A Present For You

di Akemi_Kaires
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chosenshipping - You Know Me ***
Capitolo 2: *** Dragonshipping - I Can Always Make You Smile ***
Capitolo 3: *** Chosenshipping - Dancing Together ***
Capitolo 4: *** Chessshipping - Prince and Princess ***
Capitolo 5: *** Destinyshipping - Without Words ***



Capitolo 1
*** Chosenshipping - You Know Me ***


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You Know Me

You Know Me

Silver considerava da sempre il suo compleanno una fregatura colossale. Si era ormai abituato a festeggiarlo assieme alla Vigilia di Natale, eppure faticava ancora ad accettare quegli orribili regali a tema natalizio che i suoi amici si ostinavano a fargli.

Erano fatti con le migliori intenzioni, questo il ragazzo lo doveva riconoscere, però il risultato ottenuto appariva ai suoi occhi come inevitabilmente pessimo. Non esitava mai a mostrare il suo enorme disapputo, per mezzo di un falso sorriso o di un seccato "Grazie", ma nonostante ciò la situazione era restata orribilmente invariata.

Se fosse rimasto mortificato dinnanzi a quei doni fatti con affetto - opzione sulla quale aveva indugiato innumerevoli volte -, avrebbe sicuramente peggiorato le cose: non solo si sarebbe dovuto tenere i frutti del dannato "Completale", ma avrebbe anche irritato i suoi compagni. E tutto sarebbe andato irrimediabilmente a catafascio.

Il ragazzo fece un lungo sospiro, sistemandosi un'ultima volta i folti capelli rosso vermiglio. Doveva restare calmo e fare affidamento a tutto il suo autocontrollo - cosa oltremodo difficile da fare -, se desiderava che quegli istanti di agonia trascorressero il più velocemente possibile.

"Forse non sarà così terribile..." cercò di autoconvincersi senza alcun successo, sbuffando con rabbia. "Magari se ne andranno presto e mi faranno dei regali che non sono ripugnanti".

Si accinse a fare ingresso nella sala da pranzo, ove quei pazzi di Gold e Crystal lo attendevano per festeggiare la consueta festa.

- Ma a chi voglio darla a bere... - mugugnò, non appena alle sue orecchie giunse una terribile musichetta natalizia.

 

Solo il cielo sapeva cosa tratteneva Silver dall'assestare un bel gancio destro in faccia a quell'idiota di Gold. Che cosa gli era saltato in mente, a quell'emerito imbecille, quando aveva pensato che il festeggiato potesse gradire come regalo di compleanno una sciarpa con i pupazzi di neve?!

Il moro doveva aver assunto qualche erba allucinogena, e il rosso temeva che vi fosse lo zampino di qualche mossa del Meganium di Crystal.

- Ti piace? - domandò l'esuberante Allenatore, sfoderando un sorriso a trentadue denti, mentre indicava il capo di lana. - Quando l'ho visto, sembrava avesse scritto sopra "Regalo di compleanno per Silver" e non ho potuto fare a meno di comprartelo.

- E'... - mugugnò il giovane, impacciato, trattenendosi a stento dall'insultare l'amico. "Orribile" pensò successivamente, ma si costrinse a sibiliare tra i denti un disgustato: - ...unico.

- E' stato Gold a proporre il tema degli omini di neve! - esclamò entusiasta Crys . - Pensava che fosse una cosa diversa dal normale, invece dei soliti vestiti o cose simili che ricevono tutti.

- Eh sì, quelli sono così ordinari come regali di compleanno che chi potrebbe mai volerli? - commentò sarcasticamente il festeggiato, badando bene a mettere in mostra il suo estremo disappunto a riguardo. E pensare che l'anno precedente, quando il tema era Babbo Natale, aveva pensato che non poteva esserci nulla peggiore di quei doni.

Ma questa volta, Gold gliel'avrebbe pagata cara: la sua pazzia aveva superato ogni limite.

 

Dopo due ore ininterrotte di festeggiamenti, Silver era talmente assuefatto dai pupazzi di neve che, se ne avesse visto solamente un altro, avrebbe sbriciolato la prima cosa che gli sarebbe capitata sotto mano.

Sul tavolo, però, giaceva ancora un pacchetto: era intatto, avvolto in una fine carta blu, e pareva implorare il giovane di scartarlo.

Crystal lo porse delicatamente al festeggiato, studiando la confezione con attenzione come nel tentativo di capire chi potesse averlo inviato. - Scommetto che è un regalo per te - esclamò, curiosa di sapere cosa vi potesse essere all'interno. - Dai, aprilo!

- Maledizione, ancora.... - commentò l'altro, a dir poco seccato e spossato. Ma, quando i suoi amici gli lanciarono occhiate confuse e dubbiose, s'impegnò a aprirlo cercando di combattere il senso di disgusto.

Non appena fece ciò, scoprì una scatola rossa e liscia decorata con fiocchetti e ghirigori color cristallo. Preso inspiegabilmente dalla voglia di rivelarne il contenuto, sollevò il coperchio e restò senza fiato: su un letto di ovatta bianca, vi era posata la più bella targhetta d'argento - con inciso il suo nome a caratteri fini ed eleganti - che avesse mai visto in tutta la sua vita.

"E' assolutamente perfetto" pensò immediatamente, allacciandosela al collo con enorme soddisfazione. Finalmente, il primo regalo di Completale che non fosse simbolo del Natale!

- Chi può avertelo mandato? - domandò Gold, alquanto stupito dallo strano sorriso beato e felice formatosi sul volto di Silver.

Il rosso scorse un piccolo biglietto color panna, ancora impigliato tra il fiocco che precedentemente sigillava il pacco regalo. Delicatamente, lo sfilò dalla busta che lo conteneva e prese a leggere avidamente quella calligrafia famigliare.

BUON COMPLEANNO, SILVER!

So quanto detesti quei regali di Completale del cavolo che cercano di unire il tuo compleanno alla Vigilia di Natale, perciò ti mando una cosa che sicuramente ti piacerà. E tranquillo, non ha nulla a che fare con pupazzetti, Babbo Natale, alberelli o renne varie.

Avrei tanto voluto venire alla tua festa, però Yellow mi ha trattenuta a forza... sai, per darle un aiuto con un "certo" Red. La prossima volta ci sarò sicuramente!

Poi devi raccontarmi di cosa ha pensato questa volta il caro Gold. Sono ansiosa di sapere quali regali ti ha fatto!

Silver chiuse gli occhi, cominciando a rigirarsi tra le dita la catenella che aveva al collo.

Il più bel regalo di compleanno era la consapevolezza che Blue non l'avrebbe mai dimenticato, né l'avrebbe mai deluso. Sapere che poteva affidarsi ad ella in ogni situazione, e che lei lo conosceva quasi come se fossero parenti, rendeva quel "Completale" quasi meraviglioso e magico.




