Dear Ethan Claus

di spencerina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INTRODUZIONE - Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Smell of Holiday ***
Capitolo 3: *** Time is running fast. ***
Capitolo 4: *** Don't leave me.. please. ***
Capitolo 5: *** Ethan Claus is coming...to Hearthworth! ***
Capitolo 6: *** The quiet and the storm ***



Capitolo 1
*** INTRODUZIONE - Quando tutto ebbe inizio ***


Buonasera a tutti! Sono alla mia prima esperienza qui su EFP e, in tutta schiettezza, sono veramente emozionata. Ho sempre adorato scrivere, è il mio modo, seppur effimero e poco pragmatico, di estraniarmi dal mondo, di credere che, in realtà, la vita non faccia così schifo, di credere che, in realtà...potrebbe essere proprio come io la vorrei, o come i miei occhi di ingenua ventunenne un po' troppo sognatrice, un po' troppo romantica, la vorrebbero vedere.

Un grazie speciale a TheCarnival, ed alla sua estenuante opera di convincimento per farmi entrare in questo mondo meraviglioso. Senza ulteriori indugi eccomi qui, a presentarvi la mia prima storia ( ancora non ci credo*__*) scritta proprio con lei. A quattro mani. La storia di una famiglia, un amore, che speriamo possa scaldarvi in questi giorni di gelo natalizio. Che dire? Buona lettura <3










Il Natale è ciò che ha sempre unito le famiglie e le persone, ma non questa volta.

Ethan Crowford è un Babbo Natale un po' imbranato assunto da poco al 'The Mall' da lei, Honey Heartworth. Una donna -un capo- troppo esigente e rigido per i gusti di Ethan.

Sunshine è una bambina di 5 anni, cresciuta un po' troppo in fretta, perchè privata da ogni magia che c'è nell'infanzia. Cos'hanno Ethan e la piccola Sunshine in comune? Oltre all'affetto -chi ancora incosapevole e chi esplicito- per Honey, la grande passione per il Natale.

La donna però, dopo la morte del marito, ha un rifiuto per questa festa. Cosa succederà quando si ritroverà davanti i più grandi addobbi mai visti? E come reagirà quando scoprirà la più grande bugia nascostale da Ethan?



















INTRODUZIONE - "Quando tutto ebbe inizio"



"Caro Babbo Natale,

Io vorrei...io vorrei..."

Era proprio strano che una bambina della mia età sapesse già scrivere. Forse non troppo strano. Mi aveva insegnato papà, con il vecchio abbecedario della nonna. Dal primo giorno che me l'aveva regalato, ero solita conservarlo in quell'antro dell'armadio un po' nascosto, come un inconfessabile segreto.

Adoravo papà. E lui adorava me.

Questo fino alla sua morte, da quel momento cambiò tutto, la mamma era diventata assente e fredda: irriconoscibile, una pietra. Non una roccia. Le rocce non erano solite piangere ogni sera sul ciglio del letto. Per questo per me era facilmente comprensibile il suo stato d'animo. Pessima metafora? Forse, ma non è di questo che vi voglio parlare.

Ma della storia di un Babbo Natale...un po' speciale.

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Capitolo 2
*** Smell of Holiday ***


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Capitolo 3
*** Time is running fast. ***


Buon Pomeriggio e Buon Santo Stefano tesori! Ed ecco a voi il capitolo II di Dear Ethan Claus, spero con tutto il cuore che vi piaccia, dal momento che è il primo effettivo scritto mio che leggete...Vi lascio inoltre delle piccole descrizioni dei personaggi della storia, giusto per immaginarveli ancora meglio...e mi raccomando lasciate taaaaaante recensioni...anche negative, sono sembre bene accette <3 Working for u! xxx spencerina. PS: per rendere l'attesa meno ostile troverete qualche spoiler sul prossimo capitolo...proprio nelle descrizioni!:P



 







CAPITOLO 2: Time is running fast.


Ore: 7.30.

Aspetto: impeccabile.

