L'avventura di uno shinigami.

di Liquid King
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione del personaggio. ***
Capitolo 2: *** Cap. 2: Il nome e le armi. ***
Capitolo 3: *** La prima missione, niente di che... ***
Capitolo 4: *** Dantes & Greil: incontro piacevole? ***
Capitolo 5: *** Greil sotto pressione... ***
Capitolo 6: *** Incontro del destino. ***
Capitolo 7: *** Perchè tutto dev'essere così complicato? ***
Capitolo 8: *** Una nuova alleata: Cassandra. ***
Capitolo 9: *** Uno shinigami in Transilvania, un legame speciale. ***
Capitolo 10: *** Non tutto è come sembra... il passato di Dantes. ***
Capitolo 11: *** Il futuro di Ciel. ***
Capitolo 12: *** Un conte maniaco e un trio di vampiri. Sebastian e Dantes incasinati come non mai! ***
Capitolo 13: *** Un aiuto insperato e l'orgoglio dei Phantomhive. ***
Capitolo 14: *** Quel conte, è straordinario! ***
Capitolo 15: *** Due shinigami e una bara. ***
Capitolo 16: *** 5 anni dopo... la fine. ***



Capitolo 1
*** Presentazione del personaggio. ***


Kuroshitsuji

La leggenda del giudice della morte.

Nella Londra dell’ottocento, la vita scorre, ognuno si occupa delle proprie faccende.

In cima a un palazzo di quei tempi seduto su una statua di gargoyle vi era un giovane shinigami. Questo giovane di ventisette anni precisi, aveva il corpicino esile, i capelli neri lucidi con un ciuffo del medesimo colore che gli cadeva sulla fronte squadrata, la particolarità era che la punta sembrava di color argento brillante. Le sue iridi erano di un verde scurissimo, erano due smeraldi incastonati in due cavità grandi quando due noci. Un naso sottile e dritto, era perfettamente proporzionale alle altre parti del viso allungato con un pizzetto sottilissimo, quasi invisibile. Delle labbra sottili chiuse, in una smorfia di serietà ne completava la descrizione. Il suo abbigliamento consisteva in una camicia bianca, un panciotto marrone chiuso di cui s’intravedeva una catenella che andava a finire nel taschino sinistro in cui si presupponeva che ci fosse un cipollone. Una giacca nera aperta a maniche e code a punta lunghe, gli dava un aspetto elegante. Un pantalone con le pieghe alla fine era in sintonia con la giacca, tale da essere tutt’uno con il resto. Un paio di scarpe lucidate numero quarantaquattro con il tacco medio erano ben allacciate con un fiocco davvero perfetto.

Lo shinigami era assorto in cupi pensieri e in attesa di qualcuno.

-Chi sono?- Si chiedeva il giovane.

“Tu non hai un nome.” Rispose una voce nella sua testa.

-Che cosa sono?- Si chieste ancora la figura.

“Sei uno shinigami” rispondeva, con tono piatto, la voce.

-Qual è il suo compito?- “Giudicare le anime”.

Lo shinigami saltò giù dal palazzo con le mani coperte con guanti bianchi e un falcetto affilato pronto per il suo compito.

Ecco il primo capitolo, il successivo uscirà dopodomani. Si gradiscono commenti e/o suggerimenti. Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Cap. 2: Il nome e le armi. ***


Salve gente, eccomi con il nuovo capitolo. Qui scopriremo il nome e le armi del giovane protagonista. In più nel prossimo capitolo inizierà la sua missione. Spero che sia di vostro gradimento.

Una struttura ultramoderna si stagliava su una piazza d’erba verde e una fontana di marmo che zampillava.

Questa struttura era uno dei dipartimenti dell’attività degli shinigami, uno di loro, un certo William T. Spears si recava con il passo regolare e con un fascicolo sotto braccio, si sistemò gli occhiali ed entrò attraverso una porta con il vetro in cui sopra vi era scritto, su una targhetta, a caratteri cubitali: Assegnazioni diplomi. Il professore tirò fuori dal fascicolo un foglio contenente un elenco con i dati di ciascun allievo.

-Hmm… Bene, ecco l’elenco dei futuri shinigami, chi è stato promosso dovrà andare dal Padre a ritirare i propri occhiali personalizzati.-

Will passò in rassegna i vari nomi e assegnò a ognuno il proprio compito.

-…Francis Dantes: pratico AA; orale B; Comportamento A; voto medio A. Esame superato con zelo. Congratulazioni, è uno shinigami a tutti gli effetti. -

Francis uscì dalla stanza per ultimo, dopo ricevuto una perla di massima saggezza dal maestro.

-Esegui le tue missioni con distacco. Distacco.- L’ultima parola fu messa più in rilevo dal suo tono.

-Non la deluderò signore.- Francis si passò una mano al petto, deciso e sicuro delle proprie capacità.

Francis Dantes, attraversato un corridoio luminoso e bianchissimo, arrivò dal Padre per ritirare il tesserino di shinigami: gli occhiali.

Questi occhiali avevano la montatura nera, non troppo spesse e semplici.

-Bisogna avere cura dei propri occhiali…- Queste furono le parole rivolte al Padre dal giovane prima di andare a ritirare l’arma. Il Padre sorrise.

Francis incontrò l’addetta alle armi per il recupero dei Cinematic Records, lui le chiese un revolver con sette colpi in canna e un machete.

L’addetta aveva passato molto tempo lì e sembrava fosse abituata alle strane richieste dei neo-diplomati. Francis le superava tutte. Cionondimeno il giovane ricevette quando richiesto.

Smith e Wesson, Revolver per attacchi a distanza, 7 colpi.


Machete, singolo taglio. Per attacchi ravvicinati e Death Scythe di Francis.

Ecco finito il capitolo, ringrazio come sempre tutti che hanno letto anche chi non si è registrato, il nuovo uscirà il 26/12.

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Capitolo 3
*** La prima missione, niente di che... ***


Ecco il nuovo capitolo, il giovane shinigami dovrà mostrare la sua capacità di affrontare le situazioni. Vediamo come se la cava.


***

Francis Dantes era pronto per la notte.

- La persona da giudicare è Thomas Brown, morirà di febbre alta all’una e trenta, dopo mezzanotte.-

Francis aspettò sul tetto della casa della sua preda il momento d’agire.

- Con distacco, disse il mio maestro e con distacco agirò.-

Disse queste parole per imprimerle meglio nella sua testa.

L’orologio più famoso del mondo, il big ben suonò la mezzanotte e i suoi potenti rintocchi giunsero alle orecchie leggermente a punta dello shinigami.

Si lisciò il pizzetto. – È quasi l’ora, entrò in casa. –

Scese dal tetto della modesto stabile e bussò piano e attese la risposta.

-Sì?- Rispose una donna dai capelli biondi opachi e i vestiti dai colori vivaci.

-Buonasera, sono…- Il ragazzo non finì di parlare che una vecchia grassa con i vestiti sporchi d’olio fece la sua apparizione accompagnata dall’odore di sudore e legna bruciata.

- Voi dovete essere il medico. Entrate, mio marito sta delirando per la febbre. –

Il giovane entrò approfittando dello scambio di persona. Quella famiglia non doveva aver mai visto un medico, perché lo scambiò facilmente.

Il vecchio di cinquantatré anni giaceva su un letto di stoffa bianca.

-Ecco mio padre.- Mi indicò la giovane donna dai capelli biondi.

Lui si sedette su una sedia di legno accanto al letto e osservò l’orologio da taschino: l’una e venti, dieci minuti…

-Potete fare qualcosa?- La donna era lì, in piedi, all’uscio.

-No, solo aspettare.- Rispose con la sua calma, distacco e un po’ di cinismo.

Il vecchio (forse rendendosi conto di chi aveva a che fare) emise un rantolo.

-Non si agiti in questo modo. Ormai il suo tempo è passato.- Disse queste parole prendendogli la mano tremante quasi come se volesse partecipare al dolore. Nulla era più falso. Prese il machete e con straordinaria maestria affondò la lama sulla seta bianca poi divenuta di vermiglio. S’illuminò la stanza di nero e lo shinigami assorbì nella sua lama la pellicola, dove ogni attimo della vita era osservato e giudicato. La luce si affievolì velocemente e la stanza ritornò nelle tenebre.

- Che cosa è accaduto?!- La donna dagli occhi scuri e gli occhi opachi non trovò lo shinigami da nessuna parte, solo il viso spento ma sorridente di suo padre.


Beh, come vi è sembrato? Questo è solo un'assaggio di ciò che dovrà veramente affrontare nel nuovo capitolo. 28/12, preparatevi a una straodinaria impresa, accompagnare Greil Suitcliffe nella sua missione! Risate garantite da Will! 

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Capitolo 4
*** Dantes & Greil: incontro piacevole? ***


Ecco il nuovo capitolo, che vedrà Dantes fare la piacevole conoscenza con il maniaco rosso...

***

Francis Dantes era intento a prendere alcuni effetti personali dall’armadietto quando sentì una voce stridula, perforagli i suoi delicatissimi timpani.

-Salve, belloccio. Facciamo coppia, oggi.-

“Ti prego fa che non sia quel che penso…”.

Speranza vana…

-Greil…- Il ragazzo dal ciuffo argentato avrebbe voluto mettere la propria testa nell’armadietto e chiuderla dentro, auto decapitandosi, ma non lo fece.

-Yo, non è fantastico, noi lavoriamo in coppia!-

-Me l’hai già detto, grazie.- Rispose con tono seccato chiudendo l’armadietto con il lucchetto.

Anche se il rosso gli stava sullo stomaco, non poteva mica comportarsi male, era un collega in fondo… molto in fondo.

-Bene, allora…- Francis iniziò a pulirsi suoi preziosi occhiali e a inforcarli.

-Allora andiamo, il dove ci aspetta.-

Quella dose di entusiasmo insospettiva il novello shinigami, che decise d’indagare.

-Aspettami vado a parlare con Ronald Knox.-

Ronald aveva aiutato Francis quando quest’ultimo era ancora una recluta quindi entrambi si fidavano l’uno dell’altro ed erano molto in sintonia. Francis lo stava cercando per la sala, dove sono consegnate le armi e lo trovò mentre ci provava con una ragazza durante la pausa caffè.

-Ronald…- Lui al richiamo rispose subito. –Hey, Frà. Che c’è?-.

Dantes si avvicinò con il passo cadenzato.

-Francis, ti presento Annie, lei si occupa delle munizioni.-

La donna di media statura e molto magra fece un piccolo inchino.

-Il piacere è mio.- Rispose al saluto il nero shinigami.

-Permettete di darvi questi.- La signorina dagli occhi e capelli nocciola prese la mano sinistra del pistolero e ci mise sopra sette proiettili di revolver.

-Usi il revolver, vero? Questi ti faranno comodo.-

Il ragazzo ringraziò con un cenno del capo e mise i colpi nel taschino destro del panciotto.

-Ronald, come mai Greil viene con me?- Chieste con curiosità.

-Il motivo è molto più vicino che mai, caro Francis, lui è follemente cotto di Serbastian.-

Francis rimase sorpreso: quel nome lo conosceva bene ma non aveva mai visto con i propri occhi il portatore di quest’identità.

-Suppongo che sia una donna…-

Ronald rise in faccia all’ingenuo shinigami.

-Ma vuoi scherzare? Quel maggiordomo è un portento!-

Le cose gli furono molto più chiare, lo shinigami con il machete attaccato alla cinta tornò da Greil che in quel momento si stava  provando un nuovo profumo.

-Francis, sono molto impaziente. Quando andiamo?!- Greil non stava nella pelle per l’emozione.

Rispose con un risolino: -Ora!-.

***

Eccoci alla fine: 30/12 non mancate all'appuntamento. In più lasciatemi qualsiasi recensione, anche critiche, aiutano a migliorare. Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Greil sotto pressione... ***


Ecco il nuovo capitolo, sarà un pò più divertente e sanguinario. Come sempre ringrazio chi legge e recensisce. Buon divertimento!!!  

(ah già, mi sono dimenticato di dirvelo, qui la storia è sotto il punto di vista di Francis Dantes.)

***


Noi due ci trovavamo in mezzo a una strada londinese molto trafficata.

-Qual è il nostro obiettivo?- Domandai a Greil, ma sembrava che non mi ascoltasse il che mi seccò molto. Avevo un buon metodo d’attenzione, sfilai dalla fondina il mio Smith & Wesson e lo puntai a terra, su un suo piede e premetti il grilletto. Uno strillo da checca si sentì per tutta la strada ma nessuno se ne preoccupò.

-Ahiiiiiiiiii…. perché lo hai fatto?!- -Qual è il nostro lavoro?-

Io riposi la pistola ancora fumante mentre il rosso saltellava in tondo tenendo il suo piede.

-Smettila di fare scene, sei uno shinigami non una femminuccia.- Gli feci notare io, sicché si calmasse.

-Tu sei cattivo! Il mio Sebastian ti punirà!- Greil mi rivolse lo sguardo arrabbiato e dispettoso.

