Seasons

di Yunie93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inverno ***
Capitolo 2: *** Primavera ***
Capitolo 3: *** Estate ***
Capitolo 4: *** Autunno ***



Capitolo 1
*** Inverno ***


Inverno








Silenzio: solo questo intorno a lei.
Persino le fiamme delle torce che gettavano una luce soffusa nella stanza circolare sembravano aver perso il loro tipico scoppiettare allegro, quasi come intimorite dalla sacralità di quel luogo.
Strinse di più le mani, concentrandosi sulla preghiera.
Qualche minuto dopo tuttavia, si ritrovò di nuovo a pensare: l’avviso della morte del padre, anni fa, l’aveva prepara a quello che sarebbe stato il suo destino. O almeno questo aveva pensato prima di entrare decisa nel Tempio.
Ma ora, inginocchiata, mani giunte, la testa china, gli occhi chiusi e il corpo giovane fasciato dalla sua veste ufficiale da invocatrice, aveva iniziato a pensare.
Molto pericoloso: lei non doveva farlo. Doveva pregare.

Prega, solo questo. Devi diventare un’invocatrice.

Quante volte si era sentita ripetere quella frase? Quante volte glie l’avrebbero ripetuta ancora? Molte. Troppe.
Sapeva a cosa andava incontro: la sua vita era stata barattata fin dalla sua nascita con la salvezza del pianeta, esattamente come era successo a suo padre e ai suoi antenati.
In fondo, non era un brutta morte: ma a soli 18 anni essere mandati al patibolo senza facoltà di scelta era alquanto degradante.
Rimpiangeva la sua infanzia perduta: quando sei la futura salvezza dell’universo non hai tempo per giocare, ridere, scherzare, fare amicizia. Quando sei l’invocatrice che si sacrificherà per portare la pace nel mondo, non puoi pretendere che tuo padre non ti preceda nella tua missione per passeggiare con te, darti consigli e vederti crescere. Quando sei l’unica speranza di un mondo ormai distrutto, non puoi pretendere di pensare a un’altra vita, magari felice.

Prega, solo questo. Devi diventare un’invocatrice.

Ma in fondo, cosa c’era di male se una bambina sognava? Perché quello si sentiva: una bambina trasformata in marionetta a cui erano stati strappati violentemente sogni e speranze.
Era ironico che lei, poi, rappresentasse proprio quello per tutta Spira: sogni e speranze per un futuro migliore.
Ma poteva davvero proteggere quelle persone senza conoscere lei per prima il significato di quelle parole?
Forse sì, forse no: ma ormai, perché pensare ancora? Il suo destino era deciso, e non poteva fare nulla per cambiarlo.
O forse, non voleva cambiarlo. Voleva vivere, certo, non era masochista:ma era esperta della morte e inesperta della vita. Aveva vissuto tutti i suoi 18 anni tra casa sua e il tempio, in preghiera. Non aveva nessuno accanto a sé su cui poter contare e a cui confidare cose non relative alla sua missione. In pratica, non aveva nulla.
Avrebbe sacrificato un intero mondo, il suo mondo per un futuro in cui non vedeva certezze né punti saldi?
La risposta era scontata.

Prega, solo questo. Devi diventare un’invocatrice.




Yuna uscì dalla stanza, attesa dai suoi guardiani ai piedi della scalinata: era stremata, si reggeva a malapena in piedi.
Si appoggiò ad un muro, sentendo un mugolio di sorpresa dalle persone ai suoi piedi: tentò di alzarsi, con scarsi risultati.
Cadde, aspettandosi una qualche sorta di dolore al contatto con le scale, che però non arrivò: scansò Kimari che gentilmente la reggeva in bilico sulla scalinata, riprovando, stavolta con successo, a mettersi in piedi.
Scostò i capelli con calma, liberando il volto leggermente sudato: guardò i suoi guardiani, senza fare caso al “nuovo acquisto” presente tra di loro.
Si sforzò di fare un sorriso: aveva preso la sua decisione.
“Ce l’ho fatta, sono un’invocatrice.”







