Ti sfido ad amarmi. di LuceCooper (/viewuser.php?uid=161193)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scommesse. ***
Capitolo 2: *** Discoteca. ***
Capitolo 3: *** Oh, il Gin. ***
Capitolo 4: *** So cosa hai fatto la scorsa notte. ***
Capitolo 5: *** Interpretazioni da Oscar. ***
Capitolo 6: *** Sono una roccia. ***
Capitolo 7: *** Ti sfido. ***
Capitolo 8: *** Indovina chi viene a cena?. ***
Capitolo 9: *** Dillo. Su, dillo. ***
Capitolo 10: *** Finché morte non vi separi?. ***
Capitolo 11: *** And I love you, like never before. ***
Capitolo 1 *** Scommesse. ***
Tesi
la mano fino al comodino alla mia
desta, per spegnere la sveglia che ormai suonava da venti minuti.
Ancora con
gli occhi chiusi mi misi a sedere sul letto con il capo tra le mani.
I
postumi della sbornia della sera prima si
stavano manifestando con un fortissimo mal di testa.
Accidenti.
Mi
lascia andare sul letto, scontrandomi con
qualcosa di apparentemente morbido, dallo spavento scattai subito in
piedi, poi
mi rilassai vedendo la persona sul letto coperta dal leggero lenzuolo
bianco di
seta.
La
fissai per alcuni secondi.
Chi
diavolo era?. Chiusi gli occhi
passandomi una mano sul viso e poi tra i capelli cercando di ricordare
cosa
avessi fatto il giorno prima.
Mentre
cercavo di ripercorrere quello che
avevo fatto il sabato sera, dovetti ammette che la ragazza nel mio
letto era
uno schianto.
Il
mio sguardo percorse tutta la sua figura;
gambe toniche, snella e un copro da urlo per non parlare dei lunghi
capelli
rossi e della bocca a forma di cuore.
Apri
gli occhi e i nostri sguardi s’incrociarono,
il suo blu nei miei occhi castani.
-Lo
abbiamo fatto di nuovo?- chiese, allungando
le braccia come un gattino appena sveglio.
Non
risposi, ma mi limitai a fissarla con un
sorrisetto di chi la sapeva lunga.
Poi
si accorse che non lo aveva fatto per dargli
una risposta, ma perché era…nuda.
Appresa
quella verità alquanto imbarazzate, si
apprestò subito a recuperare la coperta sul letto e
mettersela a dosso.
Sorrisi
ancora e ricordai tutto.
Ero
uscita come al solito con Puck,
scommettendo chi si sarebbe portata a
letto qualcuna.
Si
coprii a mala pena gli occhi, tenendo
saldamente il lenzuolo tra le mani.
Oddio
mi ero fatta una pudica?.
-Oh,
andiamo questa non e mica la prima volta!-
mi alzai, raccogliendo dal pavimento i miei indumenti intimi per
coprirmi e
sedermi di nuovo sul letto.
-No.-
sorrise timidamente prendendomi per un
braccio attirandomi di piu’ a sé.
-E
solo che ieri abbiamo fatto cose che…-
lasciò il discorso a metà, facendo vagare il suo
sguardo sul mio corpo ed
infine sulle mie labbra piene.
Deglutii
quando mi resi conto che la rossa
non se ne sarebbe andata facilmente.
Cristo
magari vuole il mio numero e vuole
che ci sentiamo in questi giorno.
Scappa
Santana scappa!.
Feci
un sorriso di circostanza dirigendomi
nel bagno, che era proprio accanto alla stanza da letto.
-
Scusa, ma non ricordo nemmeno il tuo nome!.-
alzai di più la voce per farmi sentire da lei, mentre girai
la manopola della
doccia.
-Sei
simpatica.- scoppiò a ridere e me lo
ritrovai appoggiato allo stipite della porta del bagno con in dosso
solo il
lenzuolo del mio letto.
-Ehm…già.-
Mi liberai delle reggiseno e la
mutandina di pizzo nero.
-Scommetto
che e stato questo che ti ha
conquistato ieri.- gettai tutto fuori dalla doccia, cercando di avere
un tono
serio e deciso, per evitare che capisse che non sapevo di cosa diavolo
stesse
parlando.
Quindi
mi rilassai sotto il forte getto d’acqua
calda.
-Non
solo quello.- la sentì ridacchiare.
Rimasi
in silenzio finché gli chiesi di
passarmi un asciugamano avvolgendomi e uscendo dal bagno.
-Ascolta,
io…-
Com’è
che si fanno questi tipi di discorsi?;
è stato bello scopare ma non voglio vederti piu’?.
No,
decisamente non ero brava come sempre.
Solo che almeno le altre volte avevo avuto il buon senso di non
portarmele a
casa. Di solito sgattaiolavo via
nel
cuore della notte mentre loro dormivano nei loro letti.
Sospirai,
mentre me la vedi passare davanti agli
occhi e infilarsi anche lei sotto la doccia gettandomi il lenzuolo sul
viso,
quando lo spostai, non potei non notare il suo fondoschiena tondo.
Scossi
la testa.
Ritornai
in me così ne approfittai per andare in cucina per bere un
po’ di caffè freddo
nel frigo.
La
porta si aprì, e una ragazza dai lunghi
capelli biondi, e gli occhi azzurro chiaro comparve
nell’appartamento.
-Non
puoi immaginare che traffico che c’è in
citt…- si ammutolì di colpo vedendomi avvolta nel
gran telo di spugna,
sgranando gli occhi.
Mi
sembrò per un attimo che la sua pelle,
divenne ancora piu’ chiara.
-Sei
disgustosa. - Incrociò le braccia al
petto gettando le chiavi sul divano avvicinandosi di qualche passo a me.
-Non
ci credo, adesso te le porti a casa?.-
Inarcò un sopracciglio continuando a fissarmi.
Mi
passai una mano sul petto proprio sul
cuore.
-Oh,
quando la tua migliore amica ti dà il
buongiorno così e sempre bello iniziare la giornata.- dissi
ironica.
Quell’ironia
che a lei dava tanto fastidio,
e che non riuscivo a non usare in qualsiasi situazione.
-Potresti
almeno avvisarmi?.-
Sentì
un rumore provenire dal bagno e subito
dopo la rossa mozzafiato comparve sulla soglia della porta della cucina.
-Avvisarti
di cosa?. – mi chiese aggrottando
le sopracciglia.
-Lei
chi è?.- insistette sistemandosi per
bene la gonna che
adesso indossava e che
io abilmente gli avevo strappato di dosso la notte prima.
Brittany
sorrise, rivelando sulla sua
guancia destra una fossetta adorabile.
-Bambolina,
io sono…- si voltò verso di me,
cercando conferma.
Annuii
non capendo molto, ma non poteva
andare peggio di così.
-Sono
la sua ragazza, e se entro trenta
secondi non sparisci dalla mia vista le mie mani che strappano i tuoi
“meravigliosi” capelli rossi, saranno gli ultimi
ricordi che avrai.-
Capì
subito che la rossa era tutta
apparenza, perché dopo quelle parole, imbarazzata
e rossa in volto scappò via
chiudendosi la porta alle spalle, cercando di demolirla.
Ci
fu qualche minuto di silenzio prima che
lei ricominciasse a parlare.
-Sei
in de…_
Non
gli diedi nemmeno il tempo di finire che
gli urlai;
-Mi
hai salvato!.- Chiusi la mano a pugni
alzandola in alto.
-E
proprio una bella giornata, Puck e Quinn
dovranno pagarmi per aver vinto la scommessa.- sul mio voltò
spuntò un sorriso
compiaciuto e malizioso.
-Cos’era
la numero sei solo in questa
settimana?.- chiese cercando di trattenere una risata.
-Barbie,
non c’è nulla da ridere. Questa
settimana sono in testa, e Puck non potrà superarmi se non
prenderà la briga di
liberarsi di quello scoiattolo morto che si ritrova sulla testa.-
Vidi
che non poté piu’ trattenersi, e si
liberò in una risata cristallina.
-Potrei
entrare anch’io in questo simpatico
gioco?.- chiese curiosa, liberandosi poi, finalmente, del capotto.
-NO!.-
mi resi conto che avevo alzato la
voce di tre quarti piu’ del solito.
-Voglio
dire, mia cara amica etero questa
competizione e per chi si fa piu’ femmine. E come vedi, non
puoi partecipare. -
presi un lungo respiro profondo, cercando di far diminuire i battiti
del cuore.
-Oh,
ma così non vale. – si finse offesa
mettendo il broncio.
-Non
si può fare un’eccezione per me?.- sorrise
e il suo volto si illuminò. –Voi le ragazze ed io
i ragazzi.-
-No,
Britt.- l’ammonii, serrando la
mascella. – E una cosa tra me e Puck.- aggiunsi,quando mi
accorsi che il mio
tono era diventato gelido e duro.
-Poi
tu stai frequentando Finn.- Deglutii.
–E un bravo ragazzo, e non rovinare tutto Barbie.- Gli feci
l’occhiolino,
sorridendo.
-Puoi
starne certa, San. Scommetto quello
che vuoi, che durerò di piu’ io con lui che tu con
questa storia di farsi tutto
quello che si muove.-
Finsi
di fare una risata, poi ritornai
seria.
-Così
mi offendi. Io non mi scopo tutto
quello che si muove.- feci una pausa. –Solo le belle ragazze,
come vedi.-
scoppia a ridere, tornando di nuovo nella mia camera da letto.
Presi
dall’armadio il primo jeans e maglia
bianca, giusto per darmi un contegno davanti a Brittany. E quando poi sistemai il
letto, ritrovando
sotto al cuscino una mutandina rossa, che non mi apparteneva mi
ritrovai la
bionda impossessarsi della mia sedia, proprio accanto alla scrivania.
-Cos’è
la tua tattica e ; facciamo ubriacare
una ragazza e portiamocela al letto?.- accavallò le gambe, e
io dovetti
distogliere lo sguardo scuotendo la testa, evitando di immaginare la
mia
migliore amica strusciarsi contro di me.
-Credi
che ci siamo bisogno di farle bere?.-
mi finsi sorpresa. –Ma mi hai vista?.- poggia il cuscino al
suo posto e
soddisfatta contemplai il mio letto in ordine.
-Tu
e Puck siete fatti con lo stampino.- Si
morso un labbro per non ridere. –Fate innamorare di voi
povere e ingenue
ragazze, con lo scopo di portarvele a letto.- Sospirò
passandosi una mano nei
suoi meravigliosi capelli biondi.
-Ma
ci sarò qualcuno che vi farà perdere la
testa a voi due.-
-Tu
sarai lì con noi quando piangeremo per
amore?. Ti prego dimmi di si, Barbie.-
Scattò
dalla sedia.
–Tu
e la tua dannata ironia Santana.- mi
voltò le spalle e la vidi scomparire nella sua stanza.
Mi
gettai sul letto, mandando in malora il
lavoro di prima, osservando il soffitto chiudendo gli occhi.
Lì
riaprii di colpo.
Ma
che numero sei, quella era la numero
dieci.
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Capitolo 2 *** Discoteca. ***
-Così
gli dico; Non ricordo nemmeno il tuo
nome e lei mi risponde lo sai?, sei davvero simpatica.-
Bevvi
un lungo sorso di frappé alla vaniglia
cercando di non ridere, vedendo Puck poggiare i gomiti sul tavolo del
piccolo
bar per poi sporgersi verso di me incuriosito.
-Tutto
questo dopo che te la sei fatta?.-
-Già,
ma dovevi vederla era…- mi azzittì di
colpo vedendo le occhiatacce di Quinn e Brittany puntare proprio me.
-Oh,
Puck sono argomenti che non interessano
a…-
Parò
la mano davanti ai loro visi, come per
dire;
Non
fregartene di loro e continua.
-Io
voglio i dettagli, dannazione!.- Imprecò
il ragazzo infastidito.
-Freni
i bollenti spiriti, pervertito!.-
S’intromise Quinn con la sua voce melodiosa e allo stesso
tempo tagliente come
un coltello.
-E
vai a farti una doccia fredda!.- sbottò
Brittany.
-Se
apro bocca e molto probabile che prende
fuoco il bagno che Noah calmi i suoi bollenti spiriti.- afferrai con i
denti la
cannuccia per poi giocarci con la lingua assumendo
un’espressione di finta
innocenza.
Lo
vedi gettarsi contro lo schienale della
sedia, toccandosi la fronte.
-Questa
volta hai vinto tu Lopez, ma la
prossima volta…-
Quinn
con espressione disgustata poggiò la
tazzina di caffè sul tavolo ormai vuota, sembrava che
volesse aggiungere qualcosa
ma non lo fece.
-Io
vado.- sospirò. –Voi due già mi avete
nauseato abbastanza.- disse con tono scherzoso, per poi alzarsi dalla
sua
sedia, poggiando li conto sul tavolino.
-Ma
vi voglio bene lo stesso.- baciò tutti
sulla guancia, ancheggiando con eleganza fino all’uscita del
bar.
Brittany
la seguì ma solo per rispondere al
cellulare. Sbuffai quando mi resi conto che era Finn.
Incrociai
le braccia al petto, sprofondando
nella sedia di legno.
-Un
uomo queste cose le capisce!..- esordì
all’improvviso il bruno, annuendo.
-E
piu’ facile che tu e lei fate sesso, che
Finn riesca a stare con Brittany per piu’ di un mese.-
A
quelle parole, scattai dalla sedia
spalancando gli occhi.
Io?.
Brittany?. Sesso?.
-Ma
come ti vengono in
mente queste cose?. Il tuo
cervellino e forse andato in vacanza lasciando una scimmia, il compito
di
pensare al posto tuo?!.- Gli accarezzai la guancia, assumendo un
espressione
comprensiva e dolce.
–No,
sei stupido di natura.- il tono divenne acido e la mia mano
colpì la sua testa.
-Hey,
mi fai male!- chiuse gli occhi
massaggiandosi il capo.
–Reagire
così a delle semplici parole.-
aggrottò le sopracciglia ammutolendosi di colpo.
-Di
cosa state parlando?.- Brittany comparve
di nuovo, sedendosi al suo posto con un sorriso grande quanto un casa.
-Di
cosa stiamo parlando?.- Fece eco con
un sorriso beffardo
sul suo volto.
-Del
fatto che impazzirei alla viste di due
donne che fanno sesso e stavo facendo un esempio. Voi due.-
Sospirai
indifferente. –A volte e in questi
momento che mi chiedo; ma come fa a essere il mio migliore amico?.-
-No
davvero.- Non l’avevo mai visto così
serio.
