Ti sfido ad amarmi.

di LuceCooper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scommesse. ***
Capitolo 2: *** Discoteca. ***
Capitolo 3: *** Oh, il Gin. ***
Capitolo 4: *** So cosa hai fatto la scorsa notte. ***
Capitolo 5: *** Interpretazioni da Oscar. ***
Capitolo 6: *** Sono una roccia. ***
Capitolo 7: *** Ti sfido. ***
Capitolo 8: *** Indovina chi viene a cena?. ***
Capitolo 9: *** Dillo. Su, dillo. ***
Capitolo 10: *** Finché morte non vi separi?. ***
Capitolo 11: *** And I love you, like never before. ***



Capitolo 1
*** Scommesse. ***


Tesi la mano fino al comodino alla mia desta, per spegnere la sveglia che ormai suonava da venti minuti. Ancora con gli occhi chiusi mi misi a sedere sul letto con il capo tra le mani.
I postumi della sbornia della sera prima si stavano manifestando con un fortissimo mal di testa.
Accidenti.
Mi lascia andare sul letto, scontrandomi con qualcosa di apparentemente morbido, dallo spavento scattai subito in piedi, poi mi rilassai vedendo la persona sul letto coperta dal leggero lenzuolo bianco di seta.

La fissai per alcuni secondi.

Chi diavolo era?. Chiusi gli occhi passandomi una mano sul viso e poi tra i capelli cercando di ricordare cosa avessi fatto il giorno prima.

Mentre cercavo di ripercorrere quello che avevo fatto il sabato sera, dovetti ammette che la ragazza nel mio letto era uno schianto.

Il mio sguardo percorse tutta la sua figura; gambe toniche, snella e un copro da urlo per non parlare dei lunghi capelli rossi e della bocca a forma di cuore.

Apri gli occhi e i nostri sguardi s’incrociarono, il suo blu nei miei occhi castani.
-Lo abbiamo fatto di nuovo?- chiese, allungando le braccia come un gattino appena sveglio.

Non risposi, ma mi limitai a fissarla con un sorrisetto di chi la sapeva lunga.
Poi si accorse che non lo aveva fatto per dargli una risposta, ma perché era…nuda.
Appresa quella verità alquanto imbarazzate, si apprestò subito a recuperare la coperta sul letto e mettersela a dosso.
Sorrisi ancora e ricordai tutto.

Ero uscita come al solito con  Puck, scommettendo chi si sarebbe portata a letto qualcuna.
Si coprii a mala pena gli occhi, tenendo saldamente il lenzuolo tra le mani.
Oddio mi ero fatta una pudica?.
-Oh, andiamo questa non e mica la prima volta!- mi alzai, raccogliendo dal pavimento i miei indumenti intimi per coprirmi e sedermi di nuovo sul letto.

-No.- sorrise timidamente prendendomi per un braccio attirandomi di piu’ a sé.

-E solo che ieri abbiamo fatto cose che…- lasciò il discorso a metà, facendo vagare il suo sguardo sul mio corpo ed infine sulle mie labbra piene.

Deglutii quando mi resi conto che la rossa non se ne sarebbe andata facilmente.

Cristo magari vuole il mio numero e vuole che ci sentiamo in questi giorno.

Scappa Santana scappa!.

Feci un sorriso di circostanza dirigendomi nel bagno, che era proprio accanto alla stanza da letto.
- Scusa, ma non ricordo nemmeno il tuo nome!.- alzai di più la voce per farmi sentire da lei, mentre girai la manopola della doccia.

-Sei simpatica.- scoppiò a ridere e me lo ritrovai appoggiato allo stipite della porta del bagno con in dosso solo il lenzuolo del mio letto.

-Ehm…già.- Mi liberai delle reggiseno e la mutandina di pizzo nero.

-Scommetto che e stato questo che ti ha conquistato ieri.- gettai tutto fuori dalla doccia, cercando di avere un tono serio e deciso, per evitare che capisse che non sapevo di cosa diavolo stesse parlando.

Quindi mi rilassai sotto il forte getto d’acqua calda.

-Non solo quello.- la sentì ridacchiare.

Rimasi in silenzio finché gli chiesi di passarmi un asciugamano avvolgendomi e uscendo dal bagno.

-Ascolta, io…-

Com’è che si fanno questi tipi di discorsi?; è stato bello scopare ma non voglio vederti piu’?.

No, decisamente non ero brava come sempre. Solo che almeno le altre volte avevo avuto il buon senso di non portarmele a casa. Di solito sgattaiolavo  via nel cuore della notte mentre loro dormivano nei loro letti.

Sospirai, mentre me la vedi passare davanti agli occhi e infilarsi anche lei sotto la doccia gettandomi il lenzuolo sul viso, quando lo spostai, non potei non notare il suo fondoschiena tondo.

Scossi la testa.

 Ritornai in me così ne approfittai per andare in cucina per bere un po’ di caffè freddo nel frigo.

La porta si aprì, e una ragazza dai lunghi capelli biondi, e gli occhi azzurro chiaro comparve nell’appartamento.

-Non puoi immaginare che traffico che c’è in citt…- si ammutolì di colpo vedendomi avvolta nel gran telo di spugna, sgranando gli occhi.

Mi sembrò per un attimo che la sua pelle, divenne ancora piu’ chiara.

-Sei disgustosa. - Incrociò le braccia al petto gettando le chiavi sul divano avvicinandosi di qualche passo a me.

-Non ci credo, adesso te le porti a casa?.- Inarcò un sopracciglio continuando a fissarmi.

Mi passai una mano sul petto proprio sul cuore.

-Oh, quando la tua migliore amica ti dà il buongiorno così e sempre bello iniziare la giornata.- dissi ironica.

Quell’ironia che a lei dava tanto fastidio, e che non riuscivo a non usare in qualsiasi situazione.

-Potresti almeno avvisarmi?.-

Sentì un rumore provenire dal bagno e subito dopo la rossa mozzafiato comparve sulla soglia della porta della cucina.

-Avvisarti di cosa?. – mi chiese aggrottando le sopracciglia.

-Lei chi è?.- insistette sistemandosi per bene la gonna  che adesso indossava e che io abilmente gli avevo strappato di dosso la notte prima.

Brittany sorrise, rivelando sulla sua guancia destra una fossetta adorabile.

-Bambolina, io sono…- si voltò verso di me, cercando conferma.

Annuii non capendo molto, ma non poteva andare peggio di così.

-Sono la sua ragazza, e se entro trenta secondi non sparisci dalla mia vista le mie mani che strappano i tuoi “meravigliosi” capelli rossi, saranno gli ultimi ricordi che avrai.-

Capì subito che la rossa era tutta apparenza, perché dopo quelle parole,  imbarazzata e rossa in volto scappò via chiudendosi la porta alle spalle, cercando di demolirla.

Ci fu qualche minuto di silenzio prima che lei ricominciasse a parlare.

-Sei in de…_

Non gli diedi nemmeno il tempo di finire che gli urlai;

-Mi hai salvato!.- Chiusi la mano a pugni alzandola in alto.

-E proprio una bella giornata, Puck e Quinn dovranno pagarmi per aver vinto la scommessa.- sul mio voltò spuntò un sorriso compiaciuto e malizioso.

-Cos’era la numero sei solo in questa settimana?.- chiese cercando di trattenere una risata.

-Barbie, non c’è nulla da ridere. Questa settimana sono in testa, e Puck non potrà superarmi se non prenderà la briga di liberarsi di quello scoiattolo morto che si ritrova sulla testa.-

Vidi che non poté piu’ trattenersi, e si liberò in una risata cristallina.

-Potrei entrare anch’io in questo simpatico gioco?.- chiese curiosa, liberandosi poi, finalmente, del capotto.

-NO!.- mi resi conto che avevo alzato la voce di tre quarti piu’ del solito.

-Voglio dire, mia cara amica etero questa competizione e per chi si fa piu’ femmine. E come vedi, non puoi partecipare. - presi un lungo respiro profondo, cercando di far diminuire i battiti del cuore.

-Oh, ma così non vale. – si finse offesa mettendo il broncio.

-Non si può fare un’eccezione per me?.- sorrise e il suo volto si illuminò. –Voi le ragazze ed io i ragazzi.-

-No, Britt.- l’ammonii, serrando la mascella. – E una cosa tra me e Puck.- aggiunsi,quando mi accorsi che il mio tono era diventato gelido e duro.

-Poi tu stai frequentando Finn.- Deglutii. –E un bravo ragazzo, e non rovinare tutto Barbie.- Gli feci l’occhiolino, sorridendo.

-Puoi starne certa, San. Scommetto quello che vuoi, che durerò di piu’ io con lui che tu con questa storia di farsi tutto quello che si muove.-

Finsi di fare una risata, poi ritornai seria.

-Così mi offendi. Io non mi scopo tutto quello che si muove.- feci una pausa. –Solo le belle ragazze, come vedi.- scoppia a ridere, tornando di nuovo nella mia camera da letto.

Presi dall’armadio il primo jeans e maglia bianca, giusto per darmi un contegno davanti a Brittany.  E quando poi sistemai il letto, ritrovando sotto al cuscino una mutandina rossa, che non mi apparteneva mi ritrovai la bionda impossessarsi della mia sedia, proprio accanto alla scrivania.

-Cos’è la tua tattica e ; facciamo ubriacare una ragazza e portiamocela al letto?.- accavallò le gambe, e io dovetti distogliere lo sguardo scuotendo la testa, evitando di immaginare la mia migliore amica strusciarsi contro di me.

-Credi che ci siamo bisogno di farle bere?.- mi finsi sorpresa. –Ma mi hai vista?.- poggia il cuscino al suo posto e soddisfatta contemplai il mio letto in ordine.

-Tu e Puck siete fatti con lo stampino.- Si morso un labbro per non ridere. –Fate innamorare di voi povere e ingenue ragazze, con lo scopo di portarvele a letto.- Sospirò passandosi una mano nei suoi meravigliosi capelli biondi.

-Ma ci sarò qualcuno che vi farà perdere la testa a voi due.-

-Tu sarai lì con noi quando piangeremo per amore?. Ti prego dimmi di si, Barbie.-

Scattò dalla sedia.

–Tu e la tua dannata ironia Santana.- mi voltò le spalle e la vidi scomparire nella sua stanza.

Mi gettai sul letto, mandando in malora il lavoro di prima, osservando il soffitto chiudendo gli occhi.

Lì riaprii di colpo.

Ma che numero sei, quella era la numero dieci.

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Capitolo 2
*** Discoteca. ***


-Così gli dico; Non ricordo nemmeno il tuo nome e lei mi risponde lo sai?, sei davvero simpatica.-

Bevvi un lungo sorso di frappé alla vaniglia cercando di non ridere, vedendo Puck poggiare i gomiti sul tavolo del piccolo bar per poi sporgersi verso di me incuriosito.

-Tutto questo dopo che te la sei fatta?.-

-Già, ma dovevi vederla era…- mi azzittì di colpo vedendo le occhiatacce di Quinn e Brittany puntare proprio me.

-Oh, Puck sono argomenti che non interessano a…-

Parò la mano davanti ai loro visi, come per dire;

Non fregartene di loro e continua.

-Io voglio i dettagli, dannazione!.- Imprecò il ragazzo infastidito.

-Freni i bollenti spiriti, pervertito!.- S’intromise Quinn con la sua voce melodiosa e allo stesso tempo tagliente come un coltello.

-E vai a farti una doccia fredda!.- sbottò Brittany.

-Se apro bocca e molto probabile che prende fuoco il bagno che Noah calmi i suoi bollenti spiriti.- afferrai con i denti la cannuccia per poi giocarci con la lingua assumendo un’espressione di finta innocenza. 

Lo vedi gettarsi contro lo schienale della sedia, toccandosi la fronte.

-Questa volta hai vinto tu Lopez, ma la prossima volta…-

Quinn con espressione disgustata poggiò la tazzina di caffè sul tavolo ormai vuota, sembrava che volesse aggiungere qualcosa ma non lo fece.

-Io vado.- sospirò. –Voi due già mi avete nauseato abbastanza.- disse con tono scherzoso, per poi alzarsi dalla sua sedia, poggiando li conto sul tavolino.

-Ma vi voglio bene lo stesso.- baciò tutti sulla guancia, ancheggiando con eleganza fino all’uscita del bar.

Brittany la seguì ma solo per rispondere al cellulare. Sbuffai quando mi resi conto che era Finn.

Incrociai le braccia al petto, sprofondando nella sedia di legno.

-Un uomo queste cose le capisce!..- esordì all’improvviso il bruno, annuendo.

-E piu’ facile che tu e lei fate sesso, che Finn riesca a stare con Brittany per piu’ di un mese.-

A quelle parole, scattai dalla sedia spalancando gli occhi.

Io?. Brittany?. Sesso?.

-Ma come  ti vengono in mente queste cose?. Il tuo cervellino e forse andato in vacanza lasciando una scimmia, il compito di pensare al posto tuo?!.- Gli accarezzai la guancia, assumendo un espressione comprensiva e dolce.

 –No, sei stupido di natura.- il tono divenne acido e la mia mano colpì la sua testa.

-Hey, mi fai male!- chiuse gli occhi massaggiandosi il capo.

–Reagire così a delle semplici parole.- aggrottò le sopracciglia ammutolendosi di colpo.

-Di cosa state parlando?.- Brittany comparve di nuovo, sedendosi al suo posto con un sorriso grande quanto un casa.

-Di cosa stiamo parlando?.- Fece eco con un  sorriso beffardo sul suo volto.

-Del fatto che impazzirei alla viste di due donne che fanno sesso e stavo facendo un esempio. Voi due.-

Sospirai indifferente. –A volte e in questi momento che mi chiedo; ma come fa a essere il mio migliore amico?.-

-No davvero.- Non l’avevo mai visto così serio.

