E piovve dalle stelle

di Akuma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una moglie per Piccolo - Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Una moglie per Piccolo - Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Lo specchio - Parte 1 ***
Capitolo 4: *** Lo specchio - Parte 2 ***
Capitolo 5: *** Semplici terrestri - Parte 1 ***
Capitolo 6: *** Semplici terrestri - Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Una moglie per Piccolo - Parte 1 ***


SPECIAL 1

| E piovve dalle stelle |


| Introduzione |

Questa storia affonda le sue radici nel tempo: risale infatti all'ormai lontano anno 2000, quando ancora ero un funghetto superinnamorato di Dragonball, una ragazzina a cui piaceva sognare ed immergersi in universi paralleli insieme ai suoi eroi.

Di recente ho ritrovato questa 'saga' tra le scartoffie e non mi andava per niente di lasciarla ai tarli, per cui ve la presento - riveduta e corretta, sperando di riscuotere un discreto successo.

Considerate la comparsa del nuovo nemico come una trovata per intensificare i rapporti tra i protagonisti, nulla più... dopotutto anche negli OAV capitano le medesime situazioni, no? xDD Per cui perdonate anche il fatto che la trama è un po' infantile, ma è del tutto giustificabile: al momento della prima stesura ero appena una teenager! ^^'

Un piccolo PS. Se la storia riscuoterà quel certo successo sopraccitato, sistemerò anche i capitoli successivi. Per ora, buona lettura.


| Una moglie per Piccolo | Parte 1 |

Sotto lo sguardo paziente di un assonnato Son Goku, Chichi camminava freneticamente per la cucina con un'espressione alterata e contrariata.

Il sole era sorto da qualche ora e tutt'intorno le montagne avevano preso a cantare sotto una fievole luce carminia.

Una delle cose che a Goku piaceva di meno era il vedere la moglie sotto pressione di prima mattina, ben consapevole che quando Chichi era arrabbiata, la giornata sarebbe stata tutt'altro che tranquilla. Normalmente non se ne preoccupava, anzi, da quando era cominciata, aveva sempre identificato la vita famigliare con un bel sorriso spontaneo; niente di meglio per descrivere il tempo trascorso nella serenità di una casetta tra i boschi con le persone a lui più care.

- Calmati, tesoro. Vedrai che Gohan si starà solo allenando un po’...- disse, dopo un ampio sbadiglio. La donna si fermò di botto.

- E' proprio quello che voglio evitare! Lui deve diventare un importante ricercatore! Come potrà esserlo, se non si dedica quasi mai allo studio?!-

- Beh, non è correndo su e giù per la casa che risolverai il problema.- ribatté lui, stiracchiandosi - Se ti ho detto che si sta allenando, non lo troverai certo qui.- concluse, massaggiandosi le spalle.

Chichi emise un lungo sospiro. Dopo tanti anni di matrimonio ancora si stupiva della innata spontaneità del marito, del suo modo di fare apparentemente frivolo e del suo vivere la vita quotidiana senza problemi, né preoccupazioni. Lo vedeva serio e risoluto solo quando si trovava a fronteggiare potenti avversari, il che la faceva sentire fiera di lui, della sua grinta, della sua forza, ma... d'altra parte, in un angolino del suo cuore, si sentiva un po' triste, un po' sola... come se la famiglia fosse un gioco o qualcosa di cui ancora non aveva compreso il significato. Ecco perché si accaniva con così tanto fervore sul futuro di Gohan: non voleva che seguisse passo per passo le orme di suo padre, un temibile guerriero, certo, ma anche un consorte un po' sbadato.

- Scusa caro, sono solo un po’ preoccupata.- sospirò di nuovo - Lo sai, ultimamente sta passando troppo tempo a fare allenamenti, per giunta in compagnia di Piccolo e io... beh, non sono per niente d’accordo.-

Goku si alzò dalla sedia del tavolo, portandosi le mani ai fianchi e sorridendo nel tentativo di persuadere la donna.

- Oh, ma dai. Piccolo è un bravo ragazzo... emh, almeno credo! E' cambiato molto da quando desiderava ucciderci tutti ed impossessarsi della Terra! Si starà prendendo cura di nostro figlio!-

I muscoli di Chichi s'irrigidirono e la sua espressione mutò alquanto all'udire la frase 'ucciderci tutti ed impossessarsi della Terra'. Certo Goku voleva esserle d'aiuto, ma decisamente aveva scelto le parole sbagliate.

- Tesoro,- riprese, forte dell'ansia causata dal ricordo del ventitreesimo torneo Tenkaichi - io sono preoccupata! Non è normale che Gohan esca di casa di prima mattina, senza avvisare.-

- Posso andare a cercarlo, se ti fa sentire più tranquilla.- sorrise l'altro, assumendo un'espressione risoluta, ma Chichi pareva proprio non volersi lasciare convincere, ferma ed immersa nelle sue congetture.

- Non se ne parla! Ti conosco bene Goku. Finirai per sparire anche tu!-

Tentando di trovare qualcosa di efficace da controbattere, il giovane guerriero si ritrovò sprofondato in diverse probabilità di sbrogliare la situazione, nessuna delle quali evidentemente realizzabile, quando...

- Ah, ho trovato!- sbottò d'un tratto, battendosi una mano sul palmo dell'altra - Che ne dici se andiamo al santuario di Dio? Lui saprà di sicuro dov’è Gohan!-

Chichi, rimasta in ascolto, non aveva l'aria d'essere molto convinta. E se Gohan fosse tornato e non li avesse trovati? Ma alla fine, pur di sapere dove si trovasse e cosa stesse combinando il suo adorato figliolo disperso, decise di accettare la proposta del marito. Dopotutto, anche se il piccolo fosse ritornato e la casa avesse dovuto essere vuota, ci avrebbero messo poco a ritornare, grazie alla notevole velocità di cui Goku aveva dotato la sua tecnica di levitazione.

Quest'ultimo, dal canto suo, non se lo fece ripetere due volte, così, con aria soddisfatta, prese in braccio la moglie e richiamò a sé la nuvola Kinton, fedele compagna di infiniti viaggi sin da quando era bambino.

L'espressione della donna si fece piano piano malinconica, mentre la nuvola d'oro sfrecciava tra i cieli ed i cirri giocavano con i suoi capelli, facendole il solletico. Si strinse al marito, socchiudendo gli occhi. Oramai non era più abituata a volare... non ricordava più l'ultima volta che l'aveva fatto... forse appena prima che nascesse Gohan.

Una cosa che non aveva mai dimenticato era la sensazione di estrema libertà che le trasmetteva il cavalcare il vento. Riportava la sua mente a giorni spensierati, a quando era ancora una ragazzina che sognava d'essere mamma e donna... ed allora la sua espressione malinconica mutò in un sorriso.

Rivivendo queste emozioni non si accorse di essere arrivata al santuario. La Kinton si fermò ed il marito scese, per poi prenderla per i fianchi ed accompagnarla a terra.

- Ehilà! C'è nessuno?- la voce squillante di Goku risuonò per l'intero spiazzo e solo dopo qualche istante Dio comparve sulla soglia del palazzo, sorreggendosi con il bastone.

- Goku?- la sua voce profonda aveva assunto un tono interrogativo. Ci volle poco perché Chichi lo precedesse e gli spiegasse ogni cosa.

Senza perdere tempo, il namecciano si spostò sull'orlo del santuario, tentando di individuare la posizione del giovane Gohan. I suoi occhi spaziarono tra distese desertiche e montagne, acque e cieli, concentrando le sue energie sulla lontana aura del ragazzino.

- Lo vedo.- annunciò solenne, dopo qualche attimo - Si sta allenando alla cascata poco lontano da casa vostra, non capisco perché abbiate fatto tutta questa strada.- aggiunse poi, aggrottando un sopracciglio ed assumendo un'espressione perplessa.

Chichi non badò all'osservazione e fece un passo avanti.

- E non è solo, scommetto! Con lui c’è Piccolo, vero?- esclamò in tono poco gentile.

- Esatto.- Dio annuì - Ho visto anche lui.-

- Ah! Lo sapevo!- questa volta la pazienza della donna venne direttamente scansata, in favore di una considerazione a voce alta - Così finirà che me lo rovina quel bambino! Ma è possibile che quello non abbia niente di meglio da fare!?-

- Ma... ma cara, - intervenne Goku - non ti pare di esagerare un po’? Infondo Piccolo lo fa per il bene di Gohan!-

- Ma quale bene!?- la donna non voleva sentire ragione - Passano la maggior parte della giornata assieme, un bambino della sua età dovrebbe stare a studiare! Ma Piccolo non ha qualche altro interesse oltre a mio figlio?! Non potrebbe giocare a golf... o... o fare jogging...?! Ah!- sospirò lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi - Peccato che i namecciani non possano sposarsi! Se Piccolo si trovasse una ragazza, lascerebbe in pace Gohan!-

A questo Goku non fu immediatamente in grado di rispondere, ma Dio lo fece al posto suo.

- Se posso dissentire, Chichi... - disse assumendo la sua aria sapiente - Chi ha detto che i namecciani non possono sposarsi?-

All'udire quelle parole, negli occhi della donna si accese una lucina di speranza.

- Vuo- vuole dire che... voi di Namecc potete sposarvi?! Ma io ho sempre creduto che... foste solo individui maschi e che per questo faceste le uova!-

Lo sguardo di Goku parve darle man forte nella sua incredulità e questo spinse l'anziano saggio a spiegare meglio e dal principio ogni cosa.

- I namecciani si riproducono per mezzo di uova solo quando sono in pericolo di vita; è una facoltà della nostra razza. Così come il riuscire a sopravvivere bevendo solo acqua. Siamo dotati di un apparato digerente proprio come gli esseri umani, quindi possiamo mangiare il vostro cibo, anche se non è strettamente necessario. Credo che qui sulla Terra sia considerato come un metodo per far fronte alla selezione naturale.- fece una pausa, si mosse di qualche passo, poi riprese - Namecc non è un popolo di guerrieri e per questo, quando è soggetto ad attacchi nemici, rischia molto più delle altre razze. La forza dei namecciani risiede nella saggezza, nella facoltà di riuscire a superare i periodi di calamità non necessitando di nutrimento organico e nella facoltà di salvaguardare la propria specie attraverso la produzione di uova.-

- Proprio come fece il Grande Mago Piccolo, anni fa, per evitare la completa sconfitta!- intervenne Goku.

- Esattamente.- annuì Dio - Io stesso, una volta recuperati i frammenti del mio passato, a poco a poco, ho ricordato d'essere stato inviato sulla Terra dai miei genitori, per sfuggire alla catastrofe. Due genitori. Una madre ed un padre. E' una capacità del nostro popolo usata ai fini della sopravvivenza, quando non si ha la possibilità e... la controparte... per generare discendenti nel modo tradizionale. Come dici tu, Goku, il Grande Mago Piccolo, al momento della sua morte, ha creato l’uovo da cui è nato Piccolo ai fini della vendetta e... beh, non disponeva di una compagna e dunque di un erede. Lo stesso vale per il Capo dei Saggi dello stesso Namecc, lui ha dovuto ricreare un intero popolo, e ha pensato bene di produrre delle uova, in questo modo ci avrebbe messo meno tempo e... beh, fatica!- concluse con un mezzo sorriso.

- Caspita! Questa sì che è una sorpresa!- intervenne di nuovo Goku, decisamente interessato.

- Oh, ma è grandioso!- Chichi pareva molto più che interessata - Lo sapete che farò? Troverò una ragazza a Piccolo, così sarà costretto ad allontanarsi dal mio Gohan! Oh, sono un genio!-

Dopo questo insolito consulto, il ritorno a casa della coppia fu decisamente più sereno, nonostante Goku non presagisse nulla di buono dal piano della moglie che, dal canto suo, era fermamente convinta di aver avuto l'idea più splendida dell'umanità dopo la scoperta dell’acqua calda

Ci volle poco tempo prima che l'orologio toccasse mezzogiorno e la figura di Gohan comparisse dalla soglia, accompagnata da un raggio di sole alto nel cielo che filtrò nel piccolo ambiente domestico.

- Gohan!- Chichi non fece in tempo a fargli muovere un solo passo, correndogli incontro e trascinandolo dentro - Era ora che tornassi!-

Contrariamente a quanto Goku si aspettava, la moglie si sporse dalla porta, invece di richiuderla sonoramente, scrutando il cielo. Il suo obiettivo stava levitando qualche metro sopra la sua testa.

- Oh, ciao Piccolo! Che ne dici di rimanere a pranzo?-

Il namecciano, conscio del fatto di essere quasi odiato dalla madre di Gohan, mantenne la sua espressione glaciale ed alzò un sopracciglio.

- Cos’hai in mente, Chichi?- domandò con il suo tono tetro.

- Io?- la donna si strinse nelle spalle - Proprio niente! Vorrei solo invitare a cena un amico di famiglia! Credo che anche Gohan ne sarebbe felice! Vero caro?-

Il bambino, ignaro delle malefiche mire della madre, uscì di nuovo di casa lanciando esclamazioni di gioia ed approvazione. Non poteva davvero credere che sua madre stesse così cordialmente invitando a pranzo il suo maestro! Magari, finalmente, aveva capito che combattere non gli avrebbe impedito di perseguire i suoi obiettivi nella vita...

A questo punto Piccolo si lasciò convincere e scese lentamente verso terra, pur rimanendo guardingo nei confronti degli occhioni brillanti della terrestre.

- Ah, così va bene.- sorrise lei, annuendo - Avanti, ora! Lavatevi le mani, il pranzo è pronto!-

Così tra piatti, portate ed eloquenti sguardi rivolti al marito, Chichi si sciolse sino a trasformarsi in un barattolo di miele.

- Allora, Piccolo... emh...- fece, allungando il pane a Gohan - che cosa ci racconti?-

- Cosa dovrei raccontare?- rispose lui, alzando lo sguardo negli occhi della donna, che non demorse.

- Beh... qualcosa della tua vita, ad esempio, vivi sempre tutto solo?-

- E con questo?- fece di nuovo il diretto interessato, tentando di capire dove Chichi volesse arrivare.

- Oh, così... per fare un po' di conversazione!- sorrise lei - Dunque ciò significa che non hai una... una famiglia?-

- Ah, vediamo un po'...- Piccolo fece finta di pensarci su, per poi sfornare nuova ironia - Mio padre è morto prima che io nascessi e mia madre non esiste.-

- Emh... Chichi, ma tutte queste cose le conosci già, perché gli stai... umghf!- l'innocente obiezione di Son Goku venne troncata sul nascere da un involtino di riso ripieno.

- Dicevo, Goku...- riprese la donna, pulendosi le mani nel tovagliolo e lanciando un'occhiataccia al marito - ...certo che conosco queste cose. Con 'famiglia' non intendevo dei genitori, ma una compagna... ecco... qualcuna con cui generare dei piccoli frugoletti verdi.- concluse con un nuovo, zuccheroso sorriso.

- M-ma che dici?!- questa volta l'espressione impassibile di Piccolo s'incrinò - Ti sembra che io abbia dei piccoli frugoletti verdi?!-

- Oh oh oh oh!- la risatina di Chichi fu accompagnata da un leggero gesto della mano - Mi dispiace, non volevo certo farmi gli affari tuoi, solo... beh, curiosità.-

Nonostante l'ossimoro contenuto nell'ultima frase, il namecciano si ricompose e decise di non badarci, almeno non finché la cosa fosse diventata fonte di nuovo fastidio... non era nuovo che lui fosse un tipo piuttosto irritabile. Forse anche per questo l'interesse della donna sembrò allontanarsi dalla conversazione, o piuttosto perché aveva ottenuto ciò che voleva.

Il resto del pranzo trascorse piacevolmente, o perlomeno senza considerare la soggettività dell'affermazione, fatto sta che Chichi pareva davvero soddisfatta: probabilmente nel suo piano mentale aveva già catalogato il primo obiettivo come 'raggiunto'.


La sera stessa, dopo aver messo a letto Gohan, Goku e la consorte si ritrovarono in quella stessa cucina, ormai teatro di svariate congetture.

- Goku, ho bisogno che tu mi aiuti! Devi convincere Piccolo!- esordì la donna, appoggiando una mano sul tavolo. A quelle parole, il ragazzo saltò su dalla sedia, sgranando gli occhi.

- Cooosa? Un momento! Io che c’entro in questa storia!?- esclamò, assumendo un'espressione tra il contrariato e lo stralunato.

- Oh, andiamo, tesoro!- ribatté Chichi, decisa - Tu e Piccolo siete amici da tanto tempo! Devi solo parlargli un po'... hai visto anche tu che a me non da retta.-

- Ma tesoro... lo sai com'è fatto Piccolo! Se solo provo a dirgli una cosa simile mi fa fuori!-

- Ma tu non sei il più forte dell’universo?!-

L’allegra chiacchierata andò avanti sino verso a mezzanotte finché Goku, stremato, decise di accettare l’idea della moglie... soprattutto forte del fatto d'essere stato minacciato più volte di rimanere a digiuno per mesi.

La luce del mattino si era appena levata oltre gli alberi di levante, illuminando l'aria spensierata del giovane Gohan che stava per uscire di nuovo per raggiungere Piccolo nei pressi della cascata.

Il suo intento fu fermato sul nascere da uno strattone di Chichi, che lo ricondusse dentro casa.

- Fermo lì, ragazzino!- fece la donna, portandosi le mani ai fianchi - Dove credi di andare?! Oggi studierai come avresti dovuto fare anche ieri!-

Dopo un primo istante di stordimento, il ragazzino ebbe la forza di replicare.

- Ma... ma mamma! Il signor Piccolo mi aspetta!-

- Il signor Piccolo aspetterà invano.- il tono della madre si fece compiaciuto - Andrà Goku ad avvertirlo che non potrai più allenarti con lui.-

Detto questo lanciò un'occhiata al marito che, con aria rammaricata si incamminò fuori.

- Non ti preoccupare, Gohan, ci penso io.- sorrise al figlioletto, prima di prendere il volo. Dal canto suo, il bambino rimase a guardare il padre volare via finché non sparì nel cielo, poi abbassò lo sguardo e si liberò lentamente dalla stretta della madre.

- Mamma, cosa significa che non potrò più allenarmi con Piccolo?-

Chichi sorrise di nuovo gentilmente.

- Proprio quello che ho detto, Gohan! Piccolo ha trovato un nuovo interesse!-

- Un nuovo... interesse?-


Una volta avvertita la sua aura spirituale, Goku scese levitando ai piedi della cascata dove Piccolo soleva solitamente meditare.

- Ehilà, Piccolo!- esordì gioiosamente. Il namecciano aprì distrattamente un occhio e, dopo aver incontrato la sagoma del saiyan poco sopra la sua testa, lo raggiunse.

- Come mai sei qui?-

- Eh eh!- Goku si portò una mano dietro la nuca - Volevo farti una visitina-.

- Vieni al sodo, Goku. Cosa vuoi?- ripeté Piccolo, guardandolo con un certo sospetto.

- Ehi, da quando sei così diffidente?- rise nervosamente - Beh, capisco che lo sei sempre stato, ma mi pareva che tra noi la rivalità si fosse placata.-

- Non è questione di diffidenza: le parole 'volevo farti una visitina' non sono nel tuo vocabolario.- spiegò l'altro, mantenendo le braccia incrociate al petto. Il saiyan, messo alle strette, prese una distanza di sicurezza dall’amico, si appoggiò al tronco di un albero ed iniziò a spiegargli tutto quanto.

- Ecco, è tutto. Non volevo mentirti, Piccolo, anche perché mi sarebbe riuscito difficile! Eh eh! Perciò ti ho spiegato anche il motivo dell’idea di mia moglie.-

Piccolo, che nel frattempo aveva mantenuto la sua espressione glaciale e paziente, con l'andare del discorso era diventato pian piano viola dalla rabbia, pur seguitando ad essere impassibile. Ma quando Goku terminò il suo intervento, il namecciano scoppiò.

- Ma tu sei fuori! Vuoi che mi presenti a questa specie di provino per trovare una ragazza?! Se volevo una moglie, me la trovavo da solo! E, soprattutto, se Chichi vuole tenermi lontano da Gohan, basta che me lo dica, non c'è bisogno di queste messe in scena!-

Son Goku fu assalito dalla disperazione.

- Oddio, per favore, Piccolo! Non dirmi di no! Se ritorno a casa con una risposta negativa, Chichi mi priverà del pranzo per dei mesi! Non hai nemmeno un briciolo d pietà per il tuo amico??-

- No.-

- Ti prego! Lo sai come sarò ridotto domani se ora vado da Chichi e le dico che hai rifiutato?!-

Goku prese a lamentarsi come un condannato a morte e iniziò anche a delirare riguardo al fatto che quando si era sposato non aveva la minima idea di cosa fosse un matrimonio, che quando Chichi prendeva una decisone era peggio di Freezer e che, a proposito, stranamente non aveva sentito la sua mancanza quando aveva viaggiato da solo nello spazio profondo.

Piccolo, commosso, ma soprattutto stanco ed innervosito da quel monologo pirandelliano, decise di accettare la proposta, anche perché Goku aveva tirato in causa Gohan, asserendo che entrambi conoscevano il suo potenziale combattivo e che se avesse dedicato la vita esclusivamente allo studio, sarebbe stato sprecato, oltre che infelice.

In questo modo salvò il saiyan da una fine sicura.

- Ricordati che mi devi un favore. Anzi, due!- il namecciano sospirò, richiudendo per un attimo gli occhi.

- Certo!- annuì deciso l'altro, negli occhi una gratitudine senza confini - Ti darò tutto quello che vuoi!-


I due, finalmente, fanno ritorno verso casa di Goku, dove Gohan, che era stato prima informato del piano e poi minacciato se solo avesse provato ad opporsi, cominciava a farsi strane idee sull'idea della madre, che decisamente non vedeva di buon occhio.

- Oh, bentornato caro!- Chichi, dal canto suo, era sempre più convinta che il suo progetto sarebbe andato a buon fine - E c’è anche Piccolo! Ma che sorpresa!-

Il namecciano si trattenne dall'agire d'impulso, dopotutto lui era l'emblema della razionalità, non poteva smentirsi in un modo sciocco... tanto più col rischio di far diventare orfano Gohan.

- Ho già fatto sapere a mezza città che qui c'è un bello scapolo che cerca una ragazza,- riprese la donna, tutta esaltata - Oggi pomeriggio si presenteranno qui! Avanti, vieni con me, ti devi cambiare!-

Piccolo tentò di risponderle in modo educato.

- Per prima cosa io non sto cercando nessuna ragazza! E, secondo, non mi cambio, chiaro?!-


Qualche tempo dopo Goku e Gohan avevano finito di preparare lo spazio all’aperto dove si sarebbero tenuti i cosiddetti 'provini'.

- Papà, come credi che finirà questa storia?- domandò il bambino, con aria un po' rammaricata.

- Oh, non ti preoccupare, Gohan.- sorrise il padre - Sai com'è fatta tua madre... basta che l'assecondiamo, può essere divertente! E poi nessuno può impedirti di fare la cosa che ti piace di più al mondo. Nemmeno lei.-

- Vuoi dire allenarmi?-gli occhi di Gohan si illuminarono.

- Esatto.- Goku gli strizzò un occhio.

- Oh, papà... studiare mi piace, ma non posso sacrificare gli allenamenti. Se solo mamma capisse che sono in grado di fare entrambe le cose...- sospirò. Il padre gli portò una mano su una spalla.

- Vedrai che lo capirà, le ci vorrà solo un po' di tempo... e scommetto che questa piccola avventura sarà d'aiuto!-

Il ragazzino fece per dire qualcos'altro, quando Chichi uscì tutta contenta da casa, seguita dal riluttante namecciano. Anche questa volta la donna era riuscita nel suo intento: aveva fatto cambiare d’abito Piccolo, che decisamente non si sentiva a suo agio indossando una camicia blu e dei pantaloni neri. Chichi aveva insistito nel fargli mettere la cravatta, ma non c’era stato verso di convincerlo, anche perché Piccolo, già scomodo con quei vestiti, aveva staccato di netto i primi due bottoni della camicia.

Trascorse qualche ora prima che le candidate cominciarono a presentarsi in un numero alquanto importante. Goku, Gohan, Chichi e Piccolo erano seduti dietro al tavolo rettangolare preparato per l'occasione, mentre nella lunga coda antistante, le ragazze avevano preso a mollarsi spintoni per stare in fila.

Nonostante la paradossale, insensata situazione, i provini ebbero inizio.

La donna iniziò a riempire di domande le giovani, con un entusiasmo ed una professionalità mai mostrata. Al suo fianco Goku sfoggiava il suo sorriso più incoraggiante, cominciando sul serio a considerare divertente la situazione. Gohan si era distratto, prendendo a rincorrere le farfalle per la radura e Piccolo, completamente indifferente e quasi infastidito da tutta quella massa di debole carne dalle variegate espressioni e dalla poca risoluta riservatezza, aveva chiuso gli occhi, molto probabilmente addormentandosi.

Poche ore dopo, Chichi stava ancora ponendo domande alle ultime quattro aspiranti fidanzate, mentre anche Goku aveva raggiunto il mondo dei sogni e Gohan aveva preso a giocare a rincorrersi con il draghetto. Ma fortunatamente il turno dell'’ultima candidata era quasi terminato.

- Bene. E, dunque, cosa ti piace fare nel tempo libero?- le chiese Chichi. La ragazza si riavviò una ciocca di capelli castani dagli occhi, portandosi una mano al fianco.

- Mh, vediamo un po’... ci devo pensare. Credo... sì, mi piace fare shopping!- esclamò, sorridendo.

- E... che altro?- la incoraggiò la donna.

- Altro? Beh, nient'altro. Mi piace fare shopping!- ripeté quella, stringendosi nelle spalle e ridendo giuliva. Chichi si sforzò di rispondere al sorriso.

- Emh... bene!- disse, riordinando i fogli per gli appunti che occupavano il tavolo - Ti richiameremo noi, se ce ne sarà bisogno!-

Udito ciò, la ragazza alzò i tacchi con uno sfacciato movimento dei fianchi, allontanandosi verso la fine della radura.

Chichi fece appena in tempo a riavviarsi un ciuffo di capelli sulla fronte ed ad alzarsi dalla sedia per sgranchirsi le gambe, che un violento boato fece tremare la terra sotto i suoi piedi. Riuscendo a malapena a mantenere l'equilibrio, la donna si appoggiò alla spalla di Goku, che era subito saltato sull'attenti, corrugando la fronte in un'espressione impensierita.

- Che cos’è stato?!- gridò la moglie, stringendo una mano al petto.

- E' un saiyan!- intervenne Gohan, portandosi al centro della spianata. Il frastuono udito poco prima era tipico dell'atterraggio delle navette saiyan, ma d'altra parte non era sicuro di ciò che aveva appena affermato: la forza spirituale che sentiva era qualcosa di simile ma totalmente diverso... e non riusciva a capacitarsi, non riusciva a capire di chi o cosa potesse trattarsi.

- Non è un saiyan.- Piccolo intervenne a dissipare i suoi dubbi, concentrato nell'avvertire ogni singola vibrazione nell'aria. Goku annuì, scrutando il cielo.

- Già, o perlomeno, lo è solo in parte.- affermò - Purtroppo, però, l’altra metà dell’aura non riesco a percepirla... -

- Che intendi dire, papà?- lo sguardo del figlio era colmo di preoccupazione.

- Vedi Gohan, è come nel tuo caso.- tentò di spiegarsi il più velocemente possibile - Tu sei per metà saiyan e per metà terrestre, possiedi un'aura formata da due controparti distinte, che permette agli altri di essere individuata e riconosciuta come tua proprio per queste caratteristiche.- fece una pausa, cambiando repentinamente la direzione dello sguardo - Questo essere, invece è chiaramente per metà saiyan, ma l’altra parte è... è come oscura, non riesco a riconoscerla, probabilmente perché non ho mai incontrato nessuno che appartenga all'altra razza...-

- Ed è anche molto forte.- fece di nuovo Piccolo. Era come se un brivido l'avesse attraversato tutto d'un tratto.

Il percepire quell'aura variegata l'aveva impensierito e turbato molto più di quanto non fosse accaduto a Goku, perché sentiva che la parte sconosciuta di quella creatura gli era talmente affine da poter quasi azzardare di appartenere alla stessa razza. Il che era molto improbabile: un saiyan e un namecciano non avrebbero avuto né il modo né la possibilità di unirsi, tanto più che conoscevano benissimo l'essenza spirituale degli abitanti di Namecc e quindi la metà sconosciuta non poteva provenire da un loro simile.

- Abbassate i livelli delle vostre forze spirituali, prima che ci individui!- esclamò poco dopo, serrando i pugni.

- Oh accidenti!- gridò Gohan, voltando la testa dove il padre si stava concentrando già da diversi istanti - Troppo tardi! Si dirige qui!-

Chichi si era portata entrambe le mani al petto, raccomandando al figlio di stare indietro, mentre nel cielo aveva cominciato a comparire un puntino che, avvicinandosi, si faceva sempre più nitido. Oramai impossibile anche allontanarsi, i tre si erano preparati ad un eventuale scontro.

- Chichi, entra in casa.- intimò il saiyan. La moglie obbedì senza obiezioni, afferrando Gohan per la mano e richiudendo dietro di sé la porta.

- Mamma! Io voglio stare là fuori con papà!- si lamentò il bambino, appoggiandosi al vetro della finestra, per poter almeno assistere all'incontro con il misterioso mezzo guerriero.

- Ah, non se ne parla!- fu la risposta della madre - Ogni volta che un saiyan atterra su questo pianeta ti succedono delle cose impensabili! Una volta sei sparito per un anno intero e un'altra sei finito nello spazio! Ora lascia che ci pensi tuo padre, è lui il più forte.- nelle sue ultime parole, pronunciate con più pacatezza rispetto alle altre, il bambino scorse una vena di fiducia che lo tranquillizzò.

D'altro canto, Goku e Piccolo si trovavano davanti al personaggio appena atterrato, di altezza e corporatura un poco inferiore alla media per un guerriero, ma il fatto che fosse incappucciato non aiutava per nulla nella valutazione complessiva.

- E' stato facile.- furono le sue prime parole, dopo aver scrutato attentamente i due. La sua voce possedeva un tono tutt'altro che roco e intimidatorio, anzi pareva gelido e muto come un pezzo di ghiaccio.

- Kakaroth, non è così?- chiese poi al saiyan, prima che lui stesso gli potesse domandare la propria identità e lo scopo della sua venuta.

- Io mi chiamo Son Goku.- ribatté lui, deciso.

- Oh, non mi interessano le varie identità trasversali.- disse il nuovo arrivato, scoprendo una mano guantata da sotto il mantello - Sei l'unico individuo che possiede l'aura di un saiyan su questo pianeta. Il mio era solo un modo carino di svelare l'evidenza.-

Con gran sorpresa, il giovane guerriero immagazzinò quella preziosa informazione, trasformandola in un'affermazione.

- Quindi, se sai già chi sono, sei in grado di avvertire le forze spirituali.-

- Sono in grado di farlo.- annuì l'interlocutore, con il medesimo tono sterile - Ma prima di occuparmi di te, ho un'altra piccola curiosità.- si voltò verso Piccolo, rimasto fino ad allora in silenzio e con i nervi a fior di pelle, a causa di quella strana sensazione che gli attanagliava lo stomaco - Tu invece sei il namecciano chiamato Piccolo, vero?-

- Sono io.- confermò quello, lanciandogli un'occhiata guardinga e indagatrice.

- Perfetto.- fu il commento dell'altro che, con un gesto lento ma deciso, tirò la cordicella che manteneva fissato il nodo del mantello, per lasciarlo scivolare a terra.

Gli occhi di Gohan, ben nascosti al di là del vetro, si spalancarono dalla sorpresa. Non aveva mai visto un'uniforme saiyan di quel genere... o forse, non aveva semplicemente mai visto un'uniforme saiyan indossata da una donna...

Questa liberò con poca difficoltà i capelli biondi dal cappuccio, raccolti in una lunga coda alla base della nuca e si sistemò i guanti bianchi a livello del seno, fasciato e costretto all'interno della corazza.

Per un attimo gli occhi scuri di Goku si rifletterono in quelli di zaffiro della nuova venuta ed in lei avvertì qualcosa di incredibilmente familiare. Qualcosa di lontano, ma nonostante tutto di spaventosamente vicino; qualcosa di Radish, ma anche qualcosa di Chichi; qualcosa di mostruoso, efferato ed allo stesso tempo di placido e silenzioso. Fu una sensazione di cui non riuscì a capacitarsi; ci volle un solo sguardo distratto per provocarla, ma che lo invase e perdurò per diversi istanti lunghi come secoli... anche quando la ragazza tornò a rivolgersi a Piccolo.

- Ti farà piacere sapere che sono venuta qui appositamente per te.- annunciò con un sorrisetto soddisfatto, dondolando la coda con fare infantile.

Per una stupida e sconosciuta ragione, nella testa di Chichi balenò l'idea che quella donna potesse essersi presentata a loro proprio per il provino che aveva indetto per quel giorno, ma il suo aspetto minaccioso e lo sguardo di ghiaccio la persuasero subito a togliersi quella balzana idea dalla testa.

- Cosa vuoi da me?- ribatté il namecciano, dopo un breve attimo di scompenso. Il fatto che fosse giunta lì per incontrare lui, unito alle sensazioni di poco prima, non lo faceva sentire per nulla tranquillo.

Le labbra della ragazza si distesero e si curvarono lievemente da un lato, per formare un nuovo sorriso compiaciuto e crudele.

- Nulla di difficile. Solo... preparati a morire!- le ultime parole furono pronunciate con slancio, quando ormai aveva assunto la posizione di guardia. Ci volle poco perché contraesse energicamente i quadricipiti nudi e si lanciasse contro colui che aveva designato suo avversario.

Piccolo parò l'attacco appena in tempo, prima di venire scaraventato poco lontano dal contraccolpo. Sapeva di dover agire di velocità, la potenza dell'altra aumentava sempre di più e la cosa non era certamente una buona notizia. A quanto pareva anche lei era in grado di trattenere la sua forza spirituale, per farla scoppiare durante lo scontro.

Un pugno lo raggiunse mentre stava per levarsi in volo ed allontanarsi dalla radura per combattere in cielo. La ruvida stoffa che ricopriva le nocche della mano della ragazza gli graffiò la pelle, lacerandogli lo zigomo. Non riuscì a trattenere un gemito soffocato, portandosi le dita alla ferita e rivolgendo di nuovo lo sguardo a lei. Gli stava davanti, pronta ad attaccare di nuovo con occhi freddi ed impenetrabili.

Non doveva distrarsi, altrimenti avrebbe rischiato grosso. Soprattutto doveva prendere tempo per elaborare una strategia, prima di finire schiacciato sotto i colpi di quell'incredibile avversario.

- Chi diavolo sei?- ringhiò, serrando i pugni - Mi sembra di aver diritto ad una spiegazione, visto che sei così decisa ad eliminarmi.-

Lei chinò il capo da un lato, mantenendo il volto senza alcuna espressione. Si scambiarono un lungo sguardo, interrotto solo dai sibili del vento e dal fiato corto di Piccolo.

La sensazione di affinità e disagio di poco prima non l'aveva abbandonato, anzi, era cresciuta a dismisura con l'evolversi dello scontro... e più la guardava in quegli occhi di azzurra tenebra, più gli pareva di trovarsi davanti alla figura sconosciuta e conosciuta di suo padre, davanti alla bocca degli inferi stessi.

Fu quando la sconosciuta parlò di nuovo che i suoi pensieri tornarono a canalizzarsi sulla battaglia.

- Avresti ragione, se non fosse per il fatto che... - serrò i pungi e si lanciò di nuovo all'attacco - ...io non parlo coi cadaveri!-


Gohan era uscito di corsa di casa immediatamente dopo il primo colpo subito da Piccolo, senza che Chichi fosse riuscita a trattenerlo oltre.

- Papà!- aveva gridato, incapace di dire altro, ma chiedendosi come mai Goku non fosse intervenuto in aiuto del suo maestro.

Il saiyan era rimasto pensieroso al centro della radura, tra gli appunti della moglie che svolazzavano verso gli alberi.

- Che sta succedendo?- esclamò lei, raggiungendoli e tentando di recuperare gli ultimi fogli, rincorrendoli, afferrandoli e stringendoseli al petto - Dove sono andati?!-

- Papà, dobbiamo aiutare il signor Piccolo!- fece Gohan, insofferente. Ma il padre scosse il capo.

- Non è necessario.- rispose, mantenendo la sua espressione seria ed assorta.

- Cosa?!- il bambino spalancò la bocca.

- Quando l'ho... guardata negli occhi... - spiegò - ...è come se me l'avesse detto... -

- Ti ha... detto cosa?- il piccolo tentava disperatamente di capire le parole del padre - Hai visto... hai avvertito quant'è forte! Dobbiamo fare qualcosa!-

- Non sento alcuna minaccia provenire da lei.- dichiarò infine il guerriero, voltandosi verso il figlio, negli occhi tutta la saggezza che possedeva.


La ragazza gli sferrò un nuovo calcio al ventre e lui si dovette piegare per non cadere al suolo in preda allo spasmo.

Con uno sforzo riuscì a tornare a guardarla negli occhi, in quel viso placido che lo fissava dall'alto. Pareva non essersi affaticata per nulla, che il combattimento fosse quasi un gioco.

- Ti faccio una proposta.- si sentì dire, tutt'un tratto - Se riesci a colpirmi anche solo una volta, ti svelerò ogni cosa. Ma immagino dovrai usare tutta quanta la tua forza e smetterla di tentare di prendere tempo. Il tuo amico non arriverà.-

Per Piccolo l'udire quelle parole fu un affronto. Come si permetteva di parlargli a quel modo, violando ogni sua intima verità? Detestava vedersi costretto a dar fondo ad ogni energia contro un avversario sconosciuto, ma doveva ammettere che non c'erano vie d'uscita: avrebbe dovuto concentrarsi al massimo, dare tutto sé stesso per non soccombere sotto i colpi sempre più pressanti e letali del nemico.

Gli costò molto l'ammettere tutto questo a sé stesso.

- E sia.- annunciò infine con solenne rabbia, prima di espandere all'infinito la propria potenza e lanciarsi di nuovo all'attacco.

Lei lo schivò con facilità, quasi se l'aspettasse, e prese a parare con altrettanta semplicità la carica dei colpi del namecciano che, dopo qualche ulteriore battuta, si trovò ad intrecciare le proprie mani alle sue nel tentativo di piegarla a terra, anche se al momento era lui quello in difficoltà.

La ragazza non pareva per nulla spaventata dalla massa muscolare sempre crescente di Piccolo, né tantomeno dal suo sguardo efferato, sembrava piuttosto ostentare una certa sicurezza.

- Così va meglio, direi.- sussurrò, quando il suo volto si trovò a qualche millimetro da quello del rivale. Questo si sentì penetrare nel cervello quelle lame azzurre che lo fissavano con sfacciata irriverenza. La spinse via, strappando il contatto che li univa ed immediatamente sentendosi come perso al tal punto che dovette, come guidato da una forza profonda ed incontenibile, tornare ad attaccarla per ottenere una nuova fonte d'avvicinamento.

Per poco non perse il controllo.

Si frenò appena in tempo per realizzare e razionalizzare ogni pensiero, carburare una sfera d'energia nella mano destra ed un'altra di poco più piccola nell'altro palmo. Non si era mai fatto prendere dalle... sensazioni... in ogni singolo scontro che era stato chiamato a sostenere, solo in quegli istanti, solo contro quell'avversario era preso da una smania incontenibile di combattere, di non fermarsi mai, nemmeno a riflettere sulle sue mosse, quasi di volerla sbranare.

Ed onestamente la cosa lo spaventò alquanto, ma non da farlo desistere nel suo intento. Lanciò velocemente il primo globo e, come previsto, la ragazza lo evitò senza sforzi. Non appena lei si fu voltata, scagliò anche la seconda sfera, che andò a seguire la prima.

Piccolo curvò le labbra in un sorrisetto compiaciuto.

- Vieni avanti.- la incitò, con tono di sfida. Lei non se lo fece ripetere e si portò di nuovo all'attacco.

Pochi, energici colpi ed ecco che le sfere si fecero largo tra le nuvole ad una velocità talmente elevata da non poter essere evitate di nuovo. Il namecciano, allora, trasformò in una presa il pugno che stava per sferrare e le cinse un braccio, immobilizzandola.

L'avversaria si trovò d'un tratto tra due fuochi, senza via d'uscita. Giusto il tempo di lanciare uno sguardo a Piccolo, poi i globi d'energia colpirono, creando un'elevata onda d'urto. Quando la luce si fu dissipata, poté tornare soddisfatto a guardare il volto niveo della ragazza, contratto in una smorfia di dolore ed un rivolo di sangue colarle dalle labbra di rubino. A quella vista fu come se le sensazioni di poco prima si accavallassero l'una sull'altra freneticamente, unite al senso di smania crescente che l'aveva accompagnato per tutto il combattimento.

Ora senza espressione e come guidato da una forza inconscia, la afferrò per la nuca con la mano rimasta libera.

Le sue dita affondarono tra i fili di seta dorata che, dopo l'urto, non erano più stretti nel fermaglio nero alla base della nuca. Li strinse forte, quasi con rabbia contro il suo palmo, fluenti e sconosciuti, rendendosi conto di non aver mai toccato nulla del genere e che nemmeno aveva mai provato desiderio di fare una cosa del genere, nemmeno con una delle numerose donne che poche ore prima sfilavano sorridenti ed ignare davanti a lui.

Forse lasciò trascorrere troppi istanti, perché quando se ne rese conto, gli occhi della ragazza erano di nuovo aperti e diretti verso i suoi.

- Credevi fosse così facile?- sorrise cupamente, prima di sferrargli una possente ginocchiata nello stomaco e, con questa, fargli intendere che la vittoria assaporata per quell'attimo era stata solo lo specchio di una gentile concessione.

Stavolta Piccolo ci mise un po' di più a riprendersi, realizzando che ogni colpo che aveva ricevuto prima non era nulla in confronto alla vera potenza del suo avversario. Fece per parlare un'altra volta quando un nuovo boato scosse l'aria e nel cielo si disegnò un arco che bucò le nuvole, causato dall'accelerazione di una nuova navetta.

Entrambi si voltarono appena in tempo per scorgere il profilo di un nuovo saiyan dietro il vetro protettivo.

- Vegeta!- esclamarono all'unisono.

Si scambiarono un'occhiata interrogativa della durata di un battito di ciglia, come a volersi domandare come mai l'altro conosceva il nome e l'identità del principe, poi la ragazza tornò a fissare il tragitto che la capsula sferica avrebbe coperto sino all'atterraggio.

- Mi dispiace, la tua esecuzione sarà rimandata a più tardi!- gridò a Piccolo, prima di partire a tutta velocità verso il punto d'impatto.


