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<<
Siamo tutti maledetti, sorella. >> Dichiarò Alessandro con un sorriso
amaro. << Tu, io, Efestione, Cassandro e i nostri genitori >>
A
quel tempo Tasmin non diede molta importanza alle
parole del fratello, perché credeva che stesse farneticando dopo una
consistente gara di bevute e che fosse ubriaco come al solito; ma soltanto alla
fine dei suoi giorni lei avrebbe pensato alle parole del suo re e ne avrebbe
fatto ammenda.
Era
vero. Erano tutti maledetti.
Il
loro cammino verso la gloria eterna aveva portato irrimediabilmente alla loro
distruzione in conseguenza ai loro desideri ambiziosi.
Come
era accaduto ai loro avi, il destino sarebbe stato crudele con ognuno di loro,
togliendo tutto quello che avevano amato e bramato in quegli anni e offrendo
solo come premio il dono della disperazione.
Ma
per loro sarebbe stato peggio. Fin dall’infanzia lo sapevano: non c’è gloria
senza sofferenza.
Tuttavia
loro avrebbero pagato un prezzo peggiore, rispetto a quello che era stato
destinato ai loro antenati.
Molto
peggio…
MOLTI
ANNI PRIMA
Una
giovane stava dormente tranquillamente nel suo letto in una stanza sfarzosa,
che poteva benissimo appartenere ad una casata reale.
All’improvviso
il suo dolce sonno fu interrotto drasticamente da un forte tonfo nel letto e
poi sentì una mano sfiorarle la pelle, come se le desse dei pizzicotti
fastidiosi.
La
fanciulla si svegliò di soprassalto, cercando il pugnale che teneva sempre
sotto il cuscino, quando si accorse che non era un ladro né un violentatore.
Era
suo fratello, ovviamente.
“Alessandro!”
esclamò divertita e allo stesso tempo infastidita, togliendoselo di dosso.
“Tess avanti sono tutti pronti, solo tu manchi! Sempre la solita
dormigliona!” rispose divertito cercando di farla alzare.
Lei
sbuffando tirò giù le coperte e si mise una vestaglia sottile, visto che erano
già in piena primavera e si alzò fissando il fratello.
Tess era il soprannome che Alessandro le aveva affibbiato quando
erano piccoli e da allora non la chiamava mai col suo nome di nascita, ma solo
con quel buffo “Tess” che la faceva sempre sorridere.
“Ricordati
che però in pubblico devi chiamarmi Tasmin,
altrimenti nostro padre si infuria come una bestia”
Alessandro
sorrise alzando le spallucce.
Il
loro padre, il re Filippo infatti disprezzava i nomignoli divertenti e buffi
perché li considerava giochi inutili che si facevano tra campagnoli e plebei,
non in mezzo alla famiglia reale e aveva vietato categoricamente i figli di
cambiare i loro nomi consacrati dagli Dei, in stupidi e indecenti soprannomi.
“Immagino
sarai elettrizzato…. Oggi è il gran giorno”
Alessandro
deglutì nervosamente e abbassò lo sguardo.
Quel
giorno sarebbero avvenuti i festeggiamenti al dio Dioniso, nonché il matrimonio
tra il loro padre e la giovane Euridice.
Il
tanto temuto giorno era arrivato.
“Nostra
madre cosa ha detto? Sta di nuovo confabulando nell’ombra, sussurrandoti
all’orecchio di tradimenti e congiure ai tuoi danni?” chiese ironica Tasmin pettinandosi i capelli lunghi castano ramato.
“La
conosci. Sono mesi che mi avverte sul fatto che nostro padre non mi darà mai il
trono se Euridice avesse un maschio…
e che il re ha messo delle spie nella mia cerchia per osservare le nostre
mosse”
Tasmin si girò nervosamente verso di lui.
“Nostra
madre è pazza lo sanno tutti, ha una mente troppo sospettosa e vede tradimenti
dappertutto. A forza di pensare male accadranno davvero delle cose brutte”
Alessandro
la guardò infastidito: non gli piaceva che qualcuno parlasse male di sua madre,
la regina Olimpiade, e chiunque l’avesse fatto ora era sotto terra oppure
scavava nei vecchi templi di Tebe; ma se si trattava della sorella lui chiudeva
un occhio e non badava molto alle parole di Tasmin
nei confronti della madre, con la quale non aveva mai avuto un buon rapporto.
Infatti
i rapporti tra la regina e la figlia erano minimi, si vedevano di rado e
parlavano solo se costrette; nel cuore di Olimpiade c’era spazio solo per il
figlio maschio, il tanto agognato erede al trono. E Tasmin
aveva imparato a vivere senza il suo affetto, cercando di non farsi coinvolgere
dai suoi pensieri di vendetta e di potere.
“Tu
cosa ne pensi invece?” All’improvviso la domanda di Alessandro la fece
ritornare alla realtà e lei rispose:
“Magari
nostra madre non avrà tutti i torti… se Euridice avesse un maschio e nostro padre governa per tanti
anni fino a farlo crescere e diventare un uomo, sarebbero guai seri per noi. Ma
non può preferire quel moccioso bastardo a noi. Siamo i suoi figli maggiori e
tu sei il suo unico figlio degno. Il trono spetta a te di diritto, che quella
puttana di Euridice e il suo disgraziato zio lo
vogliano o no.” La risposta audace e sincera della sorella, fece sorridere
Alessandro.
Anche
se era una giovane fanciulla, che apparteneva alla famiglia reale, aveva sempre
denigrato le etichette di corte e i falsi servilismi.
Se
pensavi una cosa dovevi dirla senza troppi preamboli oppure startene zitto e
non lamentarti: così lei diceva sempre.
“Almeno
tu mi dai coraggio… speriamo sia così.”
“E
quando sarai re ricordati della promessa fatta!” puntualizzò girandosi verso lo
specchio.
“Quando
e se sarò re, darò più diritti alla donne e in mancanza di figli maschi, può
succedere al trono una figlia femmina” Ripeté a manetta.
Il
suo sguardo tuttavia si fece subito serio.
“Ma
è una cosa impossibile Tess… non succederà mai, anche
se le future principesse avessero il tuo temperamento, il tuo carisma e il tuo
coraggio non potranno mai avere speranze di salire sul trono come regine.”
La
sorella sbuffò pensando a quelle meschine regole di corte.
“Che
odioso atto di disprezzo e maschilismo. Noi donne pensiamo meglio di voi
uomini, perché voi vi fate troppo trasportare dalle vostre passioni e dai
vostri impulsi, mentre noi donne sappiamo governare i nostri sentimenti e non
cedere alle tentazioni. Noi abbiamo… la giusta
misura” rispose sincera e teatrale, pensando che se fosse stato davvero così,
lei avrebbe potuto essere regina.
Ma
il destino aveva già scelto per lei prima che venisse al mondo: in quanto
femmina e figlia minore non aveva alcuna possibilità di salire al trono, anche
se, secondo lei, le apparteneva di diritto. Un re non dovrebbe essere scelto
per l’età o per il sesso ma per le proprie caratteristiche personali: un re
deve essere fiero, coraggioso, nobile d’animo, temerario e manipolatore.
Lei
le possedeva tutte mentre Alessandro no. Era un ragazzo di indole debole, che
si faceva sottomettere dalle proprie emozioni e confondeva troppo i sentimenti
con i suoi doveri.
Ma
lei era troppo affezionata al fratello per fargli un torto e considerava che la
sua folle ambizione l’avrebbe salvato dalle angherie dei suoi nemici, e alla
fine si sarebbe accontentata di fargli da spalla e consigliera quando sarebbe
diventato re.
“Sembri
Aristotele quando parli così” mormorò Alessandro.
“Forse
perché ascoltavo di nascosto le vostre chiacchierate” rispose ridendo
capricciosa. Da piccola infatti lei scappava sempre dalle grinfie delle sue
domestiche e ascoltava di nascosto le parole sagge che il vecchio Aristotele
insegnava ai suoi giovani studenti.
Alessandro
si avvicinò a Tasmin e le accarezzò dolcemente le
mani.
“Se
tu non fossi mia sorella ti sposerei. E la Macedonia avrebbe un’ottima regina,
se non la migliore di tutti i tempi” I suoi occhi dimostravano una pericolosa
sincerità
“E
se tu non fossi mio fratello…” Tasmin
lasciò la frase in sospeso, fissando inquisitrice Alessandro.
Fisicamente
era perfetto e bello come un Dio… tutte le ragazze
avrebbero sognato di passare una notte con lui, ma Tasmin
non era attratta dalle bellezze pure e perfette.
Alla
fine rise di cuore.
“Non
ti sposerei comunque! Abbiamo caratteri troppo diversi e ti sopporto solo
perché sei mio fratello. Ma so per certo che sarai un re migliore di nostro
padre.”
Anche
lei stava dicendo la verità, glielo si leggeva nei suoi profondi occhi blu; non
vaneggiava complimenti del genere, se non li pensava sul serio.
“Sarà
meglio che finisci di prepararti.” Mormorò Alessandro uscendo dalla stanza.
Tasmin respirò profondamente, pensando a cosa sarebbe potuto
accadere quella sera e si preparò.
Non
c’era dama di Macedonia che non invidiasse la bellezza della figlia maggiore di
Filippo.
Tasmin anche se aveva solo 15 anni possedeva già una bellezza
disarmante e audace: i suoi occhi blu incantavano tutti gli uomini di corte, i
suoi capelli castano ramato risplendevano sia alla luce del sole sia nel buio
della notte e il suo viso sembrava scolpito nel duro marmo e pareva una
bellezza non mortale.
Molti
infatti mormoravano che non solo Alessandro fosse figlio di un Dio, ma anche
che la sorella Tasmin avesse una discendenza divina a
causa della sua bellezza non naturale.
Entrambi
i figli si vantavano e godevano per queste supposizioni perché assistevano alla
loro ascesa e alla possibilità di ottenere una gloria pari a quella del loro
antenato Achille.
Sebbene
fosse una donna Tasmin infatti ambiva agli stessi
desideri del fratello cioè la gloria eterna; non voleva passare il resto della
sua vita dentro quattro mura con figli e marito. Voleva qualcosa di più… ne aveva diritto e sapeva di poterlo fare.
Al
contrario della sorella minore Cleopatra, che desiderava soltanto una vita
comoda e serena in mezzo agli allori.
<<
Una dilettante >> Pensava sempre Tasmin, per la
facilità in cui la sorellina otteneva le cose mostrando semplicemente un
sorriso viziato e infantile.
Mentre
camminava in modo elegante lungo i corridoi del palazzo, Tasmin
vide in lontananza un amico del fratello, Cassandro,
che parlava con un soldato.
Quando
si accorse della sua presenza, subito il ragazzo mandò via il suo interlocutore
e si diresse verso la sua direzione con passi veloci.
Le
parole che prima Tasmin aveva detto al fratello, sul
fatto che le donne sapessero governare le proprie emozioni e non cedere alle
tentazioni, stavano per andare in fumo.
Ogni
volta che lei scorgeva il viso bellissimo di Cassandro
il cuore le batteva forte nel petto, facendola sussultare e le mani tremavano
dal desiderio di sfiorarlo e dal timore di quello che provava.
Non
voleva sopportare ancora una volta quel dolce supplizio quando era in sua
compagnia e così decise di seguire un altro corridoio, sfuggendo alla vista di Cassandro.
Pensava
di averlo superato quando sentì una voce calda e affascinante dietro al suo
orecchio, che la fece sussultare.
“Scappi
da me ora?”
Tasmin riconobbe subito quella voce e si voltò con un sorriso
sarcastico sulle labbra; tutte le volte che guardava da vicino il viso di Cassandro, il cuore perdeva un battito e si concedeva 5
secondi, solo 5, per osservare quella bellezza che lei considerava indecente.
Non
era pura e angelica come quella di Alessandro… era
una bellezza maliziosa, penetrante e di potere.
Chiunque
sarebbe caduto sotto il suo incantesimo e difatti le sue avventure sessuali
erano note a tutti e aumentavano di giorno in giorno.
Tasmin infatti solo qualche anno prima aveva capito che la gente,
sia donne che uomini, non volevano la compagnia di Cassandro,
solo per rispetto o amicizia, ma solo per soddisfare i propri languidi piaceri…
Guardandolo
ancora nei suoi occhi verdi da felino pensò che quella gente, che moriva ai
suoi piedi, non avesse tutti i torti ad adorarlo in quel modo…
Scosse
la testa, ritornando alla realtà e gli sorrise:
“Se
tu credi che io pensi a te ogni minuto della mia esistenza ti sbagli di grosso,
Cassandro e pecchi di vanità così”
Lui
le sorrise di rimando, in modo affascinante.
“Lo
sai, la vanità è il mio peccato preferito”
Tasmin alzò il sopracciglio fingendosi offesa.
“Davvero
sconcertante se lo confessi a una principessa”
Lui
rise di gusto incurante degli sguardi inquisitori e curiosi dei servi e dei
soldati che passavano di lì.
“Andiamo
Tess, ci conosciamo da tutta una vita e sono amico di
tuo fratello… possiamo mettere da parte i convenevoli
per una volta”
Tasmin lo guardò infastidita.
“Solo
mio fratello può chiamarmi così; per te e per gli altri io sono la principessa Tasmin e dovresti portarmi un certo rispetto se non vuoi
letteralmente perdere la testa”
“Il
rispetto si guadagna con la fatica e la dedizione, l’hai sempre detto tu”
rispose puntiglioso.
“Infatti
e io credo di essermelo guadagnato. Persino da te” mormorò avvicinandosi.
Cassandro lanciò un’occhiata eloquente alla
scollatura del suo vestito e poi la afferrò saldamente per i fianchi per far
aderire il suo corpo al suo.
Tasmin sentì il respiro caldo e fresco di Cassandro
sulla sua fronte e il suo corpo accaldarsi sentendo che lui era così vicino a
lei e le sfiorava provocante il vestito.
“Lo
indosserai stasera? Se è così permettimi di essere il tuo cavaliere, non ti
mollerò un attimo e dedicherò il mio tempo unicamente a te” sussurrò audace
cercando di avvicinarsi al suo viso.
Tasmin deglutì nervosamente tentando di riprendere il controllo di
sé stessa e mise giù le mani di Cassandro dal suo
corpo.
“Dovrei
chiedere a mio padre” disse a fatica abbassando lo sguardo per non far notare
il rossore delle sue guance.
“Non
hai mai fatto decidere a lui per la tua vita e incominci ora?” chiese divertito
ma deluso per il fatto che lei si fosse allontanata come un fulmine da lui.
“Le
cose cambieranno presto suppongo” rispose sospirando mentre pensava all’evento
di quella sera.
Lo
sguardo di Cassandro si fece improvvisamente serio.
“Ti
preoccupa il fatto che la nuova moglie del re potrebbe essere la tua nuova
madre e che dia alla luce un erede degno di Filippo?”
Lei
lo guardò fisso negli occhi. I suoi occhi non facevano trapelare alcuna
emozione questa volta.
“Di
madri me ne basta una e non ne sopporterei altre e io considero miei fratelli
soltanto Alessandro e Cleopatra, gli altri sono solo figli bastardi, che non
meritano di succedere al trono”
Il
tono serio e duro di Tasmin fece sorridere Cassandro, pensando che quella ragazza così bella e regale
fosse così affine a lui caratterialmente.
“Sempre
giudiziosa e ambiziosa. Non cambi mai. Dì la verità…
vorresti tu il trono non è vero?”
Lei
lo guardò allibita, chiedendosi come facesse a sapere sempre quello che le passava
per la testa.
Sapeva
che negare era sbagliato e che l’avrebbe smascherata subito ma acconsentire
sarebbe stato un atto di superbia.
“Cosa
te lo fa pensare?” chiese soltanto.
“Dal
modo in cui agisci, in cui parli e come osservi le persone…
Ho notato come guardi tuo fratello” rispose beffardo. Sapeva di aver ragione e
questo fece arrabbiare ancor di più la principessa.
“Quello
che guarda con occhi invidiosi mio fratello sei tu non io” rispose fredda.
Anche
lei aveva c’entrato nel segno.
La
prospettiva del trono era la debolezza e l’ambizione dei due giovani che
ambivano al potere e alla gloria ma in modo diverso.
Cassandro era bellissimo, violento, instancabile nel
perseguire le proprie ambizioni e avrebbe anche giocato sporco e calpestato i
suoi familiari e amici per arrivare al potere.
Lei
invece non avrebbe mai agito così. Detestava gli intrighi e gli inganni che si
attuavano alle spalle di qualcuno, soprattutto se era un amico o un familiare;
era un cosa indegna e deplorevole; lei avrebbe ottenuto ciò che voleva giocando
ad armi pari senza nascondersi o ordire complotti.
Cassandro sorrise non negando ciò che aveva appena
detto.
“Può
darsi. Ma sappiamo entrambi che non basta l’appartenenza di sangue per farne un
re degno”
“Alessandro
ce la farà sicuramente se qualcuno non gli mette i bastoni tra le ruote”
rispose guardandolo sospettosa.
“Quel
qualcuno non sarò io” sussurrò freddo fissandola.
Tasmin non riusciva a credergli e non doveva neppure. Tutti sapevano
dei desideri di Cassandro di scavalcare Alessandro o
chiunque altro per saziare la sua sete di potere e quando lui si metteva in
testa una cosa alla fine ci riusciva sempre.
Può
darsi che era stato incalzato dal padre Antipatro, un
nobile che si era inserito abilmente nella cerchia del re, oppure che la sua
sete di gloria sarebbe passata con gli anni a venire, ma di una cosa Tasmin era sicura: lei aveva paura di lui.
La
sua arroganza e strafottenza nel modo in cui lei si rivolgeva a Cassandro era soltanto una maschera per non far trapelare
quello che sentiva veramente nell’animo… lei aveva
paura di lui ma allo stesso tempo lo desiderava.
Era
sempre stato così fin da piccoli, lei osservava di nascosto quel giovane
ragazzo che diventava ogni giorno più bello e affascinante, accorgendosi più di
tutti del suo modo di pensare. Gli altri non se n’erano accorti ma lei aveva
capito che l’animo di Cassandro covava soltanto la
bramosia del potere e la perfidia tramandatagli dalla famiglia di usurpatori e
ricattatori.
Non
c’era spazio per qualcos’altro, né dolcezza, né rispetto, né amore.
E
Tasmin non doveva farsi coinvolgere da un tipo come
lui; anche se l’attirava più di ogni altro, lei doveva stargli lontana se non
voleva farsi travolgere dalla sua personalità magnetica e rimanerne distrutta.
“Stasera
sarai tutta mia, te lo garantisco” sussurrò Cassandro
sorridendole affascinante e si avvicinò sempre di più al suo viso.
Lei
sghignazzò nervosa:
“E
io ti garantisco che non avrò l’umore adatto stasera per fare compagnia a qualcuno”
“Cambierai
idea” rispose sicuro facendo un passo indietro e allontanandosi infine.
Tasmin lo guardò mentre andava via… sì,
certamente era l’uomo più attraente e misterioso che avesse mai incontrato.
Ma
lui avrebbe trovato pane per i suoi denti, perché lei non era sprovveduta e
nemmeno debole.
Non
avrebbe ceduto a lui.
Colava
vino da tutte le parti quella sera.
Non
c’era uomo o donna alla festa che non fosse ubriaco marcio a tal punto da
cadere per terra o far qualcosa per danneggiare il proprio onore.
Alessandro
e Tasmin si erano seduti ad una tavola guardando
entrambi con occhi malinconici e commiserevoli le scene fuori luogo che
vedevano dinnanzi a loro.
All’improvviso
uno degli uomini più fidati del re, Clito, si
avvicinò ad Alessandro portando sulle spalle una giovane ragazza.
“Alessandro
ti ho trovato la ragazza giusta!” esclamò divertito
Tasmin sorrise dentro di sé perché sapeva che quella ragazza
sicuramente non rientrava nei gusti del fratello… a
lui piaceva qualcos’altro o meglio qualcuno… Non ne
parlavano mai perché erano questioni troppo private ma lei sapeva da tempo cosa
celava il cuore del fratello, e la cosa non le piaceva per niente.
“Come
ti chiami dolce fiore?” chiese ancora Clito
sorridendo come un ubriaco.
“Antigone”
urlò la ragazza che stava ancora sulle spalle dell’uomo.
Clito vedendo che Alessandro non osava muoversi e non voleva di
certo prendere l’iniziativa, prese tutta per sé quel bel fiorellino e andò a
spassarsela dietro un angolo.
Il
re Filippo intanto gridava e cantava frasi senza senso in preda all’euforia e
si avvicinò ai due figli maggiori. Il suo alito puzzava di vino e sulla testa
aveva una corona di fiori tutti malmessi e sciupati.
Tra
le braccia aveva una ragazza che poteva avere l’età di sua figlia e certamente
non era Euridice.
Ancor
prima di passare la notte di nozze, lui già si divertiva con un’altra
fanciulla.
Tasmin alzò il sopracciglio e lo guardò come se pensasse che
quell’uomo così rozzo e irascibile non potesse essere veramente suo padre.
Era
talmente ubriaco che quasi non si capiva cosa stesse dicendo ad Alessandro:
“C’è
sempre qualcosa di delizioso quando torni da una battaglia! Ed è il sapore di
una nuova donna!” urlò gioioso e diede un bacio alla fanciulla che aveva tra le
braccia.
“Troverai
che è molto più confortante dell’autocommiserazione!” disse infine andandosene
a godere della compagnia.
Alessandro
non replicò perché non era per niente motivato ad ascoltare le deliranti
farneticazioni del padre e abbassò lo sguardo.
Tasmin gli accarezzò la mano e gli chiese:
“Ti
va bene se ti lascio un attimo solo? Ce la fai a sopportare questa mandria di
pecoroni?”
Per
la prima volta in quella sera lui sorrise.
“Non
sei la mia tata Tess! Vai pure e divertiti almeno tu”
Lei
lo guardò ironica come se stesse dicendo che lei non avrebbe mai potuto
divertirsi ad una serata in cui si celebrava il matrimonio di suo padre con una
puttanella e che presto i loro figli avrebbero ottenuto più diritti rispetto ad
Alessandro o a lei..
Quando
Tasmin passava in mezzo alla folla normalmente gli
uomini si giravano a guardarla ipnotizzati oppure allungavano le mani ma questa
volta erano talmente ubriachi fradici che neanche se ne accorgevano della sua
presenza.
In
lontananza vide sua sorella Cleopatra che chiacchierava divertita con alcune
ancelle e sembrava non accorgersi del pessimo umore che albergava nell’animo di
suo fratello o di sua sorella.
All’improvviso
sentì qualcuno afferrarle la mano e lei si voltò indispettita.
Cassandro era lì di fronte a lui e la scrutava
attentamente come se volesse denudarla all’istante; anche lei lo guardò notando
la sua tunica aperta, da cui si intravedeva il petto forte e muscoloso.
Aveva
i capelli castani lunghi e mossi e i suoi occhi verdi brillavano estasiati
mentre la guardavano.
“Mi
avevi promesso che sarei stato il tuo cavaliere stasera” disse lui
sorridendole.
“Io
non ti ho promesso niente”
Lui
fece finta di niente e sorrise stranamente in modo dolce.
“Ho
un dono per te…”
Le
mostrò una rosa blu, che teneva fra le mani e gliela porse gentilmente.
Le
rose blu erano le preferite di Tasmin e le adorava
alla follia, ma purtroppo in Grecia quei tipi di fiori scarseggiavano.
Lei
lo guardò interrogativa chiedendogli dove l’avesse trovata.
Lui
le sorrise senza dire niente e mise delicatamente la piccola rosa nei capelli
della ragazza sfiorandole appena l’orecchio; quel leggero contatto scatenò una
tempesta dentro di lei e fu davvero difficile per lei trattenersi e restare
immobile.
“Un
fiore così bello merita di appartenere a una dama ancor più bella” esclamò
facendosi improvvisamente serio.
Lei
non rispose cercando di non pesare il complimento che aveva appena ricevuto e
lo ringraziò solamente.
“Vuoi
almeno concedermi…?” Cassandro
le porse il braccio per farla unire a lui e lei dopo un attimo di reticenza
accettò.
Nella
sala c’era tantissima gente ed era molto difficile non rischiare di essere
spinti o pestati per cui Tasmin si teneva saldamente
al braccio di Cassandro e qualche volta si avvicinava
senza volerlo al suo petto, sfiorando la sua pelle abbronzata e non bianca come
la sua.
Sentì
la tenue risata provenire dalle labbra di Cassandro
ma la principessa non osò alzare il viso per vedere se fosse davvero così o
frutto della sua immaginazione e cercò di ignorarlo il più possibile.
Cassandro a sua volta sembrava incantato da lei, da
quella sua espressione sicura a tratti ambigua e sconosciuta a tutti, persino a
lui.
La
sua bellezza era così eccentrica che poteva rapire chiunque e aveva colpito
anche lui, che aveva mille donne e uomini ai suoi piedi pronto a soddisfarlo.
Forse
perché era irraggiungibile che era così irresistibile ai suoi occhi e non solo
per un fatto fisico; Tasmin era come una gemma
speciale e preziosa che lo avrebbe condotto sicuramente verso il potere e gli
avrebbe permesso di entrare nella casata reale.
Se
questo era l’unico motivo per cui la desiderava fortemente, cioè soltanto per i
propri scopi politici, non lo sapeva ma era certo di una cosa: sul suo onore
lui giurò che prima o poi lei sarebbe stata sua.
Era
come una sfida per Cassandro: più lei gli sfuggiva e
non lo voleva più sentiva crescere dentro di lui il suo desiderio.
All’improvviso
sentirono degli schiamazzi vicino a loro e notarono un ragazzo che camminava in
modo un po’ sbandato e goffo.
Quel
ragazzo strambo era il figlio illegittimo di Filippo e per ragioni poco chiare
lo aveva inserito a corte come se fosse uno di loro, e tutti quanti lo
consideravano pazzo e un demente mentale. Il re gli aveva dato il suo nome,
anche se quel tipo non poteva di certo meritarlo.
“Il
giullare di corte!” esclamò divertito Cassandro
rivolgendosi a Filippo III.
“Ogni
volta che lo vedo mi sale il sangue il cervello” rispose Tasmin
trattenendo la rabbia.
“Come
siamo crudeli. Sei sua sorella in fondo e visto che è più debole e docile di
voi, dovresti dargli il tuo sopporto” mormorò in tono ironico pur sapendo quale
sarebbe stata la sua risposta.
“Quello
è schizzato e gli mancano certamente diverse rotelle…
Non ci penso nemmeno a considerarlo mio fratello; è una vergogna per tutti noi
avere un principe in quello stato che fa l’idiota davanti a tutti; se mio padre
avesse un po’ di giudizio avrebbe dovuto infilarlo in qualche tempio a venerare
gli Dei senza farlo vedere da nessuno” Cassandro
ancora una volta fu sorpreso dalla schiettezza della principessa, che sembrava
non voler seguire a tutti i costi le regole rigide di corte e che pensava con
la sua testa senza farsi manipolare da nessuno.
La
guardò con ammirazione, avvertendo che lei aveva del sangue freddo proprio come
il suo.
“Giustamente
se fosse arrivato nella mia famiglia un demente mentale avrebbe ottenuto il
destino che gli auguri tu.” Sussurrò nuovamente.
“Io
credo che la tua famiglia l’avrebbe assassinato per il disonore” replicò Tasmin guardandolo seria.
“Anche
in questo caso hai ragione”
Infatti
la famiglia di Cassandro non tollerava delle
debolezze all’interno del proprio nucleo familiare…
tutti dovevano fare la propria parte per ottenere il potere e l’appoggio del
re; ovviamente uno smidollato come Filippo III non sarebbe servito a nulla anzi
avrebbe denigrato il loro buon nome.
“Una
principessa non dovrebbe essere così cinica” mormorò sorridendole.
“Se
non impari a essere forte in questo mondo, presto o tardi qualcuno potrebbe
calpestarti come un verme o pugnalarti alle spalle”
Il
suo tono sembrava duro e freddo ma nascondeva una profonda malinconia e tristezza… lui lo notò ma non disse nulla per rincuorarla.
Non era il tipo da consolare la persone né riusciva a farle stare bene.
E
non avrebbe di certo cambiato la sua natura da predatore per una donna.
All’improvviso
lo zio di Euridice, Attalo,
incominciò a fare un discorso in onore del re e del suo matrimonio, così Tasmin ritornò dal fratello Alessandro per ascoltare
attentamente.
Anche
Cassandro la seguì.
Attalo stava brindando alzando un calice pieno di vino.
“Brindo
al matrimonio del nostro re e di mia nipote Euridice,
regina macedone di cui possiamo essere fieri!”
Il
pubblicò acclamò i due neosposi e Attalo sentendosi
potente urlò ancora.
“A
Filippo e ad Euridice! E ai loro figli legittimi!”
Questo
era troppo…Tasmin sentì la
collera salirle lungo il corpo e bruciarle gli occhi…
come si permetteva quel lurido vecchio a denigrare loro, i figli maggiori del
re, chiamandoli bastardi?
Avrebbe
tanto voluto lanciargli in testa uno scudo per far zittire la sua voce da serpe
ma qualcuno la precedette.
Alessandro,
con una furia inaudita che la sorella non aveva mai visto prima in lui, lanciò
un bicchiere nel petto di Attalo e gli urlò:
“Come
osi?! Figlio di un cane! Vieni avanti!!”
Attalo sgranò gli occhi sorpreso ma quando si accorse che era stato
offeso da quel moccioso sguainò la spada e si avvicinò pericolosamente ad Alessandro,
che corse verso di lui con una furia omicida negli occhi.
La
sorella e i suoi amici cercarono di fermarlo e lo trattennero per le spalle, e
così fecero altrettanto i familiari di Attalo per
impedire un disastro.
“Silenzio!”
A stento il re riusciva a reggersi in piedi ma cercò ugualmente di alzarsi su
un tavolo per mettere ordine nel suo palazzo.
“Alessandro
in nome di Zeus calmati!” gli gridò Tasmin allarmata
cercando di calmarlo ma la furia del fratello era intrattenibile. Attalo aveva offeso la dignità della sua famiglia, che era
il suo punto debole.
“Questo
è il mio matrimonio non una rissa pubblica!” gridò il re per fermarli e per
dimostrare la sua autorità.
“Moccioso
insolente!” disse Attalo che era bloccato da alcuni
soldati.
“Chiedi
scusa prima di disonorarmi!” ordinò Filippo al figlio.
“Tu
difendi l’uomo che ha dato a mia madre della puttana e a me del bastardo?? E io
disonoro te!!”
“Ah
sembra di sentirla quella!! Attalo è della famiglia
adesso, proprio come te!”
“Allora
scegli i tuoi parenti con più attenzione! Non ti aspettare che io stia ad
assistere alla tua vergogna!”
“Vergogna?!”
esclamò il re, che faceva finta di non capire.
“Tu
mi insulti!” gridò Attalo toccandosi il petto ferito.
Alessandro
ebbe uno scatto d’ira disumano e si liberò dalla presa degli amici, per
avvicinarsi a lui.
“Io
insulto te!! Un uomo che non è degno di leccare la terra su cui cammina mia
madre! Cane che insulti la tua regina!!”
“Vergogna??
Non ho nulla di cui vergognarmi moccioso arrogante! Io sposo un’altra giovane
se lo voglio! E faccio tutti i figli che mi pare e né tu né quell’arpia di tua
madre potrete impedirmelo!”
“Perché
pazzo ubriacone devi pensare che tutto quello che faccio provenga da mia
madre?” chiese Alessandro sentendosi esausto e tradito.
“Perché
conosco il suo cuore, per Era! E vedo lei nei tuoi occhi. Tu desideri troppo
questo trono! E noi qui tutti sappiamo che quella lumba
di tua madre mi vuole morto!!”
All’improvviso
Tasmin scorse in una lontana finestra la loro madre
che guardava la scena, portandosi una mano alla bocca.
“Potete
sognarvelo tutti e due ma non succederà!” continuava a urlare senza sosta il
re.
Era
sceso un silenzio tombale nella sala e Alessandro continuava a guarda il padre
e Attalo con disprezzo.
“E
tu?? Tu che gli stai sempre appiccicata sei d’accordo con lui?”
La
domanda del re sconvolse Tasmin e lo guardò dubbiosa
chiedendosi se si rivolgesse proprio a lei.
Lo
sguardo furioso del re non tralasciava dubbi e la principessa deglutì
sentendosi osservata e tutti aspettavano una sua risposta.
Cosa
avrebbe dovuto dire? Il re non si era mai interessato alla sua opinione, perché
era una donna, forse ora era talmente ubriaco che non l’aveva neanche
riconosciuta.
Si
voltò verso Alessandro che aveva uno sguardo da invasato e traumatizzato allo
stesso tempo; non avrebbe ricevuto aiuto da lui perché già non sapeva badare a
se stesso.
Scorse
sua sorella Cleopatra che si era nascosta dietro una tenda per non farsi
coinvolgere in quella rissa e per timore che il padre si arrabbiasse pure con
lei.
Alla
fine Tasmin guardò fisso negli occhi il padre e disse
alzando la voce:
“ Si
sono d’accordo con Alessandro. Non riconosco né Euridice
come mia regina né il bastardo che porta in grembo come futuro re!”
Aveva
detto quelle parole con tale sfrontatezza e sincerità, che rimasero tutti a
bocca aperta e nessuno osò fiatare.
Cassandro da dietro sorrise ammirando la
spregiudicatezza di quella giovane fanciulla; certamente non le mancava il
coraggio, tipico degli uomini macedoni.
Il
re restò allibito sentendo quella risposta e poi rise a crepapelle:
“Ma
tu guarda che bei figli che ho! Meritereste una punizione esemplare per la
vostra insolenza!”
“Filippo
è il vino che ti fa parlare ora, lasciali stare e aspetta fino a domani
mattina” Chi parlò fu il saggio Parmenione, fido
consigliere del re che cercava sempre e ovunque una soluzione diplomatica.
Ma
il re non lo stette a sentire e ordinò nuovamente ai suoi figli:
“Adesso
io vi ordino di chiedere scusa al vostro parente!”
Alessandro
guardò prima il padre poi Attalo, che aspettava
davvero delle scuse da parte di quei mocciosi ma il principe stava zitto come
una tomba.
Anche
sua sorella non si sarebbe scusata per nulla al modo, potevano persino
frustarla ma restava ferma nella sua posizione.
“Chiedete
scusa!” gridò Filippo.
“Non
è un parente per me!” disse infine Alessandro rivolgendosi ad Attalo con arroganza.
Tasmin restava dietro le sue spalle, non dicendo nulla. Gli animi si
stavano riscaldando troppo.
“Buona
notte vecchio. E quando mia madre si risposerà, ti inviterò al suo matrimonio”
Alessandro sputò quelle parole come se fosse veleno e ormai non gli importava
più nulla di cosa dicesse suo padre. Lui non si sarebbe mai scusato con un
verme simile.
Prese
la sorella per un braccio e si incamminò verso l’uscita.
“Bastardo!”
Il
grido del re fece voltare i suoi figli.
“Obbediscimi
vieni qui!”
Questa
volta Filippo si rivolgeva unicamente ad Alessandro, perché la cosa che più
detestava era il fatto che qualcuno lo insultasse e rinnegasse la sua autorità.
Il figlio aveva fatto quell’errore e come erede al trono, meritava di essere
castigato come si doveva per fargli imparare la lezione.
Alessandro
deglutì timorosamente, guardandosi attorno e notò che Attilo
rideva di gusto vedendo quella scena.
All’improvviso
anche lui notò la madre che osservava la scena da una finestra piccola,
nell’ombra e quando lui la guardò lei svanì dalla sua vista.
Il
principe lanciando un ultimo sguardo ferito al padre decise di disobbedirgli e
se né andò dalla sala, seguito a ruota dalla sorella che sentiva che sarebbe
accaduto un disastro.
Infatti
il re in uno scatto di rabbia prese la sua spada, pronto ad uccidere il figlio,
ma inciampò mentre cercava di scendere dal tavolo e per colpa del vino e della
rabbia non riusciva ad alzarsi e cominciò a farneticare frasi senza senso.
“E’
questo l’uomo che condurrà tutta la Grecia alla Persia?”
Gridò Alessandro sdegnato guardando in che condizioni fosse il padre.
“Non
riesci neanche a passare da un tricheglio all’altro…”
Il
re lanciò un grido disumano.
“Sei
esiliato bastardo!! Bandito da queste terre, non sei mai venuto qui! Non sei
mio figlio!”
Una
lacrima scese lungo le guance di Alessandro, che deluso e arrabbiato, se ne
andò per non ascoltare le frasi deliranti del padre. Tasmin
e altri suoi amici lo seguirono con delle facce sconvolte.
<<
E ora che succederà? >> Si chiedeva in continuazione Tasmin
mentre seguiva il fratello; dubitava veramente che il re bandisse Alessandro ma
certe volte non rinnegava mai le parole dette per non mostrarsi troppo debole o
sentimentale con i figli… se Euridice
avesse un maschio, Alessandro rischierebbe sicuramente la vita…
All’improvviso
delle guardie del re fermarono il cammino di Alessandro e gli ordinarono di
fermarsi e di andare subito dal loro signore; di rimando il principe li cacciò
urlando che li avrebbe fatti frustare per la loro insolenza e continuò a
camminare come se nulla fosse successo.
I
soldati però presero per le braccia la sorella del principe e le ordinarono di
seguirli nella stanza del re; Tasmin non riusciva
nemmeno a ribellarsi o a urlare, aveva soltanto un’espressione accigliata e
preoccupata. Cercò lo sguardo di Alessandro ma lui se n’era già andato via.
“Ora
basta soldati. I figli del re devono riposarsi, rimanderemo tutto a domattina”
All’improvviso Efestione, migliore amico di
Alessandro e uno dei soldati più forti dell’esercito, si materializzò a fianco
della principessa e il suo sguardo duro e minaccioso bastò ai soldati per
convincerli a tirarsi indietro.
“Suppongo
che dovrei ringraziarvi” mormorò Tasmin rivolgendosi
a Efestione.
“Andate
da vostro fratello, sono sicuro che ha bisogno del vostro supporto” rispose lui
semplicemente.
“Probabilmente
dovresti andarci tu, invece” la principessa gli lanciò un’occhiata che non
tralasciava dubbi. Lei sapeva.
E
dal suo sguardo pieno di disprezzo e duro Efestione
capì che non le piaceva per niente cosa stava succedendo tra lui e Alessandro.
Non
rispose alla provocazione e se ne andò, facendo un inchino.
Rimase
da sola nel corridoio a pensare cosa lei e il fratello avessero combinato… ci sarebbero state sicuramente delle
conseguenze.
“Sai…”
Ad
un tratto Tasmin sentì una voce dietro di lei e
sospettò fosse un altro soldato venuto a darle ordini.
Ma
quando si girò non era nessuno di questi. Era Cassandro
che le stava sorridendo come una canaglia.
“Le
doti che più ammiro negli uomini, e anche nelle donne talvolta, sono
l’ambizione e la sfrontatezza. Ma devo dire che tu Tess
superi tutte le mie aspettative”
Sorrideva
mentre diceva il suo buffo soprannome e si avvicinò a lei per guardare il suo
bel viso.
Tasmin sospirò. Era inutile ordinargli di smetterla con i soprannomi
o di parlarle sempre in quel tono informale; ormai tanto c’era abituata e lui
non avrebbe mai cambiato il carattere così arrogante e presuntuoso.
“Questa
volta le doti che dici tu potrebbero costarmi la testa e il mio nome”
“Il
re era ubriaco fino al midollo stasera, sono sicuro che domattina non si ricorderà
più niente”
Tasmin lo guardò negli occhi e per la prima volta gli pose una
domanda personale e audace:
“Se
per caso il re cacciasse me e mio fratello sentiresti la nostra mancanza?”
Lei
si avvicinò pericolosamente al suo viso senza indugio o imbarazzo, aspettando
una sua risposta.
“Di
tuo fratello no…” La risposta che sentì era
terribilmente seria e Cassandro diminuì ancor di più
la distanza fra di loro; Tasmin sentì il suo respiro
caldo e delizioso sul suo viso e questo la stordì.
Alla
fine riprese il controllo di sé stessa e si allontanò da quelle labbra
invitanti che se l’avrebbero baciata in quel momento lei non si sarebbe tirata
indietro.
Quei
pensieri la sconvolsero.
“Cosa
vuoi da me Cassandro?” domandò con un fil di voce.
Sentì
una risata strozzata.
“Non
lo capisci?”
“Ho
delle teorie a riguardo… e nessuna mi alletta”
rispose sincera alzando il viso.
“Sono
sicuro che cambierai idea…” sussurrò con voce
profonda.
Si
riavvicinò a lei e le sfiorò delicatamente il viso col dorso della mano, e con l’altra
le accarezzò saldamente la schiena.
Un
brivido le percorse tutto il corpo e dovette resistere con tutte le forze per
non cedere, e alla fine scacciò via le sue mani con violenza e gli disse:
“Non
sono la tua puttana Cassandro e nemmeno una fanciulla
ingenua da rigirarti come ti pare per avere un minimo di potere. Se lo vuoi,
conquistalo da solo, ma da me non otterrai mai niente”
Dopo
aver detto ciò, se ne andò via lungo in corridoi senza mai voltarsi indietro ma
perse senza accorgersene la rosa blu che Cassandro le
aveva regalato quella sera.
Lui
la raccolse da terra e respirò il suo profumo inebriante, sorridendo
soddisfatto.
Ma
se il re avesse davvero cacciato i suoi due figli maggiori, per lui sarebbe
stata la fine dei suoi sogni.
Tuttavia
si convinse che il destino non gli avrebbe remato contro questa volta; anzi
l’avrebbe riunito nuovamente a lei.
Era
una sfida molto allettante e ambiziosa; per questo gli piaceva così tanto.
Sorridendo
e tenendo ancora la rosa blu di Tasmin fra le mani,
se ne andò nelle sue stanze.
FINE
CAPITOLO
Perdonate
per le inesattezze storiche! Lo so che Alessandro non ha avuto una sorella che
si chiamava Tasmin ma gli altri nomi non mi piacevano
per niente eheh
Spero
che vi sia piaciuto e che leggerete il prossimo capitolo!
Il re impiegò parecchi mesi per perdonare
l’insolenza dei figli avvenuta nel giorno del suo matrimonio, ma alla fine li
fece rientrare a corte.
Li aveva spediti da un lontano parente
della regina Olimpiade in Grecia, ma anche se a loro non mancava niente in quel
palazzo lussuoso comunque si erano sentiti in gabbia in quei mesi senza poter
uscire o vedere nessuno.
Alessandro si era adattato e stava
recependo la punizione con onore mentre Tasmin
restava chiusa a chiave nella sua stanza e per giorni si rifiutava di mangiare
e persino di bere, per ribellarsi alla decisione ingiusta del padre.
Infatti quando ritornarono a Pella in Macedonia tutti e due i principi avevano l’aspetto
sciupato e trasandato; soprattutto Tasmin che era
dimagrita notevolmente e i suoi bellissimi capelli castano ramato avevano perso
la loro tipica lucentezza.
