Corona di fiori di Rebychan (/viewuser.php?uid=61532)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Primo fiore - Brufoli rivelatori ***
Capitolo 2: *** 2. Panico ***
Capitolo 3: *** 3. Il giorno delle bugie ***
Capitolo 4: *** 4. Un anno per... ***
Capitolo 5: *** 5. Vicecapitano ***
Capitolo 1 *** 1. Primo fiore - Brufoli rivelatori ***
1. Brufoli rivelatori
Oggi è il compleanno di Rukawa per cui ci tenevo a postare qualcosa.
Nel mio
forum ho aperto un topic relativo alla sua festa di compleanno e chi
volesse aderire è benvenuto. Nell'angolo di Rebychan troverete
maggiori ragguagli.
Così come troverete maggiori informazioni sulla one shot sotto postata.
Per maggiori delucidazioni quindi vi rimando lì.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chiunque leggerà questa assurda storia e mi farà sapere il suo parere.
Vi auguro un Buon 2012.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
Primo fiore - BRUFOLI RIVELATORI
Hanamichi varcò il
cancello dello Shohoku furtivamente tentando di evitare
d’incontrare il gundan. Non voleva essere costretto a fermarsi a
parlare con loro perché non voleva che Haruko nel frattempo
arrivasse a scuola e lo vedesse in quello stato. Dribblò con
grande maestria gli altri studenti che chiacchierando allegramente si
dirigevano verso la scuola e s’introdusse nell’istituto.
Senza guardare nessuno in faccia andò verso il corridoio delle
prime pensando alla sfortuna che gli era capitata tra capo e collo.
Perché proprio a lui doveva nascere quel coso proprio in quel
posto. Era così enorme da non poter di sicuro passare
inosservato e faceva profondamente schifo. Per un po’ di giorni
per non perdere le già di per se minime speranze di conquistare
la Akagi doveva per forza non incontrarla e, quindi, non sarebbe andato
neanche agli allenamenti del club di basket. Si vergognava troppo a
farsi vedere ridotto così da lei. Era…..
"Hanamichi, come mai
sei venuto a scuola così presto?" quella voce stridula fece
accapponare la pelle del rossino che istintivamente si girò con
sguardo beota ed adorante verso la ragazza che aveva parlato dicendo
"Harukina cara" poi però si ricordò del suo problema ed
imbarazzato si portò entrambe le mani al mento come a nascondere
qualcosa.
La ragazza
guardò l’amico sorpresa da quel comportamento e
innocentemente chiese "Cosa c’è Hanamichi ti senti male?"
"No Harukina, non
preoccuparti. E’ solo che …vedi io….non so come
spiegarmi" farfugliò il rossino arrampicandosi sugli specchi
sempre tenendosi le mani al mento, poi però vedendo che non
riusciva a trovare una scusa decente si girò ed esclamò
"Adesso devo proprio andare Mito mi aspetta".
Cominciò a
correre ma pochi centimetri dopo girando un angolo sbatté
addosso ad un altro studente. Cadde a terra perdendo l’equilibrio
e sbattendo il sedere. Haruko gli fu subito accanto e preoccupata
chiese "Ti sei fatto male?"
Hanamichi si
alzò velocemente e per tranquillizzare l’amica
cominciò a fare il buffone fingendo di sollevare dei pesi con le
mani "Certo che sto bene nessuno può abbattere il tensai"
"Bene" sorrise la
Akagi guardando in viso il ragazzo dai capelli rossi. Subito il suo
sguardo finì sul mento dell’altro e i suoi occhi
strabuzzarono dalla sorpresa. Batté le mani allegra e con voce
eccitata disse "Che bello Hanamichi hai un brufolo del desiderio"
Sakuragi arrossendo,
rendendosi conto che lei aveva notato la sua orribile disgrazia, si
sentì sprofondare dalla vergogna. Quella sporgenza sul mento gli
sfigurava il viso e lo rendeva mostruoso. Poi, però si rese
conto sia che l’amica sembrava felice di quel brufolo, sia delle
parole che aveva pronunciato e ripeté confuso "Brufolo del
desiderio? Cosa intendi?"
"Come Hanamichi non
lo sai? Ma dove vivi?" fu la prima reazione di Haruko
all’atteggiamento incerto del ragazzo, dopo però con
l’aria di una maestrina saccente cominciò a spiegare "Vedi
il brufolo sotto il mento come nel tuo caso significa che sei
desiderato, invece quello sulla fronte" e sollevò la frangetta
che portava per fargli vedere "indica che si desidera qualcuno"
"Davvero?" chiese il rossino confuso.
"Si. Te lo garantisco. Sei fortunato Hanamichi, qualcuno ti desidera".
Proprio in quel
momento suonò la campanella e Haruko salutò l’amico
per raggiungere la sua classe. Il rossino era eccitato, possibile che
sul serio avesse ragione la ragazza e finalmente dopo 50 rifiuti
qualcuno volesse mettersi con lui. Ma chi poteva essere? Mentre entrava
in classe guardò fuori dalla finestra che dava sul cortile
d’entrata e notò Rukawa in ritardo addormentato sulla
bicicletta e il ricordo di quanto accaduto il giorno prima lo sconvolse.
Flash back
Hanamichi era in
farmacia e stava cercando nei vari scaffali una pomata per i brufoli.
Gli era nato un foruncolo sotto il mento e voleva farlo sparire il
prima possibile. Ad un tratto l’aveva scorta ed aveva notato che
ce n’era solo una. Aveva allungato la mano per prenderla quando
qualcun altro gliela aveva portata via da sotto il naso. Arrabbiato si
era girato in direzione dello scocciatore e si era trovato di fronte
due profondi occhi blu che conosceva benissimo "Kitsune che ci fai
qui?" aveva ringhiato dalla rabbia.
"Hn" aveva risposto Rukawa andando verso la cassa per pagare.
Il rossino lo aveva bloccato posandogli una mano sulla spalla "Ehi dove credi di andare con la mia pomata?"
Kaede allora si era deciso a parlare "Do’aho non mi risulta che questa crema sia tua. L’ho presa prima io"
"Si ma l’avevo vista prima io baka kitsune. Dammela immediatamente. Mi serve"
"Non ci penso nemmeno a dartela, serve anche a me"
Quelle parole
insospettirono Sakuragi, guardò il compagno in viso con
attenzione sperando di vedervi un brufolo gigantesco che lo rendesse
brutto ma non vi scorse niente "A cosa ti serve? Non mi sembra che tu
abbia brufoli"
"Si che ce
l’ho. Solo che sono stato fortunato e non si vede come il tuo.
Sai il tuo è orribile. Hai anche i brufoli da do’aho"
"Come osi baka
kitsune!!!!!!!!!!! Io ti distruggo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Dammi subito quella crema, la vuoi solo per mettermi nei guai"
sbraitò il rossino gettandosi verso il moretto, ma questi lo
stupì sollevando la frangia che gli copriva completamente la
fronte e al centro Sakuragi notò un gigantesco brufolo.
Hanamichi
bloccò la sua furia ritornando calmo "Allora ce l’hai sul
serio. Però fa lo stesso Kitsune quella crema serve di
più a me che a te. Io devo preservare la mia grandiosa bellezza
tu invece puoi farne a meno"
"Do’aho. Immagino tu intendessi il contrario" sbottò il volpino con fare canzonatorio.
"Ehi cosa insinui? Che sono brutto?"
"Hn" fu
l’ultimo commento del volpino, prima di girarsi verso la vetrata
che dava sulla strada e chiedere furbescamente, non voleva infatti
attaccar briga con Hanamichi per la pomata, quel tubetto doveva essere
suo a tutti i costi, quel brufolo anche se non lo si vedeva gli dava
molto fastidio "Ma quello non è il tuo migliore amico?"
Il rossino
guardò verso il luogo indicato da Rukawa ma non vide niente. "Ma
cosa dici? Non c’è nessuno. Non tentare di fare il furbo
per portarmi via la pomata" esclamò poi rivoltandosi in
direzione di dov’era il volpino pochi istanti prima, ma non vi
trovò più nessuno. Sentì la porta della farmacia
chiudersi e notò la volpe all’esterno prendere la
bicicletta e andarsene. Velocemente Hanamichi fu sulla strada ma troppo
tardi. Non poté che urlare al vento "Baka Kitsune"
Fine flash back
Hanamichi si sedette sul
banco pensieroso. Kaede aveva un brufolo sulla fronte e significava che
desiderava qualcuno, lui invece ce l’aveva sul mento e quindi era
desiderato possibile che…….no ma cosa andava a pensare?
Lui ed il volpino erano due maschi e, poi, si odiavano reciprocamente.
Le parola dette da Haruko dovevano essere solo delle sciocchezze che la
ragazza si era inventata per consolarlo. Non c’era altra
spiegazione.
Al pomeriggio visto che
ormai la Akagi lo aveva visto il rossino andò agli allenamenti.
Tutti lo presero in giro per il brufolo ma non ci fece caso. Per tutta
la sezione di allenamento Sakuragi si ritrovò più di una
volta a fissare Rukawa mentre giocava con occhi diversi dal solito. La
storia dei brufoli raccontata da Haruko gli girava ancora in testa
e…..lo faceva essere particolarmente sensibile. Tentò di
intravedere il brufolo del moretto attraverso i capelli ma non fu
fortunato. Guardò il suo portamento mentre tirava a canestro,
s’incantò a guardarlo negli occhi e nel viso, si
lasciò conquistare dal suo modo di giocare e quando finalmente
Akagi decretò che per quel giorno potevano smettere gli
allenamenti e si diressero tutti verso gli spogliatoi Sakuragi si mise
sulla doccia davanti a quella di Kaede e per tutto il tempo lo
contemplò. Dovette ammettere con se stesso che il volpino era
davvero bello. Aveva dei lineamenti angelici che rientravano nella
bellezza classica, il taglio dei suoi occhi poi lo rendevano
affascinante e misterioso. Il suo corpo era un fascio di muscoli senza
nemmeno un grammo di grasso e il suo fisico era perfetto ed agile. La
sua pelle bianca era luminosa. Si ritrovò a pensare a come
sarebbe stato toccarla, se sarebbe stata voluttuosa e si rese conto di
essersi eccitato. Velocemente girò la manopola dell’acqua
fredda per raffreddare i suoi bollenti spiriti e mollò una
craniata sulla parete per ritornare in se. Cosa stava facendo? Solo per
quella scemenza sparata da quella cretina di Haruko lui si ritrovava a
pensare e a sconvolgersi di fronte al corpo nudo della sua volpe. Stop.
Cos’è che aveva detto? Scemenza sparata da quella cretina
di Haruko? Da quando Haruko era diventata una cretina se fino a quella
mattina era la luce dei suoi occhi? Boh, non capiva. E, poi e
soprattutto da quando la volpe era sua. Era sempre più stranito.
Cosa stava succedendo?
Preso dai suoi
pensieri, Hanamichi fu l’ultimo ad uscire dalla doccia.
Andò negli spogliatoi per cambiarsi e vi trovò solo
Rukawa già completamente vestito che armeggiava con lo specchio
del suo armadietto per mettersi la pomata sul brufolo.
Quando il moretto
ebbe finito si girò verso il rossino che era rimasto bloccato a
guardarlo soggiogato dal suo fascino e dalle emozioni che aveva
scoperto di provare quel giorno quando si trovava di fronte a lui.
"Che hai da guardarmi?" chiese Rukawa sorpreso.
Intorno a loro due
si respirava una certa tensione che Hanamichi tentò di tagliare
dicendo "Niente, pensavo. Come va il brufolo?"
"Insomma….e il tuo?" si degnò di rispondere l’altro.
"Bhe starebbe meglio se mi avessi lasciato la pomata. Tutti mi hanno preso in giro"
"Do’aho. Non serve un brufolo perché tutti ti prendano in giro, sei già un buffone per conto tuo"
Il volpino si
sarebbe aspettato la solita reazione ovvero che Hanamichi urlasse Baka
Kitsune e gli si scagliasse contro, ma invece ciò non accadde.
Per tutto il giorno il do’aho era stato strano si era reso conto
Rukawa ed ora lo era ancora di più. Sakuragi lo aveva fissato
per tutto l’allenamento attentamente e….anche se la cosa
non gli era spiaciuta per nulla bhe lo aveva reso nervoso a tal punto
che non era riuscito a dare il meglio di se quel giorno nel basket e
aveva preferito evitare gli allenamenti supplementari. Cosa era
successo al do’aho?
Il rossino da parte
sua aveva deciso di parlare con il volpino dei brufoli del desiderio,
voleva vedere la sua reazione e scoprire se c’era un briciolo di
verità in quanto detto da Haruko per cui a bruciapelo chiese
"Hai sentito la storia dei brufoli del desiderio?"
Il volpino lo
scrutò attentamente, Hanamichi era mezzo nudo ed era davvero un
bel bocconcino, prima di sorridere maliziosamente "Quale? Quella che
dice che se un ragazzo ha un brufolo sotto il mento è
desiderato, e se ce l’ha sulla fronte desidera?"
"Si quella" arrossì Sakuragi.
Rukawa si avvicinò al rossino "E pensi che sia il nostro caso?"
Hanamichi
abbassò lo sguardo imbarazzato "Certo che no!!!!!!!!!!!! Io ti
o…" farfugliò tentando di proteggersi ma una leggera
risata lo fermò.