Goku e Gohan raggiunsero il namecciano proprio quando anche lui stava per lanciarsi all'inseguimento della navetta.

- Signor Piccolo! Sta bene?!- domandò trafelato il bambino.

- Piccolo, che è successo?- gli fece eco il padre, distendendo le braccia lungo i fianchi.

- Non so per quale motivo tu non sia intervenuto, ma ti ringrazio.- fu la replica dell'altro, che si strappò i brandelli della camicia ormai ridotta in pezzi - E' come se avessi avuto fiducia nel mio orgoglio.-

Goku socchiuse gli occhi ed annuì, muto.

- Ad ogni modo sto bene, ciò di cui dobbiamo preoccuparci è ben altro.- riprese Piccolo - Prima di tutto scopriamo chi è e cosa vuole quella ragazza e poi per quale motivo Vegeta è ritornato così presto ed in così cattive condizioni.-

- Allora l'ha sentito anche lei! La sua aura si sta progressivamente indebolendo!- esclamò Gohan, intervenendo di nuovo con fervore. Il maestro fece cenno con il capo, poi, senza perdere altro tempo, prese a dirigersi verso la convergenza delle forze.

- Sembra che quei due si conoscano.- fece subito dopo, rivolto a padre e figlio.


Quando i tre atterrarono trovarono il portellone dell'astronave sferica spalancato e Vegeta semiriverso sul terreno.

- Avresti dovuto aspettare!- gli urlò la ragazza, mentre lo scuoteva, tenendolo per la collottola.

- Lasciami andare, dannazione!- imprecò lui, sputando sangue e mostrando il volto tumefatto.

Lei lo prese alla lettera e mollò la presa, facendolo finire dritto con la faccia nel terriccio.

- Puah!- Vegeta si tirò su coi gomiti - Tale quale a Nappa e a quell'idiota di tuo fratello Radish... zotici senza cervello!- inveì di nuovo, riprendendo fiato.

- Bada a come parli. Io e te non abbiamo niente da spartire, per cui risparmiati paragoni del genere.- sibilò la ragazza, portandosi le braccia al petto e liberando la coda.

Goku si avvicinò di qualche passo, scrutando le ferite del saiyan.

- Sei tornato presto, Vegeta.- disse.

- Me ne sarei volentieri stato lontano per i prossimi tre anni ma, purtroppo per voi, stanno per raggiungerci dei guai.- rispose quello, con la sua caratteristica ironia, ma trattenendo una fitta di dolore al petto.

- Cosa? Che genere di guai?- domandò Piccolo, impensierito. L'altro espirò profondamente, lasciandosi cadere di nuovo a terra, privo di forze.

- La... parola 'Freezer'... ti dice niente?- borbottò con voce roca, prima di perdere i sensi.

- Freezer!- ripeté Gohan, sgomento. Ma il padre si voltò verso l'altera ragazza, con sguardo serio ma sereno.

- Dovremo lavorare di squadra.- asserì. Quella spalancò gli occhi.

- Che?!- esclamò - Vi siete dimenticati che vi ho attaccati non appena messo piede qui?!-

- Non potrai fare molta strada.- ribatté lui - Vegeta ha bisogno di cure, per questo devi venire con noi.-

Nemmeno Piccolo, che si era trovato a doverla fronteggiare fino a poco prima, si oppose alla decisione dell'amico. Probabilmente i guai di cui aveva accennato il saiyan erano veramente difficili da gestire e si sarebbero trovati tutti a combattere sul medesimo fronte... anche se gli pareva che fosse stato così dal principio.

- E per quanto riguarda il tuo attacco... credo di averne inteso il motivo, ora.- concluse Goku, con un sorriso.

- Anche se ci devi delle spiegazioni.- intervenne il namecciano - Non m'interessa se ti sei fatta colpire di proposito, hai lanciato tu stessa la proposta.-

La bionda rimase per un attimo come sconcertata, poi scosse il capo in un sorriso di resa, riprese a far dondolare la coda e mise le mani avanti.

- Come volete, ho dato la mia parola.- annuì, rivolta verso Piccolo.

Anche se Gohan era rimasto piuttosto stupito dal susseguirsi degli eventi e dalla decisione del padre, non aprì bocca per contraddirlo. Si fidava ciecamente di lui e delle sue sensazioni, a tal punto che se c'era stato qualcosa che l'aveva spinto ad agire a quel modo, era certo che di lì a poco avrebbe ricevuto gli esaurienti e legittimi chiarimenti che avrebbero giustificato le teorie di Goku.

Senza perdere altro tempo, quest'ultimo si caricò Vegeta sulle spalle e prese il volo, seguito dai compagni.

- Dove stiamo andando?- chiese la ragazza, scrutando il cielo dritto dinnanzi a sé.

- A casa mia.- rispose il saiyan - Lì ci prenderemo cura di Vegeta e ci scambieremo le dovute spiegazioni.-


[Fine prima parte - Continua...]


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Capitolo 2
*** Una moglie per Piccolo - Parte 2 ***


SPECIAL 1

| E piovve dalle stelle |


| Una moglie per Piccolo | Parte 2 |

Quando rimisero piede nello spiazzo antistante l'abitazione di Goku, Chichi corse fuori, con aria piuttosto stralunata.

- Ma dove siete scappati?!- poi notò che la compagnia s'era allargata - Oh, no! Avete riportato qui quella ragazza! E c’è anche quel Vegeta! Ma cosa succede, Goku?!-

Avanzando lentamente, Gohan riuscì a calmare l'ansia della madre, mentre il padre stendeva il saiyan svenuto sul divano della piccola cucina.

- Non ti preoccupare, mamma. Adesso...- fece appena in tempo a pronunciare le ultime parole, che dalla soglia apparve un Crilin alquanto spaesato.

- Crilin!- lo salutò Goku, con un cenno della mano - Che ci fai qui?-

- Ho... ho avvertito due aure molto potenti e ho deciso di venire a dare un’occhiata... state tutti bene...?- rispose; poi i suoi occhi caddero sull'unica figura sconosciuta nella stanza - Ehi... ma chi è quella ragazza? E... e ha la coda!-

- Già. E' venuto il momento delle spiegazioni.- gli fece eco Piccolo, con il suo tipico risoluto sarcasmo - Cose semplici, tipo il tuo nome, l'origine della tua metà non saiyan, il motivo per cui hai tentato di farmi la pelle.-

Lei alzò un sopracciglio, socchiuse gli occhi e sospirò. Pareva davvero essere giunto il momento, anche se non se l'era proprio immaginato in quel modo...

- Mahei.- asserì poi - Il mio nome è Mahei.-

Per un attimo il silenzio invase il locale, Chichi si stringeva le mani in grembo e Gohan la fissava ansioso di conoscere l'intera storia.

- Il motivo per cui vi ho attaccati...- il suo sguardo cadde negli occhi di Piccolo - ...ti ho attaccato - si corresse - poco fa, è perché dovevo testare il vostro potenziale combattivo. A partire da colui che uccise Radish.-

Il namecciano fece un passo avanti.

- E' la seconda volta che sento nominare Radish, da quando è atterrato Vegeta. Cosa diavolo c'entra in tutto questo?-

I due si scambiarono un'occhiata muta, l'espressione della ragazza cambiò e divenne glaciale, mentre i presenti rimasero in silenzio, in attesa.

- Ciò che sto per dirvi trascende da ogni tipo di sete di vendetta famigliare. Non ne ho alcun interesse, né brama.- fece una pausa, poi la rivelazione - Radish era mio fratello.-

Goku spalancò gli occhi, comprendendo immediatamente la natura delle sensazioni provate sino a quell'istante.

- Cioè... stai dicendo che...- balbettò Crilin - ...che se Radish era tuo fratello... -

- Tu... saresti anche la sorella di Goku!- concluse Chichi, appoggiandosi al tavolo con entrambe le mani.

Mahei rimase impassibile, dopo un cenno di assenso con il capo.

- Beh... questa è proprio l'ultima di una serie di sconcertanti rivelazioni!- fece di nuovo il terrestre, scuotendo il capo ancora frastornato.

Seguì un attimo di silenzio, poi Piccolo parlò di nuovo.

- Prima di passare al motivo vero e proprio, rispondi alla mia seconda domanda.-

- T'interessa proprio conoscere la mia metà ingota, nh.- rispose la nuova venuta. Dal momento che anche loro sapevano percepire le aure, aveva immaginato fin dall'inizio che il possedere una metà non comune avrebbe destato curiosità... ma non si aspettava fino a quel punto. Supponeva che l'interesse del namecciano derivasse dal fatto che anche lui possedesse una componente simile alla propria, nel sangue.

- Sono tutt'orecchi.- annuì lui, con aria sospettosa ma dignitosa.

- E va bene.- Mahei alzò le spalle - Per quanto valga, ecco accontentata la tua curiosità: mia madre non fa parte di questo piano, è un essere senza tempo, il suo nome è Hi Imai, il...-

- ...demone della fiamma?!- concluse Piccolo, sbarrando gli occhi.

Udire quel nome riportò tutt'un tratto il suo passato davanti ai suoi occhi, sino al momento in cui, spaccato il guscio dell'uovo da cui era nato, le forze demoniache avevano preso a scorrere nelle sue vene e la vendetta dagli inferi era divenuta il suo unico scopo. Ecco svelato il motivo per cui il contatto, anche solo visivo, con quella creatura gli sconvolgeva completamente il sistema cognitivo e lo spingeva quasi come una calamita verso il polo negativo.

- Mi sorprende tu conosca la sua identità.- le parole della ragazza gli penetrarono sinuose nel cervello, di nuovo, strappandolo alle sue considerazioni.

- Mio padre era pura forza demoniaca.- si spiegò, senz'aggiungere altro. Lei comprese. Si stupì anche del rendersi conto che, probabilmente, si era concentrata nello scontro con lui proprio richiamata inconsciamente dalla medesima natura che lei stessa possedeva.

- Ma... come... com'è possibile?- Gohan aveva ripreso la parola, sempre più incredulo.

- Non chiedetemi come.- fu la risposta di Mahei, voltatasi verso di lui - I demoni possono viaggiare su piani differenti, ma non conosco né il luogo né il momento o lo scopo del mio concepimento, ammesso che ce ne sia stato uno. Non domandatemi neppure come mai non mi sono intromessa nella battaglia contro Freezer, semplicemente vi risponderei che non era nel mio interesse. Non ho mai vissuto a stretto contatto con i saiyan, sebbene conosca Vegeta. Lo stesso Radish, per me, era pressoché uno sconosciuto.-

Piccolo la fissava senza l'intenzione di aggiungere altro, come se stesse pesando ogni parola che usciva dalle labbra rosse di quella ragazza dall'espressione così glaciale e risoluta.

- Non avrei interferito nelle vostre vite, se non fosse stato strettamente necessario.- sussurrò di nuovo lei, facendosi improvvisamente più seria - Come ho già detto, l'attaccarvi è stato solo per testare le vostre capacità, volevo rendermi conto di persona del vostro potenziale... del potenziale di coloro che avrei chiamato a combattere contro la nuova minaccia. Me la sarei cavata da sola, se non fosse per il fatto che il nemico è troppo forte anche per me... e così mi sono ricordata che su questo pianeta vivono coloro che con coraggio hanno combattuto contro il tiranno Freezer, sconfiggendolo.-

- Chi è il nemico di cui stai parlando?- domandò Crilin, tentennante.

- Si chiama Nook, è l’ultimo guerriero che un tempo fu al servizio di Freezer.- spiegò la ragazza - E' stato quasi sempre impegnato in missioni ai limiti della galassia, conquistando i pianeti più sconosciuti e pericolosi, grazie alla capacità peculiare di assorbire la sua energia inesauribile dalle stelle. Proprio per questo lo stesso Freezer appose sulla sua armatura un sigillo speciale, in grado di permettergli di controllare il suo potenziale, nel caso remoto in cui gli si fosse rivoltato contro. Era uno previdente.- alzò le spalle - Ma ora che il tiranno non c'è più ed i suoi possedimenti andati distrutti e tornati liberi, quel sigillo si è rotto... e Nook sta viaggiando sulle tracce dei responsabili della morte del suo padrone, ovviamente intenzionato a sterminare ogni saiyan...- lanciò un'occhiata a Gohan e pose una mano sul proprio petto -...o mezzi saiyan, che siano.-

- Ma... ma è una notizia terribile!- fece Chichi, con enfasi.

- Vegeta ha avuto la sfortuna di misurarsi con lui, a quanto pare.- proseguì Mahei - Ed io volevo che foste preparati al suo arrivo, è un essere estremamente potente. Se mai avessimo la meglio in questa lotta per la sopravvivenza, avete la mia parola che tornerò tra le stelle da dove sono venuta, così voi potrete riprendere a vivere le vostre tranquille esistenze. Consideratelo un temporaneo accordo per un mutuo interesse.-

A questo punto, svelato ogni arcano, fu Son Goku a prendere la parola.

- Bene, Mahei. Questo è mio figlio Gohan, mia moglie Chichi ed il migliore amico Crilin.- fece, indicandole i tre. La ragazza sciolse la sua espressione gelida in un'aria sconcertata.

- Ma... ma che dici?- domandò, completamente spaesata.

- Beh, ho appena scoperto di avere una sorella, è giusto che si ambienti un po'!- rispose quello, con un sorriso.

Quando la ragazza si sentì poggiare un braccio su una spalla in modo fraterno e confidenziale cominciò seriamente a chiedersi se quel Kakaroth avesse capito anche lontanamente qualcosa di tutto ciò che aveva appena spiegato...

- Ma sei matto?!- sbottò, discostandosi di scatto - Prima cosa, non considerarmi tua sorella solo perché te l'ho appena rivelato. Abbiamo vissuto vite completamente diverse, separati e il nostro è un legame prettamente biologico. Anzi, un mezzo legame, tengo a precisare.- incrociò le braccia al petto - E secondo, tra quarantott'ore la minaccia si concretizzerà, non so se mi spiego, siamo in serio pericolo di vita.-

L'altro si mise una mano dietro la nuca, ridacchiando.

- Accipicchia, che caratterino! Non ti ricorda qualcuno, eh, Piccolo?- esclamò, sfiorando il namecciano con un gomito.

- Ma sei matto?!- proruppe quello, allontanandosi di netto di un passo e pronunciando esattamente le medesime parole che Mahei aveva proferito pochi istanti prima.

Goku assunse un'aria divertita, mentre Piccolo arrossiva lievemente.

- Scusate, non vorrei interrompervi ma... emh... Vegeta è svenuto?- domandò Crilin, scrutando il volto inerte del saiyan.

- Oh, accipicchia!- l'amico saltò come una molla - Me n'ero completamente dimenticato! Chichi, prendi un senzu!- fece poi, rivolto alla moglie, che si strinse nelle spalle e si voltò verso la credenza.

- Il saggio Karin ci ha concesso di tenerne qualcuno in casa, per via degli allenamenti.- spiegò Gohan, notando l'espressione colpita del terrestre.

- Ottima decisione!- ribatté Crilin - E' davvero un colpo di fortuna avere in casa i fagioli magici!-

Così, sotto gli occhi attenti di tutti, Mahei si rese conto delle facoltà prodigiose di questi misteriosi senzu, una volta che Vegeta ne ingoiò uno.

- Ka... Kakaroth!- esclamò questo, immediatamente dopo aver miracolosamente riaperto gli occhi.

- Ehilà, Vegeta!- Goku lo salutò allegramente.

- Dove... dove mi trovo?- si chiese il saiyan, guardandosi intorno; poi scorse la figura di Mahei e si rivolse a lei - Per quanto tempo sono stato privo di sensi? Lui... Nook è già qui?-

La ragazza scosse la testa.

- Per qualche minuto. E no, abbiamo ancora la metà del tempo che abbiamo calcolato.-

- Quarantotto ore...- il principe fece mente locale, trovando negli occhi della compagna il segno d'assenso ricercato.

- Dovremmo sfruttarle a nostro vantaggio, non va sprecato nemmeno un secondo del tempo a disposizione.- aggiunse Goku - Non potremo fare progressi rilevanti, allenandoci, ma perlomeno proviamoci. E ciò che più conta, elaboriamo una strategia.-

- Io e te non abbiamo nulla da spartire, Kakaroth!- ringhiò Vegeta, alzandosi in piedi - Se sono qui ora è perché sono stato attaccato dal nemico di sorpresa... quel vigliacco! Ma sta' pur certo che riuscirò ad annientarlo da solo! E' lei che si è messa in testa questa stupida idea del lavoro di squadra!- concluse, rivolgendo un cenno a Mahei.

- Non mi sono messa in testa nessuna idea, è la centesima volta che te lo ripeto.- sibilò lei, freddamente - Ho valutato la situazione e sono giunta alla conclusione che tu, io, e persino insieme, non possiamo proprio nulla contro Nook. Non è più questione d'orgoglio, per cui cerca di scavalcarlo, per una volta, ed agire di testa.-

Vegeta si avvicinò di quei pochi minacciosi passi che lo separavano dalla ragazza, puntandole un dito contro.

- Non permetterti di rivolgerti a me con quel tono. Non ho chiesto il tuo aiuto, mezzo demone.- sussurrò con astio. Mahei si spinse in avanti con aria fiera, finché l'indice puntato di Vegeta non toccò la sua spalla.

- Non ho chiesto io di essere metà saiyan ed attirare l'attenzione di questo schiavo liberato.- ribatté con la medesima ostilità - Siamo tutti sulla stessa barca, che ti piaccia oppure no.-

I loro sguardi s'incrociarono, aspri e feroci, ma nessuno dei due pareva voler cedere al senso dell'onore dell'altro, finché Vegeta, stizzito, la superò e varcò la soglia per levarsi in volo verso il cielo terso.

Solo quando il saiyan fu lontano si poté tornare a respirare, nel piccolo ambiente domestico. Gohan, Crilin e Chichi avevano trattenuto il fiato, sicuri che da un momento all'altro tra i due sarebbe scoppiato il finimondo, mentre Goku e Piccolo li avevano osservati impassibili, come ipnotizzati dalla fermezza del volto marmoreo di Mahei, specchiato in quello iroso e contratto di Vegeta.

- Vedrete che alla fine dovrà unirsi a noi in ogni caso.- Goku ruppe il silenzio, concentrando su di lui le attenzioni dei presenti.

- Un momento...- fece Crilin ad un tratto - Ma se questo Nook era un servitore di Freezer, non c’è ragione di temerlo! Goku ha sconfitto il suo padrone... sconfiggerà anche lui!-

Le labbra di Mahei, che fino ad allora era rimasta nella medesima, statica posizione, si schiusero un'altra volta.

- Purtroppo non sarà così semplice.- rispose, voltandosi verso di lui - Ho già detto che Nook ha capacità di assorbire energia. Per tutto il tempo che ha vagato per la galassia, inoltre, rotto il sigillo, ha avuto modo di trarre molto potere dalle stelle, diventando così molto più forte di Freezer.-

L'espressione del terrestre divenne abbattuta e spaventata.

- In... in poche parole siamo nei guai fino al collo...-

- Esattamente.- annuì Mahei, riportando le braccia incrociate al petto.


Per far fronte alla tremenda minaccia, i guerrieri avevano deciso di comune accordo di richiamare anche Yamcha e Tenshinhan, prima di elaborare una vera e propria strategia. E così la sera era calata, inesorabile, in attesa del mattino seguente, quando Crilin sarebbe tornato in compagnia dei due.

- Avanti, Gohan, è ora di andare a letto!- la voce di Chichi risuonò amorevole per la piccola radura ed il piccolo si affrettò a raggiungere la soglia di casa.

Poco lontano, la sagoma di Mahei disegnava un'ombra lineare sull'erba illuminata dai raggi del quarto di luna nascente. Se ne stava silenziosa con la schiena appoggiata ad un albero, gli occhi chiusi ed il volto rivolto verso l'astro notturno.

Ad un tratto la debole luce che le baciava gli zigomi venne a mancare e la ragazza aprì un occhio, con aria indifferente. Piccolo si stagliava muto ed altero di fronte a lei, le cicale avevano iniziato a cantare.

- Perché l'hai fatto?- le domandò a mezza voce.

Gli occhi azzurri di Mahei si aprirono del tutto, per specchiarsi in quelli del suo interlocutore.

- Avevo avuto la mia prova.- rispose, mantenendo fisso lo sguardo - E lo scontro poteva dirsi terminato.-

- Quale prova?- ribatté lui. Un lembo del mantello candido si alzò, cullato dal vento, solleticando un braccio della ragazza.

- La prova che sei all'altezza per questa battaglia.- affermò lei, piegando leggermente il capo da un lato. Piccolo aggrottò le sopracciglia.

- Non mi serve che il mio avversario mi faccia degli sconti, ti avrei colpita ugualmente!- disse.

Mahei curvò le labbra in un mezzo sorriso.

- Lo so bene.- richiuse per un attimo gli occhi, mentre l'espressione dell'altro si fece incredula.

- Ma... allora perché...?- fece per domandare, ma la ragazza lo interruppe.

- Forse per lo stesso motivo che spingeva te ad agire con così inaudita violenza e decisione. Quando sei un demone, per quanto tu possa cambiare vocazione e via, sai riconoscere quel senso di esaltazione che si prova misurandosi con avversari della stessa specie. Anche se io... non l'avevo mai provato prima.-

Piccolo si ritrovò in ogni singola parola. Mai gli era capitato di provare così tanto trasporto nell'affrontare un avversario, nemmeno quando si trovò a combattere per la prima volta contro Son Goku, diversi anni prima: una battaglia che avrebbe deciso il destino del mondo... ed il suo. Nonostante la rilevanza, la durata e l'intensità delle sensazioni di quella volta, ora, in quel brevissimo scontro, era come se tutto si fosse amplificato all'ennesima potenza... come se l'afferrare le braccia di carne viva e palpitante di quella ragazza, il sentirsi fissato da quelle lame penetranti e gelide, il venire colpito duramente ed avvertire riversarsi dentro di sé un fiume in piena di potenza, l'insinuare le dita tra i suoi capelli e stringere, stringere con l'esplicita volontà di farle del male... come se tutto questo lo trasportasse sempre più vicino al più bruciante inferno. E la cosa che lo lasciava più confuso, ma in bilico tra la caduta e l'orgasmo, era che non bramava altro che tuffarsi tra le fiamme.

- Sei molto, molto forte, alieno di Namecc.- sussurrò ad un tratto Mahei, severa, tornando a mostrargli le iridi di zaffiro.

Non ne fu certa, dal momento che la flebile fonte di luce proveniva dalle spalle di Piccolo, ma ebbe l'impressione di vederlo arrossire.

- Quando tutto questo sarà finito...- cominciò poi il namecciano, schiarendosi la voce -...ho la ferma intenzione di dimostrarti il mio valore. Voglio uno scontro alla pari, senza concessioni, né accordi.-

Questa volta il sorriso di Mahei gli parve per un attimo così semplice da stordirlo. Durò un attimo, come se la ragazza non fosse riuscita a trattenerlo, non abituata ad elargire quel genere di sorrisi. E difatti era così: era rimasta spiazzata da quella proposta, tra il sorpreso e il lusingato che qualcuno, per una volta, volesse misurarsi con lei per ciò che semplicemente era, per il piacere di scontrarsi con lei e con le sue potenzialità e non per l'autorità che rappresentava, non per difendersi da attacchi mortali ed improvvisi.

- E sia.- rispose, muovendo i primi passi verso la piccola abitazione. Oltrepassò Piccolo andando incontro al suo bianco mantello e lasciando che questo l'avvolgesse per un attimo, prima di superarlo e tornare illuminata dal debole quarto di luna.

- Sei molto, molto forte anche tu, - la voce profonda del namecciano la raggiunse, facendola voltare con gli occhi lievemente spalancati dalla sorpresa - mezzo demone.- concluse, inaspettatamente sorridendo.


Yamcha aveva adocchiato la figura bionda accanto a Goku ancora prima di toccare terra ed aveva preso a guardarla tra lo stupito e il coinvolto.

Atterrò insieme a Crilin e Tenshinhan, serio ed autorevole e, come sempre, in compagnia del piccolo Jaoizi.

- Eccoci qua!- annunciò il mediatore, portandosi le braccia ai fianchi.

- Ciao, Crilin! Avete fatto presto!- li salutò Goku, rivolgendo un amichevole cenno anche agli altri tre - Vi aspettavamo più tardi.-

- Beh, mi pare di aver capito che oramai ci rimangono pressappoco trentasei ore... non volevo perdere nemmeno un istante!- rispose quello, soddisfatto.

- Goku,- intervenne Ten, mantenendo un'espressione risoluta - Crilin ci ha spiegato cosa sta per accadere, per cui propongo di metterci subito all'opera per elaborare una strategia efficace.-

Il saiyan annuì, fece per replicare, quando soggiunse Yamcha, muovendo qualche passo avanti.

- E... e così lei sarebbe la tua... mezza sorella...- fece, tentennante. L'amico si voltò verso di lei, dandole un paio di energiche ma affettuose pacche sulla schiena.

- Ma certo! Si chiama Mahei e puoi pure definirla mia sorella!- rise, continuando imperterrito a colpirle il dorso.

- Ma basta con questa storia della sorella!- sbottò lei, d'un tratto - Mi pareva di averti detto esplicitamente che questa parola non ha alcun significato!-

Prima che Goku potesse essere linciato dall'improvviso attacco d'ira della ragazza, Crilin convenne che avrebbero fatto meglio a seguire la proposta di Tenshinhan, così Chichi fece accomodare i nuovi arrivati in casa, servendo loro una bibita com'era solita fare con qualsiasi ospite.

- Il problema principale sarà fare i conti con le sue capacità speciali...- sospirò il giovane Gohan, portandosi una mano al mento.

- Prima di tutto servirà valutare la sua potenza al momento dell'arrivo, sperando che non abbia assorbito troppa energia dalle stelle che ha incontrato nel suo cammino.- fece Piccolo, pensieroso.

Mahei scosse il capo.

- Nonostante sia impossibile, anche se giungesse qui debolissimo, avrebbe modo di rifarsi in pochissimo tempo, traendo la forza necessaria a ucciderci tutti dal vostro Sole.- annunciò, occhi chiusi, testa china e braccia incrociate al petto.

- Accidenti!- si lagnò Crilin - E anche volendolo calcolare per far cadere il suo arrivo durante la notte, è impossibile! Tra trentasei ore sarà pieno giorno!-

Chichi fissava i guerrieri senza emettere il minimo suono, il vassoio stretto tra le braccia, mentre Goku aveva l'aria di star riflettendo profondamente.

- Ci serve qualcosa che schermi il sole, cosicché Nook, una volta sulla Terra, non possa ricevere l'energia dall'astro.- soggiunse il namecciano, appoggiato ad una parete dall'altra parte della stanza. I terrestri si stupirono visibilmente.

- E come lo troviamo in così poco tempo... questo 'qualcosa'?- domandò Yamcha, appoggiando un gomito sul tavolo ed il mento sulla mano - Ma soprattutto che diamine potremmo inventarci per oscurare il sole?!-

- Un'eclisse.- disse Mahei, con semplicità.

Tutti gli occhi si trovarono improvvisamente puntati su di lei.

- Ma... ma... che io sappia non sono previsti fenomeni di questo genere, in questo periodo!- intervenne Crilin, pensoso e stupito, tentando di capire come potesse essere realizzato un piano del genere - Non potremmo mai spostare la Luna a nostro piacimento!-

- Era qualcosa a cui avevo già pensato.- si spiegò la ragazza, riaprendo gli occhi - Credo voi sappiate che tra i saiyan è diffusa la tecnica che permette di creare una luna artificiale per sfruttare al meglio le proprie capacità.-

- E trasformarsi in gigantesche scimmie...- annuì Goku, quasi a sé stesso.

- E... come hai intenzione di...?- Crilin non portò a termine la frase, lasciandola cadere nella speranza che Mahei la raccogliesse.

- A creare una luna che faccia da schermo al vostro Sole, posso pensarci io. Ma mi occorrerà tempo, molto tempo.- piegò il capo da un lato e si scostò una ciocca di capelli che le copriva gli occhi - Dal momento che la massa da coprire è molto più che rilevante, temo avrò bisogno di diversi minuti per creare una sfera abbastanza grande. Durante tutto quel tempo voi dovrete battervi con il nemico e tenerlo occupato, finché non potrà più ricevere energia.-

Ci vollero alcuni istanti prima che tutti iniziassero a pensare in quei termini, poi la voce di Ten si levò alta nel silenzio.

- Potresti cominciare a crearla ora, per intanto, così ci risparmieremmo tempo e fatica.-

- Lo escludo.- la ragazza riportò le braccia incrociate - Nook non è stupido, se avvertisse un'anomalia nel ciclo del pianeta, sarebbe anche capace di distruggere tutto quanto dallo spazio aperto, quando il nostro obiettivo è farlo atterrare ed affrontarlo faccia a faccia. In secondo luogo, le lune artificiali hanno una durata limitata: se il suo viaggio dovesse subire un ritardo o qualche altro imprevisto, rischieremmo di perdere minuti preziosi. E' per questi motivi che comincerò a creare il satellite solo quando saremo sicuri del suo arrivo, in un luogo riparato, di modo che non se ne accorga. Una volta tolta di mezzo la sua fonte d'energia inesauribile, avremo annullato il nostro svantaggio e potremo giocare ad armi pari.- fece una pausa, poi schiuse di nuovo le labbra - Ma vi avverto che anche allora non sarà un'impresa facile.-


Il tempo che separava i guerrieri dallo scontro con lo schiavo liberato era giunto ormai agli sgoccioli. Ognuno di loro si era fatto avanti con proposte differenti, riguardanti tecniche e strategie da utilizzare nel momento clou della battaglia, ma oramai la parte più importante del piano era stata definita con successo.

Al di fuori di questo, Crilin pareva sempre un po' preoccupato, Ten cominciava a pensare che per Jaoizi sarebbe stato uno scontro troppo pericoloso e Yamcha aveva da tempo fissato il suo sguardo e le sue attenzioni sul nuovo elemento della banda che se ne stava sulle sue, indifferente ed alquanto infastidito dal sentirsi chiamare 'sorella' da una persona che a malapena aveva mai visto in vita sua.

Goku, invece, era sempre più convinto che sotto quel guscio di dura roccia battesse un cuore di carne e sangue come in un qualsiasi appassionato essere vivente. Oltretutto Mahei, con i suoi atteggiamenti scostanti ma risoluti, gli ricordava Piccolo ogni minuto di più. Con lui era stata una battaglia terribile, doveva ammetterlo, il suo primo vero consapevole scontro... quello che aveva fatto di lui, di entrambi, degli uomini.

E quella ragazza, con i suoi modi autoritari ma riservati, sembrava poter carpire intimamente ogni sensazione che attraversava l'animo del namecciano... anche se pareva essere l'unico ad essersene accorto. Forse il possedere entrambi una componente demoniaca li rendeva in un certo qual modo affini, anche se non voleva arrischiarsi ad affermare cose di cui non era pienamente sicuro... dopotutto per Radish, pur essendo fratelli in tutto e per tutto, non aveva avvertito il benché minimo legame.

Fu proprio quando Son Gohan fece per mettere piede fuori di casa, che un terzo boato ruppe la calma del bosco circostante. Stormi di uccelli presero a volare repentinamente verso il cielo, mentre la terra tremava. Ogni singola foglia, ogni minimo atomo d'aria erano scossi dal terremoto e negli occhi dei guerrieri si fece largo uno scuro alone di timore e consapevolezza.

- E' lui.- annunciò Mahei, fredda ed impassibile.

Senza perdere altro tempo il gruppo si levò in volo allontanandosi dall'abitazione di Goku, dove Chichi, rimasta sulla soglia, esprimeva dagli occhi tutto il rammarico e l'ansia che animavano il suo cuore.

Gli dei presenti si empirono dell'aura malefica di Nook, tanto che i più deboli ne furono scossi.

Oramai era chiaro: il mostro era arrivato.

- Siamo fin troppo vicini.- fece di nuovo la ragazza, rompendo il silenzio - Io mi fermo qui, non appena avrò lanciato in aria il satellite vi raggiungerò sul campo. Fino ad allora - rivolse uno sguardo espressivo ad ognuno di loro - cercate di non morire.-

Detto ciò la giovane scese, atterrando con un piede sul terreno brullo e roccioso, posizionandosi tra due sporgenze: il luogo ideale per creare una luna tanto grande da riuscire ad oscurare il sole.

Non aveva voluto protezione quando, il giorno prima, si era parlato di un'eventuale scorta che sarebbe servita a difendere Mahei da altrettanto eventuali attacchi del nemico. Ma lei non aveva voluto sentire ragioni, se la sarebbe cavata da sola, ogni guerriero avrebbe dovuto impegnare tutto sé stesso nello scontro con Nook, non era da sottovalutare. Al resto avrebbe pensato lei.


La navetta, molto simile a quella di un qualsiasi saiyan, si trovava, immobile, fumante e minacciosa al centro di una voragine.

Gli occhi dei guerrieri, puntati sul portello, attendevano silenziosi e risoluti di conoscere l'aspetto del nemico. Ci volle poco perché fossero accontentati.

Con estrema lentezza lo sportello si aprì e da esso fuoriuscì un essere mostruoso e sconosciuto: la pelle violacea e lucente, come quella di un serpente acquatico, rifletteva i raggi del sole emettendo un leggero lucido bagliore, mentre le mani artigliate e il cranio allungato, ricordavano lontanamente la terza metamorfosi di Freezer.

Contraendo i possenti muscoli di braccia e gambe, Nook assunse un'aria stupita nel constatare che un gruppo di guerrieri, sul ciglio del cratere, lo stava fissando con sguardi decisi, quasi si aspettassero il suo arrivo. Le sue labbra si deformarono in un ghigno malefico, quando si rese conto che tra loro c'erano ben due saiyan.

- Siete venuti a vedere la vostra fine, scimmioni!- prese a ridere malignamente - Mi avete risparmiato un viaggio intorno a questo stupido pianeta, con l'obiettivo di trovarvi!-

Goku strinse i pugni, per nulla impressionato.

- Siamo venuti per sconfiggerti!!- annunciò caparbio Yamcha, prima di lanciarsi in un attacco frontale.

Intuita la mossa sciocca dell'amico, Tenshinhan lo seguì a ruota, tentando di rendere l'impatto meno violento per entrambi, ma ormai Nook aveva già creato una sfera d'energia abbastanza grande da da scaraventarli entrambi al suolo, metri e metri più in là.

- Ten!- gridò Jaoizi, correndo incontro al compagno.

Con una risata ancor più decisa e agghiacciante della precedente, l'alieno si levò in volo fuori dal cratere, per colpirlo con un raggio emesso dagli occhi color ambra.

E così, il secondo allievo dell'Eremita della Gru cadde, privo di sensi, accanto ai compagni già distesi al suolo.

- Accidenti! Che mossa stupida!- esclamò Crilin, nella voce un misto di rabbia e risentimento - Dobbiamo attaccarlo finché è voltato di spalle!-

Immediatamente, in compagnia di Gohan, il terrestre si apprestò a colpire l'avversario con una delle tecniche che avevano messo a punto tempo prima tramite proiezioni mentali, quando dovettero affrontare il viaggio per Namecc senza possibilità di allenamenti fisici.

Goku fece appena in tempo a schiudere le labbra per dire ai due di fermarsi, quando Nook si voltò repentinamente e, con un potente pugno, scaraventò il suo migliore amico contro un massiccio masso poco lontano.

Gohan schivò il colpo e si preparò a contrattaccare con un calcio che colpì l'alieno ad una spalla. Nonostante l'attacco fosse andato a segno, quest'ultimo lo afferrò con facilità per una caviglia e con un minimo sforzo gli fece seguire la traiettoria che poco prima aveva coperto il corpo ormai incapace di reagire di Crilin.

- Gohan!- gridò il padre, i muscoli serrati.

- Ah, dannazione. Meno male avevamo concordato di non fare mosse avventate!- imprecò Piccolo, ma prima che potesse terminare la frase, ecco che dall'orizzonte comparve un puntino sempre più in celere avvicinamento.

- Vegeta!- esclamò l'altro saiyan, mentre il principe si faceva largo tra le nuvole e, senza guardare in faccia nessuno dei presenti, si lanciò direttamente all'attacco contro l'alieno.

- Te la farò vedere io, maledetto mostro!- ringhiò a denti stretti, tempestandolo di pugni. La rabbia per essere stato sconfitto bruciava nel suo animo sino a giungere in superficie nei suoi occhi, ardenti d'odio.

Lo scontro divenne serrato e parve che per diversi minuti i due fossero alla pari, ma quando si separarono in alto nel cielo, l'affaticamento di Vegeta era evidente, mentre Nook sembrava ancora non aver cominciato a combattere.

- E' inutile! Totalmente inutile! A quanto vedo siete provvisti di una stella così calda e giovane...- sogghignò, volgendo lo sguardo al sole. Immediatamente il suo corpo s'illuminò come fosse incandescente e lui poté concentrare tra i palmi delle mani una sfera sempre crescente d'energia.

- Consideralo come un regalo d'addio, principe dei miei stivali!- gridò, mentre il fragore del globo si faceva sempre più forte - Si chiama... Occhio della Stella!!- aggiunse poi, mentre il cielo si oscurava e la sfera raggiungeva Vegeta, ormai privo di forze.

Un immenso polverone si alzò dall'impatto, che sprigionò una luce rossastra ed intermittente, proprio come se una stella stesse rivolgendo il suo sguardo rovente sulla vittima designata.

Il saiyan, boccheggiante, si ritrovò disteso al suolo coperto di terra e del suo stesso sangue, quand'ecco che a pochi centimetri si stagliò l'ombra dell'avversario, che ancora sogghignava con cattiveria.

- E' giunta l'ora del colpo di grazia.- sibilò, riducendo gli occhi a due fessure - Sei pronto per una bella replica?- fece per mettersi di nuovo in posizione e rivolgere lo sguardo al sole, quando le sue palpebre si spalancarono, incapaci di comprendere l'accaduto.

- Ma che diavolo... dov'è finita la stella?!- urlò, quando i suoi occhi incontrarono una gigantesca luna a fare da schermo all'astro e si rese conto che la semioscurità calata durante il suo colpo speciale non si era dissipata.

- Mahei ce l'ha fatta!- esclamò Goku, stringendo un pugno, fiducioso.

- Dannati saiyan! Avete firmato la vostra condanna!- sbraitò di nuovo il mostro, concentrando le sue energie per dare il colpo finale a Vegeta quando, come un proiettile, fu colpito da una gomitata di Mahei in pieno viso.

Mentre Nook colpiva rovinosamente un rilievo, la nuova venuta toccò di nuovo terra, massaggiandosi i polsi. Aveva terminato il lavoro, concentrando al massimo le energie poi, senza perdere nemmeno un secondo, si era lanciata in volo quasi raso terra, per giungere, alla fine, dritta sul muso del viscido individuo.

- Per fortuna non dovevate farvi ammazzare.- fece, notando i corpi inerti dei guerrieri svenuti.

- I migliori sono ancora in piedi.- soggiunse Piccolo, rivolgendole uno sguardo deciso.

Il cumulo di macerie sotto cui era finito il nemico si scosse e questo risorse, più spazientito che mai.

- Eccolo che ritorna.- sussurrò lei, rimettendosi in posizione di difesa.

L'impatto fu violentissimo. Sembrò quasi che dall'unione dei due avambracci contrastanti si dovesse formare un secondo cratere tutt'intorno ai contendenti, isolandoli in una nuova voragine. Ma Mahei saltò all'indietro, riuscendo a parare anche un colpo di energia, che andò a cadere poco lontano dagli occhi semichiusi del piccolo Gohan.

Il bambino si scosse, riprendendo lentamente i sensi e rimettendosi in piedi. Lo scontro si stava facendo sempre più serrato, la velocità delle mosse dei due lo sconcertò, così come la rabbia e la potenza con cui Nook colpiva la ragazza e la determinazione con cui lei parava e contrattaccava.

- Avanti, Goku.- asserì d'un tratto Piccolo, pronto per attaccare.

- No.- il saiyan lo frenò con un cenno del capo, serio - Non intervenire, Piccolo. Ce la farà.-

- Ma che dici?!- il namecciano spalancò gli occhi, incredulo - Non hai visto che fine hanno fatto gli altri? Così finirà per farsi ammazzare!-

L'amico distese le labbra in un sorriso placido, pur mantenendo le sopracciglia aggrottate.

- Non preoccuparti per lei, ha dato prova di sapersela cavare benissimo.- rispose.

- Sei impazzito?!- ribatté l'altro - Non mi preoccupo certo per lei! Ma non possiamo permettere che ci sconfigga ad uno ad uno, dobbiamo intervenire!-

Il silenzio di Goku lo irritò parecchio. D'altra parte, Mahei era ancora occupata nello scontro, ma era abbastanza vicina a Nook da permettersi di poterlo colpire con un drastico e potente attacco: il suo pugno lo raggiunse di nuovo in pieno volto ed il nemico cadde rovinosamente tra le rocce per la seconda volta, accompagnato dall'agghiacciante suono delle sue ossa incrinate.

Il silenzio invase tutt'un tratto la spianata, mentre una leggera polvere si diradava dal luogo dell'impatto. Il piccolo Gohan zoppicò più veloce che poté dal padre, punto di riferimento e protezione, pur mantenendo gli occhi puntati sul cumulo di macerie.

Di nuovo senza preavviso le rocce si sgretolarono intorno all'aura infiammata di Nook, furente, che sorse dalla terra.

- Maledetta ragazzina!- imprecò, fissando Mahei con tutto l'astio di cui era capace - Ma se non posso colpire te, allora colpirò i tuoi compagni!!-

I suoi occhi scintillarono di fuoco e di nuovo concentrò tutte le sue energie nei palmi delle mani.

- Via di lì!!- urlò la ragazza, scattando in una corsa verso i tre. Li raggiunse appena in tempo per spintonare fuori dal raggio d'azione Goku e Piccolo e prendere in braccio il bambino, piegandosi per coprirlo.

Il raggio la colpì inevitabilmente alla schiena, avvolgendola in un fascio di luce bruciante e letale. Per tutta l'interminabile durata del flash, Gohan si strinse a lei con tutta la forza che aveva, sperando e pregando di non morire, mentre Mahei aveva voltato al cielo il volto e spalancato gli occhi per il tremendo ed insopportabile dolore.

Non fuoriuscì un gemito, un urlo, un soffio, dalle sue labbra insanguinate, nemmeno quando la luce si diradò e lei cadde inerte con l'armatura sul dorso in frantumi e fumante. Il ragazzino la sorresse, per quanto poté, mentre lacrime di terrore, dolore e raccapriccio gli riempivano gli occhi e la sua espressione mutava repentinamente in rancore e disperazione.

