Bite the Rose of Death

di Lilith of The Thirsty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2- La morte ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questa FF si è classificata terza al contest "Historical contest" indetto da takei_chan!!!

Titolo: Bite the Rose of Death.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: AU.
Breve introduzione alla storia: Edward Cullen è il musicista di corte dei Romanov e la sua vita è maledetta dal patto stipulato con le tenebre. Anastasia, la figlia dello zar, vuole scoprire quale segreto si cela dietro la maschera del loro musicista e riuscirà nel suo intento sebbene questo porterà a fauste conseguenze la vita di tutta la famiglia e anche la sua.
Note dell’autrice: Per la mia storia ho utilizzato la leggenda di Anastasia. Secondo il mito popolare pare che la zarina sia sopravvissuta e sia scappata dal suo paese e agganciandomi a questo ho voluto rivedere, secondo la mia fantasia, la sua leggenda. Per non limitare la mia storia ho volutamente modificato le caratteristiche del vampiro che ho scelto, facendolo vivere nell’ombra e inoltre facendogli temere l’argento e le croci benedette. Detto questo, auguro una buona lettura.




Bite the Rose of Death


Prologo

Una sala riccamente decorata era vuota, non c’erano esseri umani in quel palazzo. Non esistevano più.
Un uomo dai capelli color del bronzo stava seduto davanti ad un pianoforte senza muoversi.
Tra le sue braccia vi era depositato qualcosa che non si riusciva a distinguere, l’oscurità faceva da mantello alla mesta figura d’uomo.
Un sospiro lacerante graffiò i vetri della stanza mentre la luna illuminava il volto pallido e perfetto della creatura immortale.
Le mani si mossero velocissime e affondarono nei tasti bianchi dello strumento, prima con violenza e poi con più lentezza, ciò che si trovava tra quelle braccia non si spostava e rimaneva impassibile davanti al suono estatico della musica prodotta dal vampiro.
Le sue lunghe dita bianche e affusolate scorrevano con innaturale agilità, sembravano quasi volare su quell’inaccessibile strada di luci e ombre, lungo quell’infinità di tasti bianchi e neri di quel lussuoso e antico pianoforte. Le sue mani eteree viaggiavano da un’ottava all’altra, sembravano conoscere tutte le tonalità, ritrovavano con benevolenza ogni nota nuova, ripercorrevano con tranquillità ogni accordo mai provato. Scendevano veloci verso le tonalità più cupe e profonde per risalire agili verso le note più squillanti. Poi la creatura pallida si interrompeva in un musicale, angosciante silenzio. Successivamente l’essere riprendeva la melodia e giocava sulle note centrali ma poi la tranquillità della composizione mutava in un oscuro presagio di una ben nota paura senza nome. E senza che nessuno avesse la possibilità di accorgersene quelle leste mani, come perse di vista, erano già scese di tonalità, fino a toccare quella cupa nota finale di morte, nera, scura, talmente profonda e definitiva da non avere quasi un’eco, se non lo stesso opprimente e quieto silenzio che lascia l’improvviso finire della melodia del destino. 
I dolci raggi lunari illuminarono le braccia coperte del vampiro e anche ciò che vi giaceva.
Una piccola bambina dai capelli color dell’oro era adagiata comodamente in braccio a quell’abominevole aberrazione, il vestitino color argento le fasciava il corpo freddo e immobile.
Le palpebre erano chiuse sofficemente, le sue labbra erano piegate in un piccolo sorriso.
Al centro del petto si stagliava un’enorme macchia rossa, il sangue aveva smesso di uscire dalla ferita semplicemente perché quel corpicino non aveva più altro da offrire al mondo.
Edward strinse piano quella piccola bimba al suo petto, la morte arrivava sempre per le creature sbagliate.
Non poteva sprecare neanche una lacrima perché non ne aveva, non sapeva più come fare ad esprimere dolore.
Le mani pallide sistemarono una ciocca bionda ribelle dietro il grazioso orecchio della piccolina e indugiarono sulla guancia morbida ma fredda.
“Dormi per sempre piccola Marija, nessuno potrà più farti del male. Troverò colui che ti ha fatto questo e lo ucciderò, questa è una promessa. Addio, piccolina…” sussurrò con voce profonda l’immortale mentre depositava la bimba nel suo lettino.
“Mi vendicherò, ti scoverò Rasputin!” urlò dolorante Edward mentre scompariva nelle tenebre lasciano posto ad un sole che non poteva più vedere.

