Dear Ethan Claus di spencerina (/viewuser.php?uid=153719)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INTRODUZIONE - Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Smell of Holiday ***
Capitolo 3: *** Time is running fast. ***
Capitolo 4: *** Don't leave me.. please. ***
Capitolo 5: *** Ethan Claus is coming...to Hearthworth! ***
Capitolo 6: *** The quiet and the storm ***
Capitolo 1 *** INTRODUZIONE - Quando tutto ebbe inizio ***
Buonasera a tutti! Sono
alla mia prima esperienza qui su EFP e, in tutta schiettezza, sono
veramente emozionata. Ho sempre adorato scrivere, è il mio
modo, seppur effimero e poco pragmatico, di estraniarmi dal mondo, di
credere che, in realtà, la vita non faccia così
schifo, di credere che, in realtà...potrebbe essere proprio
come io la vorrei, o come i miei occhi di ingenua ventunenne un po'
troppo sognatrice, un po' troppo romantica, la vorrebbero vedere.
Un
grazie speciale a TheCarnival, ed alla sua estenuante opera di
convincimento per farmi entrare in questo mondo meraviglioso. Senza
ulteriori indugi eccomi qui, a presentarvi la mia prima storia ( ancora
non ci credo*__*) scritta proprio con lei. A quattro mani. La storia di
una famiglia, un amore, che speriamo possa scaldarvi in questi giorni
di gelo natalizio. Che dire? Buona lettura <3
Il Natale è
ciò che ha sempre unito le famiglie e le persone, ma non
questa volta.
Ethan Crowford è
un Babbo Natale un po' imbranato assunto da poco al 'The Mall' da lei,
Honey Heartworth. Una donna -un capo- troppo esigente e rigido per i
gusti di Ethan.
Sunshine è una
bambina di 5 anni, cresciuta un po' troppo in fretta, perchè
privata da ogni magia che c'è nell'infanzia. Cos'hanno Ethan
e la piccola Sunshine in comune? Oltre all'affetto -chi ancora
incosapevole e chi esplicito- per Honey, la grande passione per il
Natale.
La donna però,
dopo la morte del marito, ha un rifiuto per questa festa. Cosa
succederà quando si ritroverà davanti i
più grandi addobbi mai visti? E come reagirà
quando scoprirà la più grande bugia nascostale da
Ethan?
INTRODUZIONE - "Quando
tutto ebbe inizio"
"Caro Babbo Natale,
Io vorrei...io vorrei..."
Era proprio strano che
una bambina della mia età sapesse già scrivere.
Forse non troppo strano. Mi aveva insegnato papà, con il
vecchio abbecedario della nonna. Dal primo giorno che me l'aveva
regalato, ero solita conservarlo in quell'antro dell'armadio un po'
nascosto, come un inconfessabile segreto.
Adoravo papà.
E lui adorava me.
Questo fino
alla sua morte, da quel momento cambiò tutto, la mamma era
diventata assente e fredda: irriconoscibile, una pietra. Non una
roccia. Le rocce non erano solite piangere ogni sera sul ciglio del
letto. Per questo per me era facilmente comprensibile il suo stato
d'animo. Pessima metafora? Forse, ma non è di questo che vi
voglio parlare.
Ma della storia di un
Babbo Natale...un po' speciale.
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Capitolo 2 *** Smell of Holiday ***
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L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 3 *** Time is running fast. ***
Buon
Pomeriggio e Buon Santo Stefano tesori! Ed ecco a voi il capitolo II di
Dear Ethan Claus, spero con tutto il cuore che vi piaccia, dal momento
che è il primo effettivo scritto mio che leggete...Vi lascio
inoltre delle piccole descrizioni dei personaggi della storia, giusto
per immaginarveli ancora meglio...e mi raccomando lasciate taaaaaante
recensioni...anche negative, sono sembre bene accette <3 Working
for u! xxx spencerina. PS: per rendere l'attesa meno ostile troverete
qualche spoiler sul prossimo capitolo...proprio nelle descrizioni!:P
CAPITOLO 2: Time is running fast.
Ore: 7.30.
Aspetto: impeccabile.
