Amy J.

di cinderella5281
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Avete presente quelle città che sembrano esistere solo nei film? Ville con giardinetti ben curati, gente che si veste per bene. Auto sportive con vetri oscurati, hotel a cinque stelle. Poi, vi spostate un po’ più in là e che trovate? Quartieri malfamati, palazzi che sembrano stare in piedi per miracolo. Ragazzini cresciuti troppo in fretta spacciando droga, rubando. Sparatorie all’ordine del giorno. Ecco, io vivo qui.
Odio questa città, odio chi ci vive, odio la mia vita qui. Come io sia riuscita a restare una ragazza all’incirca normale, questo è un vero mistero.
Mio fratello Steve si occupa di me da quando mia madre è finita in prigione per droga. È uno a posto, e se non fosse per lui probabilmente anch’io sarei finita chissà dove..
Papà? Quel bastardo se n’è andato quando io avevo appena cinque anni, lasciandoci soli.
Non si può certo dire che la mia sia una vita facile e felice.

Ma io scrivo. Scrivo, per qualcuno o per nessuno, non importa. Ma io scrivo, perché questa è l’unica cosa che posso fare. Il Wardell Magazine, giornale della mia scuola, per ora è l’unico a darmi un’opportunità. Beh.. sempre meglio che niente, no? Io, Amy Jefferson, quindicenne e giornalista in erba. In fondo non suona poi così male..
Sì, mi piace scrivere. Quindi scrivo. Scrivo finché mi verranno le parole, finché riuscirò a tenere gli occhi aperti, finché non dovrò smettere perché le mie dita saranno troppo stanche per continuare.
E infatti ho scritto. E un pezzo della mia vita si è trasformato in parole che non verranno più cancellate da questa mia storia, da questo mio libro, da questo mio cuore…


Ciao a tutti!! È la prima volta che provo a scrivere una ff anche un po' drammatica, quindi probabilmente certe scene dei prossimi capitoli che dovrebbero sembrare anche un po' tragiche, non daranno troppo l'idea di essere tali.. ma io ce la metto tutta ^-^ Spero nei vostri commenti.. positivi e negativi..

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

“Amy, quell’articolo dev’essere finito entro giovedì.”
“Questo giovedì?”
“Sì, lo voglio pubblicare al più presto.” Brianna Zander mi scrutò per un istante. “Pensi di non farcela?” aggiunse poi in tono di sfida con un sorrisetto amichevole.
“Oh, ce la farò! Eccome se ce la farò!!” le risposi ridendo.
Il campanello suonò proprio in quell’istante. Misi i miei appunti nella borsa ed uscii dall’aula.
Mi chiesi se ce l’avrei fatta davvero a finire quell’articolo. In quel periodo tutti i professori ci caricavano di compiti e verifiche, per poter dare il giudizio di fine semestre. Lato positivo? Meno di due settimane alle vacanze di Natale! Battaglie di neve, pupazzi.. uno spasso, insomma.
E invece no. Non ho mai saputo esattamente perché sono sempre stata così elettrizzata all’idea di vacanze natalizie, dato che le mie prospettive di divertimento finiscono sempre nel restare in casa a guardare la tv, cercando di ripararmi dal freddo, mentre fuori continuano a suonare allarmi per colpa di troppi poveracci senza soldi che pur di non dimostrare di trovarsi in una cattiva situazione economica e chiedere aiuto, spaccavano le vetrine dei negozi e rubavano regali fantastici da regalare a figli troppo costosi.
Il solito schifo, insomma.. Alla fine la neve non cambia niente in questa cazzo di città. Niente persone più gentili, niente saluti più affettuosi, niente 'Hey, fermati a guardare che splendore questo candido velo bianco che ricopre il grigiore delle strade.' , niente di quel famoso 'spirito natalizio' su cui sono stati fatti centinaia di film.
Perché? L’ho detto. Questa città è uno schifo, lo è sempre stata, e lo sarà per sempre.
Ah, quanto vorrei cambiare queste parole e metterle sulla bocca del mio principe azzurro, mentre io mi trasformo in una bellissima principessa.. Ti amo, ti ho sempre amata e ti amerò per sempre. Non sarebbe fantastico? Certo, pura fantasia e troppi film, lo so. Ma ormai si sa; la piccola Amy ama sognare.. La piccola Amy ama sognare..