Non ho molto da dire, sinceramente. Mi ritengo un po' soddisfatta di questa piccola shot, poiché è la mia prima pubblicazione ad accenni Chosen.
E' molto corta, ma questo, come ben sapete, fa parte di questa piccola raccolta di accenni ai regali di Natale alla mia carissima Famiglia. E questo (mi auguro che le piaccia) è per la cara Cheche. Amo tanto la mia Amante!
Spero sia stata di vostro gradimento. A domani, con la prossima shot!

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Capitolo 2
*** Dragonshipping - I Can Always Make You Smile ***


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I Can Always Make You Smile

I Can Always Make You Smile

 

Per Sandra, il Natale era sinonimo di confusione, noia e rottura di scatole.

Anche quell'anno, era stata costretta - sebbene non lo desiderasse affatto - a partecipare alla consueta festa che tutto il paese di Ebanopoli organizzava con dedizione e passione per il magico ventiquattro Dicembre. Inutile dire quanto fosse contraria alla sola idea di trascorrere una serata immersa nel caos e nell'assordante rumore che minacciava di infierire sulla sua salute mentale.

Odiava essere obbligata a sentire quegli odiosi cori natalizi - stonati, per giunta - e non poter passare quella notte in santa pace, specie dopo una giornata di spossante vigilanza ai preparativi del cenone. Era ben conscia che, essendo Capopalestra, tutto ciò rientrava negli obblighi del suo ruolo; tuttavia, non poteva affatto concepire la sola idea di dover sopravvivere ancora una volta a quell'agonia.

Pareva non esserci alcuna via d'uscita in grado di salvarla da quella dannata condanna. Avrebbe fatto reclamo al caro nonno, il Maestro, spiegandogli in modo gentile e garbato i motivi per i quali l'anno successivo si sarebbe rifiutata categoricamente di prendere parte a quella maledetta ricorrenza. E se lui non avesse ascoltato ragioni... allora avrebbe chiesto asilo politico alle regioni estere fino alla conclusione del periodo festivo.

Incrociò le braccia al petto, sbuffando sonoramente, non appena notò un gruppo di bambini che giocavano a scalare l'albero di Natale per afferrare la stella che gravava sulla cima. Se l'avessero fatto cadere, vanificando tutti gli sforzi che la gente aveva fatto per addobbarlo, li avrebbe sbriciolati. Non aveva alcuna voglia di dover assistere al dispiacere dei festeggianti, e non desiderava affatto ricevere una nota di biasimo dal consiglio dei Saggi per mancata sorveglianza.

- Allora? - esclamò con una punta di acidità nel tono di voce, non appena si presentò dinnanzi agli occhi della banda di ragazzini. - Che cosa stiamo facendo, qui? Sapete che è pericoloso?!

- Ehi, Sandra, ci puoi aiutare? - rispose uno di questi, sfoderando un sorrisetto entusiasta, come se avesse ignorato il rimprovero della Domadraghi. - Ci fai vedere come prendere la stella che c'è lassù? Ti prego!

La giovane si mise una mano sulla faccia, sospirando esasperata mentre gli sguardi indagatori dei bambini la squadravano sorpresi. - Qualcuno mi salvi... - mormorò, sull'orlo di una crisi di nervi.

Quello era solo l'inizio di una dura nottata che si preannunciava tutt'altro semplice da sopportare.

 

Qualcuno l'avrebbe fatta Santa, dopo quella serata, sicuramente. Forse il Paradiso avrebbe riservato un posto d'onore alla povera martire, o almeno questo sperava Sandra. Qualcuno l'avrebbe ricompensata dalle sue fatiche, oppure quella era una punizione divina?

Doveva aver fatto qualcosa di male, nella sua precedente vita, per aver meritato un simile castigo.

- Derek, il coltello per il pane non è una spada! - gridò la giovane, riprendendo il bambino e strappandogli "l'arma" dalle mani. Solo il cielo sapeva cosa la tratteneva dall'urlare pubblicamente e mostrare a tutti il suo nervosismo. - Potresti farti male!

Si sentì immediatamente in colpa, non appena vide gli occhi innocenti del piccolo infante velarsi dalle lacrime. Un nodo le si formò alla gola, e con riluttanza cercò di nascondere il suo essere arcigna.

Si chinò all'altezza del ragazzino, sfoderando un sorriso rassicurante e cercando di asciugare con due dita quelle piccole gocce salate che scivolavano lungo le guance rosee. - Ehi, non fare così! - disse dolcemente, facendo appello al poco tatto che possedeva. - Non è successo niente!

Nonostante ciò, l'altro non accennava a smettere di singhiozzare. - Mamma dice che... - piagnucolò, tirando su col naso, mentre nascodeva il viso con il braccio inzuppando così la manica del suo stesso pianto. - ...che se faccio il cattivo, Babbo Natale non mi porta i regali!

Con sua stessa grande sorpresa, la Domadraghi si ritrovò quasi intenerita di fronte all'affermazione del bambino. Il suo animo era così puro e innocente che quasi si pentì di averlo sgridato con così malomodo. Si sentì in dovere di rassicurarlo: dopotutto, il suo compito era di tenere in quadro un Natale gioioso, non drammatico!

- E piantala! - ridacchiò, dandogli un buffetto sulla guancia. - Ci parlo io con il Babbo. Vedrai che mi ascolterà! E se non lo farà...

Derek scoppiò in una fragorosa e genuina risata, non appena la ragazza imitò sonoramente e gestualmente una piccola lite tra due persone. Per quanto strano fosse - almeno, così sembrava ai suoi occhi -, quel comportamento assurdo la faceva quasi sentire in pace con se stessa.

Chissà se, quando era piccola, si preoccupava di compiacere anche quel vecchietto vestito di rosso. Sinceramente, pregò con il cuore che almeno la sua infanzia non fosse stata basata sul mero assecondare il volere altrui: voleva conservare un ricordo felice nei confronti di quella bambina dai codini azzurri che vedeva nelle foto di casa sua.

Se la sua vita avesse preso una strada differente, forse a quell'ora si sarebbe divertita a far baldoria con gli altri senza preoccuparsi troppo dei doveri da rispettare. Era sicuramente per colpa del suo dannato orgoglio, se in quel momento non poteva vedere il mondo con una prospettiva più rosea e serena.

La sua attenzione fu immediatamente richiamata dallo stesso Derek, che in quel momento le stava tirando la manica del maglione azzurro. - Cosa c'è? - domandò, scuotendo la testa per scacciare quelle assurde riflessioni che l'avevano trasportata alla deriva.

- C'è Babbo Natale! - esclamò lui, con gli occhi illuminati dalla gioia. - Ci parli, Sandra?

