Il ragazzo millenario

di Rebychan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1. Prologo Buongiorno!
Dopo quasi un anno ho ricominciato a scrivere (chi vuole conoscere le motivazioni dietro il mio stop le troverà nel mio profilo utente nel sito) ed ho sentito il bisogno di farlo anche su Slam Dunk, la serie che mi ha iniziato sia allo yaoi, sia alle fan fic (come lettrice, ma anche come scrittrice).
Ho deciso di ricominciare a scribacchiare su questa serie da una storia che avevo in mente da più di dieci anni, ma che non avevo mai scritto per via della trama un po' particolare. Ora però mi sento pronta ad affrontarla per cui eccola qui.
Il titolo e l'ispirazione già rivelano molte cose di questa storia, ma spero che la lettura possa essere comunque piacevole.
Ovviamente i personaggi non sono miei, ma di quel genio di Inoue che spero possa al più presto ritornare in salute. Gli auguro, infatti, ogni bene.
Scusate se ci saranno degli errori grammaticali, ho letto e riletto, ma probabilmente come al solito mi sarà scappato qualcosa.
Vi lascio alla lettura, non prima però di augurare a chiunque leggerà un BUON NATALE, ma anche visto che ormai la giornata è quasi finita, delle BUONE FESTE IN GENERALE.
Un bacione.
Rebychan

PROLOGO

Il principe Mepala  fu l'ultimo signore di Laputa. Salì al trono e quindici anni e vi regnò per poco più di un anno.
La sua bellezza soprannaturale decantata dai contemporanei ed il suo immenso potere tale da incutere timore a chiunque si trovasse lungo la sua strada non riuscirono quindi a salvarlo da una fine prematura, sempre se ovviamente si possa parlare di fine per spiegare  quello che gli è accaduto.
In questo umile testo tenterò di fare luce sulla sua vita, aprendo le porte su una storia assolutamente vera che assomiglia, però, più ad una fiaba, che alla realtà.
Ogni fatto qui narrato è accaduto veramente e mi è stato narrato da fonte certa e credibile. Io non mi sono inventato niente, ho solo offerto le mie mani per scrivere queste memorie in modo che quando sarà giunto il momento giusto, i posteri potranno conoscerle.
Ed ora finita questa premessa, non mi resta che dare inizio al racconto.

H. S.

Il ragazzo dopo aver letto quelle poche righe chiuse il libro, un regalo di un suo vecchio amico, e lo appoggiò sopra il tavolino davanti al divano in cui era coricato.
Chiuse gli occhi perso nei suoi pensieri, fino a quando all'improvviso una voce femminile riempì la stanza malamente illuminata: "Anche oggi la vostra inviata Arisu Adachi si trova sul luogo del ritrovamento. Gli esperti sono al lavoro per provare la veridicità dell'intuizione e se davvero si scoprisse che qui sotto per millenni è stata sepolta Laputa..."
Con il telecomando il giovane chiuse repentinamente la radio, che si era accesa automaticamente grazie al timer preregistrato.
Sospirò lievemente. Era ora d'alzarsi. Una nuova giornata, l'ennesima da quando era venuto il mondo, stava per cominciare.

FINE PROLOGO

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 Buon Anno gente!
Ci tenevo proprio a postare questo capitolo oggi, oltre ovviamente per augurare Buon Anno a tutti, anche per fare gli auguri a Kaede Rukawa, sebbene purtroppo in questo capitolo non appaia. Viene, infatti, presentato solo l'altro protagonista. Spero, però, che vi possa piacere lo stesso.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci sono degli errori qui e lì. Leggo e rileggo ma qualcosa sfugge sempre.
Ringrazio le persone che hanno messo la storia tra le seguite. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Un bacio
Rebychan

CAPITOLO 1

Il ragazzo dai capelli rossi entrò nella sua camera tutto trafelato ma esultante. Finalmente in soffitta aveva trovato quello che aveva cercato come un forsennato per tutta casa da quella mattina all'alba. Certo avrebbe potuto cercarlo con più calma la sera prima, ma perché stancarsi con largo anticipo, se la stessa cosa la si poteva fare all'ultimo minuto? Ridacchiò tra se e se, tutto soddisfatto dalla sua logica di vita.
Era estasiato, ma lo stesso uno sbadiglio scappò al suo controllo.
Guardò la radio sveglia. Era già tardissimo, purtroppo non aveva tempo per dormire un po' e recuperare il sonno perduto.
Aveva solo mezz'ora di tempo prima di dover andare a scuola. E quel giorno non poteva saltarla, perché in quel giorno memorabile finalmente tutti avrebbero imparato ad apprezzare il suo genio, non solo per le sue grandi doti di basketman che l'avevano reso il miglior rimbalzista di sempre di tutto il Giappone, e probabilmente anche di tutto il mondo, ma anche per le sue superiori qualità intellettuali.
Già! Finalmente poteva dire addio all'insufficienza perenne che aveva in letteratura e che insieme a qualche altro piccolo brutto voto gli aveva quasi costato il suo debutto ai campionati nazionali qualche mese prima. Ora l'attendeva il massimo di voti e pure la lode, visto quello che si apprestava a portare al suo professore.
Sorrise beffardo mentre appoggiava con delicatezza il suo tesoro nel letto osservandolo attentamente come se si trattasse di una reliquia, e si toglieva la maglietta bagnata di sudore.
Dopo di che accese la radio per bearsi delle ultime novità che tanto lo entusiasmavano e subito, infatti,  la voce squillante di una donna irruppe nella stanza per dire:
"Anche oggi la vostra inviata Arisu Adachi si trova sul luogo del ritrovamento. Gli esperti sono al lavoro per provare la veridicità dell'intuizione e se davvero si scoprisse che qui sotto per millenni è stata sepolta Laputa..."
Il giovane ancora una volta sorrise soddisfatto, mentre accarezzava con lo sguardo l'oggetto che aveva posato, ovvero un libro impolverato ed ingiallito, di cui s'intravedeva il retro copertina spartano e consunto di colore nero.
Poi finalmente il ragazzo si decise ad andare a lavarsi. Raccattò un asciugamano e la divisa, ed entrò nel bagno attiguo per farsi una doccia.
Quando rientrò in camera era vestito in modo un po' trasandato ma comunque nei suoi standard per andare a scuola.
Si guardò allo specchio e si passò le mani tra i capelli bagnati per controllarne la crescita. Ora, infatti, non li aveva più corti, corti come li aveva tagliati qualche mese prima, stavano ricrescendo molto velocemente, a tal punto che il ragazzo si ritrovò a chiedersi se era il caso di ritornare dal barbiere o meno.
Stava bene con i capelli un po' lunghi, ma anche con quelli corti faceva la sua figura. Era davvero un bel ragazzo, ed, infatti, ancora ora si chiedeva come quelle cinquanta ragazze avevano potuto scaricarlo.
Il pensiero sortì l'effetto di far incupire il suo volto, per cui lo scacciò.
Aveva sofferto moltissimo per quei rifiuti, ma quel giorno non doveva pensarci.
Quel giorno doveva essere dedicato interamente al suo successo accademico, e alla felicità che ne sarebbe derivata.
Fece qualche leggera flessione con la schiena, che erano diventate una prassi da quando era ritornato dall'infortunio che aveva subito, per testarne l'effettiva guarigione e fu pronto ad andare.
Si era già fatto tardissimo.
Chiuse la radio e mentre riprendeva in mano il libro, si guardò intorno in cerca della cartella. Così facendo non si accorse che un foglietto era scivolato fuori dalle pagine, per adagiarsi sul pavimento, sotto la scrivania, una terra incolta di polvere e cartacce varie.
Trovata la cartella, il ragazzo vi fece scivolare dentro il suo "tesoro" e poi con un sorriso un po' beota che già si pregustava la gloria futura iniziò a camminare di gran carriera verso la scuola.
L'esaltazione lo faceva volare tre metri sopra il cielo, ed ogni tanto tra se e se non riusciva a trattenersi dal ridere come un matto, tanto che tutti quelli che lo incontravano lo scambiavano per un idiota, anche se lui vedeva quelle smorfie disgustate, come dei sorrisi di approvazione.

Se il ragazzo avesse notato il foglietto perso, si sarebbe reso conto che esso era una foto in bianco e nero che dalla pellicola sembrava antica.
Raffigurava in primo piano una donna seduta  sulla trentina, non bellissima ma comunque graziosa, vestita con un kimono tradizionale che teneva in braccio un bambino di quattro-cinque anni. Alle sue spalle c'era un uomo sulla quarantina, anche lui vestito in kimono. Aveva i capelli corti e chiari rispetto a quelli della donna. Il suo viso aveva dei lineamenti forti su cui spiccavano due occhi determinati e sinceri. A fianco dell'uomo poi c'era un ragazzo vestito all'occidentale di quindici - sedici anni, molto alto per la sua età, che, nonostante l'espressione seria, quasi imbronciata, era di una bellezza mozzafiato. I suoi lineamenti finissimi, erano esaltati da un pallore che nemmeno la foto in bianco e nero riusciva a coprire. Quella pelle pallida creava un contrasto delizioso con i suoi capelli neri frangiati sulla fronte e così lunghi da poter essere raccolti da una coda di cavallo, di cui s'intravedeva lo spago. Gli occhi poi erano magnetici. Ti guardavano con freddezza, ma nel contempo ti avvolgevano con la forza di un vulcano incandescente.
Se la donna, l'uomo ed il bambino ricordavano un po' nei lineamenti il ragazzo appena uscito dalla camera, il giovane della foto era completamente il suo opposto.
Eppure in lui, se il giovane dai capelli rossi avesse potuto vedere la foto avrebbe notato che c'era qualcosa di maledettamente familiare.

FINE CAPITOLO 1

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


2 Salve!
Ecco qui il secondo capitolo di questa storia in cui viene fatta la "conoscenza" dell'altro protagonista.
Lo so, mi sto dilungando molto con questi capitoli di presentazione, ma io sono una persona che quando scrive una storia lo deve fare spiegando a poco, a poco ogni cosa. So che tutto quello può sembrare noioso, ma è più forte di me.
Come al solito, i personaggi non sono miei ma degli aventi diritto, così come non è mia nemmeno l'invenzione di Laputa.
Scusate se ci saranno degli errori nel testo e delle imprecisioni su quanto scrivo.
Ringrazio chi ha letto, inserito nelle seguite, e soprattutto commentato questa storia. Grazie! Le risposte ai commenti ho deciso di inserirle in tempo reale direttamente nell'apposita sezione del sito. Se qualcuno, invece, preferisce trovarle in coda alla storia me lo faccia sapere, che provvederò a cambiare metodo.
Prima di lasciarvi, devo fare una precisazione.
La mia Laputa sarà simile, ma nel contempo diversa da quanto immaginato da Hayao Miyazaki nel suo film e da Jonathan Swift nel suo romanzo I viaggi di Gulliver. L'ambientazione, infatti, deve adeguarsi alle mie esigenze di copione.  
Con questo mi sembra di aver detto tutto.
Buona lettura (spero).
Rebychan

CAPITOLO 2

Il principe Mepala era definito anche il principe dei tre colori: il blu, il nero ed il rosso.  

Il blu era il colore dei suoi occhi che grazie alla loro fredda passionalità riuscivano ad ammagliare tutte le persone, sia uomini, sia donne, che li incontravano. Erano il tratto più carismatico, di un viso già di per sé bellissimo. Erano quel qualcosa in più, che gli permetteva di raggiungere  la perfezione nei canoni estetici dell'epoca.
Il blu era anche il colore del cielo che lui solcava, grazie a Laputa, il suo regno che non era nient'altro che un'isola volante, sorretta da strane leggi alchemiche. Il carisma naturale e la bellezza del principe erano così affascinanti d'aver sottomesso anche il magnete di Laputa. Se fino al precedente sovrano l'isola, infatti, donava dentro certo limiti i suoi arcani poteri a tutti gli abitanti, ora invece era il principe il fulcro di ogni cosa. Grazie a Laputa lui poteva fare tutto quello che gli passava per la mente. Poteva decidere da solo la rotta dell'isola, e se o quando fermarsi sulla terra ferma. Ma non solo, poteva anche decidere di far nevicare in estate, o di distruggere un intera città grazie a delle palle di fuoco. Poteva anche cambiare aspetto per spiare i suoi compagni o oppositori senza essere riconosciuto, in modo da proteggersi da oscure congiure.
Tutte queste manifestazioni di potere potrebbero sembrare autentiche magie ma in verità erano il frutto degli studi approfonditi sull'alchimia dei scienziati di Laputa dei secoli precedenti. Studi di cui già all'epoca di cui parlo si era persa la memoria. Probabilmente i sovrani di Laputa avevano pensato che quei studi fossero troppo pericolosi per lasciare che qualcuno li usasse al di fuori dal loro controllo. Probabilmente avevano ucciso quei scienziati per impedire fughe di notizie. E così già all'epoca di Mepala erano rimasti solo i cimeli costruiti di quel lontano periodo; cimeli di cui solo la famiglia reale e alcuni altri pochi eletti conoscevano il funzionamento e che venivano usati per mantenere il potere. Cimeli che sembravano aver trovato in Mepala il loro perfetto utilizzatore, concedendo solo a lui il diritto di usarli in assoluta esclusiva.
Com'è facile immaginare da queste parole, il principe Mepala aveva la capacità di assoggettare sotto al suo dominio chiunque, sia i suoi sudditi, sia i popoli della terra ferma e la usò.
Più di qualunque altro sovrano nella storia, Mepala ha avuto nelle sue mani il potere di decidere della vita e della morte di chiunque avesse avuto l'ardire di trovarsi lungo la sua strada e, purtroppo, usò quella forza quasi sempre esclusivamente per la morte.

Il nero era il colore dei suoi capelli. Erano dei pregiatissimi fili di seta che incorniciavano un viso splendido. Il nero metteva in risalto il pallore dell'incarnato naturale del principe, esaltandone maggiormente i lineamenti finissimi. Quei capelli celebrati sia dai suoi cortigiani, sia dai suoi oppositori in lunghi poemi furono una delle caratteristiche principali del principe che aiutarono la diffusione della leggenda sulla sua bellezza in molte parti del mondo.
Il nero era però anche il colore del suo cuore, od almeno tutti pensavano fosse così, dato che il sovrano era spietato e privo di compassione.
Sembrava incapace di provare qualsiasi tipo di sentimento "positivo". Bramava solo il potere, e ricorreva ad ogni mezzo per raggiungerlo: uccidere, ingannare, rubare.
Passava sopra a chiunque, parenti e presunti amici, e mai mostrò il benché minimo pentimento.
Era capace di uccidere di suo pugno a sangue freddo donne e bambini senza che mai sul suo volto sparisse quell'espressione imperturbabile e glaciale che l'aveva reso famoso. Non aveva mai un attimo di ripensamento. Era sempre sicuro di sé nella sua fredda ferocia.
Si era così diffusa la voce tra il popolo oppresso che se qualcuno avesse provato ad aprirgli il  torace, avrebbe trovato al suo interno un cuore nero come la pece. Era impossibile che un normale essere umano, infatti, fosse così crudele.

Il rosso era il colore dell'insegna della famiglia reale di Laputa: una volpe rossa in campo bianco. E Mepala era proprio una giovane volpe ammaliante, piena di talento e molto astuta. Il suo fascino era impareggiabile, molte persone, nonostante conoscessero la sua ferocia, ne cadevano vittime. Sembravano quasi felici di immolarsi al suo fascino, morendo beandosi di un suo sguardo. Il suo talento per qualsiasi tipo di arte era incredibile. Era un bravo poeta, un ottimo danzatore ed eccelleva nell'uso di qualsiasi tipo di arma. Quando iniziava una campagna bellica combatteva sempre, infatti, in prima persona e nessuno dei suoi avversari fu mai capace di batterlo a duello.  La sua spada guizzava con precisione senza mai lasciare scampo. Il suo cervello era sempre pronto a trovare la tattica migliore per far cedere i suoi nemici. Era così scaltro che molto spesso faceva cadere delle intere città usando solo l'inganno. I suoi raggiri erano memorabili.
Il rosso era però anche il colore del sangue che fece versare alle sue innumerevoli vittime ed il colore degli incendi con cui rase al suolo numerose città, noncurante dei civili che vi abitavano.
A volte la sua crudeltà era così grande, che anche quando un paese avversario si arrendeva, decideva comunque di far passare a fil di spada i suoi abitanti giusto per il gusto di veder scorrere il sangue. E con lo stesso metro usò anche gli incendi. A volte per fare cedere un nemico gli sarebbe bastata la diplomazia, ma decideva comunque di incendiarne la città per il solo gusto di farlo.

Si può quindi dire a ragione che la bellezza del principe Mepala fosse pari alla sua spietatezza.
E si può anche affermare con sicurezza che fu proprio quest'ultima la causa principale della sua "fine".
Non fu però come sarebbe stato lecito supporre, a causa di una ribellione interna causata dalla crudeltà dei suoi metodi che il suo regno cadde, il suo potere su Laputa, infatti, rendeva impossibile una tale eventualità.
La sua "fine" si materializzò in un modo alquanto stupefacente ed assunse una forma inaspettata.
Accadde tutto a causa di una giovane madre schiava che proteggeva il suo bambino.

Il giovane dai capelli neri, nonostante fosse a bordo della sua fidata bicicletta, stentava a tenere gli occhi blu aperti. Era ormai da diversi anni che viveva prigioniero del sonno. L'unico momento della giornata in cui si sentiva ben sveglio era quando giocava a basket, per il resto del tempo era perennemente addormentato. Se fosse andato da un medico specialista gli avrebbe di sicuro diagnosticato una bella narcolessia, ma lui sapeva perfettamente che le cose non erano come apparivano.
Quel sonno serviva soltanto per fargli capire che il suo tempo era arrivato. Ormai era quasi giunto alla scadenza e quei misteriosi ritrovamenti archeologici che tanto facevano scalpore alla televisione glielo avevano confermato.
Era così insonnolito da non accorgersi del ragazzo dai capelli rossi che aveva davanti fino a quando non si scontrò con lui.
L'impatto non fu così forte da farlo cadere ed, infatti, riuscì a mantenere l'equilibrio così bene da poter continuare la sua corsa senza fermarsi a chiedere scusa o altro.
Tanto sarebbe stato inutile.
Conosceva benissimo quel giovane e se si fosse fermato, avrebbero solamente finito con il litigare, prendendosi a pugni.
Le consuete urla esagitate dell'altro che inveivano su di lui chiamandolo Volpino e autodefinendosi un genio mentre dichiarava che quel giorno tutti avrebbero riconosciuto la sua schiacciante superiorità anche intellettuale, sortirono l'effetto tuttavia di svegliarlo mentre un lieve sorriso increspava le sue labbra di solito perennemente inespressive.
In fin dei conti, si disse, di recente oltre al basket aveva trovato anche qualcos'altro che riusciva a tenerlo desto.

FINE CAPITOLO 2



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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Questo insieme con i prossimi due saranno incentrati sulla leggenda di Mepala, mentre nel presente verrà presentata la quotidianità dei protagonisti, e si comincerà a scavare nei loro sentimenti.
Detto questo, come al solito i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chi ha inserito la storia nelle seguite, e chi l'ha commentata. Grazie.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 3

Fu tutto a causa di una giovane madre schiava che proteggeva il suo bambino.
Durante la festa del suo genetliaco, era tradizione che il principe regnante passasse per le vie dell’isola a bordo della carrozza reale, trainata da quattro magnifici cavalli bianchi.
La parata era seguita da tutto il popolo ai bordi della strada.
Era una delle poche occasioni durante l'anno in cui i comuni cittadini potevano vedere il loro sovrano e bearsi così nel caso di Mepala della sua bellezza per cui, nonostante fosse inverno, per accaparrarsi il posto migliore c’era grande ressa.
Grida di giubilo acclamavano il principe Mepala mentre procedeva lungo il suo percorso. Nessuno osava criticarlo in quell’occasione di grande festa, per paura di ripercussioni.
Anche il bambino insieme alla madre era lì per fare festa al suo signore. Era dal giorno prima che attendevano il passaggio della carrozza, per cui erano riusciti a conquistarsi un posto in prima fila.
Purtroppo però quando il principe fu quasi alla loro altezza, la concitazione generale creò l’inevitabile. Qualcuno per sbaglio spinse  il bambino in mezzo alla strada. I cavalli si agitarono e sbandarono verso destra sballottando gli occupanti della carrozza.
Quando alla fine il cocchiere riuscì a riprendere il controllo, la folla smise di gridare esultante. Tutti si erano resi conto che quel piccolo incidente poteva creare dei grossi problemi  a chi ne era stato l’artefice, anche se si trattava di un bambino di cinque anni.
Tutti  aspettavano con trepidazione di scoprire la reazione di Mepala a quell’incidente. Era cosa risaputa che il principe odiasse qualsiasi cosa che interferisse con il suo volere, che detestasse ogni problema anche piccolissimo che gli rovinasse i suoi progetti.
E di sicuro lui reputava  il fatto che la carrozza si fosse fermata sballottandolo un’interferenza ed un problema.
Il bambino non l’avrebbe passata liscia. La speranza era che però Mepala per una volta si fosse dimostrato magnanimo punendolo con una multa, o con qualche frustata, invece che con la morte.  
Quella speranza però svanì subito, quando il principe uscì dalla carrozza e guardando disgustato il bambino, gridò alle sue guardie che lo seguivano:. “Arrestate quel piccolo sobillatore. Domani all’alba verrà giustiziato per lesa maestà”
La folla non riuscì a trattenere dei gridolini di protesta, ma bastò un’occhiata del principe per ammutolirla. Il suo potere li terrorizzava a tal punto da renderli tutti codardi.
Solo la madre del bambino che l’aveva raggiunto, stringendolo a sé per rassicurarlo, ebbe la forza di opporsi a quell’ordine.
Mentre le guardie si avvicinavano per trascinare via il bambino terrorizzato dalla paura, la donna cominciò ad urlare in lacrime: “La prego  Sua Grazia Principe Mepala  concedete al mio bambino di vivere. Quello che è accaduto è stato un incidente.”
Il principe Mepala però non si lasciò impietosire e continuò a guardare la scena che gli si parava davanti con un’espressione cupa in volto.
La donna provò ad insistere mentre iniziava a combattere contro i soldati che volevano allontanarla dal suo bambino. “Vi prego, Sua Maestà, è solo un bambino. Perdonatelo. Farò qualsiasi cosa vorrete ma salvategli la vita.”
A quelle parole, gli occhi di Mepala si illuminarono per qualche istante. Sembrava gli fosse balenata in mente una qualche idea strana, che sarebbe stata in grado di divertirlo.
Batté le mani per ordinare ai suoi uomini di fermarsi un attimo ed alzò la voce per chiedere alla donna: “Farete qualunque cosa?”
“Sì.”, lei risposte convinta.
“Sareste disposta anche a morire al posto suo?”, chiese sornione il sovrano.
La donna per un attimo non disse nulla. Guardò il figlio e gli sorrise dolcemente, prima di tornare a fissare la sua attenzione su Mepala ed affermare senza un attimo di esitazione: “Sì, sarei disposta anche a morire per lui.”
“Allora voglio proprio accontentarti. Solo che… non morirai al posto suo, ma insieme a lui.”
Quelle parole fecero impallidire oltre alla donna, anche il resto dei presenti.
Il principe Mepala ancora una volta non si smentiva nella sua crudeltà.
“Odio chi osa controbattere un mio ordine.”, dichiarò Mepala sempre più nero in volto. Poi rivolto alle guardie ordinò: “Trascinateli entrambi in gattabuia, e domani avremo due esecuzioni, invece che una.”
“No. Non potete farlo.”, gridò disperata la donna,
“Ah no? E perché?”, chiese il principe. “Io posso tutto.”
“Gli dei vi puniranno.”, esclamò lei disperata in un ultimo tentativo di persuasione.
Mepala si fece però beffe di lei. “Gli dei non esistono.”, esclamò con convinzione. “Io sono l’unico dio che tutti voi dovreste riconoscere.”
Era la prima volta che il principe Mepala dichiarava apertamente quel pensiero che ormai da un po’ gli frullava nella mente.
Il potere aveva dato alla testa al principe tanto che aveva iniziato a considerarsi un dio, e così  non capì che con quell’affermazione aveva osato oltraggiare delle forze che gli erano superiori. Fu in quel momento, infatti, che tutto cambiò.  

Il suono della campanella interruppe la lettura del ragazzo dai capelli rossi. Erano già finite le lezioni. Lo studio doveva lasciare spazio ai club sportivi o culturali e di solito quella notizia riusciva sempre a rendere felici gli studenti, ma non quel giorno, in cui la lettura di quel libro era riuscita a rapire completamente gli ascoltatori.  
Dai compagni di classe del giovane, infatti, partì un fragoroso applauso, mentre  il suo professore di letteratura lo guardava con una strana luce negli occhi.
Era la prima volta che quel bagliore appariva negli occhi di un insegnante mentre guardava il ragazzo. Di solito era la luce della disapprovazione, infatti, che illuminava il loro sguardo, ora quel bagliore, invece, celava  ammirazione e rispetto.
Il professore improvvisamente si unì agli applausi, mentre diceva: “Complimenti Sakuragi. Oggi è riuscito davvero a stupirmi. Non sapevo esistessero altri libri, oltre ai Viaggi di Gulliver che parlassero di Laputa.”
“Non esistono, infatti.”, ridacchiò il giovane felice di aver ottenuto il risultato sperato quando quella mattina aveva cercato in lungo ed in largo il tomo. “Questo libro l’ha scritto il mio bisnonno e questa copia è l’unica esistente da quello che so. Così come mio nonno dopo di lui, Hiro Sakuragi era affascinato da Laputa e soprattutto dal suo ultimo signore e così decise di scriverne la storia.”
“In effetti Mepala per gli storici è sempre stato un personaggio enigmatico. Non si è mai saputo se sia esistito veramente oppure no. Ben poche notizie ci sono arrivate su di lui.”
“Si vede che questi storici non valevano niente. Il mio bisnonno ne ha trovate parecchie di notizie, visto che ha scritto un libro di più di cinquecento pagine. Dopotutto però non tutti possono essere dei geni come  i Sakuragi.” Hanamichi ridacchiò portandosi una mano dietro la testa, e per la prima volta tutti risero bonariamente con lui della sua esaltazione, invece di beffeggiarla.
“Dei geni?”, Hanamichi sentì bisbigliare scettico dietro di sé la voce nota del suo migliore amico. “Ma il tuo bisnonno non era…”
Hanamichi raggelò con lo sguardo Mito facendogli intuire che quel tasto sul passato della sua famiglia per il momento era meglio non rimarcarlo, ed, infatti, quest'ultimo capendo la situazione sorrise furbescamente, strizzandogli l’occhio.
Yohei Mito conosceva Hanamichi fin da quando erano bambini, ed era sempre felice quando l'altro riusciva ad essere apprezzato. Non era mai invidioso di lui, solo che a volte gli piaceva stuzzicarlo. Capiva però sempre quando non era il caso di insistere, ed allora sorridendo lasciava stare.
“In effetti le notizie che il tuo bisnonno ha trovato m’interessano parecchio. Non mi dispiacerebbe leggere interamente quel libro. Hai detto che non ci sono altre copie in giro, vero?”, continuò a chiedere il professore che sembrava non aver fatto caso agli sguardi intercorsi tra i due amici.
“Purtroppo no.”,  rispose Hanamichi sicuro.
“E perché? Perché la tua famiglia non l’ha pubblicato? Sono convinto che avrebbe avuto successo. L’inizio, infatti, promette bene, anche se, nonostante la premessa iniziale, sembrerebbe basarsi di più su una leggenda, che sulla realtà. Ma d’altra parte ormai credo sia abbastanza chiaro che Mepala sia più che altro un mito.”
“Non lo so perché non è stato pubblicato. Una volta quando ero bambino l’ho chiesto a mia madre, ma mi ha risposto che non era ancora il momento giusto e che quel momento sarebbe arrivato quando mio nonno avesse dato l’okay.”
Era vero! Quel libro attualmente senza titolo che in famiglia veniva chiamato semplicemente Il principe di Laputa, per i Sakuragi era sempre, infatti, stato importante. Hanamichi non l’aveva mai letto, ma suo nonno e sua madre gliene avevano sempre parlato con parole entusiaste. Non conosceva molto del contenuto, ma tutti nella sua famiglia avevano sempre dato per certo che in futuro sarebbe stato lui ad ereditarlo in modo da continuare a preservarlo da occhi indiscreti fino a quando il mondo non sarebbe stato pronto ad accoglierlo.  
Lui però non se n’era mai curato molto. Se il mondo, infatti, non era pronto ad accoglierlo ora che forse Laputa era stata ritrovata, quando ne sarebbe stato in grado? Mai!
Era per quello che  l’aveva cercato da quella mattina all’alba per fare bella figura a scuola. Ora che suo nonno infatti era in ospedale tutti i suoi effetti personali erano stati portati a casa sua e così ne aveva approfittato.  
Ovviamente però sapendo che i suoi non sarebbero stati d’accordo sul fatto di portarlo da qualche parte, continuavano, infatti, ad insistere di non volerlo pubblicizzare, l’aveva fatto di nascosto.
Aveva aspettato che sua madre avesse il turno di notte in ospedale, era un'infermiera, per cercarlo e portarlo via. Di sicuro così lei non avrebbe mai sospettato che l’aveva preso dal luogo in cui era stato nascosto in soffitta, per cui ora poteva farne quello che voleva.
Il professore intanto continuava a parlare dicendo: “Capisco. Visto che è così, allora mi chiedevo se ti fosse possibile prestarmelo in modo da farne delle fotocopie per leggerle.”
Hanamichi stava per dire di sì, tutto per un bel voto, ma poi qualcosa gli impedì di farlo.
Il ragazzo era dopotutto un tipo sincero, e già aver portato via il libro di nascosto da casa era stato un raggiro, far fare anche delle fotocopie ad un estraneo in modo che chissà quante altre persone poi le avrebbero lette gli sembrava esagerato.
Era meglio che almeno la diffusione delle informazioni contenute nel testo fosse lui a gestirla.
“Io glielo darei, ma per fare delle fotocopie dovrei chiederlo a mio nonno. E’ ancora suo, io l’ho solo preso in prestito. E non so quanto lui gradirebbe. E' fissato dopotutto con l'idea di non diffonderlo troppo.”
“Okay. Forse hai ragione.” Sorrise il professore un po’ deluso. “Prova comunque a chiederglielo e mal che vada, se potessi portarlo a scuola anche domani in modo da riprenderne la lettura, te ne sarei grato.”
“Ah sì, questo lo posso fare di sicuro.”, esclamò il ragazzo ed anche il resto dei compagni di scuola si dimostrarono entusiasti dalla notizia.
“Bene! Ora visto che si è fatto tardi è meglio se raggiungete i vostri club. Sakuragi prima che tu vada però voglio dirti ancora una volta che ti sono grato per aver portato quel libro a scuola, e per premiare la tua buona volontà ho intenzione di metterti un buon voto nella tua interrogazione di questo mese. Bravo!”
“Sì.”Saltò su dal banco il ragazzo dai capelli rossi. “Sì.”, urlò di nuovo tutto allegro.
Quel giorno tutto stava andando proprio come aveva pianificato. Era riuscito ad ottenere l’ammirazione sia dei suoi compagni di classe, sia del professore e aveva preso pure un buon voto.
Si era inoltre diffusa nella scuola la voce che lui possedeva un libro su Laputa e così anche tutti gli altri studenti dello Shohoku lo avevano fermato durante la ricreazione e la pausa pranzo per averne informazioni.
Grazie al ritrovamento dei reperti storici nel territorio nazionale, infatti, in Giappone si era in pieno Laputa Boom e chiunque ne avesse delle informazioni diventava  importante e famoso.
Tutto quello per Hanamichi era meraviglioso, ma per ritenersi del tutto soddisfatto, il ragazzo necessitava ancora di alcune cose.
Mentre andava in palestra, infatti, si pregustava di già l’accoglienza da re che avrebbe ottenuto anche lì grazie al libro.
Voleva essere ammirato anche dai suoi compagni di club, da tutti indistintamente, ma soprattutto da due persone.
Una era Haruko, la nuova manager della squadra ma anche la ragazza che l'aveva avvicinato al basket e che gli piaceva da sempre, e che purtroppo quel giorno per un motivo o per l’altro ancora non era riuscito ad incontrare.
L’altra era la sua nemesi alias Kaede Rukawa, che già quel giorno era riuscito a farlo incavolare quando lo aveva investito con la bicicletta. Fra loro i rapporti non erano mai stati idillici, ogni volta che s’incontravano non facevano, infatti, che litigare. Hanamichi lo detestava più di chiunque altro, perché era il ragazzo che ancora adesso interessava ad Haruko, ma anche perché tentava in tutti i modi di umiliarlo nel basket.
A lui, quindi, in fin dei conti, non avrebbe dovuto importare cosa l’altro pensasse di lui, eppure ormai erano diversi giorni che il ragazzo si era reso conto che la luce d’indifferenza con cui Rukawa lo guardava, lo faceva innervosire. Per una volta avrebbe voluto vedere nel suo viso un’espressione diversa di quella noncurante rivolta verso di lui. Voleva che Rukawa ammettesse che Hanamichi valeva, e non lo trattasse più e sempre come un semplice incapace. Hanamichi aveva appreso le regole del basket più velocemente di chiunque ed era un autentico talento naturale, era stufo che l’altro invece lo considerasse ancora un dilettante e lo trattasse quasi alla stregua di un rifiuto. Lui era qualcuno, e per una volta voleva che Rukawa lo riconoscesse, anche se fosse stato per qualcosa che non riguardava il basket.
Per il basket, in fin dei conti, aveva tempo. Era sicuro, infatti, che  un giorno gli avrebbe rifilato una sonora sconfitta in un uno contro uno, e così lo avrebbe ridimensionato, per ora, però, dovette ammettere non ne era ancora capace, per cui per farsi riconoscere come una persona doveva pensare a qualcos’altro, e quel qualcos’altro poteva benissimo essere quel libro.  Tutti ultimamente erano interessati a Laputa, lo aveva dimostrato il professore dandogli incredibilmente un bel voto, quindi anche all'altro doveva importargli.
Perché fosse diventato così importante che Rukawa lo riconoscesse ovviamente Hanamichi non riusciva ancora a spiegarselo, ma sentiva che era così ed ormai era stufo di negarlo.
Quelli erano i pensieri che frullavano nella testa del giovane  mentre camminava per andare in palestra.
Essendo, però, curioso di scoprire anche cosa era successo a Mepala, visto che era stato costretto ad interrompere la lettura in un punto interessante, tirò fuori il libro dalla cartella e cominciò a leggere camminando.
Leggendo in quel modo, prendeva anche due piccioni con una fava.
Appagava la sua curiosità soprattutto, ma anche entrare negli spogliatori ed in palestra leggendo gli avrebbe dato oltre che un tono da intellettuale, la possibilità di far ammirare a tutti il libro fin da subito. In quel modo, i suoi compagni avrebbero dovuto per forza complimentarsi con lui. Nessuno avrebbe potuto fingere di non sapere dell'esistenza del tomo e visto i loro caratteri c'era sempre la possibilità che lo facessero, se non usava certe accortezze. Ridacchiò. Era decisamente un genio.

FINE CAPITOLO 3

Ad Hanamichi sta andando tutto troppo bene, vero? Chissà se prima o poi ci sarà una fregatura. Eh eh eh! 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


4 Ecco qui il nuovo capitolo.
Ancora quotidianità, ancora leggenda con qui e lì, però, qualche informazione in più.
Come al solito, i personaggi non sono miei ma degli aventi diritto. Scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chi legge questa storia e chi l'ha messa tra le seguite.
Vi lascio alla lettura.
Un bacio
Reby

CAPITOLO 4

Fu in quel momento, infatti, che tutto cambiò.  
Davanti agli occhi della gente sbigottita e a quelli  furiosi di Mepala il corpo della donna e del bambino s’illuminarono di una luce intensa ed iniziarono a cambiare forma fino a rivelare la loro vera natura.
La giovane madre dal viso segnato dalle rughe della preoccupazione divenne una ragazza sulla ventina di una bellezza scintillante e sovrannaturale.
Il bambino invece perse la forma umana per diventare uno scettro.
Con la sua voce melodiosa poi la donna esclamò rivolta a Mepala: “Tu illuso di un mortale che non sai nulla, osi ancora ergerti a divinità?”
Tutti capirono che quella donna era una dea e fra la folla cominciò a crescere il panico.
Ci fu chi si buttò a terra in ginocchio chiedendo misericordia dei proprio peccati, chi invece tentò di scappare lontano per paura del giudizio divino.
Anche le guardie ed i servitori del principe fuggirono, rimase solo lui a fronteggiare la dea.
E com’era nel suo carattere non barcollò mai, il suo volto rimase sempre imperturbabile, anche  quando ormai il suo destino stava per compiersi, anche quando la donna riprese a parlare volgendo lo scettro verso di lui: “Tu che più di ogni umano sei stato baciato dai noi divinità in bellezza, forza e grazia ti sei reso reo di innumerevoli colpe. Ti sei fatto traviare dal tuo potere, finendo con il compiere azioni riprovevoli, finendo con il credere di essere un dio. Bé ora ti dimostrerò la tua impotenza. Che la punizione divina cada su di te e sul tuo popolo.”
Ormai era chiaro che la divinità si era trasformata in una madre ed aveva creato ad arte la messinscena  del bambino finito in mezzo alla strada per mettere alla prova il principe. Voleva sapere se in lui ci fosse stato ancora qualcosa che poteva essere salvato. Se il ragazzo fosse stato ancora un po’ capace di provare compassione. Se avesse avuto almeno l’umiltà di credere ad un potere superiore al suo. Mepala, però, aveva fallito su tutta la linea. Si era rivelato vuoto, spietato e arrogante fino alla fine.  
E per quello era giunto il momento che pagasse per tutte le sue malefatte.
A nulla servirono i poteri alchemici del magnete, non appena la dea ebbe detto quelle parole, infatti,  Laputa cominciò a precipitare verso la terra ad incredibile velocità.
Si sfracellò al suolo e l’impatto fu così tremendo da creare una voragine di diversi kilometri.
Ed è lì in quella voragine profonda che dovrebbe trovarsi proprio in Giappone,  non raggiungibile dalla gente dell’epoca, di cui ormai si è persa memoria,  che Laputa si trova ancora ora, come monito della stupidità di un uomo che si credeva dio.  
Gli abitanti innocenti dell’isola si ritrovarono trasportati in una città della terraferma vicina al luogo dell’impatto. Assisterono alla caduta della loro amata patria, ma non poterono far nulla per salvarla.
Gli abitanti che invece avevano sostenuto Mepala, assecondando ogni suo capriccio, morirono insieme all’isola.
Per il principe Mepala la dea però aveva in serbo altre sorprese.
Vista la sua crudeltà e la sua arroganza la morte per lui sarebbe stata una fine troppo irrisoria.
Lui meritava di scontare ad uno ad uno tutti i suoi misfatti.  
Fu per quello che la dea lo maledì.

Il pallone finì a canestro in una parabola discendente a dir poco perfetta.
Il ragazzo riafferrò la palla e la palleggiò diverse volte, prima di saltare per schiacciare.
Poi ricominciò a correre, palleggiare, tirare, schiacciare fingendo di non accorgersi di quello che accadeva a pochi metri da lui.
Quel giorno, infatti, si poteva ben dire che lui era l’unico membro della squadra di basket del liceo Shohoku che si stava allenando seriamente. Gli altri suoi compagni, invece, in quel momento erano fin troppo impegnati a lisciare le penne rosse di quell’idiota che rispondeva al nome di Hanamichi Sakuragi.
Era proprio vero che il Giappone moderno era diventato semplicemente una gran accozzaglia di stupide mode. Si disse il giovane. Bastava che qualsiasi notizia arrivasse alla ribalta dei rotocalchi televisivi e la gente vi si buttava sopra, trasformando la cosa più insensata, in un qualcosa senza il quale non si poteva vivere.  
In quel periodo, a causa di quel famoso ritrovamento archeologico si era, infatti, in pieno Laputa Boom e qualsiasi persona avesse notizie fresche su quel leggendario e paradisiaco posto diventava una celebrità.
Il giovane dai capelli neri schiacciò un’altra volta la palla a canestro con forza, mentre per un attimo lasciò che nella sua mente facessero capolino i ricordi del bellissimo panorama che un tempo aveva potuto ammirare dalla finestra del palazzo in cui viveva. Era il paesaggio di una cittadina le cui deliziose case erano costruite creando un equilibrio perfetto con la natura.
Circondate da morbide colline e calmi fiumi, le piccole abitazioni bianche in cui la gente viveva la  propria vita in modo sereno sorgevano su dei lussureggianti prati verdi pieni di fiori ed alberi.  
E su tutto in alto svettava un cielo blu intenso che sapeva scaldare il cuore.
Il giovane scacciò immediatamente dalla sua testa quella visione nostalgica insaccando un tiro a canestro dalla linea dei tre punti.  
Era inutile per lui continuare a pensare a qualcosa che sapeva non avrebbe mai più potuto riavere indietro.
Si fermò un attimo in mezzo al campo di basket e chiuse gli occhi per fare un po’ di training mentale e le sue orecchie non poterono non captare le parole dei suo compagni.
Tutti si stavano congratulando con la scimmia rossa per il suo libro su Laputa, e gli stavano chiedendo informazioni su di esso.
Il giovane dai capelli neri non riuscì a trattenere un leggero motto di stizza.
Come aveva osato quell’idiota portare a scuola quel libro senza aver chiesto il permesso a suo nonno?
Già, perché di sicuro Nobuyuki Sakuragi, non avrebbe mai acconsentito a pubblicizzarlo in quel modo, in quanto era palese che non era ancora giunto il momento per farlo conoscere al mondo. Quel libro in possesso della famiglia Sakuragi, infatti, era ancora privo di un finale e sinceramente non aveva senso iniziare a leggere una storia se si sapeva di per certo che difficilmente si sarebbe saputa la conclusione.
Ma il giovane Sakuragi tutto quello non doveva saperlo, visto come rispondeva tutto pompato alle varie domande degli altri. Lo faceva, infatti, in modo sbagliato od impreciso.
Diceva che il romanzo era stato scritto dal suo geniale bisnonno ovvero il caro, povero e sfortunato Hiro-kun che di sicuro sarebbe vissuto più sereno se non fosse stato così ingenuo e sincero con tutti quelli che incontrava. La fine che aveva fatto quell’uomo ancora rattristava il ragazzo, il quale stava ancora tentando ma inutilmente di estraniarsi dal mondo per allenarsi mentalmente.
Hanamichi stava, inoltre, dicendo che il contenuto del libro era tutta farina del sacco di Hiro, quando in verità quella era una storia che gli era semplicemente stata raccontata in segno di amicizia e rispetto.
Diceva che quella che teneva in mano era l’unica copia esistente del romanzo, quando in verità ce n’era un’altra e a dirla tutta solo quest’ultima era completa.
Solo che anche la copia completa era ancora impubblicabile, perché era comprensiva di due finali e solo uno poteva essere quello giusto. Solo uno poteva  veramente concludere in modo definitivo le avventure di Mepala, ma quale sarebbe stato?
Mentre pensava a quello, il giovane all’improvviso fu colto da un malore. Fece cadere la palla mentre si portava una mano sulla bocca per trattenere un gemito.
Stava sempre peggio, si rese conto. Ormai per quanto sarebbe riuscito a rimanere ancora cosciente? Quanto tempo poteva ancora restargli prima dell'inevitabile fine? Giorni? Mesi? Di sicuro non anni.
Forse non sarebbe stata una cattiva idea  cominciare a tirare le somme della sua esistenza.
Sorrise amaro.
Si guardò intorno. Nessuno per fortuna aveva notato quel suo piccolo mancamento.  
Quando si sentì meglio riafferrò il pallone e di nuovo si precipitò verso il canestro per l’ennesima schiacciata.
Mentre giocava ancora riusciva a stare bene, forse poteva rimandare ancora per un po' l'ultimo esame di coscienza che prima o poi sarebbe stato costretto a fare.
Di nuovo alle sue orecchie arrivarono i discorsi degli altri. La sorella dell’ex capitano dello Shohoku stava chiedendo all’idiota dai capelli rossi se poteva prendere in mano il libro e leggerlo un pochino.
Con la coda dell’occhio vide l’altro fare la  solita faccia da ebete che le rivolgeva quando era esaltato. Di sicuro stava per risponderle di sì ed il ragazzo capì che quella era una cosa che non riusciva a sopportare.
Anche se lo aveva irritato, poteva accettare tutto sommato che l’idiota avesse portato il libro a scuola per ottenere un po’ di quella considerazione di cui aveva sempre avuto bisogno per compensare la sua in verità mancanza di stima, segnata dai sensi di colpa per il lutto che aveva sconvolto la sua famiglia e di cui il ragazzo era venuto a conoscenza con un certo rammarico. Dopotutto in tutti quegli anni aveva sempre seguito con affetto le vicende della famiglia Sakuragi. Glielo doveva per tutto quello che Hiro, Nobuyuki ed in parte Aiko avevano fatto per lui.
Poteva anche  accettare che Hanamichi  facesse l’idiota con i loro compagni tutto felice per aver raggiunto il suo obiettivo primario di quel giorno ovvero essere finito al centro dell’attenzione.
Non riusciva, però, a sopportare che quel libro che avrebbe dovuto essere prezioso per tutti i Sakuragi, quindi anche per Hanamichi, e che lo era anche per lui venisse toccato e letto da quella ragazzina che non c’entrava nulla. Non almeno in quel momento, non prima che venisse divulgato a tutti.
Sinceramente si rendeva perfettamente conto che la sua era una reazione esagerata e che se a chiedere il libro all’idiota fosse stata Ayako non si sarebbe arrabbiato così tanto, ma non poteva farci niente.
Ormai era da un po’ che l’aveva capito. Hanamichi con il suo carattere irriverente era riuscito ad ottenere quello che milioni di altre persone in passato avevano desiderato ottenere senza risultato ovvero la sua attenzione e considerazione. Peccato, però, che l'altro non lo sapeva. Probabilmente, infatti, Sakuragi pensava che lo detestasse, come d’altra parte l’altro faceva con lui.
Sbuffò indispettito e senza pensarci due volte, decise di impedire che Sakuragi desse il libro alla ragazza.
Con forza lanciò il pallone contro il ragazzo dai capelli rossi, prendendolo in pieno viso.
Com’era facile prevedere, Hanamichi non prese per niente bene la pallonata e dimentico di quello che stava per rispondere ad Haruko, focalizzò tutta la sua attenzione su: “Rukawa! Stupido Volpino.”, ringhiò.
Kaede Rukawa a quelle parole fece spallucce dicendo semplicemente e freddamente: “Non sarebbe ora di iniziare gli allenamenti. Fra una settimana abbiamo una partita importante.”
Sakuragi allora gli si parò di fronte e gli face vedere il libro tutto orgoglioso: “Forse visto che sei un bradipo senza cervello non l’hai capito ma è un libro su Laputa.”
Lui continuò a guardarlo senza mostrare il minimo interesse.
“Laputa, la città i cui resti forse sono stati ritrovati qui in Giappone di recente.”, continuò a dire Hanamichi per fargli comprendere l’importanza di quello che aveva tra le mani.
Ma Rukawa continuò a non dargli soddisfazione.
Vide una luce ferita passare negli occhi di Sakuragi quando si rese conto che lui non si sarebbe mai abbassato a mostrarsi entusiasta per quel libro.
Rukawa sentì il suo cuore battere in maniera irregolare mentre l’idea di poter per una volta complimentarsi con l’altro per dargli un po' di soddisfazione gli affiorò alla testa per un istante, subito dopo però la scacciò.
I comportamenti sdolcinati non riusciva proprio a gestirli, era più facile continuare a comportarsi come sempre.  
“Devi essere proprio un volpino artico se non sai niente di Laputa. Ne parlano tutti. Possibile che ti piaccia solo il basket e nient'altro? Se fai il bravo potrei farlo vedere anche a te questo libro.”, insistette ancora una volta il ragazzo dai capelli rossi ormai arrampicandosi sugli specchi per attirare l’attenzione dell’altro.
Rukawa, però, continuò a stare zitto.
“Sei proprio uno stupido, volpino.”
“E tu sei un idiota.”, disse allora Rukawa gelido.
E così con quelle parole Hanamichi si vide sfumare del tutto la possibilità di vedersi apprezzato per una volta dall'altro.   
Fino a quel momento, in quella giornata, era andato, infatti, tutto troppo come aveva desiderato, qualcosa doveva pure andare storto.
Si rese conto che avrebbe però preferito non aver preso il bel voto, o non aver ottenuto la considerazione dei professori e dei suo compagni, o addirittura di Haruko, pur di ottenere quella del ragazzo che continuava a guardarlo gelido, anche in quel momento.
Sospirò e come sempre quando le cose non andavano come voleva s’infuriò.
Fece partire un pugno diretto verso il viso di Rukawa, l’altro rispose nella stessa maniera e così i due iniziarono come al solito a darsele di santa ragione mentre i loro compagni tentavano di fermarli.  
Tutto era come sempre, nulla era cambiato.