E dopo un bel po' di tempo, eccomi di nuovo qui. Questa Fan Fiction l'ho scritta tempo fa, ma non avevo mai trovato il tempo per rivederla e pubblicarla, e alla fine me ne ero completamente dimenticata: oggi invece spulciando tra i file del computer l'ho ritrovata, e ho fatto il lavoro che avrei dovuto fare a tempo debito, anche perchè desideravo da secoli scrivere qualcosa su Final Fantasy.
Il mio personaggio preferito della serie è Yuna, come credo si sia capito: la trovo, nonostante le apparenze, una ragazza forte, che nasconde il proprio dolore dietro una falsa sicurezza, pronta a tutto per aiutare gli altri, anche a mettere da parte sé stessa (quel che alla fine fa).
Vorrei riuscire a fare una serie di raccolte incentrate su di lei: non so sinceramente se riuscirò nell'intento, ma nel frattempo pubblico questa sulle stagioni.
Tra i personaggi principali ho messo anche Tidus, perché mi sembrava giusto farlo: per un motivo o per un'altro, dato che è strettamente collegato con Yuna starà sempre in mezzo xD Spero che vi piaccia, perché è davvero...strana: le ripetizioni sono utilizzate con scopi ben precisi, il linguaggio è particolare, da capire insomma: ma in fondo, anche questa è una degna descrizione dell’Invocatrice. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Primavera ***


Ecco il nuovo capitolo di questa piccola raccolta. Nel capitolo precedente credo di non aver dato abbastanza "spiegazioni": questi piccoli scorci del viaggio di Yuna mi sono venuti in mente ripensando al gioco. A mio parere Yuna, sotto i perenni sorrisi e la gentilezza nasconde una profonda tristezza, più che giustificata visto che dalla sua nascita il suo destino era già bello e deciso senza che lei potesse farci nulla: alla Fonte Sacra lei mostra i suoi veri sentimenti e pensieri a Tidus...e proprio da questa riflessione viene fuori quest'opera.
Cercherò di far vedere Yuna dall'interno, raccontando parti del suo viaggio dal suo punto di vista e soprattutto mettendo in evidenza le nuove esperienze e l'amicizia sempre più forte con i suoi guardiani che le alleggeriscono piano piano il cuore e la rendono più serena.
Beh, ora ho detto decisamente tutto. Non mi resta che augurarvi una buona lettura!