Ritornai ancora una volta a specchiarmi, davanti a quel Luigi XVI...proprio quello che avevamo preso insieme. Lo specchio che Mark non avrebbe mai e poi mai comprato perchè "Gli sapeva di vecchio". Così aveva detto.

Era incredibile come fosse passato già un anno...dal giorno dell'incidente. Impensabile come il tempo fosse volato, da quel 23 dicembre...

Continuai a sistemarmi i capelli con aria assorta, lasciando che la mia mente ripercorresse quelle dannate immagini che mai, avrei potuto dimenticare.

Mark...le nostre urla. La mia stupida scenata di gelosia nei confronti di quella sua collega tanto carina...il suo stupore, la sua costernazione. Il suo darmi dell'immatura " senza cervello". La porta sbattere...E poi il dramma: troppo spesso gli avevo raccomandato di non andare veloce con la sua Kawasaki z750. Morì sul colpo il mio Mark...tutta colpa di uno stop. Uno stupido stop. Chi l'avrebbe detto che da quel giorno sarebbe stata proprio la parola "stop" a riempire la mia vita. Dissi stop a tutto, da quel giorno. Stop ai capelli lunghi, stop ai film romantici il sabato sera, stop alle passeggiate notturne in Central Park con la mia piccola Sunshine, il mio amore, il mio tesoro, la nostra...la mia bambina. Stop a qualsiasi cosa potesse ricordarmi di lui, e ancora, stop al Natale ovviamente. Adorava quella festività, ricordo ancora il suo prodigarsi, ogni anno, per realizzare l'albero dei sogni della piccola Sun. Funzionava così: era lei a scegliere il tema. Tutto dipendeva "dall'odore di Natale". "E quest'anno che Odore di Natale senti piccola?""Mmm...cioccolato papà, sì decoriamo l'albero tutto di cioccolato!"Era impossibile per me non sorridere a suon di quella frase: insomma, Odore di Natale? Ma che odore poteva mai avere un nome? Non aveva avuto tempo di spiegarmelo, il mio Mark.

Tamponai con prontezza quella lacrima, tesa a rovinare il mio trucco perfetto, per poi sistemarmi il cappotto ed il collo in pelliccia...

"Piccola!! Sei pronta??Sun! Lo sai che la mamma deve andare a lavorare" - esclamai, recandomi in camera sua, per aiutarla a coprirsi per bene.

"Oggi al lavoro con la mamma, contenta?...quella brutta tosse ancora non mi convince, e poi ti avevo promesso un incontro con Babbo Natale mi pare..."

"Siiiiiii! Che bello che bello!!!Posso chiedergli quello che voglio giusto mammina?"

Sorrisi teneramente...

"Quello che vuoi..." - replicai al mio piccolo angelo.

"Anche un...albero di Natale?" - mi disse con voce tremante. Era veramente testarda, la piccola Sunshine, specialmente quando si metteva in testa qualche idea.

"Tesoro ne abbiamo già parlato, lo sai che l'albero quest'anno non si fa più...Mi avevi promesso niente storie...Ricordi? Se la mamma va a lavorare, l'albero...."

"L'albero non si può fare...si si, lo so mamma me lo dici sempre..." - mi disse, concludendo quella stupida filastrocca, di cui mi servivo sempre per farle passare quell'idea dalla testa. Non si poteva fare...insomma, era uno dei miei "stop". Rivivere quella tradizione avrebbe solo contribuito a rimuginare ulteriormente sul passato e Sunshine non lo meritava affatto. Non doveva più pensare all'accaduto, doveva essere serena. Doveva essere felice e spensierata, piccola e fragile com'era...non sarebbe riuscita a sopportarlo.

"Allora signorina siamo pronte??"

"Prontissime mamma!!"

"Ottimo, allora andiamooooo!" - esclamai, chiudendo la porta dietro di noi.

Ricordo ancora come quella vita frenetica mi riempisse completamente tutte le ore del giorno...Ricordo ancora come la parola "domani" indicasse semplicemente un giorno qualunque, quasi fosse avvolta da quel pragmatismo organizzativo che, da sempre, mi contraddistingueva...