Vincitrice inoltre del premio Originalità!!!!^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 1- Rivelazioni ***


Capitolo 1
Rivelazioni

 
 
“So cosa sei!” esclamai all’uomo appoggiato delicatamente sul balcone di marmo bianco della residenza di mio padre: Nicola, zar di tutte le Russie.
“Sentiamo Anastasia…” la sua voce era calma e controllata, intrisa di sofferenza e dolore appresi negli anni.
Fissai quel ragazzo vestito con gli abiti della festa che si teneva ora nel nostro palazzo, l’aria gelida dell’inverno in Russia era a mala pena sopportabile nonostante le vesti pesanti che indossavo mentre lui sembrava non farci caso.
La sua pelle era soda e liscia, di una compattezza che non aveva l’equivalente nel genere umano, calda di un calore diverso, come una statua intiepidita dal sole.
Quel ragazzo bruno aveva movimenti tranquilli e uno sguardo sereno; i capelli erano di color bronzo lucido e la carnagione simile alla seta: bianca, splendente, perfetta. Aveva due occhi neri quasi trasparenti, profondi come abissi infernali.
Le ombre lo accarezzavano affettuose ma al tempo stesso timorose, era immerso nel buio del balcone e lo distinguevo a malapena. Inspirai a fondo l’aria gelata e cominciai ad avanzare verso di lui più decisa e sicura che mai.
“Edward, la tua pelle è fredda e non risente dei cambiamenti climatici, non ti fai mai vedere alla mattina, non mangi nulla alle feste e…” dissi mentre prendevo tra le mani una collana con una croce d’argento benedetta e la puntavo contro di lui con forza, l’oggetto brillò con una luce azzurrina mentre Edward si tirava indietro.
“Non entri in chiesa e ora ne ho l’assoluta certezza: tu sei un vampiro!”
“E ora cosa vorresti fare? Andare in giro e urlarlo al mondo intero? Lo sai che non ti crederà mai nessuno oppure, ti fermerò prima io…”
Scorsi un luccichio di denti nell’ombra dove si era rintanato, non volevo accusarlo ma dovevo capire perché era diventato un mostro.
“Sei stato tu ad uccidere alcune delle nostre serve prosciugandole del loro sangue e a morderne altre vero?” domandai un po’ timorosa della sua risposta.
“No, sono state vittime di qualcun altro… Qualcuno di molto vicino alla vostra famiglia. Ma questo non mi sembra né il posto né l’occasione per parlarne…” disse gelido mentre io afferravo la manica della sua giacca nera supplicandolo di svelarmi tutto.
Per mesi avevo tentato di smascherarlo e ora che ci ero riuscita volevo sapere tutto, non importava a cosa sarei andata incontro.
 

***

 
 
