Thunderbolt between damned angels.

di AntoThunderbolted_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 First day of school. ***
Capitolo 2: *** #2 Unexpectedly. ***
Capitolo 3: *** #3 Dry leaf. ***
Capitolo 4: *** #4 A mad confusion – Part I. ***
Capitolo 5: *** #4 A mad confusion – Part II. ***
Capitolo 6: *** #5 It's the beginning. ***
Capitolo 7: *** #6 Panic at the amusement park. ***
Capitolo 8: *** #7 Some painful questions. ***
Capitolo 9: *** #8 Cruel despair. ***
Capitolo 10: *** #9 We will see the rainbow. ***
Capitolo 11: *** #10 I'm tired, life. ***
Capitolo 12: *** #11 The run of the life. ***



Capitolo 1
*** #1 First day of school. ***


Emh, hi people!
Sono un pò emozionata, perchè questo è il mio primo capitolo della storia che vi presenterò poco a poco. 
Mh, sono molto ispirata così la sto scrivendo di getto, ad ogni modo, aggiornerò ogni settimana. Ovviamente credo sia normale che possa capitare qualche ritardo, ma state tranquilli che mi farò perdonare poi. u.u
Allora, la trama della storia è inutile dirvela.. primo, non ne ho ancora una precisa, cambio idea ogni secondo; secondo, la scoprirete voi stessi leggendo, allora vi levo il bello. u.u 
Ah, per questo capitolo non c'è nessun suggerimento musicale perchè mi ha ispirato più di una canzone, e quindi, niente. LOL.
Nei prossimi capitoli probabilmente ci sarà, boh.
Vabbuò, ho parlato a vuoto un pò troppo, spero vi piaccia e basta.
Buona lettura! 
-Anto. 




POV Kris.

Sono dentro l'autobus, seduta vicino a un cazzone che mastica una gomma e che mi sta innervosendo non poco, e sto per avere il mio primo giorno di quarto anno di liceo in una scuola totalmente nuova con un paio di scarpe che non sono le mie adorate Converse o Vans, per colpa di mia madre che ha insistito per farmi mettere queste orribili ballerine.

Merda, qui a Londra fa freddo, mi manca la mia Los Angeles.

Il suo caldo, la mia scuola, i miei amici e tutto il resto, e invece eccomi qui, in questa cazzo di città per colpa del trasferimento di lavoro di mia madre.

Il corridoio della scuola non è male, fa caldo e questo è un punto a suo favore, e poi la gente qui si fa i cazzi suoi, così non mi sorbisco tutte le occhiate curiose degli studenti.

Sono arrivata al mio armadietto, mh.

All'interno c'è una busta: “Benvenuta a scuola, signorina Stewart. Buona permanenza e per qualunque genere di problema non esiti a chiamarmi. Il preside.”

Si, come no. Quasi quasi mi prendo il suo numero e il pomeriggio stiamo al telefono. Bah.

Prima campanella. Di già? Vuol dire che aspetterò la seconda per entrare, nel frattempo cerco la mia classe.

“Sei la nuova del quarto, giusto? Uh, nessuna gossippata, tranquilla. Se stai cercando la tua classe vai in fondo gira a destra e troverai la tua classe, c'è scritto nella porta che classe è, comunque.”

Il primo a rivolgermi la parola, dai, non è stato per niente scortese.. anzi.

E' non troppo alto, moro e carino. Ma non il mio tipo.

“Ah, gr..grazie mille! Allora, umh, ci si vede.”

Sinceramente, se ci vedremo o meno non me ne può fregare più di tanto, è uno dei tanti studenti che come tutti oggi è un viso nuovo per me.

M'incammino per la mia classe, busso e una voce mi annuncia che posso entrare, così faccio.

Sono già quasi tutti al proprio posto, ma alcuni mancano, comincio a guardare i visi uno a uno e mi sento un po' arrossire le gote, merda. Mi tradiscono ogni santa volta

La voce della professoressa mi riprende dal mio monologo interiore.

“Lei dev'essere la signorina Stewart, giusto?”

“Emh, si. Sono io, Kristen Stewart.”

“Perfetto, si sieda dove vuole, ci sono posti liberi, faccia da lei.”

Meraviglioso, così devo scegliere dove sedermi senza sapere un niente e senza conoscere nemmeno un viso. Mh, puntiamo l'ultimo banco, dai.

Mi siedo vicino una ragazza piuttosto timida che appena mi siedo si gira a mala pena. Dovrei parlare io forse, sono la nuova, okay.

“Ciao, io Kristen, chiamami pure Kris. Tu..sei?” Si gira sorpresa, non si aspettava che le rivolgessi la parola?

“Io sono Nicole, chiamami Nichi, come vuoi. Emh, piacere.”

Questa è stata la nostra conversazione per il resto della prima ora, passata in fretta per via delle presentazioni con i miei nuovi compagni.

-

Quarta ora.

“Prof, posso uscire dalla classe 10 minuti?”
“Si, Stewart, capisco lo stress del primo giorno, vai.” e con un suo sorriso sono uscita dalla classe.

La professoressa d'inglese mi piace già, mi ha subito messo a mio agio ed è una tipa abbastanza scherzosa.

Non conoscendo la scuola non posso far altro che cercare il bagno, anche solo per dar un'occhiata a com'è conciato il mio visto.

Uh, non mi ero accorta che di fronte la mia classe c'è una macchinetta. Passerò qui tutti i miei 10 minuti stressanti, credo.

… Il bagno delle ragazze non è male. E il grande specchio sopra i lavandini non lo è neanche.

Che faccia, ma sinceramente me ne frego alla grande.

Esco dal bagno prima che qualche altro complesso prenda il sopravvento su di me e mi mi posiziono davanti la macchinetta che avevo adocchiato prima.

Arrivano due ragazzi che sembrano dirigersi verso me, oh no, verso la macchinetta.

Uno dei due mi da le spalle, che maleducato! L'altro lo posso ben vedere in viso.

Nessuno di così eclatante, un semplice ragazzo scuro di carnagione, media statura, ben vestito.

Ma quel cazzo di maleducato che mi sta dando le spalle.. voglio vederlo in viso.

Anche solo per lanciargli un occhiata micidiale, una di quelle che lo farà sentire in colpa.

Ma per cosa? Non so, deve sentirsi in colpa e stop.

Stanno discutendo di un uscita questo sabato, e mentre il maleducato parla improvvisamente, o meglio alla sprovvista per me, si gira e.. ossignore.

Ha il viso che potrebbe essere scambiato per quello di un angelo.

Io suoi occhi, gosh, i suoi occhi sono di un color fuso troppo belli per essere definiti, e quella sua mascella squadrata ma non troppo ricoperta da una barbetta quasi invisibile, color oro-rame, come i suoi capelli fottutamente scompigliati.. e quella mano che li attraversa.

La mia la sta invidiando. Ogni singola parte del mio corpo lo sta facendo.

E sta ridendo, merda, sta ridendo mentre quelle perfette labbra si stendono in un sorriso e la sua voce mi riempe dentro, è come velluto.

Ma che cazzo sto facendo? Sto contemplando uno di cui non conosco nemmeno il nome.

Sto contemplando uno maleducatamente bello da star male e che nemmeno si è accorto di me.

Su Kristen, non ti riconosco neanche, perchè tutta quest'importanza a un coglione?

Perchè? Ma fanculo.

Apro la porta, e devo avere una strana espressione in viso, ma strana davvero, perché tutti mi guardano un po' stupiti ma me ne frego e torno al mio posto.

Prendo il mio quaderno e comincio a scarabocchiare sulla prima pagina.

Dopo ciò le ore sono volate e non me ne sono accorta se non adesso che la campanella è suonata.

Afferro tutto ciò che c'è di mio sul banco, lo ficco nello zaino ed esco velocemente dalla classe, dalla scuola e mi dirigo a casa.

Metto le cuffiette del mio ipod e parte una delle mie canzoni preferite, se pur sbagliata per adesso.

Like the morning sun, your eyes will follow me, as you watch me wander, curse the powers that be. Cause all I want is here and now, but it's already been and gone. Our intentions always last that bit too long. Far far away, no voices sounding, no one around me and you're still there.
Far far away, no choices passing, no time confounds me and you're still there”

(Come il sole del mattino i tuoi occhi mi seguiranno.
Mentre mi guardi vagabondare maledici i poteri che furono .Perché tutto ciò che voglio è qui ed ora ma è già stato e andato.
Le nostre intenzioni durano sempre quel troppo in più. Lontanissimo, nessuna voce risuona, nessuno intorno a me e tu sei ancora qui.
Lontanissimo, nessuna scelta da fare, il tempo non mi confonde e tu sei ancora qui.)

E' incredibile come un totale sconosciuto sta dominando i miei pensieri, li sta contorcendo e mi sta solo confondendo. Meglio spegnere anche quest'aggeggio.
Arrivata a casa saluto distratta mia madre. “Ciao mamma!” grido mentre sto per salire il primo scalino per andare nella mia stanza.
“Ma amore, vien qui, com'è andato il primo giorno nella nuova scuola?”
Sospiro, dovevo immaginarmelo. Vado in cucina.
“E' andato okay, ho conosciuto tutti i miei nuovi compagni, non sono male e la mia compagna di banco mi piace, si sa fare i cavoli suoi. Per il resto tutto bene”
So di averla fatta troppo breve e di non aver detto nulla d'interessante, ma capirà che non ho voglia di parlare, e magari si darà da sola la spiegazione 'è stressata dal primo giorno' e meglio così.
La taglio corta, salgo le scale ed entro in camera mia. E' ordinata e lo sarà ancora per poco.
Butto lo zaino in un angolo, la giacca sopra la sedia della scrivania e io mi stendo sopra il mio letto a fissare il soffitto e ripenso a quel che è stata la mia giornata fino adesso.
Primo giorno di scuola: nuovo compagnia, nuove prof, e un ragazzo maleducato che mi ha dato i nervi, mi ha bruciato dentro, fottutamente bello, che non mi ha calcolato, che mi ha cambiato l'umore in peggio, di cui non conosco il nome e che non riesco a levarmi dalla testa.
Non può essere da me. Non esisto quei cazzo di colpi di fulmine, non se si tratta di me poi, non esiste che io mi torturi la mente per uno che non conosco, per uno che ho visto tre minuti scarsi e che mi ha fatto irritare parecchio, eppure sento ancora la sua risata soffiarmi nelle orecchie.
-

Si è fatta sera, non ho pranzato, non sono ancora scesa sotto da quando sono arrivata e per fortuna mia mamma non mi ha disturbata, ma soprattutto dopo aver dormito ho ancora il suo viso davanti gli occhi e il mio stomaco è contorto al pensiero che domani lo rivedrò.
Non va Kristen, non va. Stai pensando a uno di cui non sai niente, sei appena arrivata e.. che cazzo stai facendo? Ansia? Per chi? Non ancora, non adesso.
Non dopo aver passato quel che mi ha cambiato la vita. Quel che ha cambiato me, dentro.


 

POV Rob.

Devo chiamarlo. Devo, devo, devo. Afferro il telefonino e cerco il suo nome nella rubrica. Eccolo, Tom. Premo il pulsante verde. Tu, tu, tu.. cazzo, rispondi amico.
“Hi brotheeer!” La sua solita voce allegra.
“Tom, ho bisogno di parlare. Merda, sono un coglione, davvero lo sono”
“Oh amico, è una novità per te?” Ride.
“Tom, non è il momento per scherzare, ho un problema.”
“Oh, va bene. Racconta” diventa serio, conosce me anche solo dalla voce e sa che non sono in vena di risate.
“Oggi. A scuola. Una nuova arrivata. Cazzo, Tom. Due occhi verdi e grandi come la luna, un viso perfetto che non riesco a levarmi dalla testa e quell'espressione da 'non parlarmi o ti urlo in faccia' e non l'ho calcolata, non mi sono presentato e..”
“Hei, hei, hei.. sto venendo a casa tua, aspettami che così non ci capisco niente”
“Va bene, ti aspetto”, riattacco. Mi sposto in salone e accendo il camino.
Tempo 10 minuti e suona il campanello, dev'essere Tom, e quando apro è proprio lui.
Non aspetta nemmeno che io dica qualcosa, si dirige verso il salone al caldo, si siede.
“Allora amico, racconta da capo e bene, non correre troppo, tranquillo.”
“Okay, allora -sospiro- oggi a scuola è arrivata una nuova ragazza al quarto anno, non pensavo che fosse una che mi potesse colpire così, invece... ero alla macchinetta, al solito i miei 5 minuti di svago durante l'ora di matematica, ero con Jamie il mio compagno di banco e stavamo parlando.. quando mi giro distratto e vedo lei, alle mie spalle, seduta con uno sguardo offeso, credo nei miei confronti visto che le davo le spalle, l'ho guardata per un secondo mentre lei era girata, e cazzo Tom.. è la ragazza più bella, perfetta, che io abbia mai visto.
E' assurdo, è come se emanasse luce. Umh, e io ho assunto un atteggiamento da stronzo e da uno che se la tira un po' troppo, ma ero imbarazzato e non sapevo che fare, in quel momento avrei voluto solo sfiorarla. Merda, se domani la rivedrò come cazzo devo fare?”
“Rob, prendi fiato hai parlato senza sosta, ho capito. Umh, non l'ho mai vista, anche perchè non è Londinese, giusto?”
“No, non lo è. Viene da Los Angeles.”
“Mh, e posso capire che è davvero bella, ma fratello, hai presente che hai avuto un colpo di fulmine?”
“Stronzate, Tom, tutte stronzate. I colpi di fulmine non esistono, con me non funzionano.”
“Non sembra..”
“Sto avendo solo un momento ti debolezza, solo che non capisco perchè.. perchè non riesco a togliermela davanti gli occhi..”
“queste sarebbero stronzate, eh? Ah, bene. Ti stai fumando il cervello già dopo aver visto una ragazzina di cui non conosci nemmeno il nome.”
“Tom, il fatto è che io sto con Kate e dopo aver visto la nuova arrivata sembra che tra me e Kate non potrebbe esserci mai niente, pensavo che avremmo potuto cominciare a far sul serio, insomma.. è carina. Ma niente, non l'ho mai pensato come penso da oggi a quella lì.”

“Dai Rob, non crearti problemi su Kate, se non va bene con lei la lasci andare e basta, nessun problema. Anzi, prima di tutto preoccupati di sapere il suo nome. Conoscetevi, insomma, cominciate a parlare.”
“Nemmeno per sogno, Tom. Come può una che nemmeno conosco stravolgermi la vita? Non so niente su di lei, niente.”
“E continuerai a non sapere niente se non provi a conoscerla”.
“No, la ignorerò. Semplice.”
“Come vuoi, ma so già che non ci riuscirai” - “Si invece”.
Eppure il mio tono di voce non ha convinto nemmeno me.

-

Non ho dormito per niente, ho passato la nottata a cazzeggiare con Tom, guardando film, ridendo e pensandola. Ma come si fa? Oh man, non riesco a capirmi neanch'io.
Guardandomi allo specchio sono uno straccio, non ho intenzione di andare a scuola.
Stasera uscirò con Kate, per convincere me stesso che è lei quella giusta per me.
Perchè lei lo è, no? No. Si, lo è.
Ah, meglio uscire a fare una passeggiata.
Magari il vento mi entra in testa e me la pulisce un po'. No, non fa ridere, Robert.
L'aria è fresca, anche se l'estate è finita da poco ed ancora è solo l'inizio di settembre, così decido di mettermi una felpona.
Qualcosa sta vibrando.. il mio cellulare! Lo afferro e non guardo chi è, rispondo semplicemente.
“Pronto?”
“Pronto, Rob. Amore, che fai? Niente scuola oggi?” Dannazione, Kate.
“Hei, tesoro, no niente scuola. Oggi non mi sento tanto bene -meglio tagliarla corta, non mi va di dare troppe spiegazioni nemmeno a lei- così sono rimasto a casa -prima bugia, se ne prevedono altre, bene- tu, piuttosto, che fai? Come va?”
“Va benone, Pattz, mi spiace, ti vengo a trovare? Sono da mia madre -vive sola, proprio come me-, comunque”
No, no, NO. Non deve venire, anche perchè non mi troverebbe.
“No, amore, non preoccuparti, ho mal di testa e non sarei molto carino, non ti darei conto e sai benissimo che mi dispiacerebbe.”
“Va bene, amore, confido in te.” Certo.
“Ah, senti, stasera andiamo a cenare fuori?” - “Uh che carino, certo amore, andiamo fuori, dove vuoi. Così starai un po' meglio, no?”
“Certo, starò meglio”.
“Bene, allora ci sentiamo dopo, mh?”
“A dopo, ti passo a prendere alle sette.” Riattacco.
Ghiaccio, perchè adesso, parlando con lei la mia voce è monocorde e pensando all'altra aveva un altro sapore?
Sms “Tom, non riesco nemmeno a parlarle più, a Kate, intendo. Non riesco. E non la conosco ancora quella nana.”
Riposta “ Quella nana ti ha stregato senza che te ne accorgessi nemmeno.”
Bingooo.


 

7pm. Ansia.
Ho passato la giornata esattamente come la nottata: facendo un cazzo, anzi, cazzeggiando.
Sto aspettando che scenda e apra quella dannata porta per andare a cenare. Ci mette tanto, anche?
Okay, calma Robert. E' una ragazza, la tua. E le ragazze fanno sempre così, vero?
Fanno aspettare il fidanzato. Ma fatto da lei è insopportabile, è oscenamente insopportabile capire che se l'avesse fatto la sconosciuta magari sarei stato solo più ansioso di vederla, non di far passare la serata in fretta e basta.
“Ciao amore!”
Ha aperto la portiera, è entrata e non me ne sono accorto? Bene.
“Ciao.. Kate, allora, dove si va?”
“Dove vuoi.” Risponde seria e fredda. Si è accorta di qualcosa, normale.
Ovvio, coglione, da ieri sera non la cerchi e rispondi a monosillabi, ma davvero ti basta una ragazzina con un paio di occhi verdi per mandarti in tilt? Per mandare all'aria tutti i tuoi i piani? Complimenti.
-

Una serata noiosa, insipida, come la ragazza che ho davanti. Una che è sempre allegra, che non s'incazza se guardo il culo a un'altra ragazza, una che non litiga mai, che l'unica reazione che ha è un sorriso.
Ma davvero, fino a ieri mattina tutto ciò mi andava bene, poi.. tre dannati minuti e questa mi sta sulle pale, adesso.
Forse perchè non ha il suo sguardo, quel cazzuto, fottuto, perfetto sguardo della ragazza sconosciuta. Della novellina.
“Robert, mi dici che hai, stasera?” Bla bla bla, voglio solo mandarti a fanculo.
“Nie..niente, Kate, perchè?”
“Perchè non mi calcoli, non pronunci parola se non te la tiro fuori io dopo che parlo da tre ore” “Sola” Aggiunge dopo un attimo di tentennamento.
Parla davvero da tre ore sola? Oh, non me ne sono accorto.
“Sono solo stanco. Tutto qui, davvero amore.”
Per l'amore del cielo, Robert, non trattare così la tua ragazza! Ma che cazzo ti passa per la testa?
Ah, lei. Forza, bacia la tua fidanza.
Mi alzo dal mio posto e la bacio. Niente, riprovo. Niente, nessun effetto. Nessuno.
E se avessi baciato la sconosciuta cosa avrei provato?
Niente, perchè non posso immaginare di baciare una sconosciuta che penso da ieri senza sosta, proprio no.
“Scusami, Kate. Ma non riesco a reggermi in piedi, vado a casa, ci si sente”.
-

Tom! Sono stato coglione per la seconda volta in due giorni! L'ho piantata dopo averla baciata, senza aver provato niente, al ristorante! Dovevi vedere la sua faccia, poveretta.”
“Rob, amico, ma che cazzo ti passa per la testa? O bianco o nero! O si o no! Non puoi pensare a una sconosciuta e trattare così la tua ragazza!”
“Hai ragione. Adesso vado, ciao.” Riattacco senza dargli il tempo di rispondermi.
Perchè mi sono incazzato con lui? Solo perchè mi ha detto la verità! Perchè sto andando letteralmente fuori, sto fantasticando su una ragazza che ho visto solo per tre dannati minuti.
.. il cellulare squilla, mentre sono sdraiato sul letto a cercare di mettere ordine a una confusione che c'è dentro me e che non ci dovrebbe essere, tutto invano.
Mi alzo per prenderlo: 8 chiamate da Kate, 5 da Tom. E 7 messaggi che non mi preoccupo nemmeno di aprirli, sono da parte di Kate. Lo so.
E sinceramente mi secco a leggere qualche frivolezza sua, so che non mi farà mai una vera e propria sfuriata anche se adesso vorrei proprio che la facesse. Strano, eh? Si.
Ma infondo in questi due giorni di normale non ho ne pensato, ne fatto niente.
Mi ricorico chiudo gli occhi, ma il mio stomaco brontola.
Non mangio da ieri sera, sarà meglio farlo.
Scendo in cucina, friggo due uova, le mangio, sorseggio un po' di Coca e mi posizione davanti la tv.
Faccio zapping con il telecomando, ma zero, film d'amore dappertutto, bleah.
Spengo la tv e con essa anche il mio cervello
.

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Capitolo 2
*** #2 Unexpectedly. ***


Buonciao a tuurututti! :3
Rieccomi con il nuovo capitolo, non è troppo lungo, ma solo perchè le cose cominceranno a essere più complicate nei prossimi -ah, ho già detto troppo? Stop.
Ad ogni modo, vi ringrazio di cuore perchè avete "accolto" il primo capitolo così bene che siete carinissime anche nei messaggi e nelle recensioni! 
Spero di non deludere le vostre aspettative e quindi nientee.. buona lettura!
Ci sentiamo alla fine del capitolo. xD

-Anto. 


POV Kris.

Stamattina la strada per arrivare a scuola sembra più lunga, fredda, un angoscia per il mio stomaco che sta fremendo pensando lui. Ieri non si è presentato.

Davvero, cosa mi aspetto? Non posso permettermi sperare in qualcosa, no.

Ho passato dieci minuti alla macchinetta e lui non c'era.

E' il mio terzo giorno di scuola e già sembro essermi abituata alla sua presenza, una presenza non scontata, una presenza di cui non conosco nient'altro se non il suo nome, Robert.

Mh, un nome figo per una persona figa, ovvio. Un nome semplice ma non troppo. Mi piace, come lui.

Sono riuscita a scoprirlo ieri, due ragazze del terzo anno mormoravano di lui, l'ho capito quando hanno chiesto al ragazzo che era con lui alla macchinetta il primo giorno se era presente, ovviamente non lo era.

Non capisco, davvero m'importa? Una bambina, ecco cosa mi sento, una bambina alla prima cotta che si fidanza con un bambino senza che quest'ultimo sappia di essere fidanzato.

Probabilmente non ci sarà nemmeno oggi ed è meglio per me, non lo voglio vedere.

Cazzate Kristen, cazzate. Tu lo vuoi rivedere più di quanto è lecito.

Heeei Kris!” una voce mi chiama e una mano mi tocca di dietro, ma..?

Ciao Nichi, e tu come mai qui?”

Ero dietro di te quando ti ho riconosciuta, ti ho chiamato ma non mi hai risposto, credo che tu non mi abbia sentito, così mi sono fatta una corsa ed eccomi..”

Meglio evitare di dirle che stavo per litigare con la mia coscienza e di star facendo un monologo con me stessa, optiamo per 'ragazza sana di mente'.

Umh, si ero piuttosto pensierosa.”

Avevo notato” ride.

Allora, fatti tutti i compiti?” complimenti Kristen, sei molto argomentativa.

Si si tutti, erano molti ma ne sono uscita viva, tu?”

Aprire i libri e richiuderli dopo cinque secondi vale lo stesso?” le sorrido e scoppia a ridere.

Sono i primi giorni, magari ti salvi il culo, per adesso. Casomai ti aiuto io, dai.”
Mi piace Nichi, è brava e in tre giorni sta imparando il mio carattere, capisce quando mi va di parlare e quando no, quindi è okay, ma meglio di ogni cosa: si fa i cazzi suoi.

Oh, grazie.. grazie davvero.”
“Figurati”

Il resto del percorso è stato sovrastato da silenzio, un silenzio che non ha avuto bisogno di essere riempito, un silenzio che probabilmente è derivato dalla mia poca voglia di parlare.

Deve abituarsi se vuole essermi amica, anche se non è facile. Ma sembra che non abbia troppi problemi a farlo.

Arrivata a scuola i miei occhi si focalizzano su un punto ben preciso, Nichi è passata avanti e non posso chiederle niente per essere sicura ma.. sembra lui.

E' lui, ne sono certa. Forse è meglio che io tenga il cuore fermo prima che esca dal mio petto.

Non mi sto sbagliando, no. Quelli sono i suoi capelli, ed è terribilmente alto. Mi sono bastati tre minuti per segnarlo a fuoco dentro me.

Seconda campanella. Cazzo, devo sbrigarmi ad entrare in classe non voglio che mi etichettino 'ritardataria' già dal terzo giorno.

E poi.. io lo devo evitare, no? Così sembrerebbe.

Devo imparare a convivere con l'idea che sono una cogliona.

Busso. Uno, due, tre.. “Avanti”

Buongiorno, professoressa. Scusi il ritardo, non succederà più”

Tranquilla, Kristen, l'importante è che non si ripeta, vai a sederti”

Annuisco e così faccio.

Nichi mi guarda con uno sguardo interrogativo, ma non sono riuscita a trattenermi ad aspettare per vederlo entrare in classe. Altro punto per me, è di quinto anno e si chiama Robert. Bene.

Le ore passano mentre io scarabocchio sul mio quaderno, dove ogni pasticcio ricorda un suo tratto e dove ogni richiamo delle professoressa che mi vede distratta è dovuto a un pensiero rivolto a lui.

La prima, la seconda, la terza. La quarta, è ora della macchinetta.

Prof, posso uscire 10 minuti?”

Non mi degna di uno sguardo la vipera di matematica ma mi fa cenno con la testa di si, meglio per lei.

Vado in bagno, oh non avevo notato che fosse così spazioso il primo giorno, ero accecata dal maleducato.

Mi guardo allo specchio.. ma perchè decido sempre di guardarmi nei momenti meno opportuni per torturami con complessi che devo abolire? Passo una mano tra i capelli e un sospiro.
'Vai lì fuori Kristen, hai bisogno di vederlo. No. Anzi, si.'

Posso urlare contro la mia coscienza o mi prendono per pazza? Mh, meglio in un altro momento.

Esco dal bagno velocemente prima che spacchi lo specchio e mi dirigo verso la macchinetta.

Non capisco se sto pregando in aramaico antico perché ci sia o per il contrario.

Chi mi capisce? Io non di certo.

Non c'è.

Ok, infondo ho detto alla professoressa che sarei stata fuori 10 minuti e ne sono passati solo la metà, quindi meglio che io mi sieda. Non lo sto di certo aspettando, no.

 

 

 

POV Rob.

Prof, posso uscire? Ho mal di testa forte.”

Si, vai Rob”

Da come mi guardano i miei compagni sembra che io abbia appena chiesto di far un omicidio.
Ma che vogliono? Nessuno ha detto loro di non saltarsi filosofia stando fuori.

E poi io sono uscito solo per il mal di testa, no? No, è questo il problema.

Meglio prendere un tè alla macchinetta.. cazzo, e se c'è lei? Se c'è un cavolo Robert, la ignori come fai sempre con le altre, facile no? No. Perché anche se non la conosco ancora.. lei non è come le altre, lei non è le altre.

Mentre cammino lungo il corridoio una ragazza mi saluta e io mi volto semplicemente facendo un cenno con la testa. Non ricordo nemmeno come si chiama.

Scorgo una figura minuta seduta vicino la macchinetta, nello scalino che porta al balcone che affaccia sul cortile. Mi piacerebbe tanto sapere perché il mio cuore ha preso il volo.

Arrivo e non mi giro, ho già verificato che sia lei. Sento i suoi occhi trafiggermi la schiena, vorrei tanto voltarmi ma mi sono ripromesso di ignorarla.

Il tè è pronto così lo afferro e lo comincio a sorseggiare, ma non posso farlo fissando la macchinetta, così mi giro verso la vetrata della porta e guardo verso il cortile, passo sistematicamente una mano tra i miei capelli.

In quel momento momento il mio telefono inizia a vibrare, così con la mano libera lo prendo e guardo il numero: Kate.

Se le rispondo la mia sconosciuta potrebbe pensare di tutto, anche che questa Kate sia la mia fidanzata, e cazzo, si lo è. Meglio rispondere, così faccio perdere tutte le speranze a quegli occhioni verdi.

Robert? Secondo me sei tu che hai speranze, non lei.

Se potessi fare qualcosa in questo momento prenderei a pugni la mia coscienza, ecco.

Pronto?”

Amore, sei a scuola?”

Si.. Kate, perchè?”
“Oh su, chiamami amore! O è troppo imbarazzante per te chiamarmi amore davanti i tuoi compagni?”

Sospiro. Avrà capito qualcosa? Di solito non si lamenta di niente.

S..no, non è nulla di troppo imbarazzante, scusami. ”

Tranquillo, comunque ho chiamato per dirti una cosetta” cambia tono di voce, è contenta.

Dimmi”

Oggi ti aspetto all'uscita della scuola così poi andiamo a casa o mia o tua insieme, è un po' che non passiamo del tempo come si deve insieme..” Non posso dirle 'vaffanculo' quindi opto per un secco “ok. Allora.. a dopo, all'uscita.” Riattacco.

Automaticamente mi volto a vedere che espressione ha lei e i nostri sguardi s'incontrano per la prima vera volta.

Non riesco a leggere nessuna emozione nel suo viso, magari mi sto facendo film solo io e lei non mi ha nemmeno notato, però a quest'ora avrebbe distolto subito lo sguardo dopo avermi visto osservarla e invece no, i nostri sguardi rimangono incatenati,mare e smeraldo fusi alla stessa temperatura, vorrei essere tanto forte da sussurrarle un 'ciao' ma lei sposta il suo sguardo prima che io posso semplicemente fare un piccolo cenno con la testa, guarda l'orologio così si alza e va subito in classe.

E'.. bella come nessuno che io abbia visto prima. E' davvero molto magra e non è nemmeno altra e la sua belle bianca color latte fa si che sembra ancora più fragile di quanto si potrebbe pensare.

E' così minuta eppure ha un suo fascino.

Il suo viso è fin dalla prima volta illeggibile per me, si potrebbe dire un momento dolce un altro aggressivo, un altro ancora apatico.

La sua classe è proprio davanti la macchinetta così sento la professoressa dirle appena entra:

Stewart, lascia la porta aperta, meglio far cambiare l'aria” , vedo lei far cenno di si con la testa e rivenire alla porta per aprirla ancora di più. Si sta mordendo il labbro e ciò la rende davvero sexy e amabile allo stesso tempo, quindi è timida e non lo dimostra.

Robert, ricordati di respirare. Giusto.

Okay, meglio per me se la porta è aperta, voglio provar a vedere una cosa.

Salgo sullo scalino della porta e riprendo a sorseggiare il tè ormai freddo che stavo tenendo in mano senza pensarci nemmeno, per fortuna non me lo sono riversato addosso.

Fissando l'interno della classe mi metto alla ricerca del banco dove lei è seduta.

Prima fila, no. Seconda, neanche. Terza, nemmeno. Ultima, il suo banco è il primo a sinistra, quindi subito dopo la porta, così che io riesco a vederla tanto quanto lei può fare con me.

Sta scarabocchiando sul suo quaderno, chissà cosa.

Adesso invece è in una posizione di scazzamento per la lezione allo stato puro, regge il suo mento con la mano destra e i suoi occhi sono puntati in un punto astratto della stanza.

Passa così circa cinque minuti quando si gira per sussurrare una cosa alla sua compagnia di banco che le passa un fazzoletto.

Sto a fissarla per un po' quando improvvisamente, come se avesse intuito qualcosa alza il viso verso me e di nuovo i miei occhi nei suoi.

Un altro colpo al cuore, un altro colpo da incassare da quegli occhi maledettamente attraenti. Mi condizionano, e anche tanto.

Ma..questa volta devo essere io a fargliela pagare così mi volto e mi sposto dalla mia postazione per cominciare a passeggiare nel corridoio.
I suoi occhi mi tormentano così come il resto del suo visto, le sue labbra.. avere il cervello libero fa si solo che la mia fantasia cammini a briglia sciolta, meglio tenermi occupato fino alla fine dell'ultima campanella, così ritorno in classe, mi siedo e comincio ad ascoltare la lezione, o meglio faccio finta di ascoltarla. La mia testa rimane comunque altrove e mi riporta a una frase della professoressa che mi fa notare una parola in particolare: 'Stewart'.

Così questo dovrebbe essere il suo cognome, non penso che una di nome si chiami Stewart, quindi si.. cognome.

Bè, non che m'interessi da morire - cazzata, Robert - ma a questo punto è più facile scoprire il suo nome. Devo trovare un modo per saperlo. Anche se non dovrebbe interessarmi, so bene che non è così.

 

 

POV Kris.

Da quando l'ho rivisto alla macchinetta non riesco a visualizzare nient'altro che non sia il suo viso, della lezione non riesco a seguire più niente e sembra che il mio corpo non risponda ai miei ordini che sarebbero di stare attenta per tenermi occupata per non pensare.

Vederlo ha scatenato in me sensazioni che non provavo da tempo, un emozione allo stomaco di cui non ricordo più il nome, una confusione in testa quasi sconosciuta e una voglia matta di sfiorarlo.

Mi sento ancora una volta infantile, puerile, perchè so che sono sensazioni irrazionali verso uno sconosciuto di cui adesso so a malapena il nome e la classe che frequenta.

Mi sento impazzire.

Devo conoscerlo, capire com'è, sentire ancora una volta la sua voce vellutata e la sua sonora risata. Ne ho bisogno per torturarmi ancora, per sentirmi ancora in colpa nel provare qualcosa di indefinibile per uno sconosciuto.

Kate, Kate, Kate. Non mi dovrebbe interessare chi è, eppure il mio cervello si sta dando tante scuse plausibili per farmi credere che lei non sia la sua ragazza, anche se una parte di me sa già che è così.

 

Campanella. Penultima ora, palestra della scuola.

Oggi non ho voglia di far educazione fisica con quel cazzone del mio professore che ci allena come se fossimo in un campo d'addestramento e poi sto male, fisicamente e psicologicamente, quindi meglio stare in panchina.

Prof, oggi non me la sento di allenarmi, credo di aver la febbre, posso stare in panchina?”

so perfettamente che non mi crede ma me ne frega meno di zero quindi attendo una risposta senza pentirmi della domanda.

Alla fine sospira e mi fa cenno di si con la testa, così vado a sedermi nella parte più remota della palestra proprio sopra la panchina e sono seguita a ruota dal mio nuovo compagno, Conrad.

Non lo avevo sentito chiedere al professore di star in panchina anche lui oggi, sarà la mia distrazione.

Mi si siede accanto e così dico addio ai miei propositi di starmene bella tranquilla a pensare i cavoli miei, anzi, a pensare lui.

Allora, mh, che impressione hai dei tuoi nuovi compagni?” Perchè ho l'impressione che gli interessi sapere solo i compagni maschi?

Per adesso è tutto così.. tranquillo. Mi sembrate tutti abbastanza simpatici, certo, ancora dobbiamo conoscerci meglio, comunque.” è deluso dalla mia risposta? Peggio per lui, vuol dire che non ha ancora capito che si deve armare con pinzette per farmi parlare.

Capisco.”

Passiamo più di quindici minuti senza degnarci di uno sguardo, poi la curiosità ha la meglio su di lui e .. “E senti, Kris, dei ragazzi che te ne pare? C'è qualcuno che ha già attirato la tua curiosità?”
Non penso che rispondere che c'è qualcuno che mi ha completamente fatto andare fuori testa senza nemmeno conoscerlo sia nella liste delle mie possibili risposte così opto per una mezza verità.

Non conosco nessuno molto bene..”

