Corona di fiori

di Rebychan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Primo fiore - Brufoli rivelatori ***
Capitolo 2: *** 2. Panico ***
Capitolo 3: *** 3. Il giorno delle bugie ***
Capitolo 4: *** 4. Un anno per... ***
Capitolo 5: *** 5. Vicecapitano ***



Capitolo 1
*** 1. Primo fiore - Brufoli rivelatori ***


1. Brufoli rivelatori
Oggi è il compleanno di Rukawa per cui ci tenevo a postare qualcosa.
Nel mio forum ho aperto un topic relativo alla sua festa di compleanno e chi volesse aderire è benvenuto. Nell'angolo di Rebychan troverete maggiori ragguagli.
Così come troverete maggiori informazioni sulla one shot sotto postata.
Per maggiori delucidazioni quindi vi rimando lì.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chiunque leggerà questa assurda storia e mi farà sapere il suo parere.
Vi auguro un Buon 2012.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

Primo fiore - BRUFOLI RIVELATORI

Hanamichi varcò il cancello dello Shohoku furtivamente tentando di evitare d’incontrare il gundan. Non voleva essere costretto a fermarsi a parlare con loro perché non voleva che Haruko nel frattempo arrivasse a scuola e lo vedesse in quello stato. Dribblò con grande maestria gli altri studenti che chiacchierando allegramente si dirigevano verso la scuola e s’introdusse nell’istituto. Senza guardare nessuno in faccia andò verso il corridoio delle prime pensando alla sfortuna che gli era capitata tra capo e collo. Perché proprio a lui doveva nascere quel coso proprio in quel posto. Era così enorme da non poter di sicuro passare inosservato e faceva profondamente schifo. Per un po’ di giorni per non perdere le già di per se minime speranze di conquistare la Akagi doveva per forza non incontrarla e, quindi, non sarebbe andato neanche agli allenamenti del club di basket. Si vergognava troppo a farsi vedere ridotto così da lei. Era…..

"Hanamichi, come mai sei venuto a scuola così presto?" quella voce stridula fece accapponare la pelle del rossino che istintivamente si girò con sguardo beota ed adorante verso la ragazza che aveva parlato dicendo "Harukina cara" poi però si ricordò del suo problema ed imbarazzato si portò entrambe le mani al mento come a nascondere qualcosa.

La ragazza guardò l’amico sorpresa da quel comportamento e innocentemente chiese "Cosa c’è Hanamichi ti senti male?"

"No Harukina, non preoccuparti. E’ solo che …vedi io….non so come spiegarmi" farfugliò il rossino arrampicandosi sugli specchi sempre tenendosi le mani al mento, poi però vedendo che non riusciva a trovare una scusa decente si girò ed esclamò "Adesso devo proprio andare Mito mi aspetta".

Cominciò a correre ma pochi centimetri dopo girando un angolo sbatté addosso ad un altro studente. Cadde a terra perdendo l’equilibrio e sbattendo il sedere. Haruko gli fu subito accanto e preoccupata chiese "Ti sei fatto male?"

Hanamichi si alzò velocemente e per tranquillizzare l’amica cominciò a fare il buffone fingendo di sollevare dei pesi con le mani "Certo che sto bene nessuno può abbattere il tensai"

"Bene" sorrise la Akagi guardando in viso il ragazzo dai capelli rossi. Subito il suo sguardo finì sul mento dell’altro e i suoi occhi strabuzzarono dalla sorpresa. Batté le mani allegra e con voce eccitata disse "Che bello Hanamichi hai un brufolo del desiderio"

Sakuragi arrossendo, rendendosi conto che lei aveva notato la sua orribile disgrazia, si sentì sprofondare dalla vergogna. Quella sporgenza sul mento gli sfigurava il viso e lo rendeva mostruoso. Poi, però si rese conto sia che l’amica sembrava felice di quel brufolo, sia delle parole che aveva pronunciato e ripeté confuso "Brufolo del desiderio? Cosa intendi?"

"Come Hanamichi non lo sai? Ma dove vivi?" fu la prima reazione di Haruko all’atteggiamento incerto del ragazzo, dopo però con l’aria di una maestrina saccente cominciò a spiegare "Vedi il brufolo sotto il mento come nel tuo caso significa che sei desiderato, invece quello sulla fronte" e sollevò la frangetta che portava per fargli vedere "indica che si desidera qualcuno"

"Davvero?" chiese il rossino confuso.

"Si. Te lo garantisco. Sei fortunato Hanamichi, qualcuno ti desidera".

Proprio in quel momento suonò la campanella e Haruko salutò l’amico per raggiungere la sua classe. Il rossino era eccitato, possibile che sul serio avesse ragione la ragazza e finalmente dopo 50 rifiuti qualcuno volesse mettersi con lui. Ma chi poteva essere? Mentre entrava in classe guardò fuori dalla finestra che dava sul cortile d’entrata e notò Rukawa in ritardo addormentato sulla bicicletta e il ricordo di quanto accaduto il giorno prima lo sconvolse.

 
Flash back
 

Hanamichi era in farmacia e stava cercando nei vari scaffali una pomata per i brufoli. Gli era nato un foruncolo sotto il mento e voleva farlo sparire il prima possibile. Ad un tratto l’aveva scorta ed aveva notato che ce n’era solo una. Aveva allungato la mano per prenderla quando qualcun altro gliela aveva portata via da sotto il naso. Arrabbiato si era girato in direzione dello scocciatore e si era trovato di fronte due profondi occhi blu che conosceva benissimo "Kitsune che ci fai qui?" aveva ringhiato dalla rabbia.

"Hn" aveva risposto Rukawa andando verso la cassa per pagare.

Il rossino lo aveva bloccato posandogli una mano sulla spalla "Ehi dove credi di andare con la mia pomata?"

Kaede allora si era deciso a parlare "Do’aho non mi risulta che questa crema sia tua. L’ho presa prima io"

"Si ma l’avevo vista prima io baka kitsune. Dammela immediatamente. Mi serve"

"Non ci penso nemmeno a dartela, serve anche a me"

Quelle parole insospettirono Sakuragi, guardò il compagno in viso con attenzione sperando di vedervi un brufolo gigantesco che lo rendesse brutto ma non vi scorse niente "A cosa ti serve? Non mi sembra che tu abbia brufoli"

"Si che ce l’ho. Solo che sono stato fortunato e non si vede come il tuo. Sai il tuo è orribile. Hai anche i brufoli da do’aho"

"Come osi baka kitsune!!!!!!!!!!! Io ti distruggo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Dammi subito quella crema, la vuoi solo per mettermi nei guai" sbraitò il rossino gettandosi verso il moretto, ma questi lo stupì sollevando la frangia che gli copriva completamente la fronte e al centro Sakuragi notò un gigantesco brufolo.

Hanamichi bloccò la sua furia ritornando calmo "Allora ce l’hai sul serio. Però fa lo stesso Kitsune quella crema serve di più a me che a te. Io devo preservare la mia grandiosa bellezza tu invece puoi farne a meno"

"Do’aho. Immagino tu intendessi il contrario" sbottò il volpino con fare canzonatorio.

"Ehi cosa insinui? Che sono brutto?"

"Hn" fu l’ultimo commento del volpino, prima di girarsi verso la vetrata che dava sulla strada e chiedere furbescamente, non voleva infatti attaccar briga con Hanamichi per la pomata, quel tubetto doveva essere suo a tutti i costi, quel brufolo anche se non lo si vedeva gli dava molto fastidio "Ma quello non è il tuo migliore amico?"

Il rossino guardò verso il luogo indicato da Rukawa ma non vide niente. "Ma cosa dici? Non c’è nessuno. Non tentare di fare il furbo per portarmi via la pomata" esclamò poi rivoltandosi in direzione di dov’era il volpino pochi istanti prima, ma non vi trovò più nessuno. Sentì la porta della farmacia chiudersi e notò la volpe all’esterno prendere la bicicletta e andarsene. Velocemente Hanamichi fu sulla strada ma troppo tardi. Non poté che urlare al vento "Baka Kitsune"

 
Fine flash back

 
Hanamichi si sedette sul banco pensieroso. Kaede aveva un brufolo sulla fronte e significava che desiderava qualcuno, lui invece ce l’aveva sul mento e quindi era desiderato possibile che…….no ma cosa andava a pensare? Lui ed il volpino erano due maschi e, poi, si odiavano reciprocamente. Le parola dette da Haruko dovevano essere solo delle sciocchezze che la ragazza si era inventata per consolarlo. Non c’era altra spiegazione.

 
Al pomeriggio visto che ormai la Akagi lo aveva visto il rossino andò agli allenamenti. Tutti lo presero in giro per il brufolo ma non ci fece caso. Per tutta la sezione di allenamento Sakuragi si ritrovò più di una volta a fissare Rukawa mentre giocava con occhi diversi dal solito. La storia dei brufoli raccontata da Haruko gli girava ancora in testa e…..lo faceva essere particolarmente sensibile. Tentò di intravedere il brufolo del moretto attraverso i capelli ma non fu fortunato. Guardò il suo portamento mentre tirava a canestro, s’incantò a guardarlo negli occhi e nel viso, si lasciò conquistare dal suo modo di giocare e quando finalmente Akagi decretò che per quel giorno potevano smettere gli allenamenti e si diressero tutti verso gli spogliatoi Sakuragi si mise sulla doccia davanti a quella di Kaede e per tutto il tempo lo contemplò. Dovette ammettere con se stesso che il volpino era davvero bello. Aveva dei lineamenti angelici che rientravano nella bellezza classica, il taglio dei suoi occhi poi lo rendevano affascinante e misterioso. Il suo corpo era un fascio di muscoli senza nemmeno un grammo di grasso e il suo fisico era perfetto ed agile. La sua pelle bianca era luminosa. Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato toccarla, se sarebbe stata voluttuosa e si rese conto di essersi eccitato. Velocemente girò la manopola dell’acqua fredda per raffreddare i suoi bollenti spiriti e mollò una craniata sulla parete per ritornare in se. Cosa stava facendo? Solo per quella scemenza sparata da quella cretina di Haruko lui si ritrovava a pensare e a sconvolgersi di fronte al corpo nudo della sua volpe. Stop. Cos’è che aveva detto? Scemenza sparata da quella cretina di Haruko? Da quando Haruko era diventata una cretina se fino a quella mattina era la luce dei suoi occhi? Boh, non capiva. E, poi e soprattutto da quando la volpe era sua. Era sempre più stranito. Cosa stava succedendo?

Preso dai suoi pensieri, Hanamichi fu l’ultimo ad uscire dalla doccia. Andò negli spogliatoi per cambiarsi e vi trovò solo Rukawa già completamente vestito che armeggiava con lo specchio del suo armadietto per mettersi la pomata sul brufolo.

Quando il moretto ebbe finito si girò verso il rossino che era rimasto bloccato a guardarlo soggiogato dal suo fascino e dalle emozioni che aveva scoperto di provare quel giorno quando si trovava di fronte a lui.

"Che hai da guardarmi?" chiese Rukawa sorpreso.

Intorno a loro due si respirava una certa tensione che Hanamichi tentò di tagliare dicendo "Niente, pensavo. Come va il brufolo?"

"Insomma….e il tuo?" si degnò di rispondere l’altro.

"Bhe starebbe meglio se mi avessi lasciato la pomata. Tutti mi hanno preso in giro"

"Do’aho. Non serve un brufolo perché tutti ti prendano in giro, sei già un buffone per conto tuo"

Il volpino si sarebbe aspettato la solita reazione ovvero che Hanamichi urlasse Baka Kitsune e gli si scagliasse contro, ma invece ciò non accadde. Per tutto il giorno il do’aho era stato strano si era reso conto Rukawa ed ora lo era ancora di più. Sakuragi lo aveva fissato per tutto l’allenamento attentamente e….anche se la cosa non gli era spiaciuta per nulla bhe lo aveva reso nervoso a tal punto che non era riuscito a dare il meglio di se quel giorno nel basket e aveva preferito evitare gli allenamenti supplementari. Cosa era successo al do’aho?

Il rossino da parte sua aveva deciso di parlare con il volpino dei brufoli del desiderio, voleva vedere la sua reazione e scoprire se c’era un briciolo di verità in quanto detto da Haruko per cui a bruciapelo chiese "Hai sentito la storia dei brufoli del desiderio?"

Il volpino lo scrutò attentamente, Hanamichi era mezzo nudo ed era davvero un bel bocconcino, prima di sorridere maliziosamente "Quale? Quella che dice che se un ragazzo ha un brufolo sotto il mento è desiderato, e se ce l’ha sulla fronte desidera?"

"Si quella" arrossì Sakuragi.

Rukawa si avvicinò al rossino "E pensi che sia il nostro caso?"

Hanamichi abbassò lo sguardo imbarazzato "Certo che no!!!!!!!!!!!! Io ti o…" farfugliò tentando di proteggersi ma una leggera risata lo fermò.

