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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Cap.01 The Wizard With Golden Hair *** Capitolo 2: *** Cap.02 The FLATs' house *** Capitolo 3: *** Cap.03 His Mother And Her Little Sister *** Capitolo 4: *** Cap.04 Memories and Love *** Capitolo 5: *** Cap.05 The sixth apprentice's return *** Capitolo 6: *** Cap.06 The Truth *** Capitolo 7: *** Cap.07 Embarassment *** Capitolo 8: *** Cap.08 All together again *** Capitolo 9: *** Cap.09 Revelations *** Capitolo 10: *** Cap.10 Screams By Heart *** Capitolo 11: *** Cap.11 To Luna Park *** Capitolo 12: *** Cap.12 You, Me and a Date *** Capitolo 13: *** Cap.13 Waterhole? *** Capitolo 14: *** Cap.14 Feelings *** Capitolo 15: *** Cap.15 Maybe… I love you *** Capitolo 16: *** Cap.16 Misunderstanding *** Capitolo 17: *** Cap.17 To find a friend *** Capitolo 18: *** Cap.18 Abandon all hope ye who enter here. *** Capitolo 19: *** Cap.19 The place of relegated freaks *** Capitolo 20: *** Cap.20 The helpers of the Queen *** Capitolo 21: *** Cap.21 A jump in the time ***
Capitolo 1 *** Cap.01 The Wizard With Golden Hair ***
TOGETHER
TOGETHER
Something just isn't right / I can
feel it inside
The truth isn't far behind me / You
can't deny
When I turn the lights out / When I
close my eyes
Reality overcomes me / I'm living a
lie
When I'm alone I / Feel so much
better
And when Im
around you / I don't feel
Together / It doesn't feel right at
all
Together / Together we've built a
wall
Together / Holding hands we'll fall
Hands we'll fall
This has gone on so long / I realize
that i need
Something good to rely on / Something
for me
When I'm alone I / Feel so much
better
And when Im
around you / I don't feel
My heart is broken / I'm lying here
My thoughts are choking on you my
dear
On you my dear / On you my dear
When I'm alone I / Feel so much
better
And when Im
around you / I don't feel
When I'm around you / When I'm
around you
I don't feel together / I don't feel
together
When I'm around you / When I'm
around you
I don't feel together, no / I don't
feel together
Capitolo 1
The wizard with
golden hair
Primo giorno di scuola. Una ragazza dai capelli blu
camminava in direzione della scuola. D’improvviso si fermò davanti ad una
vetrina. Si specchiò.
I capelli sono a posto. La divisa anche. Bene! Devo solo
sfoggiare un bel sorriso per dare una buona impressione. Non voglio che
prendano per la solita Aiko irascibile... Così va
benissimo! Ed ora a scuola!
Si rincamminò in direzione di una grande struttura dalle
pareti verdi e dalle grandi finestre. Arrivò davanti ad un cancello. Entrò e
salì le scale fino ad arrivare ad una classe. Lì non c’era ancora nessuno, ma
da un momento all’altro sarebbero arrivati tutti i suoi compagni. Tra i
professori e i genitori era girata la voce che quest’anno ci sarebbe stato un
nuovo compagno.
Chissà com’è? Un sapientone o uno bello? Uno atletico o
uno noioso?
Mentre Aiko si poneva queste
domande e poggiava la borsa su uno dei banchi in fondo, una persona entrò.
“Aiko!! Ciao!!”
Aiko si voltò e vide un viso
familiare.
“Naoko!!”
Una ragazza dai capelli verdi stava sulla porta sorridendo. Aiko le corse in contro e l’abbracciò.
“Che bello rivederti dopo tre mesi di vacanze!!” urlò Naoko colma di gioia.
Aiko aveva conosciuto Naoko tre anni prima, durante il primo giorno di scuola.
Era arrivata in ritardo, come le succedeva spesso, e aveva notato la ragazzina
dai capelli verdi in disparte. Naoko le aveva sorriso
timidamente, mentre lei parlava animatamente con un ragazzino dai capelli
rossi. Sembrava che lo conoscesse da sempre, mentre lei non conosceva ancora nessuno.
Aiko le si era avvicinata e si erano presentate l’un
l’altra. Così avevano fatto amicizia ed ora erano amiche per la pelle, nonché
compagne di banco.
“Hey! Hai saputo di quello nuovo?”
le chiese Aiko, sciogliendo l’abbraccio.
“Eh, sì! Sai che stamattina sono passata davanti all’aula
dei prof?” le rispose l’altra con un sorriso più ampio.
“E per fare cosa?”
“Per vedere se quello nuovo era già arrivato.”
Aiko scosse la testa tra il
disperato e il divertito.
“Sei proprio una ficcanaso!”
“E dài! Non ho fatto niente di
male!” rise l'altra.
“Ma almeno l’hai visto?” chiese poi la sportiva, curiosa.
“Di sfuggita, però ho visto che aveva i capelli color
dell’oro... Sarà bellissimo... O bellissima, boh!”
“Come bellissima!?”
“Beh, aveva i capelli lunghi fino alle spalle ed erano
legati in un nastro azzurro.”
“Ma allora è una ragazza!”
“Non ne sono sicura... Indossava la divisa maschile...”
Aiko storse il naso.
“Cosa? Avremo come compagno un effeminato?”
Naoko rise di nuovo.
“Non esagerare ora...”
Intanto alcuni dei loro compagni erano entrati in classe,
chiacchierando del più e del meno.
Un ragazzo dai capelli rossi, avendo sentito la discussione
delle due ragazze, si avvicinò ad Aiko.
“Io so per certo che è un maschio!” disse tutto impettito.
“Anrima...? Come fai a saperlo?”
gli domandò Aiko.
“Avanti qualcuna di voi indosserebbe mai una divisa
maschile?” continuò lui come se fosse ovvio.
“Io no!” disse Naoko.
“Io neanche!” disse Aiko.
“Vedete! E’ sicuramente un maschio! Poco virile direi, a sentire
la descrizione di Naoko.” confermò lui sicuro di sé.
Un professore entrò in classe. Tutti i ragazzi si
precipitarono ai propri posti. Al seguito dell'insegnante c’era un ragazzo con
i capelli dorati e gli occhi azzurri. Tutte le ragazze guardarono con aria
sognante il biondino, tranne Aiko. Aveva come
l’impressione di averlo già visto e questo era molto probabile visto che lei
riusciva spesso a dimenticare le cose e, in questo caso, le persone.
“Da questo momento in poi, lui sarà un vostro nuovo compagno
di scuola.” disse il professore “Cercate di andare d’accordo e soprattutto
accoglietelo come se fosse un vostro fratello!” poi si rivolse al ragazzo in
questione “Ed ora presentati!”
Il biondino, che fino ad ora aveva tenuto lo sguardo a
terra, alzò la testa e mostrò un bel sorriso.
“Il mio nome è Leon Sokuryoku!
Spero che andremo d’accordo!”
Aiko non riusciva proprio a
ricordare. Dove lo aveva visto?
Dove l’ho visto? Dove? Leon Sokuryoku...
Leon... Aspetta un attimo!! Leon!! Quello dei flat!! Il mago!! Quello che mi
rompeva le scatole con assurde sfide!! Che ci fa qui? Perché non è al castello
di Akatsuki con tutti gli altri? Perché?
“Bene!” disse il professore e indicò un posto vuoto “Sokuryoku, và a sederti vicino a Senoo.
Lì!”
“Sì, professore!” rispose Leon.
Oh, noooooo! Perché proprio
vicino a me?
Il biondino si sedette nel banco accanto a quello di Aiko.
“Salve!” disse.
“C... ciao...” sussurrò Aiko senza
guardarlo.
Fa che non mi riconosca...
“Era da tanto che non ci vedevamo.”
“Non so di cosa parli.” disse lei subito, come se avesse
previsto quello che il ragazzo stava per dirle.
“Avanti, non fare la finta tonta.” insisté lui, ma lei non
rispose.
Aiko continuò a fissare il libro
di matematica, fino a che gli occhi azzurrissimi di lui non la attirarono.
“Il mondo della magia è così noioso, e così sono venuto a
trovarti. Mi mancavi.”
Lei arrossì, chinando di nuovo la testa.
Gli mancavo...?
“Non mi ricordo di averti mai incontrato.” disse lei
girandosi di nuovo a guardarlo.
Il suo sguardo duro faceva intendere che non avrebbe ceduto
così facilmente, a meno che non fosse giunta l'Apocalisse.
“Allora ti rinfresco la memoria.” disse lui di tutta
risposta.
“Eh?” fece lei.
Il ragazzo cominciò a guardare con insistenza la finestra
chiusa. I ciuffi ribelli che aveva in testa si mossero e questa si aprì. Una
folata di vento sfogliò i quaderni che si trovavano sui banchi.
“Potete chiudere la finestra per piacere?” ordinò il
professore.
“Ma prima era chiusa...” disse uno degli alunni.
“Non mi importa chiudetela!” ripeté il professore.
Uno dei ragazzi si alzò per chiudere la finestra. Fece un
grande sforzo, ma, niente, la finestra non si chiudeva.
“Professore, non riesco a chiuderla...”
“Non faccia lo spiritoso! Avanti la chiuda!” lo sgridò il
professore indignato.
Il ragazzo riprovò, ma non ci riusciva proprio.
“Adesso basta! Lasci fare a me!” disse il professore
arrabbiato, dirigendosi verso la finestra.
Anche lui fece un grande sforzo. Intanto molti dei test
d’ingresso, che erano sulla cattedra, ora svolazzavano per la classe a causa
del vento.
“Basta! Ho capito!” disse Aiko a
Leon, allarmata “Mi ricordo di te! Mi sono ricordata fin dall’inizio, ma ora
smettila! Smettila di usare la magia, ti prego!”
I ciuffi del biondino smisero di muoversi. La finestra si
chiuse di botto, facendo cadere il professore e suscitando delle risa.
“Visto!” disse il prof, rialzandosi “Basta la buona
volontà!”
Il mago guardò Aiko soddisfatto e
anche un po' divertito.
“Potevi risparmiarti di farmi fare tutta quella scenetta,
solo per qualche capriccio.” le sussurrò.
“Ora piantala! Voglio ascoltare la lezione!” gli ordinò lei,
infastidita dal suo atteggiamento.
“Okay...” le rispose Leon girandosi a guardare il
professore.
“Lo conosci?” chiese Naoko ad Aiko.
“Sì, purtroppo...” le rispose l'altra.
“E’ carino...” le sussurrò la compagna con un ghigno.
“Macché!” rispose lei, alzando un po' la voce.
“Invece sì è un bel ragazzo.”
“Per te sono tutti bei ragazzi.”
“Non è vero. Quello dietro di te è orribile...” disse
l’amica con una smorfia.
Aiko si girò indietro. Un ragazzo
con molti brufoli sul viso e con degli occhiali spessi la guardava, sfoggiando
un apparecchio argentato sui denti.
“Hai ragione... Mi stavo quasi scordando dei nostri compagni
maschi...” confermò Aiko, girandosi davanti.
“Già! Non si fa molto caso a loro. Hehe!”
Ma ad altri sì, vero, Aiko? Hehe!
“Comunque sappi che tra me e lui non c’è assolutamente
niente!”
“E chi ti ha chiesto niente! Hehe!”
La campanella della prima ora suonò e il professore uscì
dalla classe. Questo fu segno per Aiko che era ora di
alzarsi e stiracchiarsi un po'.
Il ragazzo biondo la punzecchiò divertito, toccandole con un
indice la pancia e lei fu costretta a interrompere quel breve momento di relax.
Lo guardò torva, mentre lui le sorrideva innocentemente, poi se ne andò fuori
dalla classe, per aspettare l’arrivo del professore successivo. Come un lampo Naoko la raggiunse piuttosto su di giri.
“Accidenti!” esclamò eccitata “Nessuno, tranne quel ragazzo
nuovo, ha mai provato a stuzzicarti. Di solito ti arrabbi tantissimo. Come mai
ora no? Non ti piacerà mica?”
“Ma sei scema!!”
urlò Aiko, continuando poi normalmente “Gliel’ho
fatta passare per questa volta, ma se continua a fare così – giuro – che
scoprirà ben presto com’è la vera Aiko.”
“Dolce e romantica?” chiese Naoko,
sbattendo le palpebre in modo zuccheroso.
“No! Forte e irascibile!” rispose l'altra, sporgendosi per
scorgere in lontananza il professore, nel caso stesse arrivando.
“Se fai così non troverai mai un ragazzo che ti sopporti...”
commentò l’amica scuotendo la testa.
“Per ora non m’interessano i ragazzi... Sono così stupidi...
Guarda Anrima, per esempio...” e indicò qualcuno in
classe.
“Okay! Ma Anrima è un caso
eccezionale.”
“Macché! Tutti i maschi sono come lui. Guarda! Come si può
giocare al cavalluccio in classe...?”
Naoko si voltò a guardare in
classe e scorse Anrima. Il ragazzo rideva come un
matto, in groppa a un suo compagno più robusto. Naoko
rimase allucinata da quello che facevano dei ragazzi, che presumeva fossero
almeno un pochino maturi.
“Hai ragione!” confermò “Sono proprio dei bambini...”
Aiko continuava a guardare quella
scena assurda, quando scorse un biondino che guardava la scena da vicino, anche
lui un po’ stupito della stupidità dei suoi compagni. Un ragazzo gli si avvicinò
incitandolo ad unirsi al gruppo.
“No, no! Grazie...” lo sentì rispondere, agitando le mani.
Volse di nuovo lo sguardo, in modo che lui non la
sorprendesse a guardarlo.
“Il prof!!” gracchiò Naoko,
dirigendosi in classe ad avvertire i suoi compagni.
Aiko la seguì a ruota, prima che
il professore si accorgesse che fosse uscita dalla classe.
Tutti i ragazzi si sedettero e un uomo che indossava una
tuta da ginnastica entrò in classe.
“Buon giorno a tutti!” disse poggiando il registro sulla
cattedra “Ho saputo che avete un nuovo compagno. Chi è?”
Il biondino alla destra di Aiko si
alzò in piedi.
“Sono Leon Sokuryoku.” disse col
suo solito sorriso.
“Pratichi qualche sport?” gli chiese il professore.
“Oh, molti.”
“Bene... Puoi sederti.” gli ordinò, poi, dopo che ebbe
obbedito, continuò “Ora facciamo l’appello e poi vi porto in palestra.”
I nomi dei ragazzi scorsero sopra l’indice del professore,
risposto da ognuno con un ‘presente’ o un ‘assente’. Dopo ciò con la gioia di
tutti gli studenti, il professore permise loro di avviarsi in palestra.
Mentre si alzava dalla sua sedia Aiko
intravide l’espressione di Leon, che era già quasi arrivato alla porta
dell’aula, un sorriso soddisfatto in viso. Lei lo guardò sospettosa, poi alzò
le spalle e uscì anche lei dalla classe seguita da Naoko.
Essendosi cambiati, gli studenti scesero in campo, mentre il
professore era in segreteria per una commissione. Le ragazze avevano un pallone
di pallavolo e i ragazzi uno di basket. Tutti cominciarono a giocare.
“Aiko, è tua!” urlò Naoko, passandole la palla.
La ragazza dai capelli blu si alzò in volo pronta per
schiacciare. La palla volò nel semicampo avversario, con una tale forza che se
non l’avessero vista, nessuno avrebbe pensato che fosse stata Aiko.
Leon intanto guardava la scena compiaciuto, col pallone di
basket in mano.
“Hey, Sokuryoku!
Continuiamo?” chiese uno dei suoi compagni scocciato.
“Oh! Certo. Scusa.”
Dopo mezz’ora una ragazza nelle vesti di arbitro fischiò la
fine della partita di pallavolo.
“Waaa!! Aiko,
con te in squadra vinciamo sempre!!” urlò Naoko.
“Già! Hehe!” fece Aiko modesta, inchinandosi a destra e a manca.
Intanto anche i ragazzi avevano smesso di giocare. Leon si
diresse verso Aiko palleggiando.
“Ai-chan!” la chiamò.
Lei si girò un po’ rabbiosa, infastidita da quel soprannome.
“Che c’è?” gli chiese.
“Che ne dici di fare una partita a basket uno contro uno
come ai vecchi tempi? Chi fa almeno due canestri su tre vince. Ci stai?” le
propose lui.
“Eh? Tu? Contro di me?”
Lui annuì.
Gli altri loro compagni li guardavano curiosi, gran parte di
loro sorridendo sornioni.
“Hehe! Sokuryoku
ci sta provando con Senoo.” sogghignò uno di loro.
“Non ti conviene! Senoo è una bestia! Hehe!”
urlò un altro ridendo.
“Vuoi morire!?” lo minacciò Aiko
in risposta.
“No... No...” sussurrò il compagno arretrando, piuttosto
spaventato.
“Allora?” chiese Leon in attesa di una risposta “Giochi o
non giochi?”
Uffa! – pensò Aiko – I flat se ne
erano andati e ora mi devo sorbire di nuovo tutto da capo... Si ricomincia da
tre!
“Non dirmi che ti tiri indietro, Ai-chan!”
la provocò lui.
“Primo, non chiamarmi Ai-chan.
Secondo, non mi tirerei mai indietro, perciò non ti gasare troppo, biondino.”
Un “Oooh!” echeggiò tra la folla.
Leon abbozzò di nuovo un sorriso soddisfatto.
I due si trovavano al centro del campo, mentre i compagni li
guardavano curiosi di sapere chi sarebbe stato il vincitore.
Leon palleggiava, guardando Aiko
col suo solito sorrisino.
Aiko stava all’erta, pronta per
soffiare la palla al biondino non appena avesse provato ad avanzare verso il
canestro del suo semicampo.
Il silenzio invadeva la palestra. Tutti stavano col fiato
sospeso e gli occhi fissi sui due in campo, in modo da non perdersi il minimo
movimento degli sfidanti.
Il ragazzo, che avrebbe dovuto dare il via alla sfida, si
mise in bocca il fischietto.
Fiiiiiiiiiiiiiiiiiiih!!
Leon si spostò alla destra di Aiko,
che non essendoselo aspettato non riuscì a bloccarlo. Il biondino arrivò sotto
il canestro. Saltò dandosi una forte spinta. La palla volò verso il buco del
canestro, ma... Aiko riuscì a prenderla in tempo
prima che lo raggiungesse. Corse superando il ragazzo biondo. Poi oltrepassò la
linea che separava i semicampi. Leon le stava alle calcagna. Aiko corse più veloce, per seminarlo. Giunta al canestro
saltò e lanciò la palla. Essa rotolò sui bordi del canestro. La suspance si faceva sentire. La palla finalmente scivolò nel
canestro.
Un urlo forte di ragazze invase il silenzio della palestra.
“Un punto per Aiko!!” urlò
l’arbitro.
“Vai, Aikoooooooo!!!” urlava Naoko
dagli spalti.
Ora la palla era di nuovo in possesso di Leon.
Questa volta non te lo lascerò fare Ai-chan.
Giunto di nuovo al canestro, Aiko
gli si parò davanti. I due saltarono nello stesso istante. La palla venne
lanciata da Leon verso il canestro, ma le braccia di Aiko
la incontrarono prima di esso. Lei atterrò e cominciò a correre di nuovo verso
il canestro avversario.
“Aiko, Aiko, Aiko!” si udiva ormai anche dalle bocche dei
ragazzi.
Leon accelerò e le prese la palla. Lei si voltò veloce per
inseguirlo e riprendersela. La prese.
Ricominciò la corsa verso il traguardo. Aiko
balzò a tre metri di distanza dal canestro. La palla volò nella sua direzione.
La gente trattenne il respiro, mentre la palla entrava nel
canestro.
Le urla dei ragazzi esplosero nella palestra.
“Sei un mito, Ai-chan!!” urlò Naoko,
correndole incontro.
“Non c’è bisogno del terzo canestro.” disse l’arbitro
rivolto a Leon “Ormai hai perso.”
Il professore entrò in palestra un po’ arrabbiato.
“Cosa sono queste urla!?” chiese gridando “Andatevi a
cambiare! L’ora è quasi finita!” disse poi.
Tutti si zittirono e si avviarono negli spogliatoi.
Aiko stava per entrare nello
spogliatoio femminile, quando Leon la raggiunse.
“Sei proprio forte!” disse.
“Grazie...” rispose lei con poco entusiasmo.
Tutti i ragazzi e le ragazze erano entrati per cambiarsi e
loro due erano ormai rimasti da soli.
“Non è cambiato niente.” continuò lui “Sei sempre più brava
di me...”
“Ovvio!! Hahaha!” rise lei.
Lui la guardò serio, avvicinandosi piano a lei, poi la prese
per le spalle e la mise con la schiena contro il muro.
“... Ed è per questo che mi piaci tanto...” le sussurrò poi,
avvicinando il suo viso a quello della ragazza.
Aiko sentiva il fiato caldo di
Leon sulle labbra. Era spaventata. Avrebbe voluto districarsi da quella
posizione imbarazzante, ma gli occhi azzurri di lui erano per lei come pesanti
catene. Le loro labbra stavano quasi per toccarsi.
Aiko chiuse gli occhi.
Che cavolo mi prende...? Non riesco a liberarmi...
“Lasciala andare!” disse un ragazzo, prendendolo per il
colletto della maglia e allontanandolo da Aiko, che
finalmente fu libera.
“Non cercare di provarci con lei, altrimenti ti faccio gli
occhi neri!” lo minacciò Anrima, furioso “Lei è la
mia Aiko!”
“Ma non è vero!!!” strepitò Aiko,
ma nessuno l'ascoltò.
“Oh! Non preoccuparti!” rispose Leon “Volevo solo metterla
alla prova. Hehe!”
Anrima lo lasciò andare e Leon se
ne andò nello spogliatoio maschile con un ghigno.
“Stai bene, Aiko?” chiese Anrima, avvicinandosi a lei.
“Sì... Però...” disse lei con lo sguardo a terra.
“Dài, non piangere!” la consolò
lui.
“Ma che piangereee!! Quel tipo mi fa Saltare i nerviiiIII!!”
urlò Aiko alzando il viso e mostrando due occhi
infuocati “Questa non gliela faccio
passare liscia!!”
Dopo che la campanella ebbe suonato, tornarono tutti in
classe con il professore al seguito. Aiko era ancora
di cattivo umore e questo saltò subito agli occhi dell’amica Naoko.
“Che cos’hai?” le chiese appena furono arrivate in classe
“Pensavo fossi contenta di aver stravinto.”
L’amica le rispose sbuffando, col la faccia rossa tra le
braccia incrociate sul banco.
“Io proprio non ti capisco.” continuò lei, ma notando che
all’amica non faceva né caldo né freddo cambiò argomento “Comunque, come mai ci
hai messo tutto quel tempo per venire a cambiarti?”
L’umore di Aiko non migliorò per
niente e continuò a tacere.
“Ah! Ma allora sei arrabbiata con me?” chiese Naoko un po’ infastidita dal suo comportamento.
Aiko scosse la testa, ancora
nascosta tra le braccia.
“Ma allora perché non parli? Il gatto ti ha mangiato la
lingua?”
“Lui...” sussurrò Aiko, il suono
della voce soffocato a causa della sua posizione “Baciarmi...”
“Cosa? Non ho capito un cricchio, Aiko.”
“Lui... voleva... baciarmi...”
“Chi?” chiese Naoko, chinandosi su
di lei per sentire meglio.
“Quell’idiota d’un biondinooo!!” urlò Aiko,
con uno sguardo infuocato, alzandosi di botto e rischiando di colpire la faccia
di Naoko, che si ritrasse in tempo.
“Vuoi... vuoi dire Leon?” chiese ancora una volta Naoko, spaventata.
“Siiiiiiiiiiiiii!!!”
assentì l’altra, eruttando fumo dalle narici e dalle orecchie.
“Coraggiosoooooo!?”
chiese Aiko allibita e arrabbiata allo stesso tempo.
“Sì! Insomma, senza offesa, ma provarci con te equivale al
suicidio.” disse schietta l’amica.
“Ancora un po’ e l’avrei ucciso io...”
“Dài, non fare così! E poi? Hai
detto che ha tentato di baciarti. Come hai fatto ad uscirne? Con la tua forza
bruta?”
“Mi ha salvato quell’altro idiota di Anrima...”
“Oooh! Quanti spasimanti!!”
“Grrr...”
“Dài! Non ci riproverà più,
vedrai!”
Aiko sbuffò e si accasciò di nuovo
sul banco.
“Comunque...” disse Naoko,
sedendosi anche lei “Come mai non ce l’hai fatta a liberarti di lui?”
“Era più forte di me...” rispose la ragazza dai capelli blu.
“Ma va!”
“Te lo giuro!”
“Secondo me era così bello, che non ce la facevi a dargli un
dispiacere così grande.”
“Bellooo!?
Ma sei matta!!” urlò la sportiva,
scattando di nuovo in piedi, avvampata.
“Parlate di me?” chiese un’altra voce, dietro di loro.
Leon le fissava sorridente.
“Macché... Parlavamo... Ehm... Di Anrima!”
improvvisò Aiko.
“Oh! Questo significa che io sono bello al suo confronto!
Grazie!” rispose lui innocentemente.
Aiko diventò ancora più rossa di
quello che era e ricadde sulla sedia, mentre Leon, avendo visto entrare il
professore dell’ora successiva, si era seduto.
“Forza, facciamo l’appello!” disse lui cominciando a
chiamare ogni studente.
Ma Aiko ormai non l’ascoltava più.
Era proprio infastidita dal comportamento di Leon. Come aveva potuto prenderla
in giro in quel modo? E poi come mai non era riuscita a liberarsi del suo
sguardo incatenante? Possibile che i suoi poteri di mago arrivassero fino a quel
punto?
Un nome che iniziava con la O fu chiamato dal professore,
mentre Aiko era ancora persa nei suoi pensieri.
“A che pensi?” sussurrò il biondino alla sua destra.
“A niente che ti possa interessare.” rispose lei a bassa
voce, guardandolo truce.
“Avanti, non sarai ancora arrabbiata per la storia del
bacio?” le chiese, continuando a mantenere il tono basso.
“Certo che lo sono. Non dovevi permetterti di avvicinarti a
me così tanto.” replicò lei, alzando un po’ la voce.
“Ma l’amore fa bene.”
“Peccato che io non sia innamorata di te!”
Seguì un nome con la Pi.
“Oh, dal rossore che hai sulle guance si direbbe il
contrario.” la stuzzicò lui.
“Io... Non sono innamorata di te!” continuò a sostenere lei,
mentre il viso le si faceva tutto rosso.
“Senoo!!”
esclamò il professore con rabbia.
“Presente!” rispose Aiko con
noncuranza.
“Fuori, Senoo!! E anche lei, Sokuryoku!” gli ordinò l’insegnante.
“Ma...” cercò di dire lei.
“Ho detto fuori! Entrambi!” ripeté lui.
Leon si diresse fuori senza far storie e Aiko
lo seguì di mala voglia. Mentre usciva vide con la coda dell’occhio Naoko, che sorrideva con due pollici in su. Aiko alzò gli occhi al cielo disperata.
Che qualcuno mi salvi da questa situazione...
Oh! Che nervosismo... – pensò Aiko
– Sono qui fuori in punizione con Leon solo da dieci minuti e già non
ne posso più...
Il silenzio permaneva in quel corridoio, in cui si sentivano
solo le voci lontane dei professori che facevano lezione. Aiko
si teneva a debita distanza da Leon, sospettando che potesse approfittarne per
farle qualcosa. Leon era poggiato al muro, reggendo i secchi d’acqua con i
manici, e fissava la finestra di fronte a lui serio. Aiko
era almeno a due metri di distanza da lui, anche lei con i secchi in mano, e si
osservava i piedi. A volte alzava la testa per vedere cosa facesse il biondino
al suo fianco. Avrebbe tanto voluto sorprenderlo a guardarla, così lo avrebbe
sgridato un po’ e si sarebbe sfogata. Ma lui non si girava mai.
Perché non dice niente... – pensò ancora lei – Questo
silenzio mi dà sui nervi... In classe mi prendeva in giro e ora fa finta che
non esisto...
Aiko lo squadrò da capo a piedi.
Non era molto cambiato da quando l’aveva incontrato per la prima volta. Era
solo più alto, raggiungeva almeno il metro e ottanta. I capelli erano un pochino
più lunghi di tanto tempo prima, sempre di quel color oro splendente. E gli
occhi – come li aveva chiamati lei – incatenanti erano di quell’azzurro cielo
che innamora. I tratti da bambino erano ormai quelli di un perfetto
adolescente, però...
Si comporta ancora come un moccioso...
Lo sguardo del ragazzo si spostò finalmente dalla finestra
ad Aiko. Adesso era lei a essere nel torto.
“Perché mi fissi?” disse lui con la sua voce adulta.
Aiko avvampò all’istante.
“N... Niente...” rispose lei.
Lui fece spallucce e continuò a fissare la finestra.
Di nuovo questo silenzio opprimente... Devo dire
qualcosa...
“Mi stavo chiedendo...” cominciò a dire lei “... Come mai
non sei al castello di Akatsuki?”
Lui la guardò. Quello sguardo così intenso, lei, non
riusciva proprio a reggerlo. Riprese a guardarsi le scarpe imbarazzata.
“Io...” disse lui “Sono qui per proteggerti...”
“Eh?” fece lei, alzando il capo per guardarlo “Proteggermi?”
“Esatto. E’ successa una cosa terribile nel mondo della
magia.”
Il ragazzo fece una pausa. Sospettava che quel momento
sarebbe arrivato, che la sua presenza tra i terrestri non sarebbe parsa normale
ad Aiko e si era già preparato a dirle tutto.
“Ti ricordi le figure nere che imprigionaste tu e le tue
amiche nel computer di Oyajiide?” le chiese.
“Sì! Certo!”
“Beh...Sono fuggite.”
“Cosa!?” urlò
lei, sconvolta.
La porta della classe si aprì e il professore uscì dalla
stanza.
“Fate silenzio voi due!” disse rientrando e sbattendo la
porta.
“Sono fuggite!?” riprese Aiko a
bassa voce, avvicinandosi a Leon per sentire bene.
“Sì! E hanno intenzione di vendicarsi su di voi, che le
avete imprigionate.” le spiegò lui.
“Ma perché non me l’hai detto subito?”
“Come facevo? Quella Naoko ti sta
appiccicata come una ventosa e pure quell’altro con i capelli rossi.”
“Avresti potuto dirmelo in palestra, invece di cercare di
baciarmi.”
“Quella... è stata solo una debolezza
e comunque adesso lo sai.”
Il silenzio ricadde tra i due litiganti.
Una debolezza... A me sembrava che volesse prendermi in
giro e basta... – pensò Aiko – Però ha detto
che deve proteggermi... E le altre? Chi le proteggerà?
“E chi proteggerà le mie amiche se tu sei qui con me? Io so
cavarmela, ma loro no! Loro sono...”
“Abbiamo già provveduto a questo.” la interruppe lui, quasi
rimproverandola “Aka resterà con Doremi,
Fujo si prenderà cura di Hazuki
e Tooru penserà a Onpu, che
anche se ha un miliardo di guardie del corpo, non possono fare niente contro
delle creature magiche, proprio come te. E a questo proposito devo per forza
starti alle calcagna, perché potrebbero attaccarti da un momento all’altro.”
Aiko sospirò.
“E se io non volessi che tu mi stessi appiccicato
ventiquattro ore su ventiquattro?”
“Eh?”
“Mi dà un po’ fastidio essere seguita dappertutto...”
“Vorrà dire che ti seguirò senza infastidirti.”
“Hey! E quando dovrò andare in
bagno, quando dovrò farmi la doccia, cambiarmi, eccetera...? Come la mettiamo?”
esclamò lei, arrossendo.
“Ma mi hai preso per un maniaco!!” strillò lui imbarazzato
“Ti terrò d’occhio con la mente, va bene? Senza venirti appresso dappertutto.
Così sei contenta?”
“Ah... Okay...” si zittì lei.
Aiko si mise a guardare per la
terza volta le sue scarpe. Possibile che ad ogni parola che dicessero dovevano
litigare? Ma lei non lo faceva apposta ad attaccare briga con lui. Le veniva
spontaneo.
“Leon...” lo chiamò lei in un sussurro.
“Mmh?” fece lui.
“Mi sa che per colpa mia abbiamo iniziato con il piede
sbagliato.” disse lei ancora con lo sguardo a terra.
“No, è colpa mia. Sono stato io a sfidarti, a stuzzicarti e
a tentare di baciarti. Scusa.”
“Beh... Allora la colpa è di entrambi... Scusami anche
tu...”
“Perdonata...”
“Perdonato...”
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!!
La porta della classe si riaprì.
“Forza! Entrate!” ordinò loro il professore, che si avviò
lungo il corridoio per lasciare campo libero al docente successivo.
I due entrarono in silenzio.
Appena Aiko si sedette a fianco di
Naoko, lei la guardò e fu sicura che fosse successo
qualcosa. Era immersa nei suoi pensieri e aveva un leggero rossore sulle guance.
Il ragazzo ci sa fare con Aiko.
Hehe!
“Che è successo?” le chiese sorridendo.
“N... Niente...” fece l’altra allarmata “Cosa volevi che
succedesse?”
“Pensavo che ci avesse riprovato a giudicare dalla tua
faccia.”
“Non ci deve nemmeno pensare.” rispose Aiko,
un po’ arrabbiata per la conclusione dell’amica.
“Diciamo che siamo in tempo di pace.” disse Leon dal suo
posto, guardandole.
“Già...” sospirò Aiko.
“Ho capito. Hehe!” disse Naoko.
“Tutti ai propri posti!” disse la professoressa che era
appena entrata e tutti si sedettero.
Le ultime due ore passarono in fretta. Leon non provo più a
far arrabbiare Aiko, e di questo tutti i suoi
compagni gli furono grati. Lei del resto era già arrabbiata di per sé. Al solo
pensiero che il mago avrebbe dovuto sorvegliarla, si sentiva asfissiare. Era
certa che non l’avrebbe lasciata in pace fino a quando non avesse imprigionato
di nuovo le figure nere. E, come volevasi dimostrare, all’uscita della scuola,
dopo che Aiko ebbe salutato l’amica Naoko e stava quasi per dirigersi a casa, una voce la
chiamò.
“Ai-chan!”
Una vena sulla fronte di Aiko
cominciò a pulsare per la rabbia.
“Ti ho già detto di non chiamarmi Ai-chan,
Leon!” disse, girandosi verso la voce.
“Scusa.” fece lui con tanto di aureola.
“Cosa vuoi?” gli chiese lei, calmandosi.
“Posso accompagnarti a casa?”
Ecco che comincia... – pensò Aiko
– Lo sapevo che non mi si sarebbe scollato di dosso tanto presto...
“No!” disse lei infine, voltandosi per andarsene.
Leon sospirò. Sapeva che gli avrebbe risposto così.
“Come vuoi...” le disse, prima di smaterializzarsi con la
magia.
Aiko si voltò. Non vide più il
ragazzo.
Avrà usato la magia... Sempre il solito scansafatiche...
Tutto sembrava tranquillo. Aiko
imboccò un vicolo imbronciata.
Il silenzio permeava quella stradina, nessuno la stava
percorrendo.
Un vento gelido la attraversò.
Un vento gelido...? Ma... Siamo appena a Settembre... E
poi come mai qui non c’è nessuno...?
Un ombra si mosse dietro di lei e all’improvviso si sentì
buttare a terra da qualcuno. La vista le si offuscò e fu tutto buio.
Tobecontinued...
Salveeeeee!! *Vale-chan saluta con
le manine* Finalmente dopo aver letto e riletto
questo primo chappu di 'Together',
ho avuto il coraggio di pubblicarlo. Considerando il fiasco de 'L'ultimo
combattimento' di Tokyo MewMew
(non mi piaceva proprio), ero indecisa se pubblicarlo o no.
Come avrete appena constatato, questa è una fan fiction a
favore della coppia Aiko & Leon (Sinfony & Leon) di OjamajoDoremi.
Me adora OjamajoDoremiiiiii!!!
La canzone che ho scritto sopra è 'Together'
di Avril Lavigne (testo copiato da http://angolotesti.leonardo.it),
che non azzecca granché con la fan fiction, ma con la quale ho fatto un Anime Music Video proprio su Aiko &
Leon. Il video lo trovate a questo indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=LfPvar8r39s
.
Comunque ringrazio tutti quelli che hanno commentato o anche
solo letto 'Chichigoku' e 'L'ultimo combattimento'.
E... Mi lascerete qualche commentuzzo,
verooo??
Vabbé! Vale-chan
vi lascia ai vostri affarucci!! CIAUZ A TUTTI!!
SMACK! ^-^
Durante il primo
giorno di scuola, Aiko viene a sapere dalla sua amica Naoko che avranno un
nuovo compagno di scuola. Quando questo si presenta alla classe, lei lo riconosce
come Leon, uno dei maghi appartenenti al gruppo flat,
che un tempo tentarono di rapire Hana-chan. Dopo parecchi intoppi, il ragazzo
riesce a svelare alla nostra protagonista il perché della sua venuta: le figure
nere, che le Ojamajo imprigionarono un tempo nel computer di Oyajiide, sono
fuggite e desiderano vendicarsi sulle ex-maghette, e quindi i flat devono proteggerle.
Alla fine della
giornata scolastica, durante il ritorno a casa, Aiko viene buttata a terra da
qualcuno e sviene...
Capitolo 2
The flats’
house
Una voce la stava chiamando, ma lei non voleva svegliarsi...
Era tutto buio ed essa, sempre più preoccupata ad ogni secondo che passava,
continuava ad echeggiare nella sua testa, chiamando il suo nome... Ma aveva
ancora sonno... Non voleva aprire gli occhi... O non poteva?
La persona che la stava chiamando la scosse bruscamente, ma
i suoi occhi non ne vollero sapere. Era come se non li avesse più...
Dove si trovava? Era forse morta?
Tentò di scorgere almeno il suo corpo, ma con gli occhi
chiusi vedeva ben poco.
Che il luogo dove si trovasse fosse il nulla?
“Aiko! Aiko!”
Ancora quella voce...
Sembrava una voce familiare. Era come se la conoscesse da
sempre.
Una goccia d’acqua le arrivò sul viso, ma non riuscì a
capire da dove venisse...
Uno scossone più brusco percosse il suo corpo e lei non poté
fare a meno di sbarrare gli occhi...
Una luce, seppure fosse debole, la accecò. La voce smise di
chiamarla...
Vide un viso... Lo conosceva bene...
Dei capelli dorati luccicavano alla luce fioca di una
lampada...
Due occhi azzurri lucidi la fissavano preoccupati...
Era forse un angelo?
Aiko si stropicciò gli occhi, mettendosi a sedere, e poi li
riaprì guardando meglio quell’angelo.
Un Leon totalmente bagnato stava in piedi davanti al letto
dove Aiko si trovava seduta. Le lacrime che gli rigavano il volto, si
intravedevano a mala pena con tutta l’acqua che – pensò Aiko – si era
rovesciato addosso.
“Aiko! Stai bene?” le chiese inginocchiandosi davanti a lei
e tremando dal freddo.
“Sì, sto bene. Ma... Perché sei tutto bagnato?” domandò lei.
“La... la pioggia...” singhiozzò lui, asciugandosi le
lacrime.
“E perché piangi?”
Leon assunse un espressione corrucciata.
“Io... Io non... Piango mai...” rispose, come un bambino che
non vuole dire alla sua mamma di aver combinato un pasticcio.
“Ma se ti sgorgano cascate di lacrime dagli occhi...” gli
rimbeccò lei priva di tatto.
Gli occhi di Leon si riempirono nuovamente di lacrime. Lui
affondò la faccia in uno dei cuscini che erano sul letto, sfogandosi come
meglio poté.
Aiko alzò un sopracciglio – Ma è scemo? Vuole soffocare?
Degli urletti soffocati si udirono provenire dal cuscino.
Aiko gli batté una mano sulla spalla.
“Sto bene, sto bene.” gli disse un po’ scocciata.
Non capiva perché prima Leon stesse piangendo sul suo corpo
inerte, fradicio di pioggia. E poi che posto era questo dove – presumeva – lui
l’aveva portata? Ma per saperlo avrebbe prima dovuto calmarlo.
Il biondino emise un ultimo urletto poi alzò la testa,
guardandola con i suoi occhioni disperati.
“Povero cuscino...” disse lei, notando la chiazza di acqua e
lacrime su di esso.
E povero Leon... Deve essere successo qualcosa di
veramente grave per piangere così...
“Mi spieghi che è successo?” si decise a chiedere la
sportiva.
“Una figura nera...” si limitò a dire lui, lanciandosi verso
la ragazza per abbracciarla.
“No! Meglio di no!” sbottò lei, fermandolo “Mi bagneresti
tutta. Comunque potresti essere meno vago nelle tue spiegazioni?”
“Una... Figura nera... Ti ha attaccato...”
Una vena sulla fronte di Aiko cominciò a pulsare.
“Smettila di singhiozzare a
intervalli regolari, altrimenti non capisco niente! Io sto bene! Sono viva! Okay? Ora
piantala di fare la femminuccia e
dimmi che è successo e che posto è questo!”
Leon fece una faccia un po’ offesa.
“Solo un... abbraccino...” la pregò, allargando le braccia e
avvicinandosi.
Aiko sbuffò decisamente infastidita.
“Ma sei tutto bagnato...” gli ripeté, allontanandolo di più.
“Lo so... Ma...”
“Non se ne fa niente! Non voglio bagnare la mia bellissima...”
Aiko diede uno sguardo a quella che sarebbe dovuta essere la
sua divisa. Al suo posto però vide un pigiamone azzurro, sulla quale maglia
c’era scritto in arancione ‘flat’ a lettere minuscole eccetto per una grossa
‘L’. Voltò lo sguardo a destra e a manca in cerca della sua bella divisa,
mentre un orribile pensiero le si stagliava nella mente.
Come ha potuto! Come ha potutoooooo!!
“Perché lo hai fatto...?” gli chiese lei piagnucolando e
stringendosi le mani al petto.
Leon fece una smorfia, segno che non aveva capito a cosa
alludesse Aiko.
“Fatto cosa?” domandò lui innocentemente.
“Perchéééééééééééé!?!?”
urlò lei, battendo i pugni sul petto di lui.
“Cosa?” chiese lui, scostandosi dalla sua mira.
“Se non sei stato tu, allora dov’è la mia divisa?”
“Non sono stato io? A fare cosa? Non capisco...”
Aiko a quel punto si innervosì ancora di più.
“Grrr... Dov’è la mia divisaaaaaa!?!?”
“Era bagnata e l’ho messa ad asciugare, altrimenti ti
sarebbe venuta una polmonite.” spiegò lui semplicemente.
La ragazza avvampò all’istante.
“Come hai... Po... Potuto spo... Spogliarmi...?” chiese lei
in un sussurro, rannicchiandosi in un angolino del letto lontano da lui.
“Non ti ho spogliato proprio io...” disse lui, imbarazzato e
un po’ arrabbiato per l’accusa.
“Eh?” fece lei, ancora rannicchiata.
“Ho usato la magia!” le spiegò.
Aiko strizzò gli occhi fino a ridurli a due fessure.
“Te lo giuro!! Non ho visto nulla in questo modo!!” si
difese lui sempre più rosso.
Lei si rilassò, avendo capito che ‘quello scemo di Leon’ non
si sarebbe mai permesso di fare una cosa così meschina.
“Okay... Ti credo, anche se a fatica... Ora puoi spiegarmi
che è successo?”
Leon si schiarì la voce e si fece serio d’improvviso,
diventando ancora più bello agli occhi della ragazza.
“Quando ti avevo chiesto di accompagnarti a casa, avevo
avvertito la presenza di una figura nera nei paraggi.” cominciò a raccontare
lui “Così ti ho seguito sperando che non cercasse di attaccarti, ma, come
volevasi dimostrare, lo ha fatto.
Il biondino fece una pausa, poi continuò con fare teatrale.
“Sono riuscito a trarti in salvo in tempo, prima che ti
succhiasse via tutte le forze.”
“E la pioggia?” gli chiese lei con tono decisamente
contrariato dal fatto che lui si vantasse in quel modo di aver fatto l’eroe.
“E’ venuto a piovere, mentre stavo tentando di imprigionarla
con lo specchietto...” rispose lui.
Aiko arricciò il naso.
“Quale specchietto?”
Leon tirò fuori da una tasca dei jeans inzuppati, una specie
di portacipria dorato.
“Questo!” disse, poi aprì il piccolo contenitore e
all’interno uno specchio luccicò alla luce della lampada, che – come Aiko notò
– si trovava sul comodino di fianco al letto.
“Questo specchio permette di collegarci al computer di
Oyajiide.”
Aiko assunse un’aria interrogativa.
“Collegarci?”
“Sì! Io e gli altri flat!”
“Accidenti, non credevo che possedeste ancora quel
computer.”
“Già! Purtroppo è l’unico modo per catturare quelle
creature.”
“Ah, ho capito...” rispose lei, cominciando a fissarsi le
mani intrecciate in grembo.
Lunghi minuti di silenzio si stagliarono tra i due sportivi.
Anche il biondino abbassò lo sguardo sul pavimento.
Uffa... E così si sono di nuovo esauriti gli argomenti su
cui discutere... – pensò Aiko, alzando un pochino lo sguardo.
I capelli di Leon gocciolavano. Adesso che ci faceva caso,
erano sciolti. Era la prima volta che lo vedeva con i capelli sciolti... Era
molto più carino così...
Uno starnuto distolse Aiko dai suoi pensieri.
“Non hai freddo tutto bagnato?” gli chiese finalmente, con
le guance leggermente rosse.
“Io... Un po’...” rispose leggermente tremante.
“Dovresti asciugarti i capelli e toglierti quei vestiti
bagnati...” lo rimproverò.
“Ehm... Lo so... Ma ho consumato tutti i miei poteri per
catturare la figura nera e per asciugare i tuoi...”
Aiko assunse un espressione allibita.
“Che io sappia, non serve la magia per asciugarsi e
cambiarsi.”
“Per cambiarsi no, ma per asciugarsi serve eccome. E non
posso mettermi dei vestiti puliti, altrimenti li bagnerei.”
“Non ce l’hai un phon?” gli chiese lei, facendogli capire
che era la soluzione più ovvia.
Leon arrossì per l’imbarazzo della situazione che si era
venuta a crearsi.
“Beh... Ecco... Sì... Però... Come dire? Non so usarlo
quell’affare...”
Questo è proprio scemo... – pensò lei.
“Vallo a prendere subito!” gli ordinò.
“Perché?” domandò lui.
“Perché così ti prendi tu una polmonite...” lo rimproverò
lei.
Leon fece un espressione corrucciata e incrociò le braccia
contro il petto.
“I maghi non si ammalano mai!”
La ragazza aggrottò le sopracciglia.
“Ma non dire idiozie! Vai a prendere il phon!” gli urlò.
“Ma non so usarlo!” replicò lui.
“Te li asciugo io i capelli!” gli propose lei.
A quelle parole gli occhi del ragazzo cominciarono a
luccicare.
“Lo faresti davvero?”
“Se me lo vai a prendere...”
La ragazza non finì neanche la frase che Leon era già
sfrecciato in bagno.
Oh, mio Dio, che pazienza...
Dopo neanche trenta secondi, Leon fu di ritorno con
l’impegnativo elettrodomestico tra le mani.
La ragazza dai capelli blu si alzò dal letto e gli fece
cenno di sedersi su una sedia.
“Sì.” rispose lui tutto emozionato.
Lei, esasperata come non mai, si abbassò per infilare la
presa nel muro. Poi si alzò e premette i due pulsanti sul dorso del phon. Del
vento caldo cominciò a soffiare dalla bocca dell’oggetto. Cominciò a
spazzolargli i capelli.
Come sono belli...
Lui aveva gli occhi chiusi e assaporava ogni gesto della sua
Ai-chan. Non credeva che quella ragazza fosse così importante fino al momento
in cui aveva tentato di baciarla in palestra. Lui era innamorato...
Chi l’avrebbe mai detto...? – pensò lui – Adoro
Aiko a tal punto da esserne innamorato... Però... Che bella sensazione...
Dopo un po’ il soffio caldo del phon si spense.
“Ecco! Ho finito!” disse Aiko, staccando la presa.
“Eh? Di già?” fece Leon, con uno sguardo che diceva ‘dài,
ancora un po’’.
“Ahà!” annuì lei.
“Già finitoooooo...” piagnucolò lui tra sé e sé.
Il rumore di una porta che si apriva al piano di sotto,
distolse Leon dal ‘brutto pensiero’. Si alzò di scatto, poggiandosi un indice
sulle labbra, per incitare Aiko a fare silenzio. Si avvicinò quatto quatto alla
porta azzurra della stanza socchiusa e sbirciò dalla fessura.
Si sentirono dei passi salire le scale che portavano al
piano dove si trovavano i due sportivi. La persona che era entrata in casa si
fermò davanti alla porta socchiusa.
Aiko trattenne il fiato per la paura.
La porta si aprì piano e una persona fece per entrare.
“Ti ho preso, figuraccia!!” esclamò il biondino, balzandole
addosso “Pensavi di farla franca, vero!? E invece non hai fatto bene i conti!
Hehe!”
“Ma che dici?? Spostati, Leon!! Mi fai male!! Sono Aka!!”
esclamò una massa di capelli viola, sotto il peso di Leon.
“Eh?” fece l’altro, sbirciando il viso del prigioniero.
Il ragazzo dai capelli viola lo guardò truce.
“Akaaaaaaaaa!!
Sei tornato!!” esclamò aggrappandosi al suo collo.
“Leon, mi fai un male cane...” sussurrò il nuovo arrivato,
cercando di liberarsi dalla stretta dell’amico.
“Scusa...” disse lui alzandosi e lasciandolo andare.
Akatsuki si alzò in piedi, massaggiandosi il collo
dolorante.
“Per quello che hai fatto, potrei anche farti arrestare,
Leon. Stavi per uccidermi.”
“Dài, non esagerare!” disse l’altro ridendo “Tu non muori
mica per così poco! Hehe!”
Il principe dei maghi si batté una mano sulla faccia,
disperato.
“Bene! Saltate tutti su Aka! Tanto lui non muore per così
poco!” disse poi disegnando con le dita delle virgolette a mezz’aria.
Aiko, che era rimasta in disparte a guardare la scena, si
avvicinò al mago dai capelli viola.
“Akatsuki?”
Il principe si girò verso la voce.
“Ma tu...” disse fissandola intensamente “Chi sei?”
Aiko cadde a terra sbigottita.
Akatsuki si girò verso il suo amico.
“Leon, che ti avevo raccomandato?” lo rimproverò.
“Cosa?” chiese lui, ignaro della risposta.
“Ti avevo raccomandato esplicitamente di non portare le tue
spasimanti qui!”
“Ma avevi detto che in caso di urgenza avrei potuto
portarcela.” gli ricordò Leon.
“Avevo detto di portarci Aiko in caso di emergenza, non le
tue fans.” esclamò Akatsuki, disperato.
“Ma lei è Aiko!” replicò il biondino.
Il mago dai capelli viola si voltò in fretta verso Aiko,
incredulo. Quel corpo adulto la rendeva irriconoscibile, ma quello sguardo –
ora – arrabbiato, era inconfondibile. I capelli blu poi... Come aveva fatto a
non riconoscerla?
“A... Aiko... Che... Sorpresa!” esclamò, un po’ spaventato
dallo sguardo torvo della ragazza.
La ragazza gli si avvicinò minacciosamente.
“Se dici un’altra volta che sono una delle spasimanti di
Leon, giuro che non la passi liscia, principe dei miei stivali. Capito?”
Leon assunse un aria interrogativa.
“Stivali? Quali stivali?” domandò.
Aiko e Akastuki si batterono entrambi una mano sulla faccia.
“Hey! Non vi fate male a picchiarvi da soli?” chiese loro il
biondino.
Un vento gelido travolse gli altri due, colpiti dalla
stupidità del ragazzo.
Leon scoppiò a ridere.
“Avanti, scherzavo!”
“Comunque...” riprese il principe, rivolto alla ragazza,
cercando di non badare all’amico “... Non mi permetterò più di dire che sei una
delle spasimanti di Leon. Puoi contarci.”
“Bene!” rispose Aiko.
“Ah!” esclamò Leon, facendo sobbalzare gli altri due “Io
devo cambiarmi!”
Il ragazzo si fiondò verso l’armadio, in cerca di vestiti
puliti. Trafficò per un po’ tra le grucce, poi tirò fuori un paio di pantaloni
blu e una camicia verde chiaro.
“Vado a cambiarmi in bagno.” disse, uscendo con i panni in
braccio.
“Ma è stupido?” chiese Aiko all’altro mago.
“Direi di sì.” rispose lui “Dài, vieni! Andiamo in cucina
che ti offro qualcosa.”
“Grazie! Ho una fame!”
I due si diressero fuori dalla stanza. Lo sguardo di Aiko si
illuminò alla vista che aveva davanti. Si trovava in una enorme casa. Al
secondo piano, dove si trovavano adesso c’erano cinque stanze da letto, ognuna
con una porta di colore diverso, più un bagno. Scesero i gradini della
scalinata e si ritrovarono in un vasto salotto, al quale si collegavano,
mediante porta, un bagno, una cucina, una stanza da pranzo e l’ingresso. Il
tutto era arredato con mobili di legno di cedro, comodi divani e tappeti
colorati.
La ragazza dai capelli blu si girò in tutte le direzioni per
non perdersi nessun particolare e d’improvviso notò che c’era anche il
sottoscala.
“Caspita! Ma Leon vive da solo in questa casa?” chiese Aiko
più a sé stessa che al suo accompagnatore.
“Da solo? Oh, no! Qui viviamo anche io, Tooru, Fujo e
Oyajiide.” disse il principe dei maghi.
Aiko ci pensò un po’ su.
“Ma allora come fate ad arrivare ogni mattina a scuola?
Tooru dovrebbe andare a New York, dove si trova Onpu, mentre tu e Fujo a
Misora, ovvero da Hazuki e Doremi.”
Al sentire il nome di Doremi, Akatsuki si irrigidì di colpo,
e Aiko se ne accorse.
“Qualcosa non va?” chiese.
“No, niente.” disse lui con una falsa risata “Stavo pensando
a come spiegarti il mistero.”
Aiko fece una faccia poco convinta.
“Vedi il sottoscala?” continuò indicando le scale “Lì ci
sono dei varchi magici che ci permettono di andare nei luoghi che desideriamo.”
“Quindi questa casa non si trova a Osaka?” chiese lei
dimenticando il comportamento strano del ragazzo.
“No! Questo è il nulla!”
disse lui serio.
Aiko si spaventò a quella rivelazione.
“Il nulla?”
“Oh! Non preoccuparti! E’ solo un nome che abbiamo dato a
questi luoghi che non hanno una reale posizione.”
“Oh!”
“Dài! Accomodati.” la incitò lui, indicando il divano “Vado
a prenderti qualcosina da mettere sotto i denti.”
“Grazie.” disse lei sedendosi, mentre lui spariva in cucina.
Leon si specchiò, legandosi i capelli col suo nastro azzurro
preferito. La camicia verde un po' sbottonata lasciava intravedere il petto
nudo. Sfoderò un sorrisone.
Sono irresistibile! Bene! Ora vado da Ai-chan!
Uscì dal bagno e scese le scale in fretta. Entrò in salotto.
Vide Aiko seduta sul divano e le si avvicinò silenziosamente. Giuntole alle
spalle, le scoccò un bacio sulla guancia.
Aiko si girò, intuendo già chi fosse, ma posò per sbaglio
gli occhi sull’apertura della camicia di lui.
“Leooon!! Che fai?? Abbottonati la camiciaaaaaa!!” strillò
avvampando e scattando in piedi.
“Hehe! Stai arrossendo! Ti piaccio, eh!” si vantò lui.
“Macché!!” controbatté lei, con le braccia incrociate.
Lui girò attorno al divano per raggiungerla.
“Ai-chan, ora che sono asciutto, che ne dici se ti
abbraccio?”
“Non osare!” esclamò lei, arretrando piano.
“Ti preeeeeego!” la supplicò lui.
“No!”
“Dài! Vieni qua!” disse lui, saltandole letteralmente
addosso, tanto da farla cadere sul divano.
“Uffa! No! Lasciami!” gli ordinò lei, cercando inutilmente
di allontanarlo.
Lui alzò lo sguardo verso di lei.
Di nuovo quegli occhi incatenanti... – pensò lei,
paralizzata.
Lui le accarezzò i capelli blu. Non riuscì a resistere.
Se non riesco a baciarla adesso, allora non ci riuscirò
mai più...
Le si avvicinò piano.
Ancora qualche centimetro e ci sono...
La porta del sottoscala si aprì e un ragazzo dai capelli
azzurri ne sbucò fuori.
Aiko ne approfittò per scaraventarlo a terra con la sua
forza bruta.
“Hey! Leon, ma che combini?” chiese un altro ragazzo, dai capelli
arancioni, al seguito di Tooru.
“Sono stufo di essere interrotto...” sussurrò il biondino
con la faccia premuta contro il tappeto.
I due non fecero neanche caso a quello che aveva detto il
loro amico e perciò si rivolsero subito ad Aiko, che intanto cercava di
riprendersi dallo spavento del bacio.
“E tu chi sei?” chiese Tooru.
“Aiko...” riuscì a dire lei, con il cuore che le batteva
ancora forte contro le costole.
“Tu sei Aiko!?” esclamò Fujo, incredulo.
“Sì...”
“Wow! Come sei cresciuta!” continuò il mago dai capelli
azzurri.
“Sei diventata anche molto bella!” aggiunse l’altro
gentilmente.
Le orecchie di Leon si rizzarono come quando un cane viene
chiamato dal suo padrone per la pappa. E c’è da dire a questo proposito, che
saltò sul divano esattamente come un cane, che va dal suo padrone. A questo
punto abbracciò Aiko forte, temendo che uno dei suoi amici tentasse di sedurla.
“Grrr...” fece il cane-Leon, mentre gli altri due lo
guardavano scioccati.
“Le... Leon...” si azzardò a dire Tooru “Ma... Sei geloso di
Aiko... Per caso...?”
Dalle narici di Leon fuoriuscì del fumo, che tutti
interpretarono come un sì.
Aiko tentò di districarsi dall’abbraccio, ma inutilmente.
“Lasciami...” gli disse quindi.
Leon allora obbedì come un cagnolino ubbidiente.
Poi, mentre la ragazza tirava un sospiro di sollievo, entrò
in soggiorno Akatsuki con un vassoio di biscotti appena sfornati in mano.
Le orecchie da cane di Leon si rizzarono di nuovo.
Akatsuki avendo capito le sue intenzioni disse “Leon, non
essere sgarbato! Prima alla nostra ospite.” e si avvicinò alla ragazza.
“Grazie...” disse lei, prendendo un biscotto.
“Ora potete servirvi anche voi.” continuò il principe,
poggiando il vassoio sul tavolino di fianco al divano.
La voracità degli altri tre maghi che ne seguì fu fin troppo
traumatizzante per la nostra protagonista, perciò anche io sorvolerò la
descrizione di questo imperdibile spettacolo.
CENSURATO! XD
Quindi, mentre i nostri eroi facevano uno spuntino, una
persona, che voi conoscete molto bene, fece irruzione in quel pacifico
quadretto.
“Ohohohohò! Siete tutti qui dunque!” disse Oyajiide, mentre
si avvicinava col suo solito passo ondeggiante “E sono qui anche i favolosi
biscottini di Akatsuki... Gnam!”
E detto questo ne addentò uno, stravaccandosi sul divano di
fianco ad Aiko. A quel punto girò lo sguardo verso di lei.
“Ohohohohò! E questa da dove spunta?” domandò con sguardo
indagatore e malizioso allo stesso tempo.
La osservò a lungo fino a quando non notò il pigiamone che
aveva addosso.
“Leon, quello è il tuo pigiama, vero? Ohohohohò!”
Il biondino alzò lo sguardo dalla sua preda (il biscotto),
sempre con la sua solita aria da cagnolino, guardando indifferente colui che lo
aveva interrogato.
“Embé?” fece ritornando alla sua solita faccia ingenua.
“Ohohohohò! Come sarebbe ‘embé’? Hai per caso fatto qualcosa
che non avresti dovuto fare?”
Il ragazzo assunse un’aria interrogativa, mentre Tooru e
Oyajiide sogghignavano. Ma Aiko aveva capito fin troppo bene e stava per
scoppiare, tanto era rossa.
“Nooooooooo!!
Niente di tutto ciò!! Me... me lo ha solo prestato!!” urlò disperata.
“Seee...” fecero Tooru e Oyajiide all’unisono.
“Ve lo giurooo!!” continuò a difendersi lei.
“Avanti, smettetela di fare gli scemi!” si intromise
Akatsuki “Aiko non farebbe mai una cosa del genere, specialmente con Leon.”
“Ma cosa? Io non ho capito...” disse Leon.
“Lascia perdere...” disse il principe, battendogli una mano
sulla spalla “Sei ancora piccolo per saperlo...”
“Ma che dici? Io sono grande!” obbiettò l’altro.
Akatsuki scosse la testa.
“Se lo dici tu... Ma... Oyajiide, che ti prende?”
Oyajiide era rimasto di sasso alla scoperta sensazionale che
aveva appena fatto. La ragazza che aveva preso in giro fino ad ora era Aiko...
Aiko Senoo! Una delle ex-apprendiste streghe di Majo Rika.
“Lei... Lei... Aiko! Ohohohohò! Come sei diventata carina!”
disse, spostandosi più vicino a lei.
In quel momento il cane-Leon tornò all’azione. Prese il
braccio di Aiko con la zampa e la trascinò verso di sé, ringhiando.
“Non ci provare con lei...” disse fissandolo
minacciosamente, sempre col fumo che gli usciva dalle narici.
A questo punto la prese per mano e la trascinò su per le
scale.
Leon si chiuse la porta azzurra alle spalle, con uno sguardo
un po’ arrabbiato.
“Piace a tutti...” sussurrò imbronciato, oltrepassando Aiko
per andare ad aggiustare il letto, un po’ disfatto.
Caspita... E’ geloso di me... – pensò Aiko – O è
solo una mia impressione? Magari mi sta prendendo in giro...
Il ragazzo continuò a girare per la stanza tutto affaccendato.
“Ehm... Leon! Mi stavo chiedendo se potevi accompagnarmi a
casa. Sai, è tardi e devo preparare la cena...” gli disse lei.
Lui la guardò ancora imbronciato.
“Cena? Perché devi prepararla tu?” chiese.
“Beh, perché i miei genitori sono al lavoro e io devo...”
“Okay!” la interruppe lui, cancellando dal suo viso il
broncio “Ti accompagno io.”
“Sì, però vorrei anche la mia divisa...”
Lui annuì.
“Vado a vedere se è asciutta.”
E così sfrecciò fuori dalla stanza.
Aiko non attese neanche due minuti che lui fu di ritorno con
la sua divisa.
“Eccola! E’ asciutta!” le disse allegro.
“Bene... Ehm... Potresti uscire? Mi vorrei cambiare.”
Leon sembrò pensarci un po’ su.
“Okay! Farò la guardia.”
E così dicendo uscì dalla stanza.
“E non sbirciare!” gli gridò lei, mentre chiudeva la porta.
“Non preoccuparti! Non sono così meschino...”
Dopo che Aiko ebbe finito di cambiarsi, Leon poté entrare.
“Bene! Vieni qua!” disse lui, allargando le braccia come per
abbracciarla.
“Eh?” fece lei contrariata.
“Se non c’è contatto tra di noi, non posso
teletrasportarci.” disse lui come se fosse ovvio.
“Non... lo sapevo...” ammise lei.
Lui a quel punto allargò di più le braccia col suo solito
sorriso innocente. Lei timidamente si avvicinò e si strinse al suo petto. Lui
la avvolse a sua volta in un abbraccio e i due si smaterializzarono
magicamente.
To be continued...
Salveeeeee! *Vale-chan agita le manine* Finalmente il
secondo chappu è finito!
*Il pubblico nota una cordicella tra le mani di Vale-chan,
la cui fine si nasconde dietro una porta*
Mi chiedete che cos’è questa? Oh, ma è il guinzaglio di
Leon, che è qui con noiiiiii!
*Il cane-Leon entra un po’ imbronciato*
Ma come è carino! Non trovate?
*Leon striscia via*
Oh, beh, è andato via!
Adesso...
Per prima cosa vorrei ringraziare coloro che hanno letto la
mia fan fiction, visto il video e soprattutto quelli che hanno recensito: Hazukichan,
sakuretta94, mashiro-chan, Ferula_91 e Rioko-chan.
Grazie, grazie, grazie mille per le vostre stupende recensioni!
Poi, tornando al chappu, mi sa che ho reso Oyajiide
piuttosto antipatico. La risata, che gli ho messo praticamente in tutte le
battute, è proprio odiosa, anzi, vi dirò di più, somiglia molto a quella di
Babbo Natale... (-_-)
Riguardo a Leon è troppo divertente fargli fare il cane
geloso XD.
Guardate! Questa è la scena disegnata da me di quando
arrivano Fujo e Tooru.
Capitolo 3 *** Cap.03 His Mother And Her Little Sister ***
TOGETHER
TOGETHER
Dove eravamo
rimasti?
Le Ojamajo hanno
17 anni.
Aiko un giorno
scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon.
Quest’ultimo le
svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-maghette.
Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature
maligne.
Alla fine della
giornata scolastica, una figura nera attacca Aiko, ma Leon riesce a salvarla
per un pelo e a portarla a casa sua. Lì Aiko rivede tutti gli altri flat e Oyajiide.
Infine chiede a
Leon di riportarla a casa e i due si smaterializzano...
Capitolo 3
His mother and her little
sister
Leon allargò di più le braccia, come per incitare Aiko ad
abbracciarlo. Lei, non avendo altra scelta, gli si avvicinò timidamente e si
strinse al suo petto.
Non era una sensazione così spiacevole... Chiuse gli
occhi...
Lui avvolse le braccia attorno al suo corpo lentamente e
dopo pochi secondi scomparvero magicamente.
Per un momento Aiko si sentì vorticare nel vuoto, ma quando
aprì gli occhi vide che si trovava davanti casa sua.
Sentì Leon respirare pesantemente, come se avesse appena
finito di correre.
Le sue braccia, attorno al corpo di lei, si allentarono
all’improvviso.
Lei lo guardò.
Aveva le guance arrossate e la fronte lucida di sudore.
Barcollò un po’, poi perse l’equilibrio e si afflosciò su sé
stesso.
Lei tentò di afferrarlo, ma qualcuno la precedette.
Una donna lo fissava seria, tenendolo tra le braccia. I
lunghi capelli biondi e lisci ricadevano sul fondoschiena. I meravigliosi occhi
azzurri e il vestito candido come la neve erano perfettamente in rima tra loro.
Sembrava un angelo...
Un sorriso dolce le si inarcò in volto e poi alzò lo sguardo
dal ragazzo per guardare Aiko.
“Sarà meglio portarlo dentro e metterlo a letto.” disse in
tono calmo.
Gli accarezzò la fronte.
“Ha la febbre. Povero Leon...”
Aiko rimase immobile, elaborando la risposta da darle.
“Ma... Chi sei?” disse “Come mai conosci Leon?”
La donna dapprima assunse un espressione sorpresa, poi il
suo viso riacquistò quella dolce di poco prima.
“Sarà meglio rimandare a dopo le spiegazioni, no?” disse,
quasi in un sussurro.
La ragazza guardò Leon, come se sperasse che da un momento
all’altro potesse suggerirle il da farsi. Disperata abbassò lo sguardo per
contemplare l’asfalto. Poteva fidarsi o no di quella donna? Tornò a guardare
Leon. Non era ora di stare lì a pensare! Leon non stava bene e bisognava
curarlo all’istante.
Una frase del ragazzo le tornò in mente...
‘I maghi non si ammalano mai!’
Che scemo...
“Sì, sarà meglio rimandare a dopo le spiegazioni.” disse
dopo aver riflettuto a lungo.
Il sorriso della donna divenne ancora più dolce.
Aiko si voltò diretta verso la porta di casa sua. Prese un
mazzo di chiavi dalla sua cartella, poi aprì la porta e fece cenno all’angelo
misterioso di entrare.
Ore 19.30.
Aiko entrò in camera sua. La donna misteriosa sedeva sul suo
letto, dove ora era disteso Leon. Gli stava accarezzando la testa.
Forse è solo una mia impressione, ... – pensò la
ragazza in quel momento – ... ma mi pare che questa donna abbia un legame
molto intimo con Leon. Non che me ne importi, certo!
L’angelo misterioso a quel punto si chinò sul ragazzo. Un
suo dolce bacio gli sfiorò la fronte.
La ragazza dai capelli blu strinse i pugni, evidentemente
gelosa.
Che scemo che è Leon! Come può stare insieme ad una donna
molto più grande di lui... Avrà suppergiù venticinque anni... E’ un idiota...
Grrr...
“Qualcosa non va?” chiese l’angelo alla sportiva, avendo
notato il suo strano comportamento.
“Ehm... No!!” rispose Aiko bruscamente.
La donna la guardò pacatamente, come se avesse intuito i
suoi pensieri.
La ragazza invece abbassò lo sguardo, temendo che la sua
agitazione avrebbe potuto tradirla.
“Posso chiederti una cosa?” domandò poi.
“Certo.” le rispose l’altra col solito tono calmo.
Aiko alzò la testa e assunse un’espressione decisa.
“In che rapporti sei con Leon?” chiese direttamente.
La donna non si scompose affatto e si limitò solo a dire “Lo
amo molto.”
Le guance della ragazza arrossirono.
“Mo... Molto!?” sussurrò.
“Molto!” assentì l’altra.
La stanza fu invasa dal silenzio. Aiko non smetteva di
pensare alla quella frase.
‘Lo amo molto.’
‘Lo amo molto.’
‘Lo amo molto.’
Basta!
“Vado a prendere il termometro! Così gli misuriamo la
febbre!!” esclamò, concludendo in una falsa risata, e uscì dalla stanza
sbattendo la porta.
La donna ridacchiò dolcemente.
“Che ragazza deliziosa.” disse poi.
Che stupida! Che stupida! Una persona come lui non può
essere una persona seria. Se sta insieme a una donna molto più grande di lui e
nel frattempo ci prova con me, non può essere una persona seria! Assolutamente
no!
La nostra protagonista, con la mente occupata da questi
pensieri, camminava a passi pesanti e veloci per il corridoio. In men che non
si dica arrivò in bagno, prese il termometro dal cassetto di un mobiletto e si
avviò per tornare in camera sua.
Ma che cosa ci penso a fare? A me non piace affatto! Non
mi è mai piaciuto! Perché devo preoccuparmi della sua vita sentimentale?
Però... Perché si ostina così tanto a fare il cretino con me? Perché vuole
baciarmi a tutti i costi? Non lo sopportoooooo!!
Quindi, pensando ciò, arrivò davanti camera sua, la cui
porta era chiusa così come l’aveva lasciata.
All’improvviso sentì un urlo da dentro la stanza.
“Madre!?!?!?”
Subito Aiko si affrettò ad entrare, preoccupata, ma lo
spettacolo che l’aspettava non fu tanto piacevole. La donna stava abbracciando
Leon, che si era svegliato, e aveva le labbra premute contro una sua guancia.
“Tesoro mio, ti sei svegliato!!!” strillò la donna,
stringendolo più forte.
Tesoro mio...!?
Aiko strinse i pugni più forte che poté, innervosita come
non mai.