"Vuoi vedere che il vecchio si è messo pure ad ingannare i bambini?" pensò la Capopalestra, sogghignando mentre afferrava un bicchiere di thè e immaginando il caro Nonno vestito di rosso. "Ben gli sta! L'unica vittima non sarò io...".

Mi si ritrovò costretta a sputare la bevanda e a lasciar posto a una fragorosa risata, non appena riconobbe il volto di colui che portava una bella barba bianca.

 

- Oh oh oh! Buon Natale! - esclamò l'uomo vestito di rosso, imitando in modo alquanto fallimentare una voce roca e anziana. Si sforzò di sorridere, nonostante quell'assurda situazione lo mettesse in soggezione.

Per i bambini avrebbe fatto qualsiasi cosa, questo era certo, però se solo qualcuno avesse scoperto la sua identità si sarebbe giocato la reputazione. Ebanopoli avrebbe riso di lui, e non solo...

- Laaaaaance!!! - esclamarono gli infanti, precipitandosi verso di lui e gettandolo letteralmente a terra, abbracciandolo con vigore e soffocandolo quasi con il loro peso. Ebbene sì, la copertura era saltata. La fine della figura austera del Campione era vicina.

Suo nonno l'avrebbe pagata molto cara.

- Ma cosa dite? - cercò di dissuarderli, rialzandosi a fatica e cercando di allontanarli da sé con gesti piuttosto impacciati. - Io sono Babbo Natale!

- Ma Babbo Natale non dovrebbe arrivare di notte? - ribatté una ragazzina, squadrandolo con dubbio e accennando un ghignetto beffardo. Sembrava quasi soddisfatta nel metterlo in difficoltà, e ciò non fece altro che aumentare l'irritazione del giovane.

- Ehm... il mio orologio non funziona tanto bene! - improvvisò lui sul momento, mentre il sudore freddo imperlava la sua fronte. Doveva trovare un buon modo per uscire da quella maledetta situazione, prima che Lei lo notasse in quello stato...

- Allora regalati un orologio nuovo, Babbo Lance! - disse un bimbo, ingenuamente, cominciando a frugare dentro il sacco di regali che il ragazzo si portava appresso.

- Oh, buona idea! - esclamò il Domadraghi, facendo l'occhiolino al piccolo e porgendogli il suo dono. Non appena si capacitò dello sghignazzare che lo circondava, si rese conto di essersi smascherato con le sue stesse parole. - Ma... - cercò di rimediare, mentre sentiva il suo autocontrollo cedere. - Vi ho detto che non sono Lance! Chi mi prenderà in giro, non riceverà alcun regalo!!!

Non appena udì una risatina alle sue spalle, però, il sangue gli gelò nelle vene. Il suo peggior incubo era venuto a compimento e nulla sarebbe stato in grado di salvarlo.

L'unica cosa che gli era rimasta da fare era pregare il cielo che la voce sentita non appartenesse a Lei... ma si sa, la fortuna non lo aveva mai baciato in situazioni come queste.

- Il nonnetto sì è arrabbiato! - esclamò Sandra, sfoderando un ghignetto beffardo, trattenendosi dallo scoppiare a ridergli in faccia per l'abbigliamento che lui indossava.

La Domadraghi, però, doveva ammettere che al caro cugino quel costume - che prima avrebbe ritenuto a dir poco orrendo- donava. Ricacciò indietro quel pensiero, stupendosi alquanto di come era riuscita a dirselo in modo così serioso e deciso.

Le piaceva, in quegli abiti, ma la cosa che la lasciava senza fiato era la consapevolezza che quelle riflessioni non erano affatto sarcastiche o ironiche come aveva deciso di formularle. Il tono era così fermo e sicuro di sé che quasi si vergognò di aver osato concepire una tale affermazione mentale.

Osservandolo mentre consegnava i doni ai piccini, si ritrovò a cambiare le considerazioni che nutriva nei suoi confronti. Lo aveva sempre ritenuto un nemico, un rivale da eguagliare e poi superare, un ostacolo da abbattere in qualche modo.

Prima di allora, non aveva mai avuto occasione di notare quelle suo essere nobile, dolce e gentile con gli altri. Forse lo era stato perfino con lei: come poteva essere sempre stata così cieca da non averlo mai notato?

Non appena lui ebbe finito di regalare i doni ai bambini, Sandra si avvicinò silenziosamente, per poi sfilargli il berrettino rosso e la finta barba. Così al naturale le piaceva ancor più di quanto avesse mai pensato.

- Non hai nessun regalo da farmi, babbino? - sussurrò al suo orecchio, ridacchiando, sfoderando un sorriso genuino e quanto mai gioioso.

Sentirsi così vera, così improvvisamente libera da quella facciata di orgoglio e austerità, la rendeva a dir poco felice e contenta.

O il motivo di tale sensazione era dovuto a qualcos'altro? Che fosse la presenza del ragazzo a permetterle di gettare via quella maschera che era costretta a indossare, nonostante la ripugnasse così tanto?

- Sei davvero convinta che mi sia dimenticato di te? - mormorò l'altro con estrema dolcezza, cogliendola in fallo e avvicinandola improvvisamente a sé per trattenerla in un abbraccio. - Mi sottovaluti, San.

- Idiota! C'è un mucchio di gente, qui! - cercò di controbattere la giovane, con il volto in fiamme, tentando senza successo di divincolarsi dalla presa ferrea del cugino. - E... e poi non puoi permetterti di farmi lo stesso regalo che volevo farti io...

Ma venne immediatamente zittita da un bacio al sapore di miele, una piccola promessa d'amore in grado di far emergere e mostrare la verità che da tempo avevano nascosto in un angolo recondito del loro cuore.

Quello fu lo scambio di regali più bello che mai avevano potuto desiderare. Perché la consapevolezza che entrambi si sarebbero accettati per quello che erano, che si sarebbero completati a vicenda e che avrebbero perfino sfidato i limiti dell'amore per poter stare assieme, era il più bel dono che il Natale potesse fare a loro.



E questa shot, invece, è dedicata al caro berserker eagle!
Auguro sia di gradimento a tutti voi, nonostante sia un po' sdolcinata. Ci ho impiegato tutto il pomeriggio per farla!!!
Enjoy! :)

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Capitolo 3
*** Chosenshipping - Dancing Together ***


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Buona Vigilia a tutti (e Buon Compleanno, Silver)! Anche quest’anno, approdo nel fandom con tanti troppi regali di Natale. Questo primo regalino è dedicato a quella gran donna di Cheche, per ringraziarla di tutto ciò che ha fatto per me durante questo fantastico anno. E che cosa avrei potuto regalarle, se non una Chosen? Inizialmente avevo intenzione di dedicarle qualcos’altro (provate ad indovinare! Si accettano scommesse), però… dovevo darle qualcosa degno di lei. Beh, degno è una parola grossa. Posso affermare con franchezza che questa storia è delirante, vero, ma è stata scritta con tanto amore (accontentatevi, oh). In questa storia, giusto per rendere felice anche una persona di cui nonfaccionomimasolosoprannomi (nihil no kami), c’è perfino un accenno di Frontier. E c’è anche un pornodivo amatoriale [cit.] di nostra conoscenza (Gold) e tante altre cose deliranti. Perciò preparatevi! Buona lettura e buona Vigilia a voi!