-La vista di voi due che….- la voce divenne profonda e rauca, catturando la mia attenzione.

-Le vostre labbra che si sfiorano, le mani che si intrecciano…-

M’irrigidii sulla sedia, cercando di non far trapelare nulla dalla mia espressione.

-I vostri corpi che si allacciano…il fatto di assaporare il profumo dell’altra.-

Avevo paura di voltarmi verso Brittany e vedere sul suo volto un espressione disgustata, invece la vidi interessata tanto quando me alle parole di Puck, con le labbra piegate all’insù’.

Trattenni il fiato.

-Oh, ho capito vuoi distrarre Santana e vincere la competizione della settimana prossima.-  Accavallò le gambe in un gesto tanto quotidiano che sexy .

Scossi la testa scacciando quelle immagini della mia mente.

-Non preoccuparti Barbie tu non mi distrai mica.-

Ecco, mi toccava anche mentire spudoratamente alla mia migliore amica.

-E tu sei un imbecille, Puck.-

Quest’ultimo scoppiò a ridere rilassandosi sulla sedia.

-Lo so che non vedrò mai questo momento.- Mi fissò e colsi una strana luce nei suoi occhi.

-Quindi lasciatemi pure sognare ragazze.-

-Io invece penserei di piu’ a non perdere punti con quel coso che ti ritrovi in testa.- Sbuffai, fingendomi stizzita.

-Così e una gara vinta. A me non piace vincere facile.-

Lo sentì borbottare sottovoce.

-Pensa a te Santana!.- Si alzò in piedi con il petto in fuori e il mento sollevato, con sguardo di sfida.

-Stasera. Io e te. Discoteca. –

Alzai gli occhi al cielo.

-Evita di parlare come un uomo delle caverne e spiegati meglio.-

-Più’ chiaro di così?.- curvò le spalle, e perse subito il suo atteggiamento da super Puck.

-Quale miglior posto per rimorchiare tante belle ragazze?. In discoteca. Adesso ti e piu’ chiaro Libanese?.-

-Mi sento così esclusa da questo gruppo, che sta sera voglio venire anche io..- Protestò la bionda imitando la posizione di Noah di poco prima.

- Insieme a Finn.-

Oh, fantastico.

-Britt…-

-Ma certo!.- M’interruppe il moro. –Fa venire anche lui, sono sicuro che ci…- si morso il labbro cercando di trattenere una risata, per poi fissarmi.

-Ci divertiremo un mondo.- Non c’è la fece piu’ e scoppio in una fragorosa risata.

 

 

Ho bisogno di sfogarmi, di staccare la spina, di vincere questa maledetta sfida di stasera e non pensare che ci siano anche Brittany e Finn.

Entro nel locale strizzata in un cortissimo vestito nero, un paio di tacchi 12 e i capelli sciolti e mossi.

Io e Puck ci separammo da i piccioncini appena arrivati..
Andai al bancone, ordinando una Vodka liscia, sedendomi su uno degli sgabelli.
Okay, come promesso, mi farò così tante ragazze da dimenticare il mio nome, ballerò così tanto da scordare la strada di casa, berrò così tanto da non poter camminare con le mie gambe.

Una canzone dance retrò martellava da un sistema audio all’avanguardia e faceva vibrare le pareti del locale alla moda. 

Il fumo di sigaretta addensava l’aria. L’alcool sgorgava dal bar che occupava un intero lato del locale. 
C’erano specchi ovunque, sulle pareti enormi e sul soffitto. 
Divani di velluto rosso e tavolini in vetro. Luce stroboscopiche roteavano, sulla pista da ballo.
Ero seduta all’estremità del bancone, bevendo il mio terzo bicchiere di vodka quando voltandomi notai una ragazza suoi vent’anni con un vestito nero, che aderiva perfettamente alle sue curve, e grandi occhi chiari.

Accenno un sorriso  nel vedere che mandò giù tutto il drink in pochi minuti.*

Dovresti andarci piani. Giornata pesante?.

Rise, scuotendo la testa e portando i suoi  lunghi capelli corvini dietro alle spalle.
-Ho voglia di divertirmi e non pensare a nulla.- dice, facendo un sorriso leggermente malizioso, prima di ritornare al secondo dei suoi cocktail.
-E tu, Sconosciuta?. Ho visto che hai bevuto tre bicchieri di vodka in pochi minuti. Sbaglio o anche tu hai avuto una giornata da dimenticare?-

Certo che ho da dimenticare qualcosa, ad esempio che Brittany e lì con il suo “adorato” Frankenstein e che…

Appoggia un dito sul bordo del bicchiere e lo accarezza, lentamente, guardandone il liquido ambrato contenuto all'interno.

Oh, santo cielo.

Lasciò a metà il Long Island e, dopo avermi preso per mano, mi trascinò in pista.
Cominciò a muoversi lentamente, lasciando che i lunghi capelli neri le accarezzassero la schiena.
Quando si avvicinò a me, cominciammo a ballare, facendo strusciare i nostri corpi.
Sentì il mio respiro riscaldare il suo collo, le sue mani sul mio corpo, gli occhi di mezza discoteca addosso.

E poi feci ciò che volevo fare dal primo momento in cui i nostri sguardi si erano incrociati.

La baciai.

Non abbozzò nemmeno una timida protesta, quando la mia bocca si chiude sulla sua, dapprima con fare esitante, aspettandomi in seguito una qualche obbiezione. E quando non né incontrai nessuna, presi controllo delle sue labbra, cosi come tutti i suoi sensi.

A un tratto la musica cessò e la discoteca si riempì di urla, fischi di approvazione e applausi.

Mi staccai dalla ragazza, voltandomi  dall’altra parte del locale.

Spalancai gli occhi dalla sorpresa, quando vidi Brittany ubriaca fradicia ballare sul bancone del bar, mentre un’orda di ragazzi allungavano le mani per toccarle le gambe o semplicemente ammirarla.

Mi guardai attorno in  cerca di Finn o Puck, non pensandoci due volte a piantare in asso lì la mora.

Nessuna traccia.

Potevo capire Noah che probabilmente sta sera, avrebbe vinto la sfida.

 Ma Finn?.

Dove diavolo era mentre la sua ragazza dava spettacolo circondata da un miliardi di maschietti?.

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Capitolo 3
*** Oh, il Gin. ***


-Largo, largo. Fatemi passare.- urlo mentre cerco di arrivare a Brittany.

Mi sento spingere da qualcuno e poi una mano posarsi sul mio sedere, mi volto ma ci sono troppi ragazzi per capire chi prendere a schiaffi.

Rabbrividisco al pensiero che un maschio mi abbia sfiorato, ma ritorno in me quando mi accorgo che a furia di spintoni sono arrivata sotto il bancone.

La musica riparte ed io sono obbligata a urlare.

-Britt!. Cosa diavolo stai facendo?. Scendi da lì.-

Continua a ballare non degnandomi nemmeno di uno sguardo. E quando muove il bacino piu’ sensuale del solito, un boato echeggia per tutto il locale.

Deglutisco e devo fare uno sforzo enorme per non unirmi a quelle urla e oltretutto sento che la vodka sta per salire, tanto che probabilmente tra qualche minuto sarò brilla. Ma non e mica un male. L’importante e non bere altro.

Sospiro ritornando all’attacco.

-Barbie, giuro che se non scendi da lì io…-

Vengo interrotta da un coro da stadio che mi incita a salire sul bancone insieme alla bionda. Mi volto verso tutti.

-Scortatevelo branco di trogloditi!.-

Riesco a farli zittire per qualche secondo.

-Adesso puoi scendere!.- ripeto per l’ennesima volta esasperata.

Chiudo gli occhi passandomi una mano sul volto, e sussulto quasi quando sento piu’ di un paio di mani sollevarmi.

Li riapro di colpo, ritrovandomi sul bancone insieme a Brittany.

-Oh, Santana ci sei anche tu!.- esclama alzando la voce piu’ del solito, strascicando alcune parole.

-Sapevo che saresti venuta alla mia festa.- si volta verso la folla alzando la mano per poi urlare un;

-Wooo!.-

Tutti la seguono a ruota imitando le sue mosse.

-O santo cielo.- borbotto sottovoce. –Cosa diavolo hai bevuto?.-

-Mh, non ricordo.- scoppia a ridere e poi si avvicina a me come se volesse raccontarmi un segreto.

-Forse sono ubriaca.- ride silenziosamente, posandomi una mano sulle labbra.

-Ma non dirlo a nessuno!.- sussurra.

La afferro per mano e sembra che quel gesto faccia andare su di giri tutti i maschietti, ma non gli do nessuna importanza.

-Ecco, sei ubriaca.- alzo gli occhi al cielo. –Perché hai bevuto cos’ tanto?. Lo sai che non lo reggi l’alcool. Ricordi quando alle superiori hai vomitato addosso a Rachel Berry?.- sospiro.

-Forse e meglio se torniamo a casa.- cerco di trascinarla giù ma sembra inchiodata alla superficie di legno.

-Oh, non rovinarci il party San!. – impunta i piedi atterra come una bambina viziata che gli e stato, appena, negato un giocattolo.

Inarco un sopracciglio e parte la canzone preferita della bionda.  S&M di Rihanna.

-O MIO DIO!.- spalanca gli occhi e sulle sue labbra spunta un sorriso di gioia.

-Io amo questa canzone!.- incominci a muoversi a tempo di musica.

-I Know i may be bad but i’m perfecty good at it.- canta carica di malizia, avvicinandosi a me.

-Na-na-na-come on!.- mi guarda negli occhi rimanendo vicina alle mie labbra.

-Come on!- urlano tutti in coro.

Poi mi volta le spalle e con il fondo schiena accarezza le miei parti basse, scendendo piu’ giù e risalendo con un movimento secco e sexy.

Fischi di approvazione e urli eccitati riempiono la discoteca.

L’afferro per un braccio costringendosi a voltarsi, accade così velocemente che la bretella del suo reggiseno cade giù.

-D’accordo Barbie hai fatto il tuo dannato balletto adesso possiamo andare!.- dico a denti stretti, esercitando una pressione eccessiva sul suo polso.

Sono furiosa con lei, con me con questo branco di cretini che ci stanno osservando.

Mi fissa per un attimo con espressione smarrita, liberandosi della mia stretta.

-Così mi fai male San.- si massaggia i polsi poi scoppia di nuovo a ridere.

-Hey fate bere la ragazza!.- urla qualcuno tra la folla.

-Forse si scioglierà di piu’ e la smetterà di rovinarci la festa.- concordò qualcun altro.

-Si, è una tale noia la mora.-

Mi avevano appena detto che ero noiosa?. Io?. Santana Lopez?.

Questo è troppo. Mi lascio sopraffare dalla mia parte non razionale chiedendo al barista una bottiglia di Gin.

Gin puro.

A quelle parole le urla di approvazione che erano tutte per Brittany, adesso,  erano per me.

Portai la bottiglia alle labbra, contando fino a tre prima di bere.

No, forse conterò fino cinque o dieci.

A un tratto, il dj stoppò di nuovo la musica e dal microfono urlò.

-Giù, giù, giù, giù.-

In pochi secondi tutti lo seguirono.

-Ti vogliamo vedere finire quella dannata bottiglia; giù, giù, giù.-

La stessa voce di prima, che incitava tutti a darmi coraggio.

Chiudo gli occhi e poggio le mie labbra sulla bottiglia. Non so per quanto posso resistere, so solo che la gola brucia e il mio fegato e pronto per lasciarmi.

Continua a bere finché non sento piu’ nulla scendere. Getto la bottiglia tra la folla, per poi pulirmi la bocca con il palmo della mano, non riesco nemmeno ad aprire gli occhi.

Ho bisogno di qualche secondo o minuto;  so solo che posso farcela e che non cadrò dal bancone.

Deglutisco, facendo una faccia disgustata accasciandomi un po’ giù.

Mi rialzo ben eretta spalancando gli occhi.

-Wooooo!.- urlo alzando tutte e due le braccia.

-E qui la festa?!.- gettando anche le scarpe tra la folla.

La musica riparte e il dj dal microfono urla un sì, insieme a tutto il locale.

-E QUI LA FESTA!?.- ripeto con lo stesso tono ridendo di gusto.

Ottengo la stessa risposta di prima con maggiore energia.

Brittany mi ruba di nuovo la scesa alzandosi leggermente il vestito e continuando a ballare come una forsennata.

Mi precipito a coprirla e questo manda ancora piu’ fuori di testa i ragazzi.

-Vogliamo un bacio!.-

-Bacio. Bacio. Bacio…-

Sorrido sorniona.

-Oh no!.- alzo le mani ammonendo tutti. –Voglio dire lei e la mia migliore amica e non potrei mai…-

-Quando ti hanno incitato a bere…- si passa una mano tra i capelli, gettando all’indietro una ciocca ribelle che le ricade sull’occhi destro.

-Hai bevuto un’intera bottiglia di…oh, non ricordo. Ma l’hai bevuta. – incrocio le braccia al petto corrugando le sopracciglia.

-Adesso che t’incitano a baciarmi non lo fai?. – sbuffa.

Poi la vedo barcollare, prontamente l’afferro attirandola di piu’ a me.

Mi gira la testa quando per un attimo i miei occhi incrociano i suoi. Poggia le mani sulle mie spalle avvicinando il suo viso al mio.

-Sei una tale noia San…- soffia contro la mia bocca.

Chiudo gli occhi, sentendo le sue labbra sulle mie.

Credo che percepisca la mia brama dal modo in cui gli stingo i fianchi, si struscia contro di me, fa in modo che le nostre lingue si sfiorino.

Aggancia le braccia attorno al mio collo facendo surriscaldare il tutto.