“La... Lasciami... Mamma, lasciami!” esclamò lui, cercando
di sopraffare la voce della donna, con le guance rosse sia per la febbre che
per l’imbarazzo.
Aiko era sconvolta.
L’ha chiamata... mammaaaaaa!?!?!?
La sportiva arretrò piano sempre più scioccata.
“Oh, cara, hai preso il termometro?” domandò la madre di
Leon, voltando il viso verso di lei.
Aiko taceva, completamente irrigidita dallo shock.
“Lei... Lei è...” sussurrò la ragazza.
“Aiko?” fece Leon, ancora tra le braccia di sua madre,
evidentemente preoccupato.
“... Tua madreeeeeeeee!?!?!?”
urlò infine, terminando la frase.
Per un momento tutti trattennero il fiato, poi Leon si decise
a parlare.
“Sì, è mia madre.”
E’ sua madre, sua madre, Aiko! Nient’altro che sua
madre... – pensò la ragazza, sollevata, ma c’era ancora qualcosa che non le
era chiaro.
“Ma come fai ad avere una madre così giovane??” urlò ancora la ragazza.
“Giovane?” fece la donna, ridendo, con le guance un po’
rosse “Beh, ho ancora trentacinque anni. Posso considerarmi giovane.”
“Lei ha trentacinque anni?? Io pensavo ne avesse una
ventina!” fece Aiko stravolta.
“Oh, sembro davvero così giovane, cara?” domandò la madre
del mago.
Aiko non rispose. Dei versi strani provenienti da Leon
avevano attirato la sua attenzione.
“Mamma... Soffoco...” implorò lui, oramai con la faccia blu.
“Oh! Scusa, tesoro!” esclamò la donna, lasciandolo andare.
Le guance di Leon ritornarono al loro colorito roseo.
“Comunque, mi dai il termometro?” continuò poi rivolta ad
Aiko.
Perché si rivolge a me chiamandomi cara?? – pensò
Aiko, essendosi accorta solo adesso dello strano soprannome che la donna le
aveva affibbiato.
“Ehm... Scusa, ma perché mi chiami cara?” chiese sfacciata.
“Beh, io penso che così occorre rivolgersi alla propria
futura nuora. No?” spiegò l’altra semplicemente.
Aiko e Leon avvamparono all’istante.
“Noooooooooooo!!!” strillò Aiko in preda al panico “Ma
perché sono tutti fissati con questa storia!? Io e Leon non stiamo insieme!!”.
“Ah! Non è la tua fidanzata?” chiese la donna a suo figlio.
Lui scosse la testa, completamente rosso in viso.
“Vabbé! Capita a tutti di sbagliare! Cosa volete da me?”
continuò a parlare lei, poi si rivolse al figlio “Tornando alla tua febbre...
Ma...?”
La madre di Leon cominciò a fissare intensamente il
termometro e a rigirarlo tra le mani.
“Come si usa quest’affare?”
Aiko cadde a terra sconvolta dalla somiglianza tra Leon e
sua madre.
“Lascia! Faccio io!” disse infine, prendendo l’oggetto dalle
mani della donna.
“Scusa!” si affrettò a dire l’altra “Sai, noi streghe non
usiamo mai questi strumenti.”
Altra scoperta sensazionale... La madre di Leon è una
strega! – pensò la ragazza con sarcasmo.
La donna si alzò dal letto lasciando il posto ad Aiko.
“Beh, allora mentre tu ti occupi di Leon, io vado in cucina
a preparare qualcosa da mangiare, okay?” disse.
“Ma...” fece Aiko, preoccupata “Sei sicura che non mi
incendierai la cucina?”
“Sì! Quella è l’unica cosa del mondo degli umani che so
utilizzare.” rispose la donna, imbarazzata.
“Ah, ho capito...” rispose Aiko dubbiosa.
La mamma di Leon si diresse verso la porta.
“Bene! Allora vi lascio soli! Ciao, ciao!” disse e così uscì
dalla stanza.
Cadde il silenzio. I due ragazzi si fissavano.
“Ti misuro la febbre?” chiese lei, sedendosi sul letto
vicino a lui.
“Ah! Certo!” rispose Leon.
Così dicendo premette un bottoncino sul termometro.
“Eh?” fece poi.
Lo premette altre tre volte velocemente.
“Uffa! Le batterie sono scariche!” disse battendosi una mano
sulla faccia.
Si alzò velocemente dal letto.
“Dovrei averne in cucina! Aspettami qui!” gli ordinò.
“Ah! Aspetta, Aiko, io...!” cercò di dire lui, ma la porta
si chiuse alle spalle della ragazza.
Devo andare in bagno...
Ormai erano dieci minuti che Leon camminava in giro per la
casa di Aiko appoggiandosi al muro per non cadere, poiché la febbre lo aveva
indebolito parecchio.
Dove cavolo è il bagno...
Gli veniva da piangere. L’idea di non riuscire a trovare
quello che gli serviva.
Non ce la faccio più...
Si fermò. Gli girava un po’ la testa.
Intanto qualcuno alle sue spalle si stava muovendo di
soppiatto. Un sorrisino si dipinse sulla faccia di quella persona. Poi lo
sconosciuto prese la rincorsa e balzò addosso al biondino, che cadde lungo
disteso a terra.
“Aaaaaaaaaah!”
“Leon!!”
Aiko dalla cucina aveva sentito l’urlo del ragazzo.
“Cosa può essere successo?” chiese la madre del ragazzo che
era alle prese con una grossa frittata.
“Non lo so. Vado a vedere.”
E così dicendo, Aiko uscì di corsa dalla stanza.
Salì in fretta le scale. Quando giunse di sopra, vide Leon
disteso a terra con una bambina di circa quattro anni a cavalcioni sulla sua
schiena.
“Nana!!” esclamò Aiko rivolta alla bambina “Da quanto sei
qui?”
La bambina con una spazzola in mano aveva completamente
preso possesso dei capelli del povero Leon, che era semisvenuto.
“Poco.” rispose la piccolina, smettendo di pettinare il
ragazzo “Mamma accompagnato.”
“Ti ha accompagnato la mamma?” chiese la ragazza.
La bambina allora assentì tornando poi alla sua occupazione.
Fu allora che Aiko si accorse delle condizioni di Leon.
“Nana, ma cosa hai fatto a Leon?”
“...On?” domandò la piccola.
Aiko la prese in braccio, poi la posò a terra e cominciò a
scuotere il ragazzo.
“Leon, svegliati!!”
“Bagnooo...” sussurrò lui aprendo gli occhi.
“Cosa?” fece Aiko.
“Devo andare in bagnooo...” disse lui alzando la voce.
La bambina sogghignò.
“Ah, devi...?” domandò Aiko.
Lui aprì totalmente gli occhi.
“Sì! Ora!” disse forte.
“Okay! Ehm... Ti accompagno...” disse Aiko.
“Grazie! Mi hai salvato!” disse Leon, tirando un sospiro di
sollievo.
Ora era di nuovo a letto, mentre Aiko con la bambina in
braccio lo guardava un po’ imbarazzata.
“Fortuna che ho aspettato fuori...” sussurrò lei.
“Volio scende!” strillò Nana, agitando le piccole braccia.
Aiko la guardò come se avesse appena combinato un grosso
guaio.
“Per oggi hai già fatto troppi danni.” la rimproverò lei.
“Ma io volio scende!!” protestò la bimba scalciando con i
piedini.
“Va bene ma non muoverti da questa stanza!”
A questo punto Aiko la lasciò andare. La bambina corse
vicino ad una sedia, sulla quale c’era poggiato un orsacchiotto di peluche. Lo
prese in braccio e poi corse a sedersi accanto alla ragazza.
Leon intanto guardava la bambina stupefatto.
Questa bimba somiglia molto ad Aiko... No, anzi, è
identica ad Aiko!
Un dubbio lo assalì.
Possibile che sia...
“Aikooo...” si lamentò lui con dei lacrimoni agli occhi.
Aiko lo guardò strano.
“Che c’è?” gli chiese.
Non dovrà andare di nuovo in bagno? - pensò lei.
“Come hai potuto farlooo...??”
Aiko arricciò il naso come se qualcosa di puzzolente le
fosse passato vicino.
“Fare cosa?” domandò, ancora con quell’espressione sul
volto.
Leon assunse un’espressione imbronciata.
“Lo sai benissimo che cosa intendo?” la accusò.
“No, non lo so! Cosa intendi?” disse lei, alzando la voce e
mettendosi le mani sui fianchi.
Leon ci pensò su.
“Insomma...” cominciò dopo aver trovato le parole giuste
“Come hai potuto avere un figlio con un altro!?!?”
Aiko rimase di sasso.
Figlio?
“Eh?” fece lei.
"Ti credevo una ragazza con la testa sulle spalle. Non
me l’aspettavo proprio da te. Avere una figlia alla tua giovane età."
continuò lui imperterrito.
"Ma che diamine stai dicendo!!!" lo interruppe lei
urlando "Chi sarebbe mio figlio??"
Lui, con la faccia da cagnolino bastonato, indicò la
bambina, che ora stava cullando tra le braccia il piccolo orsacchiotto.
Aiko guardò la bambina, poi scoppiò a ridere.
"Ahahah!! Leon, ma lo sai che sei proprio scemo!!
Ahahah! Che cavolata che hai detto!! Hehehehe! Hahaha!"
"Cavolata?" sussurrò lui ancora più imbronciato di
prima.
"Che... Hahaha! Che cosa ti ha fatto pensare...?
Hahaha! Oddio!!" cercò di dire sopraffatta dalle risa.
"Ti stai divertendo?" domandò lui offesissimo.
"No, è che... Haha! Troppo divertente!"
Aiko continuava a ridere e Leon per l'imbarazzo era
diventato tutto rosso.
"La smetti di ridere??" le urlò lui, scocciato del
suo comportamento.
"Haha! Okay! Hihi! Okay, la smetto!"
"Grazie!"
La bambina alzò lo sguardo dal pupazzo, per guardare il
biondino, emise un risolino e poi tornò a guardare il suo giocattolo.
"Anche lei priva di educazione... Mi ridete in faccia,
eh! Uff!" sbuffò Leon.
"Però pure tu cacci certe genialità dalla tua testa
priva di cervello."
"Allora spiegami scientificamente la vostra
somiglianza!"
"Altra genialità: scientificamente..." lo prese in
giro Aiko "Allora ti comincio a spiegare: quando due persone tornano
insieme dopo tanto tempo si vogliono ancora più bene di prima. Ed è così che
decidono di avere un secondo figlio. Ti è più chiaro?"
"Lei è... tua sorella!?" chiese lui, poco
convinto.
"Bravissimo! Hai vinto il premio Nobel!" urlò lei
applaudendo all'impazzata.
"Grazie..." rispose lui.
"Peggo!" fece la bimba divertita.
"Pure lei ti dà corda."
"Perché lei è la mia bella sorellina!" disse Aiko
contenta e la prese in braccio stringendola a sé.
"Lahiami!" si ribellò lei "Ako,
lahiami!"
"Hehe! E' proprio come te! Non vuole le coccole!"
esclamò lui divertito.
"Ma per me è diverso! Io non voglio le coccole,
altrimenti tutti i ragazzi della scuola mi vorrebbero fare le coccole."
rispose lei.
"Non ti farò toccare dagli altri." disse lui con
gli occhi infuocati.
In quel momento la porta della stanza si aprì ed entrò la
mamma di Leon, con un vassoio in mano.
"Come va, tesoro?" chiese al figlio.
"Meglio." rispose lui imbarazzato.
La donna gli mise una mano sulla fronte.
"Cara, quant'è la temperatura?" chiese ad Aiko.
"AH!" urlò Aiko "Ho dimenticato di
misurargliela! Vado a prendere il termometro che l'ho lasciato in
cucina!!"
"Va bene! Fa presto!"
E così Aiko uscì di corsa dalla stanza.
"Vi stavate divertendo? Ho sentito che ridevate."
chiese la donna.
"Lei si stava divertendo sicuramente." disse lui
ironicamente.
"La ami?"
Quella sola frase che disse la donna gli fece rizzare i
capelli in testa e in un baleno fu tutto rosso.
"Co... Come l'hai capito? Mi hai letto nel
pensiero?" le chiese.
"Assolutamente no! L'ho capito perché sono tua
madre." gli rispose lei.
Leon ammutolì.
"Quando pensi di dirglielo?" gli domandò lei.
"Di... dirglielo?? Penso che già lo sa... sappia!"
balbettò lui.
"Non basta. Alle donne piace sentirselo dire." gli
sorrise lei.
Devo dirglielo?
"Ora mangia un po', altrimenti diventerai un manico di
scopa e dopo Aiko non ti vorrà più." ammiccò lei.
Leon arrossì di nuovo, ma non disse niente. Cominciò subito
a mangiare.
"Siete sicura di farcela?" disse Aiko alla mamma
di Leon.
"Sì, non preoccuparti! E poi smettila con queste
formalità. Chiamami Kami." rispose la donna.
"Okay!"
"Ci penso io. Lo porto a casa e vedrai che domattina
sarà già in piedi come un grillo."
"Bene, mi fido di voi... ehm... di te, Kami-san."
La donna sorrise dolcemente.
"Bene, allora a presto!" la salutò Kami.
"Okay! Arrivederci!" salutò Aiko.
"Ciao, ciao!" disse la piccola Nana, salutando con
le manine.
Così Kami e Leon scomparvero dalla stanza di Aiko...
... Ma qualcuno stava tramando qualcosa, nascosto da qualche
parte nella città di Osaka.
"Quei ragazzini sono un intralcio." disse
una delle tante figure, raggruppate in quel luogo.
"Vogliono proteggere ad ogni costo quelle ragazze."
disse un'altra.
"Non c'è problema!" intervenne quella che
sembrava il capo "Basterà togliere di mezzo anche loro e nessuno potrà
più intralciarci."
To be continued...
*Vale-chan sbircia da un cespuglietto*
Ecco adesso i lettori mi fucileranno...
SALVE!!
Scusatemi tanto per il ritardissimo! Sorry, sorry, sorry!!
Mi dispiace tantissimo di avervi fatto aspettare così a
lungo per leggere questo terzo capitolo (purtroppo ancora privo di eventi
importanti), ma la scuola mi ha tenuto impegnata anche durante le vacanze di
Pasqua.
Per prima cosa vorrei ringraziare Miyu chan, Mashiro-chan,
Ferula_91, Rioko-chan, Hazukichan e Sakuretta94 che
mi hanno commentato il secondo chappu e mi hanno incoraggiato a proseguire la
fanfiction (ogni volta che leggo i vostri commy mi sento felicissima), ma
naturalmente ringrazio tantissimo anche coloro che hanno solo letto la mia
fanfiction.
Per seconda cosa vorrei rispondere alla domanda di Mashiro-chan.
Non accoppierò proprio tutti i Flat
con le Ojamajo, poiché ci sono certe coppie che preferisco di più, ma ti
assicuro che nessuna delle nostre eroine rimarrà senza fidanzato (^///^).
Comunque non vi anticipo niente di più. Ho certe ideuzze per la testa che non
vi immaginate nemmeno. Hehe!
Per terza cosa vorrei chiedere al nostro Leon cosa ne pensa
del chappu XD.
*La testa di Leon spunta dal cespuglietto*
Leon (imbronciato): Come al solito mi hai fatto fare
la figura dell' idiota!
Vale-chan: Scusa, Leo! Ma, sai, bisogna far divertire
il pubblico!
Leon: Sgrunt! Ha sempre ragione lei!
Salutiamo il nostro ospite e concludiamo questo piccolo
romanzetto con due bonus.
Aiko
un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon.
Quest’ultimo le
svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-maghette. Lui e i suoi amici hanno il compito di
proteggerle e imprigionare le creature maligne.
Dopo aver
sconfitto la figura nera, Leon accompagna Aiko a casa
e sviene a causa di un po’ di febbre. La ragazza in seguito fa la conoscenza
della madre di Leon, Kami, che al principio aveva
creduto sua amante. Successivamente notiamo il debutto della sorellina di Aiko, che il ragazzo scambia per la figlia della sportiva (che
fantasia hanno questi due, direte voi).
Intanto delle
creature tramano nell’ombra pronte a sconfiggere i flat.
Capitolo
4
Memories
and Love
Ore 21:30.
Akatsuki era seduto sul divano in
salotto. Ripensava alla giornata trascorsa...
“Akatsuki che ci fai
qui???” aveva chiesto Doremi quella mattina,
quando lo aveva visto davanti alla scuola.
Akatsuki le aveva raccontato tutto
così come aveva fatto il suo amico Leon con Aiko.
Sembrava però che Doremi non si emozionasse più così
tanto quando era insieme a lui. Certo, era la solita pasticciona – se ne era
accorto quando l’aveva vista inciampare in corridoio – , però ora era più
grande, più bella e più responsabile, rispetto a quando l’aveva vista l’ultima
volta. E la cosa più orribile era che tutto ciò finisse ad una sola
conclusione: lei non era più innamorata di lui.
Forse era stata solo una sua impressione, però il
comportamento di lei non era quello di una ragazza innamorata, equivaleva bensì
a quello di un’amica. Soltanto un’amica...
La porta del sottoscala si aprì d’improvviso.
Una donna vestita di bianco entrò portando sottobraccio il
povero Leon ammalato.
Quando Akatsuki vide il suo amico
in quelle condizioni scatto subito in piedi.
“Leon!” disse, avvicinandosi con cautela.
“Non ti preoccupare, principe Akatsuki.”
disse la madre di Leon “Mio figlio ha bisogno solo di un po’ di riposo.”
“Ah! Kami-san?” disse il mago
riconoscendola “Come mai è qui?”
“Oh, semplicemente perché dieci anni fa lo avevo promesso a
Leon. E così eccomi qua!”
“Ah, già! E’ vero!” disse Akatsuki.
Kami assunse un’espressione
triste.
“Già... Perché una madre non può comportarsi come ho fatto
io con lui...” disse, con lo sguardo e la mente rivolti altrove, e più
precisamente ad un ricordo...
♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪
10 anni prima...
Tanti bambini stavano uscendo dalla piccola scuola per apprendisti
maghi. Molti correvano. Altri passeggiavano tranquillamente. Tutti erano
allegri, tranne uno.
Leon era un bambino molto vivace di solito, ma quel giorno
non era proprio uno di quelli che si possono definire fortunati o felici.
Camminava piano lungo il viottolo che conduceva alla casa dove lui e sua madre
abitavano felici. Teneva la testa bassa e ad ogni passo il suo piccolo corpo
sussultava per i singhiozzi. Sì, stava piangendo e quando sua madre avrebbe
saputo il motivo delle sue lacrime, non sarebbe stata molto contenta.
Finalmente arrivò davanti all’ingresso di casa sua e,
deglutendo, diede due colpetti alla porta, che si aprì subito rivelando il
sorriso della sua bella madre.
“Ciao, tesoro!” lo salutò lei.
Sul suo viso però scomparve subito il sorriso non appena
notò che suo figlio stava piangendo.
“Che cosa è successo, Leon?” gli chiese lei.
Il bimbo singhiozzò un paio di volte, poi da una tasca del
suo pantaloncino estrasse una lettera dalla busta di colore violetto.
La madre guardò preoccupata la busta, poi la prese e
cominciò a scartarla mentre entrava in casa.
Il bambino la seguì taciturno, chiudendosi la porta alle
spalle.
Kami cominciò a leggere la lettera
che recitava più o meno così...
Egregia Signora
Sokuryoku,
sono
rammaricata di dirle che suo figlio non possiede grandi abilità magiche.
Difatti non riesce ad eseguire neanche gli incantesimi più banali e semplici.
Inoltre la sua distrazione in classe contribuisce a incrementare (scusi la
franchezza) la sua ignoranza e a disturbare continuamente la lezione.
Spero che
rimedi presto a questa situazione.
Ossequi,
Sensei.
La donna mortificata alzò lo sguardo dalla lettera per
guardare Leon che la fissava sinceramente dispiaciuto. Lei si mise in ginocchio
davanti a lui così da poterlo guardare negli occhi.
“Leon, tesoro...” sussurrò lei con dolcezza per attirare la
sua attenzione “Perché ti comporti così?”
Il bimbo scosse la testa velocemente, singhiozzando più
forte.
“Se mi dici cosa c’è che non va, forse riusciamo a risolvere
tutto...” gli disse ancora più piano la madre.
“Io...” cominciò lui dopo qualche minuto di silenzio “Io ci
provo... Ma non ci riesco... Anche se ascolto la maestra... Non ci riesco...”
La donna lo strinse al petto con dolcezza, lui si aggrappò
forte alle spalle di lei.
“Non piangere, tesoro... La mamma troverà una soluzione...”
lo rassicurò lei, cullandolo e accarezzandogli i capelli dorati.
Il mattino seguente, quando il piccolo Leon si svegliò, si ritrovò
nel suo lettino. Doveva essersi addormentato tra le braccia della madre la sera
prima e lei doveva averlo portato a dormire e gli aveva rimboccato le coperte
come faceva di solito.
Il bimbo scese dal lettino e uscì dalla sua stanzetta. Un
profumino lo attirò verso la cucina. Sua madre stava preparando la colazione.
“Buon giorno, tesoro!” disse e, voltandosi, Leon vide che
aveva sul viso il suo solito sorriso.
Non è arrabbiata... – pensò il piccolino, prendendo
posto a tavola.
La donna si voltò e continuò a cucinare.
“Tesoro, devo chiederti una cosa importante...” disse lei.
“Cosa?” domandò Leon ingenuamente.
“Ci tieni a imparare la magia?” gli domandò lei senza
voltarsi.
Il bambino assunse un’espressione preoccupata e allo stesso
tempo pensierosa.
“Io... Vorrei... Ma...” sussurrò lui.
“Non devi preoccuparti delle difficoltà... Voglio solo
sapere se ci tieni veramente.”
“Certo!” disse lui deciso.
“Bene...” ricominciò a parlare lei girandosi a guardarlo
“... Leon, ho parlato con il re del mondo dei maghi...”
“Lui? Proprio con lui?” disse il piccolo con un sorriso
meravigliato.
“Sì...” rispose lei triste “Il re ha un figlio della tua
stessa età. Lui è molto bravo a usare la magia. Conosce già gli incantesimi più
difficili. Così ho chiesto al re di istruirti...”
“Ma...” intervenne lui.
“Leon, fammi finire di parlare, per favore...” lo interruppe
lei con la voce tremante, facendolo ammutolire “Non ti insegnerebbe un adulto,
ma il principino... Faresti amicizia con lui...”
“Posso diventare amico suo??” chiese mostrando un grande
sorriso.
“Sì... Ma per fare ciò dovrai andare ad abitare al
castello... Nel mondo adiacente al nostro... Lontano da quello delle
streghe...” gli spiegò lei.
Ormai le lacrime le rigavano il volto.
“Mamma...? Non ti potrò più vedere?” chiese lui cominciando
ad avvertire il pericolo.
La donna annuì piangendo copiosamente e cadde in ginocchio.
“No! Mammina!!” urlò lui, scendendo dalla sedia per andare
ad abbracciarla.
“Tesoro, è per il tuo bene...” gli spiegò lei, stringendolo
forte.
“Mamma, non voglio che non ci vediamo più...” pianse lui.
“Leon... Leon, promettimi che quando tornerò a prenderti...
Tu sarai diventato un bravo mago... Promettilo, tesoro...” gli bisbigliò lei
all’orecchio tra i singhiozzi.
“Nooo... Sigh...
Nooo... Non voglio...” si oppose lui scuotendo la
testa.
La madre lo staccò dal proprio corpo e assunse uno sguardo
severo.
“Promettilo!!” gli ordinò, triste.
Il bambino annuì piano guardandola con gli occhi lucidi e le
guance rigate dalle lacrime.
La donna lo abbracciò di nuovo.
“Bravo... Sono sicura che se ci crederai ce la farai... E
poi ricordati sempre che non sei solo al mondo...”
Leon annuì di nuovo. La gola gli faceva male per il troppo
pianto, tanto da impedirgli di parlare.
Kami si alzò in piedi e si asciugò
le lacrime.
“Sarà meglio preparare le tue cose... Tra un po’ ti porterò
lì... Tu fai colazione.”
E così dicendo si diresse nella stanza di Leon, che era
rimasto in cucina, distrutto dal pensiero di doversi allontanare da sua madre.
♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪
“Kami-san, si sente bene?” chiese
il principe Akatsuki.
La donna si riscosse dai suoi pensieri, riacquistando il suo
solito sorriso.
“Sì, non preoccuparti.” disse lei, avviandosi su per la
scalinata “Porto Leon di sopra e lo metto a letto.”
“Okay! A dopo.” disse il mago seguendola con lo sguardo, ma
la sua mente già vagava per altri pensieri...
♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪
10 anni prima...
Lui era nascosto in una stanza. Stava guardando attraverso
la fessura della porta qualcosa, o meglio qualcuno...
Un bambino biondo camminava per uno dei mille corridoi del
castello reale. L’edificio era immenso ai suoi occhi, fin troppo grande per un
bambino così piccolo. Si sentiva disperso in quel labirinto di mura,
soprattutto perché era senza sua madre, la sua ancora di salvezza...
Il principino decise di uscire dal suo nascondiglio. La
descrizione, che suo padre gli aveva fatto a proposito del bambino a cui
avrebbe dovuto insegnare la magia, corrispondeva perfettamente.
Aprì la porta, il quale cigolio fece sobbalzare Leon.
“Ciao.” lo salutò Akatsuki,
sorridendogli.
L’altro si voltò verso la voce e, quando notò la piccola
coroncina sulla testa del suo interlocutore, si inginocchiò all’istante.
“Buon giorno, principe!” gli urlò quasi, agitatissimo.
Al principe scappò un risolino, che fermò subito per non
mettere a disagio il suo nuovo amico.
“Diamoci del tu. Chiamami Akatsuki.”
lo incitò, tendendogli una mano per farlo alzare.
Leon prese la mano dell’altro e si alzò.
“Va bene... Tu allora chiamami Leon.” rispose l’altro.
“Perfetto! Ora siamo amici per la pelle.” annunciò Akatsuki, battendo allegramente le manine.
Sul volto del piccolo Leon si disegnò subito un sorriso.
“E naturalmente...” aggiunse il principe contento “Non
potrai non essere amico degli altri due miei migliori amici...”
La porta della stanzetta dove prima era nascosto il principe
si aprì di scatto, interrompendo il discorso di Akatsuki,
e rivelò altri due bambini.
“Aka, ti dai una mossa?” disse il
bambino dai capelli azzurri.
“Ah, bene! Ragazzi, voglio presentarvi un nostro nuovo
amico.” disse il principe non facendo caso al linguaggio sgarbato del bambino
“Lui è Leon.”
“Wow! Un nuovo amico!” esultò il bambino dai capelli
arancioni.
“E’ un vero piacere! Io sono Tooru!”
si presentò il bambino dai capelli azzurri, poi indicò il suo compagno “E lui è
Fujo!”
“Il piacere è tutto mio...” rispose Leon imbarazzato...
♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪
Delle grida dal piano di sopra svegliarono Akatsuki da quel piacevole ricordo. Subito il principe si
precipitò di sopra. Giunto davanti alla porta della camera di Leon, incontrò Kami che usciva dalla stanza. Lo guardò con un’espressione
esasperata.
“Ti prego parlaci tu! E’ un cocciuto quel ragazzo.” gli
disse lei “Non so proprio da chi possa aver preso.”
E dopo aver concluso così, la donna cominciò a scendere le
scale, disposta a stare dovunque fuorché nella stessa stanza di suo figlio.
Akatsuki alzò inconsciamente un
sopracciglio e si diresse nella stanza.
Leon stava seduto sul suo letto con le gambe incrociate e un
broncio dipinto sul volto. Lo guardò senza cambiare espressione, poi si mise a
contemplare il copriletto a fiori blu su cui era seduto.
“Che succede?” gli domandò Akatsuki.
Il biondino alzò di nuovo lo sguardo.
“Mia madre non vuole farmi andare a scuola domani...” disse
ancora più irritato.
Il principe sospirò come per dire ‘Che pazienza.’ e poi gli
posò una mano sulla fronte per controllargli la temperatura. Quando la tolse,
assunse un espressione severa.
“E’ comprensibile che non voglia farti andare. Hai la febbre
alta.” disse.
“Ma se non vado Ai-chan potrebbe
trovarsi nei guai!” obbiettò lui.
“Non se ne parla! Non andrai!” gli ordinò Akatsuki.
Leon boccheggiò esterrefatto.
“Ma...” cercò di dire.
“Niente obbiezioni. In qualità di principe, e quindi di tuo
superiore, questo è un ordine.” continuò l’amico con fare saccente.
“Non è giusto!” urlò Leon agitandosi “Stai abusando della
tua posizione.”
“Quale miglior modo per divertirsi...” ironizzò l’altro.
“Non mi impedirai di andare.”
“Scommetti?”
E’ inutile stare qui a tergiversare sul discorso dei due
maghi. Essi continuarono tutta la notte a fare questo tira e molla, fino a
quando il mattino dopo Akatsuki fu costretto a fare
un incantesimo sulla casa, che impedisse al malato di uscire.
“Non puoi farmi questo...” piagnucolò il biondino, tirando
il principe per la maglietta.
“Rimani a letto e non muoverti.” gli rimbeccò lui,
sciogliendo la sua presa “Se hai bisogno di qualcosa tua madre è nella stanza
accanto.”
“Ma Ai-chan è...” cercò di dire
lui.
“La tua Ai-chan se la saprà cavare
da sola per un giorno.” lo interruppe lui “E poi poco fa le ho telefonato e mi
ha detto che dopo la scuola passerà a trovarti. Le ho dato anche l’indirizzo
esatto di casa nostra a Osaka. Così puoi stare tranquillo.”
“No, che non posso stare tranquillo!!” urlò lui, agitandosi
come un forsennato.
“Allora io vado a scuola. Fai il bravo.” disse infine,
accarezzandogli la testa come se fosse un cagnolino e poi uscì dalla stanza.
Leon sbuffò rassegnato alla crudele realtà.
Ma subito dopo la porta si riaprì.
“Ah, Leon!” disse Akatsuki,
affacciandosi alla porta “Parla con Kami-san. Mi
sembra che si senta ancora in colpa per quella storia.”
Leon grugnì come per dire ‘Ci farò un pensierino’.
“Okay! Allora, ciao!” disse infine il principe andandosene
definitivamente.
Leon sbuffò di nuovo e si distese sul letto.
Che razza di situazione...
Una ragazza dai capelli color rosso magenta legati in due
lunghi codini entrò nella sua classe.
Miracolo! Sono arrivata in anticipo! – pensò
sorridendo.
Pochi dei suoi compagni erano arrivati, ma tra di loro lei
notò i due suoi più cari amici. Doremi si avvicinò al
suo banco e ci posò lo zaino sopra. Al banco dietro il suo sedeva Akatsuki, mentre davanti il suo nemico/amico di infanzia Tetsuya, che ora era intento a leggere una pagina del libro
di storia.
“Buon giorno!” la salutò Akatsuki.
“Buon giorno, Akatsuki-kun!” disse
lei, mostrando un enorme sorriso al principe dei maghi, poi si girò verso Tetsuya “E buon giorno anche a te, Tetsuya!”
Tetsuya però non disse nulla, si
limitò solo a girare la pagina del libro.
Doremi lo guardò truce per il poco
interesse che aveva mostrato al suo saluto. Quindi prese un bel respiro e urlò
“Buon giorno, Tetsu-chan!!!”
Il ragazzo dai capelli blu sobbalzò dallo spavento, poi si
girò a guardarla rosso di vergogna, per il soprannome che lei gli aveva
affibbiato.
“Buon giorno...” sussurrò irritato.
Doremi, dopo aver sentito il
saluto, si sedette con un sorriso soddisfatto sul viso.
Era dal giorno precedente che Tetsuya
se ne stava zitto e imbronciato. Diciamo che aveva cominciato a fare così
quando la professoressa di giapponese aveva presentato Akatsuki
come loro nuovo compagno di scuola. Da allora lui non si era più permesso di
girarsi indietro a parlare con Doremi, forse per
paura di ingaggiare un discorso con il suo ‘acerrimo nemico’.
Chissà perché poi ce l’ha tanto con Aka?
– pensò Doremi, mentre Tetsuya
si girava di nuovo davanti.
“Tetsuya!” lo chiamò lei.
Il ragazzo si rigirò esasperato.
“Che vuoi?” le domandò, sbuffando.
“Questo pomeriggio c’è la tua prima partita di calcio del
liceo, vero?” esclamò lei.
“Già...” rispose lui, arrossendo di nuovo.
“Che bello! Voglio venire a fare il tifo!” esultò lei, poi
si girò verso Akatsuki “Akatsuki-kun,
tu hai mai assistito ad una partita di calcio?”
Il principe si indicò da solo con un indice, sentendosi
chiamato in causa.
“Ad una partita vera e propria no, ma ho visto parecchie
volte Leon allenarsi.” rispose.
“Bene! Allora perché quest’oggi non restiamo a scuola a
vedere la partita di Tetsu insieme?” gli chiese lei.
Tetsuya a quelle parole cadde
dalla sedia.
“Ma...!” cercò di obbiettare, quando si rialzò.
“Non credo che Kotake sia
d’accordo.” disse il principe, notando lo sguardo contrariato di Tetsuya.
“Oh! Ma a Tetsuya fa piacere avere
tanti tifosi.” disse Doremi, cercando di convincere
non solo i suoi due amici, ma anche sé stessa di questo fatto.
Tetsuya a quel punto non seppe
ribattere.
“Sì, certo... Può venire anche Shidoosha...”
disse rassegnato.
“Yatta!” esultò Doremi, mentre la professoressa della prima ora entrava in
classe.
“Buon giorno, ragazzi” disse la professoressa e sedendosi
cominciò a fare l’appello.
Vedrai che ci riesco a farli fare pace. Hehe! – pensò Doremi.
Intanto a scuola di Aiko...
“Buon giorno! Mi scusi per il ritardo.” disse Aiko al professore, entrando in classe.
“Prego, Senoo!” le rispose il
professore, incitandola ad entrare con un gesto della mano.
Aiko si diresse al suo posto.
Mentre poggiava lo zaino sul suo banco, il suo sguardo cadde su quello vuoto
dove ci sarebbe dovuto essere seduto Leon.
Chissà come sta... – pensò mentre si sedeva al suo
posto.
Naoko la osservò incuriosita.
“Ciao!” disse a bassa voce.
“Ciao, Naoko!” la salutò Aiko con lo stesso tono, per non disturbare la lezione.
“Come mai così tardi?” chiese l’altra.
“Ah! Nulla. Mi hanno telefonato e ho perso tempo così.”
rispose Aiko, tirando fuori una penna e un quaderno
dalla sua borsa.
“Nulla di grave, spero...”
“No, è solo che Leon ha la febbre...”
“Hohò! Per informarti di ciò, devi
essere già diventata la sua donna.”
A quelle parole Aiko avvampò e si
alzò in piedi di scatto dicendo “Non sono la sua donna!!”
“Senoo!” la chiamò il professore
“Invece di pensare alle soap, perché non vieni a fare un problema di
trigonometria alla lavagna?”
Aiko divenne ancora più rossa di
prima.
“Sì!” disse dirigendosi alla lavagna, mentre i risolini dei
suoi compagni le risuonavano in testa.
Promemoria: uccidere Naoko alla
fine della lezione...
“Onpu-chan, sta giù!” urlò un
ragazzo dai capelli azzurri.
Un ombra gigantesca urtò forte contro il sipario del
palcoscenico, che si staccò e cadde facendola rimanere incastrata.
Onpu uscì da sotto il tavolo dove
era nascosta e cercò una via d’uscita.
L’ombra lacerò il sipario e vide subito il suo obbiettivo.
“Sei mia!!!” urlò pronta a balzare addosso alla
ragazza dai capelli violetti.
“No!” gridò il ragazzo, mentre i due ciuffi ribelli che
aveva in testa si alzavano per compiere la magia.
L’ombra si immobilizzò, emettendo urla di rabbia assordanti.
“Scappa, Onpu-chan!!” le ordinò Tooru, tirando fuori dalla tasca una specie di portacipria
azzurro.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e balzò giù dal
palcoscenico.
“Hai finito di perseguitare la mia Onpu-chan!”
disse il ragazzo aprendo il portacipria che si rivelò essere uno specchietto “Oyajiide, sei pronto?”
Il viso di un esserino giallo
apparve nello specchietto.
“Sono pronto!” disse lo stregone.
“Bene! Ritorna nell’oscurità, figura nera!” esclamò Tooru, mentre l’ombra veniva risucchiata dallo specchietto.
Urla miste di rabbia e di dolore si sentirono, fino a che la figura nera non fu
scomparsa del tutto e lo specchio richiuso.
Il mago tirò un sospiro di sollievo e si sedette a terra
sfinito.
“Tooru-kun!” lo chiamò Onpu, mentre gli si avvicinava preoccupata “Stai bene?”
“Sì, non preoccuparti!” disse lui con un sorriso sul viso
stanco.
Lei, tranquillizzatasi, si guardò attorno sbuffando.
“Beh, mi sa che la lezione di recitazione salterà
stamattina...” disse rassegnata.
La porta dell’enorme stanza si aprì ed entrò un signore.
“Ascidentì!” disse facendo
risuonare il suo accento francese nella stanza “Cos’è suscesso?
Ho sentitò un teremoto.”
“Sì, era proprio un terremoto.” disse Tooru,
alzandosi dal pavimento impolverato, con un sorrisone.
“Già! E’ stato terribile!” recitò Onpu.
“Per la barbà di Shakespeare,
credo proprio che faremo direttamonte la lessione de chant.” disse il
professore, dispiaciuto.
“Lo credo anch’io.” gli rispose Onpu.
“Bené! Alora
adiamo!” continuò lui dirigendosi fuori dalla stanza.
Onpu tirò un sospirò di sollievo,
poi si girò verso Tooru.
“Ti ringrazio, Tooru-kun, per
avermi salvata da quell’essere orripilante.” gli sussurrò.
“Non c’è di che...” rispose lui, mentre la pop star gli
schioccava un bacio sulla guancia, facendolo arrossire. Dopo ciò rimase
imbambolato a guardarla mentre usciva dalla stanza ridendo divertita. Un
sorrisino gli si disegnò sul viso.
Questo è il primo gradino verso un’infallibile
vittoria!!! – pensò esultante.
“Tooru, vieni?” gli domandò Onpu, spuntando da dietro la porta.
“Certo, certo!” gli rispose lui imbarazzato, seguendola
fuori dalla stanza.
Era ormai passata una mezz’oretta da quando la prima lezione
era cominciata, eppure...
Perché quei due non la smettono di guardarsi in
cagnesco...? – pensò Hazuki spaventata dal
comportamento che il ragazzo che le stava a destra e quello che le stava a
sinistra stavano avendo.
Alla sua destra infatti c’era il suo amico d’infanzia, YadaMasaru, mentre alla sua
sinistra c’era Fujo, colui che doveva proteggerla
dalle figure nere.
Questa situazione va avanti da ieri... E io non riesco
neanche a fare finta di nulla... Mi trovo in mezzo a questi due... Come faccio?
– pensò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
“Signorina Fujiwara, ...” la
chiamò preoccupata l’insegnante “... ti senti bene?”
Hazuki scosse velocemente la
testa.
“Perché non vai a riposarti in infermeria. Qualcuno vuole
accompagnarla?” chiese la professoressa.
Immediatamente le mani di Yada e
di Fujo si levarono in alto. I due si guardarono
ancora peggio di prima.
“Forse è meglio che l’accompagni una ragazza, no?” continuò
la professoressa, asciugandosi la fronte momentaneamente sudata con un fazzoletto.
I due ragazzi si sedettero.
“Chiitose, accompagnala tu.” disse
indicando una ragazza di nome ChiitoseHikaru.
“Va bene.” disse la ragazza dai capelli neri.
Hazuki si alzò e insieme ad Hikaru uscì dalla classe.
“Che cos’hai?” le chiese la mora, chiudendosi la porta alle
spalle, indifferente alla tristezza di Hazuki.
La ragazza dai capelli castani fu colta in fallo.
“Ah!” fece agitata, asciugandosi le lacrime “Niente! Solo un
po’ di mal di testa...”
La mora la guardò con un viso inespressivo.
“Se avessi avuto solo un po’ di mal di testa, non ti saresti
messa a piangere.” disse, mentre si incamminavano per il corridoio.
Hazuki smise di piangere,
avvertendo nelle parole della ragazza un po’ di preoccupazione.
“Io... Mi sento a disagio in classe...” le disse.
“E’ per via di quei due ragazzi che volevano accompagnarti
in infermeria?”
Hazuki annuì piano.
“Una contesa d’amore...” disse Hikaru,
riflettendo.
Cadde il silenzio. Si sentivano solo i passi delle due che
si dirigevano in infermeria.
“Fai finta che non esistano.” riprese la mora ad un tratto
“Ignorali! O si comportano come si deve, o non ci pensassero nemmeno a
corteggiarti. Dico bene?”
Hazuki rifletté su quelle parole,
mentre un sorriso complice si disegnava sul viso di Hikaru.
“Hai ragione! Farò come mi hai consigliato!” disse infine
grintosa.
“Bene! E se ti continuano a dare fastidio, potrei chiedere
alla professoressa di spostarti accanto a me. Che ne pensi?”
Hazuki annuì vigorosamente.
“Bene! Visto che siamo fuori e che ti senti benissimo, che
ne dici di accompagnarmi al distributore di bibite?” le chiese Hikaru.
“Okay!” disse Hazuki, mentre
pensava che finalmente avesse una nuova vera amica.
Certo, non poteva bastare a compensare l’assenza di Doremi – poiché nessuna era come Doremi
– però sarebbe comunque stata un’amica valida, se lo sentiva.
“L’attacco a OnpuSegawa è fallito...” disse una figura nera alle sue
compagne.
“Ha fallito anche lei...? Non può essere...” disse
un’altra.
“Già! Era una delle più forti...” assentì un’altra
ancora.
“Possibile che quelle mezze calzette di maghi siano così
forti!?” chiese un’altra.
Il capo delle figure nere rimuginò sui pensieri dei suoi
seguaci.
“Non credo che sia del tutto loro il merito.” disse
facendo ammutolire le altre figure nere “E’ quel solo oggetto che permette
loro di imprigionarci... Bisogna che gli impediamo di usare quell’oggetto.”
“Ma quale sarà quest’oggetto?” chiese una.
“Beh! Prima lo scopriamo, poi glielo rubiamo...”
affermò, poi con un ghigno sbatté un pugno sul tavolo “E infine li
schiacciamo!”
Le altre, imitando il loro capo, mostrarono un ghigno che
subito si trasformò in un coro di risate, che rese ancora più lugubre la stanza
buia in cui si trovavano.
To be continued...
♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪
Bonus story
A little boy or a
little girl?
Ricordi quando mi hai sorpreso
col primo sorriso...?
(Mio Fratello – Tiziano Ferro)
Una bambina dai capelli blu camminava per il parco giochi.
Non c’era nessuno. Annoiata, raggiunse l’altalena, si sedette e cominciò a
dondolare. Non si sentiva alcun rumore, solo il cigolio della giostra. La bimba
volse lo sguardo di fronte a lei. Le fronde degli alberi erano mosse dal vento.
In lontananza vide una piccola figura. Ella si girò verso di lei. Aveva dei
capelli biondi che arrivavano quasi alle spalle e che erano legati con un
nastro azzurro in un codino.
Che bella bambina... – pensò la piccola Aiko – Mi sto annoiando... Le chiederò di giocare con
me.
Così scese dall’altalena e si avvicinò all’altra bambina.
“Ciao!” le disse.
La bambina bionda dapprima la guardò arrossendo, poi sorrise
e la salutò con un cenno della mano.
“Vuoi giocare con me?” le chiese Aiko.
“Sì.” rispose semplicemente la bionda.
Le due bambine giocarono per molto tempo assieme, fino a
quando non arrivò una donna.
“Leon!” chiamò lei rivolta alla bambina dai capelli dorati
“E’ ora di andare, tesoro.”
La bambina di nome Leon guardò prima l’altra bimba, poi sua
madre, poi di nuovo la sua compagna di giochi. Assunse un’espressione triste.
“Devo andare...” disse.
La piccola Aiko incurvò le
sopracciglia mostrando un viso ancora più triste di quello dell’amica.
“Giuro che tornerò a giocare con te...” aggiunse la
biondina.
La bambina fece un sorriso – non importa quale delle due,
poiché subito dopo l’altra la imitò – e dopo che si furono salutate, quella
bionda si allontanò dal parco con la madre. La bambina dai capelli blu le seguì
con lo sguardo, fino a che non scomparvero dalla sua vista come per magia...
♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪
“Aiko!”
Sentendosi chiamare, la ragazza dai capelli blu si riscosse
dai suoi pensieri.
“Si può sapere dove hai la testa?” le chiese l’amica Naoko, un po’ arrabbiata “Ti stavo parlando di una cosa
importante e poi ti sei incantata a guardare il parco.”
Aiko arrossì imbarazzata.
“Scusa, Naoko! E’ che mi è venuto
in mente che una volta da piccola qui ho incontrato una bambina di nome
Leon...”
Naoko a quelle parole era rimasta
di sasso. Sol pochi minuti dopo riuscì comprendere il vero significato delle parole
della sportiva.
“Una bambina di nome Leon?” chiese.
“Sì! E mi ricordo anche di averci giocato insieme. Mi sembra
che avesse la mia stessa età.”
Naoko a quel punto scoppiò a
ridere come una matta.
“Aiko... Hehe!
Ma non è che hai giocato proprio con Leon, il nostro compagno di classe?” le
chiese senza smettere di ridere neanche per un secondo.
“Dici? Lo sai che potrebbe essere possibile...” disse
l’altra riflettendo sul fatto.
“Che amica scema che ho...” monologò Naoko.
“Oddio! Questo vuol dire che ho scambiato Leon per una
femmina e che ci ho pure giocato insieme???” urlò lei rossa in faccia e agitata
come non mai.
“E’ un caso disperato...” dedusse Naoko
infine.
The end
Salve!! *Vale-chan saluta con le manine*
Allora?? Com’era questo chappu?
Noioso? Triste? Divertente? Avvincente? (Notare Bene: gli aggettivi sono in
ordine crescente).
Comunque prima di parlare del chappu,
volevo fare i ringraziamenti...
A Sayuchanche ha
scoperto solo ora la mia fan fiction: Sayuchan, io
invece leggo ‘Save the magic
world’ già da molto tempo.
A Ferula_91 che ha commentato anche il mio nuovo
video su Aiko e Leon: mi dispiace di avere tardato
col terzo chappu...
A Rioko-chanche mi
ha commentato il video.
A Tsukino_chan_91 che si è affezionata subito a Nana
e a Kami.
E a tutti coloro che hanno anche solo letto la mia ficcy.
Mao! Vi siete vendicati perché ho tardato col terzo chappu, dite la verità!
Scherzo! Non me la sono presa!
Mi sono piuttosto stupita quando non ho trovato commy alla mia nuova one-short ‘Kuroyo’.
Probabilmente a nessuno piace la coppia Kurogane
x Tomoyo... XD
Vabbé! Passando alla ficcy...
Come avrete notato come regalino per questo chappu, vi ho proposto una Bonus Story.
E’ leggermente demenziale (ma proprio leggermente) e sono
sicura che Leon mi fucilerà per averla scritta XD. Ma mi fucilerà soprattutto
per aver suggerito alla madre e ad Aka di non
mandarlo a scuola dalla sua Ai-chan, che di sicuro mi
sarà riconoscente per un verso, ma che per un altro mi vorrà linciare per
averle fatto urlare in classe quella frase... Sì, ucciderà prima me e poi Naoko, che poverina è solo una mia pedina.
A proposito! Avete visto che finalmente ho aggiunto scene
sulle altre Ojamajo in questo chappu?
Diciamo che è un piccolo regalino per tutte le sostenitrici degli altri flate delle altre Ojamajo. Però povero Fujo...
Sono certa che mi lincerà anche lui...
Capitolo 5 *** Cap.05 The sixth apprentice's return ***
TOGETHER
TOGETHER
Dove eravamo
rimasti?
Le Ojamajo hanno 17 anni.
Aiko
un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon.
Quest’ultimo le
svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-maghette. Lui e i suoi amici hanno il compito di
proteggerle e imprigionare le creature maligne.
Nello scorso
episodio abbiamo visto il passato di Leon, la sua separazione dalla madre e
l’incontro con gli altri tre flat. Abbiamo inoltre
rincontrato Doremi, Hazuki
e Onpu, e ci siamo fatti un quadro della loro vita
scolastica. Intanto Leon è a casa con la febbre, essendogli stato impedito dalla
madre e da Akatsuki di uscire. Infine vediamo le
figure nere che hanno in mente di rubare l’unico oggetto in grado di imprigionarle.
Capitolo 5
The sixthapprentice’sreturn
A te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni
miei, sostanza dei sogni miei...
A te che sei il mio grande amore ed il mio amore
grande.
A te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di
più.
A te che hai dato senso al tempo senza misurarlo.
A te che sei il mio amore grande ed il mio grande
amore.
(A
te – Jovanotti)
La pioggia cadeva incessante sui tanti ragazzi raggruppati
sugli spalti del campetto di calcio.
Visti dall’alto gli ombrelli li facevano sembrare tanti
funghetti colorati. La partita di calcio sarebbe cominciata di lì a poco. Tutti
chiacchieravano tra di loro, manifestando la loro ansia di assistere alla
partita, tanto è vero che il vociare superava il ticchettare forte della
pioggia sugli ombrelli.
“Secondo te quando comincerà?” chiese una ragazza dai
capelli color rosso magenta al ragazzo che le stava a fianco sotto il suo
stesso ombrellino rosa.
“Non lo so. Forse aspetteranno che spiova.” rispose lui,
guardando il cielo grigio pensieroso.
“Uffa! Ma così faremo notte!” si lamentò Doremi.
“Su vedrai che smetterà da un momento all’altro.” la
rassicurò Akatsuki, dando uno sguardo al suo
orologio.
Doremi notò la preoccupazione sul
suo volto.
“C’è qualcosa che ti turba, Aka?”
chiese preoccupata.
Lui la guardò intensamente.
“Oh! Niente! E’ solo che sono un po’ in pensiero per Leon.
Sai, l’ho lasciato a casa con la febbre.”
“Davvero? Ha la febbre? Come ha fatto a beccarsela?”
“Non lo so neppure io...”
Mentre i due parlavano di ciò, finalmente la squadra di Tetsuya, nonostante la pioggia, entrò in campo. Subito dopo
anche la squadra avversaria fece il suo ingresso.
“Eccolo! E’ Tetsu!” disse Doremi, balzando in piedi e agitando l’ombrellino a destra
e a manca “Vai, Tetsuuuuuu!!”
Tetsuya, che si trovava a centro
campo, alzò lo sguardo per guardare Doremi. Quando la
vide agitarsi all’impazzata, arrossì come un peperone. Poi vide che Akatsuki si alzava per incitarla a sedersi. Abbassò lo
sguardo rabbioso e si concentrò sulla palla che era davanti a lui.
Ma perché le piace così tanto...
“Pronti?” annunciò l’arbitro, mettendosi in bocca il suo
fischietto.
Il suono che ne fuoriuscì diede inizio alla partita.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
A casa dei flat nel frattempo...
“Io lo sapevo!” strillò Leon rivolto alla madre, che stava
appoggiata al muro azzurro della camera da letto di suo figlio.
“Cosa sapevi?” chiese lei, sbuffando.
“Che quello che mi aveva detto Aka
era una bugia.” piagnucolò lui.
“Perché cosa ti ha detto?” domandò di nuovo Kami.
“Mi aveva detto che Ai-chan
sarebbe venuta qui dopo le lezioni! E invece io non la vedo ancora!”
“Dalle almeno il tempo di arrivare.”
“Ma sono già passati dieci minuti da quando è uscita da
scuola!”
“Leon, sei davvero impossibile! Ti comporti come se fosse la
tua ragazza.”
A queste parole il volto di Leon divenne tutto rosso.
“E anche se fosse?”
“E’ questo il problema, Leon... Lei non è la tua ragazza.”
rispose Kami, prima che il trillo assordante del
campanello riecheggiasse nella casa semivuota dei flat.
“E ora chi sarà?” si domandò Leon ingenuamente.
“Forse Aiko!?” ironizzò Kami, uscendo dalla stanza, per andare ad aprire la porta.
“Giusto.” sussurrò Leon sbuffando, poco convinto.
“Buon giorno!” disse Aiko, quando
la madre di Leon le aprì la porta.
“Buon giorno anche a te, cara.” le rispose la donna.
“Ho fatto tardi perché sono andata a prendere mia sorella Nana
all’asilo.” spiegò la sportiva indicando una bambina al suo fianco, che
stringeva tra le braccia una bambola bionda.
“Ciao, piccolina.” salutò Kami,
rivolta alla bambina.
La bambina mostrò un sorriso dolcissimo e poi salutò con una
manina, reggendo con l’altra la bambolina.
“Come va la febbre di Leon?” domandò Aiko,
mentre entrava in casa con la bimba al seguito.
“Oh, meglio.” disse la donna, chiudendosi la porta alle
spalle “Però è cocciuto anche quando è malato...”
“Non sarebbe lui altrimenti...” sospirò la sportiva.
“E’ da più di un quarto d’ora che ti aspetta.”
“Sul serio!” esclamò Aiko
incredula.
La donna fece cenno di sì.
“E’ di sopra. Buona fortuna.” concluse Kami,
dirigendosi in cucina.
Che voleva dire con quel buona fortuna... ? – si
domandò Aiko.
“Dai, andiamo.” disse rivolta alla sorellina.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
“Dai, dai, dai!!” urlò la ragazza dai capelli color rosso
magenta, presa dall’avvincente partita di calcio.
La pioggia era cessata da parecchio tempo ormai e ora Doremi al posto dell’ombrello agitava una grossa bandiera
con su scritto ‘Forza, Tetsuya!’. Mancava poco
al termine della partita e le due squadre in campo erano in parità.
“Non capisco perché ti agiti tanto.” disse il ragazzo che le
stava al fianco.
“Se non fanno un altro goal prima della fine della partita,
dovremo sorbirci un altro bel pezzo di noia con i supplementari...”
“Ah...” si limitò a dire Akatsuki,
mentre Doremi si rialzava in piedi, facendo
sventolare la bandiera.
In campo un ragazzo dai capelli blu, correva verso la porta
avversaria, in possesso della palla. Un paio di giocatori avversari lo
marcavano.
“Dai, Tetsu!!” gridò sempre più
forte la ragazza.
Tetsuya fu veloce. Dopo aver
seminato abbastanza i marcatori, prese forza e calciò il pallone, che volò
verso la porta. Quello fu il solo momento in cui Doremi
tacque. Il pallone entrò in rete, poco prima che l’arbitro annunciasse col
fischietto la fine della partita.
“Sìììì!!” strillò Doremi in visibilio, agitando sempre di più la bandierona.
Tetsuya, dopo aver ripreso fiato,
alzò lo sguardo verso il pubblico. Arrossì vedendo l’agitazione di Doremi per la sua vittoria.
La ragazza mollò la bandiera in mano ad Akatsuki,
balzò giù dagli spalti e, entrata in campo, corse ad abbracciare il ragazzo.
“Bravo, Tetsu!!” si complimentò
con lui, stringendolo a sé.
“Gr... Grazie...” sussurrò lui,
tentando di ricambiare l’abbraccio, ma lei si staccò per guardarlo negli occhi.
La faccia del ragazzo divenne ancora più rossa, quando i suoi occhi blu si
specchiarono in quelli rosa della ragazza.
“Ma...” disse lei, arricciando il naso e sciogliendo
l’abbraccio “... Sei tutto sudato...”
Tetsuya cadde a terra allibito.
“Forse è meglio che vai a farti la doccia e ti cambi.” disse
lei.
“E’ ovvio che io sia sudato!!” protestò il ragazzo urlando “Non
mi sono mica riposato in campo!!”
“Sì, sì, d’accordo! Hai ragione!” ironizzò lei.
“E non fare così, che mi fai innervosire ancora di più!”
replicò ancora lui.
Doremi sbuffò.
“Vabbé! Io e Aka
ti aspettiamo fuori. Muoviti!”
E così la ragazza si incamminò verso il principe dei maghi,
che stava finalmente rendendosi conto di quanto fossero ovvi i loro sentimenti.
“Andiamo fuori.” disse Doremi ad Akatsuki.
“Certo.” rispose lui e i due si avviarono fuori dal campo di
calcio della scuola.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Aiko salì la scalinata diretta al
piano di sopra, seguita dalla sorellina. Giunta davanti ad una porta blu, la
aprì. Qualcuno le saltò letteralmente addosso abbracciandola. Avvolta in
quell’abbraccio, Aiko non poté non riconoscere i
capelli dorati della persona che la stringeva a sé.
“Ai-chan, stai bene!” disse Leon
sollevato.
“C... certo...” balbettò lei scioccata.
La bambina intanto, vedendo quella scena, aveva assunto
un’espressione corrucciata. Si avvicinò al biondino e gli tirò un lembo del suo
pigiama, per attirare la sua attenzione.
“Lahia la mia solellona!!”
gli strillò.
Leon, avendo udito la sua ‘dolce’ vocina, lasciò
andare Aiko. Si abbassò sulle ginocchia, per arrivare
all’altezza della piccola.
“Ciao, Nana!” la salutò sorridendo.
La piccola girò di scatto la testa da un’altra parte sempre
col broncio stampato in viso.
“Che c’è?” le domandò il biondino, cercando di spiegarsi il
comportamento della bambina.
La bambina non rispose, ma continuò a guardare da tutt’altra
parte.
“Ho capito.” aggiunse Leon dolcemente, prendendola in
braccio “Sei gelosa... Vuoi anche tu un abbraccino??”
Il ragazzo strinse a sé la bambina, che cominciò ad agitarsi
come non mai.
“Lahiamiii!!” urlò, picchiando uno
dei pugnetti sulla testa del ragazzo.
“Leon!” lo chiamò Aiko minacciosamente,
mentre Nana smetteva di muoversi con le lacrime agli occhi, speranzosa
nell’aiuto della sorella “Smettila di fare il pedofilo e lascia andare mia
sorella!”
Leon si girò verso di lei, guardandola con una faccia
offesa.
“Ma io... Non sono un pedofilo...” piagnucolò lui.
“Forza mollala e fila a letto! Non avevi la febbre tu?” lo
sgridò lei.
“D’accordo...” si rassegnò lui, mettendo a terra la
sorellina di Aiko, che strinse forte a sé la sua
bambola, un po’ impaurita.
Intanto la madre di Leon guardava compiaciuta la scena.
Aiko è bravissima a
domare Leon... – pensò mentre Leon, Aiko e Nana
entravano in camera.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
“Finalmente! Ma quanto c’hai messo??” urlò Doremi rivolta a Tetsuya.
“Ci ho messo il tempo che ci voleva, Dojimi!”
ribatté lui, avvicinandosi a lei e sbattendo il borsone, che poco prima portava
a tracolla, a terra.
“Di nuovo con quello stupido soprannome!?” continuò a
gridare Doremi.
“Sì, perché è stupido come te!!” le rispose lui, cacciandole
la lingua.
Doremi prese una rincorsa e
cominciò a inseguirlo.
“Come osi, TetsuyaKotake!?!?” gli urlò.
“Ehm... Ragazzi...” disse il principe dei maghi, che era
stato zitto fino a quel momento perché le voci dei suoi amici erano troppo
alte.
“Ancora a chiamarlo per cognome??” lo rimproverò Doremi.
“Perché mai dovrei chiamarlo per nome!?” le urlò di rimando Tetsuya.
“Perché ora siete compagni di scuola e perciò amici!!”
“Questo non è vero! Te lo sei inventato di sana pianta! Il
fatto che siamo compagni di scuola non implica di dover essere amici per forza!
E poi fatti gli affari tuoi!”
A quella frase gli occhi di Doremi
si riempirono di lacrime. Aveva sperato tanto che quei due potessero diventare
veri amici e invece Tetsuya aveva mandato tutto a
rotoli. Per che cosa? Per quella storia di sesta elementare, in cui Akatsuki lo aveva battuto ad uno di quei giochi stupidi per
mocciosi. Non poteva sopportare quello sguardo misto di rabbia e di dispiacere.
Dispiacere perché ora si era reso conto della gaffe che aveva fatto,
trattandola così male. Per questo lei decise di scappare da lì, perché proprio
non riusciva a guardarlo in faccia. E ben presto sarebbe giunta immancabilmente
la solitudine. Quella stessa solitudine che era regnata, quando non aveva più
rivisto le sue amiche. Prima di rincontrare lui, Tetsuya,
alle medie.
“Potevi anche far finta di accontentarla.” disse Akatsuki, quando Doremi fu
lontana.
“Tu non ti intromettere!” replicò bruscamente Tetsuya “Fai il santarellino solamente perché lei ti vede
come un dio!”
“Lei non mi vede affatto come un dio.” rispose
tranquillamente il principe.
“Ma fammi il favore! E’ innamorata persa di te!”
“E’ per questo che ti comporti così?”
“Io mi comporto come voglio!!”
“Lei non è più innamorata di me.” aggiunse con amarezza il
mago.
Tetsuya, che non lo guardava più
in faccia da quando Doremi era scappata, si voltò di
scatto verso di lui, scioccato dalla rivelazione.
“Come? Non...?” farfugliò confuso.
“No.” si limitò a dire Akatsuki
con un finto sorriso “E se vuoi che lei riacquisti fiducia nei tuoi confronti,
ti conviene sbrigarti... E scusarti con lei, magari.”
Tetsuya non se lo fece ripetere
due volte. Afferrò il borsone e corse nella direzione in cui se n’era andata Doremi. Akatsuki rimase solo.
In fondo... – pensò – ... la cosa più importante è
che la persona amata sia felice...
“Sento un ondata di vari sentimenti... Rabbia...
Tristezza... Solitudine...” disse un’ombra nera su di un albero “Appartengono
ad una delle streghe che cerchiamo... Hehe... Che
coincidenza...”
La figura nera notò Doremi seduta
su una panchina poco distante da sé.
“DoremiHarukaze...
Hehehe! Hahaha!”
In men che non si dica saltò giù
dall’albero.
Doremi, avendo sentito quel
rumore, alzò lo sguardo dal pavimento, che stava fissando fino a poco prima.
“Oh, no...” sussurrò.
“Trema di paura, DoremiHarukaze... Hahaha!” rise,
avvicinandosi a lei.
Giuntole vicino, la prese per un braccio.
“E’ giunta la mia vendetta...” le sussurrò
avvicinandola a sé e stringendole sempre di più il braccio.
“Noooo!!” urlò lei impaurita,
dimenandosi.
“Doremi...” chiamò una voce
familiare.
Tetsuya guardava la scena
scioccato, il borsone di nuovo a terra.
“Tetsuya...” disse lei con le
lacrime agli occhi.
La figura nera si girò a guardare il ragazzo.
“E’ arrivato il tuo fidanzatino!? Hahaha!”
disse il mostro.
“Ti sbagli!!” urlò Doremi rossa in
viso, divincolandosi “Non è il mio fidanzato!!”
“A un passo dalla morte, hai anche la forza di
ribattere.” continuò quella sorridendo sprezzante.
Doremi ricominciò a piangere.
“Lasciami...”
“Ma certo! Ti farò soffrire come non mai, uccidendo prima
il tuo fidanzato. Bisogna assaporare la vendetta lentamente.”
“Ti ripeto che non è il mio fidanz...”
Mentre la ragazza ribadiva per la seconda volta quel
concetto, la figura nera le lasciò il braccio e attorno a lei si creò una bolla
trasparente, che si sollevò in alto.
“Che cos’è questa cosa?” domandò in preda al panico.
“Quella serve per impedirti di scappare e di perderti lo
spettacolo che sta per cominciare.”
“Oh, no...”
La mostruosa creatura si avvicinò al ragazzo dai capelli
blu, che non aveva più lo sguardo stupito, ma la fissava coraggiosamente.
“Che vuoi farle? Lasciala libera.” esclamò rivolto alla
figura nera.
“A chi credi di poter dare ordini, moccioso?” disse
la figura nera, alzando una mano e volgendo il palmo verso il ragazzo “Qui
comando io.”
“Tetsuya, attento!!” urlò Doremi, battendo i pugni sulle pareti indistruttibili della
bolla.
Dal palmo della mano nera del mostro fuoriuscì una sfera di
energia di colore violetto, che partì subito verso Tetsuya,
che non sapendo cosa fosse, non si scansò in tempo.
“Perutonpettonpararirapon!” recitò la voce di una ragazza in quell’istante.
La sfera si fermò a un centimetro da Tetsuya
ed evaporò come acqua al sole. Il ragazzo si accasciò a terra spaventato
dall’accaduto.
“Non ti permetterò di far del male ai miei amici, blackmonster!” continuò la voce.
Tutti si girarono verso il punto in cui essa veniva.
Scorsero una ragazza dalla carnagione candida tipica degli stranieri americani,
i capelli biondi legati in due strani codini e due occhi verde chiaro. In mano
aveva una pietra gialla luccicante a forma di triangolo.
“Momo-chan!!” esclamò Doremi, col naso pigiato sulla superficie della bolla.
“MomokoAsuka...?”
mormorò Tetsuya incredulo.
“Hello, myfriends!” li salutò lei ammiccando.
“Un’altra strega? Ma chi è?” disse la figura nera,
stupita dall’inaspettato colpo di scena.
“Doremi-chan, ora ti libero.”
disse la straniera.
“Non credo proprio!” urlò la figura nera,
scagliandosi contro la bionda, ma una barriera magica invisibile la respinse
proteggendo la ragazza.
Non era stata Momoko a fare
quell’incantesimo, infatti si era voltata e ora guardava sorridente il suo
salvatore.
“Hello, Akatsuki-kun!”
esclamò, poi pronunciò la sua formula magica.
La bolla che rinchiudeva Doremi si
dissolse e lei precipitò, cadendo perfettamente addosso a Tetsuya.
“Ahia, che male!” esclamò massaggiandosi il fondoschiena.
“Vuoi toglierti! Sai, pesi!” le disse Tetsuya,
quando i loro sguardi s’incontrarono, creando un immenso imbarazzo.
“Non è vero!!” urlò Doremi,
arrabbiata “Io non peso!!”
“Maledetti mocciosi!!” gridò la figura nera,
rialzandosi.
“Ah!! Ho paura!!” urlò Doremi,
avvolgendo il collo di Tetsuya con le sue braccia.
“Da... Dai... Non fare la fifona...” balbettò lui
imbarazzato.
“Ma che ci posso fare se ho paura...” piagnucolò lei.
“Momoko, vai dagli altri.” disse Akatsuki “Ci penso io qui.”
“Va bene.” disse lei, obbedendo agli ordini.
“Cosa vorresti farmi? Hahaha!”
rise la figura nera.
“Ora vedrai.” sussurrò lui, mentre i suoi due ciuffi ribelli
si alzavano.
Tirò fuori da una tasca uno strano portacipria rosso e lo
aprì. Esso si rivelò essere uno specchietto.
“Oyajiide, sei pronto?” esclamò il
mago.
Sulla superficie dello specchietto comparve il viso di un esserino giallo.
“Prontissimo!!” esclamò lo stregone.
“Perfetto!” continuò il principe “Ritorna nell’oscurità,
figura nera!”
“Non mi farò catturare da stupido com’è successo ad
alcuni miei compagni! Tornerò presto! Statene certi!” disse il mostro
smaterializzandosi.
“Acc... E’ scappato...” disse Akatsuki con i pugni stretti.
“E’ colpa tua. Dovevi essere più veloce.” disse Oyajiide con fare saccente al principe, che di tutta
risposta chiuse lo specchietto di scatto e poi si diresse dagli altri.
“Su, Doremi...” disse Tetsuya sempre più imbarazzato, battendo una mano sulla
schiena di Doremi “Se n’è andato... Ora puoi
lasciarmi...”
“No!! E se poi ritorna??” si lamentò lei, stringendolo più
forte.
“Doremi-chan, se n’è andato.” la
rassicurò Momoko.
“Sei sicura...?”
“Ti dico di sì! Lasciami!!” le ordinò il ragazzo dai capelli
blu.
“Uffa... Tu sei un uomo... Dovresti proteggere una ragazza
indifesa e carina come me...” disse Doremi con le
lacrime agli occhi, lasciandolo andare.
“Forse volevi dire goffa come te.” la prese in giro lui,
alzandosi da terra e riprendendo il suo colorito normale.
“Io non sono goffa!!”
le urlò lei nelle orecchie.
“Ci sento benissimo, Dojimi!!”
“Non mi chiamo Dojimi!!”
“Tanto non capiresti nemmeno se ti chiamassi col tuo vero
nome. Sei ottusa!”
“Non è vero! Non è vero!!”
“Sì, che è vero!!”
“No, non è vero!!”
“E’ vero!!”
“Nooo!!”
“Sììì!!”
“NO!!”
“SI’!!”
Momoko, vedendoli litigare, rise
di gusto. Finalmente aveva rivisto i suoi vecchi amici. Non erano cambiati per
niente. Erano rimasti i soliti bambini.
“Kotake, smettila di prenderla in
giro, dai. Il gioco è bello quando dura poco.” disse Momoko,
smettendo di ridere.
“Uffa! Mi prende sempre in giro...” si lamentò Doremi.
“Piuttosto, vorrei sapere una cosa.” continuò il ragazzo, non
facendo caso a Doremi “Chi diavolo era quell’uomo
nero?”
“Beh... Ecco...” cercò di dire Momoko.
“E poi come hai fatto a dissolvere la sfera che stava per
colpirmi, Asuka?”
“Io...”
“E cos’era quella specie di portacipria che portava con sé Shiidosha?”
Ci fu una pausa. Doremi e Momoko non sapevano assolutamente cosa dire. Come avrebbero
potuto spiegare la comparsa di quel mostro e tutti quegli altri fenomeni
paranormali accaduti quel giorno a Tetsuya?
“Non c’è altra scelta.” intervenne Akatsuki
“Dobbiamo dire a Kotake tutta la verità
dall’inizio... A cominciare da sette anni fa.”
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
“Allora? Come ti senti?” chiese Aiko
a Leon, che finalmente si era stancato di provare ad abbracciarla.
“Sto bene. La febbre mi è passata del tutto.” mentì lui.
Aiko notò che mentre le parlava
non la stava guardando negli occhi, così poggiò la mano sulla sua fronte.
“Ma se scotti...” gli disse lei, ritirando la mano.
“Però mi sento bene.” si affrettò a dire lui.
“Se lo dici tu.”
La sorellina di Aiko intanto
osservava attentamente i movimenti del biondino, sospettando della sua buona
fede. Probabilmente era molto gelosa di sua sorella e quello strano ragazzo non
le sembrava molto affidabile.
“Comunque...” riprese Aiko “...
Forse sarebbe meglio che tu non venissi a scuola neanche domani.”
“Non ci penso nemmeno. Hai rischiato troppo ad andartene in
giro da sola oggi.” obbiettò lui.
“Ma non è successo nulla. E poi se esci di casa domani
potresti sentirti male.”
“Non devi preoccuparti per me.”
Aiko tentò di ribattere, ma la
porta della stanza si aprì e rivelò Akatsuki, insieme
a Doremi, Momoko e Tetsuya.
“Ah, e poi sono io che non devo portare gente qui!” disse
Leon rivolto ad Akatsuki.
Aiko corse incontro alle sue
amiche e le abbraccio felice.
“Che bello rivedervi...” disse la ragazza.
