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L’incantesimo era semplice, ma proprio non riusciva a concentrarsi.
Sakura cercò invano di escludere dalla sua mente il brusio di voci in sottofondo
mentre allungava la mano verso il piccolo vaso che aveva davanti a sé,
appoggiato sulla cattedra. Doveva usare solo un’unghia della sua potenza per far
nascere da quel piccolo seme una piantina di Margherita.
Perché
a me? pensò per l’ennesima
volta.
Già la odiavano tutti perché i suoi poteri superavano di gran lunga
quelli di tutta la scuola, e c’era qualche professore anziano che diceva che di
incantesimi così potenti non se ne vedevano da decenni, lì nel Regno della
Terra.
“Non ce la farà!” un altro bisbiglio maligno della perfida Kana fece
ridere più rumorosamente il piccolo corteo di ochette che si portava
dietro.
E mentre ogni sforzo di concentrazione andava in pezzi, Sakura sostituì
la calma con la rabbia facendo esplodere il vaso di fronte a sé. In pochi attimi
un gigantesco albero crebberompendo la cattedra sotto di lui, mentre sui rami, tra le verdissime
foglie sbocciavano mille e più margherite.
“Ops” sussurrò la rosa, osservando l’albero schiacciarsi contro il
soffitto e tentare di sfondarlo.
“La lezione finisce qui! Tornate subito nei vostri dormitori fino alla
prossima lezione!” urlò l’insegnante, aprendo la porta per far uscire tutti.
“Sakura..tu vai in presidenza!”
Hinata sospirò ancora, seduta sul basso muretto che si trovava in cima ad
una torre del castello.Sola,
chiesealle prime stelle quando
avrebbe rivisto la sua famiglia.
Rinchiusa in quel tempio da
quando aveva memoria, i monaci dell’Aria erano diventati la sua nuova
famiglia.Negli ultimi
cinquant’anni non era nato più nessuno che riuscisse a dominare l’Aria; quando
suo padre aveva scoperto che lei riusciva a dominare quell’elemento che sembrava
scomparso, non aveva esitato a spedirla in quel tempio isolato dal mondo,
chiedendo che venisse istruita e pretendendo da lei di essere la
migliore.
O almeno era così che raccontavano i monaci anziani, di quelli che
avevano almeno cent’anni per gamba.
La porta alle sue spalle si aprì cigolando, cogliendola di sorpresa.Un monaco si affacciò preceduto
dall’ingombrante presenza del suo nasone, che Hinata era certa di averglielo
fatto allungare lei stessa, quando da bimba glielo tirava, sorprendentemente
dispettosa.
L’uomo si allisciò la lunga barba bianca “Hinata, c’è qualcuno che vuole
vederti..ti sta aspettando nella tua stanza”
“Perché a me?” sospirò, seguendo docile il suo
maestro.
TenTen atterrò con una capriola dietro una grande quercia, larga
abbastanza da riuscire a coprire bene il suo corpo.Si impose la calma, mentre cercava di
regolarizzare il respiro affannato.
Esitò un attimo, prima di sporgersi un millimetro per controllare la
situazione.
Il sibilo di un piccolo pugnale che trafiggeva l’aria avvisò TenTen del
pericolo, ritirandosi giusto in tempo.
“Vuole la guerra? E guerra sia!” escamò tirando fuori anch’ella un
pugnale. Ne sfiorò la superfice della lama, e questa prese fuoco, per poi
lanciarlo alla cieca.
Sapeva benissimo che a quel punto il suo amico Rock Lee aveva tolto i
pesi, diventando così molto più veloce del normale.
Ma non fece in tempo a prendere un altro pugnale che il suo maestro le
era apparso davanti, accanto Rock Lee.
Perché
a me?
Pensò sospirando, lanciando un’occhiataccia all’amico che le faceva il segno
della vittoria sorridendo.
Ino nuotò velocemente, muovendo elegantemente la lunga coda da sirena.
Seduta sugli scogli insieme alle sue amiche si era accorta di essere davvero in
ritardo per la cena, sua mamma le avrebberifilato una bella strigliata una volta tornata a casa.
Si fermò solo un attimo, a guardare la sua meravigliosa città sommersa,
capitale del Regno dell’Acqua. Luci magiche uscivano dalle case, sirene e
tritoni correvano di qua e di la, sempre in movimento. La sua casa si trovava in
periferia, e non ci mise molto a raggiungerla, ci volle molto di più a capire
quello che stava succedendo.