Kaede era rimasto fermo in attesa che il rossino si decidesse a dirgli cosa provasse per lui. Quando il do’aho però aveva cominciato a dire la parola odio, Rukawa non ci aveva visto più. Lui si era innamorato di Sakuragi a prima vista e in quei mesi, nei quali il do’aho non aveva fatto altro che picchiarlo decantando il suo odio per lui, per correre dietro alle sottane di una stupida ragazzina, aveva sofferto molto. Lui sapeva di non avere un bel carattere, di non essere in grado di mantenere una conversazione decente con chi gli stava accanto. Di essere burbero ma….nel suo piccolo aveva tentato in tutti i modi di fare capire al suo compagno di squadra del suo interessamento per lui, durante le partite a suo modo lo incoraggiava, gli era sempre stato accanto quando si era trovato in difficoltà tentando di farlo risorgere, ma l’altro aveva sempre continuato con la sua politica di odio profondo nei suoi confronti. Tutti i suoi sforzi erano falliti.

In quel momento non era in vena di sentire Hanamichi per l’ennesima volta urlargli contro ti odio, per un attimo aveva sperato che il rossino si fosse deciso a ricambiarlo, a capire che erano fatti l’uno per l’altro ma aveva dovuto disilludersi di nuovo. Fu per questo che ridacchiando esclamò "Sei proprio un do’aho. Sono soltanto stupide credenze di alcune ragazzine che vogliono trovare qualcosa di piacevole anche in una brutta esperienza come avere un brufolo. Come puoi anche solo pensare che io possa essere interessato a te?"

Dopo di che, senza aspettare la reazione e la risposta di Sakuragi che aveva sentito il suo cuore incrinarsi a quella frase, se ne andò.

Il rossino rimase a fissare la porta da cui Rukawa era uscito per diversi minuti. Non sapeva ancora perché ma quelle parole gli avevano fatto un male cane e si ritrovò a domandarsi se lui odiava sul serio la volpe oppure no. Cosa provava per il suo eterno rivale?

Si decise a vestirsi. Stava per andarsene dagli spogliatoi quando notò in bella mostra sulla panchina usata dal volpino la pomata per i brufoli. Rukawa doveva averla dimenticata oppure l’aveva lasciata li per lui? Era più probabile la prima ipotesi dato che solo pochi attimi prima Kaede gli aveva fatto ben capire che non gli importava niente di lui. Si sentì triste ed amareggiato a quella considerazione. Prese il tubetto, se lo mise in tasca e corse a casa. Qui giuntovi cosparse il suo brufolo con la crema e andò subito a letto dove si addormentò di colpo. Rivisse in sogno tutti i momenti significativi che avevano costellato il suo rapporto con Rukawa e quando si svegliò il giorno dopo aveva capito che il volpino con lui si comportava in maniera diversa che con tutti gli altri. A modo suo nel bene e soprattutto nel male gli era sempre stato accanto e solo grazie a lui era sempre riuscito ad uscire dallo sconforto che lo prendeva quando giocava male in una partita. Questo cosa poteva significare? Possibile che …..nonostante quanto gli aveva detto la sera prima in verità la volpe ci tenesse a lui? Queste erano domande a cui non poteva rispondere da solo.

 
Sospirò e si preparò per andare a scuola. Si rimise la pomata sul brufolo che ancora troneggiava sul suo mento e, poi,mise il tubetto in cartella. Era intenzionato a restituirlo al suo legittimo proprietario. Arrivato alla Shohoku aspettò il volpino nella rastrelliera delle biciclette e appena lo vide il suo cuore che fino a quel momento aveva battuto normalmente cominciò a tamburellare forsennatamente sulla sua cassa toracica. Possibile che in un giorno i suoi sentimenti per Rukawa fossero cambiati così tanto? E tutto per colpa di un brufolo? Non era che in verità per lui il volpino era sempre stato importante e solo ora si stava rendendo conto di questo? Boh era sempre più confuso.

Kaede mezzo addormentato non aveva notato la presenza del rosso, sbadigliando aveva appoggiato la bici al suo posto e con passi lenti e malfermi si era diretto all’entrata della scuola. Sakuragi gli si parò davanti e con un sorriso a trenta due denti che esprimeva la sua felicità nel vederlo gli consegnò la pomata. "Questa è tua, te l’eri dimenticata. Non ti dispiace se l’ho usata vero?"

Rukawa sorpreso nel trovarselo davanti mugugnò "Potevi restituirmela anche agli allenamenti" e si ritrovò pure a confessare una mezza verità "L’avevo lasciata apposta negli spogliatoi perché tu la usassi".

Entrambi i ragazzi si guardarono negli occhi arrossendo. Poi li distolsero perché non erano ancora in grado di sostenere per troppo tempo l’uno lo sguardo intenso dell’altro ed in silenzio andarono in classe.

Qualcosa era cambiato tra loro ed in meglio ma nessuno dei due capiva ancora fino a che punto. Per un paio di giorni Hanamichi e Kaede si scambiarono la pomata furtivamente e si aspettavano negli spogliatoi per chiacchierare un pochino del più e del meno. I loro battibecchi durante gli allenamenti e anche dopo erano ancora presenti ma sembravano far parte di un rapporto d’amicizia particolare che li stava unendo. Anche quelle piccole scaramucce che si concludevano con i pugni facevano parte di loro. Adesso erano in ottimi rapporti ed entrambi erano soddisfatti della situazione.

E dopo tre giorni quando il brufolo sulla fronte per Rukawa e quello sul mento di Sakuragi sparirono con un tacito accordo i due ragazzi si ritrovarono al mattino davanti al cancello della scuola e festeggiarono abbracciandosi. Quello fu uno strano spettacolo per tutta la scolaresca che non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere fra loro due ma ai due giovani non importava. Kaede era felice, ormai poteva considerare Sakuragi un amico. Era sconvolgente fino a pochi giorni fa, non avrebbe mai immaginato che il suo rapporto con il do’aho si sarebbe evoluto così velocemente in un modo così bello. E se anche il rosso non l’avesse mai amato almeno adesso poteva stargli vicino se non altro come amico. Il rossino d’altra parte era euforico, ormai si era reso conto di essersi innamorato del volpino solo che non sapeva come dichiararsi, non conosceva i sentimenti dell’altro e aveva paura di rovinare il rapporto di amicizia che si era instaurato tra loro.

Dopo la sparizione dei brufoli però le cose fra i due ragazzi peggiorarono. Non avendo più la scusa di scambiarsi la pomata gli incontri si diradarono tant’è che riuscivano a malapena a salutarsi agli allenamenti, a litigare come al solito e a scambiarsi due parole mentre si facevano la doccia. Il rossino avrebbe voluto fermarsi ad aspettare l’altro visto che era più veloce a cambiarsi ma….non sapeva come il volpino avrebbe accolto quella sua ingerenza nella sua vita, temeva di rovinare quello che era nato tra loro non rendendosi conto che il loro rapporto stava già andando a rotoli. Il moretto invece era triste, pensava che Sakuragi lo avesse solo usato per avere gratis la pomata e che ora non servendogli più lo avesse gettato via ritornando ai suoi soliti amici.

 
Fortuna volle che ad aiutarli a chiarire la situazione sopragiunsero due fattori.

 
Un mattino Hanamichi fece la sua comparsa a scuola con un cerotto che gli copriva gran parte del naso. Era imbarazzato per il nuovo inconveniente che avrebbe dovuto affrontare ovvero un enorme brufolo che gli copriva la punta del naso. In quel periodo non gli andava proprio bene niente. Mentre pensava al brufolo, alla volpe e al gelo che si era creato tra loro negli ultimi giorni finì con lo sbattere contro Haruko. Alla vista della ragazzina arrossì, ormai di lei non gli importava più niente, la considerava solo un’amica ma era frustrante avere la sfortuna d’incontrarla sempre e solo nelle situazioni peggiori. La Akagi guardò il suo amico in volto e lo salutò calorosamente "Buongiorno Hanamichi. Come stai oggi? E’ da un po’ che non riusciamo più a parlare" in effetti il rossino da quando aveva capito di amare la volpe l’aveva un po’ evitata.

"Bhe vedi sono stato impegnato negli allenamenti" biascicò una scusa il ragazzo dai capelli rossi portandosi una mano dietro la testa.

"Lo so! Stai migliorando moltissimo, fra poco non avrai rivali" disse dolcemente la ragazzina con un bel sorriso, poi però si fece seria "Cosa hai fatto il naso? Non avrai litigato con qualcuno?"

"No. Il cerotto mi serve per nascondere un brufolo" rispose Hanamichi istintivamente per poi pentirsene subito dopo. Sapere di quel foruncolo l’avrebbe di sicuro disgustata.
Haruko come era già successo per il brufolo sotto il mento invece si agitò tutta euforica "Hanamichi è meraviglioso, hai un altro brufolo del desiderio"

"Un altro?" s’arrischiò a dire Sakuragi desideroso di saperne di più.

"Ma come Hanamichi mi sembrava di avertelo spiegato l’altra volta. Comunque allora il brufolo sotto il mento è quello dell’essere desiderato, quello sulla fronte è quello del desiderio, quello sulla guancia destra è quello dell’essere lasciati, quello sulla sinistra del lasciare e quello sul naso è il più bello, è quello dell’amore corrisposto. Chi è la fortunata?" esclamò tutto d’un fiato la sorella del capitano.

Il rossino la guardò sbigottito. Se era vero quello che Haruko diceva significava che anche Rukawa era innamorato di lui. Ma cosa andava a pensare? Velocemente rispose all’amica proteggendosi "Non c’è nessuna fortunata, si vede che con me i brufoli del desiderio non c’entrano niente". La superò teso salutandola e si diresse verso la sua classe.

La mattinata trascorse velocemente con Sakuragi che non faceva che pensare alle parole di Haruko e al fatto che il suo amore potesse essere sul serio corrisposto o meno. Tentò di ripassarsi tutte le reazioni che il volpino aveva avuto con lui in quell’ultimo periodo. Grazie al brufolo si era sciolto ma…era ancora un iceberg e non rivelava un particolare interesse nei suoi confronti anzi era sempre pungente e sfrontato.

Sospirando raggiunse la palestra e rimase sconvolto quando vide anche sul volto del volpino un cerotto a coprirgli il naso. Gli si avvicinò e subito a bruciapelo gli chiese "Cos’è è successo?"

"Un brufolo" rispose abbassando lo sguardo "E tu?"

"Idem" ridacchiò il rossino "Siamo infestatati ultimamente"

Anche la volpe si sbottonò e sorrise. Si guardarono negli occhi per qualche istante ridendo insieme prima di ritornare seri. E proprio in quel momento il rossino si decise a mettere in atto una nuova strategia. Durante la partita amichevole che Anzai propose Hanamichi tentò di rimanere il più possibile vicino a Rukawa, tentò di toccarlo più che poteva con dolci carezze ad ogni occasione propizia che riceveva, quando caddero sul pavimento a seguito di un’azione di gioco poi s’intrattenne più del dovuto sopra il compagno facendo entrare in contatto le loro virilità e fu piacevolmente sorpreso quando sentì il volpino gemere. Voleva vedere se a Kaede sarebbero spiaciute le sue premure ed invece l’altro accettò tutti i suoi gesti affettuosi, certo non fece niente per far capire al rossino che gli facevano piacere e può darsi che neanche si fosse reso conto che era manifestazioni d’amore ma….Sakuragi alla fine si decise che tentare non gli sarebbe nuociuto. Era già stato scaricato da molte ragazze, Rukawa poteva essere il primo ragazzo ma doveva dichiararsi. Forse i brufoli del desiderio non esistevano sul serio, ed erano solo un’invenzione da ragazzine ma fra loro due c’erano state troppo coincidenze.

I brufoli sul mento e sulla fronte, l’amicizia che era nata tra loro improvvisa grazie alla pomata, la scoperta del rossino di essersi innamorato, il gelo di quegli ultimi giorni come se sia lui che Kaede temessero di scoprirsi troppo, i brufoli sul naso, il comportamento più sciolto che Rukawa aveva con lui, il fatto che durante quegli allenamenti gli aveva permesso di toccarlo, quei particolari avranno pur avuto qualche significato no? Quella sera stessa gli avrebbe detto che gli voleva bene e avrebbe accettato qualunque fosse stata la sua risposta.

 
Il volpino era tutto in fermento. Sakuragi durante gli allenamenti era stato incredibilmente affettuoso nei suoi confronti. Ogni suo tocco era stato come una carezza dolcissima, aveva scorto più di una volta i suoi occhi rivolti verso di lui con un’espressione tenera stampata in viso, quando poi erano caduti l’uno sull’altro e Hanamichi aveva fregato il suo sesso con il suo aveva quasi perso la testa, solo il fatto che erano insieme con gli altri lo aveva trattenuto da non baciarlo davanti a tutti. Lui aveva tentato di non far capire al rossino quanto per lui erano stati importanti quei gesti., temeva che l’altro avesse scoperto i suoi sentimenti e potesse prendersi gioco di lui. Eppure….il suo cuore continuava a battere forte grazie alla speranza che forse poteva essere ricambiato.

 
Quando, uscito dalla palestra, Rukawa si trovò davanti Hanamichi nel luogo in cui teneva la bicicletta rimase interdetto. Il suo sguardo era così serio, sembrava volergli parlare, cosa poteva significare? Certo non quello che sperava, forse voleva solo dirgli di stargli lontano.

Lo salutò con un "…iao" mentre s’inchinava sulla catena della bici e tentava di aprire il lucchetto che la proteggeva.

Il rossino si era fatto una doccia super veloce e aveva deciso di aspettare la volpe li per rivelargli i suoi sentimenti. Si era preparato un discorsetto e dopo aver aperto un paio di volte la bocca senza però riuscire ad emettere alcun suono, tirò un profondo respiro e finalmente si decise a parlare "Senti, Rukawa, tu sai cosa significa il brufolo sul naso?"