-La
vista di voi due che….- la voce divenne
profonda e rauca, catturando la mia attenzione.
-Le
vostre labbra che si sfiorano, le mani
che si intrecciano…-
M’irrigidii
sulla sedia, cercando di non far
trapelare nulla dalla mia espressione.
-I
vostri corpi che si allacciano…il fatto
di assaporare il profumo dell’altra.-
Avevo
paura di voltarmi verso Brittany e
vedere sul suo volto un espressione disgustata, invece la vidi
interessata
tanto quando me alle parole di Puck, con le labbra piegate
all’insù’.
Trattenni
il fiato.
-Oh,
ho capito vuoi distrarre Santana e
vincere la competizione della settimana prossima.-
Accavallò le gambe in un gesto tanto quotidiano
che sexy .
Scossi
la testa scacciando quelle immagini
della mia mente.
-Non
preoccuparti Barbie tu non mi distrai
mica.-
Ecco,
mi toccava anche mentire
spudoratamente alla mia migliore amica.
-E
tu sei un imbecille, Puck.-
Quest’ultimo
scoppiò a ridere rilassandosi
sulla sedia.
-Lo
so che non vedrò mai questo momento.- Mi
fissò e colsi una strana luce nei suoi occhi.
-Quindi
lasciatemi pure sognare ragazze.-
-Io
invece penserei di piu’ a non perdere
punti con quel coso che ti ritrovi in testa.- Sbuffai, fingendomi
stizzita.
-Così
e una gara vinta. A me non piace
vincere facile.-
Lo
sentì borbottare sottovoce.
-Pensa
a te Santana!.- Si alzò in piedi con
il petto in fuori e il mento sollevato, con sguardo di sfida.
-Stasera.
Io e te. Discoteca. –
Alzai
gli occhi al cielo.
-Evita
di parlare come un uomo delle caverne
e spiegati meglio.-
-Più’
chiaro di così?.- curvò le spalle, e
perse subito il suo atteggiamento da super Puck.
-Quale
miglior posto per rimorchiare tante
belle ragazze?. In discoteca. Adesso ti e piu’ chiaro
Libanese?.-
-Mi
sento così esclusa da questo gruppo, che
sta sera voglio venire anche io..- Protestò la bionda
imitando la posizione di
Noah di poco prima.
-
Insieme a Finn.-
Oh,
fantastico.
-Britt…-
-Ma
certo!.- M’interruppe il moro. –Fa
venire anche lui, sono sicuro che ci…- si morso il labbro
cercando di
trattenere una risata, per poi fissarmi.
-Ci
divertiremo un mondo.- Non c’è la fece
piu’ e scoppio in una fragorosa risata.
Ho
bisogno di sfogarmi, di staccare la
spina, di vincere questa maledetta sfida di stasera e non pensare che
ci siano
anche Brittany e Finn.
Entro nel locale strizzata in un cortissimo vestito nero, un
paio di tacchi
12 e i capelli sciolti e mossi.
Io e Puck ci separammo da i piccioncini appena arrivati..
Andai
al bancone, ordinando una Vodka liscia, sedendomi
su uno degli sgabelli.
Okay,
come promesso, mi farò così tante ragazze
da dimenticare il mio nome, ballerò così tanto da
scordare la strada di casa,
berrò così tanto da non poter camminare con le
mie gambe.
Una
canzone dance retrò martellava da un
sistema audio all’avanguardia e faceva vibrare le pareti del
locale alla moda.
Il
fumo di sigaretta addensava l’aria.
L’alcool sgorgava dal bar che occupava un intero lato del
locale.
C’erano
specchi ovunque, sulle pareti enormi e
sul soffitto.
Divani
di velluto rosso e tavolini in vetro.
Luce stroboscopiche roteavano, sulla pista da ballo.
Ero
seduta all’estremità del bancone, bevendo
il mio terzo bicchiere di vodka quando voltandomi notai una ragazza
suoi
vent’anni con un vestito nero, che aderiva perfettamente alle
sue curve, e
grandi occhi chiari.
Accenno
un sorriso nel
vedere che mandò giù tutto il drink in
pochi minuti.*
Dovresti
andarci piani. Giornata pesante?.
Rise,
scuotendo la testa e portando i
suoi lunghi capelli
corvini dietro alle
spalle.
-Ho
voglia di divertirmi e non pensare a
nulla.- dice,
facendo un sorriso
leggermente malizioso, prima di ritornare al secondo dei suoi cocktail.
-E
tu, Sconosciuta?. Ho visto che hai bevuto
tre bicchieri di vodka in pochi minuti. Sbaglio
o anche tu hai avuto una giornata da dimenticare?-
Certo
che ho da dimenticare qualcosa, ad
esempio che Brittany e lì con il suo
“adorato” Frankenstein e che…
Appoggia
un dito sul bordo del bicchiere e
lo accarezza, lentamente, guardandone il liquido ambrato contenuto
all'interno.
Oh,
santo cielo.
Lasciò
a metà il Long Island e, dopo
avermi preso per mano, mi trascinò in pista.
Cominciò
a muoversi lentamente, lasciando che
i lunghi capelli neri le accarezzassero la schiena.
Quando
si avvicinò a me, cominciammo a
ballare, facendo strusciare i nostri corpi.
Sentì
il mio respiro riscaldare il suo collo,
le sue mani sul mio corpo, gli occhi di mezza discoteca addosso.
E
poi feci ciò che volevo fare dal primo
momento in cui i nostri sguardi si erano incrociati.
La
baciai.
Non
abbozzò nemmeno una timida protesta,
quando la mia bocca si chiude sulla sua, dapprima con fare esitante,
aspettandomi in seguito una qualche obbiezione. E quando non
né incontrai
nessuna, presi controllo delle sue labbra, cosi come tutti i suoi sensi.
A
un tratto la musica cessò e la discoteca
si riempì di urla, fischi di approvazione e applausi.
Mi
staccai dalla ragazza, voltandomi dall’altra
parte del locale.
Spalancai
gli occhi dalla sorpresa, quando
vidi Brittany ubriaca fradicia ballare sul bancone del bar, mentre
un’orda di ragazzi
allungavano le mani per toccarle le gambe o semplicemente ammirarla.
Mi
guardai attorno in cerca
di Finn o Puck, non pensandoci due
volte a piantare in asso lì la mora.
Nessuna
traccia.
Potevo
capire Noah che probabilmente sta sera,
avrebbe vinto la sfida.
Ma
Finn?.
Dove
diavolo era mentre la sua ragazza dava spettacolo circondata da un
miliardi di maschietti?.
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Capitolo 3 *** Oh, il Gin. ***
-Largo, largo. Fatemi passare.- urlo
mentre cerco di
arrivare a Brittany.
Mi sento spingere da qualcuno e poi
una mano posarsi sul mio
sedere, mi volto ma ci sono troppi ragazzi per capire chi prendere a
schiaffi.
Rabbrividisco al pensiero che un
maschio mi abbia sfiorato,
ma ritorno in me quando mi accorgo che a furia di spintoni sono
arrivata sotto
il bancone.
La musica riparte ed io sono
obbligata a urlare.
-Britt!. Cosa diavolo stai facendo?.
Scendi da lì.-
Continua a ballare non degnandomi
nemmeno di uno sguardo. E
quando muove il bacino piu’ sensuale del solito, un boato
echeggia per tutto il
locale.
Deglutisco e devo fare uno sforzo
enorme per non unirmi a
quelle urla e oltretutto sento che la vodka sta per salire, tanto che
probabilmente tra qualche minuto sarò brilla. Ma non e mica
un male.
L’importante e non bere altro.
Sospiro ritornando
all’attacco.
-Barbie, giuro che se non scendi da
lì io…-
Vengo interrotta da un coro da stadio
che mi incita a salire
sul bancone insieme alla bionda. Mi volto verso tutti.
-Scortatevelo branco di trogloditi!.-
Riesco a farli zittire per qualche
secondo.
-Adesso puoi scendere!.- ripeto per
l’ennesima volta
esasperata.
Chiudo gli occhi passandomi una mano
sul volto, e sussulto
quasi quando sento piu’ di un paio di mani sollevarmi.
Li riapro di colpo, ritrovandomi sul
bancone insieme a
Brittany.
-Oh, Santana ci sei anche tu!.-
esclama alzando la voce piu’
del solito, strascicando alcune parole.
-Sapevo che saresti venuta alla mia
festa.- si volta verso
la folla alzando la mano per poi urlare un;
-Wooo!.-
Tutti la seguono a ruota imitando le
sue mosse.
-O santo cielo.- borbotto sottovoce.
–Cosa diavolo hai
bevuto?.-
-Mh, non ricordo.- scoppia a ridere e
poi si avvicina a me
come se volesse raccontarmi un segreto.
-Forse sono ubriaca.- ride
silenziosamente, posandomi una
mano sulle labbra.
-Ma non dirlo a nessuno!.- sussurra.
La afferro per mano e sembra che quel
gesto faccia andare su
di giri tutti i maschietti, ma non gli do nessuna importanza.
-Ecco, sei ubriaca.- alzo gli occhi
al cielo. –Perché hai
bevuto cos’ tanto?. Lo sai che non lo reggi
l’alcool. Ricordi quando alle
superiori hai vomitato addosso a Rachel Berry?.- sospiro.
-Forse e meglio se torniamo a casa.-
cerco di trascinarla giù
ma sembra inchiodata alla superficie di legno.
-Oh, non rovinarci il party San!.
– impunta i piedi atterra
come una bambina viziata che gli e stato, appena, negato un giocattolo.
Inarco un sopracciglio e parte la
canzone preferita della
bionda. S&M
di Rihanna.
-O MIO DIO!.- spalanca gli occhi e
sulle sue labbra spunta
un sorriso di gioia.
-Io amo questa canzone!.- incominci a
muoversi a tempo di
musica.
-I
Know i
may be bad but i’m perfecty good at it.- canta carica di
malizia, avvicinandosi
a me.
-Na-na-na-come on!.- mi guarda negli
occhi rimanendo vicina
alle mie labbra.
-Come on!- urlano tutti in coro.
Poi mi volta le spalle e con il fondo
schiena accarezza le
miei parti basse, scendendo piu’ giù e risalendo
con un movimento secco e sexy.
Fischi di approvazione e urli
eccitati riempiono la
discoteca.
L’afferro per un braccio
costringendosi a voltarsi, accade
così velocemente che la bretella del suo reggiseno cade
giù.
-D’accordo Barbie hai fatto
il tuo dannato balletto adesso
possiamo andare!.- dico a denti stretti, esercitando una pressione
eccessiva
sul suo polso.
Sono furiosa con lei, con me con
questo branco di cretini
che ci stanno osservando.
Mi fissa per un attimo con
espressione smarrita, liberandosi
della mia stretta.
-Così mi fai male San.- si
massaggia i polsi poi scoppia di
nuovo a ridere.
-Hey fate bere la ragazza!.- urla
qualcuno tra la folla.
-Forse si scioglierà di
piu’ e la smetterà di rovinarci la
festa.- concordò qualcun altro.
-Si, è una tale noia la
mora.-
Mi avevano appena detto che ero
noiosa?. Io?. Santana
Lopez?.
Questo è troppo. Mi lascio
sopraffare dalla mia parte non
razionale chiedendo al barista una bottiglia di Gin.
Gin puro.
A quelle parole le urla di
approvazione che erano tutte per
Brittany, adesso, erano
per me.
Portai la bottiglia alle labbra,
contando fino a tre prima
di bere.
No, forse conterò fino
cinque o dieci.
A un tratto, il dj stoppò
di nuovo la musica e dal microfono
urlò.
-Giù, giù,
giù, giù.-
In pochi secondi tutti lo seguirono.
-Ti vogliamo vedere finire quella
dannata bottiglia; giù,
giù, giù.-
La stessa voce di prima, che incitava
tutti a darmi
coraggio.
Chiudo gli occhi e poggio le mie
labbra sulla bottiglia. Non
so per quanto posso resistere, so solo che la gola brucia e il mio
fegato e
pronto per lasciarmi.
Continua a bere finché non
sento piu’ nulla scendere. Getto
la bottiglia tra la folla, per poi pulirmi la bocca con il palmo della
mano,
non riesco nemmeno ad aprire gli occhi.
Ho bisogno di qualche secondo o
minuto; so solo che
posso farcela e che non cadrò dal
bancone.
Deglutisco, facendo una faccia
disgustata accasciandomi un
po’ giù.
Mi rialzo ben eretta spalancando gli
occhi.
-Wooooo!.- urlo alzando tutte e due
le braccia.
-E qui la festa?!.- gettando anche le
scarpe tra la folla.
La musica riparte e il dj dal
microfono urla un sì, insieme
a tutto il locale.
-E QUI LA FESTA!?.- ripeto con lo
stesso tono ridendo di
gusto.
Ottengo la stessa risposta di prima
con maggiore energia.
Brittany mi ruba di nuovo la scesa
alzandosi leggermente il
vestito e continuando a ballare come una forsennata.
Mi precipito a coprirla e questo
manda ancora piu’ fuori di
testa i ragazzi.
-Vogliamo un bacio!.-
-Bacio. Bacio. Bacio…-
Sorrido sorniona.
-Oh no!.- alzo le mani ammonendo
tutti. –Voglio dire lei e
la mia migliore amica e non potrei mai…-
-Quando ti hanno incitato a
bere…- si passa una mano tra i
capelli, gettando all’indietro una ciocca ribelle che le
ricade sull’occhi
destro.
-Hai bevuto un’intera
bottiglia di…oh, non ricordo. Ma l’hai
bevuta. – incrocio le braccia al petto corrugando le
sopracciglia.
-Adesso che t’incitano a
baciarmi non lo fai?. – sbuffa.
Poi la vedo barcollare, prontamente
l’afferro attirandola di
piu’ a me.
Mi gira la testa quando per un attimo
i miei occhi
incrociano i suoi. Poggia le mani sulle mie spalle avvicinando il suo
viso al
mio.
-Sei una tale noia San…-
soffia contro la mia bocca.
Chiudo gli occhi, sentendo le sue
labbra sulle mie.
Credo che percepisca la mia brama dal
modo in cui gli stingo
i fianchi, si struscia contro di me, fa in modo che le nostre lingue si
sfiorino.
Aggancia le braccia attorno al mio
collo facendo
surriscaldare il tutto.