- Ma... Mahei! Rispondi!- la scosse, quasi temendo di farle ulteriore male, toccandola.

Fu Piccolo ad interrompere il rigetto di energia da parte di Nook, colpendolo rabbioso con un calcio, proprio mentre quest'ultimo era occupato a sogghignare soddisfatto. Dall'altra parte Goku era pronto ad accoglierlo, prima che cadesse, sferrandogli un deciso colpo allo stomaco.

Entrambi avevano portato al massimo la loro forza spirituale, lasciando interdetto l'avversario, che oramai era in balia dei loro attacchi: fu capace di reagire una sola volta per colpire il saiyan, che cadde senza gravi danni, ma oramai Nook aveva consumato tutte le sue energie e non poteva contare sull'ausilio di alcuna stella.

- Papà...- la flebile voce di Gohan attirò l'attenzione del giovane guerriero, che stava per rialzarsi e lanciarsi di nuovo all'attacco. Si voltò verso di lui, a pochi metri dietro le sue spalle, e lo trovò accanto al corpo sanguinante della ragazza.

Mentre Piccolo non lasciava tregua all'avversario, tempestandolo di possenti colpi, Goku, con un misto di stupore e tenerezza notò che il figlio aveva incrociato le proprie mani con una di quelle di Mahei e la stava stringendo forte.

- Kakaroth...- la sua voce gli arrivò come un flebile sussurro e tra le ciocche scomposte di capelli biondi che le coprivano gli occhi, poté scorgere uno sguardo fraterno... per la prima volta.

Senza aggiungere altro, ma con gli occhi ed il cuore colmo delle parole mute che si erano rivolti, Son Goku serrò solennemente le palpebre, lasciando che un'aura dorata l'avvolgesse e gli penetrasse nel cuore, fortificandolo e illuminandolo d'onore.

Quando il super saiyan tornò a mostrare le sue iridi azzurre al mondo, l'esito dello scontro fu deciso.

- Pagherai per quello che hai fatto!- ringhiò, raggiungendo di nuovo il nemico - E non ti perdonerò! Mai!-

Gli occhi di Nook, che fino ad allora erano stati colmi d'odio ed arroganza, si riempirono di terrore ed angoscia, consci di essere giunti al termine di una corsa di sola andata.

Prima che potesse creare un nuovo Occhio con le residue energie rimaste, Goku lo anticipò, formando tra le sue mani l'onda Kamehameha che più di una volta gli aveva permesso di concludere con una vittoria cruciali battaglie. L'urlo del nemico, all'impatto con la bruciante energia azzurra, risuonò per tutta la vallata, sino al momento in cui venne disintegrato dalla potenza schiacciante che lo trascinò via, disperdendone le ceneri nell'aria.

Con un profondo sospiro il saiyan riprese le sue normali sembianze, raggiungendo a terra il figlio e gli amici.

- State tutti bene?- domandò, notando che Tenshinhan stava sorreggendo uno Yamcha piuttosto malconcio e Jaoizi riapriva a malapena gli occhi.

- Ah, accidenti a me e alla mia mania di voler fare l'eroe...- sbuffò il ragazzo, appoggiandosi alla spalla di Ten.

- Beh, la prossima volta pensaci due volte, prima di mettere in pericolo tutti quanti... - ridacchiò Crilin, disteso supino, tenendosi il torace dolorante.

- Come sta?- la voce di Piccolo pareva quasi ansiosa, quando giunse alle orecchie del saiyan, accovacciato accanto al corpo della sorella.

- Piuttosto male, non respira quasi più.- fu la risposta che gli arrivò, ma prima che Goku potesse aggiungere altro, il namecciano si voltò verso il cielo, schiudendo di nuovo le labbra.

- Ci servono dei senzu, Karin non dovrà fare storie, ora...- ma prima che la frase fosse portata a termine, ecco che dal cielo, in lontananza, si avvicinò una navetta. Quando atterrò, una preoccupatissima Chichi balzò giù senza aspettare che Bulma, dal sedile anteriore, spegnesse il motore.

- Oh, Gohan! Stai bene, piccolo mio?!- domandò, tastando fronte e polsi del bambino - Ecco, prendi questo, su!- lo costrinse ad ingoiare qualcosa che aveva appena estratto dal sacchetto che teneva stretto in grembo. In men che non si dica le ferite del ragazzino divennero solo brutti ricordi e le energie ricominciarono a rifluire nel suo corpo.

- Chichi! Hai portato i senzu!- esclamò Goku, voltando il capo verso la moglie.

- Tutti quelli che ci erano rimasti in casa.- annuì lei, decisa.

- Sono passata a vedere se Yamcha era da voi - Bulma scese dalla navetta volante, ravviandosi un ciuffo dietro un orecchio - e Chichi ha voluto raggiungervi a tutti i costi! Potevate almeno dirlo che stavate combattendo contro un'altra minaccia!-

- Non ora, Bulma.- il saiyan fece cenno alla moglie di consegnarli un fagiolo, che somministrò con cura a Mahei, sostenendole la nuca con l'altra mano.

Gli occhi turchini della ragazza si spalancarono di scatto, accompagnati da un improvviso respiro, proprio mentre l'espressione preoccupata di Piccolo si sciolse in un lieve, sereno sospiro di sollievo.

- Avanti, prendetene uno anche voi.- ora Goku sorrideva, rivolto agli altri compagni. Così anche Ten, Crilin, Yamcha e Jaoizi poterono tornare nelle loro normali condizioni, lividi e ferite scomparvero come neve al sole.

- Emh...- Bulma fece un passo avanti, raggiungendo gli altri - chi è questa ragazza? Non l'ho mai vista.- domandò con aria perplessa, vedendole indosso la tipica armatura dei saiyan e dei soldati di Freezer. La ragazza, che nel frattempo si era rialzata, si sentì di nuovo battere sulla schiena ormai nuda la mano del saiyan.

- Oh, lei è Mahei! E' mia...- fece per riattaccare, quando si voltò verso di lei, incerto se pronunciare o no la parola ormai divenuta classica.

- Sorella, sì, sì.- concluse quella con un sospiro, alzando gli occhi al cielo. Goku scoppiò in una risata divertita e soddisfatta.

- Esatto, la mia sorellina!- esclamò portandosi l'altra mano dietro la nuca.

- Ehi. Sorella andava bene. Ora non esagerare.- intervenne Mahei, guardandolo in tralice.

La risata contagiò anche i presenti, solo lei non riusciva a comprendere cosa avesse detto di così divertente, finché non incontrò lo sguardo di Piccolo che pareva dirle 'ci farai l'abitudine', allora alzò le spalle e si concesse un sorriso.

- Un momento! E Vegeta?- fece Gohan, assumendo un'aria interrogativa e perlustrando con gli occhi tutta la spianata, compreso il punto in cui aveva visto per l'ultima volta il saiyan, disteso al tappeto.

- Già... non ce n'è traccia!- gli fece eco Crilin, accorgendosene. Bulma si portò una mano al petto.

- Un momento... volete dire che c'era anche Vegeta?!- esclamò - Oh, insomma! Io non ci sto capendo più nulla! Ma non era nello spazio ad allenarsi? E poi cos'è questa storia della sorella?! Qualcuno vuole spiegarmi?!-

Yamcha le si avvicinò.

- Ti riferiremo tutto più tardi, quando saremo tornati a casa.-

Ad un tratto una scia luminosa attraversò il cielo: la navetta di Vegeta si apprestava a ritornare nello spazio profondo, dove il principe avrebbe tentato di superare il limite e raggiungere lo stadio del super saiyan.

Gli occhi dei presenti incontrarono inevitabilmente la luna artificiale che ancora brillava nel cielo oscurato.

- Ehi, hai creato davvero una luna fenomenale!- fece Goku alla sorella, schermandosi gli occhi con una mano.

- Ti credo sulla parola,- sorrise lei, alzando le spalle - se la guardassi mi trasformerei in una scimmia.-

- Eh eh, a proposito, grazie!-

- Che...? Dovrei essere io a ringraziare voi per l'aiuto...- la ragazza rimase alquanto perplessa - Grazie... per cosa?-

- Oh, per le solite cose!- rise Goku, in risposta - Per averci avvertiti, per averci dato una possibilità di sconfiggere un nemico altrimenti invincibile, per aver salvato me, Piccolo e mio figlio, eccetera, eccetera!-

Mahei scosse il capo, ancora incerta se trovare o meno le parole per replicare, ma poi si limitò sospirare in un nuovo sorriso.

- Non c'è di che.- fece, lasciandosi trasportare dalla semplicità del fratello.

- Resterai qui con noi, ora?- la voce di Gohan la raggiunse inaspettata, negli occhi tutta l'innocenza e la speranza di un bambino.

- Eh... io non... - fece per rispondere lei, quando Piccolo la interruppe.

- Hai altri impegni, lassù?- le domandò, indicando il cielo con il pollice della mano destra, mentre mantenne la sinistra incrociata al braccio.

- Non credo...- replicò di nuovo la ragazza, sempre più spaesata.

- Beh, allora torniamo a casa! Ho una fame da lupi!- soggiunse Goku, portandole una mano intorno alle spalle e spingendola al centro della spianata. Mahei si sentì tutt'un tratto al centro dell'attenzione, un po' impacciata, un po' stranita ed un po' in soggezione. Forse nemmeno nelle sue fantasie più bizzarre aveva mai immaginato che su un pianeta sperduto, in una regione sperduta, esistessero persone capaci di farla sentire a casa con un sorriso, di farle dimenticare il gelo dello spazio e della solitudine, di renderla parte integrante di una famiglia che non aveva mai avuto.

- E ricorda che mi devi una rivincita.- Piccolo le si avvicinò tendendole una mano con il sorriso più semplice e spontaneo che anche Goku stesso gli avesse mai visto fare.

- Lo so.- sorrise Mahei di rimando, accogliendo la stretta e lasciando che la sua mano le apparisse così incredibilmente bianca e piccola in confronto a quella della persona che, in un futuro molto vicino, sarebbe diventata per lei una delle stelle più brillanti del firmamento.


[Capitolo 1: fine - Continua...]


- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo ogni mia produzione: http://silenceandwords.altervista.org/

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Capitolo 3
*** Lo specchio - Parte 1 ***


FANFICTION

| E piovve dalle stelle |


| Introduzione |

Come non previsto, il capitolo precedente è stato gradito e recensito per cui, inaspettatamente, mi sono trovata a rivedere e correggere anche il secondo step. Mi sembra incredibile... è passata una vita da quando ha visto la luce per la prima volta! Allora tutti ci preoccupavamo di varie profezie sulla fine del mondo, del millenum bug, ecc. ed ora, guardateci, evoluti e più tecnologici che mai. (Ciò per dire che è trascorso un bel po' di tempo. xDD)

Ringrazio profondamente tutti coloro che hanno trascorso un po' di tempo in compagnia della mia storia, una nota particolare va a shalna, che è stata così brava da scoprire che le prime due lettere del nome 'Mahei' derivano da quel 'Ma Junior', pseudonimo - dal significato noto - di Piccolo al ventitreesimo torneo Tenkaichi. Che attenta osservatrice!

Un po' diverso dal pezzo introduttivo, questo capitolo punta un po' più sui rapporti interpersonali. E spero in futuro di poter correggere anche il terzo.

Per ora, buona lettura a chi vorrà soffermarsi su questa seconda avventura.


| Lo specchio | Parte 1 |

Un sommesso cinguettio attorniava la radura e penetrava con soave musicalità nel piccolo, luminoso, ambiente domestico. Il sole appena nato indorava le cime degli alberi, conferendo al bosco un etereo aspetto aureo, riflettendosi sulle gocce di rugiada che impregnavano i rami.
Gli occhi neri di Chichi, tutt'altro che luminosi, si voltarono infuriati verso il marito, tutto intento a divorare una sostanziosa colazione.
In poco tempo dalla tavola sparirono ben tre involtini ancora caldi, due panini appena sfornati ed una ciotola di riso.
- Aaah!- sospirò Goku, appoggiando il dorso allo schienale della sedia - Questa sì che si dice una bella colazione!- sorrise tutto contento, tenendosi la pancia.
- Oh, siamo alle solite!- sbuffò la moglie, decisamente contrariata. Il giovane guerriero le rivolse uno sguardo interrogativo, alzandosi e sistemandosi la cintura della divisa.
- Cosa c'è, tesoro?-
- E me lo chiedi anche?!- ringhiò la donna, serrando i pugni - Dov'è Gohan?!-
Goku si strinse nelle spalle, come in preda ad uno spiacevole dejà vu, consapevole che di lì a due secondi sarebbe partita una sfuriata memorabile.
- E' uscito poco prima dell'alba per allenarsi con Piccolo e Mahei.- rispose, preparandosi per tapparsi le orecchie.
Ma stranamente Chichi si lasciò cadere stancamente su una sedia, con un lungo sospiro. Una ciocca di capelli neri le coprì il volto e lei rimase in silenzio finché il marito non si chinò verso il suo volto scuro, scrutandolo con preoccupazione.
- Qualcosa non va?- domandò, sospettoso.
- E me lo chiedi anche!- sbottò l'altra, saltando in piedi - Ah, Goku! Non ho nemmeno più la forza di arrabbiarmi! Non ti ricordi tutto quello che ho fatto per trovare una ragazza a Piccolo? Filava tutto liscio finché Mahei non è scesa dal cielo e ha rovinato tutto! Niente in contrario, certo è pur sempre tua sorella, eccetera eccetera, e sarebbe anche potuta tornare utile al mio scopo se fosse stata meno... battagliera, ecco! Ma non poteva essere una principessa impaurita, piuttosto che un guerriero fanatico come tutti voi?! Così non fa altro che dare a Gohan degli input negativi e quel bambino continuerà ad allenarsi imperterrito, invece che studiare!-
Il discorso filava, effettivamente, ma Goku continuava a non vederci nulla di male anzi, considerava l'arrivo di Mahei come una vera fortuna. In tutto il tempo che era trascorso dal suo arrivo aveva avuto modo di imparare molto da lei, da ciò che raccontava dello spazio e anche di apprendere nuove tecniche e piccoli trucchi da usare in combattimento. Si erano completati, insomma, e ciò non poteva far altro che renderlo fiero e felice. Ma ovviamente Chichi non era del medesimo avviso...
- Beh, ma in un certo senso non è quello che volevi tu? Non credo che Mahei sia interessata a badare alle faccende domestiche, ma con il tuo aiuto potrebbe anche imparare a cucinare!- sorrise, convinto - Anche se penso che Piccolo la preferisca com'è. Sai, c'è un legame strano tra quei due, non riesco a capire... Piccolo non aveva mai guardato nessuno a quel mod...-
- Ma allora non hai capito nulla!- lo interruppe la donna - Il mio obiettivo non era far felice il tuo amico demone trovandogli una moglie, ma fare in modo che, così facendo, le sue attenzioni si rivolgessero ad una persona che non fosse Gohan! Se Piccolo si fosse dedicato completamente ad una ragazza normale, non avrebbe più avuto modo di trascorrere del tempo ad allenare nostro figlio! E invece no! Mahei è cresciuta in mezzo a chissà quali guerre, come puoi pretendere che impari a cucinare? E' un guerriero e cosa fanno i guerrieri? Combattono! Finché si allena con Piccolo non mi da alcuna preoccupazione, ma Gohan la vede come un brillante esempio da seguire, proprio come vede il suo maestro! Ecco perché premo tanto sul fatto che Mahei non è una ragazza comune... se lo fosse stata, perlomeno quel bambino avrebbe capito che ognuno ha la sua vita privata. Ed invece tua sorella è esattamente uguale a te e, a maggior ragione, Gohan non sa starle lontano! E chi c'è con lei? Piccolo, ovviamente! Ah, non me ne va bene una... e pensare che c'ero così vicina...- sospirò, prendendo fiato.
Durante questo lungo soliloquio, Son Goku aveva assunto un'aria un po' stranita: non aveva mai compreso per quale arcano motivo Chichi si arrabbiasse sempre per lo stesso motivo e si dannasse l'anima per trovare una soluzione efficace, i cui piani, puntualmente, andavano a rotoli.
Fu quando fece per aggiungere qualcosa che bussarono alla porta. Due colpi decisi.
- Ecco, vedrai che è Gohan che ha deciso di tornare a studiare!- ridacchiò, afferrando serenamente la maniglia e tirandola verso di sé.
Con sorpresa gli si delineò di fronte agli occhi la figura di Mahei e, dietro la sua spalla la testa reclinata di suo figlio.
- Ciao.- fece la ragazza, chinando il capo da un lato e lasciando che la lunga chioma di capelli biondi le scivolasse via dal dorso per non infastidire Gohan - Si è fatto male ad un ginocchio.- annunciò poi, riferendosi al bambino, ma stando ben attenta a nascondere la causa dell'incidente davanti all'eccessivamente apprensiva madre - ovvero una violenta ed inaspettata gomitata di Piccolo alla nuca, che lo aveva fatto capitombolare rovinosamente al suolo. Di certo Chichi non sarebbe stata entusiasta, anzi, si sarebbe precipitata fuori per linciare il namecciano, incurante del fatto di essere un moscerino di fronte ad un elefante.
- Oh, no! Gohan!- il suo urlo confermò quando Mahei aveva appena pensato - Ti senti molto male?!-
- Eh...- il piccolo voltò il capo verso di lei, rimanendo aggrappato alle spalle della ragazza - No, mamma, zoppico solo un po'.- tentò di sorridere per dissipare i timori e la rabbia della madre che, senza voler ascoltare altre ragioni, lo fece scendere dalla schiena della nuova venuta per accomodarlo su una sedia.
- Grazie per averlo riportato a casa! Ah, se fosse stato per Piccolo...- cominciò la donna, prendendo a frugare nella credenza.
- Veramente poteva tornarci anche da solo,- Mahei assunse un'aria stranita - sa levitare e... -
Goku le lanciò un'occhiata eloquente, prima che Chichi potesse voltarsi e lanciar loro contro qualcosa.
- E... comunque ho preferito riaccompagnarlo di persona!- aggiunse in fretta la ragazza - Non si sa mai.-
Il fratello tirò un impercettibile sospiro di sollievo, mentre la moglie rimase voltata ed impegnata nella sua ricerca. I due si scambiarono un'occhiata perplessa, mentre anche Gohan scrutava la madre in cerca di qualche indizio.
- Abbiamo terminato i senzu! E Karin ha detto che dovremo aspettare dei mesi perché maturino i nuovi semi...- fece questa, con estremo rammarico, dopo che ebbe richiuso le ante. Ma subito dopo una luce improvvisa le illuminò il volto - Ma questo significa che per un po' non potrai allenarti, caro! E' l'occasione che aspettavi per riprendere gli studi, non è così?-
- Eh... veramente... sì mamma.- si trovò a rispondere il bambino, sotto lo sguardo categorico della donna. Quando si sentiva guardato a quel modo aveva a tratti paura: Chichi sapeva essere dolce e premurosa, ma anche tremendamente autorevole ed imperante che certe volte preferiva stare ore e ore ad essere malmenato da Piccolo in allenamento, che sottostare alle sue sgridate ed ai suoi comandi!
Temeva che con l'andare del tempo e le continue ramanzine, lo studio che tanto adorava avrebbe finito per andargli in odio... e questa era l'ultima cosa che desiderava! Ma forse sua madre non se ne rendeva nemmeno lontanamente conto...
- Io tolgo il disturbo.- fece ad un tratto Mahei, riavviandosi verso la porta e strappandolo alle sue considerazioni - Ho una cosa da fare. Ci vediamo.- poi si voltò verso di lui, strizzandogli un occhio - Rimettiti presto.-
I tre rimasero a guardarla mentre prendeva il volo e spariva verso l'orizzonte, poi Chichi si portò le mani ai fianchi, mentre Goku richiudeva la porta.
- Ah, è ora di dare una bella rispolverata ai tuoi libri di matematica!- sorrise la donna, divenuta tutt'un tratto raggiante.
- Non è meglio fasciargli prima la gamba...?- intervenne il padre, seguendola nell'altra stanza con lo sguardo.

Il sole alto del mattino oramai splendeva raggiante sull'intera cittadina, illuminando i tetti e riflettendosi sulle finestre dei grattacieli più alti. Una leggerissima brezza primaverile spirava da ovest, ma in pochi parevano accorgersene e beneficiarne, già tutti occupati e presi dalle loro faccende: uomini d'affari con valigette colme di documenti, madri con bambini alla mano da accompagnare a scuola, autobus strapieni e traffico fitto.
Questo fu ciò che gli occhi di Mahei incontrarono, non appena varcò i confini della metropoli. Non ne rimase stupita, dopotutto aveva avuto modo di mettere piede in alcuni centri urbani alieni dall'aspetto simile a gigantesche macchine e dotati addirittura di un cuore vivente.
Le riuscì facile trovare la Capsule Corporation, era uno degli edifici più originali e recava la denominazione scritta a caratteri cubitali sopra la fila di vetri ai piani maggiori.
Atterrò nei giardini, proprio di fronte a quella terrestre chiacchierona dai modi bruschi e ad un'altra donna bionda dalla bizzarra acconciatura, che ostentava un sorriso mieloso.
- Ma dov'eri? Sarà almeno un'ora che ti aspetto!- sbottò Bulma, portandosi le braccia ai fianchi.
- Ho anche riscaldato il te, ma credo che si sia raffreddato di nuovo...- aggiunse con rammarico l'altra, portandosi una mano al viso.
- Ah, lascia perdere, mamma! Questi saiyan sono tutti uguali! Sembra che l'essere puntuali non sia nel loro DNA!-
Alle parole della ragazza, la donna fece un cenno dispiaciuto con il capo e si voltò per raggiungere la cucina. Mahei invece si sistemò la casacca violacea, chiedendosi per l'ennesima volta perché Kakaroth l'avesse indirizzata proprio a questa Bulma e se davvero fosse un genio, come anche Crilin sosteneva.
- Gohan si è ferito ad un ginocchio. L'ho riaccompagnato a casa.- si limitò a replicare. L'altra si sciolse inaspettatamente.
- Oh, scusami tanto! E' grave? E ora come sta? Quando si rimetterà?-
- E' una sciocchezza.- rispose Mahei, alzando le spalle, mentre la terrestre tirava un sospiro di sollievo.
- Meno male! Beh, un giorno o l'altro dovrò decidermi ad andare a fargli visita! E' un sacco di tempo che non vedo Goku e la sua famiglia... Vegeta mi porta via un sacco di tempo!-
La bionda stava distrattamente a sentire il chiacchierio dell'altra, ma all'udire l'ultima frase non poté non trattenere un'occhiata perplessa.
- Oh... no, no, no!- Bulma arrossì violentemente - Non è come pensi! Prima che tu ti possa fare strane idee... beh, lui si allena incessantemente nella camera a gravità elevata che io e mio padre gli abbiamo costruito e non passa giorno in cui non ci sia un guasto o non mi chieda qualcosa, sai... riparazioni, abiti, asciugamani, eccetera. Ho l'impressione di essere diventata una servetta!- aggiunse poi, con rinnovato fervore - Ma comunque andiamo in laboratorio, ho tutto quello che ti serve.-
Detto questo le due varcarono la soglia dell'edificio, senza rendersi conto che dal minuscolo oblò della navicella gravitazionale poco distante, gli occhi neri e silenziosi del saiyan seguivano i loro movimenti, finché la figura longilinea di Mahei non fu scomparsa oltre l'ingresso.
Le due percorsero un lungo corridoio dalle porte scorrevoli e dalle pareti bluastre, sino a giungere in un'ampia stanza buia.
Bulma azionò l'interruttore ed un'intensa luce inondò l'ambiente, scoprendo tavoli ricchi di attrezzi, monitor e tastiere, ante in metallo contenenti chissà quali oggetti tecnologici ed un paio di sedie da lavoro attorno al ripiano principale.
- Eccoci qua.- sorrise la terrestre, avvicinandosi ad uno dei cassetti di un archivio e prendendo a frugarci dentro - Che tipo di capsula preferisci? Ne ho una comoda da viaggio ed un accogliente modello spazioso.-
Mahei alzò un sopracciglio, pensosa.
- Vada per quello spazioso.- rispose, portandosi le mani ai fianchi avvolti da una cinta porporina. L'altra si voltò con sguardo sornione.
- Ah... quindi non hai intenzione di usarla da sola...- soggiunse, alludendo a Piccolo.
- Veramente sono andata per esclusione.- la bionda alzò le spalle - Dal momento che non viaggio, è meglio un modello piuttosto comodo.-
Bulma non si sentì per nulla soddisfatta, così sospirò quasi risentita ed incrociò le braccia al petto.
- Ah, sei tale e quale a Vegeta! Un pezzo di ghiaccio, non vi smuove proprio niente, eh!-
- Pensi spesso a Vegeta.- fece Mahei, di rimando, notando che il saiyan era stato nominato di nuovo nel giro di pochi minuti. La reazione della terrestre fu l'opposto di quella dell'altra ragazza: arrossì di nuovo ma non aggiunse nulla, poi si schiarì la voce come se niente fosse, per non destare ulteriori commenti e le lanciò la capsula, che venne ricevuta al volo.
- Grazie.- disse Mahei, voltandosi e varcando di nuovo la soglia, sotto gli occhi confusi di Bulma.
Erano trascorso diverso tempo, davvero molto, da che la sorellastra di Goku - anche se lui preferiva chiamarla sorella - era giunta sulla Terra. Nel momento in cui aveva incontrato il suo sguardo per la prima volta le era parso di entrare in contatto con un essere completamente diverso da sé, distante, grande, qualcuno in cui non sarebbe mai riuscita a destare interesse, qualcuno per cui sarebbe passata sempre per uno dei classici personaggi di contorno... e questo la infastidiva molto, causava un certo disturbo alla sua dignità.
Ma dopotutto... non era la medesima sensazione che animava e tormentava il suo animo ogni qualvolta le capitasse di incontrare lo sguardo fiero di Vegeta? Il sospetto che quei due avessero avuto un passato in comune si era concretizzato ancora prima di sorgere, infondo erano giunti assieme sulla Terra, il giorno della battaglia contro Nook... e si rivolgevano l'un l'altra con toni famigliari, seppur con poche parole.
Deglutì silenziosamente. Quelle loro esigue battute la turbavano ancor più di qualsiasi congettura... lei passava le ore a tentare di parlare con lui, si esprimeva con lunghe frasi e certe volte era come se parlasse da sola e invece... invece Mahei riusciva a farsi intendere da Vegeta con una sillaba, se era necessario. Erano fatti della stessa pasta. Chissà cos'erano stati, in passato? Nemici? Compagni di battaglie? Amanti...?
L'ultima parola che si trovò a pensare la fece trasalire. Avrebbe voluto tanto correre verso di lei, fermarla e domandarle tutto quello che era necessario per dissipare i suoi timori e... e se poi i suoi timori non fossero stati dissipati, ma concretizzati...?
Si rese conto di essere impaurita e gelosa. Di essere gelosa di un uomo che non era mai stato suo e che con tutta probabilità la detestava, come detestava il resto dei terrestri ed il pianeta su cui aveva deciso temporaneamente di stabilirsi.
C'erano giorni in cui si sentiva usata: mai un gesto di ringraziamento, né una parola gentile per tutte le cose che faceva per lui - abituato da una vita ad essere servito e riverito, per tutto ciò che aveva costruito per permettergli di allenarsi e diventare forte quanto Goku.
Ma lei non si poteva permettere di mostrarsi debole. Non di fronte a quell'uomo perché, nel suo piccolo, era orgogliosa quanto lui.

La radura riparata dove spesso si trovavano a riposare dopo una giornata d'allenamento era il luogo perfetto per aprire la capsula. Oramai era divenuta una sorta di punto di riferimento ed era quasi sicura di trovare lì Piccolo, magari all'ombra di uno dei maestosi alberi ad alto fusto che adombravano la spianata.
Quando poggiò entrambi i piedi sulla soffice erba ed ebbe modo di voltare il capo verso destra, si rese conto che lui era là da tempo, le spalle appoggiate ad un ampio tronco, le braccia incrociate e il capo chino.
- Hai portato a casa Gohan?- le domandò, gli occhi placidamente chiusi. La ragazza annuì.
- E come mai ci hai messo tutto questo tempo?- riprese il namecciano, evidentemente scontento di aver perso minuti preziosi d'allenamento.
- Sono passata dalla sedicente scienziata amica di Kakaroth, mi serviva una cosa.- fu la risposta di Mahei, che gli mostrò la capsula e premette il pulsante d'attivazione.
Una volta lanciata, si alzò un denso polverone che le stirò i lunghi capelli biondi e sollevò lievemente il mantello di Piccolo. Quando si fu diradata, le linee curve della costruzione divennero appena visibile, lasciando che si delineasse un tetto, delle finestre, una porta.
- Cos'è quella?!- l'esclamazione del namecciano raggiunse le orecchie di Mahei inaspettatamente.
La ragazza si voltò, sistemandosi alla meno peggio le ciocche che le erano finite sopra le spalle, notando che lui si era discostato dall'albero e la stava guardando come se d'un tratto avesse si fosse materializzato Freezer in persona.
- Una casa?- gli domandò di rimando, piegando il capo da un lato. Piccolo non gradì l'ironia.
- Lo so che che è una casa!-
- E allora perché me l'hai chiesto?- soggiunse Mahei, assumendo una stupita aria di sufficienza, mentre lui arrossì d'irritazione.
- Era un'esclamazione!-
- Modo poco fantasioso di esclamare.- commentò lei, alzando le spalle.
Piccolo serrò la mascella, facendo appello all'autocontrollo acquisito durante ore e ore di meditazione, poi distese i pugni e sospirò impercettibilmente.
- L'utilità di questa 'casa' è...?- lasciò cadere la questione, calcando l'intonazione sulla penultima parola ed attendendo una spiegazione.
- L'utilità di ogni casa.- replicò lei, con naturalezza - Un letto comodo, una cucina, un tetto sulla testa.-
Si voltò di nuovo verso di lui, che nel frattempo s'era avvicinato, piuttosto riluttante.
- Non posso farmi ospitare di nuovo da Kakaroth. Per quanto sia gentile, sono abituata ad un certo stile di vita... e poi ho l'impressione di non andare tanto a genio a sua moglie.-
- Nessuno va tanto a genio a sua moglie.- fece il namecciano, quasi tra sé. La ragazza curvò le labbra in un mezzo sorriso, specchiandosi di nuovo nei suoi occhi scuri ora così vicini.
- Quando ho accettato di restare non pensavo certo ad una sistemazione a lungo termine. In ogni luogo in cui sono stata non mi sono mai veramente... fermata. Non avevo tempo, non avevo scelta.- sospirò.
Durante quel sospiro Piccolo si fermò a fissare, per l'istante interminabile in cui le sue labbra rosse rimasero dischiuse, i riflessi del sole sul suo volto di fredda porcellana, illuminarle i tratti femminili e armoniosi e poggiarsi placidi sulla bocca per tingerla di caldo e bruciante cremisi.
- E' passato tanto tempo da quel giorno... e non ho sentito il bisogno, né il dovere di lasciare questo posto.- riprese - Per cui ho pensato fosse giunto il momento di attrezzarmi sul serio.-
Quando tornò a guardarlo con attenzione, scorse sul suo viso un'ombra d'amarezza.
- Non che il tuo stile di vita sia inadatto oppure sgradevole, ma è ora che io mi occupi d'avere una vera sistemazione.- asserì, tentando di rimediare a qualcosa di inopportuno che forse si era involontariamente lasciata sfuggire.
Il namecciano non aggiunse nient'altro, si limitò a voltarle le spalle, ma questo gesto infastidì alquanto lei, che aggrottò le sopracciglia.
- Intendi continuare ad allenarti?- la domanda di Piccolo arrivò qualche istante dopo, silenziosa e piatta.
Mahei si stupì nuovamente: non avrebbe mai immaginato che lui avrebbe preso così male la notizia. Era come se fosse vivamente seccato dal fatto che avesse deciso di vivere in una normalissima abitazione... come se la sua decisione precludesse un milione di altre cose che erano soliti fare. Poteva certamente continuare ad allenarsi con lui, qual era il problema? Era una domanda troppo stupida perché a porla fosse Piccolo, di sicuro c'era qualcos'altro dietro.
Cominciò a considerare le maggiori possibilità in pochi attimi. Probabilmente, mal sopportando gli umani e le loro creazioni, non gli andava giù che lei avesse portato una di quelle capsule a rompere la quiete di un luogo non ancora violato. O forse era solo arrabbiato perché gli aveva fatto perdere del tempo, senza avvisarlo che si sarebbe assentata, a maggior ragione senza un motivo apparente.
Le balenò in mente anche un'ipotesi totalmente sciocca, ma che il suo sesto senso decise di assecondare: magari a Piccolo piaceva la vita che entrambi conducevano all'aria aperta e l'arrivo di quella casa aveva creato una sorta di rottura... ancor peggio perché lei non ne aveva parlato prima e lui non aveva nulla da pretendere, troppo altero per le spiegazioni.
- Certo. Una cosa non preclude l'altra.- rispose infine - Se vuoi c'è posto anche per te.- aggiunse poi con un'alzata di spalle.
- Io non ho bisogno di una casa.- fece lui di rimando, conciso. Per Mahei fu uno schiaffo all'orgoglio.
- Ah, bene. Ma nemmeno io posso vivere come te, bevendo solo acqua. E d'altra parte nemmeno decimando la fauna della foresta! Ecco spiegata l'utilità di una cucina.- esclamò con una punta d'astio, dandosi mentalmente della stupida per aver dato la precedenza all'ultima, idiota, ipotesi.
- La prima cosa che fa di un uomo un guerriero è la capacità di sopravvivenza.- replicò il namecciano, con tono solenne. La ragazza assottigliò lo sguardo e arricciò per un attimo il naso.
- Te lo devo rammentare? Ho passato l'intera vita nello spazio, tra guerre e pianeti estranei. Se questo non si chiama sopravvivere allora non so proprio cosa intendi.-
Piccolo si voltò, tornando a rivolgerle uno sguardo piuttosto turbato.
- E allora spiegami che bisogno c'è di questa... cosa!- esclamò, indicando la costruzione con un braccio teso.
- Il bisogno di vivere stabilmente da qualche parte!- ribatté lei, gli occhi dritti nei suoi - Ci si può allenare lo stesso anche avendo una casa, non è mica così abominevole!-
L'altro si voltò di nuovo di spalle, stavolta prendendo a levitare ed allontanandosi di qualche centimetro dal suolo.
- Sarà, ma io non ho intenzione di metterci piede!- asserì, prendendo il volo con sguardo risoluto. La ragazza si portò le mani ai fianchi, incredula.
- Ma chi ti ha chiesto niente, va' pure dove ti pare!- gridò, assicurandosi che lui la sentisse, poi fece dietrofront ed entrò in casa, sbattendo la porta - Accidenti ai namecciani!-

Non gli era mai capitato di perdere la calma a quel modo, in un modo così... infantile. Eppure il fatto che Mahei avesse preso una decisione del genere senza farne parola con nessuno, specie con lui, l'aveva fatto sentire inevitabilmente uno dei tanti.
E la cosa peggiore era che non poteva avanzare nessun diritto su di lei, non poteva certo farle una colpa per aver portato la capsula nella radura perché, dopotutto, lui era uno dei tanti.
Alzò gli occhi all'acqua scrosciante della cascata che, impetuosa, scorreva verticalmente lungo la parete rocciosa generando il classico poderoso suono. Ogni tentativo di inoltrare la mente in meditazione era un tentativo fallito. Gli sovveniva immediatamente l'espressione di sufficienza di Mahei, contrariata, stupita e a tratti confusa. Ed aveva piene ragioni per esserlo, si sentiva un perfetto idiota, se ripensava alla scenata che lo aveva appena visto nei panni di regista ed attore protagonista.
Era così intensamente infastidito di non poterla avere ogni giorno ed ogni ora al suo fianco, allenarsi insieme, riposarsi ed anche stare in silenzio immersi nella più profonda quiete, ma serenamente consapevole d'esserle vicino.
La rabbia che aveva mostrato era rivolta completamente a sé stesso, per l'incapacità di gestire un sentimento più forte, più grande di lui, per l'incompetenza che mostrava nel razionalizzare i più semplici pensieri e farsi prendere dalle sensazioni quando si trattava di Mahei. Ogni cosa era amplificata all'ennesima potenza quando incontrava i suoi occhi, ogni volta era come se si stessero scontrando di nuovo come la prima, come se il sangue dei demoni rendesse incandescente, incontenibile la sua attrazione verso di lei.
E gli faceva male anche il solo pensarla lontana.
Non poteva concepire il fatto di essere così poco capace, così poco stimolante da farle preferire una casa ad una vita insieme. Eppure quando gli aveva esposto la sua idea sembrava così serena... gli aveva addirittura detto con estrema semplicità e naturalezza che c'era posto anche per lui... e lui, sciocco, aveva respinto il desiderio con l'insofferenza verso la propria inesperienza. Odiava sentirsi così, da un lato era consapevole che ogni altra donna non aveva e non avrebbe fatto mai nascere in lui il benché minimo sentimento, ma dall'altro era così profondamente terrorizzato di fare la mossa sbagliata e perdere Mahei che inevitabilmente aveva finito proprio per cadere nell'ossimoro.
Sarebbe stato anche disposto a vivere insieme sotto uno stesso tetto, non importava dove, anche l'inferno sarebbe stato l'ideale se lei fosse stata al suo fianco.
Persino nel momento stesso in cui aveva pronunciato le parole sbagliate, era ben conscio di starlo facendo. Irrimediabilmente.
Davvero complimenti, Piccolo, gran bella mossa.

Alcune donne chiacchieravano poco più avanti, l'odore dei medicinali gli riempiva le narici ed i suoi occhi vagavano qua e là alla ricerca di bende e disinfettanti, ma senza grandi risultati.
Fece per fermare il troppo indaffarato farmacista per domandare informazioni, quando una mano lo trattenne per una spalla.
- Goku!- il ragazzo si voltò verso la voce allegra che aveva appena pronunciato il suo nome.
- Bulma? Ehi!- sorrise, sorpreso.
- Scommetto che sei qui per Gohan!- la giovane si portò le mani ai fianchi - Qualche giorno fa ho incontrato Mahei e mi ha raccontato dell'incidente. Spero si rimetta presto!-
- Già... eh... anche se non ho la più pallida idea di cosa sia un antinfiammatorio... Chichi dice che l'abbiamo finito.- ammise lui, con una mano dietro la nuca. L'amica gli porse una delle fialette che teneva tra le mani, insieme a una quantità industriale di bende, cerotti e altri medicamenti che portava in una borsa.
- Accidenti, devi riempire un magazzino?- le domandò, notando il gran numero di confezioni. Bulma scosse il capo, con un sorrisetto ambiguo.
- Sono per Vegeta. Da quando è tornato non fa altro che allenarsi. Giorno e notte. E, beh, per far fronte ad ogni evenienza ed incidente, è meglio che corra ai ripari! Ah, ora è meglio che vada, ho altre mille commissioni da fare quest'oggi!- rispose, voltandosi e salutandolo con una mano - A presto! Aspettatevi una mia visita, tra qualche giorno!-
Poco tempo dopo, riuscito a liberarsi da scaffali pericolanti, signore logorroiche e l'intenso odore di preparati per medicinali, Son Goku poteva dirsi sano e salvo sulla via di casa. Le nuvole gli andavano incontro ad elevata velocità, il vento lo faceva sentire un proiettile ed il cielo apparentemente terso lasciava presagire un prossimo temporale. Fece per curvare lievemente per raggiungere casa propria quando i suoi occhi incontrarono una piccola costruzione poco lontano, giusto in mezzo alla radura che spesso faceva da teatro agli allenamenti che svolgeva in compagnia di Piccolo, Gohan e della sorella.
Scese, incuriosito, chiedendosi chi mai avrebbe potuto stabilirsi in un luogo tanto impervio e se era il caso o meno di dare il benvenuto a nuovi eventuali vicini di casa, quando incontrò con lo sguardo la figura di Mahei in tenuta d'allenamento, accingersi a rientrare.
- Mahei!- la chiamò.
Lei si voltò, gli occhi azzurri rifletterono il bagliore del sole che scomparve istanti dopo dietro una nube. I capelli, che di norma le arrivavano fino a metà schiena, erano raccolti in una lunga coda da un fermaglio nero, mentre il viso era lievemente arrossato, segno che aveva appena terminato l'allenamento.
- Kakaroth!- fece di rimando, mentre il fratello le atterrava giusto di fronte.
- Accipicchia! E così ti sei procurata una casa!- sorrise, fissando l'edificio - E dov'è Piccolo?-
Lo sguardo della sorella si fece alquanto contrariato.
- Hai provato a vedere sotto una cascata? O sul picco di una montagna? Per me può essere anche dall'altra parte del mondo, non siamo mica in simbiosi.- replicò, incrociando le braccia. Goku la fissò stupito; da quando Gohan aveva avuto quel piccolo incidente non aveva più avuto modo di incontrarsi con i due, forte soprattutto delle pressioni di Chichi, e così aveva l'impressione di essersi perso qualcosa.
- E' successo qualcosa?- domandò, scrutando nei suoi occhi di zaffiro. Dapprima Mahei fece per distogliere lo sguardo, ma poi si sovvenne che Kakaroth conosceva Piccolo da un sacco di tempo e certamente avrebbe potuto fare luce sui suoi strani comportamenti.
- Spiegamelo tu. Sono tornata con questa capsula e lui ha dato fuori di testa, come se non mi volesse impedire di viverci.- si limitò a dire, alzando le spalle. Il ragazzo sbatté per qualche attimo le palpebre, poi si decise a rispondere.
- Piccolo è molto legato a ciò che ha, spesso perché sono molte poche le cose che possiede e non è bene accetto ai cambiamenti... in fondo siamo tutti così, no? Tu sei l'unica da cui si sia mai lasciato avvicinare a parte Gohan e credo che questa tua decisione l'abbia in qualche modo indotto a credere che tu voglia separarti dal vostro stile di vita in comune... emh, come si dice... è come se per mantenere salda quest'abitudine avesse compiuto...-
- Un grande sacrificio d'orgoglio.- sussurrò tra sé la ragazza, socchiudendo gli occhi e cominciando a capire quali fossero i sentimenti che animavano la controparte.
- Ecco!- Goku schioccò le dita - Proprio così!- sorrise, annuendo.
Malgrado l'espressione tranquilla del fratello, Mahei si sentì un po' malinconica, un po' stupida, un po' senza speranza... non aveva mai pensato di poter essere così importante per qualcuno... importante al punto tale che una decisione non discussa potesse essere fraintesa, presa come tentativo d'allontanamento, quando in realtà non passava minuto in cui non si sentisse tremendamente sola.
Nonostante tutto il tempo passato tra i pianeti a combattere senza guardare in faccia nessuno, tra le stelle gelide e sconosciute... il suo cuore freddo non s'era mai del tutto spento ed in quel momento avrebbe dato di tutto per ricevere di nuovo anche solo uno sguardo dagli occhi severi di Piccolo.
Che sciocca... ora comprendeva bene perché, all'invito di fare di quella casa una casa comune, lui aveva rifiutato senza indugi. Non che non lo volesse, ma forse perché non si era sentito per nulla preso in considerazione dal punto di vista maschile. Arrossì quasi di colpo nel rendersi conto per la prima volta di poter essere considerata prima di tutto una donna, prima che un combattente... e soprattutto da Piccolo.
- Va tutto bene?- Kakaroth la distolse tempestivamente dai suoi pensieri.
- Tutto bene.- annuì lei, alzando gli occhi nei suoi e rendendosi conto che lui la stava guardando con serenità e tenerezza - Che c'è...?- domandò di rimando, alzando un sopracciglio.
- Sono felice tu sia rimasta.- sorrise Goku. Quelle poche, semplici parole le mozzarono il fiato in gola e tutt'un tratto si trovò dinnanzi agli occhi il sangue, il tiranno, il dolore e lo spasmo bruciante delle ferite aperte e mai cicatrizzate che avevano costellato la sua vita dal momento in cui si era scoperta un guerriero. Tutto questo prima di Kakaroth, prima dei sorrisi, prima della famiglia, prima del calore.
Stupido a dirsi, ma doveva la vita alla spensieratezza di quel ragazzo.
- Sono felice di averlo fatto.- rispose infine, ricambiando il sorriso.