"Sì. E’ una gran seccatura" rispose l’altro un po’ deluso. Cosa c’entravano in quel momento i brufoli? Lui pensava che il rossino avesse qualcosa da dirgli su loro due. Certo non poteva credere che Hanamichi lo amasse ma forse almeno lo avrebbe voluto come amico. Si era completamente dimenticato dei brufoli del desiderio, dopo tutto lui non aveva mai creduto alle superstizioni.

Sakuragi sospirò "Non in quel senso. Ti ricordi i brufoli del desiderio?"

Il volpino si girò imbarazzato rendendosi conto in quel momento del vero significato dei loro brufoli o almeno del significato che il rossino forse voleva dargli. Tuttavia non riuscì a trattenere una delle sue solite frecciatine, aveva proprio un caratteraccio "Sì me li ricordo, ma ti ho anche detto che sono solo delle scemenze".

Quelle parole ferirono il rossino, dunque si era illuso per niente, il volpino non provava niente per lui. Comunque si decise a parlare lo stesso "Vedi i brufoli sul naso significano amore corrisposto. Ora so che sono un cretino e che tu non provi niente per me ma….volevo che tu sapessi lo stesso che mi piaci, in questa settimana mi sono accorto che non mi sei per nulla indifferente, che non ti odiavo affatto e ho finito con l’innamorarmi di te"

Rukawa era sbigottito ma felice. Non trovò subito le parole adatte per rispondere al ragazzo dai capelli rossi, era troppo sconvolto dalla notizia ed Hanamichi finì con il fraintendere il silenzio. Si girò e disse "Bhe non fa niente, fa’ come se non ti avessi mai parlato. Me ne vado" si fermò dopo pochi passi quando finalmente la voce del moretto riuscì a formulare un flebile sussurrò "Anche tu mi piaci".

Il rossino si girò di nuovo verso Kaede e guardandolo negli occhi con un’espressione speranzosa in silenzio lo incitò a ripetere quanto aveva sussurrato. Il volpino non si fece pregare molto "Anch’io ti voglio bene, mi piaci da quanto ti ho conosciuto. Tutti questi mesi per me sono stati una autentica sofferenza. Il tuo odio è stata la cosa peggiore che mi sia mai capitata nella vita"

"Perdonami" esclamò Sakuragi stringendo fra le sue braccia il moretto. Il volpino ricambiò l’abbraccio mentre nello stesso istante i due ragazzi si dicevano "Ti amo". Poi, i loro volti si sollevarono e come se fosse stata la cosa più naturale di questo mondo, le loro labbra s’incontrarono dando vita ad un bacio dolce ed intenso che sapeva del sapore della primavera.

Quando si separarono, il rossino sollevò la frangetta della volpe e depose un bacio dove una volta c’era il brufolo come a ringraziarlo. Lo stesso fece Rukawa sul mento del compagno. Poi, Hanamichi appoggiò la mano sul naso di Kaede e malizioso chiese "Hai ancora un po’ di pomata per i brufoli a casa?"

Il volpino fingendo innocenza quando invece aveva capito benissimo le intenzioni di Sakuragi rispose "Scusa ma adesso cosa centra la pomata?"

Hanamichi arrossì, non avrebbe voluto dare concrete spiegazioni ma …"Bhe pensavo di passare per casa tua perché vedi il mio brufolo necessiterebbe di alcune attenzioni"

"Solo il tuo brufolo necessita di attenzioni?" sussurrò a sua volta maliziosa la volpe sulle labbra del compagno prima di chiudergliele con le proprie e strusciare il suo corpo contro quello dell’altro.

Hanamichi ricambiò il bacio con passione, mandando la sua lingua alla scoperta dell’anfratto del moretto, schiacciò la volpe contro la rastrelliera della bicicletta, mentre le sue mani tentavano di scostare i vestiti dell’altro alla ricerca della pelle.

Rukawa però gliele bloccò, si separò e a corto di fiato mormorò "Si, credo di avere ancora quella pomata. Ma te la do solo se…."

"Se?" chiese l’altro sorpreso.

"Se passerai la notte con me. Anch’io e il mio brufolo del desiderio abbiamo bisogno di attenzioni"

"Si può fare" esclamò il rossino passando le sue mani sul fondo schiena di Kaede. Non aveva la benché minima idea su come sarebbe potuta finire quella nottata, i suoi gesti erano dettati solo dall’istinto che lo contraddistingueva "Ma pensavo che tu non credessi ai brufoli del desiderio" continuò poi dispettoso.

"Bhe…..diciamo che non sono ancora convinto che esistano, spetta a te convincermi del tutto" disse la volpe facendo le fusa nell’abbraccio del compagno.

"Vedo che sei sempre un po’ disfattista, ma vedrai ti convincerò costi quel che costi. Ti amo e questi due brufoli rappresentano il nostro amore"

"Allora cosa aspetti a convincermi?"

"Hai qualche idea su come potrei?

"Bhe per iniziare…" il volpino disse alcune cose nell’orecchio di Hanamichi il quale arrossì vistosamente. Dopo però risoluto e carico di desiderio afferrò la mano del moretto, lo fece sedere sul portapacchi della sua bicicletta mentre lui si posizionava davanti e cominciava a pedalare. Sembrava avere fretta di raggiungere l’appartamento del compagno, si era reso conto infatti che quella sarebbe stata una notte molto interessante.

Uno strano pensiero si formò sulla sua mente mettendolo di buon umore, chissà se esisteva anche il brufolo del sesso dovuto al completo appagamento dei sensi e in quale parte del corpo poteva crescere. Forse lui e Rukawa data l’opera di convincimento che doveva portare a compimento quella sera lo avrebbero appreso o perché no, sarebbero stati i primi a scoprirlo, dopo tutto lui era un genio e sarebbe stato unico, eccezionale e superlativo anche in quel settore.

FINE BRUFOLI RIVELATORI

L'ANGOLO DI REBYCHAN
Questa storia l'avevo scritta ormai secoli fa per il compleanno di una ragazza ed è una delle mie poche storie che si è salvata dalla distruzione del mio hard disk in quanto era postata su un altro sito.
Ho deciso di postarla anche qui per inaugurare le mia raccolta di storie brevi.
Questa fic l'ho solo riletta, ma non le ho apportato nessuna modifica. Le ho lasciato gli errori, le ingenuità, la caratterizzazione dei personaggi come la intendevo allora, e quei passaggi della storia che non mi convincevano nemmeno all'epoca, tipo il finale che continuo a trovare orribile.
Ho deciso così perché è una storia breve, e voglio che sia un monito di come il mio stile è cambiato nel corso degli anni. Anche se probabilmente per molti era più bello questo di quello attuale, che è diventato molto più pesante, perdendosi in un'introspezione esagerata. I gusti sono gusti!
La trama prende spunto da una storia breve, presente nel manga Boys Love edito dalla Play Press anni fa. Tutto quello che riguarda i brufoli rivelatori deriva infatti da lì.
Se ho deciso di inaugurare oggi la mia raccolta di storie brevi, è perchè è il compleanno di Kaede Rukawa e volevo fargli gli auguri.
Sempre oggi se tutto va bene posterò altre due storie, una one shot e l'ultimo capitolo di Il ragazzo millenario. Nessuna di queste fic prende in esame il compleanno del Volpino, quello perchè solo ieri mi è venuta un'idea in proposito, ma essendo oggi e ieri due giorni frenetici non so se riuscirò a scriverla. Mal che vada la terrò per il prossimo anno o per un'altra volta. Vediamo!
Due parole le vorrei spendere per il titolo della raccolta. Il nome Hamamichi Sakuragi da  quello che ho capitolo significa o strada fiorita oppure strada gloriosa, e con Corona di fiori penso che si omaggi entrambe le visioni. Questo è il primo fiore di una serie di fic brevi che non so ancora quante saranno. Non è detto nonostante il nome tuttavia che come coppia prenderò in esame solo l'Hanaru, potrebbero esserci delle sorprese. Non sono sinceramente molto portata per le storie brevi, preferendo le long, ma proverò a mettermi alla prova e vediamo cosa ne verrà fuori.
Spero che a qualcuno il mio sforzo piacerà.
Ne approfitto per farvi gli auguri di BUON ANNO!
Chi oggi nel mio forum vorrà aderire alla festa di Compleanno per Kaede Rukawa, postando qualcosa per lui, che può essere qualunque cosa, da scrivergli una fic oppure postargli un disegno, o semplicemente fargli gli auguri questo è il link dove fare la propria donazione: http://otakurclub.forumfree.it/?t=59189151
Non è necessario presentarsi al forum, basta che scriviate e basta. Ringrazio già fin d'ora chi parteciperà all'iniziativa.
BUON COMPLEANNO KAEDE RUKAWA.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 2
*** 2. Panico ***


Ecco la seconda one shot della raccolta, sempre postata per il compleanno di Rukawa.
Nel mio forum ho aperto un topic relativo alla sua festa di compleanno e chi volesse aderire è benvenuto. Nell'angolo di Rebychan sulla prima one shot troverete maggiori ragguagli.
Per maggiori delucidazioni quindi vi rimando lì.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chiunque leggerà questa assurda storia e mi farà sapere il suo parere.
Vi auguro un Buon 2012.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

Secondo fiore - PANICO

Quello era il loro primo viaggio insieme da quando il mese prima Hanamichi Sakuragi e Kaede Rukawa erano diventati una coppia. Certo con loro c’erano anche  tutti i membri della squadra che aveva reso grande il club di basket del liceo Shohoku portandolo ai campionati nazionali, ma erano pur sempre tre giorni al mare e complice il panorama mozzafiato, il calore estivo e l’atmosfera distesa il ragazzo dai capelli rossi si aspettava grandi cose.

Aveva creduto che lì in quello scenario da favola lui e Kaede avrebbero avuto diverse occasioni di stare da soli per vivere delle esperienze romantiche, e perché no, scambiarsi il loro primo vero bacio.

Non era infatti ancora accaduto.

Per il momento c’era stata solo la dichiarazione da parte di Hanamichi, l’accettazione da parte di Rukawa, e due appuntamenti. Uno per andare al cinema, e l’altro per andare al campetto di basket per giocare un uno contro uno.

Hanamichi non avendo nessuna esperienza non sapeva il protocollo quando prevedeva l’arrivo del primo bacio per una coppia, ma una cosa per lui era certa, lo desiderava.

Era da quando aveva ammesso di essersi innamorato della “stupida volpe” il modo in cui aveva soprannominato Kaede, che i suoi impulsi sessuali si erano risvegliati. E se fino a quel momento, aveva sempre pensato che il suo massimo desiderio sarebbe stato quello di trovarsi una ragazza e andare e venire da scuola tenendole la mano, ora invece tutto quello non gli bastava più.

Vuoi perché Rukawa era un lui e non una lei, e quindi andare a scuola mano nella mano diventava difficile.

Vuoi che quando lo vedeva il suo cervello andava da una parte, s’imponeva di concentrarsi su quanto di più casto aveva intorno, ed il suo corpo da un’altra, si eccitava senza potersi opporre, rendendo imbarazzante nasconderlo.

Vuoi che il sentimento che provava per Kaede era così forte,  da farlo ammattire. Mai aveva provato una sensazione così piena e totalizzante. Ora con il senno di poi si rendeva conto che per tutte le cinquantuno ragazze per cui aveva provato qualcosa si era trattato solo di infatuazione, l’amore era solo quello che provava adesso. Ed ovviamente l’attrazione ed il desiderio vanno a braccetto con l’amore e quindi non poteva che bramare di avere un contatto più profondo con il suo ragazzo.

No, non intendeva dire che voleva farci sesso. Sì, certo gli sarebbe piaciuto ovviamente, non era così ipocrita da non ammetterlo, ma dubitava che lui e Kaede fossero già pronti a quel passo. Era troppo presto. Stavano insieme solo da ventisette giorni.

Un bacio però era un altro paio di maniche, per cui almeno quello sperava di poterlo ottenere durante quel week end fuori da Kanagawa.

O meglio aveva sperato di poterlo ottenere, il passato era d’obbligo, visto che ormai dubitava di poter raggiungere quel risultato e la colpa era tutta di quello che era successo nel pomeriggio.

Kaede aveva rischiato di annegare e lui era rimasto in spiaggia fermo come un allocco in attesa che qualcun altro lo salvasse.

Attenzione, non bisognava fraintendere.

Rukawa era un abilissimo nuotatore, anzi era più che abile, in acqua sembrava proprio un pesce.

Era per quello che quando si era gettato in mare ed aveva preso il largo con due potenti bracciate, Hanamichi gliel’aveva lasciato fare, incantandosi di fronte alla sua bravura. Non era minimamente preoccupato.

Il ragazzo dai capelli rossi non era così bravo nel nuoto da potergli stare dietro, per cui aveva preferito rimanere sulla spiaggia e munito con paletta e secchiello aveva cominciato a costruire un castello di sabbia. Aveva sempre amato quell’attività fin da bambino. Quando la sua famiglia andava al mare, lui e suo padre giocavano in quel modo insieme, e le ore passavano spensieratamente. Poi era accaduto l’incidente, suo padre era morto, e tutto era cambiato. Non c’erano più state gite in mare con la famiglia, ma solo il dolore ed i sensi di colpa dovuti al lutto. Tuttavia lo stesso, anche dopo, ogni volta che si era ritrovato in una spiaggia con gli amici come se si trattasse di una tradizione, a ricordo della felicità che aveva provato in quel periodo, aveva sempre fatto un castello di buon augurio.  E quindi anche quella volta non era riuscito a tirarsi indietro.