Faccio salire la mia mano un
po’ piu’ su. Mi avvicino al suo
collo, baciandolo e succhiandolo.
Siamo solo noi due
nell’ascensore. Solo noi due e il desiderio,
allora mi muovo veloce.
Un minuto prima e lei che mi bacia, e
un minuto dopo sono io
che la immobilizzo contro la parete. Con le braccia sopra la testa con
il mio
corpo che preme contro il suo.
La bacio e la mia lingua va oltre le
sue labbra, esplorando
e accarezzando la sua bocca.
Allento la presa su i suoi polsi e le
mie mani scivolano su
i suoi fianchi.
La porta dell’ascensore si
apre, impaziente cerca le chiavi
di casa che ha nella borsa trascinandomi poi dentro il nostro
appartamento.
Continuiamo a baciarci fino ad
arrivare nella mia camera. Mi
spinge sul letto per poi ritrovarmi, non so come già nuda.
Ma così non va bene, lei
ha il piacere di vedermi senza
vestiti, ed io?. Anch’io voglio avere quel piacere.
Incitata dai suoi occhi, abbasso la
cerniere sul fianco e il
vestito scivola sul pavimento, rimanendo solo con un
minuscolo perizoma allacciato su i due lati
da due fiocchi e un reggiseno, che cercando il gancio, mi appreso
subito a
togliere.
Il mio sguardo l’esplora
tutta. Poso le mie mani su i suoi
fianchi per attirarla vicino, per poi prendere i fiocchetti tra le
dita, la
sento sussultare quando riesco a sciogliere entrambi i nodi insieme,
liberandola dall’ultimo pezzetto di stoffa.
Mi guarda con malizia, sedendomi
sopra di me, bloccandomi i
polsi con le sue mani ai lati del mio capo.
Ma non sono di certo abituata ad una
posizione del genere,
in un nano secondo ribaldo la situazione.
Poi gli faccio divaricare leggermente
le cosce, sistemandomi
con il viso tra loro per baciarla nel modo piu’ intimo
possibile.
Qualcuno che non conosce le buone
maniere, insiste nel
suonare il campanello in modo alquanto fastidioso.
Decido che se aspetto qualche altro
minuto va via, ma ho
torna continua imperterrito a bussare.
Scatto dal letto e devo risedermi
subito, quando mi accorgo
che qualcosa mi ha trapassato il cervello.
Ah no, e solo un mal di testa atroce.
Un brivido mi percorre tutte il
corpo, e mi accorgo di
essere nuda.
Mi lamento e cerco qualcosa per
coprirmi alla fine decido di
farlo con il lenzuolo che ho sul letto.
-Arrivo!.- sussurro, quando bussa per
l’ennesima volta.
Faccio scattare la serratura e mi
ritrovo davanti Noah con
un sorriso grande quanto una casa, nella mano destra due cappuccini e
nell’altra
un sacchetto bianco.
-Ma buongiorno raggio di sole.- usa
il suo solito di tono di
voce. Quello da; e bello prenderti per i fondelli.
-Potresti parlare piu’
piano?.- sobillo tra i denti
tenendomi la testa tra le mani.
-Ho portato la colazione alla mia
perdente preferita.- dice
non dandomi retta.
Senza chiedere il permesso entra in
casa poggiando il tutto
sul tavolo per poi gettarsi sul divano, poi il suo sguardo vaga su
tutto il mio
corpo.
-Perdente?.- faccio eco stringendomi
di piu’ nel lenzuolo
comprendomi il piu’ possibile.
Si alza spalancando le braccia.
-Perché e tutti buoi qui?.
Su apri le finestre, fa respirare
questa casa, fa entrare la luce.-
-Fermati, ho mal di testa e non
voglio avere nessun contatto
con il mondo esterno.-
-D’accordo perdente. Come
vuoi.-
-La smetti di chiamarmi
così?.-
Per un attimo mi ricordo chi sono,
come mi chiamo, dove sono
e del fatto che il giorno prima sono andata a ballare.
La sfida. Ma certo, mi chiama
così perché avrò perso la
sfida.
Io non mi sono fatta nessuno e lui
chissà come mai sì.
Corro da lui.
-O santo cielo Puck!.- esclamo
allarmata.
-Non ricordo nulla.- deglutisco a
fatica. –Non ricordo
nulla.- ripeto afferrandolo per il colletto della camicia.
-COSA DIAVOLO E SUCCESSO IERI SERA?.-
|
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Capitolo 4 *** So cosa hai fatto la scorsa notte. ***
Mi fissa per un attimo con
espressione neutra, per poi
mordersi il labbro.
-Calmati Santana.- fa delle strane
smorfie con il volto
cercando di non ridermi in faccia.
-Tu davvero non ricordi nulla?.-
chiede inarcando un
sopracciglio, lo guardo smarrito e lui diventa serio.
-D’accordo.- sospira.
– Voglio dire e tipico di te. Ti
ubriachi come un tedesco all’Oktoberfest e poi non ricordi
nemmeno come ti
chiami.- scuote la testa facendomi sedere sul divano e fa lo stesso
anche lui.
-No, non andiamo bene Lopez. Proprio
no. Dovresti smetterla
di bere e fare sesso così per sport.-
Per un attimo ci fissiamo negli occhi
scoppiando in una
fragorosa risata.
-Come no!.- esclamiamo in coro.
Di colpo divento seria e lui continua
a ridere, come se
sapesse qualcosa che io non so.
-Parla estùpido.-
Non dice una parla, si alza dal
divano afferrando un
bicchiere appoggiandosi alla tavola.
-Senti questa; sta per rimorchiare
una, quando la musica si
ferma e un boato echeggia per tutto il locale.- incomincia a dire
sorseggiando
il cappuccino.
-Mi dico; cosa diavolo sta
succedendo?, chi ha interrotto il
mio corteggiamento con questa bellissima ragazza?.- beve un altro
po’ e la mano
libera se la infila in tasca.
-Mi volto e…possa
prendermi un colpo quando vedo una bionda
e una mora baciarsi così intensamente, cos’
appassionatamente da venire nei
pantaloni e chiedere a qualcuno la sigaretta per la grandissima scopata
che mi
sono fatto vedendole.- sorride lasciando il bicchiere a
mezz’aria.
-O Dios
mìo, sei disgustoso
Puck.-
-Aspetta che finisco la storia.- si
lecca le labbra sicuro
come non mai.
-La mora poi trascina
l’altra giù dal bancone e spariscono
dietro la porta dell’uscita del locale.- fa un ultimo sorso
finendo tutto, per
poi incorniciare le braccia al petto con aria di sfida.
-Poi sono ritornato alla
“mia” ragazza e mi ha fatto uno di
quei servizietti che nemmeno immagino Lopez .-
Si stacca dalla tavola facendo
qualche passo verso di me.
-Morale della bella storia Santana?.
Che io ho scopato e tu
sei andata via con Brittany.-
Il mio cervello e così
sovraccarico di informa zio che per
un attimo, giuro, che lo sento esplodere nella testa come una bomba
atomica.
Non so per quando tempo resto a
fissare il vuoto, so solo
che mi vedo sventola la mano di Noah davanti agli occhi.
-Me acuerdo de
todo.-
sussurro a me stessa, deglutendo a fatica.
-Mi ricordo di tutto.- ripeto di
nuovo.
-Oh.- è sorpresa e sembra
quasi che la sua espressione si
sia addolcita ma dura un attimo.
-OH!.- urla carico ci malizia.
-Vuoi dire che tu e…-
Alzo la mano destra parandola davanti
alla sua bocca.
*Flash back *
Cade sfinita sul letto ed io non
posso non fissarla, ancora,
con brama. Apre gli occhi e continua a sorridere malizioso. Si mette a
sedere
anche lei come me impedendo alle mie labbra di raggiungere le sue, per
chiuderle in un bacio.
Indietreggia, sempre di
piu’, facendo innervosirmi. Sbuffo e
mi alzo per poi afferrarla per un braccio e attirandola di
piu’ a me, riuscendo
a baciarla togliendogli letteralmente in fiato, tanto che la sento
ansima
contro io mio viso, dopo solo un bacio.
Mi sfugge e corre in cucina,
incitandomi con un dito a
seguirla. L’afferro di nuovo e le mie mani scendono
piu’ giù fino a percorrere
delicatamente di nuovo la schiena per afferrare i glutei con forza e
sollevarla
sul tavolo.
Mi sistemo tra le sue gambe, senza
interrompere il nostro
bacio.
La sento sussultare dal piacere sotto
le mie dita per poi
trovarsi a venire, aggrappata letteralmente al mio braccio, quasi fosse
un
koala artigliato a un albero di eucalipto.
Geme e mugolo come una gattina,
sentendo il suo respiro
sull’orecchio, mentre aumento il ritmo.
Spalanca gli occhi, urlando
letteralmente aggrappandosi poi
al mio collo per non cadere dal tavolo.
*Fine
flash back.*
-Mierda!.-
deglutisco. –Dos
veces , Puck.
Due
volte. L’abbiamo fatto due volte.-
mi
passo una mano sul viso incredula.
Lo sento ridere mentre mi da una
pacca affettuosa sulla
spalla, poi lo sento lamentarsi e alzare le braccia in aria.
-Cristo!. Ho perso, di nuovo.
–
Lo sento imprecare sotto voce
borbottando qualcosa che ha
che fare con l’inferno, io e non so cos’altro.
Sospira. –Questo significa
che Brittany e nel tuo letto
stanca e nuda…-
-NO!.- trattengo il respiro.
–Adesso andrò nella mia camera
e lei non ci sarà, perché e stato tutto un sogno,
non ci siamo baciate e cosa
piu’ importante non abbiamo fatto sesso. Per due volte di
fila.- dico tutto
d’un fiato e sento che sto quasi perdendo la calma.
-Ragazzi potreste abbassare la voce?.
Ho mal di testa.-
Sulla soglia della cucina compare
Finn, vestito come il
giorno prima i capelli arruffati e la faccia di uno che e stato appena
schiacciato da un camion.
Si tiene il capo tra le mani,
smarrito e confuso.
-Ho dormito male, e non solo
perché ero ubriaco fradicio
ieri.- si accomoda sulla sedia approfittando della colazione che ha
portato
Noah addentando un cornetto.
-Ma anche per chè hai
fatto urlare la ragazza che ti sei
portata a casa per tutta la notte.- sorride tenendo gli occhi chiusi.
-Cioè i miei complimenti
ma diamine eravate insaziabili.-
ride.
-Oh.- riesco a dire.
-T…ti chiedo scusa,
allora.- boccheggio in cerca di aria
fissando il mio migliore amico.
Scuote la testa parandosi una mano
davanti alla bocca. Sta
per caso cercando di non scoppiare a ridere?.
Io lo uccido, con le mie mani. Lo
ammazzo.
Finn si guarda intorno finendo in un
sol boccone la
colazione.
-A proposito ma la mia fidanzata
dov’è?.- si tocca la tempia
con la mano. – Insomma non ricordo nemmeno come sono arrivato
qui, spero che
stia bene. Immagino che sia tornata con te Santana. Oh, che fidanzato
del
cavolo che sono.-
Non me la sento di interrompere il
suo monologo così lo
fisso attentamente cercando mentalmente le parole giusto.
-Forse…-
Vengo interrotta da una melodiosa
voce femminile uscire
dalla corridoio e incrociare le braccia al petto coperta solo di una
vestaglia
rossa.
-Puoi dirlo forte che sei un
fidanzato del cavolo Finn!.-
sbotta furiosa Brittany mentre si avvicina a lui con aria minacciosa.
-Cosa diavolo hai fatto ieri sera
eh!?. Ti ho visto!.- lo
punzecchi con il
dito indice sul petto.
-O credi che sia una stupida?.-
Il ragazzo si alza, e la differenza
di altezza e eclatante
ma nonostante sembrano; il gigante e la bambina, lui e mortificato e
curva le
spalle sconfitto.
-No, lo so che non sei stupida. Non
è stata colpa mia.-
Inarco un sopracciglio fissando Noah.
Fa spallucce e noto
che ha la stessa mia espressione confusa.
-L’hai baciata davanti ai
miei occhi!..- lo colpisce con uno
schiaffo e poi un pugno sul braccio.
-La tua adorata fidanzatina del
liceo; Rachel Berry.-
Lui l’afferra evitando che
continui, riuscendoci.
-Ma..ma cosa.- non sa che dire.-Ma
come io…-
-Imbècil.- borbotto sotto voce.
-Hai detto qualcosa Santana?.-
-Si, Finn. Sei un imbecille. Fammi un
favore quando andrà
dal chirurgo per rifarsi finalmente il naso, fatti ricostruire anche
due paio
palle.-
Mi accorgo che me la sto prendendo
troppo. Insomma lui ha
solo baciato quella nasona mentre io mi sono letteralmente scopato
tutta la
notte la sua donna.
Indietreggio con fare incerto, e la
mia maschera da donna
aggressiva e furiosa si sbriciola incrociando lo sguardo di Noah. Lui
l’unico,
almeno così sembra, che sappia tutto.
-Voglio dire è meglio che
Puck vada via ed io con lui. Forse
e meglio che vi…vi lasciamo soli.- il mio sguardo saetta da
una parte all’altra.
Proprio come una che sta nascondendo qualcosa.
Indietreggio ancora e punto la porta
della mia camera per
rivestirmi e correre via da lì.
-Anche se ho dovuto assistere alla
scena di te su un tavolo
ubriaca con un orda di ragazzi al seguito.-
Mi blocco al suono della sua voce
gelida e dura.
O almeno e quello che arriva alle mie
orecchie.
No, sono paranoica.
-E del bacio con Santana.- scoppia a
ridere. –E’ stato
davvero un bel bacio.-
Brittany s’irrigidisce tra
le braccia del suo ragazzo
deglutendo piano.
-Ma ti è andata meglio
poi.- dice rivolgendosi a me. –Hai fatto
urlare quella ragazza come una gattina.-
La bionda si allontana con
delicatezza da Finn, voltandosi
verso di me.
-Cosa fai?.- chiede e un sorriso
spunta sulle sue labbra. –Ah,
poi amore dov’è che hai dormito ieri notte?.-
Do una gomitata a Puck per farlo
smettere di ridere
silenziosamente, ma lo colpisco così forte che si accascia
sul divano tossendo.
Nessuno fa caso alla scena quando
dalla bocca di Brittany
esce un;
-Ehm…ho dormito nel letto
di Santana.-
L’uomo alto due metri si
acciglia.