FINE CAPITOLO 4

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


5 Ecco qui il nuovo capitolo nel quale dovrebbe concludersi il racconto della leggenda.
Per il resto, leggete!
Come al solito, i personaggi non sono miei ma degli aventi diritti e scusate gli errori.
Ringrazio chi ha letto ed inserito tra le seguite la storia. Ringrazio anche chi ha commentato i capitoli precedenti.  
Vi lascio alla lettura.
Un bacio
Rebychan

CAPITOLO 5

Fu per quello che la dea lo maledì.
Al principe Mepala che aveva osato dichiararsi dio venne concessa la "giovinezza e la vita  eterna".
Avrebbe percorso i secoli, i millenni senza mai invecchiare. La sua bellezza sarebbe rimasta per sempre intatta.
Niente avrebbe potuto ucciderlo.
Sarebbe vissuto per sempre o meglio per quasi sempre.
Detta così, per chi agogna la vita eterna, questa maledizione può sembrare più  una benedizione, che qualcosa di negativo, ed in principio, infatti, anche Mepala non capì lo scopo di tutto quello.
Nonostante avesse perso  il suo regno, infatti, lui non si scompose. Era solo e povero, ma aveva ancora il suo fascino, la sua bellezza, la sua sagacia, la sua abilità e le avrebbe avute per sempre.
Percorse i primi anni circuendo ricchi mercanti, divertendosi con i passatempi più pericolosi e perversi. Partecipò a molte guerre mettendo alla prova la sua capacità di sopravvivere.
Per i primi tempi tutto andò bene, ma poi si rese conto che non invecchiare era pericoloso.
Riusciva ancora ad usare un po' il potere del magnete di Laputa ancora attivo, anche se distante, la dea non l'aveva privato di quell'abilità, ma  non poteva più cambiare di molto il suo aspetto. Il massimo che riusciva a fare era ringiovanire od invecchiare di qualche anno. La sua vita era sempre racchiusa tra i dodici e i diciotto anni. Non un anno di più, né uno di meno.
A quel punto, era ovvio che alla lunga tutti coloro che lo conoscevano si rendevano conto del fatto che il suo aspetto rimaneva sempre lo stesso , mai una ruga gli segnava il volto, mai un capello bianco gli spuntava sulla testa, e quindi l'ex principe per non incorrere in problemi con la giustizia per l'accusa di stregoneria era costretto ad andarsene dopo appena qualche anno dalla nuova vita che si era costruito.
Nei primi secoli cambiò paese ed identità milioni di volte. A volte era un ricco possedente, altre volte un soldato di ventura, altre ancora un attore girovago, altre ancora... provò quasi tutte le occupazioni, così come girò ogni angolo del mondo.  
E fu così che alla fine il principe si rese conto in cosa consisteva la maledizione.
Incapace di trovare un posto da poter chiamare veramente “casa”, annoiato dalla vita che si ripeteva sempre uguale (anche il divertimento, infatti, viene a noia, quando è sempre quello), Mepala comprese che era la morte che rendeva degna di essere vissuta la vita.
Solo infatti il pensiero della morte, spinge l'uomo a superare i propri limiti, per vivere appieno la propria esistenza.
A quel punto per diversi anni, Mepala provò in tutti i modi a togliersi la vita. Era già stanco di quello che aveva fatto, ed appagato per la vita che aveva vissuto.  
Il suicidio non gli era però permesso. Sia che si trafiggesse a fil di spada, sia che s'impiccasse, sia che si sparasse non riusciva a morire.
Provava solo il dolore fisico del gesto, ma non giungeva mai all'agognata meta finale.
A quel punto, al principe Mepala non rimase che percorrere tutti gli anni della sua lunghissima vita cercando di trovare un modo per renderla meno monotona, continuando a desiderare un finale per quella sua misera esistenza.
Lui, in fin dei conti, era solo un vecchio millenario, in un corpo da ragazzino, anche se in fin dei conti nemmeno quella definizione era esatta.
Proprio per il fatto che il suo corpo era giovane, nemmeno la sua coscienza riusciva ad invecchiare.
Sono, infatti, le esperienze a farti maturare ed a lui, in qualsiasi epoca, vivesse le attività d'adulto erano precluse dalla sua incapacità di superare i diciotto anni.
Non potendo fare quelle esperienze, lui quindi rimaneva  sempre e semplicemente un ragazzo, solo che era millenario.
In fin dei conti, infatti, Mepala si era reso conto che avrebbe preferito crescere, piuttosto che morire e basta.
Sapeva di poter ottenere od una (la morte) od entrambe le cose (la crescita e la conseguente morte)  se fosse riuscito a guadagnare quello che la dea gli aveva detto.
La stessa dea, infatti, gli aveva sussurrato all'orecchio il modo per spezzare la maledizione prima di abbandonarlo al suo destino dopo la caduta di Laputa. O meglio i due metodi.
Uno, infatti, era il tempo, la sua "vita eterna"  aveva una data di scadenza, l'altra via, invece, per uno come lui si era dimostrata dannatamente complicata.

Hanamichi seduto sul suo letto smise di leggere ad alta voce per girare la pagina del libro. Si era fatto prendere da quella storia ed ora avrebbe voluto sapere qual era il modo in cui Mepala avrebbe potuto spezzare la maledizione.
La sua fronte, però, si arricciò, mentre il suo sguardo s'incupiva.
"Maledizione!", disse. "Perché non si parla del metodo in cui si può spezzare la maledizione e si passa a narrare della vita di Mepala nel dettaglio lungo i secoli?"
"Cosa?", esclamò Yohei Mito, che quel giorno avrebbe dormito dal suo amico, insieme al resto della banda Sakuragi.
I quattro amici di Hanamichi, infatti, mentre quest’ultimo leggeva per loro il racconto, erano anche impegnati a giocare a carte seduti sul pavimento.
"Parlo del libro, ovviamente!", spiegò il ragazzo dai capelli rossi, passando il tomo a Yohei per fargli vedere la parte incriminata.
Anche Mito osservò per bene le pagine, prima di farsi pensieroso e dire: "Boh! Forse il modo si trova alla fine."
Il ragazzo sfogliò le pagine velocemente, lesse l'ultima parte e fu allora che Yohei si rese conto di una cosa. "No, anche alla fine non c'è niente, anzi la storia del principe sembra proprio essere monca. Sembra priva di  un vero finale. Sei sicuro che non manchino delle pagine? Dovresti chiederlo a tua madre."
A quelle parole, Sakuragi arrossì e Yohei capì che c'era qualcosa che non andava. "Hanamichi.", lo chiamò. "Non è che per caso hai preso quel libro senza chiederlo ad Aiko-san?"
Il colore della pelle di Hanamichi divenne sempre più simile a quello dei suo capelli, ammettendo così senza dire niente la sua malefatta.
Yohei sospirò. "Lo sospettavo già visto il tuo comportamento a scuola, ma non volevo crederci. Sai quanto tuo nonno tiene a questo libro,  avresti dovuto chiederglielo prima di sfruttarlo."
Esseno un amico di lunga data del ragazzo dai capelli rossi, anche lui sapeva, infatti, alcune cose su quel libro.
"Sai benissimo che non mi avrebbero mai dato il permesso di portarlo a scuola.", si difese Sakuragi. "Per mio nonno e mia madre è come una reliquia. Io però volevo..."
"Lo so! Un bel voto.", capì Mito. "Anche se non avresti dovuto comportarti come un ladro, posso capire le tue motivazioni."
"Già, ma non è solo quello. Volevo anche..."
"La considerazione dei professori, dei compagni di scuola e di quelli della squadra."
"Esatto!", gridò Hanamichi, anche se al ricordo di come erano andate le cose in palestra, per un attimo i suoi caldi occhi nocciola s'incupirono.
Yohei conosceva troppo bene il suo amico per non notarlo e capire a cosa era dovuto.
"Mi dispiace, che Rukawa non ti abbia dato spago."
Ancora una volta Hanamichi arrossì, mentre tentava di dire: "Ma no! Non me ne importa niente di lui e della sua considerazione."
La sua voce era tesa, tanto che tutti capirono che stava mentendo.
"Ah no?", intervenne nel discorso Noma. "Ma se ultimamente non fai che parlare di lui. Rukawa fa questo. Rukawa fa quello. Io devo battere Rukawa. Ecc.ecc."
"Già! Ne parli più che di Haruko.", lo spalleggiò Okuso.
Hanamichi per la prima volta di fronte ai suo amici perse letteralmente la sua aria da spaccone intuendo cosa gli altri stessero insinuando ovvero che a lui piacesse in modo particolare il Volpino. No, non era possibile, doveva far capire loro che si stavano sbagliando. Si schernì allora dicendo: "Cosa state dicendo? Non è come sembra. Io non sono interessato a lui in quel modo."
"Non stavamo dicendo quello.", spiegò Mito accomodante, tentando di tranquillizzarlo. Era, infatti, inutile che fossero loro a spiegare al ragazzo quello che stava succedendo ai suoi sentimenti, se lui stesso non era ancora pronto ad accettarlo e continuava a negarlo. Non era ancora chiaro nemmeno a loro in che modo, anche se non si poteva escludere neppure un interesse romantico visto l’attaccamento dimostrato nell’ultimo periodo, ma ormai per l'armata Sakuragi era palese che il loro capo era interessato a Rukawa. Sinceramente scoprirlo non li aveva sconvolti poi più di tanto, loro stessi infatti dopo i cinquanta rifiuti avevano consigliato al loro amico di provare qualcosa di diverso. Il problema tutt'al più era la persona di cui l'altro si era "invaghito". Difficilmente Hanamichi avrebbe avuto, infatti, una possibilità con lui visto il modo freddo in cui lo trattava, tuttavia non volevano smontarlo prima che si chiarisse le idee. "Solo che ultimamente sembri un po' ossessionato da lui. D'altra parte è il tuo rivale. Lo posso capire."
Fu allora che Takamiya che aveva deciso di vagare per la stanza in cerca di cibo, intervenne nella discussione dicendo: "Io, invece, dico proprio in quel senso. Hanamichi sei proprio perso, se sei arrivato pure al punto di procurarti una sua foto."
"Cosa?", gridò il ragazzo dai capelli rossi recuperando la sua verve. "Io non ho nessuna foto del Volpino."
"Ah no? E questa cos'è?", chiese Takamiya uscendo da sotto la scrivania con la bocca piena di patatine e con in mano una foto. "Certo è che te la potevi procurare almeno a colori e con una definizione migliore."
“Fa vedere!” Hanamichi sorpreso si alzò dal letto e prese la foto per controllarla. Anche Yohei e gli altri andarono a vederla.
La foto rappresentava un gruppo di persone, una donna seduta con in braccio un bambino, un uomo ed un ragazzo.
L'attenzione di  quasi tutti si fissò proprio su quest'ultimo. "In effetti, quel ragazzo sembra proprio Rukawa.", esclamò Noma.
Anche Yohei aveva notato la somiglianza, ma la sua attenzione era stata colpita da un'altra cosa. "Ma quello accanto al tipo che assomiglia a Rukawa, non è il pazzo del tuo bisnonno?"
Hanamichi come ogni volta che sentiva parlare di Hiro Sakuragi che, invece, di essere propriamente un genio come aveva sostenuto in classe, aveva, passato gli ultimi anni della sua vita in una clinica psichiatrica, perché blaterava cose assurde sull'esistenza reale di città magiche e ragazzi che vivevano per sempre, lanciò un'occhiataccia a Yohei.
Poi però si riscosse, perché dovette ammettere: "Sì, quello è il mio bisnonno. E la donna davanti è la mia bisnonna. Mentre il bambino è mio nonno. Ne sono sicuro perchè ho altre foto di loro sparse per casa."
"Ed allora com'è possibile che Rukawa sia lì con loro? Hai fatto un fotomontaggio pur di averlo già in famiglia? In effetti in questa foto Rukawa ha i capelli lunghi.", ridacchiò Takamiya.
Hanamichi però non gradì quell’umorismo, perché gli mollò un pugno.
"Già! Deve essere per forza un fotomontaggio. Rukawa ha proprio i capelli lunghi. Hai voluto soddisfare una tua fantasia, Hanamichi? ", esclamò Noma ridendo a sua volta.
"No! Non è un fotomontaggio. La pellicola è troppo antica.", spiegò Yohei per placare gli animi ed impedire al ragazzo dai capelli rossi di colpire anche Noma. "Ed allora come può essere possibile che un Rukawa con i capelli lunghi sia lì?", aggiunse poi pensieroso.
"Vuoi vedere che Rukawa è il principe Mepala?", buttò lì Noma guardando il libro, per poi però ricominciare a ridere facendo capire che quella era solo una battuta.  
"Sarebbe forte.", ridacchiò a sua volta Okuso.
"Già!", gli fece eco Takamiya.
"Idioti!", biascicò Hanamichi senza però ridere.
Continuava infatti a chiedersi da dove venisse quella foto, visto che lui non l'aveva mai vista. Come c'era finita nella sua camera? Possibile che fosse stata in mezzo al libro e l'avesse persa quella mattina senza rendersene conto? Può darsi, si disse, dato che di sicuro era una foto ricordo del suo bisnonno.
Ed, inoltre, non poteva non ammettere che la somiglianza tra quel ragazzo e Rukawa era davvero impressionante. Tuttavia, anche se la foto era nel libro, era impossibile che il principe Mepala fosse esistito veramente. Il suo bisnonno nella premessa aveva dichiarato che quella che si accingeva a raccontare era una storia vera, ma era solo per creare pathos. Era impossibile che esistessero davvero dee che lanciavano maledizioni e ragazzi millenari. Era solo una favola.
Ma allora chi era quel tizio nella foto?
Fu Mito a rispondere: "Forse quel ragazzo è il nonno od il bisnonno di Rukawa. Forse il tuo bisnonno lo conosceva. Si assomigliano questo sì, ma esistono casi in cui i nipoti assomigliano tantissimo ai propri nonni, io stesso sono praticamente mio nonno da giovane, ed anche tu hai moltissimo di tuo nonno, anche se si vede che siete due persone diverse, Hanamichi."
Giusto! Doveva essere così! Tuttavia una parte di lui non faceva che ricordarsi delle parole del libro su Mepala, ed anche se non voleva crederci, la sua mente continuava a domandarsi: "E se Mepala esistesse davvero?"
"Forse dovresti chiedere spiegazioni a tua madre.", propose Yohei.
Ed Hanamichi lo guardò dubbioso. Certo sarebbe stata la soluzione più giusta per schiarirsi le idee, ma se  avesse fatto vedere la foto a sua madre, avrebbe dovuto pure rivelarle del libro. E di sicuro quando lei avesse saputo che l’aveva portato a scuola, l'avrebbe sgridato così forte e così a lungo  da rintronarlo per dei mesi.
Cosa doveva fare?
Non riusciva a decidersi, così come i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dal ragazzo nella foto che assomigliava a Rukawa. E non era perché come sostenevano i suoi amici da un po' si era preso una cotta per lui, no, era solo perché per uno strano motivo che non riusciva a capire (non c'entrava niente l'affetto, si ripeté) gli interessava conoscerlo meglio ed avere la sua considerazione.

FINE CAPITOLO 5

Cosa succederà nel prossimo capitolo? Entrerà in scena un nuovo personaggio? E Rukawa cosa combinerà? Tutto questo lo scoprirete solo continuando a leggere.

L'ANGOLO DI REBYCHAN
Sinceramente ho ben poco da dire su questo capitolo, fin'ora per me la scrittura di questa storia è stata, infatti, una discesa, ora, però, inizia la salita. Speriamo in bene!
E una fic particolare per cui so che è difficile che verrà apprezzata da molti, ma io mi sto divertendo abbastanza a scriverla per cui la continuerò lo stesso.

D'ora in poi chi vuole contattarmi può farlo tramite i commenti qui su EFP, sul mio indirizzo Email o sul mio forum nuovo di zecca: http://otakurclub.forumfree.it/.

Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


6 Ecco il nuovo capitolo di questa storia ed entra in scena un nuovo personaggio.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate gli errori.
Ringrazio chi legge, chi ha inserito tra le preferite e le seguite questa storia e soprattutto chi ha commentato gli scorsi capitoli. Grazie! I commenti, infatti, sono sempre ben accetti perché mi fanno scrivere con più solerzia.
Volevo avvisare che probabilmente d’ora in poi questa fic verrà aggiornata al martedì, e si alternerà ad un’altra storia su Slam Dunk di cui avevo scritto il primo capitolo tempo fa, e che ora mi sembra giusto continuarla per portarla a termine. E’ una sfida che lancio a me stessa. Voglio recuperare (dove possibile visto che nella distruzione dell’hard disk ho perso tutti i dati), infatti, le mie vecchie serie, risistemarle in base al mio gusto attuale e finirle. Questo è il mio proposito attuale. Questo implica che probabilmente il nuovo capitolo di Il ragazzo millenario per chi  è interessato uscirà ogni quindici giorni. Ovviamente però non garantisco nulla. Dipenderà dal tempo che ho a disposizione per scrivere. Vediamo!
Adesso vi lascio alla lettura.
Alla prossima.
Rebychan

CAPITOLO 6

“Sakuragi-san, c’è una telefonata per lei.”, esclamò la giovane infermiera rivolta alla sua collega, una donna sulla quarantina dai capelli castani rossicci.
“Chi è?”, chiese quest’ultima afferrando la cornetta.
“Non mi ha detto il nome, ma dalla voce sembra un ragazzo, per cui ho pensato potesse essere suo figlio.”
“Hanamichi?”, disse preoccupata la signora Sakuragi. Non era mai accaduto che suo figlio la chiamasse in ospedale quando era al lavoro, per cui subito il suo animo si riempì di ansia. Possibile che gli fosse accaduto qualcosa di brutto?
Si portò la cornetta alla bocca e rispose: “Pronto?”
“Buonanotte Aiko-chan.”, rispose una voce bassa e lievemente sensuale all’altro capo del telefono.
Nell’udirla la donna si portò una mano alla bocca sorpresa. Quel timbro, quel modo di pronunciare il suo nome…
No, quella non era la voce di suo figlio, ma lo stesso era una voce  che le era stata così cara da non averla potuta dimenticare, anche se ormai erano passati quasi trent’anni dall’ultima volta che l’aveva sentita.
Era una voce che subito le fece riaffiorare alla mente cari vecchi ricordi.
Lei era una ragazzina di tredici anni piena di vita, molto curiosa e con molte speranze per il futuro.
Lui era un giovane di circa sedici anni ma con due occhi così profondi che gli davano l’aria di essere più antico. Non vecchio, ma proprio antico. Sembrava conoscere tutte le risposte alle sue domande. La sua bellezza poi era magnetica.
Il luogo del loro incontro era stata la casa di suo padre.
L’occasione il funerale di suo nonno, ovvero l’uomo che lei fino a quel momento aveva considerato pazzo.
Le era bastata un’occhiata per sentirsi attratta da quel ragazzo appena conosciuto, che le si era presentato come Mepala usando delle maniere da vero gentiluomo di altri tempi. In principio il suo nome le era sembrato buffo, perché ovviamente ancora non conosceva la verità.
Si poteva ben dire che quel ragazzo fosse stato il suo primo amore, ma poi quando era venuta a conoscenza del libro e di chi era l’altro veramente, a poco, a poco, aveva cominciato anche a capire che di sicuro non sarebbe stata lei  la persona in grado di sciogliere il suo cuore dal ghiaccio che lo avvolgeva.
Lui, infatti, non l’aveva mai guardata come una possibile compagna, ma solo come la nipote di Hiro e la figlia di Nobuyuki, due dei suoi più cari amici.  
La cosa l’aveva fatta soffrire, ma fortunatamente se n’era resa conto prima che la sua affezione, si tramutasse in vero amore.
Circa sei mesi dopo il funerale, poi Mepala era scomparso senza lasciare traccia e non l’aveva più rivisto. In quel modo era riuscita a cancellare del tutto anche gli ultimi residui d'amore che provava per lui, lasciando però integri i ricordi del piacevole tempo passato insieme.
Mepala con lei, infatti, si era dimostrato sempre corretto. Il suo carattere lo spingeva ad apparire freddo, ma in verità sotto quella scorza sapeva anche essere attento e premuroso.  
In seguito alla sua scomparsa suo padre aveva finito di raccontarle il resto della storia di Mepala ed anche lei così era diventata una guardiana del libro, che prima o poi avrebbe presentato al mondo la storia vera dell’ultimo principe di Laputa. Anche se molto probabilmente nessuno avrebbe mai creduto che quella storia potesse essere autentica, e l’avrebbe considerata semplicemente come una fiaba.
“Mepala-sama.”, sussurrò Aiko con la voce lievemente incrinata a causa delle lacrime che avevano cominciato a rigare il suo volto. Per lungo tempo aveva temuto, infatti, che l’altro potesse aver lasciato quel mondo, senza aver avuto tempo di parlare un’ultima volta con lei e suo padre, come aveva promesso  a quest’ultimo. Era, invece, ancora vivo.
Era, inoltre, felice di sentirlo perché quella voce significava che la storia di Mepala era reale, e non il parto malato della mente di Hiro.
A volte in quei trent’anni, infatti, era stata dura continuare a credere al ragazzo millenario. A volte aveva pensato di essersi sognata l’incontro con Mepala, che in verità non fosse mai accaduto. A volte aveva pure pensato di essere anche lei pazza esattamente come suo padre e suo nonno.
Ed, invece, era tutto vero.
E Mepala con la sua voce era tornato a comprovarglielo.
Si sentiva felice e sollevata.
Improvvisamente però il suo animo si riempì anche di angoscia, perché si rese conto che se l’altro le aveva telefonato, quello significava che forse il suo tempo era giunto al termine.
Possibile che fosse giunto il momento che la famiglia Sakuragi aveva atteso e temuto a lungo?
Possibile che ormai per Mepala fosse arrivata l’ora della fine?
Aiko sapeva che quell’uomo nella sua lunghissima vita aveva commesso tante atrocità, eppure sapeva anche che negli ultimi anni in lui qualcosa era cambiato.
Non era più lo spietato principe Mepala maledetto dalla dea, era un povero ragazzo millenario triste e solo che tentava in qualche modo di rimediare agli sbagli di quelle che a ragione si sarebbero potuto definire le sue vite precedenti. Nell'ultimo secolo, infatti, aveva aiutato moltissime persone rimanendo nell'ombra, come un anonimo filantropo.
Il suo interlocutore aspettò qualche secondo prima di ricominciare a parlare giusto per darle il tempo di recuperare la calma, e di rimettere sotto controllo le emozioni che l’avevano travolta quando aveva sentito la sua voce.
Quando pensò che ormai fosse ritornata abbastanza tranquilla, infatti, l'altro disse: “Preferirei mi chiamassi con il mio nome attuale.”
“Sì.”, rispose prontamente la donna. Sapeva, infatti, che Mepala assumeva periodicamente una diversa identità. Lei però si era abituata a chiamarlo con il suo nome vero, perché quando l’aveva conosciuto la prima volta lui aveva appena fatto morire la sua precedente esistenza, ed ancora non aveva deciso chi sarebbe diventato da quel momento in poi. In quei sei mesi trascorsi insieme, quindi, era stato Mepala e basta. Senza il titolo onorifico di principe, perché ormai non si riteneva più tale. Lui era stato il principe di Laputa, ora invece era solo Mepala, il ragazzo errante e millenario. “Qual è?”
“Kaede…”, fece una piccola pausa. “Kaede Rukawa.”
Nell’udire quel nome la donna sbiancò. Non poteva credere alle sue orecchie. Doveva essere una coincidenza. Lei aveva già sentito quel nome. Era un nome che… “Hanamichi. Non sarai mica…”, balbettò, ma non riuscì a finire la frase perché Rukawa la anticipò. “Si frequento lo Shohoku, e conosco tuo figlio. Non avrei mai creduto però che ti avesse parlato di me visto che mi odia.”
Aiko rimase un attimo a riflettere su quella frase.
Sì, ultimamente aveva sentito molto spesso Hanamichi parlare di un certo Rukawa, altrimenti detto il Volpino. Ed anche se molto spesso suo figlio inveiva contro l’altro con insulti, la sua sensibilità di madre e di donna adulta le aveva fatto capire che non era propriamente l’odio a muovere quelle parole, ma bensì un sentimento diverso che ancora però non aveva un vero nome. Poteva, infatti, trasformarsi in tutto oppure in niente.
Mepala però nonostante la sua esperienza millenaria non se n’era accorto. Pensò la donna. Quello significava che di fronte alle emozioni era ancora un ragazzino inesperto, incapace di riconoscerne le varie sfumature. Considerava solo quello che vedeva, senza riuscire a capire che non sempre quello che viene espresso, è reale.
Con rammarico constatò come erano cambiate le cose. Se un tempo l'altro era quello che le sembrava adulto, e lei era una ragazzina ingenua ora era tutto il contrario. Mepala nell’area emozionale era rimasto fermo a sedici anni, come congelato nel tempo, mentre lei era cresciuta.
Una parte di lei si sentì triste per lui, doveva, infatti, essere dura rimanere un ragazzo per sempre, ma l’altra era sollevata.
Quello significava, infatti, che suo figlio era al sicuro. Se l'altro pensava che lo odiasse, l'avrebbe lasciato perdere.
Sapeva, infatti, quanto era facile per Mepala sedurre le persone che gli interessavano, e non voleva che il figlio diventasse una sua preda.
“Hanamichi mi ha parlato di te come del suo rivale nel basket. E dice che anche tu lo odi.”, disse allora lei neutra.
“Già.", esclamò l'altro con un tono di voce amaro, poi dopo qualche piccolo istante però proseguì la frase dicendo: "Hai tirato su proprio un bravo ragazzo, nonostante certi suoi atteggiamenti irritanti. ”
“Vero.”, sorrise la donna felice di sapere che il proprio lavoro di madre fosse stato riconosciuto.
“E io non lo odio. Lo tratto male quello sì, ma non lo odio. Anzi m’interessa.” , continuò a dire Mepala e quell’affermazione sortì l’effetto di agitare la donna. “Non vorrai mica…”, disse, infatti, incerta interrompendo, però,  la frase a metà per paura di dire troppo.
“No. Non voglio sedurlo, se è quello che intendi. Ho troppo rispetto per la vostra famiglia.”, si affrettò a spiegare Rukawa capendo la preoccupazione della donna. “Sedurlo significherebbe fargli perdere la sua spontaneità, e a me piace proprio perché è un cavallo imbizzarrito.”
“Oh.”
Aiko era sorpresa. Da quello che sapeva avendo letto il libro, Mepala non aveva mai dimostrato il minimo rispetto nelle questioni di cuore. Quando gli interessava qualcuno se lo prendeva, senza pensare alle conseguenze. Possibile che Hanamichi fosse riuscito a conquistarlo fino al punto di installare nell'altro il desiderio di preservarlo così com'era, senza che a causa sua fosse costretto a perdere sé stesso?
“Ti ho chiamato, però, proprio a causa sua.”, disse nel frattempo Rukawa bruscamente. Sembrava, infatti, desideroso di riportare la conversazione su binari meno privati. “Ha portato il libro a scuola.”
“Cosa? E’ impossibile.”, affermò la donna dimentica dei suoi pensieri di poco prima. “L’avevo nascosto in soffitta.” Anche Hanamichi sapeva quanto quel libro era importante per la famiglia, e quanto ci tenessero a tenerlo nascosto. Come aveva potuto?
“L’ha trovato,  e volendo attirare l’attenzione l’ha portato a scuola.”, spiegò Rukawa.
La donna sospirò. “Mi dispiace. Gli parlerò domani e gli impedirò di portarlo ancora in giro. Forse però sarebbe meglio spiegargli la situazione in dettaglio, dirgli di te, così capirebbe perché è importante tenere il segreto".
“No.”, si affrettò a dire Rukawa. “Non voglio che sappia chi sono. Non ancora almeno. Portagli via semplicemente il libro e preferibilmente senza grosse spiegazioni.”
“Perché non vuoi che lo sappia?”, chiese allora Aiko sorpresa. A lei dopotutto la storia era stata raccontata quando era ancora più giovane. E dopo il primo attimo d'incredulità, quando Mepala gli aveva mostrato la sua capacità di modificare l'aspetto, ci aveva creduto senza grossi problemi.  
La sua domanda, però, non ebbe risposta.
Rukawa sembrò, infatti, irritarsi di fronte a quella sua richiesta di spiegazioni. Improvvisamente, infatti, disse:  “Ora devo andare. Parla a Sakuragi del libro e dì a Nobuyuki che presto andrò a trovarlo in ospedale. Anche a te credo che ritelefonerò molto presto. Mi è dispiaciuto non esserti stato accanto quando è morto tuo marito. Spero che però ora tu stia bene.”
“Sì.”, fece per rispondere lei ma Rukawa aveva già riattaccato.
Lei rimase a fissare la cornetta incerta.
Perché tutto d’un tratto Mepala era diventato così evasivo con lei, se fino a qualche minuto prima le aveva parlato senza nessuna fretta, come se fosse stato felice di sentirla?
Non lo capiva! Centrava qualcosa Hanamichi ed il fatto che non volesse che lui sapesse chi era? Boh!
Il riferimento a suo marito la rese triste per un attimo, erano passati alcuni anni dalla sua morte, ma ancora sentiva molto la sua mancanza. Lo aveva amato tantissimo.
Quello però che la fece addolorare ancora di più, fu il fatto che se sul serio Mepala aveva intenzione di andare ad incontrare suo padre e voleva ritelefonarle a breve, quello significava che sul serio ormai mancava poco alla sua fine.
Sentì altre lacrime uscirle dagli occhi, ma le asciugò.
Non era il momento di lasciarsi prendere dallo sconforto.
Rincuorò la giovane infermiera che le aveva passato il telefono e che la guardava con apprensione, dicendole che non era successo nulla di grave, solo che aveva sentito un vecchio amico dopo tanto tempo e si era commossa.
Ricominciò a sbrigare il suo lavoro, appuntandosi di parlare l'indomani con Hanamichi del libro.
Il resto delle domande che aveva se le sarebbe tenute per più avanti, quando avrebbe avuto più tempo per riflettere su quella strana telefonata.  
Ora era meglio se s’impegnava nelle sue incombenze. Era un'infermiera e non voleva commettere degli errori, che avrebbero rischiato di far morire qualcuno.

FINE CAPITOLO 6

Perché Rukawa ha fatto cadere la telefonata così velocemente dopo quella domanda? Quali sono i suoi pensieri? Cosa starà facendo? Tutto questo lo scoprirete nel prossimo capitolo.

L’ANGOLO DI REBYCHAN
In questo capitolo ho introdotto il personaggio della madre di Hanamichi. E’ un classico su certe fic farle fare l’infermiera ed io mi sono accodata perché mi serviva un’occupazione con dei turni di notte. Inoltre, ho optato per la morte del padre del ragazzo dai capelli rossi perché ai fini della storia era la soluzione migliore.
Ovviamente è stato il padre di Hanamichi ad entrare nella famiglia Sakuragi e non viceversa. La madre ha mantenuto il suo cognome, ed è per quello che è lei la nipote di Hiro e la figlia Nobuyuki.
Per quanto riguarda Aiko come personaggio mi serviva per contrapporre un adulto a Rukawa, che nonostante viva da tanto tempo, in verità è poco più di un ragazzino. Spero di essermi spiegata bene.
Con questo ho detto tutto.
Chi vuole contattarmi d’ora in poi può farlo sui commenti qui su EFP, tramite la mia Email  o nel mio forum (l’indirizzo lo trovate sul mio account “scrittrice” nell’apposito bottone).
Alla prossima
Rebychan

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


7 Ecco il nuovo capitolo di questa storia e ritornano sotto i riflettori i sentimenti di uno dei due protagonisti.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chi ha letto, inserito tra le preferite, seguite e ricordate questa fic e soprattutto chi ha commentato lo scorso capitolo. Grazie! I vostri commenti, infatti, mi aiutano a scrivere la storia con più solerzia e celerità.
Vi lascio alla lettura.
Un bacione
Reby

CAPITOLO 7

“Perché non vuoi che lo sappia?”, gli aveva chiesto Aiko e lui si era ritrovato senza una risposta.
Era per quello che irritato aveva velocemente concluso la telefonata, desideroso di riflettere per qualche istante su quel quesito.
Eppure più ci pensava, più non trovava una soluzione.
Si alzò dal divano in cui era seduto sbadigliando.
Aveva bisogno di farsi una doccia per schiarirsi le idee.
Salì le scale che lo portavano al secondo piano della villetta con giardino in cui viveva e si diresse nella sua camera da letto.
Si tolse la giacca della divisa e la piegò con molto cura, prima di depositarla su una sedia ai piedi del letto matrimoniale.
Si tolse i pantaloni e dopo averli rassettati con le mani controllando che non fossero sporchi, li appoggiò sopra alla giacca.
Poi si avvicinò alla tastiera del letto e sollevò un cuscino.
Sotto c’era il suo pigiama di pura seta di colore blu. Lo afferrò, e si diresse verso il cassettone dove dal primo cassetto recuperò della biancheria.
Dopo di che entrò nel bagno attiguo alla stanza.
Appoggiò il pigiama e la biancheria in uno dei contenitori a destra del lavandino e finì di spogliarsi.
Annusò la maglietta che aveva indossato quella mattina. Puzzava di sudore.
Insieme alle mutande finì così nel cestino della biancheria sporca. Mentalmente si annotò che domani appena tornato da scuola gli conveniva fare il bucato.
La donna delle pulizie, infatti, veniva solo due volte alla settimana e si occupava più che altro di pulire il resto della casa. La sua stanza, però, era off limits. Dei suoi effetti personali preferiva, infatti, occuparsene da solo.
Non si fidava mai, infatti, troppo degli altri. Non si poteva mai sapere con lo scopo di pulire quali verità certi estranei potevano scoprire.
E lui aveva molti segreti da celare.
Sospirò rendendosi conto che certe abitudine non cambiavano proprio mai.
Lui era molto diverso dal Mepala di millenni fa, eppure era ancora un tipo sospettoso che non riusciva mai a fidarsi degli altri al cento per cento.
E probabilmente era per quello che non era mai riuscito a spezzare la maledizione, nonostante tutti gli anni che aveva avuto a disposizione.  Si disse. Come poteva, infatti, guadagnare ciò che la dea gli aveva imposto di trovare se lui per primo non riusciva ad indugiare su quel sentimento?
Per provarlo, infatti, avrebbe dovuto lasciarsi andare, fidandosi completamente di un “estraneo”. Era impossibile!  
Per spezzare la maledizione, infatti, due persone avrebbero dovuto provare quell’emozione di totale abbandono. Una delle persone era  ovviamente lui stesso e l’altra un “estraneo”.
Lungo i secoli molte persone avevano dichiarato di provare quell’emozione per lui, alcune erano arrivate pure ad uccidersi perché non le corrispondeva.
Lui sinceramente ci aveva provato allo spasimo a corrisponderle, pur di liberarsi dall’immortalità che lo relegava alla solitudine ed alla disperazione più profonda, ma il suo cuore congelato non era mai riuscito a provare niente.
Era stato tutto inutile.  
E così ci aveva rinunciato.  
Tanto presto la sua giusta sofferenza sarebbe giunta al termine, non doveva che aspettare.
Ed, in fin dei conti, per tutti sarebbe stato meglio così.
Era la fine che si meritava per quello che aveva commesso nelle sue “vite” precedenti.
Al pensiero il suo animo si riempì d’angoscia, ma subito allontanò da sé quei pensieri.
Era inutile commiserarsi.  
Girò la manopola della doccia, e con la mano controllò l’acqua fino a quando non fu della temperatura desiderata.
Entrò dentro il box e cominciò a far scorrere l’acqua tiepida sulla sua pelle pallida e delicata.
Ora che era rilassato poteva permettersi di pensare ancora un po’ al quesito lanciatogli da Aiko.
Perché non voleva che Hanamichi sapesse la verità su di lui?
Fin da quando aveva conosciuto Hiro, i membri della famiglia Sakuragi erano state le persone con cui si era aperto di più da quando era nato.
Aveva potuto rivelare loro cose di cui non aveva mai parlato ad anima viva.
Aveva raccontato loro la sua storia, ed Hiro prima, e poi Nobuyuki ed alla fine Aiko ci avevano creduto.
A suo modo si era affezionato a loro e seppure ci fosse stato insieme solo per brevi periodi in quel lazzo di tempo era stato felice.
Tuttavia nemmeno con loro era riuscito a trovare una vera e completa serenità.
Nemmeno a loro era mai riuscito a parlare dei suoi dubbi e delle sue paure.
Non aveva provato per nessuno di loro quell’emozione che stava cercando. E sì che sapeva che sia Aiko, sia Nobuyuki avevano avuto una cotta per lui.
E proprio per quello, per rispetto a Hiro e capendo che per loro non provava la stessa cosa li aveva allontanati.
Una parte di lui, in fin dei conti, non era mai riuscita a lasciarsi andare completamente con loro, rimanendo imprigionata dall’egoismo che lo spingeva a credere ancora ora, a volte, di essere superiore a tutti e tutti, di riuscire a cavarsela sempre per conto suo, senza avere bisogno di aiuto.  
Era lo stesso egoismo che l’aveva spinto a uccidere chissà quante persone quando era il principe Mepala, lui aveva i mezzi per conquistare il modo, e quindi perché non doveva usarli?
All’inizio le uccisioni erano state, infatti, solamente un modo per accumulare il potere, successivamente però in lui era cambiato qualcosa.
C’era un motivo per cui lui all’epoca adorava veder scorrere il sangue, ed era perché mentre decideva della vita e della morte di una persona, si sentiva un dio.
Era stato, infatti, quel suo stupido egoismo, a spingerlo di credere di essere diventato una divinità.
E quindi, in fin dei conti, era stato il suo stesso egoismo a portarlo alla fine.
Solo di recente però aveva compreso  quella verità.
E lo aveva fatto grazie al basket ed ad… Hanamichi.
Durante le partite del campionato nazionale aveva imparato a fidarsi dei suoi compagni di squadra mettendo da parte il suo gioco egoista, per passare loro il pallone.
Aveva imparato la felicità di far parte di un gruppo e d’incitare i compagni a dare il meglio di sé.
E quell’esperienza sul campo si era ripercossa anche nella sua vita.
Era stato costretto ad ammettere che sempre tutte le sue azioni degli ultimi millenni avevano avuto una radice comune ovvero l’egoismo.
Si era comportato in modo sadico a causa dell’egoismo.
Aveva distrutto la maggior parte delle persone che si erano invaghite di lui, solo per soddisfare la libido di un giorno o nel tentativo di salvare la propria vita dalla maledizione senza mai però pensare veramente a loro.
Nell’ultimo  periodo poi era diventato un filantropo sempre e solo per egoismo. Aiutare gli altri, infatti, soddisfaceva il suo ego perché pensava che in quel modo avrebbe potuto cancellare i suoi sbagli.
Lui era la persona più egoista che fosse mai esistita al mondo, e purtroppo  si rendeva conto che non sarebbe mai riuscito a cambiare.
La vita, infatti, non era il basket.
Non poteva dall’oggi al domani andare a scuola e cominciare a comportarsi come un babbeo dispensando consigli a tutti in modo da renderli felici.
Non sarebbe stato nel suo carattere.
Avrebbe dovuto cambiare rimanendo sempre sé stesso, ma ormai era troppo tardi.
Forse anche quello era egoismo, ma, ormai, inoltre, proprio non riusciva a pensare che la sua fosse una vita degna di essere salvata.
Aveva avuto millenni per cambiare, e se non c’era riuscito meritava la fine che presto sarebbe giunta a coglierlo.
Se gli fosse mai stato concesso il diritto di rinascere però avrebbe voluto diventare una persona come Hanamichi.
Una di quelle persone che all’apparenza sembrano egoiste e piene di amor proprio ma che in verità celano un cuore pieno di altruismo e buona volontà.
Ed era proprio per quello che Hanamichi era un trascinatore nel basket, ma anche nella vita.
Chi imparava a conoscerlo bene, vedendo al di la delle sue sparate e di certi suoi comportamenti idioti, infatti, non poteva che apprezzarlo.
Era tenace e non si arrendeva mai.
Era pieno di debolezze e sensi di colpa nel suo cuore, eppure tentava in tutti i modi di apparire allegro, per non far preoccupare gli altri.
Era stato rifiutato per ben cinquanta volte alle medie, eppure non si scoraggiava mai e ancora ora cercava l’amore con semplicità e spontaneità.
Se fosse stato anche lui come l’altro ragazzo, di sicuro la sua vita sarebbe stata diversa, di sicuro non sarebbe diventato un pazzo sanguinario.
Sospirò amaramente.  
Ed era per quello che, nonostante gli piacesse, non aveva nessuna intenzione di sedurlo. Si disse. Aveva smesso di accumulare amanti su amanti, rovinando le loro vite, solo per il gusto di farlo.
Voleva che Hanamichi rimanesse così com’era perché era proprio lui insieme al basket che gli aveva fatto comprendere i suoi errori e gli aveva fatto capire quello che avrebbe voluto essere.
La spontaneità dell’altro l’aveva conquistato.
E probabilmente era sempre per quello che non voleva che lui sapesse chi era.
Voleva, infatti, che Hanamichi continuasse ad odiarlo.
Voleva che tutto rimanesse come era ora.
Non voleva, infatti, vedere nei suoi occhi la stessa luce d’ammirazione e paura che avevano avuto quelli di Aiko e Nobuyuki quando avevano scoperto chi era. Paura per il suo passato sanguinario, ammirazione per la sua bellezza e la sua lunga vita.
Non voleva che Hanamichi iniziasse a trattarlo con rispetto come facevano i suoi parenti, solo perché era il principe Mepala.
Voleva che continuasse a trattarlo spontaneamente. Voleva che continuasse a detestarlo, perché almeno quello era un sentimento sincero e non qualcosa di artefatto nato da alcune imposizioni familiari.
Sì, voleva che fino all’ultimo Hanamichi pensasse a lui come al suo rivale Kaede Rukawa e non al Principe Mepala.
Se fosse stato per lui, Hanamichi non avrebbe saputo la verità nemmeno dopo la sua scomparsa.
Voleva che lo ricordasse per quello che avevano condiviso nei loro battibecchi e non per qualcosa che apparteneva ad una vita che non era più la sua.
Voleva che Hanamichi potesse vivere la sua vita nel modo più sereno possibile, senza pensieri superflui, che riguardavano una persona di cui non avrebbe dovuto importargli niente, e che era stata semplicemente un fugace incontro per alcuni suoi parenti, di alcuni decenni fa.
Rukawa chiuse l’acqua della doccia.
Finalmente aveva fatto luce sul mistero.
Sospirò di nuovo.
Si era reso finalmente conto del fatto che Hanamichi era diventato importate per lui e quanto desiderasse vederlo felice.
Ed in quel modo, si rese pure conto che quel giorno aveva sbagliato tutto.
Non avrebbe dovuto impedirgli di prestare il libro alla sorella dell’ex capitano se quello lo avrebbe soddisfatto, né avrebbe dovuto chiamare sua madre per avvertirla del libro, l’indomani, infatti, per colpa sua il ragazzo dai capelli rossi, avrebbe affrontato una brutta situazione.
Come sempre aveva agito egoisticamente, pensando solo alla propria irritazione personale.
Pensava sempre e solo a sé stesso. Non riusciva proprio a cambiare mai. Si disse amareggiato.
Nel poco tempo che mancava alla sua fine, invece, se davvero teneva all’altro, avrebbe dovuto  aiutarlo silenziosamente a raggiungere i suoi scopi.
Si sarebbe comportata così una persona altruista, no?
Al pensiero però il suo cuore fu trafitto da una fitta dolorosa.
Appoggiò la testa sulle piastrelle, mentre uno sbadiglio allargò la sua bocca.
Forse aveva pensato troppo quel giorno perché il sonno dopo nemmeno mezz’ora che era sveglio  (quindici minuti di telefonata a Aiko e quindici di doccia) stava di nuovo reclamando il suo corpo.
Uscì in fretta dal box e con altrettanta fretta si asciugò e si rivestì.
I sbadigli diventavano sempre più numerosi ed i suoi occhi erano sempre più pesanti.
Prima raggiungeva il letto meglio era, almeno che non volesse addormentarsi sul pavimento.
Mentre si buttava sotto le coperte, ripensò un attimo ad Hanamichi.
Forse era stato meglio che l'impulso a dormire avesse interrotto i suoi pensieri di prima.
Il passo successivo infatti sarebbe stato chiedersi quanto Hanamichi fosse diventato importante per lui visto che desiderava così tanto la sua felicità, e cosa sarebbe stato disposto a fare per lui in quell’ultimo periodo per aiutarlo a raggiungerla?
E sinceramente dubitava di essere pronto davvero ad indagare sulla prima domanda, mentre la seconda lo avrebbe fatto semplicemente irritare perché non essendo amico dell’altro non poteva in fin dei conti fare nulla e rattristare perché il solo pensiero di doverlo aiutare a conquistare la ragazzina che gli piaceva lo faceva stare male.
Un’altra fitta, infatti, trafisse il suo cuore.
C’era però sempre il basket se voleva aiutarlo, no? Si disse ma non riuscì a pensare a nient’altro.
Chiuse gli occhi e si addormentò l’attimo dopo.
Forse però aveva sbagliato a porsi quelle ultime domande, o solamente doveva aver riflettuto un po’ troppo su Hanamichi in quelle ultime ore  perché, sebbene di solito non sognasse mai, quella notte i suoi sogni furono invasi da tante scimmie rosse, ed i suoi pensieri vagarono verso lidi che avrebbe preferito ancora ignorare, mentre il suo corpo agiva in modo inaspettato.  

