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Hai
già preparato i bagagli, Randy?
Chissà quante cose hai da portarti appresso…
Una valigia piena e una vuota, per tutto ciò che incontrerai in questo
tuo nuovo viaggio, amico.
È finita, mi ripeto nella mente, ma ho
ancora l’illusione di avere al mio fianco i tuoi occhi grandi e puliti, e
quelle dita che sapevano avvolgere con la medesima delicatezza una sigaretta,
le corde della chitarra o un’altra mano.
È finita.
Abbandono
il mio sguardo lungo l’orizzonte, solo figure sfocate, mentre il vento mi
fa lacrimare ancor di più gli occhi.
La
cenere vola via, tracciando la linea leggera del tuo sorriso in questo cielo
sporco di metà marzo.
[110]
Leave
your stepping stones behind, something calls for you
Buonsalve!
Ebbene sì, ogni tanto ho bisogno di cimentarmi nuovamente nella mitica 10 Songs Challenge,
non resisto :33
Eccola qui:
1. Scegli un personaggio, una
coppia o unfandom. 2. Apri la tua
cartella di musica e seleziona la modalità di riproduzione casuale e fai
partire. 3. Scrivi unadrabble-flashficche sia collegata alla
canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per terminare
ladrabble: inizi con
l’inizio della canzone e finisci quando finisce, niente esitazioni! Non importa
quanto scombussolata è la tua drabble. 4. Scrivine 10, poi
pubblicale.
Come avrete potuto
notare, i pairing sono svariati: tendo ad apprezzare
un’infinita di band, e a shipparne ancor di
più LOL
Volevo solo precisare che l’elenco che ho stilato nell’introduzione
è in ordine puramente casuale, lo riordinerò con calma, quando
avrò scritto le altre drabble ;)
Questa è, ovviamente, ambientata in quel maledetto 18 marzo 1982, quando
RandyRhoads lasciò
troppo presto questo mondo… e credo che anche
una parte di Ozzy se ne sia andata con lui.
La canzone di Dylan è davvero molto bella, vi consiglio di leggere
questo mio modesto lavoretto con quel brano di sottofondo: rende di più,
promesso!
Ora non so che
altro dire, se non che ringrazio in anticipo chiunque si prenderà la
briga di leggere o, addirittura, di commentare ^^
-Oh,
non ci crederai ma non ho ancora capito come vuoi ‘sta chiusura!- rise
quello, reclinando il capo all’indietro e mostrandogli la linea del collo
decisamente troppo invitante.
Dave deglutì rumorosamente e,
appropriatosi della sua miglior faccia tosta, gli si avvicinò.
-Taylor, serietà, grazie. È
un pezzo a cui tengo molto, questo…-
-Oh,
scusa…- fece quello, mentre le guance calde si
nascosero in fretta tra le ciocche di capelli.
Dave sorrise tra sé e
sé: sembravano mele mature perse in un campo di grano.
Gli
prese le mani tra le sue, guidandole
verso il piatto e mostrandogli come doveva fare, sempre senza mollare la presa.
-Colposecco,
Hawkins. Colposecco.-
Come quello che mi hai fatto
prendere tu,
pensò l’altro, ma non ebbe fiato a sufficienza per dirglielo.
[128]
But we’re
working night and day to make a dream come true
Buonsalve! Eccomi già
ritornata, con un pairing su cui non ho mai scritto
prima d’ora, e al quale sono davvero affezionata <3
Nella mia mente ho
ambientato questa drabble nel 1999, anno di
registrazione e di pubblicazione di ThereIsNothingLeftToLose.
Il brano che i due
piccioncini stanno provando teoricamente è Aurora, ma fate un po’
voi, insomma x’D
Taylor è davvero un confettino in quell’anno…Vabbè che è sempre adorabile, ma
così *-*
Ok, la pianto,
prima di beccarmi insulti vari LOL
Ringraziamo mr. May per la splendida canzone, Nat
e Ziggy per le meravigliose recensioni e chi
verrà in futuro su questi lidi per leggere, commentare e vattelappesca
:33
Il
ragazzo sceglieva con cura morbosa le tempere da usare: esaminava tutti i
tubetti, ne sceglieva uno e, dopo aver spremuto fuori un po’ di colore,
lo riponeva al proprio posto.
Lo sguardo andava poi a piantarsi sul foglio bianco, sul quale i suoi occhi
stanchi imprimevano mille e più caleidoscopi che solo lui poteva
percepire.
