E piovve dalle stelle di Akuma (/viewuser.php?uid=2442)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una moglie per Piccolo - Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Una moglie per Piccolo - Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Lo specchio - Parte 1 ***
Capitolo 4: *** Lo specchio - Parte 2 ***
Capitolo 5: *** Semplici terrestri - Parte 1 ***
Capitolo 6: *** Semplici terrestri - Parte 2 ***
Capitolo 1 *** Una moglie per Piccolo - Parte 1 ***
SPECIAL 1
| E piovve dalle stelle |
| Introduzione |
Questa storia affonda le sue radici
nel tempo: risale infatti all'ormai lontano anno 2000, quando ancora ero un
funghetto superinnamorato di Dragonball, una ragazzina a cui piaceva sognare ed
immergersi in universi paralleli insieme ai suoi eroi.
Di recente ho ritrovato questa
'saga' tra le scartoffie e non mi andava per niente di lasciarla ai tarli, per
cui ve la presento - riveduta e corretta, sperando di riscuotere un discreto
successo.
Considerate la comparsa del nuovo
nemico come una trovata per intensificare i rapporti tra i protagonisti, nulla
più... dopotutto anche negli OAV capitano le medesime situazioni, no? xDD Per
cui perdonate anche il fatto che la trama è un po' infantile, ma è del tutto
giustificabile: al momento della prima stesura ero appena una teenager! ^^'
Un piccolo PS. Se la storia
riscuoterà quel certo successo sopraccitato, sistemerò anche i capitoli
successivi. Per ora, buona lettura.
| Una moglie per Piccolo | Parte 1 |
Sotto lo sguardo paziente di un
assonnato Son Goku, Chichi camminava freneticamente per la cucina con
un'espressione alterata e contrariata.
Il sole era sorto da qualche ora e
tutt'intorno le montagne avevano preso a cantare sotto una fievole luce
carminia.
Una delle cose che a Goku piaceva di
meno era il vedere la moglie sotto pressione di prima mattina, ben consapevole
che quando Chichi era arrabbiata, la giornata sarebbe stata tutt'altro che
tranquilla. Normalmente non se ne preoccupava, anzi, da quando era cominciata,
aveva sempre identificato la vita famigliare con un bel sorriso spontaneo;
niente di meglio per descrivere il tempo trascorso nella serenità di una casetta
tra i boschi con le persone a lui più care.
-
Calmati,
tesoro. Vedrai che Gohan si starà solo allenando un po’...- disse, dopo un ampio
sbadiglio. La donna si fermò di botto.
- E' proprio quello che voglio
evitare! Lui deve diventare un importante ricercatore! Come potrà
esserlo, se non si dedica quasi mai allo studio?!-
- Beh, non è correndo su e giù per la
casa che risolverai il problema.- ribatté lui, stiracchiandosi - Se ti ho detto
che si sta allenando, non lo troverai certo qui.- concluse, massaggiandosi le
spalle.
Chichi emise un lungo sospiro. Dopo
tanti anni di matrimonio ancora si stupiva della innata spontaneità del marito,
del suo modo di fare apparentemente frivolo e del suo vivere la vita quotidiana
senza problemi, né preoccupazioni. Lo vedeva serio e risoluto solo quando si
trovava a fronteggiare potenti avversari, il che la faceva sentire fiera di lui,
della sua grinta, della sua forza, ma... d'altra parte, in un angolino del suo
cuore, si sentiva un po' triste, un po' sola... come se la famiglia fosse un
gioco o qualcosa di cui ancora non aveva compreso il significato. Ecco perché si
accaniva con così tanto fervore sul futuro di Gohan: non voleva che seguisse
passo per passo le orme di suo padre, un temibile guerriero, certo, ma anche un
consorte un po' sbadato.
-
Scusa
caro, sono solo un po’ preoccupata.- sospirò di nuovo - Lo sai, ultimamente sta passando troppo
tempo a fare allenamenti, per giunta in compagnia di Piccolo e io... beh, non
sono per niente d’accordo.-
Goku si alzò dalla sedia del tavolo,
portandosi le mani ai fianchi e sorridendo nel tentativo di persuadere la donna.
-
Oh,
ma dai. Piccolo è un bravo ragazzo... emh, almeno credo! E' cambiato molto da
quando desiderava ucciderci tutti ed impossessarsi della Terra! Si starà
prendendo cura di nostro figlio!-
I muscoli di Chichi s'irrigidirono e
la sua espressione mutò alquanto all'udire la frase 'ucciderci
tutti ed impossessarsi della Terra'. Certo Goku voleva esserle d'aiuto, ma
decisamente aveva scelto le parole sbagliate.
-
Tesoro,- riprese, forte dell'ansia
causata dal ricordo del ventitreesimo torneo Tenkaichi - io sono
preoccupata! Non è normale che Gohan esca di casa di prima mattina, senza
avvisare.-
- Posso andare
a cercarlo, se ti fa sentire più tranquilla.- sorrise l'altro, assumendo
un'espressione risoluta, ma Chichi pareva proprio non volersi lasciare
convincere, ferma ed immersa nelle sue congetture.
- Non
se ne parla! Ti conosco bene Goku. Finirai per sparire anche tu!-
Tentando di trovare qualcosa di
efficace da controbattere, il giovane guerriero si ritrovò sprofondato in
diverse probabilità di sbrogliare la situazione, nessuna delle quali
evidentemente realizzabile, quando...
- Ah, ho trovato!- sbottò d'un tratto,
battendosi una mano sul palmo dell'altra - Che ne dici se andiamo al
santuario di Dio? Lui saprà di sicuro dov’è
Gohan!-
Chichi, rimasta in ascolto, non aveva
l'aria d'essere molto convinta. E se Gohan fosse tornato e non li avesse
trovati? Ma alla fine, pur di sapere dove si trovasse e cosa stesse combinando il
suo adorato figliolo disperso, decise di accettare la proposta del marito.
Dopotutto, anche se il piccolo fosse ritornato e la casa avesse dovuto essere
vuota, ci avrebbero messo poco a ritornare, grazie alla notevole velocità di cui
Goku aveva dotato la sua tecnica di levitazione.
Quest'ultimo, dal canto suo,
non se lo fece ripetere due volte, così, con aria soddisfatta, prese in braccio la moglie
e richiamò a sé la nuvola Kinton, fedele compagna di infiniti viaggi sin da
quando era bambino.
L'espressione della donna si fece
piano piano malinconica, mentre la nuvola d'oro sfrecciava tra i cieli ed i
cirri giocavano con i suoi capelli, facendole il solletico. Si strinse al
marito, socchiudendo gli occhi. Oramai non era più abituata a volare... non
ricordava più l'ultima volta che l'aveva fatto... forse appena prima che
nascesse Gohan.
Una cosa che non aveva mai dimenticato
era la sensazione di estrema libertà che le trasmetteva il cavalcare il vento.
Riportava la sua mente a giorni spensierati, a quando era ancora una ragazzina
che sognava d'essere mamma e donna... ed allora la sua espressione malinconica
mutò in un sorriso.
Rivivendo queste emozioni non si
accorse di essere arrivata al santuario. La Kinton si fermò ed il marito scese,
per poi prenderla per i fianchi ed accompagnarla a terra.
- Ehilà! C'è nessuno?- la voce
squillante di Goku risuonò per l'intero spiazzo e solo dopo qualche istante Dio
comparve sulla soglia del palazzo, sorreggendosi con il bastone.
- Goku?- la sua voce profonda aveva
assunto un tono interrogativo. Ci volle poco perché
Chichi lo precedesse e gli spiegasse
ogni cosa.
Senza perdere tempo, il
namecciano si spostò sull'orlo del
santuario, tentando di individuare la posizione del giovane Gohan. I
suoi occhi spaziarono tra distese desertiche e montagne, acque e cieli,
concentrando le sue energie sulla lontana aura del ragazzino.
-
Lo vedo.- annunciò solenne, dopo
qualche attimo - Si sta allenando alla cascata poco lontano da casa vostra, non
capisco perché abbiate fatto tutta questa strada.- aggiunse poi, aggrottando un
sopracciglio ed assumendo un'espressione perplessa.
Chichi non badò all'osservazione e
fece un passo avanti.
-
E non è solo, scommetto! Con lui c’è
Piccolo, vero?- esclamò in tono poco gentile.
- Esatto.- Dio annuì - Ho visto anche
lui.-
-
Ah! Lo sapevo!- questa volta la
pazienza della donna venne direttamente scansata, in favore di una
considerazione a voce alta - Così finirà che me lo rovina quel bambino! Ma è possibile
che
quello non abbia niente di meglio da fare!?-
-
Ma... ma
cara, - intervenne Goku - non ti pare di esagerare un po’? Infondo
Piccolo lo fa per il bene di Gohan!-
-
Ma
quale bene!?- la donna non voleva sentire ragione - Passano la maggior
parte della giornata assieme, un bambino della sua età dovrebbe stare a
studiare! Ma Piccolo non ha qualche altro interesse
oltre a mio figlio?! Non potrebbe giocare a golf... o... o fare jogging...?!
Ah!- sospirò lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi - Peccato che i namecciani non possano sposarsi! Se Piccolo si trovasse una ragazza,
lascerebbe in pace Gohan!-
A questo Goku non fu immediatamente in
grado di rispondere, ma Dio lo fece al posto suo.
- Se posso dissentire, Chichi... - disse
assumendo la sua aria sapiente - Chi ha detto che i
namecciani non possono sposarsi?-
All'udire quelle parole, negli
occhi della donna si accese una lucina di speranza.
-
Vuo- vuole dire che... voi di
Namecc
potete sposarvi?! Ma io ho sempre creduto che... foste solo individui maschi e
che per questo faceste le uova!-
Lo sguardo di Goku parve darle man
forte nella sua incredulità e questo spinse l'anziano saggio a spiegare meglio e
dal principio ogni cosa.
- I namecciani si riproducono per
mezzo di uova solo quando sono in pericolo di
vita; è una facoltà della nostra razza. Così come il riuscire a sopravvivere
bevendo solo acqua. Siamo dotati di un apparato digerente proprio come gli
esseri umani, quindi possiamo mangiare il vostro cibo, anche se non è
strettamente necessario. Credo che qui sulla Terra sia
considerato come un metodo per far fronte alla selezione naturale.- fece una
pausa, si mosse di qualche passo, poi riprese - Namecc non è un popolo di
guerrieri e per questo, quando è soggetto ad attacchi nemici, rischia molto più
delle altre razze. La forza dei namecciani risiede nella saggezza, nella facoltà
di riuscire a superare i periodi di calamità non necessitando di nutrimento
organico e nella
facoltà di salvaguardare la propria specie attraverso la produzione di uova.-
- Proprio come fece il Grande Mago
Piccolo, anni fa, per evitare la completa sconfitta!- intervenne Goku.
- Esattamente.- annuì Dio - Io stesso,
una volta recuperati i frammenti del mio passato, a poco a poco, ho ricordato
d'essere stato inviato sulla Terra dai miei genitori, per sfuggire alla
catastrofe. Due genitori. Una madre ed un padre. E' una capacità del nostro
popolo usata ai fini della sopravvivenza, quando non si ha la possibilità e...
la controparte... per
generare discendenti nel modo
tradizionale. Come dici tu, Goku, il Grande Mago Piccolo, al momento della sua
morte, ha creato l’uovo da cui è nato Piccolo ai fini della vendetta e... beh,
non disponeva di una compagna e dunque di un erede. Lo stesso vale per il Capo
dei Saggi dello stesso Namecc, lui ha dovuto ricreare un
intero popolo, e ha pensato bene di produrre delle uova, in questo modo ci
avrebbe messo meno tempo e... beh, fatica!- concluse con un mezzo sorriso.
- Caspita! Questa sì che è una
sorpresa!- intervenne di nuovo Goku, decisamente interessato.
- Oh,
ma è grandioso!- Chichi pareva molto più che interessata - Lo sapete che farò? Troverò una ragazza
a Piccolo, così sarà costretto ad allontanarsi dal mio Gohan! Oh, sono un
genio!-
Dopo
questo insolito consulto, il ritorno a casa della coppia fu decisamente più
sereno, nonostante Goku non presagisse nulla di buono dal piano della moglie
che, dal canto suo, era fermamente convinta di aver avuto l'idea più splendida
dell'umanità dopo la scoperta dell’acqua calda
Ci volle poco tempo prima che
l'orologio toccasse mezzogiorno e la figura di Gohan comparisse dalla soglia,
accompagnata da un raggio di sole alto nel cielo che filtrò nel piccolo ambiente
domestico.
- Gohan!- Chichi non fece in tempo a
fargli muovere un solo passo, correndogli incontro e trascinandolo dentro - Era
ora che tornassi!-
Contrariamente a quanto Goku si
aspettava, la moglie si sporse dalla porta, invece di richiuderla sonoramente,
scrutando il cielo. Il suo obiettivo stava levitando qualche metro sopra la sua
testa.
- Oh,
ciao Piccolo! Che ne dici di rimanere a
pranzo?-
Il namecciano, conscio del fatto di
essere quasi odiato dalla madre di Gohan, mantenne la sua espressione glaciale
ed alzò un sopracciglio.
- Cos’hai in mente, Chichi?-
domandò con il suo tono tetro.
- Io?- la donna si strinse nelle
spalle - Proprio niente! Vorrei solo invitare a cena un amico di famiglia! Credo
che anche Gohan ne sarebbe felice! Vero caro?-
Il
bambino, ignaro delle malefiche mire della madre, uscì di nuovo di casa
lanciando esclamazioni di gioia ed approvazione. Non poteva davvero credere che
sua madre stesse così cordialmente invitando a pranzo il suo maestro! Magari,
finalmente, aveva capito che combattere non gli avrebbe impedito di perseguire i
suoi obiettivi nella vita...
A questo punto Piccolo si
lasciò convincere e scese lentamente verso terra, pur rimanendo guardingo nei
confronti degli occhioni brillanti della terrestre.
- Ah, così va bene.- sorrise lei,
annuendo - Avanti, ora! Lavatevi le mani, il pranzo è pronto!-
Così tra piatti, portate ed eloquenti
sguardi rivolti al marito, Chichi si sciolse sino a trasformarsi in un barattolo
di miele.
- Allora, Piccolo... emh...- fece,
allungando il pane a Gohan - che cosa ci racconti?-
- Cosa dovrei raccontare?- rispose
lui, alzando lo sguardo negli occhi della donna, che non demorse.
- Beh... qualcosa della tua vita, ad
esempio, vivi sempre tutto solo?-
- E con questo?- fece di nuovo il
diretto interessato, tentando di capire dove Chichi volesse arrivare.
- Oh, così... per fare un po' di
conversazione!- sorrise lei - Dunque ciò significa che non hai una... una
famiglia?-
- Ah, vediamo un po'...- Piccolo fece
finta di pensarci su, per poi sfornare nuova ironia - Mio padre è morto prima
che io nascessi e mia madre non esiste.-
- Emh... Chichi, ma tutte queste cose
le conosci già, perché gli stai... umghf!- l'innocente obiezione di Son Goku
venne troncata sul nascere da un involtino di riso ripieno.
- Dicevo, Goku...- riprese la
donna, pulendosi le mani nel tovagliolo e lanciando un'occhiataccia al marito -
...certo che conosco queste cose. Con 'famiglia' non intendevo dei genitori, ma
una compagna... ecco... qualcuna con cui generare dei piccoli frugoletti verdi.-
concluse con un nuovo, zuccheroso sorriso.
- M-ma che dici?!- questa volta
l'espressione impassibile di Piccolo s'incrinò - Ti sembra che io abbia dei
piccoli frugoletti verdi?!-
- Oh oh oh oh!- la risatina di Chichi
fu accompagnata da un leggero gesto della mano - Mi dispiace, non volevo certo
farmi gli affari tuoi, solo... beh, curiosità.-
Nonostante l'ossimoro contenuto
nell'ultima frase, il namecciano si ricompose e decise di non badarci, almeno
non finché la cosa fosse diventata fonte di nuovo fastidio... non era nuovo che
lui fosse un tipo piuttosto irritabile. Forse anche per questo l'interesse della
donna sembrò allontanarsi dalla conversazione, o piuttosto perché aveva ottenuto
ciò che voleva.
Il resto del pranzo trascorse
piacevolmente, o perlomeno senza considerare la soggettività dell'affermazione,
fatto sta che Chichi pareva davvero soddisfatta: probabilmente nel suo piano
mentale aveva già catalogato il primo obiettivo come 'raggiunto'.
La sera stessa,
dopo aver messo a letto Gohan, Goku e
la consorte si ritrovarono in quella stessa cucina, ormai teatro di svariate
congetture.
- Goku,
ho bisogno che tu mi aiuti! Devi convincere Piccolo!- esordì la donna,
appoggiando una mano sul tavolo. A quelle parole, il ragazzo saltò su dalla
sedia, sgranando gli occhi.
- Cooosa? Un
momento! Io che c’entro in questa storia!?- esclamò, assumendo un'espressione
tra il contrariato e lo stralunato.
-
Oh, andiamo, tesoro!- ribatté Chichi,
decisa - Tu e
Piccolo siete amici da tanto tempo! Devi solo parlargli un po'... hai visto
anche tu che a me non da retta.-
-
Ma tesoro... lo sai com'è fatto Piccolo! Se solo
provo a dirgli una cosa simile mi fa fuori!-
-
Ma tu non sei il più forte
dell’universo?!-
L’allegra chiacchierata andò avanti sino verso a
mezzanotte finché Goku, stremato, decise di accettare l’idea della moglie...
soprattutto forte del fatto d'essere stato minacciato più volte di rimanere a
digiuno per mesi.
La luce del mattino si era appena
levata oltre gli alberi di levante, illuminando l'aria spensierata del giovane
Gohan che stava per uscire di nuovo per raggiungere Piccolo nei pressi della
cascata.
Il suo intento fu fermato sul nascere
da uno strattone di Chichi, che lo ricondusse dentro casa.
-
Fermo lì, ragazzino!- fece la donna,
portandosi le mani ai fianchi - Dove credi di andare?! Oggi
studierai come avresti dovuto fare anche ieri!-
Dopo un primo istante di stordimento,
il ragazzino ebbe la forza di replicare.
-
Ma... ma mamma! Il signor Piccolo mi
aspetta!-
-
Il signor Piccolo
aspetterà invano.- il tono della madre si fece compiaciuto - Andrà Goku ad avvertirlo
che non potrai più allenarti con lui.-
Detto questo lanciò un'occhiata al
marito che, con aria rammaricata si incamminò fuori.
- Non ti preoccupare, Gohan, ci penso
io.- sorrise al figlioletto, prima di prendere il volo. Dal canto suo, il
bambino rimase a guardare il padre volare via finché non sparì nel cielo, poi
abbassò lo sguardo e si liberò lentamente dalla stretta della madre.
-
Mamma, cosa significa che non potrò più allenarmi
con Piccolo?-
Chichi sorrise di nuovo gentilmente.
-
Proprio quello che ho detto, Gohan! Piccolo ha trovato un
nuovo interesse!-
- Un nuovo... interesse?-
Una volta avvertita la sua aura
spirituale, Goku scese levitando ai piedi della cascata dove Piccolo soleva
solitamente meditare.
- Ehilà, Piccolo!- esordì
gioiosamente. Il namecciano aprì distrattamente un occhio e, dopo aver
incontrato la sagoma del saiyan poco sopra la sua testa, lo raggiunse.
-
Come mai sei qui?-
-
Eh eh!- Goku si portò una mano dietro
la nuca - Volevo farti una visitina-.
-
Vieni al sodo, Goku. Cosa vuoi?-
ripeté Piccolo, guardandolo con un certo sospetto.
- Ehi, da quando sei così diffidente?-
rise nervosamente - Beh, capisco che lo sei sempre stato, ma mi pareva che tra
noi la rivalità si fosse placata.-
- Non è questione di diffidenza: le
parole 'volevo farti una visitina' non sono nel tuo vocabolario.- spiegò
l'altro, mantenendo le braccia incrociate al petto. Il saiyan, messo alle
strette, prese una distanza di sicurezza dall’amico, si appoggiò al tronco di un
albero ed iniziò a spiegargli tutto quanto.
-
Ecco, è tutto. Non volevo
mentirti, Piccolo, anche perché mi sarebbe riuscito difficile! Eh eh! Perciò ti ho spiegato anche
il motivo dell’idea di mia moglie.-
Piccolo, che nel frattempo aveva
mantenuto la sua espressione glaciale e paziente, con l'andare del discorso era diventato
pian piano viola dalla rabbia, pur seguitando ad essere impassibile. Ma quando
Goku terminò il suo intervento, il namecciano scoppiò.
-
Ma tu sei fuori! Vuoi che mi presenti a questa specie di provino
per trovare una ragazza?! Se volevo una moglie, me la trovavo da solo! E,
soprattutto, se Chichi vuole tenermi lontano da Gohan, basta che me lo dica, non
c'è bisogno di queste messe in scena!-
Son Goku
fu assalito dalla disperazione.
- Oddio, per favore, Piccolo! Non dirmi di no! Se ritorno a casa con
una risposta negativa, Chichi mi priverà del pranzo per dei mesi! Non hai nemmeno un briciolo d pietà per
il tuo amico??-
- No.-
-
Ti prego! Lo sai come sarò ridotto
domani se ora vado da Chichi e le dico che hai rifiutato?!-
Goku prese a
lamentarsi come un condannato a morte e iniziò anche a delirare riguardo al
fatto che quando si era sposato non aveva la minima idea di cosa fosse un
matrimonio, che quando Chichi prendeva una decisone era peggio di Freezer e che,
a proposito, stranamente non aveva sentito la sua mancanza quando aveva
viaggiato da solo
nello spazio profondo.
Piccolo, commosso, ma soprattutto
stanco ed innervosito da quel monologo pirandelliano, decise di accettare la proposta,
anche perché Goku aveva tirato in causa Gohan, asserendo che entrambi
conoscevano il suo potenziale combattivo e che se avesse dedicato la vita
esclusivamente allo studio, sarebbe stato sprecato, oltre che infelice.
In questo modo salvò
il saiyan da una fine sicura.
-
Ricordati che mi devi un favore. Anzi,
due!- il namecciano sospirò, richiudendo per un attimo gli occhi.
-
Certo!- annuì deciso l'altro, negli
occhi una gratitudine senza confini - Ti darò tutto quello che vuoi!-
I due, finalmente, fanno ritorno verso
casa di Goku, dove Gohan, che era stato prima
informato del piano e poi minacciato se solo avesse provato ad opporsi,
cominciava a farsi strane idee sull'idea della madre, che decisamente non
vedeva di buon occhio.
-
Oh, bentornato caro!- Chichi, dal
canto suo, era sempre più convinta che il suo progetto sarebbe andato a buon
fine - E c’è anche Piccolo! Ma che sorpresa!-
Il namecciano si trattenne dall'agire
d'impulso, dopotutto lui era l'emblema della razionalità, non poteva smentirsi
in un modo sciocco... tanto più col rischio di far diventare orfano Gohan.
-
Ho già fatto sapere a mezza città che
qui c'è un bello scapolo che cerca una
ragazza,- riprese la donna, tutta esaltata - Oggi pomeriggio si presenteranno qui! Avanti, vieni con me, ti devi
cambiare!-
Piccolo tentò di risponderle in modo
educato.
-
Per prima cosa io non sto cercando nessuna
ragazza! E, secondo, non mi cambio, chiaro?!-
Qualche tempo dopo Goku e Gohan
avevano finito di preparare lo spazio all’aperto dove si sarebbero tenuti i
cosiddetti 'provini'.
- Papà, come credi che finirà questa
storia?- domandò il bambino, con aria un po' rammaricata.
- Oh, non ti preoccupare, Gohan.-
sorrise il padre - Sai com'è fatta tua madre... basta che l'assecondiamo, può
essere divertente! E poi nessuno può impedirti di fare la cosa che ti piace di
più al mondo. Nemmeno lei.-
- Vuoi dire allenarmi?-gli occhi di
Gohan si illuminarono.
- Esatto.- Goku gli strizzò un occhio.
- Oh, papà... studiare mi piace, ma
non posso sacrificare gli allenamenti. Se solo mamma capisse che sono in grado
di fare entrambe le cose...- sospirò. Il padre gli portò una mano su una spalla.
- Vedrai che lo capirà, le ci vorrà
solo un po' di tempo... e scommetto che questa piccola avventura sarà d'aiuto!-
Il ragazzino fece per dire
qualcos'altro, quando Chichi uscì tutta contenta da casa, seguita dal riluttante
namecciano. Anche questa
volta la donna era riuscita nel suo intento: aveva fatto cambiare d’abito Piccolo,
che decisamente non si sentiva a suo agio indossando una camicia
blu e dei pantaloni neri. Chichi aveva insistito nel fargli mettere la cravatta, ma non
c’era stato verso di convincerlo, anche perché Piccolo, già scomodo con quei
vestiti, aveva staccato di netto i primi due bottoni della camicia.
Trascorse qualche ora prima che le
candidate cominciarono a presentarsi in un numero alquanto importante. Goku, Gohan,
Chichi e Piccolo erano seduti dietro al tavolo rettangolare preparato per
l'occasione, mentre nella lunga coda antistante, le ragazze avevano preso a
mollarsi spintoni per stare
in fila.
Nonostante la paradossale, insensata
situazione, i provini ebbero inizio.
La donna iniziò a riempire di domande le
giovani, con un entusiasmo ed una professionalità mai mostrata. Al suo fianco
Goku sfoggiava il suo sorriso più incoraggiante, cominciando sul serio a
considerare divertente la situazione. Gohan si era distratto, prendendo a
rincorrere le farfalle per la radura e Piccolo, completamente indifferente e
quasi infastidito da tutta quella massa di debole carne dalle variegate
espressioni e dalla poca risoluta riservatezza, aveva chiuso gli occhi, molto probabilmente addormentandosi.
Poche ore dopo, Chichi stava ancora
ponendo domande alle ultime quattro
aspiranti fidanzate, mentre anche Goku aveva raggiunto il mondo dei sogni e Gohan
aveva preso a giocare a rincorrersi con il draghetto. Ma fortunatamente il turno
dell'’ultima candidata era quasi terminato.
- Bene. E, dunque, cosa ti piace fare nel tempo libero?-
le chiese Chichi. La ragazza si riavviò una ciocca di capelli castani dagli
occhi, portandosi una mano al fianco.
- Mh, vediamo
un po’... ci devo pensare. Credo... sì, mi piace fare shopping!- esclamò,
sorridendo.
- E... che altro?- la incoraggiò la
donna.
- Altro? Beh, nient'altro. Mi piace
fare shopping!- ripeté quella, stringendosi nelle spalle e ridendo giuliva.
Chichi si sforzò di rispondere al sorriso.
- Emh... bene!- disse, riordinando i
fogli per gli appunti che occupavano il tavolo - Ti richiameremo noi, se ce ne
sarà bisogno!-
Udito ciò, la ragazza alzò i tacchi
con uno sfacciato movimento dei fianchi, allontanandosi verso la fine della
radura.
Chichi fece appena in tempo a
riavviarsi un ciuffo di capelli sulla fronte ed ad alzarsi dalla sedia per
sgranchirsi le gambe, che un violento boato fece tremare la terra sotto i suoi
piedi. Riuscendo a malapena a mantenere l'equilibrio, la donna si appoggiò alla
spalla di Goku, che era subito saltato sull'attenti, corrugando la fronte in
un'espressione impensierita.
- Che cos’è stato?!- gridò la moglie,
stringendo una mano al petto.
- E' un
saiyan!- intervenne Gohan, portandosi al centro della spianata. Il frastuono
udito poco prima era tipico dell'atterraggio delle navette saiyan, ma d'altra
parte non era sicuro di ciò che aveva appena affermato: la forza spirituale che
sentiva era qualcosa di simile ma totalmente diverso... e non riusciva a
capacitarsi, non riusciva a capire di chi o cosa potesse trattarsi.
- Non è un saiyan.- Piccolo
intervenne a dissipare i suoi dubbi, concentrato nell'avvertire ogni singola
vibrazione nell'aria. Goku annuì, scrutando il cielo.
- Già, o perlomeno, lo è solo in
parte.- affermò - Purtroppo, però, l’altra metà dell’aura non
riesco a percepirla... -
- Che intendi dire, papà?- lo sguardo
del figlio era colmo di preoccupazione.
- Vedi Gohan, è
come nel tuo caso.- tentò di spiegarsi il più velocemente possibile - Tu sei per metà saiyan e
per metà terrestre, possiedi un'aura formata da due controparti distinte, che
permette agli altri di essere individuata e riconosciuta come tua proprio per
queste caratteristiche.- fece una pausa, cambiando repentinamente la direzione
dello sguardo - Questo essere, invece è chiaramente per
metà saiyan, ma l’altra parte è... è come oscura, non riesco a riconoscerla,
probabilmente perché non ho mai incontrato nessuno che appartenga all'altra
razza...-
- Ed è anche molto forte.- fece di
nuovo Piccolo. Era come se un brivido l'avesse attraversato tutto d'un tratto.
Il percepire quell'aura variegata
l'aveva impensierito e turbato molto più di quanto non fosse accaduto a Goku,
perché sentiva che la parte sconosciuta di quella creatura gli era talmente
affine da poter quasi azzardare di appartenere alla stessa razza. Il che era
molto improbabile: un saiyan e un namecciano non avrebbero avuto né il modo né
la possibilità di unirsi, tanto più che conoscevano benissimo l'essenza
spirituale degli abitanti di Namecc e quindi la metà sconosciuta non poteva
provenire da un loro simile.
- Abbassate i livelli delle vostre
forze spirituali, prima che ci individui!- esclamò poco dopo, serrando i pugni.
- Oh accidenti!- gridò Gohan, voltando
la testa dove il padre si stava concentrando già da diversi istanti - Troppo
tardi! Si dirige qui!-
Chichi si era portata entrambe le mani
al petto, raccomandando al figlio di stare indietro, mentre nel
cielo aveva cominciato a comparire un puntino che, avvicinandosi, si faceva
sempre più nitido. Oramai impossibile anche allontanarsi, i tre si erano
preparati ad un eventuale scontro.
- Chichi, entra in casa.- intimò il
saiyan. La moglie obbedì senza obiezioni, afferrando Gohan per la mano e
richiudendo dietro di sé la porta.
- Mamma! Io voglio stare là fuori con
papà!- si lamentò il bambino, appoggiandosi al vetro della finestra, per poter
almeno assistere all'incontro con il misterioso mezzo guerriero.
- Ah, non se ne parla!- fu la risposta
della madre - Ogni volta che un saiyan atterra su questo pianeta ti succedono
delle cose impensabili! Una volta sei sparito per un anno intero e un'altra sei
finito nello spazio! Ora lascia che ci pensi tuo padre, è lui il più forte.-
nelle sue ultime parole, pronunciate con più pacatezza rispetto alle altre, il
bambino scorse una vena di fiducia che lo tranquillizzò.
D'altro canto, Goku e Piccolo si
trovavano davanti al personaggio appena atterrato, di altezza e corporatura un
poco inferiore alla media per un guerriero, ma il fatto che fosse incappucciato
non aiutava per nulla nella valutazione complessiva.
- E' stato facile.- furono le sue
prime parole, dopo aver scrutato attentamente i due. La sua voce possedeva un
tono tutt'altro che roco e intimidatorio, anzi pareva gelido e muto come un
pezzo di ghiaccio.
- Kakaroth, non è così?- chiese poi al
saiyan, prima che lui stesso gli potesse domandare la propria identità e lo
scopo della sua venuta.
- Io mi chiamo Son Goku.- ribatté lui,
deciso.
- Oh, non mi interessano le varie
identità trasversali.- disse il nuovo arrivato, scoprendo una mano guantata da
sotto il mantello - Sei l'unico individuo che possiede l'aura di un saiyan su
questo pianeta. Il mio era solo un modo carino di svelare l'evidenza.-
Con gran sorpresa, il giovane
guerriero immagazzinò quella preziosa informazione, trasformandola in
un'affermazione.
- Quindi, se sai già chi sono, sei in
grado di avvertire le forze spirituali.-
- Sono in grado di farlo.- annuì
l'interlocutore, con il medesimo tono sterile - Ma prima di occuparmi di te, ho
un'altra piccola curiosità.- si voltò verso Piccolo, rimasto fino ad allora in
silenzio e con i nervi a fior di pelle, a causa di quella strana sensazione che
gli attanagliava lo stomaco - Tu invece sei il namecciano chiamato Piccolo,
vero?-
- Sono io.- confermò quello,
lanciandogli un'occhiata guardinga e indagatrice.
- Perfetto.- fu il commento dell'altro
che, con un gesto lento ma deciso, tirò la cordicella che manteneva fissato il
nodo del mantello, per lasciarlo scivolare a terra.
Gli occhi di Gohan, ben nascosti al di
là del vetro, si spalancarono dalla sorpresa. Non aveva mai visto un'uniforme
saiyan di quel genere... o forse, non aveva semplicemente mai visto un'uniforme
saiyan indossata da una donna...
Questa liberò con poca difficoltà i
capelli biondi dal cappuccio, raccolti in una lunga coda alla base della nuca e
si sistemò i guanti bianchi a livello del seno, fasciato e costretto all'interno
della corazza.
Per un attimo gli occhi scuri di Goku
si rifletterono in quelli di zaffiro della nuova venuta ed in lei avvertì
qualcosa di incredibilmente familiare. Qualcosa di lontano, ma nonostante tutto
di spaventosamente vicino; qualcosa di Radish, ma anche qualcosa di Chichi;
qualcosa di mostruoso, efferato ed allo stesso tempo di placido e silenzioso. Fu
una sensazione di cui non riuscì a capacitarsi; ci volle un solo sguardo
distratto per provocarla, ma che lo invase e perdurò per diversi istanti lunghi
come secoli... anche quando la ragazza tornò a rivolgersi a Piccolo.
- Ti farà piacere sapere che sono
venuta qui appositamente per te.- annunciò con un sorrisetto soddisfatto,
dondolando la coda con fare infantile.
Per una stupida e sconosciuta ragione,
nella testa di Chichi balenò l'idea che quella donna potesse essersi presentata
a loro proprio per il provino che aveva indetto per quel giorno, ma il suo
aspetto minaccioso e lo sguardo di ghiaccio la persuasero subito a togliersi
quella balzana idea dalla testa.
- Cosa vuoi da me?- ribatté il
namecciano, dopo un breve attimo di scompenso. Il fatto che fosse giunta lì per
incontrare lui, unito alle sensazioni di poco prima, non lo faceva sentire per
nulla tranquillo.
Le labbra della ragazza si distesero e
si curvarono lievemente da un lato, per formare un nuovo sorriso compiaciuto e
crudele.
- Nulla di difficile. Solo... preparati a morire!-
le ultime parole furono pronunciate con slancio, quando ormai aveva assunto la
posizione di guardia. Ci volle poco perché contraesse energicamente i
quadricipiti nudi e si lanciasse contro colui che aveva designato suo
avversario.
Piccolo parò l'attacco appena in
tempo, prima di venire scaraventato poco lontano dal contraccolpo. Sapeva di
dover agire di velocità, la potenza dell'altra aumentava sempre di più e la cosa
non era certamente una buona notizia. A quanto pareva anche lei era in grado di
trattenere la sua forza spirituale, per farla scoppiare durante lo scontro.
Un pugno lo raggiunse mentre stava per
levarsi in volo ed allontanarsi dalla radura per combattere in cielo. La ruvida
stoffa che ricopriva le nocche della mano della ragazza gli graffiò la pelle,
lacerandogli lo zigomo. Non riuscì a trattenere un gemito soffocato, portandosi
le dita alla ferita e rivolgendo di nuovo lo sguardo a lei. Gli stava davanti,
pronta ad attaccare di nuovo con occhi freddi ed impenetrabili.
Non doveva distrarsi, altrimenti
avrebbe rischiato grosso. Soprattutto doveva prendere tempo per elaborare una
strategia, prima di finire schiacciato sotto i colpi di quell'incredibile
avversario.
- Chi diavolo sei?- ringhiò, serrando
i pugni - Mi sembra di aver diritto ad una spiegazione, visto che sei così
decisa ad eliminarmi.-
Lei chinò il capo da un lato,
mantenendo il volto senza alcuna espressione. Si scambiarono un lungo sguardo,
interrotto solo dai sibili del vento e dal fiato corto di Piccolo.
La sensazione di affinità e disagio di
poco prima non l'aveva abbandonato, anzi, era cresciuta a dismisura con
l'evolversi dello scontro... e più la guardava in quegli occhi di azzurra
tenebra, più gli pareva di trovarsi davanti alla figura sconosciuta e conosciuta
di suo padre, davanti alla bocca degli inferi stessi.
Fu quando la sconosciuta parlò di
nuovo che i suoi pensieri tornarono a canalizzarsi sulla battaglia.
- Avresti ragione, se non fosse per il
fatto che... - serrò i pungi e si lanciò di nuovo all'attacco - ...io non parlo
coi cadaveri!-
Gohan era uscito di corsa di casa
immediatamente dopo il primo colpo subito da Piccolo, senza che Chichi fosse
riuscita a trattenerlo oltre.
- Papà!- aveva gridato, incapace di
dire altro, ma chiedendosi come mai Goku non fosse intervenuto in aiuto del suo
maestro.
Il saiyan era rimasto pensieroso al
centro della radura, tra gli appunti della moglie che svolazzavano verso gli
alberi.
- Che sta succedendo?- esclamò lei,
raggiungendoli e tentando di recuperare gli ultimi fogli, rincorrendoli,
afferrandoli e stringendoseli al petto - Dove sono andati?!-
- Papà, dobbiamo aiutare il signor
Piccolo!- fece Gohan, insofferente. Ma il padre scosse il capo.
- Non è necessario.- rispose,
mantenendo la sua espressione seria ed assorta.
- Cosa?!- il bambino spalancò la
bocca.
- Quando l'ho... guardata negli
occhi... - spiegò - ...è come se me l'avesse detto... -
- Ti ha... detto cosa?- il piccolo
tentava disperatamente di capire le parole del padre - Hai visto... hai
avvertito quant'è forte! Dobbiamo fare qualcosa!-
- Non sento alcuna minaccia provenire
da lei.- dichiarò infine il guerriero, voltandosi verso il figlio, negli occhi
tutta la saggezza che possedeva.
La ragazza gli sferrò un nuovo calcio
al ventre e lui si dovette piegare per non cadere al suolo in preda allo spasmo.
Con uno sforzo riuscì a tornare a
guardarla negli occhi, in quel viso placido che lo fissava dall'alto. Pareva non
essersi affaticata per nulla, che il combattimento fosse quasi un gioco.
- Ti faccio una proposta.- si sentì
dire, tutt'un tratto - Se riesci a colpirmi anche solo una volta, ti svelerò
ogni cosa. Ma immagino dovrai usare tutta quanta la tua forza e smetterla di
tentare di prendere tempo. Il tuo amico non arriverà.-
Per Piccolo l'udire quelle parole fu
un affronto. Come si permetteva di parlargli a quel modo, violando ogni sua
intima verità? Detestava vedersi costretto a dar fondo ad ogni energia contro un
avversario sconosciuto, ma doveva ammettere che non c'erano vie d'uscita:
avrebbe dovuto concentrarsi al massimo, dare tutto sé stesso per non soccombere
sotto i colpi sempre più pressanti e letali del nemico.
Gli costò molto l'ammettere tutto
questo a sé stesso.
- E sia.- annunciò infine con solenne
rabbia, prima di espandere all'infinito la propria potenza e lanciarsi di nuovo
all'attacco.
Lei lo schivò con facilità, quasi se
l'aspettasse, e prese a parare con altrettanta semplicità la carica dei colpi
del namecciano che, dopo qualche ulteriore battuta, si trovò ad intrecciare le
proprie mani alle sue nel tentativo di piegarla a terra, anche se al momento era
lui quello in difficoltà.
La ragazza non pareva per nulla
spaventata dalla massa muscolare sempre crescente di Piccolo, né tantomeno dal
suo sguardo efferato, sembrava piuttosto ostentare una certa sicurezza.
- Così va meglio, direi.- sussurrò,
quando il suo volto si trovò a qualche millimetro da quello del rivale. Questo
si sentì penetrare nel cervello quelle lame azzurre che lo fissavano con
sfacciata irriverenza. La spinse via, strappando il contatto che li univa ed
immediatamente sentendosi come perso al tal punto che dovette, come guidato da
una forza profonda ed incontenibile, tornare ad attaccarla per ottenere una
nuova fonte d'avvicinamento.
Per poco non perse il controllo.
Si frenò appena in tempo per
realizzare e razionalizzare ogni pensiero, carburare una sfera d'energia nella
mano destra ed un'altra di poco più piccola nell'altro palmo. Non si era mai
fatto prendere dalle... sensazioni... in ogni singolo scontro che era stato
chiamato a sostenere, solo in quegli istanti, solo contro quell'avversario era
preso da una smania incontenibile di combattere, di non fermarsi mai, nemmeno a
riflettere sulle sue mosse, quasi di volerla sbranare.
Ed onestamente la cosa lo spaventò
alquanto, ma non da farlo desistere nel suo intento. Lanciò velocemente il primo
globo e, come previsto, la ragazza lo evitò senza sforzi. Non appena lei si fu
voltata, scagliò anche la seconda sfera, che andò a seguire la prima.
Piccolo curvò le labbra in un
sorrisetto compiaciuto.
- Vieni avanti.- la incitò, con tono
di sfida. Lei non se lo fece ripetere e si portò di nuovo all'attacco.
Pochi, energici colpi ed ecco che le
sfere si fecero largo tra le nuvole ad una velocità talmente elevata da non
poter essere evitate di nuovo. Il namecciano, allora, trasformò in una presa il
pugno che stava per sferrare e le cinse un braccio, immobilizzandola.
L'avversaria si trovò d'un tratto tra
due fuochi, senza via d'uscita. Giusto il tempo di lanciare uno sguardo a
Piccolo, poi i globi d'energia colpirono, creando un'elevata onda d'urto. Quando
la luce si fu dissipata, poté tornare soddisfatto a guardare il volto niveo
della ragazza, contratto in una smorfia di dolore ed un rivolo di sangue colarle
dalle labbra di rubino. A quella vista fu come se le sensazioni di poco prima si
accavallassero l'una sull'altra freneticamente, unite al senso di smania
crescente che l'aveva accompagnato per tutto il combattimento.
Ora senza espressione e come guidato
da una forza inconscia, la afferrò per la nuca con la mano rimasta libera.
Le sue dita affondarono tra i fili di
seta dorata che, dopo l'urto, non erano più stretti nel fermaglio nero alla base
della nuca. Li strinse forte, quasi con rabbia contro il suo palmo, fluenti e
sconosciuti, rendendosi conto di non aver mai toccato nulla del genere e che
nemmeno aveva mai provato desiderio di fare una cosa del genere, nemmeno con una
delle numerose donne che poche ore prima sfilavano sorridenti ed ignare davanti
a lui.
Forse lasciò trascorrere troppi
istanti, perché quando se ne rese conto, gli occhi della ragazza erano di nuovo
aperti e diretti verso i suoi.
- Credevi fosse così facile?- sorrise
cupamente, prima di sferrargli una possente ginocchiata nello stomaco e, con
questa, fargli intendere che la vittoria assaporata per quell'attimo era stata
solo lo specchio di una gentile concessione.
Stavolta Piccolo ci mise un po' di più
a riprendersi, realizzando che ogni colpo che aveva ricevuto prima non era nulla
in confronto alla vera potenza del suo avversario. Fece per parlare un'altra
volta quando un nuovo boato scosse l'aria e nel cielo si disegnò un arco che
bucò le nuvole, causato dall'accelerazione di una nuova navetta.
Entrambi si voltarono appena in tempo
per scorgere il profilo di un nuovo saiyan dietro il vetro protettivo.
- Vegeta!- esclamarono all'unisono.
Si scambiarono un'occhiata
interrogativa della durata di un battito di ciglia, come a volersi domandare
come mai l'altro conosceva il nome e l'identità del principe, poi la ragazza
tornò a fissare il tragitto che la capsula sferica avrebbe coperto sino
all'atterraggio.