“Era da molto che non ci vedevamo... Mi siete mancate tu e Doremi.” disse Momoko.
“A me di più, ragazze...” disse Doremi
sull’orlo del pianto.
I ragazzi intanto guardavano la scena con un sorriso dolce
sul viso.
“Momoko, che ci fai qui?” disse Aiko, sciogliendo l’abbraccio.
“E’ vero! Tu non c’entri nulla con le figure nere.” disse Doremi, facendo lo stesso.
“La regina delle streghe mi manda... Per restituirvi i
cristalli magici.” rivelò Momoko, stupendo tutti i
presenti, tranne Tetsuya che non era ancora al
corrente di nulla.
“Cristalli magici?” fece Tetsuya.
“Ah, già!” intervenne Akatsuki
“Siamo stati attaccati da una figura nera in presenza di Kotake.
Perciò ora dobbiamo rivelargli tutto.”
“Cosa?” fece Aiko “E chi si prende
la briga di raccontargli tutto dall’inizio??”
Gli sguardi di Momoko, Aiko, Akatsuki e Leon si
illuminarono e si volsero verso Doremi.
“Che avete tutti da guardare?” chiese Doremi,
percependo le loro intenzioni.
“E’ tuo dovere, Doremi.” disse Aiko.
“Yes.” disse Momoko, seguita dal
cenno di assenso dei due maghi.
“Ma perché?” piagnucolò lei.
“Perché tutto è cominciato con te Doremi.”
disse Akatsuki.
“Ma... Ci vorrà una vita...” si lamentò lei.
“Penso che una serata basti.” rispose il principe.
“E va bene...” acconsentì Doremi.
“Sarà meglio se vi sedete. Qui si andrà per le lunghe.”
suggerì Leon.
Tutti seguirono il consiglio del biondino.
“Bene.” cominciò Doremi, rivolta a
Tetsuya “Ora ascoltami e non farmi ripetere le cose
più di una volta.”
“Non sono ottuso come te, che credi.” fece lui di tutta
risposta.
“Io non sono ottusa!! Grr...” urlò
lei.
“Su, Doremi, calmati e inizia a
raccontare.” la pregò Momoko.
Doremi fece un bel respiro.
“Okay... Tutto cominciò con una lettera d’amore...”
Tobecontinued...
Eccomi qua!! Per favore non fatemi male... Lo so che ho
tardato tantissimo con questo chappu... Ma non
punitemi, vi prego...
Scherzo! Lo so che siete tutti buoni e comprensivi con me (Ceeertooo... – nd tutti).
Comunque questo capitolo è dedicato a Do e Tetsu, la mia seconda coppia preferita dopo Aiko e Leon. Infatti come avrete notato non ho resistito a
ficcarci in questo chappu anche delle scene con Aiko e Leon. Poi, come qualcuno mi aveva richiesto, ecco
che è tornata Momo-chan e noi tutti la accogliamo con
grande vigore.
*Applausi*
Momo: Grazie a tutti!
Volevo poi spiegare alcune cose per quanto riguarda questo chappu:
N° 1: Come avrete
notato la bambola della piccola Nana è bionda. Ho voluto evidenziare questo
concetto per ciò che è accaduto nel terzo chappu, in
quanto Nana si era messa a giocare con i capelli biondi di Leon. Nana adora i
capelli biondi!
N° 2: Dovete
scusarmi per la partita di calcio. Ho tagliato tutta la descrizione della
partita di Tetsu. Sapete, io non seguo molto il
calcio e perciò non sono molto pratica.
N° 3: Mi scuso con
tutti i fan della coppia Aka X Doremi,
ma io preferisco Tetsu X Do.
N° 4: Ma Tetsu e quel borsone sono inseparabili!? XDXD
Bene! Ora però è il momento dei ringraziamenti.
Grazie a coloro che hanno letto il chappu
precedente, ma soprattutto a coloro che hanno lasciato una recensione:
Ferula_91,Sayuchan,
Tsukino_chan_91 e Ale03 (che aspettava più di tutti il ritorno di
Momo).
Voglio inoltre ringraziare Beota, l’unico che ha
recensito “Kuroyo”. Ma grazie anche a coloro che
l’hanno letta.
Grazie a tutti!
Per finire ecco i regalini riguardanti questo chappu: tre nuovi
disegni!!
Sopra abbiano Doremi che
abbracciando Tetsu rischia di strangolarlo (infatti
c’ho scritto “peggio di Todd” riferito a Sweeney
Todd, per chi conosce questo film) e sotto abbiamo Doremi
e Tetsu travestiti da Patrick e Spongebob
(troppo divertente).
Aiko
un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon.
Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite
e vogliono vendicarsi sulle ex-maghette. Lui e i suoi
amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature maligne.
Nello scorso capitolo, abbiamo assistito alla partita
di calcio della squadra di Tetsuya. Dopo di essa e
soprattutto dopo un litigio tra Doremi e Tetsuya, i due vengono attaccati da una figura nera.
Fortunatamente intervengono Akatsuki e Momoko, che li traggono in salvo. La bionda in seguito
rivela a Doremi di essere di nuovo a Misora per conto della regina, che le ha dato il compito di
restituire alle Ojamajo i loro cristalli magici. Ma
sussiste un altro problema: Tetsuya ha assistito
all’attacco della figura nera ed è sul punto di scoprire il segreto delle
ragazze. Akatsuki quindi prende la decisione di
rivelare al ragazzo tutta la verità.
Capitolo 6
The truth
Era da un po’ che Doremi aveva
smesso di raccontare la sua storia. Tetsuya la
guardava tra l’incredulo e lo scioccato. Lei aveva lo sguardo serio. C’era
silenzio in quella stanza, nessuno osava pronunciare alcunché.
Doremi... Una strega...?
– pensava in continuazione il ragazzo dai capelli blu.
Come l’avrà presa...? – pensava invece Doremi.
“Che ne pensi, Kotake-kun?”
intervenne Aiko schietta.
Lui per un momento parve perso nelle mille risposte da poter
dare alle persone presenti in quella stanza, poi decise di parlare.
“Cosa volete che pensi?” disse “Io... Non ho parole...
Assisto per caso a uno strano fenomeno e poi voi mi dite che eravate delle
streghe. Cosa dovrei dire?”
“Beh, potresti dire ‘Wonderful!’,
no?” sdrammatizzò Momoko, ma nessuno colse l’ironia
della battuta.
“Ma almeno credi a ciò che ti ho raccontato?” gli chiese Doremi.
“Per quanto assurdo possa essere, non posso fare a meno di
crederci dopo ciò che è accaduto oggi.” rispose lui, grattandosi la testa
pensieroso.
“A proposito, non dovevi dirci qualcosa anche tu, Momoko?” intervenne Akatsuki
serio.
Momoko si indicò con un indice.
“Sì, è vero!” disse, poi si sfilò lo zaino verde, lo
appoggiò sul letto di Leon e lo aprì “Aiko, vieni
qui!”
Aiko si avvicinò, mentre lei
frugava nella sua borsa. Momoko tirò fuori una
piccola sfera azzurra.
“Ma è...” cominciò a dire Aiko,
mentre prendeva l’oggetto tra le mani.
Tetsuya intanto guardava
incuriosito la scena. Appena che la sfera fu tra le mani di Aiko,
una luce azzurra si sprigionò da essa e una minuscola figura ne fuoriuscì.
“Mimì!”
La fatina Mimì, un po’ più adulta dall’ultima volta che Aiko l’aveva vista, svolazzò intorno alla ragazza, contenta
di rivederla.
“Oh, Mimì...” sussurrò Aiko con le
lacrime agli occhi.
La fatina smise d’improvviso di girare attorno ad Aiko e puntò lo sguardo sul mago biondo, che stava seduto
con le gambe incrociate sul letto, arrossendo di botto.
“Mimìììììì!” urlò la fata,
con i due occhi a forma di cuore. [Traduzione: “Caspita, che fusto!!” – NdA]
“Eh?” fece Aiko senza capire cosa
le succedesse.
La fatina si fiondò letteralmente sulla testa di Leon e
cominciò ad accarezzargliela. Leon, dopo aver riso di gusto, la prese tra le
mani e se la portò all’altezza del naso.
“Salve!” le disse sorridendole.
Del vapore fuoriuscì dalle orecchie della fatina, che
diventò ancora più rossa in viso.
“Mimì...” sussurrò lei, agitando la manina in segno
di saluto.
“Mimì, ma che fai?” chiese Aiko,
allibita.
“Ops... Mi sa che la tua fatina si
è presa una cotta per il tuo boyfriend, Ai-chan.”
disse Momoko ridendo.
“Non è il mio ragazzo, Momo-chan!!”
le urlò la sportiva, poi si rivolse alla sua fatina, che aveva ricominciato a
coccolare il biondino “E tu smettila con queste smancerie, Mimì!!”
Mimì si girò verso di lei, con una vena sulla fronte
leggermente pulsante.
“Mimimimimimimììììììì!!” le
urlò [Che tradotto sarebbe un imprecazione bella e buona. – NdA]
e poi si aggrappò gelosamente alla manica del pigiama del ragazzo.
Leon però prese la fatina tra le mani con sguardo
dispiaciuto.
“Mi dispiace, piccola, ma io non posso ricambiarti, perché
io amo Aiko.” disse lui, mentre Aiko
sbuffava infastidita.
La piccola Mimì per un attimo sembrò cedere al pianto, poi
ebbe un illuminazione. Chiuse gli occhi e un nuvolone celeste apparve attorno a
lei spargendosi in tutta la stanza. Quando il nuvolone si diradò, al posto
della fatina c’era una gemella di Aiko.
“Mimì!” disse la sosia [Traduzione: “Ecco fatto!” – NdA] e si gettò al collo del ragazzo.
“A... Ai-chan...” sussurrò Leon,
rosso come un peperone.
“Nooo!!” urlò Aiko
non appena si accorse del danno “Mimì, non devi usare le mie sembianze per
corteggiare Leon!!”
Ma per tutta risposta la fatina scoccò un bacino sulla
guancia di Leon.
Intanto gli altri guardavano scioccati la scenetta.
“Non so se è il caso di fare il teatrino proprio adesso.”
disse severamente il principe Akatsuki, risvegliando
dallo shock i presenti.
“Mimììì...” si scusò la
fatina, riprendendo le sue sembianze.
Aiko tirò un sospiro di sollievo.
Leon sembrava essere in tilt.
“Riprenditi tu.” disse Akatsuki,
dandogli un buffetto sulla guancia.
“Bene, ora che l’ordine si è ristabilito... Doremi, la tua fatina...” disse Momoko,
prendendo una sfera rosa dalla sua borsa.
Doremi la prese tra le mani e ne
fuoriuscì la piccola Dodò.
“Dodòòò!!” disse lei.
[Traduzione: “Eccomi qui!” – NdA]
“Dodò, come sono felice di
rivederti!” disse Doremi stringendola al petto.
“Quelle sono fate?” domandò Tetsuya,
alzandosi dalla sua sedia e avvicinandosi a Doremi
per guardare bene la sua fata.
“Beh, sì...” rispose Doremi,
avvicinando Dodò alla faccia di Tetsuya.
Per un momento la fatina e il ragazzo si contemplarono a
vicenda, poi Dodò si voltò con fare altezzoso.
“Sai, ti somiglia. E’ scema come te.” disse Tetsuya con un sorriso sornione dipinto sul viso.
Sia sulla fronte di Doremi che su
quella di Dodò cominciò a pulsare una vena.
“Se non vuoi essere trasformato in un rospo, ti conviene
ritirare ciò che hai detto.” lo minacciò lei, trattenendo la sua rabbia.
“Okay... Scherzavo...” si affrettò a dire lui un po’ impaurito.
Gli altri, che erano rimasti allibiti dal fatto che Doremi e Tetsuya fossero capaci
di litigare in qualsiasi momento, ora tirarono un sospiro di sollievo.
“Ora posso finire di raccontarvi tutto?” chiese Momoko.
Tutti annuirono, anche Doremi e Tetsuya, anche se si guardavano ancora in cagnesco.
“Bene...” riprese la ragazza “Le nostre fatine posseggono i
nostri cristalli magici e quando ne avremo bisogno, se le porteremo sempre con
noi, loro li faranno apparire per magia.”
“Quindi c’è anche Ninì qui con noi?” domandò Aiko.
“Ovvio!” rispose lei.
Vicino al suo zaino, infatti, c’era attaccata una sfera
gialla. Da essa spuntò fuori la piccola fatina bionda.
“Ninì!” salutò lei.
“Allora, dicevo.” continuò Momoko
“La regina ha ordinato a me di restituirvi i cristalli, perché non ero
coinvolta con la faccenda delle figure nere. E poi voleva che li riaveste
perché i flat
non potranno sempre starvi dietro e quindi avrete bisogno di un minimo di
protezione. Purtroppo non abbiamo sufficienti poteri per catturare quei mostri,
perciò ci serve comunque l’aiuto dei flat. Tutto
chiaro? Domande?”
In quel momento tutti stettero fermi e zitti, tranne Tetsuya che alzò la mano.
“Sì, Kotake-kun?” chiese Momoko, come una maestra che interpella l’alunno.
“Non ho ancora capito chi sono i flat...” disse lui.
“Ma allora non è vero che non sei ottuso!” gli urlò Doremi “Te l’ho spiegato prima! I flat sono il gruppo di maghi
capitanati dal principe Akatsuki!”
“Uno di loro sono io!” intervenne Leon.
“Io non sono ottuso, tonta d’una Dojimi!”
ribatté lui, avvicinandosi un po’ a lei.
“Io non sono tonta e non mi chiamo Dojimi!”
strillò lei, facendo lo stesso.
Un fuoco di battaglia ardeva nei loro occhi.
“Però se devono andare avanti così per tutta la fan fiction,
poveri noi...” disse Momoko.
“Sante parole...” annuirono all’unisono Aiko,
Leon e Akatsuki.
“Shantepalole...”
imitò una vocina dolce.
Gli sguardi di tutti si puntarono sulla bambina che sedeva
per terra, cullando la sua bambola preferita. I presenti cominciarono a sudare
freddo.
“Che scé?” chiese la piccola Nana.
“Nana, tesoro...” cominciò a dire Aiko
“Hai sentito tutto il nostro discorso?”
La bambina sorrise.
“Bella favola...” si limitò a dire, cominciando poi a
pettinare la bambola.
“Sembra che non abbia capito molto...” concluse la sportiva,
sospirando.
“Ma chi è quella bambina?” chiese Doremi.
“E’ la mia sorellina.” rispose Aiko.
“She is so
pretty!” disseMomoko.
La bambina smise un momento di pettinare la bambola, si
stropicciò gli occhi e sbadigliò.
“Cavoli, ma che ore sono? E’ tardissimo!” disse la sportiva,
notando che erano le 21:40 “Mia sorella solitamente va a dormire presto! E poi
la mamma sarà preoccupata. Mi dispiace ragazzi, ma dobbiamo scappare.”
Aiko prese in braccio la
sorellina, che era mezza addormentata.
“Domani dopo la scuola possiamo vederci di nuovo? Vorrei che
ci fossero anche Onpu, Hazuki
e Pop.” disse Momoko.
“Ma certo, Momo-chan! Sei
d’accordo anche tu, Doremi-chan?” chiese Aiko a Doremi.
“Non dimenticarti Mimì, Ai-chan!”
la avvertì Momoko.
“Ah, già! Mimì, vieni qui!”
Mimì scoccò un bacio a Leon, prima di rifugiarsi nella sua
sfera.
Aiko sospirò pesantemente, in
segno di resa momentanea.
“Ai-chan, aspetta!” urlò Leon,
riprendendosi dal gesto di affetto della fatina.
Il mago biondo corse da lei e la abbracciò, nonostante tra
le braccia di lei ci fosse Nana. Ciò fece completamente svegliare la bambina,
che cominciò a picchiare Leon in testa.
“Ah, già! Mi ero scordato di te.” disse lui, lasciando Aiko e dando un tenero bacio sulla guancia della bambina,
che strinse all’improvviso la bambola al suo petto.
Aiko guardò truce il ragazzo.
“Non essere gelosa! Ecco!” disse lui, dando un bacio sulla
guancia pure a lei.
“Scemo, io non sono per niente gelosa! Idiota di un Don Giovanni!!”
urlò lei rossa in viso, uscendo di fretta dalla stanza e sbattendo la porta.
“Vai via, cara?” le domandò Kami.
“Sì! Finalmente!!”
rispose Aiko, urlando e sbattendo anche la porta
dell’ingresso.
“L’hai fatta arrabbiare...” disse Akatsuki,
sbigottito per il comportamento di Aiko e Leon.
“Non preoccuparti. Ai-chan fa
sempre così quando è imbarazzata.” rispose il biondino.
“Se lo dici tu...” fece il principe.
“A questo punto, vado anch’io a casa.” disse Doremi.
“Vuoi che ti accompagni?” chiese Akatsuki
alla ragazza.
“No, non preoccuparti! Tanto c’è Dodò
con me.” rispose lei, mentre Dodò stringeva i pugni
per far vedere i suoi muscoli.
“La accompagno io a casa.” intervenne Tetsuya
“Lasciare da sola questa testa di rapa non credo sia una buona idea.”
“Chi hai chiamato testa di rapa?” gli chiese Doremi.
“Buona idea. Te la affido.” gli sorrise Akatsuki,
senza prestare attenzione all’espressione contrariata di Doremi.
“Allora noi andiamo.” disse Tetsuya,
prendendo la mano di Doremi con la sua.
“So camminare anche se non mi tieni la mano.” disse Doremi, con le guance arrossate e un’espressione
corrucciata.
“Dodòòò!!” strillò Dodò a un centimetro dal naso del ragazzo, gelosa della sua
padrona. [Traduzione: “Lasciala!!” – NdA]
Tetsuya, rassegnatosi, le lasciò la
mano. Poi Doremi lo sorpassò a testa alta, senza
neppure guardarlo.
“A domani.” disse agli altri senza voltarsi, con la fatina
alle calcagna.
Tetsuya sbuffò, poi fece un gesto
con la mano in segno di saluto e uscì dalla stanza.
“Se ne vanno tutti arrabbiati?” fece Momoko,
leggermente divertita dal loro comportamento.
“Tu non vai a casa?” le chiese Leon.
“Veramente volevo chiedervi se potevate ospitarmi. Non mi va
di tornare in America e lasciare le mie amiche con le figure nere che ci sono
in giro.” rispose lei.
“Va bene se ti sistemo nella stanza di Kami-san?”
le chiese Akatsuki.
“Chi è Kami-san?” gli domandò lei.
“E’ la madre di Leon. Sono sicuro che andrai d’accordo con
lei.” disse il principe.
“Okay!”
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Tetsuya camminava dietro a Doremi e Dodò, tenendosi ad una
distanza di circa un metro e mezzo da lei, pensando che potesse farle piacere.
“Dodò, entra nella tua sfera,
altrimenti qualcuno potrebbe vederti.” suggerì la ragazza, rivolta alla sua
fatina, facendo come se il ragazzo dietro di lei non ci fosse.
Dodò obbedì subito, senza fare
storie, ma dalla sua sfera teneva d’occhio Tetsuya.
I due continuarono a camminare distanti per un po’, poi il
ragazzo accelerò il passo per arrivare di fianco a Doremi.
“Non avrei mai creduto che tu fossi una strega.” cominciò a
dire lui.
Doremi non disse nulla e continuò
a guardare davanti a sé.
“Tutto ciò che è accaduto oggi è stato davvero incredibile.”
continuò lui, cercando di coinvolgerla nel discorso “Non riesco a credere che
una fifona come te abbia potuto avere sangue freddo con quell’uomo nero.”
“Non sono una fifona...” sussurrò lei.
“Mmh?” fece Tetsuya,
guardandola.
Teneva la testa bassa.
“Hey, non ti sarai offesa per
davvero?” le chiese lui “Lo sai che io scherzo.”
“A te non frega niente dei sentimenti degli altri!” gli urlò
lei, volgendo lo sguardo arrabbiato verso di lui “Per te sono solo una testa di
rapa, una scema, una fifona, una buona a nulla e...”
Doremi non riuscì a finire la
frase, perché Tetsuya la prese per le spalle e la
mise con la schiena contro il muro. Ora la guardava intensamente e severamente.
Doremi arrossì.
“Lo sai bene che non parlo sul serio. E poi come cavolo fai
a ricordarti tutti questi soprannomi?” disse lui.
Doremi abbassò lo sguardo e non
rispose.
“Dai, non fare quella faccia.” continuò lui, cercando di
incontrare gli occhi di lei.
Lei continuò a non guardarlo. Lui allora sbuffò e la
abbracciò.
“Scusa. Non avrei dovuto prenderti in giro.” le disse, un
po’ imbarazzato dal suo stesso gesto.
Mi ha abbracciata...? – pensò lei, con la faccia
ormai completamente rossa.
“Hey, mi perdoni?” le chiese lui,
accarezzandole la testa.
Doremi fece uno scatto improvviso
e si liberò dell’abbraccio.
“Sììì!!!” gli urlò.
“O... Okay...” rispose lui, spaventato.
I due ripresero il loro colorito.
“A... andiamo?” gli chiese Doremi,
dopo aver preso un bel respiro.
“Sì...” rispose lui.
I due, dopo aver camminato per un po’, arrivarono a casa Harukaze.
“Sono arrivata...” disse la ragazza.
“Allora ci vediamo domani a scuola.” disse lui.
“Sì...” rispose lei, mentre qualcuno apriva la porta
d’ingresso.
“Doremi, sei qui!!” disse una
ragazzina dai capelli rosa.
“Pop!!” fece Doremi spaventata.
“Non sei tornata a casa presto e ho dovuto occuparmi io di tutto!
Oggi toccava a te portare fuori la spazzatura!!” la rimproverò Pop, mostrando
un enorme sacco dell’immondizia.
“Scusami, Pop! Ho avuto dei contrattempi...” si scusò la
rossa.
“Contrattempi?” fece la sorella, guardando sospettosa Tetsuya, che non era ancora andato via “Diciamo pure che
sei stata tutto il giorno a spasso col tuo ragazzo.”
“Co... Col mio ra... Ragazzo!?”
fece Doremi, nuovamente rossa in viso.
“Sì, quel bell’imbusto laggiù!!” rispose Pop, indicando Tetsuya, che, a gesto fatto, arrossì di botto.
“Non è il mio ragazzo!!” urlò Doremi.
“Ehm... Ci vediamo domani, Dojimi!”
disse lui, svignandosela.
“Io non mi chiamo Dojimi!!” gli
strillò lei da lontano.
“Vieni! E’ quasi pronta la cena!” le disse Pop con un ghigno
sulle labbra.
“Arrivo...” sussurrò lei esausta, guardando il ragazzo
allontanarsi.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Il giorno dopo alle 8.20 nella città di Osaka...
La ragazza dai capelli blu correva.
Farò tardi...
La luce del sole risplendeva sui vetri dei palazzi e dei
negozi.
Ma proprio oggi la sveglia doveva fare cilecca...? Acc... Ma ti senti, Aiko? Dai la
colpa ad una sveglia...
La ragazza corse su per la salita più in fretta che poté.
Cavolo... Ma non c’è mai un ascensore quando serve...
Finalmente pianura. La ragazza si fermò per qualche secondo
con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
Forza, Aiko!
Ripartì più veloce di prima.
Ancora un po’... Ancora un po’... Ancora un po’...
Finalmente cominciò ad intravedersi la scuola.
Il cancello è ancora aperto... Ce la posso fare...
Un signore con una scopa si avvicinò al cancello.
Il bidello... Non chiudere... No!
Aiko accelerò più che poté. Il
bidello vide sfrecciarsi davanti agli occhi una sagoma. Sbigottito, lasciò
cadere la scopa a terra.
La classe è là... Spero che il prof non sia ancora arrivato...
Delle urla di gioia giunsero alle orecchie della ragazza.
Fece appena in tempo a frenare, a causa della troppa velocità che aveva
acquisito. Aprì la porta della sua classe.
Ma che diav...?
“Aiko! Pensavo non venissi...”
disse la sua compagna Naoko, correndole in contro.
“Che succede?” chiese Aiko,
sbigottita dalla scena che le si parava davanti.
I suoi compagni stavano urlando come matti per la gioia e
giravano per la classe facendo il trenino come dei bambini delle elementari.
“Aiko, non ci crederai!” le urlò Naoko per sovrastare le altre voci “La professoressa di
matematica è malata e non ci sarà per una settimana. Inoltre oggi siamo
scoperti. Nessun prof è disponibile per la supplenza. Non è fantastico?”
“Fantastico...?” rispose Aiko
cupa.
Un’aura nera la stava avvolgendo...
“Aiko, che ti prende?” le chiese
la compagna.
“Succede...” le
urlò Aiko “... Che
io ho fatto una fatica per arrivare a scuola perche’
la sveglia non funzionava stamattina e quindi ho fatto una corsa più veloce diSpeedy Conzales...
Per cosa!?? Una supplenza!!
E per giunta non c’è neppure il supplente!!”
“Calmati, su... Non... Non fare così...” balbettò Naoko spaventata.
La classe si era zittita dopo le urla di Aiko
ed ora tutti gli sguardi erano diretti a lei.
“Come posso calmarmi!!!” strillò la ragazza dai capelli blu.
I compagni si rannicchiarono all’istante in un angolino
dell’aula impauriti dalla reazione della ragazza. Lei era sempre stata famosa
in tutta la scuola. La si conosceva sia come una delle ragazze più carine, sia
come la ragazza più forte dell’istituto. A dire il vero Aiko
riusciva a battere anche i maschi in ogni sfida che le venisse proposta. Per
questo i suoi compagni e il resto della scuola avevano imparato a non farla
arrabbiare.
Mentre la ragazza si arrovellava per la rabbia, la porta si
aprì. I ragazzi tentarono tutti di fiondarsi ai propri posti.
“Hey, fermi!” disse uno di loro
“E’ solo Leon!”
Un ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli biondi e lunghi
fino alle spalle, legati in un codino con un nastro azzurro, li guardò
dispiaciuto rimanendo all’ingresso della classe e disse “Ma come solo Leon?
Siete cattivi...”.
“Te la sei scampata, eh, Leon!” disse un altro dei compagni
con un sorrisino.
“Ti avrebbe cacciato fuori, se ci fosse stato il prof... Sei
proprio fortunato.” continuò un altro.
“Magari sono un mago...” ironizzò Leon, sorridendo a sua
volta, poi si accorse che qualche metro più in là c’era Aiko.
In meno di due secondi la raggiunse con un sorriso raggiante “Buon giorno, Ai-chan! Dormito bene?”
“Sei già guarito?” rispose lei cupa.
“Sì! Ma cosa c’è? Ti vedo strana. Non ti senti bene?” le
domandò il biondino ingenuamente.
“Grrr...”
“Ehm... Leon...” disse Naoko “Non
ti conviene farla arrabbiare più di così... Aiko,
oggi è di pessimo umore...”
“Beh! Come al solito del resto!” continuò Leon, poi si
rivolse alla ragazza dai capelli blu “Cosa ti è successo oggi, Ai-chan?”
“Grrr...”
“Non ti avranno mica battuto in qualche sport prima di me?”
“Certo che no, idiota!! E ora smettila di infastidirmi!! Chiaro!?”
ruggì lei.
“Ma voglio sapere solo quello che ti è successo, uffa!”
“Non rompere!!”
Leon tacque per un momento poi decise di chiedere a Naoko “Senti, non è che tu sai che le è successo?”.
“Ehm... vedi...” sussurrò lei per non far sentire ad Aiko “Questa mattina la sveglia non ha suonato e così ha
dovuto correre più veloce che poteva fin qui. Poi è arrivata e né il prof, né
il supplente c’erano. E così si è arrabbiata.”
“Ora capisco!” sussurrò anche lui, poi disse ad Aiko “Beh, Ai-chan, se ti può consolare
io mi sono svegliato alle 8 e 30, però poi ho usato tu-sai-cosa
per arrivare fin qui!”
“Cosa!?” urlò
lei “Hai usato il teletrasp...!?”
si interruppe e continuò normalmente “Non puoi usarlo come ti pare e piace.
Qualcuno avrebbe potuto scoprirti.”
“Lo so, però ero in ritardo...”
“Non è un buon motivo... E poi sappi che non mi hai
consolato affatto!? Io ho fatto una fatica per arrivare...”
“Beh... Se non ti consola, che ne diresti di questi?”
Detto questo, il ragazzino tirò fuori dalla tasca dei biglietti.
“Cosa sono questi pezzi di carta?” disse lei a mala pena
guardandoli.
“Pezzi di carta? Uffa, Ai-chan! E
io che ho fatto una faticaccia per pescarli!”
“E allora cosa sono?” disse scocciata.
“Hey!” urlò Naoko
all’improvviso “Ma sono i biglietti per il nuovo Luna Park di Osaka! Wow! Hey, Leon, se Aiko non ci viene,
posso venirci io?”.
“Sempre che Ai-chan non venga!”
rispose lui “Allora, ci vieni?”
“Io... Devo pensarci... Devo vedere se ho altri impegni...
ehm... Non so...” farfugliò la ragazza dai cappelli blu.
“No problem! Tanto i biglietti
sono per sabato. Hai tre giorni per decidere. Fammi sapere, okay?” le disse
Leon.
“Va bene...”
Aiko si sentiva scombussolata. Era
la prima volta che un ragazzo la invitava da qualche parte. E poi lei adorava i
Luna Park e le sarebbe tanto piaciuto andarci. Ma c’era un problema...
Ma c’è un problema... E se Leon poi si montasse la testa,
vantandosi in giro di essere uscito con me? Sarebbe una catastrofe... Un
pandemonio! Tutta la scuola comincerà a parlare di noi due, fino a quando non
saremmo considerati una vera coppia... Poi la notizia si diffonderà tra i prof
e dai prof passerà ai genitori, e si parlerà di come le cotte possono influire
sullo studio degli adolescenti... Inoltre papà vorrà conoscere il fidanzato di
sua figlia di cui tutti parlano... Infine quando passeremo ci sarà gente che
comincerà a canticchiare cose tipo ‘Bacio, Bacio, Bacio!’ e quando Leon si farà
avanti e si deciderà a fare sul serio, io non avrò scampo e sarò costretta a
sposarlo, a vivere nel mondo dei maghi e a crescere minimo tre bambini... tutti
e tre con la faccia di Leon... E poi ci saranno i nipoti... E io invecchierò al
fianco di Leon su una sedia a dondolo... Nooooooooooo...
“Nooooooooooooo!!”
“Che ti prende ora, Aiko?” le
chiese Naoko “Non vuoi andare al Luna Park con Leon,
per caso?”.
“E...ecco... Io... Non lo so...” balbettò Aiko rossa in viso.
“Non lo sai? E dài, Ai-chan! Un bel ragazzo che ti chiede di andare al Luna
Park con lui. Se fossi in te non mi lascerei scappare l’occasione.”
“B...bel ragazzo!? Ma che dici, Naoko!?”
“Ma come che dico!? Leon è un ragazzo carinissimo.” disse Naoko incredula e sognante “E, scusa se è poco, sembra
essere uscito da una favola. Capelli dorati... Occhi color del cielo...”.
“Non fare la poetessa adesso...” la interruppe Aiko.
“Poetessa un corno! Lui è davvero come l’ho descritto. E
poi, sai, secondo me lui è profondamente innamorato di te!”
“Che!?” urlò la ragazza dai capelli blu, arrossendo.
“Sì! E se non te ne sei accorta di quanto sia dolce nei tuoi
confronti, allora sei insensibile.”
“Io!? Senti non farmi arrabbiare più di così! Okay?”
“Va bene... Scusa.”
“Uff... Avanti non fare quella
faccia... So che lo fai per il mio bene e quindi cercherò di trattenere la mia
ira... Anche se non vedo quale bene possa fare Leon... Comunque ci penserò alla
sua proposta.”
“Lo vedi? Sono un perfetto cupido! Ti sei subito
innamorata!”
“Macché!” disse Aiko in fiamme “E’
solo che... che adoro i Luna Park... e... e non voglio lasciarmi scappare
un’entrata gratis al nuovo Luna Park di Osaka...”
“Okay! Ci credo! Ci credo! Ma ricordati di avvertirmi se non
ci vuoi andare.”
“Okay...”
“E’ stato così carino quando ha detto ‘Sempre che Ai-chan non venga!’.”
“Te lo lascerei volentieri, però...”
“Però piace anche a te, vero?” la interruppe Naoko.
“No, no e no!”
“Okay, okay! Scherzavo...”
“Forza andiamo a sederci al banco, così comincio ad
anticipare i compiti...”
“Per sabato? Allora ci vai?”
“Per domani! Cavolo!”
“Certo... lo avevo capito! Hehe!
Volevo solo sentirti un po’!”
“Tsk... Ma tu guarda...” disse Aiko avviandosi al loro banco, ma una persona le si parò
davanti.
“Ciao, Ai-chan!” disse
allegramente un ragazzo con i capelli rossi.
“Oh, no, Anrima... Che vuoi?”
disse lei scocciata, mentre Naoko li osservava
curiosa.
“Volevo chiederti... Ecco... Se volevi venire con me al
nuovo Luna Park di Osaka, questo sabato.” continuò lui tutto d’un fiato.
“Al... Luna Park... Sabato... Con te...?” farfugliò Aiko confusa.
“Beh... Sì!” rispose lui con un gran sorriso e un leggero
rossore sulle guance.
“Io...”
“Wow, Aiko!” la interruppe Naoko “Due richieste in un giorno! No, anzi, in 30 minuti!
Formidabile!”
“Ehm...”
Aiko non sapeva che dire. Non
voleva ferire Anrima, ma non poteva certo andare al
Luna Park con due ragazzi... e per giunta durante lo stesso giorno.
“Te l’ha già chiesto qualcun altro?” chiese un po’
dispiaciuto.
“Ehm... si ma... ecco... non ho ancora deciso se andarci o
no...” rispose lei.
“Beh! Allora è perfetto digli che non puoi andarci e vieni con
me!” disse in tono più allegro di prima.
Perfetto un corno! Non so se è meglio andare al Luna Park
con Leon o con Anrima... E’ terribile...
Come faccio a scegliere...
Anrima notò la faccia dubbiosa di Aiko e disse “O volevi andare con quell’altro?”.
“Beh... Io non so nemmeno se posso venire sabato...” rispose
lei.
“Ah...” sussurrò lui “Ma... Posso sapere chi te l’ha
chiesto?”
“Beh... E’ stato...”
“Gliel’ha chiesto quel bellissimo biondino!” la interruppe
di nuovo Naoko, indicando Leon.
“Sokuryoku...” mormorò Anrima, però ora non aveva più quel viso allegro o
dispiaciuto. Si vedeva lontano un miglio che era geloso.
“Comunque...” riprese Aiko “...
cercherò di controllare se sono libera per sabato... E poi deciderò con chi
andare. D’accordo?”
“Okay...” disse lui e strisciò via.
Quando il ragazzino fu abbastanza lontano, Naoko domandò ad Aiko “Allora?
Con chi ci vai?”
“Naoko!!” urlò Aiko.
“Scherzavo!”
“Andiamo và!”
E detto questo Aiko e la sua amica
si sedettero al loro banco, mentre Anrima rimase a
fissare Leon dal suo posto con rabbia.
Non ti lascerò la mia Aiko,
Leon Sokuryoku...
Tobecontinued...
Eccomi
qua, ragazzi! Come al solito c’ho messo un sacco per finire questo chappu. Fortuna che siamo in vacanza... A proposito, ho una
brutta notizia per voi. Presto partirò per due settimane di vacanze e durante
questo periodo non potrò continuare la fan fiction, quindi dovrete aspettare
qualche settimana dopo Ferragosto per leggere il prossimo capitolo. Mi
dispiace, ma vado in un posto dove la tecnologia più moderna è il frigorifero.
XD
Ma
passiamo ai ringraziamenti:
Grazie
a Sayuchan, Ferula_91, Ale03, Tsukino_chan_91
e Ashly91 che mi hanno lasciato una recensione, ma grazie anche a coloro
che si sono preferiti la mia ficcy e coloro che
l’hanno letta. Continuate a seguirla, mi raccomando.
In
questo disegno ho raffigurato Doremi e Tetsuya all’asilo. Doremi stringe
tra le braccine una perfetta copia di Raganella,
mentre Tetsuya ha in mano lo stesso serpente del flash
back dell’episodio 50 di OjamajoDoremiDokkan.
Infine,
se volete rivedere gli episodi di Doremi in italiano
potete fare un salto sul mio canale di YouTube: www.youtube.com/VALECHAN91
Aiko un
giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon.
Quest’ultimo
le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette.
Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature
maligne.
Dopo che
aver rivelato a Tetsuya il segreto delle ragazze, Momoko consegna a Doremi e
Aiko le loro fatine, dicendo loro che possiedono i cristalli magici e che se le
porteranno sempre con loro avranno un minimo di protezione. Il giorno
successivo sia Leon, ormai guarito dalla febbre, che Harima Keiichi, detto
Anrima, chiedono ad Aiko di andare con loro al nuovo Luna Park di Osaka, il
sabato venturo. Chi sceglierà Aiko?
Capitolo 7
Embarrassment
IMBARAZZO
“L’amore va
veloce e tu stai indietro.” (Tiziano Ferro)
Era
una giornata di sole a Misora. Tuttavia Hazuki non era fuori con le amiche. Lei
preferiva studiare e, da quando non vedeva più Doremi e le altre, la sua vita
si era fatta monotona, tutti i giorni erano uguali. Se non che, da quando era
arrivato Fujo nel mondo degli umani per difenderla dalle figure nere, la sua
vita aveva assunto un colorito migliore.
Come
dicevo, quel giorno Hazuki era a casa e stava studiando. Dopo quello che stava
succedendo negli ultimi giorni tra Masaru, il suo amico d’infanzia, e Fujo, non
se l’era proprio sentita di andare a scuola.
Da quando è arrivato Fujo,
Masaru non fa altro che comportarsi in modo strano. – pensò la ragazza – Quella ragazza, con cui ho parlato ieri, Hikaru,
sostiene che siano entrambi innamorati di me... Masaru...
Ripensò
con un sorriso sulle labbra all’amicizia che la legava a quel ragazzo, ma
d’improvviso squillò il telefono di casa. Si avvicinò al comodino dove era
poggiato il telefono e rispose.
“Pronto.
Chi parla?” disse.
«Hello,
Hazuki-chan!» esclamò la voce di una ragazza «Sono Momo-chan!»
“Momo-chan!?”
rispose Hazuki incredula, ma allo stesso tempo felice.
«Ascoltami,
Hazuki-chan! Questo pomeriggio ci riuniamo tutte a casa dei flat. Devo parlarvi di cose importanti. Sei dei nostri?» le
spiegò la straniera.
“Io...
Certo che vengo, Momo-chan!!” esclamò la castana allegramente “Ci saranno
tutte?”
«Of
course!»
“Magnifico!
Allora a che ora?”
«Oggi
pomeriggio alle quattro, va bene?»
“Okay!”
«Bene! Allora, see you soon!»
“A
presto. Ciao!”
Hazuki
mise giù la cornetta. Un sorriso ancora più radioso di prima le splendeva sul
volto.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
“Oggi
pomeriggio?” chiese Onpu a Tooru.
“Sì,
Momo-chan ha consegnato le fatine sia a Doremi-chan che ad Ai-chan. Ci saranno
anche Poppu-chan e Hazuki-chan.” le rispose il mago dai capelli azzurri.
Onpu,
seduta davanti al suo beautycase, si girò verso di lui, con un sorriso a
trentadue denti.
“Davvero?”
disse.
“Sì.”
annuì lui, arrossendo davanti alla sua bellezza.
“Che
bello!” continuò lei, girandosi per acconciarsi i capelli “Verrò sicuramente.”
E
detto ciò si alzò dalla sedia.
“Andiamo.
Abbiamo la lezione di ballo.” gli intimò lei.
“Vengo,
Onpu-chan!” rispose sorridente il mago.
I
due si avviarono diretti alla loro lezione.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Una
ragazza dai capelli biondi si avvicinò a Doremi, che era seduta al suo posto
pensierosa.
“Doremi-chan!”
la chiamò la ragazza.
Doremi
alzò la testa dal banco, per vedere chi la chiamasse.
“Nobu-chan,
ciao!”
Nobuko
si sedette al posto dove di solito stava Tetsuya, che ora chiacchierava con dei
compagni.
“Senti,
Doremi-chan, mi dici come mai sei così soprappensiero?” le chiese la ragazza.
“Eh!?”
fece Doremi, arrossendo di botto.
Nobuko
la guardò sospettosa.
“Niente!”
si affrettò a rispondere la rossa, volgendo lo sguardo al quaderno che teneva
sul banco.
“Bene,
meglio così. Sarai più concentrata quando leggerai...” disse poggiando un
quadernetto sul banco di Doremi “... la nuova storia che ho scritto!!”
“Eh!?”
fece Doremi.
“E’ una
favola. Devo regalarla alle mie cugine piccole. Se mi darai un tuo parere sarò
tranquilla. E poi devi leggerlo assolutamente visto che la protagonista sei tu.”
“Ah,
okay!” disse Doremi con poco entusiasmo “Quando avrò tempo ci darò un occhiata.
Grazie.”
Nobuko
la guardò stranita. Per molto tempo Doremi non aveva fatto altro che chiederle
di incentrare una bella storia su di lei. E ora se reagiva in questo modo
doveva per forza esserci qualcosa che non andava.
“Ti
senti bene, Doremi? Ti vedo strana.” domandò Nobuko.
“Sto
bene. Sono solo un po’ annoiata.” rispose Doremi, con un finto sorriso.
“Se
lo dici tu.” disse, alzandosi dalla sedia, poi continuò “Mi raccomando, ci
tengo che lo leggi.”
“Lo
leggerò sicuramente.” le sorrise la rossa.
“Bene.”
disse Nobuko, dirigendosi verso il suo posto.
Perché...? – pensò Doremi, poggiando la
testa sul banco.
Le
venne in mente il comportamento di Tetsuya del giorno precedente.
“Lo sai bene che non
parlo sul serio.” le aveva detto.
E poi l’aveva abbracciata. In quel momento aveva avuto un
tuffo al cuore.
Perché mi sono sentita
così? E perché da qualche tempo Tetsuya si comporta in modo diverso nei miei
confronti?
“Hey!” la chiamò una voce.
Tetsuya stava seduto al suo posto, girato verso di lei e la
guardava.
“Ti senti bene?” le chiese.
Doremi avvampò all’istante.
“Ce... Certo...” rispose, impacciata.
“Sei sicura? Sei tutta rossa.” disse lui, sospettoso.
Doremi assentì più volte col capo.
Non tanto sicuro, Tetsuya posò una mano sulla sua fronte.
Doremi divenne color rosso carminio.
“A me sembra che scotti parecchio.” commentò lui.
“E’ che...” disse lei, scostando la mano del ragazzo “... Fa
un caldo tremendo!”
Dopo una falsa risata di lei, Tetsuya tornò a girarsi
davanti, cercando di immaginare il possibile problema di Doremi.
Forse si è innamorata
per l’ennesima volta di qualcuno... – pensò, sospirando.
In quel momento entrò il professore. Quando Doremi si alzò
insieme agli altri compagni per il saluto, diede un sospiro che le fece
riprendere, fortunatamente, il suo normale colorito.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Un ragazzo dai capelli dorati camminava per i corridoi della
scuola.
Che bello! Forse andrò
davvero al Luna Park con Ai-chan! Ha detto che deve controllare che non abbia
impegni... Che bello!!
Leon non vedeva l’ora che Aiko gli desse una risposta al suo
invito. Era così eccitato all’idea di passare un intero pomeriggio con la
ragazza del suo cuore. Si stava impegnando così tanto per conquistarla.
Ah... Sarebbe
bellissimo se un giorno io e lei ci sposassimo e andassimo a vivere in un castello
nel mondo dei maghi. Magari potremmo anche avere dei bambini... Beh! Dovranno
essere minimo tre. Diventerei finalmente il suo principe azzurro e vivremmo
felici e contenti come in una favola.
Mentre il ragazzo fantasticava sul suo futuro, una voce rimbombò
nel corridoio “Hey!!”.
Leon si voltò.
Era Anrima, ancora visibilmente arrabbiato per la proposta
che Leon aveva fatto alla ‘sua Aiko’.
“Che c’è?” domandò Leon freddo.
“Devo parlarti.” disse Anrima traboccante di rabbia.
“Sentiamo...” continuò il biondino.
“Perché hai invitato Aiko al Luna Park!?”
“Perché avevo due biglietti. Ovvio!”
“Avresti potuto invitare qualcun'altra, no?”
“Ma io ci volevo andare con Ai-chan.”
“Sappi che gliel’ho chiesto anch’io...”
“Embé?”
“Vincerò io!!”
“Io non ricordo di averti sfidato.”
“Mi dai sui nervi... Non ti sopporto!”
“Neanch’io.”
La tensione cominciava a farsi sentire. Leon continuava più
tranquillamente possibile, facendo arrabbiare sempre di più Anrima.
Come si permette quel
biondino impertinente...
“Beh! Se hai finito...” disse Leon rompendo il silenzio.
“No che non ho finito!!” urlò l’altro “Tu devi lasciarla
stare...”
“E perché?”
“Perché noi due siamo fidanzati!!”
“Non è vero...” disse Leon tra l’incredulo e il divertito.
“E invece sì! Lei è la mia ragazza!”
“Tsk... Scommetto che è solo una tattica affinché io smetta
di corteggiarla, vero?”
“No! Lei è la mia ragazza! Siamo fidanzati fin da quando
eravamo bambini! Ancora prima che tu la conoscessi!” continuò il rosso.
“E se ti dicessi che lei ama me!?”
Leon non era tanto sicuro di quel che aveva detto, ma
conosceva bene i sentimenti che lo legavano a quella ragazza.
“Lei… lei… NON TI AMAAAAAAAAAAA!!!”
Preso dalla rabbia Anrima partì alla riscossa contro Leon,
che non riuscì a scansarsi. Un pugno lo colpì allo stomaco, con tanta forza che
il biondino fu costretto a contorcersi per il dolore, ma riuscì a restare in
piedi. Una fitta terribile lo invase come se un rinoceronte lo avesse
investito. Prima che potesse riprendersi, un altro pugno del rosso lo colpì in
viso e il biondino fu scaraventato a terra. Un grido gli fuoriuscì dalla bocca
per il dolore.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
*Driiin*
“Doremi!”
Il ragazzo dai capelli blu corse dietro la sua compagna di
scuola, che si era avviata senza di lui. Si mise velocemente lo zaino in
spalla. Doremi si girò, sbuffando.
“Che cosa vuoi?” gli chiese, tenendo il viso basso per
nascondere il rossore che aveva sulle guancie.
“Andiamo a casa insieme.” le disse, come se fosse ovvio.
“Non mi va.” rispose lei, tornando a camminare a passo
veloce.
“Non ti va!?” fece lui, andandole dietro “Doremi, non sarai
mica ancora arrabbiata con me per ieri?”
Lei si arrestò di nuovo.
“No!” disse, poi continuò a camminare.
“E allora? Che c’è che non va?” continuò a domandare lui.
“Ma tu non hai allenamento oggi?” gli urlò lei, voltando lo
sguardo verso di lui, ma non appena incrociò il suo sguardo, lo distolse di
nuovo.
“Non mi hai risposto.” le fece notare lui.
“Neanche tu.”
“Ma sono io che ti ho fatto una domanda per primo!”
“Primo! Secondo! Che importa!?”
“Importa a me! Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
“No!”
“E allora perché sei così fredda!?”
“Ah…”
Doremi si fermò di nuovo a guardarlo. Voleva trovare una
risposta abbastanza cinica.
“Perché posso! Non sono mica la tua ragazza.” rispose lei.
Cominciarono di nuovo a camminare.
“Ehi! Aspetta!” disse lui.
La fermò, prendendola per le spalle. Ora si guardavano a
vicenda.
“Cosa vuoi dire? Che ti prende? Sei diventata scema per
caso?”
Il guance di lui erano dipinte di un leggero rossore.
“No, niente.” sospirò lei, rendendosi conto dell’assurda
scenata che aveva fatto “Ho solo mal di testa. E quando ho mal di testa sono
alquanto irritabile…”
“Capito.” disse lui, poco convinto.
Silenzio…
“Andiamo a casa insieme?” chiese lui.
Doremi annuì. Una creaturina minuscola, che scaturiva un
bagliore rosa, fuoriuscì dallo zaino della ragazza.
“Dodòòòòòòòòòò!!”
urlò rivolta al ragazzo.
Lui la guardò con aria interrogativa.
“Ti ha detto che non mi devi toccare.” tradusse Doremi
imbarazzata.
“Ah… Okay…” fece lui, obbedendo.
I due ripresero a camminare, Dodò sulla spalla di Doremi.
“Oggi andiamo insieme a casa di Akatsuki?” chiese Tetsuya.
“Sì.” assentì Doremi.
Il resto della strada fu fatto in silenzio.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Intanto in
classe, Aiko era indaffarata con le pulizie. Oggi era il suo turno e purtroppo
anche quello di Leon. Quel testone… Chissà dov’era andato a cacciarsi. Non ci
voleva chissà cosa per prendere un secchio e riempirlo.
Mentre Aiko
scavava nei suoi pensieri, sentì un tonfo. Come se qualcosa o qualcuno fosse
caduto sul pavimento del corridoio adiacente.
“Aaaaaaaah!”
Un grido… Le
sembrava una voce familiare… Chissà che cosa aveva combinato quel testone di
Leon. Forse era inciampato col secchio in mano. Posò il piumino sulla mensola
della finestra che stava spolverando e si precipitò fuori.
Leon si
teneva la guancia dolorante.
Quel ragazzo ha una forza impressionante…
“Perché non
reagisci, pivello?” disse il rosso dopo essersi sfogato.
Il biondino
non riusciva a parlare. Era come se quei colpi gli avessero mozzato la lingua.
Ma non poteva dargliela vinta. Se avesse cominciato a tirare pugni, Dio solo sa
se qualcuno sarebbe riuscito a fermarlo.
“Non parli,
eh! Non sei altro che un Narciso presuntuoso. Basta guardare il tuo taglio di
capelli. Non ti rende per niente virile.”
Senti chi parla…
Leon
avrebbe quasi voluto chiedergli che cosa avevano di così poco virile i suoi bei
capelli biondi, ma la porta della classe vicina si aprì prima che lui potesse
proferire parola.
Lo
spettacolo che le si parava davanti non era dei migliori.
In piedi
c’era il suo amico Anrima con un viso ben poco allegro e a terra giaceva Leon
con una mano sullo stomaco e l’altra sulla guancia che ormai era rossissima.
La prima
cosa che le venne da dire fu “Che state combinando?” e poi si inginocchiò su
Leon che, ovviamente era quello conciato peggio.
“Che è
successo!?” chiese, alzando il tono della voce.
“Chiedilo…
a lui…” disse il biondino, ansimando.
“Aiko,
diglielo tu che sei la mia fidanzata.” disse il rosso ancora arrabbiato.
La
ragazzina si sentì andare in fumo le guance. La rabbia la invase.
“ED E’ PER
QUESTO CHE L’HAI PICCHIATO!?” gli urlò.
“Già…
Stupido, eh…” disse Leon mettendosi a sedere a fatica “E mi ha anche detto che
i miei capelli non mi rendono virile.” continuò scuotendo la testa.
“Tu taci! E
non fare quella faccia innocente!” lo zittì la ragazza “Deve essere per forza
anche colpa tua. Di certo Anrima non si arrabbia così solo perché la mattina si
alza con la luna storta!”
“Uffa! Gli
ho solo detto che tu... forse... mi amavi...” disse il biondino con tanto di
aureola.
“Il FORSE
non c’era!!” ribatté il rosso.
“Allora me
lo sarò scordato, no!” gli urlò l’altro alzandosi in piedi, sempre un po’ curvo
per il dolore allo stomaco.
“Basta!”
urlò Aiko, ma questo non servì a zittirli.
“Allora
facciamo così!” propose Anrima “Facciamo una partita a basket uno contro uno!
Chi vince si tiene Aiko!”
“Cos...?”
urlò la ragazza “Non puoi...”
“No!” disse
Leon con la faccia più seria che avesse mai fatto in vita sua.
“Eh?”
Anrima e Aiko erano rimasti di stucco.
“Quindi ti
arrendi? Ti tiri indietro?” esclamò Anrima con un sorriso vittorioso.
Che combini? Non è da te, Leon! - Aiko
avrebbe scommesso dieci piatti di Takoyaki che Leon avrebbe accettato
all’istante quella proposta. - Chissà che
sta architettando?
“Non ho
detto che mi arrendo, ma non posso permettere che Aiko venga trattata come un
oggetto. Lei non è un trofeo! Ha un cuore e deve essere lei a scegliere la sua
strada! Non una stupida sfida!”
Aiko si
sentì salire le lacrime agli occhi alle parole del biondino. Nessuno l’aveva
mai difesa così... Neanche lui stesso... Significava che finalmente Leon era
cresciuto e non era più quel tipo arrogante e presuntuoso che lei conosceva...
“Leon...”
“Okay!”
disse il rosso, anche lui sorpreso dalla dolcezza del suo avversario “Allora,
Aiko, scegli me o lui?”
Caduta
generale.
Dopo
essersi rimessi in piedi, Anrima li guardò come per dire ‘Beh! Che ho detto?’.
Aiko cercò
l’aiuto del biondino, che avendo sentito quelle parole stava quasi per
scoppiare dalla rabbia.
“Ma tu non
sai proprio che significa ESSERE UN GENTILUOMO!!”
Leon...
“Aiko deve
scegliere la sua strada senza fretta! E poi sai quanti ragazzi single esistono
nel mondo! Non deve mica per forza scegliere tra me e te!”
Il biondino
tacque un momento e scosse la testa, pentito di quel che aveva detto.
“E poi può
darsi che ci sia qualcuno molto più carino di noi! Ma che dico? Di te se mai...”
si mise le mani tra i capelli dorati, ormai completamente pentito e incredulo.
Leon, non
ti facevo così dolce...
“Beh!
D’accordo! Aiko è libera di scegliere quando e chi vuole, ma ricorda che è
ancora la mia ragazza.” detto questo il rosso si voltò e se ne andò.
Leon si
accasciò a terra ancora dolorante.
Aiko non
sapeva se ringraziarlo o se chiedergli come stava, ma naturalmente preferì
difendere il suo orgoglio e disse “Hai visto? Mi spieghi perché lo hai fatto
arrabbiare a quel modo? Pensavi che...”
La ragazza
si interruppe, accorgendosi che il biondino non stava molto bene. A quanto
pareva la precisione e la forza dei pugni di Anrima erano migliorate.
“Ahia...”
si lamentò il ragazzo, massaggiandosi la pancia.
“Beh! Così
la prossima volta impari a farti gli affari tuoi!”
“Ma hai
visto come ti tratta?” le urlò Leon quasi rimproverandola “Cosa crede? Che tu
sia una bambola per caso? E’ solo un egoista... Ahia...”
“...”
Aiko non
sapeva cosa dire. In fondo Leon l’aveva, diciamo, salvata da Anrima. Però se
non si fosse impicciato della faccenda Anrima non l’avrebbe picchiato. Beh,
c’era solo una cosa che doveva fare...
“Ti
ringrazio...”
“Eh?” disse
lui confuso.
“Erano
bellissime le parole che hai detto.” continuò con un leggero rossore sulle
guance.
“Ah,
veramente?” sussurrò lui arrossendo.
“Sì...”
“Beh... Non
era niente di speciale... Ho pensato solo a quello che avrebbe detto un vero
gentiluomo per...”
Non riuscì
a terminare la frase perché Aiko lo aveva abbracciato.
Acc... Perché l’ho abbracciato? Perché? Devo staccarmi
da lui, prima che ricambi e non possa più lasciarlo andare...
Aiko si
staccò.
Entrambi
avevano il viso completamente rosso.
“Ehm...”
disse lei, cercando di riprendere fiato “Ti accompagno a casa?”
“Okay...”
sussurrò lui.
Il dolore
allo stomaco ormai non si sentiva più, ma ora era il cuore a fare tanto male...
Aiko non
sapeva perché lo avesse abbracciato all’improvviso e la sua mente era
totalmente confusa.
Leon,
invece, avrebbe voluto tanto abbracciarla di nuovo, baciarla, ma sarebbe stato
un controsenso con le parole che aveva detto ad Anrima poco fa.
Così si
incamminarono entrambi verso l’uscita della scuola. Stettero in silenzio fino a
quando non arrivarono al cancello.
“...
Ciao... A domani...” disse Aiko quasi in un sussurro.
“Ma non
dovevi accompagnarmi a casa?” le domandò lui, ancora imbarazzato.
“Ah...” Che figuraccia...
“Comunque
se vuoi posso anche andare da solo...” Forse
è meglio, considerando la situazione...
“Sicuro di
farcela...?”
“Certo, non
preoccuparti... Ormai non mi fa male più...”
“Okay...
allora ciao...” disse Aiko proseguendo per la sua strada.
“Ciao...”
rispose lui. I ciuffi che aveva in testa si mossero un po’ e in un istante il
ragazzo scomparve col teletrasporto.
… to be continued
A Bonus Story
Fairytale
FAVOLA
C’era
una volta in un luogo lontano, lontano una principessa di nome Doremi. Il re
suo padre era alla perpetua ricerca di uno sposo per lei, che potesse governare
il regno con saggezza e lealtà. Ma ogni pretendente che si presentasse al suo
cospetto, trovava la principessa fin troppo goffa per sposare un principe di
alto rango.
Un
giorno la principessa si ritrovò a passeggiare per il giardino del palazzo
reale. Un vecchio sulla via la notò e la avvicinò con la scusa di suonarle una
canzone con suo flauto. Cominciò a suonare e la principessa era affascinata da
quel suono, ma d’improvviso cadde addormentata. Il vecchio, che in realtà era
uno stregone, la relegò in una torre e ben presto si sparse la voce che in
quella torre vivesse una fanciulla stupenda.
In
molti cavalieri partirono per trarla in salvo, ma nessuno riuscì a sconfiggere
il drago, che era stato posto a guardia della torre. Solo un giovane dai
capelli blu poté sconfiggerlo, se sconfiggere si può dire, poiché non fece altro
che suonargli una ninna nanna col suo flauto, che per pura fortuna aveva con
sé. La sua fu una mossa astuta, poiché lo stregone usava lo stesso stratagemma
per entrare nella torre.
Il
giovane oltrepassato il drago, prese la sua balestra e ad una freccia ne legò
una corda. La lanciò e quella oltrepassò la finestra dove risiedeva la
principessa. Ella si affacciò. Felice che qualcuno fosse venuto in suo aiuto,
legò la corda della freccia ad un piolo del suo letto e così il principe salì
da lei.
Scavalcata
la finestra, il principe fissò i suoi occhi in quelli della principessa e lei
fece lo stesso. Mentre gli si avvicinò, lei inciampò nella corda tesa, con la
sua solita goffaggine. Lui la prese al volo, rise dolcemente e la strinse a sé
in un abbraccio romantico.
“Sono
il principe Tetsuya del regno a ovest.” disse lui.
“Io
sono la principessa Doremi di questo regno e vi ringrazio per avermi trovata.”
sussurrò lei, imbarazzata.
“Vorrei
che voi foste il mio lieto fine.” disse lui senza pudore.
“Lo
vorrei anch’io.” rispose lei, mentre le loro labbra si congiungevano in un
dolce bacio.
Fu
così che in sella al cavallo bianco del principe, i due innamorati arrivarono
al castello della principessa. Dopo pochi giorni il loro matrimonio fu
celebrato e i due vissero felici e contenti per l’eternità.
Nobuko Yokokawa
Doremi finì di leggere la storia che aveva scritto la sua
amica Nobuko. Aveva la faccia rossa.
“Come ha potuto?” sussurrò, mentre del fumo le usciva dalle
orecchie.
Intanto arrivò Tetsuya, che si sedette al suo posto.
“Uh, cosa leggi?” chiese, strappandole di mano il racconto.
“Noooo!!” disse Doremi ancora più rossa “Dammelooooo!! Non
puoi leggerloooo!”
Intanto Nobuko sogghignava dal suo posto, mentre i due si
rincorrevano per la classe come due bambini.
“Oh, è una favola.” constatò Tetsuya, lanciando il quaderno
a Doremi “Allora non mi interessa.”
“Idiota!!” gli urlò lei.
Il piano di Nobuko era fallito.
THE END
Buon Giorno
a tutti!! *Vale-chan agita le manine*
Come va?
Tutto bene? *Vale-chan suda freddo*
*Si
inginocchia supplicando*
Vi prego di
scusarmi con tutto il cuore e con tutta l’anima, ma la mia ispirazione s’era
andata a fare una vacanza. Mi perdonate veroooo?
Vabbé!
Ringraziamentiiii!!
Grazie ad
Alissyachan, Nefret87, Marty De Nobili, fantasiosa91, ale03, AikoSenoo che mi
hanno commentato l’ultimo chappu. Se ho dimenticato qualcuno scusatemi. Vi
adoro tutti. Grazie anche a chi ha messo tra i preferiti la mia ficcy e a chi
la legge soltanto.
Aiko un giorno scopre di
avere un nuovo compagno di classe: Leon.
Quest’ultimo le svela che le figure nere
sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette.
Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature
maligne.
Le ragazze organizzano una rimpatriata,
per consegnare le fatine anche ad Hazuki, ad Onpu e a Pop. Intanto Doremi si
trova di fronte dei dubbi sul comportamento di Tetsuya,
ai suoi occhi troppo gentile, mentre Aiko assiste ad
un acceso litigio tra Leon e Anrima: la gelosia
incombe.
Capitolo 8
AllTogetherAgain
DI NUOVO TUTTI INSIEME
“Quando l’amicizia ti attraversa il
cuore
lascia un’emozione che non se ne va […]
[…] in qualunque posto sarai
non esisteranno confini
solamente due amici più vicini”
(Le cose che vivi – Laura Pausini)
“Doremi, ti dai una mossa!!”
Una ragazzina dai capelli rosa bussò alla porta della camera da letto della
sorella. Avevano un appuntamento importante e non potevano fare tardi.
“Dai, Doremi! Cosa stai facendo?” chiese Pop,
continuando a bussare sempre più forte.
“Mi sto preparando!” urlò Doremi da dentro la
stanza.
“Ma dai!!” sbuffò la ragazzina e assunse uno sguardo da furbetta “Tanto lo
sai! Piacerai in ogni caso al tuo ragazzo.”
“Quale ragazzo?” chiese Doremi, soprappensiero.
“Ma è ovvio! Tetsuya!” rispose Pop, sogghignando
silenziosamente.
La porta si spalancò. Una Doremi paonazza uscì da
dentro la stanza. I capelli erano legati in una coda di cavallo, indossava un
paio di jeans blu ed una camicetta color cobalto, ai piedi scarpe da ginnastica
semplici.
“Sono pronta!!” urlò, superando la sorella e precipitandosi giù per le
scale.
“Mmh! Devo ricordarmi di nominare più spesso Tetsuya.” si disse Pop, prima di seguire la sorella giù per
le scale “Aspettami, Doremi!”
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Hazuki arrivò davanti ad una
grande casa. L’indirizzo coincideva con quello che le aveva dato Fujo. Di lì a poco tempo, avrebbe rivisto le sue amiche. Un
dolce sorriso si dipinse sul suo volto.
Nonostante io e Doremi siamo nella stessa città, non ci siamo più
incrociate.
Avanzò verso la porta d’ingresso. Suonò il campanello.
Un rumore, che proveniva all’interno della casa, giunse alle orecchie di Hazuki, come se una mandria di elefanti stesse facendo
jogging. La porta si aprì.
Una miriade di voci contemporaneamente.
“Ai-chan!!” urlò Leon, con un sorriso a trentadue
denti.
“Onpu-chan!!” esclamarono Tooru
e Oyajiide, con gli occhi a mo di cuoricino.
“E’ Doremi!?” chiese Akatuki,
nascosto dietro gli altri, cercando di sbirciare.
Il sorriso sul loro volto si spense subito, quando si accorsero che la
ragazza non era nessuna delle tre.
“Fuuuuuujooo!! E’ arrivata Hazuki!”
disse Leon, tornando in salotto.
Tooru e Oyajiide
fecero lo stesso, sbuffando.
“Ciao, Hazuki.” disse Akatsuki,
gentilmente “Entra! Non è ancora arrivato nessuno.”
La ragazza obbedì e Akatsuki si chiuse la porta
alle spalle. Una ragazza dai capelli biondi le corse incontro e l’abbracciò
forte.
“Hazuki-chan!!” urlò.
“Momo-chan, sei tu!!!” disse la castana, avendo
riconosciuto la voce dell’amica.
“Da quanto tempo, my friend!” le sorrise la
bionda, lasciandola andare.
“Sì, è passato davvero tantissimo tempo.”
Le due parlarono a lungo, mentre attendevano le loro amiche. Momoko parlò ad Hazuki della
scuola in cui andava e del fatto che aveva ritrovato molti dei suoi amici
d’infanzia. Hazuki le disse che andava a scuola con Masaru e un sorriso di nostalgia si dipinse sul volto di
entrambe. Quella di Hazuki era una nostalgia un po’
diversa. Si sentiva comunque in compagnia, ma la mancanza di Doremi, Aiko, Onpu
e Momoko era troppo forte. A volte questa nostalgia
la invadeva a tal punto da farla piangere. Ma ora che le avrebbe riviste, tutto
sarebbe andato per il meglio e la vita sarebbe tornata un po’ quella di prima.
*DinDooon*
Il campanello suonò. Leon si alzò dal divano su cui, annoiato, si era
stravaccato, e corse alla porta.
“Sono certo che è Ai-chan!” si disse, fiducioso.
Tooru volse lo sguardo verso di lui e subito si
alzò dal divano, quasi con preoccupazione.
“Ehi!! Aspetta! E se è Onpu-chan!?” urlò
all’amico, andandogli dietro.
Leon aprì la porta e, senza fare granché caso a chi si trovava davanti,
abbracciò colui o colei che era sulla soglia. Era una colei, ma non la sua
colei.
“Leon, che fai??” chiese una ragazza infastidita.
La voce non somigliava minimamente a quella di Aiko
e perciò Leon la lasciò andare. Notò che era Doremi.
“Oh, Doremi, sei tu!” rise lui.
Tetsuya lo guardava sospettoso,
come se credesse che l’avesse fatto apposta.
“Già, sono io.” rispose Doremi “Sai, se ti avesse
visto Aiko, non te l’avrebbe mai perdonato.”
“Con quest’affermazione vuoi dire che lei è gelosa!” chiese, speranzoso in
una risposta affermativa.
“Questo non lo so …” rispose Doremi dubbiosa.
Akatsuki apparve sulla porta di
casa, mentre Tooru tornava da Fujo
e Hazuki.
“Dai, lasciala in pace …” disse all’amico, che andò a risistemarsi in salotto,
e poi si rivolse a Doremi, Tetsuya
e Pop “Entrate. Hazuki è già arrivata.”
Gli occhi di Doremi e Pop si illuminarono di
gioia. Corsero subito in salotto e l’allegria con cui abbracciarono l’amica
ritrovata fu tanto grande, che Hazuki non poté fare a
meno di versare qualche lacrima di felicità. Anche Momoko
era felice di rivedere la piccola Pop.
Neanche due minuti dopo suonò di nuovo il campanello. Leon, rassegnato, non
si alzò dal divano e rimase a guardare le ragazze che parlottavano fra loro. Tooru andò ad aprire la porta.
“Oh, sei tu, Aiko.” disse e le orecchie del cane-Leon si rizzarono.
La padroncina era arrivata per fargli le coccole!! ♥
Corse alla porta.
“Ai-chaaaaaaan!” urlò lui, abbracciandola.
La ragazza ricambiò stranamente l’abbraccio, avvolgendo le sue braccia
attorno al suo collo.
“Mimì!!” disse la presunta Aiko, strusciando il
viso contro quello del ragazzo, a mo di carocaro.
“Mimì!?” fece lui, incredulo.
“Mimì!” assentì la fatina, scoccandogli un bacetto sulla guancia.
Aiko entrò in casa.
“Sapevo che mi saresti piombato addosso, perciò ho chiesto a Mimì di
sostituirmi per qualche secondo.” rispose sadicamente la sportiva.
Ora Leon piangeva a cascate, a causa della cattiveria della sua ragazza.
La sportiva avanzò verso il salotto. Vide Pop e Hazuki.
Quanto tempo era passato e vedere Pop così grande le faceva uno strano effetto.
Leon entrò, trascinandosi dietro una Mimì attaccata in modo ostinato al suo
collo.
“Ai-chaaaaaaan … Non mi hai neanche salutatooo …” si lamentò lui.
“Beh! Lo ha fatto Mimì al posto mio.” rispose lei, indifferente.
“Uffaaa!”
Intanto suonò per l’ennesima volta il campanello.
“Oooh!! Questa deve essere per forza Onpu-chan!!” urlò Oyajiide,
scattando in piedi.
Lui e Tooru si impegnarono in una competizione
stile chi arriva ultimo alla porta è un
perdente. Arrivarono entrambi nello stesso istante. Tooru
aprì la porta.
Ai loro occhi Onpu-chan sembrava quasi una santa
con tanto di aureola. Fecero spazio per farla passare e intanto sbavavano
letteralmente, con gli occhi incollati su di lei.
“Ciao, Tooru. Ciao, Oyajiide.”
li salutò lei, poi corse in salotto da dove provenivano le altre voci.
“Com’è carinaaaa!!” strillarono i due fan.
Adesso erano al completo e tutto sembrava molto più roseo.
“Venite, vi devo consegnare le fatine e i cristalli.” disse Momoko, a Onpu, Pop e Hazuki.
La bionda consegnò nelle mani delle ragazze le sfere di cristallo.
Rorò, Fafà e Reré ne fuoriuscirono svolazzando allegramente attorno alle
proprie padroncine. Poi Momoko raccontò che le fatine
possedevano i cristalli e tutto ciò che aveva già detto alle altre.
Tetsuya osservava quelle creaturine.
D’improvviso una domanda sorse in quella stanza.
“Ma chi è quel ragazzo?” chiese Hazuki.
“Già! Chi è? Il tuo ragazzo, Doremi?” chiese a
sua volta Onpu.
Doremi e Tetsuya
arrossirono di botto.
“No, che non lo è!” urlò Doremi “E’ solo Tetsuya!!”
E così Momoko e Doremi
raccontarono come Tetsuya fosse venuto a conoscenza
del loro segreto e dell’attacco della figura nera.
“Oh! Ho capito.” rispose Hazuki.
“Chissà perché è sempre Doremi a combinare guai …”
commentò Onpu.
Doremi sbuffò.
“Non è stata colpa mia! Uff! Uff!!
UFF!!!”
D’improvviso nella stanza rimbombò un canto e una strega fuoriuscì dalla
credenza.
“AaaahAaahAaahAaaaaah … / Eccomi / Dela è qui / il problema / risolverà / è qui per voiiiiiiii …” cantò la strega “Salve, ragazze, che
sorpresa rivedervi.”
“Delaaa!!” urlarono tutte in coro riconoscendo la
strega.
“La regina mi ha mandato da voi, per spiegarvi alcune cose.” disse
tranquilla, poi si volse verso Tetsuya “E anche per
risolvere questo problemino …”
Io sarei un problema?? – si domandò Tetsuya, irritato.
“Innanzitutto devo consegnare questa lettera al principe dei maghi.” disse Dela, mostrando una busta sulla quale era stato posto il
sigillo reale, e poi sussurrò ad Akatsuki “Bada bene.