Rick
lo stava a guardare dalla porta, sulle labbra il sorriso amaro di chi ama un
qualcuno che in realtà non c’è più.
I
ricci e le fossette se ne stavano ancora lì, questo era vero, ma bastava
guardarlo dritto negli occhi per capire che il vero Syd
se n’era andato da un bel po’, lasciando solamente un guscio ormai
rovinato.
-Syd, vado a comprare le sigarette…- soffiò allora piano, e quello si
limitò ad annuire guardandolo, e non vedendolo
come faceva un tempo.
Per
strada la sciarpa accolse la lacrima furtiva del tastierista: la parte
più difficile non era infatti il dovergli raccontare un mucchio di balle
o il lasciarlo a casa da solo, bensì quel suo continuare ad amare l’ombra
di un ricordo lontano.
[182]
I could
feel it go down, you left the sweetest taste in my mouth
Interminabile, ma
non mi va di tagliarla.
Diciamo che Richard
e Syd sono uno dei miei OTP per eccellenza: insieme
li trovo semplicemente perfetti.
Questa storia
è ambientata nel periodo in cui Gilmour
iniziò a sostituire sempre più Barrett,
che a quei tempi conviveva con Wright: proprio quest’ultimo in seguito
dichiarò che, per poter andarsene tranquillamente a provare e fare
concerti, era solito dirgli che sarebbe uscito per comprare sigarette, per poi
ritornare il giorno dopo, senza che quello se ne accorgesse. Richard ha sempre
detto che quello fu uno dei peggiori periodi della sua vita, e io posso
capirlo.
La canzone dei Coldplay è molto bella, e l’ho trovata molto
azzeccata per questo pairing: un perfetto mix di
rimorsi, rimpianti e dolce malinconia, se così vogliamo definirla.
Ora però
vorrei ringraziare Jules e Ziggy per le recensioni al
capitolo precedente, augurandomi poi di ritrovarvi anche nei prossimi capitoli
e sperando di non avervi deluso con questo (:
Era
un capolavoro, ne era sempre stato consapevole, ma fino a poco tempo prima
canzonava il “prode McCartney”, come lo chiamava lui, per aver
composto una canzone un po’ da…
Sì,
insomma, da checca.
Ma
ora che il giradischi continuava a ripeterla fino allo spasmo, l’unica
checca che vedeva nei dintorni era se stesso.
Fissava
impotente l’altro, intento a riempire un borsone sdrucito con tutto
ciò che gli apparteneva e che era presente in quella stanza, e sospirava:
se solo avesse aperto la bocca, anche solo per dirgli di smetterla di rompergli
le balle con quel disco, era certo che in qualche modo tutto si sarebbe
risolto.
Ma
Izzy si limitò a salutarlo con un cenno
distratto, andandosene come se non fosse successo nulla.
Axl non lo supplicò di
restargli accanto e non tentò nemmeno di bloccarlo: confidava in un domani in cui avrebbero riso sopra a
quello ieri così
melodrammatico, come la più lagnosa delle telenovelas
sudamericane.
Per
ora, però, lo ieri era un oggi, e faceva male, terribilmente male.
[171]
Now I
need a place to hide away
‘Sti cazzi, ormai faccio solo poemi!
Salve a tutti u.u
Innanzitutto vorrei
precisare che questa è la mia prima fic sui Guns n’ Roses, ed esordisco
con una slash LMAO Messa proprio ben, son.
Anyway! Che Axl
ed Izzy possano perdonarmi, ma quest’idea mi
frullava nel cervellino da un bel po’ di tempo e, quando nella
riproduzione casuale m’è partita Yesterday, non ho avuto alcun
dubbio nell’associarla a loro due.
È ambientata
nel 1991, anno in cui Stradlin leva baracca e
burattini e se ne va dal gruppo, lasciando un mister Rose piuttosto sconvolto.
Qui ho cercato di
ricreare una situazione drammatica, ma in contrasto con la precedente drabble, che avevo dedicato a Barrett
e Wright: per i due componenti dei Pink Floyd avevo pensato ad un amore mai
rivelato, anche se devo ammettere che dal contesto potrebbe sembrare una
normalissima storia d’amore al capolinea…
qui no. Qui è veramente una relazione ormai morta: Izzy
se ne va dalla band ma, prima ancora che dal gruppo, chiude proprio con Axl, suo amico d’infanzia e l’uomo con cui ha
condiviso gioie e dolori.