Io iniziai a perdere la pazienza, lo afferrai per un braccio e lo trascinai da una parte che nessuno potesse vedere.

-Quante ne vuoi?- Gli chiesi io. A Greil illuminarono gli occhi, chissà che aveva capito, la risposta mi lasciava sconcertato.

-Uno solo, con la lingua e durevole.- Greil si artigliò alla mia giacca. in attesa.

Io glielo diedi… sotto forma di colpo di karate, in testa.

-Shinigami Chop!!- Io sorrisi soddisfatto, dovrei ricordami di mandare una lettera di ringraziamenti al Sama. Pensai a questo mentre Greil giaceva a terra con gli occhi a linea orizzontale e un fiume uscire da sotto di essi. (T__T)

-Ora dimmi che dobbiamo fare o ti mozzo la testa con il mio coltello!-

Il rosso sospirò e spiegò in poche parole la missione da affrontare.

-Dobbiamo prendere l’anima di un maniaco e salvare una ragazza.-

-A che ora?- -9.50 precise, a Piccandrilly Park.-

-È quasi l’ora, ed il parco si trova dall’altro capo della città.- Dissi io, osservando il cipollone da taschino.

-Non è un problema, sono uno shinigami *DEATH*!- Si sfoggiò nella sua posa con il segno delle corna, i denti di squalo bianchissimi in un sorriso e la linguetta fuori.

Spiccò un balzo e saltò di tetto in tetto prontamente seguito da me.

-Eccolo!- M’indicò Greil. Ci fermammo.

Io mi sedetti su un ramo a osservare così anche Greil. Il Killer stava per avventarsi sulla ragazza e io, deciso a interrompere la messinscena, sparai un colpo in aria con il revolver (colpendo un ramo più in alto che cadde in testa al rosso, ma questi sono particolari…) attirando l’attenzione della vittima e l’assassino.

-Dunque… che succede?- La mia voce è dura e ampiamente severa.

I due umani ci fissano, io sorrido e faccio un cenno a Greil, che è accolto, lui rapido come una pantera tolse il topo dagli artigli del falco.

-L’ho presa!- Greil teneva tra le braccia la donna.

Io lessi il sacro libro delle anime per capire come quando doveva morire quell’assassino.

-Uh, interessante.- Non potei nascondere una certa sorpresa, chiusi il libro.

L’assassino mi fissava con gli occhi stralunati, io mi spostai dal ramo e mi portai alle sue spalle con il machete nei suoi intestini, tutto questo senza farmi vedere da occhi umani. Vidi il cinematic record e feci un’utile scoperta.

-Greil, uccidi la donna.- Ordinai, ma lui non mi capisce ma sa benissimo che se non fa quel che dico io, i suoi piedi balleranno.

Greil poggia a terra la donna svenuta, sfodera la motosega e infine compì l’omicidio. Il prato si tinge di sangue.

-Ma perché?- Greil ancora non capiva della mia scelta, io aprii il libro e gli mostrai una data.

-Le date di morte sono uguali solo nel giorno e nell’anno, quindi ci siamo risparmiati tre mesi. Ti è chiaro?- Parlai con la voce placida e sicura, non me la sentivo di essere scontroso con lui.

-Ma è contro le regole…- Replicò il rosso… Io ridacchiai: -“Senti chi parla, non aveva ucciso una certa Madama Red? Non è un’infrazione quella? A causa di questo, fu costretto a usare delle forbicine. Ih, ih…”-.


Eccoci alla fine del capitolo, ci vediamo il 1/01. A presto!

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Capitolo 6
*** Incontro del destino. ***


Greil, comunque non voleva tornare, io gli chiesti il perché.

-Vorrei trovare Sebas_chan, il mio uomo. – Detto ciò si lasciò andare a piroette, passi di danza di una colomba (per lui, invece per me, sembrava un ballerino ubriaco.)

Mentre ci incamminavamo alla magione dei Phantomhive rivolsi la parola al rosso:-Come mai ti piace così tanto un demone? Perlopiù un maggiordomo.-

-Lo amo da morire, ma mi respinge…- Rispose con una nota di sofferenza amorosa. (Questo non sta bene nd Autore/Francis)

Io riposi il revolver nella fondina dopo averlo ricaricato.

-Sarà perché tu sei uomo?- Azzardai io.

Lui mi rivolse un’occhiataccia furiosa, ma ciò non mi spaventò anzi gli feci una proposta:-Vuoi che ti mutassi in una bella donna?-

Lui mi guardò come se fossi pazzo, ma io lo rassicurai con un sorriso.

-Allarga le braccia.- Lui fece come richiesto e io poggiai le mani sul suo petto, una luce elettrica uscì da quest’ultime e poco dopo Greil aveva due morbidezze di 2°grado, poi puntai l’indice e gli feci cambiare l’organo, ora era diventata una ragazza, ma rimaneva da rintoccare la voce e i denti.

-Bene, ora tocca alla voce e rendiamo i denti più piccoli.- Con uno schiocco di dita anche questa era fatta.

Greil si esaminò il suo nuovo corpo.

-L’hai fatto veramente! Grazie!- Mi baciò con un abbraccio vigoroso che lasciai fare. Quando pensai che i polmoni si sarebbero incollati, lui si staccò per, poi, correre a razzo dal suo Sebas_chan.

-Speriamo bene…- Dissi pulendomi gli occhiali.

Arrivai poco dopo e bussai al portone del castello dei Phantomhive. Mi venne ad aprire una piccola domestica con gli occhiali appannati, ma riuscii a vedere due occhi color nocciola molto vivaci.

-Chi, devo annunciare?- Mi disse con la vocina un po’ timida e impacciata.

-Sono Francis Dantes, uno shinigami.- Lei mi fissò con le gote rosse, pensai che fosse sotto trance ma si riprese e si fece da parte cosicché possa entrare.

Incontrai un uomo con una sigaretta consumata in bocca.

-Salve, io sono Bard. Lei è Mey Rin. Io ora sono impegnato a stupire il conte.-  

Dopo un po’ sentii un botto tremendo e rividi Bard con i capelli fumanti: se doveva stupire, c’è riuscito e pure molto!

La ragazza che era la domestica mi accompagnò a tavola, erano le dieci e quindi ora di cena.

-Scusatemi, ma se non erro quel cane è vostro, vero?- Feci io e lei annuisce.

-Consiglierei un veterinario, mi ha aggredito.- Risposi occupando posto.

Lei, premurosa, mi chieste se avevo delle ferite, ma negai. Le ferite le avevo inflitte al cane per legittima difesa.

Feci la piacevole conoscenza con la signorina Elizabeth e la sua dama di compagnia, Paula: una bella gnocca, però un po’ vuota.


Un'immagine di Paula per chi non si ricordasse.

Alla fine, sentii una strana vibrazione alla schiena e no… non era il gelato che mi era caduto addosso per causa di Mey Rin che essendo sbandata e miope non vide il tappeto, ma qualcosa di più inquietante… un demone, uno schifoso demone.

La sua presenza m’incusse un leggero fastidio e solo l’intervento del suo padrone… un essere umano, un bambino di undici anni, ma che aveva il carattere e il fiero portamento di un essere maturo, mi fece sudare le mani dalla inquietudine, tanto che dovetti togliere i guanti con la scusa di non riuscire a impugnare il cucchiaio.

-Buona sera, Signor Dantes. Gradisce la mia cena?- La sua voce era sottilmente e falsamente gentile, stava giocando con la preda… che ero io.

Potevo sentire la lunghezza d’onda della sua anima… fresca e pura, tinta di cruda spietatezza e vendicativa. Io mangiai quello che i domestici mi offrirono, un Curry Pan. Era buonissimo!

-Sì, è molto buono…- Risposi guardandolo negli occhi.

Tutti potevano sentire l’atmosfera di contrasto. Da una parte Ciel Phantomhive, un maestro di scacchi che giocava con le pedine umane e un re demoniaco; dall’altra parte un giovane shinigami, appena uscito dall’accademia e pieno di volontà. Due anime antitetiche: una forte, l’altra ancora più forte. Una danza macabra… tra un conte e un giudice… Lo shinigami non aveva carte da scoprire mentre Ciel aveva una carta master: Sebastian Michaelis.

Entrambi potevano sentirlo: sarebbero diventati ottimi amici!

-Perdonatemi la mia curiosità ma non vedo Greil.- Dando un ennesimo morso al curry pan.

-Greil è in questo momento attaccato alla mia gamba.- Mi rispose Sebastian, io abbassai lo sguardo e la vidi strusciarsi sulla gamba facendo degli strani rumori di un animale in calore.

-Siete stato voi a combinarlo cosi?- Disse Ciel.

-Che ha combinato?- Domandai…

Sebastian sospirò… -Lei è entrata da una finestra e, senza che io potessi fare niente, mi ha mostrato i suoi seni e poi mi voleva denudare.-

Unica immagine di Greil con attributi femminili.


Io, a malapena, riuscivo a trattenere le risa.

-Mmmff… e ti lamenti?-

Ciel si passò la mano, con il gioiello della sua famiglia, sul mento, pensieroso.

-Sebastian, affronterai questo shinigami!- Ordinò al mero maggiordomo.

-Yes, my lord.- Sebastian si staccò Greil dalla gamba e poi s’inchinò con il fare ubbidiente.

Io, ormai, volente o nolente dovevo affrontare il pericoloso maggiordomo. La zona dove avremmo lottato era il giardino della sede Phantomhive. Gli spettatori (Ciel, Lizzy, Paula, i tre domestici, Tanaka e Greil) erano accomodati in panche di legno, era una notte con il cielo nero e la luna con le sue figlie le stelle, assistevano muti, alla battaglia tra lo shinigami e il demone.

-Sebastian, ti ordino di vincere!- Ciel sorrise, un po’ beffardo. Amava umiliare l’avversario e sottoporlo a dei compromessi mai rispettati.

Il maggiordomo si tolse il guanto e gli s’illuminarono gli occhi.

-Yes, my lord…-

Io non mi spaventai dall’aria funesta e portatrice di sconfitta. Estrai il revolver e chiusi gli occhi. Poi li aprii.

Il combattimento era iniziato: Io decisi di attaccarlo a lunga distanza con la canna a tamburo rotante, Sebastian saltò da una parte all’altra scagliando con fredda precisione i coltelli e le forchette. Io non rimasi immobile anzi mi muovevo, usando il mio corpo come una marionetta. Evitavo i coltelli e all’eventualità sparavo alle posate ancor prima di colpirmi, rompendoli. I proiettili non finivano mai nella scatola rotante del revolver perché io usavo una magia occulta che mi permetteva di rigenerare i colpi. Dopo un bel po’, il vento della fortuna soffiò in favore al maggiordomo, una forchetta che sfuggi alla mia attenzione ficcò nella mia mano…

-Mi annoi shinigami.- E si fermò.

-Ho ancora il machete!!- Risposi con un urlo, estrai la lama che scintillò nel buio della notte. Scattai in avanti e Sebastian mi accolse con un sorriso demoniaco. Menai fendenti furiosi che avrebbero fatto a pezzi un semplice umano. Lui parava i colpi con grazia e con il perenne sorriso canzonatorio in faccia. Dannazione! Quando mi faceva imbestialire!

“Come fa Greil ad amare un essere così repellente?“ Pensai io.

Noi volevamo terminare lo scontro, io scattai per l’ennesima volta in avanti e mi trovai con il machete incrociato con i tre coltelli di Sebastian, non riuscivo a prevalere.


Ecco, concluso questo capitolo... (mi scanso e mi riparo su un muretto per evitare i pomodori lanciati dai amatori di Greil maschio, della coppia Yaoi Seb/Greil, Will/Greil e, forse, Francis/Greil.) Bene, hanno finito i pomodori, posso uscire. Allora: Buon Anno nuovo, Buon 2012, (quelli che hanno visto il film "2012" si tocchino.) da parte del Professor Shinigami (ex-King of Jaguars.) Il nuovo capitolo, si spera, 3/01. A presto!

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Capitolo 7
*** Perchè tutto dev'essere così complicato? ***


Ecco il nuovo capitolo, mi scuso per il ritardo ma impegni inderogabili mi hanno tenuto lontano dalla tastiera. Il nuovo capitolo sarà postato il 5/01. Abbiate la bontà di lasciare una recensione grazie.