Il re vedendo come si erano ridotti i suoi
figli chiese loro se i parenti della regina li avessero maltrattati.
Alessandro rispose che i servi del lontano
zio di sua madre li avevano serviti con tutte le riverenze e gli onori ma
purtroppo sia lui che la sorella avevano sentito terribilmente la mancanza di
casa.
Tasmin invece con la sua tipica arroganza rispose
che era naturale che si fossero ridotti in quello stato pietoso dopo come il
loro padre li aveva trattati e cacciati.
Filippo sorrise con un ghigno e disse:
“Non hai perso la lingua lunga però figlia
mia. Dovrei forse mandarti a scavare nei templi dei nostri Dei per scacciare
quell’arroganza nel tuo volto? O magari basterà qualche frustata?”
Alessandro si intromise per difendere la
sorella e disse che non era necessario e che avevano imparato la lezione.
Il re sospirò spazientito e rispose:
“Va bene, non ho voglia di litigare un’altra
volta e oggi è una bella giornata per rovinarla con frustate e ulteriori
litigi. Andate nelle vostre stanze e datevi una sistemata; vostra madre vuole
vedervi subito”
Per fortuna le ancelle riuscirono a fare un
ottimo lavoro e finalmente Alessandro e Tasmin ripresero
un po’ di colore e li sistemarono al meglio.
Quando Olimpiade vide dopo tanti mesi di
assenza il suo adorato figlio, lo abbracciò fortemente fino a stritolarlo e lo
guardò attentamente per vedere se era rimasto lo stesso.
Tasmin restava dietro di loro di qualche passo
guardando la scena affettuosa tra madre e figlio.
Dopo aver baciato un milione di volte il
suo prediletto, Olimpiade si girò verso la figlia e la abbracciò, dandole un
bacio sulla fronte, senza dire niente.
“Finalmente siete tornati! Ho sentito molto
la vostra mancanza, anzi troppo. Ma non c’è un minuto da perdere, dobbiamo
passare subito all’attacco.”
In poche parole riassumò
quello che era successo in quei mesi: Euridice come
da previsioni aveva avuto un maschio forte e sano e Attalo
già pregustava il potere, essendo il reggente del nascituro, inoltre tra
qualche giorno ci sarebbero stati dei festeggiamenti in onore del re macedone
al quale sarebbe accorsa tutta la Grecia.
Olimpiade chiese alla figlia di lasciarla
sola con Alessandro e lei con un sorriso forzato uscì.
Finalmente ritornò a respirare aria pulita… quella stanza era ricolma di inganni e di complotti
e sicuramente sua madre stava cercando il modo migliore per insidiare il
figlio.
Tasmin andò a sedersi nei giardini interni del
palazzo per rilassarsi e godersi il sole del suo paese.
Le bellezze che possedeva la Macedonia non
le aveva nessuno: quel splendido giardino era circondato da grosse pietre in
cui ci si poteva sedere benissimo, e circondavano un’enorme giardino ricolmo di
fiori e erba.
Le erano mancati quella tranquillità e
serenità tipica di casa sua, a parte i soliti litigi che avvenivano a palazzo.
Sentì all’improvviso una mano sfiorarle la
spalle e lei spaventata si girò, cadendo quasi per terra.
“Ho saputo che eri tornata e sono subito
corso a vedere come stavi. Ma non mi aspettavo che tu svenissi per terra quando
mi avresti rivisto” disse Cassando con un sorriso sulle labbra.
Tasmin lo guardò sorpresa non aspettandosi di
vederlo così presto… anche se non voleva ammetterlo
quel viso così bello e affascinante le era mancato più di tutti, persino della
sua casa stessa e ne aveva la prova proprio adesso.
Si ricompose e si sedette nuovamente sulle
pietre; non aveva voglia di lanciargli delle battutine acide perciò decise di
stare al suo gioco.
Gli sorrise audace:
“E tu invece Cassandro
sei felice di vedermi? Hai passato questi mesi di lontananza placando i tuoi
piaceri e ossessioni su qualche altra preda?”
Lui fu sorpreso di quella risposta ambigua
e provocante e si sedette vicino a lei:
“Nessuno potrebbe mai eguagliare il fascino
che tu eserciti su di me, lo sai” rispose lui guardandola magnetico negli
occhi.
Lei rise.
“Davvero? Provamelo” rispose sfacciata
ricambiando il suo sguardo.
Sapeva che era un errore, che non era
saggio comportarsi così soprattutto con lui ma Tasmin
era sicura di poter reggere il gioco.
Cassandro non se lo fece ripetere due volte e le
prese il viso tra le mani avvicinandosi provocante alle sue labbra.
Fu interrotto da un fastidioso mormorio e
si accorse all’ultimo che era proprio Tasmin e che si
era allontanata di qualche centimetro dal suo viso, con sguardo accigliato.
“Voi uomini pensate sempre le stesse cose.
Non voglio donare la mia virtù a un uomo come te, ti chiedo un’altra cosa invece… tu desideri il potere no? E io sono disposta a
concedertelo, ma soltanto un po’, se tu mi confidi tutto quello che è successo
in mia assenza”
La delusione e la consapevolezza di essere
stato beffato da una ragazza più giovane e meno esperta di lui lo fece alzare
con violenza e la guardò dall’alto in basso.
“Stai mentendo principessa” rispose freddo.
“Invece no, io non mento mai. Credimi potrei
essere la persona più sincera che tu abbia mai incontrato nella tua vita piena
di inganni e tradimenti. Voglio soltanto sapere cosa si è detto e fatto in
questi mesi, tutto qui”
Tasmin lo guardava fisso negli occhi dimostrando
la sua sincerità ma lui non le credeva minimamente.
“E ti fideresti davvero della mia parola?
Considerando l’opinione che hai della mia integrità?”
“Potrei essermi sbagliata no? Fornisci la
prova che mi sbaglio” rispose Tasmin sfacciata.
Cassandro questa volta non riuscì a resisterle. Era
così bella sotto la luce del sole e in mezzo alla natura sembrava una dea
immortale, la cui bellezza poteva essere alla pari di quella di Afrodite.
La fece stendere con una leggera spinta
sull’erba, che era circondata dalle pietre, e si distese sopra di lei
delicatamente.
Lei sembrava calma e lo guardava seria
negli occhi senza fiatare. Per fortuna non era arrossita.
“E cosa mi offriresti in cambio Tess?” le alitò in viso Cassandro,
sfiorandole il volto leggermente, come se fosse un oggetto prezioso.
Tasmin sentì il peso del suo corpo sul suo,
riuscendo a malapena a sopportarlo, perché avrebbe tanto voluto toccarlo ma non
osava farlo.
Restava immobile, temendo che qualcuno
entrasse proprio in quel momento e deglutì nervosa.
“Te l’ho detto” rispose titubante
“Parlavi in astratto, nessuna cosa
concreta.” Mormorò Cassandro scendendo a sfiorarle il
collo e il petto con la mano possessiva.
Tasmin faceva fatica a respirare e socchiuse gli
occhi assaporando quel momento. Le mani di Cassando stavano scendendo lungo la
sua vita sottile e si fermarono all’ombelico, poi ritornò su a fissarla in viso
estasiato e a sfiorarle delicatamente i capelli.
Tra di loro l’attrazione era chiaramente
palpabile, come se fosse una scossa elettrica che invadeva entrambi i loro
corpi.
Lei aprì gli occhi velocemente e alzò la
testa per avvicinarsi al suo viso.
Ma all’improvviso Cassandro
si scostò da lei e sospirando si alzò, lasciandola sola.
Sarebbe stato troppo facile agire così… lui pensava che non doveva affrettare le cose in quel
modo e inoltre non si fidava del repentino cambiamento di Tasmin.
Sicuramente c’era sotto qualcosa e lui non voleva farsi fregare.
“Ci rivedremo Tasmin”
sussurrò serio andandosene via, prima di lanciarle un’ultima occhiata.
Lei si alzò perplessa chiedendosi perché
aveva reagito così… era sicurissima che lui avrebbe
ceduto e invece…
<< Poco male, mi rivolgerò a qualcun
altro di più fidato >> pensò come se non gliene importasse niente.
Invece in cuor suo Tasmin
si sentiva delusa per quello che non era successo e che aveva invece sperato
che accadesse.
Ripensava al fremito che aveva sentito
quando lui le aveva sfiorato il suo corpo con una lentezza disarmante.
Scosse la testa cercando di non pensarci
più e uscì dal giardino.
“Luna!” gridò gioiosa Tasmin
mentre correva ad abbracciare la sua ancella prediletta.
La donna non appena vide la principessa
quasi le venne un infarto e ricambiò l’abbraccio con gioia.
“Siete tornata principessa!” esclamò tra le
lacrime.
Le due sciolsero l’abbraccio e si
guardarono a vicenda con felicità.
Luna conosceva Tasmin
da tutta una vita, infatti era stata lei a crescerla fin dall’infanzia e a
darle il suo latte. L’affetto che le era mancato da parte della madre
Olimpiade, Tasmin l’aveva ricevuto sempre da Luna che
era diventata una di famiglia per lei, anche se era di umili origini.
Luna infatti aveva perso i genitori fin da
piccola, non aveva nessuno al mondo ed era entrata a palazzo per misericordia
del re e aveva cominciato con degli umili lavori di serva. Quando Olimpiade
diede alla luce i suoi tre figli, Luna li accudì tutti con affetto e devozione,
ma solo con Tasmin le trasmetteva veramente il suo
amore materno e sincero. E lei gliene era profondamente grata.
“Ti hanno trattata bene in mia assenza?”
chiese Tasmin guardandola, visto che spesso i soldati
avevano il vizio di allungare le mani, soprattutto con le belle donne.
“Si mia signora si” rispose piangendo
ancora.
“Luna dovresti smetterla di chiamarmi così.
Sei come una madre per me”
La donna fu profondamente commossa per le
parole della principessa, che ormai considerava una figlia per lei.
“Come state? Vi vedo sciupata e triste”
rispose Luna preoccupata, facendola sedere sul letto.
“Mi mancava stare qui…”
“E quel Cassandro
vero?”
Tasmin alzò lo sguardo fulminea:
“Adesso osi troppo. Anche se siamo in
confidenza, non ti permetto di parlare di queste cose”
Luna abbassò lo sguardo dispiaciuta:
“Scusatemi principessa, starò al mio posto”
Tasmin sospirò amaramente, pentendosi di come le
aveva appena parlato:
“Per gli Dei sì è così! Di te mi fido
ciecamente e ho bisogno di parlarne con qualcuno… sei
mai stata innamorata Luna?”
“Tutto il mio amore che avevo da offrire
l’ho donato a voi, principessa” rispose Luna titubante.
Infatti la povera donna non aveva nessuno
al mondo, a parte lei. Se le avrebbero tolto Tasmin
probabilmente si sarebbe tolta la vita perché quella piccola ragazza era
l’unica cosa che aveva.
I mesi che avevano trascorso separate,
erano stati per lei un vero inferno.
Tasmin le sorrise dolcemente.
“Non parlo di amore verso un figlio o un fratello…ma un amore vero”
“Voi amate Cassandro
mia signora?” domandò Luna preoccupata che la sua prediletta soffrisse o
venisse ferita.
“No! Certo che no! Mi piace…
è inutile che lo neghi, è molto bello e affascinante…
mi intriga molto perché non è come gli altri.”
“Mia signora permettetimi
di dirlo ma… uomini come Cassandro
non potrebbero mai renderla felice” rispose per avvertirla del pericolo. Luna
aveva visto crescere Cassandro negli anni e aveva
capito di che pasta era fatto.
Era malvagio.
“Ti assicuro che il piacere è diverso dalla felicità… alcune cose sono più preziose perché non durano”
mormorò triste. In fondo al cuore infatti Tasmin
sapeva che il suo desiderio per quell’ uomo era un sogno impossibile e non
sarebbe mai durato.
“Quindi voi sapete già quale sarà il vostro
destino?”
“Nessuno di noi può saperlo…
ma so per certo che non devo mai abbassare la guardia con lui, mai.”
Luna sospirò sentendosi rassicurata.
Tasmin all’improvviso le chiese quello che voleva
veramente sapere… Cosa era successo durante la sua
assenza e glielo domandò senza giri di parole.
“Mia signora… come
potrei saperlo io…?” domandò imbarazzata.
“Sappiamo entrambe che tu sai sempre tutto
di tutti perché giri per il palazzo indisturbata, puoi ascoltare le
conversazioni altrui e inoltre… Sei una bella donna Luna…”
Tasmin lasciò la frase in sospeso per non
imbarazzarla ulteriormente ma la donna aveva capito dove voleva arrivare.
Luna aveva superato da tempo l’età da
marito ma a dispetto di altre non aveva ancora un capello bianco e il viso era
perfetto e liscio come una giovane di vent’anni.
Poi erano tutti al corrente che il re anni
fa ne aveva fatto di lei la sua amante prediletta, ma questo non aveva toccato
minimamente né l’affetto che Tasmin provava per lei
né il rispetto della regina Olimpiade.
Tasmin sapeva che Luna doveva acconsentire ai
desideri perversi del padre perché altrimenti lui avrebbe potuto cacciarla via
senza rimorsi e buttarla in mezzo a una strada, inoltre sapeva che quella donna
così buona e dolce non acconsentiva ad esaudire i desideri del re, perché era
una semplice puttana, ma solo per necessità e paura.
Olimpiade d’altro canto non le interessava
con chi andasse il re, perché ormai aveva perso il conto dei figli bastardi che
aveva disperso in tutta Grecia, e poi era grata a Luna perché le aveva salvato
la vita.
Molti anni prima infatti Olimpiade dormiva
come d’abitudine insieme a Alessandro in mezzo ai serpenti, ma una notte il re
irruppe nella sua stanza per abusare di lei e quando aveva visto i serpenti nel
letto col figlio, si arrabbiò a tal punto che quasi la strangolò.
Luna sentì le urla del piccolo Alessandro
perché dormiva nella camera a fianco e si precipitò subito nella sua stanza per
impedire che l’ammazzasse.
Altre ancelle la seguirono e liberarono la
regina dalla presa del re.
“Maestà no! In nome degli Dei!” implorò Luna
prendendo in braccio il povero Alessandro, che era traumatizzato, e cercò
infine di calmarlo tra le sue braccia.
Tasmin ritornò alla realtà e stette a sentire ciò
che aveva da dire l’ancella.
Infatti Luna essendo l’amante tutt’ora di
alcuni generali e consiglieri vicino al re sapeva molte cose e si confidò con
la principessa: da quando Euridice aveva partorito un
maschio, un erede “puro” e non appartenente a quella barbara di Olimpiade, il
potere della sua famiglia era aumentato e Alessandro rischiava veramente di
essere ripudiato, con tutta la sua famiglia al seguito.
Tasmin ascoltò attentamente e qualche volta
sgranò stupita e shockata gli occhi blu, per quello che Luna le stava dicendo.
Secondo lei, durante la festa in onore del
re sarebbe accaduto qualcosa… non sapeva cosa ma
c’erano strane voci in giro.
“Ti ringrazio Luna. Farò tesoro di quello
che mi hai appena detto”
“Bisogna essere cauti signorina, cauti!”
gridò Luna spaventata e timorosa per quello che poteva capitare alla sua
bambina.
Tasmin le sorrise e uscì dalla stanza. Stava
andando dalla madre.
“Madre” mormorò Tasmin
entrando nella sua stanza e facendo un leggero inchino.
“Tasmin! Non abbiamo avuto occasione di parlare,
come stai?” le chiese con un tono stranamente dolce, accarezzandole il volto.
“So quel che sta succedendo madre… Alessandro rischia davvero di non avere il trono?
Che davvero quel bastardello prenda il suo posto?”
domandò subito arrivando al dunque.
La regina si fece improvvisamente seria e
fredda:
“Ho tutta la situazione in mano, non devi
preoccuparti per questo”
“Se andrà avanti così saremo tutti quanti
esiliati o peggio…” sussurrò a malapena la
principessa, perché sapeva quale destino era in serbo per i figli rinnegati dal
proprio re.
“Ti ho detto che ho già risolto tutto,
figlia mia” rispose con un sorriso agghiacciante.
“Hai ordito qualche tranello ai danni del re
immagino, ma come si potrebbe fare? E’ sempre sorvegliato da guardie e pure il
suo dannato bastardo”
Le frasi minacciose e dure di Tasmin non tralasciavano dubbi. Anche lei aveva avuto la
stessa idea di Olimpiade, ma lei l’aveva già messa in atto.
“Quindi saresti disposta a tutto per la tua
salvezza e per perseguire le tue ambizioni? Sei proprio la mia degna figlia e i
tuoi avi sarebbero orgogliosi di te” rispose sua madre fiera.
Tasmin ricambiò seria il suo sguardo. Certe volte
non bisognava guardare in faccia a nessuno e questa non era un eccezione.
“Se devo scegliere tra la mia vita e quella
di qualche bastardo o di un padre che ho sempre disprezzato so già quale
sarebbe la mia scelta”
“Quanto vorrei che tuo fratello avesse il
tuo sangue freddo”
“Madre dovreste smetterla di stare così
appiccicata ad Alessandro…sembra…
dilaniato dall’amore ardente che prova per voi. Per non parlare dell’ossessione
di compiacere a tutti i costi Filippo.” Rispose Tasmin
preoccupata.
“Alessandro capirà prima o poi che tutto
quello che faccio, lo faccio per lui…”
Tasmin scosse la testa, rendendosi conto di una
cosa terribilmente importante:
“Lui non vorrà mai diventare re così… il senso di colpa lo divorerà ed è troppo innamorato
della gloria per rubarla a qualcuno”
“Lui non ruberà niente a nessuno, il trono è
suo di diritto!”
La figlia aveva già capito le intenzioni
omicide della madre, non la giudicava per questo anzi probabilmente lei avrebbe
fatto lo stesso, ma bisognava contare cosa sarebbe successo dopo... E se
qualcuno lo avesse scoperto? Era un piano a doppio taglio.
“Ci sono troppe cose che potrebbero andare
storte. Sono anni che tentate di uccidere vostro marito ma non ci siete mai
riuscita”
“Non ti affannare troppo tesoro…
domani sarà un giorno di festa” rispose Olimpiade sorridendo.
“Certo, vedere mio padre che soddisfa il
proprio ego davanti a milioni di greci, che divertimento!” mormorò ironica Tasmin.
La regina le sorrise diabolica senza dire
niente.
Dal suo sguardo, sua figlia aveva già
capito tutto.
Alessandro, durante i festeggiamenti,
cavalcava a fianco del padre e c’era aria di festa e felicità ovunque.
Tutti acclamavano il loro re e presto la
Macedonia avrebbe invaso la Persia, la potenza più
grande del mondo.
Tasmin indossava un vestito blu molto bello e
camminava lungo le scalinate per cercare il suo posto vicino alla madre.
Seduto in alto di qualche gradino c’era
anche Cassandro col resto della sua famiglia.
Lei gli lanciò un’occhiata e lui le
sorrise, facendole un inchino con la testa.
“Principessa. Spero che vi godrete i
festeggiamenti in questa giornata acclamata da tutti”
“Le gioie della mia famiglia sono anche le
mie” rispose facendo un sorriso forzato.
“Sedetevi non restate in piedi, tanto la
cerimonia inizierà tra un bel po’” disse Antipatro,
il padre di Cassandro, invitandola a sedersi vicino a
loro.
Visto che non c’era posto accanto a loro,
lei si sedette in un gradino più in basso.
Cassando allungò il collo per sussurrarle
qualcosa all’orecchio:
“Hai poi scoperto ciò che volevi sapere?”
“Certamente”
“Quali metodi di persuasione hai usato
questa volta?” chiese malizioso. Il tono basso che usava faceva risultare la
sua voce ancora più affascinate.
“Non è come pensi Cassandro.
Mi sono rivolta a persone fidate e visto che tu non lo sei ho imparato a fare a
meno del tuo aiuto”
Cassandro rise per niente convinto della sua
risposta e si alzò, porgendole la mano:
“Permettetimi di accompagnarvi alla vostra postazione”
Lei accettò, anche per non mancare di
rispetto al resto della sua famiglia, e si alzò toccando la mano di Cassandro.
Un’ altra scossa le percorse la schiena e
tentò di non farci caso, anche se la sua mano tremò mentre si intrecciava nella
mano calda di Cassandro.
Dopo aver sorpassato alcune persone e non
sentendosi osservato, Cassandro le sussurrò
all’orecchio:
“Non volevo mancarti di rispetto ieri e ho
agito così sia per il mio bene sia per il tuo Tess.
Meno cose sai meglio è”
“So più di quanto immagini” rispose
guardando davanti a sé.
“Cosa ha ordito questa volta tua madre?”
Tasmin sorrise dentro di sé; era inutile che Cassandro facesse finta di non sapere perché era ovvio che
quelli che ambivano al potere e al trono sapessero del tradimento che sarebbe
avvenuto entro qualche minuto.
Non gli rispose e continuò a camminare,
mentre si accorse che lui stava stringendo sempre di più la presa sulla sua
mano come se non volesse lasciarla andare.
“Sono arrivata, qui si siederà mia madre.
Puoi andare ora Cassandro, sicuramente tu e tuo padre
dovrete parlare di molte cose oggi” rispose sedendosi vicino al trono.
Lui la guardò con un’occhiata perplessa,
perché davvero lui non sapeva niente del piano che la regina aveva in mente ai
danni del re, e pensò che quell’aurea misteriosa che circondava la figura di Tasmin fosse sospettosa. E magnetica…
Avrebbe voluto chiederle di più ma
purtroppo stava arrivando Olimpiade seguita da Luna e quindi se ne andò.
Finalmente Tasmin
ritornò a respirare… la presenza di Cassandro la metteva sempre in soggezione e non sapeva mai
come comportarsi e nemmeno cosa dirgli per non scoprirsi troppo…
e la sua mano era così calda a causa di quel contatto così causale…
All’improvviso sentì la voce della madre.
“Si crede un Dio! Ha bevuto così tanto vino
il povero Filippo che ha perso la testa!” esclamò divertita Olimpiade
accompagnata dalla fida Luna.
Si parò dinnanzi a lei Attalo,
che si era seduto anche lui in una postazione vicino al trono e accanto a lui
c’era sua nipote Euridice, che teneva in braccio il
figlio appena nato.
“Maestà” la falsa cortesia di Attalo fece irritare più Tasmin
che Olimpiade.
<< Avrai ben poco da sorridere tra
qualche minuto, serpe fastidiosa >> Pensò furiosa la principessa.
Olimpiade si avvicinò a Euridice
e le augurò che il nascituro si godesse l’evento.
Ma quel moccioso non smetteva un attimo di
piangere e la madre si scusò dicendo che era molto stanco.
Con un sorriso solare la regina si sedette
nel trono reale vicino alla figlia maggiore.
Le trombe all’improvviso suonarono e entrò
una guardia nell’arena… tra poco sarebbe venuto il
momento.
Tasmin era ansiosa e le tremavano le mani; non
riusciva a stare ferma e pensò sul serio che dovessero fermare tutto quanto.
La paura per la prima volta in tutta la sua
vita invase il suo animo.
Sua madre se ne accorse e le accarezzò le
mani:
“Tranquilla figlia mia. Tutto si sistemerà”
Ma Tasmin non fu
per niente convinta delle parole rassicuranti della madre, quando però
all’improvviso suonarono le trombe di avvisaglia.
Il re stava per entrare nell’arena senza
guardie e senza Alessandro.
Quando entrò tutti urlarono acclamando il
loro re e Filippo sorrise felice credendosi un Dio, ma ad un tratto si avvicinò
a lui un soldato.
Filippo sembrava confuso e ordinò al
soldato di andarsene, ma questi lo baciò per poi sputargli in faccia; infine
gli conficcò un pugnale in pieno stomaco.
Il re gridò di dolore e si accasciò a terra
mentre il pubblico urlava e scappava terrorizzato; Olimpiade e la figlia erano
rimaste immobili a guardare la scena: la regina aveva la vittoria in pugno e
sorrideva soddisfatta, mentre la figlia osservava in stato di shock il padre
morto. Ma ormai era tardi per tornare indietro.
Alessandro irruppe svelto dentro l’arena e
cercò di tenere in vita il padre ma la ferita era troppo profonda e infatti
l’unico occhio rimasto del re si chiuse per sempre.
Alessandro gridò dal dolore e pianse sul
corpo senza vita del padre, a cui era sempre stato legato da un profondo
affetto anche se Filippo non lo meritava.
Le guardie del re corsero vicino al
cadavere gridando:
“Hanno assassinato il nostro re!”
Alessandro, sporco di sangue, alzò il viso.
Aveva un’espressione traumatizzata e per poco non sarebbe esploso dalla
disperazione; stava guardando sua madre che sembrava godere della morte del
marito e poi lei si girò felice verso Euridice e Attalo, che vedevano le loro speranze di insediarsi al trono,
sfumare come neve al sole.
All’improvviso Efestione
alzò il braccio di Alessandro e gridò:
“Il re è vivo! Alessandro è il nostro nuovo
re!”
Gli altri guardavano il nuovo re in modo
sospettoso e accusatorio; persino Cassandro era sceso
nell’arena e dubitava fortemente della buona fede dell’amico.
Tolomeo, un compagno d’infanzia di
Alessandro, prese la corona dorata di Filippo e la mise in testa ad un
Alessandro tremante, che non sapeva se essere felice o disperarsi.
Era lui il re adesso.
Efestione continuava a gridare per incitare la
folla.
“Gli Dei proteggano Alessandro! Gli Dei
proteggano Alessandro! Gli Dei proteggano Alessandro!”
Il sorriso soddisfatto e famelico di
Olimpiade non tralasciava dubbi nel cuore del figlio.
Successe il finimondo quel giorno. Nessuno
si aspettava che Fillippo morisse né che Alessandro
così giovane e inesperto diventasse re.
Tutti parlavano e cospiravano nell’ombra su
un possibile tradimento da parte della famiglia reale nei confronti del re Filippo…
Tasmin era sicura che il fratello sarebbe corso
da lei per chiedere spiegazioni; lui non era stupido e avrebbe sicuramente
capito che lei sapeva tutto ma non aveva fatto niente per impedirlo.
Infatti sentì dei colpi violenti alla porta
e poi la voce piena di collera di Alessandro:
“Tasmin fammi entrare!”
Già che lui la chiamasse in quel modo col
suo vero nome, non era un buon segno e la principessa si fece nuovamente
prendere dal panico, nascondendosi in un angolo della sua stanza e chiudendosi
a chiave.
Alessandro gridò ancora il suo nome ma
all’improvviso tacque convinto che magari la sorella non fosse in camera.
Quando Tasmin
sentì i passi di Alessandro allontanarsi dal corridoio fece un respiro di
sollievo e si alzò. Non aveva mai avuto così tanta paura come quel giorno… e paura persino di suo fratello, che non aveva mai
fatto del male a una mosca!
Si sentì ridicola ma sapeva che il punto
debole di Alessandro era la famiglia e dopo la morte del padre niente sarebbe
stato più lo stesso.
Soprattutto perché lei era colpevole quanto
sua madre.
Si mise la testa fra la mani esausta non
sapendo cosa fare… avrebbe dovuto essere felice,
finalmente quel disgraziato del padre era morto e Alessandro era diventato re… ma allora perché era così triste e addolorata?
All’improvviso qualcuno bussò alla porta,
non erano colpi violenti come quelli di Alessandro e Tasmin
pensò che fosse Luna.
Ma quando aprì la porta si ritrovò davanti
qualcun altro.
Cassandro non aveva mai visto Tasmin
così abbattuta e demoralizzata, ma comunque le disse facendole un applauso:
“Complimenti. Sei riuscita nel tuo intento,
ma sinceramente credevo che non avessi il fegato per farlo”
Nella sua voce non c’era né rancore né pregiudizio… sembrava soltanto sorpreso.
“Non è il momento Cassandro…”
disse sospirando mentre lui entrava di sua iniziativa.
“Credi che potrei fare la spia? Che andrei
in giro a parlare dei tuoi piani omicidi? Non mi interessa anzi al posto tuo lo
avrei fatto molto tempo prima” rispose serio senza un briciolo di emozione.
“Non mi è di conforto” sussurrò
irrigidendosi di fronte al suo sguardo inquisitore.
“Quindi tu non c’entri nulla?” domandò
dubbioso.
Di fronte al silenzio e allo sguardo
sconvolto di Tasmin, lui le sorrise dolcemente.
“Non c’è niente di cui vergognarsi…
morti così sospettose accadono in ogni regno e poi era nell’aria che succedesse
qualcosa prima o poi ai danni di Filippo; era odiato da molti”
Lei sospirò esausta, non riuscendo comunque
a sentirsi meno colpevole.
“Suppongo che dovrò imparare a convivere con
questo fardello per tutta la vita”
“Non dovresti roderti il fegato, hai fatto
quello che dovevi”
La freddezza e il cinismo in cui diceva
quelle parole sulla morte del suo re, incuteva in Tasmin
una paura primordiale.
Non poteva stare con lui…
non doveva farsi manipolare.
“Dovresti andare ora” disse semplicemente,
volendo restare sola.
Ma lui sembrava che non ne avesse la minima
intenzione.
“Se non sbaglio tu volevi fidarti di me no?
Così mi hai detto in giardino prima di concederti a me” mormorò avvicinandosi
con una strana espressione sul viso.
Lei arretrò di qualche passo intimorita.
“Sei tu che mi sei saltato addosso e il mio
era un espediente per sapere quello che era successo in mia assenza; mi dispiace
deludere le tue alte aspettative” rispose cercando di non mostrarsi debole.
Lui le sorrise con un ghigno sulle labbra e
si avvicinò ancor più vicino a lei.
Tasmin sentì il suo corpo tremare dall’emozione
ma comunque restò immobile sostenendo il suo sguardo.
Cassandro posò le labbra nell’orecchio della
ragazza:
“Non credere di essere così tanto diversa da
me, in verità noi due siamo uguali Tess, smettila di
opporti”
Lui le sfiorò delicatamente le spalle
mentre lei sembrava non reagire in alcun modo alle sue provocazioni…Cassandro alzò il viso per guardarla negli occhi e
lei automaticamente si girò verso di lui.
Entrambi i loro sguardi erano freddi e
glaciali e non facevano trasparire alcuna emozione, ma invece dentro di loro il
calore di quella vicinanza li stava bruciando e consumando.
Tasmin restava ferma e immobile a fissarlo quando
lui alla fine le sorrise galante, facendo dei passi indietro.
“Vi auguro di passare una buona notte,
principessa” mormorò tenendo le braccia dietro la schiena e uscendo dalla
stanza.
Lei non replicò a quell’augurio così fuori
luogo visto che non avrebbe per niente dormito quella sera, sia per quello che
era successo al padre sia per quello che aveva provato quando lui le aveva
sussurrato quelle parole all’orecchio…
Era davvero così? Era uguale a lui, così
senza scrupoli?
In fondo lei aveva mandato a morte il
proprio padre solo per la propria ambizione…
La testa le stava scoppiando e decise di
non pensarci più altrimenti sarebbe impazzita.
E il giorno dopo avrebbe pure subìto le
accuse i gli sguardi traditi del fratello…
All’improvviso
tutto cambiò. Per Alessandro. Per Tasmin. Per tutta
la Macedonia.
L’assassinio
del re Filippo aveva scosso anche la Grecia, che ruppe tutti i trattati
giudicando Alessandro un re troppo giovane e inesperto avendo solo 20 anni.
La sua
famiglia invece cercò in tutti i modi di stargli vicino, per dargli la forza
necessaria a superare gli ostacoli che si immettevano nel suo cammino, ad
eliminare tutti i suoi nemici e farsi nuovi alleati preziosi.
Ma quando
qualcuno tradiva Alessandro significava scatenare un’ira sconfinata e
spaventosa, per questo Tasmin stava in angoscia e
nell’ombra ad aspettare la punizione per quello che aveva fatto e taciuto
riguardo alla morte del loro padre. Tuttavia più i giorni passavano, più il
fratello la ignorava e non le rivolgeva neanche la parola e questo fece andare Tasmin ancora più in agitazione e temette che suo fratello,
rabbioso di vendicare il padre, stesse ordinando un assassinio..
Il suo
assassinio.
Ne
sarebbe forse stato capace, così come lei era stata capace a permettere che il
padre morisse.
Tasmin desiderava
che succedesse un putiferio pur di mettere fine a quell’ attesa estenuante piuttosto
che sopportare quel pesante macigno e la freddezza del fratello, che non osava
mai parlare di quanto era successo durante i festeggiamenti…
I giorni
si consumarono in una lenta agonia e Tasmin divenne
sempre più inquieta facendo tremare dalla preoccupazione anche Luna che la
consigliò di andare a parlare col fratello.
“Lui ti
vuole troppo bene per farti del male o ordire qualcosa ai tuoi danni, credimi
bambina mia è meglio tagliare subito la testa al toro”
Tasmin quindi decise
di fare la prima mossa e di andare a parlare direttamente col fratello; ma
quando lei gli toccò la spalla per farlo girare, Alessandro prontamente disse:
“Non devi
dirmi nulla Tess e non voglio sentire nulla al
momento. Nostra madre ha giurato che tu non c’entri niente con la morte di
nostro padre. Questo è tutto”
Tasmin non osò chiedergli
se aveva creduto alle parole di Olimpiade e aveva lasciato andare suo fratello,
convinta che il tempo avrebbe curato ogni sua ferita e sarebbe iniziato
finalmente un nuovo regno in pace.
Ma niente
sarebbe stato mai più come prima.
Quelle di
Tasmin erano solo vane speranze, in cui nemmeno lei
ci credeva pienamente, ma che cercava di aggrapparsi con tutta sé stessa per
non sprofondare nell’oblio che credeva di meritare.
Intanto
la politica bellica di Alessandro continuava e non sembrava volersi arrestare:
conquistò tutta l’Asia occidentale e liberò città stato una dopo l’altra, fino
in Egitto dove fu eletto faraone e venerato come un Dio…
Alessandro,
il figlio di Zeus.
Questo
non fece che accrescere l’ambizione sia sua sia di quella della madre che
vedeva i suoi sogni di conquista e potere realizzarsi attraverso il suo amato
figlio, anche se loro due non si vedevano da tempo…
dal giorno in cui il re Filippo morì. Per motivi che nessuno conosceva, a parte
i diretti interessati ovviamente.
Tasmin pensava
che Alessandro avesse scoperto che era stata la madre ad architettare l’assassinio
di Filippo ma non aveva prove per dimostrarlo e Olimpiade non l’avrebbe mai
ammesso. La sorella invece qualche volta lo incontrava durante i suoi ritorni a
Pella ma accadevano così di rado e lui non le parlava
mai in quelle circostanze, per cui Tasmin si sentiva
sempre più sola.
Non aveva
neanche più rivisto Cassandro.
Con i
preparativi del funerale, la famiglia era entrata in un periodo di lutto e le
donne specialmente dovevano restare chiuse nel loro dolore per quella perdita e
vedere pochissime persone, soltanto le più intime. E poi Cassandro
era troppo impegnato con la campagna militare del suo nuovo re per tornare in
Macedonia.
Anche se
pensava che fosse meglio non vederlo più, che magari quella separazione fosse
soltanto un dono degli Dei per proteggerla dalle grinfie di quell’uomo senza
scrupoli e cinico, comunque Tasmin non faceva altro
che pensare a lui… a quando l’aveva sfiorata
audacemente nel giardino e quando le sue labbra si erano avvicinate
pericolosamente alle sue… e infine quando lui le
aveva sussurrato all’orecchio che loro due erano uguali.
Mentre ripensava
al suo viso, sorrideva dentro di sé e il suo corpo rimaneva senza fiato,
tremando dalla trepidazione e dai brividi che le percorrevano la schiena, facendola stordire e sognare cose impossibili… che magari poteva esserci un futuro per loro
due.
Lo
sperava e lo desiderava così tanto, ma allo stesso tempo lo temeva e rifiutava
solo il pensiero di farlo. Proprio lei che sapeva di cosa fosse capace l’anima
di Cassandro e cosa celava il suo cuore di ghiaccio,
non poteva permettersi di provare qualcosa per lui.
Per Cassandro, lei era soltanto un gioco e una sfida, niente di
più.
Anche se
a volte si augurava che lui provasse il suo stesso tormento e il suo stesso
desiderio di rivederla…
Era davvero
una speranza inutile e indecente?
Intanto Tasmin venne a sapere da Luna che Alessandro voleva
provocare Dario in persona sfidandolo in battaglia nel cuore dell’impero
persiano, nei presso di Babilonia. La principessa spalancò i suoi bellissimo
occhi blu, perché pensava fosse troppo presto per invadere la Persia e pensò che Alessandro forse voleva far valere
subito le proprie ambizioni, senza aspettare di rafforzare il suo potere e l’esercito.
A Tasmin venne un ‘idea: un’idea pericolosa e difficile da
sperimentare.
Chiese
aiuto alla fida Luna, che spalancò la bocca spaventata per quello che poteva
succedere e si inginocchiò davanti alla principessa piagnucolando e pregandola
di non farlo. Tasmin le sorrise dolcemente e le disse
di nonpreoccuparsi per lei e di
aiutarla a preparare il tutto.
Il giorno
che Alessandro aveva atteso da tutta una vita finalmente giunse.
Molti la
consideravano una follia… 40.000 macedoni contro
250.000 barbari.
I soldati
ovviamente erano inquieti e profondamente spaventati per il destino macabro che
li attendeva, ma non potevano opporsi al loro re e quindi aspettavano impotenti
l’ora della loro morte.
Cassandro stava
camminando nel territorio in cui si erano accampati e stava osservando la zona,
per pensare a un miglior modo di attacco.
Un
servitore macedone stava trasportando dell’acqua vicino a lui, era incappucciato
e non si poteva vedere il viso; intenzionalmente andò a sbattergli contro.
Cassandro si voltò
velocemente e con prepotenza e arroganza si rivolse al poveretto:
“Fa più
attenzione, servo”
Dalla
testa incappucciata si sentì una risata soffocata:
“Non ci
si rivolge così a una signora”
Cassandro sentendo
quelle parole insolenti e sentendosi preso un giro, lo prese rudemente per il
braccio e lo fece girare verso di lui.
Ma dalla
penombra del cappuccio di quelle vesti stracciate riconobbe un sorriso
sarcastico e una risata cristallina che potevano appartenere solo a una
persona.
Shockato
e incredulo Cassandro fissò Tasmin
mentre si toglieva il cappuccio e agitava i bellissimi capelli, che stavano
prudendo sotto quei vestiti sporchi.
Cassandro ancora
sotto shock, la guardò dalla testa ai piedi, e levò la presa dal suo braccio
velocemente. Era così incredulo che scoppiò a ridere:
“Tu non
sei una signora Tess, sei un diavolo di donna!”
Tasmin rise
assieme a lui cercando di darsi una spolverata:
“Beh hai
notato un’altra mia caratteristica, sono piena di sorprese io”
Cassandro la
guardò sorridendo, però poi il suo viso si incupì e la guardò serio e
preoccupato:
“Non
dovresti essere qui, è pericoloso anche per una scapestrata come te. Se tuo
fratello ti vede, ti manderebbe a calci nel sedere fino in Macedonia”
“Non lo
farà tranquillo” rispose alzando le spalle.
“Cosa hai
intenzione di fare?”
“Perché ti
preoccupi per me Cassandro?” chiese dolcemente.
“Non
vorrei trovare la tua bella faccia appesa a una palo persiano, le donne non sono
ammesse in guerra e di certo tu non combatterai domani” rispose deciso, con
occhi freddi.
“E chi ha
detto questo? Diciamo che sarò il vostro portafortuna” esclamò divertita.
Cassandro scosse il
capo guardandola bene in viso: era una creatura dal fascino micidiale che
avrebbe catturato qualsiasi uomo sulla faccia della terra. E doveva dargliene
atto, era la ragazza più spiritosa e divertente che avesse mai conosciuto e
nessuno poteva di certo annoiarsi con una come lei. E Cassandro
era il tipo da annoiarsi spesso…
Lui le
sorrise affascinante accarezzandole il collo e andando giù fino alla vita.
Anche sotto quelle vesti Tasmin era sempre
bellissima.
“Sicuramente
tu sarai la mia distrazione perfetta per la notte prima della battaglia”
rispose con voce rauca. I suoi occhi verdi brillavano dalla trepidazione.
“Adesso
io sono una serva, e tu orgoglioso come sei vorresti abbassare il tuo rango per
una come me?” rispose dubbiosa.
“Sei la
mia serva dunque? Questo allora fa di me il tuo padrone e dovrai fare tutto ciò
che ti ordino e obbedirmi, che ti piaccia o meno” mormorò severo.
Cassandro le
accarezzò il mento, avvicinandosi al suo viso, sicuro di averla in pugno. Tasmin serrò le labbra cercando di resistergli e stare
immobile, ma con la divisa da soldato Cassandro era
ancora più bello e maestoso, e alcuni ciuffi dei capelli erano raccolti dietro
la fronte per far intravedere il suo viso affascinante e i suoi occhi verdi. Tasmin stava soccombendo al suo volere, come se fosse
ipnotizzata.
Ma all’improvviso
quel momento intimo fu interrotto proprio da Cassandro
che levò le dita sul mento di Tasmin e la prese nel
braccio con forza, dirigendosi verso il campo.
“Cosa
fai?” domandò lei timorosa camminando al suo fianco.
Lo
sguardo di Cassandro era glaciale e deciso, il tono
della sua voce e la presa sul suo braccio non ammetteva repliche:
“Ti porto
da Alessandro, tu non devi stare qui e lui ti manderà a casa”
“Cosa?”
esclamò sorpresa non riuscendo a capire.
“Per una
volta non do ascolto soltanto ai miei impulsi o ai miei piaceri, ma al buon
senso che gli Dei mi hanno fortunatamente donato altrimenti ora saresti
spacciata Tess. Non voglio punirti per il tuo colpo
di testa ma voglio solo garantirmi che non finirai nelle mani di quei sudici
persiani. La battaglia potrebbe anche andare male, non l’hai messo in conto
questo?! E tu devi trovarti il più lontano possibile se accadesse”
Tasmin lo
guardò infuriata ma allo stesso tempo meravigliata: il viso di Cassandro non faceva trasparire alcuna emozione, anzi era
più gelido del solito tanto da far paura, ma le parole che le aveva detto… che era preoccupato per la sua incolumità e che
voleva che tornasse a casa per tenerla al sicuro dalla battaglia, avevano
riempito il suo cuore di gioia e felicità.
Non
avrebbe mai pensato che lui avrebbe mai anteposto la sua incolumità al
desiderio di averla tutta per sé quella notte. La barriera che aveva imposto
tra di loro forzatamente si stava sgretolando ai suoi piedi e faceva apparire
la realtà come era adesso: forse non c’era bisogno di inutili moralismi e
contrastare con tutte le sue forze quello che lei provava per quel bellissimo e
valoroso soldato Macedone.