Era così concentrato nel suo lavoro che il grido di Rukawa era stato una sorpresa.

Subito lo aveva cercato con lo sguardo, alzandosi in piedi.

Quando aveva girato la testa verso il mare aperto e lo aveva visto annaspare però non era riuscito a fare niente.

Lui invece di gettarsi in mare per tentare di salvarlo, si era ritrovato immobile preda del panico ad osservarlo mentre sbracciava in modo scomposto per tentare di rimanere in galla, con le gambe che sembravano bloccate sotto  il pelo dell’acqua da qualcosa.

Era stato qualcun altro a salvarlo, Hanamichi non aveva fatto nulla.

Una volta portato in  salvo, subito si era pensato che il Volpino avesse avuto crampo, ma non era così.

Quella zona era abitata da meduse, che di solito erano tranquille, ma giusto quel giorno una di loro aveva deciso di arrotolarsi addosso a Rukawa e pungerlo.

E quando era stato constatato il problema, Hanamichi sempre a causa dell’ansia e del terrore che lo aveva fatto sbiancare, aveva commesso una sciocchezza ancora più grossa di quella di non essersi gettato in acqua per salvare chi amava.

Era una cosa talmente imbarazzante, che se ci pensava arrossiva ancora.

Per fortuna che era stato fermato in tempo prima di portarla a conclusione, ma ancora una volta in quel modo, aveva dimostrato  la sua assoluta inutilità.

Rukawa probabilmente ora lo odiava a causa della sua codardia che gli aveva impedito di rischiare la vita per andarlo a salvare, e lo detestava per quello che stava per fare in quel momento. Altro che baciarlo, molto probabilmente l’avrebbe lasciato.

Hanamichi sospirò avvilito e sentì gli occhi inumidirsi.

Se non si era gettato in acqua però non era per codardia, ma perché nel vedere Rukawa in pericolo il suo sangue si era raggelato nelle vene per la paura di perderlo, e le sue gambe si erano paralizzate dal panico.

Si era ricordato di quando era morto suo padre e come allora si era ritrovato impotente di fronte a quegli eventi così più grandi di lui.

Sì, perché lui lo aveva sempre saputo.

Se fosse stata una situazione normale, i tipi che gli avevano fermato il cammino per pestarlo nella sua corsa all’ospedale quando aveva visto il padre riverso a terra all’entrata del loro appartamento li avrebbe stesi in pochi istanti, e poi avrebbe raggiunto la sua destinazione in un batter d’occhio, ed invece così non era stato. Il panico aveva bloccato i suoi pugni e suo padre era morto.

E quel pomeriggio a causa dello stesso motivo aveva quasi rischiato di perdere anche Rukawa. Per fortuna che erano insieme agli altri, perché se avesse aspettato lui probabilmente il Volpino sarebbe morto e basta. Si disse sbattendo amareggiato i pugni sulla sabbia. E pensare che dopo quello che era accaduto ad Anzai in palestra aveva creduto di aver finalmente ritrovato il proprio sangue freddo anche in situazioni così estreme, ed invece era stata solo un’utopia.

Quando la situazione si faceva grave, non bisognava fare nessun affidamento su di lui. Era quella la dura realtà che doveva accettare.

Sospirò, ed ad un tratto sentì un rumore dietro alle sue spalle.

Era da solo in spiaggia a guardare la luna in quella notte stellata.

Gli altri erano nella locanda dove pernottavano, a gozzovigliare, l’incidente del pomeriggio era già stato dimenticato visto che tutto si era risolto per il meglio, ma lui ovviamente non era dell’umore giusto.

Quanto accaduto lo aveva demoralizzato e non riusciva a far finta di niente.

Si voltò per vedere chi era andato da lui ed i suoi occhi nocciola si incatenarono a quelli blu notte e di un’intensità unica di una persona che conosceva benissimo.

Subito scostò lo sguardo imbarazzato.

Che ci faceva Rukawa lì? Era andato a lasciarlo?

Il suo cuore s’incrinò di colpo.

Kaede senza dire nulla strascicando la gamba destra, su cui era visibile una benda che gli circondava il polpaccio si sedette accanto a lui.

Per qualche istante rimasero in silenzio a guardare davanti a loro.

Fu il ragazzo dai capelli neri  a romperlo quando divenne opprimente.

Disse semplicemente, anche se non era avvezzo a quel genere di pratiche, essendo un tipo silenzioso ed orgoglioso: “Grazie per questo pomeriggio.”

Hanamichi strabuzzò gli occhi sorpreso. “Eh?”

Cosa aveva da ringraziarlo? Non aveva fatto niente! Glielo disse riuscendo finalmente a sfogare a parole tutta la sua frustrazione:: “Di cosa devi ringraziarmi? Io non ho fatto niente. Sono stati Mitchan e Ryota in tandem a salvarti dall’annegare, tirandoti fuori dall’acqua. Ed una volta fuori, sono stati Ayako e Quattrocchi a toglierti la medusa da dosso. L’unica cosa che io sono riuscito a fare, è stata quella di calarmi quasi il costume per pisciarti addosso per farti passare il prurito. Per fortuna che mi hai fermato e Akagi è arrivato con del sake per disinfettarti, altrimenti mi sarei messo ancora di più in ridicolo.  Allora dimmi cosa ho fatto perché mi devi ringraziare? Proprio niente!”

Rukawa al ricordo di Hanamichi che preda del panico aveva portato le mani sul proprio costume per tirarlo giù, mentre urlava: “Ci penso io a farti passare il dolore. Basta un po’ di urina sulla ferita.” ed al suo sguardo sbigottito mentre dalla sua bocca era uscito un: “No. Basta il sake.”, strozzato si ritrovò a sorridere lievemente divertito, tanto che Hanamichi ne rimase sorpreso e si chiese se avrebbe riso.

Non aveva mai infatti visto Kaede ridere, ma se era per quello poteva anche contare sulle dita di una mano le volte che l’aveva visto sorridere ovvero tre, con quella attuale.
La prima durante la partita contro il Sannoh e la seconda quando aveva accettato di mettersi con lui.

Per il resto del tempo, il suo volto era sempre serio ed imbronciato.  

Ed infatti anche quella volta non si smentì.

L’altro dopotutto era pur sempre Rukawa, un tipo freddo e pratico che non rivelava quasi mai la sua emotività alle altre persone, per cui no, non rise. Si limitò a quel sorriso, prima di guardarlo dritto in viso con quella nuova dolce luce che caratterizzava le sue pupille quando osservava lui.

Quella era la luce che illuminava il suo sguardo da alcuni mesi e che aveva spinto Hanamichi a dichiararsi sperando di essere corrisposto. E così infatti era stato.

Kaede lo guardò dolcemente per qualche istante.

Poi scosse il capo e parlò.

Capitava di rado che il Volpino aprisse la bocca per fare discorsi di senso compiuto, ma nel mese in cui era stato con lui, Hanamichi si era reso conto che quando lo faceva quello che diceva nascondeva sempre  un’acutezza che gli scaldava l’animo e lo faceva sentire sereno ed apprezzato.

“Ti ringrazio proprio perché eri così preda del panico per la paura di perdermi, che non sei riuscito a fare niente. Se fosse stato qualcun altro e non io in pericolo probabilmente saresti stato il più attivo di tutti nel darti da fare, ma ero io quello in mezzo all'acqua che rischiava di morire e ciò che provi per me ti ha bloccato. Vuol dire che a me ci tieni, no?”

Di fronte a quella semplice realtà su se stesso che l’altro aveva espresso con grande naturalezza e che fino a quel momento Hanamichi non era mai riuscito a comprendere, i suoi occhi cominciarono a versare calde lacrime.

Era davvero così. Si disse. Se con suo padre e Kaede si era bloccato era perché per loro provava sentimenti così forti che il solo pensiero di perderli lo faceva stare male, annichilendo le sue viscere.

Tuttavia quella consapevolezza non poteva farlo stare meglio, perché significava che il suo amore metteva in pericolo le persone cui teneva in quanto era incapace di farsi coraggio nei momenti giusti.  

Fu sempre Rukawa a liberarlo anche da quel fardello.

Sollevò una mano per appoggiargliela su una spalla. “Non volevo farti piangere. Ti volevo solo ringraziare per esserti preoccupato per me. Credimi mi ha fatto piacere.” Fece una piccola pausa e mentre osservava Hanamichi, gli occhi del Volpino furono illuminati dalla luce della consapevolezza. Doveva aver capito cosa gli frullava per la testa, ed infatti si ritrovò ad aggiungere per rassicurarlo: “E poi sono sicurissimo che se non ci fossero stati gli altri, ma solo noi due soli, dopo il primo attimo di panico ti saresti buttato in mare per salvarmi, anche se non sai nuotare bene, rischiando la tua vita. E’ nel tuo carattere. Ti ho osservato bene in questi mesi.”

Kaede scostò lo sguardo imbarazzato per avere detto tutto quello, non era da lui essere così stucchevole, ma sentiva che Hanamichi aveva bisogno di rassicurazioni, più di lui che aveva rischiato di morire.

Lui ora stava bene, l’altro invece aveva paura che il suo comportamento lo rendesse codardo ai suoi occhi, cosa che non era assolutamente vera.

Fu per quello che disse anche le ultime cose che aveva in mente, anche se normalmente non l’avrebbe mai fatto: “Questa sarà la prima e ultima volta che dirò tutto questo, quindi non farne l’abitudine. Il basket si può dire che sia l’unico mondo che conosco per cui è tramite il loro gioco che imparo a capire di che pasta sono fatte le  persone che m’interessano. E tu e se lo dico io puoi crederci, sei affidabile. Certo ti perdi in mille stupidaggini, ma nei momenti che contano ci sei sempre. All’inizio non era ovviamente così, ma ora hai fatto molti progressi e so anche se non lo dimostro di poter contare su di te. Ed è per quello che sono sicuro che anche nella vita reale tu sei fatto proprio così. Se fossimo stati da soli, saresti venuto a salvarmi. Ne sono sicurissimo. Niente potrebbe farmi cambiare idea.”

Quelle parole fecero dissolvere l’ultimo peso che gravava sul cuore di Hanamichi.

Ed allora ed improvvisamente si ricordò di qual era l’autentica verità che aveva caratterizzato uno degli episodi che più gli avevano cambiato la vita.  

Era vero che non era riuscito a salvare la vita a suo padre a causa del panico, ma era anche vero che però non era rimasto fermo sulla porta come uno stoccafisso, era corso in cerca d’aiuto. Poi elementi esterni gli avevano impedito di raggiungere il suo scopo. Certo era sconvolto a causa della paura di perdere una persona importante, ma qualche pugno aveva comunque provato a darlo. Non era rimasto in panciolle e basta. Forse per troppo tempo aveva chiuso gli occhi, accusandosi di non aver fatto abbastanza, ma cos’era quell’abbastanza che avrebbe potuto fare? Forse niente  in fin dei conti sarebbe stato abbastanza.  Non lo sapeva!

Con Rukawa, non era riuscito a fare niente perché c’erano gli altri, ma se fossero stati soli probabilmente sul serio avrebbe rischiato la vita nel tentativo di salvarlo.

Se tutto ciò sarebbe stato abbastanza non poteva saperlo e sperava di non dover mai essere costretto a scoprirlo.

Preferiva infatti apparire vile, se significava che Kaede fosse sempre stato al sicuro.

L’altro lo aveva rassicurato dicendogli che era convintissimo che avrebbe superato i suoi limiti pur di aiutarlo, e Kaede sembrava conoscerlo nel profondo più forse di quanto si conoscesse lui.

Era davvero bravo a capirlo.

E lui amandolo non poteva che fidarsi delle sue parole.

Era stato fortunato a trovare una persona come lui. Si disse.

Non era l’altro che doveva ringraziare lui, ma lui l’altro per avergli fatto capire che nella vita ci sono situazioni che non si possono controllare, e che è impossibile prevedere cosa potrebbe succedere in futuro, si può solo sperare di essere all’altezza per rispondere sempre alle aspettative altrui.

Mai come in quel momento capì che il proverbio che diceva di non fasciarsi la testa prima di rompersela, era davvero sacrosanto.

Non doveva più pensare al passato, ed a quello che sarebbe potuto accadere. Doveva concentrarsi sul presente, e lavorare per il futuro.

Sì, fu allora che Hanamichi  fece una promessa a se stesso.

Avrebbe lavorato duramente per far sì che la fiducia che Rukawa gli accordava fosse ben riposta.  

Dopo aver finalmente recuperato la sua solita verve, Hanamichi sentì il bisogno di trovare un modo per ringraziare Kaede che a discapito della sua ritrosia con le parole aveva trovato quelle giuste per aiutarlo a superare uno dei più grossi shock che avesse mai dovuto vivere, la morte di suo padre dopotutto era sempre stato un tabù per lui, e lo trovò nel modo più semplice, che tra l’altro era anche la cosa che più aveva desiderato di ottenere in quella piccola vacanza.

Si sporse infatti verso l’altro con le labbra. Sentiva che quello era il momento giusto per farlo.  