Ritornai ancora una volta
a specchiarmi, davanti a quel Luigi XVI...proprio quello che avevamo
preso insieme. Lo specchio che Mark non avrebbe mai e poi mai comprato
perchè "Gli sapeva di vecchio". Così aveva detto.
Era incredibile come
fosse passato già un anno...dal giorno dell'incidente.
Impensabile come il tempo fosse volato, da quel 23 dicembre...
Continuai a sistemarmi i
capelli con aria assorta, lasciando che la mia mente ripercorresse
quelle dannate immagini che mai, avrei potuto dimenticare.
Mark...le nostre urla. La
mia stupida scenata di gelosia nei confronti di quella sua collega
tanto carina...il suo stupore, la sua costernazione. Il suo darmi
dell'immatura " senza cervello". La porta sbattere...E poi il dramma:
troppo spesso gli avevo raccomandato di non andare veloce con la sua
Kawasaki z750. Morì sul colpo il mio Mark...tutta colpa di
uno stop. Uno stupido stop. Chi l'avrebbe detto che da quel giorno
sarebbe stata proprio la parola "stop" a riempire la mia vita. Dissi
stop a tutto, da quel giorno. Stop ai capelli lunghi, stop ai film
romantici il sabato sera, stop alle passeggiate notturne in Central
Park con la mia piccola Sunshine, il mio amore, il mio tesoro, la
nostra...la mia bambina. Stop a qualsiasi cosa potesse ricordarmi di
lui, e ancora, stop al Natale ovviamente. Adorava quella
festività, ricordo ancora il suo prodigarsi, ogni anno, per
realizzare l'albero dei sogni della piccola Sun. Funzionava
così: era lei a scegliere il tema. Tutto dipendeva
"dall'odore di Natale". "E quest'anno che Odore di Natale senti
piccola?""Mmm...cioccolato papà, sì decoriamo
l'albero tutto di cioccolato!"Era impossibile per me non sorridere a
suon di quella frase: insomma, Odore di Natale? Ma che odore poteva mai
avere un nome? Non aveva avuto tempo di spiegarmelo, il mio Mark.
Tamponai con prontezza
quella lacrima, tesa a rovinare il mio trucco perfetto, per poi
sistemarmi il cappotto ed il collo in pelliccia...
"Piccola!! Sei
pronta??Sun! Lo sai che la mamma deve andare a lavorare" - esclamai,
recandomi in camera sua, per aiutarla a coprirsi per bene.
"Oggi al lavoro con la
mamma, contenta?...quella brutta tosse ancora non mi convince, e poi ti
avevo promesso un incontro con Babbo Natale mi pare..."
"Siiiiiii! Che bello che
bello!!!Posso chiedergli quello che voglio giusto mammina?"
Sorrisi teneramente...
"Quello che vuoi..." -
replicai al mio piccolo angelo.
"Anche un...albero di
Natale?" - mi disse con voce tremante. Era veramente testarda, la
piccola Sunshine, specialmente quando si metteva in testa qualche idea.
"Tesoro ne abbiamo
già parlato, lo sai che l'albero quest'anno non si fa
più...Mi avevi promesso niente storie...Ricordi? Se la mamma
va a lavorare, l'albero...."
"L'albero non si
può fare...si si, lo so mamma me lo dici sempre..." - mi
disse, concludendo quella stupida filastrocca, di cui mi servivo sempre
per farle passare quell'idea dalla testa. Non si poteva fare...insomma,
era uno dei miei "stop". Rivivere quella tradizione avrebbe solo
contribuito a rimuginare ulteriormente sul passato e Sunshine non lo
meritava affatto. Non doveva più pensare all'accaduto,
doveva essere serena. Doveva essere felice e spensierata, piccola e
fragile com'era...non sarebbe riuscita a sopportarlo.
"Allora signorina siamo
pronte??"
"Prontissime mamma!!"
"Ottimo, allora
andiamooooo!" - esclamai, chiudendo la porta dietro di noi.
Ricordo ancora come quella vita
frenetica mi riempisse completamente tutte le ore del giorno...Ricordo
ancora come la parola "domani" indicasse semplicemente un giorno
qualunque, quasi fosse avvolta da quel pragmatismo organizzativo che,
da sempre, mi contraddistingueva...
Prima di conoscerlo. Ethan.