 

 

Dancing Together

Chosenshipping,  For Aki

 

 

Avrebbe dovuto essere il compleanno più bello della sua vita, o almeno così gli era stato assicurato. L’intento dei suoi amici era di organizzare una festa fuori dall’ordinario, diversa dalle altre e memorabile sia per il festeggiato sia per gli invitati. Perlomeno, quello era l’obbiettivo che si era prefissato quell’imbecille patentato – solo così lo si poteva definire, senza dover ricorrere all’uso di appellativi offensivi e alquanto volgari – di Gold.

Silver, in quel preciso istante, nutriva una voglia impellente di strangolarlo. Sebbene le numerose difficoltà superate nel corso delle sue avventure gli avessero insegnato ad affrontare ogni situazione con calma e lucidità, sentiva il bisogno di dar sfogo alla sua rabbia.

Da dove fosse nata l’idea malsana di trasformare casa sua in una sottospecie di discoteca, proprio non riusciva a spiegarselo. Quel maledetto giocatore d’azzardo avrebbe dovuto sapere che quell’abitazione era decisamente inadatta ad ospitare tutte le persone che aveva invitato.

Se mi capita a tiro, lo rovino, pensò rabbiosamente il giovane Allenatore, guardando con disgusto l’abominio che lo circondava. Attorno a lui, aleggiava un’allegria sconosciuta, pregna di sballo e di eccessiva euforia. L’odore acre degli alcolici permeava l’aria, rendendola insalubre e viziata. Ciliegina sulla torta, ogni persona sembrava divertirsi molto, a differenza sua.

Magari, se fosse scappato da quel putiferio, nessuno se ne sarebbe accorto: quel deficiente di Gold era troppo impegnato a provarci spudoratamente con alcune ragazze e Crystal era troppo presa dalla conversazione con Emerald per accorgersi della sua mancanza.

Rassegnato, Silver si fece largo tra la folla, sgattaiolando con le mani in tasca verso l’uscita di casa sua.

 

Un leggero strato di neve imbiancava le strade di Smeraldopoli. Nel cielo volteggiavano candidi fiocchi, impegnati in una danza armoniosa che accompagnava la loro discesa verso il suolo gelido.

Immerso in quella magica atmosfera, Silver rivolse un’ultima occhiata alla sua abitazione, dalla quale provenivano rumori piuttosto molesti. Scosse il capo con fare rassegnato: sarebbe stato un vero e proprio miracolo se, il giorno dopo, nessuno si fosse presentato alla porta per protestare di tutta quella confusione.

Silver dovette ammettere che Gold era davvero abile nel rovinare le feste, se era perfino riuscito a sgretolare la quiete della notte di Natale. Se solo avesse potuto organizzare da sé i festeggiamenti, li avrebbe fatti a modo suo, rispettando così anche gli altri.

Seduto su una panchina e illuminato dalla fioca luce di un lampione, il giovane cominciò a stilare un elenco di ciò che assolutamente non avrebbe dovuto esserci al suo compleanno: Gold, alcolici, Gold, rumori molesi e musica a tutto volume, Gold, persone sconosciute, Gold e ancora Gold. Ogni altra cosa era ben accetta.

Inoltre, per essere una festa fatta su misura per lui, non poteva mancare assolutamente una cosa importante, che l’altro Allenatore pareva aver scordato. E dire che quell’idiota lo conosceva piuttosto bene, o almeno abbastanza da poter intuire che cosa fosse.

Il ragazzo imprecò a denti stretti e si trattenne a stento dall’inveire indecorosamente contro il cielo e i suoi abitanti. Quel dannato Completale si stava dimostrando peggiore dei precedenti, per quanto fosse difficile renderlo ancor più sgradevole di quanto non lo fosse già stato. In confronto a quella situazione, quei maledetti regali a tema natalizio che tanto detestava risultavano gradevoli.

Se solo Lei fosse stata al suo fianco, tutto avrebbe assunto una piega decisamente migliore. Ma, per quanto lo desiderasse, non era lì con lui.

«Mi fa piacere vederti così allegro anche il giorno del tuo compleanno, Silver caro» cinguettò improvvisamente una voce canzonatoria alle sue spalle, cogliendolo alla sprovvista e facendolo sobbalzare per lo spavento. «Ed è ancor più divertente vederti festeggiare questo giorno importante stando in compagnia dei tuoi amici».

Si poteva cogliere una nota di pungente sarcasmo in quel rimprovero affettuoso. Sebbene quelle parole fossero pregne di ironia, alle orecchie del giovane erano giunte come un canto melodioso. Sembravano provenire da un luogo lontano e remoto, come l’eco di un effimero sogno tanto sospirato e desiderato.

Per un breve istante, il Dex Holder temette di essere caduto vittima di un crudele miraggio e di un mero inganno giocato dalla sua mente stanca. Ma, quanto si girò e incrociò lo sguardo beffardo di Blue, constatò come il suo desiderio si fosse tramutato in realtà.

«Credevo che Gold non ti avesse invitato» replicò pacatamente Silver, ignorando la sua evidente provocazione. Accennò l’ombra di un sorriso incerto, impacciata dimostrazione della felicità provata in quel momento. Se solo fosse stato una persona più espansiva, avrebbe stretto la ragazza in un vigoroso abbraccio.

«Non ho bisogno di inviti, io. Posso intrufolarmi ovunque, se lo voglio, senza farmi scoprire» esclamò la giovane in risposta, sicura di sé come non mai. Successivamente, il suo viso si dipinse di un’espressione raggiante e dalle sue labbra sfuggì una risatina gioiosa. «E poi non potevo mancare alla tua festa, anche se la immaginavo meno caotica. Si vede che ad organizzarla è stato Gold, sai?».

Per fortuna che sei arrivata tu, altrimenti lo avrei picchiato, le avrebbe voluto dire l’Allenatore, ma optò per una risposta meno melensa e decisamente più adatta al loro discorso: «Fosse stato per me, sarebbe completamente diversa».

Blue inarcò un sopracciglio, squadrando l’amico con perplessità. «Davvero?» lo incalzò con evidente curiosità, sbattendo più volte le ciglia lunghe. «E dimmi: come sarebbe?».