- Mi dispiace, la tua esecuzione sarà
rimandata a più tardi!- gridò a Piccolo, prima di partire a tutta velocità verso
il punto d'impatto.
Goku e Gohan raggiunsero il namecciano
proprio quando anche lui stava per lanciarsi all'inseguimento della navetta.
- Signor Piccolo! Sta bene?!- domandò
trafelato il bambino.
- Piccolo, che è successo?- gli fece
eco il padre, distendendo le braccia lungo i fianchi.
- Non so per quale motivo tu non sia
intervenuto, ma ti ringrazio.- fu la replica dell'altro, che si strappò i
brandelli della camicia ormai ridotta in pezzi - E' come se avessi avuto fiducia
nel mio orgoglio.-
Goku socchiuse gli occhi ed annuì,
muto.
- Ad ogni modo sto bene, ciò di cui
dobbiamo preoccuparci è ben altro.- riprese Piccolo - Prima di tutto scopriamo
chi è e cosa vuole quella ragazza e poi per quale motivo Vegeta è ritornato così
presto ed in così cattive condizioni.-
- Allora l'ha sentito anche lei! La
sua aura si sta progressivamente indebolendo!- esclamò Gohan, intervenendo di
nuovo con fervore. Il maestro fece cenno con il capo, poi, senza perdere altro
tempo, prese a dirigersi verso la convergenza delle forze.
- Sembra che quei due si conoscano.-
fece subito dopo, rivolto a padre e figlio.
Quando i tre atterrarono trovarono il
portellone dell'astronave sferica spalancato e Vegeta semiriverso sul terreno.
- Avresti dovuto aspettare!- gli urlò
la ragazza, mentre lo scuoteva, tenendolo per la collottola.
- Lasciami andare, dannazione!-
imprecò lui, sputando sangue e mostrando il volto tumefatto.
Lei lo prese alla lettera e mollò la
presa, facendolo finire dritto con la faccia nel terriccio.
- Puah!- Vegeta si tirò su coi gomiti
- Tale quale a Nappa e a quell'idiota di tuo fratello Radish... zotici senza
cervello!- inveì di nuovo, riprendendo fiato.
- Bada a come parli. Io e te non
abbiamo niente da spartire, per cui risparmiati paragoni del genere.- sibilò la
ragazza, portandosi le braccia al petto e liberando la coda.
Goku si avvicinò di qualche passo,
scrutando le ferite del saiyan.
- Sei tornato presto, Vegeta.- disse.
- Me ne sarei volentieri stato lontano
per i prossimi tre anni ma, purtroppo per voi, stanno per raggiungerci dei
guai.- rispose quello, con la sua caratteristica ironia, ma trattenendo una
fitta di dolore al petto.
- Cosa? Che genere di guai?- domandò
Piccolo, impensierito. L'altro espirò profondamente, lasciandosi cadere di nuovo
a terra, privo di forze.
- La... parola 'Freezer'... ti
dice niente?- borbottò con voce roca, prima di perdere i sensi.
- Freezer!- ripeté Gohan, sgomento. Ma
il padre si voltò verso l'altera ragazza, con sguardo serio ma sereno.
- Dovremo lavorare di squadra.-
asserì. Quella spalancò gli occhi.
- Che?!- esclamò - Vi siete
dimenticati che vi ho attaccati non appena messo piede qui?!-
- Non potrai fare molta strada.-
ribatté lui - Vegeta ha bisogno di cure, per questo devi venire con noi.-
Nemmeno Piccolo, che si era trovato a
doverla fronteggiare fino a poco prima, si oppose alla decisione dell'amico.
Probabilmente i guai di cui aveva accennato il saiyan erano veramente difficili
da gestire e si sarebbero trovati tutti a combattere sul medesimo fronte...
anche se gli pareva che fosse stato così dal principio.
- E per quanto riguarda il tuo
attacco... credo di averne inteso il motivo, ora.- concluse Goku, con un
sorriso.
- Anche se ci devi delle spiegazioni.-
intervenne il namecciano - Non m'interessa se ti sei fatta colpire di proposito,
hai lanciato tu stessa la proposta.-
La bionda rimase per un attimo come
sconcertata, poi scosse il capo in un sorriso di resa, riprese a far dondolare
la coda e mise le mani avanti.
- Come volete, ho dato la mia parola.-
annuì, rivolta verso Piccolo.
Anche se Gohan era rimasto piuttosto
stupito dal susseguirsi degli eventi e dalla decisione del padre, non aprì bocca
per contraddirlo. Si fidava ciecamente di lui e delle sue sensazioni, a tal
punto che se c'era stato qualcosa che l'aveva spinto ad agire a quel modo, era
certo che di lì a poco avrebbe ricevuto gli esaurienti e legittimi chiarimenti
che avrebbero giustificato le teorie di Goku.
Senza perdere altro tempo,
quest'ultimo si caricò Vegeta sulle spalle e prese il volo, seguito dai
compagni.
- Dove stiamo andando?- chiese la
ragazza, scrutando il cielo dritto dinnanzi a sé.
- A casa mia.- rispose il saiyan - Lì
ci prenderemo cura di Vegeta e ci scambieremo le dovute spiegazioni.-
[Fine prima parte - Continua...]
- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla
visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo
ogni mia produzione:
http://silenceandwords.altervista.org/
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Capitolo 2 *** Una moglie per Piccolo - Parte 2 ***
SPECIAL 1
| E piovve dalle stelle |
| Una moglie per Piccolo | Parte 2 |
Quando rimisero piede nello spiazzo
antistante l'abitazione di Goku, Chichi corse fuori, con aria piuttosto
stralunata.
- Ma dove siete scappati?!- poi notò
che la compagnia s'era allargata - Oh, no! Avete riportato qui quella ragazza! E
c’è anche quel Vegeta! Ma cosa succede, Goku?!-
Avanzando lentamente, Gohan riuscì a
calmare l'ansia della madre, mentre il padre stendeva il saiyan svenuto sul
divano della piccola cucina.
- Non ti preoccupare, mamma.
Adesso...- fece appena in tempo a pronunciare le ultime parole, che dalla soglia
apparve un Crilin alquanto spaesato.
- Crilin!- lo salutò Goku, con un
cenno della mano - Che ci fai qui?-
- Ho... ho avvertito due aure
molto potenti e ho deciso di venire a dare un’occhiata... state tutti bene...?-
rispose; poi i suoi occhi caddero sull'unica figura sconosciuta nella stanza -
Ehi... ma chi è quella ragazza? E... e ha la coda!-
- Già. E' venuto il momento delle
spiegazioni.- gli fece eco Piccolo, con il suo tipico risoluto sarcasmo - Cose
semplici, tipo il tuo nome, l'origine della tua metà non saiyan, il motivo per
cui hai tentato di farmi la pelle.-
Lei alzò un sopracciglio, socchiuse
gli occhi e sospirò. Pareva davvero essere giunto il momento, anche se non se
l'era proprio immaginato in quel modo...
- Mahei.- asserì poi - Il mio nome è
Mahei.-
Per un attimo il silenzio invase il
locale, Chichi si stringeva le mani in grembo e Gohan la fissava ansioso di
conoscere l'intera storia.
- Il motivo per cui vi ho
attaccati...- il suo sguardo cadde negli occhi di Piccolo - ...ti ho attaccato -
si corresse - poco fa, è perché dovevo testare il vostro potenziale combattivo.
A partire da colui che uccise Radish.-
Il namecciano fece un passo avanti.
- E' la seconda volta che sento
nominare Radish, da quando è atterrato Vegeta. Cosa diavolo c'entra in tutto
questo?-
I due si scambiarono un'occhiata muta,
l'espressione della ragazza cambiò e divenne glaciale, mentre i presenti
rimasero in silenzio, in attesa.
- Ciò che sto per dirvi trascende da
ogni tipo di sete di vendetta famigliare. Non ne ho alcun interesse, né brama.-
fece una pausa, poi la rivelazione - Radish era mio fratello.-
Goku spalancò gli occhi, comprendendo
immediatamente la natura delle sensazioni provate sino a quell'istante.
- Cioè... stai dicendo che...-
balbettò Crilin - ...che se Radish era tuo fratello... -
- Tu... saresti anche la sorella di
Goku!- concluse Chichi, appoggiandosi al tavolo con entrambe le mani.
Mahei rimase impassibile, dopo un
cenno di assenso con il capo.
- Beh... questa è proprio l'ultima di
una serie di sconcertanti rivelazioni!- fece di nuovo il terrestre, scuotendo il
capo ancora frastornato.
Seguì un attimo di silenzio, poi
Piccolo parlò di nuovo.
- Prima di passare al motivo vero e
proprio, rispondi alla mia seconda domanda.-
- T'interessa proprio conoscere la mia
metà ingota, nh.- rispose la nuova venuta. Dal momento che anche loro sapevano
percepire le aure, aveva immaginato fin dall'inizio che il possedere una metà
non comune avrebbe destato curiosità... ma non si aspettava fino a quel punto.
Supponeva che l'interesse del namecciano derivasse dal fatto che anche lui
possedesse una componente simile alla propria, nel sangue.
- Sono tutt'orecchi.- annuì lui, con
aria sospettosa ma dignitosa.
- E va bene.- Mahei alzò le spalle -
Per quanto valga, ecco accontentata la tua curiosità: mia madre non fa parte di
questo piano, è un essere senza tempo, il suo nome è Hi Imai, il...-
- ...demone della fiamma?!- concluse
Piccolo, sbarrando gli occhi.
Udire quel nome riportò tutt'un tratto
il suo passato davanti ai suoi occhi, sino al momento in cui, spaccato il guscio
dell'uovo da cui era nato, le forze demoniache avevano preso a scorrere nelle
sue vene e la vendetta dagli inferi era divenuta il suo unico scopo. Ecco
svelato il motivo per cui il contatto, anche solo visivo, con quella creatura
gli sconvolgeva completamente il sistema cognitivo e lo spingeva quasi come una
calamita verso il polo negativo.
- Mi sorprende tu conosca la sua
identità.- le parole della ragazza gli penetrarono sinuose nel cervello, di
nuovo, strappandolo alle sue considerazioni.
- Mio padre era pura forza demoniaca.-
si spiegò, senz'aggiungere altro. Lei comprese. Si stupì anche del rendersi
conto che, probabilmente, si era concentrata nello scontro con lui proprio
richiamata inconsciamente dalla medesima natura che lei stessa possedeva.
- Ma... come... com'è possibile?-
Gohan aveva ripreso la parola, sempre più incredulo.
- Non chiedetemi come.- fu la risposta
di Mahei, voltatasi verso di lui - I demoni possono viaggiare su piani
differenti, ma non conosco né il luogo né il momento o lo scopo del mio
concepimento, ammesso che ce ne sia stato uno. Non domandatemi neppure come mai
non mi sono intromessa nella battaglia contro Freezer, semplicemente vi
risponderei che non era nel mio interesse. Non ho mai vissuto a stretto contatto
con i saiyan, sebbene conosca Vegeta. Lo stesso Radish, per me, era pressoché
uno sconosciuto.-
Piccolo la fissava senza l'intenzione
di aggiungere altro, come se stesse pesando ogni parola che usciva dalle labbra
rosse di quella ragazza dall'espressione così glaciale e risoluta.
- Non avrei interferito nelle vostre
vite, se non fosse stato strettamente necessario.- sussurrò di nuovo lei,
facendosi improvvisamente più seria - Come ho già detto, l'attaccarvi è stato
solo per testare le vostre capacità, volevo rendermi conto di persona del vostro
potenziale... del potenziale di coloro che avrei chiamato a combattere contro la
nuova minaccia. Me la sarei cavata da sola, se non fosse per il fatto che il
nemico è troppo forte anche per me... e così mi sono ricordata che su questo
pianeta vivono coloro che con coraggio hanno combattuto contro il tiranno
Freezer, sconfiggendolo.-
- Chi è il nemico di cui stai
parlando?- domandò Crilin, tentennante.
- Si chiama Nook, è l’ultimo guerriero
che un tempo fu al servizio di Freezer.- spiegò la ragazza - E' stato quasi
sempre impegnato in missioni ai limiti della galassia, conquistando i pianeti
più sconosciuti e pericolosi, grazie alla capacità peculiare di assorbire la sua
energia inesauribile dalle stelle. Proprio per questo lo stesso Freezer appose
sulla sua armatura un sigillo speciale, in grado di permettergli di controllare
il suo potenziale, nel caso remoto in cui gli si fosse rivoltato contro. Era uno
previdente.- alzò le spalle - Ma ora che il tiranno non c'è più ed i suoi
possedimenti andati distrutti e tornati liberi, quel sigillo si è rotto... e
Nook sta viaggiando sulle tracce dei responsabili della
morte del suo padrone, ovviamente intenzionato a sterminare ogni saiyan...-
lanciò un'occhiata a Gohan e pose una mano sul proprio petto -...o mezzi saiyan,
che siano.-
- Ma... ma è una notizia terribile!-
fece Chichi, con enfasi.
- Vegeta ha avuto la sfortuna di
misurarsi con lui, a quanto pare.- proseguì Mahei - Ed io volevo che foste
preparati al suo arrivo, è un essere estremamente potente. Se mai avessimo la
meglio in questa lotta per la sopravvivenza, avete la mia parola che tornerò tra
le stelle da dove sono venuta, così voi potrete riprendere a vivere le vostre
tranquille esistenze. Consideratelo un temporaneo accordo per un mutuo
interesse.-
A questo punto, svelato ogni arcano,
fu Son Goku a prendere la parola.
- Bene, Mahei. Questo è mio figlio
Gohan, mia moglie Chichi ed il migliore amico Crilin.- fece, indicandole i tre.
La ragazza sciolse la sua espressione gelida in un'aria sconcertata.
- Ma... ma che dici?- domandò,
completamente spaesata.
- Beh, ho appena scoperto di avere una
sorella, è giusto che si ambienti un po'!- rispose quello, con un sorriso.
Quando la ragazza si sentì poggiare un
braccio su una spalla in modo fraterno e confidenziale cominciò seriamente a
chiedersi se quel Kakaroth avesse capito anche lontanamente qualcosa di tutto
ciò che aveva appena spiegato...
- Ma sei matto?!- sbottò,
discostandosi di scatto - Prima cosa, non considerarmi tua sorella solo perché
te l'ho appena rivelato. Abbiamo vissuto vite completamente diverse, separati e
il nostro è un legame prettamente biologico. Anzi, un mezzo legame, tengo
a precisare.- incrociò le braccia al petto - E secondo, tra quarantott'ore la
minaccia si concretizzerà, non so se mi spiego, siamo in serio pericolo di
vita.-
L'altro si mise una mano dietro la
nuca, ridacchiando.
- Accipicchia, che caratterino! Non ti
ricorda qualcuno, eh, Piccolo?- esclamò, sfiorando il namecciano con un gomito.
- Ma sei matto?!- proruppe quello,
allontanandosi di netto di un passo e pronunciando esattamente le medesime
parole che Mahei aveva proferito pochi istanti prima.
Goku assunse un'aria divertita, mentre
Piccolo arrossiva lievemente.
- Scusate, non vorrei interrompervi
ma... emh... Vegeta è svenuto?- domandò Crilin, scrutando il volto inerte del
saiyan.
- Oh, accipicchia!- l'amico saltò come
una molla - Me n'ero completamente dimenticato! Chichi, prendi un senzu!- fece
poi, rivolto alla moglie, che si strinse nelle spalle e si voltò verso la
credenza.
- Il saggio Karin ci ha concesso di
tenerne qualcuno in casa, per via degli allenamenti.- spiegò Gohan, notando
l'espressione colpita del terrestre.
- Ottima decisione!- ribatté Crilin -
E' davvero un colpo di fortuna avere in casa i fagioli magici!-
Così, sotto gli occhi attenti di
tutti, Mahei si rese conto delle facoltà prodigiose di questi misteriosi senzu,
una volta che Vegeta ne ingoiò uno.
- Ka... Kakaroth!- esclamò questo,
immediatamente dopo aver miracolosamente riaperto gli occhi.
- Ehilà, Vegeta!- Goku lo salutò
allegramente.
- Dove... dove mi trovo?- si chiese il
saiyan, guardandosi intorno; poi scorse la figura di Mahei e si rivolse a lei -
Per quanto tempo sono stato privo di sensi? Lui... Nook è già qui?-
La ragazza scosse la testa.
- Per qualche minuto. E no, abbiamo
ancora la metà del tempo che abbiamo calcolato.-
- Quarantotto ore...- il principe fece
mente locale, trovando negli occhi della compagna il segno d'assenso ricercato.
- Dovremmo sfruttarle a nostro
vantaggio, non va sprecato nemmeno un secondo del tempo a disposizione.-
aggiunse Goku - Non potremo fare progressi rilevanti, allenandoci, ma perlomeno
proviamoci. E ciò che più conta, elaboriamo una strategia.-
- Io e te non abbiamo nulla da
spartire, Kakaroth!- ringhiò Vegeta, alzandosi in piedi - Se sono qui ora è
perché sono stato attaccato dal nemico di sorpresa... quel vigliacco! Ma sta'
pur certo che riuscirò ad annientarlo da solo! E' lei che si è messa in testa
questa stupida idea del lavoro di squadra!- concluse, rivolgendo un cenno a
Mahei.
- Non mi sono messa in testa nessuna
idea, è la centesima volta che te lo ripeto.- sibilò lei, freddamente - Ho
valutato la situazione e sono giunta alla conclusione che tu, io, e persino
insieme, non possiamo proprio nulla contro Nook. Non è più questione d'orgoglio,
per cui cerca di scavalcarlo, per una volta, ed agire di testa.-
Vegeta si avvicinò di quei pochi
minacciosi passi che lo separavano dalla ragazza, puntandole un dito contro.
- Non permetterti di rivolgerti a me
con quel tono. Non ho chiesto il tuo aiuto, mezzo demone.- sussurrò con astio.
Mahei si spinse in avanti con aria fiera, finché l'indice puntato di Vegeta non
toccò la sua spalla.
- Non ho chiesto io di essere metà
saiyan ed attirare l'attenzione di questo schiavo liberato.- ribatté con la
medesima ostilità - Siamo tutti sulla stessa barca, che ti piaccia oppure no.-
I loro sguardi s'incrociarono, aspri e
feroci, ma nessuno dei due pareva voler cedere al senso dell'onore dell'altro,
finché Vegeta, stizzito, la superò e varcò la soglia per levarsi in volo verso
il cielo terso.
Solo quando il saiyan fu lontano si
poté tornare a respirare, nel piccolo ambiente domestico. Gohan, Crilin e Chichi
avevano trattenuto il fiato, sicuri che da un momento all'altro tra i due
sarebbe scoppiato il finimondo, mentre Goku e Piccolo li avevano osservati
impassibili, come ipnotizzati dalla fermezza del volto marmoreo di Mahei,
specchiato in quello iroso e contratto di Vegeta.
- Vedrete che alla fine dovrà unirsi a
noi in ogni caso.- Goku ruppe il silenzio, concentrando su di lui le attenzioni
dei presenti.
- Un momento...- fece Crilin ad un
tratto - Ma se questo Nook era
un servitore di Freezer, non c’è ragione di temerlo! Goku ha sconfitto il suo
padrone... sconfiggerà anche lui!-
Le labbra di Mahei, che fino ad allora
era rimasta nella medesima, statica posizione, si schiusero un'altra volta.
- Purtroppo non sarà così
semplice.- rispose, voltandosi verso di lui - Ho già detto che Nook ha capacità di assorbire energia. Per
tutto il tempo che ha vagato per la galassia, inoltre, rotto il sigillo, ha
avuto modo di trarre molto potere dalle
stelle, diventando così molto più forte di Freezer.-
L'espressione del terrestre divenne
abbattuta e spaventata.
- In... in poche parole
siamo nei guai fino al collo...-
- Esattamente.- annuì Mahei,
riportando le braccia incrociate al petto.
Per far fronte alla tremenda minaccia,
i guerrieri avevano deciso di comune accordo di richiamare anche Yamcha e
Tenshinhan, prima di elaborare una vera e propria strategia. E così la sera era
calata, inesorabile, in attesa del mattino seguente, quando Crilin sarebbe
tornato in compagnia dei due.
- Avanti, Gohan, è ora di andare a
letto!- la voce di Chichi risuonò amorevole per la piccola radura ed il piccolo
si affrettò a raggiungere la soglia di casa.
Poco lontano, la sagoma di Mahei
disegnava un'ombra lineare sull'erba illuminata dai raggi del quarto di luna
nascente. Se ne stava silenziosa con la schiena appoggiata ad un albero, gli
occhi chiusi ed il volto rivolto verso l'astro notturno.
Ad un tratto la debole luce che le
baciava gli zigomi venne a mancare e la ragazza aprì un occhio, con aria
indifferente. Piccolo si stagliava muto ed altero di fronte a lei, le cicale
avevano iniziato a cantare.
- Perché l'hai fatto?- le domandò a
mezza voce.
Gli occhi azzurri di Mahei si aprirono
del tutto, per specchiarsi in quelli del suo interlocutore.
- Avevo avuto la mia prova.- rispose,
mantenendo fisso lo sguardo - E lo scontro poteva dirsi terminato.-
- Quale prova?- ribatté lui. Un lembo
del mantello candido si alzò, cullato dal vento, solleticando un braccio della
ragazza.
- La prova che sei all'altezza per
questa battaglia.- affermò lei, piegando leggermente il capo da un lato. Piccolo
aggrottò le sopracciglia.
- Non mi serve che il mio avversario
mi faccia degli sconti, ti avrei colpita ugualmente!- disse.
Mahei curvò le labbra in un mezzo
sorriso.
- Lo so bene.- richiuse per un attimo
gli occhi, mentre l'espressione dell'altro si fece incredula.
- Ma... allora perché...?- fece per
domandare, ma la ragazza lo interruppe.
- Forse per lo stesso motivo che
spingeva te ad agire con così inaudita violenza e decisione. Quando sei un
demone, per quanto tu possa cambiare vocazione e via, sai riconoscere quel senso
di esaltazione che si prova misurandosi con avversari della stessa specie. Anche
se io... non l'avevo mai provato prima.-
Piccolo si ritrovò in ogni singola
parola. Mai gli era capitato di provare così tanto trasporto nell'affrontare un
avversario, nemmeno quando si trovò a combattere per la prima volta contro Son
Goku, diversi anni prima: una battaglia che avrebbe deciso il destino del
mondo... ed il suo. Nonostante la rilevanza, la durata e l'intensità delle
sensazioni di quella volta, ora, in quel brevissimo scontro, era come se tutto
si fosse amplificato all'ennesima potenza... come se l'afferrare le braccia di
carne viva e palpitante di quella ragazza, il sentirsi fissato da quelle lame
penetranti e gelide, il venire colpito duramente ed avvertire riversarsi dentro
di sé un fiume in piena di potenza, l'insinuare le dita tra i suoi capelli e
stringere, stringere con l'esplicita volontà di farle del male... come se tutto
questo lo trasportasse sempre più vicino al più bruciante inferno. E la cosa che
lo lasciava più confuso, ma in bilico tra la caduta e l'orgasmo, era che non
bramava altro che tuffarsi tra le fiamme.
- Sei molto, molto forte, alieno di
Namecc.- sussurrò ad un tratto Mahei, severa, tornando a mostrargli le iridi di
zaffiro.
Non ne fu certa, dal momento che la
flebile fonte di luce proveniva dalle spalle di Piccolo, ma ebbe l'impressione
di vederlo arrossire.
- Quando tutto questo sarà finito...-
cominciò poi il namecciano, schiarendosi la voce -...ho la ferma intenzione di
dimostrarti il mio valore. Voglio uno scontro alla pari, senza concessioni, né
accordi.-
Questa volta il sorriso di Mahei gli
parve per un attimo così semplice da stordirlo. Durò un attimo, come se la
ragazza non fosse riuscita a trattenerlo, non abituata ad elargire quel genere
di sorrisi. E difatti era così: era rimasta spiazzata da quella proposta, tra il
sorpreso e il lusingato che qualcuno, per una volta, volesse misurarsi con lei
per ciò che semplicemente era, per il piacere di scontrarsi con lei e con le sue
potenzialità e non per l'autorità che rappresentava, non per difendersi da
attacchi mortali ed improvvisi.
- E sia.- rispose, muovendo i primi
passi verso la piccola abitazione. Oltrepassò Piccolo andando incontro al suo
bianco mantello e lasciando che questo l'avvolgesse per un attimo, prima di
superarlo e tornare illuminata dal debole quarto di luna.
- Sei molto, molto forte anche tu, -
la voce profonda del namecciano la raggiunse, facendola voltare con gli occhi
lievemente spalancati dalla sorpresa - mezzo demone.- concluse, inaspettatamente
sorridendo.
Yamcha aveva adocchiato la figura
bionda accanto a Goku ancora prima di toccare terra ed aveva preso a guardarla
tra lo stupito e il coinvolto.
Atterrò insieme a Crilin e Tenshinhan,
serio ed autorevole e, come sempre, in compagnia del piccolo Jaoizi.
- Eccoci qua!- annunciò il mediatore,
portandosi le braccia ai fianchi.
- Ciao, Crilin! Avete fatto presto!-
li salutò Goku, rivolgendo un amichevole cenno anche agli altri tre - Vi
aspettavamo più tardi.-
- Beh, mi pare di aver capito che
oramai ci rimangono pressappoco trentasei ore... non volevo perdere nemmeno un
istante!- rispose quello, soddisfatto.
- Goku,- intervenne Ten, mantenendo
un'espressione risoluta - Crilin ci ha spiegato cosa sta per accadere, per cui
propongo di metterci subito all'opera per elaborare una strategia efficace.-
Il saiyan annuì, fece per replicare,
quando soggiunse Yamcha, muovendo qualche passo avanti.
- E... e così lei sarebbe la tua...
mezza sorella...- fece, tentennante. L'amico si voltò verso di lei, dandole un
paio di energiche ma affettuose pacche sulla schiena.
- Ma certo! Si chiama Mahei e puoi
pure definirla mia sorella!- rise, continuando imperterrito a colpirle il dorso.
- Ma basta con questa storia della
sorella!- sbottò lei, d'un tratto - Mi pareva di averti detto esplicitamente che
questa parola non ha alcun significato!-
Prima che Goku potesse essere linciato
dall'improvviso attacco d'ira della ragazza, Crilin convenne che avrebbero fatto
meglio a seguire la proposta di Tenshinhan, così Chichi fece accomodare i nuovi
arrivati in casa, servendo loro una bibita com'era solita fare con qualsiasi
ospite.
- Il problema principale sarà fare i
conti con le sue capacità speciali...- sospirò il giovane Gohan, portandosi una
mano al mento.
- Prima di tutto servirà valutare la
sua potenza al momento dell'arrivo, sperando che non abbia assorbito troppa
energia dalle stelle che ha incontrato nel suo cammino.- fece Piccolo,
pensieroso.
Mahei scosse il capo.
- Nonostante sia impossibile, anche se
giungesse qui debolissimo, avrebbe modo di rifarsi in pochissimo tempo, traendo
la forza necessaria a ucciderci tutti dal vostro Sole.- annunciò, occhi chiusi,
testa china e braccia incrociate al petto.
- Accidenti!- si lagnò Crilin - E
anche volendolo calcolare per far cadere il suo arrivo durante la notte, è
impossibile! Tra trentasei ore sarà pieno giorno!-
Chichi fissava i guerrieri senza
emettere il minimo suono, il vassoio stretto tra le braccia, mentre Goku aveva
l'aria di star riflettendo profondamente.
- Ci serve qualcosa che schermi il
sole, cosicché Nook, una volta sulla Terra, non possa ricevere l'energia
dall'astro.- soggiunse il namecciano, appoggiato ad una parete dall'altra parte
della stanza. I terrestri si stupirono visibilmente.
- E come lo troviamo in così poco
tempo... questo 'qualcosa'?- domandò Yamcha, appoggiando un gomito sul tavolo ed
il mento sulla mano - Ma soprattutto che diamine potremmo inventarci per
oscurare il sole?!-
- Un'eclisse.- disse Mahei, con
semplicità.
Tutti gli occhi si trovarono
improvvisamente puntati su di lei.
- Ma... ma... che io sappia non sono
previsti fenomeni di questo genere, in questo periodo!- intervenne Crilin,
pensoso e stupito, tentando di capire come potesse essere realizzato un piano
del genere - Non potremmo mai spostare la Luna a nostro piacimento!-
- Era qualcosa a cui avevo già
pensato.- si spiegò la ragazza, riaprendo gli occhi - Credo voi sappiate che tra
i saiyan è diffusa la tecnica che permette di creare una luna artificiale per
sfruttare al meglio le proprie capacità.-
- E trasformarsi in gigantesche
scimmie...- annuì Goku, quasi a sé stesso.
- E... come hai intenzione
di...?- Crilin non portò a termine la frase, lasciandola cadere nella speranza
che Mahei la raccogliesse.
- A creare una luna che faccia da
schermo al vostro Sole, posso pensarci io. Ma mi occorrerà tempo, molto tempo.-
piegò il capo da un lato e si scostò una ciocca di capelli che le copriva gli
occhi - Dal momento che la massa da coprire è molto più che rilevante, temo avrò
bisogno di diversi minuti per creare una sfera abbastanza grande. Durante tutto
quel tempo voi dovrete battervi con il nemico e tenerlo occupato, finché non
potrà più ricevere energia.-
Ci vollero alcuni istanti prima che
tutti iniziassero a pensare in quei termini, poi la voce di Ten si levò
alta nel silenzio.
- Potresti cominciare a crearla ora,
per intanto, così ci risparmieremmo tempo e fatica.-
- Lo escludo.- la ragazza riportò le
braccia incrociate - Nook non è stupido, se avvertisse un'anomalia nel ciclo del
pianeta, sarebbe anche capace di distruggere tutto quanto dallo spazio aperto, quando
il nostro obiettivo è farlo atterrare ed affrontarlo faccia a faccia. In secondo
luogo, le lune artificiali hanno una durata limitata: se il suo viaggio dovesse
subire un ritardo o qualche altro imprevisto, rischieremmo di perdere minuti
preziosi. E' per questi motivi che comincerò a creare il satellite solo quando
saremo sicuri del suo arrivo, in un luogo riparato, di modo che non se ne
accorga. Una volta tolta di mezzo la sua fonte d'energia inesauribile, avremo
annullato il nostro svantaggio e potremo giocare ad armi pari.- fece una pausa,
poi schiuse di nuovo le labbra - Ma vi avverto che anche allora non sarà
un'impresa facile.-
Il tempo che separava i guerrieri
dallo scontro con lo schiavo liberato era giunto ormai agli sgoccioli. Ognuno di
loro si era fatto avanti con proposte differenti, riguardanti tecniche e
strategie da utilizzare nel momento clou della battaglia, ma oramai la parte più
importante del piano era stata definita con successo.
Al di fuori di questo, Crilin pareva
sempre un po' preoccupato, Ten cominciava a pensare che per Jaoizi sarebbe stato
uno scontro troppo pericoloso e Yamcha aveva da tempo fissato il suo sguardo e
le sue attenzioni sul nuovo elemento della banda che se ne stava
sulle sue, indifferente ed alquanto infastidito dal sentirsi chiamare 'sorella'
da una persona che a malapena aveva mai visto in vita sua.
Goku, invece, era sempre più convinto
che sotto quel guscio di dura roccia battesse un cuore di carne e sangue come in
un qualsiasi appassionato essere vivente. Oltretutto Mahei, con i suoi
atteggiamenti scostanti ma risoluti, gli ricordava Piccolo ogni minuto di più.
Con lui era stata una battaglia terribile, doveva ammetterlo, il suo primo vero
consapevole scontro... quello che aveva fatto di lui, di entrambi, degli uomini.
E quella ragazza, con i suoi modi
autoritari ma riservati, sembrava poter carpire intimamente ogni sensazione che
attraversava l'animo del namecciano... anche se pareva essere l'unico ad
essersene accorto. Forse il possedere entrambi una componente demoniaca li
rendeva in un certo qual modo affini, anche se non voleva arrischiarsi ad
affermare cose di cui non era pienamente sicuro... dopotutto per Radish, pur
essendo fratelli in tutto e per tutto, non aveva avvertito il benché minimo legame.
Fu proprio quando Son Gohan fece per
mettere piede fuori di casa, che un terzo boato ruppe la calma del bosco
circostante. Stormi di uccelli presero a volare repentinamente verso il cielo,
mentre la terra tremava. Ogni singola foglia, ogni minimo atomo d'aria erano
scossi dal terremoto e negli occhi dei guerrieri si fece largo uno scuro alone
di timore e consapevolezza.
- E' lui.- annunciò Mahei, fredda ed
impassibile.
Senza perdere altro tempo il gruppo si
levò in volo allontanandosi dall'abitazione di Goku, dove Chichi, rimasta sulla
soglia, esprimeva dagli occhi tutto il rammarico e l'ansia che animavano il suo
cuore.
Gli dei presenti si empirono dell'aura malefica di Nook, tanto che i più deboli ne
furono scossi.
Oramai era chiaro: il mostro era
arrivato.
- Siamo fin troppo vicini.- fece di
nuovo la ragazza, rompendo il silenzio - Io mi fermo qui, non appena avrò
lanciato in aria il satellite vi raggiungerò sul campo. Fino ad allora - rivolse
uno sguardo espressivo ad ognuno di loro - cercate di non morire.-
Detto ciò la giovane scese, atterrando
con un piede sul terreno brullo e roccioso, posizionandosi tra due sporgenze: il
luogo ideale per creare una luna tanto grande da riuscire ad oscurare il sole.
Non aveva voluto protezione quando, il
giorno prima, si era parlato di un'eventuale scorta che sarebbe servita a
difendere Mahei da altrettanto eventuali attacchi del nemico. Ma lei non aveva
voluto sentire ragioni, se la sarebbe cavata da sola, ogni guerriero avrebbe
dovuto impegnare tutto sé stesso nello scontro con Nook, non era da
sottovalutare. Al resto avrebbe pensato lei.
La navetta, molto simile a quella di
un qualsiasi saiyan, si trovava, immobile, fumante e minacciosa al centro di una
voragine.
Gli occhi dei guerrieri, puntati sul
portello, attendevano silenziosi e risoluti di conoscere l'aspetto del nemico.
Ci volle poco perché fossero accontentati.
Con estrema lentezza lo sportello si
aprì e da esso fuoriuscì un essere mostruoso e sconosciuto: la pelle violacea e
lucente, come quella di un serpente acquatico, rifletteva i raggi del sole
emettendo un leggero lucido bagliore, mentre le mani artigliate e il cranio
allungato, ricordavano lontanamente la terza metamorfosi di Freezer.
Contraendo i possenti muscoli di
braccia e gambe, Nook assunse un'aria stupita nel constatare che un gruppo di
guerrieri, sul ciglio del cratere, lo stava fissando con sguardi decisi, quasi
si aspettassero il suo arrivo. Le sue labbra si deformarono in un ghigno
malefico, quando si rese conto che tra loro c'erano ben due saiyan.
- Siete venuti a vedere la vostra
fine, scimmioni!- prese a ridere malignamente - Mi avete risparmiato un viaggio
intorno a questo stupido pianeta, con l'obiettivo di trovarvi!-
Goku strinse i pugni, per nulla
impressionato.
- Siamo venuti per sconfiggerti!!-
annunciò caparbio Yamcha, prima di lanciarsi in un attacco frontale.
Intuita la mossa sciocca dell'amico,
Tenshinhan lo seguì a ruota, tentando di rendere l'impatto meno violento per
entrambi, ma ormai Nook aveva già creato una sfera d'energia abbastanza grande
da da scaraventarli entrambi al suolo, metri e metri più in là.
- Ten!- gridò Jaoizi, correndo
incontro al compagno.
Con una risata ancor più decisa e
agghiacciante della precedente, l'alieno si levò in volo fuori dal cratere, per
colpirlo con un raggio emesso dagli occhi color ambra.
E così, il secondo allievo
dell'Eremita della Gru cadde, privo di sensi, accanto ai compagni già distesi al
suolo.
- Accidenti! Che mossa stupida!-
esclamò Crilin, nella voce un misto di rabbia e risentimento - Dobbiamo
attaccarlo finché è voltato di spalle!-
Immediatamente, in compagnia di Gohan,
il terrestre si apprestò a colpire l'avversario con una delle tecniche che
avevano messo a punto tempo prima tramite proiezioni mentali, quando dovettero
affrontare il viaggio per Namecc senza possibilità di allenamenti fisici.
Goku fece appena in tempo a schiudere
le labbra per dire ai due di fermarsi, quando Nook si voltò repentinamente e,
con un potente pugno, scaraventò il suo migliore amico contro un massiccio masso
poco lontano.
Gohan schivò il colpo e si preparò a
contrattaccare con un calcio che colpì l'alieno ad una spalla. Nonostante
l'attacco fosse andato a segno, quest'ultimo lo afferrò con facilità per una
caviglia e con un minimo sforzo gli fece seguire la traiettoria che poco prima
aveva coperto il corpo ormai incapace di reagire di Crilin.
- Gohan!- gridò il padre, i muscoli
serrati.
- Ah, dannazione. Meno male avevamo
concordato di non fare mosse avventate!- imprecò Piccolo, ma prima che potesse
terminare la frase, ecco che dall'orizzonte comparve un puntino sempre più in
celere avvicinamento.
- Vegeta!- esclamò l'altro saiyan,
mentre il principe si faceva largo tra le nuvole e, senza guardare in faccia
nessuno dei presenti, si lanciò direttamente all'attacco contro l'alieno.
- Te la farò vedere io, maledetto
mostro!- ringhiò a denti stretti, tempestandolo di pugni. La rabbia per essere
stato sconfitto bruciava nel suo animo sino a giungere in superficie nei suoi
occhi, ardenti d'odio.
Lo scontro divenne serrato e parve che
per diversi minuti i due fossero alla pari, ma quando si separarono in alto nel
cielo, l'affaticamento di Vegeta era evidente, mentre Nook sembrava ancora non
aver cominciato a combattere.
- E' inutile! Totalmente inutile! A
quanto vedo siete provvisti di una stella così calda e giovane...- sogghignò,
volgendo lo sguardo al sole. Immediatamente il suo corpo s'illuminò come fosse
incandescente e lui poté concentrare tra i palmi delle mani una sfera sempre
crescente d'energia.
- Consideralo come un regalo d'addio,
principe dei miei stivali!- gridò, mentre il fragore del globo si faceva sempre
più forte - Si chiama... Occhio della Stella!!- aggiunse poi, mentre il
cielo si oscurava e la sfera raggiungeva Vegeta, ormai privo di forze.
Un immenso polverone si alzò
dall'impatto, che sprigionò una luce rossastra ed intermittente, proprio come se
una stella stesse rivolgendo il suo sguardo rovente sulla vittima designata.
Il saiyan, boccheggiante, si ritrovò
disteso al suolo coperto di terra e del suo stesso sangue, quand'ecco che a
pochi centimetri si stagliò l'ombra dell'avversario, che ancora sogghignava con
cattiveria.
- E' giunta l'ora del colpo di
grazia.- sibilò, riducendo gli occhi a due fessure - Sei pronto per una bella
replica?- fece per mettersi di nuovo in posizione e rivolgere lo sguardo al
sole, quando le sue palpebre si spalancarono, incapaci di comprendere
l'accaduto.
- Ma che diavolo... dov'è finita la
stella?!- urlò, quando i suoi occhi incontrarono una gigantesca luna a fare da
schermo all'astro e si rese conto che la semioscurità calata durante il suo
colpo speciale non si era dissipata.
- Mahei ce l'ha fatta!- esclamò Goku,
stringendo un pugno, fiducioso.
- Dannati saiyan! Avete firmato la
vostra condanna!- sbraitò di nuovo il mostro, concentrando le sue energie per
dare il colpo finale a Vegeta quando, come un proiettile, fu colpito da una
gomitata di Mahei in pieno viso.
Mentre Nook colpiva rovinosamente un
rilievo, la nuova venuta toccò di nuovo terra, massaggiandosi i polsi. Aveva
terminato il lavoro, concentrando al massimo le energie poi, senza perdere
nemmeno un secondo, si era lanciata in volo quasi raso terra, per giungere, alla
fine, dritta sul muso del viscido individuo.
- Per fortuna non dovevate farvi
ammazzare.- fece, notando i corpi inerti dei guerrieri svenuti.
- I migliori sono ancora in piedi.-
soggiunse Piccolo, rivolgendole uno sguardo deciso.
Il cumulo di macerie sotto cui era
finito il nemico si scosse e questo risorse, più spazientito che mai.
- Eccolo che ritorna.- sussurrò lei,
rimettendosi in posizione di difesa.
L'impatto fu violentissimo. Sembrò
quasi che dall'unione dei due avambracci contrastanti si dovesse formare un
secondo cratere tutt'intorno ai contendenti, isolandoli in una nuova voragine.
Ma Mahei saltò all'indietro, riuscendo a parare anche un colpo di energia, che
andò a cadere poco lontano dagli occhi semichiusi del piccolo Gohan.
Il bambino si scosse, riprendendo
lentamente i sensi e rimettendosi in piedi. Lo scontro si stava facendo sempre
più serrato, la velocità delle mosse dei due lo sconcertò, così come la rabbia e
la potenza con cui Nook colpiva la ragazza e la determinazione con cui lei
parava e contrattaccava.
- Avanti, Goku.- asserì d'un tratto
Piccolo, pronto per attaccare.
- No.- il saiyan lo frenò con un cenno
del capo, serio - Non intervenire, Piccolo. Ce la farà.-
- Ma che dici?!- il namecciano
spalancò gli occhi, incredulo - Non hai visto che fine hanno fatto gli altri?
Così finirà per farsi ammazzare!-
L'amico distese le labbra in un
sorriso placido, pur mantenendo le sopracciglia aggrottate.
- Non preoccuparti per lei, ha dato
prova di sapersela cavare benissimo.- rispose.
- Sei impazzito?!- ribatté l'altro -
Non mi preoccupo certo per lei! Ma non possiamo permettere che ci sconfigga ad
uno ad uno, dobbiamo intervenire!-
Il silenzio di Goku lo irritò
parecchio. D'altra parte, Mahei era ancora occupata nello scontro, ma era
abbastanza vicina a Nook da permettersi di poterlo colpire con un drastico e
potente attacco: il suo pugno lo raggiunse di nuovo in pieno volto ed il nemico
cadde rovinosamente tra le rocce per la seconda volta, accompagnato
dall'agghiacciante suono delle sue ossa incrinate.
Il silenzio invase tutt'un tratto la
spianata, mentre una leggera polvere si diradava dal luogo dell'impatto. Il
piccolo Gohan zoppicò più veloce che poté dal padre, punto di riferimento e
protezione, pur mantenendo gli occhi puntati sul cumulo di macerie.
Di nuovo senza preavviso le rocce si
sgretolarono intorno all'aura infiammata di Nook, furente, che sorse dalla
terra.
- Maledetta ragazzina!- imprecò,
fissando Mahei con tutto l'astio di cui era capace - Ma se non posso colpire te,
allora colpirò i tuoi compagni!!-
I suoi occhi scintillarono di fuoco e
di nuovo concentrò tutte le sue energie nei palmi delle mani.
- Via di lì!!- urlò la ragazza,
scattando in una corsa verso i tre. Li raggiunse appena in tempo per spintonare
fuori dal raggio d'azione Goku e Piccolo e prendere in braccio il bambino,
piegandosi per coprirlo.
Il raggio la colpì inevitabilmente
alla schiena, avvolgendola in un fascio di luce bruciante e letale. Per tutta
l'interminabile durata del flash, Gohan si strinse a lei con tutta la forza che
aveva, sperando e pregando di non morire, mentre Mahei aveva voltato al cielo il
volto e spalancato gli occhi per il tremendo ed insopportabile dolore.