“Ehy, ma mi senti??” La voce di Austin mi riportò immediatamente alla realtà.
“Austin Camden, che visione!” lo salutai con sarcasmo.
“Ma su quale pianeta eri? Sembravi in trance..” Mi mise un braccio intorno alla spalla tirandomi a se con un po’ troppa energia, dato che gli caddi quasi addosso.
“Ma guarda che maleducato! Ragazzaccio cattivo!” gli dissi poi con tono severo, dopo aver ritrovato l’equilibrio.
“Scusa, mamma.” ribattè lui fingendosi sconvolto per l’accaduto.
Ci fissammo per un secondo poi, senza riuscire più a trattenerci, scoppiammo in una risata fragorosa.
Dopo esserci.. ricomposti, cominciammo a vagare fra i corridoi della scuola, cercando di evitare i soliti spintoni di ritardatari e prepotenti.
“Allora, Austin, che mi racconti?” gli chiesi con noncuranza.
”Oh-oh.. che ho fatto? Cosa ti serve? Hai scoperto cose imbarazzanti su di me?” Lo guardai divertita con aria interrogativa. “Beh.. tu non sei una che fa questo genere di domande, no? E conoscendoti..”
“Quale tipo di domande? E.. conoscendoti.. cosa?”
“Oddio, dai.. Nessuna domanda vaga, con te.. Niente ‘ciao, come butta?’ o ‘come stai?’ . Insomma, sì.. sei una che va subito al sodo. Una che ama sapere quello che è venuta a chiedere al più presto, o sbaglio?”
Faccio finta di pensarci un attimo. “Sai, credo tu abbia ragione. Ma ho una mia filosofia a riguardo. O più che altro è un lato del mio carattere. Hai mai sentito dire quella frase che dice ‘C’è gente che parla, parla, parla.. finchè trova qualcosa da dire.’ ? Ecco, io semplicemente non sono una di quelle persone. Non amo parlare di cose inutili: spreco di tempo.”
Austin rise, guardando per un attimo il pavimento. Poi posò il suo sguardo su di me. “Lo so, ti conosco bene ormai.. cosa credi? Per questo mi preoccupa il tuo ‘che mi racconti?’..”
Feci qualche altro passo lungo il corridoio, assaporandomi quel mio momentaneo silenzio. In fondo io amavo parlare, e pensandoci la cosa mi faceva sorridere. Avete presente Veronica Mars? Bene. Credo di assomigliarle un pochino. Certo, non sarò un’investigatrice.. ma quante volte ho ficcato il naso negli affari degli altri ricavando notizie per i miei articoli? Austin mi ha sempre detto che prendo questo fatto della giornalista un po’ troppo sul serio, per una quindicenne che scrive ‘solo’ per il giornale scolastico. Mah.. dato che sembra comunque essere l’unica cosa che mi riesca fare, continuerò a farla. Forse anche perché è l’unica cosa che mi distrae un po’ dall’inferno che c’è appena esco di casa..
Sapevo che l’avrei forse un po’ deluso con quella risposta. Ma la cosa infondo mi divertiva.
“Ho deciso che per gli amici qualche chiacchiera inutile posso anche concedermela.” gli sorrisi, ma non durò molto: una voce alle nostre spalle cancello subito ogni traccia di allegria dalla mia faccia.
“Scusa, Hammond, hai detto gli amici? Ma quanti ne vedi?” Lucas. Uno dei ragazzi più pericolosi della scuola. Il che era tutto dire, dato che praticamente tutti, dalle nostre parti, avevano a casa almeno un’arma.. Eppure, chissà per quale motivo, tutti lo temevano.
“Puntuale come sempre, eh, Luc?” gli dissi con finto sarcasmo.
“Attenta, ragazzina.. attenta.” disse col suo solito tono aggressivo. Comunque decise di allontanarsi. Tirai un sospiro di sollievo. Non sapevo perché quel ragazzo ce l’avesse tanto con me.. infondo non gli avevo mai fatto niente di male..
“Allora..” disse Austin decidendo di non fare commenti su Lucas, “che programmi hai per oggi?”
“Penso che mi dedicherò al mio articolo. La Zander lo vuole entro giovedì.. Ho ancora parecchie informazioni da cercare, quindi è meglio che comincio prima possibile.” spiegai.
“Ah, capisco.. Senti, se vuoi ti posso dare una mano con l’articolo, così magari dopo puoi venire da me.. Sai.. mia madre deve lavorare fino a tardi e dovrei occuparmi di Hannah..” mi disse speranzoso.
Hannah era la sorellina di Austin. Aveva cinque anni, ed era una peste! Spesso, quando Austin doveva curarla, andavo a dargli una mano.. Non ci guadagnavo niente, ma certo era sempre meglio trovarmi a casa del mio migliore amico con una peste che non ci lasciava tranquilli per un secondo piuttosto che restare in casa a deprimermi.
Ma quella volta avevo altri programmi per la mente..
“Mi dispiace, ma ‘stasera mi voglio dedicare interamente al mio articolo. Vedrai, sarà una bomba!!” dissi orgogliosa.
“Di che si tratta?” mi chiese leggermente incuriosito.
“Hai presente tutte quelle storie che hanno fatto ultimamente riguardo alla fabbrica di orologi del paese?” Austin fece una faccia pensierosa, cercando di ricordare.
“Ma sì, dai” gli spiegai, “quella che sta nei quartieri alti.. Hanno licenziato quasi tutto il personale per assumere gente che a quanto pare non ha referenze..”
“Ah, sì.. ora ricordo. Hanno fatto vedere qualcosa al telegiornale.. una protesta da parte di tutti quelli che sono rimasti senza lavoro per via di questi licenziamenti..”
“Esatto! A quanto pare è intervenuta la polizia e c’è stato un macello.. Un tipo ha detto che erano tutti favoritismi, o qualcosa del genere.. ma non si è capito un granché.. poi è scappato..” feci una piccola pausa.
“E tu hai intenzione di scoprire il grande mistero della fabbrica di orologi? Eccitante!” disse ironicamente. Gli diedi una piccola spinta.
“Ma come osi! Comunque.. la Zander mi ha chiesto di fare un piccolo rapporto.. cioè, praticamente dovrei fare un articolo spiegando cos’è successo.. Ma non mi va di fare un copione dell’articolo uscito ieri sul giornale..”
“E quindi hai deciso di scoprire se gli alieni hanno attaccato Herwild City?”
“Oh.. non sai quanto mi spiace deluderti.. Ma voglio semplicemente intervistare qualche persona.. Beh, certo.. se proprio dovessi scoprire qualcosa di interessante, potrei decidere di andare un po’ più a fondo nella faccenda..”
“Ah, certo.” mi disse Austin, ridacchiando. “Beh.. ora devo andare.. Se per caso il tuo tour di interviste si rivelasse un flop, la mia porta sarà sempre aperta!”
“Ok. Però ti consiglio di chiuderla, la porta: io sono capace a suonare il campanello.. e Hannah non è un genio a trovare le chiavi!”
Ci mettemmo a ridere, poi ci salutammo e io me ne tornai a casa.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