La regina vuole che la legga solo tu.”
“Va bene.” disse lui, preoccupato.
“E ora … La regina mi ha chiesto di risolvere il vostro problema. Dovete
già cercare di proteggervi voi e avere sulla coscienza anche un umano è davvero
una seccatura …”
Seccatura?? – si irritò ancora di
più Tetsuya.
“La figura nera che vi ha attaccato ieri, è perfettamente a conoscenza che
il ragazzino sa che siete delle streghe. Quindi cercherà sicuramente di usarlo
come esca. Perciò dobbiamo in qualche modo proteggerlo.” spiegò la strega.
“Serve un talismano!” disse Doremi illuminandosi “Non
possiamo fabbricare un talismano per Tetsuya? Un
talismano che riesca a proteggerlo.”
“Umm …” ci pensò Dela
“Penso possa essere un’idea … Ma devo recuperare un po’ di argilla magica. Vado
a cercarla subito.” e detto ciò sparì in una nuvola di fumo.
“E’ già andata …” disse Aiko, stupefatta e
rassegnata allo stesso tempo.
“Non ci resta che aspettarla …” annuì Hazuki.
Intanto Leon era riuscito a liberarsi della fatina, che offesa se n’era
tornata nella sua sfera.
“Sei sempre il solito … Le hai spezzato il cuore, rubacuori!” ghignò Tooru.
“Zitto! Aiko non mi ha degnato neanche di uno
sguardo …” rispose Leon, con le lacrime agli occhi.
Non passarono neanche cinque minuti che Dela
ritornò, ma stavolta fuoriuscì dal portaombrelli.
“Eccomi qua! Ho trovato solo questa argilla.” disse, mostrando una piccola
quantità di argilla magica “Però … come avete intenzione di pagarmela?”
La solita Dela … Non era cambiata per niente.
“Non sappiamo con cosa pagarti.” disse Onpu.
“Non puoi darcelo gratis? Del resto, stiamo lavorando per il bene del mondo
magico!” la pregò Doremi.
“Con cosa dobbiamo pagarla, signora strega?” chiese Tetsuya
a Dela.
“Innanzitutto comincia col chiamarmi signorina, ragazzino. E poi sappi che
ti occorrono delle note magiche per avere quest’argilla.” rispose Dela indignata.
“Non possediamo più note magiche …” sussurrò Aiko.
“Non preoccupatevi!” disse Akatsuki “Ci penserò
io a pagare MajoDela.” poi
si rivolse alla strega “Mandi il conto al re, mio padre, signorina MajoDela.”
Un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto di Dela,
mentre i restanti presenti pensavano che il principe abusasse davvero troppo
della sua posizione.
“Grazie, Akatsuki!” esclamò Doremi.
“Bene! Ora occupiamoci del talismano!” disse Pop.
Dopo un po’ le ragazze avevano creato un ciondolo a forma di pallone da
calcio.
“Perfetto! Ora che lo avete fatto, dovrete infondergli un po’ dei vostri
poteri. Le figure nere sono estremamente potenti e la sola magia dell’argilla
non è sufficiente …” spiegò Dela.
“Abbiamo capito.” disse Momoko, sospettosa.
“Ti fai pagare quest’argilla inutile?” domandò Aiko.
“Beh, è pur sempre materiale …” si difese la strega.
“Seee …” dissero le ragazze in coro.
“Uffa! Cosa aspettate a fare il cerchio magico!?” disse Dela,
cercando di cambiare discorso.
“Va bene.” acconsentirono le ragazze.
Dopo che le fatine ebbero dato loro i cristalli, le ragazze si disposero in
cerchio, ponendo al centro il talismano. Tetsuya le
guardava incuriosito. Dopo tutto non aveva mai assistito ad una magia.
“Pirikapiriraranobiyakani!” esclamò Doremi,
mostrando tra le mani il suo cristallo.
“Paipaiponpoishinayakani!” pronunciò Hazuki.
“Pamerukurarukutakarakani!” la seguì Aiko.
“Pururunpurunsuzuyakani!” enunciò Onpu.
“Perutonpettonsawayakani!” disse Momoko.
“Pipitopuritutohokarakani!” si unì Pop.
“Magical Stage!” esclamarono in coro, mentre una
luce abbagliante si sprigionava dai loro cristalli “Vogliamo che il talismano
protegga Tetsuya!!”
La luce si spostò al ciondolo e tutti restarono senza fiatare fino a che
quella luce non si fu spenta. Quando accadde, Doremi
corse a recuperare il ciondolo.
“Funzionerà?” disse squadrandolo.
Andò poi da Tetsuya.
“Dai, indossalo e non separartene mai.” gli ordinò.
“Okay …” disse lui legandoselo al collo.
“Bene, ora …” disse Akatsuki, alzando una mano
verso Tetsuya “ … non resta che provarlo.”
Dalla sua mano spuntò una sfera di energia brillante, che partì subito
verso il ragazzo dai capelli blu.
“EeEeEeEeEh!?” urlò Tetsuya.
“No!! Che fai, Akatsu … !!” urlò Doremi, per fermarlo, ma ormai la sfera era partita …
Si sentì solo un leggero boato e poi del fumo.
“Che hai fatto, Akatsuki!?!?” gli urlò Doremi, con le lacrime agli occhi “Sei uno stupido … Non
abbiamo mai fatto un incantesimo del genere e … !!”
“Ottimo lavoro, Doremi.” la interruppe lui,
sorridendole.
“Coff, coff!” si sentì
tossire nella direzione di Tetsuya “Ma sei impazzito,
Shiidosha!? Coff!”
Doremi mostrò un sorriso
sollevato e corse verso Tetsuya.
Quando vide che stava bene e che non aveva nessun graffio, lo abbracciò
forte, cosa che lo fece arrossire come non mai.
“Stai bene … Meno male!”
“Certo che sto bene!” le rispose, in maniera un po’ scontrosa, poiché era
imbarazzato “Ora lasciami … Ci stanno … Guardando …”
Doremi diede uno sguardo agli
altri, che in effetti li fissavano con un sorriso sadico sulla faccia.
“Hai perso, Aka! Quell’umano ti ha battuto!”
disse Tooru al principe, sogghignando.
A quelle parole anche Akatsuki e Doremi arrossirono. Quest’ultima lasciò andare
immediatamente Tetsuya.
“Ero solo preoccupata!” disse tirando fuori l’orgoglio.
Tutti allora cominciarono a ridere. Tornò tutto come era stato 6 anni fa.
Erano di nuovo insieme …
Il pomeriggio passò in fretta e quando le ragazze dovettero tornare a casa,
il loro sorriso era un po’ più spento. Ma furono le parole di Akatsuki, il quale disse che sicuramente si sarebbero
riviste presto, a risollevare il loro morale. Il resto della giornata sarebbe
stato allegro per tutte. Il buon umore non le avrebbe abbandonate.
“Allora ci vediamo presto.” disse Doremi a Momoko.
Tutte le altre erano già andate via.
“Sure!!! Domani pomeriggio ti telefono!” le
rispose la bionda con un gran sorriso.
“Grazie di questo bel pomeriggio.” esclamò Pop.
“Grazie a voi.”
“Ciao!”
La strada di ritorno fu fatta quasi tutta in silenzio. Tetsuya
stava riordinando un pochettino le idee. In questi
due giorni erano successe davvero troppe cose.
“Allora? Che ne pensi?” gli chiese Doremi ad un
certo punto.
Tetsuya ci rimuginò un po’
sopra.
“Che dirti … Streghe che escono dai portaombrelli, fatine che svolazzano,
cristalli fatati! Ho già provato a pizzicarmi e ho scoperto che non è un sogno.”
rispose lui.
“Se ti hanno stupito queste cosette, come ci rimarrai quando conoscerai il
mago Oyajiide!?” disse Doremi,
ridendo.
“Infatti! Chissà dov’era Oyajiide …” si domandò
Pop.
“Sicuramente a sfogliare qualche rivista osé.” sentenziò Doremi.
Tetsuya si fermò con uno sguardo
scioccato e imbarazzato allo stesso tempo.
“E’ un sogno! E’ un sogno!” cercò di convincersi, accelerando il passo.
“Fermati, Tetsu! Stavo scherzando!” lo chiamò la
rossa, andandogli dietro.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Il principe Akatsuki ora era solo nella sua
stanza. Fissava la lettera che aveva tra le mani. Doveva essere qualcosa d’importante
se gli altri non dovevano leggerla. Decise di aprirla. Scorse la prima riga,
nella quale la regina lo invitava ad andare al castello, per discutere di una
questione urgente. Nel resto della lettera era presentata tale questione. Il
principe lesse velocemente il tutto, corrugando la fronte.
“Come ha potuto, la regina, pensare …” sussurrò tra sé e sé, poi
accartocciò la lettera e la lanciò con rabbia in un cassetto della sua
scrivania.
Dopodiché lo chiuse, afferrò il mantello piegato sulla sedia, uscì dalla
stanza e scese le scale.
Leon era stravaccato sul divano, con sguardo imbronciato. Akatsuki gli passò davanti, mettendosi il mantello. Lo sguardo
del biondo s’illuminò.
“Dove vai?” gli chiese.
“La regina deve parlarmi. Non preoccuparti se sto via per qualche giorno e
avvisa gli altri.” riassunse velocemente il principe.
Quando Leon realizzò ciò che aveva detto il suo amico era troppo tardi. Akatsuki aveva già oltrepassato il varco che conduceva al
mondo delle streghe.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Osaka.
Ore 8.03
Aiko
entrò in classe sorridente. Eh, sì! Era ancora di buon umore.
Che bello! Oggi sono in orario!
Evviva!
La
ragazza poggiò lo zaino sul suo banco.
“Buon
giorno, Aiko!” disse una ragazza dai capelli verdi,
entrando in classe.
“Ciao,
Naoko!” la salutò lei.
“Allora?”
le chiese la compagna, ansiosa.
“Eh?”
fece Aiko.
“Hai
deciso o no?” le domandò insistentemente Naoko.
“Deciso
cosa?” reclamò l’altra.
“Con
chi andare al Luna Park, Aiko! Non te ne sarai
dimenticata?” la rimproverò Naoko per la sua
dimenticanza.
Aiko
ci pensò per qualche secondo, durante il quale nessuna delle due parlò.
Oh, Dio! Me ne ero completamente
scordata! – realizzò la sportiva, con espressione preoccupata.
“Ops... Penso proprio di sì...” le rispose.
“E
adesso?”
“E
adesso … e adesso … Beh! Improvviserò!”
“Ma
come improvviserai!?”
Calma, Aiko,
non è la fine del mondo ... Puoi sempre dire che hai altri impegni ... Però ...
Il Luna Park ... Io ci voglio andare ...
La
porta della classe si spalancò nuovamente.
“Aiko!!!” urlarono due ragazzi appena entrati.
No...
Come
pensava Aiko, erano Anrima
e Leon, che avevano fatto a gara per arrivare prima in classe.
“Allora,
Ai-chan?” chiese Leon.
“Verrai
con me, vero?” disse Anrima, speranzoso che la
ragazza avesse dimenticato cos’era successo il giorno precedente.
“Io...”
Che faccio ... Che faccio ...
“Allora?”
chiesero Leon e Anrima in coro.
“Io
non ho deciso ancora ...” disse Aiko, leggermente
dispiaciuta.
“Come
sarebbe a dire che non hai deciso!?” urlò Anrima.
“Vuol
dire che non ha deciso, no? Idiota!” esclamò Leon.
“Ma
io voglio che venga con me!!” reclamò il rosso.
“Sei
solo un egoista!! Deve decidere lei!!” lo incalzò il biondino.
“Basta!!”
strillò Aiko più forte che poté.
I
due ragazzi smisero di battibeccarsi.
“Devo
scegliere, no?” continuò lei con tono più calmo, mentre Naoko
ascoltava la conversazione rapita “Bene... Uff...
Allora...”
Aiko
ci pensò su, deglutendo.
Se vado con Leon, beh, di sicuro
non sarà una bella esperienza, ma non voglio concedere neanche ad Anrima questo privilegio, soprattutto dopo quello che ha
fatto ieri.
Aiko
puntò il dito sul ragazzo dai capelli dorati e, prendendolo sottobraccio, disse
“Bene! Verrò con te!”
“Wow!
Grazie, Ai-chan!” esultò il biondino con le guance
leggermente rosse.
“Ma,
Aiko, non è giusto! Ti stai vendicando per ieri,
vero?” protestò il rosso.
“Non
lo sai che lui è più carino di te?” disse Naoko
ironicamente.
“Cos
...?”
“A
che ora è l’appuntamento, Leon-kun?” gli chiese Aiko, mentre si allontanavano.
“Uffa!
Non è giusto ...” continuò a lamentarsi il rosso.
“Se
vuoi ...” disse Naoko con uno sguardo da furbetta
“... Puoi andare a tenerli d’occhio al Luna Park ... E per non destare sospetti
potresti portare anche me ...”
“Uscire
con te?” ci pensò su lui.
“Sì!
Ti potrei aiutare ...”
“Non
è che lo fai solo per andare al nuovo Luna Park?” le chiese lui sospettoso.
“Ma
come potrei essere così meschina ...” recitò Naoko.
“Allora
va bene!”
“A
che ora?”
“Alle
sedici davanti al Luna Park!”
“Bene!
Allora a sabato!”
Naoko
si allontanò con un sorrisino allegro.
Che ingenuo … Hehe!
… tobecontinued …
Saaaalve … (Vale-chan si avvicina impaurita)
Mi ci è voluto un bel po’,
ma sono tornata con l’ottavo chappu.
L’esame di maturità si
avvicina sempre di più ed io ho sempre meno tempo per scrivere … Mi piange il
cuore! Oltretutto è stato un periodo in cui l’ispirazione se n’era andata a
farsi una vacanza. Beh! Per i lavoratori che oggi si riposano, ecco il nuovo chappu! Così se non avete niente da fare, ci date un’occhiata.
:P
Aiko un giorno scopre di
avere un nuovo compagno di classe: Leon.
Quest’ultimo le svela che le figure nere
sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette.
Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature
maligne.
Le ragazze, come previsto, si incontrano a
casa dei flat. Lì la strega Dela
suggerisce loro di proteggere in qualche modo Tetsuya,
convinta che verrà preso di mira dalle figure nere. Così le ragazze creano un
talismano magico, infondendo al suo interno il potere del cerchio magico.
Quando alla fine della giornata le ragazze ritornano a casa, il principe Akatsuki apre la lettera da parte della regina, che poco
prima MajoDela gli aveva
consegnato. Preoccupato dal contenuto il principe si reca nel mondo delle
streghe, senza rendere noto ad alcuno il contenuto della lettera.
Capitolo 9
REVELATIONS
RIVELAZIONI
“Segreti di un amico, segreti di stato, i segreti che non hai mai
capito, che ti fanno stare male e non ti fanno respirare, se poi li vuoi
cambiare non c'è modo non c'è tempo. Segreti senza dire, senza fare, segreti da
scoprire, delle male lingue, delle donne, degli uomini che non vogliono
parlare. Un segreto svelato è peccato
che non puoi lavare.”
(Segreti –
Pquadro)
Una stanza buia. Il quartier generale delle figure nere.
“Capo.” esclamò un esemplare
piccolo di quei mostri, inginocchiandosi “Voglio
occuparmene io.”
“Parli dell’umano?” chiese il
capo, che stava seduto su una grossa poltrona.
“Esatto! Non mi sarà difficile
catturarlo. Hehe!” rispose la piccola figura nera,
con la sua voce un po’ infantile.
“E va bene. Mi fido di te.”
assentì l’altra.
La piccola figura nera inarcò un ghigno.
“Grazie, farò del mio meglio.”
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
La porta della classe si aprì e rivelò una Doremi
un pochino affannata.
“Uff … Appena in tempo.” fece, lanciando poco
delicatamente lo zaino sul banco.
Al rumore che fece quest’ultimo, Tetsuya, al
banco davanti, saltò dalla sedia. Poco prima era concentrato a leggere
qualcosa, un quotidiano.
“Potresti evitare di comportarti da ippopotamo, di primo mattino?” domandò
ironicamente.
“Buon giorno anche a te, Tetsuya. Cominci ad
insultare già da adesso.” sbuffò la ragazza.
“Oh, no. E’ solo una tua impressione.” disse lui calmo, spostando di nuovo
lo sguardo sul quotidiano.
“Uff! Uff!! UFF!!! Mi
fai venire il nervosismo …” ringhiò lei.
Il suo sguardo ricadde sul banco, dove ci sarebbe dovuto essere Akatsuki.
“Akatsuki non c’è?” chiese a Tetsuya.
Lui si girò, con aria indifferente.
“A quanto pare no … Forse non verrà …” rispose lui.
“Quando torno a casa passo da Momo-chan, così le
chiedo che fine ha fatto.”
“Non sai stare proprio senza il tuo innamorato, eh?” sogghignò Tetsuya, ma in realtà c’era sotto un po’ di gelosia.
“Non dire baggianate!! Lui non è il mio innamorato!! Sono solo
preoccupata!! Chiaro??” urlò lei.
Tutti i compagni di classe si girarono verso di loro.
“Va bene. Ho capito. Ma non urlare! Potrebbero prenderti per una pazza.”
scherzò lui.
“Uffa! Con te non ci parlo più!” annunciò Doremi
arrabbiata e si sedette, con la testa poggiata sulle braccia, incrociate sul
banco, e volta verso la finestra.
“Dai! Scherzavo! Non ti arrabbiare!” la pregò lui.
Ma lei continuò a non rivolgergli la parola per tutte e cinque le ore.
Al suono dell’ultima campana della giornata, Doremi
recuperò in fretta il suo zaino e si diresse fuori dalla classe. Tetsuya la seguì a ruota.
“Ti accompagno da Akatsuki.” le disse, appena la
raggiunse.
“Non mi serve la tua compagnia …” gli rispose lei, imbronciata.
“E dai, sai bene che mi piace scherzare. Ti arrabbi per qualsiasi
nonnulla.” si giustificò lui.
Doremi si fermò e prese a
guardarlo con gli occhi ridotti a due fessure.
“Se mi fai di nuovo arrabbiare, giuro che non ti parlo mai più. E stavolta
dico sul serio!” lo minacciò lei.
“Ti prometto che non ti prenderò più in giro.”
Detto questo, ripresero a camminare diretti a casa dei FLAT.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Studio di registrazione di New York …
“♪ We can do
anything, if we do it together ...♪” cantava Onpu.
Intanto un Tooru particolarmente estasiato
ascoltava la registrazione della sua pop star preferita.
Onpu-chan è stupenda! Canta
divinamente ed ha una bellezza abbagliante!! – pensò il mago dai capelli blu.
Quei tre minuti e mezzo di canzone per lui furono come una purificazione
dell’animo o, detto più semplicemente, come se Cupido avesse scoccato la sua freccia.
Ormai era chiaro. Quella di Tooru non era stima nei
confronti della sua Onpu-chan. Lui era innamorato. Ma
il dilemma che si stagliava nella sua mente da un paio di giorni era ‘come
farglielo capire?’. Tuttavia, anche avendoci pensato per ore, lui non era
giunto ad una conclusione decente.
La ragazza gli si avvicinò. Aveva terminato.
“Mi accompagni a casa?” gli chiese.
Lui ci pensò un momento.
“Sì!” rispose deciso.
Era la sua occasione.
“Allora aspettami. Parlo un attimo col produttore.” gli sorrise
allontanandosi.
In questi casi, quando non sai proprio dove mettere mano in amore, è meglio
parlare chiaramente senza possibili fraintendimenti.
La ragazza tornò da lui.
“Possiamo andare.” gli disse.
“Okay!” rispose lui.
Usciti dal grande edificio, Tooru si fece
coraggio.
“Onpu!” la chiamò lui, con le guance rosse
dall’imbarazzo.
“Sì?” fece lei, fermandosi.
“De … devo parlarti di una co … cosa molto
importante.” balbettò lui.
“Dimmi tutto.” lo incitò lei tranquilla.
“Io …”
Le labbra del ragazzo erano indissolubilmente incollate l’una all’altra.
Non riusciva a parlare, proprio lui che era sempre stato così diretto ed
estroverso.
Tentò di nuovo.
“Volevo dirti che tu …”
Si bloccò di nuovo.
“Vuoi dirmi che ti piaccio?” lo precedette la ragazza.
“Ah … In effetti era quella la mia intenzione …” rispose lui, scioccato.
Il viso di Onpu si fece triste.
“In verità lo sapevo già.” rivelò lei.
Tooru sbarrò gli occhi.
“Che cosa!? Lo sapevi!?”
“Come non accorgersene …” disse, evitando i particolari.
Perché chiunque se ne sarebbe accorto vedendo un ragazzo sbavare
letteralmente appresso ad una ragazza.
“E allora?” chiese lui.
“Il tuo non è amore … Esattamente come quello di tutti i miei fan …” disse
lei “Sai quante persone si innamorano di idol?
Tantissimi. Ma comunque poi trovano l’anima gemella.”
Tooru esaminò per un momento ciò che aveva
detto la ragazza.
“No!! Per me è diverso!! Tu mi piaci davvero!!” urlò lui.
“Mi dispiace … però non posso ricambiare.” sussurrò, mentre i suoi occhioni viola si riempivano di lacrime.
Pochi secondi, poi scappò via. Il ragazzo era rimasto impalato. Il cuore
gli diceva ‘Corri! Và da lei!’, ma lui non ebbe il coraggio di muovere un
passo.
Molti esseri umani preferiscono non rivelare il proprio amore. Ora sapeva
perché.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
“Accomodatevi in salotto.” disse Momoko a Doremi e Tetsuya, facendo strada “In realtà non so perché sia andato
nel mondo delle streghe. So solo che è uscito stanotte. Me l’ha detto Leon.
Però dovrebbe essere di ritorno fra poco.”
“Capito.” rispose Doremi, sedendosi sul divano,
mentre Tetsuya faceva lo stesso.
“Vi preparo un po’ di tè. Vi va?” chiese Momoko.
“Perché no.” le rispose Tetsuya.
“Okay! Wait me!” disse avviandosi in cucina.
“Momo-chan, possiamo dare un’occhiata al piano
superiore? Non l’ho ancora visto.” propose la rossa, piena di curiosità.
Momoko sbucò di nuovo in
salotto.
“Penso di sì!” sorrise, tornando di là.
“Thanks a lot!” esclamò Doremi.
“You are
welcome!”rispose Momoko
dalla cucina.
Salita al piano superiore, seguita a ruota da Tetsuya,
Doremi non poté fare a meno di constatare quanto
fosse grande quella casa.
“In effetti è enorme.” rispose il ragazzo.
“Chissà qual è la camera di Akatsuki?” disse la
ragazza con aria seria “Forse esaminandola troveremo qualche indizio riguardo
la sua scomparsa.”
“Ma perché devi sempre ficcare il naso dappertutto!” criticò il ragazzo dai
capelli blu.
“E dai!” disse lei, incitandolo a seguirla “Non facciamo niente di male.
Del resto, ciò che riguarda il mondo delle streghe riguarda anche me.”
Dopo uno sbuffo scocciato di Tetsuya, Doremi vide che c’erano sei porte. Una azzurra, una nera,
una viola, una arancione, una rossa ed una bianca.
“Ma quale sarà?” si chiese, scoraggiata.
D’improvviso si aprì la porta nera. Un signore avanzò canticchiando a passo
ondeggiante. Dall’espressione di Doremi, sembrava che lei lo conoscesse.
“Ma sei Oyajiide!!” urlò, con un ampio sorriso.
Oyajiide smise di canticchiare,
fissò Doremi per un attimo e i suoi due occhi
diventarono a forma di cuoricini.
“Ma che bella fanciulla …” disse, rosso in faccia, senza riconoscere la
ragazza.
Questo è il mago
maniaco! – pensò Tetsuya, disgustato dal comportamento
del mago.
“Oyajiide, smettila. Sono io!” disse Doremi, cercando di rinfrescargli la memoria.
“Ma certo, sì. Ci conosciamo benissimo.” starnazzò Oyajiide,
cingendo la vita di Doremi con un braccio.
A Tetsuya bastò quel gesto, apparentemente
innocuo, a farlo imbestialire. Un pugno di ferro dritto sul naso e Oyajiide era già moribondo.
“Grazie, Tetsuya …” disse grata Doremi, poi guardò il povero mago “Anche se credo tu abbia
un tantino esagerato.”
“Tsk! Alla sua età, ancora a fare il Don
Giovanni!” si limitò a dire il ragazzo.
“Ahia!” fece il mago, massaggiandosi il punto dolorante.
“Ciao, Oyajiide! Sono Doremi!”
disse lei, tenendosi a debita distanza.
“Che cooosa!? Tu sei Doremi!?
Quell’impiastro!?” domandò Oyajiide, incredulo.
“Già …” fece Doremi offesa, ma un lampo di genio
le venne alla mente “Ascolta, Oyajiide, dicci subito
qual è la stanza di Akatsuki-kun, altrimenti il mio
amico ti ucciderà di botte.”
“E’ la porta rossa …” disse il mago senza aver fatto molto caso alla
minaccia.
“Oh, grazie, Oya-kun!” esclamò la rossa
esultante, precipitandosi nella camera di Akatsuki.
Tetsuya la seguì sbuffando.
“Però è diventata veramente carina …” sussurrò Oyajiide,
con le guance rosse.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Akatsuki era arrabbiatissimo.
Mai in vita sua era stato così nervoso. Se solo ripensava a ciò che era
successo gli veniva voglia di pestare qualcuno …
♫ FLASH BACK♫
Era
notte fonda e camminava a passo veloce per i corridoi del castello reale del
mondo delle streghe. La lettera che la regina gli aveva mandato non era stata
molto piacevole. Dovevano parlare di una questione molto importante. Il
principe entrò nella sala reale, dove la regina lo aspettava, seduta sul suo
maestoso trono. Inaspettatamente però il principe dei maghi non si ritrovò al
cospetto solo della regina, ma anche di un’altra persona che lui conosceva
bene. L’uomo, che Akatsuki aveva riconosciuto, se ne
stava in piedi alla destra della regina. Gli stava sorridendo. Il ragazzo
strinse i pugni, per calmarsi.
“Ah!
Sei qui!” urlò a suo padre.
“Hai
fatto presto ad arrivare.” disse tranquillamente il re dei maghi.
“Cos’è
questa storia del matrimonio!” ruggì ancora Akatsuki.
“Abbiamo
deciso di unire il mondo delle streghe a quello dei maghi.” parlò finalmente la
regina “Ma per fare ciò tu dovrai sposare una strega.”
“E
noi l’abbiamo scelta per te.” annunciò il re.
Di
fronte all’allegria del padre, Akatsuki sembrava
l’esatto opposto. Era furente.
“E
avete pensato bene di scegliere Hana-chan, vero?!”
urlò il principe.
“Vedo
che hai letto bene la lettera. Comunque era una scelta inevitabile …” si
giustificò il padre “Hana è la principessa di questo
mondo e tale rimarrà.”
Akatsuki
era veramente innervosito dalla sfacciataggine del padre, ma non riuscì a
rispondere, poiché il portone d’ingresso si aprì cigolando e mostrò Majorin, che fece un profondo inchino.
“E’
pronta.” disse la strega.
“Bene,
li lasceremo soli.” disse la regina.
Il
re dei maghi e la regina delle streghe si avvicinarono all’uscita.
“La
lascio nelle tue mani, mi raccomando. Tu sarai in grado di proteggerla.”
sussurrò la regina al ragazzo.
I
due uscirono dalla sala reale e al posto loro entrò una ragazzina. Aveva lunghi
capelli biondi, legati in due codini, e indossava un elegante vestito azzurro.
Guardò il principe con i suoi occhi color nocciola e all’istante le sue guance
s’illuminarono di un colore rosato.
“Principe
…” disse, compiendo un inchino degno di una nobildonna.
Il
grosso portone si chiuse alle spalle della regina e del re. I due ragazzi erano
rimasti da soli.
“Non
puoi permetterlo, Hana!” disse Akatsuki
rivolto alla principessa del mondo delle streghe “Non puoi permettere che
decidano per te.”
Hana
per un po’ non disse niente. Sembrò contemplare attentamente la risposta da
dare.
“Sono
stata io a proporlo.” disse la bambina, con sguardo serio.
“Cosa?
Sei stata …?” tentò di chiedere.
“Sì!”
rispose lei “La regina mi ha spiegato che il vostro mondo sta andando allo
scatafascio. Che vi state estinguendo. Se i vostri fiori non nascono, allora
l’unico modo per …”
“Cosa!!??
Ma sei impazzita tu sei solo una bambina!!!” la rimproverò lui.
“Ciò
non mi esonera dai miei doveri!” rispose lei, alzando la voce.
Akatsuki
non seppe più cosa dire. A salvare la situazione furono il re e la regina che
tornarono in sala.
“Vi
siete chiariti?” chiese il re.
Era
chiaro che avevano sentito tutto.
“Sì!!”
rispose Akatsuki indignato “Io non farò mai una cosa
del genere!”
Il
re fu stupito dalla fermezza con cui il figlio aveva pronunciato quelle parole.
“Tu
lo farai e basta! E rimarrai qui fino a che non avremo definito tutti i minimi
particolari.” gli ordinò.
“Non
sopporto la vostra … indecenza!!” urlò Akatsuki,
prima di andarsene via dalla sala reale.
“Figliolo,
torna qui!!” esclamò il padre inseguendolo.
Akatsuki
non si fermò.
Non farò mai una cosa
del genere con Hana … Cosa direbbe Doremi?
♫ fine FLASH BACK♫
Non farò mai una cosa
del genere … - pensò prima di oltrepassare il varco magico, che aveva aperto con i suoi
poteri.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Doremi si guardò intorno. Era
una stanza molto ordinata. I pochi libri di scuola erano posizionati su uno
scaffale, ordinati dal libro più grande a quello più piccolo, le penne erano
tutte in un portapenne e i vestiti erano ben piegati e posizionati su di una
sedia. Sarebbe sembrata una stanza impeccabile se non ci fosse stato quel
cassetto semiaperto. All’interno vi era stato buttato un foglio accartocciato.
La ragazza aprì il cassetto e spiegò il foglio.
“E’ la lettera che gli ha consegnato Dela.”
sussurrò lei.
Tetsuya si mise a sbirciare il
contenuto della lettera.
Al quinto rigo le mani di Doremi cominciarono a
tremare. Non appena ebbe finito di leggere il suo sguardo era perso nel vuoto.
Delle lacrime scesero giù dalle guance.
Anche Tetsuya aveva letto e le aveva poggiato una
mano sulla spalla.
D’un tratto, la porta rossa, che il ragazzo dai capelli blu aveva
scrupolosamente chiuso, si aprì e rivelò il principe dei maghi. Quest’ultimo
appena vide il foglio tra le mani di Doremi, glielo
strappò di mano.
“Chi ti ha dato il permesso di leggere?” disse Akatsuki,
con tono duro e freddo.
Ormai Doremi piangeva cascate di lacrime, ma
nemmeno il suo viso triste poteva far passare l’arrabbiatura ad Akatsuki.
“Perché …?” sussurrò lei flebilmente “Perché mi hai fatto questo?”
Akatsuki la guardò con aria di
sufficienza.
“Mi fidavo …” continuò a dire lei.
“Non capisci niente!”
Le fredde parole di Akatsuki arrivarono alle
orecchie di Doremi come una lama. Cominciò a tremare
tutta. La gola le faceva male, mentre tentava di bloccare le lacrime.
“Tendi sempre ad equivocare tutto!” la criticò il principe “Mi ci hanno
costretto! Hanno scelto per me! Pensi che a me faccia piacere sposare una
mocciosa!”
Era troppo nervoso per riuscire a pronunciare parole meno dure di quelle dette
fino a quel momento. Sembrava che il cervello gli fosse andato in fumo e che non
riuscisse più ad essere il ragazzo gentile di sempre.
“Hana … Hana …” tentò
di dire Doremi “Non parlare in questo modo di lei …”
“Quella stupida non si è opposta!” disse ancora lui.
“Smettila!!” gli urlò la rossa, poi sussurrò “Tu non sai nemmeno cosa
significhi amare …”
Akatsuki aveva promesso a Tetsuya che gli avrebbe lasciato campo libero, che non
avrebbe tentato di conquistare l’amore di Doremi. Ma
ormai le parole gli uscivano di bocca a vanvera.
“Idiota, l’unica persona con cui avrei voluto passare la vita … sei TU!”
Nonostante la dichiarazione d’amore, quelle parole sembrarono amare e
disgustose. A completare l’opera fu un gesto altrettanto amaro. Akatsuki le si avvicinò e velocemente prese il viso di lei
tra le sue mani. Le loro labbra si incontrarono prima ancora che entrambi se ne
potessero accorgere. Nient’altro che un bacio indesiderato e forzato.
Ma non durò molto, poiché Tetsuya, rimasto
impalato in un primo momento, tirò a sé la ragazza, mentre un suo pugno colpiva
senza pietà la faccia del principe, con tutta la forza che aveva in corpo. Doremi si aggrappò forte al busto del ragazzo dai capelli
blu, che ora respirava pesantemente, quasi a voler scacciare subito tutta la
rabbia che si era accumulata in lui.
Il principe alzò il viso e riprese a guardare i due ospiti indesiderati.
Aveva una guancia rossissima e un rivolo di sangue gli colava dalla bocca.
“ANDATEVENE!!!” urlò loro, in preda all’ira “ANDATE VIA!!!”
Doremi si strinse ancora di
più a Tetsuya. Tremava sempre di più.
“A … andia … mo …” sussurrò impercettibilmente,
ma lui capì.
La portò fuori dalla stanza, mentre Akatsuki,
continuando ad urlare loro di andarsene, chiuse la porta sbattendola forte.
Momoko, sentendo le urla, era
salita a vedere cosa stesse succedendo. Quando vide che Doremi
piangeva tra le braccia di Tetsuya, non poté fare a
meno di chiedere spiegazioni.
“What’s happened?” domandò preoccupata.
“Chiedilo a sua maestà!” rispose Tetsuya, poi si
rivolse a Doremi “Andiamo!”
Il litigio tra Doremi e Akatsuki
poteva sembrare una buona notizia per Tetsuya. Certo,
finalmente aveva più possibilità di far capire a Doremi
ciò che provava per lei, ma non riusciva ad esultare. Come poteva!? Quel
maledetto l’aveva fatta soffrire ... ancora una volta.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Hazuki era in biblioteca.
Ormai quello era l’unico posto dove i suoi ammiratori
non potessero seguirla per litigare. Masaru non
veniva molto spesso in biblioteca, mentre Fujo aveva
molto rispetto per essa. Pensava, come Hazuki, che
non fosse fatta per fare baccano, ma solo per immergersi in letture piacevoli.
Quel giorno la biblioteca per Hazuki, non servì per
qualche lettura piacevole, ma per rimuginare sui fatti che stavano accadendo.
La sua amica Hikaru le aveva detto che sicuramente
il motivo principale per l’ostilità che c’era tra Masaru
e Fujo era l’amore che entrambi provavano per lei. Ma
non poteva andare avanti così. Se lei avesse scelto uno di quei due, forse la
situazione si sarebbe calmata e un giorno avrebbero potuto diventare buoni
amici.
“Hazuki!”
Una voce l’aveva chiamata. Era Fujo. Subito il
mago si sedette accanto a lei.
“Finalmente ti ho trovata.” sussurrò piano lui.
“Dovevo fare delle ricerche.” disse lei con lo stesso tono.
“Scusami. Posso approfittare di questo momento per parlarti?” chiese lui.
“Dimmi, ma non facciamoci sentire, altrimenti la bibliotecaria si arrabbia.”
sorrise lei innocentemente.
“Hazuki tu mi piaci e vorrei che tu fossi la mia
ragazza.” disse lui senza perdere tempo.
Era ovvio. C’era una cosa che rendeva Fujo e Hazuki due facce di una stessa medaglia. Il fatto che il
mago fosse molto estroverso metteva molto in imbarazzo Hazuki.
Lui andava direttamente al punto. Hazuki in quel
momento pensò che forse lui meritasse di essere il suo ragazzo. Era il suo
angelo custode. Voleva proteggerla. Questo la spinse a pensare che lui provasse
davvero quei sentimenti. Si aggiunse il fatto che Masaru
le era stato sempre accanto perché lei era sempre stata una persona bisognosa
di attenzioni. A Masaru non piaceva per davvero.
“Cosa mi dici?” le bisbigliò il mago.
Ora non c’era quel rompiscatole di YadaMasaru a mettergli i bastoni tra le ruote.
“Va bene.” rispose lei, sorridendogli.
“Dici sul serio!” disse Fujo alzando un po’ la
voce.
“Certo.” annuì lei.
“Evvai!!” esultò lui.
Tutte le persone presenti si girarono infastidite e con un “ssshh!” zittirono il mago.
“Scusate.” fece lui, imbarazzato, poi si rivolse alla sua bella “Non te ne
pentirai.”
… tobecontinued …
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Bonus story
ODANGO*
*Odango:
(letteralmente “polpetta”) tipica pettinatura giapponese e cinese
Si
dice che quando sei alle scuole medie sei ancora un po’ bambina. Succede in
seguito che cambi. Diventi un’altra persona. Cominci a pensare se ai ragazzi
puoi piacere vestita così o in quell’altro modo. Certo esistono comunque quelle
bambine un po’ precoci, ma che comunque quando devono giocare non ci pensano
due volte.
Doremi,
la nostra protagonista, ha avuto modo mille volte, in tutti gli anni delle
scuole elementari, di affrontare situazioni difficili, situazioni che forse
neanche una liceale riuscirebbe a gestire, come il fatto di doversi occupare
della piccola Hana oppure di dover gestire una
pasticceria. Miei cari lettori, non è proprio facile conciliare studio e
lavoro. Doremi infatti è l’esempio vivente, ha sempre
preso brutti voti. Ma non è di questo che volevo informarvi.
Dovete
sapere che ai tempi della prima media, la nostra Doremi
portava ancora la sua solita pettinatura. Odango li
chiamano in Giappone, due chignon ai due lati della testa.
La
“crescita” di Doremi, ebbene, si ebbe proprio in una
mattina, durante la prima media.
“Anche
oggi giusto in tempo!” disse Doremi, entrando in
classe.
Camminò
piano per riprendere fiato verso il banco. Appoggiò il suo zaino su di esso e
il suo sguardo ricadde sul suo compagno Tetsuya,
seduto davanti, che in quel momento si stava girando.
“Anche
questa volta ti sei svegliata tardi, eh, Dojimi!?” le
domandò ironicamente.
A
quei tempi Doremi si arrabbiava ancora per i
soprannomi che Tetsuya le affibbiava e quella mattina
non fu diverso.
“Io
non mi chiamo Dojimi! Capitooo!?
Uff! Uff!! UFF!!!” urlò
arrabbiatissima.
“Se
lo dici tu! Ma per me tu rimani comunque stupida!! STUPIDA!!” la prese in giro
lui, cacciandole la lingua.
Era
tutto normale per i compagni di classe. Per Doremi e Tetsuya quello era un loro modo di dirsi “buongiorno”. Però
continuavano a battibeccarsi tutto il giorno.
“Parla
per te!” replicò Doremi infuriata “Chi lo dice sa di
esserlo! Si vede benissimo che non ti guardi allo specchio nemmeno di primo
mattino!! Che bamboccio che sei!”
Tetsuya
divenne rosso dalla rabbia … o dall’imbarazzo?
“Cosa!?!?
Senti chi parla! Proprio tu che continui a portare quell’infantile pettinatura!
Sotto quegli stupidi odango non hai nemmeno un
briciolo di cervello!!” le urlò.
“Che
hai detto … ?” sussurrò Doremi con le guance rosse e
gli occhi lucidi “Questo è troppo! Non voglio più parlare con te!”
Tutti
i loro compagni si girarono. Impossibile … Questa volta avevano litigato sul
serio.
Tetsuya,
un po’ in colpa, si voltò, dopo aver scoccato uno sguardo un po’ dispiaciuto
agli odango di Doremi.
Per
tutto il giorno non si parlarono. Anche quando Tetsuya
telefonò a casa di Doremi per chiederle scusa, sua
sorella s’inventò che non c’era.
La
sera a cena …
“Mamma!”
chiamò la rossa, mettendo a tavola le posate.
Aveva
veramente un’aria triste.
“Che
cosa c’è, Doremi?” rispose la madre, alle prese con i
fornelli.
“Voglio
cambiare pettinatura!” annunciò la ragazzina alzando lo sguardo dalla tavola.
La
madre si voltò. Era incredula.
L’indomani
a scuola, Tetsuya era seduto al suo banco. Pensava
che come tutte le mattine si sarebbe ripetuta la stessa storia. Lui avrebbe
dato il suo “buongiorno” a Doremi e avrebbero
litigato come al solito. Ma stava cambiando qualcosa …
Una
ragazzina dai capelli rossi entrò in classe alle otto e dieci. Troppo presto
perché fosse Doremi. Lei arrivava minimo alle otto e
venticinque. Le sopracciglia di Tetsuya si inarcarono
in un’espressione di stupore. La ragazzina portava i capelli sciolti ed erano lunghi
fino al fondoschiena.
Camminò
senza degnare di uno sguardo il ragazzino dai capelli blu e, arrivata al banco,
sbatté con forza lo zaino su di esso. Tetsuya chiuse
in fretta la sua bocca, rimasta aperta per lo stupore o per l’incantevole
fanciulla che aveva davanti.
Intanto
i compagni la guardavano con la stessa espressione, che poco prima aveva Tetsuya.
“Che
… che … capelli lunghi …” le disse Tetsuya, con le
guance rosse.
Doremi
era carinissima così.
“E’
per questo che li tenevo legati.” rispose arrabbiata.
Lui
avvertì il gelo delle sue parole.
“Ah!”
fece “Sai, mi sono pentito subito delle brutte cose che ti ho detto. Scusami
tanto.”
Doremi
sembrò essere sul punto di sorridere, ma la sua espressione tornò ad essere
arrabbiata, ovvero a far finta di esserlo. Quella scenetta era oggetto di
intrattenimento per i compagni.
“Non
ti scuso. Sei stato crudele con me ieri.” gli rinfacciò lei.
Le
guance di tutti i ragazzi della classe si tinsero di rosso.
“Che
cosa guardate voi!?!?” urlò loro Tetsuya e i suoi
compagni volsero lo sguardo.
Doremi
non lo guardava in faccia.
“Ti
preeeego! Perdonami!” la supplicò lui.
“Solo
ad una … no, anzi, due condizioni.” annunciò lei, con un ghigno.
“E
cioè?” chiese lui, sospettoso.
“Primo,
non dovrai mai più chiamarmi Dojimi o offendermi.”
“Sarà
fatto!” esclamò convinto Tetsuya.
“E
secondo, per una settimana intera sarò io a rivolgermi a te con un nomignolo …”
sentenziò lei.
“Eeh!?” fece lui.
“…
Che sceglierò in questi giorni. Allora? Ci stai?” chiese lei infine.
Tetsuya
combatté tra sé e sé per qualche minuto per decidere, ma infine …
“Affare
fatto!”
…
Accettò.
Così
da quel giorno in poi Doremi non tornò più alla
vecchia acconciatura. Si limitò a legare i capelli in due lunghi codini. Per Tetsuya era ancora più carina ovviamente, ma questo è un segreto.
A proposito di Tetsuya! Per una settimana Doremi lo salutò dicendo “Buongiorno, Tetsu-chan!”
ed ogni volta che lo diceva lui arrossiva. Abbiamo constatato quindi che – è
vero – si può crescere esteticamente, ma dentro si rimane comunque un po’ bambini.
FINE
L’angolo dell’autrice
Salve, ragazzi!!! Non credevate che sarei
tornata prima di Agosto, eh! Invece … quando uno si scoccia di studiare può
fare miracoli. In questo capitolo il povero Tooru è
stato piantato in asso da Onpu. Però è comprensibile,
poverina. Lo stesso vale per Akatsuki. Doremi non gli ha lasciato tempo per spiegare, lui era un pochettino fuori dai gangheri, mentre Tetsuya
ha fatto la sua parte da eroe. ^///^
L’unico a trionfare è stato Fujo. Oh, miseriaccia, ho superato il record di quantità di
spazio per Hazuki. Poverina, mi dimentico sempre di
lei. (ndHazu: TT_TT. ndVale: Dai, Hazuki, don’t cry!) Infine la bonus story. Se non fosse stato per Tetsu-chan a quest’ora Doremi
porterebbe ancora gli odango. :P
Ma ora passiamo ai ringraziamenti!
Grazie a:
Øinnanzitutto tutti quelli che hanno
preferito e messo tra le seguite la fic. Siete
tantissimi … se vi elencassi verrebbe un romanzo. XD
Le Ojamajo hanno
17 anni.Aiko un giorno scopre
di avere un nuovo compagno di classe: Leon.Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi
sulle ex-streghette. Lui e i suoi amici hanno il
compito di proteggerle e imprigionare le creature maligne.
Preoccupata per l’assenza di Akatsuki a scuola, Doremi decide
di andare a casa dei FLAT per sapere cosa gli sia successo, accompagnata,
ovviamente, da Tetsuya. Arrivati lì, Doremi trova la lettera che Dela
aveva consegnato al principe. Scopre, di conseguenza, che la piccola Hana e Akatsuki dovranno
sposarsi, per unire il regno dei maghi e quello delle streghe e per consentire
l’aumento demografico della popolazione dei maghi. Distrutta dalla scoperta, Doremi litiga col principe dei maghi. Intanto Tooru si dichiara a Onpu, che non
credendo nei sentimenti del mago, lo rifiuta. Lo stesso accade per Fujo, che al contrario, si fidanza con Hazuki.
Capitolo 10
ScreamsByHeart
GRIDA DAL CUORE
“Ci sono quelle sere belle da morire
dove puoi giocare invece di dormire
quando ci si sente … piccoli per sempre”
(J. Ax – Piccoli per
sempre)
Doremi stava aggrappata al busto di Tetsuya, entrambi
seduti su una panchina. Tetsuya guardava dritto
davanti a sé, per niente felice della situazione. Non solo Akatsuki
l’aveva fatta soffrire, ma si era anche permesso di darle un bacio. Se solo il
ragazzo distoglieva i suoi pensieri da quel farabutto,
gli veniva subito da pensare che ora lei stava tra le sue braccia e si sentiva
imbarazzato. Prese ad accarezzarle la testa. Se la consolava, magari, si
sarebbe staccata da lui.
“Se vuoi vado a picchiarlo …” propose lui.
Lei scosse la testa, singhiozzando due o tre
volte, e si strinse più forte a lui, avvolgendo le braccia intorno al suo
collo.
Questo gesto, stranamente, non suscitò maggiore
imbarazzo in Tetsuya, ma solo rabbia.
“Basta … Ora torno a picchiarlo …” sussurrò.
“No …” disse lei flebilmente, poi dopo una breve
pausa aggiunse “Voglio che resti con me …”
Imbarazzo totale.
Dopo qualche minuto di silenzio, una figura nera
apparve dal nulla, facendo sentire il suo ghigno malefico.
“Oddio
…” disse Tetsuya, al che Doremi
si staccò da lui.
La
vide. Non era come le altre che avevano incontrato fino ad ora. Questa sembrava
un cucciolo di figura nera, tanto era bassa.
“Ora mi divertirò!”
dichiarò la figura, con la sua voce infantile “Giochiamo!”
Così
dicendo, lanciò una strana sfera di energia rosa verso Doremi.
“Doremi, stai attenta!!” urlò Tetsuya,
spingendola via dalla traiettoria della sfera.
Una
nuvola di fumo avvolse il ragazzo, non appena la sfera lo ebbe colpito.
“Tetsuya!!” urlò Doremi,
dirigendosi verso di lui.
“Eheh!”
rise la figura nera smaterializzandosi.
Doremi
in quella nuvola di fumo non vedeva nulla. Solo quando cominciò a diradarsi
distinse una piccola figura. Finalmente il fumo scomparve completamente, ma al
posto di Tetsuya c’era un bambino di circa cinque
anni. Solo i suoi capelli blu fecero capire a Doremi
che quello non era altro che TetsuyaKotake.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
La
figura nera, che aveva attaccato i nostri giovani eroi, si materializzò nel
luogo buio e angusto che era sempre stato la sede dei suoi simili.
“E’ fatta!” disse a qualcuno seduto su
una grossa poltrona, mostrando un sorriso soddisfatto.
“Bene
… Fuori uno …” sussurrò quest’ultimo, sogghignando “Ottimo lavoro.”
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Doremi
guardava incredula la scena.
“Per
tutte le bistecche del mondo, Tetsuya è diventato...”
Il
bimbo dai capelli blu la guardò senza capire che cosa stesse succedendo, poi
cominciò a guardarsi intorno, cercando qualcuno. Non trovando quel qualcuno, i
suoi occhi color della notte si riempirono di lacrime.
“Mammaaaaaa!!!”
urlò il piccolo Tetsuya, piangendo.
Doremi
sobbalzò all’urlo e si tappò automaticamente le orecchie. Ormai aveva
totalmente scordato il motivo della sua tristezza, ma soprattutto la tristezza
stessa.
“Mammaaaaaa!! Mammaaaaaaaaa!! Ueeeh!!”
La
ragazza non riusciva più a sopportare quelle urla, così cominciò a
rassicurarlo.
“Su,
Tetsu-chan! Non piangere. Nessuno vuole farti del
male.” gli disse, fissandolo con uno sguardo tranquillo.
Il
bambino si calmò un po’.
“Chi
sei?” le domandò, corrucciando la fronte.
“Eh!?
Chi sono!? Sono Doremi. Hai perso la memoria per
caso?” rispose lei, scioccata.
Tetsuya
la guardò con fare sospettoso.
“Bugiarda!
Tu non sei Doremi!” la accusò lui, tirando su col
naso.
“Come
sarebbe che non sono Doremi!?” gli urlò lei, quasi lo
stesse rimproverando.
“Doremi è una mia compagna dell’asilo. E’ piccola ed è molto
più bella di te!” ribatté lui, lasciando Doremi
letteralmente di stucco.
E’
incredibile quanto un bambino possa esprimere tanto facilmente i suoi pensieri
e sentimenti.
“Okay …” fece Doremi,
meditando sulla risposta da dargli “In effetti … Devi sapere che … Mmh … Anch’io ero una bambina come te.” cominciò ad
inventare “Ma un mago cattivo mi ha trasformata in un’adulta, perché pensa che
io sia una strega, e vuole che gli consegni la mia bacchetta magica …”
Detto questo sfoderò un enorme sorriso, sperando
che il bambino le avesse creduto. Del resto, quell’affermazione aveva un fondo
di verità.
“Ah …” si limitò a dire lui, non ancora molto
convinto.
“Io però conosco un mago buono, che potrebbe
aiutarmi, però non voglio andarci da sola. Perciò vuoi accompagnarmi?” gli
chiese, tendendogli una mano.
Tetsuya sembrò pensarci un po’. In realtà però non voleva che la mogliettina dei
suoi sogni restasse di dieci anni più grande di lui. Sarebbe stato impensabile
sposarla.
“Okay …” rispose sicuro, afferrando la mano della
ragazza per poi alzarsi.
Doremi a quel punto lo prese in braccio.
“Allora andiamo!” affermò convinta, mentre il
piccolo Tetsuya si aggrappava forte alle sue spalle,
leggermente imbarazzato.
Quel mago buono l’avrebbe fatta tornare come
prima … fortunatamente!
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
La serratura di casa Segawa
scattò. Una ragazza dai capelli violetti attraversò la soglia e, sospirando,
chiuse la porta. Tooru le si era dichiarato. Di
colpo, lei aveva pensato che quella dichiarazione significasse solo ammirazione.
Quanti suoi fan esponevano striscioni ai suoi concerti oppure le spedivano
lettere per dichiararle il loro falso amore. Ma per Tooru era lo stesso?
Pensando alla risposta da dare, si lasciò cadere
pesantemente sul suo letto.
Forse no...
Ma la risposta le sembrò così banale che decise
di non pensarci.
Si alzò e si diresse verso la scrivania. Pensò
che, se si fosse messa a studiare, forse avrebbe dimenticato quella faccenda.
Estrasse uno spesso libro dallo scaffale. Inglese … Le sarebbe servito per il
suo prossimo film e poi le piaceva molto l’inglese.
In effetti, lo studio la aiutò a dimenticare per
quel lasso di tempo, ma qualche ora dopo il suo cellulare squillò. Era un
messaggino. Lo aprì. Gliel’aveva spedito Tooru. Non
se la sentiva di leggerlo, ma non era neanche giusto ignorarlo. Perciò decise
di darci un’occhiata. Tooru le diceva di dimenticare
ciò che aveva detto.
Mi dispiace di averti fatto del male. Anche se i miei sentimenti sono
veri (e te lo posso assicurare), se questa cosa ti fa sentire male, dimentica
tutto. Io resterò sempre e comunque al tuo fianco, sperando che un giorno tu mi
creda.
In allegato, c’era un simbolo … XXX , che spesso nella lingua inglese
era l’abbreviazione di kisskisskiss … Baci …
Un piccolo sorriso le si dipinse in volto, mentre
delle lacrime inspiegabilmente le scivolavano giù dalle guance.
Quel forse
poteva essere cancellato.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Le dita scorrevano veloci sulle corde del violino
di Hazuki. Quella melodia era molto complessa, ma per
lei, meravigliosa violinista, non era difficile seguire il ritmo, allo stesso
tempo dolce e angoscioso. Nella sfera di cristallo la sua fatina ascoltava
estasiata la bravura della sua padrona, facendo ondeggiare di tanto in tanto la
testa.
D’un tratto la porta si aprì silenziosamente, per
lasciare entrare un ragazzo dai capelli verdi. Il suo viso indifferente, non
lasciava trasparire l’emozione che, in quel momento, le note di quella musica
suscitavano in lui. La canzone finì e Hazuki si
voltò.
“Ci … Ciao, Masaru …”
lo salutò imbarazzata.
Lui la guardò impassibile, ma i suoi occhi
brillavano di emozione.
“Progredisci sempre di più.” si limitò a dire –
ovviamente si riferiva al violino.
“Dici?” sussurrò lei timidamente, poggiando lo
strumento su di una sedia “Non me ne accorgo.”
“Io sì.”
Le labbra del ragazzo si incurvarono leggermente
in un sorriso, al che la castana arrossì.
“Ho sentito …” disse lui, cambiando espressione
“… che ti sei messa con Kashikoi.”
Sembrava rassegnato. Sembrava stesse ammettendo
la sconfitta.
“Sì, ma … non è ancora nulla di serio.” spiegò
lei.
Le si formò un groppo in gola. Era stata lei ad
accettare di diventare la sua ragazza, ma tutt’a un tratto ciò le era sembrata
una mossa avventata.
Ciò che è fatto, è fatto … - pensò
osservando insistentemente l’archetto del violino che teneva tra le mani.
“Capisco …” rispose lui, voltando lo sguardo
verso la finestra, che stava alla sua sinistra.
Perché non dice niente? Pensavo che gli importassi …
Hazuki scosse la testa per scacciare quei pensieri.
“Ti andrebbe …” disse ad un tratto lui “… di
suonare qualcosa insieme.”
Hazuki sorrise. Il suo migliore amico non se la sentiva di farla finita così.
Le sarebbe rimasto accanto, finché non si sarebbe sentito sicuro che quella di Hazuki era la scelta giusta.
“Certo.” rispose sicura.
Il pomeriggio passò in modo lieto. Gli errori di Masaru, mentre suonava, erano abbastanza frequenti.
“Ho sbagliato ancora.” diceva il ragazzo,
ridendo.
Si divertirono molto, come non avevano mai fatto.
Il loro legame era indissolubile.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Una ragazza dai capelli blu sbuffò in modo
abbastanza scomposto, mentre stava buttata sul divano a guardare la tv, senza
tuttavia capirci niente in quel documentario. Pensava a tutt’altro e comunque i
documentari scientifici non erano proprio il suo forte. Era stata proprio dura
quella giornata. Già il fatto di aver dovuto scegliere tra quei due citrulli, chi fosse il più adatto a
pagarle il biglietto per il Luna Park era stata un impresa. Ma in fondo lei non
li stava usando … forse. Fatto sta che l’indomani sarebbe dovuta andare al Luna
Park con Leon.
La sua sorellina tentò per l’ennesima volta di
costruire una torre dello spessore di una sola costruzione, ma non appena
quest’ultima giunse alla sua altezza, crollò com’era successo precedentemente.
Il campanello suonò.
Un altro sbuffo più sonoro del precedente e Aiko si alzò dal divano emettendo un “Vado io”, nonostante
in casa ci fossero solo lei e sua sorella.
Giunta davanti alla porta, la aprì.
Ciò che vide fu un grosso sorriso.
“Salve!” esclamò Leon, terribilmente su di giri.
“Oh … Ciao …” disse lei, incredula, mentre le sue
guance – non si sa perché – andavano in fiamme “Ch …
Che sei venuto a fare …?”
La domanda era retorica, ma Leon si impegnò per
trovare una spiegazione soddisfacente.
“Beh … In realtà, ti ho portato un regalo.” disse
il biondino, con un viso innocente.
Uno schiocco delle dita e dal nulla apparve una
busta.
Nana, dalla sua postazione, cominciò a battere le
manine entusiasta.
“Bavo mago, bavo!” cercò di complimentarsi, affascinata.
“Il fatto che sei un mago non dovrebbe essere un
segreto?” domandò ironica.
“Teoricamente sì …” disse lui, entrando in casa
senza fare complimenti e prendendo in braccio la piccolina “… ma tua sorella è
una bambina.”
La piccola Nana lo guardò imbronciata. Non aveva
ancora molta confidenza con lui.
“Ciao, Nana-chan!” la
salutò lui, scoccandole un bacino sulla guancia.
Nana si passò una mano sulla guancia,
strofinandola forte, come se si fosse sporcata, una smorfia disgustata sul
volto.
“Lasciala stare!” disse Aiko,
chiudendo la porta.
“Tua sorella è gelosa.” sussurrò Leon alla
piccolina.
“Che hai detto!?” urlò la sportiva, imbarazzata.
Lui mise giù Nana, con suo grosso sollievo, poi
si diresse verso Aiko, la abbracciò e le sussurrò un
“Ti amo” dolcemente.
Pochi secondi dopo, il ragazzo si teneva con una
mano una guancia dolorante.
“Ahia …” si lamentò.
“Che mi hai portato?” domandò Aiko,
come se non fosse successo niente, sbirciando nella busta che il mago le aveva
dato.
Ne estrasse un semplice vestitino bianco a pois
azzurri. Lo guardò incredula, battendo più volte le ciglia – forse – sperando
che sparisse da un momento all’altro.
“Lo metterai domani.” disse lui, a mo di ordine.
“Io …” tentò di dire lei scioccata “… non metterò
mai un vestito a pois!”
Nana le si avvicinò e guardò il vestito
pensierosa.
“Bejo, bejo!” disse, ridendo di gusto e agitando le braccine.
Aiko sbuffò. Forse il vestito non era tanto male.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Momoko andò verso la porta. Qualcuno aveva suonato il campanello. Abbassò la
maniglia e si ritrovò davanti Doremi. In braccio
teneva un bambino piccolo.
“Pensavo avessi litigato con Akatsuki.”
disse con un po’ di fatica, essendo abituata alla lingua inglese.
Doremi, indugiò un po’, poi entrò in casa e disse con un finto sorriso “Ti
presento Tetsuya!”
Momoko la guardò strano. Poi pensò che doveva essere successo qualcosa. In
effetti, quel bambino somigliava a Tetsuya.
“Ehm … E’ un piacere. Io sono Momoko.
Ma puoi chiamarmi Momo-chan.” disse un pochettino stranita.
Doremi si diresse in salotto, poi fece sedere il bimbo sul divano.
“Aspettami qui!” gli ordinò lei “Vado a parlare
col mago buono. Gioca un po’ con Momo-chan.”
Detto questo, si avviò fuori dal salotto, Momoko la seguì e la fermò.
“What’shappened, Doremi?” disse in
inglese quest’ultima.
Quando era preoccupata, Momoko
non riusciva a pensare a che lingua dovesse usare.
“Una figura nera ci ha attaccati e Tetsuya è diventato così. Solo Akatsuki
può aiutarmi.” spiegò, per poi avviarsi su per le scale, lasciando Momoko da sola.
Giunta davanti alla stanza del principe, spalancò
la porta. Lui era seduto sul letto, con una mano sulla fronte.
Sarà dispiaciuto per prima? – venne da
pensare a Doremi.
Lui si voltò. Il suo sguardo divenne freddo.
“Cosa fai di nuovo qui?” le chiese in un
sussurro.
A Doremi venne la pelle
d’oca. Il groppo in gola si fece risentire, ma si sforzò. Doveva aiutare Tetsuya.
“Le figure nere ci hanno attaccato …”
… tobecontinued
…
Mini Bonus Story
Gossip
PETTEGOLEZZI
(i discorsi
delle fatine verranno direttamente tradotti in lingua umana)
Si dice che le fatine – in qualsiasi storia – siano estremamente
pettegole. In effetti, è vero. Degli esempi particolari sono le fatine delle
nostre protagoniste. Basta guardarle, mentre sorseggiano il tè.
Eccole … Sedute sul tetto di casa Harukaze a
bere da bicchieri troppo grandi una quantità di tè spropositata.
“Uff …” cominciò Dodò,
guardando all’orizzonte “Ma è mai possibile che Mimì arrivi sempre in ritardo?”
Rerè allora prese
parola, tentando di giustificare l’amica.
“Avrà fatto tardi. Deve venire da Osaka.” disse questa, pur sapendo che
la loro compagna avrebbe potuto spostarsi con la magia della padrona.
“I don’t know.” disse la piccola Ninì,
pensandoci su.
“Io invece penso …” intervenne Rorò, con fare
saputello “… che sia andata a spiare Leon-kun.”
Ciò cominciò a suscitare interesse.
“Magari a guardarlo mentre fa il bagno.” suggerì Fafà,
sogghignando.
“In effetti, Mimì ne sarebbe capace.” espose Dodò,
con una manina sul mento in segno di riflessione.
“Non siate cattive, ragazze. Mimì non fa certe cose.” tentò ancora Reré.
“Che cos’è che non farei?” domandò la piccola Mimì, sbucando dal nulla.
Le fatine si trovarono in contropiede.
“Do … dove sei stata?” domandò Rorò, cambiando
argomento, mentre delle goccioline di sudore le bagnavano la fronte.
A quell’affermazione Mimì sembrò giù di corda. Dei lacrimoni
le scesero giù dalle guance.
“Domani Aiko uscirà col mio Leoooon!!!
L’ho visto mentre, tutto contento, sceglieva il vestito da mettere!!! Ueeeeh!!!” pianse la fatina.
“Per caso aveva appena finito di fare il bagno?” domandò Fafà, fingendo innocenza.
Mimì tirò su col naso. Sembrò risollevarsi al ricordo.
“Sì …” disse, con gli occhi infuocati e le guance rosse.
“Lo dicevo che era una pervertita …” sussurrò Rorò
alla sua piccola sostenitrice.
Che impiccione …
THE END
Angolo dell’autrice
Ma salveee!! Udite, udite, ho finito gli esami!!
Certo, non posso dire di avere piena libertà, poiché da adesso in poi dovrò
pensare ai test d’ingresso dell’università, ma diciamo che forse, se la volontà
mi aiuta, aggiornerò più spesso. Lunedì a scuola verranno esposti i quadri e
state pur certi che avrete notizie della mia situazione scolastica. Che dire a
proposito di questo chappu … Insomma è da tempo che
volevo che Tetsu venisse trasformato in un moccioso.
Non ero sicura che avrebbe suscitato interesse perciò ero un po’ dubbiosa a
riguardo. Intanto Hazuki comincia a pensare ad un pochettino di cose. Io Masaru lo
immagino così, rispettoso delle decisioni degli altri. Anche Onpu comincia a pensare. Dolciottissimi
lei e Tooru. Infine non potevo non inserire Aiko e Leon. Non li pensavo più da tempo.
Riguardo la Mini Bonus Story, è parecchio demenziale. Però le fatine non le
penso mai. Povereee.
Infine giungiamo ai ringraziamenti. Grazie a coloro che leggono la fic, ma soprattutto a quelli che hanno recensito lo scorso
capitolo: Ashly91,Elly_onpu
Grazie inoltre a coloro che hanno preferito e messo
tra le seguite la fic.
Per ultimo un grazie particolare va ad AikoSenooche sta pubblicando delle storie
fantastiche su Harry Potter e a mio fratello TOTTIKUN, neoiscritto ad
EFP, al quale piacciono le mie fic e che mi ha messo
tra gli autori preferiti.
Non è finita qui … Ho dei regalini per voi.
1° regalo: un video. E’ praticamente un trailer del
capitolo precedente, che con gli esami non ho fatto in tempo a pubblicare su
YT: http://www.youtube.com/watch?v=eOMV39-xBcY
2° regalo: un disegno. Dopo tanto tempo torno con un
disegno che raffigura Leon, Mimì e Aiko: http://img403.imageshack.us/i/leonmim.jpg/
Pare che sia più lungo l’angolo dell’autrice che il cap XD, perciò vi lascio ai vostri affarucci.
Le Ojamajo hanno
17 anni.Aiko un giorno scopre di avere un nuovo
compagno di classe: Leon.Quest’ultimo
le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e i suoi amici hanno il compito di
proteggerle e imprigionare le creature maligne.
Dopo il litigio con Akatsuki,
Doremi e Tetsuya vengono
attaccati da una figura nera. Non si sa come, Tetsuya,
dopo l’attacco di quest’ultima, si trasforma in un bambino piccolo, al che Doremi decide di portarlo dal principe dei maghi. Intanto
la confusione nelle menti di Onpu e Hazuki, riguardo i loro rispettivi problemi di cuore,
cominciano a districarsi. Per quanto riguarda Aiko,
riceve in dono dal suo biondino un vestito a pois, da indossare il giorno
successivo al loro primo appuntamento.
Capitolo 11
To Luna Park
AL LUNA PARK
“... Tra
labirinti di cristalli blu
Appare il viso di chi se n'è andato
E non torna più...”
(Brivido
caldo – Matia Bazar)
L’espressione
di Akatsuki non era cambiata.
“Vi hanno
attaccati?” domandò freddamente.
Doremi deglutì. Era difficile parlare con lui dopo il
litigio di poco prima.
“Sì.” annuì
la ragazza senza guardarlo in faccia “E Tetsuya è
stato colpito da un incantesimo, che lo ha fatto tornare bambino.”
Il principe
dei maghi sembrava indifferente alla situazione. Permeò il silenzio per quasi
un minuto intero in quella stanza.
“Non vedo
cosa potrei fare.” rispose lui.
Sembrava non
aver pensato granché alla soluzione di quel problema.
“Akatsuki, ti prego. Devi aiutarmi. Non so cosa fare.” lo pregò
la rossa.
“Non mi
sembra giusto.” si limitò a dire il mago.
“Cosa?”
domandò lei.
“Che tu
voglia un favore da me, quando non sei stata disposta ad ascoltarmi e mi hai
accusato ingiustamente.” spiegò lui.
La rabbia le
montò dentro.
“Adesso non
c’entra nulla Hana!” gli urlò Doremi
“Il problema è Tetsuya! Se non torna a casa, cosa
diranno i genitori!?”
Akatsuki si alzò dal letto e si avvicinò alla ragazza. Visto
da vicino sembrava ancora più avvelenato dalla sua stessa rabbia.
“Allora non
sono solo io l’egoista!” le gridò in risposta.
Doremi era scioccata da quanto si stesse comportando da
bambino.
“Cosa
c’entra? Non stiamo parlando di egoismo!” gli rispose un po’ alterata.
“No,
appunto. Può sembrare altruismo, ma stiamo parlando solamente dei tuoi interessi.”
disse lui, tornando ad un tono normale e dirigendosi verso la finestra.
“Perché ti
comporti così?” gli domando lei, mentre il mago apriva le tende.
“Io mi
comporto come voglio.” sbottò lui.
“Doremi …?” chiamò una voce flebile.
Doremi si voltò. Tetsuya stava
sulla soglia della porta. Aveva uno sguardo preoccupato.
“Tetsuya, dovevi rimanere di sotto con Momoko!”
lo rimproverò.
Tetsuya ora guardava Akatsuki, con
sguardo stupito.
“Sei tu il
mago buono?” chiese il piccolino.
Akatsuki inarcò inconsapevolmente un sopracciglio e sul suo
viso apparve un’espressione interrogativa.
“Che storia
è questa?” chiese a Doremi.
“Ha … Ha
perso la memoria … Ricorda solo i suoi primi cinque anni di vita …” rispose Doremi, balbettando.
Akatsuki lo esaminò con uno sguardo indagatore.
“Se è vero
ciò che dici, penso sia impossibile che sia opera della figura nera.” ipotizzò
il principe.
“Cosa!?”
fece Doremi.
“Credo che
sia diventato un bambino a causa del ciondolo che avete creato col cerchio
magico.” spiegò lui.
Doremi aprì e richiuse la bocca, incapace di spiccicare
parola.
“Probabilmente
l’incantesimo era troppo potente e si è avuto una specie di effetto
collaterale.”
“Quindi come
possiamo farlo tornare come prima?” gli chiede Doremi,
lieta che finalmente Akatsuki avesse deciso di
collaborare.
“Forse
l’unica soluzione è il cerchio magico. Del resto, di solito si dice occhio per occhio, dente per dente.”
Un piccolo
sorriso si dipinse sul volto di Akatsuki, che
nonostante tutto era ugualmente freddo.
“Non mi pare
il caso però di convocare le altre adesso.” aggiunse poi.
“Sì, hai
ragione … Ti ringrazio … Cipenserò io a
chiamarle domani …” disse Doremi, poi prese in
braccio il piccolo Tetsuya “Andiamo a casa.” gli
disse infine.
Uscì dalla
stanza e, senza neanche fare un cenno di saluto, si diresse giù per le scale.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Il
giorno successivo a Osaka …
Bene sono arrivata.
– pensò Aiko, su di giri.
Un’enorme
insegna con su scritto “Luna Park” si stagliava davanti alla ragazza dai
capelli blu. Molti erano venuti per l’inaugurazione del nuovo Luna Park di Osaka,
infatti c’era una lunghissima fila davanti alla biglietteria. L’eccitazione di Aiko si faceva sentire. Lei adorava i Luna Park.
Chissà dov’è finito
Leon? E’ in ritardo... Quello stupido! Mi fa davvero arrabbiare...
– pensò guardandosi intorno.
Non
stava più nella pelle.
Intanto
Naoko e Anrima erano
appostati dietro una grande colonna a spiare la ragazza.
“Leon,
per quanto sia un perfetto gentiluomo, non è ancora arrivato ...” commentò Naoko.
“Già
...” mugolò Anrima, geloso.
Si
era portato dietro un binocolo per riuscire ad esaminare bene la situazione.
“Strano
che Aiko abbia indossato un vestito. Lei veste sempre
sportiva.” rimuginò la ragazza dai capelli verdi.
“Le
sta benissimooo …” notò Anrima,
sbavando letteralmente, col binocolo incollato sugli occhi.
“Non
fare il maniaco!” gli ordinò Naoko, strappandogli di
mano l’oggetto.
Aiko
sbuffò sonoramente. Eppure era certa che il biondino avrebbe fatto di tutto per
arrivare in tempo al suo primo appuntamento. Neanche il tempo di pensarlo che
la ragazza sentì una voce chiamarla.
“Ai-chaaaaaaaaaan!!”
urlò Leon, correndo verso di lei.