Ethan Crowford.
Quel babbo natale un po' maldestro, che Scott decise di assumere per il
The Mall. Quale modo migliore per pubblicizzare un centro commerciale
appena aperto, se non con un'attrazione per i piccoli acquirenti? Non
era di certo complesso, il compito di un "babbo natale": starsene li,
seduto sulla sua poltrona, dispensare sorrisi e risate impostate fino
all'ora di chiusura...non sarebbe stato di certo complesso...se il
barbuto omino in questione non si fosse chiamato Ethan Crowford.
Incapace? Un complimento. Imbranato? Un eufemismo. Forse fu proprio
quello che mi incuriosì in lui...
Ancora adesso,
ripensandoci, non ricordo le esatte dinamiche del nostro primo
incontro, fu tutto troppo veloce e troppo rumoroso: lo ritrovai solo a
terra, con gli addobbi natalizi addosso, genitori e bambini fastidiosi
a seguito che scappavano ogni dove, la piccola Sun compresa. Non esitai
un solo minuto a rimbeccarlo, col mio solito savu affaire e sarcasmo,
tipico del ruolo che mi contraddistingueva: responsabile degli
acquisti, sebbene preferissi di gran lunga "product
manager"...Risultava decisamente più altisonante.
“Signor
Crowford, lei mi ha appena fatto guadagnare 50 dollari”
osservai, con cinismo, fissandolo dall'alto dei miei tacchi, con le
braccia conserte e le mie Jimmy Choo che tamburellavano nervosamente a
terra. Il solo pensiero di tutto il tempo sprecato nell'assunzione e
"nell'addestramento" di quell'incapace, mi faceva a dir poco
imbestialire.
Maledetto Scott e tutte
le sue stupide idee... - continuavo a ripetermi, dopo aver premuto il
tastino verde sul mio auricolare, tentando contemporaneamente di
gestire il povero neo-licenziato.
“Sto bene,
grazie per averlo chiesto!”- mi disse lui in tutta risposta,
con fare piuttosto sfrontato, con quell'atteggiamento misogino che
l'ignorante sesso maschile si preoccupa di avere con noi donne un po'
troppo in carriera per le loro limitate aspettative...
“Sta ancora
parlando, respirando e camminando, mi sembra ovvio che lei stia bene..
Si si lo avverto subito” - ribattei, non smettendo di parlare
con Scott, proprio riguardo il licenziamento di quel babbo natale
mancato. In tutta sincerità? Beh non fu affatto facile. La
sua sfrontatezza era davvero irritante, e lo fu ancora di
più quando si permise di avvicinarsi pericolosamente al mio
viso, pretendendo "la sua buona uscita". La sua buona che? Non era
stato di certo buono a nulla in quelle infinite 72 ore...Non si
meritava di certo altro al di fuori del...
-"Buono sconto per gli ex
dipendenti...che, a quanto mi risulta, non dovrebbe superare i 5
dollari...Non le pare una sufficiente buona uscita? Beh, sappia che da
The Mall, non avrà altro...buona giornata".
Nemmeno in quel momento
si stancò di rispondermi, era incredibile la sua
determinazione, direttamente proporzionale alla sua arroganza. Non
riuscivo proprio a spiegarmi cosa diamine volesse da me, insomma non
dipendeva di certo da una semplice product manager la causa del suo
licenziamento, bensì da...Scott che, strano a dirsi, non
esitò un attimo a chiamarlo nel suo ufficio. Sicuramente un
altro dei suoi inutili tentativi di attirare la mia attenzione: era
persino patetico il suo modo di "togliermi le castagne dal fuoco" in
qualsiasi occasione, sebbene in quel caso la castagna in questione
fosse bella grossa.
Guardai la scena
decisamente soddisfatta, fino al momento in cui la mia attenzione non
venne attirata dalla mia piccola Sun che, aggrappandosi alla mia gonna
in pizzo chantilly, iniziò ad urlarmi: - SEI CATTIVA! HAI
LICENZIATO BABBO NATALE! L'HAI CACCIATO TU! FAI SCAPPARE TUTTI VIA!