Il giovane sospirò, ammiccando alla sua povera abitazione. «Sicuramente, non come questa» esclamò, dando libero arbitrio a tutto ciò che in quel momento gli passava nella mente. «Non voglio qualcosa di sfarzoso, solo una giornata in compagnia di una persona a me cara».

Fu in quel preciso istante che si accorse della gravità di ciò che aveva appena detto. Se solo fosse stato più attento, come solitamente era, di certo non avrebbe dato voce a quel suo intimo pensiero. Non che dubitasse della fiducia di Blue, però provava un certo timore nei confronti della sua pericolosa curiosità.

Quando scorse il suo sguardo illuminato dalla sete di notizie, capì di essersi cacciato in un guaio enorme.

«E chi sarebbe questa persona? La tua fidanzata, per caso?» chiese furbescamente la ragazza, con l’evidente scopo di metterlo in difficoltà. Scoppiò in un fragorosa e genuina risata, non appena vide il volto del ragazzo imporporarsi istintivamente per l’imbarazzo. A quanto pareva, era riuscita a pungerlo chiaramente nel vivo.

«Mi auguro che tu stia scherzando» replicò l’altro, sviando lo sguardo, nel vano tentativo di smorzare il morboso interesse dell’amica. Dopo quella chiara confessione, doveva assolutamente trovare un modo per rimediare al danno fatto.

«Sai che cosa penso? Che alla tua ragazza piacerebbe sicuramente trascorrere una serata solamente con te» esclamò la Dex Holder, afferrando senza preavviso le mani di Silver e improvvisando qualche passo di danza. Rise genuinamente, di fronte allo sconcerto e allo stupore del giovane. «Magari, che ne so, potreste ballare sotto la neve! Non sarebbe romantico?».

Detto ciò, Blue costrinse il ragazzo a seguire i suoi passi, cimentandosi in una danza dolce e lenta. Tra piroette e piccoli saltelli, si lasciarono trasportare da quell’atmosfera magica e colma di allegria, mentre alle loro spalle giungeva l’eco lontana della musica assordante di Gold.

«Buon compleanno, Silver».

E sì, quel Completale si era rivelato decisamente il più bello della sua vita.

 

 

Parla l’Autrice gusto sciroppo alle erbe (…):

Buona Vigilia di Natale a tutti voi, miei carissimi lettori! Mi auguro che questa storia sia stata di vostro gradimento, sebbene sia stata scritta piuttosto di getto. Inizialmente, avevo intenzione di dedicare ad Aki una Fatherly (non chiedetemi il motivo). Ma poi mi sono detta: “A quella babbiona piace molto la Chosen. In più il 24 è il compleanno di Silver!”. E allora perché non scrivere qualcosa sulla Chosen? So bene di avergliene regalata una anche l’anno scorso (è il primo capitolo di questa raccolta. Click here), però… volevo fare il bis! Prima o poi riuscirò a scrivere una Silver/Blue decente, no? E poi sono una persona testarda: anche a costo di inondare il fandom di fregnacce, continuerò a scrivere su questa coppia proprio per Aki. Sì, colpa sua. Quindi, se queste storie vi fanno schifo, prendetevela con lei (provateci, se ne avete il coraggio). Non so se Silvo (LOL) è OOC e lo stesso vale per Blue; l’unica di cui sono sicura è Gold (poverazzo). È mangaverse, per questo Silver è fin troppo pacifico, anche se gli istinti omicidi li ha lo stesso. Il finale può sembrare scontato, ma a parer mio non lo è (la scelta dell’icon a inizio pagina è puramente casuale). Ultima precisazione: il termine Completale è il derivato dell’unione tra Compleanno e Natale (già citato nel primo capitolo di questa raccolta). Detto questo, tanti auguri a voi e grazie per aver letto! Mi aspetto tante belle recensioni! AUGURI! <3

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Capitolo 4
*** Chessshipping - Prince and Princess ***


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Buon Natale a tutti voi, miei carissimi lettori! Come avevo promesso, seppur con un po’ (molto) di ritardo, ecco a voi la seconda one shot. Anzitutto, volevo dedicarla ad un’altra persona speciale: Rozen Kokoro, questa è only for you! Era il minimo che potessi fare, dopo tutto ciò che ha fatto per me. È una Chess, perché so che adora particolarmente questa coppia (e la amo anche io). Ci tenevo a precisare che questa è una AU, dove tutti i personaggi sono normali adolescenti e dove Touko è una ginnasta (ascoltatevi Spinning di Alyssa Atherton, vi conviene), così come lo è Natural (N). Ci sono degli accenni di DualRival (Komor/Belle, nella storia Cheren/Bel) e di ex!FerrisWheel (con ex! Intendo che la coppia c’era in passato ma non esiste nel presente). Perciò, carissime fan di N, non picchiatemi. Detto questo, mi auguro che questa shot sia di vostro gradimento! Buona lettura!

 

 

Prince and Princess

Chessshipping, For Koh

 

 

Touko era pronta. Ammirò la sua figura allo specchio e, istintivamente, il suo volto si dipinse di un’espressione gioiosa e soddisfatta. Per la prima volta dopo innumerevoli anni, era riuscita ad indossare qualcosa che non fosse abiti maschili o tute da ginnastica. Così vestita e agghindata in  modo semplice e al contempo raffinato, quella sera avrebbe fatto sicuramente faville.

Sistemò un’ultima volta il collo del lungo maglione rosa salmone e lisciò le pieghe dei pantacollant bianchi, mentre sorrideva al suo riflesso allo specchio; per quanto detestasse tutto ciò che trasudava femminilità da ogni poro o fibra di tessuto, dovette ammettere di trovarsi a suo agio in quegli abiti confortevoli.

Bel sarebbe stata fiera di lei: dopotutto, se aveva impiegato tutto il pomeriggio per prepararsi a dovere, lo aveva fatto solo per farle un favore. Non capitava tutti i giorni di essere l’accompagnatrice di una ragazza al suo primo appuntamento. Touko non voleva di certo far sfigurare la sua migliore amica davanti al serioso Cheren.

Eppure, nonostante fosse contenta per la sua compagna di classe, non riusciva a spiegarsi come mai avesse invitato proprio lei in una simile occasione. In genere, una coppia preferiva trascorrere la notte del ventiquattro dicembre in intimità, non con un terzo incomodo pronto a rovinare tutta l’atmosfera romantica con la sola presenza. Spiegarlo a Bel, però, si era rivelato inutile: dopo essere rimasta vittima del suo rinomato No! spaccatimpani, aveva rinunciato ad insistere e si era arresa al suo volere.

