L'avventura di uno shinigami. di Liquid King (/viewuser.php?uid=114989)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione del personaggio. ***
Capitolo 2: *** Cap. 2: Il nome e le armi. ***
Capitolo 3: *** La prima missione, niente di che... ***
Capitolo 4: *** Dantes & Greil: incontro piacevole? ***
Capitolo 5: *** Greil sotto pressione... ***
Capitolo 6: *** Incontro del destino. ***
Capitolo 7: *** Perchè tutto dev'essere così complicato? ***
Capitolo 8: *** Una nuova alleata: Cassandra. ***
Capitolo 9: *** Uno shinigami in Transilvania, un legame speciale. ***
Capitolo 10: *** Non tutto è come sembra... il passato di Dantes. ***
Capitolo 11: *** Il futuro di Ciel. ***
Capitolo 12: *** Un conte maniaco e un trio di vampiri. Sebastian e Dantes incasinati come non mai! ***
Capitolo 13: *** Un aiuto insperato e l'orgoglio dei Phantomhive. ***
Capitolo 14: *** Quel conte, è straordinario! ***
Capitolo 15: *** Due shinigami e una bara. ***
Capitolo 16: *** 5 anni dopo... la fine. ***
Capitolo 1 *** Presentazione del personaggio. ***
Kuroshitsuji
La leggenda del giudice della
morte.
Nella Londra
dell’ottocento, la vita scorre, ognuno si occupa delle
proprie faccende.
In cima a un palazzo di quei tempi seduto su una
statua di gargoyle vi era un giovane shinigami. Questo giovane di
ventisette anni precisi, aveva il corpicino esile, i capelli neri
lucidi con un ciuffo del medesimo colore che gli cadeva sulla fronte
squadrata, la particolarità era che la punta sembrava di
color argento brillante. Le sue iridi erano di un verde scurissimo,
erano due smeraldi incastonati in due cavità grandi quando
due noci. Un naso sottile e dritto, era perfettamente proporzionale
alle altre parti del viso allungato con un pizzetto sottilissimo, quasi
invisibile. Delle labbra sottili chiuse, in una smorfia di
serietà ne completava la descrizione. Il suo abbigliamento
consisteva in una camicia bianca, un panciotto marrone chiuso di cui
s’intravedeva una catenella che andava a finire nel taschino
sinistro in cui si presupponeva che ci fosse un cipollone. Una giacca
nera aperta a maniche e code a punta lunghe, gli dava un aspetto
elegante. Un pantalone con le pieghe alla fine era in sintonia con la
giacca, tale da essere tutt’uno con il resto. Un paio di
scarpe lucidate numero quarantaquattro con il tacco medio erano ben
allacciate con un fiocco davvero perfetto.
Lo shinigami era assorto in cupi pensieri e in
attesa di qualcuno.
-Chi sono?- Si chiedeva il giovane.
“Tu non hai un nome.”
Rispose una voce nella sua testa.
-Che cosa sono?- Si chieste ancora la figura.
“Sei uno shinigami”
rispondeva, con tono piatto, la voce.
-Qual è il suo compito?-
“Giudicare le anime”.
Lo shinigami saltò giù dal
palazzo con le mani coperte con guanti bianchi e un falcetto affilato
pronto per il suo compito.
Ecco il
primo capitolo, il successivo uscirà dopodomani. Si
gradiscono commenti e/o suggerimenti. Alla prossima!
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Capitolo 2 *** Cap. 2: Il nome e le armi. ***
Salve gente,
eccomi con il nuovo capitolo. Qui scopriremo il nome e le armi del
giovane protagonista. In più nel prossimo capitolo
inizierà la sua missione. Spero che sia di vostro gradimento.
Una
struttura ultramoderna si
stagliava su una piazza d’erba verde e una fontana di marmo
che zampillava.
Questa
struttura era uno dei
dipartimenti dell’attività degli shinigami, uno di
loro, un certo William T.
Spears si recava con il passo regolare e con un fascicolo sotto
braccio, si
sistemò gli occhiali ed entrò attraverso una
porta con il vetro in cui sopra vi
era scritto, su una targhetta, a caratteri cubitali: Assegnazioni
diplomi. Il
professore tirò fuori dal fascicolo un foglio contenente un
elenco con i dati
di ciascun allievo.
-Hmm…
Bene, ecco l’elenco dei
futuri shinigami, chi è stato promosso dovrà
andare dal Padre a ritirare i
propri occhiali personalizzati.-
Will
passò in rassegna i vari
nomi e assegnò a ognuno il proprio compito.
-…Francis
Dantes: pratico AA;
orale B; Comportamento A; voto medio A. Esame superato con zelo.
Congratulazioni, è uno shinigami a tutti gli effetti. -
Francis
uscì dalla stanza per
ultimo, dopo ricevuto una perla di massima saggezza dal maestro.
-Esegui
le tue missioni con
distacco. Distacco.- L’ultima parola fu messa più
in rilevo dal suo tono.
-Non
la deluderò signore.-
Francis si passò una mano al petto, deciso e sicuro delle
proprie capacità.
Francis
Dantes, attraversato
un corridoio luminoso e bianchissimo, arrivò dal Padre per
ritirare il
tesserino di shinigami: gli occhiali.
Questi
occhiali avevano la
montatura nera, non troppo spesse e semplici.
-Bisogna
avere cura dei propri
occhiali…- Queste furono le parole rivolte al Padre dal
giovane prima di andare
a ritirare l’arma. Il Padre sorrise.
Francis
incontrò l’addetta
alle armi per il recupero dei Cinematic Records, lui le chiese un
revolver con
sette colpi in canna e un machete.
L’addetta
aveva passato molto
tempo lì e sembrava fosse abituata alle strane richieste dei
neo-diplomati. Francis
le superava tutte. Cionondimeno il giovane ricevette quando richiesto.
Smith e Wesson, Revolver per
attacchi a distanza, 7 colpi.
Machete,
singolo taglio. Per attacchi ravvicinati e Death Scythe di Francis.
Ecco finito il capitolo, ringrazio come sempre tutti che hanno letto
anche chi non si è registrato, il nuovo uscirà il
26/12.
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Capitolo 3 *** La prima missione, niente di che... ***
Ecco
il nuovo capitolo, il giovane shinigami dovrà mostrare la
sua capacità di affrontare le situazioni. Vediamo come se la
cava.
***
Francis
Dantes era pronto per
la notte.
-
La persona da giudicare è Thomas
Brown, morirà di febbre alta all’una e trenta,
dopo mezzanotte.-
Francis
aspettò sul tetto
della casa della sua preda il momento d’agire.
-
Con distacco, disse il mio
maestro e con distacco agirò.-
Disse
queste parole per
imprimerle meglio nella sua testa.
L’orologio
più famoso del
mondo, il big ben suonò la mezzanotte e i suoi potenti
rintocchi giunsero alle orecchie
leggermente a punta dello shinigami.
Si
lisciò il pizzetto. – È
quasi l’ora, entrò in casa. –
Scese
dal tetto della modesto
stabile e bussò piano e attese la risposta.
-Sì?-
Rispose una donna dai
capelli biondi opachi e i vestiti dai colori vivaci.
-Buonasera,
sono…- Il ragazzo
non finì di parlare che una vecchia grassa con i vestiti
sporchi d’olio fece la
sua apparizione accompagnata dall’odore di sudore e legna
bruciata.
-
Voi dovete essere il medico.
Entrate, mio marito sta delirando per la febbre. –
Il
giovane entrò approfittando
dello scambio di persona. Quella famiglia non doveva aver mai visto un
medico, perché
lo scambiò facilmente.
Il
vecchio di cinquantatré
anni giaceva su un letto di stoffa bianca.
-Ecco
mio padre.- Mi indicò la
giovane donna dai capelli biondi.
Lui
si sedette su una sedia di
legno accanto al letto e osservò l’orologio da
taschino: l’una e venti, dieci
minuti…
-Potete
fare qualcosa?- La
donna era lì, in piedi, all’uscio.
-No,
solo aspettare.- Rispose
con la sua calma, distacco e un po’ di cinismo.
Il
vecchio (forse rendendosi
conto di chi aveva a che fare) emise un rantolo.
-Non
si agiti in questo modo. Ormai
il suo tempo è passato.- Disse queste parole prendendogli la
mano tremante
quasi come se volesse partecipare al dolore. Nulla era più
falso.
Prese il machete e con straordinaria maestria affondò la
lama sulla seta bianca
poi divenuta di vermiglio. S’illuminò la stanza di
nero e lo shinigami assorbì
nella sua lama la pellicola, dove ogni attimo della vita era osservato
e
giudicato. La luce si affievolì velocemente e la stanza
ritornò nelle tenebre.
-
Che cosa è accaduto?!- La
donna dagli occhi scuri e gli occhi opachi non trovò lo
shinigami da nessuna
parte, solo il viso spento ma sorridente di suo padre.
Beh,
come vi è sembrato? Questo è solo un'assaggio di
ciò che dovrà veramente affrontare nel nuovo
capitolo. 28/12, preparatevi a una straodinaria impresa, accompagnare
Greil Suitcliffe nella sua missione! Risate garantite da
Will!
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Capitolo 4 *** Dantes & Greil: incontro piacevole? ***
Ecco
il nuovo capitolo, che vedrà Dantes fare la piacevole
conoscenza con il maniaco rosso...
***
Francis
Dantes era intento a
prendere alcuni effetti personali dall’armadietto quando
sentì una voce stridula,
perforagli i suoi delicatissimi timpani.
-Salve,
belloccio. Facciamo
coppia, oggi.-
“Ti
prego fa che non sia quel
che penso…”.
Speranza
vana…
-Greil…-
Il ragazzo dal ciuffo
argentato avrebbe voluto mettere la propria testa
nell’armadietto e chiuderla
dentro, auto decapitandosi, ma non lo fece.
-Yo,
non è fantastico, noi lavoriamo
in coppia!-
-Me
l’hai già detto, grazie.-
Rispose con tono seccato chiudendo l’armadietto con il
lucchetto.
Anche
se il rosso gli stava
sullo stomaco, non poteva mica comportarsi male, era un collega in
fondo… molto
in fondo.
-Bene,
allora…- Francis iniziò
a pulirsi suoi preziosi occhiali e a inforcarli.
-Allora
andiamo, il dove ci
aspetta.-
Quella
dose di entusiasmo
insospettiva il novello shinigami, che decise d’indagare.
-Aspettami
vado a parlare con
Ronald Knox.-
Ronald
aveva aiutato Francis quando
quest’ultimo era ancora una recluta quindi entrambi si
fidavano l’uno dell’altro
ed erano molto in sintonia. Francis lo stava cercando per la sala, dove
sono
consegnate le armi e lo trovò mentre ci provava con una
ragazza durante la
pausa caffè.
-Ronald…-
Lui al richiamo
rispose subito. –Hey, Frà. Che
c’è?-.
Dantes
si avvicinò con il
passo cadenzato.
-Francis,
ti presento Annie,
lei si occupa delle munizioni.-
La
donna di media statura e
molto magra fece un piccolo inchino.
-Il
piacere è mio.- Rispose al
saluto il nero shinigami.
-Permettete
di darvi questi.-
La signorina dagli occhi e capelli nocciola prese la mano sinistra del
pistolero e ci mise sopra sette proiettili di revolver.
-Usi
il revolver, vero? Questi
ti faranno comodo.-
Il
ragazzo ringraziò con un
cenno del capo e mise i colpi nel taschino destro del panciotto.
-Ronald,
come mai Greil viene
con me?- Chieste con curiosità.
-Il
motivo è molto più vicino
che mai, caro Francis, lui è follemente cotto di Serbastian.-
Francis
rimase sorpreso: quel
nome lo conosceva bene ma non aveva mai visto con i propri occhi il
portatore
di quest’identità.
-Suppongo
che sia una donna…-
Ronald
rise in faccia all’ingenuo
shinigami.
-Ma
vuoi scherzare? Quel
maggiordomo è un portento!-
Le
cose gli furono molto più
chiare, lo shinigami con il machete attaccato alla cinta
tornò da Greil che in
quel momento si stava provando
un nuovo
profumo.
-Francis,
sono molto
impaziente. Quando andiamo?!- Greil non stava nella pelle per
l’emozione.
Rispose
con un risolino: -Ora!-.
***
Eccoci
alla fine: 30/12 non mancate all'appuntamento. In più
lasciatemi qualsiasi recensione, anche critiche, aiutano a migliorare.
Alla prossima!
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Capitolo 5 *** Greil sotto pressione... ***
Ecco
il nuovo capitolo, sarà un pò più
divertente e sanguinario. Come sempre ringrazio chi legge e recensisce.
Buon divertimento!!!
(ah
già, mi sono dimenticato di dirvelo, qui la storia
è sotto il punto di vista di Francis Dantes.)
***
Noi due ci trovavamo in mezzo
a una strada londinese molto trafficata.
-Qual
è il nostro obiettivo?-
Domandai a Greil, ma sembrava che non mi ascoltasse il che mi
seccò molto.
Avevo un buon metodo d’attenzione, sfilai dalla fondina il
mio Smith &
Wesson e lo puntai a terra, su un suo piede e premetti il grilletto.
Uno
strillo da checca si sentì per tutta la strada ma nessuno se
ne preoccupò.
-Ahiiiiiiiiii….
perché lo hai
fatto?!- -Qual è il nostro lavoro?-
Io
riposi la pistola ancora
fumante mentre il rosso saltellava in tondo tenendo il suo piede.
-Smettila
di fare scene, sei
uno shinigami non una femminuccia.- Gli feci notare io,
sicché si calmasse.