Non fuoriuscì un gemito, un urlo, un
soffio, dalle sue labbra insanguinate, nemmeno quando la luce si diradò e lei
cadde inerte con l'armatura sul dorso in frantumi e fumante. Il ragazzino la
sorresse, per quanto poté, mentre lacrime di terrore, dolore e raccapriccio gli
riempivano gli occhi e la sua espressione mutava repentinamente in
rancore e disperazione.
- Ma... Mahei! Rispondi!- la scosse,
quasi temendo di farle ulteriore male, toccandola.
Fu Piccolo ad interrompere il rigetto
di energia da parte di Nook, colpendolo rabbioso con un calcio, proprio mentre
quest'ultimo era occupato a sogghignare soddisfatto. Dall'altra parte Goku era
pronto ad accoglierlo, prima che cadesse, sferrandogli un deciso colpo allo
stomaco.
Entrambi avevano portato al massimo la
loro forza spirituale, lasciando interdetto l'avversario, che oramai era in
balia dei loro attacchi: fu capace di reagire una sola volta per colpire il
saiyan, che cadde senza gravi danni, ma oramai Nook aveva consumato tutte le sue
energie e non poteva contare sull'ausilio di alcuna stella.
- Papà...- la flebile voce di Gohan
attirò l'attenzione del giovane guerriero, che stava per rialzarsi e lanciarsi
di nuovo all'attacco. Si voltò verso di lui, a pochi metri dietro le sue spalle,
e lo trovò accanto al corpo sanguinante della ragazza.
Mentre Piccolo non lasciava tregua
all'avversario, tempestandolo di possenti colpi, Goku, con un misto di stupore e
tenerezza notò che il figlio aveva incrociato le proprie mani con una di quelle
di Mahei e la stava stringendo forte.
- Kakaroth...- la sua voce gli arrivò
come un flebile sussurro e tra le ciocche scomposte di capelli biondi che le
coprivano gli occhi, poté scorgere uno sguardo fraterno... per la prima volta.
Senza aggiungere altro, ma con gli
occhi ed il cuore colmo delle parole mute che si erano rivolti, Son Goku serrò
solennemente le palpebre, lasciando che un'aura dorata l'avvolgesse e gli
penetrasse nel cuore, fortificandolo e illuminandolo d'onore.
Quando il super saiyan tornò a
mostrare le sue iridi azzurre al mondo, l'esito dello scontro fu deciso.
- Pagherai per quello che hai fatto!-
ringhiò, raggiungendo di nuovo il nemico - E non ti perdonerò! Mai!-
Gli occhi di Nook, che fino ad allora
erano stati colmi d'odio ed arroganza, si riempirono di terrore ed angoscia,
consci di essere giunti al termine di una corsa di sola andata.
Prima che potesse creare un nuovo
Occhio con le residue energie rimaste, Goku lo anticipò, formando tra le sue
mani l'onda Kamehameha che più di una volta gli aveva permesso di concludere con
una vittoria cruciali battaglie. L'urlo del nemico, all'impatto con la bruciante
energia azzurra, risuonò per tutta la vallata, sino al momento in cui venne
disintegrato dalla potenza schiacciante che lo trascinò via, disperdendone le
ceneri nell'aria.
Con un profondo sospiro il saiyan
riprese le sue normali sembianze, raggiungendo a terra il figlio e gli amici.
- State tutti bene?- domandò, notando
che Tenshinhan stava sorreggendo uno Yamcha piuttosto malconcio e Jaoizi
riapriva a malapena gli occhi.
- Ah, accidenti a me e alla mia mania
di voler fare l'eroe...- sbuffò il ragazzo, appoggiandosi alla spalla di Ten.
- Beh, la prossima volta pensaci due
volte, prima di mettere in pericolo tutti quanti... - ridacchiò Crilin, disteso
supino, tenendosi il torace dolorante.
- Come sta?- la voce di Piccolo pareva
quasi ansiosa, quando giunse alle orecchie del saiyan, accovacciato accanto al
corpo della sorella.
- Piuttosto male, non respira quasi
più.- fu la risposta che gli arrivò, ma prima che Goku potesse aggiungere altro,
il namecciano si voltò verso il cielo, schiudendo di nuovo le labbra.
- Ci servono dei senzu, Karin non
dovrà fare storie, ora...- ma prima che la frase fosse portata a termine, ecco
che dal cielo, in lontananza, si avvicinò una navetta. Quando atterrò, una
preoccupatissima Chichi balzò giù senza aspettare che Bulma, dal sedile
anteriore, spegnesse il motore.
- Oh, Gohan! Stai bene, piccolo mio?!-
domandò, tastando fronte e polsi del bambino - Ecco, prendi questo, su!- lo
costrinse ad ingoiare qualcosa che aveva appena estratto dal sacchetto che
teneva stretto in grembo. In men che non si dica le ferite del ragazzino
divennero solo brutti ricordi e le energie ricominciarono a rifluire nel suo
corpo.
- Chichi! Hai portato i senzu!-
esclamò Goku, voltando il capo verso la moglie.
- Tutti quelli che ci erano rimasti in
casa.- annuì lei, decisa.
- Sono passata a vedere se Yamcha era
da voi - Bulma scese dalla navetta volante, ravviandosi un ciuffo dietro un
orecchio - e Chichi ha voluto raggiungervi a tutti i costi! Potevate almeno
dirlo che stavate combattendo contro un'altra minaccia!-
- Non ora, Bulma.- il saiyan fece
cenno alla moglie di consegnarli un fagiolo, che somministrò con cura a Mahei,
sostenendole la nuca con l'altra mano.
Gli occhi turchini della ragazza si
spalancarono di scatto, accompagnati da un improvviso respiro, proprio mentre
l'espressione preoccupata di Piccolo si sciolse in un lieve, sereno sospiro di
sollievo.
- Avanti, prendetene uno anche voi.-
ora Goku sorrideva, rivolto agli altri compagni. Così anche Ten, Crilin, Yamcha
e Jaoizi poterono tornare nelle loro normali condizioni, lividi e ferite
scomparvero come neve al sole.
- Emh...- Bulma fece un passo avanti,
raggiungendo gli altri - chi è questa ragazza? Non l'ho mai vista.- domandò con
aria perplessa, vedendole indosso la tipica armatura dei saiyan e dei soldati di
Freezer. La ragazza, che nel frattempo si era rialzata, si sentì di nuovo
battere sulla schiena ormai nuda la mano del saiyan.
- Oh, lei è Mahei! E' mia...- fece per
riattaccare, quando si voltò verso di lei, incerto se pronunciare o no la parola
ormai divenuta classica.
- Sorella, sì, sì.- concluse quella con un sospiro, alzando gli occhi al cielo. Goku scoppiò in una risata
divertita e soddisfatta.
- Esatto, la mia sorellina!- esclamò
portandosi l'altra mano dietro la nuca.
- Ehi. Sorella andava bene. Ora non
esagerare.- intervenne Mahei, guardandolo in tralice.
La risata contagiò anche i presenti,
solo lei non riusciva a comprendere cosa avesse detto di così divertente, finché
non incontrò lo sguardo di Piccolo che pareva dirle 'ci farai l'abitudine',
allora alzò le spalle e si concesse un sorriso.
- Un momento! E Vegeta?- fece Gohan,
assumendo un'aria interrogativa e perlustrando con gli occhi tutta la spianata,
compreso il punto in cui aveva visto per l'ultima volta il saiyan, disteso al
tappeto.
- Già... non ce n'è traccia!- gli fece
eco Crilin, accorgendosene. Bulma si portò una mano al petto.
- Un momento... volete dire che c'era
anche Vegeta?!- esclamò - Oh, insomma! Io non ci sto capendo più nulla! Ma non
era nello spazio ad allenarsi? E poi cos'è questa storia della sorella?!
Qualcuno vuole spiegarmi?!-
Yamcha le si avvicinò.
- Ti riferiremo tutto più tardi,
quando saremo tornati a casa.-
Ad un tratto una scia luminosa
attraversò il cielo: la navetta di Vegeta si apprestava a ritornare nello spazio
profondo, dove il principe avrebbe tentato di superare il limite e raggiungere
lo stadio del super saiyan.
Gli occhi dei presenti incontrarono
inevitabilmente la luna artificiale che ancora brillava nel cielo oscurato.
- Ehi, hai creato davvero una luna
fenomenale!- fece Goku alla sorella, schermandosi gli occhi con una mano.
- Ti credo sulla parola,- sorrise lei,
alzando le spalle - se la guardassi mi trasformerei in una scimmia.-
- Eh eh, a proposito, grazie!-
- Che...? Dovrei essere io a
ringraziare voi per l'aiuto...- la ragazza rimase alquanto perplessa - Grazie...
per cosa?-
- Oh, per le solite cose!- rise Goku,
in risposta - Per averci avvertiti, per averci dato una possibilità di
sconfiggere un nemico altrimenti invincibile, per aver salvato me, Piccolo e mio
figlio, eccetera, eccetera!-
Mahei scosse il capo, ancora incerta
se trovare o meno le parole per replicare, ma poi si limitò sospirare in un
nuovo sorriso.
- Non c'è di che.- fece, lasciandosi
trasportare dalla semplicità del fratello.
- Resterai qui con noi, ora?- la voce
di Gohan la raggiunse inaspettata, negli occhi tutta l'innocenza e la speranza
di un bambino.
- Eh... io non... - fece per
rispondere lei, quando Piccolo la interruppe.
- Hai altri impegni, lassù?- le
domandò, indicando il cielo con il pollice della mano destra, mentre mantenne la
sinistra incrociata al braccio.
- Non credo...- replicò di nuovo la
ragazza, sempre più spaesata.
- Beh, allora torniamo a casa! Ho una
fame da lupi!- soggiunse Goku, portandole una mano intorno alle spalle e
spingendola al centro della spianata. Mahei si sentì tutt'un tratto al centro
dell'attenzione, un po' impacciata, un po' stranita ed un po' in soggezione.
Forse nemmeno nelle sue fantasie più bizzarre aveva mai immaginato che su un
pianeta sperduto, in una regione sperduta, esistessero persone capaci di farla
sentire a casa con un sorriso, di farle dimenticare il gelo dello spazio e della
solitudine, di renderla parte integrante di una famiglia che non aveva mai
avuto.
- E ricorda che mi devi una
rivincita.- Piccolo le si avvicinò tendendole una mano con il sorriso più
semplice e spontaneo che anche Goku stesso gli avesse mai visto fare.
- Lo so.- sorrise Mahei di rimando,
accogliendo la stretta e lasciando che la sua mano le apparisse così
incredibilmente bianca e piccola in confronto a quella della persona che, in un
futuro molto vicino, sarebbe
diventata per lei una delle stelle più brillanti del firmamento.
[Capitolo 1: fine - Continua...]
- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla
visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo
ogni mia produzione:
http://silenceandwords.altervista.org/
|
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Capitolo 3 *** Lo specchio - Parte 1 ***
FANFICTION
| E piovve dalle stelle |
| Introduzione |
Come non previsto, il capitolo precedente è stato gradito e recensito per
cui, inaspettatamente, mi sono trovata a rivedere e correggere anche il secondo
step. Mi sembra incredibile... è passata una vita da quando ha visto la luce per
la prima volta! Allora tutti ci preoccupavamo di varie profezie sulla fine del
mondo, del millenum bug, ecc. ed ora, guardateci, evoluti e più tecnologici che
mai. (Ciò per dire che è trascorso un bel po' di tempo. xDD)
Ringrazio profondamente tutti coloro che hanno trascorso un po' di tempo in
compagnia della mia storia, una nota
particolare va a shalna, che è stata così brava da scoprire che le prime due
lettere del nome 'Mahei' derivano da quel 'Ma Junior', pseudonimo - dal
significato noto - di Piccolo al ventitreesimo torneo Tenkaichi. Che
attenta osservatrice!
Un po' diverso dal pezzo introduttivo, questo capitolo punta un po' più sui
rapporti interpersonali. E spero in futuro di poter correggere anche il terzo.
Per ora, buona lettura a chi vorrà soffermarsi su questa seconda avventura.
| Lo specchio | Parte 1 |
Un sommesso cinguettio attorniava la radura e penetrava con
soave musicalità nel piccolo, luminoso, ambiente domestico. Il sole appena
nato indorava le cime degli alberi, conferendo al bosco un etereo aspetto
aureo, riflettendosi sulle gocce di rugiada che impregnavano i rami.
Gli occhi neri di Chichi, tutt'altro che luminosi, si
voltarono infuriati verso il marito, tutto intento a divorare una sostanziosa
colazione.
In poco tempo dalla tavola sparirono ben tre involtini ancora
caldi, due panini appena sfornati ed una ciotola di riso.
- Aaah!- sospirò Goku, appoggiando il dorso allo schienale
della sedia - Questa sì che si dice una bella colazione!- sorrise tutto
contento, tenendosi la pancia.
- Oh, siamo alle solite!- sbuffò la moglie, decisamente
contrariata. Il giovane guerriero le rivolse uno sguardo interrogativo,
alzandosi e sistemandosi la cintura della divisa.
- Cosa c'è, tesoro?-
- E me lo chiedi anche?!- ringhiò la donna, serrando i pugni
- Dov'è Gohan?!-
Goku si strinse nelle spalle, come in preda ad uno spiacevole
dejà vu, consapevole che di lì a due secondi sarebbe partita una sfuriata
memorabile.
- E' uscito poco prima dell'alba per allenarsi con Piccolo
e Mahei.- rispose, preparandosi per tapparsi le orecchie.
Ma stranamente Chichi si lasciò cadere stancamente su una
sedia, con un lungo sospiro. Una ciocca di capelli neri le coprì il volto e
lei rimase in silenzio finché il marito non si chinò verso il suo volto scuro,
scrutandolo con preoccupazione.
- Qualcosa non va?- domandò, sospettoso.
- E me lo chiedi anche!- sbottò l'altra, saltando in piedi -
Ah, Goku! Non ho nemmeno più la forza di arrabbiarmi! Non ti ricordi tutto
quello che ho fatto per trovare una ragazza a Piccolo? Filava tutto liscio
finché Mahei non è scesa dal cielo e ha rovinato tutto! Niente in contrario,
certo è pur sempre tua sorella, eccetera eccetera, e sarebbe anche potuta
tornare utile al mio scopo se fosse stata meno... battagliera, ecco! Ma non
poteva essere una principessa impaurita, piuttosto che un guerriero fanatico
come tutti voi?! Così non fa altro che dare a Gohan degli input negativi e
quel bambino continuerà ad allenarsi imperterrito, invece che studiare!-
Il discorso filava, effettivamente, ma Goku continuava a non
vederci nulla di male anzi, considerava l'arrivo di Mahei come una vera
fortuna. In tutto il tempo che era trascorso dal suo arrivo aveva avuto modo
di imparare molto da lei, da ciò che raccontava dello spazio e anche di
apprendere nuove tecniche e piccoli trucchi da usare in combattimento. Si
erano completati, insomma, e ciò non poteva far altro che renderlo fiero e
felice. Ma ovviamente Chichi non era del medesimo avviso...
- Beh, ma in un certo senso non è quello che volevi tu? Non
credo che Mahei sia interessata a badare alle faccende domestiche, ma con il
tuo aiuto potrebbe anche imparare a cucinare!- sorrise, convinto - Anche se
penso che Piccolo la preferisca com'è. Sai, c'è un legame strano tra quei due,
non riesco a capire... Piccolo non aveva mai guardato nessuno a quel mod...-
- Ma allora non hai capito nulla!- lo interruppe la donna -
Il mio obiettivo non era far felice il tuo amico demone trovandogli una
moglie, ma fare in modo che, così facendo, le sue attenzioni si rivolgessero
ad una persona che non fosse Gohan! Se Piccolo si fosse dedicato completamente
ad una ragazza normale, non avrebbe più avuto modo di trascorrere del
tempo ad allenare nostro figlio! E invece no! Mahei è cresciuta in mezzo a
chissà quali guerre, come puoi pretendere che impari a cucinare? E' un
guerriero e cosa fanno i guerrieri? Combattono! Finché si allena con Piccolo
non mi da alcuna preoccupazione, ma Gohan la vede come un brillante esempio da
seguire, proprio come vede il suo maestro! Ecco perché premo tanto sul fatto
che Mahei non è una ragazza comune... se lo fosse stata, perlomeno quel
bambino avrebbe capito che ognuno ha la sua vita privata. Ed invece tua
sorella è esattamente uguale a te e, a maggior ragione, Gohan non sa starle
lontano! E chi c'è con lei? Piccolo, ovviamente! Ah, non me ne va bene una...
e pensare che c'ero così vicina...- sospirò, prendendo fiato.
Durante questo lungo soliloquio, Son Goku aveva assunto
un'aria un po' stranita: non aveva mai compreso per quale arcano motivo Chichi
si arrabbiasse sempre per lo stesso motivo e si dannasse l'anima per trovare
una soluzione efficace, i cui piani, puntualmente, andavano a rotoli.
Fu quando fece per aggiungere qualcosa che bussarono alla
porta. Due colpi decisi.
- Ecco, vedrai che è Gohan che ha deciso di tornare a
studiare!- ridacchiò, afferrando serenamente la maniglia e tirandola verso di
sé.
Con sorpresa gli si delineò di fronte agli occhi la figura di
Mahei e, dietro la sua spalla la testa reclinata di suo figlio.
- Ciao.- fece la ragazza, chinando il capo da un lato e
lasciando che la lunga chioma di capelli biondi le scivolasse via dal dorso
per non infastidire Gohan - Si è fatto male ad un ginocchio.- annunciò poi,
riferendosi al bambino, ma stando ben attenta a nascondere la causa
dell'incidente davanti all'eccessivamente apprensiva madre - ovvero una
violenta ed inaspettata gomitata di Piccolo alla nuca, che lo aveva fatto
capitombolare rovinosamente al suolo. Di certo Chichi non sarebbe stata
entusiasta, anzi, si sarebbe precipitata fuori per linciare il namecciano,
incurante del fatto di essere un moscerino di fronte ad un elefante.
- Oh, no! Gohan!- il suo urlo confermò quando Mahei aveva
appena pensato - Ti senti molto male?!-
- Eh...- il piccolo voltò il capo verso di lei, rimanendo
aggrappato alle spalle della ragazza - No, mamma, zoppico solo un po'.- tentò
di sorridere per dissipare i timori e la rabbia della madre che, senza voler
ascoltare altre ragioni, lo fece scendere dalla schiena della nuova venuta per
accomodarlo su una sedia.
- Grazie per averlo riportato a casa! Ah, se fosse stato per
Piccolo...- cominciò la donna, prendendo a frugare nella credenza.
- Veramente poteva tornarci anche da solo,- Mahei assunse
un'aria stranita - sa levitare e... -
Goku le lanciò un'occhiata eloquente, prima che Chichi
potesse voltarsi e lanciar loro contro qualcosa.
- E... comunque ho preferito riaccompagnarlo di persona!-
aggiunse in fretta la ragazza - Non si sa mai.-
Il fratello tirò un impercettibile sospiro di sollievo,
mentre la moglie rimase voltata ed impegnata nella sua ricerca. I due si
scambiarono un'occhiata perplessa, mentre anche Gohan scrutava la madre in
cerca di qualche indizio.
- Abbiamo terminato i senzu! E Karin ha detto che dovremo
aspettare dei mesi perché maturino i nuovi semi...- fece questa, con estremo
rammarico, dopo che ebbe richiuso le ante. Ma subito dopo una luce improvvisa
le illuminò il volto - Ma questo significa che per un po' non potrai
allenarti, caro! E' l'occasione che aspettavi per riprendere gli studi, non è
così?-
- Eh... veramente... sì mamma.- si trovò a rispondere il
bambino, sotto lo sguardo categorico della donna. Quando si sentiva guardato a
quel modo aveva a tratti paura: Chichi sapeva essere dolce e premurosa, ma
anche tremendamente autorevole ed imperante che certe volte preferiva stare
ore e ore ad essere malmenato da Piccolo in allenamento, che sottostare alle
sue sgridate ed ai suoi comandi!
Temeva che con l'andare del tempo e le continue ramanzine, lo
studio che tanto adorava avrebbe finito per andargli in odio... e questa era
l'ultima cosa che desiderava! Ma forse sua madre non se ne rendeva nemmeno
lontanamente conto...
- Io tolgo il disturbo.- fece ad un tratto Mahei,
riavviandosi verso la porta e strappandolo alle sue considerazioni - Ho una cosa da fare. Ci vediamo.- poi si voltò
verso di lui, strizzandogli un occhio - Rimettiti presto.-
I tre rimasero a guardarla mentre prendeva il volo e spariva
verso l'orizzonte, poi Chichi si portò le mani ai fianchi, mentre Goku
richiudeva la porta.
- Ah, è ora di dare una bella rispolverata ai tuoi libri di
matematica!- sorrise la donna, divenuta tutt'un tratto raggiante.
- Non è meglio fasciargli prima la gamba...?- intervenne il
padre, seguendola nell'altra stanza con lo sguardo.
Il sole alto del mattino oramai splendeva raggiante
sull'intera cittadina, illuminando i tetti e riflettendosi sulle finestre dei
grattacieli più alti. Una leggerissima brezza primaverile spirava da ovest, ma
in pochi parevano accorgersene e beneficiarne, già tutti occupati e presi
dalle loro faccende: uomini d'affari con valigette colme di documenti, madri
con bambini alla mano da accompagnare a scuola, autobus strapieni e traffico
fitto.
Questo fu ciò che gli occhi di Mahei incontrarono, non appena
varcò i confini della metropoli. Non ne rimase stupita, dopotutto aveva avuto
modo di mettere piede in alcuni centri urbani alieni dall'aspetto simile a
gigantesche macchine e dotati addirittura di un cuore vivente.
Le riuscì facile trovare la Capsule Corporation, era uno
degli edifici più originali e recava la denominazione scritta a caratteri
cubitali sopra la fila di vetri ai piani maggiori.
Atterrò nei giardini, proprio di fronte a quella terrestre
chiacchierona dai modi bruschi e ad un'altra donna bionda dalla bizzarra
acconciatura, che ostentava un sorriso mieloso.
- Ma dov'eri? Sarà almeno un'ora che ti aspetto!- sbottò
Bulma, portandosi le braccia ai fianchi.
- Ho anche riscaldato il te, ma credo che si sia raffreddato
di nuovo...- aggiunse con rammarico l'altra, portandosi una mano al viso.
- Ah, lascia perdere, mamma! Questi saiyan sono tutti uguali!
Sembra che l'essere puntuali non sia nel loro DNA!-
Alle parole della ragazza, la donna fece un cenno dispiaciuto
con il capo e si voltò per raggiungere la cucina. Mahei invece si sistemò la
casacca violacea, chiedendosi per l'ennesima volta perché Kakaroth l'avesse
indirizzata proprio a questa Bulma e se davvero fosse un genio, come anche
Crilin sosteneva.
- Gohan si è ferito ad un ginocchio. L'ho riaccompagnato a
casa.- si limitò a replicare. L'altra si sciolse inaspettatamente.
- Oh, scusami tanto! E' grave? E ora come sta? Quando si
rimetterà?-
- E' una sciocchezza.- rispose Mahei, alzando le spalle,
mentre la terrestre tirava un sospiro di sollievo.
- Meno male! Beh, un giorno o l'altro dovrò decidermi ad
andare a fargli visita! E' un sacco di tempo che non vedo Goku e la sua
famiglia... Vegeta mi porta via un sacco di tempo!-
La bionda stava distrattamente a sentire il chiacchierio
dell'altra, ma all'udire l'ultima frase non poté non trattenere un'occhiata
perplessa.
- Oh... no, no, no!- Bulma arrossì violentemente - Non è come
pensi! Prima che tu ti possa fare strane idee... beh, lui si allena
incessantemente nella camera a gravità elevata che io e mio padre gli abbiamo
costruito e non passa giorno in cui non ci sia un guasto o non mi chieda
qualcosa, sai... riparazioni, abiti, asciugamani, eccetera. Ho l'impressione
di essere diventata una servetta!- aggiunse poi, con rinnovato fervore -
Ma comunque andiamo in laboratorio, ho tutto quello che ti serve.-
Detto questo le due varcarono la soglia dell'edificio, senza
rendersi conto che dal minuscolo oblò della navicella gravitazionale poco
distante, gli occhi neri e silenziosi del saiyan seguivano i loro movimenti,
finché la figura longilinea di Mahei non fu scomparsa oltre l'ingresso.
Le due percorsero un lungo corridoio dalle porte scorrevoli e
dalle pareti bluastre, sino a giungere in un'ampia stanza buia.
Bulma azionò l'interruttore ed un'intensa luce inondò
l'ambiente, scoprendo tavoli ricchi di attrezzi, monitor e tastiere, ante in
metallo contenenti chissà quali oggetti tecnologici ed un paio di sedie da
lavoro attorno al ripiano principale.
- Eccoci qua.- sorrise la terrestre, avvicinandosi ad uno dei
cassetti di un archivio e prendendo a frugarci dentro - Che tipo di capsula
preferisci? Ne ho una comoda da viaggio ed un accogliente modello spazioso.-
Mahei alzò un sopracciglio, pensosa.
- Vada per quello spazioso.- rispose, portandosi le mani ai
fianchi avvolti da una cinta porporina. L'altra si voltò con sguardo sornione.
- Ah... quindi non hai intenzione di usarla da sola...-
soggiunse, alludendo a Piccolo.
- Veramente sono andata per esclusione.- la bionda alzò le
spalle - Dal momento che non viaggio, è meglio un modello piuttosto comodo.-
Bulma non si sentì per nulla soddisfatta, così sospirò quasi
risentita ed incrociò le braccia al petto.
- Ah, sei tale e quale a Vegeta! Un pezzo di ghiaccio, non vi
smuove proprio niente, eh!-
- Pensi spesso a Vegeta.- fece Mahei, di rimando, notando che
il saiyan era stato nominato di nuovo nel giro di pochi minuti. La reazione
della terrestre fu l'opposto di quella dell'altra ragazza: arrossì di nuovo ma
non aggiunse nulla, poi si schiarì la voce come se niente fosse, per non
destare ulteriori commenti e le lanciò la capsula, che venne ricevuta al volo.
- Grazie.- disse Mahei, voltandosi e varcando di nuovo la
soglia, sotto gli occhi confusi di Bulma.
Erano trascorso diverso tempo, davvero molto, da che la
sorellastra di Goku - anche se lui preferiva chiamarla sorella - era
giunta sulla Terra. Nel momento in cui aveva incontrato il suo sguardo per la
prima volta le era parso di entrare in contatto con un essere completamente
diverso da sé, distante, grande, qualcuno in cui non sarebbe mai riuscita a
destare interesse, qualcuno per cui sarebbe passata sempre per uno dei
classici personaggi di contorno... e questo la infastidiva molto, causava un
certo disturbo alla sua dignità.
Ma dopotutto... non era la medesima sensazione che animava e
tormentava il suo animo ogni qualvolta le capitasse di incontrare lo sguardo
fiero di Vegeta? Il sospetto che quei due avessero avuto un passato in comune
si era concretizzato ancora prima di sorgere, infondo erano giunti assieme
sulla Terra, il giorno della battaglia contro Nook... e si rivolgevano l'un
l'altra con toni famigliari, seppur con poche parole.
Deglutì silenziosamente. Quelle loro esigue battute la
turbavano ancor più di qualsiasi congettura... lei passava le ore a tentare di parlare con lui, si
esprimeva con lunghe frasi e certe volte era come se parlasse da sola e
invece... invece Mahei riusciva a farsi intendere da Vegeta con una sillaba,
se era necessario. Erano fatti della stessa pasta. Chissà cos'erano stati, in
passato? Nemici? Compagni di battaglie? Amanti...?
L'ultima parola che si trovò a pensare la fece trasalire.
Avrebbe voluto tanto correre verso di lei, fermarla e domandarle tutto quello
che era necessario per dissipare i suoi timori e... e se poi i suoi timori non
fossero stati dissipati, ma concretizzati...?
Si rese conto di essere impaurita e gelosa. Di essere gelosa
di un uomo che non era mai stato suo e che con tutta probabilità la detestava,
come detestava il resto dei terrestri ed il pianeta su cui aveva deciso
temporaneamente di stabilirsi.
C'erano giorni in cui si sentiva usata: mai un gesto di
ringraziamento, né una parola gentile per tutte le cose che faceva per lui -
abituato da una vita ad essere servito e riverito,
per tutto ciò che aveva costruito per permettergli di allenarsi e diventare
forte quanto Goku.
Ma lei non si poteva permettere di mostrarsi debole. Non di
fronte a quell'uomo perché, nel suo piccolo, era orgogliosa quanto lui.
La radura riparata dove spesso si trovavano a riposare dopo
una giornata d'allenamento era il luogo perfetto per aprire la capsula. Oramai
era divenuta una sorta di punto di riferimento ed era quasi sicura di trovare
lì Piccolo, magari all'ombra di uno dei maestosi alberi ad alto fusto che
adombravano la spianata.
Quando poggiò entrambi i piedi sulla soffice erba ed ebbe
modo di voltare il capo verso destra, si rese conto che lui era là da tempo,
le spalle appoggiate ad un ampio tronco, le braccia incrociate e il capo
chino.
- Hai portato a casa Gohan?- le domandò, gli occhi
placidamente chiusi. La ragazza annuì.
- E come mai ci hai messo tutto questo tempo?- riprese il
namecciano, evidentemente scontento di aver perso minuti preziosi
d'allenamento.
- Sono passata dalla sedicente scienziata amica di Kakaroth,
mi serviva una cosa.- fu la risposta di Mahei, che gli mostrò la capsula e
premette il pulsante d'attivazione.
Una volta lanciata, si alzò un denso polverone che le stirò i
lunghi capelli biondi e sollevò lievemente il mantello di Piccolo. Quando si
fu diradata, le linee curve della costruzione divennero appena visibile,
lasciando che si delineasse un
tetto, delle finestre, una porta.
- Cos'è quella?!- l'esclamazione del namecciano raggiunse le
orecchie di Mahei inaspettatamente.
La ragazza si voltò, sistemandosi alla meno peggio le ciocche
che le erano finite sopra le spalle, notando che lui si era discostato
dall'albero e la stava guardando come se d'un tratto avesse si fosse
materializzato Freezer in persona.
- Una casa?- gli domandò di rimando, piegando il capo da un
lato. Piccolo non gradì l'ironia.
- Lo so che che è una casa!-
- E allora perché me l'hai chiesto?- soggiunse Mahei,
assumendo una stupita aria di sufficienza, mentre lui arrossì d'irritazione.
- Era un'esclamazione!-
- Modo poco fantasioso di esclamare.- commentò lei, alzando
le spalle.
Piccolo serrò la mascella, facendo appello all'autocontrollo
acquisito durante ore e ore di meditazione, poi distese i pugni e sospirò
impercettibilmente.
- L'utilità di questa 'casa' è...?- lasciò cadere la
questione, calcando l'intonazione sulla penultima parola ed attendendo una
spiegazione.
- L'utilità di ogni casa.- replicò lei, con naturalezza - Un
letto comodo, una cucina, un tetto sulla testa.-
Si voltò di nuovo verso di lui, che nel frattempo s'era
avvicinato, piuttosto riluttante.
- Non posso farmi ospitare di nuovo da Kakaroth. Per quanto
sia gentile, sono abituata ad un certo stile di vita... e poi ho l'impressione
di non andare tanto a genio a sua moglie.-
- Nessuno va tanto a genio a sua moglie.- fece il namecciano,
quasi tra sé. La ragazza curvò le labbra in un mezzo sorriso, specchiandosi di
nuovo nei suoi occhi scuri ora così vicini.
- Quando ho accettato di restare non pensavo certo ad una
sistemazione a lungo termine. In ogni luogo in cui sono stata non mi sono mai
veramente... fermata. Non avevo tempo, non avevo scelta.- sospirò.
Durante quel sospiro Piccolo si fermò a fissare, per
l'istante interminabile in cui le sue labbra rosse rimasero dischiuse, i
riflessi del sole sul suo volto di fredda porcellana, illuminarle i tratti
femminili e armoniosi e poggiarsi placidi sulla bocca per tingerla di caldo e
bruciante cremisi.
- E' passato tanto tempo da quel giorno... e non ho sentito
il bisogno, né il dovere di lasciare questo posto.- riprese - Per cui ho
pensato fosse giunto il momento di attrezzarmi sul serio.-
Quando tornò a guardarlo con attenzione, scorse sul suo viso un'ombra
d'amarezza.
- Non che il tuo stile di vita sia inadatto oppure sgradevole, ma è
ora che io mi occupi d'avere una vera sistemazione.- asserì, tentando di
rimediare a qualcosa di inopportuno che forse si era involontariamente
lasciata sfuggire.
Il namecciano non aggiunse nient'altro, si limitò a voltarle
le spalle, ma questo gesto infastidì alquanto lei, che aggrottò le
sopracciglia.
- Intendi continuare ad allenarti?- la domanda di Piccolo
arrivò qualche istante dopo, silenziosa e piatta.
Mahei si stupì nuovamente: non avrebbe mai immaginato che lui
avrebbe preso così male la notizia. Era come se fosse vivamente seccato dal
fatto che avesse deciso di vivere in una normalissima abitazione... come
se la sua decisione precludesse un milione di altre cose che erano soliti
fare. Poteva certamente continuare ad allenarsi con lui, qual era il problema?
Era una domanda troppo stupida perché a porla fosse Piccolo, di sicuro c'era
qualcos'altro dietro.
Cominciò a considerare le maggiori possibilità in pochi
attimi. Probabilmente, mal sopportando gli umani e le loro creazioni, non gli
andava giù che lei avesse portato una di quelle capsule a rompere la quiete di
un luogo non ancora violato. O forse era solo arrabbiato perché gli aveva
fatto perdere del tempo, senza avvisarlo che si sarebbe assentata, a maggior
ragione senza un motivo apparente.
Le balenò in mente anche un'ipotesi totalmente sciocca, ma
che il suo sesto senso decise di assecondare: magari a Piccolo piaceva la vita
che entrambi conducevano all'aria aperta e l'arrivo di quella casa aveva
creato una sorta di rottura... ancor peggio perché lei non ne aveva parlato
prima e lui non aveva nulla da pretendere, troppo altero per le spiegazioni.
- Certo. Una cosa non preclude l'altra.- rispose infine - Se
vuoi c'è posto anche per te.- aggiunse poi con un'alzata di spalle.
- Io non ho bisogno di una casa.- fece lui di rimando,
conciso. Per Mahei fu uno schiaffo all'orgoglio.
- Ah, bene. Ma nemmeno io posso vivere come te, bevendo solo
acqua. E d'altra parte nemmeno decimando la fauna della foresta! Ecco spiegata
l'utilità di una cucina.- esclamò con una punta d'astio, dandosi mentalmente
della stupida per aver dato la precedenza all'ultima, idiota, ipotesi.
- La prima cosa che fa di un uomo un guerriero è la capacità
di sopravvivenza.- replicò il namecciano, con tono solenne. La ragazza
assottigliò lo sguardo e arricciò per un attimo il naso.
- Te lo devo rammentare? Ho passato l'intera vita nello
spazio, tra guerre e pianeti estranei. Se questo non si chiama sopravvivere
allora non so proprio cosa intendi.-
Piccolo si voltò, tornando a rivolgerle uno sguardo piuttosto
turbato.
- E allora spiegami che bisogno c'è di questa... cosa!-
esclamò, indicando la costruzione con un braccio teso.
- Il bisogno di vivere stabilmente da qualche parte!- ribatté
lei, gli occhi dritti nei suoi - Ci si può allenare lo stesso anche avendo una
casa, non è mica così abominevole!-
L'altro si voltò di nuovo di spalle, stavolta prendendo a
levitare ed allontanandosi di qualche centimetro dal suolo.
- Sarà, ma io non ho intenzione di metterci piede!- asserì,
prendendo il volo con sguardo risoluto. La ragazza si portò le mani ai
fianchi, incredula.
- Ma chi ti ha chiesto niente, va' pure dove ti pare!- gridò,
assicurandosi che lui la sentisse, poi fece dietrofront ed entrò in casa,
sbattendo la porta - Accidenti ai namecciani!-
Non gli era mai capitato di perdere la calma a quel modo, in
un modo così... infantile. Eppure il fatto che Mahei avesse preso una
decisione del genere senza farne parola con nessuno, specie con lui, l'aveva
fatto sentire inevitabilmente uno dei tanti.
E la cosa peggiore era che non poteva avanzare nessun diritto
su di lei, non poteva certo farle una colpa per aver portato la capsula nella
radura perché, dopotutto, lui era uno dei tanti.
Alzò gli occhi all'acqua scrosciante della cascata che,
impetuosa, scorreva verticalmente lungo la parete rocciosa generando il
classico poderoso suono. Ogni tentativo di inoltrare la mente in meditazione
era un tentativo fallito. Gli sovveniva immediatamente l'espressione di
sufficienza di Mahei, contrariata, stupita e a tratti confusa. Ed aveva piene
ragioni per esserlo, si sentiva un perfetto idiota, se ripensava alla scenata
che lo aveva appena visto nei panni di regista ed attore protagonista.
Era così intensamente infastidito di non poterla avere ogni
giorno ed ogni ora al suo fianco, allenarsi insieme, riposarsi ed anche stare
in silenzio immersi nella più profonda quiete, ma serenamente consapevole
d'esserle vicino.
La rabbia che aveva mostrato era rivolta completamente a sé
stesso, per l'incapacità di gestire un sentimento più forte, più grande di
lui, per l'incompetenza che mostrava nel razionalizzare i più semplici
pensieri e farsi prendere dalle sensazioni quando si trattava di Mahei. Ogni
cosa era amplificata all'ennesima potenza quando incontrava i suoi occhi, ogni
volta era come se si stessero scontrando di nuovo come la prima, come se il
sangue dei demoni rendesse incandescente, incontenibile la sua attrazione
verso di lei.
E gli faceva male anche il solo pensarla lontana.
Non poteva concepire il fatto di essere così poco capace,
così poco stimolante da farle preferire una casa ad una vita insieme. Eppure
quando gli aveva esposto la sua idea sembrava così serena... gli aveva
addirittura detto con estrema semplicità e naturalezza che c'era posto anche
per lui... e lui, sciocco, aveva respinto il desiderio con l'insofferenza
verso la propria inesperienza. Odiava sentirsi così, da un lato era
consapevole che ogni altra donna non aveva e non avrebbe fatto mai nascere in
lui il benché minimo sentimento, ma dall'altro era così profondamente
terrorizzato di fare la mossa sbagliata e perdere Mahei che inevitabilmente
aveva finito proprio per cadere nell'ossimoro.
Sarebbe stato anche disposto a vivere insieme sotto uno
stesso tetto, non importava dove, anche l'inferno sarebbe stato l'ideale se
lei fosse stata al suo fianco.
Persino nel momento stesso in cui aveva pronunciato le parole
sbagliate, era ben conscio di starlo facendo. Irrimediabilmente.
Davvero complimenti, Piccolo, gran bella mossa.
Alcune donne chiacchieravano poco più avanti, l'odore dei
medicinali gli riempiva le narici ed i suoi occhi vagavano qua e là alla
ricerca di bende e disinfettanti, ma senza grandi risultati.
Fece per fermare il troppo indaffarato farmacista per
domandare informazioni, quando una mano lo trattenne per una spalla.
- Goku!- il ragazzo si voltò verso la voce allegra che aveva
appena pronunciato il suo nome.
- Bulma? Ehi!- sorrise, sorpreso.
- Scommetto che sei qui per Gohan!- la giovane si portò le
mani ai fianchi - Qualche giorno fa ho incontrato Mahei e mi ha raccontato
dell'incidente. Spero si rimetta presto!-
- Già... eh... anche se non ho la più pallida idea di cosa
sia un antinfiammatorio... Chichi dice che l'abbiamo finito.- ammise lui, con
una mano dietro la nuca. L'amica gli porse una delle fialette che teneva tra
le mani, insieme a una quantità industriale di bende, cerotti e altri
medicamenti che portava in una borsa.
- Accidenti, devi riempire un magazzino?- le domandò, notando
il gran numero di confezioni. Bulma scosse il capo, con un sorrisetto ambiguo.
- Sono per Vegeta. Da quando è tornato non fa altro che
allenarsi. Giorno e notte. E, beh, per far fronte ad ogni evenienza ed
incidente, è meglio che corra ai ripari! Ah, ora è meglio che vada, ho altre
mille commissioni da fare quest'oggi!- rispose, voltandosi e salutandolo con
una mano - A presto! Aspettatevi una mia visita, tra qualche giorno!-
Poco tempo dopo, riuscito a liberarsi da scaffali
pericolanti, signore logorroiche e l'intenso odore di preparati per
medicinali, Son Goku poteva dirsi sano e salvo sulla via di casa. Le nuvole
gli andavano incontro ad elevata velocità, il vento lo faceva sentire un
proiettile ed il cielo apparentemente terso lasciava presagire un prossimo
temporale. Fece per curvare lievemente per raggiungere casa propria quando i
suoi occhi incontrarono una piccola costruzione poco lontano, giusto in mezzo
alla radura che spesso faceva da teatro agli allenamenti che svolgeva in
compagnia di Piccolo, Gohan e della sorella.
Scese, incuriosito, chiedendosi chi mai avrebbe potuto
stabilirsi in un luogo tanto impervio e se era il caso o meno di dare il
benvenuto a nuovi eventuali vicini di casa, quando incontrò con lo sguardo la
figura di Mahei in tenuta d'allenamento, accingersi a rientrare.
- Mahei!- la chiamò.
Lei si voltò, gli occhi azzurri rifletterono il bagliore del
sole che scomparve istanti dopo dietro una nube. I capelli, che di norma le
arrivavano fino a metà schiena, erano raccolti in una lunga coda da un
fermaglio nero, mentre il viso era lievemente arrossato, segno che aveva
appena terminato l'allenamento.
- Kakaroth!- fece di rimando, mentre il fratello le atterrava
giusto di fronte.
- Accipicchia! E così ti sei procurata una casa!- sorrise,
fissando l'edificio - E dov'è Piccolo?-
Lo sguardo della sorella si fece alquanto contrariato.
- Hai provato a vedere sotto una cascata? O sul picco di una
montagna? Per me può essere anche dall'altra parte del mondo, non siamo mica
in simbiosi.- replicò, incrociando le braccia. Goku la fissò stupito; da
quando Gohan aveva avuto quel piccolo incidente non aveva più avuto modo di
incontrarsi con i due, forte soprattutto delle pressioni di Chichi, e così
aveva l'impressione di essersi perso qualcosa.
- E' successo qualcosa?- domandò, scrutando nei suoi occhi di
zaffiro. Dapprima Mahei fece per distogliere lo sguardo, ma poi si sovvenne
che Kakaroth conosceva Piccolo da un sacco di tempo e certamente avrebbe
potuto fare luce sui suoi strani comportamenti.
- Spiegamelo tu. Sono tornata con questa capsula e lui ha
dato fuori di testa, come se non mi volesse impedire di viverci.- si limitò a
dire, alzando le spalle. Il ragazzo sbatté per qualche attimo le palpebre, poi
si decise a rispondere.
- Piccolo è molto legato a ciò che ha, spesso perché sono
molte poche le cose che possiede e non è bene accetto
ai cambiamenti... in fondo siamo tutti così, no? Tu sei l'unica da cui si
sia mai lasciato avvicinare a parte Gohan e credo che questa tua decisione
l'abbia in qualche modo indotto a credere che tu voglia separarti dal vostro
stile di vita in comune... emh, come si dice... è come se per mantenere salda
quest'abitudine avesse compiuto...-
- Un grande sacrificio d'orgoglio.- sussurrò tra sé la
ragazza, socchiudendo gli occhi e cominciando a capire quali fossero i
sentimenti che animavano la controparte.
- Ecco!- Goku schioccò le dita - Proprio così!- sorrise,
annuendo.
Malgrado l'espressione tranquilla del fratello, Mahei si
sentì un po' malinconica, un po' stupida, un po' senza speranza... non aveva
mai pensato di poter essere così importante per qualcuno... importante al
punto tale che una decisione non discussa potesse essere fraintesa, presa come
tentativo d'allontanamento, quando in realtà non passava minuto in cui non si
sentisse tremendamente sola.