Prima di conoscerlo. Ethan. Ethan Crowford.


Quel babbo natale un po' maldestro, che Scott decise di assumere per il The Mall. Quale modo migliore per pubblicizzare un centro commerciale appena aperto, se non con un'attrazione per i piccoli acquirenti? Non era di certo complesso, il compito di un "babbo natale": starsene li, seduto sulla sua poltrona, dispensare sorrisi e risate impostate fino all'ora di chiusura...non sarebbe stato di certo complesso...se il barbuto omino in questione non si fosse chiamato Ethan Crowford. Incapace? Un complimento. Imbranato? Un eufemismo. Forse fu proprio quello che mi incuriosì in lui...

Ancora adesso, ripensandoci, non ricordo le esatte dinamiche del nostro primo incontro, fu tutto troppo veloce e troppo rumoroso: lo ritrovai solo a terra, con gli addobbi natalizi addosso, genitori e bambini fastidiosi a seguito che scappavano ogni dove, la piccola Sun compresa. Non esitai un solo minuto a rimbeccarlo, col mio solito savu affaire e sarcasmo, tipico del ruolo che mi contraddistingueva: responsabile degli acquisti, sebbene preferissi di gran lunga "product manager"...Risultava decisamente più altisonante.

“Signor Crowford, lei mi ha appena fatto guadagnare 50 dollari” osservai, con cinismo, fissandolo dall'alto dei miei tacchi, con le braccia conserte e le mie Jimmy Choo che tamburellavano nervosamente a terra. Il solo pensiero di tutto il tempo sprecato nell'assunzione e "nell'addestramento" di quell'incapace, mi faceva a dir poco imbestialire.

Maledetto Scott e tutte le sue stupide idee... - continuavo a ripetermi, dopo aver premuto il tastino verde sul mio auricolare, tentando contemporaneamente di gestire il povero neo-licenziato.

“Sto bene, grazie per averlo chiesto!”- mi disse lui in tutta risposta, con fare piuttosto sfrontato, con quell'atteggiamento misogino che l'ignorante sesso maschile si preoccupa di avere con noi donne un po' troppo in carriera per le loro limitate aspettative...

“Sta ancora parlando, respirando e camminando, mi sembra ovvio che lei stia bene.. Si si lo avverto subito” - ribattei, non smettendo di parlare con Scott, proprio riguardo il licenziamento di quel babbo natale mancato. In tutta sincerità? Beh non fu affatto facile. La sua sfrontatezza era davvero irritante, e lo fu ancora di più quando si permise di avvicinarsi pericolosamente al mio viso, pretendendo "la sua buona uscita". La sua buona che? Non era stato di certo buono a nulla in quelle infinite 72 ore...Non si meritava di certo altro al di fuori del...

-"Buono sconto per gli ex dipendenti...che, a quanto mi risulta, non dovrebbe superare i 5 dollari...Non le pare una sufficiente buona uscita? Beh, sappia che da The Mall, non avrà altro...buona giornata".

Nemmeno in quel momento si stancò di rispondermi, era incredibile la sua determinazione, direttamente proporzionale alla sua arroganza. Non riuscivo proprio a spiegarmi cosa diamine volesse da me, insomma non dipendeva di certo da una semplice product manager la causa del suo licenziamento, bensì da...Scott che, strano a dirsi, non esitò un attimo a chiamarlo nel suo ufficio. Sicuramente un altro dei suoi inutili tentativi di attirare la mia attenzione: era persino patetico il suo modo di "togliermi le castagne dal fuoco" in qualsiasi occasione, sebbene in quel caso la castagna in questione fosse bella grossa.

Guardai la scena decisamente soddisfatta, fino al momento in cui la mia attenzione non venne attirata dalla mia piccola Sun che, aggrappandosi alla mia gonna in pizzo chantilly, iniziò ad urlarmi: - SEI CATTIVA! HAI LICENZIATO BABBO NATALE! L'HAI CACCIATO TU! FAI SCAPPARE TUTTI VIA!