*** Grazie a tutti per le recensioni, mi avete davvero dato la voglia di continuare questa storia :D Spero che anche i prossimi capitoli vi piaceranno.. ^-^ ***


Capitolo 2

“Steve!! Sono io!” dissi a voce alta entrando in casa.
“Sono nella mia stanza..” mi rispose una voce.
Corsi in camera mia e preparai velocemente la borsa. Macchina fotografica digitale, registratore, cellulare, taccuino e penna. E una bottiglietta d’acqua, nel caso mi venisse sete. Poi mi misi sciarpa e cappotto ed uscii, avvisando mio fratello che forse avrei fatto tardi.

Ero stata poche volte in questa parte della città. Tutte le volte però provavo la stessa sensazione: rabbia e stupore. Tutte quelle ville, perfette, che avevano un’aria così felice e, in un qualche modo, dolce. E tutti quei ricchi viscidi e tirchi che ci vivevano. Al pensiero di tutte quelle persone che vivevano a due passi dalla mia realtà, da una realtà dove avere un tetto era quasi un miracolo, dove quando facevi una passeggiata non potevi restare tranquillo un momento, dove venivi derubato dei pochi soldi che possedevi, dove dovevi stare attento a cosa facevi e con chi parlavi per non restare ucciso in qualche sparatoria, dove, dove, dove… Qui pensieri mi facevano subito vedere quelle ville splendide ville sotto un altro aspetto. Ora sembravano più buie, più bastarde, più viscide.
Decisi di non pensarci troppo. Avevo altro da fare, ora. Camminai per un po’ fra la gente. Tutti ben vestiti, naturalmente. E la maggior parte che mi squadrava guardandomi dall’alto in basso, probabilmente per i miei jeans scoloriti e il mio cappotto non firmato.. Ma anche qui decisi di non pensarci. Continuai a camminare.
Dopo un po’ decisi di fermarmi. Mi sedetti su una panchina. Ora che mi trovavo lì, dovevo scegliere chi cominciare ad intervistare. Estrassi dalla tasca un ritaglio di giornale tutto spiegazzato. Era l’articolo che parlava della fabbrica. Avevo evidenziato il nome del direttore della fabbrica, un certo James Smith, e di un ex-dipendete che era stato intervistato, e aveva detto che avrebbe fatto causa a Smith eccetera eccetera, tale Paul Black. Di entrambi avevo cercato indirizzo e numero di telefono, con l’aiuto di internet, naturalmente..
Mi sarei recata alla fabbrica fingendomi una parente di Black e avrei chiesto di lui fingendo di non saper niente del licenziamento? Oppure.. sarei andata direttamente a casa sua per una banale intervista? O.. Accidenti, prima mi sembrava di avere così le idee in chiaro..
“Ma guarda, una poveraccia nel quartiere dei ricchi..” Mi voltai di scatto, sobbalzando dallo spavento. Ero così immersa nei miei pensieri che non mi ero accorta che un ragazzo si era seduto vicino a me. Lo osservai per un istante: jeans di marca e maglione firmato, scarpe costose.. Insomma, uno del quartiere.
“Che hai da guardare?” mi disse bruscamente.
“I-io.. niente.” che altro dovevo dire?
Gli diedi un’altra occhiata. Non solo aveva dei vestiti fantastici, ma era anche bellissimo! Capelli castani, come gli occhi.. Due bellissimi occhi profondi.. Una bocca bellissima, labbra morbide.. E uno sguardo che non sapevo descrivere. Sembrava un cagnolino abbandonato, bisognoso di coccole e al tempo stesso, una di quelle tipiche persone che si credono superiori a tutto e a tutti.
“Non avrai intenzione di rubarmi i vestiti, eh?!” fece con tono arrogante, aggiungendo una risatina snob che mi fece tornare alla realtà dimenticando tutti quei pensieri..