Kaede era rimasto
fermo in attesa che il rossino si decidesse a dirgli cosa provasse per
lui. Quando il do’aho però aveva cominciato a dire la
parola odio, Rukawa non ci aveva visto più. Lui si era
innamorato di Sakuragi a prima vista e in quei mesi, nei quali il
do’aho non aveva fatto altro che picchiarlo decantando il suo
odio per lui, per correre dietro alle sottane di una stupida ragazzina,
aveva sofferto molto. Lui sapeva di non avere un bel carattere, di non
essere in grado di mantenere una conversazione decente con chi gli
stava accanto. Di essere burbero ma….nel suo piccolo aveva
tentato in tutti i modi di fare capire al suo compagno di squadra del
suo interessamento per lui, durante le partite a suo modo lo
incoraggiava, gli era sempre stato accanto quando si era trovato in
difficoltà tentando di farlo risorgere, ma l’altro aveva
sempre continuato con la sua politica di odio profondo nei suoi
confronti. Tutti i suoi sforzi erano falliti.
In quel momento non
era in vena di sentire Hanamichi per l’ennesima volta urlargli
contro ti odio, per un attimo aveva sperato che il rossino si fosse
deciso a ricambiarlo, a capire che erano fatti l’uno per
l’altro ma aveva dovuto disilludersi di nuovo. Fu per questo che
ridacchiando esclamò "Sei proprio un do’aho. Sono soltanto
stupide credenze di alcune ragazzine che vogliono trovare qualcosa di
piacevole anche in una brutta esperienza come avere un brufolo. Come
puoi anche solo pensare che io possa essere interessato a te?"
Dopo di che, senza
aspettare la reazione e la risposta di Sakuragi che aveva sentito il
suo cuore incrinarsi a quella frase, se ne andò.
Il rossino rimase a
fissare la porta da cui Rukawa era uscito per diversi minuti. Non
sapeva ancora perché ma quelle parole gli avevano fatto un male
cane e si ritrovò a domandarsi se lui odiava sul serio la volpe
oppure no. Cosa provava per il suo eterno rivale?
Si decise a
vestirsi. Stava per andarsene dagli spogliatoi quando notò in
bella mostra sulla panchina usata dal volpino la pomata per i brufoli.
Rukawa doveva averla dimenticata oppure l’aveva lasciata li per
lui? Era più probabile la prima ipotesi dato che solo pochi
attimi prima Kaede gli aveva fatto ben capire che non gli importava
niente di lui. Si sentì triste ed amareggiato a quella
considerazione. Prese il tubetto, se lo mise in tasca e corse a casa.
Qui giuntovi cosparse il suo brufolo con la crema e andò subito
a letto dove si addormentò di colpo. Rivisse in sogno tutti i
momenti significativi che avevano costellato il suo rapporto con Rukawa
e quando si svegliò il giorno dopo aveva capito che il volpino
con lui si comportava in maniera diversa che con tutti gli altri. A
modo suo nel bene e soprattutto nel male gli era sempre stato accanto e
solo grazie a lui era sempre riuscito ad uscire dallo sconforto che lo
prendeva quando giocava male in una partita. Questo cosa poteva
significare? Possibile che …..nonostante quanto gli aveva detto
la sera prima in verità la volpe ci tenesse a lui? Queste erano
domande a cui non poteva rispondere da solo.
Sospirò e si
preparò per andare a scuola. Si rimise la pomata sul brufolo che
ancora troneggiava sul suo mento e, poi,mise il tubetto in cartella.
Era intenzionato a restituirlo al suo legittimo proprietario. Arrivato
alla Shohoku aspettò il volpino nella rastrelliera delle
biciclette e appena lo vide il suo cuore che fino a quel momento aveva
battuto normalmente cominciò a tamburellare forsennatamente
sulla sua cassa toracica. Possibile che in un giorno i suoi sentimenti
per Rukawa fossero cambiati così tanto? E tutto per colpa di un
brufolo? Non era che in verità per lui il volpino era sempre
stato importante e solo ora si stava rendendo conto di questo? Boh era
sempre più confuso.
Kaede mezzo
addormentato non aveva notato la presenza del rosso, sbadigliando aveva
appoggiato la bici al suo posto e con passi lenti e malfermi si era
diretto all’entrata della scuola. Sakuragi gli si parò
davanti e con un sorriso a trenta due denti che esprimeva la sua
felicità nel vederlo gli consegnò la pomata. "Questa
è tua, te l’eri dimenticata. Non ti dispiace se l’ho
usata vero?"
Rukawa sorpreso nel
trovarselo davanti mugugnò "Potevi restituirmela anche agli
allenamenti" e si ritrovò pure a confessare una mezza
verità "L’avevo lasciata apposta negli spogliatoi
perché tu la usassi".
Entrambi i ragazzi
si guardarono negli occhi arrossendo. Poi li distolsero perché
non erano ancora in grado di sostenere per troppo tempo l’uno lo
sguardo intenso dell’altro ed in silenzio andarono in classe.
Qualcosa era
cambiato tra loro ed in meglio ma nessuno dei due capiva ancora fino a
che punto. Per un paio di giorni Hanamichi e Kaede si scambiarono la
pomata furtivamente e si aspettavano negli spogliatoi per chiacchierare
un pochino del più e del meno. I loro battibecchi durante gli
allenamenti e anche dopo erano ancora presenti ma sembravano far parte
di un rapporto d’amicizia particolare che li stava unendo. Anche
quelle piccole scaramucce che si concludevano con i pugni facevano
parte di loro. Adesso erano in ottimi rapporti ed entrambi erano
soddisfatti della situazione.
E dopo tre giorni
quando il brufolo sulla fronte per Rukawa e quello sul mento di
Sakuragi sparirono con un tacito accordo i due ragazzi si ritrovarono
al mattino davanti al cancello della scuola e festeggiarono
abbracciandosi. Quello fu uno strano spettacolo per tutta la scolaresca
che non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere fra loro
due ma ai due giovani non importava. Kaede era felice, ormai poteva
considerare Sakuragi un amico. Era sconvolgente fino a pochi giorni fa,
non avrebbe mai immaginato che il suo rapporto con il do’aho si
sarebbe evoluto così velocemente in un modo così bello. E
se anche il rosso non l’avesse mai amato almeno adesso poteva
stargli vicino se non altro come amico. Il rossino d’altra parte
era euforico, ormai si era reso conto di essersi innamorato del volpino
solo che non sapeva come dichiararsi, non conosceva i sentimenti
dell’altro e aveva paura di rovinare il rapporto di amicizia che
si era instaurato tra loro.
Dopo la sparizione
dei brufoli però le cose fra i due ragazzi peggiorarono. Non
avendo più la scusa di scambiarsi la pomata gli incontri si
diradarono tant’è che riuscivano a malapena a salutarsi
agli allenamenti, a litigare come al solito e a scambiarsi due parole
mentre si facevano la doccia. Il rossino avrebbe voluto fermarsi ad
aspettare l’altro visto che era più veloce a cambiarsi
ma….non sapeva come il volpino avrebbe accolto quella sua
ingerenza nella sua vita, temeva di rovinare quello che era nato tra
loro non rendendosi conto che il loro rapporto stava già andando
a rotoli. Il moretto invece era triste, pensava che Sakuragi lo avesse
solo usato per avere gratis la pomata e che ora non servendogli
più lo avesse gettato via ritornando ai suoi soliti amici.
Fortuna volle che ad aiutarli a chiarire la situazione sopragiunsero due fattori.
Un mattino Hanamichi fece
la sua comparsa a scuola con un cerotto che gli copriva gran parte del
naso. Era imbarazzato per il nuovo inconveniente che avrebbe dovuto
affrontare ovvero un enorme brufolo che gli copriva la punta del naso.
In quel periodo non gli andava proprio bene niente. Mentre pensava al
brufolo, alla volpe e al gelo che si era creato tra loro negli ultimi
giorni finì con lo sbattere contro Haruko. Alla vista della
ragazzina arrossì, ormai di lei non gli importava più
niente, la considerava solo un’amica ma era frustrante avere la
sfortuna d’incontrarla sempre e solo nelle situazioni peggiori.
La Akagi guardò il suo amico in volto e lo salutò
calorosamente "Buongiorno Hanamichi. Come stai oggi? E’ da un
po’ che non riusciamo più a parlare" in effetti il rossino
da quando aveva capito di amare la volpe l’aveva un po’
evitata.
"Bhe vedi sono stato
impegnato negli allenamenti" biascicò una scusa il ragazzo dai
capelli rossi portandosi una mano dietro la testa.
"Lo so! Stai
migliorando moltissimo, fra poco non avrai rivali" disse dolcemente la
ragazzina con un bel sorriso, poi però si fece seria "Cosa hai
fatto il naso? Non avrai litigato con qualcuno?"
"No. Il cerotto mi
serve per nascondere un brufolo" rispose Hanamichi istintivamente per
poi pentirsene subito dopo. Sapere di quel foruncolo l’avrebbe di
sicuro disgustata.
Haruko come era già
successo per il brufolo sotto il mento invece si agitò tutta
euforica "Hanamichi è meraviglioso, hai un altro brufolo del
desiderio"
"Un altro?" s’arrischiò a dire Sakuragi desideroso di saperne di più.
"Ma come Hanamichi
mi sembrava di avertelo spiegato l’altra volta. Comunque allora
il brufolo sotto il mento è quello dell’essere desiderato,
quello sulla fronte è quello del desiderio, quello sulla guancia
destra è quello dell’essere lasciati, quello sulla
sinistra del lasciare e quello sul naso è il più bello,
è quello dell’amore corrisposto. Chi è la
fortunata?" esclamò tutto d’un fiato la sorella del
capitano.
Il rossino la
guardò sbigottito. Se era vero quello che Haruko diceva
significava che anche Rukawa era innamorato di lui. Ma cosa andava a
pensare? Velocemente rispose all’amica proteggendosi "Non
c’è nessuna fortunata, si vede che con me i brufoli del
desiderio non c’entrano niente". La superò teso
salutandola e si diresse verso la sua classe.
La mattinata
trascorse velocemente con Sakuragi che non faceva che pensare alle
parole di Haruko e al fatto che il suo amore potesse essere sul serio
corrisposto o meno. Tentò di ripassarsi tutte le reazioni che il
volpino aveva avuto con lui in quell’ultimo periodo. Grazie al
brufolo si era sciolto ma…era ancora un iceberg e non rivelava
un particolare interesse nei suoi confronti anzi era sempre pungente e
sfrontato.
Sospirando raggiunse
la palestra e rimase sconvolto quando vide anche sul volto del volpino
un cerotto a coprirgli il naso. Gli si avvicinò e subito a
bruciapelo gli chiese "Cos’è è successo?"
"Un brufolo" rispose abbassando lo sguardo "E tu?"
"Idem" ridacchiò il rossino "Siamo infestatati ultimamente"
Anche la volpe si
sbottonò e sorrise. Si guardarono negli occhi per qualche
istante ridendo insieme prima di ritornare seri. E proprio in quel
momento il rossino si decise a mettere in atto una nuova strategia.
Durante la partita amichevole che Anzai propose Hanamichi tentò
di rimanere il più possibile vicino a Rukawa, tentò di
toccarlo più che poteva con dolci carezze ad ogni occasione
propizia che riceveva, quando caddero sul pavimento a seguito di
un’azione di gioco poi s’intrattenne più del dovuto
sopra il compagno facendo entrare in contatto le loro virilità e
fu piacevolmente sorpreso quando sentì il volpino gemere. Voleva
vedere se a Kaede sarebbero spiaciute le sue premure ed invece
l’altro accettò tutti i suoi gesti affettuosi, certo non
fece niente per far capire al rossino che gli facevano piacere e
può darsi che neanche si fosse reso conto che era manifestazioni
d’amore ma….Sakuragi alla fine si decise che tentare non
gli sarebbe nuociuto. Era già stato scaricato da molte ragazze,
Rukawa poteva essere il primo ragazzo ma doveva dichiararsi. Forse i
brufoli del desiderio non esistevano sul serio, ed erano solo
un’invenzione da ragazzine ma fra loro due c’erano state
troppo coincidenze.
I brufoli sul mento
e sulla fronte, l’amicizia che era nata tra loro improvvisa
grazie alla pomata, la scoperta del rossino di essersi innamorato, il
gelo di quegli ultimi giorni come se sia lui che Kaede temessero di
scoprirsi troppo, i brufoli sul naso, il comportamento più
sciolto che Rukawa aveva con lui, il fatto che durante quegli
allenamenti gli aveva permesso di toccarlo, quei particolari avranno
pur avuto qualche significato no? Quella sera stessa gli avrebbe detto
che gli voleva bene e avrebbe accettato qualunque fosse stata la sua
risposta.
Il volpino era tutto in
fermento. Sakuragi durante gli allenamenti era stato incredibilmente
affettuoso nei suoi confronti. Ogni suo tocco era stato come una
carezza dolcissima, aveva scorto più di una volta i suoi occhi
rivolti verso di lui con un’espressione tenera stampata in viso,
quando poi erano caduti l’uno sull’altro e Hanamichi aveva
fregato il suo sesso con il suo aveva quasi perso la testa, solo il
fatto che erano insieme con gli altri lo aveva trattenuto da non
baciarlo davanti a tutti. Lui aveva tentato di non far capire al
rossino quanto per lui erano stati importanti quei gesti., temeva che
l’altro avesse scoperto i suoi sentimenti e potesse prendersi
gioco di lui. Eppure….il suo cuore continuava a battere forte
grazie alla speranza che forse poteva essere ricambiato.
Quando, uscito dalla
palestra, Rukawa si trovò davanti Hanamichi nel luogo in cui
teneva la bicicletta rimase interdetto. Il suo sguardo era così
serio, sembrava volergli parlare, cosa poteva significare? Certo non
quello che sperava, forse voleva solo dirgli di stargli lontano.
Lo salutò con
un "…iao" mentre s’inchinava sulla catena della bici e
tentava di aprire il lucchetto che la proteggeva.