Al solo pensiero di quella litigata mi viene ancora un groppo in gola. Sunshine irritatissima, il suo continuo schiaffeggiarmi con le sue piccole manine, nell'inutile tentativo di prenderla in braccio...La sua corsa spericolata fuori dal The Mall...

- Sunshine, ti prego smettila, ora basta piccolina!

- NO, sono stufa!! voglio l'albero, non voglio i tuoi stupidi regali!! Voglio l'albero!!! E voglio papà!! Perchè il cielo l'ha portato via? Voglio papà!!!!! - disse correndo in mezzo alla strada.

Fu un attimo, quasi stento a ricordare talmente la mia mente, sconvolta, abbia cercato di rimuovere tutto dalla mia memoria...Ricordo solo una macchina, le mie urla....e poi un angelo. Un angelo che non esitò un solo momento a portarla in salvo dal traffico natalizio. Un angelo con molto più sangue freddo di quanto potessi averne io in quel momento. Un angelo che, a mia insaputa, si sarebbe insidiato silenziosamente nella mia vita, cambiandola radicalmente...Un angelo che portava il nome di...

- Ethan...Lei è Ethan Crowford, il Babbo Natale...sì, quello del The Mall - dissi balbettando, ancora decisamente scossa... -Io...io non so come ringraziarla, davvero. Sunshine è tutta la mia vita da quando...

Un improvvisato balletto della mia piccola e il suo..."Sì, Sunshine sono proprio io!" mi interruppe proprio nel momento giusto.

Istintivamente guardai in basso. Ero davvero pietosa, non riuscivo a concepire che una persona integra come me avesse potuto anche solo pensare di confidarsi con...un uomo qualunque. Uno come tanti...Attribuii al nervosismo la causa di quella defaiance. Senza pensarci troppo. Insomma, non poteva essere altrimenti...o forse no.

Allora, davvero, mi dica come posso sdebitarmi... - ribadì schietta, non immaginando nemmeno quello che sarebbe potuto accadere l'attimo seguente.. Non immaginando minimamente cosa sarebbe potuto succedere.

Ricordo ancora come quella vita frenetica mi riempisse completamente tutte le ore del giorno...Ricordo ancora come la parola "domani" indicasse semplicemente un giorno qualunque, quasi fosse avvolta da quel pragmatismo organizzativo che, da sempre, mi contraddistingueva...

Prima di conoscerlo. Ethan. Ethan Crowford.


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Capitolo 4
*** Don't leave me.. please. ***


Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.

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Capitolo 5
*** Ethan Claus is coming...to Hearthworth! ***


Ethan Claus is coming... to Heartworth!