Aiko
si passò una mano sulla fronte, disperata. Quante volte gli aveva detto di non
chiamarla Ai-chan.
“Scu... anf... scusami... anf... ho fatto tardi... anf...”
disse col fiatone, fermandosi davanti ad Aiko e
appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato “Non sono riuscito... anf... ad arrivare in tempo...anf...
perché mi hai... anf... ordinato di... anf... non usare la materializ ...”
“Ok!
Ho capito! Non aggiungere altro e cerca di riprendere fiato!” lo bloccò lei,
prima che rivelasse al mondo di essere
un mago.
“Va
bene ...” rispose lui, facendo un bel respiro.
“Ma
tu fai sempre tutto quello che ti dicono?” gli chiese lei, incredula.
“No!
Solo quello che mi dici tu!” rispose lui, sorridendole con una faccia da
angioletto.
“Seee ...” fece Aiko.
“Wow!”
riprese poi il ragazzo, squadrandola da capo a piedi “Lo sapevo! Ti sta
benissimo il vestito che ti ho regalato!”
“Non
è vero. E’ ridicolo.” sbottò lei imbronciata.
“No,
dai, sei bellissima.” si complimentò lui, al che Aiko
arrossì come un peperone.
“Se
… Se lo dici tu …” balbettò lei “Ora entriamo.”
“Okay!”
rispose lui e i due si avviarono verso l’entrata.
“E’
stato lui a regalarle quel vestito!?!?” ringhiò Anrima,
furioso.
“A
quanto pare …” rispose Naoko “Ora andiamo! Si stanno
avviando!”
Naoko
uscì dal nascondiglio, mentre Anrima le trotterellò
appresso con sguardo infuocato.
“Wow!!
Io non sono mai stato al Luna Park!” si rivolse ad Aiko
il biondino.
“Davvero?”
esclamò lei incredula.
“Già!
Ma sapevo che a te piacciono un sacco e così ho colto l’occasione. Hehe ...” continuò lui schietto, con la sua solita faccia
da angioletto.
“E
perché volevi uscire con me?” domandò la ragazza, sempre imbronciata.
“Beh!
Perché ...” cominciò a dire lui, poi l’abbracciò “... Sei la mia Ai-chan!!!”
“Eh
...?” fece Aiko, arrossendo, e poi urlò, agitandosi
tra le braccia del ragazzo “Lasciamiiii!!”
“Hehe! No.” rise lui.
Intanto
Naoko e Anrima erano
entrati anche loro e spiavano i loro compagni.
“Bene
li ho avvistati ...” disse Naoko, utilizzando il
binocolo.
“Anch’io
...” confermò Anrima, e sempre più geloso partì verso
i due per staccarli.
“Ma
dove vaiii ... Torna quiii ...”
disse la ragazza, prendendolo per il colletto della camicia.
“Devo
spaccare la faccia a quel Narciso!!” urlò lui, quasi facendosi scoprire.
“Sssh ...” fece lei, con un indice che le sfiorava la punta
del naso “Ma quale spaccare faccia? Tu non ti muovi di qui! Chiaro?”
“Nooo! Lasciami!! Devo sfogarmi!!! Devo picchiarloooo!!!!”
scalpitò il rosso.
“Ora
basta! Se no ti picchio io!!” gli ordinò lei, come farebbe una mamma con suo
figlio.
“Nooo!” protestò Anrima.
Naoko
d’improvviso si girò verso una bancarella e urlò, con gli occhi a mo di
cuoricino “Wow!!! Vendono lo zucchero filatooo!!
Andiamo a comprarne un po’!” e si trascinò dietro Anrima.
“Nooo ...” pianse il ragazzo, guardando da lontano la
coppietta.
“Bene!”
disse Aiko, sospirando, dopo essersi staccata da Leon,
ma subito le tornò il buon umore “Cosa facciamo per cominciare?” disse
sorridendo.
Non vedo l’ora di
provare le giostre!! – pensò entusiasta.
“Boh!
A te l’onore di decidere la prima tappa.” le rispose Leon dolcemente.
“Okay!!
Allora andiamo sulle Montagne Russe!!” decise Aiko.
“Cosa
sono?” chiese Leon.
“Eccole!!”
disse la ragazza, indicando le giostre in questione.
Leon
si voltò a guardare nella direzione del dito di Aiko.
“Quelle?”
domandò spaventato dalla velocità con cui si muovevano i vagoni, sudando freddo.
“Sì,
andiamo!” rispose lei, prendendolo per mano e trascinandoselo appresso.
“Che
buono che era lo zucchero filato!!” disse Naoko,
leccandosi i baffi, con un’espressione soddisfatta.
“Sì,
era buono ma per colpa tua abbiamo perso quei due ...” rispose il rosso,
guardandola di sottecchi, imbronciato.
“Dai!!
Non prendertela! In fondo abbiamo tutta la giornata per tenerli d’occhio!” gli
sorrise lei.
“E
se nel frattempo quel Don Giovanni d’un Leon le fa qualcosa di strano!?” disse
lui, stringendo i pugni.
“Allora
sarà una tipa fortunata! Leon è proprio un bel fusto!” commentò la ragazza.
Anrima
era a bocca aperta. Come poteva dire una cosa del genere? Sokuryoku
era sicuramente il tipo più pericoloso che avesse mai incontrato.
“E
poi conoscendo Aiko a quest’ora saranno alle Montagne
Russe.” aggiunse infine Naoko.
Anrima
si illuminò.
“Dici?”
“Fidati!”
ammiccò lei.
“Okay!
Allora andiamo a vedere!” fece lui trascinandola in direzione delle Montagne
Russe.
Qualche
minuto dopo il vagone della giostra, su cui erano saliti Aiko
e Leon, rallentò fino a fermarsi al capolinea.
“E’
... è finitaaa ...” disse Leon, accasciandosi sulla
sbarra di protezione, per niente in forma.
“Dai,
ammettilo che è stato divertente!” gli sorrise lei.
“Ma
che ...!? Mi sento tutto scombussolato ... Sto maleee
...” mugugnò Leon, in preda ad un giramento di testa.
“Non
ti senti bene?” gli chiese lei, preoccupata.
“No
...” rispose lui, senza fiato.
“Dai!
Lasciamo il posto agli altri! Vieni scendiamo!”
“Non
mi reggo in piedi ...”
“Su!
Un piccolo sforzo! Ti tengo io.”
“Va
bene ...”
Aiko
prese sottobraccio Leon e lo accompagnò ad una panchina.
“Stai
fermo qui! Vado a prenderti un po’ d’acqua!” gli ordinò la ragazza,
allontanandosi.
“Va
bene ...” rispose lui obbediente, appoggiandosi allo schienale della panchina e
osservando il cielo limpido.
“Visto
che erano qui!?” esclamò Naoko, quasi vantandosi di
aver fatto centro.
“Già!
Avevi ragione. Conosci molto bene Aiko.” ammise Anrima.
“Sì!
Siamo molto amiche.” gli rispose lei.
“Guarda
quel Narciso! Si è spaventato per un giretto sulle Montagne Russe! Hahaha!” lo derise lui.
“Facciamo
anche noi un giro?” lo pregò la ragazza.
“Eh
...?” fece lui, spaventato.
“Dai,
vieni!”
E
così andarono sulle Montagne Russe, ma Anrima non fu
molto più coraggioso di Leon.
“VOGLIO
SCENDEREEE!!!”
“Come
ti senti ora?” chiese Aiko al biondino.
Gli
si era seduta accanto.
“Meglio
grazie! Sono pronto per un’altra giostra!!” esclamò lui, pimpante.
“Sicuro?”
“Sì,
basta che non sia un’altra bestia come quella di prima!”
“Allora
sceglila tu!” gli propose lei.
“Okay!
Mmmh ... Facciamo questa!?” decise Leon indicando un
punto sulla mappa del Luna Park, che stava di fianco alla panchina.
“Eh?
Il Labirinto degli Specchi!? Okay! Per me va bene!” annuì Aiko.
“Bene!
Andiamo! Sembra interessante!” esultò lui, eccitato.
“Uaaaaah ...” fece Anrima, seduto
su una panchina “Mi gira tutto.”
“Che
belle queste Montagne Russe!” disse Naoko entusiasta.
“Se
stai pensando di rifare il giro, puoi scordartelo!” la avvertì lui
“Okay
...” rispose lei, con la fronte corrucciata ed un’espressione dispiaciuta, poi
si illuminò “Ah!!! Guarda!! Leon e Aiko stanno
entrando nel Labirinto degli Specchi!!”
“Forza!!
Che stiamo aspettando!! Andiamooo!!” rispose lui, con
enorme vigore.
A
quanto pareva si era ripreso in fretta. Allora i due si apprestarono a seguire
la coppia di sospetti.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Una
figura nera piuttosto grossa si appostò davanti al Labirinto degli specchi.
“Qui c’è MajoAikoSenoo.”
Un
sorriso malvagio gli si increspò in volto.
“Se rimane da sola, sarà più facile toglierla
di mezzo … Sola in un Labirinto …”
Alla
frase seguì una risata diabolica e, in men che non si
dica, il mostro si smaterializzò.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
“Wow!!
Che bello!! E’ stupend... Auch!”
disse Leon, andando a sbattere contro uno specchio.
“Tutto
bene?” chiese Aiko, allibita.
“Molto
meglio di quando ero su quelle dannate Colline Rosse! Questo è sicuro!” rispose
lui, con fare saccente.
“Montagne
Russe ...” precisò Aiko.
“Fa
lo stesso...” disse lui, facendo spallucce “Su! Procediam...
Auch!!”
Sbatté
di nuovo contro uno specchio.
“Tutto
bene?” chiese di nuovo Aiko.
“Certo!
Hahahaha! Benissimo andiamo!” finse lui, con la
fronte un po’ dolorante.
Aiko
non commentò. I due continuarono a camminare a lungo e soprattutto Leon
continuò a sbattere contro gli specchi.
“Auch!! Ahia! Il naso!”
“Tutto
bene?” ripeté la ragazza.
“Ma
sei scema? T’ho detto di sì!!” rispose lui, con voce un po’ alterata.
“Scusa
se te l’ho chiesto ...” disse Aiko imbronciata,
girandosi di spalle a Leon.
“Andiamo...”
la incitò lui, ma quando Aiko si voltò di nuovo lui
non c’era più.
“Leon?
Dove sei?”
Probabilmente
aveva imboccato una strada lasciandola indietro.
Aiko
si incamminò in una delle strade cosparse di specchi.
Oh, no! L’ho
perso ...
“Auch!!
Ho
sbattuto contro uno specchio... Uffa!! Ma allora Leon non è l’unico stupido...”
“Eheheheh!” rise la figura nera “Tra un po’ cederà …”
La
ragazzina camminava, camminava, e camminava ancora, ma non si vedeva nessuna
uscita.
Sono stufa di questo
posto! Ma dove s’è cacciato quell’idiota ... Uffa! Ci sono solo specchi ... Voglio
uscire!
Delle
lacrime cominciarono a scorrere sulle guance della ragazza, che cominciò a
correre. Un’angoscia la pervase, la paura di essere sola, di rimanere da sola
in quel posto pieno di specchi, che riflettono solo un immagine ... la sua ...
e al suo fianco nessuno ...
Dopo
un po’ la ragazza si fermò e cadde in ginocchio sul pavimento, anch’esso fatto
di specchi.
“Ed ora l’attacco finale.”
“Ai-chaaaaaaaan!! Dove sei?”
La
voce di Leon giunse alle orecchie di Aiko, che alzò
il capo.
“Le
... Leon ...”
La
figura nera stava per colpire.
Il
ragazzo sbucò da dietro uno specchio e d’improvviso le immagini di Aiko riflesse sugli specchi non furono più da sole.
Leon
vide la figura nera. Afferrò velocemente lo specchietto che portava
costantemente con sé.
“Oyajiide!!” affermò, mentre apriva l’oggetto.
Il
viso giallo di una creaturina apparve sullo specchio.
“Ritorna
nell’oscurità figura nera!!” urlò il ragazzo, mentre la figura nera veniva
risucchiata all’interno dell’oggetto. Quando fu scomparsa del tutto, il ragazzo
richiuse lo specchio e si diresse da Aiko.
“Aiko ...” la chiamò, avvicinandosi.
“Leon
...” sussurrò lei, piangendo impaurita.
“Va
tutto bene! Sono qui!” disse abbracciandola.
“Non
sai che paura ho avuto …” disse singhiozzando “Non riuscivo a trovare l’uscita
e così mi sono sentita sola... Ho avuto paura di rimanere per sempre sola qui
dentro...”
La
ragazza appoggiò la testa sul petto del biondino. Probabilmente non si era
accorta che quello era stato un sentimento provocato dalla figura nera. Era una
trappola per indebolirla.
“Non
preoccuparti. Non ti lascerò più da sola.” la rassicurò lui accarezzandole
dolcemente i capelli blu.
Magari
non si era neanche accorta della presenza della figura nera.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
La
luce aveva inondato la stanza di Doremi già da
parecchie ore. Il fine settimana, poiché non c’era scuola, la ragazza era
solita dormire fino a tardi. Però adesso era proprio ora di svegliarsi. Aprì
gli occhi.Le palpebre erano pesanti.
Avrebbe volentieri dormito un’altra mezz’ora. Si stiracchiò e riuscì finalmente
ad aprire del tutto gli occhi. Al suo fianco accucciato c’era un bambino. Le
venne un colpo, non ricordandosi inizialmente della faccenda del giorno
precedente, poi si rilassò.
E’ solo Tetsuya … Tetsuya? Ho dormito con
Tetsuya?
Si
irrigidì di nuovo e arrossì.
E’ solo un
bambino … E’ solo un bambino …
Riuscì
a riprendere il normale colorito. Sospirò.
“Tetsuya!” disse, cominciando a scuoterlo lentamente.
Tetsuya mugugnò
qualcosa, ma non si mosse.
“Svegliati!”
gli ordinò, scuotendolo più forte.
Lui
aprì un po’ gli occhi e le cinse la vita con le braccia sussurrando un
“mammina”.
Ritornò
a respirare regolarmente, preda del sonno.
“Tetsuya, non sono tua madre!” gli urlò Doremi
e lui sobbalzò, lasciandola andare e svegliandosi di botto.
“Doremi …” disse lui, sbadigliando in modo tanto adorabile,
che la ragazza dovette distogliere lo sguardo per evitare l’impulso di
coccolarlo.
“Andiamo a
fare colazione.” gli ordinò, alzandosi dal letto.
Lui fece lo
stesso e barcollò un po’, ancora assonnato. Doremi lo
notò mentre rischiava di inciampare e, sospirando di nuovo, lo afferrò,
prendendolo in braccio. Lui automaticamente si aggrappò al busto di lei e
poggiò la testa su una sua spalla, richiudendo gli occhi.
“Non provavo
questa sensazione da quando mi occupavo di Hana.”
disse lei, sorridendo.
Aprì la
porta e sbirciò a destra e a sinistra.
“Pop!”
chiamò la rossa.
La sorella
di Doremi uscì dalla stanza accanto.
“Com’è
andata la nottata?” chiese, guardando curiosa il bambino che la sorella teneva
tra le braccia.
“Bene. E’
stato tranquillo. Si è addormentato quasi subito.” spiegò Doremi.
La sera
prima Doremi con l’aiuto della sorella aveva fatto in
modo che la signora Harukaze non si accorgesse della
presenza in casa di un clandestino.
“Allora più
tardi chiami le altre?” chiese Pop.
“Sì,
dobbiamo farlo tornare come prima.” rispose Doremi
“Cercherò di organizzare un incontro oggi pomeriggio.”
“Bene.” fece
Pop.
“La mamma è
uscita?”
“Sì.”
“Perfetto,
allora vado a fare colazione. Ieri sera non ho cenato.” disse la più grande,
massaggiandosi la pancia.
“Okay!
Allora ci vediamo dopo!”
Detto questo
Pop ritornò in camera, mentre Doremi scese di sotto.
Pancia mia fatti capanna!
… tobecontinued …
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
ANGOLINO DELL’AUTRICE
Salveee!!!
Ho finito un altro cap.Ultimamente mi sto dando da fare e sto
cercando di aggiornare in fretta tutte le mie fic.
Le Ojamajo hanno
17 anni.Aiko un giorno scopre di avere un nuovo
compagno di classe: Leon.Quest’ultimo
le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e i suoi amici hanno il compito di
proteggerle e imprigionare le creature maligne.
Doremi riesce, relativamente, a
farsi aiutare da Akatsuki per far riacquistare le
reali sembianze a Tetsuya. Akatsuki
deduce dalla faccenda che la trasformazione di Tetsuya
sia un effetto collaterale del ciondolo fabbricato dalle Ojamajo.
Il giorno successivo a Osaka comincia finalmente l’appuntamento di Leon e Aiko al Luna Park. Quest’ultima subisce un attacco da una
figura nera, ma grazie al biondino riesce a cavarsela.
Capitolo 12
You, Me and a
Date
TU, IO E UN
APPUNTAMENTO
«Certi
amori non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano
[…]
Ma
amici maiper chi si cerca come noi non e' possibile odiarsi mai per chi si ama come noi sarebbe inutile»
(Amici
mai – Antonello Venditti)
Luna
Park di Osaka ... Un ragazzo dai capelli rossi fuoriuscì a passo veloce dal
Labirinto degli Specchi. Sbuffò sonoramente e si stiracchiò in modo un po’
scomposto.
“Ah!
Finalmente fuori! Ero stufo di quel posto!” disse Anrima.
La
ragazza dai capelli verdi che lo seguiva invece sembrava molto felice e
soddisfatta.
“Io
mi sono proprio divertita invece!” esclamò Naoko.
“Io
per niente!” ribatté il rosso imbronciato “Non siamo riusciti a seguire Aiko. Già immagino cosa abbia potuto farle quel Narciso.”
Naoko
alzò gli occhi al cielo.
“Quanto
la fai grossa, Keiichi! Loro si amano!”
“Aiko non lo ama!” protestò Anrima.
“E
invece sì!” ribadì la ragazza “Solo che non vuole ammetterlo!”
“Non
è vero!” negò il ragazzo con la fronte corrucciata.
“Beh!
Pensala come ti pare.” disse lei sospirando, poi si illuminò vedendo la
coppietta in questione in lontananza “Eccoli! Cos’ha Aiko?
Sembra triste.”
Anche
Anrima prese a guardare i due, riducendo gli occhi a
due fessure.
“Lo
dicevo io che quello è un maniaco.”
“Vieni!”
disse la ragazza, prendendogli la mano e cominciandolo a trascinare “Troviamo
un posto meno sospetto da dove osservarli.
I
due erano usciti da un po’ dal Labirinto, ma nessuno di loro accennava a
parlare e se ne stavano seduti su una panchina. Aiko
aveva lo sguardo a terra e pensava a quello che era accaduto nel Labirinto,
mentre Leon, con la bocca attaccata alla bottiglia d’acqua, che poco prima
avevano comprato per lo shock delle Montagne Russe, pensava ad un modo per
risollevare il morale alla sua amica.
Mmmh... Come posso fare per farla
riprendere dallo spavento? Di solito quando litighiamo c’è molto più feeling...
Okay! Allora la farò arrabbiare!
“Hey! Hai sete?” le domandò il biondino porgendole la
bottiglia.
Aiko
alzò lo sguardo, privo di emozioni.
“Ah...
Sì, grazie...” rispose lei, prendendo la bottiglia.
La
ragazza bevve un bel sorso d’acqua e poi restituì la bottiglia al biondino.
Leon
cominciò a ridacchiare, mentre la guardava.
“Perché
ridi?” chiese lei ingenuamente.
“Beh!
Perché ti ho appena dato un bacio indiretto!” rispose lui, ricominciando a
ridacchiare.
“Eeeh?” fece Aiko, diventando
rossa come un peperone.
Lui
continuò a ridacchiare e, sorseggiando un altro po’ d’acqua, le disse “Ora mi
hai baciato tu!”
“Cosa!?
Scemo! Dammi quella bottiglia!” urlò Aiko, fiondandosi
verso il ragazzo, ancora più rossa.
“No,
no! Voglio un altro bacio!” disse, bevendo ancora.
“Smettilaaa!” continuò lei, cercando di afferrare il
contenitore, che ad un lesto movimento della sportiva cadde a terra rovesciando
le ultime gocce d’acqua.
“Uffa!!
L’hai fatta cadere!!” si lamentò il biondino, cacciando il broncio.
“Ben
ti sta!” gli rispose lei, incrociando le braccia al petto.
Pochi
secondi di silenzio, poi i due scoppiarono a ridere di gusto.
Bene ce l’ho fatta!
Sono riuscito a risollevarle il morale! – pensò il ragazzo,
mentre quasi moriva dal ridere.
“Stai
meglio ora, vero?” chiese Leon alla sua Aiko.
“Sì...
Grazie!” gli sorrise lei, ma il gesto del ragazzo era ovvio “Lo hai fatto per
me?”
“Eh?”
“Mi
hai fatto arrabbiare apposta per farmi tornare il buon umore?” gli domandò, con
le guance piùrosee del normale.
“Lo
hai capito!” le sorrise lui.
Il
sorriso della ragazza si allargò.
“Già...
Grazie!”
Lui
fece lo stesso.
“Prego!”
A
quel punto Aiko si alzò.
“Bene,
ora cosa facciamo?” chiese lei, avendo recuperato totalmente il buon umore.
“Beh,
tocca a te scegliere!” la incitò lui.
“Okay,
allora …” disse Aiko, guardandosi intorno in cerca di
qualcosa da fare “Saliamo sulla Ruota Panoramica?”
Il
tono della domanda sembrò veramente dolce alle orecchie di Leon.
“Certo!”
annuì lui, pensando che quella grossa ruota, che girava lentamente, non avrebbe
messo paura a nessuno dei due.
“Uffa!
Mi annoio!” sbuffò Naoko.
“Ssshh!!” la zittì Anrima, mentre
sbirciava i due che salivano su uno scompartimento della Ruota Panoramica.
“Non
ce la faccio più! Ho deciso di uscire con te anche per divertirmi un po’ e non
per stare appiccicata ad una coppia di innamorati!” ammise finalmente la
ragazza.
“Loro
non sono una coppia di innamorati!! Chiaro?” la ammonì lui.
“Okay,
okay, ma mi sto annoiando comunque!” si lamentò ancora lei.
Lui
le afferrò la mano.
“Andiamo
sulla Ruota Panoramica!” le disse, a mo di ordine, cominciando a tirarla.
“Va
bene …” sbuffò lei, seguendolo.
Erano
in cima alla grande giostra, che era ferma per permettere ad altri passeggeri
di salire. Il panorama era veramente splendido e il silenzio regnava in
quell’atmosfera romantica.
“Senti,
Leon, mi devi perdonare.” prese a dire Aiko con aria
dispiaciuta “Ti ho sempre considerato un pallone gonfiato, che non fa altro che
tentare di mettersi in mostra, soprattutto in presenza di ragazze. Io ti ho
giudicato male. Tu sei veramente un bravo ragazzo.”
“E
tu adesso te ne accorgi?” le chiese lui, un po’ offeso.
“Hai
ragione! Sono stata una stupida.” e così dicendo la ragazza si alzò dal suo
posto, si sedette accanto a Leon e lo avvolse in un abbraccio “Ti voglio bene,
Leon!”
“Eh...?”
fece Leon arrossendo.
“EeEeEeEeH!?” urlò Anrima, seduto in
un altro scompartimento con Naoko.
“Che
c’è, Anrima?” chiese Naoko,
stupita dalla reazione del rosso.
“Guarda
là!!” disse, indicando lo scompartimento di Aiko e
Leon.
“Comunque
non sta bene indicare la gente.” disse la ragazzina, girandosi a dare
un’occhiata “Wow! Vai, Aiko, dacci dentro con
quell’abbraccio!! Vorrei essere al suo posto!”
Gli
occhi di Naoko ormai erano a forma di cuoricino.
“Ma
cosa dici!!” le urlò lui “Quello è un vero bastar ...!!”
“KeiichiHarima, non si dicono
queste cose!! Capito?” lo rimproverò lei.
“Sì
... Uffa ...”
“E
ora guarda il panorama in silenzio e non rompere!!” gli ordinò.
Anrima
sussurrò qualche imprecazione e riprese a fissare il paesaggio – o per meglio
dire, Aiko e Leon.
“M
... mi vuoi bene?” balbettò il biondino, mentre le pupille azzurre risaltavano
nel rossore del suo viso.
“Sì.”
rispose lei, guardandolo – secondo Leon – in modo adorabile.
Gli
occhi di lei erano dolci a tal punto da fare innamorare chiunque. Il biondino
non riuscì a resistere, avvicinò il suo viso a quello della ragazza e socchiuse
gli occhi. Aiko sentiva il suo respiro sulle labbra.
E’ il momento giusto
per poterla baciare ... Ha detto che mi vuole bene ...
Aiko,
per la prima volta, decise di lasciarlo fare e chiuse gli occhi. I loro cuori
battevano più veloci e le due paia di labbra si avvicinavano sempre di più, ma
qualcosa andò storto …
Un
suono familiare giunse alle orecchie di Aiko, al che
lei si risvegliò da quel torpore piacevole, allontanandosi in fretta dal
ragazzo e arrossendo. Si rese conto che era il suo cellulare a squillare. Non
sapeva cosa fare. Quel quasi-bacio le aveva forse fatto
perdere gli ultimi neuroni rimasti intatti dall’esperienza del Labirinto?
“Rispondi.”
la incitò lui, un po’ imbarazzato, ma anche stufo di tutte le volte, nelle
quali quel bacio era stato rimandato.
Aiko
annuì. Del resto, rispondere era la cosa più ovvia da fare. Il suo cervello non
se n’era andato del tutto, allora. Prese il cellulare dalla borsetta e pigiò
sul pulsante, sul quale era disegnata la sagoma di un telefono di colore verde.
Portò il cellulare all’orecchio.
“Pronto?”
«Ciao,
Aiko. Sono Doremi.» disse
la voce dall’altro capo del telefono.
“S
… sì. Dimmi.” balbettò Aiko, ancora nel mondo dei
sogni.
«Ieri
è successa una cosa terribile.» le comunicò Doremi.
Dopo
parecchie spiegazioni da parte della rossa e parecchi cenni di assenso e
monosillabi come ‘Mmh’ e ‘si’ da parte di Aiko, quest’ultima riuscì a capire la situazione e di
conseguenza a dimenticare, relativamente, la faccenda del bacio.
“Okay.
Vuoi che chiami io le altre?” chiese Aiko, finalmente
più attiva in quella conversazione.
«No.
Ho già avvertito tutte. Ci vediamo fra cinque minuti a casa dei FLAT.» rispose Doremi.
“Va
bene! A dopo!” disse infine Aiko e, dopo che l’amica
l’ebbe salutata, chiuse la chiamata.
“Guarda,
Anrima! Aiko e Leon stanno
scendendo!” notò Naoko.
“Già
… Ho visto che Aiko ha ricevuto una telefonata
improvvisa.” rivelò il rosso.
“Beh,
forse erano i genitori. Allora, Leon la starà accompagnando a casa.” suppose la
ragazza.
“Boh
…” fece Anrima, ma nella sua testa pensava tutt’altro.
Magari
i due volevano andare in un posto più intimo.
“Seguiamoli!!”
urlò lui a mo di ordine.
La
ragazza lo afferrò per il bavero.
“Non
pensarci neanche! Noi restiamo qui fino a stasera!” gli impose lei.
Lui,
ormai rassegnato, si limitò ad annuire, sospirando, e a mettersi di nuovo
seduto, scrutando il panorama per la prima volta con attenzione.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Tetsuya
camminava lentamente, tenendo per mano Doremi. Al
loro fianco c’era Pop. Non sapeva perché ma sentiva un vuoto dentro di sé e
aveva il presentimento che la seconda visita al mago buono avrebbe potuto riempirlo. Lui, Doremi
e Pop giunsero alla dimora del principe dei maghi e dei suoi compagni. Doremi pigiò con un indice sul campanello, che suonò all’istante.
La
porta si aprì e Momoko li guardò raggiante.
“Siamo
quasi al completo. Manca Aiko.” la informò la
straniera, col suo accento strano.
“Bene.
L’ho chiamata poco fa, quindi è comprensibile che faccia più tardi.” spiegò la
rossa, entrando insieme al piccolo Tetsuya.
“Doremi, guarda! Sta arrivando Aiko.”
disse Pop, indicandoqualcuno in strada.
Doremi
vide che Aiko era in dolce compagnia.
“Eccoci!”
disse la sportiva, avvicinandosi.
“Come
mai sei insieme a Leon?” chiese Pop, con sguardo indagatore.
Aiko
divenne rossa all’improvviso. I suoi neuroni stavano di nuovo andandosi a fare
un viaggetto.
“Beh
… No … Noi stavamo …” balbettò la ragazza dai capelli blu.
“Al
Luna Park!” intervenne Leon, imbronciato.
“Ho
capito.” disse Pop con un sorrisino malizioso, mentre anche la sorella mostrava
la stessa espressione.
“Oooh! A lovely date!” esclamò Momoko, su di giri.
“No!!
Non è così!!” prese a difendersi la sportiva.
“Hai
indovinato! Era proprio un appuntamento.” rispose Leon.
Intanto
il piccolo Tetsuya guardava la scena, con aria
interrogativa.
“Cos’è
un appuntamento?” domandò schietto.
Aiko
e Leon si illuminarono. Ma certo! Erano qui per far tornare Tetsuya
un adolescente. Fu Pop a prendere la parola, con fare da saputella.
“Un
appuntamento è quando due persone che si vogliono tanto bene escono insieme.”
spiegò quest’ultima, rivolta al bambino.
Gli
occhi di Tetsuya si illuminarono e poi si andarono a
posare su Doremi che guardava la sorella con sguardo
esasperato. Le guance del bimbo si tinsero leggermente di rosso.
“Andiamo
dentro, su!” disse la rossa con un sospiro, al che tutti la seguirono.
“Tetsuya era proprio carino da bambino.” confessò Aiko in un sussurro, rivolta a Pop.
“Sì,
sì! E’ proprio tenero.” rispose quest’ultima.
Attraversarono
l’ingresso in fretta per poi giungere in salotto dove li aspettavano Onpu e Hazuki, insieme agli altri
FLAT, compreso Akatsuki, che aveva il solito sguardo
pensieroso e gelido. Quest’ultimo prese subito a fissare la ragazza dai capelli
rossi e, pochi secondi dopo, si alzò in piedi.
“Ritengo
opportuno andare subito al punto.” disse, mediante un tono di voce incolore
“Mettetevi subito in cerchio attorno a Kotake e fate
il cerchio magico.”
Nessuno
disse niente. Probabilmente si era capito che l’atmosfera non era delle
migliori. Le ragazze si limitarono ad obbedire. Tetsuya
non capiva cosa stesse succedendo, ma sicuramente se l’aveva detto il mago buono, allora ciò che stava per
accadere avrebbe fatto tornare Doremi una bambina.
“Pirikapiriraranobiyakani!” esclamò Doremi,
mostrando tra le mani il suo cristallo.
“Paipaiponpoishinayakani!” pronunciò Hazuki.
“Pamerukurarukutakarakani!” la seguì Aiko.
“Pururunpurunsuzuyakani!” enunciò Onpu.
“Perutonpettonsawayakani!” disse Momoko.
“Pipitopuritutohokarakani!” si unì Pop.
Una luce si sprigionò dai loro cristalli, fino ad illuminare l’intero
salotto.
“Magical Stage!” esclamarono in coro “Desideriamo
che Tetsuya riacquisti le sue sembianze!!”
L’intensità della luce aumentò e divenne accecante. Poco dopo si dissolse,
permettendo ai presenti di verificare la riuscita della magia.
… tobecontinued …
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Cut Scene
SCENA TAGLIATA
(o meglio modificata. Faceva pena XDXD)
Dopo lo spavento del Labirinto Degli Specchi
“Cosa
vi porto ragazzi?” chiese il cameriere dopo essersi avvicinato al tavolo di Aiko e Leon.
“Due
gelati! Per me alla nocciola con la panna montata! E per te, Aiko? |^-^|” esclamò allegro il biondino.
“Io
uno al limone e alla fragola! |^-^|”
“Bene!
Arrivano subito!” rispose il cameriere chiudendo il blocco delle ordinazioni.
“Ma
perché proprio limone e fragola? |o.O|”
“Perché
è frutta e non fa ingrassare! |Ù.Ú|”
“Cosa!?
Solo per questo!?”
“Scherzo!
Hehe! Il limone è il mio gusto preferito e la fragola
ci sta a pennello!! |^-^|”
“Davvero?
|o.o|”
“Sì.”
“Ecco
a voi ragazzi!” disse il cameriere portando i gelati.
“Grazie
mille.” esclamarono i due ragazzi.
I
due cominciarono a mangiare silenziosamente. Ma Aiko
stava ancora pensando a quello che Leon aveva fatto per lei poco prima.
“Sai
che penso, Leon?” chiese lei d’improvviso.
“Cosa?”
domandò lui.
“Che
il giallo del limone somiglia molto ai tuoi capelli.”
“E
con questo? Che fai? Offendi? |Ù.U|”
“Ma
no! E’ solo che pensavo che se il limone è così buono, allora anche tu sei
buono.”
“AH!
Non mangiarmi!! |°o°|”
“Scemo!
Non sono mica cannibale! Intendevo che sei un bravo ragazzo.”
“E
tu adesso te ne accorgi? |U.U|”
“Già,
hai ragione! Sono stata una stupida.” e così dicendo la ragazzina avvolse il
biondino in un abbraccio “Ti voglio bene, Leon!”
“Eh...?
|o///o|”
FINE
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
ANGOLINO DELL’AUTRICE
Salve a tutti!
Bene! Un altro capitolo è
concluso. Forse un po’ più breve del solito, ma non volevo svelare subito
l’effetto del cerchio magico e così ho interrotto la scena come nelle puntate
delle telenovelle. =.=
In aggiunta ho messo la
scena che avrebbe sostituito la Ruota Panoramica nel caso non mi fossi accorta
di quanto fosse demenziale. Fortuna che l’ho modificata. :P
Vorrei fare un appello ad AikoSenoo, per dirle che le ho dedicato una mini fic di Harry Potter che parla dei meravigliosi Malandrini. (*.*)
Si intitola “Full Moon”.
Poi volevo dirvi (visto che
mi sono dimenticata di farlo precedentemente) il mio voto d’esame di Stato.
Sono uscita dal liceo con 73/100. Non è molto, ma meglio di niente.
Infine volevo incitarvi a
non fare caso ai titoli dei capitoli, perché ultimamente la mia fantasia sta
scemando. Ci metto più tempo a decidere il titolo che a scrivere il cap. XDXD
Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un
giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon. Quest’ultimo le
svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi
sulle ex-streghette. Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e
imprigionare le creature maligne.
Aiko e Leon stavano per baciarsi, ma una chiamata di
Doremi ha mandato in fumo la scena romantica. Le ragazze vengono radunate per
effettuare il contro incantesimo per far ritornare Tetsuya alla sua età reale.
L’incantesimo sarà riuscito?
Capitolo13
Waterhole?
BUCO NELL’ACQUA?
« Want you please tell me now Tell me how am I supposed to live without you »
(Negramaro and Dolores O'Riordan –
Senza Fiato)
Le
ragazze attesero che la luce accecante del cerchio magico scomparisse prima di
abbassare i cristalli. Questa si dissolse quasi subito. La fronte di Doremi era
corrucciata, mentre la ragazza attendeva di sapere il risultato della magia.
Quando fu in grado di vedere ciò che era accaduto la sua espressione non
cambiò. Tetsuya era ancora un bambino. Quest’ultimo si guardò intorno spaesato,
ma con un’espressione che a Doremi parve più adulta.
“Non
ha funzionato …” constatò Hazuki dispiaciuta.
Doremi
si avvicinò al bambino e Akatsuki fece lo stesso, entrambi pensierosi.
“Che
vuoi, Shidoosha!?” sbottò il piccolo Tetsuya, guardando il principe dei maghi con gli occhi
ridotti a due fessure.
Un
piccolo sorriso si dipinse sul viso di Doremi.
“E
tu cosa ridi, scema?” le domandò lui.
“Adesso
riesci a ricordare?” domandò la rossa sorpresa.
Il
bimbo la guardò con espressione interrogativa.
“Ricordare?”
fece lui.
“Riconosci
tutti i presenti?” chiese Akatsuki, uscendo per un attimo dal suo gelo.
“Certo!
Non sono mica scemo.” rispose Tetsuya, con la sua
solita delicatezza.
“Butheisstill a child!” notò Momoko, grattandosi una guancia, mentre il sorriso di
Doremi si spegneva un po’.
“Già.”
annuì Aiko.
“Child?” si chiese Tetsuya e il
suo sguardo ricadde su una sua mano. Sembrava molto piccola e paffuta, come erano
solite essere le mani dei bambini piccoli. Si voltò e vide la sua immagine
riflessa in una vetrinetta. “Che mi è successo!?” urlò, spaventato.
“Tutta
colpa di una figura nera.” disse Doremi col sorriso più tirato possibile.
“Le
ragazze hanno provato con un contro incantesimo, ma a quanto pare hai solo
riacquistato i tuoi ricordi di adolescente.” spiegò Akatsuki con sguardo serio.
“Quindi
vuol dire che rimarrò così per sempre!!” concluse Tetsuya,
con un’espressione stile urlo di Munch.
A
quella frase gli sguardi delle ragazze sembrarono afflitti.
“Non
è detto.” intervenne Fujo, con la sua aria da esperto
“Io credo che sia opportuno tenere d’occhio Tetsuya e
vedere se l’incantesimo ha un effetto graduale.”
“Allora
aspetteremo una settimana.” decise Akatsuki “Intanto rimarrà a casa di Doremi.”
Doremi
rabbrividì all’idea. Ora Tetsuya ricordava tutto e
ragionava da adolescente. Non le pareva una buona idea rimanere da soli in una
stanza, considerando che loro litigavano in continuazione. Tetsuya
da piccolo poteva essere un angioletto, ma da adolescente era davvero
insopportabile.
“Eh!?
Perché devo badarci io?” si lamentò lei.
“Perché
non lo voglio qui!” rispose Akatsuki con freddezza.
Doremi
prese a guardarlo male. “Ricevuto.” sussurrò imbronciata.
Tetsuya non disse nulla. Continuò a guardare il mago con uno sguardo
malevolo, quasi volesse sbranarlo.
“Bene.
Penso sia tutto.” riprese Akatsuki, girando i tacchi e dirigendosi in corridoio
per poi salire al piano superiore.
“Ma
si può sapere che è successo?” domandò Onpu curiosa
“Solitamente Akatsuki è gentile, in particolar modo nei confronti di Doremi.”
Lo
sguardo di Doremi si riempì di tristezza. “Boh, avrà i suoi problemi.” rispose
con lo sguardo basso.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Doremi
sgattaiolò in casa. Il rumore della porta che si apriva attirò l’attenzione
della madre.
“Doremi,
Pop, siete voi?” domandò la signora dalla cucina.
“Sì!”
fece Pop, entrando nella stanza.
Doremi
aspettò che Pop cominciasse a raccontare parzialmente la giornata che aveva
trascorso, poi attraversò il corridoio tirando per una mano il piccolo Tetsuya.
“Non
mi tirare così forte, scema.” sussurrò lui, mentre camminava in punta di piedi.
“Taci.”
gli intimò lei.
Lui
sbuffò. Salirono le scale e poi, quando furono in camera di Doremi, questa si
lasciò cadere sul letto con un sospiro. Tetsuya
chiuse la porta senza fare rumore, poi sospirò anche lui. Si tirò su le maniche
della maglia, accorgendosi solo adesso di quanto fossero lunghe, poi prese ad
osservare la ragazza.
“Sono
stato qui da te ieri sera?” domandò, cercando di ricordare qualcosa.
Anche
Doremi cominciò a guardarlo e, leggermente rossa in viso, annuì.
“Quindi
ho dormito con te?” chiese ancora il piccolo, arrossendo anche lui.
Doremi
si limitò di nuovo ad annuire.
“E an … anche questa notte dormirò con te?” balbettò lui.
“Smettila
di fare domande!!” sbottò Doremi, mettendosi a sedere di botto “Vuoi dormire
sotto un ponte?”
“No.”
gli rispose lui, imbronciato.
“Perfetto,
allora taci.”
“Come
sei gentile.” commentò lui.
Lei
lo guardò male. “T’ho detto di tacere.” sbottò ancora, mentre lui si metteva
seduto su una sedia, pronto ad obbedire.
Una
mezz’oretta dopo cena, Doremi tornò in camera con un cestino di vimini in mano.
“Ho potuto sgraffignare solo del pane e del formaggio.” annunciò a Tetsuya, un po’ dispiaciuta. Lui non rispose. Continuò a
fissare il cestino immobile.
“Lo
so che non è una gran cena, ma almeno potresti ringraziare.” lo rimproverò lei.
“Ma
tu mi hai ordinato di tacere.” disse lui ironico.
“Non
fare il cretino e mangia!” gli urlò Doremi con i nervi a fior di pelle.
A
quel punto arrivò una voce dal piano di sotto.
“Doremi!!”
chiamò la madre della suddetta “C’è una visita per te!”
“Chi
è?” chiese Doremi, pensando che la persona che fosse venuta a quell’ora non
avesse proprio nulla da fare.
“E’
la madre di Tetsuya!” rispose la signora Harukaze.
A
Doremi quasi venne un infarto, mentre a Tetsuya andò
storto ciò che stava mangiando.
“A
… Ar … Arrivo!” rispose Doremi.
“Ti
sei dimenticata di inventare una scusa per i miei genitori!?!?” le urlò il
bimbo indignato e incredulo, a mo di rimprovero.
“Me
ne sono dimenticata.” si scusò lei “Ora che faccio?”
“Beh,
è ovvio! Scendi e ti inventi qualcosa!” le ordinò lui.
Doremi
annuì, improvvisamente rigida, aprì la porta e uscì in corridoio, richiudendosela
alle spalle.
“Che
frana!” commentò Tetsuya, tornando alla sua cena.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Hazuki e Fujo
giunsero davanti casa Fujiwara.
“Grazie per avermi accompagnata.”
disse la ragazza riconoscente.
“Sei la mia ragazza. Dovevo.”
rispose il mago sorridendole.
“Ehm … A proposito di questo …”
cominciò Hazuki, abbassando lo sguardo sul selciato.
“Non ti preoccupare!” la interruppe Fujo col sorriso ancora più largo “Presto ti inviterò ad
uscire, così avremo modo di conoscerci meglio.”
“Si.” rispose Hazuki con un sorriso
estremamente falso.
Avrebbe tanto voluto dire a Fujo che voleva pensarci, che aveva risposto di sì alla sua
dichiarazione con estrema leggerezza, che lei provava quei sentimenti per
qualcun altro.
“Allora ci vediamo lunedì a scuola,
se non ci sono novità su Kotake.” riprese il ragazzo.
“Sì, certo.” rispose lei,
ricominciando a guardarlo in faccia.
“Ciao!” la salutò lui,
incamminandosi.
“Ciao, Fujo-kun.”
sussurrò lei. I mille pensieri che le affollarono la mente non sarebbero
svaniti tanto presto.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
“Salve, signora Kotake!”
esclamò Doremi, con un sorriso a trentadue denti e qualche goccia di sudore che
le scendeva sulla guancia.
La madre di Tetsuya
si apprestò a volgere uno sguardo preoccupato a Doremi, ma lei la precedette domandandole
“Qual buon vento la porta qui?”.
“Mi chiedevo se avevi visto mio
figlio in giornata.” le disse la signora, mentre le sue sopracciglia si
increspavano in un’espressione ansiosa.
Doremi non ci pensò due volte. “Sì,
è stato con me fino a poco fa.” le rispose per rassicurarla. La signora sembrò
tranquillizzarsi.
“E per caso ti ha detto dov’è stato
ieri sera? Non ha dormito a casa.” chiese ancora la signora, ora con sguardo
arrabbiato.
Doremi si mise una mano sul mento
pensierosa. Inventa, inventa. – si
disse in mente, mentre la signora aspettava curiosa. “Mi pare mi abbia detto
che rimaneva da un suo compagno di squadra, per discutere della prossima
partita di calcio.” affermò la ragazza, sudando freddo “Mi ha detto che si
sarebbe fermato da lui anche stanotte.”
“Ah, è così!” fece la signora con
sguardo infuocato “Gli ho sempre detto di avvertire quando non torna a casa.”
Doremi si passò una mano dietro la
testa con fare innocente. “Deve capirlo. Per lui il calcio è tutto.” lo
giustificò.
“A proposito, voi due siete in
classe insieme, giusto?” domandò la signora, cercando di ricordare.
“Sì, fin dall’asilo.” rispose
Doremi, rammendando quale spiacevole esperienza fosse avere a che fare tutta la
vita con quella peste di Tetsuya. D’accordo, negli
ultimi mesi sembrava maturato inspiegabilmente, ma il suo solito atteggiamento
da idiota faceva capolino spesso.
“Allora non mi sono confusa.” si
illuminò la signora guardando la rossa con fare affettuoso “Tetsuya
mi parla molto di te.”
A Doremi cascò la mascella. “Lui
parla di me?” domandò incredula, mentre la donna annuiva “E cosa dice?”
La signora sembrò pensarci su, poi
disse col sorriso affettuoso di prima “Dice che sei maldestra, goffa e
pasticciona.”
“Davvero molto gentile suo figlio.” commentò
Doremi, pensando che quei tre aggettivi non erano altro che sinonimi del
soprannome che lui le affibbiava sempre: Dojimi.
“Non devi sentirti offesa.” la
rassicurò la signora “I ragazzi dicono sempre il contrario di quello che
pensano. Sono certa che piaci molto a mio figlio, altrimenti non stareste
insieme, no?”
Altrimenti
non stareste insieme … Altrimenti non stareste insieme … Altrimenti non
stareste insieme … Altrimenti non stareste insieme … Altrimenti non stareste
insieme … La frase rimbombò nella testa di Doremi come un’eco reale.
“Cosa!?” urlò Doremi, capendo solo
allora il significato di quelle parole “Noi non
stiamo insieme!!”
La signora sembrò sorpresa dalla
rivelazione. “Davvero?” domandò.
“Assolutamente sì!” esclamò subito
la ragazza.
“Oh, peccato …” rispose la signora
dispiaciuta, poi riassunse il sorriso “In ogni caso, penso davvero che tu gli
piaccia.”
Se,
se, come no! – venne da pensare a Doremi.
“Oh, si è fatto tardi.” disse la
donna dando uno sguardo all’orologio che indossava al polso “Devo scappare.
Grazie delle informazioni, cara.”
Doremi mostrò il sorriso più tirato
che potesse fare. “Prego.” disse, poi un sorriso diverso le si dipinse in
volto, un sorriso sadico “Appena torna Tetsuya
dovrebbe fargli una bella strigliata. Non mi pare giusto far preoccupare in
questo modo i propri genitori.”
“Hai perfettamente ragione. Lo
farò.” rispose la signora Kotake decisa, mentre con
un cenno di saluto si allontanava da casa Harukaze.
Doremi continuò ad agitare la mano in aria, fino a che la donna non fu
abbastanza lontana, poi si voltò, chiudendosi rumorosamente la porta alle
spalle. Tetsuya era in cima alle scale accovacciato
dietro una colonna. Malgrado la distanza, la ragazza notò che le sue guance
erano tinte di rosso. Ha sentito tutto.
– pensò lei, mentre gli scoccava uno sguardo agghiacciante, facendogli
accapponare la pelle, al che tornò di corsa in camera. Doremi si incamminò su
per le scale. Dobbiamo parlare a
quattr’occhi. – pensò.
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Poco
prima a Osaka, Leon e Aiko camminavano diretti a casa
Senoo. Il silenzio regnava sovrano, misto
all’imbarazzo. Dopo la faccenda di Tetsuya, che aveva
contribuito tanto a far dimenticare l’evento spiacevole del Luna Park, il ricordo era riaffiorato alla mente dei
due ragazzi. La più confusa era ovviamente Aiko, che
non riusciva a capacitarsi di cosa sarebbe potuto accadere se quel cellulare
non avesse squillato. Si era lasciata andare in maniera esagerata e mai nessun
ragazzo era riuscito nell’intento di avvicinarsi così tanto a lei. Aveva perso
il conto. Quante volte Leon c’era riuscito senza tuttavia avere successo
nell’intento di baciarla?
Mentre
questa domanda si stagliava nella testa di Aiko,
erano già arrivati a casa. Si fermarono. Lei alzò finalmente lo sguardo e fissò
Leon. Era serio.
“Ehm
… Sono arrivata.” annunciò lei, sebbene anche il biondino l’avesse intuito.
Lui
non rispose. Continuò a fissarla, con quegli occhi azzurri mozzafiato.
“Allora
io vado.” disse Aiko, imbarazzatissima, voltandosi.
“Aiko …” la chiamò lui, prendendole una mano, per fermarla.
Lei
si voltò di nuovo. Lo sguardo di lui era sempre più serio.
“Riguardo
ad oggi, non mi do per vinto.” le disse deciso, riferendosi al tentato bacio.
Aiko aveva gli occhi sbarrati. Voleva dire qualcosa, ma non trovò le parole
per esprimere ciò che aveva in mente. Si limitò solo a sussurrare un “Perché?”.
“Perché
ti amo.” le rispose subito lui, poi le lasciò andare la mano e si incamminò.
“Ciao.” le disse, con un cenno della mano.
Le
guance di Aiko stavano andando a fuoco e lei non riusciva
a distogliere lo sguardo dalla sagoma lontana del mago, che pochi secondi dopo
si smaterializzò. Le labbra, rimaste scongiunte per lo stupore, si riunirono
per lasciar posto a un mezzo sorriso. La ragazza si avvicinò alla porta d’ingresso
e, infilando la chiave nella toppa, entrò in casa.
“Sono
tornata!” disse con lo sguardo imbambolato.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Doremi entrò a grandi passi in
camera sua. Un’aura di rabbia l’avvolgeva. “Perché hai detto a tua madre che
stiamo insieme?” chiese la ragazza, mentre il suo interlocutore giocherellava
con uno yo-yo preso da chissà dove.
Lui la guardò con indifferenza,
smettendo di far rimbalzare su e giù l’oggetto. Aggrottò la fronte e, mentre le
sue guance si tingevano di nuovo di rosso, disse “Non gliel’ho mica detto io.”
Doremi lo guardò incredula, una vena
pulsante sulla fronte. “Di certo non sono stata io.” rimbeccò “E poi, perché
parli solo delle mie cattive qualità?”
Tetsuya
distolse lo sguardo da lei e ritornò a giocare con lo yo-yo. “Perché non hai
buone qualità.” rispose imbronciato.
Doremi strinse i pugni. “Ho come
l’impressione che il qui presente moccioso voglia dormire sotto un ponte
stanotte.” disse sarcastica.
“Non ti ho chiesto io di ospitarmi.”
controbatté lui.
Doremi stava per scoppiare, ma
decise di trattenersi. Afferrò il pigiama e uscì fuori dalla stanza diretta in
bagno, sussurrando “Sono troppo buona io.”
Quando fu di ritorno trovò Tetsuya nella stessa posizione di prima, solo che ora aveva
smesso di giocare con lo yo-yo, che era tornato al suo posto su uno scaffale
non molto in alto. I suoi occhi blu si distolsero dalla finestra che aveva
preso a fissare e si andarono a posare sulla ragazza. Indossava un pigiama di
un rosa tenero, le quali maniche erano un po’ troppo lunghe, e i capelli
sciolti le ricadevano sulle spalle e le coprivano quasi tutta la schiena.
Lo sguardo di Doremi era ancora
furibondo e ciò lo indusse a richiudere la bocca rimasta aperta per lo stupore.
Era veramente bella.
“Cos’è quello sguardo da scemo?”
domandò la ragazza, col disappunto sul volto.
“Non ho uno sguardo da scemo!”
rispose il piccolo Tetsuya con la faccia
completamente rossa.
“Se lo dici tu.” gli disse lei, poi
gli si avvicinò e lo prese in braccio “Andiamo a dormire.”
Tetsuya,
con gli occhi totalmente sbarrati, strinse forte tra le manine alcuni lembi del
pigiama della ragazza. I pochi neuroni intatti lo stavano abbandonando.
“So camminare.” disse mostrando
un’espressione contrariata.
Doremi si sedette sul letto e fissò Tetsuya.
“Sei tutto rosso.” lo incalzò lei.
Lui distolse lo sguardo. “Non è
vero.” mentì.
“Come sei antipatico.” gli rispose
lei, poi si coricò trascinandoselo appresso, afferrò le lenzuola e, dopo
essersi coperta, chiuse gli occhi. “’Notte.” disse infine, stringendolo forte a
sé.
“Pe … Perché
mi abbracci?” domandò lui, a mo di protesta.
“Perché lo spazio è limitato.”
rispose, mentre il sonno prendeva del tutto il sopravvento.
Lui la fissò mentre dormiva. Il
ritmo rilassato del suo respiro fece in modo che anche lui si addormentasse in
fretta.
“Che peso sullo stomaco …” sussurrò Doremi nel sonno, mentre la luce del mattino
inondava la camera. Cercò di capire perché si sentisse lo stomaco appesantito.
Con gli occhi ancora chiusi, tastò qualcosa che le stava sul petto. Sentì sotto
le mani delle braccia moderatamente muscolose. Con una mano carezzò il busto
della persona che le stava addosso. Riconobbe degli addominali ben scolpiti.
Finalmente si accorse anche dell’aria calda che le arrivava sul collo. In un
gesto convulso i suoi piedi sfiorarono un altro paio di piedi. Spalancò gli
occhi. Tetsuya teneva poggiata la testa su una sua
spalla e con il suo le copriva tutto il corpo. Era tornato adolescente.
“Santi numi …” sussurrò Doremi rossa
in viso, mentre un braccio di lui le andava a cingere la vita
inconsapevolmente. Delle farfalle presero a svolazzare allegramente nello
stomaco della ragazza. “Tetsuya …” chiamò lei, con
una voce bassa e cadaverica.
Lui si accovacciò di più alla
ragazza sussurrando impercettibilmente il suo nome.
“Sve …
Svegliati … Ti prego …” lo implorò lei a un tratto rigida.
Lui aprì un po’ gli occhi, alzò la
testa dalla spalla di lei e cominciò a fissarla. La fronte gli si aggrottò.
“Riesco a guardarti in faccia …” disse con un tono sonnacchioso “E i miei piedi
arrivano dove arrivano i tuoi.” Un sorriso gli si accese in volto. “Sono grande
…”
La voce gli morì in gola quando si
rese conto della vicinanza che c’era tra lui e Doremi. Scostò immediatamente la
mano dal fianco di lei. “Scu … scusa.” balbettò
arrossendo.
“Nessun problema … E’ stato solo un
… un incidente di percorso.” rispose lei, distogliendo lo sguardo dal viso
impacciato di lui, mentre le farfalle che stavano nel suo stomaco tornavano al
loro posto.
… to be continued …
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
ANGOLINODELL’AUTRICE
Salve a tutti! Da quand’è che
non aggiorno? Non ricordo. Mi sono concentrata su altre fic e mi sono
dimenticata della mia pargoletta. Ebbene, come potete vedere, Doremi non sarà
costretta a sposare un moccioso. Certo, Tetsu poteva scegliere un momento
migliore per crescere. XD Doremi è rimasta scioccata! Ora passo subito ai
ringraziamenti …
Grazie a coloro che hanno
recensito lo scorso cap:AikoSenoo , VeveBlader Girl
, Elly_onpu , Ferula_91. [Sono d’accordo con voi. Anch’io avrei
distrutto il cellulare. *Vale-chan immagina … Dopo aver schiacciato il cell con una pestata potente si rivolge a Leon* Vale (occhi dolci): dicevamo?]
Grazie alle numerosissime
persone che hanno messo la fic tra i preferiti e le
seguite. Infine grazie a coloro che si limitano solo a leggere la fic. Grazie mille a tutti.
Ora scappo e vi lascio ai
vostri affarucci! Ci si legge al prossimo cap! Ciau!
Le Ojamajo hanno
17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un
nuovo compagno di classe: Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere
sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette.
Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature
maligne.
Ancora dubbi si fanno strada nella mente di Hazuki che è indecisa sul da farsi. Rimanere con Fujo nonostante i sentimenti che prova verso Masaru? Intanto Leon fa un ulteriore passo verso la vittoria,
dicendo “ti amo” alla sua Aiko. Infine, dopo un’altra
nottata a casa Harukaze, Tetsuya
torna adolescente, creando non poco imbarazzo a Doremi.
Capitolo 14
Feelings
«Vorrei essere in te,
capire se ciò che sono e faccio
è abbastanza a rendere
almeno l’idea
dell’immensità che
esistendo hai reso mia.”
(Max Pezzali
& Syria – Essere in te)
Tetsuya
scese in cucina. I genitori di Doremi erano usciti e
la giovane Pop sedeva a tavola sgranocchiando qualche biscotto e guardando la
televisione. La ragazzina si accorse della presenza di lui e voltò lo sguardo
nella sua direzione.
“Buongiorno, Kotake-kun!”
esclamò, ma subito le sue labbra si piegarono in un sorriso malizioso, notando
l’imbarazzo stampato sul viso del ragazzo “E’ andata bene la nottata?”
Il viso di Tetsuya
divenne ancora più rosso, mentre annuiva con un cenno della testa.
“Doremi è in
bagno.” lo informò lei, notando lo sguardo di lui vagare per la cucina. “Mi ha
detto come sei tornato normale. Deve essere stato abbastanza imbarazzante, per quanto
mia sorella non sia affatto attraente.”
continuò a dire con fare da saputella.
“Chi è che non è attraente!?” sbottò Doremi, comparendo improvvisamente in cucina. Aveva anche
lei le guance estremamente rosse.
Pop iniziò a sudare freddo, poi diede un
rapido sguardo all’orologio. “Oh, come si è fatto tardi! Il mio fidanzato mi
starà aspettando!” disse la ragazzina, alzandosi dalla sedia e fiondandosi in
corridoio. “Buona giornata!” salutò poi, uscendo di casa e chiudendosi la porta
alle spalle.
Doremi sbuffò
sonoramente e poi si rivolse a Tetsuya, balbettando e
tuttavia non cancellando l’espressione imbronciata “Co … cosa vuoi mangiare?”
Il ragazzo la guardò intensamente,
rimanendo imbambolato. Pensava a tutto fuorché la colazione. Al momento era concentrato
sulla coda di cavallo che si era fatta Doremi. Con le
sopracciglia inarcate in modo esagerato, pensò che la coda fosse la pettinatura
che le stava meglio. Passò a fissare i vestiti che aveva indosso. Stava giusto
pensando a come alla ragazza stesse bene quella t-shirt azzurra, quando ella
stessa interruppe le sue fantasie.
“Ehi, mi rispondi?” gli domandò, con
tono scocciato.
“Niente!” rispose lui, senza aver
nemmeno capito la domanda, spostando di nuovo lo sguardo sul viso di lei.
“Okay, allora mangio da sola.” concluse
lei, dirigendosi verso il frigorifero.
Ed ecco che il ragazzo si ritrovava di
nuovo a combattere contro se stesso. L’impulso di avvolgere la ragazza in un
abbraccio era forte. Non aveva mai sentito quella sensazione. Continuò a memorizzare
ogni singolo movimento di lei, mentre si preparava la colazione.
“Perché non ti siedi?” disse lei,
qualche minuto dopo aver preso posto a tavola.
Lui automaticamente si sedette accanto
a lei. Doremi lo guardò con un sopracciglio inarcato.
“Sei sicuro di non voler mangiare? Ti vedo un po’ sciupato.” gli chiese di
nuovo.
Tetsuya
scosse la testa velocemente, senza spiccicare parola, ora particolarmente
interessato alla superficie del tavolo.
“Come vuoi.” rispose lei, cominciando a
mangiare lentamente.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Aiko
aprì un po’ gli occhi e si stiracchiò, ancora un po’ addormentata. Un dolce
ricordo le riaffiorò alla mente. Due semplici parole romantiche pronunciate da
una voce a dir poco adorabile. Ricordò quegli occhi azzurri seri e d’un tratto
le venne la pelle d’oca. I suoi occhi poi si spalancarono del tutto e lei si
mise a sedere. Successivamente si alzò e si diresse in cucina. Sul tavolo c’era
un biglietto che le aveva lasciato la madre, in cui diceva che era dal nonno
con la piccola Nana e che suo padre sarebbe rientrato per pranzo. In risposta
la ragazza emise uno sbadiglio, mentre il telefono di casa squillava. Le venne
di nuovo la pelle d’oca al ricordo del tentato bacio, poi si disse che non
poteva essere Leon ad averla chiamata. Si diresse verso l’apparecchio e alzò la
cornetta.
“Pronto?” disse la ragazza dai capelli blu
in attesa di risposta.
“Sono Naoko!”
esclamò la voce dall’altro capo con vigore.
“Nao-chan,
buongiorno!” la salutò Aiko, completamente sveglia.
“’Giorno! Com’è andata ieri?” chiese l’amica,
interessata in particolar modo al lasso di tempo che lei e Anrima
non avevano potuto seguire con i loro occhi.
Aiko
raccontò com’era andato l’appuntamento seppure omettendo la scena del bacio e
del Labirinto degli Specchi.
“Poi mi ha accompagnato a casa …” disse
infine un po’ incerta.
Naoko
colse immediatamente la suddetta incertezza. “E?” domandò curiosa.
“Mi ha detto … che mi ama.” ammise Aiko, mostrando lo stesso mezzo sorriso della sera
precedente. Il fatto era che non sapeva se ritenersi contenta o meno.
“Davvero?” chiese Naoko
su di giri.
Il sorriso di Aiko
si allargò. “Sì.” le rispose, ripensando ancora a quel bel momento.
“E cosa gli hai detto tu?” continuò a
domandare Naoko.
“Ma nulla!” disse subito la sportiva con le
guance rosse “Poi è andato via.”
“Ho capito. Ma a te lui piace?”
Aiko
ci penso su un attimo. Nel Labirinto gli era stata riconoscente per averla
soccorsa e non si era fatta tanti problemi ad abbracciarlo. Riguardo al bacio
poi, era stata molto decisa sul da farsi.
“Forse.” rispose infine Aiko.
“Ma come forse!?” prese a rimproverarla Naoko, ma
ormai Aiko non l’ascoltava. La sua fantasia stava
andando ben oltre. Cosa sarebbe accaduto se quel cellulare non fosse squillato?
Le loro labbra si sarebbero congiunte … E poi? Come sarebbe finita? Aiko non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo deciso
del ragazzo in tutte le volte che aveva tentato di baciarla. E proprio in quel
momento che lei aveva deciso di accontentarlo era squillato quel cellulare. Si
domandò perché il destino le avesse fatto quello stupido scherzo. Forse per
punirla per non aver dato ascolto ai sentimenti sinceri di Leon.
“Leon …” sussurrò al telefono la ragazza
dai capelli blu sospirando e assaporando ogni lettera di quel nome.
“E’ andata in iperventilazione.” concluse Naoko, dato che la ragazza non l’ascoltava più.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Hazuki giunse
davanti casa di Masaru. In realtà non sapeva il
perché della sua venuta. Sapeva solo che aveva voglia di parlargli. Si avvicinò
all’ingresso e suonò il campanello. Sentì la voce del ragazzo in casa che
l’avvertiva che stava arrivando. Pochi minuti e la porta si aprì, rivelando il
ragazzo.
“Ciao, Fujiwara.”
la salutò lui, con sguardo sorpreso “Come mai qui?”
Hazuki
cominciò a tormentarsi le mani. “Mi chiedevo se potevo parlarti.” disse lei,
con voce molto bassa.
“Ma certo. Entra pure.” la invitò lui,
ora con la fronte aggrottata.
“Ti ringrazio.” rispose lei, mentre
entrava in casa e il ragazzo si chiudeva la porta alle spalle. “Sei solo?”
domandò poi guardandosi intorno.
“Sì, sono tutti usciti.” le disse,
avviandosi in salotto con la ragazza al seguito. “Prego, siediti.” la invitò
lui, indicandole il divano. I due allora si sedettero. “Di cosa vuoi parlarmi?”
La ragazza sembrò non pensare molto a
cosa dire, bensì andò subito al punto. “Credo che tu mi piaccia.” disse
fissando il mare verde degli occhi di lui. I muscoli del viso del ragazzo
sembrarono distendersi e le sue labbra si distaccarono, creando un’espressione
di stupore.
“Ti piaccio?” domandò il ragazzo,
incredulo alle parole della violinista.
“Esatto.” si limitò a rispondere lei.
Il ragazzo sembrò sperduto in quelle
parole, che, certo, aveva desiderato sentire da tempo, ma che mai si sarebbe
aspettato di udire adesso.
“E Kashikoi?”
continuò a chiedere lui.
Lei abbassò lo sguardo. “E’ anche di
questo che volevo parlarti.” disse, scrutando il pavimento, poi riprese a
fissarlo “Nel momento in cui ci siamo messi insieme, ho pensato che avessi
sbagliato tutto. Perché sei tu l’unico che a …” si bloccò per le parole impegnative
che le stavano uscendo di bocca. “… che mi piace.” si corresse.
“Stai dicendo sul serio?” interrogò
lui, con gli occhi incollati a quelli di lei. Lentamente iniziò ad avvicinarsi
al suo viso.
“Sì.” rispose lei, facendo lo stesso. I
loro visi erano ormai vicinissimi e in pochi secondi le loro labbra si
congiunsero dolcemente, mentre le braccia di Hazuki
avvolgevano il collo di Masaru e quelle del ragazzo
cingevano la vita di lei. Dopo un po’ si staccarono.
“Lo lascerai?” chiese lui speranzoso.
“Sì, ci parlerò domani stesso.” gli
sorrise lei. Ora era veramente felice e a completare l’opera fu un nuovo dolce
bacio e chissà quanti altri per tutto il tempo che la ragazza passò lì dal suo
amore.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Allo studio di registrazione di New York
intanto Onpu stava registrando una canzone.
“Non sembra lei.” disse il produttore
ad uno degli impiegati “Di solito mostra allegria e sicurezza, mentre ora mi
sembra incredibilmente giù di morale.”
L’impiegato fece spallucce. “L’adolescenza
fa questi scherzi. Rende un po’ lunatici.” spiegò quest’ultimo.
La canzone si concluse e Onpu sorrise in maniera poco convincente. “Come sono
andata?” chiese.
“Bene, Onpu-chan!
Bene!” rispose il produttore, poiché la canzone era stata effettivamente
interpretata alla perfezione.
“Allora posso andare?” chiese la
ragazza, uscendo dalla stanza dove aveva registrato.
“Sì, certo!” assentì il signore “Buona
domenica,cara.”
“Arrivederci!” salutò la ragazza e,
dopo aver afferrato la sua borsa, uscì dallo studio. In corridoio però una
persona l’aspettava.
“Ciao!” la salutò Tooru,
sorridente.
La ragazza sorrise a sua volta
arrossendo. “Ciao, Tooru.”
“Posso accompagnarti fino a casa?”
domandò lui.
Lei annuì impercettibilmente e i due si
avviarono insieme.
“Ieri non abbiamo avuto tempo per
parlare. Hai letto poi il messaggino che ti ho mandato?” domandò il ragazzo.
“Sì, l’ho letto.” rispose in fretta
lei.
Lui allora cominciò a fissarla e lei
fece lo stesso. “E sei ancora convinta che tu non mi piaccia per davvero?”
“Io … Credo … Cioè non so se …”
balbettò lei, mentre senza guardare avanti inciampava in un sasso. Tooru sbarrò gli occhi e con pronti riflessi cercò di
afferrarla. Il risultato fu che lui cadde col fondoschiena a terra, invece lei
ora gli stava seduta sulle gambe e gli teneva le braccia intorno al collo.
“Allora?” domandò lui.
“Sono caduta.” rispose lei, fissando
gli occhi di lui, incantata.
“No. Intendevo sapere se mi credi.”
precisò lui.
“Ah!” fece lei. “Credo che tu sia
sincero.” gli confessò poi, al che il sorriso di lui si allargò “Ma devo
pensare bene a cosa fare.”
“Hai tutto il tempo che vuoi.” le
sussurrò lui, scoccandole un bacio sulla guancia.
“Grazie.” gli disse lei, lasciandolo
andare e alzandosi in piedi.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Doremi
afferrò la cornetta del telefono di casa.
“Che fai?” domandò Tetsuya,
comparendo in corridoio.
“Avverto Momo-chan
che sei tornato normale.” rispose lei cominciando a comporre il numero.
Dopodiché avvicinò la cornetta all’orecchio.
“Momo-chan?”
fece Doremi, sentendo che la chiamata veniva
accettata dall’altro capo.
«Umh, sono la
madre di Leon. Chi parla?» domandò una donna dall’altro capo.
“Sono Doremi.
Può passarmi Momoko?” chiese la ragazza.
«Certo!» rispose questa.
Pochi minuti dopo, Momoko
rispose «Hi, Doremi! Are there news?»
“Momoko, per
favore, non parlare inglese che non ti capisco.” la pregò Doremi,
grattandosi la nuca, mentre Tetsuya tratteneva una
risatina divertito.
«Okay! Che è successo?» domandò la
straniera.
“Tetsuya è
tornato normale.” annunciò la rossa.
«Really?
Come?»
“Ora non ti sto a spiegare i
particolari. Fatto sta …” Doremi si interruppe e
prese a fissare il ragazzo che stava ascoltando. “… che stamattina era grande …
così grande che mi stava addosso.” farfugliò infine, distogliendo lo sguardo
dal viso di lui, al che entrambi arrossirono eccessivamente.
«Mmh …
Addosso?» chiese conferma Momoko.
“Sì, hai capito bene! Ti prego di dire
ad Akatsuki di non preoccuparsi più. Si è già
preoccupato fin troppo.” disse la
rossa, con un tono ironico nell’ultima frase.
«A proposito, mi spieghi che è successo
tra voi? E’ chiaro come il sole che avete litigato.»
Doremi
assunse un tono freddo. “Sì, abbiamo litigato, ma non solo …” disse, mentre Tetsuya tornava a fissarla.
«In che senso, non solo?»
“Nel senso che mi si è dichiarato. Mi
ha detto delle cose strane e mi ha baciata. Fortunatamente è stato breve,
poiché Tetsuya gli ha dato un pugno.”
Tetsuya
distolse lo sguardo dalle labbra di lei, scacciando l’impulso di baciarla.
Momoko
intanto si portò una mano sulla bocca. «Ma davvero? Allora è vero che piaci a Tetsuya.» disse la bionda.
“Ma non dire sciocchezze.” la
rimproverò quasi Doremi, poi tornò a fissare il
ragazzo, o meglio i suoi occhi blu “Non credo sia possibile che Tetsuya …”
Tetsuya
riprese a fissarla, con la fronte aggrottata, al che Doremi
si bloccò.
«Ma sì! E’ lampante! Io e le altre lo
abbiamo sempre pensato. A lui piaci.» insistette Momoko.
“Non gridare che è qui.” le ordinò la
rossa.
Tetsuya
continuò a fissarla, ora in malo modo.
«Sarebbe un buon modo per sapere la
verità.»
“Meglio di no. Sto bene così.” disse Doremi.
«Ma se piace anche a te!» la prese in
giro la straniera.
“Ma non è vero. Non mi pia …” fece per
dire la rossa, ma si interruppe improvvisamente conscia della presenza del
ragazzo in questione. “Senti, ora ti lascio. Vai da Akatsuki
e digli quello che ti ho detto. Ciao!” concluse riattaccando.