Il rossino si era
fatto una doccia super veloce e aveva deciso di aspettare la volpe li
per rivelargli i suoi sentimenti. Si era preparato un discorsetto e
dopo aver aperto un paio di volte la bocca senza però riuscire
ad emettere alcun suono, tirò un profondo respiro e finalmente
si decise a parlare "Senti, Rukawa, tu sai cosa significa il brufolo
sul naso?"
"Sì. E’
una gran seccatura" rispose l’altro un po’ deluso. Cosa
c’entravano in quel momento i brufoli? Lui pensava che il rossino
avesse qualcosa da dirgli su loro due. Certo non poteva credere che
Hanamichi lo amasse ma forse almeno lo avrebbe voluto come amico. Si
era completamente dimenticato dei brufoli del desiderio, dopo tutto lui
non aveva mai creduto alle superstizioni.
Sakuragi sospirò "Non in quel senso. Ti ricordi i brufoli del desiderio?"
Il volpino si
girò imbarazzato rendendosi conto in quel momento del vero
significato dei loro brufoli o almeno del significato che il rossino
forse voleva dargli. Tuttavia non riuscì a trattenere una delle
sue solite frecciatine, aveva proprio un caratteraccio "Sì me li
ricordo, ma ti ho anche detto che sono solo delle scemenze".
Quelle parole
ferirono il rossino, dunque si era illuso per niente, il volpino non
provava niente per lui. Comunque si decise a parlare lo stesso "Vedi i
brufoli sul naso significano amore corrisposto. Ora so che sono un
cretino e che tu non provi niente per me ma….volevo che tu
sapessi lo stesso che mi piaci, in questa settimana mi sono accorto che
non mi sei per nulla indifferente, che non ti odiavo affatto e ho
finito con l’innamorarmi di te"
Rukawa era
sbigottito ma felice. Non trovò subito le parole adatte per
rispondere al ragazzo dai capelli rossi, era troppo sconvolto dalla
notizia ed Hanamichi finì con il fraintendere il silenzio. Si
girò e disse "Bhe non fa niente, fa’ come se non ti avessi
mai parlato. Me ne vado" si fermò dopo pochi passi quando
finalmente la voce del moretto riuscì a formulare un flebile
sussurrò "Anche tu mi piaci".
Il rossino si
girò di nuovo verso Kaede e guardandolo negli occhi con
un’espressione speranzosa in silenzio lo incitò a ripetere
quanto aveva sussurrato. Il volpino non si fece pregare molto
"Anch’io ti voglio bene, mi piaci da quanto ti ho conosciuto.
Tutti questi mesi per me sono stati una autentica sofferenza. Il tuo
odio è stata la cosa peggiore che mi sia mai capitata nella vita"
"Perdonami"
esclamò Sakuragi stringendo fra le sue braccia il moretto. Il
volpino ricambiò l’abbraccio mentre nello stesso istante i
due ragazzi si dicevano "Ti amo". Poi, i loro volti si sollevarono e
come se fosse stata la cosa più naturale di questo mondo, le
loro labbra s’incontrarono dando vita ad un bacio dolce ed
intenso che sapeva del sapore della primavera.
Quando si
separarono, il rossino sollevò la frangetta della volpe e depose
un bacio dove una volta c’era il brufolo come a ringraziarlo. Lo
stesso fece Rukawa sul mento del compagno. Poi, Hanamichi
appoggiò la mano sul naso di Kaede e malizioso chiese "Hai
ancora un po’ di pomata per i brufoli a casa?"
Il volpino fingendo
innocenza quando invece aveva capito benissimo le intenzioni di
Sakuragi rispose "Scusa ma adesso cosa centra la pomata?"
Hanamichi
arrossì, non avrebbe voluto dare concrete spiegazioni ma
…"Bhe pensavo di passare per casa tua perché vedi il mio
brufolo necessiterebbe di alcune attenzioni"
"Solo il tuo brufolo
necessita di attenzioni?" sussurrò a sua volta maliziosa la
volpe sulle labbra del compagno prima di chiudergliele con le proprie e
strusciare il suo corpo contro quello dell’altro.
Hanamichi
ricambiò il bacio con passione, mandando la sua lingua alla
scoperta dell’anfratto del moretto, schiacciò la volpe
contro la rastrelliera della bicicletta, mentre le sue mani tentavano
di scostare i vestiti dell’altro alla ricerca della pelle.
Rukawa però
gliele bloccò, si separò e a corto di fiato
mormorò "Si, credo di avere ancora quella pomata. Ma te la do
solo se…."
"Se?" chiese l’altro sorpreso.
"Se passerai la notte con me. Anch’io e il mio brufolo del desiderio abbiamo bisogno di attenzioni"
"Si può fare"
esclamò il rossino passando le sue mani sul fondo schiena di
Kaede. Non aveva la benché minima idea su come sarebbe potuta
finire quella nottata, i suoi gesti erano dettati solo
dall’istinto che lo contraddistingueva "Ma pensavo che tu non
credessi ai brufoli del desiderio" continuò poi dispettoso.
"Bhe…..diciamo
che non sono ancora convinto che esistano, spetta a te convincermi del
tutto" disse la volpe facendo le fusa nell’abbraccio del compagno.
"Vedo che sei sempre
un po’ disfattista, ma vedrai ti convincerò costi quel che
costi. Ti amo e questi due brufoli rappresentano il nostro amore"
"Allora cosa aspetti a convincermi?"
"Hai qualche idea su come potrei?
"Bhe per
iniziare…" il volpino disse alcune cose nell’orecchio di
Hanamichi il quale arrossì vistosamente. Dopo però
risoluto e carico di desiderio afferrò la mano del moretto, lo
fece sedere sul portapacchi della sua bicicletta mentre lui si
posizionava davanti e cominciava a pedalare. Sembrava avere fretta di
raggiungere l’appartamento del compagno, si era reso conto
infatti che quella sarebbe stata una notte molto interessante.
Uno strano pensiero
si formò sulla sua mente mettendolo di buon umore, chissà
se esisteva anche il brufolo del sesso dovuto al completo appagamento
dei sensi e in quale parte del corpo poteva crescere. Forse lui e
Rukawa data l’opera di convincimento che doveva portare a
compimento quella sera lo avrebbero appreso o perché no,
sarebbero stati i primi a scoprirlo, dopo tutto lui era un genio e
sarebbe stato unico, eccezionale e superlativo anche in quel settore.
FINE BRUFOLI RIVELATORI
L'ANGOLO DI REBYCHAN
Questa storia l'avevo
scritta ormai secoli fa per il compleanno di una ragazza ed è
una delle mie poche storie che si è salvata dalla distruzione
del mio hard disk in quanto era postata su un altro sito.
Ho deciso di postarla anche qui per inaugurare le mia raccolta di storie brevi.
Questa fic l'ho solo
riletta, ma non le ho apportato nessuna modifica. Le ho lasciato gli
errori, le ingenuità, la caratterizzazione dei personaggi come
la intendevo allora, e quei passaggi della storia che non mi
convincevano nemmeno all'epoca, tipo il finale che continuo a trovare
orribile.
Ho deciso così
perché è una storia breve, e voglio che sia un monito di
come il mio stile è cambiato nel corso degli anni. Anche se
probabilmente per molti era più bello questo di quello attuale,
che è diventato molto più pesante, perdendosi in
un'introspezione esagerata. I gusti sono gusti!
La trama prende spunto da
una storia breve, presente nel manga Boys Love edito dalla Play Press
anni fa. Tutto quello che riguarda i brufoli rivelatori deriva infatti
da lì.
Se ho deciso di inaugurare
oggi la mia raccolta di storie brevi, è perchè è
il compleanno di Kaede Rukawa e volevo fargli gli auguri.
Sempre oggi se tutto va
bene posterò altre due storie, una one shot e l'ultimo capitolo
di Il ragazzo millenario. Nessuna di queste fic prende in esame il
compleanno del Volpino, quello perchè solo ieri mi è
venuta un'idea in proposito, ma essendo oggi e ieri due giorni
frenetici non so se riuscirò a scriverla. Mal che vada la
terrò per il prossimo anno o per un'altra volta. Vediamo!
Due parole le vorrei
spendere per il titolo della raccolta. Il nome Hamamichi Sakuragi
da quello che ho capitolo significa o strada fiorita oppure
strada gloriosa, e con Corona di fiori penso che si omaggi entrambe le
visioni. Questo è il primo fiore di una serie di fic brevi che
non so ancora quante saranno. Non è detto nonostante il nome
tuttavia che come coppia prenderò in esame solo l'Hanaru,
potrebbero esserci delle sorprese. Non sono sinceramente molto portata
per le storie brevi, preferendo le long, ma proverò a mettermi
alla prova e vediamo cosa ne verrà fuori.
Spero che a qualcuno il mio sforzo piacerà.
Ne approfitto per farvi gli auguri di BUON ANNO!
Chi oggi nel mio forum
vorrà aderire alla festa di Compleanno per Kaede Rukawa,
postando qualcosa per lui, che può essere qualunque cosa, da
scrivergli una fic oppure postargli un disegno, o semplicemente fargli
gli auguri questo è il link dove fare la propria donazione:
http://otakurclub.forumfree.it/?t=59189151
Non è necessario
presentarsi al forum, basta che scriviate e basta. Ringrazio già
fin d'ora chi parteciperà all'iniziativa.
BUON COMPLEANNO KAEDE RUKAWA.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
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Capitolo 2 *** 2. Panico ***
Ecco la seconda one shot della raccolta, sempre postata per il compleanno di Rukawa.
Nel mio forum ho aperto un
topic relativo alla sua festa di compleanno e chi volesse aderire
è benvenuto. Nell'angolo di Rebychan sulla prima one shot
troverete maggiori ragguagli.
Per maggiori delucidazioni quindi vi rimando lì.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chiunque leggerà questa assurda storia e mi farà sapere il suo parere.
Vi auguro un Buon 2012.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan
Secondo fiore - PANICO
Quello era il loro
primo viaggio insieme da quando il mese prima Hanamichi Sakuragi e
Kaede Rukawa erano diventati una coppia. Certo con loro c’erano
anche tutti i membri della squadra che aveva reso grande il club
di basket del liceo Shohoku portandolo ai campionati nazionali, ma
erano pur sempre tre giorni al mare e complice il panorama mozzafiato,
il calore estivo e l’atmosfera distesa il ragazzo dai capelli
rossi si aspettava grandi cose.
Aveva
creduto che lì in quello scenario da favola lui e Kaede
avrebbero avuto diverse occasioni di stare da soli per vivere delle
esperienze romantiche, e perché no, scambiarsi il loro primo
vero bacio.
Non era infatti ancora accaduto.
Per il
momento c’era stata solo la dichiarazione da parte di Hanamichi,
l’accettazione da parte di Rukawa, e due appuntamenti. Uno per
andare al cinema, e l’altro per andare al campetto di basket per
giocare un uno contro uno.
Hanamichi
non avendo nessuna esperienza non sapeva il protocollo quando prevedeva
l’arrivo del primo bacio per una coppia, ma una cosa per lui era
certa, lo desiderava.
Era da
quando aveva ammesso di essersi innamorato della “stupida
volpe” il modo in cui aveva soprannominato Kaede, che i suoi
impulsi sessuali si erano risvegliati. E se fino a quel momento, aveva
sempre pensato che il suo massimo desiderio sarebbe stato quello di
trovarsi una ragazza e andare e venire da scuola tenendole la mano, ora
invece tutto quello non gli bastava più.
Vuoi perché Rukawa era un lui e non una lei, e quindi andare a scuola mano nella mano diventava difficile.
Vuoi che
quando lo vedeva il suo cervello andava da una parte, s’imponeva
di concentrarsi su quanto di più casto aveva intorno, ed il suo
corpo da un’altra, si eccitava senza potersi opporre, rendendo
imbarazzante nasconderlo.
Vuoi che
il sentimento che provava per Kaede era così forte, da
farlo ammattire. Mai aveva provato una sensazione così piena e
totalizzante. Ora con il senno di poi si rendeva conto che per tutte le
cinquantuno ragazze per cui aveva provato qualcosa si era trattato solo
di infatuazione, l’amore era solo quello che provava adesso. Ed
ovviamente l’attrazione ed il desiderio vanno a braccetto con
l’amore e quindi non poteva che bramare di avere un contatto
più profondo con il suo ragazzo.
No, non
intendeva dire che voleva farci sesso. Sì, certo gli sarebbe
piaciuto ovviamente, non era così ipocrita da non ammetterlo, ma
dubitava che lui e Kaede fossero già pronti a quel passo. Era
troppo presto. Stavano insieme solo da ventisette giorni.
Un bacio
però era un altro paio di maniche, per cui almeno quello sperava
di poterlo ottenere durante quel week end fuori da Kanagawa.
O meglio
aveva sperato di poterlo ottenere, il passato era d’obbligo,
visto che ormai dubitava di poter raggiungere quel risultato e la colpa
era tutta di quello che era successo nel pomeriggio.
Kaede aveva rischiato di annegare e lui era rimasto in spiaggia fermo come un allocco in attesa che qualcun altro lo salvasse.
Attenzione, non bisognava fraintendere.
Rukawa era un abilissimo nuotatore, anzi era più che abile, in acqua sembrava proprio un pesce.
Era per
quello che quando si era gettato in mare ed aveva preso il largo con
due potenti bracciate, Hanamichi gliel’aveva lasciato fare,
incantandosi di fronte alla sua bravura. Non era minimamente
preoccupato.
Il
ragazzo dai capelli rossi non era così bravo nel nuoto da
potergli stare dietro, per cui aveva preferito rimanere sulla spiaggia
e munito con paletta e secchiello aveva cominciato a costruire un
castello di sabbia. Aveva sempre amato quell’attività fin
da bambino. Quando la sua famiglia andava al mare, lui e suo padre
giocavano in quel modo insieme, e le ore passavano spensieratamente.