-Tu
sei cattivo! Il mio
Sebastian ti punirà!- Greil mi rivolse lo sguardo arrabbiato
e dispettoso.
Io
iniziai a perdere la pazienza,
lo afferrai per un braccio e lo trascinai da una parte che nessuno
potesse
vedere.
-Quante
ne vuoi?- Gli chiesi
io. A Greil illuminarono gli occhi, chissà che aveva capito,
la risposta mi
lasciava sconcertato.
-Uno
solo, con la lingua e
durevole.- Greil si artigliò alla mia giacca. in attesa.
Io
glielo diedi… sotto forma
di colpo di karate, in testa.
-Shinigami
Chop!!- Io sorrisi
soddisfatto, dovrei ricordami di mandare una lettera di ringraziamenti
al Sama.
Pensai a questo mentre Greil giaceva a terra con gli occhi a linea
orizzontale
e un fiume uscire da sotto di essi. (T__T)
-Ora
dimmi che dobbiamo fare o
ti mozzo la testa con il mio coltello!-
Il
rosso sospirò e spiegò in
poche parole la missione da affrontare.
-Dobbiamo
prendere l’anima di
un maniaco e salvare una ragazza.-
-A
che ora?- -9.50 precise, a
Piccandrilly Park.-
-È
quasi l’ora, ed il parco si
trova dall’altro capo della città.- Dissi io,
osservando il cipollone da taschino.
-Non
è un problema, sono uno
shinigami *DEATH*!- Si sfoggiò nella sua posa con il segno
delle corna, i denti
di squalo bianchissimi in un sorriso e la linguetta fuori.
Spiccò
un balzo e saltò di
tetto in tetto prontamente seguito da me.
-Eccolo!-
M’indicò Greil. Ci
fermammo.
Io
mi sedetti su un ramo a
osservare così anche Greil. Il Killer stava per avventarsi
sulla ragazza e io,
deciso a interrompere la messinscena, sparai un colpo in aria con il
revolver (colpendo
un ramo più in alto che cadde in testa al rosso, ma questi
sono particolari…)
attirando l’attenzione della vittima e l’assassino.
-Dunque…
che succede?- La mia
voce è dura e ampiamente severa.
I
due umani ci fissano, io sorrido
e faccio un cenno a Greil, che è accolto, lui rapido come
una pantera tolse il
topo dagli artigli del falco.
-L’ho
presa!- Greil teneva tra
le braccia la donna.
Io
lessi il sacro libro delle
anime per capire come quando doveva morire quell’assassino.
-Uh,
interessante.- Non potei
nascondere una certa sorpresa, chiusi il libro.
L’assassino
mi fissava con gli
occhi stralunati, io mi spostai dal ramo e mi portai alle sue spalle
con il
machete nei suoi intestini, tutto questo senza farmi vedere da occhi
umani.
Vidi il cinematic record e feci un’utile scoperta.
-Greil,
uccidi la donna.-
Ordinai, ma lui non mi capisce ma sa benissimo che se non fa quel che
dico io,
i suoi piedi balleranno.
Greil
poggia a terra la donna
svenuta, sfodera la motosega e infine compì
l’omicidio. Il prato si tinge di
sangue.
-Ma
perché?- Greil ancora non
capiva della mia scelta, io aprii il libro e gli mostrai una data.
-Le
date di morte sono uguali
solo nel giorno e nell’anno, quindi ci siamo risparmiati tre
mesi. Ti è chiaro?-
Parlai con la voce placida e sicura, non me la sentivo di essere
scontroso con
lui.
-Ma
è contro le regole…-
Replicò il rosso… Io ridacchiai:
-“Senti chi parla, non aveva ucciso una certa Madama
Red? Non è un’infrazione quella? A causa di
questo, fu costretto a usare delle
forbicine. Ih, ih…”-.
Eccoci
alla fine del capitolo, ci vediamo il 1/01. A presto!
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Capitolo 6 *** Incontro del destino. ***
Greil,
comunque non voleva
tornare, io gli chiesti il perché.
-Vorrei
trovare Sebas_chan, il
mio uomo. – Detto ciò si lasciò andare
a piroette, passi di danza di una
colomba (per lui, invece per me, sembrava un ballerino ubriaco.)
Mentre
ci incamminavamo alla
magione dei Phantomhive rivolsi la parola al rosso:-Come mai ti piace
così tanto
un demone? Perlopiù un maggiordomo.-
-Lo
amo da morire, ma mi
respinge…- Rispose con una nota di sofferenza amorosa.
(Questo non sta bene nd
Autore/Francis)
Io
riposi il revolver nella
fondina dopo averlo ricaricato.
-Sarà
perché tu sei uomo?-
Azzardai io.
Lui
mi rivolse un’occhiataccia
furiosa, ma ciò non mi spaventò anzi gli feci una
proposta:-Vuoi che ti mutassi
in una bella donna?-
Lui
mi guardò come se fossi
pazzo, ma io lo rassicurai con un sorriso.
-Allarga
le braccia.- Lui fece
come richiesto e io poggiai le mani sul suo petto, una luce elettrica
uscì da
quest’ultime e poco dopo Greil aveva due morbidezze di
2°grado, poi puntai
l’indice e gli feci cambiare l’organo, ora era
diventata una ragazza, ma
rimaneva da rintoccare la voce e i denti.
-Bene,
ora tocca alla voce e
rendiamo i denti più piccoli.- Con uno schiocco di dita
anche questa era fatta.
Greil
si esaminò il suo nuovo
corpo.
-L’hai
fatto veramente!
Grazie!- Mi baciò con un abbraccio vigoroso che lasciai
fare. Quando pensai che
i polmoni si sarebbero incollati, lui si staccò per, poi,
correre a razzo dal
suo Sebas_chan.
-Speriamo
bene…- Dissi
pulendomi gli occhiali.
Arrivai
poco dopo e bussai al
portone del castello dei Phantomhive. Mi venne ad aprire una piccola
domestica
con gli occhiali appannati, ma riuscii a vedere due occhi color
nocciola molto
vivaci.
-Chi,
devo annunciare?- Mi
disse con la vocina un po’ timida e impacciata.
-Sono
Francis Dantes, uno
shinigami.- Lei mi fissò con le gote rosse, pensai che fosse
sotto trance ma si
riprese e si fece da parte cosicché possa entrare.
Incontrai
un uomo con una
sigaretta consumata in bocca.
-Salve,
io sono Bard. Lei è
Mey Rin. Io ora sono impegnato a stupire il conte.-
Dopo
un po’ sentii un botto
tremendo e rividi Bard con i capelli fumanti: se doveva stupire,
c’è riuscito e
pure molto!
La
ragazza che era la
domestica mi accompagnò a tavola, erano le dieci e quindi
ora di cena.
-Scusatemi,
ma se non erro
quel cane è vostro, vero?- Feci io e lei annuisce.
-Consiglierei
un veterinario,
mi ha aggredito.- Risposi occupando posto.
Lei,
premurosa, mi chieste se
avevo delle ferite, ma negai. Le ferite le avevo inflitte al cane per
legittima
difesa.
Feci
la piacevole
conoscenza con la signorina Elizabeth e la sua dama di compagnia, Paula: una bella gnocca,
però un po’
vuota.
Un'immagine di Paula per chi non si ricordasse.
Alla
fine, sentii una strana
vibrazione alla schiena e no… non era il gelato che mi era
caduto addosso per
causa di Mey Rin che essendo sbandata e miope non vide il tappeto, ma
qualcosa
di più inquietante… un demone, uno schifoso
demone.
La
sua presenza m’incusse un
leggero fastidio e solo l’intervento del suo
padrone… un essere umano, un
bambino di undici anni, ma che aveva il carattere e il fiero portamento
di un
essere maturo, mi fece sudare le mani dalla inquietudine, tanto che
dovetti
togliere i guanti con la scusa di non riuscire a impugnare il
cucchiaio.
-Buona
sera, Signor Dantes.
Gradisce la mia cena?- La sua voce era sottilmente e falsamente
gentile, stava
giocando con la preda… che ero io.
Potevo
sentire la lunghezza
d’onda della sua anima… fresca e pura, tinta di
cruda spietatezza e
vendicativa. Io mangiai quello che i domestici mi offrirono, un Curry
Pan. Era
buonissimo!
-Sì,
è molto buono…- Risposi
guardandolo negli occhi.
Tutti
potevano sentire l’atmosfera
di contrasto. Da una parte Ciel Phantomhive, un maestro di scacchi che
giocava
con le pedine umane e un re demoniaco; dall’altra parte un
giovane shinigami,
appena uscito dall’accademia e pieno di volontà.
Due anime antitetiche: una
forte, l’altra ancora più forte. Una danza
macabra… tra un conte e un giudice…
Lo shinigami non aveva carte da scoprire mentre Ciel aveva una carta
master:
Sebastian Michaelis.
Entrambi
potevano sentirlo:
sarebbero diventati ottimi amici!
-Perdonatemi
la mia curiosità
ma non vedo Greil.- Dando un ennesimo morso al curry pan.
-Greil
è in questo momento
attaccato alla mia gamba.- Mi rispose Sebastian, io abbassai lo sguardo
e la
vidi strusciarsi sulla gamba facendo degli strani rumori di un animale
in
calore.
-Siete
stato voi a combinarlo
cosi?- Disse Ciel.
-Che
ha combinato?- Domandai…
Sebastian
sospirò… -Lei è
entrata da una finestra e, senza che io potessi fare niente, mi ha
mostrato i
suoi seni e poi mi voleva denudare.-
Unica
immagine di Greil con attributi femminili.
Io, a malapena, riuscivo a
trattenere le risa.
-Mmmff…
e ti lamenti?-
Ciel
si passò la mano, con il
gioiello della sua famiglia, sul mento, pensieroso.
-Sebastian,
affronterai questo
shinigami!- Ordinò al mero maggiordomo.
-Yes,
my lord.- Sebastian si
staccò Greil dalla gamba e poi
s’inchinò con il fare ubbidiente.
Io,
ormai, volente o nolente
dovevo affrontare il pericoloso maggiordomo. La zona dove avremmo
lottato era
il giardino della sede Phantomhive. Gli spettatori (Ciel, Lizzy, Paula,
i tre
domestici, Tanaka e Greil) erano accomodati in panche di legno, era una
notte
con il cielo nero e la luna con le sue figlie le stelle, assistevano
muti, alla
battaglia tra lo shinigami e il demone.
-Sebastian,
ti ordino di
vincere!- Ciel sorrise, un po’ beffardo. Amava umiliare
l’avversario e
sottoporlo a dei compromessi mai rispettati.
Il
maggiordomo si tolse il
guanto e gli s’illuminarono gli occhi.
-Yes,
my lord…-
Io
non mi spaventai dall’aria
funesta e portatrice di sconfitta. Estrai il revolver e chiusi gli
occhi. Poi
li aprii.
Il
combattimento era iniziato:
Io decisi di attaccarlo a lunga distanza con la canna a tamburo
rotante,
Sebastian saltò da una parte all’altra scagliando
con fredda precisione i
coltelli e le forchette. Io non rimasi immobile anzi mi muovevo, usando
il mio
corpo come una marionetta. Evitavo i coltelli e
all’eventualità sparavo alle
posate ancor prima di colpirmi, rompendoli. I proiettili non finivano
mai nella
scatola rotante del revolver perché io usavo una magia
occulta che mi
permetteva di rigenerare i colpi. Dopo un bel po’, il vento
della fortuna
soffiò in favore al maggiordomo, una forchetta che sfuggi
alla mia attenzione
ficcò nella mia mano…
-Mi
annoi shinigami.- E si
fermò.
-Ho
ancora il machete!!-
Risposi con un urlo, estrai la lama che scintillò nel buio
della notte. Scattai
in avanti e Sebastian mi accolse con un sorriso demoniaco. Menai
fendenti
furiosi che avrebbero fatto a pezzi un semplice umano. Lui parava i
colpi con
grazia e con il perenne sorriso canzonatorio in faccia. Dannazione!
Quando mi
faceva imbestialire!
“Come
fa Greil ad amare un
essere così repellente?“ Pensai io.
Noi
volevamo
terminare lo scontro, io scattai per l’ennesima volta in
avanti e mi trovai con
il machete incrociato con i tre coltelli di Sebastian, non riuscivo a
prevalere.
Ecco,
concluso questo capitolo... (mi scanso e mi riparo su un muretto per
evitare i pomodori lanciati dai amatori di Greil maschio, della coppia
Yaoi Seb/Greil, Will/Greil e, forse, Francis/Greil.) Bene, hanno finito
i pomodori, posso uscire. Allora: Buon Anno nuovo, Buon 2012, (quelli
che hanno visto il film "2012" si tocchino.) da parte del Professor
Shinigami (ex-King of Jaguars.) Il nuovo capitolo, si spera, 3/01. A
presto!
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Capitolo 7 *** Perchè tutto dev'essere così complicato? ***
Ecco
il nuovo capitolo, mi scuso per il ritardo ma impegni inderogabili mi
hanno tenuto lontano dalla tastiera. Il nuovo capitolo sarà
postato il 5/01. Abbiate la bontà di lasciare una recensione
grazie.
Avevo
perso… Sì, avevo perso.