FINE CAPITOLO 7

Mentre Rukawa sogna, cosa sta facendo Hanamichi? Ed Aiko? I due s'incontreranno e cosa accadrà? Tutto questo lo scoprirete nel prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN
Questo per me è stato un capitolo di grande importanza, perché Rukawa oltre che aver ammesso il suo egoismo, è stato anche costretto a riflettere sui suoi sentimenti per Hanamichi.
Spero solo di essere riuscita a renderlo nel migliore dei modi. Fatemi sapere.
Volevo, inoltre, fare un piccolo appunto. Come avrete letto, Rukawa chiama Hanamichi per nome invece che per cognome quando pensa a lui. Oltre il fatto che nel manga chiamano tutti così il ragazzo dai capelli rossi, Rukawa lo fa anche perché essendo l'altro della famiglia Sakuragi, gli sembrerebbe strano chiamarlo per cognome, dato che chiama sua madre, suo nonno ed addirittura il suo bisnonno per nome.
Con questo ho detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo sui commenti qui su EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


8 Buona festa delle donne a tutte e buon fine carnevale a tutti.
Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia ed Hanamichi si agita un po'.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chi ha letto, inserito tra le preferite, seguite e ricordate la fic e soprattutto chi ha commentato lo scorso capitolo. Grazie! D'ora in poi credo che risponderò ai commenti direttamente in coda al capitolo successivo per cui se non doveste ricevere risposta via PM non preoccupatevi.  
Con questo ho detto tutto.
Vi lascio alla lettura.
Un bacione
Rebychan

CAPITOLO 8

Hanamichi ed i suoi amici erano già sulla porta pronti ad andare a scuola, quando Aiko Sakuragi tutta trafelata arrivò a casa.
La cosa sorprese molto il ragazzo dai capelli rossi perché nella settimana in cui sua madre aveva il turno di notte, di solito non riusciva mai a vederla.
Lei andava a lavoro quando era ancora in giro a bighellonare e tornava a casa al mattino quando era già a scuola.
Perché quel giorno invece era già a casa? E soprattutto perché sembrava aver corso come una forsennata par arrivare entro un certo orario?
Quelli furono i pensieri di Hanamichi mentre guardava la madre intensamente tentando di capire cosa potesse essere successo.
La donna, nel frattempo, si era tirata indietro i capelli castani rossicci tutti spettinati, mentre tentava di recuperare il fiato.
Poi sorrise caldamente agli amici del figlio salutandoli, prima di rivolgersi invece con un cipiglio ad Hanamichi.
Sempre respirando a fatica esclamò: “Hanamichi, ti devo parlare!”
Poi guardando Yohei e gli altri disse: “Potreste lasciarci soli, per favore.”
L’armata Sakuragi intuì dal modo di comportarsi della donna che tirava aria di tempesta per il suo capo, e decise di lasciarlo al suo destino.
Mettersi in mezzo tra Hanamichi e sua madre quando era furiosa, infatti, era poco salutare.
La donna di solito era sempre accomodante e dolce, ma quando si arrabbiava diventava peggio del figlio.
Più di una volta da bambino Yohei era stato sculacciato da lei, perché aveva assecondato le idee strampalate di Hanamichi combinando qualche marachella, invece, di fermarlo.
Più di una volta, il ragazzo si era ritrovato in mezzo ai litigi di Hanamichi e sua madre e ne era uscito con le orecchie doloranti.  
E quello aveva fatto capire a Mito che fra madre e figlio non era proprio il caso di mettere il dito.
Hanamichi provò a intimare con lo sguardo ai suoi amici di rimanere lì per dargli man forte, ma loro non ci fecero caso.
Era meglio incorrere nella futura ira di Hanamichi, che di quella di sua madre.
E la donna, infatti, da come guardava il figlio sembrava proprio sul piede di guerra.
Quando Yohei e gli altri chiusero la porta dietro di loro, Aiko aveva finalmente ripreso abbastanza fiato per dire: “Credo che ci sia qualcosa che tu mi devi dire Hanamichi, vero?”
Poi severa iniziò a guardarlo indagatrice per non perdersi nessuna delle sue mosse.
Il ragazzo dai capelli rossi sorpreso da quella frase tentò di pensare a cosa avesse combinato per far arrabbiare la madre, e cosa potessero significare quelle parole ma non gli venne in mente niente.
Certo se la madre avesse saputo del libro avrebbe potuto capire quell’atteggiamento, ma lei non poteva esserne a conoscenza.
L’aveva preso di nascosto, e fino alla sera prima lei non ne sapeva niente, perché se no, l’avrebbe aspettato al varco già il giorno precedente per dirgliene quattro. Ed invece era andata al lavoro normalmente.  
Era, inoltre, impossibile che qualcuno a scuola l’avessero avvertita quella mattina, lei non conosceva nessuno che potesse farlo.
Ed allora cosa voleva sua madre da lui? Cosa voleva che gli confessasse?
Non riusciva proprio a capirlo.  
Hanamichi tentò allora di sorridere e di dire qualcosa che potesse farle piacere: “Sì, ieri ho preso un bel voto in letteratura a scuola. Volevo dirtelo ma non ci siamo visti.”
Il volto della donna fu sorpreso da quelle parole, una parte di lei sembrò anche esserne felice, ma poi ritornò arcigna mentre capiva le motivazioni dietro quel buon risultato.
Con un cipiglio, infatti, chiese: “E come l’hai avuto quel voto? Studiando o per qualche altro motivo?”
Hanamichi sbiancò. Quel modo di agire di sua madre e quelle domande potevano significare solo una cosa.
Lei sapeva sul serio del libro!
Ma chi gliel’aveva detto? E soprattutto come doveva comportarsi d’ora in poi? Fare finta di niente oppure spifferare tutto?
“Non capisco cosa tu voglia dire, mamma.”, disse Hanamichi tentando di guadagnare tempo. Il suo cervello, infatti, si rifiutava di funzionare egregiamente per fargli trovare una buona scusa. Era troppo stanco. Ieri notte, infatti, a causa di quella vecchia foto in cui appariva il sosia dai capelli lunghi del Volpino aveva dormito pochissimo. Non aveva fatto altro che domandarsi chi era il tipo nella foto e stupidamente non aveva fatto che rispondersi, e se Mepala esistesse davvero.
Era così agitato che ad un certo punto, nel cuore della notte si era alzato per andare in bagno chiedendosi se la pazzia del suo bisnonno si fosse impossessata di lui.
Tra il genio e la pazzia, infatti, c’è sempre un confine labile.
 “Ah non lo capisci?”, chiese la donna scettica. “Se è così allora non ti dispiace se guardo nella tua cartella, vero?”
Quelle parole fecero capire ad Hanamichi di essere in trappola.
Ovviamente non poté che consegnare a sua madre quanto lei voleva, abbassando lo sguardo mentre si preparava mentalmente delle scuse.
La donna aprì, infatti, la cartella e subito trovò quello che cercava: “E questo cos’è?”
Gli disse alzando le braccia per metterglielo sotto il naso.
Haanamichi arrossì lievemente mentre diceva flebile: “Il libro di famiglia sul principe di Laputa.”
“Esatto. E visto che lo sai, saprai anche che né io, né tuo nonno ti abbiamo mai dato il permesso di portarlo a scuola. Che ci faceva quindi nella cartella?”
“Bè…” Hanamichi avrebbe voluto rispondere accomodante, dato che odiava litigare con sua madre, ma davvero era troppo stanco a causa della notte appena passata per riuscire a mantenere la calma di fronte ai modi saccenti dell’altra. Fu per quello che esclamò alzando a sua volta la voce: “Sinceramente non capisco cosa ci sia di male nel portarlo a scuola. Quel libro ieri mi ha fatto guadagnare un bel voto, e dovresti esserne contenta. Non è mica un tesoro nazionale. Anche se lo porto in giro, che problema c’è?”
“Il problema è che ancora non è giunto il momento per divulgarne il contenuto. In futuro…”
“Ancora con questa storia? E quando sarà questo momento se non è ora che Laputa potrebbe essere stata ritrovata? Grazie a quel libro potremmo guadagnare un po’ di soldi se lo pubblicassimo, e così tu non dovresti spaccarti la schiena facendo i doppi turni in ospedale. Perché per te ed il nonno è così importante tenerlo stupidamente segreto?”
“Perché…”, disse la donna, ma poi chiuse la bocca. Sembrava essersi ricordata di una cosa perché sospirò e riprese a parlare, esclamando: “Ora come ora non posso spiegarti il motivo. In futuro lo farò, ma per ora devi accettare quello che dico senza discutere.”
“Uffa! Sono stufo di tutto questo. Non so quale segreto celi quel libro, ma sono stufo di esserne tenuto all’oscuro. O me lo dici, oppure adesso riprendo quel libro e lo riporto a scuola.”
A quelle parole,  Aiko guardò il figlio cupa: “Cos’è che vorresti fare, tu?”
“Portare quel libro a scuola.”
“Anche senza il mio permesso?”
“Sì. Se non puoi darmi una motivazione seria, perché dovrei rispettare quello stupido divieto?”
“Perché sono tua madre, ed è tuo dovere rispettarmi. Inoltre, hai preso questo libro di nascosto come un ladro, mostrandoti irrispettoso anche nei confronti di tuo nonno che ti vuole un bene dell’anima. Ti sei dimostrato proprio uno stupido moccioso.”, ringhiò la donna, prima di sollevare un braccio e colpire con uno schiaffo la gota di Hanamichi, il quale capì di aver esagerato con le sue parole, dato che aveva minato l’autorità di sua madre.
Tuttavia quel giorno non era proprio giornata.
Quello schiaffo gli aveva fatto sì capire che non poteva riprendere il libro e tradire così la fiducia di sua madre e di suo nonno, ma tuttavia non riusciva proprio a calmarsi.
Dopo lo schiaffo sentì infatti in lui emergere un’incredibile rabbia e capì che se non voleva colpire a sua volta istintivamente la madre, doveva andarsene e trovare un altro modo per sfogarsi.
Senza più dire una parola a sua madre, uscì, infatti, dalla porta di casa.
Lei lo seguì preoccupata.
“Hanamichi, dove stai andando?”
“A sfogarmi.”, rispose lui secco.
“E la scuola?”
“Oggi la salto.”, dichiarò furioso. “Tanto avevo promesso di riportare il libro, ed ora che so che non lo potrò più fare finirò solo con l’essere ridicolizzato da tutti.”
“Mi dispiace.”, disse la donna. Ed era sincera. Era dispiaciuta di aver picchiato Hanamichi. Non era da lei, infatti, farsi prendere in quel modo dalla rabbia, ma l’atteggiamento di suoi figlio era riuscito ad irritarla. Era la prima volta infatti che Hanamichi dichiarava apertamente di voler disobbedire ad un suo ordine con tutto quel livore addosso. Ed in più c’era stata la nottata pesante avuta al lavoro e la telefonata di Mepala che l’aveva agitata e che le aveva messo dei paletti su quanto poteva dire al figlio. Era confusa ed amareggiata. “Ma davvero non posso permetterti di portare il libro a scuola, non ora almeno. E purtroppo non posso nemmeno spiegarti il perché. Come ti ho detto tante volte, un giorno ti prometto che ti dirò tutto, ma ancora per un po’ accetta questo mio capriccio. Per quanto riguarda la scuola, non preoccuparti, andrò a parlare io con i tuoi professori e risolverò tutto.”
Quelle parole riuscirono a far calmare in parte Hanamichi che si voltò verso sua madre per tentare di rassicurarla.  
“Va bene! Rispetterò ancora per un po’ i tuoi ordini. Ma sul serio ora ho bisogno di andarmi a fare un giro. Ci vediamo dopo.”
“Okay. Se non te la senti di andare a scuola per oggi, va bene. Avvertirò che non ti senti tanto bene.”
Hanamichi sollevò un braccio in segno di saluto e lasciò il caseggiato in cui viveva.
Poi si diresse alla sua sala giochi preferita e lì si sfogò con il pachinko.
Un’ora dopo quando si fu tranquillizzato del tutto, fu pronto per tornare a casa.
Quando rientrò, trovò sua madre che, invece, di essere andata a letto a riposarsi, si era seduta in cucina e si teneva la testa tra le mani.
Doveva ancora essere agitata per via del loro litigio.
Hanamichi capì che doveva fare qualcosa per tranquillizzarla.  
Le si avvicinò. Le si sedette accanto e disse: “Scusami per aver preso quel libro senza dirti niente. So di aver sbagliato.”
La donna alzò la testa, aveva gli occhi umidi. Doveva aver pianto.
“No. Scusami tu per non poterti dire quello che sarebbe giusto tu sapessi, ma anche se vorrei farlo con tutta me stessa, lui, invece, non vuole.”
“Lui?”, chiese Hanamichi curioso.
La donna distolse lo sguardo e guardò il libro che aveva appoggiato sopra il tavolo intensamente.
Poi sospirando disse: “Non posso dirti neanche questo.”
Quelle parole misero ancora di più in allerta i sensi di Hanamichi che guardando a sua volta il libro si ritrovò a chiedere: “Ma Mepala esiste davvero?”
La donna lo guardò confusa: “Perché me lo chiedi?”
“Perché…” fu sul punto di dire Hanamichi, ma si fermò.
La madre gli aveva tolto il libro, ma nascosta in tasca aveva ancora la fotografia.
Se avesse parlato anche di essa, di sicuro sua madre gliel’avrebbe portata via e senza dargli alcuna spiegazione, così come aveva fatto con il libro.
Sembrava infatti avere la bocca cucita su qualsiasi cosa riguardasse Mepala.
Decise di far finta di niente : “Così, per via della premessa del bisnonno e poi, diciamocela tutta, sarebbe grandioso se esistesse davvero.”
Si sforzò di ridere in modo spensierato e fu talmente naturale che anche sua madre ben presto gli sorrise.
Quando tornarono seri, la donna disse un’altra volta senza rispondere alla domanda su Mepala: “Giuro che un giorno ti racconterò tutto.”
Hanamichi asserì con il capo.
Poi Aiko appoggiò la mano sulla guancia del figlio che prima aveva colpito. Fortunatamente non era più arrossata. E disse: “Mi dispiace di averti colpito. Era da anni che non lo facevo. Da quando eri un bambino. Mi ero ripromesso ora che sei quasi un adulto, infatti, di non farlo più.”
“No! Figurati! Non è niente. Me lo sono meritato. Non avrei dovuto risponderti in quel modo.”
“Pace fatta, allora?”, chiese la donna dolcemente.
“Pace fatta!”, ripeté Hanamichi. “Ed ora è meglio se vai a dormire un po’ mamma. Sarai stanca morta.”
“Forse hai ragione.”
La donna si alzò in piedi e fece per andare in camera. Poi però si ricordò di essersi dimenticata del libro e ritornò a prenderlo.
“Questo è meglio se per un po’ rimane in camera mia.”, disse poi prima di rintanarsi nella sua stanza per riposarsi.
Hanamichi dopo che sua madre se ne fu andata, rimase in cucina ancora per un po’, ma poi decise di andare anche lui nella sua camera.
Per quel giorno avrebbe saltato sia la scuola, sia gli allenamenti di basket, visto che sua madre aveva avvertito che sarebbe stato a casa perché stava male.
Inoltre, sua madre gli aveva promesso che avrebbe risolto il problema “libro” con la scuola e doveva sperare che lo facesse davvero, visto che non ci teneva, ad essere additato da tutti come quello che promette di fare una cosa e poi non la fa più.
Visto come erano andate le cose, però, allora quel giorno cosa gli rimaneva da fare?
Decise che forse anche per lui era meglio riposare un po’.
Visto che aveva passato la notte quasi in bianco a causa della foto, infatti, era meglio fare così.
Nel ricordare la foto, si ritrovò a tirarla fuori dalle tasche per guardarla per l’ennesima volta.
Ormai gli era chiaro che non poteva chiedere a sua madre chi era il tipo nella foto, si disse. Tuttavia il fatto che lei non avesse risposto chiaramente alla domanda sull’esistenza di Mepala lo rendeva ancora più pensieroso. Forse era una pazzia, ma se davvero Mepala fosse esistito, allora a quel punto il Volpino ed il principe erano la stessa persona?
Ridacchiò stupito dalle sue stesse insinuazioni. Era una cosa assurda. Non potevano esistere principi millenari oppure invece era così?
Non ci capiva più niente.
Si buttò sul letto.
Cosa poteva fare per scoprire la verità?
Se non poteva chiedere a sua madre e nemmeno a suo nonno, sarebbe, infatti, stata la stessa cosa, a chi altro poteva rivolgersi per fare luce su quel mistero?
Avrebbe dovuto andare alla fonte. Capì immediatamente. Avrebbe quindi dovuto parlarne con Kaede Rukawa.  

FINE CAPITOLO 8

Come ha passato la notte Rukawa? Quale sogno ha avuto? E come si sentirà? Tutto quello lo scoprirete nel prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN
Sinceramente è stato difficile scrivere questo capitolo per via della litigata tra Aiko ed Hanamichi. Forse quest'ultimo può essere sembrato troppo duro con sua madre, ma d'altra parte il ragazzo è un puro adolescente e come tale è nel periodo in cui è naturale mettere in discussione i propri genitori perché si vuole scegliere della propria vita in tutta autonomia. L'importante però è non esagerare, ed infatti Hanamichi ha avuto la forza di fermarsi prima di lasciarsi andare troppo.
Con questo ho detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo per Email, qui sui commenti EFP o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


9 Ecco il nuovo capitolo dove continuano le riflessioni di un certo personaggio.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate si ci saranno degli errori.
Ringrazio chi ha letto, inserito tra le preferite, seguite e ricordate la storia e soprattutto chi ha commentato lo scorso capitolo. Le risposte le troverete in coda al testo. Grazie.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 9

Era nel terrazzo della scuola la prima volta che aveva incontrato Hanamichi.
Era stato svegliato malamente da alcuni teppisti di quarta lega che frequentavano l’ultimo anno e li aveva riempiti di botte perché odiava chi disturbava il suo sonno.
Dopo di ciò, era arrivato lui.  
Anche se non l’aveva dato a vedere aveva capito immediatamente chi fosse l’esaltato dai capelli rossi che gli si era parato davanti e lo fissava intensamente con occhi carichi di rabbia.
Era l’ultimo dei Sakuragi. Non poteva sbagliarsi.
Era Hanamichi, il figlio di Aiko. Sì, era proprio lui. Assomigliava molto a suo nonno. Tuttavia in lui c’era anche qualcosa di diverso.  
Il suo sguardo  fin da subito, infatti, lo aveva colpito per la forza intrinseca che trasmetteva.
Sembrava un tipo implacabile che non si arrendeva mai, di fronte a niente e nessuno.
Per un attimo vi si era perso dentro, ed era stato per quello che indispettito lo aveva allontanato a malo modo fingendo una noncuranza che in verità non provava.
Lui conosceva già il suo nome, gli era impossibile dimenticarlo, nonostante a parole quando l'altro glielo aveva detto avesse finto di averlo già scordato.
Dopo di che era arrivata quella tipa anonima, che come milioni di altre ragazze prima di lei, avrebbe voluto conoscerlo meglio.
Non aveva niente di particolare che potesse attirare la sua attenzione e per il suo bene, perché lo dimenticasse quanto prima aveva bruscamente rifiutato il suo aiuto. Voleva, infatti, dargli un fazzoletto perché pulisse il sangue che gli colava dalla testa dovuto alla rissa di prima.
Ed allora Hanamichi indispettito gli aveva mollato un pugno e lo aveva preso a testate e lui aveva risposto prontamente.
Furono gli amici del ragazzo dai capelli rossi ad impedire che quello scambio di colpi si tramutasse in una lotta all’ultimo quartiere. Avevano bloccato Hanamichi e Kaede se n’era andato.
Da quel momento, però, quella testa rossa gli era entrata nel sangue.
Ne ebbe la conferma durante lo scontro tra Hanamichi ed Akagi. Quello che giocava meglio era il capitano, ma i suoi occhi erano stati per tutto il tempo concentrati a seguire le azioni del ragazzo dai capelli rossi. Non si era perso neppure una sua mossa. Fin dall’inizio si era aspettato da lui che riuscisse a stupirlo, e così era stato.
E così fu anche per tutti i loro successivi incontri.
Per darsi un tono, fingeva di non sopportarlo, e si comportava con astio come l’altro faceva con lui. Lo trattava a pesci in faccia, e lo sminuiva ma dentro di lui aveva sempre aspettato il momento in cui Hanamichi fosse cresciuto come atleta, il momento in cui sarebbe diventato un suo pari.
Dentro di lui non faceva che ricercarlo. Ed era per quello che durante le partite quando lo vedeva in difficoltà andava da lui e con poche fredde parole tentava di fargli recuperare la verve che gli apparteneva.
Era per quello che durante la partita contro il Sannoh notando nei suoi occhi quella determinazione, non aveva che potuto dirgli di entrare in campo, nonostante l'infortunio, e di fare quello che poteva per non pentirsene in seguito.
Ancora però quei suoi comportamenti erano dettati dall’inconscio.
Lo ricercava e si comportava così perché qualcosa che non riusciva a capire lo spingeva ad agire in quel modo.
Poi alla fine della partita contro il Sannoh, dopo la vittoria, i loro occhi si erano incontrati per complimentarsi l’un l’altro e si erano ritrovati a darsi il cinque. E lui allora aveva  finalmente capito.
Si era perso nuovamente negli occhi di Hanamichi ed aveva sentito il suo corpo scaldarsi. Mentre lo fissava si era sentito vivo come mai nella vita.
Sarebbe stato lì a guardarlo per sempre. Si era costretto con la forza a dargli le spalle. Aveva dovuto obbligarsi a comportarsi in modo scontroso come sempre.
Si era reso conto che a lui Hanamichi piaceva. Quella fu la prima volta che lo ammise. Ma subito dopo si era anche  costretto a dimenticarlo. Fino a quando quella sera aveva chiamato Aiko e la sua domanda l’aveva costretto ad ammettere l’importanza del ragazzo dai capelli rossi nella sua vita.  
E così quella notte, mentre dormiva, Rukawa si ritrovò a sognare tutti i momenti in cui Hanamichi lo aveva guardato con quei tizzoni ardenti che erano i suoi occhi.
Lo vide nel terrazzo la prima volta che si erano incontrati.
Lo vide durante gli allenamenti mentre lo guardava e gli gridava contro che lui era il migliore.
Lo vide mentre durante la partita amichevole contro il Ryonan lo colpiva ad una gamba perché voleva farlo sostituire, sortendo solo l’effetto di fargli passare i crampi.
Lo vide mentre durante un allenamento in solitaria di notte, gli si parava di fronte all’improvviso dicendogli che durante la prossima partita non sarebbe stato espulso ed avrebbe fatto più canestri di lui.
Lo vide durante la partita contro lo Shoyo dopo la sua bellissima schiacciata considerata fallo che si guardava intorno spaesato e lui gli diceva che gli dispiaceva, perché era stato un bel tiro.
Lo vide nello spogliatoio il giorno dopo la partita contro il Kainan che amareggiato aveva paura che tutti pensassero fosse colpa sua la sconfitta.
Lo vide mentre l’attimo dopo si affrontavano prendendosi a pugni per decidere di chi era la colpa.
Lo vide dopo il malessere di Anzai in palestra, mentre lui, con Miyagi e Mitsui lo allenavano.
Lo vide mentre gioiva dopo la vittoria contro il Ryonan che aveva decretato il loro accesso ai campionati nazionali.
Lo vide mentre lo sfidava per decretare chi era il più forte tra loro due. Lo aveva ovviamente schiacciato.
Lo vide arrabbiarsi con Minami ai campionati nazionali quando l’altro lo aveva colpito.
Lo vide punzecchiarlo durante la partita contro il Sannoh per spingerlo a farsi valere contro Sawakita.
Lo vide alla fine di quella partita, mentre si guardavano dimentichi dell’astio che provavano, mettendosi per la prima volta completamente a nudo. Accettando che, nonostante la loro rivalità, una parte di loro poteva anche apprezzarsi.
In quel momento, fu come se il mondo intorno a loro sparisse. Esistevano solo loro due.
Nella realtà fu solo un attimo prima che i loro rapporti tornassero a quelli rancorosi di prima, ma nel sogno di Kaede invece il tempo si dilatò diventando un eternità. E sotto quello sguardo Rukawa sentì il suo corpo diventare sempre più caldo. Prese  letteralmente fuoco, tanto che si risvegliò da quel sogno – ricordo di soprassalto.
Il suo respiro era affannoso, mentre la stoffa in prossimità del cavallo dei pantaloni si stava stringendo.
Si era eccitato, sognando Hanamichi. Si rese conto Rukawa.
Fino a quel momento non gli era mai accaduto.
Fino a quel momento, infatti, il piacere che l’altro gli provocava era sempre stato di natura psichica, mai fisica.
Si era obbligato a pensare all’altro sempre e solo in maniera platonica, mai come ad un compagno di letto.
Ed ora invece gli stava capitando quello.
Fu terrorizzato da quella nuova sensazione che Hanamichi gli stava facendo provare.
Nella sua lunghissima vita aveva spesso fatto sesso sia con uomini, sia con donne, ma per lui era stato sempre e solo un gesto prettamente fisico. Uno sfogo momentaneo che gli permetteva di inebriare i suoi sensi per qualche istante. Non si era mai sentito particolarmente coinvolto. Tanto che non si era mai eccitato da solo pensando ai suoi futuri partner, come, invece, gli era capitato in quel momento.
Cosa doveva fare?
Ovviamente lo sapeva. Avrebbe dovuto masturbarsi ma sapeva anche che non poteva permettersi di farlo.
Avrebbe finito nel farlo infatti con il pensare ad Hanamichi e non voleva insudiciarlo in quel modo.
Se avesse permesso al suo desiderio per l’altro di emergere del tutto, sapeva, infatti, che avrebbe finito istintivamente con il tentare di farlo suo. Ed aveva già promesso a se stesso che non l’avrebbe mai fatto. Non voleva sedurlo e farlo soffrire quando lui fosse scomparso. Voleva che Hanamichi rimanesse il ragazzo solare e pieno di vita che era ora.
Si portò una mano alla bocca per calmare i respiri ed i battiti del cuore.
Dopo di che si alzò in piedi e corse in bagno.
Si spogliò e si gettò sotto l’acqua fredda nel tentativo di calmare la sua eccitazione.
Gli ci vollero dieci minuti prima che ritornasse alla normalità e per tutto il tempo si obbligò a non pensare al ragazzo che gli aveva fatto quell’effetto. Si costrinse a ricordare i tempi in cui uccideva senza pietà chiunque gli si parasse davanti.
Quei ricordi ora che era cambiato avevano, infatti, il potere di amareggiarlo ed in quel momento sentiva il bisogno di farsi del male.
Tutto pur di non lasciare che la sua libido prendesse il sopravvento e lo spingesse a fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.  
Quando finalmente si tranquillizzò uscì dal box e preso un asciugamano dal mobiletto per asciugarsi.
Quando tornò in camera la radio sveglia si aprì per riportare le ultime notizie del telegiornale.
Si parlava ancora di Laputa. Gli scavi procedevano bene e fra qualche giorno sarebbe stato possibile constatare se effettivamente la città scoperta fosse quella della leggenda.
Gli occhi di Rukawa s’incupirono nell’udire quella notizia perché si rese conto di avere meno tempo di quanto aveva preventivato.
Si sedette sul letto prendendosi la testa tra le mani.
Ormai era giunto il momento che prendesse una decisione.
Non poteva più andare avanti così, con il sonno che lo coglieva all’improvviso e con la sua fissa per Hanamichi.
Non poteva inoltre nemmeno permettere che la società moderna riscoprisse il magnete di Laputa. Si disse. Chissà, infatti, come lo avrebbe usato. Non voleva che per colpa di esso si scatenassero altre guerre e cataclismi.
Capì che ormai non aveva altra scelta. Doveva agire molto presto.
Sì, ancora qualche giorno e poi avrebbe fatto quello che andava fatto.
Aveva un solo rimpianto. Non essere riuscito a diventare il giocatore numero uno  del Giappone per poi poter  andare a giocare in America come aveva promesso ad Anzai  ma ci avrebbe pensato Hanamichi a realizzare quel sogno per lui. Ne era sicuro.
Il ragazzo dai capelli rossi, infatti, aveva tutte le potenzialità per diventare qualcuno nel basket se si fosse applicato con costanza.  
E lui nel breve periodo che gli rimaneva doveva aiutarlo a tirarle fuori tutte.
Lo doveva al basket perché gli aveva fatto capire il suo egoismo e lo doveva ad Hanamichi perché gli aveva insegnato a provare certe emozioni che fino a quel momento per lui erano state solo una chimera.
Sollevò il capo e sorrise amaramente.
Un altro giorno di scuola presto sarebbe iniziato e lui ormai aveva preso la sua decisione definitiva.

FINE CAPITOLO 9

Ora che Rukawa sembra aver preso una decisione cosa farà? Ed Hanamichi troverà il modo di chiarire i suoi dubbi? Cosa succederà tra i due? Tutto quello lo scoprirete nel prossimo capitolo.

L’ANGOLO DI REBYCHAN
Questo capitolo si è costruito da solo. Giuro! Io non centro niente.
Rukawa ha deciso di sognare i suoi trascorsi con Hanamichi di testa sua. Io gli ho solo offerto le mani per scrivere.
Sinceramente non so come il capitolo sia uscito, ma spero che un pochino vi abbia fatto piacere leggerlo. Fatemi sapere.
Con questo anche stavolta ho detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L’ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI

Un ringraziamento speciale va a:

mancini: Mi dispiace di lasciarti sempre a "bocca asciutta". Mi fa piacere sapere che trovi il mio modo di scrivere scorrevole. Il problema è che io scrivo ad episodi. Non m'importa il numero di pagine del capitolo, ma solo quello che voglio descrivere. E' per quello che a volte i capitoli sono più lunghi, altre volte più corti.
Già! Hanamichi è davvero molto passionale come personaggio, per cui essendo molto diverso di me a volte ho delle difficoltà a gestirlo. Spero di riuscire a renderlo sempre al meglio.
Spero a poco, a poco di riuscire a chiarire tutti i tuoi dubbi.
Spero anche di aver aggiornato abbastanza presto.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


10
Ecco qui il nuovo capitolo e finalmente... bé leggete che è meglio.
Come al solito i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chi ha letto lo scorso capitolo e soprattutto le due persone che hanno ritenuto la storia degna di essere messa tra le preferite, la persona che l'ha inserita tra le ricordate e le diciannove che l'hanno messa tra le seguite. Un ringraziamento speciale ovviamente va a chi ha commentato lo scorso capitolo. E' grazie ai vostri commenti che mi ritrovo a scrivere la storia con più solerzia e celerità. Oltre al fatto che i vostri dubbi e le vostre considerazioni mi spingono a migliorare. Grazie a tutti.
Ah, sul mio forum da ieri ho aperto una nuova funzione, per cui chi è interessato entri nel mio account legga di cosa si tratta, e poi si sbizzarrisca.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 10

Il giorno dopo la sfuriata con la madre, Hanamichi tornò a scuola normalmente.
Come aveva promesso, Aiko risolse il problema “libro” con i professori in modo degno della madre di un grande genio.
Anche quel giorno, infatti, la donna tornò presto dal lavoro e andò a scuola con il figlio per parlare con l’insegnante di letteratura. Gli spiegò che la famiglia Sakuragi aveva deciso che il libro presto sarebbe stato pubblicato e quindi avevano contattato un editore il quale aveva imposto loro di non diffonderne il contenuto prima che fosse disponibile nelle librerie.
Il professore si era dimostrato accondiscendente, augurandosi presto di poter comprare la sua copia.
Hanamichi non seppe mai se furono le parole di sua madre o la scollatura del suo abito a convincere l’uomo.
Sua madre, infatti, era ancora une bella donna e lo sapeva, per cui quando voleva raggiungere uno scopo non si tirava indietro ad usare il suo bel fisico. Ed ad Hanamichi la cosa non dava fastidio, anzi gli faceva piacere avere una madre così ammirata.  
Tanto la cosa che più gli premeva in quel momento era che il “bel voto” ed il suo orgoglio fossero salvi e sua madre era riuscita a preservargli entrambi. E quindi una volta risolto il problema, lui aveva potuto tirare un profondo respiro di sollievo.
Mentre la stava accompagnando al cancello per salutarla, tuttavia accadde qualcosa di strano.
Come se si trattasse di un bieco scherzo dal destino o di un colpo di fortuna, dipende dai punti di vista, lungo il corridoio che portava all’entrata s’imbatterono in Rukawa.
Quando Hanamichi lo vide si sentì improvvisamente teso.
Sua madre non aveva mai visto il Volpino, lo conosceva solo per i suoi insulti. Tuttavia se il tipo nella foto era un conoscente del bisnonno, questo significava che la sua somiglianza con Rukawa avrebbe dovuto balzarle subito agli occhi.
E a quel punto, in base alla reazione di Aiko avrebbe già potuto capire chi era in verità Rukawa.
E da quello che accadde se in parte fu deluso, dall’altra poté però ritenersi soddisfatto.
Quando, infatti, lui e sua madre si trovarono alla stessa altezza nel corridoio di Rukawa, lui come sempre guardò in cagnesco quest'ultimo, il quale all’apparenza insonnolito sembrò non far caso né a lui, né alla donna. Sembrò proprio non vederli, cosa strana visto che di solito anche se era mezzo addormentato, quanto s’incontravano sembrava avere un radar per sentire il suo sguardo e dare così inizio ad una rissa.  
Con la coda dell’occhio Hanamichi, inoltre, guardava anche sua madre e si accorse che teneva la testa bassa. Gli era impossibile vedere l'espressione dei suoi occhi, ma con i denti si mordeva le labbra.
Era, inoltre, rigida e sembrava trattenere il respiro.
Solo quando camminando furono a distanza di sicurezza dal Volpino, sua madre rialzò la testa, aveva gli occhi lievemente umidi e l’incarnato pallido.
Sembrava aver visto un fantasma.
“C’è qualche problema?”, chiese Hanamichi preoccupato nel vederla in quello stato.
“No.”, rispose lei fin troppo in fretta. “Solo che…”
Sembrava stesse per dire qualcosa ma scosse il capo. “Niente. Sono solo un po’ stanca. E’ meglio se torno a casa e vado a dormire un pochino.”
“Sì. Forse è meglio. Buon riposo.”
“Grazie Hanamchi.”
Detto quello i due si separarono ed Hanamichi trascorse il resto delle lezioni pensando alla strana reazione che la madre aveva avuto alla vista di Rukawa. Non aveva voluto insistere chiedendole spiegazioni tanto sapeva che gli avrebbe risposto ancora una volta che non poteva dirgli nulla.
Tuttavia poteva ben dire che se quello nella foto fosse stato semplicemente un conoscente, di sicuro conoscendo il carattere di Aiko lei avrebbe fermato il Volpino dicendogli che la sua famiglia aveva conosciuto tempo fa suo nonno o quello che era e gli avrebbe chiesto come andavano le cose a casa.
Se invece Aiko non lo avesse riconosciuto alla vista di un bel ragazzo come Rukawa, di sicuro avrebbe cominciato a ciarlare, facendo delle battute ironiche.
Quelli sarebbero stati dei comportamenti in linea con il suo carattere, nonostante la stanchezza.
Ed, invece, sua madre che di solito era un tipo grintoso, non aveva avuto quasi nemmeno il coraggio di guardare in faccia il Volpino.
Perché? Ancora una volta si ritrovò a pensare a… Mepala.
Possibile che davvero esistesse?
Sapeva che pensarla così era assurdo, ma a questo punto non sapeva più cosa ipotizzare.
Sospirò.
Doveva quanto prima mostrare a Rukawa la foto e vederne la reazione. Era giunto il momento di andare a fondo alla questione.
Purtroppo per lui, però,  fu più complicato del previsto riuscire a stare da solo con il Volpino abbastanza a lungo per entrare in argomento.
Non voleva, infatti, parlare di quella faccenda con altre persone in giro.
Se i suoi dubbi su Rukawa e Mepala si fossero rivelati stupidi, non voleva che qualcun altro assistesse alle parole di scherno del Volpino. Sarebbe stato umiliante.
Mentre tentava di trovare il momento giusto per chiarire la faccenda trascorse una settimana nella quale Hanamichi notò che il comportamento del Volpino nei suoi confronti era cambiato.
Durante l’allenamento gli passava il pallone, lo lanciava a canestro, lo spingeva ad impegnarsi.
Tutti avevano notato quell’atteggiamento diverso da parte di Rukawa, ma pensarono che fosse dovuto al fatto che si avvicinavano le nuove eliminatorie ed il ragazzo volesse essere sicuro quell’anno di vincere il torneo.
Solo Hanamichi avvertì che sotto quei nuovi comportamenti c’era dell’altro.
Forse perché solo lui era così attento ad ogni mossa di Rukawa sia sul campo, sia a scuola da notarne ogni più piccolo cambiamento.
Il Volpino ogni giorno in più che passava, infatti, sembrava sempre più pallido e stanco.
In classe dormiva come al solito, ma ora sonnecchiava anche nei corridoi e pochi istanti prima dell’inizio degli allenamenti.
A volte sembrava sul punto di addormentarsi anche mentre stava giocando e non era da lui.
Quando aveva in mano un pallone di basket, infatti, Rukawa di solito era sempre sveglio e determinato.
Ora, invece, sembrava dovesse fare molti sforzi per impedire ai suoi occhi di chiudersi.
All’apparenza per chi non lo conosceva bene sembrava che tutto fosse apposto, in quanto nessuno si dimostrò preoccupato per lui di fronte a quella sua sonnolenza acuta, solo Hanamichi se ne rese conto e si scoprì dannatamente in ansia.
Rukawa era il suo rivale, il suo nemico e quindi avrebbe dovuto essere contento se avesse perso di stimolo e concentrazione, in quel modo, infatti, presto lui si sarebbe dimostrato superiore all’altro, ma invece non era così.
Era decisamente preoccupato per quell’atteggiamento del Volpino.
Preavvertiva nell’aria che quella sonnolenza che l’altro tentava di nascondere era solo l’anticamera di qualcos’altro che doveva ancora accadere.
Era come se il suo subconscio lo stesse avvertendo del fatto che il pallore sempre più marcato di Rukawa l’avrebbe presto spinto a scomparire di fronte ai suoi occhi.
E la cosa lo addolorava. Il suo cuore gli batteva in modo angosciante nel petto.
Aveva provato a convincersi che se era così triste per l'altro era solo perché il suo sogno era quello di batterlo quando era nel pieno della forma e non quando era l’ombra di se stesso, ma sapeva che in verità non era per quello, o meglio non era solo per quello.
Era il sentimento che continuava a negare di provare per il Volpino che lo spingeva a preoccuparsi ed a sentirsi triste.
Con quell’ansia nel petto e con la curiosità circa la foto ancora insoddisfatta, arrivò il giorno della prima partita del campionato.
Lo Shohoku si presentò alla partita al meglio.
Con il loro gioco perfetto sbaragliarono la concorrenza.
A meno cinque minuti dalla fine, erano avanti di cinquanta punti.
Hanamichi era tutto contento perché aveva fatto una partita strepitosa.
Tuttavia Rukawa era stato più bravo di lui. Aveva fatto, infatti, una gara perfetta.
Aveva segnato a ripetizione, ed aveva creato molte azioni di gioco.
Il suo gioco era stato talmente bello da aver messo a tacere le preoccupazioni di Hanamichi.
Se giocava così bene, infatti era impossibile che stesse male.
Fu in quel momento, invece, che accadde il patatrac.
Anzai aveva deciso di far entrare un po’ di riserve in modo che facessero esperienza in partita.
Sia Rukawa, sia Hanamichi quindi vennero sostituiti.
Hanamichi si avvicinò al Volpino per lanciargli una delle sue solite battute.
Aprì la bocca per dire: “Ehi Volpe, stavolta hai fatto ancora più punti di me, ma nella prossima partita preparati ad abbassare le penne.”
Non appena ebbe finito la frase ed i suoi occhi si posarono sul viso di Rukawa tuttavia sentì il fiato morirgli in gola.
Il viso dell'altro era provato e pallido, aveva un’espressione vacua e le palpebre si stavano richiudendo su due occhi vitrei.
Fu allora che cadde in avanti, ed Hanamichi ringraziò il Cielo per essere stato lì davanti a sostenerlo.
Altrimenti infatti si sarebbe sfracellato al suolo.
L'altro gli finì, infatti, letteralmente in braccio, inerme.
Il ragazzo dai capelli rossi era così scioccato che gli ci vollero diversi secondi per rendersi conto di quello che era accaduto, ovvero che l'altro stava male ed  era svenuto.
A quel punto, non poteva più illudersi. Rukawa come aveva già capito nei giorni precedenti non stava per niente bene. Si ripeté quel concetto  diverse volte.
E percepì a quel pensiero il suo cuore battere dolorosamente nel petto, ancora una volta.
La voce di Ayako che preoccupata si era avvicinata gli arrivò alle orecchie ovattata. Gli stava chiedendo: “Cosa sta succedendo?”
“Non lo so. Deve essere sv…”, stava per dire, ma poi spostò un attimo il corpo di Rukawa per guardarlo bene in viso e non riuscì più a finire la frase.
Non era, infatti, svenuto. Si rese conto. Il suo respiro era regolare e non c'era niente che potesse denotare un certo malessere. Si era semplicemente addormentato di botto.
Allora era come aveva intuito. Si ritrovò a dirsi. Il Volpino non riusciva quasi più a tenere gli occhi aperti nemmeno quando giocava. Probabilmente doveva essere malato di quella strana malattia che spinge una persona a dormire sempre. Chissà se c’era una cura.
“Cosa?”, richiese Ayako visto che lui aveva smesso di parlare.
“Niente. Deve avere un po’ di febbre.”, s’inventò sul momento Hanamichi, rendendosi conto che probabilmente Rukawa non avrebbe voluto che gli altri venissero a conoscenza delle sue precarie condizioni di salute. “Il Volpino stacanovista non poteva stare a casa con l’influenza doveva per forza giocare.” Ci scherzò un po’ su ed Ayako sembrò credergli.
“E’ meglio portarlo negli spogliatoi. Vado a prendere del ghiaccio.”
“Lo faccio io. Non preoccuparti.”, si propose Hanamichi ed Ayako lo guardò strabuzzando gli occhi.
Lui che si preoccupava e voleva prendersi cura del Volpino? In effetti era proprio una notizia cui pochi avrebbero creduto.
Tuttavia l’attimo dopo Ayako tornò seria come se si fosse resa conto di una cosa e sorridendo gli disse: “Okay. Te lo affido.”
Detto quello, Hanamichi trascinò Rukawa negli spogliatoi prendendolo letteralmente in braccio.
Ovviamente a quel gesto, anche il resto dei suoi compagni strabuzzarono gli occhi sorpresi, ma Ayako riportò la loro attenzione sulla partita colpendoli con una sventagliata.
Costrinse anche Haruko a restare lì a vedere la partita quando la ragazza si mosse per andare verso Hanamichi ed aiutarlo dicendole: “Rukawa sta bene. Ha solo un po’ di febbre. Ci penserà Hanamichi ad aiutarlo.”
Sembrava volerli lasciare da soli. Intuì il ragazzo dai capelli rossi. Chissà a quel punto cosa Ayako aveva pensato ci fosse dietro il suo desiderio di aiutare il suo acerrimo rivale. Si ritrovò a pensare durante il tragitto.
Quello che anche i suoi amici avevano capito. Si rispose. Ovvero che per non si sa quale astruso motivo si sentiva attratto da Rukawa.
Ed anche se continuava a dirsi che era solo perché era il suo rivale, ormai anche lui si era reso conto che sotto c’era dell’altro.
Sospirò mentre adagiava il Volpino su una panca e lo copriva con un asciugamano asciutto in modo che non prendesse freddo.  
Forse avrebbe fatto bene a svegliarlo, pensò, ma quando i suoi occhi si posarono su di lui che dormiva non ne ebbe più la forza. La fronte del Volpino era distesa. Era un sonno sereno, senza ombre.
S’incantò a fissarlo. Il Volpino era davvero un bellissimo ragazzo, non poté non ammettere.  
Ed improvvisamente si ritrovò a pensare alla descrizione che il libro aveva fatto di Mepala dicendosi che a Rukawa sarebbe calzata a pennello.
S’inginocchiò e gli accarezzò i capelli neri. Erano davvero soffici come la seta.
I suoi lineamenti erano perfetti e regolari. L’incarnato pallido gli donava un fascino nobile.
Mentre lo guardava con le mani gli toccò la fronte, le guance, il mento, le labbra.
Indugiò con il pollice per un po’ sulla sua bocca saggiandone la consistenza. Sembrava soffice.
Chissà come sarebbe stato baciarla.
Si sporse per provare ma all’improvviso rendendosi conto di quello che stava per fare si fermò raggelato sul posto.
Avvampò.
No, non poteva essere vero. Lui non aveva provato l’impulso di baciare Rukawa.
Ritornò a fissarlo e di nuovo si ritrovò a pensare a Mepala.
Anche il carattere di Rukawa ricordava un po’ quello del principe. Era una volpe fiera ed infida. Inoltre, quando c’era da combattere sia nel basket sia nelle risse era sempre in prima linea.
Solo che Rukawa non era sanguinario. No. Non lo era.
Hanamichi non sapeva perché, non conoscendolo bene,  ma avrebbe potuto giurare sulla sua stessa vita che Rukawa anche quando affrontava una rissa, non provava  mai un gusto malsano nel fare del male agli altri, amava soltanto dimostrarsi superiore.
Era molto orgoglioso.
Sorrise, fermandosi a guardare il taglio perfetto degli occhi di Rukawa.
Quelli di Mepala erano blu. E quelli del Volpino?
Si ritrovò a pensare a tutte le volte in cui loro due si erano guardati intensamente negli occhi.
Anche quelli di Rukawa erano del colore del cielo. Ricordò. Ed erano stupendi.  
Ancora una volta arrossì.
Poi chiuse gli occhi. E volle fare una prova.
In base alla descrizione fisica del principe di Laputa fatta dal suo bisnonno provò a costruire nella sua mente l’immagine di Mepala.
Ci provò diverse volte, ma ora che lo aveva guardato bene nel sonno, ogni volta gli appariva l’aspetto di Rukawa.
Non riusciva ad immaginarselo diverso.
Fu per quello che quando aprì gli occhi e notò che anche quelli del Volpino erano aperti e lo stava guardando confuso come a chiedersi quello che era successo, si ritrovò a chiamarlo sussurrando istintivamente: “Mepala.”
E a quel nome, gli occhi dell’altro si fecero ancora più incerti.

FINE CAPITOLO 10

Ora che Hanamichi e Rukawa sono l'uno davanti all'altro cosa accadrà? Come reagirà Kaede di fronte al fatto che l'altro l'ha chiamato Mepala? Ci sarà una svolta nel rapporto tra i due? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Finalmente Hanamichi e Rukawa si sono ritrovati da soli l'uno di fronte all'altro. Vediamo quindi quale sviluppo prenderà la storia d'ora in poi. Speriamo in bene.
Spero che la storia continui a piacervi. Fatemi sapere.
Con questo, anche stavolta ho detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

Willow: Grazie! Mi fa piacere sapere che ti sono piaciuti gli ultimi due capitoli. Io un debole per i capitoli introspettivi. Credo siano quelli che mi escono meglio. Con i capitoli puramente narrativi invece a volte mi sembra di perdermi.
Come capirai continuando a leggere la situazione di Kaede non è molto facile. Già il suo stato di salute è precario. Poverino!
E per Hanamichi, come vedi non demorde. Quando si mette in testa una cosa la fa, e chissà fino a dove arriverà per scoprire la verità. Vediamo e speriamo in bene.
Grazie per il commento.
 
mancini: Figurati! Mi sembra il minimo ringraziarti. Sei davvero gentile a lasciarmi sempre un commento. Mi aiuti a capire che la storia sta andando avanti nel modo giusto, od almeno spero.
Per quanto riguarda Kaede sì per lui si sta avvicinando inesorabilmente la fine, ma ora che ha scoperto cosa significa amare, forse sarà il destino ad intercedere per lui. Vediamo!
Con l'ultima uscita di Hanamichi in questo capitolo, infatti, chissà cos'accadrà.
Per quanto riguarda Aiko lei avrà un certo ruolo prima della fine che spero ti soddisferà.
E' bello perdersi nelle proprie fantasie.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


11 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia ed è il perfetto seguito del precedente.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chi ha letto lo scorso capitolo e soprattutto le due persone che hanno ritenuto la storia degna di essere messa tra le preferite, la persona che l'ha messa tra le ricordate e le venti che l'hanno messa tra le seguite.
Un ringraziamento speciale va alle due persone che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie di cuore!
Aspetto ovviamente i vostri commenti perché è grazie a loro se mi ritrovo a scrivere la storia con più solerzia e celerità. Oltre al fatto che i vostri dubbi e le vostre considerazioni mi spingono a migliorare.
Ora vi lascio alla lettura.
Rebychan


CAPITOLO 11

Quando aveva ripreso conoscenza, Rukawa si era ritrovato davanti il volto rilassato di Hanamichi, inginocchiato al suo fianco. Il ragazzo non si era accorto subito che lui si era risvegliato, dato che aveva gli occhi chiusi.

Kaede prima si era guardato intorno e poi aveva fissato lo sguardo confuso sul ragazzo dai capelli rossi.

Cos’era successo? Perché era lì nello spogliatoio con Hanamichi?

Tentò di ricordare.

Stava giocando una grande partita nonostante la stanchezza che avvolgeva il suo corpo ormai ventiquattro ore su ventiquattro. Aveva stretto i denti, nonostante il sonno reclamasse le sue membra, facendo un canestro dietro l’altro perché quella avrebbe potuto essere la sua ultima partita, e voleva che la gente lo ricordasse per il suo splendido gioco.

Dopo di che Anzai aveva deciso di sostituirlo insieme ad Hanamichi visto il grande vantaggio che lo Shohoku aveva accumulato per permettere alle altre matricole di prendere dimestichezza di gioco in partita. Poi…  i ricordi si fecero più confusi. Gli sembrava di ricordare che Hanamichi gli si era avvicinato per dirgli qualcosa, ma non aveva mai saputo cosa, dato che intorno a lui si era fatto tutto improvvisamente buio. E dopo non ricordava più niente.