“Ma per chi mi hai presa? E poi.. che vuoi? Chi ti conosce?” farfugliai non sapendo cosa dire. Non mi sarei lasciata distrarre da quel ragazzo, nossignore!
Mi alzai e ripresi a camminare con passo deciso, fingendo di sapere esattamente dove stavo andando.
Ma a quanto pare il ragazzo non aveva niente di meglio da fare che rompermi le scatole (per non dire altre parole..).
Infatti.. “Hey! Non ti sarai mica offesa?” disse raggiungendomi.
Mi fermai sbuffando. “Senti.. ho da fare, quindi, mi dispiace, quaaaanto mi dispiace, ma proprio non mi va di perdere tempo con una persona che neanche conosco.”
“Ah-ah! Quindi secondo te io vorrei ‘perdere tempo’ con te? Non è che per caso sei tu quella a cui piacerebbe perdere un po’ di tempo con me?” ribatté lui sogghignando in un modo insopportabile.
Alzai gli occhi al cielo. Ma dico, questo sbuca all’improvviso e crede anche di interessarmi?! Ma siamo fuori??!
Certo che però aveva quel ‘qualcosa’.. Oddio, ero totalmente partita!
Un respiro profondo.. “Senti, non so chi ti credi di essere, ma di certo non ho nessuna intenzione di restare un altro secondo a parlare con te, chiaro? Perché io, signorino, ho da fare! Non sono come te, ok?”
Feci per andarmene, ma lui mi prese per un braccio sorridendo. “Che vorresti dire?”
“Oh, lascia stare..” cercai una seconda volta di andarmene, ma lui non mollava la presa.
“No, no.. sentiamo: come sarei io?” mi chiese sempre con quel sorriso presuntuoso stampato in faccia. Sicuramente era abituato a veder cadere le ragazze hai suoi piedi, e la cosa non gli dispiaceva affatto.. Arrogante e presuntuoso. Punto.
Abbassai lo sguardo.
“Ehy?! Ma ci senti? Come sarei io?” ripeté strafottente. Ah, bene.. mi prendeva pure in giro!
“Vuoi sapere come sei?” gli chiesi di rimando, con tono di sfida. Ormai avevo perso la pazienza.
“Ci sei arrivata, brava!”
“Ridi, ridi..”
“Allora, il verdetto? Come sono? Ah, sì, lo so, lo so.. affascinante, irresistibile,..” O-dio-so!
“Fammici pensare..?! No, io invece direi che sei un ricco arrogante, che crede di essere affascinante e irresistibile solo perché ha vissuto una vita senza fare un cazzo, con mammina e paparino che ti hanno viziato fino alla nausea! Beh, mi dispiace deluderti, caro mio, ma io non sono affatto come te, o come le tue belle ragazzine anche loro viziate da schifo.” Mi fermai per riprendere fiato. Ero esplosa. E lui non si era neanche degnato di cambiare espressione. Credevo si sarebbe incazzato, che mi avrebbe insultato o cose simili.. Invece era rimasto tutto il tempo ad ascoltare la mia sfuriata con quel suo sorrisino da ‘sarò sempre più in alto di te’.
“È incredibile come tu già sappia tante cose di me.” Mi mise un braccio intorno alla spalla.
Ma si può?? Avrei voluto spaccargli la faccia!
“Sai..” mi sussurrò vicino all’orecchio, questa volta con un tono leggermente più minaccioso, “la descrizione che hai appena fatto è stata davvero interessante. Ma dato che ce l’hai tanto con chi ha qualche spicciolo più di te, perché sei venuta da queste parti? Quindi ho un piccolo consiglio per te: vattene. Torna nelle fogne da cui sei venuta, e non venire più qui, chiaro?”
Detto questo mi liberò finalmente dalla sua presa e se ne andò facendo finta di niente. Me ne restai per qualche secondo lì impalata, confusa. Ero spaventata. E arrabbiata. Su una cosa ero sicura, però: non sarei più tornata in quello schifo di quartiere.
Poi mi diressi decisa verso la fabbrica di orologi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