Nonostante tutto il tempo passato tra i pianeti a combattere
senza guardare in faccia nessuno, tra le stelle gelide e sconosciute... il suo
cuore freddo non s'era mai del tutto spento ed in quel momento avrebbe dato di
tutto per ricevere di nuovo anche solo uno sguardo dagli occhi severi di
Piccolo.
Che sciocca... ora comprendeva bene perché, all'invito di fare
di quella casa una casa comune, lui aveva rifiutato senza indugi. Non che non
lo volesse, ma forse perché non si era sentito per nulla preso in
considerazione dal punto di vista maschile. Arrossì quasi di colpo nel
rendersi conto per la prima volta di poter essere considerata prima di tutto
una donna, prima che un combattente... e soprattutto da Piccolo.
- Va tutto bene?- Kakaroth la distolse tempestivamente dai
suoi pensieri.
- Tutto bene.- annuì lei, alzando gli occhi nei suoi e
rendendosi conto che lui la stava guardando con serenità e tenerezza - Che
c'è...?- domandò di rimando, alzando un sopracciglio.
- Sono felice tu sia rimasta.- sorrise Goku. Quelle poche,
semplici parole le mozzarono il fiato in gola e tutt'un tratto si trovò
dinnanzi agli occhi il sangue, il tiranno, il dolore e lo spasmo bruciante
delle ferite aperte e mai cicatrizzate che avevano costellato la sua vita dal
momento in cui si era scoperta un guerriero. Tutto questo prima di Kakaroth,
prima dei sorrisi, prima della famiglia, prima del calore.
Stupido a dirsi, ma doveva la vita alla spensieratezza di
quel ragazzo.
- Sono felice di averlo fatto.- rispose infine, ricambiando
il sorriso.
Le prime gocce di pioggia cominciavano a cadere sulla sua
camicia nuova mentre, con una mano davanti agli occhi, tentava di distinguere
le sagome a terra, dalle quali aveva avvertito provenire un elevato potenziale
combattivo.
Avrebbe giurato di trovare Goku insieme a Gohan, oppure il
bambino e Piccolo, o Piccolo in compagnia di Mahei ed invece erano i due
fratellastri a stare là, l'uno di fronte all'altra, scambiandosi placide
battute.
Crilin scosse il capo deciso, doveva smettere di formulare
ipotesi campate in aria
e cominciare piuttosto a concentrarsi sulla composizione delle aure invece di
tirare ad indovinare, si sarebbe risparmiato diversi fastidiosi mal di testa.
Scese senza perdere altro tempo, già trafelato.
- Ragazzi!- esclamò, una volta messo piede a terra - Fortuna
che vi ho trovati subito!-
- Crilin! Che ci fai qui? E come mai sei così agitato? E'
successo qualcosa?- Son Goku si voltò verso di lui, mentre una goccia gli
cadeva dritta dritta sulla punta del naso.
- In effetti sì.- rispose celere il terrestre - Il maestro
Muten, Bulma, Yamcha ed io avevamo organizzato un pic nic poco lontano dal
fiume, ma improvvisamente è scoppiato un gran temporale e la diga ancora in
costruzione sta per cedere!-
- Cosa?!- sbottò il saiyan, assumendo un'aria preoccupata.
L'amico annuì, grave.
- Gli uomini non ce la faranno mai da soli, per cui sono
venuto a chiamare rinforzi!-
- Non perdiamo tempo.- soggiunse Goku, afferrando la sorella
per un braccio - Andiamo!-
- Ma veramente io...- fece per cominciare lei, intenzionata
fino a qualche istante prima a godersi la nuova vasca da bagno, ma venne
inevitabilmente trascinata in aria e si trovò a dover evitare chicchi di
grandine piuttosto voluminosi che avevano preso a precipitare al suolo con
moderata violenza.
- Il tempo peggiora sempre di più, dobbiamo sbrigarci!- si
affrettò a dire Crilin, sfrecciando alla massima velocità. Dovettero zigzagare
parecchio e difendersi il volto con un braccio per far fronte alla
precipitazione inaspettata, ma alla fine arrivarono sul posto.
Lo scrosciare tumultuoso delle acque non lasciava presagire
nulla di buono: grandi crepe dipartivano dal punto più debole della diga,
l'acqua fuoriusciva in grandi quantità, come una cascata ed il cemento della
costruzione era sul punto di cedere. Nel cielo ormai nero si intravedevano
sprazzi luminosi causati dai potenti bagliori dei lampi, intervallati da
tremendi tuoni che sembravano provenire dalle viscere della terra e scuoterla
come il mare in tempesta fa con le piccole imbarcazioni dei naviganti
solitari.
Diversi uomini urlanti ai piedi dell'altopiano fuggivano alla
cieca con le mani sopra la testa e gli occhi serrati. Il panico era totale.
Muten, e Bulma, incuranti del piano pericolante, si davano da
fare con sollecitudine, accompagnando e mostrando la strada alle persone
ancora in difficoltà, mentre Yamcha le radunava sul ciglio della foresta.
- Oh, Goku!- gridò la ragazza non appena vide i tre, poi
prese a gesticolare di modo che scendessero poco lontano da lei - Stiamo
cercando di far uscire la gente di qui! C'è una cava qui sotto, probabilmente
è il passaggio che usavano gli operai per raggiungere la cima!-
La sua voce squillante era coperta dal persistente rumore
dell'acqua scrosciante e della grandine che si abbatteva con ferocia sulle
pareti metalliche e rocciose della costruzione.
- Oramai dovrebbero essere tutti fuori...- soggiunse
l'Eremita della Tartaruga, scrutando l'ingresso e le ultime persone che Yamcha
tentava di rassicurare, tremanti, all'estremità del bosco. Ma ad un tratto
proruppe un urlo, impedendogli di aggiungere altro.
- Proviene da lì dentro!- esclamò Crilin, sgomento - C'è
ancora qualcuno!-
Goku non se lo fece ripetere due volte.
- Ci penso io, voi badate ad evitare il disastro!- intimò,
varcando la soglia della pericolante apertura ed inoltrandosi nel profondo
della costruzione.
La giornata oramai stava volgendo al termine, ma era
impossibile distinguere il cielo notturno, schermato dalla coltre di nubi
plumbee che ricoprivano l'intera regione.
- Non s'è mai vista una cosa simile... - sussurrò Muten,
mentre un lampo si rifletteva sulle lenti scure dei suoi occhiali. Subito dopo
venne un nuovo, poderoso tuono, che fece tremare le gambe di Bulma. La ragazza
si appoggiò al braccio di Mahei in cerca di sostegno ed il suo viso impaurito
si trovò a pochi centimetri da quello della bionda. La porcellana era solcata
da infinite lacrime di pioggia, i capelli adesi alla cute, ma lo sguardo
deciso ed impassibile era puntato verso la spaccatura nel cemento. Di nuovo un
fulmine, ciò che aspettava: i suoi occhi si riempirono di luce, giusto in
tempo per cogliere l'entità del danno e valutare il grado di aiuto che poteva
apportare. Poi si svincolò facilmente dalla ferrea presa di Bulma e prese il
volo.
- La diga!- urlò, sovrastando il frastuono. Crilin non capì
immediatamente, ma intese che il grido di Mahei era stato un'esortazione a
seguirla all'altezza dell'enorme crepatura.
I due a terra avevano continuato a seguire le loro mosse,
finché un pianto prima sommesso poi sempre più acuto attirò l'attenzione della
terrestre, che si voltò più volte per capire da dove provenisse, schermandosi
il volto dalla pioggia e dalla grandine con entrambe le braccia. Ci volle poco
perché i suoi occhi incontrassero la figura di una bambina sotto la parete
rocciosa che singhiozzava invocando il proprio papà, colpita ripetutamente dai
chicchi di ghiaccio.
- Ehi!- gridò con tutta la voce che possedeva - E'
pericoloso! Vieni via di lì!-
Ma prima che potesse riprendere fiato, un nuovo fulmine
squarciò le tenebre e colpì un albero a fusto molto, troppo elevato per
passare inosservato ad un fenomeno del genere. Il tronco si spaccò
letteralmente in due ed alcuni pesanti rami iniziarono a staccarsi dalla
corteccia.
Bulma prese un respiro profondo e strinse i pugni, partendo
in una corsa disperata. Fu proprio quando riuscì a sfiorare la mano della
bambina che un sonoro rumore di legno spezzato irruppe sulle loro teste. La
ragazza fece appena in tempo ad alzare il capo che nelle sue iridi il terrore
già serpeggiante si amplificò al massimo, vedendo precipitare verso di sé un
gigantesco ramo. Tutto quello che poté fare fu stringere la piccola tra le
braccia e chinarsi al suolo, l'impatto sarebbe stato doloroso e violento.
Gli occhi strizzati fino a fare male, il buio l'avvolgeva, la
grandine tempestava il suo corpo di lividi e il piccolo cuore della bambina
che stringeva con tutta la sua forza batteva all'impazzata, veloce quanto il
suo.
Ma l'urto non arrivò. Non giunse nemmeno dopo diversi
secondi, non udì alcun violento rumore che le facesse intendere che il tronco
si era abbattuto sulla terra impregnata d'acqua. Nulla.
Riaprì gli occhi lentamente, rendendosi conto che sul suo
capo non piovevano più neanche i chicchi di ghiaccio, così alzò la testa per
incontrare con stupore e sollievo la figura di Vegeta, voltato di spalle.
Gridò il suo nome, ma un tuono coprì ed annullò la sua voce.
Il saiyan aveva afferrato al volo il ramo e lo stava tenendo
alzato con entrambe le braccia. Si voltò lievemente per incontrare lo sguardo
impaurito ma colmo di lacrime e gratitudine della giovane terrestre.
- Presto, levatevi da lì!- ordinò, gettando l'ingombrante
fusto di legno, che cadde con un sonoro tonfo. Lei non se lo fece ripetere due
volte, prese in braccio la bambina ancora singhiozzante e si alzò, combattendo
contro le proprie gambe che non ne volevano sapere di smettere di tremare.
- Se... se non fossi arrivato tu...- riuscì a dire,
deglutendo rumorosamente.
- Vai a ripararti da qualche parte, adesso.- rispose Vegeta,
categorico, rivolgendo ancora uno sguardo dietro di sé. Bulma annuì,
riprendendo il coraggio - o la pazzia - che l'aveva guidata nella corsa verso
la piccola e si spostò di qualche passo, poi arrestò il suo incedere, incurante
della grandine. Protesse il capo della bimba con una mano, mentre il suo volto
si rivolse di nuovo al principe, che non aveva cessato di fissarla con la coda
dell'occhio.
- Grazie...- bisbigliò impercettibilmente, prima che lui potesse spiccare il volo verso il punto nevralgico dell'emergenza.
Le sue urla parevano non essere udite da nessuno. Poteva
scorgere, tra le lacrime, persone che fluttuavano nell'aria all'altezza della
crepa nella diga, credendo d'essere impazzito. Impazzito dal dolore, forse.
Un grosso masso gli schiacciava una gamba e lo scricchiolio
delle sue ossa era percepibile lungo la carne lacerata. Gridò di nuovo, ma
l'incubo pareva distorcersi ancora di più, un inferno di ghiaccio e acqua lo
sovrastava ma nessuno riusciva a scorgerlo, nascosto com'era tra gli alberi
del prossimo bosco.
Fece per lasciarsi andare, le narici saturate dall'odore
dell'erba fradicia e del suo stesso sangue, i timpani scossi violentemente dai
pesanti tuoni e dallo scrosciare di quella che pareva essere divenuta una
cascata ed il cervello colmo di terrore e spossatezza.
Una nuova fitta gli fece spalancare di scatto le palpebre già
quasi serrate e la pioggia prese a bagnare la ferita lacerata. Sollevò il viso
appena in tempo per capire cosa stava accadendo: un bambino di poco meno di
otto anni si stava impegnando per scostare i massi che gli tenevano imprigionato
l'arto inferiore. Uno di questi rotolò lontano, forte della spinta che il
piccolo gli impresse e l'altro, mancante di contrappeso, si scostò da sé.
- Va tutto bene?- la voce acuta del ragazzino si sforzava di
sovrastare il frastuono. Lui annuì esterrefatto, sentendosi sollevare per
l'incavo ascellare e trasportare in volo accanto alla gente che era stata
tratta in salvo dalla miniera pochi istanti prima.
Gohan assunse un'aria decisa. Questione di istanti e
quell'uomo si sarebbe lasciato andare allo svenimento. Avrebbe perso i sensi e
l'aiutarlo sarebbe divenuto molto più difficile e problematico. Fortuna che
era arrivato in tempo!
Sua madre si sarebbe arrabbiata moltissimo quando avrebbe
scoperto che aveva lasciato la sua stanza, contravvenendo anche ad una
raccomandazione precisa del padre. Ma la gamba non gli faceva più tanto male,
nonostante la fasciatura non era rotta e poteva benissimo cavarsela levitando,
come aveva detto Mahei. Non poteva certo starsene con le mani in mano mentre
così poco lontano da casa propria, delle persone rischiavano la vita!
Si rimise sui suoi passi deciso a raggiungere i propri
compagni appena scorti poco più in alto, costeggiando in volo la parete
rocciosa che era franata, intrappolando l'operaio che aveva appena portato al
sicuro. Non fu una decisione saggia, perché la terra cedevole non aveva
cessato di sgretolarsi a poco a poco ed ora una grande zolla di roccia si
stava staccando dal ripido versante.
Un bagliore sovrastò la sua testa non appena si rese conto di
non essere in tempo per agire e di stare per essere travolto.
Gohan serrò d'istinto le palpebre, portandosi le braccia di
fronte al volto, ma ciò che avvertì fu solo una pioggia di sassi poco
voluminosi, certamente meno nocivi della grandine.
- Signor Piccolo!- i suoi occhi si riempirono di gratitudine,
quando incontrarono la figura altera del namecciano levitare qualche metro
sopra di sé, avvolta dai residui di polvere dell'esplosione. Si lasciò
afferrare per la collottola e trasportare accanto al gruppo di persone fuori
dal campo d'azione.
- Non ti muovere di qui, non lasciare che il tuo atto di
coraggio di poco fa sia anche l'ultimo.- intimò il maestro, indicando
con lo sguardo la gamba fasciata. Il ragazzino lo fissò intensamente negli
occhi, prima con rammarico, poi annuendo convinto.
Certo non voleva mettere in pericolo tutti quanti. Piccolo
glielo ripeteva spesso: un vero guerriero è sempre conscio dei propri
limiti.
Bulma si accovacciò accanto a lui, lasciando che il
namecciano si allontanasse dal gruppo, prendendo la medesima direzione di Vegeta.
- Gohan! Ma che ti è saltato in testa? E' pericoloso!-
esclamò, stringendo ancora tra le braccia la piccola bambina.
- Dov'è mio padre?- fece lui di rimando, scrutando i presenti
in azione e non riuscendo a scorgere la figura di Goku.
- E' dentro la cava. Sta soccorrendo un uomo... vedrai che ne
uscirà presto!- replicò la ragazza, poggiandogli una mano su una spalla. Gli
occhi di Gohan si rivolsero di nuovo al gruppo di guerrieri radunati
all'altezza della perdita ed in cuor suo cominciò a desiderare di essere tra
loro, sebbene il suo raziocinio gli impedisse di correre in aiuto.
Crilin aveva lanciato un'occhiata perplessa a Vegeta,
stranito dal fatto che anche lui fosse accorso a dare una mano - di solito il
saiyan si occupava di distruggere le cose, anziché salvarle - ma un suo
sguardo fulminante e poco bendisposto lo convinse categoricamente a puntare
gli occhi sul pericolo.
Avevano preso da un pezzo a spingere in senso contrario
con le spalle alla parete di cemento, di modo da sorreggere il peso devastante
dell'acqua per arginare il pericolo e fare in modo che tutti fossero in salvo
prima di agire concretamente.
- Non... non riusciremo a tenerla in piedi per molto!- gridò
il terrestre, madido di sudore. Lo sforzo che lui stava compiendo era
probabilmente più grande di quello degli altri, le sue energie erano ben poca
cosa in confronto a quelle di Mahei o di Vegeta, ma non si perse d'animo:
doveva fare il suo dovere, costi quel che costi!
Piccolo comparve proprio dinnanzi a loro quando la ragazza
riaprì gli occhi, infastiditi dallo scrosciare dell'acqua sopra la sua testa.
Per un attimo fu come se le urla, i boati ed il fragore si annullassero... si trovò immersa negli occhi di brace di colui che
inaspettatamente era emerso dalla cascata, barriera tra l'inferiore crepatura
e l'ambiente circostante, ed ora la stava fissando con la sua caratteristica
espressione dura ed altera.
Era arrivato... aveva avvertito le loro aure raccolte in uno
spazio ristretto e l'energia del fiume in piena aumentare e così... era
arrivato.
Si rese conto che le lancette del tempo non si erano mai
fermate, ma che fu il suo cervello, forse il suo cuore, ad amplificare quel
momento, perché in realtà il namecciano non perse un attimo e si andò a
posizionare proprio accanto a lei, con il dorso sulla parete di cemento,
mentre la pioggia ingrossava il corso d'acqua.
Malgrado lo sforzo per spingere indietro i blocchi cedevoli
contro l'azione del fiume, lo sguardo di Piccolo cadde inevitabilmente su di
lei: i capelli erano attaccati al volto contratto, così come la tuta
d'allenamento sul suo corpo, inzuppata e pesante. L'acqua scorreva a rivoli
voluminosi sui muscoli serrati delle braccia, impegnati a sostenere una forza
contraria molto energica.
Aveva avvertito anche la sua essenza spirituale e forse per
questo, inconsciamente, si era precipitato sul posto non appena aveva sentito
il pericolo nell'aria.
Pochi minuti e l'impegno dei guerrieri fu premiato. L'ammasso
di ferro e cemento venne sospinto indietro, arginando lievemente la perdita.
- Ce l'abbiamo fatta!- gridò Crilin, soddisfatto e stremato.
- Non direi.- replicò Mahei, mantenendo la posizione. Lo
sguardo del terrestre si fece interrogativo e preoccupato.
- Se lasciamo i blocchi, l'acqua li rigetterà di nuovo.-
intervenne Piccolo, la voce alta a vincere il fragore, serrando i denti e
lottando contro il riflusso dell'acqua che già combatteva per tracimare di
nuovo - Stiamo soltanto facendo da leva!-
Alle sue parole la ragazza si voltò repentinamente, trovando nella sua espressione un corrispettivo positivo. Fu come se le
avesse letto nel pensiero.
Un nuovo boato ruppe il già intenso ed insopportabile rumore
che da diverso tempo empiva la regione. L'entrata della cava franò appena in
tempo per vederne uscire una saetta luminescente che andò a fermarsi poco
lontano: Son Goku aveva portato a termine il suo compito ed ora l'uomo
impaurito e tremante giaceva tra le braccia di Yamcha, mentre il saiyan aveva
immediatamente ripreso il volo verso l'immensa crepatura.
- Kakaroth!- l'esclamazione di Vegeta canalizzò l'attenzione
su di lui. Quello fece per raggiungerli alla parete, ma la voce di Mahei lo
frenò.
- Non ti avvicinare!- le sue labbra umide si spalancarono
lasciando fuoriuscire un grido perentorio - Abbiamo frenato l'acqua, un altro
paio di braccia renderanno più violento il contraccolpo al momento del
distacco!-
Gli altri sgranarono gli occhi. Aveva ragione, più persone
contenevano la perdita, più impossibilità c'era di staccarsi dalla facciata
prima che la potenza dell'ampio fiume li travolgesse. Inoltre le crepature
cominciavano ad estendersi lungo tutta la diga, il tempo era agli sgoccioli.
- Sei l'unico con le mani libere, devi fondere il metallo ed
il cemento della costruzione a livello delle spaccature!- lo incalzò di nuovo
la sorella, lottando contro la spinta contrastante.
- Non funzionerà, la pioggia farà sciogliere il materiale,
andrà di male in peggio.- fu il commento a mezza voce di Piccolo, rivolto
verso di lei. La ragazza annuì, le sopracciglia aggrottate e le labbra curvate
in un lieve sorriso.
- E' per questo che ho pensato a te.- disse. L'acqua le
rigava il viso bianco, che voltò verso di lui con un'espressione talmente
fiduciosa da stordirlo.
- Cosa?!- esclamò, non capacitandosi del senso della frase.
- Vola, raggiungi qualche metro d'altezza sopra la spaccatura
e crea una barriera che terrà lontana acqua e grandine, così Kakaroth potrà
sistemare gli squarci nella diga!- Mahei si spiegò con semplicità ed
efficacia.
E così era quello il piano? Geniale, non c'era che dire, ne
rimase colpito. Solo una cosa era fuori posto.
- E' troppo pericoloso rimanere qui sotto, vai tu a creare lo
scudo!- la sua possente voce sovrastò di nuovo il rombare della cascata.
- No! Sono io ad aver avuto l'idea, non fare arrabbiare un
demone!- ringhiò la ragazza, in tono categorico - Ed inoltre non ti farei
correre il rischio di venire schiacciato da tonnellate d'acqua.- aggiunse poi,
con un'espressione ambigua.
Piccolo ebbe un tuffo al cuore e, nonostante la gravità della
situazione, la necessità di immediata azione e la temperatura tutt'altro che
elevata si sentì avvampare il volto.
- Non prima di averti dato una lezione per essere sparito per
giorni!- concluse Mahei, rivolgendogli un sorrisetto malizioso - Pronto?-
- Mahei, non...- fece per cominciare lui, riflettendo il
proprio viso in quello fradicio ma deciso della ragazza.
- Non riusciremo a resistere ancora! Conto fino a tre!- lei
aveva preso la sua decisione, risoluta.
Piccolo annuì, ora con espressione determinata. Lo spirito
audace della ragazza si era riversato nei suoi occhi con un solo, vivo
sguardo.
- Tre!- proruppe Mahei, evadendo tutte le basilari leggi della matematica.
Ma il namecciano era già sull'attenti ed immediatamente entrò
in azione, spiccando il volo verso l'altro. La parete ebbe un rigetto
improvviso, come previsto, ma Mahei riuscì a contenere anche la parte ora
rimasta libera, contraendo i muscoli e stringendo i denti. Cominciò a contare
gli attimi che separavano Piccolo dall'azione, mentre le fessure andavano
radicandosi lentamente per tutta la lunghezza della costruzione.
Dall'alto, il guerriero aveva iniziato a concentrarsi e dalle
sue mani rivolte verso il cielo cinereo aveva cominciato a fuoriuscire la
crescente luce violacea della barriera. Con uno sforzo più intenso del solito,
accelerò il processo finché la protezione non raggiunse l'ampiezza dell'intera
immensa diga e Goku poté entrare in azione.
Con pochi colpi ben mirati si rivolse prima alle fenditure
maggiori ed in seguito a quelle di minore importanza, il materiale libero di
solidificarsi velocemente senza l'impedimento di pioggia e grandine. Durante
tutto questo processo gli occhi di Piccolo erano rivolti al volto contratto e
rigido della ragazza, i cui muscoli ferrei, colpiti ripetutamente dai getti
d'acqua, gli parvero quasi lucenti.
Stranamente, in quell'istante carico di tensione fino
all'inverosimile, si sentiva quasi desideroso di urlarle tutto ciò a cui in
quei giorni di lontananza aveva avuto modo di pensare e ripensare, riflettendo
ampiamente su concetti di diversa natura che, inevitabilmente, lo avevano
condotto sempre ad un'univoca conclusione.
Avrebbe voluto gridare, gridare e basta, in un linguaggio che
solo Mahei avrebbe udito. Gridare dagli occhi, gridare dallo spirito, certo
che solo lei l'avrebbe inteso e compreso.
I suoi pensieri vennero interrotti dal volto di Goku,
comparso improvvisamente a pochi centimetri dal proprio.
- Ehi, Piccolo! Non mi hai sentito? Puoi lasciare la
barriera, è tutto sistemato!- fu la sua esclamazione, accompagnata da un ampio
sorriso. Il namecciano si scosse e distese i nervi, lasciando che l'energia
prodotta scemasse e la grandine riprendesse a cadere imperterrita sulle teste
dei presenti.
- Ce l'abbiamo fatta!- gridava Yamcha dal basso, sempre
sostenendo il minatore portato in salvo da Gohan. Bulma trasse un sospiro di
sollievo, mentre la piccola che teneva tra le braccia si era divincolata tanto
energicamente quanto fino a quel momento aveva pianto ed ora correva verso suo
padre, appena uscito dalla cava grazie a Son Goku.
Crilin, Mahei e Vegeta poterono rilassare il dorso ed
allontanarsi dalla parete, ora di nuovo fusa con il cemento.
- E' stata una fortuna... ci è mancato un pelo!- sospirò il
terrestre, sentendo il bisogno di distendersi a terra. Scese velocemente e si
sedette sull'erba bagnata, oramai incurante della grandine che pareva poca
cosa in confronto a ciò che avevano passato.
Gli occhi degli operai, raggruppati ancora ai margini del
bosco, ora erano risollevati e animati da un bagliore di serenità ed il
maestro Muten si stava occupando di rincuorarli ed offrire loro un passaggio
per tornare in città, grazie all'ausilio di alcune delle capsule di Bulma.
I guerrieri, invece, si stavano radunando ai margini del
fiume, più in basso. Lo sguardo di Gohan era rivolto esclusivamente al padre,
felice ma timoroso di ricevere una ramanzina per aver disobbedito, ma lui gli
si avvicinò e gli portò una mano sulla testa, scapigliandolo affettuosamente.
Un nuovo tuono scosse l'intera vallata, proprio quando
Piccolo stava per prendere la parola. Ma questa volta fu come se la terra
avesse tremato dall'interno, turbando l'intera regione. Seguì immediatamente
il classico lampo, più accecante del Taiyoken di Tenshinhan, che lasciò tutti
i presenti privi della vista per qualche lungo secondo.
L'eremita della Tartaruga fu il primo a superare l'attimo in
cui gli occhi, pieni di sfere circolari luminescenti, non sono in grado di
distinguere le figure; ma non appena il disturbo fu svanito, poté constatare
che ogni cosa era rimasta esattamente al proprio posto, salvo che la pioggia e
la grandine avevano smesso di scrosciare.
- Ma che è successo...?- domandò spaesata Bulma, guardandosi
intorno.
Le nubi nere persistevano in alto nel cielo, ma delle
precipitazioni pareva non essere rimasta traccia.
- Non mi convince.- sussurrò Crilin, rialzandosi
improvvisamente in piedi. Goku annuì, assumendo un'aria grave.
- Non avverto niente di buono nell'aria.- commentò Piccolo,
socchiudendo gli occhi.
- Già.- annuì Yamcha - E' come se tutto fosse saturato di
un'aura empia.-
Non fece in tempo a terminare la frase che un sonoro pugno lo
colpì in pieno volto, facendolo capitombolare a terra, metri più lontano.
- Non usare parole più grandi di te, ragazzino.- il tono
maligno di Vegeta si insinuò duramente nelle orecchie del gruppo, che si voltò
esterrefatto verso di lui.
- Ma che fai, Vegeta?!- sbottò Goku, fissandolo tra lo
stranito e l'adirato.
- Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa: sterminare i
terrestri e conquistare il pianeta!- fu la risposta strafottente che gli
arrivò. Detto questo il saiyan si voltò verso Crilin e con un'onda di energia
sottilissima, lo mandò al tappeto.
- Vegeta!- gridò Piccolo, in tono perentorio, ma non fece
altro che attirare l'attenzione del diretto interessato, che si posizionò
proprio dinnanzi a lui con un palmo spalancato, pronto a lanciare il letale
Big Bang Attack.
Il tempestivo intervento di Mahei interruppe l'imminente
catastrofe: Vegeta si sentì cingere il polso dalle dita affusolate della
ragazza, con una stretta decisa, e si trovò a pochi millimetri dal suo volto.
- Lui è mio.- sibilò lei in tono minaccioso e deciso,
scandendo bene ogni singola parola.
Piccolo ebbe un tuffo al cuore. Erano davvero le parole
pronunciate dalla bocca di Mahei, quelle che aveva appena udito?
Vegeta si scostò con un ghigno complice ed aria di
sufficienza, portandosi le mani ai fianchi.
- Come vuoi.- disse, alzando le spalle. La ragazza distese le
labbra in un sorrisetto maligno.
- Chiudiamo i conti, io e te!- esclamò, prima di colpire il
namecciano con una gomitata. Lui la parò appena in tempo, così come gli
attacchi che seguirono, duri e ferrei colpi diretti ad ogni punto
apparentemente scoperto. Non riuscì a far fronte, però, ad un poderoso pugno
che lo sospinse contro un abete a largo fusto nel fitto del bosco, l'impatto
fu violento ed il dolore che Piccolo avvertì in seguito ad una spalla
piuttosto intenso.
- Mahei, ma che diavolo ti prende?!- gridò, mentre
l'avversaria piombava sulla sua testa dall'alto, con un calcio rovescio. Lui
cadde bocconi, mentre lei lo raggiungeva a piccoli passi strascicati nel folto
dell'erba ricca di rugiada.
- Ti uccido.- gli sussurrò all'orecchio, dopo che si fu
chinata su di lui con una mano al fianco e l'altra sorreggente il suo mento.
Piccolo poté avvertire il bisbiglio caldo della sua voce penetrargli sin
dentro il cervello, mentre le sue labbra umide gli sfioravano una guancia,
facendolo rabbrividire.
Per un attimo gli balenò in mente che quella potesse essere
la punizione per aver discusso, giorni prima, ma lo sguardo di ghiaccio e
l'efferatezza dei gesti della ragazza, uniti a quelli di poco prima di Vegeta,
cancellarono immediatamente quello stupido pensiero dalla sua mente.
Con uno scatto riuscì a rialzarsi e ad immobilizzarle un
braccio, mentre con l'altro tentava di rendere inoffensiva anche l'altra mano.
Fu allora che riuscì realmente a guardarla negli occhi. Era come se mille
cristalli sfaccettati componessero le sue iridi un tempo azzurre, innumerevoli
frammenti di un vetro in frantumi. Freddi, glaciali, a tratti malevoli.
E non avvertiva più quella sensazione di incontrollabile
attrazione per il combattimento contro colei che possedeva il suo medesimo
sangue di demone nelle arterie.
Eppure... era così ugualmente, tremendamente bella...
[Fine prima parte - Continua...]
- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla
visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo
ogni mia produzione:
http://silenceandwords.altervista.org/
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Capitolo 4 *** Lo specchio - Parte 2 ***
FANFICTION
| E piovve dalle stelle |
| Lo specchio | Parte 2 |
Con una mossa decisa, riuscì a serrarle anche l'altro polso,
vincendo una lotta strenua contro i muscoli scattanti di lei, che lo fissò
arcigna. Piccolo si trovò a dover fronteggiare una spinta non prevista,
infatti Mahei lo scaraventò di nuovo contro un tronco nel fitto del fogliame.
Spalle al muro, però, le cingeva ancora i polsi con forza,
carne contro carne.
Una goccia di sudore gli colò sul volto come una lacrima, o
forse era una goccia d'acqua di cui gli interi suoi abiti erano rimasti
intrisi, dopo la grandinata. Si rese conto di non poter resistere a lungo in
quella posizione - prima o poi la sua avversaria l'avrebbe colpito con un
calcio o con colpo alla testa, così agì senza pensare: la tirò verso di sé
facendole perdere l'equilibrio, di modo che le labbra rosse di Mahei cadessero
soffici sulla sua bocca.
Il giorno cessò per lunghi attimi di proseguire il corso,
ogni cosa - anche le foglie degli alberi e i singoli fili d'erba - fu
intrappolata in una morsa silenziosa e senza tempo.
Mai come allora il suo cuore aveva battuto così
velocemente, il mondo pareva vorticare intorno a loro e l'unica cosa che
riusciva a vedere, a razionalizzare, a sentire, era il peso leggero del corpo
della ragazza, l'intero corpo addossato al proprio, il seno morbido sul suo
petto, avvolto dalla pesante stoffa fradicia della tuta d'allenamento e le
braccia ancora immobilizzate da una ferrea presa.
Nonostante questo, fece per lasciarle d'istinto i polsi e
cingerle la vita e le spalle, quasi a volerla far entrare nel suo stesso
corpo, quasi a volerla divorare, ma una voce irosa e spazientita proruppe tra
gli alberi.
- Lasciala stare!- Vegeta avanzava con negli occhi una rabbia
efferata, sino a raggiungerli. Dopodiché afferrò Mahei per la vita e la
strappò all'abbraccio forzato del namecciano, che riuscì a trattenerla solo
per un braccio. Gli occhi della ragazza, fino ad allora rimasti spalancati
dalla sorpresa, sbatterono di nuovo come destati da un momento a tratti
sempiterno di un sogno fin troppo reale.
- Non hai sentito cos'ho detto?! Lasciala stare!- ringhiò il
saiyan, scagliandogli contro una sfera d'energia ad alta velocità e violenta.
Piccolo non poté far altro che scansarsi, appena in tempo per veder andare in
mille pezzi il tronco dell'abete che fino a poco prima stava alle sue spalle.
- Cosa... cos'è successo?!- la voce di Crilin eruppe
preoccupata ed impaurita. Insieme a lui era giunto di corsa tutto il gruppo
che aveva assistito all'ira del principe alla diga. Goku concentrò lo sguardo
sulla sorella, tentando di avvicinarsi.
- Mahei!- esclamò, vedendosi arrivare contro un raggio
esplosivo.
- Sono impazziti!- fece Yamcha con dispetto, tastandosi il
volto ancora dolorante.
- Ma che sta succedendo...?- la voce timorosa ma sicura di
Bulma lo raggiunse e lui si voltò stupito.
- Ti avevo detto di restare alla diga!- sbottò, indispettito.
Strano come quella ragazza facesse sempre l'opposto di quanto le raccomandava,
soprattutto negli ultimi tempi, soprattutto per compiere azioni assurde e
pericolose.
- Ehi, io faccio quello che mi pare, chiaro?!- esclamò lei,
portandosi le mani ai fianchi con fare saccente - E comunque è inseguendo
Gohan che sono arrivata qui! Ho tentato di impedirgli di seguirvi ma è più
veloce di...-
Le parole le morirono in gola quando il suo sguardo cadde
sulla mano di Vegeta, che con forza stringeva il fianco di Mahei quasi a voler
mettere in guardia tutti che ciò che stava toccando era di sua unica ed
esclusiva proprietà e se solo qualcuno avesse provato a sfiorarla con un dito,
l'avrebbe torturato e ucciso tra orribili e disumane sofferenze.
Era una sgradevole sensazione di nausea e terrore quella che
le attanagliò la gola. Si sentiva piccola, inutile e sciocca, disgustata dalla
sua stessa vanità e sgomenta dagli occhi vuoti e sterili del saiyan che in
quel momento stavano fissando Piccolo con collera inaudita.
- E' ora di dire addio a...- Vegeta stava per colpirlo di
nuovo, quando i suoi occhi si volsero verso il cielo e le sue narici vennero
completamente empite dall'odore d'erba bagnata. Si fermò un attimo a
riflettere sulle sensazioni sino ad allora presenti ma che solo in quel
momento parvero manifestarsi.
- No, - riprese con aria maligna, abbassando il braccio
pronto all'azione - ora che ci penso, questo è un pianeta così fertile che
sarà un piacere ridurlo ad un ammasso di macerie.-
Il braccio intorno alla vita della ragazza allentò la sua
forza, cosicché lei poté compiere qualche passo in avanti.
- E quando ogni cosa sarà alla stregua del paesaggio di un
asteroide, torneremo a cercarvi.- sibilò, maligna - I combattimenti sono la
fase più esaltante della conquista di un pianeta e noi torneremo per
distruggere ad uno ad uno i guerrieri più forti di questo stupido sasso.-
Il saiyan sogghignò soddisfatto, lanciando un'occhiata di
sfida prima a Piccolo, poi a Kakaroth, dopodiché prese il volo, seguito dalla
bionda. I presenti li fissarono stralunati, poi Crilin prese la parola,
tremante.
- Io... non posso crederci! Ma che gli prende?!- fece
tentennante, mentre i due, oramai visibili solo come lontani puntini,
scomparvero sopra le nubi nere di tenebra.
- Non lo so, ma non aspettiamoci nulla di buono...- rispose
Yamcha, assottigliando lo sguardo.
- Qualunque cosa sia successa, dobbiamo sbrigarci a
seguirli!- soggiunse Goku, con aria grave - Avete sentito cos'ha detto Mahei,
vogliono distruggere ogni cosa vivente sulla Terra!-
- Già... e... e dopo si occuperanno di noi...- balbettò di
nuovo il terrestre, sbattendo più volte le palpebre.
Prima che i guerrieri potessero levarsi in volo
all'inseguimento dei due, una voce conosciuta riempì il bosco circostante,
riecheggiando solenne per diversi istanti.
- Fermi! Son Goku, è inutile combattere contro di loro,
adesso.-
Il giovane spalancò gli occhi e si guardò intorno.
- Il Re Kaioh!- esclamò, distendendo i pugni fino ad allora
contratti. Tutti gli sguardi canalizzarono su di lui, nonostante ognuno aveva
potuto udire le parole del maestro nella propria mente, come se fosse un'eco
lontana.
- Già.- rispose questo, affrettandosi a spiegarsi - Ascoltatemi bene: la tempesta a cui
avete assistito non era un normale fenomeno atmosferico. La grandine stessa
non era ghiaccio, ma frammenti di metallo ed argento ossidati.-
- Sta dicendo... che erano frammenti di... specchio?- Bulma
era incredula.
- Esattamente.- annuì grave l'interlocutore, continuando ad
esprimersi tramite una proiezione della propria voce nelle coscienze dei
presenti - L'ultimo, terribile tuono che avete udito è stato il colpo finale
perché si strappasse la sottile linea di demarcazione che separa la nostra
dimensione da quella degli specchi.-
- Che... che cosa?- domandò sgomento Gohan, incredulo di star
sentendo parlare di una dimensione che non fosse quella reale e vedendo
stravolte le principali teorie scientifiche.
- Hai sentito bene, ragazzo mio.- ribatté Re Kaioh - La
dimensione degli specchi. Là è tutto diverso da ciò che appare simile, ma ciò che è
simile, in realtà, non è diverso da quello che realmente è.-
- Che?? Io non ci sto capendo nulla!- fece Yamcha con enfasi.
- Per favore, Re Kaioh, si spieghi!- il tono impaziente di
Goku lasciava trasparire la massima risolutezza. Ecco di nuovo nei suoi occhi
lo sguardo fiero del guerriero determinato a tutto pur di proteggere e
salvaguardare la vita del suo pianeta e dei suoi affetti, del combattente dal
cuore di diamante che lo stesso Re Kaioh andava da tempo esaltando, convinto
da sempre della sua unicità nell'intero universo.
- E' molto più semplice di quanto crediate.- si affrettò di
nuovo ad esplicare - Vedete, questa dimensione è esattamente identica alla
vostra, ci siete anche voi, ognuno di voi, con la piccola eccezione che siete
esattamente il contrario di come siete qui. E' tutto come un grande specchio
che riflette esattamente la parte opposta di ognuno. Il guaio è che il Vegeta
e la Mahei, per così dire... riflessi, sono riusciti a passare nella
vostra dimensione... e potete bene immaginare le conseguenze di...-
- Dove sono finiti quelli veri?!- lo interruppe Piccolo, non
preoccupandosi minimamente di interferire con il discorso di una divinità.
Dall'alto del suo piccolo e buffo pianeta, Re Kaioh aggrottò le sopracciglia
con fare ansioso.
- Purtroppo quando un riflesso riesce a liberarsi, non è
possibile che anche la sua controparte abbia un raggio d'azione, per cui sono
prigionieri dello specchio.-
- Pri... prigionieri dello specchio?!- l'esclamazione
incredula di Gohan fece sussultare i presenti - E come facciamo a tirarli
fuori?!-
- Immagino che ci sia una soluzione sola, ma è molto, molto
rischiosa.- rispose l'interlocutore, socchiudendo gli occhi e riflettendo
profondamente.
- Re Kaioh, non abbiamo tempo da perdere!- fece Goku,
mantenendo la sua aria grave - Correremo qualsiasi rischio.-
Crilin deglutì rumorosamente, sforzandosi di pensare positivo
e di sperare che quei due non avessero già cominciato a creare ingenti danni
al pianeta.
- Bene, ma dovete sapere che le due controparti sono
saldamente unite. Una volta che i riflessi hanno aperto gli occhi al vostro
mondo, Vegeta e Mahei non hanno avuto vie di scampo. Nemmeno opponendosi con
tutta la loro forza avrebbero potuto...-
- Ci dica come fare!- sbottò spazientito il namecciano,
interrompendolo per la seconda volta - La storia ce la racconterà un'altra
volta, ora abbiamo fretta di agire!-
Il sospiro di Re Kaioh fu lungo e posato.
- D'accordo, allora.- fece poi, annuendo grave - Dovrete
entrare nello specchio e romperne il fulcro pulsante, anche se questo
significherà la rottura dell'equilibrio. Là dentro troverete i vostri veri
compagni, che dovrete riportare alla luce. Una volta che questi avranno
riaperto gli occhi, i due riflessi scompariranno istantaneamente.-
- Un minuto... che... che significa 'equilibrio'?- domandò
Yamcha, sbigottito.
- Significa che per ogni cosa esiste il suo contrario. Da
sempre. E' quello che tentavo di spiegarvi poco fa.- fu la risposta che gli
arrivò - La dimensione dello specchio è stata creata diversi secoli fa dal dio
della Terra, proprio per mantenere l'ago della bilancia tra i due poli.-
- Re Kaioh.- fu di nuovo Goku a prendere la parola - Sono
convinto che l'equilibrio rimarrà tale anche senza la dimensione specchio.
Dopotutto se è stata creata da dio, significa che prima di lui si poteva
benissimo vivere senza.-
Il figlio gli rivolse uno sguardo convinto. Sì, suo padre
aveva ragione. Sarebbero riusciti a scongiurare la catastrofe per l'ennesima
volta, nonostante questo cosiddetto 'equilibrio'.
- Ed ora ci dica dov'è l'entrata per questa dimensione.-
concluse il giovane, risoluto.
L'altro sospirò di nuovo.
- Esattamente nel luogo in cui avete udito lo strappo: si è
creato un buco nero sopra la diga. Ma possono penetrare al suo interno
solamente due persone, poiché due ne sono entrate e due riflessi ne sono
usciti. Anche questo fa parte dell'equilibrio.-
Se Piccolo avesse sentito un'altra volta la parola 'equilibrio'
si sarebbe fatto uccidere soltanto per presentarsi di fronte a Re Kaioh ed
urlargli in faccia di piantarla con quella storia assurda, che lui il suo
equilibrio se lo mangiava a colazione e che era pienamente convinto che gli
esseri umani non fossero così sciocchi da essere controllati e monitorati
costantemente con degli stupidi stratagemmi ideati da quel vecchio pazzo di dio!
- Bene, allora muoviamoci! Torniamo alla diga!- la voce di
Goku lo distrasse dai suoi nefasti intenti.
Il gruppo partì a gran velocità verso il fiume, abbandonando
la ristretta radura del sottobosco, teatro fino ad allora di uno scontro
efferato, di una conclusione non proprio in linea con l'andamento della
battaglia... e della rivelazione.
Quando i presenti alzarono la testa al cielo, riuscirono a
scorgervi uno squarcio nero di medie dimensioni, non visibile se non cercato
con attenzione, data l'oscurità pressante delle nuvole e la pioggia incessante
che sino a poco prima aveva battuto con ferocia sul terreno già da tempo
fradicio.
Piccolo si liberò del mantello e del copricapo, dopodiché mosse d'istinto due passi verso il buco di tenebra,
lo sguardo serio e risoluto. Fu affiancato immediatamente dal saiyan, che lo
fissò per un attimo con un sorriso d'intesa, accompagnato da un cenno del
capo.
