Io, te ed il Calcio.

di Daenerys_Snow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Luna Blu ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Le Rose Blu ***
Capitolo 4: *** Per Sempre La Verità ***
Capitolo 5: *** Gli Occhi Rossi ***
Capitolo 6: *** Complementari ***
Capitolo 7: *** Il Goal Del Lupo Del Ghiaccio ***
Capitolo 8: *** La Magica Scalinata ***
Capitolo 9: *** Il Ballo ***
Capitolo 10: *** La Nostra Notte ***
Capitolo 11: *** Un Sogno Distrutto ***
Capitolo 12: *** L'Amore Eterno ***
Capitolo 13: *** Fiducia ***



Capitolo 1
*** La Luna Blu ***


Capitolo 1

Settembre. Il mese più bello dl mondo. Perché? Facile. È il compleanno di una persona davvero importante.
-    Tanti auguri, cuginetta!! – urlò Francesco appena entrato in quella camera tutta colorata.
-    Buongiorno… - rispose una ragazza che era ancora addormentata.
Dei capelli lunghi castani le coprivano gran parte della schiena. Era di media statura. Aveva degli occhi bellissimi verdi. Indossava un camicia da notte turchese.
Si stava alzando molto lentamente dal letto. Aveva un sonno tremendo.
-    Dai, Erika!!! Oggi è il tuo compleanno, insomma: dovresti essere felice, no?
-    Sì, ma sai com’è: nessuno si aspetta che il giorno del suo compleanno qualcuno entri così urlando svegliandolo da dei bellissimi sogni… non so se capisci cosa intendo.
Ormai era da due mesi che quel ragazzino di 14 anni si era trasferito dalla cugina, anch’essa quattordicenne: i suoi genitori erano partiti verso luglio per un viaggio di lavoro che sarebbe dovuto terminare dopo un mese, ma ovviamente si è prolungato, ed ormai il ragazzo ha perso ogni speranza di vedere i genitori.
-    Dai, su con la vita! Oggi è il tuo compleanno: dovresti essere felice, no? E poi oggi devi andare a fare quel provino.
-    Ma di quale provino stai parlando?
-    Come di quale provino sto parlando?! Di quello per entrare all’ Inazuma, ricordi? Avevamo programmato quello stupido provino per il giorno del tuo compleanno!
-    Hai ragione! Mi devo sbrigare!
Stava per scegliere i vestiti nell’armadio, ma poi si fermò per qualche secondo.
-    Scusa… non è che potresti uscire? Sai… mi devo vestire.
-    Ah, sì… giusto! Scusa cuginetta. – detto questo, uscì dalla camera.
La ragazza era lì, davanti all’armadio, a scegliere i vestiti. Si sarebbe comunque cambiata al campo. Non poteva uscire di casa con dei pantaloncini.
Dopo qualche minuto, uscì dalla sua camera e trovò suo cugino lì, dietro la porta, ad aspettarla.
-    Wow!
-    “Wow!” cosa?
-    Sei… - poi ripensò a ciò che stava per dire - … adeguata.
Indossava una maglia blu lunga con maniche altrettanto lunghe; ci erano disegnate delle rose rosse e dei teschi. Poi aveva dei jeans neri semplici e per finire delle scarpe da ginnastica alte dell’ Adidas. In testa aveva un cerchietto con un fiocco nero.
Nel frattempo si era anche lavata, pettinata e truccata. Aveva i capelli sciolti, ovviamente. Si era messa poca matita nera e dell’ombretto blu, di due diverse tonalità: blu brillante e celestino. Per quanto riguarda le labbra, si era messa un lucidalabbra trasparente con dei brillantini. Un po’ di cipria e pochissimo mascara blu.
-    Andiamo? – chiese lei.
-    Certo, ma senza il borsone come fai? – ironizzò lui.
-    Hai ragione: corro a prenderlo!
Rientrò in camera e prese velocemente il borsone blu scuro.
-    Eccomi… ora possiamo andare!
Il campo era poco distante, ma presero lo stesso la moto. Corsero. Erano davvero in ritardo.
-    Eccoci arrivati… dai: corri nello spogliatoio!
-    Vado!! – disse lei scendendo velocemente dal motorino.
-    Cuginetta? Una cosa…
-    Dimmi – disse fermandosi di colpo mentre correva e girandosi.
-    Buona fortuna!
-    Grazie… - disse lei abbracciandolo. Lo adorava. E se ne andò di corsa.
-    “Di niente” – pensò lui vedendola scappare via, come sempre, da lui.
Erika entrò nello spogliatoio e vide che non era sola: lì c’erano molte ragazze. Sarebbe stata dura essere presa. Ma non si fece comunque intimorire. Prese posto su una delle enormi panchine e si sedette. Incominciò ad aprire la borsa e si cambiò. Le altre erano già tutte pronte. Così, dopo mille frecciatine, rimase sola.
Appena uscita dallo spogliatoio, trovò Francesco ad aspettarla.
-    Dove…?
-    Da quella parte… cerca di sbrigarti! – disse lui.
-    Grazie… corro e vinco!
-    Brava: così ti voglio! – disse lui sorridendole.
-    A dopo
Corse verso un enorme campo. Davanti a lei rincontrò le ragazze di qualche minuto prima. Erano tutte vestite uguali: il modello dei loro completini erano simili a quelli che indossavano i componenti dell’ Inazuma; lei, invece, si era messa il suo, quello che utilizzava sempre a scuola: una maglietta a maniche corte azzurra cielo con dei pantaloncini neri, e i scarpini neri con una striscia blu laterale. I capelli erano raccolti in una coda alta, per non crearle dei problemi durante il provino. I calzettoni erano blu.
Entrò nel campo e aspettò il suo turno. Ogni volta che una ragazza eseguiva le prove richieste, le veniva subito detto se era presa o no. Vennero prese diverse ragazze prima di lei, che ovviamente era ultima. Erano poche, ma sempre meglio di niente.
La prima aveva lunghi capelli castani con delle ciocche bionde. Gli occhi verdi scuro erano attorniati da l’eyeliner nero. Alta quanto Erika, era magrissima. Indossava una maglietta viola scuro, con pantaloncini blu scurissimo e scarpini fuxia. I capelli sciolti le ricadevano lungo la schiena. Giocava per il ruolo di centrocampista (centrale). Veloce, resistente e dinamica. Un particolare era che aveva, come tutte le altre, una catenina con un ciondolo… un fiore verde. La sua tecnica micidiale era “Flowers’ Butterfly”. Il suo nome era Marine Pears. (nazionalità – argentina)
La seconda aveva dei capelli corti rossi scuro. Gli occhi neri pece erano decorati con della matita nera pesante. Più bassa di Erika, era anche lei magra. Indossava una maglia grigia scuro, con pantaloncini neri e scarpini argento. I capelli erano lisci come l’olio. Giocava per il ruolo di centrocampista (sinistro). Era scattante. La sua catenina aveva come ciondolo una fiamma rossa. La sua tecnica micidiale era “Fire’s Phoenix”. Il suo nome era Deborah Lips. (nazionalità – norvegese)
La terza aveva dei capelli lunghissimi castani scuro. Gli occhi erano color castano cioccolato, molto intensi e grandi. Non era truccata, tranne che per il fard sulle guance. Alta quanto Erika, aveva i bicipiti e i tricipiti ben sviluppati. Indossava una maglia nera e dei pantaloncini bianchi latte. Scarpini neri. I capelli erano piastrati. Giocava per il ruolo di centrocampista (destro). Non molto veloce, ma era molto potente. La sua catenina aveva come ciondolo un sole turchese. La sua tecnica micidiale era “Sun’s Ferret”. Il suo nome era Valentine Caesar. (nazionalità – francese)
La quarta era di colore. I capelli erano neri e lisci. Gli occhi scurissimi erano illuminati dall’ombretto chiaro. Più alta di Erika, era anche lei magrissima. Aveva una maglia gialla fluorescente con dei pantaloncini bianchi. I scarpini oro. I capelli le arrivavano alle spalle ed erano legati in una coda bassa. Giocava per il ruolo di difensore (sinistro). Non era estremamente veloce né scattante, ma era molto resistente. La sua catenina aveva come ciondolo un piccolo arcobaleno. La sua tecnica micidiale era “Rainbow’s Tiger”. Il suo nome era Martha Snow. (nazionalità – sudafricana)
La quinta aveva dei capelli corti fino alle spalle castani chiari. Gli occhi erano scurissimi. Aveva giusto un po’ di matita nera sotto gli occhi. Era come Erika, cioè robusta, ma poco più alta. Aveva una maglietta rosso bordeaux con dei pantaloncini neri. I scarpini rossi scuro. I capelli le arrivavano a malapena alle spalle. Giocava per il ruolo di difensore (destro). Veloce ma poco resistente. La sua catenina aveva un ciondolo di una goccia arancione. La sua tecnica micidiale era “Water’s Dolphin”. Il suo nome era Veronika Salamander. (nazionalità – americana)
La sesta aveva dei capelli lunghissimi neri corvini, ma con delle ciocche bionde. Gli occhi piccolissimi neri erano contorniati dalla matita nera e dall’ombretto rosa confetto. Era molto più alta di Erika, ed era piuttosto robusta, tanto da mettere paura. Indossava una maglia fuxia, con dei pantaloncini argento e dei scarpini dello stesso colore della maglia. Giocava per il ruolo di portiere. Poco veloce, ma molto forte. La sua catenina aveva come ciondolo un cuore rosa. La tecnica micidiale era “Love’s Bear”. Il suo nome era Annie Race. (nazionalità – inglese)
La settima aveva dei capelli corti ricci castani. Gli occhi erano castani. Neanche un filo di trucco regnava sul suo viso. Era alta quanto Erika. Aveva una maglia verde militare con pantaloncini verdini chiaro e scarpini bianchi. Giocava per il ruolo di difensore (centrale). Veloce, ma non molto resistente. La sua catenina aveva una stella viola. La sua tecnica micidiale era “Stars’ Lynx”. Il suo nome era Guildy Case. (nazionalità – tedesca)
Quando fu il suo turno, il cuore di Erika batteva all’impazzata.
-    Erika Sky! – chiamò un ragazzo con i capelli castani e con una fascetta arancione… doveva essere il capitano: Mark.
-    E-eccomi! 
Mark la guardò per bene.
-    Qualcosa non va?  - chiese lei preoccupata.
-    No, no! È che devo esaminare bene le vostre corporature, tutto qui… - poi la guardò negli occhi – Scusami, ma tu non sei giapponese, vero?
-    Giusto!! Sono spagnola, ma i miei genitori sono americani…
-    Capisco… bhè allora… - si girò e chiamò un altro ragazzo – Jude! Vieni qui… che da quanto ho capito, abbiamo un’attaccante pronta ad esibirsi per noi!
-    Arrivo – disse una voce.
-    Ma come hai fatto a capire che desidero fare l’attaccante? – chiese sorpresa e confusa lei.
-    Si vede… hai un fisico da attaccante potente e scattante, e sei forte anche di carattere, o mi sbaglio?
Lo sguardo di Erika andò verso Francesco che se la guardava da fuori il campo; egli le fece cenno di sì con la testa.
-    Giusto un po’, magari…
-    Ho indovinato… ehi, Jude, ti vuoi sbrigare?? – chiese Mark stufo.
-    Eccomi – rispose un ragazzo con un mantello rosso. – insomma: cosa vuoi?
-    Come cosa voglio?! Qui davanti a noi c’è una ragazza che spera di fare l’attaccante e scommetto anche la regista, e quindi il tuo ruolo, e mi chiedi cosa c’è? Ma sei scemo o cosa?!
-    Ok, ok, non ti scaldare! Fammi vedere cos’abbiamo qui… - alzò gli occhi, o per meglio dire gli occhialini, che si incrociarono con quelli di Erika. Una scossa fece rabbrividire la ragazza che ormai non smetteva più di fissare l’altro. Per qualche lungo minuto, i due si guardarono intensamente finché qualcuno non ruppe il silenzio.
-    Allora? Vuoi fargli fare questo provino sì o no? – disse un ragazzo dai capelli biondi chiarissimo. Erika lo riconobbe subito: Axel Blaze.
-    Ehm… sì certo subito! – disse velocemente quel ragazzo dai capelli raccolti in dread. – Ma sappi che a me non sembra adatta al mio ruolo…
-    Infatti lei si propone non per il centrocampo, ma per l’attacco… capito “ragazzo che non vuole farsi vedere gli occhi”? – disse entrando nel campo Francesco.
-    E tu saresti…? – chiese Jude.
-    Ti prego, Fran, vattene prima che caccino anche me… - lo supplicò Erika.
-    Fran?! Ma che razza di nome è?! – chiese ridendo l’altro.
-    Senti, bello: non ti azzardare a prendere in giro mio cugino, che poi si chiama Francesco, perché tu non sei niente in confronto a lui, capito? – disse sbraitando la ragazza: nessuno si doveva permettere di prendere in giro il cugino.
-    A sì?! Ma chi ti credi di essere, ragazzina?!
-    Vuoi sapere chi sono?! Perfetto. Mi chiamo Erika Sky, ho 14 anni e mi propongo per il ruolo di attaccante e di regista. E sappi una cosa: prova a toccare mio cugino e io ti strappo uno ad uno tutti quei capelli che ti ritrovi, capito?
-    Tsk… - disse Jude – mi hai convinto…
-    Per cosa? – chiesero entrambi i cugini.
-    All’inizio non mi sembravi adatta per il mio ruolo, ma ora che ti guardo meglio… sì… perciò cominciamo con questo provino…
-    Sia ringraziato il cielo! – disse Mark.
-    Cosa devo fare? – chiese Erika.
-    Facile: tira per tre volte in porta. E se farai almeno un goal, passerai alla prova successiva. – poi indicò Mark – Lui starà in porta.
-    Mi sembrava troppo facile… - disse lei.
-    Ma non credi di esagerare? – chiese un ragazzo dai capelli neri: doveva essere Austin.
-    Se è un vero attaccante, ce la farà…
-    Ok, come vuoi tu… - Erika non ne era molto convinta, ma doveva farcela: il suo sogno, fin da bambina, era quello di entrare in quella meravigliosa squadra. Anche se erano finiti in mondiali, non significava che non poteva giocare.
Si diresse verso l’area di rigore. Mark si posizionò in porta. Era tutto pronto.
-    Dai, cuginetta! – urlò Fran
Erika si concentrò. Avrebbe tirato, inizialmente, un tiro semplice; poi avrebbe fatto vedere la sua vera potenza.
Stava per tirare. Prese la rincorsa. Diede un calcio davvero poco convinto alla palla, che arrivò a Mark. La prese al volo.
-    Bhè… credo proprio che se farai anche gli altri due tiri così… non andrai da nessuna parte. – disse una delle ragazze che erano state prese. Si trattava di Martha.
-    Forse hai proprio ragione – disse Erika con un sorrisetto in faccia. L’altra rabbrividì: lo sguardo della ragazza era davvero misterioso, ma anche molto strano…
-    Dai, cuginetta: fai vedere di ciò di cui sei veramente capace!!
-    Subito… - disse lei convinta. Guardò Jude che la fissava sempre, senza mai distogliere lo sguardo da lei. Tirò molto più forte, ma comunque il portiere la parò.
-    Wow! Questa era davvero forte! – disse Mark serio, mentre le altre ragazze ridevano. Un altro sorriso comparve sul viso della quattordicenne.
-    Ma allora: mi stai prendendo in giro, ragazzina? – chiese Jude irritato.
-    Secondo me, sì… dovresti cacciarla subito! – disse un’altra, Guilty.
-    Certo… perché l’ha detto…? Una tizia qualunque? – disse Erika.
-    L’ho detto io che sono già il difensore della squadra; tu invece non sei niente… - disse quella vaneggiandosi.
-    Ok: l’hai voluto tu!
Riprese il pallone. Fece cenno al portiere che avrebbe tirato. Prese la rincorsa dicendo “Moon’s Wolf”. Eh già: il ciondolo di Erika era una luna blu notte. Un lupo illuminato dalla luna piena fece la sua comparsa in mezzo al campo. Erika si preparò al tiro e, nel momento in cui toccò con il piede destro la palla, il lupo incominciò a correre verso la porta con avanti a sé il pallone. Mark invocò immediatamente il “Pugno di Giustizia” e toccò la palla, che però continuava a spingere per avere in porta. Il ragazzo scivolò indietro e la sua difesa fallì, facendo arrivare la palla all’obiettivo della ragazza.
Silenzio. Tutti non osarono aprire bocca, finché Fran non corse dalla cugina abbracciandola – Sei forte, cugina!!
-    Grazie mille… è tutto merito tuo!
-    Ma come…? – Mark guardava in continuazione la palla.
-    È riuscita a sconfiggere la migliore tecnica di Mark – disse Xavier, il ragazzo dai capelli rossi.
-    Sì… ce l’ho fatta… - disse la ragazza che ancora non ci credeva.
-    Così sembra… - disse infine Jude. Molte ragazze, però, sembravano non essere d’accordo.
-    Bhè… allora… - Mark voleva parlare ma fu interrotto.
-    Benvenuta nella squadra! – Jude strinse la mano di Erika, la quel sentì un fremito percorrerle la schiena non appena si toccarono le mani, e lo stesso per Jude. Si guardarono intensamente. La ragazza voleva scoprire a tutti i costi il colore degli occhi del quattordicenne difronte a lei.
-    Grazie, Jude… spero tanto che diventeremo grandi compagni di squadra…
-    Io non spero solo quello… - a quelle parole, abbassò il volto leggermente arrossato. A Erika non capitava mai di arrossire in presenza di un ragazzo, né tantomeno di vederlo a qualcuno.
Furono interrotti.
-    Fammi capire: e se io ti strappassi questa dal collo, tu non riusciresti a tirare, vero? – Guilty prese in mano il ciondolo che continuava a brillare.
-    Certo che ci riuscirei, ma è un oggetto speciale perché me l’ha regalato mio cugino… - non finì la frase che le venne strappata la collanina.
-    Ok… se lo dici tu, significa che non ne avrai più bisogno… - dicendo questo incominciò a correre verso il fiume lì vicino.
-    Aspetta! Ma dove credi di andare! – Erika incominciò a rincorrerla, ma arrivata a destinazione, vide la riccia che faceva cadere la piccola mezza luna nell’acqua gelida.
-    E ora dimostrami che sai tirare!
-    Come… - diverse lacrime uscirono dagli occhi della ragazza. Non riusciva a trattenersi e scoppiò in un sonoro pianto e cominciò a correre verso il campo. Mentre correva, vide Jude avvicinarsi a lei – Perché stai piangendo?
-    Lei… m-mi ha… - e si buttò tra le braccia del ragazzo, che si sentì mancare nel sentirla piangere su di sé. La strinse.
-    È come pensavo: la nuova sta cercando di prendersi il centrocampista, allora! – era sempre Guilty.
Erika non ce la fece più e scappò via, lasciando senza parole Jude, che la continuava a fissare.

 
Ecco che è arrivata la rompi scatole… lo so: è la mia prima ff su questo manga, perciò spero che siate clementi. Vi voglio solo informare che è ambientata dopo i mondiali, come avrete ben capito, e che ne sono rimasti pochi dei vecchi personaggi: Mark, Axel, Jude, Austin, Xavier, Jordan, Caleb e Shawn sono presenti in questa ff… e vi vorrei chiedere, oltre che a recensire, di scrivermi nelle recensioni quale personaggio dei nuovi vi piace di più, escludendo Erika. Mi interessa sapere quale preferite, anche se non le conoscete per quanto riguarda il carattere, ma giusto sull’idea che vi siete fatte fin ora, sul modo in cui si vestono e su come si sono presentate. Ok… ci si sente presto… Karen

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Capitolo 2
*** Rivelazioni ***


Capitolo 2

Erika corse. Corse tanto. Forse anche troppo, perché non si rese conto di essere arrivata lontana dal campo. Si sedette sull’erba di un praticello lì vicino. Pianse…
Anzi: piangeva. E continuava senza sosta…
“Perché…? Cosa mi rappresenta strapparmi e buttarmi via il bene prezioso che ho, solo per dimostrare che sono capace a tirare uno stupido pallone da calcio?”.
Le braccia le strinse alle ginocchia e nascose tra queste il suo candido volto… singhiozzava. Quel ciondolo era molto importante per lei: si trattava di un regalo di suo cugino Francesco… glielo aveva portato dall’Italia, il paese d’origine di Francesco. Per lei era molto importante, non solo perché glielo aveva regalato lui, ma anche perché ci strinsero un patto sopra: lei doveva entrare nell’Inazuma. E ci stava riuscendo finché Guilty non rovinò tutto…
“Mi dispiace cuginetto, ma credo che il nostro patto ora non abbia più senso…” pensò tra sé e sé.
-    Posso sedermi qui con te?
-    Ma che ci fai qui, Jude? – chiese lei che sembrava essersi un po’ calmata.
-    Ero venuto a vedere come stavi… - rispose lui sedendosi accanto a lei.
-    Perché? Ti interessa veramente? Io non credo… - chiese lei.
-    Bhè… ecco: ti ho visto scappare via piangendo e istintivamente mi è venuto da chiedermi cosa ti fosse successo; Guilty mi si è avvicinata e le ho chiesto cosa ti aveva fatto e lei mi ha risposto che tu non vali niente senza ciondolo. – delle lacrime si fecero spazio sul volto della ragazza che però non abbassava lo sguardo – E io me ne sono andato via senza ascoltarla neanche e…
-    Aspetta… ma perché te ne sei andato? Dopotutto lei fa parte della squadra e meritava di essere ascoltata… e magari ti stava anche dicendo la verità.
-    No… - disse lui.
-    Come fai a sapere che mi sto sbagliando?
-    Semplice: tu sei sincera… lo leggo nei tuoi occhi smeraldo… - abbassò lo sguardo a terra – e… ed è anche per questo che ti ho fatto fare il provino…
La ragazza aveva una faccia confusa, così, prima che lei potesse porgli delle domande, lui continuò – Il punto è che quando stavamo discutendo per tuo cugino, io ho letto nei tuoi occhi che lo stavi difendendo perché gli vuoi davvero bene, e non per fare scena.
-    Grazie Jude… - rispose lei. Del calore si stava diffondendo nel suo corpo.
-    Figurati… e comunque rimane il fatto che appena me ne sono andato ho incontrato tuo cugino… e indovina un po’?! Lui è andato, non appena hai rincorso Guilty, dall’altra parte del fiume e così, quando il ciondolo è stato buttato nell’acqua, lui l’ha ripreso al volo… mi ha raccontato che ha visto un luccichio ed è corso a prenderlo…
-    Oddio!! Quindi si è buttato?
-    In pratica sì… era fradicio quando l’ho visto…
-    Mi dispiace così tanto per lui… è tutta colpa mia…
-    Non è vero. È che lui l’ha fatto perché lo sentiva, tutto qui. Come quando tu l’hai difeso al campo: è una cosa naturale se vuoi bene ad una persona…
-    Anche tu credi che non riesca a tirare in porta senza ciondolo? – chiese lei senza pensarci due volte.
-    Io… - ora però lui non sapeva cosa rispondere.
-    Me lo immaginavo… - rispose lei con un piccolo sorriso.
-    Io non ho detto questo…
-    Ma l’hai pensato. – si alzò velocemente e si diresse verso un pallone da calcio poco distante da loro.
-    Ma dove stai andando? – chiese lui preoccupato.
-    Ora vedrai cosa so fare… - si avvicinò al pallone. – “Moon’s Wolf”!! – un enorme lupo ricomparve alle sue spalle. E come sempre, portò la palla verso Jude, mettendogliela difronte. – Allora?
-    Wow! – rispose lui estasiato – Lo sapevo…
-    Sì, certo come no! – rispose lei divertita.
-    Ci sono riuscito!
-    A fare che, scusa? – chiese lei confusa.
-    A farti ridere. – ma la ragazza aveva ancora quell’espressione. – Ora ti spiego: quando ho incontrato tuo cugino, gli ho detto che ti avevo vista piangere e scappare via, così lui mi ha detto di venire qui e che ti dovevo far ridere, ma mi ha anche avvisato che tu difficilmente sorridi, se non a lui…
-    Quindi tu mi stai dicendo che sei stato obbligato da lui a venire da me, e non per tua volontà? – era furiosa.
-    Ehm… aspetta non ho detto proprio questo… - disse lui spaventato.
-    A no?! E cosa avresti detto?
-    Un’altra cosa e te la dico se chiudi gli occhi.
-    Senti: non è che non mi fido è solo che mi sembra esagerato il fatto che per scoprire cosa  intendevi con quelle frasi debba chiudere gli occhi.
-    Tu chiudili e basta. – disse mentre si alzava e si avvicinava a lei.
-    Va bene… - e li chiuse.
-    Ora puoi aprire – disse Jude dopo qualche secondo.
-    Ma cosa mi hai…? – stava per chiedere lei fino a quando non si guardò il collo – Ma è la mia luna blu!!! – urlò – Ma come hai fatto?
-    Te l’ho detto: l’ha presa tuo cugino…
-    Che ti ha detto di riportarmela, vero? – chiese lei un po’ sconsolata.
-    No! – disse lui ad alta voce, poi però, come se se ne fosse pentito, abbassò lo sguardo a terra – Gliel’ho chiesto io di riportartela…
-    Davvero? – chiese lei stupita.
-    Sì… insomma: ci conosciamo solo da due ore, ma questo non vuol dire che io non possa… - non finì la frase che due braccia avvolsero il suo torace.
-    Grazie mille… - disse lei a bassa voce. Lui, allora, rosso pomodoro, la strinse e appoggiò la sua testa sulla sua morbida spalla.
-    Figurati… per così poco… in fondo noi siamo amici, no? – chiese lui. Lui non voleva che lei rispondesse di no, ma neanche di sì, perché significava che per lei lui era solo un amico.
-    Certo… - disse lei allontanandosi. Si stava per incamminare senza di lui e disse – Saremo amici per sempre…
-    Spero proprio di no… - disse lui a bassa voce. Poi la raggiunse e si incamminarono verso il campo insieme.
Parlarono del più e del meno, fino a quando raggiunsero il campo. Quando entrarono, tutti si voltarono verso di loro.
-    Vedete ragazze: è come vi avevo detto… - disse Guilty vedendo i due insieme.
-    La vuoi finire? – disse stufa Marine.
-    Già: stai sempre a spettegolare su gli altri, ma hai mai pensato a te, è? – continuò Valentine.
-    Voi fatevi gli affari vostri! – rispose la riccia. – E poi lei non è nemmeno capace a tirare senza ciondolo.
-    Ma questo lo dici tu?! Cioè una ragazzina vestita completamente di verde che non ha mai provato a tirare in porta!! – rispose Jude davvero arrabbiato.
-    Vedete: il nostro regista si è già innamorato!
-    Ma cosa stai blaterando? – chiese Erika che guardava il suo nuovo amico diventato tutto rosso.
-    Oh, mia cara ragazza: ancora non hai capito che lui ti ha presa nella squadra solo perché gli piaci? – chiese lei con un sorrisetto.
-    È vero? – chiese la ragazza dagli occhi verde smeraldo al ragazzo con gli occhialini.
-    Ecco… io… senti: parliamone a bordo campo che tanto ci sono altre due ragazze che devono fare il provino.
-    Già, ha ragione: sono Chrystal Cricket e Nancy Strawberry! – annunciò Mark – Però c’è un problema…
-    Di che si tratta? – chiese Shawn, il ragazzo dai capelli grigi.
-    È che è libero solo un altro posto nella squadra, quindi solo una delle due ragazze subentrerà nell’Inazuma.
-    Mark! – chiamò Erika da bordo campo vicino a Francesco e a Jude.
-    Dimmi Eri.
-    Falle entrare tutte due in squadra, io me ne vado.
-    Ma cosa stai dicendo?! – chiese Jude confuso. Francesco era tranquillo: se sua cugina non voleva far parte della squadra, c’era sicuramente una ragione più che valida.
-    Quello che hai sentito… non vale la pensa entrare nella squadra dei miei sogni se un mio amico non mi dice come stanno veramente le cose! – disse la ragazza verso Jude.
-    Io ti spiego tutto, ma… ti prego: non lasciare la squadra…
-    Erika – disse Fran – che ne dici se durante i provini delle ragazze tu parli con Jude da sola, senza nessuno che vi disturba, - disse verso Guilty e le altre – e poi decidi se continuare a giocare con l’Inazuma o no?
-    Mi sembra un’ottima idea! – disse da lontano Jordan.
-    Ti prego… - la supplicò il ragazzo con gli occhialini.
-    Va bene… - disse infine la ragazza.
-    Ok… Chrystal, vieni! – disse Caleb: si sarebbe occupato lui del suo provino.
-    Eccomi. – rispose una ragazza dai capelli legati in uno chignon. I restanti capelli erano legati in due carinissime treccine che le arrivavano al sedere. Inoltre, ogni ciocca era di un colore diverso, proprio come i suoi grandi occhi: migliaia di colori brillavano in quelle fessure. Aveva giusto un po’ di lucidalabbra rosa chiaro e della cipria con brillantini. Indossava un maglia lilla con dei pantaloncini bianchi con una striscia rosa. Gli scarpini violetti. Molto bassa, visto che aveva solamente 12 anni, mentre tutti gli altri 14. Si proponeva per qualsiasi ruolo, ma le sarebbe piaciuto molto fare l’attaccante. Piccola ma molto agile. Il suo ciondolo era molto particolare: aveva il pianeta Saturno di colore argento. La sua tecnica micidiale era “Angel’s Shot”. Era di nazionalità brasiliana.
Stava facendo il suo provino quando Jude incominciò a parlare con Erika – Sentimi… il punto è che io non ti ho scelta perché mi piaci, ma perché, come già ti ho spiegato prima, ho visto che eri sincera, e perché mi piace come tiri… e perché…
-    Aspetta, Jude. Io non  voglio entrare in una squadra dove tutti pensano che io piaccia al regista.
-    Ma nessuno lo pensa!
-    Quelle ragazze sì… e comunque c’è Chrystal che mi sembra piuttosto brava a fare l’attaccante, no? – chiese lei un po’ irritata.
-    Sì, sarà anche brava, ma…
-    Ma…? Lei non è abbastanza grande, forse?!
-    No… è che lei non è te! – le goti del ragazzo divennero subito rosse.
-    Cosa vuoi dire con questo? – il cuore di Erika batteva all’impazzata, ma non capiva il motivo.
-    Voglio dire che tu, oltra ad essere un’ottima attaccante, sei anche molto brava nel fare la regista… e poi tu sei magnifica quando tocchi la palla e quando ti muovi in campo sei così determinata da far andare tutti in tilt. – disse lui con lo sguardo basso.
-    Lo pensi veramente? – chiese lei che si sentiva svenire.
-    Sì… ed è per questo che non voglio che tu te ne vada…
Rimasero in silenzio. Qualcosa stava per nascere tra quei due, ma sarebbe sbocciato qualcosa se lei se ne fosse andata?
-    Ok… ora è il turno di Nancy Strawberry. – disse Mark.
-    Di lei me ne occupo io. – disse Darren, il secondo portiere.
-    Eccomi. – disse una ragazza di 14 anni con i capelli neri corvino lunghi fino a metà schiena. I suoi occhi erano colore dell’oro ed erano contorniati dell’ombretto nero. I capelli, inoltre, erano mossi. Aveva anche del rossetto rosso chiaro sulle soffici labbra. Indossava un maglia arancione, con dei pantaloncini neri e con gli scarpini dello stesso colore della t-shirt. Si proponeva per il ruolo di portiere o di centrocampista. Era alta quanto Erika con un corpo piuttosto asciutto. Il suo ciondolo era d’oro: il pianeta Marte. La sua tecnica micidiale era “Coral Reef” per la posizione di portiere, ma per l’ attacco ancora non ce l’aveva. La sua nazionalità era canadese.
Dopo anche questo provino, Mark chiamò tutti attorno a sé…
-    Allora ragazzi e ragazze… Darren e Caleb hanno accettato la vostra entrata nella squadra, ma… ehm… non ci sono posti per tutti: uno dovrà rinunciare.
Erika non voleva rinunciare, ma non voleva neanche stare in una squadra del genere…
-    Ehi, cuginetta… senti: tu devi fare solo quello che ti dice il cuore… se vuoi far parte della squadra devo farlo… - le disse all’orecchio Francesco.
-    Lo so… infatti ho già deciso… comunque ti volevo ringraziare per il ciondolo che mi hai ripreso nel fiume…
-    Ma di cosa stai parlando? Io non ti ho ripreso proprio niente!
-    Ma come… - Erika si guardò attorno finché non incontrò lo sguardo di Jude, che ovviamente, la stava fissando.
-    Eh già… a quanto pare hai fatto colpo… - le disse il cugino. – Ora spetta a te decidere…
-    Allora: il problema sono i posti… e perciò mi chiedevo se Erika avesse deciso su cosa fare – disse Mark rivolto alla ragazza.
-    Io… - Jude la guardava con gli occhi colmi di speranza. – Io rimango.
Deborah, Marine e Valentine l’abbracciarono forte mentre i ragazzi guardavano la scena felici: era bello sapere che si erano già create delle amicizie nella nuova squadra.
-    Cosa? E ora chi entrerà delle due? – chiese Guilty sorpresa ed irritata.
-    Bhè… non lo so… - rispose sincero il capitano.
-    Io avrei un’idea: io dovrei fare il portiere, ma visto che c’è già Mark e Darren e lo desidera fare anche Nancy, io lascio ma vorrei comunque fare la manager, visto che Camelia e Silvia se ne sono andate… - disse timidamente Annie.
-    Se gli altri sono d’accordo, per me non ci sono problemi. – disse Mark con la conferma della sua vecchia squadra.
-    Anche per me va bene… - disse una voce lontana.
-    Celia!! – urlò Jude alzandosi da terra e correndo verso la sorella appena tornata dagli Stati Uniti per un viaggio d’istruzione – Che bello rivederti!
-    Ma quella è la sua ragazza? – chiese Erika a Harley. Era furiosa, amareggiata e forse anche irritata. Ma cosa le stava accadendo?
-    È la sorella che è appena tornata dall’America. Sei per caso gelosa? – chiese il ragazzo dai capelli lunghi rosa con un sorrisino in volto.
-    No! Ma come ti salta in mente una cosa del genere?! – disse lei tutta rossa.
-    Ragazze, vi voglio presentare mia sorella Celia – disse avvicinandosi Jude.
-    Ciao a tutte, ragazze. Mi chiamo Celia e sono una delle manager della squadra. Sono anche la sorella del miglior calciatore al mondo, quindi… - e si avvicinò alle ragazze – attente a voi! Sono piuttosto gelosa… - disse lei ridendo assieme al fratello.
-    Bhè… allora sappi che devi stare attenta a quella con gli occhi verdi smeraldo… gli sta appiccicata come una sanguisuga! – disse per presentarsi Guilty.
-    E tu chi saresti…? – chiese Celia leggermente irritata.
-    Una stupida che non si fa gli affari suoi… - disse Jude che fece poi l’occhiolino ad Erika.
-    No… mi chiamo Guilty Case: nuovo difensore dell’Inazuma… - rispose lei lanciando un’occhiataccia al regista.
-    No, non mi hai capita: volevo chiederti chi saresti per intrometterti in un mio discorso… – disse la ragazza dai capelli blu divertita ma allo stesso tempo furiosa.
-    Divertente… - risposero insieme Jude ed Erika.
-    Grazie, ragazzi… aspetta un momento: ma tu hai gli occhi verdi smeraldo! – urlò Celia verso Eri.
-    Ecco… io… veramente non… - la quattordicenne si trovò con le mani nel sacco.
-    Lei è solo una mia amica… tutto qui… - rispose Jude velocemente. Due cuori, però, andarono in mille pezzi: quello della ragazza dagli occhi verdi e quello del ragazzo col mantello. Quelle parole fecero male ad entrambi.
-    Ok… ma spero che comunque me la farai conoscere: mi sembra molto simpatica… - poi guardò l’espressione del fratello: era completamente su un altro pianeta, forse ancora scosso dalle parole da lui pronunciate poco prima. – e tu sei già cotto… - poi si rivolse verso la ragazza – complimenti Erika: hai fatto perdere la testa a mio fratello… nessuna ci è mai riuscita.
-    Io non so che dire… - la ragazze era nel più completo imbarazzo.
-    Ho capito: cambiamo discorso! – disse Mark che si era accorto delle espressioni dei ragazzi in questione. – Allora: Annie farà da manager assieme a Celia, mentre tutte le altre faranno parte della squadra… dobbiamo decidere ruoli e numeri…
-    Visto che sono il regista decido io… siamo in 20 a giocare quindi va più che bene… perciò sarà: Mark (numero 1/15) portiere/libero; Harley (numero 4) difensore; Caleb (numero 8) centrocampista; Shawn (numero 9) difensore/attaccante; Axel (numero 10) attaccante; Austin (numero 11) attaccante; Jordan (numero 13) centrocampista; io (numero 14) centrocampista; – a quella parole il cuore di Erika ebbe un sussulto… perché quel ragazzo le faceva quest’effetto? – David (numero 16) centrocampista/attaccante; Xavier (numero 18) centrocampista/attaccante e Darren (numero 20) portiere avranno sempre gli stessi ruoli e gli stessi numeri di maglia… ora abbiamo anche : Erika (numero 5) attaccante; - Jude, nel dire il suo nome, divenne tutto rosso ma si fece forza per continuare - Marine (numero 2) centrocampista; Deborah (numero 3) centrocampista; Valentine (numero 17) centrocampista; Veronika (numero 25) difensore; Martha (numero 12) difensore; Guilty (numero 6) difensore; - nel dire questo, invece, ci mise un pizzico di rabbia – Chrystal (numero 7) attaccante e Nancy (numero 19) portiere/attaccante. Ho dimenticato qualcuno?
Non ebbe risposta – Perfetto!! Ci siamo tutti, allora… meglio così… - disse per finire Jude.
-    Vorrei chiedervi una cosa… - disse timidamente Fran.
-    Dimmi… - rispose Jude.
-    Vorrei fare il manager anch’io, almeno ho l’opportunità di stare vicino a mia cugina e di menare a chi le si avvicina. – dicendo questo, guardò male il ragazzo con gli occhialini, il quale si mise a guardare da un’altra parte.
-    Per me va bene… - disse Jude…
-    Perfetto… allora la squadra è al completo ora… ok. Però ora bisognerebbe tornare a casa, no? – chiese Mark.
-    Già… si è già fatta sera. – rispose Celia.
-    Allora: ci vediamo domattina per allenarci… e mi raccomando: siate puntuali! – disse David.
-    Ok – risposero tutti in coro.
Se ne stavano per andare tutti, ormai. Erano rimaste solo le ragazze nello spogliatoio.
-    Ascoltatemi, ragazze! – richiamò l’attenzione Deborah – Ora siamo tutte nella squadra quindi, almeno per me, dovremo andare d’accordo…
-    Sì, per me hai ragione… - risposero Erika, Marine e Valentine insieme.
-    Anche per noi è lo stesso! – dissero Nancy, Chrystal e Veronika.
-    E per voi? – chiese Deborah a Martha e a Guilty.
-    Per me noi va bene, ma nessuna si dovrà fidanzare con nessuno dei ragazzi, affare fatto? – chiese Martha per entrambe.
-    Ok… - risposero tutte le altre insieme. Era brutto sapere che non ci si poteva fidanzare con dei ragazzi tanto carini.
Uscita dallo spogliatoio, Erika vide Fran che le fece cenno di avvicinarsi – Ehi, cuginetta… che ne dici se tu torni con il ragazzo che ti ha rubato il cuore? – disse lui malizioso.
-    Ma cosa stai dicendo?! – disse lei paonazza.
-    Sai bene di cosa sto parlando… - le fece l’occhiolino – devi anche ringraziarlo per il ciondolo… va bene… ora vado che il tuo principe azzurro sta arrivando con quello schianto di sua sorella… ciao!! – e se ne andò di fretta e furia. In pratica l’aveva lasciata lì, sola soletta…
-    Ehi, Erika, che ci fai qui sola? – chiese Celia preoccupata.
-    Ehm… mio cugino se n’è dovuto andare e così… mi ha lasciato qui… perciò dovrò andare a piedi… bhè… ci vediamo domani, allora… - si stava per girare, ma una mano le prese il polso.
-    Dove credi di andare da sola con questo buio? Non puoi girovagare da sola a quest’ora per le strade di Tokio. Ti accompagnerò io col motorino… - disse Jude inizialmente determinato e poi rosso.
-    Ma come farà tua sorella?
-    Semplice: io me ne torno con Axel… vai con mio fratello, Eri… - le chiese Celia, quasi supplichevole.
-    Ok…
-    Perfetto! Io vado fratellone, a dopo!! – e scappò via anche lei.
-    Ehm… allora siamo rimasti solo noi, è? – disse Jude.
-    Già, a quanto pare… - rispose lei. Non riusciva a spiegarsi il motivo per cui ogni volta che parlavano lei diventava tutta rossa e non riusciva a parlare…
-    Tutto apposto?
-    S-sì, certo… andiamo?
-    Subito… vado a prendere la moto… aspetta 5 minuti qui… non ti muovere… - e corse via.
-    “Torna presto, Jude…” – pensò lei.