Mh, io ho molti amici qui dentro che ne dici se ti presento qualche mio amico o amica?”
..conosce anche lui?
“Oh ahm, perchè no. Okay.” Non so nemmeno perché rispondo senza nemmeno pernsarci su un secondo, credo sia stato il mio cervello ad aver deciso di farmi aprire la bocca.

Perfetto! Allora, domani a ricreazione ti presenterò qualcuno.”

Bene.” e mi alzo di fretta improvvisamente seccata con me stessa per aver accettato una proposta senza senso, in fondo sono solo passati pochi giorni e gli amici dovrei riuscire a farmeli da sola con il tempo, ma ormai non posso dirgli di no anche perché il mio sesto senso mi dice che se ho accettato è perché dentro me sento nascere una speranza, una speranza a cui posso dare un nome: Robert.

Ah Kris! Una cosa..” ma che vuole ancora? Kris? Ma questa confidenza?

Che c'è?” chiedo visibilmente scocciata.

Ti presenterò anche Robert, quello del quinto anno che fissi in continuazione. E' un mio buonissimo amico, passiamo molto tempo insieme”.

Sbam. E' davvero così visibile che sono attratta da quello sconosciuto, o meglio, da Robert?

E' normale che il mio cervello lo chiami così facilmente Robert come se lui facesse parte di me già da tempo?
Comincio a pensare che niente di me è normale da un paio di giorni, o semplicemente, non lo è mai stato e adesso ho solo la prova di ciò che sono.

Ma no, devo convincermi che fissarmi su uno che nemmeno sa il mio nome non mi farà bene, non dopo quello.

E pensando a quei ricordi una lacrima riga il viso e le mani cominciano a tremare. Tanti ricordi nella mente, ricordi che fanno schifo che mi fanno sentire tremendamente sporca dentro, ricordi che mi hanno segnato a vita e che nessuno potrà mai cancellare o sovrastare.

In fondo, non permetterò a nessuno mai di potermi stare accanto, l'amore non esiste, non se si parla di me, una fragile umana che nessuno potrà amare se non provare sdegno. Si, perchè è questo quello che faccio.. sdegno.

E consapevole che non è colpa mia non posso far altro che richiudermi in me stessa e continuare la solita e straziante vita di sempre.

Perché dovrei infatuarmi di qualcuno? Per poi fare soffrire anche quest'ultimo come negli ultimi anni ho fatto con le persone che mi sono state accanto nella speranza di vedermi sorridere?

No, mi dispiace, preferisco il lungo tormento delle notti in bianco da sola con me stessa, rannicchiata e tremante a rivivere quelle scene.

Mi accorgo che Conrad sta ancora aspettando che io dica qualcosa solo quando è lui stesso a sbattermi la realtà in faccia e a svegliarmi da quel mio momento estraniata dal mondo.

Kristen, scusami.. ho detto qualcosa che non va? Non volevo farti piangere, era un..un modo per scherzare.. davvero, scusami..cr..credimi.”
E' completamente andato in confusione per via del mio pianto, che sciocca che sono stata a farmi vedere così da uno che conosco a malapena e che nemmeno promette bene.

Tran..tranquillo, non è niente, stavo ripensando dei momenti e ho ceduto, ma non accadrà più. Ad ogni modo, del tuo amico non me ne frega un cazzo, okay? Niente. Lo conoscerò come qualsiasi altro tuo amico e basta, tanto meglio se non lo conoscerò.”
Lo sforzo di essere carina con tutti nella nuova scuola è andato allegramente a farsi fottere.

Ed ecco Kristen, la cattiva, sola e vecchia Kristen che non ha nessuno con sé se non se stessa.

Abbandono la palestra insieme agli altri che stanno risalendo le scale, con l'unica differenza che io non parlo e rido con nessuno, semplicemente me ne sto per i fatti miei, quando Conrad mi raggiunge e mi guarda ancora scosso per come il mio umore è cambiato radicalmente da una discussione che ha fatto uscire fuori la vera me, quella che stavo inutilmente cercando di reprimere per cominciare una nuova vita, con nuovi amici, senza più niente di quello che avevo fatto e subito prima.

Una vita dove la mia famiglia non doveva più vedermi soffrire maledettamente e dove nemmeno loro dovevano farlo.

Evidentemente non sono destinata ad avere pace.

Conrad si mette accanto a me senza dire parola, e quando stiamo per entrare in classe mi strattona, mi sorride e mi presenta a qualcuno, mettendo in atto prima del dovuto il suo piano che doveva avere inizio l'indomani.

Non mi accorgo chi sia distratta per come sono quando mentre mi presenta..

Robert, lei è Kristen la nuova arrivata..”

Robert? Cazzo, cazzo, cazzo.

Non è possibile che dopo la reazione di prima non gliene freghi niente e che abbia continuato nel suo intendo.

Cazzo! Ma che faccio? Che dico? Non doveva prendermi così allo sprovvista! Vuole solo danneggiarmi, lo sento, quando saremo da soli di certo non sfuggirà a una bella sfuriata.

Forse devo ancora presentarmi per bene a lui stesso.

Nel frattempo Robert si concede un'occhiata veloce verso me e poi con una risatina abbastanza irritante: “Dovrebbe importarmi qualcosa? Bè, auguri amico” e con questa frase se ne va lasciandomi completamente impietrita davanti lo stipite della porta a cui ero appoggiata poco prima di questa bella figura di merda.

Automaticamente mi giro verso Conrad a cui scompare il suo bel ghigno in faccia appena mi giro con uno sguardo a dir poco assassino.

Sei solo uno stronzo, tu lo sapevi!” dico mentre fuggo in bagno non curante della professoressa che sta appena entrando in classe.

Lui mi segue e prendendomi da un polso mi gira verso lui, cerco di dimenarmi ma è tutto inutile, così lo sto a sentire mentre le parole gli escono a raffica.
“Senti Kristen, non credevo se ne uscisse così te lo assicuro, so che è la seconda volta nel giro di un un paio d'ore che ti faccio del male anche solo a parole ma davvero..scusami”

Un impeto di rabbia sta per arrivare e quelle parole non fanno altro che accrescere la voglia che c'è dentro me di sputargli in faccia parole velenose.

Ti conosco da circa tre giorni e già mi stai sulle palle, okay? Non me ne fotte un cazzo se tu non sapevi cosa avrebbe fatto, anche perché non mi avevi detto che era un tuo buonissimo amico? Sai a casa mia si dice che i buonissimi amici si conoscono per bene e tu invece non hai fatto altro che farmi fare una bella figura di merda senza nemmeno chiedermi il consenso!

Te lo ripeterò una volta sola e poi scompari, mh? Lasciami stare e non voglio più avere a che fare con te, intesi? Vaffanculo”.

Mi guarda sorpreso, so che è rimasto male ma ci conosciamo a malapena non soffrirà mica la mia mancanza. Nessuno l'ha mai sofferta, nemmeno le persone che dicono di volermi bene.

Mima un flebile 'scusa' con le labbra prima di andarsene, io vado in bagno, mi chiudo e subito scoppio in un pianto accompagnato da singhiozzi.

Passo interi minuti così a pensare a quello che era appena successo a come mi ero sentita rifiutata come mai prima, al mio primo errore commesso nella nuova scuola.

Sento che sto semplicemente ricominciando a sbagliare, di nuovo, a trascinarmi a fondo io stessa senza che ci sia un motivo concreto ai miei occhi, perché uno sconosciuto di cui so solo il nome non può essere un buon motivo. Non deve esserlo, soprattutto.

Rientro in classe consapevole di avere due occhi paragonabili a fiamme e zitta mi siedo accanto a Nicole che mi accarezza una spalla per poi ritornare a prendere appunti.

Apprezzo il suo gesto e il suo star in silenzio, perché anche se mi avesse chiesto di raccontarle cosa c'è che non va non glielo avrei comunque detto, quindi meglio così.

L'ultima ora passa com'è passata gli altri giorni, noiosa per tutti cupa e stancanti per me come tutte le altre ore, con la sola differenza che oggi so di avere lo sguardo di Conrad puntato addosso che non fa altro che peggiorare il momento.

Vorrei stare sola con me stessa, estraniarmi da quella fottuta classe ma con lui a trafiggermi con lo sguardo non mi è possibile, così l'unica cosa che posso fare è incrociare le braccia sul banco e poggiare sopra la mia testa in modo che nessuno possa rompere lo scudo protettivo che sto costruendo intorno a me.

Sono arrivata quasi a sentire quel torpore di quando si sta troppo tempo in una posizione, sono quasi arrivata a chiudere gli occhi e a lasciarmi andare in un lungo sonno pieno di incubi, peccato che la campanella suona e mi ricorda anche questo infernale giorno di scuola è finito mi ridesta dai miei pensieri contorti così automaticamente mi alzo e senza salutare nessuno, con lo zaino in spalla, esco dalla classe.

Intravedo i suoi capelli nel corridoio e un altro impeto di rabbia sale e mi fa scoppiare la testa.

Vorrei dirgli che è un gran maleducato, proprio come avevo pensato il primo giorno e che non si merita nemmeno un piccolo pensiero da parte mia.

Purtroppo per me, però, di piccoli pensieri negli ultimi giorni mi ero permessa di dedicargliene fin troppi.

Poi un ricordo stampato in fronte e che avevo quasi dimenticato.

La chiamata che avevo sentito stamattina.

Doveva vedersi all'uscita della scuola con questa Kate, mi è parso di capire, così decido di seguirlo per vedere chi è questa e soprattutto che ruolo ha nella sua vita.

So che sto sbagliando doppiamente anche perché dopo la bella figura di oggi dovrei mandarlo a fanculo con tutte le grazie e invece sono qui a seguire un deficiente che so già mi porterà solo tanto dolore. Mi porterà nelle strade buie in cui sono già passata e di cui ho troppa paura per riaffrontarle.

Ho camminato sopra troppe strade di dolore, inerte e senza poter fare niente per lungo tempo eppure adesso sono io stessa a dirigermi verso esse. Come se mi piacesse farmi del male. Comincio a pensare che forse è proprio così.



Okaaaay, finito! mmh, piaciuto? Fatemi sapere, oh! LOL.
Mh, allora.. Conrad è un personaggio ancora poco chiaro anche se penso che qualcuna di voi ha già capito il suo comportamento che sarà più chiaro nei prossimi capitoli.. quel ghigno. D:
Niente 'sti due sono già incasinati e ancora di devono conoscere! Lo faranno presto? Ah, io lo so! AHAHAH. Okay basta, mi diverto troppo così.
Alla prossima settimana e grazie se siete arrivate a leggere fino a questo punto. 
Baci, Anto. :)

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Capitolo 3
*** #3 Dry leaf. ***


Hooola, gente! :)
Un altra settimana è passata, è ricominciata la scuola T.T, ed ecco il nuovo capitolo di questa FF. Vi ringrazio per le belle recensioni che state lasciando, continuate così che mi fa davvero piacere! Che dire? Non vi anticipo niente e vi lascio al capitolo, non è particolarmente bello o interessante ma serve per smuovere un po' le cose, almeno credo che sia così. Spero comunque che vi piaccia, ed è più lunghetto del solito. 
Ci sentiamo alla fine del capitolo, mh? 
Buona lettura, 
Anto. 

Ps: scusate per i vari errori sparsi un po' per tutto il capitolo, l'ho riletto, ho corretto un po' di cose ma sono sicura che mi sia scordata qualcosa, quindi.. perdonatemi. xD

POV Kris.

Purtroppo negli ultimi giorni pare che farmi del male è uno dei miei passatempi preferiti, o forse è semplicemente colpa del mio cervello che si rifiuta di cancellare il suo viso dalla mia testa.

E proprio per il gran piacere nella sofferenza che i miei piedi mi portano nel punto in cui lui si ferma, nel cortile della scuola, dove afferra quella che penso sia la sua fidanzata e la bacia. Un colpo da incassare, chissà se il primo di una lunga lista. Sembra che le previsioni mi facciano capire proprio questo. Devo prepararmi a tenere testa a un tempesta in arrivo.

Sono stata solo una stupida a pensare che quella cazzo di Kate potesse essere qualcuno che non centrasse con la sua ragazza.

Eppure prego una parte di me, del mio cuore, qualche mia cellula, una parte del mio cervello che questa volta mi aiutarmi a scappare, ma aggiungono solo tanto dolore, infatti reagisco al comando di fermarmi di fronte lui e fissarlo.

Sento la parte di me che non mi aiuta urlarmi dentro di osservare i suoi occhi, così freddi e impassibili mentre danno un bacio apparentemente non sentito alla sua ragazza, ma lo sta facendo, la sta baciando quindi inutile illudermi.

Illudermi, ecco cosa faccio da un paio di giorni.

Illudermi di poter ricominciare in una nuova scuola, con nuovi compagni, e soprattutto di conoscere uno che mi tormenta l'anima.

Dovevi aspettartelo che non sarebbe stato facile, Kristen.

Non ho pensato nemmeno un secondo che potesse esserlo, solo ho pensato che potesse essere un po' più normale e calmo rispetto le altre volte in cui l'unico sentimento che io abbia provato e che si sia impossessato del mio stomaco è stato il fallimento.

Pensavo che potessi vivere una rivoluzione e che potessi cambiare dentro. Si, proprio una rivoluzione dentro.

Eppure, Kristen, sapevi che sarebbe stato impossibile per una fallita come te.

Ancora una volta quella fottuta vocetta che mi ritrovo per coscienza non mi aiuta, anzi, prende il punto centrale.

Prende l'obiettivo facile da mirare e fa male. Tanto male.

Un male che non condividerò mai con nessuno e il semplice permettermi di pensare che potessi davvero dividere il sentimento che brucia e mi distrugge dentro è stato solo un errore. Un grave errore.

Si baciano, e io sono ancora qui come una cretina incapace di far finta di niente e lasciarlo andare, incapace di andarmene a casa e dimenticare quella che è stata una schifosa giornata, dove due gesti sono bastati solo ad appiccare il fuoco che ho dentro.

Improvvisamente un groppo in gola che sale e che non intende lasciarmi, una gran voglia di piangere e di prendermela solo con me, solo con me stessa. Come sempre.

Una barriera, uno scudo, è quello che negli anni mi sono costruita attorno e adesso come ho potuto minimamente pensare che esistesse qualcuno capace di abbatterlo?

Come ho potuto pensare che esistesse qualcuno talmente forte da far uscire una parte di me che anch'io ho ormai dimenticato? E che forse nemmeno esisiste.
Mentre continuano a baciarsi lui che fissa un punto indefinibile davanti a lui e che sembra essere davvero gelato nell'animo tanto quanto il ghiaccio dei suo occhi, sposta il suo sguardo su di me e una lacrima lascia una traccia del suo passaggio sul mio viso, seguita da altre.

Un'altra volta nel giro della giornata i miei occhi sono dentro i suoi, incastrati e incapaci di voltarsi e di rinunciare a perdersi in quell'immenso.

Eppure, eppure devo farlo e non posso lasciarlo fare a lui, che questa volta non sembra aver intenzione di lasciarmi come un'idiota a fissarlo.

Automaticamente allontana la fidanzata dalle sue labbra e mentre io mi giro per poi cominciare a correre verso casa mia posso sentire il suo sguardo sconvolto farmi ancora più male.

Vorrei tanto scappare in un posto non definibile o nominale e non dal cortile della scuola, vorrei scappare da quell'inferno che chiamano mondo e mandare tutto a quel paese come tutti fanno con me.

Sento la sofferenza assaporarmi, lacerarmi e non lasciare niente di me quando invece vorrei solo provare quelle farfalle nella pancia che tutti provano a quest'età e che sembrano essere un privilegio solo per loro, mentre a me lasciano la bocca secca e lo stomaco vuoto.

Arrivo a casa distrutta, fisicamente e mentalmente, aprendo la porta mi catapulto sulle scale per arrivare alla mia stanza immediatamente, senza nemmeno degnarmi di salutare mia madre che senz'altro mi ha sentita arrivare.

Butto lo zaino in un angolo e accendo lo stereo.

Una canzone sembra cullarmi mentre mi stendo sul mio letto, fin quando il tempo blocca il mio respiro e una nuova crisi di pianto prende il sopravvento su di me.

You never cared to hear the other side
So why would you care to keep this thing alive?
You paint me into the memory of all your pain
But I will not be drawn into the past again

Cause all of this is all that I can take
And you could never understand the demons that I face
So go ahead and bat your eyes and lie right to the world
For with everything you are, you're just a little girl

Sembra tutta un'opera del destino, tutto contro di me, anche le canzoni.

Eppure questa volta non stacco nulla, lascio che quella canzone mi entri dentro e mi faccia del male come ormai tutti fanno con me.

La lascio penetrare le mie ossa, indebolire i miei occhi e lascio che le mie lacrime m'inondino gli occhi e mi annebbino la mente.

Vorrei restare così per l'eternità, a soffrire ma pur sempre sola, sola come sono sempre stata.

Qualcuno bussa la porta, e subito dopo appare mia madre che si siede sul letto insieme a me.

Kristen, amore, cosa c'è che non va? Ti va di parlarne?”

Mi avvolge con le sue braccia preoccupate e mi sta silenziosamente vicino per un po' fin quando il mio pianto torna a rallentare e io mi calmo un poco.

E' solo che ho paura di non riuscirci mamma, come posso ricominciare tutto da capo, vivermi il presente? Come posso farlo mentre il passato mi tortura?”
Un sospiro, e seppure non la sto guardando in viso so benissimo che quanto le costi molto non lasciarsi sfuggire una lacrima traditrice dei suoi sentimenti.

Ascoltami amore, lo so che non è facile, e non ti dico nemmeno di dimenticare il passato, perché è proprio quest'ultimo che ci porta a essere quello che siamo, e quindi quello che sei, che ti ha portato a imparare dagli sbagli e a farti capire che lì fuori il mondo non è come lo abbiamo sempre immaginato, anzi.. l'opposto, ma proprio questo ti aiuterà a farti quello scudo che ti salverà, uno scudo che però non deve chiuderti in te stessa, quello che forse ti sei già creata. Amore, prima o poi dovrai abbassarlo e permettere alla persona che ami e che ti ama di penetrarlo, capisci?”

Parla velocemente e come se avesse paura di sbagliare, mentre le parole arrivano dritte al mio cuore e so perfettamente che ha ragione, ma so altrettanto bene che non riuscirò ad abbassare quello scudo di cui lei parla, non adesso, non domani.

E' difficile mamma, lo è tanto.”

C'è qualcosa che ti turba e di cui vorresti parlare?”

So che prima o poi gliene parlerò, ma non posso fare di uscire di testa anche lei raccontandole che da un paio di giorni a questa parte penso a uno di cui so a malapena il nome, la classe e che.. e che ha una fidanzata, quindi meglio lasciare perdere, almeno per questa volta.

No, tranquilla” -magari ti racconterò tutto, ma non ora.. aggiungerei, ma so che non farei altro che preoccuparla così, alla fine può semplicemente immaginarlo che non ho voglia di parlarne così lascia cadere il discorso con un semplice “Okay”.

Sta un altro poco con me, a consolarmi e a cercare di farmi ridere, poi si accorge dell'ora e scende per preparare la cena.

Sta per chiudere la porta quando la chiamo “Mamma, io.. io non..non ho fame, potrei rimanere qui per stasera?” , capisco benissimo dal suo sguardo che la cosa la fa soffrire più del dovuto, che il sapermi nella mia stanza a piangere non aiuterà nemmeno lei, ma stasera uscire da qui per me sarebbe davvero una prova di dolore fisico.

Voglio solo chiudere gli occhi e scordare i miei problemi per un po', per una notte, senza incubi e pensieri che mi disturbano l'anima, solo il vuoto e il nero.

Va bene, ma domani mattina si fa colazione.” Annuisco e lei esce dalla stanza senza aggiungere altro, sa che sarebbe inutile per il momento.

Mi giro a pancia sotto e poggio il viso sul cuscino che dopo poche ore è fradicio per via delle mie lacrime amare, e nel mentre esse scivolano giù senza alcuna intenzione di fermarmi, mi addormento sfinita e do il via a un'altra notte in bianco piena di incubi che tracceranno le mie occhiaie di domani.

 

 

POV Rob.

Non riesco davvero a pensare che sto baciando la mia fidanzata e contemporaneamente pensando una sconosciuta che mi sta mandando fuori di testa. Non riesco ad assumere altro atteggiamento se non quello di un pezzo di ghiaccio e immagino che i miei occhi siano lo specchio di ciò che ho dentro.

Lei fa tutto, si muove, mi assapora e io inizio a stancarmi, sto seriamente pensando di scansarmi, andarmene e lasciarla lì come un'idiota. Vorrei tanto farlo, ma non posso.

Potresti farlo, e lo sai bene, Robert. Hai solo paura di restare tu come un cretino.

E per un dannato momento penso di dare la prova a quella cazzo di coscienza che è sempre contro di me che mi ritrovo e di lasciare lì la mia ragazza per farle vedere che io di coraggio ne ho da vedere, ma mi rendo conto che ho anche un'altra cosa da in quantità assurda: la rincoglionitaggine. Ma sto litigando con la mia coscienza, cazzo! Come si può? Così, evidentemente, imbecille. Okay, basta.

Ma basta cosa? A chi sto dicendo basta? Non riesco più a prendere in giro nemmeno me stesso. La realtà è che sto fremendo dalla voglia di conoscere quei grandi occhi verdi che mi hanno fatto capire che questa che sto baciando adesso non è altro se non un passatempo, un passatempo che mi comincia a stancare e che voglio abbandonare.

Se solo fosse facile.

Kate ci da sempre più dentro, ma davvero non si accorge che io non sto reagendo?
Magari pensa che m'imbarazzo solo perché siamo nel cortile della scuola, quando invece si sbaglia, e di grosso.

Oh, siamo nel cortile della scuola, e Stewart dovrebbe finire le lezioni al mio stesso orario, neanche il tempo di alzare lo sguardo per controllare che me la ritrovo di fronte che mi fissa con uno sguardo.. in collera?

Non voglio farmi troppe illusioni per la testa, in fondo quella ragazza non mi calcola nemmeno ma allora.. perché sta cominciando a piangere e con uno sguardo risentito si volta e comincia a correre? E' davvero colpa mia?

Non ci posso credere, e sinceramente non ne posso più nemmeno di baciare da tre ore questa qui, quindi la scanso. Mi guardo con un'espressione interrogativa e l'unica cosa che posso dirle è: “Kate, non oggi. Voglio stare solo per riflettere.”

Lei mi guarda come se non capisce, “quando allora, Robert? Mi eviti da giorni e non te ne frega più niente di me, vuoi lasciarmi.. è questo che vuoi fare? Lasciarmi? Fallo adesso se devi perché sinceramente mi sono seccata a essere presa per la cretina di turno.”

E' davvero Kate quella con cui sto parlando? Ma non era una rincitrullita questa?

Bah. Non posso mandare all'aria tutto adesso, non posso realmente, devo cercare di sistemare le cose, quella per me resterà una sconosciuta e non posso ferire una persona che non lo merita e che mi è sempre stata vicina, anche nei momenti in cui sembrava che il mondo mi voltasse le spalle.

N..no, non intendo lasciarti, amore mio. Scusami davvero.”

Un perfetto bugiardo, ecco cosa mi sento. Il mio pensiero va alla mia sconosciuta, è scappata piangendo e ogni singola parte del mio corpo mi suggerisce che sia colpa mia.

Mi chiedo se sia davvero una colpa che io stia baciando la mia ragazza, e mi rendo conto che non lo è, semplicemente non dovrei farlo pensando un'altra. Esatto.

Senti Robert, lasciamo perdere. Ci sentiamo domani, mh?”
So che si aspetta che io le afferri un braccio e la baci con vigore, ma proprio non ci riesco, non vorrei afferrare lei, insomma.

Non riesco a dire niente e prende il mio silenzio come una conferma, quello che è esattamente.

Mi sento un pezzo di merda, perché sto facendo soffrire una persona che non lo merita, una brava ragazza che mi ha sempre amato davvero? E poi.. per cosa? In fondo, per cosa sto davvero male?

Devo imparare a convivere con l'idea che non tutto ciò che piace si può avere e che non posso rovinare un rapporto con dei seri potenziali per una che non conosco.

Eppure mi cresce un normale dubbio, se la nostra coppia avesse avuto dei reali potenziali.. io starei qui a domandarmi se l'amo veramente, a scocciarmi di baciarla e a pensare un'altra?

Pare che il mondo stia cominciando a girare al contrario per me, proprio quando pensavo che tutto andasse bene.

Torno a casa a piedi, lascio la macchina posteggiata nel parcheggio della scuola, la verrò a prendere nel pomeriggio, sempre se ne avrò voglia, e faccio un paio di passi a piedi.

Comincia a piovere e non mi preoccupo nemmeno di cominciare a correre o rifugiarmi sotto i balconi, voglio solo godermi quest'attimo dove tutto e quiete intorno a me, mentre dentro il baratro sta avendo inizio.

Quando arrivo a casa sono bagnato fracido e me ne frego altamente, semplicemente mi asciugo, metto i vesti asciutti e mi posiziono davanti la tv nel divano.

Spero di potermi rilassare, questi passaggi hanno sempre funzionato, anche se ho come l'impressione che non funzioneranno adesso.

Di una cosa avrei bisogno per calmarmi: della sua mano tra i miei capelli.

Sciocco, Rob, sei solo questo. Come puoi farti certe fantasie? Quante volte dovrai ricordare che sai a malapena il suo cognome?

Mi accorgo che il mio telefono vibra solo dopo qualche tempo, trovo varie chiamate perse da parte di Tom e nessuna di Kate. Dovevo aspettarmela.

Di Tom c'è anche un messaggio.

<< Amico, sto seriamente iniziando a preoccuparmi. Non ti fai sentire se non lo faccio io. E' successa qualcosa? Mi piacerebbe aiutarti, se potessi. Contattami appena puoi, ci si sente. >>

Un altro motivo per sentirmi un perfetto pezzo di merda: non mi faccio sentire da giorni dal mio migliore amico. Dovrei richiamarlo, ma non ne ho voglia, direi cose inutili e non sono sicuro che questa volta mi capirebbe.

In questo momento nessuno potrebbe parlo, ne sono sicuro.

Sono mezzo addormentato quando il campanello suona, penso che possa essere Kate per chiarire e per un secondo mi passa per la testa l'idea di lasciarla e finire questa farsa una volta per tutte, ma non posso mandare a fanculo i buoni propositi che mi ero posto mentre ero sotto la pioggia.

Apro: Tom. Non ci avevo nemmeno pensato. Ha lo sguardo duro e davvero incazzato che poi passa a un'espressione preoccupata quando scorge come sono conciato.

Non dormo bene da giorni e mi è passata la voglia di mangiare mentre sto a pensare una scusa per conoscerla. Non ne trovo una che regga. Presentarmi e basta sarebbe la più facile.

Parto in quarta perché so di aver sbagliato e non voglio che ci resti male davvero, non se lo merita lui.

Tom, fratello, io voglio dirti che ..” mi ferma facendomi segno di no con la testa, ho tanta paura che stia per dire qualcosa che non mi piaccia ma prende fiato e parla subito per non farmi aspettare troppo.

Robert, non ho bisogno di scuse, okay? Sono stato preoccupato ma non vuol dire che io sia incazzato con te, capisci? Non sono venuto qui per farti la ramanzina, ti conosco abbastanza bene e non sono così stronzo da lasciare il mio migliore amico in un momento in cui la confusione è la sua vicina di casa. Quindi, calmati.”

Ma come ho potuto pensare che lui potesse abbandonarmi? E' l'unica persona che mi ha sempre capito, che c'è sempre stata, con cui sono cresciuto e con cui ho fatto cose che non ho mai fatto con nessuno, come se solo potessimo stare lontani.

Deve aver visto la mia espressione sollevata per la sua confessione immediatamente sorride.

Mh, adesso invece di startene lì zitto perché non mi fai entrare e mi racconti tutto per bene?”

C..certo, scusa. Entra pure, è una storia lunga quindi dovrai avere pazienza.”
“Quella l'ho sempre avuta per poterti stare vicino, eh!” e ridiamo all'unisono ripensando le vicende che ci hanno portato a piangere e ridere insieme durante tutti questi anni.

Ci avviamo verso dove già io ero posizionato e ci sediamo sul divano, peccato che appena inizio a raccontare non riesco proprio a stare seduto e inizio a fare avanti e indietro per tutta la stanza.

Ricordi quella ragazza che il primo giorno di scuola mi ha turbato non poco? -annuisce e mi fa segno di continuare- Ecco, Tom, non riesco a far finta che lei non esista, ad evitarla, mi tortura i pensieri dalla prima volta in cui ho visto il suo viso e credo che potrei arrivare anche ad odiarla perché mi sta facendo impazzire! -alzo il tono della voce ma non mi preoccupo, so che Tom non mi fermerà e che con lui posso farlo tranquillamente- Si, sto impazzendo da quel giorno e oggi mi ha fatto sentire una merda, e sai per cosa? Perché stavo baciando la persona che fino a pochi giorni fa credevo di amare!

E' corsa piangendo dopo avermi fissato, e cazzo, ho sentito il mio stomaco contorcersi e capire di star facendo una cosa che non mi andava, sbagliata. Ero di marmo, non provavo nulla verso quella ragazza che si stava impossessando della mia bocca con prepotenza.. e poi l'ho scansata, non ne potevo più.. e lei ovviamente ha capito che la volessi lasciare e si è incazzata, devo dire che non abbia tutti i torti. Aiutami, amico, ti prego.. il mio cuore dice di conoscere quella ragazza che mi ha stregato e lasciare la mia fidanzata, ma davvero, non posso essere così stupido da arrivare a farlo, non posso e non devo. Aiutami.”

Sospira ed è visibilmente indeciso su cosa dire, forse perché non vorrebbe dirmi quello che invece sta per dire e mi sento in difficoltà anch'io, forse ho sbagliato a raccontare tutto a lui, non devo dirlo a nessuno, sono un folle a credere che qualcuno mi possa dire che per una volta dovrei seguire il mio cuore e non torturarmi dentro più di tanto, e invece sento che lui sta per fare l'opposto. In fondo, non posso pretendere che lui mi capisca, se fossi stato io al suo posto di certo non mi sarei capito.

Robert, è difficile e lo so, ma sii ragionevole. Pensi davvero che una ragazza di cui non sai niente possa di punto in bianco rimpiazzare tutto quello che hai costruito con la tua ragazza?”

Un colpo basso. Sapevo che avrebbe risposto così eppure ancora speravo in qualcosa di diverso, speravo che mi capisse ancora una volta.

So il suo cognome..”

E ti basta questo?”

Non ho detto che devo farmi fidanzato con lei sapendo solo il suo cognome, Tom! Cazzo!” Alzo la voce e non riesco a controllarmi.

Non si aspettava questa mia reazione, ma è pur sempre Tom e non si arrabbia.

Vuoi che io parli con questa ragazza per far in modo che lei ti lasci in pace?”

Quindi non ha capito che sono io che dovrei lasciarla in pace?

Non ci sei proprio, cazzo. Non è lei che deve lasciare in pace me, ma io lei!”
“Secondo me è il contrario, Robert.”

Ah, adesso lo sai meglio di me? Stasera non ci capiamo, Tom. Non so che dirti, davvero, solo che così non mi stai aiutando per niente! Ragiona.. se io avessi amato davvero la mia fidanzata avrei dubitato così del mio amore nei suoi confronti?”

Le sbandatine capitano a tutti..” non me la da per vinta, ma sa lui stesso che non resisterò a lungo in queste condizioni, troppo confusionarie per essere sostenute.

Per l'amor del cielo, Tom. Che ti prende?”

Voglio solo che tu non manda all'aria tutto quello che hai fatto di buono fin adesso.. insomma, non hai 14 anni per cambiare la tua fidanzata perché ne hai trovato una più bella, dai!”

Ma perché è venuto, eh? Solo per rompermi le palle e dirmi che sono irresponsabile e che non devo lasciarmi andare? Ma che cazzo! Io farò comunque di testa mia, diamine.

Costata che non ho intenzione di rispondergli così riprende lui: “comunque, domani le parlerò e voglio vedere se anche lei ha notato te e sta uscendo fuori di testa così! Non ha mica il diritto di offendersi perché stavi baciando la tua fidanzata. E il pianto? Ah, non va bene”

Non pensavo che anche lui blaterasse così bene quando vuole.

Tu non parlerai con nessuno, mh? Ci siamo intesi, Tom?” Lo incito a rispondere con lo sguardo.
Sembra pensarci su poi promette con un “Va bene” secco.

Bene” dico altrettanto scocciato, soprattutto perché ho il brutto presentimento che nonostante lui abbia acconsentito non manterrà la sua promessa, eppure non ricordo occasione in cui lui non ha fatto come detto. Aiuto.. a chi posso gridarlo?

Adesso si è fatta ora di tornare a casa. Ci si sente, Robert. Quando sarai abbastanza calmo d'avere una conversazione normale con il tuo migliore amico, beh, chiamami.”
Vorrei tanto dirgli di restare per fare compagnia, e vorrei anche scusarmi perché Tom non se ne sarebbe mai andato se non si fosse rotto del mio comportamento, ma non riesco nemmeno a dargli ragione per la nostra discussione di prima. E oggi per la seconda volta lascio andare una persona a me cara.

O..okay. Mi dispiace, a presto, Tom.” Non dice niente ed esce silenziosamente dal salone e sto in attesa del rumore della porta che sbatte, che arriva poco dopo.

Ed eccomi di nuovo solo con me stesso, com'è meglio che sia, se proprio non devo essere capito da nessuno preferisco che sia io a non farlo.

Non è troppo presto e so che dormire un po' non mi farebbe male, ma so anche che quello di stanotte sarà un sonno ancora più movimentato delle altre sere.

Spengo la tv che era stata accesa inutilmente per tutto il pomeriggio, vado in camera mia e mi stendo sul letto non preoccupandomi nemmeno di mettermi comodo.

Chiudo gli occhi e i suoi sono di fronte me, ancora perfetti come la prima immagine che mi hanno lasciato, solo che adesso sono tristi e invasi da dannate lacrime e io sono qui a pensarla mentre a una corsa disperata lei dava inizio.

 

POV Kristen.

Le sue labbra sulle mie, dei sussurri affannati che non avevano voglia di giacere altrove, dei bisbigli .. “Kristen, kr.. kristen, dove sei stata tutto questo tempo? Ti ho aspettata tanto” e l'impotenza di riuscire a dire qualcosa, la sola voglia di far combaciare i nostri corpi più di quando essi stanno già facendo, brividi lungo la schiena, le nostre fronti sudate e la passione in ogni gesto e movimento..

E soprattutto la delusione, perché avrei preferito un incubo piuttosto che un piacevole tormento per la mia salute mentale.

E' ancora prestissimo quando apro gli occhi dopo un notte insonne, guardo la sveglia, 4:00 di mattina.

Bene, so perfettamente che non riuscirò ad addormentarmi di nuovo per dormire fino alle sette, così decido di rimanere ancora un po' a letto, dopo farò una doccia.

4:15 - 4:30 - 5:00.

5:15 – 5:30 - 6:00.

Decido di rompere il ritmo con cui puntualmente mi giro per guardare l'orologio, così proprio alle sei di mattina decido di fare una doccia che spero mi rilassi un po'.

Entro in bagno e apro l'acqua, che comincia a scorrere, per farla riscaldare.

Comincio a svestirmi buttando il pigiama a terra, sembra che la mia mente sia incapace di pensare, stamattina, e questo non può essermi che di sollievo.

Proprio mentre penso questo vorrei mordermi la langua, perché mi accorgo di avere la gola secca, secca come me, come una foglia che aspetta il suo turno di cadere dall'albero, consapevole che da lì a poco dovrà morire.

Io.. io sento di essere proprio questo: una foglia a cui è stato tolto il suo vivere.

Mi metto l'accappatoio e scendo sotto in cucina, riempio un bicchiere d'acqua e appoggiata al piano cottura lo sorseggio.. quel sogno, quel diamine di sogno, sento mi distruggerà tutto il giorno, mi porterà a farmi così tanto male da scoppiare.