Faccio salire la mia mano un po’ piu’ su. Mi avvicino al suo collo, baciandolo e succhiandolo.

 

 

Siamo solo noi due nell’ascensore. Solo noi due e il desiderio, allora mi muovo veloce.

Un minuto prima e lei che mi bacia, e un minuto dopo sono io che la immobilizzo contro la parete. Con le braccia sopra la testa con il mio corpo che preme contro il suo.

La bacio e la mia lingua va oltre le sue labbra, esplorando e accarezzando la sua bocca.

Allento la presa su i suoi polsi e le mie mani scivolano su i suoi fianchi.

La porta dell’ascensore si apre, impaziente cerca le chiavi di casa che ha nella borsa trascinandomi poi dentro il nostro appartamento.

Continuiamo a baciarci fino ad arrivare nella mia camera. Mi spinge sul letto per poi ritrovarmi, non so come già nuda.

Ma così non va bene, lei ha il piacere di vedermi senza vestiti, ed io?. Anch’io voglio avere quel piacere.

Incitata dai suoi occhi, abbasso la cerniere sul fianco e il vestito scivola sul pavimento, rimanendo solo con un  minuscolo perizoma allacciato su i due lati da due fiocchi e un reggiseno, che cercando il gancio, mi appreso subito a togliere.

Il mio sguardo l’esplora tutta. Poso le mie mani su i suoi fianchi per attirarla vicino, per poi prendere i fiocchetti tra le dita, la sento sussultare quando riesco a sciogliere entrambi i nodi insieme, liberandola dall’ultimo pezzetto di stoffa.

Mi guarda con malizia, sedendomi sopra di me, bloccandomi i polsi con le sue mani ai lati del mio capo.

Ma non sono di certo abituata ad una posizione del genere, in un nano secondo ribaldo la situazione.

Poi gli faccio divaricare leggermente le cosce, sistemandomi con il viso tra loro per baciarla nel modo piu’ intimo possibile.

 

 

Qualcuno che non conosce le buone maniere, insiste nel suonare il campanello in modo alquanto fastidioso.

Decido che se aspetto qualche altro minuto va via, ma ho torna continua imperterrito a bussare.

Scatto dal letto e devo risedermi subito, quando mi accorgo che qualcosa mi ha trapassato il cervello.

Ah no, e solo un mal di testa atroce.

Un brivido mi percorre tutte il corpo, e mi accorgo di essere nuda.

Mi lamento e cerco qualcosa per coprirmi alla fine decido di farlo con il lenzuolo che ho sul letto.

-Arrivo!.- sussurro, quando bussa per l’ennesima volta.

Faccio scattare la serratura e mi ritrovo davanti Noah con un sorriso grande quanto una casa, nella mano destra due cappuccini e nell’altra un sacchetto bianco.

-Ma buongiorno raggio di sole.- usa il suo solito di tono di voce. Quello da; e bello prenderti per i fondelli.

-Potresti parlare piu’ piano?.- sobillo tra i denti tenendomi la testa tra le mani.

-Ho portato la colazione alla mia perdente preferita.- dice non dandomi retta.

Senza chiedere il permesso entra in casa poggiando il tutto sul tavolo per poi gettarsi sul divano, poi il suo sguardo vaga su tutto il mio corpo.

-Perdente?.- faccio eco stringendomi di piu’ nel lenzuolo comprendomi il piu’ possibile.

Si alza spalancando le braccia.

-Perché e tutti buoi qui?. Su apri le finestre, fa respirare questa casa, fa entrare la luce.-

-Fermati, ho mal di testa e non voglio avere nessun  contatto con il mondo esterno.-

-D’accordo perdente. Come vuoi.-

-La smetti di chiamarmi così?.-

Per un attimo mi ricordo chi sono, come mi chiamo, dove sono e del fatto che il giorno prima sono andata a ballare.

La sfida. Ma certo, mi chiama così perché avrò perso la sfida.

Io non mi sono fatta nessuno e lui chissà come mai sì.

Corro da lui.

-O santo cielo Puck!.- esclamo allarmata.

-Non ricordo nulla.- deglutisco a fatica. –Non ricordo nulla.- ripeto afferrandolo per il colletto della camicia.

-COSA DIAVOLO E SUCCESSO IERI SERA?.-

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Capitolo 4
*** So cosa hai fatto la scorsa notte. ***


Mi fissa per un attimo con espressione neutra, per poi mordersi il labbro.

-Calmati Santana.- fa delle strane smorfie con il volto cercando di non ridermi in faccia.

-Tu davvero non ricordi nulla?.- chiede inarcando un sopracciglio, lo guardo smarrito e lui diventa serio.

-D’accordo.- sospira. – Voglio dire e tipico di te. Ti ubriachi come un tedesco all’Oktoberfest e poi non ricordi nemmeno come ti chiami.- scuote la testa facendomi sedere sul divano e fa lo stesso anche lui.

-No, non andiamo bene Lopez. Proprio no. Dovresti smetterla di bere e fare sesso così per sport.-

Per un attimo ci fissiamo negli occhi scoppiando in una fragorosa risata.

-Come no!.- esclamiamo in coro.

Di colpo divento seria e lui continua a ridere, come se sapesse qualcosa che io non so.

-Parla estùpido.-

Non dice una parla, si alza dal divano afferrando un bicchiere appoggiandosi alla tavola.

-Senti questa; sta per rimorchiare una, quando la musica si ferma e un boato echeggia per tutto il locale.- incomincia a dire sorseggiando il cappuccino.

-Mi dico; cosa diavolo sta succedendo?, chi ha interrotto il mio corteggiamento con questa bellissima ragazza?.- beve un altro po’ e la mano libera se la infila in tasca.

-Mi volto e…possa prendermi un colpo quando vedo una bionda e una mora baciarsi così intensamente, cos’ appassionatamente da venire nei pantaloni e chiedere a qualcuno la sigaretta per la grandissima scopata che mi sono fatto vedendole.- sorride lasciando il bicchiere a mezz’aria.

-O Dios mìo, sei disgustoso Puck.-

-Aspetta che finisco la storia.- si lecca le labbra sicuro come non mai.

-La mora poi trascina l’altra giù dal bancone e spariscono dietro la porta dell’uscita del locale.- fa un ultimo sorso finendo tutto, per poi incorniciare le braccia al petto con aria di sfida.

-Poi sono ritornato alla “mia” ragazza e mi ha fatto uno di quei servizietti che nemmeno immagino Lopez .-

Si stacca dalla tavola facendo qualche passo verso di me.

-Morale della bella storia Santana?. Che io ho scopato e tu sei andata via con Brittany.-

Il mio cervello e così sovraccarico di informa zio che per un attimo, giuro, che lo sento esplodere nella testa come una bomba atomica.

Non so per quando tempo resto a fissare il vuoto, so solo che mi vedo sventola la mano di Noah davanti agli occhi.

-Me acuerdo de todo.- sussurro a me stessa, deglutendo a fatica.

-Mi ricordo di tutto.- ripeto di nuovo.

-Oh.- è sorpresa e sembra quasi che la sua espressione si sia addolcita ma dura un attimo.

-OH!.- urla carico ci malizia.

-Vuoi dire che tu e…-

Alzo la mano destra parandola davanti alla sua bocca.

 

*Flash back *

Cade sfinita sul letto ed io non posso non fissarla, ancora, con brama. Apre gli occhi e continua a sorridere malizioso. Si mette a sedere anche lei come me impedendo alle mie labbra di raggiungere le sue, per chiuderle in un bacio.

Indietreggia, sempre di piu’, facendo innervosirmi. Sbuffo e mi alzo per poi afferrarla per un braccio e attirandola di piu’ a me, riuscendo a baciarla togliendogli letteralmente in fiato, tanto che la sento ansima contro io mio viso, dopo solo un bacio.

Mi sfugge e corre in cucina, incitandomi con un dito a seguirla. L’afferro di nuovo e le mie mani scendono piu’ giù fino a percorrere delicatamente di nuovo la schiena per afferrare i glutei con forza e sollevarla sul tavolo.

Mi sistemo tra le sue gambe, senza interrompere il nostro bacio.

La sento sussultare dal piacere sotto le mie dita per poi trovarsi a venire, aggrappata letteralmente al mio braccio, quasi fosse un koala artigliato a un albero di eucalipto.

Geme e mugolo come una gattina, sentendo il suo respiro sull’orecchio, mentre aumento il ritmo.

Spalanca gli occhi, urlando letteralmente aggrappandosi poi al mio collo per non cadere dal tavolo.

*Fine flash back.*

 

-Mierda!.- deglutisco. –Dos  veces , Puck.  Due volte. L’abbiamo fatto due volte.-  mi passo una mano sul viso incredula.

Lo sento ridere mentre mi da una pacca affettuosa sulla spalla, poi lo sento lamentarsi e alzare le braccia in aria.

-Cristo!. Ho perso, di nuovo. –

Lo sento imprecare sotto voce borbottando qualcosa che ha che fare con l’inferno, io e non so cos’altro.

Sospira. –Questo significa che Brittany e nel tuo letto stanca e nuda…-

-NO!.- trattengo il respiro. –Adesso andrò nella mia camera e lei non ci sarà, perché e stato tutto un sogno, non ci siamo baciate e cosa piu’ importante non abbiamo fatto sesso. Per due volte di fila.- dico tutto d’un fiato e sento che sto quasi perdendo la calma.

-Ragazzi potreste abbassare la voce?. Ho mal di testa.-

Sulla soglia della cucina compare Finn, vestito come il giorno prima i capelli arruffati e la faccia di uno che e stato appena schiacciato da un camion.

Si tiene il capo tra le mani, smarrito e confuso.

-Ho dormito male, e non solo perché ero ubriaco fradicio ieri.- si accomoda sulla sedia approfittando della colazione che ha portato Noah addentando un cornetto.

-Ma anche per chè hai fatto urlare la ragazza che ti sei portata a casa per tutta la notte.- sorride tenendo gli occhi chiusi.

-Cioè i miei complimenti ma diamine eravate insaziabili.- ride.

-Oh.- riesco a dire.

-T…ti chiedo scusa, allora.- boccheggio in cerca di aria fissando il mio migliore amico.

Scuote la testa parandosi una mano davanti alla bocca. Sta per caso cercando di non scoppiare a ridere?.

Io lo uccido, con le mie mani. Lo ammazzo.

Finn si guarda intorno finendo in un sol boccone la colazione.

-A proposito ma la mia fidanzata dov’è?.- si tocca la tempia con la mano. – Insomma non ricordo nemmeno come sono arrivato qui, spero che stia bene. Immagino che sia tornata con te Santana. Oh, che fidanzato del cavolo che sono.-

Non me la sento di interrompere il suo monologo così lo fisso attentamente cercando mentalmente le parole giusto.

-Forse…-

Vengo interrotta da una melodiosa voce femminile uscire dalla corridoio e incrociare le braccia al petto coperta solo di una vestaglia rossa.

-Puoi dirlo forte che sei un fidanzato del cavolo Finn!.- sbotta furiosa Brittany mentre si avvicina a lui con aria minacciosa.

-Cosa diavolo hai fatto ieri sera eh!?. Ti ho visto!.- lo punzecchi  con il dito indice sul petto.

-O credi che sia una stupida?.-

Il ragazzo si alza, e la differenza di altezza e eclatante ma nonostante sembrano; il gigante e la bambina, lui e mortificato e curva le spalle sconfitto.

-No, lo so che non sei stupida. Non è stata colpa mia.-

Inarco un sopracciglio fissando Noah. Fa spallucce e noto che ha la stessa mia espressione confusa.

-L’hai baciata davanti ai miei occhi!..- lo colpisce con uno schiaffo e poi un pugno sul braccio.

-La tua adorata fidanzatina del liceo; Rachel Berry.-

Lui l’afferra evitando che continui, riuscendoci.

-Ma..ma cosa.- non sa che dire.-Ma come io…-

-Imbècil.-  borbotto sotto voce.

-Hai detto qualcosa Santana?.-

-Si, Finn. Sei un imbecille. Fammi un favore quando andrà dal chirurgo per rifarsi finalmente il naso, fatti ricostruire anche due paio palle.-

Mi accorgo che me la sto prendendo troppo. Insomma lui ha solo baciato quella nasona mentre io mi sono letteralmente scopato tutta la notte la sua donna.

Indietreggio con fare incerto, e la mia maschera da donna aggressiva e furiosa si sbriciola incrociando lo sguardo di Noah. Lui l’unico, almeno così sembra, che sappia tutto.

-Voglio dire è meglio che Puck vada via ed io con lui. Forse e meglio che vi…vi lasciamo soli.- il mio sguardo saetta da una parte all’altra. Proprio come una che sta nascondendo qualcosa.

Indietreggio ancora e punto la porta della mia camera per rivestirmi e correre via da lì.

-Anche se ho dovuto assistere alla scena di te su un tavolo ubriaca con un orda di ragazzi al seguito.-

Mi blocco al suono della sua voce gelida e dura.

O almeno e quello che arriva alle mie orecchie.

No, sono paranoica.

-E del bacio con Santana.- scoppia a ridere. –E’ stato davvero un bel bacio.-

Brittany s’irrigidisce tra le braccia del suo ragazzo deglutendo piano.

-Ma ti è andata meglio poi.- dice rivolgendosi a me. –Hai fatto urlare quella ragazza come una gattina.-

La bionda si allontana con delicatezza da Finn, voltandosi verso di me.

-Cosa fai?.- chiede e un sorriso spunta sulle sue labbra. –Ah, poi amore dov’è che hai dormito ieri notte?.-

Do una gomitata a Puck per farlo smettere di ridere silenziosamente, ma lo colpisco così forte che si accascia sul divano tossendo.