Mi sedetti sul mio letto e mi avvolsi in una pesante coperta mentre la luce della candela faceva brillare i miei occhi verdi e i capelli rossicci sullo specchio appeso alla parete di fronte a me.
Edward si avvicinò alla finestra e si appoggiò al muro rimanendo immobile come una statua per qualche minuto, poi rivolgendosi a me disse “Cosa sai di noi creature della notte?”
“Voi esseri siete il male, è questo che mi hanno insegnato a credere…”
“Il male è un punto di vista, Dio uccide indiscriminatamente e così faremo noi, perché nessuna creatura di Dio è come noi… Nessuno è simile a lui quanto noi. Io sono un cacciatore infallibile, un demone in forma umana. Una statua, né vivo né morto, un essere maledetto per l’eternità, una creatura del sangue che cammina dove agli uomini non è consentito.” disse con voce lugubre mentre fissava la notte scura all’esterno della mia finestra.
“ Noi siamo vampiri” continuò “ predatori perfetti e veleno per gli umani. Creature terribili che esistono dalla notte dei tempi la cui natura è completamente legata alla vostra. Senza di voi noi moriremo perché è quel liquido che scorre nelle vostre vene che ci fa vivere.”
“Tu non sei malvagio!” fu l’unica cosa che riuscii a dire mentre la sua risata risuonava nel silenzio della mia stanza; assomigliava ad un limpido tintinnio di bicchieri di cristallo che ti spezzano il cuore, lo mangiano, lo disintegrano.
“La mia esistenza avrà un senso fino a quando esisteranno al mondo persone da uccidere, persone con cui sfamerò il mio cadavere per poter sopravvivere nelle epoche che si succederanno fino alla fine dei tempi, questa è la mia condanna e la mia maledizione: la solitudine è il peggiore dei mali. E tu dici che io non sono malvagio? Uccidere è perverso e far soffrire ancora di più…”
“Ma tu hai il mondo hai tuoi piedi! Puoi vedere cosa succederà in futuro e ingannare il tempo per sempre. Sei un essere straordinario e bellissimo…” dissi con un vago accenno di rosso sulle mie guance.
“E’ vero, ma ricorda che anche l’essere più forte ha delle debolezze.” concluse fissando le sue mani diafane che rivelavano alcune vene sottilissime al di sotto della pelle.
“Io credo che tu per vivere abbia bisogno di provare un po’ di gioia, forse riusciresti ad apprezzare la tua vita perché in fondo non sei lontani da noi…”.
“Uccidiamo per vivere, beviamo sangue di estranei perché il nostro fisico lo richiede e proviamo piacere nel farlo, un piacere folle e inatteso. Rifuggiamo dal sole e siamo accolti dalla luna e dalle tenebre perché speriamo che l’oscurità ci copra dagli insulti e dalle malelingue che cercano solo di ferirci e screditarci, la notte ci lascia fare tutto quello che vogliamo senza insultarci. Persino Dio ci ha abbandonati…” concluse fissando la mia croce che brillava debolmente appoggiata al mio petto.
“Perché hai scelto questo vita se non la volevi?” chiesi perplessa.
“Perché mi è stata imposta, io non ho mai voluto essere così! Qualcuno mi ha trasformato, qualcuno che tu conosci molto bene perché vive con la tua famiglia…”.
Lo fissai allibita mentre tentavo di collegare chi, oltre ad Edward (il nostro musicista di corte), fosse un vampiro ma la risposta me la diede proprio l’essere immortale che avevo davanti.
“La mia vita fu disintegrata nell’istante stesso in cui conobbi quel medico, Rasputin. Mia madre soffriva terribilmente e lui era l’ultima speranza dato che in Russia tutti lo osannavano come “colui che raggira la morte”. Mia madre si riprese mentre, poco dopo, morì  mio padre. Vidi ogni cosa ma ero ancora troppo piccolo per parlare e quando cominciai a crescere, provai disgusto per come mia madre avesse ceduto alle lusinghe di un medico e lo avesse sposato. Quando tentai di ucciderlo non sapevo che cosa fosse e solo nell’istante in cui venni trasformato e la mia famiglia venne distrutta capii a cosa ero andato incontro. Giurai che se mai fossi rimasto vivo lo avrei trovato e ucciso perché nessuno meritava la mia stessa sofferenza. Rasputin ha distrutto intere casate e non sono riuscito a salvare nessuno, sono solo un essere inutile, non riesco nemmeno ad avvicinarmi a lui! Temo e odio il mio stesso creatore perché ha ancora un enorme potere su di me e sulla mia coscienza… Ora che sai la mia storia che senso vuoi che abbia per me la vita?”
“E cosa ti spinge ad andare avanti?”
“La vendetta…” pronunciò con astio sulle labbra.
“Non ti credo, Rasputin non può essere così malvagio come dici! Cura mio fratello e aiuta mia madre, ci aiuta tutti! Stai mentendo!” gridai mentre le immagini di quell’uomo pallido si succedevano nella mia testa in una sequenza orribile.
“Nessuno può essere sicuro che ciò che chiama realtà non sia solo un’illusione. In fondo, non è forse vero che le persone vivono immerse nel torpore dei loro preconcetti?
Questo ci limita e decide le nostre capacità, facendoci temere e odiare cose che non abbiamo ancora visto o conosciuto.” disse dolorante fissandomi negli occhi e scuotendo piano la testa.
Non seppi perché ma mi ritrovai a piangere, lacrime salate scesero sulle mie guance senza freni mentre tentavo di scacciare dalla mia mente quella scomoda verità.
“Non sempre le persone che riteniamo importanti sono animate da buone intenzioni. So che il suo nome era Grigorij Rasputin. Ma chi era realmente? Che tipo d'uomo era? L'uomo può essere catturato, può essere ucciso e dimenticato. Ma 400 anni dopo ancora una volta un'idea può cambiare il mondo. Io sono testimone diretto della forza delle idee, ho visto gente uccidere per conto e per nome delle idee, li ho visti morire per difenderle… Tutto questo mi ha riportato alla mente il 5 novembre: un giorno che non dimenticherò mai insieme all’uomo che mi ha condannato per sempre ad una vita fatta di tenebre e sangue.”
Lo fissai attonita mentre apriva la finestra della mia camera e spariva lasciandomi da sola con queste parole nella testa “Lui non è quello che sembra. Le idee sono pericolose Ania, il vostro popolo non vi ascolterà per molto e lui ne approfitterà come sempre e questa volta non riuscirò a fermarlo. Mi dispiace…”.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2- La morte ***