Sebastian mi aveva eliminato, per obbedire all’ordine del suo
padrone aveva
giocato sporco. Il suo potere demoniaco era superiore a quello degli
shinigami,
l’avevo scoperto a mie spese. Infatti, ora ero fasciato alla
testa e lasciato
dormire su un giaciglio, di certo poco nobile, come un divano. Andiamo
con
ordine: Un’onda d’urto si era generata dopo le armi
incrociate e mi aveva
respinto con tale violenza da finire con il cranio fracassato sul
tronco di un
albero del giardino, l’ultima cosa che sentii fu
un’aura oscura, vibrante come
una fiamma, e i miei occhi si specchiarono con quelli rosa infernale
del
maggiordomo, vidi l’inferno da dove proveniva, quel essere
immondo e,
credetemi, non fu un bello spettacolo. Chiusa la spiegazione della mia
sconfitta, andiamo avanti. Mi alzai dal divano, mi diressi al lavabo
ottocentesco con tanto di caraffa di acqua, mi sciacquai il viso, mi
pettinai
senza usare lo specchio; il vestito non era danneggiato solo un
po’ sporco, mi
pulii con dei colpetti la giacca e infine mi annodai per bene la mia
cravatta
nera. Sentivo fame quindi uscii dalla stanza e seguendo la scia
profumata di
dolci e the arrivai nella sala da pranzo, dove Ciel già
stava bevendo il suo
the preferito con sempre al suo fianco il maggiordomo.
-Ben
svegliato signore, ha
dormito bene?- Ciel smise di sorseggiare la sua bevanda e
inchiodò i suoi occhi
marini nei miei. Mi veniva uno strano impulso a scagliarsi addosso e
fargli
rimpiangere di aver stretto un patto con il demone.
-Aspetterò
che tu avrai
compiuto la tua vendetta e, stanne certo, la tua anima la
distruggerò…- risposi
a denti stretti.
Non
potei negare di essere
troppo debole contro Sebastian… lui aveva moltissima
esperienza in più di me.
Quindi accettai tacitamente la sconfitta. Io iniziai a mangiare alcuni
biscotti
sotto consiglio di Sebastian e in sottofondo la descrizione, gli
ingredienti,
il luogo, la nascita ecc. ecc. che, credo, faccia sempre quando serve
un piatto
complicato.
Le
sorprese non erano ancora
finite, Sebastian ricevette da Mey Rin un piccolo dispaccio dalla
regina Vittoria.
(mi sbaglio o lei mi ha sorriso?) Sebastian aprì il
dispaccio e iniziò a
leggere sotto l’invito del conte.
Ecco
che accadde: Delle entità
paranormali si aggiravano a Londra ed era compito del cane della regina
fare
luce sulla questione quindi riportare la tranquillità nel
cuore della sovrana.
Io
mi alzai dal tavolo e
ordinai a Greil di smetterla di profumarsi (il suo profumo Chanel 5 si
sentiva
per tutta la stanza.)
-Posso
accompagnare
Sebes_chan?- Greil non voleva ancora staccarsi da lui, nonostante
avessero pure
dormito insieme e tentato più volte di abbracciarlo mentre
dormiva. Infatti,
questo era comprensibile dalla faccia leggermente assonnata di
Sebastian.
-Basta
con queste sciocchezze,
Sebastian portati pure con te Greil, purché ti concentri per
l’importante
missione che ci attende.- Stabilì Ciel con la sua aria
seccata.
-Come
desidera bocchian.-
S’inchinò (quando fa così, mi vien
voglia di scagliare un calcione nel suo
sedere).
Una
volta pronti scroccai un
passaggio in carrozza con Ciel e Greil (Sebastian conduceva i cavalli).
Arrivammo,
dove mi aspettavo
di giungere. Scesi dalla carrozza e restai a osservare
l’enorme insegna.
-“Undertaker…”-
Non potei
nascondere di essere molto emozionato.
Entrammo
accolti da uno
scampanellio della porta e da una bara sul muro, due occhi gialli mi
fissarono.
Lo shinigami dalla folta frangetta era una leggenda andata in pensione.
Io
porsi la mano per salutarlo…
-Tu…
sei… Francis, eh?- In un
minuto mi sentii il suo alito in faccia, il suo viso era a un palmo dal
mio.
Pensai che fosse un maniaco, come Greil, ma mi rassicurai
perché lui si
allontanò tra risate e movimenti sconnessi. Era solo pazzo,
per fortuna. Prima
di dirci quello che sapeva ci sottopose al “tentativo di far
ridere un
becchino”. Greil si offrì “per amore del
suo demone”. Ciel, Sebastian ed io
eravamo fuori ad attendere. Un terribile terremoto, l’insegna
cadde a terra,
poi il nulla... tutti noi ci guardammo… c’era
riuscita?
-Entrate
pure…- La voce ci
inquietò, pure Sebastian…
Facemmo
la conta e perse Ciel…
-Ma
non è giusto.- Ciel stava
per aprire la porta…
-Coraggio,
un vero conte deve
essere anche forte di cuore.- Dicemmo in coro io e Sebastian.
-Bel
maggiordomo che sei…- Ciel
inghiottì la saliva e aprì completamente la porta.
Lo
spettacolo che si presentò
era tra quelli più surreali… Undertaker era prono
su una bara ridendo come un
pazzo e Greil si stava rivestendo.
-Non
voglio sapere che è
successo.- Sentenziò Ciel.
-Nemmeno
noi.- Io e Sebastian
cercavamo di togliere dalla mente, i possibili pensieri sconci che la
situazione ci faceva apparire.
Undertaker
accettò di aiutarci
e ci mostrò una bara nuova fatta di mogano. Lui la
aprì e ci mostrò un
gentiluomo pallido e con gli occhi dilaniati. La cosa che fu evidente
erano due
buchi al collo del signore.
-Dobbiamo
comunicare
quest’avvenimento agli altri shinigami.- Parlai a bassa voce
rivolgendomi a
Greil.
Non
si sa perché ma lei
acconsentì di venire con me.
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Capitolo 8 *** Una nuova alleata: Cassandra. ***
Accidenti,
dopo un bel pò trovo il tempo per scrivere! Ecco il nuovo
capitolo, spero che apprezzerete. Ringrazio molto coloro che seguono la
mia storia, inoltre vorrei dire che purtroppo a causa della scuola
posterò un cap. per settimana. Vi ringrazio per la pazienza
e la comprensione, vi lascio alla lettura.
-Mmm…
Capisco.- Will mi guardò attraverso le sottili lenti dei
suoi occhiali; io ero seduto su una poltroncina di fronte a lui che
stava in piedi e mi dava le spalle. Quando finii la mia storia, lui mi
guardò fugacemente per poi tornare a osservare fuori alla
finestra, cosa c’era da ammirare non capii molto.
-Quali
sono gli ordini?- Chiesi, congiungendo le mani e incrociando le gambe
nella postura a quattro.
-Bellissima…-
-Eh?- Avevo sentito bene? A Chi si riferiva? Mi alzai e mi avvicinai
alla finestra. Non mi ci volle molto per comprendere
l’oggetto d’interesse di Will. In direzione di un
albero un po’ isolato dagli altri e una panchina di legno,
una ragazza vi era seduta.
-Chi
è lei?- Quella ragazza, noi la vedevamo bene: ventenne, i
capelli lunghi fino al fondoschiena di colore verde, gli occhi erano
nascosti da due occhiali dalla montatura semplice e sottile. Non
portava l’uniforme ma una camicetta leggera con le maniche
lunghe rimboccate fino ai gomiti, una gonnella con motivi scozzesi e un
paio di stivali neri completava la ragazza. Will la mangiava con gli
occhi; io per riportarlo alla realtà, adottai lo stesso
sistema usato su Greil. Dieci minuti più tardi vidi uscire
Will dall’infermeria con la gamba fasciata e la stampella.
-Come
si sente signore?- Domandai me staccandomi dal muro bianco
dell’ospedale dove mi ero poggiato con le braccia conserte
mentre attendevo il mio sensei.
-A
parte l’alluce e alcune ossa, sto bene.- Mi rispose senza
perdere la sua aura di freddezza e superiorità.
Andammo
dalla ragazza con i capelli verdi e la camicetta bianca, noi
attraversammo il piazzale e la trovammo sempre lì vicino a
quell’albero.
-Buongiorno-
Iniziò Will, ma la ragazza ci ignorò; io stavo
per impugnare l’arma. Però lei lentamente
alzò la testa dal libro che stava leggendo mostrandoci il
viso sottile e due occhi vispi di colore rosso. Le labbra erano piegate
in un sorriso gentile, Will si sciolse, io invece ebbi uno strano
gonfiamento in mezzo alle gambe. Maniaco, penserete voi?
Forse…
Lei
chiuse il libro e si alzò di fronte a noi,
s’inchinò in uno doveroso saluto.
-Buongiorno,
signori.-
Anche
noi ci inchinammo con gentilezza. Will procedette con le presentazioni
indicò con un gesto, prima se stesso e poi me.
-Sono
William T. Spears mentre lui è Francis Dantes.-
Lui
strinse la mano appena posa.
-Sono
felice di conoscervi, io sono Cassandra, sono una studentessa di
vampirologia.-
Io
inarcai un sopraciglio e mi accarezzai il pizzetto appena accennato
sotto il mento.
Lei
comprese il nostro dubbio.
-È
una nuova disciplina molto studiata dal mondo in cui vengo. Come vi
siete fatto male?- Disse lei notando, poi, la fasciatura alla gamba di
Will.
Io
fischiettai. Will raccontò una balla: era stato rimasto
ferito durante una missione.
-Oh,
mi dispiace.- Lei si passò una mano sulla bocca in chiaro
segno di commiserazione.
-Non
è niente.- si affrettò a dire.
-Mi
scusi come va in quella disciplina?- Intervenni per interrompere la
noia dei lettori.
-Ho
preso nove e mezzo all’ultimo trimestre.- Rispose con una
punta d’orgoglio. Will ed io ci scambiammo uno sguardo
complice e insieme:-Venga con noi.-
In
una stanza con luce, acqua, gas, un tavolo, una sedia, alcuni mobili
comuni e un pezzo di carta, noi tre eravamo riuniti in questo modo:
Cassandra leggeva il pezzo di carta (che sotto a occhi più
attenti, si comprende facilmente che era un contratto).
Will
ed io aspettavamo che finisse di leggere, poi…
Lei
ci fissò stupita e poi torna a leggere il foglio per
assicurarsi di aver letto bene…
-Quindi
volete che…- Lei alzò lo sguardo verso la nostra
direzione
Noi
annuimmo.
-Sì,
sarai una shinigami.- Iniziai io.
-Basta
una firma qui.- Finì Will, indicando sul foglio una riga
vuota.
-Aspettate
ma perché devo essere una di voi? Dovrò indossare
quegli abiti fuori moda?- Lei era dubbiosa e insicura della decisione
che stava prendendo.
Io
sorrisi, compassionevole.
-Perché
sai molte cose sui vampiri e noi abbiamo bisogno del tuo aiuto. Non
indosserai quegli “abiti fuori moda”. Sarai un
assistente, insomma.- Spiegai.
-D’accordo.-
Disse lei e firmò sul foglio colmo di regole e obblighi di
shinigami.
-Lavorerai
con Francis.- Ordinò Will.
Lei
annuisce e lascia la stanza per prepararsi.
Will
mi rivolse uno sguardo serio. –Abbi cura di lei, ok?-
-Sì,
signore.- Io ero onorato.
Lei
arrivò a breve, vestita con una maglia per ragazze, un
pantalone leggero e indossava sempre gli stessi stivali.
-Andiamo
in Ardeal.-
Lei era pronta per l’avventura che l’attendeva.
Ma
io non mi mossi. Che diavolo è Ardeal?
-La
Transilvania! Baka!- Lei fece una faccia arrabbiata che io trovai molto
dolce.
Eccoci
alla fine, il nuovo capitolo sarà postato la domenica
prossima: 15/01.
Riuscirà la nuova coppia a risolvere il mistero delle morti
a Londra? Cassandra (al prossimo capitolo posterò una sua
foto.) ha deciso di andare nella terra dei succhiasangue, trascinando
con sé il nostro Francis Dantes. Riuscirà il
nostro shinigami a contenere l'impluso sessuale e mantenere la
verginità della ragazza? Queste e altre domande al nuovo
cap. A presto!
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Capitolo 9 *** Uno shinigami in Transilvania, un legame speciale. ***
Transilvania…
terra fredda e
inospitale, reame di sogni e creature fantastiche tra cui lupi mannari,
zombi e
soprattutto vampiri. Che cosa avrà in serbo, per un giudice
della morte, il
fato? Beh, lo scoprirò.
Cassandra,
per il freddo che
provava, indossava un giubbotto color fucsia e un cappello di lana.
Notai che
non era miope come noi shinigami ma, forse, presbite; questo era
deducibile dal
fatto che non portava gli occhiali, ma li teneva gelosamente nella
borsa.
-Affitteremo
una camera d’albergo
dopodiché inizieremo la ricerca.- Mi spiegò
mentre ci dirigemmo al paese.
Io
non dissi nulla, la lasciai
fare. Quindi varcai la soglia di un albergo a due stelle, molto grande.
L’interno
era semplice e pulito, ci accolse una donna molto grassa dal tono
gentile.
-Benvenuti,
una notte costa
500 dollari, una settimana 3500. Quale scegliete?- La donna
aprì un registro.
-Una
settimana. Ecco!-
Cassandra aprì la borsa e cacciò fuori i soldi .
-Abbiamo
solo una camera
matrimoniale, vi va bene?-
Io
annuii e alzai la mano col
palmo verso l’alto.
Lei
mi diede una chiave con un
numero impresso. Cassandra salì, come una furia, al piano di
sopra. Io, invece,
salii con calma guardando continuamente la chiave. Non potei fare a
meno di
sorridere.
-Era
ora che arrivassi! A momenti, mettevo le radici!- Cassandra era davanti
alla
porta.
Io infilai la chiave
all’interno, la girai e
infine la porta si aprì.