 
Spazio Autrice
Buonasera!! Allora… vi è piaciuto?? Lo so: è un po’ contorta ma è carina, no?! T.T vi prego… almeno 2 recensioni… sono disperata… ciau –Karen-
 

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Capitolo 3
*** Le Rose Blu ***


Capitolo 3

Jude si allontanò. Ormai non si vedeva neanche il suo puntino che Erika aveva seguito con lo sguardo fino a che scomparve.
Passò il tempo ed il ragazzo non si faceva vedere.
-    “Ma dove sei, Jude?” – si chiese la ragazza seriamente preoccupata. Prese il cellulare e cercò nella rubrica il numero del cugino. Ma sentì all’improvviso il motore di una moto. Infatti una sagoma scura si stava avvicinando velocemente a lei e per poco non la investì.
-    Chi stavi telefonando? – chiese il ragazzo dai capelli lunghi porgendo il casco blu a Erika.
-    A… - si vergognava a dire “Stavo telefonando a mio cugino perché tu non ti facevi vedere”, così decise di non rispondere.
-    Al tuo ragazzo? – disse con un pizzico di gelosia.
-    No, assolutamente no! – disse lei irritata. – Io non ho un ragazzo, e non voglio neanche pensare a queste cose ora che sono stata presa nella squadra dei miei sogni! – finì mettendosi sulla moto. Jude, da gentil uomo, l’aiutò. – Grazie…
-    Figurati, per così poco… - disse lui girandosi e accendendo il motore – Che ne dici se parliamo un po’?
-    Certo… - partirono ma il silenzio ebbe la meglio: Jude non riusciva ad aprire bocca per l’imbarazzo e lo stesso valeva per l’altra. – Di cosa volevi parlare? – chiese finalmente Erika.
-    Del discorso che avevamo interrotto prima… - disse lui serio guardando la ragazza dallo specchietto – del fatto che stavi chiamando il tuo fidanzato…
-    Te l’ho già detto: io non ho e non voglio avere il ragazzo!
-    E perché mai? – chiese lui sorpreso…
-    Io non ho bisogno di un fidanzato possessivo, opprimente e irritante… a me bastano gli amici e mio cugino…
-    Sul serio?
-    Sì, insomma: una ragazza non deve essere per forza fidanzata per farsi notare, non credi? – chiese lei speranzosa che lui fosse d’accordo.
-    Veramente sì…
-    E allora perché hai quella faccia strana? – chiese lei.
-    Perché non mi aspettavo che una ragazza carina come te pensasse queste cose… - disse lui senza accorgersi che l’aveva definita carina.
-    Ehm… grazie, Jude… - disse lei imbarazzata.
-    Oh, scusa… non volevo metterti in imbarazzo…
-    No, figurati… è che non sono abituata ad arrossire e quindi fa strano anche a me…
-    Quindi non arrossisci mai quando ti chiamano carina? – chiese lui stupito.
-    Veramente no… infatti è strano tutto questo: perché mi succede con un amico? – chiese lei. A lui fece un male tremendo sentirsi chiamare “amico”.
-    Non lo so… forse perché tu… ecco… magari… - voleva finire quella frase ma fu interrotto.
-    Forse perché sto crescendo anch’io, finalmente, e sto imparando a reagire come una vera ragazza, e non come un maschiaccio. – rispose lei convinta.
-    Ehm… sì… forse hai proprio ragione – disse lui rassegnato.
Altri minuti di silenzio calarono tra i due.
-    Ah, quasi dimenticavo: grazie per oggi! – disse lei son un sorriso in faccia.
-    E per cosa?
-    Per essermi stato vicino e per avermi supportato… - si fermò, ma poi continuò - … e per aver recuperato il mio ciondolo in acqua. – finì con un sorriso.
-    Cosa? Ma come fai a sapere che…
-    Stavo ringraziando Francesco, ma lui mi ha detto che non ha fatto nulla, così mi sono girata alla ricerca del tuo sguardo e quando l’ho incontrato, ho capito che eri stato tu…
-    Sei mitica… - disse lui a bassa voce.
-    Cosa hai detto? – chiese lei che non capì le parole dell’altro.
-    Niente, niente…
-    Senti ma sei sicuro che non sono stata di disturbo? Insomma: tua sorella è dovuta andare con Axel per tornare a casa…
-    Capirai: le stiamo facendo un favore…
-    E perché?
-    Perché lei è cotta del numero 10.
-    Davvero? Oh, che peccato… - disse lei un po’ rattristita.
-    Perché?
-    Senti: io te lo dico ma tu non devi dirla a nessuno, ok?
-    Lo giuro… - disse lui sorridendo.
-    Il fatto è che a mio cugino piace tua sorella…
-    Cosa??? – urlò il ragazzo frenando di botto.
-    Ecco: lo sapevo che ti saresti arrabbiato.
-    Non sono arrabbiato, però… non voglio che loro si innamorino e si mettano insieme prima di… - poi si fermò di colpo.
-    Di cosa, Jude? – chiese lei curiosa.
-    Io volevo dire che… ehm… insomma: non voglio che si mettano insieme!! – riformulò la frase.
-    Io li vedo tanto bene insieme…
-    Non lo so, è che non mi piace vedere mia sorella con qualcuno che non sia io… - disse lui serio.
-    È normale: sei geloso… è pur sempre tua sorella. Anch’io sono gelosa di mio cugino, ma perché non voglio che qualcuno lo faccia soffrire. – disse lei comprensiva.
-    È quello che penso anch’io… - disse lui riprendendo velocità.
-    E tua sorella? È gelosa di te? – chiese lei per saperne di più
-    No… prima l’ha detto solo per farvi vedere che ha un carattere forte… - poi penò per qualche istante – ma perché me lo chiedi? Hai forse paura di lei?!
-    No, ovvio che no! – disse lei convinta – Io non ho paura di nessuno… e poi se davvero avessi paura, bhè… significherebbe che tu mi interessi… - ora la sua convinzione se n’era andata…
-    Già… e tutto questo sarebbe assurdo… - disse lui triste, ma si sforzava di sorridere pur di non farle capire i suoi sentimenti. – E tuo cugino? È geloso?
-    Bhè… giusto un po’… ma è mio cugino: non sono il tipo che lascia un ragazzo perché gliel’ha detto il cuginetto… - disse lei divertita – perché me lo chiedi? Mi devi dire forse qualcosa, Jude? – il ragazzo amava quando l’altra pronunciava il suo nome a fine frase… gli dava un senso di sicurezza…
-    Così, per farmi un’idea del cugino della ragazza che mi… - e si rifermò.
-    Che ti…? Continua la frase, ti prego… - chiese supplichevole Erika: voleva sapere se piaceva al ragazzo col mantello.
-    Vuoi davvero che io continui la frase?
-    Sì… se non ti dispiace… - lo voleva sentire ed essere sicura di piacere al ragazzo di cui si stava innamorando.
-    Insomma… - glielo voleva dire, ma qualcosa lo fermava – ecco… volevo farmi un’idea del cugino della ragazza che mi ha… ehm… che mi ha…
-    Che ti…? Dai, Jude!! – insistette lei. Il ragazzo, sentendo pronunciare il suo nome, si fece coraggio…
-    Erika… io ti… - ma il cellulare della ragazza incominciò a squillare…
-    Scusa…
-    Fai con comodo…
-    Pronto? Sì, dimmi… sì, sì… sto tornando, stai tranquillo… sto con Jude… sì… ok, a dopo… ciao. – la telefonata finì.
-    Era Francesco?
-    Sì… si chiedeva dov’ero…
-    Allora ti stavo dicendo che io, Erika, ti…
-    Jude, siamo arrivati!! – disse indicando un palazzo.
-    Ah, ok… - disse lui.
-    Grazie mille per avermi riaccompagnata… davvero… - disse lei leggermente rossa.
-    Cavolo: ti ho fatta arrossire di nuovo… scusami…
-    Se lo fai tu, mi fa piacere… - disse lei.
-    Davvero? – chiese lui mentre l’aiutava a scendere.
-    Sì… insomma… ti voglio bene, quindi credo che sia una così normale. – disse lei finalmente a terra. Scese anche l’altro e si misero a parlare davanti al cancello di casa sua.
-    Mi vuoi bene? Ma come fai? Mi conosci solo da stamattina!!
-    Non lo so… so solo che mi sono affezionata a te… - poi si fermò per qualche secondo… - perché? Tu non mi vuoi bene?
-    Ecco… io… a dire la verità non ti voglio solo bene… - disse lui rosso.
-    Davvero? – chiese lei speranzosa. – E perché sei arrossito?
-    Bhè, sono arrossito perché… mi sono accorto che tu mi interessi… - rosso? No. Molto di più.
-    Cosa? – era strano sentirselo dire.
-    Sì, tu mi piaci… però non voglio creare dei disagi tra noi, quindi credo che sia maglio rimanere amici, non credi?
-    Tu dici? – chiese lei triste.
-    Sì… non possiamo metterci insieme se a te non piaccio – quella frase la disse come se volesse finalmente capire se piaceva a quella stupenda ragazza o no.
-    Io non ho detto questo…
-    E cosa provi allora per me? – chiese lui avvicinandosi al viso di lei pericolosamente.
-    Ehm… io… non… non lo so!! – e se ne scappò via dentro casa. Jude rimase solo lì fuori.
-    “Sei riuscito a farla andare via… complimenti, Jude Sharp!!” – pensò tra sé e sé.
Risalì in moto e se ne andò. Ma non si rese conto che una ragazza dagli occhi smeraldo lo stava guardando dalla finestra – “Mi dispiace, Jude… ma non ti posso dire di amarti se non ne ho la conferma per prima…”. Era nella sua camera, quando la porta si spalancò.
-    Cuginetta, ma allora sei a casa?! Menomale, mi stavo preoccupando! – disse Francesco abbracciandola.
-    Sì, stai tranquillo: sto bene… - disse lei con una faccia più che triste.
-    Ma cos’hai? Hai una faccia! Hai forse litigato con Jude? – chiese lui speranzoso che l’altra gli dicesse qualcosa; ma per risposta ebbe una ragazza dai capelli castani che scappò sul suo letto e mise la testa sotto il cuscino.
-    Non voglio più sentirlo nominare!!!
-    Ma… - lui le si avvicinò piano e cercò di farsi spazio.
-    Ti prego, Fran: non fare domande!!
-    Stai tranquilla… se non vuoi parlare non fa niente… - ma la ragazza si alzò mettendosi seduta sul letto e abbracciò il cugino.
-    Grazie per essere sempre vicino a me! – disse lei sorridendo con il volto ancora appoggiato al petto dell’altro. Delle lacrime rigarono il volto della ragazza.
-    Sei la mia adorata cuginetta: non ti abbandonerò mai… lo giuro…
-    Lo so… - dei minuti passarono.
-    Ehi, ma io me ne stavo quasi dimenticando: oggi è il tuo compleanno, ricordi? – disse lui strafelice allontanandosi da Erika.
-    Hai ragione… - disse lei asciugandosi le ultime goccioline.
-    Quindi… lo sai che facciamo ora? – chiese lui zompando in piedi.
-    No… non ne ho la più pallida idea… - rispose l’altra sincera.
-    Andiamo a festeggiare!
-    No!! Te lo scordi… - rispose lei girandosi.
-    D’accordo, ma lascia almeno che ti abbracci per l’ultima volta… - disse lui con un sorriso da orecchio a orecchio.
-    Ok… ma sappi che ti devo dire una cosa… e non so come la prenderai. – disse lei.
-    Cosa mi devi dire? – dicendo questo, si sedette accanto a l’altra.
-    Ecco… mentre stavo parlando con… - ancora lacrime… - Jude, ho capito che Celia è innamorata di Axel…
La faccia di Fran passò dalla felicità alla tristezza.
-    Tutto apposto? – chiese lei preoccupata.
-    Ehm… sì, sì… certo… sai, a me non importa di quella ragazza: a me ora importa solo della mia cugina preferita. E nessun’altra. – disse lui sforzandosi di sorridere.
-    Sei davvero unico…
-    Lo so… - e dicendo questo, delle lacrime avvolsero anche i suoi occhi verdi scuro.
La mattina seguente.
-    Francesco!! Ma sei pronto? Dai che dobbiamo andare!! – urlò Erika dal piano di sotto. Era già pronta: jeans chiari, maglia a maniche corte viola, e scarpe da ginnastica nere. I suoi splendidi occhi erano contorniati dalla matita nera. Un po’ di lucidalabbra trasparente abbelliva le sue carnose labbra.
-    Eccomi!! – ed anche Francesco scese di corsa le scale. Aveva una maglia celeste, con jeans e scarpe da ginnastica bianche.
-    Sia ringraziato il cielo! – poi osservò bene la faccia del cugino – Ma cos’hai sotto gli occhi?
-    Ehm… ho dormito poco… e tu? Com’è così pimpante?
-    Semplice: ho fatto un sogno stupendo…
-    Cioè? – e intanto aprì la porta per uscire.
-    Ho sognato di trovare un amico speciale… e ho capito che ciò che è successo ieri sera, non ha molta importanza…
-    Ne sei sicura? Insomma: ieri stavi così male per lui… - salì sulla moto aiutando l’altra.
-    Sì… - disse l’altra un po’ pensierosa.
Quando arrivarono al campo, trovarono solo alcuni componenti della squadra: Shawn, Austin, Jordan, David, Xavier e Darren erano già lì a fare qualche passaggio; poi c’erano anche Nancy, Guilty e Annie che facevano amicizia.
-    Ciao Erika!! – era Celia.
-    Oh, ciao Celia… - rispose lei dandole un bacio sulla guancia.
-    Ciao Francesco… - disse.
-    Ciao. – disse lui girandosi e andandosene.
-    Ma gli ho fatto qualcosa?
-    No, è un po’ nervoso perché non ha dormito stanotte, stai tranquilla… - disse Erika, quasi scusandosi per il comportamento assurdo del cugino.
-    Ok… - poi la manager ripensò ad una cosa… - senti, ma…
-    Dov’è Jude??
-    Ehm… proprio di questo ti volevo parlare… - l’altra annuì – il punto è che ieri sera quand’è tornato a casa, era strano… neanche mi ha salutata! E pensa che è corso in camera sua…
-    Ora sicuramente penserai che è colpa mia, ma ti giuro che io…
-    No, no… non intendevo questo. Bhè… ora ti spiego come sono andate le cose…
FLASHBACK
-    Ehi, Jude, cos’hai?
-    Niente… lasciami solo!!
-    Senti se non volevi riportarla a casa, basta che me lo…
-    No… non capisci, vero? – in quel momento vidi i suoi occhi pieni di lacrime…
-    Ma fratellone stai piangendo? – chiese io avvicinandomi…
-    No. – si alzò velocemente dal letto e si diresse verso la finestra. Gli occhialini erano buttati a terra.
-    Mi spieghi cos’hai? Non riesco a vederti ridotto così…
-    Sono riuscito a farla scappare… - disse lui velocemente guardando ancora fuori dalla finestra.
-    Mi dispiace… - mi ci avvicinai e lo abbracciai da dietro… - vedrai che non è poi così…
-    No… è infuriata: le ho detto che mi piace: ma ti rendi conto?! Sono uno stupido!! A lei non interesso neanche un po’ ed ora…
-    No, qui ti stai sbagliando tu: a lei piaci!!
-    Ma tu che ne sai?! È?! Che vai dietro a Axel?!
-    Io non vado dietro a quello… a me non piace Blaze!!! E comunque io so distinguere le ragazze a cui piaci da quelle che non ti filano per niente!! – e dicendo questo, me ne andai giù in salotto.
Ero accasciata sul divano a pensare, quando sentii dei passi.
-    Mi dispiace, sorellina… non volevo dire quelle cose…
-    Lo so, Jude… vieni qui: ho bisogno di un abbraccio.
-    Eccomi… - e si avvicinò sedendosi accanto a me e dandomi un forte abbraccio. – Quindi, secondo te…
-    Sì, gli piaci…
-    Ne sei convinta?
-    Certo…
FINE FLASHBACK
-    E poi gli ho detto altre cose…
Erika aveva una faccia traumatizzata – Quindi tu gli hai detto che mi interessa?
-    Già.
-    Ma sei scema o cosa?! E poi come fai a saperlo?
-    Si vede… - l’altra, però, aveva uno sguardo più che confuso – quando ieri ti hanno accusata di essere stata presa nella squadra solo perché piacevi al regista, avevi un’espressione così… ehm… non so bene come spiegarti…
-    Da idiota?
-    Sì… giusto un po’… e perciò mi sono resa conto che ti piace…
-    Ok: lo ammetto… ma perché gliel’hai detto?? – chiese Erika disperata.
-    Perché lui era in piena crisi… lo so: ho sbagliato, ma mi perdoni?
-    Ok… - disse dopo un po’. E si abbracciarono.
Dopo qualche minuti arrivarono tutti gli altri, ma all’appello mancava Jude.
-    Non è che non è venuto a causa mia? – chiese a bassa voce a Celia.
-    No: se non è venuto è perché gli è successo qualcosa…
-    Ma scusa: tu come hai fatto a venire stamattina?
-    Mi ha accompagnata…
-    Axel? – chiese sorridendo Erika.
-    No… ma siete tutti convinti che a me piaccia quel biondino?
-    Chi sarebbero questi convinti?
-    Tu e mio fratello. Comunque mi ha accompagnata Annie: stiamo diventando grandi amiche…
-    Spero che lo diventerai anche con quello strano tizio di mio cugino…
-    Lo spero tanto anch’io… - Erika, sentendola dire così, guardò Celia strano. Poi incominciarono ad allenarsi.
-    Allora: facciamo così… - Mark prese la parola – visto che Jude non si vuole far vedere, deciderò io i gruppi di allenamento. I gruppi saranno composti da:
*Me, Darren e Nancy (portieri);
*Harley, Shawn, Guilty, Veronika e Martha (difensori);
*Caleb, Jordan, Marine, Deborah e Valentine (centrocampisti);
*Axel, Austin, David, Xavier e Chrystal (attaccanti);
*Jude e Erika (registi).
- Cosa?! Jude e Erika insieme? Ma non hanno lo stesso ruolo!! – urlò Guilty.
- E con questo? Entrambi fanno i registi… quindi, anche se lui è centrocampista e lei attaccante, non vuol dire che non possano allenarsi insieme. – rispose Mark.
- Per me va anche bene, ma non ti sei accorto che Jude non c’è? – chiese Erika.
- E’ vero! – dissero tutti gli altri insieme.
- No!! Vi state sbagliando! – disse ad alta voce Francesco, che fece girare tutti.
- Ma che dici? – chiese Celia.
- Ora vedrete… - rispose solamente l’altro sorridendo.
Passarono dei minuti di silenzio. Poi si sentì qualcosa. Già: era il rombo di una moto.
-    Ma è un motorino! – urlò Axel.
-    E sembra essere quello di… - Erika non finì la frase che davanti a lei vide, in sella alla moto, un ragazzo con un mantello rosso avvicinarsi velocemente al campo.
-    Ma è Jude!! – disse ridendo Mark.
-    Ma cos’ha con sé? – chiese Shawn con una faccia confusa.
-    Sono… - Celia stava per dire qualcosa, ma non finì la frase, poiché la finì qualcun altro per lei.
-    Sono delle rose blu!! – disse Erika.
La moto finalmente si fermò in mezzo al campo. Scese un ragazzo con il casco, e appena se lo tolse, un marea di capelli castani coprirono quelle spalle robuste.
-    Scusate il ritardo!! – la sua voce era mancata terribilmente alla ragazza dagli occhi verdi smeraldo.
-    Non fa niente: non avevamo neanche incominciato!! – disse Celia… - Ma scusa: perché hai portato delle rose all’allenamento?
-    Ehm… ecco… - lui era leggermente rosso, ma Erika molto di più.
-    Ragazzi, dovete sapere che ieri era il compleanno di mia cugina… e perciò Jude le ha voluto fare una sorpresa… - disse per lui Francesco sorridente.
-    Davvero?? Ieri era il tuo compleanno?? – chiesero tutti tranne Celia.
Quest’ultima infatti lo sapeva perché gliel’aveva detto Fran, durante il pomeriggio del giorno prima. – Così io ieri sera gliel’ho detto a mio fratello e oggi è arrivato tardi per andarle a comprare delle rose…
-    … Blu… se non sbaglio le tue preferite, vero? – chiese Jude a Erika mentre gliele porgeva.
-    Ehm… sì… - rispose lei tutta rossa in faccia e alla fine le prese dalle mani del ragazzo. Quando si sfiorarono, entrambi sentirono un brivido percorrergli la schiena.
Il ragazzo si avvicinò al volto della ragazza e le sussurrò ad un orecchio – Mi dispiace per ieri, Eri: non era mia intenzione farti stare male… - e quando si allontanò le diede un bacio sulla guancia.
Lei, rimasta senza respiro, non rispose… l’unica cosa che riuscì a fare in quell’istante era sentire le farfalle nello stomaco e fissarlo negli occhialini…

 
Spazio Autrice
Allora, com’è??? Spero tanto vi sia piaciuto… ^___^ quanto adoro ErikaXJude… li amo… xD recensioni, baci… Karen

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Capitolo 4
*** Per Sempre La Verità ***