Per
questo motivo, si fece condurre alla tenda del re senza opporsi o tentare la
fuga sebbene Cassandro non la perdeva mai di vista e
la teneva stretta al suo braccio.
Quando Cassandro entrò nella tenda reale con accanto la
principessa Tasmin, che indossava degli stracci da
mendicante, per poco ad Alessandro non venne un infarto:
“Tess…?” sussurrò con voce strozzata e incredula, alzandosi
verso la sua direzione.
Il resto
dei soldati guardavano meravigliati e inorriditi vedendo la principessa
conciata in quel modo.
Lei
abbassò lo sguardo e Cassandro disse che l’aveva
trovata non molto lontano da lì e che si era finta un servitore macedone per
infiltrassi nell’esercito e seguirli.
Lo
sguardo di Alessandro diventò prima bianco cadaverico poi rosso dalla rabbia:
“Cosa
avevi in mente di fare? Sei per caso impazzita??” le urlò Alessandro.
Tasmin deglutì
nervosamente e alzò lo sguardo per incrociare gli occhi shockato del fratello:
“Volevo
soltanto vedere la battaglia e la tua vittoria con i miei stessi occhi, sono
mesi che mi ignori così ho preso io l’iniziativa. Se pensi che io avrei
combattuto al tuo fianco domani, beh non sono stupida a tal punto. Volevo
soltanto offrirti il mio sostegno e appoggio in questi giorni difficili, niente
di più”
La
risposta di Tasmin fu davvero sincera e convinta che
Alessandro sorrise debolmente:
“Quindi
vuoi seguirmi nella mia folle avventura?”
“Si
fratello”
Alessandro
guardò lei poi Cassandro, che non cedeva a lasciare
la presa sul braccio di Tasmin. Sarebbe stato saggio
riportarla indietro, a Pella dove era al sicuro, ma
non era la vita che sua sorella voleva e che ambiva. In fondo cosa chiedeva di
così difficile…?
Alessandro
abbassò lo sguardo e sussurrò:
“Puoi anche
lasciarla andare Cassandro, mia sorella può rimanere.”
Lui
strabuzzò gli occhi sorpreso e si rivolse ad Alessandro, non come al suo re, ma
come amico:
“Cosa??
Ma Alessandro… è da folli farla restare in un campo
di battaglia! E se venisse ferita? Ti prego ripensaci.”
“Non
succederà, farò in modo che sia ben sorvegliata e lontana domani quando saremo
in guerriglia. E se è quello che vuole lei…”
Cassandro sospirò
impotente e lasciò andare Tasmin che si sentiva al
settimo cielo. Aveva ottenuto così tanto quel giorno: l’approvazione di
Alessandro e il suo consenso a seguirlo nel suo viaggio e poi…
la convinzione che Cassandro ci teneva davvero a lei… almeno abbastanza per volerla al sicuro.
Il re e
la principessa sorrisero estasiati, sentendo che ora avevano tutto quello che desideravano
e non potevano chiedere nient’altro.
Tasmin chiese
al fratello di restare nella tenda per sentire il suo piano per sconfiggere
Dario e Alessandro acconsentì di buon grado.
Il re, il
vecchio Parmenione e i soldati stavano architettando
la maniera migliore per uccidere Dario e sbaragliare l’esercito Persiano:
Alessandro aveva un piano che prevedeva la divisione dell’esercito macedone in
tre centri per spezzare e disorientare l’esercito persiano e arrivare così alla
testa di Dario all’esterno.
Alessandro
stava dando le istruzioni a ogni suo soldato valoroso e combattente, e quando
venne il turno di Cassandro, il re spese parole
cospicue e fiere per l’amico definendolo un “prode soldato” che avrebbe
sparpagliato la sinistra dei cavalieri Persiani. Cassandro
sorrise orgoglioso per quel complimento e anche Tasmin
lo guardò soddisfatta mentre Alessandro continuava a spiegare la sua strategia.
Alla fine
però i soldati non erano molto convinti perché l’esercito persiano era più
forte di numero e c’erano dei grossi rischi per una sbaragliante sconfitta.
Improvvisamente Cassandro prese la parola e disse
avvicinandosi al re:
“Alessandro,
se dobbiamo combattere facciamolo di nascosto. Usa bene i tuoi numeri dobbiamo
attaccare stanotte quando nessuno se lo aspetta”
“Non ho
attraversato l’Asia per rubare questa vittoria Cassandro”
rispose deciso.
Lui
sorrise e gli avvolse le spalle col suo braccio:
“No. Sei
troppo leale perché ciò avvenga! E’ stato sicuramente influenzato dall’aver
dormito con l’Iliade sotto il cuscino!” Esclamò divertito.
“Ma tuo
padre non era un ammiratore di Omero” disse ancora fra le risate altrui.
Le
chiacchiere divertenti furono interrotte dai dubbi di Parmenione
che cercava di convincere Alessandro a mollare tutto:
“Le terre
a ovest dell’Eufrate, la mano di sua figlia in sposa! Quale greco ha ricevuto
mai tali onori?”
Ma Alessandro
lo interruppe bruscamente dicendo che quelli erano corruzioni e che l’Asia,
come non può aver due soli, non può aver due re, quindi se Dario non è un
codardo verrà da lui domani e quando si inginocchierà davanti alla Grecia,
Alessandro sarà clemente.
Dopo aver
detto questo, il re uscì dalla tenda e Clito disse di
mangiare tanto quella notte perché il giorno dopo avrebbero cenato nell’Ade.
Gli altri
sorrisero divertiti ma Tasmin deglutì preoccupata. E
se Alessandro sarebbe morto nella suo folle desiderio di vendicare il padre,
ucciso sicuramente dall’oro Persiano, e per la propria ambizione di conquistare
tutta l’Asia? E se anche Cassandro non ce l’avrebbe
fatta.. Scosse la testa cercando di non pensarci e della guardie entrarono
nella tenda per prelevarla e portarla in un posto sicuro, in una tenda
sorvegliata da dozzine di soldati e vicina a quella del re.
Mentre
usciva Tess incrociò lo sguardo di Cassandro.
In
entrambi i loro occhi c’era un ombra di preoccupazione e angoscia.
Avrebbero
mai superato quella battaglia di domani? E tutte le loro battaglie interiori?
Calò la
notte.
Tasmin voleva
uscire dalla tenda ma una guarda si parò velocemente davanti a lei dicendo che
aveva precisi ordini di tenerla segregata lì fino alla fine della battaglia.
Lei sbuffando disse che non potevano tenerla li 24 ore su 24 e gli ordinava di
lasciarla passare altrimenti avrebbe informato il re del suo tono offensivo e
rude.
Il
soldato mordendosi le labbra la fece passare ma la implorò di stare via pochi
minuti altrimenti sarebbe accaduto un disastro.
“Va bene
va bene!” rispose spazientita uscendo finalmente dalla tenda.
Mentre
camminava lungo la terra deserta della PersiaTasmin si imbatté nel fratello… e
in Efestione. Scosse la testa spazientita mentre li
guardava camminare fianco a fianco verso la tenda reale; non sapeva per quale
motivo ma la vicinanza tra quei due infastidiva tantissimo Tasmin
e le montò una collera lungo tutto il corpo. Quando i due amici si salutarono
affettuosamente prima dell’entrata in tenda di Alessandro, Efestione
restò per un minuto titubante dietro la tenda come se non sapesse cosa fare.
Quando
sentì dei passi dietro di lui, prontamente si girò sguainando la spada ma
appena vide che era sola Tasmin, fece un sospiro di
sollievo e mise via la spada:
“Tasmin cosa posso fare per te?”
La
principessa sorrise sarcastica:
“Magari
che non giri più intorno a mio fratello come se fossi il suo fidanzatino”
Efestione non si
aspettò di certo quella risposta:
“Non sai
di cosa parli”
“Oh lo
so, so benissimo che è una cosa normale tra giovani uomini costatando che le
donne macedoni non siano dei mostri in quanto intelligenza e simpatia ma
davvero il tuo fare da leccapiedi montato mi da sui nervi”
Efestione sorrise
cercando di trattenersi:
“Se ti
scandalizzi per così poco Tasmin, non è colpa mia. Io
non vengo di certo a dirti chi ti deve piacere e chi no”
“Non è
questione di scandalizzarmi o meno, è noto a tutti che al nostro caro amico Clito piaccia accompagnarsi con giovani ragazzi e io non
gli ho detto niente. Ma il punto non è se sia giusto o sbagliato questo, anche
se io personalmente ritengo che sia una cosa non naturale e immorale, quanto invece che tu tartassi la testa di
Alessandro con strane idee e frottole perverse, e la cosa sta davvero
funzionando visto che mio fratello si rifiuta di sposarsi. Quanto tempo pensi
andrà avanti il suo regno se non si sposa e non dà alla luce un erede? Te lo
dico io pochissimo, e ancora peggio se ufficializzasse il suo amore corrotto
che prova verso di te!” urlò sincera e con rabbia.
“Cos’è
che ti da fastidio Tasmin? Che Alessandro ami di più
me, rispetto a te?”
Tasmin gli
lanciò un’occhiata fastidiosa:
“Il tuo
fare umile e servizievole non funziona con me sai? Puoi aver incantato quel
sensibile e dolce di mio fratello ma io non mi sbaglio mai…
il suo amore per te non porterà niente di buono, soltanto guai e altri pensieri
contorti…”
“Qui l’unica
che ha pensieri contorti sei tu” rispose di rimando Efestione
cercando di andarsene.
Ma Tasmin non aveva ancora smesso di insultarlo, non sapeva perché
ma quel tipo non gli era mai andata a genio. E non lo voleva tra i piedi:
“Bada a
come parli, io sono la sorella del re”
Efestione si girò
verso di lei ridendo:
“Si, ma
se dovesse scegliere, LUI sceglierebbe me, non una sorella bigotta e viziata”
Tasmin camminò
verso di lui continuando a sorridere freddamente:
“Continua
ad adagiarti sugli allori e a vivere nel lussuoso mondo che mio fratello ti ha offerto… ma segui il mio consiglio. Stai vicino a mia fratello,
amalo… ma da amico.” Tasmin
sottolineò l’ultima parola cercando di fargli capire il suo punto di vista.
All’improvviso
il suo sguardo pieno d’odio e repulsione cambiò. Sembrò quasi malinconico e triste…
“Mio
fratello ha già dovuto sopportare amori ardenti e sbagliati, e se lo provasse
ancora questo lo distruggerebbe”
“Parli di
tua madre?”
Dallo
sguardo angosciato e ansioso della principessa, Efestione
capì che aveva fatto centro. Ma Olimpiade era diversa da lui.
“Io non
gli farò del male Tasmin te lo giuro sulla mia vita”
Lei
abbassò lo sguardo. Nella sua mente tornarono i ricordi di una vita già passata
e dolorosa. Lei più di tutti aveva percepito il legame ardente e succube che
legava madre e figlio, e purtroppo non aveva mai potuto dire niente a riguardo.
Avevo visto suo fratello quasi diventare pazzo per colpa di Olimpiade…
“Nemmeno
mia madre lo farebbe, piuttosto si ucciderebbe. Ma nonostante questo Alessandro
è stato in suo potere per tantissimi anni e lei gli faceva fare qualunque cosa.
Lo faceva amare nel modo che voleva lei, lo faceva pensare nel modo che voleva
lei. Erano come diventate due anime nello stesso corpo…
davvero poetico non c’è che dire, ma è terribilmente sbagliato. Mi capisci
vero, Efestione?” All’improvviso i suoi occhi
divennero tristi e lucidi e Efestione le sorrise per
rassicurarla.
“Io e
Alessandro non abbiamo quel tipo di rapporto…”
Lei gli
sorrise tristemente e pensò che era ora di tornare alla tenda altrimenti
sarebbe successo un altro casino.
“Buona
notte Efestione”
“Buona
notte a te principessa”
Mentre
lei si incamminava, Efestione si fermò ad analizzare
la sorella dell’uomo che amava.
Lei e
Alessandro erano uguali: avevano la stessa ambizione, la stessa forza d’animo,
lo stesso spirito di combattente… e la stessa
debolezza. Quei due fratelli amavano troppo e senza limiti; ma se non venivano
ricambiati con la stessa moneta oppure rifiutati, il loro animo sarebbe stato
invaso da una sofferenza e da una rabbia interiore ai limiti dell’umano.
E
sarebbero stati consumati dal loro stesso sentimento prima o poi.
FINE
CAPITOLO!!
Spero vi
sia piaciuto! Non prendete Tasmin per una che odia
gli omosessuali, non è per questo che odia Efestione
anche se non crede sia giusto, ma il fatto che lo trova un amore “corrotto” e “sbagliato”;
lo stesso amore che lo legava alla madre!
La città di Babilonia era
bellissima e al di fuori di ogni immaginazione.
Nessuno avrebbe mai potuto
credere che esistesse una città del genere fuori dalla Macedonia: infatti
l’esercito di Alessandro era riuscito a vincere quello di Dario, che era
scappato come un codardo in mezzo alle montagne, e ora il nuovo re Alessandro
si era insidiato nel cuore dellaPersia.
C’erano fiori, animali e risate
ovunque e finalmenteTasminpotette
respirare di nuovo con felicità dopo aver visto il fratello eCassandrotornare
vivi dal quel massacro.
Non ci aveva mai pensato prima
d’ora perché non si era mai preoccupata che il padre tornasse vivo da una
battaglia, anzi, ma quando tieni a qualcuno più della tua stessa vita non puoi
far altro che desiderare di rivedere il suo viso incolume senza ferite dopo
essere tornato da una guerra che poteva costargli la vita.
E quandoTasminaveva rivisto suo fratello eCassandrosani e salvi per poco non le scoppiò
il cuore dalla gioia e quasi voleva rincorrere loro incontro per abbracciarli e
urlare quanto avesse pregato per loro, quanto era stata in ansia; ma aveva
preferito restare in disparte visto che era giornata di festeggiamenti in onore
di Alessandro.
Il palazzo reale era magnifico,
al di sopra di ogni aspettative, e al suo interno in una specie di oasi c’erano
delledonne…strane donne che suonavano degli
strumenti, si truccavano oppure coccolavano dei gatti bellissimi.
Tasminstrabuzzò gli occhi quando capì che quelle signore bellissime
erano soltanto delle cortigiane che dovevano placare i piaceri dei soldati e
dei principi.
Un soldato fece scortare la sorella
del re di sopra nelle sue stanze perché quello non era uno spettacolo adatto ad
una principessa, ma quandoTasminsalì le scale incontrò lo sguardo diCassandro.
Anche lui la stava fissando in
modo serio e penetrante.
Il cuore diTasminperse un battito pensando che magari
lui si sarebbe divertito con quelle bellissime ragazze e non c’era motivo per
cui non dovessefarlo…era un
ragazzo bellissimo elibero…senza
alcun vincolo matrimoniale. E poteva quindi fare quello che voleva senza
destare scalpore. Lei si morse le labbra pensando a quello che sarebbe successo
quando si sarebbe rinchiusa incamera…ma
non poteva assolutamente provare gelosia verso dilui…che senso avrebbe avuto? Non erano
impegnati emenche meno fidanzati, per cui lui poteva
fare quello che voleva nella propria intimità.
Lei non poteva farci niente. E
non doveva ribattere su questo.
Ma quando lei scostò il viso e
continuò a salire le scale,Cassandrofissò
penetrante quella bellissima figura che stava scomparendo dalla sua vista e la
desiderò con tutto se stesso. Provava un’attrazione così forte e potente che
non aveva mai sentito in tutta la sua vita, come se fosse un uragano pronto a
colpirlo.
Tasminnon poteva sapere che lui non desiderava affatto passare una notte
con quelle poco dibuono…desiderava
soltanto lei.
Tesspensava che quando avrebbe seguito il fratello nella sua folle
avventura, anche lei avrebbe avuto più libertà e non sarebbe più rimasta
rinchiusa in un palazzo reale ma invece le cose rimasero sempre così anche inPersia, anzi
diventò ancora peggio.
Visto che era un paese
straniero, la principessa era sempre sorvegliata da guardie che la proteggevano
e per ragioni di sicurezza non poteva lasciare il palazzo senza prima aver
fatto richiesta al re.
Tesspensava di impazzire lì dentro e vide i suoi sogni di libertà
sgretolare ai suoi piedi soltanto perché suo fratello la considerava una
fanciulla fragile e ingenua. Questo eratroppo…non
ce l’avrebbe fatta a tollerare ancora a lungo una vita così ristretta. Ma con chi
credeva di avere a che fare Alessandro? Di certo lei non sarebbe rimasta chiusa
a vita in una stanza a far la buona.
Lei si aspettava qualcos’altra
da quell’avventura…nonquesto…
Chiese almeno di poter far
mandare lì la fida Luna così almeno aveva qualcuno con cui parlare e passare il
resto delle giornate.
Quando finalmente Luna arrivò
in quello strano paese per poco non le venne nuovamente un altro infarto quando
vide la sua prediletta eTasminnotò che aveva profonde occhiaie sotto gli occhi,
segno che non dormiva da mesi al pensiero che lei fosse rintanata in quel posto
sperduto e abbandonato.
Tasminla abbracciò fortemente e la invitò in camera sua:
“Mi sei mancata tantissimo Luna, non so cosa avrei fatto se tu non
fossi potuta venire”
“Per voi signorina attraverserei il mare a nuoto, anche se non so
nuotare”
Tasminle sorrise dolcemente e le prese le mani fra le sue.
“Dimmi tutto, come sta andando lì aPella?
Immagino che i sudditi saranno contenti di Alessandro visto le sue numerose
conquistee…”
Ma Luna la interruppe
bruscamente.
“Mi dispiace deludervi signorinama…Alessandro
non è molto ben visto a corte”
Tasminsgranò gli occhi sorpresa.
“Ma…Perché? Lui ha conquistato laPersia, sta
facendo diventare la Macedonia ricchissima! Di cosa si dovrebbero lamentare?”
“Ci sono stranevoci…dicono
che Alessandro voglia spingersi troppo oltre, non vuole far tornare a casa i
suoi soldati per dare una vita agiata a questi barbari offrendo più valore a
loro rispetto ai suoi consanguineimacedoni…e
poidicono…”
Luna si guardò sospettosa
attorno convinta che ci fossero spie in quella camera e sussurrò qualcosa
all’orecchio della ragazza.
“Dicono che Alessandro non
voglia più tornare in Macedonia perché la sua casa è qui a Babilonia e i
macedoni si sentono traditi per la sua passione verso l’oriente e le sue folli
idee di fondere i greci con gli asiatici!”
Tasminalzò la testa offesa. Questi macedoni erano degli ingrati e
addirittura possedevano molte fantasie. Era naturale che Alessandro volesse
girare il mondo ma per una gloria personale e arricchire il proprio popolo.
“Sono tutte fantasie! Discriminazioni verso il nostro re! E chi le
ha messe in giro queste voci assurde?”
Luna deglutì nervosamente:
“Antipatro”
Tasminstrabuzzò gli occhi sentendo quelnome…il padre diCassandro…perché denigrava Alessandro in quel
modo? Invece di essergli grato e fedele per tutte le conquiste e ricchezze che
ha offerto alla Macedonia, lui lo denigrava definendolo un pazzo, un traditore
verso la Macedonia.
ECassandrocosa ne sapeva di tutto questo? Era
complice di questi misfatti?
Conoscendolo avrebbe
sicuramente giurato che fosse coinvolto visto la suasmanniadi potere e gloria, ma lei aveva
creduto di aver visto un altro lato di quelragazzo…un
lato più umano, vulnerabile e sincero non vile e cinico come aveva sempre fatto
credere.
Quando lui aveva anteposto la
sua incolumità e voleva che scappasse via dal campo di battaglia,aveva pensato
in cuor suo che la sua anima non era così cinica e spregevole, che ci fosse
altro dascoprire…qualcosa di speciale e buono.
Ma l’unica maniera per
schiacciare i suoi dubbi era andare a chiederglielo di persona: lei più di
tutti poteva captare i reali pensieri diCassandro,
bastava semplicemente guardarlo negli occhi o il suo sorriso feroce per vedere
se era sincero o no.
<< Forse perché siamo
uguali che riesco a capirlo così bene >> PensòTasminin un momento di follia.
Decise così di andare a
cercarlo. Ma come? Quel palazzo era il doppio di quello macedone e non aveva
più rivistoCassandroe non sapeva nemmeno dove fosse la sua
stanza.
Si rivolse ad alcuni soldati,
che ovviamente le sbarrarono il passo.
“Principessa lei non può girare in questo lato del palazzo, sono
ordini del re”
Tasminlanciò ai soldati un’occhiata di perplessità. Non aveva idea che
suo fratello potesse essere cosìstupido…che
problema aveva? Forse aveva timore che qualche soldato la violentasse o magari
lei si concedesse a loro e buttasse via così la sua virtù?
Sorrise dentro di sé, pensando
che quando avrebbe rivisto Alessandro, gli avrebbe parlato a quattr’occhi. Non
poteva di certo andare avanti così, lei aveva dei diritti anche se era solo una
ragazza.
“Voglio soltanto parlare conCassandro, è un amico di mio fratello e un soldato come
voi, ma non così leccapiedi e maschilista e per giunta ha il sangue nobile
dentro le vene, per cui non vedo nulla di sconveniente se parlo con lui qualche
minuto”
I soldati si lanciarono
un’occhiata perplessa ma comunque non accennavano a farla passare, quando
sentirono una voce gelida dietro di loro.
“Potete andare, non c’è bisogno che restiate qui”
I soldati si girarono e fecero
un leggero inchino al cospetto diCassandro, visto che lui apparteneva alla casata nobiliare
più in vista della Macedonia.
Bastò lo sguardo glaciale diCassandroper convincere i soldati a levarsi dai
piedi e a lasciarli soli.
Tanto che pericolo poteva
esserci?
Ma il pericolo non era che due
ragazzi bellissimi e giovani restavano da soli di notte in un castello regale e
maestoso.
Il problema erano proprio i due
ragazzi in questione. Sembravano due normali esseri umani che potevano avere
tutto dalla vita: ricchezza, bellezza e piacere.
Invece tutti e due desideravano
ardentemente quello che gli era statotolto…perché
per quanto la vita possa sembrare perfetta, c’è sempre qualcosa che non potrai
mai avere.
Si guardarono tutti e due con
una strana scintilla negli occhi che bruciava con passione ardente. Entrambi
avevano sentito l’estenuante mancanza l’uno dell’altra, come se stessero
sull’orlo della follia.
“CiaoTess. E’ da tempo che non ti vedo. Troppo forse” mormoròCassandrosorridendole ambiguo.
Lei restò immobile a fissare
quel bellissimo volto che tanto le era mancato ma come al solito cercò di non
far trapelare i sentimenti sopiti che nutriva e disse soltanto:
“Mio fratello mi ha segregata qui, anche se spero che durerà poco.”
“Lo fa per la tua incolumità, non è un posto sicuro stare in mezzo
a dei barbari ed è lo stesso motivo per cui io volevo che te ne tornassi subito
a casa”
“E tu sei contento però io che sia rimasta” rispose semplicemente
cercando in qualche modo un suo assenso.
“Sì e no” mormoròCassandropiù
misterioso che mai.
Tasminprese un ciuffo dei capelli tra le mani sentendosi nervosa; doveva
chiedergli del fatto che era successo aPellama si
sentiva troppo a disagio per sopportare una conversazione conCassandro…quel ragazzo la metteva sempre in
soggezione senza che lei potesse farci niente.
“Vuoi bere qualcosa con me?”
chiese lui all’improvviso.
Tasminalzò lo sguardo sorpresa:
“Mi è proibito fare di tutto
qui e non penso che sia il caso”
“E bere con me non è un ottimo
motivo per staccarsi da questi stupidi divieti che tuo fratello ti ha
inflitto?” rispose lui affascinante cercando di convincerla.
Tasminosservò i suoi occhi verdi felini penetranti e quel viso che
sembrava scolpito nel marmo dal gran che ero perfetto. Anche seCassandronon
possedeva di certo una bellezza pura tipica delle sculture angelichegreche…lui era tutt’altro che angelico e lo
erano anche i pensieri diTasminche aveva su di lui.
Decise comunque di accettare
l’invito, in fondo era stata troppo rinchiusa nella sua stanza lontana dal
mondo e un po’ di svago le avrebbe fatto bene.
Soprattutto avrebbe colto la
palla al balzo per domandargli del padre.
Cassandrola condusse in un luogo appartato che era all’esterno del palazzo
e sembrava un giardino vivente: c’erano piante ovunque e fiori bellissimi. La
luna era alta nel cielo e risplendeva celeste in quell’aurea naturale.
La fece sedere a un tavolo
circolare e prese subito da bere.
“AlloraTess…”
Cominciò lui porgendole un bicchiere.
“Se non sbaglio prima che ti
imbattessi nei soldati tu volevi vedermi per parlarmi di unacosa…”
Tasminprese tra le mani il bicchiere e rispose:
“Si dovevo parlarti... di quello che sta succedendo aPella”
“Non credo stia succedendo niente di grave tanto da farti
preoccupare così”
“Girano voci che Alessandro non sia ben visto a corte per le sue
idee di unire i greci con gli asiatici, che voi chiamate barbari, e che la sua
è solo follia di raggiungere la gloria di Eracle. Tu ne sai niente?” chiese
dubbiosa.
“Io sono sempre rimasto qui, come potrei saperlo?”
“Forse perché l'architetto di tutto è tuo padre”
Cassandrorestò sorpreso per quella risposta ma comunque non si fece
impressionare:
“Antipatroha sempre voluto farsi vedere a
corte e imprimere il suo punto di vista, ma se il potere di Alessandro è così
saldo non devi avere niente da temere”
“Allora è così.. tuo padre sta complottando contro il re?”
“Non direi complotto! Direi solo che ognuno ha le sue idee e mio
padre non condivide quelle del suo re ma comunque non lo tradirà di certo dopo
la ricchezza che sta offrendo al suo popolo. Sarebbe controproducente non ti
pare?”
“Lo fa solo per il profitto
allora” rispose tagliente.
“Tutti se ne stanno
approfittando di quello che Alessandro sta conquistando, perfino i suoi amici
che giurano fedeltà a lui”
“E tuCassandromeriti
la sua fiducia?”
Il sorriso diabolico di
Alessandro non faceva presagire alcuna certezza eTasminne fu intimorita.
“Basta chiacchiere.Brindiamo…”
Così dicendo alzò la bottiglia e versò da bere nei due bicchieri e alzò il suo
calice.
“A me e a te. A noi due”
sussurrò seducente.
Tasminrestò sbigottita a sentire le sue parole e ad osservare quel
sorriso diabolico. Non era la scena né la risposta che siaspettava…
Il bicchiere rimase immobile
nel palmo nella sua mano e non accennava ad alzarlo:
“Scusami ma non ho capito molto
bene il senso di questo brindisi”
“Ho brindato a noi due” rispose
semplicementeCassandrobevendo il vino.
“Appunto mi sembra un brindisipiuttosto…impegnativo. Mi dispiace ma non alzerò
il bicchiere”
Cassandrola fissò e si mise a ridere sconcertato:
“Tu non alzerai il bicchiere?”
domandò non riuscendo a crederci.
“Ti sembro una che si rimangia
quello che dice?” chiese lei seria.
“Complimenti. Tu hai carattere
ed è bellissimo; d’altronde lo sapevo già ma questa volta mi hai davvero
stupito,Tess”
sussurrò il suo nome con voce rauca, inclinandosi verso di lei.
Tasminperò si allontanò con la sedia e abbassò lo sguardo cercando di
cambiare discorso:
“Non hai risposto alla miadomanda…quindi non c’entri con il complotto di
tuo padre?”
“Non cercare di rimuginare
troppo su questa storiaTess. I re sono sempre impopolari anche se fanno cosegiuste…e mio padre non recherà di certo alcun
danno al regno di Alessandro”
“Non è che lo dici solo perché
è tuo padre? Per difendere i vostri interessi?”
“Mi credi così sentimentale?
Non seguo mio padre dappertutto io e qualche volta posso non essere d’accordo
con i suoi atteggiamenti. E di questa storia io non faccio parte”
Tasminlo fissò a lungo pensando se poteva fidarsi del suo istinto o no.
A prima vista le parole diCassandropotevano
essere sincere ma quel sorriso agghiacciante e spregevole non faceva presagire
nulla di buono.
“Va bene ti credo... ma non mi piace che a casa nostra succedono
queste cose e le voci si spargono sempre più velocemente e dovunque”
“Quindi sono sicuro che avrai già in mente un piano per frenare
questa ritorsione” rispose deciso.
“Sì forse affidare a qualcuno
di fidato un potere di reggente aPellaper
controllare la situazione in vece di Alessandro”
“E magari quel qualcuno sarà
tua madre vero?” chiese lui freddo.
“Perché mai? Non mi fido di lei
né del suo cervello malato e non permetterò che Alessandro le dia un potere del
genere solo perché è nostra madre. Certe volte bisogna dividere le vicende
personali dagli affari”
“Cuore e affari non sono
diversi. In entrambi i casi deve scattare la scintilla” mormorò fissandola
dritto negli occhi.
“Abbiamo opinioni differenti,
questo è evidente” rispose cercando di evitare il suo sguardo.
Cassandrole sorrise affascinante eTasminallora
sentendosi a disagio e sotto pressione disse che doveva andare.
“Tess?”
Cassandrola richiamò e lei si voltò interrogativa.
“Potrei essere la persona che
tu stavi aspettando”
Tasminlo guardò allarmata ma lui alzò le mano in modo innocente:
“Parlo diaffari…naturalmente”
Lei scoppiò a ridere:
“Ah! Tranquillo che non ti
avevo frainteso!” rispose sorridendo.
Ma quando fu sul punto di
uscire Cassando la trattenne per un braccio:
“Non è così tardi.. rimani
ancora un po’”
Tasminimbarazzata si fece convincere dal suo sguardo adulatorio e si
fece portare vicino al tavolo.
Cassandrole accarezzava lievemente il braccio poi scese a sfiorarle la mano
mentre stavano vicino al tavolo.Tesssentì un
leggero formicolio sulla mano e un brivido le percorse tutto il braccio; tentò
di rimanere calma ma respirava soltanto a fatica e decise quindi di bere un
sorso per calmarsi.
“Sai non ho fatto prima quel
brindisi perché tu non parlavi di noi due come semplici amici o soci” rispose
lasciando la presa diCassandrosulla
sua mano che ritornò normale.
“Sei maliziosa.” sussurrò lui
divertito.
“La smetti?” gridòTasminvoltandosi verso di lui agitata.
“Ti prego non giocare con meCassandro,
io non sono un’altra delle tue prede e queste cose non convengono” rispose poi
sotto voce. Era terribilmente imbarazzata e le sue guance si erano tinte di
rosso ogni volta che lei lo guardava in viso e lui la provocava in quel modo.
“Mi spieghi per quale motivo
tu, qualunque cose io faccia o dica, sei prevenuta nei miei confronti? Perché?”
“Forse perché non mi fido e
secondo me faccio bene”
Lui rise piano.
“Se tu fossi al mio posto ti
arrenderesti invece?”
Tasminla guardò interrogativa e lui continuò:
“Insomma mi trovo davanti una
ragazzabella…bellissima…”Cassandrolo guardò con occhi profondi come se
volesse leggerle la mente e lei subito scostò lo sguardo agitata.
“Ti piace elargire complimenti
vedo..” sussurrò a bassa voce abbassando lo sguardo.
“Solo con chi li merita”
rispose sorridendo affascinante.
Tasmindeglutì nervosamente e forse pensò di bere qualche altro sorso per
sciogliersi un po’ maCassandrorestava
in piedi vicinissimo a lei e quindiTessnon
osava neanche muoversi per timore di sfiorarlo e sentire ancora quel brivido
lungo la schiena.
Il suo sguardo la stordiva in
continuazione fino a farla raggelare eTasminpregò
Zeus di portarla in camera sua sola sana e salva così per non dover sopportare
più quel supplizio.
“Sai non mi piace che tu sia
segregata nella tue stanze” disseCassandrocome
se le avesse letto nel pensiero. “Ti ho cercata... ma non mi è stato dato il
permesso di vederti.”
“Mi dispiace non lo sapevo...” sussurrò lei sorpresa che lui
l’avesse cercata in quei mesi di lontananza.
“Ti dispiace che io abbia voluto vederti?”
“N-nono!” rispose lei imbarazzata.
Lui le sorrise dolcemente e le
chiese se voleva vedere le sue stanze.Tasminstrabuzzò
gli occhi spaventata per quell’invito ma lui la rassicurò subito:
“Sciocca, non parlo della mia
camera da letto. Devi sapere che gli amici del re hanno ricevuto delle stanze
da sogno degne di un faraone e sono grandissime per una persona sola. Vorrei
mostrartele se ti fapiacere…”
Tasminlo guardò negli occhi titubante. Il desiderio di vedere le sue
stanze, dove viveva e di seguirlo nella notte era davvero allettante. Inoltre
la sua espressione sul viso era cambiata: non era più agghiacciante e cinica.
Si era un po’ addolcito conlei…
Alla fine lei assentì e lui
felice le fece da guida facendola camminare per il palazzo.
Cassandrodi certo sapeva fare il mestiere della guida; da gran appassionato
d’arte e cultura conosceva ogni costruzione e architettura a memoria.
Lui spiegò infatti aTasminche il suo sogno era di ristrutturare
la città di Tebe, che era stata distrutta da Alessandro in seguito al
tradimento dei Greci avvenuto dopo la successione al trono di quest’ultimo.
“Ti stai facendo notare quindi
non solo per le tue ambizioni, ma ti distingui anche per la cultura chepossiedi…ma tu ami soltanto le tradizioni
greche vero? Quelle persiane non tiinteressano…”
“Tu hai seguito gli
insegnamenti di Aristotele e sai i suoi pensieri non molto pacifici e gentili
riguardo a questi barbari e aveva ragione”
Tasminlo guardò sorpresa:
“Mi hai vista mentre vi spiavoquindi…?”
“Tessandiamo tutti se ne erano accorti! Non
potevi di certo passare inosservata!” rispose ridendo.
Tasminguardò il suo sorriso solare e genuino e pensò che era così bello
parlare con lui in quelmodo…senza
inutili giochetti o sfide, ma parlare soltanto liberamente di quello che
amavano e delle loro passioni. ECassandrobisognava
dirlo era un uomo pieno di sorprese.
“Immaginavo che tu fossi
diverso sai? Anche se in realtà non credevo di trovarmi così a mio agio con
te.” DisseTasmintimidamente.
“Come pensavi che fossi?”
chiese lui curioso.
“Come cerchi di sembrare a
tutti glialtri…cinico!”
“No…quello è il ruolo che io recito
meglio!” sussurrò misterioso.
“Ah certo!”
“In verità lo faccio così le persone non si
aspettano troppo da me.” Rispose facendosi all’improvviso serio.
Tasminguardò i suoi occhi verdi farsi ad un tratto malinconici e un po’tristi…e provò anche lei della tristezza per
lui. In fondo non era facile essere il figlio maggiore del generaleAntipatro.
“Hai paura del giudizio di tuo
padre? Di non fare abbastanza per soddisfarlo o renderlo orgoglioso?” gli
chiese tristemente.
Cassandrosi girò verso di lei. Ed ecco che all’improvviso i suoi occhi
erano ritornati glaciali, non c’era più traccia di emozione.
“E’ proprio mio padre ad avermi
insegnato ad essere così. Se ti fai guidare solo dai sentimenti, da inutili
scrupoli di coscienza, in questo mondo non arriverai mai da nessuna parte e non
sarai mai nessuno. Dovresti impararlo anche tuTessper ottenere quello che vuoi” risposeCassandrogelido
e freddo.
Tasminlo ascoltò attentamente e ci rimase male per quella fredda
risposta. Bisogna vivere senza ascoltare i propri sentimenti altrimenti non
avresti mai ottenuto gloria o potere? No, lei non era d’accordo. I sentimenti
era ciò che li distingueva dalle bestie e li faceva rendereunici…in
fondo l’amore si poteva vedere sotto diversiaspetti…anche
se poteva essere distruttivo.
Tessguardò attentamente il volto diCassandro. Si chiese se lui avesse mai conosciuto l’amore
per parlare in quelmodo…possibile
che lui non desiderava nient’altro oltre al potere o alla sete di gloria?
Scosse la testa cercando di non
pensarci. Tanto non erano affari suoi e non doveva intromettersi.
“Le tue stanze da principessa
sono migliori delle mie? Sono di tuo gradimento?” chieseCassandroguardandosi attorno.
“Direi che mio fratello è stato
parecchiogeneroso…sì senza dubbio sono bellissime ma..
lei mie sono ricolme d’oro prezioso!” risposeTesscercando di renderlo invidioso.
“Peccato…speravo che le tue stanze fossero meno
confortevoli” disse lui deluso.
“E perché?”
“Per darti un motivo per
restare qui” rispose profondamente.
Tasminebbe un fremito lungo tutto il corpo e il suo cuore smise di
battere per qualche secondo. Cercò di sorridere sentendo quella battuta ma
dalla sua bocca uscì soltanto una risata forzata e abbassò lo sguardo per non
far trapelare le sue emozioni.
Cassando le sorrise anche se
non riusciva a vederla in viso e disse ancora:
“Se vuoi posso intercedere per te con tuo fratello per concederti
più libertà. Gli uomini, i
re soprattutto, non danno peso alle richieste delle fanciulle ritenendole
profondamente inutili... sono sicuro che riuscirò a convincere Alessandro a
darti più libertà qui dentro, così potremmo rivederci di nuovo”
Tasminalzò lo sguardo speranzosa:
“Se tu riuscissi nell'intento te ne sarei davvero grata...”
“Mi fa molto piacere questo ma... io stavo pensando a qualcosa di
più tangibile per dimostrarmi la tua gratitudine,Tess”
Il cuore diTasminsussultò ma prima che potesse
formulare una risposta appropriata, lui le sollevò il mento con due dita e
chinò il capo posando la bocca sulle sue labbra.
Fu come se il suo corpo andasse
a fuoco e una scarica di adrenalina e tensione le pervase il colpo, senza che
lei potesse in alcun modo fermarla. Anche se le sue labbra stavano bollendo,Tasminpoteva sentire il freddo contatto
delle labbra magnetiche e possessive di Cassando che stavano baciando appassionatamente
le sue e finalmente si arrese a quella piacevole ansia, che le faceva tremare
le ginocchia.
Cassandrola strinse contro di sé in modo eccessivo ma lei non oppose
resistenza. Anzi, si aggrappò alle sue spalle larghe, mentre lui dischiudeva le
sue labbra delicatamente per approfondire sempre di più il bacio.
Stordita e tremante,Tasminemise un lieve gemito sentendo che
stava per cedere alla passione per lui e avrebbe acconsentito ad ogni cosa per
non spegnere quel fuoco che stava ardendo il suo corpo e non smetteva di
scuoterla.
Ma non doveva farlo.. non
poteva farsi travolgere da quell'emozioni e acconsentire a tutto questo, aveva
giurato a sé stessa che non si sarebbe mai fatta coinvolgere da un tipo come
lui e che non avrebbe ceduto al fascino diCassandro, mai.
Perché lei non poteva essere
debole, soprattutto con lui che poteva approfittarsi di ogni situazione per
ottenere qualunque misero potere.
D'un tratto capì che doveva
staccarsi da quel ragazzo, che con una semplice carezza poteva dominarla e
annullare la sua lucidità mentale.
Cercò dibattersi da quella
stretta mortale e mise le mani sul suo petto per allontanarlo da sé e per
permetterle di respirare normalmente anche se era piuttosto difficile.
Respirava a tentoni dopo quello
che era successo fra loro e l’unico suono che sentiva era il battito accelerato
del suo cuore.
Cassandrola guardò interrogativo, non capendoperchèlei l'avesse mandato via.
Le sfiorò lentamente il viso e
le accarezzò le spalla avvicinandosi ancora a lei e le chiese cosa fosse
successo.
Tasminteneva lo sguardo bassoperchèse
avesse visto quegli occhi probabilmente avrebbe ceduto subito e non ce
l'avrebbe fatta a fermarlo.
Aveva ancora le guance bollenti
e sentendo il tocco della mano fredda diCassandrofu
quasi un sollievo per lei che sospirò silenziosamente:
“Non posso farlo... io devo tenerti lontano da me” sussurrò
nevrotica senza pensare a quello che stesse dicendo e gli voltò le spalle
cercando di camminare decentemente lungo il corridoio.
Non riusciva nemmeno ad alzare
la testa, aveva i nervi a fior di pelle e se qualcuno l'avesse sfiorata in quel
momento probabilmente si sarebbe scottatoperchèsi
sentiva ancora accaldata da quel bacio... aveva voglia di portarsi le mani alla
labbra per sentire ancora il suo dolce profumo e la sensazione che le aveva
pervaso il corpo quando lui l'aveva stretta al suo petto e l'aveva baciata con
passione. Ma temette che se avesse ricordati quegli attimi così piacevoli
sarebbe sicuramente corsa da lui per finire doveva avevano lasciato.
Tasminsi sentì una ragazzina.
<< Ma in fondo è quello
che sono in realtà... non posso fingermi grande e esperta soprattutto con
qualcuno che mi legge dentro in quel modo... >> Pensò titubante.
Quando pensò di aver fatto uno
sbaglio a lasciarlo andare, sentì una presenza dietro di lei come se la stessa
osservando. Non se ne accorse finché non sentì una forte presa sulla sua vita e
un braccio muscoloso le cinse in modo possessivo e dominante il grembo per
farla stare immobile in quella posizione.
ATasminmancò il respiro e il cuore sbatté di
battere quando capì subito che si trattava diCassandro, che non aveva per niente ceduto al suo debole
rifiuto e l'aveva rincorsa fin lì per trattenerla, per averla... per percepire
che anche lei lo voleva quanto lui voleva lei.
E lo capì quando tremò al suo
tocco e non emise alcuna resistenza; chiuse gli occhi cercando di non pensare e
iniziò senza volere ad ansimare piano.
Tasminnon aveva idea di quello che poteva succedere, anzi forse lo
sapeva benissimo ed era per questo che aveva così paura. Non si era mai
avvicinata ad un uomo in quel modo, a nessuno aveva mai permesso di toccarla in
un modo così intimo.
Se Alessandro lo avesse saputo
l'avrebbe fustigata e lui sarebbe andato a marcire in qualche legione.
Ma non c'era tempo per pensare
a queste cose.. il braccio diCassandroera
ancora possessivo e restava immobile e fermo nel suo grembo per impedire ogni
suo tentativo di fuga e affondò la testa nell'incavo del suo collo per sentire
il suo profumo inebriante e il battito accelerato del suo cuore.Tasminnon osava dire niente mentre lui
risaliva e posò le labbra al suo orecchio:
“Che cosa vuoi che faccia ora?
Vuoi che ti lasci andare?” le sussurrò con voce profonda.
<< oh no ti prego
>> PensòTessimplorante.