Nessuno fa caso alla scena quando dalla bocca di Brittany esce un;

-Ehm…ho dormito nel letto di Santana.-

L’uomo alto due metri si acciglia.

-Impossibile lei…lei ha…- indica il corridoio e la porta della mia stanza con il capo abbassato, non riuscendo a dire una parola.

-Tu!.- mi inchioda con lo sguardo.

-Tu ti sei fatto la mia ragazza?.-

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Capitolo 5
*** Interpretazioni da Oscar. ***


Serra la mascella, le narici si dilatano e il petto si muove a scatti.

Sembra che stia per esplodere da un momento all’altro ed io incrocio le braccia al petto aspettando quel momento, muovendo nervosamente il piede sul pavimento.

E un attimo, un minuto prima e immobile e un minuto dopo e pronto per scagliarsi su di me.

Puck prontamente lo afferra da dietro, bloccandogli le braccia in una mossa che ha importato a karate.

-Fermo amico.- sibilla tra i denti

 – Vorresti davvero prendere a pugni una donna?.- chiede con voce che non gli appartiene.

E furioso e lo vedo fremere mentre cerca di non liberare la presa e prenderlo a calci nel sedere.

Faccio un passo indietro mentre lo vedo dimenarsi, Brittany invece gli si avvicina allungano una mano sul suo volto senza, però, sfiorarlo.

Sembra calmarsi, quando poi lo tocca e da posizione d’attacco ritorna tranquillo.

Sospira, ma Puck non lascia ancora la presa.

-E tutta colpa mia.- esordisce con voce flebile a capo chino. – Si, e colpa mia. Mi hai visto baciare Rachel e hai voluto farmela pagare.- scuote la testa e sul volto spunta un sorriso forzato.

-Ma di certo una piccola scappatella con la tua migliore amica…insomma eravate ubriaca e…- curve le spalle in segno di sconfitta e Puck lascia la presa lentamente non distogliendo lo sguardo nemmeno per un momento da lui.

Poi si volta verso di me e un moto di rabbia l’assale di nuovo, Noah e pronta a saltagli addosso ma l’ho ammonisco alzando la mano permettendo all’omone di due metri di avvicinarsi.

-Tu sei stata una serpe, però.- stringe i denti e gli occhi diventano lucidi.

-Ne hai approfittato di lei mentre era ubriaca, come hai potuto?.- scuote la testa ed è a due centimetri da me.

-Non hai avuto rispetto né per lei, che è la tua migliore amica né per me che sono il suo fidanzato.-

E’ di nuovo pronto per esplodere  d io sono pronta per sputare veleno.

-Escucha amigo, invece di prendertela con me e cercare ti trattenerti per non darmi un pugno.- mi piazzo sotto il suo naso con aria di sfida.

-Fatti un esame di coscienza e chiediti perché la tua donna…-

-Basta.- tuona la voce di Brittany e un silenzio innaturale cala nell’appartamento.

Ma dura un paio di secondi; Finn si agita e lo faccio anche io. Incominciamo ad alzare la voce e a muovere le braccia.

Puck mi afferra per un braccio mentre volano insulti in spagnolo. E costretto a spingermi sul divano ed afferrare con le stessa mossa l’altro trascinandolo fuori all’appartamento.

-D’accordo donzelle lui viene con me. – mi fa l’occhiolino. –Voi fate le brave.- sussurra sorridendo.

La porta si chiude ed io aspetto qualche minuto prima di alzarmi dal divano e farmi vedere dalla mia migliore amica.

Non ho intenzione di dire una parola, proprio come lei in tutta la discussione. Mi avvicino al frigo schivandola per prendere l’acqua e bere direttamente dalla bottiglia.

-Io non sono come te.-

E così bassa la sua voce che, per un momento, credo che sia stato il vento.

 Inarco un sopracciglio riposando il tutto nel frigo, poggiando poi le mani sui fianchi.

-Còmo?.- chiedo trattenendo il respiro.

-Io non sono me te.- ripete ad alta voce, forse troppo, evitando il mio sguardo.

-A me…a me piace Finn e…-

-O Dios mìo!.- la interrompo passandomi una mano sulla fronte.

-Mi starai mica facendo il discordo; “ non può funzionare con te perché sono pazza di un altro?”.-

Scuoto la testa incredula.

-Quel discordo l’ho inventato io.- mi pavoneggio per alcuni secondi e poi ritorno seria.

-Cioè sono tutte scuse, ma hai capito cosa intendo.- mi appresto a precisare subito.

-In ogni caso non farlo Britt. Voglio dire non c’è ne bisogno. Scommetto che non te l’ho ricordi nemmeno.-

Deglutisco quando pronuncio quelle parole, e cerco di non far trapelare il mio sgomento sul viso.

-Quindi non e successo Barbie.- Mi stampo un sorriso falso come la Prada che vendono a Chinatown, per poi prendo dalla tasca il mio cellulare componendo il numero di Puck.

Attendo alcuni secondi e sento la sua voce.

-Hey porta il tuo sedere e quel topo morto che ti trovi sulla testa qui.-

Annuisco seguito da un; Mh, quando mi chiede se e tutto apposto.

-Certo,porta anche la bal…Finn credo che lui e Brittany debbano parlare.- Sto quasi per riattaccare quando lo richiamo.

-Puck!. Ah, si piu’ sexy possibile sta sera che non sarà facile vincere la sfida con me.- sorrido e riattacco, per poi voltarmi verso la bionda.

-D’accordo il tuo principe azzurro sta arrivando. Io vado, vuoi due mi raccomando fate i bravi.-

Mi avvicino dandole un colpetto affettuoso sul ventre, sorridendo.

 

Signori e signore non andate via; state per assistere alla premiazione della sceneggiata da premio Oscar di Santana Lopez.

 

[…]

 

-E’ così facile stracciarti in queste sfide che ne ho abbastanza. –

Mi siedo sul divano del salone del mio appartamento tenendo in mano un bicchiere di vino bianco. Alla sua vista, Puck non può non trattenere una smorfia coprendosi la bocca.

Avevamo passato di nuovo un week-end da urlo. Immersi nell’alcol, sigarette e ragazze.

Per tutti i due giorni avevo cercato di pensare il meno possibile a Brittany, soprattutto in compagnia di Finn così colmavo quel piccolo vuoto che mi si era creato dentro con piu’ femmine possibili.

E adesso, ormai, lunedì ci apprestavamo a fare i conti.

-Oh, andiamo!.- si rilassa sullo schienale, sbuffando.

- Non ero in forma…e…voglio una rivincita!.- scatta dal divano fissandomi negli occhi con un sorriso grande quanto una casa.

-Il tuo entusiasmo da bambino, devo ammetterlo, mi travolge ma ho sentito quelle parole tante di quelle volte che finirò per farmi tutte le ragazze di New York e o cambio città o sarò costretta a cambiare sponda.-

Riprendo fiato, facendo un altro sorso di vino poggiandolo sul tavolino, per poi prendere tra le mani la portata di maiale in agro dolce.

-E la seconda scelta non se ne parla proprio!.- combatto per alcuni secondi con le bacchette cinesi, e alla fine riesco a prendere un pezzo.

-Quindi no Puck, non avrai la tua cinquantesima rivincita. Rasseganti.-

Si lamenta e di malavoglia si allunga verso il suo pasto cinese.

-Ma Santana, come ci divertiremo?. – mi chiede a bocca piena.

La mia mano parte come un fulmine colpendogli il capo.

-Idiota. Hai ventisei anni, quando ti troverai una brava ragazza?. Una che non duri un giorno.-

A quelle parole scatta dal divano e per poco non gli vanno di traverso i ravioli al vapore.

-Cosa diavolo stai dicendo Lopez?!.- ingoia rumorosamente e si passa una mano sulla bocca per pulirsela.

-Sei impazzita!?. Tu chi sei?. Cosa ne hai fatto della mia amica ispanica?.- scuote la testa fissandomi con gli occhi spalancati, come se stesse vedendo un fantasma o peggio.

Mi tocca la fronte e poi scruta il mio volto in cerca di qualcosa di anomalo.

Colpisco la sua mano, quando mi tocca di nuovo il viso.

-La smetti?. – sospiro e lui intravede la mia frustrazione, cauto si risiede accanto a me mangiando i suoi ravioli come se fossero pop corn intento a vedere un film d’azione.

-Era solo un suggerimento.-

-Ho capito. Hai incontrato qualcuno. – saltella leggermente sul divano. –Racconta, racconta.-

-Non c’è nulla da dire.- lo ammonisco subito.

-Dai, un piccolo indizio.- insiste.

Sto al gioco.

-D’accordo. Ci ho fatto sesso.-

- Così non vale. –

Sorrido e approfitto che abbassi la guardia per alzami e prendere il nostro cibo cinese per poi buttare le scatole, ormai vuote, nella pattumiera.

-Ma ti pare che Santana Lopez si sia innamorata di qualcuna?.-

Nemmeno il tempo di rispondere che la porta si apre.

-Ragazzi!.- Urla Brittany piu’ sorridente che mai.

-Indovinate?.- mostra la sua mano con un anello e un piccolo diamante sopra.

-Finn mi ha chiesto di sposarlo ed io ho detto si.- continua a sorridere esaminando l’oggetto che gli avvolge il dito.

-Devo chiamare Quinn e…Kurt!.-

Mi volto verso Puck ed ha la mia stessa faccia basita.

 

Signori e signore siete ancora qui vero?, perché state per assistere ad una scena commovente; Santana Lopez che colpisce ripetutamente con il suo Oscar la faccia di Finn  Hudson.

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Capitolo 6
*** Sono una roccia. ***


-Que hijo de puta!.-

Sembro un leone in gabbia, mentre vado su e giù per la cucina dell’appartamento di Noah, mentre mi osserva inarcando un sopracciglio.

Probabilmente si starà chiedendo il perché mi sia presentata le tre di notte a casa sua, insultando chissà chi in spagnolo.

Leggo sul suo volto stanco e assonnato confusione  e curiosità. Non ci faccio molto caso e continuo a muovermi riprendendo il mio monologo ad alta voce.

-Entiende?. Él le pidió que se casara con él. Cásate con él!. Él quiere hacerme pagar por el evento?. Así que no me castigue, pero que. Qué diablos me importa si te casas, si ...-

Scatta dal divano afferrandomi per le spalle.

-Santana!.- mi urla fissandomi negli occhi. – Non capisco una sola parola di quello che hai detto.- mi scuote leggermente, come se vole farmi ritornare in me. – Non parlo spagnolo e se vuoi far capire qualcosa al tuo migliore amico, parla nella mia lingua!.- continua alzando ancora di piu’ la voce.

Rimango con gli occhi spalancati indietreggiando appena.

-Oh, giusto. Ci sei anche tu.- mi libero della sua stretta gettandomi, letteralmente, sul divano.

-Forse dovrei dirti il perché sono qui e perché….- mi schiarisco la voce. – Lo sai che quando mi agito parlo spagnolo e…- deglutisco rumorosamente. – Insomma…io…-

-Stai divagando Lopez.- si passa una mano sugli occhi cercando di non addormentarsi di nuovo.

-Spara!. Cos’è che ti disturba il sonno principessa?.- chiude gli occhi sdraiandosi, poi, completamente.

-Nulla!.- sbotto nervosa. – Non c’è nulla che non va!. Voglio dire…il fatto che la mia migliore si sposi con un…- mi trattengo dal insultarlo di nuovo. – Con Finn non e mica grave. Anzi sono felice per lei…anche se…- Mi fermo e mi accorgo che non da piu’ segni di vita lo colpisco con un piede e lui sobbalza.

-Mi stai ascoltando?!.- indosso le scarpe e ricomincio di nuovo a muovermi per la stanza.

-Forse non dovevo venire qui.-

-Oh, andiamo ti stavo ascoltando con gli occhi chiusi, ma ti stavo ascoltando!.- sospira. – Tanto che ho capito che sei fuori di testa perché Brittany si sposerà con Finn.- si copre con la piccola coperta che e lì vicino continuando;

-Cosa aspetti?. Ferma questo dannato matrimonio e digli che sei pazzamente innamorata di lei.- sorride beato, sentendo il tepore caldo della coperta, come se mi avesse detto; Passami il sale.

-De què demonios estàs hablando?.-

Ecco mi sto agitando di nuovo.

-Non sono stupido, come pensi tu. Queste cose le capisco e so che provi qualcosa per quella bionda dal liceo.- si copre di piu’.

-Ma sei troppo fifona per ammetterlo a te stessa. Hai paura che qualcuno spezzi il tuo cuoricini. E lei ha tutti gli strumenti per farlo.-  

-Ti odio.- tuono incrociando le braccia al petto.

-No, tu mi ami. E se non fossi libanese saresti pazza di me.- ridacchia, per poi sbadigliare.

-Illuso. – sussurro trattenendo una risata. – E comunque lei non è come me. – dico citandole le stesse parole di Brittany.

-Ci sono!.- getta la coperta all’aria scattando all’in piedi. – Quando il prete dirà ; se c’è qualcuno che ha qualcosa da dire, che parli ora o taccia per sempre, e lì.- colpisce la sua mano destra con quella sinistra.

-Bam e lì che tu intervieni e mandi in tutto in malora!.- sorride, come se non avesse ascoltato nemmeno una parola di quello che gli ho detto.

-Puck.- dico cauta. - Non vorrei rovinarti la bella idea ma la storia del; parli ora o taccia per sempre nella vita reale non c’è. E solo per i film.-

Non riesce, proprio, a levarsi dalla sua stupida faccia quel sorriso che parte dall’orecchio sinistro e finisce dall’altra parte.

-Ah!, allora lo ammetti. Sei innamorata di Brittany.- si risiede, e gli occhi gli brillano.

Sospiro.

-Hai per caso sentito dalla mia bella bocca quelle parole, idiota?.-  mi siedo accanto a lui tirandogli leggermente la cresta.