-Impossibile lei…lei
ha…- indica il corridoio e la porta
della mia stanza con il capo abbassato, non riuscendo a dire una parola.
-Tu!.- mi inchioda con lo sguardo.
-Tu ti sei fatto la mia ragazza?.-
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Capitolo 5 *** Interpretazioni da Oscar. ***
Serra la mascella, le narici si
dilatano e il petto si muove
a scatti.
Sembra che stia per esplodere da un
momento all’altro ed io
incrocio le braccia al petto aspettando quel momento, muovendo
nervosamente il
piede sul pavimento.
E un attimo, un minuto prima e
immobile e un minuto dopo e
pronto per scagliarsi su di me.
Puck prontamente lo afferra da
dietro, bloccandogli le
braccia in una mossa che ha importato a karate.
-Fermo amico.- sibilla tra i denti
–
Vorresti davvero
prendere a pugni una donna?.- chiede con voce che non gli appartiene.
E furioso e lo vedo fremere mentre
cerca di non liberare la
presa e prenderlo a calci nel sedere.
Faccio un passo indietro mentre lo
vedo dimenarsi, Brittany
invece gli si avvicina allungano una mano sul suo volto senza,
però, sfiorarlo.
Sembra calmarsi, quando poi lo tocca
e da posizione
d’attacco ritorna tranquillo.
Sospira, ma Puck non lascia ancora la
presa.
-E tutta colpa mia.- esordisce con
voce flebile a capo
chino. – Si, e colpa mia. Mi hai visto baciare Rachel e hai
voluto farmela
pagare.- scuote la testa e sul volto spunta un sorriso forzato.
-Ma di certo una piccola scappatella
con la tua migliore
amica…insomma eravate ubriaca e…- curve le spalle
in segno di sconfitta e Puck
lascia la presa lentamente non distogliendo lo sguardo nemmeno per un
momento
da lui.
Poi si volta verso di me e un moto di
rabbia l’assale di
nuovo, Noah e pronta a saltagli addosso ma l’ho ammonisco
alzando la mano permettendo
all’omone di due metri di avvicinarsi.
-Tu sei stata una serpe,
però.- stringe i denti e gli occhi
diventano lucidi.
-Ne hai approfittato di lei mentre
era ubriaca, come hai
potuto?.- scuote la testa ed è a due centimetri da me.
-Non hai avuto rispetto né
per lei, che è la tua migliore
amica né per me che sono il suo fidanzato.-
E’ di nuovo pronto per
esplodere d io sono
pronta per sputare veleno.
-Escucha amigo,
invece di prendertela con me e cercare ti trattenerti per non darmi un
pugno.- mi
piazzo sotto il suo naso con aria di sfida.
-Fatti un esame di coscienza e
chiediti perché la tua
donna…-
-Basta.- tuona la voce di Brittany e
un silenzio innaturale
cala nell’appartamento.
Ma dura un paio di secondi; Finn si
agita e lo faccio anche
io. Incominciamo ad alzare la voce e a muovere le braccia.
Puck mi afferra per un braccio mentre
volano insulti in
spagnolo. E costretto a spingermi sul divano ed afferrare con le stessa
mossa
l’altro trascinandolo fuori all’appartamento.
-D’accordo donzelle lui
viene con me. – mi fa l’occhiolino.
–Voi fate le brave.- sussurra sorridendo.
La porta si chiude ed io aspetto
qualche minuto prima di
alzarmi dal divano e farmi vedere dalla mia migliore amica.
Non ho intenzione di dire una parola,
proprio come lei in
tutta la discussione. Mi avvicino al frigo schivandola per prendere
l’acqua e
bere direttamente dalla bottiglia.
-Io non sono come te.-
E così bassa la sua voce
che, per un momento, credo che sia
stato il vento.
Inarco
un
sopracciglio riposando il tutto nel frigo, poggiando poi le mani sui
fianchi.
-Còmo?.-
chiedo trattenendo
il respiro.
-Io non sono me te.- ripete ad alta
voce, forse troppo,
evitando il mio sguardo.
-A me…a me piace Finn
e…-
-O Dios
mìo!.- la
interrompo passandomi una mano sulla fronte.
-Mi starai mica facendo il discordo;
“ non può funzionare
con te perché sono pazza di un altro?”.-
Scuoto la testa incredula.
-Quel discordo l’ho
inventato io.- mi pavoneggio per alcuni
secondi e poi ritorno seria.
-Cioè sono tutte scuse, ma
hai capito cosa intendo.- mi
appresto a precisare subito.
-In ogni caso non farlo Britt. Voglio
dire non c’è ne
bisogno. Scommetto che non te l’ho ricordi nemmeno.-
Deglutisco quando pronuncio quelle
parole, e cerco di non
far trapelare il mio sgomento sul viso.
-Quindi non e successo Barbie.- Mi
stampo un sorriso falso
come la Prada che vendono a Chinatown, per poi prendo dalla tasca il
mio
cellulare componendo il numero di Puck.
Attendo alcuni secondi e sento la sua
voce.
-Hey porta il tuo sedere e quel topo
morto che ti trovi
sulla testa qui.-
Annuisco seguito da un; Mh, quando mi
chiede se e tutto
apposto.
-Certo,porta anche la
bal…Finn credo che lui e Brittany
debbano parlare.- Sto quasi per riattaccare quando lo richiamo.
-Puck!. Ah, si piu’ sexy
possibile sta sera che non sarà
facile vincere la sfida con me.- sorrido e riattacco, per poi voltarmi
verso la
bionda.
-D’accordo il tuo principe
azzurro sta arrivando. Io vado,
vuoi due mi raccomando fate i bravi.-
Mi avvicino dandole un colpetto
affettuoso sul ventre,
sorridendo.
Signori e
signore non andate
via; state per assistere alla premiazione della sceneggiata da premio
Oscar di
Santana Lopez.
[…]
-E’ così facile
stracciarti in queste sfide che ne ho
abbastanza. –
Mi siedo sul divano del salone del
mio appartamento tenendo
in mano un bicchiere di vino bianco. Alla sua vista, Puck non
può non
trattenere una smorfia coprendosi la bocca.
Avevamo passato di nuovo un week-end
da urlo. Immersi nell’alcol,
sigarette e ragazze.
Per tutti i due giorni avevo cercato
di pensare il meno
possibile a Brittany, soprattutto in compagnia di Finn così
colmavo quel
piccolo vuoto che mi si era creato dentro con piu’ femmine
possibili.
E adesso, ormai, lunedì ci
apprestavamo a fare i conti.
-Oh, andiamo!.- si rilassa sullo
schienale, sbuffando.
- Non ero in
forma…e…voglio una rivincita!.- scatta dal
divano fissandomi negli occhi con un sorriso grande quanto una casa.
-Il tuo entusiasmo da bambino, devo
ammetterlo, mi travolge
ma ho sentito quelle parole tante di quelle volte che finirò
per farmi tutte le
ragazze di New York e o cambio città o sarò
costretta a cambiare sponda.-
Riprendo fiato, facendo un altro
sorso di vino poggiandolo
sul tavolino, per poi prendere tra le mani la portata di maiale in agro
dolce.
-E la seconda scelta non se ne parla
proprio!.- combatto per
alcuni secondi con le bacchette cinesi, e alla fine riesco a prendere
un pezzo.
-Quindi no Puck, non avrai la tua
cinquantesima rivincita.
Rasseganti.-
Si lamenta e di malavoglia si allunga
verso il suo pasto
cinese.
-Ma Santana, come ci divertiremo?.
– mi chiede a bocca
piena.
La mia mano parte come un fulmine
colpendogli il capo.
-Idiota. Hai ventisei anni, quando ti
troverai una brava
ragazza?. Una che non duri un giorno.-
A quelle parole scatta dal divano e
per poco non gli vanno
di traverso i ravioli al vapore.
-Cosa diavolo stai dicendo Lopez?!.-
ingoia rumorosamente e
si passa una mano sulla bocca per pulirsela.
-Sei impazzita!?. Tu chi sei?. Cosa
ne hai fatto della mia
amica ispanica?.- scuote la testa fissandomi con gli occhi spalancati,
come se
stesse vedendo un fantasma o peggio.
Mi tocca la fronte e poi scruta il
mio volto in cerca di
qualcosa di anomalo.
Colpisco la sua mano, quando mi tocca
di nuovo il viso.
-La smetti?. – sospiro e
lui intravede la mia frustrazione,
cauto si risiede accanto a me mangiando i suoi ravioli come se fossero
pop corn
intento a vedere un film d’azione.
-Era solo un suggerimento.-
-Ho capito. Hai incontrato qualcuno.
– saltella leggermente
sul divano. –Racconta, racconta.-
-Non c’è nulla
da dire.- lo ammonisco subito.
-Dai, un piccolo indizio.- insiste.
Sto al gioco.
-D’accordo. Ci ho fatto
sesso.-
- Così non vale.
–
Sorrido e approfitto che abbassi la
guardia per alzami e
prendere il nostro cibo cinese per poi buttare le scatole, ormai vuote,
nella
pattumiera.
-Ma ti pare che Santana Lopez si sia
innamorata di
qualcuna?.-
Nemmeno il tempo di rispondere che la
porta si apre.
-Ragazzi!.- Urla Brittany
piu’ sorridente che mai.
-Indovinate?.- mostra la sua mano con
un anello e un piccolo
diamante sopra.
-Finn mi ha chiesto di sposarlo ed io
ho detto si.- continua
a sorridere esaminando l’oggetto che gli avvolge il dito.
-Devo chiamare Quinn
e…Kurt!.-
Mi volto verso Puck ed ha la mia
stessa faccia basita.
Signori e
signore siete
ancora qui vero?, perché state per assistere ad una scena
commovente; Santana
Lopez che colpisce ripetutamente con il suo Oscar la faccia di Finn Hudson.
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Capitolo 6 *** Sono una roccia. ***
-Que hijo de
puta!.-
Sembro un leone in gabbia, mentre
vado su e giù per la
cucina dell’appartamento di Noah, mentre mi osserva inarcando
un sopracciglio.
Probabilmente si starà
chiedendo il perché mi sia presentata
le tre di notte a casa sua, insultando chissà chi in
spagnolo.
Leggo sul suo volto stanco e
assonnato confusione e
curiosità. Non ci faccio molto caso e
continuo a muovermi riprendendo il mio monologo ad alta voce.
-Entiende?. Él
le pidió
que se casara con él. Cásate
con él!. Él quiere hacerme
pagar por el evento?. Así que
no me castigue,
pero que. Qué diablos me
importa si te casas, si ...-
Scatta dal divano afferrandomi per le
spalle.
-Santana!.- mi urla fissandomi negli
occhi. – Non capisco una
sola parola di quello che hai detto.- mi scuote leggermente, come se
vole farmi
ritornare in me. – Non parlo spagnolo e se vuoi far capire
qualcosa al tuo
migliore amico, parla nella mia lingua!.- continua alzando ancora di
piu’ la
voce.
Rimango con gli occhi spalancati
indietreggiando appena.
-Oh, giusto. Ci sei anche tu.- mi
libero della sua stretta
gettandomi, letteralmente, sul divano.
-Forse dovrei dirti il
perché sono qui e perché….- mi
schiarisco la voce. – Lo sai che quando mi agito parlo
spagnolo e…- deglutisco
rumorosamente. – Insomma…io…-
-Stai divagando Lopez.- si passa una
mano sugli occhi
cercando di non addormentarsi di nuovo.
-Spara!. Cos’è
che ti disturba il sonno principessa?.-
chiude gli occhi sdraiandosi, poi, completamente.
-Nulla!.- sbotto nervosa. –
Non c’è nulla che non va!.
Voglio dire…il fatto che la mia migliore si sposi con
un…- mi trattengo dal
insultarlo di nuovo. – Con Finn non e mica grave. Anzi sono
felice per
lei…anche se…- Mi fermo e mi accorgo che non da
piu’ segni di vita lo colpisco
con un piede e lui sobbalza.
-Mi stai ascoltando?!.- indosso le
scarpe e ricomincio di
nuovo a muovermi per la stanza.
-Forse non dovevo venire qui.-
-Oh, andiamo ti stavo ascoltando con
gli occhi chiusi, ma ti
stavo ascoltando!.- sospira. – Tanto che ho capito che sei
fuori di testa
perché Brittany si sposerà con Finn.- si copre
con la piccola coperta che e lì
vicino continuando;
-Cosa aspetti?. Ferma questo dannato
matrimonio e digli che
sei pazzamente innamorata di lei.- sorride beato, sentendo il tepore
caldo
della coperta, come se mi avesse detto; Passami il sale.
-De
què demonios estàs
hablando?.-
Ecco mi sto agitando di nuovo.
-Non sono stupido, come pensi tu.
Queste cose le capisco e
so che provi qualcosa per quella bionda dal liceo.- si copre di
piu’.
-Ma sei troppo fifona per ammetterlo
a te stessa. Hai paura
che qualcuno spezzi il tuo cuoricini. E lei ha tutti gli strumenti per
farlo.-
-Ti odio.- tuono incrociando le
braccia al petto.
-No, tu mi ami. E se non fossi
libanese saresti pazza di
me.- ridacchia, per poi sbadigliare.
-Illuso. – sussurro
trattenendo una risata. – E comunque lei
non è come me. – dico citandole le stesse parole
di Brittany.
-Ci sono!.- getta la coperta
all’aria scattando all’in
piedi. – Quando il prete dirà ; se
c’è qualcuno che ha qualcosa da dire, che
parli ora o taccia per sempre, e lì.- colpisce la sua mano
destra con quella
sinistra.
-Bam e lì che tu
intervieni e mandi in tutto in malora!.-
sorride, come se non avesse ascoltato nemmeno una parola di quello che
gli ho
detto.
-Puck.- dico cauta. - Non vorrei
rovinarti la bella idea ma
la storia del; parli ora o taccia per sempre nella vita reale non
c’è. E solo
per i film.-
Non riesce, proprio, a levarsi dalla
sua stupida faccia quel
sorriso che parte dall’orecchio sinistro e finisce
dall’altra parte.
-Ah!, allora lo ammetti. Sei
innamorata di Brittany.- si
risiede, e gli occhi gli brillano.
Sospiro.
-Hai per caso sentito dalla mia bella
bocca quelle parole,
idiota?.- mi siedo
accanto a lui
tirandogli leggermente la cresta.