Avevo perso… Sì, avevo perso. Sebastian mi aveva eliminato, per obbedire all’ordine del suo padrone aveva giocato sporco. Il suo potere demoniaco era superiore a quello degli shinigami, l’avevo scoperto a mie spese. Infatti, ora ero fasciato alla testa e lasciato dormire su un giaciglio, di certo poco nobile, come un divano. Andiamo con ordine: Un’onda d’urto si era generata dopo le armi incrociate e mi aveva respinto con tale violenza da finire con il cranio fracassato sul tronco di un albero del giardino, l’ultima cosa che sentii fu un’aura oscura, vibrante come una fiamma, e i miei occhi si specchiarono con quelli rosa infernale del maggiordomo, vidi l’inferno da dove proveniva, quel essere immondo e, credetemi, non fu un bello spettacolo. Chiusa la spiegazione della mia sconfitta, andiamo avanti. Mi alzai dal divano, mi diressi al lavabo ottocentesco con tanto di caraffa di acqua, mi sciacquai il viso, mi pettinai senza usare lo specchio; il vestito non era danneggiato solo un po’ sporco, mi pulii con dei colpetti la giacca e infine mi annodai per bene la mia cravatta nera. Sentivo fame quindi uscii dalla stanza e seguendo la scia profumata di dolci e the arrivai nella sala da pranzo, dove Ciel già stava bevendo il suo the preferito con sempre al suo fianco il maggiordomo.

-Ben svegliato signore, ha dormito bene?- Ciel smise di sorseggiare la sua bevanda e inchiodò i suoi occhi marini nei miei. Mi veniva uno strano impulso a scagliarsi addosso e fargli rimpiangere di aver stretto un patto con il demone.

-Aspetterò che tu avrai compiuto la tua vendetta e, stanne certo, la tua anima la distruggerò…- risposi a denti stretti.

Non potei negare di essere troppo debole contro Sebastian… lui aveva moltissima esperienza in più di me. Quindi accettai tacitamente la sconfitta. Io iniziai a mangiare alcuni biscotti sotto consiglio di Sebastian e in sottofondo la descrizione, gli ingredienti, il luogo, la nascita ecc. ecc. che, credo, faccia sempre quando serve un piatto complicato.

Le sorprese non erano ancora finite, Sebastian ricevette da Mey Rin un piccolo dispaccio dalla regina Vittoria. (mi sbaglio o lei mi ha sorriso?) Sebastian aprì il dispaccio e iniziò a leggere sotto l’invito del conte.

Ecco che accadde: Delle entità paranormali si aggiravano a Londra ed era compito del cane della regina fare luce sulla questione quindi riportare la tranquillità nel cuore della sovrana.

Io mi alzai dal tavolo e ordinai a Greil di smetterla di profumarsi (il suo profumo Chanel 5 si sentiva per tutta la stanza.)

-Posso accompagnare Sebes_chan?- Greil non voleva ancora staccarsi da lui, nonostante avessero pure dormito insieme e tentato più volte di abbracciarlo mentre dormiva. Infatti, questo era comprensibile dalla faccia leggermente assonnata di Sebastian.

-Basta con queste sciocchezze, Sebastian portati pure con te Greil, purché ti concentri per l’importante missione che ci attende.- Stabilì Ciel con la sua aria seccata.

 

-Come desidera bocchian.- S’inchinò (quando fa così, mi vien voglia di scagliare un calcione nel suo sedere).

Una volta pronti scroccai un passaggio in carrozza con Ciel e Greil (Sebastian conduceva i cavalli).

Arrivammo, dove mi aspettavo di giungere. Scesi dalla carrozza e restai a osservare l’enorme insegna.

-“Undertaker…”- Non potei nascondere di essere molto emozionato.

Entrammo accolti da uno scampanellio della porta e da una bara sul muro, due occhi gialli mi fissarono. Lo shinigami dalla folta frangetta era una leggenda andata in pensione. Io porsi la mano per salutarlo…

-Tu… sei… Francis, eh?- In un minuto mi sentii il suo alito in faccia, il suo viso era a un palmo dal mio. Pensai che fosse un maniaco, come Greil, ma mi rassicurai perché lui si allontanò tra risate e movimenti sconnessi. Era solo pazzo, per fortuna. Prima di dirci quello che sapeva ci sottopose al “tentativo di far ridere un becchino”. Greil si offrì “per amore del suo demone”. Ciel, Sebastian ed io eravamo fuori ad attendere. Un terribile terremoto, l’insegna cadde a terra, poi il nulla... tutti noi ci guardammo… c’era riuscita?

-Entrate pure…- La voce ci inquietò, pure Sebastian…

Facemmo la conta e perse Ciel…

-Ma non è giusto.- Ciel stava per aprire la porta…

-Coraggio, un vero conte deve essere anche forte di cuore.- Dicemmo in coro io e Sebastian.

-Bel maggiordomo che sei…- Ciel inghiottì la saliva e aprì completamente la porta.

Lo spettacolo che si presentò era tra quelli più surreali… Undertaker era prono su una bara ridendo come un pazzo e Greil si stava rivestendo.

-Non voglio sapere che è successo.- Sentenziò Ciel.

-Nemmeno noi.- Io e Sebastian cercavamo di togliere dalla mente, i possibili pensieri sconci che la situazione ci faceva apparire.

Undertaker accettò di aiutarci e ci mostrò una bara nuova fatta di mogano. Lui la aprì e ci mostrò un gentiluomo pallido e con gli occhi dilaniati. La cosa che fu evidente erano due buchi al collo del signore.

-Dobbiamo comunicare quest’avvenimento agli altri shinigami.- Parlai a bassa voce rivolgendomi a Greil.

Non si sa perché ma lei acconsentì di venire con me.

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Capitolo 8
*** Una nuova alleata: Cassandra. ***


Accidenti, dopo un bel pò trovo il tempo per scrivere! Ecco il nuovo capitolo, spero che apprezzerete. Ringrazio molto coloro che seguono la mia storia, inoltre vorrei dire che purtroppo a causa della scuola posterò un cap. per settimana. Vi ringrazio per la pazienza e la comprensione, vi lascio alla lettura.


-Mmm… Capisco.- Will mi guardò attraverso le sottili lenti dei suoi occhiali; io ero seduto su una poltroncina di fronte a lui che stava in piedi e mi dava le spalle. Quando finii la mia storia, lui mi guardò fugacemente per poi tornare a osservare fuori alla finestra, cosa c’era da ammirare non capii molto.

-Quali sono gli ordini?- Chiesi, congiungendo le mani e incrociando le gambe nella postura a quattro.

-Bellissima…- -Eh?- Avevo sentito bene? A Chi si riferiva? Mi alzai e mi avvicinai alla finestra. Non mi ci volle molto per comprendere l’oggetto d’interesse di Will. In direzione di un albero un po’ isolato dagli altri e una panchina di legno, una ragazza vi era seduta.

-Chi è lei?- Quella ragazza, noi la vedevamo bene: ventenne, i capelli lunghi fino al fondoschiena di colore verde, gli occhi erano nascosti da due occhiali dalla montatura semplice e sottile. Non portava l’uniforme ma una camicetta leggera con le maniche lunghe rimboccate fino ai gomiti, una gonnella con motivi scozzesi e un paio di stivali neri completava la ragazza. Will la mangiava con gli occhi; io per riportarlo alla realtà, adottai lo stesso sistema usato su Greil. Dieci minuti più tardi vidi uscire Will dall’infermeria con la gamba fasciata e la stampella.

-Come si sente signore?- Domandai me staccandomi dal muro bianco dell’ospedale dove mi ero poggiato con le braccia conserte mentre attendevo il mio sensei.

-A parte l’alluce e alcune ossa, sto bene.- Mi rispose senza perdere la sua aura di freddezza e superiorità.

Andammo dalla ragazza con i capelli verdi e la camicetta bianca, noi attraversammo il piazzale e la trovammo sempre lì vicino a quell’albero.

-Buongiorno- Iniziò Will, ma la ragazza ci ignorò; io stavo per impugnare l’arma. Però lei lentamente alzò la testa dal libro che stava leggendo mostrandoci il viso sottile e due occhi vispi di colore rosso. Le labbra erano piegate in un sorriso gentile, Will si sciolse, io invece ebbi uno strano gonfiamento in mezzo alle gambe. Maniaco, penserete voi? Forse…

Lei chiuse il libro e si alzò di fronte a noi, s’inchinò in uno doveroso saluto.

-Buongiorno, signori.-

Anche noi ci inchinammo con gentilezza. Will procedette con le presentazioni indicò con un gesto, prima se stesso e poi me.

-Sono William T. Spears mentre lui è Francis Dantes.-

Lui strinse la mano appena posa.

-Sono felice di conoscervi, io sono Cassandra, sono una studentessa di vampirologia.-

Io inarcai un sopraciglio e mi accarezzai il pizzetto appena accennato sotto il mento.

Lei comprese il nostro dubbio.

-È una nuova disciplina molto studiata dal mondo in cui vengo. Come vi siete fatto male?- Disse lei notando, poi, la fasciatura alla gamba di Will.

Io fischiettai. Will raccontò una balla: era stato rimasto ferito durante una missione.

-Oh, mi dispiace.- Lei si passò una mano sulla bocca in chiaro segno di commiserazione.

-Non è niente.- si affrettò a dire.

-Mi scusi come va in quella disciplina?- Intervenni per interrompere la noia dei lettori.

-Ho preso nove e mezzo all’ultimo trimestre.- Rispose con una punta d’orgoglio. Will ed io ci scambiammo uno sguardo complice e insieme:-Venga con noi.-

In una stanza con luce, acqua, gas, un tavolo, una sedia, alcuni mobili comuni e un pezzo di carta, noi tre eravamo riuniti in questo modo: Cassandra leggeva il pezzo di carta (che sotto a occhi più attenti, si comprende facilmente che era un contratto).

Will ed io aspettavamo che finisse di leggere, poi…

Lei ci fissò stupita e poi torna a leggere il foglio per assicurarsi di aver letto bene…

-Quindi volete che…- Lei alzò lo sguardo verso la nostra direzione

Noi annuimmo.

-Sì, sarai una shinigami.- Iniziai io.

-Basta una firma qui.- Finì Will, indicando sul foglio una riga vuota.

-Aspettate ma perché devo essere una di voi? Dovrò indossare quegli abiti fuori moda?- Lei era dubbiosa e insicura della decisione che stava prendendo.

Io sorrisi, compassionevole.

-Perché sai molte cose sui vampiri e noi abbiamo bisogno del tuo aiuto. Non indosserai quegli “abiti fuori moda”. Sarai un assistente, insomma.- Spiegai.

-D’accordo.- Disse lei e firmò sul foglio colmo di regole e obblighi di shinigami.

-Lavorerai con Francis.- Ordinò Will.

Lei annuisce e lascia la stanza per prepararsi.

Will mi rivolse uno sguardo serio. –Abbi cura di lei, ok?-

-Sì, signore.- Io ero onorato.

Lei arrivò a breve, vestita con una maglia per ragazze, un pantalone leggero e indossava sempre gli stessi stivali.

-Andiamo in Ardeal.- Lei era pronta per l’avventura che l’attendeva.

Ma io non mi mossi. Che diavolo è Ardeal?

-La Transilvania! Baka!- Lei fece una faccia arrabbiata che io trovai molto dolce.


Eccoci alla fine, il nuovo capitolo sarà postato la domenica prossima: 15/01.

Riuscirà la nuova coppia a risolvere il mistero delle morti a Londra? Cassandra (al prossimo capitolo posterò una sua foto.) ha deciso di andare nella terra dei succhiasangue, trascinando con sé il nostro Francis Dantes. Riuscirà il nostro shinigami a contenere l'impluso sessuale e mantenere la verginità della ragazza? Queste e altre domande al nuovo cap. A presto!

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Capitolo 9
*** Uno shinigami in Transilvania, un legame speciale. ***


Transilvania… terra fredda e inospitale, reame di sogni e creature fantastiche tra cui lupi mannari, zombi e soprattutto vampiri. Che cosa avrà in serbo, per un giudice della morte, il fato? Beh, lo scoprirò.

Cassandra, per il freddo che provava, indossava un giubbotto color fucsia e un cappello di lana. Notai che non era miope come noi shinigami ma, forse, presbite; questo era deducibile dal fatto che non portava gli occhiali, ma li teneva gelosamente nella borsa.

-Affitteremo una camera d’albergo dopodiché inizieremo la ricerca.- Mi spiegò mentre ci dirigemmo al paese.

Io non dissi nulla, la lasciai fare. Quindi varcai la soglia di un albergo a due stelle, molto grande. L’interno era semplice e pulito, ci accolse una donna molto grassa dal tono gentile.

-Benvenuti, una notte costa 500 dollari, una settimana 3500. Quale scegliete?- La donna aprì un registro.

-Una settimana. Ecco!- Cassandra aprì la borsa e cacciò fuori i soldi .

-Abbiamo solo una camera matrimoniale, vi va bene?-

Io annuii e alzai la mano col palmo verso l’alto.

Lei mi diede una chiave con un numero impresso. Cassandra salì, come una furia, al piano di sopra. Io, invece, salii con calma guardando continuamente la chiave. Non potei fare a meno di sorridere.

-Era ora che arrivassi! A momenti, mettevo le radici!- Cassandra era davanti alla porta.

 Io infilai la chiave all’interno, la girai e infine la porta si aprì.