-No.- non si muove di un millimetro nemmeno quando gli tocco i capelli.

-Ma la Santana che conosco sarebbe scoppiata in una risata fragoroso aggiungendo un; No, Puck preferisco scopare in giro che rimanere intrappolata in un noiosissimo rapporto monogamo.-

Dimenticavo che lui mi conosceva come le sue tasche e amavo questa cosa, fino a qualche secondo prima.

Adesso odio il fatto che sulla faccia della terra ci sia una persona che mi sappia leggere come un libro aperto, anche piu’ di mia madre.

-D’accordo. Io…io…- faccio un lungo respiro profondo. –Io…vedi?. Non so nemmeno come si dice.-

Ride e si mette a sedere sul divano prendendomi le mani.

-Lo so, baby.- mi fissa negli occhi. – Ma ripeti insieme a me; Io - sono - innamorata - di - Brittany.-

Resta in silenzio e aspetta che dica qualcosa. Mi libero dalla sua presa e mi allontano da lui.

-Es una locura!.- sbotto passandomi una mano tra i capelli, a capo chino. –E’una follia!.- ripeto scuotendo la testa.

-Tu non dirai nulla, io non dirò nulla. Nulla e successo e nulla farò. Hai capito?.-

Annuisce poco convinto, ma apre bocca per aggiungere qualcosa.

-Noah!.- lo ammonisco. -Promettimi che non dirai nulla a Brittany. –

-Ma perché, non vuoi parlarne con lei?.- nella sua voce sento lo sgomento per le mia sorte.

-Che domande!. Sarebbe stupido e masochista. Lei ama Finn e lo sposerà cosa c’è da aggiungere?.- alzo la mano, e per l’ennesima volta gli impedisco di rispondere.

-E’ una dannata Barbie etero e non voglio…- sento che l’aria mi manca e le mie ginocchia quasi non mi reggono piu’.

-E’ la mia migliore amica è le auguro tutta la felicità del mondo. Ecco perché non le dirò nulla.-

Sospira arreso e mi fissa con i suoi occhioni da cucciolo bastonato.

-Non preoccuparti per me.- mi sforzo di sorridere. – Questa donna e una roccia.- dico colpendomi il petto con il pugno, a testa alta.

Mi avvicino a lui dandogli un bacio sulla guancia sussurrando poi un;

-Grazie.-

Una parola ma con mille significati  come ad esempio;

Grazie per esserci sempre stato, grazie per tutte le volte che ti ho chiamato a tarda notte raccontandoti i miei tormenti, grazie quando per non far insospettire mia madre hai finto di essere il mio fidanzato per un anno intero, grazie per avermi dato il coraggio, poi, di dirlo alla fine ai miei familiari. Insomma , grazie per essere il mio migliore amico.

-Adesso e meglio che vada.-

Mi trattengo nel dire tutto quello che ho pensato qualche secondo prima, ritornando la Santana forte e affettuosamente scontrosa con lui.

Prendo il capotto e mi avvicino alla porta.

-Buona fortuna.- mi dice quando la apro e me la richiudo alle spalle.

 

[…]

 

Stava per scoppiare un temporale terribile. Si vedevano i lampi in lontananza e tuoni fragorosi infrangere il silenzio della notte.

Goccia dopo goccia la pioggia comincia a cadere e una raffica di vento fa sbattere una porta.

Mi affretto a chiudere tutte le finestre. Passo davanti allo specchio e per un istante vedo la mia immagine riflessa illuminata dai lampi.

Sono preoccupata.

Una raffica di vento colpisce di nuovo il vetro delle finestre, e dopo un fragoroso tuono la luce comincia a traballare finché non va via del tutto.

Cerco di mantenere la calma, e vado a prendere la torcia elettrica nel ripostiglio, e nonostante il frastuono del temporale, sento un rumore provenire dalla cucina.

Cosa poteva essere?. Santana era andata a dormire a casa di Puck.

Mi faccio coraggio e mi dirigo in cucina. Con la torcia illumino la stanza buia. Un rumore mi fa girare di scatto e rabbrividisco immaginando un’ombra scura dietro di me.

Prima che potessi dirigere la luce verso quella parte, un lampo illumina la stanza.

Non vedo molto solo qualcuno con un terribile coltello affilato.

Lancio un grido e scavalco il divano per cercare di guadagnare la porta, ma sento una mano forte afferrarmi il polso. Cerco di illuminarlo, ma nella colluttazione la torcia cade.

La mano continua a stringermi ed io, pur lottando disperatamente, cado a terra sul pavimento, immobilizzata e con la fredda lama del coltello alla gola.

-O Dios mìo. – dice in spagnolo con voce rauca allontanando il coltello e aiutandomi gentilmente a tirarmi su.

-Mi dispiace Brittany.-

Apro gli occhi lentamente quando mi aiuta a poggiarmi sul divano.

-Santana?.- mormoro.

Mi girava la testa. Quel coltello. Il modo in cui mi ha aggredita, come se stesse difendendo la sua vita. E cosa ci faceva qui?. Sarebbe dovuta essere a casa di Noah.

I suoi occhi sono leggermente selvaggi e ancora con il fiatone, ma era proprio Santana.

Ha un’espressione preoccupata.

-Dio, pensavo che fossi…un ladro.-

Cerco di rialzarmi, ma devo risedermi subito. Nel cadere ho battuto la testa e mi fa male.

-Attenta.- mi rimprovera mentre prontamente mi sorregge con le sue braccia.

Mi aiuta distendermi e mi osserva con attenzione la contusione che ho sulla nuca.

-Oh, Britt, mi dispiace…-

Nonostante il dolore alla testa, mi rendo conto di quando mi tenga stretta. Il suo volto è a poca distanza dal mio.

-E meglio che vada a prendere un po’ di ghiaccio.- dice soffermandosi con lo sguardo sulle mie labbra.

Dopo pochi secondi sento il freddo del ghiaccio che premeva, prima contro la mia nuca e poi contro la gamba nuda.

Era una sensazione strana; le mani e le braccia di Santana bollenti, mentre il ghiaccio così freddo.

-Voglio andare in camera mia.-

-D’accordo Barbie, aggrappati a me.- mormora aiutandomi ad alzarmi dal divano, portandomi così in camera da letto.

Arrivati, mi deposita delicatamente sul letto.

-Io vado a prendere la torcia in cucina.-

Rimango da sola guardandomi intorno. L’oscurità interrotta a tratti dalla luce dei lampioni mi fa apparire tutto molto strano. Quello che era successo è strano.

Chiudo gli occhi e sento Santana muoversi per la stanza, prendendosi cura di me.

E’ una buona amica, penso nel dormiveglia.

 

[…]

 

Un tremore persistente mi sveglia nel cuore della notte. Santana è china su di me.

-Mi hai spaventato.- mi dice sorridendomi con aria sollevata. – Credevo che dovessi portarti all’ospedale.-

La fisso con gli occhi smarriti.

-Britt, ti ricordi quello che è successo?.- mi chiede preoccupata.

-No.- mormoro sincera.

Dio, cosa stava facendo nella sua camera da letto?. Aveva…?. Avevamo…?. Di nuovo…?. E’ se sì, come potevo non ricordare?.

-Mi riconosci?.- mi chiede studiandomi con i suoi occhi marroni.

-Si, sei Santana Lopez. La mia migliore amica.-

Sorride sollevata. Se si fosse chinata ancora un po’ verso di me, le nostre bocche si sarebbero incontrate.

-Barbie, hai battuto la testa ricordi?.-

In un attimo rivedo il temporale, l’appartamento, una sagoma e ricordo tutto.

-Che ci fai qui?. Non dovevi essere da Puck?.-

-Che ci fai qui?. Non dovevi essere da Finn?.- il movimento della mascella rileva un certo nervosismo e la bocca è così vicina alla mia che sarebbe bastato un attimo perché lei mi baciasse.

Si ritrae un po’ come se avesse intuito quello che stavo pensando e lo sguardo cadde sulle mie gambe nude. Indossavo una vecchia T-shirt, di quattro taglie piu’ grandi, che avevo rubato a mio fratello, dei Rolling Stones.

Chiude gli occhi, e sembra che gli sia difficile concentrarsi.

-Come mai sei tornata prima?.- gli chiedo, curiosa.

Sospira.

-Mi andava di dormire nel mio letto. Insomma non riesco mai a dormire con Puck, la mattina non voglio assistere all’suo alza bandiere, e una cosa…- rabbrividisce. –A volte mi dice; Mi tratti come una ragazza lesbica, ma io sono un uomo dannazione!.- ridacchia cercando di imitarlo.

E’ strano. Fingiamo di parlare di argomenti banali, entrambe coperte a malapena, mentre ondate di emozione e di attrazione mi assalgono.

-D’accordo bionda, tu riposati che io vado nella mia stanza.-

-Per favore, no.- mormoro senza accorgermi nemmeno della velocità con cui ho dette quelle parole.

Mi volta le spalle rimanendo immobile, forse spera che le ondate di desiderio che sente provenire da me si placano.

Scuoto la testa. No!.

Non devo cedere alla tentazione, perché, se mi lascio andare, non sarei piu’ capace di fare a meno dell’amore di quella donna.

Non può, non dove succedere.

-Non andare.-

Cristo!, sono una cretina.

Si volta verso di me e leggo nel suo sguardo che sì e frega con quella mossa. Fa due passi verso di me e si siede sul letto, senza mai smettere di guardarmi.

-Britt…non farmelo fare.-

-Cosa?.- la incalzo io.

-Questo…- mi stringe tra le braccia e cerca le mie labbra.

Gli permetto di esplorare la mia bocca con la lingua insaziabile.

Continua a divorarmi di baci facendomi schiudere le gambe con le sue ginocchia. E’ io mi avvicino a lei per rispondere a quei baci ardenti, accarezzandogli le spalle mentre le nostre gambe s’intrecciano.

Gemo e la sua mano scivola sotto la mia maglia esplorando la liscia nudità della mia pelle per poi trovare il mio seno.

Fa scivolare le labbra dalla mia bocca fino alla gola.

-Fermami Brittany.- sussurra con il fiato caldo sul mio collo.

-Fermami adesso.-

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Capitolo 7
*** Ti sfido. ***


-Non voglio fermarti .- bisbiglia Brittany cercando con le mani il bottone dei miei pantaloni.

-Stiamo facendo una pazzia.- protesto ancora io.

-Sarebbe una pazzia ignorare quello che proviamo l’uno per l’altro.-

La fisso con gli occhi accessi di passione.

-Britt credevi che non voglia?, ma immagino che non devo aspettarmi promesse.- le dico con voce rauca.

-Perché non vediamo dove tutto ciò andrà a finire e basta?.- mi accarezza il viso con dolcezza.

Ed io catturo le sue labbra in bacio selvaggio e passionale, per poi sentire le sue dita accarezzarmi i capelli.

Mi sento arrabbiata con me stessa.

Quando si trattava di quella donna, non riuscivo a tenere fede ai miei propositi.

-Cosa succederebbe se questo durasse solo una notte?. Se domani ti sveglierai e penserai che sia stato tutto uno sbaglio. C’è Finn.-

Voglio darle la possibilità di fermare questa pazzia.

-Non m’importa.-

Eppure sapevo che a le sarebbe importato, le sarebbe importato e come.

Chiudo gli occhi, cercando di tornare in me.

Mi bacia delicatamente il volto e mi costringe ad aprirli e a guardarla.

Brittany ha bisogno di me come io ho bisogno di lei.

Ricomincio a baciarla, lentamente, questa volta, come se ogni bacio, ogni tocco, ogni sospiro dovesse durare una vita.

Il suo corpo è perfetto, i suoi seni sono pieni e sodi e i capezzoli eretti dal desiderio.

Sento quella pelle liscia come la seta contro il mio petto, quando mi libero della mia maglia, e quando i baci di Brittany diventano focosi e impetuosi, capisco che il nostro è  un bisogno urgente e selvaggio di diventare un corpo solo.

Faccio scivolare la mia mano tra i nostri corpi e insinuo le dita esperte tra le cosce dischiuse di lei.

Ora il tocco è  gentile mentre la esploro e sento che vuole di piu’.

Gli sfilo gli slip e la T-shirt così che posso osservarla ancora meglio continuando a toccarla piu’ profondamente.

Sorrido vedendo il piacere che le sto provocando.

Le nostre gambe s’intrecciano e s’inarca contro di me quando il mio ritmo aumenta. Poco dopo fa lo stesso anche lei, infilando le mani nei mie slip per poi straparli via.

Il suo tocco e decisamente dolce e delicato rispetto al mio.

Continuo a baciarla e accarezzarla.

-Oh, Santana.- mi sussurra all’orecchio gemendo di piacere.

Cominciamo a muoverci all’unisono, si avvinghiò a me e mi muovo piu’ velocemente, ogni spinta dentro di lei e piu’ forte e profonda dell’ultima.

La tocco con gesti impazienti e lei mi graffia la schiena cercandomi con il corpo, con le mani, con la bocca, con tutta se stessa.

-Santana!.- la sento gemere quando il mondo esplode intorno a noi.

Sopraffatta dal piacere, mi accorgo che si mordo le labbra per non urlare.

Con il respiro affannato mi scanso da lei continuando a tenerla tra le mie braccia.

Brittany, ancora con il respiro irregolare e completamente appagata, appoggia la testa sul mio seno rimanendo in silenzio allacciati l’un l’altra per un lungo tempo.

Quando riapro gli occhi e fisso il buio della stanza, sono colta da un momento di malinconia.

-Britt…- dico cauta.

Forse ho sbagliato tutto. Forse è la caduta l’ha fatta ammattire ed io ne ho approfittato di nuovo.

Fare sesso con una sposa. Oh, questo mi mancava.

