Kate Beckett emotions

di Mantheniel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Breaking down ***
Capitolo 2: *** The kiss (Knockdown) ***



Capitolo 1
*** Breaking down ***




Aria. Kate aveva bisogno d’aria. Era come se le fosse impossibile respirare, anche se si trovava all’entrata del “Grace Tower”, e di spazi piccoli e chiusi non ve ne erano. La ragazza davanti a lei sulla barella le diceva qualcosa, sul cecchino, sul perché proprio lei, sul perché di tutto quanto; era sconvolta, si vedeva. E Kate si vide negli occhi di quella ragazza, si rivide stesa sull’erba, colpita anche lei dal cecchino, con la stessa domanda: perché? Con la stessa convinzione: non voglio morire. Ansia. Panico. Un nodo le stringeva il petto, impedendole di respirare, di capire bene quello che le veniva detto. Kate, respira. Uno sparo, urli, la sensazione, quella sensazione, del proiettile che la colpiva. Aria, aria, ho bisogno di aria, pensò, devo respirare; tuttavia doveva finire di parlare con la ragazza. Ma non sapeva per quanto avrebbe tenuto a freno il panico che cresceva. Non sapeva neanche lei esattamente quello che voleva, sapeva solo che voleva allontanarsi da tutti, e respirare, stare da sola che nessuno vedesse quando le sue difese si sarebbero crollate. Il prurito sulla pelle era sempre più fastidioso. Kate deglutì. La ragazza continuava a parlare, e quando in uno slancio le prese il polso, la detective sentì che non sarebbe riuscita a contenersi per molto. Via, voglio  andare via. Aria…ma lei, lei non la lasciava andare, e la sensazione di togliersi tutto e tutti di dosso si faceva sempre più pressante. Il suo respiro si fece affannoso, e il peso nel petto più pesante. Ormai la concentrazione per rimanere ferma e non fuggire era talmente alta che non capiva neanche quello che la ragazza continuava a dirle. Tutto era un sordo borbottio di fondo, il mondo intorno a lei era solo un unico suono persistente e rimbombante. Doveva chiudere la conversazione, e trovare una stanza vuota al più presto.

Brividi, paura, terrore, il cervello di Kate non riusciva più a pensare, era totalmente in panne che non..non c’era più. “Vai allora portala all’ospedale!” urlò al barelliere. Non sapeva con che tono avesse parlato, probabilmente più alto e scorbutico del normale, ma aveva bisogno di darsi una scossa per tenersi a freno, per darsi quel minuto in più che le avrebbe permesso di trovare il primo corridoio vuoto e lasciarsi andare. Già ora sentiva le crepe della sua armatura procedere dal suo cuore verso l’esterno. Lasciandola inerme.  Una luce in fondo al prato, lo sparo e il bruciore. Quel bruciore perforante, quella sensazione di essere stati colpiti proprio al centro del proprio essere, e di stare scivolando via, lentamente ed inesorabilmente verso il nulla. Oddio…non…Kate corse via, e a malapena sentì Castle che la chiamava, forse, non ne era sicura. Un posto, un semplice posto senza nessuno. Vide una porta con scritto “Solo per il personale”, e vi si diresse velocemente. Corse senza neanche guardare dove effettivamente stesse andando, fino a che non sentì che le voci intorno a lei erano attutite, lontane, e, dietro alla porta, ecco un corridoio vuoto. Basta. Non voleva niente addosso, non voleva sentire nulla che la costringesse, niente che la appesantisse, voleva solo sentirsi più leggera, voleva respirare, e schiarirsi le idee. Voleva togliersi quei brividi che aveva per tutto il corpo. Aiuto, aiuto. Non ce la poteva fare, non era capace, da sola…con il respiro affannoso, ma quanto era difficile respirare?