-No.- non si muove di un millimetro
nemmeno quando gli tocco
i capelli.
-Ma la Santana che conosco sarebbe
scoppiata in una risata
fragoroso aggiungendo un; No, Puck preferisco scopare in giro che
rimanere
intrappolata in un noiosissimo rapporto monogamo.-
Dimenticavo che lui mi conosceva come
le sue tasche e amavo questa
cosa, fino a qualche secondo prima.
Adesso odio il fatto che sulla faccia
della terra ci sia una
persona che mi sappia leggere come un libro aperto, anche
piu’ di mia madre.
-D’accordo.
Io…io…- faccio un lungo respiro profondo.
–Io…vedi?. Non so nemmeno come si dice.-
Ride e si mette a sedere sul divano
prendendomi le mani.
-Lo so, baby.- mi fissa negli occhi.
– Ma ripeti insieme a
me; Io - sono - innamorata - di - Brittany.-
Resta in silenzio e aspetta che dica
qualcosa. Mi libero
dalla sua presa e mi allontano da lui.
-Es una locura!.-
sbotto passandomi una mano tra i capelli, a capo chino.
–E’una follia!.- ripeto
scuotendo la testa.
-Tu non dirai nulla, io non
dirò nulla. Nulla e successo e
nulla farò. Hai capito?.-
Annuisce poco convinto, ma apre bocca
per aggiungere
qualcosa.
-Noah!.- lo ammonisco. -Promettimi
che non dirai nulla a
Brittany. –
-Ma perché, non vuoi
parlarne con lei?.- nella sua voce
sento lo sgomento per le mia sorte.
-Che domande!. Sarebbe stupido e
masochista. Lei ama Finn e
lo sposerà cosa c’è da aggiungere?.-
alzo la mano, e per l’ennesima volta gli
impedisco di rispondere.
-E’ una dannata Barbie
etero e non voglio…- sento che l’aria
mi manca e le mie ginocchia quasi non mi reggono piu’.
-E’ la mia migliore amica
è le auguro tutta la felicità del
mondo. Ecco perché non le dirò nulla.-
Sospira arreso e mi fissa con i suoi
occhioni da cucciolo
bastonato.
-Non preoccuparti per me.- mi sforzo
di sorridere. – Questa donna
e una roccia.- dico colpendomi il petto con il pugno, a testa alta.
Mi avvicino a lui dandogli un bacio
sulla guancia
sussurrando poi un;
-Grazie.-
Una parola ma con mille significati come ad esempio;
Grazie per esserci sempre stato,
grazie per tutte le volte
che ti ho chiamato a tarda notte raccontandoti i miei tormenti, grazie
quando
per non far insospettire mia madre hai finto di essere il mio fidanzato
per un
anno intero, grazie per avermi dato il coraggio, poi, di dirlo alla
fine ai
miei familiari. Insomma , grazie per essere il mio migliore amico.
-Adesso e meglio che vada.-
Mi trattengo nel dire tutto quello
che ho pensato qualche
secondo prima, ritornando la Santana forte e affettuosamente scontrosa
con lui.
Prendo il capotto e mi avvicino alla
porta.
-Buona fortuna.- mi dice quando la
apro e me la richiudo
alle spalle.
[…]
Stava per scoppiare un temporale
terribile. Si vedevano i
lampi in lontananza e tuoni fragorosi infrangere il silenzio della
notte.
Goccia dopo goccia la pioggia
comincia a cadere e una
raffica di vento fa sbattere una porta.
Mi affretto a chiudere tutte le
finestre. Passo davanti allo
specchio e per un istante vedo la mia immagine riflessa illuminata dai
lampi.
Sono preoccupata.
Una raffica di vento colpisce di
nuovo il vetro delle
finestre, e dopo un fragoroso tuono la luce comincia a traballare
finché non va
via del tutto.
Cerco di mantenere la calma, e vado a
prendere la torcia
elettrica nel ripostiglio, e nonostante il frastuono del temporale,
sento un
rumore provenire dalla cucina.
Cosa poteva essere?. Santana era
andata a dormire a casa di
Puck.
Mi faccio coraggio e mi dirigo in
cucina. Con la torcia
illumino la stanza buia. Un rumore mi fa girare di scatto e
rabbrividisco
immaginando un’ombra scura dietro di me.
Prima che potessi dirigere la luce
verso quella parte, un
lampo illumina la stanza.
Non vedo molto solo qualcuno con un
terribile coltello
affilato.
Lancio un grido e scavalco il divano
per cercare di
guadagnare la porta, ma sento una mano forte afferrarmi il polso. Cerco
di
illuminarlo, ma nella colluttazione la torcia cade.
La mano continua a stringermi ed io,
pur lottando
disperatamente, cado a terra sul pavimento, immobilizzata e con la
fredda lama
del coltello alla gola.
-O Dios
mìo. – dice
in spagnolo con voce rauca allontanando il coltello e aiutandomi
gentilmente a
tirarmi su.
-Mi dispiace Brittany.-
Apro gli occhi lentamente quando mi
aiuta a poggiarmi sul
divano.
-Santana?.- mormoro.
Mi girava la testa. Quel coltello. Il
modo in cui mi ha
aggredita, come se stesse difendendo la sua vita. E cosa ci faceva
qui?.
Sarebbe dovuta essere a casa di Noah.
I suoi occhi sono leggermente
selvaggi e ancora con il
fiatone, ma era proprio Santana.
Ha un’espressione
preoccupata.
-Dio, pensavo che fossi…un
ladro.-
Cerco di rialzarmi, ma devo risedermi
subito. Nel cadere ho
battuto la testa e mi fa male.
-Attenta.- mi rimprovera mentre
prontamente mi sorregge con
le sue braccia.
Mi aiuta distendermi e mi osserva con
attenzione la
contusione che ho sulla nuca.
-Oh, Britt, mi dispiace…-
Nonostante il dolore alla testa, mi
rendo conto di quando mi
tenga stretta. Il suo volto è a poca distanza dal mio.
-E meglio che vada a prendere un
po’ di ghiaccio.- dice
soffermandosi con lo sguardo sulle mie labbra.
Dopo pochi secondi sento il freddo
del ghiaccio che premeva,
prima contro la mia nuca e poi contro la gamba nuda.
Era una sensazione strana; le mani e
le braccia di Santana
bollenti, mentre il ghiaccio così freddo.
-Voglio andare in camera mia.-
-D’accordo Barbie,
aggrappati a me.- mormora aiutandomi ad
alzarmi dal divano, portandomi così in camera da letto.
Arrivati, mi deposita delicatamente
sul letto.
-Io vado a prendere la torcia in
cucina.-
Rimango da sola guardandomi intorno.
L’oscurità interrotta a
tratti dalla luce dei lampioni mi fa apparire tutto molto strano.
Quello che
era successo è strano.
Chiudo gli occhi e sento Santana
muoversi per la stanza,
prendendosi cura di me.
E’ una buona amica, penso
nel dormiveglia.
[…]
Un tremore persistente mi sveglia nel
cuore della notte.
Santana è china su di me.
-Mi hai spaventato.- mi dice
sorridendomi con aria
sollevata. – Credevo che dovessi portarti
all’ospedale.-
La fisso con gli occhi smarriti.
-Britt, ti ricordi quello che
è successo?.- mi chiede
preoccupata.
-No.- mormoro sincera.
Dio, cosa stava facendo nella sua
camera da letto?. Aveva…?.
Avevamo…?. Di nuovo…?. E’ se
sì, come potevo non ricordare?.
-Mi riconosci?.- mi chiede
studiandomi con i suoi occhi
marroni.
-Si, sei Santana Lopez. La mia
migliore amica.-
Sorride sollevata. Se si fosse
chinata ancora un po’ verso
di me, le nostre bocche si sarebbero incontrate.
-Barbie, hai battuto la testa
ricordi?.-
In un attimo rivedo il temporale,
l’appartamento, una sagoma
e ricordo tutto.
-Che ci fai qui?. Non dovevi essere
da Puck?.-
-Che ci fai qui?. Non dovevi essere
da Finn?.- il movimento
della mascella rileva un certo nervosismo e la bocca è
così vicina alla mia che
sarebbe bastato un attimo perché lei mi baciasse.
Si ritrae un po’ come se
avesse intuito quello che stavo
pensando e lo sguardo cadde sulle mie gambe nude. Indossavo una vecchia
T-shirt, di quattro taglie piu’ grandi, che avevo rubato a
mio fratello, dei
Rolling Stones.
Chiude gli occhi, e sembra che gli
sia difficile
concentrarsi.
-Come mai sei tornata prima?.- gli
chiedo, curiosa.
Sospira.
-Mi andava di dormire nel mio letto.
Insomma non riesco mai
a dormire con Puck, la mattina non voglio assistere all’suo
alza bandiere, e
una cosa…- rabbrividisce. –A volte mi dice; Mi
tratti come una ragazza lesbica,
ma io sono un uomo dannazione!.- ridacchia cercando di imitarlo.
E’ strano. Fingiamo di
parlare di argomenti banali, entrambe
coperte a malapena, mentre ondate di emozione e di attrazione mi
assalgono.
-D’accordo bionda, tu
riposati che io vado nella mia
stanza.-
-Per favore, no.- mormoro senza
accorgermi nemmeno della
velocità con cui ho dette quelle parole.
Mi volta le spalle rimanendo
immobile, forse spera che le
ondate di desiderio che sente provenire da me si placano.
Scuoto la testa. No!.
Non devo cedere alla tentazione,
perché, se mi lascio
andare, non sarei piu’ capace di fare a meno
dell’amore di quella donna.
Non può, non dove
succedere.
-Non andare.-
Cristo!, sono una cretina.
Si volta verso di me e leggo nel suo
sguardo che sì e frega
con quella mossa. Fa due passi verso di me e si siede sul letto, senza
mai
smettere di guardarmi.
-Britt…non farmelo fare.-
-Cosa?.- la incalzo io.
-Questo…- mi stringe tra
le braccia e cerca le mie labbra.
Gli permetto di esplorare la mia
bocca con la lingua
insaziabile.
Continua a divorarmi di baci
facendomi schiudere le gambe
con le sue ginocchia. E’ io mi avvicino a lei per rispondere
a quei baci
ardenti, accarezzandogli le spalle mentre le nostre gambe
s’intrecciano.
Gemo e la sua mano scivola sotto la
mia maglia esplorando la
liscia nudità della mia pelle per poi trovare il mio seno.
Fa scivolare le labbra dalla mia
bocca fino alla gola.
-Fermami Brittany.- sussurra con il
fiato caldo sul mio
collo.
-Fermami adesso.-
|
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Capitolo 7 *** Ti sfido. ***
-Non voglio fermarti .- bisbiglia
Brittany cercando con le
mani il bottone dei miei pantaloni.
-Stiamo facendo una pazzia.- protesto
ancora io.
-Sarebbe una pazzia ignorare quello
che proviamo l’uno per
l’altro.-
La fisso con gli occhi accessi di
passione.
-Britt credevi che non voglia?, ma
immagino che non devo
aspettarmi promesse.- le dico con voce rauca.
-Perché non vediamo dove
tutto ciò andrà a finire e basta?.-
mi accarezza il viso con dolcezza.
Ed io catturo le sue labbra in bacio
selvaggio e passionale,
per poi sentire le sue dita accarezzarmi i capelli.
Mi sento arrabbiata con me stessa.
Quando si trattava di quella donna,
non riuscivo a tenere
fede ai miei propositi.
-Cosa succederebbe se questo durasse
solo una notte?. Se
domani ti sveglierai e penserai che sia stato tutto uno sbaglio.
C’è Finn.-
Voglio darle la
possibilità di fermare questa pazzia.
-Non m’importa.-
Eppure sapevo che a le sarebbe
importato, le sarebbe
importato e come.
Chiudo gli occhi, cercando di tornare
in me.
Mi bacia delicatamente il volto e mi
costringe ad aprirli e
a guardarla.
Brittany ha bisogno di me come io ho
bisogno di lei.
Ricomincio a baciarla, lentamente,
questa volta, come se
ogni bacio, ogni tocco, ogni sospiro dovesse durare una vita.
Il suo corpo è perfetto, i
suoi seni sono pieni e sodi e i
capezzoli eretti dal desiderio.
Sento quella pelle liscia come la
seta contro il mio petto,
quando mi libero della mia maglia, e quando i baci di Brittany
diventano focosi
e impetuosi, capisco che il nostro è un
bisogno urgente e selvaggio di diventare un corpo solo.
Faccio scivolare la mia mano tra i
nostri corpi e insinuo le
dita esperte tra le cosce dischiuse di lei.
Ora il tocco è gentile mentre la esploro e
sento che vuole di
piu’.
Gli sfilo gli slip e la T-shirt
così che posso osservarla
ancora meglio continuando a toccarla piu’ profondamente.
Sorrido vedendo il piacere che le sto
provocando.
Le nostre gambe
s’intrecciano e s’inarca contro di me quando
il mio ritmo aumenta. Poco dopo fa lo stesso anche lei, infilando le
mani nei
mie slip per poi straparli via.
Il suo tocco e decisamente dolce e
delicato rispetto al mio.
Continuo a baciarla e accarezzarla.
-Oh, Santana.- mi sussurra
all’orecchio gemendo di piacere.
Cominciamo a muoverci
all’unisono, si avvinghiò a me e mi muovo
piu’ velocemente, ogni spinta dentro di lei e piu’
forte e profonda
dell’ultima.
La tocco con gesti impazienti e lei
mi graffia la schiena
cercandomi con il corpo, con le mani, con la bocca, con tutta se stessa.
-Santana!.- la sento gemere quando il
mondo esplode intorno
a noi.
Sopraffatta dal piacere, mi accorgo
che si mordo le labbra
per non urlare.
Con il respiro affannato mi scanso da
lei continuando a
tenerla tra le mie braccia.
Brittany, ancora con il respiro
irregolare e completamente
appagata, appoggia la testa sul mio seno rimanendo in silenzio
allacciati l’un
l’altra per un lungo tempo.
Quando riapro gli occhi e fisso il
buio della stanza, sono
colta da un momento di malinconia.
-Britt…- dico cauta.
Forse ho sbagliato tutto. Forse
è la caduta l’ha fatta
ammattire ed io ne ho approfittato di nuovo.
Fare sesso con una sposa. Oh, questo
mi mancava.
Penso cancellando mentalmente moglie
dalla mia lista di
ragazze.