Penso cancellando mentalmente moglie dalla mia lista di ragazze.

-Santana…- mi risponde lei poco dopo.

Sento che trattiene il respiro e poi si allontana da me mettendosi a sedere sul letto, coprendosi con il lenzuolo. Non mi muovo di un millimetro mentre vedo che si guarda intorno e poi sui nostri vestiti che giacciono sul pavimento.

-Mi sentirò sola, lo sento.- si passa una mano tra i capelli deglutendo rumorosamente.

Mi sollevo poggiando una mano sulla sua spalla.

-Cosa stai dicendo?.-

-Ci sentiremo sole.- si corregge, evitando il mio sguardo.

Continuo a fissarla con espressione confusa, aspettando che continui.

-Non potremmo camminare per strada mano nella mano senza che nessuno ci fissi con curiosità, quando ci andrà bene. O con disprezzo, quando ci andrà male. Non potremmo sposarci legalmente o avere dei bambini. Insomma dico proprio nostri; Nessuno dirà mai; sai tua figlia hai tuoi occhi e il sorriso di Santana.- stringe di piu’ il lenzuolo.

-E nessuno avrà rispetto per la compagna che piange la sua defunta donna. Perché legalmente non siamo niente.-

Tira su col naso, quando dai suoi occhi cadono calde lacrime che gli rigano il viso.

Le mie dita prontamente le spazzano via impedendogli di arrivare alla sua bellissima bocca.

-Oh, Brittany.- cerco di farla stendere ma diventa di pietra scansando la mia mano.

-Aspetta…non ho finito.- dice fissando dritta davanti a se, incurante delle gocce salate che si fermano sulla sua faccia.

-Con Finn invece…- singhiozza come una bambina. –Con lui potrò camminare mano nella mano e al massimo potranno dire; che bella coppia. Con lui posso sposarmi legalmente senza che il prete faccia una espressione disgu..stata.- la sua voce e rotta dal pianto ma continua.

-Con lui potrò avere dei bambino e mi sentirò dire; Lo sai tua figlia somiglia ha Finn ma ha anche qualcosa di tuo. E un giorno posso piangere per il mio defunto marito, perché legalmente sono sua moglie.-

Mi pizzicano gli occhi e allungo una mano per toccarla ma non lo faccio. Ho paura che mi rifiuti di nuovo. Così resto a fissarla mentre coprendosi il volto continua a piangere.

Allora ho solo una domanda da fargli;

-Lo ami?.- non le do nemmeno il tempo di rispondere che mi vengono in mente altre mille cose da dire.

-Perché se e così allora va da lui. Sposalo, fate tanti bambini, andata in giro mano nella mano, uscite con altre coppie, parlate di quanto è stata bella la prima notte di nozze, di quanto è terribile il primogenito perché nonostante somigli a Finn ha il tuo carattere. –

Mi allungo verso il comodino aprendo poi il cassetto e prendendo un pacco di fazzoletti. Lei alza la testa e gli e ne porgo uno.

-Per fare tutto questo devi solo dirmi di sparire.- dico con voce fredda e dura.

Lei si asciuga il viso, e singhiozza per poi fare un respiro profondo. Sembra che si sia calmata.

-Dimmi di sparire ed io ti lascerò fare tutto questo. Ma…- alzo il dito indice.

- Se tu non lo ami, allora non farlo. –

-San…- leggo sul suo viso sgomento e dispiacere. – Non posso.-

-Tu che cosa vuoi?.- la interrompo.

-Essere felice e con te non…-

Scatto dal letto infilandomi gli slip e poi la maglia, ricomponendomi.

Non voglio ascoltare piu’ nulla che esca dalla sua bocca.

-Felice?!. – faccio eco. – Ma certo. Quando sarai una quarantenne depressa e nauseata dalla sua vita, perché ha un marito che non ama, ma cosa piu’ importante dovrà spiegare perché si sofferma a guardare le ragazze, fammi uno squillo.- mi avvio verso la porta.

-Probabilmente ti risponderà la mia compagna quella che se ne fregato degli sguardi accusatori della gente quando andremo in giro abbracciate, lei che non gli importerà se nostra figlia ha gli occhi di un colore diverso dal suo. Lei che piangerò la sua defunta donna, perché non ha bisogno di una carta e un anello per sentirsi legata a me.- serro la mascella, cercando di mantenere la calma.

Abbassa il capo e di nuovo sta sul punto di piangere.

Mi accorgo di aver esagerato, ma non riesco a togliermi dal viso un’espressione nervosa e furente.

-Hai paura, lo so.-  sospiro e mi addolcisco. Mi avvicino a lei accarezzandogli prima il braccio e poi gli stringo la mano.

-Ci sono passata anche io.-

-Ti prego.- deglutisce rumorosamente. – Va via. –

Rimango lì immobile sdraiandomi poi accanto a lei, mi copro con il caldo piumone e fisso il soffitto.

La conosco e so che vuole che rimango. Lei ha bisogno di qualcuno che resti.

Si volta verso di me sorpresa, chiude gli occhi e poggia la testa sul cuscino voltandosi verso di me.

La copro e ritorno alla mia posizione di prima.

Un altro tuono e la pioggia cade pesante sul tetto.

Intreccio le mie gambe con le sue e i nostri corpi si avvicinando di piu’. Il mio braccio passa sotto il suo collo e poi attorno alle sue spalle, gli permetto così di poggiare il capo sul mio petto.

Allacciate in un abbraccio, cerchiamo calore in una fredda notte di Gennaio.

-E’ dunque così che funziona?. – spezza il silenzio Brittany stringendosi di piu’ a me, accennando un sorriso felice  ma allo stesso tempo malinconico.

-Io dico vai via e tu resti?.-

Sorrido divertita.

-Già.- la mia voce e un sussurro, poi faccio una pausa. – Hai sempre voluto entrare in una delle competizione tra me e Puck , vero?. – chiedo cambiando argomento.

-Ecco adesso e tra me e te.- mi lecco le labbra cercando combattere quel senso di gola secca.

-Ti sfido.- chiudo gli occhi, e prendo coraggio. –Ti sfido ad amarmi.-

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Capitolo 8
*** Indovina chi viene a cena?. ***


Non era cambiato molto da quando una settimana prima avevo sfidato la mia migliore amica.

Inspiegabilmente, quasi come se avesse capito tutto, Finn s’intratteneva nel nostro appartamento piu’ del dovuto e quando Brittany era sul punto di dire qualcosa, doveva scappare a lavoro.

Le cose non migliorarono quando; due giorni prima allarmata Brittany mi aveva detto che i suoi genitori sarebbero partiti da Lima per venire a New York.

Il motivo?. Volevano conoscere il futuro marito della figlia, che dopo tanti anni aveva finalmente messo la testa apposto e deciso di sposarsi.

E’ adesso ci trovavamo a tavola, nel mio appartamento con i signori Pierce, Finn e Puck.

Quest’ultimo mi poggiò una mano sul ginocchio come per dire; Fatti forza non sta capitando a te.

Elizabeth sorride facendo in un sol boccone gli spaghetti che avevamo cucinato io e la figlia, si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo ed elegantemente lo poggiò, di nuovo, sulle gambe.

-Allora?. Voi due state ancora insieme?.- chiede bevendo un sorso di bino bianco.

Puck rimane con la forchetta a mezz’aria fissandola per alcuni secondi, poi ancora con la bocca aperta, rivolge un’occhiata a me.

Sorrido.

-Elizabeth mia madre per caso non te ne ha parlato?.- chiedo puntando sul fatto che sono molto amiche.

-Io e Noah non siamo mai stati insieme.- faccio una pausa e noto che il mio amico ingoia in fretta gli spaghetti irrigidendosi.

-Oh, capisco.- poggia il bicchiere sul tavolo e ricomincia a mangiare. – Allora quando ti troverai un ragazzo?. Ti sposerai mai?. Hai intenzione di sposarti almeno?.-

-Mh, no. Forse. Oggi la legge ci aiuta almeno in qualche stato.- il mio sguardo, inevitabilmente, si posa su Brittany ma lo abbasso sul mio piatto quando mi accorgo che Finn sta facendo lo stesso.

-Come scusa?. No?. Di cosa stai parlando?.- sembra davvero sorpresa di quello che gli sto dicendo.

-Elizabeth…- dico cauta. – Sono gay.-

La donna tossisce e quasi si strozza con la pasta, prendendo poi velocemente un po’ d’acqua per salvarsi letteralmente la vita.

Brittany e Puck sono nella stessa posizione statica, Finn e con la mascella serrata e nervoso e Richard cerca di aiutare sua moglie.

-Non lo sapevi?.- dico quando la situazione si e calmata con tono tranquilla.

-Oh, certo tua madre me ne aveva parlato ma credevo che ti sarebbe passata.- si massaggia la gola per poi bere un altro po’ d’acqua.

Trattengo una risata.

-Che mi sarebbe passata?. – mi tappo la mano con la bocca cercando con fatica di non ridergli in faccia.

-Potrei fare la stessa domanda?. E a te e passata il periodo;  “mi piacciono gli uomini”.- contemplo per un attimo il mio piatto vuoto, rilassandomi sulla sedia.

-Che domande!.- si finge sorpresa e sul suo volto compare un sorriso di cortesia. – E’ scritto nel destino di tutti gli esseri umani.- poggia le mani sul tavolo una sopra l’altra guardandomi dritta negli occhi.

All’improvviso, come in un film, mi vedo davanti Elisabeth vestita da gladiatore che infilza una spada nel ventre di Brittany.

-L’uomo ama le donne. Le donne amano gli uomini.-

La scena continua; la colpisce ancora.

-Non ci devono essere varianti, almeno così la penso io.-

Ritorna all’attacco e questa volta la trafigge il cuore.

Scuoto la testa cercando di togliermi quella stupida “scenetta” dalla testa sapendo quando Brittany tenga al giudizio della madre.

Deglutisco a fatica e Puck di nuovo mi afferra il ginocchio per dirmi che è lì con me.

-Capisco. – boccheggio in cerca d’aria e poco dopo riprendo.

-Mi sta dicendo che non accetterebbe mai un figlio…-

Mi fermo e noto che Brittany si tocca gli occhi. Sono lucidi e sono sicura che ha voglia di piangere.

-Santana…- respira profondamente e leggo nei suoi occhi azzurri una supplica per non continuare.

Una piccola lacrima gli riga il viso e in fretta la spazza via.

-Hai per caso messo del peperoncino?.-

Non capisco. Abbiamo preparato tutti insieme e lei sa benissimo che non ho mess…Oh.

-Si.- mi limito a dire, mentendo spudoratamente.

-Bevi un po’ d’acqua tesoro.- la  consiglia suo padre. -Vedrai che il bruciare alla gola passerà  e gli occhi non lacrimeranno piu’.-

-Già, amore.- s’intromette Finn voltandosi verso di me, pur parlando con la sua fidanzata. – Ascolta tuo padre. Anche se nessuno ha preso del peperoncino.- si sforza di sorridere. – -Perché immaginino che…-

Puck tossisce afferrando al volo il bicchiere di vino bevendolo tutto d’un fiato.

-Diamine ne ho preso uno proprio adesso.- fa finta di asciugarsi gli occhi. – Sono micidiali.- deglutisce a fatica e i suoi occhi saettano su tutti i commensali del tavolo. –Ti…ti…capisco Brittany.- beve un altro sorso, anche se il bicchiere e vuoto, guardando altrove.

Mi volto verso di lui ed ho una voglia matta di abbracciarlo, ma mi limito a sorridergli accarezzandogli il volto.

Ma dura per un attimo quel attimo di serenità, mi sento osservata e quando mi volto mi accorgo che il futuro marito del mio grande amore mi sta fissando con espressione furiosa e di chi volentieri avrebbe afferrato una sedia e spaccarmela dietro la schiena.

Rabbrividisco.

-In ogni caso.- riprende Richard. – Sono sicuro che mia moglie non voleva dire qualcosa di sbagliato nei tuoi confronti Santana.-

-Oh, ma certo ne sono sicura. So solo che sono fortunata ad avere una madre come la mia.-

-Ed io sono fortunata ad avere una figlia come la mia.- la signora Pierce mi sorride avvicinandosi di piu’ al marito con la sedia.

Questo è troppo!.

Noto che tutti hanno finito così mi alzo e prendo tutti i piatti. Brittany fa lo stesso prendendo quello del suo futuro marito e di Puck.

Ci allontaniamo dal salone entrando in cucina.

Non dico una parola mentre mi appresto a sistemare tutto nel lavandino prendendo piatti puliti.

-San…- si avvicina a me prendendomi le mani. – Mi dispiace lei…- rimane il discorso a metà accarezzandomi poi il viso teso e nervoso.

Mi scanso evitando il contatto e mi appresto a servire il secondo di carne e insalata.

-Aiutami a portarli in tavola.- ne prendo due li servo ai signori Pierce e ritorno in cucina.

Brittany e ancora lì, appoggiata alla cucina immobile.

-Vuoi far aspettare gli ospiti?.- chiedo con voce fredda e dura.

Sussulta e annuendo ritorniamo nel salone con gli ultimi piatti, per poi servire a tavolo.

-Allora Finn…- incomincia a parlare Richard rompendo il silenzio imbarazzante che si è creato.

-Non sappiamo nemmeno cosa fa il futuro marito di nostra figlia.- sorride e taglia la fetta di carne per poi attendarne un pezzo.

-Sono un agente immobiliare, signore.- si drizza sulla sedia e imita le stesse cose del padre della fidanzata.

Elisabeth batte le mani due volte e sorride.

-Oh, bene allora penserai tu stesso alla nuova casa.-

Per poco non mi va di traverso un pezzo di carne, cerco di nascondermi sorseggiando un bicchiere di vino.