Capitolo 4

-    Ti piacciono?? – chiese lui speranzoso in un sì.
-    Le adoro… - disse lei che continuava a fissare quel mazzo di fiori.
-    Lo sapevo… - disse lui sorridendole e perdendosi nei suoi occhi.
Celia e Francesco capirono che era il momento di lasciarli soli, così mandarono tutti via.
-    E allora perché me l’hai chiesto? – chiese lei stupita mettendo le rose sulla panchina.
-    Volevo sentirlo dire da te… - dicendo questo, le si avvicinò.
-    Perché? – chiese lei mettendo le sue mani sul torace di lui.
-    Amo la tua voce… - disse lui al suo orecchio.
-    Io ti amo semplicemente… - disse lei sicura.
-    Scusa, puoi ripetere? Mi sembra di aver capito che il mio sogno si sia realizzato…
-    Allora ti faccio tanti complimenti per il tuo desiderio realizzato – disse lei avvicinandosi ancora di più… voleva scoprire immediatamente il colore dei suoi occhi.
-    Grazie… ma perché mi fissi gli occhialini?
-    Voglio sapere tutto sui tuoi occhi…
-    Vuoi vederli? Ti potresti mettere paura, sai…? – disse lui arrossendo lievemente e abbassando lo sguardo. Ora le braccia della ragazza erano avvolte intorno al suo collo.
-    Come mai? Non mi dire che sono rosa! – chiese lei ridendo.
-    No… peggio…
Furono interrotti.
-    Ragazzi!! Vi dovete allenare anche voi, se non vi dispiace! – disse Mark dalla porta.
-    Arriviamo… - disse Jude scostandosi da lei.
-    Jude, che fretta hai?! Tanto io e te ci alleniamo insieme… - le sarebbe zompato addosso se avesse pronunciato ancora una volta il suo nome.
-    Cosa? Ma tu non sei un’attaccante?
-    Sì, ma faccio il regista anch’io, quindi… mi devi insegnare qualcosa tu… - disse lei felice.
-    Allora sai cosa ti insegno?
-    Cosa? – chiese lei ora curiosa.
-    A marinare gli allenamenti!! – e dicendo così, la prese per il polso e se la portò con sé.
-    Ma dove stiamo andando? Dobbiamo allenarci, Jude!! – chiese lei preoccupata dall’espressione dell’altro: lei aveva di nuovo pronunciato il suo nome, dopotutto.
-    Ti fidi di me? – chiese fermandosi di colpo e guardandola negli occhi.
-    Io… - poi lo guardò in faccia – certo che mi fido di te!
-    E allora vieni con me!!
-    Ok, ma prima avvisiamo gli altri… ti prego!
-    Va bene, ma giusto perché me l’hai chiesto tu… dai, vai solo tu…
-    Sì, ma cosa gli dico? “Sapete: io e Jude andiamo in un posto isolato per parlare da soli e per non farci sentire da nessuno”? Non posso dirglielo… - disse lei.
-    Bhè… potresti dirgli che ti senti poco bene ed io ti riaccompagno a casa…
-    Ok, vado e torno – si girò e incominciò a correre ma si fermò di colpo e si rivolse al ragazzo – Guai a te se guardi un’altra ragazza!! – e scomparve.
-    “Come faccio a guardare un’altra se nella mia mente ci sei solo tu?!” – pensò lui, forse anche ad alta voce.
La ragazza tornò poco dopo.
-    Eccomi…
-    Perfetto! – la riprese per la mano – Ora tu vieni con me!
-    Ok… - rispose lei sorridente più che mai.
Il ragazzino la portò negli spogliatoi: tanto gli altri si sarebbero allenati per altre tre ore abbondanti. Dopodomani ci sarebbe stata la partita e i giorni precedenti ad essa si dovevano allenare davvero molto, ma quei due, ora, stavano saltando gli allenamenti, quindi potevano farlo solo il giorno dopo.
-    Perché proprio gli spogliatoi? – chiese la ragazza. Non che le importasse, ma voleva parlare.
-    Non lo so… tanto così. – rispose lui facendola sedere su di sé. Erano sulle panchine in mezzo a tutti i borsoni dei ragazzi.
-    Ehi, sei arrossita!
-    Giusto un po’… - rispose lei guardando da un’altra parte.
-    È fantastico che ti faccio quest’effetto…
-    Perché, scusa?
-    Perché almeno ho la conferma che piaccio alla ragazza dei miei sogni.
-    Esagerato… - disse lei che cercava di alzarsi, ma la mano di lui la stringeva forte e dovette rimanere lì.
-    Facciamo un gioco? – chiese lui divertito.
-    Quale?
-    Si chiama obbligo o verità… sicuramente lo conosci…
-    Certo che lo conosco… ma sappi che io non ho mai fatto l’obbligo: dico sempre la verità.
-    E chi me lo dice che non mi mentirai?
-    Io non mento a chi amo, sciocco di un regista. – l’aveva ammesso ormai anche a se stessa. Divenne rossa, ma ne valse la pena.
-    È così, è?! Allora ecco la mia prima domanda per te: chi ti piace? – chiese lui ridendo.
-    Vuoi davvero saperlo? – rise anche lei – Ma lo sai già… fa un’altra domanda!!
-    Ok, ma per caso la risposta era Jude Sharp? – chiese lui sorridendo dolcemente.
-    Bhò… e chi lo sa?!
-    Ma tu non eri quella che diceva sempre la verità?
-    Infatti… ok, ok: hai indovinato! Ora tocca a me.
-    Non ho paura della verità… - disse lui sicuro.
-    Ok: chi piace a te? – chiese lei seria; sapeva bene la risposta ma voleva esserne sicura al 100%.
-    Ehm… - borbottò lui arrossendo vistosamente – credo che non mi piaccia nessuna…
-    Cosa??
-    Aspetta fammi finire… - poi prese un bel respiro – io credo di essermi innamorato…
La ragazza ora era a bocca aperta. Innamorato? Non aveva esagerato un po’? Insomma: si conoscevano solo dal giorno prima! L’amore è qualcosa di grande, cavolo.
-    Wow!! E di chi? – chiese lei sempre più seria.
-    Di te… - ma com’era possibile?? Si conoscevano a malapena.
-    Davvero, Jude?
-    Certo, e devi sapere che ogni volta che pronunci il mio nome, potrei sciogliermi…
-    - disse lui rosso.
-    Scioglierti? Ma cavolo, Ju… - ma si fermò – com’è possibile, è? Insomma: sono io la ragazza non tu…
-    Lo so, ma… non mi è mai successo con nessuna una cosa del genere… ti amo Erika.
-    Anch’io ti voglio bene… - rispose lei. Però non riusciva a spiegarsi una cosa: perché non l’aveva ancora baciata?
-    Qualcosa non va? – chiese lui premuroso avvicinandosi al volto di lei.
-    È che… io… - ma non riuscì a finire la frase. Due labbra si impossessarono delle sue in un bacio a fior di labbra che però è durato più di qualche semplice secondo.
Erika si meravigliò: ormai non ci sperava più. C’era, però, qualcosa che non andava: perché non si sentiva 3 metri sopra il cielo?
-    Ma noi non stavamo giocando a obbligo o verità? – chiese lei.
-    Sì… ma mi piace molto di più questo… - stava per riavvicinarsi, ma Erika si scansò.
-    Non credi sia meglio tornare dagli altri?
-    Perché? Io adoro stare con te, da solo.
-    Anch’io, ma…
-    Erika: qualcosa non va? Dimmelo. – disse Jude ormai preoccupato per il comportamento della ragazza.
-    Jude? – disse lei per richiamare ancora di più l’attenzione – Vuoi essere il mio ragazzo? – lo disse tutto d’un fiato.
-    Io… non lo so… - disse lui sincero.
-    Cosa? Ma non hai detto di amarmi? – chiese lei zompando in piedi.
-    Sì, ma così tutti crederanno ancor di più che ti ho presa nella squadra solo perché sono innamorato perso di te. E io non voglio che tra te e le altre si creino delle discussioni. – disse anche lui alzandosi.
-    Capisco… - una lacrima scivolò lungo il suo visino. – Credo che sia meglio andare… - e uscì dallo spogliatoio.
-    Aspetta, Erika!! – la raggiunse – Io non voglio che tu pensi che non ti ami abbastanza, ma io e te, come hai detto anche tu, ci conosciamo da solo 2 giorni… - disse lui a testa bassa.
-    Sì… ok… dai andiamo ad allenarci…
Ed entrambi fecero la loro comparsa in campo.
-    Ma tu non stavi male? – chiese Martha.
-    Sì, ma grazie a Jude ora sto meglio…
-    Cos’avevi, cuginetta? – chiese Fran venendole incontro.
-    Niente… sta tranquillo… per dopodomani riesco a giocare tranquillamente.
-    Ecco a dir la verità, la partita è stata spostata a domani… - disse Mark.
-    Cosa?? – urlò Jude – Sono il regista della squadra e non ne sapevo nulla?! – chiesero lui ed Erika insieme guardandosi poi.
-    L’abbiamo saputo solo 5 minuti fa… - disse Darren.
-    Perfetto… ora tocca anche allenarsi il doppio!! – disse Guilty furiosa.
-    Ok: niente lamentele e tanta corsa che domani si gioca. – disse Erika a tutta la squadra che l’ascoltava.
-    Subito!! – urlarono tutti insieme.
Così il campo riprese vita: in ogni angolo c’era un gruppetto di ragazzi che si passava la palla.
-    Ehi, Xavier, - disse Chrystal che oggi aveva due trecce – ma sai se Austin è fidanzato?
-    Non mi pare… perché? – chiese lui ripassandole la palla.
-    No… giusto per chiedere…
In un altro gruppo…
-    Darren, ti posso fare una domanda? – chiese timidamente Nancy.
-    Dimmi tutto… - rispose lui sempre sorridente.
-    Ma per caso a David piace qualcuna?
-    No… non penso, almeno… - poi rifletté – ma perché? Ti piace, forse? – chiese lui un po’ irritato.
-    No, no!! Figurati…
Intanto…
-    Andiamo anche noi o aspettiamo la carrozza? – chiese Erika a Jude.
-    Andiamo, tranquilla, è! Che hai fatto? Da quando siamo usciti dallo spogliatoio che hai quella faccia.
-    È che… lascia stare va… - disse lei prendendo il pallone.
-    Aspetta: non prendere il pallone…
-    Perché?
-    Dobbiamo decidere le posizioni per domani…
-    Ma contro chi è questa benedetta partita? – chiese lei di cattivo umore.
-    Ehm… dovrebbe chiamarsi History Junior High…
-    Ok… allora: io pensavo di mettere Darren in porta con avanti Harley, Veronika, Shawn e Martha; poi al centrocampo ci sarà Marine, Jordan, Deborah e te ed avanti ancora direi Chrystal e Austin…
-    Ma aspetta un secondo: tu dove giocherai? – chiese l’altro sorpreso.
-    Non giocherò…
-    Perché, scusa?
-    Non ne ho voglia… tanto semplice… - stava per andarsene ma l’altro la fermò.
-    Non mi dire che ti sei offesa per prima!
-    No… - rispose secca – non ho voglia di giocare e basta! Ed ora vieni ad allenarti…
-    Arrivo…
Incominciarono a passarsi la palla, prima amichevolmente… poi iniziò una specie di rissa attraverso il pallone.
-    Ma perché tiri così forte, è? – chiese lui che era sfinito.
-    Perché sono nervosa, e quando lo sono, mi sfogo con il pallone!
-    Ma ti prego di non sfogarti su di me, però cavolo. – disse lui coprendosi in tempo la faccia da una pallonata diretta al suo volto.
-    Abituatici. – disse lei continuando a tirare.
-    Fermati, Erika!! – la ragazza si fermò di colpo.
-    Cosa c’è?
-    Senti: i problemi personali lasciali fuori dal campo, capito??
-    Sei tu il mio “problema personale”, Jude.
-    Allora fattelo passare… - disse lui triste… farselo passare significava solo una cosa: lei doveva dimenticarsi di lui.
-    Scordatelo… - disse lei convinta con le braccia sui fianchi.
-    Cosa? – chiese lui girandosi.
-    Ascoltami… - disse con tono più dolce avvicinandosi all’altro. – Mi dispiace, ma…
-    Non ti riesci a spiegare perché non ho risposto alla tua richiesta di fidanzamento, vero? – chiese lui sorridendo e avvicinandosi ancora di più.
-    Sì… - disse lei abbassando lo sguardo per la vergogna.
-    Il punto è che ci devo riflettere. – ma la ragazza, nel sentirlo, si girò e sbuffò – Aspetta, Erika, non ho detto che non mi piaci… ti amo e te l’ho anche confessato. Ma…
-    Ma cosa, Jude?? Dimmelo se… - poi continuò con le lacrime agli occhi – ti piace un’altra…
-    Ma cosa vai a dire? A me piaci solo tu!
-    Allora facciamo una cosa: entro domani mi dovrai dare una risposta… lo so che mi sto comportando da bambina capricciosa, ma… io non voglio che l’unico ragazzo a cui piaccio se ne vada…
-    Non piaci solo a me, Eri…
-    Cosa?!
-    No, niente… lascia stare…
L’allenamento finì, e Mark diede appuntamento a tutti per la mattina del giorno dopo. La partita si sarebbe giocata in centro. Quindi fuori casa, nel campo di questa History High School… dal nome Erika capì che, oltre ad essere una scuola privata, era piuttosto seria e severa.
-    Erika!! – la chiamò Fran.
-    Dimmi… - disse lei uscendo dallo spogliatoio.
-    Io dovrei accompagnare a casa Celia… ti dispiace?
-    No, no: figurati. Sono felice che vi riparliate… magari così hai qualche speranza di conquistarla, no?
-    Forse, ma sapendo che è la sorella di Jude, non credo sia tanto facile.
-    Aspetta un momento: ma io? Come faccio a tornare a casa? – rivolse uno sguardo interrogativo al cugino. Poi guardandolo meglio, capì le sue intenzioni. – Oh, no!! Io non ci torno un’altra volta con quello lì!! – rispose lei alzando la voce.
-    Ma che ti costa? E poi non ti piaceva, scusa?
-    Non lo so… - rispose lei triste.
-    Fallo per me: ho l’opportunità di fare colpo su Celia, e tu me la vuoi eliminare?! Ma che razza di cugina sei?! – chiese lui da finto offeso.
-    E va bene… ma solo perché… - non finì che due braccia l’avvolsero.
-    Grazie. – disse lui dandole un bacio sulla guancia.
Quando si staccarono, video entrambi che Jude aveva appena preso il motorino e se n’ero andato via.
-    Ma è scemo o cosa?! – disse Celia avvicinandosi ai due cugini.
-    Non lo so… - rispose Erika sconcertata.
-    Senti, Francè: devi riaccompagnare tua sorella… - disse Celia.
-    No, no: lascia stare! Io tornerò con… ehm… - lo sguardo della quattordicenne si fermò su un ragazzo dai capelli rosa. – con Harley!
-    Cosa?? – chiesero gli altri due scombussolati.
-    Sì… Harley? – lo chiamò Erika – Mi potresti accompagnare a casa, per favore?
-    Certo… per me non ci sono problemi! – rispose l’altro sorridente.
-    Ok, allora è tutto sistemato, no? Celia, andiamo? – chiese Francesco.
-    Sì, sì… andiamo, prima che si faccia tardi: ho una fame pazzesca!
-    A proposito: che dici se ci andiamo a mangiare una pizza insieme? – chiese lui sicuro di sé.
-    Ehm… non so cosa dirà mio fratello, ma va bene!! – rispose lei di buon umore.
-    “Loro due sono perfetti per stare insieme… credo proprio che io non avrò mai la loro stessa fortuna…” – pensò la ragazza dagli occhi smeraldo.
-    Che dici se andiamo a pranzare al McDonald? – chiese Harley ad Erika.
-    Sì, perché no?! – rispose l’altra ritornata sul pianeta terra.
-    Bhè, allora ci vediamo dopo a casa cuginetto… ciao!! – e si salutarono.
DA ERIKA E HARLEY
Durante il viaggio verso il fast food, i due spiccicarono parola. Semplicemente per il fatto che non avevano un discorso da mandare avanti…
Arrivati nel locale, Harley prese parola – Senti, facciamo così: offro io, se parliamo un po’… ok?
-    Mi sembra giusto… - rispose lei prendendo posto ad un tavolino vicino ad un’enorme finestra.
Poco dopo arrivò anche il ragazzo con due vassoi.
-    Non ti piacciono i panini? – chiese lui guardando ancora il vassoio dell’altra.
-    A dir la verità, non mi piace il modo in cui li fanno qui: mi sento subito male… mi accontento di patatine fritte, coca-cola e crocchette, e per finire il…
-    Erika, credo che avrai capito che non era mia intenzione parlare di cibo.
-    Lo so… scusa…
-    Di niente, figurati… senti, io ti volevo chiedere un po’ di cose. Sai ti ho visto strana quando sei tornata in campo con Sharp e mi chiedevo se fosse successo qualcosa di particolare, tutto qui.
-    Bhè… ecco… io sinceramente…
-    Lo so, lo so: non vuoi parlarne con me, un completo estraneo. – disse lui guardando da un’altra parte.
-    No, ma cosa dici?! Tu non un estraneo… sei un mio nuovo compagno di squadra, nonché amico – rispose lei sorridendo e inclinando la testa su un lato.
-    Grazie… sai, credo che andremo d’accordo noi due!! – disse lui sorridendo.
-    Sì, lo penso anch’io… ora: riprendendo il discorso di prima, diciamo che io mi sono resa conto che Jude mi piace, e non poco, ma il punto è che…
-    Quale sarebbe il problema, scusami? Jude parla solo di te quando usciamo per andare a fare due tiri al parco dietro casa… sta cominciando a diventare piuttosto noioso uscire con lui! – disse lui ridendo.
-    Wow! Non me lo sarei mai aspettato… - poi continuò – il punto è che, sì è vero che lui “mi ama”, ma non vuole mettersi con me… - disse lei sconsolata.
-    Cosa??? Ma è impazzito? La ragazza che gli piace accetta di mettersi con lui, e lui alla fine rifiuta?! Ma non sta bene con il cervello, il ragazzo è! – disse lui alzando troppo la voce.
-    Ehm… ecco a dir la verità… gliel’ho chiesto io.
-    Aspetta, aspetta: gliel’hai chiesto tu? Ma non è sempre il contrario?
-    È che lui mi ha detto che mi ama e io, stufa del fatto che non faceva la prima mossa, gliel’ho chiesto; ma lui mi ha risposto che ci deve pensare…
-    Cavolo! Bhè, però, considerando che stiamo parlando di un tipo come Jude, mi sembra più che normale un comportamento del genere… - disse lui succhiando un po’ di aranciata dalla cannuccia colorata.
-    Credi? Io alla fine non lo conosco neanche tanto bene…
-    In effetti, è vero: vi siete dichiarati e vi conoscete solo da ieri! Comunque l’amore non ha tempo, quindi…
-    Ma perché pensi che siamo innamorati? L’amore è qualcosa di grande: la nostra sarà al massimo una cotta che passerà con 2 mesetti. – disse lei sbraitando.
-    Ehm… no, mi dispiace contraddirti, ma ti stai sbagliando: se lui ti ha detto che ti ama è così e non ci puoi proprio fare niente… - poi la guardò meglio negli occhi verdi – vedi: Jude è il tipo solitario, autonomo, e fin da bambino non ha mai avuto bisogno di nessuno, infatti si occupava lui di Celia, sua sorella. E come avrai ben notato, ha un cuore nobile e fa di tutto per rendere felici le persone che ha intorno e a cui vuole bene…
-    Quindi mi stai dicendo che lui mi ha detto la verità? Mi ama veramente?
-    Ne sono certo… e se non ti ha risposto, per quanto riguarda il fidanzamento, sappi che è solo perché ha paura per te… e perché ha paura di farti soffrire, anche se sa perfettamente che mettendovi insieme ti farebbe la persona più felice sulla faccia della terra, no? – chiese lui serio.
La ragazza però era come su un altro pianeta. All’improvviso, accortasi che l’amico la fissava, tornò in mezzo a noi. – Ehm… certo… è ovvio, se no non glielo avrei chiesto!
-    Perciò l’unica cosa che ti posso dire è aspettare fino a domani… vedrai che sarete felici insieme… - disse lui sempre più felice per i due suoi amici.
-    Grazie Harley… - disse lei sincera e contenta di avere un amico così.
Non si resero conto di essere osservati. Sì, perché non erano soli: Martha e Guilty erano lì, anche loro a mangiare, ma ormai erano solo lì a fissare i due che si parlavano.
-    Hai visto come parlano amichevolmente? – chiese Guilty all’altra.
-    Già… e non mi piace per niente…
-    Perché, scusa? Non mi dire che…
-    Anche se fosse? Tanto quello stupido patto che abbiamo fatto nello spogliatoio non lo manterrà nessuna di noi… guarda Erika: prima fa la carina con Jude ed ora con Harley… la vorrei spezzare in due, te lo giuro!! – rispose Martha distruggendo senza volerlo le posate che stava utilizzando per mangiare la sua insalata.
-    Calmati: non ti puoi far vedere così… le daresti solo soddisfazione, ragiona!
-    Ok, ok. Ma dobbiamo fare in modo che si allontani immediatamente dal mio futuro fidanzato… ci stai?
-    Certo, ma l’importante è che non si avvicini ancora al mio Jude, o saranno seri guai per lei, lo prometto – disse con tono perfido.
Intanto in una pizzeria…
-    Allora, ti piace fare il manager? – gli chiese Celia.
-    Certo, e poi sto con le persone che amo di più in questo modo… - divenne improvvisamente rosso.
-    Vuoi dire con tua cugina?
-    Anche… - accortosi di aver esagerato, visto che l’altra aveva uno sguardo confusissimo, cambiò velocemente discorso – Parlando d’altro: mi vuoi spiegare cos’ha tuo fratello?
-    In che senso, scusa?
-    Lo sai perfettamente a cosa sto cercando di arrivare: Jude e Erika stanno combinando qualcosa… - lui la guardò in modo tale che lei non avesse occhi che per i suoi – dimmi la verità: cosa sai tu di questa storia?
-    So solo che mio fratello ama tua cugina… - disse a bassa voce.
-    Cosa??? Ma stai scherzando, spero! – disse lui alzandosi improvvisamente dalla sedia.
-    No… e credo che abbiano litigato per un motivo legato a questa storia.
-    Bhè… - disse rimettendosi seduto e mettendo la mano tra i folti capelli castani – su questo sono d’accordo con te…
-    Ma com’è hai avuto quella reazione nel sapere che qualcuno ha una cotta per tua cugina? – chiese lei.
-    Mi dà fastidio sapere che qualcuno prima o poi me la porterà via…
-    Anche a me un po’… con mio fratello, ovvio!! Ma se a lui piace, sono felice perché lo è anche lui, specialmente da quando ha conosciuto Erika.
-    Davvero? Insomma: possibile che si amino già?
-    Mio fratello la ama, sì, ma tua cugina? Lo ama davvero?
-    Non lo so… non me ne ha voluto parlare… che ne dici se parli tu con lei? In fondo siete due ragazze…
-    Sì, va bene… ma bisogna fare in fretta: domani c’è la partita e non voglio che sia determinata dalla loro situazione sentimentale… capisci cosa intendo, vero?
-    Sì, capisco… senti: si sta facendo tardi… che dici se ti riaccompagno a casa? O rischio che tuo fratello mi sbrani? – chiese ridendo di gusto il ragazzo con gli occhi verdi.
-    No, non credo: sicuramente sarà in camera sua ad ascoltare musica…
Dopo un po’…
-    Jude!! Sono a casa. – urlò Celia.
-    Ben tornata, sorellina. Dove sei stata?
-    Ehm… con Francesco… perché?
-    No, così… e che è successo? – chiese lui scendendo finalmente le scale.
-    Niente, abbiamo parlato un po’… - disse lei.
-    Di cosa? Dai, arriva al sodo!
-    Ok, ok… abbiamo parlato di te e di Erika. – a sentire quel nome, Jude abbassò la testa e le mani arrivarono agli occhialini.
-    Ma cosa stai facendo? – chiese lei confusa.
-    Niente di che: mi sto solo levando gli occhialini… - e con un semplice gesto, caddero a terra.
-    Perché l’hai fatto?
-    Perché mi sono stancato di nascondermi… che poi non so nemmeno da cosa… - stava per rigirarsi per tornarsene in camera sua, ma Celia lo chiamò.
-    Jude, dimmi la verità: tu e lei state insieme, vero? – il ragazzo si fermò di botto.
-    No… chi te l’ha detto?
-    I tuoi occhi… - rispose lei avvicinandosi.
-    La vuoi finire con queste frasette? Lo capisci che è una cosa seria?
-    Sì, ma tu non ti rendi conto che ti stai facendo male in questo modo!
-    Celia, vuoi sapere la verità? – chiese lui girandosi verso la sorella ancora nell’ingresso – E bene sì: Erika mi ha chiesto di metterci insieme, ed io, sciocco come sono, le ho detto che ci dovevo pensare… ti rendi conto di quanto sono stupido?!
-    Sì, in effetti… dai scherzo!! Dai vieni che ti preparo una bella cioccolata calda.
-    Ok… - e si avviarono verso la cucina. – Il punto è che io la amo e lo so, pensa che gliel’ho anche confessato…
-    Wow!! Abbiamo fatto progressi, è fratellone? – disse lei stupita.
-    Già… ma quando lei mi ha chiesto di essere il suo ragazzo mi ha preso il panico: ho paura di non essere bravo a fare il ragazzo perfetto.
-    Ma tu sei già perfetto, Jude. A lei piaci per quello che sei e non devi cambiare: se lei ti ha chiesto di mettervi insieme, significa che sei già il tipo di ragazzo perfetto…
-    Tu dici?
-    Sì… l’importante è che vi vogliate veramente bene…
-    A lei piaccio, lo so, me l’ha detto…
-    Vedi che è come ti dicevo?!
-    … e io la amo, e lo so. – disse lui guardando la sorella negli occhi.
-    Lo so: lo si legge nei tuoi occhi rossi, fratellone…

 
Spazio Autrice
Hey!! Eccomi qui con un nuovo capitolo… spero tanto che vi piaccia… mi aspetto tante recensioni… perché, cavolo: io ci sto mettendo cuore ed anima per scrivere questa ff… quindi merito una ricompensa, no? E che c’è di meglio di recensioni? Nulla…
Ok… ci si sente… --Karenita— p.s. vi voglio bene, ragazze!!!

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Capitolo 5
*** Gli Occhi Rossi ***


Capitolo 5

-    Allora: domani la tua prima partita con l’Inazuma – disse Fran mentre scriveva al pc qualcosa.
-    Eh già… finalmente il mio sogno si è realizzato! – rispose Erika, che stava sdraiata sul divano bianco con l’MP3 basso, rivolgendogli un sorriso.

-    A cosa pensi? – chiese lui guardandola meglio.
-    Al fatto che mi sento strana… - ma notando la strana espressione del cugino, continuò – è come se non mi sentissi… come dire…
-    Completa? – rispose l’altro che ora aveva capito.
-    Sì, più o meno… forse perché ho capito che il ragazzo che mi piace si vergogna di farsi vedere con me… - rispose lei triste.
-    No… sicuramente Jude non si fa questi problemi!
-    E tu che ne vuoi sapere, è? Ci hai forse parlato? No, non mi pare… - chiese l’altra spegnendo l’MP3 e rivolgendogli uno sguardo furioso.
-    Non ci ho parlato direttamente ma ho parlato con altre persone e…
-    Cioè Celia?! Ma lei è la sorella: non vale! Anch’io ti difenderei se la ragazza che ti piace, cioè lei, mi venisse a chiedere qualcosa su di te…
-    Io mi fido di lei. – rispose lui sicuro.
-    Ci credo: sei cotto! È normale… ma non farti ingannare, mi raccomando cuginetto…
Ci furono dei lunghi minuti di silenzio.
-    Torneranno i tuoi genitori per la partita contro la History High School? – chiese lui tranquillo.
-    No… e sinceramente non me ne fraga niente! – rispose lei alzandosi e stiracchiandosi.
-    Perché? Insomma: sono i tuoi genitori, Erika! Tu per lo meno li vedi ogni tanto, io ormai ho perso ogni speranza…
-    Non mi importa se ci sono o no domani… non sanno nemmeno che sono stata presa nella squadra… anzi: non sanno neanche qual era il mio sogno, quindi che bisogno c’è di farli correre fino a qui dall’America?! – ora lo guardava negli occhi.
-     Ok… fai come ti pare. Ma secondo me stai…
-    Domani io non gioco! – lo interruppe lei.
-    Cosa? Ma stai scherzando spero!!
-    Io non scherzo mai, lo sai perfettamente – disse lei sempre più seria. – Oggi con Jude ho deciso le posizioni e io mi sono messa in panchina… non voglio che la prima partita di campionato la perdiamo a causa mia…
-    Ma cosa stai dicendo, Erika?! Tu sei una delle punte: sei importante per la squadra! – rispose lui alzando la voce senza volerlo.
-    Non mi pare giusto. Il nostro è un 4-4-2: se gioco io, non potrà giocare Chrystal; e di conseguenza una persona sarà triste a causa mia… io posso anche aspettare.
-    Dov’è finita Erika Sky, la mia adorata cuginetta, che fino a poco tempo fa avrebbe dato tutto pur di giocare almeno una partita con l’Inazuma, è?
-    Non lo so… forse non tornerà mai più… - dicendo questo se ne andò.
-    “L’hai voluto tu, mia cara.” – disse tra sé e sé Fran. Aprì MSN e cominciò a chattare con qualcuno di particolare.
#Fran scrive: Celia, ci sei?
#Celia scrive: Sì, eccomi. Che ti ha detto?
#Fran scrive: Ho scoperto ben poco, ma sempre meglio di niente. ^__^ E’ davvero felice che fa parte della squadra, ma ho saputo che lei domani non giocherà…
#Celia scrive: Cosa?? Ma lei è una delle migliori in campo!
#Fran scrive: Lo so, ma non ci possiamo fare niente: è lei che decide, non noi. Comunque non ha voluto neanche chiamare i suoi genitori per avvertirli della partita… bhè, a dir la verità non gli ha neanche detto di essere stata presa, ma a lei va bene così… °__°
#Celia scrive: E’ strana tua cugina comunque -.- . Ok. Il punto è che sicuramente la sua scelta di non giocare è determinata molto da Jude. Ah, quasi dimenticavo: ho saputo da mio fratello che si è finalmente dichiarato…
#Fran scrive: Davvero? Cioè è fantastico: quindi stanno insieme?
#Celia scrive: No… ora ti spiego: lui le ha confessato di amarla, così lei gli ha chiesto di mettersi insieme ma mio fratello le ha risposto che ci doveva pensare…
#Fran scrive: Cioè, fammi capire: lei l’ha chiesto a lui? Ma non è sempre il contrario? Va bene, lasciamo stare questo discorso… perché lui non le ha risposto con un semplice sì?
#Celia scrive: Mi ha detto che ha una tremenda paura di non esserne all’altezza… ti prego: non commentare… lo so: è uno sciocco in piena regola! E per finire il discorso ti posso solo dire che lei ci è rimasta male… =(
#Fran scrive: Ci credo: prima le dice che l’ama e poi le dice “Ho bisogno di tempo”?! Ma dai… lasciamo stare va. Senti io devo staccare che devo correre a cena, che se no mia cugina per la rabbia potrebbe anche non lasciarmi niente… ciao Cel! Ti voglio bene *__*
#Celia scrive: Ci vediamo domani al campo alle 9:00. Prendiamo il pulmino dell’Inazuma. Fatevi trovare puntuali. A domani. Tanti baci… ciao Fran!!
Il contatto Fran si è appena disconnesso.
Il contatto Celia si è appena disconnesso.
IL GIORNO DOPO
-    Erika!!! Sbrigati!! – urlò il cugino dal salotto.
-    Eccomi, eccomi: non c’è bisogno di strillare così presto, è!
-    Guarda che sono le 9 meno 10: tra 10 minuti dobbiamo essere al campo… mi spieghi come facciamo?
-    Metti il turbo, mio caro cuginetto. Dai corri!! – e lo spinse fuori di casa.
-    Oggi di buon umore? – chiese lui guardandola ogni tanto dallo specchietto.
-    Giusto un po’…
-    Ok… hai preso tutto? Scarpini, maglia, calzoncini, calzettoni…
-    Sì, sì… non ti preoccupare.
Arrivarono dopo circa 5 minuti.
-    Siete arrivati finalmente! – disse correndogli incontro Guilty.
-    Sei felice di vederci?! Ma cosa ti è successo?? – le chiese Fran seriamente preoccupato.
-    Ma che domande fai, mio caro? – chiese la ragazza riccia mettendogli una mano sulla guancia.
Celia si avvicinò improvvisamente a Erika che si era allontanata da quei due. – Ma da quando in qua tuo cugino e quella stanno così appiccicati?
-    Ti giuro che io non sapevo niente. – rispose lei guardandoli ancora con una faccia traumatizzata. – Gelosa?
-    No, no… cambiando discorso: che dici se parliamo un po’?
-    Sì… dimmi tutto.
-    Mi devi promettere di dire la verità, ok?
-    Certo… io non mento mai.
-    Allora… tu lo ami? – Erika sapeva perfettamente a chi si stava riferendo.
-    Perché? Ti ha detto che l’ho trattato male, forse? – chiese lei leggermente irritata.
-    No, no! È che voglio sapere se mio fratello si è innamorato di qualcuno che lo ricambia, tutto qui. – tentò di giustificarsi quella dai capelli blu.
-    Senti Celia: mi sembra esagerato chiamare il nostro “amore”… l’amore è qualcosa che si costruisce col tempo, non in 3 giorni. E poi…
-    Cosa? – chiese l’altra speranzosa in qualcosa di positivo.
-    Io ho paura… sì: non è che si vergogna di farsi vedere con me?
-    Ma stai scherzando?! Pensa che ieri pomeriggio abbiamo parlato e mi ha detto che ti…
-    Erika!! Dai su, vieni con me! Dobbiamo prendere i migliori posti sul pulmino! – le interruppe Guilty.
-    Ma stavamo parlando…
-    Sempre a parlare: non sprecare fiato per queste sciocchezze. Devi prepararti per la partita. – E la portò sul mezzo tutto blu. All’interno sembrava ancora più grande: i sedili erano tutti di pelle beige e ne erano davvero molti.
-    Io mi metto lì. – disse la ragazza dagli occhi verdi indicando un posto al centro.
-    Ok, andiamo lì. – rispose la riccia.
-    Ma ti vuoi mettere vicino a me?
-    Sì, perché?
-    Niente, niente… - dicendo questo incominciò a camminare per raggiungere quei due posti. Era arrivata ormai. Ma il suo sguardo si fermò su due persone. Una in particolare.
-    Ciao Jude! – disse la riccia dietro ad Erika.
Ma il ragazzo si era fermato a fissare gli occhi verdi dell’altra. Erano così luminosi.
-    Buongiorno Guilty. Erika. – rispose lui cordialmente ritornando sulla terra.
-    Buongiorno anche a te. – ripose Erika guardandolo negli occhialini; poi si accorse che accanto c’era qualcun altro. – Ciao Caleb.
-    Ciao anche a voi. – rispose lui sorridendo.
-    Allora, ci sediamo? – chiese Guilty all’altra.
-    Sì, sì… ti potresti mettere tu vicino al finestrino, per favore?
-    Certamente… - e si mise a sedere. Lo stesso fece l’altra. – Allora, Erika, dimmi: chi ti piace?
-    A me? Ehm… ecco… - sapeva perfettamente che lui la stava ascoltando.
-    Dimmelo: dopotutto noi due siamo amiche, giusto? – chiese la riccia facendole un finto sorriso che Erika riconobbe subito.
-    Sì, è vero mi piace un ragazzo: è alto più di me, ha i capelli castani e lunghi, e… - divenne improvvisamente tutta rossa, anche se fino a qualche secondo prima era piuttosto sicura di quello che diceva.
-    Non mi dire che è Jude? – chiese l’altra che ora aveva un’espressione da finta sorpresa.
-    Io… - poi rifletté per qualche secondo e ricominciò a parlare – Jude? Ti posso chiedere una cosa?
Lui fece finta di spegnere l’iPod e si girò affacciandosi verso l’esterno del sedile, cioè il lato della ragazza che amava. – Dimmi. – la sua era un’espressione impassibile, forse indecifrabile per Erika.
-    Io voglio sapere la tua risposta.
-    Ma di cosa stai… - stava per chiedere lui, ma il resto della squadra salì sul pullman e dovettero interrompere per il momento la conversazione.
-    Cosa ti deve chiedere? – fece Caleb a Jude.
-    Ora lo scoprirai.
-    Eri, ma cosa gli devi chiedere? – fece Guilty seriamente preoccupata.
Ma la ragazza fece finta di non sentirla. – Jude, dobbiamo parlare!
-    Ok… che vuoi sapere? – chiese ma poi guardò meglio gli occhi dell’amica: sapeva perfettamente la domanda che gli stava per essere posta, così non la fece rispondere. – Lo so… io ci ho pensato, Erika, e…
-    Ragazzi, ragazzi: basta parlare… che bisogno ce n’è? – disse la riccia cercando di farli smettere di parlare.
Ma i due non l’ascoltarono. Gli occhi verdi di lei erano incatenati allo sguardo di lui che non riusciva a non distogliere il suo sguardo. – Sì… voglio stare insieme a te…
Gli occhi della ragazza si illuminarono: aveva detto di sì, vi rendete conto?!
-    Da-davvero? – chiese lui ancora incredula.
-    Sì… io non mento a chi amo… - rispose lui sorridendole dolcemente.
Guilty e Caleb guardavano la scena con una faccia davvero buffa: la prima li osservava triste ma allo stesso tempo sorpresa – “Com’è possibile che le abbia risposto di sì? Lei non è bella: io sono magra, mentre lei no, cavolo! E poi hai capelli lisci, non ricci e vaporosi come i miei…”.
Caleb li osservava felice ma anche scioccato: non si sarebbe mai aspettato dal suo migliore amico una cosa del genere… insomma: lui è sempre stato il tipo solitario, serio… non romantico!
Erika sorrise e si alzò dal suo sedile, seguita dalla faccia di Guilty, cioè la rabbia in persona. Fece un passo in avanti e si girò verso sinistra: era di fronte ad un Jude strafelice, che le sorrideva ancora. Tutta la squadra guardava la ragazza dai capelli castani che si era avvicinata al ragazzo con gli occhialini.
-    Ti amo Erika Sky.
-    Anch’io, Jude Sharp. – dicendo questo si abbassò verso il volto del ragazzo. Lui si aspettava un bacio da cinema, ma lei non glielo diede: un semplice bacio sulla guancia. La squadra era a bocca aperta.
-    Un bacio sulla guancia? – chiese Jude all’altra quando si allontanò ma rimase abbastanza vicino alla faccia del suo ragazzo.
-    Che ti aspettavi? – chiese lei sorridendogli.
-    Questo!! – le prese il volto con le mani e lo fece arrivare al suo. Un bacio passionale. Perfetto. Da cinema. Inizialmente le loro labbra premevano una contro l’altra, ma poi si dischiusero e le loro lingue si intrecciarono e iniziarono a fare una lotta, neanche una danza: una spingeva contro l’altra. Jude perse la ragazza per i fianchi e se la mise sopra; lei intrecciò le braccia attorno al suo collo, tutto mentre si baciavano. Uno spettacolo entusiasmante, specialmente per Celia e Francesco che li guardavano con facce felici. Erika aprì per un attimo gli occhi: vide il suo Jude che si muoveva contro il suo viso; così, ormai impaziente, fece salire le sue mani dal collo fino alla testa e incominciò a togliergli gli occhialini. Lui, con gli occhi sempre chiusi, se ne rese conto ma la lasciò fare: era anche ora che qualcuno ammirasse i suoi grandi occhi. Lei, con gli occhi ora chiusi, continuò nel suo intento finché gli occhialini non caddero sulle sue gambe.
Un tonfo, non solo nel pullman, si fece sentire anche nei cuori dei due ragazzi che stavano uno sopra l’altro. Erika aveva quasi paura di aprire gli occhi, ma è bastato un attimo per farli incrociare a quelli dell’altro. Verde in rosso. Rosso in verde. Non so dirvi bene nello specifico, ma so dirvi che quel momento fu magico per entrambi: aprirono nello stesso momento gli occhi e lei ne rimase sorpresa. Lui si staccò piano piano per regalarle un meraviglioso sorriso. Lei non riusciva comunque ad aprire bocca.
-    Ti amo Erika… - disse lui quasi sussurrando. Le loro mani erano come intrecciate.
-    A-anch’io… - rispose lei un po’ titubante, e non per gli sguardi degli altri, ma per la visione che le si presentava: rossi, proprio come il sangue, come la rabbia, come le ciliegie, come il cuore… come l’amore.
-    Non ti piaccio ora, senza occhialini? – chiese lui un po’ preoccupato.
-    Sei… semplicemente perfetto. – disse lei arrossendo vistosamente e cambiando la direzione del suo sguardo.
-    No… non puoi dirmi perfetto solo per questi maledetti occhi…
-    Perché? Mi piacciono da morire… sono il colore dell’amore… il nostro colore… non farti condizionare dagli altri… sei perfetto così come sei. Non cambiare mai, promettimelo. – disse lei avvicinandosi sempre più alle sue labbra.
Lui, dal canto suo, si sentiva veramente strano: erano così vicini che anche solo sbattendo le ciglia potevano toccarsi. Gli piacevano da morire le labbra della sua ragazza: piccole, ma pur sempre carnose e morbide. I suoi passavano dalle labbra agli occhi.
-    Te lo giuro, ma prima baciami… - rispose lui sussurrando.
-    Come vuoi tu – disse lei sorridendo. Stavano per riavvicinarsi, ma…
-    Ragazzi, scusate se vi interrompo ma dobbiamo partire e non è sicuro stare in questa… ehm… posizione… - disse Axel leggermente rosso poco distante.
Nessuno se lo filò. Tranne una ragazza dai lunghi capelli castani.
-    Valentine? Tutt’apposto? – chiese preoccupata Marine guardandola.
-    Cosa?? Oh, sì, sì… non ti preoccupare! – rispose l’altra arrossendo. Ma il suo sguardo non lasciò mai il nostro bel biondino.
Jude ed Erika si fermarono sul più bello e lentamente il ragazzo fece alzare la fidanzata.
-    Amore, stai tranquillo: ti sto dietro… non mi allontano più di tanto! – disse lei ormai in piedi. Lui le rispose con un sorrisino. Così lei si girò per poi sedersi al suo posto ma il pullman, in quel preciso istante, partì e di conseguenza la ragazza perse l’equilibrio. Stava per cadere ma due braccia la presero al volo. Sembrava una specie di casquet.
-    Presa in tempo! – disse Jude . i loro occhi, come prima, erano incatenati. Quel verde affascinante gli illuminava gli occhi: era semplicemente bello tanto fa far sorridere la gente. – Sai, sei bellissima anche quando cadi…
-    Grazie – rispose lei. Si stavano avvicinando. Ma dei colpi di tosse da parte di Francesco li fecero risvegliare. E si rimisero velocemente ai propri posti.
Erika, come Jude, aveva una faccia da ebete quando si rimise a sedere.
-    Vedo che sei riuscita ad acciuffarlo! – disse Guilty che fingeva di essere felice.
-    No… lui è sempre stato mio – rispose l’altra sorridendole e non accorgendosi che l’altra era furiosa.
Davanti a loro…
-    Amico mio, hai fatto colpo, è?! Complimenti… è anche una bella ragazza, d’altronde. – disse Caleb dando il cinque all’amico rosso.
-    Già… ma più che altro è lei che mi ha rubato il cuore: non so cosa farei senza di lei…
-    Finalmente ha potuto vedere i tuoi occhi. Credo che non vedeva l’ora!
-    Sì. Me l’ha chiesto fin dal primo giorno che ci siamo conosciuti… per me, ogni suo desiderio è un ordine.
Molto più avanti…
-    Ce l’abbiamo fatta!! – disse Celia a Fran.
-    Sì…
-    Com’è quella faccia? Dovresti essere felice, no?
-    Sì, ma tuo fratello non dovrà avvicinarsi troppo a Erika: non voglio che corrano.
-    Ok… glielo dirò il prima possibile. Stai tranquillo. – e dicendo questo, si appoggiò alla sua spalla. Conseguenza: Fran divenne tutto rosso.
Dopo circa mezz’ora, i ragazzi arrivarono a destinazione.