Appoggio il bicchiere sul tavolo e risalgo, questa volta entro nella doccia senza indugiare e lascio che il getto caldo della doccia faccia il suo effetto.. peccato che non arriva.

Lui e me, insieme, uniti in tutto, sudati e che ci amavamo.. devo rimuovere queste immagini dalla mia testa. Sento le sue mani muoversi ancora su di me. Finirò per impazzire.

Oh, no Kristen. Tu stai già impazzendo.

Com'è che la mia coscienza non c'è mai quando serve, quando dovrebbe distrarmi da lui, e spunta fuori solo per rompermi le palle, eh? Ossignore.

Mi sciacquo e lavo i capelli, il profumo per un attimo mi fa distrarre: cioccolato e vaniglia. Due opposti fottutamente perfetti insieme, e se io e Robert apparissimo così insieme? Due opposti attratti?

Basta, Kristen, puoi comportarti come una sana di mente e pensare allo shampoo senza pensare Robert?

Questa volta posso starmene solo zitta, la mia coscienza ha ragione, cazzo.

Esco dalla doccia e mi asciugo, nel frattempo la sensazione di calore lasciata dall'acqua calda comincia a svanire e prima di cominciare a sentire freddo decido di chiudere la finestra aperta della mia stanza, che è collegata al bagno, e di accendere un po' il condizionatore.

Mi spettino i capelli che hanno davvero troppi nodi e mi osservo un po' allo specchio.

Vorrei davvero sistemarmi carinamente, oggi, vorrei curarmi di più e far si che io non esca con una balla di fieno invece dei capelli.

Passo del tempo ad asciugarli per bene, passo anche la piastra, e mi trucco prima di vestirmi, in modo che poi io non debba più rientrare in bagno e farmi altri complessi. Evito il fondotinta che proprio non sopporto e cerco di puntare sui miei occhi, l'unica cosa accettabile di me stessa, così li contorno con un po' di ombretto grigio sfumato con il nero. Metto il mascara ed un po' di lucidalabbra trasparente.

Evito di caricarmi troppo, non amo il trucco pesante.

Non mi è mai passato per la testa di sistemarmi per andare a scuola, a malapena lo faccio per uscire.. e oggi mi ritrovo a pensare come una bambina di 13 anni che vuole fare colpo sul ragazzino che le piace, bene.

Sarà che mi sto giocando gli ultimi neuroni rimasti in gioco.

Apro l'armadio e sono terribilmente indecisa, cosa che non succede da anni, o che forse non è mai successo, boh.

Allora: jeans stretti, i miei preferiti, riesco a riempirli tutti nonostante io sia davvero magra e ciò permette di mettere in risalto le mie gambe, poi.. una maglietta bianca semplice a girocollo che cade morbida con sopra una giacchetta di filo blu, credo che come abbinamento vada bene. Calzo le mie amate vans completamente nere e mi cade sottocchio una sciarpa blu semplice, non la metto da una vita, è in cotone e non mi dovrebbe dare troppo fastidio, così la giro intorno al mio collo.

Adesso dovrei essere okay è più presentabile di altre volte.

Decido di non ritornare in bagno, come mi ero ripromessa, così prendo lo zaino e scendo velocemente le scale, mi accorgo con sorpresa che mia madre è già sotto ma che non è entrata in camera mia per vedere se dormivo o salutarmi. Sarà che vuole lasciarmi libera, fa bene. Non insiste nemmeno per farmi fare colazione, cosa che ieri voleva che facessi.

Le do un bacio sulla guancia ed esco fuori di casa, e non so perché, forse speranzosa che la cazzata del 'sistemati per essere più carina' possa funzionare.

Sto davvero cominciando a pensare che sono posseduta. Ma quando mai io ho fatto cose del genere?

Evito di pensare, e percorro tutto il tragitto per arrivare a scuola ascoltandomi la musica e piuttosto tranquilla, una tranquillità che mi preoccupa, da giorni non mi sentivo più così. La quiete prima della tempesta.

Quando entro a scuola è tutto come al solito, il corridoio affollato, i suoni degli armadietti che si chiudono e aprano, i brusii dei ragazzi.

Cammino fino ad arrivare di fronte la mia classe, e una figura che non mi aspettavo di vedere mi sta fissando.

Entro in classe velocemente, in imbarazzo.. cazzo, Robert!

Poso lo zaino e saluto Nichi, le dico che sto andando a prendere un caffè e lei, non so come, sorridere come una che abbia intuito tutto.

Lo trovo ancora lì che mi guarda, fissa, osserva. Io faccio di rimando, ma dopo un po' sono costretta a distogliere lo sguardo per prendere il caffè e non fare la parte dell'imbecille uscita dalla classe solo per riempirsi gli occhi con il bel ragazzo di turno.

Diamine, Kristen, ma quanto sei complicata? Solo tu riesci a farti problemi di questo genere! Mh, forse.

Allungo una mano per inserire i soldi quando mi cadono, faccio per abbassarmi, ma qualcuno più veloce di me me li porge. Lui. Oddio.

Gr..grazie” dico velocemente e a bassa vole, ma sono certa che lui mi abbia sentito perché fa un cenno con la testa, come a dire 'di niente'.

Inserisco, questa volta senza farli cadere -anche se non mi dispiacerebbe affatto, visto che sentire il suo tocco non è stato per niente male. Il sogno riparte come un dvd nella mia mente- e aspetto che il caffè sia pronto, lo prendo e lo comincio a sorseggiare, quando qualcuno mi arriva addosso e lo fa riversare tutto a terra.

Lui trattiene una risata, “oggi non è giornata, eh?”.

Cosa? Cazzo, cosa? Tu mi dici che non è giornata mentre io farei un tour mondiale di conga perché tu mi stai rivolgendo la parola? Ah, farei questo altre mille volte se tu continui a ripetere quella frase con quella cazzo di voce che mi stordisce.

Lo guardo con un sorriso ebete, “n..no, direi pro.. proprio di no” - si, come no.

Stupida, stupida, stupida Kristen! Lui ti rivolge la parola e tu chiudi con una frase, balbettata per giunta!

E' ancora in piedi di fronte me quando mi squadra, e ringrazio Dio per essermi conciata bene almeno oggi, sorride e se ne va.

Mi maledico ancora una volta per non essere stata capace di dirgli nient'altro che una stupida frase, stupida proprio come me, ed entro in classe ancora una volta.

Mi siedo accanto a Nichi, e mi sistemo pronta alla rottura di palle delle prossime tre ore.

Questa volta, però, le passo pensando al suo sorriso e al mio uscito fuori con tanta naturalezza che mi ha quasi dato fastidio.

Non posso crederci che sono ancora qui a pensarci dopo averlo visto con la fidanzata ed essersi comportato da stronzo, l'ultima volta.. ma adesso? Adesso questo sbalzo d'umore a cosa è dovuto? Dio, so che questa sarà la mia domanda per le mie prossime ore, o meglio, fino a quando non sarò capace di darmi una risposta.

Noto, girovagando con lo sguardo per la classe, che oggi Conrad non è presente. Wow, non so perché io non ci abbia fatto caso prima. Evidentemente ero presa da altro, anzi, da lui.

La prima ora è passata in modo incredibilmente veloce, o forse, è solo perché oggi non l'ho passata torturandomi ma semplicemente pensandolo, estasiata da quel sorriso. Da quel fottuto sorriso.

Toc toc, la porta che si apre e un viso a cui oggi avevo rinunciato volentieri che spunta. Conrad.

Buongiorno, prof. Ecco la giustificazione per la seconda ora.”

Buongiorno a te, Conrad. Accomodati, la firmo dopo, prima di uscire.”

Lui annuisce e si gira verso di me, e non posso far altro che chiederti il perché.

Mamma mia, Kristen, ma perché tutte queste domande. Si è girato verso te, punto.

Zitta, potrebbe stare zitta anche solo per un secondo la mia coscienza del cazzo?

Mi sorride e io lo saluto con la mano, senza sorridere anch'io.

Le altre due ore passano velocemente come la prima, e dopo essermi calmata dopo l'entrata di Conrad che mi aveva inutilmente innervosita sono tornata ad alternare pensando lui e ascoltando, o meglio, cogliendo qualche parola della lezione giornaliera.

Sono distratta, la professoressa se ne accorge ma evita di rimproverarmi, forse il mio sorriso stampato sulle labbra, che nessuno ha mai visto fino adesso per via della mia incazzatura perenne con me stessa, la intenerisce.

La campanella suona, e siamo già alla terza ora. Ricreazione, per altro.

Tutti si catapultano fuori mentre io rimango seduta a riflettere su cosa fare.

Uscire o non uscire? Qualcuno risponde per me.

Hei, non esci tu? Mi avevi promesso di farmi compagnia e che ti avrei presentato i miei amici, non dimmi che tu abbia rinunciato!”

Ma cazzo, perché non gli ho detto no in palestra, perché? Perché sei cogliona, Kristen, ecco perché.

Ah umh, ciao anche a te!”, sorride, “Ciao Kristen, quindi?”

quindi cosa?” lo farò innervosire continuando così, “scendi con me, sotto?”, non rispondo, ma mi alzo e capisce che accetto, così sorride di nuovo.

Scendiamo sotto, non in cortile o in giardino -cavolo, questa scuola è davvero grande, non ci avevo fatto caso, concentrata su altro..-, ma di fronte l'entrata, dove si mettono tutti i fumatori della scuola per non farsi rimproverare dalla preside che è contro il fumo.

Tra loro lui è quello che richiama, ancora una volta, la mia attenzione.

Tutti stanno parlando, tutti dialogano e sono in gruppi formati da almeno cinque persone, mentre lui.. lui è appoggiato a una macchina, con la sigaretta in bocca e i suoi occhi sono bassi, sta fissando il nulla.

Una nuova curiosità: cosa sta pensando, adesso? Non posso saperlo, eppure nell'esatto momento in cui io penso questa domanda lui alza gli occhi e mi fissa.

Di nuovo, ancora una volta, una sensazione che ti da l'impressione di poter navigare nell'oceano dei suoi occhi, e un'ombra di tristezza che ti pervade quando arriva la consapevolezza che lui è di un'altra.

Oh, chiudi la bocca che ti entra una mosca, Kris!” So a cosa si riferisce.

E' serrata la mia bocca, caro Conrad”, rispondo acida, e come se fosse niente mi prende per il braccio e ci avviciniamo a Robert, che non ha nessuna reazione vedendoci avvicinare, infatti, è proprio Conrad a iniziare una conversazione.

Hei, amico. Che si dice?”

Al solito, tu?” secco, la sua voce non è più calda come quella di questa mattina, è polare.

Bene, grazie. Ahm, lei è Kristen, te la ripresento, mh?”, sposta il suo sguardo verso me e in quel momento credo di poter morire.

Ciao, Kristen” - “Ciao”.

Non riesco a dire nient'altro, e questa volta non mi maledico nemmeno, perché la colpa non è mia. E' sua e dei suoi fottuti sbalzi d'umore.

Rob, potresti essere più gentile, sai? Ti avevo chiesto questo favore”.

Questo favore? Quale favore? Hanno parlato di me? Quando? Oddio.

Che avrà detto? Mille domande nuove si aggiungono alle precedenti. Nessuna risposta.

Perché mai dovrei?” risponde, e sono letteralmente scioccata. Come può un ragazzo normale cambiare da un'ora all'altra senza far impazzire chi gli sta attorno?

Perché prima di tutto è educazione, poi lo sai..”

Non me ne fotte un cazzo, okay? E' una bambina, e sono fidanzato, per chi non lo sapesse”

Sbam. So che è riferito a me, ma sto di nuovo seriamente pensando che in questo istante potrei morire, o se proprio non potrei, mi accontenterei di essere risucchiata dalla terra piuttosto che stare sotto il suo sguardo. Mi fa quasi paura.

Mi rendo conto che tutto si è fermato, e che anche Conrad ancora una volta rimane stupito dalle parole del suo amico. Forse è meglio rispondere a tono, e fargli capire che non sono una ragazzina.

Bene, io levo il disturbo e me ne torno in classe, credo di essere di troppo. A dopo, Conrad”, non riesce ancora a dire niente di sensato, mi fissa desolato e questo non fa che accrescere la mia umiliazione.

Senza salutare Robert, mi volto e m'incammino verso il bagno.

Posso cacciare fuori un urlo o devo rimandarlo giù?

Arrivo dove ho puntato fino adesso e ho come il presentimento che io e il bagno diventeremo migliori amici. Do vita a un pianto disperato, mi raschia anche la gola e mi graffia l'anima.

La campanella che segna la fine della ricreazione suona e io esco immediatamente dal bagno, non voglio ritardare anche per rientrare in classe, darei troppa importanza a un maleducato che non ne merita nemmeno un briciolo. Asciugo le lacrime con le mani.

Entro in classe, mi siedo e non do conto a nessuno. Sento Nichi chiamarmi un paio di volte, chiedermi come sto e il perché sono tanto scossa, ma non ho intenzione di dare spiegazioni a nessuno, così mi limito a dire che è non è niente d'importante.

Mi lascia stare, e apprezzo il suo gesto. Conrad, mortificato, fa la stessa cosa. Non mi rivolge la parola e non mi fissa nemmeno, so che gli dispiace e che vorrebbe sentirsi dire che non è colpa sua, ma non ci riesco. So che in fondo è stato lui a pregarmi di scendere, e io idiota a dirgli si.

Il resto delle ore lo passo umiliandomi con me stessa, sentendomi incredibilmente stupida, per la millesima volta in questa giornata, per aver creduto in uno sconosciuto, in qualcosa che mi ha fatto sorridere come una deficiente e che mi ha fatto pensare che morire sarebbe stato meglio di tenere il suo sguardo.

La mia ormai tanto odiata campanella suona e significa che io sia libera da quest'inferno. Per oggi.

Esco, e quasi corro nel corridoio per la fretta di tornare a casa e di rifugiarmi nel letto che raccoglierà ancora una volta le mie lacrime. Che cosa scema, eppure l'unica cosa che mi ascolta senza parlare è proprio il mio letto.

Nel cortile, come se non bastasse lui è di nuovo con Kate, questa volta non si baciano, stanno parlando, o discutendo, visto che lui è abbastanza agitato.
Me ne frego, è normale che in una coppia non vada sempre tutto rose e fiori, giusto? E poi a me non interessa, di lui non m'importa niente, e anche se so che non è così, ho deciso: farò finta che lui non esista.

Mentre sono nella strada verso casa mia mi accorgo di una cosa.. mi sono scordata lo zaino!

Corro di nuovo verso la scuola, e mi domando dove ho lasciato la testa, in questi giorni sono tra le nuvole e la colpa è sua. Come la tua vita può dipendere da uno sconosciuto?

Arrivo in classe, e come se oggi le punizioni non fossero finite... chi trovo a fissare la classe vuota ? Lui, proprio Robert.

E' stupito di vedermi, e sorride per un secondo quando mi rivede uscire dalla classe con lo zaino.

Glielo leverei io quel bel sorriso con un pugno in piena faccia.

Lo guardo, e spero che dei fulmini escano dai miei occhi, purtroppo non è così, ma spero che almeno il messaggio sia stato ricevuto.

Sento che vorrei e dovrei odiarlo, in questo momento, ma ho la certezza che non ci riuscirei nemmeno con tutta la buona forza di volontà di cui sono capace. Cosa che mi manca, comunque.

Si odia solo ciò che non si può avere. Ecco tutto.

E vorrei davvero urlargli in faccia perché fa questo proprio a me, perché un secondo sorride e l'attimo dopo mi aspetto che mi uccida, vorrei chiedergli come fa a non impazzire lui stesso, ma se io aprissi bocca l'unica cosa che riuscirei a dirgli è che è uno stronzo, un gran stronzo.

Mi rimetto a camminare verso casa mia, esausta per la corsa, esausta della mia vita. Esausta di illudermi di nulla e che qualcosa possa cambiare, sono stanca di essere invasa di quel dolore che mi riempie così tanto che potrei anche vomitarlo. Stanca, fin troppo.

Cammino per la strada lentamente, e le lacrime che ho trattenuto fino adesso cominciano a sgorgare.

Un paesaggio, di fronte a me, troppo triste per aiutarmi a non pensare. Il vento che invece di soffiarmi via mi rammenta il fastidio di quei momenti, le foglie che mi sbattono in faccia come la verità delle ultime volte, e ancora una volta secche.

La rabbia che sta cominciando ad affiorare dentro me supera quasi il dolore. Sono arrabbiata, ma con chi? Dovrei prendermela solo con me stessa, giusto?

Vengo ripresa dall'abisso dei miei pensieri neri da una mano che sfiora la mia spalle e da una voce incerta. Prego per non pensare chi possa essere, per non illudermi in un millesimo di secondo che possa essere lui, e mi giro di scatto.
“Ciao, tu sei Kristen, vero?” 

Allora, allora.. piaciuto? Mi piace lasciarvi un po' in sospeso fino alla prossima settimana, LOOL! 
Vabbuò, se siete state attente potete avere qualche idea. 
Fatemi sapere che ve ne pare. Alla prossima! :3

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Capitolo 4
*** #4 A mad confusion – Part I. ***


Hi people! :)
Okay, sono un po' in ritardo, ma giusto qualche giorno che spero mi perdoniate. 
Allora, questo capitolo è diviso in due parti, questa ovviamente è la prima, la seconda la posterò lundedì. Giusto per lasciarvi un po' in suspance.  :3
Devo dire che questo capitolo non mi fa impazzire, forse perché sto fremendo dalla voglia di cominciare la storia vera e propria. Ma non possono fare passi da gicante 'sti due pazzi -Rob e Kris. xD 
Quindi niente, godetevi la lettura e fatemi sapere cosa ne pensate! 
Grazie per le recensioni che lasciate, a lunedì! (:
-Anto.

 

Ciao, tu sei Kristen, vero?”

Girandomi, un viso che non conosco. Uno sconosciuto, non quello che vorrei fosse, ma uno che mi sta osservando con aria interrogativa e che credo attenda una risposta. Sa il mio nome, e sembra che sappia qualcosa che mi sfugge.

S..si, sono.. io.” devo aver un viso terrorizzato, rabbioso, fragile e aggressivo contemporaneamente, e anche deluso.

Stai tranquilla, non voglio farti niente. Ti conosco solo perché un mio amico mi ha parlato di te, e a proposito di questo vorrei dirti una cosa.”

Un amico? Chi? Conrad? Oddio, non riesco a pensare a nessun altro. Robert, no.

Robert, hai presente?” Bingo.

Non conosco solo un Robert, dimmi qualcosa che mi possa aiutare a capire di chi stai parlando” una scusa peggiore non potevo trovarla, anche perché, se sento 'Robert' è solo un viso che riaffiora nella mia mente, o che meglio, non se ne va mai. E' solo uno il viso, a cui do il nome di Robert, che riesca a mozzarmi il respiro, a farmi del male e bene allo stesso modo e momento, è solo uno Robert, per me.

Va nella tua scuola ed è di quinto, ti basta?” si capisce che non abbia intenzione di continuare a darmi altre spiegazioni, anche perché, ha perfettamente intuito che io stia fingendo.

Si. Allora... non parliamo.. hanno provato a presentarci, ma è stato tutto tranne che gentile.”

Lo so, è c'è anche un motivo non credi?”

Che motivo se nemmeno ci conosciamo? Dovrei essere più incazzata io che lui.

I suoi occhi mi rendono le notti insonne da giorni e questo mi viene a dire che c'è un motivo? Sento che presto potrei incazzarmi con questo tipo.

Dimmelo tu, se c'è” rispondo secca, ancora una volta, come me.

Senti, lascialo in pace. Non andrai da nessuna parte con lui, capisci? E' fidanzato, felicemente fidanzato. E ha notato che gli stai dietro, e sta cominciando a scocciarsi,”

Delusione, shock, incapacità di parlare, rabbia, bile, collera, furia, un impeto folle.

Il senso di una sterile ferita che piano piano si apre dentro me.

Umiliazione, avvilimento, uno schiaffo.

Senti, non so cosa lui ti abbia raccontato e sinceramente non me ne frega niente, okay? Ad ogni modo, solo una cosa: non sono comunque cazzi tuoi. Ho perso abbastanza tempo, ciao.”

Calmati, oh!”

Ma calmati cosa? Nemmeno ti conosco, non so il tuo nome, e tu mi vieni a cercare per dirmi di lasciare in pace il tuo bel amichetto? Ma te lo puoi tenere pure! Tu e la sua fidanzata. Ti risaluto.”

Sono Tom, scusami per non essermi presentato, sono il suo migliore amico. Forse sono stato poco cortese, ma davvero, se non vi conoscete, come dici, perché sta male? Perché non dorme da giorni e sta mandando a puttane il rapporto con la sua ragazza? Dimmi il perché.”

Sorpresa, imbarazzo, stupore.

E' vero che non ci parliamo. Senti, non so che dirti, mi dispiace per lui, mh? Ma ne tu ne lui sapete cosa sto vivendo io in questo momento. Magari mi trovo nella sua stessa posizione, no? Ah, altra cosa.. non sto andando dietro a nessuno” -e non ho voglia di sentire altre cazzate sbattermi in faccia.

Per cosa poi? Per illudermi? Starebbe male per me? Per una che prima tratta male, poi bene e poi peggio? Mi spiace, ma proprio.. no.

Senza aspettare una risposta, noncurante del fatto di essere anch'io piuttosto sgarbata, mi volto ancora una volta e scappo come sempre.

Scappare. Ecco cosa faccio ogni volta che vorrei sputare parole amare e che invece rimangono a formare un groppo in gola che non vuole mai scendere giù.

Corro a perdi fiato, arrivo a casa e con le lacrime agli occhi salgo in camera.

Il volto di mia madre che da sotto le scale mi osserva preoccupato, il mio contorto dell'umiliazione di non riuscire in niente.

Non ho voglia di stendermi sul letto, non voglio che le lacrime facciano il suo corso come sempre, come ogni giorno, per poi lasciarmi asciutta.

Apro la finestra e mi siedo sul davanzale.

E se mi buttassi giù? E se nel vuoto l'adrenalina s'impadronisse di me? Se bastasse a farmi felice?

Dicono che dal passato s'impari, ma quando esso non è bello, non ricaverai mai niente che non sia dolore. Tanto dolore.

Il crepuscolo da inizio a una danza i cui colori cominciano a sfumarsi, completandosi a vicenda.

E' così monotono e affascinante, è così cattivo. Conclude tutti i giorni, i migliori e i peggiori, senza aver nessun rimorso.

Mette la fine a una piccola pagina della nostra vita e permette che la notte sia la transizione per poi cominciare un altra pagina che aspetta d'essere macchiata d'inchiostro.

E se lo scrittore della mia storia è troppo arrabbiato con la vita per dar felicità ai suoi personaggi? E se la mia non si concludesse come spero? Se si concludesse nella direzione in cui sta andando?
Vorrei che questo scrittore mi facesse uscire dalla sceneggiatura che sta mettendo in atto.

Non capisco. Davvero Robert ha parlato con il suo amico di me? E perché? Perché starebbe passando notti insonni? Ma soprattutto perché dovrei preoccuparmi di fargli del male quando lui lo sta facendo a me da prima?

Mi alzo in piedi, sulla finestra. Per un attimo l'idea di schiudere quelle ali ferite che mi ritrovo e che non mi permettono di volare è allettante.

Mi sporgo, basterebbe un secondo, o forse meno, per far si che il mio scrittore metta la parola fine alla mia storia, vita; ma forse, dopotutto, non ho diritto di farlo. Non ancora.

Mi giro, verso l'interno della mia stanza, salto giù dalla finestra e arrivo in piedi sul tappeto.

Mi dirigo in bagno, faccio una doccia, che come al solito non servirà a niente. Spero, comunque, possa regalare al mio corpo quel torpore di cui ho tanto bisogno.

Mi sottopongo al getto della doccia, e passa quasi un'ora prima che io mi decida di uscire fuori per vestirmi e scendere a cenare.

Il viso di mia madre è così preoccupato che la sua fronte corrugata non l'abbandona nemmeno per un secondo.

So che se gli dessi il via mi ritroverei sottoposta a un interrogatorio, ma non ci riesco, voglio solo chiudermi in me stessa come ho sempre fatto, chiedermi e non uscire più dal mio rifugio personale.

Vorrei chiudere la porta della mia camera a chiave e gettare quest'ultima dalla finestra, proprio come avrei fatto anch'io prima, vorrei che il mondo facesse a meno di una come me, che non ha mai trovato il posto in cui brillare.

Penso, che io non riesca a brillare di una luce tutta mia, forse è per questo. Forse sono solo destinata a riflettere la luce altrui, proprio come la luna fa con il sole. In fondo la luna non brilla, riflette.

Non si capisce mai se per una cazzo di notte ha voglia di riposarsi e non brillare, lei deve sempre stare lì, apatica a subire qualcosa che probabilmente non vuole.

Non sono una luna, ma faccio ciò che fa lei: subire.

Non mi accorgo di non aver toccato cibo e di non aver pronunciato parola fino a quando è mia madre che me lo ricorda.

Non mangi, Kristen?” Il suo tono non ammette un semplice no, ma dirle di si per poi fare il contrario servirebbe a qualcosa?

Non ne ho voglia..”

Te la fai venire la voglia -sospira e mi fissa negli occhi- hai il viso scarno, e mangi sempre meno. Vuoi ammalarti? Vuoi rivedere di nuovo tutti quei medici? Ti fa davvero stare bene tutto questo? Vuoi rivivere quegli attimi infernali che sembravano infiniti? Dimmi, lo vuoi?”
In realtà, non so nemmeno io se lo voglio, ed è questa la cosa peggiore. Una persona sana di mente avrebbe subito detto di no, invece io sto qui a pensarci.

N..no, non penso”

Non pensi? Senti, Kristen, da quando tuo padre non c'è più so che la nostra vita è cambiata radicalmente, so che un sorriso è diventato raro e che tirare avanti è molto più difficile di quanto possa sembrare, ma.. dobbiamo farcela, amore. Dobbiamo, dobbiamo per noi e per tuo padre che non vorrebbe vederci in queste condizioni. Non tocchiamo questo argomento da tantissimo tempo, è diventato tabù, e so che vorresti che io non l'avessi fatto nemmeno adesso, ma è necessario.

Abbiamo già toccato il fondo, e risalire è stato difficile. Mancava la voglia di farcela, di vivere e di riuscire, ma abbiamo tirato avanti e ce l'abbiamo fatta, quindi, adesso non possiamo lasciare che quell'ancora che non ci lascia da tempo ci riporti di nuovo giù, diventerebbe troppo, un peso troppo pesante per riuscire a sopportarlo di nuovo, per riattraversare quell'immenso oceano.

Ti prego, Kristen, aiutiamoci. Se hai bisogno di parlare io sono qui, per te, sempre e per sempre, mh?”

E' vero, non parlavamo di questo da tantissimo tempo, e la mancanza di mio padre mi sta logorando dentro come nessun'altra cosa potrebbe fare. Non sentivo pronunciare quella parola da tanto tempo, mi ero vietata anche di pensarla, e adesso mi sbatte in faccia come tutto il resto, ultimamente.

Una lacrima, e un'altra ancora, una terza prepotente, seguita da tante alte. Tante altre bastarde lacrime.

Non ci riesco, mamma. E' come se il mondo stesse girando dalla parte opposta alla mia. Comunque, io salgo, sono stanca. Notte.”
Nemmeno questa volta sono riuscita a parlare con mia madre, nonostante le sia sia aperta con me, per quanto difficile sia anche per lei.

Salgo, mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Un sonno profondo, vuoto, e con la consapevolezza che mi ruberà le lacrime anche stanotte, mi fa perdere coscienza.

 

-

 

Stamattina sono arrivata in ritardo, ho dormito più del solito e sono anche più stanca del consueto. Non sono normale, ecco la prova. Più dormo, più sono stanca.

Forse perché il mio non è un sonno tranquillo, non è un sonno fatato che ti porta in un mondo parallelo, no. Il mio è un sonno estenuante.

Sono seduta nel banco, come sempre, e ascolto la lezione per modo di dire.

La porta è aperta, e lui passa. Passa, guarda, sorride e se ne va.

Passo due ore a scarabocchiare sul banco o sul mio quaderno, a farmi richiamare dalla professoressa perché continuo a parlare, mentre contemporaneamente sono con la mente altrove.

Mi sono ripromessa di far finta che non lui non ci sia, che tutto ciò che ho passato in questi giorni, il dolore, sia frutto della mia fantasia, che lui non mi abbia mai guardato e che questo fottuto mondo di schifo vada bene.

Mi sono resa conto che fingere è più semplice che accettare la realtà, quindi, fingerò.

La campanella suona, e come ogni giorno mi scoccia abbandonare il mio posto e uscire in mezzo a tutto quel baccano, ma se voglio mantenere la mia promessa devo provare a farmi degli amici con cui passare il mio tempo.

Esco dalla classe e sembro, o meglio, sono spaesata.
Scendo dalle scale distratta, e uso la tecnica del 'guardare il cellulare per fare finta che non sono una cazzona che gira sola per la scuola', mentre sto per fare gli ultimi scalini qualcuno mi sbatte, così mi giro con uno sguardo assassino che mi si scioglie appena noto chi è stato a sbattermi. Proprio lui, merda.

Non dice niente, mi guarda noncurante del fatto che siamo nel bel mezzo delle scale e che ci sia gente che deve passare, ma non riesco più a sostenere il suo sguardo e se continuassi a osservarlo per un secondo di più tutti i miei bei obiettivi andrebbero a quel paese allegramente. Mi giro e continuo per la mia strada.

Passo un quarto d'ora, cioè tutta la ricreazione, a girovagare per la scuola.

Oggi Conrad non è presente e questo non mi è d'aiuto, per quanto certe volte m'irriti molto, almeno mi tiene compagnia.

Le mie compagne di classe sono tante galline, a parte Nichi, che è con il suo fidanzato Matteo, e che quindi non voglio disturbare.

Decido di ritornare in classe dove c'è Robert ad aspettarmi, appoggiato allo stipite della porta.

Mi fissa, un sorriso sghembo, e fa per dirmi qualcosa di cui si pente subito. Passeggia davanti la porta, confuso. Avanti e indietro. Una mano tra i capelli che mi fa impazzire, alzo lo sguardo e mi guarda, poi ritorna a fare avanti e indietro.

Vorrebbe fare o dire qualcosa, credo a me, ma qualcosa lo frena.

Me ne frego ed entro in classe, e così trascorro persa nei miei pensieri le ultime ore della mia giornata scolastica.

Uscita da scuola decido di prendere il bus perché di camminare, oggi, non se ne parla.

Tutti i posti sono occupati, così arrivo in fondo perché ne intravedo uno vuoto, e mi siedo, indifferente a chi mi è vicino, ovviamente, fin quando non mi accorgo chi sia.

Comincio a pensare che il mio destino sia stato scritto dal diavolo in persona.

Robert è tesissimo vicino me, sta ascoltando musica dal suo Ipod e per un millesimo di secondo mi fissa con aria scioccata, forse tanto quanto la mia.

Non mi ero accorta di essermi seduta proprio vicino a lui, ma non sapevo che lui prendesse il bus.

Spero solo che non si faccia castelli in testa e che non capisca male, quindi, la verità.

L'elettricità è quasi visibile, palpabile, nell'aria. Siamo entrambi immobilizzati ai nostri posti e nessuno dei due osa muoversi, nemmeno il pensiero ci sfiora.

Eppure come due calamite che si attraggono, sento il bisogno di toccarlo e dirgli che vorrei fosse mio, sento di poter morire vicino a lui, e mi sento terribilmente protetta, manco fossi tra le sue braccia.

Il bus si stia muovendo, sta viaggiando, e a me sembra che il tempo si sia fermato, che tutto sia diventato bianco e nero.

Passiamo svariati minuti fermi più di due statue, impossibile, ma vero. Fin quando uno dei due, lui, decide di muoversi e le nostre mani si sfiorano, scontrano, toccano. Ghiaccio e fuoco a contatto per la prima volta.

Un gesto che vorrei fare, quello di ritrarmi, ma che il mio cervello non mi permette di fare. Forse perché non voglio farlo davvero.

Mi accorgo di essere vicina a casa mia quando vedo una mia vicina di casa che prenota la fermata, così mi scanso da quel magico tocco che vorrei prolungare il più a lungo possibile e mi alzo, guardandolo come per salutarlo.

Il continuo della giornata, la solita monotona, triste, cazzuta giornata passa come il solito. Un pianto adesso, uno più tardi. Un pensiero costante.

E così il resto della settimana che viene, visto che oggi è sabato. Domani sarà domenica, e so già che la mia giornata di riposo sarà semplicemente una lunga attesa nel vuoto.

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

 

SABATO.

I giorni passano lenti, al contrario del dolore che aumenta sempre il suo ritmo, al contrario della mia vita che scorre veloce, al contrario del mondo.

Sto camminando nel solito corridoio, ormai diventato familiare, e saluto qualche ragazza e ragazzo che sono riuscita a farmi amico.

Ho conosciuto Charlotte, con cui mi trovo bene e con cui ho molte cose in comune, anche il modo di pensare è simile, credo, però, che non sarà mai come Nicole.

William, poi, è un'altra mia nuova conoscenza, con lui una risata al giorno è assicurata. Nonostante la rabbia scorra nelle mie vene allo stato puro, lui riesce sempre a farmi dimenticare tutti i miei problemi per un po' e farmi ridere fino a quando gli addominali cominciano a fare male.

Apro il mio armadietto, e prendo i libri all'interno, quando sento una mano strattonarmi per il braccio e che mi sta già trascinando vero lo sgabuzzino dove i bidelli posano gli attrezzi per pulire. Realizzo il tutto solo quando vedo il suo viso.

E' proprio Robert che mi sta tirando con non poca forza. Quando entriamo all'interno dello stanzino chiude la porta a chiave.

Ha lo sguardo confuso, come se dovesse scoppiare da un momento all'altro, e mi fissa in agitazione.

Non ce la faccio più, Kristen Stewart. Mi sono informato su di te, sul tuo conto, ma nessuno sa niente che mi possa aiutare. Sei così.. fottutamente misteriosa e intrigante. Tutto ciò di cui sono stato capace in questi giorni è stato sorriderti, osservarti mentre ogni tuo minimo movimento mi manda in tilt.

Ho cercato d'ignorarti, ma non ci sono riuscito. Ho mandato a cagare la mia ragazza e non ci sono più con la testa. Non dormo e l'unica cosa che faccio durante il giorno è pensarti, e tu come se niente fosse m'ignori, COSTANTEMENTE! Dimmi che non sono pazzo, e dimmi che anche tu ti sia accorta che l'attrazione che c'è tra noi due non è indifferente. TU non sei indifferente. Almeno, non lo sei per me.”

Bum, bum, bum.

Il mio cuore perde un battito, e la testa inizia a girare. E forse, per una dannata volta, le cose non sono poi messe così male. FORSE.

Ma non posso lasciarmi andare come ha fatto lui, non posso perché non mi tornano troppe cose.

Tom, il suo amico, che viene a dirmi di lasciarlo in pace. Lui che prima mi tratta di merda, m'ignora, pensa di sorridermi e poi si dichiara così.

E' tutto folle, al di sopra dei limiti.

Così, decido che stare zitta non mi aiuta per niente, e prendo il coraggio per cominciare un discorso anch'io, per parlare.

Se..senti, non capisco. Tu mi dici che io non ti sono indifferente una settimana dopo che il tuo migliore amico mi viene a dire di lasciarti in pace?

Se ti ho ignorato è perché ti ho visto con la tua ragazza, perché sentirmi dire che ti stavo scocciando non è stato bello, e perché nella mia vita NIENTE è mai stato facile, io non ti conosco, tu non conosci me.

Non conosci quanto sono incasinata, i miei problemi e i miei timori. E' vero, non mi sei indifferente, ma ti rendi conto che questa è pazzia? Sai a malapena il mio nome, e io so il tuo, come puoi dirmi tutto questo senza un po' di razionalità? DIMMELO. Come fai!?”