Poi era accaduto l’incidente, suo padre era morto, e tutto era
cambiato. Non c’erano più state gite in mare con la
famiglia, ma solo il dolore ed i sensi di colpa dovuti al lutto.
Tuttavia lo stesso, anche dopo, ogni volta che si era ritrovato in una
spiaggia con gli amici come se si trattasse di una tradizione, a
ricordo della felicità che aveva provato in quel periodo, aveva
sempre fatto un castello di buon augurio. E quindi anche quella
volta non era riuscito a tirarsi indietro.
Era così concentrato nel suo lavoro che il grido di Rukawa era stato una sorpresa.
Subito lo aveva cercato con lo sguardo, alzandosi in piedi.
Quando aveva girato la testa verso il mare aperto e lo aveva visto annaspare però non era riuscito a fare niente.
Lui
invece di gettarsi in mare per tentare di salvarlo, si era ritrovato
immobile preda del panico ad osservarlo mentre sbracciava in modo
scomposto per tentare di rimanere in galla, con le gambe che sembravano
bloccate sotto il pelo dell’acqua da qualcosa.
Era stato qualcun altro a salvarlo, Hanamichi non aveva fatto nulla.
Una volta portato in salvo, subito si era pensato che il Volpino avesse avuto crampo, ma non era così.
Quella
zona era abitata da meduse, che di solito erano tranquille, ma giusto
quel giorno una di loro aveva deciso di arrotolarsi addosso a Rukawa e
pungerlo.
E quando
era stato constatato il problema, Hanamichi sempre a causa
dell’ansia e del terrore che lo aveva fatto sbiancare, aveva
commesso una sciocchezza ancora più grossa di quella di non
essersi gettato in acqua per salvare chi amava.
Era una cosa talmente imbarazzante, che se ci pensava arrossiva ancora.
Per
fortuna che era stato fermato in tempo prima di portarla a conclusione,
ma ancora una volta in quel modo, aveva dimostrato la sua
assoluta inutilità.
Rukawa
probabilmente ora lo odiava a causa della sua codardia che gli aveva
impedito di rischiare la vita per andarlo a salvare, e lo detestava per
quello che stava per fare in quel momento. Altro che baciarlo, molto
probabilmente l’avrebbe lasciato.
Hanamichi sospirò avvilito e sentì gli occhi inumidirsi.
Se non si
era gettato in acqua però non era per codardia, ma perché
nel vedere Rukawa in pericolo il suo sangue si era raggelato nelle vene
per la paura di perderlo, e le sue gambe si erano paralizzate dal
panico.
Si era
ricordato di quando era morto suo padre e come allora si era ritrovato
impotente di fronte a quegli eventi così più grandi di
lui.
Sì, perché lui lo aveva sempre saputo.
Se fosse
stata una situazione normale, i tipi che gli avevano fermato il cammino
per pestarlo nella sua corsa all’ospedale quando aveva visto il
padre riverso a terra all’entrata del loro appartamento li
avrebbe stesi in pochi istanti, e poi avrebbe raggiunto la sua
destinazione in un batter d’occhio, ed invece così non era
stato. Il panico aveva bloccato i suoi pugni e suo padre era morto.
E quel
pomeriggio a causa dello stesso motivo aveva quasi rischiato di perdere
anche Rukawa. Per fortuna che erano insieme agli altri, perché
se avesse aspettato lui probabilmente il Volpino sarebbe morto e basta.
Si disse sbattendo amareggiato i pugni sulla sabbia. E pensare che dopo
quello che era accaduto ad Anzai in palestra aveva creduto di aver
finalmente ritrovato il proprio sangue freddo anche in situazioni
così estreme, ed invece era stata solo un’utopia.
Quando la
situazione si faceva grave, non bisognava fare nessun affidamento su di
lui. Era quella la dura realtà che doveva accettare.
Sospirò, ed ad un tratto sentì un rumore dietro alle sue spalle.
Era da solo in spiaggia a guardare la luna in quella notte stellata.
Gli altri
erano nella locanda dove pernottavano, a gozzovigliare,
l’incidente del pomeriggio era già stato dimenticato visto
che tutto si era risolto per il meglio, ma lui ovviamente non era
dell’umore giusto.
Quanto accaduto lo aveva demoralizzato e non riusciva a far finta di niente.
Si
voltò per vedere chi era andato da lui ed i suoi occhi nocciola
si incatenarono a quelli blu notte e di un’intensità unica
di una persona che conosceva benissimo.
Subito scostò lo sguardo imbarazzato.
Che ci faceva Rukawa lì? Era andato a lasciarlo?
Il suo cuore s’incrinò di colpo.
Kaede
senza dire nulla strascicando la gamba destra, su cui era visibile una
benda che gli circondava il polpaccio si sedette accanto a lui.
Per qualche istante rimasero in silenzio a guardare davanti a loro.
Fu il ragazzo dai capelli neri a romperlo quando divenne opprimente.
Disse
semplicemente, anche se non era avvezzo a quel genere di pratiche,
essendo un tipo silenzioso ed orgoglioso: “Grazie per questo
pomeriggio.”
Hanamichi strabuzzò gli occhi sorpreso. “Eh?”
Cosa
aveva da ringraziarlo? Non aveva fatto niente! Glielo disse riuscendo
finalmente a sfogare a parole tutta la sua frustrazione:: “Di
cosa devi ringraziarmi? Io non ho fatto niente. Sono stati Mitchan e
Ryota in tandem a salvarti dall’annegare, tirandoti fuori
dall’acqua. Ed una volta fuori, sono stati Ayako e Quattrocchi a
toglierti la medusa da dosso. L’unica cosa che io sono riuscito a
fare, è stata quella di calarmi quasi il costume per pisciarti
addosso per farti passare il prurito. Per fortuna che mi hai fermato e
Akagi è arrivato con del sake per disinfettarti, altrimenti mi
sarei messo ancora di più in ridicolo. Allora dimmi cosa
ho fatto perché mi devi ringraziare? Proprio niente!”
Rukawa al
ricordo di Hanamichi che preda del panico aveva portato le mani sul
proprio costume per tirarlo giù, mentre urlava: “Ci penso
io a farti passare il dolore. Basta un po’ di urina sulla
ferita.” ed al suo sguardo sbigottito mentre dalla sua bocca era
uscito un: “No. Basta il sake.”, strozzato si
ritrovò a sorridere lievemente divertito, tanto che Hanamichi ne
rimase sorpreso e si chiese se avrebbe riso.
Non aveva
mai infatti visto Kaede ridere, ma se era per quello poteva anche
contare sulle dita di una mano le volte che l’aveva visto
sorridere ovvero tre, con quella attuale.
La prima durante la partita contro il Sannoh e la seconda quando aveva accettato di mettersi con lui.
Per il resto del tempo, il suo volto era sempre serio ed imbronciato.
Ed infatti anche quella volta non si smentì.
L’altro
dopotutto era pur sempre Rukawa, un tipo freddo e pratico che non
rivelava quasi mai la sua emotività alle altre persone, per cui
no, non rise. Si limitò a quel sorriso, prima di guardarlo
dritto in viso con quella nuova dolce luce che caratterizzava le sue
pupille quando osservava lui.
Quella
era la luce che illuminava il suo sguardo da alcuni mesi e che aveva
spinto Hanamichi a dichiararsi sperando di essere corrisposto. E
così infatti era stato.
Kaede lo guardò dolcemente per qualche istante.
Poi scosse il capo e parlò.
Capitava
di rado che il Volpino aprisse la bocca per fare discorsi di senso
compiuto, ma nel mese in cui era stato con lui, Hanamichi si era reso
conto che quando lo faceva quello che diceva nascondeva sempre
un’acutezza che gli scaldava l’animo e lo faceva sentire
sereno ed apprezzato.
“Ti
ringrazio proprio perché eri così preda del panico per la
paura di perdermi, che non sei riuscito a fare niente. Se fosse stato
qualcun altro e non io in pericolo probabilmente saresti stato il
più attivo di tutti nel darti da fare, ma ero io quello in mezzo
all'acqua che rischiava di morire e ciò che provi per me ti ha
bloccato. Vuol dire che a me ci tieni, no?”
Di fronte
a quella semplice realtà su se stesso che l’altro aveva
espresso con grande naturalezza e che fino a quel momento Hanamichi non
era mai riuscito a comprendere, i suoi occhi cominciarono a versare
calde lacrime.
Era
davvero così. Si disse. Se con suo padre e Kaede si era bloccato
era perché per loro provava sentimenti così forti che il
solo pensiero di perderli lo faceva stare male, annichilendo le sue
viscere.
Tuttavia
quella consapevolezza non poteva farlo stare meglio, perché
significava che il suo amore metteva in pericolo le persone cui teneva
in quanto era incapace di farsi coraggio nei momenti giusti.
Fu sempre Rukawa a liberarlo anche da quel fardello.
Sollevò
una mano per appoggiargliela su una spalla. “Non volevo farti
piangere. Ti volevo solo ringraziare per esserti preoccupato per me.
Credimi mi ha fatto piacere.” Fece una piccola pausa e mentre
osservava Hanamichi, gli occhi del Volpino furono illuminati dalla luce
della consapevolezza. Doveva aver capito cosa gli frullava per la
testa, ed infatti si ritrovò ad aggiungere per rassicurarlo:
“E poi sono sicurissimo che se non ci fossero stati gli altri, ma
solo noi due soli, dopo il primo attimo di panico ti saresti buttato in
mare per salvarmi, anche se non sai nuotare bene, rischiando la tua
vita. E’ nel tuo carattere. Ti ho osservato bene in questi
mesi.”
Kaede
scostò lo sguardo imbarazzato per avere detto tutto quello, non
era da lui essere così stucchevole, ma sentiva che Hanamichi
aveva bisogno di rassicurazioni, più di lui che aveva rischiato
di morire.
Lui ora
stava bene, l’altro invece aveva paura che il suo comportamento
lo rendesse codardo ai suoi occhi, cosa che non era assolutamente vera.
Fu per
quello che disse anche le ultime cose che aveva in mente, anche se
normalmente non l’avrebbe mai fatto: “Questa sarà la
prima e ultima volta che dirò tutto questo, quindi non farne
l’abitudine. Il basket si può dire che sia l’unico
mondo che conosco per cui è tramite il loro gioco che imparo a
capire di che pasta sono fatte le persone che
m’interessano. E tu e se lo dico io puoi crederci, sei
affidabile. Certo ti perdi in mille stupidaggini, ma nei momenti che
contano ci sei sempre. All’inizio non era ovviamente così,
ma ora hai fatto molti progressi e so anche se non lo dimostro di poter
contare su di te. Ed è per quello che sono sicuro che anche
nella vita reale tu sei fatto proprio così. Se fossimo stati da
soli, saresti venuto a salvarmi. Ne sono sicurissimo. Niente potrebbe
farmi cambiare idea.”
Quelle parole fecero dissolvere l’ultimo peso che gravava sul cuore di Hanamichi.
Ed allora
ed improvvisamente si ricordò di qual era l’autentica
verità che aveva caratterizzato uno degli episodi che più
gli avevano cambiato la vita.
Era vero
che non era riuscito a salvare la vita a suo padre a causa del panico,
ma era anche vero che però non era rimasto fermo sulla porta
come uno stoccafisso, era corso in cerca d’aiuto. Poi elementi
esterni gli avevano impedito di raggiungere il suo scopo. Certo era
sconvolto a causa della paura di perdere una persona importante, ma
qualche pugno aveva comunque provato a darlo. Non era rimasto in
panciolle e basta. Forse per troppo tempo aveva chiuso gli occhi,
accusandosi di non aver fatto abbastanza, ma cos’era
quell’abbastanza che avrebbe potuto fare? Forse niente in
fin dei conti sarebbe stato abbastanza. Non lo sapeva!
Con
Rukawa, non era riuscito a fare niente perché c’erano gli
altri, ma se fossero stati soli probabilmente sul serio avrebbe
rischiato la vita nel tentativo di salvarlo.
Se tutto ciò sarebbe stato abbastanza non poteva saperlo e sperava di non dover mai essere costretto a scoprirlo.
Preferiva infatti apparire vile, se significava che Kaede fosse sempre stato al sicuro.
L’altro
lo aveva rassicurato dicendogli che era convintissimo che avrebbe
superato i suoi limiti pur di aiutarlo, e Kaede sembrava conoscerlo nel
profondo più forse di quanto si conoscesse lui.
Era davvero bravo a capirlo.
E lui amandolo non poteva che fidarsi delle sue parole.
Era stato fortunato a trovare una persona come lui. Si disse.
Non era
l’altro che doveva ringraziare lui, ma lui l’altro per
avergli fatto capire che nella vita ci sono situazioni che non si
possono controllare, e che è impossibile prevedere cosa potrebbe
succedere in futuro, si può solo sperare di essere
all’altezza per rispondere sempre alle aspettative altrui.
Mai come
in quel momento capì che il proverbio che diceva di non
fasciarsi la testa prima di rompersela, era davvero sacrosanto.
Non
doveva più pensare al passato, ed a quello che sarebbe potuto
accadere. Doveva concentrarsi sul presente, e lavorare per il futuro.
Sì, fu allora che Hanamichi fece una promessa a se stesso.
Avrebbe lavorato duramente per far sì che la fiducia che Rukawa gli accordava fosse ben riposta.
Dopo aver
finalmente recuperato la sua solita verve, Hanamichi sentì il
bisogno di trovare un modo per ringraziare Kaede che a discapito della
sua ritrosia con le parole aveva trovato quelle giuste per aiutarlo a
superare uno dei più grossi shock che avesse mai dovuto vivere,
la morte di suo padre dopotutto era sempre stato un tabù per
lui, e lo trovò nel modo più semplice, che tra
l’altro era anche la cosa che più aveva desiderato di
ottenere in quella piccola vacanza.