Lo so, lo so,
è tutto terribilmente angst, ma che ci posso fare? :’)
Ora però
vorrei ringraziare Jules per la recensione allo scorso capitolo, e spero che
pure questo possa essere di vostro gradimento, anche se non è che mi
convinca molto LOL
NON SO NEANCHE SE
SI POSSA DIRE “quello ieri”, qualcuno m’illumini LMAO “quel
ieri” mi sapeva da cosa mega grezza x’DD
-Dove
vai, Fred?- gli chiese Roger, sbucando da dietro la batteria.
Senza
quasi accorgersene, Brian tese le orecchie.
-Un
party all’Heaven, niente figa per te,
tesorino!- lo punzecchiò il cantante, rifilandogli un buffetto sulla
guancia.
-Chiederti
di vestirti più sobrio è un po’ troppo, giusto?- gli
sorrise John, osservandolo mentre s’infilava un pellicciotto bianco. -Deaks, mia ancora di salvezza! Per fortuna ci sei
tu!- lo abbracciò quello, per poi fiondarsi fuori dalla porta come un
ciclone.
Si bloccò all’ingresso del palazzo: pioveva che Dio la mandava e
una celebrità del suo calibro non poteva as-so-lu-ta-men-te inzupparsi.
-Serve un passaggio?-
Freddie sussultò: non si era
accorto della figura silenziosa di Brian, appoggiata al muro.
-Le
rockstar si spostano solo in taxi, caro.-
-Fred, non hai i soldi per pagarti il
taxi, cazzo…- sbuffò l’altro, per
poi lasciargli nella mano un mazzetto di banconote.
-Tieni,
va’ a divertirti.-
-… non sarà per caso un’avance,
questa? Quando un uomo offre qualcosa ad una signorina c’è sempre
qualcosa sotto.-
Il
chitarrista arrossì violentemente: -Innanzitutto qui in giro non vedo
signorine, e poi chi ti sente se t’inzuppi quel dannatissimo pellicciotto
lì?!-
-Giusto,
qua ci sono solo celebrità.
Grazie Bri, sei un amore!-
Freddie gli baciò leggermente le
labbra e si fiondò in strada, mentre Brian poteva solo sentire la sua
voce squillante strillare “tassì, tassì!” e una nuova
consapevolezza farsi strada dentro sé.
Era pazzo. Pazzo di lui.
[240]
Now I’m
never gonna be the same
Buongiorgio a tutti!
Questa è l’Iliade
come lunghezza, non è una drabble x’D Anyway! Teoricamente è ambientata nel 1974, ma
l’Heaven venne aperto solamente cinque anni dopo…Chissene, fate conto
che sia una licenza poetica, ok? ;)
Per il resto non credo di dover aggiungere altro: l’abitudine di Freddie di girare in taxi nonostante fosse perennemente al
verde è ormai risaputa :D
Grazie a tutti voi che mi leggete e che mi sostenete sempre <3
Avete trascorso un’infanzia
insieme, i Johns che seminavano terrore per tutto il
quartiere.
Gli hai dato un nome, il nome, pensando così di poterlo
forse incatenare a te:
per un po’ ce l’hai
fatta, ma sei consapevole del fatto che, quando si ottengono delle ali, non si
desidera altro che spiccare il volo, anche se non si sa bene come fare.
A modo suo lui c’ha
provato, no?
Sì,
ma è andato troppo lontano.
Sbuffi, attacchi una cassetta dei
T.Rex e ti risiedi sul vecchio materasso che ti
ostini a chiamare “letto”, ignorando il cigolio fastidioso che
produce sotto il tuo peso.
Poco importa che lo stesso rumore
provenga dal tuo petto, vero, Johnny?
Ti accarezzi distratto il mento,
concludendo che Sid potrebbe essere tranquillamente tuo, se non fosse per quella stronza.
E no, non stai parlando di Nancy,
ma dell’altra signora che, da
quasi un annetto, se l’è portato via.
[151]
But you’re
way out of line
Bonjovi a tutti!
Dopo una pausa, rieccomi tornata a stressarvi: il pairingRotten/Vicious è
impossibile, I know, però ho sempre sognato
scrivere qualcosa su loro due **
Teoricamente questa
storia è ambientata all’inizio del 1978, poco prima che Johnny
chiuda definitivamente il capitolo della sua storia con i Sex Pistols.