Capì che probabilmente si era addormentato e che Hanamichi doveva averlo trascinato lì per permettergli di riposarsi. Era stato gentile da parte sua. A quel pensiero, sentì il suo cuore riempirsi di tenerezza. Forse per una volta avrebbe potuto dimostrarsi anche lui un po’ più dolce con l’altro, tanto quella avrebbe potuto essere benissimo l’ultima occasione in cui sarebbero stati insieme da soli.

Rukawa a quel punto fu lì per lì per aprire la bocca e dirgli “Grazie per avermi portato qui.”, quando Hanamichi riaprì gli occhi e lo chiamò: “Mepala.”

Le parole che voleva dire morirono in bocca al ragazzo dei capelli neri, che si sentì il sangue gelare nelle vene, mentre guardava l’altro incredulo.

Non poteva essere vero. Si disse. Come poteva Hanamichi sapere la verità? Aiko aveva detto che non gli avrebbe rivelato il suo segreto, fino a quando lui non avesse acconsentito. L’aveva dunque tradito?

Già! Perché Hanamichi non poteva aver capito che la storia del libro era vera, e che lui era Mepala se qualcuno non gliel’avesse detto apertamente o avesse avuto altre prove.

Era impossibile anche per il più sognatore degli uomini, infatti, credere nell’esistenza di un ragazzo millenario.

Per la prima volta, nella sua vita secolare, Rukawa non seppe cosa fare.

Fortunatamente però fu lo stesso ragazzo dai capelli rossi a corrergli in aiuto.

Hanamichi infatti arrossì mentre lo guardava sconvolto, tappandosi la bocca con la mano.

“Scusa se ti ho chiamato così, è solo che ho provato ad immaginarmi come sarebbe stato il principe di Laputa in base alla descrizione fatta dal mio bisnonno nel suo libro e bè credo che potrebbe assomigliarti.”

A quelle parole, Rukawa lo guardò sempre più incerto.

Allora non sapeva la verità. Si disse sollevato. Aveva solo dato aria alla bocca, sparando le sue solite idiozie.

L’attimo dopo però si ritrovò  lo stesso a distogliere istintivamente lo sguardo pensando al senso di quelle parole. Indirettamente, infatti, Hanamichi gli aveva fatto capire che lo trovava bellissimo. Dopotutto Mepala era stato descritto così.

Sentì il suo cuore battergli furiosamente nel petto.

Anche Hanamichi dovette rendersi conto di quello che aveva detto, perché arrossì di nuovo mentre si alzava in piedi e tentava di guardare dappertutto fuorché il ragazzo ancora disteso sulla panchina.

Fu Rukawa a riprendere prima il controllo.

Si mise seduto e freddamente come al suo solito, per creare una certa distanza, disse: “Baggianate.” Doveva far finta di non sapere di cosa l’altro stesse parlando, dato che lui il libro sulla carta non avrebbe dovuto averlo letto. Fu per quello che poi aggiunse: “Non so nemmeno di cosa parli.”

Poi fece per rialzarsi a sua volta.

Hanamichi però lo bloccò.

“E’ meglio se continui a riposarti. Ultimamente sei sempre molto stanco, dovresti prenderti più cura di te.”

Ancora una volto dopo aver detto quelle parole, Hanamichi serrò le labbra imbarazzato.

Rukawa tornò invece a fissarlo incredulo.

Da quando Hanamichi perdeva il suo tempo a guardarlo per sapere come stava? La situazione che si stava creando era assurda.

Probabilmente lo teneva d’occhio solo perché era il suo rivale e voleva batterlo. Rukawa si obbligò a pensarla così.

“Hn. So badare a me stesso ed ora sto bene.”, dichiarò gelido e stavolta riuscì ad alzarsi.

In verità però non era che stesse poi davvero così bene, dato che si ritrovò  a barcollare lievemente ed Hanamichi fu subito costretto a sorreggerlo.

I loro visi si ritrovarono a pochi millimetri l’uno dall’altro. Quella posizione era imbarazzante. Sarebbe bastato così poco per…

Rukawa allontanò l’altro ragazzo bruscamente per resistere alla tentazione di sfiorare le sue labbra con le proprie. Erano così invitanti.

Si risedette.

Hanamichi dopo un attimo d’incertezza, cominciò a camminare intorno allo spogliatoio nervoso. Sembrava stesse pensando a qualcosa.

L’unico desiderio di Rukawa in quel momento era quello di allontanarsi da lì quanto prima, ma per farlo doveva riprendere un po’ le forze. Quei gesti di Hanamichi che sembravano nascondere una certa tenerezza nei suoi confronti, infatti, gli stavano scaldando il cuore, facendogli perdere la testa.

E per controllarsi non faceva che ripetere tra sé e sé: 'Tra me ed Hanamichi non potrà mai esserci niente.'

Ad un tratto, Hanamichi ritornò a fissare lo sguardo su di lui. Sembrava sempre più teso.

Poi disse: “Maledizione, io non sono così vigliacco.”

Scrollò le spalle, si mollò due schiaffi sul viso come per trovare il coraggio e poi guardandolo a mo’ di sfida, esclamò tutto d’un fiato: “Sei sicuro di non sapere proprio niente su Mepala?”

Rukawa lo guardò corrugando la fronte. Dove voleva andare a parare il ragazzo dai capelli rossi con quella domanda?

Fingendo ignoranza, disse: “E chi sarebbe? Un tuo amico?”

“Te l’ho detto prima, chi è. L’ultimo principe di Laputa!”

Rukawa scrollò le spalle, senza dire niente.

“Ed allora mi rispondi?”

“A cosa?”

“Alla mia domanda di prima.”

“Non so niente di questo Mepala, l'unica cosa certa è che probabilmente ora sarà seppellito già da secoli visto chi dici che era.”, esclamò Rukawa parlando più del solito, con il chiaro intento di mettere la parola fine a quella assurda discussione.

“No, non è morto. O meglio potrebbe essere vivo. Secondo il libro di mio nonno infatti è stato maledetto e vive da millenni.”, si spiegò Hanamichi.

Rukawa a quelle parole si sforzò di guardare il ragazzo dai capelli rossi in modo ironico, come a chiedergli se era ancora un lattante visto che credeva alle favole.

Il ragazzo dai capelli neri ancora non aveva  capito dove volesse andare a parare Hanamichi con quel discorso, ma quelle chiacchiere cominciavano ad innervosirlo.

Hanamichi strinse i denti per un attimo, poi respirò a fondo prima di dire: “E va bene. Forse quello che sto per fare è un’assurdità ma promettimi che non riderai di me.”

Rukawa lo guardò come per dirgli ti sembra che io rida. Da quando?

“Va bene, ho sbagliato frase. Promettimi che non mi schernirai.”

“E’ impossibile non farlo. Sei un idiota.”

“Volpe malefica.”, dichiarò incandescente Hanamichi a quell’insulto. Ma poi si sforzò di calmarsi.

A Rukawa quella conversazione cominciava davvero a pesare. Era sempre più difficile fare finta di niente. Possibile che Hanamichi avesse dei dubbi sulla sua identità lo stesse mettendo alla prova? Non poté non chiedersi. Ma com’era possibile se sua madre non gli aveva detto niente? E di sicuro Aiko non gliene aveva parlato visto che non aveva  ancora la certezza di chi fosse.

“E va bene. Scherniscimi pure ma devo parlarne lo stesso.”, dichiarò Hanamichi come se fosse da troppo tempo che pensava a quella cosa ed avesse bisogno di conoscere la verità sia che fosse positiva sia che fosse negativa per non impazzire.

Andò vero il suo borsone ed aprì una tasca estraendone un cartoncino.

Poi lo porse a Rukawa dicendogli: “L’ho trovata all’interno del libro su Laputa del mio bisnonno. E’ molto antica e rappresenta i miei bisnonni insieme a mio nonno bambino. E poi c’è… ”

Non finì la frase. Era inutile.

Rukawa, infatti, si rese immediatamente conto mentre l’afferrava che quel foglio non era un cartoncino, ma bensì una foto.

La guardò e capì immediatamente da dove venivano i dubbi di Hanamichi.

Chiuse gli occhi per un attimo per poi riaprirli.

Lui lo aveva sempre saputo che  farsi fare quella foto con la famiglia Sakuragi, un giorno gli avrebbe creato dei problemi.

All’inizio infatti aveva rifiutato di farsela, ma poi Hiro aveva insistito ed aveva ceduto.

Dopotutto quella era l’unica cosa che il suo amico gli avesse mai chiesto.

Aveva accettato di scrivere un libro senza possibilità di pubblicarlo solo per amicizia, il minimo che avesse potuto fare era stato esaudire quel suo piccolo desiderio.

Ora però a causa di quello cosa doveva fare con Hanamichi? Si chiese Rukawa.

Sollevò lo sguardo e notò che Hanamichi lo guardava intensamente in attesa di un suo responso.
Lui non disse nulla.

Passarono diversi istanti ed ovviamente il ragazzo dai capelli rossi perse la pazienza. “Allora?”, chiese. “Chi è il tipo nella foto che ti assomiglia?”

Per Rukawa sarebbe stato facile dirgli che non lo sapeva, ma che probabilmente poteva essere il suo bisnonno, visto che i suoi gli avevano sempre detto che gli assomigliava.

Sarebbe stato facile, ed infatti aprì la bocca per dirlo ma poi non ce la face.

La richiuse.

Hanamichi sembrava così deciso a sapere la verità. Chi era lui per negargliela a causa di un suo capriccio?

Al pensiero del 'capriccio' si ritrovò a sorridere dentro di sé istintivamente. Quel termine, infatti, gli aveva fatto ricordare di essere sempre stato un grande egoista nella sua vita.

Ed a quel punto si disse, perché non doveva anche morire da egoista?

Tanto ormai era impossibile che succedesse un miracolo che lo salvasse.

Allora perché non morire esattamente nello stesso modo in cui era vissuto?  

Sospirò, mentre gli balenava alla mente una strana idea.

Tornò a fissare lo sguardo prima sulla foto e poi su Hanamichi.

E prese la sua decisione.

Visto che stava per morire tanto valeva la pena togliersi un ultimo sfizio.

No, non era di sicuro quello di portarsi a letto il ragazzo dai capelli rossi. Si disse. Come aveva ribadito diverse volte, voleva che l’altro preservasse la sua purezza.

Ma un appuntamento che male gli avrebbe fatto?

Voleva avere un assaggio di quali altre emozioni Hanamichi sarebbe stato in grado di risvegliare in lui se solo avesse avuto più tempo per stare con l’altro.

Si decise.

“Potrei anche dirti chi è il tipo nella foto.”, esordì dicendo. “Ma ad una condizione.”

Hanamichi lo guardò basito.

“Sei davvero pronto a sapere la verità?”, continuò a dire Rukawa.

“Sì.”, disse deciso Hanamichi. In effetti voleva saperla e l'avrebbe accettata senza preconcetti sia se quello nella foto fosse stato un parente di Rukawa, sia se fosse stato davvero proprio lui in persona.

Ormai infatti aveva perso ogni tipo di remora morale.  

Già, il fatto che Rukawa nel vedere quella foto non l’avesse schernito, per lui infatti poteva già essere una mezza risposta.

Era pronto a tutto o quasi a tutto, perché a dirla tutta non si sarebbe mai aspettato la proposta dell’altro.

Rukawa sentendosi meglio, si alzò in piedi e gli riconsegnò la foto.

Poi andò verso la porta e la aprì. “Io ora vado a casa. Dillo tu agli altri.”, disse poi noncurante.

“Ma la verità quando me la dici?”, si ritrovò a chiedere sempre più confuso il ragazzo dai capelli rossi.

“Domenica all’una del pomeriggio fatti trovare nella piazza centrale di Kanagawa. Usciamo insieme. Poi prometto che ti farò sapere la verità.”

“Cosa? Uscire con te?” Hanamichi strabuzzò gli occhi sorpreso. “Io non voglio un appuntamento con te.” Poi disse per schermirsi.

“Non ho mai parlato di un appuntamento.”, esclamò Rukawa freddo, tentando di non dare a vedere quanto quelle parole lo avessero ferito.

Erano, infatti, la conferma che le premure di quel giorno di Hanamichi non erano nate da un sentimento sincero che provava per lui, ma semplicemente dalla curiosità di sapere chi era il tipo nella foto.

Dopo aver letto un pezzo del libro ed aver visto quella foto  doveva essersi fatto ossessionare dall'idea che Mepala esistesse davvero, finendo con il pensare di essere matto. Ed ora voleva avere la conferma che quello in verità fosse solo un parente del Volpino in modo così da recuperare la sua sanità mentale.

Se la sua curiosità però era così forte e voleva soddisfarla non poteva che accettare  le sue condizioni ed uscire con lui. Si disse Rukawa prima di chiudere la porta dietro di sé ed andarsene senza attendere i commenti dell’altro. Hanamichi non lo seguì.

Probabilmente stava ancora decidendo se uscire con lui o meno. La scelta spettava a lui.  

Comunque solo se si fosse presentato all’appuntamento il ragazzo dai capelli rossi avrebbe trovato la verità.

Già! Rukawa finalmente aveva preso anche quella decisione.

Domenica sarebbe uscito con Hanamichi, poi alla sera l’avrebbe accompagnato a casa ed avrebbe dato il via libera ad Aiko di raccontargli tutta la verità.

Tanto Mepala alias Rukawa non avrebbe assistito a come il comportamento del ragazzo dai capelli rossi sarebbe cambiato nei suoi confronti dopo quelle parole.

Da lunedì Rukawa infatti sarebbe scomparso e con lui anche Mepala, e stavolta definitivamente.

Ormai aveva fissato la data della sua dipartita ed incredibilmente era stato più facile del previsto.

Non si sentiva né in ansia, né in triste.

Era sereno.

La sua lunga vita finalmente stava giungendo al termine, e finalmente avrebbe potuto essere libero.  

Sì, doveva prepararsi all’ultimo viaggio ma prima doveva pensare a dove andare con Hanamichi perché il giorno prima della sua morte voleva passarlo divertendosi insieme al ragazzo che aveva imparato ad amare. Sì, perché ormai gli era chiaro che quel sentimento che provava era Amore. E poco importava se Hanamichi non lo ricambiava, ed avrebbe visto quell’uscita solo come una seccatura atta a sapere la verità.

Lui l’avrebbe considerata come il loro primo ed ultimo appuntamento.

Quello dopo tutto era l’ultimo desiderio di un condannato a morte.

FINE CAPITOLO 11

Hanamichi andrà all'appuntamento con Rukawa? O gli darà buca? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo .

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
La storia a poco, a poco sta raggiungendo il suo climax, anche se prima ci vorrà ancora un po' di carne al fuoco.
L'appuntamento infatti sarà una svolta e speriamo in bene.
Per il resto, volevo avvisare che sto meditando di modificare il mio metodo di scrittura attuale. D’ora in poi posterò il capitolo nuovo delle mie fic quando avrò un solo capitolo futuro in mano e non come facevo ora dopo due.
Quello perché in questi giorni per permettere alla mia mente di liberarsi da certi brutti pensieri vorrei dedicarmi alla scrittura di qualche nuovo inizio di fic.
Queste nuove fic però non so quando verranno pubblicate su EFP, forse presto o forse più avanti.
Dipenderà da come riesco ad organizzarmi.
L’unica cosa certa è che probabilmente la mia tabella aggiornamenti nei prossimi giorni potrebbe subire dei cambiamenti.
Anche per stavolta, ho detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

Willow: Grazie! Mi fa piacere sapere che il capitolo ti è piaciuto. In effetti Aiko è una pessima attrice, ma d'altra parte era difficile rimanere in quelle circostanze freddi e distaccati visto che ha rivisto dopo tanto tempo una persona che è stata importante nel suo passato e che non è cambiata di una virgola, rimanendo giovane proprio come se lo ricordava. Io probabilmente gli sarei pure saltata in braccio a dispetto dell'ordine dell'altro di non rivelare la verità ad Hanamichi. Eh eh eh!
Anche a me piace molto l'Hanamichi protettivo, e sì Kaede è fragile ma è anche un vecchio volpone.
Sapendo gli spoiler ormai sai cosa dovrebbe accadere, ma spero che la lettura possa essere comunque piacevole.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

mancini: In effetti credo che tu abbia centrato il problema di fondo di Hanamichi e Rukawa ovvero l'incapacità di comprendere (anche se può sembrare palese) non solo cosa loro provano per l'altro (anche se ormai Kaede ha deciso di accettarlo) ma anche quello che l'altro prova per loro. Fino a quando non ci arriveranno, non si potrà mai trovare una soluzione.
Sì, Kaede ha una possibilità di salvezza, ma non è probabilmente la fiducia, è... bé essendo la fic ispirata a La bella e la bestia seppur alla lontana, credo sia facile capire cos'è. Eh eh eh!
Sono felice di sapere che la storia ti cattura così tanto. Spero di riuscire a mantenere inalterate le tue aspettative fino alla fine.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


12 Ecco il nuovo capitolo, in cui inizia quello. Spero vi piaccia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chi ha letto lo scorso capitolo e soprattutto le tre persone che hanno ritenuto la storia degna di essere messa tra le preferite, la persona che l'ha messa tra le ricordate e le ventuno che l'hanno messa tra le seguite.
Un ringraziamento speciale va ovviamente alle quattro persone che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie di cuore!
Aspetto ovviamente i vostri commenti perché è grazie a loro se mi ritrovo a scrivere la storia con più solerzia e celerità. Oltre al fatto che i vostri dubbi e le vostre considerazioni mi spingono a migliorare.
Ora vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 12

Domenica arrivò in un batter d’occhio.

Per tutti i giorni che avevano preceduto quella data  Hanamichi era stato indeciso se presentarsi o meno al luogo dell’appuntamento ma poi aveva deciso di andarci.

Tendenzialmente erano tre i motivi che l’avevano spinto a quell’azione.

Il primo era la sua curiosità sul Volpino e la foto che desiderava essere soddisfatta. Non ne poteva più di non sapere la verità. Voleva chiarire una volta per tutte quella faccenda e mettersi il cuore in pace.

Il secondo era perché era sempre più preoccupato per Rukawa che era dal giorno dell’ultima partita che non si presentava più a scuola od agli allenamenti.

Tutti pensavano che fosse a causa dell’influenza visto la scusa che il ragazzo dai capelli rossi aveva adottato per spiegare il suo malessere, ma Hanamichi sapeva che non era così.

E quindi non poteva non chiedersi quale era il vero motivo? Possibile che non riuscisse più a svegliarsi? E se era così si sarebbe presentato al luogo dell’appuntamento? E se non fosse arrivato cos’avrebbe fatto?

Il giorno dopo si sarebbe fatto dare l’indirizzo di casa sua in presidenza e sarebbe andato a trovarlo. Sì, era l’unica soluzione possibile. Si disse. In quel modo si sarebbe sincerato sia sul suo stato di salute, sia l’avrebbe obbligato a raccontargli la verità sulla foto, dopotutto lui si era fatto vivo all’appuntamento. No, non era un appuntamento Si corresse. Doveva smetterla di chiamarlo così dentro di sé. Era solo un’uscita. Punto e basta.

Arrossì.

Ed allora se era solo un’uscita perché si era presentato lì, nella piazza centrale di Kanagawa, con mezz’ora di anticipo ed aveva ricercato nell’armadio i vestiti migliori che possedeva per metterseli addosso?

Se fosse stata solamente un’uscita era ovvio  che avrebbe potuto indossare la prima cosa che gli fosse capitata in mano, ed invece non era stato così. Aveva sentito il bisogno di mettersi in tiro.

Sospirò.

Mentre pensava a cosa mettersi per uscire con Rukawa aveva provato l’irrefrenabile impulso di indossare qualcosa che lo rendesse se non proprio bello, almeno piacevole da vedersi.

Ovviamente era perché non voleva sfigurare nei confronti del Volpino malefico, dopotutto era risaputo che lui era ricco e chissà quindi come si sarebbe presentato.  

Era per quello che indossava quei jeans attillati scuri che gli mettevano in risalto le gambe e quella maglietta a maniche lunghe blu che sua madre gli aveva regalato al suo ultimo compleanno, perché almeno una cosa di classe anche lui poteva ogni tanto indossarla. Erano state quelle le parole che lei aveva usato per giustificare il dono.

E siccome lei aveva gusto in fatto di vestiti, allora quella maglietta non poteva che essere bella.  

Solo che fino a quel giorno Hanamichi non l’aveva mai messa ed ora invece la metteva per Rukawa.
Era ridicolo.

Eppure non era forse quello il terzo motivo  che l’aveva spinto a presentarsi in piazza a quell’ora?

Era lì perché tutto sommato aveva dovuto ammettere che l’idea di uscire con il Volpino non gli dispiaceva minimamente.

Ed anche se provava a convincersi che se la pensava così era solo perché vederlo in un ambiente non scolastico o non sportivo poteva fargli comprendere meglio dei suoi punti deboli che se no, non sarebbe stato possibile carpirgli, e poi sfruttarli per i propri scopi, lui sapeva che in verità non si sentiva così in ansia per quell’uscita a causa di quello.

Nemmeno quando era andato al negozio di scarpe con Haruko si era sentito così teso.

Quello che provava era una strana sensazione di ansia ed aspettativa.

Ma invece di essere una sensazione spiacevole, era piacevole indugiarci.

Era felice di quell’uscita con Rukawa. Si disse. Lui voleva andare a spasso con l’altro e lo voleva perché al solo pensiero il cuore gli batteva forte nel petto come mai nella vita.

Ritornò a sospirare. E guardò l’orologio, mancavano pochi minuti all’ora dell’appuntamento.

Sperò con tutto se stesso che Rukawa non gli desse buca. Sarebbe stato umiliante visto che tutte le persone che giravano per la piazza lo guardavano ridendo sotto i baffi.

Probabilmente avevano capito che aveva un appuntamento con qualcuno che non era ancora arrivato.

Chissà poi dove l’avrebbe portato Rukawa. Non ne aveva la più pallida idea. Ma visto che era stato l’altro a prendersi la briga d’invitarlo, immaginava che sarebbe stato sempre lui ad organizzare qualcosa.

Fu in quel momento, che Hanamichi preavvertì che nella piazza c’era qualcosa di diverso.

Il cicaleccio che facevano le ragazze presenti gli fecero capire ancora prima di vederlo che il Volpino era arrivato.

Quando voltò lo sguardo verso destra infatti riuscì a scorgerlo mentre camminava con passo deciso verso di lui.

Si era vestito in modo molto semplice, notò. Ma quei jeans chiari e quella giacca azzurra, che si apriva su una maglietta bianca gli donavano moltissimo.

Hanamichi si obbligò a rimanere fermo dove si trovava invece di andargli incontro.

Solo perché era nervoso per quello che inspiegabilmente provava a causa di quell’uscita, non avrebbe dato soddisfazione al Volpino di comportarsi in maniera più civile del solito.

Doveva mantenere sempre il solito atteggiamento scontroso.

Anche lui era orgoglioso quanto Rukawa e non ci teneva a mostrarsi una mammoletta isterica che non vedeva l’ora di uscire con il più figo della scuola.

A quella considerazione si ritrovò ad arrossire lievemente ancora una volta.

No, lui non moriva dalla voglia di uscire con l’altro. Ed allora perché l’aveva atteso con tutta quella trepidanza?

Scacciò quei pensieri e dopo aver respirato a fondo un paio di volte fu pronto ad affrontare Rukawa che nel frattempo gli si era parato di fronte.

Con la sua solita voce ironica esclamò: “Alla buon ora Volpino. Ti aspettavo da mezz’ora.”

Rukawa inarcò il sopracciglio stupito. Poi le sue labbra si sollevarono leggermente in un sorriso ironico mentre diceva: “Sei arrivato con mezz’ora di anticipo? Dovevi tenerci proprio tanto ad uscire con me, idiota.”

Hanamichi fece finta di non sentire le grida di delusione che erano usciti dalle bocche dalle ragazzine della piazza, quando si erano rese conto che il bel ragazzo che era apparso loro davanti era già impegnato con qualcun altro.

Per il ragazzo dei capelli rossi però fu più difficile resistere agli sguardi delle giovani più coraggiose che guardavano in loro direzione nella speranza che entrambi fossero lì per rimorchiare.

Ora un qualsiasi giovane maschio normale sarebbe stato contento di quelle attenzioni, ma lui sapeva che se quella tipe guardavano anche lui era solo perché gravitava intorno a Rukawa. Prima infatti a parte gli sguardi di scherno dovuti al fatto che era da un pezzo che attendeva qualcuno che non arrivava, nessuno lo aveva guardato con quell’insistenza.

E poi sinceramente gli dava fastidio che quelle ragazze che nemmeno lo conoscevano guardassero Rukawa come se lo volessero spogliare con gli occhi.

A quella vista sentiva il suo stomaco rodere a causa di una sensazione che non voleva accettare.

E probabilmente fu per quello che si ritrovò a rispondere a quella battuta ironica di Rukawa alzando la voce più del dovuto: “Guarda che sei stato tu ad insistere per voler uscire con me, stupido Volpino. Io non ci pensavo nemmeno.”

A quelle parole, più di una delle ragazze, ma anche molti ragazzi che li stavano guardando arrossirono.

Quell’uscire poteva infatti essere inteso  come un appuntamento galante.

Ed anche se sulla carta avrebbe dovuto dare fastidio ad Hanamichi che la pensassero in quella maniera, in verità vedere negli occhi di chi lo guardava la consapevolezza che era stato Rukawa a desiderare di uscire con lui lo rese fiero di se stesso.

Quel ragazzo così bello aveva scelto lui, non loro. Ben gli stava.

Si aspettava tuttavia una risposta pungente come al solito di Rukawa che lo riportasse all’ordine, tipo l’ho fatto solo perché mi facevi pietà, ed invece gli disse semplicemente: “Hai ragione! Andiamo?”

Da quando Rukawa gli dava ragione così apertamente? Fu il primo pensiero di Hanamichi.

Guardò il Volpino basito e lo vide incamminarsi lungo la piazza.

Si ritrovò a seguirlo, ancora incredulo di fronte a quel suo modo accondiscende di comportarsi.  

Quando gli fu a fianco gli chiese: “Dove stiamo andando?”

“Hn.”, rispose Rukawa facendogli capire che non aveva intenzione di rivelarglielo fino a quando non fossero stati a destinazione.

Calò il silenzio tra loro, ed Hanamichi si sentì di nuovo teso.

Lui era un tipo che si trovava nel suo ambiente naturale quando era nella confusione. Odiava il silenzio.
Fu per quello che chiese a Rukawa giusto per fare conversazione: “Oggi come stai?”

Il Volpino a quella domanda lo guardò incerto.

“Sei mancato per diversi giorni da scuola ed ultimamente hai sempre sonno, pensavo che avessi qualche problema.”, si spiegò il ragazzo dai capelli rossi arrossendo. Non gli piaceva dimostrarsi così interessato alle condizioni di salute di Rukawa.

L’altro poteva cominciare ad intuire che i suoi sentimenti erano cambiati dall’odio in qualcos’altro di non ancora definibile. E la cosa lo infastidiva.  

Già il fatto che non riuscisse a capire perché quel giorno Rukawa gli avesse chiesto un appuntamento lo agitava. L’unico motivo che gli era venuto in mente, infatti, era che fosse per denigrarlo.

Probabilmente voleva portarlo in giro per fargli vedere la differenza che c’era tra loro.

Lui era un pezzente, ed invece l’altro era ricco e apprezzato da tutti.

Così poi quando gli avesse spifferato la verità sulla foto, gli avrebbe imposto di tacere sul fatto che la famiglia Rukawa avesse avuto un tempo dei legami con delle pezze da piedi com’erano i Sakuragi.

Sì, i motivi dovevano essere quelli.

Ma se invece non fosse stato così, se il tipo nella foto non fosse stato un parente del Volpino ma lui stesso e se quindi Rukawa fosse stato davvero Mepala, perché allora aveva scelto di uscire con lui?

Forse perché essendo stato un amico del suo bisnonno voleva essere gentile anche con il nipote? Può darsi.

Hanamichi non ci capiva più niente e non lo aiutava di sicuro a districare i suoi pensieri lo sguardo che Rukawa gli stava rivolgendo.

Dopo la sua domanda sulla sua salute, lo stava infatti osservando con una strana luce negli occhi che non riusciva a decifrare.

L’unica cosa chiara era che non gli sembrava proprio uno sguardo di scherno, ma bensì d’interesse.

Arrossì e scostò lo sguardo.

Rukawa allora ritornò a guardare davanti a sé mentre rispondeva tranquillo con una frase di senso compiuto: “Oggi sto bene.”

Hanamichi non disse più nulla. Il suo cuore nel sentire che l’altro stava bene si era sentito improvvisamente sollevato.

In effetti gli sembrava meno insonnolito del solito. Forse stare a casa a riposare era servito allo scopo di farlo rimettere ed ora era in piena forma.

I due stettero in silenzio per diversi minuti.

E dopo un po’ fu sempre Hanamichi a romperlo visto che gli sembrava che stesse diventando opprimente.

“Non vuoi proprio dirmi dove stiamo andando?”

“Hai mangiato?”, chiese allora Rukawa a sua volta, senza rispondere alla domanda di prima.

“Un po’ ma di fretta visto l’orario che mi avevi imposto per incontrarci.”, rispose Hanamichi d’istinto.

“Se è così, allora per il momento fermiamoci qui.”, esclamò Rukawa bloccandosi di fronte ad uno di quei ristoranti economici per famiglie.

“Qui?”, chiese Hanamichi sorpreso. Era sinceramente felice di fermarsi a mangiare visto che sul serio prima di andarsene da casa per arrivare all’appuntamento in orario aveva mangiato solo un paio di panini veloci, ma quello gli sembrava tutto fuorché un posto in cui Rukawa potesse stare.

Era decisamente poco di classe.

“Hn.”, disse Rukawa guardandolo quasi incerto. “Forse non ti piace il posto?”

Il Volpino sembrava si stesse sforzando di comportarsi in modo civile. Ed inoltre sembrava volerlo mettere a suo agio. Si rese conto Hanamichi.

Fu per quello che anche il ragazzo dai capelli rossi si ritrovò a dire: “Certo che a me questo luogo piace. Ci vengo spesso in locali come questo con i miei amici. Ma è a te che probabilmente non piacerà. Suppongo visto il tuo modo di fare che tu sia abituato a qualcosa di più di classe.”

Sì, Hanamichi aveva sempre pensato che Rukawa fosse uno spocchioso figlio di papà e che quindi quando mangiava fuori andasse in veri ristoranti extra lusso.

Non sapeva perché, ma quando lo guardava, gli veniva in mente solo quello.

Il ragazzo dai capelli rossi dopo aver detto quelle parole però se ne pentì.

In fin dei conti aveva sempre dato per certo che Rukawa fosse ricco, non lo aveva mai dubitato, ma se invece si fosse sbagliato?

O se anche così fosse stato, non era che forse ricordandogli il loro diverso tenore di vita l’aveva offeso?

Un po’ gli sarebbe dispiaciuto, perché fino a quel momento il Volpino si era comportato in modo davvero gentile. Non era il solito Rukawa, sembrava davvero deciso a passare un bel pomeriggio con lui.

Tuttavia il Volpino invece lo stupì di nuovo dicendo: “Sì, in effetti in posti come questo non ci sono mai stato, ma è per quello che voglio entrarci.”

Detto quello con passi veloci si diresse verso la porta del ristorante e l’aprì.

Si girò verso Hanamichi e gli chiese: “Tu non vieni?”

Il ragazzo dai capelli rossi rimase qualche istante inebetito di fronte al comportamento di Rukawa, ma poi si decise di entrare anche lui.

Non poté non domandarsi ancora un volta perché Rukawa avesse deciso di chiedergli di uscire. E perché  per l’altro fosse stato così importante entrare in un tipo di ristorante in cui non aveva messo mai piedi fino a quel momento.

E a quella domanda senza un motivo sentì per qualche istante il suo animo riempirsi di angoscia

Quella sensazione però svanì quasi subito, perché una volta entrato nel ristorante ovviamente ebbe dell'altro a cui pensare.

FINE CAPITOLO 12

Cosa succederà nel Family Restaurant? Rukawa si troverà bene? Ed Hanamichi? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN
Okay! In questo capitolo inizia l'appuntamento e spero di riuscire a rendere questo pomeriggio al meglio, perché sarà molto rilevante ai fini della storia in quanto condurrà al rush finale.
Fatemi sapere come lo trovate. Aspetto vostre considerazioni.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

Koa_chan: Sì, ho deciso di spaziare i capoversi di un interlinea visto che trovavi difficoltà a leggere. Sono contenta di  sapere che la cosa ti fa piacere.
Io ho l'abitudine di chiudere i capitoli in questo modo. E' più forte di me. Voglio creare pathos in modo che il lettore non veda l'ora di leggere il seguito.
Spero che il capitolo sia arrivato abbastanza presto e che ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

Willow: Grazie! Mi fa piacere sapere che ti piace come caratterizzo Hanamichi e Kaede. Li adoro tantissimo, sia come personaggi a se stanti, sia come coppia. Sono adorabili.
Già! In parte sai quello che accadrà, anche se poi la storia ogni volta che inizio a scrivere un po' si modifica ed i capitoli si creano in modo diverso da come aveva preventivamente deciso. A volte i personaggi fanno davvero quello che vogliono. Eh eh eh!
Grazie come al solito per l'appoggio e grazie per il commento.

nick88: Povero Hanamichi! Non è mica colpa sua se non ha ancora capito esattamente ciò che prova per Rukawa.
E neanche quest'ultimo non è che faccia proprio di tutto per fargli capire i suoi sentimenti.
Sono proprio due zucconi e speriamo in bene.
Come vedi Hana è andato all'appuntamento con Ru e vedrai che ne vedremo delle belle. Spero ti piacerà. E sarò felice di sapere cosa ne pensi.
Spero di aver aggiornato abbastanza presto.
Grazie per il commento.

mancini: Già! Finalmente Kaede ha capito di essere innamorato. Da parte sua invece in Hanamichi non c'è ancora l'accettazione, lui è ancora sul chi va la. Speriamo in bene.
Soddisfatta di scoprire com'è stato l'inizio dell'appuntamento tra i due? Anche se a dirla tutta più che altro ci sono stati i pensieri del ragazzo dai capelli rossi. Poveretto! E' proprio confuso.
Vediamo se, quando e come Hanamichi capirà appieno la portata dei suoi sentimenti ed allora cosa farà per viverli. Incrociamo le dita affinché tutto possa risolversi per il meglio.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan




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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


13 Ecco il nuovo capitolo, in cui continua l'appuntamento. Spero vi piaccia.  
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chi ha letto lo scorso capitolo e soprattutto le tre persone che hanno ritenuto la storia degna di essere messa tra le preferite, la persona che l'ha messa tra le ricordate e le ventuno che l'hanno messa tra le seguite.
Un ringraziamento speciale va alle quattro persone che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie di cuore!
Aspetto ovviamente i vostri commenti perché è grazie a loro se mi ritrovo a scrivere la storia con più solerzia e celerità. Oltre al fatto che i vostri dubbi e le vostre considerazioni mi spingono a migliorare.
Per chi volesse leggere, ho apportato delle modifiche al mio account qui su EFP per far conoscere meglio il mio pensiero sulle fic che scrivo.
Ora vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 13

Per essere pronto ad affrontare l'appuntamento con Hanamichi, Rukawa nei giorni precedenti che l'avevano separato dalla data prestabilita non aveva fatto altro che dormire per quasi tutto il tempo. Era per quello che non era andato né a scuola, né agli allenamenti.

Nei pochi attimi in cui si svegliava, invece aveva concluso le ultime pratiche per il suo trapasso. Aveva fatto un nuovo testamento in cui lasciava tutto il suo grossissimo capitale, accumulato in secoli e secoli di vita, alla famiglia Sakuragi, che avrebbe dovuto impegnarsi a continuare a gestire le sue opere di beneficenza, per entrare in possesso dell'eredità.

Ovviamente sapeva che i Sakuragi erano generosi e quindi probabilmente avrebbero comunque fatto della carità, anche senza che lui lo mettesse scritto nero su bianco nel testamento, ma siccome a volte la ricchezza fa cambiare le persone, era meglio sempre mettere le mani avanti.

A dirla tutta, a discapito di quello che aveva pensato all'inizio, invece, ad organizzare l'appuntamento con Hanamichi non ci aveva messo poi molto.

Aveva infatti semplicemente deciso di farsi trascinare dalla giornata, svolgendo attività che fino a quel momento si era sempre rifiutato di fare.

Attività che per i giovani squattrinati di quell'epoca erano una routine, ma che lui aveva sempre snobbato perché avendo in verità millenni pensava fossero troppo infantili, e perché essendo troppo ricco non facevano parte del suo tenore di vita.

Dato che quello sarebbe stata la sua prima ed ultima uscita con il ragazzo dai capelli rossi, voleva divertirsi con lui con le cose che per l'altro probabilmente erano una prassi.

Voleva riuscire a far divertire anche Hanamichi, facendogli fare qualcosa che gli avrebbe cancellato la tensione che probabilmente provava per essere stato costretto ad uscire con una persona che non sopportava. Voleva che anche per l'altro fosse una giornata da ricordare, invece che una semplice seccatura atta a farsi rivelare la verità sulla foto.

Calandolo nel suo ambiente, e facendolo sciogliere voleva illudersi per una giornata che anche Hanamichi provasse qualcosa per lui, in modo d'assaporare per un attimo la sensazione che si provava nel sapere che il proprio amore era corrisposto. Così poi l'indomani sarebbe morto senza rimpianti.

Ovviamente dentro di sé sapeva che quello che avrebbe vissuto sarebbe stata solo una falsa, in quanto il ragazzo dai capelli rossi lo detestava, ma forse se lui si fosse comportato in modo più dolce, anche l'altro avrebbe agito di conseguenza. E se forse l'avrebbe messo a suo agio andando in luoghi di cui l'altro era abituato, forse un pochino si sarebbe divertito.

Era per quello che in piazza Rukawa non aveva risposto alle provocazioni di Hanamichi ed aveva tentato di comportarsi in modo civile.

Ed era per quello che aveva deciso di iniziare l'appuntamento entrando in un Family Restaurant per mangiare qualcosa.

Visto l'orario ed il fisico di Hanamichi di sicuro quest'ultimo aveva bisogno di grosse quantità di cibo per sostenersi. E di sicuro visto che la famiglia Sakuragi non era molto ricca quei ristoranti economici dovevano essergli abituali.

Hanamichi tuttavia all'inizio non era sembrato entusiasta del posto ed infatti gli aveva subito rinfacciato il loro diverso tenore di vita, come per fargli capire che quel luogo non era decisamente adatto a lui in quanto ricco.

Rukawa però gli aveva detto che era proprio per quello che voleva entrare.

Voleva infatti fare esperienze nuove, con la persona che amava, e quello di sicuro non era un crimine.
Poi ci era entrato comunque, ed Hanamichi lo aveva seguito.

Rukawa tuttavia pensava di essere preparato a quello che sarebbe successo, avendo visto diversi film con quell'ambientazione, ma si sbagliava.

Quel posto infatti a quell'ora era  davvero stracolmo di gente.

E alle casse c'era una coda pazzesca con gente che gridava ordinazioni su ordinazioni, e poi si guardava in giro alla ricerca di un posto dove sedersi.

Tutte quelle urla ed il caldo causato da tutti quegli individui che respiravano all'unisono in un ambiente sì spazioso, ma non abbastanza per tutta quella gente, ebbero il potere di confondere il Volpino, il quale sentì per un attimo venire meno la sua volontà di assaporare per una giornata la vita quotidiana di Hanamichi, facendo delle cose che l’altro di solito avrebbe fatto, insieme loro due.

Fece istintivamente qualche passo indietro tentando di capire cosa dovesse fare, andare in cassa, trovare un posto dove sedersi, uscire, e si ritrovò a scontrarsi contro il torace di Hanamichi che era appena entrato.

Il ragazzo dai capelli rossi sembrò capire il suo turbamento, perché gli chiese: "Cos'è? Ti sei già pentito di essere entrato, Volpino? Questi posti sono sempre così affollati, te l'avevo detto che non facevano per te."

Bastarono quelle parole ironiche a far riprendere Rukawa, e dopo aver indugiato un attimo nel calore piacevole che aveva provato nel sentire la sua schiena contro il possente torace di Hanamichi, si staccò da lui e con noncuranza esclamò: "Non sono pentito. Solo sorpreso. Non pensavo di trovare tutta questa gente. Non c'è nemmeno un posto dove sedersi."

Si guardò intorno, ed infatti non gli sembrava di vedere posti liberi.

"Di quello per ora non preoccuparti e se vuoi veramente rimanere qui, vieni con me."

Hanamichi passò davanti a Rukawa e lo afferrò per un braccio per trascinarselo dietro. Nonostante portasse una giacca che glielo copriva, attraverso la stoffa riuscì comunque a sentire il calore della  mano di Hanamichi ed il cuore di Kaede cominciò a battere all'impazzata.

Da quando era diventato così sensibile alla presenza dell'idiota, non poté non chiedersi.

Ogni volta che lo sfiorava o che l'altro lo toccava si sentiva bruciare. E visto tutta l'esperienza che lui avrebbe dovuto avere a causa dei suoi trascorsi “amorosi”, quella era davvero una sensazione strana.

Lui sulla carta avrebbe dovuto essere più bravo a gestire tutta quella faccenda, ed invece si faceva travolgere.

Era perché per la prima volta si era innamorato? Forse, ma lo stesso non riusciva a spiegarsi perché una persona che aveva vissuto tantissimi anni come lui, finisse con il comportarsi in quelle circostanze come uno scolaretto.

Avrebbe dovuto comunque essere più maturo.

Ed a quel pensiero all'improvviso capì tutto.

Era perché quando si trovava con Hanamichi lui non era mai stato Mepala, ma solo Kaede Rukawa.

Con Hanamichi il ragazzo millenario scompariva, e lasciava spazio al coetaneo dell'altro che adorava stuzzicarlo e che aveva finito con l'innamorarsene.

Quando era con il ragazzo dai capelli rossi lui era un quindicenne qualunque. Sulle sue spalle non c'erano gli anni di vita vissuti che lo rendevano antico, ma solo il ragazzino impacciato che non sapeva come comportarsi per attirare l'attenzione di chi gli piaceva.

Quella situazione a qualcuno sarebbe potuta sembrare patetica, allo stesso Mepala che era stato fino ad un secolo prima probabilmente avrebbe fatto ribrezzo, ma invece commosse la nuova persona che era diventato.

Quello perché si rese conto che grazie ad Hanamichi per la prima volta lui era cresciuto, facendo nuove esperienze. Non era rimasto il solito ragazzino viziato, il suo animo si era aperto ad un nuovo bagaglio di esperienze che non aveva mai affrontato.

E per la prima volta nella sua vita, perché nemmeno quando era il principe di Laputa era stato così, in quanto la sua vita era vuota e priva di senso ed era per quello che uccidere era diventato facile, Mepala scoprì cosa significhi davvero vivere.

E per assurdo proprio ora che l'aveva capito l'indomani sarebbe morto. Aveva un solo giorno per vivere veramente. Non poté che ricordarsi ed a quel punto sentì i suoi occhi pizzicare, segno che delle lacrime stavano tentando di trovare il modo di sgorgare.

Non aveva mai pianto nella sua vita. Né quando i suoi genitori erano morti, né quando la dea lo aveva privato del suo potere, né quando lungo i secoli aveva perso tutto quello che aveva guadagnato.

Ma in quel momento ne avrebbe avuto bisogno. Tuttavia vi si oppose.

Non voleva macchiare quella giornata che avrebbe dovuto essere piena di gioia, con delle lacrime di malinconia. Aveva già preso la sua decisione, su quale sarebbe stato il suo destino e non avrebbe cambiato idea.

Tanto sarebbe stato inutile, sarebbe morto comunque. Avrebbe solo prolungato di qualche giorno la sua agonia.
A quel punto, valeva la pena farla finita quanto prima.

Tentò di calmarsi ma rendendosi conto che non ci riusciva lì in mezzo a tutta quella gente,  allontanò bruscamente il suo braccio da quello di Hanamichi.

Quest'ultimo si girò verso di lui sorpreso ma poi rendendosi conto di averlo praticamente preso per mano arrossì.

Stava per biascicare delle scuse imbarazzate, ma non ci riuscì.

Si rese conto del turbamento di Rukawa che teneva gli occhi bassi, come se non volesse guardarlo.

Fu per quello che quando Kaede disse: "Dovrei andare in bagno. Sai dov'è?", glielo indicò con le dita in maniera meccanica senza dire nulla.

Rukawa per tranquillizzarsi e ritornare padrone della sua emotività che grazie ad Hanamichi finiva sempre con l’essere scombussolata, quando di solito era freddo e glaciale, aveva capito che doveva rimanere un attimo da solo e il bagno era un ottimo luogo.

Vi entrò ed incredibilmente visto la mole di persone nel ristorante lo trovò deserto.

Si avvicinò allo specchio e vi si guardò.

Ancora provava un forte impulso a piangere, ma ancora una volta si impose di non farlo.

Si strofinò gli occhi per eliminarne l'umidità, e poi li chiuse.

E rimase lì fermo in quel modo per qualche istante senza pensare più a nulla.

Quando sentì la porta aprirsi tuttavia fu costretto a riaprire le palpebre e attraverso lo specchio vide riflessa l'immagine di Hanamichi.

"Stai bene?", gli chiese subito il ragazzo dai capelli rossi. Doveva aver capito che c'era qualcosa che non andava e doveva essersi preoccupato per lui.

Quel gesto riempì il cuore di Rukawa di tenerezza e istintivamente si girò verso l’altro, ed allungò le braccia per abbracciarlo.

Appoggiò la testa sul petto di Hanamichi e gli disse: "Solo un attimo ti prego fammi rimanere così."

Hanamichi s'irrigidì ma non si oppose all'abbraccio.

Kaede rimase stretto a lui una decina di secondi, beandosi delle sensazioni piacevoli che quel contatto gli provocava, ricacciando indietro completamente le lacrime, e poi si staccò .

Nell'abbraccio rassicurante che aveva dato ad Hanamichi finalmente infatti aveva ritrovato un equilibrio.

Aveva di nuovo avuto la conferma di quanto forti erano i suoi sentimenti per il ragazzo dai capelli rossi. E di come gli sarebbe piaciuto stare con lui per più tempo di quanto ormai gli era concesso.

Ma ciò non era possibile.

Sapeva infatti che Hanamichi non gli voleva bene nello stesso modo. Lo dimostrava il fatto che in quel momento non l'aveva abbracciato a sua volta, lo aveva solo lasciato fare, senza chiedergli spiegazioni.

Forse pensava che aveva qualche problema a casa e quindi doveva essergli sembrato patetico quel suo atteggiamento oppure doveva aver pensato che avesse una strana malattia grave, visto la sonnolenza, e quindi provando pietà gli sembrava ingiusto trattarlo con il suo solito modo scostante.  

Cancellò da sé quel pensiero.

Meglio così, anche se era solo per pietà quel giorno forse Hanamichi si sarebbe comportato in maniera dolce con lui.

E visto che era così, per quel giorno avrebbe potuto fingere che fossero una coppia, e perché no, illudersi di avere un domani.

"Ora sto bene.", disse ad Hanamichi. "Mi è solo venuto un mancamento."

"Mi dispiace. Forse se non stai ancora bene, è meglio tornare a casa.”, disse il ragazzo dai capelli rossi rosso in volto, probabilmente era imbarazzato per via dell’abbraccio..

“Non serve.” Rukawa scrollò il capo. “Ora sto bene, davvero. Vedrai che per il resto del pomeriggio starò benissimo.”

“Sei sicuro?” Hanamichi sembrava davvero preoccupato.     

“Sì, idiota, se dico una cosa è quella.” , rispose allora Rukawa riprendendo la sua solita freddezza, per far capire all’altro che tutto era come al solito.

“Okay. Allora io vado di là ad ordinare da mangiare.", dichiarò a quel punto Hanamichi. Il suo tono di voce però era ancora preoccupato, sembrava che le sue parole non fossero riuscite a rassicurarlo.  "Cosa ti ordino?"

"Quello che ordini tu.", sbuffò allora Rukawa tentando di far tornare l’atmosfera tra loro com’era sempre.
"E se non dovesse piacerti?"

"Mi piacerà."
"Ma io prendo molto e non so se tu mangi così tanto."