Kate si tolse tutto, il badge, la giacca di pelle, i guanti…si sarebbe tolta anche la maglia se non fosse stato che si trovava comunque sempre in un luogo pubblico. Ma la situazione non migliorò, anzi. Non seppe neanche come passò dall’uno all’altro, ma un attimo era appoggiata con la testa sul braccio, contro il muro, e l’altro era contro il muro opposto. Non ne era sicura, ma il mondo era così sfocato… Aiuto, aiuto. Io..non respiro..io..non ce la faccio. “Non posso…”, lacrime di cui non sapeva l’esistenza le scesero lungo il viso, e un urlo muto le bloccò la voce. La paura l’immobilizzava, e per fare qualcosa, qualsiasi cosa, si portò una mano al viso. Sono io, sono qui. Calma. No. Non è possibile…Aiuto!Lo sparo, le urla, il bruciore, lo svanire…aiuto, aiuto, aiuto, io non ce la faccio, pensò ancora e ancora. Come posso? Come riuscirò? Qualcuno mi aiuti per favore, qualcuno mi dia una mano, perché io, io non ce la faccio. Aria, ho bisogno di aria, respira Kate, respira. No, c è qualcuno qui?qualcuno che mi aiuti, perché non passa nessuno e mi dice qualcosa?Ma no..cosa dici Kate, stupida, nessuno deve vederti così. Calma, piangi Kate, piangi, e senti che l’aria è tornata? Senti che già riesci a respirare? Ma come faccio? Come faccio da sola? Aiuto..papà, mamma…Mamma dove sei..aiutami per favore, ho bisogno di te, per favore abbracciami e fammi sentire al sicuro come quando ero piccola, stai con me, mamma, non te ne andare. Respira Kate. Uno sparo, sua madre che cade per terra, un altro sparo e lei cade per terra. Brividi lungo la schiena, le braccia. Come faccio a proteggere la gente se non riesco neanche a proteggere te, mamma? Aiutami…Kate si lasciò andare, e si accasciò contro il muro, aveva la necessità di sentire qualcosa, qualsiasi cosa, contro di lei che le proteggesse le spalle. Io..perchè te ne sei andata ed io non ho potuto fare niente? Perché? Uno sparo, due, tre..basta..mamma io ho bisogno di te, ma devo lasciarti andare, e non voglio lasciarti andare, non voglio lasciarmi andare. Cosa devo fare?Io…io non lo so…

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Capitolo 2
*** The kiss (Knockdown) ***