Le prime gocce di pioggia cominciavano a cadere sulla sua camicia nuova mentre, con una mano davanti agli occhi, tentava di distinguere le sagome a terra, dalle quali aveva avvertito provenire un elevato potenziale combattivo.
Avrebbe giurato di trovare Goku insieme a Gohan, oppure il bambino e Piccolo, o Piccolo in compagnia di Mahei ed invece erano i due fratellastri a stare là, l'uno di fronte all'altra, scambiandosi placide battute.
Crilin scosse il capo deciso, doveva smettere di formulare ipotesi campate in aria e cominciare piuttosto a concentrarsi sulla composizione delle aure invece di tirare ad indovinare, si sarebbe risparmiato diversi fastidiosi mal di testa.
Scese senza perdere altro tempo, già trafelato.
- Ragazzi!- esclamò, una volta messo piede a terra - Fortuna che vi ho trovati subito!-
- Crilin! Che ci fai qui? E come mai sei così agitato? E' successo qualcosa?- Son Goku si voltò verso di lui, mentre una goccia gli cadeva dritta dritta sulla punta del naso.
- In effetti sì.- rispose celere il terrestre - Il maestro Muten, Bulma, Yamcha ed io avevamo organizzato un pic nic poco lontano dal fiume, ma improvvisamente è scoppiato un gran temporale e la diga ancora in costruzione sta per cedere!-
- Cosa?!- sbottò il saiyan, assumendo un'aria preoccupata. L'amico annuì, grave.
- Gli uomini non ce la faranno mai da soli, per cui sono venuto a chiamare rinforzi!-
- Non perdiamo tempo.- soggiunse Goku, afferrando la sorella per un braccio - Andiamo!-
- Ma veramente io...- fece per cominciare lei, intenzionata fino a qualche istante prima a godersi la nuova vasca da bagno, ma venne inevitabilmente trascinata in aria e si trovò a dover evitare chicchi di grandine piuttosto voluminosi che avevano preso a precipitare al suolo con moderata violenza.
- Il tempo peggiora sempre di più, dobbiamo sbrigarci!- si affrettò a dire Crilin, sfrecciando alla massima velocità. Dovettero zigzagare parecchio e difendersi il volto con un braccio per far fronte alla precipitazione inaspettata, ma alla fine arrivarono sul posto.
Lo scrosciare tumultuoso delle acque non lasciava presagire nulla di buono: grandi crepe dipartivano dal punto più debole della diga, l'acqua fuoriusciva in grandi quantità, come una cascata ed il cemento della costruzione era sul punto di cedere. Nel cielo ormai nero si intravedevano sprazzi luminosi causati dai potenti bagliori dei lampi, intervallati da tremendi tuoni che sembravano provenire dalle viscere della terra e scuoterla come il mare in tempesta fa con le piccole imbarcazioni dei naviganti solitari.
Diversi uomini urlanti ai piedi dell'altopiano fuggivano alla cieca con le mani sopra la testa e gli occhi serrati. Il panico era totale.
Muten, e Bulma, incuranti del piano pericolante, si davano da fare con sollecitudine, accompagnando e mostrando la strada alle persone ancora in difficoltà, mentre Yamcha le radunava sul ciglio della foresta.
- Oh, Goku!- gridò la ragazza non appena vide i tre, poi prese a gesticolare di modo che scendessero poco lontano da lei - Stiamo cercando di far uscire la gente di qui! C'è una cava qui sotto, probabilmente è il passaggio che usavano gli operai per raggiungere la cima!-
La sua voce squillante era coperta dal persistente rumore dell'acqua scrosciante e della grandine che si abbatteva con ferocia sulle pareti metalliche e rocciose della costruzione.
- Oramai dovrebbero essere tutti fuori...- soggiunse l'Eremita della Tartaruga, scrutando l'ingresso e le ultime persone che Yamcha tentava di rassicurare, tremanti, all'estremità del bosco. Ma ad un tratto proruppe un urlo, impedendogli di aggiungere altro.
- Proviene da lì dentro!- esclamò Crilin, sgomento - C'è ancora qualcuno!-
Goku non se lo fece ripetere due volte.
- Ci penso io, voi badate ad evitare il disastro!- intimò, varcando la soglia della pericolante apertura ed inoltrandosi nel profondo della costruzione.
La giornata oramai stava volgendo al termine, ma era impossibile distinguere il cielo notturno, schermato dalla coltre di nubi plumbee che ricoprivano l'intera regione.
- Non s'è mai vista una cosa simile... - sussurrò Muten, mentre un lampo si rifletteva sulle lenti scure dei suoi occhiali. Subito dopo venne un nuovo, poderoso tuono, che fece tremare le gambe di Bulma. La ragazza si appoggiò al braccio di Mahei in cerca di sostegno ed il suo viso impaurito si trovò a pochi centimetri da quello della bionda. La porcellana era solcata da infinite lacrime di pioggia, i capelli adesi alla cute, ma lo sguardo deciso ed impassibile era puntato verso la spaccatura nel cemento. Di nuovo un fulmine, ciò che aspettava: i suoi occhi si riempirono di luce, giusto in tempo per cogliere l'entità del danno e valutare il grado di aiuto che poteva apportare. Poi si svincolò facilmente dalla ferrea presa di Bulma e prese il volo.
- La diga!- urlò, sovrastando il frastuono. Crilin non capì immediatamente, ma intese che il grido di Mahei era stato un'esortazione a seguirla all'altezza dell'enorme crepatura.
I due a terra avevano continuato a seguire le loro mosse, finché un pianto prima sommesso poi sempre più acuto attirò l'attenzione della terrestre, che si voltò più volte per capire da dove provenisse, schermandosi il volto dalla pioggia e dalla grandine con entrambe le braccia. Ci volle poco perché i suoi occhi incontrassero la figura di una bambina sotto la parete rocciosa che singhiozzava invocando il proprio papà, colpita ripetutamente dai chicchi di ghiaccio.
- Ehi!- gridò con tutta la voce che possedeva - E' pericoloso! Vieni via di lì!-
Ma prima che potesse riprendere fiato, un nuovo fulmine squarciò le tenebre e colpì un albero a fusto molto, troppo elevato per passare inosservato ad un fenomeno del genere. Il tronco si spaccò letteralmente in due ed alcuni pesanti rami iniziarono a staccarsi dalla corteccia.
Bulma prese un respiro profondo e strinse i pugni, partendo in una corsa disperata. Fu proprio quando riuscì a sfiorare la mano della bambina che un sonoro rumore di legno spezzato irruppe sulle loro teste. La ragazza fece appena in tempo ad alzare il capo che nelle sue iridi il terrore già serpeggiante si amplificò al massimo, vedendo precipitare verso di sé un gigantesco ramo. Tutto quello che poté fare fu stringere la piccola tra le braccia e chinarsi al suolo, l'impatto sarebbe stato doloroso e violento.
Gli occhi strizzati fino a fare male, il buio l'avvolgeva, la grandine tempestava il suo corpo di lividi e il piccolo cuore della bambina che stringeva con tutta la sua forza batteva all'impazzata, veloce quanto il suo.
Ma l'urto non arrivò. Non giunse nemmeno dopo diversi secondi, non udì alcun violento rumore che le facesse intendere che il tronco si era abbattuto sulla terra impregnata d'acqua. Nulla.
Riaprì gli occhi lentamente, rendendosi conto che sul suo capo non piovevano più neanche i chicchi di ghiaccio, così alzò la testa per incontrare con stupore e sollievo la figura di Vegeta, voltato di spalle.
Gridò il suo nome, ma un tuono coprì ed annullò la sua voce.
Il saiyan aveva afferrato al volo il ramo e lo stava tenendo alzato con entrambe le braccia. Si voltò lievemente per incontrare lo sguardo impaurito ma colmo di lacrime e gratitudine della giovane terrestre.
- Presto, levatevi da lì!- ordinò, gettando l'ingombrante fusto di legno, che cadde con un sonoro tonfo. Lei non se lo fece ripetere due volte, prese in braccio la bambina ancora singhiozzante e si alzò, combattendo contro le proprie gambe che non ne volevano sapere di smettere di tremare.
- Se... se non fossi arrivato tu...- riuscì a dire, deglutendo rumorosamente.
- Vai a ripararti da qualche parte, adesso.- rispose Vegeta, categorico, rivolgendo ancora uno sguardo dietro di sé. Bulma annuì, riprendendo il coraggio - o la pazzia - che l'aveva guidata nella corsa verso la piccola e si spostò di qualche passo, poi arrestò il suo incedere, incurante della grandine. Protesse il capo della bimba con una mano, mentre il suo volto si rivolse di nuovo al principe, che non aveva cessato di fissarla con la coda dell'occhio.
- Grazie...- bisbigliò impercettibilmente, prima che lui potesse spiccare il volo verso il punto nevralgico dell'emergenza.

Le sue urla parevano non essere udite da nessuno. Poteva scorgere, tra le lacrime, persone che fluttuavano nell'aria all'altezza della crepa nella diga, credendo d'essere impazzito. Impazzito dal dolore, forse.
Un grosso masso gli schiacciava una gamba e lo scricchiolio delle sue ossa era percepibile lungo la carne lacerata. Gridò di nuovo, ma l'incubo pareva distorcersi ancora di più, un inferno di ghiaccio e acqua lo sovrastava ma nessuno riusciva a scorgerlo, nascosto com'era tra gli alberi del prossimo bosco.
Fece per lasciarsi andare, le narici saturate dall'odore dell'erba fradicia e del suo stesso sangue, i timpani scossi violentemente dai pesanti tuoni e dallo scrosciare di quella che pareva essere divenuta una cascata ed il cervello colmo di terrore e spossatezza.
Una nuova fitta gli fece spalancare di scatto le palpebre già quasi serrate e la pioggia prese a bagnare la ferita lacerata. Sollevò il viso appena in tempo per capire cosa stava accadendo: un bambino di poco meno di otto anni si stava impegnando per scostare i massi che gli tenevano imprigionato l'arto inferiore. Uno di questi rotolò lontano, forte della spinta che il piccolo gli impresse e l'altro, mancante di contrappeso, si scostò da sé.
- Va tutto bene?- la voce acuta del ragazzino si sforzava di sovrastare il frastuono. Lui annuì esterrefatto, sentendosi sollevare per l'incavo ascellare e trasportare in volo accanto alla gente che era stata tratta in salvo dalla miniera pochi istanti prima.
Gohan assunse un'aria decisa. Questione di istanti e quell'uomo si sarebbe lasciato andare allo svenimento. Avrebbe perso i sensi e l'aiutarlo sarebbe divenuto molto più difficile e problematico. Fortuna che era arrivato in tempo!
Sua madre si sarebbe arrabbiata moltissimo quando avrebbe scoperto che aveva lasciato la sua stanza, contravvenendo anche ad una raccomandazione precisa del padre. Ma la gamba non gli faceva più tanto male, nonostante la fasciatura non era rotta e poteva benissimo cavarsela levitando, come aveva detto Mahei. Non poteva certo starsene con le mani in mano mentre così poco lontano da casa propria, delle persone rischiavano la vita!
Si rimise sui suoi passi deciso a raggiungere i propri compagni appena scorti poco più in alto, costeggiando in volo la parete rocciosa che era franata, intrappolando l'operaio che aveva appena portato al sicuro. Non fu una decisione saggia, perché la terra cedevole non aveva cessato di sgretolarsi a poco a poco ed ora una grande zolla di roccia si stava staccando dal ripido versante.
Un bagliore sovrastò la sua testa non appena si rese conto di non essere in tempo per agire e di stare per essere travolto.
Gohan serrò d'istinto le palpebre, portandosi le braccia di fronte al volto, ma ciò che avvertì fu solo una pioggia di sassi poco voluminosi, certamente meno nocivi della grandine.
- Signor Piccolo!- i suoi occhi si riempirono di gratitudine, quando incontrarono la figura altera del namecciano levitare qualche metro sopra di sé, avvolta dai residui di polvere dell'esplosione. Si lasciò afferrare per la collottola e trasportare accanto al gruppo di persone fuori dal campo d'azione.
- Non ti muovere di qui, non lasciare che il tuo atto di coraggio di poco fa sia anche l'ultimo.- intimò il maestro, indicando con lo sguardo la gamba fasciata. Il ragazzino lo fissò intensamente negli occhi, prima con rammarico, poi annuendo convinto.
Certo non voleva mettere in pericolo tutti quanti. Piccolo glielo ripeteva spesso: un vero guerriero è sempre conscio dei propri limiti.
Bulma si accovacciò accanto a lui, lasciando che il namecciano si allontanasse dal gruppo, prendendo la medesima direzione di Vegeta.
- Gohan! Ma che ti è saltato in testa? E' pericoloso!- esclamò, stringendo ancora tra le braccia la piccola bambina.
- Dov'è mio padre?- fece lui di rimando, scrutando i presenti in azione e non riuscendo a scorgere la figura di Goku.
- E' dentro la cava. Sta soccorrendo un uomo... vedrai che ne uscirà presto!- replicò la ragazza, poggiandogli una mano su una spalla. Gli occhi di Gohan si rivolsero di nuovo al gruppo di guerrieri radunati all'altezza della perdita ed in cuor suo cominciò a desiderare di essere tra loro, sebbene il suo raziocinio gli impedisse di correre in aiuto.
Crilin aveva lanciato un'occhiata perplessa a Vegeta, stranito dal fatto che anche lui fosse accorso a dare una mano - di solito il saiyan si occupava di distruggere le cose, anziché salvarle - ma un suo sguardo fulminante e poco bendisposto lo convinse categoricamente a puntare gli occhi sul pericolo.
Avevano preso da un pezzo a spingere in senso contrario con le spalle alla parete di cemento, di modo da sorreggere il peso devastante dell'acqua per arginare il pericolo e fare in modo che tutti fossero in salvo prima di agire concretamente.
- Non... non riusciremo a tenerla in piedi per molto!- gridò il terrestre, madido di sudore. Lo sforzo che lui stava compiendo era probabilmente più grande di quello degli altri, le sue energie erano ben poca cosa in confronto a quelle di Mahei o di Vegeta, ma non si perse d'animo: doveva fare il suo dovere, costi quel che costi!
Piccolo comparve proprio dinnanzi a loro quando la ragazza riaprì gli occhi, infastiditi dallo scrosciare dell'acqua sopra la sua testa. Per un attimo fu come se le urla, i boati ed il fragore si annullassero... si trovò immersa negli occhi di brace di colui che inaspettatamente era emerso dalla cascata, barriera tra l'inferiore crepatura e l'ambiente circostante, ed ora la stava fissando con la sua caratteristica espressione dura ed altera.
Era arrivato... aveva avvertito le loro aure raccolte in uno spazio ristretto e l'energia del fiume in piena aumentare e così... era arrivato.
Si rese conto che le lancette del tempo non si erano mai fermate, ma che fu il suo cervello, forse il suo cuore, ad amplificare quel momento, perché in realtà il namecciano non perse un attimo e si andò a posizionare proprio accanto a lei, con il dorso sulla parete di cemento, mentre la pioggia ingrossava il corso d'acqua.
Malgrado lo sforzo per spingere indietro i blocchi cedevoli contro l'azione del fiume, lo sguardo di Piccolo cadde inevitabilmente su di lei: i capelli erano attaccati al volto contratto, così come la tuta d'allenamento sul suo corpo, inzuppata e pesante. L'acqua scorreva a rivoli voluminosi sui muscoli serrati delle braccia, impegnati a sostenere una forza contraria molto energica.
Aveva avvertito anche la sua essenza spirituale e forse per questo, inconsciamente, si era precipitato sul posto non appena aveva sentito il pericolo nell'aria.
Pochi minuti e l'impegno dei guerrieri fu premiato. L'ammasso di ferro e cemento venne sospinto indietro, arginando lievemente la perdita.
- Ce l'abbiamo fatta!- gridò Crilin, soddisfatto e stremato.
- Non direi.- replicò Mahei, mantenendo la posizione. Lo sguardo del terrestre si fece interrogativo e preoccupato.
- Se lasciamo i blocchi, l'acqua li rigetterà di nuovo.- intervenne Piccolo, la voce alta a vincere il fragore, serrando i denti e lottando contro il riflusso dell'acqua che già combatteva per tracimare di nuovo - Stiamo soltanto facendo da leva!-
Alle sue parole la ragazza si voltò repentinamente, trovando nella sua espressione un corrispettivo positivo. Fu come se le avesse letto nel pensiero.
Un nuovo boato ruppe il già intenso ed insopportabile rumore che da diverso tempo empiva la regione. L'entrata della cava franò appena in tempo per vederne uscire una saetta luminescente che andò a fermarsi poco lontano: Son Goku aveva portato a termine il suo compito ed ora l'uomo impaurito e tremante giaceva tra le braccia di Yamcha, mentre il saiyan aveva immediatamente ripreso il volo verso l'immensa crepatura.
- Kakaroth!- l'esclamazione di Vegeta canalizzò l'attenzione su di lui. Quello fece per raggiungerli alla parete, ma la voce di Mahei lo frenò.
- Non ti avvicinare!- le sue labbra umide si spalancarono lasciando fuoriuscire un grido perentorio - Abbiamo frenato l'acqua, un altro paio di braccia renderanno più violento il contraccolpo al momento del distacco!-
Gli altri sgranarono gli occhi. Aveva ragione, più persone contenevano la perdita, più impossibilità c'era di staccarsi dalla facciata prima che la potenza dell'ampio fiume li travolgesse. Inoltre le crepature cominciavano ad estendersi lungo tutta la diga, il tempo era agli sgoccioli.
- Sei l'unico con le mani libere, devi fondere il metallo ed il cemento della costruzione a livello delle spaccature!- lo incalzò di nuovo la sorella, lottando contro la spinta contrastante.
- Non funzionerà, la pioggia farà sciogliere il materiale, andrà di male in peggio.- fu il commento a mezza voce di Piccolo, rivolto verso di lei. La ragazza annuì, le sopracciglia aggrottate e le labbra curvate in un lieve sorriso.
- E' per questo che ho pensato a te.- disse. L'acqua le rigava il viso bianco, che voltò verso di lui con un'espressione talmente fiduciosa da stordirlo.
- Cosa?!- esclamò, non capacitandosi del senso della frase.
- Vola, raggiungi qualche metro d'altezza sopra la spaccatura e crea una barriera che terrà lontana acqua e grandine, così Kakaroth potrà sistemare gli squarci nella diga!- Mahei si spiegò con semplicità ed efficacia.
E così era quello il piano? Geniale, non c'era che dire, ne rimase colpito. Solo una cosa era fuori posto.
- E' troppo pericoloso rimanere qui sotto, vai tu a creare lo scudo!- la sua possente voce sovrastò di nuovo il rombare della cascata.
- No! Sono io ad aver avuto l'idea, non fare arrabbiare un demone!- ringhiò la ragazza, in tono categorico - Ed inoltre non ti farei correre il rischio di venire schiacciato da tonnellate d'acqua.- aggiunse poi, con un'espressione ambigua.
Piccolo ebbe un tuffo al cuore e, nonostante la gravità della situazione, la necessità di immediata azione e la temperatura tutt'altro che elevata si sentì avvampare il volto.
- Non prima di averti dato una lezione per essere sparito per giorni!- concluse Mahei, rivolgendogli un sorrisetto malizioso - Pronto?-
- Mahei, non...- fece per cominciare lui, riflettendo il proprio viso in quello fradicio ma deciso della ragazza.
- Non riusciremo a resistere ancora! Conto fino a tre!- lei aveva preso la sua decisione, risoluta.
Piccolo annuì, ora con espressione determinata. Lo spirito audace della ragazza si era riversato nei suoi occhi con un solo, vivo sguardo.
- Tre!- proruppe Mahei, evadendo tutte le basilari leggi della matematica.
Ma il namecciano era già sull'attenti ed immediatamente entrò in azione, spiccando il volo verso l'altro. La parete ebbe un rigetto improvviso, come previsto, ma Mahei riuscì a contenere anche la parte ora rimasta libera, contraendo i muscoli e stringendo i denti. Cominciò a contare gli attimi che separavano Piccolo dall'azione, mentre le fessure andavano radicandosi lentamente per tutta la lunghezza della costruzione.
Dall'alto, il guerriero aveva iniziato a concentrarsi e dalle sue mani rivolte verso il cielo cinereo aveva cominciato a fuoriuscire la crescente luce violacea della barriera. Con uno sforzo più intenso del solito, accelerò il processo finché la protezione non raggiunse l'ampiezza dell'intera immensa diga e Goku poté entrare in azione.
Con pochi colpi ben mirati si rivolse prima alle fenditure maggiori ed in seguito a quelle di minore importanza, il materiale libero di solidificarsi velocemente senza l'impedimento di pioggia e grandine. Durante tutto questo processo gli occhi di Piccolo erano rivolti al volto contratto e rigido della ragazza, i cui muscoli ferrei, colpiti ripetutamente dai getti d'acqua, gli parvero quasi lucenti.
Stranamente, in quell'istante carico di tensione fino all'inverosimile, si sentiva quasi desideroso di urlarle tutto ciò a cui in quei giorni di lontananza aveva avuto modo di pensare e ripensare, riflettendo ampiamente su concetti di diversa natura che, inevitabilmente, lo avevano condotto sempre ad un'univoca conclusione.
Avrebbe voluto gridare, gridare e basta, in un linguaggio che solo Mahei avrebbe udito. Gridare dagli occhi, gridare dallo spirito, certo che solo lei l'avrebbe inteso e compreso.
I suoi pensieri vennero interrotti dal volto di Goku, comparso improvvisamente a pochi centimetri dal proprio.
- Ehi, Piccolo! Non mi hai sentito? Puoi lasciare la barriera, è tutto sistemato!- fu la sua esclamazione, accompagnata da un ampio sorriso. Il namecciano si scosse e distese i nervi, lasciando che l'energia prodotta scemasse e la grandine riprendesse a cadere imperterrita sulle teste dei presenti.
- Ce l'abbiamo fatta!- gridava Yamcha dal basso, sempre sostenendo il minatore portato in salvo da Gohan. Bulma trasse un sospiro di sollievo, mentre la piccola che teneva tra le braccia si era divincolata tanto energicamente quanto fino a quel momento aveva pianto ed ora correva verso suo padre, appena uscito dalla cava grazie a Son Goku.
Crilin, Mahei e Vegeta poterono rilassare il dorso ed allontanarsi dalla parete, ora di nuovo fusa con il cemento.
- E' stata una fortuna... ci è mancato un pelo!- sospirò il terrestre, sentendo il bisogno di distendersi a terra. Scese velocemente e si sedette sull'erba bagnata, oramai incurante della grandine che pareva poca cosa in confronto a ciò che avevano passato.
Gli occhi degli operai, raggruppati ancora ai margini del bosco, ora erano risollevati e animati da un bagliore di serenità ed il maestro Muten si stava occupando di rincuorarli ed offrire loro un passaggio per tornare in città, grazie all'ausilio di alcune delle capsule di Bulma.
I guerrieri, invece, si stavano radunando ai margini del fiume, più in basso. Lo sguardo di Gohan era rivolto esclusivamente al padre, felice ma timoroso di ricevere una ramanzina per aver disobbedito, ma lui gli si avvicinò e gli portò una mano sulla testa, scapigliandolo affettuosamente.
Un nuovo tuono scosse l'intera vallata, proprio quando Piccolo stava per prendere la parola. Ma questa volta fu come se la terra avesse tremato dall'interno, turbando l'intera regione. Seguì immediatamente il classico lampo, più accecante del Taiyoken di Tenshinhan, che lasciò tutti i presenti privi della vista per qualche lungo secondo.
L'eremita della Tartaruga fu il primo a superare l'attimo in cui gli occhi, pieni di sfere circolari luminescenti, non sono in grado di distinguere le figure; ma non appena il disturbo fu svanito, poté constatare che ogni cosa era rimasta esattamente al proprio posto, salvo che la pioggia e la grandine avevano smesso di scrosciare.
- Ma che è successo...?- domandò spaesata Bulma, guardandosi intorno.
Le nubi nere persistevano in alto nel cielo, ma delle precipitazioni pareva non essere rimasta traccia.
- Non mi convince.- sussurrò Crilin, rialzandosi improvvisamente in piedi. Goku annuì, assumendo un'aria grave.
- Non avverto niente di buono nell'aria.- commentò Piccolo, socchiudendo gli occhi.
- Già.- annuì Yamcha - E' come se tutto fosse saturato di un'aura empia.-
Non fece in tempo a terminare la frase che un sonoro pugno lo colpì in pieno volto, facendolo capitombolare a terra, metri più lontano.
- Non usare parole più grandi di te, ragazzino.- il tono maligno di Vegeta si insinuò duramente nelle orecchie del gruppo, che si voltò esterrefatto verso di lui.
- Ma che fai, Vegeta?!- sbottò Goku, fissandolo tra lo stranito e l'adirato.
- Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa: sterminare i terrestri e conquistare il pianeta!- fu la risposta strafottente che gli arrivò. Detto questo il saiyan si voltò verso Crilin e con un'onda di energia sottilissima, lo mandò al tappeto.
- Vegeta!- gridò Piccolo, in tono perentorio, ma non fece altro che attirare l'attenzione del diretto interessato, che si posizionò proprio dinnanzi a lui con un palmo spalancato, pronto a lanciare il letale Big Bang Attack.
Il tempestivo intervento di Mahei interruppe l'imminente catastrofe: Vegeta si sentì cingere il polso dalle dita affusolate della ragazza, con una stretta decisa, e si trovò a pochi millimetri dal suo volto.
- Lui è mio.- sibilò lei in tono minaccioso e deciso, scandendo bene ogni singola parola.
Piccolo ebbe un tuffo al cuore. Erano davvero le parole pronunciate dalla bocca di Mahei, quelle che aveva appena udito?
Vegeta si scostò con un ghigno complice ed aria di sufficienza, portandosi le mani ai fianchi.
- Come vuoi.- disse, alzando le spalle. La ragazza distese le labbra in un sorrisetto maligno.
- Chiudiamo i conti, io e te!- esclamò, prima di colpire il namecciano con una gomitata. Lui la parò appena in tempo, così come gli attacchi che seguirono, duri e ferrei colpi diretti ad ogni punto apparentemente scoperto. Non riuscì a far fronte, però, ad un poderoso pugno che lo sospinse contro un abete a largo fusto nel fitto del bosco, l'impatto fu violento ed il dolore che Piccolo avvertì in seguito ad una spalla piuttosto intenso.
- Mahei, ma che diavolo ti prende?!- gridò, mentre l'avversaria piombava sulla sua testa dall'alto, con un calcio rovescio. Lui cadde bocconi, mentre lei lo raggiungeva a piccoli passi strascicati nel folto dell'erba ricca di rugiada.
- Ti uccido.- gli sussurrò all'orecchio, dopo che si fu chinata su di lui con una mano al fianco e l'altra sorreggente il suo mento. Piccolo poté avvertire il bisbiglio caldo della sua voce penetrargli sin dentro il cervello, mentre le sue labbra umide gli sfioravano una guancia, facendolo rabbrividire.
Per un attimo gli balenò in mente che quella potesse essere la punizione per aver discusso, giorni prima, ma lo sguardo di ghiaccio e l'efferatezza dei gesti della ragazza, uniti a quelli di poco prima di Vegeta, cancellarono immediatamente quello stupido pensiero dalla sua mente.
Con uno scatto riuscì a rialzarsi e ad immobilizzarle un braccio, mentre con l'altro tentava di rendere inoffensiva anche l'altra mano. Fu allora che riuscì realmente a guardarla negli occhi. Era come se mille cristalli sfaccettati componessero le sue iridi un tempo azzurre, innumerevoli frammenti di un vetro in frantumi. Freddi, glaciali, a tratti malevoli.
E non avvertiva più quella sensazione di incontrollabile attrazione per il combattimento contro colei che possedeva il suo medesimo sangue di demone nelle arterie.
Eppure... era così ugualmente, tremendamente bella...

[Fine prima parte - Continua...]

- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo ogni mia produzione: http://silenceandwords.altervista.org/


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Capitolo 4
*** Lo specchio - Parte 2 ***


FANFICTION

| E piovve dalle stelle |


| Lo specchio | Parte 2 |

Con una mossa decisa, riuscì a serrarle anche l'altro polso, vincendo una lotta strenua contro i muscoli scattanti di lei, che lo fissò arcigna. Piccolo si trovò a dover fronteggiare una spinta non prevista, infatti Mahei lo scaraventò di nuovo contro un tronco nel fitto del fogliame.
Spalle al muro, però, le cingeva ancora i polsi con forza, carne contro carne.
Una goccia di sudore gli colò sul volto come una lacrima, o forse era una goccia d'acqua di cui gli interi suoi abiti erano rimasti intrisi, dopo la grandinata. Si rese conto di non poter resistere a lungo in quella posizione - prima o poi la sua avversaria l'avrebbe colpito con un calcio o con colpo alla testa, così agì senza pensare: la tirò verso di sé facendole perdere l'equilibrio, di modo che le labbra rosse di Mahei cadessero soffici sulla sua bocca.
Il giorno cessò per lunghi attimi di proseguire il corso, ogni cosa - anche le foglie degli alberi e i singoli fili d'erba - fu intrappolata in una morsa silenziosa e senza tempo.
Mai come allora il suo cuore aveva battuto così velocemente, il mondo pareva vorticare intorno a loro e l'unica cosa che riusciva a vedere, a razionalizzare, a sentire, era il peso leggero del corpo della ragazza, l'intero corpo addossato al proprio, il seno morbido sul suo petto, avvolto dalla pesante stoffa fradicia della tuta d'allenamento e le braccia ancora immobilizzate da una ferrea presa.
Nonostante questo, fece per lasciarle d'istinto i polsi e cingerle la vita e le spalle, quasi a volerla far entrare nel suo stesso corpo, quasi a volerla divorare, ma una voce irosa e spazientita proruppe tra gli alberi.
- Lasciala stare!- Vegeta avanzava con negli occhi una rabbia efferata, sino a raggiungerli. Dopodiché afferrò Mahei per la vita e la strappò all'abbraccio forzato del namecciano, che riuscì a trattenerla solo per un braccio. Gli occhi della ragazza, fino ad allora rimasti spalancati dalla sorpresa, sbatterono di nuovo come destati da un momento a tratti sempiterno di un sogno fin troppo reale.
- Non hai sentito cos'ho detto?! Lasciala stare!- ringhiò il saiyan, scagliandogli contro una sfera d'energia ad alta velocità e violenta. Piccolo non poté far altro che scansarsi, appena in tempo per veder andare in mille pezzi il tronco dell'abete che fino a poco prima stava alle sue spalle.
- Cosa... cos'è successo?!- la voce di Crilin eruppe preoccupata ed impaurita. Insieme a lui era giunto di corsa tutto il gruppo che aveva assistito all'ira del principe alla diga. Goku concentrò lo sguardo sulla sorella, tentando di avvicinarsi.
- Mahei!- esclamò, vedendosi arrivare contro un raggio esplosivo.
- Sono impazziti!- fece Yamcha con dispetto, tastandosi il volto ancora dolorante.
- Ma che sta succedendo...?- la voce timorosa ma sicura di Bulma lo raggiunse e lui si voltò stupito.
- Ti avevo detto di restare alla diga!- sbottò, indispettito. Strano come quella ragazza facesse sempre l'opposto di quanto le raccomandava, soprattutto negli ultimi tempi, soprattutto per compiere azioni assurde e pericolose.
- Ehi, io faccio quello che mi pare, chiaro?!- esclamò lei, portandosi le mani ai fianchi con fare saccente - E comunque è inseguendo Gohan che sono arrivata qui! Ho tentato di impedirgli di seguirvi ma è più veloce di...-
Le parole le morirono in gola quando il suo sguardo cadde sulla mano di Vegeta, che con forza stringeva il fianco di Mahei quasi a voler mettere in guardia tutti che ciò che stava toccando era di sua unica ed esclusiva proprietà e se solo qualcuno avesse provato a sfiorarla con un dito, l'avrebbe torturato e ucciso tra orribili e disumane sofferenze.
Era una sgradevole sensazione di nausea e terrore quella che le attanagliò la gola. Si sentiva piccola, inutile e sciocca, disgustata dalla sua stessa vanità e sgomenta dagli occhi vuoti e sterili del saiyan che in quel momento stavano fissando Piccolo con collera inaudita.
- E' ora di dire addio a...- Vegeta stava per colpirlo di nuovo, quando i suoi occhi si volsero verso il cielo e le sue narici vennero completamente empite dall'odore d'erba bagnata. Si fermò un attimo a riflettere sulle sensazioni sino ad allora presenti ma che solo in quel momento parvero manifestarsi.
- No, - riprese con aria maligna, abbassando il braccio pronto all'azione - ora che ci penso, questo è un pianeta così fertile che sarà un piacere ridurlo ad un ammasso di macerie.-
Il braccio intorno alla vita della ragazza allentò la sua forza, cosicché lei poté compiere qualche passo in avanti.
- E quando ogni cosa sarà alla stregua del paesaggio di un asteroide, torneremo a cercarvi.- sibilò, maligna - I combattimenti sono la fase più esaltante della conquista di un pianeta e noi torneremo per distruggere ad uno ad uno i guerrieri più forti di questo stupido sasso.-
Il saiyan sogghignò soddisfatto, lanciando un'occhiata di sfida prima a Piccolo, poi a Kakaroth, dopodiché prese il volo, seguito dalla bionda. I presenti li fissarono stralunati, poi Crilin prese la parola, tremante.
- Io... non posso crederci! Ma che gli prende?!- fece tentennante, mentre i due, oramai visibili solo come lontani puntini, scomparvero sopra le nubi nere di tenebra.
- Non lo so, ma non aspettiamoci nulla di buono...- rispose Yamcha, assottigliando lo sguardo.
- Qualunque cosa sia successa, dobbiamo sbrigarci a seguirli!- soggiunse Goku, con aria grave - Avete sentito cos'ha detto Mahei, vogliono distruggere ogni cosa vivente sulla Terra!-
- Già... e... e dopo si occuperanno di noi...- balbettò di nuovo il terrestre, sbattendo più volte le palpebre.
Prima che i guerrieri potessero levarsi in volo all'inseguimento dei due, una voce conosciuta riempì il bosco circostante, riecheggiando solenne per diversi istanti.
- Fermi! Son Goku, è inutile combattere contro di loro, adesso.-
Il giovane spalancò gli occhi e si guardò intorno.
- Il Re Kaioh!- esclamò, distendendo i pugni fino ad allora contratti. Tutti gli sguardi canalizzarono su di lui, nonostante ognuno aveva potuto udire le parole del maestro nella propria mente, come se fosse un'eco lontana.
- Già.- rispose questo, affrettandosi a spiegarsi - Ascoltatemi bene: la tempesta a cui avete assistito non era un normale fenomeno atmosferico. La grandine stessa non era ghiaccio, ma frammenti di metallo ed argento ossidati.-
- Sta dicendo... che erano frammenti di... specchio?- Bulma era incredula.
- Esattamente.- annuì grave l'interlocutore, continuando ad esprimersi tramite una proiezione della propria voce nelle coscienze dei presenti - L'ultimo, terribile tuono che avete udito è stato il colpo finale perché si strappasse la sottile linea di demarcazione che separa la nostra dimensione da quella degli specchi.-
- Che... che cosa?- domandò sgomento Gohan, incredulo di star sentendo parlare di una dimensione che non fosse quella reale e vedendo stravolte le principali teorie scientifiche.
- Hai sentito bene, ragazzo mio.- ribatté Re Kaioh - La dimensione degli specchi. Là è tutto diverso da ciò che appare simile, ma ciò che è simile, in realtà, non è diverso da quello che realmente è.-
- Che?? Io non ci sto capendo nulla!- fece Yamcha con enfasi.
- Per favore, Re Kaioh, si spieghi!- il tono impaziente di Goku lasciava trasparire la massima risolutezza. Ecco di nuovo nei suoi occhi lo sguardo fiero del guerriero determinato a tutto pur di proteggere e salvaguardare la vita del suo pianeta e dei suoi affetti, del combattente dal cuore di diamante che lo stesso Re Kaioh andava da tempo esaltando, convinto da sempre della sua unicità nell'intero universo.
- E' molto più semplice di quanto crediate.- si affrettò di nuovo ad esplicare - Vedete, questa dimensione è esattamente identica alla vostra, ci siete anche voi, ognuno di voi, con la piccola eccezione che siete esattamente il contrario di come siete qui. E' tutto come un grande specchio che riflette esattamente la parte opposta di ognuno. Il guaio è che il Vegeta e la Mahei, per così dire... riflessi, sono riusciti a passare nella vostra dimensione... e potete bene immaginare le conseguenze di...-
- Dove sono finiti quelli veri?!- lo interruppe Piccolo, non preoccupandosi minimamente di interferire con il discorso di una divinità. Dall'alto del suo piccolo e buffo pianeta, Re Kaioh aggrottò le sopracciglia con fare ansioso.
- Purtroppo quando un riflesso riesce a liberarsi, non è possibile che anche la sua controparte abbia un raggio d'azione, per cui sono prigionieri dello specchio.-
- Pri... prigionieri dello specchio?!- l'esclamazione incredula di Gohan fece sussultare i presenti - E come facciamo a tirarli fuori?!-
- Immagino che ci sia una soluzione sola, ma è molto, molto rischiosa.- rispose l'interlocutore, socchiudendo gli occhi e riflettendo profondamente.
- Re Kaioh, non abbiamo tempo da perdere!- fece Goku, mantenendo la sua aria grave - Correremo qualsiasi rischio.-
Crilin deglutì rumorosamente, sforzandosi di pensare positivo e di sperare che quei due non avessero già cominciato a creare ingenti danni al pianeta.
- Bene, ma dovete sapere che le due controparti sono saldamente unite. Una volta che i riflessi hanno aperto gli occhi al vostro mondo, Vegeta e Mahei non hanno avuto vie di scampo. Nemmeno opponendosi con tutta la loro forza avrebbero potuto...-
- Ci dica come fare!- sbottò spazientito il namecciano, interrompendolo per la seconda volta - La storia ce la racconterà un'altra volta, ora abbiamo fretta di agire!-
Il sospiro di Re Kaioh fu lungo e posato.
- D'accordo, allora.- fece poi, annuendo grave - Dovrete entrare nello specchio e romperne il fulcro pulsante, anche se questo significherà la rottura dell'equilibrio. Là dentro troverete i vostri veri compagni, che dovrete riportare alla luce. Una volta che questi avranno riaperto gli occhi, i due riflessi scompariranno istantaneamente.-
- Un minuto... che... che significa 'equilibrio'?- domandò Yamcha, sbigottito.
- Significa che per ogni cosa esiste il suo contrario. Da sempre. E' quello che tentavo di spiegarvi poco fa.- fu la risposta che gli arrivò - La dimensione dello specchio è stata creata diversi secoli fa dal dio della Terra, proprio per mantenere l'ago della bilancia tra i due poli.-
- Re Kaioh.- fu di nuovo Goku a prendere la parola - Sono convinto che l'equilibrio rimarrà tale anche senza la dimensione specchio. Dopotutto se è stata creata da dio, significa che prima di lui si poteva benissimo vivere senza.-
Il figlio gli rivolse uno sguardo convinto. Sì, suo padre aveva ragione. Sarebbero riusciti a scongiurare la catastrofe per l'ennesima volta, nonostante questo cosiddetto 'equilibrio'.
- Ed ora ci dica dov'è l'entrata per questa dimensione.- concluse il giovane, risoluto.
L'altro sospirò di nuovo.
- Esattamente nel luogo in cui avete udito lo strappo: si è creato un buco nero sopra la diga. Ma possono penetrare al suo interno solamente due persone, poiché due ne sono entrate e due riflessi ne sono usciti. Anche questo fa parte dell'equilibrio.-
Se Piccolo avesse sentito un'altra volta la parola 'equilibrio' si sarebbe fatto uccidere soltanto per presentarsi di fronte a Re Kaioh ed urlargli in faccia di piantarla con quella storia assurda, che lui il suo equilibrio se lo mangiava a colazione e che era pienamente convinto che gli esseri umani non fossero così sciocchi da essere controllati e monitorati costantemente con degli stupidi stratagemmi ideati da quel vecchio pazzo di dio!
- Bene, allora muoviamoci! Torniamo alla diga!- la voce di Goku lo distrasse dai suoi nefasti intenti.
Il gruppo partì a gran velocità verso il fiume, abbandonando la ristretta radura del sottobosco, teatro fino ad allora di uno scontro efferato, di una conclusione non proprio in linea con l'andamento della battaglia... e della rivelazione.
Quando i presenti alzarono la testa al cielo, riuscirono a scorgervi uno squarcio nero di medie dimensioni, non visibile se non cercato con attenzione, data l'oscurità pressante delle nuvole e la pioggia incessante che sino a poco prima aveva battuto con ferocia sul terreno già da tempo fradicio.
Piccolo si liberò del mantello e del copricapo, dopodiché mosse d'istinto due passi verso il buco di tenebra, lo sguardo serio e risoluto. Fu affiancato immediatamente dal saiyan, che lo fissò per un attimo con un sorriso d'intesa, accompagnato da un cenno del capo.
- Tentate di contenere la violenza dei due riflessi, finché noi non saremo di ritorno con gli originali!- intimò in seguito, lanciando un'occhiata dietro le sue spalle. Occhiata che venne accolta da un deciso Crilin ed un titubante Yamcha. Detto questo i due si levarono in volo, sino a scomparire dentro lo strappo tra le nubi.
- Dobbiamo occuparci di salvaguardare il pianeta, avete sentito cos'ha detto Goku?- fece immediatamente dopo l'amico, passandosi una mano sul cranio rasato.
- Io vengo con voi!- gridò d'un tratto Gohan, stringendo i pugni.
- No, non sei in grado di combattere e muoverti liberamente. E' meglio che tu stia con Bulma, ci penserà lei a riaccompagnarti a casa, tua madre sarà in pensiero.- replicò Crilin, rivolgendogli poi un sorriso - Tuo padre e Piccolo sanno il fatto loro.-
Il bambino non parve molto convinto, ma si decise comunque a seguire la ragazza ed il maestro Muten, che l'avrebbero ricondotto a casa e quasi sicuramente si sarebbero trattenuti per spiegare ogni cosa a sua madre, con la speranza di alleviare un po' la sua arrabbiatura.
- Sentite...- la voce di Bulma si levò alquanto dubbiosa - se quanto ha detto Re Kaioh è vero, allora il nostro Vegeta non è più intenzionato a conquistare la Terra.-
- Che...?- Yamcha si grattò il mento.
- Ma sì!- ripeté la giovane, con più enfasi - Se i riflessi sono tutto l'opposto di ciò che noi siamo e se il riflesso di Vegeta ha affermato di voler distruggere, conquistare e fare chissà quali brutalità al nostro pianeta, significa che in realtà non ne ha più l'intenzione!- il ragazzo le lanciò un'occhiata velata, che la indusse ad aggiungere: - Quindi possiamo dirci definitivamente al sicuro della minaccia dei saiyan!-
- Già...- annuì Crilin - hai ragione!-
- Beh, non credo che questo sia il momento adatto per pensarci!- tagliò corto il suo compagno, ravviandosi nervosamente la lunga coda che teneva legata con un laccio color porpora - Tu e il maestro pensate a mettervi al sicuro, io e Crilin ci occuperemo di tenere occupati i riflessi!-
- Sì e probabilmente con tutto questo dispiegamento di forze spirituali, Tenshinhan si sarà messo in viaggio per raggiungerci!- rispose l'altro, fiducioso.
- Non è da escludere. Beh, comunque ora diamoci una mossa!- Yamcha era divenuto davvero irrequieto; non rivolse nemmeno un'ulteriore occhiata alla ragazza, prima di prendere il volo in compagnia dell'amico.
Bulma, dal canto suo, non parve nemmeno accorgersene. Si stringeva le mani al petto, era tutta un fremito. Allora poteva davvero sperare! E per di più, forte del fatto di aver visto i riflessi di Mahei e Vegeta insieme, poteva stare sicura che gli originali non avrebbero mai agito a quel modo l'uno verso l'altra, dal momento che la dimensione dello specchio si basava esclusivamente su una contraddizione radicale del mondo reale.