Al solo pensiero di
quella litigata mi viene ancora un groppo in gola. Sunshine
irritatissima, il suo continuo schiaffeggiarmi con le sue piccole
manine, nell'inutile tentativo di prenderla in braccio...La sua corsa
spericolata fuori dal The Mall...
- Sunshine, ti prego
smettila, ora basta piccolina!
- NO, sono stufa!! voglio
l'albero, non voglio i tuoi stupidi regali!! Voglio l'albero!!! E
voglio papà!! Perchè il cielo l'ha portato via?
Voglio papà!!!!! - disse correndo in mezzo alla strada.
Fu un attimo, quasi
stento a ricordare talmente la mia mente, sconvolta, abbia cercato di
rimuovere tutto dalla mia memoria...Ricordo solo una macchina, le mie
urla....e poi un angelo. Un angelo che non esitò un solo
momento a portarla in salvo dal traffico natalizio. Un angelo con molto
più sangue freddo di quanto potessi averne io in quel
momento. Un angelo che, a mia insaputa, si sarebbe insidiato
silenziosamente nella mia vita, cambiandola radicalmente...Un angelo
che portava il nome di...
- Ethan...Lei
è Ethan Crowford, il Babbo Natale...sì, quello
del The Mall - dissi balbettando, ancora decisamente scossa... -Io...io
non so come ringraziarla, davvero. Sunshine è tutta la mia
vita da quando...
Un improvvisato balletto
della mia piccola e il suo..."Sì, Sunshine sono proprio io!"
mi interruppe proprio nel momento giusto.
Istintivamente guardai in
basso. Ero davvero pietosa, non riuscivo a concepire che una persona
integra come me avesse potuto anche solo pensare di confidarsi con...un
uomo qualunque. Uno come tanti...Attribuii al nervosismo la causa di
quella defaiance. Senza pensarci troppo. Insomma, non poteva essere
altrimenti...o forse no.
Allora, davvero, mi dica
come posso sdebitarmi... - ribadì schietta, non immaginando
nemmeno quello che sarebbe potuto accadere l'attimo seguente.. Non
immaginando minimamente cosa sarebbe potuto succedere.
Ricordo ancora come quella vita
frenetica mi riempisse completamente tutte le ore del giorno...Ricordo
ancora come la parola "domani" indicasse semplicemente un giorno
qualunque, quasi fosse avvolta da quel pragmatismo organizzativo che,
da sempre, mi contraddistingueva...
Prima di conoscerlo. Ethan.
Ethan Crowford.
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Capitolo 4 *** Don't leave me.. please. ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
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Capitolo 5 *** Ethan Claus is coming...to Hearthworth! ***
Ethan
Claus is coming... to Heartworth!
Le settimane che precedevano il Natale erano sempre le peggiori. Non
solo il lavoro riusciva ad assorbirmi più del solito, non
solo le infinite gocce di lexotan diluite nella mia tisana del mattino
sembravano non fare alcun effetto, non solo il corteggiamento da parte
di Scott risultava ogni giorno più patetico...
C'era anche un altro problema da affrontare: un problema ben
più grave ed oneroso del semplice stress pre-natalizio:
Ethan, Ethan Crowford. Quel babbo natale un po' maldestro che, non
contando il fatto di ritrovarmelo tutti i giorni in casa, invece che al
lavoro, non faceva altro che mettere in testa alla mia Sun strane idee
sulla necessità, così impellente a suo parere, di
fare un albero di Natale. L'avrei cacciato fuori da casa mia...se solo
non fosse stato così difficile. Se solo il passare dei
giorni non avesse contribuito a generare in me il folle desiderio di
"discuterci" ancora ed ancora...
Perchè era questo che facevamo continuamente:
discutere, per ogni cosa. Dai compiti di Sunshine, al modo pessimo che
utilizzava per insegnarle le tabelline - il metodo "filastrocche" era
di certo inconcepibile per una donna distinta come me - per non parlare
di quello stupido calendario dell'Avvento, costellato di cioccolatini e
dolciumi che, come in una battaglia persa, obbligavo Sunshine a non
mangiare, affinchè il tutù di danza non le
andasse stretto proprio in occasione del saggio. Tuttavia era proprio
quello il peggio (o il meglio chissà), di quelle
interminabili discussioni, guerre fredde più o meno celate,
e disappunti: come una droga, causa della più totale
dipendenza, volevo una dose di lui, e rivivere ancora quei battibecchi
e quei momenti di scontro che, strano a dirsi, nella loro assenza,
venivano a mancarmi...tremendamente. Ma certo, un'occasione per
scaricare ogni tensione. Ecco cos'era. Una sorta di valvola di sfogo,
sicuramente più pragmatica e reale di quanto potesse essere
lo yoga con il maestro YoungFei. Tutto tranquillamente gestibile, fino
a quel giorno.