Chi era lei – se non la sua migliore amica, ma in quel momento pareva non essere altro che un dettaglio ininfluente – per giudicare le sue decisioni?

Tuttavia, più si soffermava a riflettere sull’insolito comportamento dell’altra, più aveva la netta sensazione che qualcosa stesse sfuggendo al suo controllo. Se fosse di rilevante importanza o meno, non riusciva a capirlo.

Gettò un’ultima occhiata alla sua figura, mentre avvolgeva il collo niveo in una morbida sciarpa verde, e si augurò che tutto andasse per il meglio.

 

Quando giunse al ristorante, dove avrebbe trascorso gran parte della serata in compagnia degli altri, Touko capì quanto quel dettaglio precedentemente ignorato fosse di vitale importanza. Non riuscì a proferire alcuna parola, non appena di fronte a lei si presentò l’allegra figura di Touya.

Di tanto in tanto, curvava le labbra in un sorriso imbarazzato, specie quando scorgeva con la coda dell’occhio lo sguardo del vecchio amico d’infanzia puntato su di lei. Non che la ginnasta fosse una persona timida – su questo teneva particolarmente a puntualizzare -, tuttavia simili situazioni la mettevano a dir poco in soggezione. In quel momento, nutriva il desiderio impellente di fuggire a gambe levate da quell’orrida situazione.

La sola presenza del giovane riconduceva a ricordi tristi e carichi di malinconia, risalenti ai giorni seguenti alla rottura del suo rapporto amoroso con Natural. In questi istanti di puro dolore, lui si era offerto come spalla su cui piangere, dimostrandosi l’unico in grado di capirla e di sopire la sua tremenda agonia.

Avevano trascorso molto tempo assieme, a causa di quello sgradito evento, e avevano vissuto giornate all’insegna di gioia e felicità, pur di scordare tutto ciò che era inerente all’Harmonia.

Purtroppo, una volta seppelliti quei ricordi, tutto era finito improvvisamente. Da quella svolta, vi furono giorni di forzato silenzio, nonostante s’incrociassero spesso a scuola e sebbene Touya assistesse ad ogni sua gara di ginnastica artistica.

Teoricamente parlando, il ragazzo avrebbe dovuto serbare rancore nei confronti di Touko – dopotutto, era stata lei a non voler più rispondere ai suoi messaggi e alle sue telefonate -, eppure non sembrava covare vendetta, anzi.

Non appena incrociò per l’ennesima volta lo sguardo benevolo e dolce che le stava riservando, la ginnasta intuì che quell’incontro non era frutto del caso: qualcosa, o per meglio dire qualcuno, aveva fatto sì che il loro ricongiungimento avvenisse.

Bel e Cheren avevano macchinato tutto a sua insaputa e per questo l’avrebbero pagata molto cara. La resa dei conti sarebbe giunta a momenti; doveva solo pazientare e aspettare che Touya si allontanasse un istante dal gruppo, per dar sfogo alla sua rabbia.

 

No, c’è qualcosa che non va, pensò Touko, in preda al panico, mentre si ostinava a tenere lo sguardo fisso a terra. Avrei dovuto rovinare Bel e Cheren, non restare da sola assieme a Touya!

Non si era mai spaventata di fronte agli ostacoli, né aveva mai pensato di arrendersi nei momenti difficili. Dopotutto, aveva affrontato sfide ben peggiori di quella: anche gli stessi allenamenti di ginnastica artistica spesso rappresentavano un duello con la morte. Eppure proprio lei, il maschiaccio senza paura, tremava all’idea di parlare con un ragazzo. Se qualche suo conoscente avesse assistito a quella scena, sicuramente avrebbe riso di lei.

«Allora, che cosa vuoi fare?» domandò improvvisamente il giovane, destandola dai suoi pensieri e facendola sobbalzare per lo spavento. Quando l’altra alzò la testa di scatto per guardarlo, scorse un’espressione gioiosa dipinta sul suo volto.

Che cosa poteva rispondergli? Proporre qualcosa ignorando il passato sarebbe apparso come un comportamento insensibile da parte sua. Allo stesso modo, non poteva far finta di ignorarlo.

«Decidi tu» rispose istintivamente, pur di porre fine a quell’agonia. Quanto avrebbe voluto che il tempo scorresse più velocemente! Sopportare la sua vicinanza diventava sempre più difficile, poiché i ricordi man mano prendevano possesso del suo povero cuore martoriato.

«Potremmo andare in piazza, per fermarci a bere una cioccolata calda da qualche parte» propose l’amico, afferrandola improvvisamente per mano e invitandola a seguirlo. Sfoderò un sorriso caldo e sincero, non appena scorse le guance della giovane imporporarsi per l’imbarazzo. «Sarà tutto come ai vecchi tempi. Ricordi?».

Come ai vecchi tempi?, si chiese la giovane, confusa, mentre veniva letteralmente trascinata dall’altro.

Per un breve istante, le parve di udire ancora le loro allegre risate richeggiare nella sua mente, accompagnate dallo scorrere di immagini rappresentanti gioia, dolore, lacrime e sorrisi. Poteva ancora percepire quella familiare sensazione di calore che solo Touya sapeva infonderle in quei giorni di difficoltà, specie quando la stringeva in un abbraccio per mettere a tacere il suo dolore.

«Sono mancati anche a me quei bei momenti» mormorò improvvisamente il ragazzo, quasi come se avesse letto i suoi pensieri. Aumentò ancor più la presa sulla sua mano con fare possessivo, temendo di perderla ancora da un momento all’altro.

La ginnasta non ebbe il coraggio di sostenere il suo sguardo. In quel momento si rese conto di quanto vigliacca fosse stata e di come fosse stato crudele da parte sua sparire senza degnarlo di alcuna spiegazione; l’aveva trattato alla stregua di un oggetto senza rendersi conto di avere accanto una persona meravigliosa.

Ci si accorge di aver avuto tra le mani qualcosa di davvero importante solo quando lo si perde, pensò con malinconia, nel vano tentativo di reprimere le lacrime che minacciavano di sgorgare dai suoi occhi color zaffiro.

«Sai che, l’altro giorno, ho incrociato Harmonia per strada?» esclamò Touya, smorzando quell’aura di tristezza che aveva preso ad aleggiare attorno a loro. «Ti sei mai chiesta come mai ultimamente avesse un labbro rotto e un livido sotto l’occhio?».

Touko strabuzzò gli occhi, incapace di comprendere il messaggio che l’altro voleva comunicarle. Quando lo vide sfoderare un ghignetto beffardo, mentre metteva in mostra con orgoglio una benda che fasciava la sua mano, comprese ciò che era successo. «L’hai picchiato?!».