Si sporse infatti verso l’altro con le labbra. Sentiva che quello era il momento giusto per farlo.
Rukawa
dovette accorgersi subito quello che voleva, ma non si tirò
indietro, anzi socchiuse gli occhi, mentre apriva lievemente le labbra
per accoglierlo.
Le loro bocche si unirono ed in quel modo così naturale e giusto si scambiarono il loro desiderato primo bacio.
Solo la
luna fu l’unica testimone delle angosce provate da Hanamichi quel
giorno, delle parole rassicuranti che Rukawa gli aveva offerto, del
fatto che l'animo del ragazzo dai capelli rossi si era fatto
più leggero, di quel bacio dolcissimo che scaldò il cuore
di entrambi i protagonisti che lo vissero.
Lo
scenario da favola voluto da Hanamichi era finalmente diventato
realtà e così il ragazzo trovò la serenità
che aveva sempre desiderato raggiungere.
FINE PANICO
L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Ecco la seconda one shot postata per il compleanno di Rukawa.
E' completamente fuori
ambientazione visto che si è in Estate e c'è il POV di
Hanamichi, ma spero che un pochino vi sia piaciuta.
L'ispirazione mi
è venuta leggendo l'ultimo volume di La principessa delle
meduse. Il resto della trama si è costruita da sola. Non
è di facile comprensione, ma spero che comunque sia tutto
chiaro.
Ancora TANTI AUGURI RUKAWA.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
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Capitolo 3 *** 3. Il giorno delle bugie ***
Ecco qui la nuova one shot scritta per questa raccolta.
E’ il mio personale regalo di compleanno per Hanamichi Sakuragi, visto che oggi compie gli anni.
Ringrazio tutte le persone
che leggono questa raccolta, che l’hanno messa tra le
preferite, ricordate e seguite, e soprattutto coloro che troveranno il
tempo di sostenerla, commentandola.
Un ringraziamento speciale va a: Willow che ha commentato le scorse one shot. Grazie!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori.
Un bacione.
Rebychan
IL GIORNO DELLE BUGIE
“Lo sapevate che oggi
è lecito mentire?”, chiese Mitsui agli altri ragazzi
riuniti con lui intorno ad un tavolino del bar in cui si erano
ritrovati per festeggiare il compleanno di Hanamichi.
“Sì, il
primo aprile è il giorno delle bugie.”, dichiarò
Kogure con il suo solito tono di voce pacato. “Ma è una
tradizione che ormai è andata persa.”
Miyagi
ridacchiò. “Hanamichi è nato nel giorno più
giusto allora. E’ praticamente una bugia vivente con
quell’aspetto da duro, ma il cuore di panna.”
“Come
osi?”, dichiarò il ragazzo dai capelli rossi punto sul
vivo. “Io sono un duro sia dentro che fuori. E se vuoi te lo
dimostro.”
Si sollevò in piedi e fece gesto a Ryota di uscire con lui in modo che potessero prendersi a pugni.
“Non fate le
solite bagarre.”, urlò Akagi per riportare l’ordine.
“Altrimenti me ne vado. Tra qualche giorno inizia
l’università e potrei usare il mio tempo in modo
più proficuo che starmene qui a vedervi litigare.”
“Lo sapevo
gorilla, di me non ti importa nulla. Preferisci essere altrove invece
che festeggiare il mio compleanno.”, disse Hanamichi offeso.
Akagi gli mollò un’occhiataccia.
“Hanamichi non
essere ingiusto.”, intervenne Ayako. “E’ stato Akagi
ad organizzare questa uscita tra noi proprio oggi in modo da farti gli
auguri. Se non ci tenesse a festeggiarti non sarebbe qui.”
“Ayakuccia ha
ragione.”, esclamò Ryota. “Ora che Kogure e Akagi
inizieranno l’università e Mitsui militerà in una
squadra semi-professionale di basket sarà sempre più
difficile vederci. Akagi ha avuto un bel pensiero ad organizzare
questa rimpatriata e proprio oggi.”
Proprio in quel
momento arrivò la cameriera con i gelati, i caffè, i
succhi di frutta ed i dolci ordinati poco prima e così gli animi
si acquietarono.
Quando se ne
andò, Miiyagi riprese a parlare. “E’ triste pensare
che da domani non sarete più allo Shohoku, ragazzi. La vostra
presenza ci mancherà moltissimo.”
“Su, è
un giorno di festa.”, esclamò Akagi con la sua solita
praticità. “Non mi sembra il caso di deprimerci con questi
pensieri. Prima o poi era naturale che ci saremo separati.
L’importante è che ogni tanto troviamo il tempo di
riunirci in modo da non perderci di vista. M’impegnerò ad
organizzare ancora uscite così.”
“Bravo Akagi.
Ben detto.”, approvò Mitsui. “E visto che oggi
è vietato essere tristi, che ne dite di fare un gioco?”
“Che
gioco?”, chiese guardingo Hanamichi sapendo che Mitsui da buon ex
teppista aveva delle idee strane su cosa fosse divertente. Per lui
anche un pugno nello stomaco poteva esserlo. Ed inoltre era un tipo
decisamente malizioso e non si sapeva mai cosa potesse saltargli per la
testa.
Mitsui sorrise
sghembo. “Si ricollega a quanto ho detto prima sul giorno della
bugia. A due, a due giocheremo a domande e risposte, solo che invece di
dire la verità sulla risposta, bisogna dire una bugia. Vince chi
riesce a zittire chi fa le domande, mentendo fino alla fine. Cosa ne
pensate?”
“Potrebbe
essere una bella idea, ma siamo in sette.”, affermò Ayako
che aveva già intuito le potenzialità di quel gioco.
Poteva essere un buon modo per farsi rivelare in maniera indiretta
alcuni piccanti segreti dagli altri ragazzi.
“Essendo Hanamichi il festeggiato potremmo promuoverlo in semifinale direttamente. Cosa ne pensate?”
“Buona idea.”, lo appoggiò Ryota.
“Se tutti siete d’accordo, per me va bene giocare.”, dichiarò Kogure.
Akagi li guardò con un’occhiataccia. “Lo trovo un gioco stupido, ma va bene, accetto!”
Hanamichi vedendo che tutti si erano messi d’accordo, sospirò ed acconsentì.
Poi tutti gli occhi
furono sulla persona che fino a quel momento non aveva ancora parlato
da quando si erano riuniti. Era stata obbligato a presentarsi a
quell’incontro, in quanto Ayako era andata a prenderlo fino a
casa.
Aveva davanti un
caffè nero che sorseggiava lentamente, mentre i suoi occhi erano
decisamente assonnati. Sembrava potesse addormentarsi da un momento
all’altro.
Nel vedersi osservato, Rukawa guardò tutti gli altri inespressivo, poi emise il suo solito verso: “Hn.”
“Prendiamolo
per un sì.”, disse Mitsui afferrando la palla al balzo.
“Ed ora decidiamo chi si scontrerà con chi nella prima
manche.”
Hisashi
afferrò un tovagliolini di carta e lo divise in sei pezzi. Su
ognuno di essi con la penna che teneva in tasca scrisse le iniziali del
nome e del cognome.
Poi prese degli stuzzicadenti e spezzando il gambo li fece diventare più piccoli.
Li afferrò tutti con una mano nascondendone il pezzo sotto.
“Chi
beccherà lo stuzzicadenti più lungo potrà pescare
per primo il nome del suo avversario e così di seguito.”
“Okay.”, dissero gli altri in coro.
Il primo a pescare
fu Akagi. Era uno stuzzicadenti tagliato. Non sarebbe stato lui a
selezionare contro chi si sarebbe battuto.
Poi toccò a Ryota ed anche lui fu eliminato.
Quando fu il turno di Ayako, fu lei ad aggiudicarsi la vittoria.
La ragazza sorrise felice.
Mitsui piegò i foglietti levando quello con l’iniziale della ragazza. Lei decisa ne afferrò uno.
Lo scartò. C’era scritto RM.
“Dovrò gareggiare contro Ryota.”, disse la ragazza allegra.
“Bene. Facciamo un’altra pesca.”
Mitsui riprese gli stuzzicadenti e stavolta fu Akagi a prendere quello più lungo.
Quando pescò il foglietto si ritrovò a scontrarsi contro Mitsui.
L’ultimo scontro sarebbe stato quindi quello tra Kogure e Rukawa.
Si decide che i
quesiti dovevano essere rispondibili con un sì o con un no.
Qualcuno poteva aggiungere qualcos’altro, ma non troppo,
altrimenti avrebbe perso.
Inoltre, mentre faceva le domande, il giocatore non poteva fare commenti personali.
Iniziarono Ayako e Ryota.
Ryota permise alla ragazza di decidere se sarebbe stata lei quella che avrebbe fatto le domande od avrebbe risposto.
Fu la sua fine.
Ayako decise di
porre i quesiti e le bastò chiedere al ragazzo. “Mi vuoi
bene, Ryota?” che lui di getto, si ritrovò a rispondere:
“Certo che ti voglio bene, Ayakuccia.”
Solo dopo si rese
conto che lei lo aveva fregato, facendolo parlare dei suoi sentimenti,
sapendo che mai sarebbe riuscito a mentire su di loro. Era troppo
limpido.
Tutti risero della sua gaffe.
Ryota arrossì e capì di aver perso.
Ayako gli fece
l’occhiolino. Poi però il ragazzo ottenne comunque un
piccolo regalo che lo mandò in Paradiso. Ayako infatti gli
sorrise dolcemente e gli disse: “Grazie per i tuoi sentimenti. Mi
fanno molto piacere.”
Non aveva rivelato i
suoi, ma il fatto che non avesse beffeggiato quelli dell’altro
per un volta, dava speranza a Ryota di poterla conquistare nel corso
dell’ultimo anno che ancora dovevano affrontare allo Shohoku.
Fu il turno di Akagi e Mitsui di giocare.
Venne stabilito che Mitsui avrebbe posto le domande ed Akagi avrebbe risposto.
All’inizio lo
scontro fu equilibrato, ma alla lunga la furbizia di Hisashi spinse
Akagi a cadere in errore. Anche lui venne colpito nel suo punto debole,
su qualcosa in cui non avrebbe mai mentito.
Mitsui chiese
all’altro: “Pensi di riuscire prima o poi andare al
campionato nazionale con la tua nuova squadra universitaria?”
Lo disse con un tono scettico di chi è sicuro del contrario.
Akagi cascò
nel tranello e si infervorò alzandosi in piedi dicendo:
“Certo che ci andrò. Nessuno credeva nemmeno nello Shohoku
e guarda dove siamo arrivati.”
Mitsui sorrise e disse di fronte a quella foga semplicemente: “Hai perso.”
Akagi capì di
aver sbagliato, di essersi fatto manipolare. Si sedette di nuovo
seccato incrociando le braccia, e fu costretto a dichiarare la resa.
“Mi hai fregato. Sei stato bravo.”
Tutti risero.
Alla fine giunse il turno di Kogure e Rukawa.
Kogure provò a chiedere a Kaede se voleva porre le domande, ma lui lo guardò con un’occhiataccia.
Si capiva che considerava quel gioco come una perdita di tempo.
Lui meno parlava
meglio stava per cui che ponesse l’altro i quesiti, lui si
sarebbe limitato a rispondere con un si o con un no.
Sì, perché anche se quel gioco era una seccatura, Rukawa non era tipo da perdere in una sfida.
Visto che aveva deciso di parteciparvi lo avrebbe vinto.
Ed al diavolo se nel farlo avrebbe dovuto rivelare delle cose imbarazzanti.
Kogure aveva sempre
provato un certo timore reverenziale per Rukawa, nonostante fosse
più giovane di lui di due anni. Lo aveva sempre considerato un
tipo forte e determinato!
Inoltre, essendo gentile non voleva importunarlo troppo.
Fu per quello che
gli fece domande più che altro sul basket, cui l’altro
rispose con semplicità come il più navigato dei bugiardi.
Alla fine Kogure arrossì e disse: “Non riesco più trovare nessuna domanda. Ho perso.”
Mitsui a quel punto guardò l’altro ragazzo con una luce calda negli occhi
Poi scosse il capo. “Sei troppo buono Kiminobu.”
Kogure avvampò ancora di più, abbassando lo sguardo.
Mitsui gli circondò le spalle con un braccio. “Ma è anche per questo che piaci moltissimo agli altri.”
Gli sorrise teneramente e l’altro ricambiò.
“Ha ragione Mitsui, Kogure. Ti vogliamo tutti bene proprio per la tua disponibilità.”, confermò Ayako.
“Grazie.”, esclamò Kiminobu sempre più imbarazzato.
Hanamichi stufo di
aspettare il suo turno intervenne dicendo: “E adesso tocca al
genio scendere in campo. Vedrete vi sbaraglierò tutti e
sarò io a vincere questo gioco.”
Rise sguaiato.
Rukawa lo guardò con un’occhiataccia, prima di dire: “Do’aho.”
Hanamichi non la prese bene. “Vuoi la rissa, baka kitsune?”
Un pugno dall’alto si abbatté sulla testa di Hanamichi. “Ho detto che non voglio litigi.”
Akagi era intervenuto di nuovo per tranquillizzare gli animi prima che s’infiammassero.
Hanamichi si
calmò, non prima però di aver detto :”Vedrai ti
farò nero in questo gioco, così dovrai smetterla di
guardarmi dall’alto al basso.”
Kaede scrollò le spalle come a dire, vedremo chi sarà più bravo.