Eh si, sempre il solito. Buffo, non è vero? Come 24 ore, 24
semplici ore all'anno possano cambiare la tua vita completamente, e fu
proprio allora che la mia vita mutò, prendendo una piega
completamente diversa da quella che mi sarei potuta immaginare in quel
momento.. il 23 dicembre. Maledetta data, il 23 dicembre. Attualmente
mi piace definirlo il giorno in cui tutto può accadere.
Ricordo come, ritornando dal lavoro, decisi di fermarmi per pochi
istanti di fronte alle vetrine di Carroll's, il nuovissimo negozio di
addobbi del The Mall, notando con mio grande stupore l'assenza di quel
grande albero ecologico dalla vetrina principale. Un velo di delusione
occupò il mio volto, certo non mi sarebbe mai passato per
l'anticamera del cervello di comprarlo per casa mia, nemmeno le
innumerevoli esortazioni di Mr. Crowford mi avevano smossa, ma vederlo
lì, anche solo con qualche addobbo, era come se riuscisse a
farmi rivivere l'atmosfera di quei Natali, passati col mio Mark e con
nostra figlia. Passati, per l'appunto. Decisi di non rimuginarci troppo
su, non ero di certo il tipo da smancerie, insomma, non era da me.
Furono il mio orgoglio, la mia integrità morale a darmi la
forza di trarre un respiro profondo e chiamare un taxi
-64Th Upper West Side-
esclamai, schiarendomi la voce.
Non impiegai molto a raggiungere casa. Il traffico sembrava aprirsi di
fronte a me, ogni semaforo ci regalò una preziosissima onda
verde, che mi permise di arrivare a destinazione in meno di un quarto
d'ora.
Avrei dovuto
immaginarmelo, devo ammetterlo. Avrei dovuto immaginarlo nel momento in
cui, girando la chiave nella toppa, non sentii alcun rumore sospetto
provenire dal salotto -cosa decisamente impensabile, da quando avevo
assunto Ethan come baby sitter-.
Attraversai, dunque, il
lungo corridoio in fretta e furia, temendo che fosse successo qualcosa,
fino a trovarmi davanti ad uno spettacolo. Perchè solo
così poteva definirsi: uno spettacolo. Il camino acceso, le
calze della befana appese, l'una vicina all'altra con i nostri
rispettivi nomi -si, ce n'era una anche per me,strano vero?-, e
poi..beh, l'albero. Quell'albero di natale ecologico che, maestoso ed
imponente, si ergeva nel centro della sala, costellato di luci colorate
ma con decorazioni alquanto insolite.
Mi strizzai gli occhi nervosamente, quasi volessi autoconvincermi che
tutto fosse solo un sogno, per poi avvicinarmi ancora di più
all'albero, o meglio, alle "palline" dell'albero. Tutte rigorosamente
in vetro lucido e trasparente, impeccabili, tuttavia non fu nemmeno
quello a lasciarmi, ancor di più, senza parole.
-Non... Non è
possibile... - dissi balbettando piano, avvicinandomi ancora di
più a quella pallina, per poi sentire una voce, proprio
dietro di me.
-E' possibilissimo... -
mi sussurrò Ethan, sorprendendomi alle spalle. Mi voltai di
scatto, arrossendo leggermente e non sapendo cosa dire. Beh, in
realtà qualcosa lo dissi eccome...Attesi solo qualche
secondo, giusto per riprendermi dallo shock.
-Crowford!! Mio dio si
può sapere come diamine ti è venuto in mente? Sei
licenziato, da ADESSO!- Esclamai buttando a terra la borsa.