- Tentate di contenere la violenza dei due riflessi, finché
noi non saremo di ritorno con gli originali!- intimò in seguito, lanciando
un'occhiata dietro le sue spalle. Occhiata che venne accolta da un deciso
Crilin ed un titubante Yamcha. Detto questo i due si levarono in volo, sino a
scomparire dentro lo strappo tra le nubi.
- Dobbiamo occuparci di salvaguardare il pianeta, avete
sentito cos'ha detto Goku?- fece immediatamente dopo l'amico, passandosi una
mano sul cranio rasato.
- Io vengo con voi!- gridò d'un tratto Gohan, stringendo i
pugni.
- No, non sei in grado di combattere e muoverti liberamente.
E' meglio che tu stia con Bulma, ci penserà lei a riaccompagnarti a casa, tua
madre sarà in pensiero.- replicò Crilin, rivolgendogli poi un sorriso - Tuo
padre e Piccolo sanno il fatto loro.-
Il bambino non parve molto convinto, ma si decise comunque a
seguire la ragazza ed il maestro Muten, che l'avrebbero ricondotto a casa e
quasi sicuramente si sarebbero trattenuti per spiegare ogni cosa a sua madre,
con la speranza di alleviare un po' la sua arrabbiatura.
- Sentite...- la voce di Bulma si levò alquanto dubbiosa - se
quanto ha detto Re Kaioh è vero, allora il nostro Vegeta non è più
intenzionato a conquistare la Terra.-
- Che...?- Yamcha si grattò il mento.
- Ma sì!- ripeté la giovane, con più enfasi - Se i riflessi
sono tutto l'opposto di ciò che noi siamo e se il riflesso di Vegeta ha
affermato di voler distruggere, conquistare e fare chissà quali brutalità al
nostro pianeta, significa che in realtà non ne ha più l'intenzione!- il
ragazzo le lanciò un'occhiata velata, che la indusse ad aggiungere: - Quindi
possiamo dirci definitivamente al sicuro della minaccia dei saiyan!-
- Già...- annuì Crilin - hai ragione!-
- Beh, non credo che questo sia il momento adatto per
pensarci!- tagliò corto il suo compagno, ravviandosi nervosamente la lunga
coda che teneva legata con un laccio color porpora - Tu e il maestro pensate a
mettervi al sicuro, io e Crilin ci occuperemo di tenere occupati i riflessi!-
- Sì e probabilmente con tutto questo dispiegamento di forze
spirituali, Tenshinhan si sarà messo in viaggio per raggiungerci!- rispose
l'altro, fiducioso.
- Non è da escludere. Beh, comunque ora diamoci una mossa!-
Yamcha era divenuto davvero irrequieto; non rivolse nemmeno un'ulteriore
occhiata alla ragazza, prima di prendere il volo in compagnia dell'amico.
Bulma, dal canto suo, non parve nemmeno accorgersene. Si
stringeva le mani al petto, era tutta un fremito. Allora poteva davvero
sperare! E per di più, forte del fatto di aver visto i riflessi di Mahei e
Vegeta insieme, poteva stare sicura che gli originali non avrebbero mai agito
a quel modo l'uno verso l'altra, dal momento che la dimensione dello specchio
si basava esclusivamente su una contraddizione radicale del mondo reale.
Le suole dei suoi pesanti stivali poggiarono lentamente per
terra. Guardingo, scrutò l'ambiente circostante, tetro, buio e pulsante come
il ventre di un'oscura e famelica creatura; poi si voltò verso Piccolo, il cui
sguardo duro era più concentrato del solito.
- Tutto bene?- si sentì in dovere di domandargli.
- No.- fu la risposta del namecciano - E non andrà bene
finché non porteremo a termine la missione.-
Goku rimase a fissarlo di sottecchi per qualche istante,
mentre l'altro manteneva lo sguardo impenetrabile fisso verso il canale oscuro
che avrebbero dovuto attraversare. Pareva costituito dalla medesima coltre di
nuvole scure di cui il cielo era ricoperto nella dimensione reale, ma
vorticante e palpitante come carne.
- Sai, ora che ci penso,- riprese, voltandosi completamente
verso l'amico - se davvero qui è tutto il contrario... non riesco davvero ad
immaginarci malvagi. Voglio dire, io, Gohan, Crilin, il vecchio Muten... - poi
assunse un'aria tra il divertito e il perplesso - beh, forse tu sì, ma...-
- Chiudi quella boccaccia!- sbottò Piccolo, infastidito - Non
siamo qui per perdere tempo! Avanti, cerchiamo il cuore dello specchio e
tiriamo fuori di lì Mahei e Vegeta!-
Detto questo partì all'istante in volo, seguito dal saiyan,
sul cui viso era dipinto un lieve ma deciso sorrisetto compiaciuto: aveva
compreso bene che Piccolo era incredibilmente teso e innervosito da quella
situazione e probabilmente era addirittura più preoccupato di lui per le sorti
della sorella. La cosa lo faceva pensare alquanto e per quella ragione aveva
scosso l'amico da quell'indugio che certamente non era insito nella natura del
namecciano: aveva bisogno che Piccolo combattesse a mente lucida e fiera, come
aveva sempre fatto.
Dal canto suo, il compagno aveva dannatamente bisogno di
sperare che la vera Mahei non si trovasse in pericolo di vita. L'impossibilità
di conoscere le condizioni in cui la ragazza si trovava in quell'istante - se
fosse ferita, se avesse perso i sensi, o peggio - gli dava alla testa. Fremeva
dall'impazienza di raggiungere il fulcro di quella maledetta dimensione, con
la speranza disperata di specchiarsi di nuovo negli occhi dell'indenne oggetto
persistente dei suoi pensieri.
Sfrecciava al fianco di Goku lungo il tunnel di nubi e
vapore, agitato da una collera quasi folle contro sé stesso per non essere
stato capace di agire nel modo più razionale, aver permesso che le sensazioni
lo sopraffacessero e non essere stato in grado di fronteggiare e trattenere la
ragazza - che probabilmente non aveva avvertito nulla di lontanamente
paragonabile alle emozioni che avevano invece agitato il suo stupido cuore
martellante - e da un'intensa e feroce rabbia verso chiunque fosse stato il
responsabile dell'accaduto, anche il destino, per aver mutato l'orgoglioso e
caparbio guerriero Mahei in un insensibile, gelido burattino di morte.
Quando Crilin riuscì a scorgere la sagoma di Vegeta, in cima
ad un cumulo di macerie che fino a poco tempo prima era stato un grattacielo,
gli gelò il sangue nelle vene: lo sguardo del saiyan non era ardente, fiero e
collerico come sempre l'aveva incontrato, ma spento e quasi distaccato, come
se in realtà al guerriero non importasse nulla di aver appena distrutto
un'intera città.
Poco dopo gli atterrò accanto un'altrettanto glaciale Mahei,
non più la combattente abile e taciturna che era abituato a vedere, ma una
silenziosa bambola di carne, negli occhi un vuoto abisso ancor più
terrificante di quello che aveva appena scorto nelle iridi del suo compagno.
Yamcha sussurrò qualcosa che non riuscì a cogliere
immediatamente.
- Allora, Crilin, che facciamo?!- ripeté di nuovo, ora certo
che l'amico l'avesse udito.
- Non lo so...- fece, scuotendo il capo. Dall'altro lato era
appena giunto anche Tenshinhan, come aveva previsto poco prima, ed ora
anch'egli stava fissando i due saiyan con espressione corrucciata.
- Dobbiamo intervenire, prima che facciano altre vittime
innocenti.- sussurrò quest'ultimo. Il suo aiuto sarebbe stato indispensabile,
si trovò a pensare Yamcha, anche se avrebbero potuto fare ben poco contro di
loro, perlomeno avrebbero tentato di distrarli, pregando e sperando nella
velocità di Goku e Piccolo.
Questa volta Crilin annuì, seppur riluttante, ed i tre
uscirono allo scoperto, abbandonando il muro crollato che aveva fatto loro da
scudo sino a quel momento. Gli occhi dei due riflessi furono loro addosso in
un baleno.
I terrestri fecero appena in tempo a sbattere le palpebre,
che si videro immediatamente bersagliati da una raffica di colpi d'energia,
rapidi e potenti. Si discostarono appena in tempo per non venire risucchiati
dall'enorme cratere che le sfere luminose crearono, una volta toccato il
suolo. Nel medesimo istante in cui tornarono a guardare dinnanzi a loro, dopo
lo sgomento dell'attacco, si sentirono irrimediabilmente colpire con inaudita
velocità in più punti, sino a capitombolare di nuovo a terra: Mahei e Vegeta
si erano rapidamente spostati dal luogo in cui i terrestri li avevano scorti,
per lanciarsi contro di loro con uno scopo più che scontato.
Copiosi fiotti di sangue avevano preso a scendere dal naso
rotto e dolorante di Yamcha, che non si era ancora ripreso dall'urto violento;
Crilin era stato scaraventato contro una lamiera, mentre Tenshinhan aveva
accusato un acuto dolore al braccio sinistro, prima che Mahei potesse aggirare
il suo corpo e rompergli definitivamente il destro con un devastante calcio.
Con uno stridore acuto, la pesante lastra di metallo lasciò
risorgere il corpo che aveva accolto tra le gelide ed affilate braccia: il
piccolo terrestre si rimise in piedi con difficoltà, accusando un vorticoso
giramento di testa.
Con grande sforzo si portò accanto ai due amici, mentre gli
avversari li fissavano dall'alto, fieri ed inflessibili. I loro occhi parevano
lasciar trasparire un lieve segno d'onnipotenza, classico sintomo
d'appartenenza ad una razza superba come quella dei saiyan; nonostante fossero
riflessi privi d'anima, erano fin troppo potenti ed i loro colpi totalmente
devastanti per ogni difesa.
Tenshinhan fu il primo a rendersi conto che la minaccia di
una totale sconfitta e conseguente tragica dipartita alitava loro sul collo,
così si affrettò a lanciare un'occhiata ai suoi compagni - un'occhiata che significava chiaramente 'dobbiamo prendere
tempo, altrimenti finiremo massacrati a morte!'.
Fu quando Mahei decise di attaccare di nuovo che Yamcha
lanciò un grido.
- Non vi rendete conto di ciò che state facendo!- la sua voce
era limpida e decisa, nonostante il dolore causato dalle ferite infertagli -
Credete che i vostri corrispettivi, all'interno dello specchio, se ne stiano
buoni buoni a lasciarvi fare ciò che vi pare?! Sicuramente staranno trovando
un modo per uscire da lì e quando saranno fuori...-
La bionda gettò indietro il capo in una risata compiaciuta.
Per qualche lungo istante rimase concentrata nel riso, come se non riuscisse a
trattenersi; poi, quando tornò a guardare i terrestri con i suoi occhi di
vetro vuoto, pareva essere terribilmente irritata.
- Una volta che si diviene prigionieri dello specchio, non
c'è nulla che si possa fare per uscirne! Sei davvero speranzosamente idiota,
ragazzo, se credi che ci sia qualche possibilità.- sibilò, assottigliando lo
sguardo - Il gelo ti avvolge le viscere ed ogni singola cellula del tuo corpo
diviene prigioniera immobile di un mondo rigido ed immoto.-
- Non c'è alcuna via di scampo.- aggiunse Vegeta, portandosi
al suolo con fare superbo, ostentatamente fin troppo glaciale
per essere il principe dei saiyan che tutti conoscevano. Il fuoco
dell'orgoglio non ardeva più nelle sue iridi, crudeli e senz'anima.
- Per cui lasciatevi uccidere senza tante storie, siete solo
d'intralcio.- soggiunse di nuovo la ragazza, appoggiandosi una mano al fianco.
Il suo compagno stava per lanciare un nuovo attacco energetico, quando Crilin
decise di giocare l'ultima carta.
- Vi siete chiesti perché ci siamo noi qui a fronteggiarvi,
invece dei nostri amici più forti?!- nel gridarlo chiuse gli occhi con tutta
la forza che aveva, sperando di non venire investito dalla potenza del colpo
del nemico, colpo che non arrivò. Le sue parole parevano aver sortito
l'effetto desiderato: i due si scambiarono uno sguardo silenzioso, poi Mahei
fece un passo avanti, minacciosa.
- Che diavolo significa?- sussurrò malignamente, una volta
che l'ebbe afferrato per il collo e sollevato da terra.
- Si... significa che noi siamo solo un diversivo... mi... mi
pare ovvio... - fu la risposta che le arrivò, strascicata e tentennante tra i
sussulti e gli spasmi di dolore. Lei strinse ancora più forte la presa,
facendo lanciare un urlo strozzato al terrestre.
- Se non vuoi che ti spezzi il collo, dovrai essere più
chiaro. Non mi piacciono questi giochi.- la voce della ragazza aveva un che di
sinistro e metallico.
Tra i brividi d'orrore e le fitte alle ferite, Crilin
raccolse il coraggio e si espresse con un filo di voce.
- Se... se farai del male a uno solo di noi, non ti
riveleremo nulla!-
Questa volta fu Vegeta a scoppiare in una risata divertita.
- Possiamo anche non toccarvi per ora, ma lo sapete meglio di
noi che una volta rivelatoci ciò che tanto bramate di dirci - sempre che non sia
tutta una scusa per allungarvi la vita - vi faremo fuori lo stesso!-
- Un accordo.- disse Tenshinhan ad un tratto, attirando
l'attenzione dei due, ma Vegeta lo liquidò immediatamente.
- I saiyan non stipulano accordi.-
- Né tantomeno i demoni.- aggiunse Mahei, ancora stringendo
il collo di Crilin, che si rese conto ancora di più quanto quei due riflessi
fossero diversi dagli originali: qualunque saiyan o demone che fosse, da
guerriero accorto, avrebbe colto l'occasione di sfruttare a suo favore un
accordo.
- Allora scordatevi di vivere oltre questo giorno, perché al
calare della notte sparirete insieme alla luce.- questa volta la voce di Ten
fu udita più chiaramente e gli occhi si spostarono su di loro con rinnovata
attenzione.
La ragazza scaraventò malamente a terra il corpo del suo
debole avversario, voltandosi totalmente verso di lui.
- Che cosa?!- il tono era tra lo stizzito e il furioso.
- Come immaginavo, non ne sapete nulla.- riprese l'altro,
curvando le labbra in un sorrisetto - Sarebbe dovuta essere la prima cosa da
pensare ancora prima di uscire dalla vostra dimensione. Ci sarà un perché
ognuno di noi appartiene alla sua sfera.-
Il saiyan si avvicinò minaccioso a Crilin, già disteso a
terra, e gli portò un piede sopra il viso.
- Parla chiaro, amico, altrimenti il tuo compare farà una
brutta fine.-
Tenshinhan cambiò totalmente espressione, facendosi teso e
contrito.
- Sei un vigliacco...- ringhiò tra i denti, ma Vegeta scosse
il capo.
- Non credo sarai felice di sapere dov'è finito l'ultimo che
ha osato parlarmi in questo modo. Parla chiaro, ti ho detto, altrimenti questo qui muore.-
- D'accordo.- sospirò infine Ten, chiudendo gli occhi per non
guardare quanto si faceva forte la pressione della morsa del saiyan sulla
testa dell'amico - Voi, siete dei riflessi, giusto? E per generare e poter vedere un
riflesso si ha bisogno prima di tutto di luce per renderlo visibile, come accade per qualsiasi
fenomeno di questo genere. Quando dio ci ha allenati per un certo periodo nel
suo santuario, ci ha spiegato che quando calano le tenebre ogni frammento di
luce riflessa che non appartiene al nostro mondo svanirà con l'ultimo raggio
di sole.- deglutì, facendo una pausa - E adesso lascia andare Crilin, ti ho
detto quanto sapevo.-
La ragazza, d'altra parte, aveva cominciato a maturare un
rammarico sempre crescente nello spirito. Non poteva ammettere che proprio ora
che avevano acquistato la libertà, sarebbero spariti come nebbia.
- Non credo proprio.- ribatté Vegeta - Se sai tutto questo,
significa che sei a conoscenza di un modo per mantenerci vivi... altrimenti
non saresti venuto a batterti.-
- Cosa?!- Tenshinhan sgranò gli occhi - Come...?!-
- Volevate assicurarvi che non compissimo involontariamente
qualche strano rito che ci permettesse di sopravvivere alla notte, non è
vero?- sogghignò il saiyan - Beh, mi dispiace tanto deludere le vostre
aspettative, perché ora parlerete, altrimenti distruggeremo il vostro bel
pianeta. Perlomeno lasceremo un segno rilevante e vi faremo pagare la vostra
insolenza, prima di sparire. Che ne dici, qual è la cosa più conveniente da
fare?-
Ten strinse i pugni, vedendosi costretto a riferire ogni
cosa, altrimenti ogni cosa sarebbe stata spazzata via dalla crudeltà dei
riflessi.
- D'accordo.- fece, sospirando - Esiste un luogo, in
profondità, considerato il cuore d'ogni sostanza. Se si riesce ad arrivarvi ed
a ingerire anche solo una minima parte di esso, si diviene esseri con un'anima
di consistenza propria, non più spettri, non più riflessi. E' la fonte della vita per gli spiriti erranti che desiderano un
corpo.-
Il silenzio aveva invaso la spianata di macerie, mentre gli
occhi di Yamcha e Crilin si erano spalancati dall'incredulità. Dal canto loro,
i due nemici, rimasero muti ad attendere che il discorso del terrestre
terminasse.
- La leggenda vuole che nessuno sia mai riuscito ad
arrivarvi, salvo lo stesso dio, che sigillò l'entrata al luogo sacro,
rendendolo arduo da raggiungere anche agli esseri più eterei.-
Lo sguardo di Vegeta scintillò bramoso per un attimo ed il
suo piede calcò di più sul volto del terrestre.
- Ma tu sai dove si trova, vero?- sibilò, minaccioso.
Tenshinhan si morse il labbro inferiore, scuotendo il capo, rassegnato.
- La razionalità mi suggerisce di rivelarvelo, altrimenti
farete scempio dei miei compagni e del mio pianeta... anche se il cuore non
ammetterebbe mai un tradimento simile al buon senso...- sussurrò, combattuto.
Fu il tono maligno di Mahei a riportare la sua attenzione a
livelli sopra la norma.
- Ma è il buon senso stesso che ti ordina di dirci dove si
trova questo luogo, terrestre. Se non volete morire qui ed ora insieme alla
vostra adorata Terra, ti consiglio di svelare il segreto, perché per noi non
fa alcuna differenza, dato che siamo condannati in ogni caso.-
Il ventre pulsante che li aveva accolti da quando avevano
messo piede nella dimensione parallela si stava restringendo sempre più
attorno a loro; Piccolo e Goku sfrecciavano fianco a fianco lungo il canale,
le loro menti colme di pensieri ed impazienza, sino a che non giunsero in un
grande, immenso sacco che pareva essere la fine del tunnel. Erano minuscoli
puntini rispetto alla vastità dell'ambiente minaccioso che li circondava.
- Ci siamo.- annunciò il saiyan con aria guardinga.
- Pare di sì.- gli fece eco il compagno, percorrendo con lo
sguardo ogni singola piega di quella sala viva. In un angolo, racchiusi
quasi fossero incorniciati in un quadro di carne, due ingressi - tra
i mille che se ne vedevano lungo la parete più ampia - i cui vetri erano in
pezzi, le porte frantumate ed cocci giacevano a terra silenziosi, attrassero
la loro attenzione.
- Devono essere fuggiti da lì.- annuì Goku, avvicinandosi.
- Bene, separiamoci e riportiamoli indietro, non abbiamo
tempo da perdere.-
- Aspetta...- il namecciano fu interrotto nella marcia verso
la prima porta - Re Kaioh ha detto di rompere il fulcro di questa dimensione,
se vogliamo uscirne.-
Piccolo fece per ribattere, quando il suo sguardo si portò
quasi inconsciamente verso l'alto... ed i suoi occhi si colmarono di orrore e
meraviglia: sopra le loro teste penzolava una massa informe da cui
evidentemente provenivano le pulsazioni percepite fino ad allora.
- Prima recuperiamo Mahei e Vegeta, poi ci occupiamo di
questa mostruosità.- gli rispose dopo qualche istante, riprendendo a dirigersi
verso uno dei due specchi rotti.
- D'accordo. Ci rivediamo qui tra... beh, tra poco!- fece
Goku, sparendo oltre l'antro in frantumi. Non appena si fu inoltrato nel buio
della camera, si trovò ad avanzare ancora di pochi passi in una nuova
galleria, prima di poter scorgere nel fondo della stessa, una gigantesca
doppia piramide di cristallo rosso. Si avvicinò di qualche altro metro, e fu
allora che riuscì a scorgere il volto della sorella all'interno della
struttura, muto e marmoreo.
Mahei teneva gli occhi chiusi, le labbra serrate e le braccia
distese inerti lungo il corpo, che fluttuava lievemente. I lunghi capelli
biondi si muovevano impercettibilmente dietro la sua schiena, mostrandosi come
le uniche parti del suo essere ad avere vita.
Il saiyan ebbe un attimo di sgomento a quella vista, temendo
per l'incolumità della ragazza, per cui decise immediatamente di frantumare la
doppia piramide, laddove le due basi si fondevano in una. Fece per colpire,
stando attento a non usare troppa forza per evitare di farle del male, quando
sul suo volto già illuminato del rosso riflesso del cristallo, si rifletterono
colori diversi.
Goku sbatté più volte gli occhi, cercando di capire da dove
proveniva quella luce. La risposta gli comparì immediatamente dinnanzi al
viso: ogni lato della piramide aveva preso vita, riflettendo immagini, scene,
ognuna diversa dalle altre. Si rese conto solo dopo qualche istante che ogni
faccia stava proiettando fotogrammi la cui unica protagonista era Mahei.
Girò rapidamente intorno alla gabbia rossastra, facendo
attenzione ai minimi particolari dei singoli frammenti; il primo che i suoi
occhi incontrarono pareva raccontare una storia lontana, incredibilmente
lontana, distante anni luce: una piccola mano si stagliava candida ed
impotente contro il cielo nero, mentre intorno, da ogni lato, infuriava la
guerra.
Ma non era una guerra normale - per quanto si possa
considerare tale una feroce battaglia - era piuttosto una gara al massacro tra
esseri che non aveva mai visto, esseri scuri, efferati, che si sbranavano ed
infilzavano con lame e dardi incandescenti: erano demoni.
Ed in alto, proprio quando la minuscola mano tornò a
poggiarsi al petto della piccola bambina, un angelo avvolto dalle fiamme
cadde. Precipitò inesorabilmente dalla rupe come una cometa, trafitto da un
tremendo, devastante colpo. Ci volle poco perché Goku ne riconoscesse i
medesimi lineamenti della sorella - duri e fieri - ed i medesimi occhi di
ghiaccio e tenebra... ossimoro piuttosto evidente, in quanto subito ricollegò
quel volto ad un nome che aveva già udito: Hi Imai, il demone della fiamma.
Era un ricordo. La morte della madre, in una guerra
sanguinosa tra demoni, in una galassia sconosciuta, forse in un piano
parallelo, ed altrettanto probabilmente... il primo ricordo di Mahei.
Nel frattempo Piccolo, inoltratosi nella seconda galleria,
aveva vissuto la medesima esperienza, scoprendo il gigantesco cristallo ed il
corpo di Vegeta racchiuso all'interno di esso ed ora stava esaminando le
immagini riflesse sulle facce della piramide.
Scene di combattimento, il volto marmoreo di Freezer che
impartiva ordini dall'alto del suo trono, l'arrivo sulla Terra, i volti
famigliari dell'intero gruppo di guerrieri e poi... il viso rilassato e
dormiente di Mahei. Sorpreso, si soffermò su quest'ultima visione, rendendosi
conto che non mutava mai, rimaneva sempre costante, come il respiro ed il
battito del cuore della ragazza addormentata. L'ambiente era scuro, ma da
quello che poteva distinguere, riconobbe una stanza in ombra simile a quella
di una grande nave aliena, probabilmente uno degli alloggi temporanei dei
guerrieri saiyan.
Cos'erano quelle visioni? Ricordi, forse? Oppure desideri? E
perché Mahei era racchiusa in una di queste?
Si voltò rapidamente, deciso ad agire prima che trascorresse
altro prezioso tempo, così sferrò un colpo deciso alla sommità della prima
piramide, quella rivolta verso l'alto, che andò in pezzi proprio come uno
specchio rotto. Il corpo di Vegeta, inerte, gli cadde tra le braccia e Piccolo
se lo caricò su una spalla.
Si voltò una volta soltanto, per veder svanire le immagini
nei frammenti. Il suo sguardo cadde sull'ultimo di essi che si dissolse: il
sorriso disteso ed amichevole di Bulma mentre gli porgeva una pila di asciugamani, che reggeva con
entrambe le mani.
Il namecciano rimase immobile per qualche istante, con
sguardo grave, poi si decise a muovere i primi passi verso l'uscita, convinto
che Goku lo stesse già aspettando.
In realtà, il saiyan era rimasto incantato dalle visioni
sulle facce del cristallo e si era convinto sempre più che quelli che stava
guardando fossero ricordi, esperienze. Non avrebbe mai immaginato che la
sorella avesse avuto un passato così triste e solitario. I volti dei suoi
sottoposti, dei compagni di missione, dei nemici... erano tutti sbiaditi e
senza colore, come se appartenessero tutti quanti ad una stessa, grigia
categoria.
Solo quando tornò dinnanzi a lei, scorse, sul lato che
separava i loro volti, una nuova scena di combattimento. Ma questa volta
poteva dire di conoscere perfettamente il suo avversario. Era Piccolo. Il loro
primo scontro. Lui stesso non vi aveva assistito, ma ora si rendeva conto di
quanto feroce e violento fosse stato. Entrambi parevano desiderosi di
divorarsi a vicenda... come se volessero fondersi l'un l'altra in un macabro
rito di sangue. Era stato convinto sin dall'inizio che Mahei non fosse la vera
minaccia e assistendo a quelle scene la sua convinzione si radicò ancor più
nel profondo. Ne rimase profondamente colpito.
Mahei aveva trovato in Piccolo - e Piccolo in Mahei - un
corrispettivo perfetto, come se fossero stati plasmati nella stessa sostanza e
combattessero per ritornare uno.
Quando i fotogrammi dello scontro terminarono, lasciarono il
posto al volto sorridente del namecciano... uno sorriso che Goku non gli aveva
mai visto. Certo, il viso di Piccolo era quasi sempre imbronciato e serio, ma
in quell'istante gli parve così sereno, che quasi credette che il suo compagno
avesse raggiunto una pace interiore senza limiti.
Si ritrovò a sorridere anche lui di rimando e, con rinnovata
convinzione, colpì il cristallo carminio con una poderosa gomitata. La
struttura andò in pezzi ed il guerriero accolse la sorella tra le braccia, per
poi voltarsi rapidamente ed imboccare il tunnel in senso inverso.
L'amico lo stava aspettando già da qualche minuto ed a Goku
parve che la sua espressione si rilassasse quando incontrò la figura di Mahei
stretta al sicuro tra le proprie braccia.
- Perché ci hai messo tanto?- gli domandò, lanciando
un'occhiata al cuore pulsante.
- Mahei era rinchiusa in un cristallo...- cominciò il saiyan
- ...che rifletteva delle strane scene. Credo fossero ricordi.-
Piccolo abbassò lo sguardo, grave. Era giunto alla medesima
conclusione.
- Credo anch'io.- rispose - Ho visto delle immagini dal
passato di Vegeta... e dal presente.-
Goku si avvicinò, scrutando nei suoi occhi.
- Che senso pensi che abbiano?- gli chiese, nuovamente.
L'altro scosse il capo.
- Potrebbe essere di tutto, ma temo fossero davvero dei
ricordi. Probabilmente questa dimensione li stava assimilando per poter
rendere gli originali dei riflessi. Ricordi le parole di Re Kaioh,
l'equilibrio? Forse questo mondo stava tentando di arginare la perdita per
ripristinare la stabilità.-
Il saiyan annuì lievemente, poi si voltò verso il fulcro,
guidandovi una mano dalla quale fece fuoriuscire un raggio di energia.
- Distruggiamo questa cosa, allora, e poi fuggiamo via.-
asserì, mentre l'amico compiva il suo medesimo gesto.
Ci volle poco perché la massa informe prese a rantolare
sommessamente, una volta urtata dai colpi dei guerrieri. Le sue estremità si
ritorsero su loro stesse, cominciando a cauterizzarsi.
L'ambiente circostante prese a tremare violentemente, sotto
quello che sembrava un urlo di dolore di una bestia abbattuta. I due si
scambiarono un'occhiata decisa e nello stesso momento sfrecciarono verso lo
squarcio da cui erano penetrati. Il tunnel sembrava doppiamente stretto e
minaccioso, senza contare il costante movimento che agitava le pareti e
sembrava volerli inghiottire da un momento all'altro.
Riuscirono a scorgere uno spiraglio di luce tetra proprio
quando i blocchi laterali stavano per sfiorarli; Goku prese l'ultimo respiro
ed aumentò la velocità, riuscendo ad uscire appena in tempo. Così fece anche
Piccolo dietro di lui, ma nel momento in cui il varco stava per richiudersi
alle sue spalle, avvertì un acuto dolore al viso. Si portò una mano al volto,
senza accorgersi che il compagno si era fermato poco più avanti ed andando
involontariamente ad urtarlo in maniera poco gentile.
Tutti e quattro capitombolarono a terra, cadendo sul terreno
erboso sottostante la diga che avevano riparato poco tempo fa. Le nuvole
si erano diradate e della tempesta rimaneva soltanto la rugiada sulle foglie
degli alberi e qualche cirro solitario che vagava nel cielo.
- Accipicchia che botta!- esordì Goku, finito quasi a gambe
all'aria contro un tronco.
- Ma sei impazzito?!- gli rispose Piccolo, accigliato - Perché ti
sei fermato così all'improvviso?!-
- E tu perché mi sei venuto addosso?- rispose quello, con un
mezzo sorriso ed un'aria interrogativa. Non gli costava nulla ammetterlo,
Piccolo era dannatamente divertente quando si arrabbiava per le piccolezze!
- Forse perché ero troppo impegnato a non farmi tagliare in
due dal buco dimensionale, genio!- ribatté, stringendo i pugni. Poco più in
là, Vegeta si teneva la testa, sbattendo più volte gli occhi, segno che aveva
ripreso i sensi.
- Beh, ora è tutto risolto, amico mio! L'importante è non
avere niente di rotto!- sorrise di nuovo il saiyan, incrociando convinto le
braccia al petto, sebbene fosse ancora a gambe insù.
- Parla per te!- esclamò di nuovo il namecciano, indicandosi
il lato del volto sanguinante.
- Scusa, Piccolo, quando hai finito di lanciare maledizioni a
Kakaroth, puoi toglierti di dosso?- la voce di Mahei lenì a poco a poco la sua
rabbia, facendolo rendere conto di essere atterrato sul morbido...
Gli occhi di Tenshinhan si spalancarono di colpo, quando i
due riflessi minacciosi svanirono come neve al sole. Vegeta stava tenendo
Yamcha per la gola e di sicuro gli avrebbe spezzato il collo... questione di
secondi.
Li aveva condotti sopra un grande lago ghiacciato, asserendo
che il cuore di ogni sostanza si trovava nelle profondità dell'enorme bacino
d'acqua, ma Mahei aveva voluto avere una garanzia che non gli stesse mentendo
e così aveva preteso la vita di uno di loro. Stava per intervenire di nuovo,
quando il saiyan aveva afferrato il compagno, ma poi erano entrambi
improvvisamente spariti.
- Ce... ce l'hanno fatta...- azzardò Crilin, titubante, per
poi riprendere con maggior vigore, una volta sicuro che i nemici non sarebbero
riapparsi - Goku e Piccolo ce l'hanno fatta!!-
Yamcha si teneva ancora la gola, stordito ma sollevato.
Ancora una volta aveva visto in faccia la morte per mano di quel Vegeta e
sentiva che il
suo odio verso di lui cresceva a dismisura. Era sempre causa di guai, non riusciva a comprendere per
quale dannato motivo fosse divenuto il paladino del gruppo, nonostante avesse
ucciso almeno la metà dei suoi componenti, una volta. Ed ancora peggio, Bulma
pareva sempre più presa ed impegnata in faccende che lo riguardavano.
- Yamcha, amico, tutto bene?- la voce di Ten dissipò il velo
nero di risentimento che gli era calato dinnanzi agli occhi.
- S-sì...- si trovò a rispondere, tentennante.
- Ci è mancato poco!- Crilin si era avvicinato, con un
sorriso soddisfatto - Abbiamo rischiato che quei riflessi prendessero il posto
degli originali! Se fossero arrivati al cuore...-
Tenshinhan scoppiò in una delle sue rare risate, sebbene si
tenesse stretto il braccio rotto con quello sano.
- Non esiste nessun cuore.- affermò, guardando il compagno,
che aveva assunto un'aria sconcertata.
- Vuoi... vuoi dire che...-
- Che ho inventato ogni cosa.- l'amico terminò la sua frase -
Mahei e Vegeta saranno sempre troppo forti per noi, ci avrebbero uccisi e poi
avrebbero giustiziato tante persone innocenti.-
Crilin sbatté le palpebre, arrivando lentamente a collegare
ogni cosa.
- Quindi dio non ti ha raccontato nulla? Beh, a dire il vero
mi pareva strano non aver sentito nulla di questa conversazione... ma pensavo
che ne aveste avuto un colloquio privato...-
- Veramente dio ha detto qualcosa che potrei ricondurre a suo
merito...- sorrise il guerriero - 'Quando la forza del tuo avversario è
smisurata, non esitare ad agire d'astuzia'.-
L'altro rimase meravigliato. Tenshinhan era davvero un grande
combattente, nonostante oramai i poteri dei saiyan fossero divenuti
irraggiungibili, la sua saggezza e la sua costanza si erano evolute di pari
passo, facendo di lui uno dei più valorosi uomini della Terra e per questo era
fiero di appartenere alla stessa razza.
- Ah! Sei stato grande!- esordì poi, stringendo i pugni e
prendendo a ridere di gioia.
- Non troppo. Non ho contato che volessero un pegno, i saiyan
sono pericolosi... si meritano davvero l'appellativo di 'guerrieri più temuti
dell'universo'. Non sono affatto sciocchi, anche se stavano per cascarci.-
- Su questo non ci conterei!- Yamcha gli mise una mano sulla
spalla - Non ditelo a nessuno e mi dispiace per Goku, ma per me sono soltanto
delle stupide scimmie! Ci vuole ben altro per batterci!-
Tenshinhan abbozzò un sorriso poco convinto, ben consapevole
che a far parlare l'amico era stato il forte risentimento che provava nei
confronti di Vegeta.
- Beh, ora che ci siamo liberati di loro, possiamo tornare
indietro! Io sto morendo di freddo e tu, Ten, hai un braccio fuori uso!- fece Crilin, stringendosi nelle spalle.
Detto questo, i tre si voltarono rapidamente, per raggiungere di nuovo il
luogo in cui si erano separati dai compagni.
Goku si scrollò la polvere dalla tuta, poi si coprì il volto
con una mano per scrutare il cielo.
- Non è rimasta traccia del varco.- esordì, bonario. Vegeta
si era appoggiato al tronco di un abete poco lontano, massaggiandosi le
spalle indolenzite.
- Avete fatto un buon lavoro.- la voce di Re Kaioh invase di
nuovo la radura, stavolta più calma e serena. L'espressione di Goku si fece
stupita all'udire quelle parole, ma poi si sciolse in un sorriso.
- C'è mancato poco, però! Ne siamo usciti appena in tempo!-
rispose.
- Già, ma ora la dimensione degli specchi è implosa, grazie
al vostro intervento sul fulcro.- fece di nuovo Re Kaioh, annuendo - Ed avete
riportato indietro i vostri amici, questo è l'importante. I riflessi che
volevano sostituirsi a loro sono andati distrutti con il loro mondo.-
- Abbiamo messo a tacere per sempre la minaccia.- soggiunse
Piccolo, chiudendo per un attimo gli occhi.
- Giusto, ma ora che la dimensione parallela non esiste più,
starà a voi stessi mantenere l'equilibrio sul pianeta.- ribatté l'altro, con
un nuovo sorriso.
- Ah, non si preoccupi, Re Kaioh, ce la caveremo benissimo!-
rise Goku, facendo cenno di vittoria con una mano, sollevano un pollice.
Piccolo si era avvicinato al fiume e si stava bagnando la guancia ferita con
l'acqua che aveva raccolto in una mano.
- Beh, è stato facile!- aggiunse di nuovo il saiyan,
soddisfatto,
portandosi entrambe le mani ai fianchi.
- Parla per te, Kakaroth!- la voce di Vegeta lo contraddisse
energicamente - Là dentro era come se qualcuno ci stesse succhiando via la
coscienza!-
- I ricordi.- Mahei lo disse piano, ma i presenti si
voltarono verso di lei, fissandola con aria consapevole. Goku la guardò in
silenzio per un attimo, riuscendo a scorgere per la prima volta tutto il
dolore e l'angoscia che avevano accompagnato la sua infanzia e la sua
esistenza. Grazie allo scorrere lento di quei fotogrammi era stato in grado di
comprendere e conoscere un po' meglio il passato e l'animo della sorella,
penetrando sotto la coltre di ghiaccio dei suoi occhi.
Avvertì di nuovo la stretta al cuore che aveva provato
nell'assistere alla caduta di Hi Imai, dei combattimenti e della furia innata
come unica compagna di una bambina disperata che voleva dimostrare ed essere
considerata tutto fuorché una vittima. Quest'ultimo pensiero gli riempì
l'animo d'orgoglio: Mahei era stata capace di divenire un vero guerriero e
possedeva la forza e la fierezza di una combattente d'alto rango.
Piccolo le si avvicinò in silenzio, forse inconsciamente con
fare protettivo, all'udire il riferimento ai ricordi ed al pensiero di ciò che
aveva visto nel cristallo di Vegeta. Mahei era tra le sue memorie più
preziose, placida e silenziosa, e lui di certo non poteva sapere cosa
significasse quella visione... se il principe l'avesse osservata dormire per
una notte, oppure fosse stato solito farlo...
- I riflessi non possiedono ricordi, dal momento che non
hanno vita propria.- fece di nuovo il namecciano - Probabilmente la vostra
memoria avrebbe dovuto essere cancellata, per fare in modo che entrambi
diventaste i nuovi voi stessi all'interno dello specchio, essendo fuggiti gli
altri.-
Ci vollero poche parole perché venisse svelata ogni cosa ai
due; Mahei e Vegeta si scambiarono uno sguardo interrogativo.
- Vuoi dire che... avete guardato nei nostri ricordi?-
domandò la ragazza, alzando gli occhi in quelli del fratello. Questo annuì.
- Ed anche nel vostro presente.- aggiunse Piccolo, alludendo
alla visione di Bulma e lanciando uno sguardo distratto al saiyan, che si
voltò dall'altra parte per nascondere un lieve imbarazzo dietro la classica
posa da duro che tendeva sempre ad assumere.
Ne dedusse che, dal momento che il riflesso aveva la piena
intenzione di sterminare ogni cosa, l'indole del vero Vegeta si era di gran
lunga discostata da questo proposito e ciò non poteva che tranquillizzarlo,
anche se d'altra parte aveva scoperto che il saiyan era più simile a sé stesso
di quanto non avesse mai immaginato. Dopo tutte le battaglie e tutte le
difficoltà, si trovava a capirlo forse un po' di più... ed a comprendere che
la natura delle sue azioni derivava in gran parte dalla stessa fonte che
animava le proprie.
- Beh, non so se devo ritenerlo un bene...- sospirò di nuovo
Mahei, incrociando le braccia al petto.
- Immagino di sì!- Goku alzò le spalle, sorridendo - Capisco
che certe cose possano far parte del passato ma in questo modo sono riuscito a
conoscerti meglio... anche se solo un pochino.-
La ragazza assunse un'aria perplessa. Non erano di certo
parole da Kakaroth, quelle. Lui si portò una mano dietro la nuca.
- Emh... beh, Chichi dice sempre che non sa niente di te, che
potresti essere una feroce assassina e che potresti ucciderci tutti durante il
sonno... in questo modo potrò dare man forte alle mie rassicurazioni, con una
prova vera, ecco!-
- Uccidervi tutti durante il sonno...?- ripeté lei quasi a
sé stessa, sgranando gli occhi.
- Già! Ahah, un'idea assurda, vero?- rispose Goku,
continuando a ridere - Oh, caspita! A proposito di Chichi! Sarà furiosa! Ho
lasciato che Gohan tornasse a casa senza di me, a quest'ora gli avrà riempito
la testa di urla e prediche!-
Senza perdere tempo si voltò e si levò in volo facendo cenno
agli altri un braccio.
- A presto!- dopodiché sparì come un razzo all'orizzonte.
Dopo pochi istanti Vegeta mosse i primi passi verso il centro
della radura, lanciando un'occhiata silenziosa a Mahei, che l'accolse senza
aggiungere nulla. Poi il saiyan prese il volo nella direzione opposta a quella
di Kakaroth, rivolgendo un ultimo, muto sguardo anche a Piccolo. Quest'ultimo rimase
a fissarlo finché anch'egli non si fu allontanato abbastanza da non essere più
visibile.
Poi fece per rivolgersi a Mahei, ma quando si voltò gli occhi
della ragazza erano già rivolti verso di lui, seminascosti dalle ciocche di
capelli biondi che le ricadevano sulla fronte. Lo guardava dal basso con
espressione ambigua, quasi divertita, e il namecciano si sentì in imbarazzo.
- Che... c'è...?- le domandò, quasi insicuro che fossero le
parole giuste da dire. Lei alzò le spalle, voltandosi dall'altra parte e
muovendo i primi passi verso il bosco.
- Oh, assolutamente nulla.- rispose, alzando le spalle - E'
bene che torni anch'io, ho combinato abbastanza guai per oggi.-
Fu quando fece per prendere il volo che si sentì trattenuta
da una stretta al polso. Si voltò lentamente, per specchiarsi di nuovo negli
occhi di Piccolo.
- Non mi sono comportato con senno, lo riconosco.- esordì,
riferendosi evidentemente al dialogo avuto giorni addietro - Non era mai
accaduto che agissi in questo modo, l'ho fatto per il semplice motivo che
io...- la presa al braccio si fece più serrata, mentre il suo sguardo prese a
vagare dappertutto tranne che sul volto di Mahei -...ho capito di essere
legato a te, amo il nostro stile di vita e ho ingenuamente pensato che la tua
idea minasse alle nostre abitudini, che... ti avrebbe allontanata da me.-
Non gli era mai risultato così difficile dire qualcosa a
qualcuno. Era risaputo che non fosse un maestro dell'arte oratoria, ma
perlomeno il silenzio della ragazza lo metteva in condizioni di parlare,
vuotare il sacco senza ripensamenti.
- Ciò che mi fa rabbia, rabbia verso me stesso, è che ho
preteso qualcosa che... non sono nella posizione di pretendere.- concluse con
un impercettibile sospiro. Lei era rimasta immobile; il volto freddo fisso in attesa ed il braccio teso verso di lui. Poteva avvertire
la sua mano cingerle con forza la carne, ma non le faceva male, anzi, si trovò
a pensare che adorava la violenza di quella stretta.
- Come sarebbe 'nessuna pretesa'?- rispose, poco dopo
- Non mi sembra che dopo ciò che mi hai fatto contro quel tronco, tu non possa
avanzare pretese.-
Piccolo si sentì avvampare. Alzò di scatto la testa verso di
lei, che lo stava fissando con aria divertita. Nonostante si sorprese a
pensare che il volto disteso di Mahei fosse straordinariamente bello quando
sorrideva a quel modo infantile, il suo cervello cominciò a congetturare un
milione di pensieri senza senso, tutti volti a capire come diavolo lei facesse a
sapere cos'era successo quando ancora anche lui doveva scoprire di avere a che
fare con un riflesso e rendendosi conto di essere arrossito fino
all'inverosimile.
- Volevo sperare... di riportare indietro la tua coscienza...
e...- provò a spiegarsi, ma la voce cristallina di Mahei lo interruppe, scoppiando in una risata
vivace.