L’interno
era molto
accogliente, lo stile gotico medievale mi fu gradevole e il letto era a
baldacchino, un comodino nero con sopra un telefono antico e un tavolo
largo e
rettangolare con un candelabro e due sedie a prima vista molto fragili
completavano la decrizione. Io, già
volevo tastare la qualità del letto ma Cassandra mi porse
una lista.
-Vai
al paese e compra tutto
ciò che ho segnato sopra, mentre io faccio delle ricerche.-
La sua voce seppur
gentile non ammetteva repliche.
Voi
penserete che io mi sia
rifiutato, perché, altrimenti, non faccio certo onore ai
nobili shinigami che
mi hanno preceduto? Au contraire! Io, vagando per i vari negozi, feci
scorta di
cibo e vestiti per un anno (altro che settimana!), dopo comprato un
pigiama per
Cassandra, andai dal macellaio per prendere il sangue, sempre per lei.
Il
macellaio, un uomo grosso e imponente con due baffoni alla vichinga mi
chieste,
con un vocione che faceva tremare i vetri, che tipo di carne volevo. Io
inghiottii
la saliva e avviai la richiesta.
-Che
vorresti tu?- Mi aggredì
il gigante.
-Del
sangue…- Ripetei cercando
non creare scompiglio.
La
gente della macelleria mi guardava
con curiosità, dovevo stare attento…
-Mi
serve per fare del
sanguinaccio.- Mentii.
Il
baffone, creduto alle mie
parole, mi diede un fiasco di sangue non ancora asciutto.
Uscii
dalla macelleria sotto
lo sguardo sospettoso e curioso dei clienti. Mi feci un promemoria
mentale: Ci
vada Cassandra a prendere il sangue non io!
Tornai
nella “camera della
bestia” (solo che la bestia era una ragazza di 19 anni con un
visino tenero ma
dentro una belva!), posai le buste nella stanza attigua alla camera
matrimoniale.
Lei
era china sul suo
portatile e faceva numerose annotazioni e appunti. Io notai, infatti,
molti
foglietti e libri aperti strapagliati sul tavolo facevano da cornice
alla
ragazza. Io tossii piano per attirare l’attenzione, lei mi
rivolse uno sguardo
assonnato.
Cassandra al computer
(non fate caso al signore dietro.)
-Francis,
sei tornato presto!-
Lei si alzò massaggiandosi la schiena.
-Ehm…
no, sono le 12 e mezza.
Ti ho portato il tuo sangue.- Risposi leggendo il mio cipollotto.
Lei
mise ordine sulla tavola
raccogliendo i fogli mentre io tornai nella stanza attigua e iniziai a
preparare
il pranzo usai il fornello a legna per cucinare un brodino vegetale e
scaldai
il sangue per la vampira. Dopo un po’, noi eravamo di fronte
all’altro, seduti
a tavola. Io sbriciolai un po’ di pane secco e impugnai il
cucchiaio d’argento
per iniziare a mangiare.
-Mi
passi un cucchiaio?- Mi
chieste Cassandra.
Io
le feci notare che c’era un
cucchiaio d’argento accanto al suo piatto.
-Non
posso impugnare oggetti d’argento,
sono molto caldi… passami un cucchiaio con
l’impugnatura diversa dall’argento.-
Feci
come richiesto, ma tra me
e me: -“Spero che non mi chieda di
imboccarla…”-
Questo
non successe, quindi il
pranzo si consumò nel più profondo silenzio rotto
solo dal suono delle posate.
Alle
due tutto era
sparecchiato e riordinato. Mi distesi sul letto per riposare le gambe,
volsi lo
sguardo verso la ragazza e notai che era tornata nel suo portatile.
L’unico
attrezzo moderno del mondo degli shinigami.
Mi
alzai, poiché non riuscivo
a prendere sonno e decisi di aiutare la giovane nel suo lavoro. Lei,
infatti,
già si grattava gli occhi per la fatica.
-Non
è bene che ti stanchi
inutilmente, permettimi di aiutarti.- Presi alcuni fogli e tirai
indietro la
sedia su cui era seduta Cassandra, lei protestò un
po’.
Io
iniziai a battere
velocemente sulla tastiera.
-Ma
che fai?- Lei inarcò un
sopracciglio curiosa.
-Vai
a svagarti, io completerò
quello che stavi facendo.- Io ero sicuro di quello che facevo.
Lei
si mise il giubbino fucsia
e mi lanciò un ciao veloce, mentre lasciava la stanza.
Sette
ore più tardi. Io ero
riuscito a compilare una vera e propria enciclopedia dei vampiri e ora,
mentre
aspettavo che lei tornasse, mi rilassai sulla veranda.
-“Uffa,
che nebbia”.- Pensai
mentre cercavo di scorgere qualcosa dalla nube forte che mi penetrava
pure
nelle ossa.
-Sono
tornata!- Cassandra mi
abbracciò da dietro con grande foga.
-Da
quando?- Ero confuso per
la stanchezza.
-Da
12 secondi fa, che hai fatto?-
Lei già stava aprendo il portatile.
-Yaaaawm
(sbadiglio. ndA)… Ho
fatto tutto, ecco.- Le mostrai un grosso fascicolo di 5000 pagine.
-Non
ci credo!- Lei aveva gli
occhi sbarrati per la vista del mattone.
-Credici,
io vado a dormire.-
Mi spogliai di fronte alla ragazza.
-Ehi!
Aspetta che vado nell’altra
stanza!- Cassandra era rossa come un peperone ma io le passai il
pigiama.
Mentre
lei andò in bagno per
bisogni personali, io presi il telefono e composi un numero. Quando
terminai la
telefonata, apparve Cassandra, era bellissima con il pigiama
di seta. Precisamente, di
seta! Potevo ammirare le sue forme giovani e armoniose, due buchi
separati dai
bottoni permettevano di intravedere il seno. Abbassai leggermente lo
sguardo e un slip bianco con un coniglietto rosa davanti, dovetti
distogliere lo
sguardo per non provocare il sanguinamento dal naso.
Lei
soffocò uno sbadiglio e si
coricò nelle coperte. Io mi girai dall’altra parte
ma lei mi fece una strana
richiesta…
-Ho
freddo, stammi vicino.-
Cassandra, con gli occhi chiusi, sembrava una bambola di porcellana
dormiente.
Stranamente,
tutti i pensieri sconci
che mi ero fatto poco prima scomparvero, lasciando spazio a un unico
pensiero:
non più mero oggetto sessuale ma una pianticella appena nata
che va difesa
affinché cresca sana e forte. Diamine! Avrei dato la mia
anima pur di
proteggerla!
Eccoci alla fine,
ringrazio chi mi segue e recensisce. Se ho fatto errori, informatemi
che provvedo a correggere. Il nuovo cap la prossima settimana: 22/01. A
presto!
|
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Capitolo 10 *** Non tutto è come sembra... il passato di Dantes. ***
Sentii
un fruscio solleticarmi
il naso, di malavoglia aprii gli occhi cercando di mettere a fuoco la
situazione ma ero miope (come tutti gli shinigami) quindi allungai il
braccio
magro sul comodino per afferrare i miei fedeli occhiali e quindi potevo
verificare la cosa.
-Mm…?
Cosa? Cassandra… dove
sei?-
Infatti
non vedevo la ragazza,
ma movendo le braccia all’interno delle lenzuola toccai
qualcosa di morbido,
volsi lo sguardo verso la mia sinistra e la vidi, era sveglia e aveva
lo
sguardo rivolto verso il soffitto.
-Cassandra…
Che succede? Non
hai dormito?- Mi alzai con il busto e notai che lei si stringeva il
lembo del
lenzuolo fino al mento quasi come se fosse impaurita da qualcosa.
-Tutto
bene?- Io, anche se non
lo davo a vedere, ero turbato dal suo comportamento.
-Francis…
sto bene, solo che…-
A quel punto s’interruppe, ma il mio sorriso incoraggiante la
spinse a
continuare.
-Ho
avuto un incubo…- Terminò
con un sospiro.
Io
scossi la testa, ridicolo!
Non bisogna avere paura dei propri sogni.
-E
che hai sognato?- Le chiesi
mentre mi allacciavo le scarpe.
Lei
si alzò lentamente e si
aggiustò la fascia nera che aveva tra i capelli, si stava
sciogliendo il nodo.
-Mmmm…
Niente d’importante.-
Lei riprese la sua solita allegria.
-Già…
niente d’importante.
Beh, vado a preparare il tuo sangue.-
Mi
misi la giacca e andai in
cucina.
-Ah,
per piacere… metti poco
sangue di bue e più di gallina e di coniglio.-
Io
ero basito, non sapevo che
il sangue avesse diversi sapori.
Preparai
come lei richiesto e
mentre portai il piatto in tavola, mi venne un dubbio.
-“Chissà
com’è il sapore?”-
Presi il cucchiaio e ne provai un po’.
Bleahh!!!
Sputai tutto per
terra, mai assaggiato nulla di così terribile!
In
seguito dovetti pulire per
terra. Poi mi preparai un tè leggero alle erbe, con sei
zollette di zucchero,
sì, perché volevo disinfettarmi la lingua.
-Mai
assaggiato nulla di così
morbido e leggero.- Mi dissi questo mentre il caldo liquido
m’inebriava la
mente.
-Ah,
il piatto era
buonissimo!- Cantilenò la ragazza mentre indossava i suoi
abiti preferiti.
Io
mi grattai la testa, forse
il palato dei vampiri è diverso da quello umano e shinigami.
Una
volta pronti dissi alla
ragazza di andare di sotto per focalizzare la missione da compiere.
Quando fui
solo, andai nella camera adiacente a quella da letto, dove
c’erano le mie armi.
-Salve
ragazze. Avete dormito
bene?- Mi rivolsi alle ragazze che avevano la mia stessa età
e non eravamo
parenti ma Maestro e Arma.
-Accidenti,
essere una pistola
non è facile…- Disse la prima con i capelli corti
olivastri e gli occhi rosa. (Clicca
per vedere la ragazza.)
-Ehi,
non lamentarti di
questo, cugina! – Replicò l’altra, aveva
i capelli lunghissimi e gli occhi
rossi, era una tipa molto “calda” cioè
voleva sempre avere ragione e per lo di
più era molto cotta di un certo Star.
Loro
due erano cugine e le
avevo conosciute a Death City.
Ma
basta parlare di questo,
Cassandra mi attendeva giù.
-Ragazze,
avete avuto la
vostra ora d’aria, tornate armi, per piacere.- Io sospirai, a
volte, con i loro
capricci mi facevano arrabbiare; ma comunque compivano il loro dovere.
Per
questo le perdonavo.
La
rossa obbedì e divenne il
machete.
Emma,
cioè il machete era più
importante perché mi permetteva di raccogliere anime.
L’altra
però non voleva ancora
trasformarsi ma abbassò la testa e fissò il
pavimento.
-Che
c’è che non va, Zoe?- Mi
avvicinai a lei e poggiai le mani sulle sue spalle.
-Mm…
niente.- Lei sembrava
stesse tremando. Io lasciai la presa e le diedi spalle.
-Allora
trasformati in arma…
so che è fastidioso, ma una volta concluso il compito,
torniamo a casa.- Le
risposi un po’ duramente, mi sentii afferrare il braccio
destro verso di lei.
Girai la testa e la vidi che mi tratteneva stingendo la mano sulla
parte
dell’articolazione del mio gomito.
-Francis,
promettimelo…- Lei
aveva gli occhi inumiditi.
-Che
cosa?- Non riuscivo a
capire.
-Cassandra…
Non. Deve.
Intromettersi.- Scandì bene le parole.
-Sei
gelosa di me, forse?-
Sorrisi.
-Sono
pazza di te, e lo sai!-
Lei finì le parole e si trasformò in revolver.
Io
la presi da terra e la misi
nella fondina.
-Non
vi lascerò mai…- Chiusi
gli occhi e un breve flashback mi passò per la mente: Una
casa in fiamme, un
bambino di 7 anni che stringeva al petto due fagotti anneriti dalla
cenere e un
crollo con un boato tremendo. All’ultima visione, aprii gli
occhi, mi ripresi
dai pensieri e infine andai giù.
Un’ora
più tardi Cassandra ed
io camminavamo per una strada battuta e vecchia.
-Qual
è la missione?- Io ero
concentrato a non perdermi.
-Allora
secondo le ricerche
condotte da te, la causa del fenomeno di vampirismo che si sta
abbattendosi su
Londra, è causata da un veleno che parte dalla residenza del
conte Vlad Tepes
III. Detto anche l’impalatore.-
-Eh?-
Mi persi di nuovo su un
termine che non conoscevo.
-Il
conte Dracula, baka!- Lei
s’innervosì.
-
La ricerca l’hai fatta tu ma
mi sembra che non sai un tubo sui vampiri.- Notò lei.
-Ah,
perché dovevo pure
leggerla?- Chiesi con una faccia da bambinone.
*Facepalm*
da parte di
Cassandra e i lettori.
Soprasediamo
sull’evento.
Noi
due notammo che si stava
alzando una nebbia molto fitta, allora decisi di aiutare la mia amica
dandole
la mano per non perderci.
-Dammi
la mano, cerchiamo di
non perderci.- Continuai la camminata finché intravidi un
cancello di ferro
antico.
Ma
la sorpresa non era finita,
nella nebbia vidi qualcuno che non mi aspettai di vedere…
-Sebastian!-
Gli occhi mi
uscirono dalle orbite.
Anche
il mero maggiordomo non
nascose la sorpresa.
-Ah,
che caso strano… non mi
aspettavo di rivederla.-
Ma
la cosa incredibile è che
vidi accanto a lui Cassandra.