L’interno era molto accogliente, lo stile gotico medievale mi fu gradevole e il letto era a baldacchino, un comodino nero con sopra un telefono antico e un tavolo largo e rettangolare con un candelabro e due sedie a prima vista molto fragili completavano la decrizione. Io, già volevo tastare la qualità del letto ma Cassandra mi porse una lista.

-Vai al paese e compra tutto ciò che ho segnato sopra, mentre io faccio delle ricerche.- La sua voce seppur gentile non ammetteva repliche.

Voi penserete che io mi sia rifiutato, perché, altrimenti, non faccio certo onore ai nobili shinigami che mi hanno preceduto? Au contraire! Io, vagando per i vari negozi, feci scorta di cibo e vestiti per un anno (altro che settimana!), dopo comprato un pigiama per Cassandra, andai dal macellaio per prendere il sangue, sempre per lei. Il macellaio, un uomo grosso e imponente con due baffoni alla vichinga mi chieste, con un vocione che faceva tremare i vetri, che tipo di carne volevo. Io inghiottii la saliva e avviai la richiesta.

-Che vorresti tu?- Mi aggredì il gigante.

-Del sangue…- Ripetei cercando non creare scompiglio.

La gente della macelleria mi guardava con curiosità, dovevo stare attento…

-Mi serve per fare del sanguinaccio.- Mentii.

Il baffone, creduto alle mie parole, mi diede un fiasco di sangue non ancora asciutto.

Uscii dalla macelleria sotto lo sguardo sospettoso e curioso dei clienti. Mi feci un promemoria mentale: Ci vada Cassandra a prendere il sangue non io!

Tornai nella “camera della bestia” (solo che la bestia era una ragazza di 19 anni con un visino tenero ma dentro una belva!), posai le buste nella stanza attigua alla camera matrimoniale.

Lei era china sul suo portatile e faceva numerose annotazioni e appunti. Io notai, infatti, molti foglietti e libri aperti strapagliati sul tavolo facevano da cornice alla ragazza. Io tossii piano per attirare l’attenzione, lei mi rivolse uno sguardo assonnato.


Cassandra al computer (non fate caso al signore dietro.)

-Francis, sei tornato presto!- Lei si alzò massaggiandosi la schiena.

-Ehm… no, sono le 12 e mezza. Ti ho portato il tuo sangue.- Risposi leggendo il mio cipollotto.

Lei mise ordine sulla tavola raccogliendo i fogli mentre io tornai nella stanza attigua e iniziai a preparare il pranzo usai il fornello a legna per cucinare un brodino vegetale e scaldai il sangue per la vampira. Dopo un po’, noi eravamo di fronte all’altro, seduti a tavola. Io sbriciolai un po’ di pane secco e impugnai il cucchiaio d’argento per iniziare a mangiare.

-Mi passi un cucchiaio?- Mi chieste Cassandra.

Io le feci notare che c’era un cucchiaio d’argento accanto al suo piatto.

-Non posso impugnare oggetti d’argento, sono molto caldi… passami un cucchiaio con l’impugnatura diversa dall’argento.-

Feci come richiesto, ma tra me e me: -“Spero che non mi chieda di imboccarla…”-

Questo non successe, quindi il pranzo si consumò nel più profondo silenzio rotto solo dal suono delle posate.

Alle due tutto era sparecchiato e riordinato. Mi distesi sul letto per riposare le gambe, volsi lo sguardo verso la ragazza e notai che era tornata nel suo portatile. L’unico attrezzo moderno del mondo degli shinigami.

Mi alzai, poiché non riuscivo a prendere sonno e decisi di aiutare la giovane nel suo lavoro. Lei, infatti, già si grattava gli occhi per la fatica.

-Non è bene che ti stanchi inutilmente, permettimi di aiutarti.- Presi alcuni fogli e tirai indietro la sedia su cui era seduta Cassandra, lei protestò un po’.

Io iniziai a battere velocemente sulla tastiera.

-Ma che fai?- Lei inarcò un sopracciglio curiosa.

-Vai a svagarti, io completerò quello che stavi facendo.- Io ero sicuro di quello che facevo.

Lei si mise il giubbino fucsia e mi lanciò un ciao veloce, mentre lasciava la stanza.

Sette ore più tardi. Io ero riuscito a compilare una vera e propria enciclopedia dei vampiri e ora, mentre aspettavo che lei tornasse, mi rilassai sulla veranda. 

-“Uffa, che nebbia”.- Pensai mentre cercavo di scorgere qualcosa dalla nube forte che mi penetrava pure nelle ossa.

-Sono tornata!- Cassandra mi abbracciò da dietro con grande foga.

-Da quando?- Ero confuso per la stanchezza.

-Da 12 secondi fa, che hai fatto?- Lei già stava aprendo il portatile.

-Yaaaawm (sbadiglio. ndA)… Ho fatto tutto, ecco.- Le mostrai un grosso fascicolo di 5000 pagine.

-Non ci credo!- Lei aveva gli occhi sbarrati per la vista del mattone.

-Credici, io vado a dormire.- Mi spogliai di fronte alla ragazza.

-Ehi! Aspetta che vado nell’altra stanza!- Cassandra era rossa come un peperone ma io le passai il pigiama.

Mentre lei andò in bagno per bisogni personali, io presi il telefono e composi un numero. Quando terminai la telefonata, apparve Cassandra,  era bellissima con il pigiama di seta. Precisamente, di seta! Potevo ammirare le sue forme giovani e armoniose, due buchi separati dai bottoni permettevano di intravedere il seno. Abbassai leggermente lo sguardo e un slip bianco con un coniglietto rosa davanti, dovetti distogliere lo sguardo per non provocare il sanguinamento dal naso.

Lei soffocò uno sbadiglio e si coricò nelle coperte. Io mi girai dall’altra parte ma lei mi fece una strana richiesta…

-Ho freddo, stammi vicino.- Cassandra, con gli occhi chiusi, sembrava una bambola di porcellana dormiente.

Stranamente, tutti i pensieri sconci che mi ero fatto poco prima scomparvero, lasciando spazio a un unico pensiero: non più mero oggetto sessuale ma una pianticella appena nata che va difesa affinché cresca sana e forte. Diamine! Avrei dato la mia anima pur di proteggerla!

Eccoci alla fine, ringrazio chi mi segue e recensisce. Se ho fatto errori, informatemi che provvedo a correggere. Il nuovo cap la prossima settimana: 22/01. A presto!


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Capitolo 10
*** Non tutto è come sembra... il passato di Dantes. ***


Sentii un fruscio solleticarmi il naso, di malavoglia aprii gli occhi cercando di mettere a fuoco la situazione ma ero miope (come tutti gli shinigami) quindi allungai il braccio magro sul comodino per afferrare i miei fedeli occhiali e quindi potevo verificare la cosa.

-Mm…? Cosa? Cassandra… dove sei?-

Infatti non vedevo la ragazza, ma movendo le braccia all’interno delle lenzuola toccai qualcosa di morbido, volsi lo sguardo verso la mia sinistra e la vidi, era sveglia e aveva lo sguardo rivolto verso il soffitto.

-Cassandra… Che succede? Non hai dormito?- Mi alzai con il busto e notai che lei si stringeva il lembo del lenzuolo fino al mento quasi come se fosse impaurita da qualcosa.

-Tutto bene?- Io, anche se non lo davo a vedere, ero turbato dal suo comportamento.

-Francis… sto bene, solo che…- A quel punto s’interruppe, ma il mio sorriso incoraggiante la spinse a continuare.

-Ho avuto un incubo…- Terminò con un sospiro.

Io scossi la testa, ridicolo! Non bisogna avere paura dei propri sogni.

-E che hai sognato?- Le chiesi mentre mi allacciavo le scarpe.

Lei si alzò lentamente e si aggiustò la fascia nera che aveva tra i capelli, si stava sciogliendo il nodo.

-Mmmm… Niente d’importante.- Lei riprese la sua solita allegria.

-Già… niente d’importante. Beh, vado a preparare il tuo sangue.-

Mi misi la giacca e andai in cucina.

-Ah, per piacere… metti poco sangue di bue e più di gallina e di coniglio.-

Io ero basito, non sapevo che il sangue avesse diversi sapori.

Preparai come lei richiesto e mentre portai il piatto in tavola, mi venne un dubbio.

-“Chissà com’è il sapore?”- Presi il cucchiaio e ne provai un po’.

Bleahh!!! Sputai tutto per terra, mai assaggiato nulla di così terribile!

In seguito dovetti pulire per terra. Poi mi preparai un tè leggero alle erbe, con sei zollette di zucchero, sì, perché volevo disinfettarmi la lingua.

-Mai assaggiato nulla di così morbido e leggero.- Mi dissi questo mentre il caldo liquido m’inebriava la mente.

-Ah, il piatto era buonissimo!- Cantilenò la ragazza mentre indossava i suoi abiti preferiti.

Io mi grattai la testa, forse il palato dei vampiri è diverso da quello umano e shinigami.

Una volta pronti dissi alla ragazza di andare di sotto per focalizzare la missione da compiere. Quando fui solo, andai nella camera adiacente a quella da letto, dove c’erano le mie armi.

-Salve ragazze. Avete dormito bene?- Mi rivolsi alle ragazze che avevano la mia stessa età e non eravamo parenti ma Maestro e Arma.

-Accidenti, essere una pistola non è facile…- Disse la prima con i capelli corti olivastri e gli occhi rosa. (Clicca per vedere la ragazza.)

-Ehi, non lamentarti di questo, cugina! – Replicò l’altra, aveva i capelli lunghissimi e gli occhi rossi, era una tipa molto “calda” cioè voleva sempre avere ragione e per lo di più era molto cotta di un certo Star.

Loro due erano cugine e le avevo conosciute a Death City.

Ma basta parlare di questo, Cassandra mi attendeva giù.

-Ragazze, avete avuto la vostra ora d’aria, tornate armi, per piacere.- Io sospirai, a volte, con i loro capricci mi facevano arrabbiare; ma comunque compivano il loro dovere. Per questo le perdonavo.

La rossa obbedì e divenne il machete.

Emma, cioè il machete era più importante perché mi permetteva di raccogliere anime.

L’altra però non voleva ancora trasformarsi ma abbassò la testa e fissò il pavimento.

-Che c’è che non va, Zoe?- Mi avvicinai a lei e poggiai le mani sulle sue spalle.

-Mm… niente.- Lei sembrava stesse tremando. Io lasciai la presa e le diedi spalle.

-Allora trasformati in arma… so che è fastidioso, ma una volta concluso il compito, torniamo a casa.- Le risposi un po’ duramente, mi sentii afferrare il braccio destro verso di lei. Girai la testa e la vidi che mi tratteneva stingendo la mano sulla parte dell’articolazione del mio gomito.

-Francis, promettimelo…- Lei aveva gli occhi inumiditi.

-Che cosa?- Non riuscivo a capire.

-Cassandra… Non. Deve. Intromettersi.- Scandì bene le parole.

-Sei gelosa di me, forse?- Sorrisi.

-Sono pazza di te, e lo sai!- Lei finì le parole e si trasformò in revolver.

Io la presi da terra e la misi nella fondina.

-Non vi lascerò mai…- Chiusi gli occhi e un breve flashback mi passò per la mente: Una casa in fiamme, un bambino di 7 anni che stringeva al petto due fagotti anneriti dalla cenere e un crollo con un boato tremendo. All’ultima visione, aprii gli occhi, mi ripresi dai pensieri e infine andai giù.

Un’ora più tardi Cassandra ed io camminavamo per una strada battuta e vecchia.

-Qual è la missione?- Io ero concentrato a non perdermi.

-Allora secondo le ricerche condotte da te, la causa del fenomeno di vampirismo che si sta abbattendosi su Londra, è causata da un veleno che parte dalla residenza del conte Vlad Tepes III. Detto anche l’impalatore.-

-Eh?- Mi persi di nuovo su un termine che non conoscevo.

-Il conte Dracula, baka!- Lei s’innervosì.

- La ricerca l’hai fatta tu ma mi sembra che non sai un tubo sui vampiri.- Notò lei.

-Ah, perché dovevo pure leggerla?- Chiesi con una faccia da bambinone.

*Facepalm* da parte di Cassandra e i lettori.

Soprasediamo sull’evento.

Noi due notammo che si stava alzando una nebbia molto fitta, allora decisi di aiutare la mia amica dandole la mano per non perderci.

-Dammi la mano, cerchiamo di non perderci.- Continuai la camminata finché intravidi un cancello di ferro antico.

Ma la sorpresa non era finita, nella nebbia vidi qualcuno che non mi aspettai di vedere…

-Sebastian!- Gli occhi mi uscirono dalle orbite.

Anche il mero maggiordomo non nascose la sorpresa.

-Ah, che caso strano… non mi aspettavo di rivederla.-

Ma la cosa incredibile è che vidi accanto a lui Cassandra.

Feci un rapido calcolo.

Se Sebastian sta a x come Dantes sta a Cassandra cioè Sebastian:X=Dantes:Cassandra. Chi è l’incognita, ergo chi mi stringe la mano?