- Sperare di fare... cosa?!- riuscì a dire tra le risa.
- Ehi, era a fin di bene, d'accordo?!- esclamò Piccolo,
tentando in qualche modo di uscirne. Ma l'affermazione non fece altro che far
sprofondare ancora di più Mahei tra le risate - E... e poi come fai a sapere
cos'è successo in quel bosco?? Quando ti ho baciata eri un riflesso!-
La ragazza prese un respiro profondo, poi tentò di dominare
l'ilarità. Rarissime volte si era trovata a ridere così di gusto; Piccolo in
quell'istante era davvero così confusamente buffo!
- Beh, immagino per lo stesso motivo a cui hai addotto tu,
poco fa. I riflessi non possiedono ricordi, però erano pur sempre la nostra
controparte. Sono convinta che le loro esperienze, seppure brevi, si siano
riversate in noi quando il loro mondo è andato distrutto. E' stato come se ci
fossimo uniti, quando lo specchio si è frantumato.- spiegò, mantenendo lo
sguardo fisso nei suoi occhi.
Non faceva una piega, era un ragionamento sensato, si trovò a
pensare Piccolo. Per un attimo abbandonò l'imbarazzo e si soffermò di nuovo a
guardarla, inconsapevole di starla ancora stringendo per un polso, quasi come
se non volesse lasciarla andare via, pena il suo stesso cuore.
- Ad ogni modo, ripetilo.- disse poi la ragazza, annuendo.
Lui non capì.
- Ripetere cosa?- le domandò, disorientato. Mahei sbatté un
paio di volte le palpebre, schiudendo le labbra con lentezza.
- Le tue ultime parole.-
- Eri un riflesso...?- fece di nuovo il guerriero, con tono
interrogativo. Lei scosse lievemente il capo.
- No, quelle prima.-
Piccolo arrossì di nuovo, collegando la frase.
- Quando... ti ho baciata...- ripeté, sussurrandolo.
- Già...- sorrise lei, poggiando la mano libera sulla sua
guancia, poco sotto la ferita. Lui avvertì il calore di un tocco che non aveva
mai provato prima, ne rimase preda, come se si fosse d'un tratto immerso in un
nuovo e tiepido abbraccio; chiuse per un attimo gli occhi, inconsapevolmente
cullato dalla sensazione di pace che gli aveva pervaso la mente.
Li riaprì di scatto non appena si rese conto che la bocca di
Mahei stava chiudendo la propria, com'era accaduto poco tempo prima. Sentì
il battito del cuore salirgli rapidamente fino alla gola ed il volto
infiammarsi ancora. Di nuovo i suoi pensieri si confusero e si trovò a
pensare, incredulo, come fosse possibile che Mahei lo stesse... baciando. E
che stava baciando proprio lui, nessun altro, come volesse ricambiare il
sentimento che da tempo, da troppo tempo, giaceva in fondo al suo spirito,
permeandolo in ogni suo angolo, in ogni sua parte, sino a fargli perdere la
ragione.
Si lasciò trasportare da quella sensazione nuova e
sconvolgente, passandole un braccio dietro la schiena ed afferrandole una
spalla, chiudendo gli occhi e ricambiando il bacio con la stessa veemenza e
intensità che l'avevano guidato poco prima.
Incredulo, ma deliziato e dannatamente desideroso che quella
ragazza entrasse a far parte per sempre di sé, di creare con lei - e con
nessun altra creatura - un legame tanto forte da non poter essere scalfito
da nulla al mondo, bruciante, imperituro.
Si discostò per un attimo, appoggiando la propria fronte
sulla sua, riprendendo fiato. Le sue labbra erano così intensamente ammalianti
da non permettergli nemmeno di concedersi un secondo separato dalla sua bocca.
La mano che le cingeva la spalla, scivolò febbrile lungo la nuca della
ragazza, per poi tuffarsi tra i suoi capelli dorati e spingere il suo capo di
nuovo verso di sé, per scoppiare in un nuovo bacio. La strinse così forte che
una qualsiasi donna si sarebbe lamentata per il dolore, ma Mahei gli afferrò
una spalla, lasciando che Piccolo la abbracciasse con tutta la forza che
possedeva; sarebbe volentieri rimasta per tutta la vita cinta in una stretta
così forte e protettiva, in cui per la prima volta si sentiva davvero al
sicuro.
Passarono diversi minuti prima che si separassero di nuovo,
rimanendo a guardarsi negli occhi per qualche istante, poi fu lei ad afferrare
il guerriero per un polso, voltandosi e lasciando che lui la seguisse.
- Andiamo.- sorrise semplicemente.
- Dove?- fu l'ovvia domanda di Piccolo, di nuovo colto di
sorpresa.
Mahei si voltò un'ultima volta, negli occhi azzurri non più opachi giacevano
placide serenità e spensieratezza.
- Torniamo a casa.- rispose.
[Capitolo 2: fine - Continua...]
- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla
visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo
ogni mia produzione:
http://silenceandwords.altervista.org/
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Capitolo 5 *** Semplici terrestri - Parte 1 ***
Nuova pagina 1
| E piovve dalle stelle |
| Introduzione |
Causa università e vari impegni trasversali, torno solo ora a postare il terzo
capitolo, dopo la dovuta revisione. Per me è molto difficile seguitare a
scrivere quando ho molto da studiare, per cui vi prego di portare un poco di
pazienza e, se volete, siete sempre liberi di contattarmi in privato.
Diciamo che questo step è ancora più diverso dai primi due, azione solo alla
fine e siparietti più o meno comici distribuiti qua e là. Sono felice di essere
stata apprezzata da tutti coloro che mi hanno letta finora e spero di non
deludervi con la nuova avventura che vi accingete a cominciare.
Grazie di cuore ancora, dunque e, mi raccomando, se avete qualcosa da dire -
siano esse poche parole, oppure no - lo spazio delle recensioni è a libera
disposizione, senza contare che sono sempre molto felice quando qualcuno spende
qualche frasetta per me.
| Semplici terrestri |
Il tiepido sole del mattino batteva leggero sulla nuca del piccolo Gohan, che si
appressava all'uscio della piccola abitazione a grandi passi, con l'aria allegra
di chi si è appena destato da un sonno lungo e ristoratore.
Amava particolarmente svegliarsi presto, non gli piaceva poltrire a letto
e perdersi una sostanziosa parte del giorno che poteva essere impiegata in mille
utili cose. Ed ora che il suo maestro e la sua 'mezza zia' - come la
definiva sua madre, in tono scherzoso - si erano stabiliti così vicino a casa
sua, era decisamente di buon umore!
- Oh, signor Piccolo!- fece, accorgendosi della presenza del namecciano dietro
di sé - Buongiorno!- aggiunse poi, con un grosso sorriso.
L'altro si discostò dal tronco
dell'albero a cui stava appoggiato, lasciando l'ombra delle fronde e ricambiando
il saluto con un cenno della mano. Gohan si risparmiò dal domandargli perché non
si trovasse in casa. Evidentemente Piccolo non aveva mai abbandonato la sua
abitudine di meditare, rimanendo in stretto contatto con il mondo circostante;
nonostante Mahei avesse portato quell'insolita innovazione, il suo maestro aveva
sempre mantenuto saldo il proprio lato selvatico.
- Come mai sei già in piedi?- gli
domandò, lasciando che i raggi dell'appena trascorsa alba gli illuminassero il
volto placido.
- Sono mattiniero!- rispose il
ragazzino, portandosi le mani a livello del petto - Ed oggi ho proprio voglia di
allenarmi!-
L'entusiasmo di Gohan era quasi
palpabile, ma Piccolo non mancò di considerare il ricordo delle disavventure che
Chichi gli aveva fatto passare per spegnere in lui quella voglia innata di
dedicarsi alle discipline marziali. E pensare che quando l'aveva incontrato non
era altro che un moccioso piagnucolone, viziato e pedante con la fissa di voler
fare il ricercatore...
Incredibile ed onorevole come, in quei
pochi anni, avesse invece imparato a conciliare le due cose, a non farsi mettere
i piedi in testa dalle decisioni della madre ed a sviluppare una passione anche
per il combattimento - per il quale, tra l'altro, era senza dubbio molto
portato.
Il namecciano gli indicò la porta con
un silenzioso cenno del capo, invitandolo ad entrare.
Non appena il ragazzino ebbe messo
piede in casa, incrociò l'ombra dell'inquilina femminile sul pavimento in legno
e Mahei che si stava giusto trascinando in cucina con un cuscino sotto un
braccio ed i capelli arruffati.
- Piccolo, ho fame.- biascicò, diretta
meccanicamente verso la dispensa. Ci volle poco perché lasciasse cadere per
terra il guanciale e s'infilasse con le intere spalle dentro la spaziosa
credenza, di modo che il figlio di Goku arrivò a vedere solo la coda
ondeggiante.
Dopo qualche secondo Mahei riemerse
con un'espressione sconcertata sul volto.
- Gohan...?- fece, realizzando giusto
in quel momento, che il nipote stava sulla soglia con la maniglia ancora in mano
- Ma che ore sono?-
- Sette in punto!- rispose quello,
prontamente.
- Oh, beh, immagino che ti sia
svegliato giusto pochi minuti fa, giusto in tempo per la colazione...- commentò
tra sé la ragazza, tornando a rovistare tra le eventuali possibilità di
riempirsi lo stomaco.
- A dire il vero...- Gohan fece il suo
definitivo ingresso nell'ambiente domestico, lasciando che il suo maestro
chiudesse la porta dietro di sé - ...la mamma mi sveglia verso le cinque. Poi
faccio colazione ed i miei compiti mattutini. Dopo le sette sono libero di
venire qui ad allenarmi con voi!- aggiunse con enfasi, finché il suo stomaco non
emise un sommesso borbottio che fece alzare un sopracciglio alla giovane.
- Hai ancora fame?- gli chiese,
stupita.
- Emh...- il piccolo arrossì
inevitabilmente - Un po'... di solito io e papà facciamo a gara a chi si
accaparra più involtini di riso... ma va a finire che se li mangia tutti lui...-
Sul volto del namecciano si disegnò
un'espressione di circostanza, dopodiché si voltò per tornare sui suoi passi ed
uscire di nuovo all'aperto, mentre Mahei lanciava cibo e scodelle a Gohan, il
quale si occupava di apparecchiare la tavola con un largo ed animato sorriso
sulle labbra.
Sarebbe decisamente stata una cosa
lunga.
Fu quando
si accorse che il sole era salito di qualche abbondante metro sopra l'orizzonte,
che Piccolo interruppe la sua meditazione e rivolse nuovamente lo sguardo verso
la casa.
La costruzione era immobile e serena,
immersa in un quadro florido e verdeggiante, senza la minima avvisaglia
d'inquietudine o quanto meno di vita. La cosa non era certamente un buon segno.
Avrebbe scommesso qualsiasi cosa che
Mahei era ricaduta addormentata - incentivata dalla presenza di quel
cuscino che si portava sempre dietro quando girava per il piccolo ambiente
domestico - e Gohan stava dando fondo alla dispensa, dopotutto come si dice...
tale padre, tale figlio.
Si decise ad entrare di nuovo, per
quanto tentasse sempre di tenersi alla larga, anche se mai troppo per quello
strano ed insolito bisogno che aveva di Mahei, né per incorrere di nuovo nella
rabbia della giovane.
La prima cosa che notò, aperta la
porta, fu la concretizzazione dei suoi pronostici, ovvero il ragazzino con il
volto immerso in un'immensa scodella di latte, che teneva sollevata con le
piccole mani.
- Signor Piccolo! Grazie della seconda
colazione!- bofonchiò poi, pulendosi la bocca con un braccio e poggiando la
ciotola sul tavolo - Il latte fa bene alle ossa!-
il namecciano, per quanto si sforzò,
non riuscì a rispondere con nulla di sensato, dunque preferì tacere e
rivolgergli un semplice cenno con una mano, mentre si dirigeva verso la stanza
della ragazza.
Era pronto a vederla accoccolata sul
guanciale con la postura infantile che tendeva ad assumere quando dormiva,
considerandosi già costretto a svegliarla e trascinarla di peso all'aperto, per
cominciare l'allenamento. Si trovò a pensare che quella ragazza celasse un
grande ossimoro dentro di sé, spesso decisa, risoluta e dallo sguardo crudele...
ma altrettanto sovente pigra e capricciosa - ne era la prova tangibile il
cuscino che trascinava con sé quando si muoveva per casa, ritenendolo la più
grande scoperta dei terrestri.
- Mahei?- fece con sorpresa, quando
invece la vide riflessa nello specchio, che tentava di pettinarsi le ciocche ribelli
dei capelli biondi.
Lei gli rivolse un cenno, vedendolo
comparire alle proprie spalle, poi poggiò il pettine e si portò le mani ai
fianchi, coperti dalla stoffa leggera della maglietta candida.
- Contavo di dormire di più, almeno
oggi... - sospirò - Su questo pianeta ci si allena in maniera così oppressiva
dappertutto, oppure è una tua esclusiva? Sai, non sono abituata ai ritmi di
sonno-veglia naturali, nello spazio ci si regola con il meccanismo di sonno
indotto delle navicelle, oppure delle vasche di rianimazione, il che è molto
utile perché...-
- Mahei...- tentò di frenarla,
assumendo un'aria perplessa.
- Vuoi dirmi forse che questo ritmo è
normale? No, perché in tal caso comincerei a considerare seriamente
l'alternativa di andare a raccogliere le vostre sfere del Drago e far
resuscitare Freezer, che sicuramente era meno schiavista di te, il che...-
- Hai indossato la maglietta al
contrario.- la interruppe lui, alzando un dito ad indicare il riflesso della
schiena della ragazza, decisamente troppo scoperta rispetto all'accollatura
frontale.
- Oh.- fece Mahei, perdendo
d'improvviso le parole. Ci volle poco perché si voltasse a specchiarsi ed a
constatare che Piccolo aveva effettivamente ragione.
Dopo aver scosso il capo ed alzato le
spalle, incrociò le braccia ad afferrare i lembi dell'indumento e ad alzarlo per
liberarsene, scoprendo la pelle bianca ed il seno fasciato da un bustino nero.
Il namecciano assunse tutt'un tratto una colorazione violacea.
- Ma che... che... che fai?!- riuscì a
dire, tra il seccato e lo sconcertato. Lei gli lanciò un'occhiata stranita,
dimenticandosi per un attimo della maglietta.
- L'avevo messa al contrario, no?-
disse, temendo di aver compiuto un qualche atto sconsiderato, vista la faccia di
Piccolo... anche se non riusciva a comprendere il motivo di quell'atteggiamento.
Anzi, a dire il vero cominciava a chiedersi come mai in certe situazioni, il
namecciano si comportasse in modo del tutto fuori dai canoni - aveva tentato di
attribuire la colpa al differente ambiente in cui era cresciuta, ma comunque non
ne era venuta a capo...
- Non ci si spoglia con... con...
questa disinvoltura!- esordì di nuovo lui, riuscendo a trovare a stento le
parole per esprimersi.
Mahei rimase a guardarlo per qualche
attimo, senza sapere cosa replicare. Uno strano senso di ilarità si stava
facendo largo nella sua testa, finché non realizzò ed il suo sguardo cadde
repentinamente sulla sommità del proprio seno e poi di nuovo negli occhi di
Piccolo. A questo punto non poté non fare a meno di scoppiare in una risata
divertita.
- Smettila di ridere!- intimò lui,
alquanto nervoso.
- Altrimenti che fai, mi rimetti la
maglietta?- replicò la ragazza, asciugandosi gli occhi.
Piccolo incrociò le braccia al petto e
chiuse le palpebre, tentando di mantenere la calma. Da quando era arrivata,
Mahei aveva dato dei gran begli scossoni al suo sistema nervoso...
- Va bene, va bene, forse non sono
ancora così sveglia... - riprese lei, infilandosi di nuovo la maglia - Ma non mi
tenere il muso, altrimenti sarò costretta a farti molto male durante
allenamento...- ridacchiò di nuovo, accompagnando la frase con un gesto della
mano, poi lo sorpassò per raggiungendo Gohan in cucina.
Quando tutti e tre furono usciti
all'aperto, il mattino era parso accoglierli con la silente serenità tipica
delle zone boscose. Il viso di Piccolo, decisamente più rilassato, rifletteva i
caldi raggi del sole sorto da poche ore.
- Forza, Gohan. Fammi
vedere quanto sei forte.- esclamò Mahei in tono di sfida, facendo cenno al
ragazzino di avvicinarsi e cominciare a combattere. Lui non se lo fece ripetere
due volte e prese ad attaccare la ragazza, che parava ogni singolo colpo con
facilità, mantenendo sul viso un'aria distesa.
Ci volle poco perché Gohan non si
ritrovò scaraventato qualche metro più in là, terminando la caduta contro il
fusto di un imponente abete. Si rialzò quasi immediatamente, prendendo un gran
respiro.
- Ancora!- gridò poi, ripartendo
all'attacco.
Stavolta Mahei si levò in volo,
riuscendo a parare le mosse del bambino anche con le gambe, ma senza mai
replicare. L'allenamento consisteva proprio nel tentare di colpirla: ogni cento,
rapidi attacchi da parte di Gohan, toccava ad una replica di Mahei. Una
soltanto. E così via, finché lui non l'avesse anche almeno sfiorata.
Non era decisamente al suo livello,
per questo la ragazza gli permetteva questo enorme vantaggio; se avessero
combattuto alla pari, Gohan era del tutto consapevole che sarebbe caduto
sconfitto nel giro di pochi minuti. E lo stesso valeva per Piccolo. Si ricordava
dei mesi trascorsi in sua unica compagnia ad allenarsi in vista dell'arrivo di
Vegeta e Nappa, anni addietro. Gli era servito molto misurarsi con un avversario
così potente... aveva imparato tantissimo ed ancora era convinto di stare
arricchendosi a dismisura, venendo allenato da due guerrieri impetuosi come il
suo maestro e Mahei.
Poche mosse ancora ed anche la
successiva serie da cento colpi fu annullata da un calcio della ragazza, che
colpì il ragazzino in pieno petto, facendolo capitombolare senza fiato ai piedi
di Piccolo.
- Riposati, ora tocca a me. Osserva
bene ogni singola mossa.- la voce intensa del namecciano lo raggiunse,
dissipando un poco la confusione dovuta alla caduta che aleggiava nei suoi
occhi.
Piccolo si levò in volo a raggiungere
la ragazza, che pareva quasi attenderlo con il suo classico sorrisetto
pericoloso disteso sulle placide labbra. Si scrutarono per qualche istante, poi
fu di nuovo lui ad esordire.
- Voglio fare sul serio.- disse,
schiudendo la bocca di quel poco che bastava per farsi intendere.
La ragazza vide nascere sul volto del
compagno il medesimo sorriso maligno, mentre questo si liberava di mantello e
copricapo. Un brivido le percorse l'intero corpo, come una scarica elettrizzante
che solo quando Piccolo assumeva quell'espressione di sfida, era in grado di
provare.
Come se il tempo avesse ripreso il suo
corso in un frantumarsi di cristalli, d'un tratto entrambi si lanciarono l'uno
verso l'altra, prendendo a sferrarsi rapidissimi e violenti colpi. Gohan si
rizzò a sedere repentinamente, sgranando gli occhi dalla sorpresa. Sapeva bene
che quando Piccolo e Mahei si affrontavano, il mondo circostante cessava
d'esistere tutto si concentrava in ogni singola mossa, in ogni minimo
spostamento d'aria intorno a loro.
Era un incanto poter stare a guardare
uno scontro di quel livello; ogni volta il bambino si rendeva sempre più conto
di quanto avrebbe voluto diventare forte, di quanto la brama di migliorarsi
l'avrebbe spinto sino al loro livello... e forse un giorno, avrebbe anche potuto
arrivare a desiderare uno scontro alla pari.
Un pugno del namecciano raggiunse il
volto della ragazza, che si voltò da un lato, mentre uno dei suoi calci gli
raggiungeva lo stomaco, facendolo piegare in due dal dolore. Di nuovo, come la
prima volta. L'adrenalina scorreva rapida ed eccitata, gli artigli sfoderati ed
i sensi amplificati all'inverosimile. L'intero essere dell'uno era canalizzato
sull'altra, come a volersi annientare e cibare in un'efferata danza di sangue.
Si ripresero entrambi quasi nello
stesso istante, pronti a sferrare di nuovo un'aggressione diretta. Con il dorso
della mano, Mahei lo colpì in viso, questa volta fu lui a voltare il capo, ma
nello stesso istante le afferrò entrambe le braccia, immobilizzandola. Lei curvò
di nuovo la bocca in un sorrisetto, lasciando che i suoi occhi si empissero di
luce e poi emettessero un sottile raggio di energia in direzione
dell'oppositore. Piccolo fu quasi sorpreso di constatare che anche lei conosceva
quella tecnica, ma dopotutto era una prerogativa di ogni demone.
Quella minima distrazione gli costò
caro, si trovò allo stesso tempo a scansare il raggio e chiedersi dove
l'avversaria fosse finita, aveva lasciato la presa ed ora Mahei lo guardava
beffarda da qualche centimetro più in alto. Il tutto accadde in una manciata di
secondi: Piccolo realizzò il pericolo solo quando lei stava per colpirlo
brutalmente con una gomitata alla nuca, facendolo precipitare al suolo ad una
velocità inaudita.
L'impatto fu violento al punto tale
che si venne a creare un cratere di dimensioni piuttosto importanti, proprio
sotto di lei.
- Signor Piccolo!!- Gohan accorse
preoccupato, sporgendosi dalla voragine.
Ci volle poco perché Mahei scese
accanto a lui, con le braccia incrociate ed uno sguardo disteso. Pareva non
essere per nulla angosciata, quasi conscia dei limiti e delle possibilità del
namecciano. E come se se l'aspettasse, ecco che Piccolo ricomparve levitando
dalla buca, raggiungendoli a terra.
Si pulì un rivolo di sangue dalle
labbra con il dorso di una mano, poi si massaggiò il collo, le cui ossa si
fecero sentire forte e chiaro.
- Tutto bene, signor Piccolo?- chiese
di nuovo il bambino, con sguardo apprensivo.
- Tutto bene.- si limitò a rispondere
lui, con un mezzo sorriso. Gohan parve più sollevato nel ricevere uno dei rari
sorrisi del proprio maestro.
- Beh, ci mancherebbe, era un colpo da
principianti.- commentò Mahei, sciogliendo l'intreccio delle braccia e
portandosi le mani ai fianchi. Non l'avrebbe mai ammesso, ma amava da morire
stuzzicare Piccolo a quel modo, soprattutto dopo una giornata cominciata
all'insegna dell'assurdo!
Inaspettatamente si sentì poggiare una
mano su una spalla coperta dalla leggera stoffa candida della maglietta. La
grande mano calda di Piccolo...
Si trovò spiazzata. Quel contatto per
niente ostile - sebbene le ostilità tra loro si limitassero al combattimento in
allenamento - da parte del compagno era quasi protettivo. Fu quasi come l'essere
avvolta da un tepore piacevole e famigliare... non ne fu mai certa ma
probabilmente era arrossita...
- Mai quanto questo.- la voce di
Piccolo la raggiunse ancora più tiepida e quasi carezzevole, con un sussurro
all'orecchio.
Lì per lì non intese, finché il sogno
ad occhi aperti non fu spezzato dalla spinta che quella stessa mano le conferì,
tanto da farla capitombolare nella cavità nel terreno.
Gohan rimase tra l'attonito e
l'esilarato. Non sapeva se scoppiare a ridere per la scena assurda a cui aveva
appena assistito, oppure preoccuparsi per la salute mentale del namecciano,
decisamente poco avvezzo a tiri mancini di questo genere. Scrutando sul suo
volto, infatti, gli parve di comprendere che Piccolo si stava trattenendo
dall'esplodere tra le risa ed era praticamente certo che se non ci fosse stato
lì lui, l'avrebbe sicuramente fatto, invece di limitarsi a mantenere
un'espressione soddisfatta.
La considerazione del ragazzino non
durò che pochi istanti, perché qualche attimo dopo il terreno prese a tremare e
dalla buca fuoriuscì una furiosa Mahei, la cui aura argentea rifulgeva
tutt'intorno alla sua figura.
- Piccolooooo!!- era decisamente
contrariata - Come hai osato?! Se ti prendo ti distruggo!!-
Detto ciò si lanciò di nuovo con tutta
la forza e con tutto il corpo sul serafico namecciano, che non attendeva altro,
ai margini del cratere; parò l'attacco della ragazza con facilità, anzi, pareva
quasi divertito.
Gohan si trovò a pensare che quei due,
oltre ad essere del tutto fuori di testa, avevano trovato l'uno il proprio mondo
nell'altro. Era una cosa che ancora non capiva, ma al solo vederli insieme,
quando combattevano, quando parlavano ed anche nel più completo silenzio...
qualcosa sui loro volti faceva intendere che vivevano la stessa vita con gli
stessi occhi. E non era cosa da poco. Si ricordava bene quando, durante una
delle prime conversazioni che aveva avuto con Piccolo, questo gli disse di
odiare il proprio destino, con sguardo arcigno e rabbia ferina in bocca... ed
ora... sembrava che il cambiamento ch'era avvenuto in lui non era solo frutto di
considerazioni dovute alle meditazioni, tutt'altro.
Ed anche Mahei, quando la vide per la
prima volta... non portava altro che il freddo glaciale delle stelle lontane in
quelle distaccate iridi blu. E l'accanimento di chi non ha mai avuto nulla e
troppo si era trovato a concedere, a discapito di sangue, sorrisi... e vita.
I suoi pensieri furono interrotti da
un improvviso ed inaspettato cambiamento di visuale: al centro della spianata si
materializzò il corpo del padre che, non trovando terra sotto i propri piedi,
finì dritto dritto dentro la buca.
Piccolo e Mahei si fermarono appena
udito il tonfo; ci vollero pochi istanti perché Son Goku ricomparisse dalla
voragine con aria piuttosto stranita, scrollandosi la terra dai vestiti.
- Ma chi ha scavato questa voragine?
Che allenamento state seguendo?! E' pericoloso!-
- A-emh... ciao papà... - Gohan si
avvicinò a grandi balzi, sbracciandosi per farsi notare - Cosa ci fai qui?-
domandò infine, tentando di capire come mai il padre si fosse materializzato
così all'improvviso ed esordendo con un 'è pericoloso', decisamente non
tipico di lui.
Il namecciano atterrò accanto al
bambino, attendendo da Goku una spiegazione, o perlomeno qualcosa che potesse
distrarre Mahei dai suoi intenti omicidi. La ragazza, infatti, si stava
avvicinando con un piglio non proprio benevolo, decisa forse ad un qualche colpo
basso, quando il fratellastro attirò la sua attenzione.
- Gohan!- esclamò, atterrando anche
lui - Mahei, Piccolo.- aggiunse, con un cenno del capo. La sua espressione era
piuttosto grave, segno che qualcosa non andava per il verso giusto... e stavolta
non si trattava di Chichi.
- Qualcosa non va?- gli domandò
Piccolo, con uno sguardo in tralice.
- Pare sia accaduto qualcosa di
preoccupante... - fece il saiyan, specchiandosi negli occhi scuri del suo
interlocutore - Re Kaioh mi ha contattato qualche minuto fa, comunicandomi che
vuole che raggiungiamo il santuario di Dio.-
- Di cosa si tratta?- esordì la
sorella, incrociando le braccia al petto. Son Goku scosse il capo.
- Non ne ho idea, ma il Re Kaioh si è
raccomandato di sbrigarci.- il suo sguardo tornò sul figlio - Gohan, tu puoi
pure tornare a casa e dire a mamma di non preoccuparsi, noi andiamo ad avvertire
anche Vegeta.-
- Ma... ma io voglio venire con voi!-
si lamentò il piccolo. Trovava piuttosto ingiusto il fatto di essere sempre
lasciato in disparte quando le cose cominciavano a complicarsi, gli andava
stretto il fatto di essere trattato come un ragazzino, sebbene non fosse altro
che quello... ma di sicuro era forte del fatto di aver combattuto una battaglia
importante come quella contro i saiyan o contro Freezer. Scontri che l'avevano
fortificato... perlomeno al punto tale da poter provare a dare una mano.
- Mmh...- Goku assunse la sua aria
stranita e spensierata, portandosi una mano al mento - Veramente Re Kaioh ha
detto che dobbiamo andarci io, Mahei, Piccolo e Vegeta. Non ha parlato di te...
però credo che si possa fare un'eccezione, e poi ci puoi essere d'aiuto!-
Proprio quello che il bambino voleva
sentirsi dire! Essere apprezzato da un grande guerriero come suo padre, gli
riempiva il cuore d'orgoglio.
D'altro canto, Goku aveva letto negli
occhi di suo figlio quanto egli desiderasse affiancarlo, stargli accanto, vivere
una nuova avventura, per quanto breve potesse essere... al suo fianco. E così
gli aveva concesso di seguirli, accollandosi ancora una volta il duro compito di
sorbirsi una ramanzina dalla moglie per non essere tornato in tempo per pranzo.
- Bene, allora stringetevi tutti a
me!- annunciò, portandosi due dita alla fronte e lasciando che ognuno ponesse la
propria mano a contatto con sé.
Ci vollero pochi istanti perché si
rimaterializzassero tutti e quattro proprio davanti ad una sconvolta Bulma che,
presa di sorpresa, non riuscì a trattenere un urlo seguito a ruota da un
capitombolo.
-
Ma siete matti?!?- prese a sbraitare,
non appena ebbe inquadrato i volti dei nuovi venuti - Non fare mai più una cosa
simile, Goku!!- concluse, tentando di rialzarsi, sistemandosi la minigonna rosa
e tenendosi l'altra mano sul cuore palpitante dallo spavento. Nella caduta aveva
rovesciato qualche arnese da lavoro che, nel laboratorio dove si trovava, stava
usando per riparare un vecchio macchinario che suo padre aveva appena trovato in
un altrettanto vecchio magazzino.
- Eh eh! Mi dispiace, scusami, è
che siamo di fretta, stiamo cercando Vegeta.- rispose il saiyan, lasciando che
ognuno si potesse allontanare di qualche passo.
L'espressione severa che Piccolo aveva
assunto subito dopo la notizia non era mutata, così come quella di Mahei, che
aveva lasciato indietro le vendette personali per concentrarsi sul far luce e
sulla risoluzione di quello che pareva un nuovo problema. Gohan, invece, come
ogni volta che entrava nel laboratorio di Bulma, si guardava intorno affascinato
e curioso: ogni cosa era da scoprire, ma altrettanto timoroso di fronte ad
oggetti e macchine sconosciute.
All'udire il nome del suo ospite
saiyan, la ragazza assunse tutt'altra espressione.
- Credo che si stia facendo una
doccia. Salite, lo aspetterete di sopra.- annunciò, sistemandosi una ciocca di
capelli dalla fronte - A proposito, a che vi serve, Vegeta?- tentò di usare un
tono più che distaccato, ma riuscì male nell'intento, perché la sua voce acquisì
un'intonazione piuttosto acuta nel pronunciare di nuovo quel nome.
- Un'emergenza da Re Kaioh.- fece in
fretta a risponderle, Piccolo. Voleva evitare discussioni con quella logorroica
donna. Ogni volta che capitava, erano costretti a perdere la maggior parte del
tempo ad assecondare le sue domande ed ascoltare le sue urla. Era addirittura
arrivato a domandarsi se tutte le donne terrestri fossero caratterizzate da
quella peculiarità...
Mahei gli lanciò un'occhiata
silenziosa, forse indovinando al primo colpo quali fossero i suoi pensieri.
Adorava quell'espressione silenziosa ma eloquente. Era sicura che qualunque cosa
stesse pensando, in quella mente regnasse una quiete estrema... e poi quando
proferiva quelle poche, profonde parole con cui era solito esprimersi, riusciva
a stordirla e a coinvolgerla, nonostante la freddezza apparente.
Quello che poteva sembrare distacco o
sfiducia, in Piccolo altro non era che il segno delle cicatrici di un passato e
di un destino che gli aveva voltato le spalle ancor prima d'essere stato
scritto... un po' come a lei. Ed in questo lo sentiva vicino, più vicino che
mai; nei silenzi si comunicavano molte più parole, molte più sensazioni e molti
più segreti di quanto non potessero fare con il suono della voce.
La cosa che le riscaldava di più il
cuore, quella che la faceva sentire di più a casa, al di là dei sorrisi di
Kakaroth e di suo figlio, dei gesti di sua moglie e di quella stessa Bulma -
donna strana, ma volenterosa - e di tutte le attenzioni che le persone che aveva
avuto modo di incontrare fino ad allora le avevano rivolto... la cosa che le
dava la certezza di essere giunta laddove tutto era etereo e bianco come una
nuvola era proprio questa sicurezza di trovarsi in un luogo speciale. E quel
luogo non era la Terra, la Galassia del Nord o che altro, ma quella piccola
capsula nella radura, in mezzo agli abeti.
Per la prima volta aveva potuto
rendersi conto di avere qualcosa di prezioso da difendere con i denti, con le
unghie, con il sangue... per la prima volta qualcosa di cui sentirsi parte
integrante. Per la prima volta. Piccolo.
Bulma fece strada fino in terrazza,
dove un sorpreso Yamcha rivolse a tutti uno sguardo stupito.
- Ehi, ragazzi! Come mai
quest'adunata?- esordì, alzandosi dalla sedia sdraio su cui era comodamente
spaparanzato, con cocktail in mano e occhiali da sole sulla fronte.
- Ciao Yamcha.- Goku lo salutò,
accompagnato da un cenno della mano - Aspettiamo Vegeta.- concluse, notando solo
allora il piccolo grande kit di sopravvivenza da spiaggia che l'amico aveva
attrezzato sulla balconata.
- Oh, emh... mi sto rilassando!-
esclamò quello, incontrando lo sguardo stranito del saiyan.
- Ah, certo! E' da quando il sole si è
fatto più caldo che se ne sta lì a poltrire, sono mesi che non mi porta
più a fare nemmeno un viaggetto!- la voce stizzita di Bulma li raggiunse come un
fulmine a ciel sereno. La ragazza si era portata le mani ai fianchi ed aveva
assunto la sua classica espressione contrariata. - Crede che la Capsule
Corporation sia un albergo!- poi si rivolse direttamente a Yamcha, che aveva
portato le mani avanti come scudo - Non pensare d'essere autorizzato a sfruttare
tutte le invenzioni degli ultimi tempi per imbottire la tua oasi, qui! Finirai
per mettere le radici, su questa terrazza, mio caro! Ed allora, quando io mi
sarò davvero stancata di trovarti qui a rosolare... allora... all...-
Le parole le morirono in bocca, quando
i suoi occhi incontrarono la figura di Vegeta al di là della porta finestra,
intento a sistemarsi la cintura dei pantaloni, con un nodo ben assestato.
Gli sguardi dei presenti seguirono
quello della terrestre, finendo dritti sul nuovo venuto.
- Beh, che succede?- esordì quello,
facendo scorrere la vetrata che separava l'ambiente interno dal balcone. Il suo
piglio, severo come sempre, non riuscì a nascondere una certa sorpresa
nell'incontrare un gruppo così sostanzioso e conosciuto - tanto più che doveva
essere una cosa seria, ci mise poco a comprendere, dal momento che erano
presenti anche il selvatico namecciano e la sorella di Kakaroth, che era
risaputo non amasse alla follia la compagnia di Bulma.
- Salve, Vegeta!- Goku lo salutò con
enfasi - Re Kaioh mi ha chiesto di radunarci al Palazzo di Dio... e prima che tu
me lo chieda, non so che cosa sia accaduto, solo mi ha raccomandato di fare
presto. E' una cosa seria.-
- Radunarci? E da quando in qua io
faccio parte della combriccola? Scordatelo.- il principe, categorico, voltò il
viso ed incrociò le braccia al petto.
- Ti avrei lasciato in pace, se il Re
Kaioh non mi avesse raccomandato di chiamare anche te. Ha fatto il tuo nome.-
Son Goku era tornato ad essere serio e risoluto, sul suo volto l'espressione del
guerriero dall'animo privo di dubbi e tentennamenti, disposto a tutto pur di
riuscire in qualunque impresa si fosse trovato ad affrontare.
Gli occhi di Vegeta tornarono per un
attimo a specchiarsi in quelli dell'altro saiyan, che attendeva muto una
risposta. E non avrebbe ammesso un responso negativo.
Le labbra di Mahei si schiusero in un
impercettibile sospiro spazientito, mentre i suoi occhi presero a vagare lungo
le convessità dei tetti degli edifici antistanti. Fu una comunicazione che
intese soltanto lui, era chiaro il messaggio: il suo comportamento le dava noia
e non avrebbe perso un minuto di più dietro ai suoi capricci. Per un attimo fu
tentato di controbattere a tono, ma la voce di Bulma lo distrasse dal proposito.
- Emh, Vegeta, credo che Goku abbia
ragione. Se non fosse una cosa seria non sarebbero venuti qui ad interrompere i
tuoi allenamenti.- il suo volto era tornato limpido e disteso - Magari è
successo realmente qualcosa di spiacevole... fareste bene ad andare tutti
insieme. E poi, beh, consideralo come un favore personale: mentre sarai via ne
approfitterò per dare qualche ritocco alla camera gravitazionale, la troverai
molto migliorata al tuo ritorno!-
Detto questo strizzò un occhio con la
sua aria maliziosa e saccente, sicura di aver proferito la frase determinante.
Il saiyan alzò un sopracciglio, pareva
quasi lontanamente interessato.
- Oh, d'accordo!- fece, infine - Verrò
con voi, Kakaroth, ma bada bene a non cacciarmi di nuovo in qualche tuo solito
pasticcio!-
Goku annuì, mantenendo il suo fare
deciso, rivolto più a sé stesso che all'altro e preparandosi di nuovo ad usare
il teletrasporto. Tutti si erano già premuniti di farsi più vicino, quando
Vegeta si voltò indietro, verso Bulma, lanciandole un'occhiata piuttosto
eloquente.
- E tu, donna, mi auguro per te che il
tuo lavoro sia ottimo, altrimenti... - ma non fece in tempo a terminare la
frase, che l'intero gruppo svanì, smaterializzandosi.
Yamcha prese subito la parola,
accigliato.
- Ma come puoi farti trattare così?!-
esclamò, rivolto verso la ragazza. Bulma non sembrava per nulla disturbata.
- Oh, lascia, sono abituata alle sue
minacce...- rispose, alzando le braccia in segno di pacifica resa. Il suo
compagno non la prese granché bene, anzi, pareva che lei fosse quasi ansiosa di
poter sottostare ai comandi di quel superbo arrogante.
- Se solo fossi un po' più forte
gliela farei vedere io!- riprese, poco convinto, ma Bulma non mutò atteggiamento
- Beh, finché te ne stai disteso al
sole come una lucertola non credo potrai fare granché! E comunque non c'è da
preoccuparsi, so badare a me stessa!- concluse, avviandosi verso i corridoi.
- E... e ora dove vai?- le gridò il
ragazzo, tra lo stupito e l'indispettito, lasciando cadere le braccia lungo i
fianchi.
- A cominciare quei piccoli ritocchi
che gli ho promesso!- fu la risposta a tono che gli arrivò. Bulma non si voltò
nemmeno una volta, seccata e fiera di avere qualcosa di cui occuparsi, al
contrario del suo pigro ed fiacco ragazzo.
Questo tornò a distendersi sulla
sdraio con un balzo, espressione corrucciata e cocktail alla mano. Bevve un
lungo sorso di aranciata, dolcissimo dal troppo zucchero, poi si abbassò gli
occhiali da sole sul naso, sempre mantenendo un'aria contrariata.
- Ah, certo... - fece tra sé - Vegeta
di qua, Vegeta di là... ma si stancherà presto di questa novità...-
Le ultime parole famose.
Nel frattempo il gruppo era giunto al
Santuario, dove Dio e Popo erano già in attesa da qualche tempo. I bianchi nembi
si lambivano l'un l'altro al di sotto dell'atmosfera, laddove il cielo
cominciava e la terra spariva, mentre il biancore della pavimentazione
contribuiva a farli sentire decisamente tra le nuvole, a parte la considerevole
altezza.
- Salve, vi aspettavamo.- esordì il
bizzarro servitore, salutandoli con una mano.
- Son Goku.- Dio spostò i suoi
penetranti occhi sul giovane, poi sugli altri presenti, soffermandosi a lungo su
Piccolo. I due si scrutarono per qualche istante che parve eterno. Il silenzio
inondò il cielo.
Poi Vegeta mosse il primo passo.
- Perché Re Kaioh ci ha fatti
convocare?- domandò, infastidito da tanta flemma.
Il tempo riprese a scorrere; il
vecchio namecciano socchiuse le palpebre ed il suo sguardo si posò sul saiyan.
- Come avete ipotizzato, c'è un
problema piuttosto serio.- la sua roca voce imperturbabile annunciò ciò che i
guerrieri si aspettavano. Rimasero in attesa che quello proseguisse, ansiosi di
conoscere il vero motivo della convocazione.
- Si tratta di una fuoriuscita di
energia negativa dall'Aldilà, che si sta propagando per l'intero Regno degli
Inferi. Ogni trecento anni c'è un riflusso delle anime che occupano gli spazi
più remoti dell'inferno, con il rischio che accadano imprevisti di questo tipo;
ebbene, inutile dire che si è verificato proprio poco tempo fa. Non appena Re
Kaioh se n'è reso conto, si è preoccupato di radunarvi qui perché io vi
spiegassi ogni cosa.-
Le iridi blu di Mahei furono
attraversate da un improvviso e repentino riflesso di luce.
- E?- fece semplicemente, mantenendo
la sua maschera di ghiaccio.
- E serve il vostro aiuto per
contenere il danno.- rispose Dio, trovando corresponsione sul volto della
giovane.
- Beh, allora andiamo laggiù e
sistemiamo quello che c'è da sistemare!- la voce decisa di Goku ruppe
l'atmosfera grave che s'era venuta a creare dopo il monosillabico intervento
della sorella. Il saggio namecciano si appoggiò sul nodoso bastone, chiudendo
gli occhi per un istante.
- Non è così semplice.- si spiegò poco
dopo - Come vi ho detto é solo energia, non potete battervi contro la pura
forza. Non c'è un nemico vero e proprio da fronteggiare.-
- E
allora cosa possiamo fare?- questa volta fu Gohan a parlare, chinando la testa
da un lato, visibilmente preoccupato.
- Il tuo interesse e la tua voglia di
partecipare ti fanno onore, giovane guerriero, ma il tuo intervento in prima
persona non è richiesto in quest'impresa.- furono le parole che Dio gli rivolse,
dopo aver addolcito lo sguardo. Dopodiché si rivolse di nuovo agli altri - Ciò
che vi chiediamo di fare è
donare tutta la vostra energia pura, che verrà convogliata a Re Enma; lui stesso
provvederà a gestirla nel regno degli Inferi, dove le forze si scontreranno,
sperando che prevalgano quelle da voi elargite. Re Kaioh ha scelto voi quattro
perché proprio in voi ha individuato la maggiore fonte di energia disponibile in
tutta la galassia del Nord. Non occorre dire che i protettori delle altre
Galassie chiederanno di fare lo stesso ai loro guerrieri più potenti.-
Chiaro e semplice. Ma c'era qualcuno
decisamente dubbioso in proposito...
-
Donare le nostre energie?- Vegeta alzò un sopracciglio, con l'aria di chi
invitava a ripetere ed a variare versione, per non incappare nella sua ira.
- Quanta energia?- il tono di
Piccolo sovrastò l'esclamazione del principe, pacatamente ma avvedutamente. Dio
scrutò di nuovo nei suoi occhi scuri, consapevole ch'egli aveva già compreso
ogni cosa.
- Tutta quanta.- rispose poi,
intendendo che era proprio quella la risposta che l'interlocutore si era
immaginato.
- Ma senza energia equivale ad
essere... sì, insomma... ad essere morti... - Gohan sollevò una legittima
questione. L'anziano sospirò profondamente, prima di esordire nella frase ch'era
certo avrebbe causato lo sconcerto - se non peggio - dei presenti.