Perché sua mamma stava piangendo? Perché c’erano quei tritoni in casa
sua?
Perché
a me?
Pensò raggiungendo sua mamma.
Due tritoni con elmi e lunghi tridenti luccicanti stavano accanto a sua
madre, le mani appoggiate sulle esili spalle, come a volerla
consolare.
“Cosa sta succedendo?”ebbe
il coraggio di chiedere.
Un tritone alla sua destra avanzò verso di lei, mentre con tono solenne
annunciava “Ino, siete stata chiamata per una missione e siete attesa a
palazzo”
Sua madre si fece spazio fino a lei,
l’abbracciò.
“Vai” le disse tra le lacrime “E rendici fieri di
te!”
Ino annuì meccanicamente e mentre usciva un sussurrato Addio riempì
anche i suoi occhi di lacrime.
ANGOLINO AUTRICE
Salve gente! Queste sono le nuove Guardiane!
Se questa storia vi sembra un plagio, tranquilli, sono sempre io..
solamente ho voluto dare un nuovo inizio e una storia più emozionante, e
soprattutto scritta decentemente, alle mie
Guardiane!
Cosa succederà mai a queste quattro ragazze?? Da specificare che si
trovano in quattro Regni differenti!
Ino entrò in classe sospirando. Quella mattina era in ritardo, la sveglia
non aveva voluto saperne di suonare e la compagna di stanza non aveva neanche
tentato di farla alzare dal letto; come se non bastasse era sfuggita per un pelo
al custode dei Dormitori Ovest, che era sempre in cerca di alunni e alunne da
far finire in punizione, finendo nella serra numero cinque, fuori dal castello
che ospitava la Saint James High School, una delle più prestigiose scuole della città.
In quella serra però, aveva scoperto di aver dimenticato di fare una cosa
molto importante. La classe dell’ultimo anno, ovvero la sua, utilizzava solo la
serra numero cinque e per curarla, la loro professoressa di Biologia affidava ad
un alunno, per una settimana la chiave della porta e le sue adorate piantine.
Quando Ino aveva aperto la porta,trovandosi davanti decine e decine di piantine semi morte, si era
ricordata che quella settimana toccava proprio a
lei.
“Oh no..Oh no no.. Oh no no no!! Che disastro!!” sussurrò Ino sgranando
gli occhi. Lo spettacolo che aveva di fronte non era dei migliori, decine e
decine di piantine se ne stavano afflosciate su se stesse e sembravano quasi
accusarla del loro male.
La bionda sbuffò e tirò una gomitata al piccolo innaffiatoio accanto a
lei, facendolo cadere a terra. “Non potevi pensarci tu??” esclamò lanciando
un’occhiataccia all’oggetto di plastica per terra e uscendo furtivamente dalla
serra.
Dopo le lezioni, durante la pausa pranzo, Ino scortò la sua migliore
amica Sakura lungo i corridoi che portavano al giardino delle serre. Non le
aveva raccontato il piccolo guaio in cui si era cacciata, ma perché dirglielo
quando poteva benissimo farglielo vedere??
“Ino, hai sentito l’ultima? Pare che la nostra Principessa sia in
infermeria!”
La voce di Sakura la fece tornare alla realtà, abbandonando
definitivamente i pensieri in cui lei l’abbandonava a risolvere i suoi guai da
sola, e i professori la cacciavano fuori dalla scuola a
calci.
“Intendi Hinata Huyga?? Figlia di quel multimilionario industriale, che
in pratica possiede mezza città?”
“Già! Sembra che mentre era in biblioteca, il libro che cercava le sia
caduto in testa!”
“Allora dev’essere stato bello forte il colpo, visti gli enormi volumi
che è solita leggere!” rise Ino, aprendo la porta della serra numero
cinque.
“Si, è una notizia che…Oh mio Dio...verrà oscurata dal disastro
che hai combinato! Cos’è successo a questi
fiori??”
“Beh..credo di aver scordato di annaffiarli, o
più semplicemente avevo completamente
dimenticato la loro esistenza!” sussurrò con tono colpevole la bionda, sperando
che la sua migliore amica l’aiutasse, tirandola fuori dai
guai.