Feci
un rapido calcolo.
Se
Sebastian sta a x come
Dantes sta a Cassandra cioè Sebastian:X=Dantes:Cassandra.
Chi è l’incognita,
ergo chi mi stringe la mano?
-È
un piacere rivederla.- Una
voce umana e allo stesso tempo demoniaca mi fece gelare la schiena.
-Ciel?-
Mi accorsi solo ora
che stringevo la mano guantata di velluto del conte.
Facemmo
le dovute
presentazioni a Cassandra. Ciel si dimostro garbatissimo e corretto
come era
suo costume. Mentre Sebastian le regalò uno dei suoi sorrisi.
Cassandra
aprì il cancello che
cigolò in modo fastidioso. Questo era l’ambiente
che si presentava: Il giardino
era spoglio, gli alberi erano secchi e neri, le finestre rotte
fischiavano
un’agghiacciante melodia…
Sebastian
ed io sentivamo una
tensione che ci accapponava la pelle. Qualcosa di sovrannaturale
riposava in
quelle mura umide e noi lo stavamo risvegliando.
Ecco
il capitolo nuovo, se ci sono errori ditemelo che correggo, nuovo cap:
29/01. A presto!
|
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Capitolo 11 *** Il futuro di Ciel. ***
Ecco il capitolo, spero
che vi piaccia e scusatemi il ritatdo. Buona lettura!
Noi
ci trovavamo in un grande salone, al centro un tavolo impolverato e
diverse armature medievali erano in fila, con le spalle al muro. Un
camino in rovina era dall’altra parte della stanza.
-Sebastian,
accendi le candele del candelabro.- Iniziò Ciel.
Il
nero maggiordomo accese i candelotti di cera consumati che a malapena
emettevano delle fiammelle.
-Bene,
questa luce è sufficiente per la lettura di queste carte.-
La vampira prese, dalla borsa, tre o quattro foglietti e, ottenuta la
nostra attenzione, iniziò a leggere.
“Il
conte Dracula, prima era una persona umana ma il suo cuore era spietato
e sanguinario tanto che rinnegò Dio e divenne un vampiro con
il nome di Nosferatù. Furono moltissime le sue prodezze
tanto che la sua figura era ed è tuttora avvolta nella
leggenda.”
-Uhm…
non ci credo molto a queste fiabe per bambini, io sono qui per il
preciso scopo di investigare sul fenomeno di vampirismo presente a
Londra.- Replicò con tono annoiato, Ciel era seduto su una
poltrona di raso consumato.
-Voi
non avete paura dei vampiri?- Cassandra alzò la testa dai
suoi fogli e lo fissava in modo… particolare.
Io
non potei fare a meno di costatare che la ragazza aveva uno sguardo
pericoloso. Lei lasciò le carte e si avvicinò a
Ciel.
Sebastian
ed io sentimmo uno strano ronzio nella testa come se un’ape
volasse all’interno dei nostri cervelli.
Avevamo
la coscienza ma i nostri corpi erano bloccati dalla loro posizione.
Potevamo
vedere ma non toccare e non sentire…
----
Si passa al punto di vista dello scrittore.----
Cassandra
salì sulle gambe del conte con nonchalance, Ciel fece la sua
famosissima espressione con gli occhi sbarrati la bocca a triangolo e
alcune strisce blu sulla fronte.
-Fareste
bene a temere i vampiri, perché posso essere
più… cattiva del vostro caro maggiordomo.- Lei
era cambiata di carattere e i suoi occhi erano di un rosso lieve, anche
il tono era mutato: era più sensuale.
Ciel
nonostante fosse ancora un bambino, era piuttosto in subbuglio, si
capiva dal sudore che gli imperlava la fronte.
Ciel
comprese di avere, più che mai, bisogno del suo servo.
-
Sebastian…- Ciel rivolse uno sguardo disperato al nero.
Il
diavolo restava impassibile e con un sorriso crudele, quasi come si
prendesse gioco del suo padrone.
-
Sebastian… non costringermi a ricordarti i termini del
nostro patto!- Urlò con voce che non pareva nemmeno la sua.
Cassandra
si alzò dalle gambe del conte (che stavano diventando viola
per il peso della ragazza, non che sia grassa
però…), gli stampò un bacio freddo e
poi gli rivolse un sorriso tenero.
-Dovrai
arrangiarti senza il tuo domestico e quel momento arriverà
molto presto… ma non solo, in futuro imparerai anche ad
amare una ragazza umana, solo che sarai sull’altra
sponda.–
-Che
cosa? Non mi uccidi? Sono una facile preda.- Ciel era turbato dallo
straordinario potere latente della giovane.
-Troppo
facile, mi limiterò a darti un ceffone.- E così
fece.
----Si
torna al punto di vista dello shinigami.----
Noi
due, le belle statuine, riprendemmo il nostro controllo del corpo.
-Signorino,
avete una guancia arrossata… vi è accaduto
qualcosa?- Sebastian (come suo solito) era preoccupato per Ciel.
Io
mi passai la mano sulla fronte: il ronzio era sparito.
Ciel
stava per rispondere ma bastò un’occhiata
eloquente della vampira a fargli cucire le labbra.
-Niente…-
Ciel era più preoccupato per la preveggenza della ragazza
che per lo schiaffo.
Cassandra
organizzò l’esplorazione: lei e Ciel sarebbero
andate a cercare la caraffa del demonio, mentre il maggiordomo e il
sottoscritto dovevano fare il lavoro sporco.
-Che
cosa? Dovremmo cercare il conte Dracula? No, no, ci tengo alle mie
chiappe!- Ovviamente ero contrario a quest’idea.
-Che
c’entrano le sue chiappe?- Sebastian era dubbioso.
Io
gli informai per un orecchio, l’attività preferita
di Nosferatù.
-Oh
dio…- Sebastian fece una faccia sorpresa.
Ciel
si alzò dalla sua poltrona e ordinò al
maggiordomo di eseguire senza tante discussioni.
-Hai
voluto la mia anima? E ora lavora!- Con queste parole dette dal conte,
Sebastian iniziò mestamente ad avviarsi verso i sotterranei.
Io decisi di seguirlo perché non mi andava di restare solo.
Ah
mi scuso per il capitolo breve ma ho poco tempo a disposizione, il 5/02
vi regalerò un capitolo più lungo va bene? Alla
prossima!
P.s.
Oggi è il compleanno di una mia amica: Julia Phantomhive,
facciamole sentire i nostri calorosi auguri.
Non
manca nessuno vero? Buon Compleanno!
|
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Capitolo 12 *** Un conte maniaco e un trio di vampiri. Sebastian e Dantes incasinati come non mai! ***
Eccovi
il nuovo capitolo, come promesso è venuto più
lungo del previsto. Come sempre ringrazio molto chi mi ha
seguito/letto/commentato. Mi fa piacere che la mia storia sta
riscuotendo un buon successo, questo mi sprona a proseguire. Ok, bando
alle ciance diamo il via alle danze!
La
situazione era molto pericolosa, noi due avanzammo passando per
numerose stanze che erano tutte uguali, Sebastian era molto pensieroso
ed io lo seguivo da dietro. Sebastian a un tratto si fermò
di botto e rivolse la sua attenzione a un quadro, il suo sguardo
rispecchiava la sua anima: interessato e turbato.
-Eh?
Cosa c’è?- Mi fermai anch’io e fissai il
quadro.
Il
soggetto del quadro era un uomo di bell’aspetto di circa
trenta anni, una chioma di capelli nerissimi, due occhi come braci
ardenti mettevano soggezione a chiunque lo avrebbero visto. Un
naso aquilino, il mento virile coperto da una barba incolta e due baffi
sottili completavano il viso; poi due spalle larghe coperte dalle
spalliere di una corazza antica facevano intuire la sua stazza.
-Mi
sa che avremo a che fare con uno tosto.- Commentai me facendo scivolare
la mano sul machete. Il nero maggiordomo non mi rispose ma
andò avanti. Ed io venni dietro.
---Si
passa al punto di vista dell'autore.---
Nel
frattempo Ciel e Cassandra andavano verso i piani superiori.
-Allora,
una volta superata la sala delle torture, arriveremo in una camera dove
dovrebbe esserci il vaso.- Esclamò la ragazza dai capelli
verdi mentre consultava la mappa.
-Siete
sicura di quello che fate?- Ciel era un po’ turbato
dall’idea di attraversare una camera del genere.
Una
volta aperta la porta della sala della tortura Ciel notò una
macchina veramente strana: una sedia era sospesa a mezz’aria,
con della corda spesse di un metro e sotto vi era una vasca piena
d’acqua.
-Cassandra,
che cos’è questo?- Ciel abbassò la leva
e la sedia scivolò nell’acqua.
-Questo
è uno strumento di tortura ma è poco utilizzato;
lo usano i demoni per trasferire la proprietà di
un’anima.- Spiegò brevemente la ragazza.
Ciel
sentì le farfalle nella pancia, ma non sapeva spiegarsi.
Dopo
un po’ decise di lasciar andare e di continuare.
Un’altra
porta fu aperta da Cassandra e proseguirono per un lunghissimo
corridoio.
-Perché
avete deciso di collaborare con quegli Shinigami?- Ciel
iniziò il discorso per interrompere la noia della
perlustrazione.
-Per
due motivi precisi: 1) Devo portare un tema per la scuola e
quest’avventura capita a fagiolo. 2) William mi ha chiesto di
collaborare e come si può dire di no?- Cassandra sorrise
allo sguardo sbigottito di Ciel.
-Ma?
Non può essere, come fa, a essere così tranquilla
in una situazione come questa?- Ciel era sospettoso come suo solito e
non solo, ma si sentiva insicuro, poiché non c’era
il suo fido maggiordomo al suo fianco.
-Ehi!
Shalla!- Ridacchiò Cassandra.
-E
ora che è questa shalla?- Ciel era sempre più
confuso!
-Tsk,
lo scoprirai a suo tempo.- Si limitò a replicare la vampira.
Una
porta di ferro con delle catene spezzate e gettate alla rinfusa
bloccò il passaggio.
Cassandra
non ci fece molto caso ma Ciel sì, le catene erano macchiate
di rosso. Ciel si passò una mano sulle labbra: non
sopportava la vista del sangue.
La
ragazza dai capelli verdi spinse la maniglia obliqua ben intenzionata a
procedere ma la mano nera (il guanto) del conte bloccò il
polso sottile della ragazza. Lei con gli occhi sbalorditi vide il viso
corrucciato del severo Phantomhive…
-Potrebbe
esserci una trappola, prudenza!- Ammonì severamente il
ragazzo.
Si
abbassò lievemente per spiare in una fessura.
-Mm…
è buio.- Disse quasi maledicendo.
Ciel
aprì la porta lentamente e un frastuono si sentì
dall’altra parte come qualcosa di metallico che cade a terra.
Ciel non si spaventò ma aprì ancora
più attentamente la porta, che pareva molto antica. Una
volta aperta la porta Ciel fece il gesto alla ragazza di abbassarsi,
messaggio che fu accolto; a tendoni, il ragazzo tastò con il
suo bastone il terreno e, ritenendo sicuro il passaggio,
proseguì prontamente seguito dalla ragazza. Ciel con la mano
toccò una parete e, lentamente, si appiattì su di
essa. Quel buio dava molto fastidio al conte ma se avesse una torcia,
poteva, letteralmente, fare luce sulla zona inesplorata. Cassandra
toccò qualcosa di legnoso.
-Qui!
Ciel, ho trovato una torcia.- Cassandra non riusciva a capire, dove
fosse il conte.
Ciel
decise che l’unica cosa che poteva fare era toccare con le
mani e sperare di prendere la torcia o almeno la spalla della ragazza.
Dopo un po’ riuscì nel suo intento, solo che: non
era la torcia, non era la spalla… ma il seno!
-Ahi!
Mi stai stringendo forte!- Cassandra si lasciò scappare un
gemito.
Ciel
avvampò di colpo (fortuna che era buio).
-Mi
scusi! Passami la torcia, maledizione!- Già incominciava a
imprecare.
Finalmente
la torcia passò nelle mani esperte del conte che, con un
acciarino per le sigarette, lo accese.
-Fortuna
che mi ero dimenticato di restituire l’acciarino a Bard.-
Disse tra sé e sé.
Ora
tutto era più chiaro. Cassandra ridacchiò un
po’ quando vide il viso di Ciel, evidentemente, il rossore
non era passato.
*Clack*
Un rumore sospetto passò per le orecchie del Phantomhive.
-Accidenti!-
Ciel si buttò addosso alla ragazza e la spinse a terra.
Qualcosa
passò sopra le loro teste, un'ascia a pendolo. Ciel si
alzò con il busto.
-Non
sei un po’ troppo piccolo per questo?- Lei sorrise maliziosa.
-Uhm…
Ehm…- Ciel era paonazzo per l’imbarazzo.
Lei
vide oltre le spalle di Ciel, quella cosa stava tornando!
-Dio
mio, Ciel!- Lei abbracciò il ragazzo e lo strinse al seno.
“Quant’è
morbido…” Pensò Ciel. La sua anima pura
stava andando a farsi benedire. La lama passò di nuovo sotto
le loro teste per poi bloccarsi definitivamente.
-Il
pericolo è passato… puoi alzarti.- La vampira
aprì le braccia per lasciar andare il bambino ma lui non si
muoveva.
Lei
si rizzò con il busto, prese Ciel per la ciotola della
camicia per osservarlo meglio: la testa era reclinata
all’indietro e soffioni boraciferi uscivano dalla testa e
dalla bocca semi aperta, il viso era di un rossore forte con gli occhi
sproporzionati con l’iride bianca.