Purtroppo per
Hanamichi la sua sfida con Rukawa dovette aspettare la finale,
perché con il sorteggio lui capitò con Mitsui, e
l’altro con Ayako.
Sakuragi dichiarò che voleva fare le domande, ed Hisashi dovette accettare visto che era il festeggiato.
Ad Hanamichi non era
sfuggita l’intesa tra Kogure e Mitsui per cui approfittò
della situazione per sapere la verità sui loro rapporti.
Ne sentiva il
bisogno perché lui stesso si trovava in una situazione simile,
essendosi reso conto di essersi innamorato di un ragazzo, e di quale
ragazzo poi. Sospirò, osservando in direzione di Rukawa che
guardava annoiato di fronte a sé.
La prima domanda di Hanamichi fu: “Hai una ragazza, Mitchan?”
Il nome era stato volutamente storpiato per far cedere i nervi a Mitsui. Se lo avesse rimproverato infatti avrebbe perso.
L’altro non era però così stupido.
“Sì, testa rossa.”, dichiarò Mitsui con tono provocatorio.
Ad Hanamichi quel modo di parlare non piacque ma doveva stare calmo se voleva vincere.
Se gli aveva risposto sì, voleva dire che Hisashi non aveva una ragazza.
Hanamichi allora chiese: “Ed un ragazzo? Stai insieme con un lui?”
Hisashi ebbe un attimo di esitazione ma poi disse schietto: “No.”
Ammetteva quindi di
avere una relazione con un uomo. Tutti lo guardarono stupiti da
quell’uscita, ma non dissero nulla. Tutti i presenti sospettavano
infatti già qualcosa, visto l’atteggiamento protettivo che
Mitsui aveva con Kogure.
“E’
Kogure?”, chiese Hanamichi, anche se gli fu difficile porre
quella domanda, visto che imbarazzava pure lui.
Sakuragi di fronte alle questioni di cuore era decisamente impacciato.
La bocca di Hisashi tremò, poi però sospirò. “No.”
Kogure lo guardò preoccupato, rendendosi conto che aveva dichiarato davanti a tutti per quel gioco la loro storia.
Tutti i presenti
però stavano sorridendo ai due per cui si sentì
rincuorato. Nessuno se l’era presa. L’avevano accettata.
La domanda successiva fu però davvero troppo per il povero Kimonobu.
A dirla tutta, tutti
compreso chi la pose, si chiesero come Hanamichi fosse riuscito a
farla. Era davvero troppo imbarazzante. “Ci sei già andato
a letto?”
Hisashi strabuzzò gli occhi sorpresi, tuttavia sembrava intenzionato a non darla vinta a Sakuragi.
Era quasi sul punto
di rispondere, quando Kogure lo fermò dicendo :”Non dire
altro Hisashi, ti prego. Queste sono cose private.”
Quell’intervento,
fece capire a tutti che probabilmente la risposta sincera era un
sì, ma Hisashi scompigliando i capelli del suo innamorato decise
di non rispondere.
Scosse il capo. “Ho perso.”, dichiarò.
Hanamichi si sentiva in colpa per aver usato un modo simile per vincere.
Era stato fin troppo
sfacciato, ma se un tipo come Mitsui era riuscito a diventare
così tenero con Kogure, forse anche lui aveva qualche speranza
di conquistare l’oggetto dai suoi desideri.
L’attimo dopo però ritornò a buttarsi giù. No, non aveva nessuna speranza.
L’altro lo odiava. Loro due non facevano che litigare. Era impossibile!
“Mi
dispiace.”, disse Hanamichi rivolto a Kogure e Mitsui. “Non
avrei dovuto farvi sputtanare la vostra relazione davanti a tutti, ma
se questo può servire per farvi stare meglio, io vi trovo ben
equilibrati insieme. State bene.”
Anche gli altri
ragazzi li rassicurarono nello stesso modo. Dissero loro che la loro
storia non cambiava le cose tra loro e che erano lo stesso amici.
Che erano felici che avessero trovato la felicità insieme.
Kogure arrossì ma rispose: “Grazie.”
Hisashi scosse il
capo. “Hai fatto bene invece Testa Rossa ad usare questa
strategia. Lo scopo del gioco è vincere ed ogni mossa è
lecita per farlo. Se fosse toccato a me farti le domande, probabilmente
avrei agito anche peggio.”
Detto quello, si aprì il sipario sulla seconda semifinale.
Ayako doveva affrontare Rukawa ed ancora una volta il ragazzo fece capire che avrebbe risposto.
Ayako colpita dalle parole di Mitsui decise di usare la stessa strategia di Sakuragi.
Era da una vita
dopotutto che era curiosa di sapere più cose sulla vita privata
di Kaede, il quale era sempre così freddo ed impersonale con
tutti, fuorché quando giocava a basket.
Voleva capire se era davvero così freddo oppure se tutto ciò era una maschera.
Il ragazzo non
lasciva infatti mai trapelare niente della sua emotività e
quella invece era la volta buona che poteva scoprirne qualcosa.
Ayako chiese: “Ti sei mai innamorato Rukawa? E non intendo del basket, ma di una persona.”
Kaede la guardò freddo, sembrò pensarci un po’ su, ma poi rispose secco: “No.”
La ragazza lo
guardò basita e si ritrovò istintivamente a chiedere:
“Vuol dire che sei stato innamorato o che lo sei ora?”
“No.”, fu di nuovo la risposta di Kaede.
Ayako era sempre più curiosa. “E’ adesso che ti piace qualcuno?”
Per la terza volta Rukawa negò e tutti gli occhi furono su di lui sorpresi dalle emissioni che stava facendo.
Ayako ci pensò un po’ su prima di dire: “Si tratta di una ragazza che conosciamo?”
“Sì.”
“Quindi è qualcuno che noi non conosciamo?”
“No.”
La bocca di Ayako si spalancò sorpresa.
Aveva detto che non
era una ragazza che loro conoscevano, ma però era qualcuno che
conoscevano. C’era qualcosa che non andava, ma poi capì la
verità.
“Ti piace un ragazzo?”
“No.”
Mitsui fischiò.
“Hai capito. E’ anche lui gay come me.”
“Silenzio.”,
ringhiò Akagi. “Lo metti in imbarazzo e la sfida tra lui e
Ayako non è ancora finita.”
La ragazza tornò a fissare Rukawa e gli chiese: “Stai insieme con questo tipo?”
“Sì.”
Quindi non stavano insieme.
La ragazza non
sapeva più che domanda fargli, perché Rukawa affrontava
ogni sfida con una devozione assoluta, compresa quella.
Non si sarebbe
tirato indietro nel rispondere pur di vincere, tuttavia non voleva
costringerlo a dire cose che poi avrebbero potuto distruggere
l’armonia della squadra.
Leggeva però
negli occhi di tutti la curiosità di scoprire chi era questo
tipo, la stessa curiosità che bruciava anche in lei e quindi la
voglia di continuare era tanta.
Quello più interessato poi sembrava sul serio Hanamichi. Era come se sapere quel nome fosse una questione personale.
Ayako sospirò e chiese: “E’ un giocatore di basket?”
“No.”
Ancora una volta Rukawa aveva risposto con una freddezza assoluta.
“Un nostro avversario?”
“Sì.”
“Un compagno di squadra?”
“No.”
“E’ qui presente?”
“No.”
Nel vedere
l’espressione impassibile di Kaede di fronte a quella
constatazione che rendeva chiaro o quasi chi fosse il tipo in
questione, le possibilità infatti erano solo cinque ed il
più probabile visto la particolarità del rapporto che li
univa era uno, Ayako non ce la fece più.
Si ritrovò ad
alzarsi in piedi ed a dire: “Possibile Rukawa che tu debba sempre
essere così freddo anche in un momento come questo? Ti stai
praticamente dichiarando con questo gioco e sembra che invece la cosa
non ti tocchi. E’ inconcepibile.”
Rukawa la guardò gelido, come se quella predica, gli fosse entrata da un orecchio ed uscita dall’altro.
Disse semplicemente: “Hai perso.”
“Sì, come vuoi. Non voglio più essere complice di tutto questo. Vedetela tra di voi.”
Fino a quel momento Ayako era stata seduta davanti a Rukawa, ma ora obbligò Hanamichi a sedersi lì.
Il ragazzo dai
capelli rossi era ammutolito e guardava l’altro con una strana
espressione speranzosa, mentre Rukawa all’apparenza era
impassibile, ma la sua maschera stava cominciando a sgretolarsi.
Un conto era parlare con Ayako davanti a lui, un altro era avere a che fare direttamente con Hanamichi.
Il ragazzo dai
capelli rossi senza chiedere chi avrebbe fatto le domande
cominciò a chiedere, seppur a fatica: “Ti piace
Mitchan?”
Quest’ultimo lo guardò spalancando gli occhi incredulo.
“Sì.”, dichiarò Rukawa.
“Ti piace
Kogure?”, chiese Hanamichi come se volesse escludere tutti prima
di fare la domanda che invece più gli premeva.
“Sì.”
Gli
altri presenti li guardavano trattenendo il fiato. Ormai erano consci di quello
che stava capitando.
I ragazzi più problematici dello Shohoku a forza di scornarsi avevano probabilmente imparato a volersi bene.
Sì,
perché da come Hanamichi guardava Rukawa, sembrava proprio che
il pensiero di poter interessare all’altro gli facesse
particolarmente piacere.
Intanto Hanamichi
continuava inesorabile con le domande, a cui l’altro rispondeva
sì. Ti piace Akagi? Ti piace Ryota?
Mancava solo: “Ti piaccio io?”
Alla fine Hanamichi era riuscito a dire quello che desiderava.
Trattenne il respiro
mentre l’altro dopo averlo guardato intensamente negli occhi
facendo bruciare di passione le sue iridi, chinava il capo per dire:
“No.”
Fino all’ultimo aveva giocato a quel gioco ed ora l’avrebbe vinto.
Sì,
perché Sakuragi si rese conto che non gli importava più
di vincere quella sfida, aveva già guadagnato qualcosa di
più bello.
“Anche tu non mi piaci.”, disse con voce incerta.
Rukawa risollevò lo sguardo, intuendo cosa significassero quelle parole.
Un leggero sorriso apparve sulle sue labbra, nel vedere quello radioso con cui l’altro lo stava contemplando.
“Hai perso.”, esclamò Rukawa per darsi un tono.
“Già, ma penso di aver vinto lo stesso il primo premio.”
“Dici?”, lo sfotté Rukawa.
“Sì.”
Noncurante di dove si trovavano, Hanamichi si protese verso Rukawa e lo baciò sulle labbra.
Fu un bacio casto.
“Sì,
decisamente non mi piaci”, fu il commento successivo del ragazzo
dai capelli neri, per continuare la farsa.
“Sei il solita
baka kitsune.”, esclamò Sakuragi a quel punto. “Oggi
può andare anche così, ma domani voglio una bella
dichiarazione diretta.”
“Scordatelo do’aho.”
“Kitsune.”
Incredibilmente
nonostante quella parole il tono di voce dei due era carico di
tenerezza, e le loro labbra si avvicinarono di nuovo per baciarsi.
Sì, decisamente quei due si volevano bene, ora era palese per tutti.
In fin dei conti il
giorno della bugia aveva dato modo a loro due di chiarirsi la
più grande verità che si tacevano.
Quando i due ragazzi
tornarono con i piedi per terra, gli altri presenti furono subito
pronti a congratularsi con loro e si divertirono insieme per tutto il
resto del tempo che trascorsero in quel bar.
Una volta usciti ovviamente poi Kaede e Hanamichi andarono via per conto loro.
Avevano molto da parlare e chiarire.
Sakuragi però
era sicuro di una cosa. Quello era stato il compleanno più
meraviglioso che avesse mai vissuto, ed aveva anche ricevuto il regalo
più bello.
FINE IL GIORNO DELLE BUGIE
CONSIDERAZIONI + AVVISI:
Questa one shot è
ispirata ad un episodio del manga Orange Road. E’ da lì,
che ho scoperto che per i Giapponesi il primo aprile è il giorno
delle bugie.
Io ho adattato la trama
alle mie esigenze per creare una fic di compleanno per Hanamichi
simpatica ma nel contempo dolce. Spero di esserci riuscita. Fatemi
sapere.
Come qualcuno avrà
notato, ultimamente ho dilatato i miei tempi di aggiornamento. Questo
però non significa che non stia scrivendo, anzi è tutto
il contrario.
Ho solo preferito prendermi una piccola pausa da EFP. Tutto qui!
Giusto per informarvi la
prossima one shot di questa raccolta già scritta verrà
postata il giorno 10 aprile, per il Maki x Nobunaga day. Il titolo
è un anno per…
Per quanto riguarda le
altre fic su SD che sto gestendo, di Ayako’s Angels ho scritto
fino al capitolo 20, di La Notte fino al capitolo 17.
Non so quando però verranno postato i prossimi capitoli su questo sito, spero presto. Rimanete sintonizzati.
Questo è tutto per quanto riguarda il fandom di Slam Dunk.
.
Per quanto riguarda gli
altri fandom di cui scrivo, domani probabilmente posterò il
nuovo capitolo di Dal Sessuologo per il fandom di Naruto.
Altre notizie su di me non mi sembra ci siano.
D’ora in poi vorrei
usare lo spazio dopo la fic per dare della anticipazioni su quello che
sto scrivendo o su quello che aggiornerò se farà piacere,
altrimenti lo lascerò in bianco. Fatemi sapere.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
TANTI AUGURI HANAMICHI SAKURAGI.
Alla prossima.
Rebychan
|
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Capitolo 4 *** 4. Un anno per... ***
Ecco qui la nuova one shot scritta per questa raccolta.
E’ il mio personale contributo per il MakiNobu day, visto che è oggi, il dieci aprile.