Rileggendola, ho
notato come l’ultima riga, letta da sola, sembra quasi essere ambientata
in un contesto post-decesso di Sid, e questa cosa mi
piace un sacco, soprattutto perché è stata scritta casualmente :’)
Anyway, ringrazio chiunque si
prenderà la briga di leggerla e, perché no?, di recensirla, e chi
continua a seguirmi ;)
In sottofondo il televisore
continuava a gracchiare svogliato, mentre lui faticava ad immaginare una cosa
così orribile.
Non era possibile, non era finita
così, non poteva…
Non
doveva.
Provò ad immaginarsi la
scena: lo poteva vedere distintamente, il viso nascosto dai capelli, i muscoli
tesi in un’attesa febbrile, pronti ad accompagnare quel suono sordo, gli
occhi chiusi…
No, quegli occhi non ce la faceva proprio a vederli chiusi, no.
Erano di un blu particolare, di
quelli che sembrano racchiudere anni ed anni di antico, di quelli capaci di
scavarti fino nelle viscere, di capirti.
Kurt lo aveva già
incominciato a fare, con ogni occhiata che gli aveva scoccato, anche la
più distratta, anche la meno attesa, ed Anthony non aveva desiderato
altro che poter farsi raccontare la propria storia da lui.
Ma ora era tardi, troppo tardi.
[137]
If I
could let you stay
Tante angurie a tuttiii! *sparge agrifoglio e
canditi a destra e a manca*
Come ve la passate?
Spero benone: io devo ancora aprire i regali perché mio fratello arriva
soltanto stasera, e allora abbiamo deciso di aprirli quando la famiglia
sarà al gran completo, ma vi confesso che non sto più nella pelle
:)
Riguardo alla drabble… Beh, che dirvi? È una cosa uscita un
po’ così: sinceramente mi auguravo di farla un po’ meglio, ma…c’est
la vie, no? :’D
Anthony e Kurt a
mio parere formano una bellissima coppia e, come avrete capito, la storia
è ambientata in quel dannatissimo giorno del 1994 in cui il corpo di
Cobain venne ritrovato senza vita.
Ringrazio ancora
tutte voi, che mi seguite e mi incoraggiate e vi auguro ancora tante buone
feste ;)
Sebastian vagava per il backstage,
barcollando come un trampoliere fa ai suoi primi spettacoli.
Non l’aveva mai retto bene,
l’alcool, ma in quelle situazioni non riusciva a farne a meno.
Non dopo aver intercettato quello sguardo, scoccato quasi
casualmente, intercorrere silenzioso ma sensuale
tra i due che aveva eletto come propri migliori amici.
No, quello decisamente non lo
sopportava, e se c’era un mezzo che gli permetteva di non spremersi il
cervello a forza di pensarci su… beh, quello
era proprio l’alzare il gomito.
Parecchio, forse anche troppo, ma
ne andava della sua sanità mentale.
Gli era bastato vedere Rachel
ridacchiare leggermente imbarazzato, passarsi la mano tra i capelli e lasciare
che la catenina ondeggiasse ad ogni movimento del suo capo, per capire che
quello era di più di uno sguardo d’intesa.
Quei due si stavano chiamando, si
stavano cercando.
Non era quindi riuscito a
trattenersi davanti all’altro, accusandolo di essere –una checca
che vuole fottersi il mio bassista-, giusto per citare le testuali parole che
gli aveva rivolto.
L’altro, prevedibilmente,
lo aveva mandato a cagare e se n’era andato via, lasciandolo in preda ad
un forte mal di testa e ad una certezza che gli appariva spaventosa.
Era solo geloso, solo un pochino.
Solo
un po’.
[207]
I was
trying to catch your eyes
Era ora che scrivessi
su di loro, JSDGHDJKFHSDJF
La scena è
successa veramente: si narra che un giorno Bach, pieno come un uovo, abbia dato
della checca ad Axl, perché sospettava che tra
lui e Rachel ci fosse qualcosa :3
Dunque ho sempre
sospettato che ci fosse sotto qualcosa e, quando mi è capitata questa
canzone, ho subito iniziato a macchinare la trama o/
Non saprei che
altro aggiungere, se non che vi ringrazio perché continuate a seguirmi e
che vi aspetto al prossimo (ed ultimo FFFUUUUU-) capitolo. <3
Se qualcuno fosse entrato in
quell’esatto momento, non avrebbe saputo giustificare il motivo per cui
lui e Lars se ne stavano persi in atteggiamenti
decisamente intimi.