---Si
passa al punto di vista di Dantes.---
Sebastian
stava osservando con lo sguardo interrogativo un enorme
“alone” bianco che aveva forma e dimensioni di una
bara.
-Mmm,
qui doveva esserci la bara di Dracula.- -Ma non
c’è niente, deve essere stata spostata
o… rubata.- Ipotizzai me facendo una certa cadenza
sull’ultima parola.
Noi
due eravamo in un salone pieno di bare, probabilmente occupate, di cosa
ve lo lascio immaginare.
-Sai?
Avevi ragione.- Sebastian notò una scritta sul muro, era
abbastanza chiara.
The bird of the Hermes is my name, eating my
wings to make me tame.
-L’uccello
di Hermes è il mio nome, mi hanno mangiato le mie ali per
addomesticarmi.- Tradussi a voce alta.
-Uhm…
è stato catturato.- Esclamò con sicurezza il mero
maggiordomo.
-Da
chi?- Ero piuttosto sollevato che non dovevamo affrontare un nemico
così pericoloso.
-L’organizzazione
Hellsing.- Sebastian chiuse gli occhi.
-Stai
parlando di QUELL’organizzazione?- Non
potevo crederci.
-Sì,
siamo spacciati.- Sebastian non nascose un po’ di dubbio e
paura nella voce.
-Allora
Londra è condannata?- Io avevo sentito parlare di
quell’organizzazione dell’ordine Protestante.
-Noi
non ci intrometteremo, noi apparteniamo a tutta un’altra
specie.- Sebastian, dicendo questo, mi strinse le spalle.
-Noi
siamo demoni e shinigami, le anime sono il nostro pasto, non siamo
bevitori di sangue, ragioniamo con il cervello e non con le armi,
capisci che voglio dire?- Sebastian mi rivolse uno sguardo
paterno…
-Va
bene…- Io ero quasi sul punto di piangere.
-Giuramelo…
non voglio perdere un amico.- Sebastian mi prese per il mento in modo
tale da guardarci negli occhi.
-Sei
molto gentile da considerarmi un amico, anche se sei uno schifoso
demone.- Gli occhiali miei erano appannati di lacrime.
Sebastian
sorrise gentilmente.
-Sebastian,
ho capito. Puoi smetterla di avvicinarti alle mie labbra? Sono etero,
sai?- La situazione si faceva pesante.
Il
revolver (alias Zoe) emise un suono di ricarica.
-Sono
fidanzato e poi non sei il mio tipo.- Risposi asciugandomi gli occhiali.
Sebastian
scoppiò a ridere, questo mi sorprese.
-Neanche
tu sei il mio tipo, rimaniamo amici, và.- Sebastian mi porse
la mano e subito gliela strinsi.
Ritornammo
all’esplorazione, trovammo tantissime bare che erano tutte
diverse tra loro, per dimensione, effige e avevano targhette con sopra
i nomi dei cari estinti. Solo tre non avevano niente sopra: solo legno
tarlato.
-Quelle
tre…- Indicai. –Già, è
sospetto.- Confermò Sebastian.
Con
una manata, Sebastian aprì la prima bara: una donna dai
capelli viola riposava all’interno.
Aprii
le altre due: un uomo e un adolescente.
(Ragazze, vi
prego di non sbavare, umidificherete la tastiera. Grazie.)
(Idem come sopra.)
Sebastian
avvicinò la testa per osservare meglio il viso della
ragazza, ma una stretta veloce al collo lo bloccò.
Quella
donna l’aveva afferrato per la gola e lo stringeva
forte…
-Seb…
Sebastian!- Io mi avvicinai per aiutare il demone.
La
ragazza mi rivolse uno sguardo vuoto e scagliò con violenza
il corpo del maggiordomo sulle bare dall’altra parte della
stanza.
Io
lo raggiunsi per controllare le sue condizioni: La testa era reclinata
in modo anormale, sul collo si poteva vedere le ossa fuori posto.
-Mio
dio… sei ancora vivo?- Ero spaventato dalla situazione.
Sebastian
si alzò con il collo ancora piegato da una parte, ma lui,
senza problemi, prese la propria testa e con uno schiocco ripetuto di
ossa, la rimise in posizione.
-Come
ci sei riuscito?- Ero felice che stesse bene.
-Lo
hai dimenticato? Io non sono altro che un diavolo
di maggiordomo!- Sorrise beffardo e si tolse il guanto con i denti.
La
vampira viola sembrò molto infastidita che il suo colpo
fosse andato a vuoto.
-Di
lei me ne occupo io. È
un fatto personale.- Sebastian era già pronto alla
battaglia, gli occhi rossi annunciavano la massima serietà.
-Ok,
io mi occupo dei due giovani!- Replicai me tirando fuori il revolver e
il machete.
Il
ragazzo dai capelli nerissimi, dalle sue braccia, fece uscire delle
catene con le punte acuminate, che sicuramente le usava come fruste.
Il
ragazzo dai capelli bianchi, invece, caricò un mitragliatore
SGM.
-Zoe,
Emma, non deludetemi!- Mi rivolsi alle mie armi.
-Conta
su di noi!- Risposero in coro le due buki.
La
battaglia stava per incominciare.
Ah,
mi dispiace, ma devo fermarmi ora. Spero che il capitolo vi sia
piaciuto, il prossimo arriva il 12/02. A presto!
|
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Capitolo 13 *** Un aiuto insperato e l'orgoglio dei Phantomhive. ***
Ok, prima di
leggere sappiate che ho deciso di scrivere prima, considerato che nn ho
niente da fare perchè la scuola è chiusa per il
gelo meridionale e quindi per la gioia di molti, ho deciso di postare
ora. Beh, buona lettura! Se ci sono errori fatemelo notare
così correggo.
---Si
passa al punto di vista dell’autore---
-Ciel?
Ciel? Riprenditi!-
Cassandra cercava di riportare il bambino nel mondo dei vivi con dei
colpetti
al viso.
-Mmm…
Elizabeth? No, lo giuro,
non avevo intenzione di…- Ciel era ancora mezzo inebetito.
-Uffa!
Prendi questo!-
Cassandra mollò un pugno da capogiro sulla fronte del conte
(rima! Nd Autore)
facendolo risvegliare definitivamente.
-Ahia!
Che vi prende?- Ciel aveva
un bernoccolo di buone dimensioni.
-Mi
prende che sono quasi
stata violentata da un minorenne, che l’ho pure salvato da
un’ascia a pendolo!-
Cassandra si alzò in piedi e lo guardava con un ciglio
severo, imbronciata e
con le mani ai fianchi.
-Ah,
ora ricordo tutto, vi
prego di accettare le mie scuse per la spinta.- Ciel cercò
di scusarsi come
meglio poteva facendo pure un piccolo inchino.
-Ehi,
ma ci sei o ci fai? Non
hai nulla da scusarti, anzi mi hai salvata!- Detto ciò lo
abbracciò, un
abbraccio di ringraziamento.
-Eh,
ehm… di nulla.- Ciel non
era abituato a simili dimostrazioni d’affetto ma
accettò comunque l’abbraccio,
lo faceva stare bene.
Dopo
un po’ si staccarono.
Ciel restò piuttosto dispiaciuto.
-Beh,
penso che sia sufficiente,
non vorrei che il mio fidanzato diventi geloso.-
Ciel
rifece la faccia stranita,
lei era fidanzata? E con chi?
-Eh,
ehm… potrei avere l’onore
di sapere chi è il fortunato?- A malapena riusciva a
frenarsi dalle azioni poco
consone a un lord.
-Ho
sempre una foto qui
dentro.- Cassandra, che non sospettava di niente, cacciò
dalla tasca del
vestito una foto non troppo grande.
-Tsukune Aono, uh?- Borbottò il conte
mentre osservava una foto di un
ragazzo dai capelli e occhi marroni, indossava un abito verde
presumente da scolare
e dall’aria superficialmente tonta.
-Sì,
lo conobbi all’accademia Yōkai.
La stessa che frequento tuttora, è una scuola
multidisciplinare.-
Spiegò brevemente.
-Mmm…
e a che razza appartiene questo giovane?- Ciel osservava la foto molto
attentamente.
-Ha
la tua stessa razza, è umano.- Replicò con un
sorriso.
Ci
furono attimi di silenzio imbarazzante.
-Cosa
ha di speciale?- Ciel iniziava ad avere forti dubbi.
-Niente,
ma il suo sangue è incredibilmente gustoso. Ah, è
anche molto gentile e
premuroso.- Continuò a spiegare la vampira con gli occhi
sognanti.
-Cavoli…-
Bisbigliò a bassissima voce, Ciel restituì la
foto.
-Sai?
È arcinoto nella scuola, ho delle pericolose rivali che
cercano di strapparmi
il mio Tsukune.-
-Il
“suo”
Tsukune?- Ciel era molto seccato dall’affermazione della
ragazza.
-Già,
un’altra vampira, una soccubus, una strega e una ragazza dei
ghiacci.-
-Ehm,
andiamo avanti… abbiamo un obiettivo prefissato.- Ciel
chiuse definitivamente
questa discussione.
Infatti
nella stanza con il pendolo vi era anche un altare con una strana urna
di
dimensioni medie. Ciel lo prese senza alcuna difficoltà.
-E
ora?- Ciel uscì dalla stanza seguita da Cassandra.
-Andiamo
a vedere come se la cavano i due “men in black”.-
Aggiunse la ragazza.
I
due
men in black erano nei sotterranei e non se la cavavano tanto bene.
---Si
passa al punto di vista di Dantes---
Maledizione!
È la quinta volta che sono infilzato di nuovo da quel tipo
con le catene.
Werther
era il nome del tipo, si muoveva in modo agile e sembrava un serpente
perché riusciva
a deviare i colpi del revolver con le catene.
Khopins,
il bianco vampiro con lo SMG era un tiratore scelto, le sue raffiche mi
avevano
bucato mezzo bacino ma siccome sono immortale, non muoio, ma porca boia
fa un
male pazzesco!
Nemmeno
Sebastian se la cava meglio di me, cerca di difendersi e di
contrattaccare ma lei
è più rapida come non mai. Lo ferisce
continuamente con gli artigli, ormai è
quasi senza vestiti (il panciotto era quasi strappato dai colpi della
ragazza).
Qua
se non avviene un miracolo, ci rimaniamo secchi!
Saltai
per l’ennesima volta in alto per cercare un po’ di
respiro.
-Francis,
così non funziona. Ci rimane una sola arma.- Mi
consigliò Emma.
-Lo
so. Ma non posso usarlo tre volte, resterei senza energia!- Saltai su
una
trave.
-Come
se non bastasse, ci vuole tempo per caricarlo. Non credo che loro due
ci
lasceranno fare.- Aggiunse Zoe.
Arrivai
sul punto più alto della stanza e caricai Zoe con i colpi
della ragazza che
avevo incontrato all’inizio dell’avventura.
Werther
con la catena mi legò la gamba e mi fece cadere con fragore
al suolo.
-Dove
credi di andare tu?- La sua voce era tagliente come un serpente.
-Sebastian,
non ce la faccio!- Urlai con le lacrime agli occhi, ero distrutto e
giacente a
terra.
-Grr…
vengo!- Sebastian cambiò obiettivo e si scagliò
contro il mio avversario.
-Un
momento, caro!- La ragazza dai capelli viola graffiò con
violenza la schiena
del demone.
-Non
è educato voltare le spalle alle donne, sai?- Lei
ridacchiò.
Sebastian
cadde a terra a pochi passi da me.
-Francis…
questi sono devastanti, anche il mio orgoglio ne è rimasto
lesionato.-
Sebastian respirava a fatica.
I
tre vampiri si avvicinavano, pericolosamente, dalla nostra parte.
-Accidenti…
che umiliazione per un maggiordomo, morire così.-
-Avete
un ultimo desiderio?- Khopins caricò l’arma.
Sebastian
sorrise: -Francis, sei stato un bravo rivale e compagno
d’avventura… Come
desiderio vorrei… vorrei… rivedere per
l’ultima volta Greil… e dirle quello che
provo per lei.-
Noi
chiudemmo gli occhi.
-Bene,
è ora di morire.- Khopins stava per piegare il dito.
-No,
siamo noi a decidere chi deve morire! Sono uno shinigami *DEATH*!
Nessuno tocca
il mio Sebas_chan!- Una voce all’alto fece accapponare la
pelle dei nostri
nemici e in più ci fece aprire gli occhi.
Dall’alto
verso il basso, con la motosega sguainata, la rossa shinigami fece a
brandelli
sanguinolenti la vampira.
Lei,
senza badare ai due figoni (che in altre circostanze, li avrebbe
stuprati
selvaggiamente) si avvicinò lentamente al corpo semi nudo
del demone. I suoi
occhiali rossi m’impedivano di vedere la sua espressione.
Lei
s’inginocchiò, prese la testa del diavolo e la
poggiò sulla coscia.
-Sebastian,
da quando ero il domestico di Angelina Durless, non ho mai smesso di
amarti… ce
ne voluto tanto perché lo capissi. –
-Greil…
ero cieco, non mi rendevo conto di quello che facevo.- Sebastian
sorrise
debolmente.
Io
cercai di alzarmi con il busto e facendomi leva con il machete mi alzai.
-Mi
raccomando, non aiutarmi.- Replicai ironico in direzione di Greil.
I
due vampiri ancora non si erano ripresi dalla sorpresa. Io impugnai la
pistola
e il coltellone e sorrisi.
-Emma,
Zoe, siete pronte?- Io ero pronto a usare l’arma suprema
dello shinigami.
Insieme
gridammo:- Soul
Resonance!!!!-
Le
mie armi divennero una sola, una gunblade.