- Già,- fece infine - sarebbe così se
non esistesse un congegno speciale che vi renderà semplici terrestri finché
tutto non si sarà sistemato.-
Sul volto di Vegeta si dipinse
un'ombra disgustata.
- Che cosa?! Questo è troppo!-
soggiunse, irritato.
Mahei si limitò a curvare le labbra da
un lato, mentre Piccolo scosse lievemente il capo, impossibile sapere se a causa
della natura in sé della richiesta o per la volontà di non concedere il suo
benestare all'impresa.
Son Goku, invece, non sembrava tanto
in disappunto, anzi... già aveva cominciato a pensare alle domande da porre al
riguardo...
- Per quanto tempo dovremmo rimanere
senza la nostra forza?- proferì immediatamente dopo che Vegeta ebbe parlato.
L'unica cosa che lo preoccupava era senza dubbio il tempo. Certo, avrebbe
sofferto un po' a non possedere la sua energia spirituale, ma se non si trattava
di un periodo eccessivamente lungo, si sarebbe prestato volentieri, soprattutto
forte del fatto che non c'era nessun reale nemico da battere e modi un po' più
tradizionali per risolvere la vicenda. Un'altra cosa che sperava era che non si
trattasse di un tempo esagerato tanto da permettere ad una nuova incombente
minaccia di concretizzarsi sulla Terra ed essere disarmato - come tutti i suoi
compagni - e dunque non in grado di farne fronte.
- Il tempo stimato nell'Aldilà non ha
valore, ma qui sulla Terra equivarrebbe più o meno a otto giorni. E credetemi,
se ci fosse un modo meno singolare, o semplicemente più concreto per risolvere
l'emergenza, credetemi, non saremmo ricorsi a questo.- Dio sapeva come
rispondere anche alla questione appena posta, e senza dubbio dissipò tutti i
timori del giovane guerriero: otto giorni erano davvero un periodo esiguo, anche
rispetto alle sue più rosee previsioni.
- Inoltre
è molto semplice anche trasferire le energie, basta che uno soltanto di voi dica
'sì' ed il trasferimento verrà effettuato.- aggiunse il saggio
namecciano, con tono pacato - Il tutto da dove siete ora, senza alcuno
spostamento vero e proprio nello spazio.-
Fu Mahei a riprendere la parola, con
un passo avanti. Il tessuto leggero dei suoi stivali bianchi frusciò lievemente,
mentre sciolse le braccia che teneva ancora incrociate al petto coperto dalla
sottile stoffa dello stesso colore.
- Quando dice che non c'è altro modo,
beh, siamo costretti a crederle sulla fiducia.- socchiuse per un attimo gli
occhi - Ma prima di andare oltre, è necessario che ci mettiate al corrente di
tutte le clausole.-
Dio rimase in attesa della vera
questione della ragazza, fissandola intensamente dal suo volto marmoreo.
- Con 'semplici terrestri'
intende dire che le nostre energie saranno ridotte allo stretto indispensabile,
vero? Niente più levitazione, colpi d'energia, resistenza.- la sua voce suonava
didascalica e senza tono, ma quella che stava pronunciando - si trovò ad
ammettere lo stesso Dio - era la sacrosanta verità.
- E' così.- annuì severamente - Il
vostro potenziale combattivo sarà ridotto al minimo. Al minimo indispensabile.-
ripeté.
Vegeta aveva l'aria di chi stava per
scoppiare da un momento all'altro, d'altro canto Piccolo si trovò a sussurrare
un impercettibile 'Assurdo'.
- Emh... scusate... - la voce di Gohan
si insinuò melliflua nel discorso - Siete proprio sicuri che io non possa dare
aiuto? Magari con anche le mie energie, il contrasto tra forze spirituali
durerebbe di meno...-
Il vecchio fece per rispondere di
nuovo, ma questa volta fu Goku a precederlo.
- Gohan, tu non devi donare la tua
forza. Non sei ancora in grado di controllarla molto bene.- disse, portandogli
una mano sulla nuca - E poi chi proteggerà la mamma, mentre noi saremo semplici
terrestri?-
Il bambino si sentì tutt'un tratto
investito di un compito sostanziale e di grande valore... forse per quel breve
periodo avrebbe anche potuto essere più forte di suo padre che, dal canto suo,
pareva già aver deciso per l'intero gruppo. E questo fatto, all'altro orgoglioso
saiyan non andava decisamente giù.
- Ma dico, ti sei bevuto il cervello?!
Non dirmi che hai davvero intenzione di donare la tua forza e di diventare un
semplice, stupido, inutile terrestre!?- sbottò, quasi investendolo sia con il
corpo che con le parole. Goku si fece schermo con le mani, seppur mantenendo un
piglio sicuro.
- Sì! Che c'é di male?
Infondo é solo per poco tempo e poi dobbiamo proteggere la Terra! Se ci fosse
un'altra soluz...-
- Kakaroth!!- l'urlo di Mahei sovrastò
l'intero Santuario.
- Pezzo di stupido!!- le fece eco Piccolo,
avvicinandosi minaccioso con l'intento di prenderlo per il collo. Gli occhi di
Vegeta strabuzzarono all'udire quell'affermazione, tanto da farlo rimanere
impietrito ed incredulo.
Dal canto suo, Son Goku non si era
ancora accorto di aver appena causato l'irreparabile, e seguitava a fissare il
namecciano e la sorella con uno sguardo interrogativo, proprio mentre una luce
rossa iniziò a farsi largo nel cielo, sopra le loro teste.
Quando l'attenzione di Vegeta venne
catturata dalla nuova ed incombente fonte di chiarore, i suoi occhi si
fecero ancor più cupi, forte della conferma che Kakaroth aveva appena sancito il
destino delle loro energie.
- Sciocco!!- gridò, stringendo i pugni
e lanciandosi contro di lui, per afferrargli la tuta sul torace. Ma non fece in
tempo ad aggiungere altro che il bagliore esplose, avvolgendo ogni cosa di
un'intensa aura carminia.
Il principe si sentì tutt'un tratto
svuotato di ogni sostentamento, come se ogni muscolo non fosse più in grado di
reggerlo in piedi e mille minuscole saette avvolgessero la sua pelle, per
succhiare via la sua linfa vitale.
Durò soltanto pochi istanti, al
termine dei quali si trovò in ginocchio, ansimante, con le mani aperte a terra,
tentando di sorreggere le proprie spalle. Riuscì a sollevare per un attimo il
capo ed i suoi occhi incontrarono la figura del giovane Gohan, che si era
avvicinato repentinamente al padre - accasciatosi anche lui - sostenendolo per
una spalla.
Poco lontano, anche Mahei e Piccolo, a
terra ed ansimanti, guardavano i flussi di energia rosseggianti fuoriuscire dai
loro corpi ed unirsi laddove prima dell'esplosione di luce, v'era il fulcro del
chiarore. Per un attimo parve loro di intravedere una sfera pulsante, che con un
nuovo flash, sparì veloce com'era venuta, lasciandoli storditi e con gli occhi a
pochi centimetri dal bianco suolo del santuario.
- Il trasferimento é stato
effettuato.- fu Dio a parlare, schiarendosi la voce - Vi ringrazio a nome di
tutti, per aver donato la vostra forza. Gohan, non ti preoccupare, si
riprenderanno subito.- aggiunse subito dopo, accorgendosi dello sguardo ansioso
del bambino - Credo che dobbiate rimanere così durante tutto il tempo necessario
per permettere lo scontro tra le due energie.-
Con sguardo tutt'altro che contrito,
Mahei fu la prima a rimettersi in piedi, attendendo qualche istante prima di
proferir parola. Si sentiva alquanto intontita, come se tutto ciò che aveva
preso a vorticare freneticamente durante la privazione delle energie, stesse
lentamente tornando al proprio posto. E poi... avvertiva una sorta di mancanza
che non si limitava ad essere spirituale, a livello della forza appena ceduta,
ma addirittura fisica, come se qualcosa che dalla nascita aveva sempre avuto,
ora le era stata portata irrimediabilmente via.
Si morse il labbro inferiore,
assumendo un'aria pensosa... e proprio con quell'atto automatico si portò una
mano alla bocca, tastandosi i canini, ora corti e piatti e non più lunghi e
pronunciati come quelli di un qualsiasi demone o mezzo demone. Dopo questa
scoperta la sua espressione mutò da pensosa a contrariata e, come sempre quando
l'irritazione si faceva strada in lei, serrò la coda alla vita, e mosse un passo
in avanti.
Ma si bloccò all'istante, quando si
rese conto che non c'era più nulla da avvolgere ai fianchi. Ancora più
incredula, si tastò i glutei e la terminazione della colonna vertebrale, laddove
da sempre le spuntava una lunga ed ondeggiante coda.
- Ah, grandioso!- esordì, picchiando
un piede per terra e serrando i muscoli delle braccia. L'anziano namecciano
tentò di correre ai ripari, prima che la ragazza potesse diventare di nuovo una
minaccia...
- E' normale, i terrestri non hanno
caratteristiche fisiche che possono rassomigliare alle vostre, in questo
caso...- fece per terminare la frase ma un'acuta esclamazione di Vegeta richiamò
l'attenzione di tutti.
Il saiyan era piuttosto stordito,
intento a liberarsi di quell'impiccio che erano diventati i suoi capelli,
ricadendogli sulla fronte e sulle spalle, fluidi e lisci come seta. Di fronte a
lui, Goku aveva lo stesso piccolo problema...
- Però! Non credevo di avere dei
capelli così lunghi!- fece, ravviandosi un ciuffo dal viso.
- Come stavo dicendo...- tossì Dio,
tentando di riprendere la padronanza della situazione - I saiyan hanno
caratteristiche che rimangono tali dall'infanzia ed ora che siete terrestri il
fatto non vale più.-
Mentre il principe - troppo impegnato
ad essere scioccato dall'evento per mettere le mani al collo di Kakaroth -
seguitava nel tentare di trovare un rimedio alla sua nuova, ribelle, chioma
fluente, l'efficiente Popo scomparve, per fare la sua ricomparsa qualche istante
dopo con uno specchio a figura intera.
Le rifiniture dorate ai margini della
superficie riflettente raffiguravano dei draghi dalle fattezze molto verosimili
ed attorno alle loro code erano stati intarsiati nodi d'edera e piante
selvatiche; ma i tre erano fin troppo sconvolti per badare a quelle piccolezze.
Fu di nuovo Mahei la prima a trovarsi
dinnanzi alla sua immagine riflessa, constatando che anche i suoi capelli erano
divenuti tutt'un tratto più lisci e morbidi. Si avvicinò di poco e digrignò i
denti, confermando a sé stessa che i suoi adorati canini erano svaniti... così
come la coda, una volta che si fu voltata ed ebbe riconosciuto come valido il
sentore che già il tatto le aveva dato pochi istanti addietro, ovvero niente più
che un buco negli shorts.
Goku e Vegeta ebbero a notare che non
erano mutati granché... a parte i capelli.
- Che orrore.- si limitò a commentare
quest'ultimo, scuotendo il capo tra il furibondo e il disgustato.
- Emh... beh, però non siete cambiati
molto...- intervenne il piccolo Gohan, tentando di fare da paciere, ma l'unica
cosa che riuscì a quietare fu lo sguardo indagatore di Mahei sul suo stesso
corpo. Ci volle poco, però, perché la ragazza spalancasse gli occhi, immobile
come pietrificata al solo pensiero che...
- Un minuto...- pronunciò in un soffio
-...dov'è Piccolo...?-
Quasi intimorita da ciò che i suoi
occhi avrebbero potuto incontrare nel voltarsi, il suo cervello elaborò nel giro
di un microsecondo milioni di pensieri differenti su come potesse essersi
ridotto il namecciano, visto lo stato in cui erano finiti i saiyan.
Fu quando si voltò completamente ed il
suo sguardo si trovò a vagare per l'ampia spianata - ma non trovò nessun altro
namecciano oltre a Dio - che si fermò quasi attonito su uno strano tizio biondo
intento a guardarsi le mani,
poco convinto del colore della sua pelle.
Grandi occhi verdi, corti capelli biondi, aspetto troppo... terrestre. Non
poteva essere Piccolo. Oh, accidenti.
- A-emh, Piccolo...?- fece lei,
attirando la sua attenzione. L'altro alzò lo sguardo verso il suo sguardo,
sentendosi chiamare, poi si avvicinò allo specchio ed all'intero gruppo che lo
guardava come si guarda un qualche strano alieno. Sì, era decisamente Piccolo.
L'ex-namecciano mosse gli ultimi passi verso il proprio riflesso; mano a mano
che si faceva più vicino i suoi occhi si spalancavano sempre più, finché non si
trovò a puntare un dito contro sé stesso.
- Chi diavolo è quel coso?!?- sbraitò,
rendendosi completamente conto di quello che era appena successo al suo aspetto.
Mahei gli si avvicinò con l'intento di
esaminarlo da vicino: afferrò un ciuffo di capelli e un orecchio, poi si portò
una mano sulla testa, tracciando una linea immaginaria con la mano e realizzando
che perlomeno in altezza non era variato di molto, anche se per il resto...
-
Guarda cosa gli hai fatto, Kakaroth!- esclamò poi, portandosi le mani ai
fianchi, mentre Piccolo e Vegeta facevano a gara tra chi dei due fosse più
sconvolto.
- Io?- rispose il fratello, piegando
il capo da un lato - Ehi, io l'ho detto dall'inizio che ero favorevole
all'operazione!-
- Già, tu, non noi! Potevamo almeno
consultarci, prima, no?!- ribatté Piccolo, voltandosi verso di lui e fissandolo
in modo poco benevolo.
- Oh, questa me la paghi...- mormorava
intanto l'altro ex-saiyan, stringendo i pugni.
- Beh, il guaio é fatto e ora avete
tutti la stessa potenza combattiva, mi dispiace... è anche molto bassa.- questa
volta fu Popo a parlare, facendo capolino da dietro il grande specchio -
Comunque, rallegratevi, tra poco più di una settimana sarà tutto finito.-
- Forse non hai capito che non è il
tempo che m'interessa!- sbottò Vegeta, cominciando a perdere seriamente la
pazienza - Non
mi importa nemmeno della forza combattiva, ma se è vero che ora siamo tutti allo
stesso livello... ora Kakaroth te la vedrai con me!- fece per buttarsi
all'attacco, quando la voce lontana di Re Kaioh invase l'etereo Santuario.
- Basta così, Vegeta!- fece,
perentorio. Quello si bloccò repentinamente, così come il resto dei presenti,
che presero a fissare il cielo, in ascolto.
- Ci ridia le nostre energie!- intimò
Mahei, non appena ebbe riconosciuto la voce della divinità.
- Mi dispiace, ragazzi, le ho già inviate nel Regno degli Inferi.- fu la sua
risposta, espressa con tono un po' meno autorevole.
- Cos'ha fatto?!?- gridarono all'unisono Piccolo e Vegeta, di nuovo contraendo i
muscoli di gambe e braccia.
- Dovrete restare terrestri per otto giorni esatti, a partire da... beh, da
ora.- si spiegò, dando un motivo al suo intervento - Non sarà poi tanto male! Eh
eh! Al termine di questo periodo vi verranno riconsegnate le vostre forze,
sperando che nel frattempo abbiano vinto contro quelle che tentano di
ribellarsi.- ora la sua voce s'era fatta più leggera e quasi divertita, come se
il vedere un austero Vegeta nei panni di un semplicissimo comune mortale gli
procurasse un piacere non indifferente.
Goku sorrise, non aveva mai dubitato
che fosse la cosa giusta da fare, ora si trattava soltanto di aspettare. Gohan,
d'altro canto, era ancora un po' scosso e non riusciva a togliere gli occhi di
dosso al suo maestro, ora così tremendamente diverso...
- Credo che sia meglio tornare a
casa... è inutile rimanere qui... vero?- disse, tentando di dare un tono
convincente alla sua frase. Gli altri gli rivolsero uno sguardo stranito, ma
d'altra parte tornare indietro era impossibile, Re Kaioh l'aveva appena
confermato.
Nessuno, però, era in grado di volare
a parte il bambino, che di certo non poteva trasportare i compagni in una sola
volta - ed anche un viaggio in solitario moltiplicato per quattro sarebbe stato
fin troppo sfibrante - per cui si convenne di chiamare Bulma, che giunse dopo
poco con una delle sue modernissime macchine volanti.
La ragazza, evidentemente
impressionata di vedere ciò a cui si trovò di fronte, provò un lieve senso di
rivincita nel sapere Vegeta nelle vesti di un normale terrestre e si sarebbe
sicuramente lasciata andare a commenti fin troppo allusivi e maliziosi con quel
fusto sconosciuto che attirò quasi subito la sua attenzione, se Mahei non le
avesse previdentemente comunicato che altri non era se non Piccolo.
Goku e Gohan non immaginavano che Chichi avrebbe preso così bene la notizia
dell'accaduto. Non appena la donna seppe che il marito sarebbe stato costretto
senza alcun potere per una settimana intera, fece i salti di gioia, ringraziando
mentalmente quel Re Kaioh a cui in passato aveva lanciato sostanziose
maledizioni, per richiamare il consorte nei momenti meno opportuni. D'altra
parte si rammaricò quasi immediatamente perché il periodo d'inattività non
potesse durare qualche mese, o addirittura qualche anno, giusto il tempo di
lasciare a Gohan il tempo materiale di riportarsi in pari con lo studio.
Nella caotica metropoli, invece,
Vegeta non era stato più fortunato. E dal momento che non poteva più permettersi
di allenarsi nella camera gravitazionale, era piuttosto costretto a gironzolare
senza meta per la Capsule Corporation, stando attento a non incappare in quel
terrestre scocciatore che vedeva sempre in compagnia di quella Bulma.
Quest'ultima si era premunita di
lasciare una capsula contenente una navetta volante anche a Mahei, in caso
d'emergenza. Aveva pensato che, vivendo in una foresta, fosse necessario un
mezzo di locomozione nel caso avessero avuto bisogno di qualsiasi cosa,
soprattutto viveri, dal momento che né lei né Piccolo erano in grado di
procacciare del cibo.
L'ex-namecciano, dal canto suo, cominciava a sentire quella strana sensazione
che fa brontolare lo stomaco e che normalmente prende il nome di fame. Non
avendo più nulla - o quasi - in dispensa, dopo i primi giorni passati a
consumare pasti per due e l'avvento di Gohan e le sue doppie colazioni, lui e la
ragazza convennero di recarsi in città per fare scorta, seppure a malavoglia.
Dopo diversi minuti di cammino per le
vie trafficate di quello che doveva essere il centro città, un milione di
sbadigli da parte di Piccolo ed altrettante occhiate disinteressate di Mahei
verso le persone, la ragazza estrasse le mani dalle tasche del giubbino rosso,
piuttosto annoiata.
- Possibile che non ci sia nulla
d'interessante da fare, dopo essersi riempiti lo stomaco?- sbuffò, liberandosi
le spalle da quei fastidiosissimi capelli setosi.
Poco lontano, una ragazza con una
lunga gonna gialla si era appena alzata da una panchina in legno che dava sulla
via. Mahei non se lo fece ripetere due volte: si sedette al suo posto con
un'aria rassegnata, spalancando le braccia per appoggiarle allo schienale e
buttando la testa all'indietro. I suoi occhi blu si rifletterono nel cielo dello
stesso intenso colore, attraversato da funicolari e navette automatizzate.
Piccolo era rimasto in piedi dinnanzi
a lei, mantenendo le braccia incrociate al petto, sopra la camicia di un tenue
azzurro dalle maniche arrotolate quasi sino ai gomiti. Quando la bionda ebbe
sospirato di nuovo e fu tornata a fissarlo negli occhi, l'ex-namecciano si sentì
tutt'un tratto portato al centro dell'attenzione.
- Che c'è?- le domandò, sciogliendo le mani e portandosene una al collo,
slacciando anche il terzo bottone di quella fastidiosa camicia. Lei alzò le
spalle e si portò le braccia sulle ginocchia nude, poco al di sotto dell'orlo
sfrangiato dei calzoncini.
- Hai l'aria di uno che sta per
implodere.- commentò, alzando un sopracciglio.
- Beh, mi sento molto più che strano.-
rispose lui, un ciuffo di capelli biondi gli ricadde sulla fronte - Inoltre non
sono abituato a stare in mezzo a tutta questa gente. Se avessi le mie sembianze
di sempre, scapperebbero tutti quanti a gambe levate.- aggiunse, con una punta
d'orgoglio, quasi fosse disposto a pagare oro purché accadesse.
- Come?- Mahei era piuttosto stranita
da quest'ultima affermazione - E come mai? Insomma, voglio dire, i namecciani
non mi sembrano poi tanto spaventevoli.-
- Perché sei cresciuta nello spazio. Non sei una terrestre.-
ribatté di nuovo Piccolo, le mani ai fianchi.
- Ah, come no! Hai proprio detto
giusto!- fece di nuovo la ragazza, tornando a ripiegare il capo all'indietro.
Fece appena in tempo a tornare a
gettare un'occhiata annoiata dinnanzi a sé per richiamare l'attenzione del
compagno, quando una coppia di ragazze di non più di vent'anni gli si avvicinò
rapidamente. Una di queste perse l'equilibrio, inciampando sul rialzo del
marciapiede, finendogli dritta dritta stretta al petto.
Mahei si alzò di scatto, riflesso
incondizionato.
- Oh! Oh, accidenti! Scusami tanto!-
fece quella, stringendo la borsetta rossa e ravviandosi una ciocca di lunghi
capelli scuri che le era ricaduta sugli occhi - Colpa dei tacchi, che
seccatura!-
L'amica, una tizia piuttosto alta, sul
metro e settanta, la guardava sorniona, appressandosi di qualche passo.
- Quante volte ti ho detto che per lo
shopping ed il passeggio i tacchi alti non sono l'ideale!- sbuffò poi,
portandosi una mano al fianco - Scusala, sai, è un po' impacciata.- aggiunse
poi, scoccando uno sguardo malizioso a Piccolo.
L'ex-namecciano, dal canto suo, non
sapeva assolutamente cosa rispondere e così aveva preferito non dire nulla e
limitarsi a mettere le mani avanti per evitare di finire nuovamente preso per
ammortizzatore.
- Non sono impacciata!- si lamentò
l'altra, stringendo le spalle nella camicetta rosa - Solo, beh, voglio essere
elegante... posso incontrare il mio principe azzurro da un momento all'altro...-
disse, questa volta con molta più famigliarità nel tono.
- Ma sentitela! - esclamò la seconda,
scuotendo il capo dai corti capelli rossi - E... a proposito, non ti sarai fatto
male, vero?- chiese, rivolta al ragazzo, con fare mieloso.
- Eh? Io?- Piccolo cadde dalle nuvole.
Farsi male? Per cosa? Avrebbe dovuto farsi male? Per così poco? Certo che questi
terrestri erano ben strani...
- Sì, dico a te, bello.- apostrofò la
più temeraria delle due, riprendendo ad ammiccare - Se vuoi possiamo offrirti
qualcosa da bere per scusarci.-
- Già, sì, qualcosa da bere!- le fece
eco l'altra, giuliva.
Mahei non credeva ai propri occhi. Non
era certo un'esperta, ma era sicura di non aver mai visto una tecnica
d'approccio così studiata, né così stupida... fingere di perdere l'equilibrio
per poi attaccare bottone? Oh, beh, per quanto poco poteva aver interagito con
gli abitanti di quel pianeta, definì quell'atteggiamento come decisamente...
terrestre.
D'un tratto le ripiombarono in testa
le parole di Piccolo di pochi istanti prima: se avessi le mie sembianze di
sempre... In questo caso non era per nulla certa che quelle due avrebbero
preso a tubare a quel modo. E pensare che lei lo preferiva da namecciano.
Incredibile come tutte le donne gli lanciassero degli sguardi e che alcune
fossero così ardite da tentare un approccio diretto con l'essere più misantropo
della galassia!
Si schiarì la voce, incrociando le
braccia al petto.
Le due terrestri si voltarono con uno
sguardo interrogativo, poi fissarono il fusto dagli occhi verdi e di nuovo
Mahei.
- La conosci, per caso?- gli chiese il
metro e settanta, indicando la bionda ex-saiyan.
- Certo che mi conosce!- rispose lei,
brusca, facendo qualche passo avanti, minacciosa, afferrando una polso
dell'aitante giovanotto in questione e facendo per muovere i primi passi
verso... beh, un posto sicuro da tutti quei fastidiosi occhi!
- Oh, non sapevamo... E'... la tua
fidanzata? -la ragazza con la camicetta si portò una mano al petto, facendo
dondolare tutta un'infinità di ciondoli di un'altrettanta infinità di bracciali.
- Sono sua moglie!- ringhiò Mahei, già
voltata ed in marcia, trascinandoselo via.
Piccolo rimase per qualche attimo
stordito, come se avesse compreso cos'era appena accaduto, ma stentasse a
credere che fosse successo proprio a lui. Il che lo imbarazzava non poco.
- Hai... detto moglie?- fece poi, la
stretta della ragazza serrata attorno al suo polso e la sua andatura che non
accennava a diminuire. Lei si liberò con un gesto seccato e per l'ennesima volta
di quella fastidiosissima e setosa chioma che le arrivava sino ai glutei e le
ricadeva puntualmente sulle braccia e davanti alle spalle, mentre si trovò a
pensare che quel termine aveva impressionato tutti i presenti... a dire il vero
non ne conosceva molto bene il significato, ma Chichi si era prodigata un sacco
per spiegarle che prima veniva un fantomatico fidanzamento e poi questo
cosiddetto matrimonio, per cui le era parsa la cosa più sensata da dire, per
rimarcare un legame più profondo possibile.
- Moglie!- confermò, seguitando a
tirarlo.
Il tempo trascorreva senza che Goku se
ne accorgesse, immerso nel sonno quasi ventiquattr'ore al giorno. Gohan diceva
che era perché si sentiva perennemente stanco senza le sue energie, ma Chichi, o
meglio, la dispensa di Chichi, sembrava non essersi accorta del cambiamento. Dal
canto suo, però, la donna ritenne che fosse meglio così, piuttosto che una
situazione spiacevole, per cui aveva deciso di lasciare ai suoi sogni il bello
addormentato e tirare un sospiro di sollievo sapendo che il piccolo figlioletto
era al sicuro nella sua stanza.
Vegeta, invece, aveva provato ad
allenarsi... ma senza risultato. Nella camera gravitazionale non reggeva nemmeno
cinque minuti ed anche se si manteneva in forma costante con corsa e mosse di
combattimento, non riusciva nemmeno a creare una piccola sfera di energia. Si
sentiva alquanto inerme e sempre più infastidito, tanto più che con il passare
dei giorni aveva cominciato a dedicare sempre meno tempo a questa sottospecie di
allenamento, sostituendolo piuttosto all'impossibile impresa di evitare Mrs.
Briefs ed il suo tè con biscotti.
Una sera, sottrattosi velocemente
dalla tavola non appena vuotato il piatto - o meglio, i piatti - uscì in
terrazza, lasciando che il chiacchiericcio dei terrestri restasse sigillato
dalla pesante porta a vetri.
Il vento della sera era piuttosto
caldo, così chiuse gli occhi rimanendo in ascolto. I rumori della città si erano
acquietati, sebbene ci fosse sempre e comunque un brusio di fondo. Ma perlomeno
si stava risparmiando altri schiamazzi.
Si trovò a pensare a come
quell'incapace di Kakaroth stesse trascorrendo quel periodo e si rispose da
solo, quando se lo figurò più beato che mai, come se addirittura non trovasse
alcuna differenza tra l'una o l'altra esistenza... cosa che a lui personalmente
dava un fastidio atroce.
E Mahei? Era rimasta in compagnia del
namecciano? Ci avrebbe scommesso.
Era strano il loro legame, soprattutto
conoscendo lei. Fredda come un pezzo di ghiaccio, indipendente e a tratti
strafottente, così l'aveva sempre conosciuta. Eppure per un qualche strano
motivo c'era qualcosa nell'alieno di Namecc che aveva attirato la sua
attenzione... e non era cosa da poco attirare l'attenzione di Mahei. Era come se
quella donna fosse indifferente a tutto, tutto quanto doveva andare come andava
- anche lo stesso lavorare per Freezer - tutto sembrava non fare differenza e
concorrere ad un suo personale disegno finale di cui, però, non era mai riuscito
ad immaginare nulla.
Che cosa voleva, veramente, Mahei? La
sua esistenza era stata vuota e tutt'un tratto il suo interesse si era
risvegliato? Non lo credeva affatto. Forse... forse aveva semplicemente trovato
qualcosa da proteggere...
- Ehilà, si può?- una voce conosciuta
lo distrasse dai suoi pensieri. Una sorridente Bulma fece capolino sul balcone -
Ecco dove eri finito! Sei filato via come un razzo! Davvero non ti piace stare
in nostra compagnia?-
Eccola che riattaccava con le
chiacchiere. Si limitò a non risponderle.
- Certo che è strano...- buttò là lei,
appoggiandosi alla ringhiera.
Profumava di vaniglia.
- Che cosa è strano?- le domandò,
rimanendo fissato con lo sguardo dinnanzi a sé, all'orizzonte.
Vaniglia o... qualche strano fiore
terrestre.
- Il fatto che tu ti sia sempre
lamentato di noi terrestri, e adesso sei uno qualunque.- sorrise la ragazza,
sporgendosi verso di lui per catturare i suoi occhi sfuggenti e lasciando
muoversi una ondeggiante chioma riccia.
Erano i suoi capelli. Sì, vaniglia.
- Io resto sempre il principe dei guerrieri Saiyan, non dimenticarlo donna! E'
solo temporaneo!- sbuffò tra i denti, stringendo le mani attorno all'inferriata.
Le nocche s'imbiancarono.
- Uffa!- sospirò lei - Quante volte ti devo dire che il mio nome è Bulma?!... e
comunque ti farà bene rimanere così ancora per pochi giorni! Credo che tu abbia
un po' capito cosa si provi ad essere, beh, come dici tu, semplici terrestri.-
Il suo sorriso era disarmante. E la
cosa lo urtava parecchio. La cosa peggiore? Che aveva ragione.
- Farmi bene?! Ma sei pazza?!- di nuovo un ossimoro - Io non vedo l'ora di
tornare me stesso!-
Bulma non aveva smesso un attimo di
fissarlo dritto in faccia, mentre il volto di Vegeta non si era smosso dalla
città avvolta nella sera.
- Come vuoi, ma io intendevo solo dire che ti aiuterà a comprendere meglio i
terrestri e così non ci disprezzerai più così tanto!- insistette lei.
- Mh... affatto!- ringhiò - Non cambia nulla! Voi terrestri siete e resterete
sempre inutili! Inutili e deboli!-
Per un istante interminabile calò il
gelo, poi la voce solare della donna tornò mutata alle orecchie del saiyan.
- Così mi offendi, Vegeta.- era grave e senza tono. Ed anche i suoi occhi blu
avevano preso a fissare il pavimento.
Lui non aggiunse nulla. Una sgradevole
sensazione gli invase lo stomaco... come quando si tiene in mano un prezioso
vaso di cristallo e questo, irrimediabilmente, cade e si frantuma.
- Credo che mia madre abbia bisogno di una mano in cucina...- si allontanò in un
soffio, più silenziosa e discreta di com'era venuta, lasciandolo solo con sé
stesso. Forse, per quanto si crede che la persona che abbiamo di fronte sia
forte, non bisogna mai eccedere, o il vaso rischia di toccare il pavimento...
- Bulma.- un soffio dalle sue labbra,
lo sguardo di nuovo rivolto alla sera.
L'ennesima ciocca di capelli dorati
raggiunse il letto tranquillo del torrente, che li condusse via in pochi
istanti.
Quanto bramava di riavere la propria
forza! Otto giorni, così pochi? Già... come no. Erano insopportabili. Non
credeva potesse essere così fastidioso non essere sé stessa... quella sé stessa,
che anche se metà di due razze estranee e improbabili, aveva sempre tentato di
conciliare.
Piantò il coltellino per terra e si
distese sulla schiena, portandosi le mani dietro la nuca.
Ah, decisamente una liberazione.
Il cielo sopra di lei conduceva via le
nuvole color del cotone, nivee e lontane. Il sole batteva sulla sua fronte ora
libera da quelle ciocche fastidiose, tanto da farle chiudere per un attimo gli
occhi azzurri.
Pochi istanti dopo un'ombra oscurò le
sue palpebre e Mahei si trovò a dischiuderne una, poi l'altra, trovandosi
dinnanzi quello strano tizio biondo che da tempo aveva preso il posto di
Piccolo.
La scrutava con aria perplessa, finché
lei non si alzò repentinamente, rimanendo seduta con le gambe incrociate.
- Non riesco a meditare.- annunciò
lui, sedendosi a sua volta - E... che hai fatto ai capelli?- le domandò in
seguito, notando la nuova capigliatura mascolina della ragazza, salvo le due
caratteristiche ciocche che le ricadevano ai lati del viso.
- Piazza pulita.- rispose lei,
riprendendo in mano il coltellino e cominciando a giocherellarci - I saiyan
hanno dei capelli tali da potersi permettere di combattere senza alcun fastidio,
anche avendoli molto lunghi... i terrestri invece, bah! Ricresceranno, ma come
voglio io.- aggiunse poi, alzando le spalle.
Il silenzio invase la piccola radura,
solo il fiume pareva essere dotato di vita, nell'immobilità dell'ambiente
circostante.
Piccolo le lanciò un'occhiata curiosa.
Non l'aveva mai immaginata con i capelli corti... era strana, come tutto in quel
periodo, del resto.
- Non mi sembri tranquilla...-
cominciò lui, sospirando.
- Nh?- l'altra alzò un sopracciglio -
Non so, insomma... sono stata tutt'un tratto privata delle mie energie,
catapultata in un corpo che è mio ma che non sento mio... e sono in compagnia di
un ex-namecciano vestito da fotomodello!- sorrise - No, non sono proprio
tranquilla.-
Il compagno assunse un'aria
interrogativa.
- Foto... modello?- fece, sollevandosi
un lembo della camicia nera, con un accenno d'imbarazzo.
Mahei si alzò, gattonando fino a lui,
finché non fu a pochi millimetri dalle sue labbra.
- Niente in contrario, ma a me manca
un sacco il severissimo, taciturno e schiavista Piccolo.-
Lui arrossì lievemente, per poi
lasciarsi cadere sull'erba e trascinare con sé anche il corpo leggero della
ragazza.
- Schiavista? Questa me la segno... -
sussurrò, prima di tuffarsi nell'incavo tra il suo collo e la spalla che,
nonostante il cambiamento, odorava intensamente del suo caratteristico profumo
femminile.
La bionda si lasciò solleticare la
pelle, finché lui non incontrò l'ostacolo della stoffa della leggera canotta,
quindi tornò di nuovo verso la spalla nuda, per depositarvi un morso. Mahei
socchiuse gli occhi per un attimo, restituendogli il morso sul pettorale
scoperto dalla camicia appena slacciata.
- Niente in contrario, - fece lui,
ripetendo volutamente le parole della ragazza - ma preferisco di gran lunga i
tuoi canini appuntiti...-
Questa volta fu lei ad arrossire
lievemente, oramai completamente distesa su quello strano terrestre dagli occhi
verdi.
- Sei anche perverso...- gli fece una
smorfia infantile - Non dovresti rivelare i nostri particolari intimi, così, ai
quattro venti...-
- Non dovrei dire che adoro quando mi
mordi?- ribatté lui, afferrandola per i fianchi.
- Aaah, smettila!- Mahei avrebbe
scommesso tutto quello che possedeva che la sua faccia era diventata ormai del
colore di un pomodoro.
Piccolo la trasse di nuovo a sé,
circondandole il tronco e le spalle con le braccia, quasi a volerla di nuovo
sentire parte integrante del suo corpo.
- E adoro quando arrossisci...-
mormorò al suo orecchio, lasciando che lei appoggiasse le proprie mani sulle sue
spalle e si stringesse a lui senza resistenza.
La ragazza adagiò il capo alla sua
clavicola, rimanendo in ascolto del battito di quel cuore che, pur avendo mutato
l'essenza di carne e sangue, riconosceva così familiare e conosciuto.
Per le poche volte in cui accadeva,
Mahei sembrava perdere ogni difesa e la sua barriera di ghiaccio cedeva
irrimediabilmente sotto i suoi sguardi, sotto il suo tocco, sotto i suoi baci.
Per quelle poche volte, Piccolo
riusciva a vedere oltre quel muro di ferro, la meraviglia di qualcosa di
tremendamente prezioso da proteggere con tutta la volontà e la forza possibile.
Già. L'adorava.
[Fine prima parte - Continua...]
- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla
visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo
ogni mia produzione:
http://silenceandwords.altervista.org/
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Capitolo 6 *** Semplici terrestri - Parte 2 ***
E piovve dalle stelle...
| E piovve dalle stelle |
| Semplici terrestri | Parte 2 |
Gli occhi di Mahei furono invasi dalla
luce intensa del sole del mattino, penetrato obliquamente da una tenda
traditrice, sopra la sua testa. Da quando era stata costretta a consegnare le
energie, si sentiva perennemente stanca, come se necessitasse di un lungo sonno
ristoratore per riprendersi dalle fatiche di una giornata durata soltanto poche
ore.
Si alzò, svogliata, stretto al petto
il guanciale di piume che, immancabilmente, si trascinava dietro dal suo arrivo
sulla Terra. Quando raggiunse la piccola cucina, si stupì di incontrare la
figura di Piccolo, comodamente seduto su una sedia accanto al tavolo in legno,
come in attesa.
Di solito lui non amava le quattro
mura, non di prima mattina, perlomeno, ma soprattutto... ehi, un minuto.
- Sei... sei verde!- furono le prime
parole che la bocca schiusa di Mahei riuscì a pronunciare, accompagnate da uno
sguardo sorpreso.
Piacevolmente verde, si trovò a
pensare. E concretizzò di non essere mai stata più felice di vedere il suo
compagno, prima d'allora; ma questo non glielo disse, ovviamente, si limitò ad
avvicinarsi repentinamente ed a esaminargli bocca, orecchie e tutto il resto,
accertandosi che effettivamente gli otto giorni di cui aveva parlato Dio erano
trascorsi.
- Non sono mai stata più sollevata
di... - fece per cominciare, ma poi il cuscino che ancora stringeva al petto
cadde a terra, o meglio, fu lasciato cadere irrimediabilmente al suolo dalla
ragazza, occupata in un'attività piuttosto sospetta - Dove cavolo è la mia
coda?!- esordì poco dopo, seguitando a tastarsi i glutei.
- E i miei denti?! E la mia energia?!
Perché mi sento ancora come una lumaca?!- le sue esclamazioni lasciavano
trasparire un evidente nervosismo. Era decisamente contrariata.
Piccolo, assumendo un'espressione
interrogativa, le pose le mani sulle spalle, seppure leggermente infastidito dal
fatto che lei avesse smesso di fargli le feste così presto. Si aspettava forse
più entusiasmo...?
- Vedrai che tornerai come prima tra
poco tempo, è solo questione di minuti.- disse, dando un freno all'agitazione
della bionda, che in tutta risposta, gli lanciò uno sguardo in tralice da sotto
la frangia corta.
- Da quanto tempo sei tornato
normale?- gli domandò, con voce poco bendisposta. Il namecciano, dall'alto dei
suoi due metri, tentò di indovinare quali fossero i piani omicidi della ragazza
nei confronti di Re Kaioh, ma poi si trovò a risponderle:
- Qualche ora prima dell'alba.-
Fu certo di udire i nervi di Mahei
spezzarsi col rumore di un ramoscello appena calpestato.
- Ti rendi conto che stiamo parlando
di almeno sei ore fa?- fece, tentando di mantenere la calma, ma il suo sguardo
assassino la tradì - Dormo come un ghiro fino a mezzogiorno perché non posso
fare altro e... -
Le sue parole furono interrotte dalla
vista di un sorridente Son Goku, completo di acconciatura saiyan, che faceva
capolino dalla finestra. La sorella ci mise poco per afferrare la maniglia della
porta ed uscire sul prato antistante a piedi nudi, sempre più contrariata.
- Sei tornato normale!- affermò,
stringendo i pugni. Era già abbastanza arrabbiata con quel grosso scarafaggio
blu per averle sottratto la forza combattiva senza permesso, figuriamoci cosa
gli avrebbe fatto ora che si permetteva anche di restituirgliela il ritardo - o
peggio, non restituirgliela affatto!
- Già! Sul tardare della notte!- annuì
lui - Ma... e tu, invece?- aggiunse poi, accorgendosi che l'aspetto della
ragazza non era minimamente cambiato rispetto ai giorni precedenti.
Mahei fece per rispondergli a tono,
quando Piccolo la raggiunse fuori.
- Che succede?- domandò, notando il
nuovo venuto.
- Piccolo!- lo salutò quest'ultimo -
Vedo con piacere che va tutto bene!-
- Parla per te.- sibilò la bionda, tra
i denti.
- E-emh...- il saiyan mosse qualche
passo indietro, cominciando a temere per la propria incolumità, poi si affrettò
ad aggiungere - Bulma mi ha chiamato in tutta fretta, stamattina. Ha detto di
andare subito in città, le è capitato qualcosa di strano.-
- Qualcosa... cosa?- Mahei incrociò le
braccia al petto, indispettita dal fatto che qualcosa di strano era capitato
anche a lei, ma a nessuno pareva importare.
- Non me l'ha detto. Ha riagganciato
prima che Chichi potesse domandarglielo, sembrava indaffarata.- Goku alzò le
spalle - Ci vuole tutti là, anche se non riesco a capire...-
- E va bene, andiamo.- lo interruppe
il namecciano, afferrando la ragazza per la vita ed alzandosi in volo seguito
dall'amico.
Probabilmente se il discorso fosse
continuato, sarebbe degenerato e Mahei avrebbe perso la pazienza. Era piuttosto
irritabile quando le cose non andavano come lei stessa aveva programmato, oramai
aveva imparato a conoscerla e si era reso conto che era meglio non dare spazio
ad ulteriori problemi.
Quando raggiunsero la Capsule Corp. la
prima cosa che gli occhi di Mahei incontrarono fu la chioma di Vegeta,
normalmente pettinata - o spettinata - all'insù e questo non fece altro che
farle digrignare i denti ancora di più. Re Kaioh se lo sarebbe mangiato per
pranzo!
Fecero appena in tempo ad atterrare,
che Bulma uscì in quello stesso istante dalla porta dell'androne principale,
tutta sorridente, completa di coda e tutto il resto.
Di nuovo un sordo rumore di nervi
spezzati giunse alle sensibili orecchie di Piccolo.
- Co... cosa significa?!- Mahei mosse
tre passi decisi in avanti, non riuscendo per nulla a capacitarsi di quello che
i suoi occhi stavano vedendo.
Bulma con la coda?! Bulma con un
potenziale combattivo da fare invidia a Freezer?!
- Oh, non lo chiedere a me!- esclamò
di rimando, l'ormai ex-terrestre, lisciandosi una crespa capigliatura blu - Ho
provato a pettinarli, questa mattina... ma è davvero un disastro!! E poi questa
coda! C'è di buono che non mi sono mai sentita più in forma di...-
- Re Kaioh!!- la voce decisamente
irosa della bionda si fece largo tra le nuvole del cielo, interrompendo, anzi,
letteralmente sovrastando quella dell'altra - Si faccia sentire, accidenti a
lei!!-
Son Goku le pose una mano su un
avambraccio, tentando di sedare gli animi. Vedere Bulma con la coda era
decisamente stato scioccante anche per lui. Tra tutte le emergenze per cui
poteva averli chiamati, mai si sarebbe immaginato qualcosa del genere. Ma non ci
volle molto perché il saiyan riuscisse a fare due più due.
- Calmati, Mahei. Vedrai che si è
trattato di uno sbaglio.-
- Calmati, Mahei un corno!-
ribatté lei, scansandolo - Non me
ne importa un accidente dello sbaglio! Se prendo Re Kaioh gli faccio capire io
quali sbagli sono ammessi!-
Proprio mentre il povero ragazzo stava
per prendersi un pugno dritto in faccia, il tono autoritario di Piccolo arrestò
la scena.