-È un piacere rivederla.- Una voce umana e allo stesso tempo demoniaca mi fece gelare la schiena.

-Ciel?- Mi accorsi solo ora che stringevo la mano guantata di velluto del conte.

Facemmo le dovute presentazioni a Cassandra. Ciel si dimostro garbatissimo e corretto come era suo costume. Mentre Sebastian le regalò uno dei suoi sorrisi.

Cassandra aprì il cancello che cigolò in modo fastidioso. Questo era l’ambiente che si presentava: Il giardino era spoglio, gli alberi erano secchi e neri, le finestre rotte fischiavano un’agghiacciante melodia…

Sebastian ed io sentivamo una tensione che ci accapponava la pelle. Qualcosa di sovrannaturale riposava in quelle mura umide e noi lo stavamo risvegliando.

Ecco il capitolo nuovo, se ci sono errori ditemelo che correggo, nuovo cap: 29/01. A presto!

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Capitolo 11
*** Il futuro di Ciel. ***


Ecco il capitolo, spero che vi piaccia e scusatemi il ritatdo. Buona lettura!

Noi ci trovavamo in un grande salone, al centro un tavolo impolverato e diverse armature medievali erano in fila, con le spalle al muro. Un camino in rovina era dall’altra parte della stanza.

-Sebastian, accendi le candele del candelabro.- Iniziò Ciel.

Il nero maggiordomo accese i candelotti di cera consumati che a malapena emettevano delle fiammelle.

-Bene, questa luce è sufficiente per la lettura di queste carte.- La vampira prese, dalla borsa, tre o quattro foglietti e, ottenuta la nostra attenzione, iniziò a leggere.

“Il conte Dracula, prima era una persona umana ma il suo cuore era spietato e sanguinario tanto che rinnegò Dio e divenne un vampiro con il nome di Nosferatù. Furono moltissime le sue prodezze tanto che la sua figura era ed è tuttora avvolta nella leggenda.”

-Uhm… non ci credo molto a queste fiabe per bambini, io sono qui per il preciso scopo di investigare sul fenomeno di vampirismo presente a Londra.- Replicò con tono annoiato, Ciel era seduto su una poltrona di raso consumato.

-Voi non avete paura dei vampiri?- Cassandra alzò la testa dai suoi fogli e lo fissava in modo… particolare.

Io non potei fare a meno di costatare che la ragazza aveva uno sguardo pericoloso. Lei lasciò le carte e si avvicinò a Ciel.

Sebastian ed io sentimmo uno strano ronzio nella testa come se un’ape volasse all’interno dei nostri cervelli.

Avevamo la coscienza ma i nostri corpi erano bloccati dalla loro posizione.

Potevamo vedere ma non toccare e non sentire…

---- Si passa al punto di vista dello scrittore.----

Cassandra salì sulle gambe del conte con nonchalance, Ciel fece la sua famosissima espressione con gli occhi sbarrati la bocca a triangolo e alcune strisce blu sulla fronte.

-Fareste bene a temere i vampiri, perché posso essere più… cattiva del vostro caro maggiordomo.- Lei era cambiata di carattere e i suoi occhi erano di un rosso lieve, anche il tono era mutato: era più sensuale.

Ciel nonostante fosse ancora un bambino, era piuttosto in subbuglio, si capiva dal sudore che gli imperlava la fronte.

Ciel comprese di avere, più che mai, bisogno del suo servo.

- Sebastian…- Ciel rivolse uno sguardo disperato al nero.

Il diavolo restava impassibile e con un sorriso crudele, quasi come si prendesse gioco del suo padrone.

- Sebastian… non costringermi a ricordarti i termini del nostro patto!- Urlò con voce che non pareva nemmeno la sua.

Cassandra si alzò dalle gambe del conte (che stavano diventando viola per il peso della ragazza, non che sia grassa però…), gli stampò un bacio freddo e poi gli rivolse un sorriso tenero.

-Dovrai arrangiarti senza il tuo domestico e quel momento arriverà molto presto… ma non solo, in futuro imparerai anche ad amare una ragazza umana, solo che sarai sull’altra sponda.–

-Che cosa? Non mi uccidi? Sono una facile preda.- Ciel era turbato dallo straordinario potere latente della giovane.

-Troppo facile, mi limiterò a darti un ceffone.- E così fece.

----Si torna al punto di vista dello shinigami.----

Noi due, le belle statuine, riprendemmo il nostro controllo del corpo.

-Signorino, avete una guancia arrossata… vi è accaduto qualcosa?- Sebastian (come suo solito) era preoccupato per Ciel.

Io mi passai la mano sulla fronte: il ronzio era sparito.

Ciel stava per rispondere ma bastò un’occhiata eloquente della vampira a fargli cucire le labbra.

-Niente…- Ciel era più preoccupato per la preveggenza della ragazza che per lo schiaffo.

Cassandra organizzò l’esplorazione: lei e Ciel sarebbero andate a cercare la caraffa del demonio, mentre il maggiordomo e il sottoscritto dovevano fare il lavoro sporco.

-Che cosa? Dovremmo cercare il conte Dracula? No, no, ci tengo alle mie chiappe!- Ovviamente ero contrario a quest’idea.

-Che c’entrano le sue chiappe?- Sebastian era dubbioso.

Io gli informai per un orecchio, l’attività preferita di Nosferatù.

-Oh dio…- Sebastian fece una faccia sorpresa.

Ciel si alzò dalla sua poltrona e ordinò al maggiordomo di eseguire senza tante discussioni.

-Hai voluto la mia anima? E ora lavora!- Con queste parole dette dal conte, Sebastian iniziò mestamente ad avviarsi verso i sotterranei. Io decisi di seguirlo perché non mi andava di restare solo.

Ah mi scuso per il capitolo breve ma ho poco tempo a disposizione, il 5/02 vi regalerò un capitolo più lungo va bene? Alla prossima!
P.s.
Oggi è il compleanno di una mia amica: Julia Phantomhive, facciamole sentire i nostri calorosi auguri.
 
Non manca nessuno vero? Buon Compleanno! 

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Capitolo 12
*** Un conte maniaco e un trio di vampiri. Sebastian e Dantes incasinati come non mai! ***


Eccovi il nuovo capitolo, come promesso è venuto più lungo del previsto. Come sempre ringrazio molto chi mi ha seguito/letto/commentato. Mi fa piacere che la mia storia sta riscuotendo un buon successo, questo mi sprona a proseguire. Ok, bando alle ciance diamo il via alle danze!  


La situazione era molto pericolosa, noi due avanzammo passando per numerose stanze che erano tutte uguali, Sebastian era molto pensieroso ed io lo seguivo da dietro. Sebastian a un tratto si fermò di botto e rivolse la sua attenzione a un quadro, il suo sguardo rispecchiava la sua anima: interessato e turbato.

-Eh? Cosa c’è?- Mi fermai anch’io e fissai il quadro.

Il soggetto del quadro era un uomo di bell’aspetto di circa trenta anni, una chioma di capelli nerissimi, due occhi come braci ardenti mettevano soggezione a chiunque lo avrebbero visto.  Un naso aquilino, il mento virile coperto da una barba incolta e due baffi sottili completavano il viso; poi due spalle larghe coperte dalle spalliere di una corazza antica facevano intuire la sua stazza.

-Mi sa che avremo a che fare con uno tosto.- Commentai me facendo scivolare la mano sul machete. Il nero maggiordomo non mi rispose ma andò avanti. Ed io venni dietro.

---Si passa al punto di vista dell'autore.---

Nel frattempo Ciel e Cassandra andavano verso i piani superiori.

-Allora, una volta superata la sala delle torture, arriveremo in una camera dove dovrebbe esserci il vaso.- Esclamò la ragazza dai capelli verdi mentre consultava la mappa.

-Siete sicura di quello che fate?- Ciel era un po’ turbato dall’idea di attraversare una camera del genere.

Una volta aperta la porta della sala della tortura Ciel notò una macchina veramente strana: una sedia era sospesa a mezz’aria, con della corda spesse di un metro e sotto vi era una vasca piena d’acqua.

-Cassandra, che cos’è questo?- Ciel abbassò la leva e la sedia scivolò nell’acqua.

-Questo è uno strumento di tortura ma è poco utilizzato; lo usano i demoni per trasferire la proprietà di un’anima.- Spiegò brevemente la ragazza.

Ciel sentì le farfalle nella pancia, ma non sapeva spiegarsi.

Dopo un po’ decise di lasciar andare e di continuare.

Un’altra porta fu aperta da Cassandra e proseguirono per un lunghissimo corridoio.

-Perché avete deciso di collaborare con quegli Shinigami?- Ciel iniziò il discorso per interrompere la noia della perlustrazione.

-Per due motivi precisi: 1) Devo portare un tema per la scuola e quest’avventura capita a fagiolo. 2) William mi ha chiesto di collaborare e come si può dire di no?- Cassandra sorrise allo sguardo sbigottito di Ciel.

-Ma? Non può essere, come fa, a essere così tranquilla in una situazione come questa?- Ciel era sospettoso come suo solito e non solo, ma si sentiva insicuro, poiché non c’era il suo fido maggiordomo al suo fianco.

-Ehi! Shalla!- Ridacchiò Cassandra.

-E ora che è questa shalla?- Ciel era sempre più confuso!

-Tsk, lo scoprirai a suo tempo.- Si limitò a replicare la vampira.

Una porta di ferro con delle catene spezzate e gettate alla rinfusa bloccò il passaggio.

Cassandra non ci fece molto caso ma Ciel sì, le catene erano macchiate di rosso. Ciel si passò una mano sulle labbra: non sopportava la vista del sangue.

La ragazza dai capelli verdi spinse la maniglia obliqua ben intenzionata a procedere ma la mano nera (il guanto) del conte bloccò il polso sottile della ragazza. Lei con gli occhi sbalorditi vide il viso corrucciato del severo Phantomhive…

-Potrebbe esserci una trappola, prudenza!- Ammonì severamente il ragazzo.

Si abbassò lievemente per spiare in una fessura.

-Mm… è buio.- Disse quasi maledicendo.

Ciel aprì la porta lentamente e un frastuono si sentì dall’altra parte come qualcosa di metallico che cade a terra. Ciel non si spaventò ma aprì ancora più attentamente la porta, che pareva molto antica. Una volta aperta la porta Ciel fece il gesto alla ragazza di abbassarsi, messaggio che fu accolto; a tendoni, il ragazzo tastò con il suo bastone il terreno e, ritenendo sicuro il passaggio, proseguì prontamente seguito dalla ragazza. Ciel con la mano toccò una parete e, lentamente, si appiattì su di essa. Quel buio dava molto fastidio al conte ma se avesse una torcia, poteva, letteralmente, fare luce sulla zona inesplorata. Cassandra toccò qualcosa di legnoso.

-Qui! Ciel, ho trovato una torcia.- Cassandra non riusciva a capire, dove fosse il conte.

Ciel decise che l’unica cosa che poteva fare era toccare con le mani e sperare di prendere la torcia o almeno la spalla della ragazza. Dopo un po’ riuscì nel suo intento, solo che: non era la torcia, non era la spalla… ma il seno!

-Ahi! Mi stai stringendo forte!- Cassandra si lasciò scappare un gemito.

Ciel avvampò di colpo (fortuna che era buio).

-Mi scusi! Passami la torcia, maledizione!- Già incominciava a imprecare.

Finalmente la torcia passò nelle mani esperte del conte che, con un acciarino per le sigarette, lo accese.

-Fortuna che mi ero dimenticato di restituire l’acciarino a Bard.- Disse tra sé e sé.

Ora tutto era più chiaro. Cassandra ridacchiò un po’ quando vide il viso di Ciel, evidentemente, il rossore non era passato.

*Clack* Un rumore sospetto passò per le orecchie del Phantomhive.

-Accidenti!- Ciel si buttò addosso alla ragazza e la spinse a terra.

Qualcosa passò sopra le loro teste, un'ascia a pendolo. Ciel si alzò con il busto.

-Non sei un po’ troppo piccolo per questo?- Lei sorrise maliziosa.

-Uhm… Ehm…- Ciel era paonazzo per l’imbarazzo.

Lei vide oltre le spalle di Ciel, quella cosa stava tornando!

-Dio mio, Ciel!- Lei abbracciò il ragazzo e lo strinse al seno.

“Quant’è morbido…” Pensò Ciel. La sua anima pura stava andando a farsi benedire. La lama passò di nuovo sotto le loro teste per poi bloccarsi definitivamente.

-Il pericolo è passato… puoi alzarti.- La vampira aprì le braccia per lasciar andare il bambino ma lui non si muoveva.

Lei si rizzò con il busto, prese Ciel per la ciotola della camicia per osservarlo meglio: la testa era reclinata all’indietro e soffioni boraciferi uscivano dalla testa e dalla bocca semi aperta, il viso era di un rossore forte con gli occhi sproporzionati con l’iride bianca.