E' scioccato, e non capisco perché, appena ho nominato il suo migliore amico la sua espressione si è fatta furiosa.

Ma non aveva preso in considerazione questa mia possibile risposta? Roba da pazzi.

Vorrei solo che ci conoscessimo già da tempo, che io non fossi così problematica e che come tutte le ragazzine della mia età mi vivessi un bel momento con un bel ragazzo, fregandomene di chi sia davvero. Non ci riesco.

Aspetta, frena un attimo. TU HAI PARLATO CON IL MIO MIGLIORE AMICO?” la sua voce si alza di un bel po', ed è come se io avessi appena ammesso un reato.

Emh, s..si”

Bene. Senti, ho una cosa da chiarire urgentemente. MOLTO urgentemente.

Qualunque cosa ti abbia detto quel gran coglione, bè, non è vera! Non sono un psicopatico che cambia idea da una settimana all'altra. Si, sono stato molto confuso e ho provato ad odiarti. Ma non ci sono riuscito. Non riesco a ignorarti e far finta che tu non ci sia mentre mi passi davanti. Credi che io sia cieco? Credi che se ti sbatto mentre scendi le scale lo faccio perché mi mancano gli occhiali? No, davvero, non è questo. Comunque, ne parleremo al più presto, Stewart. Devo risolvere una cosetta, adesso.”

Fa per avvicinarsi, come per lasciarmi un bacio sulla guancia ma non lo fa, si scansa come se avesse paura di rompermi, di ferirmi. Ma ferirmi per cosa? Per un contatto che mi tormenta dal primo momento in cui l'ho visto?

Sto uscendo fuori, cazzo. Vorrei tanto capirci qualcosa di questa storia.

Sta succedendo tutto così velocemente. Come se qualcuno avesse messo la modalità accelerata a un DVD, come per bruciare le tappe più importanti di una conoscenza, come per complicarmi la vita più di quanto lo sia già.

Mi guarda, ancora stordito, probabilmente per la situazione che ha creato lui stesso, e anche abbastanza incazzato, ma non capisco per cosa.

Un minimo sorriso, si gira, apre la porta ed esce sbattendola tanto violentemente da farla richiudere di nuovo. Un rumore che rimbomba nelle mie orecchie.

Non esco, non entro in classe -non sarei capace di seguire, di concentrarmi o di star seduta per più di un secondo-, ma con le spalle al muro, in tutti sensi possibili e immaginabili, comincio a scendere verso il pavimento, fin quando lo tocco lo sento a contatto con i miei jeans.

Le mani tremanti tra i capelli della mia testa, la confusione che mi riscuote il corpo, le gambe che non sento più.

Un colpo al cuore, S B A M.

 

POV Rob.

Esco dallo sgabuzzino della scuola con la faccia di un emerito coglione, in fondo, è ciò che sono.

Sono scioccato, non sono riuscito a controllare le mie sensazioni, mi sento un deficiente perché mi aspettavo inutilmente che quella ragazza, che mi sta facendo impazzire, potesse rispondermi in modo irrazionale tanto quanto lo sono io.
Ma non so cosa le abbia detto Tom, e quello che ho intenzione di fare adesso è andare a prenderlo per spaccargli la faccia, se non mi da una motivazione valida alla cazzata che ha fatto e di cui io ero totalmente all'oscuro.

I suoi occhi erano carichi di eccitazione, erano sorpresi, felici per un secondo e tormentati per il resto del tempo in cui mi sono perso dentro.

Eppure sento che l'ho spiazzata, che le ho dato quel filo di speranza che le serviva per partire anche lei, insieme a me.

Sento di aver fatto la cosa giusta, sento che non avrei potuto aspettare altro tempo, sarei scoppiato.

Non mi riconosco più, dove sono finito? Fino a poco più di una settimana fa avevo una ragazza, il rapporto con il mio migliore amico era okay, e se avevo voglia si sbronzarmi e cornificare la mia fidanzata non era un problema, ma adesso.. sento che tutto questo è un capitolo chiuso, qualcosa sta cambiando.

Mentre corro per il corridoio, esco dalla scuola, e torno a correre per la strada diretto verso la mia unica metà, una domanda sorge spontanea:
può la tua vita cambiare da un momento all'altro? Prima che tu te ne possa accorgere? Senza che tu lo abbia deciso? 

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Capitolo 5
*** #4 A mad confusion – Part II. ***


Sono tipo più di 15 giorni che io non aggiorne, e per questo vi chiedo scusa. Purtroppo ho avuto problemi di salute e quindi non ho avuto il tempo per dedicarmi a scrivere, ma finalmente ho sfornato questo capitolo.
Allora, è lento, brutto e noioso ma è la svolta per cominciare la storia.
Non vi anticipo niente, ma senza la fine di questo capitolo saremmo rimasti sempre allo stesso punto, quindi, mi perdonerete.
Insomma, l'altro è già pronto, quindi niente panico e niente altra attesa di 15 giorni. xD
Scusami ancora e buona lettura. :3
-Anto.


Parte 2.

 

POV Rob.

Corro così veloce che quasi mi sembra di non poggiare i piedi per terra.

Sto fremendo dalla voglia di urlare contro Tom. Non me l'aspettavo, credevo potesse essermi d'aiuto, non che mi peggiorasse la situazione, rendendola più complicata di quella che già è.

Mentre i miei piedi mi portano avanti e gli alberi della stradina che sto percorrendo mi scorrono attorno, sento che potrei impazzire.

Mi sono dichiarato a una ragazza rimasta a dir poco scioccata da tutta quella passione uscita in un solo colpo, e proprio per lei sto andando a litigare con il mio migliore amico.

Spero solo che dopo la mia sfuriata tutto passi, non riuscirei a non sentirlo, a passare le giornate senza potere chiamare qualcuno con cui sfogarmi, ridere o dire cazzate. Ho bisogno di lui, ma non posso nemmeno fargli passare liscia il suo comportamento puerile.

Percorro il vialetto e busso vigorosamente alla porta, sento dei passi che si fanno sempre più vicini e infine vedo Tom apparire proprio davanti a me.

Direi che pensare che mi stia semplicemente trattenendo è minimizzare abnormemente, è meglio dire che c'è qualche santo del paradiso a tirarmi i capelli per far si che io stia fermo.

Ti spacco la faccia adesso o più tardi?”, inizio il discorso senza nemmeno curarmi di salutarlo. Il suo viso è scioccato. Nelle ultime ore tutti mi guardano come se fossi pazzo, sto impazzendo io o sono gli altri?

Hei, Rob. Cos'è successo?”

Dovresti dirmelo tu cos'è successo! Non credi?”
“Non capisco..” bugia, riesco a percepire che lui stia cominciando a capire a cosa io mi riferisca.

Kristen, ti dice qualcosa?” dico con tono secco.

Senti, amico, io..” lo blocco prima che possa dire qualcosa, non mi va di sentire cazzate.

Amico un gran cazzo, Tom. Non me ne fotte, lo stavi facendo per me? Bene, ti sbagli. Se lo avessi fatto per me questa cazzata te la saresti risparmiata!”

Mi guarda scioccato. Pensava davvero che gli avessi battuto le mani dopo averlo saputo? Roba da pazzi.

Robert, calmati. Penso che tu avresti fatto la stessa cosa”
“Pensi male, eh. Se tu mi avessi detto no, non l'avrei mai fatto! Ma evidentemente sono risultato io il coglione di turno.”
“Non ti sto dicendo che tu sia un coglione solo perché non l'avresti fatto, solo abbiamo temperamenti diversi, tutto qui.”

Cerca di risultare calmo, ma è accaldato e non la darebbe a bere nemmeno a un folle volenteroso di credergli.

Senti, Tom. Vado via solo per non spaccarti la faccia, oh. Ero e sono venuto semplicemente per dirti di non cercarmi più fin quando sarò io a cercarti. Ci si sente, cià.”

Esco velocemente da quella cavolo di casa, prima che l'istinto mi dica di girarmi e di tirargli un pugno in piena faccia.

Vado verso casa mia, e non avendo più fretta decido di passeggiare.

Ho appena fatto una cosa stupidissima, sono arrivato a casa sua, ho sparato due frasi poco carine e me ne sono andato. Che senso ha avuto tutto questo?

Mi guardo attorno, passo davanti delle vetrinate e non mi riconosco più.

Sono andato su tutte le furie con il mio migliore amico, prima d'incontrare Kristen una cazzata del genere gliela avrei semplicemente perdonata.

Sarà il nervosismo, lo stress, oppure la rabbia per essere stato preso impreparato. Poteva avvisarmi, poteva mandarmi un messaggio con una piccola spiegazione.

Si è limitato a tacere. Male, molto male.

Non capisco più niente, non capisco me stesso, e non so più cosa fare.

Domani la rivedrò.. come dovrei comportarmi? Cosa dovrei fare se non so che cazzo voglio io stesso?

Arrivo a casa per ora di pranzo, e mi stupisco di come il tempo sia passato così velocemente, mia madre non immagina che oggi io abbia saltato tutte le lezioni, meglio così.

Pranzare è quasi una tortura, la mia famiglia discute allegra di tutta la mattinata, ognuno con i propri episodi da raccontare. Chi ride a destra, chi a sinistra.

Io? Io me ne sto zitto e passo in osservato, troppo presi da loro e dalla loro superficialità per capire che loro figlio, suo fratello per mia sorella, sta soffrendo come un cane e sta quasi per impazzire.

E' passato un po' dall'inizio dalla scuola, e sono riuscito a trattenere tutto dentro, a non far uscire niente fuori e a limitarmi a fare la parte dello spettatore.

Lo spettatore della mia vita, che vedo scorrermi davanti e mi sento maledettamente impotente dal non poter fare niente.

La forchetta mi cade sul piatto e non m'importa nemmeno di riprenderla, non ho ancora toccato cibo e non ho intenzione di farlo, così mi alzo da tavola e vado nella mia stanza.

Mi metto al pc, sperando che chattare, ascoltare musica o qualsiasi altra cosa io faccia di solito possa distrarmi. Sbagliato. Le abitudini da ragazzo normale mi cominciano a stare strette, evidentemente.
Ogni fottuta canzone, ogni maledetta parola, ogni piccolo e troppo poco maledetto flashback della giornata mi dice che sto sbagliando tutto.

Cosa sta facendo lei, adesso?

Starà pensando ad oggi?

Mi avrà preso per pazzo? O meglio, sono un pazzo, folle, masochista?

Vorrei poter parlare con qualcuno, sputare parole acide e fottermene del mondo, come il mondo fa con me, ma sembra proprio che sia impossibile.

Ho sempre pensato che la vita si debba vivere secondo per secondo, minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno, anno per anno.
Ho sempre creduto che non valesse la pena di soffrire per amore, che l'amore non esistesse, che esistesse solo l'idea dell'essere innamorati dell'amore.

Un sentimento così ambito, così voluto da tutti, desiderato e prezioso per molti.

Ho sempre sostenuto che sia folle perdere tempo a pensare cosa fare per piacere, farsi amare, accettare, notare da una persona.

Ho sempre predicato che il divertimento sia meglio dell'amore, dell'idea di esso, che non esiste niente se non la passione di un momento.

Ho sempre badato al mio cuore, e tenuto al sicuro me stesso da quegli attimi che ti tolgono il respiro e che quando te lo ridanno non sarà mai più come prima di avertelo torto, perché sarà sempre più completo, pesante e fatto di qualche altro che non sia te stesso.

Ho sempre fatto sesso e non amore, e nemmeno l'ho mai desiderato, non fino adesso.

E se improvvisamente tutto ciò su cui hai basato la tua vita fino adesso crollasse?

Se si distrugge, sgretola, polverizza e non ne rimane più niente?

Se tutti i principi in cui hai creduto fino adesso non esistessero più?
Cosa succede quando capisci che i suoi occhi, lei, ogni sua parte, e il mistero che l'avvolge, diventa il centro del tuo universo?

Se lei diventasse l'asse terrestre? Il sole attorno a cui tutti i pianeti orbitano?

Se ogni gesso fosse una dedicata a lei?

Tutto questo sarebbe follia, pazzia? IO lo sono?

Parole astratte nella mia testa, una sola concreta: l e i.

E' tutta un'enorme alienazione.

Un foglio bianco davanti a me, una penna, e il destino che mi beffa.

Scrivo, incido e graffio il foglio con poche parole:

 

Nessuno muore vergine, la vita ci fotte tutti.”

 

Kurt Cobain aveva capito tutto della vita.

Fotti, fottitene ma non ti fare fottere.

Io sono stato fottuto da due grandi occhi verdi.

 

 

POV Kristen.

Sarebbe riduttivo dire che le ore seguenti sembrino un inferno, la professoressa interpreta Satana alla perfezione, devo mandare una lettera laggiù per farle fare il provino come sostituta. La prenderebbero.

La ricreazione è sempre la solita, lenta, misera ripetizione di ogni maledetta giornata.

E' corso via mentre cominciavo a credere che avrei potuto cedere, almeno una volta, al piacere.

Non il piacere delle passionali notti, ma quello del senso di libertà nel poter scegliere una fottuta volta io per la mia vita.

Evidentemente tanta illusione del giro di troppo poco tempo.

Quel momento di pura assurdità sembra fin troppo bello per far si che quel qualcuno mi permettesse di viverlo tutto.

Ho imparato dalla mie tanto odiate favole che prima che arrivi il prince azzurro, sempre mettendo che riesca ad arrivare, si debba camminare lungo una difficile, tiranna, cattiva strada.

Quando rientro a casa decido di far finta di niente, almeno per oggi.

Parlo con mia madre quasi come una persona normale, sto in salotto con lei a guardare la tv, o quasi.

Sono tante figure, persone, che si susseguono e che mi passano davanti.

Innamorati di non so cosa. In fondo, cosa cosa c'è di bello in un amore che ti azzanna proprio quando la vita dovrebbe farti spiccare il volo?

Cosa c'è di bello nell'osservare una persone che ti frantuma il cuore ogni secondo che passa?

Cosa c'è peggio di un amore che ti distrugge e che non ti da via d'uscita?
Cosa fa più male di un sorriso che non ti apparterrà mai e della consapevolezza che tutto il resto non conta nel momento in cui i suoi occhi s'incatenano ai tuoi?

Cosa c'è di peggio di questa droga da cui non puoi mai uscirne?

Un circolo chiuso, vizioso e tanto doloroso.

Assente, come sempre, ne ho abbastanza di vedere un film d'amore che mi rammenti solo poco istanti che bastano a farmi crollare.

Salgo nella mia stanza, l'unico posto in cui posso essere me stessa liberamente.

L'unico posto dove il dolore non fa troppo male, o meglio, dove è libero di dare sfogo a se stesso.

Una notte insonne mi si presenta davanti, io inerme.

 

-


Dire che io mi sia appena svegliata è sbagliato, forse perché non mi sono nemmeno addormentata.

Una delle mie notte tipiche?

Un soffitto, buio, freddo e senza vita è diventato il mio migliore amico, l'unico che io possa fissare senza pentirmene, l'unico che mi veda piangere e non lo racconta a nessuno, l'unico di cui non mi vergogno.

Stamattina, una nuova domanda: per cosa, di preciso, piango?

La mancanza di mio padre, che dentro me non mi abbandona mai è un motivo credibile, ma lui.. perché piango per lui?

La cosa che mi da più fastidio è che sto aspettando qualcosa che non accadrà mai.

Mi alzo dal letto, una doccia, e mi vesto.

Ho già fatto attenzione una volta a come vestirmi, direi che oggi io non abbia tutta questa buona volontà.

Felpa enorme, possono entrare altre tre me, jeans scuri, vans nere.

Capelli che sembrano una balla di fieno e niente trucco, anzi, solo un po' di matita nera.

Oggi non ho voglia di camminare, o meglio, non ho le forze per farlo, quindi decido di prendere l'autobus.

Mentre lo aspetto, mentre salgo, mentre mi siedo e scelgo un posto, una dannata speranza, inutile, bastarda, tiranna, mi tortura i pensieri: e se incontrassi lui, come l'ultima volta?

Ogni fermata ansia, uno sguardo speranzoso a ogni ragazzo che salga, nessuno è lui.

Arrivo a scuola e fitte allo stomaco mi accompagnano.

E' come se intorno a me non vedessi nessuno, sento voci, in lontananza, nessuna è quella che più vorrei sentire, quelle che dovrebbe darmi qualche spiegazione, ma soprattutto, quella di cui ho un tremendo bisogno.

Mi sento fuori dal mondo, intronata, confusa e persa.

Suona la prima campanella, e m'impongo di aspettare la seconda, alla macchinetta.

Che poi, se mi vedesse la mia professoressa qui fuori sarei fritta, ma al diavolo anche lei.

    1. Cinque dannati minuti e devo entrare, e non ho intenzione di farlo.

Sono così volubile che nel giro di due minuti decido di entrare prima della seconda campanella.

Due minuti fa ero speranzosa di vederlo, due minuti dopo sono una pessimista mondiale e penso già che non lo vedrò.

Penso che tutto ciò che mi abbia detto sia frutto della mia immaginazione, pazzia, follia.

Entro, non mi degno di salutare nessuno.

Mi siedo, oggi Nicole non c'è, non pensavo che questa ragazza potesse diventare mia amica, cioè amica nel vero senso della parola. E' sempre stata una ragazza okay, ma oggi manca e mi sento più vuota del solito.

Con il suo silenzio, le sue carezze mentre sto male, con i suoi sguardi comunicanti ha riempito un posto nel mio cuore.

Wow, è incredibile di come ognuno di noi si accorga dell'importanza di una persona o cosa quando non è lì con te.

 

POV Rob.

Arrivo a scuola in ritardo, non ho studiato e me ne fotto.

Non so come comportarmi con Kristen e l'unica cosa che mi viene in mente è ignorarla fin quando ci riesco.

Per la ricreazione non esco, rimango in classe, come uno sfigato, a fare un cazzo.

La cosa più curiosa, oggi, è che non riesco nemmeno a pensare.

Un'immagine, una dannata, fottuta, bastarda, cogliona immagine mi passa per la testa. Lei.

Le cinque ore della mia giornata scolastica passano così lentamente e in modo così cattivo che penso sia più facile torturarsi fisicamente, che mentalmente.

Un dolore molto più che sopportabile, in confronto al secondo.

Esco dalla classe, accendo una sigaretta, ho l'aria strafatta e cammino per il corridoio consapevole che le ragazzine cazzone galline che mi stanno dietro si stupiranno che il loro bel Robert ha i capelli fuori posto.

Opto per una faccia apatica che va a quel paese appena Kristen mi passa davanti.

Vorrei riprenderla per il polso, riavere quel contatto e spiegarle come io stia uscendo fuori di testa, ma il coraggio manca.

La seguo, e non solo fino l'uscita, la seguo proprio fino casa sua.

Cammina, si mette le cuffiette dell'Ipod, e ad un certo punto mi sembra di sentirla piangere, ma non posso avvicinarmi, come le spiegherei il fatto che la sto seguendo?

Camminiamo per un bel po', mi sembra che possa avermi sentito, perché si ferma, ma per fortuna, prende semplicemente il cellulare dalla tasca del giubbotto e riprende a camminare.

Mi sento un cretino, perché prima la ignoro, poi mi dichiaro, poi torno ad ignorarla e infine la seguo fino casa sua. Boh.

Penso che siamo arrivati, perché lei si ferma davanti una porta, che immagino sia quella di casa sua, e cerca le chiavi per entrare nello zaino.

Ci mette un po' e io nel frattempo cerco di trovare quel po' di coraggio, che pare sia fuggito da me a gambe levate, per parlarle, per dirle qualcosa.

Ma cosa?

Sc...scusa, Kristen, posso parlarti ?” Si gira di scatto e posso vedere quanto sia sconvolta, e posso pure capirla.

Robert? Che ci fai qui? Oddio, ma come sai dove abito?” mi osserva in viso per un secondo e poi capisce.

No, n..non mi dirmi di avermi seguito!”

L'ho fatto” dico improvvisamente sicuro delle mie parole che escono fuori senza chiedermi il permesso.

Perché?”

Avevo un bisogno assurdo di sentire la tua voce, e di vederti, te e i tuoi occhi.”

Arrossisce, si sbraccia e si passa una mano tra i capelli. E' un colpo basso per la mia salute mentale.

umh.. che..che giustificazione è? Noi.. noi ci conosciamo a malapena..”

Vuol dire che non potremo mai farlo?” non parla, ma fa cenno di no con la testa.

No cosa? No non vuoi conoscermi o no, si che possiamo conoscermi?”

La seconda.” Dice velocemente, come per dire una cosa che deve per forza e che le pesa molto.

Ah, bene. - mi sconvolge una risposta così diretta, direi che non me l'aspettassi- che ne dici di uscire domani dopo la scuola? Un tè, o una cioccolata insieme, che ne dici?” non so da dove prendo tutto questo coraggio, ma lo trovo, e adesso il mio cuore ha preso a volare nell'attesa di una sua risposta.


Okay, eccoci alla fine di questo capitolo. Che vi avevo detto? E' bruttino, lo ammetto.
MAAAA, una recionsione-one-one potreste lasciarla, non mi offendo. :3
Che ne pensate? Fatemi sapere, eh. 
Alla prossima. <3

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Capitolo 6
*** #5 It's the beginning. ***


Ciaaao. :)
Lo so, lo so. Vi avevo promesso che avrei postato puntuale, ma mi conciata per bene il mio ginocchio sinistro e tra orpedici e impegni non ho potuto postare.
Speeeero che con questo capitolo mi perdoniate, anche perché .. ci sono novità! Non vi anticipo niente, quuuindi, ci sentiamo alla fine del capitolo. :3
Buona lettura! -Anto


POV Kris.

Non so cosa mi abbia portato ad accettare di uscire con lui, non so cosa mi sia passato per la testa, o forse si, semplicemente la voglia di staccare la mente e di non provare dolore per una dannata sera.

Forse me ne pentirò, forse questa serata non andrà come vorrei, alla fine, cosa va come vuoi, quando vuoi?
Ma, per adesso, voglio impormi di non pensarci.

Se ci penso scendo da questa macchina,

se ci penso so di non riuscire a resistere a dipingermi in volto un sorriso che non mi appartenga per un'intera serata,

se ci penso potrei illudermi,

se ci penso non so darmi una spiegazione razionale al mio comportamento.

Quando un qualunque bastardo ti segna a vita, beh, ti riprometti di farla finita con tutto ciò che implichi un rapporto a due. Si, anche un semplice e ingenuo rapporto.

La tensione è tangibile, palpabile, e sto nella stessa posizione da almeno venti minuti, cioè da quando lui è passato a prendermi da casa mia e da quando io sono salita su quest'auto.

Ieri pomeriggio quando gli ho balbettato quel 'okay' incomprensibile, ho visto nei suoi occhi una luce di speranza accedersi, e non ho chiuso occhio tutta la notte, perché oltre le mille e assillanti domante presenti nella mia testa, nuove si facevano spazio tra le vecchie: perché? Perché lui? Perché me?

In realtà, quel okay l'avevo desiderato, avevo voluto dirlo, ma davvero. E la cosa peggiore è che io non sappia il perché, anzi, che io voglia consapevolmente negarlo.

Quando sono entrata in auto lui, Robert, aveva cercato di attaccare discorso.

Uno semplice, per alleggerire l'aria, ma ovviamente sono stata incapace di pronunciare più di due frasi e di non farlo cascare.

Adesso tocca a me. Parla, Kristen, inizia uno stupido discorso.

Mh, non mi hai ancora detto dove stiamo andando..” non so da dove io abbia preso questa sfacciataggine, ma non sapendo come attaccare discorso.. meglio di niente, che si accontenti.

Oh, come mai questa curiosità improvvisa?” si gira sorridendomi. Un colpo troppo basso, al cuore, alla mia salute mentale.

Co..così, cioè non..non posso saperlo?” un dannato sorriso e il mio bel proposito di fare un po' la dura, la stronza, è andato a farsi fottere.

No, direi di no” un altro sorriso, un altro battito perso.

Oh, bene” mi giro sconfitta verso il finestrino, intenda a tenere il broncio.

 

Per tutto il tragitto della strada non ho pronunciato parola, e lo stesso ha fatto lui, con la sola differenza che Robert avesse costantemente quel sorriso idiota stampato in faccia e che io fossi risentita per il suo no poco gentile.

Parcheggia e sto per aprire, ma prima che io possa farlo è già dalla mia parte ed è lui ad aprirmi lo sportello. Wow, gentile.

Scendo, silenziosa, e spontaneamente mi metto al suo fianco. Mi prende la mano, e diamine, non riesco a scostarmi.

Vorrei tanto scappare, ma non perché lui sia poco gradevole, tutto il contrario, lo è troppo e non voglio, non voglio coinvolgermi in qualcosa che so già non mi porterà a nulla di buono.

M'irrigidisco e lui lo capisce, “è un problema per te?” non dice cosa, ma fissa le nostre mani intrecciate e me lo fa capire, e no, non lo è. E' proprio questo il danno. Dovrebbe esserlo, non dovrei essere qui a fissarlo mano nella mano al primo “appuntamento”.

No, non lo è” un sorriso sorge spontaneo sul mio viso, lui ricambia.

Ancora una volta i nostri occhi, i nostri sguardi, sono incatenati.

Due calamite attratte maledettamente una dall'altra.

Non avevo notato il posto, ma siamo in riva al mare ed è ormai sera.

La luna, pallida e con poco fascino in confronto al ragazzo che ho davanti sembra creare balletti di luce candida sul mare.

Vieni, entriamo” dice finalmente, dopo quel che sembra un minuto interminabile.

Non ho scelto dei tacchi, niente minigonna, solo le mie Converse nere con dei pantaloni dello stesso colore e una maglia bianca, larga e abbastanza scollata; e solo adesso noto, invece, quanto lui sia elegante e casual allo stesso tempo.

Pantaloni grigio scuro, attillati, una camicia a quadri sotto una giacca nera da smoking.

Quei capelli scompigliati e quell'aria trasandata in contrasto con il suo aspetto curato è la ciliegina sulla torta per farti crepare gli ultimi neuroni rimasti in gara.

Facciamo qualche passo sulla riva, e poi entriamo in un ristorante.

E' accogliente e non ci sono molte persone, ci viene a salutare una cameriera che saluta Robert e ci accompagna ad un tavolo in fondo, un po' estraniato dal resto del locale. Privacy, privacy da coppietta e tanto imbarazzo.

Allontana la sedia vicino a me dal tavolo e mi fa segno di sedermi, così faccio.

Mi si siede davanti e avere una visuale del genere non aiuta di certo a intrattenere un discorso senza impappinarsi.

Allora, che dici, ordiniamo o aspettiamo un po'?”

Tu come preferisci?”

Non saprei, magari aspettiamo un po' e poi ordiniamo, abbiamo tutta una serata davanti” mi sorride.

Perfetto, okay.” sorrido anch'io, e non so perché, ma mi rendo contro che con lui è così semplice, così naturale e scontato.

Ho paura di farmi di nuovo del male, di soffrire e di entrare in qualcosa più grosso di me. Ho paura di provare qualcosa di più per questo ragazzo.

Lo guardo, l'osservo, lo fisso. Lo squadro, i suoi lineamenti sono perfetti, ogni parte del suo viso è perfetta, in armonia con il resto. E' da mozzare il fiato.

Ti sei trasferita da poco qui a Londra o hai semplicemente cambiato scuola?”

Non mi ero accorta di essere rimasta in silenzio per più di qualche minuto, forse mi ero persa nei suoi occhi.

Mi sono trasferita, infatti non conosco ancora la città, sai.. motivi di lavoro”

non sono una che riesca a dare gran spiegazioni, ma le parole escono prima che io possa pensarci.

Non conosci la città e adesso che ci vivi dovresti conoscerla, quuuindi, ti propongo di fare una giornata fuori!” Dice entusiasta, in pratica, gliel'ho servita su un piatto d'argento.

Oh, è.. gentile da parte tua, grazie.”

In realtà, lo voglio semplicemente fare, voglio passare del tempo con te.”

Come fai? Intendo.. ci conosciamo davvero poco, come puoi avere voglia di passare del tempo con me?”

Adesso, per esempio, ci stiamo conoscendo. Sabato continueremo. Sempre se ti va, dico.. non è un problema qualora tu voglia dire di no.”

Non voglio dirti di no..”

Allora dimmi di si.”
“ A cosa?”

Mi guarda perplesso, e forse ho semplicemente sbagliato domanda.

Ma a cosa dovrei dire di si? Per cosa dovrei gridare al mondo questo monosillabo?

Dovrei dire di si più a lui o più a me stessa? La seconda.

Niente, si. Nel senso, si, sabato. Si può fare..” dico senza pensarci, perché non voglio.

Grande. Ti passo a prendere io, poi ci mettiamo d'accordo per l'orario.”

Poi.. mh, implica una futura conversazione e non c'è cosa più bella.

Ordiniamo, è meglio. Nel frattempo parleremo, ma voglio che tu mangi. Tieni.”

Mi porge il menù, lui comincia a sfogliare il suo, e quando abbiamo deciso entrambi chiama la cameriera e ordina.

Pochi minuti dopo il cibo arriva, due pizze. La mia semplice e solo con il prosciutto, la sua con i funghi.

Cominciamo a mangiare e nel frattempo parliamo del più e del meno.

Mi bombarda di domande, dalle più semplici a quelle più complesse, dal mio colore preferito a se mi manchi Los Angeles.

Dice di voler sapere tutto di me, e anch'io comincio a domandare qualcosa, non per cortesia. Voglio sapere tutto, tutto di lui.

Finiamo le pizze che ancora discutiamo, ridiamo, e sto bene.

Per una sera i problemi non sono con me, per una sera le lacrime non sono padrone di me, per poche ore sono me stessa da piccola, senza dolori e preoccupazioni, solo spensieratezza.

La leggerezza che dovrei vivere alla mia età, quella che ogni diciottenne non si accorge di vivere perché è normale, quella che ho tanto desiderato provare per almeno un momento. Eccola, e la sto condividendo con lui, grazie a lui.

Forse sto correndo, forse dovrei legare le ali al mio cuore che sta spiccando un volo ancor prima di aver il permesso, ancor prima di poterne essere certo e in grado.

Ancora prima che io realizzi e che quel qualcosa vada avanti. Me e lui.

Rido come una bambina su un'altalena che sente il vento tra i capelli, che corre per i campi e che salti in braccio a suo padre, quello che non ho più, stanca di correre ma estremamente felice.

Parliamo, parliamo e parliamo ancora, senza fiato, senza stancarci.

Se appena un ora e mezza fa mi sembrava di sapere solo il suo nome, adesso mi sembra di conoscerlo da una vita, e lui me.

Senti.. per quanto riguarda quella volta, a scuola. Il mio scatto di .. follia, pazzia, passione. Mi dispiace averti un po' terrorizzato, solo che.. cazzo, non mi sei indifferente, e penso che tu l'abbia capito. Ma stasera abbiamo parlato un bel po' e ho capito che correre sarebbe inutile, che non ci porterebbe da nessuna parte e che non nascerà niente, così.”

Sapevo che prima o poi avremmo dovuto chiarire un punto che sembrava avevamo accantonato, pur sapendo che non fosse così.

Un respiro. Trova le parole giuste, Kristen.

Bene, allora.. si, stasera abbiamo parlato un po' e penso che tu abbia capito almeno un poco quanto mi riesca difficile.. Io.. io non sono perfetta, e so di non essere la persona giusta per te, la mia vita non è da principessa e non sono una qualunque diciottenne presa dagli ormoni e senza testa.

Purtroppo, nella mia vita ho vissuto momenti.. difficili, pieni di dolore.

Un dolore che ho ancora dentro e che non vuole andare via.

Ho tanta paura di cominciare un percorso che non riuscirei a mantenere, ma .. non voglio chiuderti in faccia tutte le porte, il mio cuore non me lo permette, e molte volte ascoltando la testa ho sbagliato comunque, quindi, voglio provare a lasciarmi andare. Ma devi aiutarmi, e ti prego, non.. non corriamo. Non ti prometto niente.”
Sorride, eppure gli ho appena detto che potrebbe non andare.

Vorrei tanto essere all'interno della sua stessa, anche solo per cinque secondi.

Voglio, desidero capirlo.

Non voglio una ragazza perfetta, voglio una come te, forse ti dirò: voglio te.

Non m'importa quanto incasinata tu sia, posso giurarti che scoprirai che io lo sono tanto quanto te, non m'importa se non vuoi correre. Non sono uno romantico che di solito se ne esce con queste frasi, ma non ho limiti di tempo. Sono qui, quel dolore deve andare via.”

Non so esattamente cosa voglia dire sentirsi felice, e sicuramente non lo sono adesso, ma sento che potrei esserlo. Presto.

Non riesco a dire niente, non so cosa stia succedendo, non so più niente.

Può una serata, o meglio, una persona sconvolgerti dentro?

Qualsiasi parola, in questo momento, sarebbe inutile.

Forse è l'istinto che mi detta cosa fare, ma mi ritrovo ad alzare una mano in direzione del suo viso e carezzarlo.

E' immobile, sorpreso e preso alla sprovvista per la mia rivelazione precedente, ma prende coscienza del gesto. Piega la sua testa di lato e fa aderire il suo viso alla mia mano.

Fa lo stesso con me. La sua mano a contatto con la mia pelle, un'impronta di fuoco.

Non so esattamente quanto tempo passiamo così, vicini e così intimi.

Per una volta, forse l'unica, non lo so, non sento nient'altro che una nuova sensazione. Non è dolore, non per adesso.

Andiamo” sussurra.

Lascia i soldi sul tavolo per pagare il conto e usciamo dal locale.

Le nostre mani sono intrecciate, ancora una volta.

Non so esattamente quanto tempo sia passato, ma è già sera inoltrata, è tutto buio e l'unica cosa che vedono i miei occhi è lui.

Lui e nient'altro, forse perché tutto il resto, ora, non conta, forse perché oltre questa bolla è tutto così superficiale, forse perché non ne ho voglia.

Il silenzio che c'è tra noi non mi pesa, questa sera abbiamo parlato di tutto e non immaginavo di poter raccontare me stessa, così apertamente, a lui.

Non sa niente di preciso della mia vita, io non so niente della sua.

Ma ci conosciamo, noi, internamente.

Il tempo, probabilmente, ci darà l'occasione per far si che nella mia vita lui ci entri, toccandola con mano e vivendola, non avendola raccontata.

Credo, penso, desidero farlo anch'io questo con lui.

E' tardi, se vuoi ti riaccompagno a casa..” non lo dice convinto, c'è quella nota di malinconia nella sua voce.

Si, forse è meglio..” annuisce. No, non è meglio, non voglio ritornare alla realtà e so, sento, che lui non lo voglia nemmeno.

So anche che lui non mi proporrà di fare un'altra passeggiata, stasera, non vuole correre, e infondo, sono stata io a chiederglielo, ma non voglio lasciarlo proprio ora che il mio cuore ha un battito normale, non accelerato, non uno perso.

Po..possiamo prima fare una passeggiata?”

Si, certo che si.” Un sorriso a trentadue denti compare sul suo volto, e per una volta sono felice di esserne io la causa.

Dove vuoi andare?” - “Dove vuoi tu.”

Perfetto, allora ti porto in un posto..”

In un altro momento, sarei scappata, avrei avuto paura di dove mi avrebbe potuto portare e non mi sarei fidata.

E' difficile, e in una sera non cambierò, ma per ora è tutto così naturale che rovinare questa serata sarebbe una sciocchezza.

 

 

Sono le due di notte, e solo adesso siamo risaliti in macchina per tornare a casa. Ognuno nella propria, ovviamente. Sfortunatamente.

Ripenso a dove siamo stati fino adesso, dove mi ha portato.

Non so esattamente cosa significhi per lui quel ponte, ma so che da lì la vista è fantastica, e so cosa significherà da ora in poi per me.

Tower Bridge è magica, o forse lo è se ad accompagnarti sia una persona altrettanto magica.