Tetsuya
continuò a fissarla, ora con un sopracciglio inarcato. “Che dicevate di me?”
domandò sospettoso.
Doremi aprì e
richiuse la bocca più volte prima di proferire parola. “Ma nulla di
importante.” disse facendo spallucce.
“Sicura?” chiese ancora lui.
“Ma certo!” rispose lei, poi cambiò
argomento “Vuoi che ti accompagni a casa? Credo che tua madre ti stia
aspettando.”
Tetsuya
assunse un’espressione truce. “E tu invece stai aspettando la strigliata che mi
farà.”
“Ovviamente.” sorrise lei.
“Okay, andiamo.” disse lui.
Detto questo Doremi
si diresse verso l’ingresso e si infilò le scarpe, mentre il ragazzo faceva lo
stesso. Lei aprì la porta e i due uscirono di casa.
A metà strada i due non avevano
spiccicato parola. Tetsuya si asteneva il più
possibile a guardare la ragazza.Dopo
quell’incontro ravvicinato che avevano avuto quella mattina il suo cervello era
andato in pappa, traducendo aveva un immensa voglia di averla solo per sé. Doremi invece ripensava alle parole dell’amica Momoko. Ma l’unico modo per sapere se a Tetsuya
lei piaceva veramente era chiederglielo direttamente. La lampadina si illuminò.
Doremi si fermò e solo in quel momento Tetsuya la degnò di uno sguardo.
“Perché ti sei fermata?” chiese lui,
mentre il suo sguardo indugiava ancora sulle labbra di lei.
“Volevo chiederti una cosa.” disse Doremi con un’espressione seria.
Tetsuya si
costrinse a riacquistare un benché minimo cenno di decenza. “Dimmi.” disse, ora
fissandola negli occhi.
“Io ti piaccio?” domandò Doremi senza preamboli.
Il ragazzo sbarrò gli occhi. La decenza
se ne stava andando completamente, insieme agli ultimi neuroni intatti. Il viso
del ragazzo divenne così rosso, tanto che per poco gli fuoriuscì del vapore
dalle orecchie.
“Mi rispondi?” domandò Doremi, dopo qualche minuto, ansiosa di avere una risposta.
“Io …” cominciò Tetsuya,
perdendosi nel suo stesso discorso.
Doremi
intanto pendeva dalle sue labbra. “Tu …?” lo incitò a continuare.
“Sì, mi piaci.” rispose lui, ormai
completamente andato.
A Doremi
cascò la mascella. Ed ora che ne aveva avuta la certezza cosa avrebbe dovuto
fare?
… tobecontinued
…
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
ANGOLINO DELL’AUTRICE
Salve a tutti!
Ecco il capitolo 14 di Together! Ce ne ho messo di
tempo per finirlo. Che ve ne pare? Troppo sdolcinato? (Più che altro mi pare
che le figure nere stiano andando in vacanza … Non si fanno mai vedere. ndTutti; In realtà si fanno pagare troppo. ndMe; ò.OndTutti;
A parte gli scherzi dal prossimo cap prometto che
sostituiremo la suspence al diabete. ndMe). Vorrei passare ai regalini di questo cap, ovvero due video.
Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un
giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon. Quest’ultimo le
svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e i suoi amici hanno il compito di
proteggerle e imprigionare le creature maligne. Hazuki
si dichiara a Masaru; Aiko
comincia a capire un po’ ciò che prova; tra Onpu e Tooru le cose sembrano migliorare un pochino; Tetsuya rivela a Doremi i suoi
sentimenti.
CAPITOLO 15
Maybe… I love you
« Perché in una storia non pensavo di trovare mai più Quello che nel giro, sai, di un'ora mi hai già
dato tu Perché io e te per cercare di capire chi siamo Siamo andati avanti che alla fine vuoi vedere che
ti amo »
(Gianluca Grignani e L’Aura – Vuoi vedere
che ti amo)
Doremi cercò di riacquistare un po’ di attenzione per il suo
interlocutore, ma l’ultima frase pronunciata da Tetsuya
le rimbombava in testa. Mai avrebbe pensato che ciò che aveva detto Momoko si rivelasse la verità. Si era immaginata una
risposta del tipo “Ma che ti salta in testa, scema!” e invece il ragazzo dai
capelli blu le aveva detto il contrario.
“Io
…?” chiese lei indicando prima sé stessa e poi il ragazzo.
Lui
annuì, cominciando ad avvicinarsi a lei. “Sì, hai capito bene. Mi piaci.” le
rispose serissimo.
Doremi fece qualche passo indietro. “Da … da quanto?”
balbettò intanto.
“Da
sempre.” disse lui con sicurezza.
“Da
sempre?” ripeté lei, mentre lui era sempre più vicino. Sentì la sua schiena
andare a sbattere contro una parete che le stava dietro e quindi si arrestò.
“In che senso da sempre?” continuò a domandare la ragazza.
“Mi
piaci fin dalla prima volta che ti ho visto.” spiegò lui, afferrandole un polso
per impedire che fuggisse via, cosa che in effetti Doremi
aveva pensato di fare.
“Cio … Cioè da … dall’asilo?” continuò ad incespicare lei,
mentre il viso del ragazzo si faceva sempre più vicino al suo. Le guance le
andarono in fiamme quando si rese conto delle sue intenzioni.
“Precisamente.”
assentì lui, mentre la guardava con gli occhi vuoti, persi nella sua stessa
azione.
“Che
fai?” fece lei, ormai completamente irrigidita e rossa in viso.
La
mano libera di lui le andò ad accarezzare una guancia, al che le venne la pelle
d’oca. “Puoi ricambiarmi?” le domandò deglutendo e non staccando i suoi occhi
da quelli di lei.
Le
sopracciglia di Doremi si inarcarono, formando
un’espressione incerta e allo stesso tempo presa dallo sguardo di lui. Il suo
labbro inferiore tremò mentre cercava una risposta nella sua testa, ma la
stessa non le veniva. Erano così vicini che non riuscì a pensare a niente di
valido.
“Ragazzi,
che fate?” domandò intanto una vocina familiare.
Lo
sguardo di Doremi ricadde all’istante sulla figura di
sua sorella a pochi metri da loro e solo nel momento in cui la ragazza ebbe distolto
lo sguardo da quello di Tetsuya, quest’ultimo si
accorse della presenza di Pop.
“Pa
… parlavamo.” borbottò Doremi, rivolta alla sorella.
“Così
vicini?” domandò questa col solito sorrisino saccente.
Tetsuya allora riacquistò un po’ di pudore. Arrossì
all’istante e, lasciando andare il polso di Doremi,
si allontanò da lei velocemente. “Sì, parlavamo!” assentì con uno scatto della
testa, mentre i suoi occhi completamente sbarrati si interessavano
improvvisamente al selciato.
“Ho
capito.” disse la ragazzina mordendosi il labbro inferiore in segno di
riflessione “Doremi, non stavi accompagnando Tetsuya a casa?”
Doremi si riscosse dalla nebbia che le aveva imprigionato
il cervello e si affrettò a rispondere “Sì, infatti adesso andiamo.”
“Okay,
allora vi accompagno!” sorrise la piccola Pop, cominciando a camminare.
“Bene.”
disse Doremi, contenta che sua sorella fosse arrivata
e l’avesse salvata da quella situazione imbarazzante. Per tutto il cammino
infatti si sarebbe tenuta a debita distanza dal ragazzo.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Intanto
una figura nera aveva assistito alla scena di nascosto. La sua statura,
nettamente inferiore a quella delle altre creature, non la rendeva per niente
inferiore in quanto a cattiveria. La sua rabbia era tale da poter esplodere da
un momento all’altro.
“Come ha fatto a sopravvivere quello!?”
si domandò in un sussurro, notando come il suo attacco a Tetsuya
non avesse funzionato. Gli vennero i nervi, quando notò che non aveva nemmeno
un graffio. La sua espressione si tramutò in vero e proprio orrore nel momento
in cui si rese conto di ciò che stava rischiando. “Il capo sarà furioso, quando lo scoprirà.” disse, mentre un’altra
figura compariva al suo fianco.
“Se lo scoprirà...” rispose quest’ultima
con un sorriso complice, mentre la compagna notandola mostrava la stessa
espressione.
“Cosa proponi di fare?” domandò la figura
nera più bassa.
“Ovvio. Innanzitutto non gli diremo nulla
riguardo il tuo fallimento, ma intanto potremo occuparci della più debole delle
streghe.” espose l’altra.
“E la più debole è…?”
domandò ancora la prima.
“MajoHazukiFujiwara.” rispose la seconda, mentre il loro sorriso
si allargava e entrambe svanivano nel nulla.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Aiko andava su e giù per la sua camera da letto. Mentre
camminava, ripetendo in continuazione lo stesso percorso, si teneva una mano
sul cuore. Temeva che da un momento all’altro le potesse scoppiare, tanto
batteva forte. Nella sua mentre continuava a vedere gli occhi color del cielo
di lui, di Leon, del suo Leon… Scosse
in fretta il capo per poter scacciare quel pensiero. Il suo Leon!? Cose da
matti! Ma forse la sua pazzia era
dovuta al sentimento che provava. Ne era certa ormai. Quel ragazzo che per
molto tempo lei aveva considerato un Don Giovanni, un egoista, uno svitato, ora
era la fonte del suo essere, o con parole più semplici, la sua unica ragione di
vita. La sua passeggiata d’improvviso si bloccò, poiché un pensiero terribile
le era passato per la testa. Lei lo aveva sempre odiato, mentre ora pensava che
le piaceva. E allora non poteva cambiare opinione su due piedi, andare da lui e
dichiararsi. “Assolutamente no!” si disse, lasciandosi cadere sul letto.
Inspiegabilmente i suoi occhi si riempirono di lacrime. Non poteva o non
voleva?
Un
soffio di vento le scompigliò i capelli. La finestra si era aperta da sola.
Asciugandosi gli occhi con una manica della felpa, si tirò su dal letto e si
diresse verso di essa per richiuderla.
“Ciao,
principessa.” le sussurrò una voce
all’orecchio, quando lei ebbe chiuso l’anta. Delle braccia moderatamente
muscolose le andarono a cingere la vita, mentre il respiro caldo della persona
che le aveva bisbigliato quelle dolci parole le accarezzava il collo. Con la
coda degli occhi Aiko riconobbe lo scintillio azzurro
di un paio di occhi che lei conosceva bene.
“Leon…”
sussurrò lei, arrossendo.
Il ragazzo sorrise
e cominciò ad accarezzarle una guancia con le labbra. “Continuiamo il discorso
di ieri?” le soffiò in un orecchio.
“Quale discorso?”
domandò lei, d’un tratto rigida.
“Ti amo.” le ripeté
come il giorno precedente, stringendola più forte a sé.
“Ah, quel discorso…” borbottò Aiko ormai in
trans, mentre un bacio del biondino le sfiorava una guancia. “Perché non ne
parliamo seduti?” fece la ragazza allarmata dall’audacia di Leon. Il ragazzo
sciolse l’abbraccio e lei si voltò a guardarlo. La sua espressione era molto
seria. Senza accorgersene neanche, Aiko cominciò ad
avvicinarsi a lui. Leon rimase immobile, in attesa di scoprire cosa volesse
fare la sportiva. Pochi secondi dopo, la ragazza gli aveva cinto le braccia
attorno al collo e lo aveva baciato. Leon ricambiò l’abbraccio e il bacio in
maniera molto dolce. Dopo tre minuti di apnea, Aiko
mollò la presa scioccata dal suo stesso gesto e si allontanò di qualche metro
da Leon. “Scusa! Non so cosa mi sia preso.” si giustificò.
Lui sorrise e
accorciò la distanza che lo divideva dalla ragazza. “Perché mi baci se non ti
piaccio?” la provocò lui.
Aiko arrossì ancora più di prima e distolse lo sguardo
dagli occhi di lui. “Non ho mai detto che non mi piaci!” disse orgogliosamente.
Il sorriso del
biondino si allargò e le sue labbra andarono di nuovo a congiungersi con quelle
della ragazza, che non si oppose e si lasciò trasportare in quell’attimo diabetico.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Hazuki varcò la soglia di casa di Masaru.
Il ragazzo, che la stava accompagnando, sorrideva felice di come si fossero
messe le cose.
“Io
vado.” disse la ragazza, arrossendo. Poi gli si avvicinò e gli scoccò un veloce
bacio sulle labbra. Il ragazzo si passò le dita sulla bocca – la carezza del
bacio si sentiva ancora – poi sventolò una mano in segno di saluto alla
ragazza, che stava andando via.
“Ciao.”
sussurrò lei, allungando il passo imbarazzata.
Una
volta lontana di un bel po’ di metri dalla casa del ragazzo, una figura nera le
si materializzò davanti. “Salve, piccola!”
la salutò questa sprezzante. “Vieni a
farti un giro con me?” le domandò poi, afferrandole un polso e svanendo
portandola con sé.
Poco
dopo apparvero in una stanza buia. Solamente qualche candela era accesa. Hazuki cadde in ginocchio a terra spaventata. Un angolo della
stanza buia era illuminato maggiormente. Una persona era seduta lì su di una
poltrona. Gli occhi di Hazuki si sbarrarono,
riconoscendo la persona che le stava davanti.
“Guarda un po’ chi si rivede.” esclamò la
persona in questione, schioccando le dita per compiere una magia, in modo da
legare Hazuki con delle corde robuste. “Le tue amiche verranno sicuramente e allora
avrò tutti i vostri cristalli.” spiegò la persona misteriosa, soffocando
una risatina.
“Perché
li vuoi?” riuscì a domandare Hazuki flebilmente.
“Voglio che il mondo dei maghi e quello delle
streghe sia mio per sempre!!” esclamò l’altro, mostrando tutta la sua
malignità attraverso una risata lasciata improvvisamente andare.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
La
porta di casa Kotake si aprì, dopo che Tetsuya ebbe bussato più volte. La madre del ragazzo li
accolse con un’espressione infuriata. “Alla buon ora!” disse la donna, con un
tono che sapeva di rimprovero. La sua espressione si raddolcì quando scorse le
due Harukaze in compagnia di suo figlio.
“Mi
hanno accompagnato.” spiegò lui.
“Mi
sa che se non ti accompagnavano non saresti tornato a casa tanto presto.” disse
la signora con un gesto eloquente della mano. Tetsuya
stava per ribattere qualcosa, ma la donna lo interruppe. “Ragazze,
accomodatevi. Volete che vi offra qualcosa?” disse a Doremi
e Pop.
Pop
si affrettò ad entrare. “Vorrei tanto bere un bel succo di frutta fresco.”
disse.
“Ma
certo. Vieni.” disse la signora cortese “E tu, Doremi?”
Doremi si riscosse dai suoi pensieri, riguardanti la scena
avvenuta poco prima tra lei e Tetsuya. “No, per me
nulla.”
“Se
è così…” disse allora Tetsuya,
afferrandole un polso “Vieni con me.”
“Dove
andate?” chiese la madre del ragazzo, mentre i due si dirigevano su per le
scale.
“In
camera mia.” si limitò a dire Tetsuya, al che una
forte scarica di adrenalina percorse tutto il corpo di Doremi.
Forse non era adrenalina. Forse era paura.
Una
volta giunti in camera, il ragazzo lasciò andare la mano di Doremi
e si chiuse la porta alle spalle. “Perché mi hai portato qui?” domandò la
ragazza.
“Perché
non abbiamo finito di parlare noi due.” sbottò lui, come se fosse arrabbiato
del fatto che poco prima fossero stati interrotti. “Siediti.” le ordinò
indicandole il letto. Lei obbedì e lui le si sedette accanto.
Il
silenzio permeò per molto tempo nella stanza, fino a che non fu Doremi a rompere il ghiaccio. “Di cosa dobbiamo parlare?”
domandò lei.
Il
ragazzo cominciò a guardarla negli occhi. “Tu cosa provi per me?” le domandò
diretto.
Doremi si pentì subito di aver parlato. Come prima cercò
una risposta da dare, ma gli occhi blu del ragazzo puntati su di lei non le
permisero di mettere insieme una frase concreta. “Come faccio a
capire ciò che provo per te adesso?” si limitò a domandare al ragazzo con
un’espressione che rifletteva perfettamente la sua preoccupazione per non poter
rispondere subito alla dichiarazione di lui.
Tetsuya
allora si avvicinò a lei. “Per esempio… Cosa senti
quando ti sono vicino?” le domandò. “O quando ti abbraccio…?”
continuò, avvicinandola a lui e cingendole la vita con le braccia.
Doremi era in
tilt. Ma che cavolo passava per il cervello di quel ragazzo!? Tutt’a un tratto
si limitava ad ascoltare i suoi ormoni e non il suo cervello!?
Il
ragazzo le poggiò una mano su di una guancia. “O quando tento di baciarti…?” concluse infine avvicinando il suo viso a
quello di lei.
Le due paia di occhi rimasero
incatenati tra di loro. Nessuno dei due distolse lo sguardodall’altro mentre le loro labbra si
avvicinavano. Doremi chiuse gli occhi di botto,
sperando quasi che fosse tutto un sogno.
Purtroppo per Tetsuya
in quel momento la porta si spalancò, rivelando sua madre. “Tetsu…?”
la frase della donna fu interrotta dalla scena sconvolgente.
I due ragazzi, ai quali mancava davvero
poco per baciarsi, rimasero immobili, tuttavia volgendo lo sguardo verso
l’ingresso.
“Che state facendo?” domandò la donna
appena entrata, con sguardo sospettoso.
Ormai Doremi
era quasi del tutto coricata sul letto e Tetsuya le
stava sopra. La situazione sembrava ovvia. La ragazza spinse via Tetsuya, arrossendo in maniera esagerata, e si affrettò a
rispondere.
“Nulla! Parlavamo!” urlò.
“Così vicini?” continuò a domandare la
signora.
“Mamma, non si bussa!?” domandò Tetsuya, visibilmente arrabbiato, ignorando la domanda
retorica della madre, mentre Doremi si alzava in
fretta dal luogo del reato.
“Alla porta della camera di un figlio
così spregiudicato no!” rispose la
signora. “Comunque mi chiedevo se Doremi restava a
pranzo.”
Doremi
arrossì ancora di più. “Veramente stavo andando via. Arrivederci.” disse con un
mezzo inchino, uscendo dalla stanza e scendendo le scale così veloce, che
rischiò di inciampare più volte. “Pop, andiamo!” chiamò la rossa. Pop spuntò in
corridoio e Doremi le afferrò la mano e la trascinò
fuori dalla casa di Tetsuya.
La signora Kotake
uscì fuori dalla stanza del ragazzo giusto in tempo per vedere la porta d’ingresso
chiudersi. Volse lo sguardo verso il figlio. “Non ci posso credere. Ho un
figlio ribelle che sparisce per giorni e per giunta maniaco. Cosa direbbe tuo
padre se lo sapesse?” disse.
“Ma io…”
cercò di dire lui.
“Non voglio sentire scuse! Fila in
camera tua!” gli ordinò la madre.
Il ragazzo cacciò il broncio e si
diresse in camera, sbattendo la porta.
La signora scosse la testa ed emise un sospiro.
“Come devo fare con questo ragazzo?”
…
TO BE CONTINUED …
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
ANGOLINO
DELL’AUTRICE
Salve a tutti! Di
ritorno dalla Calabria mi sono subito messa all’opera per il nuovo cap. Domani
avrò il test d’ingresso di ingegneria per l’Uni. Che pauraaa…
Auguratemi buona fortuna. :S
Piaciuto il nuovo cap? Lasciate qualche commentino, mi raccomando.
Ora passo ai
ringraziamenti:
Grazie ai recensori
dell’ultimo cap: MikuriUchiha
, Elly_onpu
, ale03 , Ashly91
, neko_girl96. Grazie
poi a coloro che hanno messo la fic tra preferite e
seguite (25 e 5
rispettivamente). Grazie infine ai lettori che restano nell’ombra. Ora vi
lascio ai vostri affarucci! Bye!
Le Ojamajo hanno
17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un
nuovo compagno di classe: Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere
sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette.
Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature
maligne.
NEL CAPITOLO PRECEDENTE: La
dichiarazione di Tetsuya lascia un po’ allibita Doremi, che fugge da lui senza dargli una risposta. Aiko e Leon finalmente si dichiarano senza intoppi. Hazuki viene fatta prigioniera dalle figure nere.
CAPITOLO 16
Misunderstanding
L’amore è un
diavolo...
Inganna e poi fa
piangere,
ma triste io con te
non sarei mai.
{Alessandra Amoroso, Il cielo può attendere}
Il lunedì che seguì alle mille novità
avvenute nel fine settimana, fu molto stressante sia per Doremi
che per Tetsuya.
Sebbene la mattinata di Tetsuya fosse cominciata in maniera abbastanza gradevole,
grazie alla squisita colazione preparata dalla madre, la giornata preannunciava
tempesta, e non solo per le condizioni meteorologiche, ma anche per il pessimo
umore che aleggiava in cucina, dovuto al ricordo della fuga di Doremi in seguito alla dichiarazione d’amore del sopraccitato
ragazzo.
L’umore sembrò migliorare in seguito
alla fase “ingozzati per dimenticare” e il ragazzo dai capelli blu uscì di casa
per dirigersi a scuola, senza quel fastidioso batticuore che fino a poco prima
gli aveva messo in subbuglio lo stomaco.
Dall’altra parte, Doremi
era nervosissima. Aveva cercato centinaia di scuse per saltare la scuola, ma la
perla di saggezza di sua sorella aveva sventato il suo “sciopero”. La frase era
stata più o meno “Non è scappando che risolverai le cose”, alla quale Doremi aveva risposto con testardaggine “In amor vince chi
fugge”. Dopo questo scambio di battute chiunque – e in questo caso la madre
delle ragazze – avrebbe compreso la situazione. Così adesso anche la ragazza
più sfortunata del mondo in amore avrebbe dovuto scontrarsi con la realtà e
decidere. Beh, più che decidere, capire…
Dunque Tetsuya
arrivò a scuola. Tutti gli studenti erano già nell’atrio, a causa della pioggia
che imperversava sulla città di Misora quella mattina.
Il ragazzo si affrettò a salire le scale e a varcare l’ingresso dell’istituto
con la mente affollata da mille pensieri. Si domandava in primo luogo come
avrebbe dovuto comportarsi con Doremi. Le avrebbe
chiesto ovviamente una risposta, qualunque questa fosse stata, ma tutte le
certezze crollavano quando pensava che forse la ragazza non si sarebbe
presentata o, peggio ancora, che non avrebbe più voluto parlargli. Quanti
tentati suicidi gli avevano riempito il cervello in quei due giorni! Quanta
voglia di sbattere la testa contro un muro o una superficie che fosse
abbastanza dura da procurargli dolore! Si chiedeva cosa lo aveva spinto a
rivelare i suoi sentimenti così di punto in bianco. Avrebbe potuto rispondere
alla domanda di Doremi semplicemente con ironia, come
aveva fatto sempre. Ma poi pensò che troppe volte l’impulso di abbracciarla era
stato tale da risultare difficile trattenersi. E allora quale soluzione
migliore di questa avrebbe potuto sviarlo da quel folle intento?
Uno strano rumore gli impedì di
indagare ulteriormente in quella faccenda. Si fermò nel bel mezzo dell’atrio
per capire cosa fosse stato. Un urlo. I suoi occhi blu si puntarono, quasi
obbligatoriamente, su una ragazza ad una trentina di centimetri da lui, intenta
in un brutto capitombolo. Neanche il tempo di dire qualcosa che se la ritrovò
addosso, le mani di lei sulle spalle di lui e le braccia di lui intorno alla
vita di lei nel tentativo di sorreggersi l’un l’altra dopo l’impatto. La
ragazza alzò lo sguardo verso il suo salvatore con aria estremamente
imbarazzata e allo stesso tempo dispiaciuta.
“Perdonami”. Stranamente le ultime due
lettere della parola sbiadirono e il suo sguardo si fece preoccupato.
“Non fa niente” si affrettò a
rispondere Tetsuya “Piuttosto, ti sei fatta male”.
Un sorriso rassicurante comparve sul
volto di lei. “No, grazie a te non mi sono fatta niente. Con tutta questa
pioggia il pavimento diventa scivoloso. Se fossi caduta avrei fatto un buco a
terra. Sai, sono terribilmente sbadata”.
Mentre le parole della ragazza
scorrevano a raffica, uno strano déjà vu cominciò a balenare nella mente di Tetsuya. Prese ad osservare attentamente i lineamenti della
ragazza: aveva dei capelli rosa che le arrivavano alle spalle; gli occhi
avevano un riflesso rossiccio alla luce dei neon; infine indosso portava dei
jeans, un cappottino leggero e un paio di scarpe da ginnastica. Si sforzò di
ricordare dove avesse già visto quella ragazza, ma non gli veniva in mente
proprio nulla.
Doremi entrò
in fretta e furia nell’atrio della scuola. Si fermò respirando affannosamente,
dopo la corsa che aveva fatto per non bagnarsi, essendo uscita di casa senza ombrello.
Fortunatamente l’impermeabile le aveva salvato parte dell’abbigliamento e i
capelli. Dopo aver ripreso bene fiato, ricominciò a camminare a passo lento,
diretta in classe, o per meglio dire, la sua intenzione era quella, ma la scena
che aveva davanti le fece salire il sangue al cervello: Tetsuya
e una perfetta sconosciuta abbracciati nel bel mezzo dell’atrio a fissarsi in
modo romantico. Tentò di calmarsi respirando a fondo. Del resto, scappando via,
invece di rispondere alla sua dichiarazione, gli aveva dato via libera per un
nuovo amore, pensò. Con nonchalance la rossa tornò a camminare sorpassando la
“coppietta felice”, ma nella sua mente c’era un vero e proprio caos.
“Ora sto bene. Puoi anche lasciarmi
andare” disse la ragazza dai capelli rosa, interrompendo le fantasticherie di Tetsuya.
“Ci siamo già visti da qualche parte?”
domandò lui, come se non avesse sentito la frase della ragazza.
Le pupille di lei si dilatarono quasi
impercettibilmente, però la sua espressione risultò spaventata, come se Tetsuya l’avesse colta in fallo. Deglutì e cercò di
apparire normale nel dire “E’ probabile visto che frequentiamo la stessa
scuola”.
“Hai ragione” rispose lui. Si diede
dello stupido per non averci pensato prima lui e poco dopo sobbalzò notando che
la ragazza era ancora attaccata a lui. La lasciò andare, pensando che se fosse
entrata Doremi nell’atrio l’avrebbe odiato. “Come ti
chiami?” gli venne spontaneo chiedere.
L’espressione della ragazza ritornò
sicura. “Il mio nome è Itsumi Sano” disse con un
sorriso innocente “Il tuo nome invece?”.
“Sono TetsuyaKotake” disse lui, allungandole una mano.
Il sorriso di lei si allargò, seguito
da una stretta di mano vigorosa. “E’ un vero piacere conoscerti” disse, mentre
la campanella della scuola suonava l’ultimo rintocco per ricordare agli
studenti delle lezioni che di lì a poco sarebbero iniziate.
“Mi sa che è ora di andare” esclamò Tetsuya lasciando andare la mano di Itsumi
“Allora ci si vede in giro?”.
“Okay” rispose lei.
Dopo essersi salutati, Tetsuya si affrettò a raggiungere la sua classe. Entrando
si rese conto che il professore non era ancora arrivato, infatti il caos più
totale regnava in classe. Al posto dietro il suo sedeva Doremi
e dietro di lei Akatsuki. I due non si rivolgevano
neppure uno sguardo.
“Buongiorno, Doremi”
la salutò il ragazzo, dopo aver scaricato lo zaino sul banco.
Lei gli rivolse uno sguardo freddo e
indifferente. “Ciao”.
Tetsuya
inarcò un sopracciglio inconsapevolmente, poi si accomodò al suo posto, girato
indietro rispetto al banco. “Allora ci hai pensato?” le chiese diretto.
Lei aggrottò le sopracciglia senza
guardarlo. “La mia risposta è no” tagliò corto lei.
“No?” domandò lui incredulo. Lo sguardo di
lei era impassibile. Qualcosa doveva essere successo. Lei non gli rispondeva,
non lo guardava in faccia e non dava spiegazioni. Gli occhi di Tetsuya si puntarono all’istante al posto dietro quello di Doremi. “Che ti ha detto quello?” ringhiò sottovoce,
alludendo ad Akatsuki. La risposta non arrivò. “Che
le hai detto, Shidoosha?” strillò rivolto al principe
dei maghi.
“Cosa?” domandò l’altro, con una faccia
incredula.
Tetsuya
strinse i pugni con rabbia. “Che le hai detto perché si rivolgesse a me così
freddamente!?”.
“Io non ci ho proprio parlato. Se si
comporta così devi averle fatto qualcosa” continuò l’altro mantenendo la calma.
“Tu…”
“Smettila!” gli ordinò Doremi,
avendo notato gli occhi dei compagni puntati su quella scenetta. “Sai che c’è, Tetsuya? C’è che sono stufa di essere l’oggetto della
vostra contesa!”. Delle parole buttate fuori con amarezza e poi la fuga,
un’altra fuga dall’amore.
“Che diavolo combini?” domandò Akatsuki al ragazzo dai capelli blu.
“Me lo sto chiedendo anch’io.” disse l’altro
e poi partì all’inseguimento della ragazza.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Quel giorno di fine settembre faceva un po’
freddo. Aveva smesso di piovere, ma il venticello sulla terrazza della scuola
soffiava irrequieto. La corsa di Doremi si arrestò,
quando arrivò al capolinea. Dietro di lei Tetsuya fece
lo stesso.
“Mi spieghi che ti prende?” le chiese lui,
con un tono esasperato, cercando al contempo di riprendere fiato “Io mi
dichiaro e poi d’improvviso mi parli a stento!”.
A quella frase lo sguardo di lei si fece
più feroce. Consapevole di aver ragione, qualunque scusa avesse tirato fuori Tetsuya, disse “E’ colpa tua”.
“Come sarebbe a dire?” sbottò Tetsuya, con la voce alterata.
Doremi
aggrottò maggiormente le sopracciglia. “Sei tu che te ne vai in giro a fare il
Don Giovanni con qualunque ragazza ti capiti a tiro!!” gli urlò.
Tetsuya
boccheggiò per qualche secondo. Non ci poteva credere. Perché Doremi lo accusava di cose non vere? Un moto di rabbia… I pensieri del ragazzo dai capelli blu andarono
subito ad AkatsukiShidoosha.
“E’ stato lui a convincerti di ciò?” domandò stringendo i pugni, nel tentativo
di contenersi.
“Lui?” fece la ragazza, strizzando gli
occhi in una smorfia che evidenziava il non aver capito a chi alludesse Tetsuya.
“Shidoosha…”
sputò fuori quasi con ribrezzo lui.
L’espressione di Doremi
si fece furiosa. “Non ho bisogno di saperlo dagli altri, visto che non ti poni
il problema di appartarti quando ti metti a pomiciare!” gli urlò lei.
Il viso di Tetsuya
si fece completamente rosso. “Cosa dici?? Io… Quand’è
che avrei pomiciato?? E con chi soprattutto??” disse lui con una voce ormai
stridula dall’esasperazione.
“Stamani ti ho visto con i miei occhi… Nell’atrio!” spiegò lei, mentre i suoi occhi si
facevano pian piano più lucidi.
Il ricordo di quella mattina si impossessò
di Tetsuya. “Tu sei pazza!” urlò quasi d’impulso
“Quella ragazza non la conosco! E’ scivolata e mi è venuta addosso!”.
“Quante bugie! Ma non ti vergogni!” gli
urlò lei, mentre con un gesto convulso si portava una ciocca di capelli dietro
l’orecchio “Fosse durato qualche secondo, avrei potuto anche crederci. Le stavi
avvinghiato come una ventosa!”.
“Beh, almeno si vede che sei gelosa.”
commentò lui, portando lo sguardo sul pavimento ed incurvando le labbra in un
sorriso sarcastico.
Un forte schiaffo lo colpì prima che potesse
dire altro. “Non sono gelosa…” disse lei, emettendo
un singhiozzo “Sono disgustata”. Non poteva più contenere le lacrime. Dunque si
voltò, con l’intenzione di andar via, ma un caldo abbraccio le impedì di fuggire
ancora.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Itsumi avanzò
verso la sua classe, ancora un po’ scossa dall’accaduto. Da essa si udiva
ancora il chiacchiericcio tipico di quando un professore non c’è. Un ragazzo
biondo appoggiato allo stipite della porta le rivolse un sorriso. “Ho appena
visto DoremiHarukaze
fuggire via, inseguita da TetsuyaKotake.
Hai combinato un altro dei tuoi pasticci?” le domandò.
“Non l’ho fatto apposta, Yuri. Sono scivolata e Tetsuya ha
impedito che mi rompessi qualche osso. Ho paura che lei ci abbia visti.” rivelò
con aria colpevole.
“Ci hai preso in pieno. E adesso? Che
ti inventerai?” le disse il ragazzo di nome Yuri
divertito.
La ragazza si mise le mani nei capelli
e, con un’espressione molto simile a quella de l’urlo di Munch, disse “Non lo so”.
Il sorriso del ragazzo si allargò di più.
“Potrei aiutarti!” le propose.
L’espressione di lei si fece
sospettosa. “Conosco quel sorrisino. Che cosa vuoi in cambio?”.
“Ma niente di che! Mi basta un bacio
per ora.” disse lui, con le guance un po’ più rosee di prima.
“Scordatelo!” gli urlò.
“Allora veditela da sola.” concluse
lui, imbronciato.
Itsumi stava
per ribattere qualcosa, ma l’ombra minacciosa del professore la indusse a
zittirsi. “Sano e Sano!” li chiamò il prof “Gradirei che entraste in classe”.
Sui loro visi spaventati apparve un sorriso
adulatore. “Subito, professore!” risposero all’unisono.
Si affrettarono ad entrare in classe e,
mentre si dirigevano al loro posto, Yuri si riattivò
per mandare a buon fine la sua opera di convincimento. “Un bacio sulla guancia… E’ la mia ultima offerta.” sussurrò in modo che
potesse udire solo Itsumi.
Lei lo guardò di nuovo con aria
sospettosa, ma dopo un forte sospiro cedette. “Andata”.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Le braccia del ragazzo dai capelli blu
si strinsero vigorosamente attorno al busto di Doremi.
Il cuore della ragazza perse qualche battito, prima di lasciar sfuggire qualche
lacrima. Non voleva… Non voleva più soffrire.
“Lasciami andare, baka…”
sussurrò, conscia che lui la sentisse benissimo a quella distanza così
trascurabile.
Lui rinforzò la presa. “Non voglio… Se ti perdessi, non me lo perdonerei mai.” le
soffiò contro un orecchio.
“Sei troppo viziato. Non puoi avere tutto… O me, o quella tipa.” sbottò la rossa. L’abbraccio
si allentò e Doremi riuscì a sfuggirne. Non scappò,
si voltò soltanto. Era una questione di orgoglio. Voleva sentire la sua
ennesima scusa.
“Io non voglio proprio nessuno al di
fuori di te.” disse lui, distogliendo lo sguardo con rabbia.
“Ma davvero? Non si direbbe.” ironizzò
lei.
Lui alzò di nuovo gli occhi verso di lei,
stavolta impregnati di un misto di rabbia e determinazione per non fallire.
“Dammi un’altra possibilità…” disse “Qualunque cosa
tu abbia visto e creduto, dammi ancora una chance”.
Un forte rintocco della campana della
scuola li fece sussultare quasi impercettibilmente. Gli occhi di uno rimasero
fissi nelle iridi dell’altra, finché una risposta, quasi forzata dallo scorrere
del tempo, non fuoriuscì dalla bocca di lei. “Va bene. Deciderò io se e quando
darti fiducia” esclamò, girandosi indietro e cominciando a camminare, diretta
in classe.
“Ti ringrazio.” riuscì a dire lui con
una smorfia somigliante ad un sorriso. Quella
testa di rapa…
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Nonostante le pessime
condizioni meteorologiche di quella mattina autunnale, Leon era di buonissimo
umore. Dopo ciò che era accaduto il giorno precedente era ovvio che fosse così
su di giri. Lui e Aiko stavano insieme finalmente.
Entrambi si amavano. Non era più un sentimento a senso unico. Con un sorriso a
trentadue denti il ragazzo entrò a scuola, accelerando il passo. Aveva una
grandissima voglia di abbracciare e coccolare la sua Aiko,
anche per poco, prima dell’arrivo del professore. Entrò in classe con
espressione fiera e baldanzosa. Notò con la coda dell’occhio il suo compagno Anrima fissarlo quasi con odio. Aveva vinto lui. Aiko era sua.
La
vide a pochi metri davanti a sé parlare con l’amica Naoko.
Aveva un’espressione imbarazzata, probabilmente perché l’aveva appena
aggiornata sull’accaduto del giorno prima. Lui le si avvicinò di più. Allargò
le braccia e le cinse la vita. “Buongiorno, Ai-chan”,
le disse, con quanto entusiasmo riusciva ad emettere.
Aiko voltò la testa verso di lui. Il suo sguardo pareva
infastidito. “Leon, le smancerie fuori da scuola, per favore”, sussurrò lei tra
i denti.
Il sorriso del
biondo si spense un po’. “E perché? Sei la mia ragazza ora, no?”, domandò lui,
mostrando il broncio.
“Sì, certo. Ma mi
infastidiscono le smancerie in pubblico”, sbottò lei scivolando via
dall’abbraccio, ormai allentato, di Leon. Il ragazzo aveva assunto
un’espressione mogia e si era seduto al suo banco, notando con disappunto che Anrima era più che felice del comportamento di Aiko. Il biondino poggiò la testa sulle braccia conserte
sul banco ed emise un sospiro.
Naoko guardò Aiko con uno sguardo
che sapeva di rimprovero. “Non lo puoi trattare così dopo quello che è accaduto
ieri”, disse la ragazza dai capelli verdi.
“Lo so”, disse Aiko “Ma non mi va che la gente si impicci degli affari
miei”. Detto questo la sportiva si sedette al suo posto, anche lei imbronciata.
Naoko la guardò scuotendo la testa e poi le si sedette
accanto. “Sai qual è il problema?”, disse “Che tu sei troppo dolce per
ammetterlo”. Aiko mostrò uno sguardo corrucciato, ma
non rispose. Dopo qualche secondo, si limitò a sorridere all’amica.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Televisione accesa, divano, cioccolata
calda. Momoko si era concessa il massimo del comfort
in assenza dei cinque maghi. Cinque perché sicuramente Oyajiide
era in giro in cerca di belle ragazze. Con tutto quello che era accaduto ultimamente
non c’era stato un attimo di pace. Le figure nere, l’incantesimo di Tetsuya, eccetera… Ma finalmente
la straniera poteva godersi un po’ di pace. Si era stabilita nella casa dei Flat da poco, dicendo ai suoi genitori che sarebbe andata a
trovare i suoi nonni in Giappone, e ne erano successe di tutti i colori.
Promemoria:
chiamare la mamma, prima che mi consideri dispersa. – pensò Momoko. L’avrebbe chiamata nel pomeriggio, se tutto fosse andato
come doveva quel giorno.
Un suono stridente si udì dalla cucina.
Era il telefono. Momoko lo lasciò squillare, certa
che da un momento all’altro la madre di Leon avrebbe risposto, ma dopo che fu
passato più di un minuto, la ragazza si alzò di malavoglia dal divano.
Probabilmente era uscita anche lei, rifletté mentre giungeva in cucina. Giunta
al telefono, prese la cornetta e la portò all’orecchio. Udì un sibilo.
“MajoMomokoAsuka?”,
domandò quella voce.
Momoko rimase
perplessa. “Sì, chi parla?”, domandò la ragazza.
“Credo
che lo capirai da sola, venendo a sapere che abbiamo la tua amica Hazuki”, disse la figura nera che era all’altro capo
del telefono.
“Hazuki-chan?”,
sussurrò lei, mentre le sue mani iniziavano a tremare.
“Sì.
State in guardia. Presto toccherà anche a voi”, concluse la figura nera,
riattaccando all’istante.
Non
è possibile…– pensò Momoko,
abbassando lentamente la mano con cui teneva la cornetta. Poi svelta chiamò
casa Fujiwara. A rispondere fu la domestica.
“Pronto?”, disse la signora anziana.
“Buongiorno, sono Momoko.
Mi può passare Hazuki?”, disse la straniera, sperando
in cuor suo che la donna le rispondesse di sì.
“Veramente non c’è. A dire il vero ieri
sera non è tornata a casa e sua madre è un po’ in pensiero”, rispose la
domestica, la voce un po’ instabile.
Momoko allora
si armò di coraggio. “Capisco. Ieri mi aveva detto che doveva fare una ricerca
con una sua compagna di classe. Deve essere rimasta lì e stamani sarà andata a
scuola”, inventò.
La donna assunse un tono rassicurato. “Ah,
davvero? Allora sarà così. Quando la signorina si mette in testa di studiare
non la ferma nessuno. Ti ringrazio dell’informazione. Appena torna ti faccio
chiamare”.
“Grazie. Buongiorno”, salutò Momoko, mettendo a posto il telefono “Ed ora devo avvertire
Fujo… Che diamine sta combinando?”.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Doremi era
seduta sugli spalti del campo da calcio. La giornata era passata, seppur con
estrema lentezza, e Tetsuya con grande
sfacciataggine, a parere di Doremi, le aveva chiesto
di assistere ai suoi allenamenti, per poi andare a casa insieme. La ragazza era
ancora un po’ imbronciata, ma man mano che vedeva il suo calciatore giocare, l’umore le si faceva più rilassato. Sarebbe
stato tutto perfetto alla fine degli allenamenti, se non fosse stato per un
piccolo imprevisto.
Uno dei ragazzi in campo calciò il
pallone troppo forte e ciò lo fece andare fuori campo. Tetsuya
aguzzò lo sguardo in cerca di un passante che potesse rilanciare la palla. Fu
in quel momento che Itsumi Sano passò lì davanti per
caso. “Pallaaa!”, urlò il ragazzo, alla persona che in
primo momento non pensava fosse la ragazza di quella mattina. Itsumi si girò. In quel momento indossava un cappello con
visiera, per ripararsi dai deboli raggi del sole che avevano cominciato a
filtrare tra le nubi quel pomeriggio. Doremi scoccò
uno sguardo omicida alla ragazza, che però non ci fece caso. Itsumi sventolò una mano per aria a mo di saluto. Il
ragazzo ricambiò con un sorriso e un cenno veloce della sua mano. “Lancia la
palla”, insistette lui. Lo sguardo della ragazza ricadde sul pallone. Lei si
posizionò dietro di esso, la gamba indietro, e sferrò un potente calcio. Il
pallone inaspettatamente volò a tutta velocità nella porta della squadra di Tetsuya. I ragazzi guardarono la nuova arrivata scioccati,
poi si cimentarono in un applauso fragoroso. Tetsuya
mostrò un pollice in su alla ragazza, che gli rispose con un timido sorriso.
“Sorellina!”, chiamò un ragazzo biondo
più avanti di lei.
“Arrivo, Yuri”,
disse Itsumi, andando via.
Passò un’altra mezz’ora, in cui la
malcapitata Doremi rosicava in un angolino degli
spalti. Il cielo si era fatto di nuovo scuro e ciò aveva indotto i giocatori a
terminare i loro allenamenti. Doremi non si spiegava
perché era ancora lì ad aspettare quell’imbecille
di Tetsuya. Si era perfettamente resa conto del
suo apprezzamento nei confronti della ragazza dai capelli rosa, ma quello
purtroppo non costituiva una prova per lasciar perdere definitivamente TetsuyaKotake. Ma gliel’avrebbe
fatta vedere. Gli avrebbe tenuto il muso, lui avrebbe chiesto perché e lei gli
avrebbe risposto…
“Perché quel muso lungo?”, le chiese Tetsuya a qualche metro da lei.
Lei sobbalzò, ma il suo sguardo si fece
subito torvo. “Dovresti sapere perché”, disse lei, con le guance leggermente
rosse.
“No, davvero, mi sfugge”, disse lui con
ironia, stufo di doverle leggere nel pensiero.
“Tsé… Don Giovanni…”, si limitò a dire lei, alzandosi e cominciando a
camminare.
Tetsuya prese
a seguirla. “Che ho fatto stavolta?”, chiese una volta che le fu vicino.
“Oh, tu nulla. Per l’amor di Dio, ma quella continua a starti attorno, e sembra
che a te non dispiaccia”, sbottò la rossa.
“Mi ha solo rilanciato il pallone”, la
giustificò lui.
Doremi si
fermò e si voltò verso di lui infuriata. “E tu pensi davvero che fosse lì per
caso?”, urlò lei, avvicinandosi al viso di lui con fare minaccioso.
Il ragazzo sbuffò esasperato. “Doremi, è l’unica strada per uscire da scuola”, obbiettò
lui, incredulo. Doremi doveva avere proprio una
voglia matta di litigare, pensò.
“E allora perché esce proprio a quest’ora
da scuola!?”.
“Ma non era neanche da sola!”.
“Con suo fratello, sicuramente suo
complice!”.
“Per favore, Doremi,
piantala”, la pregò lui.
“Perché? Perché? Sto solo dicendo la
verità!”.
“Una verità assurda, Doremi!”
“Sarà anche assurda come dici tu, ma…”. La rossa non ebbe il tempo di terminare la frase,
poiché il suono del suo cellulare echeggiò nell’aria. “Momoko…”,
sussurrò la ragazza, notando il nome in sovraimpressione sullo schermo del
cellulare, e si portò l’oggetto all’orecchio, “Pronto?”. Ci fu qualche minuto
di silenzio, in cui l’espressione di Doremi si
tramutò da arrabbiata a spaventata. “Cosa?”, sussurrò con voce tremante, mentre
i suoi occhi si facevano lucidi, “Hanno rapito Hazuki??”.
TO
BE CONTINUED
ANGOLINO
DELL’AUTRICE
Ciao
a tutti! Scommetto che siete pronti con le forche in mano. Eh, ragazzi e
ragazze, dopo aver avuto così tanti incitamenti a continuare (non che non
volessi continuare) non potevo che impegnarmi un pochino e spremere le meningi.
Ciò non vuol dire che sto per tornare ad aggiornare regolarmente, perché questo
è il periodo più caotico in fatto di esami. Ne ho una marea a Settembre.
Tuttavia sono qui. Premierete almeno la mia buona volontà, per aver concluso il
sedicesimo capitolo? Spero di sì. Ma se verreste a sapere che metà di questo
capitolo era pronto da mesi, che fareste? Non mi resta attendere che mi
troviate. xD
Parlando
d’altro vorrei ringraziare:
Voi recensori che mi incitate a
scrivere: Ale03; Ashly91; Elly_onpu; Marty De Nobili; neko_girl96; MikuriUchiha; VeveBlader Girl; hachiko95; HinaNana;
Tamara Chan; RaMoNa_MoMi_Mona_91; missredlights;
cloudine97; NikiNiky. Scusate se ho saltato
qualcuno ma è da molto che non faccio mente locale con le recensioni.
Le persone che hanno messo tra
preferiti, seguite e ricordate: rispettivamente 31, 2 e 10.
Infine i lettori che non si fanno
vivi.
Grazie!
Volevo
scrivere ancora una cosa prima di chiudere. I miei video, che alcuni mi dicono
non ci sono più, sono su www.youtube.com/IwasVALECHAN91/
perché i precedenti due canali sono stati eliminati. Ora vi lascio ai vostri affarucci (mi mancava questa frase). Baci!
Le Ojamajo hanno
17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe:
Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono
vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e i suoi amici hanno il compito di
proteggerle e imprigionare le creature maligne.
NEL CAPITOLO PRECEDENTE: L’entrata in scena di una ragazza di nome Itsumi Sano ha reso Doremi
estremamente gelosa nei confronti di Tetsuya. La rossa
tuttavia continua a tenersi a debita distanza dal ragazzo. Aiko,
dal canto suo, è ugualmente a disagio. Ama molto Leon ma non vuole che nessuno
sappia del loro fidanzamento. Momoko intanto viene
chiamata al telefono e una figura nera la informa del rapimento di Hazuki, al che la straniera avverte Doremi
dell’accaduto.
Capitolo 17
Tofind
a friend
And when a situation rises,
Just write it into an album,
Singing straight, too cold.
{One Republic, Secrets}
La giornata
sembrava essere cominciata male a causa della pioggia, ma nel pomeriggio lì a
New York il tempo migliorò più del previsto. Tooru
quella mattina aveva chiesto ad Onpu di pranzare
insieme e, dopo le riprese della ragazza, si erano recati in un fast food, nei pressi dello studio di registrazione, in maniera
tale da non far fare ritardo all’attrice all’appuntamento di lavoro, che la
madre le aveva fissato. “Oh, no, il mio cellulare si è scaricato”, disse la
ragazza, guardando con una smorfia lo schermo scuro del suo cellulare.
Tooru le rivolse un sorriso dolce. “Almeno non
verremo disturbati in questo scarso lasso di tempo in cui possiamo finalmente
stare un po’ da soli”, disse lui, inforcando con la posata una manciata di
patatine fritte.
Onpu assunse un’espressione triste. “Tooru, lo sai che ho accettato di pranzare con te solo per
amicizia. Voglio essere sincera, non mi piace che tu ti illuda”.
“Lo capisco, Onpu-chan”, le rispose il ragazzo, senza che il suo sorriso
si spegnesse “Ma non voglio rinunciare alla speranza che io possa piacerti un
giorno. In ogni caso, sappi che scherzavo”. Il ragazzo si mise a ridere ed Onpu non poté fare a meno di imitarlo.
“Sai una
cosa, Tooru? Ti ho sempre reputato un ragazzino
viziato”, disse la popstar, mentre il sorriso di lui si faceva pian piano mogio
“Ma mi sto rendendo conto, che hai veramente a cuore la mia felicità. E per
questo non potrei perdonarmelo se dovessimo rompere quest’amicizia. Quindi, per
favore, promettimi che qualunque risposta io ti dia, non mi odierai”.
Ora il
ragazzo dai capelli azzurri sorrideva di nuovo. Onpu
gli pareva così dolce nella sua fragilità e lui voleva proteggerla a qualsiasi
costo. “Io te lo prometto, Onpu-chan”, le rispose
prendendo una mano di lei tra le sue “Non ti lascerò sola, anche se capitasse
che sia tu ad odiarmi”.
Il sorriso
della ragazza si allargò e le guance le si fecero più colorite. “Grazie, Tooru-kun”.
“Di niente”,
rispose lui, lasciando la mano di lei e riprendendo a mangiare “Ci conviene
sbrigarci. Tra un po’ hai quell’appuntamento di lavoro”.
La ragazza
annuì e cominciò a mangiare, rivolgendo di tanto in tanto uno sguardo al
ragazzo. Considerava davvero prezioso il loro rapporto e l’idea che per un suo
errore esso potesse andare in frantumi la faceva stare male. Decise che avrebbe
riflettuto bene, prima di prendere una qualsiasi decisione.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Momoko entrò in salotto. Aveva un telefono in
mano. Scosse la testa con aria preoccupata, nel guardare Doremi
e Tetsuya seduti sul divano in attesa di sapere
qualcosa. “Niente di niente. Onpu non risponde”,
disse la straniera ricadendo pesantemente su una poltrona.
Doremi si morse un labbro, una lacrima le rigava
il viso. “Aiko e Leon?”, chiese con la voce rotta.
“Loro saranno
qui a momenti. Sono riuscita a rintracciarli”, rispose la bionda.
“Io ho
avvisato mia sorella. Sta arrivando”, spiegò Doremi,
asciugandosi gli occhi con una manica della divisa scolastica, poi domandò con
freddezza “E Akatsuki?”.
Tetsuya fissò intensamente lo sguardo di lei, ora
privo di emozioni. “E’ nel mondo dei maghi per questioni burocratiche. Non
credo che riusciremo a metterci in contatto con lui”, rivelò Momoko.
“Certo, per
lui sono decisamente più importanti le questioni burocratiche. Non deve stare
qui a controllare che le figure nere non ci facciano fuori, per l’amor del
cielo”, disse la rossa con una smorfia.
Momoko spazientita diede un calcio ad un
tavolino davanti a lei, invasa da un moto di rabbia. “Ma più che altro vorrei
sapere che fine ha fatto Fujo. Non doveva proteggere Hazuki?”, sbottò la straniera.
“Ragazze,
mantenete la calma. Se vi fate prendere dal panico, concluderemo ben poco”,
disse Tetsuya nel tentativo di calmarle, ma ciò non
fece altro che indurre le ragazze a scoccargli un’occhiata malevola. Le due non
ebbero il tempo di dire alcunché, poiché udirono un rumore proveniente dal
sottoscala. La porta sotto la scalinata si aprì e Aiko
e Leon fecero la loro apparizione.
“Ragazzi,
eccoci!”, disse Aiko, avvicinandosi alle sue amiche
“Allora? Si sa qualcosa?”.
“Nothing”, rispose Momoko.
“Potevamo
provare a cercare Hazuki con il Magical
Stage, ma senza Onpu l’incantesimo sarebbe ancora più
debole”, spiegò Doremi.
“Perché?
Dov’è Onpu?”, domandò Aiko.
“Non lo
sappiamo. Non riusciamo a rintracciarla”, continuò la rossa.
Anche Leon
allora si avvicinò a loro. “Lasciate fare a me. In men
che non si dica troverò Tooru e saprò che fine hanno
fatto”, disse Leon e si batté una mano sul petto con orgoglio.
“Bene”,
esultò Aiko sorridendo.
“E visto che
ci sei, andresti a cercare anche Fujo?”, disse Momoko, con la solita smorfia di disgusto nel pronunciare
il nome del mago.
“Agli ordini,
madamoiselle”, rispose il biondo, con un mezzo
inchino.
“Perfetto,
allora vai”, lo incitò Aiko.
Lui le
rivolse lo sguardo speranzoso che lei conosceva fin troppo bene. “D’accordo!”,
disse la ragazza dai capelli blu, scoccandogli un bacio sulle labbra.
Leon mostrò
un sorriso a trentadue denti, non appena Aiko si fu
staccata dalle sue labbra. “Grazie, Ai-chan!”, disse,
poi si affrettò a raggiungere il sottoscala, per poter utilizzarne i varchi
dimensionali. “Allora a dopo”, salutò, sparendo dietro la porta in legno.
Aiko lo guardò andar via con un sorriso dolce
sul volto, poi si sentì degli occhi addosso. Le sue amiche la guardavano con un
ghigno. “What’shappened, Ai-chan?”, chiese Momoko.
“Come mai
cedi così facilmente al tuo lato romantico con Leon?”, domandò Doremi.
La sportiva
cominciò a sudare freddo. “Beh, noi…”, tentò di dire,
poi cambiò strategia “Ma a voi cosa importa?”. Il suoviso era ormaibordeaux.
Momoko ormai era in preda all’euforia e non
faceva altro che parlare inglese per inerzia. “But we are your friends. We must know your
secrets”, esclamò.
“Sì, ma…”
“E dai, non
farti pregare”, aggiunse Doremi.
Non hanno tutti i torti – pensò Aiko – Sono mie amiche. Non dovrebbero esserci segreti.
“Io e Leon
stiamo insieme”, disse la sportiva, con un sorrisino felice.
La tristezza
delle ragazze fu finalmente rimpiazzata da un pizzico di felicità.
“Finalmente!”, dissero Doremi e Momoko
allegre, mentre un Tetsuya pensieroso vagava tra le
sue fantasie. Per un momento il ragazzo immaginò che fosse Doremi
a dire una frase del tipo io e Tetsuya stiamo insieme. La immaginò pronunciare quella
frase con timidezza e imbarazzo. Con un sospiro si domandò quanto tempo le
sarebbe occorso per decidere se chiudere definitivamente con lui, o accettare e
ricambiare i suoi sentimenti. Per un momento, quella mattina, aveva rischiato
di perdere la sua fiducia per sempre, per un banale equivoco. Si mise a fissare
il viso della ragazza dai capelli rossi. Mostrava felicità, certo, ma l’alone
di tristezza era ben visibile. Voleva stringerla a sé, come gli accadeva
spesso, e consolarla. Voleva dirle che sarebbe andato tutto per il
meglio.
Quando si riscosse dai suoi pensieri, si
accorse che le ragazze avevano cambiato argomento. Ora parlavano di Akatsuki. Strinse i pugni. Aveva a mala pena sentito Momoko tirare in ballo l’argomento e già voleva prenderlo a
sberle.
“Mentre tu e Akatsuki siete ancora nel bel mezzo di un blackout?”,
chiese la bionda.
Doremi assunse un espressione amareggiata. “E’
stato lui a volerlo”, si limitò a dire.
“Ma perché
avete litigato?”, domandò Aiko.
“Non abbiamo
litigato”, mentì Doremi.
“Doremi-chan, non c’è bisogno di dissimulare. Se ne sono
accorti tutti che tra voi non corre buon sangue”, continuò la mora.
“Akatsukikissedher”, rivelò Momoko, con gli occhi
ormai luccicanti dall’emozione del fare del gossip.
“Davvero? Per
questo non gli parli più?”.
“In un certo
senso sì”, rispose la rossa.
Alla sua
risposta seguirono milioni di consigli e critiche, ma Doremi
sapeva che erano dovute al fatto che le sue amiche non sapessero tutta la
storia. Se avessero saputo che le faccende burocratiche non erano altro che ore
passate ad organizzare il matrimonio tra il principe dei maghi e la principessa
delle streghe, l’avrebbero certamente pensata diversamente. Ma, del resto, lei
ancora non se la sentiva di parlare loro di quella faccenda. Avrebbe aspettato
che fosse stato Akatsuki a fare un passo falso… A rivelare cosa stava succedendo nel mondo della magia… E allora per il principe non ci sarebbe stato
scampo. Lo avrebbero odiato per quello che stava facendo, indubbiamente. Ma
avrebbero odiato anche lei per aver nascosto loro una notizia così importante?
Decise che avrebbe riflettuto bene sul da farsi, prima di cedere alla
tentazione di raccontare tutto… Di infangarlo, prima
che Akatsuki potesse farlo da solo. Gli avrebbe fatto
un favore. Gli avrebbe evitato un discorso imbarazzante. Si chiese cosa
passasse per la testa di Hana-chan, se davvero fosse
stata lei a decidere di celebrare quel matrimonio. Le venne un groppo alla
gola, ma si morse il labbro per non piangere.
Avrebbe
voluto tanto rivederla per farle tutte quelle domande.
Allo stesso
tempo, avrebbe tanto voluto abbracciare Hazuki.
Non sapeva
più da che parte guardare. Da qualsiasi lato, vedeva solo problemi…
Solo ostacoli.
“Doremi, non fare così”, disse Aiko,
notando gli occhi lucidi dell’amica “Volevamo soltanto darti dei consigli”.
“Lo so”,
disse la rossa sorridendo “Ma mi sono messa a pensare ad Hazuki”.
L’ennesima
lacrima riuscì a scendere dalle sue guance. I visi tranquilli di Aiko e Momoko si scurirono ed
anche a loro scappò una lacrima, che le indusse a correre ad abbracciare
l’amica.
“Wewillsaveher”, disse Momoko,
cercando in tutti i modi di non piangere.
Aiko annuì, asciugandosi il viso, e Doremi, felice di averle lì con sé, ricambiò l’abbraccio.
Amiche mie…
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
I
corridoi del castello del mondo dei maghi erano veramente lunghissimi. Tuttavia
la falcata di Akatsuki permise al sopraccitato di
giungere in pochi minuti della camera della principessa delle streghe. La porta
della stanza si aprì bruscamente e Hana, intenta a
guardare il paesaggio da una finestra, sobbalzò e si voltò a guardarlo. Lesse
immediatamente la rabbia sul volto del giovane mago. Assunse un’espressione
impassibile. Qualunque cosa il principe dei maghi le avrebbe detto, lei non
avrebbe demorso. Avrebbero fatto comunque come lei aveva deciso.
“Ho
appena parlato con mio padre”, sbottò lui.
“Bene.
Ti hanno riferito le novità?”, domandò la ragazzina bionda.
“Ovvio
che sì! E vorrei sapere perché prendi delle decisioni senza prima
consultarmi!”, le urlò.
Hana abbassò lo sguardo. “Non ho preso decisioni. Ho solo
accettato decisioni”, rispose calma.
Akatsuki prese a camminare avanti e indietro per la stanza.
“Certo, perché non potevi proprio aspettare che esprimessi la mia opinione”.
“Sai,
bene che qualunque risposta tu avessi dato non sarebbe contata”, continuò lei.
Il
principe arrestò il suo via vai. “Non lo permetterò. Del resto, sono io il
diretto interessato. Senza il mio consenso non si farà nulla”.
Hana strinse i pugni. “Sei infantile, ecco tutto. Non ti
rendi conto dei vantaggi di tutto questo. Sei terribilmente immaturo”, disse la
ragazzina, alzando per la prima volta la voce.
Akatsuki fece un passo indietro, fissandola con stupore. “Tu…”, disse, ma non completò la frase. Girò i tacchi e andò
via, mentre Hana tirava un forte sospiro.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Tooru guardava estasiato la sua Onpu
cantare più allegramente del solito. Si domandava se tutta quell’energia
positiva non fosse dovuta al pranzo che lui le aveva offerto e alla bella
chiacchierata, nella quale la popstar aveva espressamente rivelato che lui non
le dispiaceva.
“Però!
Canta bene, Onpu-chan”, disse una voce alle sue
spalle.
Il
sorriso ebete di Tooru lasciò posto ad un’espressione
preoccupata. Si voltò già pronto a colpire in caso di pericolo. Ma la persona
che vide fu un biondino di sua conoscenza. “Leon”, disse il ragazzo dai capelli
blu, sollevato.
“Risposta
esatta”, rispose Leon ridendo.
“Che
ci fai qui?”, domandò Tooru, al che l’espressione di
Leon si fece seria.
“Dovete
venire subito al quartier generale. Hazuki è stata
rapita dalle figure nere. Le ragazze non riuscivano a rintracciare Onpu e hanno mandato me”, riassunse Leon.
“Cavoli”,
fece Tooru, portandosi una mano sul mento, in segno
di riflessione.
“Avanti,
dì ad Onpu di darsi una mossa”.
“Credo
che ne avrà ancora per un po’. Non posso interrompere la registrazione senza
motivo, per giunta, in presenza della madre”.
“Allora
appena terminate, precipitatevi a casa, okay?”
Tooru annuì.
“Bene”,
disse Leon “Ora vado. Devo avvisare Fujo”.
“Perché?
Non sa nulla?”, disse Tooru con una smorfia.
“Suppongo
di no, visto che non si è fatto vivo”, disse Leon, poi girò i tacchi e si avviò
fuori dalla stanza “Ora vado. Ciao”.
Il
ragazzo dai capelli blu non gli rispose. Stava riflettendo sul perché il loro
compagno non stesse controllando i movimenti di Hazuki.
Era certo che fosse successo qualcosa. Fujo non si
sarebbe lasciato sfuggire la figura nera, in un occasione normale.
Leon
intanto, una volta uscito dallo studio di registrazione e svoltato in un
vicolo, si era smaterializzato alla ricerca del compagno dai capelli arancioni.
Riapparve sul tetto di un palazzo a Misora. Il
compagno, seduto con le gambe incrociate, teneva gli occhi fissi sulle strade
trafficate, assorto nei suoi pensieri. Leon gli si avvicinò. Stava per dire
qualcosa, ma il compagno lo interruppe. “Ti rendi conto, Leon? Mi ha tradito?”,
biascicò quasi impercettibilmente Fujo.
“Cosa?”,
domandò Leon senza capire.
Fujo si girò a guardarlo, gli occhi lucidi. “L’ho vista. Si
stava baciando con Yada”, disse in un sussurro.
Leon
assunse un’espressione triste. “Mi dispiace, amico”, disse.
“Oltretutto
stavo così male da non sentire che la figura nera la stava attaccando”,
continuò il mago “Con che coraggio…? Come posso farmi
vedere dagli altri?”.
Fujo fu colto da un singhiozzo e voltò il
viso, per impedire di essere sorpreso a piangere. Leon gli si avvicinò e si
inginocchiò al suo fianco. “Fujo”, disse il biondo,
poggiandogli una mano sulla spalla “Vuoi che dica loro che non sono riuscito a
trovarti?”. Il ragazzo dai capelli arancioni non disse niente, ma annuì con un
cenno della testa, al che Leon si alzò in piedi e, dopo un rapido sguardo
all’orizzonte, si smaterializzò di nuovo.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Akatsuki aprì la porta del sottoscala e si ritrovò nel salotto di casa sua. Con
sorpresa, notò che nella stanza vi erano riuniti Tetsuya,
Doremi, Momoko, Pop e Aiko.
“Come
mai tutti qui?”, domandò il principe, chiudendosi la porta del sottoscala alle
spalle.
Doremi si alzò dal divano, un’espressione infuriata. “Com’è
possibile che noi riusciamo a conoscere gli avvenimenti prima di voi maghi,
che, vi ricordo, siete qui per proteggerci?”, sbottò la ragazza.
Akatsuki la guardò con un sopracciglio inarcato, segno
evidente che non aveva capito a cosa alludesse la ragazza. Tuttavia si accorse
subito che lei aveva voglia di litigare, probabilmente perché sapeva che era
andato nel mondo della magia per risolvere la questione di Hana-chan.
Non l’aveva perdonato neanche un po’. “Perché? E’ successo qualcosa?”, domandò
lui.
“E’
successo qualcosa!? Tu mi chiedi se è successo qualcosa!?”, fece Doremi, in preda ad una crisi di nervi.
Tetsuya le strinse una mano attorno ad un polso. “Doremi, calmati”, la pregò. Anche se si trattava del suo
acerrimo nemico, era chiaro che la ragazza stava esagerando.
Doremi tuttavia scrollò il braccio, per
liberarsi della presa del ragazzo dai capelli blu e si avvicinò di più al
principe dei maghi. “Il problema è che tu te ne freghi!”, gli urlò.
“Doremi, non è il caso di aggredirlo così. Ha le sue
responsabilità”, lo difese Pop.
Sul viso
della rossa si dipinse una smorfia che somigliava ad un sorriso. “Responsabilità…”, sussurrò.
“Mi volete
dire cosa è successo?”, domandò il mago, senza fare caso più di tanto ai
commenti di Doremi.
Cinque minuti
bastarono per riassumere al principe il corso degli eventi e proprio quando le
ragazze terminarono di raccontare l’accaduto, fece la sua apparizione Leon.
“Sono
riuscito a trovare Onpu e Tooru.
Saranno qui a momenti”, disse il biondino.
“And where is Fujo?”, chieseMomoko.
“Non l’ho
trovato da nessuna parte”, mentì Leon.
Doremi rise di nuovo senza alcun sentimento di
allegria. “Anche lui ha le sue responsabilità?”, disse sottolineando l’ultima
parola.
Akatsuki strinse i pugni. “Ora basta! Se hai
voglia di litigare, dillo subito!”, sbottò il principe, ma Doremi
non gli rispose. Era stufo di essere trattato così. Prese a camminare e uscì
dal salotto, diretto al piano di sopra.
“Ma sì,
vattene”, sussurrò Doremi tra sé e sé.
Leon guardò
prima la rossa e poi il suo amico sparire in corridoio. “Ragazzi, torno
subito”, disse, seguendo a ruota Akatsuki su per le
scale.
Il principe
dei maghi ricadde pesantemente sul letto, mentre Leon lo fissava stupito.
Com’era possibile che lui e Doremi avessero troncato
in quel modo? “Che cos’è successo tra te e Doremi?”,
chiese. Non se ne sarebbe andato finché non avesse avuto una risposta
soddisfacente.
Akatsuki rivolse uno sguardo amareggiato al
soffitto. “Non vi ho detto nulla, perché speravo di dissuadere mio padre dai
suoi propositi”, rispose.
Leon non
riuscì a capire granché. “Cosa c’entra il re?”.
“Mio padre e
la regina del mondo delle streghe vogliono che io sposi Hana-chan”,
rivelò il principe, senza giri di parole.
Leon cercò di
reggersi da qualche parte. Credeva davvero che sarebbe potuto svenire da un
momento all’altro. Insomma, una notizia del genere era mozzafiato. Ora capiva
benissimo perché Doremi fosse così arrabbiata.
Sicuramente si era sentita tradita.
“Vogliono
unire il mondo delle streghe e quello dei maghi così facendo, per evitare
l’estinzione del nostro popolo”, continuò a spiegare Akatsuki
“Ma non è tutto”.
“Cos’altro
c’è?”, riuscì a domandare il biondino con una voce stridula.
Akatsuki si mise a sedere e fissò intensamente
Leon. “Oggi ho parlato con mio padre. Vogliono che il matrimonio si celebri
domani”.
Leon spalancò
ancora di più gli occhi, ormai fuori dalle orbite. Se solo quella storia fosse
venuta fuori, tutte le ex-apprendiste di MajoRika avrebbero odiato, non solo i flat,
ma tutto il mondo magico. “No, no, no, no, no!”, disse il biondo, in preda al
panico “Dobbiamo fare qualcosa. C’è in gioco la fiducia delle ragazze, che
tanto abbiamo faticato a conquistare”.
“Beh, io ho
già perso la fiducia di Doremi”, disse il principe
demoralizzato.
“Non vorrai
startene con le mani in mano?”, lo ammonì Leon.
“Ma ho già
fatto il possibile”.
Leon tacque
per un momento, assorto nei suoi pensieri, poi sorrise gioviale. “Idea!”, urlò.
Akatsuki lo guardò con aria spaventata. Le idee di
Leon non erano mai buone. “Che idea?”, domandò riluttante.
“Insceneremo
una farsa!”, disse l’amico.
“Che farsa?”.
Il biondo si
sedette al fianco del principe e, mettendogli un braccio attorno al collo,
disse “Una piccola bugia da dire a tuo padre, Aka”.
Il principe
era ancora ben poco fiducioso. “Che tipo di bugia?”, continuò a domandare.
Leon si alzò
dal letto. “Ora vedrai”, disse. Dopodiché i suoi ciuffi ribelli si mossero,
facendo comparire un immenso nuvolone rosa che riempì tutta la stanza. Akatsuki non sapeva cosa aspettarsi dall’incantesimo appena
fatto dal compagno. Sperò solo che si trattasse di un’idea attuabile.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
La porta del
sottoscala si spalancò di nuovo. Stavolta erano Onpu
e Tooru. La ragazza dai capelli viola sembrava
sconvolta. “Ragazze, è vero che Hazuki…?”, domandò,
senza tuttavia terminare la frase.
Le ragazze,
dopo averle rivolto uno sguardo sollevato per il suo agognato arrivo,
annuirono. “Dobbiamo assolutamente tentare con il Magical
Stage”, disse Aiko, senza perdere tempo.
“Sì, e
dobbiamo anche sbrigarci”, esclamò Pop.
“Allora
facciamolo subito”, rispose loro Onpu.
Tutte
annuirono.
Tooru si guardò intorno spaesato. “Ma dove sono
gli altri?”, domandò.
“Non è il
momento di pensare a loro”, sbottò Doremi,
raggelandolo.
“Ok”, disse
lui, tacendo all’istante.
Le ragazze si
disposero immediatamente in cerchio e tirarono fuori i loro cristalli.
“Pirikapiriraranobiyakani!”, cominciò Doremi.
“Pamerukurarukutakarakani!”, la seguì Aiko.
“Pururunpurunsuzuyakani!”, enunciò Onpu.
“Perutonpettonsawayakani!”, disse Momoko.