 

Spazio Autrice *_*

Ciao!! Vi è piaciuto?? Spero proprio di sì… spero che recensiate… a presto!   Bacioni –Karen-

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Capitolo 6
*** Complementari ***


Capitolo 6

Arrivati a destinazione, i ragazzi incominciarono ad alzarsi.
-    Meno male che siamo arrivati: non ce la facevo proprio più!!– esclamò stiracchiandosi in piedi Erika che con un balzo saltò tutti gli scalini per uscire dal pullman dell’Inazuma.
Era un po’ nuvoloso, ma ci si vedeva abbastanza per giocare…
-    Peccato che oggi non gioco… sono così di buon umore!
-    Bhè… potremmo anche fare un cambio, no?– le disse abbracciandola da dietro un ragazzo dai capelli castani.
-    Jude: mi hai quasi spaventata!! Non dovresti fare questi scherzi.– rispose lei mettendosi una mano sul petto.
-    Lo so…- la teneva stretta alla vita e appoggiò la testa sulla sua spalla. – Comunque non mi sei piaciuta poco fa…
Erano soli, perché tutti gli altri guardavano la scena dai finestrini del pullman.
-    Perché, cos’ho fatto? – chiese l’altra che girò la testa per guardare il suo ragazzo negli occhi.
-    Non mi hai aspettato e sei scesa da sola… non mi hai considerato! – disse lui con un’espressione da finto imbronciato.
-    Ok, ok… scusami, ma ero così felice che non mi sono resa conto che due occhi rossi mi stavano giudicando… mi perdoni?
-    Se sai farti perdonare sì, ma devi capire di cosa io sto… - non finì che due labbra morbide si poggiarono sulle sue. Si sentì un sussulto da sopra il veicolo.
-    “Non può essere… questo è un incubo!” – pensò Guilty mettendo il broncio e mettendosi seduta su un sedile, smettendo di guardare quei due.
-    Contento ora?
-    Diciamo di sì, ma non sei ancora del tutto perdonata… - disse Jude prendendo per mano la ragazza e facendo una passeggiata insieme attorno ai capi da calcio.
SUL PULLMAN
-    Ehi, Celia svegliati!! – urlò Francesco scostandola da sé.
-    Altri 5 minuti, Jude! – disse lei girandosi dall’altra parte.
-    “Non mi lasci altra scelta” – pensando ciò, la prese in braccio e scese dal pullman. Tanto gli altri se n’erano andati a farsi una passeggiata lì nei dintorni. Quindi si stava risparmiando dell’imbarazzo.
-    Ma dove mi stai portando?– chiese Celia finalmente sveglia.
-    Nello spogliatoio, tanto le altre non ci sono.– rispose lui serio.
-    Ma perché mi porti in braccio? Guarda che so camminare!
-    Lo so perfettamente, ma mi piace tenerti stretta a me. – la ragazza arrossì improvvisamente, facendo sorridere il ragazzo che la stava appoggiando su una panchina.
-    G-grazie…
-    Figurati. Sai che sei bellissima quando arrossisci? – le chiese lui sorridendo. Erano entrambi seduti. Vicini, molto.
-    Io non sono arrossita! – disse girandosi dall’altra parte. Fran però le prese il mento e la guardò negli occhi. Di quel blu notte.
-    C-cosa stai facendo? – chiese lei un po’ impaurita, ma molto emozionata.
-    Quello che desidero fare da quando ti ho vista per la prima volta.
Un attimo di silenzio in cui la loro distanza fu annullata. Celia aveva gli occhi aperti, ma quando vide gli occhi verdi dell’altro chiudersi piano piano, li chiuse anche lei. Durò diversi secondi, finché la ragazza non si staccò.
-    Cos’hai fatto? Non ti è piaciuto?– chiese l’altro timoroso.
-    No, no:figuriamoci! – ma il ragazzo non sembrò convinto di quelle parole.
-    Se ti piace Axel, puoi anche dirmelo.
-    Ma come ti salta in mente una cosa del genere? A me quel biondo non piace. Mi piace un moretto qui accanto a me.
-    Ah… bene… allora credo che possiamo continuare.– disse lui sorridendole e finendo un con un altro bacio.
FUORI AI CAMPI DA CALCIO
-    Lo sai che amo i tuoi occhi?
-    Davvero? Io neanche un po’: sembro il figlio del diavolo! – rispose lui divenendo triste.
-    Ma cosa dici?Sono perfetti, te l’ho già detto. E poi sono rosso sangue… e tu sai che io amo questo colore, dopo l’azzurro cielo.
-    Com’è possibile? Sono due colori così diversi! Uno non centra niente con l’altro!
-    Lo dici tu! I tuoi occhi rossi sono piuttosto scuri, giusto? Bhè… il rosso scuro spesso è scambiato con il marrone. E il marrone rappresenta la terra. E l’azzurro il cielo. – finì lei con un sorriso da orecchio a orecchio.
-    Quindi…due colori complementari in qualche modo… - disse con la testa bassa – un po’ come noi… - concluse alzando la testa verso la sua fidanzata e sorridendole, proprio come faceva sempre lei con lui.
Se fosse stato per lei, non avrebbe mai smesso di guardare i suoi occhi: così intensi, profondi… e perfetti. Sì, perché rappresentavano al meglio il loro sentimento: il rosso era l’amore, quello che provavano l’uno per l’altro. Un colore così ricco di sentimenti ed emozioni come l’amore, ma anche la rabbia. Due sentimenti così diversi, ma che in un modo o nell’altro erano un po’ complementari tra loro.
Si ritrovarono seduti per terra, in mezzo al prato verde.
-    Quindi io e te ora siamo fidanzati ufficiali? – chiese lei.
-    Bhè…diciamo che mi immaginavo diversamente la scena…
-    In che senso, scusami?
-    Ecco: di solito è il ragazzo in questione a chiederlo alla ragazza in questione, e non il contrario. – poi la guardò con i suoi occhi rossi negli i suoi verdi smeraldo. Lei arrossì per quell’attenzione – Ma a me piace così… quindi sì, stiamo insieme ufficialmente. – terminò non arrossendo per niente.
-    Ragazzi!! Sbrigatevi che dobbiamo andare negli spogliatoi a cambiarci! – urlò Mark davanti a tutti gli altri.
-    Arriviamo!– urlò di rimando Erika.
I due fidanzati si dovettero dividere: lei nello spogliatoio femminile e lui in quello maschile. Ma prima di voltarsi, Jude prese il braccio della ragazza e la baciò all’improvviso, tant’è che lei rimase ad occhi aperti per la sorpresa.
-    Ora giocherò tranquillo… - disse lui sorridendole e rimettendosi gli occhialini che teneva nella tasca dei jeans.
Jude entrò. Ma Erika, visto che non doveva giocare dal primo minuto, rimase ancora un po’ di fuori a godersi il panorama. Ma qualcosa o, meglio, qualcuno catturò la sua attenzione. Era Austin. Non era solo. Era in compagnia di una ragazza alta con lunghi capelli biondi e lisci come spaghetti. Stavano abbracciati. Gossip in arrivo.
-    Ragazze, ragazze!! – disse urlando Erika entrando degli spogliatoi – Non sapete la novità!
-    Cioè? – chiese Marine, guardando curiosa la compagna.
-    Non ci dire che Jude ti ha chiesto di sposarti!– disse Guilty sghignazzando poi con le altre.
-    E perché no:sarebbero due sposetti magnifici, secondo me. – disse Deborah con gli occhi sognanti.
-    Ragazze, scusate ma non avete azzeccato niente.Comunque non so se dirvelo o no: non sono affari miei…
-    No: ora ci devi dire tutto. Non ci puoi tenere sulle spine… noi dobbiamo anche giocare una partita per 90 minuti: e chi sa aspettare! – disse Valentine che si stava mettendo la maglia col numero 17 azzurra.
-    Ok, ma poi non venitemi a dire che sono pettegola.
-    Dai!!! – dissero tutte in coro.
-    Ok…- poi abbassò la voce – cinque minuti fa ho visto il nostro attaccante, Austin, abbracciato ad una bella biondina…
-    Vuoi dirci che si è fidanzato ma nessuno sa niente? – chiese Martha.
Una ragazza, Chrystal, che fino a quel momento era un po’ in disparte a cambiarsi, visto che giocava fin dal primo minuto, si bloccò rimanendo ferma come una statua per molti secondi.
-    Ehi, Chrystal: ma cos’hai? Ti senti bene? – chiese Nancy avvicinandosi.
-    Io?Certo! Stavo solo pensando a…
-    Austin, vero?
-    Come hai fatto a capirlo?
-    Perché ogni volta che lo guardi entri in un mondo tutto tuo… - la guardò e le sorrise per poi continuare – comunque io non mi preoccuperei: non penso che a Austin piacciano le bionde. Ma più le “multicolore”. – disse ridendo.
-    Tu credi?
-    Certo… oggi stai proprio bene con questa coda alta, sai?
Erika, anche se stava parlando con Valentine e Marine, si accorse che Chrystal era sovrappensiero e che si stava sfogando con Nancy. Sorrise. Le piacque vedere due sue compagne di squadra così unite. Ma poi un senso di colpa l’assalì: e se la storia di Austin era tutta falsa? E se a Chrystal piaceva Austin? E se ora era arrabbiata con lei?
-    Chrystal, ho detto qualcosa che non va? – le chiese avvicinandosi.
-    No, ovvio che no!Ora bisogna solo pensare alla partita. – disse lei mentendo.
-    Hai ragione.Mi raccomando: giochi fin da subito quindi metticela tutta!
Erano le 10:30. La partita stava per iniziare.
-    Amore, mi raccomando: gioca bene, ok? E soprattutto non ti innamorare di quelle dell’altra squadra che se no ti picchio come si deve! – disse abbracciando Jude.
-    Stai tranquilla, tesoro mio, che io ho occhi solo per te…è un vero peccato che tu non giochi… mi sarebbe piaciuto molto poter vincere assieme alla mia ragazza!
-    Già sai che vinceremo?
-    Se ci sono io, vinciamo sempre… - disse correndo via e mandandole un bacio.
Così Erika si mise a sedere in panchina accanto a tutti quelli che non giocavano e a Celia, Annie e Francesco.
-    Allora, cuginetta cara, come va? Ho visto che col tuo principe azzurro te la cavi piuttosto bene. – chiese lui facendo un sorrisino.
-    Già…- rispose lei arrossendo.
Dopo poco, Fran guardò Celia negli occhi: amava quel blu intenso.
-    Mi piacciono i tuoi occhi, sai?– gli disse lei precedendolo.
-    Davvero?Pensa che io adoro i tuoi… sono così diversi da quelli di tuo fratello… - disse lui sussurrando al suo orecchio.
-    Fermati! Non possiamo… - disse lei scansandolo. Lui mise il finto broncio, ma bastò un veloce bacio a stampo di lei a farlo sorridere come un ebete.
-    Okora sono felice!!
Ovviamente una persona li vide in questi atteggiamenti così affettuosi. Eh già: Caleb li osservava per benino. E si sorprese del fatto che il suo migliore amico, Jude, non gli avesse detto nulla. Infondo a lui piaceva Celia.
Le squadre erano in campo: per l’Inazuma, Darren in porta; in difesa Martha, Veronika, Harley e Shawn; al centrocampo Marine, Deborah, Jordan e Jude; all’attacco Austin e Chrystal. Un frequente 4-4-2.
-    Buona fortuna! – disse Jude, che era il capitano visto che Mark stava in panchina, al capitano dell’altra squadra.
-    Anche a voi!– rispose sorridendo lei. Sì: era una ragazza dai capelli biondi lisci… aspettate un momento!
-    Ma quella è la ragazza di prima!– urlò Erika dalla panchina, come per avvertire le sue amiche in campo, e ovviamente tutte quelle in panchina.
-    È lei?– chiesero Marine e Valentine all’unisono.
-    È davvero carina, però…- disse a bassa voce Chrystal, ora seriamente preoccupata. La bionda era in porta. Allora sarebbe bastato poco per dimostrare a Austin che lei era migliore di quella che faceva il portiere.
-    Ehi, Chrysty, tutt’apposto? – chiese il ragazzo vicino a lei un po’ preoccupato.
-    Sì, certo.Tutto va alla grande.
E l’arbitro fischiò l’inizio della partita.
L’Inazuma batté il primo calcio. Austin avanzò avanti, ma subito gli fu tolta la palla da un ragazzo con occhi color ghiaccio. Quest’ultimo corse verso l’altra metà del campo fino ad arrivare davanti a Jude.
-    “Che occhi di ghiaccio!” – pensò il ragazzo con gli occhialini, e non si accorse che l’altro se n’era andato verro la sua porta.
-    Jude, cavolo, svegliati! – urlò dalla panchina Erika alzandosi, tanto da far chiacchierare Guilty.
Il ragazzo con occhi chiari, superato il centrocampo si diresse alla porta.
-    “Rainbow’s Tiger!” – urlò Martha. Una gigante tigre con la coda di tutti i colori dell’arcobaleno fece la sua comparsa, ma non riuscì a rubargli la palla. – Cavolo!
-    Ed ora “Spine di Ghiaccio!”
Goal. Sì. Gliene avevano fatto già uno dopo neanche un minuto dall’inizio della partita. Darren rimase a bocca aperta. Non riuscì a muoversi nemmeno.
-    Darren, muoviti!! – urlò Nancy dalla panchina. Mark era piuttosto tranquillo: era sicuro di vincere.
Insomma: la partita andava piuttosto maluccio. Erano ancora 1-0 per l’ History, ma ormai tutti erano molto stanchi. Tranne Austin e Chrystal che non toccarono più palla dopo i primi secondi della partita.
Poi successe qualcosa all’improvviso. La bionda in porta ha lanciato un sorrisino ammiccante ad Austin che ricambiò. Un attimo. E Chrystal si pietrificò. Poi si rimosse veloce. Ma non era lei. Era diversa: due canini appuntiti fecero la loro comparsa e gli occhi divennero come quelli di Jude, forse un po’ più luminosi.
-    Ma Chrystal, tu devi stare qui in attacco non in difesa! – urlò Austin. Ma niente: la ragazza era partita verso Darren per recuperare di nuovo la palla. E ci stava riuscendo. Non parlava per niente. Correva e basta. Arrivata all’obbiettivo, prese il pallone alla ragazza che la stava per mettere in porta e poi ritornò in avanti, nella sua posizione di attaccante. Correva velocissima. Ma la sua squadra rimase sconcertata nel vederla in quello stato. Occhi, denti… ma era Chrystal?
-    Com’è possibile?– si chiese Erika. Poi capì: la bionda… Austin… il sorriso… e la gelosia.
Era arrivata davanti alla porta avversaria senza troppi problemi. Riuscì a dribblare tutti quanti. Mancava davvero poco allo scadere del primo tempo. Poi due parole.
-    “Demon’s Shot”
La bionda non riuscì a fermare la palla che la fece cadere a terra dolorante. L’ Inazuma non era stupita del goal, ma del colpo della ragazza: lei non aveva detto a nessuno di questa nuova tecnica.
Ma quando l’euforia stava per schioccare tra la squadra, Chrystal urlò di dolore ricadendo a terra dopo il colpo. Aveva preso una brutta storta. Fortunatamente l’arbitro fischiò la fine del primo tempo.
-    Chrystal, tutt’apposto? – chiese Austin correndole incontro.
-    Austin…mi dispiace…
-    Ma di cosa stai parlando? Hai fatto goal: ora stiamo pareggiando! – poi guardò la caviglia della ragazza – Ora tu però te ne torni in panchina e rimani lì ferma, ok? – non la fece rispondere che la prese in braccio  la portò fuori dal campo.
-    Ragazzi, Chrystal è infortunata.Quindi ci dovrà essere un cambio. – Mark guardò Jude, il quale continuò.
-    Erika
-    Dimmi, Jude.
-    Entri tu.
-    Cosa?? Ma non mi sembra il caso: fa entrare Axel o David o…
-    No… entrerai tu. Stiamo pareggiando quindi sarà facile rimontare.
-    Va bene.
-    Ma non è giusto: perché entra lei se abbiamo a disposizione attaccanti come Blaze o…? – chiese Guilty stupita di quella scelta.
-    No. Se io dico una cosa significa che è così. Capito, cara mia? – rispose Jude più che arrabbiato. – Ed ora, facci sognare amore mio… fai uno di quei bei goal che fai solo tu. – disse ad Erika che divenne immediatamente rossa.
-    Come vuoi, capitano.
La partita rincominciò.
La palla ce l’avevano quelli dell’ History, ma Jude gliela prese velocemente. Incominciò a correre velocemente fino a passarla ad Austin in avanti.
-    “Ruggito della Tigre”
Ma niente. La palla scivola fuori. Tutto a causa del campo di forza creato dalla bionda.
Erika si rifece avanti col pallone dopo averlo preso al ragazzo con gli occhi di ghiaccio.
-    “Moon’s Wolf
Anche questo tentativo fu invano. Anche tutti gli altri ci provarono, ma niente. Quindi Erika ripensò alla partita Raimon-Royal: Axel capì che l’unico modo per fare goal era quello di attaccare da vicino. Solo allora Erika capì come vincere quella partita.

 

Spazio Autrice
Eccomi… allora: le recensioni nell’ultimo capitolo erano 5. Che ne dite di arrivare a 6? Va bene… chiedo troppo. Alla prossima gente!
-Karen-

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Capitolo 7
*** Il Goal Del Lupo Del Ghiaccio ***


Capitolo 7

-    Erika, svegliati che dobbiamo vincere la partita, non rimanere come un’ ebete a guardare quelli dell’ altra squadra che fanno un altro goal! – le urlò Jude che le corse accanto. Ma poi si fermò: lei non l’aveva nemmeno ascoltato. – Mi spieghi cos’hai? – ma la ragazza rimase pensierosa in mezzo al campo.
-    Ci sono!! – urlò improvvisamente mentre il solito ragazzo dagli color del ghiaccio la oltrepassava senza problemi per arrivare da Darren.
-    Ma di cosa… - il ragazzo con gli occhialini non riuscì a finire la frase, che la sua fidanzata corse in avanti, dietro all’ attaccante.
-    Rimani lì, Jude. Shawn prenderà la palla e la lancerà a me… tu fai come ti dico!
-    Ok…
La mora incominciò a correre così veloce che superò l’attaccante dell’History, ed infatti anche quest’ultimo si sorprese.
-    Shawn, tocca a te!
-    Con piacere, Erika. – e non appena il ragazzo gli si avvicinò per metter in rete la palla – “Lastra di Ghiaccio!”.
E in un attimo, gli Occhi di Ghiaccio fu congelato. E Shawn prese la palla che passò prontamente, dopo essere avanzato, ad Erika, la quale corse in fretta verso l’altra metà campo. Ma prima che arrivò vicino a Jude, una ragazza dai capelli color dell’oro le prese la palla.
-    Veronika! Ora!
-    Subito!! – rispose lei.
La ragazza coi capelli color dell’oro si avvicinò pericolosamente alla porta con un Darren pronto, ma non fece in tempo.
-    “Water’s Dolphin!”
Un delfino enorme quanto una balena seguito da un’ enorme cascata d’acqua cristallina spazzò via la ragazza. La palla, quindi, rimase lì in modo tale che Jude ritornò indietro per prenderla.
-    Ci sono. Ed ora che facciamo? – chiese lui rivolgendosi alla sua ragazza che gli corse avanti. Mancavano circa 15 minuti alla fine del secondo tempo.
-    Il goal decisivo, amore mio. Non tirarmi ancora la palla mi raccomando. Aspetta.
Corsero. Lui dietro e lei avanti, perfettamente sincronizzati.
-    Ora!!
Le passò velocemente la palla. Un passaggio perfetto. Erano davanti alla porta.
-    “Moon’s Wolf!”
Erika era vicinissima alla rete. Da così doveva entrare. Il lupo spingeva sempre più forte, ma fu respinto da una barriera molto più forte di quella di prima.
-    No! Com’è possibile? – si chiese Erika delusa cadendo a terra.
-    Erika, non ti arrendere! So perfettamente che una tua idea brillante farà vincere la partita alla nostra squadra! – le urlò Fran con vicino Celia che sorrideva. Aveva piena fiducia nella cugina del suo ragazzo, nonché ragazza di suo fratello.
-    Sì, certo, come no! Fin ora ha sparato delle gran cavolate e non siamo riusciti a fare il goal decisivo: non è capace a fare il regista! È solo merito di Chrystal se ora stiamo pareggiando! – disse alzandosi Guilty e rivolgendosi esclusivamente a Fran; ma tutti quanti, anche chi stava in campo, l’udirono.
-    È vero: fin ora non ho combinato nulla. Non sono in grado di… - e dicendo questo si coprì il volto con le mani. Era seduta a terra in mezzo a tutti che la guardavano stupiti: non si sarebbero aspettai un’ Erika che si metteva a piangere durante una partita.
-    Ma ti vuoi stare zitta, è? Tu non capisci niente di calcio, e vai a dire a mia cugina come si gioca? Spero che tu stia scherzando! – il cugino alzandosi si avvicinò alla ragazza riccia che spaventata indietreggiò – Azzardati un’altra volta a dire una cosa del genere e ti sbatto fuori dalla squadra! Capito? – stava alzando troppo la voce.
-    Fran tranquillo, dai! – gli disse Celia, che riuscì a farlo mettere a sedere.
Erika era sempre lì, ad ascoltare Guilty che continuava ad urlarle contro. Non ce la faceva più. Voleva andarsene ma diverse braccia le circondarono le spalle.
-    Erika, noi crediamo in te, e non devi demoralizzarti solo perché quell’ idiota ti ha detto qualcosa di immensamente falso. – le disse Marine stringendola ancora.
-    Ha ragione, lei: tu sei migliore. Non sei una persona qualunque: tu sei Erika Sky, una delle migliori punte di Tokio. E non devi mai pensare il contrario, capito? – le disse facendole l’occhiolino Deborah.
-    Grazie, ragazze. Vi voglio bene! – disse Erika abbracciandole e rialzandosi. Ora si sentiva meglio.
Si guardò attorno. C’era ancora tutta la sua squadra che la guardava. Compreso Jude che non si avvicinò per niente: non voleva farsi vedere come il fidanzato super appiccicoso, e questo fece piacere ad Erika che gli regalò un sorriso, che ovviamente ricambiò. C’era un pareggio da rimontare!
-    Ok, squadra. Ora dobbiamo solamente pensare alla partita, quindi vi voglio tutti partecipi, ok?
Tutti le risposero con un sì. Poi la ragazza si avvicinò a Jude.
-    Ascoltami bene: so benissimo che il mio piano è andato a rotoli. Ma ho un’altra idea, e vorrei che la mettessimo in atto… mi dai un’altra possibilità, capitano? – gli chiese lei seria.
Ma non tutti furono d’accordo per quell’atteggiamento.
-    La vuoi finire di sentirti migliore di noi? Tu non sei niente, capito? Sei solo una ragazzina viziata che si crede così forte da poter organizzare la squadra che conosce a malapena e crede di poter fare questo diavolo di goal. Finiscila, Erika!
-    Senti, forse non ci siamo capite, mia cara Guilty. Rispondi a questa domanda: chi stai in campo? Io o te? – le chiese avvicinandosi.
-    Tu…
-    E allora non devi parlare con chi sta in campo, cioè con me. Capito? Prova a dire un’altra parola e giuro che vengo qui a menarti! – se ne andò.
Jude chiamò la ragazza vicino a sé. – Quindi? Dove vuoi arrivare?
-    Al nostro goal, Jude.
-    Nostro? Ma di cosa stai parlando?
-    Tu fa solo ciò che senti!
Erika riprese la palla e incominciò a correre verso il suo obbiettivo: la porta.
-    “Questa volta entrerà” – pensò.
La ragazza fece cenno al suo fidanzato di starle parallelo. Si avvicinò alla porta, anche se trovò difficoltà nel superare i centrocampisti e i difensori. Poi il cielo si oscurò.
I due ragazzi erano vicini. La palla si alzò in aria grazie al calcio di Erika. Jude guardò il cielo: c’era la luna piena. Una vento gelido scosse tutti quelli in campo.
-    Jude, sei pronto? – chiese lei pronta.
-    Certo.
I ragazzi saltarono così in alto da raggiungere la palla. Erano uno di fronte all’altro. All’improvviso un lupo con scaglie di ghiaccio sul manto fece la sua comparsa nel campo dell’History. Altro vento.
-    “Ice’s Wolf!” – urlarono insieme, dando un calcio potente alla palla.
Il lupo era simile a quello evocato prima ma era freddo, gelato. Forse perché Jude ha tecniche che riguardano pinguini.
L’animale corse fino ad incontrare la barriere della bionda che ci stava mettendo tutte le sue forze per non far entrare la palla in porta. Ma il lupo ululò così forte che la protezione si distrusse andando in mille pezzi. Goal.
-    Sì, sì!!! Ce l’abbiamo fatta!! – urlarono i due abbracciandosi.
-    Non è possibile… - disse sussurrando Guilty rimasta a bocca aperta.
-    Ce l’hanno fatta! – disse Fran baciando di colpo Celia.
Tutta la squadra esultò e il fischio dell’arbitro non si fece attendere.
La partita finì 2-1 per l’Inazuma.
NELLO SPOGLIATOIO FEMMINILE
-    Sei stata mitica, Eri!! – l’abbracciò Valentine.
-    Grazie, Vale.
-    Già, sei stata davvero molto brava a capire che l’unico modo per abbattere quella difesa era combinare due tecniche, il Lupo della Luna e il Pinguino Imperatore. – disse Celia sorridendole veramente felice.
Tutti approvarono.
-    Sì, ma rimane il fatto che ci mancava poco alla fine della partita e stavamo ancora 1-1. Quindi non so quanti meriti ti prendi… - poi Guilty riprese – come facevi a sapere che avreste fatto goal?
-    Perché le nostre tecniche sono state eseguite con voglia di vincere da parte di entrambi.
NELLO SPOGLIATOIO MASCHILE
-    Ed ecco il nostro campione! – disse ad alta voce Caleb, non appena Jude entrò.
-    Esagerato.
-    No, no!! Sei stato mitico. Ma mi spieghi da quanto ci tieni nascosta quella tecnica? – gli chiese David.
-    Veramente da oggi…
-    Quindi oggi è stata la prima volta che l’hai utilizzata? – chiesero Mark e Axel meravigliati.
-    Eh già.
-    Wow!! È stato davvero forte. – disse anche Shawn.
-    Senti, Jude, ti posso parlare in privato. – gli chiese Caleb. Voleva sapere perché il suo amico non gli aveva detto nulla di sua sorella e di Fran.
-    Mi dispiace, ma mi devo sbrigare che già sono in ritardo…
-    Ma per cosa?
-    Per la festa… non ricordi che l’avevamo organizzata per festeggiare le nuove arrivate? Sbrigati!! – gli urlò Jude tirandogli un asciugamano addosso.
-    Ma stai parlando della festa a sorpresa? – gli chiese Darren.
-    Sì! Ragazzi, su: sbrigatevi! E una cosa per Darren: mi raccomando a non fare pazzie con quella ragazza coi capelli neri è!
-    Ma di cosa stai parlando? A me non piace. Forse piace a David che la guarda con certi occhi… - ripose lui con un pizzico di cattiveria.
FUORI DAGLI SPOGLITOI
-    Ragazze, vi devo dire una cosa… - disse Celia divertita.
-    Dicci tutto – risposero tutte assieme.
-    Allora io pensavo che magari potevate venire a casa mia ora, così stiamo tutte insieme per festeggiare la prima partita, no?
-    Io ci sto. Voi? – chiese Deborah che era sempre la prima a dire di sì. Era anche la più grande: aveva 16 anni. Tutte le altre 14, tranne Valentine che ne aveva 15 e Chrystal 12.
-    Certo!! – dissero Valentine, Marine, Chrystal e Nancy.
-    Noi non ci tiriamo indietro! – risposero Martha, Veronika, Annie e Guilty.
-    E… tu? Che fai? – chiese Celia a Erika. Era tutta rossa e stava in disparte.
-    Ehm… ecco… io non vorrei essere di disturbo…
-    Ma stai scherzando?! Dai, lo sai che mi fa piacere se vieni anche tu… e poi se non verresti mio fra… - ma si interruppe subito visto che capì di aver parlato troppo.
-    Scusa, puoi ripetere?
-    No, niente. Comunque devi venire!!
Dopo mille discussioni, riuscirono a convincerla.
-    E sapete cosa faremo stasera? Ci travestiremo da principesse!!
Queste frasi lasciarono tutte le altre a bocca aperta per la sorpresa.
Rimane il fatto che i ragazzi non dovevano saperne nulla. Ma secondo voi loro non ne sapevano proprio ma proprio niente?
SUL PULLMAN (RITORNO)
I ragazzi si sedettero tutti ai propri posti, come prima. Tranne per il fatto che Guilty passò vicino a Veronika, Marine vicino ad Erika, Valentine vicino a Deborah, Annie vicino a Martha, Nancy vicino a Chrystal. Poi tutti gli altri erano uguali.
-    Allora, di cosa mi volevi parlare? – chiese Jude a Caleb che era lì accanto.
-    Ecco vedi il punto è che oggi, poco prima che iniziasse la partita, ho visto che Fran…
-    Ragazzi, scusate: interrompo? – chiese Erika con aria innocente tanto da far sciogliere entrambi. Aspettate un momento: entrambi? Ma a Caleb non piaceva Celia?
-    No, no… figurati! Vuoi che vada dietro io con Marine? – disse Caleb che si era già alzato.
-    Bhè, se ti va sì. Grazie molte, Caleb. – disse sorridendo Erika e poi dopo si mise a sedere accanto al suo ragazzo.
-    Ma Caleb, non mi dovevi dire quella cosa? – chiese Jude stupito del comportamento dell’amico.
-    No, fa niente. Parla con la tua simpaticissima fidanzata.
Il ragazzo con gli occhialini si rigirò verso Erika.
-    Certo che quello lì è proprio strano: solitamente non è così gentile, specialmente con le ragazze… - e guardò storto Erika.
-    Ma di che parli? Dai, su: non ti devi preoccupare. Io non gli piaccio, e a me neanche. Quindi, di che ti preoccupi?
-    Niente… hai ragione tu.
-    Lo so, non a caso mi chiamo Erika Sky.
-    Ora non ti montare la testa.
-    Ti voglio ricordare chi ha segnato il goal della vittoria.
-    Ok, te lo ricordo io: noi due insieme. Non solo tu.
-    Va bena, ma quelli sono particolari. Pure tu, è. Sai che ti dico? Che sono arrabbiata. E c’è un solo modo per farti perdonare.
-    Cioè? Aspetta: forse ho capito.
-    Wow! Sei proprio un genio, è Jude!
Detto questo, le chiuse la bocca in un bacio pieno di sentimento. Quando Erika aprì un occhio per vedere le facce degli altri mentre baciava Jude, rimase un po’ male: tutti li stavano guardando come se fossero matti.
-    Jude, è meglio se per oggi basta con i baci…
-    Ok, amore mio. Di cosa mi volevi parlare?
-    Del fatto che io mi vergogno a venire a casa tua stasera. – ma si tappò velocemente la bocca.
-    Tu vieni a casa mia stasera? – chiese Jude fintamente sorpreso.
-    Ohps… non lo dovevo dire quindi non dire a tua sorella che te l’ho detto, ok?
-    Ok, ok. Ma com’è vieni? – chiese lui come se non lo sapesse.
-    È che facciamo una specie di pigiama party. Ma mi devi promettere che non ti vedrò.
-    E perché, scusa? È pur sempre casa mia!
-    Lo so, ma mi vergogno a farmi vedere in pigiama da te… - disse lei rossissima.
-    Perché? Mica stai in biancheria intima! Giusto? – chiese lui poi visto che la faccia della sua ragazza era traumatizzata – Oh, cavolo, Erika! non mi dire che dormi con solo gli slip?
-    No, figuriamoci! Dormo solitamente con dei pantaloncini corti grigi e il reggiseno nero… - disse a bassa voce. Si vergognava tremendamente.
-    D-davvero? – chiese lui imbarazzato.
-    Sì… ed è per questo che io non ti devo vedere. – disse alzandosi e tornando al suo posto originale.
-    Certo. – poi continuò a bassa voce – Non ti vedrò in biancheria. Ma ti vedrò.
La festa si doveva svolgere a casa di Jude. mentre le ragazze si mettevano quegli stupidi vestiti da principessa, i ragazzi avrebbero pensato alle decorazioni, al cibo, alle bevande e alla musica senza farsi sentire al piano di sopra. Ovviamente le ragazze non dovevano sapere della loro presenza.
AL CAMPO DELL’ INAZUMA
-    Ok, noi andiamo! – disse Celia facendo l’occhiolino ai ragazzi che sorrisero – Jude tu vai da Caleb, vero?
-    Sì certo. quindi ci vediamo domattina, sorellina. – e le diede un veloce bacio sulla guancia. Poi arrivò da Erika.
-    Non mi saluti? – chiese lei.
-    Certo, ma non con un bacio sulla guancia.
Un bacio vero. Già. Con la lingua e con tanto di melodia di sottofondo. E poi... aspettate! Ma la melodia da dove spuntava?
-    Harley, la finisci?! – chiese Jude staccandosi.
IN CAMERA DI CELIA
Le ragazze incominciarono a sistemarsi. Presero i sacchi a pelo, ma Celia le fermò.
-    No, ragazze, non li prendete che tanto ora ci servirà tutta la stanza per metterci quei vestiti abbondanti! – disse la ragazza dai capelli blu con in mano una tazza di cappuccino.
-    Wow! E quanto sono grandi questi vestiti? – chiese Chrystal.
-    Tanto… non puoi neanche immaginarti quanto…
AL PIANO DI SOTTO
I ragazzi entrarono in casa senza farsi sentire. Erano già tutti vestiti molto colorati: Mark indossava uno smoking rosso bordeaux con papillon nero; Harley uno smoking bianco che metteva in risalto la sua pelle scura con tanto di papillon grigio; Caleb uno smoking giallo pallido con tanto di cravatta nera; Shawn uno smoking rosso chiarissimo con cravatta grigia; Axel uno smoking arancione scurissimo con cravatta nera; Austin smoking grigio scuro con cravatta nera; Jordan uno smoking verde scuro con papillon bianco; David uno smoking viola scurissimo con papillon bianco; Xavier uno smoking verde chiaro con cravatta nera; Darren uno smoking blu chiaro con papillon bianco; Francesco uno smoking blu scuro con papillon nero; e per ultimo, ma non meno importante, Jude con uno smoking nero pece con tanto di cravatta dello stesso colore, forse poco più chiara.
-    Ehi, Jude, levateli questi, però! – disse Xavier togliendo gli occhialini all’amico che sorrise semplicemente pensando anche a quanto fosse bella la sua fidanzata con il bell’abito da sera elegante che le aveva comprato.
Ma lui non si poteva minimamente immaginare a quanto sarebbe stata meravigliosa Erika con un vero vestito da principessa.
CAMERA DI CELIA
-    Ma io non so che vestito prendermi!!! Sono tutti così belli! – disse Martha indecisa su due vestiti.
-    Io ho già deciso… - disse Valentine – grazie davvero, Celia. Sono davvero splendidi questi abiti.
-    Figurati! Ah, quasi me ne dimenticavo: il vestito che sceglierete sarà vostro dal momento in cui lo indosserete…
-    Ma stai scherzando? – sbottò Veronika lanciandosi sulla ragazza.
-    No, ovvio che no!! Io non sto scherzando. Li hanno presi appunto per voi…
-    Chi li ha presi, scusa? Non hai detto che sono tuoi? – chiesero all’unisono Deborah e Marine.
-    Ehm… niente, niente… non preoccupatevi. Ora tutte a vestirci e a truccarci!!
E così iniziò la missione “Non dire nulla alle ragazze della festa e farle vestire e truccare”.
Per cominciare Celia, che avrebbe fatto da stilista, truccatrice e parrucchiera, prese Deborah.
-    Che vestito avevi scelto, Debby?
-    Ehm… questo qui, a dir la verità.
Indicò un abito davvero carino. Era color rosso fiammante. Non aveva maniche o bretelle. Aveva un corpetto rosso con due strisce verticali all’esterno argento. La gonna gonfia fino alle ginocchia era rossa, con dietro un bel fiocco argento. La parte inferiore del vestito era piuttosto semplice. Le scarpe erano col tacco 12 ed erano color argento. Messa il vestito, Celia la fece guardare allo specchio. E iniziò con la fase 2: i capelli. Glieli fece mossi e li lasciò sciolti, visto che ce li aveva piuttosto corti. In mezzo ci mise un cerchietto argento con moltissime paillettes. Poi la fase 3: trucco. Le mise un bel rossetto rosso acceso. L’eyeliner nero le circondava gli occhi neri. E poi smalto argento. Ultima fase: accessori. Una bella collanina con un rubino rosso le decorava il collo.
-    Sei pronta!
Passò velocemente a Valentine. Quest’ ultima le indicò il vestito che aveva scelto. Un abito turchese a tubetto le arrivava fino a metà coscia. Aveva una striscia di paillettes laterale destra nera. Senza bretelle, aveva una fascia al petto nera. Aveva un piccolo spacco a sinistra. Il fiocco dietro era nero. Le scarpe erano nere col tacco 10. I capelli li lasciò lisci ripassandoci la piastra e le mise un cerchietto nero con sopra disegnati dei piccoli soli. Le mise un po’ di fondotinta chiaro e il lucidalabbra trasparente. Lo smalto nero. E per finire una collana con un diamante minuscolo per non sembrare troppo eccentrica.
-    Sei pronta!!
Poi fu il turno di Marine. Scelse un abito lungo fino alla caviglia verde chiaro. Era stretto e aveva uno spacco che partica da metà coscia. Era senza maniche ma le arrivava fino al collo. Il fiocco era più piccolo e laterale di colore viola. Come il coletto dell’abito. Le scarpe erano viola col tacco 9. I capelli con le solite due ciocche bionde erano mossi e lasciati sciolti. C’era il solito cerchietto viola con un fiore. Le mise la matita nera con dell’ombretto che dava sul verde scuro. Lo smalto viola. E infine una collana con uno smeraldo.
-    Pronta!!
Dopo ci fu Chrystal. Lei invece scelse un abito argento che le arrivava alle ginocchia. Era con le maniche corte a rete. Il corpetto aveva tanti brillantini lilla. Mentre la gonna era a palloncino con un velo sopra lilla. Il fiocco dietro era lilla. Le scarpe lilla erano col tacco 7. I capelli tutti colorati glieli legò in una treccia hawaiana lunga fino al sedere. Il cerchietto era lilla con tante righe argento. Aveva la matita argento con il lucidalabbra rosa. Lo smalto lilla. E per finire una collana con una perla argento.
-    Pronta!!
Toccò a Martha. Lei indossò un abito tutto giallo che le arrivava alle ginocchia. Era con le bretelle oro e il corpetto con due strisce laterali di paillettes oro. La gonna era gonfia semplice sempre gialla. Il fiocco enorme dietro era oro. Le scarpe col tacco 9 erano oro con tanti brillantini. I capelli neri glieli piastrò e glieli fece arrivare fino al sedere. Il cerchietto era tutto colorato con i colori dell’arcobaleno. Aveva ombretto giallo con rossetto color carne. Lo smalto oro. E poi una collana con un quarzo citrino giallo.
-    Eccone un’altra!
La seguente fu Veronika. Lei optò per una abito arancione lungo quanto quello di Marine, cioè fino alle caviglie. Però questo non aveva bretelle. Il corpetto arancio aveva due strisce di paillettes rosse. La gonna lunga aveva un velo rosso sopra e uno spacco che partiva dal ginocchio. Il fiocco laterale era piccolo e rosso. Le scarpe col tacco 9 rosse. I capelli glieli arricciò completamente. Il cerchietto era rosso a pois arancione. Aveva la matita marrone con mascara nero. Lo smalto rosso. Infine c’era la collana con un topazio arancione.
-    Fatto!
Poi ci fu Annie. Lei scelse un abito corto fino alle ginocchia rosa. Aveva le bretelle fuxia con due bottoni giganti sul corpetto. Poi la gonna a palloncino era rosa con due veletti fuxia. Il fiocco dietro era fuxia. Le scarpe fuxia erano col tacco 9. I capelli erano legati in due code alte e piastrati. Il cerchietto era fuxia con dei cuoricini. Aveva l’ombretto rosa con rossetto rosa confetto. Lo smalto era fuxia. Poi la collanina era una perla rosa.
-    Ok, sei pronta!
Dopo venne Nancy con un abito oro identico a quello di Chrystal. Le arrivava alle ginocchia ma non aveva le maniche corte, ma lunghe a rete. I brillantini regnavano sul suo corpetto oro. La gonna a palloncino sempre oro era coperto da un velo arancione, stesso colore del grande fiocco dietro. Anche le scarpe arancioni erano tacco 9. I capelli neri erano ricci. Il cerchietto era arancione con tanti puntini. Aveva l’eyeliner oro con fard rosa chiaro. Lo smalto era arancione. Infine la collanina era una perla oro.
-    La prossima!!
La seguiva Guilty che aveva scelto un abito viola lungo fino al ginocchio. Non aveva bretelle ma un corpetto con due enormi bottoni verdi scuro. La gonna con due veli verdi era gonfia. Il fiocco dietro era verde. Le scarpe verdi scuro erano col tacco 9. I capelli corti ricci furono legati in uno chignon. Il cerchietto era verde con tante stelle. Aveva lucidalabbra rosa con l’ombretto viola. Lo smalto verde. La collanina era un’ametista.
-    Chi c’è dopo di lei?
Erika la seguì con in mano un abito blu luminoso. Era lungo fino a terra, tant’ che non si vedevano i piedi. Senza bretelle, aveva un corpetto più scuro con tanti brillantini. La gonna lunga gonfia aveva migliaia di veli più chiari. Non aveva proprio un fiocco, ma una fascia nera. Proprio come i guanti lunghi a rete. Le scarpe erano nere con il tacco 9. Dai capelli lunghi cadevano dei boccoli. Aveva un cerchietto nero con tanti brillantini. Matita nera, mascara blu e rossetto color pelle le decoravano il viso. Lo smalto ovviamente blu notte. La collanina aveva uno splendido zaffiro.
-    Chi è rimasta?
-    Nessuna. Ora ci sei solo tu, quindi ci penseremo noi a te! – disse Erika per tutte armata di trucchi e spazzola.
Celia optò per un vestito arancione chiaro identico a quello di Erika, cioè lunghissimo. Aveva delle bretelle bianche senza guanti. Il corpetto era semplice senza nulla di speciale e la gonna gonfia aveva molti veli dello stesso colore. Le scarpe col tacco 9 erano bianche. I capelli con tanti boccoli. Il cerchietto era bianco semplice. Ombretto arancio come il rossetto. Smalto bianco. La collanina aveva una perla bianca.
-    Siamo pronte! – disse Celia molto felice.
PIANO DI SOTTO
-    Chissà se ora avranno fatto! – esclamò Mark impaziente.
-    Già… io mi sono stufato già. – disse Caleb allontanandosi.
CAMERA DI CELIA
-    Ma perché Erika ha il vestito più principesco? – chiese Guilty.
-    Facile. Jude le ho comparato questo, quindi… - poi si rese conto che 10 sguardi erano puntati su di lei.
-    Cosa, scusa? – chiese Erika.
-    Ehm… io… - ma si arrese facilmente – ok. Avete vinto: gli abiti li hanno presi per voi i ragazzi. E di sotto c’è una super mega festa solo per voi. Quindi tra 5 secondo i nostri cavalieri saranno qui per portarci al ballo.
-    Ma davvero? – chiese Marine.
-    Chi verrà a prendermi? – chiese Deborah.
-    Non lo so… si stanno organizzando.
Poi dei toc toc alla porta fecero sobbalzare le 11 ragazze. Erano arrivati.