Ringrazio tutte le persone
che leggono questa raccolta, che l’hanno messa tra le preferite,
ricordate e seguite, e soprattutto coloro che troveranno il tempo di
sostenerla, commentandola.
Un ringraziamento speciale va a: Willow e mamie che hanno commentato la scorsa one shot. Grazie!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori.
Un bacione.
Rebychan
UN ANNO PER…
Il ragazzo non poteva
crederci. Ormai era passata un’ora da quell’infausto evento
eppure ancora nessuno era riuscito ad allontanarlo dal posto dove era
avvenuta la catastrofe. Continuava a stare lì in mezzo al campo,
guardando sconsolato il canestro, mentre il suo cervello si rifiutava
di crederci.
Dopo ben diciassette anni il Kainan non avrebbe partecipato ai campionati nazionali.
Dopo aver perso prima contro lo Shohoku e poi quel pomeriggio contro il Ryonan la squadra era stata squalificata.
Lui ed i suoi compagni avevano fallito!
L’onta della sconfitta aleggiava sopra le loro teste e le lacrime inondavano i loro occhi.
Al principio tutti i
giocatori si erano guardati l’un l’altro chiedendosi come
era potuto accadere. Ed anche per lui era stato lo stesso.
Si erano allenati duramente, avevano sputato sangue, eppure non era bastato.
Avevano combattuto con i denti, e saltato per dieci eppure niente, solo la disfatta li aveva colpiti.
Perché?
Negli occhi di tutti poi all’improvviso si era affacciata la consapevolezza.
Mancava lui.
Il Kainan negli ultimi anni aveva contato troppo sul suo talento, ed aveva finito con il vivere di allori riflessi.
Era stata la fine.
Quella consapevolezza aveva spinto tutti gli altri ad andarsene in cerca di conforto altrove, ma non il ragazzo.
Quella rivelazione lo aveva annichilito, lasciandolo lì amareggiato in mezzo al campo di basket.
Sì,
perché il giovane aveva messo in gioco non solo il suo futuro
agonistico con quella partita, ma anche il suo destino sentimentale.
E pensare a lui
gli aveva fatto capire che non era degno né di farsi chiamare
campione come fino a quel momento si era auto dichiarato, né di
potersi dichiarare all’altro. Addirittura non era nemmeno
più meritevole di trovarsi al suo cospetto.
Quel giorno aveva
pensato alla fine della partita di incontrarlo e dirgli che
l’ammirazione che aveva sempre provato per lui, si era
trasformata in affetto.
Aveva pensato
dopo avergli dimostrato di essere in grado di vincere anche senza di
lui di poter finalmente ottenere la sua approvazione.
Pensava di essere
maturato abbastanza da poter accettare senza lasciarsi abbattere anche
un suo rifiuto. Non aveva infatti ancora capito quali erano i
sentimenti dell’altro per lui. Non disdegnava la sua compagnia
anche ora che frequentava l’università quello sì,
ed era dichiaratamente gay, ma non gli aveva mai fatto capire se lo
prendeva in considerazione come un possibile compagno oppure no.
Dopo la vittoria, aveva pensato che avrebbe avuto finalmente abbastanza coraggio per chiedergli la verità.
Ora però si rendeva conto che non poteva più farlo.
La sconfitta aveva cambiato ogni cosa.
Il ragazzo non si sentiva assolutamente in grado di affrontarlo.
E non si sentiva nemmeno degno di lui.
Prima di poterlo
incontrare di nuovo, doveva dimostrarsi al suo livello. Non voleva che
l’altro decidesse di starci insieme per pietà, a causa
della sconfitta, o che lo rifiutasse, perché lo considerava
un’incapace. Entrambe le opzioni lo avrebbero straziato
emotivamente, più di quanto già non fosse.
Doveva risollevarsi e farlo da solo.
E non aveva che un modo perché ciò diventase realtà.
Fu per quello che
quando “lui” preoccupato per la sua mancanza di movimento,
di solito infatti era il più esagitato di tutti nella sua
squadra, lo raggiunse in palestra sussurrando il suo nome, il
ragazzo continuando a dargli le spalle gli disse di fermarsi e non
raggiungerlo.
In quel momento, le
sue mani sui suoi capelli in una carezza affettuosa avrebbero solo
sortito l’effetto di annientare la sua determinazione.
Si sarebbe lasciato
andare. Avrebbe pianto sulle sue forti spalle chiedendogli di
consolarlo. Ed era sicuro che l’altro l’avrebbe fatto.
Il ragazzo però non voleva.
Doveva prendersi le proprie responsabilità per la sconfitta e da quelle partire per diventare una persona migliore.
Sapeva che le sue prime parole non avrebbero fermato del tutto l’altro dall’avvicinarsi.
Fu per quello che
aggiunse: “Ti prego non venire qui, non ora! Dammi un anno, un
anno per cambiare da solo le cose. Voglio dimostrare di essere in grado
di fare qualcosa per conto mio, e lo posso fare solo se uscirò
dalle tue ali protettive. Quando avrò riportato il Kainan al
campionato nazionale, solo allora mi sentirò abbastanza forte
per rincontrarti e parlarti.”
L’altro dopo
quelle parole si bloccò. Per un attimo sembrò indeciso
sul da farsi ma poi si allontanò.
Anche se il giovane
non l’aveva visto, sapeva che gli aveva sorriso bonario, e poi se
n’era andato per dimostrargli la sua fiducia.
Il prossimo anno
sarebbe stato il ragazzo il capitano del Kainan e avrebbe dimostrato di
meritarsi la fiducia accordategli. Si ripromise.
Quell’anno sarebbe stato lungo e duro, ma alla fine avrebbe ottenuto un giusto premio. Ne era sicuro.
Era passato l’anno e
come nel precedente il ragazzo era fermo al centro del campo di basket
a guardare il canestro. Il suo volto però era attraversato da un
sorriso radioso, mentre i suoi occhi erano bagnati sì di
lacrime, ma quelle della felicità.
C’era riuscito. Dopo un anno di assenza il Kainan era tornato a qualificarsi per i campionati nazionali.
Non erano riusciti a
battere lo Shohoku dell’accoppiata Sakuragi e Rukawa e la cosa lo
indispettiva, ma avevano fatto furore con tutte le altre squadre.
Finalmente i duri giorni di allenamenti passati avevano dato i loro frutti.
Finalmente tutto il dolore provato nel non poter incontrare “lui” era sparito.
Si era ripromesso
infatti che per un anno non l’avrebbe più rivisto e
nonostante a volte era stato difficile mantenere le regole che si era
auto imposto ci era riuscito.
Sapeva che probabilmente quei mesi di lontananza gli avevano precluso la possibilità di essere ricambiato.
Non vedendosi l’altro poteva averlo dimenticato, ma per il ragazzo non era stato così.
Era stato
l’amore che provava per “lui” a spingerlo a migliore,
ed a farlo diventare così abile da essere entrato nella top five
dei migliori giocatori della prefettura.
Ed ora come ora anche se “lui” gli avesse detto di “no” sentiva il bisogno di dichiararsi.
Lo avrebbe raggiunto
e gli avrebbe parlato dei suoi sentimenti. Gli avrebbe fatto capire
quanto era stato importante per lui e se l’altro gli avesse detto
che era troppo tardi poco importava. Se ne sarebbe fatto una ragione,
ed avrebbe trovato la forza di andare avanti, cercando qualcun altro
d’amare.
Sarebbe stato difficile ma sapeva di poterci riuscire.
Non era maturato solo come giocatore, infatti, ma anche come persona.
Non sapeva se
“lui” era andato a vedere la partita, si era rifiutato di
guardare gli spalti per incontrare i suoi occhi.
Solo alla vittoria il suo voto di non vederlo sarebbe stato annullato.
E allora il ragazzo
sarebbe andato dall’altro, tanto pensava di sapere dove trovarlo
ovvero all’università Kainan ad allenarsi con il resto
della sua squadra.
Per andare da lui aveva pure rifiutato l’invito dei suoi compagni di squadra ad andare a festeggiare la vittoria.
Li avrebbe raggiunti dopo, prima sentiva impellente il bisogno di risolvere quella questione.
Prima l’avrebbe fatto, prima sarebbe stato pronto a voltare pagina.
Anche se in
verità, una piccola parte di lui non faceva che sperare che
l’altro si ricordasse di lui e lo ricambiasse.
Se così fosse stato, quel giorno la sua felicità sarebbe stata completa.
E galvanizzato avrebbe portato la squadra ai posti alti della classifica nel campionato nazionale. Ne era sicuro!
Sospirò.
Stava giusto per dirigersi negli spogliatoi per cambiarsi, quando la porta che portava al campo si aprì.
Quando vide la persona che era entrata il ragazzo si bloccò incredulo.
Era lui.
Cosa ci faceva lì?
Nel vederlo il volto dell’altro si distese in un sorriso, che però era più simile ad un ghigno.
Al ragazzo, il fiato morì in gola.
E per poco non si strozzò a causa di un nodo dopo aver udito le parole che “lui” gli rivolse.
“E’
passato un anno. Come avevi detto hai riportato il Kainan al campionato
nazionale e quindi eccomi qui. Avevi detto che poi mi avresti parlato
no?”
Altre lacrime uscirono dagli occhi del ragazzo capendo che “lui” si ricordava della promessa e lo aveva aspettato.
E subito gli fu anche chiaro quale sarebbe stata la risposta di “lui” alla sua dichiarazione.
Glielo dicevano i
suoi occhi. Lo guardava con un’espressione che non gli aveva mai
visto in viso prima di allora. Era di una dolcezza ed aspettativa
incredibile.
Il ragazzo a quel
punto prese un profondo respiro e disse tutto d’un fiato:
“Sì, volevo vederti e parlarti. Lo desideravo tanto. Mi
piaci, capitano. Mi sei sempre piaciuto.”
L’altro sorrise di nuovo e fece quei pochi passi che li separavano per raggiungerlo.
Lo abbracciò per accarezzargli i lunghi capelli con una delle sue grandi mani.
“Ripeti la
dichiarazione usando il mio nome se vuoi una risposta. Non sono
più il tuo capitano da due anni. Ed oggi sei stato così
in gamba con la tua squadra d’avermi fatto capire che non
hai più bisogno di una guida. Voglio essere chiamato per
nome da te d’ora in poi e per sempre.”
Il ragazzo che aveva appoggiato la fronte sul torace dell’altro, in quel momento risollevò il volto.
Le sue gote s’imporporarono mentre ripeteva: “Mi piaci, Shinichi. Mi sei sempre piaciuto.”
“Anche tu mi
piaci Nobunaga. E starti distante questo anno è stato difficile.
Non sai quanto avrei voluto venire da te per vedere il tuo viso
illuminarsi di fronte a me, come facevi sempre. Solo le tue parole
dopo quella sconfitta mi hanno trattenuto. Sapevo che avevi bisogno di
superare quel brutto momento da solo, perché se ti avessi
imposto la mia presenza ti avrei perso lo stesso, perché il
dolore ti avrebbe spinto a considerare i miei gesti come atti di
pietà.”
Nobunaga Kiyota a quelle parole abbassò lo sguardo.
Maki aveva dimostrato ancora una volta di conoscerlo benissimo.
E aveva accettato i suo sentimenti, anzi non solo li ricambiava.
Inoltre, rispettando
le sue decisioni, gli aveva fatto capire che già l’anno
prima lo considerava una persona matura, adatta a stare con lui.
Era Kiyota però quello che non si era ritenuto pronto.
Ora però lo era e non c’erano più ombre e motivi che avrebbero potuto tenerli distante.
Finalmente le loro labbra si unirono e si persero l’uno nell’altro.
Si baciarono a lungo e con passione. Avevano dopotutto un anno da recuperare.
FINE UN ANNO PER…
CONSIDERAZIONI + AVVISI:
Era da un po’ che avevo in mente di scrivere questa fic, e finalmente sono riuscita a farlo.
Non è
granché, probabilmente la trama avrebbe reso di più se
fosse stata una long, ma spero che almeno l’idea sia apprezzata.
Grazie per l’attenzione!
Per il momento non sono
previste altre one shot per questa raccolta. Non le ho ancora scritte
infatti. Tornerò però a farmi viva il prima possibile.
Promesso!
Per quanto riguarda le
altre fic su SD che sto gestendo, di Ayako’s Angels ho scritto
fino al capitolo 20, di La Notte fino al capitolo 17.
Non so quando però verranno postati i prossimi capitoli su questo sito, spero presto. Rimanete sintonizzati.
Questo è tutto per quanto riguarda il fandom di Slam Dunk.
.
Per quanto riguarda gli
altri fandom di cui scrivo, la prossima settimana se tutto va bene
dovrei aggiornare un paio di fic su D.Gray man e una di Reborn. E
basta, credo!
Altre notizie su di me non mi sembra ci siano.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Buon MAKI NOBU DAY gente.
Alla prossima.
Rebychan
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Capitolo 5 *** 5. Vicecapitano ***
Ecco qui la nuova one shot scritta per questa raccolta.
E’ il mio personale contributo per il Senkosh day, visto che è oggi, il sei luglio.
Ringrazio tutte le persone
che leggono questa raccolta, che l’hanno messa tra le preferite,
ricordate e seguite, e soprattutto coloro che troveranno il tempo di
sostenerla, commentandola.
Un ringraziamento speciale va a: Willow, mamie e xetide che hanno commentato la scorsa one shot. Grazie!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori.
Un bacione.
Rebychan
VICECAPITANO
Sendo era un tipo strano!
A tutti questa realtà era chiara fin dal primo momento in cui lo s’incontrava.
In lui convivevano diverse nature, spesso in contrasto tra loro, in un’unica anima.
Era per quello che a volte si comportava in un modo, e altre in un altro.