“Pipitopuritutohokarakani!”, si unì a loro Pop.
“MAGICAL STAGE!”, dissero poi tutte in
coro. Una luce si sprigionò dai cinque cristalli. “Aiutaci a ritrovare Hazuki”.
Quando la
luce si dissolse, le ragazze non notarono nessun cambiamento. Ma nel momento in
cui il cristallo di Doremi cominciò a svolazzare come
sorretto da una mano invisibile, l’attenzione di tutti si spostò su di esso. Doremi seguì il cristallo con lo sguardo. Esso d’improvviso
volò velocemente nel corridoio adiacente al salotto. La ragazza gli corse
dietro.
“Doremi, aspetta”, disse Tetsuya,
andandole dietro.
La porta d’ingresso
si spalancò e il cristallo uscì dalla casa, Doremi e Tetsuya riuscirono a stargli dietro, ma quando le ragazze
furono sul punto di seguirli, la porta si chiuse.
“I can't open
it!!”, esclamò Momoko, nel
tentativo di abbassare la maniglia della porta.
Un bagliore
intenso proveniente dal salotto attirò l’attenzione delle ragazze. Si recarono
di nuovo nella stanza, lasciando perdere momentaneamente la porta bloccata, e
sul pavimento vi era poggiata una chiave d’oro luccicante.
“A key?”, si
domandò Momoko.
“Deve essere
frutto dell’incantesimo”, spiegò Tooru, mentre il
bagliore che sprigionava l’oggetto si affievoliva. Il ragazzo alzò lo sguardo
preoccupato. “Questo vuol dire che il movimento del cristallo di Doremi potrebbe non avere a che fare con il Magical Stage. E il fatto che la porta d’ingresso sia
bloccata mi porta a pensare che lei e l’umano siano in pericolo”.
Alle ragazze
mancò il fiato per un momento. Avevano lasciato che Doremi
e Tetsuya finissero nella trappola di una figura
nera. “Vado ad avvertire Akatsuki e Leon”, disse Aiko e, senza pensarci due volte, si diresse su per le
scale. Se era vero ciò che Tooru aveva supposto
dovevano sbrigarsi e fare qualcosa, prima che quei mostri catturassero anche Doremi.
TO BE CONTINUED
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Angolino dell’autrice
Buon pomeriggio a
tutti. Finalmente la storia si fa un tantino più movimentata, infatti i
problemi aumentano. Ma bando alle chiacchiere a passiamo a ringraziare i recensori:
cloudine97, Marty De Nobili & missredlights.
Ringrazio inoltre
per i 31 preferiti, le 2 ricordare e le 10 seguite.
Grazie poi ai
lettori nascosti nell’ombra e ai vecchi recensori che non vedo più (si saranno
stufati di seguire una storia che non trova fine; scherzo, la fine ci sarà).
Allora ci leggiamo
al prossimo capitolo. Buoni affarucci a tutti! xD
Capitolo 18 *** Cap.18 Abandon all hope ye who enter here. ***
Together
Dove eravamo rimasti?
Le Ojamajo hanno
17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un
nuovo compagno di classe: Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere
sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette.
Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature
maligne.
Nel capitolo precedente:Le Ojamajo,
dopo parecchia fatica nel radunarsi, riescono a compiere il cerchio magico, dal
quale spunta fuori una chiave d’oro. Intanto Akatsuki
ha parlato con suo padre, che vuole che il matrimonio si celebri il giorno
successivo. Il principe decide di confidarsi con Leon, al quale viene subito
un’idea per far annullare le nozze. Doremi e Tetsuya nel frattempo sono probabilmente caduti in un
tranello delle figure nere.
Capitolo
18
Abandon all
hope ye who enter here.
“I found myself in Wonderland, Get back on my feet, on the ground. Is this real? Is this pretend? I'll take a stand until the end.”
{AvrilLavigne, Alice
(Underground)}
Quando Aiko aprì la porta della camera
da letto del principe dei maghi, la sorpresina che ebbe non fu delle migliori.
Una ragazza bellissima – boccoli dorati, vestito elegantissimo di quelli che
solo le principesse delle fiabe indossano, vita sottile, leggero ombretto
azzurro che faceva risaltare il medesimo colore delle sue iridi, un
lucidalabbra che dava sul color salmone – cingeva con le braccia il collo del
principe. In un primo momento pensò, Come
può fregarsene di quello che succede e mettersi a pomiciare con quella
biondina? Ma solo quando ebbe guardato meglio e la nebbiolina rosa che
aleggiava nella stanza si fu dissolta del tutto, si accorse di ciò che stava
vedendo. Ripercorse tutti i dettagli di quella ragazza che ora la fissava un
po’ preoccupata: capelli dorati, occhi azzurri… Le
venne un colpo.
“LEON!”, urlò indicando con un indice il suo ragazzo, lo sguardo
basito.
***
FLASH BACK
***
Il principe guardava dubbioso il suo amico Leon. Il biondino si
alzò dal letto. “Ora vedrai”, disse. Dopodiché i suoi ciuffi ribelli si
mossero, facendo comparire un immenso nuvolone rosa che riempì tutta la stanza.
Akatsuki non sapeva cosa aspettarsi dall’incantesimo
appena fatto dal compagno. Sperò solo che si trattasse di un’idea attuabile.
La nebbiolina rosa dopo un po’ cominciò a diradarsi. Ne scomparve
abbastanza perché il principe riuscisse a vedere una splendida figura
femminile. Spalancò la bocca, prima che il suo cervello gli riuscisse a dire
che quella ragazza era il suo amico Leon. Ma si riscosse quasi subito e arrossì
per la vergogna. Per un momento aveva veramente pensato che il suo compagno
fosse una bella donna. “Se questa è la tua idea, puoi scordartelo”, disse il
principe, sull’orlo di una crisi di nervi.
“Ma perché, Aka?”, chiese Leon,
avvicinandosi a lui e facendogli gli occhi dolci.
“Ma ti pare possibile?”, sbottò il principe.
“Dai, dì la verità, sono carino vestito così”, rise il biondino.
Akatsuki si batté una mano sulla fronte. “Non ci cascheranno mai”, disse.
“Invece sì”, ribatté Leon convinto, poi fece un inchino “Mi
basterà fare due moine al re. Figurati se mi riconosce”. Il principe lo guardò
male, ma l’amico non se ne accorse. “E poi ti abbraccerò con eleganza”, disse
cingendogli le braccia attorno al collo lentamente “E guardandoti negli occhi,
dirò Sono la promessa sposa del principe Akatsuki”.
La porta della stanza si spalancò. Leon vide con la coda
dell’occhio la sua ragazza fissarlo scioccata.
“LEON!”, urlò lei dopo qualche minuto, indicandolo con un indice.
Il biondo e Akatsuki si scollarono all’istante, con
un’espressione pressoché disgustata, come se fossero stati loro ad assistere
alla scena. “Voi due siete…”, cercò di dire Aiko.
Leon le si avvicinò in fretta e furia. “No, Ai-chan,
non è come pensi! Io amo solo te!”, le disse agitandosi come un matto.
“Perché diavolo sei vestito da donna allora?”, domandò lei,
fulminandolo con lo sguardo.
“C’è una spiegazione, Ai-chan!!”.
“Allora sentiamola”.
Akatsuki scoccò uno sguardo malevolo a Leon. “Non te lo posso dire…”, piagnucolò il biondo.
“Bene”, disse lei, voltandosi di spalle al ragazzo “Allora per te
non conta niente il condividere tutto con la persona amata”.
Al povero Leon si lacerò il cuore. “Ai-chan…”,
si lamentò. Ormai aveva le lacrime agli occhi. Si voltò verso il principe. “Aka…”, disse rivolto all’amico, il quale sospirò.
“Va bene. Diglielo”, rispose il principe.
“Grazie!!”, disse il biondo, con un sorriso a trentadue denti.
Intanto Aiko si era voltata, in attesa
di una spiegazione. “Avanti, dimmi tutto”.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Il cristallo rosa di Doremi
continuava a svolazzare con una velocità impressionante. In quello spazio
ultradimensionale completamente buio era l’unica cosa a fare un po’ di luce. La
ragazza dai capelli rossi continuò ad andare dietro a quel bagliore, convinta
che da un momento all’altro sarebbe arrivata nel luogo dove la sua amica Hazuki era stata fatta prigioniera. Dopo un po’ dovette
accelerare, per stare alla velocità della pietra luminosa. Tetsuya
la stava seguendo e con la sua falcata da calciatore era riuscito a
raggiungerla.
“Sei sicura che ci porterà dove si trova Hazuki?”,
le domandò.
“Sì, il Magical Stage non sbaglia
mai!”, gli rispose lei.
Non dissero più nulla. Continuarono a correre. Si fermarono
soltanto quando il cristallo rallentò, per poi andarsi a posare nella mano
tozza di una figura che a mala pena si distingueva in quel buio pesto.
“Preso!”, disse la
figura nera, che stava davanti a loro. Doremi arretrò
un po’. Tetsuya le posò le mani sulle spalle. “Ora
non mi resta che togliervi di mezzo,
una volta per tutte”, continuò il mostro, con una risata sadica. La figura
nera strinse in un pugno il cristallo magico, mentre nell’altra mano fece
comparire una sfera di energia. Portò un braccio indietro e la lanciò a mo di
giocatore di baseball.
“Doremi!”, urlò Tetsuya, affrettandosi a buttare a terra la ragazza per
evitare che venisse colpita. Di seguito le loro labbra si ritrovarono a pochi
centimetri di distanza. Non ebbero il tempo di pensare ad alcunché, soltanto i
loro battiti cambiarono e si fecero più veloci. I due si rialzarono e si
spostarono dalla traiettoria di una nuova sfera di energia.
“Scappa. Lo distraggo io”, le ordinò Tetsuya.
“Idiota, nessuno di noi due può combatterlo ora come ora!”,
lo ammonì Doremi, cercando di tirarlo per un lembo
della manica della maglietta.
“Non potete scappare
in eterno”, sogghignò la figura nera, lanciando altre due sfere di energia.
Doremi e Tetsuya ne
riuscirono a schivare una, ma l’altra esplose a mezzo metro dal ragazzo. I due furono
scaraventati via.
“Tetsuya!”, urlò Doremi, cercando l’amico con lo sguardo. Lo vide poco
distante da lei. Aveva perso conoscenza e, seppure l’oscurità le impedisse di
vedere da che parte attaccasse la figura nera, riuscì a distinguere qualche
graffio sanguinante sulle braccia e sulla fronte del ragazzo. Cercò di
raggiungerlo, gattonando, ma partì un’altra sfera di energia. Si alzò per
schivarlo e raggiunse il ragazzo. “Tetsuya,
svegliati”, disse, scuotendolo.
“Stavolta non vi
mancherò!”, esclamò il mostro, stanco ormai di non centrare le sue prede.
La sfera di energia stavolta aveva una maggiore velocità. Doremi
si chinò sul corpo di Tetsuya, con l’intenzione di
proteggerlo, ma sapeva che sarebbe riuscita a fare poco. La sfera esplose, ma
la ragazza non sentì alcun dolore. Si voltò. L’esplosione era avvenuta lontano
da lei. Una persona incappucciata le stava davanti. La lunga tunica viola
impedì alla ragazza di riconoscere le fattezze dello sconosciuto che supponeva
li avesse salvati.
“Maledetta! Cosa ci
fai qui?”, ruggì la figura nera, rivolta a quella persona. Senza pensarci
due volte creò altre cinque sfere e le lanciò una di seguito all’altra.
“PirikaPirilalaPopolinaPeperuto”, esclamò
quella persona, rivelando una voce femminile.
“Chi è?”, sussurrò Tetsuya,
aprendo gli occhi, con un’espressione stranita.
“Non lo so”, rispose Doremi, senza
fare molto caso al risveglio del ragazzo. La cosa che l’aveva lasciata
perplessa era la formula magica che aveva pronunciato la misteriosa ragazza. Le
sfere furono respinte con maestria tramite un calcio ed una finì per colpire la
figura nera stessa. La sconosciuta tirò fuori da sotto il mantello uno
specchietto rosso. “Ma quello…”, sussurrò Doremi, riconoscendo lo specchietto di Akatsuki.
“Ritorna nell’oscurità, figura nera”, sussurrò la ragazza
misteriosa, al che il mostro fu risucchiato da quello specchietto e il
cristallo di Doremi finì a terra. Tornò l'oscurità in
quella dimensione e ciò che i due ragazzi, Doremi e Tetsuya, vedevano era il risplendere di una luce rosa nelle
mani della persona sconosciuta, probabilmente un cristallo magico. Doremi aveva la bocca spalancata. La loro salvatrice mosse
qualche passo, intenzionata ad allontanarsi da loro.
“Aspetta”, disse Tetsuya,
mettendosi a sedere e tenendo fissi gli occhi sulla tunica viola che nascondeva
il personaggio misterioso “Sono certo di averti già incontrato”. Doremi si voltò a guardarlo con aria basita.
Il passo della loro salvatrice si arrestò. “E sicuramente ci
incontreremo ancora”, rispose lei, stringendo un pugno attorno al suo cristallo
e scomparendo nel nulla.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Le ragazze ormai contemplavano quella chiave
d'oro da più di dieci minuti. Neppure Tooru aveva
rivelato di sapere cosa potesse aprire. Nessuno aveva la più pallida idea di
cosa potesse essere. L'unica cosa che sapevano era che dovevano sbrigarsi ed
andare a cercare Doremi. Ricorrere nuovamente al
cerchio magico non era un'idea brillante. Le ragazze erano rimaste in quattro e
la magia sarebbe stata meno efficace.
“Probabilmente Doremi e Tetsuya ora sono nel nulla più assoluto. Solitamente chi
esce dalla porta principale non arriva in un luogo preciso”, aveva detto Tooru, dopo qualche minuto di silenzio. Quella rivelazione
si era dimostrata ben poco rincuorante ed ora le streghette
erano nel panico più assoluto. In particolar modo Momoko,
che non faceva altro che dire frasi incomprensibili in inglese, agitandosi come
non mai.
“Forse dovremmo andarli a cercare proprio passando per
quella porta”, ipotizzò Onpu.
“Non ve lo consiglio”, disse d'improvviso una voce
proveniente dal corridoio. La signora Sokuryoku fece
la sua apparizione nel salotto. “Il nulla è vasto. E' difficile che chi entri
riesca a tornare indietro. Solo i maghi e le streghe più esperti possono”,
spiegò, rammaricata per il fatto che non potesse fare altro che dare brutte
notizie. I suoi occhi poi si posarono sulla chiave, poggiata sul tavolino al
centro della stanza. Avanzò a passo veloce verso di essa. “E questa?”, chiese,
il suo sguardo si era fatto stupito. Prese la chiave tra le mani delicate e
candide, e la rigirò più volte.
“È venuta fuori dal cerchio magico”, rivelò Pop alla donna.
“L'ho già vista da qualche parte”, sussurrò la donna
pensierosa.
Le ragazze quasi sobbalzarono a quell'affermazione. “Where
do you see it?”, domandò la streghettabionda. La donna tuttavia continuò a tacere e a guardare quella chiave.
Per anni non l'aveva vista. Per anni non era stata tra le sue mani.
“Allora?”, domandò spazientita Onpu.
“Questa chiave”, cominciò Kami
“apre le porte del BloodyBlossom”.
Momoko assaporò silenziosamente
quelle parole, poi ne pronunciò la traduzione “Fiore insanguinato?”. I suoi
compagni rabbrividirono nel sentire quelle parole.
“Cos'è il BloodyBlossom?”, domandò curiosa Pop, la quale fu l'unica che
sembrò rimanere meno impressionata degli altri.
“È un luogo proibito, ma nessuno sa bene cosa vi si annidi
all'interno, fuorché la regina delle streghe e il re dei maghi”, disse la donna
deglutendo “Esistono due chiavi apparentemente identiche, che aprono quel
luogo. La prima ha un rubino incastonato ed è conservata al castello, nel mondo
delle streghe. L'altra, ovvero questa, completamente d'oro, priva di pietre
preziose, veniva affidata al custode del BloodyBlossom”.
“Veniva?”, chiese Momoko, con un
sopracciglio inarcato.
“Fu perduta secoli fa”, rispose Kami,
lo sguardo basso intento a vagare nei ricordi più remoti.
“Lei come sa queste cose?”, esclamò Pop.
La donna non distolse lo sguardo dall'oggetto brillante, ma
rispose comunque senza esitazioni. “Prima di avere Leon io ero una custode. La
gravidanza mi costrinse ad abbandonare il lavoro e, non so in quali
circostanze, la strega che mi succedette, fu la responsabile della perdita
della chiave”.
Le ragazze boccheggiarono per qualche minuto. “Quindi la
chiave perduta è stata ritrovata dal nostro cerchio magico?”, la interrogò
ancora Onpu.
“Quindi è probabile che Hazuki sia
stata portata nel BloodyBlossom?”,
continuò Momoko.
Kami annuì, riprendendo finalmente
a guardare le persone presenti in quella stanza. Posò la chiave sul tavolino e
disse “Chissà che anche Doremi non sia lì”.
“Nel BloodyBlossom?”,
domandò la piccola Pop.
La donna annuì. “Il nulla è collegato a tutto”, spiegò “Come
vi ho già detto è estremamente vasto e nessuno è mai riuscito a visitarne ogni
angolo, anche perché è un labirinto e tutto è avvolto dall'oscurità. È
impossibile distinguerne i luoghi. Alcuni hanno affermato di aver trovato anche
passaggi per raggiungere il mondo dei terrestri. Potrebbe benissimo essere
collegato al BloodyBlossom”.
Momoko sospirò rassegnata. “Ma
così non sapremo mai dove sono Doremi e Tetsuya”, disse, poggiandosi allo schienale del divano.
“È vero”, sussurrò Tooru, che in
quel lasso di tempo era rimasto con la bocca spalancata ad assimilare
attentamente quelle informazioni e a riflettere “Però potremmo chiedere alla
regina delle streghe e al nostro re di aiutarci. Questa situazione sta
diventando troppo complicata”.
Le ragazze meditarono su quelle parole ed annuirono. “La
regina ci aiuterà sicuramente”, esclamò Pop convinta.
“Sarebbe la soluzione più logica”, assentì la signora Sokuryoku.
“Non ci resta che attendere Aiko,
Leon e Akatsuki”, disse Onpu.
“By the way, quanto tempo ci sta
mettendo Aiko?”, si domandò Momoko.
Le ragazze si fissarono basite. Tooru
sorrise. “Vedrete che scenderanno a momenti”, si affrettò a dire, con
l'intenzione di sviare possibili pensieri delle streghette
che sfiorassero l'assurdo.
“Non ti preoccupare, Tooru”, lo
tranquillizzò Pop “Sappiamo che quei due sono degli ingenui e che rimanere da
soli con una bella ragazza non significherebbe granché per loro”.
Tooru arrossì e si maledì per aver
preso le difese dei suoi compagni, mentre una Aiko
trafelata scendeva le scale per raggiungere gli altri. Entrò in salotto e gli
altri la guardarono interrogativi. “Dove sono, Akatsuki
e Leon?”, le domandò Onpu.
Aiko sorrise cercando di sembrare
naturale. “Sono andati nel mondo delle streghe per sbrigare una faccenda”.
Pop si alzò dalla sua poltrona e si mise le mani sui
fianchi. “Potevano aspettarci! Abbiamo scoperto delle cose riguardanti la
chiave e dobbiamo farci assolutamente aiutare dalla regina”, esclamò la
ragazzina con un’espressione severa.
La sportiva iniziò a sudare freddo. Erano nei guai. Se
fossero andate adesso nel mondo delle streghe avrebbero tutti scoperto il
segreto di Akatsuki, assistendo alla scena patetica
che il suo ragazzo aveva ideato, e, cosa peggiore, non le avrebbero parlato mai
più, sapendo che aveva tenuto per sé una faccenda tanto importante. “Dobbiamo
andarci adesso dalla regina?”, le venne da chiedere.
“Ofcourse!”,
esclamò decisa la straniera “Doremi, Tetsuya e Hazuki potrebbero
essere in pericolo!”.
A quanto pareva non c’era scelta.
♫~♥~♪~♥~♫~♥~♪~♥~♫
Il buio pesto impediva di vedere alcunché. Il silenzio si era
fatto pesante tra Doremi e Tetsuya.
La ragazza passò delicatamente un fazzoletto di carta su un graffio di un
braccio del calciatore dai capelli blu. Ogni tanto lo guardava di sottecchi,
portando poi subito lo sguardo sulla sua ferita. Aggrottò le sopracciglia,
immersa in alcune riflessioni.
"Chi è che ti ha ricordato quella donna?", riuscì a
domandare con freddezza la rossa.
Il ragazzo sembrò riscuotersi dai vari ragionamenti che
imperversavano nella sua mente. La fissò, mostrando una smorfia, che voleva
esporre la sua insicurezza. "Probabilmente ti irriterebbe saperlo",
disse.
Doremi strinse la morsa della sua mano sul braccio di Tetsuya, che gemette per il dolore, provocato dalla ferita.
"Scusa!", si affrettò a dire la ragazza, allentando la presa. Seguì
di nuovo il silenzio, poi la rossa parlò di nuovo "Voglio saperlo
comunque".
Tetsuya si morse un labbro nel tentativo di impedirsi di dire qualcosa,
ma lo sguardo insistente di lei lo fece cedere. "Itsumi",
rivelò sospirando.
"Itsumi?", domandò Doremi.
"La ragazza sulla quale hai costruito una fantasiosa soap
opera", esclamò il ragazzo, mostrando un sorriso tirato.
Doremi lanciò a terra il fazzoletto che teneva stretto tra le mani.
Strinse i denti. Non voleva litigare, ma lui aveva tirato fuori quell'argomento
e lei... Lei era gelosa, ecco tutto!
"Cosa diavolo ridi? Io so benissimo che cosa ho visto!",
disse lei, alzando la voce "La stringevi così forte". A quel punto abbassò lo sguardo. Sembrava che i
suoi occhi si stessero riempiendo di lacrime.
"Non ho strinto forte proprio nessuno. E' scivolata e mi è
venuta addosso. Come te lo devo dire?", si giustificò lui, tentando di mantenere
un tono calmo "Come devo fare per farti capire che ti amo?".
Doremi strinse i pugni e si alzò in piedi. "Basta così, per
favore", sussurrò apparentemente calma.
"Ma perché??", le chiese lui, imitandola e alzandosi per
poterla guardare negli occhi.
Lei lo fissò crucciata. "L'ultima persona che mi ha detto 'ti
amo', ha tradito la mia fiducia", esclamò con
amarezza, emettendo poi un forte sospiro per calmarsi ed evitare di piangere.
"Non puoi fare dell'erba buona e cattiva un unico
fascio!", le urlò. Sembrava che non potesse concepire di essere uguagliato
a quel dannato Akatsuki. Quella persona che l'aveva
fatta soffrire, pensando soltanto a sé stesso.
"... Anche tu mi hai tradito. Volevi una risposta da me, ma
non hai saputo aspettare e ti sei trovato subito un'altra ragazza!"
"Cosa dici? Ti ripeto che hai equivocato tutto".
"Sì, d'accordo", lo assecondò lei, ma ogni parola
aggiunta era una lama in più. Abbassò di nuovo lo sguardo. "Continuo
comunque a pensare che non lo voglio più un ragazzo".
Tetsuya serrò le labbra. Contò fino a dieci prima di dire qualsiasi cosa
gli passasse per la testa. "D'accordo, fà come
ti pare", disse. Non voleva insistere più di tanto. Non voleva che lei
soffrisse ancora. Doremi prese a guardarlo mentre lui
la superava senza degnarla di uno sguardo. Una lacrima le scese
inaspettatamente. Probabilmente non se lo aspettava da lui, così testardo, così
orgoglioso. Forse non teneva realmente a lei. Il ragazzo si voltò,
l'espressione indifferente. "Muoviti o ti lascio lì, Dojimi",
disse. Quell'ultimo 'insulto' voleva essere una parola di conforto, una parola
che le facesse capire che lui le sarebbe stato vicino comunque, anche se lei non
gli avesse parlato mai più. Se non sei felice
tu, non lo sono neanche io.
La ragazza si passò velocemente una manica della
maglietta sugli occhi per asciugarseli. "Sì", disse mostrando un
sorriso incerto.
Lui fece altrettanto. Si incamminarono l'uno di fianco all'altra.
Così vicini, ma così lontani. Il buio di quel luogo sembrava non volersi
diradare e, dal canto suo, Doremi cominciava ad
averne paura. Se non che all’orizzonte una luce, seppur piccola, apparve.
Squarciava quell’oscurità come una stella. “Cos’è?”, domandò Tetsuya, mentre la ragazza al suo fianco lo prendeva per
mano, provocandogli non poco imbarazzo. Lei cominciò a correre, diretta insieme
a lui verso il bagliore. Man mano che procedevano questo si espandeva. La loro
corsa continuò, fino a che non furono abbagliati dalla luce, come se fossero
all’uscita di un tunnel. I due tentarono di tenere aperti gli occhi e di
abituarli alla nuova illuminazione. E poi lo videro. Un enorme castello era
davanti a loro, un castello decaduto e vecchio, coperto di muschio, in
lontananza. Un viale coperto di foglie secche denotava la strada per
raggiungerlo. Doremi lasciò la mano del ragazzo dai
capelli blu e si avvicinò cauta all’unica forma vivente che sembrava popolare
quel posto, un vecchio barbuto seduto su quello che un tempo doveva essere
stato un trono. Tetsuya le andò vicino, pronto ad
intervenire in caso di pericolo. Il vecchio alzò lo sguardo severo verso di loro.
Le sue iridi sembravano di ghiaccio, la sua barba era di un bianco candido e indosso
aveva un abbigliamento a dir poco regale. Le sue labbra screpolate si aprirono
in un ghigno, scoprendo dei denti gialli.
“Nuovi visitatori”, disse calmo, sogghignando “Benvenuti nel BloodyBlossom”.
Dal
covo segreto dell’autrice…
*Si schiarisce la voce.*
Buon pomeriggio a tutti e benvenuti ad un nuovo episodio di Toget…*Un oggetto non identificato, proveniente dal pubblico,
la manca per un pelo. L’autrice piagnucola.* Perdonatemiiiiii.
Non ho potuto finire prima questo capitolo e ora so che ce l’avete con me. Non
ricordo neanche quando ho aggiornato l’ultima volta. L’unica cosa che so è che
ho voluto pubblicare questo capitolo, sebbene sia un po’ corto rispetto agli
altri, per vedervi sorridere un po’. Ero veramente dubbiosa sulla piega che
stava prendendo il capitolo, ma magari voi potete smentirmi con un bel
commento. Spero si faccia interessante la situazione.
Ringrazio tutte le
persone che mi hanno spronato con minacce varie a continuare e ringrazio i
recensori del capitolo precedente a questo.
Inoltre voglio
informarvi che *uditeudite*
ho una pagina facebook!! Vi invito a mettere mi
piace. Vi troverete fan art, video e fan fic tutti
miei. E poi magari potete lasciare anche voi le vostre minacce in bacheca.
<3 Ecco il link: http://www.facebook.com/pages/Valechan91-usytyve-efr-faific/116046858448990
. Vi avviso già che non so quando inizierò a scrivere il cap
19, perché è periodo di esami, ma se continuerete a seguirmi sarò propensa a
farmi venire qualche idea per scrivere una pagina al giorno nei momenti di
meritato riposo. Detto questo vi mando un grosso bacio, ringraziandovi ancora
di tutto. A presto.
Capitolo 19 *** Cap.19 The place of relegated freaks ***
Together
Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe:
Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono
vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e gli altri Flat hanno il compito di proteggerle ed imprigionare le
creature maligne.
Dove
eravamo rimasti?Aiko scopre il segreto di Akatsuki, assistendo all’ “idea di Leon”. Quest’ultimo ha
deciso di travestirsi da “leggiadra donzella” e fingere di essere la fidanzata
del Principe dei maghi, per annullare l’imminente matrimonio tra la Principessa
Hana e il suddetto mago. Come previsto, Doremi e Tetsuya vengono attaccati da una figura nera, mentre sono
dispersi nel Nulla. Tuttavia una persona misteriosa li salva. Le altre ragazze
intanto scoprono che la chiave apparsa dal cerchio magico apre le porte del BloodyBlossom, nel quale ben
presto vengono a trovarsi Tetsuya e Doremi, accolti
da un anziano signore dall’identità ignota.
~
Capitolo 19
The place of relegated
freaks
~
Do what you, what you want, if you
have a dream for better. Do what you, what you want, till you don’t want it
anymore. Remember who you really are. Do what you, what you want, your world’s closing
in on you now. It isn’t over. Stand and face the unknown.
Evanescence, What you want
Hana fissava il paesaggio decadente, su un piccolo
terrazzo del Palazzo Reale del Mondo dei Maghi. Ripensava agli occhi frustrati
del Principe di quel Regno e lo capiva. Sono
stata molto peggio io, avrebbe voluto dirgli, ma una sola parola sbagliata
– lo sapeva – lo avrebbe indotto a farle cambiare idea e ciò non era possibile…
Non era assolutamente concepibile. Ma la cosa che le faceva più rabbia era che lui non comprendeva. Immaturo, gliel’aveva detto in faccia e
allo stesso tempo se n’era pentita. Negli occhi del mago era comparso odio.
Nessuno l’aveva mai odiata così. E più di tutto, non le aveva dato una risposta
soddisfacente al suo insulto. Era
andato via, senza dire nulla, segno evidente che era stufo… di lei e di tutto
il Mondo della Magia, ma soprattutto di lei.
La ragazzina sospirò
col tentativo di scacciare l’angoscia. Perché si sentiva così? Non l’aveva
capito. Forse teneva più di quanto pensasse al rapporto con quel ragazzo.
Magari per lei non era solo un matrimonio per ragion di stato, ma qualcosa di
più.
Ad
interrompere quei pensieri fu un rumore di passi svelti. La principessa si
voltò, gli occhi color cioccolato erano persi e vuoti. La guardia Majorin le si era avvicinata.
‹‹Finalmente vi
ho trovata, Principessa.››
Il suo viso
sembrava preoccupato, ma la strega non mancò di inginocchiarsi al cospetto di Hana, al che lei con un gesto della mano glielo impedì.
‹‹È successo
qualcosa?›› le chiese, le sopracciglia aggrottate nel formare un’espressione
seria e curiosa allo stesso tempo.
La
guardia parve spaesata. In un primo momento, non seppe cosa dire, poi cominciò
a borbottare qualcosa: ‹‹Non so se possa rappresentare un bene o un male,
Principessa…››
La ragazzina la
fissò stranita.
‹‹Non capisco, Majorin.›› disse, ostentando quel che poteva definirsi un
mezzo sorriso.
‹‹Lo vedrà con i
suoi occhi, Principessa. Venga con me nella Sala del Trono.››
Majorin si voltò e si incamminò per il corridoio. Hana confusa la seguì, mentre il suo cervello si
arrovellava. Altre catastrofi, problemi, le figure nere, le sue mamme…? Erano
tutte ipotesi accettabili, ma non vedeva come potesse essere un bene. Solo
quando entrò nella Sala del Trono, dove il Re dei Maghi fissava un punto
indefinito davanti a sé, con un’aria serena, la Principessa accantonò ogni
possibile Apocalisse. Lo sguardo di lei andò a volgersi nello stesso punto dove
il Re stava guardando ed era come le aveva detto Majorin.
Non seppe se ridere o se piangere nel vedere quella bellezza dai capelli dorati
stringere il braccio del Principe Akatsuki.
‹‹Bene, ci siete
anche voi, Principessa.›› esclamò Akatsuki, mostrando
indifferenza e freddezza col tono che le aveva rivolto, ‹‹È giusto che voi
siate la prima a saperlo.››; indicò la ragazza al suo fianco, ‹‹Lei è la mia
fidanzata ed è una strega.››
La sua fidanzata mostrò un sorriso
sprezzante, stringendosi ancora più forte al Principe, e lei non poté fare
altro che serrare la mascella. Qualcosa
le si era annodato dentro. Qualcosa
le stava facendo graffiare i suoi palmi con le unghie. Qualcosa le stava facendo odiare quella bellezza dai boccoli
biondi.
Avanzò verso il
Principe, tenendo lo sguardo basso, onde evitare che la vedesse. I suoi denti
premevano sul labbro inferiore. Una mano rimase sospesa in aria per un momento,
ma il fine di quel gesto non si fece attendere molto: uno schiaffo. Il ragazzo
si andò immediatamente a toccare la parte lesa, mentre la ragazzina bionda ora
piangeva.
‹‹Non mi pento
affatto di averti dato dell’immaturo!›› gli aveva urlato, mentre un’altra
guardia faceva capolino della Sala Reale, attirando l’attenzione dei presenti.
‹‹Maestà.›› aveva
detto quest’ultima, ‹‹Le ex-apprendiste di Majo Rika
vogliono essere ricevute. Dicono si tratti di una faccenda importante.››
Akatsuki fissò la guardia terrorizzato e lo stesso fece
la sua fidanzata. Dopodiché si rivolsero
uno sguardo e cambiarono espressione più volte, come a voler comunicare
silenziosamente. Hana li guardava sconcertata, certa
che fossero impazziti, anzi no, certa che avessero qualcosa da nascondere.
Il Re si alzò in
piedi e fece un cenno alla guardia.
‹‹Falle entrare.››
disse, non spostando neanche per un attimo gli occhi dal figlio, ora
sospettoso.
Fantastico. Suo
padre non aveva certo una vista di falco, ma le ragazze avrebbero scoperto
all’istante l’imbroglio, e non solo quello. Avrebbero anche saputo del
matrimonio. Era rovinato.
‹‹Avanti,
ragazze, non mi pare sia il caso di interrompere la riunione del Re!›› stava
urlando una voce al di là del portone, che conduceva nella Sala Reale, che in
quel momento la guardia stava aprendo per permettere il passaggio delle streghette. Aiko ora guardava
perplessa il portone semiaperto. Era troppo tardi. Mosse il capo con
l’intenzione di dire alla ragazza dai boccoli dorati di voltarsi dall’altro
lato. Quella obbedì, sudando freddo. Le altre ragazze e Tooru
ora fissavano straniti i presenti. Dovete ammettere che vedere Akatsuki a braccetto con una bella fanciulla, Hana con le lacrime agli occhi e, allo stesso tempo,
un’aria interrogativa, e il Re e la Regina indifferenti a tutto quello, non era
certo qualcosa da potersi definire normale.
‹‹Venite avanti.››
disse loro il Re.
“Cavolo, cavolo, cavolo.”
‹‹Preferiamo
stare qui!›› strillò la sportiva.
La ragazza dai
capelli blu ricevette delle occhiate sbalordite.
‹‹Che hai, Ai-chan?›› le sussurrò Onpu.
Lei non trovò
risposta a quella domanda.
‹‹Avete ragione.
Meglio entrare.›› farfugliò.
Un’ultima
occhiata preoccupata, poi le ragazze si avviarono dentro. Aiko
stranamente allungò il passo, parandosi davanti alla coppietta.
‹‹Ciao, Hana!›› disse poi, salutando con noncuranza la ragazzina,
che ora aveva il medesimo sguardo degli altri.
‹‹C’è qualcosa
che non va, Majo AikoSenoo?››
le domandò il Re, con un sorriso divertito.
La ragazza
interpellata mosse le labbra, senza tuttavia riuscire ad emettere alcun suono.
‹‹Non devi
preoccuparti, perché ho già scoperto tutto.›› continuò quello, mentre il suo
sorriso si allargava e un indice della sua mano si andava a puntare verso la
ragazza dai boccoli dorati, ‹‹Non mi avevi mai fatto divertire così tanto, Leon.››
Le mascelle della
coppietta felice cascarono a terra,
lasciando posto ad un’espressione sbigottita. Akatsuki
si riprese subito, per modo di dire, e fulminò con lo sguardo la sua fidanzata.
‹‹Due moine, eh?›› sbottò il Principe, nel
tentativo di fargli il verso.
L’espressione del
Re divenne seria.
‹‹Figliolo, credo
davvero di essere d’accordo con il ceffone che la Principessa ti ha poco
gentilmente concesso.››, il tono dell’uomo dava a quella frase un alone di
rimprovero non indifferente e Akatsuki non poté fare
a meno di non guardarlo in faccia, ‹‹Il tuo comportamento si è rivelato poco
adatto ad un buon sovrano, soprattutto per l’aver scelto, al posto di salvare
il tuo Regno, di mettere in scena una stupida quanto assurda commedia, sebbene
devo ammettere che Leon non sia male vestito a quel modo.››, un risolino a quel
punto gli era sfuggito sotto i baffoni, ma Akatsuki
non si lasciò trasportare dall’ironia del padre.
Dal canto loro, i
nuovi arrivati, fuorché Aiko, assimilavano ogni
minima parola del Re pur di capirci qualcosa, azione che si rivelò alquanto
complicata per l’assenza di taluni elementi.
‹‹Allora…››
cominciò il giovane mago, gli occhi stretti in due fessure, ‹‹non sarò più tuo figlio.››
La frase lasciò
senza parole il suo interlocutore. Quando gli sguardi dei due si incrociarono
di nuovo, il più anziano non riuscì a trattenere una smorfia confusa, mentre
l’altro lo fissava deciso.
‹‹Non sarò più il Principe.›› continuò questo,
voltandosi e dirigendosi a passo veloce fuori dalla stanza.
‹‹Aka!›› lo chiamò Leon, con l’intenzione di fermarlo, ma
neanche quello aveva smosso il Principe.
Hana guardò immobile la porta tornare indietro per
chiudersi, ma non passò neanche un secondo, che lo seguì. Doveva fermarlo.
~
‹‹Benvenuti
nel BloodyBlossom.››
L'anziano
signore, che aveva pronunciato quella frase, con un tono pressoché lugubre, si
alzò senza fatica dal trono, che aveva occupato fino a quel momento. Doremi
strinse più forte il braccio di Tetsuya,
evidentemente intimorita dal vecchio. Questo iniziò a scrutarli con interesse,
senza cancellare il ghigno dal suo viso, muovendo qualche passo intorno ai due
giovani, con la schiena curva a causa della veneranda età.
‹‹Sarei davvero
curioso di sapere cosa avete fatto per finire in questo posto anche voi.››
disse, fermandosi dopo aver fatto un giro completo.
‹‹Ci
siamo capitati per sbaglio e non sappiamo che posto sia questo.›› rispose la
ragazza dai capelli rossi, all’uomo che sembrò non crederle molto.
La
fissò con un’espressione scocciata, come se quella ormai fosse una routine.
‹‹Possibile che
tutti voi neo-abitanti del BloodyBlossom
siate così timidi?›› esclamò, ‹‹I crimini li commettono tutti, miei cari
mocciosi!››
‹‹Crimini?››
domandò Tetsuya.
‹‹Noi
davvero non sappiamo che posto sia questo.›› insistette la ragazza.
A
quella frase il vecchietto rise di gusto ed anche per un bel po’ di tempo.
‹‹State messi
bene allora!›› disse tra una risata e l’altra, poi fece una pausa, mentre il
suo ghigno si spegneva, per lasciar posto ad un volto serio, ‹‹Questo posto è
il luogo d’esilio per i condannati del Mondo Magico.››
La rossa
boccheggiò per un istante.
‹‹Esiste un posto
simile?›› domandò Tetsuya, più a Doremi che al
vecchietto.
‹‹Certo, che
esiste! Ci siete dentro!›› fece l’uomo, ‹‹Fu creato esattamente trent’anni fa.
In quel castello laggiù vi risiedono i criminali più temibili della storia del
Mondo della Magia, con tanto di scheletri di gente ormai morta. Inutile
spaventarsi, signorina.››, si rivolse a Doremi, notando che era sbiancata, ‹‹C’è
di peggio, credimi.››
‹‹Di… di peggio?››
‹‹Visto che non
conoscete la storia del BloodyBlossom,
ve la racconterò io.›› aggiunse il signore, con una punta d’orgoglio, come se
quel privilegio fosse concesso esclusivamente a lui, da molto tempo, ‹‹Tutto
cominciò appunto trent’anni fa ed, in quel tempo, i maghi e le streghe vivevano
pacificamente insieme. Perfino gli umani avevano il permesso di metter piede
nel nostro mondo. Ma il grande stregone, che succedette al precedente sovrano,
non era certo felice di quella situazione. Gli umani erano dei reietti,
nullità, e come tali dovevano essere trattati. Inoltre i maghi erano i soli a
dover custodire il potere, a parer suo, e così attuò il suo piano, per
sottomettere le streghe. Uccise la Regina del Regno, sua moglie, ma ciò non
sortì l’effetto che desiderava e le streghe si ribellarono e chiesero di
dividere i due mondi. Famiglie intere vennero allontanate, affinché i maghi e
le streghe vivessero separati e la nuova Regina, che fu proclamata, creò questo
posto. Il Re del Regno della Magia, per lo scellerato attentato, fu relegato
qui dentro, in assoluta segretezza, e lo stesso avvenne in seguito per altri
grandi personaggi che avevano desiderato potere e gloria.››
‹‹Grandi personaggi?›› fece Doremi,
ostentando un’espressione di terrore, misto a disgusto. Si chiedeva come
potessero i prigionieri di quel luogo essere giudicati con una tale positività dal
vecchietto.
‹‹Che
fine ha fatto il Re?›› chiese invece Tetsuya,
curioso.
‹‹Lui
è ancora qui.›› disse l’uomo, voltandosi a guardare il castello in rovina, ‹‹Si
è costruito quella dimora ed ora è vecchio e solo. Sebbene non siano cambiati i
suoi ideali, ha perso qualsiasi volontà di vendetta.››
Seguì un
silenzio. L’anziano signore rifletté a lungo su cosa dire ma, del resto, non
gli importava più nulla.
‹‹In realtà,
quello stregone ero io.›› disse dopo un po’, al che Doremi sobbalzò e si
nascose dietro Tetsuya.
‹‹Era
lei?›› chiese il ragazzo, senza scomporsi più di tanto.
‹‹Sì,
ma ormai non ho più nulla da fare, né qui, né in nessun altro posto.›› esclamò,
sul viso di nuovo un ghigno, ‹‹Sono soltanto un povero vecchio e il castello è
ormai occupato da nuovi inquilini.››
‹‹E
da chi?›› continuò a chiedere il ragazzo.
‹‹Ve
l’ho già detto.›› rispose il vecchio, mentre il suo ghigno si allargava, ‹‹C’è
di peggio. Ed il peggio è proprio lì. La feccia del Mondo della Magia risiede
là dentro: oscuri mostri, che cercano vendetta. Loro riescono ad uscire da qui
quando e come gli pare. Hanno spazzato via tutti. Sono rimasto soltanto io. Se
non avessi rinunciato al castello, a quest’ora non so che fine avrei fatto.››
L’anziano re, nel
parlare, sembrò fiero di quelle gesta, per nulla spaventato, quasi orgoglioso
di avere assistito a tutto quello.
Doremi
intanto sembrò mettere da parte la paura. Dalle parole dello stregone, sembrava
che qualche tassello stesse cominciando a mettersi al posto giusto. I mostri di
cui parlava potevano essere le figure nere. Magari, in seguito alla loro
relegazione nel computer di Oyajiide, erano state
portate lì ed, in qualche modo, erano riuscite a liberarsi. Doveva sapere se si
trattava di loro e, in particolare, se anche Hazuki
era lì.
‹‹Lei ci entra
mai al castello?›› chiese.
Il
vecchio fece una smorfia.
‹‹Certo che ci
entro, ma a patto che non ficchi il naso nelle loro faccende. Sono molto
suscettibili, se si tocca la segretezza delle loro missioni, e poi anche un
potente mago come me ha paura, quando sente urla echeggiare nei corridoi.
Solitamente prendo qualche provvista e fuggo via.››
‹‹Urla…››
borbottò Doremi, deglutendo.
Tetsuya capì all’istante le intenzioni che erano balenate
nella mente della ragazza.
‹‹Può portarci a
visitare il castello?›› chiese al posto di Doremi, con un tono determinato.
L’uomo si fece
serio e sospettoso allo stesso tempo. Si avvicinò a Tetsuya,
scrutandolo con fare indagatore. Doremi arretrò spaventata, mentre il ragazzo
non si mosse.
‹‹Cosa ci
guadagnerei?››
Tetsuya rimuginò un po’ su cosa rispondere.
‹‹La aiuteremo a
riconquistare il castello.›› buttò lì il ragazzo, guadagnandosi un’occhiata
ammirata da parte di Doremi, cosa che per un momento fece salire la sua
autostima; ma la smorfia scettica del vecchio smontò la loro felicità momentanea.
‹‹Voi mocciosi?
Non sembrate molto forzuti.››
‹‹Il fatto è che…››
bisbigliò timidamente Doremi, ‹‹noi crediamo di conoscere il punto debole delle
creature che occupano il castello. Abbiamo già avuto a che fare con loro.››
Lo
stregone continuò ad osservarla in silenzio.
‹‹Ne sei sicura,
signorina?›› domandò, con un’espressione simile a quella che di solito assumeva
Oyajiide in presenza di Onpu,
e Tetsuya non poté fare a meno di porsi tra lei e il
vecchio, a mo’ di scudo, mentreDoremi
mostrava un sorriso tirato.
‹‹Certo, maestà.››
‹‹Mi
piace questa gioventù d’oggi!›› esclamò il vecchio allegro, ‹‹Allora seguitemi!
Sarà una battaglia coi fiocchi.››, e si voltò, cominciando a camminare verso il
castello, mentre Doremi e Tetsuya si scambiavano
un’occhiata d’intesa.
~
Avere
gli sguardi truci dei propri amici puntati addosso non è proprio una situazione
che si può definire piacevole.
Nascondere degli avvenimenti importanti è sempre rischioso. Finisce che le
persone ti tengano il muso per tutti i restanti giorni della tua vita, una
volta scoperto tutto. Aiko aveva più volte provato a
spiegare che anche lei ne era venuta a conoscenza per il rotto della cuffia e
che con tutti i problemi che c’erano, quello del matrimonio combinato era solo
una piccola pulce insignificante, ma nessuno voleva ascoltarla. Erano tutti in
un grande salone adesso. Il re e la regina si erano allontanati e l’aria che si
respirava era veramente pesante. L’unica cosa che sfiorava il positivo era la
giovane Pop che, fissando Leon vestito da donna, scoppiava a ridere ogni cinque
minuti, peggiorando la situazione, in quanto tutti non avevano la minima voglia
di ridere.
‹‹Piantala,
Pop-chan, per favore.›› disse per l’ennesima volta Onpu, prossima all’esasperazione.
La
ragazzina si massaggiò la pancia dolorante per il troppo ridere e respirò a
fondo per riprendere il benché minimo contegno.
‹‹Scusa, non ce
la faccio!›› disse.
Aiko fissò il ragazzo seduto al suo fianco, sospirò e lo
pregò dicendo: ‹‹Leon, ti spiacerebbe tornare nelle vesti di un comune essere virile?››
Leon
non spiccicò parola. Si limitò a schioccare le dita, per ritornare ad un
abbigliamento normale. Era intento a rimuginare. Era preoccupato per il suo
amico Akatsuki. Era scappato così, dicendo quelle
parole a suo padre. Sapere che la principessa era con lui però lo faceva
sentire più sicuro.
‹‹You had to talk about
it!›› disse ad un certopuntoMomoko, anche
lei con inervi a fior di pelle, ‹‹I
thought we had no secrets… that whatever happened we
would have talked. I amverydisappointed
in you, Aiko.››
Aiko, sebbene non fosse una cima in inglese, capì all’istante
che la straniera doveva avercela con lei. Non aveva mai visto le ragazze così
arrabbiate e, per certi versi, si sentiva in colpa. Tuttavia sapeva benissimo
che la causa di tutto quel macello era dovuta soltanto ad Akatsuki.
Insomma, ora capiva perché Doremi fosse costantemente arrabbiata con lui. Di
sicuro, sapeva di quella situazione, ma poiché per lei era risultato un
tradimento ancor maggiore, aveva preferito tenersi tutto dentro, magari per non
rischiare di scoppiare a piangere nel raccontarlo, di fare pena a qualcuna di
loro. E Tetsuya? Dal suo comportamento, era più che
probabile che sapesse anche lui. Forse, la storia del bacio tra la ragazza e il
Principe era solo per sviare eventuali sospetti.
‹‹Mi
dispiace.›› disse la sportiva, interrompendo l’affluenza di tutti quei pensieri,
al momento poco importanti, ‹‹So di aver sbagliato, ma ora questa cosa non deve
interessarci. Dobbiamo trovare Hazuki, Doremi e Tetsuya, poi potremo pensare al matrimonio combinato…››
‹‹Majo
Aiko ha ragione.›› bisbigliò una voce vellutata, a
qualche metro da loro.
Oltre
a quella voce, il fruscio dello strascico dell’abito della Regina attirò
l’attenzione dei presenti, e qualunque litigio divenne superfluo. L’unica cosa
veramente necessaria era avere informazioni sul BloodyBlossom e su quello che conteneva. Così le ragazze
raccontarono del Magical Stage e della chiave,
aggiungendo i particolari, assimilati grazie a Kami.
‹‹So
cosa è successo. Vi tengo costantemente d’occhio.›› spiegò loro la Regina,
facendo poi una lunga pausa, per decidere da dove iniziare. Poi ritenne
opportuno informarle sulla storia del BloodyBlossom e su chi vi veniva rinchiuso, inducendo più volte i
presenti a dischiudere le labbra per lo stupore o per l’orrore. ‹‹Anche le figure
nere furono relegate lì.›› dichiarò infine la donna, lasciando basite le streghette e i due maghi.
‹‹Come
hanno fatto a lasciare quel posto?›› domandò Tooru,
trovando miracolosamente le parole da dire.
‹‹Loro
possiedono l’altra chiave.››
‹‹Ma
Kami-san ci ha detto che l’altra chiave è al
castello.›› ribatté Pop, incredula.
‹‹Non
più.›› rispose la Regina, ‹‹È per questo che ho mandato i Flat
in vostro aiuto, per proteggervi. Qualcuno l’ha rubata. Le figure nere non
stanno agendo da sole.››
‹‹Chi
c’è dietro?›› ebbe il coraggio di domandare Aiko.
‹‹Per
ora, non ci è concesso saperlo. La chiave, che è giunta a voi attraverso il Magical Stage, era stata perduta anni orsono. Non
conosciamo neanche dove essa sia stata finora. Ma ora che è in nostro possesso,
abbiamo la facoltà di entrare nel BloodyBlossom.››
‹‹And saving Hazuki?›› chieseconfermaMomoko.
‹‹Sicuramente.››
concesse la Regina, incamminandosi verso una finestra e squadrando con un
sorriso due minuscole figure in giardino, intente a scambiarsi opinioni
riguardanti il Regno, e pensò che forse non era il momento di interferire con
le loro prese di coscienza. ‹‹Ritengo sia il caso che voi sei iniziate senza il
Principe. Quando si è confusi, è meglio crogiolarsi un po’ più a lungo nei
propri dubbi e realizzare ciò che è giusto.›› Detto questo, si voltò di nuovo: ‹‹Majorin vi indicherà l’ubicazione del BloodyBlossom. Usate il Magical
Stage contro le figure nere, anche se siete soltanto in poche. Non siate troppo
coraggiose da provare a farcela da sole.››, poi si indirizzò ai ragazzi, ‹‹E
voi fate del vostro meglio per proteggerle. Io vi seguirò e vi offrirò il mio
aiuto… anche se sarò lontana.››
Le
streghette e i due maghi annuirono risoluti, senza
stare troppo ad interrogarsi sul perché e il come di quel misterioso aiuto, ed
in possesso della chiave, si diressero fuori dal salone, intenzionate a seguire
le direttive della strega Majorin.
Nessuno
aveva più messo piede nel BloodyBlossom,
dopo che la Regina stessa vi aveva fatto ritorno per imprigionarvi le figure
nere, qualche anno prima, e nessuno, al di fuori di lei, in un tentativo di
folle coraggio nell’entrarvi, ne era più uscito. Era un luogo temuto da molti,
anche solo per il nome che gli era stato accollato. Ciò che vi era all’interno
era un mistero per l’intera comunità magica, eccezion fatta per il Re e la
Regina. Tuttavia quest’ultima conosceva le potenzialità di quelle ragazze. Ce
l’avevano fatta più volte, sebbene ora la questione fosse ben diversa. Le
figure nere erano capitanate da qualcosa di più pericoloso. Non le ricordava
così agguerrite e avrebbe scommesso tutto nel dire che il loro potere era
lievitato in seguito all’incontro con quel qualcosa. Ma era nient’altro che un
puzzle. I pezzi li possedeva tutti. Poteva disporli a suo piacimento, ma non
giungeva ad una conclusione certa. Di personaggi oscuri ce n’erano stati molti
e tutti avevano avuto la stessa sorte. Per un certo verso, il BloodyBlossom era simile ad una
savana. Al suo interno, sopravviveva il più forte e, di sicuro, costui era a
capo di quel disastro.
‹‹Maestà.››
Quella
parola irruppe nelle congetture della Regina, come uno scoppio in mezzo al
nulla, e la donna fissò, dietro di sé, le due figure incappucciate, che
attendevano in ginocchio una sua parola.
‹‹Siete
qui. Ci sono novità?›› chiese la Regina, speranzosa.
Una
delle due si alzò in piedi, seguita poco dopo dall’altra, e disse, con una
certa inquietudine nella flebile voce femminile: ‹‹Loro due stanno bene ma, a
quanto ho visto, il Nulla è stato distorto. Credo vogliano tendere loro un
agguato.››, fece una pausa, come per trovare le parole giuste per proseguire, ‹‹Non
ho potuto seguirli oltre… Rischiavo di essere scoperta.››
‹‹Come
al tuo solito.›› borbottò l’altra persona incappucciata, liberando un tono di
voce maschile dalle finiture saccenti.
La
giovane si portò le mani sui fianchi e gli rivolse uno sguardo agghiacciante,
prima di ribattere: ‹‹Tu dove cavolo eri, mentre io mettevo a rischio la mia vita?››
‹‹A
tenere d’occhio i miei!›› sbottò lui, assumendo una posizione quasi simmetrica
a quella della compagna.
‹‹Ma
se erano qui fino a due secondi fa!››
‹‹Vi
prego.›› li fermò la Regina, ‹‹Non è il momento.››
I
due litiganti avvamparono per l’imbarazzo e chinarono il capo, mormorando mille
scuse, che terminarono solo quando la donna davanti a loro sollevò la mano
destra, mostrando loro il palmo.
‹‹So
di starvi chiedendo troppo.›› continuò la donna, ‹‹Ma dovrete intervenire
ancora una volta. Le ragazze, Tooru e Leon stanno per
attraversare la soglia del BloodyBlossom.
Sono certa delle loro capacità ma, allo stesso tempo, sono certa che la
prudenza non è mai troppa.››
‹‹Saremo
lì immediatamente.›› disse l’altra, ottenendo un assenso da parte del compagno;
e non attesero che un’altra parola uscisse dalle labbra della Regina. Si
smaterializzarono subito, mentre l’altra strega li guardava con la malinconia
negli occhi.
Troppe
persone erano in gioco…
‹‹… ma non tutte.››
si disse, mentre usciva dalla stanza, decisa a mettere a punto, con l’altro
sovrano, gli ultimi attimi di quel regno.
~
Quando
era un po’ più piccola, Hana si era ritrovata più volte
ai piedi di quell’albero, in giardino. Era una pianta particolare quella. A
giudicare dalle storie di Majoheart – che si era
ritrovata spesso a farle compagnia a palazzo, negli infiniti giorni in cui
aveva provato nostalgia per le sue mamme – quell’albero cambiava a seconda
dell’umore del mondo magico e dei
suoi abitanti. Anni fa, i petali erano di un bel rosa salmone dalle leggere
sfumature dorate. Quello, diceva Majoheart,
simboleggiava splendore, sia per la pace del mondo che per la serenità presente
negli animi delle streghe e dei maghi, una tranquillità riacquistata dopo molto
tempo, solo grazie alle sue mamme. Ciò le metteva allegria. Guardare quei fiori
la faceva sentire a casa, come se potesse sentire, in qualsiasi momento, il
calore e l’affetto che un tempo le venivano dedicati.
Ora
invece, nel tornare in quel giardino, poteva vedere il marcio in quei fiori, i
petali come bruciati dal troppo sole, gran parte dei rami spogli ed, ai suoi
piedi, una delle cause del malessere di quell’albero. Majoheart
era convinta che ogni piccola cosa potesse influire sullo stato d’animo di
quell’arbusto, ogni indecisione, ogni dubbio, ogni sconvolgimento; e se qualche
settimana prima era stata indotta a pensare che la causa di quel marcio fossero
le figure nere, ora poteva dire con sicurezza che il fiore che si stava
staccando, in quel preciso istante, dall’ennesimo ramo fosse dipeso dal
Principe Akatsuki, raggomitolato su sé stesso, con la
schiena appoggiata al tronco. Lui
sentiva sicuramente il suo dolore… ed anche lei.
Si
avvicinò al ragazzo con cautela. Non voleva che lui la mandasse via in maniera
troppo rude. Non se lo meritava. Non era colpa sua. Dovevano adempiere ai loro
doveri, si ripeteva a sé stessa; ma nel vederlo lì, debole e privo di difese,
si disse basta. Incatenò il suo buon
senso, se così lo si poteva chiamare, in un angolo del suo cuore, e continuò il
suo percorso fino a lui. Gli si sedette accanto e certamente lui sapeva che era
lì, ma non alzò il viso per guardarla. Hana lo sentì
singhiozzare e percepì la compassione che stava per attanagliarle la gola.
Strinse i denti, per trattenere eventuali lacrime, e sollevò una mano, incerta
sul compito da affidarle; poi si decise e l’appoggiò sulla spalla del ragazzo,
carezzandogliela dolcemente.
‹‹Scusa
se ti ho schiaffeggiato prima.›› sussurrò la bionda debolmente, senza
aggiungere altro e senza interrompere il contatto con la schiena del giovane.
Lui
non rispose, anche se Hana aveva sperato che dicesse
qualcosa, ma non fece neanche nulla per respingerla. Lei rimase per qualche
minuto a tastare la disperazione del ragazzo; sentiva i suoi sussulti con la
punta delle dita e col palmo della sua mano. Rammentò di quando anche lei si
era ritrovata accucciata su quelle radici a piangere, cercando in tutti i modi
di non dimenticare la voce di Doremi… in particolare la sua, a discapito delle
altre. Le era mancata così tanto. In quei giorni, tutti apatici e simili fra
loro, nessuno c’era stato veramente per lei, per consolarla o per mentirle
dicendole che l’avrebbe rivista presto.
A
quel ricordo amaro, poggiò la testa sulla schiena del ragazzo e portò anche
l’altra mano a porgergli carezze in quello stesso punto. Chiuse gli occhi e
ascoltò i battiti del suo cuore ed il diminuire dei singhiozzi. Sembrava più
quieto, anche se ugualmente triste.
‹‹Ho
fatto un casino›› bisbigliò e Hana si sentì sollevata
dal fatto che si stesse aprendo con lei, ‹‹Doremi sa tutto. Mi odia a morte…
Tutti mi odiano a morte.››
“Le hai detto tutto? Come hai potuto?”
avrebbe voluto urlargli, ma si costrinse a tacere per non peggiorare le cose.
Non era il momento delle spiegazioni. Quel che era fatto, era fatto, e il
pandemonio, avvenuto qualche minuto prima nella sala del trono, era poca cosa
in confronto a ciò che si celava dietro di esso e ai sentimenti che erano e
sarebbero stati inevitabilmente sacrificati.
‹‹Tu
la ami, vero?›› gli domandò, mentre i suoi occhi nocciola tornavano ad
appropriarsi di ciò che aveva davanti, quasi per avere un senso in più a
testimoniare la risposta che stava per arrivare.
‹‹Sì.››
E
non avrebbe mai creduto che un monosillabo potesse fare così male. Due lettere
e basta. Cosa potevano mai contare? Eppure si sentiva soffocare, come tanto
tempo prima… di nuovo sottratta dall’affetto… di nuovo sola. Strinse tra le
dita un lembo della maglietta del Principe e si chiese se quella fosse gelosia,
o semplicemente un capriccio, od un bisogno di attenzioni.
‹‹Va’
da lei, allora.›› disse soltanto, occultando al meglio la stretta allo stomaco
che stava provando.
Akatsuki finalmente alzò la testa e poggiò il mento su un
avambraccio, guardando dritto davanti a sé.
‹‹Non
posso.››
Il
suo tono era soffocato. Stava cercando di trattenere altre lacrime, ma non ci
riuscì per molto. Quelle sgusciarono fuori al primo nuovo singhiozzo, contro la
sua volontà, rigandogli le guance.
‹‹Perché?››
gli chiese Hana, mentre l’altro si asciugava gli
occhi col dorso della mano.
‹‹Perché...››
iniziò, esitando per qualche secondo, ‹‹anche se vorrei con tutto me stesso
essere al suo fianco, ciò non è possibile... È qualcosa di irrazionale. Sono
destinato ad altro... e lei
appartiene a qualcun’altro.››
La
Principessa si domandò chi mai potesse essere l’altro ragazzo, ma la risposta
non tardò ad arrivare.
‹‹Tetsuya...›› mugugnò Akatsuki, ed
Hana si stupì di quel nome e del viso da ragazzino
che le ricordava.
‹‹Lui?››
‹‹Sì.››,
e subito dopo abbozzò un sorriso, ‹‹Ma litigano così tanto da non rendersi
conto di ciò che li lega.››
Anche
Hana sorrise.
‹‹Come
allora.›› disse.
‹‹Già,
non hanno mai smesso.››
Seguì
un silenzio lunghissimo, durante il quale il Principe rifletté molto. La
ragazza che amava, amava un altro e lui non aveva nessun diritto di separarli. Tetsuya, del resto, si era fatto strada nel cuore di
Doremi, in tutti i modi possibili, per anni. Erano amici d’infanzia e si sa
come finiscono gli amici d’infanzia, soprattutto se entrambi si insultano
quotidianamente a vicenda, per nascondere l’imbarazzo ed i sentimenti che
provano, per poi esserci sempre l’uno per l’altra nei momenti giusti. E poi c’era
quello sguardo che il ragazzo dai capelli blu aveva assunto, quando lui, Akatsuki, l’aveva baciata. Lui l’avrebbe protetta sempre,
anche se era un semplice umano; ma soprattutto, lui avrebbe potuto farlo,
perché non aveva un regno da accollarsi. Non poteva scappare, non più, ma non
poteva neanche sposare Hana, visto il legame che c’era
tra lei e Doremi.
In
preda a quell’ultima consapevolezza, il Principe Akatsuki
scivolò via dalle attenzioni della Principessa Hana,
tirandosi su, in piedi, continuando a guardare davanti a sé.
‹‹Smetterò
di sottrarmi ai miei doveri per dei capricci.›› disse, risoluto, poi si voltò
verso di lei ed inchiodò i suoi occhi color ametista a quelli della ragazza, ‹‹Ma
resta il fatto che non potrò mai sposarti, Hana.››
‹‹Ma
dobbiamo!›› precisò lei, alzandosi;
il suo sguardo si era fatto battagliero.
Akatsuki scosse la testa.
‹‹Non
sono la persona adatta a te, piccola.››
Hana strinse i pugni più che poté, di nuovo presa dalla
tentazione di colpirlo, e soprattutto infastidita dal soprannome che il ragazzo
aveva scelto per lei.
‹‹Non
sono… piccola!›› gli urlò, ma non
proseguì oltre con l’esporre i propri pensieri; sarebbero stati discordanti con
i consigli, dati a lui poco prima, ‹‹Io sono la Principessa.›› disse solo,
cercando di giustificare meglio la sua testardaggine.
‹‹Ma
è ancora presto per te.››
‹‹Sono
perfettamente in grado di…››
‹‹Portare
sulle spalle un intero regno?›› concluse lui al suo posto, lasciandola
interdetta, ‹‹Penso di no.››
Seguì
una pausa e Akatsuki prese ad allontanarsi dal grande
albero semispoglio, ma la voce di Hana lo indusse a
fermarsi a metà strada: ‹‹Sai bene che non c’è scelta… Io non scapperò.››, ed in quell’ultima frase, il Principe percepì il
rimprovero verso sé stesso; era certo dell’allusione che aveva colto, perciò un
sorriso insipido gli si dipinse in volto, dovuto forse alla caparbietà da lei
mostrata che, dal canto suo, non aveva avuto il coraggio di presentare.
~
Aiko, Momoko, Onpu,
Pop, Tooru e Leon avevano camminato per ben dieci
minuti per il castello, svoltando in vari corridoi e passando attraverso
numerose porte, prima di capire che per giungere all’ingresso del BloodyBlossom non sarebbe
bastato girare una chiave nella toppa ed abbassare una maniglia. Mentre
seguivano il passo lesto di Majorin, quest’ultima
aveva spiegato loro che quel luogo era posizionato lontano dalla civiltà e che,
in seguito alla perdita della chiave, era stato isolato ulteriormente, tramite
vari incantesimi.
‹‹Ma
come avrete notato le figure nere hanno ugualmente trovato il modo per
violarli.›› aveva aggiunto infine, prima di aprire con un gesto della mano
l’ultima porta, oltre la quale si trovavano un numero inimmaginabile di manici
di scopa, ‹‹Raggiungeremo la foresta con queste e procederemo finché non
giungeremo a destinazione.››
‹‹Sta
dicendo che l’ingresso del BloodyBlossom
è nella foresta?›› aveva chiesto poi Aiko,
guadagnandosi qualche occhiataccia dalle sue compagne, che non avevano ancora
metabolizzato il suo tradimento. La
sportiva si era irrigidita e se fosse stata una caricatura di sé stessa,
l’avrebbero vista rimpicciolire. Leon le aveva preso la mano, intuendo il suo
disagio, ed entrambi si erano ritrovati con le gote più rosee.
‹‹Non
è precisamente nella foresta.››
Con
quella risposta, non avevano più proferito parola. Erano saliti sulle scope – Tooru dietro Onpu e Leon dietro Aiko – ed erano partiti. Avevano viaggiato per quasi
un’ora, zigzagando attraverso alberi di tutti i tipi, finché la loro corsa non
era stata fermata da un’altissima parete rocciosa.
‹‹Fly over it.›› aveva suggerito Momoko, che stava già per partire e passare oltre la
montagna, ma la loro guida l’aveva fermata con un gesto della mano sinistra.
Successivamente aveva alzato la destra e, chiudendo gli occhi, aveva disegnato
un cerchio nell’aria, davanti a sé.
‹‹Mostrati.››
aveva sussurrato, e la parete aveva iniziato a trasformarsi. Pian piano era
apparso un arco intarsiato di rubini, sostenuto da due massicci piedritti in
marmo. Al loro interno, poco dopo, si erano fatti strada dei rovi, e fu come
se, una volta posizionati nelle forme geometriche più disparate, questi
facessero parte delle sagomature di un grande portone. Infatti non ci volle
molto perché le piante diventassero marmo, le foglie smeraldi e perché la rosa
rossa, che era spuntata al centro, diventasse un foro perfetto per la loro
chiave.
Le
streghette e i due maghi erano rimasti a bocca
aperta. Era stato uno spettacolo incredibile a vedersi e, allo stesso tempo,
terrificante per i loro nervi. Aveva messo loro addosso una paura inspiegabile,
come se fosse stato il luogo stesso ad emanarla. Infatti erano sobbalzati, quando
Majorin aveva detto loro: ‹‹Andate.››
Onpu dunque si era fatta avanti ed aveva allungato la
chiave verso la toppa, con mano tremante; poi l’aveva girata lentamente,
scandendo il tempo con i rumori sinistri, che essa produceva, ed infine
l’ultimo scatto.
Ragazzi miei, scusatemi davvero. Sono la
bellezza di otto mesi che non aggiorno e mi rendo conto che questa fic è un atroce peso che ci portiamo dietro da ben tre
anni, sia io che voi, e che il mio stile cambia di capitolo in capitolo (spero
in meglio) proprio perché aggiorno di rado. Ho voluto prendermela con comodo,
perché non volevo inserire nessun tipo di cliché (come credo di aver fatto
spesso nei capitoli precedenti) e volevo rendere ancora più interessante la
lettura. Ho amato in particolare lo spazio che ho riservato ai sentimenti di Hana: la nostalgia, la paura di essere sola (come lo sono
stata io in questi mesi, lo ammetto) ed il coraggio (che, come Akatsuki, non ho). Spero davvero che nonostante i secoli
trascorsi dal capitolo 18, non abbiate abbandonato totalmente la speranza di un
mio possibile ritorno, perché lo dico e lo ripeto, io non abbandono voi,
dovessi aggiornare una volta all’anno, lo farò comunque. Ma non spaventatevi,
cercherò di far giungere il capitolo 20 un po’ prima del previsto, anche se
dubito fortemente che sarà l’ultimo. Me la sto prendendo molto, molto comoda e
mi piangerebbe il cuore concludere, in maniera poco degna di lei, questa
preistorica fic.
Voglio solo dire qualcosa riguardo la canzone
che ho scelto di citare per questo capitolo. Innanzitutto è dedicata ad Akatsuki (ed anche un po’ a me, visto che ci vedo molto
simili). Mi piacerebbe che ne leggeste la traduzione,
a questo proposito. Aka, fa quello che senti di dover
fare!
Infine – poi vi lascio stare – vi ricordo la mia
pagina facebook per seguire i miei deliri. Vi basta
cliccare sul mio “covo” sopra e sarete reindirizzati lì. Inoltre mi trovate
anche su Twitter.
Insomma avete milioni di modi per minacciarmi. Aspetto recensioni, commenti
sulla pagina e/o su Twitter.
Capitolo 20 *** Cap.20 The helpers of the Queen ***
Together
Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe:
Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono
vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e gli altri Flat hanno il compito di proteggerle ed imprigionare le
creature maligne.
Dove
eravamo rimasti? Il piano di Akatsuki e Leon va in fumo,
ed il Principe fugge dalla sala del trono, in preda alla disperazione. Hana lo segue e capisce il motivo del suo turbamento, ma
non è ancora pronta a metter giù le armi, mentre il ragazzo è convinto di non
volerla sposare. Intanto nel BloodyBlossom Doremi e Tetsuya vengono
a conoscenza, grazie al vecchio Re del Mondo della Magia, della storia di quel
luogo e del fatto che le figure nere potrebbero essere lì. Allo stesso tempo,
gli altri hanno modo di sapere le medesime informazioni dalla Regina e si
preparano per andare a salvare i loro compagni. Nel frattempo, due figure
misteriose vegliano su di loro.
~
Capitolo 20
The helpers of the Queen
~
‹‹It’s been a
long time, since I came around,
been a long time, but I’m back in town,
but this time I’m not leaving without you.››
Lady Gaga, Yoü And I
Qualcosa
sarebbe andato storto. Se lo sentiva, mentre correva per quel corridoio
tenebroso, incespicando, di tanto in tanto, nelle fessure del pavimento di
pietra.
Quella missione era in grado di farli
sparire per sempre. Bastava un passo falso e nessuno li avrebbe più ricordati;
il loro corpo si sarebbe dissolto, prima ancora che potessero accorgersene;
avrebbero smesso di sentire, di respirare, avrebbero dimenticato e poi sarebbe
stato buio.
Ma questo era un rischio da correre.
Dovevano mettersi in gioco. Solo così loro
sarebbero stati salvi.