***Grazie a tutti per le recensioni!! Ecco il terzo capitolo.. Ora sto scrivendo il quarto, spero di riuscire a postarlo entro domani (o magari già 'stasera).. poi per il resto dovrete aspettare due settimane, perchè parto con il coro in cui canto e sto via fino al 28.. quindi, prima di quella data, non ci saranno altri capitoli.. Ma quando torno mi rimetterò al lavoro, promesso ^-^ ***


Capitolo 3

Il giorno dopo. Di nuovo a scuola.
Aprii l’armadietto cercando il classificatore per la materia successiva.
“Allora, com’è andata ieri?” era Austin.
Richiusi l’armadietto. “Bah.. niente di interessante, alla fine. Ho intervistato un ex-dipendete della fabbrica.. La cosa più divertente è stata il suo ‘e quell’imbranato del mio collega’.. Capirai.. Alla fine ho deciso di accontentarmi di una cosa banale, per una volta.”
“Beh.. non so cosa sia peggio; annoiarsi o cercare per due ore di mettere a letto Hannah..”
“Ahah.. ma quanto mi dispiace! Ormai, lo so.. sono indispensabile. Ma che ci posso fare se i paparazzi mi perseguitano?” dissi in modo teatrale con una voce snob. “Oh-oh.. qualche ricco rompi palle ti ha.. rotto le palle?” “Precisando che sono una ragazza.. beh, sì.. Un ragazzo.. avrà avuto la nostra età.. 15-16 anni.. Si è avvicinato e non mi mollava più.. Si credeva chissà chi.. Un’arroganza incredibile! Poi si dev’essere incazzato perché gli ho quasi urlato in faccia quello che pensavo di lui.. perché mi ha minacciato dicendomi di non tornare più nel suo bel quartiere del cazzo. Come se io ho intenzione di tornarci!”
Austin rise. “Comunque.. ‘stasera hai da fare? Perché alla tele danno un film che non ci possiamo perdere..”
“Perché dici ‘ci’? Che ne sai che neanch’io posso perdermelo? Eh? Eh? Eh?”
“Sei la solita. E comunque è un film dell’orrore..”
“Ah-ah! Beccato! Hai paura e hai bisogno di me, giusto?”
“Ma che spiritosa.. Diciamo invece che c’è più gusto a commentare –e ridicolizzare- le scene con te, piuttosto che fare un monologo, seduto pateticamente da solo sul divano.”
“L’ho già detto che sono indispensabile, vero?” gli chiedo prendendolo sottobraccio.
“Eh, sì.. credo proprio che tu l’abbia già detto.. Da me alle 8?”
“Ok, ma i pop-corn li prendi tu.”