Non sarebbe mai riuscita a rispondere a quelle domande provocatorie senza
impallinarsi nella risposta o emettere soltanto dei gemiti soffocati. Tremò
soltanto mentre lui le mordicchiava il lobo dell'orecchio e le sussurrò con
voce roca:
“Hai idea di quanto tu abbia invaso i miei sogni in questi mesi?
Non riuscivo a toccare nessun'altra senza io che pensassi a te”
Pochi istanti dopo la fece
girare violentemente e la prese tra le braccia abbassando la bocca sulla sua.
Questa volta lei non trovò la forza di respingerlo; qualcosa le diceva che
quello non era un semplice gioco mondanoperchèle
sensazioni travolgenti che provava erano autentiche... così come quelle diCassandroche fremeva dall’impazienza e
l'accarezzava nella schiena per stringerla di più asèmentre si impadroniva della sua bocca.
Le loro lingue si incontrarono
eTasministintivamente gli allacciò le braccia
al collo premendosi contro di lui.
Non aveva mai conosciuto un
simile piacere sessuale. Il sangue le galoppava nelle vene e un desiderio
profondo quasi doloroso le strappò un altro piccolo gemito e tremò come una
foglia.
Lui sciolse il bacio e scese
giù lungo il collo sfiorandolo e accarezzando con le labbra eTasmin, tra respiri affannosi, affondò le
mani sui suoi capelli castani e alzò la testa all'indietro per assaporare
quegli attimi di pure piacere.
AncheCassandroaveva la voce strozzata quando
parlava:
“Una sera non ero riuscito a resistere dal non riuscire a vederti o
a toccarti così sono corso via dalla mia camera a cercarti... sembravo una
furia scatenata mentre cercavo la tua stanza invano... non immagini il mio
tormento mentre ti cercavo assiduamente e ho resistito fino a adesso...”
Cassando avvertì il crescere
della propria eccitazione mentre le baciava il collo e risaliva su per il
mento, le guance e per finire si impadronì nuovamente delle sue labbra carnose
e lei rispondeva sommessamente alle sue carezze.
L'avrebbe posseduta lì se non
avesse avuto ancora un briciolo di buonsenso e onore, uniti al bisogno di proteggerla.
Se qualcuno li avessi visti sarebbe stato pericoloso sia per lui sia per lei
inoltre non voleva esporla a tanta vergogna.
La sollevò per la natiche
continuando a baciarla avvicinandosi al muro e serrandola contro il proprio
corpo.Tasmingli avvolse le gambe attorno alla vita
per aderire il suo corpo al suo incurante se qualcuno arrivasse in quel
momento.
MaCassandroche sembrava il più lucido dei due,
scostò il viso al suo e le prese la mano per condurla nelle sue camere non
molto lontano da lì.
Tasminsentì il fiato freddo e impaziente diCassandrosul suo collo e temette che quel
corridoio fosse diventato infinito e per poco non le cedevano le gambe dalla
trepidazione.
Per fortuna la trovò eCassandroentrò subito chiudendo a chiave.
Tasminlo precedette e si diresse verso il centro della stanza e si fermò
lì a guardare Cassando davanti a sé: era bellissimo, esercitava un fascino
indescrivibile su di lei e lo voleva con tutte le sue forze, voleva i suoi baci
e le sue mani su di lei con tutta sé stessa.
Se avesse avuto un po' di buon
senso sarebbe subito uscita da lì per non andare avanti con questa follia... ma
non ce la faceva... era come se avesse bisogno che le sue braccia forti le
avvolgessero tutto il corpo tanto da nascondersi in esse.
Il suo corpo improvvisamente si
irrigidì e non osò muoversi da quella posa; aveva il fiato corto e per fortuna
non tremava altrimenti si sarebbe imbarazzata ancor di più. GuardòCassandroche si avvicinava con espressione
seria e severa e le accarezzò delicatamente i capelli.
Tasminnon aveva mai fatto una cosa simile prima d’ora, non sapeva cosa
fare.... l'ansia si impadronì di lei e deglutì nervosamente. Luna una volta
gliene aveva parlato di come fosse fare l’amore per avvertirla, ma una cosa era
sentirla a parole, un’altra era farlo.
E lei tremava come un foglia
mentre appoggiò la testa nella spalla diCassandroe
lui le prese con dolcezza il volto fra le mani e le disse:
“Sei sicura? E’ quello che
vuoi?”Cassandrosapeva cheTasminera vergine e cercava di toccarla
delicatamente come se fosse un tesoro prezioso da proteggere ma ora mai neanche
lui aveva più il controllo di sé stesso e quelle sensazioni travolgenti lo
stavano divorando.
Lei per tutta risposta gli
accarezzò il volto, socchiuse gli occhi avvicinandosi al suo viso e gli baciò
delicatamente le labbra.
Cassandrosentendo il suo respiro delizioso sul suo viso perse il controllo
e le prese la testa fra la mani baciandola divorante.
Le fece scivolare la vestaglia
lungo le spalle e le appoggiò una mano sulla schiena attirandola contro di sé.
Cassando era così gentile,
seducente ed eccitante, mentre l'accarezzava il corpo, che lei ebbe
l'impressione di essere uno strumento nelle mani di un maestro.
Una parte della sua mente la
esortava a non abbassare troppo la guardia, sapeva che lui era un uomo
capriccioso e incostante.
Ma la sua mente sembrava
insolitamente ottusa, del tutto incapace di comprendere il cataclisma che si
stava abbattendo su di lei.
Il lento scorrere delle sue
labbra lungo il collo le trasformò il sangue in un liquido incandescente che
fluì nel suo seno e giù fino al ventre e tra le gambe facendola bruciare di
passione. “Ti desidero da morire,Tess” le sussurròCassandroprovocante
sul suo collo.
Lei si arcuò contro di lui per
aderire meglio i loro corpi mentreCassandrola
faceva distendere nel letto e lui sprofondò sopra di lei continuando a baciarla
con passione.
Smaniosa di sentire la pelle diCassandrocontro la propria, lei gli slacciò la
tunica aiutandolo a liberarsene velocemente. Avvertì i muscoli ben poderosi di
lui sul suo fragile corpo e gli accarezzò la schiena nuda sentendolo tremare ad
ogni suo tocco.
Tasmincercò di rimanere lucida mentre lui le sbottonava la camicia da
notte e la svestì completamente;Cassandroscese
a baciarle il petto e avvicinò una mano al seno facendola irrigidire e
sospirare, poi se lo portò alle labbra.
Sembrava stesse impazzendo dal
desiderio.
<< In nome di Zeus adesso
muoio! >> pensòTasmin.
Perché le incredibili
sensazioni che lui le procurava erano troppo violente per lei; si aggrappò alle
sue spalle, voleva che si fermasse. Era troppo per lei.
Fremeva, il sangue le
martellava nelle tempie e uno strano calore era esploso nella parte più intima.
Una mano diCassandroscese ad accarezzarle i fianchi e lei
tremò sentendo quel dolce contatto e trattenne il respiro quando lui scese fino
alle sue cosce per sentire quella pelle levigata e morbida fra le sue dita.
Cassandrosi alzò sul letto e si tolse il resto degli indumenti, i
pantaloni, poi tornò a stendersi sopra di lei;Tasminsentì il suo peso su di lei e gli
toccò i pettorali, le spalle e la schiena. La sua mani sembravano avessero
preso vita propria e non volevano fermarsi, non riusciva a smettere di guardare
né di toccare il suo fisico perfetto.
Cassandrole diede un bacio a fior di labbra mentre le faceva avvolgere le
gambe sulla sua schiena e penetrò delicatamente in lei.
La sconosciuta sensazione cheTasminprovò quando sentì il dolore le fecero
lacrimare gli occhi e si morse le labbra fino a farle sanguinare per non
urlare.
Cassandroper tranquillizzarla le baciò la fronte e avvolse le sue dite fra
le sue stringendole forte e premette ancor di più in profondità.
In breveTasminsentì il cervello accaldarsi, i suoi
sensi impressi sul piacere che stava provando per la prima volta in vita sua e
emise un lieve gemito. Entrambi lasciarono la presa nelle loro mani e si
toccarono il viso continuando a baciarsi. PoiTesssi
aggrappò dolcemente aCassandro, mentre lui entrava dentro di lei, ignorando il dolore
e concentrandosi sul piacere. Quasi immediatamente il suo corpo si adeguò al
ritmo diCassandroe
lui la portò con sé ai margini dell’universo. Lo sentì pulsare nel profondo di
sé poi si chiese se non era il suo corpo che palpitava; si accorse con meraviglia
che i loro corpi fremevano insieme, come se fossero degli amanti antichi come
il tempo.
Gli accarezzò la schiena
frenetica e quell’ondata di piacere la fece galleggiare ancora più vicina alle
sponde del paradiso eCassandroesplose
dentro di lei. Sentì tutti i muscoli delle gambe contrarsi poi si sciolse come
un flusso di lava incandescente.
L’esplosione delle sensazioni
la fece cadere in delirio e morse a una spallaCassandro,
che le diede dei baci delicati sul petto, e si accasciò sotto il suo collo,
restando immobile in quella posizione.
Tasmincompletamente estasiata e gli occhi che luccicavano gli accarezzò
dolcemente i capelli mossi castani e le spalle larghe. Mentre lui le prese il
palmo della mano e se lo portò alla bocca baciandolo delicatamente.
Si aggrapparono l’un
l’altra assaporando quei preziosi momenti che permettevano loro di giacere nudi
insieme in un mondo privato in cui nessuno poteva intromettersi
Tasminsorrise dentro di sé.
Niente sarebbe stato più come
prima.
Lei non sarebbe stata più come
prima.
FINE CAPITOLO!
Spero vi sia piaciuto!! Mi
raccomando non siate crudeli con le recensioni!! Ah e se pensate che fraTesseCassandrosaranno
tutte rosa e fiori d’ora inpoi…visbagliate
di grossomuaahhaah
Commentate!!
L’immagine qui sotto
rappresenta l’attrice che ho scelto per il ruolo diTasmin! ^^
Tasmin si svegliò sola nell'elegante camera da letto. Battè le ciglia, cercando di scuotersi dal torpore del
sonno. Poi il ricordo della sera precedente riportò nella sua mente assopita la
visione di ogni minimo dettaglio.
Respirando profondamente abbozzò un lieve sorriso. Non aveva
mai immaginato che potessero esistere simili sensazioni. Cassandro
era stato gentile, ma anche eccitante. E imprevidibile.
Si stiracchiò pigramente facendo scorrere le mani sulle
lenzuola vuote che recavano ancora l'impronta e la presenza di Cassandro. Era rimasto con lei tutta la notte, ma doveva
essersene andato qualche attimo prima perché durante il dormiveglia lei era
sicura di aver posato la mano sul petto forte di Cassandro
e di aver appoggiato la testa sulla sua spalla prima di addormentarsi
nuovamente.
Restò delusa per la sua improvvisa scomparsa e per non averla
aspettata prima che si svegliasse, ma sapeva che uno come Cassandro
era non era un né costante e né affettuoso. Aveva sbagliato lei a farsi
illusioni di ricevere coccole e carezze al mattino dopo della loro prima notte insieme…
Di colpo si sollevò e esaminò le le
lenzuola: la piccola macchia di sangue era proprio lì e Tasmin
si preoccupò per il fatto che qualcuno lo poteva notare e avrebbe anche
sospettato qualcosa. Ma in fondo la reputazione di seduttore di Cassandro era noto ormai a tutti lì, quindi non sarebbe
stata una novità se qualcuno lo avesse colto in fragrante e ci avrebbe
scherzato pure sopra. Tasmin si alzò e raccolse le
sue cose, facendo attenzione a non farsi vedere da nessuno.
Rientrò in camera sua sbattendo velocemente la porta e
appoggiò la testa al muro freddo cominciando a pensare: l’aveva veramente
fatto. Si era lasciata trasportare dalla sue emozioni, dal suo desiderio la scorsa
notte e non era riuscita a frenarsi. Prima di lasciarsi andare completamente a
lui aveva pensato che fosse tutto uno sbaglio, che era chiaramente impazzita e
non stava ragionando razionalmente. Ma aveva mandato tutti al diavolo e aveva
dato libero sfogo ai suoi istinti; perché doveva sempre frenare o negare quello
che sentiva? Inventare inutili scuse solo per non guardare in faccia la realtà…
Ma ieri era ieri. Oggi era oggi, e si sentiva sola e con la
testa che le martellava pesantemente, convinta di aver fatto uno sbaglio… Se almeno avesse potuto rivederlo o parlargli!
Avrebbe cancellato sicuramente tutti i suoi timori e dubbi, così avrebbero
vissuto in pace e senza interferenze.
Sospirò sperando che si sarebbe risolto tutto e che non si
sarebbe pentita per aver ceduto alle sue emozioni. Ma in cuor suo una vocina le
sussurrava che era caduta nella trappola di una volpe.
Dopo qualche ora Tasmin uscì dalla
sua stanza per andare a fare 4 passi nel palazzo, aveva voglia di camminare, di
vedere gente e di non pensare a niente.
Rivide suo fratello Alessandro dopo troppi mesi di
pellegrinaggio in terre straniere e lo abbracciò fortemente, dandogli un bacio
sulla guancia:
“Alessandro! Questa volta c’hai messo un’eternità a tornare!”
esclamò Tess felice.
“Non vedevo l’ora di respirare l’aria di Babilonia, ma
purtroppo sono tornato qui solo per poco, devo ripartire subito”
Tasmin sciolse l'abbraccio delusa:
“Oh…come mai? Altre guerre da combattere? Vuoi
fondare altre Alessandrie?”
“Lo sai sorellina finchè non avrò
sottomesso ogni popolo che mi contrasta, non potrò ritenermi soddisfatto e il
mio sogno di diventare re di questo nuovo mondo potrebbe realizzarsi presto…” rispose entusiasta sentendo di avere in pugno il
mondo intero e di essere più forte che mai.
“Se sei così smanioso di andare a perlustrare terre sperdute e
selvagge perché sei ritornato a Babilonia? Non hai ancora raggiunto la fine del
mondo, fratello!” mormorò la sorella in tono ironico.
“Un re deve badare anche a questioni politiche, lo sai meglio
di me e non posso dimenticarmi dell’obbligo che ho verso il mio paese; mi è
giunta voce di un certo malcontento a Pella.. tu ne
sai niente?”
Tasmindelutì sotto shock e lo fissò
preoccupata. Anche lui sapeva...? Cosa ne sarebbe stato di Cassandro
e della sua famiglia?
Abbassò lo sguardo cercando di non far trapelare la sua
preoccupazione e chiese solamente:
“Tu cosa hai sentito?”
“Niente di cui preoccuparmi tranquilla, nessuno può scavalcarmi
anche perché sono io che detengo le redini dell’impero e della ricchezza della
Macedonia quindi non conviene a nessuno contrastarmi; tuttavia qualcuno non è
d’accordo con la mia politica espansionistica e nemmeno sul fatto che io non
voglia ritornare più a casa”
Tasmin alzò all'improvviso la sguardo e spalancò la bocca
sconcertata. Questo lei non l'avrebbe mai pensato, che non volesse più tornare
a casa! Anche se Alessandro era un sognatore e un ambizioso, lei credeva che il
suo pellegrinare in terre stranerie e sperdute
sarebbe finito presto e che Alessandro si sarebbe accontentato di govenerare le già troppe provincie e città che aveva
conquistato e fondato.
Era diventato il nuovo re dell'Asia; tutti lo amavano e lo
ammiravano. Cos'altro voleva?
“Davvero non vuoi più ritornare in Macedonia? Ma Alessandro… quello è il tuo paese e deve essere protetto e
governato da te in persona… non puoi girovagare il
mondo per sempre senza avere un minimo di riguardo verso il tuo popolo!”
mormorò sbigottita.
Lo sguardo del re si fece ad un tratto serio e schivo; non gli
piaceva che qualcuno lo giudicasse o gli dicesse cosa fare:
“Ehi! Io ho sempre combattuto fianco a fianco con i miei
uomini, non li ho mai abbandonati nelle battaglie più crude e ora navigano
nell’oro per merito mio. Direi che sono un re piuttosto generoso no?”
“Si ma su chi governerai allora? Su questi barbari asiatici per
sempre? E della Macedonia di chi si curerà? Il popolo dovrà andare a venerare
un trono vuoto?” chiese adirata.
“Calma sorella calma. La Macedonia non resterà allo sbando
ancora per molto; ho pensato che magari potrei inviare qualcuno di fidato a Pella per mantenere alte le redini dell’impero in mia
assenza e per esercitarne l’ordine.”
Tasmin spalancò gli occhi sorpresa: lei e il fratello si
assomigliavano più di quanto lei credesse; pensavano allo stesso modo e
bramavano le stesse cose. Solamente che lei non poteva dimostrare le sue
capacità e le sue virtù per il semplice fatto che era una ragazzina e il suo
pensiero non contava in quel mondo.
“Idea fantastica Alessandro, non potevi trovare soluzione
migliore ma.. chi manderai? Lo sai che di persone fidate ce ne sono poche e
intorno a te ancor meno”
“Ne sto discutendo in queste ore col consiglio…
tranquilla riuscirò a sistemare tutto”
All'improvviso a Tasmin venne
un'idea. Non era sicura che il fratello l'appoggiasse perchè
proveniva direttamente da lei ma la trovava un'idea buona e brillante.
“Sai forse potresti contare sul fratello di nostra madre… Ti ricordi siamo stati da lui nel nostro periodo di
“esilio da casa”; mi è sembrato una persona caparbia e fedele, inoltre ha già
le giuste esperienze visto che è il re d'Epiro e conosce alla perfezione il
nostro paese”
Alessandro ascoltò attentamente e assentì con la testa,
dicendo che ci avrebbe sicuramente pensato e la ringraziò per l'aiuto.
All’improvvisò si materializzò vicino a loro Cassandro che prima diede un’abbraccio
spontaneo ad Alessandro poi guardò fissò negli occhi Tasmin
come se volesse trafiggerla e fece un leggero inchino:
“Principessa. Noto che si è svegliata di buon’umore stamattina,
la vedo ancora più bella”
La voce profonda di Cassandro la
fece trasalire e anche il tono con cui aveva avetto
quella frase, come se volesse provocarla. Era pazzo? Voleva far scoprire tutto?
Abbassò lo sguardo arrossendo leggermente ma non disse niente
per paura di scoprirsi.
“Ehi Cassandro vacci piano con i
complimenti, lo so che la tua fama di seduttore è arrivata persino alle stelle
ma lo sai le sorelle degli amici, soprattutto se questo tuo amico è un re, non
si toccano.” mormorò Alessandro ironico non capendo fino in fondo il doppio
senso della frase dell'amico.
“Neanche con un dito” rispose lui innocente continuando a
fissare Tasmin con uno strano sorriso, facendola
agitare ancora di più. La principessa cercò di guardare altrove, anche se
sentiva continuamente lo sguardo inquisitore di Cassandro
su di lei e questo la metteva in soggezione. Pregò Zeus che Alessandro non se
ne accorgesse. Infatti il re si rivolse all'amico parlando di tutt'altro:
“Cassandro ho indetto un consiglio tra un’ora, spero
nella tua presenza. lo sai che per noi sei prezioso”
Sul volto di Cassandro si
materializzò un sorrisetto agghiacciante e tutt'altro che raccomandabile:
“Non mancherò sicuramente Alessandro”
All'improvviso si avvicinarono altri soldati e amici che
salutarono il loro re e lo aggiornavano degli ultimi fatti accaduti; nel
trambusto Tasmin non si accorse che Cassandro le si era avvicinato e aveva chinato il capo
vicino al suo orecchio. Tremò sentendo il suo respiro e la sua voce così vicino
a lei:
“Ti aspetto in camera mia” Sussurrò profondamente.
Dopo aver detto questo, lui si allontanò velocemente senza
guardarla e lei restò impalata a fissare un punto davanti a sé. Cercò di
mostrarsi calma e naturale ma era ovviamente impossibile dopo un simile invito.
Respirò silenziosamente e si allontanò dalla folla con nonchalance avviandosi
verso la camera dove aveva dormito l'altra sera.
Quando aprì la porta, vide Cassandro
proprio nel bel mezzo della stanza e le dava le spalle. Poteva vedere i suoi
muscoli poderosi tendersi mentre lui si girava lentamente verso di lei, e la
osservò in un modo così provocante, che una scarica di adrenalina percosse la
schiena di Tasmin facendola sussultare.
Fissò anche lei i suoi occhi verdi felini e le labbra del
giovane incrinarsi leggermente in un ghigno, mentre si avvicinava a lei e le
afferrava saldamente i fianchi con le sue mani forti.
Chinò invitante il viso verso le sue labbra, ma Tasmin si ritirò alzando l'indice della mano:
“Ah! Cos’era prima quella battuta? Mio fratello non è stupido e
quando si sente preso in giro perde le staffe in un modo che neanche immagini”
Cassandro sorrise leggermente, non accennando a
diminuire la distanza tra i loro visi:
“Volevo soltanto farti un complimento…
e non preoccuparti Alessandro non potrebbe immaginare nulla di quello che è
successo”
“Se lo scoprisse…”
Ma Cassandro fece tacere tutte le
sue preoccupazioni con un bacio desiderato da entrambi. Dischiuse le sue labbra
e Tasmin sentì sulle labbra il suo dolce profumo, che
la stordì.
Poi Cassando abbassò il viso fino ad arrivare al suo collo e Tess sentì una strano formicolio invaderle il collo
sentendo i capelli mossi del giovane solleticarle la pelle. Infine lui rispose:
“Ti manderebbe a calci in Macedonia e ti farebbe rinchiudere in
qualche tempio, mentre io verrei mandato a marcire in qualche legione”
Tess sentì un tono ironico nella sua voce ma avvertendo le sue
labbra che le baciavano delicatemente il collo
arrivando su fino al suo volto, la riposta le morì in gola e cercò di
trattenersi nel non cedere alla passione come l'altra sera.
“Non scherzare su queste cose. Anche se dubito che Alessandro
lo farebbe davvero…”
“Vuoi smetterla di preoccuparti di tuo fratello? Lui non è qui
ora.” rispose all'improvviso Cassandro guardandola
intensamente negli occhi.
Tasmin non ce la fece a resistergli e acconsentì coscientemente
mentre lui la baciò con passione facendole tremare le ginocchia. La vicinanza
di Cassandro le mozzava il respiro. E la mano di lui
appoggiata sulla sua vita le trasmetteva un calore bruciante.
Quando sentì che stavano per andare oltre il bacio, Tasmin scostò le labbra dalle sue e abbassò lo sguardo. Le
guance erano ancora avvampate dal rossore.
“Devo andare ora…” sussurrò debolmente.
“Di già?” chiese lui con voce roca cercando di avvicinarsi al
suo viso. Non accennava minimamente a lasciarla andare e Tasmin
cercò di scostarsi, ma lui la tenne ancora stretta. Quando la lasciò andare,
lei vacillò lasciandosi cadere nel letto con un lieve tonfo.
Il contatto col suo corpo la stordiva sempre e la faceva
sentire come mai si era sentita prima d'ora... vulnerabile.
Sospirò profondamente cercando di riprendere il controllo di
sé stessa e disse in tono capriccioso:
“Beh se magari avessi aspettato il mio risveglio stamattina
invece di sgattaiolare fuori probabilmente adesso sarei più consenziente”
Cassandro cominciò a ridere e si avvicinò al letto
con un luccichio negli occhi:
“Ti ho ferita? Scusami! Dovevo per forza lasciare la stanza per
una faccenda urgente… La prossima volta mi comporterò
come si deve”
Il tono della sua voce suonava serio ma nascondeva un'ironica
strafottente e disinteressata che fece molto male a Tasmin,
anche se non lo fece notare. Le sue parole fecero intendere che per lui si
trattava solamente di un gioco; stava giocando a fare il superiore e il
galante, convinto che lei avrebbe acconsentito ad accettare in suoi tranelli.
Cassandro notò che Tasmin
si era incupita e si avvicinò accanto a lei nel letto per parlarle seriamente:
“Ho parlato con tuo fratello prima che ci incontrassimo…
gli ho parlato della tua condizione di reclusa e l’ho convinto a lasciarti più
spazio nel palazzo e a darti più libertà”
Tasmin lo guardò con occhi brillanti dalla felicità e cercando di
trattenere la sua euforia, lo baciò solamente a fior di labbra.
“Sei un genio Cassandro! Come hai
fatto?” chiese sorpresa
Lui alzò le spalle sorridendo:
“Segreto del mestiere. Ma tranquilla gli ho parlato con
distanza e delicatezza, non gli ho fatto intendere la vera realtà”
“Ah si e quale sarebbe?” gli chiese lei misteriosa.
Lui le sorrise abbassando lo sguardo. Tasmin
restò ipnotizzata a guardare il suo dolce sorriso: certe volte quando rideva
dimostrava un lato più umano, da ragazzino e angelico. Non sembrava esserci
traccia di fama di potere e gloria quando le sorrideva in quel modo...
I suoi pensieri vennero distolti quando lui alzò il viso e la
guardò dritto negli occhi, facendola sussultare un'altra volta.
“Devo spiegartelo..?” chiese ipnotico sapendo già la risposta.
Lei sospirò:
“Non corriamo troppo ti prego, siamo stati bene è solo che sono
un po’… disorientata”
Tess sentì la mano di Cassandro
accarezzarle dolcemente i capelli e percepì il rumore dei suoi movimenti mentre
si avvicinava di più a lei.
Socchiuse gli occhi cercando di respirare normalmente e di
calmarsi, mentre Cassandro la faceva voltare verso di
lui.
“Dammi un bacio” ordinò con un sorriso sghembo sulle labbra.
Tasmin ricambiò il sorriso ma non si mosse minimamente, e così fu
lui ad avvicinarsi lentamente a lei non riuscendo a resisterle; allora entrambi
risero per quella strana e insolita scena. I loro sorrisi furono fermati quando
Cassandro appoggiò delicatamente le labbra su quelle
di Tasmin e lei gli accarezzava il viso, sentendo
cedere ogni suo dubbio.
Il bacio si fece più insistente e Cassandro
la fece sdraiare sul letto stendendosi sopra di lei, mentre le sue mani
vagavano sul corpo della ragazza.
Tasmin si accorse che il suo corpo era ansioso di essere toccato
dalle mani possessive e forti di Cassandro. Il
desiderio di stare con lui, di provare ancora le delizie della passione era
grandissimo, e Tess dimenticò ogni preoccupazione tra
le sue braccia.
Mentre lui si stava per togliere la maglia, all'improvviso
bussarono con forza alla porta e Tasmin sobbalzò
spaventata.
Cassandro allarmato alzò la testa, senza muoversi da
sopra di lei.
“Si??” urlò spazientito facendosi sentire anche al di là dalla
porta.
“Signore, il re vi attende nella sala del consiglio” rispose
una voce dietro la porta.
Cassandro stava per perdere le staffe per essere
stato interrotto, e digrignò i denti.
“Non era tra un ora?!” esclamò ancora spazientito, restando
sopra di lei.
Con un sospiro amaro lui si alzò dal letto e cercò di
accomodarsi più che meglio poteva gli indumenti.
“Scusami Tess… il dovere mi attende e
sai che non bisogna far aspettare Alessandro”
Anche Tasmin si alzò titubante dal
letto e si mise una mano fra i capelli:
“Non preoccuparti Cassandro… allora
quando ci rivedremo?”
“Più spesso di quanto credi” rispose lui sorridendole.
Tasmin sapeva benissimo dove si tenevano le sedute del consiglio e
infatti dopo un po' si avviò verso la sala, aspettando fuori perchè non le era permesso entrare.
Chiese a un soldato cosa c'era di così urgente all'ordine del
giorno e lui rispose che il re stava decidendo chi mandare come suo vice a Pella per mantenere le redini dell'impero e sostenere le
sue spedizioni.
Lei alzò il sopracciglio. Sperò davvero che il fratello
tenesse in considerazione la sua idea che era la più ottimale e le avrebbe
dimostrato così la giusta riconoscenza per il suo impegno. Inoltre su chi altri
sarebbe mai ricaduta la proposta?
Di amici fedeli Alessandro ne aveva ben pochi...
E poi Cassandro...
Ma all'improvviso la porta del consiglio si aprì e
fuoriuscirono diversi soldati e notò il fratello parlare a bassa voce con Efestione e si avvicinò a loro.
Efestione vedendo che la principessa stava arrivando
si dileguò velocemente, ma lei non ci fece troppo caso:
“Allora come è andata? Hai preso in considerazione la mia
idea?” chiese subito Tasmin.
Alessandro sospirò rumorosamente e rispose:
“Tess… davvero la tua era un ottima proposta e stavamo quasi per
accoglierla ma… abbiamo deciso per qualcun altro”
“Qualcun altro? Qualcun altro chi?” chiese lei sorpresa.
“Poliperconte. Ha poca esperienza sul campo di battaglia
è vero, ma in rilevanza politica è molto preparato e sono sicuro che non ci
deluderà; d’altronde è il figlio del nostro generale Antipatro
e poi Cassandro ha esposto vari argomentazioni più
che accettabili per confermare la nomina di suo fratello come mio vice a Pella”
Tasmin non riusciva a credere alle sue orecchie. Strabuzzò gli occhi
schockata e gli lanciò un'occhiataccia:
“Poliperconte…? Il fratello di Cassandro..?
Alessandro con tutto il dovuto rispetto ma Antipatro
non è un tuo grande ammiratore e.. “
“Lo so lo so, nostra madre mi invia lettere in cui
continuamente dice che Antipatro mina la sua
autorità, ma il suo è un tentativo di depistaggio per farmi credere ancora una
volta che mi circondo di serpenti pronti a tradirmi. Ha pure nominato Tolomeo
nella sua lista di serpenti pronti a rivoltarsi ti rendi conto?” esclamò con una
risata.
Improvvisamente Tasmin si era fatta
bianca cadaverica e non ascoltò più le parole del fratello... non riusciva ad
essere ottimista come Alessandro, c'era puzza di imbroglio se lo sentiva.
PerchèCassandro le aveva taciuto quello
che aveva in mente? E inoltre era stato proprio suo padre a schierarsi contro
Alessandro! Che senso aveva?
“Ma ma… nostra madre potrà anche aver
ragione, in fondo lei è lì a vedere con i suoi occhi mentre tu stai qui in
mezzo a fasti orientali a costruire città e poi!”
Tuttavia Alessandro la interruppe bruscamente:
“Tasmin. La decisione è stata presa e accettata da tutto il
consiglio, non vedo perché tu debba scandalizzarti tanto” Dopo aver detto
questo, anche Alessandro si dileguò lasciando sola Tasmin
con i suoi pensieri che le ronzavano nella testa.
Si faceva largo nel suo cuore il sospetto di essere stata
presa in giro, come lo erano stati tutti. I suoi occhi bruciarono
all'improvviso per colpa delle lacrime ma lei le scaccià
via quando notò proprio Cassandro che stava ridendo
come un matto con i suoi amici.
Probabilmente si vantava per la sua bella conquista di potere.
Si avvicinò pericolosamente a lui e gli domandò furiosa:
“Cosa hai intenzioni di fare?”
Cassandro fece allontanare gli amici e gli rivolse
un sorriso radioso:
“E’ bello rivederti Tess” sussurrò
alzando la mano per accarezzarle il viso.
Ma lei allontanò la sua mano come un fulmine e disse:
“Non fare il furbo con me, cosè
questa storia che tuo fratello è diventato il vice del re?”
“Quello che hai appena detto…
Alessandro doveva scegliere qualcuno di fidato e preparato per questo ruolo e
lui ha pensato a Poliperconte” rispose semplicemente.
“Scommetto che è stata tutta una tua idea; come hai fatto a
convincerli? In così pochi minuti hai fatto il miracolo e hai mostrato i tuoi
familiari come dei salvatori della patria quando in realtà è stato tuo padre il
primo a sperperare veleno su Alessandro!”
Cassandro si guardò intorno seccato e la guardò
anche lui furibondo:
“Ne abbiamo già parlato Tess e le
congetture di mio padre erano soltanto parole dette senza importanza! La mia
famiglia non tradirà il nostro re e ho nominato mio fratello perché mi sembrava
la soluzione più giusta!”
Lei gli sorrise sprezzante, non credendo minimamente alla sua
buona fede di salvaguardare la patria e il bene dell'impero quando però le
venne in mente un terribile dubbio:
“Ti sei preparato prima del consiglio vero? Dopo che mi hai
lasciata sola questa mattina…. tu sapevi che
Alessandro avrebbe avuto la mia stessa idea, vecchia volpe! E ti sei preparato
prima il copione per convincerli della tua buona fede e mi hai scavalcata!
Doveva essere scelto il fratello di mia madre come vice!”
Lui rise facendo finta di non capire e questo la fece andare
ancora più in bestia.
“Come scusa? Ma se neanche lo sapevo del tuo volere di nominare
tuo zio” rispose lui ridendo.
“Non cambiare discorso. Hai usato questa situazione solo per i
tuoi loschi piani non è così?” gli chiese arrabbiata ma in realtà dentro di sé
provava solo dolore. Aveva creduto che, lui sotto quella fattezza di
incallibile seduttore, fosse una bella persona con degli ideali. Invece aveva
torto marcio!
Come le aveva detto Luna, Cassandro
era un tipo così ambizioso che avrebbe commesso ogni colpo basso per ottenere
quello che voleva. Pensava solo al suo torna conto.
“Tu lavori troppo di fantasia Tess!
Ho soltanto fatto il bene della Macedonia”
“Della Macedonia o della tua famiglia? Posso solo immaginare
quanto ne trarrà beneficio e potere dopo la nomina di tuo fratello!” gli urlò
decisa.
“Cosa stai insinuando?” le domandò lui cinico.
“Che hai fatto tutto questo solo per te stesso! Per avere dei
tuoi vantaggi personali e per ottenere il potere che hai sempre voluto, usando
ogni mezzo! Sono sicura che anche io rientro nel tuo bel copione, insomma la
principessa del re è un bel bottino no? E ogni tuo frase, ogni tuo gesto mi
sembra una presa in giro, un altro dei tuoi stupidi giochetti!” gridò Tasmin cercando di non piangere ma la sua voce risuonava
strozzata e continuò a guardarlo con occhi traditi.
Come aveva potuto abbassare la guardia, come? Si era sempre
promessa di non cedere ai suoi sentimenti per lui, perchè
lo sapevano tutti che lui ambiva solo al potere, non c'era spazio per
nient'altro nella sua vita! E lei stupida innocente aveva sperato che Cassandro tenesse a lei, non come un specie di tesoro o
gemma preziosa da rinchiudere nella cassaforte, ma solo come una semplice
donna. Aveva creduto che lui l'apprezzasse per ciò che era, non per CHI era.
E l'amarezza di quella verità le martellava il sangue e si
sentiva il cuore scoppiare e frantumarsi per quella delusione. Cercò di serrare
le labbra per non far uscire i suoi gemiti provocati dal pianto.
Si era sentita presa in giro senza meritarselo. Gli aveva
donato quello che aveva di più prezioso e chissà lui come avrà goduto avendo
tra le mani una ragazza dal sangue reale, pregustando già la vittoria.
Cassandro non fece nulla per giustificarsi o
dimostrare che le erano tutte bugie, anzi si limitò a sorridere in un modo così
freddo che a Tasmin, che le si spezzò il cuore.
“Se pensi davvero queste cose di me, non farò nulla per
contraddirti infatti hai ragione Tess. Sono un
furfante, un libertino, un mascalzone con un carattere infernale e ho una mente
perversa” rispose lui in modo glaciale, ostile e scostante.
Era vero, era tutto vero.
Tasmin era troppo sconvolta anche per urlare o piangere; il dolore
si propagava violento e bruciante nel suo cuore.
Cassandro la guardò con occhio vigile:
“Ti vedo leggermente scossa... ma ti posso però garantire che
mio fratello farà un ottimo lavoro, il nostro re ha riposto bene la sua
fiducia”
Infine lui se ne andò senza dire nient'altro, le lanciò
soltanto un'ultima strana occhiata prima di svanire dalla sua vista. Ma a lei
non importava... non importava se all'ultimo momento si era dispiaciuto per
quello che aveva detto.
Perà si sbagliava di grosso se pensava che lei sarebbe andata a
piagnucolare dal fratello cercando di metterlo in guardia; eh no non avrebbe
fatto il suo gioco perchè si sarebbe dimostrata solo
una stupida.
Avrebbe osservato la situazione da lontano con attenzione e
non gli avrebbe lasciato scampo se avesse anche solo percepito il minimo
sentore che Cassandro volesse tradire Alessandro. Non
si sarebbe fatta ingannare un'altra volta.
Tuttavia quando finì di pensare in modo razionale a cosa fare
successivamente, non ce la fece a frenare le lacrime che erano rimaste sopite e
nascoste per tutto quel tempo. Non piangeva solo perchè
si era sentita tradita e usata.... piangeva perchè
aveva pensato d'amare uno come Cassandro, e che fosse
la cosa giusta... che quello strano e fortissimo sentimento l'avrebbe resa
finalmente felice.
E invece no...
Cosa provocava l'amore se non un senso di sofferenza e disperazione
alla fine? Quando non veniva ricambiato o peggio usato senza ritegno, non si
poteva far altro che soccombere al dolore e al senso di sconfitta.
Le ginocchia stavano per cedere e le si sedette a terra
continuando a piangere... non le importava se qualcuno la vedeva, voleva
soltanto fuggire di lì e dimenticare tutto.
<< Stupida, stupida, stupida! >> continuava a
pensare farneticando come una pazza.
Luna stava passando di lì per caso e quando vide la sua
bambina piangere in quel modo sul pavimento, corse velocemente verso di lei e
l'abbracciò calorosamente:
“In nome di Zeus che è successo signorina?? Vostro fratello sta
male, è successo qualcosa a Pella?? Ditemi, ditemi!!”
le mormorava gentilmente Luna cercando di rincuorarla.
Tasmin sentendosi al sicuro ricambiò l'abbraccio e accennò a un
sorriso:
“Niente di irrisolvibile, non preoccuparti” rispose debolmente
alzandosi.
“Povera bambina mia, sembrate che abbiate il cuore infranto!”
sussurrò Luna cominciando a singhiozzare anche lei e aiutandola a reggersi in
piedi.
Tasmin la guardò. Vide nel riflesso degli occhi di Luna il suo volto
disperato e paonazzo. Ebbe pietà per sé stessa e disse con un fil di voce:
“Portami nella mia stanza Luna... non ho voglia di pensare a
niente”
Luna assentì con la testa e l'aiuto a dirigersi verso la sua
stanza.
FINE CAPITOLO!
Scusate per l'attesa ma ho dovuto mandare avanti anche l'altra
mia fanfic! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Eh
beCassandro è stato
parecchio crudele, ma d'altronde le aspettative non erano alte e la povera Tess c'è rimasta male! Sarà vero che Cassandro
desidera solo il potere?? Mah! XD
Tasmin imparò a conoscere appieno le
caratteristiche umane di Cassandro, solo quando le
loro vite si erano separate e sembravano non volersi ricongiungere più; non gli
aveva perdonato quello che aveva fatto alle sue spalle e come l’aveva raggirata
per avere soltanto un po’ di potere per gratificare il suo ego e l’ambizione
della sua famiglia.
Per questo in molti mesi, i due non si
parlarono né prendevano occasione per attaccare discorso: quando Tasmin scorgeva Cassandro a
qualche metro da lei che parlava con dei soldati, delle donne o con degli
amici, non scappava come avrebbe fatto in precedenza con le guance arrossate o
le gambe tremanti; restava un attimo a fissarlo con sguardo duro e serio poi
quando lui alzava il sguardo e notava la sua presenza, Tess
di rimando girava la testa con un sorriso annoiato e se ne andava da dove era
venuta per non dargli la speranza che magari lei lo seguisse o si penasse nel
vederlo con qualche donna.
Questo era quello che faceva lei.
Ma quando era Tasmin
a camminare in modo distratto tra la folla, quando non si accorgeva della
presenza di qualcuno dietro di lei o cominciava a leggere immergendosi nei suoi
pensieri e tralasciando la realtà, Cassandro le
perforava la schiena col suo sguardo magnetico e spiava quel bellissimo volto
che aveva invaso i suoi sogni più segreti negli ultimi mesi. Poteva soltanto
fare così, fissarla con occhi glaciali e penetranti, quando lei non se ne
accorgeva e basta.
Il suo enorme orgoglio gli impediva ad
andare da lei a scusarsi o a cercare di giustificarsi…
giustificarsi per cosa poi? Pensava lui. Non aveva preso nessun impegno scritto
con lei e non aveva recato alcun danno all’impero di Alessandro facendo
nominare il fratello Poliperconte, come vice del re a
Pella.
Per Cassandro la
sua coscienza era perfettamente pulita, e anche se anche non lo era
effettivamente, per lui era meglio pensare che lo fosse.
Non poteva trivellarsi il cervello per
stupidi sentimenti e lasciar perdere quello che da sempre ambiva e che con
fatica stava costruendo, pezzo dopo pezzo… Un giorno
lei sarebbe tornata da lui quando sarebbe stata pronta, e così Cassandro non passava giorni a rodersi il fegato o a
piangersi addosso, perché sapeva che la fortuna o il destino avrebbero fatto il
loro corso.
Qualche volta però si sentiva solo.
Nel frattempo Alessandro aveva invaso tutto
l’Asia Occidentale, eliminando ogni possibile re che lo contrastava. Per
festeggiare le sue enormi conquiste, ritornò per qualche giorno a Babilonia col
suo esercito per preparare un banchetto così sfarzoso da far invidiare Zeus in
persona.
A capo tavolo c’era ovviamente il re e
questa volta aveva permesso alla sorella di stare all’altro capo tavola per
farla contenta e così avrebbe avuto più spazio e libertà nel parlare con gli
altri soldati o donne di corte; ma anche se Tasmin
cercava di restare dentro le conversazioni e chiacchierare allegramente,
sentiva il peso degli occhi di Cassandro su di sé,
che la osservavano ogni minuto.
Tasmin blaterò fra i denti pensando che poteva
trovarsi benissimo un’altra donna da guardare e che ne sarebbe stata lieta per
questo, ma non poté non udire qualche secondo più tardi la sua voce
affascinante alterata da qualche goccio di vino che gridava ai quattro venti,
aneddoti del suo passato e qualche particolare divertente.
Tutti pendevano dalle sue labbra e lo
ammiravano per ogni cosa: dalla sua abilità nel campo di battaglia, alla sua
intraprendenza, alla sua maestria nello stare a cavallo e al fascino che
emanava sul gentil sesso.
Tutte queste caratteristiche, unite
all’alone di mistero che lo circondava, costituivano gli ingredienti principali
del suo fascino irresistibile; sebbene mai nessuno era riuscito a comprendere
veramente cosa si celasse dietro quei suoi occhi verdi e quel sorriso
smagliante.
Cassandro teneva i propri demoni ben celati dentro
di sé.
Alla fine della serata la maggior parte dei
presenti era ubriaca fradicia e faticava a reggersi nelle sedie, per cui
vennero portati a forza nelle loro stanze a smaltire la sbornia, e anche
Alessandro si ritirò col suo fedele Efestione.