-Santana…- mi risponde lei
poco dopo.
Sento che trattiene il respiro e poi
si allontana da me
mettendosi a sedere sul letto, coprendosi con il lenzuolo. Non mi muovo
di un
millimetro mentre vedo che si guarda intorno e poi sui nostri vestiti
che
giacciono sul pavimento.
-Mi sentirò sola, lo
sento.- si passa una mano tra i capelli
deglutendo rumorosamente.
Mi sollevo poggiando una mano sulla
sua spalla.
-Cosa stai dicendo?.-
-Ci sentiremo sole.- si corregge,
evitando il mio sguardo.
Continuo a fissarla con espressione
confusa, aspettando che
continui.
-Non potremmo camminare per strada
mano nella mano senza che
nessuno ci fissi con curiosità, quando ci andrà
bene. O con disprezzo, quando
ci andrà male. Non potremmo sposarci legalmente o avere dei
bambini. Insomma
dico proprio nostri; Nessuno dirà mai; sai tua figlia hai
tuoi occhi e il
sorriso di Santana.- stringe di piu’ il lenzuolo.
-E nessuno avrà rispetto
per la compagna che piange la sua
defunta donna. Perché legalmente non siamo niente.-
Tira su col naso, quando dai suoi
occhi cadono calde lacrime
che gli rigano il viso.
Le mie dita prontamente le spazzano
via impedendogli di
arrivare alla sua bellissima bocca.
-Oh, Brittany.- cerco di farla
stendere ma diventa di pietra
scansando la mia mano.
-Aspetta…non ho finito.-
dice fissando dritta davanti a se,
incurante delle gocce salate che si fermano sulla sua faccia.
-Con Finn invece…-
singhiozza come una bambina. –Con lui
potrò camminare mano nella mano e al massimo potranno dire;
che bella coppia.
Con lui posso sposarmi legalmente senza che il prete faccia una
espressione
disgu..stata.- la sua voce e rotta dal pianto ma continua.
-Con lui potrò avere dei
bambino e mi sentirò dire; Lo sai
tua figlia somiglia ha Finn ma ha anche qualcosa di tuo. E un giorno
posso
piangere per il mio defunto marito, perché legalmente sono
sua moglie.-
Mi pizzicano gli occhi e allungo una
mano per toccarla ma
non lo faccio. Ho paura che mi rifiuti di nuovo. Così resto
a fissarla mentre
coprendosi il volto continua a piangere.
Allora ho solo una domanda da fargli;
-Lo ami?.- non le do nemmeno il tempo
di rispondere che mi
vengono in mente altre mille cose da dire.
-Perché se e
così allora va da lui. Sposalo, fate tanti
bambini, andata in giro mano nella mano, uscite con altre coppie,
parlate di
quanto è stata bella la prima notte di nozze, di quanto
è terribile il
primogenito perché nonostante somigli a Finn ha il tuo
carattere. –
Mi allungo verso il comodino aprendo
poi il cassetto e
prendendo un pacco di fazzoletti. Lei alza la testa e gli e ne porgo
uno.
-Per fare tutto questo devi solo
dirmi di sparire.- dico con
voce fredda e dura.
Lei si asciuga il viso, e singhiozza
per poi fare un respiro
profondo. Sembra che si sia calmata.
-Dimmi di sparire ed io ti
lascerò fare tutto questo. Ma…-
alzo il dito indice.
- Se tu non lo ami, allora non farlo.
–
-San…- leggo sul suo viso
sgomento e dispiacere. – Non
posso.-
-Tu che cosa vuoi?.- la interrompo.
-Essere felice e con te
non…-
Scatto dal letto infilandomi gli slip
e poi la maglia,
ricomponendomi.
Non voglio ascoltare piu’
nulla che esca dalla sua bocca.
-Felice?!. – faccio eco.
– Ma certo. Quando sarai una
quarantenne depressa e nauseata dalla sua vita, perché ha un
marito che non
ama, ma cosa piu’ importante dovrà spiegare
perché si sofferma a guardare le
ragazze, fammi uno squillo.- mi avvio verso la porta.
-Probabilmente ti
risponderà la mia compagna quella che se
ne fregato degli sguardi accusatori della gente quando andremo in giro
abbracciate, lei che non gli importerà se nostra figlia ha
gli occhi di un
colore diverso dal suo. Lei che piangerò la sua defunta
donna, perché non ha
bisogno di una carta e un anello per sentirsi legata a me.- serro la
mascella,
cercando di mantenere la calma.
Abbassa il capo e di nuovo sta sul
punto di piangere.
Mi accorgo di aver esagerato, ma non
riesco a togliermi dal
viso un’espressione nervosa e furente.
-Hai paura, lo so.-
sospiro e mi addolcisco. Mi avvicino a lei accarezzandogli
prima il
braccio e poi gli stringo la mano.
-Ci sono passata anche io.-
-Ti prego.- deglutisce rumorosamente.
– Va via. –
Rimango lì immobile
sdraiandomi poi accanto a lei, mi copro
con il caldo piumone e fisso il soffitto.
La conosco e so
che vuole che
rimango. Lei ha bisogno di qualcuno che resti.
Si volta verso di me sorpresa, chiude
gli occhi e poggia la
testa sul cuscino voltandosi verso di me.
La copro e ritorno alla mia posizione
di prima.
Un altro tuono e la pioggia cade
pesante sul tetto.
Intreccio le mie gambe con le sue e i
nostri corpi si
avvicinando di piu’. Il mio braccio passa sotto il suo collo
e poi attorno alle
sue spalle, gli permetto così di poggiare il capo sul mio
petto.
Allacciate in un abbraccio, cerchiamo
calore in una fredda
notte di Gennaio.
-E’ dunque così
che funziona?. – spezza il silenzio Brittany
stringendosi di piu’ a me, accennando un sorriso felice ma allo stesso tempo
malinconico.
-Io dico vai via e tu resti?.-
Sorrido divertita.
-Già.- la mia voce e un
sussurro, poi faccio una pausa. –
Hai sempre voluto entrare in una delle competizione tra me e Puck ,
vero?. –
chiedo cambiando argomento.
-Ecco adesso e tra me e te.- mi lecco
le labbra cercando
combattere quel senso di gola secca.
-Ti sfido.- chiudo gli occhi, e
prendo coraggio. –Ti sfido
ad amarmi.-
|
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Capitolo 8 *** Indovina chi viene a cena?. ***
Non era cambiato molto da quando una settimana prima avevo
sfidato la mia
migliore amica.
Inspiegabilmente, quasi come se avesse capito tutto, Finn
s’intratteneva
nel nostro appartamento piu’ del dovuto e quando Brittany era
sul punto di dire
qualcosa, doveva scappare a lavoro.
Le cose non migliorarono quando; due giorni prima allarmata
Brittany mi aveva
detto che i suoi genitori sarebbero partiti da Lima per venire a New
York.
Il motivo?. Volevano conoscere il futuro marito della figlia,
che dopo
tanti anni aveva finalmente messo la testa apposto e deciso di sposarsi.
E’ adesso ci trovavamo a tavola, nel mio
appartamento con i signori Pierce,
Finn e Puck.
Quest’ultimo mi poggiò una mano sul
ginocchio come per dire; Fatti forza
non sta capitando a te.
Elizabeth sorride facendo in un sol boccone gli spaghetti che
avevamo cucinato
io e la figlia, si pulì gli angoli della bocca con il
tovagliolo ed elegantemente
lo poggiò, di nuovo, sulle gambe.
-Allora?. Voi due state ancora insieme?.- chiede bevendo un
sorso di bino
bianco.
Puck rimane con la forchetta a mezz’aria fissandola
per alcuni secondi, poi
ancora con la bocca aperta, rivolge un’occhiata a me.
Sorrido.
-Elizabeth mia madre per caso non te ne ha parlato?.- chiedo
puntando sul
fatto che sono molto amiche.
-Io e Noah non siamo mai stati insieme.- faccio una pausa e
noto che il mio
amico ingoia in fretta gli spaghetti irrigidendosi.
-Oh, capisco.- poggia il bicchiere sul tavolo e ricomincia a
mangiare. –
Allora quando ti troverai un ragazzo?. Ti sposerai mai?. Hai intenzione
di
sposarti almeno?.-
-Mh, no. Forse. Oggi la legge ci aiuta almeno in qualche
stato.- il mio
sguardo, inevitabilmente, si posa su Brittany ma lo abbasso sul mio
piatto
quando mi accorgo che Finn sta facendo lo stesso.
-Come scusa?. No?. Di cosa stai parlando?.- sembra davvero
sorpresa di
quello che gli sto dicendo.
-Elizabeth…- dico cauta. – Sono gay.-
La donna tossisce e quasi si strozza con la pasta, prendendo
poi
velocemente un po’ d’acqua per salvarsi
letteralmente la vita.
Brittany e Puck sono nella stessa posizione statica, Finn e
con la mascella
serrata e nervoso e Richard cerca di aiutare sua moglie.
-Non lo sapevi?.- dico quando la situazione si e calmata con
tono
tranquilla.
-Oh, certo tua madre me ne aveva parlato ma credevo che ti
sarebbe
passata.- si massaggia la gola per poi bere un altro po’
d’acqua.
Trattengo una risata.
-Che mi sarebbe passata?. – mi tappo la mano con la
bocca cercando con
fatica di non ridergli in faccia.
-Potrei fare la stessa domanda?. E a te e passata il periodo; “mi piacciono
gli uomini”.- contemplo per un
attimo il mio piatto vuoto, rilassandomi sulla sedia.
-Che domande!.- si finge sorpresa e sul suo volto compare un
sorriso di
cortesia. – E’ scritto nel destino di tutti gli
esseri umani.- poggia le mani
sul tavolo una sopra l’altra guardandomi dritta negli occhi.
All’improvviso, come in un film, mi vedo davanti
Elisabeth vestita da
gladiatore che infilza una spada nel ventre di Brittany.
-L’uomo ama le donne. Le donne amano gli uomini.-
La scena continua; la colpisce ancora.
-Non ci devono essere varianti, almeno così la
penso io.-
Ritorna all’attacco e questa volta la trafigge il
cuore.
Scuoto la testa cercando di togliermi quella stupida
“scenetta” dalla testa
sapendo quando Brittany tenga al giudizio della madre.
Deglutisco a fatica e Puck di nuovo mi afferra il ginocchio
per dirmi che è
lì con me.
-Capisco. – boccheggio in cerca d’aria e
poco dopo riprendo.
-Mi sta dicendo che non accetterebbe mai un
figlio…-
Mi fermo e noto che Brittany si tocca gli occhi. Sono lucidi
e sono sicura
che ha voglia di piangere.
-Santana…- respira profondamente e leggo nei suoi
occhi azzurri una
supplica per non continuare.
Una piccola lacrima gli riga il viso e in fretta la spazza
via.
-Hai per caso messo del peperoncino?.-
Non capisco. Abbiamo preparato tutti insieme e lei sa
benissimo che non ho
mess…Oh.
-Si.- mi limito a dire, mentendo spudoratamente.
-Bevi un po’ d’acqua tesoro.- la
consiglia suo padre. -Vedrai che il bruciare alla gola
passerà e
gli occhi non lacrimeranno piu’.-
-Già, amore.- s’intromette Finn
voltandosi verso di me, pur parlando con la
sua fidanzata. – Ascolta tuo padre. Anche se nessuno ha preso
del peperoncino.-
si sforza di sorridere. – -Perché immaginino
che…-
Puck tossisce afferrando al volo il bicchiere di vino
bevendolo tutto d’un
fiato.
-Diamine ne ho preso uno proprio adesso.- fa finta di
asciugarsi gli occhi.
– Sono micidiali.- deglutisce a fatica e i suoi occhi
saettano su tutti i
commensali del tavolo. –Ti…ti…capisco
Brittany.- beve un altro sorso, anche se
il bicchiere e vuoto, guardando altrove.
Mi volto verso di lui ed ho una voglia matta di abbracciarlo,
ma mi limito
a sorridergli accarezzandogli il volto.
Ma dura per un attimo quel attimo di serenità, mi
sento osservata e quando
mi volto mi accorgo che il futuro marito del mio grande amore mi sta
fissando
con espressione furiosa e di chi volentieri avrebbe afferrato una sedia
e
spaccarmela dietro la schiena.
Rabbrividisco.
-In ogni caso.- riprende Richard. – Sono sicuro che
mia moglie non voleva
dire qualcosa di sbagliato nei tuoi confronti Santana.-
-Oh, ma certo ne sono sicura. So solo che sono fortunata ad
avere una madre
come la mia.-
-Ed io sono fortunata ad avere una figlia come la mia.- la
signora Pierce
mi sorride avvicinandosi di piu’ al marito con la sedia.
Questo è troppo!.
Noto che tutti hanno finito così mi alzo e prendo
tutti i piatti. Brittany
fa lo stesso prendendo quello del suo futuro marito e di Puck.
Ci allontaniamo dal salone entrando in cucina.
Non dico una parola mentre mi appresto a sistemare tutto nel
lavandino
prendendo piatti puliti.
-San…- si avvicina a me prendendomi le mani.
– Mi dispiace lei…- rimane il
discorso a metà accarezzandomi poi il viso teso e nervoso.
Mi scanso evitando il contatto e mi appresto a servire il
secondo di carne
e insalata.
-Aiutami a portarli in tavola.- ne prendo due li servo ai
signori Pierce e
ritorno in cucina.
Brittany e ancora lì, appoggiata alla cucina
immobile.
-Vuoi far aspettare gli ospiti?.- chiedo con voce fredda e
dura.
Sussulta e annuendo ritorniamo nel salone con gli ultimi
piatti, per poi
servire a tavolo.
-Allora Finn…- incomincia a parlare Richard
rompendo il silenzio
imbarazzante che si è creato.
-Non sappiamo nemmeno cosa fa il futuro marito di nostra
figlia.- sorride e
taglia la fetta di carne per poi attendarne un pezzo.
-Sono un agente immobiliare, signore.- si drizza sulla sedia
e imita le
stesse cose del padre della fidanzata.
Elisabeth batte le mani due volte e sorride.
-Oh, bene allora penserai tu stesso alla nuova casa.-
Per poco non mi va di traverso un pezzo di carne, cerco di
nascondermi
sorseggiando un bicchiere di vino.
Puck mi batte sulla schiena cercando di riprendermi.
-Nuova casa?.- faccio eco, ingogliando rumorosamente.