Rukawa dovette accorgersi subito quello che voleva, ma non si tirò indietro, anzi socchiuse gli occhi, mentre apriva lievemente le labbra per accoglierlo.

Le loro bocche si unirono ed in quel modo così naturale e giusto si scambiarono il loro desiderato primo bacio.

Solo la luna fu l’unica testimone delle angosce provate da Hanamichi quel giorno, delle parole rassicuranti che Rukawa gli aveva offerto, del fatto che l'animo del ragazzo dai capelli rossi  si era fatto più leggero, di quel bacio dolcissimo che scaldò il cuore di entrambi i protagonisti che lo vissero.

Lo scenario da favola voluto da Hanamichi era finalmente diventato realtà e così il ragazzo trovò la serenità che aveva sempre desiderato raggiungere.

FINE PANICO

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Ecco la seconda one shot postata per il compleanno di Rukawa.
E' completamente fuori ambientazione visto che si è in Estate e c'è il POV di Hanamichi, ma spero che un pochino vi sia piaciuta.  
L'ispirazione mi è venuta leggendo l'ultimo volume di La principessa delle meduse. Il resto della trama si è costruita da sola. Non è di facile comprensione, ma spero che comunque sia tutto chiaro.
Ancora TANTI AUGURI RUKAWA.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 3
*** 3. Il giorno delle bugie ***


Ecco qui la nuova one shot scritta per questa raccolta.
E’ il mio personale regalo di compleanno per Hanamichi Sakuragi, visto che oggi compie gli anni.  
Ringrazio tutte le persone che leggono questa raccolta, che l’hanno  messa tra le preferite, ricordate e seguite, e soprattutto coloro che troveranno il tempo di sostenerla, commentandola.
Un ringraziamento speciale va a: Willow che ha commentato le scorse one shot. Grazie!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori.
Un bacione.
Rebychan

IL GIORNO DELLE BUGIE

“Lo sapevate che oggi è lecito mentire?”, chiese Mitsui agli altri ragazzi riuniti con lui intorno ad un tavolino del bar in cui si erano ritrovati per festeggiare il compleanno di Hanamichi.

“Sì, il primo aprile è il giorno delle bugie.”, dichiarò Kogure con il suo solito tono di voce pacato. “Ma è una tradizione che ormai è andata persa.”

Miyagi ridacchiò. “Hanamichi è nato nel giorno più giusto allora. E’ praticamente una bugia vivente con quell’aspetto da duro, ma il cuore di panna.”

“Come osi?”, dichiarò il ragazzo dai capelli rossi punto sul vivo. “Io sono un duro sia dentro che fuori. E se vuoi te lo dimostro.”

Si sollevò in piedi e fece gesto a Ryota di uscire con lui in modo che potessero prendersi a pugni.

“Non fate le solite bagarre.”, urlò Akagi per riportare l’ordine. “Altrimenti me ne vado. Tra qualche giorno inizia l’università e potrei usare il mio tempo in modo più proficuo che starmene qui a vedervi litigare.”

“Lo sapevo gorilla, di me non ti importa nulla. Preferisci essere altrove invece che festeggiare il mio compleanno.”, disse Hanamichi offeso.
Akagi gli mollò un’occhiataccia.

“Hanamichi non essere ingiusto.”, intervenne Ayako. “E’ stato Akagi ad organizzare questa uscita tra noi proprio oggi in modo da farti gli auguri. Se non ci tenesse a festeggiarti non sarebbe qui.”

“Ayakuccia ha ragione.”, esclamò Ryota. “Ora che Kogure e Akagi inizieranno l’università e Mitsui militerà in una squadra semi-professionale di basket sarà sempre più difficile vederci. Akagi ha avuto un bel pensiero ad organizzare questa rimpatriata e proprio oggi.”

Proprio in quel momento arrivò la cameriera con i gelati, i caffè, i succhi di frutta ed i dolci ordinati poco prima e così gli animi si acquietarono.

Quando se ne andò, Miiyagi riprese a parlare. “E’ triste pensare che da domani non sarete più allo Shohoku, ragazzi. La vostra presenza ci mancherà moltissimo.”

“Su, è un giorno di festa.”, esclamò Akagi con la sua solita praticità. “Non mi sembra il caso di deprimerci con questi pensieri. Prima o poi era naturale che ci saremo separati. L’importante è che ogni tanto troviamo il tempo di riunirci in modo da non perderci di vista. M’impegnerò ad organizzare ancora uscite così.”

“Bravo Akagi. Ben detto.”, approvò Mitsui. “E visto che oggi è vietato essere tristi, che ne dite di fare un gioco?”

“Che gioco?”, chiese guardingo Hanamichi sapendo che Mitsui da buon ex teppista aveva delle idee strane su cosa fosse divertente. Per lui anche un pugno nello stomaco poteva esserlo. Ed inoltre era un tipo decisamente malizioso e non si sapeva mai cosa potesse saltargli per la testa.

Mitsui sorrise sghembo. “Si ricollega a quanto ho detto prima sul giorno della bugia. A due, a due giocheremo a domande e risposte, solo che invece di dire la verità sulla risposta, bisogna dire una bugia. Vince chi riesce a zittire chi fa le domande, mentendo fino alla fine. Cosa ne pensate?”

“Potrebbe essere una bella idea, ma siamo in sette.”, affermò Ayako che aveva già intuito le potenzialità di quel gioco. Poteva essere un buon modo per farsi rivelare in maniera indiretta alcuni piccanti segreti dagli altri ragazzi.

“Essendo Hanamichi il festeggiato potremmo promuoverlo in semifinale direttamente. Cosa ne pensate?”

“Buona idea.”, lo appoggiò Ryota.

“Se tutti siete d’accordo, per me va bene giocare.”, dichiarò Kogure.

Akagi li guardò con un’occhiataccia. “Lo trovo un gioco stupido, ma va bene, accetto!”

Hanamichi vedendo che tutti si erano messi d’accordo, sospirò ed acconsentì.

Poi tutti gli occhi furono sulla persona che fino a quel momento non aveva ancora parlato da quando si erano riuniti. Era stata obbligato a presentarsi a quell’incontro, in quanto Ayako era andata a prenderlo fino a casa.

Aveva davanti un caffè nero che sorseggiava lentamente, mentre i suoi occhi erano decisamente assonnati. Sembrava potesse addormentarsi da un momento all’altro.

Nel vedersi osservato, Rukawa guardò tutti gli altri inespressivo, poi emise il suo solito verso: “Hn.”

“Prendiamolo per un sì.”, disse Mitsui afferrando la palla al balzo. “Ed ora decidiamo chi si scontrerà con chi nella prima manche.”

Hisashi afferrò un tovagliolini di carta e lo divise in sei pezzi. Su ognuno di essi con la penna che teneva in tasca scrisse le iniziali del nome e del cognome.

Poi prese degli stuzzicadenti e spezzando il gambo li fece diventare più piccoli.

Li afferrò tutti con una mano nascondendone il pezzo sotto.  

“Chi beccherà lo stuzzicadenti più lungo potrà pescare per primo il nome del suo avversario e così di seguito.”

“Okay.”, dissero gli altri in coro.

Il primo a pescare fu Akagi. Era uno stuzzicadenti tagliato. Non sarebbe stato lui a selezionare contro chi si sarebbe battuto.  

Poi toccò a Ryota ed anche lui fu eliminato.

Quando fu il turno di Ayako, fu lei ad aggiudicarsi la vittoria.

La ragazza sorrise felice.

Mitsui piegò i foglietti levando quello con l’iniziale della ragazza. Lei decisa ne afferrò uno.

Lo scartò. C’era scritto RM.

“Dovrò gareggiare contro Ryota.”, disse la ragazza allegra.

“Bene. Facciamo un’altra pesca.”

Mitsui riprese gli stuzzicadenti e stavolta fu Akagi a prendere quello più lungo.

Quando pescò il foglietto si ritrovò a scontrarsi contro Mitsui.

L’ultimo scontro sarebbe stato quindi quello tra Kogure e Rukawa.

Si decide che i quesiti dovevano essere rispondibili con un sì o con un no. Qualcuno poteva aggiungere qualcos’altro, ma non troppo, altrimenti avrebbe perso.

Inoltre, mentre faceva le domande, il giocatore non poteva fare commenti personali.

Iniziarono Ayako e Ryota.

Ryota permise alla ragazza di decidere se sarebbe stata lei quella che avrebbe fatto le domande od avrebbe risposto.

Fu la sua fine.

Ayako decise di porre i quesiti e le bastò chiedere al ragazzo. “Mi vuoi bene, Ryota?” che lui di getto, si ritrovò a rispondere: “Certo che ti voglio bene, Ayakuccia.”

Solo dopo si rese conto che lei lo aveva fregato, facendolo parlare dei suoi sentimenti, sapendo che mai sarebbe riuscito a mentire su di loro. Era troppo limpido.

Tutti risero della sua gaffe.

Ryota arrossì e capì di aver perso.

Ayako gli fece l’occhiolino. Poi però il ragazzo ottenne comunque un piccolo regalo che lo mandò in Paradiso. Ayako infatti gli sorrise dolcemente e gli disse: “Grazie per i tuoi sentimenti. Mi fanno molto piacere.”

Non aveva rivelato i suoi, ma il fatto che non avesse beffeggiato quelli dell’altro per un volta, dava speranza a Ryota di poterla conquistare nel corso dell’ultimo anno che ancora dovevano affrontare allo Shohoku.

Fu il turno di Akagi e Mitsui di giocare.

Venne stabilito che Mitsui avrebbe posto le domande ed Akagi avrebbe risposto.

All’inizio lo scontro fu equilibrato, ma alla lunga la furbizia di Hisashi spinse Akagi a cadere in errore. Anche lui venne colpito nel suo punto debole, su qualcosa in cui non avrebbe mai mentito.

Mitsui chiese all’altro: “Pensi di riuscire prima o poi andare al campionato nazionale con la tua nuova squadra universitaria?”

Lo disse con un tono scettico di chi è sicuro del contrario.

Akagi cascò nel tranello e si infervorò alzandosi in piedi dicendo: “Certo che ci andrò. Nessuno credeva nemmeno nello Shohoku e guarda dove siamo arrivati.”

Mitsui sorrise e disse di fronte a quella foga semplicemente: “Hai perso.”

Akagi capì di aver sbagliato, di essersi fatto manipolare. Si sedette di nuovo seccato incrociando le braccia, e fu costretto a dichiarare la resa. “Mi hai fregato. Sei stato bravo.”

Tutti risero.

Alla fine giunse il turno di Kogure e Rukawa.
 

Kogure provò a chiedere a Kaede se voleva porre le domande, ma lui lo guardò con un’occhiataccia.

Si capiva che considerava quel gioco come una perdita di tempo.

Lui meno parlava meglio stava per cui che ponesse l’altro i quesiti, lui si sarebbe limitato a rispondere con un si o con un no.

Sì, perché anche se quel gioco era una seccatura, Rukawa non era tipo da perdere in una sfida.

Visto che aveva deciso di parteciparvi lo avrebbe vinto.

Ed al diavolo se nel farlo avrebbe dovuto rivelare delle cose imbarazzanti.

Kogure aveva sempre provato un certo timore reverenziale per Rukawa, nonostante fosse più giovane di lui di due anni. Lo aveva sempre considerato un tipo forte e determinato!

Inoltre, essendo gentile non voleva importunarlo troppo.

Fu per quello che gli fece domande più che altro sul basket, cui l’altro rispose con semplicità come il più navigato dei bugiardi.

Alla fine Kogure arrossì e disse: “Non riesco più trovare nessuna domanda. Ho perso.”

Mitsui a quel punto guardò l’altro ragazzo con una luce calda negli occhi

Poi scosse il capo. “Sei troppo buono Kiminobu.”

Kogure avvampò ancora di più, abbassando lo sguardo.

Mitsui gli circondò le spalle con un braccio. “Ma è anche per questo che piaci moltissimo agli altri.”

Gli sorrise teneramente e l’altro ricambiò.

“Ha ragione Mitsui, Kogure. Ti vogliamo tutti bene proprio per la tua disponibilità.”, confermò Ayako.

“Grazie.”, esclamò Kiminobu sempre più imbarazzato.

Hanamichi stufo di aspettare il suo turno intervenne dicendo: “E adesso tocca al genio scendere in campo. Vedrete vi sbaraglierò tutti e sarò io a vincere questo gioco.”

Rise sguaiato.

Rukawa lo guardò con un’occhiataccia, prima di dire: “Do’aho.”

Hanamichi non la prese bene. “Vuoi la rissa, baka kitsune?”

Un pugno dall’alto si abbatté sulla testa di Hanamichi. “Ho detto che non voglio litigi.”

Akagi era intervenuto di nuovo per tranquillizzare gli animi prima che s’infiammassero.

Hanamichi si calmò, non prima però di aver detto :”Vedrai ti farò nero in questo gioco, così dovrai smetterla di guardarmi dall’alto al basso.”

Kaede scrollò le spalle come a dire, vedremo chi sarà più bravo.

Purtroppo per Hanamichi la sua sfida con Rukawa dovette aspettare la finale, perché con il sorteggio lui capitò con Mitsui, e l’altro con Ayako.

Sakuragi dichiarò che voleva fare le domande, ed Hisashi dovette accettare visto che era il festeggiato.