A volte poteva
essere la persona più sensibile dell’universo, quella
capace di illuminarti la giornata, anche quando il tuo cuore è
chiuso negli abissi più profondi.
Dopo dieci minuti
però poteva cominciare a sbadigliare, e diventare irritante
perché la noia lo avvolgeva, e voleva che tu gli trovassi
un’occupazione degna di nota che lo facesse sentire vivo.
L’attimo dopo
ancora quando tu ti eri scervellato all’estremo per
accontentarlo, non era detto però che il suo umore non fosse
cambiato di nuovo.
E poteva decidere di
piantarti in asso come se niente fosse perché essendo una bella
giornata di sole sarebbe stato fantastico andare a pescare.
E così preso
da quella attività, poteva dimenticarsi che c’era qualcuno
che faceva affidamento su di lui in palestra per gli allenamenti.
Li saltava così senza farsi grossi problemi, perché era troppo preso da altro.
Sendo era decisamente una persona volubile, ma nel contempo tenace.
Quando infatti
trovava una sfida che gli solleticava i sensi niente si frapponeva tra
lui ed il suo obiettivo, nella vita come nel basket.
Si poteva dire che vivesse di impulsi.
E se qualcuno non riusciva a leggere quegli impulsi si trovava spiazzato dal suo atteggiamento.
Per i più era incomprensibile.
Per pochi invece era facile leggerlo.
Tutto dipendeva da primi tre fatidici giorni in cui si aveva a che fare con lui.
Sì, erano tre
i giorni utili per comprenderlo in quanto già in quel breve
lazzo di tempo, Sendo mostrava ai suoi conoscenti le innumerevoli
sfumature del suo carattere.
Come si diceva sopra
un momento prima poteva essere l’anima della festa,
l’attimo dopo addormentarsi di botto su un banco.
Il giorno prima
poteva prendere dieci nel test di matematica, e quello dopo non
spiaccicare parola nell’interrogazione che doveva comprovare il
voto.
Un giorno poteva dimenticarsi degli allenamenti, l’altro allenarsi per dieci ore di fila come un invasato.
In una partita
poteva giocare in modo deludente per i suoi standard alti (di
solito quando non trovava qualcuno al suo livello che lo spronasse), in
un’altra poteva dimostrare tutto il suo talento che lo rendeva
uno dei migliori giocatori juniores della prefettura, se non
addirittura della nazione.
Era difficile dire ora come si sarebbe comportato nei dieci minuti dopo.
Questo ovviamente però non significava che non avesse dei chiari principi che mai e poi mai avrebbe tradito.
C’erano dei
sentimenti che nel suo cuore mai si affievolivano, così come
c’erano delle sfide che riuscivano sempre a fargli scorrere
velocemente il sangue nelle vene.
Con gli amici era sempre sincero.
Era un valido
supporto per i suoi compagni che facevano affidamento su di lui come se
fosse un dio, le malelingue potevano dire che era per quello che i suoi
capelli erano ritti in testa, perché dovevano essere come un
faro nella nebbia per le persone che decidevano di seguirlo.
In verità il motivo era un altro, semplicemente quel taglio gli piaceva, ma soprattutto piaceva al suo ragazzo.
Anche di fronte alle
avversità Sendo riusciva a sorridere sempre, e così
faceva apparire semplice agli altri anche la cosa più
complicata.
Di fronte a un
giocatore forte, il suo animo agonistico mostrava tutta la sua forza.
Era tenace e puntiglioso, ma anche di fronte a una
“sconfitta” riusciva a imparare qualcosa e non a farsi
scoraggiare.
Odiava perdere come tutti, ma per lui era più importante la sfida in sé che il punteggio finale.
“Combattere”
contro Maki o Rukawa gli faceva perdere la cognizione del tempo, anche
se con l’esperienza aveva imparato a gestire la sua impazienza, e
pensare anche nel mezzo di quegli scontri al bene della squadra.
Quando era un
novellino si sarebbe buttato sulla sfida senza pensare alle
conseguenze, ora invece aveva una visione di gioco totale.
Prima veniva la vittoria della squadra, che poteva anche non essere sinonimo della sua personale.
Purtroppo però molto più spesso capitava ancora il contrario.
Una sua vittoria
personale, essere paragonato in bravura a Maki oppure
“sconfiggere” Rukawa in uno scontro diretto, poteva non
essere sinonimo di una vittoria per la sua squadra e ciò era
snervante perché anche se riusciva a sorridere in quanto aveva
dato il centoventi per cento, vedere i suoi compagni tristi lo rendeva
a sua volta malinconico.
Qualcuno avrebbe criticato il Ryonan per quella incapacità di vincere, anche quando lui giocava alla grande.
Qualche giornalista
aveva ipotizzato che se la squadra non vinceva era perché gli
altri giocatori non erano all’altezza del loro asso.
Altri scrivevano che era l’allenatore ad essere un incapace.
Sendo però non riusciva a dare la colpa né ai suoi compagni, né a Taoka.
Se perdevano non era
perché la squadra non era forte, ma perché quando le
forze in campo si pareggiano, molto spesso è la dea bendata che
ci mette lo zampino.
Il Ryonan fino a
quel momento era stato sfortunato, ma si sa che la ruota della fortuna
gira e prima o poi sapeva sarebbe giunto anche il suo turno di ottenere
dei grandi risultati.
E quell’anno essendo lui il capitano, sentiva che era l’anno giusto.
Sì, non ne dubitava nemmeno un po’.
Era fiducioso!
Prima però di
arrivare alle partite che contano, Sendo si trovava di fronte ad un
grande interrogativo che lo innervosiva più che dover affrontare
lo Shohoku dei sempre più forti Sakuragi e Rukawa.
Taoka gli aveva dato l’incarico di trovarsi da solo il vice capitano, scegliendolo tra quelli della sua età.
Per lui quella scelta non era per nulla facile.
Non voleva infatti fare torto a nessuno.
Fu per quello che indisse quel concorso.
Ormai conoscendolo,
i suoi compagni non ci fecero poi molto caso a quel suo tentativo di
essere equo, anche se poi quel trattamento era tutto fuorché
paritario.
Solo qualche matricola sbarrò gli occhi incredula.
Di sicuro quei
ragazzini non sarebbero mai riusciti a inquadrare il vero Sendo,
essendo già passati i tre giorni utili a fare la sua conoscenza.
D’altra parte
però erano in buona compagnia. Anche molti dei suoi compagni
più anziani non conoscevano il vero Sendo.
Anzi si poteva dire che quasi tutti non lo conoscessero.
Avevano imparato a
apprezzarlo, ad accettare i suoi colpi di testa, e a non stupirsi di
niente, si potevano anche considerare amici, ma gli stimoli che
muovevano il loro capitano erano per loro ancora pressoché
sconosciuti.
Fu per quello che
quando Sendo dichiarò che avrebbe dato il ruolo del vice
capitano alla persona non importava di quale anno (Taoka l’aveva
guardato sconvolto, visto che gli aveva detto di sceglierlo trai suoi
coetanei) che fosse riuscita a soddisfare il suo desiderio più
impellente, quasi tutti si trovarono spiazzati e nemmeno ci provarono a
fare qualcosa.
L’attimo dopo però i ragazzi più in gamba che non erano abituati a stare con le mani in mano, si buttarono.
Fukuda portò Sendo a mangiare del buon ramen.
Era squisito ed il ragazzo s’ingozzò di gusto.
Visto l’espressione
ebete del ragazzo dai capelli a punta, Fukuda si sentì fiducioso
nell’avere la vittoria in pugno.
Solo il giorno dopo però Sendo gli avrebbe dato il responso. Prima doveva sapere cosa gli altri avrebbero fatto per lui.
A quel punto, Fukuda
si mise sul chi va là, sapeva infatti quanto Sendo riuscisse a
cambiare idea nel giro di poco tempo.
Rassegnato si decise a aspettare il giorno dopo, senza sperare troppo in un buon esito.
Uekusa regalò a Sendo un buono per fare acquisti nel suo negozio di attrezzature sportive di famiglia.
Akira doveva proprio comprarsi una nuova tuta, per cui fu felicissimo di risparmiare denaro.
Sebbene avesse una
borsa di studio per frequentare il Ryonan che comprendeva vitto e
alloggio, le spese extra erano di sua competenza, per cui preservare
qualche soldo era sempre una bella idea.
Visto il suo
entusiasmo anche Tomoyuki era fiducioso per il domani, anche lui
però sapeva che visto l’estro del suo capitano niente era
mai sicuro con l’altro.
Sebbene fosse solo al primo anno, anche Aida decise di darsi da fare.
Regalò a
Sendo il suo reliquario ovvero tutto il materiale che aveva raccolto su
di lui. Erano innumerevoli articolari di giornali che lo
riguardavano e foto scattate nei momenti più disparati. Aida gli
fece pure la fotocopia della sua agendina con segnati tutti i punti
deboli e di forza dei giocatori della prefettura.
Sendo sorrise di fronte a quel dono.
Era un sorriso
tirato perché diciamocela tutta è imbarazzante ricevere
come dono una collezione di giornali che riguardava se stessi, ed anche
se Sendo era un po’ narcisista non arrivava fino al punto di
autocelebrarsi. Hikoichi però prese quel sorriso come un segno
di approvazione e andò a casa camminando tre metri sopra il
cielo. Il suo idolo lo aveva accettato.
Dopo l’agguato di Hikoichi si era fatto tardi, e Sendo si diresse verso casa.
Ovviamente non lo stupì trovare lì fuori dalla porta quella persona.
Sapeva perfettamente
infatti che mancava solo lui all’appello delle persone che
avrebbero fatto qualcosa per convincerlo a dargli il ruolo di vice
capitano.
Non era però nel carattere dell’altro rabbonirselo con i doni.
No, quando si
ritrovarono a tu per tu, gli disse semplicemente che voleva quel posto,
che era la persona più adatta per ricoprirlo, visto la sua
tenacia, ma non solo, visto il suo carattere così diverso da
quello di Sendo.
Se Akira infatti si fosse assentato dagli allenamenti, ci voleva qualcuno che riportasse in riga tutti, compreso il capitano.
Se Akira certe volte era accondiscendente facendo la carota, lui avrebbe fatto il bastone.
Se Akira
attraversava un momento in cui la sua “non voglia” avrebbe
portato la squadra a sfaldarsi, era giusto poter contare su una persona
che avrebbe sputato sangue piuttosto che far inabissare la barca.
A quelle parole, Sendo aveva sorriso sinceramente.
Ed il suo sorriso si
era allargato ancora di più quando l’altro aveva aggiunto,
che inoltre credeva che un capitano dovesse avere una grande intesa con
il proprio vice.
Le sue iridi a quel punto si erano illuminate di una luce maliziosa.
E Sendo aveva capito perfettamente cosa l’altro stava sottintendendo.
Akira aveva riso.
L’aveva abbracciato e lo aveva baciato.
Il suo Hiroaki,
perché era di Koshino che si trattava, era sempre così
dolce, anche se all’apparenza era burbero.
Stavano insieme praticamente dall’inizio della prima superiore.
Ed era la persona che lo conosceva meglio in assoluto.
A lui non erano serviti tre gironi per inquadrarlo, gliene era bastato uno.
E i loro caratteri erano perfettamente complementari.
Se Sendo era volubile sotto certi aspetti, Koshino invece non si piegava mai.
Quella sera i due fecero l’amore e poi mangiarono della pizza guardandosi un film.
Probabilmente
sì Koshino pensava di essere la persona migliore per il ruolo di
vice capitano e probabilmente lo era davvero visto che Taoka accolse la
sua nomina il giorno dopo tirando un profondo respiro di sollievo, e
tutti compresi Uekusa, Hikoichi e Fukuda furono d’accordo nel
lasciargli il compito, ma non erano state solo le sue parole a
convincere Sendo, ma bensì il fatto che avesse pure soddisfatto
il suo bisogno più impellente.
Era da una settimana
infatti che loro due non si trovavano da soli, e Akira cominciava a
provare un forte bisogno di coccole che quella notte venne
soddisfatto in misura molto elevata.
Il suo giochino aveva funzionato.
Lui aveva sempre
mirato a nominare Koshino come vice capitano, solo che voleva farlo
uscire allo scoperto, voleva dargli l’occasione di andare a casa
sua per perdersi in effusioni.
Lo desiderava! E
dopo una settimana in cui erano stati troppo presi dagli allenamenti,
aveva provato l’impulso di diventare di nuovo una cosa sola con
lui.
E Koshino aveva afferrato la palla al balzo.
Aveva amato e si era
fatto amare dalla persona per lui più importante, e si era
accaparrato l’ambito ruolo desiderato.
Aveva ottenuto due piccioni con una fava. E poteva ritenersi soddisfatto.
La nuova era del
Ryonan sotto gli occhi sereni di Sendo e quelli determinati di Koshino
era iniziata ed entrambi erano sicuri che la loro collaborazione fuori
e dentro il campo che diventava sempre più stretta, li avrebbe
portati lontani.
FINE VICECAPITANO
E’ una one shot semplice, semplice ma spero che a qualcuno sia piaciuta.
L’ho scritta per
sostenere il pairing Senkosh, una coppia che a me piace molto, ma che
dai più viene sottovalutata.
Grazie per tutto.
Alla prossima!
Rebychan
PROMEMORIA FAN FIC FANDOM SLAM DUNK
Capitoli scritti di Ayako’s Angels: 23 (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, spero presto).
Capitoli scritti di La Notte: 23 (finita) (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, spero presto).
PROSSIMA FIC IN AGGIORNAMENTO
La one shot Nel centro del
Mirino per la raccolta Operazione compleanno – Il regalo
più adatto del fandom di Reborn.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
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