Non so cos'è che ci sia in lui così potente da formi scordare il resto, non so come sia riuscito in una sola serata a far uscire una parte da me che non non veniva a galla da anni.

Non corriamo, ma percorriamo questa strada insieme, ti prego.” aveva detto mentre la sua mano, sfiorava la mia pelle di nuovo.

No, non era di certo una proposta di fidanzamento, e me lo aveva fatto capire, ma era un inizio, di non so cosa, e sinceramente non m'importa. Mi basta sapere questo, per adesso: l'inizio.

Siamo entrambi in silenzio, eppure non riesco ad aprire la bocca. Non voglio rovinare la tranquillità e la leggerezza di questo momento.

Credo stia poggiando il piede sull'acceleratore, gli alberi scorrono in fretta nel mio senso opposto. E' stata così la mia vita fino adesso? Un continuo correre e non fermarsi mai a cogliere un piccolo dettaglio? Forse è arrivato il momento di mettere in stand-by la mia corsa e vivermi una passeggiata.

Metto un po' di musica, ti da fastidio?” è lui a rompere il silenzio, e sono lieta che l'abbia fatto, i miei pensieri avrebbero continuato ad andare a briglia sciolta, e non devono. Non devo permetterlo.

So che domani sarà di nuovo tutto diverso, anch'io forse, nei suoi confronti.

Niente di tutto ciò che sta per succedere sarà tranquillo, lo so già.

Fai pure” dico sorridendo. Un sorriso di cortesia, non quello ebete che ho avuto fino adesso.

I was tied, but now unbound
My head is off the ground
For a long time I was so weary
Tired of the sound, I’ve heard before,
The gnawing of the night time at the door,
Haunted by the things I’ve made
Stuck between the burning light and the dust shade.
I said now I used to think the past was dead and gone,
But I was wrong, so wrong, whatever makes you blind
Must make you strong, make you strong,
In my time I’ve melted into many forms
From the day that I was born, I know that there’s no place to hide
Stuck between the burning shade and the fading light,
I was broken, For a long time, but It’s over now.

 

(Ero legato, ora sono libero
La mia testa è a terra
Esausto per molto tempo
Stanco dei suoni che avevo già sentito,
Il disturbo della notte alla mia porta,
Perseguitato dalle cose che avevo fatto
Incastrato tra la luce bollente e l’ombra polverosa
Pensavo che il passato fosse morto e sepolto,
Ma mi sbagliavo, mi sbagliavo, ero cieco
Deve renderti più forte, più forte
In questo tempo ho assunto diverse facce
Dal giorno della mia nascita, so che non c’è luogo dove ci si possa nascondere
Tra l’ombra che brucia e la luce che svanisce,
Ero a pezzi, per tanto tempo, ora è finita )

 

Le parole entrano piano piano nella mia testa, nelle mie ossa, nel mio cuore spezzato ormai da tempo.

Una lacrima scivola giù, lungo il mio viso. Un dito a raccoglierla, il suo.

Nessuna parola, non ce ne bisogno.

Nessun sussurro, tutti inutili.

Solo un rumore: il mio, mentre ansimo dal dolore.

E' possibile trovarti con qualcuno che raccolga le tue lacrime dopo anni passati a farle scorrere sole e cadere per poi infrangersi?

Non mi sono accorta che si sia accostato, siamo fermi, immobili nel nostro tempo.

 

POV Rob.

La mia vita, fino adesso non è mai stata tranquilla, per mio volere.

Adesso, che mi ritrovo davanti una ragazza così indifesa, capisco la stupidità di ogni mio superficiale gesto.

Notti passate con ragazze tutte diverse. Sofferenze imposte a ragazze di cui non ricordo più nemmeno il nome.

Sbronze, un periodo di droga, e poi la quiete.

La tormenta sta per aver inizio? Di che tipo? Sento che qualcosa sta cambiando, forse sono io.

Quante volte ho portato una ragazza a cena fuori? Quante volte l'ho riportata a casa senza scoparmela?

Quante volte ho desiderato, vedendola piangere, di averla tra le braccia per dirle che vada tutto bene?

Falla tua, Robert.

E' l'unica frase che mi sovrasta la mente, l'unica che riesco a sentire chiara dentro me.

Tutto ciò che io voglia adesso è abbracciarla, farle capire che da adesso in poi non sarà più sola.

Forse mi rifiuterà, forse ci rimarrò male e mi renderò conto di quanto difficile sarà farla fidare di me, ma sicuramente troverò la forza per andare avanti.

Mi cambierà, lo sta già facendo, inconsapevolmente.

Mi avvicino a lei e l'attiro a me.

E' inerme, fragile, come se si dovessi rompere o spezzare da un momento all'altro.

Questa ragazza la sento già mia, voglio proteggerla, e soprattutto voglio darle tutto l'affetto che le sia stato negato fino adesso.

Non si ritrae, anzi, si lascia andare a un pianto disperato tra le mie braccia.

Vorrei poter restare così per ore, giorni.

Le accarezzo i capelli, la schiena, il viso e si lascia andare, forse per la prima vera volta in tutta la serata.

Passiamo del tempo così, poi si schiarisce la voce, dopo essersi calmata.

Sc..scusa, ti ho bagnato tu..tutta la camicia. Solo quella canzone, erano le parole giuste per raccontare la mia vita, in un certo senso.” Non sa come spiegarmi il suo pianto improvviso, è in confusione, e non serve.
“Ehy, tranquilla, non devi darmi nessuna spiegazione. Va bene così.” Le sorrido, vorrei poter dire di più per rassicurarla, ma per adesso basta questo.

Ricambia il sorriso, evidentemente rincuorata dal mio non chiederle spiegazioni, semplicemente so che lo farà quando ne sarà sicura e pronta.

Riaccendo la macchina e mi dirigo verso casa sua, è esausta e voglio che si riposi un po', così premo sull'acceleratore, come mi è solito fare.

E' in silenzio, ancora una volta, e vorrei poter fare qualcosa per vedere nascere su quel viso un sincero sorriso.

Quando posteggio davanti il vialetto di casa sua, è ancora rannicchiata nella posizione in cui ha passato tutto il viaggio in macchina.

Kristen, siamo arrivati.”

Lo so -sospira con gli occhi lucidi- solo che non trovo la voglia di ritornare al calvario di sempre” un sorriso amaro ha vita sulle sue labbra.

Se ne hai voglia rimango qui con te” -sempre, mormoro abbastanza sicuro di un suo rifiuto.

Grazie lo stesso, ma devo pur tornare alla vita di tutti i giorni”.

Si, dobbiamo ritornarci, ma solo se lo vogliamo, e se rimanessimo in questa bolla personale sempre?

Annuisco, e non so che dire, così scendo e prima che possa aprire la sua portiera sono io a farlo, per farla scendere, per la terza volta in tutta la serata.

Mi guarda sorpresa, e sono lieto che non se l'aspettasse, anche se ormai dovrebbe capirlo che non le farò mancare nemmeno un piccolo gesto. Voglio lasciarla a bocca aperta.

Scende silenziosamente. E' così piccola, come fa un corpicino così minuscolo a sopportare tanto dolore? Come fa a reggere su quelle spalle così fragili tanto peso? Sono ancora all'oscuro su quello che abbia vissuto, eppure so già che lo sforzo che fa sia disumano in confronto a quello che facciano tutte le comuni persone.

Lei non è normale, lei è speciale.

Prende le chiavi e apre la porta, si volta verso me, poi il suo solito vizio: si passa una mano tra i capelli e si morde le labbra.

Grazie..” dice così piano che mi sembra quasi che me lo sia immaginato, ma mi piace pensare che sia stata lei a mormorarlo.

Avvicino il mio volto al suo, basterebbe passare quel confine di pochi millimetri che ci divide, e poi le mia labbra sarebbe sulle sue.

La sento tesa, paurosa eppure sta fremendo, lo vuole anche lei?

La guardo negli occhi, è nuda davanti a me.

Posso sentire ciò che sta provando, lo sento anch'io.

Accarezzo, per l'ultima volta in questa serata, la sua pelle vellutata e sfioro con le labbra le guance, il mio respiro è sul suo viso e per un attimo sospendo il gioco, poi mi avvicino alle sue labbra, lei è immobile. Sta aspettando. Sospiro, no.

Non adesso. Mi allontano e la guardo meglio, ha gli occhi chiusi.

Non voglio che subisca qualcosa che al momento non è sicura di volere.

Le lascio un bacio sulla fronte, e mi volto per risalire in macchina, ma prima che possa aprire la mia portiera, mi volto: “ a te”. Si, grazie a te, Kristen.

So che capirà a cosa io mi riferisca, salgo in auto e sfreccio lungo la strada, perso nei miei pensieri, nei suoi occhi e in lei. 

Allora, che dite? Un piccolo passo in più per R/K, daai. 
PEEERO', non vi aspettate troppa quiete, che se loro vanno più avanti s'incasinano ancora di più. 
Vi è piaciuto il capitolo? Mh, fatemi sapere che ne pensate. :)
Ah, grazie mille a tutti quelli che seguono questa FF anche se ancora sia all'inizio e recensiscono, grazie!  Dico grazie anche ai lettori silenziosi, siete un bel po', se vi va ditemi anche voi come vi sembra che questa storia stia procedendo. (:
Niente, non ho più niente da dire, a presto con il prossimo capitolo. Ciaaao! 
Anto

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Capitolo 7
*** #6 Panic at the amusement park. ***


Salve a tutti, gente! :)
Allora, eccomi qui con il nuovo capitolo, qui la storia si complica un po', finalmente! Lol.  Non è proprio leggero, ma nemmeno pesante, i capitoli duri devono ancora arrivare.
Spero di aver descritto bene le emozioni di Robert -questo capitolo è solo dal suo punto di vista, perché avevo bisogno di farvi capire ciò che lui veda con i suoi occhi, con i pensieri di Kristen vi farò impazzire successivamente.
Un cosa che tengo a precisare è che in questa FF proverò a parlare di temi MOLTO delicati, non voglio essere superficiale e insensibile, anzi, ma questi temi non sono e non devono essere un tabù, semplicemente proverò a toccarti con quanto più tatto io sia in grado di usare.
Accetterò anche critiche se volete, altrimenti niente. 
Basta, mi sembra di aver parlato abbastanza, no?
Ci sentiamo sotto. Buona lettura! 
-Anto.



POV Robert.

 

Ci eravamo accordati per le dieci di mattina, dovrei passarla a prendere a quell'ora, peccato che sono le otto meno un quarto e sono già pronto.

Quando le avevo chiesto di venire con me a visitare Londra mi era sembrata restia dall'accettare l'invito, ma nei giorni successivi era stata lei stessa a uscire fuori l'argomento, così ci eravamo messi d'accordo per il fine settimana, cioè oggi: sabato.

Non sono mai stato così ansioso per un appuntamento, forse perché non ne ho mai avuto uno serio, con una ragazza che io non voglia solo portarmi a letto.

Ancora una volta mi fisso allo specchio.

Basta, è la cinquantesima volta che ti guardi. Una vocina fastidiosa mi ricorda che sia meglio staccarmi dallo specchio per evitare di crearmi complessi mentali, che peraltro non ho mai avuto.

Mentre scendo le scale per andare in cucina, le mie sorelle, dal salone, mi guardano sospettose -visto il mio solito stile trasandato, che stasera non c'è-, e si scambiano uno sguardo complice.

Lizzy, la più vivace e rompiballe, se ne esce con una frase che non fa che infastidirmi più di quanto io lo sia già per il mio strano comportamento, comportamento impossibile da controllare, in quanto del tutto nuovo, per me.

Potrebbe centrare una ragazza con tutto questo, Pattz?” ride, e personalmente, non trovo nessun motivo per farlo.

La guardo accigliato, “ma che vuoi? Non rompere, Lizzy.”

Suscettibile, stasera?” non le rispondo, e lei continua a prendersi gioco di me.

Quanto conoscerò questa nuova ragazza, se durerà, le farò una statua d'oro per essere riuscita a farti perdere del tempo per prepararti.”

Ah-ah-ah, sto morendo dal ridere, davvero.”

Vedo” non riesce a smettere, lei.

Ma infatti! Tanto rido che mi sto facendo gli addominali e rischio una paralisi facciale” imito la sua risata, ma ciò non la offende.

Come sei acido, oh”

Ma cosa dici, un marshmallow, Lizzy.” Anche Victioria adesso? Da quanto le donne di casa mia hanno deciso di farmi guerra?

Ah, fanculo ragazze, chi vi capisce.” Mi volto e vedo mia madre appoggiata allo stipite della porta con un'espressione divertita. Uhhh, che divertimento.

Innervosito dal comportamento di tutti, in casa, esco e noto con piacere che grazie a quelle due sorelle tremende che mi ritrovo, adesso sono le nove.

Salgo in macchina e percorro la strada lentamente.

Non è da me, decisamente, ma cerco di far passare il tempo in modo tale che io non sembri un quattordicenne al primo appuntamento. Non che cambi molto, al momento, ma okay.

Arrivo di fronte il vialetto di casa sua alle 9.30 così decido di suonare comunque, alla fine dieci mezzora non farà poi così tanta differenza.

In dieci minuti può finire il modo, finire la vita, cadere un meteorite e chissà che altra tragedia.

Bene, vuol dire che sfiderò la sorte dei dieci minuti, rido tra me e me, mi sento uno stupido ansioso con un sorriso ebete in faccia, che muore quanto ad aprire la porta è la madre di Kristen.

Tu sei..?” esordisce lei.

Bb..buonasera signora, io sono Robert.” Che gran figura di merda, sei un coglione Robert. Subito la madre? D'ho.

Ah, tu sei Robert? Piacere, come avrai capito sono la madre di Kristen, lei sta per scendere, sta finendo di sistemarsi.” Mi fa l'occhiolino.

E' una bella donna, e ha le labbra piene come Kristen, devo dire che i tratti sono molto simili, si assomigliano parecchio, però gli occhi non sono splenditi come quelli di sua figlia. Umh, deve averli presi dal padre.

Va bene, aspetto qui.” Annuisce e rientra in casa, senza chiudermi la porta in faccia però, infatti quando la mia Stew scende le scale non posso far altro che sentire la mia bocca aprirsi in una 'o' di stupore. Bellissima è dire poco.

Quando si posiziona di fronte a me non riesco a dire niente, così è lei la prima a parlare.

Ciao eh. So di essere niente di spettacolare, ma potresti almeno salutarmi.”

Dice in modo serio, ma posso cogliere la nota d'ironia nella sua voce, e sono contento che stia facendo lo sforzo di partire con il piede giusto.

Se non riesco a salutarti è colpa tua, eh. Sei meravigliosa, Kristen.”
Arrossisce - “Se seee, tutti così dicono. Va bene dai, andiamo”.

Lascio cadere il discorso, so che sarebbe una gara persa dal principio, quindi evito di farle cambiare umore repentinamente, come solo lei sa fare.

 

Il percorso da casa sua al luna park è stato silenzioso, ma non pesante, lei è sempre persa nei suo pensieri, che penso prima o poi mi abituerò.

A volte mi piacerebbe sapere cosa pensa così ripetutamente da assorbirle tutti i pensieri, poi mi rendo conto di non essere ancora abbastanza per saperlo, non ancora.

Faccio per aprirle la portiera della macchina, ma lei è più veloce di me. Un sorriso furbo sorge sul suo viso, come a dire 'Ti ho fregato, gentiluomo.'

Ehy, ma non dovevamo visitare Londra?” la guardo, e resto incantato mentre parta una mano tra i capelli, confusa.

Robert?”

Si scusa.. comunque, pensavo che divertirci un po' ci avrebbe fatto bene, Londra è sempre chi, non scappa.”
Annuisce e resta in silenzio. Lei non sfrega mai una parola di troppo, parla quando deve, ma ciò non vuol dire che non voglia, solo
basta ascoltare il suo silenzio per sentire le sue grida.

Ti va di fare le montagne russe?”

Oh, no no no. Neanche per sogno! Falle tu, ti aspetto qui.”
“Daaaai, ti caghi sotto?”

Non mi cago sotto, cretino.”
“E allora?” La guardo con aria di sfida, si morde il labbro: sta lottando con se stessa, come fa ripetutamente, ogni cosa è una continua lotta, anche la più semplice e insignificante.

Va bene, ma solo per farti vedere che l'unico a cagarsi sotto, qui, sarai tu.” Sorride come se sapesse già come andrà a finire. Bene.

Vado a fare i biglietti, mettiti in fila.” Rimane ferma dov'è, e non capisco. Alza un sopracciglio. Ah! “Per favore, Kristen.”

Ecco bravo.”

Rido tra me e me, è un peperoncino quella ragazza, mi giro e vado a fare i biglietti.

Vorrei sapere cosa l'ha portata a chiudersi così, cosa le ha fatto odiare il mondo e a non fidarsi di nessuno.

Quando torno mi fissa negli occhi, come se i minuti che sono stato via le siano sembrati fin troppo lunghi.

Forse sto facendo castelli in aria, ma mi piace pensare che possa essere questo il motivo per cui quei due smeraldi mi stanno trafiggendo ed entrando dentro.

Quando saliamo sulle montagne russe e manca poco per partire, sento la sua mano posarsi sulla mia. Colpo basso.

Ha bisogno di protezione e sapere che io ci sia, che io non l'abbandoni.

L'ha forse abbandonata qualcuno? L'ha lasciata in quest'inferno a lottare sola?
Vorrei poterle dire 'Tranquilla, ci sono io'.

Arriverà il momento in cui potrò dirlo ad alta voce.

Il giro parte, e tutti cominciano ad urlare fin da subito, tranne lei.

Perché non urla?

Perché non si fa sentire anche lei?

Perché non si prende il suo spazio nel cielo?

Non ha forse diritto anche lei di brillare di luce propria in un cielo dove nessuna stella è bella tanto quanto lei?

Tiene tutto dentro, niente traspare dal suo viso, né paura né terrore, solo apatia.

Apatia nei confronti del mondo.

Ha forse già provato questo giro mortale sulla sua pelle? Forse non le fa più né caldo né freddo, semplicemente perché queste sensazioni sarebbe niente paragonate alle sue.

Quante domande vorrei farle, quante carezze vorrei donarle, e quanti sorrisi vorrei vederle regalarmi.

Mi sta stravolgendo dentro. Mi sta cambiando.

Mi stringe la mano sempre più forte, e le mie urla sono ormai placate.

Cosa potrebbe farmi paura se ho lei al mio fianco?

Sembrano così irrazionali questi sentimenti, come si può?

Pare che il tempo si sia bloccato, sola le nostre mani intrecciate. Uno sfondo grigio e nero, noi a colori.

Quando il giro finisce e siamo ormai scesi, si avvicina a me e mi abbraccia.

Appena la faccio mia, sento che lo è realmente.

Questa ragazza mi appartiene, ormai, e non posso più abbandonarla.

Non posso, non devo, lasciarla andare.

Comincia a piangere, di nuovo, ancora una volta.

No, ti prego, piccola.

Non piangere, non lo meriti. Cosa c'è che non va? Dimmi, parla, urla!

Posso forse aiutarti, io? Mi sento tanto piccolo, sai? Non so cosa sta succedendo, tu lo sai? Le senti le farfalle nello stomaco e la paura che ci restino? Cosa mi stai facendo, ragazza? O meglio, donna.

Sei così piccola eppure talmente grande, dimmi, come fai tutto questo?

Ho paura, ma non di te, di noi.

Le accarezzo la schiena e ho paura che questo contatto possa farla scostare, s'irrigidisce e so che vorrebbe allontanarsi, ma non lo fa. Magari non vuole, non è pronta.

Sospira, una volta, e poi un'altra ancora, una terza e si calma.

Mi scosto un po', il giusto per vederla in viso che alzo sollevandole il mento con un dito, le sorrido e lei prova ad imitarmi.

Che ne dici di divertirci un po', adesso?”

Si, forse sarebbe il caso di farlo.” Lo dice credendo nelle sue parole, ha realmente voglia di evadere da un mondo in cui ormai sta troppo stretta.

Ha mai provato che vuol dire sentirsi liberi? Ma non liberi da qualcuno, da qualcosa, liberi da sé stessi.

Quanto si è intrappolati in noi, quando c'è qualcosa che ci ancora a terra e non ci permette di muoverci, di uscire fuori, ti scordi cosa voglia dire la parola ibertà.

 

 

Sta ridendo come una matta, e per un attimo sembra che si stia vivendo realmente i suoi 18 anni. Non riesce a centrare il bersaglio, e questo la diverte. E' strano, abbiamo fatto decine di giochi, ma nessuno l'ha fatta ridere come questo, il più semplice.

Proprio come lei, perché lei è semplice, sembrerebbe l'opposto.

Sembra complicata, imprevedibile, fin troppo silenziosa, ma in realtà con ogni gesto lei parla.

Un suo gesto è una richiesta, una carezza, un sorriso.

Il suo silenzio -non totale, ma persistente- è l'unica cosa di prezioso che abbia e che voglia tutelare.

Vederla ridere così mi fa emozionare, sono felice, perché lei lo è. Non importa che lo sia solo per pochi minuti, in questo momento lei lo è.

Il mio obiettivo sarà questo, da oggi in poi: vederla ridere, sorride, felice, non solo per pochi minuti ma per il resto della sua vita. Sembra troppo tempo, ma è poco, poco se passato insieme a lei.

M'incanto a fissarla, staserei ore e ore a perdermi nei suoi occhi, ad osservare ogni suo minimo dettaglio e ogni suo centimetro di pelle bianca come la neve.

Credo che senta i miei occhi fissi su di lei, così si gira e mi sorride, spensierata.

Sembra una bambina piccola che per la prima volta possa lasciarsi andare.

Che c'è?” mi chiede confusa del mio sguardo fisso.

Niente -le sorrido spontaneamente- sei.. sei bella, davvero, Kristen.”
Ricomincia a ridere di gusto. “Che stupido che sei!”

Perché?”

Perché m'imbarazzi, non dovresti”.

Tu che t'imbarazzi?” scherzo prendendola in giro.

Ehy, sono umana anch'io, sai?” si avvicina e mi da un fragile pugno in pancia.

Oh, questo lo so, altrimenti adesso non saresti tutti rossa in viso.”

Non sono rossa, scemo.” si gira, come un peperone e ritorna a giocare, solo che prima che io possa aprire bocca si volta e mi fa una linguaccia.

E' terribilmente piccina, ho voglia di farle vivere quell'infanzia che le è stata rubata, voglio donarle tutto l'amore che le hanno vietato e tolto.

Mi avvicino e comincio a ridere insieme a lei, per il suo gesto infantile.

 

 

Ore 12:3O

E' davvero esausta, abbiamo giocato come due bambini tutta la mattina, e dopo il pianto di prima mattina è stato come se avesse rimosso quel brutto momento, così abbiamo continuato tranquillamente la mezza mattinata.

Sto morendo dalla fame, Kris. Che ne dici di andare a mangiare?”

E' concentrata a fissare il cielo mentre si gusta il suo lecca-lecca stesa nel prato, accanto a me. Così, sicuro che non mi abbia sentito, mi avvicino a lei e le accarezzo il viso, si volta dolcemente, e posso vedere un velo di tristezza nei suoi occhi.

Chissà da quanto tempo non si stende su un prato ad osservare l'immensità del cielo.

Chissà da quanto tempo non si ferma ad osservarsi allo specchio, per guardare sé stessa, per dedicarsi un attimo e non dare tutto agli altri.

Chissà da quanto tempo spera di poter sentire i primi sintomi della felicità.

Chissà da quanto tempo spera di poter vedere il cielo senza nuvole.

Chissà da quanto tempo sogna di viversi i suoi anni e ridere spensierata.

Credo che tu non mi abbia sentito -mormoro vicino al suo viso- ti va di pranzare?”

Si acciglia, e non capisco il motivo. “Va.. va bene, pranziamo, se vuoi.”

Non sembra sicura di ciò che stia dicendo, e cerco di ricordare qualcosa successa ultimamente legata al cibo.

Mh, niente in particolare, non l'ho mai vista mangiare davanti a me, solo al primo appuntamento, al ristorante, ordinò la pizza, di cui ne lasciò gran parte.

Magari mi sto creando problemi io, è stata felice fino adesso, non voglio rovinare tutto con qualche domanda stupida.

Perfetto, vieni, andiamo lì -dico indicando con il dito un ristorantino-, quel ristorante è davvero carino.”
Si mette al mio fianco, con in braccio il panda gigante che sono riuscito a prenderle facendo bersaglio in un gioco.

E' pensierosa e preoccupata, non so cosa le stia passando per la testa, al momento, anche perché fino a qualche minuti fa era tutto perfetto, o quasi.

Quando entriamo dentro, scegliamo un posto un po' appartato, non so perché, ma quando sto con lei ho bisogno che il resto stia fuori, non con noi.

Lei non sembra calmarsi, e combatto con me stesso sul da fare, se chiederle o no cosa ha. Sarebbe un rischio?

Cazzo, mi stai facendo impazzire, ragazza mia.

Ho paura che da un momento all'altro tu possa scomparire.

E se tutto questo non fosse reale? Se tutto fosse un sogno? Lo sei anche tu?

Non posso permettermi di soffrire ancora, non voglio che tu lo faccia, ma non posso nemmeno io.

La vita è stata fin troppo ingiusta, pure con me.

Decido di continuare con un atteggiamento normale per un po', qualora lei non cambiasse umore mi farò forza e le dirò cosa c'è che non vada bene.

Lei non prende il menù, così penso che non abbia bisogno di leggere, avendo già scelto. Arriva il cameriere.

Siete pronti per ordinare, signori?” la guardo, cercando un assenso, e lei annuisce.
“Si, per me un piatto di ravioli ai funghi.”

E per lei, signorina?”

Niente.” dice seria.

Cosa? Niente? Perché? Kris, devi mangiare, sei magrissima.”

Non ho fame.” sospiro e mi giro verso il cameriere.

Faccia due piatti, per favore.” Il cameriere prende appunti e va via.

Le chiedo perché non voglia mangiare e mi risponde la stessa cosa di poco prima, 'non ho fame'.

Impossibile! Non mangia da stamattina, e non so nemmeno se abbia fatto colazione, quindi, probabilmente non mangia da ieri sera. Ecco perché è così magra.

Oh, no. Non va bene.

Altro obiettivo: farla mangiare bene.

I ravioli arrivano, io imbocco la prima forchettata, ma noto subito che lei non muova dito e che non tocchi mangiare.

Mangia, Kris, ti prego.”

No.” Perché è ritornata secca e seria come le prime volte? Cosa le ha fatto cambiare umore? Ho sbagliato qualcosa?

Non farmi usare la forza” dico serio.

Alza un sopracciglio, e io mi acciglio.

Non oserei mai farti del male, ovviamente, solo t'imboccherei io il mangiare, che tu lo voglia o no.”

Accenna un sorriso, forse rincuorata. Ma da cosa.. Dal mio puntualizzare che non le farei mai male, ha forse dubitato? Come può farlo?

Quel sorriso non è quello che l'ha accompagnata per il resto della mattinata, è uno amaro e pieno di dolore. Sto impazzendo, devo sapere.

Sta lottando ancora una volta con se stessa, fa girare gli occhi da me al piatto, dal piatto a me. Non sa se magiare o meno. Ma cosa c'è di così difficile?

Se fosse troppo per lei, potrebbe comunque lasciarlo, no? Almeno ci avrebbe provato.

Alla fine sceglie, e comincia a mangiare, contento che mi abbia ascoltato riprendo anch'io.

Finisce il piatto prima di me, e mi stupisco, aveva detto di non avere fame.

La guardo in viso ed è tutta rossa.

Kristen, tutto bene?” sono davvero preoccupato per lei.

Non faccio in tempo a dirle qualcos'altro che si alza di corsa e corre verso la toilette del ristorante.

Mi alzo e la seguo, ma entra nel bagno delle donne, ovviamente, e io non posso far altro se non aspettarla fuori.

Busso alla porta. “Kristen, eeehy, tutto okay? Mi stai facendo preoccupare! Sei allergica a qualcosa?” nessuna risposta.

Cazzo, Kristen! Butto la porta giù, rispondimi!”

E se fosse svenuta?

No, non può star male, io non posso permetterlo, l'ho promesso. Lei deve stare bene, io devo farla stare bene.

Apre la porta, e davanti a me Kristen è totalmente bianca in viso, e pure sudata. Ansima e da un momento all'altro potrebbe sentirsi peggio e svenire.

Sc..scusa, ho.. io, io ho vomitato.” Forse i ravioli non erano buoni?

I ravioli facevano schifo, mh?”
“Non è per i ravioli, Robert.” Non capisco.

Faccio per chiederle cosa sia a farle questo effetto, ma prima che io possa aprire la bocca comincia ad ansimare e sudare ancora di più.

Ro..Rob..Robert! A..Aiu..aiutami, ti prego. St..io, io..sto..so..soffocando!”

Si tiene il collo con le mani, e il panico s'impadronisce di me.

Calmati, Robert, non puoi permetterti di sbagliare ancora una volta. Non puoi lasciar morire anche lei, non devi.

Calmati e andrà tutto bene, prendi in mano la situazione.

Kristen, Kristen.. tranquilla, adesso ti porto in ospedale, okay?!”

Fa non con la testa, ma me ne fotto, la prendo in braccio, con una mano prendo il portafogli dalla tasca e lascio una carta da cinquanta euro sul nostro tavolo, e subito mi dirigo vero l'auto.

Sto cominciando a sudare anch'io, vorrei poterla aiutare subito, ma non ne sono capace.

La posiziono nel sedile accanto a me, e io parto a razzo, la mia guida è sregolata, ma m'importa ben poco, la velocità aumenta sempre più e così anche la mia paura.

Kristen sta cominciando a gridare, sta piangendo e mugugna cose incomprensibili.

Paura, spavento, terrore.

Sento vampate di calore espandersi per tutto il mio corpo.

Lei comincia a dimenarsi sul sedile, come se qualcuno la stesse stringendo e lei volesse scappare.

Le tocca la fronte: è fuoco. Le mani: ghiaccio.

Cerco di fare mente locare e pensare a cosa le stia succedendo.

Allergica a qualcosa? No.

Cazzo, cazzo, cazzo. Merda.

Rob.. Robeert! NON MI LASCIARE MORIRE SOLA! NO!” Comincia ad urlare più forte, continua a ripetere quanta paura abbia di morire, e io sono impotente.

Sono così inutile, incapace. Cosa devo fare? COSA?!

Va tutto bene, Kristen. Andrà meglio tra poco, te lo prometto.”

Con una mano guido e con l'altra le accarezzo il viso, lei scansa la mano dal suo volto e la prende tra la sua mano, la stringe forte, e la sento dentro me.

Devo salvare questa ragazza, e non solo da questa situazione, devo salvarla da quest'inferno, dalla sua vita, dall'oceano, prima che affoghi.

Pochi minuti dopo, arriviamo all'ospedale, parcheggio la macchina, corro dal suo lato, apro la portiera e la prendo in braccio.
Posso sentire il suo cuore, il suo battito cardiaco è alle stelle, e continua ad ansimare.
Cammino più veloce che posso, quasi corro, lei è un peso piuma, non mi blocca.

Quando entro dentro il pronto soccorso mi precipito verso un infermiere che vedendo Kristen in quello stato comincia a chiamare qualche suo collega, due arrivano con una barella, l'altro le tiene il polso e grida al dottore “E' un attacco di panico, un attacco di panico! Così soffoca, sbrighiamoci!”

Non ho il tempo di capire cosa stia succedendo che sento la terra mancare sotto i miei piedi, chiudo gli occhi, e poi il buio.

 

Apro gli occhi e immediatamente capisco dove sono: nella sala d'aspetto dell'ospedale dove ho portato Kristen.

Kristen, cazzo!

Sono svenuto, che gran coglione. Mi alzo di botto, la testa gira forte e le tempie pulsano.

Tutto in questo momento è accelerato: il pulsare del sangue nelle mie vene, il battito cardiaco del mio cuore, i pensieri a briglia sciolta, l'agitazione che aumenta di secondo in secondo per colpa della sensazione di smarrimento.

Cos'è successo mentre non avevo gli occhi aperti? Mentre sono svenuto? Dove l'hanno portata?

Vedo un dottore e gli vado incontro, parla prima lui di me.
“Lei è qualche parente della signorina che ha avuto un attacco di panico?”
“Si, si! Sono un suo amico, come sta?!”

Sta dormendo. Ha avuto un brutto attacco di panico, e abbiamo dovuto darle dei tranquillanti, poi si è addormentata sfinita. Abbiamo notato altri sintomi, e abbiamo un'ipotesi per spiegare quest'attacco improvviso. Ma.. mi dispiace, signor..”

Pattinson” dico velocemente -”Mi dispiace signor Pattinson, non possiamo pronunciarci senza esserne certi.”
“La prego, mi dica cosa ha, la supplico!”

Mi guarda serio e con aria triste. “Non possiamo, dobbiamo prima accettarci ed esserne sicuri.”

Sento il mio viso scottante cominciare a segnarsi di lacrime. Sto davvero piangendo?
Stamattina mi ero ripromesso che l'avrei fatta felice e neanche poche ore dopo sono all'ospedale con lei.

Guardo l'orologio e sono le 19:00. Sua madre sarà preoccupata, nessuna chiamata da parte di sua figlia che ancora non si è ritirata.

Devo avvisarla, ma a che numero chiamo?
Un lampo, il telefonino nel giubbotto di Kristen. Il dottore si è appena voltato e fa per andarsene ma io lo richiamo. “Dottore! Scusi, dove il giubbotto della ragazza?”

E' lì, guardi, vicino la sedia dove si è svegliato.”

Oh, non l'avevo visto, grazie.” Passo una mano tra i capelli, sono esausto anch'io. Questa giornata non sarebbe dovuta andare così.
“Non si preoccupi. Ah, una cosa. Mi dica il nome e cognome della ragazza”

Kristen Stewart” - “Okay, grazie.”

Si allontana e io mi risiedo dov'ero prima e prendo il giubbotto di Kristen tra le mani, cerco il suo cellulare e lo trovo nel taschino destro.

Cerco in rubrica fino a quando non trovo scritto 'mamma' e premo la cornetta verde.

L'ansia sale ancora e ancora, cosa le dirò a sua madre?

Non ho paura che se la possa prendere con me, ovviamente, ma immagino che per una madre avere la notizia che sua figlia sia in ospedale non è la cosa migliore, anzi, l'incubo di tutte.

Al terzo squillo risponde: “Pronto amore?” , non riesco a rispondere, così ripete la frase per due volte, alla terza rispondo.

Si..signora, sono Robert..”

Robert? Perché sei tu a chiamarmi con il cellulare di mia figlia? Cosa le è successo?”

Comincio a piangere, di nuovo, non sono stato capace nemmeno di farla stare bene, di proteggerla, per un giorno, come potrei farlo per una vita?
“Signora, si..signora -dico singhiozzando- sua figlia è in ospedale, per questo la sto chiamando io.”

Oh Dio, cosa le è successo, Robert? COSA E' SUCCESSO A MIA FIGLIA?”

Un.. un at..attaco di panico!” - “Sto arrivando”.

Non ho nemmeno il tempo di rispondere che sento il rombo di un motore d'auto e la chiamata si chiude.

E rimango solo, ancora una volta.


E anche questo capiolo è finito..
Allora, che ve ne è parso? Piaciuto? Credo che alcune di voi abbiano già le proprie ipotesi su ciò che potrebbe avere Kristen, siete libere di parlarne con me, se volete. 
Mh, vi ringrazio per le recensioni -se volete, lasciatene altre che non mi dispiace, lol- che sta avendo questa storia e per i mp, siete fin troppo gentili, oh!
Ah, non odiatemi per il capitolo finito così, ma adoro farvi fremere e ipotizzare di tutto. Non sono cattiva, eh. 
Comunque, spero di non farmi aspettare troppo per il nuovo capitolo, quindi, keep calm. 
Alla prossima, ciaaao. :)

P.s: scusate per eventuali errori di battitura. -Anto.