"Non sottovalutarmi, idiota.", biascicò ancora una volta sarcastico Rukawa. "Se tu mangi tanto, io posso fare altrettanto."

A quelle parole ironiche, Hanamichi finalmente decise di riprendere i suoi toni scostanti, e si ritrovò a dire: "Volpino maledetto."

Poi  però sorrise. "Sono contento che tu sia tornato normale. Troppo dimesso, non saresti stato più tu."

"Ho solo avuto un  mancamento, ma ora sono okay. Vedrai che ti farò vedere i sorci verdi."

"E’ quello che vedremo. Allora io vado fuori. Raggiungimi appena hai finito."

"Sì."

Hanamichi uscì e Rukawa si lavò la faccia.

Dopo di che uscì a sua volta. Finalmente era sereno.

Aveva capito come comportarsi quel giorno.

Fu per quello che quando vide che Hanamichi aveva già preso da mangiare, ed aveva pure trovato un posto non poté che chiedersi che trucco avesse usato visto tutta la gente che c'era. E si ripromise che un giorno quando sarebbero usciti insieme un'altra volta avrebbe fatto di tutto per scoprirlo.

Rammaricato si ricordò che quello sarebbe stata la prima e l’ultima volta che sarebbero usciti insieme, ma allontanò quel pensiero.

In quel giorno voleva vivere un'illusione e l'avrebbe vissuta fino in fondo.

Domani non sarebbe morto, lui ed Hanamichi erano una coppia e quello era un appuntamento.

Lasciò perdere ogni brutto pensiero e si concentrò solo sui suoi sentimenti.

Sospirò, il suo viso ritornò la solita maschera d'impassibilità, ma i suoi occhi trasmettevano determinazione.

Quel giorno sarebbe stato memorabile.

Raggiunse Hanamichi e mangiarono quanto l'altro aveva preso.

Sul serio Rukawa riuscì a mangiare quanto Hanamichi ovvero tre hamburger, due pacchetti di patatine fritte, tre torte, due toast e per bibita ebbero due bicchieri di coca cola a testa, tant'è che il ragazzo dai capelli rossi si congratulò con lui.

Hanamichi inoltre nel tentativo probabilmente di fargli dimenticare il suo malessere, parlò con lui a vanvera, mentre lui rispondeva sarcastico, per fargli capire che tutto era tornato alla normalità.

Se non avessero litigato un po' e non si fossero sfottuti, non sarebbero più stati loro.

Era quel loro modo di comportarsi poco sentimentale che dopotutto faceva caro il loro legame.

Dopo di che finito di mangiare, Hanamichi chiese:  "Ed ora dove andiamo?"

"Decidi tu.", disse Rukawa. Visto che voleva fare le cose che di solito faceva Hanamichi, valeva la pena che fosse l'altro a scegliere una destinazione.

All'inizio Hanamichi sembrò titubante in proposito, ma poi i suoi occhi si illuminarono.

E tutto allegro, portandosi una mano dietro alla testa leggermente imbarazzato, esclamò: "Sì, credo proprio che lì ti dovrebbe piacere."

Quella frase fece felice Rukawa, perché significava che Hanamichi oltre ad aver accettato finalmente di uscire con lui,  dato che aveva scelto un luogo in cui andare insieme, senza fare tante storie del tipo, hai voluto tu che uscissimo insieme, quindi ora non fare il pigro, e pensa da solo dove vuoi andare, nel scegliere la loro prossima destinazione aveva  pensato anche a lui perché si divertisse.

Uscirono così dal ristorante, e si diressero verso il luogo cui aveva pensato il ragazzo dai capelli rossi.  

FINE CAPITOLO 13

Cosa starà pensando il ragazzo dai capelli rossi? Dove Hanamichi porterà Rukawa? Si divertiranno? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN
Sinceramente questo capitolo non doveva essere così, ma poi Rukawa ha deciso di pensare ed agire come voleva, e ne è uscito qualcosa di molto malinconico, seppure a tratti romantico.
Questa fic mi sta sfuggendo di mano e spero comunque di farla arrivare dove avevo pensato all'inizio. Incrocio le dita.
Spero che la fic continuerà a piacervi. Fatemi sapere.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo sui commenti qui su EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

nick88: Mi fa piacere sapere che ti è piaciuto l'inizio dell'appuntamento tra Hanamichi e Rukawa.
Mi dispiace ma per riuscire a  gestire tutte le mie fic, ho deciso di tenere i capitoli di media sulle tre-quattro pagine per cui lo so che sono relativamente corti, ma non posso fare altrimenti, perchè se no, finirei con il non aggiornare più.
Allora l'appuntamento sta procedendo come avevi pensato?
Spero di aver aggiornato abbastanza presto.
Grazie per il commento.

Koa_chan: Figurati! Non preoccuparti! Anzi grazie per aver commentato anche stavolta.
Come ti ho detto, non mi costa nulla mettere gli spazi se è per agevolare un po' la lettura, per cui anche da questo punto di vista non preoccuparti. ^^
Mi fa piacere sapere che hai trovato IC Rukawa in certe sue frasi, ed Hanamichi in certi suoi atteggiamenti. Fa sempre piacere essere rassicurati su come i personaggi di cui si scrive si sviluppano. Grazie!
Sono contenta di sapere che trovi che la storia stia diventando sempre più bella.  
Ed è più forte di me interrompere i capitoli sul più bello.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

mancini: Hanamichi è estremamente contorto. D'altra parte non si può pretendere che accetti di buon grado di essere innamorato della persona che fino all'altro giorno diceva di odiare, tutt'al più che è un lui. Povero caro! Anche se a dirla tutta, un po' alla volta anche lui ci sta arrivando che quello che prova per Kaede è decisamente ambiguo e quindi chissà come andrà a finire. Speriamo in bene.
Per quanto riguarda Rukawa in questo capitolo dovresti aver capito il motivo dei suoi comportamenti. Lui sta di già vivendo quell'uscita come un appuntamento, avendo accettato di amare l'altro. Inoltre, grazie all'appuntamento ha capito anche altre cose su di sé.
E speriamo che anche per Hanamichi l'uscita possa rivelarsi piena di rivelazioni. Incrocio le dita.
Sono contenta di sapere che ti sono piaciuti i ragionamenti di Hanamichi.
Grazie per il commento.

Willow: Grazie! Sono felice di sapere che hai trovato il capitolo dolce.
E grazie per avermi rassicurata sulla resa dei personaggi. Fa sempre piacere.
E sì, se azioni e pensieri combaciassero, i due non sarebbero più loro, visto quanto Hanamichi e Rukawa sono contorti.
L'appuntamento si sta rivelando pieno di sorprese anche per me visto che questo capitolo non doveva essere così.
Spero comunque che sia stato gradevole lo stesso ed incrocio le dita affinché tutto possa andare per il meglio.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan



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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


14 Nonostante i problemi che mi affliggono questa settimana, sono riuscita lo stesso a postare il nuovo capitolo di questa storia. Spero vi piaccia.
E domani è un altro giorno per cui vediamo cosa succederà.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 14

Hanamichi era rimasto letteralmente annichilito di fronte all’abbraccio di Rukawa.

Miriadi di emozioni diverse lo avevano turbato, rendendolo incapace di reagire: incredulità, panico, ansia e quell’emozione piacevole, ma nel contempo ambigua che ancora non riusciva a capire cosa fosse veramente.

Ad una parte di lui sarebbe piaciuto ricambiare quella stretta per rassicurare l’altro che mai come in quel momento gli era sembrato fragile, ma era rimasto fermo, incapace di capire perché sentire le braccia del Volpino intorno a lui gli faceva battere forte il cuore, incapace di comprendere perché quella sua inaspettata dimostrazione di debolezza lo facesse sentire incredibilmente triste.

Cosa stava succedendo al Volpino?, non poté non chiedersi. Possibile che davvero avesse una malattia talmente grave da ridurlo in quello stato? Possibile che stesse…

No, era impossibile!, si rispose fermando quel pensiero sul nascere. Forse era malato ma non poteva di sicuro stare per morire.

Nonostante la sonnolenza quasi perpetua e quell’atteggiamento fragile che stava dimostrando a lui, la sua nemesi, di sicuro il Volpino doveva avere altre ragioni per comportarsi così.

Forse era solo stanco per qualche problema a casa.

In quel momento, nemmeno per un attimo il ragazzo dai capelli rossi pensò a Rukawa come a Mepala. Era come se quell’abbraccio malinconico avesse cancellato dalla sua testa la curiosità di sapere se il Volpino ed il principe di Laputa fossero la stessa persona.

In quel momento, la persona che aveva davanti era solo Rukawa, il quale sembrava in difficoltà per qualche motivo. Ed incredibilmente invece di provare gioia per la sfortuna del suo rivale, era dannatamente triste per lui tanto quanto lo sarebbe stato, se non di più, se avesse saputo all’improvviso che Mito sarebbe stato costretto a trasferirsi lontano da lui.

Era angosciato ed il suo animo era riempito dal panico perché non sapeva come comportarsi di fronte a quel Volpino che si dimostrava così dimesso.

La sua mente era stravolta, e non riusciva a pensare a niente di sensato da fare.

Fortunatamente però fu lo stesso Rukawa a risolvere la situazione, staccandosi qualche attimo dopo da lui e riprendendo a comportarsi con i suoi soliti metodi freddi.

Con il suo usuale modo scostante di agire, il Volpino costrinse anche Hanamichi, sebbene fosse ancora dubbioso su quello che era capitato all’altro, anche se quest’ultimo lo aveva rassicurato parlando di un momentaneo mancamento, a riprendere il suo solito atteggiamento.

E così una volta usciti dal bagno e si furono seduti per mangiare, tra loro tornò il solito rapporto fatto di “sfottimenti vari” e “battute sarcastiche”.

Anche se in verità qualcosa di diverso c’era in quanto lì nel ristorante per famiglie non erano in palestra. E lì in quel luogo diverso dal solito erano da soli, senza compagni di squadra, perché erano usciti insieme solo loro due per un appuntamento.

Ancora una volta Hanamichi si rese conto suo malgrado che per lui, nonostante facesse di tutto per pensare al contrario, era difficile non considerare quell’uscita come un vero appuntamento con il Volpino e visto quanto era accaduto in bagno, e quanto tutto sommato si stesse divertente a stare lì a battibeccare con Rukawa decise di smetterla di rinnegare ciò che provava.

Non sapeva perché Rukawa gli aveva chiesto di uscire, ma visto che ora erano lì insieme, valeva la pena che Hanamichi approfittasse di quei momenti per tentare di fare chiarezza finalmente sui sentimenti che provava per l’altro.

Ormai era palese che non lo odiava più, ma non riusciva ancora ad accettare che quel sentimento che gli scaldava il cuore quando vedeva l’altro e che in quel momento lo faceva divertire, quando, invece, avrebbe dovuto vedere quell’uscita solo come un modo per scoprire la verità su Rukawa, fosse affetto.
Gli sembrava così assurdo ed impossibile.

Eppure mai per nessuna ragazza aveva provato niente di paragonabile a quello che sentiva per Rukawa.

Mentre stava con lui in quel momento era colto da una frenesia piacevole che lo faceva sentire apposto con se stesso.

E stare con l’altro era così naturale che parlarci era più semplice del previsto, tanto che lo riempì di parole, mentre Rukawa rispondeva a monosillabi o con qualche parola ironica.  La cosa però non diede fastidio ad Hanamichi che nonostante quelle poche parole dell’altro si sentì incredibilmente in sintonia con lui.

Ben presto infatti dimenticò il motivo per cui era lì, e scordò anche il malessere di Rukawa che dopo quel momento di debolezza non aveva più mostrato nessun problema, rassicurandolo così sul suo stato di salute e cancellando le sue preoccupazioni. Decise  così di godersi la giornata, sperando che alla fine finalmente avrebbe capito ed accettato quello che provava, anche se il responso fosse stato quello che tutti i suoi amici sospettavano, e che lui si rifiutava di comprendere.

Certo sapeva che se avesse capito che fosse quello, probabilmente avrebbe sofferto perché non sapeva cosa avesse spinto Rukawa a voler uscire con lui, ma di sicuro non poteva essere un interesse amoroso, visto che lui era pur sempre Hanamichi Sakuragi, mister cinquanta rifiuti.

Ed era quindi impossibile secondo lui che un ragazzo così bello e pieno di carisma come Rukawa potesse volergli bene tanto da volerci stare insieme.

Tuttavia accettare le sue emozioni forse lo avrebbero aiutato finalmente a sentirsi meno in ansia quando si trovava con l’altro, e se le avesse comprese, forse in futuro sarebbe riuscito a dimenticarle.

Ora però non voleva pensare a quello. Era con Rukawa, si stava incredibilmente divertente, e avrebbe continuato così fino a quando avrebbe potuto, fino a quando l’altro gliel’avrebbe concesso. E che andasse, come andasse.

Quando Rukawa gli propose di scegliere la prossima destinazione, Hanamichi rimase per un attimo sorpreso.

L'aver accettato quell’uscita come un appuntamento, però gli fece capire che tutto sommato quel gesto del Volpino poteva significare anche una certa attenzione nei suoi confronti.

Forse ci teneva affinché anche lui si divertisse e quindi voleva che lo portasse in un posto a lui congeniale.

Quello però era il pensiero anche del ragazzo dai capelli rossi. Anche lui voleva che l’altro si godesse la giornata, e quindi dove poteva portarlo?

Scartò l’idea del cinema, era troppo da coppiette, e sebbene ora per lui quello fosse un appuntamento quasi in piena regola, all’apparenza doveva sembrare un uscita tra amici, per cui alla fine capì che quello era l’unico posto adatto in cui si sarebbero trovati entrambi a proprio agio e probabilmente si sarebbero divertiti.

Fu per quello che usciti dal ristorante, Hanamichi portò Rukawa nella zona commerciale per poi dopo essersi destreggiato in mezzo alle varie strade, fermarsi di fronte ad un certo negozio.

Il Volpino lo aveva seguito in silenzio, ma  poi i suoi occhi avevano rivelato una certa sorpresa quando aveva capito dove l’aveva condotto.

“Un negozio di calzature sportive?”, chiese scettico Rukawa.

“Sì, tutte le mie scarpe da basket le ho comprate qui. E’ economico, e pensavo che  curiosare un po’ in un ambiente che conosci bene, ti avrebbe fatto piacere.”, disse imbarazzato Hanamichi cominciando a chiedersi se la sua idea di portare lì l’altro ragazzo fosse stata davvero geniale come aveva pensato all’inizio.

A quelle parole, Rukawa inarcò un sopracciglio scettico, ed Hanamichi si ritrovò a trattenere il fiato capendo che forse quel posto a Kaede non era piaciuto.

In fin dei conti chissà quante scarpe il Volpino aveva già. Era stato stupido pensare che potesse divertirsi a fare shopping. Con lui poi.

L’attimo dopo però il volto di Kaede si distese mentre sembrava gli fosse venuto in mente qualcosa. “Sì, forse potrebbe essere il posto giusto per quello.”, disse enigmatico. “Entriamo?”

“Il posto giusto per quello, cosa?”, chiese Hanamichi rassicurato dal fatto che l’altro tutto sommato sembrava aver apprezzato il posto, ma non capendo cosa potesse significare quella frase.

“Lo capirai.”, rispose però sempre criptico Rukawa anticipando ancora una volta nell’entrata Hanamichi che lo seguì farfugliando qualcosa sulle maledette Volpi che non facevano che parlare per enigmi, quando invece tutto sarebbe stato più semplice se si fossero spiegate come i comuni essere umani.  

Quando il negoziante del negozio di scarpe vide chi era entrato, all’inizio fu sorpreso, ma poi sorrise.

“Salve.”, salutò. “Non mi dire che hai distrutto nuovamente le tue scarpe.”, disse poi rivolto ad Hanamichi.

Solo successivamente vide anche Rukawa ed i suoi occhi si illuminarono. “Oh, la miglior matricola del campionato tra prefetture è venuta nel mio negozio. Non ci posso credere.”

Si fece avanti ai due, e chiese ruffiano sempre guardando Rukawa: “Vi serve qualcosa?”

“Ohi.”, gridò Hanamichi. “Cos’è questo modo diverso di comportarsi con me e Rukawa? E comunque no, non ho rotto le scarpe e siamo venuti qui per curiosare, se non ti dispiace.”

“Fate pure. E se trovate qualcosa che vi piace, sono in cassa.”, dichiarò l’uomo continuando a guardare Rukawa con gli occhi che brillavano di interesse.

Sembrava un fan di fronte ad un campione sportivo. Va bene che a quel tipo piaceva il basket, ma Rukawa non era ancora una stella professionista, per cui quel comportamento era fuori luogo.

E poi come si poteva snobbare il grande genio a favore del Volpino? Era insensato. Quel tipo dimostrava solo di non capire un tubo di basket. Sbuffò.

Hanamichi sentì il sangue ribollirgli nelle vene e prima di picchiare il tipo reo di aver osservato un po’ troppo il Volpino, trascinandosi dietro quest’ultimo che per tutto il tempo aveva guardato il negoziante in modo freddo e distante, si diresse verso dove si trovavano le scarpe.

E giunti lì i due per un oretta si divertirono a guardarsi in giro.

Entrambi provarono diverse scarpe, mentre Rukawa parlando più del solito, cominciò a spiegare ad Hanamichi quali qualità dovevano avere le calzature per far stare bene il piede mentre si giocava una partita.

Fino a quel momento Hanamichi era andato un po’ a casaccio nei suoi acquisti e gli era sempre andata bene, ma anche nella scelta delle scarpe in verità bisognava essere precisi e ponderati.

Kaede inoltre disse ad Hanamichi che ogni giocatore avrebbe dovuto avere almeno due paia di scarpe a disposizione, già modellate sul suo piede, e quindi usate, quando praticava il proprio sport. Quello perché era impossibile sapere quando le scarpe si sarebbero rotte e quindi bisognava sempre essere preparati al peggio.

A quelle parole, Hanamichi si ritrovò a guardare un paio di scarpe bianche, con finiture rosse della Nike con un certo interesse. Lui dopotutto in quel momento aveva solo un paio di scarpe da basket da poter usare. E Rukawa non aveva tutti i torti, nel dire che gliene sarebbe servito un secondo.

Corrugò la fronte mentre si provava quelle calzature notando che avevano esattamente tutte le caratteristiche di cui il Volpino gli aveva parlato, ma poi fu costretto a rimetterle al suo posto, quando si accorse che in tasca non aveva più nemmeno i soliti spiccioli che usualmente gli bastavano per le sue compere in quel negozio. Stavolta era proprio a secco, e quindi aveva le mani legate.

Si azzannò il labbro inferire, e sospirò tornando a fissare l’attenzione su Rukawa che lo guardava con una strana espressione negli occhi.

“Ti piacciono?”, gli chiese poi  il Volpino riferendosi alle scarpe.

“Sì, ma ora come ora non posso comprarle. Risparmierò e poi ripasserò.”, disse Hanamichi fingendo di non essere deluso, quando invece si vedeva che quelle scarpe gli piacevano davvero tanto e che avrebbe voluto poterle prendere subito.

“Ti devo ancora restituire i soldi del pranzo.”, disse allora secco Rukawa mentre afferrava la scatola dove c’erano le scarpe che aveva destato l’interesse del ragazzo dai capelli rossi.

“Ma quelle scarpe costano di più di qualche hamburger. Non posso accettare.”, disse subito Hanamichi ma Rukawa bloccò ogni altra protesta sul nascere dicendo: “Ti ho obbligato ad uscire con me per sapere la verità sulla foto, e credimi probabilmente quest’ultima non vale un intero pomeriggio con il sottoscritto, per cui vorrei che accettassi questa ulteriore ricompensa.”

Hanamichi a causa di quelle parole si ricordò dell’accordo che aveva preso con il Volpino, tuttavia quelle scarpe costavano davvero troppo e poi ormai lui usciva con Rukawa perché si stava divertendo, non più propriamente solo per sapere la verità per cui gli sembrava ingiusto accettare quel dono.

Quando però osservando attentamente l’altro vide lo sguardo che il Volpino gli stava rivolgendo, che improvvisamente invece della solita freddezza, gli stava rivelando una certa dolcezza nel voler a tutti i costi donargli qualcosa, si ritrovò a capitolare. Ed alla fine scrollando il capo disse: “Era a questo che ti riferivi prima? Pensavi che fosse il posto giusto per farmi un regalo?”

“Hn.”, fu il commento di Rukawa che ovviamente stava per un sì. E poi aggiunse sarcastico, perché si divertiva troppo a stuzzicare l’altro: “Visto che quando ti ci metti sei meno idiota del solito e le cose le capisci?”

“Ehi, Volpe! Come osi darmi dell’idiota?”

“Te lo dico perché lo sei.”, ribadì come il suo solito Rukawa, ma stavolta invece di prendersi a pugni come a quel punto delle loro discussioni capitava sempre Hanamichi scrollò il capo ridacchiando, mentre sul volto di Kaede apparve un leggero sorriso che tuttavia ovviamente scomparve subito.

Hananichi non disse nulla su quel sorriso, ma nel vederlo sentì il suo cuore perdere un battito. Il Volpino era talmente bello quando sorrideva.

Dopo di che Rukawa andò alla cassa per pagare le calzature di Hanamichi.

Il negoziante vedendole disse: “Sono per lui?”, indicò Sakuragi.

“Sì. Sono per me.”, rispose Hanamichi astioso che nel notare come il negoziante aveva ripreso a guardare Rukawa con gli occhi che gli brillavano di ammirazione, aveva sentito nascere dentro di lui ancora una volta una profonda irritazione.

“Le vuoi gratis anche stavolta?”, chiese allora l’uomo sorridendo.

Era vero, le ultime scarpe il negoziante gliele aveva regalate, si ricordò. Con l’unica condizione che una volta che avesse finito di usarle avrebbe dovuto riportargliele.

Sì, sarebbe stato bello avere gratis anche quelle, però ora che si era abituato all’idea di ricevere un regalo da Rukawa, la cosa incredibilmente un po’ lo innervosiva.

Se doveva scegliere tra il ricevere un regalo dal negoziante e dal riceverlo dal Volpino, di sicuro avrebbe infatti scelto quest’ultimo.

Il solo pensiero infatti di avere qualcosa di comprato da Rukawa a casa, gli faceva ballare le farfalle nello stomaco.

E di sicuro avrebbe trattato quelle scarpe come delle reliquie, perché erano state il dono della persona che gli p…
A quella considerazione il ragazzo dai capelli rossi arrossì e fermò quel pensiero prima di esprimerlo del tutto.

Così sovrappensiero stava infatti quasi per dire a se stesso che… No, ancora non riusciva ad ammetterlo del tutto.

Sospirò.

Fu Rukawa a rispondere al negoziante più freddo di quanto fosse necessario, segno che anche a lui sarebbe spiaciuto che qualcun altro lo avesse privato della possibilità di fare un regalo ad Hanamichi: “No, stavolta le paghiamo.”

Poi tirò fuori il portafoglio  e mise sul banco i soldi necessari per coprire l’intero prezzo delle scarpe.

Il negoziante a quel punto si ritrovò a guardare i due ragazzi attentamente come se quel gesto gli avesse fatto capire qualcosa. E sorrise furbo, mentre metteva le scarpe in una borsa che consegnò ad Hanamichi guardandolo sornione.

Fu solo quando però Rukawa si fu allontanato per dirigersi verso l’uscita visto che ormai lì era stato fatto tutto quello che si doveva fare, che l’uomo fermando un attimo il ragazzo dai capelli rossi che si era girato per seguire l’altro, gli disse  sottovoce in un orecchio: “Devo dire che a prima vista non si direbbe ma in amore hai successo ragazzo. E devo dire che tutto sommato il cambio che hai fatto non è male. Insomma la ragazza era carina e tutto il resto, e lui è un ragazzo, ma sono di ampie vedute e qui al negozio ho visto di tutto per cui non mi faccio di questi problemi. E poi lui è bellissimo e di talento per cui approvo. Siete una coppia interessante.”

A quelle parole, Hanamichi arrossì ancora una volta vistosamente mentre tornava a guardare l’uomo incredulo.

Cos’è che aveva insinuato?

Stava quasi per dirgli che tra lui e Rukawa non c’era quel genere di rapporto e che se erano usciti insieme era solo perché c’era in ballo una certa promessa, ma non riuscì a proferire parola.

Nel sentire che qualcuno aveva scambiato lui e Rukawa per una coppia e che aveva approvato la loro storia, il suo animo, infatti, era stato sommerso da una gioia così forte come non l'aveva mai sperimentata prima nella sua vita.

Anche quando quell’uomo aveva scambiato Haruko per la sua ragazza, ne era stato felice, ma mai come in quel momento.

E fu allora che Hanamichi finalmente fu costretto ad ammettere con se stesso la verità. Non poteva più fingere che non fosse così. A lui Rukawa piaceva.

Sì, gli piaceva e  non solo come un possibile amico, ma proprio come un possibile compagno.

Probabilmente non ne era ancora innamorato del tutto, ma gli piaceva.   

Sinceramente non lo avrebbe mai creduto possibile, ma si era invaghito di un ragazzo, e di quale ragazzo poi? La sua nemesi.

Hanamichi stava quasi per mettersi a ridere istericamente sopraffatto dalla portata da quella ammissione, quando i suoi occhi s’incontrarono con quelli del Volpino che lo guardava sulla porta chiedendosi cosa stesse facendo.

Si ricordò di come quel giorno l’altro si era comportato con lui e del regalo che gli aveva fatto e recuperò un equilibrio.

Sì, gli piaceva!, si disse. E forse era un bene che finalmente l'avesse accettato, in quanto ora che l'aveva ammesso era più libero di vivere quell’appuntamento senza più restrizioni.

In quel momento non gli importava  sapere quali erano le intenzioni di Rukawa sul perché avesse voluto uscire con lui. L’avrebbe scoperto a tempo debito, anche se fosse stato per deriderlo con gli interessi alla fine di tutto ora non voleva pensarci. L’unica cosa che contava ora era che loro due insieme all'apparenza si stavano divertendo, e che l’altro per la prima volta da quando si erano conosciuti si stava comportando in maniera carina con lui.

Proprio perché gli piaceva quindi, doveva assaporare quella giornata fino in fondo e fregarsene di tutto il resto, come aveva deciso di fare poco prima.

Avrebbe pensato poi a cosa fare dei suoi sentimenti, ora voleva solo stare con il ragazzo che gli piaceva, senza porsi il problema del domani, vivendo la gioia che gli veniva concessa in quell’istante, senza farsi domande che l’avrebbero solo depresso.

Con un sorriso allora  si decise ad andare verso Rukawa ed insieme uscirono per strada.

Ed a quel punto fu di nuovo il suo turno di chiedere all’altro: “Ed adesso dove si va?”

FINE CAPITOLO 14

Dove deciderà di andare Rukawa? Questo appuntamento vedrà mai fine? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN
E' il capitolo della "rivelazione" di Hanamichi e tra l'altro avviene in un modo molto più semplice di quanto ci si poteva immaginare.
Ed ora cosa succederà? Spero che la storia continuerà a piacervi anche se procede a piccoli passi, molto lentamente.
Fatemi sapere.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o suo mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

Koa_chan: Grazie! Mi fa piacere sapere che trovi che sono brava a creare la suspense.
Spero che anche il proseguo dell'appuntamento ti piaccia.
Sono curiosa di sapere come pensi finirà quest'appuntamento. Spero di non deluderti.
Grazie per il commento.

mancini: Grazie! Mi fa piacere sapere che ti piace come sta procedendo l'appuntamento. Sì, in effetti Hanamichi è più attendo di quello che potrebbe sembrare alle esigenze di Kaede, e quest'ultimo sta rivelando una fragilità di fondo che ormai è palese anche al ragazzo dai capelli rossi. Speriamo in bene.
Diciamo che Kaede si sta sforzando con tutto se stesso d'imporsi a pensare che quell'appuntamento con Hanamichi avrà un seguito, perché vuole divertirsi, e perché non vuole far preoccupare l'altro. Povero caro!
Già! Finalmente Rukawa si è accorto di essere cresciuto. Il ragazzo millenario che era sempre quello, sta cambiando e maturando grazie ad Hanamichi. Che dolce.
Come avrai letto, Hanamichi non ha portato Kaede in palestra, ma bensì in un negozio di calzature sportive. Spero che la cosa ti abbia fatto piacere comunque.
Grazie per il commento.

Willlow: Grazie! Sono felice di sapere che il capitolo ti è piaciuto.
Come vedi potrai leggere il seguito immediatamente, visto che posto il nuovo capitolo quasi prima di subito. Eh eh eh!
Spero di riuscire a mantenere sempre i personaggi IC.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


15 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia e ritorna il POV di Hanamichi.
Spero vi piaccia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 15

Rukawa era stato davvero felice che Hanamichi avesse deciso di portarlo in un negozio di calzature sportive. Aveva già preventivato dall'inizio di quell'appuntamento di fare un regalo al ragazzo dai capelli rossi, solo che non aveva ancora deciso cosa.

Non appena aveva visto l'insegna del negozio però aveva avuto un illuminazione. Aveva subito infatti pensato che niente poteva essere meglio di un paio di scarpe da basket.

Non erano niente di impegnativo in quanto lui non voleva legare a sé il ragazzo dai capelli rossi. Guardandole infatti Hanamichi  avrebbe pensato a lui in mezzo ad un campo da basket, e così invece della tristezza per la sua scomparsa, avrebbe pensato alla rivalità. Ed inoltre erano un oggetto che Hanamichi avrebbe usato sempre fino a quando non si fossero rotte.  
Sì, perché essendo ormai Hanamichi innamorato del basket, di sicuro ci avrebbe giocato moltissimo ed a lungo.

Erano quindi il dono perfetto per lasciare un segno di sé nel ragazzo dai capelli rossi, ma senza costringerlo a provare troppa riconoscenza nei suoi confronti, e troppo dolore per la sua dipartita.

E quindi Rukawa era stato ancora più contento quando Hanamichi dopo il primo attimo di ritrosia aveva deciso di accettare quel piccolo regalo.

L'unico problema però si era rivelato il negoziante, che si era detto disponibile a dare le scarpe al ragazzo dai capelli rossi gratis. La cosa non era per nulla piaciuta a Rukawa, che senza mezzi termini dopo aver dichiarato che le avrebbero pagate, avevo messo nel bancone l'intero prezzo d'acquisto.

Quello era il dono che voleva fare ad Hanamichi, il suo regalo d'addio, anche se il ragazzo dai capelli rossi non lo sapeva, e non avrebbe permesso a nessuno di rovinarglielo.

Per fortuna né il negoziante, né Hanamichi avevano obiettato al suo pagamento, anche se prima di andarsene, mentre lui si dirigeva alla porta, il ragazzo dai capelli rossi si era un attimo fermato al bancone, a fare chissà cosa.

Non aveva però detto niente in sua direzione quando l'aveva guardato fisso negli occhi per fargli capire che era giunto il momento di andare, e  così erano usciti dal negozio.

Ed a quel punto Hanamichi aveva chiesto a lui: “Ed adesso dove si va?”

Di fronte a quella domanda Kaede era rimasto interdetto, non capendo cosa potesse significare.

Hanamichi si era già stufato dell'appuntamento e voleva tornare a casa perché gli raccontasse la verità, oppure voleva davvero che lui scegliesse un'altra destinazione dove andare a divertirsi?

Vedendo che non rispondeva niente, fu il ragazzo dai capelli rossi a dargli maggiori delucidazioni: "Tu hai scelto il ristorante per famiglie, io il negozio di scarpe, ed ora quindi dovrebbe toccare a te scegliere una nuova destinazione, no?"

Dopo aver detto quelle parole, Hanamichi sorrise allegro, seppure teso.

Rukawa non sapendo quali erano i reali sentimenti dell'altro ragazzo per lui fraintese quella "tensione". Si ritrovò a pensare, che ad Hanamichi doveva pesare davvero molto quell'appuntamento visto che non lo sopportava, ma che tuttavia avendogli chiesto una nuova destinazione doveva averlo accettato sul serio per cui tanto valeva che ne approfittasse e continuasse la recita.

'Questo è il nostro primo reale appuntamento, a cui ne seguiranno tanti altri perché io e lui ci vogliamo davvero bene', si ripeté tra sé e sé.

E dopo averlo pensato, di nuovo cancellò i foschi pensieri e di nuovo il suo animo si immerse  nella piaceva sensazione che si prova quando si è con il ragazzo che si ama corrisposti, mentre si esce insieme divertendosi.

E così fu facile per lui decidere quale sarebbe stata la loro prossima destinazione.

A dirla tutta era da un po' che pensava di andare in uno di quei luoghi, visto che da quel che sapeva Hanamichi li trafficava spesso con i suoi amici.

Voleva scoprire cosa l'altro ragazzo provava stando lì, se erano davvero divertenti come si diceva in giro.

Fu per quello che disse sicuro: "Portami in una sala giochi."

A quella proposta, il ragazzo dai capelli rossi lo guardò basito ed esclamò: "Non credo sia una buona idea. Non mi sembri il tipo da videogiochi. Ti annoieresti."

Rukawa sorrise impercettibilmente mentre pensava che Hanamichi si stava dimostrando davvero attento a lui nel suo modo un po' impacciato.

Poteva sperare che ci tenesse un po' a lui, visto come gli parlava?

Se infatti voleva che non si annoiasse, allora significava che voleva che si divertisse, vero? E quindi leggendo tra le righe si poteva supporre che volesse che quell'appuntamento fosse piacevole per lui.

Tuttavia Rukawa voleva davvero andare in una sala da giochi, perché come aveva già sostenuto voleva passare quella giornata con l'altro, nei luoghi in cui Hanamichi trascorreva di solito il suo tempo.

Fu per quello che cancellò ogni remora dell'altro guardandolo fisso negli occhi e dicendo con il suo solito tono ironico: "Voglio andarci. Non preoccuparti per la noia, vedrai sono sicuro che anche nei videogiochi mi dimostrerò migliore di te."

Ovviamente Hanamichi non era tipo da tirarsi indietro di fronte ad una sfida e l'accettò.

Tuttavia invece di accettarla con qualche insulto come avrebbe fatto di solito, si limitò a scrollare le spalle ed a dire: "Okay. Andiamo. Ma poi non lamentarti Volpino se ti farò nero."

Poi ridacchiò.

Rukawa invece si limitò ad osservarlo con quello che avrebbe dovuto essere il suo usuale sguardo "da superiore", ma che invece si rivelò essere semplicemente intenso e sicuro.
Era come se a poco, a poco mentre l'appuntamento proseguiva tra i due ragazzi si stesse creando un'intesa che andava oltre il loro solito modo di comportarsi ed agire.

Hanamichi infatti sembrava essersi reso conto istintivamente che molto spesso Kaede usava la carta della "sfida" con lui oltre che per reale spirito agonistico che tra loro ci sarebbe sempre stato, anche per incentivarlo a fare qualcosa. E quindi le sue risposte erano più cortesi del solito.

Lo sguardo di Rukawa invece sembrava non riuscire più a nascondersi dietro la solita freddezza, cominciando a rivelare altre emozioni molto più genuine.

A poco, a poco i due ragazzi imparavano a conoscersi e di conseguenza quell'appuntamento si stava facendo sempre più reale.

Sebbene ancora pensavano che per l'altro era fittizio, per entrambi dentro di loro era vero e così agivano di conseguenza, spingendo sia se stessi che il compagno sempre più in profondità in quel "sogno" che diventava sempre più piacevole e spontaneo.

Hanamichi sicuro di sé condusse Rukawa verso una delle sue sale giochi preferite, mentre continuava a parlare di come era un genio in quei giochini e che quindi di sicuro gli avrebbe fatto vedere i sorci verdi.

Rukawa rispondeva invece con qualche scrollata di spalla, con alcuni "hn." e soprattutto con tanti "Idiota."

Al che Hanamichi urlava: "Volpe maledetta, vedrai che stavolta mi farò sul serio una bella stuoia con la tua pelliccia."

Rukawa allora lo guardava con una sufficienza che non riusciva a celare il divertimento che provava, ed a quella vista Hanamichi si ritrovava a sbuffare ridacchiando.

Quando giunsero in sala giochi, però, guardando all'interno dalla vetrina Hanamichi si fermò gelato sul posto.

Rukawa non riuscendo a comprendere quel comportamento da parete dell'altro guardò all'interno a sua volta, e notò che lì riuniti davanti alle macchinette del pachinko c'era gli amici di una vita del ragazzo dai capelli rossi.

Kaede seppe ancora prima che l'altro parlasse cosa gli avrebbe detto.

"Andiamo in un'altra sala giochi.", esclamò infatti il ragazzo dai capelli rossi e con circospezione cominciò ad allontanarsi.

Rukawa lo seguì, però improvvisamente sentì che l'illusione in cui si era beato fino a quel momento si stava sgretolando.

Il fatto che Hanamichi non avesse voluto farsi vedere con lui davanti agli altri ragazzi, gli aveva fatto improvvisamente capire che l'altro si vergognava di quell'appuntamento. Ma d'altra parte era naturale visto che era stato lui ad obbligarlo ad uscire insieme, ricattandolo.

L'altro di sua spontanea volontà e senza costrizioni non avrebbe mai nemmeno pensato di voler uscire con lui, figurarsi quindi organizzare un appuntamento.
 

Rukawa a quel punto si azzannò le labbra e rallentò il suo passo, tanto che invece di camminare a fianco di Hanamichi, improvvisamente gli fu dietro.

Poi sentendo su di sé tutto il peso dell'illusione infranta e non riuscendo proprio a recuperare il sogno, esclamò: "Forse è meglio se torniamo a casa."

Quando Hanamichi udì quelle parole, si fermò a guardare l'altro ragazzo incredulo.

Le sue gote s'imporporarono, mentre visibilmente deluso esclamava con un filo di voce: "Perché?"

Rukawa non rispose, si limitò ad indicare con la testa in direzione di dove erano venuti.

Ed allora Hanamichi sembrò capire perché imbarazzato portandosi la mano dietro la testa, esclamò di getto: "Non ho deciso di cambiare sala giochi perché mi vergognavo di questo...", a quella parola il ragazzo dai capelli rossi ebbe un'esitazione mentre arrossiva ancora di più. Quando ricominciò a parlare, infatti, si corresse dicendo: "...questa uscita. E' che pensavo che se fossimo entrati e Mito e gli altri ci avessero visti, sarebbero venuti a romperci le scatole e credevo che tu preferissi rimanere da solo con me. Ed anch'io sinceramente lo preferisco."

A quelle parole, anche Rukawa sentì le guance avvampare.

Improvvisamente infatti il suo corpo si era fatto incandescente. Quelle frasi di Hanamichi erano talmente carine da sembrare sul serio quelle di una persona realmente interessata a lui.

Di nuovo il sogno si ricostruì e lui provò una forte gioia.

Vedendolo arrossire Hanamichi disse con gli occhi spalancati dalla sorpresa: "E' incredibile. Sei arrossito. Sei talmente bello così."

A quella considerazione, le gote di Rukawa diventarono ancora più rosse. Era la prima volta che si sentiva così piacevolmente in imbarazzo di fronte a qualcuno. Non gli era mai capitato prima nella sua vita millenaria. Quante altre emozioni gli avrebbe fatto provare prima di sera Hanamichi?

Stare con lui era un'esperienza talmente totalizzante da spiazzarlo.

Significava quello crescere ed innamorarsi? Significava lasciare che ogni parola e gesto della persona amata diventasse fonte di gioia o di disperazione?

Quando si erano allontanati dalla sala giochi infatti si era sentito depresso, ma erano bastate le parole giuste dell'altro per risollevarlo.

Era una situazione talmente strana per lui dipendere così tanto da un'altra persona che non sapeva come comportarsi, tuttavia visto che quella persona era Hanamichi era dannatamente piacevole vivere quell'esperienza e quindi non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

Lui tuttavia era pur sempre Kaede Rukawa, per cui ben presto si diede un tono, e per fuggire lo sguardo di Hanamichi, che lo guardava in modo furbo ma nel contempo dolce cominciò a camminare dicendo burbero: "Andiamo in un'altra sala giochi."

Le sue gote ripresero il loro solito colorito cadaverico, e tentò di fingere noncuranza.

"Non vuoi più tornare a casa?", chiese allora per conferma Hanamichi sorridendo comprensivo.

"No.", rispose secco Rukawa continuando a guardare davanti a sé per non vedere sul volto di Sakuragi aleggiare quel sorriso compiaciuto.

Gli faceva piacere vederlo allegro, ma lui non era il tipo da dare troppo spago ad un'altra persona, per cui doveva recuperare il suo equilibrio, che comprendeva l'agire in modo scostante e freddo.

Il ragazzo dai capelli rossi a quel punto lo raggiunse sorridente e poi insieme si diressero a passi spediti verso un'altra sala giochi in cui nemmeno Hanamichi c'era mai stato.

Quando il gestore li vide li salutò.

Hanamichi fece per andare verso l'uomo quando si rese conto di non avere più soldi.

Rukawa allora gli passò pochi spiccioli.

Visto che gli aveva già regalato le scarpe, non voleva dargli troppi soldi. L'altro avrebbe finito con il sentirsi troppo in debito con lui.

Hanamichi andò a cambiare i soldi in gettoni senza dire una parola.

Quando tornò però disse al Volpino: "Adesso ci sfidiamo, e chi perde pagherà davvero. Se dovessi perdere io infatti domani ti restituirò i soldi."

Rukawa sorrise dentro di sé, rendendosi conto che a quella proposta poteva starci, in quanto tanto domani Hanamichi non avrebbe potuto restituirgli lo stesso i soldi, anche se fosse stato Kaede a vincere perché lui non ci sarebbe stato.

Cancellò per l'ennesima volta quei pensieri dalla sua testa, e di nuovo si ritrovò a pensare che quella sfida era davvero interessante, e che quella scommessa con  quella posta in gioco era appropriata, perché aveva ancora un domani.

La loro sfida si sarebbe tenuta solo con quei pochi spiccioli, e chi avrebbe fatto più punti sui videogiochi singoli, od avrebbe battuto l'altro su quelli doppi, si sarebbe aggiudicato la palma della vittoria.

Lì in quella sala trascorsero diverse ore, e Rukawa si rese conto che stare lì era divertente.

La sfida fu agguerrita e fu Hanamichi seppur di poco a vincere.

Era tutto gongolante, e a Rukawa bastò vederlo così per sentire svanire dentro di sé il retrogusto amaro della sconfitta che aveva provato per qualche istante.

Ogni tanto in qualcosa poteva pur far vincere l'idiota, no? Altrimenti se avesse vinto sempre lui, molto probabilmente prima o poi l'altro si sarebbe stufato di lui.

A volte era decisamente meglio essere accomodanti.

Il ragazzo dai capelli rossi quando uscirono dalla sala però si congratulò con lui perché per essere stata la prima volta che giocava ai videogiochi se l'era cavata alla grande, ed inoltre gli disse che una volta che avesse fatto un po' di pratica probabilmente avrebbe trovato molte più difficoltà a vincere ancora.

Al che Rukawa era stato costretto a dire la verità ovvero che aveva frainteso, e che quella non era la prima volta che giocava ai videogiochi, era solo la prima volta che andava in una sala giochi.

Con i videogiochi a casa ci giocava eccome ed era pure bravo.

In effetti Rukawa possedeva tutti i tipi di playstation da tavolo e portatili inimmaginabili.

Prima che si avvicinasse la sua fine, per lui era stato rilassante giocarci dopo una giornata di allenamenti, prima di andare a letto.

Dopo di che era arrivata la sonnolenza acuta, e quindi aveva smesso anche di giocare. Era troppo insonnolito la sera, per farlo.

Hanamichi allora aveva dato del baro a Rukawa,dicendogli che l'aveva ingannato, che pensando che fosse la prima volta che giocava, infatti, ci era andato giù leggero con lui, perché se no l'avrebbe stracciato, vincendo con più punti di scarto.

Al che Kaede aveva replicato che non appena avesse preso mano con i diversi comandi dei giochi in sala giochi, che differenziavano da quelli da casa, l'altro non sarebbe mai più riuscito a vincere.

Cominciarono così a sfottersi un po', anche se amichevolmente, fino a quando Kaede non chiese ad Hanamichi di scegliere un altro posto dove andare.

Senza pensarci Sakuragi decise di entrare nel primo bar che trovò per bere qualcosa, e continuare a parlare con l'altro. Solo dopo il ragazzo dai capelli rossi si accorse che era una sala da the piena di coppiette.

Imbarazzato stava per uscire, quando Rukawa invece chiese alla cameriera di portarli in un posto un po' appartato per due.

Hanamichi fu così costretto a seguire l'altro.

Una volta seduti poi i due ricominciarono a battibeccare mentre bevevano il the, offerto sempre da Rukawa, anche se il ragazzo dai capelli rossi si propose l'indomani di restituirgli i soldi.

E così si fece tardi.

Hanamichi si rese conto che era giunto il momento per lui di tornare a casa. Aveva promesso infatti a sua madre di cenare con lei, visto che tornava presto da lavoro.

Quando lo disse a Rukawa, quest'ultimo provò un forte senso di malinconia.

La giornata era stata perfetta, ma se Hanamichi doveva tornare a casa, quello significava che si avvicinava inesorabilmente il momento dell'addio per loro due.

Si era divertito quel giorno, ma ora sarebbe stata costretto a lasciare tutto.

E al pensiero sentì un grosso macigno comprimergli lo stomaco.

Avrebbe pagato oro per far continuare ancora per qualche istante quell'appuntamento, ma sapeva che non poteva chiedere ad Hanamichi di tradire la fiducia che sua madre aveva riposto in lui.

Se Aiko ci teneva a mangiare con il figlio, era giusto che potesse farlo.

Tuttavia voleva sul serio stare un altro po' con l'altro ragazzo, anche perché riferirgli lì in pochi minuti la verità che era il motivo per cui l'altro aveva accettato di uscire con lui, non sarebbe stato possibile.

Cosa fare?

Improvvisamente ebbe l'idea giusta e fu per quello che dalle sue labbra uscirono quelle parole atte a far prolungare ancora di più quel sogno d'appuntamento.

Ancora una volta si chiuse nell'illusione decidendo che si sarebbe comportato fino all'ultimo come il ragazzo di Hanamichi che aveva un futuro con lui e non come il principe di Laputa che aveva ancora solo pochi attimi per stare con chi amava.

FINE CAPITOLO 15

Quale idea sarà venuta a Rukawa? Come la prenderà Hanamichi? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Su questo capitolo è meglio che non dica niente, perché non sarei oggettiva.
C'è qualcosa che non mi piace, ed ogni volta che lo rileggo provo l'impulso di cancellarlo. Ma anche se lo riscrivessi verrebbe fuori simile perché è questo quello che doveva capitare.
Spero che almeno a voi possa piacere. Fatemi sapere.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

aury: Grazie per aver iniziato a leggere questa mia storia.
Diciamo che come storia si rivelerà  essere più intimista, che propriamente fantasy. Spero che ti possa piacere comunque.
Il "mistero", infatti, verrà svelato molto presto, visto che i punti di vista dei due personaggi principali si alterneranno.
Mi fa piacere sapere che ti piace il mio modo di scrivere, e come ho reso i personaggi, almeno fino al primo capitolo.
Okay! Allora attendo qualche tuo nuovo commento, non appena avrai tempo. Sperando che la storia continui a piacerti.
Io ho visto tutti i film di Miyazaki si può dire. E lo apprezzo molto come regista, anche se non si può dire che la mia storia trae spunto dal suo lungometraggio. E' molto diversa. C'è solo l'ambientazione, anche se la Laputa che io ho descritto è diversa da quella del film. Così come è diversa da quella descritta nei Viaggi di Gulliver, che è dove è apparso per la prima volta il nome dell'isola del cielo.
Buono studio!
Grazie per il commento.

Willow: Mi fa piacere sapere che hai trovato il capitolo tenero. In effetti l'appuntamento tra Hanamichi e Rukawa mi sta uscendo molto zuccheroso. Si vede che avevo proprio bisogno di dolcezza. Eh eh eh!
Già! Kaede si sta comportando in un modo che non può che spiazzare Hanamichi, ma d'altra parte ora che il ragazzo dai capelli rossi ha accettato i suoi sentimenti si può dire anche il contrario. Anche lui ha iniziato a comportarsi in un modo che fa illudere facilmente Kaede. Vediamo cosa succederà.
Già! Il negoziante di scarpe è stato un grande ed ha avuto la vista lunga. Hi hi hi!
Sì, Hanamichi ha ammesso i suoi sentimenti in modo semplice, ma d'altra parte era già da un po' che ci girava intorno, doveva solo accettarli. Ed a volte basta una parola, perché ciò accada.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Ricambio i saluti sublimi.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


16 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia ed è di sicuro il preludio di qualcosa. Ma di cosa? Vediamo!
Spero vi piaccia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Ringrazio anche le persone che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 16

"Ti accompagno a casa.", disse Rukawa, mentre uscivano dalla sala da the ed Hanamichi lo guardò basito, arrossendo per l'ennesima volta quel giorno.