Ad Hanamichi non era sfuggita l’intesa tra Kogure e Mitsui per cui approfittò della situazione per sapere la verità sui loro rapporti.

Ne sentiva il bisogno perché lui stesso si trovava in una situazione simile, essendosi reso conto di essersi innamorato di un ragazzo, e di quale ragazzo poi. Sospirò, osservando in direzione di Rukawa che guardava annoiato di fronte a sé.

La prima domanda di Hanamichi fu: “Hai una ragazza, Mitchan?”

Il nome era stato volutamente storpiato per far cedere i nervi a Mitsui. Se lo avesse rimproverato infatti avrebbe perso.

L’altro non era però così stupido.

“Sì, testa rossa.”, dichiarò Mitsui con tono provocatorio.

Ad Hanamichi quel modo di parlare non piacque ma doveva stare calmo se voleva vincere.

Se gli aveva risposto sì, voleva dire che Hisashi non aveva una ragazza.

Hanamichi allora chiese: “Ed un ragazzo? Stai insieme con un lui?”

Hisashi ebbe un attimo di esitazione ma poi disse schietto: “No.”

Ammetteva quindi di avere una relazione con un uomo. Tutti lo guardarono stupiti da quell’uscita, ma non dissero nulla. Tutti i presenti sospettavano infatti già qualcosa, visto l’atteggiamento protettivo che Mitsui aveva con Kogure.

“E’ Kogure?”, chiese Hanamichi, anche se gli fu difficile porre quella domanda, visto che imbarazzava pure lui.

Sakuragi di fronte alle questioni di cuore  era decisamente impacciato.

La bocca di Hisashi tremò, poi però sospirò. “No.”

Kogure lo guardò preoccupato, rendendosi conto che aveva dichiarato davanti a tutti per quel gioco la loro storia.

Tutti i presenti però stavano sorridendo ai due per cui si sentì rincuorato. Nessuno se l’era presa. L’avevano accettata.

La domanda successiva fu però davvero troppo per il povero Kimonobu.

A dirla tutta, tutti compreso chi la pose, si chiesero come Hanamichi fosse riuscito a farla. Era davvero troppo imbarazzante. “Ci sei già andato a letto?”

Hisashi strabuzzò gli occhi sorpresi, tuttavia sembrava intenzionato a non darla vinta a Sakuragi.

Era quasi sul punto di rispondere, quando Kogure lo fermò dicendo :”Non dire altro Hisashi, ti prego. Queste sono cose private.”

Quell’intervento, fece capire a tutti che probabilmente la risposta sincera era un sì, ma Hisashi scompigliando i capelli del suo innamorato decise di non rispondere.

Scosse il capo. “Ho perso.”, dichiarò.

Hanamichi si sentiva in colpa per aver usato un modo simile per vincere.

Era stato fin troppo sfacciato, ma se un tipo come Mitsui era riuscito a diventare così tenero con Kogure, forse anche lui aveva qualche speranza di conquistare l’oggetto dai suoi desideri.

L’attimo dopo però ritornò a buttarsi giù. No, non aveva nessuna speranza.

L’altro lo odiava. Loro due non facevano che litigare. Era impossibile!

“Mi dispiace.”, disse Hanamichi rivolto a Kogure e Mitsui. “Non avrei dovuto farvi sputtanare la vostra relazione davanti a tutti, ma se questo può servire per farvi stare meglio, io vi trovo ben equilibrati insieme. State bene.”

Anche gli altri ragazzi li rassicurarono nello stesso modo. Dissero loro che la loro storia non cambiava le cose tra loro e che erano lo stesso amici.

Che erano felici che avessero trovato la felicità insieme.

Kogure arrossì ma rispose: “Grazie.”

Hisashi scosse il capo. “Hai fatto bene invece Testa Rossa ad usare questa strategia. Lo scopo del gioco è vincere ed ogni mossa è lecita per farlo. Se fosse toccato a me farti le domande, probabilmente avrei agito anche peggio.”

Detto quello, si aprì il sipario sulla seconda semifinale.

Ayako doveva affrontare Rukawa ed ancora una volta il ragazzo fece capire che avrebbe risposto.

Ayako colpita dalle parole di Mitsui decise di usare la stessa strategia di Sakuragi.

Era da una vita dopotutto che era curiosa di sapere più cose sulla vita privata di Kaede, il quale era sempre così freddo ed impersonale con tutti, fuorché quando giocava a basket.

Voleva capire se era davvero così freddo oppure se tutto ciò era una maschera.

Il ragazzo non lasciva infatti mai trapelare niente della sua emotività e quella invece era la volta buona che poteva scoprirne qualcosa.

Ayako chiese: “Ti sei mai innamorato Rukawa? E non intendo del basket, ma di una persona.”

Kaede la guardò freddo, sembrò pensarci un po’ su, ma poi rispose secco: “No.”

La ragazza lo guardò basita e si ritrovò istintivamente a chiedere: “Vuol dire che sei stato innamorato o  che lo sei ora?”

“No.”, fu di nuovo la risposta di Kaede.

Ayako era sempre più curiosa. “E’ adesso che ti piace qualcuno?”

Per la terza volta Rukawa negò e tutti gli occhi furono su di lui sorpresi dalle emissioni che stava facendo.

Ayako ci pensò un po’ su prima di dire: “Si tratta di una ragazza che conosciamo?”

“Sì.”

“Quindi è qualcuno che noi non conosciamo?”

“No.”

La bocca di Ayako si spalancò sorpresa.

Aveva detto che non era una ragazza che loro conoscevano, ma però era qualcuno che conoscevano. C’era qualcosa che non andava, ma poi capì la verità.

“Ti piace un ragazzo?”

“No.”

Mitsui fischiò.

“Hai capito. E’ anche lui gay come me.”

“Silenzio.”, ringhiò Akagi. “Lo metti in imbarazzo e la sfida tra lui e Ayako non è ancora finita.”

La ragazza tornò a fissare Rukawa e gli chiese: “Stai insieme con questo tipo?”

“Sì.”

Quindi non stavano insieme.

La ragazza non sapeva più che domanda fargli, perché Rukawa affrontava ogni sfida con una devozione assoluta, compresa quella.

Non si sarebbe tirato indietro nel rispondere pur di vincere, tuttavia non voleva costringerlo a dire cose che poi avrebbero potuto distruggere l’armonia della squadra.

Leggeva però negli occhi di tutti la curiosità di scoprire chi era questo tipo, la stessa curiosità che bruciava anche in lei e quindi la voglia di continuare era tanta.  

Quello più interessato poi sembrava sul serio Hanamichi. Era come se sapere quel nome fosse una questione personale.

Ayako sospirò e chiese: “E’ un giocatore di basket?”

“No.”

Ancora una volta Rukawa aveva risposto con una freddezza assoluta.

“Un nostro avversario?”

“Sì.”

“Un compagno di squadra?”

“No.”

“E’ qui presente?”

“No.”

Nel vedere l’espressione impassibile di Kaede di fronte a quella constatazione che rendeva chiaro o quasi chi fosse il tipo in questione, le possibilità infatti erano solo cinque ed il più probabile visto la particolarità del rapporto che li univa era uno, Ayako non ce la fece più.

Si ritrovò ad alzarsi in piedi ed a dire: “Possibile Rukawa che tu debba sempre essere così freddo anche in un momento come questo? Ti stai praticamente dichiarando con questo gioco e sembra che invece la cosa non ti tocchi. E’ inconcepibile.”

Rukawa la guardò gelido, come se quella predica, gli fosse entrata da un orecchio ed uscita dall’altro.

Disse semplicemente: “Hai perso.”

“Sì, come vuoi. Non voglio più essere complice di tutto questo. Vedetela tra di voi.”

Fino a quel momento Ayako era stata seduta davanti a Rukawa, ma ora obbligò Hanamichi a sedersi lì.

Il ragazzo dai capelli rossi era ammutolito e guardava l’altro con una strana espressione speranzosa, mentre Rukawa all’apparenza era impassibile, ma la sua maschera stava cominciando a sgretolarsi.

Un conto era parlare con Ayako davanti a lui, un altro era avere a che fare direttamente con Hanamichi.

Il ragazzo dai capelli rossi senza chiedere chi avrebbe fatto le domande cominciò a chiedere, seppur a fatica: “Ti piace Mitchan?”

Quest’ultimo lo guardò spalancando gli occhi incredulo.

“Sì.”, dichiarò Rukawa.

“Ti piace Kogure?”, chiese Hanamichi come se volesse escludere tutti prima di fare la domanda che invece più gli premeva.

“Sì.”

Gli altri presenti li guardavano trattenendo il fiato. Ormai erano consci di quello che stava capitando.


I ragazzi più problematici dello Shohoku a forza di scornarsi avevano probabilmente imparato a volersi bene.

Sì, perché da come Hanamichi guardava Rukawa, sembrava proprio che il pensiero di poter interessare all’altro gli facesse particolarmente piacere.

Intanto Hanamichi continuava inesorabile con le domande, a cui l’altro rispondeva sì. Ti piace Akagi? Ti piace Ryota?

Mancava solo: “Ti piaccio io?”

Alla fine Hanamichi era riuscito a dire quello che desiderava.

Trattenne il respiro mentre l’altro dopo averlo guardato intensamente negli occhi facendo bruciare di passione le sue iridi, chinava il capo per dire: “No.”

Fino all’ultimo aveva giocato a quel gioco ed ora l’avrebbe vinto.

Sì, perché Sakuragi si rese conto che non gli importava più di vincere quella sfida, aveva già guadagnato qualcosa di più bello.

“Anche tu non mi piaci.”, disse con voce incerta.

Rukawa risollevò lo sguardo, intuendo cosa significassero quelle parole.

Un leggero sorriso apparve sulle sue labbra, nel vedere quello radioso con cui l’altro lo stava contemplando.

“Hai perso.”, esclamò Rukawa per darsi un tono.

“Già, ma penso di aver vinto lo stesso il primo premio.”

“Dici?”, lo sfotté Rukawa.

“Sì.”

Noncurante di dove si trovavano, Hanamichi si protese verso Rukawa e lo baciò sulle labbra.

Fu un bacio casto.

“Sì, decisamente non mi piaci”, fu il commento successivo del ragazzo dai capelli neri, per continuare la farsa.

“Sei il solita baka kitsune.”, esclamò Sakuragi a quel punto. “Oggi può andare anche così, ma domani voglio una bella dichiarazione diretta.”

“Scordatelo do’aho.”

“Kitsune.”

Incredibilmente nonostante quella parole il tono di voce dei due era carico di tenerezza, e le loro labbra si avvicinarono di nuovo per baciarsi.

Sì, decisamente quei due si volevano bene, ora era palese per tutti.

In fin dei conti il giorno della bugia aveva dato modo a loro due di chiarirsi la più grande verità che si tacevano.

Quando i due ragazzi tornarono con i piedi per terra, gli altri presenti furono subito pronti a congratularsi con loro e si divertirono insieme per tutto il resto del tempo che trascorsero in quel bar.

Una volta usciti ovviamente poi Kaede e Hanamichi andarono via per conto loro.

Avevano molto da parlare e chiarire.

Sakuragi però era sicuro di una cosa. Quello era stato il compleanno più meraviglioso che avesse mai vissuto, ed aveva anche ricevuto il regalo più bello.

FINE IL GIORNO DELLE BUGIE

CONSIDERAZIONI + AVVISI:
Questa one shot è ispirata ad un episodio del manga Orange Road. E’ da lì, che ho scoperto che per i Giapponesi il primo aprile è il giorno delle bugie.
Io ho adattato la trama alle mie esigenze per creare una fic di compleanno per Hanamichi simpatica ma nel contempo dolce. Spero di esserci riuscita. Fatemi sapere.

Come qualcuno avrà notato, ultimamente ho dilatato i miei tempi di aggiornamento. Questo però non significa che non stia scrivendo, anzi è tutto il contrario.
Ho solo preferito prendermi una piccola pausa da EFP. Tutto qui!
Giusto per informarvi la prossima one shot di questa raccolta già scritta verrà postata il giorno 10 aprile, per il Maki x Nobunaga day. Il titolo è un anno per…
Per quanto riguarda le altre fic su SD che sto gestendo, di Ayako’s Angels ho scritto fino al capitolo 20, di La Notte fino al capitolo 17.
Non so quando però verranno postato i prossimi capitoli su questo sito, spero presto. Rimanete sintonizzati.
Questo è tutto per quanto riguarda il fandom di Slam Dunk.
.
Per quanto riguarda gli altri fandom di cui scrivo, domani probabilmente posterò il nuovo capitolo di Dal Sessuologo per il fandom di Naruto.

Altre notizie su di me non mi sembra ci siano.
 
D’ora in poi vorrei usare lo spazio dopo la fic per dare della anticipazioni su quello che sto scrivendo o su quello che aggiornerò se farà piacere, altrimenti lo lascerò in bianco. Fatemi sapere.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
TANTI AUGURI HANAMICHI SAKURAGI.

Alla prossima.