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Capitolo 8
*** #7 Some painful questions. ***


Ciao a tutti. :)
Allora, eccomi con il nuovo capitolo.
Prima che iniziate a leggerlo voglio mettere in chiaro alcune cose.
Questo capitolo è forte e pesante. L'altra volta vi avevo avvisati del fatto che avrei trattato un argomento MOLTO delicato, e bene, oggi è arrivato il momento. 
So che verrò criticata e possibilmente anche pesantemente, ma accetterò tutto e continuerò, l'importante è che non offendiate la mia persona. Con rispetto ed educazione si può dire tutto. 
Ripeto, non voglio essere superficiale e non ho mancanza di tatto, semplicemente voglio trattare quest'argomento perché penso non sia un tabù. E' vero, posso sembrare irresponsabile e pazza, ma la penso così. 
Credo che parlarne, soprattutto per sensibilizzare la gente, su quest'argomento non sia una brutta scelta. Ovviamente, potete pensarla diversamente da me, ma se non vi sta bene e non vi piace questa fan fiction non leggetela e stop.
Moltissime persone soffrono di ciò di cui in questo capitolo io parlo.
Non sono fatti vissuti sulla mia pelle, ma sono documentata, perché una persona a me cara ne è vittima. Questo lo dico solo perché potreste chiedermi come certe cose le so. Beh, alcune le immagino in base a ciò che ho letto. Non sono sadica, ma immagino solo quello che il mio personaggio possa provare. 
Niente, ci sentiamo alla fine. 
Buona lettura! -Anto.


POV Kristen.

Aprendo gli occhi, una luce accecante mi abbaglia, e non mi permette di vedere cosa c'è intorno a me, di nuovo.

Ancora una volta, ad occhi aperti, non riesco a vedere la mia vita scorrere veloce senza me.

La stanza, dove apro gli occhi, è bianca e beige, un piccolo comodino anch'esso bianco è accanto al mio letto, una finestra chiusa a metà, e un aria asfissiante.

Qui dentro sembra che tutto sia fermo, non esiste né tempo né spazio. Tutto bianco.

Cerco di alzarmi, ma qualcosa mi trattiene: un tubo trasparente è attaccato al mio braccio destro, nell'altro una flebo e nel naso un altro tubicino.

Ecco come e cosa mi sono ridotta.

In fondo, volevi questo Kristen, no? E se rispondessi si?

Quando stai male tutti si accorgono di te, anche quelli per cui hai vissuto costantemente nell'ombra.

Quando soffri, fisicamente, hai tutte le attenzioni delle gente che ti vuole bene, ti illudi di non essere poi così oscurata dagli altri, credi di avere un posto anche tu nel mondo, e invece, quando stai male dentro?

Chi c'è quando stai male psicologicamente? Nessuno.

Rimani te stessa e il tuo dolore.

E' da fottuti egoisti, non accorgersi che la vita di una persona a cui, in teoria, dovresti tenere, va a puttane e tu non te ne rendi conto fin quando non vedi colare del sangue dal suo cuore.

Pensandoci, preferisco che nessuno mi chieda "come stai?", la maggior parte delle volte non importa a nessuno, una piccolissima parte tiene a te davvero e proprio per questo non puoi rispondere come stai realmente per non fare soffrire nessun altro, e poi c'è la restante parte che lo dice per iniziare una conversazione, e tu devi rispondere con la solita e monotona frase: "Bene, grazie. Tu?" Oh, non è da bon ton rispondere "va tutto una merda” o "cazzi miei", giusto?

E adesso quante volte dovrò mettere su un amaro sorriso per rassicurare gli altri?

E me? Chi mi rassicura? Nessuno.

Per me, non c'è mai nessuno, se non un sentimento, una cosa astratta che mi è impossibile vedere o toccare, insomma: quel tiranno dolore.

Vorrei piangere, ma le lacrime vogliono proteggersi. Forse da me?

Quando mi volto, sul precipizio della porta una dottoressa mi sta osservando.

I suoi occhi la dicono lunga, è come se sapesse già quella che sarà la nostra conversazione, o meglio, le mie risposte.

Si avvicina, io sono immobile.
“Io sono la dottoressa Marie Foster, ma tu chiamami semplicemente Marie, probabilmente da oggi in poi staremo in contatto. Tu sei Kristen, giusto?” la sua voce è dolce, ma nasconde una nota di tenerezza.. o pena?

Ma io non voglio far pena a nessuno, cazzo. L'ho fatta per troppi anni, non ho già scontato la mia prigionia?

Guardandola, è giovane, non avrà più di 35 anni. E' alta e magra, dei capelli biondo cenere cadono sulle sue spalle, mossi.

I suoi occhi sono azzurri e cristallini come il mare, e le labbra piene e rosee sono piegate in un mezzo sorriso rassicurante. I tratti del suo viso sembrano gridare salvezza.

Ma la salvezza è destinata solo a qualche fortunato, no? Io so già che non faccio parte di coloro a cui qualcuno getterà un ancora.

La fortuna mi ha lasciata anni fa, o meglio, da me non è mai venuta.

Ehy, sei sveglia? Sei Kristen, no?” persa nei miei pensieri mi ero dimenticata di rispondere.

Provo a farlo, ma non voglio, e non so nemmeno il perché, così annuisco semplicemente.

Penso che tu abbia capito dove sei -annuisco di nuovo-, quindi adesso dovresti rispondere a un questionario, va bene?”

Va bene o no, che t'importa? Se ti dicessi che non va niente bene tu mi eviteresti questo 'questionario'? Non penso proprio. Nella vita vince chi comanda, chi è più forte, chi impone qualcosa agli altri, non è forse così? E bene, tu sei più forte di me, quindi che mi chiedi a fare se va bene?

Va bene”.

Vuoi che ti legga io le domande o vuoi rispondere sola, con carta e penna?”
Sola, voglio restare sola” -per sempre, aggiungerei.
“Oh, proprio come pensavo. Va bene, ecco tutto, io esco, sono qui fuori, quando hai finito chiamami.”

Ok..okay.”

Cosa vuol dire 'proprio come pensavo'? Chi è lei per conoscermi così bene da sapere quale sarebbe stata la mia risposta?

Non posso permettermi di farmi scoprire, non posso permettere che qualcuno oltrepassi la mia corazza. No.

Cerco di sistemarmi, per quanto possibile sia con tutti questi tubi, per cercare di scrivere, così prendo la carta e la penna appoggiata vicino le mie gambe, dove l'ha lasciati quella dottoressa.

E' solo un foglio dove dovrei rispondere semplicemente si o no, si dovrebbe anche aggiungere la frequenza.

I due monosillabi più difficili del mondo, eppure quelli più pronunciati.

Un si o un no, ti può cambiare la vita, può rendertela più bella o più difficile.

Si o no, bianco o nero, luce o buio, felicità o dolore, paradiso o inferno.

Comincio a leggere, senza realizzare cosa vogliano davvero dire quelle parole.

La paura prende il sopravvento su di me.

 

  1. Il cibo controlla la tua vita? Si.

  2. Hai paura d'ingrassare? Si.

  3. Quando hai fame eviti di mangiare? Si.

  4. Ti preoccupa il pensiero del cibo? Si, tanto.

  5. Controlli le calorie del cibo che mangi? Si, a volte.

  6. Ti è mai capitato di mangiare senza mai fermarti? Si, una volta.

  7. Fai il cibo a piccoli pezzi? No.

  8. Eviti di ingurgitare cibo pieno di carboidrati? Si.

  9. Vomiti mai dopo aver mangiato? Si, qualche volta.

  10. Hai stimoli di vomito dopo aver ingurgitato il cibo? Si, quasi sempre.

  11. Ti senti in colpa dopo aver mangiato? Si, ogni volta.

  12. Ti preoccupa il pensiero del grasso sul tuo corpo? Si, continuamente.

  13. Eviti i cibi con zuccheri? Si.

  14. Mangi cibi ritenuti dietetici? No.

  15. Riesci a controllare la fame? Si, lo faccio ogni giorno.

  16. Gli altri insistono per farti mangiare? Si, è insopportabile.

  17. Il cibo occupa molto tempo e pensieri? Si, ogni secondo.

  18. Ami sentirti lo stomaco vuoto? Si, è una bella sensazione.

  19. Segui qualche dieta? No, e non voglio farlo.

  20. Desideri provare cibi diversi dal solito e più elaborati? No, mai.

 

Come possono venti dannate domande farti capire in che tunnel tu sia entrata?

No, non può essere. La vita non può essere così cattiva da accanirsi solo contro me.

Ho forse fatto qualcosa di vietato?

Qualcosa di soprannaturale di cui nemmeno io sono a conoscenza?

Qualcosa per cui dovrei essere messa a tacere, per sempre?
Adesso, ditemi, se qualcuno mi sta ascoltando o sta leggendo ciò che la mia mente sta producendo: ho forse fatto un torto all'umanità?

Rispondetemi, vi prego! Perché nessuno vuole capire che non riesco più a reggere altro peso su queste spalle?

Scusate se sto pensando di poter amare o innamorarmi di qualcuno.

Scusate se ho pensato di poter regalare un po' di quella fiducia che mi è sempre stata negata.

Scusate se ho pensato di poter vivere anch'io, come la gente normale.

Scusate. Scusatemi anche per chi ha sbagliato come me, per chi ha ucciso e si è suicidato, per tutti quelli che hanno fatto la guerra e che sono finiti sui libri di storia.

Devo pagare io per tutti loro? Ditemi, almeno mi rassegno.

Ascoltatemi! Rispondetemi!

Delle lacrime scivolano lungo il mio viso, questa volta nemmeno loro riescono a trattenersi, i singhiozzi prendono un ritmo più forte, s'impossessano del mio petto, prendono in mano la mia vita.

Potrò mai farlo anch'io? Potrò un giorno sentirmi abbastanza forte da porre io una domanda senza riceverne un'altra in cambio di una risposta?

Vorrei urlare, ma non posso, un mano dentro me stringe le mie corde vocali, è possibile?

Ho delle catene che mi tengono attaccata a tutto questo.. non so cosa, come posso definire lo schifo che sento dentro?
Anche i tubi, adesso, vogliono trafiggermi la pelle? No, mi dispiace, non riesco a sopportare più.

Comincio a strappare la flebo, e poi tutti il resto, mi graffio, esce sangue, ma ostinata continuo.

Se nessuno può vedere il sangue che cola dal mio cuore, perché non devo far vedere quello si può da fuori?

Ancora dolore, e di nuovo sono io la causa di esso.
Forse sono io la masochista, la pazza, la folle.

Forse io sono malata di me stessa, perché quale altra malattia può essere peggio di quella di non trovarsi dentro? Di non trovarci in noi stessi?

Chiunque mi possa sentire, mi dica, è peggio essere malati di sé stessi o di qualcos'altro a cui può rimediare una maledetta cura?

Oh, credo la prima, sapete? Chi ci dice come curarci? Chi ci prescrive le medicine per curare l'ansia del nostro cuore? E se non lo si trova? Il cuore intendo, se non riusciamo a sentirlo battere?

Se vorremmo sentire le vene pompare adrenalina allo stato puro, ma che non sanno dove sboccare? Vomiterò parole di schifo, e mi farò sentire, ma sono sicura: tutti si tapperanno le orecchie.

Robert. Robert, dove sei?

Sei entrato nella mia vita da poco, l'hai presa anche tu, mi hai fatto tua, e non lo sai ancora.

Vorrei tanto resisterti, sai? Vorrei essere così forte da dirti di lasciarmi nella mia merda, ma non ci riesco, sono egoista. Fin troppo.

Ti prego, vattene tu da me, prima che io ti possa fare del male.

Quando chiamerò quella dottoressa, vedrà le risposte e ti darà la notizia, tu.. tu cosa farai?

Non mi offendo se scapperai a gambe levate, tranquillo.

Nella vita, nulla è per sempre, capisci?

Ho ancora le tue parole in testa, ragazzo, sto impazzendo più di quanto io non lo stia già facendo.

Il tuo viso copre ogni millimetro di questa stanza nuda, ogni singolo pensiero, razionale o irrazionale che sia.

Mentre di distruggo dentro, mentre rispondevo a quel questionario, mentre prendo coscienza di ciò che sono diventata: i tuoi occhi mi tengono legata a un lembo di stoffa che non mi permette di cadere del tutto e non rialzarmi più.

Non posso sopportare l'immagine del tuo viso contorto dal dolore per ciò che tra poco ti diranno.

Oh, soffrirai, vero? Lo farai per me? Non voglio, sappilo.

Non lo meriti, perciò vattene, vattene via e non tornare più, fallo per me.

Ci distruggeremo insieme allora, e io non posso permetterlo.

Come potrei sopportare di fare del male anche a te? Dimmelo tu, uomo perfetto.

Ho una fottuta paura, come puoi avermi stregato in così poco tempo?
Stai provando lo stesso? Hai paura e voglia anche tu allo stesso tempo, come me?

Da quella porta non voglio che entri la dottoressa, entra tu, ti prego.

Voglio vedere il tuo sorriso, i tuoi occhi, e poi pregarti di andartene, prima che la cosa degeneri.

Caccio un urlo fuori, non voleva stare più dentro, voleva scappare anche lui, da tutto ciò che di brutto ci sia dentro me.

Mi alzo, guardo le mie braccia graffiate, e mi dirigo verso la finestra. La apro tutta, e una folata di vento mi scompiglia i capelli.

Non potrei essere come il vento, io?

Lui fa tutto ciò che vuole, entra quando e dove gli pare, sfinge chi lo infastidisce, e urta i cattivi. Talvolta anche i buoni, è vero, ma è il prezzo da pagare per chi, nella vita, non vuole essere un bastardo per ottenere tutto ciò che vuole.

Kristen, cos'è successo? Ti senti male?” la voce della dottoressa mi riporta alla realtà, non l'avevo sentita entrare, mi volto, ed eccola dietro me.

Osserva le mie braccia, e credo che capisca a volo la mia reazione, infatti, si volta e fissa il foglio con le mie risposte, poi si rigira verso me e si avvicina di più, quasi come a volermi abbracciare.

Mi dispiace, piccola” mi accarezza la spalla, e mi attira a se.

Mi conosce da poco, ma è come se riuscisse già a leggermi dentro, però io non voglio il dispiacere di nessuno. Comincio a darle fragili pugni in pancia, e lei lascia fare, perché non mi ferma? Perché nessuno cerca di mettermi in carreggiata?

Continuo, aumento l'intensità, ma lei non fa altro che abbracciarmi.

Non voglio far pena alla gente, perché qualcuno dovrebbe avere compassione di me?
Non sono un alieno, sono una semplice e sfortunata umana, rassegnata alla vita.

Questa volta, il pianto diventa disperato, e faccio passi indietro. Appena tocco il muro mi lascio scivolare a terra, non riesco a controllare le urla, e sinceramente, non voglio nemmeno farlo. Non ho più la forza.

Perché dovrei trattenermi? Chi lo ha mai fatto con me? Ah, si: nessuno.

 

 

POV Robert.

 

February 15, 2002.

Hei amico, ci vediamo al parco alle 7 pm, okay? Poi andiamo al pub e sbronzarci un po', eh.”

Va bene, va bene, a dopo allora!” Mi preparai, salutai mio fratello e uscì.

 

-

Tom, dove sei? Sono qui ad aspettarti da circa dieci minuti, è successa qualcosa?”
“Oh, Robert, piantala. Sono per strada, sta' tranquillo!”

Aspettai un altro quarto d'ora, poi arrivò.

Mi stavo preoccupando, Tom. Devi avvisarmi se ritardi!”

Sei paranoico, brò, lasciatelo dire, -rideva- ma tuo fratello non viene?”

Non so, non gli ho chiesto, ho pensato che volesse uscire con la sua ragazza”
“Ah, scemo. Ora gli chiamo, vedrai che ci raggiungerà”.

Fa' come vuoi, ma come viene se ho io la macchina?”

Fa niente, lo passo a prendere io, tranquillo. Aspetta, lo sto chiamando”

Ed io? Io rimango come un imbecille solo ad aspettarvi?”
“Puoi sempre passare a prendere Marcus e poi ci vediamo tutti al pub, mh?”

Va.. va bene.”

Amico, c'è qualche problema? Sembri.. teso.”

Ho ansia, Tom. E' come se stesse per succedere qualcosa di orribile. Ho un brutto presentimento, tutto qui.”

Aaaah, dai. Dopo il secondo bicchiere di birra non capirai più niente, tutte le paure andranno a farsi fottere, te lo prometto, okay?” annuì, non convinto.

Lui chiamò mio fratello, e lo andò a prendere, io mi diressi verso la casa di Marcus, a cui avevo chiamato per avvisarlo che l'avrei passato a prendere io.

 

Dieci minuti dopo, la mia vita cambiò.

Io e Marcus eravamo appena entrati nel pub in cui avevamo appuntamento con gli altri, per aspettarli, poi due squilli, ansiosi di farsi sentire.

Una chiamata e il mondo crollò.

Robeert! ROBERT! Dove sei? Cazzo, Rob. Sono Tom! Vieni, VIENI QUI! Merda!”
Quando stai aspettando che quel fatidico momento arrivi, quando sai che prima o poi succederà, sai che da quel momento niente sarà più come prima.

Il mio respirò accelerò, solo la conferma, e tutto ciò che fino a due minuti prima avevo solo temuto, si sarebbe realizzato.

To..TOM! Dove siete? Cos'è successo? Tom, mi senti? Rispondimi! Mio fratello è lì con te?!”

Il viso di Marcus preoccupato, e un pianto disperato dall'altra parte del telefono, coperto da voci in lontananza e sirene.

Abbiamo avuto un incidente, Rob. Vieni, ti prego! POI POTREBBE ESSERE TARDI! SBR.. SBRIGATI! ”

Troppo tardi? Tardi per cosa? Perché non mi spiegava tutto chiaramente?
Un incidente può succedere, no? Ma se non fosse successo niente.. tutto quella paura non ci sarebbe stata, giusto?

DOVE SIETE, TOM? DOVE DEVO VENIRE? CAAZZO!”

A..all'angolo di casa tua.”

Non ebbi il tempo di capire nulla, corsi via da quel locale, seguito da Marcus.

Salimmo sull'auto e cinque minuti dopo fummo all'angolo della strada si casa mia.

C'era tantissima gente, l'ambulanza, la macchina della polizia e tutti i miei vicini di casa, tutti attorno a un cerchio.

Mi avvicinai, e ciò che visti mi distrusse, per sempre.

Mia mamma urlava disperata, piangeva e si graffiava il viso, Tom era alzato, tremante come una foglia, tutto taceva, solo urla.

Non capì, non fin quando non mi avvicinai per scoprire che steso a terra c'era mio fratello.

Mi accasciai vicino a lui, presi la sua testa tra le braccia, lo accarezzai, e per un secondo aprì gli occhi. M'illusi che potesse farcela.

Robert, non mollare mai. Ti voglio bene.” Chiuse gli occhi, in un sonno infinito.

Mio fratello mi morì tra le braccia, e io fui un essere impotente, ero così piccolo, e la morte si era portata via ciò di più caro avevo.

NO, TAYLER, NO! NON VOGLIO MOLLARE, MA NON FARLO NEMMENO TU! NON PUOI LASCIARMI IN QUESTO FOTTUTO MONDO A COMBATTERO SOLO, OKAY?

APRI GLI OCCHI, CAZZO! APRI GLI OCCHI! TAAYLER! TI AMO, FRATELLO MIO.”

Potevo sentire ogni cosa singola cellula del mio corpo cedere, fu come morire anch'io, o assistere alla mia morte, perché io e lui eravamo un'unica persona, ci completavamo, lui era la parte migliore di me: e se n'era andata.

Mi stesi accanto a lui, abbracciandolo, baciando il suo viso per l'ultima volta, e rimproverandolo di avermi lasciato a marcire all'infermo senza il mio angelo.

Colpa mia, ecco cos'era.

Dovevo ascoltare il mio istinto, non farlo uscire, e invece adesso mi ritrovavo a piangere sul suo corpo.

Ero morto tra le mie braccia, e io non stavo facendo niente.

Non riuscivo a sentire più niente, solo dei gemiti, i miei.

Volevo essere abbastanza potente da pensare che fosse solo un brutto sogno, oppure abbracciare mia madre e consolarla, ma tutto ciò di cui fui capace fu gridare dal dolore. Rivissi tutti i nostri momenti, belli e brutti.

Le risate, i pianti, i film horror sotto le coperte e le notti passate insonni, le ramanzine che ogni padre fa ai propri figli, io le subivo da lui. Lui era il mio punto di rifermento, e per sempre lo sarebbe stato. C

hiusi gli occhi con l'immagine del suo sorriso di fronte a me. Il mio fratello maggiore.

Il vuoto si aprì davanti e dentro me.

 

-

 

Robert? Robert mi senti?” Il dottore con cui avevo parlato prima mi stava schiaffeggiando il viso e la mamma di Kristen mi guardava preoccupata, come se non avesse già abbastanza a cui pensare.

Si..si, la sento dottore” un sospiro di sollievo.

Menomale, ci hai fatto preoccupare, ragazzo”

Pe..perché?”
“I tuoi occhi si sono immobilizzati su un punto fermo, inesistente e impreciso, dilatati. Ti abbiamo chiamato un paio di volte, ma non ci hai sentito, per dieci minuti è come se non avessi vita dentro te. Sembravi caduto in uno stato di trans. Poi ti abbiamo visto piangere.. così ho pensavo.. che stessi semplicemente ricordando qualcosa di spiacevole. E' così, Robert?”

Stavo piangendo? Si, e solo adesso me ne stavo accorgendo, perché continuavo a farlo e non riuscivo a smettere.

S..si, è così.” Sarebbe inutile mentire, che spiegazione razionale avrei potuto dare?

Forse è meglio che ti vada a casa tua per riposare un po', mh? Sei stanco. Qui c'è la mamma di Kristen, qualora succeda qualcosa ti avviserà.”

Dovrei riposarmi, e me ne rendo conto, ma non posso tornare a casa.

E se al mio ritorno lei non ci fosse più? Non potrei permettermi un altra perdita. Non lei, non ora, mai.

La vita mi ha già fregato una volta, perché dovrei permetterle di farglielo fare un seconda?

No, mi dispiace, questa cosa vincerò io.

Quella ragazza deve star bene, la vedrò sorridere, e qualunque cosa abbia ne uscirà, anzi, ne usciremo insieme.

No, no. Va bene così grazie.” Non so se sia il mio tono deciso e fermo a convincerlo a non insistere, ma annuisce semplicemente.

Nel frattempo, dalla stanza di Kristen esce una dottoressa, e si avvicina a tutti noi; anche il dottore, sta aspettando una notizia. Lui sa, ma vuole la conferma.

Devo avere paura?

Signori, io sono la dottoressa Foster. Con chi posso parlare?”

La mamma di Kristen si volta verso me, io non mi permetterei mai di prendere il suo posto, ma probabilmente la mia voglia di sapere è visibile a tutti, forse i miei occhi fanno ciò che di solito fa la bocca: parlano.

Con noi due, io sono la madre, lui.. un amico caro.”

Le riservo un sorriso flebile, la ringrazierò dopo aver parlato con la dottoressa Foster.

Bene, andiamo nel mio studio. Seguitemi.” Prima di voltarsi, fa cenno di si con la testa all'altro dottore, è la conferma tanto aspettata?

Lui guarda prima verso la madre di Kristen, poi verso me.

I tratti del suo viso, gli angoli della sua bocca all'ingiù, i suoi occhi, dicono tutto ciò che le parole non riescono ad esprimere.

Ho paura, il battito del mio cuore accelera, e non posso far altro che pensare alle peggiori malattie e cose che potrebbero essere successe, nell'arco di tempo in cui il viso di Kristen non si è incatenato al mio.

La dottoressa si volta e comincia a camminare, verso quello che penso sia il suo studio.

Io e la mamma di Kristen la seguiamo, e passiamo anche davanti la stanza di Kristen.

Il cuore ci porterebbe entrambi ad entrare. Prima, però, dobbiamo sapere.

L'ansia mi sta divorando.

Lo stomaco si contorce, e non per la fame, ma per la paura. Ogni membro del mio corpo attende una risposta, che da lì a poco arriverà.

Dovrò incassare un altro colpo? Riuscirò a cavarmela anche questa volta?

Se devo continuare a camminare lungo la strada di quest'inferno lo farò, ma metterò tutte le mie forze per non farci cadere anche quella ragazza, quell'angelo.

C'è già caduta? Può darsi, vuol dire che ci rialzeremo insieme.

Quando entriamo nello studio della dottoressa, essa ci fa segno di accomodarci di fronte la sua scrivania, e così facciamo.

L'ambiente, al contrario di tutto l'ospedale, è più rassicurante e accogliente.

Le pareti sono tutte coperte da scaffali pieni zeppi di libri, tante mensole in legno, come la scrivania.
Le luci soffuse, un grosso tappeto copre parte del pavimento, al di sopra c'è un piccolo tavolino in cristallo con attorno delle poltrone, anch'esse marroni, in pelle, e dall'aspetto confortevole.

La stanza è davvero grande, e noi siamo solo in un angolo di essa, ad aspettare di sapere la sorte di una ragazza. Di quella ragazza.

Quando mi volto per aspettare ciò che la dottoressa ha da dirci, lei ci sta già fissando, aspetta solo un segnale che possa darle il via per iniziare a parlare.

La mamma di Kristen annuisce, io non riesco a far nessun cenno, aspetto solo.

Comincia a parlare:

Un qualsiasi altro dottore non si sarebbe subito pronunciato, o forse, se l'avesse fatto non l'avrebbe detto come io sto per fare, ma sinceramente, sono sicura che prima avrebbe sottoposto la ragazza ad accertamenti contro accertamenti, diagnosi e psicologi, e sapete perché? Per arrivare alla mia stessa conclusione.

Non sto dicendo che non mi accerterò meglio, ma perché farvi aspettare ancora? Perché tenervi all'oscuro di tutto e non rendervi partecipi? In fondo, si sta parlando di una persona a voi cara, avete il diritto di sare.

E poi, perché continuare a farla soffrire?
Io non penso che Kristen sarebbe felice di restare in una camera bianca, per giorni, senza sapere cosa lei abbia davvero.”

Si ferma un secondo e sospira, tutto tace, nessuno osa muovere un dito, e lei riprende, guardandoci dentro gli occhi:

Aspettare giorni e giorni, mentre vedrete quella ragazza sgretolarsi dentro non sarà d'aiuto né a voi, né a lei, né a me con cui, se mi darete l'opportunità, lavorerò per farla guarire, fosse l'ultima cosa che faccio.

Dobbiamo prendere in mano la situazione, non lasciarci prendere dal panico e dallo sconforto, per quanto difficile sia, dobbiamo dar forza a quella ragazza.

Dobbiamo farle capire che non sia sola, che noi siamo qui per leì, e .. che ce la farà.

Ora, vi starete chiedendo cosa abbia di così grave, perché si, di qualcosa di grave stiamo parlando.

Kristen è una nuova vittima dell'anoressia nervosa.” conclude chinando il viso.

Il b a r a t r o. 



Allooooora, vi è scioccato un po'?
Nel prossimo capitolo ci saranno ulteriori chiarimenti su ciò che ha Kristen, ovviamente se sarete ancora qui a leggere. (lol)
Spero di aver reso l'idea di tutto il dolore che R/K provano dentro, almeno 1/4. 
In questo capitolo, inoltre, abbiamo anche scoperto un po' del passato di Robert. Inaspettato anche questo? Mh, almeno avete capito il perchè del suo dolore. 
Il questionario fattoa Kris l'ho preso da internet e l'ho un po' modifico, questo lo dico per correttezza.
Niente, fatemi sapere cosa ne pensate. 
Grazie ancora per tutte le recensioni e i mp, siete tutti gentilissimi, continuate così. xD  
Ah, adesso non odiatemi troppo, okay? 
Va bene dai, alla prossima. Ciaaao! :) 

Anto.

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Capitolo 9
*** #8 Cruel despair. ***


Hola gente! :)
Oddio, da quanto non pubblico? Eh bene, ben due mesi! Mi sembra di doverere scusarmi con voi, ma sapete, la vità è terribilmente complicata e chi può dire quanto possiamo trovare un attimo per respirare come si deve? 
Un sacco di episodi mi hanno impedito di aggiornare e mi dispiace molto, ma oggi rieccomi per continuare a dar vita a quei due tormentati. 
Mh, questo capitolo è tutto dal POV di Kristen, perché ho bisogno che capiate appieno il dolore che lei prova. Non è facile racchiuderlo tutto in un capitolo, ma tanto per iniziale, eccolo.
E' un po' "lento" anche se aggiungerei pieno di emozioni contrastanti. Io ho piagnucolato tutto il tempo, lo ammetto. xD
Vabbbbeneeee, spero di non deludervi!  -Scusare per eventuali errori di battitura. 
Buona lettura a tutti. (:
-Anto

POV Kristen.

Avete presente quando sentite il corpo vuoto?

Quando nella vostra testa non rimbomba nient'altro se non il crudele silenzio del dolore?

Avete mai sentito la voce che viene dagli inferi? E' forse quella che sto sentendo io?

E' come se il mio corpo fosse totalmente prosciugato.

Non una lacrima, non uno spasmo che possa risvegliarmi da questo stato di agonia, non un lembo di vita a cui aggrapparmi.

Nessuna luce ad illuminarmi gli occhi.

Nessuna speranza, forza.

Non un battito accelerato che possa pompare sangue nelle mie vene.

Sono passati giorni da quando quelle parole mi hanno cambiato la vita, giorni che non parlo più, giorni che non mi muovo, giorni che non dormo.

Giorni che non vivo.

Ho sempre pensato che non ci sia scusa che possa sostenere il fatto di non voler vivere, ho sempre creduto che qualunque cosa ti possa capire vale la pena di superarla per goderci l'unica vita che abbiamo.

Ma quando ci rendiamo conto di non averla più?

Quando capiamo che questa vita non ci appartiene più?

Quando qualcuno, lassù, sta decidendo per noi cosa fare, di questa vita, cosa possiamo fare?

Forse, dobbiamo semplicemente accettare il fatto di viverla da spettatori, non più da protagonisti.

Dobbiamo sopravvivere, non più vivere.

Stiamo parlando di Anoressia, Kristen..” E' così che, circa sei giorni fa, la dottoressa Foster aveva concluso un discorso, che in realtà, una conclusione, una fine, non aveva.

Il volto contorto dal dolore di mia madre, le lacrime amare che lasciavano cicatrici che sarebbero rimaste per tutta la vita, il dolore lancinante al petto.

Gli unici dettagli che ricorderò per tutta la vita.

Poi quel volto. Quello di Robert. Vuoto. Forse quasi quanto il mio.

Non era contorto dalla pena, non piangeva, non gridava.

Subiva, ecco cosa faceva.

Cosa può dare, una come me, a lui?
Da quel giorno non l'ho più voluto vedere, non ho più voluto parlargli, non ho più voluto incatenare i miei occhi ai suoi.

Sarebbe stato tutto troppo doloroso, più di adesso.

Non voglio imprimergli ciò a cui io sono costretta.

Non voglio impedirgli di vivere la vita felice che io non potrò mai più avere.

Non voglio permettergli di amarmi, si farebbe solo del male. Gliene farei io, che non posso dargli niente, niente se non struggente sofferenza.

Io, per fermarmi ad amarlo, sono in ritardo. Non ne ho più il potere, ma lui è ancora in tempo, probabilmente.

Ho cercato di correre, a perdi fiato, a più non posso, mentre le gambe tremavano ed erano stanche, anche mentre avrei voluto accasciarmi a terra, ma l'amore è stato più veloce di me.

E' bastata quella mano tra i capelli, quel sorriso sghembo, quel suo modo di arricciare le labbra e deglutire a farmi cadere in una fossa di cui non ne conosco la profondità.

In realtà, ho paura, ne ho molta.

Qualcosa, dentro di me, mi dice che lui non se ne è andato, che non ha ceduto alle mie inermi preghiere.
L'unico organo che ancora mi tiene in vita, il cuore, mi dice che sta continuando a battere solo per chi, oltre quella porta, mi sta aspettando.

Fisso il vuoto, davanti a me.

E' perfetto, meraviglioso. Un'anestesia.

Non ti permette di vedere ciò che succede realmente oltre la febbrile bolla a cui hai dato vita.

Nessuna imperfezione, solo i riflessi delle profonde ferite che porti dentro e fuori di te.

Nessuno le nota? E' possibile?

Solo io vedo quello squarcio enorme al centro del mio petto?

Solo io vedo i riflessi di quei volti che sono quanto di più vicino ad un pugno in faccia?

Non c'è nessuno che vede come il sangue si sta facendo strada sotto i miei piedi? Oh. Meglio così, forse. Forse, in questo modo, nessuno può annegare con me. Forse, così, dono la vita a chi ancora può viverla.

Sorrido beffarda tra me e me.

La morte si avvicina a me di secondo in secondo, e io sono qui ad aspettarla in un faccia a faccia.

Non rimboccandomi le maniche, non sperando di batterla, aspettandola.

Potrò, in questi giorni, mesi, o magari anni, conoscere me stessa come non ho mai fatto? Un viaggio di introspezione, perché no?

Chiudo un secondo gli occhi, bruciano, sono sfiniti, ma non voglio che si riposino, non lo meritano.

Mi hanno fatto vedere quanto bastarda può essere la realtà, non mi hanno protetta, mi hanno distrutta.

Poi dei suoni, quelli che dovrebbero esserti familiari, ma che nel giro di sei giorni possono sembrarti un brandello di vita.

Lo sbattere di una porta.

Dei passi.

Robert. Di fronte me.

Basta Kristen, okay?! BASTA, TI PREGO!” ha le lacrime agli occhi, è in piedi davanti la poltrona su cui sono immobilizzata da giorni, gesticola, e quando riprende a parlare, quasi urla.

NON NE HAI IL DIRITTO, SAI? NON PUOI LASCIARTI MORIRE MENTRE DOVRESTI COMBATTERE CON TUTTO CIO' DI CUI SEI IN POSSESSO PER CUCIRTI ADDOSSO UN PO' DI VITA CHE MERITI!” Prende fiato, e abbassa il tono della voce.

Stai uccidendo anche me, sai? Mi stai facendo del male! Il triplo, no, il quadruplo e poi il quintuplo di quello che tu credi di potermi fare standomi accanto!” quasi ansima.

Non riesci a capire che fissare il dramma della tua vita non ti porterà in nessun posto? Non riesci a capire che aumenterai solo l'agonia? BASTA! Posso decidere io chi amare? POSSO AMARTI, CAZZO!

No, non prenderla come una domanda, prendila come l'affermazione più importante della mia vita.

Un mese, Kristen, o forse poco più, mi è bastato per capire che sei una delle poche ragioni per cui vale la pena di vivere, non negarmi questa possibilità. CONBATTIAMO INSIEME, KRISTEN. POSSIAMO FARCELA, ma prima, LASCIATI AMARE, piccola.”

Mi si avvicina, pochi e incerti passi, e poi un un dito sfiora la mia pelle.

Delle lacrime varcano la soglia dei miei occhi.

Ma non capisci, Robert? Non capisci che ti distruggerò? Non capisci che lo sto già facendo con me? Vuoi che io lo faccia anche con te?

Vuoi questo dalla vita?! Una che non saprà mai se potrà arrivare all'indomani senza correre all'ospedale o magari, perché no, morire?

Vuoi una che quando la sera si addormenta e chiude gli occhi, non saprà mai se il giorno dopo gli riaprirà? COME PRETENDI CHE IO CONBATTA QUANDO HO GIA' PERSO? DIMMELO, ROB! TI PREGO, ILLUMINAMI!” - urla, gridi, gemiti.
Tutto ciò che ho cercato di trattenere dentro me, in questi giorni, va fuori in pochi secondi.

Inonda tutto, come un fiume in piena, distrugge la diga che mi ero costruita intorno.

Riesci lontanamente ad immaginare la voragine che si è creata al centro del mio petto? DIMMI, TU LA VEDI? DIMMI CHE ALMENO TU PUOI FARLO! Riesci ad immaginare i miei organi senza più vita? RIESCI A SENTIRE IL SILENZIO RIMBOMBARE NELLA MIA TESTA? Si, E' COSI' CHE MI SENTO ADESSO, VUOTA, CAZZO!”