-Ho solo realizzato il
sogno di tua figlia, voleva indietro suo padre, era questo il suo
"odore di Natale", ma dubito che un'egocentrica come te possa capirlo!-
Al suono di quelle parole
il sangue mi si raggelò. L'odore di Natale. Era da un anno
che non sentivo parlare di quel dannato odore di Natale. Dalla morte
di...
-Mark?!! E ti sembrava il
caso di metterlo in mezzo, Ethan?!! E come... come fai a sapere di lui.
Ma come hai osato? Come ti sei permesso?-
La sua voce, il suo
atteggiamento strafottente, interruppe la mia sfuriata sul nascere,
come sempre aveva fatto, non era di certo una novità per me,
per lo più un'abitudine.
-Sono solo palline con
fotografie all'interno, Honey! Fotografie della tua famiglia! Non la
mia! La tua! Quella famiglia che stai cercando di far dimenticare a
Sunshine, la stessa famiglia che lei cerca di ricordare con tutta se
stessa!
-Sei solo un
egocentrico..-
- Sicura di non parlare
di te?-
Avrei potuto sbatterlo
fuori di casa con le mie mani: quello era poco ma sicuro...se solo
Sunshine non fosse intervenuta, proprio in quell'istante, e
c'è da dirlo, aveva sempre avuto un discreto talento nel
salvare situazioni "insalvabili".
-Mammina,
perchè litighi con Mufasa? Non ti piace l'albero? Volevo
farti una sorpresa, e lui mi ha aiutata...- disse, col suo visino
angelico, spingendo Ethan ancora più vicino a me, al mio
viso, ai miei occhi colmi di rabbia. Proprio sotto al...
-Ohhh Il vischio! Mamma e
Mufasa sono sotto il vischio pappappero!- iniziò a
canticchiare, di fronte ai nostri volti, ostili e rassegnati.
Già.. lo ricordo ancora come uno dei momenti più
imbarazzanti della mia vita. La interminabile cantilena di Sun. Il suo
"Dovete, dovete, dovete baciarvi! Il bacio d'amore, sotto il vischio
è un onore!" e poi ancora, "Baciatevi, coraggio! E' il
miglior modo per fare la pace..."Solo in quel momento ci guardammo
negli occhi, per la prima volta.
Quelle parole,
così rassicuranti, ma al tempo stesso così
tremendamente vincolanti, fecero riaffiorare in me quella sensazione.
Sì, quella di completa dipendenza. Quella sete di lui, quel
nostalgico desiderio d'amore che tentavo di celare dentro di me, dalla
prima volta che l'avevo visto in mezzo a quell'incrocio, con la mia
piccola in braccio. Quel sentimento così ardente e forte
che, da sempre, avevo tentato di nascondere anche a me stessa...come in
una nube di fumo.
Ma il desiderio era
lì, incorruttibile, ostinato a non abbandonarmi, ostinato a
farmi rimanere imprigionata in quei sentimenti che erano e sarebbero
sempre stati più saggi e più persistenti e
più duttili di qualsiasi altra cosa per me.
Ricordo ancora quel
bacio. Così breve, così timoroso, ma
così intenso al tempo stesso. Come ogni sensazione che
attraversò il mio corpo in quel momento. Il risveglio di
ogni mia cellula. Il mio ritorno a "vivere".
-Ecco, contenta?-
esclamai, distaccandomi da lui, tentando di sopprimere quelle emozioni
con scarsissimi risultati.
Non smettendo nemmeno per
un secondo di guardarlo negli occhi.
***NOTE
DELL'AUTRICE***
Ebbene sì, cari lettori, sto cercando di omologarmi anche io
agli altri autori di EFP! Ecco qui il 4^ capitolo della nostra
storiella, il prossimo verrà postato dalla mia anima gemella
"Thecarnival"...In questo capitolo troviamo la nostra Honey a
fronteggiare una sorpresa decisamente inaspettata e poco
gradita...Chissà se avrà gradito almeno il bacio
di Mufasa sotto al vischio...Voi che dite?! Beh, io spero di
sì...Come andrà a finire? Honey cederà
alla dolcezza ed alla premura di Ethan? E come reagirà a
fronte dell'accordo tra Ethan e Scott?...
Stay tuned.... xxx
spencerina <3
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Capitolo 6 *** The quiet and the storm ***
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