Capitolo 2
La morte

 
Sconvolta uscii di corsa dalla mia camera percorrendo i ben noti corridoi fino ad arrivare all’enorme sala da ballo dove si stava tenendo la festa dei miei genitori.
Tre grandi lampadari a candele, sospesi ad altezze diverse, assicuravano luce diffusa per tutto l’ambiente del palazzo.
Lungo le balconate, erano disposti mobili pregiati e soffici tappeti ricoprivano il marmo del pavimento, qua e là piccole alcove delimitate da tende, ospitavano piccoli divani e sedie scolpite.
Chiacchere e rumori di stoviglia si mescolavano insieme a tintinnii di calici pieni di vino o acqua e alle risate allegre degli ospiti, tovaglie magnifiche scivolavano come acqua ai bordi di lunghissime tavolate imbandite a festa.
Il centro del salone era vuoto e consentiva agli ospiti di danzare al piacevole suono dell’orchestra che festeggiava il trecentesimo anniversario dell’ascesa al trono della dinastia dei Romanov, vidi le mie sorelle danzare con dei giovani uomini in divisa mentre mio padre mi chiamava tra la confusione che facevano gli invitati.
“Anastasia, vieni a danzare con noi!” esclamò mio padre prendendomi per mano e facendomi volteggiare.
Tutta quella felicità e quelle luci maestose mi ferivano l’animo mentre le parole di Edward mi rimbombavano minacciose nella mente. Mio padre mi fece ruotare e il mio vestito blu e d’oro brillò mentre accompagnava le mie movenze nella danza frenetica appena cominciata.
Più volte incrociai lo sguardo di Edward che suonava il pianoforte in maniera divina accompagnando ogni mio movimento e ogni volta correvo ad osservare Rasputin che, al fianco di mia madre, sorrideva bonariamente.
La testa martellava in maniera incessante mentre mi accasciavo al suolo tra le esclamazioni stupite di mio padre e dei presenti.
Qualcuno mi sollevò da terra con innaturale delicatezza e calmò i presenti con poche parole mentre mi trasportava lontano da tutto quel rumore, le mie iridi incontrarono quelle del mio salvatore e in un attimo il mondo mi crollò addosso.
Occhi cremisi come il sangue mi fissavano crudelmente, i capelli neri lunghi incorniciavano un volto scarno e pallido che ghignava crudelmente; invocai mentalmente l’aiuto di Edward ma il dottore rise sfacciatamente.
“E’ inutile principessa, ormai nessuno farà più niente per aiutarvi! L’impero cadrà così come cadrete tutti quanti voi!” esclamò infervorato mentre i miei occhi si chiudevano e rimanevano prigionieri in una fitta oscurità.
Come aveva predetto Edward la scintilla dell’insoddisfazione si trasformò nell’ondata rivoluzionaria che avrebbe distrutto per sempre la nostra vita e l’impero di Russia.
 