A dirla tutta si era divertito molto in quell'appuntamento con il Volpino. Accettando i sentimenti che provava per l'altro aveva anche capito che quello che aveva sempre sentito quando battibeccava con Rukawa non era come aveva pensato per tanto tempo frustrazione rabbiosa, ma bensì una frenesia impetuosa.

Hanamichi fino a quando non aveva dichiarato apertamente a sé stesso che Rukawa gli piaceva aveva letto malissimo i segnali che il suo corpo gli aveva mandato, prendendo fischi per fiaschi.

Non era rabbia, frustrazione, odio ciò che faceva sentire strano il suo corpo quando era con l'altro, ma bensì attrazione, frenesia ed affetto.

Ed ora che lo sapeva poteva godersi i momenti trascorsi  con il Volpino più serenamente, divertendosi con lui, sia quando facevano qualcosa, sia quando battibeccavano.

La reazione dell'altro poi quando si erano allontanati dalla sala giochi dove c'erano Mito e gli altri gli aveva fatto sperare che anche Rukawa potesse provare qualcosa per lui. Sembrava infatti che il fatto che lui si vergognasse di farsi vedere in giro con il Volpino dai suoi amici lo avesse rattristato, ed il suo rossore quando gli aveva spiegato la verità gli aveva fatto tenerezza.
Anche quando non curante dalle occhiatacce curiose e di scherno aveva deciso di stare nella sala da the per coppiette invece di uscire, il cuore di Hanamichi aveva battuto forte nel petto per la speranza di essere ricambiato.

Rukawa sembrava apprezzare i loro battibecchi, sembrava divertirsi sul serio con lui, anche se era difficile dirlo visto i limiti espressivi del suo viso che non lasciava trapelare forti emozioni. Tuttavia dal calore che emettevano i suoi occhi quel giorno mentre lo guardavano, tutto sommato sembrava che stare con lui non gli dispiacesse.

Per Hanamichi così era stato facile illudersi dicendosi che se l'altro gli aveva chiesto di uscire era perché lo voleva davvero in quanto gli piaceva, e non per denigrarlo alla fine di tutto.
Era stato facilissimo calarsi nell'illusione di un vero appuntamento, tanto che ben presto il ragazzo dai capelli rossi si era dimenticato del motivo per cui aveva accettato di uscire con l'altro ovvero scoprire la verità sulla foto.

E poi si era fatto tardi ed era arrivata quella richiesta di accompagnarlo a casa.

Era come se per Rukawa fosse stato importante stare ancora del tempo con lui. Era come se quella sera non volesse lasciarlo se non all'ultimo minuto. Anche quell'attaccamento poteva essere sinonimo d'interesse, no?

A dirla tutta, anche Hanamichi avrebbe voluto stare più tempo con l'altro ed infatti una parte di lui si era ritrovata a maledire il fatto di dover tornare a casa così presto per mangiare con sua madre.

Ma proprio quella sera sua madre doveva rientrare così presto?, si era ritrovato per un attimo a pensare. Poi però si era pentito di quei pensieri.

Non poteva, infatti, essere così cattivo con lei. Si sarebbe dimostrato poco riconoscente nei suoi confronti. Lei lavorava duramente per lui facendo stra ore, ed il minimo che lui potesse fare essendo suo figlio e volendole bene era esserci quando lei gli chiedeva di esserci.

Doveva quindi andare a casa e cenare con lei.

Per stare con Rukawa se l'altro apprezzava davvero la sua compagnia come sembrava fosse avrebbe avuto tempo domani, dopo domani, il giorno dopo quello e via di seguito.

Sì, doveva pensarla così.

Tuttavia sì anche a lui decisamente sarebbe piaciuto stare un altro po' con il Volpino per cui se per l'altro non era un problema, non gli si sarebbe dispiaciuto che lo accompagnasse fino a casa.

Non poteva però essere così smielato da accettare subito così su due piedi quella proposta. Lui dopotutto era Hanamichi Sakuragi, un duro e puro, ed aveva una reputazione da difendere.
Fu per quello che scrollando le spalle disse: "Non sono una donnicciola, per cui posso anche tornare a casa da solo."

Vedendo però che quelle sue parole avevano offuscato lo sguardo di Rukawa che fino a quel momento era stato fiducioso, si ritrovò ad aggiungere: "Visto che però oggi mi sono tutto sommato divertito con te, e tu sembri tenerci tanto, okay credo vada bene che tu mi accompagni."

A quel punto Hanamichi arrossì di nuovo, e Rukawa sorrise impercettibilmente.

Nel vedere quel piccolo piegamento di labbra, il ragazzo dai capelli rossi si ritrovò a sorridere furbo.

Dopo di che non aggiunsero nient'altro ed insieme s'incamminarono per andare a prendere la metropolitana.

Fecero i biglietti e si accomodarono sulla carrozza.

Fortunatamente non era tanto piena per cui trovarono anche da sedere.

Per un po' rimasero in silenzio. Apparentemente guardavano davanti a sé, ma in verità con la coda dell'occhio non si perdevano alcun movimento seppure impercettibile dell'altro.

Solo quando arrivati a destinazione uscirono in strada ed Hanamichi iniziò a guidare Rukawa verso la sua abitazione tentando di fargli memorizzare la strada perché poi non si perdesse al ritorno, ricominciarono a parlare.

Fu Hanamichi ad aprire la bocca per primo dicendo: "Non l'avrei mai creduto visto i nostri trascorsi, ma oggi sono stato davvero bene con te."

"Hn.", fu l'unico commento di Rukawa, ma dal tono il ragazzo dai capelli rossi capì che voleva significare: 'Anch'io'.

"Forse potremmo rifarlo ancora.", si arrischiò allora ad aggiungere Hanamichi imbarazzato. Ormai mancava poco e sarebbe arrivato a casa sua ed improvvisamente aveva provato l'impulso di rendere reale il sogno che stava vivendo.

Se Rukawa infatti era uscito con lui solo per denigrarlo ora avrebbe ridicolizzato quella proposta, se non l'avesse fatto invece voleva dire che anche all'altro stare con lui non dispiaceva e sul serio.

"Non sarebbe male.", dichiarò Rukawa ed allora il cuore di Hanamichi fu inondato dalla felicità. Allora forse lui davvero piaceva al Volpino. Poteva davvero continuare ad illudersi? Si chiese in modo istintivo.

"Dove ti piacerebbe andare la prossima volta?", chiese Rukawa continuando il discorso.

Hanamichi allora guardò il profilo dell'altra attentamente mentre camminavano appaiati. Rukawa era davvero bello e sentì le labbra diventare aride, mentre teso rispondeva: "Non lo so. Forse al cinema, o meglio in un parco giochi."

Aveva volutamente parlato di quelle località perché erano luoghi adatti a dei veri appuntamenti, e se Rukawa si fosse dimostrato interessato, cogliendo l'allusione, quella sarebbe stato un'altra indicazione importante per capire cosa l'altro provava per lui.

Hanamichi tenne il fiato sospeso mentre aspettava una risposta, che arrivò qualche secondo dopo. Il Volpino ci aveva pensato su un po' prima di dargli il suo responso.

"Sarebbe bello andare in un parco giochi insieme, ma forse sarebbe meglio se invitassi la persona che ti piace davvero.", esclamò Rukawa.

"Eh?", fu il verso che emise Hanamichi mentre guardava l'altro confuso non capendo cosa significassero quelle parole.

"Dovresti buttarti, Sakuragi. Sono sicuro che la sorella dell'ex capitano si metterebbe con te se fossi più esplicito con lei. Gli piaci.", si spiegò meglio il Volpino.

Hanamichi attraverso quelle parole capì quattro cose.

La prima era che Rukawa l'aveva chiamato per cognome, senza insulti. La cosa gli aveva fatto piacere ma diventando avido si era ritrovato a pensare che avrebbe preferito essere chiamato per nome. Chissà cosa avrebbe provato nel sentire l'altro dire Hanamichi, si chiese. Di sicuro una sensazione estremamente piacevole, si rispose. E lui nel dire Kaede cosa avrebbe sentito? Di sicuro in principio un po' di imbarazzo, ma poi? Non riusciva proprio ad immaginarselo. Per il momento tuttavia visto che il legame tra lui ed il Volpino era in via di definizione ed ancora non si sapeva cosa ci fosse veramente tra loro era meglio accontentarsi del fatto che l'avesse chiamato per cognome, che era sempre meglio del solito nomignolo: idiota.

La seconda cosa che comprese e che gli fece storcere il naso era che Rukawa credeva ancora che a lui piacesse Haruko, cosa non più vera. A dirla tutta, però, visto come si era comportato fino all'altro giorno quella era un'idea che era stato lui a mettergli in testa, ma d'altra parte lo stesso Hanamichi fino a ieri era convinto che gli piacesse. Era stato più facile chiudersi in un'infatuazione falsa per una ragazza, infatti, che ammettere che voleva bene ad un lui. Ora però l'aveva ammesso per cui era in pace con se stesso.  Era decisamente meglio quindi chiarire quanto prima l'equivoco anche con Rukawa se voleva avere delle speranze con lui.

La terza era che l'altro ragazzo lo stava spronando a dichiararsi ad un'altra persona per dargli coraggio, come se ci tenesse a vederlo felice. Era come se mettesse la sua serenità, prima della propria ed era una cosa estremamente carina ed altruista.

Già, perché la quarta cosa che Hanamichi capì era che il tono di voce che il Volpino aveva usato nel dire quelle parole era stato triste, era come se gli fosse costato molto parlare così.
E nell'udire quella voce dimessa, ancora una volta il ragazzo dai capelli rossi non poté non chiedersi, posso davvero illudermi di piacere a Rukawa?

Proprio in quel momento Hanamichi arrivò davanti a casa sua. "Io vivo qui.", disse indicando l'appartamento al primo piano di uno stabile modesto. "Vuoi entrare?"

"No, non credo sia una bella idea.", disse Rukawa enigmatico.

I due ragazzi si erano fermati l'uno di fronte all'altro e Rukawa aveva abbassato lo sguardo, mentre le sue labbra tremavano lievemente come se fosse sul punto di dirgli qualcosa, di difficile da esprimere.

Hanamichi per un attimo pensò che volesse dichiararsi ed il cuore gli galoppò a mille nel petto, ma poi abbandonò l'idea.

Se voleva spingerlo tra le braccia di Haruko, infatti, era impossibile che ora gli parlasse dei suoi sentimenti.

Ed allora cosa voleva dirgli?

All'improvviso Hanamichi si ricordò del motivo per cui lui aveva accettato di uscire con l'altro e capì che Rukawa stava pensando al modo di rivelargli la verità sulla foto.

Il ragazzo dai capelli rossi avendo capito di volere bene all'altro si rese conto che in quel momento non voleva saperlo.

Se Rukawa era davvero Mepala quello avrebbe potuto rovinare all'ultimo secondo l'appuntamento che avevano avuto quel giorno. Non perché per Hanamichi sarebbe cambiato qualcosa scoprire quello che era stato il Volpino, non gliene fregava niente infatti del suo passato, per lui infatti Rukawa sarebbe rimasto sempre Rukawa ovvero quello che era ora. Il problema era che se quest'ultimo era Mepala, allora significava che il Volpino era un ragazzo millenario e quello poteva creare dei problemi al loro rapporto, visto che l'altro era immortale. E la cosa ovviamente avrebbe angustiato Hanamichi.

Se Rukawa infatti era così titubante a dirgli la verità, probabilmente il tipo nella foto non era semplicemente un suo parente. Rivelare una cosa del genere infatti era facile. Almeno che il Volpino non fosse così insicuro perché temesse la sua reazione ad una verità così sciocca come poteva essere dirgli che il tipo nella foto era suo nonno, dato che era stato con quel mistero che lo aveva obbligato ad uscire con lui.

Restava il fatto però che Hanamichi non voleva sapere la verità. Non in quel momento almeno.

Fu per quello che esclamò in tutta fretta: "Hai detto che devo buttarmi?"

Rukawa a quella domanda lo guardò incerto.

Hanamichi fino a quel momento non aveva pensato di dichiararsi, non così presto almeno, ma ora provava l'emergenza di farlo, tutto pur di impedire a Rukawa di dire altro, perché qualunque cosa avesse detto sarebbe stata di troppo.

Forse sarebbe stato rifiutato e quello sarebbe stato il rifiuto più doloroso che aveva subito nella sua vita, ma lui quando prendeva una decisione era un tipo diretto, per cui doveva farsi forza. Tutto purché Rukawa non sporcasse quell'appuntamento che per lui era stato reale, riducendolo ad un mero mezzo per farsi rivelare qualcosa. All'inizio era stato ricattato per uscire con l'altro, ma ora rimpiangeva quello e voleva che l'appuntamento rimanesse puro.

Sì, voleva che continuasse ad essere fino alla fine un vero appuntamento.

Hanamichi seppure un po' titubante, fu sul punto di aggiungere qualcosa, ma proprio in quel momento accadde qualcosa di inaspettato.

Le sue iridi nocciola si specchiarono in quelle blu di Rukawa ed all'improvviso le loro labbra si trovarono unite.

Hanamichi non seppe mai dire chi avesse iniziato il bacio. Un attimo prima si guardavano semplicemente negli occhi e l'attimo dopo si erano trovati a protendersi l'uno verso l'altro.
Hanamichi seppe solo che ad un tratto lui stringeva Rukawa per la vita spingendolo sempre più vicino a sé, mentre l'altro lo abbracciava circondandogli con le braccia il collo.

E le loro bocche si divoravano, all'apparenza senza bisogno di ossigeno per respirare.

Hanamichi non aveva esperienza di baci ma Rukawa sembrava averne abbastanza per entrambi perché quel tocco di labbra si faceva ogni istante in più che passava sempre più feroce e passionale. 

La testa di Hanamichi era vuota mentre il suo animo era pieno delle sensazioni più piacevoli e totalizzanti che avesse mai provato.

Baciare Rukawa era fantastico ed i suoi sentimenti per lui stavano rompendo gli argini. Non faceva infatti che ripetersi dentro di sé quanto gli piacesse, e quanto gli volesse bene.
Ogni cosa anche la più bella però ha una fine e fu così anche per quel bacio, come capì ben presto Hanamichi.

Non sentì il rumore della porta che si apriva, ma udì chiaramente la voce di sua madre vicina a lui che urlava colta dal panico: "Si può sapere cosa state facendo qui fuori?"

A quel punto Rukawa ed Hanamichi furono costretti a separarsi ed ad affrontare le conseguenze nefaste di quel gesto bellissimo ed irrazionale a cui avevano appena dato vita.

FINE CAPITOLO 16

Cosa succederà ad Hanamichi e Rukawa ora che Aiko li ha beccati mentre si baciavano? Le cose tra loro miglioreranno o peggioreranno? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN
Finalmente Hanamichi e Kaede sono arrivati ad un vero contatto fisico, ma quello non potrà che portare ad innumerevoli altre cose, tra cui molti problemi. Vediamo cosa succederà.
Spero che la fic continui a piacervi. Fatemi sapere.
Ho modificato la mia presentazione sul mio account, mettendo dei rimandi al mio forum.
Essendo giunto il periodo estivo infatti probabilmente gli aggiornamenti delle mie storie potrebbero subire dei cambiamenti, e di volta in volta infatti dirò cosa e quando verrà aggiornato in un certo topic, sperando di riuscire a stare dietro a tutto.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

Koa_chan: Non preoccuparti! Capita a tutti di dimenticarsi di commentare presi da qualcos'altro. Il caldo non aiuta di sicuro alla concentrazione. Eh eh eh!
Esatto! Ho sempre sognato di scrivere qualcosa con Hanamichi e Kaede nel negozio di scarpe. Ed il gestore non poteva che arrivare alla giusta conclusione. Loro due sono nati per stare insieme.
Povero Rukawa! Lui vive una situazione davvero penosa. Speriamo in bene.
Soddisfatta di scoprire cos'è successo nella parte finale dell'appuntamento? Spero di sì.
Grazie per il commento.

bichan: Mi dispiace, ma io adoro gli stacchi "bastardi" di fine capitolo. Mi vengono terribilmente naturali. Eh eh eh!
Chiedo scusa alle tue unghiette, ma dovranno portare pazienza ancora per un po', per sapere come finirà questa epopea. E come dico sempre, speriamo in bene.
Grazie per aver recuperato tutta questa mia fic. Sono felice di sapere che ti sta piacendo così tanto. I tuoi complimenti ed il tuo entusiasmo sono riusciti a mettermi in imbarazzo. Non ho parole. Se non una, anzi tre. Grazie di nuovo. ^///^
Sono felice di sapere che ti piace sia come rendo i personaggi (e che li trovi IC), sia la storia.
I capitoli di lunghezza sono in linea con quelli delle altre mie storie, ma qui si è già a buon punto nella trama per cui probabilmente si sente e la loro "cortezza" ti pesa meno.
Grazie! Sono felice di sapere che ami come si svolgono gli eventi.
Sì, volutamente la fic è contornata dalla malinconia. D'altra parte Rukawa è un personaggio altamente tragico visto le premesse, per cui non potrebbe essere altrimenti.
Già! Il tempo vola ed infatti l'appuntamento è finito. Ed ora cosa succederà? Incrociamo le dita.
Presto scoprirai cosa accadrà il giorno dopo. Ancora un po' e ci siamo. Promesso.
Vuoi davvero sapere cosa succederà a Rukawa e rovinarti la sorpresa? O preferisci leggerlo quando si arriverà al punto?
Eh eh eh! Io sono una super fautrice di un certo tipo di  finale, per cui non potrò mai rivelarmi una sadica amante dell'angst dell'ultimo minuto. Eh eh eh!
Esatto! Sii positiva che è meglio. Hi hi hi!
Okay! Allora sono curiosa di sapere cosa pensi di questo capitolo e che recensioni farai, se la farai. Spero ti sia piaciuto.
Grazie a te per tutti i complimenti.
Grazie per il commento.

xetide: Sono felice di sapere che lo scorso capitolo ti è piaciuto.
Già! Hai capito perfettamente le premesse della giornata trascorsa insieme. I due dovevano affrontarsi su un campo più umano e pacifico del solito, per rendersi finalmente conto di cosa provano davvero l'uno per l'altro.
Sono due adolescenti che escono insieme e si piacciono e quindi è naturale che vogliono rendere felice chi amano. Che teneri.
Già! Hai ragione! Il negoziante di scarpe è davvero troppo avanti.
Esatto! La situazione di Kaede è tragica e si preavverte, eppure proprio alla "fine" lui si sta sentendo vivo come mai nella vita.
Ama davvero Hanamichi, ma questo non comporta che il loro rapporto deve per forza cambiare e diventare troppo pieno di melassa. Loro saranno sempre il doaho e la kitsune.
Diciamo che io penso che Hanamichi sia molto più diretto di come a volte viene dipinto nelle fic. Insomma leggendo tanti manga è chiaro che in Giappone il dichiararsi per una persona non è mai facile, anche se mettiamo si è a livelli di una semplice cotta, e lui l'ha fatto cinquanta volte e mezza. Ha una forza d'animo incredibile, perché dopo i primi rifiuti avrebbe potuto arrendersi ed invece pur di trovare amore è andato avanti per la sua strada.
E' per quello che Hanamichi sa essere anche diretto e così è nato quel "Sei talmente bello", detto con naturalezza, perché li ha accettati da poco ma ormai i suoi sentimenti sono diventati una certezza.
Allora avevi visto giusto su qual era l'idea che aveva avuto Rukawa per passare ancora del tempo con Hanamichi? Voleva semplicemente accompagnarlo a casa. Eh eh eh.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


17
Ecco il nuovo capitolo di questa storia e... Sigh. Sigh. Sob.
Spero vi piaccia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Ringrazio anche le persone che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 17

"Si può sapere cosa state facendo qui fuori?"

La voce di Aiko ebbe il potere di riportare al presente anche Rukawa che si staccò di scatto da Hanamichi.

Cosa aveva fatto?, si chiese immediatamente ricordandosi delle sensazioni uniche che aveva provato durante il bacio e della foga con cui il ragazzo dai capelli rossi lo aveva corrisposto.

Il suo sguardo andò a Aiko che lo guardava incolpandolo.

Quella era la prima volta da tanto tempo che la donna si trovava veramente a tu per tu con Mepala eppure ogni sentimento positivo che avrebbe dovuto e potuto provare nel momento del ricongiungimento venne spazzato letteralmente via dalla preoccupazione per il figlio che per lei era la cosa più importante.

Ed infatti da lei non tardarono ad arrivare delle parole d'accusa. "Come hai potuto baciarlo?, disse rivolta a Rukawa. "Avevi detto che non t'interessava, che non lo volevi affascinare, in modo così che non ti si affezionasse."

Kaede aprì la bocca per giustificarsi ma non trovò nulla di adatto da dire.

Le sue labbra tremavano mentre si rendeva conto della portata del gesto appena compiuto.

Fu Hanamichi a ritrovare per primo la favella e disse: "Non mi ha baciato lui. Il bacio è stato reciproco, mamma. Non devi dare tutta la colpa a lui."

Aiko però particolarmente nervosa guardò il figlio quasi in lacrime mentre diceva: "Per favore Hanamichi stai zitto. Tu non sai tutto. Non sai quanto per lui sia sempre stato facile..."

Fu in quel momento che Rukawa trovò finalmente la forza di parlare.

Ancora una volta sentì gli occhi bruciare a causa delle lacrime che volevano uscire ma le scacciò.

Lui non era abituato a piangere. Lui era sempre stato superiore a tutti e tutti, ma ora in quell'istante non riusciva proprio ad esserlo di fronte ai sentimenti che provava.

Aveva sbagliato a chiedere ad Hanamichi di uscire con lui, si disse. Anche se in quel giorno lui si era sentito un adolescente qualunque, invece che un ragazzo millenario, probabilmente senza accorgersene la sua bravura nell'ammaliare gli altri si era comunque manifestata spingendo il giovane dai capelli rossi a credere di provare qualcosa per lui. Probabilmente era per quello che era bastato che si guardassero negli occhi perché scattasse qualcosa tra loro e si baciassero.

Ma non era così. Quella era solo un'illusione. Hanamichi in verità non amava lui, lo aveva solo spinto a crederlo grazie al suo fascino ed ai suoi poteri di principe di Laputa. Era la sorella dell'ex capitano che piaceva all'altro. Gli era sempre piaciuta.

Il pensiero lo amareggiò.

Avrebbe dovuto saperlo che essendo lui un tipo egoista ed incline a pensare solo a se stesso se fosse uscito anche solo una volta con l'altro, istintivamente avrebbe fatto di tutto per attirare la sua attenzione, per farlo suo. Avrebbe dovuto evitare l'occasione. Quell'uscita insieme era stata uno sbaglio.

Tuttavia visto che i sentimenti di Hanamichi per lui erano nati solo in quella giornata faceva ancora in tempo a reciderli prima che fosse troppo tardi. Fortunatamente Aiko li aveva interrotti prima che quel bacio li spingesse verso un punto di non ritorno.

Kaede aveva compreso da come Aiko aveva iniziato la frase che stava per rivelare il suo segreto ad Hanamichi. Gli avrebbe parlato della sua bravura millenaria ad irretire donne e uomini, ed alcuni di questi se non tutti erano decisamente meno ingenui del ragazzo dai capelli rossi.

Rukawa si rese conto di non poterlo accettare.

Sapeva che lei aveva ragione, che se Hanamichi era arrivato al punto di trovare piacevole la sua compagnia, invece che continuare a detestarlo, come faceva sempre, era a causa di quello ma lui stavolta poteva dire a sua difesa che non l'aveva fatto apposta.

Aiko parlando di quello, avrebbe sminuito anche i suoi sentimenti per l'altro ragazzo, e quelli invece erano reali. Lui lo amava davvero. Non corrisposto, ma lo amava. L'aveva forse un po' irretito, ma l'amava.

Non poteva quindi permettersi che lei rivelasse ad Hanamichi quanto era accaduto in verità, mentre lui era lì che ascoltava.

Non sarebbe riuscito a sopportarlo, visto la genuinità dei suoi sentimenti.

Aiko avrebbe potuto raccontare tutto al figlio quando se ne sarebbe andato, anzi le avrebbe chiesto di farlo.

Dopo tutto quello era il compenso di Hanamichi per quell'appuntamento. E così il ragazzo dai capelli rossi sarebbe potuto arrivare alle giuste conclusioni e ricominciare a detestarlo.

Tanto Rukawa l'indomani non l'avrebbe più incontrato visto che se ne sarebbe andato per sempre e quindi non avrebbe dovuto sopportare il dolore di vedere i suoi occhi odiarlo più di quanto avesse mai fatto fino in quel momento.

Fu perché non riusciva ad accettare di affrontare lo sguardo accusatorio di Hanamichi una volta che avesse saputo la verità che interruppe la donna dicendo: "Mi dispiace."

Non era sua abitudine nemmeno scusarsi visto che il tipo borioso che era stato per secoli, trovava insopportabile quella pratica, in quanto quel gesto remissivo obbligava a sentirsi inferiori rispetto alla controparte. E lui invece si era sempre ritenuto il migliore di tutti, anche quando sapeva di aver sbagliato, ovvero di continuo.

Solo di recente era cambiato, ma ancora non aveva trovato l'occasione giusta per dire a parole "Scusa" o "Mi dispiace". Ed ora finalmente era giunto il momento.

"Mi dispiace.", ripeté di nuovo ed Aiko lo guardò incredula. Doveva essersi resa conto anche lei di quanto fosse strano ed eccezionale per lui dire quella parola.

"Non volevo che accadesse. Lo giuro.", continuò a dire non curante dello sguardo basito della donna. "Non appena me ne sarò andato racconta a tuo figlio tutto quello che sai di me. Non tacergli nulla. Glielo devo. E' il suo compenso per essere uscito con me e vedrai che così mi dimenticherà."

Poi Rukawa si rivolse ad Hanamichi che nell'udire il Volpino parlare con sua madre in quel modo che denotava una certa familiarità, aveva corrugato la fronte incerto. Tuttavia qualunque cosa gli dovesse dire sua madre, il ragazzo era convinto che i suoi sentimenti per l'altro non sarebbero cambiati. Anche se Rukawa diceva che l'avrebbe dimenticato per lui quell'idea era inconcepibile e assurda. Fu per quello che sentì nascere dentro di sé l'impulso di trattenere l'altro lì con lui, perché preavvertiva che se l'avesse lasciato andare forse non l'avrebbe più rivisto.
 
Stava infatti per dire qualcosa in proposito quando Rukawa lo anticipò dicendo: "Grazie per la giornata, Sakuragi. Mi sono divertito molto."

Nemmeno ringraziare era da Mepala, visto che aveva sempre dato per certo che tutto gli fosse dovuto ma ora sentiva la necessità di farlo per riconoscenza nei confronti di Hanamichi che per un po' quel giorno lo aveva reso felice, calandolo in un'illusione che l'aveva spinto a fare degli errori che si erano concretizzati con quel bacio.

Non avrebbe dovuto uscirci insieme, né accompagnarlo a casa, continuava a ripetersi, così Hanamichi non avrebbe iniziato a provare attrazione per lui e lui non avrebbe provato tutto quel dolore nel sapere che doveva lasciarlo.

Eppure nonostante quello una parte di lui era contenta di aver avuto quell'appuntamento perché per un po' aveva assaporato la gioia che si prova quando si è corrisposti, seppure fosse solo un sogno fittizio che prima o poi doveva finire.

Poi proseguì dicendo, prima che l'altro potesse intervenire nella discussione a sua volta: "Ora io vado, ma tu non seguirmi, Sakuragi. Fatti raccontare la verità che volevi da tua madre. Ora lei ti lascerà leggere anche il libro su Mepala se sarai ancora interessato a volerlo fare. E se poi vorrai ancora avere a che fare con me, ci vedremo domani per parlarne."

Quest'ultima parte era una bugia detta affinché Hanamichi si decidesse a stare lì con sua madre ad ascoltare quanto gli doveva dire, invece che seguirlo come il suo sguardo gli aveva detto che avrebbe voluto fare.  Domani infatti di sicuro loro non si sarebbero più incontrati. Quello di quel momento era un addio, non un arrivederci.

Aiko da come lo guardò dovette capirlo, ma quella non fu l'unica cosa che la donna intese.

Si, guardando quel modo incredibilmente remissivo di agire di Mepala, che contrastava in modo netto con il suo atteggiamento solito freddo e distaccato, la donna iniziò a comprendere quali erano i reali sentimenti del principe per suo figlio.

Tuttavia una parte di lei non riusciva ad accettare del tutto quello che stava succedendo. Sembrava così impossibile che fosse stato proprio Hanamichi la persona in grado di fare il miracolo di far innamorare davvero Mepala. Non perchè lei non ritenesse suo figlio una persona fantastica, ma perché molti ci avevano provato fallendo, e lui che invece diceva di odiarlo e tentava di allontanarlo c'era in verità riuscito. Sopraffatta da quei pensieri perse così l'occasione per trattenere Rukawa, il quale con un rapido gesto del capo salutò i due, fece dietrofront e velocemente si allontanò.

Aiko nel vederlo di spalle fu invasa da una brutta sensazione, la stessa che attraversò anche suo figlio.

Mepala era giunto alla fine del suo viaggio, ormai la sua vita correva a passo spedito verso la conclusione, si diceva la donna ed ancora una volta al pensiero i suoi occhi si riempirono di lacrime a causa della tristezza.

Lei aveva voluto davvero bene al ragazzo millenario, come ad uno di famiglia e quindi non poteva che soffrire per quello che lo attendeva. 

Guardò per un attimo suo figlio con attenzione. Anche lui aveva le lacrime agli occhi, anche se per un motivo diverso dal suo. Ed a quel punto Aiko non poté non chiedersi se aveva fatto davvero la cosa giusta nel separare i due ragazzi in quel modo, come aveva pensato fino a quel momento, da quando era uscita dalla porta di casa per gettare i rifiuti ed aveva trovato i due che si baciavano. 

Se Mepala non aveva irretito il figlio ma invece i due si amavano reciprocamente e davvero non sarebbe stato più giusto farli restare insieme?

Se Hanamichi amava l'altro sul serio, perderlo infatti l'avrebbe straziato.

Cosa doveva fare?

Scrollò il capo. Era adulta e doveva comportarsi da tale.

In quel momento non poteva più fare niente per rimediare alla sua intromissione, l'unica cosa che poteva fare era raccontare al figlio la verità come gli aveva chiesto Mepala e vedere come l'avrebbe accolta.

Dopotutto ci sarebbe stato ancora l'indomani per fare qualcosa se fosse stato necessario.

Era convinta infatti che Mepala prima di partire per il suo ultimo viaggio sarebbe andato da suo padre e per il momento non c'era ancora stato.

Mal che vada l'indomani l'avrebbe aspettato al varco in ospedale per parlargli e vedere se si poteva trovare una soluzione a tutta quella faccenda.

Se Hanamichi aveva gli occhi umidi era invece perché nonostante le parole rassicuranti di Rukawa aveva la sensazione che non l'avrebbe più rivisto. Era stupido pensarlo, dato che il Volpino l'aveva rassicurato che il giorno dopo si sarebbero incontrati di nuovo, e che prima di fare ogni altra cosa voleva che sapesse la verità, ma non riusciva a togliersi quell'idea dalla testa.

Il ragazzo dai capelli rossi si azzannò il labbro inferiore per farsi forza ed allontanò quei biechi pensieri. Doveva avere fiducia in Rukawa. E se per l'altro era importante che lui sapesse la verità allora avrebbe ascoltato sua madre per poi prendere una decisione.

Doveva fare così. Quella dopotutto era l'unica cosa che potesse fare in quel momento.

Avrebbe poi aspettato con ansia il giorno dopo, ed avrebbe pensato al da farsi.

E fu con quei pensieri per la testa che madre e figlio rientrarono in casa pronti a raccontare ed ascoltare un certo racconto.

Nel frattempo, anche un'altra persona stava piangendo e quelle erano le sue prime vere lacrime.

Non appena si era allontanato a distanza di orecchio da Hanamichi, Rukawa aveva dato con un filo di voce il suo ultimo saluto all'altro ragazzo.

"Addio Hanamichi.", aveva detto. "Grazie di tutto."

E poi subito le lacrime avevano rotto gli argini e lui non era riuscito a impedirlo.

Si era nascosto in un vicoletto laterale e le aveva lasciate sfogare.

Hanamichi gli aveva insegnato anche a piangere alla fine ed anche di quello gli era riconoscente.

Il tutto per cui doveva ringraziarlo in fin dei conti aumentava a vista d'occhio.

Doveva ringraziarlo perchè esisteva, per avergli insegnato ad amare, per averlo aiutato a cambiare, per averlo spinto a crescere, per averlo reso felice per un po', per averlo fatto sentire vivo come mai nella vita, per averlo fatto sentire amato anche se solo per un'illusione, per avergli insegnato a scusarsi, a ringraziare ed a piangere. Per tutto insomma.

Quando le lacrime smisero di scendere dai suoi occhi, il volto di Rukawa ritornò ad essere la solita maschera di fredda indifferenza. Il suo cuore però era nuovamente cambiato.

Con quelle lacrime aveva sì ringraziato e salutato Hanamichi, ma aveva anche detto addio a se stesso ed ai rimpianti che erano nati in lui da quando aveva conosciuto l'altro.

Quando aveva conosciuto Hanamichi aveva infatti iniziato a sperare che la sua vita potesse cambiare e così era stato.

Ed ora non poteva più confidare in nient'altro. Non gli era più concesso né di aspettarsi qualcosa, né di recriminare per quello che non aveva ottenuto.

Ora che aveva detto addio a tutto si era finalmente rassegnato. E così ora era davvero pronto per la fine che l'attendeva.

FINE CAPITOLO 17

Cosa si racconteranno Aiko ed Hanamichi? Quest'ultimo prenderà una decisione? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Questo capitolo per me è stata una disperazione ed in tutti i sensi.
Non posso ritenermi del tutto soddisfatta della sua resa, ma più di così non sono riuscita ad aggiustarlo.
Spero che un pochino vi sia piaciuto. Fatemi sapere.
Volevo avvisare che le mie fic per tutto il resto del periodo estivo potrebbero subire dei ritardi, ma che tutto spero tornerà alla normalità da settembre. Incrocio le dita.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

Koa_chan: Siamo in due che si sciolgono dal caldo. Anch'io sto morendo e quindi la voglia di fare è scesa sotto le scarpe. Sigh. Sigh. Sob.
Il bacio è stato un gesto istintivo nato da entrambi. Entrambi hanno dato e ricevuto nello stesso modo perché in quel momento avevano semplicemente bisogno di sentirsi. E mi fa piacere sapere che ti è piaciuto.
Sono felice di sapere che apprezzi le mie Hanaru, nonostante tu sia prevalentemente una Ruhana fan.
Come vedi Aiko non l'ha presa tanto bene e gli eventi sono precipitati.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


18 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia e c'è una prima "resa dei conti".
Spero vi piaccia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Ringrazio anche le persone che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 18

Non appena Hanamichi entrò in casa notò immediatamente che il tavolo era apparecchiato con cura e che dalla piccola cucina proveniva un profumino piacevole. Incredibilmente, anche se di solito era un mangione, però si rese conto che in quel momento non aveva per nulla appetito, ed infatti non si sedette a tavola ma bensì sul piccolo divano.

Accavallò le gambe e giunse le braccia restando in attesa delle parole della madre. Era molto nervoso.

Aiko capì i sentimenti del figlio ed infatti scomparve un attimo in cucina per spegnere il fuoco, e tornò solamente con nelle mani una caraffa d'acqua e due bicchieri che appoggiò sopra il tavolino del soggiorno mentre si sedeva vicino ad Hanamichi.

Si riempì un bicchiere e bevve avidamente per rinfrescarsi la gola e le idee e solo in seguito cominciò a parlare.

"L'altro giorno mi hai chiesto se Mepala esisteva davvero ed io non ho potuto risponderti perché lui mi aveva chiesto  di non farlo, ma ora che mi ha lasciato libera di farlo è giusto che tu sappia tutto. Può sembrare assurdo, ma sì Mepala esiste davvero. Ha attraversato i secoli mantenendosi un ragazzo ed è arrivato fino ai nostri giorni. Ha cambiato molti nomi, ed ora si chiama Rukawa. Ed io sono una testimone vivente di questo sortilegio. L'ho conosciuto infatti quando ero una ragazzina più giovane di lui, ed ora sono invecchiata mentre lui d'aspetto è rimasto sempre lo stesso."

Fece una piccola pausa mentre guardava la reazione del figlio a quella rivelazione, il quale osservava di fronte a sé pensieroso. Sembrava averla presa bene, si disse la donna, se non altro non la fissava considerandola una pazza.

Ed infatti Hanamichi a quelle parole che confermavano i suoi dubbi aveva sentito nascere in sé solo calma invece che tensione come immaginava avrebbe dovuto provare di fronte ad una notizia così sconvolgente.

Lui aveva sempre preavvertito dentro di sé che il Volpino era speciale ed ora ne aveva solo avuto la comprova.  

Rukawa era Mepala, ed ad una persona sana di mente la cosa avrebbe dovuto sembrare assurda, ma ormai Hanamichi aveva accettato quella realtà da tanto tempo dentro di sé. Fin da quando i primi dubbi si erano formati in lui aveva capito che così poteva essere, ed ora ne aveva soltanto avuto l'effettiva certezza.

Aiko vedendo il figlio silenzioso disse: "Lo so, è una notizia dura da accettare, ma ti posso assicurare che è davv..."

Hanamichi la interruppe. "No, non è duro accettarla. Io me la sentivo che poteva essere così. Ci credo. Poi da quando ho visto la foto ho provato a darmi delle risposte più logiche per spiegarmi la presenza del Volpino lì, eppure sentivo che era proprio la soluzione all'apparenza più assurda che era la più plausibile."

Detto quello Hanamichi prese la foto che teneva in tasca e la consegnò ad Aiko, raccontandole in breve quello che aveva pensato nel vederla e come si era ritrovato a riflettere sulla descrizione di Mepala nel libro comprendendo che rispecchiava moltissimo almeno fisicamente quella di Rukawa.

Alla fine le rivelò anche come aveva affrontato Rukawa per chiedergli spiegazioni e come quest'ultimo gli avesse chiesto un appuntamento per dargliele.

Sua madre ascoltò tutto in silenzio e poi fu di nuovo il suo turno di parlare.

"Io non sapevo che Mepala e Rukawa fossero la stessa persona fino a poco tempo fa. Mepala mi ha chiamato per telefono a lavoro l'altro giorno rivelandomelo ed è sempre stata in quell'occasione che mi ha detto che avevi portato il libro a scuola. Mi ha chiesto così di impedirtelo, e di non fartelo leggere. Lui non voleva che tu sapessi chi era."

Gli raccontò di come lei non era riuscita a capire il motivo di quella sua scelta, visto che quando era una ragazzina lui non aveva avuto problemi a farle raccontare la verità da suo padre. Gli parlò così di come l'aveva conosciuto e di come erano andate le cose tra loro, fino alla separazione.

Hanamichi ascoltò tutto con attenzione ed intuendo la verità sui sentimenti di allora della madre le chiese: "Ti eri presa anche tu una cotta per lui, vero?"

Aiko rispose sinceramente: "Sì, e non solo io, anche tuo nonno da giovane aveva imparato ad amarlo. E' facile farsi affascinare da lui. E' un essere così sfuggente, bello e misterioso che non puoi alla lunga non farti conquistare. Il problema però è lui. Mepala infatti non è mai stato in grado di amare qualcuno davvero. Gioca solo con gli altri, finta sentimenti che non prova, ma la verità è che è incapace di amare. Ed è per questo Hanamichi che sono preoccupata per te. Quando ho visto che vi baciavate, ho subito pensato che se avessi lasciato che la vostra storia andasse avanti tu avresti sofferto perché lui non credo ti a..."

A quelle parole, Hanamichi la interruppe ridendo. Scrollò il capo e disse sicuro: "Solo perché non ha saputo amare te od il nonno o non so chi altro, questo non vuol dire che per me non provi sentimenti genuini. Io so che tra noi è diverso. Lo sento. Lui oggi durante l'appuntamento era veramente emozionato, non fingeva. Ne sono sicuro."

"Vorrei crederlo anch'io, ma dopo aver letto il libro scritto dal tuo bisnonno non ne sono poi così sicura. Per Mepala è sempre stato facile irretire le persone che lo stuzzicavano, dare a loro ciò che volevano, fintando un interesse che però poi si rivelava vuoto e fasullo. La sua capacità di recitare l'amore è perfetta. Solo che il suo cuore invece rimane freddo."

Hanamichi a quel punto chiuse gli occhi e nel ricordare quel pomeriggio sorrise. No, sua madre non capiva nulla. Lui non si sbagliava. Il cuore di Rukawa quel giorno aveva battuto per lui in modo sincero. In quel bacio che avevano condiviso in cui entrambi avevano sfogato i loro sentimenti lui aveva preavvertito l'affetto dell'altro. Era stato sincero. Doveva avere fiducia in lui. Scrollò di nuovo il capo.

"Con me è sincero.", disse Hanamichi poi ad alta voce per confermare quella sensazione.

"Come ti ho detto vorrei crederlo, ma non ci riesco. Non del tutto.", ripeté Aiko, per poi però cambiare in parte discorso: "Ed i tuoi sentimenti per lui come sono? Sinceri oppure sono nati oggi? Ti ha indotto a provarli? Per lui infatti è facile fare anche questo. Ti obbliga a pensare che gli vuoi bene, quando in verità è solo un fuoco di paglia, che però ti rovina la vita, perché sei sospinto a fare ogni cosa per lui."

Hanamichi a quelle parole guardò sua madre perplesso. Poi arrossì. Non era facile discutere con il proprio genitore di certe cose, per cui di sicuro non poteva che sentirsi imbarazzato. Tuttavia decise di parlarle a tu per tu senza nasconderle nulla. "Non so se quello che provo è amore al cento per cento, ma sì lui mi piace e questo sentimento non è nato oggi. Era così anche prima, oggi l'ho solo ammesso, ma era da un po' che per me lui era diventato speciale, solo che non voleva accettarlo."

"Vorrei anch'io che fosse così Hanamichi, ma il fatto che l'hai ammesso oggi mi fa pensare. Se leggerai il libro capirai infatti quando per Mepala sia facile ingannare gli altri nelle faccende d'amore. E' subdolo fino a rasentare la meschinità."

Il ragazzo dai capelli rossi a quelle considerazioni guardò la madre scuro in volto, mentre diceva: "Pensi che tuo figlio si faccia ingannare così facilmente? E' stata dura per me accettare la verità sui miei sentimenti. Sono io quello che per molto tempo ha finto di odiarlo perché non riusciva ad accettare l'attrazione che provava per lui. Non è ora che è tutto falso, era allora. Ora sono sincero. Mi piace e davvero."

"Però, Mepala...", provò a dire di nuovo Aiko, ma Hanamichi la interruppe.

"Rukawa. Volpino. Kaede.", disse il ragazzo dai capelli rossi infastidito dall’uso di quel nome. "Non chiamarlo Mepala. Lui ora è Rukawa, per me è solo lui. Non mi interessa il suo passato. E' quello che è ora che m'interessa. E se Mepala può essere stato un fasullo poco di buono, so che invece Rukawa è una persona onesta, che non mentirebbe mai sui suoi sentimenti in modo così plateale come tu insinui, mamma."

"Ed invece dovrebbe interessarti il suo passato. Se leggessi il libro capiresti molte cose sulla sua capacità di essere sempre la persona che gli altri vorrebbero che fosse."

"Ovvero una persona fredda, scostante che sta antipatica a tutti, se non alle ragazzine che guardano solo il suo aspetto fisico?", chiese Hanamichi per far capire alla madre, che Mepala da quando era Rukawa si comportava più come voleva, che come volevano gli altri. "Il Rukawa di ora si apprezza con il tempo, non è una cosa istintiva. Lui non cerca l'attenzione degli altri, sono gli altri che gliela danno spontaneamente. Non obbliga nessuno a volergli bene, sono io che mi sono innamorato di lui."

Sentendo quello sfogo del figlio, Aiko capì che con le sue parole non sarebbe mai riuscita a fargli capire la verità su Mepala. Per quest'ultimo infatti poteva benissimo essere una strategia anche la scontrosità perché tanto sapeva che il suo bell'aspetto avrebbe comunque attirato l'attenzione su di sé. Ed una volta che si fosse dimostrato dolce con la persona che era il suo bersaglio, questa sentendosi speciale chissà cosa sarebbe stata disposta a fare per lui.

Aiko voleva credere davvero con tutta se stessa che Hanamichi e Mepala fossero davvero innamorati l'uno dell'altro, quello in fin dei conti avrebbe risolto molte cose, ma essendo la madre del primo e provando affetto per il secondo non poteva farsi travolgere dalle emozioni e doveva essere obiettiva.

Sì, i sentimenti dei due potevano essere sinceri, ma potevano essere anche indotti e se così fosse stato, invece di risolverli, avrebbero creato solo altri problemi.

Doveva costringere Hanamichi a farsi un esame di coscienza perché comprendesse cosa provava davvero.

E se a parole non ci riusciva, non aveva che un'altra soluzione.

"Okay. Sei convinto di amarlo e forse è davvero così. Ma vorrei che mi facessi un piccolo piacere, e se domani mattina sarai ancora sicuro dei tuoi sentimenti allora li accetterò anch'io. Volevi leggere il libro fino all'altro giorno, beh adesso puoi  farlo. Lì c'è scritto tutto su Mepala e sul suo modo di irretire la gente. Se dopo averlo letto sarai ancora sicuro al cento per cento della genuinità dei tuoi e dei suoi sentimenti, allora io non mi metterò più contro alla vostra storia e lascerò che facciate quello che volete."

Dopo aver detto quelle parole, Aiko andò a prendere il libro e lo consegno al figlio che prima di afferrarlo lo guardò per qualche istante con un cipiglio.

Hanamichi non disse nulla. Non confermò alla madre che l'avrebbe letto o meno, perché in verità era molto indeciso sul da farsi.

Sì, all'inizio aveva desiderato con tutto se stesso di poter leggere quel tomo, ma ora sentiva che farlo poteva essere uno sbaglio.

Sua madre di nuovo gli chiese di farlo e lo spinse a portarlo in camera con sé.

Il ragazzo dai capelli rossi obbedì.

Si rintanò nella sua stanza e si mise seduto sulla scrivania, con il libro davanti.

Aprì la prima pagina e rilesse la prefazione del suo bisnonno. Ora quelle parole gli apparivano sotto una luce diversa, perché sapeva che quello che c'era scritto là dentro non era il parto fantasioso di un tipo stravagante, ma la verità.

Chiuse per un attimo gli occhi pensando al da farsi.

Nonostante le parole di sua madre, lui era restio a continuare la lettura.

Ora che sapeva che Mepala era Rukawa qualcosa gli impediva di farlo.

Certo una persona innamorata vorrebbe sapere tutto della persona che gli interessa e quindi leggere quel libro gli avrebbe permesso di conoscerne il passato, eppure sentiva che nel farlo c'era qualcosa che non andava.

Per lui Rukawa era semplicemente Rukawa e non Mepala. Per lui ormai i due erano due persone diverse, che condividevano lo stesso corpo.

Rukawa era stato Mepala, ma ora lo non era più.

Rilesse la descrizione di Mepala presente nel libro e di nuovo si rese conto che se la descrizione fisica rispecchiava ancora Rukawa, quella caratteriale era diversa.

All'apparenza potevano essere ancora simili, ma non era così.

Rukawa non era più così freddo e spietato come era stato Mepala. Non era più la persona senza cuore, incapace di legarsi, che pensava di essere un dio.

Era solo un ragazzo come tanti, bellissimo sì, con una passione viscerale per il basket, un po' menefreghista, ma che sotto, sotto sapeva anche essere attento agli altri.