---Si passa al punto di vista di Dantes.---

Sebastian stava osservando con lo sguardo interrogativo un enorme “alone” bianco che aveva forma e dimensioni di una bara.

-Mmm, qui doveva esserci la bara di Dracula.- -Ma non c’è niente, deve essere stata spostata o… rubata.- Ipotizzai me facendo una certa cadenza sull’ultima parola.

Noi due eravamo in un salone pieno di bare, probabilmente occupate, di cosa ve lo lascio immaginare.  

-Sai? Avevi ragione.- Sebastian notò una scritta sul muro, era abbastanza chiara.  

The bird of the Hermes is my name, eating my wings to make me tame.

-L’uccello di Hermes è il mio nome, mi hanno mangiato le mie ali per addomesticarmi.- Tradussi a voce alta.

-Uhm… è stato catturato.- Esclamò con sicurezza il mero maggiordomo.

-Da chi?- Ero piuttosto sollevato che non dovevamo affrontare un nemico così pericoloso.

-L’organizzazione Hellsing.- Sebastian chiuse gli occhi.

-Stai parlando di QUELL’organizzazione?- Non potevo crederci.

-Sì, siamo spacciati.- Sebastian non nascose un po’ di dubbio e paura nella voce.

-Allora Londra è condannata?- Io avevo sentito parlare di quell’organizzazione dell’ordine Protestante.

-Noi non ci intrometteremo, noi apparteniamo a tutta un’altra specie.- Sebastian, dicendo questo, mi strinse le spalle.

-Noi siamo demoni e shinigami, le anime sono il nostro pasto, non siamo bevitori di sangue, ragioniamo con il cervello e non con le armi, capisci che voglio dire?- Sebastian mi rivolse uno sguardo paterno…

-Va bene…- Io ero quasi sul punto di piangere.

-Giuramelo… non voglio perdere un amico.- Sebastian mi prese per il mento in modo tale da guardarci negli occhi.

-Sei molto gentile da considerarmi un amico, anche se sei uno schifoso demone.- Gli occhiali miei erano appannati di lacrime.

Sebastian sorrise gentilmente.

-Sebastian, ho capito. Puoi smetterla di avvicinarti alle mie labbra? Sono etero, sai?- La situazione si faceva pesante.

Il revolver (alias Zoe) emise un suono di ricarica.

-Sono fidanzato e poi non sei il mio tipo.- Risposi asciugandomi gli occhiali.

Sebastian scoppiò a ridere, questo mi sorprese.

-Neanche tu sei il mio tipo, rimaniamo amici, và.- Sebastian mi porse la mano e subito gliela strinsi.

Ritornammo all’esplorazione, trovammo tantissime bare che erano tutte diverse tra loro, per dimensione, effige e avevano targhette con sopra i nomi dei cari estinti. Solo tre non avevano niente sopra: solo legno tarlato.

-Quelle tre…- Indicai. –Già, è sospetto.- Confermò Sebastian.

Con una manata, Sebastian aprì la prima bara: una donna dai capelli viola riposava all’interno.



Aprii le altre due: un uomo e un adolescente.  

(Ragazze, vi prego di non sbavare, umidificherete la tastiera. Grazie.)

(Idem come sopra.)

Sebastian avvicinò la testa per osservare meglio il viso della ragazza, ma una stretta veloce al collo lo bloccò.

Quella donna l’aveva afferrato per la gola e lo stringeva forte…

-Seb… Sebastian!- Io mi avvicinai per aiutare il demone.

La ragazza mi rivolse uno sguardo vuoto e scagliò con violenza il corpo del maggiordomo sulle bare dall’altra parte della stanza.

Io lo raggiunsi per controllare le sue condizioni: La testa era reclinata in modo anormale, sul collo si poteva vedere le ossa fuori posto.

-Mio dio… sei ancora vivo?- Ero spaventato dalla situazione.

Sebastian si alzò con il collo ancora piegato da una parte, ma lui, senza problemi, prese la propria testa e con uno schiocco ripetuto di ossa, la rimise in posizione.

-Come ci sei riuscito?- Ero felice che stesse bene.

-Lo hai dimenticato? Io non sono altro che un diavolo di maggiordomo!- Sorrise beffardo e si tolse il guanto con i denti.

La vampira viola sembrò molto infastidita che il suo colpo fosse andato a vuoto.

-Di lei me ne occupo io. È un fatto personale.- Sebastian era già pronto alla battaglia, gli occhi rossi annunciavano la massima serietà.

-Ok, io mi occupo dei due giovani!- Replicai me tirando fuori il revolver e il machete.

Il ragazzo dai capelli nerissimi, dalle sue braccia, fece uscire delle catene con le punte acuminate, che sicuramente le usava come fruste.

Il ragazzo dai capelli bianchi, invece, caricò un mitragliatore SGM.

-Zoe, Emma, non deludetemi!- Mi rivolsi alle mie armi.

-Conta su di noi!- Risposero in coro le due buki.

La battaglia stava per incominciare.


Ah, mi dispiace, ma devo fermarmi ora. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, il prossimo arriva il 12/02. A presto!

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Capitolo 13
*** Un aiuto insperato e l'orgoglio dei Phantomhive. ***


Ok, prima di leggere sappiate che ho deciso di scrivere prima, considerato che nn ho niente da fare perchè la scuola è chiusa per il gelo meridionale e quindi per la gioia di molti, ho deciso di postare ora. Beh, buona lettura! Se ci sono errori fatemelo notare così correggo. 


---Si passa al punto di vista dell’autore---

-Ciel? Ciel? Riprenditi!- Cassandra cercava di riportare il bambino nel mondo dei vivi con dei colpetti al viso.

-Mmm… Elizabeth? No, lo giuro, non avevo intenzione di…- Ciel era ancora mezzo inebetito.

-Uffa! Prendi questo!- Cassandra mollò un pugno da capogiro sulla fronte del conte (rima! Nd Autore) facendolo risvegliare definitivamente.

-Ahia! Che vi prende?- Ciel aveva un bernoccolo di buone dimensioni.

-Mi prende che sono quasi stata violentata da un minorenne, che l’ho pure salvato da un’ascia a pendolo!- Cassandra si alzò in piedi e lo guardava con un ciglio severo, imbronciata e con le mani ai fianchi.

-Ah, ora ricordo tutto, vi prego di accettare le mie scuse per la spinta.- Ciel cercò di scusarsi come meglio poteva facendo pure un piccolo inchino.

-Ehi, ma ci sei o ci fai? Non hai nulla da scusarti, anzi mi hai salvata!- Detto ciò lo abbracciò, un abbraccio di ringraziamento.

-Eh, ehm… di nulla.- Ciel non era abituato a simili dimostrazioni d’affetto ma accettò comunque l’abbraccio, lo faceva stare bene.

Dopo un po’ si staccarono. Ciel restò piuttosto dispiaciuto.

-Beh, penso che sia sufficiente, non vorrei che il mio fidanzato diventi geloso.-

Ciel rifece la faccia stranita, lei era fidanzata? E con chi?

-Eh, ehm… potrei avere l’onore di sapere chi è il fortunato?- A malapena riusciva a frenarsi dalle azioni poco consone a un lord.

-Ho sempre una foto qui dentro.- Cassandra, che non sospettava di niente, cacciò dalla tasca del vestito una foto non troppo grande.

-Tsukune Aono, uh?- Borbottò il conte mentre osservava una foto di un ragazzo dai capelli e occhi marroni, indossava un abito verde presumente da scolare e dall’aria superficialmente tonta.

-Sì, lo conobbi all’accademia Yōkai. La stessa che frequento tuttora, è una scuola multidisciplinare.- Spiegò brevemente.

-Mmm… e a che razza appartiene questo giovane?- Ciel osservava la foto molto attentamente.

-Ha la tua stessa razza, è umano.- Replicò con un sorriso.

Ci furono attimi di silenzio imbarazzante.

-Cosa ha di speciale?- Ciel iniziava ad avere forti dubbi.

-Niente, ma il suo sangue è incredibilmente gustoso. Ah, è anche molto gentile e premuroso.- Continuò a spiegare la vampira con gli occhi sognanti.

-Cavoli…- Bisbigliò a bassissima voce, Ciel restituì la foto.

-Sai? È arcinoto nella scuola, ho delle pericolose rivali che cercano di strapparmi il mio Tsukune.-

-Il “suo” Tsukune?- Ciel era molto seccato dall’affermazione della ragazza.

-Già, un’altra vampira, una soccubus, una strega e una ragazza dei ghiacci.-

-Ehm, andiamo avanti… abbiamo un obiettivo prefissato.- Ciel chiuse definitivamente questa discussione.

Infatti nella stanza con il pendolo vi era anche un altare con una strana urna di dimensioni medie. Ciel lo prese senza alcuna difficoltà.

-E ora?- Ciel uscì dalla stanza seguita da Cassandra.

-Andiamo a vedere come se la cavano i due “men in black”.- Aggiunse  la ragazza.

I due men in black erano nei sotterranei e non se la cavavano tanto bene.

---Si passa al punto di vista di Dantes---

Maledizione! È la quinta volta che sono infilzato di nuovo da quel tipo con le catene.

 Werther era il nome del tipo, si muoveva in modo agile e sembrava un serpente perché riusciva a deviare i colpi del revolver con le catene.

Khopins, il bianco vampiro con lo SMG era un tiratore scelto, le sue raffiche mi avevano bucato mezzo bacino ma siccome sono immortale, non muoio, ma porca boia fa un male pazzesco!

Nemmeno Sebastian se la cava meglio di me, cerca di difendersi e di contrattaccare ma lei è più rapida come non mai. Lo ferisce continuamente con gli artigli, ormai è quasi senza vestiti (il panciotto era quasi strappato dai colpi della ragazza).

Qua se non avviene un miracolo, ci rimaniamo secchi!

Saltai per l’ennesima volta in alto per cercare un po’ di respiro.

-Francis, così non funziona. Ci rimane una sola arma.- Mi consigliò Emma.

-Lo so. Ma non posso usarlo tre volte, resterei senza energia!- Saltai su una trave.

-Come se non bastasse, ci vuole tempo per caricarlo. Non credo che loro due ci lasceranno fare.- Aggiunse Zoe.

Arrivai sul punto più alto della stanza e caricai Zoe con i colpi della ragazza che avevo incontrato all’inizio dell’avventura.

Werther con la catena mi legò la gamba e mi fece cadere con fragore al suolo.

-Dove credi di andare tu?- La sua voce era tagliente come un serpente.

-Sebastian, non ce la faccio!- Urlai con le lacrime agli occhi, ero distrutto e giacente a terra.

-Grr… vengo!- Sebastian cambiò obiettivo e si scagliò contro il mio avversario.

-Un momento, caro!- La ragazza dai capelli viola graffiò con violenza la schiena del demone.

-Non è educato voltare le spalle alle donne, sai?- Lei ridacchiò.

Sebastian cadde a terra a pochi passi da me.

-Francis… questi sono devastanti, anche il mio orgoglio ne è rimasto lesionato.- Sebastian respirava a fatica.

I tre vampiri si avvicinavano, pericolosamente, dalla nostra parte.

-Accidenti… che umiliazione per un maggiordomo, morire così.-

-Avete un ultimo desiderio?- Khopins caricò l’arma.

Sebastian sorrise: -Francis, sei stato un bravo rivale e compagno d’avventura… Come desiderio vorrei… vorrei… rivedere per l’ultima volta Greil… e dirle quello che provo per lei.-

Noi chiudemmo gli occhi.

-Bene, è ora di morire.- Khopins stava per piegare il dito.

-No, siamo noi a decidere chi deve morire! Sono uno shinigami *DEATH*! Nessuno tocca il mio Sebas_chan!- Una voce all’alto fece accapponare la pelle dei nostri nemici e in più ci fece aprire gli occhi.

Dall’alto verso il basso, con la motosega sguainata, la rossa shinigami fece a brandelli sanguinolenti la vampira.

Lei, senza badare ai due figoni (che in altre circostanze, li avrebbe stuprati selvaggiamente) si avvicinò lentamente al corpo semi nudo del demone. I suoi occhiali rossi m’impedivano di vedere la sua espressione.

Lei s’inginocchiò, prese la testa del diavolo e la poggiò sulla coscia.

-Sebastian, da quando ero il domestico di Angelina Durless, non ho mai smesso di amarti… ce ne voluto tanto perché lo capissi. –

-Greil… ero cieco, non mi rendevo conto di quello che facevo.- Sebastian sorrise debolmente.

Io cercai di alzarmi con il busto e facendomi leva con il machete mi alzai.

-Mi raccomando, non aiutarmi.- Replicai ironico in direzione di Greil.

I due vampiri ancora non si erano ripresi dalla sorpresa. Io impugnai la pistola e il coltellone e sorrisi.

-Emma, Zoe, siete pronte?- Io ero pronto a usare l’arma suprema dello shinigami.

Insieme gridammo:- Soul Resonance!!!!-

Le mie armi divennero una sola, una gunblade.