Uscii da casa verso le 19.40. Ci mettevo circa cinque minuti da casa mia a quella di Austin, ma mi piaceva arrivare in anticipo.. Svoltai l’angolo. Era già scuro e faceva un freddo cane. Due tizi dall’aspetto non troppo socievole se ne stavano appoggiati al muro che affiancava tutto il marciapiede su cui stavo camminando. Non vedevo le loro facce, e avrei preferito evitarli del tutto. Però non mi andava di cambiare strada, quindi decisi di accelerare il passo per sorpassarli senza che loro potessero coinvolgermi in un’eventuale discussione..
E invece no.
Stavo appunto cercando di sorpassare quei due, quando uno di loro mi sbarrò la strada.
“Ma guarda un po’ chi si vede.” mi disse in tono per niente amichevole. Merda! Era Lucas! E l’altro David, il suo carissimo inseparabile compagno.. Cercai di non mostrarmi agitata. Incontrare quei due in una strada deserta non era proprio il massimo.. Anzi, non lo era per niente.
“Allora, bellezza.. che ci fai in giro a quest’ora tutta sola soletta? Non lo sai che ci sono i lupi mannari?” mi disse facendomi venire i brividi.
Farfugliai un “Non ti riguarda.” e cercai di andarmene.
Lucas mi prese per un braccio, facendomi male.
“Dovresti stare attenta a come mi parli, signorina.” disse con fare minaccioso.
“Se no che mi fai?” in verità non volevo per niente saperlo, ma non avevo intenzione di fargli percepire la paura che mi stava assalendo in quel momento.
“Che ti faccio? Beh.. io un’idea ce l’avrei..” Mi mise una mano fra i capelli, mentre David se la rideva.
“Lasciami andare!” Ora non me ne importava più niente del cercare di sembrare coraggiosa. Sapevo cosa aveva in mente. E la cosa mi terrorizzava.
“Aiuto, la ragazza ha paura.” Sorrise in modo spaventoso. Cercai di liberarmi dalla sua presa, senza riuscirci.
“Sai, adesso ti portiamo in un bel posticino.. Sono sicuro che ti piacerà molto.”
“No, ti prego.. lasciami!” una lacrima di disperazione si staccò dal mio occhio percorrendo il mio viso in modo raccapricciante.
“No? Ok.. niente posticino, allora. Se preferisci possiamo restare qui.”
Mi trascinò in un vicolo cieco, fra bidoni della spazzatura e gatti randagi che scapparono vedendoci arrivare.
David continuava a ridacchiare osservando la scena. “Allora.. adesso ti spiego una cosa.. È molto semplice. Tu ora resterai zitta zitta, chiaro? Certo puoi decidere di non farlo ma.. vedi questa?” spostò appena il giaccone che aveva addosso per mostrarmi una pistola infilata nei pantaloni. “Sai, piccola.. non ti conviene chiamare aiuto, perché nessuno arriverà in tempo.”
Oddio, cosa potevo fare? Non riuscivo a pensare razionalmente, a trovare una soluzione. Aiuto. Aiutatemi. Pensieri silenziosi. Occhi sbarrati dal terrore mentre David mi teneva immobile e Lucas cercava di sbottonarmi i pantaloni. Cercai disperatamente di colpirlo con un calcio, ma ottenni solo una stretta ancora più forte e dolorosa da parte di David.
Chiusi gli occhi desiderando di svegliarmi da quell’incubo. “Lasciami andare..” lo supplicai piangendo. “Stai zitta, troia!” mi disse tirandomi uno schiaffo. Non sentii neanche il dolore. Mi veniva da vomitare. “Ti ho detto di stare zitta!”
Chiusi gli occhi disperatamente, piangendo e tremando.
Poi dei passi, veloci.
La voce di Lucas.. “Ma chi cazzo..”