Le settimane che precedevano il Natale erano sempre le peggiori. Non solo il lavoro riusciva ad assorbirmi più del solito, non solo le infinite gocce di lexotan diluite nella mia tisana del mattino sembravano non fare alcun effetto, non solo il corteggiamento da parte di Scott risultava ogni giorno più patetico...
C'era anche un altro problema da affrontare: un problema ben più grave ed oneroso del semplice stress pre-natalizio: Ethan, Ethan Crowford. Quel babbo natale un po' maldestro che, non contando il fatto di ritrovarmelo tutti i giorni in casa, invece che al lavoro, non faceva altro che mettere in testa alla mia Sun strane idee sulla necessità, così impellente a suo parere, di fare un albero di Natale. L'avrei cacciato fuori da casa mia...se solo non fosse stato così difficile. Se solo il passare dei giorni non avesse contribuito a generare in me il folle desiderio di "discuterci" ancora ed ancora...
 Perchè era questo che facevamo continuamente: discutere, per ogni cosa. Dai compiti di Sunshine, al modo pessimo che utilizzava per insegnarle le tabelline - il metodo "filastrocche" era di certo inconcepibile per una donna distinta come me - per non parlare di quello stupido calendario dell'Avvento, costellato di cioccolatini e dolciumi che, come in una battaglia persa, obbligavo Sunshine a non mangiare, affinchè il tutù di danza non le andasse stretto proprio in occasione del saggio. Tuttavia era proprio quello il peggio (o il meglio chissà), di quelle interminabili discussioni, guerre fredde più o meno celate, e disappunti: come una droga, causa della più totale dipendenza, volevo una dose di lui, e rivivere ancora quei battibecchi e quei momenti di scontro che, strano a dirsi, nella loro assenza, venivano a mancarmi...tremendamente. Ma certo, un'occasione per scaricare ogni tensione. Ecco cos'era. Una sorta di valvola di sfogo, sicuramente più pragmatica e reale di quanto potesse essere lo yoga con il maestro YoungFei. Tutto tranquillamente gestibile, fino a quel giorno.
Eh si, sempre il solito. Buffo, non è vero? Come 24 ore, 24 semplici ore all'anno possano cambiare la tua vita completamente, e fu proprio allora che la mia vita mutò, prendendo una piega completamente diversa da quella che mi sarei potuta immaginare in quel momento.. il 23 dicembre. Maledetta data, il 23 dicembre. Attualmente mi piace definirlo il giorno in cui tutto può accadere.
Ricordo come, ritornando dal lavoro, decisi di fermarmi per pochi istanti di fronte alle vetrine di Carroll's, il nuovissimo negozio di addobbi del The Mall, notando con mio grande stupore l'assenza di quel grande albero ecologico dalla vetrina principale. Un velo di delusione occupò il mio volto, certo non mi sarebbe mai passato per l'anticamera del cervello di comprarlo per casa mia, nemmeno le innumerevoli esortazioni di Mr. Crowford mi avevano smossa, ma vederlo lì, anche solo con qualche addobbo, era come se riuscisse a farmi rivivere l'atmosfera di quei Natali, passati col mio Mark e con nostra figlia. Passati, per l'appunto. Decisi di non rimuginarci troppo su, non ero di certo il tipo da smancerie, insomma, non era da me. Furono il mio orgoglio, la mia integrità morale a darmi la forza di trarre un respiro profondo e chiamare un taxi

-64Th Upper West Side- esclamai, schiarendomi la voce.
Non impiegai molto a raggiungere casa. Il traffico sembrava aprirsi di fronte a me, ogni semaforo ci regalò una preziosissima onda verde, che mi permise di arrivare a destinazione in meno di un quarto d'ora.

Avrei dovuto immaginarmelo, devo ammetterlo. Avrei dovuto immaginarlo nel momento in cui, girando la chiave nella toppa, non sentii alcun rumore sospetto provenire dal salotto -cosa decisamente impensabile, da quando avevo assunto Ethan come baby sitter-.

Attraversai, dunque, il lungo corridoio in fretta e furia, temendo che fosse successo qualcosa, fino a trovarmi davanti ad uno spettacolo. Perchè solo così poteva definirsi: uno spettacolo. Il camino acceso, le calze della befana appese, l'una vicina all'altra con i nostri rispettivi nomi -si, ce n'era una anche per me,strano vero?-, e poi..beh, l'albero. Quell'albero di natale ecologico che, maestoso ed imponente, si ergeva nel centro della sala, costellato di luci colorate ma con decorazioni alquanto insolite.
Mi strizzai gli occhi nervosamente, quasi volessi autoconvincermi che tutto fosse solo un sogno, per poi avvicinarmi ancora di più all'albero, o meglio, alle "palline" dell'albero. Tutte rigorosamente in vetro lucido e trasparente, impeccabili, tuttavia non fu nemmeno quello a lasciarmi, ancor di più, senza parole.

-Non... Non è possibile... - dissi balbettando piano, avvicinandomi ancora di più a quella pallina, per poi sentire una voce, proprio dietro di me.

-E' possibilissimo... - mi sussurrò Ethan, sorprendendomi alle spalle. Mi voltai di scatto, arrossendo leggermente e non sapendo cosa dire. Beh, in realtà qualcosa lo dissi eccome...Attesi solo qualche secondo, giusto per riprendermi dallo shock.

-Crowford!! Mio dio si può sapere come diamine ti è venuto in mente? Sei licenziato, da ADESSO!- Esclamai buttando a terra la borsa.