Le suole dei suoi pesanti stivali poggiarono lentamente per terra. Guardingo, scrutò l'ambiente circostante, tetro, buio e pulsante come il ventre di un'oscura e famelica creatura; poi si voltò verso Piccolo, il cui sguardo duro era più concentrato del solito.
- Tutto bene?- si sentì in dovere di domandargli.
- No.- fu la risposta del namecciano - E non andrà bene finché non porteremo a termine la missione.-
Goku rimase a fissarlo di sottecchi per qualche istante, mentre l'altro manteneva lo sguardo impenetrabile fisso verso il canale oscuro che avrebbero dovuto attraversare. Pareva costituito dalla medesima coltre di nuvole scure di cui il cielo era ricoperto nella dimensione reale, ma vorticante e palpitante come carne.
- Sai, ora che ci penso,- riprese, voltandosi completamente verso l'amico - se davvero qui è tutto il contrario... non riesco davvero ad immaginarci malvagi. Voglio dire, io, Gohan, Crilin, il vecchio Muten... - poi assunse un'aria tra il divertito e il perplesso - beh, forse tu sì, ma...-
- Chiudi quella boccaccia!- sbottò Piccolo, infastidito - Non siamo qui per perdere tempo! Avanti, cerchiamo il cuore dello specchio e tiriamo fuori di lì Mahei e Vegeta!-
Detto questo partì all'istante in volo, seguito dal saiyan, sul cui viso era dipinto un lieve ma deciso sorrisetto compiaciuto: aveva compreso bene che Piccolo era incredibilmente teso e innervosito da quella situazione e probabilmente era addirittura più preoccupato di lui per le sorti della sorella. La cosa lo faceva pensare alquanto e per quella ragione aveva scosso l'amico da quell'indugio che certamente non era insito nella natura del namecciano: aveva bisogno che Piccolo combattesse a mente lucida e fiera, come aveva sempre fatto.
Dal canto suo, il compagno aveva dannatamente bisogno di sperare che la vera Mahei non si trovasse in pericolo di vita. L'impossibilità di conoscere le condizioni in cui la ragazza si trovava in quell'istante - se fosse ferita, se avesse perso i sensi, o peggio - gli dava alla testa. Fremeva dall'impazienza di raggiungere il fulcro di quella maledetta dimensione, con la speranza disperata di specchiarsi di nuovo negli occhi dell'indenne oggetto persistente dei suoi pensieri.
Sfrecciava al fianco di Goku lungo il tunnel di nubi e vapore, agitato da una collera quasi folle contro sé stesso per non essere stato capace di agire nel modo più razionale, aver permesso che le sensazioni lo sopraffacessero e non essere stato in grado di fronteggiare e trattenere la ragazza - che probabilmente non aveva avvertito nulla di lontanamente paragonabile alle emozioni che avevano invece agitato il suo stupido cuore martellante - e da un'intensa e feroce rabbia verso chiunque fosse stato il responsabile dell'accaduto, anche il destino, per aver mutato l'orgoglioso e caparbio guerriero Mahei in un insensibile, gelido burattino di morte.

Quando Crilin riuscì a scorgere la sagoma di Vegeta, in cima ad un cumulo di macerie che fino a poco tempo prima era stato un grattacielo, gli gelò il sangue nelle vene: lo sguardo del saiyan non era ardente, fiero e collerico come sempre l'aveva incontrato, ma spento e quasi distaccato, come se in realtà al guerriero non importasse nulla di aver appena distrutto un'intera città.
Poco dopo gli atterrò accanto un'altrettanto glaciale Mahei, non più la combattente abile e taciturna che era abituato a vedere, ma una silenziosa bambola di carne, negli occhi un vuoto abisso ancor più terrificante di quello che aveva appena scorto nelle iridi del suo compagno.
Yamcha sussurrò qualcosa che non riuscì a cogliere immediatamente.
- Allora, Crilin, che facciamo?!- ripeté di nuovo, ora certo che l'amico l'avesse udito.
- Non lo so...- fece, scuotendo il capo. Dall'altro lato era appena giunto anche Tenshinhan, come aveva previsto poco prima, ed ora anch'egli stava fissando i due saiyan con espressione corrucciata.
- Dobbiamo intervenire, prima che facciano altre vittime innocenti.- sussurrò quest'ultimo. Il suo aiuto sarebbe stato indispensabile, si trovò a pensare Yamcha, anche se avrebbero potuto fare ben poco contro di loro, perlomeno avrebbero tentato di distrarli, pregando e sperando nella velocità di Goku e Piccolo.
Questa volta Crilin annuì, seppur riluttante, ed i tre uscirono allo scoperto, abbandonando il muro crollato che aveva fatto loro da scudo sino a quel momento. Gli occhi dei due riflessi furono loro addosso in un baleno.
I terrestri fecero appena in tempo a sbattere le palpebre, che si videro immediatamente bersagliati da una raffica di colpi d'energia, rapidi e potenti. Si discostarono appena in tempo per non venire risucchiati dall'enorme cratere che le sfere luminose crearono, una volta toccato il suolo. Nel medesimo istante in cui tornarono a guardare dinnanzi a loro, dopo lo sgomento dell'attacco, si sentirono irrimediabilmente colpire con inaudita velocità in più punti, sino a capitombolare di nuovo a terra: Mahei e Vegeta si erano rapidamente spostati dal luogo in cui i terrestri li avevano scorti, per lanciarsi contro di loro con uno scopo più che scontato.
Copiosi fiotti di sangue avevano preso a scendere dal naso rotto e dolorante di Yamcha, che non si era ancora ripreso dall'urto violento; Crilin era stato scaraventato contro una lamiera, mentre Tenshinhan aveva accusato un acuto dolore al braccio sinistro, prima che Mahei potesse aggirare il suo corpo e rompergli definitivamente il destro con un devastante calcio.
Con uno stridore acuto, la pesante lastra di metallo lasciò risorgere il corpo che aveva accolto tra le gelide ed affilate braccia: il piccolo terrestre si rimise in piedi con difficoltà, accusando un vorticoso giramento di testa.
Con grande sforzo si portò accanto ai due amici, mentre gli avversari li fissavano dall'alto, fieri ed inflessibili. I loro occhi parevano lasciar trasparire un lieve segno d'onnipotenza, classico sintomo d'appartenenza ad una razza superba come quella dei saiyan; nonostante fossero riflessi privi d'anima, erano fin troppo potenti ed i loro colpi totalmente devastanti per ogni difesa.
Tenshinhan fu il primo a rendersi conto che la minaccia di una totale sconfitta e conseguente tragica dipartita alitava loro sul collo, così si affrettò a lanciare un'occhiata ai suoi compagni - un'occhiata che significava chiaramente 'dobbiamo prendere tempo, altrimenti finiremo massacrati a morte!'.
Fu quando Mahei decise di attaccare di nuovo che Yamcha lanciò un grido.
- Non vi rendete conto di ciò che state facendo!- la sua voce era limpida e decisa, nonostante il dolore causato dalle ferite infertagli - Credete che i vostri corrispettivi, all'interno dello specchio, se ne stiano buoni buoni a lasciarvi fare ciò che vi pare?! Sicuramente staranno trovando un modo per uscire da lì e quando saranno fuori...-
La bionda gettò indietro il capo in una risata compiaciuta. Per qualche lungo istante rimase concentrata nel riso, come se non riuscisse a trattenersi; poi, quando tornò a guardare i terrestri con i suoi occhi di vetro vuoto, pareva essere terribilmente irritata.
- Una volta che si diviene prigionieri dello specchio, non c'è nulla che si possa fare per uscirne! Sei davvero speranzosamente idiota, ragazzo, se credi che ci sia qualche possibilità.- sibilò, assottigliando lo sguardo - Il gelo ti avvolge le viscere ed ogni singola cellula del tuo corpo diviene prigioniera immobile di un mondo rigido ed immoto.-
- Non c'è alcuna via di scampo.- aggiunse Vegeta, portandosi al suolo con fare superbo, ostentatamente fin troppo glaciale per essere il principe dei saiyan che tutti conoscevano. Il fuoco dell'orgoglio non ardeva più nelle sue iridi, crudeli e senz'anima.
- Per cui lasciatevi uccidere senza tante storie, siete solo d'intralcio.- soggiunse di nuovo la ragazza, appoggiandosi una mano al fianco. Il suo compagno stava per lanciare un nuovo attacco energetico, quando Crilin decise di giocare l'ultima carta.
- Vi siete chiesti perché ci siamo noi qui a fronteggiarvi, invece dei nostri amici più forti?!- nel gridarlo chiuse gli occhi con tutta la forza che aveva, sperando di non venire investito dalla potenza del colpo del nemico, colpo che non arrivò. Le sue parole parevano aver sortito l'effetto desiderato: i due si scambiarono uno sguardo silenzioso, poi Mahei fece un passo avanti, minacciosa.
- Che diavolo significa?- sussurrò malignamente, una volta che l'ebbe afferrato per il collo e sollevato da terra.
- Si... significa che noi siamo solo un diversivo... mi... mi pare ovvio... - fu la risposta che le arrivò, strascicata e tentennante tra i sussulti e gli spasmi di dolore. Lei strinse ancora più forte la presa, facendo lanciare un urlo strozzato al terrestre.
- Se non vuoi che ti spezzi il collo, dovrai essere più chiaro. Non mi piacciono questi giochi.- la voce della ragazza aveva un che di sinistro e metallico.
Tra i brividi d'orrore e le fitte alle ferite, Crilin raccolse il coraggio e si espresse con un filo di voce.
- Se... se farai del male a uno solo di noi, non ti riveleremo nulla!-
Questa volta fu Vegeta a scoppiare in una risata divertita.
- Possiamo anche non toccarvi per ora, ma lo sapete meglio di noi che una volta rivelatoci ciò che tanto bramate di dirci - sempre che non sia tutta una scusa per allungarvi la vita - vi faremo fuori lo stesso!-
- Un accordo.- disse Tenshinhan ad un tratto, attirando l'attenzione dei due, ma Vegeta lo liquidò immediatamente.
- I saiyan non stipulano accordi.-
- Né tantomeno i demoni.- aggiunse Mahei, ancora stringendo il collo di Crilin, che si rese conto ancora di più quanto quei due riflessi fossero diversi dagli originali: qualunque saiyan o demone che fosse, da guerriero accorto, avrebbe colto l'occasione di sfruttare a suo favore un accordo.
- Allora scordatevi di vivere oltre questo giorno, perché al calare della notte sparirete insieme alla luce.- questa volta la voce di Ten fu udita più chiaramente e gli occhi si spostarono su di loro con rinnovata attenzione.
La ragazza scaraventò malamente a terra il corpo del suo debole avversario, voltandosi totalmente verso di lui.
- Che cosa?!- il tono era tra lo stizzito e il furioso.
- Come immaginavo, non ne sapete nulla.- riprese l'altro, curvando le labbra in un sorrisetto - Sarebbe dovuta essere la prima cosa da pensare ancora prima di uscire dalla vostra dimensione. Ci sarà un perché ognuno di noi appartiene alla sua sfera.-
Il saiyan si avvicinò minaccioso a Crilin, già disteso a terra, e gli portò un piede sopra il viso.
- Parla chiaro, amico, altrimenti il tuo compare farà una brutta fine.-
Tenshinhan cambiò totalmente espressione, facendosi teso e contrito.
- Sei un vigliacco...- ringhiò tra i denti, ma Vegeta scosse il capo.
- Non credo sarai felice di sapere dov'è finito l'ultimo che ha osato parlarmi in questo modo. Parla chiaro, ti ho detto, altrimenti questo qui muore.-
- D'accordo.- sospirò infine Ten, chiudendo gli occhi per non guardare quanto si faceva forte la pressione della morsa del saiyan sulla testa dell'amico - Voi, siete dei riflessi, giusto? E per generare e poter vedere un riflesso si ha bisogno prima di tutto di luce per renderlo visibile, come accade per qualsiasi fenomeno di questo genere. Quando dio ci ha allenati per un certo periodo nel suo santuario, ci ha spiegato che quando calano le tenebre ogni frammento di luce riflessa che non appartiene al nostro mondo svanirà con l'ultimo raggio di sole.- deglutì, facendo una pausa - E adesso lascia andare Crilin, ti ho detto quanto sapevo.-
La ragazza, d'altra parte, aveva cominciato a maturare un rammarico sempre crescente nello spirito. Non poteva ammettere che proprio ora che avevano acquistato la libertà, sarebbero spariti come nebbia.
- Non credo proprio.- ribatté Vegeta - Se sai tutto questo, significa che sei a conoscenza di un modo per mantenerci vivi... altrimenti non saresti venuto a batterti.-
- Cosa?!- Tenshinhan sgranò gli occhi - Come...?!-
- Volevate assicurarvi che non compissimo involontariamente qualche strano rito che ci permettesse di sopravvivere alla notte, non è vero?- sogghignò il saiyan - Beh, mi dispiace tanto deludere le vostre aspettative, perché ora parlerete, altrimenti distruggeremo il vostro bel pianeta. Perlomeno lasceremo un segno rilevante e vi faremo pagare la vostra insolenza, prima di sparire. Che ne dici, qual è la cosa più conveniente da fare?-
Ten strinse i pugni, vedendosi costretto a riferire ogni cosa, altrimenti ogni cosa sarebbe stata spazzata via dalla crudeltà dei riflessi.
- D'accordo.- fece, sospirando - Esiste un luogo, in profondità, considerato il cuore d'ogni sostanza. Se si riesce ad arrivarvi ed a ingerire anche solo una minima parte di esso, si diviene esseri con un'anima di consistenza propria, non più spettri, non più riflessi. E' la fonte della vita per gli spiriti erranti che desiderano un corpo.-
Il silenzio aveva invaso la spianata di macerie, mentre gli occhi di Yamcha e Crilin si erano spalancati dall'incredulità. Dal canto loro, i due nemici, rimasero muti ad attendere che il discorso del terrestre terminasse.
- La leggenda vuole che nessuno sia mai riuscito ad arrivarvi, salvo lo stesso dio, che sigillò l'entrata al luogo sacro, rendendolo arduo da raggiungere anche agli esseri più eterei.-
Lo sguardo di Vegeta scintillò bramoso per un attimo ed il suo piede calcò di più sul volto del terrestre.
- Ma tu sai dove si trova, vero?- sibilò, minaccioso. Tenshinhan si morse il labbro inferiore, scuotendo il capo, rassegnato.
- La razionalità mi suggerisce di rivelarvelo, altrimenti farete scempio dei miei compagni e del mio pianeta... anche se il cuore non ammetterebbe mai un tradimento simile al buon senso...- sussurrò, combattuto.
Fu il tono maligno di Mahei a riportare la sua attenzione a livelli sopra la norma.
- Ma è il buon senso stesso che ti ordina di dirci dove si trova questo luogo, terrestre. Se non volete morire qui ed ora insieme alla vostra adorata Terra, ti consiglio di svelare il segreto, perché per noi non fa alcuna differenza, dato che siamo condannati in ogni caso.-

Il ventre pulsante che li aveva accolti da quando avevano messo piede nella dimensione parallela si stava restringendo sempre più attorno a loro; Piccolo e Goku sfrecciavano fianco a fianco lungo il canale, le loro menti colme di pensieri ed impazienza, sino a che non giunsero in un grande, immenso sacco che pareva essere la fine del tunnel. Erano minuscoli puntini rispetto alla vastità dell'ambiente minaccioso che li circondava.
- Ci siamo.- annunciò il saiyan con aria guardinga.
- Pare di sì.- gli fece eco il compagno, percorrendo con lo sguardo ogni singola piega di quella sala viva. In un angolo, racchiusi quasi fossero incorniciati in un quadro di carne, due ingressi - tra i mille che se ne vedevano lungo la parete più ampia - i cui vetri erano in pezzi, le porte frantumate ed cocci giacevano a terra silenziosi, attrassero la loro attenzione.
- Devono essere fuggiti da lì.- annuì Goku, avvicinandosi.
- Bene, separiamoci e riportiamoli indietro, non abbiamo tempo da perdere.-
- Aspetta...- il namecciano fu interrotto nella marcia verso la prima porta - Re Kaioh ha detto di rompere il fulcro di questa dimensione, se vogliamo uscirne.-
Piccolo fece per ribattere, quando il suo sguardo si portò quasi inconsciamente verso l'alto... ed i suoi occhi si colmarono di orrore e meraviglia: sopra le loro teste penzolava una massa informe da cui evidentemente provenivano le pulsazioni percepite fino ad allora.
- Prima recuperiamo Mahei e Vegeta, poi ci occupiamo di questa mostruosità.- gli rispose dopo qualche istante, riprendendo a dirigersi verso uno dei due specchi rotti.
- D'accordo. Ci rivediamo qui tra... beh, tra poco!- fece Goku, sparendo oltre l'antro in frantumi. Non appena si fu inoltrato nel buio della camera, si trovò ad avanzare ancora di pochi passi in una nuova galleria, prima di poter scorgere nel fondo della stessa, una gigantesca doppia piramide di cristallo rosso. Si avvicinò di qualche altro metro, e fu allora che riuscì a scorgere il volto della sorella all'interno della struttura, muto e marmoreo.
Mahei teneva gli occhi chiusi, le labbra serrate e le braccia distese inerti lungo il corpo, che fluttuava lievemente. I lunghi capelli biondi si muovevano impercettibilmente dietro la sua schiena, mostrandosi come le uniche parti del suo essere ad avere vita.
Il saiyan ebbe un attimo di sgomento a quella vista, temendo per l'incolumità della ragazza, per cui decise immediatamente di frantumare la doppia piramide, laddove le due basi si fondevano in una. Fece per colpire, stando attento a non usare troppa forza per evitare di farle del male, quando sul suo volto già illuminato del rosso riflesso del cristallo, si rifletterono colori diversi.
Goku sbatté più volte gli occhi, cercando di capire da dove proveniva quella luce. La risposta gli comparì immediatamente dinnanzi al viso: ogni lato della piramide aveva preso vita, riflettendo immagini, scene, ognuna diversa dalle altre. Si rese conto solo dopo qualche istante che ogni faccia stava proiettando fotogrammi la cui unica protagonista era Mahei.
Girò rapidamente intorno alla gabbia rossastra, facendo attenzione ai minimi particolari dei singoli frammenti; il primo che i suoi occhi incontrarono pareva raccontare una storia lontana, incredibilmente lontana, distante anni luce: una piccola mano si stagliava candida ed impotente contro il cielo nero, mentre intorno, da ogni lato, infuriava la guerra.
Ma non era una guerra normale - per quanto si possa considerare tale una feroce battaglia - era piuttosto una gara al massacro tra esseri che non aveva mai visto, esseri scuri, efferati, che si sbranavano ed infilzavano con lame e dardi incandescenti: erano demoni.
Ed in alto, proprio quando la minuscola mano tornò a poggiarsi al petto della piccola bambina, un angelo avvolto dalle fiamme cadde. Precipitò inesorabilmente dalla rupe come una cometa, trafitto da un tremendo, devastante colpo. Ci volle poco perché Goku ne riconoscesse i medesimi lineamenti della sorella - duri e fieri - ed i medesimi occhi di ghiaccio e tenebra... ossimoro piuttosto evidente, in quanto subito ricollegò quel volto ad un nome che aveva già udito: Hi Imai, il demone della fiamma.
Era un ricordo. La morte della madre, in una guerra sanguinosa tra demoni, in una galassia sconosciuta, forse in un piano parallelo, ed altrettanto probabilmente... il primo ricordo di Mahei.

Nel frattempo Piccolo, inoltratosi nella seconda galleria, aveva vissuto la medesima esperienza, scoprendo il gigantesco cristallo ed il corpo di Vegeta racchiuso all'interno di esso ed ora stava esaminando le immagini riflesse sulle facce della piramide.
Scene di combattimento, il volto marmoreo di Freezer che impartiva ordini dall'alto del suo trono, l'arrivo sulla Terra, i volti famigliari dell'intero gruppo di guerrieri e poi... il viso rilassato e dormiente di Mahei. Sorpreso, si soffermò su quest'ultima visione, rendendosi conto che non mutava mai, rimaneva sempre costante, come il respiro ed il battito del cuore della ragazza addormentata. L'ambiente era scuro, ma da quello che poteva distinguere, riconobbe una stanza in ombra simile a quella di una grande nave aliena, probabilmente uno degli alloggi temporanei dei guerrieri saiyan.
Cos'erano quelle visioni? Ricordi, forse? Oppure desideri? E perché Mahei era racchiusa in una di queste?
Si voltò rapidamente, deciso ad agire prima che trascorresse altro prezioso tempo, così sferrò un colpo deciso alla sommità della prima piramide, quella rivolta verso l'alto, che andò in pezzi proprio come uno specchio rotto. Il corpo di Vegeta, inerte, gli cadde tra le braccia e Piccolo se lo caricò su una spalla.
Si voltò una volta soltanto, per veder svanire le immagini nei frammenti. Il suo sguardo cadde sull'ultimo di essi che si dissolse: il sorriso disteso ed amichevole di Bulma mentre gli porgeva una pila di asciugamani, che reggeva con entrambe le mani.
Il namecciano rimase immobile per qualche istante, con sguardo grave, poi si decise a muovere i primi passi verso l'uscita, convinto che Goku lo stesse già aspettando.
In realtà, il saiyan era rimasto incantato dalle visioni sulle facce del cristallo e si era convinto sempre più che quelli che stava guardando fossero ricordi, esperienze. Non avrebbe mai immaginato che la sorella avesse avuto un passato così triste e solitario. I volti dei suoi sottoposti, dei compagni di missione, dei nemici... erano tutti sbiaditi e senza colore, come se appartenessero tutti quanti ad una stessa, grigia categoria.
Solo quando tornò dinnanzi a lei, scorse, sul lato che separava i loro volti, una nuova scena di combattimento. Ma questa volta poteva dire di conoscere perfettamente il suo avversario. Era Piccolo. Il loro primo scontro. Lui stesso non vi aveva assistito, ma ora si rendeva conto di quanto feroce e violento fosse stato. Entrambi parevano desiderosi di divorarsi a vicenda... come se volessero fondersi l'un l'altra in un macabro rito di sangue. Era stato convinto sin dall'inizio che Mahei non fosse la vera minaccia e assistendo a quelle scene la sua convinzione si radicò ancor più nel profondo. Ne rimase profondamente colpito.
Mahei aveva trovato in Piccolo - e Piccolo in Mahei - un corrispettivo perfetto, come se fossero stati plasmati nella stessa sostanza e combattessero per ritornare uno.
Quando i fotogrammi dello scontro terminarono, lasciarono il posto al volto sorridente del namecciano... uno sorriso che Goku non gli aveva mai visto. Certo, il viso di Piccolo era quasi sempre imbronciato e serio, ma in quell'istante gli parve così sereno, che quasi credette che il suo compagno avesse raggiunto una pace interiore senza limiti.
Si ritrovò a sorridere anche lui di rimando e, con rinnovata convinzione, colpì il cristallo carminio con una poderosa gomitata. La struttura andò in pezzi ed il guerriero accolse la sorella tra le braccia, per poi voltarsi rapidamente ed imboccare il tunnel in senso inverso.
L'amico lo stava aspettando già da qualche minuto ed a Goku parve che la sua espressione si rilassasse quando incontrò la figura di Mahei stretta al sicuro tra le proprie braccia.
- Perché ci hai messo tanto?- gli domandò, lanciando un'occhiata al cuore pulsante.
- Mahei era rinchiusa in un cristallo...- cominciò il saiyan - ...che rifletteva delle strane scene. Credo fossero ricordi.-
Piccolo abbassò lo sguardo, grave. Era giunto alla medesima conclusione.
- Credo anch'io.- rispose - Ho visto delle immagini dal passato di Vegeta... e dal presente.-
Goku si avvicinò, scrutando nei suoi occhi.
- Che senso pensi che abbiano?- gli chiese, nuovamente. L'altro scosse il capo.
- Potrebbe essere di tutto, ma temo fossero davvero dei ricordi. Probabilmente questa dimensione li stava assimilando per poter rendere gli originali dei riflessi. Ricordi le parole di Re Kaioh, l'equilibrio? Forse questo mondo stava tentando di arginare la perdita per ripristinare la stabilità.-
Il saiyan annuì lievemente, poi si voltò verso il fulcro, guidandovi una mano dalla quale fece fuoriuscire un raggio di energia.
- Distruggiamo questa cosa, allora, e poi fuggiamo via.- asserì, mentre l'amico compiva il suo medesimo gesto.
Ci volle poco perché la massa informe prese a rantolare sommessamente, una volta urtata dai colpi dei guerrieri. Le sue estremità si ritorsero su loro stesse, cominciando a cauterizzarsi.
L'ambiente circostante prese a tremare violentemente, sotto quello che sembrava un urlo di dolore di una bestia abbattuta. I due si scambiarono un'occhiata decisa e nello stesso momento sfrecciarono verso lo squarcio da cui erano penetrati. Il tunnel sembrava doppiamente stretto e minaccioso, senza contare il costante movimento che agitava le pareti e sembrava volerli inghiottire da un momento all'altro.
Riuscirono a scorgere uno spiraglio di luce tetra proprio quando i blocchi laterali stavano per sfiorarli; Goku prese l'ultimo respiro ed aumentò la velocità, riuscendo ad uscire appena in tempo. Così fece anche Piccolo dietro di lui, ma nel momento in cui il varco stava per richiudersi alle sue spalle, avvertì un acuto dolore al viso. Si portò una mano al volto, senza accorgersi che il compagno si era fermato poco più avanti ed andando involontariamente ad urtarlo in maniera poco gentile.
Tutti e quattro capitombolarono a terra, cadendo sul terreno erboso sottostante la diga che avevano riparato poco tempo fa. Le nuvole si erano diradate e della tempesta rimaneva soltanto la rugiada sulle foglie degli alberi e qualche cirro solitario che vagava nel cielo.
- Accipicchia che botta!- esordì Goku, finito quasi a gambe all'aria contro un tronco.
- Ma sei impazzito?!- gli rispose Piccolo, accigliato - Perché ti sei fermato così all'improvviso?!-
- E tu perché mi sei venuto addosso?- rispose quello, con un mezzo sorriso ed un'aria interrogativa. Non gli costava nulla ammetterlo, Piccolo era dannatamente divertente quando si arrabbiava per le piccolezze!
- Forse perché ero troppo impegnato a non farmi tagliare in due dal buco dimensionale, genio!- ribatté, stringendo i pugni. Poco più in là, Vegeta si teneva la testa, sbattendo più volte gli occhi, segno che aveva ripreso i sensi.
- Beh, ora è tutto risolto, amico mio! L'importante è non avere niente di rotto!- sorrise di nuovo il saiyan, incrociando convinto le braccia al petto, sebbene fosse ancora a gambe insù.
- Parla per te!- esclamò di nuovo il namecciano, indicandosi il lato del volto sanguinante.
- Scusa, Piccolo, quando hai finito di lanciare maledizioni a Kakaroth, puoi toglierti di dosso?- la voce di Mahei lenì a poco a poco la sua rabbia, facendolo rendere conto di essere atterrato sul morbido...

Gli occhi di Tenshinhan si spalancarono di colpo, quando i due riflessi minacciosi svanirono come neve al sole. Vegeta stava tenendo Yamcha per la gola e di sicuro gli avrebbe spezzato il collo... questione di secondi.
Li aveva condotti sopra un grande lago ghiacciato, asserendo che il cuore di ogni sostanza si trovava nelle profondità dell'enorme bacino d'acqua, ma Mahei aveva voluto avere una garanzia che non gli stesse mentendo e così aveva preteso la vita di uno di loro. Stava per intervenire di nuovo, quando il saiyan aveva afferrato il compagno, ma poi erano entrambi improvvisamente spariti.
- Ce... ce l'hanno fatta...- azzardò Crilin, titubante, per poi riprendere con maggior vigore, una volta sicuro che i nemici non sarebbero riapparsi - Goku e Piccolo ce l'hanno fatta!!-
Yamcha si teneva ancora la gola, stordito ma sollevato. Ancora una volta aveva visto in faccia la morte per mano di quel Vegeta e sentiva che il suo odio verso di lui cresceva a dismisura. Era sempre causa di guai, non riusciva a comprendere per quale dannato motivo fosse divenuto il paladino del gruppo, nonostante avesse ucciso almeno la metà dei suoi componenti, una volta. Ed ancora peggio, Bulma pareva sempre più presa ed impegnata in faccende che lo riguardavano.
- Yamcha, amico, tutto bene?- la voce di Ten dissipò il velo nero di risentimento che gli era calato dinnanzi agli occhi.
- S-sì...- si trovò a rispondere, tentennante.
- Ci è mancato poco!- Crilin si era avvicinato, con un sorriso soddisfatto - Abbiamo rischiato che quei riflessi prendessero il posto degli originali! Se fossero arrivati al cuore...-
Tenshinhan scoppiò in una delle sue rare risate, sebbene si tenesse stretto il braccio rotto con quello sano.
- Non esiste nessun cuore.- affermò, guardando il compagno, che aveva assunto un'aria sconcertata.
- Vuoi... vuoi dire che...-
- Che ho inventato ogni cosa.- l'amico terminò la sua frase - Mahei e Vegeta saranno sempre troppo forti per noi, ci avrebbero uccisi e poi avrebbero giustiziato tante persone innocenti.-
Crilin sbatté le palpebre, arrivando lentamente a collegare ogni cosa.
- Quindi dio non ti ha raccontato nulla? Beh, a dire il vero mi pareva strano non aver sentito nulla di questa conversazione... ma pensavo che ne aveste avuto un colloquio privato...-
- Veramente dio ha detto qualcosa che potrei ricondurre a suo merito...- sorrise il guerriero - 'Quando la forza del tuo avversario è smisurata, non esitare ad agire d'astuzia'.-
L'altro rimase meravigliato. Tenshinhan era davvero un grande combattente, nonostante oramai i poteri dei saiyan fossero divenuti irraggiungibili, la sua saggezza e la sua costanza si erano evolute di pari passo, facendo di lui uno dei più valorosi uomini della Terra e per questo era fiero di appartenere alla stessa razza.
- Ah! Sei stato grande!- esordì poi, stringendo i pugni e prendendo a ridere di gioia.
- Non troppo. Non ho contato che volessero un pegno, i saiyan sono pericolosi... si meritano davvero l'appellativo di 'guerrieri più temuti dell'universo'. Non sono affatto sciocchi, anche se stavano per cascarci.-
- Su questo non ci conterei!- Yamcha gli mise una mano sulla spalla - Non ditelo a nessuno e mi dispiace per Goku, ma per me sono soltanto delle stupide scimmie! Ci vuole ben altro per batterci!-
Tenshinhan abbozzò un sorriso poco convinto, ben consapevole che a far parlare l'amico era stato il forte risentimento che provava nei confronti di Vegeta.
- Beh, ora che ci siamo liberati di loro, possiamo tornare indietro! Io sto morendo di freddo e tu, Ten, hai un braccio fuori uso!- fece Crilin, stringendosi nelle spalle. Detto questo, i tre si voltarono rapidamente, per raggiungere di nuovo il luogo in cui si erano separati dai compagni.

Goku si scrollò la polvere dalla tuta, poi si coprì il volto con una mano per scrutare il cielo.
- Non è rimasta traccia del varco.- esordì, bonario. Vegeta si era appoggiato al tronco di un abete poco lontano, massaggiandosi le spalle indolenzite.
- Avete fatto un buon lavoro.- la voce di Re Kaioh invase di nuovo la radura, stavolta più calma e serena. L'espressione di Goku si fece stupita all'udire quelle parole, ma poi si sciolse in un sorriso.
- C'è mancato poco, però! Ne siamo usciti appena in tempo!- rispose.
- Già, ma ora la dimensione degli specchi è implosa, grazie al vostro intervento sul fulcro.- fece di nuovo Re Kaioh, annuendo - Ed avete riportato indietro i vostri amici, questo è l'importante. I riflessi che volevano sostituirsi a loro sono andati distrutti con il loro mondo.-
- Abbiamo messo a tacere per sempre la minaccia.- soggiunse Piccolo, chiudendo per un attimo gli occhi.
- Giusto, ma ora che la dimensione parallela non esiste più, starà a voi stessi mantenere l'equilibrio sul pianeta.- ribatté l'altro, con un nuovo sorriso.
- Ah, non si preoccupi, Re Kaioh, ce la caveremo benissimo!- rise Goku, facendo cenno di vittoria con una mano, sollevano un pollice. Piccolo si era avvicinato al fiume e si stava bagnando la guancia ferita con l'acqua che aveva raccolto in una mano.
- Beh, è stato facile!- aggiunse di nuovo il saiyan, soddisfatto, portandosi entrambe le mani ai fianchi.
- Parla per te, Kakaroth!- la voce di Vegeta lo contraddisse energicamente - Là dentro era come se qualcuno ci stesse succhiando via la coscienza!-
- I ricordi.- Mahei lo disse piano, ma i presenti si voltarono verso di lei, fissandola con aria consapevole. Goku la guardò in silenzio per un attimo, riuscendo a scorgere per la prima volta tutto il dolore e l'angoscia che avevano accompagnato la sua infanzia e la sua esistenza. Grazie allo scorrere lento di quei fotogrammi era stato in grado di comprendere e conoscere un po' meglio il passato e l'animo della sorella, penetrando sotto la coltre di ghiaccio dei suoi occhi.
Avvertì di nuovo la stretta al cuore che aveva provato nell'assistere alla caduta di Hi Imai, dei combattimenti e della furia innata come unica compagna di una bambina disperata che voleva dimostrare ed essere considerata tutto fuorché una vittima. Quest'ultimo pensiero gli riempì l'animo d'orgoglio: Mahei era stata capace di divenire un vero guerriero e possedeva la forza e la fierezza di una combattente d'alto rango.
Piccolo le si avvicinò in silenzio, forse inconsciamente con fare protettivo, all'udire il riferimento ai ricordi ed al pensiero di ciò che aveva visto nel cristallo di Vegeta. Mahei era tra le sue memorie più preziose, placida e silenziosa, e lui di certo non poteva sapere cosa significasse quella visione... se il principe l'avesse osservata dormire per una notte, oppure fosse stato solito farlo...
- I riflessi non possiedono ricordi, dal momento che non hanno vita propria.- fece di nuovo il namecciano - Probabilmente la vostra memoria avrebbe dovuto essere cancellata, per fare in modo che entrambi diventaste i nuovi voi stessi all'interno dello specchio, essendo fuggiti gli altri.-
Ci vollero poche parole perché venisse svelata ogni cosa ai due; Mahei e Vegeta si scambiarono uno sguardo interrogativo.
- Vuoi dire che... avete guardato nei nostri ricordi?- domandò la ragazza, alzando gli occhi in quelli del fratello. Questo annuì.
- Ed anche nel vostro presente.- aggiunse Piccolo, alludendo alla visione di Bulma e lanciando uno sguardo distratto al saiyan, che si voltò dall'altra parte per nascondere un lieve imbarazzo dietro la classica posa da duro che tendeva sempre ad assumere.
Ne dedusse che, dal momento che il riflesso aveva la piena intenzione di sterminare ogni cosa, l'indole del vero Vegeta si era di gran lunga discostata da questo proposito e ciò non poteva che tranquillizzarlo, anche se d'altra parte aveva scoperto che il saiyan era più simile a sé stesso di quanto non avesse mai immaginato. Dopo tutte le battaglie e tutte le difficoltà, si trovava a capirlo forse un po' di più... ed a comprendere che la natura delle sue azioni derivava in gran parte dalla stessa fonte che animava le proprie.
- Beh, non so se devo ritenerlo un bene...- sospirò di nuovo Mahei, incrociando le braccia al petto.
- Immagino di sì!- Goku alzò le spalle, sorridendo - Capisco che certe cose possano far parte del passato ma in questo modo sono riuscito a conoscerti meglio... anche se solo un pochino.-
La ragazza assunse un'aria perplessa. Non erano di certo parole da Kakaroth, quelle. Lui si portò una mano dietro la nuca.
- Emh... beh, Chichi dice sempre che non sa niente di te, che potresti essere una feroce assassina e che potresti ucciderci tutti durante il sonno... in questo modo potrò dare man forte alle mie rassicurazioni, con una prova vera, ecco!-
- Uccidervi tutti durante il sonno...?- ripeté lei quasi a sé stessa, sgranando gli occhi.
- Già! Ahah, un'idea assurda, vero?- rispose Goku, continuando a ridere - Oh, caspita! A proposito di Chichi! Sarà furiosa! Ho lasciato che Gohan tornasse a casa senza di me, a quest'ora gli avrà riempito la testa di urla e prediche!-
Senza perdere tempo si voltò e si levò in volo facendo cenno agli altri un braccio.
- A presto!- dopodiché sparì come un razzo all'orizzonte.
Dopo pochi istanti Vegeta mosse i primi passi verso il centro della radura, lanciando un'occhiata silenziosa a Mahei, che l'accolse senza aggiungere nulla. Poi il saiyan prese il volo nella direzione opposta a quella di Kakaroth, rivolgendo un ultimo, muto sguardo anche a Piccolo. Quest'ultimo rimase a fissarlo finché anch'egli non si fu allontanato abbastanza da non essere più visibile.
Poi fece per rivolgersi a Mahei, ma quando si voltò gli occhi della ragazza erano già rivolti verso di lui, seminascosti dalle ciocche di capelli biondi che le ricadevano sulla fronte. Lo guardava dal basso con espressione ambigua, quasi divertita, e il namecciano si sentì in imbarazzo.
- Che... c'è...?- le domandò, quasi insicuro che fossero le parole giuste da dire. Lei alzò le spalle, voltandosi dall'altra parte e muovendo i primi passi verso il bosco.
- Oh, assolutamente nulla.- rispose, alzando le spalle - E' bene che torni anch'io, ho combinato abbastanza guai per oggi.-
Fu quando fece per prendere il volo che si sentì trattenuta da una stretta al polso. Si voltò lentamente, per specchiarsi di nuovo negli occhi di Piccolo.
- Non mi sono comportato con senno, lo riconosco.- esordì, riferendosi evidentemente al dialogo avuto giorni addietro - Non era mai accaduto che agissi in questo modo, l'ho fatto per il semplice motivo che io...- la presa al braccio si fece più serrata, mentre il suo sguardo prese a vagare dappertutto tranne che sul volto di Mahei -...ho capito di essere legato a te, amo il nostro stile di vita e ho ingenuamente pensato che la tua idea minasse alle nostre abitudini, che... ti avrebbe allontanata da me.-
Non gli era mai risultato così difficile dire qualcosa a qualcuno. Era risaputo che non fosse un maestro dell'arte oratoria, ma perlomeno il silenzio della ragazza lo metteva in condizioni di parlare, vuotare il sacco senza ripensamenti.
- Ciò che mi fa rabbia, rabbia verso me stesso, è che ho preteso qualcosa che... non sono nella posizione di pretendere.- concluse con un impercettibile sospiro. Lei era rimasta immobile; il volto freddo fisso in attesa ed il braccio teso verso di lui. Poteva avvertire la sua mano cingerle con forza la carne, ma non le faceva male, anzi, si trovò a pensare che adorava la violenza di quella stretta.
- Come sarebbe 'nessuna pretesa'?- rispose, poco dopo - Non mi sembra che dopo ciò che mi hai fatto contro quel tronco, tu non possa avanzare pretese.-
Piccolo si sentì avvampare. Alzò di scatto la testa verso di lei, che lo stava fissando con aria divertita. Nonostante si sorprese a pensare che il volto disteso di Mahei fosse straordinariamente bello quando sorrideva a quel modo infantile, il suo cervello cominciò a congetturare un milione di pensieri senza senso, tutti volti a capire come diavolo lei facesse a sapere cos'era successo quando ancora anche lui doveva scoprire di avere a che fare con un riflesso e rendendosi conto di essere arrossito fino all'inverosimile.
- Volevo sperare... di riportare indietro la tua coscienza... e...- provò a spiegarsi, ma la voce cristallina di Mahei lo interruppe, scoppiando in una risata vivace.
- Sperare di fare... cosa?!- riuscì a dire tra le risa.
- Ehi, era a fin di bene, d'accordo?!- esclamò Piccolo, tentando in qualche modo di uscirne. Ma l'affermazione non fece altro che far sprofondare ancora di più Mahei tra le risate - E... e poi come fai a sapere cos'è successo in quel bosco?? Quando ti ho baciata eri un riflesso!-
La ragazza prese un respiro profondo, poi tentò di dominare l'ilarità. Rarissime volte si era trovata a ridere così di gusto; Piccolo in quell'istante era davvero così confusamente buffo!
- Beh, immagino per lo stesso motivo a cui hai addotto tu, poco fa. I riflessi non possiedono ricordi, però erano pur sempre la nostra controparte. Sono convinta che le loro esperienze, seppure brevi, si siano riversate in noi quando il loro mondo è andato distrutto. E' stato come se ci fossimo uniti, quando lo specchio si è frantumato.- spiegò, mantenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi.
Non faceva una piega, era un ragionamento sensato, si trovò a pensare Piccolo. Per un attimo abbandonò l'imbarazzo e si soffermò di nuovo a guardarla, inconsapevole di starla ancora stringendo per un polso, quasi come se non volesse lasciarla andare via, pena il suo stesso cuore.
- Ad ogni modo, ripetilo.- disse poi la ragazza, annuendo. Lui non capì.
- Ripetere cosa?- le domandò, disorientato. Mahei sbatté un paio di volte le palpebre, schiudendo le labbra con lentezza.
- Le tue ultime parole.-
- Eri un riflesso...?- fece di nuovo il guerriero, con tono interrogativo. Lei scosse lievemente il capo.
- No, quelle prima.-
Piccolo arrossì di nuovo, collegando la frase.
- Quando... ti ho baciata...- ripeté, sussurrandolo.
- Già...- sorrise lei, poggiando la mano libera sulla sua guancia, poco sotto la ferita. Lui avvertì il calore di un tocco che non aveva mai provato prima, ne rimase preda, come se si fosse d'un tratto immerso in un nuovo e tiepido abbraccio; chiuse per un attimo gli occhi, inconsapevolmente cullato dalla sensazione di pace che gli aveva pervaso la mente.
Li riaprì di scatto non appena si rese conto che la bocca di Mahei stava chiudendo la propria, com'era accaduto poco tempo prima. Sentì il battito del cuore salirgli rapidamente fino alla gola ed il volto infiammarsi ancora. Di nuovo i suoi pensieri si confusero e si trovò a pensare, incredulo, come fosse possibile che Mahei lo stesse... baciando. E che stava baciando proprio lui, nessun altro, come volesse ricambiare il sentimento che da tempo, da troppo tempo, giaceva in fondo al suo spirito, permeandolo in ogni suo angolo, in ogni sua parte, sino a fargli perdere la ragione.
Si lasciò trasportare da quella sensazione nuova e sconvolgente, passandole un braccio dietro la schiena ed afferrandole una spalla, chiudendo gli occhi e ricambiando il bacio con la stessa veemenza e intensità che l'avevano guidato poco prima.
Incredulo, ma deliziato e dannatamente desideroso che quella ragazza entrasse a far parte per sempre di sé, di creare con lei - e con nessun altra creatura - un legame tanto forte da non poter essere scalfito da nulla al mondo, bruciante, imperituro.
Si discostò per un attimo, appoggiando la propria fronte sulla sua, riprendendo fiato. Le sue labbra erano così intensamente ammalianti da non permettergli nemmeno di concedersi un secondo separato dalla sua bocca. La mano che le cingeva la spalla, scivolò febbrile lungo la nuca della ragazza, per poi tuffarsi tra i suoi capelli dorati e spingere il suo capo di nuovo verso di sé, per scoppiare in un nuovo bacio. La strinse così forte che una qualsiasi donna si sarebbe lamentata per il dolore, ma Mahei gli afferrò una spalla, lasciando che Piccolo la abbracciasse con tutta la forza che possedeva; sarebbe volentieri rimasta per tutta la vita cinta in una stretta così forte e protettiva, in cui per la prima volta si sentiva davvero al sicuro.
Passarono diversi minuti prima che si separassero di nuovo, rimanendo a guardarsi negli occhi per qualche istante, poi fu lei ad afferrare il guerriero per un polso, voltandosi e lasciando che lui la seguisse.
- Andiamo.- sorrise semplicemente.
- Dove?- fu l'ovvia domanda di Piccolo, di nuovo colto di sorpresa.
Mahei si voltò un'ultima volta, negli occhi azzurri non più opachi giacevano placide serenità e spensieratezza.
- Torniamo a casa.- rispose.