Tasmin non poté non lanciare un occhiata
eloquente ai due amici e scosse leggermente la testa…
ma in fondo chi non aveva i suoi segreti? Se suo fratello era felice così…
Tess era rimasta così tanto a pensare, che non
si accorse che la tavola era quasi tutti sgombra ed era rimasta solo lei.
Fuorché uno.
Sentì un rumore di vasellame e Tasmin sollevò lo sguardo, stupita di vedere che Cassandro stava venendo verso di lei con piatti e
bicchieri. Per poco lei non si strozzò col vino che aveva appena bevuto.
Sotto il suo sguardo allibito, Cassandro trasportò tutto nel posto accanto al suo, poi si
sedette.
“Ti vedevo leggermente annoiata prima mentre
io invece facevo ridere i miei amici con stupidi episodi del passato. Spero non
ti abbia turbata” sussurrò lui a bassa voce.
Tasmin accennò a un sorriso tirato:
“Non vedo perché dovrei turbarmi per i tuoi
teatrini. Non li trovavo divertenti tutto qui.”
Cassandro prima l’analizzò attentamente poi sospirò
rumorosamente, distogliendo lo sguardo:
“Non dirmi che ce l’hai ancora con me Tess per quel fatto…! Cos’è che
ti ha scandalizzato tanto? Che mio fratello sia stato scelto al posto tuo
forse?” recriminò Cassandro con tono duro.
Lei lo trafisse con lo sguardo:
“Non rivolterai la frittata a tuo piacere Cassandro, sappiamo tutti che le tue intenzioni non sono
per niente onorevoli e ti interessano soltanto i tuoi porci comodi” così
dicendo sbatté le posate sopra il tavolo e arretrò la sedia, per andarsene, ma Cassandro la afferrò per il polso e la obbligò a stare
immobile:
“Resta qui” rispose lui digrignando come un
serpente mentre i suoi occhi apparivano quelli di un assatanato.
Lei la guardò fortemente turbata per quel
suo aspetto infernale e rimase seduta sulla sedia, non osando muovere un
muscolo. Aveva smesso di respirare ma comunque sostenne il suo sguardo, fino a
quando lui non tolse la forte presa sul suo polso e mostrò un espressione più
serena sul volto:
“Ammettiamo che tu abbia ragione, che io abbia
architettato un complotto contro tuo fratello! Quale vantaggio ne trarrei io?
Non sono uno stupido, Alessandro è un ottimo re, ci serve e fa straripare le
nostre casse con le sue conquiste… è vero volevo
ottenere una piccola fetta del suo potere… allora?
Davvero non te l’aspettavi Tess?” mormorò lui
saccente.
Tasmin sorrise ammorbidendo la tensione che
alleggiava in quella sala:
“Ammettiamo che io ti creda…
comunque non cambia quello che io penso di te nella sfera personale. Ho capito
che tra di noi non può esserci niente… ti saluto Cassandro” questa volta non si fece fermare e si alzò
velocemente dalla sedia, per andare verso le scale e scendere verso le sue
stanze.
Cassandro però non mollò e la seguì:
“E adesso cosa dirai? Che ti ho circuita per
far in modo che io e te ci sposassimo così sarei entrato nella casata reale?”
mormorò ridendo.
Tasmin lo guardò profondamente delusa per il tono
sfrontato con cui le parlava, soprattutto se parlavano di quello che era
successo fra loro due… quella notte doveva contare
così poco per lui per riderci sopra così.
E ancora ne fu ferita per la sua falsa
attenzione e cortesia.
“Perché non mi lasci in pace e basta? Sono
sicura che a corte ci saranno altre donzelle pronte ad accoglierti nel proprio
letto” affermò alzando lo sguardo verso di lui.
Cassandro sorrise lievemente, ma i suoi occhi
rimanevano sempre cupi:
“La tua solita mania di vedere complotti
dove non ce ne sono…! Però è ammirevole, stai
cercando di proteggere tuo fratello, la tua famiglia…
Tipico.” Rispose schernendola.
“Ma cosa ne sai tu scusa? Per te non hanno
mai contato valori come l’amicizia, l’onestà o la famiglia! Sei così meschino
che non te ne importa neanche di loro! Cosa ne potresti sapere?” gli urlò con
disprezzo.
Lui la trafisse con lo sguardo, restando
immobile ma Tasmin notò che le sue mani stavano
tremando leggermente, come se volesse scaraventarsi su di lei.
“So quanto basta” mormorò duramente come se
sputasse veleno.
Tess restò un attimo a guardarlo confusa,
temendo che avesse detto troppo, e allora si girò per tornarsene in camera e
chiudere quella discussione.
Ma all’improvviso si sentì presa saldamente
per i fianchi e Cassandro la fece girare verso di
lui, quasi violento; Tasmin fu allibita per quel
gesto soprattutto perché l’uomo prima era lontano a qualche metro da lei, e ora
era lì di fronte a lei, con le loro labbra dolorosamente vicine.
Tasmin si irrigidì e cercò di indietreggiare da
lui per non stargli così vicino, ma Cassandro le
circondò la schiena con le sue forti braccia e lei dovette cedere debolmente,
visto che non voleva fare degli schiamazzi per attirare l’attenzione.
Sembrava come un animale in gabbia e Cassandro era il suo aguzzino.
“Rilassati” le sussurrò con voce
carezzevole, mentre la ragazza si sentiva già stordita sentendo il suo respiro
sulle labbra. Cassandro posò la mano sulla sua
guancia, dove Tasmin si sentì scottare come un ferro
incandescente per quel tocco.
Ma quando vide Cassandro
avvicinarsi troppo, ebbe il buonsenso di girare il volto per impedirgli di
baciarla e infatti Cassandro finì per sfiorare solo
le sue guancie, ai lati della bocca.
Tess aveva il respiro accelerato e faceva
fatica a gestire quella situazione. Come sempre, quando si trovava vicino a lui
e ancora una volta si maledisse per essere così vulnerabile con quell’uomo.
Deglutì fortemente e disse, cercando di non
girare la testa:
“Scusami devo andare da mio fratello a
parlargli” Si inventò una scusa e cercò di sbloccare la presa di Cassandro sui suoi fianchi e sperò di esserci riuscita, ma
lui la riprese ancora sotto la sua vista penetrante, come se volesse
imprigionarla sotto una campana di vetro. Tasmin
sbuffò esasperata mentre le labbra di Cassandro si
inanarcarono in un sorriso inquietante:
“Sai perché mi fai impazzire? Perché ti
preoccupi sempre degli altri…” mormorò lui
accarezzandole il collo e abbassando lo sguardo per ammirare il suo corpo.
Tasmin invece rimase a guardarlo nel viso
pensando che allora era vera la diceria che gli opposti si attraggono, visto
che a lui non importava di niente e di nessuno. Sotto quel punto di vista non
potevano essere più diversi.
“Invece era solo un pretesto per andarmene”
rispose lei sincera.
A Cassandro
scappò una sonora risata e tornò a fissarla in viso:
“Beviamo qualcosa prima.” insistette
ancora.
“No. Non voglio nulla…”
rispose Tess agitata, sentendosi mancare l’aria. La
presa di Cassandro era troppo forte e i suoi occhi le
stavano perforando il cuore; non riusciva più a sostenere la sua presenza attraente
così vicina alla sua, senza esserne sottomessa.
Allora cercò di liberarsi con più grinta
dalla sua presa, muovendolo anche a parole:
“Cassandro mi
sento presa, lasciami per favore!”
Questa volta lui la lasciò andare senza
resistenze, continuando a fissarla. Perché le faceva questo? Perché continuava
ancora a giocare con lei?
Con agilità, Tasmin
si introdusse svelta nelle sue stanze e chiuse bene a chiave per impedire a
chiunque di entrare.
Cassandro invece era rimasto a fissare la porta,
dove si era richiusa Tasmin, e solo dopo qualche mezz’ora
lei sentì i suoi passi allontanarsi.
Alessandro il giorno dopo decise di
ripartire nuovamente verso un paese orientale che aveva conquistato da poco e che
offriva i maggiori fasti orientali: la Batcra.
La sorella lo venne a sapere solo all’ultimo,
perché aveva lasciato la reggia imperiale per dirigersi verso le stalle dove
riposavano i cavalli; non era praticità da principessa ma Tasmin
aveva ereditato da sua madre, unica cosa per cui ne andava fiera, l’amore per gli
animali e adorava curarli e nutrirli. Ovviamente la regina Olimpiade si
interessava solo e unicamente di serpenti, Tasmin
invece rivolgeva la sua attenzione verso animali più nobili e maestosi come i
cavalli.
Si fece aiutare dalla fida Luna, la cui
famiglia in passato allevava cavalli e praticava gli antichi e segreti rituali
conosciuti, come quello di parlare con loro.
Una volta aveva cercato di farlo imparare
anche a Tasmin, e quasi la ragazza ci era riuscita ma
non era brava come Luna che era leggendaria a offrire l’amore agli altri e
muoverli a gentilezza.
Mentre Tasmin
rideva e scherzava con lei, entrò Cassandro a portare
uno dei suoi cavalli nelle stalle e incominciò ad accarezzargli la criniera
come se volesse renderla lucida. Non aveva degnato di uno sguardo a nessuna
delle due donne; sembrava concentratissimo mentre si occupava del suo cavallo.
Luna titubante fece un inchino e se ne
andò, visto che non era buona cortesia che una serva osservasse un nobile nelle
sue attività senza prima avere il suo consenso; Tasmin
la guardò andar via leggermente delusa poi girò lo sguardo per osservare bene Cassandro.
Da quando anche lui possedeva l’amore per i
cavalli? L’aveva seguita apposta per dimostrare che anche lui aveva un cuore
oppure si annoiava?
Difficile dirlo, Cassandro
aveva un carattere mutevole e terribilmente lunatico. Involontariamente lei gli
lanciò un’occhiata maliziosa vedendo che era a torso nudo mentre ripuliva il
suo cavallo.
Osservò i muscoli che si flettevano e si
gonfiavano mentre strigliava l’animale con delicatezza e come le sue forte mani
toccavano il viso del cavallo per renderlo più calmo.
Tasmin distolse lo sguardo imbarazzata e ritornò
a fare quello che faceva prima, quando sentì la voce di Cassandro:
“Tra poco partiamo. Non penso che
ritorneremo qui se non fra qualche anno” mormorò con tono basso.
Senza rendersene conto, il cuore di Tasmin perse dei battiti pensando che non avrebbe rivisto
il fratello per così tanto tempo… conoscendolo
avrebbe avviato la sua folle ricerca della fine del mondo e ci sarebbe voluti anni… tanti anni. Ma quello che più la disturbava era il
fatto che non avrebbe rivisto nemmeno LUI. Si morse le labbra cercando di
scacciare quel pensiero frivolo, ma era davvero difficile visto che ce l’aveva
ora davanti e addirittura a torso nudo, mentre mostrava la sua bellezza
maschile.
Un pittore d’alto livello sicuramente gli
avrebbe fatto un ritratto con enorme piacere.
Tasmin rispose:
“E dove andate?” chiese fingendosi
indifferente.
“A Batcra, l’ultimo
paese che tuo fratello ha conquistato. Ma puoi stare tranquilla, Alessandro
vuole che tu venga con noi, che ci segui nei nostri pellegrinaggi”
Tasmin alzò lo sguardo sorpresa:
“Come fai a saperlo con certezza?”
“Me l’ha detto lui” rispose senza
guardarla.
Tasmin pensò con sospetto che magari fosse stato
proprio lui a convincere Alessandro a portarla con loro…
ma come avrebbe fatto senza scoprirsi?
“Non sei contenta? Finalmente ti muoverai
da questo palazzo barbaro” chiese lui in
tono ironico.
Tess alzò le spalle:
“Per me è uguale, viaggiare è sempre stata
una mia passione anche se l’Asia non mi attira poi molto come nel caso di mio
fratello”
Cassandro sorrise lievemente:
“Non pensare di ritornare a casa in
Macedonia, Tess. Non è nei piani di Alessandro
ritornarvi, e tu devi per forza seguirlo. Gli obblighi di un familiare fedele,
capisci?” mormorò guardandola come se volesse turbarla oppure sfidarla. Visto
che lei la sera prima aveva blaterato di affetti familiari, di onestà ecc ecc ora era lui che metteva alla prova la sua lealtà verso
Alessandro.
L’uomo non mutò espressione: anche se le
stava sorridendo, sembrava distante anni luce, come se fosse apatico e non
provasse alcuna emozione. A Tasminpareva che avesse davanti un’altra persona,
non più l’uomo appassionato che l’aveva fatta fremere e tremare nei mesi
addietro e la notte precedente.
Tess in cuor suo sapeva che non avrebbe mai
capito quel suo carattere volubile, che peggiorava ogni volta che si parlava
della famiglia.
Era un debole segnale, ma Tasmin se ne era accorta che quando si parlava di quell’argomento,
Cassandro si innervosiva e cambiava radicalmente
umore.
“Verrò con voi a Bactra
o in qualunque altro posto, basta che possa avere accanto uno dei miei cavalli
e anche Luna. Solo questo chiedo” rispose finendo di ripulire il suo cavallo
prediletto.
Cassandro si comportò come se non avesse sentito la
sua risposta, ma poi alzò lo sguardo.
“Hai altre pretese?” le chiese con tono
vagamente annoiato. Si era di nuovo trincerato dietro la sua aristocratica
apatia.
Era assurdo, ma Tasmin
si sentì ferita sotto lo sguardo di quegli occhi verdi, freddi e indifferenti.
“Sai Cassandro,
non ti devi indurire l’animo solo perché tra di noi non ha funzionato come volevamo… forse era destino che succedesse. Mio fratello
dal canto suo si fida di te, anche se non so il perché. E visto che ieri sera
hai cercato di difendere il tuo onore e mi hai quasi convinta, direi che
possiamo ricominciare da capo… senza sotterfugi però
e neanche inseguimenti notturni.” Rispose sfoderando un sorriso audace, alzando
il sopracciglio leggermente.
Si stava comportando come a Pella, con fare capriccioso ma allo stesso tempo
diffidente, e sapeva che Cassandro ci sarebbe
cascato.
Ma non andò come lei sperava.
“Molto bene. Ho ascoltato il tuo punto di
vista, ma non so se lo accetterò” considerò lui, guardandola attraverso le
folte ciglia scure. Adesso avrebbe sfoderato uno dei suoi soliti sorrisi
maliziosi, ma invece serrò le labbra come se trattenesse una rabbia sopita.
Tasmin lo guardò confusa non capendo questa sua
reazione:
“E ora perché sei arrabbiato?”
Cassando abbozzò un sorrisetto ironico: “Non
sono arrabbiato, Tess. Quando mi arrabbierò, ti
sicuro che te ne accorgerai”
Tasmin deglutì nervosamente, pensando che lui
fosse risentito o irritato per il fatto che lei lo avesse rifiutato la scorsa
notte, o lo avesse denigrato dicendo che non gli importava di nessuno, nemmeno
della sua famiglia.
Ma aveva sempre pensato che Cassandro fosse un uomo rude, ambizioso, poco incline alle
faccende sentimentali e di certo in passato non si sarebbe curato delle sue
affermazioni pesanti, perché di carattere lui era menefreghista. Cos’era
cambiato?
Lui finì il lavoro col cavallo e si diresse
verso di lei, tenendo uno straccio in mano col quale aveva ripulito l’animale.
Si guardarono entrambi negli occhi, ma il viso di Tasmin
era serio e indeciso, mentre quello di Cassandro
sembrava glaciale.
Ma poi le sorrise nuovamente, mentre le
loro spalle si incontrarono:
“Ti auguro fin da subito un bellissimo
soggiorno a Bactra. Dicono che sia un paese
magnifico, ricolmo di sorprese”
Detto questo, si dileguò velocemente e uscì
dalla stanza.
Tasmin invece restò in piedi nel centro della
stalla, a guardare un punto invisibile davanti a sé. Si accorse di tremare
pensando nuovamente al volto di Cassandro e alle sue
parole dure e fredde.
Sicuramente sarebbe successo qualcosa a Bactra. Non sapeva però se le sorprese che il destino aveva
in serbo per lei fossero positive o negative…
FINE CAPITOLO!
Perdonate la mia lunga assenza, ma sapete
com’è… la ricerca del lavoro, famiglia, amici e per
di più ho un’altra fanfic da scrivere….
E il tempo che mi rimane è poco! Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto,
e perdonatemi ancora se magari è stato un po’ noiosetto!
Ma vedrete dal prossimo cambieranno molte cose! Ehehe
Per giorni Tasmin si
chiese il perché Alessandro amasse così tanto Bactra:
era un paese povero, arido, sperduto in mezzo alle montagne dell’Asia, vicino
alla Persia ma non aveva niente di particolare o di
fastoso che attraesse la principessa; e i gli abitanti del luogo era l’uno
peggio dell’altro. Sicuramente la madre Olimpiade li avrebbe definiti dei
serpenti pronti ad avvelenare la mente del re con le loro frottole e le loro
insidie.
L’unico avvenimento positivo era il fatto che
Alessandro si fosse interessato a una donna: si vociferava in giro che si
sentisse attratto da una ragazza di montagna, figlia di un capo delle tribù e
la notizia allietava il cuore di Tasmin, che si sentì
sollevata al pensiero che finalmente il fratello fuoriuscisse da quel suo mondo
illusorio che stava costruendo con Efestione, e si
interessasse finalmente a qualche ragazza.
Che fosse asiatica o no, poco le importava,
bastava che fosse una ragazza sana e in salute! Con due braccia, due gambe e
due occhi, come inizio poteva contare solamente quello.
Tasmin sospirò allegra
al pensiero che Alessandro fosse rinsavito da questo suo legame malato,
ossessivo e pericoloso che aveva col suo migliore amico; peccato peròche non pensasse la stessa cosa sul suo
legame con Cassandro, che era uguale identico a
quello che legava Alessandro e Efestione: cioè
malato, ossessivo e pericoloso.
Ma l’orgoglio di Tasmin
le sussurrava che lei era più forte e che avrebbe gestito i suoi sentimenti
verso il valoroso soldato macedone.Anche perché più parlava con Cassandro, meno
lo capiva.
E questo la faceva andare in bestia, perchè lei era solita avere il pieno controllo su tutto
eintuiva le intenzioni delle persone in
anticipo. Invece ogni volta che parlava con lui si trovava sempre spiazzata: lo
sentiva stranamente vicino a lei, eppure i reali pensieri di Cassandro le sfuggivano sempre.
E così si intestardiva ancora di più per
capire cosa si celasse dietro gli occhi freddi e calcolatori e il sorriso
ammaliatore del giovane macedone. Quella peculiarità, unita all’alone di
mistero che circondava la sua persona, lo rendevano un uomo fuori dal comune;
come se dietro il portamento aristocratico e i suoi lineamenti perfetti ci
fosse qualcosa di segreto e di nascosto che nessuno poteva scoprire.
Un giorno Tess incontrò
proprio Cassandro dentro una delle stanze reali del
palazzo del precedente re di Bactra, e aveva in mano
dei fogli, che stava scrutando da cima a fondo come se volesse imprimere nella
memoria le frasi scritte su quella carta.
Aveva uno
sguardo accigliato… deluso, addolorato.
Ma quando
vide Tasmin affacciarsi alla sua stanza con la porta
aperta, subito mise i fogli sul tavolo arrotolandoli come per nasconderli da
occhi indiscreti, e le sorrise cordialmente in segno che potesse entrare.
Tasmin entrò sorridendo debolmente e con passi lenti come se attendesse
una paternale o una sfuriata da parte sua; infatti gli occhi verdi di Cassandro gli conferivano un aspetto inquietante in quel
momento, ma la morbida curva della bocca ben disegnata tradiva un lato più
dolce e sensuale del suo carattere, come se in lui ci fossero due nature
contrapposte e in guerra fra loro.
Tess non riuscì a capire se questo lato di lui fuoriuscisse
soltanto in sua presenza come se volesse sfidarla o sottometterla; oppure
perché sembrava agitato per essere stato interrotto mentre leggeva, con
espressione quasi umana, quella strana lettera che aveva attorcigliato sul
tavolo.
“Buongiorno Tess. Spero
che tu ti stia godendo il soggiorno a Bactra” disse
lui con voce vellutata.
“Non come vorrei.. a dire il vero non mi sento a
mio agio in queste terre..” rispose delusa, distogliendo lo sguardo da lui.
“Sei hai qualche lamentala da fare, ti prego di
parlarne liberamente con me.. sarò ben lieto di risolvere ciò che ti tormenta” rispose
sorridendole ammiccante, come se conoscesse la risposta ai suoi problemi,
sebbene fosse proprio lui la causa e allo stesso tempo il sintomo di ciò che la
tormentava in ogni istante.
Indubbiamente stava cercando di affascinarla,
seduto dietro quella scrivania regale e smanioso di escogitare qualche trucco
per manipolarla e averla di nuovo fra la braccia, incatenata a lui.
Il cuore di Tasmin accelerò
i battiti:
“E tu invece? Ti stai trovando bene qui? Hai
ricevuto altri incarichi?”
Cassandro la guardò socchiudendo le palpebre in modo sospettoso: “Non
comincerai con la solita manfrina dei complotti spero.. qual è l’accusa del
giorno?”domandò tagliente.
“Sto cercando solo di fare una normale
conversazione” rispose indispettita per il tono arrogante e duro, che le
rivolgeva.
“Noi non facciamo normali conversazioni, credo che
te ne sarai accorta” rispose in tono ovvio, come se affermasse le supposizione
di Tasmin che lui fosse un uomo fuori dal comune,
libero da ogni convenzione… e che pure lei fosse così.
La normalità dunque non rientrava nei loro stili di vita.
Era calato un silenzio imbarazzante nella stanza e
Tasmin restava immobile in silenzio non avendo più nulla
da dire.
Poi ad un tratto Cassandro
si sdraiò sulla poltrona con pigrizia e si portò la mano alle labbra, con fare
pensieroso, facendosi un tantino accigliato:
“Sai, siamo da pochi giorni a Bactra
e gli abitanti di questo barbaro paese mi hanno già inquadrato sotto i loro
stupidi cappelli e veli; non sanno decidere se sono o un mascalzone, o un
manigoldo o soltanto spregevole. La maggior parte crede che io sia un poco
tutti e tre questi personaggi… Tu invece? Devo
dedurre che pensi ancora che io sia un misfatto della natura o ti sei tolta
dalla testa le tue idee farneticanti di tradimenti e congiure?” chiese molto
curioso di sapere la sua risposta.
Tess ebbe l’impressione che la sua opinione su di lui gli interessasse
molto più di tutti i giudizi degli altri, e che soltanto il suo pensiero gli
stava a cuore.
Tasmin gli sorrise divertita: “Penso che tu sei quel che si dice un
soggetto controverso. E della mia accusa rivoltati sul fatto di attuare danni
al regno di mio fratello non sono poi così tanto sicura come prima, ma io non
abbasso mai la guardia Cassandro”
Lui le sorrise lievemente, facendo brillare i suoi
occhi verdi: “Vedi, non era poi tanto difficile concedermi un minimo di
fiducia” sussurrò quasi rammaricato del fatto che lei lo avesse colpevolizzato
di migliaia di complotti.
Tasmin si imbarazzò percependo che la stava fissando nel suo solito modo
per attrarre le persone, come il fuoco fa con la falena.
Istintivamente si avvicinò al suo tavolo e sfiorò con
leggerezza quella lettera attorcigliata su se stessa, riconoscendo la
calligrafia della scrittura macedone.
“Hai notizie da Pella?
Tuo padre ti ha scritto?” domandò con curiosità per sapere se c’erano notizie
provenienti dalla sua amata casa.
Ma Cassandro non ebbe
una reazione per nulla piacevole o gentile per quell’intromissione; infatti
subito scattò irritato afferrando la lettera con durezza, noncurante se così
facendo l’avrebbe sicuramente distrutta, ma pensò soltanto a crearsi la solita
barriera intorno a lui, per non permettere a nessuno di sbirciarvi.
Tasmin lo guardò esterrefatta per la suareazione spropositata e del tutto fuori luogo: lui la stava fissando con
un espressione quasi animalesca, come se avesse appena sorpreso un estraneo
nella sua tana. Come un principe che fissa il ladro del suo tesoro.
La sua brusca reazione faceva presumere che Cassandro non ammetteva intromissioni di alcun tipo nella
sua vita e lei non ne poteva farne parte. Era lui che non lo voleva.
“Che c’è? Ti ha morso uno scorpione per caso?”
domandò ferita abbassando il braccio.
“E a te non hanno mai insegnato che è maleducazione
rovistare tra le carte altrui?” domandò Cassandro a
sua volta e ogni sua indecisione scomparve dal viso del ragazzo, come se non
fosse accaduto nulla.
“Se tutti imparassero da te le buone maniere il
mondo cadrebbe in rovina”
“E se qualche ragazza prendesse un paio delle tue
caratteristiche, il mondo sarebbe meno aspro” ribatté lui sarcastico.
Ed ecco che ricominciava sempre la stessa storia:
era come una partita a carte coperte fra loro due, una sfida che non avrebbe mai
avuto fine a meno che uno dei due cedesse. Si trovavano sospesi sulla lama di
un coltello e prima o poi sarebbero caduti, da una parte o dall’altra.
Tasmin era stanca dei suoi giochini e
manipolazioni, e così si diresse verso la porta e la sbatté uscendo,
salutandolo a malapena.
Tasmin per rilassarsi si era immersa nella vasca reale che le avevano messo
a disposizione nel palazzo a Bactra e il profumo
delle spezie e dei sapori orientali inondarono la stanza. Teneva gli occhi
chiusi, cercando di non pensare a niente per una volta, ma non poteva far a
meno di intestardirsi nello scoprire qualcosa di più su Cassandro
e sulla sua vita.
Sebbene erano cresciuti assieme in Macedonia, Tasmin sapeva di lui quello che tutti gli altri sapevano,
cioè ben poco: solo che la famiglia era fra le più nobili e facoltose della Macedonia
e che il padre Antipatro si era conquistato con metodi
a volte a poco ortodossi la fiducia del precedente re Filippo.
Sicuramente dalla confidenza che Tess e Cassandro avevano
plasmato, lei aveva intuito come lui si innervosiva quando si parlava della
famiglia e indubbiamente si calava nella parte di perfetto furfante per
depistare le domande scomode, oppure cambiava radicalmente umore e ti assaliva
con ira.
Se avesse capito il motivo di tanto accanimento,
forse sarebbe riuscita a capirne qualcosa di più e magari dopo aver scoperto la
verità, si sarebbe lasciata alla spalle lui e il suo fascino misterioso.
D’altronde era questo ciò che era: un fervido gioco.
E quella lettera…
sicuramente era di vitale importanza se Cassandro la
custodiva così gelosamente…
Ma all’improvviso, mentre era immersa nei suoi
ragionamenti, sentì una presenza dietro la porta della stanza, come se qualcuno
la spiasse.
Era soltanto una sensazione ma per grazia degli Dei
i suoi sensi non sbagliavano mai e c’era davvero qualcuno dietro la porta lasciata
sbadatamente semisocchiusa da qualche serva.
Aprì di botto le palpebre e senza far notare il
suo turbamento, prese subito la vestaglia e si coprì come meglio poteva il corpo
ancora bagnato, allontanandosi dalla vasca.
Chiunque fosse lo spione dietro la porta, avrebbe
soltanto colto l’inquadratura della vasca ormai vuota e non avrebbe potuto
vedere altro, a meno che non spalancasse del tutto la porta, ma questo avrebbe
fatto di lui un totale stupido e imbranato.
E così fu, anche se rimase immobile dietro di essa.
Tasmin attraverso i passaggi segreti che soltanto la
famiglia reale era a conoscenza, era subito accorsa con passi silenziosi nel
corridoio che portava alla stanza da bagno.
Tess infatti si avvicinò fulmineamente allo spione e lo minacciò con
un pugnale, che stava per conficcargli nel collo, se avesse osato anche solo
fare un minimo movimento.
“Ti sei goduto la vista?” domandò minacciosa. Ma
appena lui si voltò Tasmin fu colta letteralmente alla
sprovvista e la presa ferrea sul pugnale vacillò, vedendo che il furfante che
aveva osato tanto non era uno di quei classici servi o soldati maniaci.
Il guardone era Filota,
uno degli amici d’infanzia suoi e di Alessandro.
“Filota?! Che ci fai
qui??” mormorò Tess sgranando gli occhi e abbassando
il pugnale, sapendo che il “piccolo Parmenione”, come
lo aveva sempre soprannominato, non avrebbe mai avuto il fegato di metterle le
mani addosso.
Tasmin allora cercò di trattenere le risate per non risultare
inopportuna o troppo indulgente con l’amico, il quale lo aveva sempre, sì
considerato un po’ stupido e privo di materia grigia, ma anche un tipo innocuo,
le cui idee bizzarre non facevano male a nessuno.
Filota infatti come da previsione si fece prendere dal panico per essere
stato scoperto e si vergognò di aver anche solo per un attimo avuto paura di un
pugnale sfoderato dalle mani di una donna.
“T-Tasmin…Signora…” farfugliò lui tutto tremante non sapendo cosa
dire per discolparsi e capì subito di essere spacciato. Non osava nemmeno
guardarla in faccia per peggiorare ulteriormente la situazione visto che era
solo ricoperta da una sottile vestaglia.
Se il padre
avesse saputo di quest’ultima depravata scelleratezza del figlio, l’avrebbe
sicuramente diseredato!
Si inginocchiò ai piedi della principessa unendo
le mani a mò di supplica e chiedendo perdono:
“Vi prego Tasmin per favore… non prendetevela come un’offesa da parte mia.. io
volevo solo…” Filota cercò
giustificazioni vane per mantenere quel minimo di dignità che gli era rimasta,
ma vedendo che Tasmin non accennava a gridargli
maledizioni o ingiurie, anzi restava immobile a fissarlo con espressione
severa, Filota decise di confessarle la verità:
“Mia signora, io vi amo…”
sussurò sinceramente, cercando di mantenersi composto
e regale, anche se stava letteralmente morendo dalla paura e dalla vergogna.
Tasmin inarcò il sopracciglio, davvero sorpresa per quell’impropria
confessione amorosa e cercò di non ridergli in faccia per non denigrare
ulteriormente il “piccolo Parmenione”.
Si lasciò scappare un mormorio di sorpresa dalle
labbra e poi disse in tono tranquillo e pacato: “Davvero?”
Filota continuava a respirare debolmente e rimaneva ancora inginocchiato
di fronte a lei come per provare la sua sincerità e Tasmin
allungò un lato della bocca in un sorriso strano, senza imbarazzo: “Ed è così
che me lo provi?”
“Farò qualsiasi cosa…qualsiasi…” mormorò Filota
alzando e riabbassando lo sguardo continuamente.
Tasmin gli sorrise ancora in modo caparbio ma poi ridivenne severa; il
momento di scherzare era finito. Gli fece alzare il mento con la forza del pugnale
ma poi lo ritiròsubito, perché le era
venuta in mente un’idea a dir poco intelligente, anche per lei.
“Vieni con me” ordinò. Filota
si alzò ansioso temendo che lo spedisse sul patibolo
“Lo dirai ad Alessandro, Tasmin?”
domandò con un sussurro flebile mentre la seguiva a testa bassa.
“No… non è necessario
che lo sappia, non voglio turbarlo facendogli sapere che un suo amico è un
guardone” rispose divertita continuando a camminare avanti.
“Tasmin.. cioè.. mia signora… io non volevo mancarvi di rispetto e nemmeno
essere sfacciato, ma spero mi riteniate sincero”
“Perché non l’hai detto a mio fratello?” chiese
lei ad un tratto, non curandosi delle sue parole.
“Come prego?”
“Dell’amore appassionato che provi nei miei riguardi,
anche se io non me ne ero mai accorta. Ma di solito in questi casi bisogna
prima chiedere il permesso al parente più prossimo prima di dirlo alla diretta
interessata”
“Se gli avessi chiesto la vostra mano, mi avrebbe
sicuramente staccato la testa a morsi” disse facendosi più serio.
Tasmin lo guardò ma non disse niente; è vero, Alessandro ne sarebbe
stato capace con il carattere irruento che si ritrovava e la sua ossessiva
protezione verso di lei non lo ammansiva di certo. Non avrebbe ritenuto uno
come Filota all’altezza di sposarla, o forse
l’alternativa più giusta è che non era ancora pronto a rinunciare a lei, nel
non poterla avere sempre con sé. E forse non lo sarebbe stato mai, pensò
tristemente.
Alessandro aveva una visione tutta sua della
famiglia e terribilmente contorta.
“Dunque…” esclamò
all’improvviso fermandosi in un’ala del palazzo in cui nessuno poteva
disturbarli. “Hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa, giusto?”
“Si Tasmin, lo farò ve
lo giuro” rispose Filota sentendosi rinvigorito.
“Lo credo bene dopo quell’affronto…
comunque è tutto perdonato, non intendo suscitare alcun scalpore a meno che…”
“A meno che..?”
“Tu non faccia qualche ricerca per conto mio”
Filota ne rimase destabilizzato; aveva pensato a una qualche prova
d’amore o di coraggio per dimostrare la sua lealtà e il suo amore devoto, ma
mai una cosa così. La fissò confuso per farla continuare.
“Voglio che tu conduca delle ricerche su un nostro
amico in comune…Cassandro.
Voglio che scopri tutto: la storia della sua famiglia, della sua casata, di
cosa stanno facendo a Pella, di tutto.”
Il povero Filota ne fu
deluso perché un minuto dopo averle confessato il suo amore, lei stava pensando
addirittura a un altro.
“Perché per voi è di così vitale importanza
saperlo? Cassandro è un amico di vostro fratello”
“Lo so ma questo è quello che ti chiedo. Che c’è,
rinunci?”
“Assolutamente no. Lo farò, vi do la mia parola.”
Rispose speranzoso di riuscire nell’intento e di ottenere quindi l’attenzione
della ragazza che aveva sempre amato nell’ombra e in segreto.
Tasmin contenta gli sorrise in modo affettuoso, ma evitò di chiamarlo
col suo solito soprannome per non cadere nel ridicolo e per non fargli
sospettare che lei non provasse nulla per lo stupido e pomposo figlio di Parmenione, e mai l’avrebbe provato.
L’aveva sempre trattato con sentimenti di innocui
e semplice amicizia, come di norma faceva con gli amici stretti di Alessandro;
a parte con Efestione che per ovvi motivi non le
garbava molto.
“Conto su di te” rispose infine allontanandosi.
Quando si fu dileguata, un sorriso brillante spuntò nel suo viso per la prima
volta dopo tanto tempo.
Filota, a dispetto delle aspettative di Tasmin,
svolse in modo rapido il favore che gli aveva chiesto e nel giro di pochi
giorni le fece recapitare un messaggio con segretezza in cui le faceva
intendere che le ricerche erano state concluse alla perfezione.
Tasmin ne fu davvero meravigliata; aveva sottovalutato il “piccolo Parmenione” visto che tutti lo definivano un incapace, ma
come alleato poteva servire e inoltre faceva parte del consiglio, e poteva
dunque racimolare informazioni su chiunque.
Estasiata, Tess si vestì
in fretta e raggiunse Filota al luogo stabilito, lo
stesso dove lei gli aveva chiesto quello che desiderava. Per l’ansia di sapere
tutto su Cassandro e averla finalmente vinta su di
lui, arrivò in anticipo ma comunque non le sarebbe costato aspettare un pò.
Col passare dei minuti però Tasmin
cominciò a innervosirsi e cercando di restare tranquilla si appoggiò alla
ringhiera del palazzo che faceva intravedere l’area che circostanziava Bactra, mentre al di sotto le prime sentinelle cominciavano
a sorvegliare il palazzo.
Era talmente intenta a guardare il panorama, che
non si accorse che qualcuno le si era avvicinato in totale silenzio, alle
spalle, come se fosse sul punto di attaccarla.
Entro qualche secondo Tasmin
percepì una presenza ostile e funesta dietro di lei e si girò rapidamente,
convinta che fosse Filota. Ma non era lui, e in fin
dei conti lo sapeva già in cuor suo.
“Buongiorno Tess. Stavi
aspettando qualcuno?” Domandò Cassandro schernendola
volontariamente. Ma il sorriso forzato che le stava mostrando tradiva i suoi
occhi freddi e diabolici e dietro quel gelo c’era una fiamma infernale che la
stava divorando e trapassando da parte a parte.
“Che ci fai tu qui?” domandò Tasmin
ansiosa, sentendosi braccata.
“Sono venuto ad avvertirti che il tuo segugio non
verrà.” Rispose lui semplicemente.
“Come l’hai saputo?” Sembrava avesse ricevuto un
pugno in piena pancia.
“Non ha importanza. L’importante è che non ti
azzardi mai più a farmi seguire. O qualcuno starà male davvero.” Mormorò
minaccioso, senza scrupoli.
Tasmin fu davvero spaventata da quel che lesse dentro gli occhi
terrificanti di Cassandro, che poteva essere capace
di tutto in quel momento.
“Che vuol dire? Cosa gli hai fatto?” chiese
alzando il tono della voce. Si sentì in colpa per la sorte del povero Filota, che contro Cassandro non
aveva nessuna speranza.
“Niente.. il tuo piccolo messaggero per ora sta
bene. Ah, la prossima volta dovresti scegliere qualcuno di più qualificato
nelle tue ricerche… mi sono accorto subito che
qualcuno era entrato nei miei alloggi e che mi stesse seguendo. Io non mi
faccio prendere in giro, Tasmin” replicò sprezzante
ed evidentemente stizzito.
All’improvviso tutto il suo senso di colpa per Filota svanì: come diamine gli era saltato in testa di
agire in prima persona? E di seguirlo addirittura? Quelli erano compiti che si
davano a una persona con maggiore esperienza e caparbietà. Era talmente ovvio
per lei, che non glielo aveva nemmeno consigliato. Lui doveva soltanto prendere
informazioni in via segreta visto che aveva le amicizie e i mezzi per farlo.
Ma questa volta era stata lei la stupida a riporre
la sua fiducia in Filota e a pensare di poter
prendere per i fondelli uno come Cassandro, che non si
lasciava sfuggire mai niente.
Tasmin cercò di non mostrarsi affatto intimorita ma rimase immobile e
muta, e quel silenzio la spaventava. Decise di non proseguire oltre quella
conversazione e si liberò di Cassandro, camminando
svelta per il corridoio.
Ma non fece nemmeno 5 passi che si sentì prendere
violentemente per il braccio. Allora non poté evitare di tremare, vedendo come Cassandro la fissava, incenerendola solo con lo sguardo.
Il fuoco infernale, che prima aveva intravisto
dietro i suoi occhi glaciali, questa volta era dappertutto, e gli stava
consumando ogni lucidità.
Era pieno di collera, la sua voce risuonò
apertamente ostile, tanto che le dava i brividi:
“Se c’è una cosa che mi fa andare in bestia…sono le intromissioni nella mia vita privata. Non le
tollero.” Mormorò furioso. Cassandro soppesava bene le parole e le pause come se
volesse di sua volontà incuterle paura e terrore.
La stretta sul braccio di Tasmin
nel frattempo si faceva sempre più bollente, come se il fuoco dei suoi occhi si
fosse espanso anche in lei nel tentativo di bruciarla, per aver osato
immischiarsi nella sua vita. Lui intanto non accennava a diminuire la presa e
la serrava di più ad ogni sguardo tagliante che le lanciava.
“Mi stai facendo male Cassandro…”
Sussurrò debolmente indicando il braccio con gli occhi.
Lui si comportò come se non gli importasse, e a
questo punto Tasmin si rese conto cosa significasse
farlo davvero arrabbiare e lui infatti l’aveva avvertita sul fatto che se ne
sarebbe accorta prima o poi, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
“Adesso io e te usciamo fuori e parliamo
tranquillamente” le intimò lui abbassando il tono della voce. Anche se le
parole erano quelle, Cassandro era tutt’altro che
tranquillo.
“No io e te non abbiamo nulla da dirci” replicò
lei cercando di liberarsi di lui.
Cassandro rise crudelmente e lasciò brutalmente il suo braccio, facendola
indietreggiare.
“Cos’hai scoperto su di me? Perché mi hai fatto
seguire?” domandò cercando di trattenere la sua ira.
“Non provare a colpevolizzarmi. Sono state le tue
azioni a spingermi a tanto, tutti i tuoi segreti e i tuoi sotterfugi…
tu dici di volermi, che mi desideri.. ma io voglio sapere chi ho di fronte e di
te non mi fido affatto”
Cassandro avanzò verso di lei per intimorirla ma lei a sua volta
indietreggiò spaventata, e allora lui sospirò cercando di calmarsi.
Cercava di aggrapparsi a tutte le sue forze e a ogni
briciola del suo essere per riuscire a controllarsi. Anche se poteva sembrare
una bestia risucchiata dall’inferno, non voleva farle del male. Ma quello che
lei aveva fatto era troppo.
Cassandro teneva i propri demoni ben celati dentro di sé e così doveva
rimanere.
“Ascoltami bene perché lo ripeterò una volta sola”
esclamò puntandole l’indice contro. “Non voglio intromissioni nella mia vita,
non voglio che tu faccia ricerche su di me né tanto meno voglio che perseguiti la
mia famiglia con le tue paranoie, sono stato chiaro? Io non mi intrometto in
quello che fai, non assoldo qualcuno per spiarti e se volessi davvero renderti
la vita un inferno… l’avrei già fatto. Eh già, non
farmi pentire di non essere andato a dire in giro del coinvolgimento tuo e ti
tua madre nell’assassinio di Filippo” esclamò sicuro di sé.
Lei alzò lo sguardo sbalordita:
“Sei un bastardo, nessuno crederebbe alle parole
che fuoriescono dalla bocca di un furfante come te”
“Forse si.. o forse no. Resta il fatto che tu
continui a fare danni mentre io, anche se sono un bastardo come tu dici, non ne
ho procurati a te anzi. Dovresti essermi grata se ti ho coperta.”
“Tu sei pazzo. Credi di sapere tutto eh? Di poter
governare chiunque, ma tu non sai come sono andate le cose, non sai niente
della morte di mio padre invece. Le tue sono soltanto illazioni per spaventarmi
o tendermi una trappola”
Cassandro si lasciò sfuggire un mormorio di disapprovazione.
“Tess. Tess.” Disse scuotendo la testa. “Perché ti intestardisci
così tanto? Ti avverto di fermarti, lo dico per il tuo bene. Sai le persone che
scavano a fondo dove non devono, alla fine si tormentano rimpiangendo di non
aver tenuto a freno la curiosità” disse ancora misterioso.
“Allora io quindi non posso sapere nulla su di te…? Tu sai tutto di me, mentre io so soltanto quello che
tu vuoi far apparire. Chi le ha decise queste regole? Io non ci sto” rispose Tasmin risoluta.
Ad un tratto l’espressione sul volto di Cassandro si addolcì diventando quasi malinconica: “Ancora
una volta te lo ripeto per il tuo bene. Restane fuori.”
Senza aspettare una sua risposta, Cassandro si dileguò camminando in avanti, facendo
attenzione a non sfiorarla neanche per errore.