Puck mi batte sulla schiena cercando di riprendermi.

-Nuova casa?.- faccio eco, ingogliando rumorosamente.

-Ma certo, quando si sposeranno dovranno vivere in una casa tutta loro.- sembra troppo entusiasta di tutta la faccenda, tanto che non tocca nemmeno la sua fetta di carne. –Mi raccomando Finn.- Continua la donna.

-Una casa grande, quando avrete dei bambini…-

-Mamma!.- sbotta Brittany spalancando gli occhi. – Non credi di esagerare?.-

-Perchè?- chiede fingendosi sorpresa. – Tra poco sarà tuo marito ed io quando diventerò nonna?.-

-Molto presto Signora. Io amo sua figlia piu’ della mia stessa vita e non desidero altro che avere un figlio con lei.-

Mi gira la testa e la vista mi si appanna, chiudo gli occhi e poi li riapro ondeggiando sulla sedia.

Li richiudo e tutto diventa buio.

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Capitolo 9
*** Dillo. Su, dillo. ***


Tento in tutti i mondi di riaprire gli occhi, ma sembrano incollati con l’attack.

Sento qualcuno muoversi attorno a me e poi sedermi accanto. Muovo le mani e mi accorgo di essere distesa su qualcosa di morbido, prendo coraggio e riesco ad aprire gli occhi e rendermi conto che sono in camera mia.

E tutto sfocato finché man mano riesco e focalizzare tutto, sorrido nel vedere una figura maschile accanto a me, allungo una mano per sfiorargli un ginocchio.

-Dìos, Puck ma cosa è successo?. – chiedo cercando di alzarmi da letto, ma la sua mano mi spinge di nuovo giù in modo brusco.

-Ascoltami bene…- incomincia premendo di piu’ la sua mano sulla mia spalla.

Quella non è la voce del mio migliore amico, infatti, quando apro gli occhi, tutto mi è chiaro; Quello non è Puck ma Finn.

-Sei svenuta quando hai sentito uscire dalla mia bocca la parola; figli.- serra la mascella inchiodandomi con i suoi occhi pieni di odio.

-Lo so che sei innamorata della mia fidanzata ma tu non manderai all’aria il mio matrimonio con lei.-

Deglutisco rumorosamente.

-Hai capito?!.- sibilla tra i denti, scuotendomi un po’. –Hai sentito sua madre?. Non accetterebbe mai una figlia come te. – sorride beffardo lasciando la presa sul mio corpo sicuro piu’ che mai.

-Vuoi che viva una vita lontano dai suoi parenti per colpa tua?. Vuoi che gli altri vi guarderanno con disprezzo?, vuoi che lei sia infelice per tutta la vita perché dovrà spiegare a sua figlia il perché abbia due mamme?.-

Non riesco a muovermi, resto immobile ad ascoltarlo smarrita e terrorizzata.

-Quindi andremo in cucina, dirai che stai bene e…- si passa una mano tra i capelli. – Insomma andrai avanti e ti troverai un'altra o non lo so. Non me ne importa un cavolo. L’importante che stai lontano dalla mia ragazza.-

Nonostante pronuncia il suo stupido monologo con voce fredda e dura posso, chiaramente, leggere nel suo sguardo la paura di perdere la ragazza che ama e forse il suo discorso è dovuto al fatto che ha letto lo stesso nel mio, di sguardo.

Accenna un sorriso debole abbassando il capo e la maschera da cattivo si sbriciola in mille pezzi. Ha gli occhi lucidi e arrossati, resta in silenzio per alcuni secondi scattando, poi, dal letto voltandomi le spalle.

-Il mio non è un capriccio, Santana.- mi dice, serrando le mani a pugno così forte che le nocche gli diventano, quasi, bianche.

-Io amo quella donna.- sospira. -E lei ama me. Se hai dubbi su questa cosa credo che il fatto che mi abbia detto si al mio; vuoi sposarmi…- si volta e prima di posare lo sguardo su di me infila le mani in tasca deglutendo piano. – Ti chiarisca tutto. Quindi smettila di confonderla. Lei non è come te. - mi prende per mano e passiva mi lascio trascinare in cucina ancora scossa.

Puck prontamente mi sfila tra le braccia dell’omone alto due metri con espressione preoccupata.

-Hey sto bene.- piego le labbra all’insù accarezzandogli il viso pallido, proprio come il mio.

-Finn che caro ragazzo.- esordisce la madre avvicinandosi a me. – Ha insistito così tanto per restare con te.-

-Oh, e la migliora amica della mia futura moglie e logico che la tratti come…- si schiarisce la voce in cerca di parole adatte. – Come una sorella.- cerca di nascondere una faccia disgustata e ci riesce bene rifilando una sdolcinata messa in scena ai signori Pierce.

-L’importante che stai bene, Santana.- esordisce Richard sorridendo. –E vi ringraziamo anche per la buonissima cena che ci avete offerto.- si avvicina alla figlia baciandole la forte. –Ma adesso dobbiamo andare si è fatto tardi.-

Rivolgo uno sguardo alla finestra e mi accorgo che e buoi.

-E stato bello conoscerti Finn.- Elizabeth abbraccia il futuro marito della figlia con eccessiva euforia.

Io mi limito a guardare tutto immobile trattenendo il respiro stringendomi al lembo della camicia a quadroni di Puck come una bambina impaurita.

Salutano me e il mio migliore amico e poi da gentiluomo Finn li accompagna fino alla porta, richiudendola poco dopo.

-Bene amore, credo proprio di piacere ai tuoi.- afferra Brittany per i fianchi impossessandosi delle sue labbra in un bacio appassionato e appiccicoso.

La bionda si allontana da lui con un sorriso di circostanza rivolgendomi uno sguardo di scuse.

-Già, hai fatto davvero una buona impressione.- poggia una mano sul suo petto sfiorando il viso di Finn con le labbra in un bacio casto.

-Adesso però devo andare.- guarda l’orologio. –Domani ho da concludere un affare importante e devo essere bello riposato.- la bacia di nuovo e senza degnare di uno sguardo me e Puck ci saluto con un flebile; Ciao, per poi chiudersi la porta alle spalle, quasi a demolirla.

Cade un silenzio innaturale e poi sento le labbra di Noah contro la mia tempia.

-Vado anche io.- si avvicina a Brittany abbracciandola per poi scomparire anche lui dietro la porta d’ingresso.

Volto le spalle alla mia amica pronta per dirigermi nella mia stanza.

-Aspetta.- dice con tono afflitto e anche se non la sto fissando sento dalla sua voce che vuole piangere.

-Devi dirmi qualcosa?.- chiedo voltandomi verso di lei con tono duro o almeno faccio di tutto per reprimere l’impulso di correre da lei ed abbracciarla.

-Io…io…- balbetta non riuscendo a dire altro.

-Si?.- la incalzo. –Su, puoi farcela Brittany. Dimmi quello che…bhè quello che mi devi dire. Senza giri di parole, mi raccomando.- deglutisco rumorosamente cercando di non far trapelare nessuna emozione dal mio viso, per poi infilarmi le mani in tasca poggiarmi contro il divano proprio di fronte  a lei.

Abbasso lo sguardo tendendo il capo chino.

-D’accordo non c’è bisogno di parlare, Barbie.- faccio un respiro profondo cercando di stamparmi un sorriso credibile.

-Riavrai la tua migliore amica.- mi indico e questa volta rido silenziosamente. – Che sarei io. Dimentichiamoci di tutto, sposa Finn. Poi a Elizabeth piace e tu l’ami.- mi avvicino a lei pretendendo le sue mani e stringerle tra le mie dita.

-Ma non voglio che i tuoi figli mi chiamino zia Santana mi sentirei vecchia e…-

Si allontana da me passandosi una mano sul volto e poi tra i capelli.

-Smettila!.- tuona con voce che non le appartiene.

-Como?.- chiedo confusa. – Che cosa ho detto di male, Barbie?.-

-Smettila di fare così, di parlarmi in quel modo e soprattutto…- serra la mascella stizzita e poi la sua espressione si addolcisce. – Non guardarmi in quel modo. Se tu mi guardi così io…non respiro, mi sento in colpa nei confronti di Finn, non riesco ad andare avanti.- scuota la testa e resta per qualche secondo in silenzio.

 -Hey!.- l’ammonisco. – Ti sto lasciando andare. Vai e sii felice.-

Sospira e leggo nella sua espressione un leggero nervosismo, ma non accenna a dire una parola si limita ad andare avanti e indietro per la cucina.

-Insomma cosa hai?.-

-Ecco brava!.- non ascolta quello che gli ho detto ma sembra che sia rimasta alla frase precedente. Come se finalmente avesse trovato le parole giuste.

-Tu…Tu fai così!.- deglutisce e sembra innervosirsi ancora di piu’.

Farfuglia qualcosa ma non riesco a capire bene ma la lascio continuare curiosa di capire dove vuole arrivare.

-Mi lasci andare così?. Lascerai che mi sposi con Finn? che faremo tanto bambini e che avremo una casa piu’ grande?.-

Mi acciglio, trattenendo per alcuni secondi il respiro confusa e stranita. Sta per caso dicendo che vuole che fermi tutto?.

-Cosa stai cercando di dirmi Brittany, precisamente?.- domando chiedendo conferma alla mia ipotesi.

Boccheggia in cerca di aria per alcuni secondi e poi riesce, di nuovo, a parlare.

-Tu pretendi tutto da me e…la…la sfida l’hai vinta. Io…io…- balbetta e quasi diventa rossa quando alla fine esclama;

-Io…Ti amo. Ma tu…tu sai dirlo?. Insomma tu…-

Lei mi ama?. Brittany mi ama.

Il mio cuore per un attimo si fermò, ma la felicità di sentire quelle parola dalla donna della mia vita durarono pochi secondi.

-Brittany!.- tuono. –Tu preferisci che te l’ho dica?. Non te l’ho dimostrato abbastanza?.-

-Dimostrato?. – le scappa un sorriso di scherno tenendo il capo chino. – Se farlo tutta la notte e restare a letto per il week – end è dimostrarlo, bhè allora scusami tanto. –  alza le mani rassegnata dirigendosi nella sua camera.

Prontamente la seguo, chiudendomi la porta alle spalle.

-Què demonios…- sussurro. –Vuoi dire che…-

-Dillo. Su, dillo. Fermami. Impedisci questo matrimonio, impediscimi di fare questa pazzia.-

Avrei voluto urlargli che l’amavo ma dalle mie labbra non uscì nulla. Anche perché le parole di Finn mi ritornarono alla mente.

-Perfetto. Avrai quello che vuoi; Sposerò Finn e andremo via di qui.- si avvicina alla finestra dandomi le spalle.

-Volevo…volevo sfidarti ma a quanto pare ho perso la scommessa, io.-

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Capitolo 10
*** Finché morte non vi separi?. ***


-Finché morte non vi separi. Adesso puoi baciare la sposa, Finn.-

Lui sorrise e poggiò delicatamente la mano su i suoi fianchi attirandola di piu’ a sé, per poi darle un bacio appassionato.

Nella chiesa echeggiò un applauso e urla di felicità.

-Adesso siamo marito e moglie. Adesso siamo marito e moglie. Adesso siamo marito e moglie.-

Scattai dal letto, spalancando gli occhi terrorizzata e quelle parole non facevano altro che rimbombarmi nella testa

Per fortuna era solo un sogno che da lì a poco, però, sarebbe diventato realtà.

Deglutisco piano mentre vedo l’orario sul comodino della mia stanza; sette e trenta di sera.

Qualche ora prima mi ero stesa sul letto studiando una delle prima canzoni dei Coldplay - The Scientist  che dovevo portare al corso di canto.

Dopo la maturità, avevo scelto un’università di arti sceniche e con me Brittany; ecco perché ci ritrovavamo a New York nello stesso appartamento.

Gli altri del Glee club, invece, avevano preso strade piu’ “sicure”, cercando comunque fortuna nella grande mela.

Ritornando alla canzone; mi ero appisolata, di certo non perché era noiosa, anzi avevo trovato il testo così interessante da trovarci qualcosa di mio.  Era successo solo perché era da un paio di giorni che non chiudevo occhi, ogni volta che lo facevo, sognavo quel “incubo”.

Sospirai passandomi una mano tra i capelli evitando di guardare la porta chiusa della camera di Brittany che arrabbiata con me, mi rivolgeva solo; Buongiorno e Buonanotte. Giusto perché lei è una persona educata.

Aprì la porta dello sgabuzzino estraendo la grande pianola impolverata e i tre piedi che la sorreggevano, montando tutto al centro del salone.

Con una pezza ripulisco tutto sendendomi, poi, sul piccolo sgabello. Sistemo i fogli con il testo e le note contando fino a tre prima di far scivolare le dita su i tasti bianchi accompagnando la mia voce.

 

 

 

Come up to meet you, tell you I’m sorry,
You don’t know how lovely you are.
I had to find you, tell you I need you,
Tell you I set you apart.
Tell me your secrets and ask me your questions,
Oh, let’s go back to the start.
Running in circles, coming in tales,
Heads are a science apart.

Nobody said it was easy,
It’s such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be this hard,
Oh take me back to the start.

I was just guessing at numbers and figures,
Pulling your puzzles apart.
Questions of science, science and progress,
Do not speak as loud as my heart.

And tell me you love me, come back and haunt me,
Oh and I rush to the start.
Running in circles, chasing tails,
And coming back as we are.

Nobody said it was easy,
oh it's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be so hard.

I’m going back to the start.

Sono venuto per incontrarti, dirti che mi dispiace
Non sai quanto sei adorabile.
Dovevo trovarti, dirti quanto ho bisogno di te
Dirti che ti ho trascurata.

Dimmi i tuoi segreti e fammi le domande che vuoi.
Ricominciamo dall’inizio.