Per tutto il tempo in cui era rimasto allo Shohoku non aveva mai ingannato nessuna delle ragazze che gli facevano il filo per portarsele a letto.

Si era sacrificato molto spesso in prima persona durante le partite pur di tenere a galla la squadra quando i propri compagni erano a farfalle.

Sì, aveva grandissimi problemi a relazionarsi con gli altri, ma nell'ultimo periodo si era sciolto. Bastava pensare cosa aveva fatto al campionato nazionale, negli spogliatoi dopo l'infortunio all'occhio. Era stato lui a spingere la squadra a reagire di fronte a quel brutto momento.

E per ottenere grandi risultati nel suo sport non aveva mai usato i suoi pochi poteri rimasti, aveva sputato sangue e sudore allenandosi con impegno. Lo sapeva. Lo aveva visto. Tant'è che contro Sawakita e Sendo più di una volta si era incavolato perché non era stato capace di batterli. Se avesse usato la magia di sicuro li avrebbe sconfitti più facilmente.  

Si ricordò poi di come era nato il loro rapporto ovvero nell'odio e pensare che l'altro doveva sapere benissimo che lui era il figlio di Aiko. Di come però Rukawa nonostante tutto avesse sempre tentato con il suo modo di fare burbero e arrogante di spingerlo a reagire quando si trovava in difficoltà.

Di come per Hanamichi l’altro fosse sempre stato  il suo obiettivo. La persona che voleva raggiungere. Nel suo atteggiamento c’era sempre stata celata dell’ammirazione, anche se non aveva voluto ammetterlo.

E pensò a come era evoluto il loro rapporto nell'ultimo periodo e all'appuntamento di quel giorno.

Se avesse voluto farselo e basta, Rukawa non avrebbe messo in mezzo Haruko spingendolo a dichiararsi a lei, prima che quel bacio portasse a galla i loro reali sentimenti.

All'improvviso Hanamichi si ricordò anche dei problemi di salute di Rukawa che lui tentava di sminuire e che per un po' aveva dimenticato visto che quel giorno a parte quel malessere iniziale, non si erano più presentati.

La narcolessia di Rukawa cosa nascondeva? Si chiese ed improvvisamente il ragazzo dai capelli rossi si sentì triste, mentre leggeva il pezzo in cui c'erano scritti i metodi di spezzare il sortilegio.

Uno era il tempo che l'avrebbe ucciso e la cosa angustiò Sakuragi che improvvisamente si rese conto che forse quel sonno poteva significare che Rukawa era prossimo alla fine.

Sarebbe stato terribile perderlo ora che l'aveva trovato. No, non poteva essere così. Il sonno doveva avere un altro significato. Si obbligò a pensare il ragazzo dai capelli rossi.

Hanamichi sapeva già che la sua storia con il Volpino se mai ci sarebbe stata una storia sarebbe stata difficile, visto che lui sarebbe cresciuto e l'altro no, ma perderlo così subito sarebbe stata ancora più dura. Ancora una volta sentì le lacrime pizzicargli gli occhi ma le scacciò.

Pur di stargli accanto avrebbe anche accettato d'invecchiare senza di lui, si disse, fino a quando la situazione non sarebbe diventata insostenibile. A sessant'anni stare insieme con un quindicenne poteva infatti essere un problema. Allontanò quel pensiero, in quel momento doveva concentrarsi sul presente, e fisicamente avevano entrambi quindici anni. E durante gli anni in cui sarebbero stati insieme poteva succedere di tutto.

Ricominciò a pensare al sortilegio, chiedendosi quale fosse l'altro metodo per spezzarlo.   

Non c'era proprio scritto, e Hanamichi si ritrovò a chiedersi se per caso sua madre lo conoscesse. Doveva chiederglielo.

E se per rivelarglielo avesse preteso che leggesse il libro?

Il problema era sempre quello. Leggerlo o non leggerlo?

Chiuse gli occhi e pensò di nuovo al suo rapporto con Rukawa. Era stato tumultuoso, si era costruito per gradi, ed ora finalmente aveva avuto una schiarita.

E pensare a quello gli fece prendere la sua decisione. Forse era sbagliata, ma voleva fidarsi di quello che provava.

Quella sarebbe stata una lunga notte. Si disse.

Guardò il libro con un cipiglio e...



L'indomani Aiko andò in cucina molto presto. Non aveva quasi mai chiuso occhio quella notte pensando a suo figlio ed a Mepala. No, a Rukawa. Hanamichi aveva ragione, doveva imparare a chiamarlo con il suo nome di ora. E forse suo figlio non si sbagliava nemmeno su tutto il resto.

Lei stessa dopotutto sia durante la telefonata, sia ieri sera aveva trovato l'ex principe di Laputa molto cambiato.

Gli sembrava molto più ragazzo di quanto non lo era mai stato con lei tempo addietro.

Ma nonostante tutto, gli sembrava anche che la sua crescita emotiva fosse proseguita.

Tuttavia le sue responsabilità di madre la spingevano a preoccuparsi per il figlio e fino a quando non fosse stata sicura che Hanamichi amasse davvero Rukawa, e viceversa non poteva abbassare la guardia.

Quando arrivò in cucina, notò subito che il cibo che aveva preparato ieri sera era stato mangiato.

Forse Hanamichi aveva fatto uno spuntino notturno. Sorrise. Nemmeno di fronte a quella situazione spinosa il figlio aveva perso del tutto il suo appetito e ne era contenta, perché denotava una grande forza d'animo.

Solo dopo notò il foglietto attaccato alla credenza.

C'era scritto: "Grazie per la cena. Io vado a scuola presto. Devo fare una cosa. Poi ti spiego tutto. Hanamichi."

Aiko corrugò la fronte riflettendo su cosa dovesse fare il figlio di così urgente da andare via all'alba.

Aveva forse letto il libro e voleva affrontare Rukawa, ma per farlo aveva bisogno di prepararsi psicologicamente? Non riusciva a capirlo.

Ci rimuginò sopra per diverso tempo senza però arrivare ad una vera risposta.

E quindi essendo quella mattina a casa da lavoro, per tenersi la mente occupata decise di fare le pulizie.

Tuttavia non riusciva ad essere serena, perché lo strano comportamento del figlio e la consapevolezza che più il tempo passava più Rukawa poteva essere prossimo alla fine la angustiavano.
 

Dovette attendere un paio di ore chiusa in quella tensione prima di sapere la verità.

Erano le otto e trenta quando il campanello suonò.

FINE CAPITOLO 18

Chi ha suonato al campanello di Aiko? Quale altra sorpresa si troverà di fronte la donna? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN
Okay! Anche il confronto tra Hanamichi e la madre è stato scritto, anche se prima della fine della fic ce ne sarà pure un altro.
Per il momento ho volutamente lasciato in sospeso qual è stata la scelta finale di Hanamichi sia su Rukawa sia sul libro. Lo si scoprirà in uno dei prossimi capitoli. Promesso.
Volevo avvisare che per il mese di agosto non posso garantire aggiornamenti costanti delle mie fic, spero di riuscire a postare almeno un capitolo per ogni mia storia, ma dipenderà dal mio tempo a disposizione. Da settembre invece dovrebbe tornare tutto alla normalità. Per cui per il momento vi saluto.
Spero che questo capitolo vi sia un po' piaciuto.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

Koa_chan: Hanamichi ha accettato la verità più tranquillamente di quello che si poteva pensare. Ed inoltre si è impuntato sulle sue scelte. E vediamo cosa porterà tutto questo.
Già! Povero Rukawa! Gli ultimi capitoli con il suo POV sono stati tremendi. Una vera disperazione. Povero caro! Sigh. Sigh. Sob.
Ho letto e riletto ogni singola frase anche dello scorso capitolo diverse volte, per cui no, non sono state buttate giù di getto.
A volte capita che un capitolo scritto non ti convinca istintivamente, e dipende molto dal periodo.
Il caldo per me è deleterio. Mi butta molto giù.
Sono felice di sapere che nonostante tutto lo scorso capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

electra23: Grazie per esserti decisa a commentare questa fic.
Sono felice di sapere che la trovi stupenda  e che ti piace sia come la scrivo, sia la caratterizzazione dei personaggi con l’alternanza dei loro pensieri.
Anch’io sono una super patita di Slam Dunk e della coppia Hanaru. Sono così carini insieme Hanamichi e Kaede. WOW!
Grazie! Sono davvero felice di sapere che ti piace come ho reso Mepala/Kae e l’evoluzione della sua emotività.
E sì era ora che anche Hanamichi ammettesse i suoi sentimenti. E come avrai letto una volta ammessi li difende a spada tratta. Che carino.
Purtroppo sì, la mamma di Hanamichi ha interrotto i due sul più bello e sono felice che nonostante tutto  hai capito le sue ragioni. Anche per lei la situazione non è per nulla facile, in quanto si ritrova su due fuochi.
E chissà come andrà a finire.
Hanamichi e Rukawa riusciranno ad incontrarsi di nuovo prima che il secondo porti a compimento il suo piano? Per saperlo non potrai che continuare a leggere. Eh eh eh!
Spero che tu sia stata soddisfatta dal sapere cosa Aiko ha rivelato a Hana su Mepala.
Grazie per il commento.

aury: Ciao a te Aury.
Sono felice di sapere che per il momento la mia fic ti piace. Spero sarà così fino alla fine. Sono in ansia.
Diciamo che lavorando molto sull’introspezione dei personaggi, tento di reggere l’IC facendo evolvere certe situazioni. E sono contenta di sapere che apprezzi la caratterizzazione.
Mi dispiace per la punteggiatura. Devi sapere che io in italiano non sono mai andata tanto bene, ed ho scoperto il gusto della scrittura solo dopo aver finito le superiori. Sono una fai da te nell’imparare le regole grammaticali, e lo ammetto la punteggiatura è un mio grosso punto debole. Mi sforzo di migliorare, ma è complicato.
Anche in questa mia fic Mito e co. appaiono solo di contorno, ma ho voluto comunque mettere in risalto l’amicizia che lega l’Armata ad Hanamichi. Adoro il loro legame. Mi appassiona molto.
Sì, il personaggio di Rukawa esce fuori a poco, a poco. Non è di chiara lettura fin da subito. Ed infatti all’inizio non avevo mai nemmeno usato il suo nome per chiamarlo, per lasciarlo un po’ misterioso. Rukawa è molto cambiato da quando era Mepala, anche se è ancora freddo caratterialmente. E quel mutamento è stato graduale ed è sfociato nell’innamoramento. E’ un personaggio molto drammatico in questa fic. Mi fa una tenerezza. Povero caro!  
Io amo i capitoli introspettivi per cui molto spesso mi perdo nei pensieri dei personaggi. E’ più forte di me.
Spero che il proseguo della fic sarà ancora di tuo gradimento.
Grazie per i commenti.

bichan: Ciao a te Bichan. Io tutto sommato sto abbastanza bene, a parte il morale che va su e giù come un altalena. Tu?
Non preoccuparti. Leggi pure con comodo le mie storie e commentale quando riesci. So che certi periodi dell’anno sono più duri di altri.
Io credo che Rukawa proprio perché è sempre così silenzioso sia molto più riflessivo di quello che si pensi e credo inoltre che ogni uomo racchiuda in sé della tristezza.
Solo che qui in questa fic la tristezza di Rukawa è molto più palpabile, perché è decisamente un personaggio tragico visto il plot base che gli ho dato. Povero caro!
Sì, visto che per te la lunghezza dei capitoli è un problema, credo proprio che sia meglio che ne raggruppi alcuni e li leggi tutto d’un fiato, così (forse) ti sarà più facile farti coinvolgere. Od almeno spero.  
In questa fic ho deciso fin da subito di alternare il pov di Hana e Ru per cui i capitoli sì sono corti, come sempre, ma erano anche necessari. E comunque ormai non dovrebbe mancare poi molto alla fine. Ancora qualche capitolo se la trama non mi sfugge e dovremmo arrivare al gran finale e speriamo che sia degno della fic. Incrocio le dita.
Concordo, sarebbe davvero troppo bello poter vivere la propria vita in base alle storie che si leggono, ma ahimé purtroppo non è possibile e si fa quello che si può. Eh eh eh!
Guarda se ti dico quali finali io sostengo finirei con il rovinarti la sorpresa per questa fic, per cui è meglio se mi cucio la bocca. Sappi solo che dopo questo finale  (visto che è  questa la fic più vicina alla fine) secondo me vedrai tutte le mie storie sotto una luce diversa e potrai… beh capirai. Ah ah ah!
I personaggi che hanno dentro di sé della fragilità sono quelli che trovo più facili da scrivere. Ed infatti il Rukawa di questa fic lo sento molto vicino.
Spero di non deluderti con il proseguo della storia. Aspetto i tuoi commenti quando riuscirai a leggere ed a farli.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


19 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia, ed era ora!
Spero vi piaccia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Ringrazio anche le persone che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 19

Aiko andò ad aprire e strabuzzò gli occhi sorpresa quando vide chi c’era alla porta. Visto il brutto modo in cui si erano lasciati ieri sera infatti pensava che l’altro sarebbe andato direttamente da suo padre in ospedale, invece che passare da lei.

"Mep...", si ritrovò a dire ma poi ricordandosi dell'appunto del figlio si corresse dicendo: "Rukawa."

"Buongiorno Aiko.", disse semplicemente l'altro guardandola fissa negli occhi. Se ieri quelle iridi avevano fatto trapelare dello sconcerto, ora erano tornate ad essere due voragini senza tempo in cui perdersi era facile, a causa della loro impenetrabilità.

La donna istintivamente cedette il passo per farlo entrare in casa e lui vi s'introdusse.

Aiko si sentiva incredibilmente tesa. Quella in fin dei conti era la prima volta che lei e Rukawa si ritrovavano a tu per tu, senza che a dividerli ci fosse la cornetta del telefono, od Hanamichi.
Non sapeva cosa dirgli, non dopo quello che era accaduto ieri sera.

E così i minuti passarono senza che nessuno dei due rompesse il silenzio.

Si limitavano a guardarsi come a studiarsi, ed alla fine fu Aiko a distogliere lo sguardo, abbassandolo.

Sospirò e disse: "Hanamichi non c'è. E' a scuola.

Non riusciva a capire perché Rukawa fosse lì, per cui aveva ipotizzato che fosse andato a per parlare con suo figlio.

Il ragazzo millenario però piegò le labbra in un sorriso amaro appena accennato, mentre diceva: "Lo so, ed è per questo che sono qui. Sono venuto a salutarti. Mi dispiaceva lasciare che il nostro ultimo incontro fosse stato quello di ieri sera."

A quelle parole, Aiko ritornò a fissare la sua attenzione sul viso del ragazzo che aveva di fronte, mentre le labbra si aprirono e chiusero diverse volte prima di trovare la forza di dire: "Allora è davvero così, il tuo tempo..."

Non riuscì a finire la frase, Rukawa asserì con il capo e la interruppe dicendo: "Già. E credimi è meglio così."

Il modo di parlare dell'ex principe di Laputa fece capire alla donna che era rassegnato al suo destino, e lei sentì un nodo comprimerle la gola.

Tuttavia si obbligò a non piangere.

Si sforzò di rimanere padrona di se stessa, perché quello che lei e l'altro si sarebbero detti successivamente poteva essere d'importanza capitale.

Rukawa nel frattempo le stava porgendo una busta. "Qui dentro c'è una copia del mio testamento, l'altra invece è depositata dal mio avvocato. Ho lasciato a voi Sakuragi tutti i miei beni, sono sicuro che ne farete buon uso. Poi, una volta uscito di qui andrò a trovare tuo padre per salutare anche lui."

Aiko non sentì nemmeno la parte in cui parlava del testamento, se afferrò la busta, fu solo a causa dell’istinto.

Udì solo quando gli parlò di suo padre ed ancora una volta non poté che provare tristezza per l'imminenza di quell'addio.

"Lo farai soffrire.", esclamò. Nobuyuki infatti era profondamente legato al ricordo del ragazzo millenario. Anche se non si vedevano da tempo per lui era una figura perenne, una costante cui non avrebbe mai voluto rinunciare.

"Già. Ma ho già vissuto troppo a lungo. Capirà. Dopotutto finalmente sarò libero."

Sì, Rukawa si era rassegnato alla morte. Comprese Aiko. Aveva rinunciato a cercare l’altra opportunità che l'avrebbe fatto tornare un mortale comune, che invecchiava, si feriva e moriva dopo aver vissuto una vita piena.

Lei tuttavia pensando ad Hanamichi provò a parlargliene: "E dell’altro modo per recuperare la libertà cosa mi dici?"

Nell'udire quelle parole, per la prima volta da quando era entrato nell’appartamento gli occhi di Rukawa si velarono, pensando a qualcosa.

Poi però scosse il capo e disse: "Non esiste."

Aiko approfittando di quello spiraglio di emotività che l’altro aveva fatto trapelare tentò d'insinuarsi all'interno dicendo: "Ieri sera io..."

Ancora una volta l'altro la interruppe. "Ieri sera è stato uno sbaglio di cui ti chiedo ancora scusa. Fortunatamente non penso che i sentimenti di H... tuo figlio per me siano di già così forti da farlo soffrire poi più di  tanto per la mia morte."

Aiko notò che Rukawa non era riuscito a pronunciare il nome di Hanamichi, come se farlo lo facesse soffrire più di quello che voleva dare a vedere.

E fu per quello che gli disse: "Ed i tuoi per lui?"

"Non hanno importanza.", replicò Rukawa.

Aiko però non si fece scoraggiare da quella risposta così vaga e richiese: "Lo ami?"

Rukawa la guardò accigliato e stava per rispondere di nuovo: "No ha imp..."

Ma stavolta fu la donna ad interrompere lui. "Ha importanza per me, saperlo. Da quando mio padre mi ha parlato di chi eri ed ho letto il libro, ti ho sempre considerato come una persona incapace di legarsi davvero a qualcuno. Sei stato tu a chiedere a mio nonno di scrivere quel libro, e sebbene lui abbia tentato di addolcirlo perché sono convinta che ti apprezzasse, partendo di base dai tuoi racconti non si può non notare il tuo  disprezzo per la vita che avevi condotto fino a quel momento. Volutamente hai portato la gente che avrebbe letto a odiarti. E questo mi fa pensare che sei tu che prima di tutti odia quello che eri e la tua incapacità di amare. Ma ora è davvero ancora così? Ho notato che sei cambiato. Il Mepala che viene fuori da quel libro non mi avrebbe mai chiesto di non parlare ad Hanamichi di chi era, e dopo averlo baciato non si sarebbe scusato per aver infranto la parola che mi aveva dato. Il Mepala che conoscevo da ragazzina invece non si sarebbe mai mostrato di fronte a me così giovane, i tuoi occhi sono ancora antichi, eppure hanno guadagnato la freschezza tipica dell’età che dimostri nell’aspetto. Stai crescendo. Ed inoltre non ci avrebbe mai provato con mio figlio se non per motivi di forza maggiore visto che mi aveva rassicurato che non l’avrebbe fatto. Sono così confusa. Ed è per quello che voglio saperlo, Hanamichi ha compiuto il miracolo? E' riuscito a sciogliere il tuo cuore? Lo ami?"

Rukawa sospirò colpito da quelle parole come se fossero state un uragano.

Aiko aveva notato il suo cambiamento. Era così palese agli occhi di tutte le persone che l'avevano conosciuto in passato?

Chiuse gli occhi e si ritrovò a dire suo malgrado: "Sì."

Fu solo una misera parola di due lettere eppure spalancò un mondo.

Rukawa per la prima volta aveva ammesso di fronte a qualcuno di aver finalmente imparato ad amare.

Aiko capendo immediatamente che diceva la verità, vide invece dissiparsi in lei ogni dubbio e riuscì a guardare finalmente la persona che aveva davanti solo come il ragazzo di quindici anni che era diventato grazie all'amore per il figlio.

Finalmente in lei svanì l'immagine che si era impressa sulla sua mente del vecchio Mepala ed al suo posto si creò quella di quel giovane che aveva davanti, che le aveva appena confessato di essere innamorato di Hanamichi. Quel ragazzo così immaturo di fronte ai sentimenti che non riusciva a viverli serenamente, ma sapeva solo che c'erano.

Quello davanti ai suoi occhi finalmente anche per Aiko non era più Mepala, ma semplicemente Kaede Rukawa, la persona di cui suo figlio gli aveva parlato prima insultandola, poi in modo ambiguo e ieri sera per difendere i loro reciproci sentimenti.

E forse a quel punto Hanamichi aveva ragione anche su tutto il resto.

E fu per quello che Aiko si ritrovò a dire a Rukawa: "Prima di rassegnarti ed andartene per morire da solo, credo dovresti darti la possibilità di incontrare ancora Hanamichi.” La donna infatti aveva capito che se era lì a quell’ora era perché voleva evitare Hanamichi. Non era più sua intenzione incontrarlo prima della fine. “Lui ieri sera si è dimostrato convinto dei suoi sentimenti per te."

"No.", fu l'immediata replica di Kaede. "Non mi ama. Lo so. E' sempre stato innamorato della sorella dell'ex capitano. Sono stato io ieri a circuirlo. Ho sbagliato e mi dispiace."

Rukawa continuava a tenere lo sguardo abbassato per nascondere il suo turbamento ed Aiko gli appoggiò una mano sul braccio per tentare di rassicurarlo.

"E se non fosse così? Hanamichi ieri era convinto che i suoi sentimenti per te fossero nati molto prima del vostro appuntamento. Dovresti dargli un po' di fiducia, forse così potresti..."

"No. Non voglio illudermi.", dichiarò Rukawa scostando il braccio della donna e finalmente guardandola in viso. Il suo volto era impassibile, ma i suoi occhi trasmettevano una pena senza fine. Stava davvero soffrendo per quella storia.

Le sue iridi esprimevano, inoltre, anche dell’altro, notò Aiko, e le sue parole successive glielo comprovarono.

"E' impossibile che mi ami. Se ha letto il libro come ti ho chiesto di fargli fare sono sicuro che ora mi odierà perché si sarà reso conto della realtà, di chi sono. E non voglio vedere i suoi occhi guardarmi con astio. Non più."

Rukawa era spaventato. Capì Aiko. Ma non solo. Si era autoconvinto che nessuno potesse amarlo per quello che era stato. Era lui quello che non riusciva a perdonarsi il proprio passato, e se lo portava appresso come una spada di Damocle senza permettersi di vedere la felicità che avrebbe potuto avere a portata di mano, se solo fosse riuscito a superare i suoi trascorsi.

Rukawa stava scontando i peccati di Mepala sulla sua pelle, senza capire che lui ora non era più quel principe orgoglioso, arrogante e spietato che era stato.  

Ora lui era una persona diversa. Il suo modo di vedere la vita era cambiato. Il suo modo di rapportarsi con gli altri era mutato. Aveva addirittura imparato ad avere un cuore ed aveva iniziato ad usarlo, crescendo, abbandonando il suo stato di semplice ragazzo millenario.

E tutto per merito di Hanamichi.

Hanamichi in fin dei conti la sera prima aveva avuto ragione su tutto e lei torto.

Rukawa non era più Mepala e quindi la lettura di quel libro era inutile.

Quel ragazzo che aveva davanti lo si poteva e doveva amare per quello che era ora, e non ci si doveva lasciare traviare da quello che era stato, e non era più.

Aveva sbagliato a dare il libro ad Hanamichi per la foga del momento perché sul serio avrebbe potuto farsene un'idea sbagliata leggendolo.

Aveva sbagliato pure ad interrompere il bacio dei due ragazzi perché forse se li avesse lasciati chiarirsi in quel momento avrebbe evitato tutto quel dolore a Rukawa.

Il suo cuore di madre che voleva proteggere suo figlio, non gli aveva permesso di capire che ormai Hanamichi era abbastanza grande da prendere da solo le sue decisioni. E di fare quanto doveva per la sua vita, anche se quello significava che avrebbe sofferto.

Ed ora a pagarne lo scotto era Rukawa. Nel vederlo così amareggiato e triste infatti la donna sentì il suo cuore riempirsi di tenerezza.

Per la prima volta guardò al ragazzo che aveva di fronte non come alla persona che era stata la sua prima cotta, ma ad un ragazzino al quale non le sarebbe spiaciuto fare da madre.

Lei ormai era una donna adulta e quel giovane così impreparato di fronte ai sentimenti gli aveva aperto il cuore a dei sentimenti materni che mai avrebbe pensato di poter provare per lui.
E così desiderò con tutta se stessa che potesse salvarsi, invece che morire come era rassegnato a fare.

Ancora una volta Aiko provò a dire: "Dovresti dare fiducia al sentimento che provi, se mio figlio è riuscito a fari amare da te, potrebbe ancora sorprenderti."

Ma Rukawa ancora una volta scosse il capo. Era troppo spaventato e provava troppo odio per il se stesso che era stato per darsi anche solo una possibilità di salvezza.

Disse: "No. Per me non c'è possibilità di redenzione. Morirò. E' stabilito così. Ed Hanamichi sarà felice con la persona che ama sul serio. Dentro la busta del testamento infatti ci sono anche un paio di biglietti per un parco giochi. Hanamichi voleva andarci per un altro appuntamento ed è giusto che inviti chi ama davvero. Io lascio le scene. Ed ora ti saluto."

Detto quello, Rukawa non aspettò una possibile reazione di Aiko e se ne andò uscendo dalla porta velocemente.

Sembrava che volesse mettere al più presto quanti più kilometri di distanza tra lui e la donna che gli aveva parlato di una possibilità di salvezza.

Aiko provò ad inseguirlo per fermarlo, ma Rukawa aveva le gambe troppo lunghe perché lei potesse sperare di raggiungerlo.

Si fermò dopo qualche metro percorso in strada, mentre vedeva l'altro sparire dentro la metropolitana.

Aveva il fiatone ma si sforzò di tornare sui suoi passi.

Sapeva perfettamente dove sarebbe andato Rukawa ovvero da suo padre in ospedale, ed a quel punto per farlo ragionare doveva intercettarlo lì.

Tuttavia sapeva che lei da sola non sarebbe mai riuscita ad ottenere nulla.

Rukawa non ascoltava minimamente le sue parole. Si era già condannato alla morte.

C'era solo una persona che poteva salvarlo ovvero Hanamichi.

Sì, subito la donna capì cosa doveva fare.

Ritornò in casa il tempo necessario per prendere la borsa con il portafoglio, poi vestita com'era ovvero con la tuta che usava per fare i lavori di casa, e con i capelli scompigliati uscì di nuovo.

In mano teneva ancora la busta del testamento e la cacciò in borsa.

Corse in strada per fermare un taxi.

Non le importava di spendere tanti soldi, sebbene di solito fosse una risparmiatrice incallita. Quello che doveva fare era troppo urgente. Dipendeva la vita di una persona.

Doveva andare allo Shohoku, raggiungere suo figlio, chiedergli cosa ne pensasse di Rukawa dopo aver letto il libro e se si diceva ancora innamorato dell'altro e non curante del suo passato, portarlo con sé in ospedale in modo che potesse chiarirsi con lui.

Se voleva salvare Rukawa quella era la sua unica possibilità.

Entrò di fretta sul taxi che si era fermato e diede al tassista l'indirizzo dandogli una certa urgenza.

Ogni minuto che passava poteva infatti essere fatale.

Non sapeva quanto Rukawa sarebbe stato da suo padre. Poteva starci tanto come poco.

Doveva sbrigarsi.

Fortunatamente però finalmente la dea bendata sembrò aprire gli occhi per donarle un po' dei suoi influssi perché svoltando il secondo angolo della strada, Aiko intravide dal finestrino una chioma rossa che avrebbe riconosciuto tra mille.

"Si fermi. Presto.", gridò al tassista, il quale schiacciò il pedale del freno d'istinto. Per fortuna che quella era una strada poco trafficata perché nessuno li tamponò.  

"Aspetti un attimo.", disse Aiko mentre apriva lo sportello.

Si sbracciò e cominciò ad urlare per attirare l'attenzione di chi aveva visto.

"Hanamichi.", gridò.

Ed il ragazzo che si trovava a pochi metri da lei e che correva come un disperato, si voltò confuso verso quelle urla.

La vide ed i suoi occhi strabuzzarono dalla sorpresa mentre si accorgeva di chi era e soprattutto in quale stato era. Sua madre infatti era un tipo che guardava molto al suo aspetto fisico ed ora invece gli si parava davanti tutta scarmigliata e vestita come una sciattona.

La raggiunse.

Lei non gli diede il tempo di dire nulla.

Non appena gli fu davanti lo spinse a salire dentro l'auto.

Diede poi al tassista un nuovo indirizzo ovvero quello dell'ospedale, ordinandogli di andare più veloce che poteva.

Non gli importava quanti soldi avrebbe speso, né se avesse preso multe, le avrebbe pagate lei.

Era una questione di vita e di morte. Non c'era un minuto da perdere.

Solo dopo si rivolse al figlio per porgli quella domanda.

FINE CAPITOLO 19

Cosa chiederà Aiko al figlio? Il ragazzo dai capelli rossi avrà letto oppure no il libro? Cosa prova Hanamichi adesso per Rukawa? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L’ANGOLO DI REBYCHAN
In questo capitolo è tornato il punto di vista di Aiko ed è saltato quello di Rukawa.
Due parole inerenti  al personaggio di Aiko. Qualcuno mi ha fatto notare che nello scorso capitolo per loro si è comportata in modo irritante, per quanto mi riguarda invece si è comportata semplicemente come una persona che vuole bene ad un’altra e vuole proteggerla. Potrà aver sbagliato ma è un comportamento molto umano. E se non altro lei i suoi errori li ammette.
Io stessa in certe circostanze mi sono pentita di non aver detto a qualcuno certe cose su un’altra persona perché speravo che quest’ultima fosse cambiata, ed invece così non è stato e lui ne ha sofferto. Ma questa è un’altra storia e non mi sembra il caso di parlarne poi più di tanto.
Come avrete notato, la fic a piccoli passi sta andando verso il climax.
Spero continuerà a piacervi. Fatemi sapere.
Un piccolo avviso. Nella scorsa settimana mi sono presa un periodo di ferie dalle mie fic per riflettere su determinate cose. Ho capito così di aver bisogno di nuovi stimoli per cui sento la necessità di iniziare nuove storie ed esplorare nuovi fandom. Nel corso di settembre per cui di sicuro il mio piano di aggiornamento subirà delle modifiche. Come, ancora non mi è chiaro. Ho bisogno di riflettere ancora un po’ sul da farsi.
L’unica cosa che mi sento di dire è che è mia intenzione portare fino alla fine ogni storia che ho iniziato e nel minore tempo possibile. Grazie per l’attenzione.
Con questo, mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

Koa_chan: Grazie per aver recensito il capitolo nonostante tutte le difficoltà che hai avuto.
Non preoccuparti! Non mi ero offesa. Volevo solo dire che può darsi che il capitolo 17 ti sia sembrato meno curato perchè il caldo mi ha impedito di seguirlo come faccio di solito. Tutto qui!
Grazie per la fiducia che riponi in me.
Sinceramente non credo che Aiko si sia comportata come una ragazzina innamorata, si è comportata come una madre preoccupata che sa cose sulla persona amata dal figlio che lui non sa. E' come se tua madre sapesse che il tuo ragazzo è un doppiogiochista, non pensi che farebbe di tutto per farti capire che tipo è. Volendoti bene vuole il meglio per te. A volte può comportarsi in modo che ti sta sulle scatole, ma è una prerogativa dei genitori agire così. Certo poi l'ultima scelta spetta a te, ma anche Aiko ha lasciato ad Hanamichi la facoltà di decidere se credere o meno in Rukawa. Non è che abbia del tutto precluso la possibilità che suo figlio sia la persona giusta per l'ex principe di Mepala.
Se l'hai trovata odiosa però va bene così, perché significa che sono riuscita a rendere al meglio i pensieri di Hanamichi che si sentiva un po' manovrato dalla madre. E quindi tiro un profondo respiro di sollievo.
Io di solito sono una persona che costruisce le fic molto lentamente e per quello a volte ci metto capitoli e capitoli per descrivere poche ore. E sono felice di sapere che ti piace come si sta costruendo questa fic.
In questa fic di sicuro la lemon non ci sarà. Ho già in mente il finale dall'inizio della storia e una scena hot stonerebbe come i cavoli a merenda.
Grazie per il commento.

electra23: Grazie! Sono felice di sapere che hai trovato anche lo scorso capitolo bello!
Hanamichi ha avuto modo di conoscere Rukawa e lo ama così com'è, sua madre no. E' naturale che lei lo ricorda solo per come lo ha conosciuto quando era una ragazzina e per quello che gli ha detto suo padre. Ora però che è riuscita a stare a tu per tu con lui in questo capitolo qualcosa è cambiato anche in Aiko, perché ha notato la differenza che c'è tra Kaede ed il Mepala che aveva conosciuto. E quindi in lei sono nati nuovi sentimenti, e volendogli bene vorrebbe che si salvasse.
Per sapere se Hana ha letto o meno il libro dovrai aspettare ancora un pochino.
Per me invece Aiko ha agito esattamente come avrebbe fatto qualsiasi genitore se sapesse che il figlio o la figlia frequenta un doppiogiochista. Volendo il meglio per lui, non si tira indietro di fronte a niente e nessuno anche se può risultare antipatica di fronte a chi patteggia per una certa coppia.
Rukawa in fin dei conti per millenni non è minimamente cambiato. Quando lei l'ha conosciuto era ancora capace di irretire chiunque senza provare sensi di colpa. Perchè ora dovrebbe essere mutato? Cos'è cambiato? Lei non conosce i patimenti dell'anima di Kaede. E' preoccupata per Hanamichi. E' naturale che lo sia essendo il figlio. Sarei preoccupata anch'io.
Solo conoscendo Rukawa, non Mepala, ha potuto constatare con i suoi occhi il cambiamento, prima non le era possibile. Ed infatti si è pentita di molte cose, perché è ovvio che voglia la felicità per chi ama.
Anzi aiutando Mepala dimostra una mentalità molto aperta, perchè diciamocela tutta non è facile consegnare il tuo unico figlio ad una persona che ha una storia millenaria alle spalle.
Soddisfatta di scoprire chi ha suonato il campanello?
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


20 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia, ed è stracolmo di ansia.
Spero vi piaccia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Ringrazio anche le persone che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 20

Hanamichi correva come un forsennato per tornare a casa.

Ad ogni passo sentiva crescere dentro di sé una forte ansia.

Era preoccupato!
 

Quella mattina era andato a scuola presto perché voleva intercettare Rukawa prima che iniziassero le lezioni.

Voleva parlargli di ieri e dei suoi attuali sentimenti.

Si era portato dietro il libro di Laputa per lanciarglielo addosso.

Voleva prenderlo per la collottola e urlargli in faccia tutto quello che provava.

Aveva aspettato e aspettato che l’altro arrivasse per diversi minuti ma era stato inutile.

Era suonata la campanella. Aveva atteso ancora ma niente.

Rukawa quel giorno non si era presentato a scuola.

E pensare che ieri era stato proprio l’altro a dirgli che avrebbero parlato lì.

Al principio aveva provato rabbia per essere stato ingannato ma poi quell’emozione fu sostituita dall’ansia e la preoccupazione.

Si era ricordato di come Rukawa negli ultimi tempi aveva dimostrato di non sentirsi bene. Si era ricordato del modo triste in cui ieri sera se n’era andato dalla sua casa. Ed allora aveva intuito qualcosa della verità.

Il Volpino non aveva mai avuto intenzione di andare veramente a scuola quel giorno. Gli aveva detto di sì solo per costringerlo a rimanere con sua madre. In verità ieri sera poteva essere stata l’ultima volta che l’aveva visto. Le sue parole rassicuranti avrebbero potute essere state dette a mo’ di addio e non come un arrivederci.

A quella consapevolezza, la paura l’aveva assalito all’istante.

Era andato di corsa in segreteria per farsi dare l’indirizzo di casa di Rukawa ma la segretaria non aveva voluto saperne di riferirglielo.

Gli aveva detto di tornarsene in classe che erano iniziate le lezioni.

Era allora corso in classe di Ayako e noncurante del professore di matematica che lo guardava furioso e accigliato aveva chiesto a lei se conosceva dove Rukawa vivesse.

La ragazza doveva essersi resa conto della sua ansia perché gli aveva dato l’indirizzo immediatamente, senza chiedergli spiegazioni.

E poi era uscito dal cancello della scuola come una furia, nemmeno sentendo le urla dei professori che gli dicevano di tornare indietro, che gli avrebbero messo una nota nel registro.

In quel momento non gli importava niente dei suoi voti scolastici. Desiderava solo raggiungere Rukawa ed accertarsi che stesse bene.

Voleva solo che la paura che provava venisse cancellata dalla vista dell’altro in salute. Sperava che Rukawa gli andasse ad aprire la propria porta di casa assonnato, facendogli capire che se non era andato a scuola, era solo perché aveva dormito fino a tardi, e non perché se ne era andato lontano in un luogo in cui lui non avrebbe potuto raggiungerlo.  

Giunto a casa Rukawa però le sue speranze si sciolsero come neve al sole.

Lui non c’era.

Aveva suonato alla porta, bussato come un disperato ma nessuno era andato ad aprirgli.

Aveva pure provato a scassinare la porta per introdurvisi all’interno e accertarsi che il Volpino non fosse là dentro svenuto in qualche stanza, ma non c’era riuscito.

Si era così rivolto alla vicina di casa, e lei gli aveva detto che quella mattina l’aveva visto uscire di casa.

L’aveva notato perché oltre che essere bellissimo quel giorno Rukawa non indossava la divisa scolastica per cui si era chiesta dove dovesse andare.

Hanamichi aveva smesso di ascoltare le sue parole al bellissimo, e di corsa aveva deciso di tornare a casa.

Forse sua madre era a conoscenza di qualcosa che lui non sapeva su Rukawa e gli avrebbe consigliato dove trovarlo.

Sentiva che se non gli avesse parlato quel giorno, probabilmente non avrebbe più avuto modo di farlo.

E lui doveva parlargli perché altrimenti cosa ne sarebbe stato di lui?

A pochi isolati da casa sua aveva sentito la voce di sua madre chiamarlo e si era guardato intorno alla ricerca della donna.

Quando l’aveva vista fuori da un taxi che si sbracciava per farsi notare da lui il suo cuore si era fermato per un attimo.

Era la prima volta che vedeva sua madre ridotta in quello stato fuori di casa.

Era spettinata e vestita con una misera tuta. Essendo sempre molto curata nell’aspetto quando doveva uscire quello poteva significare solo una cosa, che fosse successo qualcosa di brutto e che non avendo un minuto di perdere si fosse precipitata per strada così com’era.

Subito di nuovo il suo pensiero andò a Rukawa.

Immaginò ogni possibile disgrazia gli potesse essere capitata e si sentì mancare.

Raggiunse la madre e lei senza permettergli di dire niente lo fece salire nel taxi.

Poi diede al tassista l’indirizzo di un ospedale che lui conosceva benissimo.

Hanamichi a quel punto cominciò a preoccuparsi anche per suo nonno, visto che era ricoverato lì, pensando che potesse avere avuto una crisi ed essere in pericolo di vita.

Tuttavia, era brutto da dire visto che suo nonno faceva parte della sua famiglia, il suo pensiero più assillante tornava sempre a Rukawa. Non faceva che pensare che doveva trovarlo perché probabilmente anche lui stava male.

All’improvviso il suo cuore si divise in due.

Doveva correre da suo nonno cui voleva bene o cercare Rukawa?

Non riuscì a scegliere perché proprio in quel momento sua madre gli fece quella domanda.

“Hanamichi!”, esordì dicendo. “Ieri, hai letto il libro sul principe di Laputa? Cosa ne pensi di lui ora?”

La donna lo guardava attentamente come a sondare ogni sua reazione.

Quella domanda spiazzò Hanamichi per un attimo, cosa centrava tutto quello con il fatto che si trovavano in quel taxi per andare da suo nonno? Ma poi si ritrovò a risponderle e la sua lingua divenne così sciolta da finire con lo sfogare tutta la frustrazione che provava per non l’aver trovato Rukawa quel giorno a scuola.

“No.”, disse sinceramente. “Non l’ho letto. Sarebbe stato ingiusto perché per me Mepala e Rukawa non sono la stessa persona. Oggi infatti ero andato a scuola presto proprio per questo. Volevo intercettare il Volpino prima che entrasse in classe, portarlo in un posto isolato e parlarci. Volevo consegnargli il libro e dirgli che non l’avevo letto. Volevo fargli capire che indipendentemente da quello che c’era scritto lì io non avrei mai potuto considerarlo il Principe di Laputa, che per me lui è e sarebbe sempre stato Kaede Rukawa, il rivale che per mesi ho detto di detestare, il ragazzo che ora ho capito mi piace.”

Gli occhi di Hanamichi si riempirono di lacrime. “Anche a forza di pugni l’avrei costretto ad accettare i miei sentimenti, ma lui a scuola non è venuto. Ed ho paura che possa essergli capitato qualcosa di brutto. So che dovrei venire con te dal nonno se sta male ma una parte di me vorrebbe andarlo a cercare, perché sente che se non lo vedessi oggi, potrei non vederlo mai più. Sono spaventato. Mi dispiace mamma di aver tradito la tua fiducia non leggendo quel libro, ma a me Kaede piace. Piace davvero. Non è un’illusione. Rukawa non mi ha imposto questi sentimenti, non mi ha irretito. Ne sono sicuro. Gli voglio bene sul serio.”

Aiko sorprendendo ancora una volta Hanamichi a quelle parole lo abbracciò per rassicurarlo. “Hai fatto bene a non leggere quel libro. Oggi Rukawa è venuto a casa nostra.”, gli disse poi e gli occhi del ragazzo dai capelli rossi strabuzzarono sorpresi.

Nel frattempo, Aiko continuava a spiegarsi: “E’ venuto per salutarmi, prima di andare da tuo nonno e dire addio anche a lui. Tuo nonno sta bene, se stiamo andando in ospedale è perché spero di riuscire ad intercettare Rukawa lì.”

“Va’ a dire addio a mio nonno?”, la interruppe Hanamichi, avendo intuito tutta la valenza negativa che nascondeva quella frase. “Cosa significa? Vuol dire che il suo tempo è finito?”

“Sì.”, confermò Aiko. “Il tempo del principe di Laputa è finito. E la maledizione di Mepala porterà via con sé il Rukawa che è diventato se non facciamo qualcosa.”

“Ma secondo la prima parte del libro, l’unico pezzo che ho letto, c’è un altro modo per spezzare la maledizione, no? Qual è? Ci deve essere un modo per salvarlo. Io non voglio perderlo.”
Il solo pensiero di rimanere senza Rukawa giusto ora che aveva imparato a volergli bene, straziava l’anima di Hanamichi in un modo che non avrebbe creduto possibile.

Era come se qualcuno gli stesse dilaniando le carni con un coltello. Era come se qualcuno gli stesse portando via una parte di se stesso.

Stava male ma era anche svuotato.

Il dolore si univa all’apatia in un mix che l’avrebbe sospinto in un baratro senza ritorno.

Perderlo avrebbe significato la fine della sua giovinezza.

Perderlo avrebbe significato farlo cadere nell’oblio.

Perderlo avrebbe significato farlo morire dentro di sé a sua volta.

Certo forse poi in futuro si sarebbe ripreso, ma niente più sarebbe stato come prima.

Non avrebbe più voluto bene a nessun’altro come a lui. Ne era sicuro.  Probabilmente sarebbe stato da solo per tutta la sua esistenza.  

Alla sua età forse era stupido pensarla così avendo tutta  la vita davanti, ma in quel momento il futuro per lui era privo di significato.  

Perdere Rukawa avrebbe gettato la sua vita nelle tenebre. Il disegno della sua esistenza da colorato e pieno di scene da vivere, si sarebbe tinto di nero ed ogni azione avrebbe perso di senso.
 

“Sì, un modo per salvarlo c’è.” Quelle parole di sua madre furono come un balsamo per il suo dolore.  “E per questo andiamo in ospedale. Se davvero gli vuoi bene, tu sei l’unico che può compiere il miracolo. Rukawa ti ama davvero. Parlando con lui oggi ne ho avuto la conferma. E se tu lo ami nella stessa maniera devi dirglielo e poi…”

Aiko si interruppe.

“E poi?", tentò di spingerla a proseguire Hanamichi che ora che aveva una speranza di poterlo salvare, voleva sapere in cosa consisteva.

“Non lo so.”, fu costretta a dire Aiko. “Tuo nonno mi ha solo detto quello tempo fa, che per spezzare l’incantesimo che tiene prigioniero Mepala serve l’amore reciproco. Quando saremo in ospedale parleremo con tuo nonno e Rukawa e tutto si sistemerà. Deve! Sarebbe davvero triste che proprio ora che ha imparato ad amare e sta crescendo Mepala dovesse morire. E non voglio che tu soffra per la sua morte, visto che gli vuoi bene. Sarebbe straziante.”

Aiko non riuscì a trattenere le lacrime a quella prospettiva.

“No.” Hanamichi si tappò le orecchie. “Non dirlo. Kaede non può morire. Io lo salverò.”

Sakuragi aveva capito che non poteva accettare la morte della persona cui voleva bene. Doveva fare di tutto per salvarlo, anche se ancora non gli era chiaro cosa avrebbe dovuto fare per ottenere quello scopo.

Serviva l’amore reciproco secondo sua madre. Ed ora era convinta anche lei che Rukawa lo amasse. Ed Hanamichi era sicuro di volergli bene.

Tutto quello doveva pure contare qualcosa, no?

La dea che l’aveva maledetto non poteva essere così crudele da uccidere Rukawa, sapendo che avrebbe fatto soffrire anche lui, un povero innocente.

Doveva liberarlo dal sortilegio.

Hanamichi non faceva che pensare a tutto quello.

Si rifiutava in quel momento di pensare negativo, così come non riusciva a pensare più nemmeno ai suoi sentimenti, riusciva solo a pensare a Rukawa che era in ospedale, in pericolo di vita, e che aveva bisogno di lui, e dell’amore reciproco per salvarsi.

Purtroppo la dea bendata proprio in quel momento decise di ricoprirsi gli occhi perché a causa di un ingorgo il taxi si fermò.

Passarono i minuti e l’auto non si muoveva.

Hanamichi capì che non poteva aspettare un minuto di più, tanto l’ospedale era a qualche isolato.

Disse a sua madre che l’avrebbe raggiunto di corsa.

Lei acconsentì.

Era la soluzione migliore. Anche lei avrebbe fatto il resto della strada a piedi.

Uscirono entrambi dal taxi e Aiko disse ad Hanamichi di non aspettarla, che non sapeva quanto tempo Rukawa sarebbe stato da Nobuyuki e quindi era meglio se si precipitava lì.

Aiko si fermò a pagare il tassista, Hanamichi cominciò a correre.

Aveva il cuore in gola e non faceva che ripetersi: ‘Non so di preciso cosa devo fare, ma aspettami Rukawa. sSto venendo a salvarti.’

Fu quella consapevolezza a spingerlo a correre tutti quei kilometri senza mai perdersi d’animo.

Nonostante la stanchezza, la sua andatura si mantenne sempre veloce e costante.

Aveva il fiatone ma impose alle sue gambe di affrettarsi.

Giunto in ospedale si fermò per prendere l'ascensore ma indispettito dalla lentezza con cui scendeva i piani, non lo aspettò.

Perché non l’aveva già trovato al piano terra?, ringhiò tra sé e maledisse la sfortuna che quel giorno sembrava perseguitarlo.

Ogni secondo per lui era prezioso. Ogni secondo poteva decretare la vita e la morte della persona cui voleva bene.

Prese le scale e nonostante ogni gradino che percorreva gli provocasse un dolore al fianco, perché ormai il suo corpo era al limite della spossatezza, strinse i denti.

Doveva raggiungere la camera di suo nonno. Si sarebbe riposato lì, una volta che si fosse accertato che Rukawa era ancora là dentro.

La camera di suo nonno era al quarto piano, in fondo al corridoio.

Percorse gli ultimi metri sempre di corsa, nonostante le infermiere lo sgridassero perché non si poteva correre in ospedale.

In quel momento rispettare le regole era l’ultimo dei suoi pensieri. Aveva altro cui pensare.

Davanti alla porta chiusa della stanza di suo nonno si permise di fermarsi qualche istante. Tanto se Rukawa fosse uscito si sarebbe imbattuto in lui e l’avrebbe fermato.