Tasmin deglutì nervosamente girandosi verso la sua direzione e
sentendosi ancora smarrita e indifesa.
Per la prima volta nella sua vita, Cassandro le aveva veramente fatto una paura immensa, e
dubitava veramente di riuscir mai a scalfire quella barriera innalzata fra di
loro, che sembrava più spessa e alta che mai.
In silenzio e senza che lei potesse evitarlo, una
lacrima furtiva e splendente, come il chiaro di luna, scese lungo il suo viso.
FINE CAPITOLO!
Perdonate se anche questo è stato un po’ noiosetto, con pochi colpi di scena…
a parte l’entrata in scena del mitico Filota (Per chi
non lo sapesse è quello che fa Klaus in The vampire dieries
e non potevo non farlo apparire XD anche se in circostanze piuttosto
imbarazzanti!! eheh
Vi informo che la donna di cui si parlava
all’inizio è Rossane e nel prossimo capitolo ci sarà
appunto il loro matrimonio e di conseguenza altri guai!!
L'infanzia dovrebbe essere il periodo
più felice e sereno per ogni bambino, ti fa sentire al sicuro, protetto da ogni
problema.
Ma quando nasci in una famiglia
reale, senti il peso di un intero paese sulle tue spalle e non ci può mai
essere tempo per vivere una vita normale, perché si cresce con l'aspettativa di
essere sempre il migliore.
Tasmin ricordava bene l'infanzia passata
con suo fratello e sua sorella, e i primi giorni in cui aveva conosciuto Cassandro; fin da bambino era sempre stato scontroso, di
carattere chiuso e solitario.Tuttavia
se ne stava per giorni immobile a fissare le sculture e statue greche, sentendo
il cuore ardere dall'amore per l'arte, smanioso di comprendere ogni filosofia e
cultura del suo paese.
Ma nessuno si accorse di questo suo
lato umano, perché erano tutti occupati a vedere solo quello che lui mostrava
apertamente: non si era mai vergognato di apparire cinico e senza scrupoli,
anzi incitava sempre di più le persone a credere che in lui ci fossero
unicamente queste caratteristiche subdole.
E i discorsi che esponeva nelle lezionicon Aristotele facevano rabbrividire.
Fin dall'inizio Tasmin
non poteva non riconoscere quanto fosse difficile stabilire un rapporto
d'amicizia con Cassandro visto che trattava chiunque
con arroganza e superiorità, soprattutto col povero Filota,
con il quale non perdeva mai occasione di offenderlo, gridando ai 4 venti che
era un pappamolle e un rammollito.
Tasmin intanto lo studiava come si usa fare
con le cavie scientifiche: c'era qualcosa in lui che lo rendeva diverso da
chiunque altro avesse conosciuto, e questo aumentava la sua curiosità su di
lui.
Un giorno, quando ormai nessuno lo
credeva possibile, gli amici scoprirono che Cassandro
era capace di sorridere senza doppi fini e la sua risata era bella e fresca
come quella di un neonato.
"Hai visto? É un bambino proprio
come noi" puntualizzò Tasmin ammirando per la
prima volta il volto sorridente e felice di Cassandro.
Filota sentendo la frase della principessa,
ne fu così geloso per quell'apprezzamento che replicò con odio:"Ti sbagli,
quello é fuori di testa vedrai che ho ragione" Disse continuando a
osservarlo con occhio scrupoloso.
Col passare del tempo, gli amici di
Alessandro cominciarono a condividere anche delle audaci imprese, e qualche
volta Tasmin sfuggiva dallo sguardo attento e
preoccupato di Luna e li seguiva ricolma di divertimento.Una volta quando Alessandro e gli altri
avevano 12 anni si allontanarono dalla reggia poiché Efestione
aveva sentito la servitù che parlava di un brigante esposto su una forca su una
collina non molto lontana, e Cassandro sfidò gli
amici ad andare a toccare il macabro cadavere.
All'inizio tutti avevano pensato che
fosse una grande avventura ma nessuno di loro aveva mai visto un cadavere e la
maggior parte si tirò indietro. Cassandro corse a
toccare il corpo facendolo dondolare e Tasmin
ammirando il suo coraggio, dichiarò che avrebbe toccato il brigante e tutti si
voltarono sbalorditi. Non avrebbe mai dimenticato lo sguardo di ammirazione di Cassandro che le diede il coraggio sufficiente per
avvicinarsi.
Dopodiché toccò il turno di
Alessandro, Efestione e Tolomeo e questi passarono la
prova senza difficoltà.
Quando fu il turno di Filota, lui si fece assalire dal panico e andò a
nascondersi in mezzo ai cespugli, facendo piegare in due dalle risate i suoi
amici, così il "piccolo Parmenione" morì
dalla vergogna e si sentì invadere dalla rabbia.
Quando ritornarono a casa ad
accoglierli c'era un Filippo imbufalito insieme ad altri consiglieri, tra il
quale Parmenione, e Filota
piagnucolante corse verso il padre urlando che Cassandro
li aveva sfidati e provocati a farlo, e che aveva pure costretto la piccola Tasmin a toccare quell'orrore.
La povera Luna urlò angosciata per
quello che Tasmin aveva assistito, non adatto
sicuramente a una bambina, e la prese in braccio, tenendo anche per mano
Alessandro per tornarsene dritti in camera.
Ovviamente grazie alla spia di Filota, Cassandro si sarebbe
preso qualche frustata ma nei giorni a venire non ne parlò néfece la vittima, affrontando la punizione con
stoica dignità.
Ma da quel giorno in poi i rapporti
tra Filota e Cassandro si
incrinarono notevolmente e non migliorarono affatto col passare degli anni,
fino ad arrivare al presente in cui era Cassandro ad
avere il coltello dalla parte del manico questa volta.
Il re irruppe nella stanza della
sorella in fretta e furia come se fosse un tornado e Tasmin
sobbalzò per questa sua entrata improvvisa, visto che era ancora stravolta per
il confronto, a dir poco furibondo, avuto con Cassandro..
quel ragazzo riusciva sempre a farla impazzire nella maniera più sbagliata.
Alla fine non ne valeva la pena
rodersi il fegato per qualcuno che non voleva essere aiutato o non volere avere
nessuno accanto.
Si distolse dai suoi pensieri e andò
a salutare il fratello con un leggero bacio sulla guancia.
"Ti devo parlare" disse lui
mettendo una breve distanza fra loro.
"Dimmi" rispose facendosi
seria.
"Tess..
hai l'onore di sapere per prima che finalmente il desiderio di nostra madre
sarà presto esaudito" mormorò accennando a un sorriso anche se lo sguardo
rimaneva sempre tirato.
Tasmin lo guardò perplessa non riuscendo a
capire cosa intendesse ma quando vide il fratello imbarazzarsi e darle le
spalle in modo nervoso, lei capì e gridò euforica.
Si mise a battere le mani dalla
contentezza e gli salì in groppa alla schiena, come facevano da bambini:
"Finalmente ti sei deciso!
Credevo di invecchiare prima di assistere al tuo matrimonio! Bravo bravo!" esclamò sommergendolo di baci sulla testa.
Alessandro si mise a ridere ma poi
cercò di mettere giù la sorella per cercare di spiegarle tutta la faccenda;
probabilmente non sarebbe stata così euforica dopo aver saputo chi intendeva
sposare.
"Allora chi é la fortunata che
hai scelto? Dovrà avere delle doti speciali se ti ha riportato sulla retta via!
Chissà come sarà sollevata nostra madre.. e devo avvertire subito
Cleopatra!" ma la gioia di Tess fu subito
interrotta dal fratello che le disse di frenare l'entusiasmo e le spiegò
velocemente chi sarebbe stata la sua futura cognata.
La reazione di Tasmin
fu immediata: non ebbe neanche il tempo di ridere e chiedere se fosse uno
scherzo. Conosceva benissimo suo fratello ed era da lui immergersi in
situazioni folli e senza senso come il matrimonio con una barbara; lo vedeva
come un atto di provocazione, per dimostrare che lui poteva fare quello che
voleva senza chiedere il permesso a nessuno:
"Perché? Cosa vuoi dimostrare
comportandoti così?" domandò irrigidendosi.
"Non cominciare anche tu.. se
mia sorella non capisce una così importante per me, figurati cosa ne penseranno
gli altri.. vuoi negarmi il tuo appoggio proprio ora?" le domandò avvilito
come se le recriminazioni di Tasmin lo ferissero.
Lei allora sospirò profondamente per
calmarsi e cercare di capire i suoi sentimenti:"Ne sei così innamorato Alessandro?
Da quanto la conosci? Un'ora? Non fraintendermi sono contenta che tu finalmente
ti sia interessato a una donna così per dare un erede all'impero..dopo la
storia con Efestione credevo non fosse più possibile..!"
Alessandro alzò la testa esasperato
ma Tasmin continuò:"Se vuoi averla accanto,
nessuno ti impedisce di averla come amante.. ma come moglie?! Lo sai che danno
recheresti alla Macedonia? Sarebbe un'offesa per il tuo popolo!"
"Sembri nostra madre quando
parli così.. sempre a cercare più potere e approvazione! Ma non intendo
discutere di questioni politiche con te.. e la decisione ormai é stata presa e
nessuno mi impedirà di farlo. Non pretendo che voi capiate" rispose
duramente dandole le spalle.
Tasmin allora lo guardò intristita e scosse
la testa per le idee fin troppo bizzarre del fratello e la sua innata
testardaggine:
"Io invece ti capisco.. e ti ho
sempre capito.. infatti mi sembrava strano che non avessi commesso qualche
follia in questo periodo. Hai aspettato il momento buono per sbalordirci
tutti!" rispose in tono ironico mettendogli le mani sulle spalle.
Alessandro sembrò rilassarsi ma
rimase lo stesso immobile davanti a lei:
"Questa volta non puoi capire Tess.. tu non sei mai stata innamorata" sussurrò
profondamente. Tasmin lasciò subito la presa sulla
sua spalla, sinceramente colpita da quella frase; il fratello non sapeva di lei
e Cassandro e mai lo avrebbe saputo perché era tutto
finito. Ma lei invece sapeva cosa volesse dire amare.. ecco perché stava alla
larga da quel sentimento..perché ti faceva soltanto star male e ti indeboliva
fino a non riconoscere più te stesso. E quando il sentimento svanisce vorresti
non averlo mai provato...
Ecco perché ne stava scappando..
conosceva bene gli effetti collaterali di un amore tormentato e non voleva più
sentirsi ferita in quel modo; anche se non sapeva bene se scappare da Cassandro fosse la soluzione più giusta perché ormai non
poteva dimenticare quello che aveva provato per lui, e che provava anche ora
nonostante tutto.
"E quindi lo fai solo per
questo? Per amore? Non essere ridicolo.. quella donna ti procureràsoltanto guai visto che gli asiatici non sono
buoni a nulla." esclamò severa come se avesse di fronte un bambino.
"Se non ti va bene puoi anche
andartene, nessuno ti costringe a presenziare ad un matrimonio che non ti
garba" rispose furioso Alessandro guardandola dritto negli occhi. Ma Tasmin non ci diede peso alla sua frecciatina visto che il
fratello si comportava sempre così quando si trovava sotto accusa.
"Questa tua scelta é un errore
Alessandro! Il consiglio ti farà terra bruciata per i tuoi desideri capricciosi
e insensati!!" Ma il fratello non la stava più ascoltando e si diresse
velocemente verso la porta per interrompere la discussione.
"Alessandro!!" lo chiamò Tess per fermarlo visto che non aveva ancora finito ma il
suo richiamo venne respinto dal rumore rimbombante della porta chiusa con
violenza.
Non appena si venne a sapere che
Alessandro aveva intenzione di sposare una barbara, priva di alcun titolo
nobiliare e peso politico, si scatenò il panico a palazzo e in Macedonia nacque
un malcontento nei confronti del re, che preferiva prendere in sposa
un'asiatica piuttosto che una di loro.
Molti chiesero udienza al re e subito
la servitù si preparò per organizzare l'evento; in tutto quel trambusto Tasmin notò in lontananza un Filota
un pò malridotto, sicuramente Cassandro
doveva averlo pestato per bene o incutergli del gran terrore, visto che evitava
persino di guardare Tasmin negli occhi.
Lei lo seguì con lo sguardo quando
all'improvviso si trovò Cassandro al suo fianco e non
se ne accorse fino a quando non sentì la sua voce magnetica vicinissima a lei.
"Tuo fratello non riesce proprio a non cadere nei pasticci"
Tasmin si girò prontamente verso di lui e
come al solito fu abbagliata unicamente dalla sua presenza; poi però riprese la
diffidenza nei suoi riguardi e cercò di ignorarlo.
"Spero che tu gli faccia
cambiare idea, tutti gli stanno dando contro per la sua scelta di sposare quella...
asiatica" disse ancora cercando di instaurare un dialogo.
Tasmin sospirò infastidita per la sua
intromissione ma decise di adoperare la tecnica del mutismo per non
permettergli di fare giochetti mentali con lei.
"Ti hanno morso la lingua?"
domandò lui con tono arrogante.
Tasmin sgranò gli occhi infastidita per la
sua arroganza e incredibile faccia tosta, dopo come si era comportato l'ultima
volta che si erano visti.
"Forse é con te che non voglio
parlare non credi? Non mi avevi forse detto che non tolleri le intromissioni
nella vita privata? Ora sono io che te lo chiedo, lascia in pace mio
fratello" rispose in tono acido.
Cassandro rise beffardo, colpito per quella
risposta a tono:
"Tuo fratello é il nostro re e
deve rendere conto di quello che fa. E ti sto appunto avvertendo delle malelingue
che si stanno diffondendo a palazzo"
"Come sei premuroso"
rispose in tono ironico.
A un certo punto Cassandro
si mise a fissarla per un tempo infinito poi il suo sguardo si abbassò al
braccio che aveva preso con violenza il giorno prima e che appariva ancora
gonfio.
"Mi dispiace.. non volevo farti
male" rispose dispiaciuto.
Tasmin si voltò verso di lui e il suo
sguardo appariva sinceramente affranto o pentito, ma questo non bastava a
sistemare tutto. Le belle parole non dimostravano niente, visto che i fatti
mostravano unicamente quanto Cassandro fosse egoista.
"Ma davvero? Ti dispiace per
cosa?" domandò incalzandolo.
Cassandro rise debolmente abbassando lo
sguardo:"Quando si parla di certe faccende…
personali.. divento nervoso e perdo il controllo. Non l'avevo premeditato quel
gesto violento, spero che mi crederai almeno in questo" rispose
profondamente.
Tasmin allora si mise a studiare le
espressioni del suo viso e a chiedersi come lui avesse fatto a cambiare così
radicalmente in quegli anni: quando era piccola non avrebbe mai pensato di
poter aver paura di lui e di arrivare perfino ad allontanarlo.
"Tu con le tue scuse e lo
sguardo affranto pensi di rimediare a tutto, ma i tuoi dispiaceri non contano
se non fai prima un esame di coscienza sui tuoi errori!"
"Ho smesso di preoccuparmi degli
scrupoli di coscienza molto tempo fa" rispose freddamente come se la cosa
non gli importasse affatto .
Tasmin alzò gli occhi al cielo
esasperata:"É proprio questo quello che intendevo."
Pensava di essere una stupida per
sentirsi ancora così ferita per la freddezza di Cassandro
e per aver sperato anche solo per un attimo di poter chiarire con lui e
costruire un legame solido, non fatto solo di continui tira e molla, e di poter
smettere di scappare.
Senza aspettare una sua risposta
beffarda, Tasmin gli passò davanti e se ne andò via
di lì, per rientrare nelle sue stanze.
All'improvviso sentì chiamare il suo
nome e Tess sorrise dentro di sè
per il patetico e vano tentativo del giovane di rispedirla tra le sua braccia.
"Tess,
Tess fermati." ordinò lui duramente percorrendo
la sua stessa direzione. La sua voce si era fatta pericolosamente vicina e i
suoi passi pesanti dimostravano quanto era intenzionato a volerla fermare.
"Non ho nient'altro da
dirti" replicò Tasmin per convincerlo a lasciar
perdere.
Ma lui anche questa volta non le
diede ascolto infatti Tess si sentì afferrare il
braccio per l'ennesima volta, ma con meno rudezza, infatti lei non si accorse
delle reali intenzioni di Cassandro fino a quando non
si ritrovò chiusa in una stanza a lei sconosciuta.
Cassandro infatti l'aveva presa per il braccio
e spinta leggermente verso la prima stanza vicino a loro. Lui la fece entrare
velocemente per evitare di farsi scoprire da qualche guardia e così Tasmin strabuzzò gli occhi cercando di andarsene via di li:
"Ma allora io prima ho parlato
al vento?! Se tu non intendi mai ascoltarmi che senso ha parlare ancora?"
"Forse perché questa volta sono
io a doverti dire qualcosa, ma non mi aspetto però che tu mi faccia la morale." Disse chiudendo
la porta.
"Smettila di fare l'arrogante
con me"
Cassandro si immobilizzò al centro della
stanza per scrutarla attentamente, quando chiuse le palpebre degli occhi, per
cercare di frenarsi.
"Se solo tu non avessi coinvolto
quello stupido di Filota..." mormorò chiudendo i
pugni e abbassando il tono della voce, forse per avvertirla.
"Ah già dimenticavo che oltre a
essere un farabutto sei pure violento e non ci pensi due volte a mettere le
mani addosso."
Lui riaprì gli occhi e la fissò
seriamente:
"Quindi deduco che non ti
interessa quello che ho da dirti"
"No non mi interessa, anche
perché sono sicura che saranno solo bugie o scopiazzatura della verità girata a
modo tuo." Rispose sfrontata, mettendosi le mani sui fianchi.
"Hai la presunzione di sapere
tutto e di tutti" mormorò lui accennando a un sorriso, anche se i suoi
occhi rimanevi seri e glaciali.
"Di te non sono mai sicura. E ho
imparato a non farmi aspettative su qualcuno che ti delude sempre e comunque"
Lo stava facendo apposta, stava tentando di ferirlo e di mostrargli apertamente
tutto quello che si era tenuta dentro in quei giorni.
"Io sono venuto qui per
scusarmi, per parlarti chiaramente, non per farmi offendere da te."
"Allora se vuoi fare qualcosa di
concreto cerca di dare un appoggio disinteressato a mio fratello, al tuo re,
quando ce ne sarà bisogno. Alessandro potrà anche essere pieno di ambizioni,
testardo e talvolta pazzo, ma almeno lui non ha paura dei giudizi altrui o di
prendere decisioni che minano la sua autorità e potere" rispose sincera
come per fargli capire che lui non valeva un neanche un dito di Alessandro.
Cassandro rise in modo ambiguo, freddo pensando
che forse Tasmin non era così astuta come aveva
sempre pensato, visto che per avere il potere non bisognava assecondare i
desideri personali, mai. Dovevi avere chiaro in mente ciò per cui era disposti
a lottare e non concederti mai una debolezza.
"Ingenua. Tuo padre si starà
rivoltando nella tomba" mormorò crudele.
Lo schiaffo arrivò all’improvviso e
con violenza tale che fece girare completamente la faccia di Cassandro; Tess lo guardava con
odio e con disprezzo e quel gesto voleva fargli capire che lui non poteva
manovrarla come un burattino.
Cassandro si girò lentamente verso di lei,
sembrava che quello schiaffo non lo avesse minimante scalfito infatti continuò
a fissarla gelido, come se avesse ancora lui la situazione in pugno:
“Questo non cambia niente sai? Ma non
lo fare più.” Rispose duramente.
“Altrimenti?” replicò lei per
sfidarlo.
Si aspettò che lui avesse uno dei
suoi soliti scatti d’ira invece le prese la testa fra le mani e appoggiò le
labbra sulle sue con violenza, senza un minimo di dolcezza. La strinse a sé in
modo provocante, quasi eccessivo e Tess solo per un
secondo lo assecondò ma riuscì a spingerlo via da lei con la poca forza che le
era rimasta. Gli avrebbe voluto dare un altro schiaffo ma pensava era meglio
tenere a freno le mani visto come Cassandro aveva
reagito prima.
“Vattene!” gli urlò con astio per
allontanarlo e per dimostrare a sé stessa che lei non aveva sentito niente
quando l’aveva baciata. Niente.
“Non mi sembrava che tu volessi
cacciarmi” rispose lui semplicemente.
“E invece io voglio che tu esca di
qui! Tra noi non ci sarà mai nulla Cassandro” mormorò
con le spalle al muro.
“Nulla? Quello che tu provi in questo
momento è nulla?”gli domandò lui per
provocarla, avvicinandosi di nuovo a lei ma Tess
cercò di sviare i suoi spostamenti per non permetterle più di toccarla.
“Quello che voglio per la mia vita è
un po’ di certezza, voglio fidarmi della persona che amo, voglio costruire
qualcosa! E tutto questo con te non sarebbe mai possibile”
Cassandro all’improvviso si fermò a qualche
centimetro da lei, come se quella frase lo avesse colpito nell’animo; abbassò
lievemente le palpebre per poi guardarla dritto negli occhi. La sua voce in
quel momento appariva affranta, delusa.
“Perché?”
Tasmin deglutì nervosamente prima di
cominciare, anche se pure ora che doveva dimostrarsi forte, Cassandro
riusciva sempre a metterla in soggezione.
“Gli uomini come te si sentono
invincibili con tutti. Perché sono abituati a calpestare chiunque li ostacoli;
sono dei perdenti e lo sai il perché? Perché hanno paura. Perché se provano
qualcosa, si sentono deboli…! E questo fa di loro
degli esseri vuoti, e quindi anche se vincono rimangono sempre dei perdenti”
Cassandro sorrise in modo gelido e crudele
anche se i suoi occhi verdi stavano dimostrando tutt’altro, cioè che era
ferito. Ma non lo avrebbe mai ammesso.
“Sei sicura di aver capito tutto?”
domandò alzando il mento.
“No a me è bastato vedere il tuo
comportamento a Babilonia. Hai avuto paura di quello che provavi e sei fuggito,
e ora vieni a fare la parte dello spietato… con me!!
E’ inutile, io lo so che sei un vigliacco, lo so”
Calò un silenzio vibrante nella
stanza, che non permetteva a nessuno dei due di respirare.
Poi però Cassandro
rinsavì e ritornò a essere quello di sempre:
“Vigliacco? Bene. Preparati a vedere
questo vigliacco che distrugge tuo fratello nel consiglio” mormorò
profondamente come se volesse farle ricordare quelle parole per il resto della
sua vita.
Non le diede il tempo di replicare,
che sbatté con violenza la porta della stanza lasciando Tasmin
sola e imbambolata. Era inutile, cos’altro poteva fare? E non avrebbe permesso
a se stessa di piangere ancora.
Cassandro.. era impossibile riuscire ad
entrare nel suo cuore, è sempre stato così e rimarrà a essere così.
Il consiglio si svolse infatti nel
peggiore dei modi: tutti davano contro ad Alessandro sul fatto che intendesse
sposare una barbara invece di una degna macedone, e allora l'erede che verrà
messo al mondo non sarebbe mai stato di sangue puro. Parmenione
gli diede contro, urlando che stava andando contro le volontà di suo padre, che
stava assecondando solo i suoi desideri personali invece dei suoi doveri. Anche
Filota ci diede del suo, dicendogli che doveva
prendere quella barbara come concubina e sposare invece una macedone
all'altezza di diventare regina.
Ma Alessandro non volle sentire
ragioni e precisò che non avrebbe mai cambiato idea e urlò che lui non era Filippo.
"Vi ho condotti più lontano di
quanto mio padre abbia mai sognato!! Vecchio questo é il nuovo mondo!"
urlò per chiudere lì la questione e condusse Parmenione
in una sua legione a Maracanda per sostenere la
spedizione in Asia e le redini dell'impero.
Cassandro a quel punto sbottò e si comportò
come la minaccia detta prima a Tasmin prevedeva. Ma
nessuno si aspettò uno scatto d'ira così forte contro il re:
"Alessandro sii ragionevole!! Era
previsto che loro diventassero nostri pari?! Che dividessero i nostri premi?!
Ricordi cosa diceva Aristotele? Un'asiatica! Che valore può avere un voto
nuziale per un popolo che non ha mai tenuto la parola data a un greco??"
mormorò in tono offensivo.
"Che perisca Aristotele!!"
gridò il re con furia ancora più violenta di quella che aveva Cassandro, e lo spinse contro il muro afferrandogli la
testa con la mano:
"Cos’è che ti rende tanto
migliore di loro?! Cassandro, migliore più di quanto
tu non lo sia veramente é così che vi sentite tutti voi??" gli gridò in
faccia mettendosi pericolosamente faccia a faccia contro di lui.
Efestione allora cercò di calmarlo e così Alessandro
decise di lasciare la presa sull'amico, ma la sua sfuriata non era ancora
finita:"Quello che mi disturba di più non è la vostra mancanza di rispetto
verso quello che penso! Ma il disprezzo per un mondo molto più antico del
nostro!!" gridò ancora prima di fuoriuscire dalla sala del consiglio,
senza dare il minimo ascolto ai suoi uomini.
Quello fu il suo primo errore.
La cerimonia si svolse in modo
semplice ma aristocratico secondo le usanze barbare, unendo così i due popoli
che in passato erano sempre stati in contrasto.
I malumori dei soldati era arrivato
al punto limite perché molti non vedevano di buon occhio la solidarietà che Alessandro
provava verso gli asiatici, mettendo il suo stesso popolo in secondo piano, e
mischiando addirittura le due razze. Tasmin colse
negli sguardi di quelli che riteneva amici di Alessandro, un'espressione delusa
e di malcontento, e sfortunatamente prevedeva che presto si sarebbero rivoltati
contro il re. Tess si focalizzò di più sul volto di Efestione che sembrava essere l'ombra di se stesso: era
pressoché angosciato e disperato, forse perché l'uomo che amava si stava
irrimediabilmente allontanando da lui con quel matrimonio.
Tasmin si chiese se la loro torbida e ossessiva
relazione sarebbe finalmente finita ora che Alessandro era sposato.
Poi involontariamente i suoi occhi
blu si misero a fissare il volto tirato di Cassandro
che fra tutti sembrava quello più serio e duro. Sicuramente aveva avuto un
forte scontro con Alessandro e ora si stava leccando le ferite, escogitando le
prossima mossa da fare.
Quando il ragazzo si sentì il suo
sguardo addosso, si girò verso di lei e la guardò. L'espressione del suo viso
non era cambiata di un centimetro, era lo stesso serio e deciso, soltanto più
penetrante mentre la osservava.
Tasmin distolse lo sguardo da lui, godendosi
la festa e pensando tra sè e sè
cosa il fratello aveva trovato di tanto attraente in Rossane.
Dopo un pò
anche Cassandro abbassò lo sguardo.
Verso sera Tasmin
andò dal fratello per fargli ancora le congratulazioni visto che durante la cerimonia
non erano potuti stare un attimo soli.
Entrò in silenzio in camera sua e lui
era già in tenuta da notte al centro della stanza. "Ehi non ti ruberò
molto tempo! Volevo soltanto farti le congratulazioni, se tua moglie non
comprende quanto sia fortunata allora é davvero una stupida" esclamò
ridendo.
Anche Alessandro ricambiò il sorriso
avvicinandosi alla sorella:" Non é stato facile per gli altri accettare la
mia scelta ma prima o poi capiranno che questa unione ci trarrà solo vantaggi.
E tu invece sei ancora logorata dalle tue paranoie politiche?"
Tasmin gli toccò dolcemente il viso e gli
rispose:"Io voglio solo che tu sia felice, fratello. Almeno tu..."
Alessandro si rabbuiò e le prese le
mani sulle sue:" Perché dici così? Non sei felice qui?" domandò
preoccupato.
Tess gli sorrise cercando di
rassicurarlo:"No sto bene.. sono solo un po’ sotto pressione e questa tua
improvvisa decisione ci ha destabilizzati tutti.. Ma!" replicò alzando
l'indice della mano "Non bisogna far aspettare la sposa perciò mi
dileguo!" rispose caldamente dandogli un bacio sulla guancia.
Alessandro rise divertito:"Dammi
l'in bocca al lupo sorellina!" esclamò in tono ironico.
"Oh non ne hai bisogno!"
rispose lei facendogli l'occhiolino e dandogli la buonanotte.
Quando fuoriuscì dalla camera vide Efestione marciare lungo il corridoio e non appena si rese
conto che si stava dirigendo proprio in camera di Alessandro, Tasmin sgranò gli occhi per la sua sfrontatezza e lo
rincorse prendendolo per il braccio:"Dove credi di andare?" ringhiò
con astio.
"Lasciami andare Tasmin" rispose lui col suo stesso tono.
Lei automaticamente lasciò la presa
sul suo braccio ma gli rise in faccia per compatirlo:"Mio fratello sta per
passare la sua notte di nozze e tu cosa fai? Se vuoi importunare Alessandro
abbi almeno la delicatezza di farlo di giorno e senza con la paura di essere
scoperti dalla neo sposa!"
"Gli devo parlare solo un
minuto" rispose seccamente.
"Perché non lo lasci andare? Lui
ormai ha fatto la sua scelta e se questo matrimonio ha creato dei malumori, se
ne creeranno ancora di più quando la vostra piccola relazione peccaminosa verrà
alla luce! Non capisci che stai rendendo ridicolo mio fratello?"
Efestione allora si mise a ridere:
"Credevo che Alessandro fosse
ossessivo nei tuoi confronti perché ti vuole sempre con sé, ma deduco che anche
tu non sei da meno"
Tasmin lo guardò offesa per quel
rimprovero:
"Io voglio solo il suo bene, a
contrario tuo che gli ronzi sempre intorno. Perché non passi il tuo tempo con
qualche bella ragazza? Se non riesci a trovarla, te ne posso presentare io
qualcuna"
Ma all'improvviso la porta della
camera del re si spalancò; forse Alessandro li aveva sentiti visto che
parlavano ad alta voce infatti lui si affacciò sulla soglia della porta.
"Ma.." lei cercò di
protestare ma vedendo che suo fratello era irremovibile, cedette con un sospiro
esasperato. In quella giornata era andato tutto storto e sembrava fosse sul
punto di impazzire, forse perché non era destino che lei avesse una vita
normale.
"Fai come vuoi, poi però non
venire a lamentarti da me!"
Dopo aver detto questo Tasmin si dileguò lungo il corridoio, lasciandoli soli.
La serata intanto non era ancora
finita, i balli erano ancora nel pieno svolgimento e fiumi di vino calavano dai
bicchieri.
Cassandro fuoriuscì dalla tenuta e andò nel
terrazzo, buttando al vento ciò che aveva rimasto nel bicchiere.
Sotto il balcone c'era un burrone
molto profondo e ripido, e se qualcuno fosse caduto sicuramente si sarebbe
spaccato l'osso del collo visto che il palazzo era situato in cima alla
montagna.
Ripensò alle parole dure che Tasmin gli aveva rivolto… le
ricordava perfettamente e ogni volta la gola gli si seccava, e il fiato gli
mancava come se il cuore perdesse dei battiti. Quelle parole lo avevano ferito,
tuttavia non lo avrebbe mai ammesso. Non poteva provare debolezze con nessuno e
quindi come al solito avrebbe innalzato la barriera per distanziare le persone,
facendo finta che non gli importasse di
niente e di nessuno.
Così era tutto più facile; perché lui
non era in grado di esaudire le aspettative di nessuno…
tanto meno quelle di Tess… e in fondo ne soffriva perché
lei aveva ragione.
All'improvviso fu avvicinato da Filota che era completamente brillo infatti faticava a
reggersi in piedi.
"Bella serata" disse lui
continuando a bere.
"Prima che tu venissi a seccarmi
lo era" rispose Cassandro sincero continuando a
guardare l'orizzonte davanti a sé.
"Sono venuto a proporti un
affare" disse Filota cercando di darsi un
contegno e per questo si aggrappò alla spalliera del balcone.
"Tu? A me? Non vedo perché
dovrebbe interessarmi" rispose Cassandro con un
ghigno.
"Anche se mezza Macedonia mi
ritiene uno stupido, comunque sono stato l'unico ad accorgermi che tra te e la
sorella del re c’è qualcosa quindi... ti conviene ascoltarmi" mormorò
agitando nervosamente le mani.
Cassandro allora si girò verso di lui con
l'espressione sul viso indecifrabile. Quel verme voleva forse ricattarlo?
"Oh bene vedo che ho attirato la
tua intenzione ma non é come sembra.. non ho intenzione di ricattarti"
rispose finendo l'ultimo goccio di vino. "Ti sto proponendo un affare.. tu
sai benissimo che io possiedo molte terre e mio padre é l'uomo più vicino a re,
poi ora tiene le redini dell'impero in una delle sue legioni più fruttifere..un
bel gruzzoletto no? Comunque tornando a noi, io sono disposto a offrirti ancora
più potere di quello che hai già e in cambio... mi concedi la tua preziosa
donzella per una… o due sere." rispose infine
con un sorriso bastardo in faccia.
Cassandro era molto intelligente ma non riuscì
a capire questa sua folle richiesta e aveva voglia di ridergli in faccia,
tuttavia decise di rimanere serio per analizzare a fondo la questione.
"Spiegati meglio perché credo di
non aver capito bene"
"Non é difficile.. tu organizzi
una serata romantica con lei fuori dal palazzo, lontano da qui, ma all'ultimo
momento c’è un imprevisto e non puoi più venire.. così avrò io il via libera e
ci andrò io al tuo posto. Tranquillo non sospetterà niente e poi sono un
gentiluomo a contrario tuo, quindi non la toccherò con un dito.. se lei non desidererà
il contrario ovviamente" mormorò beffardo. Il vino doveva avergli spento i
pochi neuroni che gli erano rimasti.
Lo sguardo di Cassandro
nel frattempo si era fatto impenetrabile, gelido e non mostrava alcuna
emozione.
"In cambio avrai ciò che ti ho
detto prima.. e non dirmi che questa offerta non ti fa gola..! Non ho riferito
a Tasmin ciò che ho scoperto su di te e sulla tua
famiglia e niente uscirà dalla mia bocca come tu hai ordinato.. ma un uomo
ambizioso e senza scrupoli come te, converrebbe che questa offerta é molto
allettante e sono sicuro che accetterai senza battere ciglio. Andiamo cosa vuoi
che sia una notte o due..!"
Cassandro aveva ascoltato attentamente ciò che
Filota gli aveva detto; il suo sguardo non era
cambiato ed era rimasto gelido e intimidatorio.
Poi però abbozzò a un sorriso di
riconoscenza e Filota pregustò già la vittoria. Ma
aveva fatto male i suoi calcoli.
Senza che potesse reagire si ritrovò
a penzoloni giù dal dirupo, con la testa che dondolava in mezzo al vuoto e soltanto
le gambe lo tenevano sulla terra ferma. Capendo cosa stava succedendo si mise a
gridare come un forsennato e cercò di risalire sul balcone ma la presa di Cassandro era molto forte e non accennava a diminuirla:
"Ho ascoltato attentamente la
tua offerta e questa é la mia risposta. Addio Filota"
mormorò Cassandro spregevole,spingendo il suo corpo verso il basso.
Filota allora si dimenticò della sbornia e
urlò di non farlo, che se ne sarebbe pentito e che era completamente fuori di
testa, come aveva sempre pensato. Gridava e piagnucolava allo stesso tempo
sperando che qualcuno venisse a salvarlo, ma col casino della festa nessuno si
sarebbe accorto delle sue urla.
"Che c'éhai paura? Questa volta non c'é il tuo
paparino che ti copre le spalle e ti difende, piccolo Parmenione!"
disse pronunciando lentamente il suo disprezzante soprannome, per umiliarlo
ancora di più.
"Bastardo! Aspettavi
quest'occasione da tempo non é vero?" recriminò Filota,
cercando di afferrargli il braccio.
"Questa volta mi hai dato sui
nervi più del solito.. hai davvero oltrepassato il limite piccolo verme."
mormorò con voce terrificante mentre il viso si era fatto di nuovo gelido.
"Se mi uccidi, tu farai la mia
stessa fine! Mio padre te la farà pagare!!"
"Almeno avrò la soddisfazione
che l'ultima cosa che vedrai sarà il mio sorriso che guarda il tuo
cadavere" rispose lui in tono crudele.
Ma poi smise di sputare sentenze a
raffica e fissò lo sguardo delirante di Filota.. il
piccolo verme aveva ragione; se lui lo avesse ucciso, avrebbe fatto la sua
stessa fine visto l'autorità che Parmenione esercitava
nel paese. Eppure era così allettante l'idea di fargliela pagare.. questa volta
Filota aveva osato troppo.
Ma alla fine tirò sù
il moribondo, che finalmente riprese a respirare, anche se Cassandro
non aveva ancora finito con lui infatti lo inchiodò a terra, mettendogli con
forza un piede sulla schiena.
Filota piagnucolò ancora:
"Perché fai così? Era una buona
offerta! Ti ho detto che non l'avrei sfiorata se lei non lo avesse
voluto!"
"Non mi importa del tuo spirito
cavalleresco, io non ti cedo niente e ora fila via!" replicò con odio,
lasciandolo libero.
Filota si tirò sù
con difficoltà visto che era ancora scosso:
"Hai davvero sprecato un
occasione Cassandro. Non credere che non te la farò
pagare" disse racimolando quel po’ di coraggio che gli era rimasto.
Cassandro lo guardò con disgusto:
"Porta via la tua carcassa Filota, prima che io rimpianga di non averti buttato giù
dal dirupo"
Filota allora col morale a pezzi se ne andò
senza dir più niente, ma mentre correva via si imbatté in Luna che aveva lo sguardo
angosciato.
La donna aveva ascoltato solo la
parte finale del litigio e nella sua mente era Cassandro
a passare dalla parte del carnefice, mentre in realtà era Filota
il vero farabutto.
Il ragazzo se ne andò subito e Luna
invece rimase a fissare Cassandro con sgomento..
sapeva che Tasmin era parecchio presa da lui ma
evidentemente non aveva capito fino in fondo quanto lui fosse violento e
pericoloso. In cuor suo si promise che non avrebbe mai permesso che facesse del
male alla sua bambina, costi quel che costi.
In quel paese ormai l’ondata di
follia aveva invaso chiunque.
FINE CAPITOLO!!
Spero vi sia piaciuto ^^ Ahah il povero Filota ne fa
sempre una delle sue, cedere un po’ di potere in cambio di Tasmin….eeeeeh
hai fatto male i tuoi conti, caro! XD
E Cassandro
è sempre più stronzo… anche se quando menava il
povero Filota l’ha fatto per dargli una lezione visto
che voleva usare Tasmin solo come un oggetto di
scambio senza valore, manco fosse un cavallo!
Questa frase detta da Aristotele
avrebbe accompagnato Alessandro per il resto della vita; quando ottieni così
tanto potere e gloria finisci per accantonare solo la gelosia e la brama degli
altri che desiderano essere come te, e molto di più. Quelli che prima
consideravi amici smettono di essere tali.
Da quando Alessandro sposò Rossane tutto andrò a rotoli: l'esercito si era rivoltato
contro di lui, forse non esplicitamente ma era quasi impossibile non notarlo; Efestione aveva smesso di incontrare privatamente il re
nelle sue stanze e pure Tasmin si stava allontanando
a causa delle loro opinioni contrastanti su ogni argomento.
Più tardi Alessandro imparò a
dominarsi ma gli era rimasta per tutta la vita quell'ira sempre pronta, cui
bastava un piccolo stimolo per cedere in attacchi terribili.
Un giorno infatti stava pranzando in
una delle sue stanze reali solo con Tasmin e stavano
chiaramente discutendo sui privilegi che il re donava agli asiatici.
“Tu non puoi capire Tess, questa gente vuole… ha
bisogno di libertà, di diritti e di giustizia”
“Giustizia?” Sbottò lei allibita.
“Che idiozia! E’ giusto che i nullafacenti come loro abbiano le stesse cose dei
tuoi uomini, che lottano da anni al tuo fianco? Che dividano senza alcun merito
i premi che spetterebbero di diritto al tuo popolo? Sono d’accordo che questa
gente abbia bisogno di una possibilità per farsi valere e dimostrare le loro
virtù, ma tu gli stai regalando dei benefici troppo grandi e non è giusto,
perché non hanno fatto niente per meritarselo! Se pensi che fino a qualche
giorno fa ti facevano la guerra, ora invece tu hai ceduto le terre che hai
conquistato ai precedenti re solo per fartene degli alleati e credi sia una
mossa furba… ma invece non è così, perché loro non ti
saranno mai leali Alessandro!” Tasmin alzò il tono
della voce per far valere il suo punto di vista e cercar di far ragionare il
fratello, se non voleva andare incontro alla sua rovina.
“Ti vedranno sempre come un invasore,
un tiranno e appena abbasserai la guardia.. Bam! Ti
attaccheranno un’altra volta! Non puoi fidarti di quei serpenti, non sono come
noi e non lo saranno mai! Smettila di perseguire questo tuo sogno folle di
unire greci e barbari perché non avverrà mai. E se nostro padre sarebbe qui, ti
direbbe le stesse identiche parole. Almeno lui non era così sentimentale”
Il re era rimasto zitto ad ascoltare
l’opinione di Tess senza fiatare, ma appena lei mise
in ballo il padre e il fatto che non avrebbe mai avverato il suo sogno,
Alessandro diede una bastonata alla zuppiera che Tasmin
aveva in mano e la gettò lontano spargendone il contenuto per terra.
Luna, che prima d’ora era rimasta in
un angolo a servirli, si drizzò inorridita. Era la prima volta che vedeva il
cattivo umore del re rivolto contro sua sorella e ne fu fortemente turbata.
Guardò con sgomento quei ragazzi così
giovani e belli, che aveva cresciuto lei stessa e temette che prima o poi il
destino li avrebbe messi contro o peggio che si facessero del male a vicenda.
Tasmin deglutì senza dire una parola e si
alzò a raccogliere i pezzi della zuppiera, prima che vi si tuffasse Luna, e infatti
la principessa pregò la donna di starsene tranquilla, che ci avrebbe pensato
lei.
Luna obbedì senza fiatare e fissò
timorosamente Alessandro che restava seduto, immobile e duro, come se fosse una
bestia incatenata.
“Se non ascolti le persone che ti sono
vicine e che vogliono soltanto il tuo bene, prima o poi ti farai del male con
le tue stessi mani Alessandro.” Disse solamente Tasmin,
alzandosi da terra e alla fine se ne andò fuori dalla stanza , seguita a ruota
da Luna, mentre Alessandro diede ancora di matto e lanciò per terra tutto ciò
che era rimasto sul tavolo per sfogare la sua delusione e rabbia repressa.
Le lotte politiche avevano peggiorato
il carattere del re e bastava un nulla per farlo scattare, neppure Tasmin poteva frenare i suoi attacchi d'ira, ma la verità é
che i soldati avevano cominciato ad aver paura di lui... la sorella stessa, che
non aveva mai temuto il suo brusco carattere, ne era spaventata e vederla
timorosa nei suoi confronti faceva andare Alessandro ancor di più in bestia.