 

Spazio Autrice
Ma quant’è lungo questo capitolo? Tanto.
Quindi mi spettano dei meriti, no?
Scherzo. Ci si sente presto.
Karen
p.s. provate a disegnare la vostra beniamina con il vestito che le ho creato e vedrete quanto sono orribili questi indumenti. =)
 

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Capitolo 8
*** La Magica Scalinata ***


Capitolo 8

Le ragazze rimasero così, ferme e immobili senza neanche aprire bocca.
-    Oh mamma! – disse Erika.
-    Sono qui. E che facciamo ora? – chiese Martha con voce tremante per l’emozione.
-    Non lo so… - rispose Celia. – forse dovremmo aprire e chiedere chi deve scendere per prima.
-    Sì, forse hai ragione. – rispose Erika.
Celia si avvicinò alla porta e l’aprì lentamente. Vide un ragazzo con uno smoking rosso.
-    Ma che ci fai qui Mark?
-    È che vi volevo avvisare che vi verranno a prendere una alla volta in questo ordine: Annie, Chrystal, Deborah, Guilty, Martha, Marine, Nancy, Valentine, Veronika, Celia e Erika. Ok? E poi vi dovrete mettere qui davanti alla porta e dovrete guardare di sotto se vi piace come abbiamo sistemato. Ah, un’ultima cosa: quando toccherà a voi, farete un passo verso le scale ed un ragazzo verrà a prendervi…
-    Chi mi verrà a prendere? – chiese Valentine troppo curiosa.
-    Ehm… non lo so. A dopo!! – e scappò via.
Le ragazze uscirono piano piano dalla stanza e rimasero sul pianerottolo davanti alla stanza di Celia. Vicino c’erano le scale e così le ragazze guardarono in basso, verso il basso: il salotto era tutto decorato con mille colori e i ragazzi erano magnifici con quei vestiti eleganti.
-    Oh mio Dio!! – disse Erika ancora più sorpresa.
-    È fantastico… ma perché l’hanno fatto? – chiese Veronika.
-    Semplice… perché avete giocato la vostra prima partita e poi abbiamo anche vinto, quindi… - rispose Celia che sorrideva ad un Fran tutto euforico con lo smoking blu.
-    Allora la prima era…
-    Io, ero io… - e così Annie si avvicinò alle scale in attesa del suo cavaliere.
Xavier, vestito di verde,  si fece coraggio e dopo mille pacche sulla spalla, riuscì a camminare. Era davvero bella con quel vestito rosa. Lei sorrise, e lui ricambiò. Non appena riuscì a salire tutti gli scalini, la prese sotto braccio.
-    Sei bellissima, sai?
-    Grazie… anche tu non sei niente male…
Scesero lentamente le scale. E sotto tutti applaudivano.
-    Cavolo e se inciampo? E se non mi fanno l’applauso? E se non sono abbastanza bella? – si domandò ad alta voce Guilty.
-    Rilassati…
-    Ora tocca a  me. – disse avvicinandosi Chrystal.
Un Austin con un vestito grigio si avvicinò sotto lo sguardo di tutti. Chrystal era davvero felice che fosse lui a scortarla. La guardò finché non raggiunse il piano superiore.
-    Wow! – disse semplicemente guardandola col suo vestito argento.
Lei rise e fu applaudita da tutti quando stava scendendo le scale sotto braccio ad un Austin sorridente.
-    È il mio turno. – disse Deborah sognante col suo vestitino rosso.
Si avvicinò alle scale. Jordan dal basso le sorrise. E anche lui si avviò. La guardava meravigliato. Lui, nel suo abito verde, la raggiunse.
-    Ti dona molto questo vestito.
-    Grazie… sei molto gentile.
Scesero lentamente le scale. Un applauso invase la casa.
-    Vado io!!! – disse emozionata Guilty.
Si mise davanti le scale. Caleb fece la sua comparsa dopo qualche minuto in cui lei stava per scoppiare dalla rabbia.
-    “Caleb? Uffa, io volevo Jude…”
Lui, col suo solito broncio, si avvicinò alle scale. La guardò bene. Sì, era carina con quel vestito viola, ma non appena guardò Erika coll’abito blu si rimangiò tutto. Salì le scale e non appena arrivato in cima, la prese sotto braccio, scortandola al piano di sotto con tanto di applausi.
-    Tocca a me… - disse Martha a bassa voce.
Un Harley tutto bianco non la fece attendere…
-    “E’ davvero carino…”
Le sorrise dolcemente e incominciò a salire. Quando la prese sotto braccio le disse – Sei incredibilmente carina stasera, sai?
Di certo l’abito giallo le donava molto. Scesero con migliaia di applausi e sorrisi da parte di tutti.
-    È già il mio turno… - disse Marine ansiosa.
Shawn le sorrise quando la vide col suo lungo vestito verde. Lui vestito di rosso pensò – “Cavolo, quel vestito è così sexy con quello spacco!”.
Arrivato in cima alla montagna, Marine divenne tutta rossa.
-    Sei incantevole.
-    Grazie… anche tu…
Scesero anche loro con tanti appalusi.
-    Ora vado…
Disse Nancy col suo vestito oro. David fece la sua comparsa ma finché non raggiunse le scale, non alzò lo sguardo. Poi appena salì i primi gradini lo alzò e vide una ragazza super emozionata.
-    Sei fantastica, davvero…
-    Grazie…
Scesero le scale sotto braccio e tutti applaudirono tranne Darren che guardava la sua principessa andare via.
-    Devo proprio?
Valentine era traumatizzata: aveva una paura che saliva alle stelle. Axel si avvicinò poi le sorrise dolcemente, vedendola con quell’abito turchese. Avanzò fino a prenderla sotto braccio.
-    Sei davvero stupenda, Vale…
Lei arrossì semplicemente. Scesero e furono applauditi da tanti.
-    È il mio turno.
Veronika fece un passo verso le scale. Ad aspettarla sotto c’era Darren. La guardò per un nono secondo: era carina con quell’abito arancione. Ma nei suoi pensieri c’era sempre Nancy. Salì le scale fino a raggiungerla.
-    Sei carina, sai?
-    Grazie Darren.
Scesero anche loro tra i tanti sorrisi e applausi.
La situazione era questa: 9 ragazzi erano già scese. Ora ne mancavano due. Celia ed Erika. si guardarono negli occhi. Verde in blu.
-    Toccava a te, no? – le chiese Erika che tremava per la paura.
-    Sì, ma ho paura che tu svieni, sai? Stai tremando come una foglia, Eri. Tranquilla, dai!! E poi hai almeno la certezza che nessun’altra ha sceso le scale con Jude. pensa a questo.
-    Hai ragione… aspetta un momento: ma se Jude viene a prendermi significa che tu… - poi ripensò a tutti i ragazzi che avevano accompagnato le sue amiche – sarai accompagnata da Mark, o da mio cugino.
-    No, Mark non lo farà: lui è troppo preso da Silvia. Quindi o verrà mio fratello o Francesco, ma dubito che Jude non guardi la sua fidanzata.
Un ragazzo con lo smoking blu scuro si avvicinò alle scale. Francesco guardava la sua amata, tutta arancione, che gli sorrideva. Si decise a salire. Erika si scansò e fece spazio al cugino. Arrivato fece il baciamano alla sua ragazza che arrossì improvvisamente.
-    “Mia sorella è innamorata… dovrò tenere gli occhi aperti…” -  pensò Jude nascosto dietro ad una parete. Ripensò a quando erano piccoli e a quando la difendeva da quei bulli dell’orfanotrofio. Ripensò a com’era bello poter giocare insieme senza nessuno che gli dicesse “Non puoi giocare con lei, ormai è grande” oppure “Non giocare con una ragazza, gioca a calcio con noi” o senno “Non starle vicino che magari poi diventa Figlia del Diavolo come te”. Non che qualcuno gliel’avesse detto da quando faceva parte della Raimon, ma in passato tante persone gliel’avevano ripetuto finché poi non ha visto la sorella per anni. Non voleva ritornare a quei tempi in cui tutto gli sembrava buio e scuro, non voleva prendere distanze da lei. Non voleva che lei se ne andasse con qualcuno.
Fran l’accompagnò fino in fondo sotto braccio. Ovviamente tutti applaudirono nel vederli insieme. Appena scesero l’ultimo gradino, Fran si girò e guardò la cugina negli occhi: era arrivato il suo turno e per lui era strano vederla con qualcuno che non fosse lui. Ripensò a quando erano piccoli e giocavano a nascondino, a quando parlavano ore e ore senza mai stancarsi, a quando fecero quella promessa che li fece in qualche modo litigare, a quando lei gli disse che lo odiava perché aveva fatto una scenata di gelosia davanti al ragazzo che le piaceva. Ricordava tutto, ma magari lei neanche cos’avevano fatto insieme il giorno prima. Per lui lei era importante, era una specie di sorella. Fran aveva un gemello ma viaggiava assieme ai genitori in giro per il mondo tra grandi party, conferenze stampa e tante di quelle cose frivole di cui a lui non importava un fico secco. Per lui era importante vedere Erika sorridere e renderla felice. Non riusciva mai a vedere i suoi genitori per via del lavoro, e forse per questo erano così uniti.
-    Erika, tocca a te!! – le urlò Celia.
La ragazza dagli occhi verdi la guardò sorridendo e si mise davanti alle scale. Ma nessuno si faceva vedere…
-    “Jude, dove sei?” – pensò lei dopo qualche secondo interminabile.
-    Celia, dov’è tuo fratello? – chiese Fran.
-    Non lo so. Non stava qui con voi?
-    Bhè… sì, ma poi non appena Xavier è andato a prendere Annie è scomparso.
-    Allora ho capito dov’è…
-    Cosa?
Non ebbe risposta che una musica si diffuse per la sala.
-    Ma è ‘Every Time We Touch’…
Era la versione lenta e dolce. Le luci si abbassarono. Un fruscio di abiti che si muovevano si sentì.  Poi il silenzio. Solo qualche passo lo ruppe. E veniva proprio dal muro di prima. La gente si allargò. E davanti alle scale arrivò finalmente un ragazzo dai capelli con i dread legati in una coda alta. Lo smoking nero con la cravatta dello stesso colore mettevano in risalto la sua pelle chiara. Gli occhi rossi brillavano. Scintillavano a quella poca luce. I passi si fermarono lì. Ed Erika fu costretta a guardare chi si trovava davanti alle scale. Jude era bellissimo, così elegante. Il suo look ideale, alla fine, forse perché era un ragazzo con un passato da dimenticare, ma che era anche raffinato, cordiale, gentile… era perfetto. Il ragazzo alzò lo sguardo sulla sua principessa: il blu l’avvolgeva e si vedeva nonostante fosse buio. I suoi occhi si vedevano anche a 3 chilometri di distanza. Verde smeraldo. Già, il colore che lei odiava di più al mondo.
Jude si incamminò su per le scale. E la vide con lo sguardo basso. Forse non le era piaciuta la sorpresa?
Arrivò a destinazione e solo allora Erika vide tra le mani del suo fidanzato una rosa rossa.
-    È rossa, proprio come l’amore tra noi due… - disse ad alta voce il ragazzo.
-    Già… è rossa come l’amore, come il sangue… e come i tuoi occhi… - rispose lei.
-    Cavolo: dovresti guardare la rosa, la cosa più bella, non i miei occhi…
-    Ma come faccio? Loro sono la mia luce!! – e dicendo questo gli sorrise.
Anche questa volta Erika fu tre volte più romantica di Jude.
-    Ma così tutti penseranno che sono un buon annulla che non sa rendere romantico un momento con la sua ragazza – le sue braccia si intrecciarono intanto dietro la schiena della fidanzata.
-    No, ti sbagli: tu sei perfetto… non c’è bisogno del romanticismo con te: sei così cordiale, gentile, unico… sembra un sogno che non finisce mai con te.
Non rispose con delle parole, ma con un bacio così travolgente e passionale che Erika stava per rimanere senza fiato. Gli mise le braccia appoggiate sulle spalle e incrociate dietro al collo. Fortunatamente aveva i tacchi. Lui era più alto di lei di circa 20 centimetri. Lei aveva pur sempre 14 anni, mentre lui 16. Poi piano piano si staccarono e si guardarono, ma incominciarono a ridere come due scemi e tutti quanti applaudirono. Dopo scesero le scale… e tutti rimasero stupefatti: erano davvero bellissimi insieme con quell’abito blu lungo e con quello smoking nero.
-    Ah, grazie mille, amore mio. È bellissima l’abito.
-    Figurati… so che ti piace il blu e ho visto l’abito;  poi mi è venuta la grande idea della festa e alla fine ho chiamato tutti gli altri per dirgli dell’idea ma loro si sono precipitati al negozio a comprare altri 10 abiti da sera…
-    Wow! E pensare che io non sapevo nulla finché Mark non è venuto a bussare alla porta della camera di tua sorella…
I ragazzi arrivarono alla fine della discesa. Ma rimasero lì a parlare.
-    Ah, ritornando al discorso della notte qui… -incominciò lui, ma non riuscì a terminare.
-    Ehm… sì, lo so che era uno scherzo, quindi dopo torno a casa con mio cugino.
-    No, no! Tu non vai da nessuna parte. Rimani qui con me, capito?
-    Ma le altre? So benissimo che se rimangono loro lo faranno anche tutti i ragazzi e non mi sembra il caso: siamo troppi…
-    No, ma cos’hai capito? Tu e tuo cugino rimarrete. Tutti gli altri se ne andranno.
-    Jude, dimmi la verità: che vuoi fare? E quali sono le tue intenzioni?
-    Non è come pensi tu… dai, ma che ti costa a rimanere qui col tuo ragazzo che ti coccola solo un po’? – disse con una faccia da cucciolo.
-    Va bene… ma ognuno starà in una stanza diversa, ok?
-    Ok… te lo prometto.
Si girarono e si resero conto di essere nel bel mezzo della festa.
Non si spiegarono il motivo, però, del fatto che i ragazzi stavano da una parte e le ragazze da un’altra. Ma perché?
-    Ragazzi, dai, mica vorrete far vedere alle ragazze che siete dei rammolliti! E poi la festa l’abbiamo organizzata proprio per loro, ricordate? – disse Jude a voce alta attirando su di sé lo sguardo di tutti i presenti. La mano ancora intrecciata a quella della sua fidanzata.
-    Jude ha ragione, ragazzi! Diamoci dentro!! – urlò Harley con in mano un bicchiere di Coca-cola.
Nella stanza risuonava Release Me. Ottimo.
Jude ed Erika camminarono verso il balcone a prendere una boccata d’aria sotto le stelle. Ma dentro la situazione era diversa.
Austin si avvicinò velocemente a Chrystal e a Nancy.
-    Chrystal, posso parlarti?
-    Ehm… - guardò l’amica in cerca di aiuto, e l’altra le sorrise. – Sì, certo.
I due si diressero verso uno dei tre enormi divani presenti nel salotto. Si sedettero. Nancy ancora li guardava sorridendo.
-    Allora cosa dovevi dirmi? – chiese lei tranquilla.
-    Un po’ di cosette… - poi la guardò meglio: quell’abito argento le stava divinamente e non riusciva a distogliere lo sguardo.
-    Austin? Tutto apposto? Perché mi guardi… in quel modo strano? – chiese lei curiosa, anche se divenne completamente rossa.
-    Cosa? Ah, no… niente. Ecco ti volevo chiedere una cosa e riguarda ciò che è successo oggi in campo…
-    Senti, non mi va di parlarne, è… - dicendo ciò, si alzò; ma una mano la rispinse giù.
-    Ascoltami bene ora: ho notato perfettamente che tu ce l’avevi con la bionda, sai? – disse con aria severa.
-    Ti… ti stai sbagliando, Austin. Io neanche ci avevo fatto caso a quella lì… - disse cambiando la direzione del suo sguardo.
-    Sì, certo, come no! Andiamo, Chrys. Dimmelo se eri gelosa, tanto stiamo parlando tra amici.
-    Io non ero… cosa te lo fa pensare è?
-    Che sei cambiata dopo che lei mi ha sorriso. Ammettilo!
-    Non è vero!! Te lo dirò all’infinito. E poi…
-    Cosa?
-    Io mi sono trasformata solo perché ero arrabbiata.
-    Con la ragazza coi capelli biondi?
-    No…
-    Con me?
-    No… - poi arrossì.
-    E allora con chi? Non mi dire col tuo ragazzo?!
-    No!!! Io non ce l’ho il ragazzo, scemo. A me piace uno, ma a lui piace una bionda… - disse ma poi si rese conto di ciò che aveva fatto, e così si coprì la bocca con le mani.
-    Davvero? Ma tu sai che la bionda è la cugina di questo ragazzo, vero? – chiese lui sorridente più che mai.
-    C-cosa? Mi vorresti dire che quella è tua cugina? – si era tradita ancora una volta. Stavolta abbassò lo sguardo.
-    Già… - continuò lui guardando Mark che faceva una gara con Harley a chi mangiava più pasticcini. – Fa parte della History High School, e oggi ho fatto di tutto per convincerla a lasciare quella squadra, ma non mi vuole dare ascolto, e sai perché?
-    Perché? – chiese ora curiosa.
Il ragazzo ripuntò lo sguardo su Chrys – Perché a lei piace il ragazzo con gli occhi azzurri… non se ce l’hai presente.
-    Ah sì: quel biondino dagli occhi color ghiaccio! È il secondo nella mia lista dei Top 25 ragazzi più carini che ho visto… oggi. – disse ridendo di gusto.
-    Wow! Non me lo sarei mai aspettato. Sei così timida e silenziosa…
-    Questo è il lato che conosci di me, ma non sai tutto…
-    Sì, è vero; ma io vorrei conoscerlo. Però ti devo fare un’altra domanda: perché quell’improvvisa trasformazione?
-    Te l’ho detto: ero furiosa e quando lo sono mi trasformo…
-    Un po’ come Shawn, quindi?
-    Già…
-    Quindi eri gelosa? Dimmelo ti prego, Chrys!!! – disse il ragazzo implorante.
-    No, mai e poi mai!!! – ma divenne tutta rossa.
-    Sicura? Sai a me non dà fastidio. È bello sapere che qualcuno tiene a te. Io ne sarei onorato… - la guardò e le vide una lacrima lungo il viso – No, aspetta! Non intendevo dire ciò che pensi tu. È che io mi sento felice se tu sei gelosa… forse perché l’affetto che ti voglio è ricambiato. – disse abbassando lo sguardo per poi rialzarsi per cercare conferma in quello di lei.
-    Sì, hai ragione – disse asciugandosi la singola lacrima – E sai che ti dico? Che anch’io ti voglio bene.
-    Davvero? – chiese lui quasi stupito.
-    Sì… e spero che saremo amici per molto.
Lo sguardo di lui si spense: “Amici”? quindi niente parole dolci, niente abbracci improvvisi, niente baci passionali, niente coccole dolci… niente di niente.
-    Ehi, tutt’apposto? – chiese lei facendolo tornare sulla terra.
-    Ehm, sì certo. anch’io spero che diventeremo grandi amici… - e si abbracciarono lasciando stupita Nancy.
Lei invece era vicino al tavolo con sopra tutti i dolci e assisteva alla gara tra Mark e Harley.
-    Ti disturbo? – chiese Darren avvicinandosi.
-    O no, no!!
-    Ti ho vista pensierosa…
-    No è che stavo guardando Austin e Chrystal: sono così carini insieme, non trovi?
-    Sì, sono fatti per stare insieme. Un po’ come Jude e Erika. Un po’ come…
-    Come Francesco e Celia! – lo precedette lei, ma questo non era ciò che voleva dire il ragazzo.
-    Ehm, già. Però stavo pensando, che insomma…
-    Darren prendi un bel respiro e poi parla tranquillamente. – gli consigliò lei.
-    È che pensavo che noi… magari… potevamo provare a stare…
-    A stare in porta insieme, giusto!! Dovremmo allenarci in porta entrambi e qualcuno ci tira la palla: sai che forza! – esclamò lei con gli occhi sognanti.
-    Già… sarebbe forte, ma…
-    Guarda quei due: sono davvero fatti per stare insieme! – disse indicando la sua amica.
-    Sì, hai proprio ragione… - si rassegnò lui. Quella ragazza non voleva proprio capire.
Harley era ancora intento a fare quella stupida gara con Mark quando qualcuno bussò alle sue spalle.-    Ehi Martha.
-    Ciao Harley. Sai ti ho visto mangiare tutti quei pasticcini e mi stavo cominciando a preoccupare…
-    Per cosa?
-    Ti potrebbe venire un’indigestione, sai? Smetti di mangiare e stai un po’ con me. – disse tutto d’un fiato.
-    Sì, perché no? Andiamo lì sotto le scale.
I due si avviarono sotto lo sguardo investigatore di Veronika.
-    Allora… - incominciò lui appoggiandosi alla parete del sottoscala. – Di cosa mi volevi parlare?
-    Ehm… ecco io ti volevo chiedere se ti piaceva Erika. – disse lei facendosi coraggio.
-    Cosa? Ma certo che no: è solo un’amica. Cosa te lo fa pensare? – chiese lui stupito della domanda della ragazza mora.
-    È che vi ho visti insieme l’altro giorno al McDonald ed eravate soli… - disse lei in imbarazzo.
-    Quindi ci stavi spiando?
-    Se vuoi definire così la questione… - disse lei sospirando.
-    Perché? E poi potevi venire con noi a mangiare un boccone!
-    È che quando vi ho visti ho pensato che forse era meglio lascarvi soli… ma scusa: se non ti piace, perché stavi da solo con lei a mangiare? – chiese lei curiosa.
-    Perché la dovevo riaccompagnare a casa e… - ma vide che la ragazza abbassò lo sguardo – Ehi, aspetta un momento: non ho detto che la volevo accompagnare a casa. – e le prese il mento per rialzare la sua faccina decorata con l’ombretto giallo e io rossetto chiaro. Lei gli sorrise e una luce nei suoi occhi neri brillò.
-    E sentiamo: chi ti avrebbe costretto?
-    Diciamo che il cugino doveva accompagnare Celia a casa, e così Erika doveva tornare a piedi. Ma poi si è accorta che c’ero anch’io e mi ha chiesto se potevo riaccompagnarla; ma poi a me è venuta la brillante idea di andare a mangiare in qualche fast food… e abbiamo parlato di lei e di Jude. – la sua mano scivolò via e il suo sguardo si diresse vero il pavimento.
-    E quindi? – chiese lei preoccupata.
-    È che è vero che si amano e si vogliono bene, ma…
-    Ma cosa, Harley? Ti dà fastidio vederli insieme?
-    No, è che per me qualcosa non torna: Jude non è il tipo che si fidanza facilmente e poi, da come parlava Erika al McDonald, sembrava che lei non volesse chiamare il loro “amore”.
-    È strana come cosa, non trovi?
-    Sì… non voglio che soffrano l’uno per l’altra…
-    Andrà tutto bene, vedrai… - disse lei abbracciandolo di slancio.
Veronika, che era sempre lì con lo sguardo puntato su di Martha ed Harley, si rese conto di non essere sola.
-    Ehi, David, che ci fai qui?
-    No, niente di che… chi guardi?
-    Ehm… diciamo che osservo Martha e Harley… e tu?
-    Io? Diciamo che osservo Nancy e Darren… - poi il suo sorriso si spense.
-    Ehi, cos’hai? Stai bene, Dave?
-    Sì, certo… - il ragazzo alzò lo sguardo sull’altra accorgendosi che anche il suo sorriso era spento; poi si rese conto che anche lei guardava i due portieri dell’Inazuma. – Ti piace Darren, vero? – chiese infine bevendo in sorso di aranciata.
-    È? Cosa? Ma no, figuriamoci… - e iniziò a gesticolare con le mani – Piuttosto: a te piace Nancy, giusto?
-    Ecco… io… a dire la verità…
-    Sì, ti piace! E lasci che lui se la prenda?
-    No, è che la vedo felice: se a lei va bene così, la lascio stare… e tu? Non le strappi i capelli? – disse ridendo.
-    No, siamo amiche dopotutto. Però mi dà fastidio vedere lui che la guarda: quell’abito oro le sta un incanto! – disse con una fitta al cuore.
-    In effetti… - ma un pugno allo stomaco gli arrivò dopo quelle due parole.
-    Cos’hai detto, prego?
-    Niente, niente… - disse lui tossendo.
-    Meglio così.
-    Però c’è da dire una cosa: tu sei molto più elegante di lei. Quest’abito arancione ti sta davvero a pennello! – disse lui sorridendole. Erano già diventati amici.
-    Ti ringrazio, Dave… sai: credo che io e te diverremo presto buoni amici.
Ovviamente Nancy vide la scenetta, ma rimase lì con Darren senza spiccicare parola.
-    Ehi, Shawn: che ci fai qui? – gli chiese avvicinandosi Marine.
-    Potrei farti la stessa domanda. – poi il suo sguardo ritornò sul frigorifero – Sono venuto a prendere dell’acqua.
-    Scusa, ma non ce n’è anche di là?
-    Sì, ma quella è bollente ormai: io la voglio ghiacciata.
-    Ah, capisco. Senti io ti volevo chiedere una cosa…
-    Dimmi tutto – rispose lui puntando il suo sguardo sulla faccia imbarazzata di lei regalandole uno di quei sorrisi che sa fare solo lui.
-    Ecco, mi chiedevo se ti andava di uscire insieme…
-    Bhè, mi sembra fantastico! Gliel’hai detto agli altri? – chiese lui più che sorridente.
-    Ehm… ecco ma io pensavo ad uscire solo noi 2…
-    Ah, capisco. – poi abbassò lo sguardo.
-    Non ti va, vero? – chiese lei notando la sua espressione come delusa.
-    No, no! Certo che verrò: ci divertiremo, vedrai!
Lei rispose con un semplice sorriso.
Sul divano, non molto distante da quello su cui erano seduti Austin e Chrystal, c’erano Axel e Valentine. Ma non era loro intenzione stare lì insieme. O forse per l’attaccante sì.
-    Allora, Vale, come ti trovi nella squadra? – ruppe il ghiaccio.
-    Diciamo piuttosto bene. Certo, ancora non ho giocato, ma mi piace comunque. E poi ho già trovato delle amiche: Deborah, Marine, Chrystal, Erika… sono adorabili.
-    Capisco… e con i ragazzi? Magari hai trovato qualcuno che potrebbe essere un punto di riferimento?
-    Ecco, diciamo di sì e di no.
-    In che senso, scusa?
-    È che c’è un ragazzo in particolare che è perfetto, sia in campo che fuori dal campo: si adatta a tutto. Però mi sembra a volte troppo indeciso sulle cose…
-    Davvero? Quindi mi stai dicendo che ti appaio indeciso?
-    Aspetta un secondo: tu credi davvero che stia parlando di te?! – chiese lei con un sorrisino.
-    Ecco… bhè, sì…
-    Sappi che ti sbagli, però, ora che mi ci fai pensare… bhè… anche tu non saresti niente male come punto di riferimento.
-    Tu credi? – chiese lui con una scintilla negli occhi.
-    Sì, insomma: sei il capocannoniere dell’Inazuma dopotutto. E mi piace il tuo atteggiamento nei confronti degli altri, sai? Sei sempre molto disponibile con tutti…
-    Pensi davvero questo di me?
-    Sì. Perché ti stupisci tanto?
-    È che è bello sentirsi dire che si è importanti.
-    Capisco… e per te?
-    Cosa?
-    Io lo sono per te? Importante, intendo? – chiese lei con le guance leggermente rosse.
-    Io… credo di sì… - un sorriso si fece spazio sul volto della ragazza – Ma per me tutte voi siete importanti…
-    Ehi, antipatico! Ora fai l’orgoglioso?!
-    No, ti sto dicendo come… - ma si ritrovò il viso di lei a pochi centimetri di distanza dal suo – i-io…
-    Tu cosa, Axel?
-    Io… tu per me… sei importante…
-    Bravo!! – disse lei sorridendo e allontanandosi dal volto di lui che riprese a respirare regolarmente.
Appena la porta del bagno si aprì, ne uscì una splendida ragazza dai capelli rossi scuro con un vestito rosso corto.
-    Sei davvero splendida, lo sai? – chiese una voce dietro al muro.
-    Jordan, ma che ci fai qui?
-    Niente… ti stavo solo aspettando.
-    E perché mai?
-    Ti volevo parlare. Di là si stanno facendo così tante coppie che sto rimanendo fuori.
-    E quindi, giustamente, sei venuta ad accalappiarti me, che sono l’ultima, vero? – disse lei voltandosi per andarsene; ma una mano la fermò.
-    Non ho detto questo, Debby.
-    Non mi chiamare così: lo possono fare solo i miei amici!
-    E cosa sono io per te? – quelle parole rimbombarono nella testa della ragazza: cos’era lui per lei? Non ci aveva mai pensato.
-    Io… non… - come rispondere? Era un bel ragazzo, vero, ma non lo conosceva affatto.
-    Cos’hai? Ti sto mettendo sottopressione? – chiese lui lasciandole il polso.
-    No, è che io… non ci ho mai riflettuto.
-    Ah, capisco… non importa: so già la risposta, comunque… - e si voltò.
-    Non ho detto che per me tu non conti nulla… - disse lei per fermarlo. Lo sguardo a terra e le mani al petto.
-    E quindi? – chiese lui girandosi verso lei.
-    Quindi… senti Jordan, ma perché mi devi mettere in imbarazzo?
-    Mi diverte vederti rossa in volto… sei bellissima.
Un sussulto.
-    D-davvero? Tu pensi che io sia…
-    Stupenda, incantevole, adorabile, meravigliosa… dimmi quando mi posso fermare…
-    No, no continua, prego! – rispose lei sorridendo. – Quindi per te sono accettabile?
-    Sì, giusto per il fatto che sei troppo magra…
-    Scusa se non voglio essere una mongolfiera.
-    Ok, scusami… vai bene così come sei…
-    Grazie.
-    Ti va di fare un giro in giardino?
-    Sì, perché no!
Nel salotto…
-    Ehi, Caleb, hai per caso visto Jude? – chiese Guilty preoccupata.
-    Sì, ma circa 10 minuti fa: è andato con Erika sul balcone, ma perché ti interessa?
-    È che gli volevo parlare…
-    Senti: so che a te piace, ma devi farti passare questa cotta. Quei due stanno insieme e non puoi separarli, capito?
-    Sì. Dimmi la verità: a te piace Eri, vero? – chiese lei con un sorriso malizioso.
-    Ecco… no. È la ragazza del mio migliore amico: non può piacermi.
-    Ne sei davvero sicuro, Caleb?
-    C-certo… è solo che lui non è abituato ad avere una ragazza. Ed è strano vederlo con lei, che è una ragazza tanto carina… - sbarrò gli occhi. L’aveva detto.
-    Allora? Ne sei ancora convinto, è? – chiese lei sorridendogli.
-    Bhò… non lo so più, ormai…
-    Sai: non è proprio fantastico quando ti piace la fidanzata del tuo migliore amico, perché molto probabilmente litigherai con lui.
-    Lo so, ma tanto lui non saprà mai nulla. – poi si la guardò negli occhi per la prima volta – Vero, Guilty?
-    Certo… comunque è davvero stana una cosa…
-    Cosa?
-    Si sono messi insieme dopo 3 giorni che si sono conosciuti. Eppure lei ha sempre detto di non poterlo amare proprio per il fatto che non sapeva nulla di lui. E allora perché stanno insieme?
-    Lui la ama, lo so, me l’ha detto. Lei non lo so. Ma so che gli vuole bene, e alla fine è questo ciò che conta.
Vicino al tavolo c’erano due ragazzi.
-    Ti piace? – chiese Xavier.
-    Cosa? – disse Annie.
-    La festa. Ti è piaciuta la sorpresa? – chiese bevendo un goccio di thè.
-    Sì, è davvero carino da parte vostra prepararci una festa.
-    È il minimo che potevamo fare… te l’ho detto che questo vestito ti dona?
-    Bhè… in realtà sì, ma fa sempre piacere sentirselo dire.
-    Sono felice che ti piaccio.
-    Come, scusa?
-    Sono contento che ti vado a genio.
-    Ah, ok. Avevo capito un’altra cosa.
-    Ma a te piace Mark, per caso? – chiese facendo roteare il liquido nel bicchiere.
Lo sguardo di Annie andò sul ragazzo in questione. Stava bevendo 3 litri di coca-cola.
-    No. Mi sta molto simpatico, ma non mi potrà mai piacere: io non sono un tipo molto estroverso, mentre lui è sempre al centro dell’attenzione, non facendolo apposta.
-    Capisco… e allora chi ti piace?
-    Nessuno. – rispose sorridendogli.
-    Sicura? Insomma: con me ne puoi parlare. Sono un ottimo ascoltatore.
-    Lo so, ma non mi piace nessuno, quindi non ce n’è bisogno, grazie.
-    Come desidera, mia principessa.
-    Perché questo nomignolo, ora?
-    Perché con quest’abito rosa sembri una reale.
-    La ringrazio, mio prode cavaliere.
-    Ed ora perché questo nome?
-    Perché sei conciato come un cavaliere. – rispose indicandogli il suo smoking verde chiaro.
I due incominciarono a ridere.
Celia e Francesco erano lì, sempre davanti alle scale.
-    Sei splendida… - le disse all’orecchio.
-    Grazie… lo sei anche tu.
-    Mai quanto la mia ragazza… Senti ma mia cugina e tuo fratello? Che fine hanno fatto?
-    Non lo so. Ma tanto dopo noi 4 rimaniamo qui a dormire quindi…
-    Cosa? E cos’è questa novità?
-    Mio fratello vuole che tua cugina dorma qua stanotte. E ovviamente sei invitato anche tu.
-    Perché la vuole qui proprio stanotte? – si fece serio e preoccupato.
-    Non ne ho la minima idea, ma stai tranquillo: sa che ci sarai anche tu e non le torcerà capello…
-    Lo spero tanto…
Sul balcone…
-    Ti è piaciuta la sorpresa? – Jude stava lì affianco a lei affacciato sul balcone. Stavano bevendo dell’aranciata amara.
-    Sì… è stato fantastico e poi questi abiti sono stupendi: non finirò mai di ringraziarti…
-    Figurati: sei la mia fidanzata,  mi sembra anche giusto che ti faccia certi regali.
-    Sì, ma io non ti ho fatto niente.
-    E che importa? L’importante è che sei qua con me – le disse avvicinandosi.
-    Grazie, Jude. sei fantastico, e poi questo smoking ti sta una favola.
-    La ringrazio, bella ragazza. Sai ora che facciamo?
-    No. Che facciamo?
-    Andiamo di là e mettiamo un  lento, così tutti sono costretti a cercarsi un partner, e in questo modo non saremo l’unica coppia…
-    Sta tranquillo che già se n’è formata un’altra… - Erika si stava riferendo a suo cugino e a Celia.
-    Di chi si tratta?
-    Di nessuno… sta tranquillo, amore mio.