Era
una spada con la lama unita alla canna della pistola.
Con
un taglio netto, uccisi Werther mozzandogli il petto.
Io
svenni per lo sforzo (l’arma era pesantissima!).
---Si
passa al punto di vista dell’autore---
Dopo
lo svenimento dello shinigami, rimaneva solo Khopins.
Lui
era sopravissuto per pura fortuna e quindi decise di sfruttare la sua
occasione
per vendicare i suoi compagni uccisi.
-Maledizione,
se non fosse intervenuta quella forsennata, noi avremmo vinto! Ma non
è troppo
tardi!-
Stava
per fare fuoco con lo SGM ma una voce lo bloccò.
-Fermo!-
La voce era di Ciel Phantomhive.
Sì,
lui e Cassandra avevano fatto in tempo a bloccare l’ultimo
vampiro.
Cassandra
corse in direzione di Francis Dantes per aiutarlo.
-Francis!-
Lei prese dalla tasca un piccolo medicinale e stava per somministrarlo
per via
orale.
-Non
te lo permetterò!- Il vampiro si scagliò addosso
alla ragazza.
Ma
un’asta munita di forcine bloccò
l’insano gesto.
-Voi
non siete nella condizione di comandare, secondo il regolamento e i
sacri libri
delle anime custodite nella biblioteca del dipartimento, non dovreste
proprio
esistere!- Tutti erano testimoni dell’intervento di William
T. Spears, lo
shinigami custode.
-Signorina
Cassandra, vogliate mettere al sicuro il nostro serviente.- William si
sistemò i
suoi occhiali e poi si rivolse a Greil:-Come al solito sei andata
contro gli
ordini del dipartimento per salvare un’inutile feccia.
Dunque, prendilo e portalo
al sicuro e… no, non mi baciare!- Greil era molto
riconoscente a Will per il
suo grande cuore.
-Will!
Vuoi fare il duro ma sei molto amabile.- Greil voleva ringraziare a
modo suo il
povero shinigami che stava lentamente perdendo la sua figura.
-Cassandra,
aiuta prima Sebastian. Voi quattro andatevene di lì!- Ciel
aveva in mente
qualcosa.
Cassandra
somministrò la medicina al demone Sebastian.
-Sono
pronto per voi.- Sebastian fece il suo inchino pronto a obbedire a
qualunque
ordine del piccolo lord.
-Procurami
due spade!- La richiesta lasciò spiazzati tutti.
-Come
desidera.- Sebastian andò ai piani superiori e prese due
stocchi che si
trovavano appesi nel salone dell’entrata e ritornò
in un secondo e tre decimi.
-Dai
l’altro al mio avversario.- Ciel impugnò la lama
sottile e si tolse la
sopraveste e il cappello.
-Ah
Cassandra, prendi il vaso.- Ciel lanciò il vaso alla
ragazza.
-Che
vuoi fare?- Cassandra cercava di convincersi che quello che stava
facendo il
giovane non fosse vero.
-Non
preoccupatevi sinché ho il mio maggiordomo al mio fianco,
niente mi può
succedere.- Ciel era pronto: avrebbe affrontato l’ultimo
vampiro a colpi di
schema!
-Sebastian,
è un ordine: non intervenire per nessun motivo!- Ciel sorrise.
-Yes,
my lord.- Il mero maggiordomo rivolse poi uno sguardo a Greil.
-Non
morire, dobbiamo ancora sposaci!- Urlò la rossa prima di
lasciare la stanza con
gli altri.
-Cosa
vuoi fare, tappetto? Ti è dato di volta il cervello?-
Khopins si mise in
posizione.
Il
conte e il maggiordomo non risposero, poi…
-In
guardia!!- Ciel scattò in avanti.
La
battaglia di un umano contro un vampiro, con un unico spettatore, era
iniziata.
Chi vincerà? Molti voi diranno: il vampiro. Ma non
dimentichiamoci che l’avversario
non è un umano qualunque ma è Ciel Phantomhive!
Eccoci alla fine. Il
prossimo capitolo: il 12/02, sarà la battaglia di Ciel. Come
si svolgerà? A presto!!
|
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Capitolo 14 *** Quel conte, è straordinario! ***
Pensavo di
non riuscirci ma alla fine ecco il capitolo nuovo, spero che vi piaccia.
Ringrazio come sempre chi segue e recensisce la mia storia e... ah
già, voi che mi seguite, lasciatemi una recensione, che vi
costa? Alla prossima!
*Dal
capitolo precedente.*
-Cosa
vuoi fare, tappetto? Ti è dato di volta il cervello?-
Khopins si mise in
posizione.
Il
conte e il maggiordomo non risposero, poi…
-In
guardia!!- Ciel scattò in avanti.
Nuovo capitolo.
Il
vampiro riuscì a bloccare il colpo tentando un contrattacco
facendo un affondo
ma questo colpo fu annullato poiché per Ciel
bastò spostarsi di lato e menare
fendenti precisi e rapidi.
Il
vampiro riuscì a pararli, ma stancandosi molto, quindi si
allontanò di un poco
per cercare una possibile breccia negli attacchi frontali di Ciel e lo
trovò.
Un fendente forte e sicuro sarebbe stato risolutivo se non che due dita
nere
bloccarono la sua lama.
In
mezzo tra l’indice e il medio si fermò il metallo.
Un sorriso sfottente di Ciel
lo fece riprendere dalla sorpresa, egli cercò con tutte le
forze di affondare
la lama e tagliare la mano del conte ma non servì a nulla.
-Sei
così concentrato a cercare di colpirmi, che non noti che sei
scoperto.- Ciel aveva
ragione.
Khopins
abbassò la testa e vide il suo vestito bianco perlaceo
tingersi di vermiglio.
-Non
può essere… sono immortale.- Stava cedendo e le
gambe fremevano dal dolore.
Ciel
girò l’elsa come se fosse una chiave e infine
mosse velocemente la lama verso
la sua destra e uno zampillo chiazzò i risvolti della
camicia del piccolo
Phantomhive.
-Attento,
io posso essere più pericoloso del mio maggiordomo.
Ricordatelo.-
Il
vampiro s’inginocchiò di fronte a lui e
cercò con le proprie mani le mani del
conte, per chiedergli pietà.
-Risparmiami…-
Alzò lo sguardo velato di lacrime per incrociarlo con quel
color blu marino del
suo avversario.
Ciel
scansò le mani sofferenti del nemico e continuò a
fissarlo, costui stava
perdendo le forze e l’intelletto, quasi strisciando si
avvicinò alla figura del
Phantomhive senza mai arrendersi fino a che i palmi toccarono il cuoio
nero
delle sue scarpe.
-Non
uccidermi… dammi un’altra
possibilità…- Chiuse gli occhi.
-Cosa
vuole fare?- Sebastian, ritto come una statua, osservava.
Ciel
mise una mano in tasca e cacciò una pistola.
-Ti
permetto una morte indolore e una nuova vita.- Ciel accennò
a un sorriso.
*Click*
Il
corpo bianco divenne chiazzato di rosso. Una macchia rossiccia si
allargò sul
pavimento.
-La
missione è compiuta, torniamo a casa.- Ciel rivolse lo
sguardo altrove.
Sebastian
ebbe un sussulto, l’occhio sinistro di Ciel si era tinto di
rosso?
-Sebastian,
sei sordo? Andiamocene!- La voce di Ciel era dura e non ammetteva
repliche.
-Mi
scusi, ma il suo occhio…- Sebastian alzò a
malapena un dito indicando l’occhio.
-Che
cosa?- Ciel sbatté più volte la palpebra.
-Niente…-
Sebastian notò che l’occhio era ritornato blu.
-“Sarà
stata una mia impressione”- Sebastian cercava di trovare una
spiegazione logica,
ma non c’erano prove solide di quello che sospettava.
Tornare
a casa era facile, Ciel usò il telefono del paese per
prenotare un battello e una
carrozza con i cavalli.
Durante
il viaggio, Ciel restò taciturno.
-Mio
signore, c’è qualcosa che la turba?- Sebastian era
abituato al carattere del
conte ma stavolta egli sembrava molto più chiuso.
-Sebastian,
se io fossi un demone, tu mi serviresti per
l’eternità?- Ciel formulò la
domanda all’improvviso.
-Beh,
forse sì. Se non accadrebbe un caso eccezionale.- Sebastian
era stupito dalla
strana richiesta.
-Oh
bene…- Ciel chiuse l’occhio e poi lo
riaprì a breve, terminando la frase:-
Chiudiamo l’argomento.-.
-Sebastian,
ricordami che quando saremo nella mia magione, devo scrivere una
lettera a
Cassandra.- Detto ciò si chiuse in cupi pensieri.
-Yes,
my lord.- Sebastian avrebbe passato una notte
con Greil a fare sconcezze inimmaginabili, pur di sapere che aveva in
mente di
fare quel piccolo ragazzo dalla maturità di un adulto.
Eccovi
alla fine del capitolo, non della storia, per carità. Ancora
3 o 4 capitoli da scrivere, ci sono ancora misteri da chiarire! Il
nuovo episodio arriva 19/02. Non mancate!
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Capitolo 15 *** Due shinigami e una bara. ***
Finalmente ecco
il nuovo capitolo, ringrazio chi legge, segue e recensisce la mia
storia, e gradirei che coloro che mi seguono lasciassero una
recensione. Ringrazio ancora e senza indulgi ecco la storia
(lo so, è corto ma se lo scrivo lungo poi finisce prima. Ed
è un peccato.)
Un
paio di giorni dopo, al tramonto: i negozi di Londra stavano chiudendo
uno dopo
l’altro; la società londinese si ritirava per il
riposo. Un negozio molto noto
era ancora aperto, ma poco dopo una figura ricurva e vestita di nero
usciva e
chiudeva la porta a vetri con una chiave unita alle altre da un anello
di ferro
nero.
-Aspetti!-
In fondo alla strada una figura smilza racchiusa in un elegante frac
fece
capolino.
Il
proprietario del locale sorrise, non era per nulla seccato di
posticipare la
chiusura.
-Ehi,
sei tu? Quella giovane promessa degli shingami?- Il becchino sorrise in
modo
esagerato.
-Anf…
anf… Sig. Undertaker. Ho una cosa da
consegnarle…- Il ragazzo era a corto di
fiato.
-Sei
Dantes, eh? Vieni dentro.- Undertaker aprì la porta e si
spostò di lato e con
la mano, dove risaltavano delle unghie nere, lo invitò a
entrare.
Entrambi
erano seduti su una bara (tanto per cambiare) e il becchino osservava
con
curiosità il vaso che teneva, tra le mani, il giovane.
-Cos’hai
per me? Ih,ih…- Lui era il solito.
-Questo
vaso, non ne sono sicuro, ma voi dovreste conoscerlo. Lo abbiamo
trovato nel
castello di Dracula.- Spiegò Dantes mettendo
l’anfora a un palmo dal naso di
Undertaker.
-Sì,
sì, dev’essere il vaso del demone.- Untertaker lo
prese dalle mani di Francis e
lo studiava con gli occhi nascosti dalla folta francetta, girandoselo
continuamente
tra le sue.
Poi si alzò dalla
bara e lo depose su uno
scaffale in mezzo a una croce protestante e un teschio.
Francis
lo osservò mentre faceva l’operazione.
-Ho
sentito dire che hai affrontato tre vampiri… mi racconti?-
Undertaker si
sedette di nuovo di fronte al giovane e prese a masticare i suoi
biscotti
preferiti a forma d’osso (mi chiedo se non sia parente di
Pluto ndAutore.).
Francis
raccontò tutta l’avventura affrontata, un paio di
giorni prima.
-Ihihihhi…
Capisco. Che fine ha fatto la giovane Cassandra?-
-È
tornata a scuola, presumo che verrà a trovarci ma non so
quando. Inoltre ha
detto a Will di essere fidanzata quando lui si era dichiarato a lei.-
-E
come ha reagito?- Undertaker fece intravedere i suoi occhi gialli.
-Pensavo
che solo i gatti rizzassero il pelo…- Borbottò il
giovane, mettendosi una mano
sul mento, con l’aria pensierosa.-
-Comunque…
Io tornerò a Death City, quindi per un bel po’ non
ci vedremo.- Annunciò con
tono un po’ triste.
-Iiihihihhiih…
Domani andrò dal mio fratellino.- Undertaker posò
la mano scheletrica e con le
unghie nere sulla spalla di Dantes.
Il
giovane sentiva tutto l’affetto e la protezione che solo lo
shinigami più
anziano poteva dare.
-Quindi
verrete con me?- Dantes si allargò a un sorriso.
Lui
annui e si alzò dal coperchio della bara seguito a ruota dal
giovane.
-Oltre
te, chi altri andrà a Death City?- Undertaker
uscì dal negozio, seguito da
Dantes.
-Greil
e William.- Replicò Dantes.
-Ih?
Perché?- Undertaker era interessato.
-Greil
dice di trovare il cugino, mentre Will vuole stare con sua sorella
gemella.- Spiegò
brevemente.
-E
chi sono?- Undertaker chiuse la porta con la chiave di ferro.
-Non
ne sono sicuro ma il cugino di Greil è una motosega mentre
la sorella è tale e
quale a lui pure nel carattere.- A questo punto ridacchiò.
-Sai
come si chiamano?- Undertaker salì sul carro che usava per
portare le bare (e
che tempo addietro avevano trasportato anche Ciel, Sebastian e Greil).
-Il
cugino è un tipo estremamente volgare e si chiama Giriko. La
sorella invece si
chiama Azusa Yumi Spears.- Rispose Dantes salendo sul carro, a fianco
del
becchino.