Boom, boom, boom. Ansimo, non ho più fiato in gola, e con quel poco che mi rimane caccio uno stridulo urlo.

No, non ce la posso fare.

No, non ce la farò.

No, non voglio essere salvata, nessuno lo può fare.

No, non amarmi, Robert. Ti prego. Questo amore pericoloso non ci porterà niente di buono. Salvati, almeno tu.

Fanculo mondo.

Si avvicina ulteriormente, per quanto gli è possibile, e prende il mio viso tra le sue mani.

Ti prego, amore mio. Attraversiamo l'inferno insieme.

Non ho il tempo di rispondere, che le sue labbra sono sulle mie, calde, morbide, meglio di quanto io le abbia già immaginate.

Corrispondo perfettamente alle mie.

Due pezzi di puzzle che si uniscono.

Due anime di angeli dannati che finalmente si trovano.

Prima non realizzo bene cosa stia succedendo, una nuova sensazione fa a pugni con il vuoto, vuole il suo posto.

Non riesco a darle un nome, o meglio, non voglio ancora. Non sarebbe un eufemismo in confronto tutto ciò in questo momento mi sta travolgendo?

Emozioni troppo forti per essere catalogate.

Poi una nuova consapevolezza, voglio rispondere a quel bacio, ne ho bisogno, lo desidero dal primo momento in cui i suoi occhi di ghiaccio si sono soffermati sul mio viso.

Le nostre labbra cominciano a muoversi all'unisono e appena le dischiudo la sua lingua entra nella mia bocca, comincia ad assaggiarne ogni centimetro, non con malizia, solo tanta dolcezza.

Io faccio lo stesso con lui. E' il miglior sapore che abbia mai assaggiato, è il suo, il mio, la nostra unione, è il nostro.

Non avevo immaginato il nostro primo vero e proprio bacio così, in una poltrona di una stanza d'ospedale, mentre il mio cuore è infranto in mille piccoli pezzi, ma non riesco ad immaginare niente di più buono, in questo momento.

Nessun bacio programmato avrebbe potuto competere con questo.

Un sapore di disperazione e paura, ma anche tanta determinazione e voglia di viversi. Voglia di farcela.

Come un pulsante da inizio ad un processo di elaborazione di una precisa cosa, il mio cuore comincia a pulsare frenetico la ninfa vitale nelle mie vene.

Le mie labbra vogliono sempre di più le sue, e per avvicinarlo a me, insinuo la mano tra i suoi capelli e lo attiro al mio viso.

Mi sembra quasi di sentirlo sorridere, forse è solo un'illusione, come tante altre, o forse è semplicemente la voglia di tirar in su un angolo della mia bocca.

La voglia di trovare un motivo per continuare a combattere questa vita che di vita non ha proprio niente.

Altre lacrime si addensano suoi i miei occhi, e ancora una volta calano come la luna fa sul cielo, durante la notte.

Robert se ne accorge e si distacca, dolcemente, da me.

Asciuga con il dorso della mano le mie lacrime, mi solleva dalla poltrona, dove prende posto lui e con un movimento rapido mi riposiziona sopra le sue snelle e lunghe gambe.

Sembro una bambina addosso a lui, che è un gigante visto al mio fianco.

Mi mette come se mi dovesse cullare, e comincia a cantare sussurrandomi della parole al mio orecchio.

 

And the pictures in her eyes.
They’re a threat for the sky.
So I’ll wait with our souls in the sun stood and our minds they sought that doorway.

How long…how long must you take?
I was set for that mistake, but you moved.
And there was nothin’ that I couldn’t take, it’s all on you darlin'”.

 

Accompagna il tutto accarezzandomi i capelli e il viso, in un movimento continuo e maledettamente confortevole.

Con queste parole chiudo gli occhi, e sfinita mi addormento contro il suo petto, cullata dai battiti scanditi del suo cuore e dalla sua voce vellutata.

____________________________________

 

Al mio risveglio, Robert è ancora accanto a me, con la sola differenza che invece di essere sulla poltrona ci troviamo sul quello che dovrebbe essere il mio lettino.

L'osservo, sta ancora dormendo, ma non ho intenzione di svegliarlo.

Ha l'aria sfinita, credo che non abbia idea di quanta distruzione dovremo affrontare.

Farò di tutto per cercar di sorride anche quando morirò dentro.

Farò di tutto per vedergli in un angolo della sua bocca piegato in su.

Farò di tutto per farlo essere ciò che io non potrò mai essere.

Magari, fingerò. Non l'amore che provo per lui, questo è certo. Forse fingerò di star almeno un po' bene, perché non c'è niente che valga di più di vedere quegli occhi di ghiaccio splendere di luce propria.

Ho come la sensazione che il nostro diventerà un amore malato.

Non dovrebbe farmi paura, questo?

Si, credo. Attendo due minuti, il tempo che essa si faccia spazio dentro la mia pancia e contrasti tutte le altre emozioni, se così si possono chiamare, ma non arriva nulla. Niente paura.

Quando lui è accanto a me, penso che potrei addirittura sorridere di fronte ciò che ho, ciò che mi aspetta, ciò che sto passando.

Vicino a lui mi avvolge uno stato di torpore che mi fa dimenticare tutto lo schifo in cui sono immersa.

E a me va bene così.

Voglio dipendere da lui.

So quanto sia sbagliato, pericoloso, doloroso.

Ma lo voglio, lo desidero, lo bramo.

Bramo di poter essere avvolta nel colore delle sue braccia, di assaporare le sue labbra ogni volta che voglio, di fare l'amore con lui ogni sera fino a rendere i nostri corpi fracidi di amore, traboccanti di felicità, tenerezza.

Voglio poter osservare i suoi occhi tutta la vita, voglio passare la mano tra i suoi capelli d'oro, voglio poter sorridere al suo pensiero, voglio poter guardarmi allo specchio e sentirmi fottutamente fortunata e rivivere i nostri momenti indimenticabili, anche quelli più intimi.

Voglio lui, con tutta me stessa, in ogni modo possibile e immaginabile.

Avete presente quando desiderate una cosa a tal punto che sareste capaci di fare una cazzata senza pensarci due volte?

Avete presente quando scalereste la montagna più alta del mondo, pur di poter osservare il cielo e osservarvi, scorgervi, i suoi occhi tra le nuvole?

Avete presente quanto ogni insignificante e minuzioso gesto vi ricorda qualcuno? Quando a quel qualcuno date il suo nome?

Quando in ogni frase vi leggete il suo nome? Quando chiudete gli occhi e vedete il suo sorriso?

Quando desiderate le sue mani sul vostro corpo?

Avete presente, quando, finalmente, avete capito il senso della vostra vita?

Il senso della mia è lui.

Senza rendermene conto comincio a singhiozzare.

Mi sento inutile e pure tanto pronta a scoppiare da un momento all'altro.

Vorrei prendere la mia vita e farne molto di più, vorrei poter donare a lui tutto ciò che possiedo.

Ma, quando non hai niente, cosa puoi offrire se non te stessa?

Sento Robert muoversi. Si mette completamente su un fianco, verso di me, e aprendo gli occhi mi sorride. Un sorriso terribilmente amorevole.

Buongiorno amore” - mi dice con la sua voce roca.

Amore, amore, amore. Da quanto qualcuno non mi chiamava così?

Impercettibilmente, un sorriso affiora sulle mie labbra, è insicuro, e non è felice, ma è speranzoso.

Forse, e dico forse, non tutto è nero come sembra.

Forse esistono anche le sfumature più chiare, quelle che vanno verso il grigio.

I singhiozzi non intendono passare, così mi carezza una guancia e mi soffia delle parole che colpiscono dritte il mio cuore.

Ce la faremo amore. Mi prenderò cura di te.”

Un altro sorriso, questa volta accompagnato dai suoi occhi lucidi.

Costi quel che costi, mh? Noi vinceremo, perché insieme siamo forti. Lo saremo. Impazziremo, litigheremo, ci odieremo e poi ci ameremo più di prima.

Urleremo e soffriremo come dei matti, perché si, niente sarà facile, ma questa consapevolezza non deve bastare a fermarci, capito?

Ci scuseremo, piangeremo, sorrideremo e rideremo. Condivideremo i momenti più belli della nostra vita insieme. Insieme, sempre, capisci?

Noi due, insieme, ce la faremo.”

Annuisco, e lo abbraccio, nessuna parola da parte mia, solo tutto il calore di cui dispongo.
 

 

Bon, capitolo finito. Spero che mi facciate sapere cosa ve ne pare e di avervi trasmetto almeno un pochette le sensazioni della nostro Kristen.
Comunque, un grazie speciale a tutti coloro che recensiscono e seguono questa storia. Grazie di cuore! <3  
A preeesto! :) -Anto

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Capitolo 10
*** #9 We will see the rainbow. ***


Buonasera a tutti. :)
Allora, eccomi con il nuovo capitolo! Su di esso non vi voglio anticipare niente, piuttosto, vi dico solo: preparatevi.
Quei due sembra proprio che non debbano avere neanche un po' di pace.
Maaaa comunque, finalmente la scuola è finita, così potrò portarmi avanti con la FF e non dovrete aspettare mesi per l'aggiornamento!
Niente, vi lascio al capitolo, che non è particolarmente lungo, ma abbastanza concentrato, penso.
Buona lettura! -Anto


POV Robert.

 

Quattro mesi dopo..

 

Sento il cuore pulsare forte, il sangue scorrere nelle vene. Vivo, potente, padrone di sé stesso. E' la prima vera volta che il mio corpo vive. Ama. Lei.

Sono passati quattro mesi da quando abbiamo saputo quello che sarebbe stato il suo destino. E' stata dimessa dall'ospedale. Lì ci va solo quando non riesce a sostenere le crisi. Non so dire di cosa. Psicologiche, fisiche, entrambe.

Ogni volta che la vedo sorridere mi si stringe il cuore, anzi no, si frantuma in miliardi di pezzi, perché cazzo, è così raro che lei lo faccia, adesso.

Ha sempre quella luce, negli occhi, che svelano la battaglia interiore che vive costantemente, anche quando vorrebbe nasconderlo.

Non so dare un nome a cosa mi stia succedendo, a cosa ci stia trasformando, cosa ci stia travolgendo.

E' amore? E' così che posso chiamarlo?

Amore è quella sensazione che non ti fa essere razionale di fronte le persona che ami?

Amore è quel sentimento che non ti fa pensare due volte se dovresti sacrificare la tua vita per la persona che è diventata il senso della tua esistenza?

Amore è quel tornato che fa di lei il baricentro del tuo mondo?

Amore è devozione, adulazione, venerazione, dedizione e reverenza?

Amore è ossessione? Malattia?

Amore è amnesia?

L'amore è tutto questo, perché lo sento, lo provo, milioni di volte più forte. Miliardi di volte di più.

In modo del tutto amplificato. Troppo grande per me, insostenibile.

E mi crea dipendenza, proprio come una droga.

Si, l'amore è tutto questo.

Perché quando lei è nei paraggi io non riesco a ragionare.

Perché se dovessi scegliere tra lei e me sceglierei mille volte lei.

Perché è diventata il baricentro del mio mondo, il nucleo della mia vita.

Perché ciò che provo per lei non è poi tanto lontano dalla devozione più completa.

Perché sono completamente e fottutamente ossessionato da lei.

Perché sono malato di lei, perché non voglio più guarire da questa malattia.

Perchè si, sono affetto da amnesia, perché con lei, non ricordo più chi sono, non ricordo del mondo circostante, del perché io sia umano e uomo allo stesso tempo, perché con i miei occhi e il mio cervello non riesco a vedere nient'altro che non sia lei.

Perché scordo che al mondo, oltre lei, ci sono miliardi di persone.

Perché in fondo so che tutte quelle persone non mi faranno mai provare ciò che sento per lei.

Ero un coglione, un emerito stronzo, e maledettamente superficiale.

Poi.. BOOM!

E' arrivate lei, una fitta al cuore, mancanza di respiro, niente più ossigeno, nessuna immagine, solo lei.

Materia, massa, spazio, universo, galassie, pianeti, stelle, mondo. Tutto fatto solamente e unicamente da lei.

Dal suo viso, dai suoi occhi, le sue mani, le sue labbra, le sue gambe, i suoi capelli, il suo profumo.. il suo fragile corpo.

E' scomparso tutto ciò che prima di bello avevo, è stato sostituito da lei, da qualcosa che un nome non ha, che non si può definire, che non si può limitare a un passivo vocabolo.

Oh no, non è amore, è molto di più.
Credo proprio che un nome non ha.

Ho paura, in realtà, perché prima d'incontrarla non credevo all'amore, perché prima di incontrarla volevo solo sesso, non desideravo l'amore.

Non l'ho ancora toccata, non in quel modo, e nonostante non mi dispiacerebbe, perché fisicamente è quanto di più vicino ci sia alla perfezione, non ne sento il bisogno convulsivo. Io sto bene anche solo osservandola.

La farò mia, quando anche lei sarà pronta.

Ho paura, il doppio, anche di abbracciarla, di baciarla con più passione.

Le sue ossa minacciano di uscirle dalla pelle, di trafiggerle la poca carne che ha sparsa in quel suo snello corpo.

Mi infuoca, lei.

Prima bevevo, ne ricavavo piacere, ed era soddisfacente sorridere beffardo mentre mi allontanavo dalla camera da letto di un'ingenua ragazza che credeva di aver conquistato Robert Pattinson. Tutte stronzate.

Ora, ora è tutto diverso.

Quando mi allontano da lei, quando non la posso sfiorare, non posso parlarle, non posso guardarla, è come se una parte di me mancasse.

La parte che mi completa: lei.

Non la sento da ieri sera, da quando le ho dato la buona notte.

Lei non si è fatta sentire, e ciò mi preoccupa, io non l'ho fatto nemmeno, e non so il motivo.

Non dubito dei suoi sentimenti per me, perché so che se non ride a crepapelle, non è perché le scoccia stare in mia compagnia, ma perché, semplicemente, non ne ha la forza. La maggior parte della volte, provo a fornirgliela io, standole vicino.

Sto correndo verso casa sua, perché nonostante io non la senta solo da poche ore, rischio d'impazzire.

Non viene a casa mia da circa dieci giorni, è troppo debole, e l'anoressia la sta distruggendo. Lentamente.

Nessun miglioramento. Si rifiuta di parlare con uno psicologo, si rifiuta di mangiare, si rifiuta di vivere.

Vuole solo me, e diamine, non che non mi faccia piacere, ma questa non è una vita.

Questo è un arrancare fino alla fine dei giorni, dei suoi.

Mi bruciano gli occhi, per colpa delle lacrime.

I medici dicono che è una fase che deve passare, che solo successivamente si accorgerà di cosa realmente deve fare e dei bisogni del suo corpo, ma poi sarà troppo tardi, perché non si potrà più tornare indietro.

Lei è consapevole, ed è questo che fa dannatamente male, ma continua a farlo.

Continua ad auto-infliggersi quel dolore estenuante che l'accompagna ogni istante della sua giornata, ma non riesce a fermarsi.

Io gliel'ho promesso.

Le ho promesso che un giorno vedrà l'arcobaleno.

Le ho promesso che un giorno sarà in grado di correre in un parco fino a sentirsi sfinita, durante una bella giornata.

Le ho premesso che faremo l'amore per la prima volta, quando lei sarà in forza, quando sarà abbastanza forte da imprigionare ogni singolo momento nel suo cuore e nella sua mente, tra i suoi ricordi migliori.

Le ho promesso che ritornerà a ridere spensieratamente.

Le ho promesso che la prossima volta che piangerà fino a non avere più aria in gola sarà di gioia, non di dolore.

Le ho promesso la vita.

Le ho promesso un futuro, insieme.

Le ho promesso che ce la faremo.

Sta iniziando a piovere, e sinceramente, poco importa.

Corro, e non so cosa mi stia spingendo a farlo, ma ne ho bisogno.
Ho bisogno di vederla e di dirle tutto ciò che in questi due mesi non sono stato capace di far uscire dalla mia bocca, guardandola negli occhi, perché ho bisogno di sentirla ancora più mia, unicamente e completamente mia, più di adesso.

La pioggia comincia a scendere e batte prima leggermente, poi sempre più prepotentemente sul mio viso.

Imbocco una stradina dove tante villette, tutte con un giardino ben curato, sono allineate come a creare un'aura di tranquillità attorno a sé stesse.

Arrivo di fronte casa di Kristen, e no, non le suono. Prendo un sassolino da terra e lo lancio contro la sua finestra. Fa un piccolo tonfo, e dopo poco vedo la sua piccola figura farsi spazio tra le tende della sua camera.

Le apre e mi osserva, perplessa.

I suoi vicini mi odieranno, ma sinceramente, poco importa.

Comincio ad urlare. Agitato, emozionato.

KRISTEN! KRIS, PUOI SENTIRMI?” Fa un piccolo cenno con la tesa. Si, mi sente.

NON CE LA FACCIO PIU', KRISTEN, NON RIESCO PIU' A SOPPORTARE DI NON SENTIRMI LIBERO DI CHIAMARTI AMORE.

HAI PRESENTE COME MI SENTO? ASPETTA. SENTI IL TUO CUORE? LO SENTI? BATTE FORTE, NO? ECCO. DISSOCIALO DAL TUO CORPO, PRENDILO TRA LE TUE MANI, E ASSOCIALO A ME. E' LA STESSA COSA, NON TI PARE?
ADESSO, ORA, IN QUESTO MOMENTO, I NOSTRI CUORI BATTONO ALL'UNISONO, SONO UN'UNICA COSA. L'UNICA COSA.”

La pioggia continua a scorrere, e in sintonia con il mio stomaco il vento comincia a soffiare.

HO VOGLIA DI DIRTI CIO' CHE PROVO MILIARDI DI VOLTE AL GIORNO, SENZA LA PAURA CHE TU POSSA SCAPPARE VIA DA ME.

TI HO PROMESSO TUTTO, E ADESSO VOGLIO DARTI ANCHE CIO' CHE RIMANE DI ME, MA TU.. TU SEI DISPOSTA A FARE LA STESSA COSA CON ME? SEI DISPOSTA A SENTIRTI LIBERA DI AMARMI? DI AMARCI?”

Le sue lacrime cominciano a scendere, se uscisse fuori, e si bagnasse per via della pioggia, riuscirei a riconoscerle lo stesso, non riuscirebbero a confondersi con le goccioline, sono così amare che sembrano avere sfumature diverse.
Non sono trasparenti, non riesco a dire di che colore siano. So solo che non sono acqua. Probabilmente, sono dolore misto ad amore.

Improvvisamente, non la vedo più, e il mio cuore perde un battito.

Ho sbagliato? Ho corso? No. Dovevo farlo, dovevo perché prima o poi sarebbe comunque arrivato questo momento, dovevo prima di farmi travolgere definitivamente dalle mie emozioni, dovevo per non permettere ad esse di divorarmi prima di non averle detto quelle cose.

La porta di casa sua si apre, e lei è lì, piccola e terribilmente bella.

In contrasto con tutto ciò che la circonda. Intorno tutto è grigio, lei è così colorata. Eppure, non lo capisce.

La vedo guardarmi in viso, sorridermi mentre piange.

Poi esce sotto la potente pioggia, insieme a me e mi raggiunge.

Non parla, e ancora una volta pagherei per sapere a cosa stia pensando in questo momento.

Mi mette le braccia attorno al collo e delicatamente appoggia il suo viso sul mio petto, restiamo così per diversi minuti, poi solleva il viso e mi fissa, ancora.

Potrei impazzire, in questo momento.

Avvicina le sue labbra alle mie, ma prima che esse si possano sfiorare mormora qualche parola, colpendomi dritto al cuore.

Sai che c'è, amore? C'è che aspettavo questo momento dal primo istante in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Ci hai messo un po', ma alla fine sei arrivato al dunque.

Ho paura, non te lo nascondo. Ho paura di farti più male di quanto me ne sto già facendo io, ho paura di farti scivolare nel buio insieme a me.

Tutto mi suggerisce di dirti no, la mia parte razionale te lo urlerebbe questo no, ma purtroppo per me, o forse più per te, in questo momento in me prevale la parte irrazionale. La parte che, se tu sei vicino a me, non riesce a ragionare. Perché ragioni non ne ha, l'unica che vede sei tu. L'unica che vedo!

Hai detto di prendere il mio cuore tra le mani, guarda, non l'ho ancora rimesso al suo posto, e forse non lo è più già dalla prima volta che ci siamo incontrarti, ma adesso è diverso.

Prendilo tu, mh? E perdonami già per quando non sarò abbastanza forte da riprendermelo per non farti troppo male.

Adesso è tuo. Io sono tua.”

Nessun'altra parola, nessun altro gesto, solo pochi sussurri, mentre ci baciamo.

Kristen Stewart, ti amo” dico tra un bacio e l'altro.

Ti amo”, ed esattamente adesso potrei dire di essere in paradiso, un paradiso un po' dannato, certo, ma pur sempre bianco in mezzo tanto nero.

Approfondiamo il bacio, prima dolce, poi più passionale, e la pioggia cessa di cadere su di noi.

Esce l'arcobaleno. Un po' di colore in un cielo tanto scuro. E' chiaro, e sappiamo che scomparirà da qui a poco. Un arcobaleno di breve vita, solo un assaggio, ma una speranza.

E' lei il mio arcobaleno.

Ci stacchiamo per guardarlo un'ultima volta prima che scompaia, consapevoli, che la prossima volta che lo vedremo non sarà tanto presto.

Poi, come se volesse anticipare i miei gesti, mi prende per mano e mi fa stendere insieme a lei sul prato inglese e non poco umido di casa sua.

Siamo così vicini che posso sentire il ritmo scandito del suo cuore e del suo respiro, leggermente più veloce di altre volte.

Sarà anche lei emozionata quanto me?

Kr..Kristen, Kristen girati verso di me, non ti ho fatto una domanda”, si gira e mi fissa, in attesa.

Emh, vuoi essere la mia ragazza?” scoppia a ridere.

Dio, cosa darei per sentire questa melodia tutto il giorno per sempre, in tutti i momenti, in tutti gli istanti.

Ehy, ma non l'hai ancora capito? Dio, Pattinson. Mille volte si. Si, voglio essere la tua ragazza. E voglio che tu sia il mio ragazzo”.

Mi ristendo vicino a lei, che ride beatamente. Sono idiota, ma dovevo sentire quelle parole chiare e limpide, in modo da imprigionarle dentro me, per non scordarle mai più. Imprimerle a fuoco, ecco cosa dovevo fare. E poi, ne è valsa la pena, se ciò mi ha permesso di sentire la sua risata.

Robert..” sta guardando il cielo, adesso.

Robert, grazie.” mi volto a fissarla.

Grazie, perché sono felice dopo tanto tempo, sento uno spiffero di gioia dentro di me.”

Per una volta, sono io a non dire niente, forse, perché ho imparato da lei, che molte volte le parole non arrivano dove i gesti possono.

Le prendo la mano e gliela stringo nella mia.

Rimaniamo immobili, paralizzati, nel nostro amore. E il tempo si ferma insieme a noi.

 

 

POV Kristen.

E' strano, sapete? Quando tutto sembra che non è poi così male, quando ti sfiora l'idea che il dolore non è poi così insopportabile se lo si condivide con qualcuno che si ama, ecco che il buio s'impadronisce di nuovo di te, di me.

E' come una maledizione, no? Quando capisci che ormai la felicità è uno stadio impossibile da raggiungere, quando ormai sei consapevole che il peggio non ha mai fine.

E' struggente, perché sai che non puoi fare niente per risalire dall'abisso in cui sei caduta.

Ti si apre un baratro davanti, sei su un precipizio, è come uno strapiombo, ti butteresti da questo dirupo, è un fottuto burrone.

E capisci che ti stai anche trasportando un angelo capitato in un inferno che non merita.

Vorrei essere abbastanza forte da lasciarlo andare, ma in fondo, quando di voi sarebbero capaci di lasciare l'unica fonte di sollievo in mezzo a un dolore così grande?

Sono egoista, o forse, semplicemente troppo fragile.

No, meglio ancora, troppo innamorata per lasciarlo andare.

Non sopporterei mai anche questa perdita, dopo mesi, un futuro dove lui non c'è non riesco a vederlo.

Le cose, durante queste settimane, sono cambiate, cresciute, evolute. Ricordo ancora quando lo odiavo, i primi giorni di scuola, solo perché non faceva altro che ignorarmi.

Io, dopo il maledetto giorno in cui ho scoperto che l'Aneressia si sarebbe impadronita di me, ho lasciato la scuola.

Sopravvivendo, non riesco a pensare come potrei andare a scuole, e vivere, come la gente normale.

Robert, stava seguendo le mie orme, ma l'ho convinto a non farlo, ricattandolo un po', forse.

Non mi vedrai più, Robert, se non finisci il liceo”, gli avevo detto con voce terribilmente ferma, che quasi avevo stupito anche me stessa, lui aveva abbassato la testa e aveva acconsentito in silenzio, pur di non rendermi infelice.

Non mi pendo di averlo convinto, è il suo ultimo anno, poi, se non vorrà continuare con l'università, sarà libero, ma lasciare ora non avrebbe avuto senso.

Gli unici che sento, ancora, sono Nicole e Conrad.

Nichi mi chiama ogni giorno, è praticamente la mia migliore amica, e non avrei potuto chiedere di più.

Conrad lo sento spesso, non tutti i giorni, certo, ma adoro ridere con lui.
Ho sognato spesso di fare un'uscita a quattro: Nichi, Conrad, Robert e me, ma per far ciò dovrei aver una vita normale.

Una vita in cui potrei mangiare a tavolo, con tutti gli altri, senza sentirmi male, o senza rifiutare il cibo.

Una vita dove il mio ragazzo non sarebbe vincolato a stare a casa con me e ad avere paura che da un momento all'altro io mi possa sentire male.

Una vita dove potrei studiare con il mio ragazzo, e non dove ho abbandonato la scuola.

Mi manca tutto questo, mi manca terribilmente, perché so che non lo potrò mai più avere.

Nel momento in cui penso a tutto questo, sento la mano di Robert sfiorarmi il viso, asciugarmi le lacrime, che solo ora mi accorgo, stanno uscendo copiose sul mio viso.

Quando sento l'urlo di mia madre provenire da lontano, mi accorgo che non sono più sdraiata sull'erba con Robert, ma siamo entrambi nella hall di un ospedale.

Mi stupisco che non sia io quella stesa su un lettino scomodo e intonato al resto dalla camera bianca e vuota.

Oh, adesso ricordo, mentre stavo vivendo il mio momento quasi felice con Robert, un urlo simile a quello che ho appena sentito aveva irrotto tutta l'aria circostante.

Era strozzato, soffocato, glaciale.

Era un lamento, contrito, angosciante.

Era la voce della disperazione.

Robert e io ci eravamo alzati di fretta, e varcata la soglia di casa, l'immagine era spasmodica e talmente violenta che avevo sentito la terra venirmi a mancare sotto i piedi, e tutto si era fatto buio, dopo aver visto mio fratello Cameron che giaceva a terra, mentre il sangue gli usciva crudele, veemente e impetuoso dal petto e dalla testa. Senza vita, proprio come me. 



Mh, mi state odiando? Spero non troppo, lool.
Okay, ve l'avevo detto che di tranquillo non ci sarà niente per un po', ma ciò non vuol dire che l'arcobaleno non lo vedranno, eh. ;)
Niente, fatemi sapere che ve ne pare, alla prossima! xoxo.
-Anto.

P.s: grazie mille a tutti per le recensioni e i complimenti! :)

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Capitolo 11
*** #10 I'm tired, life. ***


Ciao a tutti. :)
Eccomi con il nuovo capitolo. Non vi anticipo niente e stavolta non ho molto da dire. E' stato difficile scrivere questo capitolo, sul serio. 
Non odiatemi, lol.
Buona lettura. -Anto.


POV Kristen.

 

Quando vedo un dottore venirmi in contro, i passi che ci dividono sembrano i più lunghi e i più lenti della mia vita.

Il suo viso è apatico, e mi piacerebbe scorgere quel barlume di speranza che servirebbe a non farmi sprofondare del tutto.

C'è quella sensazione, però, è attaccata allo stomaco e non vuole saperne di lasciarmi andare, di farmi prendere aria, di farmi respirare come una normale persona.

Di mia madre, dopo quell'urlo, nemmeno l'ombra.

Io, in fondo, non vivo da un po'. Se non fosse per Robert, probabilmente adesso sarei già morta.

Mi tiene la mano, stando in silenzio, sa anche lui di non potersi permettere di promettermi che andrà tutto bene. Un silenzio straziato.

Quando il dottore e davanti a me e Robert al mio fianco, bastano due maledette parole a darmi la conferma di quello che fino adesso è stato solo un brutto presentimento.

Mi dispiace..”

La terra sotto di me non viene a mancare.

Non piango.

No, non urlo.

Non voglio un abbraccio.

Non voglio sentirmi dire che qualcuno si dispiace davvero per una persona che ha conosciuto nei momenti fatali della sua vita. Non è vero.

Perché dovrebbe farlo?
Prova solo un moto di solidarietà nei confronti dei famigliari, lui, adesso, si girerà e nella sua vita non sarà cambiato niente.

Nella mia, invece, io sto per finire.

La mia voglia di vivere sta per finire, o forse, è già finita.

La mia vita sta per finire.

Quanti, nella mia vita, sono davvero restati? Nessuno.

Mi hanno abbandonato senza nemmeno pensarci, tutti.

Non un saluto, non un ultimo sorriso, non un abbraccio. E forse, è proprio meglio, almeno non rimpiangerò di volermene andare anch'io senza guardare negli occhi, per l'ultima volta, la persona che più amo al mondo, adesso.

Dov'è la stanza dove c'è il suo corpo e mia madre?” chiedo al dottore.

Sento la mia voce, è diversa. E' piatta, vuota, cruda.

Il medico mi fa un cenno con la mano, indicandomi la seconda stanza di un lungo corridoio. Bianco, anch'esso. Come tutto il resto. Come me.

Mi dirigo verso il luogo dove, per l'ultima volta, manderò a quel paese mio fratello.

Anche lui, come gli altri, non ha pensato a me. Ognuno pensa a se stesso.
Oh, che narcisista, pure lui.

Dovrei diventarlo anch'io, sarebbe proprio meglio.

Quando entro, mia madre fissa il vuoto, e per un attimo mi sfiora l'idea che anche lei possa finalmente vedere quello che ogni sera vedo io: il niente.

Poi, mi rendo conto, che tutto ciò è un dolore talmente mio, che di suo non ci potrebbe essere nemmeno l'idea.

Cameron, lui è così.. morto.

E' bianco, intonato al resto della stanza, penso amaramente. E un sorriso dolorante spunta sulle mie labbra.

Mi avvicino e un fiume di parole esce dalla mia bocca: “Ti odio, sai? Ti odio! Mi hai lasciato sola, pensavo che almeno tu mi amassi. Mi sono sbagliata, ancora una volta. Come sempre del resto, no? Mi dicevi di non fidarmi di nessuno! Un altro di cui non mi sarei mai dovuta fidare sei tu! Porca troia, Cameron, mi stai distruggendo anche tu, adesso, e a proteggermi non ci sei più. Ti odio, perché non riesco ad odiarti sul serio! Merda. Ti voglio bene, fratello mio.”

Quando sono proprio davanti a lui, lo accarezzo per l'ultima volta in viso, gli sorrido. Mi volto e scappo via. Avrei voluto abbracciarlo, ma avrebbe fatto troppo male.

Vorrei andarmene sul serio, vorrei correre lontano e sentirmi libera come non lo sono mai stata, vorrei lasciare tutto e prendere in mano la mia vita, ma sarei ancora sola, e forse, non sono ancora pronta ad accettarlo del tutto.

Vado verso casa mia, per un po' corro, poi avanzo a passo sostenuto, perché l'unica cosa che voglio, adesso, è odiarmi in santa pace.

Sento in lontananza qualcuno che mi chiama, mi volto ed è Robert. Sta correndo verso di me, e no, non voglio vedere nemmeno lui.

Voglio soffrire, da sola.

Non voglio smettere di piangere per non far star male la persona accanto a me.

Voglio essere libera di sentirmi male.

Voglio permettermi di spezzarmi da sola.

Voglio crogiolarmi, voglio ricavare altro dolore dal mio.

Ricomincio a correre a più non posso, arrivo a casa mia. Apro la porta, la richiudo e salgo le scale di corsa, entro nella mia stanza e questa volta la porta la chiudo a chiave, le mani tremano, spasmi mi attraversano lungo tutto il corpo.

Vado verso la scrivania e comincio a lanciare tutto ciò che c'è lì sopra.

Il portapenne, la lampada, dei libri ammucchiati, bracciali, una t-shirt, un bicchiere di vetro e altri oggetti che non mi soffermo nemmeno ad osservare vanno a sbattere, a rompersi contro il muro, l'armadio, contro il vuoto.

E si distruggono, proprio come me.

Noto sulla scrivania che è rimasto solo il mio diario personale. Non ricordo l'ultima volta che l'ho usato, ma so per certo che non è recentemente.

Lo apro, lo sfoglio, leggo tratti di penna impressa sul bianco, ma non riesco a concentrarmi sulla parole. Nella penultima pagina c'è una scritta in corsivo, grande, graffiante.

 

 

 

Perdonami, Kristen.

Con amore, Cameron.

 

Ti voglio bene.”

 

Sento il campanello suonare, non ho bisogno di conferme, è Robert.

Non voglio far del male anche a lui, così non rispondo, so che insisterà, ma spero per lui si stanchi presto.

Ogni tanto mi permetto di osservarlo da lontano, fa tanto male, è un dolore che si aggiunge agli altri. Sta diventando tutto troppo insostenibile. Lo vedo andarsene, disperarsi, piangere. Lo sento chiamarmi, amarmi, aspettami. Vedo nel suo sguardo il riflesso del mio vuoto, la nostalgia del nostro amore, la lontananza dei nostri cuori e la persistenza dei nostri dolori.

Ma ha già sofferto tanto nella vita, cosa posso dargli io se non altro dolore? Non posso legarlo a me, per quanto male faccia, merita una vita normale.

 

 

POV Robert.

 

Due settimane dopo.

 

Passano i giorni e Kristen sta morendo.

Io sto morendo.

Noi lo stiamo facendo.

Ogni giorno è una nuova sofferenza.

Alzarmi e sapere che anche oggi lei non ci sarà è morire.

Addormentarmi sapendo che domani sarà maledettamente uguale, anzi peggio, è morire.

Non sentire la sua voce, non vedere le sue lacrime, non regalarsi quei pochi momenti di gioia, è morire.

Sopravvivere è peggio di morire.

Lei non c'è. Il resto è andato vita. Insieme Cameron lei è sparita. Dalla mia vita, dalla sua, da quella di tutti noi.

Ogni giorno provarci, sperare che qualcosa cambi e accorgersi che è solo un'illusione, è morire.

Io la chiamo, lei non risponde.

Io vado a casa sua, lei è come se non ci fosse.

Ho provato a scriverle decine di lettere, con la speranza di prendere il mio cuore e provare a farne una descrizione.

Ho provato a fare centinai di tele, con la speranza di disegnare il suo sorriso e vederlo sul serio.

Ho provato a suonare migliaia di note, con la speranza si sentirne uscire la sua voce.

Ho provato a catturare miliardi di stelle, con la speranza di prenderle tutte per lasciare a Kristen il posto per brillare senza fermarsi, dove tutto il mondo sarebbe ai suoi piedi e potrebbe amarla, com'è giusto che sia.

Niente è bastato, niente è esistito, io sono fermo.

Fermo in un tempo che non vuole passare, in un tempo che non vuole essermi amico, in un tempo che scorre lento solo per vedermi contorcere sotto di esso stesso.

Cameron è andato via, non un perché, non un come, non un quando, ma si è portato anche sua sorella.

Vorrei dirle che insieme possiamo affrontare anche questa, che in fondo, anch'io ci sono passato.