 

Notes…
Ci ho messo 3 giorni per scrivere questo maledetto capitolo.
Il punto è che mi distraggo facilmente ascoltando la musica.
E poi leggevo anche le vostre ff e la mente vagava in un altro mondo.
Va bene, comunque.
Spero solo che vi piaccia.
Tanti bacioni,
Beatrice

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Capitolo 9
*** Il Ballo ***


Image and video hosting by TinyPic Questa è Erika. (sono tutte immagini prese da manga, quindi troverete personaggi che già conoscerete)
Image and video hosting by TinyPic Questa è Celia.
Image and video hosting by TinyPic Questa è Annie.
Image and video hosting by TinyPic Questa è Chrystal.
Image and video hosting by TinyPic Questa è Deborah.
Image and video hosting by TinyPic Questa è Guilty.
Image and video hosting by TinyPic  Questa è Marine.
Image and video hosting by TinyPic Questa è Martha.
Image and video hosting by TinyPic Questa è Nancy.
Image and video hosting by TinyPic Questa è Valentine. 
Image and video hosting by TinyPic Questa è Veronika.
 Non so se si vedono...

CAPITOLO 9

La serata continuava tra chiacchiere risate e quant’altro.
Ma Jude voleva a tutti i costi ballare un lento con la sua ragazza, così richiamò l’attenzione su di sé.
-   Ehm… scusate… lo so che ora siete tutti impegnati… - disse guardando i suoi amici – Ma che ne dite se ora mettiamo un bel lento?
-   Te lo scordi!! – urlò Mark.
-   Perché? Ah, giusto: tu rimarresti solo… peccato che non ci sia Silvia… vero, Mark? – chiese con un sorriso malizioso Jude, che dopo aver fatto un cenno alla sorella se ne andò vicino a Erika.
-   Ma che sta succedendo? – chiese l’altro notando le luci soffuse.
Celia, vicino alla porta, fece cenno di guardare le scale che portavano al piano superiore.
-   Non ci posso credere… - disse Mark meravigliato.
Silvia, in tutto il suo splendore, scendeva le scale con un abito verde chiaro che toccava terra. Aveva le bretelle nere e la gonna gonfia ara coperta da brillantini verdi luccicanti. Scarpe col tacco 10 nere. E i suoi capelli corti passati con la piastra. Un cerchietto nero semplice. La matita verde scuro le decorava gli occhi assieme al lucidalabbra chiaro. La sua collanina aveva una perla nera.
-   Ciao Mark – disse lei scendendo le scale.
Lui la trovava incantevole… era semplicemente fantastica, e non fece caso a tutte quelle domande che gli ronzavano in testa.
Scese le scale, il ragazzo andò verso lei. Si guardarono, finché lui non l’abbracciò stretta. Lei rispose. Tutti guardavano quella scena stupiti: e chi se lo aspettava un Mark tanto dolce?
-   Sono così felice di vederti. – disse lui appena scostato dall’altra.
-   Anch’io… e non c’era occasione migliore di questa…
Jude tossì di proposito per attirare nuovamente l’attenzione.
-   Scusate se interrompo il vostro momento, ma sapete com’è? C’è un ballo in corso e io ho voglia di ballare con la mia principessa.
Erika, diventata color peperone, si avvicinò al ragazzo.
-   Amore, abbiamo tutta la serata per ballare…
-   No, io voglio ballare ora, capito? – disse lui un po’ duro.
L’altra lo guardò per qualche secondo finché una lacrima fece capolino sul suo visino.
-   Oh no, amore… scusami, non volevo dire quelle cose… - disse lui abbracciandola.
-   Ehm… ecco è che io sono esagerata con le cose, e a volte ne faccio una tragedia, tutto qui. Scusami…
Finito l’abbraccio, Celia corse allo stereo e mise una di quelle canzoni che non terminano mai super lente. C’era il tipo di invitare le ragazze a ballare e anche di cambiare dama a piacimento.
-   Mi concedi questo ballo, principessa dagli occhi del colore più bello del mondo? – chiese Jude facendo il baciamano.
-   Certo… ma ti dico una cosa: io non ne sono capace… - disse lei insoddisfatta di sé.
-   Ti condurrò io… e se vuoi possiamo fare anche il ballo del mattone.
-   E perché no?
Si presero per mano e arrivarono al centro della sala. Lui le mise una mano sul fianco e lei una sulla spalla. Incominciarono a volteggiare senza paura. Era una specie di incitamento verso gli altri. Quando fecero un giro completo attorno a tutto il salotto, gli altri si avvicinarono e i due poterono incominciarono a ballare stando fermi: il ballo del mattone.
-   Sei bellissima, lo sai? – chiese lui guardando il pavimento.
-   Sai, me l’hai detto circa 47 volte da quando è partita la festa, ma mi fa piacere che tu lo pensi veramente. Ma mi spieghi una cosa? Perché non mi guardi in faccia? Che hai?
-   È che… io non riesco a guardarti negli occhi…
-   Perché?
-   Perché i tuoi sono perfetti. I miei no…
-   Senti, ascoltami bene… - gli prese il mento e gli alzò il viso – Tu hai gli occhi più belli del mondo. Mi ci potrei perdere dentro! Sono intensi, profondi, grandi e luminosi… sono semplicemente unici nel suo genere… e non voglio che tu pensi che non siano vere le mie parole.
-   Ma sono rossi, Eri: non verdi, o castani, o azzurri. Sono rossi sangue… e…
-   No. Vanno bene così… ora ti svelo un segreto.
-   Quale?
-   La cosa che mi piace più di te sono i tuoi occhi… io amo quegli occhi. Io ti amo e basta, e non mi faccio problemi per un particolare. E sappi che… - non riuscì a terminare la frase. Due labbra si poggiarono sulle sue. Chiuse gli occhi lentamente. Era la prima volte che il loro bacio era così dolce… casto. Senza troppo forse, violenza. Sì: si erano baciati varie volte a fior di labbra, ma questo era diverso. Erika ripensò a tutta la loro storia: si amavano solo dopo pochissimi giorni. Ma si volevano bene, questo è l’importante. Le passarono davanti tutti quei momenti in cui ha passato del tempo con Jude: la selezione per la squadra, quando era triste sul prato, quando doveva tornare a casa, quando si erano baciati per la prima volta nello spogliatoio, quando stavano litigando durante l’allenamento, quando hanno fatto quel tiro combinato, quando lui le ha detto “ti amo”.
Si staccarono lentamente e si guardarono negli occhi.
-   Sei meravigliosa Erika. Non so cosa farei senza di te.
-   Lo stesso vale per me… - disse lei dandogli un bacio a stampo veloce. Era tutta rossa, proprio come l’altro – Ma cos’hai intenzione di fare questa notte? – chiese lei che ora era divenuta curiosa.
-   Niente… di che. Magari ci mettiamo sotto le coperte e ci coccoliamo un po’…
-   Senti, Jude: io ho 14 anni e non voglio rimanere incinta, ok?
-   No, ma stai tranquilla: non accadrà nulla.
-   Giuramelo.
-   …giuro. – rispose l’altro un po’ titubante.
Intanto…
-   Ti va di ballare? – chiese Francesco alla fidanzata.
-   Certo…
Si misero a ballare da fermi. Era molto più divertente. In questo modo poi si poteva anche parlare meglio.
-   Hai detto a tuo fratello di noi due?
-   Ehm… ecco… io non me la…
-   Ma quand’è che glielo dirai?
-   Senti: tu gliel’hai per caso detto a Erika?
-   No, ma l’ha capito da sola.
-   Allora sappi che mio fratello è tanto ignorante da non aver capito niente.
-   Ok, ok… gliene parlerai un’altra volta. Mi spieghi come fai ad essere così bella?
-   Vediamo un po’… bhè, direi che è merito di tua cugina: mi ha conciato lei così.
-   No, io non intendevo questo. Volevo dire come mai sei così bella con quegli occhi blu oceano, con quei capelli morbidi, con quella risata che io adoro… - intanto Celia divenne bordeaux.
-   Non dire così, che divento rossa!!! – gridò quasi lei.
-   Sei tre volte più carina così. Sei unica… - disse avvicinandosi quel tanto che bastava per baciarla.
Non passarono inosservati. Jude li vide, ma era troppo felice per fare la parte del fratello super geloso. Era troppo concentrato a guardare la sua bella.
Intanto…
-   Vieni a ballare? – chiese Austin a Chrystal.
-   Ok…
-   Ritornando al discorso di prima… ti devo dire una cosa…
-   Cosa?
-   Io ti ho fatto tutte quelle domande, cioè se eri gelosa o no, perché io… volevo, sì insomma… mi sarebbe piaciuto se tu…
-   Anche tu. – rispose lei sorridendogli.
-   Cosa anche tu?
-   Anche tu mi piaci, Austin.
-   S-sul serio…?
-   Sì, e non poco.
Minuti di intero silenzio. Lui la guardava imbarazzato e lei, invece, era felice perché era riuscita a dirgli tutto.
-   Quindi io e te ora… - Chrys abbassò lo sguardo. Ora arrivava il bello.
-   No, aspetta!! Facciamo che questo momento sia magico… - Austin riprese fiato per qualche secondo – Chrystal Cricket, vuoi essere la mia fidanzata?
Lei riuscì a rialzare lo sguardo. Un sorriso le si allargò sul volto.
-   Certo, Austin, con molto piacere…
Un bacio? No. Sì, si stavano avvicinando ma furono come interrotti dai pensieri del ragazzo. Insomma: lei aveva 12 anni, e lui 14. Sì, ok: la differenza non era moltissima ma rimaneva il fatto che lui non sapeva come baciare una ragazza più piccola. La sua domanda era: “E se non avesse mai dato un bacio? E se fossi io il primo a darglielo? Che succederebbe?”. Troppi pensieri che interruppero quel magico momento.
-   Che c’è, Austin?
-   Oh, niente… ho giusto un po’ di sete. Andiamo a prenderci qualcosa.
-   Ok…
Intanto…
-   V-vuoi ballare con me? – le chiese Darren timoroso.
-   Ehm… ecco io… - lo sguardo di Nancy cadde su David e Veronika che stavano parlottando amichevolmente – Certo!
Si misero a ballare. Nessuno dei due parlava. Più che altro è che Nancy era concentrata a capire ciò che si dicevano Vero e Dave.
-   Nancy? – la svegliò Darren.
-   Sì, dimmi.
-   Ti piace Dave, forse?
-   Io… - la ragazza vide lo sguardo serio dell’amico: era giusto dirgli la verità… - sì…
-   Capisco… - le fece fare una piroetta – Vuoi ballare con lui?
-   No, lo vedo troppo preso da Veronika… - disse lei triste.
-   Quanto scommettiamo che tra qualche secondo è qui a chiederti un ballo? – disse lui cercando di sorriderle. Lei infondo gli aveva detto la verità e quindi era il minimo.
-   Come fai a saperlo?
-   Aspetta…
Nancy si girò immediatamente quando si sentì una mano sulla spalla.
-   David.
-   Sei incantevole… - rispose lui facendole il baciamano.
-   G-grazie… - il suo sguardo andò subito sull’altro. Gli era molto riconoscente. – Grazie anche a te, Darren. Ti voglio bene… - e l’abbracciò come se fossero amici da secoli.
-   Anch’io, più di quanto tu immagini…
-   Lo so… e ti ringrazio per questo.
Poi si allontanò con Dave e incominciarono a ballare. Lo sguardo di Darren si perse nel vuoto: lei era di Dave, e di nessun altro. Non poteva sperare di piacerle, nemmeno un po’. Forse doveva rinunciare…
-   Ehi, Darren.
-   Veronika… - guardò meglio l’amica, dopo essersi ripreso, e vide la sua bellezza in quell’abito arancio. – Sei…
-   Come, Darren? – chiese lei speranzosa.
-   B-bellissima… te lo posso giurare…
-   Anche tu non sei niente male… - poi ricordò l’espressione dell’altro qualche secondo prima del suo arrivo – Cos’hai? Ti piace Nancy, vero?
-   Un po’… - ritornò serio – Ma vedrai che mi passerà…
-   Lo spero tanto per te… senti, che ne dici se per fartela passare per ora balli un po’ con me?
-   Mmm… sì, perché no?!
Ballarono a parlarono tantissimo, del più e del meno. Intanto, lo sguardo di Vero andò sul suo amico Dave. L’aveva aiutata a vincere la timidezza, almeno in parte.
Dave e Nancy si parlavano all’orecchio.
-   Sembri una vera principessa, così…
-   Grazie, Dave… tu sei fantastico. – si tappò velocemente la bocca con le mani.
Ma le mani dell’altro gliele prese e le intrecciò alle sue.
-   Non vergognarti con me a dire certe cose…
-   Ok…
Intanto…
-   Ehi, Martha, che dici se andiamo anche noi? – chiese Harley più che sorridente.
-   Sì, ok. – rispose lei senza mostrare le sue emozioni.
-   Allora… - disse lui cominciando a dondolarsi sui piedi con le mani intrecciate a quelle dell’altra – Prima tu mi hai abbracciato…
-   Sì… non ti va bene? – chiese lei sempre seria.
-   No, no… è che non me l’aspettavo.
-   Perché, scusa?
-   Perché non sei il tipo che lascia vedere agli altri ciò che prova.
-   Mi stai dicendo che sono chiusa, troppo timida e introversa tanto da dare fastidio alle persone? – chiese lei furiosa staccandosi dall’altro e mettendo le mani sui fianchi.
-   No, è che io… - cercò di scusarsi lui. Ma lei non lo volle ascoltare, così si girò e stava per andarsene, ma Harley velocemente le prese un braccio e la fece girare verso sé. I loro corpi erano appiccicati uno all’altro. – Perché non capisci che mi piaci? – chiese lui guardandola nei suoi occhi neri, proprio come i suoi.
-   Tu… cosa… - non terminò la frase che si ritrovò le labbra di Harley sulle sue. Forse i sogni si realizzano. Sì, pensò questo Martha. Non riusciva chiudere gli occhi. Ma le sue mani si spostarono dietro al collo del ragazzo per avvicinarlo ancora di più.
-   Mi piaci anche tu… - rispose lei scostandosi dopo qualche secondo.
-   L’avevo intuito…
Intanto…
-   Annie, mi concedi questo ballo? – chiese sarcasticamente Xavier.
-   Ma certo… con molto piacere.
Si spostarono al centro della sala assieme a tutti gli altri e incominciarono a ballare come gli altri: il ballo del mattone.
-   Hai degli occhi così strani, Xavier…
-   Lo so… - disse lui come triste.
-   Però mi piacciono: sono celesti e verde acqua… sono unici nel loro genere… non ne ho mai visti così… - disse lei sorridendo.
-   Davvero?
-   Sì…
-   Anche i tuoi non sono niente male… davvero. Ma alla fine non mi piacciono gli occhi…
-   Cioè?
-   Mi piace semplicemente Annie Race.
-   Sei troppo gentile.
-   No, ti sbagli: sono solo sincero con una mia amica…
Intanto…
La mano di Shawn arrivò senza molti problemi a quella di Marine.
Lo sguardo della ragazza si soffermò sullo sguardo di lui.
-   Vuoi per caso ballare? – gli chiese.
-   Si nota tanto?
-   Giusto un pochino…
Ballarono e parlarono.
-   Allora: dove vuoi andare domani pomeriggio? – chiese lui sorridente.
-   Per cosa?
-   Per il nostro appuntamento… - guardò lo sguardo perso dell’amica – Te n’eri già dimenticata?
-   Oh no, no… è che non saprei…
-   Che ne dici se andiamo a pattinare?
-   Sul ghiaccio, vero? – chiese lei come traumatizzata.
-   Sì… non ti piace?
-   Ecco… il fatto è che io so pattinare, ma non sul ghiaccio.
-   Ah capisco… - disse lui abbassando lo sguardo. Era strana quella ragazza, per lui…
-   Mi dispiace, davvero… - disse lei triste. Stava rovinando il suo appuntamento con il ragazzo più carino dell’Inazuma Japan.
-   Dai, non fa niente. Dove vorresti andare, allora?
-   Ehm… vediamo… ci sono: che ne dici al cinema a vedere qualche film d’azione? – chiese lei euforica.
-   F-film d’azione?
-   Sì… ti piacciono, non è vero?
-   Oh… ma certo, io amo quel genere di film.
-   Lo sapevo…
Come avrete ben capito, Shawn odia quel genere, ma che ci potete fare se farebbe qualunque cosa pur di vederla felice?
Intanto…
-   Che dici: andiamo anche noi, o facciamo la figura dei broccoli? – chiede un Axel molto annoiato alla ragazza lì accanto a lui.
-   Ti va di ballare? – chiese Valentine.
-   Mmm… sì… dai andiamo.
-   Ok.
Incominciarono a ballare.
-   Ehm… allora è vero che per te sono importante? – chiese lei seria.
-   Mmm… forse sì, forse no… dovresti convincermi, sai? – chiese lui malizioso – Un po’ come prima, magari…
-   Come? In questo modo, forse? – disse avvicinandosi pericolosamente al volto del ragazzo soddisfatto. Ormai erano davvero vicini. Lui stava per avvicinarsi quel poco che bastava per baciarla, ma lei prontamente gli mise un dito sulle labbra. – Credi davvero che io sia così stupida, è bimbo?
-   Bimbo io?
-   Sì, tu. Io ho 15 anni e sono più grande di te.
-   Ma che dici? Io ne ho 16, quindi sei tu la ragazzina… - rispose lui divertito.
-   Oh, è vero… - disse pensierosa.
-   Senti, ma se invece ti chiedessi di uscire, tu che risponderesti? – chiese lui sempre più serio.
-   Vediamo un po’… quando?
-   Domani, va bene?
-   Mi sembra di sì… dove?
-   Al cinema… magari un film d’azio…
-   Romantico, vero Axel? – chiese lei super sorridente.
-   Ma certo… - rispose lui con un sorriso molto strano.
-   Allora, credo proprio che verrò…
Intanto…
-   Ehi, bambolina, andiamo pure noi, vero? – chiese un Jordan molto sicuro di sé.
-   Basta che non fai il pervertito… - rispose Debby sistemandosi i capelli.
-   Ok…
Anche loro al centro della sala.
-   Jordan, mi chiedevo una cosa…
-   Dimmi.
-   Sei fidanzato?
-   Io? Bhè, ecco… - poi pensò per qualche secondo – Perché ti interessa?
-   Giusto per sapere… niente di che…
-   Quindi se ti dicessi che sono cotto di una ragazza, tu non ti arrabbieresti?
-   Cosa??? Ehm… - tornò tranquilla. Com’era possibile che le provocava quella tortura sapere che a lui piaceva una ragazza che non era lei. – No, certo che non mi arrabbierei… - disse cupa.
-   Bene…
-   E allora perché stai ballando con me, scusami? Va a ballare con quella che ti piace tanto! – disse lasciando le mani di Jordan.
-   Non posso.
-   E perché mai? È forse occupata con qualche altro tuo amichetto? E tu l’hai rimpiazzata con me per farla ingelosire? – disse lei seccata.
-   No, assolutamente…
-   E allora?
-   Io ci stavo ballando fino a 3 secondi fa con la ragazza che mi piace, stupida…
-   È? – chiese lei che ancora non aveva capito.
-   Te lo faccio vedere. – disse lui avvicinandosi. La guardò intensamente negli occhi. È come se l’avesse ipnotizzata tanto da poterle rubare una bacio. In quell’istante Debby capì cos’era quella strana sensazione di prima: la gelosia.
Intanto…
-   Balli con me, vero? – chiese Mark a Silvia.
-   Senno non ero qui, che dici? – rispose lei prendendogli la mano.
-   Come mai sei tornata dagli Stati Uniti…? – chiese lui mentre dondolavano.
-   Te l’ho detto: per stare con te…
-   Sei esagerata… solo per me saresti tornata? È impossibile!
-   E perché?
-   Perché tra i due sono io quello che ama l’altro, capisci? – chiese lui sorridente.
-   Capisco… - rispose lei un po’ confusa.
-   Per quanto rimarrai?
-   Per due mesi…
-   Ah. Va bene… - il silenzio stava cominciando a diventare fastidioso – Perché si tornata, Silvia? Dimmi la verità. – disse poi con tono serio.
-   Perché mi sono accorta che mi mancavi da morire! – disse lei baciandolo poco dopo. Quante emozioni gli saranno passate per la testa in quell’istante? Tante, tantissime, forse. Per lui era tutto così nuovo, anche se conosceva quella ragazza da quando erano bambini.
-   Mi piaci Mark…
-   Anche tu…
Intanto…
-   Ancora qui a fissarli? – chiese Caleb a una Guilty tutta attenta a non farsi scoprire da Jude e Erika.
-   No, figurati: sto solamente osservando dei coniglietti che saltellano qua e là… ma certo che li sto guardando: quella lì mi sta rubando il fidanzato.
-   Non devi chiamarla “quella” che Jude s’infuria poi. – disse lui deluso.
-   Ho capito: andiamo a ballare! – disse lei scocciata.
Si misero lì. Al centro, come tutti. Ma Caleb aveva gli occhi puntati su Erika , mentre Guilty su Jude.
-   Facciamo un patto…
-   Quale? – chiese Caleb.
-   Se io riesco a farli lasciare, tu dovrai far innamorare Erika di te.
-   Ma non possiamo fargli questo… lui è mio amico.
-   Ma lei ti piace, no?
-   Mmm… - disse lui facendo tornare lo sguardo sulla ragazza in questione. Che fare? Era difficile: lui era il suo migliore amico, ma Erika era davvero carina… l’amicizia o l’amore?
-   Senti Caleb: pensa che potresti essere al posto di Jude ora. E invece sei qui con me ad escogitare un piano per farli lasciare, non vorresti poterla amare senza nasconderti dal tuo migliore amico?
-   Sì, ma…
-   Lei ti piace, e per una volta fa ciò che senti di fare…
-   Io non…
-   E pensa che lui ora ti sta facendo soffrire. Non è giusto: è tuo amico. – Caleb ripensò molto a quelle parole. In fondo non aveva tutti i torti.
-   Ok… mi hai convinto.
Dopo due orette buone, fu ora di andarsene. Tutti quanti salutarono i padroni di casa. E ognuno se ne tornò a casa sua. Tranne Erika e Francesco.
-   Io me ne vado a letto… - disse sbadigliando Celia.
-   Anch’io… - rispose Fran stiracchiandosi un po’.
-   Sì, ma il problema è: come facciamo a toglierci questo cosi di dosso? – chiese Erika un po’ scocciata di portare i tacchi e l’abito elegante.
-   Non lo so… - rispose sincero Jude.
-   Facciamo una bella cosa: le ragazze andranno in bagno insieme e si aiuteranno a vicenda; mentre io me ne vado in camera di Celia e tu, Jude, te ne vai in camera tua.
-   E io? Dove dormirò? – chiese Erika spaventata.
-   Con Jude. – disse Celia impassibile.
-   Che? Oh no. – cominciò la ragazza dagli occhi smeraldo – Non velo scordate…
Inutile dire che fu tutto inutile. Nessuno l’ascoltò.
Così le ragazze andarono in bagno, mentre gli altri due nelle rispettive camere.
Francesco si mise un paio di pantaloncini bianchi e una canottiera grigia. Celia entrando in camera sua non si rese conto di essere mezza nuda davanti al suo fidanzato. Era con un reggiseno rosa e con un paio di pantaloncini bianchi…
-   Sei stupenda.
Nell’altra camera.
Jude indossò velocemente un paio di pantaloncini neri e rimase a torso nudo. Erika entrò in camera e lo vide sdraiato sul letto…
-   Wow… - disse lei solamente guardando il suo fisico scolpito.
Lui, sentendo quelle parole, s’imbarazzò. Ma lo sguardo gli cadde sulla sua ragazza: un reggiseno nero pece con un paio di pantaloncini grigi.
-   Riuscirò a trattenermi davanti alla ragazza più bella del mondo?
Erika divenne tutta rossa. Mille pensieri le frullarono in quel momento per la testa. Chissà cosa sarebbe successo quella notte.
 