-Ho solo realizzato il sogno di tua figlia, voleva indietro suo padre, era questo il suo "odore di Natale", ma dubito che un'egocentrica come te possa capirlo!-

Al suono di quelle parole il sangue mi si raggelò. L'odore di Natale. Era da un anno che non sentivo parlare di quel dannato odore di Natale. Dalla morte di...

-Mark?!! E ti sembrava il caso di metterlo in mezzo, Ethan?!! E come... come fai a sapere di lui. Ma come hai osato? Come ti sei permesso?-

La sua voce, il suo atteggiamento strafottente, interruppe la mia sfuriata sul nascere, come sempre aveva fatto, non era di certo una novità per me, per lo più un'abitudine.

-Sono solo palline con fotografie all'interno, Honey! Fotografie della tua famiglia! Non la mia! La tua! Quella famiglia che stai cercando di far dimenticare a Sunshine, la stessa famiglia che lei cerca di ricordare con tutta se stessa!

-Sei solo un egocentrico..-

- Sicura di non parlare di te?-

Avrei potuto sbatterlo fuori di casa con le mie mani: quello era poco ma sicuro...se solo Sunshine non fosse intervenuta, proprio in quell'istante, e c'è da dirlo, aveva sempre avuto un discreto talento nel salvare situazioni "insalvabili".

-Mammina, perchè litighi con Mufasa? Non ti piace l'albero? Volevo farti una sorpresa, e lui mi ha aiutata...- disse, col suo visino angelico, spingendo Ethan ancora più vicino a me, al mio viso, ai miei occhi colmi di rabbia. Proprio sotto al...

-Ohhh Il vischio! Mamma e Mufasa sono sotto il vischio pappappero!- iniziò a canticchiare, di fronte ai nostri volti, ostili e rassegnati. Già.. lo ricordo ancora come uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita. La interminabile cantilena di Sun. Il suo "Dovete, dovete, dovete baciarvi! Il bacio d'amore, sotto il vischio è un onore!" e poi ancora, "Baciatevi, coraggio! E' il miglior modo per fare la pace..."Solo in quel momento ci guardammo negli occhi, per la prima volta.

Quelle parole, così rassicuranti, ma al tempo stesso così tremendamente vincolanti, fecero riaffiorare in me quella sensazione. Sì, quella di completa dipendenza. Quella sete di lui, quel nostalgico desiderio d'amore che tentavo di celare dentro di me, dalla prima volta che l'avevo visto in mezzo a quell'incrocio, con la mia piccola in braccio. Quel sentimento così ardente e forte che, da sempre, avevo tentato di nascondere anche a me stessa...come in una nube di fumo.

Ma il desiderio era lì, incorruttibile, ostinato a non abbandonarmi, ostinato a farmi rimanere imprigionata in quei sentimenti che erano e sarebbero sempre stati più saggi e più persistenti e più duttili di qualsiasi altra cosa per me.

Ricordo ancora quel bacio. Così breve, così timoroso, ma così intenso al tempo stesso. Come ogni sensazione che attraversò il mio corpo in quel momento. Il risveglio di ogni mia cellula. Il mio ritorno a "vivere".

-Ecco, contenta?- esclamai, distaccandomi da lui, tentando di sopprimere quelle emozioni con scarsissimi risultati.

Non smettendo nemmeno per un secondo di guardarlo negli occhi.




***NOTE DELL'AUTRICE***

Ebbene sì, cari lettori, sto cercando di omologarmi anche io agli altri autori di EFP! Ecco qui il 4^ capitolo della nostra storiella, il prossimo verrà postato dalla mia anima gemella "Thecarnival"...In questo capitolo troviamo la nostra Honey a fronteggiare una sorpresa decisamente inaspettata e poco gradita...Chissà se avrà gradito almeno il bacio di Mufasa sotto al vischio...Voi che dite?! Beh, io spero di sì...Come andrà a finire? Honey cederà alla dolcezza ed alla premura di Ethan? E come reagirà a fronte dell'accordo tra Ethan e Scott?...

Stay tuned.... xxx spencerina <3

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Capitolo 6
*** The quiet and the storm ***


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