«Era da tempo che desideravo farlo, da troppo ormai» sussurrò dolcemente l’amico, riservandole un sorriso ricolmo di affetto ma oscurato da un sottile velo di tristezza. «Il buon dovere di un cavaliere è proteggere la sua principessa dal re malvagio. Non è sempre così nelle favole?».

Istintivamente, Touko si gettò tra le sue braccia, stringendolo a sé mentre lacrime calde solcavano il suo viso. Solo il cielo sapeva quanto gli era mancato il calore di quegli abbracci e quanto aveva rimpianto la sua presenza.

«Sai che cosa ho chiesto per Natale, Touko?».

«Che cosa?».

«Di cambiare ruolo: da cavaliere, a principe».

Finalmente, dopo giorni di silenzio, avevano avuto l’occasione di ricongiungersi una volta per tutte in quella magica notte di Natale.

 

 

Parla l’Autrice gusto sciroppo alla fragola:

Anzitutto, mi scuso per l’enorme ritardo. Teoricamente parlando, avrei dovuto postare questa shot il 25 (circa mezz’ora fa), ma degli imprevisti me lo hanno impedito. Ciò non vuol dire che oggi (26 dicembre) non posterò la prossima shot, sia ben chiaro. Tornando alla storia, mi auguro che questa Chess delirante sia stata di vostro gradimento! Sebbene non abbia dimestichezza con le AU, spero di aver scritto qualcosa di decente. L’ho composta di getto, come di dettava il cuore, quindi non assicuro nulla riguardo il risultato (anche se ciò mi rende soddisfatta). Mi auguro che sia stata di vostro gradimento, perché per me ognuna di queste shot significa davvero tanto. Non ho scritto molte Chess fino ad ora, perciò mi auguro che la mia adorata Cognatuzza l’abbia apprezzata. Detto questo, mi dileguo. Ancora buon Natale a tutti voi, carissimi! AUGURI! <3

 

Pi esse: il gioco di parole tra Re, Principe e Principessa è un chiaro riferimento al game di Bianco e Nero, dove N è Re. Mi auguro che lo abbiate gradito!

Edit del 26: ho modificato la storia, togliendo ogni errore. Adesso sì che mi auguro che sia a posto!

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Capitolo 5
*** Destinyshipping - Without Words ***


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Buona sera a tutti voi, miei carissimi lettori! Mi scuso per non essere riuscita a postare questa storia ieri, ma ultimamente non riesco a pensare per colpa del raffreddore. Per questo motivo, oggi ho voluto rimediare con una shot insolita e piuttosto lunga (ahivoi). Anzitutto, riguarda la Destinyshipping. E che diamine sarebbe? È una shipping inventata da me, che ha come protagonisti Eugenius (sì, quel tizio che molti di voi odiano a morte) e Amina. Amina (Ami o Amy, come preferite) è la mia OC, protagonista della long Choose your Destiny!. So di non aver concluso la long, per questo motivo questa shot è uno Spoiler! della futura vita della giovane Allenatrice. Questa shot è dedicata a Junie perché… beh, lo sa lei. Detto questo, mi auguro sia di vostro gradimento! Buona lettura!

 

 

Without Words

Destinyshipping, For Junie

 

 

Amina non aveva la benché minima idea di cosa regalare al suo ragazzo. Non si trattava del classico dilemma che ogni normale fidanzata aveva, no affatto: la giovane Domadraghi non sapeva proprio dove andare a sbattere la testa.

Fino a quel momento, non aveva neanche avuto l’intenzione di comprare qualcosa per i suoi amici. Forse ciò era dovuto alla sua rinomata pigrizia, oppure alla mancanza di fantasia; ciononostante, non aveva mai speso un centesimo per qualcuno, neppure per sua sorella.

Se quel giorno si trovata al centro commerciale di Fiordoropoli, invece di allenarsi fino allo stremo nella Tana del Drago con Sandra e Lance, era solo perché costretta dal codice morale delle fidanzate – se mai ne esistesse uno.

Inutile dire come tutte le commesse fossero rimaste stupite nel vedere un'Allenatrice di Pokèmon Drago in divisa aggirarsi tra scaffali pieni di regali luccicanti e sfarzosi. Roba stucchevole, li aveva definiti lei nella sua mente, mentre li studiava con disgusto e ribrezzo.

Se quel pazzo furioso del suo ragazzo non avesse avuto la balzana idea di trascorrere la serata della Vigilia assieme a lei, con l'intento di darle "il più bel regalo esistente sulla Terra" - almeno, così lo aveva definito con certa enfasi -, non si sarebbe trovata in una simile situazione.

Eugenius, saresti da uccidere, imprecò nella sua mente, attribuendo al nome del suo amato ogni genere di insulto. Per colpa tua, sto sprecando la mia pausa caffè.

«Hai almeno un'idea di cosa regalargli, oppure mi hai trascinata qui per decidere al posto tuo?» borbottò una voce alle sue spalle, con tono alquanto seccato e leggermente irritato. «Ti ricordo che io avrei di meglio da fare, ora».

«Se proprio devo soffrire, lo voglio fare in compagnia» replicò acidamente, sbuffando e lanciando uno sguardo ostile nei confronti della sua amica-nemica.

Sandra gliel'avrebbe fatta pagare cara, su questo non nutriva alcun dubbio. Solo il cielo sapeva com'era riuscita a convincere la Capopalestra ad accompagnarla e assisterla in quella missione a dir poco disperata. Doveva aver accettato sicuramente per trovare un pretesto di vendetta. Da quel giorno in poi, Amina avrebbe dovuto guardarsi costantemente alle spalle.

«Perché non mi dici che cos’hai comprato per Lance, così mi faccio un’idea di cosa dare ad Eugenius?» propose poi la giovane Drater, nel disperato tentativo di trovare una soluzione al suo problema. Cercò senza successo di impietosire la futura maestra Drago, augurandosi che l’altra decidesse finalmente di aiutarla.

«Sono due persone completamente diverse, Amina» replicò saggiamente la Domadraghi dai capelli azzurri, incrociando le braccia al petto. Stentava a credere come quella sua sottospecie di migliore amica fosse così ottusa e poco elastica mentalmente. «I regali adatti a Lance non lo sono per Eugenius e viceversa. Anzi, sarebbe preoccupante se avessero gusti simili. Ce lo vedi mio cugino vestito di viola, con tanto di papillon rosso? Che incubo».

In quelle ultime parole provocatorie c’era una punta di evidente sarcasmo, che invitavano l’Allenatrice a difendere a spada tratta il suo fidanzato. Tuttavia, nonostante il suo orgoglio le imponesse di replicare, non lo fece; dopotutto, era Natale e doveva cercare di essere pacifica e risoluta almeno in quel periodo festivo.