-Ma certo, quando si sposeranno dovranno vivere in una casa
tutta loro.-
sembra troppo entusiasta di tutta la faccenda, tanto che non tocca
nemmeno la
sua fetta di carne. –Mi raccomando Finn.- Continua la donna.
-Una casa grande, quando avrete dei bambini…-
-Mamma!.- sbotta Brittany spalancando gli occhi. –
Non credi di esagerare?.-
-Perchè?- chiede fingendosi sorpresa. –
Tra poco sarà tuo marito ed io
quando diventerò nonna?.-
-Molto presto Signora. Io amo sua figlia piu’ della
mia stessa vita e non
desidero altro che avere un figlio con lei.-
Mi gira la testa e la vista mi si appanna, chiudo gli occhi e
poi li riapro
ondeggiando sulla sedia.
Li richiudo e tutto diventa buio.
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Capitolo 9 *** Dillo. Su, dillo. ***
Tento in tutti i
mondi di
riaprire gli occhi, ma sembrano incollati con l’attack.
Sento qualcuno
muoversi attorno a
me e poi sedermi accanto. Muovo le mani e mi accorgo di essere distesa
su
qualcosa di morbido, prendo coraggio e riesco ad aprire gli occhi e
rendermi
conto che sono in camera mia.
E tutto sfocato
finché man mano
riesco e focalizzare tutto, sorrido nel vedere una figura maschile
accanto a
me, allungo una mano per sfiorargli un ginocchio.
-Dìos,
Puck ma cosa è successo?.
– chiedo cercando di alzarmi da letto, ma
la sua mano mi spinge di nuovo giù in modo brusco.
-Ascoltami
bene…- incomincia premendo
di piu’ la sua mano sulla mia spalla.
Quella non
è la voce del mio
migliore amico, infatti, quando apro gli occhi, tutto mi è
chiaro; Quello non è
Puck ma Finn.
-Sei svenuta quando
hai sentito
uscire dalla mia bocca la parola; figli.- serra la mascella
inchiodandomi con i
suoi occhi pieni di odio.
-Lo so che sei
innamorata della
mia fidanzata ma tu non manderai all’aria il mio matrimonio
con lei.-
Deglutisco
rumorosamente.
-Hai capito?!.-
sibilla tra i
denti, scuotendomi un po’. –Hai sentito sua madre?.
Non accetterebbe mai una
figlia come te. – sorride beffardo lasciando la presa sul mio
corpo sicuro piu’
che mai.
-Vuoi che viva una
vita lontano
dai suoi parenti per colpa tua?. Vuoi che gli altri vi guarderanno con
disprezzo?, vuoi che lei sia infelice per tutta la vita
perché dovrà spiegare a
sua figlia il perché abbia due mamme?.-
Non riesco a
muovermi, resto
immobile ad ascoltarlo smarrita e terrorizzata.
-Quindi andremo in
cucina, dirai
che stai bene e…- si passa una mano tra i capelli.
– Insomma andrai avanti e ti
troverai un'altra o non lo so. Non me ne importa un cavolo.
L’importante che
stai lontano dalla mia ragazza.-
Nonostante pronuncia
il suo
stupido monologo con voce fredda e dura posso, chiaramente, leggere nel
suo sguardo
la paura di perdere la ragazza che ama e forse il suo discorso
è dovuto al
fatto che ha letto lo stesso nel mio, di sguardo.
Accenna un sorriso
debole
abbassando il capo e la maschera da cattivo si sbriciola in mille
pezzi. Ha gli
occhi lucidi e arrossati, resta in silenzio per alcuni secondi
scattando, poi,
dal letto voltandomi le spalle.
-Il mio non
è un capriccio,
Santana.- mi dice, serrando le mani a pugno così forte che
le nocche gli
diventano, quasi, bianche.
-Io amo quella
donna.- sospira. -E
lei ama me. Se hai dubbi su questa cosa credo che il fatto che mi abbia
detto
si al mio; vuoi sposarmi…- si volta e prima di posare lo
sguardo su di me
infila le mani in tasca deglutendo piano. – Ti chiarisca
tutto. Quindi smettila
di confonderla. Lei non è come te. - mi prende per mano e
passiva mi lascio trascinare
in cucina ancora scossa.
Puck prontamente mi
sfila tra le
braccia dell’omone alto due metri con espressione preoccupata.
-Hey sto bene.- piego
le labbra
all’insù accarezzandogli il viso pallido, proprio
come il mio.
-Finn che caro
ragazzo.-
esordisce la madre avvicinandosi a me. – Ha insistito
così tanto per restare
con te.-
-Oh, e la migliora
amica della
mia futura moglie e logico che la tratti come…- si
schiarisce la voce in cerca
di parole adatte. – Come una sorella.- cerca di nascondere
una faccia
disgustata e ci riesce bene rifilando una sdolcinata messa in scena ai
signori
Pierce.
-L’importante
che stai bene,
Santana.- esordisce Richard sorridendo. –E vi ringraziamo
anche per la buonissima
cena che ci avete offerto.- si avvicina alla figlia baciandole la
forte. –Ma
adesso dobbiamo andare si è fatto tardi.-
Rivolgo uno sguardo
alla finestra
e mi accorgo che e buoi.
-E stato bello
conoscerti Finn.-
Elizabeth abbraccia il futuro marito della figlia con eccessiva
euforia.
Io mi limito a
guardare tutto
immobile trattenendo il respiro stringendomi al lembo della camicia a
quadroni
di Puck come una bambina impaurita.
Salutano me e il mio
migliore
amico e poi da gentiluomo Finn li accompagna fino alla porta,
richiudendola
poco dopo.
-Bene amore, credo
proprio di
piacere ai tuoi.- afferra Brittany per i fianchi impossessandosi delle
sue
labbra in un bacio appassionato e appiccicoso.
La bionda si
allontana da lui con
un sorriso di circostanza rivolgendomi uno sguardo di scuse.
-Già, hai
fatto davvero una buona
impressione.- poggia una mano sul suo petto sfiorando il viso di Finn
con le
labbra in un bacio casto.
-Adesso
però devo andare.- guarda
l’orologio. –Domani ho da concludere un affare
importante e devo essere bello
riposato.- la bacia di nuovo e senza degnare di uno sguardo me e Puck
ci saluto
con un flebile; Ciao, per poi chiudersi la porta alle spalle, quasi a
demolirla.
Cade un silenzio
innaturale e poi
sento le labbra di Noah contro la mia tempia.
-Vado anche io.- si
avvicina a
Brittany abbracciandola per poi scomparire anche lui dietro la porta
d’ingresso.
Volto le spalle alla
mia amica
pronta per dirigermi nella mia stanza.
-Aspetta.- dice con
tono afflitto
e anche se non la sto fissando sento dalla sua voce che vuole piangere.
-Devi dirmi
qualcosa?.- chiedo
voltandomi verso di lei con tono duro o almeno faccio di tutto per
reprimere
l’impulso di correre da lei ed abbracciarla.
-Io…io…-
balbetta non riuscendo a
dire altro.
-Si?.- la incalzo.
–Su, puoi
farcela Brittany. Dimmi quello che…bhè quello che
mi devi dire. Senza giri di
parole, mi raccomando.- deglutisco rumorosamente cercando di non far
trapelare
nessuna emozione dal mio viso, per poi infilarmi le mani in tasca
poggiarmi contro
il divano proprio di fronte a
lei.
Abbasso lo sguardo
tendendo il
capo chino.
-D’accordo
non c’è bisogno di
parlare, Barbie.- faccio un respiro profondo cercando di stamparmi un
sorriso
credibile.
-Riavrai la tua
migliore amica.-
mi indico e questa volta rido silenziosamente. – Che sarei
io. Dimentichiamoci
di tutto, sposa Finn. Poi a Elizabeth piace e tu l’ami.- mi
avvicino a lei
pretendendo le sue mani e stringerle tra le mie dita.
-Ma non voglio che i
tuoi figli mi
chiamino zia Santana mi sentirei vecchia e…-
Si allontana da me
passandosi una
mano sul volto e poi tra i capelli.
-Smettila!.- tuona
con voce che
non le appartiene.
-Como?.-
chiedo confusa. – Che cosa ho detto di male, Barbie?.-
-Smettila di fare
così, di
parlarmi in quel modo e soprattutto…- serra la mascella
stizzita e poi la sua
espressione si addolcisce. – Non guardarmi in quel modo. Se
tu mi guardi così
io…non respiro, mi sento in colpa nei confronti di Finn, non
riesco ad andare
avanti.- scuota la testa e resta per qualche secondo in silenzio.
-Hey!.-
l’ammonisco. –
Ti sto lasciando andare. Vai e sii felice.-
Sospira e leggo nella
sua
espressione un leggero nervosismo, ma non accenna a dire una parola si
limita
ad andare avanti e indietro per la cucina.
-Insomma cosa hai?.-
-Ecco brava!.- non
ascolta quello
che gli ho detto ma sembra che sia rimasta alla frase precedente. Come
se finalmente
avesse trovato le parole giuste.
-Tu…Tu fai
così!.- deglutisce e
sembra innervosirsi ancora di piu’.
Farfuglia qualcosa ma
non riesco
a capire bene ma la lascio continuare curiosa di capire dove vuole
arrivare.
-Mi lasci andare
così?. Lascerai
che mi sposi con Finn? che faremo tanto bambini e che avremo una casa
piu’
grande?.-
Mi acciglio,
trattenendo per
alcuni secondi il respiro confusa e stranita. Sta per caso dicendo che
vuole
che fermi tutto?.
-Cosa stai cercando
di dirmi
Brittany, precisamente?.- domando chiedendo conferma alla mia ipotesi.
Boccheggia in cerca
di aria per
alcuni secondi e poi riesce, di nuovo, a parlare.
-Tu pretendi tutto da
me e…la…la
sfida l’hai vinta. Io…io…- balbetta e
quasi diventa rossa quando alla fine
esclama;
-Io…Ti
amo. Ma tu…tu sai dirlo?.
Insomma tu…-
Lei mi ama?. Brittany
mi ama.
Il mio cuore per un
attimo si
fermò, ma la felicità di sentire quelle parola
dalla donna della mia vita
durarono pochi secondi.
-Brittany!.- tuono.
–Tu preferisci
che te l’ho dica?. Non te l’ho dimostrato
abbastanza?.-
-Dimostrato?.
– le scappa un
sorriso di scherno tenendo il capo chino. – Se farlo tutta la
notte e restare a
letto per il week – end è dimostrarlo,
bhè allora scusami tanto. – alza
le mani rassegnata dirigendosi nella sua
camera.
Prontamente la seguo,
chiudendomi
la porta alle spalle.
-Què
demonios…- sussurro. –Vuoi dire
che…-
-Dillo. Su, dillo.
Fermami. Impedisci
questo matrimonio, impediscimi di fare questa pazzia.-
Avrei voluto urlargli
che l’amavo
ma dalle mie labbra non uscì nulla. Anche perché
le parole di Finn mi
ritornarono alla mente.
-Perfetto. Avrai
quello che vuoi;
Sposerò Finn e andremo via di qui.- si avvicina alla
finestra dandomi le
spalle.
-Volevo…volevo
sfidarti ma a
quanto pare ho perso la scommessa, io.-
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Capitolo 10 *** Finché morte non vi separi?. ***
-Finché morte non vi
separi. Adesso puoi baciare la sposa,
Finn.-
Lui sorrise e poggiò
delicatamente la mano su i suoi fianchi
attirandola di piu’ a sé, per poi darle un bacio
appassionato.
Nella chiesa echeggiò un
applauso e urla di felicità.
-Adesso siamo marito e moglie. Adesso
siamo marito e moglie.
Adesso siamo marito e moglie.-
Scattai dal letto, spalancando gli
occhi terrorizzata e
quelle parole non facevano altro che rimbombarmi nella testa
Per fortuna era solo un sogno che da
lì a poco, però, sarebbe
diventato realtà.
Deglutisco piano mentre vedo
l’orario sul comodino della mia
stanza; sette e trenta di sera.
Qualche ora prima mi ero stesa sul
letto studiando una delle
prima canzoni dei Coldplay - The Scientist che
dovevo portare al corso di canto.
Dopo la maturità, avevo
scelto un’università di arti
sceniche e con me Brittany; ecco perché ci ritrovavamo a New
York nello stesso
appartamento.
Gli altri del Glee club, invece,
avevano preso strade piu’
“sicure”, cercando comunque fortuna nella grande
mela.
Ritornando alla canzone; mi ero
appisolata, di certo non
perché era noiosa, anzi avevo trovato il testo
così interessante da trovarci
qualcosa di mio. Era
successo solo
perché era da un paio di giorni che non chiudevo occhi, ogni
volta che lo facevo,
sognavo quel “incubo”.
Sospirai passandomi una mano tra i
capelli evitando di
guardare la porta chiusa della camera di Brittany che arrabbiata con
me, mi
rivolgeva solo; Buongiorno e Buonanotte. Giusto perché lei
è una persona
educata.
Aprì la porta dello
sgabuzzino estraendo la grande pianola
impolverata e i tre piedi che la sorreggevano, montando tutto al centro
del
salone.
Con una pezza ripulisco tutto
sendendomi, poi, sul piccolo
sgabello. Sistemo i fogli con il testo e le note contando fino a tre
prima di
far scivolare le dita su i tasti bianchi accompagnando la mia voce.
Come
up to
meet you, tell you I’m sorry,
You don’t know how lovely you are.
I had to find you, tell you I need you,
Tell you I set you apart.
Tell me your secrets and ask me your questions,
Oh, let’s go back to the start.
Running in circles, coming in tales,
Heads are a science apart.
Nobody
said
it was easy,
It’s such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be this hard,
Oh take me back to the start.
I
was just
guessing at numbers and figures,
Pulling your puzzles apart.
Questions of science, science and progress,
Do not speak as loud as my heart.
And
tell me
you love me, come back and haunt me,
Oh and I rush to the start.
Running in circles, chasing tails,
And coming back as we are.
Nobody
said
it was easy,
oh it's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be so hard.
I’m
going
back to the start.
Sono
venuto per incontrarti,
dirti che mi dispiace
Non sai quanto sei adorabile.
Dovevo trovarti, dirti quanto ho bisogno di te
Dirti che ti ho trascurata.
Dimmi
i tuoi segreti e fammi le
domande che vuoi.
Ricominciamo dall’inizio.
Correndo
in cerchio, si vedono
le code
le teste sono in un silenzio a parte.