Vorrei dirle che troveremo una spiegazione a tutto questo.

Lei, però, non me ne dà la possibilità.

Adesso, guardando il cielo, non mi resta più niente da fare se non aspettarla.

Sono seduto sul prato del vialetto di casa sua. Lei sa che sono qui. Ogni tanto vedo la sua figura spiarmi, come tutti i pomeriggi.

Invece che studiare, dopo scuola, vengo qui e fisso il cielo, con la speranza che lei scenda e venga ad aprirmi.

So che anche oggi non lo farà, e sarà di nuovo come morire.

Mi giro verso la sua finestra, la tenda è chiusa.

Sono ormai le otto di sera, a pranzo non mangio più, così mi alzo per dirigermi verso casa mia e mangiare qualcosa di cui non sentirò nemmeno il sapore.

Mi strofino i pantaloni per far cadere tutta l'erbetta del prato, e comincio a camminare.

Un rumore, un passo, una parola: “Robert!”.

So cos'ha prodotto quel rumore, so di chi è quel passo, so chi ha parlato.

E' la voce che mi ha tenuto in vita per quattordici giorni, con la speranza di risentirla davvero, di nuovo.

E adesso eccola, è esile, è debole e scarna.

Mi giro, e lei è davvero di nuovo davanti a me, a pochi metri, che mi fissa.

Non piange, è ridotta davvero male, probabilmente la ricovereranno presto, ma è viva, ed è di fronte a me.

Faccio pochi passi verso di lei, ma prima che possa avvicinarmi del tutto, alza una mano e m'immobilizzo.

Stai fermo, Robert. Non avvicinarti, non provare a toccarmi...”, “non voglio”, aggiunge dopo pochi istanti.

Questo è addirittura peggio di non riuscire a vederla, a sentirla mia. Mi ferisce e non so che dirle, ma è lei a continuare impetuosa.

Non sono fatta per te, lo capisci? Ti faccio solo del male, e te lo continuerò a fare, Robert. Io.. io ti amo, capisci? E' proprio per questo che non riesco a starti lontana, ma devo. Te lo devo. Perché sinceramente, questi pochi mesi passati con te sono stati i migliori di tutta una vita, ma devono restare tali, e non voglio rischiare di dimenticarli perché sommersi da altri, terribili, non voglio distruggerli, voglio tenerli per me.” Si poggia una mano sul cuore, mentre dice tutto ciò, e mi fissa, aspettando, forse, una mia reazione, che non arriva.

Mi lascia dicendomi che mi ama. Mi ama. Ed è la cosa più bella che mi possa dire vicino alla sensazione più spasmodica e violenta che io possa provare.

Si, l'amo anch'io.
“Ti amo, Kristen.” e quando lo dico realizzo che è terribilmente vero, che è ciò che ho incominciato a fare dal primo momento in cui i nostri occhi si sono incatenati tra loro.

Vedo il suo viso atteggiarsi in una smorfia di dolore, e le lacrime, quelle che ha trattenuto fino adesso, sgorgano senza contegno e pena per questa ragazza così fragile.

Non devi” mormora così piano che credo quasi di essermelo immaginato.

Ti aiuterò, Kristen. Scopriremo cos'è successo a tuo fratello, capiremo perché Cameron ha fatto quella cazzata, m'impegnerò, ma ho bisogno che tu sia al mio fianco. Io ti ho promesso il mondo, Stewart, e le promesse io le mantengo, a dispetto di tutte le persone che troppe volte ti hanno promesso qualcosa e poi solo ferito.”
I suoi occhi sono spalancati, e in essi la guerra inferiore che sta vivendo è riflessa alla perfezione.

Non posso strapparti via dalla tua vita, non posso trascinarti giù con me.”

Non sei tu a strapparmi, Kristen. Sono io a non appartenere più ad essa.”

Non lo capisci, Robert? Non ne hai idea, vero? Io non posso stare più con te. Vattene, okay? Devi.andartene.ora.” e nel suo viso una rabbia inespressa. Quasi sibila.

Perché mi stai facendo questo, dimmelo. Kristen.” Mi volto e vado verso casa mia.

Lasciandola lì, sola, proprio come vuole lei, come desidera. Non mi giro per controllare cosa sta facendo, ma se ho imparato a conoscerla, penso si stia accasciando contro lo stipite della porta, sommersa dalla propria agonia.

 

-

 

Sono le dieci di sera, sono steso sul divano di casa mia e sono ubriaco.

Ho scolato le tre bottiglie che ho trovato nel salone: brandy, rum e vodka.

Mentre scolo le ultime gocce di rum, di dentro brucio vivo.

Mi viene da rimettere, così mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Alzo il coperchio del wc e vomito sentimenti amari che si sono impadroniti di me.

Vomito l'anima e dolore d'argento come un proiettile conficcato nel cuore.

Passo una mano tra i capelli: mi ha lasciato.

Adesso non è solo lei sola, lo sono anch'io.

E l'ha voluto lei. Non ne aveva il diritto, non mi ha lasciato scegliere, la fatto lei per me.

Ritorno in salotto e prendo le bottiglie vicino al divano, le scaravento contro la finestra, quest'ultima si rompe e le bottiglie sono già a pezzi, a terra.

Mi accascio sul pavimento, con le spalle appoggiate allo schienale del divano, le ginocchia piegate e prendo la testa tra le mani.

E' così la disperazione? E' questo il sentimento che tutti hanno paura di provare e di cui tanto parlano? E' questa l'unica conseguenza di un amore malato?
Come si combatte? C'è un antidoto a questo veleno? Si muore di esso? Ho paura.

Ha deciso lei cosa fare della mia vita, e no, non riesco a perdonarla.

Non può avermi lasciato così, senza pensare un istante, che forse, la sua lontananza sarebbe stata peggio della sua vicinanza.

Non riesco a sopportare tutto questo.

Mi alzo e prendo il telefonino da sopra il camino, lo metto in tasca, insieme alle sigarette e al portafogli, ed esco.

Cammino mentre la gente mi passa accanto, senza vedermi, senza accorgersi che sto andando a distruggermi ancora di più.

Quando arrivo a casa di Kate suono e lei mi fa salire subito.

Biascico parole senza senso, e lei mi guarda perplessa, preoccupata per me.

Non so cosa ci faccio qui, forse voglio solo scopare. Infliggerle quel dolore che non riesco a condividere con nessuno.

La prendo dai capelli, le alzo il viso e comincio a baciarla, odiandola.

La trascino verso camera sua, e la getto sul letto.

Lei sta già ansimando, troia.

Mi avvento su di lei, senza passione, solo brutalità. Le mordo il collo, i suoi capelli ancora tra le mie mani, di colpo mi alzo.

Sbottono i pantaloni, cerco nella tasca dei miei jeans il mio portafogli e dentro vi trovo ciò che cerco: un preservativo.

Dopo essermelo messo entro dentro di lei.

Geme, grida, urla il mio nome ed io non la sopporto. Voglio farle del male, deve capire il mio dolore, almeno un po'.

Spingo forte, e quando finisco esco velocemente da lei, schifandola e schifandomi.

Mi abbottono di nuovo i jeans, ed esco velocemente dalla sua camera, senza guardala in viso.

Quando si è ripresa lei mi segue in cucina, e aspetta che le dica qualcosa.

Io.. io non ti voglio, avevo solo bisogno di scoparti.” Le dico, e la cattiveria nella mia voce è palpabile.

Lei contrae il viso: “sei ubriaco, Robert.”

Non abbastanza da non capire ciò che ho fatto e non pentirmene subito. Ma mi serviva questo. Vaffanculo, Kate.” Mi giro e scappo anche da lei.

Non voglio tornare a casa mia, così comincio a vagare per la città, sperduto. Passo più volte le mai tra i capelli, mi stropiccio gli occhi e cerco di capire se ciò che sto vivendo sia solo opera della mia immaginazione, evidentemente è un brutto incubo. La disperazione di un uomo malato d'amore.

All'improvviso il telefonino squilla da dentro la mia tasca. Mi ridesta dai miei pensieri. E' Kristen.

Passo entrambe le mani tra i capelli, prima di rispondere.

Si” mormora lei, avvilita. E non ho bisogno di capire a cosa si riferisca. So già tutto.

E' la risposta alla mia proposta di aiutarla.

E' la concessione di amarla.

E' la vita che mi sta regalando.

E' ciò che desidera e vuole darmi, facendosi male, per me.

Capisco ancora una volta di amarla, e so di odiarmi come non ho mai fatto.

Il mio respiro accelera e delle lacrime scendono impetuose sul mio viso, senza avermi chiesto il permesso.

Che gran bastardo. Ho imparato a camminare, per lei, per saperle correre accanto e adesso, sono caduto di nuovo, e alzarmi sarà aspro.

Non riesco a dire niente, sono immobile. La sento sospirare e continua a parlare, sta piangendo anche lei, adesso.

Prometti una cosa, però.”

Tutto” dico, riuscendo ad emettere un lamento. Una brutta sensazione, però, mi prende alla sprovvista, inaspettata, all'improvviso.

Mi aiuterai a costo di non amarmi più. Non saremo più una coppia, non siamo niente, non più. Faremo le indagini, ti ricompenserò in qualche modo, ma non ti permetterò di amarli, farmi stare bene. Io non devo. Non lo merito...” e la sua voce sfuma, o forse sono semplicemente io a non sentire più niente intorno a me.

Il sangue mi si gela nelle vene.

I suoi sospiri diventano singhiozzi.

Sono stanco, vita. 


Piaciuto? E' un po' duro, mh. Non so, mi piacerebbe sapere che ne pensate in qualche recensione, fa sempre piacere. :)
Grazie, come sempre, a tutti quelli che leggono e seguono questa ff. 
Alla prossima. xoxo -Anto.

P.s: scusatemi per eventuali errori, l'ho ricorretto velocemente. 

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Capitolo 12
*** #11 The run of the life. ***


Ciao a tutti! 
Perdonate il ritardo ma mi son goduta le vacanze e sono ritornata solo ieri.
Vi ho comunque pensati, ed ecco qui il nuovo capitolo. Spero vi piaccia. Ci sentiamo sotto! 
Buona lettura. -Anto.


POV Robert.

 

Stai ferma, STAI FERMA! Non devi toccarmi! Faccio tutto io, puttana!” Una spinta, una dopo l'altra, sempre più intensa, forte, quasi dolorosa anche per me.

Ansima, geme, e si contrae attorno a me, ma io non sono soddisfatto.

Deve soffrire. Di più. Lei lo merita. Ancora.

Basta Robert, mi fai male!” Sta gridando, se qualcuno la sentisse penserebbe che io la stia stuprando. E forse è proprio così.

Non mi curo di ciò che pensa, nessuno lo fa con me, perché dovrei farlo io?

Ho sbagliato. Innamorarsi è sbagliato. Pensare che sia sbagliato lo è ancora di più.

Ma tutto questo a che serve? L'amore non dovrebbe regalarti un sorriso ogni volta che pensi la persona che ami?
L'amore non dovrebbe accelerare il battito del tuo cuore per la gioia, non per il dolore?

L'amore non dovrebbe farti bene? Renderti migliore? Farti preoccupare della vita di un'altra persona semplicemente per protezione e non perché quest'ultima rischia di morire ogni giorno di più?

A cosa serve tutto questo se l'unica cosa che fa bene è renderti debole?

In questi mesi ci ho provato, io.

Sono cambiato. Ho amato. Ma ho sofferto e ho troppa paura.

Paura di me.

Come posso amare l'amore se tutte queste emozioni non mi permette di provarle?
Come posso continuare a voler amare se proprio l'amore non vuole?

L'amore è difficile.

Arriva, senza avvisarti. E tu sei lì, inerme e non puoi fare niente, provi a scappare e a vincere quella gara già persa. Perché si, l'amore non ha gambe, l'amore vola, ed è sempre più veloce di te. Non ti basta nemmeno una Ferrari o una Porsche, sono lente, fin troppo, per l'amore.

Lo subisci, ti fa male, ti rende schiavo e tu non puoi combattere. O semplicemente, non vuoi, perché niente vale quanto la sensazione che provi nel momento esatto in cui capisci che l'amore ti sta cavalcando.

Robert, ROBERT! Cosa cazzo stai facendo?”
“Ti fotto, non lo vedi? Ti fotto perché voglio farlo! ADESSO ZITTA!”

Ancora più veloce, sempre di più. Affondo i denti nella sua carne, le sue urla susseguono i suoi gemiti.

Vengo la prima volta, poi la seconda e la terza. Di lei non m'interessa, mi fa schifo.

Continuo, non voglio farlo, ma devo.

Mi alzo, la faccio inginocchiare davanti il mio membro e la costringo a succhiare.

Non vuole, ma la costringo. Io non le ho dato una scelta, deve solo obbedirmi, perché voglio io.

Vengo, di nuovo, nella sua bocca.

La faccio alzare, la ristendo sul letto, e ricomincio a pompare. Devo farle male.

Preghiere farfugliate a cui non presto attenzione escono dalla sua bocca.

Sono esausto. Basta.

Mi alzo, mi rivesto e scappo. Perché è questo che mi riesce meglio no? E' ciò che fanno tutti, io ho imparato dalla gente.
Le persone se ne vanno senza dirti né come né perché. Lo fanno e tu puoi solo stare a vedere. Fuggono via senza preavviso, il giorno prima ci sono, ti fanno sentire amato, il giorno dopo sono dei perfetti sconosciuti.

E tu? Tu sei impotente, perché le persone non te lo danno quel tempo. Quello che desideri. Quello che ti servirebbe per urlare, prendere in mano la situazione e correre, questa volta per vincere quella gara. Per la rivincita, no?

Poi ti rendi conto che hai perso, di nuovo, e ti senti un fallito. Sai perché? Perché hai perso un'altra battaglia. E se perdi le battaglie non potrai mai vincere la guerra.

Ma in fondo, la vita è una guerra, no? Ogni giorno si lotta, o sbaglio?

Alzarsi la mattina è lottare.

Farlo anche quando il resto del mondo ti ha voltato le spalle è lottare.

Regalare un sorriso a chi vuoi bene anche quanto tu muori dentro è lottare.

Guardarla negli occhi è lottare.

Non morire è lottare.

Amare è lottare.

Non arrendersi è lottare.

Vivere è lottare.

Sei stanco e non ne puoi più, hai il fiatone, e di correre non ne hai più voglia. Sei caduto troppe volte, ormai le ginocchia sono sbucciate. Come puoi continuare?
Ne vale la pena? Probabilmente. Si.

Ne varrà la pena, perché quando arriverai al traguardo ci sarà la ricompensa di una vita.

Forse ci sarà lei, chi lo sa.

Sono confuso? No.

La confusione. Ah, che cosa stupida. Tutti pensiamo di essere confusi, ma in realtà è solo un'illusione. Nessuno è confuso. Si pensa di essere confusi quando si è già presa una scelta e sappiamo sia sbagliata. Allora è qui che ci fermiamo e diamo la colpa alla nostra coscienza, alla nostra mente, di essere confusa. Ma la decisione rimane, e l'abbiamo presa noi, perché non saremo mai abbastanza razionali da rinunciare all'irrazionalità.

Il mondo è irrazionale. Le persone lo sono. L'amore lo è. Io voglio esserlo, lo sono.

 

 

Sono qui, ancora una volta, a pensare a ciò che ho fatto.

Coglione, coglione, coglione.

Vai dalla tua ex e te la scopi. Come un animale.

Merda, merda, merda.

E non fai niente per rimediare.

Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo.

L'unica cosa che sai fare è startene qui, a bere, fumare, piangerti addosso e soffrire.

Perdente.

 

 

 

 

POV Kristen.

 

Certe abitudini sono dure a morire. Non dicono tutti così, forse?

Io penso che sia vero. Per esempio, come si può smettere di fare dei trucchetti di prestigio quando piace la magia?
O meglio ancora, come si può smettere di piangere quando il cuore fa male?

Penso sia una mia abitudine, ormai.

Mi vien quasi da ridere, a questo pensiero. Da quando non lo faccio?

Certe promesse sono dure da mantenere. Le persone sono così brave a promettere. 'Ehy, ti prometto che saremo amiche per sempre, okay?'

'Amore, ti prometto che ti amerò tutta la vita e oltre, va bene?'

Fanculo, mh? Le promesse mica si chiedono! 'okay?' 'va bene?', NO. Non è okay. NO. Non va bene. Se una cosa viene dal cuore si fa e basta. Non si chiede.

'Si, grazie'.

Mi correggo, quindi, le persone sono così brave a promettere, ma ancora più brave a non mantenere le promesse.

Certe decisioni sono dure da prendere e poi rispettare.

Io le mie decisioni le ho prese. E alcune hanno fatto male. Una più di tutti.

Lasciarlo andare via da me.

Ho deciso e me ne sono pentita. Ho pensato e ripensato di andarlo a trovare.

Ho accettato la sua proposta, ma lui non si è più fatto sentire.

Ho pensato di correre, di guardarlo negli occhi, abbracciarlo e poi fare l'amore con lui per la prima volta.

Perché non ci sarebbe cosa più bella di far l'amore con lui.

Lo desidero da sempre.

Ma l'amore lo fanno due persone che stanno insieme, che sia mano in modo sano, che non si distruggono a vicenda.

No, io non posso farlo.

Che fottuto bellissimo maleducato. Lo chiamavo così, no? Non sapevo il suo nome, ma vedevo i suoi occhi, il suo cuore.

Ed era maleducato.

E io, io penso che l'abbia amato già dal primo momento. Sorrido.

Oh, c'è una macchiolina nuova. Chissà come si è aggregata a tutte le altre che vivono nel mio tetto.

Comincio a ridere. Prima piano, poi sempre più forte. E' bello!

Che sensazione. Me l'aspettavo più spensierata, ma va bene comunque.

Mi alzo dal letto, non lo faccio da tempo, esattamente da quando lui non viene più sotto casa mia.

Vado alla finestra, la apro. Urlo.

BASTARDO! BASTAAARDO! MI HAI LASCIATA ANCHE TU! TI SEI GIA' ARRESO? FOTTITI!”

Le mie mani corrono sul mio viso, vorrebbero quasi graffiarlo, ma sono così inutili. Proprio come me.

Inizio a piangere. Ad ogni lacrima mi sento indebolire. Ogni lacrima è sempre più forte di me, sempre più distruttiva. Mi fa uscire pazza. O forse già lo sono.

Si spalanca la porta, è mia madre con la boccetta che contiene le goccine che da qui a poco mi darà. Sono dei calmanti. Ormai nei ho bisogno.

A volte il vuoto è talmente immenso, senza confini, che quando provo a riempirlo finisco sempre per estenderlo, e allora arriva mia madre, che con un cucchiaino pieno di roba per pazzi pensa di colmarlo. Ingenua.

Non ha capito che io non sono pazza.

Non ha capito che io ho solo bisogno di Robert.

In realtà ho sempre avuto bisogno di lui, ne ho ancora, e ne avrò pure domani.

Ma non faccio niente, ed è qui che sbaglio, e lo so pure.

L'unica cosa che mi riesce bene, allora, e farmi credere pazza, così non mi chiede perché piango. Chi è pazzo non ha bisogno di un motivo. Chi è pazzo è pazzo e basta. Perché ha visto il mondo per com'è e non l'ha capito, o meglio, l'ha capito troppo. Un pazzo, pazzo non è. Siamo noi pazzi a credere che lui lo sia.

Lui si finge così, è più semplice, perché come spiegherebbe ai veri pazzi com'è il mondo di notte, eh?

E lui ride di noi, perché ci vede così vulnerabili, anche quando ci crediamo padroni del mondo e crediamo di prenderlo per il culo.

In questo mondo i pazzi sono gli unici normali.

 

-

Mi sveglio di soprassalto. E' notte. Sono le 02.00.

Sono tutta sudata, gli incubi non mi abbandonano mai. Mi vengono a trovare ogni notte, quindi, sono quasi come degli amici, no? No.

Non indosso il pigiama, ormai non mi curo più di cambiarmi quando devo, ma solo quando voglio.

Mi alzo, vado in bagno e mi guardo allo specchio. Gli sputo contro.

Fai schifo, Kristen”. Sono io stessa a dirlo, perché lo penso.

'Sei brava a distruggerti, ma non fai niente per rimetterti.. le cose non piovono dal cielo, le occasioni non sono coincidenze, quelle le devi creare tu.' La mia vocina.

E' ritornata, rieccola la bastarda.

Quando non volevo sentirla c'era, sempre pronta a dirmi cosa non facevo mai e che invece dovevo e dove sbagliavo. Ed io la odiavo.

Poi è scomparsa. E' scomparsa proprio quando avevo bisogno di sentire nello stomaco un'emozione, pure l'odio, se proprio dovevo. Ma mi sarebbe bastato.

Avrei semplicemente voluto qualcuno vicino, anche per litigare, ma sempre qualcuno era.

'Tu avevi chi ti stava sempre vicino e l'hai mandato via.' Già.

Ma cosa si fa quando ami una persona così tanto da non voler nemmeno rischiare di farle del male?
Come puoi permettere che la persona che ami da morire cada nel baratro insieme a te?

Devi avere la forza, no? Devi trovarla prima o poi, e capire che l'amore non è egoista, e che di conseguenza non puoi esserlo nemmeno tu, anche quando vorresti.

'Ma la scelta non è solo tua...' Questo è vero. Dovrei forse permettere di sceglierei pure a lui? 'Si'

Si. Si. SI!

Quando? 'Adesso'.

Si, adesso. E' adesso il momento. Non posso più aspettare, non devo.

Il tempo vola, non è mio amico, e io devo sfidarlo, combatterlo e vincerlo.

Io devo farlo, adesso.

Corri da lui. Corri da lui. Corri da lui, Kristen.

E no, non è la mia vocina a suggerirmelo, ma il mio cuore, e per una volta voglio ascoltarlo. Seguirlo.

Si dicono tante cose, e ho sentito dire che quando si tocca il fondo poi si può solo risalire. 'Che dici, Kristen, vuoi provare la salita anziché la discesa?'

Probabilmente farà male, anche troppo, ma non potrò rimpiangere di non averci provato.

Possibilmente mi ferirà, ma sto già soffrendo, il dolore non mi spaventa più.

Io sono qui.

Puoi prendermi se vuoi, dolore!

Io ti sfido, da adesso in poi.

Perché la vita è preziosa e sprecarla è un peccato.

Io vincerò, sappilo.

 

-

 

Sto correndo, lo faccio con tutta la forza che ho in corpo.

Ho bisogno di lui. Adesso, come sempre, domani e per sempre.

Il vento mi scompiglia i capelli, è un déjà-vu, e come una volta, come i miei capelli anche i miei pensieri sono scompigliati.

Ma non importa, niente importa ormai. La decisione è presa, la strada è tracciata, lui mi sta aspettando e io devo solo percorrere quel sentiero che aspetta di essere percorso da una vita intera, ormai.

Prendo svariate stradine e sembra che io non arrivi mai, ma le mie gambe, questa volta, sono dalla mia parte.

Sto facendo una cazzata, lo so.

Aggiungerò un'altra cicatrice alla mia collezione.

Ma cosa mi resta? Cosa mi resta se non provare ancora?

Ho sentito dire, anche, che se un sogno è pieno di ostacoli dev'essere quello giusto.

Io questo non lo so, ma voglio star qui a vedere e far qualcosa.

Forse dovrei tornare indietro, chiudere la porta a chiave e lasciarmi andare, ma è questa la fine che merita la mia vita?
Non devo forse decidere io, almeno per una volta, cosa cazzo fare?

Busso, busso sempre più forte, fin quando non sento dei rumori all'interno della casa.

Passano secondi, e qualche minuto, sento cose sbattere, cadere, ma alla fine la porta si apre.

Ed è eccolo.

E' lui. E' sempre stato lui. E' sempre stato suo, il mio cuore.

Io lo amo, e non posso nasconderlo, non posso domare un'emozione che domata non può essere.

E' sempre stato mio, lui.

Dentro i suoi occhi c'è tutto quello che ho sempre cercato. La vita.

Lui è la mia vita. La mia salvezza. La mia ancora.

Lui è il motivo per cui non l'ho fatta finita, perché niente vale anche il semplice immaginare questi occhi.

Questi occhi che mi hanno cambiato la vita, che vogliono salvarmi. Così buoni e pieni d'amore.

Quando cerchi di uccidere le farfalle che senti nello stomaco, sembra che esse si riproducano, invece.

Ed ogni emozione è più grande, amplificata, moltiplicata all'infinito.

Non saprai mai com'è l'amore fin quando non lo provi.

Il mio lo è. E' amore allo stato puro. Così vero che fa ancora più male, ma molto più bene.
Sento questa cosa, a cui non so dare un nome, crescere dentro di me.

Mi sta sfinendo, ma è bella da morire.

Non ho bisogno di salire in cima a un grattacielo per vedere l'orizzonte.
E' davanti a me.

E' così pieno di colori, sfumature, gioia e amore.

E' impossibile da crederci, ma è così vero.

E' mio tutto questo! Si! E' tutto mio!

Io l'ho sempre avuto, è sempre stato mio, solo.. solo non l'ho mai accettato.

Ma sarebbe come non accettare di essere vivi perché la vita è troppo preziosa e non si è mai in grado di viverla a pieno.

Come potrei mai non accettare la mia, di vita?

Kr..Kristen.” E' sconvolto, e un mare di emozioni gli stanno attraversando il viso dal momento in cui ha aperto la porta.

Confusione, rabbia, delusione, rammarico, sorpresa, gioia, quasi felicità e amore. Tanto solo e semplice amore che sovrasta e distrugge tutto il resto. Proprio come sta facendo con noi.

Cosa.. cosa f..” lo fermo io. Gli poggio un dito sulle labbra, e gli faccio segno di star zitto. Devo zittirsi, devo parlare, una volta per tutte. Faccio 'no' con la testa.
“Zitto Robert, devo dirti una cosa.” Sta aspettando, così levo il dito e automaticamente mi prende la mano, come ad aver paura che scappi via, ancora una volta.

Io ti amo. Io ti amo e credo di averlo fatto dalla prima volta in cui ti ho dato del fottuto maleducato. Perché lo eri, lo sei. E non so nemmeno perché.
Ma nella mia testa lo sei sempre stato, e forse è questo che odio, il fatto che in realtà tu non lo sia nemmeno un po'!

Io odio questo, odio sentirmi importante per qualcuno. Perché è così che mi fai sentire! Non lo sono mai stata.. ed esserlo di botto è strano! E' difficile, capisci?

Odio sentire quelle cazzo di farfalle nello stomaco, perché mi sono sempre ripromessa di sterminarle prima che arrivassero, ed invece eccole! Mi stanno mangiando da dentro. Ma lo stanno facendo in un modo terribilmente delizioso, di cui non riesco a farne a meno!

Io non riesco a fare a meno di questi occhi, di queste labbra. Io non riesco a fare a meno del tuo sorriso, delle tue urla di disperazione e del tuo modo di rendere la peggior giornata della mia vita la migliore. Io non riesco a fare a meno del tuo disperato modo di far il buffone per sentire la mia risata.

Non posso fare a meno di tutto questo, perché sarebbe come rinunciare alla mia vita, e come si può rinunciare alla vita senza morire? E io non voglio farlo, voglio vivere, solo per te! Per noi due! Per essere in grado di restituirti secondo dopo secondo tutto l'amore che mi hai sempre dato, ancora prima che tu arrivassi, inconsapevolmente!
Il fatto è, amore mio, che il sole sorge e tramonta con te e io voglio che continui ad essere così.” Piango. Piango per amore, dolore, per lui.

Piango per liberazione, perché è così che mi sento. Sono libera da tutte le catene che mi tenevano legata ad una gabbia che mi ero creata da sola.

Ti amo, Robert.” Sempre per sentito dire... dicono che chi tace acconsente, ma non hanno mai puntualizzato che esistono silenzi riempiti da diverse emozioni.

E quest'ansia è distruttiva.

Dimmi qualcosa, ti prego”.
Apre bocca e poi la richiude un paio di volte, sembra davvero esausto, non è curato come al solito, anzi, l'opposto. Sembra sotto shock e dopo un po' inizia a piangere insieme a me.

Poi, finalmente, dice qualcosa.

Come può un cuore non esplodere dopo tutti questi colpi? Tutti questi sbalzi? Tutti questi salti?

Lo sento pompare così forte che ho paura che esca dal mio petto da un momento all'altro, ma in fondo, il mio cuore non è più nel mio petto da tempo.

E' tra le tue mani. A me le parole non bastano più, Kristen, non mi bastano per spiegarti quello che sta succedendo dentro di me, in questo momento.”

Piange sempre più forte, i singhiozzi lo percuotono, e non riesco a reprimere l'impulso di abbracciarlo.

Si scosta da me, e fa tanto male. Tutte le paure che ho cercato di domare fino adesso prendono forma, e non so più come sopporterò anche questo colpo, ora. Forse non lo sopporterò e basta.

Ma ti devo dire una cosa, Kristen, adesso. Perché non sono io che ti devo perdonare, ma tu.

Ti ho tradito, ho scopato con un'altra, Kristen!” Urla le ultime parole piangendo. E' un groviglio di nervi e tensione.

Ho toccato una donna che non fossi tu, è per questo, è per questo che non sono più venuto. Mi sentivo e mi sento una merda, mi sento così schifosamente una brutta persona, perché ho fatto del male all'unica persona che amo davvero al mondo. Perché ho infranto la promessa di non farti mai del male, e l'ho fatto. IO TI HO FATTO DEL MALE. Mi ami? Mi ami ancora, Kristen? Io si, sempre di più, con tutto me stesso, non vedi cosa sta traboccando dal mio corpo? E' amore, si, Kristen.

Sai perché l'ho fatto, eh? Perché volevo far del male, amore. Volevo far provare a qualcuno il dolore che stavo provando io, era troppo forte per non condividerlo con qualcuno! Dovevo far capire che quel che stavo provando era troppo per un umano come me!

Allora.. allora sono andato da Kate, l'ho scopata, le ho fatto male ed ero felice, e poi sono scappato. E tu, tu mi hai chiamato, Kristen! Mi hai detto quel si che desideravo con tutto me stesso, e ho capito che l'unica a cui stavo facendo davvero del male eri tu, non Kate. Mi dispiace, amore mio, io ti amo.”

Lo spingo verso l'interno di casa sua, contro il muro del corridoio, e lo bacio.

Lo bacio come non ho mai fatto in vita mia. E' un bacio dove c'è anima e cuore, dove ci sono io con tutta me stessa e Robert con tutto ciò che ha.

E' passione, ancora una volta amore, riconciliazione. Le lacrime bagnano i nostri visi, ma non ci fermano, rendono umidi quei segni indelebili d'amore.

Pian piano Robert spinge me verso il muro, e tutto si fa più intenso.

Prende in mano la situazione, e i baci sono sussurrati, docili e forti allo stesso tempo.

Mi prende in braccio e gli avvolgo le gambe alla vita, mentre continuo a baciarlo lui cammina e arrivato nelle sua camera mi adagia sul letto.

Non c'è fretta, non è carnale, non c'è nient'altro che amore. Il nostro.

Ci siamo solo io e lui. Ci siamo solo noi.

E' sopra di me, e mi bacia, bacia ogni centimetro del mio collo. Sono baci sempre più dolci, bruciano a contatto con la mia pelle, e mi regalano una sensazione mai provata prima.

Mi sfila la maglietta e scende sul mio seno, io intreccio una mano tra i suoi capelli, e con l'altra sbottono la sua camicia. Mi aiuta a levarla, e continua con i baci, io comincio ad accarezzargli la schiena.

Non importa, amore, non importa” sussurro, e lui sa a cosa mi riferisco.

Ed è la verità. Non m'importa più di niente, il passato deve rimanere tale.

Ho solo bisogno di vivermi quest'uomo che è tutta la mia vita, adesso.

Sento il suo sorriso contro la mia pelle.

Ti amo” e mentre lo dice le nostre labbra si sfiorano ancora, si regalano carezze mai provate prima.

Scende con la mano verso la mia coscia, e l'accarezza. I respiri aumentano sempre di più.

Una mia mano va alla cerniera dei suoi jeans, comincio ad abbassarli e lui si allunga verso il comodino, apre il cassettino e afferra un preservativo.

Glielo tolgo dalle mani, e continuo ad abbassargli i pantaloni, mentre lui continua a baciarmi, scende ritmicamente sul mio collo, sul mio seno e poi sul mio ventre. Sbottona i miei pantaloni, e li fa scivolare lungo le mie gambe. Le sue mani non lasciano mai il suo corpo e io non riesco a non accarezzarlo.

Anche le mie mutandine volano via e finiscono sul pavimento, e i suoi boxer fanno la stessa fine, srotolo il preservativo e con il suo aiuto glielo infilo.

I respiri sempre più affannati.

I baci sempre più spinti e pieni di noi. Spingo con le mani tra i suoi capelli la sua bocca verso di me, e pian piano si fa spazio tra le mie gambe.

Delicatamente entra dentro di me, e per la prima volta, in vita mia, mi sento completa, piena, felice.

Posso toccare con le mani tutto ciò che d'invisibile c'è attorno a noi.

Comincia a muoversi sopra di me, con delicatezza, e io non posso evitare di piangere.

No, questo volta non è dolore, non è sofferenza, non è quel baratro che insiste sempre col trascinarmi verso il buio, il vuoto, sempre più sotto.

E' felicità, perché è come se tutto fosse scomparso, non c'è più niente. Esistiamo solo noi. Siamo sempre esistiti solo noi due e continueremo a farlo.

Forse non è nemmeno amore, è molto di più. Non lo so, non voglio pensarci.

I suoi momenti sono sempre più dolci, come se avesse paura di spezzarmi, non riesce a capire che è l'unico che mi tiene intera, in vita, è proprio lui.

Lo capirà, mi prometto.

Una spinta dopo l'altra, è sempre più dentro me, lo sento in fondo all'anima.

Soffoco i gemiti sulle sue labbra, lo accarezzo e vedo nei suoi occhi il mondo in un istante.

Questo che ho davanti è il viso contorto dall'amore, dal piacere dell'uomo che amo.

Non c'è fretta, ma il bisogno è troppo, il ritmo aumenta ma rimane pur sempre adulatorio.

Veniamo insieme.

Insieme, è proprio così che affronteremo la vita.

Si accorge delle mie lacrime e le asciuga con le labbra.

Non piangere, amore mio.”

Sto piangendo di felicità, è così bella, amore.”

I nostri corpi sudati si fondono, i nostri gemiti, le nostre mani, i nostri respiri, diventano un tutt'uno.

Rimane solo il nostro amore. 


Voilà! Che ve ne pare? 
In questo capitolo c'è tanto ammmmore, no? E' un po' l'argomento centrale, quindi, direi di si. 
Ammetto che per la scena d'intimità tra Robert e Kristen avrei aspettato un po', ma è uscita così, tutta in un colpo, e ho pensato che vi avrebbe fatto piacere, quindi ho evitato di spostarla a un altro capitolo.
La Kristen che avete visto è un po' impazzita, si. Non è stata solo una vostra impressione. Infatti passa da un pensiero all'altro senza farci caso. 
Pensieri sconnessi, insomma.
Robert.. beh, Robert ha fatto il suo sbaglio, ma credo che il dolore ci porti sempre a fare cose che non vorremmo mai fare davvero. Vorrei puntualizzare che nel primo POV quello di Robert è un flashback con i suoi pensieri annessi. Ho voluto riprendere quella scena per rivisitarla in modo più crudo, visto che ci tenevo a darvi un'idea del rammarico di Robert. Altra precisazione, so che magari la scena d'amore tra Robert e Kristen ve la sareste aspettata più esauriente, ma volevo scriverla in modo più dolce possibile, e poi non sarà l'unica in tutta la ff, quindi, don't panic, guys.
In fine, niente, spero abbiate gradito il tutto.
Una recensione per sapere se la storia sta continuando a piacervi non sarebbe male, eh! Ultimamenti siete più assenti. ç_ç
Anyway, alla prossima.
xoxo

Anto.

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