****
 
 
Stavo perdendo troppo sangue e fuori era freddo, troppo freddo per poterlo sopportare adesso che stavo morendo.
Il palazzo era sotto attacco ma io ero riuscita a scappare nonostante avessi tentato in tutti i modi di salvare la mia famiglia non ci ero riuscita e li avevo visti morire uno ad uno sotto i miei occhi.
Non pensavo che Rasputin ci avesse tradito in quel modo barbaro e crudele, avrei dovuto ascoltare Edward invece di piagnucolare scuse a caso. Da quel giorno non l’avevo più rivisto nonostante sapessi che era ancora a palazzo non osavo più avvicinarmi. Chi avrebbe mai creduto alle mie parole tra le mura di quella reggia? Mio padre avrebbe risposto che erano solo fantasie di una ragazzina mentre mia madre non avrebbe neanche voluto sentirmi tanto era soggiogata da quell’uomo crudele.
Dei passi leggeri scricchiolarono sulla neve mentre i miei occhi si annebbiavano a poco a poco.
“Ciao Anastasia come stai?” chiese la sua voce ironica e tagliente nelle mie orecchie.
“Rasputin!” sibilai sputando sangue sulla neve bianca macchiandola di rosso.
“Non ci siamo Ania, stai morendo lo sai?”
“Vai all’inferno!”
“No, ci andrai tu!Io ti condanno all'eterna fame di vitale sangue e alla vivente morte!” disse ridendo prima di mordermi sul collo. Un bruciore si sparse lungo tutto il mio fisico provato e ogni muscolo gridava per la sofferenza e l’agonia.
“C-cosa mia hai fatto?” urlai in preda a lancinanti fitte di dolore.
“Non ti è chiaro? Diventerai come me!”
“Io non sarò mai come te mostro! Mi vendicherò!” gridai piangendo e contorcendomi nella neve.
“Se vuoi uccidermi mi devi odiare! Devi sopravvivere come una miserabile, continuare a scappare e quando avrai i miei stessi occhi vieni da me!” bisbigliò alle mie orecchie per poi andarsene senza rimpianti.
Ora capivo cosa aveva provato Edward, ora sapevo cosa sarei diventata e non volevo assolutamente essere un mostro come lui.
Davanti ai miei occhi piccoli e candidi fiocchi di neve scendevano per posarsi sul mio corpo che bruciava e li scioglieva in pochi istanti, quella sarebbe stata la mia fine.
 “Ania!” sentii qualcuno che mi chiamava da distante con voce preoccupata e sofferente. Doveva essere Edward perché appena fui sollevata da terra sentii il profumo delle rose secche che caratterizzavano i suoi abiti. Chiusi gli occhi e mi lascia andare al dolore.

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


Epilogo

 
 
La stanza era buia e poco illuminata ma riuscivo a vedere ogni cosa perfettamente, persino il contorno di legno della bara su cui ero stata adagiata.
Una scarica di dolore partì dal mio petto inerte e le mie mani affondarono nel legno della cassa, frantumandolo in mille pezzetti.
“Attenta Ania…” mi ammonì la voce familiare di Edward appoggiato alla parete vicina.
“Voglio la sua testa…” mormorai “portami con te Edward, devo vendicarmi!”
“Sei sicura?”
Lo fissai con occhi freddi e decisi, la sete faceva pulsare la mia gola e avevo già capito che la mia esistenza era finita ma se dovevo sopravvivere, dovevo trovare una ragione per farlo.
La mia vendetta su Rasputin sarebbe arrivata insieme a quella di Edward.
“All'inizio anch’io pensavo fosse odio... L'odio era l'unica cosa che conoscevo, l'odio aveva costituito il mio mondo, mi aveva imprigionato, mi aveva insegnato a sfamarmi, bere, respirare. Pensavo che l'odio che mi scorreva nelle vene mi avrebbe ucciso. Ma poi è successo qualcosa... a me, come è successo a te …”
“Nessuno dimenticherà più quella notte e il significato che ha avuto per questo paese. Io non dimenticherò mai quell'uomo e il significato che ha avuto per me.” dissi sprezzante, tastando il mio collo liscio e levigato come seta nel punto dove erano affondati i canini del nemico.
Edward mi fissò con calma e mi offrì la sua mano per alzarmi dal feretro dove ero stata deposta per chissà quanto tempo.
Mi aiutò ad allacciarmi il mantello sulle spalle mentre fissava i miei occhi che erano diventati neri come i suoi.
La gioia di un tempo era finita mentre la malinconia era appena iniziata e si sarebbe unita a me in eterno, sporcandomi con il suo mantello fatto di neri rimpianti e sofferenze.
Non sapevo che sarei diventata un’icona celebre anni dopo perché il mio corpo non era stato ritrovato tra i resti dei miei familiari però nessuno sapeva che ero diventata una fragile e triste ombra di un passato che non mi apparteneva più.
Perché Anastasia Romanov è morta molto tempo fa anche se la sua leggenda continua a vivere ancora oggi.


NdA
Ecco, finalmente è finita!
Ringrazio: 
 resme per avermi recensita e Littlemisstneb per avermi inserita nelle storie ricordate.
Grazie a tutti! Vi porterò sempre nel mio cuore!
Arrivederci, a presto!
Lilith of The Thirsty

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