Rebychan

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Capitolo 4
*** 4. Un anno per... ***


Ecco qui la nuova one shot scritta per questa raccolta.
E’ il mio personale contributo per il MakiNobu day, visto che è oggi, il dieci aprile.
Ringrazio tutte le persone che leggono questa raccolta, che l’hanno messa tra le preferite, ricordate e seguite, e soprattutto coloro che troveranno il tempo di sostenerla, commentandola.
Un ringraziamento speciale va a: Willow e mamie che hanno commentato la scorsa one shot. Grazie!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori.
Un bacione.
Rebychan

UN ANNO PER…

Il ragazzo non poteva crederci. Ormai era passata un’ora da quell’infausto evento eppure ancora nessuno era riuscito ad allontanarlo dal posto dove era avvenuta la catastrofe. Continuava a stare lì in mezzo al campo, guardando sconsolato il canestro, mentre il suo cervello si rifiutava di crederci.

Dopo ben diciassette anni il Kainan non avrebbe partecipato ai campionati nazionali.

Dopo aver perso prima contro lo Shohoku e poi quel pomeriggio contro il Ryonan la squadra era stata squalificata.

Lui ed i suoi compagni avevano fallito!

L’onta della sconfitta aleggiava sopra le loro teste e le lacrime inondavano i loro occhi.

Al principio tutti i giocatori si erano guardati l’un l’altro chiedendosi come era potuto accadere. Ed anche per lui era stato lo stesso.

Si erano allenati duramente, avevano sputato sangue, eppure non era bastato.

Avevano combattuto con i denti, e saltato per dieci eppure niente, solo la disfatta li aveva colpiti.

Perché?

Negli occhi di tutti poi all’improvviso si era affacciata la consapevolezza.

Mancava lui.

Il Kainan negli ultimi anni aveva contato troppo sul suo talento, ed aveva finito con il vivere di allori riflessi.

Era stata la fine.

Quella consapevolezza aveva spinto tutti gli altri ad andarsene in cerca di conforto altrove, ma non il ragazzo.

Quella rivelazione lo aveva annichilito, lasciandolo lì amareggiato in mezzo al campo di basket.

Sì, perché il giovane aveva messo in gioco non solo il suo futuro agonistico con quella partita, ma anche il suo destino sentimentale.

E pensare a lui gli aveva fatto capire che non era degno né di farsi chiamare campione come fino a quel momento si era auto dichiarato, né di potersi dichiarare all’altro. Addirittura non era nemmeno più meritevole di trovarsi al suo cospetto.

Quel giorno aveva pensato alla fine della partita di incontrarlo e dirgli che l’ammirazione che aveva sempre provato per lui, si era trasformata in affetto.

Aveva pensato  dopo avergli dimostrato di essere in grado di vincere anche senza di lui di poter finalmente ottenere la sua approvazione.

Pensava di essere maturato abbastanza da poter accettare senza lasciarsi abbattere anche un suo rifiuto. Non aveva infatti ancora capito quali erano i sentimenti dell’altro per lui. Non disdegnava la sua compagnia anche ora che frequentava l’università quello sì, ed era dichiaratamente gay, ma non gli aveva mai fatto capire se lo prendeva in considerazione come un possibile compagno oppure no.

Dopo la vittoria, aveva pensato che avrebbe avuto finalmente abbastanza coraggio per chiedergli la verità.

Ora però si rendeva conto che non poteva più farlo.

La sconfitta aveva cambiato ogni cosa.

Il ragazzo non si sentiva assolutamente in grado di affrontarlo.

E non si sentiva nemmeno degno di lui.

Prima di poterlo incontrare di nuovo, doveva dimostrarsi al suo livello. Non voleva che l’altro decidesse di starci insieme per pietà, a causa della sconfitta, o che lo rifiutasse, perché lo considerava un’incapace. Entrambe le opzioni lo avrebbero straziato emotivamente, più di quanto già non fosse.

Doveva risollevarsi e farlo da solo.

E non aveva che un modo perché ciò diventase realtà.

Fu per quello che quando “lui” preoccupato per la sua mancanza di movimento, di solito infatti era il più esagitato di tutti nella sua squadra, lo raggiunse in palestra sussurrando il suo nome,  il ragazzo continuando a dargli le spalle gli disse di fermarsi e non raggiungerlo.

In quel momento, le sue mani sui suoi capelli in una carezza affettuosa avrebbero solo sortito l’effetto di annientare la sua determinazione.

Si sarebbe lasciato andare. Avrebbe pianto sulle sue forti spalle chiedendogli di consolarlo. Ed era sicuro che l’altro l’avrebbe fatto.

Il ragazzo però non voleva.

Doveva prendersi le proprie responsabilità per la sconfitta e da quelle partire per diventare una persona migliore.

Sapeva che le sue prime parole non avrebbero fermato del tutto l’altro dall’avvicinarsi.

Fu per quello che aggiunse: “Ti prego non venire qui, non ora! Dammi un anno, un anno per cambiare da solo le cose. Voglio dimostrare di essere in grado di fare qualcosa per conto mio, e lo posso fare solo se uscirò dalle tue ali protettive. Quando avrò riportato il Kainan al campionato nazionale, solo allora mi sentirò abbastanza forte per rincontrarti e parlarti.”

L’altro dopo quelle parole si bloccò. Per un attimo sembrò indeciso sul da farsi ma poi si allontanò.

Anche se il giovane non l’aveva visto, sapeva che gli aveva sorriso bonario, e poi se n’era andato per dimostrargli la sua fiducia.

Il prossimo anno sarebbe stato il ragazzo il capitano del Kainan e avrebbe dimostrato di meritarsi la fiducia accordategli. Si ripromise.

Quell’anno sarebbe stato lungo e duro, ma alla fine avrebbe ottenuto un giusto premio. Ne era sicuro.




Era passato l’anno e come nel precedente il ragazzo era fermo al centro del campo di basket a guardare il canestro. Il suo volto però era attraversato da un sorriso radioso, mentre i suoi occhi erano bagnati sì di lacrime, ma quelle della felicità.

C’era riuscito. Dopo un anno di assenza il Kainan era tornato a qualificarsi per i campionati nazionali.

Non erano riusciti a battere lo Shohoku dell’accoppiata Sakuragi e Rukawa e la cosa lo indispettiva, ma avevano fatto furore con tutte le altre squadre.

Finalmente i duri giorni di allenamenti passati avevano dato i loro frutti.

Finalmente tutto il dolore provato nel non poter incontrare “lui” era sparito.

Si era ripromesso infatti che per un anno non l’avrebbe più rivisto e nonostante a volte era stato difficile mantenere le regole che si era auto imposto ci era riuscito.

Sapeva che probabilmente quei mesi di lontananza gli avevano precluso la possibilità di essere ricambiato.

Non vedendosi l’altro poteva averlo dimenticato, ma per il ragazzo non era stato così.

Era stato l’amore che provava per “lui” a spingerlo a migliore, ed a farlo diventare così abile da essere entrato nella top five dei migliori giocatori della prefettura.

Ed ora come ora anche se “lui” gli avesse detto di “no” sentiva il bisogno di dichiararsi.

Lo avrebbe raggiunto e gli avrebbe parlato dei suoi sentimenti. Gli avrebbe fatto capire quanto era stato importante per lui e se l’altro gli avesse detto che era troppo tardi poco importava. Se ne sarebbe fatto una ragione, ed avrebbe trovato la forza di andare avanti, cercando qualcun altro d’amare.

Sarebbe stato difficile  ma sapeva di poterci riuscire.

Non era maturato solo come giocatore, infatti, ma anche come persona.

Non sapeva se “lui” era andato a vedere la partita, si era rifiutato di guardare gli spalti per incontrare i suoi occhi.

Solo alla vittoria il suo voto di non vederlo sarebbe stato annullato.  

E allora il ragazzo sarebbe andato dall’altro, tanto pensava di sapere dove trovarlo ovvero all’università Kainan ad allenarsi con il resto della sua squadra.

Per andare da lui aveva pure rifiutato l’invito dei suoi compagni di squadra ad andare a festeggiare la vittoria.

Li avrebbe raggiunti dopo, prima sentiva impellente il bisogno di risolvere quella questione.

Prima l’avrebbe fatto, prima sarebbe stato pronto a voltare pagina.

Anche se in verità, una piccola parte di lui non faceva che sperare che l’altro si ricordasse di lui e lo ricambiasse.

Se così fosse stato, quel giorno la sua felicità sarebbe stata completa.

E galvanizzato avrebbe portato la squadra ai posti alti della classifica nel  campionato nazionale. Ne era sicuro!

Sospirò.

Stava giusto per dirigersi negli spogliatoi per cambiarsi, quando la porta che portava al campo si aprì.

Quando vide la persona che era entrata il ragazzo si bloccò incredulo.  

Era lui.

Cosa ci faceva lì?

Nel vederlo il volto dell’altro si distese in un sorriso, che però era più simile ad un ghigno.

Al ragazzo, il fiato morì in gola.

E per poco non si strozzò a causa di un nodo dopo aver udito le parole che “lui” gli rivolse.

“E’ passato un anno. Come avevi detto hai riportato il Kainan al campionato nazionale e quindi eccomi qui. Avevi detto che poi mi avresti parlato no?”

Altre lacrime uscirono dagli occhi del ragazzo capendo che “lui” si ricordava della promessa e lo aveva aspettato.

E subito gli fu anche chiaro quale sarebbe stata la risposta di “lui” alla sua dichiarazione.

Glielo dicevano i suoi occhi. Lo guardava con un’espressione che non gli aveva mai visto in viso prima di allora. Era di una dolcezza ed aspettativa incredibile.

Il ragazzo a quel punto prese un profondo respiro e disse tutto d’un fiato: “Sì, volevo vederti e parlarti. Lo desideravo tanto. Mi piaci, capitano. Mi sei sempre piaciuto.”

L’altro sorrise di nuovo e fece quei pochi passi che li separavano per raggiungerlo.

Lo abbracciò per accarezzargli i lunghi capelli con una delle sue grandi mani.

“Ripeti la dichiarazione usando il mio nome se vuoi una risposta. Non sono più il tuo capitano da due anni. Ed oggi sei stato così in gamba con la tua squadra d’avermi fatto capire che  non hai  più bisogno di una guida. Voglio essere chiamato per nome da te d’ora in poi e per sempre.”

Il ragazzo che aveva appoggiato la fronte sul torace dell’altro, in quel momento risollevò il volto.

Le sue gote s’imporporarono mentre ripeteva: “Mi piaci, Shinichi. Mi sei sempre piaciuto.”

“Anche tu mi piaci Nobunaga. E starti distante questo anno è stato difficile. Non sai quanto avrei voluto venire da te per vedere il tuo viso illuminarsi di fronte a me, come facevi sempre. Solo le tue parole dopo quella sconfitta mi hanno trattenuto. Sapevo che avevi bisogno di superare quel brutto momento da solo, perché se ti avessi imposto la mia presenza ti avrei perso lo stesso, perché il dolore ti avrebbe spinto a considerare i miei gesti come atti di pietà.”

Nobunaga Kiyota a quelle parole abbassò lo sguardo.

Maki aveva dimostrato ancora una volta di conoscerlo benissimo.

E aveva accettato i suo sentimenti, anzi non solo li ricambiava.

Inoltre, rispettando le sue decisioni, gli aveva fatto capire che già l’anno prima lo considerava una persona matura, adatta a stare con lui.

Era Kiyota però quello che non si era ritenuto pronto.

Ora però lo era e non c’erano più ombre e motivi che avrebbero potuto tenerli distante.

Finalmente le loro labbra si unirono e si persero l’uno nell’altro.

Si baciarono a lungo e con passione. Avevano dopotutto un anno da recuperare.

FINE UN ANNO PER…

CONSIDERAZIONI + AVVISI:
Era da un po’ che avevo in mente di scrivere questa fic, e finalmente sono riuscita a farlo.
Non è granché, probabilmente la trama avrebbe reso di più se fosse stata una long, ma spero che almeno l’idea sia apprezzata.
Grazie per l’attenzione!

Per il momento non sono previste altre one shot per questa raccolta. Non le ho ancora scritte infatti. Tornerò però a farmi viva il prima possibile. Promesso!
Per quanto riguarda le altre fic su SD che sto gestendo, di Ayako’s Angels ho scritto fino al capitolo 20, di La Notte fino al capitolo 17.
Non so quando però verranno postati i prossimi capitoli su questo sito, spero presto. Rimanete sintonizzati.
Questo è tutto per quanto riguarda il fandom di Slam Dunk.
.
Per quanto riguarda gli altri fandom di cui scrivo, la prossima settimana se tutto va bene dovrei aggiornare un paio di fic su D.Gray man e una di Reborn. E basta, credo!

Altre notizie su di me non mi sembra ci siano.

Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Buon MAKI NOBU DAY gente.

Alla prossima.

Rebychan

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Capitolo 5
*** 5. Vicecapitano ***


Ecco qui la nuova one shot scritta per questa raccolta.
E’ il mio personale contributo per il Senkosh day, visto che è oggi, il sei luglio.
Ringrazio tutte le persone che leggono questa raccolta, che l’hanno messa tra le preferite, ricordate e seguite, e soprattutto coloro che troveranno il tempo di sostenerla, commentandola.
Un ringraziamento speciale va a: Willow, mamie e xetide che hanno commentato la scorsa one shot. Grazie!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori.
Un bacione.
Rebychan

VICECAPITANO

Sendo era un tipo strano!
A tutti questa realtà era chiara fin dal primo momento in cui lo s’incontrava.

In lui convivevano diverse nature, spesso in contrasto tra loro, in un’unica anima.

Era per quello che a volte si comportava in un modo, e altre in un altro.