Effettivamente, però, Sandra non aveva tutti i torti: non poteva semplicemente pretendere di trovare un dono perfetto per Eugenius senza neppure sforzarsi di cercarlo. Chissà quanto si era dato da fare lui per trovarle un regalo degno di essere chiamato tale: come poteva lei dimostrarsi insensibile di fronte ad un simile sacrificio? Sarebbe stato scorretto da parte sua.

«Per quanto mi piaccia vederti in difficoltà, voglio aiutarti»  sospirò infine la Capopalestra, in un raro momento di dolcezza e altruismo. Afferrò una Pokèball da uno scaffale, per poi lanciarla letteralmente tra le mani della compagna di allenamento.

«E con questa che dovrei farci?» domandò scettica Amina, inarcando un sopracciglio con perplessità, mentre fissava il suo viso riflesso sulla superficie liscia e lucente della sfera nuova.

L’amica allargò le braccia e fece spallucce, scuotendo il capo con fare rassegnato. «Lui adora Suicune, no?» spiegò, con le labbra curve in un ghignetto beffardo e sadico. «Rimboccati le maniche e vai a catturarlo! Apprezzerà sicuramente un regalo simile».

«Fossi matta!» strillò la Drater, attirando immediatamente l’attenzione di tutti i presenti. Ruggì rabbiosamente, al solo sentir il nome del cane Leggendario, e si trattenne a stento dall’imprecare indecorosamente contro Sandra e la sua balzana idea. «Non mi metterò a correre come un’idiota per tutta Johto solo per rendere felice quell’invasato di Eugenius, sia ben chiaro!».

 

Forse facevo prima a catturarglielo. Tanto, ho dovuto correre lo stesso come un’idiota per tutta Johto, pur di trovargli un regalo decente, pensò con fare rassegnato la giovane Domadraghi, ancora spossata dalle fatiche di quella devastante giornata.

Posò lo sguardo sul pacchetto viola che stringeva tra le sue braccia, ignorando per un attimo i discorsi di Eugenius riguardanti leggende Natalizie e misticismo in generale. Non gli dispiaceva affatto vederlo così entusiasta mentre raccontava delle sue ricerche, ma in quel momento necessitava di riposo per recuperare le energie perse. Annuiva di tanto in tanto, giusto per non insospettire il ragazzo, sperando che non domandasse pareri riguardo ciò di cui stava parlando. Se lo avesse fatto, avrebbe scoperto il suo inganno e sicuramente sarebbe rimasto deluso dal suo comportamento. Tuttavia, non poteva neppure chiedergli di tacere: sarebbe stato maleducato e alquanto egoista da parte sua.

«Sai una cosa, Ami?» esclamò improvvisamente il Fantallenatore, catturando l’attenzione della Drater e costringendola ad ascoltarlo. «All’inizio non avevo la benché minima idea di cosa regalarti. Ma poi, mentre raccontavo alcune leggende ad Angelo, ho capito che cosa sarebbe stato perfetto per te!».

Detto questo, le porse un pacco azzurro dalla forma rettangolare, ornato di fiocchettini verdi e di ghirigori dorati. Amina lo afferrò titubante, tastandone la consistenza dura e compatta, e cercò di capire che cosa potesse esservi contenuto. Per un attimo, le venne l’atroce dubbio che si trattasse di qualcosa dedicato a Suicune. Se così fosse stato, però, non avrebbe garantito l’incolumità del suo fidanzato.

Ad occhi chiusi e con il cuore che martellava all’impazzata, scartò lentamente il suo regalo. Quando sollevò le palpebre, restò letteralmente a bocca aperta per l’emozione: tra le sue mani giaceva un libro contente numerose leggende sui Draghi conosciuti in tutte le regioni.

«È… stupendo» mormorò senza fiato, mentre sfogliava con mano tremante le preziose pagine di quel volume. Osservò emozionata rappresentazioni, testi e documenti, e si trattenne dal piangere solo per orgoglio. «In confronto, il mio regalo fa letteralmente pietà».

Le labbra di Eugenius si curvarono in un sorriso raggiante, in dimostrazione di tutta la felicità provata in quell’istante. Ammirò con soddisfazione le iridi della sua fidanzata, luccicanti di gioia e velate di lacrime, e si congratulò con se stesso per essere riuscito a commuoverla; dopotutto, era raro vederla mostrare così apertamente le sue emozioni. In genere, dal suo volto si potevano leggere solo espressioni di rabbia e astio, non di contentezza.

«Non essere così pessimista» la rassicurò dolcemente, abbracciandole la vita con un braccio, mentre afferrava il regalo destinato a lui. «Prima di scartarlo, però, voglio provare ad indovinare che cosa c’è dentro».

«Dubito che ci riuscirai» rise genuinamente la Domadraghi, non appena lo vide tastare il pacco viola alla ricerca di qualcosa che gli suggerisse il suo contenuto. «Neppure mia sorella ci ha azzeccato, sai?».

Il Fantallenatore strabuzzò gli occhi, cercando di intuire come mai quel dono fosse così morbido al tatto. «È un maglione?».

Amina scosse la testa, sfoderando un sorrisetto beffardo. Non indovinerai mai, mio caro, pensò tra sé e sé con enorme soddisfazione.

«Una divisa da Domadraghi?».

«E, di grazia, che te ne faresti?».

Dovettero trascorrere vari minuti, nei quali Eugenius cercò inutilmente di intuire che cosa la sua fidanzata gli avesse regalato, prima che si decidesse a scartarlo. Non appena si trovò tra le braccia un Suicune di peluche, rimase immobile, incapace di proferire alcuna parola per l’immenso stupore provato.

«Lo sapevo che non ti sarebbe piaciuto!» sospirò adirata la Drater, gesticolando nervosamente. «Mi dispiace, Eugenius. Avrei dovuto farti un regalo migliore! Prometto che…».

Ma si ritrovò costretta a tacere, non appena le sue labbra si ritrovarono improvvisamente impegnate in un bacio carico di affetto e dolcezza.

Per entrambi, quel Natale si dimostrò ricco di sorprese e di gradi emozioni ma, soprattutto, pieno d’amore.

 

 

Parla l’Autrice gusto latte e miele:

Non ho molto da dire riguardo a questa cosa. Per capire meglio il comportamento di Amina, dovreste andare a leggervi la long (Choose your Destiny!) che ho linkato a inizio storia. Solo in questo modo capirete come mai è così scontrosa e perché ama particolarmente i Pokèmon Drago e le leggende. Sulla coppia… beh, riconosco che è molto strana, ma mi piace! Personalmente parlando, amo-odio Eugenius. Mi sta simpatico (ma adoro di più la sua musica di sottofondo) e non posso farci nulla. In ogni caso, mi auguro che questa storiella delirante sia stata di vostro gradimento! Spero di ricevere tante belle recensioni. Ciao! <3

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