~
Si era fatta ormai sera e Fujo era ancora lì, su quel tetto, nel bel mezzo di Misora. Ad ogni minuto, si sentiva sprofondare nel
rimpianto per non aver fatto nulla di buono. Ripensava al timido sorriso di Hazuki e si malediceva per non essere stato lì con lei, in
quel momento. Doveva aver avuto una gran paura e probabilmente l’aveva tuttora,
e lui era in grado soltanto di versare lacrime inutili, senza riuscire a
muovere un passo. Bastava che gli venisse in mente Masaru
e tutti i suoi buoni propositi sparivano, dissolti dall’ira e dal dolore. Ma in
fondo, lo sapeva: era stata colpa sua. Hazuki non era
mai stata convinta della loro relazione. Aveva insistito lui, senza capire che
solo una persona poteva renderla veramente felice. Il suo egoismo aveva, per la
prima volta, soppresso la parte razionale di sé. Sì, perché era lui quello con
la testa sulle spalle tra tutti i Flat, era lui
quello che li metteva in riga, perfino con più serietà del Principe stesso; e
invece, in verità, lui era soltanto…
‹‹Che stupido!››
borbottò, portandosi le mani sulla testa e stringendo i pugni attorno a qualche
ciocca dei suoi capelli arancioni, tirandoli un po’, preso da un moto di rabbia
indirizzato alla sua codardia; ma si fermò ed allentò la presa dei suoi pugni,
quando sentì un fruscio dietro di lui, accompagnato da un’aura magica a lui
familiare.
‹‹Le…›› cercò di dire, nel voltarsi, però si
bloccò.
I lineamenti dell’individuo, che gli stava
alle spalle, erano occultati dal cappuccio di un lungo mantello nero. La
persona misteriosa sembrava stesse sorridendo, ma Fujo
non abbassò la guardia, pronto a sferrare un qualche incantesimo in caso di
pericolo. Si studiarono a lungo, finché il nuovo arrivato non si scoprì il
volto con un gesto lento della mano.
‹‹Per quanto tempo pensi di rimanere qui a
compiangerti, occhan*?››
Fujo dischiuse le
labbra, nel percorrere ogni particolare del viso del suo interlocutore, ma non
ebbe il coraggio di dire alcunché.
‹‹Credo sia ora di recuperare un po’ di
dignità.›› disse l’altro, allungandogli una mano per aiutarlo a mettersi in
piedi.
L’espressione di Fujo
non cambiò ed i suoi occhi si spostarono semplicemente sulla mano che gli era
stata offerta. Indugiò per qualche istante, poi l’afferrò e i due si dissolsero,
in un soffio d’aria vorticante.
~
Doremi non aveva mai visto un luogo più tetro
di quello. Sebbene i lunghi corridoi dell’edificio fossero immersi
nell’oscurità, data la scarsa illuminazione, fornita esclusivamente da alcuni
candelabri, posizionati lungo le pareti, la ragazza poteva facilmente
individuare degli scheletri di uomini o di animali sparsi sul pavimento, e un
brivido non mancava di attraversarle la schiena, ad ogni orripilante visione.
Se ne stava vicinissima al suo amicoTetsuya, senza però permettersi di avere un qualunque
contatto con lui, di per sé troppo concentrato a seguire ogni azione del vecchio
Re che faceva loro da guida. Era ancora troppo nervosa per quella storia, per poterlo perdonare del tutto, e da un lato questo
non era propriamente un bene, visto che aveva avuto più volte il bisogno di
attaccarsi ad un suo braccio per il terrore.
‹‹Fermi.›› sussurrò ad un certo punto il
vecchietto, arrestando il passo e facendo sobbalzare Doremi, a causa del suono
della sua voce, piombato improvvisamente nel mezzo del silenzio più assoluto.
Il Re fece cenno loro di accostarsi lungo il muro ed i due ragazzi obbedirono.
Si sentirono dei rumori, come di passi strascicati e poi delle ombre furono
proiettate sul pavimento. Doremi, nel vederle, si irrigidì di nuovo, ma
stavolta non riuscì a resistere e cercò la mano di Tetsuya
con la sua, finché non ne ebbe il possesso. Il ragazzo prese a fissare quella
mano che gli stava quasi bloccando la circolazione del sangue, ed arrossì,
quando il suo cervello recepì che era di Doremi. Rimase un momento immobile, a
rimuginare su cosa gli convenisse fare, poi in un palese tentativo di romantico
ardimento, intrecciò le dita con quelle di Doremi, stringendo la sua mano in
una morsa rassicurante, mentre il blu dei suoi occhi si fondeva con l’ametista
di quelli di lei. Si scambiarono un sorriso ed i brividi di Doremi, in
quell’attimo, non furono dovuti più alla paura, ma a tutt’altro.
‹‹Quelli lì non la smettono mai di
gironzolare.›› borbottò il Re, riportando i due alla realtà, ed in particolare Tetsuya.
‹‹Questo posto ce l’ha una prigione?››
chiese infatti il ragazzo, facendo sì che anche la sua compagna si destasse,
colpita dall’astuzia che aveva mostrato.
‹‹Ovvio che sì.›› rispose il vecchietto,
sbirciando nel corridoio adiacente, una volta che le ombre furono sparite ed i
rumori cessati, ‹‹Ci rinchiudevo quei bastardi che tentavano di rubarmi il
castello… quando ne ero ancora in grado.›› concluse con una certa malinconia
nella voce.
‹‹Mi piacerebbe vederla.›› disse Tetsuya, cogliendo l’occasione al volo, ‹‹Magari potrebbe
raccontarci delle torture che infliggeva ai suoi nemici.››
Il vecchio Re fissò prima il ragazzo, con un
certo interesse, poi spostò gli occhi su Doremi, increspando le labbra nel
notare le mani dei due ragazzi strette tra loro: ‹‹Interesserebbe anche a te,
signorina?›› le domandò, mentre un sorriso sghembo tornava a rinvigorirgli il
volto.
Doremi annuì e il suo sguardo ammirato si
tramutò in un sorriso di circostanza.
‹‹Allora andiamo.›› disse il vecchio,
iniziando ad incamminarsi; e non ci volle molto perché raggiungessero le
segrete del castello, dopo che ebbero trovato una rampa di scale, che Tetsuya osò definire interminabile. Laggiù, c’erano una
serie di inferriate che delimitavano le varie prigioni. L’aria era umida e
fredda, e la luminosità era ancora più scarsa. Doremi e Tetsuya
osservarono ogni singola prigione, tentando di identificare Hazuki
tra i vari occupanti. C’erano davvero tanti criminali rinchiusi lì, e i due
furono più volte sul punto di gettare la spugna, finché in fondo ad un lungo cunicolo,
non riconobbero i capelli ambrati di Hazuki, che
scintillavano alla luce di una candela, a qualche metro da lei. Aveva delle
catene di ferro ai polsi, teneva la testa ripiegata in avanti, contro le sue
ginocchia, accovacciata com’era in un angolo di quell’angusto spazio. Doremi
lasciò la mano di Tetsuya e si precipitò verso
l’amica, afferrò le sbarre che la separavano da lei e le scosse con forza,
sperando quasi che quel gesto bastasse a liberarla. Hazuki
alzò il capo, nell’udire il rumore del ferro raschiare contro la parete di pietra,
e per un attimo sorrise sollevata, nel vedere l’amica lì.
‹‹Doremi, Tetsuya…››
‹‹Non preoccuparti, Hazuki.
Ora ti tiriamo fuori.›› disse Doremi, frugandosi nelle tasche dei jeans, ma
l’espressione di Hazuki si era già mutata in orrore.
‹‹No… Andatevene… Dovete… Vi cattureranno…››
balbettò debolmente, tirando con le braccia le catene che la relegavano, ad
ogni frase pronunciata, ‹‹Vi prego… Fuggite…››
Doremi tirò fuori il suo cristallo.
‹‹Non farlo!›› urlò Hazuki,
puntando gli occhi sul bagliore rosa tra le mani di Doremi.
‹‹Ci penso io. Piri…››
Ma si interruppe. Qualcuno le aveva
strappato il cristallo di mano.
Hazuki abbassò di
nuovo il capo. Era troppo tardi.
La ragazza dai capelli rossi si voltò e inchiodò
lo sguardo al vecchio Re, che stringeva tra le mani il cristallo magico,
sogghignando.
‹‹Perdonami, signorina.›› disse, arretrando
lentamente, mentre una serie di ombre prendevano il suo posto, facendo sparire
la poca luce che irradiava quel luogo, ‹‹Come ti ho detto, farei di tutto per
poter sopravvivere.››
Le ombre presero forma pian piano, fino a
circondare completamente Tetsuya, Doremi e Hazuki. Uno sciame di figure nere era pronto per attaccare,
ma era come se attendessero ordini. Dietro di loro infatti apparve un altro
personaggio; quest’ultimo però possedeva sembianze umane, e non era molto più
giovane del vecchio traditore.
L’anziano Re si inginocchiò al cospetto del
nuovo arrivato e gli porse il cristallo rosa.
‹‹Ben fatto.›› disse, mentre Doremi
contemplava il viso del boss delle figure nere, scioccata.
Lo conosceva… Eccome se lo conosceva. Sebbene
il suo aspetto sembrasse più senile, rispetto al ricordo che aveva di lui,
riuscì comunque a sovrapporre l’immagine attuale a quella passata. I capelli e
i baffi neri erano diventati grigi. Gli occhi viola, inflessibili, erano gli
stessi di allora. Ebbe un tuffo al cuore, nel ricordare che quell’uomo era
stato la causa di una guerra inutile, tanto tempo prima, la causa di litigi ed
incomprensioni.
‹‹Il Conte Ojijide…››
sussurrò Doremi e quel nome attirò l’attenzione di Tetsuya,
che la squadrò curioso.
‹‹E così ci rincontriamo Majo Doremi.›› esclamò
l’uomo, ‹‹Ma ho paura che questa sarà l’ultima volta.››
Le figure nere iniziarono ad avanzare verso
di loro. Doremi era immobilizzata, non sapeva che fare. Si disse che
probabilmente era giunta la sua ora, ma una folata di vento la indusse a
ricredersi. Si era materializzata un’altra persona, la stessa che li aveva
salvati nel Nulla. La riconobbe dal mantello scuro che portava e dal bagliore
rosa proveniente dalla sua mano. Un incantesimo non si fece attendere e qualche
figura nera si accasciò al suolo, per poi venire risucchiata dallo specchietto
simile a quello del Principe Akatsuki, che la loro
salvatrice non mancò di utilizzare. Le altre creature arretrarono un po’,
intimorite dal trattamento che era stato riservato alle proprie compagne,
mentre il loro capo avanzò di un passo.
‹‹Sospettavo che saresti arrivata. Sei sempre
pronta a mettermi i bastoni tra le ruote, ovunque io sia.›› disse Ojijide, ‹‹È stata la Regina a mandarti, vero?››
‹‹Esatto.›› gli rispose la ragazza
misteriosa.
‹‹E sei qui da sola? Hai del coraggio da
vendere… come tuo padre, del resto.››
‹‹Immagino di sì.››
Fu uno scambio di battute apparentemente
tranquillo ma, durante il quale, i due continuarono a studiarsi a vicenda,
cercando addirittura di non battere le palpebre e, di conseguenza, rimanendo
concentrati sulla persona che avevano davanti. La tensione era palpabile e
Doremi e Tetsuya non si mossero di un millimetro e
non persero nemmeno una parola di ciò che si dicevano i due.
‹‹Suppongo, dunque…›› riprese l’altro,
mostrando la sua mano sinistra aperta, nella quale, in poco tempo, apparve una
sfera violacea luminosa, ‹‹che risulterebbe un problema se ora io li uccidessi.››, e la sua mano scattò,
lanciando quella sfera.
Accadde tutto velocemente: la ragazza col
mantello si voltò verso Tetsuya e Doremi –
indubbiamente erano loro il bersaglio – e si tuffò su di loro, facendogli
perdere l’equilibrio; ma, prima che toccassero terra, erano già spariti.
Ojijide richiuse
la mano e la sfera si dissolse, prima che sfiorasse le inferriate che
imprigionavano Hazuki; quest’ultima aveva serrato gli
occhi per la paura ed ora sospirava di sollievo, più per il fatto che i suoi
amici fossero stati tratti in salvo, che per sé stessa.
‹‹Sono scappati.›› esclamò il vecchio Re,
con uno strano conforto nella voce.
‹‹Già… Ma ora so per certo quale sia il suo punto debole.›› sogghignò l’altro,
mentre il vecchietto aggrottava le sopracciglia. Avrebbe voluto soltanto rubare
quel cristallo per darlo a chi teneva teso il suo filo della vita, pronto a
tagliarlo non appena gli fosse apparso superfluo. Non credeva di certo di dover
consegnare, con esso, altri tre fili. Era stato un Re malvagio, restio
dall’accettare l’esistenza degli esseri umani ed il potere nelle mani delle
streghe, ma col passare degli anni, in quell’esilio, aveva capito che non gli
importava più.
Ora però non dipendeva da lui. Ora non aveva
il potere di decidere per gli altri e comandare. Ora poteva soltanto sperare.
‹‹È il momento di scoprire un po’ di
carte.›› concluse Ojijide.
~
Tetsuya, Doremi e
la ragazza misteriosa ricomparvero all’improvviso in un corridoio, a mezz’aria,
come prima di sparire dalle segrete, per poi rovinare sul pavimento di pietra,
vittime della forza di gravità. Quando Doremi si rese conto di essersi
miracolosamente salvata, la ragazza misteriosa le stava lunga distesa addosso,
mentre Tetsuya era a mezzo metro da loro e si era già
messo a sedere. Dato l’impatto, il cappuccio dell’aiutante della Regina era
scivolato via dal suo capo ed ora Doremi e Tetsuya
contemplavano scioccati la montagna di capelli rosa, leggermente arruffati, che
prima esso nascondeva.
Itsumi si alzò,
lasciando libera Doremi, senza rendersi realmente conto che la sua identità era
stata scoperta, ma le bastò una sola occhiata ai due ragazzi, per rendersi
conto che poteva smettere di fingere. Deglutì un attimo, mentre la ragazza dai
capelli rossi cercava di dire qualcosa indicandola con un indice, ma lei la
interruppe, dicendo: ‹‹Sì, sono io.››
‹‹Tu!?›› riuscì a rispondere Doremi,
tirandosi su e appoggiandosi sui gomiti, prima che l’altra ricominciasse a
parlare a raffica.
‹‹Mi manda la Regina. Mi sono trasferita
nella vostra scuola solo per tenervi d’occhio.›› spiegò, mentre le facce dei
suoi interlocutori risultavano sempre più sorprese – quella di Doremi sempre
più astiosa, ‹‹E no! Quella volta non stavo flirtando con Tetsuya,
anche perché sarebbe stato…›› fece una smorfia, nello squadrare il viso del
ragazzo, ‹‹Oddio, non voglio nemmeno immaginare come sarebbe stato!››
A quella frase Tetsuya
assunse un’espressione offesa, ma non riuscì ad esprimere il suo sdegno come
voleva, perché quella continuò: ‹‹Quindi, caro Tetsuya,
frena eventuali film mentali.››, poi tornò a rivolgersi alla rossa, ‹‹E sì,
Doremi, sono davvero inciampata, scivolata o quel che era, quindi, per favore,
perdona questo poverino!›› e indicò
il ragazzo con un gesto teatrale della mano.
Doremi rimuginò un momento su quell’ammasso
di parole, piombato tutto insieme, poi si alzò in piedi e si girò a fissare Tetsuya, con un’aria imbronciata; e quasi poté vedere
un’aureola galleggiare sulla sua testa, data l’espressione innocente che stava
mostrando, cosa che, nei limiti del possibile, la innervosì ancora di più.
‹‹Ma tutto questo lui non lo sapeva.›› borbottò lei, utilizzando quell’informazione come
una prova schiacciante e, di conseguenza, fulminandolo con lo sguardo.
‹‹Dobbiamo litigare anche ora?›› le domandò Tetsuya, issandosi anche lui ed avvicinandosi alla rossa,
mentre Itsumi si scaraventava una mano sulla faccia,
pronta all’ennesimo battibecco.
‹‹Okay, time out!›› intervenne, prima della
catastrofe, ‹‹Penseremo dopo a queste cose, ora devo portarvi fuori dal
castello. Siete senza alcuna protezione magica. È inutile che voi restiate.››
‹‹Cosa?›› fece Doremi – il suo cervello
aveva finalmente accantonato Tetsuya ed era tornato a
pensare al vero motivo per cui era lì, ‹‹Io non me ne vado. Hazuki
è in pericolo ed io devo salvarla.›› e prese ad incamminarsi, diretta non si
poteva sapere dove, ma Itsumi la fermò, afferrandole
un braccio.
‹‹Ascolta. L’unica cosa che saresti in grado
di fare, ora come ora, è farti ammazzare. Dammi retta, ne va della tua e della mia vita… e non chiedermi altro!››
Doremi aggrottò le sopracciglia, i suoi
occhi fermi in quelli di Itsumi, a sostenere il suo
sguardo con testardaggine.
‹‹Devo
andare da lei.›› disse.
‹‹Non credo sia necessario.›› irruppe una
voce maschile.
Itsumi si voltò,
certa di aver riconosciuto il timbro del nuovo arrivato.
‹‹Finalmente sei qui, Yuri! Dove cavolo sei
stato?››
Un ragazzo era apparso dal nulla. Aveva dei
capelli biondi, corti, ad eccezion fatta di una ciocca più lunga dietro la
nuca, gli occhi di un blu scuro e l’aria da grand’uomo sicuro di sé.
‹‹Scusa il ritardo, ma ho dovuto fare un
paio di tappe intermedie.›› le rispose, mostrando loro con un gesto della mano
la persona che aveva al seguito. Fujo portava in
braccio Hazuki, svenuta.
‹‹Hazuki-chan!››
chiamò Doremi, con le lacrime agli occhi, avvicinandosi a lei. Sfiorò con la
punta delle dita una guancia dell’amica e sorrise, poi riassunse uno sguardo
severo e lo inchiodò a Fujo.
Quest’ultimo non le diede nemmeno il tempo
di parlare, perché disse: ‹‹Perdonami, Doremi. Sono stato distratto… Non volevo
che le succedesse questo.››
A quelle parole sul viso di Doremi apparve
un accenno di sorriso.
‹‹Non pensarci… È passato.››
Importava soltanto che lui fosse tornato per
salvarla. Questo valeva più di mille scuse.
‹‹Aspettate un attimo.›› intervenne ad un
certo punto Tetsuya, ‹‹Se tu sei una strega›› ed indicò
Itsumi, ‹‹allora tuo fratello è un mago.››, per poi
spostare l’indice su Yuri.
‹‹È così.›› rispose Yuri, con un sorrisone.
‹‹Anche se lui non è veramente mio
fratello.›› obbiettò Itsumi, imbronciata.
‹‹Quindi non avete lo stesso cognome.›› si illuminò
Doremi, al che i due iniziarono a sudare freddo.
‹‹O magari “Sano” non è il cognome di
nessuno dei due.›› riprese ad ipotizzare Tetsuya.
‹‹La piantate? Non sono affari vostri!››
urlò la ragazza dai capelli rosa, mentre le guance le si tingevano di rosso per
la gaffe che aveva fatto.
‹‹Colpa tua. Dovevi per forza specificare
che non eravamo fratelli?›› la incalzò il biondo.
‹‹Se fossi veramente mio fratello, mi sarei
già suicidata!››
‹‹Questo è perché vorresti essere ben altro
per me.››
La frecciatina fece avvampare ancora di più Itsumi, mentre sul volto di Yuri si stagliava un sorriso
vittorioso, con tanto di indice e medio della mano destra a formare una V. La
ragazza rimase qualche minuto a cercare l’insulto più adatto al contrattacco,
punta sul vivo in quella conversazione assurda, ma non ebbe il tempo per
formularne uno valido, poiché una spiacevole sensazione la attanagliò. Nello
stesso istante, anche Yuri sembrò irrigidirsi, colto da uno strano brivido.
‹‹È vicino.›› disse sovrappensiero,
scrutandosi attorno con circospezione, ed inspiegabilmente anche Doremi avvertì
qualcosa, come una presenza, e fu quasi certa che Ojijide
fosse nei paraggi. Li aveva seguiti forse, eppure lei non lo vedeva. Osservò ad
uno ad uno, ciclicamente e febbrilmente, tutti gli spiragli da cui il mago
poteva apparire, ma fu tutto vano, non comparve.
Tuttavia quella presenza presto si
concretizzò con una voce, quella dello stesso mago, ed era come se rimbombasse
nelle loro teste, come se lui non fosse materialmente lì, ma potesse ugualmente
parlar loro.
‹‹Non
ho bisogno di sporcarmi le mani per liberarmi di voi due.›› aveva detto Ojijide, facendoli sobbalzare un po’ tutti, in particolar
modo Tetsuya, già di per sé poco abituato ad ogni
sorta di magia, figurarsi poi ad ascoltare le parole di uno spettro invisibile.
Itsumi e Yuri
sembravano terrorizzati però, quasi quella voce potesse risultare pericolosa
soltanto udendola. Continuavano a cercare con lo sguardo la fonte da cui
proveniva, sperando di poterla far tacere in qualche modo.
‹‹Fatti vedere!›› urlò ad un certo punto la
ragazza dai capelli rosa, con la voce alterata dal timore e dal nervoso.
‹‹Vi
ripeto che non ho bisogno di mostrarmi per distruggervi. In realtà, mi basta un
nome.››
I due ragazzi si immobilizzarono,
d’improvviso consci del piano che aveva escogitato il malvagio.
La Regina li aveva avvertiti più volte. La
magia, che avevano acconsentito a compiere per essere lì, era molto rischiosa.
Qualsiasi mago o strega evitava quell’incantesimo. Era stata la Regina a proporre
loro di farlo, avvisandoli del rischio che avrebbero corso ma, del resto, lo
stesso sarebbe accaduto se non avessero accettato. Non avevano avuto scelta.
In quei secondi, Itsumi
pensò ciò e pensò anche che, al momento, non Yuri, ma lei correva quel
pericolo; ciò nonostante il tempo non bastò per rendersi conto che anche il
ragazzo era terrorizzato dalla prospettiva di perderla, che non gli importava
di sé ma di lei. Forse più avanti lo avrebbe capito. Tuttavia quello non era
decisamente il momento adatto per indugiarci.
‹‹Sbaglio
forse?›› continuò Ojijide lentamente, pronto a
pronunciare il nome a loro promesso, con estrema chiarezza, ‹‹Majo ItsumiKotake.››
~
Dopo aver varcato la soglia che conduceva al
BloodyBlossom ed aver
lasciato Majorin a guardia di essa, Aiko, Leon, Onpu, Tooru, Momoko e Pop avevano
camminato a lungo per un tunnel fatto di rovi e rose nere, senza trovare ancora
uno spiraglio di luce. Tra tutti, Onpu e Momoko sembravano le più intimorite da quel posto, tant’è
che se ne stavano entrambe attaccate alle braccia del povero Tooru, che povero poi non si poteva propriamente definire.
Avere la star incollata a lui per la paura gli sembrava un sogno, ma
altrettanto non si poteva dichiarare per la straniera. Come si suol dire, non si può avere tutto dalla vita.
Dall’altro lato, Aiko
sembrava tranquillissima. Insieme a Pop se ne stava in guardia col cristallo magico
stretto in pugno, ma non c’era traccia di paura sul suo volto. Leon aveva
provato un paio di volte a portare un braccio attorno alle spalle della sua
amata, in un gesto che lui considerava eroico e nobile, ma quella lo aveva
scacciato malamente e lui aveva rinunciato nel momento in cui gli aveva urlato:
‹‹Non è il momento, Leon!››, al che si era messo a trascinare i piedi, mogio
come un cagnolino ammonito dal padrone.
Come già detto, non ci volle poco affinché
le streghette e i due maghi raggiungessero un punto
abbastanza illuminato da poter distinguere qualcosa. Infatti, dopo una ventina
di minuti, sbucarono in una vallata spoglia, dalla quale scendeva una scala a
chiocciola. In lontananza, si poteva ammirare il castello in rovina ed un
sentiero cosparso di foglie secche, ai piedi della suddetta scala, che
conduceva ad esso.
‹‹A quanto pare dobbiamo scendere.›› suggerì
Pop e gli altri annuirono.
Iniziarono a scendere, gradino per gradino.
La rampa sembrava non terminare mai e alle ragazze girava la testa nel
percorrere in tondo quei gradini infiniti. Fortunatamente giunsero alla fine
della rampa, dopo che Leon aveva espresso la sua disapprovazione per quella struttura
con uno sbuffo rumoroso; dopo di che si erano incamminati sul viale di foglie
secche, accompagnati dallo scrocchio delle stesse sotto le scarpe.
Ad una decina di metri dal castello i
ragazzi si fermarono, nel notare un anziano signore, vestito di tutto punto,
seduto su un vecchio trono. Quello li squadrò con un sorriso sghembo.
‹‹Benvenuti nel…›› disse il vecchietto, ma
si bloccò quando i cristalli di Aiko e Pop si
illuminarono, facendo apparire dal nulla delle mazze da baseball, che le due
afferrarono prontamente.
‹‹Ti conviene collaborare, se non vuoi fare
una brutta fine.›› lo minacciò Aiko, impugnando la
mazza, pronta a colpirlo.
‹‹Esatto.›› confermò Pop, mettendosi in
difensiva, ‹‹Puoi far cascare quella sciocca di mia sorella nel tuo stupido
trabocchetto, ma non noi. La Regina ci ha avvertiti di fare attenzione al
vecchio garzone delle figure nere.››
Leon fissò la sua ragazza terrorizzato e
pensò che, a quel punto, sarebbe stata lei a proteggere lui. Momoko, dal canto suo, osservava le due ragazze con
ammirazione, mentre Onpu e Tooru
con un sopracciglio inarcato, basiti.
Il vecchio Re, sgomentato, strinse le mani
attorno ai braccioli del suo trono.
‹‹Aspettate, aspettate! Non fatemi male! Non
è colpa mia! È Ojijide! È lui che minaccia di farmi
fuori se non obbedisco!›› urlò in preda al panico.
‹‹Il conte Ojijide?››
fece Leon, stringendo i pugni, colto dalla rabbia.
‹‹Quell’idiota. Ecco dov’era finito.›› disse
Tooru.
‹‹No, vi sbagliate.›› li zittì il
vecchietto, ‹‹Non si tratta dell’Ojijide del presente.
Quest’Ojijide ha viaggiato nel tempo. È l’Ojijide di trent’anni dopo.››
I ragazzi spalancarono le bocche ed
aggrottarono le sopracciglia, quasi simultaneamente.
‹‹L’Ojijide di trent’anni dopo?!››
~
In tutti gli anni che TetsuyaKotake aveva sopportato
la presenza di Doremi Harukaze, costantemente
pimpante al mattino, di buon umore anche quando la maestra la metteva in
punizione, sempre disposta ad aiutare gli altri, il suddetto ragazzo non aveva
mai veramente capito che quel fastidio, che provava puntualmente nel vederla,
era affetto ed una voglia matta di mettersi in mostra, per attirare la sua
attenzione. Anche lui conosceva quelle storie, dove gli amici di infanzia
finiscono per passare la vita insieme, ma mai avrebbe creduto che si sarebbe
ritrovato nella medesima situazione, a cedere ai suoi sentimenti, fino a quando
quel famoso pomeriggio Doremi non gli aveva fatto inspiegabilmente quella
fatidica domanda, mentre lo accompagnava a casa, col solo intento di vederlo
nelle grinfie di una madre infuriata. Allora lui si era detto che magari la
ragazza cercasse una conferma e che anche lei fosse rimasta legata a lui dopo
tutti quegli anni. Dunque si era fatto avanti, senza fare i conti con la
delusione che Akatsuki era stato per lei. E poi era
arrivata quella ragazza, Itsumi. Ora capiva perché
gli sembrava di conoscerla. Gli sembrava tutto così logico, anche se non sapeva
molto in fatto di magia, ma sicuramente anche Doremi doveva aver capito, nel
sentire quel cognome, visto che era sbiancata all’improvviso. Tetsuya non seppe se quella reazione fosse un bene o un
male, però fu certo che le ipotesi che aveva fatto fossero giuste. ‹‹Ne va della tua e della mia vita.››
aveva detto. Era ovvio.
Il tempo per rimuginare fu poco. Itsumi fece uno scatto. Sembrava colta dall’esasperazione.
Si fiondò verso Doremi e Tetsuya e prese le loro mani
con le sue, trascinandoli in una corsa furiosa, come a volerli allontanare da Ojijide.
‹‹Itsumi,
aspetta!›› urlò Yuri, prima di inseguirla con Fujo e Hazuki al seguito.
Dopo qualche minuto, la raggiunse e le
afferrò un lembo del mantello, inducendola a fermarsi. La ragazza lasciò andare
Doremi e Tetsuya e si voltò a fissare Yuri. Aveva gli
occhi lucidi e si stava mordendo con forza il labbro inferiore. Yuri la afferrò
per le spalle e la scosse un po’.
‹‹Porca paletta, ti vuoi calmare?›› le
disse.
Itsumi annuì, poi
deglutì e si asciugò gli occhi, prima che potesse sfuggirle qualche lacrima.
Doremi la osservava con le sopracciglia
aggrottate e le labbra dischiuse. L’altra le scoccò uno sguardo disperato da
sopra una spalla e Tetsuya, in quel momento, pensò
che somigliava incredibilmente a Doremi, quando inscenava le sue tragedie
greche, e le sue convinzioni si rafforzarono ancora di più.
‹‹Penso sia arrivato il momento di dirci chi
sei.›› borbottò Doremi. Ora aveva un broncio infastidito sul viso, quasi fosse
innervosita da quel qualcosa di troppo grosso, che prima le era sfuggito,
mentre ora sembrava così evidente. Voleva essere sicura di non aver capito
male.
‹‹Ojijide ha detto
che hai lo stesso cognome di quest’idiota.›› continuò la rossa, indicando il
ragazzo che le stava accanto.
‹‹Ehi!›› fece lui, ma lei si portò un indice
in prossimità del naso, per far sì che tacesse.
Itsumi non fece
caso all’ennesima gag dei due ragazzi, portò lo sguardo sul pavimento e si
torse le mani di continuo, sopraffatta dall’ansia.
‹‹Noi veniamo dal futuro.›› disse Yuri, al
posto suo, con semplicità, mentre a Itsumi cascava la
mascella.
‹‹Perché glielo hai detto!?›› urlò lei.
‹‹Perché tanto hanno già capito tutto.››
‹‹E quando?››
Itsumi aveva gli
occhi fuori dalle orbite.
‹‹Uhm… Vediamo.›› proseguì Yuri, fintamente
pensieroso con tanto di mano sul mento, ‹‹Quando hai detto che rischiavi la
vita, quando hai mostrato il tuo cristallo magico e pronunciato la tua formula,
quando hai calciato quel dannato pallone da calcio e quando Ojijide
ha svelato il tuo cognome.››
Alla ragazza si riempirono di nuovo gli
occhi di lacrime.
‹‹Allora mi hanno scoperta…››
‹‹Sì, ma smettila di frignare!›› la ammonì
lui.
‹‹Quindi è davvero così?›› sussurrò Doremi.
Anche lei sembrava sull’orlo di una crisi isterica.
Itsumi la squadrò
con la testa china in avanti.
‹‹Sì… Io sono vostra figlia.››
~
Al momento non aveva importanza chi avrebbe
sposato chi, quando sarebbe successo o come avrebbe potuto impedirlo. Akatsuki si disse che l’unica cosa che importava veramente era
mettere a posto le cose, imprigionare le figure nere ed, in particolar modo,
lasciare libera Doremi, una volta per tutte.
Fu per questo motivo che si diresse in
fretta nella sala del trono, dove era sicuro che avrebbe trovato suo padre e la
Regina. Giunse dunque al grande portone, da cui poco prima era fuggito, e si
apprestò a bussare. Era socchiuso e, prima che il suo pugno ne toccasse il
legno, Akatsuki colse qualche frase di una
discussione tra il Re e la Regina, e fu costretto a bloccarsi.
‹‹Devo andare.›› stava dicendo la donna,
‹‹Questa volta non posso stare soltanto a guardare.››
‹‹Ma il regno rimarrà scoperto.›› rispose il
Re, incerto sulle parole da usare. Temeva che la Regina potesse fraintenderlo.
‹‹Io mi fido di te.›› lo rassicurò invece lei,
come intuendo i pensieri dell’uomo che le stava parlando, ‹‹So che non farai
nulla per accaparrarti il Mondo delle Streghe e che lascerai che le cose vadano
come abbiamo deciso… che lascerai tutto nelle mani di Hana
e di Akatsuki.››
Ci fu una pausa, poi l’uomo continuò:
‹‹Dunque, sei certa di non tornare?››
Ancora qualche minuto di silenzio ed un
fruscio. La Regina si era voltata, dando le spalle al Re.
‹‹Sono l’unica persona che rimane ad Hana. Spero davvero che tuo figlio capisca.››
Non era la risposta che il Re si aspettava,
ma capì all’improvviso il perché essa avesse sostituito un banale sì. Non aggiunse altro, non le rispose.
La lasciò andare via ed oltrepassare il grande portone, dietro il quale stava Akatsuki. La donna guardò il ragazzo, da dietro al velo che
le copriva il viso, poi mosse la testa in avanti, quasi impercettibilmente, e
dopo qualche esitazione Akatsuki fece lo stesso,
prima che se ne andasse.
Era come se in quella frazione di secondo Akatsuki avesse udito la voce flebile della donna
sussurrargli: ‹‹Mi raccomando. Non
lasciarla sola.››
Fu allora che tutto ebbe un senso e che fu
certo di cosa fosse veramente di sua competenza.
Visto
che non ho tardato poi così tanto? (‹‹Se, vabbè.›› n.d.lettori)
Oh,
beh. Buonasera a tutti! La situazione ha iniziato a sgarbugliarsi in questo
capitolo. Abbiamo scoperto chi fosse il boss delle figure nere, chi fosse Itsumi e il perché del matrimonio. Lascio a voi, per ora,
il privilegio di scoprire chi sia Yuri. Scrivetemelo nei commenti, magari.
Chissà che non indoviniate *ride*. Ah, se qualcuno di voi non sa chi sia il
Conte Ojijide (nella versione italiana Philip)
clicchi qui.
Nel
prossimo capitolo avremo un grande flash back (o flash forward,
deciderete voi come considerarlo, visto che io mi sto impappinando con la trama
xD) in cui verranno svelati gli ultimi inghippi,
prima della battaglia finale. E mentre lo aspettate, magari, potete fare un
salto nella mia nuova fic, L’amore si odia,
su Tetsuya e Doremi.
Infine
ringrazio tutti coloro che pazientemente mi seguono. Spero che questo capitolo
vi sia piaciuto.
Detto
ciò, mi appresto a rileggerlo ed infine a pubblicarlo. Un bacio a tutti.
Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe:
Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono
vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e gli altri Flat hanno il compito di proteggerle ed imprigionare le
creature maligne.
Dove
eravamo rimasti? Scopriamo che gli aiutanti della Regina delle streghe non sono
altro che Yuri e Itsumi. Il primo convince Fujo a farsi coraggio e ad andare a salvare Hazuki insieme agli altri. La seconda corre in aiuto di Tetsuya e Doremi, nel momento in cui l’ex Re del mondo
della magia li tradisce e li consegna nelle mani delle figure nere e del loro
boss, che si scopre essere il Conte Ojijide e che si
impossessa del cristallo magico di Doremi. I tre riescono a fuggire da Ojijide, ma quest’ultimo svela loro il vero cognome di Itsumi: Kotake. Intanto la Regina
decide di lasciare Hana nelle mani di Akatsuki e di sacrificarsi per salvare il suo regno.
~
Capitolo21
Ajumpinthetime
~
‹‹We can’t be
oblivious, we are not ignorant,
blood in our
hearts, blood in our hands.
We’re human, we
reason, we’re breathing, protecting.
You’re living
and dying, surviving,
we’re trying to
breathe in safety,
come home
safely.››
Flyleaf, Justice
and Mercy
Correva
l’anno 2029* quando Ojijide prese coscienza di come realmente andava il mondo e
della legge naturale che lo caratterizzava: il più forte vince sempre sul più
debole.
Per
anni aveva pensato a come sarebbe stato se tutto
quello fosse stato suo, se quel grande mondo magico – ora del tutto
consolidato – fosse venuto in suo possesso e francamente Ojijide,
nei suoi piani di conquista, aveva sempre progettato in grande. Al suo seguito,
aveva sempre immaginato una schiera di seguaci, pronti a fare di tutto per
vedere realizzati i suoi eccellenti propositi, ad uccidere perfino purché ciò si
avverasse. Tuttavia non era mai riuscito a spingersi più in là della sola
immaginazione.
Dopo
che, a causa delle Ojamajo, lui era stato detratto
dal suo compito di fidato consigliere del Re dei Maghi e, contemporaneamente,
aveva smesso di essere un Conte, si era limitato a mangiarsi le unghie,
imprecando tra sé e sé per il destino che gli era stato riservato.
Esiliato!
Ecco la parola giusta per descriverlo. Non c’era più nessuno a considerarlo e
la sua vita era nient’altro che un tirare avanti con inerzia, senza possedere
più un obbiettivo. Aveva soltanto un passato sbiadito alle spalle dove,
nonostante i mille problemi del Regno presso cui era al servizio, riusciva a
dare un senso alle giornate.
Ma
no. Guardando il castello reale, si rendeva conto che la colpa non era
principalmente di quelle ragazzine, ormai adulte, ma solo di Hana e del suo immenso potere che scioccamente, in passato,
aveva pensato facesse gola al suo Re.
Infatti
lei, ora Regina di quell’incommensurabile Regno, che univa maghi e streghe
sotto uno stesso cielo, continuava a rappresentare un ostacolo per qualsiasi
progetto di conquista. E fu un giorno come gli altri che Ojijide
si stufò della sottomissione all’apatia che lo aveva inglobato per anni. Si
stufò del passato, di quella bambina con le codine bionde, delle streghette che lo avevano rovinato, del figlio del suo
Sovrano che lo aveva dimenticato e di quella miserabile vita.
I
suoi sogni si accesero quando, un giorno come gli altri, si ritrovò a voler
chiedere perdono al Re. Non gli bastava più quella misera vita, priva di
qualsiasi soddisfazione e, se strisciare con la coda tra le gambe dal Re Akatsuki significava riavere un posto dove stare e dove
gioire di qualcosa, allora doveva tentare ed intraprendere quella strada.
Ma
il destino volle che Ojijide udisse una certa
conversazione. Prima di bussare al portone che conduceva alla Sala Reale, sentì
la Regina parlare. Sembrava preoccupata riguardo qualcosa. Diceva al Re che,
prima o poi, qualcuno avrebbe sicuramente abusato del BloodyBlossom, che era un posto troppo pericoloso per
rimanere ubicato in un luogo così poco nascosto.
Il
BloodyBlossom? Che diamine
era?
Ojijide continuò ad ascoltare,
immobile, cercando di non fare alcun rumore e, quando quella parlò delle figure
nere, tutto gli fu chiaro. Ricordava benissimo di aver sentito dal suo vecchio
Sovrano, che esse erano state relegate chissà dove, insieme ad altri personaggi
temuti dalle streghe.
E
così, esisteva davvero un posto del genere?
In
un solo istante, tutti i suoi buoni propositi si dissolsero. Quel regno poteva
essere suo, con dei validi alleati al seguito. E chi meglio delle figure nere?
Eppure
i suoi conti ancora non tornavano. Per quanto le figure nere fossero temibili,
non avrebbero comunque potuto competere con la Regina Hana.
Fu così che decise che la mossa migliore doveva essere tornare nel passato,
farsi carico delle figure nere e, di conseguenza, stroncarla sul nascere.
~
Akatsuki si avvicinò lentamente
a sua moglie. Era immersa in chissà quali pensieri e guardava inespressiva il
mondo della magia, fuori dall’enorme finestra della Sala del Trono. Le poggiò
una mano su una spalla, coscio che nemmeno quel gesto potesse rincuorarla.
‹‹Lo
fermeremo›› le bisbigliò, ma lei non sembrò risollevarsi, anzi i suoi occhi si
fecero lucidi.
Abbassò
lo sguardo. Non voleva che lui la vedesse in quello stato, ma Akatsuki aveva già capito fino a che punto fosse in pena
per il suo regno ed, in particolare, per le sue mamme. Interruppe il tocco
sulla sua spalla e la avvolse in un caldo abbraccio, al che lei cercò la sua
mano per stringerla.
‹‹Non
ho detto nulla a loro›› gli rivelò
lei d’un tratto.
Da
tempo aveva sempre condiviso ogni sua decisione con Akatsuki.
Non si era mai sognata di fare qualcosa senza prima avvertirlo. Da quella volta, in realtà, aveva deciso
così. Si era convinta che era stato uno sbaglio, allora, cercare un modo per
unire i due Regni, tenendolo all’oscuro di tutto. Lo aveva visto soffrire, per
ovvi motivi, e si era detta che non avrebbe più voluto vederlo piangere. Da
allora era stata sincera con lui. Da allora non gli aveva più mentito su nulla.
Strinse
più forte la mano su quella di suo marito, come per rassicurarlo.
‹‹Itsumi e Yuri verranno qui da soli›› aggiunse.
‹‹Penso
sia meglio così. Mandare loro è la cosa più giusta. È più difficile che diano
nell’occhio›› rispose lui.
Hana scosse la testa ed una
lacrima sfuggì dai suoi occhi.
‹‹Sarei
dovuta andare io›› singhiozzò, mentre il suo corpo iniziava a tremare, ‹‹Lei lo
ha fatto per noi. Jou-sama lo ha fatto››.
Akatsuki la avvicinò di più a
sé e avrebbe voluto dirle qualcos’altro, ma si interruppe.
‹‹Majorin sta arrivando›› la avvisò, percependo l’imminente
avvento della strega.
Hana annuì e si asciugò le lacrime,
mentre suo marito scioglieva l’abbraccio per andare ad accomodarsi sul trono.
Lei seguì il suo esempio ed, in quello stesso istante, Majorin
apparve nel salone.
La
strega si chinò sulle ginocchia, una volta giunta al loro cospetto.
‹‹È
qui›› riferì.
‹‹Falla
entrare›› le ordinò la Regina Hana, senza esitazioni,
e quella con uno schiocco delle dita fece spalancare il grande portone.
‹‹Maestà,
mi avete fatta chiamare?››
La
ragazza, che aveva parlato, aveva dei capelli rosa un po’ scarmigliati, che le
sfioravano le spalle, ed indossava dei jeans semplici ed una felpa bianca.
Avanzò lentamente, osservando con curiosità l’espressione della Regina.
Quest’ultima non si era prodigata a spiegarle il motivo per cui l’aveva
invitata al castello, perciò la ragazza cercava di carpire ogni singola
informazione utile dal suo volto, senza alcun risultato però.
‹‹Finalmente
sei qui, Itsumi››.
‹‹Sì,
Maestà››.
Il
silenzio continuò a permeare inesorabile, dopo quello scambio di battute, e gli
occhi color ametista di Itsumi non abbandonarono
neanche un momento quelli nocciola di Hana, che la
fissava a sua volta in cerca delle parole giuste per iniziare. Akatsuki avrebbe voluto parlare al suo posto, ma sua moglie
gli aveva pregato di lasciar fare a lei. Era suo dovere e di nessun altro. In
fondo, Itsumi era quasi una sorella per lei. Spettava
a lei informarla.
Dopo
un paio di minuti, la ragazza dai capelli rosa perse tutta la sua buona volontà
di aspettare e domandò, impaziente: ‹‹Cosa doveva dirmi, Maestà? È successo
qualcosa?››.
Hana si disse che quella ragazza
aveva ereditato quella caratteristica da suo padre, costantemente irrequieto,
una peste da bambino. Per un momento, le venne da sorridere, sopraffatta dai
ricordi di quando aveva frequentato la stessa scuola della sua mamma, ma poi si
impose di darsi un contegno. Era bello fare un salto nel passato, ma quello non
era il momento giusto.
‹‹Chiamami
Hana, per favore›› la pregò, con l’intento di
metterla a suo agio.
Itsumi annuì: ‹‹Va bene, Maes… Ehm, Hana››.
La
Regina fece una smorfia divertita, a seguito del balbettio della giovane, poi
quest’ultima si spense e la donna iniziò a parlare: ‹‹Tu sai delle figure nere
che tua madre e le sue amiche sconfissero tempo fa, rinchiudendole nel computer
di Oyajiide?››.
La
piccola Kotake aggrottò le sopracciglia e fece di
nuovo un gesto d’assenso: ‹‹Sì, la mamma me ne ha parlato››.
Hana esitò, costringendosi in un
lungo silenzio, poi disse, con un’espressione preoccupata sul volto: ‹‹Sono
fuggite››.
‹‹Cosa?
Com’è successo?›› domandò Itsumi.
‹‹Devi
sapere che, in seguito al loro esilio nel computer di Oyajiide,
le figure nere vennero sigillate in un mondo parallelo al nostro: il BloodyBlossom››.
La
Regina Hana allora le spiegò cosa fosse il BloodyBlossom e quali terribili
personaggi vi fossero rinchiusi, mentre Itsumi
apprendeva senza proferire parola.
‹‹Conosci
anche Ojijide, vero?›› continuò Hana
e la ragazza fece di sì con la testa, ‹‹È stato lui a farle fuggire. Ha rubato
la chiave che apre le porte di quel posto e temo che ora vi possa entrare e
uscire come e quando gli pare. Ho paura che lo userà come una sorta di base
segreta, ma non è questo il peggio››.
‹‹Cosa
c’è di peggio?›› chiese Itsumi, mentre le sue iridi
si dilatavano.
‹‹Lui
ha fatto tutto questo, tornando indietro nel tempo››.
E
in un attimo, tutto fu chiaro ad Itsumi, anche il
perché la Regina avesse chiamato lei
lì.
‹‹Vuole
uccidere i miei?›› fece, la gola secca e la voce un po’ roca.
‹‹In
realtà, vuole togliere di mezzo me e il Re, per accaparrarsi il Regno, ma per
farlo sa che dovrà stanare le mie mamme e sbarazzarsene. Sa che cercheranno di
difendermi e, dall’altro lato, spera che, tornando nel passato, i loro ed i
miei poteri risultino più alla sua portata››.
Quelle
rivelazioni fecero rimanere Itsumi di sasso, ma non
osava chiedere cosa avrebbe potuto fare per aiutare i suoi genitori ed i suoi
amici. Lei non era in grado di fare nulla. Era solo un’apprendista.
A
rispondere ai suoi quesiti ci pensò Hana: ‹‹Voglio
che torni nel passato. Non posso mandarci tua madre. Se la riconoscessero,
potremmo mettere a soqquadro il futuro. Potrebbe non sposare più l’uomo che ha
scelto. Rischieremmo di cambiare troppe cose››.
‹‹Ma
io… da sola… come posso?››
‹‹Ti
farò diventare una vera strega… adesso, a discapito degli esami che ti mancano››.
La
ragazza spalancò la bocca. Aveva la possibilità di diventare strega saltando
gli esami di secondo e primo livello, di tornare nel passato e vedere com’erano
i suoi all’epoca, e di diventare l’eroina del Mondo dei Maghi e delle Streghe.
Una stupenda prospettiva, a dirla tutta… E le sarebbe spuntata la bava alla
bocca dalla contentezza, se la Regina non avesse interrotto le sue fantasie.
‹‹Ovviamente
non andrai da sola››.
I
sogni di gloria andarono in frantumi. Avrebbe dovuto dividere il ruolo di eroe
con un’altra persona.
Fantastico!
La odiava già a pelle, senza nemmeno averla vista.
‹‹Forse
non ti ricorderai nemmeno di lui. Da
bambini giocavate spesso insieme, ma poi per forza di cose non vi siete più
visti›› le sorrise la Regina, ora decisamente più tranquilla.
Itsumi inarcò un
sopracciglio, domandandosi cosa volesse intendere la Regina con quel per forza di cose, tuttavia fu come se lei
le avesse letto nel pensiero, perché continuò dicendo: ‹‹Suo padre è un mago ed
anche lui lo è, per questo, non appena il piccolo Yuri ha manifestato per la
prima volta i suoi poteri, i genitori hanno deciso, di comune accordo, di
trasferirsi dal Mondo degli Umani al Mondo dei Maghi e delle Streghe››.
Yuri…
Aveva già sentito quel nome.
‹‹E
ora dov’è questo Yuri?›› domandò la ragazza, potendo finalmente dare un nome al
rovinatore dei suoi sogni idilliaci di fama e popolarità. Aveva già immaginato
sulle riviste delle streghe un titolo da prima pagina: Streghetta novellina salva il Mondo. E invece…
‹‹Vedrai
che sarà qui a momen…››
Puff!
Un
nuvolone apparve al fianco di Itsumi, che quasi pensò
che stesse andando a fuoco il castello, ma a destarla dalla sua fervida
immaginazione ci pensò il profumo di crema solare, che sostituiva il consueto
odore di bruciato caratteristico degli incendi.
‹‹Porc…›› fece la ragazza indietreggiando, mentre il nuvolone
iniziava a sparire.
Dopo
qualche secondo, al suo posto c’era un ragazzo biondo, che Itsumi
ritenne veramente affascinante, se non che il suo cervello le disse che doveva
essere un tipo davvero bizzarro, dato l’abbigliamento che ostentava. Per quanto
riguardava il paio di occhiali da sole che esibiva sul naso, uno se ne sarebbe
fatto volentieri una ragione, ma se poi si passava ad esaminare la camicia a
maniche corte – in pieno inverno poi – blu a fiori gialli, in stile hawaiano,
ed i pantaloncini corti bianchi,non
potevi fare altro che restare basito. Per non parlare poi delle infradito…
‹‹Salve!››
salutò lui allegro, squadrando la ragazza con ammirazione, ‹‹Cavoli, è da un sacco
che non ci vediamo››.
Itsumi non spiccicò parola.
Era ancora scioccata da quell’apparizione, neanche si fosse presentato un
alieno davanti a lei.
Il
biondo scrollò le spalle e si rivolse alla Regina: ‹‹Mi ha trovato appena in
tempo, Hana. Stavo tornando a casa dalla mia gita ai
Caraibi››.
A
quella frase, Itsumi cadde a terra, tramortita dalla
spontaneità delle parole del giovane.
E
quell’essere dannatamente superficiale avrebbe dovuto rubare parte della sua fama?!
Il mondo è davvero ingiusto.
‹‹Tutto
bene, piccola?›› domandò Yuri,
notando che Itsumi stava letteralmente accarezzando
il pavimento, depressa.
In
un secondo, quella riacquistò tutta la sua decenza e si rimise in piedi,
arrossendo leggermente per l’appellativo che aveva usato lui.
‹‹Benissimo,
ma… Scusa la domanda, cosa ci facevi ai Caraibi?››.
‹‹Mia
madre aveva voglia di Guanabana**›› rispose lui, senza scomporsi troppo.
‹‹Eh?››
fece Itsumi, domandandosi fino a che punto fosse
stupido quel ragazzo, ma soprattutto cosa cavolo fosse una Guanabana.
‹‹Ragazzi,
parlerete più tardi di queste cose›› intervenne, a quel punto, Akatsuki.
‹‹Il
Re ha ragione›› disse Hana, che aveva rischiato di
lasciarsi andare alle risate, data l’ilarità della scenetta, ‹‹Dobbiamo pensare
ad Ojijide adesso››.
‹‹Allora
è vero quel che ho sentito da mio padre?›› domandò Yuri.
‹‹Sì››
rispose il Re.
“Cosa-cosa-cosa?!”
pensò Itsumi, “Lui sapeva già tutto?!”.
Il
sogno della ragazza di diventare un’eroina si infranse ancora di più, resasi
conto che sarebbe diventata lei l’assistente di Yuri e non viceversa.
Il
biondo strinse i pugni ed esclamò con fermezza: ‹‹Dobbiamo fermarlo››, poi
schioccò le dita ed il suo abbigliamento cambiò totalmente: una maglietta a
maniche lunghe blu, un cardigan bianco, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica.
‹‹Sono
pronto per partire›› annunciò.
‹‹Perfetto››
disse Hana, mentre in una sua mano compariva un
cristallo rosa. La donna avanzò verso Itsumi e le
porse l’oggetto: ‹‹Da questo momento in poi, sei una vera strega››.
~
‹‹Che
figata! Che figata!››
Yuri
andava avanti da ore, ripetendo la medesima frase ad ogni edificio che gli
appariva davanti agli occhi. Itsumi si chiese più
volte come avesse fatto a trovarsi in una situazione del genere. Lei ed un
perfetto sconosciuto, o meglio un amico d’infanzia di cui non conservava il
minimo ricordo, tornati a circa vent’anni prima della loro nascita, per
sventare il piano di un mago malvagio e malato, che non trovava di meglio da
fare che rovinare le vite altrui. Ma la cosa più esilarante era che la suddetta
ragazza – non si sa con quale oscura forza di volontà – non aveva ancora posto
fine alla vita del suo compagno di viaggio. Era estremamente snervante,
considerando che ad ogni piccola cosa non magica che vedeva, Yuri dovesse fare
un remake spudorato di Cercando l’Eldorado.
Sembrava non avesse mai visto grattacieli, automobili o quanto di più comune potesse
esistere sulla faccia della Terra, e Itsumi, dal
canto suo, non riuscì a trattenere una frase del tipo: ‹‹Ma dove vivi?››
all’ennesima faccia estasiata del biondo.
‹‹È
da tanto che non venivo nel Mondo degli Umani›› rispose lui, non prendendo
affatto la domanda di Itsumi come sarcastica, o
quanto meno retorica.
‹‹Oh,
bene›› fece lei, fingendo interesse, ‹‹Beh, qual è il nostro piano?››.
Lui
sorrise radioso, distogliendo il suo sguardo da una sala giochi piena zeppa di
teenagers.
‹‹Vedrai››
replicò, poi afferrò una mano della ragazza e la trascinò tra la folla che
impegnava il marciapiede, fino a che, svoltando in un vicolo, non trovò un
posto che giudicò perfetto.
‹‹Qui
va benissimo››.
‹‹Benissimo
per fare cosa?›› domandò la ragazza, sfilando la sua mano da quella di lui, un
po’ imbarazzata; ma prima che potesse finire la frase, Yuri schioccò le dita e
sul terreno spoglio, che avevano davanti, comparve una casa.
Itsumi si mise le mani nei
capelli e lo strattonò per un braccio, colta dall’agitazione.
‹‹Sei
impazzito! Non puoi fare magie in un luogo pubblico!››.
Lui
la fissò, con un sopracciglio inarcato.
‹‹Ma
se non c’è nessuno››.
Itsumi si guardò intorno e, in
effetti sì, non c’era nessuno.
‹‹Okay,
ma sta’ più attento. Mi hai fatto venire un colpo›› sbottò.
‹‹Tranquilla…
Piuttosto entra e vedi se ti piace››.
Yuri
mosse una mano e la porta della villetta si aprì lentamente, lasciando passare
la sua compagna. Itsumi osservò incantata il salotto,
con tanto di caminetto e divano, ed al centro un tappeto color verde smeraldo;
poi passò alla cucina, con dei mobili antichi che le ricordavano molto quelli
di casa sua.
‹‹Ho
sottovalutato i tuoi gusti, Yuri. È veramente stupenda›› disse lei, e li aveva
sottovalutati per davvero dopo averlo visto indossare quella camicia ridicola,
ma quella casa era semplicemente meravigliosa.
‹‹E
non hai ancora visto la stanza da letto››.
La
ragazza non aspettò oltre e corse al piano di sopra. Intravide un letto da
lontano, oltre una porta, e si precipitò verso quella che sarebbe stata la sua stanza da letto.
Rimase
pietrificata quando entrò.
‹‹Che
ne pensi?›› domandò Yuri, ‹‹Questa è la stanza dove dormiremo››.
Un
letto a doppia piazza.
Gli
rivolse uno sguardo minaccioso.
‹‹PUOI
SCORDARTELO! Io non passerò tutta la missione a dividere le MIE meritate ore di
sonno con TE!›› gli urlò, mentre l’altro si tappava le orecchie e la guardava
terrorizzato.
Yuri
tirò su col naso.
‹‹Non
è giusto… Sei cattiva…››
Itsumi strinse i pugni e il
biondo temette di ricevere una tremenda botta in testa, dunque fece:
‹‹D’accordo, ho capito›› e schioccò di nuovo le dita, al che il letto divenne
singolo ed accanto a quella stanza ne apparve un’altra, ‹‹Così sei contenta?››.
La
ragazza annuì risoluta, ma poi si portò una mano sul mento.
‹‹Anche
se… Mi piacerebbe avere un bagno solo mio››.
Il
biondo aggrottò le sopracciglia.
‹‹Mi
hai preso per un architetto?››.
~
Una
figura nera apparve in una stanza impolverata, circondata da muri di pietra, e
si inchinò al cospetto del suo padrone. Quest’ultimo mosse una mano a mezz’aria,
per invitare il mostro a tirarsi in piedi, e quello obbedì.
‹‹Cos’è
successo?›› chiese Ojijide al suo servitore.
La
figura nera si tormentò le mani a lungo, senza dire nulla, poi trovò il coraggio
di informare il suo capo.
‹‹Conte…›› esitò per un momento, ‹‹Majo Doremi e l’umano erano nel Nulla e… li
ho attaccati››.
‹‹Spero
per te che abbiano fatto una dolorosa fine›› rispose il Mago, intuendo però il
fallimento dell’essere che aveva davanti.
‹‹Padrone, è apparsa sua figlia… Sono fuggito
per miracolo››.
‹‹Majo
Itsumi?›› chiese l’uomo, la rabbia che si faceva
strada dentro di sé. In verità, conosceva bene quella piccola peste di ItsumiKotake. Mota e Motamota avevano diffuso la voce che quella ragazza fosse
una piccola apprendista-genio. Aveva passato brillantemente gli esami di magia
due per volta, arrivando fino al terzo livello. Con tutta probabilità era un
forte asso nella manica per Hana.
‹‹La
Regina ha mandato un’apprendista a stanarmi, pur di salvare sé stessa?››.
‹‹Credo che ora sia una vera strega››.
Ojijide non aggiunse altro, si
limitò a stringere gli occhi in due fessure.
Se
ne sarebbe occupato lui in persona.
~
♥ ~
‹‹Sei
davvero nostra figlia?›› domandò Doremi per l’ennesima volta, senza mai
togliere gli occhi di dosso ad Itsumi, dopo che
quest’ultima le ebbe raccontato parte degli eventi futuri. A guardarla bene, i
suoi atteggiamenti ricordavano molto quelli di Tetsuya:
testarda, senza peli sulla lingua e tremendamente casinista.
‹‹Cosa
devo fare? Portarvi le analisi del mio DNA per farmi credere?›› sbottò la
giovane Kotake, stufa delle facce da pesce lesso che
i suoi genitori non riuscivano ad abbandonare da più di mezz’ora, ‹‹Insomma,
sono un maschiaccio, calcio palloni praticamente da quando ho imparato a
camminare – tutta colpa di mio padre che ha preferito regalarmi una rete, al
posto di una bambola, per il mio primo compleanno – e delle volte sono talmente
sbadata da far concorrenza a mia madre. Esiste un mix migliore di questo?››.
Sia
Doremi che Tetsuya, a quelle parole, fissarono offesi
il frutto del loro amore, ma c’era
ancora una cosa che non erano riusciti a capire, perciò sorvolarono con tutte
le loro forze gli insulti che la loro
figlia non si era preoccupata di evitare di esprimere.
‹‹Non
ci hai ancora detto chi è lui, però›› disse Tetsuya,
indicando Yuri, a qualche metro da loro.
‹‹Uhm…››
fece Itsumi, fingendo di pensarci su, ‹‹Una
comparsa››.
‹‹Ehi!››
protestò Yuri, poi si fece largo fra di loro e si parò davanti a Tetsuya, ‹‹Sono Yuri Sokuryoku,
figlio di AikoSenoo e Leon
Sokuryoku, e mi piacerebbe prendere la mano di sua
figlia, signor Kotake››.
Sbem!
Gli
arrivò un pugno in testa da parte di Itsumi.
‹‹Permettiti
di nuovo di adulare mio padre e ti stacco la testa a morsi!›› lo ammonì la
ragazza, al che l’amico la guardò impaurito.
‹‹Scusa››
piagnucolò.
‹‹Allora
avevo inteso bene›› disse, ad un tratto, Fujo,
riemergendo dal suo silenzio, ‹‹La tua somiglianza con Leon, sia fisica che
spirituale, è impressionante. Me ne sono accorto subito quando mi sei
apparso››.
Il
biondo sorrise con orgoglio, interpretando le parole del Mago dai capelli
arancioni come un complimento.
‹‹Sì,
bando alle ciance, però›› esclamò Itsumi,
avvicinandosi a sua madre, ‹‹C’è un problema che sussiste eccome››; a quel
punto, prese le mani di Doremi con le sue, come a volerla pregare di far
qualcosa per lei, ‹‹Mammina, lo so che lui››
ed indicò con un cenno della testa Tetsuya, ‹‹non
sembra un buon padre, dato che ha trasformato sua figlia in una piccola camionista, ma ti prego, ti supplico, ti
scongiuro, ti imploro con tutte le mie forze… Sposalo!››.
Doremi
a quella frase arrossì come un pomodoro, mentre Itsumi
la guardava con gli occhi più innocenti dell’universo, ai quali non riuscì a
resistere ed annuì con un paio di scatti rigidi della testa. Tetsuya nel vedere quella scenetta era passato dall’offeso
ad un vero e proprio “grazie di esistere,
Dio”, con tanto di guance color porpora ed occhi sbrilluccicanti.
‹‹Ragazzi!››
li chiamò qualcuno.
Quella
voce, in lontananza, distrasse i futuri coniugi Kotake,
che ripresero il loro normale colorito, mentre una Aiko
trafelata li raggiungeva di corsa, felice di vederli sani e salvi. Dietro di
lei stava Pop, che puntava ancora la mazza da baseball contro il vecchio Re, e
poi Leon, Tooru, Onpu e Momoko.
La
sportiva fece un balzo e gettò le braccia al collo di Doremi, mentre Yuri, in
preda al panico, si andava ad eclissare dietro alla sua collega Itsumi.
‹‹Nascondimi››
sussurrò.
‹‹No››
fece lei, spostandosi da davanti a lui, ‹‹Non è giusto che solo io sia stata
scoperta››.
‹‹Ma
sei scema? Dai, nascondimi››.
Leon
si fermò a qualche passo dai due litiganti, le sopracciglia aggrottate e
l’espressione concentrata.
‹‹Tu
mi ricordi qualcuno›› disse, al che Itsumi si sfracellò
a terra, sbigottita.
Ecco
perché Yuri era così stupido! Tale padre, tale figlio.
‹‹Forse
ti ricorda te stesso›› replicò Fujo, con un
sorrisino, in aiuto del suo migliore amico, mentre Yuri agitava le mani
all’impazzata facendo segno di no con
la testa.
‹‹Hai
ragione›› rispose Leon, facendosi sempre più pensieroso.
‹‹Leon,
che cavolo stai facendo?!›› sbottò Aiko, mollando
Doremi e andando ad afferrare il suo ragazzo per le orecchie, trascinandolo via
da Itsumi e Yuri, ‹‹Solo perché non ti ho dedicato
abbastanza tempo, non devi metterti per forza a fissare altre ragazze››.
‹‹Ma
io stavo guardando lui… ahia!›› si
giustificò il biondo.
Lei,
allora, si chinò verso di lui e gli sussurrò, in modo che nessun altro potesse
sentire: ‹‹Ho chiuso un occhio quando ti sei finto la fidanzata di Akatsuki, ma a questo punto mi chiedo se non sia un altro
il tuo problema. Non che io sia omofoba, ma sai com’è…››.
‹‹Ma
no, ma no!›› fece lui, ‹‹Insomma non pensi che mi somigli?››.
Aiko quindi scrutò suo figlio
curiosa, ma poi sbottò sadicamente: ‹‹Pff… Non hai
nemmeno la metà della bellezza di quel ragazzo››, al che il suo fidanzato
spalancò le labbra incredulo e Yuri si lasciò andare ad una risata sommessa.
‹‹Vogliamo
finirla con i convenevoli?›› disse Pop.
‹‹Right›› concordòMomoko, ‹‹Explain us what’s happened, Doremi››.
‹‹Abbiamo
saputo che c’è Ojijide dietro questa storia›› esclamò
Onpu.
La
ragazza dai capelli rossi annuì.
‹‹Sì,
proprio lui›› assentì Doremi, ‹‹Ora vi dirò tutto, ragazzi››.
~
È
sempre difficile dire la cruda verità ad una persona importante, nonostante
essere sinceri risulti l’unica strada percorribile. Akatsuki
si rese conto di ciò quel giorno quando, entrando nella stanza della piccola Hana, la trovò ad osservare, con espressione vuota, oltre
la finestra della sua camera, Jou-sama che si
allontanava dal castello reale. Probabilmente aveva capito tutto, altrimenti
non si spiegava la smorfia triste che le deturpava il viso.
Il
Principe doveva dirle la verità, sebbene vederla morire di dolore non rientrava
certo nei suoi piani. Tuttavia Hana doveva sapere.
Vedersi abbandonata senza una spiegazione valida non era concepibile. Hana doveva capire che la Regina preferiva di gran lunga
buttare via la sua vita, invece di veder sciupato il suo Regno e quelli
circostanti. Hana doveva capire quali erano le cose
veramente importanti, affinché potesse prendere il posto di Jou-sama.
Anche lui era maturato da quel punto di vista, in pochi giorni, perché era
riuscito a comprendere che il dovere veniva ancor prima del proprio benessere.
Purtroppo
Akatsuki non era preparato a quell’avvenimento. Non
riusciva a pensare che stavolta sarebbe stata lei a soffrire, e non per un
capriccio, come era capitato a lui nel rifiutare il loro matrimonio, bensì per
amore, poiché, nel bene o nel male, Jou-sama era l’unica
persona che fosse rimasta al suo fianco, durante l’assenza di Doremi e le
altre.
Dovette
farsi coraggio ed ignorare la morsa allo stomaco che si era impadronita di lui,
per riuscire ad avvicinarsi alla ragazzina ed accomodarsi al suo fianco, sul
letto. Osservò per interminabili minuti gli occhi spenti di Hana,
senza riuscire a trovare un modo per iniziare a parlarle; poi inaspettatamente
fu lei ad iniziare: ‹‹Dove sta andando Jou-sama?››
chiese.
Akatsuki stette in silenzio per
un po’, poi poggiò una mano sulla spalla della ragazzina e disse: ‹‹Ascoltami, Hana…››.
‹‹Dove
sta andando?›› lo interruppe lei, bruscamente, stringendo i pugni con rabbia.
‹‹Ha
deciso di sacrificarsi per la salvezza di tutti quanti›› rispose Akatsuki tutto d’un fiato, e le lacrime, che Hana aveva trattenuto fino a quel momento, scivolarono
sulle sue guance.
In
quel momento, passarono milioni di ricordi nella sua mente e la nostalgia prese
il sopravvento. La ragazzina si alzò e fece apparire con la magia una scopa
volante. Ci balzò in groppa e partì all’inseguimento della Regina.
Dopo
una decina di minuti, giunse di fronte all’ingresso del BloodyBlossom, saltando giù dalla scopa ancor prima che
questa si fosse fermata e rovinando a terra. Un bruciore al ginocchio la
costrinse a fermarsi ed a respirare affannosamente, poi riacquistò tutta la sua
volontà e si avvicinò alla Regina, che era rimasta a fissare la giovane, senza
muoversi. In quello stesso istante, si materializzò anche Akatsuki
lì. Quest’ultimo raggiunse Hana e la strinse in un
abbraccio, per fermarla, facendo poi un cenno d’assenso alla Regina.
‹‹No,
lasciami andare!›› gridò la Principessa, dimenandosi senza però riuscire a
liberarsi da quella stretta, perciò si rivolse alla donna, non potendo
raggiungerla: ‹‹Jou-sama!›› la chiamò, ma quella di
tutta risposta le diede le spalle e fece qualche passo verso il tunnel che
portava al BloodyBlossom.
‹‹Jou-sama, non mi lasciare! Non puoi andartene anche tu!!››
urlò Hana e la Regina si fermò.
‹‹Non
sarai da sola›› disse quella con voce ferma, senza però voltarsi, poi sembrò
rivolgersi ad Akatsuki: ‹‹Resta con lei, te ne prego››.
A
quel punto, varcò definitivamente il portone e scomparve nell’oscurità, mentre
la piccola Hana si lasciava sopraffare dai
singhiozzi. L’ingresso del BloodyBlossom
si sigillò di nuovo ed Hana smise di far resistenza
ad Akatsuki, che la strinse più forte a sé.
La
ragazzina continuò a piangere pregando di continuo la Regina, ormai scomparsa,
di non andare, fino a che la sua voce si affievolì stanca e le sue braccia si
ritrovarono a cercare conforto attorno al busto del Principe.
‹‹Non
piangere più›› le sussurrò quest’ultimo, ‹‹Resterò io con te››.
To
be continued…
Note:
*2029:
Mi sono ritrovata a
fare una sottospecie di conto. Allora Ojamajo Doremi è
stato proiettato in tv (in Italia) nel 2001, quindi mi sono detta: ‹‹Doremi nel
2001 aveva undici anni››. Ergo la nostra storia è ambientata tipo nel 2007,
quando Doremi ha diciassette anni. Poi mi sono detta ‹‹Per avere una figlia di
diciassette anni, Doremi doveva avere come minimo una ventina d’anni, ventidue
va’››. Facendo due conticini mi è uscito questo 2029. Avete visto che
elucubrazioni che faccio io per una data?
**Voglia
di Guanabana: Innanzitutto quella scena ce l’avevo in testa da quando ho
iniziato a scrivere Together. Immaginavo che Aiko fosse incinta e che il suo dolce figliolo avesse
girato il mondo per trovare una Guanabana. Ora la Guanabana è un frutto caraibico. Cercavo qualcosa che non
si vendesse nei supermercati ed io non l’ho mai sentito questo frutto. Quindi,
miei prodi, Aiko è in attesa. u_u
Beh,
l’avevo promesso. Entro Natale avreste dovuto avere il Capitolo… e ce l’ho
fatta!
Merry Christmas everybody! (Momoko mi ha contagiata)
Comunque,
parliamo un po’ del Capitolo 21. Dopo un paio di scene lacrimevoli, sono quasi
tornata al vecchioTogether, dove se non c’erano scene estremamente demenziali, alla Ojamajo
Doremi vero e proprio, non ero io a scrivere, ma il mio alter ego depresso.
Solo che poi ci voleva una conclusione altresì lacrimevole. Perché, lo dico qui
e lo giuro su ciò che ho di più caro, sto iniziando a shippareHana/Aka *lolla
tremendamente*.
Dunque
che mi dite? Itsumi e Yuri vi sono piaciuti? Il salto
nel futuro è stato di vostro gradimento? Ora shippate
anche voi Hana/Aka? ♥
Ditemi
la vostra in una recensione, se vi va.
Come
ultima cosa, voglio ringraziare voi che continuate a seguirmi e che mi avete
sostenuta in tutti i miei periodi esami (da restarci secca quest’anno) e
periodi no. In particolare, una certa persona che mi informa costantemente
sulle novità di Ojamajo Doremi 16 portandomi tanta ispirazione
e tanto loveloveKotaDore *delirio*. Grazie Elena! :3
Ora
vi lascio. Ancora Buon Natale!
Ci
si legge al prossimo ed ultimo (forse) capitolo.