Un pugno. David mollò la presa, cadendo a terra. Altri colpi, pugni calci.
Mi rimisi i pantaloni e scappai, senza voltarmi per vedere cosa fosse successo.
Scappai ancora in preda al panico, senza riuscire a capire cosa fosse realmente successo.. Il cuore mi batteva all’impazzata, e piccole gocce di sudore mi colavano lungo il viso, mischiate alle lacrime che non riuscivo a frenare.
Non so per quanto continuai a correre. Mi fermai ansimando, appoggiandomi ad un muro.
“Tutto bene?”
Sussultai. Mi voltai ancora spaventata e.. sorpresa! Due bellissimi occhi profondi che mi guardavano preoccupati. Era il ragazzo che avevo incontrato nei quartieri alti.
Ma che ci faceva qui?
Rimasi a fissarlo a bocca aperta.
“Ti ha fatto qualcosa quel bastardo?” insisté con fare premuroso.
“N-no..” poi mi accorsi che c’era qualcosa di strano.. “E tu come lo sai?”
“Ma come.. scusa, sbaglio o se non fossi arrivato io saresti ancora con quel.. maniaco?” disse riprendendo un po’ del suo modo di fare altezzoso.
Quindi era stato lui a togliermi quei due di torno.. E se non fosse arrivato? Cosa sarebbe successo? Abbozzai un sorriso ma questo si trasformò subito in un pianto. Mi ritrovai con la testa appoggiata sulla sua spalla, senza riuscire a trattenere quelle lacrime.
Lui mi mise un braccio dietro la schiena, stringendomi in un abbraccio imbarazzato.
Appena mi fui ripresa e realizzai cosa stava succedendo, mi ritrassi immediatamente. Deglutii ancora un po’ a fatica poi, asciugandomi le lacrime con la manica della felpa, lo scrutai con calma. “Si può sapere chi sei? Ti vedo nel tuo ‘super-quartiere’ e mi minacci di non tornare più, e ora ti ritrovo qui..”
“Beh.. che ti devo dire.. Odio la mia vita esattamente quanto la odi te. Diciamo che adoro far incazzare i miei venendo da queste parti contro il loro volere.” rispose in tono beffardo.
“Sei un ribelle, quindi.” scherzai.
“Se vuoi metterla così..”
Gli sorrisi. Ma che mi stava succedendo? Il cuore mi batteva forte, ma non più per la paura. Eppure odiavo quel ragazzo, nonostante mi avesse appena salvato.. o no?
“Comunque mi chiamo Justin..” gli disse porgendomi la mano. La strinsi imbarazzata. “Amy..” mi presentai.
Driiin
Guardai il display del cellulare. Austin. “Pronto? Ciao.. sì, sì.. arrivo.. poi ti spiego tutto.. No, no.. tranquillo.. sto bene, o almeno credo.. No, davvero.. stai tranquillo.. Arrivo tra una decina di minuti, ok? Bene.. ciao..”
“Fidanzato?” mi chiese Justin mentre rimettevo il cellulare nella borsa.
“No.. migliore amico.” Sorrisi di nuovo, alzando lo sguardo.
“Ti accompagno. Così se per caso ci sono ancora in giro quei due..”
Mi battei la mano sulla fronte. “Oddio.. non ti ho ancora ringraziato.. Ti devo un favore.. Un enorme favore!”
“Non preoccuparti..”
E detto questo mi accompagnò fino a casa di Austin. Lo ringraziai ancora, poi salii.
Austin mi stava aspettando preoccupato.
“Avevi una voce al telefono.. ma che ti è successo? Perché ci hai messo tanto?”
E allora gli raccontai tutto, mentre lui mi ascoltava scioccato. Alla fine mi abbracciò e restammo tutto il resto del tempo a coccolarci.
Che fosse più di un amico, per me? No.. Austin era solo.. Austin. Il più grande amico che potessi desiderare, il migliore, quello che c’era sempre, che avrebbe fatto di tutto per me.. E io ero lo stesso per lui, o almeno credevo..