Primavera





Yuna osservò l’ennesimo albero in fiore che sorpassavano: la via che stavano percorrendo era davvero meravigliosa, immersa nella natura più rigogliosa che lei avesse mai visto.
Non che ne avesse viste molte: prima di allora, non aveva mai viaggiato: era una magra consolazione vedere tutto ciò che il suo mondo le poteva offrire prima di morire.
“Ehi Yuna, ti piacciono questi alberi?”
Eccolo di nuovo: lo aveva rifatto.
Si girò lentamente, con il solito sorriso di circostanza stampato in faccia, verso il suo guardiano biondo.
”Sì, sono bellissimi.” rispose cordiale.
“Sono d’accordo con te! Aspetta, ti prendo qualche fiore!”
Una risata, spontanea, la scosse per un attimo.
Era davvero strano Tidus: a prima vista sembrava un’esuberante ragazzino intento solo a divertirsi e allenarsi, incapace di capire o affrontare qualsiasi cosa appena più seria di una partita di Blitzball.
Ma alla fine, l’unico che comprendeva sempre il suo stato d’animo era lui.
Non si faceva incantare dai suoi sorrisi e dalle sue parole gentili, nonostante Yuna fosse un’abile mentitrice: in fondo, era l’unica cosa oltre la preghiera che le era stata insegnata.
“Sarai la Grande Invocatrice, viaggerai in pellegrinaggio per tutto il mondo: devi essere sempre cordiale e disponibile, quando crescerai sarai un idolo per tutti! Lascia da parte i tuoi problemi, devi apparire sempre forte e magnanima.”
Ricordava che quando il maestro le ripeteva quel mantra non si riusciva a trattenere dal pensare che fosse un concetto assolutamente idiota: ma alla fine aveva dovuto impararlo, e aveva sempre pensato che le sarebbe bastato così.
In un qualche modo, se escludeva il motivo di quel suo comportamento, il sapere di essere ammirata per caratteristiche così positive la lusingava.
Certo, i suoi guardiani erano diversi. Auron ogni tanto le rivolgeva qualche parola per accertarsi che stesse bene e si congedava sempre con un cenno a suo modo incoraggiante; Lulu era quella che più si avvicinava ad una madre per lei, e le permetteva di esprimersi più o meno liberamente e ricevere sempre consigli utili, anche se le loro conversazioni vertevano quasi sempre sul pellegrinaggio; Rikku con la sua natura esuberante la metteva sempre di buon umore, così come Wakka; e infine Kimari era rassicurante, sempre alle sue spalle pronto a difenderla.
Eppure, non si era mai scoperta completamente, con nessuno di loro: e d’altra parte, nessuno di loro si era accorto che c’era qualcos’altro oltre i suoi sorrisi e le sue parole tranquillizzanti.
Nessuno tranne Tidus.
E Yuna si era ritrovata a pensare che non era così male essere scoperta: non si sarebbe molto probabilmente ancora mostrata completamente a lui, ma non ne sentiva nemmeno il bisogno, almeno per quel momento.
Perché lui era in grado di vedere oltre le sue consuetudini e le difese che l’avevano obbligata ad erigere per portare a termine con successo la sua missione: e a volte era davvero gratificante.
In quelle giornate passate a trapassare i troppi innocenti morti per mano di un mostro, a sanare lotte intestine tra varie città per assicurare un esercito unito, a predicare valori che sapeva non sarebbero stati rispettati, o che lei stessa non capiva e in cui non credeva, vedere il suo sguardo ostinato fissarla con cipiglio severo, come ad ammonirla di non stancarsi e di essere sincera, era l’unica cosa che le ricordava che in quel corpo manovrato da poteri più grandi di lei c’era ancora qualcuno, una piccola luce che lottava per uscire e mostrarsi.
Molto probabilmente quello era un male: perché quando mesi dopo si sarebbero trovati allo scontro finale, sarebbe stato ancora più difficile eseguire il rito che l’avrebbe portata alla morte nel bel mezzo della battaglia.
Ma, quando si trovò un bouquet di fiori profumati sotto il naso retti dalla forte mano di un Tidus sorridente, e alzando gli occhi vide i volti felici, curiosi, materni o divertiti dei suoi guardiani, pensò che in fondo non c’era niente di male a concedersi una piccola libertà e farsi travolgere da quei sentimenti che costantemente le persone a lei più vicine tentavano di scagliargli contro, per raggiungere il suo cuore congelato da troppo ormai.
Il tempo c’era ancora, e non valeva la pena sprecarlo: e poi, erano i suoi ultimi istanti, tanto valeva viverli come voleva.
Alle conseguenze, ci avrebbe pensato poi, insieme ai suoi amici.