Anche Tess
a sua volta stava cambiando: ormai le lamentele di Alessandro le davano
fastidio, gli diceva che se l'era cercata per non averla ascoltata quando
avrebbe dovuto, oppure altre volte lo ignorava per fargli sbollire la schiuma
di rabbia in santa pace.
Se Tess
sentiva che tutti i suoi legami affettivi si stavano sgretolando come castelli
di sabbia in alta marea, senza possibilità di non ritorno, questo non valeva
per la fida Luna. L'affetto che la donna sentiva per Tasmin
era caratterizzato da una dedizione nel servirla e una tolleranza illimitata
nell'acconsentire ad ogni sua eccentricità e desiderio.
Per Luna infatti che aveva trascorso
la maggior parte della vita in campi sudici al sole a fare la serva, badare
alla principessa fu come entrare nella gloria. Le faceva il bagno in acqua
profumata al gelsomino, la strofinava come se fosse un delicato cigno e le
spazzolava i capelli fino a renderli brillanti come la seta.
Faceva in modo di dimostrarle la sua
tenerezza con piccoli dettagli ai quali dedicava la sua esistenza; gli Dèi non
erano stati generosi con Luna avendole donato un corpo arido, privandole della
possibilità di avere figli, e quando per la prima volta prese in braccio Tasmin appena nata e vide i suoi splendidi occhi blu, la
sua bocca di bocciolo che si apriva in un tenero sorriso, capì che quel vuoto
sarebbe stato ricolmato da quella bambina.
Infatti Luna da quel giorno non aveva
smesso neanche per un attimo di amare Tasmin come se
fosse figlia sua e la capiva solo come una madre poteva fare: la sorella del re
infatti non era fatta per un esistenza banale...
Luna lo diceva sempre: era uno di
quegli esseri nati per la grandezza di un solo amore, per l'odio esagerato, per
la vendetta apocalittica e per l'eroismo più sublime, ma non aveva potuto
concretizzare il suo destino proprio perché questo le imponeva di vivere come
la classica principessa al servizio degli uomini, lontana da ogni dibattito o
presa di posizione.
Durante uno dei suoi bagni
quotidiani, mentre Luna le asciugava delicatamente i capelli, informò Tasmin di ciò che aveva visto la sera del matrimonio ovvero
il litigio furibondo tra Filota e Cassandro,
facendo passare quest’ultimo per un carnefice crudele.
"Ha minacciato di far cadere Filota dal dirupo?" domandò Tess
sgomenta, non riuscendo a credere fino a che punto si fosse spinto Cassandro.
"Purtroppo ho sentito soltanto
l'ultima parte della litigata ma vi assicuro che Cassandro
non stava affatto scherzando, avrebbe fatto paura persino a vostro fratello...
Quel ragazzo é pazzo, bambina mia, e quel che é peggio é ossessionato da
voi" mormorò premurosa Luna strofinandole la schiena.
"Cassandro
non é ossessionato da me. É ossessionato dal potere e farebbe qualsiasi cosa
per ottenerlo" rispose amaramente, convincendosi che quello che pensavano
gli altri su Cassandro era così terribilmente vero.
Ma Luna non aveva ancora finito di
mettere in guardia Tasmin:
"Invece é così, vi dico. Per
ottenere la vostra approvazione chissà di cosa sarebbe capace, pur di mettersi
in mostra. Lui sa di essere più forte di voi e ci marcia sopra... Quindi vi
imploro signorina... Questo gioco al massacro con Cassandro
vi nuoce la salute e dovete smetterla per il vostro bene"
Tasmin in quel momento pensava invece al
modo migliore per contrastare Cassandro e le sue
pazzie malate; Filota non era mai stato un asso in
intelligenza infatti tutti lo ritenevano uno stupido, ma non si meritava di
morire.
Sorrise dolcemente a Luna e le
accarezzò la mano per tranquillizzarla, pregandola di non preoccuparsi; le
disse inoltre di svuotare la vasca perché ormai aveva finito. Aveva altro a cui
pensare e sapeva benissimo che cosa doveva fare in seguito.
Aveva retto anche troppo il suo
gioco.
Si vestì velocemente e andò a cercare
Cassandro per tutto il palazzo e finalmente lo trovò
intento a parlare con dei soldati macedoni, ma anche quando lui la notò
arrivare non fece allontanare i suoi uomini, anzi continuò a parlare con loro
come se lei non esistesse nemmeno.
Appena finì di impartire gli ultimi
ordini ai soldati, finalmente si degnò di guardare in faccia Tasmin e di rivolgerle la parola.
"Devi dirmi qualcosa Tess? Sono piuttosto occupato in questo momento" disse
con un tono di voce annoiato e indifferente.
Tasmin gli sorrise affabile per mascherare
il suo malumore:
"Cosa pensi di ottenere
comportandoti così? Fai soltanto apparire ciò che sei veramente... Cioè un
vigliacco. Se devi prendertela con qualcuno prenditela con me, non con Filota"
Cassandro questa volta si fece serio e si
incupì notevolmente:
"Chi te l'ha detto?"
"Non ha importanza questo, ma il
punto é che stavi per ucciderlo, te ne rendi conto? Il figlio di Parmenione.. Non te la saresti cavata bene questa volta e
per quanto Filota possa essere fastidioso, non
meritava di certo di finire a penzoloni sopra un dirupo!"
La ragazza era chiaramente furiosa e
indispettita verso di lui, ma Cassandro non accennava
minimamente a difendersi, poiché non era sua abitudine dare spiegazioni, fare
la vittima o fingersi di essere un normale essere umano che prova dei sensi di colpa… infatti le sorrise sarcastico come se la stesse
prendendo in giro.
"Mi stai facendo un
processo?" domandò sfrontato.
Tess sbuffò esasperata cercando di
controllarsi:
"Che cosa ha fatto Filota per farti scattare come una molla?"
Lui sospirò rumorosamente stringendo
le braccia al petto:
"Non spreco fiato e energie per
questioni che non mi interessano. Filota é un
camaleonte che si diverte a creare casini ma gli ho insegnato che il gioco é
bello quando dura poco. Se quello che gli ho fatto urta la tua sensibilità, mi
dispiace ma non so che farci."
Tasmin strinse gli occhi blu e cercò di non
spalancare la bocca per quell'affermazione così egoista. Possibile che si fosse
sbagliata tanto sul suo conto? In quel momento diede sfogo alle caratteristiche
che Luna gli aveva sempre attribuito… L’odio
esagerato.
"Continua pure così. Finirai per
morire da solo! In mezzo all'oro forse, ma da solo!"
Gli gridò Tasmin
con tutta la delusione e rabbia che aveva in corpo, sperando in questo modo di
farlo soffrire ma le sue grida non scalfirono nemmeno la corazza che Cassandro aveva indossato per far allontanare le persone, e
infatti rimase a guardarla con un espressione gelida e priva di vita, come se
così dimostrasse che le parole di Tasmin erano vere.
E ci riusciva davvero bene a farle
credere che avesse ragione.
Mentre la vedeva allontanarsi sempre
più velocemente da lui, pensò in cuor suo che forse era meglio così. Il suo enorme
orgoglio gli impediva di fermarla; le parole gli morirono in gola perché aveva
letto del rimprovero negli occhi di Tess, accusandolo
di un atto, cui la sola colpa era dovuta a quello stolto di Filota,
ma alla fine ogni sua parola gli si sarebbe rivoltata contro.
Fiero com'era non sopportava di
attirare sguardi di pietà e perdono, come un ragazzino scapestrato e pentito.
Doveva essere lui a concedere perdono, non riceverne, visto che per una volta
nella vita non aveva pensato solo a se stesso... l'aveva dimostrato quella sera.
Girò per un secondo lo sguardo e notò
che proprio Filota lo stava osservando con sguardo
grave e severo; Cassandro ricambiò facendosi però più
terrificante tanto che Filota fu quasi costretto ad
allontanarsi, mentre sul volto di Cassandro comparve
un sorriso feroce e diabolico.
Segno che stava macchinando qualcosa
contro quella serpe fastidiosa di Filota.
Non aveva dimenticato come gli si era
rivolto la sera del matrimonio, con quanta spregiudicatezza lo aveva invitato
ad accettare la sua offerta e soprattutto il modo in cui aveva osato farlo… Aveva afferrato subito il concetto ma temeva di non
aver capito bene perché la sola idea di cedere Tasmin
a quel piccolo verme gli sembrava ripugnante solo a pensarci.
L’avrebbe ucciso quella sera… Oh si, l’avrebbe ucciso ma all’ultimo aveva
tentennato e l’aveva tirato su dal dirupo, perché sarebbe stato troppo facile
così e addirittura sarebbe passato lui dalla parte del torto.
Non avrebbe dato quella soddisfazione
a Filota. Il “piccolo Parmenione”
poi gli aveva garantito che gliela avrebbe fatta pagare ma sarebbe stato lui
stesso a mettere in atto quella minaccia verso di lui…
che avrebbe segnato definitivamente la sua fine.
Il malcontento nei confronti del re
arrivò al culmine quando si scoprì di un tentativo fallito di avvelenare
Alessandro e così si scatenò il caos totale. il complotto turbò molto il re e
non solo perché la cerchia dei traditori era composta da giovani macedoni che
avevano accompagnato il suo sogno, ma anche perché in mezzo a loro c'era Filota, il suo amico d'infanzia.
Nella tenda del re si svolse un
processo ai suoi danni per fargli ammettere le sue colpe; c’erano presenti
quasi tutti persino Tasmin che non appena aveva
sentito ciò che era successo, non aveva potuto credere alle sue orecchie. In un
modo o nell’altro aveva subito pensato a Cassandro,
che fosse anche lui immischiato nel complotto contro suo fratello, perché
quando si trattava di intrighi e tradimenti lui chissà perché era sempre presente… ma il suo nome stranamente non compariva nella
cerchia dei traditori, anzi era stato lui per primo ad accusare Filota.
Dentro la tenda si svolse un vero e
proprio processo: Efestione incalzava Filota di parlare chiaramente, di sputare il rospo ma il
ragazzo negava continuamente.
"Alessandro." esclamò Filota facendo un passo in avanti verso il re.
"ricordami per quello che sono"
Alessandro lo guardò crudo in viso
sentendosi veramente tradito.
"Io ti ricordo Filota ma non come tu ricordi te stesso. E a noi tutti
sembra che il vero oggetto della tua anima sia l'ambizione"
"No..." sussurrò il ragazzo
avvilito, lanciando un'occhiata di puro odio contro Cassandro,
che se ne stava a godere della sconfitta del suo rivale. Era stato lui appunto
a mettere la pulce nell'orecchio di Alessandro, per avvertirlo di un eventuale
complotto e appena gli era giunta l'occasione aveva fornito le prove necessarie
per inchiodare quella serpe di Filota; con tutte le
conoscenze che aveva per Cassandro era stato più
facile del previsto, ma mai avrebbe pensato di godere tanto delle sofferenze di
qualcuno, fino al punto di strozzarsi dalle risate.
Cercò dunque di contenersi, spiegando
ai presenti che c'erano prove inconfutabili che dimostravano la colpevolezza
dei traditori.
Si innalzò un brusio nel quale
chiunque cercava di dimostrare la propria innocenza, dando le colpe ad un altro
o dicendo di essere stati incastrati in una meschina trappola.
"Ma che bella compagnia di brava
gente siamo! Tutti ligi al dovere e alla legge! Tranne il sottoscritto. Ma
nonostante questo posso testimoniare di fronte a Zeus che questo cadavere che
cammina..." mormorò deciso indicando Filota.
"ha complottato ai danni del re, tentando addirittura di avvelenarlo e
aveva chiesto persino a me di contribuire al tradimento offrendomi in cambio
del denaro per il mio prezioso aiuto.. Io ovviamente ho rifiutato" esclamò
con faccia innocente come se fosse immacolato.
Filota restò a bocca aperta, vedendo come Cassandro stava utilizzando a proprio comodo l'episodio che
era successo fra loro la sera del matrimonio, aumentando così le accuse contro Filota.
Il ragazzo se ne stava inerme
ascoltando le ingiurie di Cassandro, che continuava a
mettere legna al fuoco, il quale presto avrebbe bruciato il “piccolo Parmenione”.
"Tu avevi un accordo con me Filota e hai portato a termine le tue congiure, ma non come
volevi tu questa volta! Coraggio non essere timido, fatti avanti! Chiedi la
ricompensa!" esclamò Cassandro gongolando per la
vittoria e sorridendo soddisfatto, mentre guardava Filota
farsi sempre più bianco in volto.
Se Cassandro
avesse detto che Filota voleva barattare Tasmin con dell' oro sarebbe sceso l'Olimpo in quella tenda
e il re gli avrebbe sicuramente tolto ogni pezzo di pelle dalla sua carne e gli
avrebbe asportato gli organi vitali dandoli in pasto ai lupi.
Il poveretto se ne stava immobile,
tutto tremante, aspettando il colpo di grazia da Cassandro,
il quale fremeva per quell'attesa e sghignazzava vedendo finalmente quel
sudicio verme ai suoi piedi. Ce l'aveva quasi sulla punta della lingua, ma fu
interrotto da Efestione che disse che ormai avevano
preso la loro decisione e non l'avrebbero cambiata per nulla al mondo.
Filota ormai spacciato giocò l'ultima
carta, gridando come un forsennato che non era stato lui e che era vittima di
un complotto, ma nessuno gli diede ascolto forse perché quel piccolo spocchioso
non era mai piaciuto a nessuno.
Filota venne portato via ancora delirante
cercando di muovere a compassione il re, il quale lo guardava duramente e non
dava segni di ripensamenti.
Tasmin sgomenta per ciò che era accaduto,
ancora non ci credeva che Filota avesse ordito alle
spalle di Alessandro tentando addirittura di avvelenarlo, e la cosa che più non
la convinceva era stato il confronto tra lui e Cassandro:
quest'ultimo non aveva detto tutto, era talmente evidente che c'entrasse anche
lui in quella tela di inganni e complotti.. O forse lei era troppo paranoica
nei riguardi di Cassandro per essere oggettiva in
quel frangente delicato.
Certo che avrebbe messo le mani sul
fuoco pensando che Cassandro era chiaramente
coinvolto in tutto quel casino ed era stato così bravo nel manovrare il suo
teatrino, e far credere a tutti che lui era innocente e puro come un angelo.
Mentre portavano Filota
al luogo di esecuzione, Tess osservò i volti privi di
compassione, di pietà o di malinconia del fratello e di Cassandro.
Tutti loro erano sempre stati uniti durante l'infanzia e non si capacitava come
le loro strade si fossero distanziate tanto rapidamente e senza rimorsi.
Cassandro inoltre per poco non ballava alla
luna tutta la sua gioia e goduria nel vedere finalmente Filota
a pezzi.
In nome di Zeus, glielo si leggeva in faccia
che aveva macchinato lui contro Filota, tacendo
magari la sua parte di colpa in mezzo a quel complotto.
Cassandro doveva essere coinvolto quanto Filota, doveva esserlo! Tess
cercava di convincersi di questo in ogni modo, per trovare così un pretesto più
che valido per allontanarlo e smettere di pensare a lui. Aveva sopportato ogni
angheria, ogni violenza e presa in giro da parte sua, ma mai avrebbe sopportato
che facesse del male a suo fratello. Non l'avrebbe mai tollerato…
Un amore ossessivo non poteva giustificare la perdita di un fratello.
Tasmin tornò a fissare con sgomento il
volto del povero Filota, che veniva legato come un
salame ad un palo mentre farneticava ancora sulla sua innocenza; quando Clito stava per impartirgli il colpo mortale, il moribondo
si voltò verso Tess, che non riuscì a sostenere quel
volto straziato e si voltò nel momento in cui Filota
fu trafitto da una lancia in pieno petto.
Morì quasi subito. Alessandro pieno
di lucidità e rancore inviò i soldati alla cerca di Parmenione,
per capire se anche lui era coinvolto nel complotto o no. Sapeva o non sapeva? Per
il re era necessario agire subito cosicché altri avrebbero desistito subito nel
rivoltarsi contro.
Quando finì di impartire gli ultimi
ordini, andò vicino alla sorella che restava impietrita senza osare guardare il
macabro spettacolo che aveva di fronte agli occhi.. Alessandro le mise
delicatamente una mano sulla spalla e quando Tess
alzò il viso, incrociò i suoi occhi chiari che stavano in qualche modo cercando
di tranquillizzarla o semplicemente confortarla.
Tasmin con un sospiro appoggiò la testa sul
suo petto mentre lui le toccava i capelli castano ramato, baciandole
delicatamente la testa. In quel momento la principessa pensò che sarebbe stato
peggio, anzi terribile più di ogni altra cosa, se quel giorno il piano dei
traditori fosse andato a buon fine e avrebbe così perso Alessandro per sempre.
Per grazia divina non era accaduto.
Tutto a un tratto i motivi per il
quale aveva litigato con lui in quei lunghi giorni sembravano cosi futili...
senza importanza, in vista della possibilità che poteva perdere l’amato
fratello da un momento all’altro.
Si staccò lentamente da Alessandro,
che le accarezzò dolcemente la guancia e le sorrise per tranquillizzarla, prima
di andarsene via; Tasmin allora si strinse
timorosamente nelle spalle ancora intontita per ciò che era accaduto, quando
sentì la voce arrogante di Cassandro dare istruzioni
su come slegare Filota e metterlo poi in una fossa
comune, senza alcuna cerimonia.
Tasmin si voltò verso di lui e lo trafisse
con lo sguardo per quella crudeltà disumana, mentre si dirigeva nella sua direzione.
"Hai finito con la tua
spavalderia?" domandò con ripugnanza cercando di evitare di guardare il
cadavere di Filota.
Cassandro alzò gli occhi al cielo e si piantò
di fronte a lei con sguardo duro:
"Filota
stava per tentare alla vita di tuo fratello, dovresti essere contenta di
vederlo stecchito"
"Io non godo della sconfitta
altrui, e non mi metto a ridere come una pazza vedendo qualcuno che conoscevo
da tutta una vita morire in quel modo. "
Lui scosse la testa per la sua
ingenuità e bontà d'animo:
"Filota
era un bastardo Tess. Le accuse nei suoi confronti
erano vere anche se starai pensando, e sono sicuro che tu lo stia pensando in
questo momento... Che io abbia alterato e modificato le prove a mio favore pur
di incastrarlo. Ma non é così"
Tess strinse gli occhi per osservarlo con
giudizio ma quella sua affermazione non la convinceva per niente.. Più lui
parlava, meno lei gli credeva. Non sapeva mai cosa aspettarsi da lui, invece Cassandro riusciva a leggerle la mente come nessun altro
sapeva fare. Era questa la differenza tra loro due…
Lui la sconcertava sempre, mentre lei non riusciva mai a intuire i suoi reali
pensieri e si sentiva così succube di lui, che l’unico maniera per difendersi
era attaccarlo e respingerlo in ogni modo.
Si schiarì la voce per non far trapelare
la sua inquietudine.
"Filota
potrà anche essere colpevole ma sono pronta a scommettere che tu sai qualcosa
che hai deliberatamente omesso prima, mentre condannavamo Filota..per
esempio quell'accordo che lui ti avrebbe proposto ma che tu hai rifiutato.
Cos’è, tutto a un tratto ti sei accorto di possedere un po’ d'onore e della
lealtà nei confronti di Alessandro? O forse Filota in
cambio ti aveva offerto così ben poco denaro da non prendere neanche in
considerazione la sua offerta?"
Le parole di Tasmin
erano state schiette e dure, ma quando finì di sputare sentenze Cassandro si irrigidì notevolmente e la sua espressione
divenne adirata. Sembrava potesse incenerire chiunque solo con lo sguardo.
"Ora basta" sibilò lui
afferrandola per un braccio, dirigendosi velocemente verso il palazzo e non
badò nemmeno se qualcuno li avesse notati... Sembrava talmente spiritato che
non gli importava di nulla e di nessuno, e Tasmin si
lasciò trasportare da lui perché era rimasta così sorpresa da quel gesto brusco
da non potersi opporre… o forse perché era così
terrorizzata da non riuscire a proferir parola.
Cassandro la condusse dentro una stanza vicino
all'atrio del palazzo. Davvero ironica come situazione perché sembrava essere
la stessa stanza, dentro la quale Cassandro l'aveva
condotta qualche giorno prima.
Vi entrarono velocemente ma la presa
di Cassandro non cessò di diminuire e Tess lo guardò impaurita negli occhi, facendo fatica
persino a respirare.
Cassandro la condusse al centro della stanza
continuando a fissarla con sguardo impenetrabile:
"Sono stanco di queste tue
continue recriminazioni. Se provenissero da qualcun altro ne resterei
totalmente indifferente ma da te non le tollero." esclamò rabbioso
lasciando con forza la presa sul suo braccio, facendola deliberatamente
indietreggiare, e Tess allora lo fissò spaventata e
attonitaper quel che vide nei suoi
occhi.
"Vuoi sapere quanto fedele e
buono sia il tuo caro Filota?" domandò lui con
astio, continuando a trafiggerla con gli occhi, che Tess
ormai non riusciva più a sostenere.
"La sera del matrimonio di tuo
fratello, Filota é venuto da me tutto ubriaco a farmi
un offerta.. Dovevo programmare una romantica fuga d'amore con te lontano da
qui per qualche giorno ma all'ultimo minuto io non sarei più riuscito a venire
così si sarebbe fatto avanti lui con te... E in cambio lui mi ha offerto del
denaro e dei possedimenti.. Te in cambio di qualche ricchezza…io come risposta l' ho scaraventato sotto un
dirupo ma come vedi non gli ho fatto niente... e ora cosa mi dici? Quanto buono
e innocente é il tuo Filota, e quanto sono spregevole
io?"
Cassandro finì la frase sottolineandola con
durezza, mentre Tess aveva ascoltato tutto senza
riuscire a dire niente... La verità l’aveva chiaramente colta di sorpresa,
destabilizzata, ma quello che non riusciva a sopportare era l’essere stata così
stupida.
Stupida per non aver capito niente.
Stupida per essere fuggita come una vigliacca. Stupida per essere stata così
testarda nei suoi confronti.
Cassandro a dispetto delle sue convinzioni,
aveva lottato questa volta non per il potere, per la gloria o per
l'ambizione... Ma per lei.
Deglutì abbassando lo sguardo mentre
le labbra le tremavano:”E’ così assurdo…”
Cassandro alzò il sopracciglio totalmente
sorpreso:”Come?”
“Ho sempre cercato di non farmi
aspettative su chi poteva solo deludermi nella vita ma alla fine…
posso essere delusa solo da me stessa. Ho avuto torto... su di te.” Mormorò
timorosamente avvicinandosi a lui, tenendo sempre lo sguardo basso. “Mi
dispiace...”
Calò un silenzio pressante e intenso
in quella stanza, e Tess non udendo alcuna sua
risposta, si decise ad alzare lo sguardo per guardarlo almeno negli occhi.
Cassandro sostenne il suo sguardo:
l’espressione dura sul suo volto diminuì e la sua fiamma nei suoi occhi
scomparve. “Quindi ora cosa succederà? Mi butterai le braccia al collo? Dirai
che non pensi più le cose che hai detto su di me? Non vorrei deluderti Tess ma io sono sempre lo stesso, non mi sono trasformato
all’improvviso nel principe azzurro dei tuoi sogni. Quel che prima disprezzavi
di me, c’è ancora. E non posso cambiarlo.”
La sua voce anche se risultava fredda
e cinica, faceva trasparire una flebile malinconia, che Tess
non aveva mai visto in lui e ne fu di nuovo sorpresa.
Ad un tratto le venne in mentre la
prima volta che aveva visto sorridere Cassandro
quando erano bambini, e di come ne fu meravigliata sentendo quella risata
fresca e dolce come quella diun neonato.
In quell'istante di adesso Tess pensava che non
avrebbe mai creduto possibile vedere in lui una simile malinconia. Lo rendeva
così diverso...
Tasmin gli si fece più vicina, scuotendo la
testa:”Io non voglio cercare di cambiarti a tutti i costi…
se in passato ti ho detto delle cose spregevoli nei tuoi confronti è stato
soltanto per difendermi da ciò che pensavo che fossi. Ma forse sei tu quello
che sta scappando, che non vuole guardare in faccia la realtà…non
io. Allora permettimi di aiutarti.” Sussurrò dolcemente alzando tentennante la
mano. Sembrava esitante, come se fosse intimorita alla sola idea di sfiorarlo.
Alla fine gli toccò leggermente la
guancia, mentre Cassandro però restava immobile,
senza voler in alcun modo intervenire, e Tasmin sentì
le guance surriscaldarsi sentendosi così vicina a lui.
“Io non ti sono nemica. Non voglio
farti la guerra. Se tu mi dici quello che ti tormenta, che vuoi a tutti i costi
nascondermi, io posso davvero aiutarti.” Sussurrò amorevole, prendendogli il
viso fra le mani.
Ma qualcosa poi cambiò nel volto di Cassandro.
Non sembrava più malinconico o triste; era
diventato come prima, se non peggio. Quel fuoco infernale nei suoi occhi tornò
ad ardere.
“Ecco dove stava la trappola” replicò
con astio allontanando bruscamente le mani di Tasmin
dal suo viso, e continuando a fissarla con sguardo indecifrabile, da far venire
i brividi.
“Trappola?” Domandò lei totalmente
allibita.
“Sei ancora fissata con le tue
ricerche su di me non è vero? Hai assoldato un nuovo giocattolino
per spiarmi e farmi seguire? Te l’ho già detto: NON DEVI INTROMETTERTI!
Smettila di fare ricerche su di me e sulla mia famiglia, non mettere il naso
dove non devi! Te ne pentiresti subito.” Sussurrò con odio assalendola con le
parole.
Tess fu così sorpresa da quel cambio
d’atteggiamento che pensava di aver fatto qualcosa di male:
“Io non mi stavo riferendo a questo… non mi interessa cosa fa o cosa ha fatto la tua
famiglia. Ti conosco da tantissimo tempo, che cosa mi dovrebbe spaventare?”
domandò Tess cercando di capire cosa tormentava
realmente Cassandro, ma il ragazzo rimaneva fermo
sulle sue decisioni e infatti divenne improvvisamente gelido e terribile ai
suoi occhi.
“Per il tuo bene…
restane fuori. E’ l’unica condizione che ti chiedo” disse solamente tenendo il
tono della voce più basso, come per renderla più inquietante.
“Condizione? Che cosa dovrei fare?
Stare con un fantasma che non vuole mai dirmi la verità?” chiese lei in tono
ironico, sentendo tutte le sue certezze di poco prima crollare improvvisamente.
E lei cadde con loro.
La delusione di essere stata ferita
un’altra volta era troppo grande e profonda per riemergere e rialzarsi… Soprattutto se un attimo prima aveva sperato che
tutto quella rabbia e odio fossero servite a qualcosa, invece li stava facendo
allontanare ancora di più. Si stava immergendo di nuovo nella sua tristezza e
solitudine, scacciando via in un soffio quella gioia che aveva provato un
attimo prima.
Ma forse il destino tramava alle sue
spalle pur di dividerli.
Cassandro chiuse gli occhi per controllarsi o
farsi anche lui stava combattendo le sue stesse identiche sensazioni
contrastanti dentro di sé, e cercava in questo modo di attenuarle per non
cadere anche lui.
“Perché è così difficile per te
rinunciare a scavare sul mio passato e quello della mia famiglia? Non c’entra
niente con ciò che stiamo vivendo ora”
“No c’entra eccome.” Sussurrò Tess che non riusciva più a tenere a freno le lacrime. Non
sapeva quando erano comparse. Si era accorta inesorabilmente della loro
presenza quando sentì la sua voce risuonare strozzata.
“Non posso cercare di capire uno che
non vuol parlare. Non posso tentare di aiutare qualcuno che non vuol essere
aiutato. E soprattutto… non posso costringere una
persona a ricambiare un sentimento che non può provare e che non proverà mai,
perché si ostina a tenermi lontana” Disse con un nodo alla gola.
Cassandro a sua volta taceva, aveva uno
sguardo duro e scavato come se quelle parole lo addolorassero, ma non potesse
far niente per porvi rimedio.
Si stupì di vedere quei meravigliosi
occhi blu colmi di lacrime. Non avrebbe mai pensato di provare dolore o
rimpianto nel vedere qualcuno soffrire; aveva sempre disprezzato i sentimenti
lacrimevoli come l’angoscia, il dolore e la paura perché li riteneva inutili,
deboli e insulsi.
"Che cosa sono per te? Se fuori
dal letto non posso far parte della tua vita, allora non sono niente di più di
una delle tue solite amanti, una sgualdrina. Devi proprio disprezzarmi"
sussurrò lei mestamente.
Cassandro trasalì. Non avrebbe mai voluto dire
questo… non capiva che era sè
stesso che disprezzava?
Lei gli volse le spalle, ma Cassandro la trattenne e la sentì irrigidirsi, anche se non
gli oppose resistenza.
Tuttavia lasciò ricadere subito la
mano perché qualcosa scattò dentro di lui:
"E tu devi disprezzarmi ancora
di più" disse profondamente. "Se pensi di essere così, allora sono
stato io a renderti tale."
Dopo una lunga pausa, aggiunse:
"Tu non sai assolutamente niente
di me, Tess. Nonostante abbiamo passato l'infanzia assieme,
non mi conosci"
Tasmin deglutì sentendo quell'amara verità
a cui si era sempre sforzata di non credere.
Ma ad un tratto smise di essere come
una cerbiatta braccata, perché era stanca di sentirsi sempre ferita, e si girò
verso di lui con sguardo forte e deciso.
"Se vuoi che ammetta il mio errore,
lo farò. Mi sono sbagliata su di te. Ho sbagliato a preoccuparmi per te, spero che
adesso sarai soddisfatto." Ciò detto, girò sui tacchi e si diresse verso
la porta. Ma prima di uscire si voltò e aggiunse:
"Non provare mai più a comportarti
in un modo così sfrontato e arrogante con me perché non sopporterò ulteriori
umiliazioni, chiaro? Devi starmi lontano perché sono io questa volta a non
volerti fra i piedi. Anzi no, perché non parti verso qualche legione straniera
così dimostri a tutti il tuo prode coraggio e la tua sublime tenacia? Tanto qui
non mancheresti a nessuno, perché nessuno ti vuole accanto." sibilò Tess.
Prima di rendersi conto di quello che
stava facendo, Cassandro avanzò verso di lei,
l'afferrò per un braccio e la spinse verso l'anta chiusa della porta,
premendosi contro di lei, con tutto il proprio peso.
"Nessuno mi vuole accanto?
Davvero?" tuonò Cassandro con lo stesso tono di
voce che aveva usato lei.
Tasmin cercò di
liberarsi ma questa volta lui le afferrò il polso, bloccandoglielo dietro la
schiena e obbligandola a inarcarsi.
Lui non perse tempo e si chinò su di
lei per tentare di baciarla, ma con suo grande stupore Tess
gli morse il labbro.
“Sta lontano da me! Ti odio!”
“Ah, come sei incoerente! Un minuto
fa professavi di tenere a me e adesso mi detesti. Bene. Almeno in questo non
sei sola” rispose spavaldo, con sottile ironia.
Tasmin cercò in tutti i modi di liberarsi
dalla sua stretta eccessiva, ma ogni tentativo era inutile perché più lei si
muoveva più lui la bloccava contro la porta, e alla fine cedette con un
sospiro.
“Perché?” chiese in un sussurro. “Perché
ti comporti come un bastardo?”
“Perché lo sono.” Le sibilò contro la
bocca, tornando poi a baciarla appassionatamente.
Lei lottò per un breve istante, poi
rispose al bacio perché sentì che ogni fibra del suo corpo non riusciva a
resistergli. Mentre si abbandonava fra le sue braccia, Cassandro
finalmente le liberò il polso e le sue mani le intrappolarono il viso.
Tasmin sentì vibrare il proprio corpo
mentre Cassando la baciava senza volersi separare da lei e inconsciamente lo
strinse a sé.Quando finalmente si distaccarono
per riprendere aria, comunque lei non riuscì più a riprendere fiato… Era totalmente intontita e devastata da quel bacio,
e ancora una volta si sentì debole come in suo completo potere.
All’improvviso le vennero in mente le
parole di Luna: Quel ragazzo é pazzo, bambina mia, e quel che é peggio é
ossessionato da voi.
Cassandro stava diventando veleno per lei.
Ormai era quasi impossibile tornare indietro, e combattere ancora una volta i
suoi sentimenti sarebbe stato inutile, perché sarebbero riaffiorati come una
tempesta in breve tempo.
Sorrise dentro di sé pensando che era
davvero nata per la grandezza di un solo amore… e il
destino ormai aveva già scelto per lei. Non poteva cambiare. Non poteva
salvarsi.
Cassandro nel frattempo l’aveva lasciata
libera anche se teneva ancora il viso vicinissimo a quello di Tess; lei finalmente
si destabilizzò, afferrò velocemente la maniglia della porta da dietro la
schiena, e uscì di soppiatto lasciando Cassandro solo
dentro la stanza.
Tasmin richiuse con un rimbombo la porta e
percorse il corridoio del palazzo con sguardo quasi sconvolto, portandosi la
mano alle labbra, come per scacciare quel bacio, perchè non riuscire credere
di averlo assecondato… oppure per trattenerlo ancora
nella sua memoria.
Cassandro invece era rimasto dentro la stanza,
immobile davanti alla porta e non fece alcun tentativo per fermarla questa
volta.
D’altronde che cosa poteva dire? Lui stesso
non sapeva che cosa avesse nel cuore.
FINE CAPITOLO!!
Spero vi sia piaciuto! Il povero Filota ahimè è morto, ma d’altronde ha fatto la stessa fine
del film!!
Vi state logorando perché non
riuscite a capire il perché Cassandro sia sempre così
stronzetto e cattivo con Tess? Mmmm
lo scoprirete più avanti XD Anche se questa volta come avete visto lei non è
riuscita a resistergli ihihi.
Vi avverto che il prossimo capitolo
sarà un pochettodrammatico…
nel mio stile diciamo XD
Buona serata! E grazie a tutti quelli
che leggono e che recensiscono!
Oltre ogni
ragionevolezza, oltre ogni timore, testardaggine o paura.. lei si era
innamorata di Cassandro. Non sapeva nemmeno come,
forse l’aveva amato fin dal primo istante in cui l’aveva visto sorridere, o
forse da quando lui aveva installato una barriera tra di loro, impedendole di
entrarvi.
A volte
amiamo ciò che ci fa più male.
Ma mai nella
sua vita avrebbe calpestato il suo onore per amore di un uomo che non la voleva
o che non l’amasse abbastanza; aveva già visto troppi legami sbriciolare al
vento per permettersi di sognare a occhi aperti come una bambina.
Le favole a
quei tempi non esistevano. Soltanto miti che narravano le gesta di grandi eroi
che alla fine finivano per cadere e perdere tutto solamente per un capriccio o
a causa di un destino crudele, che li conduceva alla pazzia.
Non aveva mai sentito nessuna storia a lieto
fine.
Quella di
suo fratello non lo era, e nemmeno la sua.
Quando
incrociava lo sguardo glaciale di Cassandro nel
palazzo faceva finta che il cuore non battesse impazzito o che la gola non si
inasprisse dal tentativo di urlargli atrocità contro. Le rimaneva completamente
indifferente e soltanto quando era da sola nella sue camere, lontana dai suoi
occhi, riusciva finalmente a dare libero sfogo al proprio dolore, mentre le
lacrime si confondevano con le gocce d’acqua che le bagnavano il viso e i
capelli.
Per sfuggire
a quell’amore straziante andrò incontro ad un altro amore: meno passionale o
distruttivo, ma allo stesso tempo intenso. Quello per suo fratello.
Voleva
essere utile a Alessandro, perché prima di tutto gli voleva bene e benché lui
volesse sembrare forte e sicuro, era sempre stato un bambino sognatore
bisognoso di una protezione, che Tess volentieri
voleva offrirgli.
Anche se
Alessandro fino alla fine dei suoi giorni ebbe un grande ascendente su di lei,
tanto che avrebbe potuto rovinarla semplicemente schioccando le dita; bastava
un suo cenno affinché accorresse da lui.
Dopo la
morte di Alessandro, quei ricordi destarono sempre stupefazione in lei poiché
il suo attaccamento verso suo fratello le sembrava una chiara manifestazione di
un affetto malato, di cui lei aveva ignorato i segnali, e li aveva scorsi solo
quando fu troppo tardi per tornare indietro.
Che ragione c'era di attaccarsi a lui in quel
modo? Forse per scacciare il macigno che Alessandro portava sul cuore a causa
della madre e che gli impediva di amare una persona in modo puro e nobile. Ma
così facendo, dimostrandogli il suo totale affetto incondizionato, Tasmin procurava nel fratello un ennesimo fardello dentro
il cuore impossibile da sopportare, e ancora più ardente.
Lei gli
voleva bene, ma non sarebbe stato certamente il fratello che avrebbe
liberamente prescelto. Soltanto più tardi avrebbe capito che Alessandro sarebbe
stato una condanna tanto quanto lo era Cassandro..
Per tanto
tempo infatti il re si portò il sacrificio della libertà di sua sorella,
privandole di andare dove volesse e pregandola, a volte con modi bruschi, di
seguirlo sempre.E Tasmin
a sua volta si lasciò trascinare da lui nelle avventure più folli solo per
assisterlo.
Una vera e
propria manifestazione di ossessione o di grande bontà, due qualità opposte, ma
che non escludevano l'altra.
Se a quel
tempo Tasmin voleva un bene dell’anima al fratello,
ciò non valeva per Rossane: le due si detestavano,
ogni qualvolta si incontravano facevano finta di non vedersi ed evitavano
confidenze, perché l’una non si fidava dell’altra e la vedeva come un serpente
pronta a rivoltarsi contro.
Una mattina
però Tasmin incrociò proprio Rossane
in una delle stanze private del re e appena vide che c’era soltanto lei
all’interno, cercò di voltarsi subito per non essere costretta a intrattenere
una conversazione con Rossane, ma proprio lei la
richiamò con la sua voce odiosa e stridula:“La principessina se ne va di già?”
domandò tagliente
“Si scusami
ma l’aria qui dentro sembra un’esalazione velenosa” replicò Tess
col suo stesso tono di voce, girandosi verso di lei.
“Se cerchi
Alessandro non è qui”
“L’ho
notato.”
“Sai..”
mormorò a bassa voce avvicinandosi piano a Tasmin “E’
davvero straziante.. che il mio re, mio marito, passi più tempo con sua sorella
o col suo migliore amico piuttosto che con me. E poi dopo si lamentano se non
do alla luce un’erede”
Il tono di
voce di Rossane sembrava sconsolato per via del
disinteresse del marito e delle malelingue che giravano sul suo conto; Tasmin avrebbe sicuramente provato compassione per lei
perché non augurerebbe a nessuno di avere un marito come Alessandro, che ama
alla follia il suo migliore amico.
Non esiste cosa peggiore per oltraggiare la
propria dignità.
Ma davanti a
lei c'era Rossane: un'inutile donna di montagna,
priva di alcuna intelligenza, il cui unico scopo della vita era farsi il trucco
per dimostrarsi più bella di ciò che era.
“Scorpioncello, per fare un bambino non basta chiacchierare
o parlare. C’è bisogno che ti faccia una lezione?” domandò Tasmin
in tono ironico chiamandola col suo nuovo appellativo. Lo scorpione le calzava
a pennello.
“Sei persino
più sfrontata di Alessandro. Ti credi superiore soltanto perché sei macedone e
io no? Sarai anche la sorella del re, ma io sono la regina e devi portarmi
rispetto” rispose sfrontata avvicinandosi a lei, per far valere la sua autorità.
Tasmin la
guardò per nulla intimorita anzi fu sul punto di riderle in faccia, visto che
quel ruolo non le si addiceva per niente e non meritava di esserlo.
Non per il
fatto che non fosse nobile, ma perché le mancava tutto ciò che una regina
abbisognava per essere amata: intelligenza, integrità, nobiltà d'animo,
bellezza sia esteriore che interiore, capacità nel valorizzare le amicizie
giuste e il proprio popolo. E cosa più importante: doveva capire e appoggiare
il re.
“Regina? E
di cosa? Delle capre di montagna?” la schernì Tasmin,
alzando giudiziosa il sopracciglio. Non le diede neppure il tempo di replicare
perché se ne andò lasciandola lì da sola come un baccalà; inoltre non aveva più
voglia di bisticciare, anche perché le bastava Cassandro
a farle saltare i nervi come una molla.
Caso voleva
che incontrasse proprio Cassandro, mentre camminava
furiosa lungo il corridoio. Allora si lasciò scappare un mormorio e cercò di
camminare più velocemente per sfuggire alle sue solite battutine e occhiate
maliziose.
Cercò in
tutti i modi di evitare il suo sguardo ma lui le sbarrò all'improvviso la
strada, facendola fermare di colpo.
Tasmin si
sentì involontariamente bloccata dal suo petto, ma non riusciva a guardarlo
sebbene lo volesse. C'era qualcosa che le impediva di farlo: come se si
sentisse paralizzata alla sola idea di farsi avvolgere dai suoi occhi
magnetici.
"Ho
bisogno di parlarti" sussurrò lui abbassando lo sguardo di lei, ma Tess non accennava minimamente a guardarlo, e deglutì per
scacciare la sua ansia.
“Ho da fare”
rispose lei con una voce che non appariva la sua. Sembrava così strano, ma
avendo Cassandro così vicino non riusciva ad essere
serena o a suo agio... era come se azzerasse tutte le sue convinzioni,
lasciandola dispersa dentro i suoi bellissimi occhi.
Cassandro
però non demorse visto che era abituato alla testardaggine di Tasmin e le chiese ancora con un tono più solenne e mite:
"Dammi
solo un momento."
Tasmin
allora fu sorpresa da quel suo strano tono di voce, così confortevole e privo
di ironie. Azzardò e decise finalmente di alzare il viso per guardarlo: voleva
sapere che espressione avesse, se le sue labbra si erano curvate in un sorriso
o se i suoi occhi avessero una strana luce particolare... come quella che aveva
visto il giorno prima, quando le aveva rivelato la verità su Filota.
In cuor suo
sperava davvero di rivedere quell'espressione in lui. Così triste, e
stranamente malinconica che lui non aveva mai mostrato a nessuno. Fino a quel
giorno.
Cassandro
però appariva perfettamente normale.
Tess si
strinse nelle spalle per niente convinta delle sue buone intenzioni, infatti
sembrava non volesse seguirlo per nulla al mondo e si mostrò reticente come al
solito.
"Prometto
di non mangiarti." Replicò lui con un sorriso, mostrandosi stranamente
gentile.
Tasmin lo
guardò duramente perché non riusciva a capire questa sua urgenza nel volerle
parlare: ormai si erano già detti tutto e lei aveva messo le cose in chiaro ordinandogli di starle lontano.
"Mio
fratello mi aspetta."