Spazio della Pazza
Eccomi… scusate il ritardo ma avevo una montagna di compiti da fare -.-
Allora io vorrei tanto che mi scriviate nelle recensioni che spero di ricevere le risposte (almeno secondo voi) a queste domande.
@ Austin riuscirà a baciare Chrystal?
@ Inizierà mai la storia tra David e Nancy?
@ Vi piacerebbe se Annie e Xavier si mettessero insieme?
@ Amereste la coppia MarineXShawn?
@ Che succederà all’appuntamento di Axel e Valentine?
@ Qual è il piano di Guilty e Caleb nei dettagli?
@ Jordan si sta comportando da pervertito?
@ Darren si dimenticherà di Nancy?
@ Martha e Harley: durerà?
@ Che succederà in camera di Celia?
@ secondo voi, la storia di Jude e Erika finirà questa notte?
Ok. Sono esagerata.
Spero rispondiate almeno ad una domanda, giusto per sapere che ne pensate del resto…
Va bene…
Alla prossima,
B_E_K

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Capitolo 10
*** La Nostra Notte ***


P.s. questo capitolo non è a rating verde... ma più un giallo/arancione

Capitolo 10

Mille emozioni, pensieri, ipotesi e idee frullarono nella testa di Erika quando vide il suo fidanzato mezzo nudo, sdraiato sul suo letto.
Si guardarono intensamente per secondi, o forse erano minuti?
“E’ semplicemente magnifica… bellissima”. I pensieri di un Jude innamorato pazzo. Sentiva un calore per tutto il corpo… qualcosa stava nascendo in lui.
“Ed ora? Che faccio? Ma pure io dovevo entrare nella sua camera conciata così? Che stupida!!”. Pensò la ragazza dagli occhi che brillavano sempre di più. Non sapeva che fare: se zompargli addosso o piuttosto rimanere lì ed aspettare che lui facesse la prima mossa. Alle sue domande arrivarono risposte poco dopo.
-   Erika, te l’ho già detto che sei…
-   Bellissima? Sì, già me l’hai detto, stai tranquillo. – disse lei come scocciata delle solite frasi che le piacevano morire ma che doveva cercare di farne a meno…
Lo sguardo di Jude s’incupì di botto: non si sarebbe mai aspettato la sua ragazza tanto suscettibile. Intanto l’altra gli si avvicinò al letto e si mise seduta accanto a lui.
-   Mi dispiace… - comincia lei tra un singhiozzo e l’altro.
-   Sta tranquilla, amore. Sono io che ripeto sempre le stesse cose.
-   No, no: a me fa piacere che me le dici, ma a volte sono così stressata che parlo a vanvera… mi perdoni, Jude? – chiese lei con una faccia da cucciolo.
-   Mmm… fammici pensare. – la guardò finché non le sorrise – Dovrai farti perdonare…
-   In che modo?
Lo sguardo del ragazzo andò sul reggiseno nero. L’eccitazione cresceva.
Solo allora Erika capì che nessuno lo avrebbe mai fermato. Neanche lei. Non ci sarebbe riuscita. Ma non perché non ne era in grado, ma perché lo voleva anche lei. Anche se poi tutti un giorno avrebbero detto che sono troppo giovani per certe cose. Ma infondo nessuno poteva commentare.
-   Se vuoi, possiamo anche lasciar stare… - disse Jude che si era accorto dello sguardo perso della ragazza.
-   È che io… non… - la voce le tremava… - Jude, io non l’ho mai fatto. – disse con lo sguardo rivolto ai suoi piedini.
-   Neanch’io… - rispose senza guardarla per metterla ancor di più in imbarazzo.
-   D-davvero?
-   Sì… e anch’io come te ho paura… ma lo voglio fare stanotte, adesso, qui, nella mia camera da letto.
-   Perché? Proprio ora?
-   Perché sto con la persona che amo di più al mondo, Eri. Ancora non l’hai capito? Io ti amo. – disse lui sorridendo.
-   È bello sentirselo dire… anche dopo migliaia di volte. Ti voglio bene. E comunque sì.
-   Cosa “sì”? – chiese lui sorpreso.
-   Sì, anch’io ho paura, anch’io lo voglio fare ora e qui. – sorridente come non mai – E con te.
Jude aveva uno sguardo confuso, tanto. Poi rianalizzò tutte le parole da lei pronunciate. Un sorriso più che sincero gli si stampò in volto.
-   Ti amo… non scordartelo. – disse prima di baciarla con foga e cingendole le spalle. Un abbraccio tenerissimo, ma poi divenne tutto così diverso. Il respiro mancava a tutti e due: si baciavano così con tanta foga che l’ossigeno finiva in un batter d’occhio. I baci poi furono spostati fino al collo. Gemiti mezzi strozzati si fecero largo nella camera da letto.
Erika toccò con le sue manine il petto di Jude: era così perfetto, morbido ma forte. Ci si appoggiò con la testa mentre lui le prese i pantaloncini e glieli tolse, facendola rimanere con gli slip.
Un sorriso sulla faccia di Erika si fece spazio: non si vergognava affatto difronte a Jude e poi le piaceva il suo tocco leggero ed efficace, tanto da provocarle dei brividi lungo la schiena. Qualcosa contro la sua coscia la fece fremere: era l’eccitazione del suo fidanzato che premeva contro la sua gamba. Un’illuminazione.
Una mano le scivolò nei pantaloncini dell’altro tanto da farla sospirare pesantemente. Jude amava tutto questo…
Poi, poco prima di venire, la fece sdraiare sotto di sé sul grande letto a due piazze. Le diede altri baci con la lingua finché la sua mano non andò a toccare l’elastico delle mutandine di Erika. Un sorriso sulla faccia di entrambi fece capolino. A entrambi piacevano quelle sensazioni. Jude scostò leggermente quello stupido indumento e mise una mano all’interno.
La ragazza tremò dal piacere: una mano con leggerezza la toccava in modo piacevole tanto da farla gemere. E quando anche quest’ultimo stupido indumento se ne andò, la notte ebbe inizio…
IN CAMERA DI CELIA
-   Fran, io ti voglio bene… ma… - cominciò la ragazza che ora si trovava in piedi vicino al letto su cui sedeva il fidanzato.
-   Lo so…
-   Davvero?
-   Lo so che siamo ancora troppo… piccoli. Troppo giovani per fare certe cose. Abbiamo entrambi 14 anni. Non voglio farlo senza che tu sia d’accordo. – disse lui serio.
-   Ma non è che io non voglia farlo, ma è che… ho paura. Semplicemente questo. Lo so: ora mi odierai e non mi vorrai più parlare, ma…
-   No… aspetta: non è che ora solo perché tu non vuoi mi arrabbio. Per me l’importante è che tu sia felice.
-   Grazie, Fran. Ti amo troppo. È che io non me la sento, non perché non mi fido di te. Mi sento ancora troppo osservata, troppo protetta da mio fratello.
-   Capisco…
-   Sicuro?
-   Certo. Infondo è meglio dirsi come stanno le cose veramente, no? Ora dormiamo che ho un sonno bestiale. E poi domani incomincia scuola, no? – disse sdraiandosi.
-   È vero… me n’ero completamente dimenticata… tu ed Erika verrete alla Raimon Junior High, vero?
-   Sì… prima andavamo ad un’altra… alla Royal Accademy.
-   D-davvero? – disse lei alzandosi di botto. Com’era possibile tutto questo?
-   Bhè, a dir la verità non proprio: io sono qui a Tokyo solo da due mesi, mentre mia cugina ci vive dall’età di 6 anni, e ovviamente ha frequentato la Royal… ma perché tanti problemi?
-   Perché… perché Erika e Jude andavano alla stessa scuola.
INTANTO IN CAMERA DI JUDE
Erano stesi uno affianco all’altra. Lei era poggiata con la testa sul petto di lui. Entrambi stanchissimi e sudati. Era stata una notte magnifica. Erika giocherellava con le dita sui pettorali di Jude che sorrideva e che teneva la fidanzata stretta a sé, come se avesse paura che qualcuno gliela potesse portare via.
-   Tutt’apposto? – chiese premuroso.
-   Sì… tutt’apposto.
Ma non stavano così le cose. Erika non stava bene. Non che Jude le avesse fatto male o detto qualcosa che l’aveva infastidita, no. Ma si sentiva strana. Ok, era la sua prima volta e aveva pur sempre 14 anni, ma perché si sentiva così se aveva fatto l’amore col ragazzo che amava?
La ragazza si tormentava con queste domande. Sì, a lei piaceva lui. Sì. Forse. O no? O tutto quello che era successo non significava nulla per lei?
Lei non si sentiva completa… no. Sì, era tutto fantastico: giocava con l’Inazuma, era fidanzata col ragazzo più bello e gentile del mondo, aveva delle amiche davvero speciali… ma tutto questo era ciò che aveva sempre desiderato? O aveva sbagliato tutto?
-   Com’è pensierosa? – chiese il ragazzo interrompendo quel silenzio.
-   È? O no, no. Niente, tranquillo. – e gli rivolse uno di quei suoi meravigliosi sorrisi d’angelo.
-   Ehi, Eri…
-   Sì, Jude?
-   Ma tu in che scuola andrai quest’anno?
-   La Raimon Junior High, perchè?
-   Sai che andremo nella stessa scuola?! Però tu farai il primo anno, vero?
-   Sì… e tu il terzo immagino…
-   Già… comunque credo che sia meglio se andiamo nella stessa scuola. Ci potremo vedere sempre più spesso.
-   Sì… è… - le mancò il respiro – f-fantastico, no?
-   Meraviglioso. Ah, quasi dimenticavo: farai la selezione per la corsa campestre?
-   Certo… io amo correre, anche se non amo le grandi distanze… - poi alzò lo sguardo sugli occhi rossi del fidanzato – Io ho sonno: sono stanchissima.
-   Sì, anch’io… dormiamo ora. Metti la sveglia, però.
-   E perché?
-   Domattina c’è scuola, Erika.
-   Oh, è vero.
LA NOTTE TRASCORSE VELOCEMENTE, TROPPO…
La sveglia incominciò a suonare ma ovviamente nessuno dei 4 ragazzi si voleva alzare dal letto: era troppo bello dormire con la persona che si ama.
Solo una persona si svegliò anche prima del suonare della sveglia: Jude girovagava per casa e rimise a posto tutto ciò che avevano lasciato in giro il giorno prima. Poi si ricordò degli altri e della scuola. Si avvicinò alla camera di sua sorella ma esitò ad entrare. Sicuramente la scena era quella di una Celia dormiente sul letto e un Francesco sul divanetto lì vicino.
-   Celia, alza… - non riuscì a finire la frase. Quando aprì la porta, si trovò davanti sua sorella mezza nuda abbracciata a quell’altro nel suo letto. I due dormivano beatamente. – No, questo no!!! – urlò arrabbiato.
-   Ma cosa…? – disse strofinandosi gli occhi Fran che si stava svegliando molto lentamente. Poi li aprì del tutto e vide un Jude furioso sulla porta. – Oh mamma! – poi vide la sua Celia dormire.
-   J-jude… m-mi dispiace, d-davvero… - incominciò a balbettare.
-   Cosa le hai fatto?
-   N-niente… noi non… - ma due braccia lunghe e fine si stesero tra i due. Celia si svegliò di colpo sentendo le voci dei due ragazzi.
-   Jude!! – urlò poi quando si rese conto di ciò che stava accadendo.
-   Che ci facevi abbracciata a quello mezza nuda? – chiese infuriato il fratello maggiore.
-   Io non… noi non abbiamo fatto nulla! – si giustificò la ragazza con le coperte strette al petto tutta rossa.
-   Io non ci posso credere… ma cosa ti è saltato in mente, Celia??? – chiese sbraitando il sedicenne.
-   Te lo giuro: noi non l’abbiamo fatto… - disse lei ormai con le lacrime agli occhi.
-   È vero… - disse a bassa voce Fran tranquillo.
-   Ok, ok… vi voglio credere, ma non vi voglio più beccare in questa situazione… non voglio che mia sorella rimanga incinta a 14 anni.
-   Neanch’io, se è per questo… - risposero all’unisono gli altri due.
Jude uscì dalla stanza ancora scioccato, e si diresse verso la sua stanza per svegliare Erika.
Spalancò la porta e davanti a sé ritrovò una ragazza più bella che mai.
La gonna le arrivava a metà coscia tutta blu scuro; sotto aveva dei leggins bianchi corti fino al ginocchio; la camicetta bianca a maniche corte con un cravattina blu mezza sciolta; ai piedi aveva le Converse nere.
-   Ehi, Jude, cos’hai? – gli chiese Erika notando lo sguardo perso del fidanzato.
Ma il ragazzo fissava ancora l’altra. Aveva un cerchietto nero con un fiocco non molto grande nero; la collanina con la mezza luna blu adornava il suo collo; matita nera, ombretto blu e nero con brillantini per gli occhi, e un lucidalabbra trasparente per le labbra.
-   Sei stupenda, amore mio…
Usciti entrambi dalla camera da letto, si resero conto che Celia e Fran erano già pronti. Jude indossò velocemente la camicia bianca con la cravatta nera legata bene e un paio di pantaloni blu notte. Le scarpe da ginnastica finiva in bellezza.
Fran era vestito identico a lui, tranne per il fatto che questo non aveva la cravatta. I capelli erano alzati in una cresta.
Celia aveva una gonna corta fino a metà coscia blu, ovviamente. La camicetta bianca aveva la cravattina arancione legata benissimo. E poi i soliti occhiali rosa/rossi in testa.
-   Andiamo?? – chiesero le ragazze trascinando gli altri due fuori.
ERANO LE 7:55 a.m.
-   Cavolo, quanto sono agitata! – disse Erika saltellando qua e là come un capriolo. Erano davanti scuola assieme ai loro amici di squadra.
Com’erano vestiti? Se non volete saperlo, saltate questa parte.
I ragazzi della squadra erano tutti vestiti come Jude, ossia camicia bianca con la cravatta nera e i pantaloni blu notte; ma Austin era vestito come Fran, cioè pantaloni blu e camicia bianca senza cravatta.
Le ragazze avevano ognuna una divisa diversa dall’altra, andando su per giù: Annie indossava una gonna fino alle ginocchia blu e una camicetta bianca con una cravattina rosa scuro. Ai piedi aveva le Converse bianche.
Guilty indossava una gonna lunga fino alle ginocchia blu e una camicetta bianca con una cravattina viola. Ai piedi aveva le ballerine nere.
Marine indossava una gonna fino a metà coscia blu e una camicetta bianca con una cravattina verde scuro. Ai piedi aveva gli stivali marroni.
Martha indossava una gonna fino alle ginocchia blu e una camicetta bianca con una cravattina gialla ocra. Ai piedi indossava le ballerine oro.
Veronika indossava una gonna fino a metà coscia blu con dei leggins lunghi fino alle caviglie bianchi e una camicetta bianca con una cravattina arancione. Ai piedi indossava delle Converse jeans.
Nancy indossava una gonna fino a metà coscia blu e una camicetta bianca con una cravattina oro. Ai piedi indossava gli stivali neri.
Chrystal indossava una gonna fino alle ginocchia alla scozzese, blu e nera, e una maglietta bianca a maniche corte. Ai piedi aveva le scarpe da ginnastica argento.
Valentine indossava una gonna fino a metà coscia blu e una camicetta bianca con il fiocchetto turchese. Ai piedi indossava le scarpe da ginnastica bianche.
Silvia indossava una gonna fino alle ginocchia blu e una camicetta bianca con il fiocchetto verde. Ai piedi aveva le scarpe da ginnastica nere.
Deborah indossava una gonna fino a metà coscia blu e una camicetta bianca senza cravatta né fiocchi. Ai piedi aveva degli stivali col tacco bianchi.
-   Ragazze, siete davvero carinissime! – disse Harley, ma ben presto gli arrivò uno schiaffone in faccia da parte della sua ragazza, Martha. – Ok, ok: non lo dico più… - disse il rosa massaggiandosi la guancia dolorante…
-   Ehi, ragazzi ma noi non staremo tutti nella stessa classe – disse Silvia.
-   Già… è un vero peccato. – disse Valentine guardando Axel che le sorrise.
La campanella suonò ed ognuno se ne dovette andare in classe sua.
La piccola Chrystal se ne andò nella zona delle scuole medie in 2° C, mentre Erika, Annie, Guilty, Martha, Marine, Nancy, Celia e Veronika se ne andarono nella zona delle scuole superiori in 1° C; Valentine e Silvia andarono in 2° A e Deborah in 3° D. Austin e Francesco capitarono nella stessa classe, cioè la in 1° C, la classe di Erika; tutti gli altri in 3°D con Deborah. Tutti erano divisi dal proprio “amore”, tranne Debby e Jordan, e Celia e Fran.
IN 1° C, LA CLASSE DI ERIKA
Erika si guardava intorno… tutto era così nuovo per lei!
Non si aspettava una classe tanto numerosa! Erano una ventina… se non di più.
Ma lei capì subito che le sarebbe stato più simpatico…
La sua classe era formata da: Destiny, Vicky, Beatrix, Georgy, Elinor, Marissa, Clarice, Dolly… le facce più simpatiche avevano questi nomi.
-   Mi posso mettere qui? – chiese Erika a Destiny indicandole il posto vicino.
-   Ma certo… - rispose l’altra levando lo zaino bianco e nero – Piacere, io sono Destiny… e tu?
-   Ehm… io mi chiamo Erika, ma per gli amici Eri… quindi mi puoi chiamare così.
-   Mi consideri già tua amica? – chiese Destiny sorpresa da quella affermazione.
-   Sì, perché no?! Non ve bene, forse?
-   No, no: è perfetto… allora chi conosci di questa classe?
-   Ehm… un po’ di persone. – indicò il gruppo delle sue amiche – Loro: Marine, Guilty, Martha, Veronika, Annie, Celia e Nancy… e poi c’è mio cugino Francesco e il ragazzo di una mia amica, Austin. E tu?
-   Io? Non molti, direi… solo una persona... si tratta della mia amica Vicky.
-   E dov’è ora?
-   È in Bulgaria per un torneo di scacchi.
-   Wow! Deve essere proprio brava!
-   Sì, in effetti…
Le ragazze si guardarono ancora intorno: stava iniziando per tutti una nuova vita.

 

.Notes.
-.- Che giornata… le vecchi amicizie tornano? Bha… comunque mi volevo scusare per il ritardo, e per il capitolo corto… è stato difficile terminarlo con il greco che si mettono in mezzo -.- ok, spero che comunque vi sia piaciuto… ^^ Vi voglio bene.
Love-Wish-Luck
B_E_K

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Capitolo 11
*** Un Sogno Distrutto ***


Capitolo 11

Erika guardava e riguardava la sua classe… erano una trentina. E trenta ragazzi in un’aula normale, di medie dimensioni, dava un senso di soffocamento…
-    Insomma ne conosci molti già? – le chiese Destiny notando un’ Erika  quasi spaventata.
-    S-sì, direi. È solo che non riesco a capacitarmi di così tanti ragazzi.
-    Pensa, però, che è pur sempre il primo anno: sai quanti ne verranno bocciati a giugno! – tutta quella sicurezza e sarcasmo fece rabbrividire Eri.
-    In effetti… sì, hai ragione.
-    Allora: dove abiti? – chiese Des.
-    In un quartiere qui vicino. Hai presente il campo dove si allena l’Inazuma? In pratica lì dietro.
-    Anch’io!!! Possibile che non ci siamo mai incontrate?!
-    Non saprei…
Dopo pochi secondi arrivò la professoressa di storia e geografia. Iniziò a fare i soliti discorsi: regole, orari, lezioni… una noia infinita. Fortunatamente la campanella non ritardò a suonare.
-    Menomale… - cominciò Destiny. – Non ce la facevo più!! Ehi, ma come fai a conoscere tutte quelle ragazze? Non è sempre facile trovarsi nella stessa classe.
-    È che, vedi, io le conosco perché… - non aveva voglia di dirle il vero motivo: non voleva far sapere che giocava con l’Inazuma. – Le conosco perché ci siamo conosciute quest’estate, non appena mi sono trasferita qui a Tokyo… - a mentire era un’ asso.
-    A, capisco. E come fai a conoscere Celia, la sorella di Jude Sharp?
-    È che… - Ormai che bisogno c’era più di nasconderle la verità? – Celia è la sorella del mio ragazzo. – il rosso peperone si fece ben presto spazio.
-    D-davvero?? Cioè: sei tu la ragazza di Jude, quel fico?? – gli occhi le uscirono dalle orbite.
-    S-sì… - disse Erika con una faccia imbarazzata.
La loro discussione finì lì, poiché la professoressa di italiano entrò e anche lei, come la sua collega, iniziò il solito discorsetto.
-    Oggi ci sono le selezioni per la corsa: le farai? – chiese a bassa voce senza farsi sentire dall’insegnante Des.
-    Sì: amo correre. E tu?
-    No, non posso. Diversi problemi…
-    Capisco. Bhè, spero che mi verrai a vedere. – disse sorridendole.
-    Certo, con molto piacere.
Passò anche un’altra ora e la ricreazione portò in molti gioia e spensieratezza.
-    Io vado dai miei amici. – disse la ragazza dagli occhi smeraldini.
-    Ah ok… allora ci vediamo dopo.
Le due si salutarono e dopo qualche minuto Erika si trovò davanti alla classe del suo ragazzo. Ma purtroppo non c’era nessuno.
-    “Magari è andato nel cortile” – pensò avviandosi per quel bel posto soleggiato.
Camminò per pochissimo e si ritrovò difronte a migliaia e migliaia di ragazzi che la fissavano non appena scese gli ultimi gradini che la portavano al campo di pallavolo esterno. Tante parole, tanti fruscii di voci arrivarono alle sue orecchie.
-    Allora deve essere lei…
-    Sì, è proprio come ce l’ha descritta.
-    Come può piacerle un tipo così?
Che irritazione.
Solo dopo qualche minuto si accorse del suo ragazzo che parlava con Caleb e Harley. Infondo loro erano del 3° anno, quindi conoscevano molta gente lì, nella scuola. E se…
-    Cosa siete andati a dire in giro?? – chiese la ragazza più che furiosa prendendo per il colletto della camicia Harley.
-    Ma di cosa stai parlando? – chiese quello che si sentiva più sottopressione.
-    Ma come “Di cosa stai parlando?”? Voglio vedere se qualcuno va a dire a tutto il mondo che sei il ragazzo di Martha!!! – lo urlò così forte che tutti i presenti si girarono. Ma al rosa non importava.
-    Io non ho fatto nulla, te lo giuro. – Sembrava sincero. Erika prese l’altro, Caleb.
-    Sei stato tu a parlare? – chiese quasi calma.
-    No…
-    “Non può essere vero…” – disse tra sé e sé Eri osservando Jude, il suo ragazzo, che non aveva aperto bocca per tutto il tempo.
-    Perché, eh? – chiese con lo sguardo basso lei.
-    Mi dispiace… è che pensavo che lo volessi far sapere in giro – rispose Jude, ma la sua espressione era divertita: cos’aveva?
-    Come fai a dire certe cose?! Io non sto con te solo per essere più popolare, sai? Io ho un cuore! – e dicendo questo scappò via. E corse alle scale e ci si nascose sotto.
Jude era sempre lì, che la guardava mentre se n’andava da lui, forse per sempre. Non si era accorto, forse, di averla fatta soffrire? Non si era reso conto che lei non voleva a essere in bocca a tutti?
-    Sei uno stupido, Jude. – gli disse Marine avvicinandosi.
-    Perché? Che ho fatto di male, eh? Me lo volete spiegare?
-    Ma non te ne sei ancora accorto che lei non voleva farlo sapere a nessuno?! – cominciò Caleb – Lei voleva solo stare con te senza che qualcuno la giudicasse.
-    Ma di cosa state par… - solo allora capì tutti i suoi strani comportamenti. – Non può essere vero…
-    La stai perdendo – bisbigliò Deborah abbracciata a Jordan.
Lei se n’era andata: l’aveva trattata male, forse sottovalutata, ed ora stava rischiando di brutto. Pensava che dicendo all’intera scuola che ora stavano insieme sarebbe stata ancora più felice, sarebbe stata finalmente una principessa: tutti l’avrebbero acclamata.
-    Vado da lei – disse Jude senza pensarci troppo.
-    No!! – urlò Caleb prendendolo per un braccio. Il suo sguardo metteva paura.
-    E perché, scusa? – chiese l’amico confuso più di prima.
-    Perché ci vado io – disse per farli smettere di parlare Shawn.
-    Sono io il suo ragazzo!
-    Appunto: non sei in grado di parlarle ora come ora.
Jude ricevette solo questo come risposta perché l’albino se ne andò alla ricerca della ragazza che sembrava scomparsa. Lasciò tutti con uno sguardo sconvolto, specialmente Marine, che si rattristì di botto. Perché ancora una volta lei era al secondo posto?
Intanto il grigio stava camminando per la scuola alla ricerca di Erika. Ma non c’era nulla da fare: non riusciva a scovare la sua tana. Poi un rumore o, per meglio dire, una dolce melodia attirò la sua attenzione verso il sottoscala. Qualcuno stava cantando una canzone, Until you’re mine.
-    Ma non mi dire che… - e appena si affacciò in quella direzione, si accorse che una ragazza dagli occhi color degli smeraldi più puri stava canticchiando quella canzone di poco valore.
Lei non si era accorta di lui e continuò a cantare per qualche altro minuto, finché Shawn non ruppe quel silenzio, per modo di dire.
-    Ciao, Erika.
La ragazza si fermò improvvisamente e lo guardò male: come si permetteva di osservarla mentre cantava?
-    Che vuoi, Shawn?
-    Niente… solo parlarti. – disse lui con un dolce sorriso.
-    Ti ha mandato lui, non è vero? – chiese Eri abbassando lo sguardo.
-    No, a dire la verità stava per venire lui, ma l’ha fermato Caleb ed io ho approfittato dell’occasione per venirti a parlare. – si sedette accanto alla ragazza.
-    E di cosa? – lo sapeva perfettamente, ma le piaceva domandare.
-    Di te. Mi dici cos’hai? – e prima che potesse farla rispondere continuò – Lo so che non volevi farlo sapere a nessuno della vostra storia, ma devi capire anche lui: pensava che tu lo volessi.
-    No, non posso Shawn… è sbagliato ciò che ha fatto, e lo sai anche tu. Io non volevo che nessuno lo sapesse solo per il fatto che poi se un giorno ci fossimo lasciati tutti avrebbero parlato di noi, sempre e per sempre, capisci?
-    Sì. Ti capisco bene, infondo. Ma lui ti ha visto triste in questi giorni e allora ha pensato che magari volevi far sapere a qualcuno della vostra storia d’amore. Tutto qui, ma sta tranquilla: non ha detto nulla di stanotte. – sorrise.
-    Di stanotte? Ma di cosa stai parlando, Shawn? – chiese Erika con uno sguardo piuttosto confuso.
-    Ma come di cosa sto parlando?! – perse ogni speranza: quella ragazza era incredibile – Lascia stare… senti, ti volevo chiedere un consiglio.
-    Dimmi. – sorrise lei.
-    Oggi devo uscire con Marine, ma non so che film andare a vedere. Tu la conosci meglio di me, e quindi…
-    Lo sai che a lei piacciono i film d’azione, no? E allora portala a vederne uno. Semplice.
-    Questo l’avevo capito, Eri. Volevo sapere se magari a lei piacciono i ragazzi romantici. – bisbigliò lui a bassa voce.
-    Mmm… sì, mi pare di sì. E comunque puoi essere romantico quanto ti pare al cinema, tanto non è il film che le interessa – dicendo questo gli fece l’occhiolino.
-    Dici?
-    A lei non piace, però, proprio il romanticismo: a lei piaci tu e basta, senza troppi problemi, Shawn. – un sorriso gli fece scaldare il cuore.
-    Grazie Erika. ora io vado che devo tornare in classe. Ci sei dopo alle selezioni per la corsa, vero?
-    Sì. Tu? – chiese l’altra alzandosi.
-    Certo… va bene, allora ti aspetterò fuori dalla tua classe.
-    Ok… a dopo.
Si salutarono ed Erika corse subito in classe: la lezione era rincominciata già da cinque minuti.
-    Scusi il ritardo – disse al professore.
Anche quell’ora terminò in fretta e Erika parlò un po’ con Des prima di recarsi in palestra.
-    Tutt’apposto, Erika? – chiese la compagna preoccupata.
-    Sì, certo. – a il suo pensiero principale era sempre quello: perché Jude l’aveva fatto? Poi ripensò: e se magari, invece, era lui a volerlo far sapere a tutti di loro? Forse doveva giocare al suo stesso gioco.
Minuti interi di silenzio.
-    Tu hai qualcosa… dimmelo. – continuò l’altra curiosa.
-    Bhè, in effetti sì. Il punto è che io sto assieme a Jude Sharp.
-    Lo so questo, Eri.
-    Fammi finire: io sto con lui e stanotte l’abbiamo fatto. – la sua faccia era seria ma se fosse stato per lei adesso il rossore aveva già preso il sopravvento.
-    D-davvero?? Ma è incredibile!! Io ancora non ho dato il primo bacio! – urlò l’altra. – Ma chi altro lo sa oltre a me?
-    Tutta l’Inazuma. – poi si chiuse la bocca con le mani.
-    Lo sapevo che facevi parte di quella squadra. – disse sorridendole.
-    Ora tu che sai tutto, devi andare a dirlo a tutta la scuola, ok?
-    O-ok… ma perché? – chiese Destiny piuttosto incuriosita.
-    Devo far vedere che anch’io so spargere voci e pettegolezzi. – Ma l’amica aveva una faccia molto confusa – Lascia stare, te lo racconterò.
-    Ok… oh, eccoci, siamo arrivate.
Erano davanti alla palestra e lì videro un po’ di gente. In mezzo c’era Shawn che era accompagnato da Marine che anche lei faceva la selezione.
Da una parte c’era il gruppetto dell’Inazuma: tutti i ragazzi affiancati dalle “rispettive ragazze”, ma non tutte quelle presenti partecipavano.
Infatti Valentine, Deborah, Chrystal, Nancy, Annie e Celia non vi partecipavano.
Per quanto riguarda le altre, cioè Guilty, Marine, Veronika, Martha e Silvia, con un’altra decina di ragazze, erano lì pronte con i rispettivi numeri: 6, 2, 25, 12 e 66. Tutti avevano un numero. Anche i ragazzi. Ognuno aveva il suo regolare numero di maglia della squadra, tra quei mucchio di adolescenti c’era anche il numero 14.
-    Erika – la chiamò Jude.
-    Ah, Jude, se tu. – disse lei come spaventata. – Cosa vuoi? – chiese calma.
-    Volevo solo dirti che mi… - ma fu interrotto bruscamente dal professore che indicò a tutti i presenti di scaldarsi per altri 5 minuti.
-    Mi dispiace, Jude, ma mi devo andare a cambiare. Ci vediamo dopo e… buona fortuna. – disse velocemente la ragazza per poi scappare nello spogliatoio.
Lasciò un Jude scosso, triste, dispiaciuto come non mai, anzi no: forse un po’ come quella mattina a ricreazione. Ma il ragazzo non attese molto che la ragazza a cui pensava giorno e notte uscì con un paio di pantaloncini neri e una maglia blu scurissimo. Ovviamente le scarpe da ginnastica completavano il tutto.
-    Bene! – incominciò il prof. – Faremo prima le selezioni per la corsa maschile, e poi passeremo alla femminile, ok?
E detto fatto, i ragazzi (quasi tutti dell’Inazuma) si misero ai loro posti. Intanto le ragazze stavano sedute sulla panchina lì vicino a riscaldarsi. Ma ovviamente la maggior parte di esse stava guardando le selezioni dei compagni.
La prova consisteva in una corsa continua: gli ultimi che si sarebbero fermati, sarebbero andati alla corsa. Semplice, pensò Erika. Facile, pensò Jude.
Tutta la squadra dell’Inazuma era presente e ed era pronta assieme ad altri due ragazzi. Partirono e subito tutti notarono che la resistenza fisica dei due sconosciuti era sicuramente scarsa rispetto ai calciatori. E perciò, dopo pochi minuti di estenuante corsa, si dovettero fermare. Due in meno, disse tra sé e sé Jude con un sorrisetto compiaciuto e trionfante in volto.
La corsa continuò piuttosto amichevolmente visto che i partecipanti erano tutti grandi amici. Ognuno, però, aveva in testa solo una cosa: vincere, vincere a basta. Forse per fare vedere alle ragazze di cui erano immensamente cotti che valevano qualcosa. Dopo circa mezz’ora di corsa, Darren, Axel, Xavier, Mark, Austin e Jordan si fermarono: erano davvero sfiniti! Come avrete ben immaginato, ogni ragazza, rispettivamente Veronika, Valentine, Annie, Silvia, Chrystal e Deborah, corse dal proprio “ragazzo” lasciandolo letteralmente di stucco.
La selezione però continuava e David, Jude, Caleb, Shawn, Harley e Francesco continuarono a correre per un’ altra mezzora abbondante.
Mentre correva, Jude si accorse che Erika lo continuava a guardare senza proferire parola con nessuno: aveva occhi solo per lui, in qualche modo. E perciò il 16enne fece un bel respiro e si disse mentalmente che non doveva arrendersi proprio ora. Poco dopo arrivò il fischio del professore che fece fermare tutti. E incitò le ragazze a sistemarsi ai posti di partenza.
-    Complimenti, Jude, davvero molto bravo. – bisbigliò Erika quando il ragazzo la sorpassò. L’latro sorrise semplicemente.
Il fischio d’inizio fece partire le ragazze ad una velocità strabiliante, ma questo portò ad alcune a fermarsi, e tra queste c’erano Silvia e Marine. Ma Eri non ci fece molto caso e continuò a correre dietro a Martha e Veronika e affianco a Guilty. Il sorriso di quella ragazza non le piacque molto, e perciò spinse ancora di più e passò avanti anche alle due che fino a pochi minuti prima le stavano avanti.
Pensò in quei minuti a come sarebbe potuto essere se avesse partecipato a quella corsa campestre. Ma ben presto la fatica si fece sentire anche per le altre presenti: Guilty e altre 3 ragazze abbandonarono. Erano rimaste in 3 dopo circa 45 minuti.
Martha e Veronika tornarono in testa, ma questo le portò ad usufruire di molte, anzi troppe, energie ed anche Veronika lasciò.
In due, quella corsa la gareggiavano in due sole persone. Una affianco all’altra, senza mai smettere di correre per un secondo.
-    “Vincerò io, perché ho il fisico più slanciato!” – pensò Martha rivolgendo uno sguardo al proprio ragazzo che la continuava ad incitare.
Ma le sue parole pensate furono nulle contro il fischiare del professore che mandò tutti a cambiare. Erika sentiva ancora gli occhi di Jude addosso. E non si sbagliò, visto che appena si fu girato, si ritrovò il ragazzo dietro.
-    Molto brava…
-    Lo so. Senti Jude, io vado a cambiarmi. Ci vediamo dopo, ok? – disse lei asciugandosi un po’ con l’asciugamano.
-    No, ora mi sono stancato: voglio parlare adesso con te, e non dopo, o tra 3 giorni, capito? – disse strattonandola per un braccio.
-    Attento a come parli, capitano. Tieni la bocca chiusa per una volta. – lo disse con voce ferma. Ma la loro discussione fu interrotta proprio sul più bello.
-    - ragazzi, ho qui i nomi di coloro che parteciperanno alla corsa. – annunciò il professore con una scheda in mano. – Per quanto riguarda i ragazzi, parteciperanno: Jude, – il ragazzo fece un sorrisino alla fidanzata che non ricambiò – David, Shawn, Harley, Francesco e Caleb.
I ragazzi e le rispettive “ragazze” furono più che felici per la notizia.
-    Per le ragazze… - disse un po’ scocciato il professore grattandosi la nuca – ho deciso una cosa piuttosto importante.
Erika non l’ascoltò affatto e avanzò verso l’insegnante sotto lo sguardo indagatorio di Jude che la seguì.
-    Ho deciso che solo una ragazza andrà alla corsa – il cuore le si fermò – e si tratta di Martha. – e solo allora Erika fece due passi indietro e cominciò a camminare verso l’uscita per andare forse negli spogliatoi.
-    Non è possibile… - disse sottovoce Jude – Ma come diavolo è possibile, professore, eh?! – urlò alla fine infuriato il ragazzo che non si spiegava il motivo di quella scelta.
-    Il motivo lo può sapere solo la diretta interessata. – rispose l’uomo andando nella direzione in cui si era avviata la 14enne.
Ma il ragazzo non lo capiva: perché non scegliere anche Erika?
L’insegnate arrivò con passo spedito nello spogliatoio femminile e chiamò fuori Erika che si era solo cambiata la maglietta.
-    Mi dica – disse Erika troppo intenta a legarsi i capelli. Ma la rabbia si faceva sentire comunque.
-    Mi dispiace non averti preso: sei molto veloce e scattante, ma…
-    Me lo può dire, sa? – disse con un sorriso finto.
-    Non hai il fisico. Mi dispiace, ora devo andare. Buona giornata Sky. – e se n’andò lasciandola con uno sguardo perso nel vuoto: lei non aveva il fisico per correre allora. Lei in questo modo non poteva correre, in pratica. Tutto il mondo le si rivoltò contro. Non ci aveva mai pensato. Ok: magari non era magrissima quanto Guilty o Martha o Deborah però era forte e scattante con i riflessi pronti.
Solo una persona ascoltò quella conversazione.
-    Tutt’apposto?
-    È? Oh, sì, stai tranquillo Caleb.
-    Mi dispiace… - disse lui guardando da un’altra parte.
-    Ma lascia stare: non era destino! – disse socchiudendo gli occhi per non piangere – E poi a me non importa niente della corsa campestre.
-    Sicura che stai bene?
-    Sì. Ora vai dagli altri, che senno si preoccuperanno.
-    Ok… ciao, Eri.
Se n’andò anche lui e la solitudine avvolse la ragazza. Gli occhi le pizzicavano ma lei era forte e non poteva permettersi di piangere. Lei era migliore degli altri, anche se non aveva il fisico per correre.
Forse fu meglio così: forse è stato meglio non vedere ciò che sarebbe accaduto.