Nessuno
ha mai detto che sarebbe
stato facile
E’ così un peccato dividerci
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
Nessuno ha mai detto che sarebbe stata così dura.
Riportami all’indietro
della nostra
storia.
Stavo
solo calcolando cifre e
numeri
mettendo i tuoi problemi da parte
Problemi di scienza; scienza e progresso
Non parlano forte come il mio cuore
dimmi
che mi ami, torna e
assillami
E corro verso l’inizio
Correndo in cerchio, rincorrendo le nostre code
Tornando indietro a quello che siamo
Nessuno
ha mai detto che sarebbe
stato facile
E’ così un peccato dividerci
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
Nessuno ha mai detto che sarebbe stata così dura
Sto
tornando all’inizio.
Le mie mani continuarono a scorrere
sulla pianola, finché si
stopparono anche loro insieme alla mia voce.
Sospirai, passandomi una mano tra i
capelli e anche se gli
occhi mi pizzicavano, cercai di non piangere. Era una delle poche
canzoni che
mi faceva commuovere o forse descriveva perfettamente la mia situazione.
Mi voltai verso la porta del salone e
Brittany era poggiata
con la spalla destra contro lo stipite e le braccia incrociate sul
petto.
-Da quanto sei lì?.-
chiedo, cercando subito di darmi una
sistemata.
-Da quanto basta.- fa una pausa,
cercando di rimanere seria
e con l’aria da dura. – Insomma, si sente fino in
camera mia.- si da una
piccola spinta per mettersi in piedi e prendere una birra nel frigo.
Mi alzo dallo sgabello sistemandolo
sotto la pianola.
-D’accordo. Hai intenzione
di non parlarmi, per sempre?.-
Le sue labbra si poggiano
delicatamente sulla bottiglia, non
distogliendo lo sguardo da me.
E per un attimo, avrei voluto essere
quella birra. Scuoto la
testa, cercando di scacciare quel pensiero dalla mente ascoltando
attentamente
quello che aveva da dirmi.
-Certo che ti parlerò,
Santana. Lo sto facendo adesso, no?.-
Sussulto quando mi chiama per nome ed
e musica per le mie
orecchie.
-Britt…- la chiamo,
chiudendo gli occhi.
-Vuoi una birra?, o non te la senti
di prendere un tale
“impegno”?. – sottolinea impegno con un
tono acido. – O peggio ancora non sai se riuscirai a finirla.
Magari la finisci
e la rimani sul ripiano della cucina. Lì da sola, no magari
riuscirai a
gettarla nella spaziatura e…-
-Okay!.- sbotto avvicinandomi a lei.
– Okay, io non sono la
classica brava ragazza che porta le donne a cena e poi le richiama il
giorno
dopo, non cerco relazioni perché non so gestirle e
probabilmente finiremo di
nuovo a letto. E con le ragazze come te, questo non basta!.- faccio un
respiro
profondo e cerco di calmarmi.
-E con le ragazze come me non basta
qualcuno che parte già
con l’idea di essere incapace di gestire una cosa, che si
precluda possibilità
di ogni genere e che sia così sicura di sé da non
vedere che, invece, ogni tanto
gli altri potrebbero aiutarla!.- si adatta al mi tono di voce,
urlandomi
contro.
-Ma c’è una cosa
su cui ti sbagli davvero; io e te non finiremo
di nuovo a letto insieme!.-
-Oh, adesso sono io la pazza?!. Non
avercela con me Barbie
se sposo qualcuno che non amo e…Oh, scusa sei tu quella che
lo fa. Sei tu che
sarai infelice per tutta la vita!.- non riuscivamo proprio ad abbassare
la
voce.
Non facevamo altro che urlare e
attaccarci.
-Tu sarai infelice per tutta la vita,
Santana. Sei tu che
non riesci ad amare nessuno!. Sei tu che prima hai voluto fare una
stupida
sfida con me!.- e furiosa e per un attimo boccheggia in cerca di aria.
-Sei tu che non mi ami.- conclude con
voce flebile. Scossa
si appoggia al bancone della cucina, passandosi una mano tra i capelli.
-Cristo Brittany.- serro la mascella,
chiudendo le mani a
pugni così forte che le nocche mi diventano bianche,
digrigno i denti ed
esplodo.
-Io ti amo, dannazione!. E
mai…- scuoto la testa furiosa. –
Ho amato qualcuno quanto amo te e mai, giuro, amerò qualcuno
anche solo un
quarto di quanto ami te. E non lo dico perché suona bene o
perché è una cosa
romantica, lo dico perché, dopo tutto quello che abbiamo
passato, mi sono resa
conto che, ormai, sei tutta la mia vita.- faccio un respiro profondo.
–Tutta-la-mia-vita!.-
-Oh, quindi dice che devo annullare
il matrimonio?.-
-Barbie.- inclino la testa
fulminandola con lo sguardo. –Io mi
sono messa a nuda come non ho mai fatto in venticinque anni di vita e
tu mi
rispondi così?.-
Poggia la sua bottiglia di birra
sulla tavola avvicinandosi,
poi, a me con le braccia incrociate sul petto, con aria di sfida.
-Mh, è irritante vero?.-
le sue dita, scivolano sul mio
braccio destro. –Insomma, tu dici a una persona che
l’ami …- continua con le
dita salendo fino al mio collo. -E l’altra non dice nulla.-
la sua voce e rauca
e sexy e con lo sguardo mi fissa le labbra.
- O peggio ancora risponde in modo
non proprio appropriato.-
e a pochi centimetri dalle mie labbra con un sorriso sornione e
compiaciuto che
si trasforma subito in un sorriso poco casto.
-Touchè rubia.-
l’afferro
per i fianchi attirandola a me.
- Te quiero, Te
quiero, Te
quiero…Ti amo.- ripeto quelle
parole, baciandola un’infinità di
volte.
|
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Capitolo 11 *** And I love you, like never before. ***
Quasi sussulto dal divano, quando la
porta di casa si apre
all’improvviso.
-Dovevi vedere la sua faccia Alex,
era tipo; Che schifo
dobbiamo vivisezionare una rana.-
Una ragazzina dai capelli biondi e
gli occhi verdi sorrideva
spiegando al ragazzino che era entrata con lei in casa, il suo primo
giorno di
scuola.
-Beth, avevi anche tu quella faccia.-
scoppiò a ridere lui,
rivelando una piccola fossetta sulla guancia destra.
Poi si passò una mano tra
i capelli scuri come la pece e con
i suoi occhi marroni ispezionò l’espressione
dell’amica, cercando di smettere
di ridere, sentendosi fulminato dal suo sguardo.
-Oh, andiamo non fare quella faccia rubia è
la verità!.- posò lo zaino
sul pavimento accanto alla porta e si avvicinò a me dandomi
un bacio sulla
guancia.
-Hola mamà.-
Si
siede accanto a me, sorridendo.- Este…-
Incomincia
a dire indicandola con il pollice.
-Crede
di essere
una vera Puckerman.-
La biondina si sedette alla mia
destra incrociando le
braccia al petto aspettando che mio figlio smetta di parlare.
Conoscendola, poi, avrebbe risposto
per le rima ad Alejandro
come ogni volta.
-Insomma non potrai mai essere tosta
come zio Noah. Tuo
padre, si che e un
vero duro.-
Beth era sul punto di rispondergli,
ma io la fermai in tempo
posando una mano sul suo braccio per rassicurarla.
-Alejandro è vero lei non
è una vera Puckerman.- annuì
insieme a lui. –Lei è una vera Fabray.- feci una
pausa, incrociando gli occhi
della piccola. – Che e molto peggio, te l’ho
assicuro.-
Scoppiammo a ridere io e Beth, mentre
lui si alzò dal divano
avvicinandosi al frigo.
-Molto divertente, mamà
ma posso
dirti che dall’alto dei miei tredici anni, con il
caratteraccio che si ritrova,
non riuscirà mai ad avere un fidanzato. Quindi, a questo
punto immagino che sia
colpa di zia Quinn. – afferrò una bottiglina di
succo alla pesca sorseggiandone
un po’, per poi poggiarsi al ripiano della cucina.
Mi venne da sorridere quando lo
sentì dire; dall’alto dei
miei tredici anni. Immaginavo che a quell’età
andando, poi, in primo superiore
si sentiva già un uomo.
-Sei un maleducato Alejandro Eric
Lopez Pierce.- sbottò la
bionda scattando dal divano. - Non è un problema tuo, se
avrò un fidanzato o
meno!.- fece lunghi passo verso di lui e aprì il frigo
prendendo anche lei una
bottiglina, senza esitare due volte.
Insomma, quella bambina era
praticamente cresciuta in casa
mia. Puck e Quinn venivano così spesso a trovarmi che si
può dire che i primi
passi, le prime parole e il primo sorriso l’aveva fatti tutti
in quest’
appartamento.
-Oh, l’ho fatta proprio
arrabbiare.- mi sussurrò con tono di
scherno. – E preoccupante quando dice il mio nome per
esteso.- avvicinò la
bottiglia alle sue labbra mandando giù un altro poco di
succo, infilando una
mano in tasca.
Beth sospirò cercando di
mantenere la calma, poi spalancò
gli occhi come quando ricordi qualcosa di meraviglioso.
-Zia Santana!.- esclamò,
accomodandosi di nuovo vicino a me.
– Credo che la scuola mi piacerà un casino. Sta
mattina un ragazzo dagli occhi
azzurri mi ha aiutato ad aprire l’armadietto ed era
così…- sospirò.
–Carino, quindi credo
che…-
-Mamà
invece io ho
preso una A+ in spagnolo.
-Abbiamo parlato un bel
po’; si chiama Mark e… -
-Lo so era il primo giorno, ma quando
la professoressa è
entrata parlando spagnolo io le ho fatto un discorso lunghissimo
così….-
-Ragazzi!.- urlai. –Stop.-
conclusi addolcendo il tono di
voce.
Ci fu un attimo di silenzio quando
Beth ricominciò a
parlare.
-Bello vantarsi di quella A+. E la
tua seconda lingua.-
-E tu smettila di parlare di quel
tizio. Stai parlando di…di
aria fritta. Non lo conosci nemmeno.-
Stinse i pugni così forte
che le nocche divennero bianche,
deglutì piano e per combattere la gola secca finì
tutto il succo in meno di
cinque secondi.
-Testone era per dimostrarti che a
quanto pare posso
trovarmi un fidanzato quando voglio.- voltò la testa
dall’altra parte e quando
Alex cercò di controbattere la porta si aprì di
nuovo.
La mia splendida moglie aveva tra le
braccia una bambina dai
capelli biondi e gli occhi azzurri propri come lei.
Avevamo aspettato quasi cinque anni,
dalla nascita del
primogenito, prima di decidere di mettere al mondo Elizabeth. Dopo la
mia
gravidanza, dove avevo concepito Alejandro da un donatore ispanico come
me,
Brittany ed io infine avevamo deciso che con lo stesso uomo volevamo
un'altra
bambina, concepita da lei.
La nostra piccola ormai aveva quattro
anni e a breve ne
avrebbe compiuti cinque. Ecco del perché era tanto eccitata
ed euforica in
questi giorni, infatti, si muoveva in modo alquanto pestifero tra le
bracci di
Brittany, per scendere e fare casino come suo solito.
Mi alzai dal divano, per salutare
l’amore della mia vita con
un tenero bacio sulle labbra per poi vedere correre la piccola
Elizabeth per
tutto la cucina urlando;
-Festa!. Festa!. Festa!.-
Gli corsi dietro e alla fine
l’afferrai portandola tra le
mie braccia.
-Oh,
mi amor
no saludó a mamá?.- le
chiedo baciandole la guancia destra. –Eh?.-
-Excusar
mamà.- Mi
da un bacio anche lei, ma sulle labbra.
Decido che è sufficiente
per rimetterla di nuovo giù.
-Dovresti prendere esempio da tua
sorella Alejandro è così
dolce e carina.- non riesce a non dire quelle parole con voce infantile
pizzicando le guance della piccolina.
-Io invece sto pensando del
perché non sei in gamba come tuo
padre ma; Hey non si può avere tutto dalla vita, rubia.
–
- Non chiamarmi bionda, ed io sono lo
stesso in gamba.-
-Come no!.-
-Hai da ridere su questa cosa?.-
-Si, molte cose…-
-Non litigate!.- sbottò
Elizabeth, incrociando le piccole braccia
al petto. – Le pessone che si piacciono
non dovebbero mai liticare.- annuisce tenendo il capo chino poi quando
lo
rialza cerca l’approvazione mia e quella di Brittany.
-Vero?.-
Alejandro sbuffa non dicendo una
parola, mentre Beth sembra
quasi arrossire a quell’affermazione.
Mia moglie sorride.
-Elizabeth racconta a mamà
cosa e
successo sta mattina a scuola.- cerca di sviare e si accomoda sulla
sedia
accanto al tavolo, e quando la piccola sente quelle parole, decide di
sedersi
in braccia alla mamma bionda e rossa in volto ancora euforica, mi
sorride.
-Sta mattina mi sono arrabbiata!.-
esordisce accavallando le
gambe come una vera signorina. – Perché la
maettra, voleva conoscecci meglio.
Io mi sono alzata e ho detto il mio nome e chi erano le mie mamme.-
sospira per
riprendere fiato.
-E quando o detto che avevo una mamma
di nome Santana Lopez
e una Brittany Pierce. Mi hanno quaci ullato contro.-
A quelle parole scatto e sono
già pronta per andare a scuola
e dire quattro alla preside, insomma perché discriminare una
bambina perché ha
due mamme.
-Sta calma, amore.- mi ammonisce
Brittany. –Continua ad
ascoltare.-
-Mamà
non poteano
credere che ero figlia della faosa cantante Santana e della balleina
Brittany.-
scuote la testa. –Io cercavo di dire che era vero,
ma…ma nessuo mi credeva.
Cosa impottava, io lo sapevo così ho sorriso e mi stao
sedendo di nuovo.-
Brittany la interrompe dandole teneri
baci su tutto il viso.
-Scusa tesoro, continua.-
Sospira di nuovo gettando un
occhiataccia al madre,
infastidita non dai bacio ma dal fatto che l’aveva
interrotta.
-Così un bimbo
piu’ grande, si alzato e ha detto; - si
schiarisce la voce, cercando di scandire per bene le prossime parole da
pronunciare.
-Non vedete?. Ha gli stessi occhi di
Brittany e il sorriso
di Santana.-
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