Era una spada con la lama unita alla canna della pistola.

Con un taglio netto, uccisi Werther mozzandogli il petto.

Io svenni per lo sforzo (l’arma era pesantissima!).

---Si passa al punto di vista dell’autore---

Dopo lo svenimento dello shinigami, rimaneva solo Khopins.

Lui era sopravissuto per pura fortuna e quindi decise di sfruttare la sua occasione per vendicare i suoi compagni uccisi.

-Maledizione, se non fosse intervenuta quella forsennata, noi avremmo vinto! Ma non è troppo tardi!-

Stava per fare fuoco con lo SGM ma una voce lo bloccò.

-Fermo!- La voce era di Ciel Phantomhive.

Sì, lui e Cassandra avevano fatto in tempo a bloccare l’ultimo vampiro.

Cassandra corse in direzione di Francis Dantes per aiutarlo.

-Francis!- Lei prese dalla tasca un piccolo medicinale e stava per somministrarlo per via orale.

-Non te lo permetterò!- Il vampiro si scagliò addosso alla ragazza.

Ma un’asta munita di forcine bloccò l’insano gesto.

-Voi non siete nella condizione di comandare, secondo il regolamento e i sacri libri delle anime custodite nella biblioteca del dipartimento, non dovreste proprio esistere!- Tutti erano testimoni dell’intervento di William T. Spears, lo shinigami custode.

-Signorina Cassandra, vogliate mettere al sicuro il nostro serviente.- William si sistemò i suoi occhiali e poi si rivolse a Greil:-Come al solito sei andata contro gli ordini del dipartimento per salvare un’inutile feccia. Dunque, prendilo e portalo al sicuro e… no, non mi baciare!- Greil era molto riconoscente a Will per il suo grande cuore.

-Will! Vuoi fare il duro ma sei molto amabile.- Greil voleva ringraziare a modo suo il povero shinigami che stava lentamente perdendo la sua figura.

-Cassandra, aiuta prima Sebastian. Voi quattro andatevene di lì!- Ciel aveva in mente qualcosa.

Cassandra somministrò la medicina al demone Sebastian.

-Sono pronto per voi.- Sebastian fece il suo inchino pronto a obbedire a qualunque ordine del piccolo lord.

-Procurami due spade!- La richiesta lasciò spiazzati tutti.

-Come desidera.- Sebastian andò ai piani superiori e prese due stocchi che si trovavano appesi nel salone dell’entrata e ritornò in un secondo e tre decimi.  

-Dai l’altro al mio avversario.- Ciel impugnò la lama sottile e si tolse la sopraveste e il cappello.

-Ah Cassandra, prendi il vaso.- Ciel lanciò il vaso alla ragazza.

-Che vuoi fare?- Cassandra cercava di convincersi che quello che stava facendo il giovane non fosse vero.

-Non preoccupatevi sinché ho il mio maggiordomo al mio fianco, niente mi può succedere.- Ciel era pronto: avrebbe affrontato l’ultimo vampiro a colpi di schema!

-Sebastian, è un ordine: non intervenire per nessun motivo!- Ciel sorrise.

-Yes, my lord.- Il mero maggiordomo rivolse poi uno sguardo a Greil.

-Non morire, dobbiamo ancora sposaci!- Urlò la rossa prima di lasciare la stanza con gli altri.

-Cosa vuoi fare, tappetto? Ti è dato di volta il cervello?- Khopins si mise in posizione.

Il conte e il maggiordomo non risposero, poi…

-In guardia!!- Ciel scattò in avanti.

La battaglia di un umano contro un vampiro, con un unico spettatore, era iniziata. Chi vincerà? Molti voi diranno: il vampiro. Ma non dimentichiamoci che l’avversario non è un umano qualunque ma è Ciel Phantomhive!  


Eccoci alla fine. Il prossimo capitolo: il 12/02, sarà la battaglia di Ciel. Come si svolgerà? A presto!!

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Capitolo 14
*** Quel conte, è straordinario! ***


Pensavo di non riuscirci ma alla fine ecco il capitolo nuovo, spero che vi piaccia. Ringrazio come sempre chi segue e recensisce la mia storia e... ah già, voi che mi seguite, lasciatemi una recensione, che vi costa? Alla prossima! 


*Dal capitolo precedente.*

-Cosa vuoi fare, tappetto? Ti è dato di volta il cervello?- Khopins si mise in posizione.

Il conte e il maggiordomo non risposero, poi…

-In guardia!!- Ciel scattò in avanti.

Nuovo capitolo.

Il vampiro riuscì a bloccare il colpo tentando un contrattacco facendo un affondo ma questo colpo fu annullato poiché per Ciel bastò spostarsi di lato e menare fendenti precisi e rapidi.

Il vampiro riuscì a pararli, ma stancandosi molto, quindi si allontanò di un poco per cercare una possibile breccia negli attacchi frontali di Ciel e lo trovò. Un fendente forte e sicuro sarebbe stato risolutivo se non che due dita nere bloccarono la sua lama.

In mezzo tra l’indice e il medio si fermò il metallo. Un sorriso sfottente di Ciel lo fece riprendere dalla sorpresa, egli cercò con tutte le forze di affondare la lama e tagliare la mano del conte ma non servì a nulla.

-Sei così concentrato a cercare di colpirmi, che non noti che sei scoperto.- Ciel aveva ragione.

Khopins abbassò la testa e vide il suo vestito bianco perlaceo tingersi di vermiglio.

-Non può essere… sono immortale.- Stava cedendo e le gambe fremevano dal dolore.

Ciel girò l’elsa come se fosse una chiave e infine mosse velocemente la lama verso la sua destra e uno zampillo chiazzò i risvolti della camicia del piccolo Phantomhive.

-Attento, io posso essere più pericoloso del mio maggiordomo. Ricordatelo.-

Il vampiro s’inginocchiò di fronte a lui e cercò con le proprie mani le mani del conte, per chiedergli pietà.

-Risparmiami…- Alzò lo sguardo velato di lacrime per incrociarlo con quel color blu marino del suo avversario.

Ciel scansò le mani sofferenti del nemico e continuò a fissarlo, costui stava perdendo le forze e l’intelletto, quasi strisciando si avvicinò alla figura del Phantomhive senza mai arrendersi fino a che i palmi toccarono il cuoio nero delle sue scarpe.

-Non uccidermi… dammi un’altra possibilità…- Chiuse gli occhi.

-Cosa vuole fare?- Sebastian, ritto come una statua, osservava. 

Ciel mise una mano in tasca e cacciò una pistola.

-Ti permetto una morte indolore e una nuova vita.- Ciel accennò a un sorriso.

*Click*

Il corpo bianco divenne chiazzato di rosso. Una macchia rossiccia si allargò sul pavimento.

-La missione è compiuta, torniamo a casa.- Ciel rivolse lo sguardo altrove.

Sebastian ebbe un sussulto, l’occhio sinistro di Ciel si era tinto di rosso?

-Sebastian, sei sordo? Andiamocene!- La voce di Ciel era dura e non ammetteva repliche.

-Mi scusi, ma il suo occhio…- Sebastian alzò a malapena un dito indicando l’occhio.

-Che cosa?- Ciel sbatté più volte la palpebra.

-Niente…- Sebastian notò che l’occhio era ritornato blu.

-“Sarà stata una mia impressione”- Sebastian cercava di trovare una spiegazione logica, ma non c’erano prove solide di quello che sospettava.

Tornare a casa era facile, Ciel usò il telefono del paese per prenotare un battello e una carrozza con i cavalli.

Durante il viaggio, Ciel restò taciturno.

-Mio signore, c’è qualcosa che la turba?- Sebastian era abituato al carattere del conte ma stavolta egli sembrava molto più chiuso.

-Sebastian, se io fossi un demone, tu mi serviresti per l’eternità?- Ciel formulò la domanda all’improvviso.

-Beh, forse sì. Se non accadrebbe un caso eccezionale.- Sebastian era stupito dalla strana richiesta.

-Oh bene…- Ciel chiuse l’occhio e poi lo riaprì a breve, terminando la frase:- Chiudiamo l’argomento.-.

-Sebastian, ricordami che quando saremo nella mia magione, devo scrivere una lettera a Cassandra.- Detto ciò si chiuse in cupi pensieri.

-Yes, my lord.- Sebastian avrebbe passato una notte con Greil a fare sconcezze inimmaginabili, pur di sapere che aveva in mente di fare quel piccolo ragazzo dalla maturità di un adulto.


Eccovi alla fine del capitolo, non della storia, per carità. Ancora 3 o 4 capitoli da scrivere, ci sono ancora misteri da chiarire! Il nuovo episodio arriva 19/02. Non mancate! 

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Capitolo 15
*** Due shinigami e una bara. ***


Finalmente ecco il nuovo capitolo, ringrazio chi legge, segue e recensisce la mia storia, e gradirei che coloro che mi seguono lasciassero una recensione. Ringrazio ancora e  senza indulgi ecco la storia (lo so, è corto ma se lo scrivo lungo poi finisce prima. Ed è un peccato.)  


Un paio di giorni dopo, al tramonto: i negozi di Londra stavano chiudendo uno dopo l’altro; la società londinese si ritirava per il riposo. Un negozio molto noto era ancora aperto, ma poco dopo una figura ricurva e vestita di nero usciva e chiudeva la porta a vetri con una chiave unita alle altre da un anello di ferro nero.

-Aspetti!- In fondo alla strada una figura smilza racchiusa in un elegante frac fece capolino.

Il proprietario del locale sorrise, non era per nulla seccato di posticipare la chiusura.

-Ehi, sei tu? Quella giovane promessa degli shingami?- Il becchino sorrise in modo esagerato.

-Anf… anf… Sig. Undertaker. Ho una cosa da consegnarle…- Il ragazzo era a corto di fiato.

-Sei Dantes, eh? Vieni dentro.- Undertaker aprì la porta e si spostò di lato e con la mano, dove risaltavano delle unghie nere, lo invitò a entrare.

Entrambi erano seduti su una bara (tanto per cambiare) e il becchino osservava con curiosità il vaso che teneva, tra le mani, il giovane.

-Cos’hai per me? Ih,ih…- Lui era il solito.

-Questo vaso, non ne sono sicuro, ma voi dovreste conoscerlo. Lo abbiamo trovato nel castello di Dracula.- Spiegò Dantes mettendo l’anfora a un palmo dal naso di Undertaker.

-Sì, sì, dev’essere il vaso del demone.- Untertaker lo prese dalle mani di Francis e lo studiava con gli occhi nascosti dalla folta francetta, girandoselo continuamente tra le sue.

 Poi si alzò dalla bara e lo depose su uno scaffale in mezzo a una croce protestante e un teschio.

Francis lo osservò mentre faceva l’operazione.

-Ho sentito dire che hai affrontato tre vampiri… mi racconti?- Undertaker si sedette di nuovo di fronte al giovane e prese a masticare i suoi biscotti preferiti a forma d’osso (mi chiedo se non sia parente di Pluto ndAutore.).

Francis raccontò tutta l’avventura affrontata, un paio di giorni prima.

-Ihihihhi… Capisco. Che fine ha fatto la giovane Cassandra?-

-È tornata a scuola, presumo che verrà a trovarci ma non so quando. Inoltre ha detto a Will di essere fidanzata quando lui si era dichiarato a lei.-

-E come ha reagito?- Undertaker fece intravedere i suoi occhi gialli.

-Pensavo che solo i gatti rizzassero il pelo…- Borbottò il giovane, mettendosi una mano sul mento, con l’aria pensierosa.-

-Comunque… Io tornerò a Death City, quindi per un bel po’ non ci vedremo.- Annunciò con tono un po’ triste.

-Iiihihihhiih… Domani andrò dal mio fratellino.- Undertaker posò la mano scheletrica e con le unghie nere sulla spalla di Dantes.

Il giovane sentiva tutto l’affetto e la protezione che solo lo shinigami più anziano poteva dare.

-Quindi verrete con me?- Dantes si allargò a un sorriso.

Lui annui e si alzò dal coperchio della bara seguito a ruota dal giovane.

-Oltre te, chi altri andrà a Death City?- Undertaker uscì dal negozio, seguito da Dantes.

-Greil e William.- Replicò Dantes.

-Ih? Perché?- Undertaker era interessato.

-Greil dice di trovare il cugino, mentre Will vuole stare con sua sorella gemella.- Spiegò brevemente.

-E chi sono?- Undertaker chiuse la porta con la chiave di ferro.

-Non ne sono sicuro ma il cugino di Greil è una motosega mentre la sorella è tale e quale a lui pure nel carattere.- A questo punto ridacchiò.

-Sai come si chiamano?- Undertaker salì sul carro che usava per portare le bare (e che tempo addietro avevano trasportato anche Ciel, Sebastian e Greil).

-Il cugino è un tipo estremamente volgare e si chiama Giriko. La sorella invece si chiama Azusa Yumi Spears.- Rispose Dantes salendo sul carro, a fianco del becchino.