Correndo in cerchio, si vedono le code
le teste sono in un silenzio a parte.

Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
E’ così un peccato dividerci
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
Nessuno ha mai detto che sarebbe stata così dura.
Riportami  all’indietro della nostra storia.

Stavo solo calcolando cifre e numeri
mettendo i tuoi problemi da parte
Problemi di scienza; scienza e progresso
Non parlano forte come il mio cuore

dimmi che mi ami, torna e assillami
E corro verso l’inizio
Correndo in cerchio, rincorrendo le nostre code
Tornando indietro a quello che siamo

Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
E’ così un peccato dividerci
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
Nessuno ha mai detto che sarebbe stata così dura

Sto tornando all’inizio.

 

 

 

Le mie mani continuarono a scorrere sulla pianola, finché si stopparono anche loro insieme alla mia voce.

Sospirai, passandomi una mano tra i capelli e anche se gli occhi mi pizzicavano, cercai di non piangere. Era una delle poche canzoni che mi faceva commuovere o forse descriveva perfettamente la mia situazione.

Mi voltai verso la porta del salone e Brittany era poggiata con la spalla destra contro lo stipite e le braccia incrociate sul petto.

-Da quanto sei lì?.- chiedo, cercando subito di darmi una sistemata.

-Da quanto basta.- fa una pausa, cercando di rimanere seria e con l’aria da dura. – Insomma, si sente fino in camera mia.- si da una piccola spinta per mettersi in piedi e prendere una birra nel frigo.

Mi alzo dallo sgabello sistemandolo sotto la pianola.

-D’accordo. Hai intenzione di non parlarmi, per sempre?.-

Le sue labbra si poggiano delicatamente sulla bottiglia, non distogliendo lo sguardo da me.

E per un attimo, avrei voluto essere quella birra. Scuoto la testa, cercando di scacciare quel pensiero dalla mente ascoltando attentamente quello che aveva da dirmi.

-Certo che ti parlerò, Santana. Lo sto facendo adesso, no?.-

Sussulto quando mi chiama per nome ed e musica per le mie orecchie.

-Britt…- la chiamo, chiudendo gli occhi.

-Vuoi una birra?, o non te la senti di prendere un  tale “impegno”?. – sottolinea impegno con un tono acido. – O peggio ancora non sai se riuscirai a finirla. Magari la finisci e la rimani sul ripiano della cucina. Lì da sola, no magari riuscirai a gettarla nella spaziatura e…-

-Okay!.- sbotto avvicinandomi a lei. – Okay, io non sono la classica brava ragazza che porta le donne a cena e poi le richiama il giorno dopo, non cerco relazioni perché non so gestirle e probabilmente finiremo di nuovo a letto. E con le ragazze come te, questo non basta!.- faccio un respiro profondo e cerco di calmarmi.

-E con le ragazze come me non basta qualcuno che parte già con l’idea di essere incapace di gestire una cosa, che si precluda possibilità di ogni genere e che sia così sicura di sé da non vedere che, invece, ogni tanto gli altri potrebbero aiutarla!.- si adatta al mi tono di voce, urlandomi contro.

-Ma c’è una cosa su cui ti sbagli davvero; io e te non finiremo di nuovo a letto insieme!.-

-Oh, adesso sono io la pazza?!. Non avercela con me Barbie se sposo qualcuno che non amo e…Oh, scusa sei tu quella che lo fa. Sei tu che sarai infelice per tutta la vita!.- non riuscivamo proprio ad abbassare la voce.

Non facevamo altro che urlare e attaccarci.

-Tu sarai infelice per tutta la vita, Santana. Sei tu che non riesci ad amare nessuno!. Sei tu che prima hai voluto fare una stupida sfida con me!.- e furiosa e per un attimo boccheggia in cerca di aria.

-Sei tu che non mi ami.- conclude con voce flebile. Scossa si appoggia al bancone della cucina, passandosi una mano tra i capelli.

-Cristo Brittany.- serro la mascella, chiudendo le mani a pugni così forte che le nocche mi diventano bianche, digrigno i denti ed esplodo.

-Io ti amo, dannazione!. E mai…- scuoto la testa furiosa. – Ho amato qualcuno quanto amo te e mai, giuro, amerò qualcuno anche solo un quarto di quanto ami te. E non lo dico perché suona bene o perché è una cosa romantica, lo dico perché, dopo tutto quello che abbiamo passato, mi sono resa conto che, ormai, sei tutta la mia vita.- faccio un respiro profondo. –Tutta-la-mia-vita!.- 

-Oh, quindi dice che devo annullare il matrimonio?.-

-Barbie.- inclino la testa fulminandola con lo sguardo. –Io mi sono messa a nuda come non ho mai fatto in venticinque anni di vita e tu mi rispondi così?.-

Poggia la sua bottiglia di birra sulla tavola avvicinandosi, poi, a me con le braccia incrociate sul petto, con aria di sfida.

-Mh, è irritante vero?.- le sue dita, scivolano sul mio braccio destro. –Insomma, tu dici a una persona che l’ami …- continua con le dita salendo fino al mio collo. -E l’altra non dice nulla.- la sua voce e rauca e sexy e con lo sguardo mi fissa le labbra.

- O peggio ancora risponde in modo non proprio appropriato.- e a pochi centimetri dalle mie labbra con un sorriso sornione e compiaciuto che si trasforma subito in un sorriso poco casto.

-Touchè rubia.- l’afferro per i fianchi attirandola a me.

- Te quiero, Te quiero, Te quiero…Ti amo.- ripeto quelle parole, baciandola un’infinità di volte.

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Capitolo 11
*** And I love you, like never before. ***


Quasi sussulto dal divano, quando la porta di casa si apre all’improvviso.

-Dovevi vedere la sua faccia Alex, era tipo; Che schifo dobbiamo vivisezionare una rana.-

Una ragazzina dai capelli biondi e gli occhi verdi sorrideva spiegando al ragazzino che era entrata con lei in casa, il suo primo giorno di scuola.

-Beth, avevi anche tu quella faccia.- scoppiò a ridere lui, rivelando una piccola fossetta sulla guancia destra.

Poi si passò una mano tra i capelli scuri come la pece e con i suoi occhi marroni ispezionò l’espressione dell’amica, cercando di smettere di ridere, sentendosi fulminato dal suo sguardo.

-Oh, andiamo non fare quella faccia rubia è la verità!.- posò lo zaino sul pavimento accanto alla porta e si avvicinò a me dandomi un bacio sulla guancia.

-Hola mamà.- Si siede accanto a me, sorridendo.- Este…- Incomincia a dire indicandola con il pollice.

-Crede di essere una vera Puckerman.-

La biondina si sedette alla mia destra incrociando le braccia al petto aspettando che mio figlio smetta di parlare.

Conoscendola, poi, avrebbe risposto per le rima ad Alejandro come ogni volta.

-Insomma non potrai mai essere tosta come zio Noah. Tuo padre,  si che e un vero duro.-

Beth era sul punto di rispondergli, ma io la fermai in tempo posando una mano sul suo braccio per rassicurarla.

-Alejandro è vero lei non è una vera Puckerman.- annuì insieme a lui. –Lei è una vera Fabray.- feci una pausa, incrociando gli occhi della piccola. – Che e molto peggio, te l’ho assicuro.-

Scoppiammo a ridere io e Beth, mentre lui si alzò dal divano avvicinandosi al frigo.

-Molto divertente, mamà ma posso dirti che dall’alto dei miei tredici anni, con il caratteraccio che si ritrova, non riuscirà mai ad avere un fidanzato. Quindi, a questo punto immagino che sia colpa di zia Quinn. – afferrò una bottiglina di succo alla pesca sorseggiandone un po’, per poi poggiarsi al ripiano della cucina.

Mi venne da sorridere quando lo sentì dire; dall’alto dei miei tredici anni. Immaginavo che a quell’età andando, poi, in primo superiore si sentiva già un uomo.

-Sei un maleducato Alejandro Eric Lopez Pierce.- sbottò la bionda scattando dal divano. - Non è un problema tuo, se avrò un fidanzato o meno!.- fece lunghi passo verso di lui e aprì il frigo prendendo anche lei una bottiglina, senza esitare due volte.

Insomma, quella bambina era praticamente cresciuta in casa mia. Puck e Quinn venivano così spesso a trovarmi che si può dire che i primi passi, le prime parole e il primo sorriso l’aveva fatti tutti in quest’ appartamento.

-Oh, l’ho fatta proprio arrabbiare.- mi sussurrò con tono di scherno. – E preoccupante quando dice il mio nome per esteso.- avvicinò la bottiglia alle sue labbra mandando giù un altro poco di succo, infilando una mano in tasca.

Beth sospirò cercando di mantenere la calma, poi spalancò gli occhi come quando ricordi qualcosa di meraviglioso.

-Zia Santana!.- esclamò, accomodandosi di nuovo vicino a me. – Credo che la scuola mi piacerà un casino. Sta mattina un ragazzo dagli occhi azzurri mi ha aiutato ad aprire l’armadietto ed era così…- sospirò.

–Carino, quindi credo che…-

-Mamà invece io ho preso una A+ in spagnolo.

-Abbiamo parlato un bel po’; si chiama Mark e… -

-Lo so era il primo giorno, ma quando la professoressa è entrata parlando spagnolo io le ho fatto un discorso lunghissimo così….-

-Ragazzi!.- urlai. –Stop.- conclusi addolcendo il tono di voce.

Ci fu un attimo di silenzio quando Beth ricominciò a parlare.

-Bello vantarsi di quella A+. E la tua seconda lingua.-

-E tu smettila di parlare di quel tizio. Stai parlando di…di aria fritta. Non lo conosci nemmeno.-

Stinse i pugni così forte che le nocche divennero bianche, deglutì piano e per combattere la gola secca finì tutto il succo in meno di cinque secondi.

-Testone era per dimostrarti che a quanto pare posso trovarmi un fidanzato quando voglio.- voltò la testa dall’altra parte e quando Alex cercò di controbattere la porta si aprì di nuovo.

La mia splendida moglie aveva tra le braccia una bambina dai capelli biondi e gli occhi azzurri propri come lei.

Avevamo aspettato quasi cinque anni, dalla nascita del primogenito, prima di decidere di mettere al mondo Elizabeth. Dopo la mia gravidanza, dove avevo concepito Alejandro da un donatore ispanico come me, Brittany ed io infine avevamo deciso che con lo stesso uomo volevamo un'altra bambina, concepita da lei.

La nostra piccola ormai aveva quattro anni e a breve ne avrebbe compiuti cinque. Ecco del perché era tanto eccitata ed euforica in questi giorni, infatti, si muoveva in modo alquanto pestifero tra le bracci di Brittany, per scendere e fare casino come suo solito.

Mi alzai dal divano, per salutare l’amore della mia vita con un tenero bacio sulle labbra per poi vedere correre la piccola Elizabeth per tutto la cucina urlando;

-Festa!. Festa!. Festa!.-

Gli corsi dietro e alla fine l’afferrai portandola tra le mie braccia.

-Oh,  mi amor no saludó a mamá?.- le chiedo baciandole la guancia destra. –Eh?.-

-Excusar mamà.- Mi da un bacio anche lei, ma sulle labbra.

Decido che è sufficiente per rimetterla di nuovo giù.

-Dovresti prendere esempio da tua sorella Alejandro è così dolce e carina.- non riesce a non dire quelle parole con voce infantile pizzicando le guance della piccolina.

-Io invece sto pensando del perché non sei in gamba come tuo padre ma; Hey non si può avere tutto dalla vita, rubia.

- Non chiamarmi bionda, ed io sono lo stesso in gamba.-

-Come no!.-

-Hai da ridere su questa cosa?.-

-Si, molte cose…-

-Non litigate!.- sbottò Elizabeth, incrociando le piccole  braccia al petto. – Le pessone che si piacciono non dovebbero mai liticare.- annuisce tenendo il capo chino poi quando lo rialza cerca l’approvazione mia e quella di Brittany.

-Vero?.-

Alejandro sbuffa non dicendo una parola, mentre Beth sembra quasi arrossire a quell’affermazione.

Mia moglie sorride.

-Elizabeth racconta a mamà cosa e successo sta mattina a scuola.- cerca di sviare e si accomoda sulla sedia accanto al tavolo, e quando la piccola sente quelle parole, decide di sedersi in braccia alla mamma bionda e rossa in volto ancora euforica, mi sorride.

-Sta mattina mi sono arrabbiata!.- esordisce accavallando le gambe come una vera signorina. – Perché la maettra, voleva conoscecci meglio. Io mi sono alzata e ho detto il mio nome e chi erano le mie mamme.- sospira per riprendere fiato.

-E quando o detto che avevo una mamma di nome Santana Lopez e una Brittany Pierce. Mi hanno quaci ullato contro.-

A quelle parole scatto e sono già pronta per andare a scuola e dire quattro alla preside, insomma perché discriminare una bambina perché ha due mamme.

-Sta calma, amore.- mi ammonisce Brittany. –Continua ad ascoltare.-

-Mamà non poteano credere che ero figlia della faosa cantante Santana e della balleina Brittany.- scuote la testa. –Io cercavo di dire che era vero, ma…ma nessuo mi credeva. Cosa impottava, io lo sapevo così ho sorriso e mi stao sedendo di nuovo.-

Brittany la interrompe dandole teneri baci su tutto il viso.

-Scusa tesoro, continua.-

Sospira di nuovo gettando un occhiataccia al madre, infastidita non dai bacio ma dal fatto che l’aveva interrotta.

-Così un bimbo piu’ grande, si alzato e ha detto; - si schiarisce la voce, cercando di scandire per bene le prossime parole da pronunciare.

-Non vedete?. Ha gli stessi occhi di Brittany e il sorriso di Santana.-

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