L’amico era andato a
trovarlo per farsi una birretta in sua compagnia e, beh… poi la
situazione era un po’ precipitata, già.
Non era colpa sua se quel cretino
l’aveva fissato con quella sua solita faccia da adorabile idiota
che si ritrovava e lui aveva sentito l’irrefrenabile voglia di baciarlo!
No, non era a lui che dovevano
dare la colpa, ma a quel deficiente, questo era poco ma sicuro.
Stupidi
ormoni…
E poi era stato lui ad implorarlo
di continuare, quando si era scostato!
Dai, era palese: era un uomo
innocente, vittima di quella Circe vichinga da strapazzo, su.
La risata di Lars
lo fece riprendere dal vortice di pensieri in cui si era perso: lo sentiva
ridacchiare dal soggiorno, dove si era spostato senza farsi notare.
Una volta raggiunto, lo vide
sghignazzare senza alcun ritegno, mentre impugnava un libro.
Anzi, il libro.
-Kirk, lo sapevi che la patata
è simbolo di benevolenza? Effettivamente come ragionamento non fa una
grinza, è stato furbo l’autor-
-Posa quel libro.-
Il batterista lo fissò con
sguardo interrogativo, ma non fece in tempo ad aprir bocca.
-Ho detto di mettere via quel
libro, Lars…-
-Qualche problema, amico?- gli
chiese l’altro irrisorio, sventolandogli la copertina sotto gli occhi.
-Fanculo, vattene subito!- gli
ringhiò il moro per tutta risposta, strappandogli il volume dalle mani e
spingendolo fuori dalla porta, che richiuse a chiave con una violenza ai limiti
dell’immaginabile.
Tornò sui propri passi e
afferrò il libro, accarezzandone la copertina scura.
“Il linguaggio dei fiori” recitava il titolo, e Kirk
giurò di aver sentito librarsi da quelle pagine un profumo a lui
conosciuto, un misto di lavanda, dopobarba e fumo.
Si trattava forse di un messaggio?
Lars se ne stava seduto sul
pianerottolo, le gambe portate al petto e un broncio infantile dipinto sul
volto: non si sarebbe mosso di lì finché quel cazzone
non gli avesse aperto la porta e fornito delle spiegazioni sufficientemente
convincenti.
Avrebbe aspettato ore ed ore,
perché era certo che gli avrebbe aperto, prima o poi.
Doveva
farlo.
Nel frattempo, Kirk osservava malinconicamente
l’iris sul comodino, un ricordo ormai sfiorito del tutto, mentre grandi
occhi chiari si sovrapponevano a due iridi più profonde, che non
incrociava da mesi e mesi.
[395]
And all I
can breathe is your life
Non potevo non
concludere con una “drabble” che non
raggiungesse la lunghezza della “Divina Commedia” TROLOLOLOL
Beh, che dire?
So che questa
doveva essere una Kirk/Lars, ma non riesco a pensare
a Hammett senza Burton, chezz, ç_ç
Comunque volevo
spiegarvi la faccenda dell’iris: questo fiore significa
“messaggio”, mentre la patata è veramente il simbolo della
benevolenza LOLOLOLOLOL
Ci stava il doppio
senso lì, scusatemi ma ci stava veramente :D
Ecco, ci tenevo a
precisare questa cosa perché sono una grande appassionata del linguaggio
dei fiori e anche perché non voglio piantarla di scrivere le note a
questa drabble, perché significherebbe sancire
la fine di questa raccolta çç
Ci sono
affezionata, già già. :’)
Non ho altro da
aggiungere: voglio solo ringraziarvi per avermi sopportato durante tutto questo
tempo e dirvi che vi adoro, sia che abbiate commentato sia che siate state
delle insaziabili lurkers. (se fate parte della
seconda categoria, don’t worry: sono
comprensiva nei vostri confronti, dato che sono la prima a comportarmi in
questo modo TROLOLOLOL)
Ah, a momenti mi
dimenticavo! Un ringraziamento speciale va a natalia, che mi ha sostenuto in
quest’ultimo sforzo creativo, che io reputo tuttora poco soddisfacente.
Se non ci fossi tu, tesorino mio! <3