“Credi?? Ino, è una cosa gravissima!! Oggi pomeriggio abbiamo lezione di
Biologia!! Dobbiamo dirlo alla professoressa!” Sakura si avvicinò lentamente ai
quattro tavoli pieni di vasi, punzecchiando con il dito la piantina davanti a
sé, con il risultato di ingobbirla ancora di più.
“Cosa?? No, non se ne parla neanche! Sakura, sono qui alla Saint James
grazie ad una borsa di studio sportiva! Se prendo una insufficienza sarò nei
guai!”
La ragazza dai capelli rosa scosse la testa, pensando a qualcosa per
togliere la sua migliore amica dai guai, appoggiandosi ad un tavolo e dando le
spalle alle povere piantine.
“Cosa vorresti mai fare? Ino, non siamo delle streghe! Non possiamo
chiudere gli occhi e ordinare alle piante di
crescere!”
Entrambe sospirarono, non trovando una buona soluzione, quando la voce
della professoressa di Biologia le colse impreparate, facendole
sussultare.
“Per tutte le piante sconosciute dell’Arizzona! Cos’è successo alle mie
piantine??”
“Professoressa posso spiegare!” Ino avanzò verso l’insegnante, tenendo le mani davanti a sé, come se la
professoressa volesse colpirla, dopo aver visto il disastro che aveva
combinato.
“Certo che me lo spiegherai, signorina Yamanaka.. come diavolo hai fatto
a curare così bene le mie adorate piantine?”
La professoressa avanzò nel suo metro e quaranta, superando Ino e Sakura,
“Non sembrano scoppiare di salute?” esclamò, accarezzando con estrema dolcezza
la stessa piantina punzecchiata in precedenza dalla
rosa.
Le due studentesse non risposero, lasciando vagare lo sguardo per tutta
la serra. In un modo che loro ancora non avevano compreso, le piantine
sembravano essere tornate in vita quasi per magia.
“Non ci cr..” Sakura fu zittita da una pronta gomitata della sua migliore
amica, che spingendola verso l’uscita chiese il permesso di tornare in
classe.
“Accordato” permise l’insegnate abbracciando una piccola palma “Ah,
Yamanaka! Per questo compito riceverai il voto più alto della
classe!”
Hinata aprì lentamente gli occhi, era colpa della botta o il bianco
dell’infermeria era più accecante del solito?
Sul comodino accanto al letto dove si trovava c’era il libro incriminato.
Chissà per quale coincidenza le era caduto in testa proprio quello che stava
cercando!
Le tende che circondavano il letto vennero tirate via con un solo gesto,
mentre l’entrata dell’infermiera la distoglieva dai suoi pensieri.
“Come stai cara?”
“Bene, Signora Smith”
La donna sorrise benevola, appoggiando sul comodino un bicchiere colmo
d’acqua e una pillola. Era una donna di mezza età, i capelli ormai grigi e gli
occhi castani, prossima alla pensione,nella sua carriera nella scuola aveva rimesso in sesto quasi tutti;
Hinata non era mai entrata nell’infermeria, non ne aveva mai avuto bisogno.
“Prevenire è meglio che curare” ripeteva sempre suo
padre.
“C’è una visita per te” l’infermiera la riportò ancora una volta alla
realtà, portando via il bicchiere vuoto. Una ragazza della sua età, ma della
sezione B se non ricordava male, entrò chiudendo dietro di sé la tenda bianca,
sedendosi sull’unica sediolina.
Adesso che la guardava meglio, quegl’occhi e due chignon inconfondibili:
TenTen Lee, fortunata figlia del direttore di una fortunata azienda di
computer.
“Mi ha mandata mio padre, dice che sarebbe sconveniente non venire a
vedere come stai”
Molto probabilmente sarebbe nata una bella amicizia tra
loro.
Hinata sorrise, suo padre le avrebbe chiesto di fare lo stesso.
Angolino dell’autrice!
Allora, volevo pubblicare anche prima, ma impegni mi hanno tenuta fuori
casa, tanto che mia madre un giorno mi ha chiesto se per caso ero diventata
una coinquilina, poiché tornavo
solo per mangiare e dormire!
Pubblico oggi, spero di avervi addolcito il ritorno nelle
aule!
Chiarisco che la scuola è una specie di collegio immerso nel verde ed è la scuola più prestigiosa della città. E anche la più lussuosa, il
papà di Hinata non avrebbe chiesto di meno! XD
XD
Tempo, impegni e salute permettendo, ci vediamo al prossimo
capitolo!