[Capitolo 2: fine - Continua...]

- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo ogni mia produzione: http://silenceandwords.altervista.org/



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Capitolo 5
*** Semplici terrestri - Parte 1 ***


Nuova pagina 1

| E piovve dalle stelle |


| Introduzione |

Causa università e vari impegni trasversali, torno solo ora a postare il terzo capitolo, dopo la dovuta revisione. Per me è molto difficile seguitare a scrivere quando ho molto da studiare, per cui vi prego di portare un poco di pazienza e, se volete, siete sempre liberi di contattarmi in privato.

Diciamo che questo step è ancora più diverso dai primi due, azione solo alla fine e siparietti più o meno comici distribuiti qua e là. Sono felice di essere stata apprezzata da tutti coloro che mi hanno letta finora e spero di non deludervi con la nuova avventura che vi accingete a cominciare.

Grazie di cuore ancora, dunque e, mi raccomando, se avete qualcosa da dire - siano esse poche parole, oppure no - lo spazio delle recensioni è a libera disposizione, senza contare che sono sempre molto felice quando qualcuno spende qualche frasetta per me.


| Semplici terrestri |

Il tiepido sole del mattino batteva leggero sulla nuca del piccolo Gohan, che si appressava all'uscio della piccola abitazione a grandi passi, con l'aria allegra di chi si è appena destato da un sonno lungo e ristoratore.

Amava particolarmente svegliarsi presto, non gli piaceva poltrire a letto e perdersi una sostanziosa parte del giorno che poteva essere impiegata in mille utili cose. Ed ora che il suo maestro e la sua 'mezza zia' - come la definiva sua madre, in tono scherzoso - si erano stabiliti così vicino a casa sua, era decisamente di buon umore!

- Oh, signor Piccolo!- fece, accorgendosi della presenza del namecciano dietro di sé - Buongiorno!- aggiunse poi, con un grosso sorriso.

L'altro si discostò dal tronco dell'albero a cui stava appoggiato, lasciando l'ombra delle fronde e ricambiando il saluto con un cenno della mano. Gohan si risparmiò dal domandargli perché non si trovasse in casa. Evidentemente Piccolo non aveva mai abbandonato la sua abitudine di meditare, rimanendo in stretto contatto con il mondo circostante; nonostante Mahei avesse portato quell'insolita innovazione, il suo maestro aveva sempre mantenuto saldo il proprio lato selvatico.

- Come mai sei già in piedi?- gli domandò, lasciando che i raggi dell'appena trascorsa alba gli illuminassero il volto placido.

- Sono mattiniero!- rispose il ragazzino, portandosi le mani a livello del petto - Ed oggi ho proprio voglia di allenarmi!-

L'entusiasmo di Gohan era quasi palpabile, ma Piccolo non mancò di considerare il ricordo delle disavventure che Chichi gli aveva fatto passare per spegnere in lui quella voglia innata di dedicarsi alle discipline marziali. E pensare che quando l'aveva incontrato non era altro che un moccioso piagnucolone, viziato e pedante con la fissa di voler fare il ricercatore...

Incredibile ed onorevole come, in quei pochi anni, avesse invece imparato a conciliare le due cose, a non farsi mettere i piedi in testa dalle decisioni della madre ed a sviluppare una passione anche per il combattimento - per il quale, tra l'altro, era senza dubbio molto portato.

Il namecciano gli indicò la porta con un silenzioso cenno del capo, invitandolo ad entrare.

Non appena il ragazzino ebbe messo piede in casa, incrociò l'ombra dell'inquilina femminile sul pavimento in legno e Mahei che si stava giusto trascinando in cucina con un cuscino sotto un braccio ed i capelli arruffati.

- Piccolo, ho fame.- biascicò, diretta meccanicamente verso la dispensa. Ci volle poco perché lasciasse cadere per terra il guanciale e s'infilasse con le intere spalle dentro la spaziosa credenza, di modo che il figlio di Goku arrivò a vedere solo la coda ondeggiante.

Dopo qualche secondo Mahei riemerse con un'espressione sconcertata sul volto.

- Gohan...?- fece, realizzando giusto in quel momento, che il nipote stava sulla soglia con la maniglia ancora in mano - Ma che ore sono?-

- Sette in punto!- rispose quello, prontamente.

- Oh, beh, immagino che ti sia svegliato giusto pochi minuti fa, giusto in tempo per la colazione...- commentò tra sé la ragazza, tornando a rovistare tra le eventuali possibilità di riempirsi lo stomaco.

- A dire il vero...- Gohan fece il suo definitivo ingresso nell'ambiente domestico, lasciando che il suo maestro chiudesse la porta dietro di sé - ...la mamma mi sveglia verso le cinque. Poi faccio colazione ed i miei compiti mattutini. Dopo le sette sono libero di venire qui ad allenarmi con voi!- aggiunse con enfasi, finché il suo stomaco non emise un sommesso borbottio che fece alzare un sopracciglio alla giovane.

- Hai ancora fame?- gli chiese, stupita.

- Emh...- il piccolo arrossì inevitabilmente - Un po'... di solito io e papà facciamo a gara a chi si accaparra più involtini di riso... ma va a finire che se li mangia tutti lui...-

Sul volto del namecciano si disegnò un'espressione di circostanza, dopodiché si voltò per tornare sui suoi passi ed uscire di nuovo all'aperto, mentre Mahei lanciava cibo e scodelle a Gohan, il quale si occupava di apparecchiare la tavola con un largo ed animato sorriso sulle labbra.

Sarebbe decisamente stata una cosa lunga.


Fu quando si accorse che il sole era salito di qualche abbondante metro sopra l'orizzonte, che Piccolo interruppe la sua meditazione e rivolse nuovamente lo sguardo verso la casa.

La costruzione era immobile e serena, immersa in un quadro florido e verdeggiante, senza la minima avvisaglia d'inquietudine o quanto meno di vita. La cosa non era certamente un buon segno.

Avrebbe scommesso qualsiasi cosa che Mahei era ricaduta addormentata - incentivata dalla presenza di quel cuscino che si portava sempre dietro quando girava per il piccolo ambiente domestico - e Gohan stava dando fondo alla dispensa, dopotutto come si dice... tale padre, tale figlio.

Si decise ad entrare di nuovo, per quanto tentasse sempre di tenersi alla larga, anche se mai troppo per quello strano ed insolito bisogno che aveva di Mahei, né per incorrere di nuovo nella rabbia della giovane.

La prima cosa che notò, aperta la porta, fu la concretizzazione dei suoi pronostici, ovvero il ragazzino con il volto immerso in un'immensa scodella di latte, che teneva sollevata con le piccole mani.

- Signor Piccolo! Grazie della seconda colazione!- bofonchiò poi, pulendosi la bocca con un braccio e poggiando la ciotola sul tavolo - Il latte fa bene alle ossa!-

il namecciano, per quanto si sforzò, non riuscì a rispondere con nulla di sensato, dunque preferì tacere e rivolgergli un semplice cenno con una mano, mentre si dirigeva verso la stanza della ragazza.

Era pronto a vederla accoccolata sul guanciale con la postura infantile che tendeva ad assumere quando dormiva, considerandosi già costretto a svegliarla e trascinarla di peso all'aperto, per cominciare l'allenamento. Si trovò a pensare che quella ragazza celasse un grande ossimoro dentro di sé, spesso decisa, risoluta e dallo sguardo crudele... ma altrettanto sovente pigra e capricciosa - ne era la prova tangibile il cuscino che trascinava con sé quando si muoveva per casa, ritenendolo la più grande scoperta dei terrestri.

- Mahei?- fece con sorpresa, quando invece la vide riflessa nello specchio, che tentava di pettinarsi le ciocche ribelli dei capelli biondi.

Lei gli rivolse un cenno, vedendolo comparire alle proprie spalle, poi poggiò il pettine e si portò le mani ai fianchi, coperti dalla stoffa leggera della maglietta candida.

- Contavo di dormire di più, almeno oggi... - sospirò - Su questo pianeta ci si allena in maniera così oppressiva dappertutto, oppure è una tua esclusiva? Sai, non sono abituata ai ritmi di sonno-veglia naturali, nello spazio ci si regola con il meccanismo di sonno indotto delle navicelle, oppure delle vasche di rianimazione, il che è molto utile perché...-

- Mahei...- tentò di frenarla, assumendo un'aria perplessa.

- Vuoi dirmi forse che questo ritmo è normale? No, perché in tal caso comincerei a considerare seriamente l'alternativa di andare a raccogliere le vostre sfere del Drago e far resuscitare Freezer, che sicuramente era meno schiavista di te, il che...-

- Hai indossato la maglietta al contrario.- la interruppe lui, alzando un dito ad indicare il riflesso della schiena della ragazza, decisamente troppo scoperta rispetto all'accollatura frontale.

- Oh.- fece Mahei, perdendo d'improvviso le parole. Ci volle poco perché si voltasse a specchiarsi ed a constatare che Piccolo aveva effettivamente ragione.

Dopo aver scosso il capo ed alzato le spalle, incrociò le braccia ad afferrare i lembi dell'indumento e ad alzarlo per liberarsene, scoprendo la pelle bianca ed il seno fasciato da un bustino nero. Il namecciano assunse tutt'un tratto una colorazione violacea.

- Ma che... che... che fai?!- riuscì a dire, tra il seccato e lo sconcertato. Lei gli lanciò un'occhiata stranita, dimenticandosi per un attimo della maglietta.

- L'avevo messa al contrario, no?- disse, temendo di aver compiuto un qualche atto sconsiderato, vista la faccia di Piccolo... anche se non riusciva a comprendere il motivo di quell'atteggiamento. Anzi, a dire il vero cominciava a chiedersi come mai in certe situazioni, il namecciano si comportasse in modo del tutto fuori dai canoni - aveva tentato di attribuire la colpa al differente ambiente in cui era cresciuta, ma comunque non ne era venuta a capo...

- Non ci si spoglia con... con... questa disinvoltura!- esordì di nuovo lui, riuscendo a trovare a stento le parole per esprimersi.

Mahei rimase a guardarlo per qualche attimo, senza sapere cosa replicare. Uno strano senso di ilarità si stava facendo largo nella sua testa, finché non realizzò ed il suo sguardo cadde repentinamente sulla sommità del proprio seno e poi di nuovo negli occhi di Piccolo. A questo punto non poté non fare a meno di scoppiare in una risata divertita.

- Smettila di ridere!- intimò lui, alquanto nervoso.

- Altrimenti che fai, mi rimetti la maglietta?- replicò la ragazza, asciugandosi gli occhi.

Piccolo incrociò le braccia al petto e chiuse le palpebre, tentando di mantenere la calma. Da quando era arrivata, Mahei aveva dato dei gran begli scossoni al suo sistema nervoso...

- Va bene, va bene, forse non sono ancora così sveglia... - riprese lei, infilandosi di nuovo la maglia - Ma non mi tenere il muso, altrimenti sarò costretta a farti molto male durante allenamento...- ridacchiò di nuovo, accompagnando la frase con un gesto della mano, poi lo sorpassò per raggiungendo Gohan in cucina.


Quando tutti e tre furono usciti all'aperto, il mattino era parso accoglierli con la silente serenità tipica delle zone boscose. Il viso di Piccolo, decisamente più rilassato, rifletteva i caldi raggi del sole sorto da poche ore.

- Forza, Gohan. Fammi vedere quanto sei forte.- esclamò Mahei in tono di sfida, facendo cenno al ragazzino di avvicinarsi e cominciare a combattere. Lui non se lo fece ripetere due volte e prese ad attaccare la ragazza, che parava ogni singolo colpo con facilità, mantenendo sul viso un'aria distesa.

Ci volle poco perché Gohan non si ritrovò scaraventato qualche metro più in là, terminando la caduta contro il fusto di un imponente abete. Si rialzò quasi immediatamente, prendendo un gran respiro.

- Ancora!- gridò poi, ripartendo all'attacco.

Stavolta Mahei si levò in volo, riuscendo a parare le mosse del bambino anche con le gambe, ma senza mai replicare. L'allenamento consisteva proprio nel tentare di colpirla: ogni cento, rapidi attacchi da parte di Gohan, toccava ad una replica di Mahei. Una soltanto. E così via, finché lui non l'avesse anche almeno sfiorata.

Non era decisamente al suo livello, per questo la ragazza gli permetteva questo enorme vantaggio; se avessero combattuto alla pari, Gohan era del tutto consapevole che sarebbe caduto sconfitto nel giro di pochi minuti. E lo stesso valeva per Piccolo. Si ricordava dei mesi trascorsi in sua unica compagnia ad allenarsi in vista dell'arrivo di Vegeta e Nappa, anni addietro. Gli era servito molto misurarsi con un avversario così potente... aveva imparato tantissimo ed ancora era convinto di stare arricchendosi a dismisura, venendo allenato da due guerrieri impetuosi come il suo maestro e Mahei.

Poche mosse ancora ed anche la successiva serie da cento colpi fu annullata da un calcio della ragazza, che colpì il ragazzino in pieno petto, facendolo capitombolare senza fiato ai piedi di Piccolo.

- Riposati, ora tocca a me. Osserva bene ogni singola mossa.- la voce intensa del namecciano lo raggiunse, dissipando un poco la confusione dovuta alla caduta che aleggiava nei suoi occhi.

Piccolo si levò in volo a raggiungere la ragazza, che pareva quasi attenderlo con il suo classico sorrisetto pericoloso disteso sulle placide labbra. Si scrutarono per qualche istante, poi fu di nuovo lui ad esordire.

- Voglio fare sul serio.- disse, schiudendo la bocca di quel poco che bastava per farsi intendere.

La ragazza vide nascere sul volto del compagno il medesimo sorriso maligno, mentre questo si liberava di mantello e copricapo. Un brivido le percorse l'intero corpo, come una scarica elettrizzante che solo quando Piccolo assumeva quell'espressione di sfida, era in grado di provare.

Come se il tempo avesse ripreso il suo corso in un frantumarsi di cristalli, d'un tratto entrambi si lanciarono l'uno verso l'altra, prendendo a sferrarsi rapidissimi e violenti colpi. Gohan si rizzò a sedere repentinamente, sgranando gli occhi dalla sorpresa. Sapeva bene che quando Piccolo e Mahei si affrontavano, il mondo circostante cessava d'esistere tutto si concentrava in ogni singola mossa, in ogni minimo spostamento d'aria intorno a loro.

Era un incanto poter stare a guardare uno scontro di quel livello; ogni volta il bambino si rendeva sempre più conto di quanto avrebbe voluto diventare forte, di quanto la brama di migliorarsi l'avrebbe spinto sino al loro livello... e forse un giorno, avrebbe anche potuto arrivare a desiderare uno scontro alla pari.

Un pugno del namecciano raggiunse il volto della ragazza, che si voltò da un lato, mentre uno dei suoi calci gli raggiungeva lo stomaco, facendolo piegare in due dal dolore. Di nuovo, come la prima volta. L'adrenalina scorreva rapida ed eccitata, gli artigli sfoderati ed i sensi amplificati all'inverosimile. L'intero essere dell'uno era canalizzato sull'altra, come a volersi annientare e cibare in un'efferata danza di sangue.

Si ripresero entrambi quasi nello stesso istante, pronti a sferrare di nuovo un'aggressione diretta. Con il dorso della mano, Mahei lo colpì in viso, questa volta fu lui a voltare il capo, ma nello stesso istante le afferrò entrambe le braccia, immobilizzandola. Lei curvò di nuovo la bocca in un sorrisetto, lasciando che i suoi occhi si empissero di luce e poi emettessero un sottile raggio di energia in direzione dell'oppositore. Piccolo fu quasi sorpreso di constatare che anche lei conosceva quella tecnica, ma dopotutto era una prerogativa di ogni demone.

Quella minima distrazione gli costò caro, si trovò allo stesso tempo a scansare il raggio e chiedersi dove l'avversaria fosse finita, aveva lasciato la presa ed ora Mahei lo guardava beffarda da qualche centimetro più in alto. Il tutto accadde in una manciata di secondi: Piccolo realizzò il pericolo solo quando lei stava per colpirlo brutalmente con una gomitata alla nuca, facendolo precipitare al suolo ad una velocità inaudita.

L'impatto fu violento al punto tale che si venne a creare un cratere di dimensioni piuttosto importanti, proprio sotto di lei.

- Signor Piccolo!!- Gohan accorse preoccupato, sporgendosi dalla voragine.

Ci volle poco perché Mahei scese accanto a lui, con le braccia incrociate ed uno sguardo disteso. Pareva non essere per nulla angosciata, quasi conscia dei limiti e delle possibilità del namecciano. E come se se l'aspettasse, ecco che Piccolo ricomparve levitando dalla buca, raggiungendoli a terra.

Si pulì un rivolo di sangue dalle labbra con il dorso di una mano, poi si massaggiò il collo, le cui ossa si fecero sentire forte e chiaro.

- Tutto bene, signor Piccolo?- chiese di nuovo il bambino, con sguardo apprensivo.

- Tutto bene.- si limitò a rispondere lui, con un mezzo sorriso. Gohan parve più sollevato nel ricevere uno dei rari sorrisi del proprio maestro.

- Beh, ci mancherebbe, era un colpo da principianti.- commentò Mahei, sciogliendo l'intreccio delle braccia e portandosi le mani ai fianchi. Non l'avrebbe mai ammesso, ma amava da morire stuzzicare Piccolo a quel modo, soprattutto dopo una giornata cominciata all'insegna dell'assurdo!

Inaspettatamente si sentì poggiare una mano su una spalla coperta dalla leggera stoffa candida della maglietta. La grande mano calda di Piccolo...

Si trovò spiazzata. Quel contatto per niente ostile - sebbene le ostilità tra loro si limitassero al combattimento in allenamento - da parte del compagno era quasi protettivo. Fu quasi come l'essere avvolta da un tepore piacevole e famigliare... non ne fu mai certa ma probabilmente era arrossita...

- Mai quanto questo.- la voce di Piccolo la raggiunse ancora più tiepida e quasi carezzevole, con un sussurro all'orecchio.

Lì per lì non intese, finché il sogno ad occhi aperti non fu spezzato dalla spinta che quella stessa mano le conferì, tanto da farla capitombolare nella cavità nel terreno.

Gohan rimase tra l'attonito e l'esilarato. Non sapeva se scoppiare a ridere per la scena assurda a cui aveva appena assistito, oppure preoccuparsi per la salute mentale del namecciano, decisamente poco avvezzo a tiri mancini di questo genere. Scrutando sul suo volto, infatti, gli parve di comprendere che Piccolo si stava trattenendo dall'esplodere tra le risa ed era praticamente certo che se non ci fosse stato lì lui, l'avrebbe sicuramente fatto, invece di limitarsi a mantenere un'espressione soddisfatta.

La considerazione del ragazzino non durò che pochi istanti, perché qualche attimo dopo il terreno prese a tremare e dalla buca fuoriuscì una furiosa Mahei, la cui aura argentea rifulgeva tutt'intorno alla sua figura.

- Piccolooooo!!- era decisamente contrariata - Come hai osato?! Se ti prendo ti distruggo!!-

Detto ciò si lanciò di nuovo con tutta la forza e con tutto il corpo sul serafico namecciano, che non attendeva altro, ai margini del cratere; parò l'attacco della ragazza con facilità, anzi, pareva quasi divertito.

Gohan si trovò a pensare che quei due, oltre ad essere del tutto fuori di testa, avevano trovato l'uno il proprio mondo nell'altro. Era una cosa che ancora non capiva, ma al solo vederli insieme, quando combattevano, quando parlavano ed anche nel più completo silenzio... qualcosa sui loro volti faceva intendere che vivevano la stessa vita con gli stessi occhi. E non era cosa da poco. Si ricordava bene quando, durante una delle prime conversazioni che aveva avuto con Piccolo, questo gli disse di odiare il proprio destino, con sguardo arcigno e rabbia ferina in bocca... ed ora... sembrava che il cambiamento ch'era avvenuto in lui non era solo frutto di considerazioni dovute alle meditazioni, tutt'altro.

Ed anche Mahei, quando la vide per la prima volta... non portava altro che il freddo glaciale delle stelle lontane in quelle distaccate iridi blu. E l'accanimento di chi non ha mai avuto nulla e troppo si era trovato a concedere, a discapito di sangue, sorrisi... e vita.

I suoi pensieri furono interrotti da un improvviso ed inaspettato cambiamento di visuale: al centro della spianata si materializzò il corpo del padre che, non trovando terra sotto i propri piedi, finì dritto dritto dentro la buca.

Piccolo e Mahei si fermarono appena udito il tonfo; ci vollero pochi istanti perché Son Goku ricomparisse dalla voragine con aria piuttosto stranita, scrollandosi la terra dai vestiti.

- Ma chi ha scavato questa voragine? Che allenamento state seguendo?! E' pericoloso!-

- A-emh... ciao papà... - Gohan si avvicinò a grandi balzi, sbracciandosi per farsi notare - Cosa ci fai qui?- domandò infine, tentando di capire come mai il padre si fosse materializzato così all'improvviso ed esordendo con un 'è pericoloso', decisamente non tipico di lui.

Il namecciano atterrò accanto al bambino, attendendo da Goku una spiegazione, o perlomeno qualcosa che potesse distrarre Mahei dai suoi intenti omicidi. La ragazza, infatti, si stava avvicinando con un piglio non proprio benevolo, decisa forse ad un qualche colpo basso, quando il fratellastro attirò la sua attenzione.

- Gohan!- esclamò, atterrando anche lui - Mahei, Piccolo.- aggiunse, con un cenno del capo. La sua espressione era piuttosto grave, segno che qualcosa non andava per il verso giusto... e stavolta non si trattava di Chichi.

- Qualcosa non va?- gli domandò Piccolo, con uno sguardo in tralice.

- Pare sia accaduto qualcosa di preoccupante... - fece il saiyan, specchiandosi negli occhi scuri del suo interlocutore - Re Kaioh mi ha contattato qualche minuto fa, comunicandomi che vuole che raggiungiamo il santuario di Dio.-

- Di cosa si tratta?- esordì la sorella, incrociando le braccia al petto. Son Goku scosse il capo.

- Non ne ho idea, ma il Re Kaioh si è raccomandato di sbrigarci.- il suo sguardo tornò sul figlio - Gohan, tu puoi pure tornare a casa e dire a mamma di non preoccuparsi, noi andiamo ad avvertire anche Vegeta.-

- Ma... ma io voglio venire con voi!- si lamentò il piccolo. Trovava piuttosto ingiusto il fatto di essere sempre lasciato in disparte quando le cose cominciavano a complicarsi, gli andava stretto il fatto di essere trattato come un ragazzino, sebbene non fosse altro che quello... ma di sicuro era forte del fatto di aver combattuto una battaglia importante come quella contro i saiyan o contro Freezer. Scontri che l'avevano fortificato... perlomeno al punto tale da poter provare a dare una mano.

- Mmh...- Goku assunse la sua aria stranita e spensierata, portandosi una mano al mento - Veramente Re Kaioh ha detto che dobbiamo andarci io, Mahei, Piccolo e Vegeta. Non ha parlato di te... però credo che si possa fare un'eccezione, e poi ci puoi essere d'aiuto!-

Proprio quello che il bambino voleva sentirsi dire! Essere apprezzato da un grande guerriero come suo padre, gli riempiva il cuore d'orgoglio.

D'altro canto, Goku aveva letto negli occhi di suo figlio quanto egli desiderasse affiancarlo, stargli accanto, vivere una nuova avventura, per quanto breve potesse essere... al suo fianco. E così gli aveva concesso di seguirli, accollandosi ancora una volta il duro compito di sorbirsi una ramanzina dalla moglie per non essere tornato in tempo per pranzo.

- Bene, allora stringetevi tutti a me!- annunciò, portandosi due dita alla fronte e lasciando che ognuno ponesse la propria mano a contatto con sé.

Ci vollero pochi istanti perché si rimaterializzassero tutti e quattro proprio davanti ad una sconvolta Bulma che, presa di sorpresa, non riuscì a trattenere un urlo seguito a ruota da un capitombolo.

- Ma siete matti?!?- prese a sbraitare, non appena ebbe inquadrato i volti dei nuovi venuti - Non fare mai più una cosa simile, Goku!!- concluse, tentando di rialzarsi, sistemandosi la minigonna rosa e tenendosi l'altra mano sul cuore palpitante dallo spavento. Nella caduta aveva rovesciato qualche arnese da lavoro che, nel laboratorio dove si trovava, stava usando per riparare un vecchio macchinario che suo padre aveva appena trovato in un altrettanto vecchio magazzino.

- Eh eh! Mi dispiace, scusami, è che siamo di fretta, stiamo cercando Vegeta.- rispose il saiyan, lasciando che ognuno si potesse allontanare di qualche passo.

L'espressione severa che Piccolo aveva assunto subito dopo la notizia non era mutata, così come quella di Mahei, che aveva lasciato indietro le vendette personali per concentrarsi sul far luce e sulla risoluzione di quello che pareva un nuovo problema. Gohan, invece, come ogni volta che entrava nel laboratorio di Bulma, si guardava intorno affascinato e curioso: ogni cosa era da scoprire, ma altrettanto timoroso di fronte ad oggetti e macchine sconosciute.

All'udire il nome del suo ospite saiyan, la ragazza assunse tutt'altra espressione.

- Credo che si stia facendo una doccia. Salite, lo aspetterete di sopra.- annunciò, sistemandosi una ciocca di capelli dalla fronte - A proposito, a che vi serve, Vegeta?- tentò di usare un tono più che distaccato, ma riuscì male nell'intento, perché la sua voce acquisì un'intonazione piuttosto acuta nel pronunciare di nuovo quel nome.

- Un'emergenza da Re Kaioh.- fece in fretta a risponderle, Piccolo. Voleva evitare discussioni con quella logorroica donna. Ogni volta che capitava, erano costretti a perdere la maggior parte del tempo ad assecondare le sue domande ed ascoltare le sue urla. Era addirittura arrivato a domandarsi se tutte le donne terrestri fossero caratterizzate da quella peculiarità...

Mahei gli lanciò un'occhiata silenziosa, forse indovinando al primo colpo quali fossero i suoi pensieri. Adorava quell'espressione silenziosa ma eloquente. Era sicura che qualunque cosa stesse pensando, in quella mente regnasse una quiete estrema... e poi quando proferiva quelle poche, profonde parole con cui era solito esprimersi, riusciva a stordirla e a coinvolgerla, nonostante la freddezza apparente.

Quello che poteva sembrare distacco o sfiducia, in Piccolo altro non era che il segno delle cicatrici di un passato e di un destino che gli aveva voltato le spalle ancor prima d'essere stato scritto... un po' come a lei. Ed in questo lo sentiva vicino, più vicino che mai; nei silenzi si comunicavano molte più parole, molte più sensazioni e molti più segreti di quanto non potessero fare con il suono della voce.

La cosa che le riscaldava di più il cuore, quella che la faceva sentire di più a casa, al di là dei sorrisi di Kakaroth e di suo figlio, dei gesti di sua moglie e di quella stessa Bulma - donna strana, ma volenterosa - e di tutte le attenzioni che le persone che aveva avuto modo di incontrare fino ad allora le avevano rivolto... la cosa che le dava la certezza di essere giunta laddove tutto era etereo e bianco come una nuvola era proprio questa sicurezza di trovarsi in un luogo speciale. E quel luogo non era la Terra, la Galassia del Nord o che altro, ma quella piccola capsula nella radura, in mezzo agli abeti.

Per la prima volta aveva potuto rendersi conto di avere qualcosa di prezioso da difendere con i denti, con le unghie, con il sangue... per la prima volta qualcosa di cui sentirsi parte integrante. Per la prima volta. Piccolo.

Bulma fece strada fino in terrazza, dove un sorpreso Yamcha rivolse a tutti uno sguardo stupito.

- Ehi, ragazzi! Come mai quest'adunata?- esordì, alzandosi dalla sedia sdraio su cui era comodamente spaparanzato, con cocktail in mano e occhiali da sole sulla fronte.

- Ciao Yamcha.- Goku lo salutò, accompagnato da un cenno della mano - Aspettiamo Vegeta.- concluse, notando solo allora il piccolo grande kit di sopravvivenza da spiaggia che l'amico aveva attrezzato sulla balconata.

- Oh, emh... mi sto rilassando!- esclamò quello, incontrando lo sguardo stranito del saiyan.

- Ah, certo! E' da quando il sole si è fatto più caldo che se ne sta lì a poltrire, sono mesi che non mi porta più a fare nemmeno un viaggetto!- la voce stizzita di Bulma li raggiunse come un fulmine a ciel sereno. La ragazza si era portata le mani ai fianchi ed aveva assunto la sua classica espressione contrariata. - Crede che la Capsule Corporation sia un albergo!- poi si rivolse direttamente a Yamcha, che aveva portato le mani avanti come scudo - Non pensare d'essere autorizzato a sfruttare tutte le invenzioni degli ultimi tempi per imbottire la tua oasi, qui! Finirai per mettere le radici, su questa terrazza, mio caro! Ed allora, quando io mi sarò davvero stancata di trovarti qui a rosolare... allora... all...-

Le parole le morirono in bocca, quando i suoi occhi incontrarono la figura di Vegeta al di là della porta finestra, intento a sistemarsi la cintura dei pantaloni, con un nodo ben assestato.

Gli sguardi dei presenti seguirono quello della terrestre, finendo dritti sul nuovo venuto.

- Beh, che succede?- esordì quello, facendo scorrere la vetrata che separava l'ambiente interno dal balcone. Il suo piglio, severo come sempre, non riuscì a nascondere una certa sorpresa nell'incontrare un gruppo così sostanzioso e conosciuto - tanto più che doveva essere una cosa seria, ci mise poco a comprendere, dal momento che erano presenti anche il selvatico namecciano e la sorella di Kakaroth, che era risaputo non amasse alla follia la compagnia di Bulma.

- Salve, Vegeta!- Goku lo salutò con enfasi - Re Kaioh mi ha chiesto di radunarci al Palazzo di Dio... e prima che tu me lo chieda, non so che cosa sia accaduto, solo mi ha raccomandato di fare presto. E' una cosa seria.-

- Radunarci? E da quando in qua io faccio parte della combriccola? Scordatelo.- il principe, categorico, voltò il viso ed incrociò le braccia al petto.

- Ti avrei lasciato in pace, se il Re Kaioh non mi avesse raccomandato di chiamare anche te. Ha fatto il tuo nome.- Son Goku era tornato ad essere serio e risoluto, sul suo volto l'espressione del guerriero dall'animo privo di dubbi e tentennamenti, disposto a tutto pur di riuscire in qualunque impresa si fosse trovato ad affrontare.

Gli occhi di Vegeta tornarono per un attimo a specchiarsi in quelli dell'altro saiyan, che attendeva muto una risposta. E non avrebbe ammesso un responso negativo.

Le labbra di Mahei si schiusero in un impercettibile sospiro spazientito, mentre i suoi occhi presero a vagare lungo le convessità dei tetti degli edifici antistanti. Fu una comunicazione che intese soltanto lui, era chiaro il messaggio: il suo comportamento le dava noia e non avrebbe perso un minuto di più dietro ai suoi capricci. Per un attimo fu tentato di controbattere a tono, ma la voce di Bulma lo distrasse dal proposito.

- Emh, Vegeta, credo che Goku abbia ragione. Se non fosse una cosa seria non sarebbero venuti qui ad interrompere i tuoi allenamenti.- il suo volto era tornato limpido e disteso - Magari è successo realmente qualcosa di spiacevole... fareste bene ad andare tutti insieme. E poi, beh, consideralo come un favore personale: mentre sarai via ne approfitterò per dare qualche ritocco alla camera gravitazionale, la troverai molto migliorata al tuo ritorno!-

Detto questo strizzò un occhio con la sua aria maliziosa e saccente, sicura di aver proferito la frase determinante.

Il saiyan alzò un sopracciglio, pareva quasi lontanamente interessato.

- Oh, d'accordo!- fece, infine - Verrò con voi, Kakaroth, ma bada bene a non cacciarmi di nuovo in qualche tuo solito pasticcio!-

Goku annuì, mantenendo il suo fare deciso, rivolto più a sé stesso che all'altro e preparandosi di nuovo ad usare il teletrasporto. Tutti si erano già premuniti di farsi più vicino, quando Vegeta si voltò indietro, verso Bulma, lanciandole un'occhiata piuttosto eloquente.

- E tu, donna, mi auguro per te che il tuo lavoro sia ottimo, altrimenti... - ma non fece in tempo a terminare la frase, che l'intero gruppo svanì, smaterializzandosi.

Yamcha prese subito la parola, accigliato.

- Ma come puoi farti trattare così?!- esclamò, rivolto verso la ragazza. Bulma non sembrava per nulla disturbata.

- Oh, lascia, sono abituata alle sue minacce...- rispose, alzando le braccia in segno di pacifica resa. Il suo compagno non la prese granché bene, anzi, pareva che lei fosse quasi ansiosa di poter sottostare ai comandi di quel superbo arrogante.

- Se solo fossi un po' più forte gliela farei vedere io!- riprese, poco convinto, ma Bulma non mutò atteggiamento

- Beh, finché te ne stai disteso al sole come una lucertola non credo potrai fare granché! E comunque non c'è da preoccuparsi, so badare a me stessa!- concluse, avviandosi verso i corridoi.

- E... e ora dove vai?- le gridò il ragazzo, tra lo stupito e l'indispettito, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

- A cominciare quei piccoli ritocchi che gli ho promesso!- fu la risposta a tono che gli arrivò. Bulma non si voltò nemmeno una volta, seccata e fiera di avere qualcosa di cui occuparsi, al contrario del suo pigro ed fiacco ragazzo.

Questo tornò a distendersi sulla sdraio con un balzo, espressione corrucciata e cocktail alla mano. Bevve un lungo sorso di aranciata, dolcissimo dal troppo zucchero, poi si abbassò gli occhiali da sole sul naso, sempre mantenendo un'aria contrariata.

- Ah, certo... - fece tra sé - Vegeta di qua, Vegeta di là... ma si stancherà presto di questa novità...-

Le ultime parole famose.


Nel frattempo il gruppo era giunto al Santuario, dove Dio e Popo erano già in attesa da qualche tempo. I bianchi nembi si lambivano l'un l'altro al di sotto dell'atmosfera, laddove il cielo cominciava e la terra spariva, mentre il biancore della pavimentazione contribuiva a farli sentire decisamente tra le nuvole, a parte la considerevole altezza.

- Salve, vi aspettavamo.- esordì il bizzarro servitore, salutandoli con una mano.

- Son Goku.- Dio spostò i suoi penetranti occhi sul giovane, poi sugli altri presenti, soffermandosi a lungo su Piccolo. I due si scrutarono per qualche istante che parve eterno. Il silenzio inondò il cielo.

Poi Vegeta mosse il primo passo.

- Perché Re Kaioh ci ha fatti convocare?- domandò, infastidito da tanta flemma.

Il tempo riprese a scorrere; il vecchio namecciano socchiuse le palpebre ed il suo sguardo si posò sul saiyan.

- Come avete ipotizzato, c'è un problema piuttosto serio.- la sua roca voce imperturbabile annunciò ciò che i guerrieri si aspettavano. Rimasero in attesa che quello proseguisse, ansiosi di conoscere il vero motivo della convocazione.

- Si tratta di una fuoriuscita di energia negativa dall'Aldilà, che si sta propagando per l'intero Regno degli Inferi. Ogni trecento anni c'è un riflusso delle anime che occupano gli spazi più remoti dell'inferno, con il rischio che accadano imprevisti di questo tipo; ebbene, inutile dire che si è verificato proprio poco tempo fa. Non appena Re Kaioh se n'è reso conto, si è preoccupato di radunarvi qui perché io vi spiegassi ogni cosa.-

Le iridi blu di Mahei furono attraversate da un improvviso e repentino riflesso di luce.

- E?- fece semplicemente, mantenendo la sua maschera di ghiaccio.

- E serve il vostro aiuto per contenere il danno.- rispose Dio, trovando corresponsione sul volto della giovane.

- Beh, allora andiamo laggiù e sistemiamo quello che c'è da sistemare!- la voce decisa di Goku ruppe l'atmosfera grave che s'era venuta a creare dopo il monosillabico intervento della sorella. Il saggio namecciano si appoggiò sul nodoso bastone, chiudendo gli occhi per un istante.

- Non è così semplice.- si spiegò poco dopo - Come vi ho detto é solo energia, non potete battervi contro la pura forza. Non c'è un nemico vero e proprio da fronteggiare.-

- E allora cosa possiamo fare?- questa volta fu Gohan a parlare, chinando la testa da un lato, visibilmente preoccupato.

- Il tuo interesse e la tua voglia di partecipare ti fanno onore, giovane guerriero, ma il tuo intervento in prima persona non è richiesto in quest'impresa.- furono le parole che Dio gli rivolse, dopo aver addolcito lo sguardo. Dopodiché si rivolse di nuovo agli altri - Ciò che vi chiediamo di fare è donare tutta la vostra energia pura, che verrà convogliata a Re Enma; lui stesso provvederà a gestirla nel regno degli Inferi, dove le forze si scontreranno, sperando che prevalgano quelle da voi elargite. Re Kaioh ha scelto voi quattro perché proprio in voi ha individuato la maggiore fonte di energia disponibile in tutta la galassia del Nord. Non occorre dire che i protettori delle altre Galassie chiederanno di fare lo stesso ai loro guerrieri più potenti.-

Chiaro e semplice. Ma c'era qualcuno decisamente dubbioso in proposito...

- Donare le nostre energie?- Vegeta alzò un sopracciglio, con l'aria di chi invitava a ripetere ed a variare versione, per non incappare nella sua ira.

- Quanta energia?- il tono di Piccolo sovrastò l'esclamazione del principe, pacatamente ma avvedutamente. Dio scrutò di nuovo nei suoi occhi scuri, consapevole ch'egli aveva già compreso ogni cosa.

- Tutta quanta.- rispose poi, intendendo che era proprio quella la risposta che l'interlocutore si era immaginato.

- Ma senza energia equivale ad essere... sì, insomma... ad essere morti... - Gohan sollevò una legittima questione. L'anziano sospirò profondamente, prima di esordire nella frase ch'era certo avrebbe causato lo sconcerto - se non peggio - dei presenti.