A volte poteva essere la persona più sensibile dell’universo, quella capace di illuminarti la giornata, anche quando il tuo cuore è chiuso negli abissi più profondi.

Dopo dieci minuti però poteva cominciare a sbadigliare, e diventare irritante perché la noia lo avvolgeva, e voleva che tu gli trovassi un’occupazione degna di nota che lo facesse sentire vivo.

L’attimo dopo ancora quando tu ti eri scervellato all’estremo per accontentarlo, non era detto però che il suo umore non fosse cambiato di nuovo.

E poteva decidere di piantarti in asso come se niente fosse perché essendo una bella giornata di sole sarebbe stato fantastico andare a pescare.

E così preso da quella attività, poteva dimenticarsi che c’era qualcuno che faceva affidamento su di lui in palestra per gli allenamenti.

Li saltava così senza farsi grossi problemi, perché era troppo preso da altro.

Sendo era decisamente una persona volubile, ma nel contempo tenace.

Quando infatti trovava una sfida che gli solleticava i sensi niente si frapponeva tra lui ed il suo obiettivo, nella vita come nel basket.

Si poteva dire che vivesse di impulsi.

E se qualcuno non riusciva a leggere quegli impulsi si trovava spiazzato dal suo atteggiamento.

Per i più era incomprensibile.

Per pochi invece era facile leggerlo.

Tutto dipendeva da primi tre fatidici giorni in cui si aveva a che fare con lui.

Sì, erano tre i giorni utili per comprenderlo in quanto già in quel breve lazzo di tempo, Sendo mostrava ai suoi conoscenti le innumerevoli sfumature del suo carattere.

Come si diceva sopra un momento prima poteva essere l’anima della festa, l’attimo dopo addormentarsi di botto su un banco.

Il giorno prima poteva prendere dieci nel test di matematica, e quello dopo non spiaccicare parola nell’interrogazione che doveva comprovare il voto.

Un giorno poteva dimenticarsi degli allenamenti, l’altro allenarsi per dieci ore di fila come un invasato.

In una partita poteva giocare in modo deludente per i suoi standard alti  (di solito quando non trovava qualcuno al suo livello che lo spronasse), in un’altra poteva dimostrare tutto il suo talento che lo rendeva uno dei migliori giocatori juniores della prefettura, se non addirittura della nazione.

Era difficile dire ora come si sarebbe comportato nei dieci minuti dopo.  

Questo ovviamente però non significava che non avesse dei chiari principi che mai e poi mai avrebbe tradito.

C’erano dei sentimenti che nel suo cuore mai si affievolivano, così come c’erano delle sfide che riuscivano sempre a fargli scorrere velocemente il sangue nelle vene.

Con gli amici era sempre sincero.

Era un valido supporto per i suoi compagni che facevano affidamento su di lui come se fosse un dio, le malelingue potevano dire che era per quello che i suoi capelli erano ritti in testa, perché dovevano essere come un faro nella nebbia per le persone che decidevano di seguirlo.

In verità il motivo era un altro, semplicemente quel taglio gli piaceva, ma soprattutto piaceva al suo ragazzo.

Anche di fronte alle avversità Sendo riusciva a sorridere sempre, e così faceva apparire semplice agli altri anche la cosa più complicata.

Di fronte a un giocatore forte, il suo animo agonistico mostrava tutta la sua forza. Era tenace e puntiglioso, ma anche di fronte a una “sconfitta” riusciva a imparare qualcosa e non a farsi scoraggiare.

Odiava perdere come tutti, ma per lui era più importante la sfida in sé che il punteggio finale.

“Combattere” contro Maki o Rukawa gli faceva perdere la cognizione del tempo, anche se con l’esperienza aveva imparato a gestire la sua impazienza, e pensare anche nel mezzo di quegli scontri al bene della squadra.

Quando era un novellino si sarebbe buttato sulla sfida senza pensare alle conseguenze, ora invece aveva una visione di gioco totale.

Prima veniva la vittoria della squadra, che poteva anche non essere sinonimo della sua personale.

Purtroppo però molto più spesso capitava ancora il contrario.

Una sua vittoria personale, essere paragonato in bravura a Maki oppure “sconfiggere” Rukawa in uno scontro diretto, poteva non essere sinonimo di una vittoria per la sua squadra e ciò era snervante perché anche se riusciva a sorridere in quanto aveva dato il centoventi per cento, vedere i suoi compagni tristi lo rendeva a sua volta malinconico.

Qualcuno avrebbe criticato il Ryonan per quella incapacità di vincere, anche quando lui giocava alla grande.

Qualche giornalista aveva ipotizzato che se la squadra non vinceva era perché gli altri giocatori non erano all’altezza del loro asso.

Altri scrivevano che era l’allenatore ad essere un incapace.

Sendo però non riusciva a dare la colpa né ai suoi compagni, né a Taoka.

Se perdevano non era perché la squadra non era forte, ma perché quando le forze in campo si pareggiano, molto spesso è la dea bendata che ci mette lo zampino.

Il Ryonan fino a quel momento era stato sfortunato, ma si sa che la ruota della fortuna gira e prima o poi sapeva sarebbe giunto anche il suo turno di ottenere dei grandi risultati.

E quell’anno essendo lui il capitano, sentiva che era l’anno giusto.

Sì, non ne dubitava nemmeno un po’.

Era fiducioso!

Prima però di arrivare alle partite che contano, Sendo si trovava di fronte ad un grande interrogativo che lo innervosiva più che dover affrontare lo Shohoku dei sempre più forti Sakuragi e Rukawa.

Taoka gli aveva dato l’incarico di trovarsi da solo il vice capitano, scegliendolo tra quelli della sua età.

Per lui quella scelta non era per nulla facile.

Non voleva infatti fare torto a nessuno.

Fu per quello che indisse quel concorso.

Ormai conoscendolo, i suoi compagni non ci fecero poi molto caso a quel suo tentativo di essere equo, anche se poi quel trattamento era tutto fuorché paritario.

Solo qualche matricola sbarrò gli occhi incredula.

Di sicuro quei ragazzini non sarebbero mai riusciti a inquadrare il vero Sendo, essendo già passati i tre giorni utili a fare la sua conoscenza.

D’altra parte però erano in buona compagnia. Anche molti dei suoi compagni più anziani non conoscevano il vero Sendo.

Anzi si poteva dire che quasi tutti non lo conoscessero.

Avevano imparato a apprezzarlo, ad accettare i suoi colpi di testa, e a non stupirsi di niente, si potevano anche considerare amici, ma gli stimoli che muovevano il loro capitano erano per loro ancora pressoché sconosciuti.

Fu per quello che quando Sendo dichiarò che avrebbe dato il ruolo del vice capitano alla persona non importava di quale anno (Taoka l’aveva guardato sconvolto, visto che gli aveva detto di sceglierlo trai suoi coetanei) che fosse riuscita a soddisfare il suo desiderio più impellente, quasi tutti si trovarono spiazzati e nemmeno ci provarono a fare qualcosa.

L’attimo dopo però i ragazzi più in gamba che non erano abituati a stare con le mani in mano, si buttarono.

Fukuda portò Sendo a mangiare del buon ramen.

Era squisito ed il ragazzo s’ingozzò di gusto.
Visto l’espressione ebete del ragazzo dai capelli a punta, Fukuda si sentì fiducioso nell’avere la vittoria in pugno.

Solo il giorno dopo però Sendo gli avrebbe dato il responso. Prima doveva sapere cosa gli altri avrebbero fatto per lui.

A quel punto, Fukuda si mise sul chi va là, sapeva infatti quanto Sendo riuscisse a cambiare idea nel giro di poco tempo.

Rassegnato si decise a aspettare il giorno dopo, senza sperare troppo in un buon esito.

Uekusa regalò a Sendo un buono per fare acquisti nel suo negozio di attrezzature sportive di famiglia.

Akira doveva proprio comprarsi una nuova tuta, per cui fu felicissimo di risparmiare denaro.

Sebbene avesse una borsa di studio per frequentare il Ryonan che comprendeva vitto e alloggio, le spese extra erano di sua competenza, per cui preservare qualche soldo era sempre una bella idea.

Visto il suo entusiasmo anche Tomoyuki era fiducioso per il domani, anche lui però sapeva che visto l’estro del suo capitano niente era mai sicuro con l’altro.

Sebbene fosse  solo al primo anno, anche Aida decise di darsi da fare.

Regalò a Sendo il suo reliquario ovvero tutto il materiale che aveva raccolto su di lui. Erano innumerevoli articolari di giornali che  lo riguardavano e foto scattate nei momenti più disparati. Aida gli fece pure la fotocopia della sua agendina con segnati tutti i punti deboli e di forza dei giocatori della prefettura.

Sendo sorrise di fronte a quel dono.

Era un sorriso tirato perché diciamocela tutta è imbarazzante ricevere come dono una collezione di giornali che riguardava se stessi, ed anche se Sendo era un po’ narcisista non arrivava fino al punto di autocelebrarsi. Hikoichi però prese quel sorriso come un segno di approvazione e andò a casa camminando tre metri sopra il cielo. Il suo idolo lo aveva accettato.

Dopo l’agguato di Hikoichi si era fatto tardi, e Sendo si diresse verso casa.

Ovviamente non lo stupì trovare lì fuori dalla porta quella persona.

Sapeva perfettamente infatti che mancava solo lui all’appello delle persone che avrebbero fatto qualcosa per convincerlo a dargli il ruolo di vice capitano.

Non era però nel carattere dell’altro rabbonirselo con i doni.

No, quando si ritrovarono a tu per tu, gli disse semplicemente che voleva quel posto, che era la persona più adatta per ricoprirlo, visto la sua tenacia, ma non solo, visto il suo carattere così diverso da quello di Sendo.

Se Akira infatti si fosse assentato dagli allenamenti, ci voleva qualcuno che riportasse in riga tutti, compreso il capitano.

Se Akira certe volte era accondiscendente facendo la carota, lui avrebbe fatto il bastone.

Se Akira attraversava un momento in cui la sua “non voglia” avrebbe portato la squadra a sfaldarsi, era giusto poter contare su una persona che avrebbe sputato sangue piuttosto che far inabissare la barca.

A quelle parole, Sendo aveva sorriso sinceramente.

Ed il suo sorriso si era allargato ancora di più quando l’altro aveva aggiunto, che inoltre credeva che un capitano dovesse avere una grande intesa con il proprio vice.

Le sue iridi a quel punto si erano illuminate di una luce maliziosa.

E Sendo aveva capito perfettamente cosa l’altro stava sottintendendo.  

Akira aveva riso.

L’aveva abbracciato e lo aveva baciato.

Il suo Hiroaki, perché era di Koshino che si trattava, era sempre così dolce, anche se all’apparenza era burbero.

Stavano insieme praticamente dall’inizio della prima superiore.

Ed era la persona che lo conosceva meglio in assoluto.

A lui non erano serviti tre gironi per inquadrarlo, gliene era bastato uno.

E i loro caratteri erano perfettamente complementari.

Se Sendo era volubile sotto certi aspetti, Koshino invece non si piegava mai.

Quella sera i due fecero l’amore e poi mangiarono della pizza guardandosi un film.

Probabilmente sì Koshino pensava di essere la persona migliore per il ruolo di vice capitano e probabilmente lo era davvero visto che Taoka accolse la sua nomina il giorno dopo tirando un profondo respiro di sollievo, e tutti compresi Uekusa, Hikoichi e Fukuda furono d’accordo nel lasciargli il compito,  ma non erano state solo le sue parole a convincere Sendo, ma bensì il fatto che avesse pure soddisfatto il suo bisogno più impellente.

Era da una settimana infatti che loro due non si trovavano da soli, e Akira cominciava a provare un forte bisogno di coccole che quella notte venne soddisfatto  in misura molto elevata.

Il suo giochino aveva funzionato.

Lui aveva sempre mirato a nominare Koshino come vice capitano, solo che voleva farlo uscire allo scoperto, voleva dargli l’occasione di andare a casa sua per perdersi in effusioni.

Lo desiderava! E dopo una settimana in cui erano stati troppo presi dagli allenamenti, aveva provato l’impulso di diventare di nuovo una cosa sola con lui.

E Koshino aveva afferrato la palla al balzo.

Aveva amato e si era fatto amare dalla persona per lui più importante, e si era accaparrato l’ambito ruolo desiderato.

Aveva ottenuto due piccioni con una fava. E poteva ritenersi soddisfatto.

La nuova era del Ryonan sotto gli occhi sereni di Sendo e quelli determinati di Koshino era iniziata ed entrambi erano sicuri che la loro collaborazione fuori e dentro il campo che diventava sempre più stretta, li avrebbe portati lontani.

FINE VICECAPITANO

E’ una one shot semplice, semplice ma spero che a qualcuno sia piaciuta.
L’ho scritta per sostenere il pairing Senkosh, una coppia che a me piace molto, ma che dai più viene sottovalutata.
Grazie per tutto.
Alla prossima!
Rebychan

PROMEMORIA FAN FIC FANDOM SLAM DUNK
Capitoli scritti di Ayako’s Angels: 23 (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, spero presto).
Capitoli scritti di La Notte: 23 (finita) (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, spero presto).

PROSSIMA FIC IN AGGIORNAMENTO
La one shot Nel centro del Mirino per la raccolta Operazione compleanno – Il regalo più adatto del fandom di Reborn.

Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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