Era l’unica idea che pareva sensata al momento, l’unica che era venuta in mente a Castle mentre entrambi tentavano di trovare una via per liberare Ryan ed Esposito . Fingersi due innamorati in preda all’euforia dell’alcool, camminare così in modo ondulante, abbracciati, fino ad arrivare vicino all’uomo posto a guardia della porta che dava accesso all’edificio dove erano tenuti prigionieri i due detectives. Beckett e Castle scirono dalla macchina sghignazzando, e barcollando cominciarono ad incamminarsi verso il loro obiettivo. Il cuore di Kate batteva all’impazzata. E se non avesse funzionato? Se fossero stati scoperti come avrebbero fatto a raggiungere Ryan ed Esposito?Senza contare che Lockwood sarebbe fuggito. La detective odiava quel silenzio proteso, quell’essere così vulnerabili davanti a quell’uomo che non gli aveva tolto gli occhi di dosso da quando si erano mostrati. Che li seguiva in ogni loro movimento. Appoggiò la testa alla spalla di Castle e disse, quasi senza muovere le labbra “Non se la sta bevendo, Castle”; infatti l’uomo aveva lasciato la sua postazione e si stava dirigendo verso di loro, per controllare bene chi fossero e capire cosa stessero combinando. Non ce la potevano fare, lo sapeva, erano stati scoperti e lei doveva agire il prima possibile, prima che lo facesse lui. Kate si fermò e si voltò verso Castle. Lui aveva lo sguardo serio, così serio che se quella guardia si fosse avvicinata ancora qualche metro avrebbe notato che c’era qualche cosa che non andava tra i loro gesti e il loro comportamento. E aveva già capito tutto, ovviamente. Nell’esatto momento in cui Kate posò la mano sulla pistola per estrarla, lui le mise la mano sulla sua per coprire il gesto, e allo stesso tempo dissuaderla dal farlo, poi le mise entrambe le mani ai lati del viso.
Kate rimase per un attimo immobile, e poi…poi ecco Castle avvcinò il suo viso verso di lei, e si chinò a baciarla. E nel momento in cui le labbra dello scrittore toccarono le sue, Kate sì sentì totalmente disorientata. Un attimo prontamente recuperato, non c’era tempo per queste cose, ma quelle labbra…così soffici e gentili sulle sue la presero in contropiede. La sua bocca accarezzava quella della detective delicatamente, baciandole prima il labbro superiore, poi quello inferiore, per poi accoglierla in un unico, avvolgente abbraccio. Kate sentì il braccio sinistro di Castle che le circondava la schiena, per poi fermarsi e leggermente spingerla verso di lui. Nello stesso momento la detective sentì la lingua dello scrittore scivolare tra le sue labbra, accarezzando la sua. Sì tirò indietro un attimo. Affannata, guardò di rimando lo scrittore, e in quei pochi secondi vide un uomo davanti a lei. Non uno scrittore, né Richard Castle, solo un uomo. Un uomo, però, che la amava, che provava per lei quello che Kate non voleva ammettere a sé stessa di provare per lui. Lui. Beckett osservò per un momento dove fosse la guardia, poi chiuse rapidamente la distanza tra lei e Castle e accostò le sue labbra a quelle dello scrittore. Quando sentì la lingua di lui tra le sue labbra, Kate la accolse con la sua in un abbraccio, avvolgendola in una carezza timida e concentrica che si fece sempre più distesa e decisa fino a che lui non cominciò ad assaggiarla più a fondo, scorrendo la lingua sulla sua, sui lati, sotto, sopra, sentendole il palato, mentre lei completava il movimento in modo contrario, entrando con la lingua nella bocca di lui, passandogli sulle labbra, lungo i denti, avvolgendogli la lingua e giocando con essa, contraccambiando quella dolcezza nel modo più completo possibile. Voleva di più. Di lui, della sua bocca, dei suoi occhi, tutto di lui, così Kate alzò le braccia e le mise intorno al collo di Castle. Voleva sentire il suo corpo contro il suo, il suo petto, i suoi fianchi, le sue gambe, le sue mani che la spingevano verso di lui, sentirlo con lei e dentro di lei. Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare dalle emozioni per qualche istante, mentre il bacio si faceva sempre più coinvolgente. Le loro lingue si intrecciavano in una danza sempre più veloce, fatta di carezze, affondi, movimenti intrecciati che facevano pensare a quello che sarebbe potuto essere..ma ora no. Stop. Dovevano salvare Ryan ed Esposito, e Kate aprì gli occhi, tornando vigile immediatamente, mentre l’uomo gli voltava le spalle per tornare alla sua postazione e non disturbare così una coppia di amanti ubriachi. La detective girò su sé stessa e gli assestò un pugno nella parte inferiore della testa, tenendo la pistola nella mano, così stordendolo e facendolo cadere a terra.
 Woah..ce l’aveva fatta. Ora era solo questione di legare la guardia da qualche parte e sarebbero potuti entrare. Lei e Castle. Lei. E. Castle. Respira, la vita dei due detectives dipende da te, devi essere concentrata, si disse, espira ed inspira. Elimina tutto quello che è appena successo e focalizzati sull’obiettivo, si disse Beckett. Concentrazione. “E’ stato fantastico”, sentì una voce dietro di lei mormorare, quasi in tono reverenziale. Kate si voltò verso Castle guardandolo per un secondo quasi non capendo. Gli era piaciuto? E..ma il suo cuore batteva all’impazzata, meglio distogliersi e mettere finalmente a fuoco la mente per prepararsi a quello che li avrebbe attesi dentro all’edificio. “Il modo in cui l’hai messo fuori gioco, intendevo..beh..”. Quello sguardo. Le parole che coprivano il non detto, quel bacio sospeso che aleggiava ancora tra loro; Kate lo guardò per qualche secondo poi, recuperato il controllo espirò e “Andiamo”disse, prima di dirigersi verso la porta che li avrebbe condotti da Lockwood.

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