- Già,- fece infine - sarebbe così se non esistesse un congegno speciale che vi renderà semplici terrestri finché tutto non si sarà sistemato.-

Sul volto di Vegeta si dipinse un'ombra disgustata.

- Che cosa?! Questo è troppo!- soggiunse, irritato.

Mahei si limitò a curvare le labbra da un lato, mentre Piccolo scosse lievemente il capo, impossibile sapere se a causa della natura in sé della richiesta o per la volontà di non concedere il suo benestare all'impresa.

Son Goku, invece, non sembrava tanto in disappunto, anzi... già aveva cominciato a pensare alle domande da porre al riguardo...

- Per quanto tempo dovremmo rimanere senza la nostra forza?- proferì immediatamente dopo che Vegeta ebbe parlato. L'unica cosa che lo preoccupava era senza dubbio il tempo. Certo, avrebbe sofferto un po' a non possedere la sua energia spirituale, ma se non si trattava di un periodo eccessivamente lungo, si sarebbe prestato volentieri, soprattutto forte del fatto che non c'era nessun reale nemico da battere e modi un po' più tradizionali per risolvere la vicenda. Un'altra cosa che sperava era che non si trattasse di un tempo esagerato tanto da permettere ad una nuova incombente minaccia di concretizzarsi sulla Terra ed essere disarmato - come tutti i suoi compagni - e dunque non in grado di farne fronte.

- Il tempo stimato nell'Aldilà non ha valore, ma qui sulla Terra equivarrebbe più o meno a otto giorni. E credetemi, se ci fosse un modo meno singolare, o semplicemente più concreto per risolvere l'emergenza, credetemi, non saremmo ricorsi a questo.- Dio sapeva come rispondere anche alla questione appena posta, e senza dubbio dissipò tutti i timori del giovane guerriero: otto giorni erano davvero un periodo esiguo, anche rispetto alle sue più rosee previsioni.

- Inoltre è molto semplice anche trasferire le energie, basta che uno soltanto di voi dica '' ed il trasferimento verrà effettuato.- aggiunse il saggio namecciano, con tono pacato - Il tutto da dove siete ora, senza alcuno spostamento vero e proprio nello spazio.-

Fu Mahei a riprendere la parola, con un passo avanti. Il tessuto leggero dei suoi stivali bianchi frusciò lievemente, mentre sciolse le braccia che teneva ancora incrociate al petto coperto dalla sottile stoffa dello stesso colore.

- Quando dice che non c'è altro modo, beh, siamo costretti a crederle sulla fiducia.- socchiuse per un attimo gli occhi - Ma prima di andare oltre, è necessario che ci mettiate al corrente di tutte le clausole.-

Dio rimase in attesa della vera questione della ragazza, fissandola intensamente dal suo volto marmoreo.

- Con 'semplici terrestri' intende dire che le nostre energie saranno ridotte allo stretto indispensabile, vero? Niente più levitazione, colpi d'energia, resistenza.- la sua voce suonava didascalica e senza tono, ma quella che stava pronunciando - si trovò ad ammettere lo stesso Dio - era la sacrosanta verità.

- E' così.- annuì severamente - Il vostro potenziale combattivo sarà ridotto al minimo. Al minimo indispensabile.- ripeté.

Vegeta aveva l'aria di chi stava per scoppiare da un momento all'altro, d'altro canto Piccolo si trovò a sussurrare un impercettibile 'Assurdo'.

- Emh... scusate... - la voce di Gohan si insinuò melliflua nel discorso - Siete proprio sicuri che io non possa dare aiuto? Magari con anche le mie energie, il contrasto tra forze spirituali durerebbe di meno...-

Il vecchio fece per rispondere di nuovo, ma questa volta fu Goku a precederlo.

- Gohan, tu non devi donare la tua forza. Non sei ancora in grado di controllarla molto bene.- disse, portandogli una mano sulla nuca - E poi chi proteggerà la mamma, mentre noi saremo semplici terrestri?-

Il bambino si sentì tutt'un tratto investito di un compito sostanziale e di grande valore... forse per quel breve periodo avrebbe anche potuto essere più forte di suo padre che, dal canto suo, pareva già aver deciso per l'intero gruppo. E questo fatto, all'altro orgoglioso saiyan non andava decisamente giù.

- Ma dico, ti sei bevuto il cervello?! Non dirmi che hai davvero intenzione di donare la tua forza e di diventare un semplice, stupido, inutile terrestre!?- sbottò, quasi investendolo sia con il corpo che con le parole. Goku si fece schermo con le mani, seppur mantenendo un piglio sicuro.

- Sì! Che c'é di male? Infondo é solo per poco tempo e poi dobbiamo proteggere la Terra! Se ci fosse un'altra soluz...-

- Kakaroth!!- l'urlo di Mahei sovrastò l'intero Santuario.

- Pezzo di stupido!!- le fece eco Piccolo, avvicinandosi minaccioso con l'intento di prenderlo per il collo. Gli occhi di Vegeta strabuzzarono all'udire quell'affermazione, tanto da farlo rimanere impietrito ed incredulo.

Dal canto suo, Son Goku non si era ancora accorto di aver appena causato l'irreparabile, e seguitava a fissare il namecciano e la sorella con uno sguardo interrogativo, proprio mentre una luce rossa iniziò a farsi largo nel cielo, sopra le loro teste.

Quando l'attenzione di Vegeta venne catturata dalla nuova ed incombente fonte di chiarore, i suoi occhi si fecero ancor più cupi, forte della conferma che Kakaroth aveva appena sancito il destino delle loro energie.

- Sciocco!!- gridò, stringendo i pugni e lanciandosi contro di lui, per afferrargli la tuta sul torace. Ma non fece in tempo ad aggiungere altro che il bagliore esplose, avvolgendo ogni cosa di un'intensa aura carminia.

Il principe si sentì tutt'un tratto svuotato di ogni sostentamento, come se ogni muscolo non fosse più in grado di reggerlo in piedi e mille minuscole saette avvolgessero la sua pelle, per succhiare via la sua linfa vitale.

Durò soltanto pochi istanti, al termine dei quali si trovò in ginocchio, ansimante, con le mani aperte a terra, tentando di sorreggere le proprie spalle. Riuscì a sollevare per un attimo il capo ed i suoi occhi incontrarono la figura del giovane Gohan, che si era avvicinato repentinamente al padre - accasciatosi anche lui - sostenendolo per una spalla.

Poco lontano, anche Mahei e Piccolo, a terra ed ansimanti, guardavano i flussi di energia rosseggianti fuoriuscire dai loro corpi ed unirsi laddove prima dell'esplosione di luce, v'era il fulcro del chiarore. Per un attimo parve loro di intravedere una sfera pulsante, che con un nuovo flash, sparì veloce com'era venuta, lasciandoli storditi e con gli occhi a pochi centimetri dal bianco suolo del santuario.

- Il trasferimento é stato effettuato.- fu Dio a parlare, schiarendosi la voce - Vi ringrazio a nome di tutti, per aver donato la vostra forza. Gohan, non ti preoccupare, si riprenderanno subito.- aggiunse subito dopo, accorgendosi dello sguardo ansioso del bambino - Credo che dobbiate rimanere così durante tutto il tempo necessario per permettere lo scontro tra le due energie.-

Con sguardo tutt'altro che contrito, Mahei fu la prima a rimettersi in piedi, attendendo qualche istante prima di proferir parola. Si sentiva alquanto intontita, come se tutto ciò che aveva preso a vorticare freneticamente durante la privazione delle energie, stesse lentamente tornando al proprio posto. E poi... avvertiva una sorta di mancanza che non si limitava ad essere spirituale, a livello della forza appena ceduta, ma addirittura fisica, come se qualcosa che dalla nascita aveva sempre avuto, ora le era stata portata irrimediabilmente via.

Si morse il labbro inferiore, assumendo un'aria pensosa... e proprio con quell'atto automatico si portò una mano alla bocca, tastandosi i canini, ora corti e piatti e non più lunghi e pronunciati come quelli di un qualsiasi demone o mezzo demone. Dopo questa scoperta la sua espressione mutò da pensosa a contrariata e, come sempre quando l'irritazione si faceva strada in lei, serrò la coda alla vita, e mosse un passo in avanti.

Ma si bloccò all'istante, quando si rese conto che non c'era più nulla da avvolgere ai fianchi. Ancora più incredula, si tastò i glutei e la terminazione della colonna vertebrale, laddove da sempre le spuntava una lunga ed ondeggiante coda.

- Ah, grandioso!- esordì, picchiando un piede per terra e serrando i muscoli delle braccia. L'anziano namecciano tentò di correre ai ripari, prima che la ragazza potesse diventare di nuovo una minaccia...

- E' normale, i terrestri non hanno caratteristiche fisiche che possono rassomigliare alle vostre, in questo caso...- fece per terminare la frase ma un'acuta esclamazione di Vegeta richiamò l'attenzione di tutti.

Il saiyan era piuttosto stordito, intento a liberarsi di quell'impiccio che erano diventati i suoi capelli, ricadendogli sulla fronte e sulle spalle, fluidi e lisci come seta. Di fronte a lui, Goku aveva lo stesso piccolo problema...

- Però! Non credevo di avere dei capelli così lunghi!- fece, ravviandosi un ciuffo dal viso.

- Come stavo dicendo...- tossì Dio, tentando di riprendere la padronanza della situazione - I saiyan hanno caratteristiche che rimangono tali dall'infanzia ed ora che siete terrestri il fatto non vale più.-

Mentre il principe - troppo impegnato ad essere scioccato dall'evento per mettere le mani al collo di Kakaroth - seguitava nel tentare di trovare un rimedio alla sua nuova, ribelle, chioma fluente, l'efficiente Popo scomparve, per fare la sua ricomparsa qualche istante dopo con uno specchio a figura intera.

Le rifiniture dorate ai margini della superficie riflettente raffiguravano dei draghi dalle fattezze molto verosimili ed attorno alle loro code erano stati intarsiati nodi d'edera e piante selvatiche; ma i tre erano fin troppo sconvolti per badare a quelle piccolezze.

Fu di nuovo Mahei la prima a trovarsi dinnanzi alla sua immagine riflessa, constatando che anche i suoi capelli erano divenuti tutt'un tratto più lisci e morbidi. Si avvicinò di poco e digrignò i denti, confermando a sé stessa che i suoi adorati canini erano svaniti... così come la coda, una volta che si fu voltata ed ebbe riconosciuto come valido il sentore che già il tatto le aveva dato pochi istanti addietro, ovvero niente più che un buco negli shorts.

Goku e Vegeta ebbero a notare che non erano mutati granché... a parte i capelli.

- Che orrore.- si limitò a commentare quest'ultimo, scuotendo il capo tra il furibondo e il disgustato.

- Emh... beh, però non siete cambiati molto...- intervenne il piccolo Gohan, tentando di fare da paciere, ma l'unica cosa che riuscì a quietare fu lo sguardo indagatore di Mahei sul suo stesso corpo. Ci volle poco, però, perché la ragazza spalancasse gli occhi, immobile come pietrificata al solo pensiero che...

- Un minuto...- pronunciò in un soffio -...dov'è Piccolo...?-

Quasi intimorita da ciò che i suoi occhi avrebbero potuto incontrare nel voltarsi, il suo cervello elaborò nel giro di un microsecondo milioni di pensieri differenti su come potesse essersi ridotto il namecciano, visto lo stato in cui erano finiti i saiyan.

Fu quando si voltò completamente ed il suo sguardo si trovò a vagare per l'ampia spianata - ma non trovò nessun altro namecciano oltre a Dio - che si fermò quasi attonito su uno strano tizio biondo intento a guardarsi le mani, poco convinto del colore della sua pelle.

Grandi occhi verdi, corti capelli biondi, aspetto troppo... terrestre. Non poteva essere Piccolo. Oh, accidenti.

- A-emh, Piccolo...?- fece lei, attirando la sua attenzione. L'altro alzò lo sguardo verso il suo sguardo, sentendosi chiamare, poi si avvicinò allo specchio ed all'intero gruppo che lo guardava come si guarda un qualche strano alieno. Sì, era decisamente Piccolo.

L'ex-namecciano mosse gli ultimi passi verso il proprio riflesso; mano a mano che si faceva più vicino i suoi occhi si spalancavano sempre più, finché non si trovò a puntare un dito contro sé stesso.

- Chi diavolo è quel coso?!?- sbraitò, rendendosi completamente conto di quello che era appena successo al suo aspetto.

Mahei gli si avvicinò con l'intento di esaminarlo da vicino: afferrò un ciuffo di capelli e un orecchio, poi si portò una mano sulla testa, tracciando una linea immaginaria con la mano e realizzando che perlomeno in altezza non era variato di molto, anche se per il resto...

- Guarda cosa gli hai fatto, Kakaroth!- esclamò poi, portandosi le mani ai fianchi, mentre Piccolo e Vegeta facevano a gara tra chi dei due fosse più sconvolto.

- Io?- rispose il fratello, piegando il capo da un lato - Ehi, io l'ho detto dall'inizio che ero favorevole all'operazione!-

- Già, tu, non noi! Potevamo almeno consultarci, prima, no?!- ribatté Piccolo, voltandosi verso di lui e fissandolo in modo poco benevolo.

- Oh, questa me la paghi...- mormorava intanto l'altro ex-saiyan, stringendo i pugni.

- Beh, il guaio é fatto e ora avete tutti la stessa potenza combattiva, mi dispiace... è anche molto bassa.- questa volta fu Popo a parlare, facendo capolino da dietro il grande specchio - Comunque, rallegratevi, tra poco più di una settimana sarà tutto finito.-

- Forse non hai capito che non è il tempo che m'interessa!- sbottò Vegeta, cominciando a perdere seriamente la pazienza - Non mi importa nemmeno della forza combattiva, ma se è vero che ora siamo tutti allo stesso livello... ora Kakaroth te la vedrai con me!- fece per buttarsi all'attacco, quando la voce lontana di Re Kaioh invase l'etereo Santuario.

- Basta così, Vegeta!- fece, perentorio. Quello si bloccò repentinamente, così come il resto dei presenti, che presero a fissare il cielo, in ascolto.

- Ci ridia le nostre energie!- intimò Mahei, non appena ebbe riconosciuto la voce della divinità.

- Mi dispiace, ragazzi, le ho già inviate nel Regno degli Inferi.- fu la sua risposta, espressa con tono un po' meno autorevole.

- Cos'ha fatto?!?- gridarono all'unisono Piccolo e Vegeta, di nuovo contraendo i muscoli di gambe e braccia.

- Dovrete restare terrestri per otto giorni esatti, a partire da... beh, da ora.- si spiegò, dando un motivo al suo intervento - Non sarà poi tanto male! Eh eh! Al termine di questo periodo vi verranno riconsegnate le vostre forze, sperando che nel frattempo abbiano vinto contro quelle che tentano di ribellarsi.- ora la sua voce s'era fatta più leggera e quasi divertita, come se il vedere un austero Vegeta nei panni di un semplicissimo comune mortale gli procurasse un piacere non indifferente.

Goku sorrise, non aveva mai dubitato che fosse la cosa giusta da fare, ora si trattava soltanto di aspettare. Gohan, d'altro canto, era ancora un po' scosso e non riusciva a togliere gli occhi di dosso al suo maestro, ora così tremendamente diverso...

- Credo che sia meglio tornare a casa... è inutile rimanere qui... vero?- disse, tentando di dare un tono convincente alla sua frase. Gli altri gli rivolsero uno sguardo stranito, ma d'altra parte tornare indietro era impossibile, Re Kaioh l'aveva appena confermato.

Nessuno, però, era in grado di volare a parte il bambino, che di certo non poteva trasportare i compagni in una sola volta - ed anche un viaggio in solitario moltiplicato per quattro sarebbe stato fin troppo sfibrante - per cui si convenne di chiamare Bulma, che giunse dopo poco con una delle sue modernissime macchine volanti.

La ragazza, evidentemente impressionata di vedere ciò a cui si trovò di fronte, provò un lieve senso di rivincita nel sapere Vegeta nelle vesti di un normale terrestre e si sarebbe sicuramente lasciata andare a commenti fin troppo allusivi e maliziosi con quel fusto sconosciuto che attirò quasi subito la sua attenzione, se Mahei non le avesse previdentemente comunicato che altri non era se non Piccolo.


Goku e Gohan non immaginavano che Chichi avrebbe preso così bene la notizia dell'accaduto. Non appena la donna seppe che il marito sarebbe stato costretto senza alcun potere per una settimana intera, fece i salti di gioia, ringraziando mentalmente quel Re Kaioh a cui in passato aveva lanciato sostanziose maledizioni, per richiamare il consorte nei momenti meno opportuni. D'altra parte si rammaricò quasi immediatamente perché il periodo d'inattività non potesse durare qualche mese, o addirittura qualche anno, giusto il tempo di lasciare a Gohan il tempo materiale di riportarsi in pari con lo studio.

Nella caotica metropoli, invece, Vegeta non era stato più fortunato. E dal momento che non poteva più permettersi di allenarsi nella camera gravitazionale, era piuttosto costretto a gironzolare senza meta per la Capsule Corporation, stando attento a non incappare in quel terrestre scocciatore che vedeva sempre in compagnia di quella Bulma.

Quest'ultima si era premunita di lasciare una capsula contenente una navetta volante anche a Mahei, in caso d'emergenza. Aveva pensato che, vivendo in una foresta, fosse necessario un mezzo di locomozione nel caso avessero avuto bisogno di qualsiasi cosa, soprattutto viveri, dal momento che né lei né Piccolo erano in grado di procacciare del cibo.

L'ex-namecciano, dal canto suo, cominciava a sentire quella strana sensazione che fa brontolare lo stomaco e che normalmente prende il nome di fame. Non avendo più nulla - o quasi - in dispensa, dopo i primi giorni passati a consumare pasti per due e l'avvento di Gohan e le sue doppie colazioni, lui e la ragazza convennero di recarsi in città per fare scorta, seppure a malavoglia.

Dopo diversi minuti di cammino per le vie trafficate di quello che doveva essere il centro città, un milione di sbadigli da parte di Piccolo ed altrettante occhiate disinteressate di Mahei verso le persone, la ragazza estrasse le mani dalle tasche del giubbino rosso, piuttosto annoiata.

- Possibile che non ci sia nulla d'interessante da fare, dopo essersi riempiti lo stomaco?- sbuffò, liberandosi le spalle da quei fastidiosissimi capelli setosi.

Poco lontano, una ragazza con una lunga gonna gialla si era appena alzata da una panchina in legno che dava sulla via. Mahei non se lo fece ripetere due volte: si sedette al suo posto con un'aria rassegnata, spalancando le braccia per appoggiarle allo schienale e buttando la testa all'indietro. I suoi occhi blu si rifletterono nel cielo dello stesso intenso colore, attraversato da funicolari e navette automatizzate.

Piccolo era rimasto in piedi dinnanzi a lei, mantenendo le braccia incrociate al petto, sopra la camicia di un tenue azzurro dalle maniche arrotolate quasi sino ai gomiti. Quando la bionda ebbe sospirato di nuovo e fu tornata a fissarlo negli occhi, l'ex-namecciano si sentì tutt'un tratto portato al centro dell'attenzione.

- Che c'è?- le domandò, sciogliendo le mani e portandosene una al collo, slacciando anche il terzo bottone di quella fastidiosa camicia. Lei alzò le spalle e si portò le braccia sulle ginocchia nude, poco al di sotto dell'orlo sfrangiato dei calzoncini.

- Hai l'aria di uno che sta per implodere.- commentò, alzando un sopracciglio.

- Beh, mi sento molto più che strano.- rispose lui, un ciuffo di capelli biondi gli ricadde sulla fronte - Inoltre non sono abituato a stare in mezzo a tutta questa gente. Se avessi le mie sembianze di sempre, scapperebbero tutti quanti a gambe levate.- aggiunse, con una punta d'orgoglio, quasi fosse disposto a pagare oro purché accadesse.

- Come?- Mahei era piuttosto stranita da quest'ultima affermazione - E come mai? Insomma, voglio dire, i namecciani non mi sembrano poi tanto spaventevoli.-

- Perché sei cresciuta nello spazio. Non sei una terrestre.- ribatté di nuovo Piccolo, le mani ai fianchi.

- Ah, come no! Hai proprio detto giusto!- fece di nuovo la ragazza, tornando a ripiegare il capo all'indietro.

Fece appena in tempo a tornare a gettare un'occhiata annoiata dinnanzi a sé per richiamare l'attenzione del compagno, quando una coppia di ragazze di non più di vent'anni gli si avvicinò rapidamente. Una di queste perse l'equilibrio, inciampando sul rialzo del marciapiede, finendogli dritta dritta stretta al petto.

Mahei si alzò di scatto, riflesso incondizionato.

- Oh! Oh, accidenti! Scusami tanto!- fece quella, stringendo la borsetta rossa e ravviandosi una ciocca di lunghi capelli scuri che le era ricaduta sugli occhi - Colpa dei tacchi, che seccatura!-

L'amica, una tizia piuttosto alta, sul metro e settanta, la guardava sorniona, appressandosi di qualche passo.

- Quante volte ti ho detto che per lo shopping ed il passeggio i tacchi alti non sono l'ideale!- sbuffò poi, portandosi una mano al fianco - Scusala, sai, è un po' impacciata.- aggiunse poi, scoccando uno sguardo malizioso a Piccolo.

L'ex-namecciano, dal canto suo, non sapeva assolutamente cosa rispondere e così aveva preferito non dire nulla e limitarsi a mettere le mani avanti per evitare di finire nuovamente preso per ammortizzatore.

- Non sono impacciata!- si lamentò l'altra, stringendo le spalle nella camicetta rosa - Solo, beh, voglio essere elegante... posso incontrare il mio principe azzurro da un momento all'altro...- disse, questa volta con molta più famigliarità nel tono.

- Ma sentitela! - esclamò la seconda, scuotendo il capo dai corti capelli rossi - E... a proposito, non ti sarai fatto male, vero?- chiese, rivolta al ragazzo, con fare mieloso.

- Eh? Io?- Piccolo cadde dalle nuvole. Farsi male? Per cosa? Avrebbe dovuto farsi male? Per così poco? Certo che questi terrestri erano ben strani...

- Sì, dico a te, bello.- apostrofò la più temeraria delle due, riprendendo ad ammiccare - Se vuoi possiamo offrirti qualcosa da bere per scusarci.-

- Già, sì, qualcosa da bere!- le fece eco l'altra, giuliva.

Mahei non credeva ai propri occhi. Non era certo un'esperta, ma era sicura di non aver mai visto una tecnica d'approccio così studiata, né così stupida... fingere di perdere l'equilibrio per poi attaccare bottone? Oh, beh, per quanto poco poteva aver interagito con gli abitanti di quel pianeta, definì quell'atteggiamento come decisamente... terrestre.

D'un tratto le ripiombarono in testa le parole di Piccolo di pochi istanti prima: se avessi le mie sembianze di sempre... In questo caso non era per nulla certa che quelle due avrebbero preso a tubare a quel modo. E pensare che lei lo preferiva da namecciano. Incredibile come tutte le donne gli lanciassero degli sguardi e che alcune fossero così ardite da tentare un approccio diretto con l'essere più misantropo della galassia!

Si schiarì la voce, incrociando le braccia al petto.

Le due terrestri si voltarono con uno sguardo interrogativo, poi fissarono il fusto dagli occhi verdi e di nuovo Mahei.

- La conosci, per caso?- gli chiese il metro e settanta, indicando la bionda ex-saiyan.

- Certo che mi conosce!- rispose lei, brusca, facendo qualche passo avanti, minacciosa, afferrando una polso dell'aitante giovanotto in questione e facendo per muovere i primi passi verso... beh, un posto sicuro da tutti quei fastidiosi occhi!

- Oh, non sapevamo... E'... la tua fidanzata? -la ragazza con la camicetta si portò una mano al petto, facendo dondolare tutta un'infinità di ciondoli di un'altrettanta infinità di bracciali.

- Sono sua moglie!- ringhiò Mahei, già voltata ed in marcia, trascinandoselo via.

Piccolo rimase per qualche attimo stordito, come se avesse compreso cos'era appena accaduto, ma stentasse a credere che fosse successo proprio a lui. Il che lo imbarazzava non poco.

- Hai... detto moglie?- fece poi, la stretta della ragazza serrata attorno al suo polso e la sua andatura che non accennava a diminuire. Lei si liberò con un gesto seccato e per l'ennesima volta di quella fastidiosissima e setosa chioma che le arrivava sino ai glutei e le ricadeva puntualmente sulle braccia e davanti alle spalle, mentre si trovò a pensare che quel termine aveva impressionato tutti i presenti... a dire il vero non ne conosceva molto bene il significato, ma Chichi si era prodigata un sacco per spiegarle che prima veniva un fantomatico fidanzamento e poi questo cosiddetto matrimonio, per cui le era parsa la cosa più sensata da dire, per rimarcare un legame più profondo possibile.

- Moglie!- confermò, seguitando a tirarlo.


Il tempo trascorreva senza che Goku se ne accorgesse, immerso nel sonno quasi ventiquattr'ore al giorno. Gohan diceva che era perché si sentiva perennemente stanco senza le sue energie, ma Chichi, o meglio, la dispensa di Chichi, sembrava non essersi accorta del cambiamento. Dal canto suo, però, la donna ritenne che fosse meglio così, piuttosto che una situazione spiacevole, per cui aveva deciso di lasciare ai suoi sogni il bello addormentato e tirare un sospiro di sollievo sapendo che il piccolo figlioletto era al sicuro nella sua stanza.

Vegeta, invece, aveva provato ad allenarsi... ma senza risultato. Nella camera gravitazionale non reggeva nemmeno cinque minuti ed anche se si manteneva in forma costante con corsa e mosse di combattimento, non riusciva nemmeno a creare una piccola sfera di energia. Si sentiva alquanto inerme e sempre più infastidito, tanto più che con il passare dei giorni aveva cominciato a dedicare sempre meno tempo a questa sottospecie di allenamento, sostituendolo piuttosto all'impossibile impresa di evitare Mrs. Briefs ed il suo tè con biscotti.

Una sera, sottrattosi velocemente dalla tavola non appena vuotato il piatto - o meglio, i piatti - uscì in terrazza, lasciando che il chiacchiericcio dei terrestri restasse sigillato dalla pesante porta a vetri.

Il vento della sera era piuttosto caldo, così chiuse gli occhi rimanendo in ascolto. I rumori della città si erano acquietati, sebbene ci fosse sempre e comunque un brusio di fondo. Ma perlomeno si stava risparmiando altri schiamazzi.

Si trovò a pensare a come quell'incapace di Kakaroth stesse trascorrendo quel periodo e si rispose da solo, quando se lo figurò più beato che mai, come se addirittura non trovasse alcuna differenza tra l'una o l'altra esistenza... cosa che a lui personalmente dava un fastidio atroce.

E Mahei? Era rimasta in compagnia del namecciano? Ci avrebbe scommesso.

Era strano il loro legame, soprattutto conoscendo lei. Fredda come un pezzo di ghiaccio, indipendente e a tratti strafottente, così l'aveva sempre conosciuta. Eppure per un qualche strano motivo c'era qualcosa nell'alieno di Namecc che aveva attirato la sua attenzione... e non era cosa da poco attirare l'attenzione di Mahei. Era come se quella donna fosse indifferente a tutto, tutto quanto doveva andare come andava - anche lo stesso lavorare per Freezer - tutto sembrava non fare differenza e concorrere ad un suo personale disegno finale di cui, però, non era mai riuscito ad immaginare nulla.

Che cosa voleva, veramente, Mahei? La sua esistenza era stata vuota e tutt'un tratto il suo interesse si era risvegliato? Non lo credeva affatto. Forse... forse aveva semplicemente trovato qualcosa da proteggere...

- Ehilà, si può?- una voce conosciuta lo distrasse dai suoi pensieri. Una sorridente Bulma fece capolino sul balcone - Ecco dove eri finito! Sei filato via come un razzo! Davvero non ti piace stare in nostra compagnia?-

Eccola che riattaccava con le chiacchiere. Si limitò a non risponderle.

- Certo che è strano...- buttò là lei, appoggiandosi alla ringhiera.

Profumava di vaniglia.

- Che cosa è strano?- le domandò, rimanendo fissato con lo sguardo dinnanzi a sé, all'orizzonte.

Vaniglia o... qualche strano fiore terrestre.

- Il fatto che tu ti sia sempre lamentato di noi terrestri, e adesso sei uno qualunque.- sorrise la ragazza, sporgendosi verso di lui per catturare i suoi occhi sfuggenti e lasciando muoversi una ondeggiante chioma riccia.

Erano i suoi capelli. Sì, vaniglia.

- Io resto sempre il principe dei guerrieri Saiyan, non dimenticarlo donna! E' solo temporaneo!- sbuffò tra i denti, stringendo le mani attorno all'inferriata. Le nocche s'imbiancarono.

- Uffa!- sospirò lei - Quante volte ti devo dire che il mio nome è Bulma?!... e comunque ti farà bene rimanere così ancora per pochi giorni! Credo che tu abbia un po' capito cosa si provi ad essere, beh, come dici tu, semplici terrestri.-

Il suo sorriso era disarmante. E la cosa lo urtava parecchio. La cosa peggiore? Che aveva ragione.

- Farmi bene?! Ma sei pazza?!- di nuovo un ossimoro - Io non vedo l'ora di tornare me stesso!-

Bulma non aveva smesso un attimo di fissarlo dritto in faccia, mentre il volto di Vegeta non si era smosso dalla città avvolta nella sera.

- Come vuoi, ma io intendevo solo dire che ti aiuterà a comprendere meglio i terrestri e così non ci disprezzerai più così tanto!- insistette lei.

- Mh... affatto!- ringhiò - Non cambia nulla! Voi terrestri siete e resterete sempre inutili! Inutili e deboli!-

Per un istante interminabile calò il gelo, poi la voce solare della donna tornò mutata alle orecchie del saiyan.

- Così mi offendi, Vegeta.- era grave e senza tono. Ed anche i suoi occhi blu avevano preso a fissare il pavimento.

Lui non aggiunse nulla. Una sgradevole sensazione gli invase lo stomaco... come quando si tiene in mano un prezioso vaso di cristallo e questo, irrimediabilmente, cade e si frantuma.

- Credo che mia madre abbia bisogno di una mano in cucina...- si allontanò in un soffio, più silenziosa e discreta di com'era venuta, lasciandolo solo con sé stesso. Forse, per quanto si crede che la persona che abbiamo di fronte sia forte, non bisogna mai eccedere, o il vaso rischia di toccare il pavimento...

- Bulma.- un soffio dalle sue labbra, lo sguardo di nuovo rivolto alla sera.


L'ennesima ciocca di capelli dorati raggiunse il letto tranquillo del torrente, che li condusse via in pochi istanti.

Quanto bramava di riavere la propria forza! Otto giorni, così pochi? Già... come no. Erano insopportabili. Non credeva potesse essere così fastidioso non essere sé stessa... quella sé stessa, che anche se metà di due razze estranee e improbabili, aveva sempre tentato di conciliare.

Piantò il coltellino per terra e si distese sulla schiena, portandosi le mani dietro la nuca.

Ah, decisamente una liberazione.

Il cielo sopra di lei conduceva via le nuvole color del cotone, nivee e lontane. Il sole batteva sulla sua fronte ora libera da quelle ciocche fastidiose, tanto da farle chiudere per un attimo gli occhi azzurri.

Pochi istanti dopo un'ombra oscurò le sue palpebre e Mahei si trovò a dischiuderne una, poi l'altra, trovandosi dinnanzi quello strano tizio biondo che da tempo aveva preso il posto di Piccolo.

La scrutava con aria perplessa, finché lei non si alzò repentinamente, rimanendo seduta con le gambe incrociate.

- Non riesco a meditare.- annunciò lui, sedendosi a sua volta - E... che hai fatto ai capelli?- le domandò in seguito, notando la nuova capigliatura mascolina della ragazza, salvo le due caratteristiche ciocche che le ricadevano ai lati del viso.

- Piazza pulita.- rispose lei, riprendendo in mano il coltellino e cominciando a giocherellarci - I saiyan hanno dei capelli tali da potersi permettere di combattere senza alcun fastidio, anche avendoli molto lunghi... i terrestri invece, bah! Ricresceranno, ma come voglio io.- aggiunse poi, alzando le spalle.

Il silenzio invase la piccola radura, solo il fiume pareva essere dotato di vita, nell'immobilità dell'ambiente circostante.

Piccolo le lanciò un'occhiata curiosa. Non l'aveva mai immaginata con i capelli corti... era strana, come tutto in quel periodo, del resto.

- Non mi sembri tranquilla...- cominciò lui, sospirando.

- Nh?- l'altra alzò un sopracciglio - Non so, insomma... sono stata tutt'un tratto privata delle mie energie, catapultata in un corpo che è mio ma che non sento mio... e sono in compagnia di un ex-namecciano vestito da fotomodello!- sorrise - No, non sono proprio tranquilla.-

Il compagno assunse un'aria interrogativa.

- Foto... modello?- fece, sollevandosi un lembo della camicia nera, con un accenno d'imbarazzo.

Mahei si alzò, gattonando fino a lui, finché non fu a pochi millimetri dalle sue labbra.

- Niente in contrario, ma a me manca un sacco il severissimo, taciturno e schiavista Piccolo.-

Lui arrossì lievemente, per poi lasciarsi cadere sull'erba e trascinare con sé anche il corpo leggero della ragazza.

- Schiavista? Questa me la segno... - sussurrò, prima di tuffarsi nell'incavo tra il suo collo e la spalla che, nonostante il cambiamento, odorava intensamente del suo caratteristico profumo femminile.

La bionda si lasciò solleticare la pelle, finché lui non incontrò l'ostacolo della stoffa della leggera canotta, quindi tornò di nuovo verso la spalla nuda, per depositarvi un morso. Mahei socchiuse gli occhi per un attimo, restituendogli il morso sul pettorale scoperto dalla camicia appena slacciata.

- Niente in contrario, - fece lui, ripetendo volutamente le parole della ragazza - ma preferisco di gran lunga i tuoi canini appuntiti...-

Questa volta fu lei ad arrossire lievemente, oramai completamente distesa su quello strano terrestre dagli occhi verdi.

- Sei anche perverso...- gli fece una smorfia infantile - Non dovresti rivelare i nostri particolari intimi, così, ai quattro venti...-

- Non dovrei dire che adoro quando mi mordi?- ribatté lui, afferrandola per i fianchi.

- Aaah, smettila!- Mahei avrebbe scommesso tutto quello che possedeva che la sua faccia era diventata ormai del colore di un pomodoro.

Piccolo la trasse di nuovo a sé, circondandole il tronco e le spalle con le braccia, quasi a volerla di nuovo sentire parte integrante del suo corpo.

- E adoro quando arrossisci...- mormorò al suo orecchio, lasciando che lei appoggiasse le proprie mani sulle sue spalle e si stringesse a lui senza resistenza.

La ragazza adagiò il capo alla sua clavicola, rimanendo in ascolto del battito di quel cuore che, pur avendo mutato l'essenza di carne e sangue, riconosceva così familiare e conosciuto.

Per le poche volte in cui accadeva, Mahei sembrava perdere ogni difesa e la sua barriera di ghiaccio cedeva irrimediabilmente sotto i suoi sguardi, sotto il suo tocco, sotto i suoi baci.

Per quelle poche volte, Piccolo riusciva a vedere oltre quel muro di ferro, la meraviglia di qualcosa di tremendamente prezioso da proteggere con tutta la volontà e la forza possibile.

Già. L'adorava.

[Fine prima parte - Continua...]

- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo ogni mia produzione: http://silenceandwords.altervista.org/


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Capitolo 6
*** Semplici terrestri - Parte 2 ***


E piovve dalle stelle...

| E piovve dalle stelle |


| Semplici terrestri | Parte 2 |

Gli occhi di Mahei furono invasi dalla luce intensa del sole del mattino, penetrato obliquamente da una tenda traditrice, sopra la sua testa. Da quando era stata costretta a consegnare le energie, si sentiva perennemente stanca, come se necessitasse di un lungo sonno ristoratore per riprendersi dalle fatiche di una giornata durata soltanto poche ore.

Si alzò, svogliata, stretto al petto il guanciale di piume che, immancabilmente, si trascinava dietro dal suo arrivo sulla Terra. Quando raggiunse la piccola cucina, si stupì di incontrare la figura di Piccolo, comodamente seduto su una sedia accanto al tavolo in legno, come in attesa.

Di solito lui non amava le quattro mura, non di prima mattina, perlomeno, ma soprattutto... ehi, un minuto.

- Sei... sei verde!- furono le prime parole che la bocca schiusa di Mahei riuscì a pronunciare, accompagnate da uno sguardo sorpreso.

Piacevolmente verde, si trovò a pensare. E concretizzò di non essere mai stata più felice di vedere il suo compagno, prima d'allora; ma questo non glielo disse, ovviamente, si limitò ad avvicinarsi repentinamente ed a esaminargli bocca, orecchie e tutto il resto, accertandosi che effettivamente gli otto giorni di cui aveva parlato Dio erano trascorsi.

- Non sono mai stata più sollevata di... - fece per cominciare, ma poi il cuscino che ancora stringeva al petto cadde a terra, o meglio, fu lasciato cadere irrimediabilmente al suolo dalla ragazza, occupata in un'attività piuttosto sospetta - Dove cavolo è la mia coda?!- esordì poco dopo, seguitando a tastarsi i glutei.

- E i miei denti?! E la mia energia?! Perché mi sento ancora come una lumaca?!- le sue esclamazioni lasciavano trasparire un evidente nervosismo. Era decisamente contrariata.

Piccolo, assumendo un'espressione interrogativa, le pose le mani sulle spalle, seppure leggermente infastidito dal fatto che lei avesse smesso di fargli le feste così presto. Si aspettava forse più entusiasmo...?

- Vedrai che tornerai come prima tra poco tempo, è solo questione di minuti.- disse, dando un freno all'agitazione della bionda, che in tutta risposta, gli lanciò uno sguardo in tralice da sotto la frangia corta.

- Da quanto tempo sei tornato normale?- gli domandò, con voce poco bendisposta. Il namecciano, dall'alto dei suoi due metri, tentò di indovinare quali fossero i piani omicidi della ragazza nei confronti di Re Kaioh, ma poi si trovò a risponderle:

- Qualche ora prima dell'alba.-

Fu certo di udire i nervi di Mahei spezzarsi col rumore di un ramoscello appena calpestato.

- Ti rendi conto che stiamo parlando di almeno sei ore fa?- fece, tentando di mantenere la calma, ma il suo sguardo assassino la tradì - Dormo come un ghiro fino a mezzogiorno perché non posso fare altro e... -

Le sue parole furono interrotte dalla vista di un sorridente Son Goku, completo di acconciatura saiyan, che faceva capolino dalla finestra. La sorella ci mise poco per afferrare la maniglia della porta ed uscire sul prato antistante a piedi nudi, sempre più contrariata.

- Sei tornato normale!- affermò, stringendo i pugni. Era già abbastanza arrabbiata con quel grosso scarafaggio blu per averle sottratto la forza combattiva senza permesso, figuriamoci cosa gli avrebbe fatto ora che si permetteva anche di restituirgliela il ritardo - o peggio, non restituirgliela affatto!

- Già! Sul tardare della notte!- annuì lui - Ma... e tu, invece?- aggiunse poi, accorgendosi che l'aspetto della ragazza non era minimamente cambiato rispetto ai giorni precedenti.

Mahei fece per rispondergli a tono, quando Piccolo la raggiunse fuori.

- Che succede?- domandò, notando il nuovo venuto.

- Piccolo!- lo salutò quest'ultimo - Vedo con piacere che va tutto bene!-

- Parla per te.- sibilò la bionda, tra i denti.

- E-emh...- il saiyan mosse qualche passo indietro, cominciando a temere per la propria incolumità, poi si affrettò ad aggiungere - Bulma mi ha chiamato in tutta fretta, stamattina. Ha detto di andare subito in città, le è capitato qualcosa di strano.-

- Qualcosa... cosa?- Mahei incrociò le braccia al petto, indispettita dal fatto che qualcosa di strano era capitato anche a lei, ma a nessuno pareva importare.

- Non me l'ha detto. Ha riagganciato prima che Chichi potesse domandarglielo, sembrava indaffarata.- Goku alzò le spalle - Ci vuole tutti là, anche se non riesco a capire...-

- E va bene, andiamo.- lo interruppe il namecciano, afferrando la ragazza per la vita ed alzandosi in volo seguito dall'amico.

Probabilmente se il discorso fosse continuato, sarebbe degenerato e Mahei avrebbe perso la pazienza. Era piuttosto irritabile quando le cose non andavano come lei stessa aveva programmato, oramai aveva imparato a conoscerla e si era reso conto che era meglio non dare spazio ad ulteriori problemi.


Quando raggiunsero la Capsule Corp. la prima cosa che gli occhi di Mahei incontrarono fu la chioma di Vegeta, normalmente pettinata - o spettinata - all'insù e questo non fece altro che farle digrignare i denti ancora di più. Re Kaioh se lo sarebbe mangiato per pranzo!

Fecero appena in tempo ad atterrare, che Bulma uscì in quello stesso istante dalla porta dell'androne principale, tutta sorridente, completa di coda e tutto il resto.

Di nuovo un sordo rumore di nervi spezzati giunse alle sensibili orecchie di Piccolo.

- Co... cosa significa?!- Mahei mosse tre passi decisi in avanti, non riuscendo per nulla a capacitarsi di quello che i suoi occhi stavano vedendo.

Bulma con la coda?! Bulma con un potenziale combattivo da fare invidia a Freezer?!

- Oh, non lo chiedere a me!- esclamò di rimando, l'ormai ex-terrestre, lisciandosi una crespa capigliatura blu - Ho provato a pettinarli, questa mattina... ma è davvero un disastro!! E poi questa coda! C'è di buono che non mi sono mai sentita più in forma di...-

- Re Kaioh!!- la voce decisamente irosa della bionda si fece largo tra le nuvole del cielo, interrompendo, anzi, letteralmente sovrastando quella dell'altra - Si faccia sentire, accidenti a lei!!-

Son Goku le pose una mano su un avambraccio, tentando di sedare gli animi. Vedere Bulma con la coda era decisamente stato scioccante anche per lui. Tra tutte le emergenze per cui poteva averli chiamati, mai si sarebbe immaginato qualcosa del genere. Ma non ci volle molto perché il saiyan riuscisse a fare due più due.

- Calmati, Mahei. Vedrai che si è trattato di uno sbaglio.-

- Calmati, Mahei un corno!- ribatté lei, scansandolo - Non me ne importa un accidente dello sbaglio! Se prendo Re Kaioh gli faccio capire io quali sbagli sono ammessi!-

Proprio mentre il povero ragazzo stava per prendersi un pugno dritto in faccia, il tono autoritario di Piccolo arrestò la scena.