"Alessandro,
Alessandro, sempre e solo Alessandro" la schernì alzando gli occhi al
cielo. "Dovresti usare giustificazioni più originali, visto che Alessandro
ora è fuori"
Cassandro
la guardò come se fosse stata una bambina appena scoperta con le mani dentro il
miele e Tasmin serrò ancor più le labbra, mostrandosi
arrabbiata e infastidita.
<< Non
cedere, non cedere >> si ripeteva Tess
all'infinito pur di sfuggire alla sua rete e cercare di non piegarsi a lui.
Cassandro intanto
continuava a fissarla con sguardo penetrante, aspettando in silenzio una sua
risposta, mentre Tasmin rimaneva ferma sostenendo il
suo sguardo.
Ma alla fine
abbassò lentamente il viso e cedette.
Si maledisse
nell'essere sempre così debole quando c'era lui, come se fosse incapace di
resistergli o di impedire a se stessa di non provare nulla.
Per quanto
ancora avrebbe tollerato quel supplizio? Fino a che punto si sarebbero spinti?
Fino a che punto avrebbero oltrepassato il limite?
Cassandro
le sorrise contento per questa ennesima vittoria e si fece da parte,
lasciandola passare dopo di lui. Tess sospirò
rumorosamente, sperando ci volesse almeno poco tempo. Non sopportava quella
scossa elettrica che sentiva ogni volta che lui la sfiorava o semplicemente le
stava vicino, e desiderava con tutto il cuore che si spegnesse pur di non farla
sentire sempre sotto il suo controllo.
Cassandro
la portò in una delle sue stanze, Tess notò con
sgomento che era la camera da letto del ragazzo e le guance andarono a fuoco.
D'altronde Cassandro o faceva una cosa fatta bene o non la faceva per
niente.
Tess diede
una leggera occhiata al letto completamente disfatto come se la notte prima
avesse fatto baldoria, mentre lei era in camera a piangere e dare pugni ai
cuscini.
Quel
pensiero bastò ad innervosirla e ad adirarla, scacciando via ogni imbarazzo per
quella situazione; gli sorrise fintamente pregandolo di parlare in fretta.
Cassandro
allora cominciò a fissarla profondamente e a girovagare intorno a lei,
facendola sentire come un animale braccato.
Una strana
tensione aleggiò fra loro e Tess pensò allarmata che
quel giorno aveva fatto davvero male a indossare una veste scollata.
"Dovrei
essere molto adirato con te sai... lasciarmi da solo in quel modo ieri, non é
stato gentile.." sussurrò, continuando a guardarla penetrante. Si fermò
dietro di lei improvvisamente:
"E per
di più a metà dell'opera." le sussurrò con voce roca all'orecchio.
Tasmin
sussultò sentendo il suo respiro così vicino e il suo soffio le solleticava la
pelle.
Stava per
rispondere prepotentemente a quella battuta sfrontata, quando si sentì
afferrare da un braccio di Cassandro e la risposta le
morì in gola; un braccio era appoggiato saldamente intorno alla sua vita come
per impedirle di muoversi, mentre l'altra mano cominciò ad accarezzarle il
collo delicatamente.
Tasmin ebbe
dei brividi lungo tutto il corpo e quando Cassandro
scese ad esplorarle il petto con la mano, credeva di scoppiare. Il sangue
ribolliva ogni volta che le sue mani le sfioravano la pelle nuda e si sentiva
stringere contro il suo petto sempre di più.
Quando lui
incominciò a mordicchiarle sensualmente un orecchio, Tess
chiuse gli occhi in estasi facendosi avvolgere dalle sue braccia mentre il
sangue le martellava fortemente al cervello fino a farla tremare.
Tuttavia i
ricordi di ciò che lui le aveva fatto e di come la stava usando anche adesso
come un trofeo, tornarono a galla prepotentemente; serrò dunque i pugni per
cercare di riprendere il controllo di se stessa e con uno strattone riuscì finalmente
a liberarsi dalla stretta di Cassandro, e si girò
verso di lui, trafiggendolo con lo sguardo:
"Stammi
lontano." mormorò infuriata, ma l'avvertimento non pesò granché sull'animo
di Cassandro visto che le parole di Tasmin non convincevano nemmeno sé stessa.
Lui infatti
rimaneva immobile continuando a penetrarla con lo sguardo, che si era fatto ad
un tratto serio e freddo.
Tasmin
allora indietreggiò per stargli il più lontano possibile e non permettergli
così di toccarla nuovamente:
"Perché
vuoi continuare ancora a giocare con me? Sono stufa! Non mi alletta vederti
tutti i giorni, perché non te ne vai da qualche altra parte?"
"Non mi
sembrava che la mia presenza ti infastidisse così tanto prima" sussurrò
affascinante, facendo alcuni passi in avanti.
"Non so
di cosa parli. Navighi nelle tue fantasie, per quel che mi riguarda sei tu che
cerchi sempre la mia compagnia, io posso benissimo farne a meno anzi sto molto
meglio senza di te" replicò tagliente, indietreggiando ancora.
Cassandro rise
lievemente per la sua rispostae scosse
la testa perché la realtà dei fatti era un'altra ed era talmente ovvia, almeno
per lui.
La fissò
intensamente prima di raccogliere alcune vesti attorcigliate per terra e le
depose elegantemente sul letto, come per dissimulare quella vibrante tensione.
"Ammetto
di essere stato brusco e poco galante l'altro giorno, ma se ti ho baciata non
l'ho fatto assolutamente contro la tua volontà. Infatti mi sembra che tu abbia
acconsentito." rispose liberandosi della spada dall'impugnatura, poi si
girò verso di lei: "O sbaglio?" domandò suadente.
Tasmin si
innervosì ancora di più:
"Offenderei
la tua intelligenza se ti spiegassi qualcosa di così evidente. È stato solo un
momento didebolezza, nient'altro"
Cassandro
si drizzò in piedi e si diresse verso di lei:
"Mi hai
baciato solo per debolezza? Io non credo" mormorò affascinante sfiorandole
la guancia, ma Tess ritirò prontamente la sua mano.
"Insomma
dovevi parlarmi di una cosa urgente no? Perché se era soltanto per questo, io
me ne andrei ora" disse Tess per chiudere subito
la questione e andarsene via di lì prima di cedere nuovamente.
Cassandro
questa volta si fece terribilmente serio, analizzando ogni sua possibile
reazione.
"No ce'
un'altra cosa... tuo fratello ha fatto venire qui dalla Grecia un tipo strano,
una specie di segugio o carceriere di nome Eusebios,
con lo scopo di controllare chiunque gli stia attorno o abbia dei rapporti con lui… dopo la faccenda di Filota,
Alessandro non si fida più di nessuno. Tu ne sapevi niente?" Nella sua voce
c'era un velo di minaccia.
"É la
prima volta che sento questa storia" rispose lei sinceramente che infatti
non ne sapeva nulla e ne fu molto sorpresa.
"Davvero
strano visto che tu sei abituata a vedere complotti dappertutto" rispose
lui sospettoso.
"Mio
fratello non ascolta mai quello che dico. E comunque se ha fatto venire qui
quella specie di segugio avrà le sue buone ragioni.. forse avrà capito che i
suoi amici non sono poi così fidati come credeva" replicò Tasmin fissandolo dritto negli occhi, e pensò certamente
che Cassandro aveva qualcosa da nascondere e non era
di certo uno stinco di santo.
Lui invece
rimaneva impassibile dalla sua affermazione, come se non gli importasse
minimamente, anche se i suoi occhi sviavano di continuo lo sguardo di Tess.
"Ti
vedo nervoso.. hai paura che questo tizio scopri qualcosa di inappropriato sul
tuo conto, Cassandro?"
"Quella
che dovrebbe stare attenta sei tu, Tess. Anche se sei
sangue del suo sangue questo non vuol dire che sei fuori a priori dalla cerchia
di possibili traditori. Prima o poi si verrà a sapere che tu hai contribuito
all'assassinio di Filippo, e per Alessandro questo sarebbe il peggiore dei
tradimenti" esclamò lui cercando di avvertirla. Non c'era traccia questa
volta di ironia o minaccia nella sua voce... voleva solo metterla in guardia da
un probabile attacco d'ira di Alessandro.
"Ti
auguro perciò che non lo venga a sapere. Potrai non crederci, ma io ci tengo al
tuo bene" disse infine andando alla porta e aprendola, segno che ormai la
conversazione era conclusa.
Tess lo
guardò incapace di dire niente ma prima di andarsene, lo fissò profondamente
cercando di capire cosa gli passasse per la testa, o per lo meno cosa lo
spingesse a preoccuparsi per lei dicendole quelle cose.
Ma come al
solito non riusciva a comprenderlo o forse non voleva farlo. Forse aveva paura
di avvicinarsi troppo a lui e scottarsi come aveva già fatto in precedenza. La
solita paura di soffrire che ti spingeva a non correre rischi e a smettere di
lottare per un sentimento che stava sgretolando il suo cuore pezzo dopo pezzo.
Che stava avvelenando la sua anima.
Si accorse
di aver fissato Cassandro negli occhi un pò troppo a lungo, quasi fosse soggiogata da lui, e decise
di svignarsela da lì.
Lui questa volta la lasciò andare.
Per tutta la
vita Tasmin era stata giudicata una ragazza fredda,
calcolatrice, un pò folle come il fratello e non
aveva mai avuto paura di dire le cose in faccia.
Ma questa
volta la paura si stava prendendo gioco di lei: aveva timore che Alessandro
scoprisse cosa aveva fatto e di subire una reazione violenta da parte sua. Aveva
timore di non riuscir più a ricomporre il proprio cuore, di perdere tutto.
Si diresse
verso la stanza di Luna.. almeno con lei poteva essere in pace, al sicuro.. e
sentirsi sinceramente amata.
Cassandro
dopo un po’ uscì anche lui dalla sua stanza ma nel corridoio fu fermato dalla
persona che temeva di incontrare: Eusebios, il nuovo
segugio fidato del re.
"Signore,
posso farvi qualche domanda?" chiese l'uomo semplicemente. Era alto quanto
Cassandro, molto corpulento e la fronte era ricoperta
di cicatrici dovute a lunghe battaglie.
"Se é
una cosa breve altrimenti dovrete aspettare" rispose Cassandro
senza tanti convenevoli.
"Ci
vorrà poco tempo"
Il ragazzo
si fece convincere per non farlo insospettire troppo e per non perdere altro
tempo; Eusebios lo condusse in un angolino del
corridoio senza poter essere disturbati:
"Vedete
Cassandro, la sua strada e la mia si sono spesso
incrociate più di una volta... e questo é strano. Perché io mi occupo di
criminali" disse l'uomo curando perfettamente ogni sua parola.
Cassandro
invece gli sorrise in modo sfrontato:
"Mi
prendete in giro? Siamo in guerra, di crimini se ne commettono ogni
giorno"
"Non
intendevo quel genere di cose perché io sono qui per conto del re. Ma fra voci,
mezze dichiarazioni, tracce, alcuni riscontri oggettivi... vengono fuori su di
voi cose... a dir poco inquietanti."
Eusebios lo
trafisse con lo sguardo per dimostrare che aveva ragione ma Cassandro
non si mostrò affatto intimorito, infatti ricambiò il suo sguardo facendosi ad
un tratto pericoloso e agghiacciante:
"E se
sono così inquietante, perché non siete andato a riferirlo subito a sua maestà?
Ve lo dico io il perché, perché tutte queste prove che dite di avere non ce le
avete. Quindi non vi prendete più la libertà di infastidir un nobile del mio
calibro per delle accuse senza fondamento." rispose Cassandro
con un sorriso sfrontato, ma con un lampo negli occhi che non tralasciava dubbi
di quanto fosse serio.
"Il re
ha il diritto di sapere di cosa sono capaci le persone che crede amiche"
Cassandro
allora si fece avanti, irritato da quelle illazioni e aveva uno sguardo che
provocava brividi di terrore su chiunque, persino su Eusebios,
che cercò di dimostrarsi calmo ma deglutì fortemente.
Cassandro
allora ricaricò la dose:
"Voi mi
state seccando. E chi l'ha fatto, se n'è sempre pentito alla fine"
sussurrò minaccioso mettendosi faccia a faccia contro l'uomo.
I suoi occhi
penetranti e diabolici avrebbero incendiato all'istante Eusebios
se avesse potuto. L'uomo continuava a tacere, paralizzato.
Cassandro
all'improvviso si rilassò e spuntò sul volto un sorriso spregevole:
"Andate
pure a fare le vostre confidenze al re. Non ho nulla da temere" replicò con
un sorrisetto, mentre indietreggiava per poi andarsene.
Ma quando
girò le spalle a Eusebios il sorriso scomparve.
E ridivenne
cupo.
Tasmin dopo
aver saputo che Alessandro era tornato si diresse subito nelle sue stanze e lo
accolse calorosamente, come aveva sempre fatto.
"Fratello. Sei già tornato?" esclamò
abbracciandolo.
"Sì, si
trattava di una faccenda di poco conto." rispose lui ricambiando
leggermente l'abbraccio.
Tess stava
leggermente meglio dopo aver incontrato Cassandro,
visto chesi era sfogata con la fida Luna
che l'aveva consolata, ed ora era felice di poter parlare col fratello
finalmente da soli.
Il re si
diresse verso il balcone dove il vento freddo della sera aleggiava nell'aria,
ma si stava comunque bene. L'Asia era un paese magico.
Tasmin si
diresse titubante accanto a lui:
"Alessandro
perché non rispondi mai alle lettere di nostra madre? Capisco che tu non la
voglia accanto a te, ma almeno dalle un pochino di gioia scrivendole qualche
riga" disse ad un tratto abbassando lo sguardo.
"Gioia?
Sono lo specchio infranto dei suoi sogni" replicò lui alzando gli occhi al
cielo.
"Non
dire così. Sarebbe molto orgogliosa di te e per tutto ciò che stai compiendo..
sebbene questo ti imponga di stare lontano da casa" rispose Tess mettendogli una mano sulla spalla per confortarlo.
"Scrivile
tu una lettera da parte mia.. io non voglio" mormorò irrigidendosi.
Era chiaro
che quando si parlava di Olimpiade, lui si sentiva a disagio come se fosse un
topo che guarda un serpente incantatore.
Tasmin se
ne accorse. Lo sapeva da molto tempo che Olimpiade era un grosso fardello per
lui, incapace di distaccarsene.
"Alessandro...
a volte io mi chiedo se non sia nostra madre quella da cui fuggi.-. di cosa hai paura?" affermò Tess
cercando di guardarlo ma lui continuava a fissare dritto davanti a sé, come se
si sentisse logorato.
"Che
posso dirti... quando ero bambino lei mi credeva divino, mentre nostro padre
debole... quale dei due sono Tess..? Debole o
divino?" chiese guardandola indifeso. Stava mettendo a nudo tutte le sue
insicurezze e Tess lo guardò piena di commiserazione,
perché non ce la faceva a vedere il fratello in quello stato. Tutto ciò che lui
chiedeva era un po’ di fiducia.. e nessuno dei due genitori gliene aveva mai
accordata.
"A
volte non sei nessuna delle due cose.. a volte invece entrambe. Sei una
personalità piuttosto complessa Alessandro ed é difficile etichettarti. Ma di
una cosa sono sicura... sei un re migliore di nostro padre" sussurrò
dolcemente accarezzandogli i capelli biondi e avvicinandosi di più a lui.
Alessandro
rise lievemente e la fissò con gratitudine, prendendole la mano tra le sue.
Tess gli
sorrise di rimando, ma notando che l'aria stava diventando gelida, decise di
rientrare dentro la stanza:
"Parliamo
di cose serie va bene? In una lettera di nostra madre mi ha informato che hai
organizzato le nozze tra nostra sorella Cleopatra e lo zio Alessandro (* questa
famiglia é poco originale, usano gli stessi nomi. XD per cui il fratello di Olimpiade
e suo figlio si chiamano entrambi Alessandro! Non guardate me, lo dice WikipediaAhah *) ti prego dimmi
che non é vero?" gli chiese Tess nervosa e
agitata.
"É vero
invece. Ci sto pensando da un pò di tempo e penso sia
una scelta saggia. Lo zio é il re d'Epiro e da questa unione potrebbe nascere
una cospicua alleanza"
"Non
pensi che nostra sorella meriti qualcosa di più di un matrimonio di interesse,
con un marito che ha il triplo dei suoi anni?"
"Non
sarebbe né la prima né l'ultima volta. Si é sempre fatto così, non esiste
matrimonio al mondo che non fosse combinato. Perché ti scandalizzi tanto?"
Tasmin lo
guardò totalmente allibita:
"Perché
mi scandalizzo tanto? Forse vorrei evitare che Cleopatra faccia la fine dei
nostri genitori o la tua! E poi é troppo giovane, ha solo 14 anni!"
esclamò sconcertata, perché non si capacitava di come Alessandro prendesse alla
leggera una questione così importante, da cui dipendeva la felicità futura
della sorella minore.
Tasmin poi
non capiva come mai lui avesse scelto proprio Cleopatra per questo matrimonio
di interesse... di norma le figlie femmine di una famiglia reale si sposavano
in ordine cronologico e toccava quindi a lei sposarsi per prima, anche se aveva
pochi anni più di Cleopatra.
Ma anche se
avesse dovuto farlo, quella scelta le sembrava così abbietta e rivoltante, impossibile
solo a pensarci. Preferiva togliersi la vita piuttosto che farlo. Sposare un
uomo che non amava o che magari disprezzava, solo per interesse... sarebbe
toccato anche a lei?
E cosa
sarebbe successo dopo con Cassandro?
Ma scosse
subito la testa perché ora doveva pensare alla sorella e tentare di convincere
Alessandro di annullare quella infamia.
Tuttavia il
re si dimostrava piuttosto calmo come se non gli importasse:
"Cleopatra
ha acconsentito senza fare tante storie, sai?"
"Si
perché non osa negare i tuoi ordini e le piace vivere nel lusso! Ti prego di
ripensarci..." mormorò in tono supplichevole.
"Lei ha
acconsentito, lui altrettanto. Perciò la questione é chiusa" ribatté
Alessandro con fermezza.
Tasmin
stava per contraddirlo, ma richiuse la bocca perché non c'era nient'altro che
potesse dire per convincerlo. Era testardo quanto lei.
Allora sospirò
esasperata:
"Quando
partiamo?"
"Per
dove scusa?"
"Per la
Macedonia no? Dovremmo organizzare i preparativi e assistere al
matrimonio" rispose lei innocentemente, come se fosse la cosa più ovvia al
mondo.
Ma ciò non rientrava nei piani di Alessandro.
"Noi
non torniamo in Macedonia" rispose seccamente e il tono della sua voce non
ammetteva repliche. Sottolineò la parola "noi" per farle capire che
nemmeno lei ci sarebbe andata.
"Scusa
e perché hai preso questa decisione senza consultarmi?" domandò lei
trattenendo a stento la sua furia.
Prima
obbligava Cleopatra a sposare un uomo che non amava, per di più uno zio... e
ora stava negando a Tasmin di poter essere accanto
alla sorella in un giorno così tanto importante per lei…
"Non
vedo il motivo per cui tu dovresti presenziare a un matrimonio che non ti
garba, e poi tra qualche giorno partiamo per l'India e non abbiamo tempo di
fare marcia indietro"
Tasmin
allora restò completamente a bocca aperta.
Non credeva
che quel ragazzo che aveva di fronte fosse davvero suo fratello. Quella
conversazione confortevole e intima che avevano avuto prima, sembrava pressoché
un ricordo lontano.
Alessandro
appariva come uno sconosciuto. Per di più con delle idee folli.
"Come?
Vuoi scalare le montagne dell'Hindukush? sei
pazzo?" domandò allarmata e lo guardò come se fosse davvero pazzo.
"Te
l'avevo detto che volevo andare ad Oriente e andrò avanti fino alla fine..
credevo che almeno tu lo avessi capito" rispose lui duramente incrociando
le braccia al petto.
"Non
pensi però che il tuo esercito meriti un attimo di tregua? E sarebbe una grossa
offesa non essere presenti ad un matrimonio reale che tu stesso hai
organizzato!"
Il tono infuriato
della sorella non smosse Alessandro neanche di un millimetro e questa volta Tess perse davvero la pazienza. Non ce la faceva più a
tollerare i suoi capricci e i suoi sbalzi d'umore:
"Per
gli Dèi, hai così paura di nostra madre che non riesci a vederla neanche per un
giorno?? Oppure il tuo ego sta straripando, perché senti di poter conquistare
ogni territorio dell'Asia?" urlò infuriata criticando l'ego smisurato del
fratello.
Le sue urla
si dovevano essere sentite fino in corridoio, perché Luna apparve
all'improvviso sull'uscio della porta:
"Maestà,
va tutto bene?" domandò tutta tremante e diede un'occhiata a Tasmin per verificare che fosse tutta intera.
La
principessa si destò subito e si portò una mano sulla fronte per calmarsi:
"sì
Luna non preoccuparti. Torna nelle tue stanze" rispose in tono
rassicurante.
La donna
fece un leggero inchino ma restò comunque lì vicino senza farsi notare. Voleva
accertare con i suoi occhi e le sue orecchie che andasse tutto bene, perché gli
scatti d'ira di Alessandro erano ormai all'ordine del giorno e lei era in
dovere di difendere la sua protetta ad ogni costo.
Nel
frattempo Tasmin prese dei grossi respiri per cercare
di calmarsi e di rimanere lucida, mentre Alessandro rimaneva freddo e impassibile
al centro della stanza.
"Io
sono tua sorella, non la tua serva. E se voglio andare in Macedonia per il
matrimonio di mia sorella ci vado. Con o senza il tuo permesso" disse a
denti stretti.
Alessandro
fece un sorriso inquietante:
"Qui ti
sbagli cara sorella. Nessuno può fare niente senza il mio consenso"
rispose per far valere la sua autorità e il suo potere smisurato.
"Sei
spregevole quando ti comporti così! Sei diventato re non per andare a vagare in
mezzo ai monti, ma per guidare il tuo popolo che sarebbe la Macedonia!"
Tasmin
perse ancora la pazienza e cominciò a gesticolare e a parlare a vanvera:
"E’ così
che ripaghi i miei sforzi? Ho fatto di tutto, insieme a nostra madre, per farti
salire sul trono! Abbiamo architettato l'omicidio di Filippo, eliminato ogni
possibile.."
"Che
cosa hai detto?" la interruppe improvvisamente Alessandro con gli occhi
sbarrati.
Tasmin
purtroppo si accorse troppo tardi di ciò che aveva appena detto e fu riscossa
dai suoi pensieri, catapultata nella realtà.
Non avrebbe
mai dovuto dirlo.
Avrebbe
voluto fermare il tempo e tornare a qualche minuto prima cioè quando lei e Alessandro
parlavano come due fratelli normali.
Ma non c'era
niente di normale negli occhi fulminati del re.
"Alessandro..."
sussurrò timorosamente cercando di fargli capire come stavano le cose.
Si avvicinò
lentamente a lui per accarezzargli il braccio, ma lui si scostò bruscamente:
"No,
ripeti quella mostruosità" replicò con sguardo inquietante mentre i suoi
muscoli sembravano tendersi, come se fosse pronto ad attaccarla.
Tasmin
deglutì rumorosamente.
"Lo
sapevi già, é inutile fingere.." sussurrò abbassando lo sguardo, per non
sentirsi ancora più colpevole.
"No
invece.. nostra madre ha giurato che tu non c'entravi niente e io le ho creduto
perché ti voglio bene.. la verità mi faceva troppa paura e ho deciso di
ignorarla, per andare avanti.." mormorò Alessandro incapace di credere a
cosa avesse appena scoperto e che aveva sempre negato a se stesso.
"Come
hai potuto? Commettere un abominio simile! Alle mie spalle! Sei uguale identica
a nostra madre! Sei una pazza! Maledetta!" gridò Alessandro in preda
all’isteria, cercando qualcosa da rompere ma non trovando nulla, si sfogò sulla
sorella che indietreggiò spaventata.
"Sei
fuori di te ora, ne riparleremo quando ti sarai calmato" mormorò a bassa
voce tentando di andarsene.
Non
sopportava di vedere la delusione negli occhi del fratello a causa sua, e le lacrime
bruciavano sapendo quanto lui stesse soffrendo in realtà.
Alessandro
era sempre stato attaccato al padre e la sua morte lo aveva sconvolto nel
profondo. Uno dei motivi per cui aveva rotto i ponti con la madre era stato
proprio perché era coinvolta nell'assassinio e non glielo aveva mai perdonato.
Il re sbarrò
ad un tratto la strada alla sorella, con sguardo allucinato:
"No
invece. Troppo a lungo hai evitato di pagare le conseguenze delle tue atroci
azioni ed é ora di farlo." mormorò diabolico prendendola per un braccio e
uscì velocemente dalla stanza.
Lei perciò lo
guardò terrorizzata: la pena per un crimine come il genocidio e commesso
addirittura ai danni del re, era la morte..
"Che
cosa vuoi fare?" domandò spaventata seguendolo come una marionetta. Alessandro
sembrava completamente impazzito: era pieno di adrenalina per via dell'orrore che
aveva appena scoperto e non riusciva più a ragionare razionalmente, perché il
suo unico pensiero era quello di vendicarsi delle bugie, inganni e disonestà
della sorella.
Tasmin
capendo le sue intenzioni cercò di frenarlo, facendo leva sui piedi.
"Non puoi
farlo! l'ho fatto per te, Alessandro!"
Lui si girò
verso di lei e la trafisse con uno sguardo pieno d'odio: dalla madre se lo
sarebbe aspettato un atto così deplorevole, ma da lei no. Si sentiva tradito
più di ogni altra cosa e tra poco sarebbe esploso.
"Bugiarda!
Devi stare zitta! Non hai diritto di parlare dopo quello che hai fatto! Il
sangue di mio padre riversa nelle mie mani per colpa tua!" gridò in preda
alla rabbia e alla sofferenza, prendendola per le spalle.
Sembrava
posseduto da una schiera di demoni ed era paonazzo di rabbia, tanto che le
diede uno schiaffo così potente, che la stese a terra.
Improvvisamente
però corse al suo fianco la fida Luna, che cercò di fermare Alessandro
trattenendolo per un braccio.
"Maestà
no!" gridò affannosamente cercando di proteggere Tasmin,
la quale restava inerme a terra.
Alessandro
però si liberò della donna con durezza, ordinandole
di andarsene e la spinse via, facendola sbattere contro un muro.
Tasmin
sgranò gli occhi completamente terrorizzata per ciò che stava accadendo, e
si aggrappò
alla ringhiera del corridoio, cercando di reggersi in piedi e di non strisciare
a terra.
Sotto di lei
gli uomini e amici di Alessandro stavano cenando allegramente con fiumi di vino
e donzelle, e ubriachicom'erano non si
accorsero delle grida e del baccano che il re stava facendo.
Alessandro
tornò alla carica e la prese per le spalle, obbligandola a camminare rudemente.
Tasmin lo
pregò ancora di fermarsi e di starla ad ascoltare ma lui sembrava irremovibile;
le lanciava continuamente sguardi di fuoco e stava per darle un altro schiaffo.
Tuttavia la botta
fortunatamente non arrivò. Infatti lui si sentì afferrare da dietro da due
grosse braccia che lo immobilizzarono di colpo, lasciando libera Tasmin.
La ragazza
sentì la voce di Cassandro cercare di calmare il re,
ma Alessandro aveva perso completamente il lume della ragione e si liberò in un
secondo della stretta dell'amico, facendolo cadere persino a terra.
Tasmin
sgranò gli occhi inorridita e spaventata dalla scena che aveva di fronte: Cassandro era accorso in suo aiuto per difenderla e anche Luna
ritornò all'attacco per proteggerla, anche se la ferita alla testa provocatele
prima dal re, le doleva molto.
Dovevano
smetterla subito. Erano troppo vicini alla rampa delle scale e qualcuno poteva
farsi del male per davvero.
Alessandro
comunque continuava ad assalire la sorella con le parole, gridando delle
atrocità.
"Basta
maestà! Vergognatevi, mio signore, di trattarla in questo modo!" gridò Luna
terrorizzata, parandosi di fronte a Tess.
"Zitta
strega!" le urlò di rimando Alessandro, spingendola via.
Ma purtroppo
Luna durante la spinta, perse l'equilibrio.
I piedi
inciamparono negli scalini e inevitabilmente il suo corpo cominciò a cadere giù
dalle scale.
Tasmin
rimase completamente paralizzata, con gli occhi sbarrati dal terrore mentre
vedeva la donna, che era stata come una madre per lei, cadere giù violentemente
con un grido.
Anche Alessandro
si era all'improvviso fermato.
Alla fine Tess uscì dalla sua paralisi e cominciò a gridare dal
dolore, portandosi una mano alla bocca, mentre le lacrime stavano invadendo i
suoi occhi, impedendole di vedere nettamente il corpo immobile di Luna alla
fine delle scale.
"No!"
gridò con tutta la voce che aveva in corpo cominciando a correre per le scale
al fine di soccorrere Luna il più presto possibile.
I suoi piedi
sembravano dei macigni pesanti e quando finalmente accorse da Luna, si mise le
mani nei capelli continuando a singhiozzare, perché vide che la donna non si
muoveva più e aveva chiuso gli occhi.
Si
inginocchiò davanti a lei e la scosse fortemente, chiamandola di continuo per
farla rinvenire.
Quando però
le toccò la testa, la mano si sporcò tutta del sangue della donna, e il pianto
di Tasmin le si mozzò in gola.
Fu incapace
di respirare mentre dentro di sé prendeva largo la consapevolezza che ormai non
c'era più nulla da fare.
Era tutto
finito. tutto perduto.
Le sue mani
si stavano raggelando proprio come il corpo di Luna mentre la morte la stava
portando via, e per un attimo Tess pregò che venisse
anche da lei, per liberarla da quel dolore straziante
Tasmin si
aggrappò al petto di Luna piangendo disperatamente, e continuando a sussurrare
fra i singhiozzi "No, no, no!"
Molti
soldati accorsero da lei e non riuscirono a capire il perché di tutto quel
fracasso e quella lagna per una semplice serva.
Tasmin non
voleva ascoltarli, non voleva sentire le loro battutine sprezzanti perché quei
poveri idioti non potevano capire quanto Luna fosse importante per lei: non era
stata solo una madre per lei, ma anche la sua migliore amica.
Era al suo
fianco le infinite volte in cui si ammalò da bambina, quando pronunciò le prime
parole e diventò grande.
Avevano
condiviso i loro segreti, i loro sogni e le loro vite.
E ora come
sarebbe potuta andare avanti? Chi l'avrebbe capita e sostenuta in ogni momento?
Mentre
continuava a piangere disperata sul petto della donna, Tess
sentì una mano sfiorarle la spalla e lei la scacciò via come se fosse un
insetto.
Quando si
girò, vide che era stato Cassandro a sfiorarla e il
suo sguardo dispiaciuto era pieno di commiserazione per lei.
Gli occhi di
Tasmin erano velati di lacrime ma questo non le
impedì di scorgere anche Alessandro lì vicino a lei.
Allora Tess lo trafisse con tutto l'odio di cui era capace. Lo
guardava con disprezzo, ripugnanza e lo colpevolizzò di averle portato via l'unica
persona che non l'aveva mai abbandonata e che l'aveva sempre amata
incondizionatamente.
"Stai
lontano. E’ tutta colpa tua." sibilò a denti stretti.
Lei si alzò
e se avesse potuto lo avrebbe ucciso con le sue mani, ma era troppo debole e
sconvolta, anche solo per fare un passo.
La situazione
si era capovolta: era Alessandro il carnefice, lui aveva compiuto un atto così
spregevole, impossibile da perdonare.
Lui nel
frattempo sembrava ritornato lucido, e tutte le sue paranoiche follie
scomparse.
Tasmin sentì
il proprio petto esplodere: gridò contro suo fratello e agli occhi di tutti
pareva una pazza:
"Sei un
mostro! Bastardo! Ti odio! Ti odio!" urlò fino a perdere fiato, per poi
scappare via in mezzo alla folla, come se fosse impazzita anche lei.
Cassandro
la guardò andarsene con sguardo dispiaciuto, ma decise di lasciarla stare
perché il dolore si doveva essere affrontato in primo luogo da soli.
Mentre Alessandro
sembrava sconvolto e si rese conto solo in quel momento di ciò che aveva fatto.
Come aveva potuto trattare la sorella in quel modo così brutale? Nonostante ciò
che aveva fatto a Filippo, non se lo meritava..
Nella sala
calò il silenzio.
Dopo qualche
ora, i soldati tornarono a far baldoria e a cantare allegramente. D'altronde la
morte di una semplice serva non poteva frenare la loro euforia.
Cassandro
all'improvviso irruppe nella sala, guardandosi attorno.
“Dov’è Tasmin?”
Clito alzò
lo sguardo e indicò il portone del palazzo:”Se n’è andata”
“Cosa?
Andata dove?” domandò Cassandro allarmato.
Clito era
così ubriaco, che non sentì la sua domanda e tornò fra le braccia di una
fanciulla asiatica, allora Nearco si intromise nella
conversazione, cercando di spiegargli tutto fra un pasto e l’altro.
“Quella
ragazza è pazza quanto Alessandro. E’ piombata qui, gridando come un’ossessa
che non sarebbe rimasta nel palazzo un minuto di più, che ci malediceva tutti, che
odiava suo fratello e che non lo voleva rivedere mai più. Poi ha preso il suo
cavallo e se n’è andata senza neanche salutare. Un po’ sgarbata non trovi?”
disse abbuffandosi su una coscia di pollo.
Cassandro
sobbalzò, non credendo alle sue orecchie:
“E voi ve ne
state qui a mangiare?!” gridò infuriato come non mai.
Nearco
rispose a bocca piena:
“Che cosa
avremmo dovuto fare? Abbiamo cercato di avvertire Alessandro, ma lui si era
completamente ubriacato e quando è in quelle condizione non riconosce neanche
il suo cavallo, che è la cosa a cui tiene di più al mondo... perciò...” L’uomo
tornò a rifocillarsi sul cibo, non dicendo più nulla.
Cassandro aveva
le fiamme negli occhi e avrebbe ucciso i suoi amici all’istante per la loro
incredibile idiozia, ma non doveva perdere altro tempo.
“Se le
succede qualcosa.. ne risponderete direttamente a me.” Mormorò minaccioso,
prendendo la sua spada e uscì dal palazzo come un fulmine.
Nearco lo
guardò allibito:”Che gli è preso? E’ da un po’ di tempo che è strano!”
Il saggio
Tolomeo scosse la testa e si alzò in piedi:”Ha ragione lui.. dovevamo fermarla
ma eravamo troppo presi dal vino e dalle nostre belle fanciulle per farlo..
andiamo ad avvertire subito il re e speriamo ci dia ascolto”
Tasmin
stava cavalcando verso una meta indefinita, non importava dove andasse,
l'importante era rimanere il più lontano possibile da quella terra maledetta..
e da suo fratello.
Non gli
avrebbe mai perdonato di aver causato la morte di Luna. Mai.
Ripensando al
modo in cui era caduta, come aveva chiuso gli occhi per sempre e il sangue che sgorgava
in continuazione, Tess si sentì pizzicare gli occhi
per colpa delle lacrime che non sembravano voler cessare.
Ma chi
voleva prendere in giro? Era solo colpa sua se Luna era morta.
Aveva
tentato di proteggerla e per questo era caduta.. se solo le avesse impedito di
avvicinarsi così troppo ad Alessandro, il quale in quelle condizioni era capace
di tutto. Se solo non fosse rimasta a guardare quando aveva intuito che le cose
si stavano mettendo male…
Il nitrito
del cavallo la destò dai suoi pensieri e Tess allora
si ripulì gli occhi, tirando sù col naso.
"Coraggio
Febo. Non abbandonarmi anche tu" disse in tono
amorevole accarezzandogli la criniera.
In verità non sapeva nemmeno dove stesse
andando, e faceva così buio che non vedeva niente. L’aria gelida della sera le
stava perforando le ossa. Sentiva freddo dappertutto…
anche nel cuore.
Entrarono in
una specie di foresta, e Tasmin allora pensò che non
era una buona idea proseguire ma l'ultima cosa che avrebbe fatto era ritornare
da quel pazzo di suo fratello e non ne aveva minimamente l'intenzione.
Incitò Febo ad andare avanti, quando in mezzo all'oscurità
intravide delle piccoli luci come delle torce accese in lontananza.
Tasmin
aveva ancora la testa che le girava vertiginosamente per ciò che era accaduto a
Luna, gli occhi le dolevano per colpa delle lacrime, e si accorse di un gruppo
di uomini solo quando furono vicinissimi a lei.
Avevano
delle torce infuocate in mano, e a prima vista sembravano dei cacciatori, forse
greci dal modo in cui parlavano ma avevano delle facce tremendamente sospette.
Fecero
addirittura dei commenti poco galanti, chiamando Tasmin
"bel bocconcino" e la invitarono a divertirsi con loro.
Tess
declinò subito l'invito e pregò loro di lasciarla passare, quando
all'improvviso si sentì afferrare rudemente da un paio di braccia e cadde a
terra con un tonfo.
Il cavallo
nitrì e si mise a scalciare come un pazzo per proteggere la padrona, ma un
brutto ceffo lo trattenne per le redini.
La testa di Tasmin cominciava a girare a vuoto e a vedere le immagini
sfuocate, ma riusciva a sentire benissimo le risate di quei bifolchi e di come
cercavano di tenerla immobile per fare i loro porci comodi.
All'improvviso
però udì delle grida impazzite e si sentì liberata dalla presa di quegli
uomini, ma cadde subito perché incespicò in una radice.
Sapeva che
stava avvenendo uno scontro in quel momento, e quando riuscì ad alzare lo
sguardo notò con sua somma sorpresa che era sopraggiunto Cassandro
in sua difesa e aveva sguainato la spada per combattere quei furfanti.
Lui era uno
dei migliori soldati dell’esercito di Alessandro, e soprattutto il più agile,
per cui non gli costò molta fatica sbarazzarsi di loro in pochi secondi anche
se erano un gruppo numeroso di 5 persone.
Tasmin
rimaneva impietrita a guardare la scena, incapace di muoversi e all’improvviso
la paura prese il sopravvento su di lei.. ma non paura per sé stessa, ma paura
per lui.
Che gli
capitasse qualcosa di male per colpa sua, come era successo a Luna. Forse era
destino che tutte le persone che amava alla fine si allontanassero per sempre
da lei… sentì il freddo montarle in corpo come quando
aveva pianto sul petto di Luna. Era un freddo mortale, come un avvertimento che
qualcosa di fatale stesse per accadere.
Alzò lo
sguardo spaventata e vide che Cassandro era rimasto
incolume: i corpi degli uomini giacevano per terra e le mani del ragazzo erano
sporche del loro sangue. Il suo sguardo brillava nella notte come se fosse un
Dio severo scolpito nel duro marmo.
La stava fissando profondamente, quasi
adirato. Ma una luce strana brillava nei suoi occhi come se fosse felice nel
vederla sana e salva e quella consapevolezza preso il sopravvento sulla rabbia,
per il fatto che fosse scappata dal palazzo.
Si avvicinò
a lei continuando a guardarla, quando all’improvviso Tasmin
si accorse che uno di quei 5 farabutti si stava rialzando da terra e stava per
colpire Cassandro alla schiena.
“Attento!”
gridò Tasmin terrorizzata per avvertirlo del
pericolo, e lui prontamente si girò per combattere quel maledetto che non si
decideva di morire.
In mezzo a
quell’oscurità, lei non riusciva a distinguere bene i corpi degli uomini che
combattevano fino all’ultimo sangue e cercò di avvicinarsi per tentare di
essere d’aiuto a Cassandro, ma ad un tratto sentì un urlo
che le fece gelare il sangue e il cuore.
Anche se non
lo vedeva in viso, aveva riconosciuto a chi appartenevaquel grido e il suo cuore sembrava essersi
fermato, incapace di battere. Perché la morte non voleva lasciarle scampo?
Perché tornava a perseguitarla un’altra volta, facendola soffrire fino a
sentirsi morta dentro?
Cassandro
cadde in ginocchio. Un pugnale era conficcato sul fianco destro e il ragazzo
imprecò dal dolore, cercando di fermare il sangue che stava sgorgando dalla
ferita.
Il furfante
intanto tornò all’attacco per finirlo, allora Tess senza
perdere tempo corse in soccorso di Cassandro per
cercare di salvarlo, ma il suo debole tentativo di fermare quel brigante non
servì a molto, perché era parecchio forte e la stese a terra con una botta in
pieno viso.
Cassandro
appena la vide in pericolo, si alzò in piedi incurante del dolore al fianco e
oppose resistenza al nemico, finendo per ucciderlo in maniera quasi disumana, semplicemente
per aver osato toccarla.
Finalmente
erano tutti morti.
Tasmin
respirava a fatica e cercò di alzarsi, appoggiandosi un albero.
Il suo
sguardo apprensivo incrociò quello di Cassandro che
si girò verso di lei: era impallidito, era debole e sfinito.
Cercò di parlarle,
ma quando aprì la bocca fuoriuscì soltanto un debole sospiro gelato dall’aria
fredda, e improvvisamente cadde a terra.
Tasmin
spalancò gli occhi terrorizzata e camminò velocemente verso di lui, pregando
gli Dèi o chiunque altro avesse in mano le redini del destino, di non lasciarlo
morire.
Di non farle
perdere anche lui.
Cercò di
frenare le lacrime visto che in quel momento doveva rimanere lucida, ma non
conosceva nessuna forza di volontà che potesse scacciarle, perché quando si
vive un dolore simile l’unica maniera in cui una persona può sfogarsi è
piangere.
Le sembrava da
deboli logorarsi in quel modo, ma ormai tutte le sue debolezze erano risalite
in superficie, con violenza e inarrestabili.
Cercò di
sorreggere il viso di Cassandro e lo depose
delicatamente sul grembo, sperando di sentire ancora il suo battito ma le mani
erano talmente gelate e tremanti che non riusciva a sentire niente.
Cominciò a
tremare dalla paura e dal terrore, ed ebbe voglia di urlare così magari sarebbe
ritornato da lei grazie al suono della sua voce. Lo chiamò per interminabili
volte e lo scosse con forza, ma lui continuava a rimanere immobile e ogni
secondo che passava diventava sempre più pallido.
<< Svegliati
ti prego >> continuava a pensare Tasmin in
preda alla disperazione.
Ma Cassandro non si riscosse. E Tess
sentiva il gelo della morte ripiombare su di lei.
FINE
CAPITOLO!
Perdonate se
le scene d’azione hanno fatto un po’ pena, ma sinceramente non le so fare molto
bene. Mea Culpa. XD
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto! E perdonatemi se ho interpretato un Alessandro più
pazzo del previsto, ma insomma nel film ne ha combinate parecchio XD
Ho preso in “prestito”
il dialogo fra lui e Efestione che accadeva nel film,
per inserirlo in una scena con Tasmin e spero non vi
dispiaccia J
Ringrazio
ovviamente chi recensisce, chi ha messo la storia fra le preferite e chi ama
silenziosamente la mia storia J