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Capitolo 3
*** Estate ***


Estate





“Yunieeee, dai tuffati!”
Erano arrivati in un punto particolarmente bello e nascosto nei pressi di Zanarkand.
Una radura al centro della quale faceva bella mostra di sé un laghetto dalle acque candide, increspate dai tuffi divertiti di Rikku e Wakka e dai movimenti circospetti di Lulu e Auron, quasi immobili in disparte a godersi la scena comica gentilmente offerta dai due amici.
“Ehm...no grazie Rikku, penso che vi raggiungerò più tardi” rispose imbarazzata sedendosi ai piedi dell’albero dove Kimari era appoggiato ad occhi chiusi.
Erano mesi che viaggiavano, e ormai si era instaurato un ottimo rapporto di amicizia tra tutto il gruppo: beh...amicizia...quanto meno rispetto – pensò Yuna osservando prima Kimari e poi Auron, per poi ridacchiare divertita ricevendo in risposta un grugnito infastidito dal suo guardiano blu, che evidentemente aveva capito i suoi pensieri dai suoi sguardi furtivi.
Mentre osservava Rikku e Wakka schizzare due furiosi Lulu e Auron, ripensò ai mesi passati: era partita per quel viaggio davvero sconfortata.
Anzi, sconfortata era troppo riduttivo: infelice.
Per anni aveva contemplato solo la sua missione, la preghiera e la morte erano stati il suo pane quotidiano: ma ora tutto era cambiato.
A poche settimane dallo scontro finale si sentiva, finalmente e inspiegabilmente...serena.
Aveva lasciato da parte i suoi pensieri cupi e aveva permesso ai suoi guardiani di avvicinarsi a lei, instaurando con loro un bellissimo rapporto di amicizia profonda e reciproco aiuto: tutto grazie specialmente all’uragano biondo che in quel preciso momento si era gettato a capofitto nella pozza ridendo come un matto e bagnando irrimediabilmente tutti, ricevendo in cambio un’azione congiunta di tentato omicidio.
Era lui che con la sua insistenza le aveva fatto capire che non c’era nulla di male nel tentare di realizzare i propri desideri, e che era possibile credere ancora a qualcosa e mandare avanti allo stesso tempo la sua missione: ma la svolta era stata qualche settimana prima.
Arrossì ripensandoci, cosa che non sfuggì a Rikku che, senza farsi scoprire, si era avvicinata e ora la guardava con un sorriso misterioso appoggiata al bordo del laghetto.
“Ancora a pensarci eh, Yunie?” aggiunse maliziosa palesando la sua presenza e ricevendo un sussulto da parte dell’invocatrice e un grugnito infastidito da Kimari, che ancora non aveva accettato l’accaduto.
“No, cosa stai dicendo?” disse in fretta Yuna, girandosi dalla parte opposta all’amica per nascondere il rossore che si stava espandendo sul suo viso.
“Certo certo...” rispose lei ridacchiando andando poi ad attaccare con un grido il povero Tidus che, tossendo convulsamente e sputacchiando acqua tentava di sottrarsi alle ire di Wakka.
Qualche settimana fa erano giunti in un luogo misterioso, chiamato Fonte Sacra.
Dopo essersi ritirata lì in preghiera, la malinconia aveva colto Yuna di sorpresa, facendola allontanare dai guardiani che, pur preoccupati, la avevano lasciata in pace: ma ovviamente non poteva pensare che Tidus avrebbe fatto lo stesso.
Guidato dagli altri, era giunto alla fonte dove l’invocatrice osservava la luna in silenzio, pensando allo scontro ormai vicino: la aveva raggiunta, avevano parlato, e nella sua ingenuità, sperando di tirarla su e allo stesso tempo sperando in una risposta affermativa, aveva chiesto a Yuna di abbandonare la sua missione, descrivendole una vita che l’invocatrice aveva già passato in rassegna chissà quante volte.
Si accorse del suo errore quando lei scoppiò in lacrime, esternando per la prima volta tutto il suo dolore: e così, non sapendo cosa fare, aveva seguito l’istinto.
L’aveva baciata.
Un bacio lungo, dolce, ripetuto: un bacio che aveva scacciato via tutte le preoccupazioni.
Non avevano avuto altre occasioni di restare da soli, ma a Yuna bastava solo il suo sguardo che la cercava incessantemente, il suo sorriso costantemente rivolto a lei e le sue parole divertenti che celavano dolci incoraggiamenti per farla andare avanti.
Guardando, ancora una volta, i suoi amici e lui che ridevano nella bella pozza d’acqua cristallina, capì che finalmente era felice.
Vedendo il suo sguardo che contento si rivolgeva verso di lei, capì che finalmente era pronta a portare a termine la sua missione, senza rimpianti.
Magari qualcuno lo avrebbe avuto...ma andava bene così.