- Adesso basta!- intervenne.
Il tempo parve fermarsi. Tutti gli
occhi puntati su di lui.
- Se Re Kaioh ha sbagliato a fare i
suoi conti, com'è evidente che sia, non è certo colpa di Goku, Mahei. E urlare
non risolve le cose.-
La ragazza ebbe un lampo d'ira nelle
iridi azzurre. Che cosa aveva appena avuto il coraggio di dirle...?
- Non ci credo, stai difendendo
Kakaroth!- sbuffò Vegeta, pochi passi più in là - Eppure è lui che ci ha
cacciati in questo guaio, ricordi?-
- Non sto difendendo Goku.- sospirò il
namecciano, sciogliendo l'incrocio delle braccia al petto - Semplicemente sto
facendovi presente che non serve a nulla irritarsi in questo modo spropositato.
E poi se c'è qualcuno che può spiegarci cos'è successo, questo è proprio Re
Kaioh.-
- Giusto, amico!- Goku si batté un
pugno sulla mano - Ora lo chiamo!-
E mentre il saiyan si concentrava per
trovare un punto di contatto sulla medesima lunghezza d'onda dell'altra
dimensione, la sorella si portò le mani ai fianchi, infastidita.
- Cosa credi che stessi tentando di
fare io, nh?- domandò con una punta d'acidità, rivolta verso Piccolo.
Questo fece per ribattere, quando la
voce dell'Autorità spaziò nel cielo. Tutti i volti si rivolsero leggermente
verso l'alto, ad ascoltare le parole di conferma: un piccolo, insignificante
intoppo, la forza di Mahei era stata erroneamente riconsegnata a Bulma.
- Mi dispiace, ragazzi... non... non
l'ho fatto di certo apposta, è che in questi giorni con tutto il trambusto...-
ad un tratto Re Kaioh arrestò il suo soliloquio, mentre i guerrieri voltarono
all'unisono il loro sguardo verso est, un punto ben preciso.
- Cosa?! Che c'è?!- l'unica in grado
di non percepire le aure, né il pericolo era Mahei che, più irritata che mai,
si trovò a chiedere spazientita il motivo di tale mutismo. Le espressioni dei
presenti parevano pietrificate.
- Sento... un'aura malvagia.- esclamò
Goku, contraendo i muscoli e rimanendo concentrato nella direzione in cui ognuno
- compresa Bulma - puntava.
- Goku! L'energia negativa!- di nuovo
la voce apprensiva dell'Autorità.
- Cosa? Che significa?- domandò Bulma,
stranita.
- Dev'essere successo quello che
temevo...- rispose quello, tra sé.
- Beh, ma ovviamente.- asserì Mahei,
voltando il capo dall'altra parte e ruotando gli occhi - Quando mai possiamo
risolvere le cose in modo indolore?-
- C'è sempre una percentuale di
rischio in questi processi.- si spiegò di nuovo Re Kaioh, non badando alla
battuta sarcastica e pungente della ragazza.
- Aspetta un attimo! Percentuale di
rischio?!- questa volta fu Vegeta ad esordire, estremamente contrariato - Ma che
vuol dire?! E perché non ce ne avete parlato prima?! Dite un po', ma con chi vi
credete di avere a che fare?!-
L'altro deglutì, flettendo le lunghe
antenne azzurre a percepire ogni singolo movimento dell'aria.
- C'è stata un'omissione. E di questo
mi scuso.- si trovò ad ammettere un ennesimo errore - Pare che parte dell'energia
negativa che avete combattuto indirettamente con la vostra forza si sia
accumulata in un angolo degli Inferi, restando nascosta lontano dal punto
nevralgico dello scontro. Ora ha preso forma e l'essere malvagio che ne è nato
vuole distruggere, nient'altro che distruggere il mondo dei vivi e quello dei
morti. E' pura energia maligna!-
- Dobbiamo trovarlo!- l'ordine di
Piccolo giunse chiaro alle orecchie di tutti.
- Sì. Trovarlo al più presto e
distruggerlo, prima che lui distrugga noi!- annuì Goku, sempre stringendo i
pugni in segno di coraggioso assenso.
Ci volle poco perché tutti si
levassero in volo, pronti a scattare con un'esplosione dell'aura verso il luogo
che la loro mente indicava come punto d'attesa del nemico.
- Ehi!- Mahei fece un salto, nel
tentativo di acchiappare Bulma per la coda, ma le sue deboli gambe non si
alzarono che di qualche centimetro, per poi ricadere a terra con un tonfo sordo
- Dove credi di andare, tu?! Con la mia forza!-
- Mahei, lascia perdere, aspettaci
qui...- fece per cominciare Goku, voltandosi indietro.
La bionda contrasse il volto in
un'espressione adirata. Era troppo. Decisamente troppo.
- Oh, no, per niente! Se viene lei,
vengo anch'io!- gridò, nel tentativo di farsi sentire dal gruppo, ormai in alto
sulla sua testa.
- Non sai volare.- intervenne Piccolo
- E non hai energia. Finiresti per morire.-
Quel silenzioso tentativo di
proteggerla, in realtà, non fece altro che scuoterla ancor di più. Mahei
detestava sentirsi inerme, soprattutto di fronte a qualcuno a cui voleva
dimostrare a tutti i costi il proprio valore. Non poteva sopportare come Piccolo
si rivolgesse a lei con quel tono apprensivo, come se stesse parlando ad una
nullità.
- Credi che quella sia in grado
di combattere, invece?- indicò Bulma, senza rivolgerle il minimo sguardo, gli
occhi fissi in quelli del namecciano - E con cosa? Con spazzole e bigodini?!-
Vegeta sbuffò di nuovo, spazientito.
- Stiamo perden...- fece per
cominciare, ma le parole gli morirono in gola, smorzate da un affanno
improvviso. Il corpo possente del saiyan cominciò a discendere verso il suolo,
dapprima lentamente, poi acquistando maggiore velocità, toccando terra con un
suono attutito dall'erba.
- Vegeta!- gridò Bulma, scendendo il
più rapidamente possibile, con la medesima difficoltà che aveva impiegato a
levarsi in volo, non riuscendo a controllare una così grande forza ed una così
complicata tecnica.
Il saiyan riaprì gli occhi non appena
lei gli fu accanto, sotto gli sguardi sorpresi ed apprensivi dell'intero gruppo.
- Ma cosa ti succede?- di nuovo la
voce apprensiva della ragazza, che gli sorresse il capo, permettendogli di
respirare meglio. Mahei si avvicinò, constatando che il principe riusciva ad
intendere e volere, solo era piuttosto affaticato.
-
Il trasferimento di energie deve averlo indebolito parecchio.- quando tutti
pensavano che Re Kaioh avesse interrotto la comunicazione, questo si fece
risentire più vicino che mai - Succede spesso. Deve solo riposare qualche ora.-
- Un'altra di quelle... clausole della
percentuale di rischio, eh?- ringhiò il saiyan, tra i denti, ansimando
vistosamente. La bionda si accovacciò accanto a Bulma, che nel frattempo si era
rimessa in piedi, con aria decisa.
- Senta un po', come faccio a riavere
la mia forza?- domandò poi, il tono quasi libero dall'astio, ora pareva
razionalizzare - Se questa pazza combatte
al posto mio, di sicuro si farà ammazzare!-
L'aria determinata dell'ex-terrestre
l'accompagnò durante la sua tentennante nuova ascesa verso il cielo; Mahei
pareva non riconoscerla, avrebbe scommesso qualsiasi cosa che alla vista di
Vegeta ridotto in quello stato e senza un motivo apparente, quella donna si
sarebbe precipitata su di lui - come di fatto era accaduto - ma poi vi sarebbe
rimasta per cinque giorni e cinque notti, anche dopo la convalescenza. Ed
invece... invece pareva che l'energia di cui si era illegittimamente appropriata
le avesse dato alla testa: aveva assunto l'orgoglioso tono nel viso dei saiyan
e, come ogni guerriero, piuttosto che rimanere con le mani in mano accanto ad un
ferito, era pronta a vendicarlo.
- Mahei,
mi dispiace, sono veramente mortificato, ma non posso farci niente.- di nuovo
l'Autorità dal cielo - Posso solo consegnarti il contenitore di energia, con la
giusta connessione, dovresti riuscire ad invertire il processo.-
Pochi istanti e poi accanto alla
ragazza cominciò a formarsi una lievissima luce carminia, che si concentrò nel
formare la medesima sfera che aveva accolto i loro poteri al Palazzo di Dio.
- Ah, ma come mai non ci avevo pensato
prima, a chiederglielo!- lei batté le mani, palesemente ironica - Ora sì che è
tutto più facile!-
Dopo l'esortazione da parte di Re
Kaioh ad accelerare i tempi e concentrarsi nel combattimento contro il demone, i
guerrieri si concentrarono nuovamente sull'obiettivo.
- Bulma! Ti ho detto di non muoverti di un altro centimetro, con la mia forza!-
il tono di Mahei si era fatto di nuovo carico di rabbia - Non sei in grado
combattere! Non lo sai fare! Scendi subito o ti farai ammazzare!-
Ma in tutta risposta, l'altra le
rivolse uno strano sorriso cordiale e determinato come quelli di Kakaroth.
- Niente paura!- ribatté, facendole segno con una mano - Me ne starò in disparte
e darò una mano da lontano, magari con quei... emh, come si chiamano? Colpi di
Ki... -
La bionda aveva perso le parole,
probabilmente prima o poi se la sarebbe cucinata sullo spiedo, non appena fosse
riuscita a metterle le mani addosso...
- Non ti preoccupare, avrò cura della
tua energia! E' che mi sento veramente imbattibile!- esclamò di nuovo la ragazza
- Sento di poter fare tutto e voglio dare una mano! Sarei inutile se restassi
qui, senza offesa... emh, prenditi cura di Vegeta!-
L'ultimo sguardo che le arrivò fu
quello di Piccolo, enigmatico, quasi apprensivo e contrariato, come a volerle
dire che non approvava per nulla il comportamento che la sua compagna aveva
tenuto fino ad allora. E di questo Mahei non era per nulla contenta, si sentiva
giudicata e ancor più frustrata... quasi quasi avrebbe volentieri tirato un bel
pugno anche a lui!
Il gruppo scomparve all'orizzonte in
pochi secondi, lasciandola nel giardino silenzioso accanto ad un ansimante
Vegeta e ad una luminosa sfera scarlatta fluttuante.
- Mi sento ridicola.- sussurrò Mahei,
tentando di vedersi in terza persona e rendendosi conto che era ancora a piedi
nudi con indosso la larga maglietta bianca ed il paio di shorts che le facevano
da pigiama.
Ad un tratto un nuovo lamento da parte
del saiyan.
- Ehi, ma tu non eri cosciente?- fece,
contrariata, chinandosi su di lui e facendogli da appoggio per rialzarsi - Che
bella vita, ora mi tocca fare anche da infermiera. Ma giuro che prima o poi me
li mangio tutti quanti...-
Il saiyan non fu certo di vederle, ma
gli parve di notare delle microscopiche, ma scoppiettanti scariche elettriche
tutt'intorno al corpo del suo sostegno che, se avesse avuto la sua normale
forza, sarebbe stata in grado di sollevarlo con un dito.
Una volta dentro, si sistemò con il
suo aiuto su un lettino del laboratorio, unico luogo che avrebbe potuto portare
a qualcosa di utile, con tutti quei macchinari e sofisticati apparecchi doveva
per forza trovarsi la connessione di cui aveva parlato Re Kaioh. Ed infatti
Mahei si apprestò a sistemare la sfera sotto un raggio collegato al monitor
centrale, presumendo correttamente che avrebbe dovuto trattarsi di un
microscopio a scansione ad energia cinetica, il quale, una volta individuata la
composizione del contenitore, sarebbe stato in grado di trasferire l'energia in
modo corretto.
Lo schermo dell'enorme pc entrò in
azione non appena il contatto fu stabilito, cominciando a snocciolare una marea
di numeri e dati davanti agli occhi spazientiti ma attenti di Mahei, che si
sentì del tutto a suo agio con una tecnologia per nulla complicata, rispetto a
quella che era abituata ad usare nello spazio, inconsapevole del fatto che, in
realtà, si trovava nientemeno che in uno dei laboratori più all'avanguardia di
tutto il pianeta Terra.
Dopo aver localizzato e raggiunto il
nemico, intanto, il resto del gruppo aveva cominciato a combatterlo, nonostante
la lotta sembrasse dal principio assolutamente alla pari.
Per quanto riguarda Bulma,
l'ex-terrestre era rimasta nascosta dietro una grande roccia su un'altura,
tentando di familiarizzare con quei colpi d'energia che più volte aveva visto
lanciare dai suoi compagni. Non era stato necessario che provasse diverse
tecniche: sembrava che la forza di Mahei fosse così impetuosa da permetterle di
creare sfere luminescenti tra le mani senza mai aver appreso il modo di farlo.
E così si era decisa a scagliare
lontano, verso l'avversario, quell'energia potentissima; ma i contraccolpi erano
tali da non permetterle di mantenere l'equilibrio e farla capitombolare al suolo
a distanze di tempo molto ravvicinate.
La voce della bionda lo scosse.
- Trovato!-
Vegeta si alzò fiaccamente a sedere
sul lettino, per poi portarsi una mano alla fronte e decidersi a muovere i
primi passi verso il gigantesco schermo.
- Pare che ora non debba far altro che
trasferire i miei geni alla sfera.- affermò lei, manovrando i tasti sulla strana
consolle - Poi dobbiamo trovare Bulma e farle toccare contemporaneamente con me
il contenitore d'energia.-
- Quindi ci sei riuscita?- le domandò
il saiyan, appoggiandosi allo schienale della sedia da lavoro.
- Certo! E...- Mahei fece per
aggiungere l'ultimo commento, quando il monitor prese a lampeggiare, reclamando
a gran voce l'immissione di una sconosciuta parola d'ordine.
- Maledizione! C'è una password per
accedere al sistema interno!- imprecò lei, assumendo un'aria piuttosto
contrariata. Quasi quasi stava sperando che tutto si potesse risolvere con
semplicità ed invece ecco che uno stupidissimo ostacolo si concretizzava
dinnanzi ai suoi occhi.
- Ci metteremo un'infinità a trovare
la sequenza giusta.- ringhiò di nuovo, tra i denti. Possibile che quella Bulma
le avesse creato soltanto dei problemi, fino ad allora?!
- Beh, in questo caso, io non intendo
rimanere un minuto di più. Vado a fare fuori quell'ammasso di energia negativa!-
asserì Vegeta con un'espressione ancora sofferente ma risoluta, sistemandosi la
casacca scura.
La ragazza lo afferrò per un braccio,
stringendo forte la presa.
- Tu non vai da nessuna parte.
Non lo vedi che ti reggi a malapena in piedi?! Perché non rifletti mai, prima di
buttarti al suicidio?!- era decisamente furibonda - Sto perdendo la pazienza e
l'unica cosa che mi frena dal non commettere un'idiozia è la tua presenza qui.
Non ti sei ancora rimesso completamente, inutile che te lo dica, visto che
sembri abbastanza adulto da poter valutare le tue condizioni. Pensa, piuttosto,
a cosa accadrebbe se dovessi trovare la parola d'accesso, è tutta questione di
tempo! Mi servi tu per arrivare fin là, con la navetta normale non ci arriverò
mai da sola, anche perché non riesco a percepire le aure.- allentò per un attimo
la stretta, lasciando che gli occhi del principe si riflettessero senza ostacoli
nei suoi, per poi proferire la frase decisiva - Detesto ammetterlo, ma mi serve
il tuo aiuto.-
Goku scagliò per ultimo il suo colpo
d'energia, ma il Guerriero sembrò non essere minimamente scalfito dalla potenza
devastante della Kamehameha. Un impenetrabile cappuccio scuro celava il suo
volto nero ed il suo sguardo efferato.
- Qualcosa non torna.- la voce
affannata di Piccolo si fece largo tra i pensieri apprensivi del compagno.
- Già... - rispose quello, mantenendo
la guardia alzata - Sembra di combattere contro un mondo completamente diverso,
non riesco a scalfirlo.-
- E' pura forza demoniaca. E sembra
lottare con tecniche note solo a pochi demoni. La cosa non mi piace.- digrignò i
denti, spaziando con le gambe il terreno brullo.
Una folata di vento si insinuò tra le
alture senza vegetazione, il cielo così limpido e sereno era tutt'un ossimoro
con lo scontro che si stava consumando all'imbocco di quella vallata silenziosa
e Bulma, dietro le grandi rocce, si stava rendendo a poco a poco conto che in
realtà non c'era nulla di utile che potesse fare per aiutare i guerrieri.
Stringendo i denti si guardò il palmo di una mano, chiedendosi come e con che
immenso coraggio combattenti come Vegeta erano pronti a scendere in campo ogni
giorno, sfidando vita e morte, rischiando ogni cosa.
Si strinse le ginocchia al petto, era
qualcosa di tremendamente perverso e che non avrebbe compreso mai, il fatto di
provare una assoluta devozione verso il combattimento... una devozione ancora
più forte di qualsiasi amore.
- Che diavolo significa Yamcha?!-
Mahei strinse i pugni, voltando l'ultimo foglio sulla scrivania in metallo.
- E' il nome di quel terrestre che sta
sempre tra i piedi di Bulma.- le rispose Vegeta, spostando il plico verso
destra.
Il padre della ragazza era venuto loro
in aiuto dopo che il saiyan l'aveva minacciato di far saltare in aria tutto
quanto, se non avesse dato loro la possibilità di aggirare il problema della
password, ma il vecchio aveva più volte affermato di non poter fare nulla, se
non consegnare ai due le cartelle sulle quali la figlia aveva lavorato negli
ultimi tre anni.
Era solita cambiare la parola d'ordine
al suo terminale interno piuttosto spesso, di modo da evitare spiacevoli
sorprese e, dal momento che ci lavorava assiduamente ogni giorno, solo la stessa
Bulma sapeva come muoversi all'interno dell'elaboratore.
- Quello è il suo nome?- riprese la
bionda, alzando un sopracciglio - Me l'ero perso.- aggiunse, con aria
indifferente.
- Ti sei persa un sacco di altre
cose.- buttò là il saiyan, reggendosi il capo con una mano e tentando di
scacciare l'improvviso capogiro.
La ragazza digitò il nome del
terrestre, ma il risultato fu lo stesso del centinaio di parole d'ordine
precedenti: lo schermo zittiva per un attimo, ma subito dopo riecco riattaccare
il fastidiosissimo allarme, con tanto di scritta password errata - inserire
nuova sequenza alfabetica.
- Ma come si spegne, questo dannato
coso?!- ringhiò di nuovo Mahei, irritata dal persistente suono, sferrando un
poderoso destro alla macchina.
Il compagno si massaggiò i muscoli
delle spalle, piano piano stava tornando in sé, riusciva anche a percepire
lievemente le forze spirituali di Goku, Piccolo e Bulma, molto lontano dalla
Capsule Corporation.
- Abbiamo provato di tutto, no?
Fortuna che non è una sequenza numerica, accidenti!- ripeté la ragazza,
stringendo i pugni.
- Da quando sei così nervosa? Di
solito questo ruolo spetta a me.- fece Vegeta, facendosi più vicino al monitor.
- Da quando qualcuno mi ha privata
delle mie energie e ci abbia combinato un pasticcio colossale, ti è chiaro?!-
rispose lei, ravviandosi una ciocca di capelli corti dalla fronte. Erano ancora
così dannatamente lunghi per i suoi gusti; sebbene non si fosse mai posta il
problema, desiderava ardentemente riavere i suoi capelli, della loro
forma originale.
Incredibile come anche le cose più
ovvie potessero mancare così tanto, al momento della perdita.
- Intendo dire, non ti ho mai vista
così coinvolta. Nemmeno in occasione della minaccia di Nook.-
Mahei abbandonò d'un tratto la sua
aria irata, assumendo uno sguardo interrogativo. Doveva crederci o no, quelle
parole le stava pronunciando proprio Vegeta?
Il saiyan se ne stava in piedi
dinnanzi a lei con il suo orgoglio prezioso stampato sul volto, quasi arrogante,
quasi contrariato dall'atteggiamento della compagna. L'aveva osservata spesso -
in passato, ai tempi di Freezer - ed ogni volta si era scontrato contro il
medesimo muro di ghiaccio che era solito ergere anche lui, in occasione di ogni
rapporto umano.
- Questa vita me la sono scelta.- gli
rispose, con voce tenue. Lui scrutò sul suo volto di donna in cerca di
quell'ombra scura che caratterizzava i suoi sguardi alla corte di Freezer.
Pareva mutato.
- Che significa?- domandò, sicuro di
aver compreso, ma incerto sulla replica da indirizzarle.
- Significa che non devo più prendermi
la vita di nessuno per salvaguardare la mia. Non c'è più la terrorizzante
sensazione che striscia dietro l'angolo, quella del rischio di perdere tutto, se
solo si tenta di costruire qualcosa.- i suoi occhi d'intenso blu si socchiusero
per un attimo, lasciando che la voce fluisse dalle sue labbra rosse senza
ostacoli - E per la prima volta voglio difendere ciò che possiedo.-
Le ultime parole giunsero soffiate
come una pugnalata dritta allo stomaco del saiyan. Cosa significava voglio
difendere ciò che possiedo? Non era puro spirito combattivo che l'animava,
né desiderio incontaminato di primeggiare, come quello che muoveva le proprie
azioni, ma qualcosa di diverso, qualcosa di totalmente devoto, quasi estraneo a
qualsiasi natura riscontrata fino ad allora in Mahei.
Era come se, avendo compiuto la sua
scelta, d'allora in avanti sarebbe stata disposta anche a dare l'ultima goccia
di sangue pur di proteggerla.
- Abbiamo provato di tutto, no?-
ripeté poi, spezzando il cristallo a pelo d'acqua e riprendendo in mano le carte
- Le preferenze di Bulma in fatto di dolci, colori, piatti, festività. E i nomi
di tutti i suoi affetti. E' così semplice, ma abbiamo un'infinità di fonti su
cui lavorare.-
Per un attimo la presenza di Vegeta
divenne così leggera da essere quasi a stento percepibile e Mahei stava per
chiedersi se forse le sue parole l'avessero innervosito, turbato o che altro. Fu
sul punto di voltarsi, quando il tocco fraterno della mano del saiyan sulla sua
spalla la fece quasi sussultare.
Sebbene non diede a vedere la sorpresa
che la colse - abituata a dissimulare sensazioni ed emozioni - avvertì ben
radicato sentimento di tiepido calore famigliare, come se l'ostilità di Vegeta
si annullasse in quell'istante, quasi volesse comunicarle quanto fiero e quanto
invidioso fosse di una scelta radicale ch'egli ancora non era stato in grado di
prendere, scansando ogni volta l'idea.
- Non farci l'abitudine, nh?- sussurrò
con una punta d'imbarazzo e riferendosi evidentemente a quella rara
manifestazione d'affetto, porgendole con una mano il restante plico di fogli e
cartelle. Mahei sorrise lievemente, tentando di mantenere un'espressione
risoluta.
- Non pensavo fossi così scontato a
dirmi queste cose, Ve... - in un attimo lasciò cadere la frase a metà, proprio
spezzando il nome del saiyan alla prima sillaba.
- Cosa, che c'è?!- fece lui, assumendo
un'aria preoccupata e muovendo freneticamente gli occhi dallo schermo al volto
impietrito di Mahei, temendo un nuovo intoppo all'orizzonte.
La bionda non rispose, si limitò
macchinalmente e con sguardo più incredulo che concentrato a chinarsi sulla
tastiera dai mille pulsanti e premere le lettere alfabetiche che componevano una
parola ben precisa.
Le orecchie del compagno si fecero
sempre più rosse, a mano a mano che sullo schermo compariva a caratteri cubitali
il suo nome: Ve-ge-ta. E come se Mahei lo sapesse dal principio,
l'allarme cessò e una sfilza incredibile di dati prese a scorrere sul monitor.
Erano entrati all'interno del processore, ora potevano liberamente utilizzare i
sofisticati strumenti connessi al terminale, compreso il trasformatore
d'energia.
- Oh, questa sì che è assurda...- fece
Mahei, scuotendo il capo e mantenendo gli occhi sbarrati sullo schermo, indecisa
se scoppiare a ridere oppure rimanere così stupefatta ancora un po'.
Lui era rimasto a dir poco fulminato,
in bilico tra la rabbia e l'imbarazzo.
- Direi che è tutto merito tuo.-
aggiunse poi, poco dopo, rivolta al compagno.
- Ma quale merito?!- sbottò lui,
stringendo i pugni e prendendo a vagare con lo sguardo per la stanza, incapace
di mantenersi fermo in un solo punto - Immagino che Bulma avrà inserito il mio
nome come password perché era sicura che nessuno avrebbe mai indovinato la
parola d'ordine, di certo non per un altro motivo che... -
- Che cosa?- Mahei gli si
avvicinò, con il suo classico sguardo infantile e sornione - Io ho soltanto
fatto un'affermazione, non è che mi nascondi qualcosa, eh principino?-
Vegeta da paonazzo divenne violaceo.
Incredibile come i sentimenti di un uomo che dalla nascita si era sempre
impegnato a reprimere, tutt'un tratto potessero venire a galla in modi tanto
inaspettati e quasi comici. Probabilmente era proprio il fattore sorpresa,
qualcosa che il saiyan non poteva aspettarsi e calcolare, che l'aveva
completamente spiazzato.
- Chiamami ancora in quel modo e giuro
che ti disintegro, Mezzo Demone!- si avvicinò minacciosamente, facendo per
prenderla per il bavero della casacca.
- Ah, mi fa piacere tu mi consideri
ancora tale, nonostante il mio costante essere alla stregua di uno zerbino
terrestre.- Mahei alzò le spalle - A proposito, prima mi devo cambiare, questa
roba la uso per dormire.- concluse, togliendosi con disinvoltura maglietta e
pantaloncini e prendendo a frugare negli armadietti che portavano incisa sulla
placca in metallo il nome della proprietaria del laboratorio.
Come sperava vi trovò una tuta grigia
ed una canotta rossa, insieme a vari altri indumenti protettivi, che decise di
accantonare in favore della sua prima scelta. Si infilò velocemente anche le
scarpe, mentre dal canto suo, Vegeta era ancora intento a farsi passare il colpo
che si era appena preso, compreso intenso rossore al viso e battiti del cuore
accelerati.
La ragazza non aggiunse una parola di
più, prese a digitare velocemente le ultime direttive al computer, poi si
avvicinò alla plancia del macchinario su cui aveva posato la sfera. Questo
s'illuminò e lei non perse tempo ad appoggiarvi sopra le mani, mentre con un
cenno del capo induceva Vegeta a premere il pulsante d'azionamento. In un lampo
tutto si arrestò, solo il voluminoso complesso di fili e nastri metallici che
collegava la piattaforma sui cui erano poggiate le mani di Mahei ed il fulcro
centrale della sfera brillavano come elettrificati.
Quando tutto tornò alla normalità,
accompagnato dal rassicurante colore verde del pulsante d'azione, la bionda
afferrò il contenitore d'energia - ora quasi rosso sfavillante come l'aveva
visto la prima volta - e si voltò verso Vegeta, incurante del formicolio alle
mani che avrebbe persistito per un po'.
- Perfetto.- asserì -
Ora possiamo raggiungere gli altri, di corsa!-
Si lanciarono veloci fuori nei
corridoi, superando di nuovo il padre di Bulma che stava giusto dirigendosi
verso il laboratorio per controllare se le cose stavano procedendo o meno per il
verso giusto. Prima che Mahei potesse aggiungere altro, il saiyan, ancora in
corsa, si voltò verso di lei afferrandola per le spalle e le gambe e levandosi
in volo.
A quanto pareva era preoccupato almeno
quanto lei delle sorti della battaglia.
Completamente ripresosi, sfrecciava
come una saetta tra le nuvole di cotone, diretto senza indugi verso il luogo in
cui percepiva le aure dei compagni. La cosa che lo preoccupava più di tutti era
che si stavano indebolendo sempre più: Kakaroth era un buono a nulla, lui e quel
suo amico namecciano! Lo sapeva bene che si senza di lui le sorti della
battaglia sarebbero precipitate inesorabilmente!
Contrasse i muscoli, aumentando la
velocità e stringendo sempre tra le braccia il corpo leggero di Mahei, che
portava in grembo la sfera luminescente e sul volto l'espressione risoluta di un
saiyan.
Il paesaggio ai loro piedi si
confondeva tra verde e terra, tra acqua e boschi. Era talmente veloce da non
lasciare nemmeno il tempo di catturare un particolare, il mondo vorticava, ma
Vegeta era ancora più rapido.
Quando giunsero a destinazione il
saiyan riconobbe le sagome sfiancate di Kakaroth e Piccolo, ma non riuscì a
vedere Bulma - se non fosse stata per la sua capacità di percepire le forze, a
quell'ora i suoi nervi si sarebbero già spezzati. Sentì il suo tipico,
debolissimo potere almeno quintuplicato provenire da dietro un'altura, ma non
fece in tempo ad atterrare che Mahei spiccò un salto dalle sue braccia, correndo
verso il campo di battaglia.
- Aspetta! Ma dove vai?!- il saiyan la
riafferrò appena in tempo per un braccio -
Ti ricordo che sei ancora una semplice terrestre!- esclamò, contrariato.
- Lasciami! Se non intervengo subito
l'ammazzerà!- si divincolò invano dalla ferrea stretta, proprio mentre il
Guerriero degli inferi, stanco degli attacchi frontali dei due avversari, stava
dirigendosi verso quella fastidiosissima fonte di colpi d'energia spirituale,
giusto dietro l'altura.
Bulma, rimasta sola, si sentì
sovrastare da un'ombra malevola, ghignante. Fece per caricare un ultimo,
disperato colpo, aggrappandosi tenacemente ad una roccia possente per evitare il
contraccolpo già più volte sperimentato.
A quella vista Vegeta allentò la
presa, sparando in aria un colpo luminescente, per fare in modo che il nemico si
accorgesse di lui. E così fu: l'avversario fu distratto giusto il tempo
necessario da permettere a Mahei di raggiungere di corsa la ragazza, tenendo ben
stretto a sé il contenitore rosso.
- Bulma!- fece, scuotendola per una spalla - Sono qui, ora
andrà tutto quanto a posto! Se toccheremo questa sfera assieme, le mie energie
torneranno. Dopodiché tu scappa lontano! Sei pronta?!-
Sul volto della ragazza si delineò un
sorriso fiducioso e lentamente la paura si trasformò in animo. Sollevò
lentamente la mano per sfiorare la superficie del globo, mentre dall'altra parte
anche Mahei faceva lo stesso. Il bagliore scaturito dal tocco di entrambe fu
talmente intenso che il nemico si voltò di nuovo verso di loro, mentre un calcio
ben piazzato di Vegeta lo colpiva dritto in pieno stomaco.
- Dove guardi?!- gli gridò,
riprendendo a tempestarlo di colpi.
Sul corpo di Mahei venne a delinearsi
la medesima luce rossastra che era comparsa al momento della consegna delle
forze e tutt'un tratto la ragazza si sentì enormemente rinvigorita, quasi
troppo, ed infatti si accasciò al suolo, sovraccarica di energie ma finalmente
euforica d'essere tornata sé stessa.
Bulma le poggiò le mani sulle spalle,
soccorrendola.
- Mahei! Stai bene??- esclamò,
tentando di rimetterla in piedi. La bionda alzò il viso, annuendo, finalmente
specchiandosi nel canonico viso della terrestre, senza più coda né spropositata
forza spirituale. La sfera andava lentamente dissolvendosi ed allo stesso tempo
nelle vene della rediviva mezza saiyan riprendeva a scorrere la pura aura
demoniaca che tanto le era mancata in quei seppur pochi giorni. Come era
successo tempo addietro, si tastò i denti ed i glutei: tutto era tornato al suo
posto, persino i capelli - ora meno fluidi e decisamente più appropriati al
combattimento.
Prima di partire all'attacco si
preoccupò di strappare i pantaloni posteriormente, di modo da dare alla sua
adorata coda la possibilità di tornare a fluttuare nell'aria.
Intanto il combattimento aereo con
Vegeta proseguiva. Il saiyan pareva affaticato, non riusciva a misurarsi con
l'avversario come desiderava, anzi, sembrava che ogni suo colpo andasse a vuoto,
che stesse colpendo null'altro che una proiezione proveniente da un universo a
lui sconosciuto. E questo l'irritava moltissimo, talmente tanto da offuscargli
la lucidità dei sensi.
- Non ti muovere di qui, se vuoi
rivedere di nuovo Vegeta, capito?- la voce di Mahei tornò ad intimare un ordine
a Bulma, la quale, tra il confuso e l'intimorito, annuì. Dopodiché la ragazza
partì in direzione del nemico, studiando in pochi secondi le mosse che
quest'ultimo compiva in direzione del saiyan. Erano piuttosto famigliari,
puntavano a scansare e poi attaccare durante la ripresa del rivale, a scandire
il tempo con occhi diversi, calcolando ogni singolo istante con la cognizione
del tempo appartenente ad un piano diverso. Ecco perché Kakaroth e gli altri
erano stati incapaci di battersi.
- Ehi!- il suo tono si era fatto
arrogante, in direzione del Guerriero ed accompagnata dallo schioccare delle
dita, attirò la sua attenzione - Non credi di essere un po'
scorretto, usando le tecniche di un altra dimensione?-
- Tu come...?!- le uniche parole fino
ad allora pronunciate dall'antagonista si fecero udire forte e chiaro nel cielo
sovrastante, decisamente stupite ed avverse. Poco più in basso, Piccolo alzò il
volto malridotto e sporco di sangue e fango in direzione della nuova venuta. La
sua aura era inconfondibile, non si era sbagliato: Mahei era tornata.
- Che... che sta dicendo?- il tono
rotto di Goku, disteso a terra al suo fianco, gli giunse lontano e flebile.
- Sembra che il nostro avversario stia
giocando sporco.- rispose il namecciano, alzandosi sulle braccia.
L'intero suo corpo risentì quasi
subito della presenza della ragazza; saperla incolume e tornata alla normalità
l'aveva fatto sentire decisamente più sicuro, soprattutto forte del fatto che
sembrava Mahei conoscesse il punto debole dell'apparentemente invincibile
Guerriero.
Infatti la bionda lasciò che Vegeta si
scansasse appena in tempo per cominciare a bersagliare l'avversario di colpi,
senza che questo potesse muoversi con la stessa velocità e sicurezza utilizzate
fino a pochi secondi prima.
Un calcio alla clavicola, un sinistro
in pieno addome, una testata dritta sulla mascella. In rapida ripetizione, non
gli lasciava un attimo di tregua.
- Ma... ma come diavolo fai,
ragazzina?!- sanguinante e trasfigurato, il nemico si scoprì il capo per
ricevere più aria possibile, quasi si sentiva soffocare sotto la pressione
schiacciante degli attacchi di Mahei. I suoi occhi erano d'ambra, mentre il
cranio glabro riluceva nero come ebano sotto il sole sereno ed immune alla
tensione dello scontro.
- Ah, che maleducato!- la ragazza si
fece schioccare le nocche delle mani, preparandosi ad una nuova carica - Primo,
sono una donna, non una ragazzina!- sibilò arrivandogli alle spalle e
colpendolo violentemente con una ginocchiata proprio al centro della spina
dorsale. Quello lanciò un grido lancinante, sputando sangue rosso vivo.
- E secondo... - stavolta gli si parò
davanti, senza che lui la vedesse arrivare gli afferrò i lembi rimasti del
mantello, sussurrando minacciosa - Non sei l'unico demone in circolazione!-
Detto questo alzò di nuovo una gamba e
con un tallone lo urtò violentemente, facendolo precipitare rovinosamente al
suolo, accompagnato da un gran polverone, all'impatto.
Piccolo si era rialzato, nel
frattempo, e seguiva lo scontro con la medesima aria attonita di Vegeta. Goku,
invece, sembrava del tutto fiducioso. Si era messo a sedere, massaggiandosi una
spalla dolorante, ci sarebbe voluto poco perché anche lui avrebbe rifatto di
nuovo ingresso in scena.
- Allora... allora tu...?- la voce
metallica del Guerriero si innalzò tentennante ed incredula nella spianata,
mentre Mahei gli si avvicinava a passi lenti e sicuri.
- Non solo sono un demone per metà,-
annuì - ma ho trascorso buona parte della mia infanzia in mezzo a quelli come
voi, sai, giusto il tempo di imparare a conoscere a menadito ogni tecnica e
strategia. Non male, nh?-
L'avversario, che si era appena
rimesso a stento in piedi, indietreggiò sconvolto.
- E lascia che ti dica una cosa,
niente di personale...- scomparve e riapparve fulmineamente davanti ai suoi
occhi, con aria corrucciata - Come demone non vali niente!!- gridò, prima di
lanciargli l'ultimo, tremendo colpo d'energia, che come mille spade gli perforò
l'addome, lasciandolo poco dopo sanguinante e senza vita al suolo.
Il tempo fu come di nuovo scandito dal
tonfo del corpo del nemico a terra. Bulma fu la prima a muoversi, raggiungendo
il gruppo con una stentata corsa e prendendo fiato solo all'ultimo momento.
- Mahei!- l'esclamazione di Piccolo
fece voltare la ragazza, che con una mossa infantile si portò le mani al petto,
per poi aprire le braccia e raggiungerlo a piccoli saltelli.
- Woah! Hai visto che forza?!- gli
domandò, mostrando i muscoli. Il namecciano si tranquillizzò, era tornata la
ragazza di sempre, perlomeno... ed anche Vegeta, seppure ancora piuttosto
incredulo riguardo l'accaduto, si lasciò strappare un mezzo sorriso, cosa che
Bulma notò al primo colpo e che il saiyan, di rimando, si impegnò immediatamente
a nascondere.
Piccolo fece per parlare di nuovo,
quando un enorme raggio di energia si sollevò alle spalle di Mahei, proprio
dinnanzi a sé. Fu il primo ad accorgersene e a non lasciare nemmeno il tempo
alla compagna di rendersene conto: la circondò con un braccio, mentre con
l'altro si preparò all'urto col suolo, stringendo a sé il corpo della ragazza.
La vorticosa onda d'urto sortì gravi
effetti: tutt'intorno non si riusciva a distinguere nulla a causa della terra
che si era sollevata, se non il grido roco del nemico nascosto tra la polvere.
- Maledetta... ragazzina...- ansimante
e moribondo, il Guerriero non si era ancora deciso a gettare la spugna.
- E'... è ancora vivo?!- fece Bulma,
stringendosi alla prima cosa che d'istinto potesse darle protezione: i pettorali
di Vegeta. Il saiyan, da parte sua, si faceva scudo con un braccio davanti agli
occhi e con l'altra mano stringeva un fianco della terrestre, troppo fragile e
troppo indifesa per poter solo pensare d'essere capace di reggersi con le
proprie forze. O perlomeno così gli piaceva pensare.
- Dannazione... che errore da
dilettante!- ringhiò Mahei, serrando i pugni e la mascella. Fece per rialzarsi,
quando il peso del corpo di Piccolo sul suo glielo impedì: il namecciano stava
perdendo i sensi. Per colpa sua.
- Maledizione!- imprecò, sollevandolo
e facendolo poggiare supino a terra - Piccolo! Mi senti, Piccolo?!- lo scosse,
finché lui non le afferrò una mano. Il suo tocco era ancora caldo e gentile.
- Non perdere tempo con me, dopo
facciamo i conti. Adesso sistema quella feccia...- le disse, con un sorrisetto
compiaciuto, ma forzato e dolente. La bionda indugiò per qualche istante, poi,
spronata dallo sguardo fiducioso ed intransigente del compagno, si voltò per
lanciarsi di nuovo all'attacco.
La sua rabbia, ora, non lasciava adito
ad alcun'espressione, né replica. L'antagonista, già in fin di vita, si vide
caricare da una rapida serie di colpi devastanti, tanto da pentirsi molto presto
di aver contrattaccato.
- Kakaroth! La Kamehameha!- gridò al
fratello, che pareva già essere pronto ad un attacco del genere. Contrasse le
gambe e torse il torace, preparandosi ad accompagnare con le braccia il colpo
d'energia, che esplose come una stella diretto verso il cielo.
Il nemico, accorgendosene, tentò
l'ultima, disperata ritirata, ma Mahei fu più rapida di lui e lo bloccò per una
caviglia mentre tentava di levarsi dal suolo, scaraventandolo dritto e senza
pietà verso il raggio azzurro.
Quando l'energia si fu dissipata ed il
nuovo polverone disperso, nessuno si curò di dove i minuscoli pezzi del nemico
appena disintegrato potessero finire. Oramai era impossibile ogni nuovo attacco
da parte sua, ridotto in cenere.
- Perlomeno adesso l'abbiamo
disintegrato!- esclamò Goku, portandosi una mano dietro la nuca.
- Che paura!- gli fece eco Bulma,
portandosi una mano al petto - Temevo davvero di non uscirne viva, stavolta! Che
sciocca sono stata!-
- Già... - rispose Mahei, ruotando gli
occhi e portandosi una mano al fianco, facendosi di nuovo vicina a Piccolo.
- E' stata una sorpresa vedervi
arrivare così in fretta, siete stati provvidenziali.- sospirò quest'ultimo,
rialzandosi aiutato dalla compagna.
- Sì, certo, a chi lo dici! Temevo di
doverci passare la vecchiaia su quel terminale, per scovare la parola
d'accesso!- sbuffò Mahei, cingendo la vita del namecciano con un braccio ed
assicurandosi che non fosse ferito gravemente.
All'udire quelle parole sia Vegeta che
la ragazza che ancora involontariamente stava stringendo a sé sbarrarono gli
occhi. Bulma divenne paonazza.
- Hai... avete usato il mio sistema
remoto?- le domandò, temendo già la risposta.
La bionda alzò la spalla libera,
lanciando un'occhiata stranita al saiyan che si era incredibilmente quasi
pietrificato, nonostante desse a vedere di non essere minimamente interessato al
discorso.
- Altrimenti come avrei potuto
trasferire le mie energie alla sfera?- fu l'ovvia replica di Mahei, che di nuovo
la guardava stranita. Davvero c'era ancora qualcuno che credeva che il fatto che
Bulma fosse interessata a Vegeta fosse un segreto?
In quel caso, ops.
- Oh, adesso basta!- l'esclamazione
del saiyan spiazzò l'intero gruppo di presenti, soprattutto forte del fatto che
nello stesso istante portò l'altra mano dietro le ginocchia della ragazza,
sollevandola da terra e prendendo il volo verso la metropoli.
- Eh... ma... - Son Goku era a dir
poco stupefatto, tanto che Piccolo dovette richiudergli la bocca con un gesto
della mano. Certo, era a conoscenza del fatto che prima o poi quei due avrebbero
dato alla luce un figlio, ma non pensava che l'attrazione di entrambi si potesse
manifestare così presto... soprattutto non avrebbe mai scommesso nulla sul fatto
che Vegeta avesse potuto comportarsi come un cavaliere, un giorno.
Mahei fece per fare perno e permettere
a Piccolo di levitare, quando il namecciano la bloccò per una mano.
- Lascia, sono in grado di muovermi.-
annuì, pur rimanendole al fianco.
Lei prese il fiato ed indicò la brutta
ferita che il compagno portava alla schiena, oltre la tuta smembrata.
- Mi dispiace.- fece in un soffio,
poco abituata a chiedere scusa e troppo spesso avvezza a non badare a piccolezze
del genere, sebbene con lui fosse tutto nuovo e diverso.
- Te l'ho detto, dopo facciamo i
conti.- sorrise Piccolo di rimando, scompigliandole i cortissimi capelli biondi
e levandosi in volo accanto a lei ed all'affamato saiyan, diretti verso le
silenziose e selvagge alture dell'est.
[Capitolo 3: fine - Continua...]
- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla
visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo
ogni mia produzione:
http://silenceandwords.altervista.org/
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