Dopo
un po’ di viaggio.
-Tuo
fratellino chi è?- Dantes era curioso di sapere del fratello
di Undertaker.
-Non
lo immagini?- Detto ciò si chiuse in un muto sospiro.
Il
giovane annuì, si mise dietro al carro e si
addormentò.
Eccoci
alla fine del capitolo, vi annuncio che, se tutto va bene, il capitolo
arriverà fra un paio di giorni. Altrimenti la prossima
settimana: 26/02.
Un piccolo anticipo: Faremo un salto di 5 anni nella storia. Spero di
avervi acceso la fiamma della curiosità (tenetelo sotto
controllo, altrimenti brucerà tutto.).
Alla prossima!
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Capitolo 16 *** 5 anni dopo... la fine. ***
Ecco il capitolo, buona
lettura. Ringrazio come sempre tutti che hanno seguito e letto la mia
storia fino a ora.
Un’enorme
valle di erba e rose dai petali bianchi, sotto un cielo perennemente
nero, si
stagliava per molte miglia all’orizzonte creando
un’atmosfera magica e
malinconica. Non c’era anima viva, tutto taceva, un silenzio
irreale agghiacciante.
Si alzò un vento leggero e fresco che mosse i fuscelli di
erba e trasportò
nell’aria i petali delle rose. Essi seguivano una direzione
ben precisa. Un
suono di tacchi risuonava nella valle, rompendo la monotonia del luogo,
Sebastian avanzava compostamente e serioso. I suoi occhi erano vuoti,
segno di
una malinconia e di una depressione mai vista.
Il
nero maggiordomo si trovò di fronte a un trono ambrato di
blu.
-Mi
avete chiamato my lord?- Iniziò il demone servitore con un
inchino.
Sul
trono vi era un giovane di diciassette anni dai capelli lunghi e
leggermente
spettinati e che non aveva mai perso la sua eleganza.
Ciel
dopo 5 anni.
-Sono
passati cinque anni da quando scrissi quella missiva, vero?- Il conte
stringeva
tra le mani un bastone con il pomo d’argento e un fregio
inglese.
-Sì,
my lord. Mi avevate dettato la lettera poiché lei sa leggere
ma non scrivere.-
Sebastian ricordava con la sua memoria di perfetto maggiordomo il
giorno e
l’ora. Si lasciò scappare anche un risolino.
-Inezie,
ricordi anche le parole che ti dettai?- Ciel non rideva, ma il suo viso
era
contratto in una smorfia infastidita.
-Certamente.-
Sebastian iniziò a ripetere parola per parola la lettera.
“Carissima
Cassandra, Il signor Michaelis ha scritto
questa lettera sotto mia dettatura per comunicarvi la mia
disponibilità a
recarmi in visita nella vostra scuola di cui non faccio nome per
evitare
inutili informazioni. Inoltre i suoi amici shinigami si sono trasferiti
nel
loro paese d’origine (secondo quando comunicato da Greil
Suitcliffe) quindi non
so dire molto sui loro scopi e altro. Mi potrebbe comunicare
cortesemente il
giorno e l’ora per incontrarci? Non vi nascondo di essere
emozionato di
conoscere una simile scuola e il vostro fidanzato. Concludo la lettera
con una
foto che ritrae i vostri amici giudici e vi mando i miei più
sentiti
ringraziamenti.
P.s.
Se
nella vostra scuola dovesse venire un vampiro, vi prego di non turbarvi
ma vi
sarà spiegato al nostro incontro.”.
-Esatto
Sebastian.- Ciel sospirò.
-C’è
qualcosa che non va? Signorino?- Sebastian si rese conto che il suo
padroncino
era sommerso di pensieri e non lo considerava.
-Sebastian,
andiamo a trovarla.- Detto ciò si alzò dal trono
e fece qualche passo.
Sebastian
osservò il conte mentre avanzava, ma poi lui si
bloccò.
-Sebastian,
sai come arrivarci? Alla scuola di Cassandra?- Ciel gli rivolse uno
sguardo
dubbioso.
-Lasci
fare a me.- Il diavolo più vecchio aveva più
esperienza di Ciel.
Un
paio di ore più tardi al cancello dell’accademia
Yokai passò una limousine nera
con il cofano lo stemma dei Phantomhive.
-Signorino,
è veramente sicuro di volere così? Non ci faremo
notare troppo?- Sebastian scrutava
in giro, molti giovani e professori guardavano la macchina lussuosa e
bisbigliavano
tra loro.
-Niente
commenti superflui e apri la portiera!- Ordinò con tono
autoritario il demone
conte.
Il
maggiordomo fece come ordinato e segui il conte all’interno
della struttura
scolaresca.
Anche
all’interno la situazione era identica, numerose ragazze gli
rivolgevano
sorrisi ambigui e per il maggiordomo era uguale solo che anche le
professoresse
lo mangiavano con gli occhi.
-Ehm…
signorino? Mi sento a disagio.- Sebastian, anche se non muoveva la
testa,
poteva capire di essere un oggetto molto ambizioso e il rischio di
essere
violentato sul posto era molto elevato.
-Sebastian,
calma e sangue freddo, ne abbiamo affrontate tante. Non sarà
qualche ragazza a
fermarci.- Ciel diceva così ma anche lui si sentiva come il
suo “collega”
demone.
Per
fortuna venne in loro aiuto la direttrice dell’accademia.
-Benvenuti
all’accademia! Seguitemi.- La signorina, dai modi gentili e
garbati, condusse i
due demoni nel suo ufficio.
Li
fece accomodare di fronte a una scrivania di legno raffinato e si
sedette sulla
poltrona di pelle.
-Dunque,
lei è il padre di questo meraviglioso ragazzo? Vuole
iscriverlo all’accademia,
giusto?- Iniziò prendendo il modulo d’iscrizione.
-No
signorina, noi siamo qui per cercare una certa Cassandra.-
Spiegò velocemente
il mero maggiordomo.
-Ah,
infatti mi pareva strano, un giovane cosi aitante già padre
di un ragazzo di
quindici anni.- Esclamò con stupore la direttrice osservando
Sebastian.
-Diciotto!
Ho diciotto anni!!- Ciel era molto infastidito dal fatto di non essere
cresciuto molto di statura.
La
reazione fece spaventare molto la direttrice che
indietreggiò con il busto e
alzò le braccia come per difendersi.
-Mi
scusi, ma lei…- La direttrice cercò di
giustificarsi.
-Lasci
perdere, voglio la signorina Cassandra, voglio sapere
dov’è!- Ciel era seccato
dalle perdite di tempo.
Sebastian
non lo biasimò e quindi restava in un rispettoso silenzio.
-Aspetti,
vado a prendere il registro della scuola.- La direttrice senza chiedere
altro
uscì dalla stanza.
-Non
avrete forse esagerato?- Sebastian notò che Ciel andava di
fretta ed era più
nervoso del solito, e non era per colpa di essere un demone.
-Figuriamoci!
Non mi sono ancora arrabbiato! Sebastian, non mi contraddire per quello
che
faccio come un bimbo di cinque anni!- Ciel gli rivolse
un’espressione rabbiosa
e dura.
Pochi
minuti dopo tornò la direttrice con un grosso librone, con
la rilegatura di
rosso, che posò sulla scrivania e iniziò a
consultarlo sotto gli occhi del
conte.
-Mmm…
Cassandra… Non mi risulta.- Annunciò con tono
dispiaciuto.
-Cosa!?
Non è possibile!- Ciel si alzò di scatto dalla
sedia facendola cadere
all’indietro.
-Non
esiste nessuna Cassandra.- Ripeté la direttrice chiudendo il
libro.
-Siete
sicura? È una vampira dai capelli verdi e gli occhi rossi.-
S’intromise il
maggiordomo.
-Non
c’è nessuna vampira dai capelli verdi e gli occhi
rossi.- Ripeté ancora una
volta la direttrice.
-È
inutile perdere ancora tempo Sebastian. Andiamocene.-
Il
demone, senza nemmeno salutare, uscì anche sbattendo la
porta e facendo tremare
i vetri. Sperava di rivedere la sua amica mentre ora si trovava
sperduto in
quel luogo che è l’accademia.
-Ehi!
Psss.. Fiiiss (Soffio che fanno i gatti.)- Qualcuna, nascosta
all’angolo del
corridoio, cercava di richiamare l’attenzione del demone.
-Un
gatto!!- Sebastian, come suo solito, si fiondò
all’angolo con gli occhi
adoranti e inteneriti.
-Uffa,
razza di gattofilo…- Ciel seguì il maggiordomo
pronto a rimproverarlo per
l’ennesima volta.
-Dov’è,
dov’è?- Sebastian si guardava in giro cercando il
gatto, ma vide che era solo
una signora dagli occhi socchiusi e gli occhiali rossi, con i capelli
nocciola
chiaro e i tratti vagamente felini.
-Chi
siete?- Ciel con un’elegante bastonata in testa fece calmare
il gattofilo e ora
tutta l’attenzione era rivolta alla signora.
-Chi
siete voi piuttosto! Perché cercate Cassy?- La signorina da
un’espressione
ingenua passò a quella aggressiva.
-Quant’è
tenera, mui mui… (il richiamo per i gatti.)- Sebastian non
era spaventato, anzi
giocava con la signorina accarezzandole i capelli e solleticandole le
orecchie.
-Purrr…-
Lei si calmò subito e faceva le fusa.
A
Ciel gli scivolò un gocciolone sulla fronte, la scena era
molto indecente,
anche gli studenti si fermavano e osservavano.
-Ehi!
Questo non è uno spettacolo pubblico! Sciò,
sciò!- Ciel allontanò le altre
persone con il suo bastone.
-Sebastian…-
A Ciel gli vennero gli occhi rossi, tipici dei demoni, chiaro segno di
perdita
della pazienza.
La
professoressa e il demone ripresero la loro compostezza.
-Vi
prego di scusarmi, dalla descrizione di Cassy voi siete Ciel e
Sebastian, dico
bene?- Lei fece un piccolo inchino di saluto.
-Conoscete
Cassandra?- Ciel voleva delle risposte e subito!
-Sì,
era una delle allieve migliori del suo corso. Mi chiamo Shizuka
Nekonome.-
-Vuoi
essere mia moglie?- Sebastian si inchinò alla professoressa.
-Non
gli badi, continui!- Ciel gli diede un’altra bastonata ancora
più forte.
-Eh…
ehm, dunque lei ha superato gli esami e si è trasferita.-
Continuò Shizuka.
-Come
mai la direttrice non ha detto questo?- Ciel sentiva che qualcosa non
andava.
-Eh,
ve lo spiego. Lei si è iscritta sotto falso nome per questo
non era nel libro.-
Spiegò la prof.
-Come
sapete questo?- Interrogò il conte.
-Io
e lei, siamo diventate amiche per la pelle, l’ho protetta per
tutto il tempo.-
-Capisco,
mi potete portare da lei? È urgente.- Terminò il
conte.
-Sì!-
La prof era felice di accontentarlo.
-Okay,
Sebastian! Andiamo!- Ciel si rivolse al maggiordomo.
-Ancora
non si è ripreso…- La prof sorrise nel vedere il
maggiordomo con due bozzi
sulla fronte.
-Quisquilie.
- Ciel gettò un secchio di acqua fredda per risvegliarlo.
Sebastian
si riprese e come nulla fosse tornò al suo atteggiamento
perfetto.
Mentre
uscivano dalla scuola, un giovane dai capelli bianchi e la sua ragazza
dai
capelli mori, superò il conte.
-Ciao,
Ciel.- Si fermò a pochi centimetri dal suo nemico, di spalle.
-Ciao,
Khopins.- Anche Ciel si fermò.
-Non
mi chiamo più così. Sono Zero.- Si
voltò leggermente.
-Ti
ho dato una chance, non buttarla.- Con voce sottile, Ciel lo mise in
guardia.
-Non
vi ringrazierò mai abbastanza.- Detto ciò si
allontanò.
-Alla
prossima.- Ciel si allontanò alla direzione opposta.
-Che
succede, signorino?- Sebastian si accorse solo dopo un po’
che Ciel non era con
loro ma era rimasto indietro.
-Nulla,
andiamo.- Ciel seguì il maggiordomo e giunse a una quercia
del giardino della
scuola.
Ciel
vide che, appoggiata sul tronco, c’era una chioma di capelli
verdi, molto
familiari.
-Lei
è lì! Ti sta aspettando da cinque anni e non si
è mai mossa.- Esclamò la prof.
-È
il
suo turno, signorino.- Sebastian rivolse un sorriso
d’incoraggiamento per il
conte.
Ciel
iniziò ad avvicinarsi alla ragazza che prima di tutti lo
aveva trattato come un
semplice bambino e non come un conte.
-Cassandra?-
La voce era rotta d’emozione e le labbra erano tremanti.
Lei
si voltò leggermente, mostrando l’orecchio e la
guancia. Le labbra di Ciel s’incresparono
in un sorriso.
FINE.
E
con il cuore colmo d'emozione che pongo la parola fine, ho deciso di
terminare qui la mia storia, lasciando qualche piccolo
interrogativo che ognuno di voi può porsi e risolverlo con
la propria fantasia. Questa è stata una delle storie che ho
curato con maggior interesse. Ringrazio:
Blacknote20.
Julia_Phantomhive.
Pika_Pi95.
Recorded
Butterflies.
Kiry95.
E
ringrazio anche coloro che hanno messo nelle
preferite/seguite/ricordate la mia storia. Un ringraziamento speciale
va anche a te, lettore che sei arrivato fin qui, e quindi aggiungo:
lascia una bella recensione.
Alla prossima!
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