a perseguitarla un’altra volta, facendola soffrire fino a sentirsi morta dentro?

Cassandro cadde in ginocchio. Un pugnale era conficcato sul fianco destro e il ragazzo imprecò dal dolore, cercando di fermare il sangue che stava sgorgando dalla ferita.

Il furfante intanto tornò all’attacco per finirlo, allora Tess senza perdere tempo corse in soccorso di Cassandro per cercare di salvarlo, ma il suo debole tentativo di fermare quel brigante non servì a molto, perché era parecchio forte e la stese a terra con una botta in pieno viso.

Cassandro appena la vide in pericolo, si alzò in piedi incurante del dolore al fianco e oppose resistenza al nemico, finendo per ucciderlo in maniera quasi disumana, semplicemente per aver osato toccarla.

Finalmente erano tutti morti.

Tasmin respirava a fatica e cercò di alzarsi, appoggiandosi un albero.

Il suo sguardo apprensivo incrociò quello di Cassandro che si girò verso di lei: era impallidito, era debole e sfinito.

Cercò di parlarle, ma quando aprì la bocca fuoriuscì soltanto un debole sospiro gelato dall’aria fredda, e improvvisamente cadde a terra.

Tasmin spalancò gli occhi terrorizzata e camminò velocemente verso di lui, pregando gli Dèi o chiunque altro avesse in mano le redini del destino, di non lasciarlo morire.

Di non farle perdere anche lui.

Cercò di frenare le lacrime visto che in quel momento doveva rimanere lucida, ma non conosceva nessuna forza di volontà che potesse scacciarle, perché quando si vive un dolore simile l’unica maniera in cui una persona può sfogarsi è piangere.

Le sembrava da deboli logorarsi in quel modo, ma ormai tutte le sue debolezze erano risalite in superficie, con violenza e inarrestabili.

Cercò di sorreggere il viso di Cassandro e lo depose delicatamente sul grembo, sperando di sentire ancora il suo battito ma le mani erano talmente gelate e tremanti che non riusciva a sentire niente.

Cominciò a tremare dalla paura e dal terrore, ed ebbe voglia di urlare così magari sarebbe ritornato da lei grazie al suono della sua voce. Lo chiamò per interminabili volte e lo scosse con forza, ma lui continuava a rimanere immobile e ogni secondo che passava diventava sempre più pallido.

<< Svegliati ti prego >> continuava a pensare Tasmin in preda alla disperazione.

Ma Cassandro non si riscosse. E Tess sentiva il gelo della morte ripiombare su di lei.

 

FINE CAPITOLO!

Perdonate se le scene d’azione hanno fatto un po’ pena, ma sinceramente non le so fare molto bene. Mea Culpa. XD

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! E perdonatemi se ho interpretato un Alessandro più pazzo del previsto, ma insomma nel film ne ha combinate parecchio XD

Ho preso in “prestito” il dialogo fra lui e Efestione che accadeva nel film, per inserirlo in una scena con Tasmin e spero non vi dispiaccia J

Ringrazio ovviamente chi recensisce, chi ha messo la storia fra le preferite e chi ama silenziosamente la mia storia J

Un bacione a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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