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Capitolo 4
*** Autunno ***


Ed eccoci qui all'ultimo capitolo: chiedo scusa per il ritardo!
Spero che la raccolta sia piaciuta, e soprattutto spero di crearne presto altre come era mia intenzione quando ho scritto questa :)
Alla prossima!

Yunie93





Autunno







Yuna uscì fuori dalla sua casa, guardandosi intorno: inspirò l’aria fresca e chiuse gli occhi lasciando che il vento leggero le scompigliasse appena i capelli.
Quando li riaprì, un sorriso spontaneo le nacque sulla bocca: Besaid le era sempre piaciuta.
Pur essendo molto piccola, era piena di allegria: ragazzini che correvano, adulti che uscivano ed entravano dal tempio, mai un pianto, un muso lungo o qualcuno di fretta.
Ognuno aveva un bel sorriso stampato sulle labbra e sempre un po’ di tempo per fermarsi a salutare o fare quattro chiacchiere: per questo aveva deciso di tornare lì una volta finito tutto.
Guardò il terreno ai suoi piedi, contrariata: aveva giurato di pensarci il meno possibile.
Circa un anno prima aveva combattuto Sin con i suoi guardiani: nonostante sperasse il contrario, arrivata faccia a faccia con il nemico era stata sicura per gran parte della battaglia che non ce l’avrebbe fatta.
Sin era troppo potente, come avrebbero potuto salvare Spira senza l’invocazione che, però, avrebbe richiesto il suo sacrificio?
Eppure ce l’avevano fatta: il nemico era stato sconfitto.
Yuna gli aveva concesso il riposo eterno eseguendo sul momento il rito del trapasso: se si fosse venuto a sapere, probabilmente molti avrebbero contestato la sua scelta.
Ma lei era del parere che l’aldilà non si sarebbe dovuto negare a nessuno, nemmeno all’assassino di milioni di vite: in fondo, alla fine, si era pentito.
E così tutto sembrava finito: ma terminato il rito del trapasso, aveva scoperto che il prezzo per quella vittoria era più elevato di quel che pensava.
Quando si era voltata verso di lui, felice, aveva visto qualcosa alla quale avrebbe preferito di gran lunga la sua morte: stava scomparendo, lo provavano le mani quasi trasparenti che esterrefatto si guardava.
Come se avesse sentito il suo sguardo, anche lui si era girato: e quando i loro occhi si erano incrociati, Yuna aveva compreso che doveva andare...e, soprattutto, che non avrebbe fatto nulla per restare.
Non perché non volesse, ovvio, ma perché non poteva, e lo aveva accettato: ma lei no.
Aveva scosso la testa, cercando di negare a lui e a sé stessa l’evidenza: ma non era bastato.
Dopo un breve saluto, si era diretto a passo deciso verso il bordo dell’aeronave: lei lo aveva osservato, terrorizzata, e aveva preso la sua scelta, ancora.
Si era gettata correndo dietro di lui, decisa a raggiungerlo: quando si era voltato, richiamato dalle grida preoccupate degli altri guardiani, le aveva aperto le braccia, felice.
Ma lei non era riuscita a raggiungerlo.
In quei secondi interminabili, sdraiata sul suolo freddo del loro mezzo di trasporto, circondata dalle anime di tutte le vittime di Sin, Yuna aveva per la prima volta desiderato ardentemente di aver compiuto quel rito: probabilmente se gli altri lo avessero saputo, le avrebbero dato della sciocca.
Anche se lei fosse morta, Tidus se ne sarebbe dovuto andare lo stesso: lui non apparteneva a quel mondo, ma alla Zanarkand di mille anni prima, una città che Yuna poteva solo immaginare e sognare.