- Adesso basta!- intervenne.

Il tempo parve fermarsi. Tutti gli occhi puntati su di lui.

- Se Re Kaioh ha sbagliato a fare i suoi conti, com'è evidente che sia, non è certo colpa di Goku, Mahei. E urlare non risolve le cose.-

La ragazza ebbe un lampo d'ira nelle iridi azzurre. Che cosa aveva appena avuto il coraggio di dirle...?

- Non ci credo, stai difendendo Kakaroth!- sbuffò Vegeta, pochi passi più in là - Eppure è lui che ci ha cacciati in questo guaio, ricordi?-

- Non sto difendendo Goku.- sospirò il namecciano, sciogliendo l'incrocio delle braccia al petto - Semplicemente sto facendovi presente che non serve a nulla irritarsi in questo modo spropositato. E poi se c'è qualcuno che può spiegarci cos'è successo, questo è proprio Re Kaioh.-

- Giusto, amico!- Goku si batté un pugno sulla mano - Ora lo chiamo!-

E mentre il saiyan si concentrava per trovare un punto di contatto sulla medesima lunghezza d'onda dell'altra dimensione, la sorella si portò le mani ai fianchi, infastidita.

- Cosa credi che stessi tentando di fare io, nh?- domandò con una punta d'acidità, rivolta verso Piccolo.

Questo fece per ribattere, quando la voce dell'Autorità spaziò nel cielo. Tutti i volti si rivolsero leggermente verso l'alto, ad ascoltare le parole di conferma: un piccolo, insignificante intoppo, la forza di Mahei era stata erroneamente riconsegnata a Bulma.

- Mi dispiace, ragazzi... non... non l'ho fatto di certo apposta, è che in questi giorni con tutto il trambusto...- ad un tratto Re Kaioh arrestò il suo soliloquio, mentre i guerrieri voltarono all'unisono il loro sguardo verso est, un punto ben preciso.

- Cosa?! Che c'è?!- l'unica in grado di non percepire le aure, né il pericolo era Mahei che, più irritata che mai, si trovò a chiedere spazientita il motivo di tale mutismo. Le espressioni dei presenti parevano pietrificate.

- Sento... un'aura malvagia.- esclamò Goku, contraendo i muscoli e rimanendo concentrato nella direzione in cui ognuno - compresa Bulma - puntava.

- Goku! L'energia negativa!- di nuovo la voce apprensiva dell'Autorità.

- Cosa? Che significa?- domandò Bulma, stranita.

- Dev'essere successo quello che temevo...- rispose quello, tra sé.

- Beh, ma ovviamente.- asserì Mahei, voltando il capo dall'altra parte e ruotando gli occhi - Quando mai possiamo risolvere le cose in modo indolore?-

- C'è sempre una percentuale di rischio in questi processi.- si spiegò di nuovo Re Kaioh, non badando alla battuta sarcastica e pungente della ragazza.

- Aspetta un attimo! Percentuale di rischio?!- questa volta fu Vegeta ad esordire, estremamente contrariato - Ma che vuol dire?! E perché non ce ne avete parlato prima?! Dite un po', ma con chi vi credete di avere a che fare?!-

L'altro deglutì, flettendo le lunghe antenne azzurre a percepire ogni singolo movimento dell'aria.

- C'è stata un'omissione. E di questo mi scuso.- si trovò ad ammettere un ennesimo errore - Pare che parte dell'energia negativa che avete combattuto indirettamente con la vostra forza si sia accumulata in un angolo degli Inferi, restando nascosta lontano dal punto nevralgico dello scontro. Ora ha preso forma e l'essere malvagio che ne è nato vuole distruggere, nient'altro che distruggere il mondo dei vivi e quello dei morti. E' pura energia maligna!-

- Dobbiamo trovarlo!- l'ordine di Piccolo giunse chiaro alle orecchie di tutti.

- Sì. Trovarlo al più presto e distruggerlo, prima che lui distrugga noi!- annuì Goku, sempre stringendo i pugni in segno di coraggioso assenso.

Ci volle poco perché tutti si levassero in volo, pronti a scattare con un'esplosione dell'aura verso il luogo che la loro mente indicava come punto d'attesa del nemico.

- Ehi!- Mahei fece un salto, nel tentativo di acchiappare Bulma per la coda, ma le sue deboli gambe non si alzarono che di qualche centimetro, per poi ricadere a terra con un tonfo sordo - Dove credi di andare, tu?! Con la mia forza!-

- Mahei, lascia perdere, aspettaci qui...- fece per cominciare Goku, voltandosi indietro.

La bionda contrasse il volto in un'espressione adirata. Era troppo. Decisamente troppo.

- Oh, no, per niente! Se viene lei, vengo anch'io!- gridò, nel tentativo di farsi sentire dal gruppo, ormai in alto sulla sua testa.

- Non sai volare.- intervenne Piccolo - E non hai energia. Finiresti per morire.-

Quel silenzioso tentativo di proteggerla, in realtà, non fece altro che scuoterla ancor di più. Mahei detestava sentirsi inerme, soprattutto di fronte a qualcuno a cui voleva dimostrare a tutti i costi il proprio valore. Non poteva sopportare come Piccolo si rivolgesse a lei con quel tono apprensivo, come se stesse parlando ad una nullità.

- Credi che quella sia in grado di combattere, invece?- indicò Bulma, senza rivolgerle il minimo sguardo, gli occhi fissi in quelli del namecciano - E con cosa? Con spazzole e bigodini?!-

Vegeta sbuffò di nuovo, spazientito.

- Stiamo perden...- fece per cominciare, ma le parole gli morirono in gola, smorzate da un affanno improvviso. Il corpo possente del saiyan cominciò a discendere verso il suolo, dapprima lentamente, poi acquistando maggiore velocità, toccando terra con un suono attutito dall'erba.

- Vegeta!- gridò Bulma, scendendo il più rapidamente possibile, con la medesima difficoltà che aveva impiegato a levarsi in volo, non riuscendo a controllare una così grande forza ed una così complicata tecnica.

Il saiyan riaprì gli occhi non appena lei gli fu accanto, sotto gli sguardi sorpresi ed apprensivi dell'intero gruppo.

- Ma cosa ti succede?- di nuovo la voce apprensiva della ragazza, che gli sorresse il capo, permettendogli di respirare meglio. Mahei si avvicinò, constatando che il principe riusciva ad intendere e volere, solo era piuttosto affaticato.

- Il trasferimento di energie deve averlo indebolito parecchio.- quando tutti pensavano che Re Kaioh avesse interrotto la comunicazione, questo si fece risentire più vicino che mai - Succede spesso. Deve solo riposare qualche ora.-

- Un'altra di quelle... clausole della percentuale di rischio, eh?- ringhiò il saiyan, tra i denti, ansimando vistosamente. La bionda si accovacciò accanto a Bulma, che nel frattempo si era rimessa in piedi, con aria decisa.

- Senta un po', come faccio a riavere la mia forza?- domandò poi, il tono quasi libero dall'astio, ora pareva razionalizzare - Se questa pazza combatte al posto mio, di sicuro si farà ammazzare!-

L'aria determinata dell'ex-terrestre l'accompagnò durante la sua tentennante nuova ascesa verso il cielo; Mahei pareva non riconoscerla, avrebbe scommesso qualsiasi cosa che alla vista di Vegeta ridotto in quello stato e senza un motivo apparente, quella donna si sarebbe precipitata su di lui - come di fatto era accaduto - ma poi vi sarebbe rimasta per cinque giorni e cinque notti, anche dopo la convalescenza. Ed invece... invece pareva che l'energia di cui si era illegittimamente appropriata le avesse dato alla testa: aveva assunto l'orgoglioso tono nel viso dei saiyan e, come ogni guerriero, piuttosto che rimanere con le mani in mano accanto ad un ferito, era pronta a vendicarlo.

- Mahei, mi dispiace, sono veramente mortificato, ma non posso farci niente.- di nuovo l'Autorità dal cielo - Posso solo consegnarti il contenitore di energia, con la giusta connessione, dovresti riuscire ad invertire il processo.-

Pochi istanti e poi accanto alla ragazza cominciò a formarsi una lievissima luce carminia, che si concentrò nel formare la medesima sfera che aveva accolto i loro poteri al Palazzo di Dio.

- Ah, ma come mai non ci avevo pensato prima, a chiederglielo!- lei batté le mani, palesemente ironica - Ora sì che è tutto più facile!-

Dopo l'esortazione da parte di Re Kaioh ad accelerare i tempi e concentrarsi nel combattimento contro il demone, i guerrieri si concentrarono nuovamente sull'obiettivo.

- Bulma! Ti ho detto di non muoverti di un altro centimetro, con la mia forza!- il tono di Mahei si era fatto di nuovo carico di rabbia - Non sei in grado combattere! Non lo sai fare! Scendi subito o ti farai ammazzare!-

Ma in tutta risposta, l'altra le rivolse uno strano sorriso cordiale e determinato come quelli di Kakaroth.

- Niente paura!- ribatté, facendole segno con una mano - Me ne starò in disparte e darò una mano da lontano, magari con quei... emh, come si chiamano? Colpi di Ki... -

La bionda aveva perso le parole, probabilmente prima o poi se la sarebbe cucinata sullo spiedo, non appena fosse riuscita a metterle le mani addosso...

- Non ti preoccupare, avrò cura della tua energia! E' che mi sento veramente imbattibile!- esclamò di nuovo la ragazza - Sento di poter fare tutto e voglio dare una mano! Sarei inutile se restassi qui, senza offesa... emh, prenditi cura di Vegeta!-

L'ultimo sguardo che le arrivò fu quello di Piccolo, enigmatico, quasi apprensivo e contrariato, come a volerle dire che non approvava per nulla il comportamento che la sua compagna aveva tenuto fino ad allora. E di questo Mahei non era per nulla contenta, si sentiva giudicata e ancor più frustrata... quasi quasi avrebbe volentieri tirato un bel pugno anche a lui!

Il gruppo scomparve all'orizzonte in pochi secondi, lasciandola nel giardino silenzioso accanto ad un ansimante Vegeta e ad una luminosa sfera scarlatta fluttuante.

- Mi sento ridicola.- sussurrò Mahei, tentando di vedersi in terza persona e rendendosi conto che era ancora a piedi nudi con indosso la larga maglietta bianca ed il paio di shorts che le facevano da pigiama.

Ad un tratto un nuovo lamento da parte del saiyan.

- Ehi, ma tu non eri cosciente?- fece, contrariata, chinandosi su di lui e facendogli da appoggio per rialzarsi - Che bella vita, ora mi tocca fare anche da infermiera. Ma giuro che prima o poi me li mangio tutti quanti...-

Il saiyan non fu certo di vederle, ma gli parve di notare delle microscopiche, ma scoppiettanti scariche elettriche tutt'intorno al corpo del suo sostegno che, se avesse avuto la sua normale forza, sarebbe stata in grado di sollevarlo con un dito.

Una volta dentro, si sistemò con il suo aiuto su un lettino del laboratorio, unico luogo che avrebbe potuto portare a qualcosa di utile, con tutti quei macchinari e sofisticati apparecchi doveva per forza trovarsi la connessione di cui aveva parlato Re Kaioh. Ed infatti Mahei si apprestò a sistemare la sfera sotto un raggio collegato al monitor centrale, presumendo correttamente che avrebbe dovuto trattarsi di un microscopio a scansione ad energia cinetica, il quale, una volta individuata la composizione del contenitore, sarebbe stato in grado di trasferire l'energia in modo corretto.

Lo schermo dell'enorme pc entrò in azione non appena il contatto fu stabilito, cominciando a snocciolare una marea di numeri e dati davanti agli occhi spazientiti ma attenti di Mahei, che si sentì del tutto a suo agio con una tecnologia per nulla complicata, rispetto a quella che era abituata ad usare nello spazio, inconsapevole del fatto che, in realtà, si trovava nientemeno che in uno dei laboratori più all'avanguardia di tutto il pianeta Terra.


Dopo aver localizzato e raggiunto il nemico, intanto, il resto del gruppo aveva cominciato a combatterlo, nonostante la lotta sembrasse dal principio assolutamente alla pari.

Per quanto riguarda Bulma, l'ex-terrestre era rimasta nascosta dietro una grande roccia su un'altura, tentando di familiarizzare con quei colpi d'energia che più volte aveva visto lanciare dai suoi compagni. Non era stato necessario che provasse diverse tecniche: sembrava che la forza di Mahei fosse così impetuosa da permetterle di creare sfere luminescenti tra le mani senza mai aver appreso il modo di farlo.

E così si era decisa a scagliare lontano, verso l'avversario, quell'energia potentissima; ma i contraccolpi erano tali da non permetterle di mantenere l'equilibrio e farla capitombolare al suolo a distanze di tempo molto ravvicinate.


La voce della bionda lo scosse.

- Trovato!-

Vegeta si alzò fiaccamente a sedere sul lettino, per poi portarsi una mano alla fronte e decidersi a muovere i primi passi verso il gigantesco schermo.

- Pare che ora non debba far altro che trasferire i miei geni alla sfera.- affermò lei, manovrando i tasti sulla strana consolle - Poi dobbiamo trovare Bulma e farle toccare contemporaneamente con me il contenitore d'energia.-

- Quindi ci sei riuscita?- le domandò il saiyan, appoggiandosi allo schienale della sedia da lavoro.

- Certo! E...- Mahei fece per aggiungere l'ultimo commento, quando il monitor prese a lampeggiare, reclamando a gran voce l'immissione di una sconosciuta parola d'ordine.

- Maledizione! C'è una password per accedere al sistema interno!- imprecò lei, assumendo un'aria piuttosto contrariata. Quasi quasi stava sperando che tutto si potesse risolvere con semplicità ed invece ecco che uno stupidissimo ostacolo si concretizzava dinnanzi ai suoi occhi.

- Ci metteremo un'infinità a trovare la sequenza giusta.- ringhiò di nuovo, tra i denti. Possibile che quella Bulma le avesse creato soltanto dei problemi, fino ad allora?!

- Beh, in questo caso, io non intendo rimanere un minuto di più. Vado a fare fuori quell'ammasso di energia negativa!- asserì Vegeta con un'espressione ancora sofferente ma risoluta, sistemandosi la casacca scura.

La ragazza lo afferrò per un braccio, stringendo forte la presa.

- Tu non vai da nessuna parte. Non lo vedi che ti reggi a malapena in piedi?! Perché non rifletti mai, prima di buttarti al suicidio?!- era decisamente furibonda - Sto perdendo la pazienza e l'unica cosa che mi frena dal non commettere un'idiozia è la tua presenza qui. Non ti sei ancora rimesso completamente, inutile che te lo dica, visto che sembri abbastanza adulto da poter valutare le tue condizioni. Pensa, piuttosto, a cosa accadrebbe se dovessi trovare la parola d'accesso, è tutta questione di tempo! Mi servi tu per arrivare fin là, con la navetta normale non ci arriverò mai da sola, anche perché non riesco a percepire le aure.- allentò per un attimo la stretta, lasciando che gli occhi del principe si riflettessero senza ostacoli nei suoi, per poi proferire la frase decisiva - Detesto ammetterlo, ma mi serve il tuo aiuto.-


Goku scagliò per ultimo il suo colpo d'energia, ma il Guerriero sembrò non essere minimamente scalfito dalla potenza devastante della Kamehameha. Un impenetrabile cappuccio scuro celava il suo volto nero ed il suo sguardo efferato.

- Qualcosa non torna.- la voce affannata di Piccolo si fece largo tra i pensieri apprensivi del compagno.

- Già... - rispose quello, mantenendo la guardia alzata - Sembra di combattere contro un mondo completamente diverso, non riesco a scalfirlo.-

- E' pura forza demoniaca. E sembra lottare con tecniche note solo a pochi demoni. La cosa non mi piace.- digrignò i denti, spaziando con le gambe il terreno brullo.

Una folata di vento si insinuò tra le alture senza vegetazione, il cielo così limpido e sereno era tutt'un ossimoro con lo scontro che si stava consumando all'imbocco di quella vallata silenziosa e Bulma, dietro le grandi rocce, si stava rendendo a poco a poco conto che in realtà non c'era nulla di utile che potesse fare per aiutare i guerrieri. Stringendo i denti si guardò il palmo di una mano, chiedendosi come e con che immenso coraggio combattenti come Vegeta erano pronti a scendere in campo ogni giorno, sfidando vita e morte, rischiando ogni cosa.

Si strinse le ginocchia al petto, era qualcosa di tremendamente perverso e che non avrebbe compreso mai, il fatto di provare una assoluta devozione verso il combattimento... una devozione ancora più forte di qualsiasi amore.


- Che diavolo significa Yamcha?!- Mahei strinse i pugni, voltando l'ultimo foglio sulla scrivania in metallo.

- E' il nome di quel terrestre che sta sempre tra i piedi di Bulma.- le rispose Vegeta, spostando il plico verso destra.

Il padre della ragazza era venuto loro in aiuto dopo che il saiyan l'aveva minacciato di far saltare in aria tutto quanto, se non avesse dato loro la possibilità di aggirare il problema della password, ma il vecchio aveva più volte affermato di non poter fare nulla, se non consegnare ai due le cartelle sulle quali la figlia aveva lavorato negli ultimi tre anni.

Era solita cambiare la parola d'ordine al suo terminale interno piuttosto spesso, di modo da evitare spiacevoli sorprese e, dal momento che ci lavorava assiduamente ogni giorno, solo la stessa Bulma sapeva come muoversi all'interno dell'elaboratore.

- Quello è il suo nome?- riprese la bionda, alzando un sopracciglio - Me l'ero perso.- aggiunse, con aria indifferente.

- Ti sei persa un sacco di altre cose.- buttò là il saiyan, reggendosi il capo con una mano e tentando di scacciare l'improvviso capogiro.

La ragazza digitò il nome del terrestre, ma il risultato fu lo stesso del centinaio di parole d'ordine precedenti: lo schermo zittiva per un attimo, ma subito dopo riecco riattaccare il fastidiosissimo allarme, con tanto di scritta password errata - inserire nuova sequenza alfabetica.

- Ma come si spegne, questo dannato coso?!- ringhiò di nuovo Mahei, irritata dal persistente suono, sferrando un poderoso destro alla macchina.

Il compagno si massaggiò i muscoli delle spalle, piano piano stava tornando in sé, riusciva anche a percepire lievemente le forze spirituali di Goku, Piccolo e Bulma, molto lontano dalla Capsule Corporation.

- Abbiamo provato di tutto, no? Fortuna che non è una sequenza numerica, accidenti!- ripeté la ragazza, stringendo i pugni.

- Da quando sei così nervosa? Di solito questo ruolo spetta a me.- fece Vegeta, facendosi più vicino al monitor.

- Da quando qualcuno mi ha privata delle mie energie e ci abbia combinato un pasticcio colossale, ti è chiaro?!- rispose lei, ravviandosi una ciocca di capelli corti dalla fronte. Erano ancora così dannatamente lunghi per i suoi gusti; sebbene non si fosse mai posta il problema, desiderava ardentemente riavere i suoi capelli, della loro forma originale.

Incredibile come anche le cose più ovvie potessero mancare così tanto, al momento della perdita.

- Intendo dire, non ti ho mai vista così coinvolta. Nemmeno in occasione della minaccia di Nook.-

Mahei abbandonò d'un tratto la sua aria irata, assumendo uno sguardo interrogativo. Doveva crederci o no, quelle parole le stava pronunciando proprio Vegeta?

Il saiyan se ne stava in piedi dinnanzi a lei con il suo orgoglio prezioso stampato sul volto, quasi arrogante, quasi contrariato dall'atteggiamento della compagna. L'aveva osservata spesso - in passato, ai tempi di Freezer - ed ogni volta si era scontrato contro il medesimo muro di ghiaccio che era solito ergere anche lui, in occasione di ogni rapporto umano.

- Questa vita me la sono scelta.- gli rispose, con voce tenue. Lui scrutò sul suo volto di donna in cerca di quell'ombra scura che caratterizzava i suoi sguardi alla corte di Freezer. Pareva mutato.

- Che significa?- domandò, sicuro di aver compreso, ma incerto sulla replica da indirizzarle.

- Significa che non devo più prendermi la vita di nessuno per salvaguardare la mia. Non c'è più la terrorizzante sensazione che striscia dietro l'angolo, quella del rischio di perdere tutto, se solo si tenta di costruire qualcosa.- i suoi occhi d'intenso blu si socchiusero per un attimo, lasciando che la voce fluisse dalle sue labbra rosse senza ostacoli - E per la prima volta voglio difendere ciò che possiedo.-

Le ultime parole giunsero soffiate come una pugnalata dritta allo stomaco del saiyan. Cosa significava voglio difendere ciò che possiedo? Non era puro spirito combattivo che l'animava, né desiderio incontaminato di primeggiare, come quello che muoveva le proprie azioni, ma qualcosa di diverso, qualcosa di totalmente devoto, quasi estraneo a qualsiasi natura riscontrata fino ad allora in Mahei.

Era come se, avendo compiuto la sua scelta, d'allora in avanti sarebbe stata disposta anche a dare l'ultima goccia di sangue pur di proteggerla.

- Abbiamo provato di tutto, no?- ripeté poi, spezzando il cristallo a pelo d'acqua e riprendendo in mano le carte - Le preferenze di Bulma in fatto di dolci, colori, piatti, festività. E i nomi di tutti i suoi affetti. E' così semplice, ma abbiamo un'infinità di fonti su cui lavorare.-

Per un attimo la presenza di Vegeta divenne così leggera da essere quasi a stento percepibile e Mahei stava per chiedersi se forse le sue parole l'avessero innervosito, turbato o che altro. Fu sul punto di voltarsi, quando il tocco fraterno della mano del saiyan sulla sua spalla la fece quasi sussultare.

Sebbene non diede a vedere la sorpresa che la colse - abituata a dissimulare sensazioni ed emozioni - avvertì ben radicato sentimento di tiepido calore famigliare, come se l'ostilità di Vegeta si annullasse in quell'istante, quasi volesse comunicarle quanto fiero e quanto invidioso fosse di una scelta radicale ch'egli ancora non era stato in grado di prendere, scansando ogni volta l'idea.

- Non farci l'abitudine, nh?- sussurrò con una punta d'imbarazzo e riferendosi evidentemente a quella rara manifestazione d'affetto, porgendole con una mano il restante plico di fogli e cartelle. Mahei sorrise lievemente, tentando di mantenere un'espressione risoluta.

- Non pensavo fossi così scontato a dirmi queste cose, Ve... - in un attimo lasciò cadere la frase a metà, proprio spezzando il nome del saiyan alla prima sillaba.

- Cosa, che c'è?!- fece lui, assumendo un'aria preoccupata e muovendo freneticamente gli occhi dallo schermo al volto impietrito di Mahei, temendo un nuovo intoppo all'orizzonte.

La bionda non rispose, si limitò macchinalmente e con sguardo più incredulo che concentrato a chinarsi sulla tastiera dai mille pulsanti e premere le lettere alfabetiche che componevano una parola ben precisa.

Le orecchie del compagno si fecero sempre più rosse, a mano a mano che sullo schermo compariva a caratteri cubitali il suo nome: Ve-ge-ta. E come se Mahei lo sapesse dal principio, l'allarme cessò e una sfilza incredibile di dati prese a scorrere sul monitor. Erano entrati all'interno del processore, ora potevano liberamente utilizzare i sofisticati strumenti connessi al terminale, compreso il trasformatore d'energia.

- Oh, questa sì che è assurda...- fece Mahei, scuotendo il capo e mantenendo gli occhi sbarrati sullo schermo, indecisa se scoppiare a ridere oppure rimanere così stupefatta ancora un po'.

Lui era rimasto a dir poco fulminato, in bilico tra la rabbia e l'imbarazzo.

- Direi che è tutto merito tuo.- aggiunse poi, poco dopo, rivolta al compagno.

- Ma quale merito?!- sbottò lui, stringendo i pugni e prendendo a vagare con lo sguardo per la stanza, incapace di mantenersi fermo in un solo punto - Immagino che Bulma avrà inserito il mio nome come password perché era sicura che nessuno avrebbe mai indovinato la parola d'ordine, di certo non per un altro motivo che... -

- Che cosa?- Mahei gli si avvicinò, con il suo classico sguardo infantile e sornione - Io ho soltanto fatto un'affermazione, non è che mi nascondi qualcosa, eh principino?-

Vegeta da paonazzo divenne violaceo. Incredibile come i sentimenti di un uomo che dalla nascita si era sempre impegnato a reprimere, tutt'un tratto potessero venire a galla in modi tanto inaspettati e quasi comici. Probabilmente era proprio il fattore sorpresa, qualcosa che il saiyan non poteva aspettarsi e calcolare, che l'aveva completamente spiazzato.

- Chiamami ancora in quel modo e giuro che ti disintegro, Mezzo Demone!- si avvicinò minacciosamente, facendo per prenderla per il bavero della casacca.

- Ah, mi fa piacere tu mi consideri ancora tale, nonostante il mio costante essere alla stregua di uno zerbino terrestre.- Mahei alzò le spalle - A proposito, prima mi devo cambiare, questa roba la uso per dormire.- concluse, togliendosi con disinvoltura maglietta e pantaloncini e prendendo a frugare negli armadietti che portavano incisa sulla placca in metallo il nome della proprietaria del laboratorio.

Come sperava vi trovò una tuta grigia ed una canotta rossa, insieme a vari altri indumenti protettivi, che decise di accantonare in favore della sua prima scelta. Si infilò velocemente anche le scarpe, mentre dal canto suo, Vegeta era ancora intento a farsi passare il colpo che si era appena preso, compreso intenso rossore al viso e battiti del cuore accelerati.

La ragazza non aggiunse una parola di più, prese a digitare velocemente le ultime direttive al computer, poi si avvicinò alla plancia del macchinario su cui aveva posato la sfera. Questo s'illuminò e lei non perse tempo ad appoggiarvi sopra le mani, mentre con un cenno del capo induceva Vegeta a premere il pulsante d'azionamento. In un lampo tutto si arrestò, solo il voluminoso complesso di fili e nastri metallici che collegava la piattaforma sui cui erano poggiate le mani di Mahei ed il fulcro centrale della sfera brillavano come elettrificati.

Quando tutto tornò alla normalità, accompagnato dal rassicurante colore verde del pulsante d'azione, la bionda afferrò il contenitore d'energia - ora quasi rosso sfavillante come l'aveva visto la prima volta - e si voltò verso Vegeta, incurante del formicolio alle mani che avrebbe persistito per un po'.

- Perfetto.- asserì - Ora possiamo raggiungere gli altri, di corsa!-

Si lanciarono veloci fuori nei corridoi, superando di nuovo il padre di Bulma che stava giusto dirigendosi verso il laboratorio per controllare se le cose stavano procedendo o meno per il verso giusto. Prima che Mahei potesse aggiungere altro, il saiyan, ancora in corsa, si voltò verso di lei afferrandola per le spalle e le gambe e levandosi in volo.

A quanto pareva era preoccupato almeno quanto lei delle sorti della battaglia.

Completamente ripresosi, sfrecciava come una saetta tra le nuvole di cotone, diretto senza indugi verso il luogo in cui percepiva le aure dei compagni. La cosa che lo preoccupava più di tutti era che si stavano indebolendo sempre più: Kakaroth era un buono a nulla, lui e quel suo amico namecciano! Lo sapeva bene che si senza di lui le sorti della battaglia sarebbero precipitate inesorabilmente!

Contrasse i muscoli, aumentando la velocità e stringendo sempre tra le braccia il corpo leggero di Mahei, che portava in grembo la sfera luminescente e sul volto l'espressione risoluta di un saiyan.

Il paesaggio ai loro piedi si confondeva tra verde e terra, tra acqua e boschi. Era talmente veloce da non lasciare nemmeno il tempo di catturare un particolare, il mondo vorticava, ma Vegeta era ancora più rapido.

Quando giunsero a destinazione il saiyan riconobbe le sagome sfiancate di Kakaroth e Piccolo, ma non riuscì a vedere Bulma - se non fosse stata per la sua capacità di percepire le forze, a quell'ora i suoi nervi si sarebbero già spezzati. Sentì il suo tipico, debolissimo potere almeno quintuplicato provenire da dietro un'altura, ma non fece in tempo ad atterrare che Mahei spiccò un salto dalle sue braccia, correndo verso il campo di battaglia.

- Aspetta! Ma dove vai?!- il saiyan la riafferrò appena in tempo per un braccio - Ti ricordo che sei ancora una semplice terrestre!- esclamò, contrariato.

- Lasciami! Se non intervengo subito l'ammazzerà!- si divincolò invano dalla ferrea stretta, proprio mentre il Guerriero degli inferi, stanco degli attacchi frontali dei due avversari, stava dirigendosi verso quella fastidiosissima fonte di colpi d'energia spirituale, giusto dietro l'altura.

Bulma, rimasta sola, si sentì sovrastare da un'ombra malevola, ghignante. Fece per caricare un ultimo, disperato colpo, aggrappandosi tenacemente ad una roccia possente per evitare il contraccolpo già più volte sperimentato.

A quella vista Vegeta allentò la presa, sparando in aria un colpo luminescente, per fare in modo che il nemico si accorgesse di lui. E così fu: l'avversario fu distratto giusto il tempo necessario da permettere a Mahei di raggiungere di corsa la ragazza, tenendo ben stretto a sé il contenitore rosso.

- Bulma!- fece, scuotendola per una spalla - Sono qui, ora andrà tutto quanto a posto! Se toccheremo questa sfera assieme, le mie energie torneranno. Dopodiché tu scappa lontano! Sei pronta?!-

Sul volto della ragazza si delineò un sorriso fiducioso e lentamente la paura si trasformò in animo. Sollevò lentamente la mano per sfiorare la superficie del globo, mentre dall'altra parte anche Mahei faceva lo stesso. Il bagliore scaturito dal tocco di entrambe fu talmente intenso che il nemico si voltò di nuovo verso di loro, mentre un calcio ben piazzato di Vegeta lo colpiva dritto in pieno stomaco.

- Dove guardi?!- gli gridò, riprendendo a tempestarlo di colpi.

Sul corpo di Mahei venne a delinearsi la medesima luce rossastra che era comparsa al momento della consegna delle forze e tutt'un tratto la ragazza si sentì enormemente rinvigorita, quasi troppo, ed infatti si accasciò al suolo, sovraccarica di energie ma finalmente euforica d'essere tornata sé stessa.

Bulma le poggiò le mani sulle spalle, soccorrendola.

- Mahei! Stai bene??- esclamò, tentando di rimetterla in piedi. La bionda alzò il viso, annuendo, finalmente specchiandosi nel canonico viso della terrestre, senza più coda né spropositata forza spirituale. La sfera andava lentamente dissolvendosi ed allo stesso tempo nelle vene della rediviva mezza saiyan riprendeva a scorrere la pura aura demoniaca che tanto le era mancata in quei seppur pochi giorni. Come era successo tempo addietro, si tastò i denti ed i glutei: tutto era tornato al suo posto, persino i capelli - ora meno fluidi e decisamente più appropriati al combattimento.

Prima di partire all'attacco si preoccupò di strappare i pantaloni posteriormente, di modo da dare alla sua adorata coda la possibilità di tornare a fluttuare nell'aria.

Intanto il combattimento aereo con Vegeta proseguiva. Il saiyan pareva affaticato, non riusciva a misurarsi con l'avversario come desiderava, anzi, sembrava che ogni suo colpo andasse a vuoto, che stesse colpendo null'altro che una proiezione proveniente da un universo a lui sconosciuto. E questo l'irritava moltissimo, talmente tanto da offuscargli la lucidità dei sensi.

- Non ti muovere di qui, se vuoi rivedere di nuovo Vegeta, capito?- la voce di Mahei tornò ad intimare un ordine a Bulma, la quale, tra il confuso e l'intimorito, annuì. Dopodiché la ragazza partì in direzione del nemico, studiando in pochi secondi le mosse che quest'ultimo compiva in direzione del saiyan. Erano piuttosto famigliari, puntavano a scansare e poi attaccare durante la ripresa del rivale, a scandire il tempo con occhi diversi, calcolando ogni singolo istante con la cognizione del tempo appartenente ad un piano diverso. Ecco perché Kakaroth e gli altri erano stati incapaci di battersi.

- Ehi!- il suo tono si era fatto arrogante, in direzione del Guerriero ed accompagnata dallo schioccare delle dita, attirò la sua attenzione - Non credi di essere un po' scorretto, usando le tecniche di un altra dimensione?-

- Tu come...?!- le uniche parole fino ad allora pronunciate dall'antagonista si fecero udire forte e chiaro nel cielo sovrastante, decisamente stupite ed avverse. Poco più in basso, Piccolo alzò il volto malridotto e sporco di sangue e fango in direzione della nuova venuta. La sua aura era inconfondibile, non si era sbagliato: Mahei era tornata.

- Che... che sta dicendo?- il tono rotto di Goku, disteso a terra al suo fianco, gli giunse lontano e flebile.

- Sembra che il nostro avversario stia giocando sporco.- rispose il namecciano, alzandosi sulle braccia.

L'intero suo corpo risentì quasi subito della presenza della ragazza; saperla incolume e tornata alla normalità l'aveva fatto sentire decisamente più sicuro, soprattutto forte del fatto che sembrava Mahei conoscesse il punto debole dell'apparentemente invincibile Guerriero.

Infatti la bionda lasciò che Vegeta si scansasse appena in tempo per cominciare a bersagliare l'avversario di colpi, senza che questo potesse muoversi con la stessa velocità e sicurezza utilizzate fino a pochi secondi prima.

Un calcio alla clavicola, un sinistro in pieno addome, una testata dritta sulla mascella. In rapida ripetizione, non gli lasciava un attimo di tregua.

- Ma... ma come diavolo fai, ragazzina?!- sanguinante e trasfigurato, il nemico si scoprì il capo per ricevere più aria possibile, quasi si sentiva soffocare sotto la pressione schiacciante degli attacchi di Mahei. I suoi occhi erano d'ambra, mentre il cranio glabro riluceva nero come ebano sotto il sole sereno ed immune alla tensione dello scontro.

- Ah, che maleducato!- la ragazza si fece schioccare le nocche delle mani, preparandosi ad una nuova carica - Primo, sono una donna, non una ragazzina!- sibilò arrivandogli alle spalle e colpendolo violentemente con una ginocchiata proprio al centro della spina dorsale. Quello lanciò un grido lancinante, sputando sangue rosso vivo.

- E secondo... - stavolta gli si parò davanti, senza che lui la vedesse arrivare gli afferrò i lembi rimasti del mantello, sussurrando minacciosa - Non sei l'unico demone in circolazione!-

Detto questo alzò di nuovo una gamba e con un tallone lo urtò violentemente, facendolo precipitare rovinosamente al suolo, accompagnato da un gran polverone, all'impatto.

Piccolo si era rialzato, nel frattempo, e seguiva lo scontro con la medesima aria attonita di Vegeta. Goku, invece, sembrava del tutto fiducioso. Si era messo a sedere, massaggiandosi una spalla dolorante, ci sarebbe voluto poco perché anche lui avrebbe rifatto di nuovo ingresso in scena.

- Allora... allora tu...?- la voce metallica del Guerriero si innalzò tentennante ed incredula nella spianata, mentre Mahei gli si avvicinava a passi lenti e sicuri.

- Non solo sono un demone per metà,- annuì - ma ho trascorso buona parte della mia infanzia in mezzo a quelli come voi, sai, giusto il tempo di imparare a conoscere a menadito ogni tecnica e strategia. Non male, nh?-

L'avversario, che si era appena rimesso a stento in piedi, indietreggiò sconvolto.

- E lascia che ti dica una cosa, niente di personale...- scomparve e riapparve fulmineamente davanti ai suoi occhi, con aria corrucciata - Come demone non vali niente!!- gridò, prima di lanciargli l'ultimo, tremendo colpo d'energia, che come mille spade gli perforò l'addome, lasciandolo poco dopo sanguinante e senza vita al suolo.

Il tempo fu come di nuovo scandito dal tonfo del corpo del nemico a terra. Bulma fu la prima a muoversi, raggiungendo il gruppo con una stentata corsa e prendendo fiato solo all'ultimo momento.

- Mahei!- l'esclamazione di Piccolo fece voltare la ragazza, che con una mossa infantile si portò le mani al petto, per poi aprire le braccia e raggiungerlo a piccoli saltelli.

- Woah! Hai visto che forza?!- gli domandò, mostrando i muscoli. Il namecciano si tranquillizzò, era tornata la ragazza di sempre, perlomeno... ed anche Vegeta, seppure ancora piuttosto incredulo riguardo l'accaduto, si lasciò strappare un mezzo sorriso, cosa che Bulma notò al primo colpo e che il saiyan, di rimando, si impegnò immediatamente a nascondere.

Piccolo fece per parlare di nuovo, quando un enorme raggio di energia si sollevò alle spalle di Mahei, proprio dinnanzi a sé. Fu il primo ad accorgersene e a non lasciare nemmeno il tempo alla compagna di rendersene conto: la circondò con un braccio, mentre con l'altro si preparò all'urto col suolo, stringendo a sé il corpo della ragazza.

La vorticosa onda d'urto sortì gravi effetti: tutt'intorno non si riusciva a distinguere nulla a causa della terra che si era sollevata, se non il grido roco del nemico nascosto tra la polvere.

- Maledetta... ragazzina...- ansimante e moribondo, il Guerriero non si era ancora deciso a gettare la spugna.

- E'... è ancora vivo?!- fece Bulma, stringendosi alla prima cosa che d'istinto potesse darle protezione: i pettorali di Vegeta. Il saiyan, da parte sua, si faceva scudo con un braccio davanti agli occhi e con l'altra mano stringeva un fianco della terrestre, troppo fragile e troppo indifesa per poter solo pensare d'essere capace di reggersi con le proprie forze. O perlomeno così gli piaceva pensare.

- Dannazione... che errore da dilettante!- ringhiò Mahei, serrando i pugni e la mascella. Fece per rialzarsi, quando il peso del corpo di Piccolo sul suo glielo impedì: il namecciano stava perdendo i sensi. Per colpa sua.

- Maledizione!- imprecò, sollevandolo e facendolo poggiare supino a terra - Piccolo! Mi senti, Piccolo?!- lo scosse, finché lui non le afferrò una mano. Il suo tocco era ancora caldo e gentile.

- Non perdere tempo con me, dopo facciamo i conti. Adesso sistema quella feccia...- le disse, con un sorrisetto compiaciuto, ma forzato e dolente. La bionda indugiò per qualche istante, poi, spronata dallo sguardo fiducioso ed intransigente del compagno, si voltò per lanciarsi di nuovo all'attacco.

La sua rabbia, ora, non lasciava adito ad alcun'espressione, né replica. L'antagonista, già in fin di vita, si vide caricare da una rapida serie di colpi devastanti, tanto da pentirsi molto presto di aver contrattaccato.

- Kakaroth! La Kamehameha!- gridò al fratello, che pareva già essere pronto ad un attacco del genere. Contrasse le gambe e torse il torace, preparandosi ad accompagnare con le braccia il colpo d'energia, che esplose come una stella diretto verso il cielo.

Il nemico, accorgendosene, tentò l'ultima, disperata ritirata, ma Mahei fu più rapida di lui e lo bloccò per una caviglia mentre tentava di levarsi dal suolo, scaraventandolo dritto e senza pietà verso il raggio azzurro.

Quando l'energia si fu dissipata ed il nuovo polverone disperso, nessuno si curò di dove i minuscoli pezzi del nemico appena disintegrato potessero finire. Oramai era impossibile ogni nuovo attacco da parte sua, ridotto in cenere.

- Perlomeno adesso l'abbiamo disintegrato!- esclamò Goku, portandosi una mano dietro la nuca.

- Che paura!- gli fece eco Bulma, portandosi una mano al petto - Temevo davvero di non uscirne viva, stavolta! Che sciocca sono stata!-

- Già... - rispose Mahei, ruotando gli occhi e portandosi una mano al fianco, facendosi di nuovo vicina a Piccolo.

- E' stata una sorpresa vedervi arrivare così in fretta, siete stati provvidenziali.- sospirò quest'ultimo, rialzandosi aiutato dalla compagna.

- Sì, certo, a chi lo dici! Temevo di doverci passare la vecchiaia su quel terminale, per scovare la parola d'accesso!- sbuffò Mahei, cingendo la vita del namecciano con un braccio ed assicurandosi che non fosse ferito gravemente.

All'udire quelle parole sia Vegeta che la ragazza che ancora involontariamente stava stringendo a sé sbarrarono gli occhi. Bulma divenne paonazza.

- Hai... avete usato il mio sistema remoto?- le domandò, temendo già la risposta.

La bionda alzò la spalla libera, lanciando un'occhiata stranita al saiyan che si era incredibilmente quasi pietrificato, nonostante desse a vedere di non essere minimamente interessato al discorso.

- Altrimenti come avrei potuto trasferire le mie energie alla sfera?- fu l'ovvia replica di Mahei, che di nuovo la guardava stranita. Davvero c'era ancora qualcuno che credeva che il fatto che Bulma fosse interessata a Vegeta fosse un segreto?

In quel caso, ops.

- Oh, adesso basta!- l'esclamazione del saiyan spiazzò l'intero gruppo di presenti, soprattutto forte del fatto che nello stesso istante portò l'altra mano dietro le ginocchia della ragazza, sollevandola da terra e prendendo il volo verso la metropoli.

- Eh... ma... - Son Goku era a dir poco stupefatto, tanto che Piccolo dovette richiudergli la bocca con un gesto della mano. Certo, era a conoscenza del fatto che prima o poi quei due avrebbero dato alla luce un figlio, ma non pensava che l'attrazione di entrambi si potesse manifestare così presto... soprattutto non avrebbe mai scommesso nulla sul fatto che Vegeta avesse potuto comportarsi come un cavaliere, un giorno.

Mahei fece per fare perno e permettere a Piccolo di levitare, quando il namecciano la bloccò per una mano.

- Lascia, sono in grado di muovermi.- annuì, pur rimanendole al fianco.

Lei prese il fiato ed indicò la brutta ferita che il compagno portava alla schiena, oltre la tuta smembrata.

- Mi dispiace.- fece in un soffio, poco abituata a chiedere scusa e troppo spesso avvezza a non badare a piccolezze del genere, sebbene con lui fosse tutto nuovo e diverso.

- Te l'ho detto, dopo facciamo i conti.- sorrise Piccolo di rimando, scompigliandole i cortissimi capelli biondi e levandosi in volo accanto a lei ed all'affamato saiyan, diretti verso le silenziose e selvagge alture dell'est.


[Capitolo 3: fine - Continua...]

- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo ogni mia produzione: http://silenceandwords.altervista.org/




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