Dopo un po’ di viaggio.

-Tuo fratellino chi è?- Dantes era curioso di sapere del fratello di Undertaker.

-Non lo immagini?- Detto ciò si chiuse in un muto sospiro.

Il giovane annuì, si mise dietro al carro e si addormentò.



Eccoci alla fine del capitolo, vi annuncio che, se tutto va bene, il capitolo arriverà fra un paio di giorni. Altrimenti la prossima settimana: 26/02.
Un piccolo anticipo: Faremo un salto di 5 anni nella storia. Spero di avervi acceso la fiamma della curiosità (tenetelo sotto controllo, altrimenti brucerà tutto.).
Alla prossima!

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Capitolo 16
*** 5 anni dopo... la fine. ***


Ecco il capitolo, buona lettura. Ringrazio come sempre tutti che hanno seguito e letto la mia storia fino a ora.


Un’enorme valle di erba e rose dai petali bianchi, sotto un cielo perennemente nero, si stagliava per molte miglia all’orizzonte creando un’atmosfera magica e malinconica. Non c’era anima viva, tutto taceva, un silenzio irreale agghiacciante. Si alzò un vento leggero e fresco che mosse i fuscelli di erba e trasportò nell’aria i petali delle rose. Essi seguivano una direzione ben precisa. Un suono di tacchi risuonava nella valle, rompendo la monotonia del luogo, Sebastian avanzava compostamente e serioso. I suoi occhi erano vuoti, segno di una malinconia e di una depressione mai vista.

Il nero maggiordomo si trovò di fronte a un trono ambrato di blu.

-Mi avete chiamato my lord?- Iniziò il demone servitore con un inchino.

Sul trono vi era un giovane di diciassette anni dai capelli lunghi e leggermente spettinati e che non aveva mai perso la sua eleganza.

Ciel dopo 5 anni. 

-Sono passati cinque anni da quando scrissi quella missiva, vero?- Il conte stringeva tra le mani un bastone con il pomo d’argento e un fregio inglese.

-Sì, my lord. Mi avevate dettato la lettera poiché lei sa leggere ma non scrivere.- Sebastian ricordava con la sua memoria di perfetto maggiordomo il giorno e l’ora. Si lasciò scappare anche un risolino.

-Inezie, ricordi anche le parole che ti dettai?- Ciel non rideva, ma il suo viso era contratto in una smorfia infastidita.

-Certamente.- Sebastian iniziò a ripetere parola per parola la lettera.

Carissima Cassandra, Il signor Michaelis ha scritto questa lettera sotto mia dettatura per comunicarvi la mia disponibilità a recarmi in visita nella vostra scuola di cui non faccio nome per evitare inutili informazioni. Inoltre i suoi amici shinigami si sono trasferiti nel loro paese d’origine (secondo quando comunicato da Greil Suitcliffe) quindi non so dire molto sui loro scopi e altro. Mi potrebbe comunicare cortesemente il giorno e l’ora per incontrarci? Non vi nascondo di essere emozionato di conoscere una simile scuola e il vostro fidanzato. Concludo la lettera con una foto che ritrae i vostri amici giudici e vi mando i miei più sentiti ringraziamenti.

P.s.

 

Se nella vostra scuola dovesse venire un vampiro, vi prego di non turbarvi ma vi sarà spiegato al nostro incontro.”.

-Esatto Sebastian.- Ciel sospirò.

-C’è qualcosa che non va? Signorino?- Sebastian si rese conto che il suo padroncino era sommerso di pensieri e non lo considerava.

-Sebastian, andiamo a trovarla.- Detto ciò si alzò dal trono e fece qualche passo.

Sebastian osservò il conte mentre avanzava, ma poi lui si bloccò.

-Sebastian, sai come arrivarci? Alla scuola di Cassandra?- Ciel gli rivolse uno sguardo dubbioso.

-Lasci fare a me.- Il diavolo più vecchio aveva più esperienza di Ciel.

Un paio di ore più tardi al cancello dell’accademia Yokai passò una limousine nera con il cofano lo stemma dei Phantomhive.

-Signorino, è veramente sicuro di volere così? Non ci faremo notare troppo?- Sebastian scrutava in giro, molti giovani e professori guardavano la macchina lussuosa e bisbigliavano tra loro.

-Niente commenti superflui e apri la portiera!- Ordinò con tono autoritario il demone conte.

Il maggiordomo fece come ordinato e segui il conte all’interno della struttura scolaresca.

Anche all’interno la situazione era identica, numerose ragazze gli rivolgevano sorrisi ambigui e per il maggiordomo era uguale solo che anche le professoresse lo mangiavano con gli occhi.

-Ehm… signorino? Mi sento a disagio.- Sebastian, anche se non muoveva la testa, poteva capire di essere un oggetto molto ambizioso e il rischio di essere violentato sul posto era molto elevato.

-Sebastian, calma e sangue freddo, ne abbiamo affrontate tante. Non sarà qualche ragazza a fermarci.- Ciel diceva così ma anche lui si sentiva come il suo “collega” demone.

Per fortuna venne in loro aiuto la direttrice dell’accademia.

-Benvenuti all’accademia! Seguitemi.- La signorina, dai modi gentili e garbati, condusse i due demoni nel suo ufficio.

Li fece accomodare di fronte a una scrivania di legno raffinato e si sedette sulla poltrona di pelle.

-Dunque, lei è il padre di questo meraviglioso ragazzo? Vuole iscriverlo all’accademia, giusto?- Iniziò prendendo il modulo d’iscrizione.

-No signorina, noi siamo qui per cercare una certa Cassandra.- Spiegò velocemente il mero maggiordomo.

-Ah, infatti mi pareva strano, un giovane cosi aitante già padre di un ragazzo di quindici anni.- Esclamò con stupore la direttrice osservando Sebastian.

-Diciotto! Ho diciotto anni!!- Ciel era molto infastidito dal fatto di non essere cresciuto molto di statura.

La reazione fece spaventare molto la direttrice che indietreggiò con il busto e alzò le braccia come per difendersi.

-Mi scusi, ma lei…- La direttrice cercò di giustificarsi.

-Lasci perdere, voglio la signorina Cassandra, voglio sapere dov’è!- Ciel era seccato dalle perdite di tempo.

Sebastian non lo biasimò e quindi restava in un rispettoso silenzio.

-Aspetti, vado a prendere il registro della scuola.- La direttrice senza chiedere altro uscì dalla stanza.

-Non avrete forse esagerato?- Sebastian notò che Ciel andava di fretta ed era più nervoso del solito, e non era per colpa di essere un demone.

-Figuriamoci! Non mi sono ancora arrabbiato! Sebastian, non mi contraddire per quello che faccio come un bimbo di cinque anni!- Ciel gli rivolse un’espressione rabbiosa e dura.

Pochi minuti dopo tornò la direttrice con un grosso librone, con la rilegatura di rosso, che posò sulla scrivania e iniziò a consultarlo sotto gli occhi del conte.

-Mmm… Cassandra… Non mi risulta.- Annunciò con tono dispiaciuto.

-Cosa!? Non è possibile!- Ciel si alzò di scatto dalla sedia facendola cadere all’indietro.

-Non esiste nessuna Cassandra.- Ripeté la direttrice chiudendo il libro.

-Siete sicura? È una vampira dai capelli verdi e gli occhi rossi.- S’intromise il maggiordomo.

-Non c’è nessuna vampira dai capelli verdi e gli occhi rossi.- Ripeté ancora una volta la direttrice.

-È inutile perdere ancora tempo Sebastian. Andiamocene.-

Il demone, senza nemmeno salutare, uscì anche sbattendo la porta e facendo tremare i vetri. Sperava di rivedere la sua amica mentre ora si trovava sperduto in quel luogo che è l’accademia.

-Ehi! Psss.. Fiiiss (Soffio che fanno i gatti.)- Qualcuna, nascosta all’angolo del corridoio, cercava di richiamare l’attenzione del demone.

-Un gatto!!- Sebastian, come suo solito, si fiondò all’angolo con gli occhi adoranti e inteneriti.

-Uffa, razza di gattofilo…- Ciel seguì il maggiordomo pronto a rimproverarlo per l’ennesima volta.

-Dov’è, dov’è?- Sebastian si guardava in giro cercando il gatto, ma vide che era solo una signora dagli occhi socchiusi e gli occhiali rossi, con i capelli nocciola chiaro e i tratti vagamente felini.

-Chi siete?- Ciel con un’elegante bastonata in testa fece calmare il gattofilo e ora tutta l’attenzione era rivolta alla signora.

-Chi siete voi piuttosto! Perché cercate Cassy?- La signorina da un’espressione ingenua passò a quella aggressiva.

-Quant’è tenera, mui mui… (il richiamo per i gatti.)- Sebastian non era spaventato, anzi giocava con la signorina accarezzandole i capelli e solleticandole le orecchie.

-Purrr…- Lei si calmò subito e faceva le fusa.

A Ciel gli scivolò un gocciolone sulla fronte, la scena era molto indecente, anche gli studenti si fermavano e osservavano.

-Ehi! Questo non è uno spettacolo pubblico! Sciò, sciò!- Ciel allontanò le altre persone con il suo bastone.

-Sebastian…- A Ciel gli vennero gli occhi rossi, tipici dei demoni, chiaro segno di perdita della pazienza.

La professoressa e il demone ripresero la loro compostezza.

-Vi prego di scusarmi, dalla descrizione di Cassy voi siete Ciel e Sebastian, dico bene?- Lei fece un piccolo inchino di saluto.

-Conoscete Cassandra?- Ciel voleva delle risposte e subito!

-Sì, era una delle allieve migliori del suo corso. Mi chiamo Shizuka Nekonome.-

-Vuoi essere mia moglie?- Sebastian si inchinò alla professoressa.

-Non gli badi, continui!- Ciel gli diede un’altra bastonata ancora più forte.

-Eh… ehm, dunque lei ha superato gli esami e si è trasferita.- Continuò Shizuka.

-Come mai la direttrice non ha detto questo?- Ciel sentiva che qualcosa non andava.

-Eh, ve lo spiego. Lei si è iscritta sotto falso nome per questo non era nel libro.- Spiegò la prof.

-Come sapete questo?- Interrogò il conte.

-Io e lei, siamo diventate amiche per la pelle, l’ho protetta per tutto il tempo.-

-Capisco, mi potete portare da lei? È urgente.- Terminò il conte.

-Sì!- La prof era felice di accontentarlo.

-Okay, Sebastian! Andiamo!- Ciel si rivolse al maggiordomo.

-Ancora non si è ripreso…- La prof sorrise nel vedere il maggiordomo con due bozzi sulla fronte.

-Quisquilie. - Ciel gettò un secchio di acqua fredda per risvegliarlo.

Sebastian si riprese e come nulla fosse tornò al suo atteggiamento perfetto.

Mentre uscivano dalla scuola, un giovane dai capelli bianchi e la sua ragazza dai capelli mori, superò il conte.

-Ciao, Ciel.- Si fermò a pochi centimetri dal suo nemico, di spalle.

-Ciao, Khopins.- Anche Ciel si fermò.

-Non mi chiamo più così. Sono Zero.- Si voltò leggermente.

-Ti ho dato una chance, non buttarla.- Con voce sottile, Ciel lo mise in guardia.

-Non vi ringrazierò mai abbastanza.- Detto ciò si allontanò.

-Alla prossima.- Ciel si allontanò alla direzione opposta.

-Che succede, signorino?- Sebastian si accorse solo dopo un po’ che Ciel non era con loro ma era rimasto indietro.

-Nulla, andiamo.- Ciel seguì il maggiordomo e giunse a una quercia del giardino della scuola.

Ciel vide che, appoggiata sul tronco, c’era una chioma di capelli verdi, molto familiari.

-Lei è lì! Ti sta aspettando da cinque anni e non si è mai mossa.- Esclamò la prof.

-È il suo turno, signorino.- Sebastian rivolse un sorriso d’incoraggiamento per il conte.

Ciel iniziò ad avvicinarsi alla ragazza che prima di tutti lo aveva trattato come un semplice bambino e non come un conte.

-Cassandra?- La voce era rotta d’emozione e le labbra erano tremanti.

Lei si voltò leggermente, mostrando l’orecchio e la guancia. Le labbra di Ciel s’incresparono in un sorriso.

FINE.


E con il cuore colmo d'emozione che pongo la parola fine, ho deciso di terminare qui la mia storia, lasciando qualche piccolo interrogativo che ognuno di voi può porsi e risolverlo con la propria fantasia. Questa è stata una delle storie che ho curato con maggior interesse. Ringrazio: 

Blacknote20.

Julia_Phantomhive.

Pika_Pi95.

Recorded Butterflies.

Kiry95.

E ringrazio anche coloro che hanno messo nelle preferite/seguite/ricordate la mia storia. Un ringraziamento speciale va anche a te, lettore che sei arrivato fin qui, e quindi aggiungo: lascia una bella recensione.
Alla prossima!

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