Rialzatasi, aveva provato il tutto per tutto: prima di vederlo andare via, voleva almeno confessargli ciò che provava, e l’aveva fatto.
Dopo poco si era sentita finalmente stringere da quelle braccia: ma era durato tutto solo qualche secondo, e poi lui era scomparso.
I mesi seguenti erano stati un vero inferno: non si era data per vinta, aveva tentato ancora di trovarlo, aveva fischiato osservando il mare da ogni porto che aveva visitato lungo il suo ritorno a casa, i guardiani in silenzio dietro di lei che avevano abbandonato il gruppo mano mano che erano tornati nei loro luoghi d’origine.
Ma poi, aveva dovuto accettare la realtà: l’aveva fatto quando si era trovata davanti Basaid, molte prediche e miglia dopo quella terribile battaglia.
Sospirò, rialzando lo sguardo e puntandolo al cielo sereno: era inutile pensarci, ormai era troppo tardi.
Tidus era di nuovo nella sua città, probabilmente felice come al solito: lei si doveva solo mettere il cuore in pace ed essere altrettanto felice per lui.
Si soffermò così tanto ad immaginare la vita che in quel momento stava conducendo il suo ex guardiano, che si accorse a malapena della voce sempre più vicina che la chiamava con insistenza: solo quando si ritrovò una Rikku stremata che riprendeva fiato di fronte a lei si riprese, sbattendo le palpebre e guardandola sorpresa, in silenzio.
“Ma a cosa diavolo stavi pensando? Sono secoli che ti chiamo!” disse la ragazza una volta che si fu ripresa.
“Tu cosa ci fai qui?” chiese Yuna, ancora incredula.
Rikku le rispose con un largo sorriso: “Sono venuta a trovarti ovviamente! E ti ho anche portato un regalino” aggiunse, porgendole una piccola sfera.
Yuna la prese, guardandola sospettosa: entrò in casa, seguita dall’amica, e preparò tutti gli strumenti necessari per vedere le immagini registrate in quel piccolo oggetto.
Quando il video iniziò, trattenne il respiro: non era possibile...non poteva essere lui.
Sentiva che non sarebbe mai potuto essere tornato indietro, ma l’incredibile somiglianza con il ragazzo davanti a lei che urlava contro l’autore della ripresa era inequivocabile: doveva vederci chiaro.
“Allora, cosa ne pensi?” chiese Rikku con gli occhi accesi dalla gioia.
Yuna la osservò per un attimo, poi si alzò e rispose solo: “Andiamo.”



Mesi dopo, l’aeronave dei Gabbiani sfrecciava a tutta velocità nel cielo.
“Fratello, più forte!” gridava Yuna, correndo poi verso l’ascensore per andare all’uscita della nave.
“Tranquilla Yunie, ce la faremo!” le urlava dietro Rikku, reggendosi al suo sedile per l’eccessiva velocità.
Quando la nave si arrestò violentemente davanti ad una spiaggia, subito Yuna schiacciò impaziente il pulsante per far aprire la portiera ben sbarrata davanti a lei.
Come vide uno spiraglio di luce, un sorriso le spuntò sulla labbra: appena il mare e la piccola spiaggia di Basaid apparvero di fronte a lei, si lanciò giù per la rampa dell’aeronave e iniziò a correre verso quella figura tanto familiare che spaesata la osservava.
Si lanciò tra le sue braccia, che subito si richiusero intorno a lei: non seppe dire quanto tempo stettero in quella posizione, stretti l’uno all’altra in mezzo al mare, ma non le importava.
Quando si separarono e poté finalmente rincontrare i suoi occhi, un solo pensiero le attraversò la mente prima che la gioia di averlo ritrovato la invadesse completamente: finalmente, il suo viaggio si era concluso.

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