*** So che probabilmente la "tragedia" e il panico di questo capitolo non esprimono un granchè.. ma non sapevo come descrivere la scena.. certo, con un film sarebbe tutto più facile.. hehe!
Beh, spero che vi sia piaciuto comunque.. e anche se così non fosse, recensiteee!! :P ***

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

“E così questo tipo ti ha perfino chiesto scusa per come ti ha trattata l’altro giorno?” mi chiese Austin ancora un po’ incredulo.
“Esatto. Mi ha detto che era incazzato con i suoi genitori, e aveva bisogno di fare un po’ lo stronzo..”
Risi.
“Ah, bel modo di affrontare le cose..” ribatté lui.
Eravamo seduti sul suo divano, abbracciati con una ciotola di pop-corn in mezzo a noi e la tv accesa.
“Non sarai mica geloso, eh?!” scherzai.
“E perché dovrei? Tanto tu resterai sempre la mia piccola Amy, e niente ci separerà..” disse con tono teatrale, “..neanche la cotta che ti sei appena presa per questo Justin.” aggiunse con noncuranza.
“Eh, già..” dissi fra me e me. Poi realizzai quello che avevo appena detto. Cavolo, Austin mi aveva incastrata.. come sempre. Accidenti a lui. Scattai in piedi e cominciai a prenderlo a cuscinate urlando: “Cooosa?? No, no, no! Ma come osi dire che mi sono presa una cotta per lui?! Non è vero! Figuriamoci!”
E lui, riparandosi dalle cuscinate come meglio poteva e ridendo a crepapelle: “Certo, certo! ..haha.. E allora come mi spieghi la tua mitica reazione? Direi che sei più che cotta! ..dai, basta con ‘sti cuscini!..” Gli diedi un attimo di tregua. Lui si fece un po’ più serio. “Almeno hai il suo numero? O l’indirizzo? O qualcosa, insomma?”
Abbassai gli occhi. Era inutile cercare di nascondere ancora che Justin, oltre ad aver colpito quei due bastardi, aveva colpito anche il mio cuore..
“Beh.. effettivamente no. Però mi ha detto che spesso viene da queste parti.. quindi con un po’ di fortuna lo rivedrò.” Sorrisi.
“Certo che hai avuto un culo… pensa se non fosse arrivato..”
“Credi che nono ci abbia pensato? Mi viene da vomitare solo a pensarci.. Dici che dovrei denunciarlo in polizia? Lucas, intendo..” gli chiesi pensierosa.
“Non lo so.. c’è il rischio che poi qualche suo amico te la faccia pagare.. Però rischi comunque..”
“Ah, grazie dell’aiuto..” risi cercando di sdrammatizzare.
“Magari potresti parlarne con qualche professore.. Non so a cosa potrebbe realmente servire, però..”
“Ma se anche loro hanno paura di quel ragazzo! Vabbè, dai.. adesso non ci voglio pensare..”
“Ok.”
Mi rannicchiai ancora di più vicino a lui. Mi sentivo al sicuro, con lui. Austin. Ma davvero non provavo niente per lui? Ma certo che no! Era come un fratello, per me. Niente di più. Oppure no? Oddio, che confusione..
“Stai pensando a Justin?” mi chiese Austin. Non potevo di certo dirgli che stavo pensando a lui.. Rimasi zitta.
“Ecco, appunto.” scherzò lui. Ogni dubbio per dei miei possibili sentimenti nei sui confronti saprirono all'istante. No, Austin era davvero solo un amico, per me. Dovevo stare attenta a non confondere il troppo voler bene con l’amore.. pensai ridendo tra me e me. A volte sono davvero stupida.
“Che c’è?” mi chiese lui.
“Niente, niente.” Gli sorrisi. Dio solo sa il bene che gli voglio.
Lui sembrò leggermi nel pensiero. “Ti voglio bene..” mi sussurrò in un orecchio.
“Anch’io. Molto.” Lo abbracciai.
Di colpo tornò più allegro. Si staccò, mettendosi a gambe incrociate di fronte a me.
“Dobbiamo studiare una tattica per fare in modo che tu possa ancora incontrare questo tuo principe azzurro snob.” mi disse tutto eccitato all’idea.
Risi. “Ok, ok.. ma adesso calmati, eh?!”
“Ah, la mia cara, piccola, ingenua, e bla bla bla Amy..” Lo guardai fingendomi preoccupata.
“Vuoi che chiamo il manicomio? Perché ho paura che la tua sanità mentale sia andata a farsi fottere..”
“Ma quale sanità mentale? Pensavo mi conoscessi..” fece una faccia offesa, “E invece a quanto pare non mi conosci proprio. Altrimenti lo sapresti, no?, che non sono mai stato normale.. Oh, povero me.. in che abominevole mondo sono mai capitato?!”
Scoppiammo a ridere. Ma si può essere più cretini?
“Dici che lo rivedrò?” gli chiesi dopo un attimo.
Il suo viso tornò dolce. “Ne sono sicuro.”



***Mi sono data da fare e sono riuscita a finre anche questo capitolo.. Chissà che magari prima di partire riesca a scriverne ancora uno..
Ringrazio ancora tutti per i commenti, mi hanno fatto davvero molto piacere!! ^-^
Ah, e se qualcuno ha qualche consiglio su come potrebbe continuare la storia (o qualche desiderio..), lo scriva pure.. Perchè per il prossimo capitolo non so bene da dove cominciare... ^-^" (e avendo qualche spunto.. hehe.. ma se no mi invento cmq qualcosa, non preoccupatevi.. hihi!!) ***

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