 

Spazio autrice

Lo so che sono in ritardo, ma ora ho postato quindi siate tutti più felici ^^
Allora, Erika non è stata presa per la corsa, ma non si abbatte tanto facilmente. Che ne pensate?
E secondo voi, il piano di Guilty e Caleb ha già avuto inizio? Fatemi sapere come secondo voi andrà avanti questa storiella ^^
Una recensione per rendere una persona felice… non credete anche voi???
Spero davvero che vi sia piaciuta ** e spero che recensiate in molti.
Tanti bacioni,
B_E_K
p.s. aggiornerò presto anche su Maledetto Cognome, promesso ;)

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Capitolo 12
*** L'Amore Eterno ***


Capitolo 12

Tornata a casa, Erika si accorse di dover lavare il completo da calcio, visto che il giorno dopo avrebbe avuto gli allenamenti di calcio. E così prese gli indumenti e li portò fino alla sua lavatrice accendendola e mettendola in moto.
Dopo poco si sdraiò sul letto e rimase lì per forse una mezz’ora a pensare a quello che era successo durante quell’orribile mattinata: non essere presa per la corsa campestre di Tokyo non era fantastico se poi eri convinta che ce la potevi fare, no?
Forse era meglio se la smetteva di correre, di giocare a calcio e di pensare all’Inazuma. Forse era meglio per tutti. Lei non aveva il fisico per correre. E se lo doveva mettere in testa. Doveva capire che nulla poteva risolvere quella cosa che per lei non è mai stata un grosso o grave problema: giocava con la sua squadra finalmente e mai nessuno le aveva detto che non poteva perché non aveva un fisico da atleta nata.
-    Peccato… mi sarebbe piaciuto poterci andare con i miei amici. – disse a bassa voce. In casa non c’era nessuno, nemmeno suo cugino. Forse doveva uscire con Celia o forse era rimasto per qualche corse extrascolastico.
Si alzò velocemente per arrivare al pc. Lo accese e aprì immediatamente Msn. Notò che erano connesse le sue amiche, Marine, Valentine e Nancy. Tutte e tre le dissero che non era un problema non essere stata presa per quella maledetta corsa: infondo lei giocava già con l’Inazuma ed era questo ciò che contava maggiormente. Erika era felice di avere delle amiche così. Davvero molto. Poi si ricordò che le prime due, Mary e Vale, avevano nel pomeriggio un appuntamento. E pensando a Shawn e ad Axel “romantici” le fece strano.
Poco dopo, verso le 16:00, le sue amiche si disconnetterono. Ed entrò qualcun altro, Jude.
-    Ehi, Eri, amore, tutt’apposto? – le scrisse lui.
-    Sì, sì, stai tranquillo, Jude. Tutto bene, come sempre d’altronde, no?
-    Ok, mi voglio fidare. Senti, ti volevo chiedere scusa per stamattina: so che non ho fatto la cosa giusta. Non volevo ferirti, ma pensavo davvero che volessi farlo sapere in giro… mi perdoni?
Erika ci mise un po’ per rispondere. Il problema non erano le scuse di Jude, ma il fatto che lei fosse andata a dire a Destiny cos’era successo quella notte e di andare a dirlo a tutti. Ma cosa cavolo le era passato per la testa? Forse era stata la rabbia, ma sapeva che la verità prima o poi sarebbe venuta a galla e non poteva mentirgli. Ma se gli avesse detto la verità lui probabilmente l’avrebbe lasciata, non credete?
-    Ma certo, tesoro. Infondo ciò che hai fatto tu non è nulla di che, no?
-    Bhè, stamattina non la pensavi così. Che ti è successo?
-    Nulla, nulla. Però ho riflettuto e credo di essermi sbagliata a scappare oggi a ricreazione. Quello che hai fatto tu non è nulla di grave, non pensi? E poi anche se avresti detto agli altri cos’era successo stanotte, non penso che sarebbe stato così orribile da fuggire via. Vero, Jude?
-    Mmm… che hai, Erika? Sei strana.
-    Non è vero… senti vado che devo fare i compiti. Ci vediamo domattina a scuola, ok?
-    Ok, se lo dici tu. Che dici se ti vengo a prendere io domattina?
-    No, non voglio farti alzare prima. Dai, ci vediamo a scuola. Ciao, Jude.
-    Ok, ciao, Erika. Ti voglio bene.
Eri si disconnesse velocemente: non voleva sentirsi ancora di più in colpa. Lui s’era scusato ed aveva compreso lo stato d’animo di lei, ma ora che poteva fare? La situazione stava letteralmente peggiorando.
Intanto nel parco vicino al campo dell’Inazuma.
-    Ti va di fare due tiri? – gli chiese Marine prendendo la palla e palleggiando col ginocchio un po’. Tutto questo sorridendo.
-    Ok, ma al cinema: non ci andiamo più? – chiese Shawn sorpreso da non troppo lontano.
-    Sì, ma non mi va ora. Pensiamoci dopo. Prendi la palla se ne sei davvero capace. – e la ragazza castana con le ciocche bionde scappò verso la porta. Shawn la seguì immediatamente, anche se per raggiungerla c’ha messo un pochino. Ma nonostante tutto le soffiò via la palla con pochi movimenti, quasi impercettibili. Marine ne fu veramente molto sorpresa, e così fece la finta offesa. Il ragazzo se ne accorse subito, anche perché non aveva gli occhi sul pallone ma più che altro sull’amica, e le si avvicinò premuroso. La guardò per un poco negli occhi verdi scuro e le sorrise.
-    Proviamo a fare come Jude d Erika, eh? – gli chiese prendendo con i piedi molto lentamente il pallone.
-    Cosa intendi? – domandò l’altro confuso. Una strana idea affiorava nella sua mente ma non l’avrebbe mai esposta all’altra.
-    Un tiro combinato! Dai, proviamo, magari esce qualcosa di forte, non credi Shawn? – chiese con fare malizioso. L’altro annuì semplicemente anche perché non riusciva proprio a dirle di no.
I due, dopo circa un’ora a provare ed a riprovare, fecero un ultimo tentativo anche perché dovevano dirigersi verso il cinema.
-    Dai, l’ultimo, promesso! – disse lei con il fiatone.
Riprese a correre con il pallone tra i piedi e vicino alla porta fece una specie di slalom con l’albino: una raffica si fece largo senza troppi problemi nel campetto. Una lastra enorme di ghiaccio portò la palla alla porta e la mise in rete.
-    Il vento causato dalla mia farfalla…
-    … e il ghiaccio della mia bufera…
-    Hanno formato una raffica glaciale!! – urlarono all’unisono. Si ritrovarono abbracciati e pochi secondi dopo Marine si staccò.
-    Scusami…
-    Non fa nulla. Infondo mi hai fatto un favore – dicendo ciò le accarezzò la guancia e le scostò una ciocca di capelli che le ricopriva i suoi grandi occhi.
-    Che intendi?
-    L’avrei sempre voluto fare io, ma non ne ho mai avuto il coraggio. – l’altra lo guardava con uno sguardo un po’ imbarazzato – Il punto è che credo di essermi innamorato di te, Marine. – disse un po’ rosso.
-    Anch’io – rispose l’altra con lo sguardo basso. Ma non fece in tempo a direzionare gli occhi a terra che si trovò le labbra di Shawn appiccicate alle sue.
Forse il cinema non serviva affatto.
Intanto al cinema…
-    Sei sicura di voler andare a vedere un film d’amore? Insomma: ce ne sono tantissimi d’azione e… - incominciò il biondino.
-    No, voglio un film super romantico… ti prego Axel! – disse supplicante Valentine con due occhioni da cucciola ai quali il ragazzo non seppe resistere.
-    Ok, ok… - poi pensò: infondo un film d’amore poteva essere un metodo ancora più efficace per abbracciarla un pochino.
Entrarono nella sala e subito presero i posti in fondo. Meglio stare più appartati, pensò Axel facendo sedere l’amica. Il film iniziò e dopo pochi minuti Vale si addormentò sulla spalla dell’altro.
-    Vale, svegliati, dai – le sussurrò ad un orecchio.
Ottenne solo un mugugnare continuo e perciò, per paura che li potessero cacciare, la prese in braccio e se ne andò con una Valentine ancora addormentata tra le sue braccia.
Quando arrivarono al campo dell’Inazuma, la ragazza s’incominciò a svegliare.
-    Ma come cavolo siamo finiti qui? – chiese guardandosi sorpresa intorno. Poi vide Axel sorriderle e divenne rossa, quel poco che bastava per renderla dolcissima.
-    Ti sei addormentata e ho pensato di portarti qui: mi sembra più romantico. – disse guardando il tramonto che gli si presentava davanti.
-    Sì, hai ragione… - disse a bassa voce ancora per la vergogna la 15enne.
Lo sguardo di Axel andò, dopo poco, sul volto arrossato di Valentine che continuava a non accorgersene.
-    Tu per me sei importante – sussurrò lui tra i capelli dell’altra.
-    Finalmente l’hai ammesso… - rispose sorridendo mantenendo sempre la sua attenzione sullo spettacolo difronte a sé.
-    E voglio che tu stia con me, e con nessun altro.
A quelle parole le guance di Vale divennero ancora più rosse. Ed Axel non esitò troppo a baciarla dolcemente, avvicinandosi piano piano.
Si staccarono e lui non ne fu troppo contento.
-    Ti va di fare due tiri? – chiese la ragazza alzandosi in piedi e prendendo il pallone lì vicino. Forse qualcuno di nostra conoscenza l’aveva lasciato lì di proposito.
-    Ok. – e dopo poco si ritrovarono a correre su e giù per il campo.
Poi, forse per sbaglio, unirono le loro tecniche per crearne una più forte che mai: 3 furetti con il manto di fuoco (un po’ come il Pinguino Imperatore) partirono dietro alla palla e lasciarono quei due a bocca aperta.
I furetti di Valentine avevano il pelo di fuoco, proprio dell’elemento che Axel padroneggiava al meglio.
Il pomeriggio dopo si incontrarono tutti agli allenamenti.
-    Ragazzi, la settimana prossima abbiamo una partita davvero importante contro Polis High School. Quindi ci vorrà molto impegno, ok? – disse ad alta voce Jude alla squadra. E tutti, come al solito, risposero con un fragoroso sì.
Stavolta i gruppi furono diversi dall’altra volta. Sarebbe stato a coppie ed ogni ragazzo poteva scegliere con chi stare.
-    Con Erika… - disse Jude.
-    Io con Martha – disse Harley.
-    Marine – disse Shawn.
-    Valentine è mia! – urlò Valentine.
-    Chrystal sta con me – disse Austin.
-    Veronika!! – gridò Darren.
-    Nancy, vuoi stare con me? – chiese David.
-    Deborah, dove sei? – disse Jordan.
-    Guilty? – disse infine Caleb scocciato.
-    Ok, allora io e Xavier staremo insieme – disse Mark un po’ dispiaciuto.
Gli allenamenti incominciarono molto bene e finirono ancora meglio.
Insomma: queste coppie erano sempre le stesse, ma era divertente vederli litigare a volte per uno stupido pallone.
-    Veronika? – la chiamò Darren timoroso.
-    Sì? – rispose lei prendendo la palla in tempo prima che uscisse dal campo.
-    Tu mi vuoi bene?
Arrossì all’improvviso. Non se la sarebbe mai aspettata una domanda del genere da un ragazzo di quel tipo.
-    I-io? Ecco… - cominciò per poi ritrovarsi senza parole. Le mani incominciarono ad intrecciarsi.
-    Scusa la domanda, ma pensavo che a te piacesse David. – affermò Darren con sguardo basso prendendo in mano la palla.
-    No, a me non piace affatto. A te non piace Nancy? – chiese lei guardando i due in questione.
-    Non più ormai… mi piace un’altra. Molto più bella. – finì con un sorriso che fece star meglio Veronika.
Un’altra coppia.
-    Mi piace allenarmi con te, sai, Nancy? – le chiese sorridendo Dave.
-    D-davvero? – arrossì di botto e non accorgendosene si ritrovò la palla tra i piedi e così inciampò su se stessa; cadde sul poveretto che la guardò inizialmente preoccupato.
-    Tutto bene, piccola? – Piccola? Che nomignolo, pensò la ragazza. Il cuore incominciò a battere forte.
-    Sì, g-grazie… disse rialzandosi velocemente, ma lui l’afferrò per un braccio e la fece cadere su di sé.
-    Ehi, mica ti ho detto di andar via… - le sussurrò sulle labbra. Lei spalancò gli occhi per quell’affermazione fatta, e dopo poco si trovarono a baciarsi sotto lo sguardo di tutti i presenti.
-    Ti amo… - dissero all’unisono.
Da qualche altra parte…
-    Visto? Erika non è stata presa per la corsa campestre e perciò ci andrà solo Martha per la femminile. – disse strafelice Guilty a Caleb che la guardava un po’ contrariato.
-    E ne sei felice? Insomma, diciamoci la verità: Eri aveva tutto il diritto di parteciparvi, ed invece non è stata presa. Non è giusto.
-    Questo lo dici tu! E poi non ha il fisico, l’ha detto pure il prof, no? – disse ridendo.
-    Ma come ti permetti?! Lei è perfetta così com’è e non ha bisogno di una corsa per essere migliore di qualcun’altra. Lei va bene così. Ed è meglio di tutte voi messe insieme. – disse arrabbiandosi Caleb. Solo allora la ragazza si rese conto dell’amore che provava il suo compagno nei confronti delle ragazza che più le stava antipatica.
-    La ami troppo. E sai che c’è? Sono così buona da farti felice. Li faremo lasciare promesso. – disse porgendogli la mano. Lui esitò: se li avessero fatti lasciare, sicuramente Erika ci sarebbe stata male, ma se l’avessero fatto lei sarebbe stata finalmente sua.
-    Ok, ma non dovremo farla soffrire.
-    Tanto non lo farà: lei non ama davvero Jude. – affermò lei sotto lo sguardo confuso di Caleb.
Finiti gli allenamenti Jude chiamò la sua fidanzata per dirle una cosa.
-    Che è successo, Jude? – chiese lei spaventata.
-    Nulla, nulla. Ti volevo solo dire che ti amo.
-    E mi avresti chiamata solo per questo?! – fece lei irritata leggermente. Ok: il romanticismo era stupendo, ma a volte era così petulante.
-    Non solo… - disse Jude frugando nella tasca del giacchetto. – Ti volevo dare questa.
Lo sguardo di Erika si posò su una collanina a forma di cuore d’oro bianco. Con due incisioni: una con scritto Erika e l’altra Jude.
-    È bellissima… - esclamò lei con gli occhi che le brillavano.
-    Ora la spezzerò almeno una metà a te ed una a me. – e detto fatto fece ciò che aveva detto, mettendole poi al collo il mezzo cuore con l’incisione del nome del ragazzo. E lui l’altra parte con il nome della sua ragazza.
Forse quello sarebbe stato il segno del loro amore, ma non tutti ne erano convinti. Ed una di queste persone era proprio lei, Erika.
Dopo un po’ decisero di tornare a casa ed Erika si mise sul divano beige del salone. Francesco la seguì a ruota sull’altro divanetto.
-    Come va con Celia?
-    Bene, bene… e tu con Jude? – il tutto senza guardarsi mei in faccia.
-    Bene, diciamo… - rispose insicura.
-    Dimmi la verità. – disse lui irremovibile.
-    È che… - e lanciò la collanina a forma di cuore al cugino che prese prontamente al volo. La guardò e sorrise.
-    Ti ama molto, non è vero?
-    Già… ma io non so… ecco, non mi sento tanto sicura di questo nostro “amore”. Siamo piccoli su certi aspetti. Ok: abbiamo fatto l’amore, ma non so. Io non sono mai stata un tipo indeciso, e lo sai. Ma ho paura, Fran. Che faccio?
-    Non lo so… so solo che tu gli stai continuando a mentire e questo non va bene per una coppia che ha fatto l’amo… - si fermò ripensando a ciò che gli aveva detto la cugina – Cosa avete fatto voi due??
Lo sguardo di Erika si fece timoroso: Francesco era estremamente geloso, e non se n’era nemmeno accorta di avergli detto quel minuscolo particolare.
-    Oh oh…
-    E già, eh: proprio oh oh, devi fare!! – disse alzandosi e puntandole un dito contro – Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?! Hai 14 anni Erika! e in questo modo avete inciso il vostro “amore” sul vostro corpo. Anzi: sul tuo.
-    Ma che dici, Fran? – non capì inizialmente le parole del 14enne. Solo dopo un brivido le traversò la schiena.
-    Hai pensato che potresti rimanere incinta?

 
 

Spazio Dell’Autrice

Allora, so che sono in ritardo e che questo capitolo fa schifo.
Non parla troppo della coppia principale e questo non va assolutamente bene.
Ma perdonatemi, vi supplico.
Solo oggi m’è venuto l’ispirazione, e forse non è nemmeno troppo buona.
Va bene, dai. Mi suiciderò, lo prometto.
Vi dico due cosucce: la prima Grazie, perché nello scorso capitolo ho raggiunto ben 13 recensioni (e tutte positive) da voi, splendide ragazze.
La seconda è che, sempre grazie a voi, ho avuto ben 1080 visite. E credo che non siano troppe poche.
Ho aggiornato anche su Maledetto Cognome e presto farò il seguito; vi anticipo che quella fic sta per terminare. Ah, un’ultima cosa: ho scritto una OneShot sul manga Naruto. Tratta di un’amicizia speciale e spero che la leggiate. Si chiama Siamo Cresciuti Ed Io Voglio Vivere.
Vi voglio bene,
Beatrice

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Capitolo 13
*** Fiducia ***


Capitolo 13

Non poteva essere vero, andiamo. Quelle parole che le sfiorarono per un istante solo la mente, bhè, erano assurde, no?!
Insomma: non poteva essere incinta, no? Vero?!
Aveva 14 anni, cavolo, mica era sua intenzione procreare, eh! Lei non… poteva…
In quei minuti di riflessione, Erika rimase immobile, con davanti un Francesco zitto, fin da subito. Sì, da quella frase che fece pensare così per tanto tempo la cugina adorata.
Se la guardava come se fosse diventata la ragazza più brutta a questo mondo, come se fosse la peggior cosa che i suoi occhi potessero osservare. Anche se, bisognava ammettere, che comunque le assomigliava molto: la sua faccia era sbiancata ed i suoi occhi erano rimasti per un tempo indefinito a fissare il vuoto. In quel momento sembrava uno zombie.
-    Erika… - sussurrò a malapena lui, cercando di attirare l’attenzione, anche se non ne ricevette molta.
Ormai la cugina era persa nei suoi pensieri più intimi e segreti. Era persa in un mondo dove una vocina le stava parlando di qualcosa, di cose che lei non voleva proprio sapere. Questa voce era soprannominata Coscienza.
Colei le diceva cose che, probabilmente, nessuno le avrebbe mai detto.
-    Ehi, signorina, ma hai pensato due volte prima di andare al letto con quel ragazzo, eh? O l’hai fatto così, per puro svago? No, dimmelo, perché io non so bene cosa ti sta prendendo, eh. – Continuava a ripeterle.
Che domande: lei l’aveva fatto perché Jude è innamorato di lei, no? Quindi… mi pare logico.
Ok, ma la cosa che la tormentava di più era un’altra: poteva davvero aver dato “vita” ad un essere? Poteva lei, forse inconsciamente, creare una nuova creatura? Poteva lei, poi un giorno, prendersene cura?
La crisi emotiva la scaraventò a terra, letteralmente. Accasciata a terra, aveva ancora gli occhi fissi nel vuoto e si perdeva dietro a quella solita voce che le faceva quel tipo di domande.
-    Ehi, cuginetta… - le si avvicinò Fran premuroso. Si accucciò a terra assieme all’altra e le mise un braccio attorno alle spalle. – Stai tranquilla, però: non ti ho mai visto troppo preoccupata.  – Le comunicò dolcemente all’orecchio.
Ma tanto questa non l’ascoltava minimamente. Troppo presa dai suoi pensieri, da quelle ipotesi che la stavano torturando, tanto da farle scoppiare la testa.
Testa dolorante, stomaco contorto e occhi che bruciavano. Bhè, questi ultimi si sono sfogati con delle lacrime calde lungo il viso di Erika. Scendevano silenziose quelle gocce. Senza che la ragazza singhiozzasse. Nulla.
Ma il cugino se n’accorse fin da subito, e così gliele asciugò prontamente. Era strano vederla piangere. Forse aveva esagerato con quella frase, che, magari, poteva rivelarsi solo e soltanto che la più pura verità.
Il Giorno Seguente
-    Sicura di voler venire a scuola, Eri? – Le chiese il cugino da dietro la porta del bagno, dove l’altra si trovava.
-    Certo che verrò. Mica salto un giorno di lezioni per qualche lacrima di troppo, eh!! – Rispose lei aprendo la porta e cercando di non guardarlo negli occhi.
Ma tanto Fran sapeva benissimo che aveva trascorso tutta la notte a piangere sul cuscino celeste. L’aveva udita da mezzanotte alle prime luci dell’alba.
Uscirono velocemente e corsero verso scuola. Si stava facendo piuttosto tardi. Mentre correvano, Erika ripensò alla selezione per la corsa, alla quali, almeno secondo l’insegnate, non sarebbe adatta. Correva riflettendo su quella frase che le faceva capire che non era perfetta, come tutti quanti le avevano detto in passato.
Giunti nel giardino dell’edificio scolastico, i due cugini videro poco lontani dei ragazzi con al fianco certe ragazze della loro età. Ovviamente si trattava dell’Inazuma al completo. Erika diede un’occhiata per cercare il suo fidanzato, ma di lui nemmeno la traccia. Forse era in ritardo.
-    Dov’è Jude? – Chiese ad Harley. Il ragazzo aveva un braccio attorno alle spalle di Martha, che guardava storto Eri.
-    Credo che sia già in classe, ma ad essere sincero, non l’ho visto per niente oggi. Magari sta male… - Le rispose pensieroso senza dare troppo importanza all’espressione cupa dell’altra.
-    Oggi non viene a scuola, almeno così ha detto. – Uscì fuori Caleb con un’aria di chi la sapeva lunga, forse anche troppo.
-    E come mai? – Chiese Guilty al posto della ragazza dagli occhi smeraldo. Pareva molto interessata a quel discorso riguardante Sharp.
-    Doveva fare qualcosa di cui non so molto, direi… - Finì col dire Caleb che se ne andò verso l’entrata.
Durante la ricreazione
-    Tutt’apposto, Erika? – Chiese preoccupata Destiny, mettendole una mano sulla fronte per testare la temperatura corporea dell’altra.
-    Sì, certo… devo assolutamente parlare con Jude, ma non c’è oggi a scuola… - Rispose l’altra senza nemmeno degnarla di uno sguardo. La finestra l’attirava molto di più.
-    Capisco… ma ci sono problemi? – A quella domanda, Erika si girò di colpo. Solo allora notò che dietro a Destiny c’erano anche Beatrix e Dolly.
-    N-no… state tranquille ragazze.
Finite le lezioni
Erika camminava affiancata da Francesco e Celia lungo la strada che portava a casa sua. La ragazza dai capelli blu scuro sarebbe venuta nella loro abitazione per stare un poco con Fran.
Eri notò perfettamente che aveva gli sguardi dei due addosso, ma fece finta di nulla, per non destare troppi sospetti, almeno per quanto riguarda Celia, ovvio. Arrivati a casa, i due fidanzati si diressero verso la stanza del ragazzo; ma poco prima l’altra li fermò.
-    Tuo fratello? – Chiese alla bluetta con un’espressione indifferente ed impassibile.
-    Credo che stia a casa. Non t’ha detto nulla?
-    Di cosa? – Chiese ora un poco curiosa.
-    Oggi aveva una visita importante, o qualcosa del genere… - Buttò lì la bluetta andandosene di sopra con Fran, e lasciando sola la ragazza dagli occhi color dello smeraldo più luminoso.
Intanto, questa, pur di non rimanere come un salame lì, nell’atrio della sua casa enorme, si rifugiò nella sua tana, ovvero a dire la sua adorata camera. Tutta azzurrina, il suo colore preferito. Si sentiva bene tra quelle 4 pareti.
Si sedette sul letto, ma ben presto ci si sdraiò sopra. Prese da dentro il cassetto del comodino il suo amato MP3 nero lucido. L’accese senza assumere un’espressione che esprimesse felicità o tristezza. Impassibile.
Schiacciò il pulsante Play sulla prima canzone d’amore che le capitò a tiro. E solo lì si rese conto dell’errore che stava commettendo. Anzi: che aveva commesso, perché finalmente aveva compreso cos’era quel sentimento che provava nei confronti di Jude.
A lei piaceva il ragazzo, ma non l’amava. Non riusciva a definire il loro rapporto una relazione tanto seria da poterla istituire principalmente su questo profondo sentimento di cui lei, forse, non era consapevole.
Sicuramente c’è chi tra di voi dirà che Erika è stupida, sciocca e ignorante. Sì, può darsi anche. Ma lei stava con Jude solo perché ci stava bene insieme, non può dire di amarlo, almeno non quanto lui ama lei.
Intanto la canzone finiva, e lei rapidamente spinse per un paio di volte un pulsantino sulla tastiera per poi schiacciare nuovamente Play.
Partì una canzone piuttosto deprimente. Sì, un po’ come si sentiva lei in quel momento. Non riusciva ad immaginare lei con un neonato in braccio; perlomeno non ancora.
Aveva 14 anni: ok, è stato bello fare l’amore, però rimanere incinta non era un suo obbiettivo, sicuramente. Guardava il soffitto bianco panna. Vide lei e Jude, insieme, che cullavano questo fantomatico neonato che, probabilmente un giorno, avrebbe occupato la loro adolescenza.
No, non poteva essere, diavolo. Avevano una vita davanti: non avevano 20 o 30 anni!
Erano adolescenti, ragazzini, su certi aspetti forse anche un po’ bambini: non potevano permettersi di avere una vita tra le mani. Non ora.
Ma una domanda assalì Erika, profondamente immersa nei suoi pensieri: Jude aveva utilizzato un qualcosa per proteggerli?
Stufa di tutti quei dubbi, si alzò dal letto e si avvicinò alla scrivania con i scaffali. Prese il cellulare grigio argentato e notò diversi messaggi da Guilty e qualcun altro; non li lesse, che già aveva composto il numero di Jude.
Dopo 10 minuti
-    Ehi, Eri, Celia se n’è andata. – Disse calmo Fran quando aprì la porta della stanza della cugina adorata. Rimase scioccato quando la osservò assieme a degli abiti sparsi a terra, sul pavimento beige. – Ma è scoppiata la terza guerra mondiale, qui?
-    No, è che devo uscire e… - Rispose semplicemente l’altra con lo sguardo puntato sull’armadio color magnolia. Non osava alzare il suo sguardo su quello del suo fedele amico d’avventure.
-    Con chi? – Chiese ora serio.
-    Devo vedere assolutamente Jude. – A quel nome Fran sussultò visibilmente, e lo notò anche Erika, nonostante avesse lo sguardo puntato da un’altra parte. – Dov’è il problema? Spara.
-    Che dovete fare, eh? Vuoi rifarci l’amore?
Erika si girò per guardarlo ma ebbe come risposta solo un sorrisino malizioso, ma allo stesso tempo accusatorio.
-    No, ovvio che no, sciocco. Devo parlargli di… ecco… - Le parole le morirono in gola.
-    Del bambino che sicuramente crescerà in 9 mesi nel tuo grembo? Guarda: immagino già come ti potrebbe rispondere. – Aspettò che l’altra analizzò ogni sua singola parola. – Ti lascerà dicendoti che ciò che avete fatto è sbagliato, e che non ti ama più.
Quelle parole la lasciarono basita: perché la trattava così? Cos’aveva fatto di male?
Strinse la maglia che teneva tra le mani: desiderava strapparla per poi buttarla a terra con disprezzo. Avrebbe voluto spaccare l’armadio con un solo pugno. Avrebbe voluto fare quello che le pareva e piaceva.
-    Ti stai innervosendo, mh? Sai non ti conviene nelle tue condizioni.
-    Mi spieghi come cavolo fai ad essere così certo che io sia incinta, me lo vuoi dire, scusa? No, perché se sai qualcosa che non so, ti prego: dimmelo. – Disse tutto d’un fiato senza pentirsi minimamente di ciò che disse.
-    Lo sento; forse è il mio sesto senso. Chi lo sa! – Rispose quasi scherzando l’altro sedendosi sul letto morbido ad una piazza e mezza. Le fece cenno di seguirlo.
-    Che faccio? – Gli chiese preoccupata seriamente, ora.
Le mise un braccio attorno alle spalle.
-    Ha usato una qualche protezione?
-    Non lo so. Sinceramente in quell’istante non gliel’ho chiesto, sai com’è?!
-    Mh. – Poi riprese calmo come sempre. – Lui t’ha detto qualcosa di strano in questi ultimi tempi?
-    No, non mi pare. Ma perché queste domande? – Chiese Erika confusa più che mai.
-    Voglio sapere quello che potrebbe accaderti. – Si girò per guardarla negli occhi verdi che in quel momento erano spenti. – Non so cosa farei se ti accadesse qualcosa… - L’abbracciò velocemente, senza dare tempo all’altra di rispondere a quel gesto affettuoso.
-    Ti voglio bene, Fran.
-    Anch’io…
Ma ben presto delle lacrime incominciarono a scendere sul volto della ragazza mora.
-    Ehi, non piangere. Non eri tu quella che diceva sempre “Io non piango mai. E non inizierò proprio ora”? Dov’è quella ragazza a cui voglio un mondo di bene, eh? – L’abbracciò di nuovo. – Non ti preoccupare: ci sarò sempre io con te. Te lo prometto. Sei la cosa più importante della mia vita; sei l’unica persona che mi ha dimostrato un minimo d’affetto.
La ragazza continuò a singhiozzare sulla sua spalla. Si vergognava: non accadeva spesso di vederla così, in quello stato.
-    Che dirò a mia madre ed a mio padre? – Chiese flebilmente Erika asciugandosi una stupida solitaria lacrima.
-    La verità, Eri. Dovranno accettarla, lo sai.
-    Ma così poi… - Cercò di dirgli qualcosa ma lui le mise un dito sulle labbra.
-    No, la verità è la cosa sempre migliore, è la cosa più giusta del mondo; e tu questo lo dovresti imparare, sai.
Lo sguardo della ragazza dagli occhi color smeraldo andò a finire sui vestiti a terra sul pavimento.
-    Hai ragione, come sempre cuginetto. Scusami per tutto quello che ti faccio passare.
-    Tranquilla: ormai mi ci sono abituato. Ti vorrò bene per sempre, Eri. Non te lo scordare.
Al campo dell’Inazuma
-    Ciao, amore mio. Perché mi volevi parlare? È successo qualcosa? – Le chiese immediatamente Jude, non appena la vide fermarsi con sguardo perso davanti a sé.
-    No, nulla, tranquillo, Jude.
-    Cos’hai? – Chiese ora serio. Non gli piaceva quella sua espressione persa nel vuoto.
-    È che ti volevo parlare dell’altra notte. – Abbassò lo sguardo per colpa delle guance rosse.
-    Parli della notte della festa, forse? – Chiese sorridendole.
-    Sì, quella. Ma intanto camminiamo che senno mi distraggo troppo da ferma.
Questa frase lasciò Jude sorpreso: certo che la sua fidanzata era davvero molto strana.
Camminarono per circa cinque minuti in silenzio, finché lei non lo ruppe.
-    Voglio sapere una cosa. Dovrai rispondermi sinceramente. – Incominciò serissima.
-    Che vuoi sapere, Eri?
-    Hai usato qualcosa per… - Le guance di nuovo in fiamme.
-    Continua, ti prego. – Le prese la mano cercando di tranquillizzarla.
-    È vero che hai utilizzato qualcosa per proteggerci, vero? – Chiese tutto d’un fiato la mora guardandolo sinceramente negli occhi.
Jude le rispose con uno sguardo penetrante. Più che altro, su certi aspetti, un poco confuso: doveva capire dove la sua ragazza voleva andare a parare. Non riusciva a decifrarla.
-    Perché questa insolita domanda? – Le domandò lasciandole la mano.
-    Tu rispondimi e basta, ti scongiuro. – Lo disse a bassa voce, senza far udire a chi stava intorno la loro conversazione.
-    No… non ho utilizzato nulla.
Gli occhi di Erika si accesero di un verde brillante intenso: con lo sguardo rivolto a terra, trasmetteva una tensione terribile ed insopportabile al fidanzato, che la guardava preoccupato.
-    Cos’hai?
Cos’ho? Forse sono incinta, ecco cos’ho, gli avrebbe risposto volentieri; ma una morsa allo stomaco non le fece dire quelle parole che nacquero solo nella sua mente.
Le mani strette in pugni, si attaccarono lungo i fianchi. Sono in quel momento rialzò lo sguardo.
Jude vide solo due lacrime sulle rosee goti della fidanzato, anche perché scappò, correndo via come un’antilope. Sì, ricordava un animale velocissimo quando correva. Ma lui non la rincorse, non la seguì fino a casa sua. Non poteva sapere quello che gli sarebbe aspettato.
Perciò, il povero Sharp, rimase basito, forse anche scioccato, davanti ad una Erika velocissima quanto il vento. Sì, proprio come l’aria che lui stesso respirava.
Bar vicino alla Raimon Junior High
La mora dagli occhi smeraldo sorseggiava un cappuccino. Le piaceva da morire berlo in quella stagione. La tirava un po’ su di morale.
Sentì dei passi avvicinarsi, e credendo che fosse il suo ragazzo, disse – Non voglio parlare ora, Jude.
Ma non era lui. Così la ragazza si dovette girare, anche perché non le arrivava risposta dall’altro, chiunque fosse. Due occhi castani la fissavano. Qualche riccio ribelle le ricadeva sul volto pallido e pieno di lentiggini.
-    Oh, Guilty… - Accennò ad un mezzo sorriso.
-    Ehi, Erika. Cos’è quella faccia? – Le chiese, come se veramente le interessasse. Le si sedette accanto.
-    No, nulla. Grazie.
-    Non è vero. Mi stai mentendo, un po’ come fai con Jude.
Un pizzico di rabbia si accennò negli occhi verdi luminosi. Si girò completamente verso l’altra castana.
-    Che vuoi dire con questo?
-    Solo che non hai detto tutta la verità al tuo fidanzato, tutto qui. – Rispose tranquillamente mentre tirava fuori dalla borsetta viola dei soldi per pagare la spremuta d’arancia.
-    Parla chiaro con me, Guilty. – Erika si fece seria.
-    Senti, cara, mi vorresti dire che gli hai detto del fatto che tu non lo ami? Non ci credo neanche morta. – La fissò in quel verde smeraldo. – E dimmi la verità: tu non sei innamorata di Jude Sharp, vero?
Rimase in silenzio senza fiatare per due minuti netti.
-    Che te lo dice, eh?
-    I tuoi occhi, cara mia. E se è per questo ti dico anche che ce li hai gonfi perché hai pianto fino a cinque secondi prima che io arrivassi. – Le rivolse uno sguardo accusatorio. – Con me ti puoi confidare.
Erika non seppe cosa fare: dirle o no la verità? Si poteva fidare tanti da poterle dire che probabilmente aspettava un bambino?
La ragazza dagli occhi verdi ripensò al loro rapporto: ok, non andavano poi così tanto d’accordo, ma una cosa del genere, magari, l’avrebbe fatta cambiare.
-    Dovrai starti zitta, però.
-    Ok, ti do la mia parola.
E sorridendo, si diedero la mano.

 

Spazio Autrice

Ragazze e Ragazzi, grandi novità.
Ho scelto il vincitore del mio sondaggio sul nickname che dovevo cambiare…
*Rullo di tamburi*…
Il vincitore è …
Simo__Chan con il nickname DarkWolf (al quale apporterò una qualche modifica). Ho scelto questo poiché è semplice ma d’effetto. Non per preferenze. Allora gli altri sono (in ordine i primi 7):
-    _Moon_Of_Wolf_ (_Lonely_)
-    Devil penguin-star (Manga elevato 2)
-    WolfLovesJude (Simo__Chan)
-    KidouWolf__ (Simo__Chan)
-    Fire Devil Star (Marie16)
-    Ice Star Pam (Marie16)
-    Pam White Penguin (_Pandora_)
Vi ringrazio tutti quanti…!
Allora, spero che vi sia piaciuto questa minuscolo capitolo. Tanti bacini,
Bea Chan

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