Tentò di acquietare il respiro in modo da essere pronto a quello che l’attendeva una volta che fosse entrato.

Il Volpino doveva essere ancora lì. Non poteva essersene già andato. Si diceva.

In ansia e preoccupato finalmente girò la maniglia, l’uscio si aprì e…

FINE CAPITOLO 20

Dopo aver lasciato Aiko Rukawa sarà andato direttamente in ospedale? Se sì, lì giunto cosa avrà fatto? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
E con questo capitolo ci avviciniamo di un altro pochino al finale di questa storia, anche se ci vorranno ancora alcune cosine prima della vera conclusione. E speriamo in bene.
Hanamichi ha scoperto l'altro metodo per spezzare la maledizione, ed in fin dei conti era il più ovvio visto che la storia è ispirata a La bella e la bestia.
Solo che bisognerà vedere come riuscirà ad esprimere i suoi sentimenti e se il suo amore è davvero così forte. Incrociamo le dita.
Spero che anche questo POV di Hanamichi vi sia piaciuto. Fatemi sapere.
Con questo, mi sembra  di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

Koa_chan: Una madre si preoccupa sempre per il proprio figlio. E' più forte di lei! Tutto il resto passa in secondo piano. Mi fa piacere sapere che partendo da questo presupposto, tu sia riuscita a rivalutare Aiko.
In effetti in questa fic Rukawa è un personaggio molto triste. E la sua tristezza ed i sensi di colpa lo spingono sempre più nel baratro, senza darsi una qualsiasi possibilità di redenzione. Speriamo in bene!
Come vedi in questo capitolo hai avuto la risposta sul problema "sentimenti di Hanamichi" ora però il problema è: riuscirà il ragazzo dei capelli rossi ad arrivare in tempo?
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

electra23: Grazie! Sono felice di sapere che lo scorso capitolo ti è piaciuto.
Per arrivare al finale ci vorrà ancora qualche capitolo. Ormai siamo agli sgoccioli, si sente, ma prima di giungere alla conclusione dovrà succedere ancora qualcosina. Spero di non deluderti.
In effetti, in questa fic Rukawa è un personaggio molto malinconico. E la sua tristezza ed i sensi di colpa non gli permettono di guardare serenamente al futuro prendendo in considerazione la possibilità che Hanamichi lo ami. Chissà come andrà a finire.
Diciamo che di solito i genitori hanno un ruolo "difficile" d'affrontare. Dovrebbero lasciare che i figli prendano da soli le loro decisioni raggiunta una certa età, ma nel contempo il loro amore per loro li porta a volerli proteggere e quindi finiscono con l'essere opprimenti. Aiko ha fatto così, solo che lei almeno si è accorta dei suoi sbagli, e sta tentando di rimediare.
Già! Aiko ha finalmente capito che Mepala è cambiato, e che ora è semplicemente un ragazzo che si chiama Rukawa.
Vero! Si vede proprio che Rukawa tiene ad Hanamichi, e lo si nota anche dalle piccole cose tipo i due biglietti che ha preso perché l'altro ci porti la persona che ama. Sono felice che l'hai notato.
Soddisfatta di sapere se Hanamichi ha letto o meno il libro? Come vedi ha preso la decisione più giusta.
Ed ora vediamo se giunto all'ospedale troverà Rukawa o gli sarà sfuggito ancora. Speriamo in bene ed incrociamo le dita affinché tutto possa risolversi per il meglio.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


21 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia e lo so che qualcuno vorrà uccidermi.
Oggi è l'Hanaru day, per cui spero sia una giornata felice per tutti i fan della coppia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Ringrazio anche le persone che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 21

Rukawa ci aveva messo diversi minuti a recuperare il controllo dopo che aveva lasciato casa Sakuragi.

La discussione con Aiko l'aveva scosso emotivamente più del previsto.

Aveva pensato che sarebbe stata facile salutarla e dirle addio e che lei sarebbe stata sì triste, ma avrebbe accettato la sua dipartita senza fare tante storie visto gli eventi della sera prima. Ed invece aveva cominciato a parlargli di Hanamichi, per instillargli la speranza che forse lui avrebbe potuto sciogliere la maledizione con la forza dei suoi sentimenti.

Stupidaggini!

Uno come lui non poteva essere amato davvero. Ne aveva perso il diritto tanto tempo addietro, quando a causa del suo orgoglio e della sua ferocia aveva ucciso tanti innocenti, troppi perché potesse essere perdonato.

Ormai era già stato tutto scritto.

Doveva morire!

Nel pensare a quello, sfiorò con le mani la borsa a tracolla che teneva con sé.

Assaggiò con le mani la consistenza dell'oggetto che conteneva ovvero il libro sul Principe di Laputa completo di finale.

Era giunto il momento che anche quel tomo finisse nelle mani alla persona giusta affinché venisse pubblicato.

Aveva finalmente deciso il finale giusto, e di conseguenza aveva strappato l’altro.

La storia di Mepala  finalmente avrebbe avuto una conclusione appropriata.

Sospirò.

Finalmente era riuscito a tranquillizzarsi. Era riuscito ad allontanare l'ansia che le parole di Aiko avevano fatto nascere in lui.

Aveva di nuovo chiaro il suo obiettivo ultimo.

Nelle sue idee di morte si era rincuorato perché ormai vedeva la fine come una liberazione.

Se non pensava ad Hanamichi e lui si rifiutava di farlo, infatti, andarsene e morire diventava molto semplice perché non aveva più niente che lo tenesse legato alla vita.

Mentre pensava, era finalmente giunto davanti all'ospedale e scrollò le spalle.

Ora in quel momento doveva pensare solo a salutare Nobuyuki.

Prese le scale per salire, nemmeno guardò l’ascensore. Aveva infatti bisogno di tempo per riflettere su quale sarebbe stato l'approccio migliore per salutare il suo più vecchio amico.

Sapeva che l'altro avrebbe sofferto nell'apprendere la notizia che gli portava, ma era inevitabile. Sperava solo che non gli facesse un'altra scenata tipo quella di Aiko perchè se no, sarebbe stato costretto ad allontanarsi di corsa anche da  lì e gli spiaceva che l'ultimo ricordo che quell'uomo avesse di lui fosse delle sue spalle che fuggivano.

Rukawa sapeva perfettamente infatti che quella che aveva messo in atto pochi istanti prima era una fuga di fronte a certi sentimenti che non riusciva ad accettare del tutto, che non riusciva a comprendere, ma non ci poteva fare niente.

La morte a volte era una fuga, sì era vero!

E lui ormai era determinato a morire, e quindi non poteva proprio prendere in considerazione che ci fosse una possibilità di salvezza.

E poi piuttosto che sperare, e poi veder naufragare le sue speranze a causa di un rifiuto di Hanamichi che gli avrebbe strappato il cuore, preferiva andarsene svanendo nel nulla, come era stato stabilito da tanto.

Era impossibile che l'idiota lo amasse. Non faceva che ripetersi, per consolidare la sua decisione.

Sospirò per la seconda volta e davanti alla porta chiusa della stanza di Nobuyuki prese un profondo respiro prima di aprire la porta ed entrare.

L'uomo gli dava le spalle per cui all’inizio non lo vide.

Dovette pensare che fosse entrata un'infermiera perché senza scostare lo sguardo dalla rivista che stava leggendo, esclamò rassegnato: "Lasciami pure le medicine sopra il comodino che ora le prendo."

Rukawa si avvicinò al letto senza dire niente, solo quando fu a distanza di un passo esclamò con un tono di voce dolce, così in contrasto con il suo solito freddo: "Nobuyuki."

Il vecchietto a quelle parole strabuzzò gli occhi sorpreso, fece cadere la rivista, e si girò di scatto verso di lui.

Aveva le lacrime agli occhi mentre diceva: "Mepala."

Per un attimo i due si guardarono negli occhi senza aggiungere altro.

E Rukawa nel viso pieno di rughe di quell'uomo che aveva conosciuto quando era un marmocchio, comprese appieno la forza devastatrice che il tempo ha sulle persone. Lui ne era sempre stato escluso, ma gli uomini normali crescono, maturano ed invecchiano.

Ed era giusto così!

Sì, perché nel vedere quelle rughe Rukawa non si sentì triste per l’altro. Invecchiare vivendo una vita piena era il destino di ogni uomo, solo lui era anormale.

Quelle rughe erano il simbolo della pienezza della vita, erano una cosa positiva, non negativa.

Anche lui avrebbe voluto un giorno ridursi in quello stato insieme alla persona che amava, ma ormai era inutile sperarlo.

Tuttavia nel vedere quell'uomo dai capelli bianchi, ed i caldi occhi nocciola non poté non pensare ad Hanamichi.

Suo nonno assomigliava moltissimo al ragazzo dai capelli rossi e non riuscì a non chiedersi, se anche l'idiota da vecchio sarebbe diventato così. Un uomo dagli occhi vispi nonostante la malattia, e dall’espressione fiera grazie ad una bocca per la maggior parte del tempo sollevata in uno sorriso di sfida.

Quanto avrebbe voluto assistere a quell'invecchiamento come uno spettatore interessato.

Come avrebbe voluto contare le sue rughe e farsi contare le proprie, mentre invecchiavano insieme.

Era impossibile! Ancora una volta parcheggiò quei pensieri pericolosi che rendevano vacillante la sua decisione di farla finita.

Per lui il destino aveva scelto altrimenti e si ritornava sempre al solito discorso.

Era stanco di vivere, soffrire, non invecchiare, di sperare inutilmente in qualcosa che non meritava. Era stanco di quella vuota vita millenaria, che ormai gli aveva già dato tutto.

Ora era giunto il momento che trovasse pace nella morte.

Fu quello a fargli decidere che era finalmente giunto il momento di aprire bocca per salutare Nobuyuki. Aveva un treno che l'aspettava tra qualche minuto, e se voleva arrivare in quel luogo prima di sera doveva prenderlo.

Con voce ferma disse: "Mi dispiace visto che non stai tanto bene, doverti arrecare un ulteriore dolore Nobuyuki ma avevo promesso che prima della fine, mia o tua, sarei venuto a salutarti per cui eccomi qui."

Poi prese il libro dalla borsa, lasciando dentro solo le pagine del finale strappato che avrebbe portato via con sé nel suo ultimo viaggio, e lo consegnò all'uomo che lo afferrò d'istinto.

"Pubblicalo. Ora finalmente ha un finale. E' giunto il momento.", aggiunse.

Nobuyuki si asciugò le lacrime con la mano libera mentre diceva: "Aiko me l'aveva detto ma non volevo crederci. Dunque è davvero così. Stai per andartene per sempre."

Rukawa piegò la testa in segno di assenso. E Nobuyuki allora esclamò: "Avrei voluto morire prima io, pur di non assistere a questo momento. Ti ho conosciuto quando ero un bambino, ti sono diventato amico quando ero un ragazzo, ho potuto starti accanto quando ero un uomo, ti dico addio quando sono vecchio. Normalmente tutto questo sarebbe giusto, ma tu d'aspetto sei ancora così giovane, meriteresti di poter crescere ed invecchiare. L'ho sempre sostenuto. Io ti ho sempre apprezzato più di chiunque altro. Ti ho voluto un mondo di bene."

"Proprio perché mi hai visto in tutte le età della tua vita, Nobuyuki, tu più di chiunque altro dovresti capire che ho già vissuto abbastanza. E' giunto il momento che anch'io possa trovare un po' di pace. La dea mi ha maledetto nel modo peggiore possibile, perchè la vita eterna non è una benedizione come pensano in molti, ma bensì una maledizione. Io l’ho constatato sulla mia pelle. Dopo che si ha fatto tutto quello che si poteva fare, rimane solo tanto, tantissimo anzi troppo tempo per pensare e quello ti porta a non poterne più. Ora come ora l'unica cosa che voglio è farla finita quanto prima."

Nobuyuki chiuse gli occhi mentre altre lacrime gli scorrevano dagli occhi.

Quando li riaprì guardò Rukawa fisso negli occhi e chiese: "E l'altra possibilità per essere libero?"

"Non è mai esistita.", sostenne Kaede guardandolo fieramente negli occhi.

Quell'addio era doloroso, ma essendosi preparato psicologicamente riusciva ad affrontarlo quasi con serenità.

Aveva già messo in conto che Nobuyuki avrebbe potuto porgli quelle domande, e quindi sapeva cosa rispondergli.

Sarebbe stato sincero, ma gli avrebbe fatto capire che non esisteva possibilità di salvezza.  

L'importante era che Aiko non avesse parlato troppo, ma era impossibile! Aveva scoperto la verità sui suoi sentimenti per Hanamichi solo quel giorno. Prima non gli aveva creduto.

La loro chiacchierata quindi non poteva che essere tranquilla, od almeno sperava.

"Quindi te ne vai senza aver saputo cosa significhi amare davvero. E' così triste!", sospirò l'anziano avvilito, come se quella fosse una delle più brutte cose che potesse mai capitare ad una persona.

Fu per quello che per rassicurarlo Rukawa si ritrovò a rispondergli sinceramente: "Ho conosciuto tuo nipote. E' un bravo ragazzo."

Quella risposta non rispondeva direttamente al quesito di prima, ma espressa così servì a far capire a Nobuyuki la verità.

"Ti sei innamorato di Hanamichi?", gli disse infatti il vecchietto.

Lui non rispose. Si limitò a guardarlo dritto negli occhi per fargli leggere quello che provava.

"In effetti Hanamichi è una forza della natura. Non c'è niente che non riuscirebbe a fare, se volesse.", dichiarò Nobuyuki orgoglioso. Poi però si rese conto di una cosa. "Ma se è così, se lo ami davvero, allora c'è speranza. E lui?"

"L'ho spinto ad odiarmi.", disse convinto Rukawa.

"Perchè?"

"Perché lui è una persona troppo luminosa per stare con un assassino come me. Deve essere felice ed avere una vita normale. Non chiedo nient'altro. Ho imparato ad amare. Ed ora posso andarmene sereno. Ho capito che ho sempre sbagliato a rifiutare questo sentimento perché è sul serio l'emozione che più regola la vita delle persone. Io, l'orgoglioso Mepala, infatti ho imparato a mettere la felicità di qualcun altro prima della mia. Voglio solo che lui sia felice. Io non conto più. E' strano vero? Ma mi basta sapere che lui sarà sereno, e sono contento anch’io. E' tutto così meraviglioso."

Nobuyuki a quelle parole afferrò per un braccio Rukawa e lo spinse a guardarlo. Kaede infatti nel parlare aveva scostato lo sguardo.

"Sei sicuro di quello che dici e fai?
Forse per te potrebbe esserci ancora speranza se lo ami così tanto come mi sembra di capire. Non puoi lasciare che i tuoi sensi di colpa ti uccidano.  Conosco mio nipote. Se tu gli aprissi il tuo cuore, forse potrebbe amarti. Forse è ancora presto per gettare la spugna. Forse potresti permetterti di vivere un altro po’."

"No. Non parlare più di questo, se no mi costringi ad andarmene di fretta e non voglio. Non c’è speranza. Lo so. E voglio che il tuo ultimo ricordo di me sia felice. Lui non mi ama e non mi amerà mai. Ed a me sta bene. Ora come ora voglio solo andarmene e trovare un po' di pace in quello. Basta."

Nobuyuki scostò lo sguardo e capendo la determinazione dell’altro chinò il capo senza più aggiungere niente.

Qualche istante dopo però fu sempre lui a rompere il silenzio esclamando: "Se vuoi che io ti ricordi con serenità, va bene!  Ma allora sorridimi almeno una volta nella tua vita, come non hai mai fatto, e poi abbracciami."

Rukawa disse: "Non ho mai imparato a sorridere davvero, ma se ti accontenti di un tentativo."

Lievemente le sue labbra si piegarono verso l'alto, mentre i suoi occhi si sforzavano di apparire allegri.

Nobuyuki sorrise a sua volta di fronte a quel volto bellissimo che si apriva per lui e disse: "Grazie!", facendogli capire che aveva accettato quel suo sforzo.

Poi Rukawa abbracciò l'uomo per qualche istante.

Nobuyuki continuava a piangere silenzioso ma ripeté: "Grazie."

Poi quando si staccarono Rukawa, gli disse: "Non sei tu che devi ringraziare me, ma io te. Sei stato un buon amico e mi dispiace se quando eri un ragazzo non sono riuscito a ricambiare i tuoi sentimenti d'amore."

"Non devi spiacertene. Io non ero destinato a te. L'ho capito quando ho conosciuto mia moglie. E tu d’altra parte non eri destinato a me, ma forse..."

Lo sguardo accigliato di Rukawa fece capire all'uomo che era meglio se evitava di continuare quella frase. Non voleva più sentire parlare di Hanamichi. Quello era un momento tutto loro. L'ultimo che condividevano. Presto infatti se ne sarebbe andato.

Nobuyuki accettò la sua decisione.

Si guardarono per qualche istante negli occhi come era successo quando Rukawa era arrivato, per studiarsi vicendevolmente e ricordarsi l'un l'altro fino alla fine, che era prossima per entrambi, anche se per uno era più vicina dell'altro.

Fu Rukawa a scostare lo sguardo per prima.

Disse: "Ho un treno che mi aspetta. Ora devo proprio andare."

Si girò mentre esclamava: "Addio."

Nobuyuki singhiozzò come un bambino. Solo in due occasioni aveva pianto così tanto, alla morte della moglie ed ora.

E ripeté anche lui: "Addio."

Poi mentre l'altro si dirigeva verso la porta, aprì il libro che Mepala gli aveva consegnato per leggerne il finale.

Il suo libro ne era privo, era la prima volta che poteva farlo.

Divorò le ultime righe che dicevano:

"Mepala quando sentì che il suo tempo era scaduto e che la sua vita millenaria ormai era giunta al termine raggiunse il luogo in cui Laputa era caduta. La fece emergere dalle profondità della terra con l'ultimo residuo del suo potere. Entrò dentro la città ormai decaduta, ed insieme in volo raggiunsero la loro ultima destinazione ovvero gli abissi marini, dove riposeranno per sempre insieme. .
Così finisce la storia di Mepala, il principe di Laputa, una persona che nemmeno alla fine della sua esistenza è riuscita ad amare e farsi amare.
Già! Perchè solo l'amore reciproco avrebbe potuto salvarlo dal rimanere ragazzo per sempre, ma lui non riuscì a trovarlo, e la maledizione non venendo spezzata, regolò la sua vita fino all’ultimo istante."

Nobuyuki sentì un nodo formarsi in gola a quelle parole. Quindi era quella la fine che Mepala aveva scelta per sé.

Vide il ragazzo millenario raggiungere la porta e anche se avrebbe voluto fermarlo, sapeva che non era in suo potere farlo.

Ormai gli aveva detto addio. E non poteva più fare niente per trattenerlo.

Osservò l'altro afferrare la maniglia della porta e...

FINE CAPITOLO 21

Hanamichi è arrivato in tempo a fermare Rukawa? Oppure no? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Lo so! Qualcuno mi ucciderà visto come finisce questo capitolo, ovvero esattamente nello stesso modo in cui si era concluso il precedente, con una porta che si apre.
Mentre scrivevo però non ho resistito ad usare questo espediente. Prometto che però nel prossimo capitolo si scoprirà se Hanamichi è arrivato in tempo oppure no. Incrociamo le dita.
Oggi è l'Hanaru day e quindi volevo a tutti i costi postare una fic su Slam Dunk e sono felice di esserci riuscita.
Vorrei assicurare che martedì prossimo posterò qualcosa come ho sempre fatto, ma ora come ora non so che cosa farò. La settimana scorsa sono successe delle cose che mi hanno fatto indispettire, e se già ero in dubbio se farlo o meno, ora sto seriamente ponderando l'idea di continuare a postare le mie fic solo sul mio forum. La mia non è ancora una decisione definitiva, voglio prima far passare un po' di tempo in modo da analizzare la situazione a mente fredda, prima di stabilire un piano d'azione e poi vi farò sapere con certezza.
Forse potrei finire le fic iniziate qui e quelle nuove postarle solo sul forum o continuare come ora. Ho bisogno di rifletterci un po' su.
Mi dispiace molto di avervi tediato con le mie chiacchiere.
Ora credo sia meglio passare oltre.
Spero che anche questo capitolo tutto sommato vi sia piaciuto.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

electra23: Sono felice di sapere che ti è piaciuto il POV di Hanamichi.
Per il ragazzo dai capelli rossi ormai Rukawa è un'ossessione ed amandolo non può non preoccuparsi per lui visto che è sparito. Nemmeno l'ansia per il nonno è riuscito a distoglierlo dal suo pensiero primario. E' proprio cotto!
Sono felice di averti divertita con la parte del libro, visto che invece tutto il resto del capitolo è stato alquanto drammatico.
Esatto! Come avevi ipotizzato, Hanamichi non ha letto il resto del libro. Quello perchè per lui Rukawa è Rukawa punto e basta. Mepala è morto e sepolto da un pezzo, per quanto lo riguarda. Il Volpino è tutta un'altra persona.
Sì, ora si sa che è l'amore ricambiato che spezzerà la maledizione, il problema è però ancora sapere se Hanamichi è arrivato in tempo in ospedale o meno, visto che questo capitolo si conclude esattamente nello stesso modo del precedente ovvero con qualcuno che sta aprendo una porta. Eh eh eh!
Il mistero verrà risolto nel prossimo capito promesso e speriamo in bene.
Spero di aver aggiornato abbastanza presto.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.  

Koa_chan: Grazie! A me piace cambiare le carte in tavola per creare pathos e sono contenta di sapere che ci sono riuscita.
Sì, Hanamichi non ha letto il libro. Per lui Rukawa è solo Rukawa. Di Mepala non gliene importa un fico secco.
Hanamichi è un tipo molto fisico, per cui è con le azioni che fa comprendere meglio i suoi sentimenti. Le parole arrivano sempre dopo. E' un personaggio dalle mille sfaccettature e sondare i suoi pensieri mi piace molto.
Per leggere il finale dovrai aspettare ancora un pochino, visto che questo capitolo si conclude esattamente come il precedente ovvero con una porta che sta per essere aperta. Qualcuno lo so che mi ucciderà per questo. Eh eh eh!
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

bichan: Bentornata cara! Come ti va la vita? Mi dispiace di metterti sempre in ansia.
Veramente questo capitolo si conclude esattamente come il precedente, per cui per evitare lo stesso stacco bastardo avresti dovuto aspettare prima di leggere due capitoli e non solo uno. Eh eh eh! Lo so sono cattiva, ma quando ho iniziato a scrivere questo capitolo, mi è venuto fuori così e non sono riuscita a tirarmi indietro di fronte a quell'espediente.
Nel prossimo però si scoprirà se Hanamichi è arrivato in tempo oppure no. Promesso!
Io penso che il carattere di Hanamichi nasconda mille sfaccettatura, e mi piacerebbe prima o poi riuscire ad analizzarle tutte.
Sì, io credo che la sua capacità di credere oltre l'impossibile sia una delle sue caratteristiche basilari. Basta pensare a come se l'è presa dopo aver perso nell'amichevole contro il Ryonan, lui avrebbe voluto avere altro tempo per vincere.  Ha fiducia in se stesso, sempre e comunque. Certo a volte può lasciarsi andare all'insicurezza, eppure l'attimo dopo reagisce dimostrando una grande forza.  E' un personaggio bellissimo, e spero di riuscire sempre a renderlo al meglio, perché se lo merita.
Io direi che come manga SD avrebbe potuto dire ancora moltissime altre cose, ma Inoue ha deciso di finirlo così per cui dobbiamo accontentarci.
Dei personaggi che scrivo di solito mi piacciono sia i difetti, che i pregi per cui se sottolineo i loro aspetti più belli, è perché probabilmente io li adoro anche per quello. Sono felice di sapere che ti piace come li caratterizzo.
Dai! Un altro po' e questa storia finirà e così avrai smesso di rosicarti le unghie nell'attesa. Eh eh eh!
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante lo stacco bastardo.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


22 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Nell'angolo di Rebychan c'è un piccolo avviso, per chi è interessato a leggerlo.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia, soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic sui preferiti, ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: electra23 e mancini che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto ieri ai vostri bellissimi commenti.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 22

Hanamichi girò la maniglia, aprì la porta che portava alla stanza di suo nonno e vi s'introdusse.

Si guardò intorno pieno di trepidazione.

Ed il suo cuore perse un battito notando quello. I suoi occhi si riempirono di lacrime mentre il fiato gli moriva in gola.

Maledizione, imprecò. Lui non c'era!

Rukawa se n'era già andato.

Oppure non era ancora arrivato.

Il suo cuore si aggrappò a quella speranza, cacciando le lacrime.

Se l'altro se ne fosse già andato via, infatti, non avrebbe avuto la più pallida idea di dove andare a cercarlo.

Rischiava di averlo perso per sempre.

Al solo pensiero si sentì male.

Perché gli dei ce l'avevano così tanto con lui, da farlo soffrire in quel modo?

Era ingiusto!

Nel vederlo aprire la porta con così tanto impeto suo nonno aveva concentrato la sua attenzione su di lui, mentre la sua fronte si era corrugata.

"Hanamichi.", lo chiamò.

Ed il ragazzo ripresosi dallo shock di non aver trovato Rukawa lì si avvicinò al letto.

Hanamichi si accorse subito che suo nonno aveva gli occhi umidi. Doveva aver pianto.

E già quello era un cattivo segno.

La cosa però che più lo colpì e gli tolse la speranza fu il libro che c’era sopra il letto.

Era il libro sul principe di Laputa. In famiglia ce n'era solo una copia e l’aveva lui in cartella, quindi quella non poteva che essere appartenuta a...

"Rukawa.", sussurrò mentre afferrava quel tomo sotto gli occhi attenti di suo nonno, che nonostante fosse avanti con gli anni era ancora un tipo scaltro.

Sugli occhi di Hanamichi si formarono di nuovo delle piccole goccioline, mentre si appoggiava il libro sulla fronte.

Era arrivato troppo tardi.

L'altro era già andato via.

Si lasciò cadere sulla sedia vicina al letto, spossato.

Aveva fallito. Non era riuscito a raggiungere in tempo la persona cui voleva bene, prima che intraprendesse il suo ultimo viaggio.

Fu la voce di suo nonno a risvegliarlo da quel senso di impotenza e dolore che aveva avvinto tutte le sue viscere.

"Hanamichi, c'è qualcosa che non va?"

Allontanò il libro dalla fronte e guardando in viso suo nonno capì che doveva chiedergli spiegazioni.

Doveva chiedere da quanto Rukawa se n'era andato.

Doveva sapere cosa era accaduto in quella stanza.

Doveva affrontare la realtà.

Forse se Rukawa era andato via da pochi minuti sarebbe ancora riuscito a raggiungerlo.

Forse suo nonno aveva delle informazioni utili sulla sua destinazione ultima.

Forse la realtà era meno grigia di quello che sembrava.

Di nuovo si fece forza, e si aggrappò alla speranza.

In quel momento era l'unica cosa che potesse fare.

Non era ancora giunto il momento di lasciarsi andare alla depressione più totale.

Fino a quando c'era anche una piccola possibilità di salvezza, doveva afferrarla.

Si schiarì la voce e ripeté di nuovo: "Rukawa.", non riuscendo però ad aggiungere nient'altro.

Suo nonno a quel nome lo guardò basito non riuscendo a capire cosa significasse.

Era vero! Suo nonno non conosceva Kaede con quel nome, ma bensì come...

Di nuovo aprì la bocca e stavolta usò il nome millenario dell'altro: "Mepala." e finalmente la sua lingua fu abbastanza sciolta da aggiungere anche: "E' stato qui?"

Suo nonno lo guardò intensamente negli occhi e non si chiese il perchè sapesse la verità sul principe di Laputa visto che fino a pochi giorni prima era stato a digiuno di ogni informazione che lo riguardava. Il fatto che suo nipote fosse lì e le parole di Mepala su di lui di prima furono per lui abbastanza esplicative per fargli intuire la verità.

Rispose sinceramente: "Sì, ma se n'è già andato."

"Da quanto?"


Il vecchietto guardò l'orologio. "Circa quindici minuti."
"Maledizione! E' troppo tempo. Non posso raggiungerlo. Ti ha detto dove andava?"

"Lui mi ha detto che tu lo odi.", disse Nobuyuki non rispondendo a quella domanda, desideroso di sapere altre cose sulla faccenda prima di dire al nipote ciò che sapeva.

Hanamichi scrollò il capo. "Non è vero! Come ha potuto dirti una cosa del genere? E' una stupida volpe. Devo andare da lui. Devo fermarlo prima che si lasci morire. Non sopporto di perderlo così. Forse sono ancora in tempo. Sai dov'è andato?"

"Perché lo vuoi sapere?", chiese suo nonno enigmatico mentre i suoi occhi si facevano più sicuri ed intensi. Le sue iridi non trasmettevano più dolore, ma bensì erano illuminati da una strana luce che Hanamichi non riuscì ad identificare.

"Come perché? Che domande fai? Se sai dove è andato nonno devi dirmelo subito. Ogni secondo è prezioso. Potrebbe morire da un momento all'altro."

Nobuyuki però non si fece impietosire dalle parole di Hanamichi.

Continuò a guardarlo negli occhi e presagli una mano esclamò: "Credo abbia intenzione di morire stasera. Abbiamo ancora tempo. Se ti chiedo in modo così insistente perché lo vuoi inseguire il motivo è semplice. Voglio sapere cosa provi per lui. Dici di non odiarlo. Ma lo ami o gli vuoi solo bene come ad un amico?"

"Per me lui non è un amico. Ci siamo anche baciati."

"Capisco. Ma non hai risposto alla mia domanda. Lo ami o gli vuoi solo bene?"

"Che differenza fa? Voglio stare con lui."

"Fa molta differenza. Per spezzare la maledizione su Mepala il volere bene non basta. E' necessario l'amore. Se tu ora vai da lui ma la forza dei tuoi sentimenti non dovesse essere abbastanza, finiresti solo con il dargli una speranza inutile, che lo farebbe ancora di più soffrire. E lui non si merita anche questo."

Hanamichi aprì la bocca per obiettare, ma non gli uscì nessuna parola.

Chiuse gli occhi mentre le sue labbra tremavano.  

A dirla tutta, lui ancora non sapeva quanti profondi erano i sui sentimenti per Rukawa.

Quello che provava era vero amore o gli voleva solo un bene dell'anima? Era così difficile dirlo, visto che era la prima volta che provava un sentimento del genere.

Sapeva però che non poteva lasciare che quello che c'era tra loro e poteva esserci finisse in quel modo.

No! L’unica cosa davvero chiara ai suoi occhi era che perderlo avrebbe ucciso una parte di lui, quella più bella.

Non sapeva cosa significasse amare davvero, ma se il solo pensare di perdere l'altro gli straziava l’anima era sinonimo di amore, allora quello che provava lo era.

Aprì le palpebre e guardò suo nonno con determinazione, poi fu sul punto di dire: "Io...", ma l'altro lo fermò mettendogli una mano sulla bocca, probabilmente già soddisfatto da quello che aveva letto nei suoi occhi.

"Non dire niente. Non è a me che devi dire queste cose. Il mio compito era solo quello di farti riflettere."

Poi gli porse il libro sull'ultima pagina, per fargli leggere il finale.

Hanamichi si chiese il perché ma divorò lo stesso il pezzo indicato dal suo dito.

E quando ebbe finito il suo sguardo si illuminò.

"Vuole raggiungere il suo regno. Vuole inabissarsi sull'oceano. Vuole portare con sé la sua città. Devo andare dove si trovano i reperti archeologici di Laputa trovati di recente.", disse incredulo. Poi però si alzò in piedi. Finalmente aveva una destinazione.

Suo nonno però lo trattenne ancora un attimo.

"Sì, è andato lì. Penso che abbia capito di avere poco tempo proprio quando sono stati ritrovati i resti archeologici di Laputa. Ed ha capito che deve impedire che l'umanità trovi il magnete. Il suo potere potrebbe fare gola a molti. Si sente responsabile e non vuole che a causa della sua forza nascano delle guerre."

Hanamichi sorrise mentre diceva dolcemente: "Quella stupida volpe si fa carico sempre di troppe responsabilità."

Si ricordò con nostalgia la partita contro il Kainan in cui Rukawa si era spossato all'inverosimile, pur di impedire alla squadra avversaria di dilagare nel punteggio.

Era successa solo pochi mesi prima, ma ora gli sembravano anni.

Le esperienze dell'ultimo periodo avevano dilatato il suo tempo, tanto che ora si sentiva più grande della sua età.

Per recuperare la sua giovinezza doveva trovare il Volpino e farlo invecchiare insieme a lui.

Se fosse stato necessario lo avrebbe anche picchiato per fargli capire che non poteva andarsene in quel modo, che ormai gli apparteneva.

"Lo penso anch'io.", esclamò suo nonno. "Penso che Mepala si meriti di trovare la felicità. E' stato cattivo un tempo ma ora è cambiato."

"Rukawa. Kaede Rukawa."

Suo nonno a quel nome guardò il nipote basito e Hanamichi si spiegò: "Si chiama così ora. Lui non è più Mepala, ma Kaede Rukawa. Tienitelo bene in mente, perché quando lo riporterò indietro dovrai iniziare a chiamarlo così. Oggi qualcuno sul serio morirà, ma solo di facciata. Mepala finalmente lascerà libero Kaede di stare con me."

A quelle parole dette con tale convinzione, Nobuyuki sorrise. "Sei molto più in gamba di come ero io da giovane. Ora capisco perché Mep... Rukawa...", si corresse deciso a dare fiducia al nipote. "... ha scelto te. La tua forza d'animo e la tua sicurezza fanno venire voglia di credere all'impossibile."

"Non esiste l'impossibile che un genio come me non possa fare. Io ho fiducia, perché se la perdessi sarebbe la fine. Fino a quando c'è una piccola speranza la voglio stringere tra le mie mani e non mollarla più."

Suo nonno a quelle parole non disse nulla. Gli sorrise però fiero di lui.

"Ed ora ho un treno da prendere.", esclamò Hanamichi.

Poi però si rese conto di una cosa. "Mi servono dei soldi."

Proprio allora la porta della camera si aprì per far entrare un Aiko tutta trafelata.

Si guardò intorno e rendendosi conto che Rukawa non c'era sul suo volto si dipinse un'espressione triste.

Respirando affannosamente disse: "Non abbiamo fatto in tempo."

"No, ma forse c'è ancora speranza.", esclamò Hanamichi che nella conversazione con suo nonno, aveva ritrovato fiducia in se stesso. "Mi servono dei soldi."

Aiko lo guardò dubbiosa. Nobuyuki però le disse. "Daglieli pure! Ti spiegherò tutto io, una volta che se ne sarà andato."

Aiko diede i soldi ad Hanamichi e quest’ultimo con passo deciso si diresse alla porta.

Lì giunto prima di aprirla però si fermò.

Prima di raggiungere Kaede sperando di fare in tempo, visto che l’altro aveva un anticipo di mezz’ora su di lui, aveva ancora un dubbio.

"Mia madre mi ha detto ed anche nel libro c'è scritto la stessa cosa che per spezzare la maledizione serve l'amore reciproco. Ma cosa dovrei fare?"

"Se lo ami e ribadisco se pensi di amarlo davvero, diglielo. Il resto verrà naturale."

Hanamichi guardò per un ultima volta suo nonno, poi uscì dalla stanza.

Quelle sue parole lo avevano messo in agitazione.

Quel ‘se lo ami’ lo confondeva ancora.

Anche se faceva lo sbruffone e si dimostrava sempre deciso, dentro di sé anche lui aveva grossi dubbi.

Non era sicuro al cento per cento che quello che provava fosse amore con la A maiuscola, perché era la prima volta che provava sentimenti simili.

Quello però non era il momento di farsi fermare da tutto ciò.

L'importante era raggiungere Rukawa prima che facesse qualche sciocchezza.

Poi avrebbe lasciato che il suo cuore facesse il resto e così si sarebbe scoperta la verità.

Non avrebbe permesso che tra lui e Rukawa finisse così.

Doveva fare di tutto per salvarlo, perché se no, lo avrebbe rimpianto per tutta la vita.

Il dolore lo avrebbe avvolto con le sue spire, distruggendo il suo cuore, e trasformandolo in uno zombie e l'Hanamichi solare e deciso se ne sarebbe andato per sempre, lasciando di lui solo l'involucro.

Raggiungere Rukawa, e parlarci e così capire la forza dei suoi sentimenti era in quel momento la sua unica priorità.

Salvarlo per stare con lui, quello era il suo unico desiderio.

Non importava se ciò che provava era amore o meno, la dea si sarebbe accontentata di quello, doveva, perché non gli avrebbe permesso di ucciderlo senza il suo permesso.

Ormai il Volpino gli apparteneva. E non accettava nessuna obiezione.

FINE CAPITOLO 22

Hanamichi raggiungerà in tempo Kaede prima che intraprenda il suo ultimo viaggio? Lo fermerà? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Purtroppo in ospedale Hanamichi non è riuscito a fermare Rukawa. Ed ora si sta precipitando a Laputa, l'isola del cielo. Stavolta sarà più fortunato? Speriamo di sì. E vediamo cos'altro succederà.
Se tutto va come deve, probabilmente ci vorranno altri tre capitoli alla fine della storia, ma tutto è ancora approssimativo, potrebbero infatti servirne due come cinque. Dipende dal mio estro creativo.
Spero continuerete a seguire la fic e vi piacerà. Fatemi sapere.
Piccolo avviso.
Siccome ultimamente ho molti impegni, d'ora in poi ho deciso che aggiornerò le mie fic a random, senza un ordine preciso, in base all'ispirazione del momento. Ho intenzione di portare tutte le mie storie a conclusione, ma i tempi di alcune dilateranno. E' mia intenzione dare la precedenza infatti alle storie che sono più seguite tramite commenti, perché almeno so che interessano. Le altre verranno portate avanti in tempi più lunghi. Mi dispiace, ma purtroppo mi vedo costretta a fare così. Nel mio forum domenica sera, comunque riporterò in un apposito topic le fic che hanno più possibilità di essere aggiornate nella settimana.
Per quanto riguarda i commenti d'ora in poi risponderò direttamente dal sito EFP, nel giorno stesso od al massimo uno o due giorni prima di quando posterò il nuovo capitolo, in modo così che chi segue la storia saprà che presto verrà aggiornata.  Ieri infatti ho risposto ai commenti di questa storia.
Vediamo se in futuro riuscirò a recuperare la tranquillità che avevo fino al mese scorso, e quindi gli aggiornamenti torneranno ad essere regolari. Ora però non posso che fare così.
Grazie per l'attenzione.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Chi vuole contattarmi, può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


23
Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia, soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti, ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: Lan e electra23 che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto ieri ai vostri bellissimi commenti.  
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 23

Rukawa era arrivato a destinazione nel tardo pomeriggio.

Aveva aspettato però che gli archeologi finissero di lavorare per introdursi all'interno del sito delimitato da una rete di fortuna.

Ora che era vicino a Laputa ed al suo magnete sentiva rifluire dentro di lui con più forza il potere, per cui gli fu facile addormentare le poche guardie che sorvegliavano la zona.

Nessuno doveva disturbarlo mentre si accingeva a farla finita con quella sua vita millenaria vuota e triste.

L'addio con Aiko e Nobuyuki l'aveva scosso, ma ora era riuscito a recuperare di nuovo il suo sangue freddo.

Non aveva più pensato ad Hanamichi, per cui non aveva nessuno dubbio su quale sarebbe stato il suo destino.

Doveva e voleva morire, non gli rimanevano altre vie.

Con passi decisi percorse i pochi metri che lo separavano dallo scavo.

I suoi occhi erano illuminati da uno strano alone, che gli permetteva di vedere al buio.

Notò subito che i lavori procedevano bene.

Il tetto del palazzo reale, la più alta costruzione dell'isola del cielo, era stato riportato alla luce.

Capì che se avesse lasciato correre ancora qualche mese, gli archeologi avrebbero trovato il magnete.

Doveva impedirlo.

Quella ormai era l'unica cosa che poteva fare per l'umanità.

In quel modo, forse sarebbe riuscito un po' a riscattarsi.

Già troppe guerre infuriavano nel mondo, voleva evitarne un'altra che si sarebbe di sicuro scatenata, per impossessarsi di quel potere strano ma assoluto com'era l'energia prodotta dagli alchimisti di Laputa.

Sospirò mentre chiudeva gli occhi per qualche istante.

Le sue membra vennero attraversate da un potente vento respingente.

Qualunque cosa gli fosse stata vicina entro un raggio di dieci metri, avrebbe fatto un bel volo lontano.

Si stava concentrando per ottenere il potere adatto per far emergere Laputa dalla terra.

Stava ricercando tutta l'energia di cui poteva far sfoggio nel suo debole stato attuale.

Ed infatti la piccola città nascosta nelle profondità delle terre cominciò lentamente  a muoversi verso l'alto. Produsse un rumore assordante, e Kaede lo smorzò sempre usando il suo potere.

Voleva evitare che qualche curioso venisse attratto nel luogo a causa di un suono troppo forte.

Quello che si accingeva a fare, doveva essere fatto nell'assoluta segretezza.

Gli archeologi dovevano presentarsi al lavoro il mattino dopo e trovare un grosso buco nel luogo dove prima c'era la città.

Di sicuro si sarebbero fatte molte teorie sul perché Laputa fosse sparita, e la sua leggenda ne sarebbe venuta fuori rinforzata.

Quando poi i Sakuragi avrebbero pubblicato il libro, la maggior parte delle persone avrebbe creduto che il principe millenario fosse semplicemente andato a prendersi la propria città per morire con lei come vi era scritto, ed il tutto avrebbe assunto un alone romantico che avrebbe fatto discutere la gente per alcuni mesi e poi finalmente si sarebbe passati oltre.

Una nuova moda sarebbe nata, e Laputa sarebbe stata dimenticata.

Era quello il suo scopo.

Quando si sentì abbastanza in forze, Kaede aprì di scatto le palpebre, mentre portava la mano sinistra di fronte a sé sollevandola verso l'alto e così seguendo il suo esempio l'isola emerse completamente dalla terra, iniziò a galleggiare a mezz'aria, portando su con lei anche lui che si trovava al suo interno.

A quel punto, Kaede intuendo che le guardie che aveva prima addormentato erano a bordo, le fece scendere utilizzando una specie di teletrasporto.

Ora che era lì nella città, il potere impregnava con forza le sue viscere.

Non era proprio come ai vecchi tempi, era più debole, ma di sicuro non avrebbe avuto problemi a portare Laputa dove voleva.

L'unico punto di domanda erano le sue condizioni fisiche.

Se il potere era forte, non si poteva dire lo stesso del suo fisico.

Era stanco e fragile, ed i suoi occhi desideravano solo chiudersi per sempre. Sì, perché Rukawa sapeva che stavolta se si fosse addormentato non si sarebbe più svegliato.
Era giunta davvero la sua fine.

Non aveva per cui un momento da perdere.

Con passo spedito si diresse verso l'entrata del palazzo reale, e seguì i corridoi che l'avrebbero portato al salone delle udienze.

Voleva sedersi sul trono, nel luogo dove gli era più facile manovrare il magnete, per il suo ultimo viaggio.

Raggiunse la stanza, e fu allora che si accorse di un rumore dietro di sé.

Sembravano dei passi.

Il suo sguardo si fece pensieroso, mentre al posto di sedersi si voltava a guardare verso la porta, giusto in tempo per vedere apparire una macchia rossa tutta ansimante.

Avrebbe riconosciuto tra milioni quella persona, tuttavia la sua mente ci mise diversi secondi a capacitarsi che quello che aveva davanti agli occhi fosse reale.

"Hanamichi.", sussurrò. Cosa ci faceva lì? E come mai non era riuscito a capire prima che era in zona in modo da farlo addormentare e teletrasportarlo lontano?

Per la prima domanda non aveva una risposta, ma per la seconda sì.

I suoi sensi non riuscivano a riconoscere l'idiota come qualcuno d'allontanare per cui inconsciamente l'aveva protetto da tutto, dal farlo addormentare, dal vento respingente, dal teletrasporto, e gli aveva permesso di entrare a palazzo e seguirlo.

I suoi sentimenti d'amore lo avevano spinto a commettere un errore madornale.

Il suo cuore alla vista dell'altro infatti aveva preso a battere in modo furioso, carico di una speranza che non doveva provare.

Scosse il capo.

Hanamichi probabilmente era lì per un capriccio. Doveva allontanarlo prima che fosse troppo tardi. Doveva teletrasportarlo a terra, quando ancora aveva abbastanza forze per farlo, altrimenti avrebbe corso il rischio di morire con lui e non poteva permetterglielo.
Sakuragi nel frattempo continuava ad avvicinarsi a Rukawa.
Aveva smesso però di correre come aveva fatto fino a quel momento, ora camminava.
Stava tentando di riprendere fiato.
Quando fu a qualche passo da Kaede che lo guardava incredulo, tentando di riprendere la matassa dei suoi pensieri per allontanarlo dalla città quanto prima, non riuscendoci però perchè anche se la ragione gli diceva che era troppo pericoloso per l'altro stare lì, la curiosità ed i suoi sentimenti d'amore lo spingevano a voler stare con lui un po' di più  per sapere cosa succedeva, Hanamichi sollevò il braccio e colpì la guancia del campagno con un pugno.

Rukawa preso alla sprovvista ed a causa della sua debolezza fisica crollò seduto sul pavimento.

Laputa che si stava sollevando da terra ebbe un sussulto traballando, ed anche Hanamichi si ritrovò in ginocchio.

Tuttavia l'attimo dopo si rialzò subito per troneggiare su Rukawa che continuava a guardarlo incredulo, mentre si portava una mano sulla guancia per massaggiare l'ematoma che l'altro gli aveva prodotto, ed alleggerirne il dolore.

Hanamichi lo guardava furente.

Ed il Volpino si ritrovò a pensare che se era andato lì fosse per gridargli il suo odio.

Probabilmente aveva bisogno di sfogarsi per stare bene, se non l'avesse fatto si sarebbe sentito umiliato per sempre, e quindi l'aveva seguito.

Visto che l'aveva usato, facendolo infatuare di lui per qualche ora ieri, la sua scomparsa non era abbastanza.

Doveva dirgli ancora una volta quanto non lo sopportava, per sentirsi in pace con se stesso.

Non gli importava che stesse morendo, tanto visto tutti i suoi peccati era ciò che si meritava.

Kaede abbassò lo sguardo triste, rendendosi conto che non riusciva ad accettare di sentire l'altro urlargli tutta la sua rabbia.

Sarebbe stato giusto permettergli di sfogarsi, ma amandolo non riusciva a sopportarlo.

Era un vigliacco, lo sapeva, ma doveva impedirgli di colpirlo ancora e che iniziasse ad insultarlo, gridandogli tutte le sue colpe.

Il suo cuore non avrebbe retto.

Ed avrebbe finito con il perdere le forze più velocemente di quelle di cui aveva bisogno per far immergere Laputa nell'oceano e salvare Hanamichi.

Già, il suo compito in quel momento era semplicemente salvare Hanamichi. Doveva concentrarsi su quello. E per farlo doveva trasportarlo sulla terraferma.

Aveva sempre saputo che quella era l'unica soluzione, ed ora doveva portarla a compimento.

Intanto, il ragazzo dai capelli rossi aveva cominciato a dire: "Stupido Volpino, come hai osato tentare di morire, senza prima averne parlato con me? Sei proprio un idiota e poi lo dici a me. Ma ora vedrai! Ti farò passare la voglia di far soffrire gli altri a forza di pugni, così forse la tua testolina bacata capirà che c'è gente che si preoccupa per te e che non vuole perderti."

Rukawa ascoltò le prime parole rendendosi conto di aver visto giusto, Hanamichi era andato ad insultarlo. Le ultime parole però ebbero il potere di fargli  strabuzzare gli occhi sorpreso.

Cosa significava che c'era qualcuno che si preoccupava per lui e non voleva perderlo?

Probabilmente si riferiva a sua madre e suo nonno che erano tristi per la sua dipartita, non poteva parlare di se stesso.

Rukawa aveva già iniziato a concentrasi per trasportare l'altro lontano, ed il ragazzo dai capelli rossi infatti smise la sua sfuriata quando si rese conto che stava diventando trasparente.

"Cosa?", biascicò guardando Rukawa incredulo. "Sei tu che mi stai facendo questo?"

Kaede disse semplicemente: "Qui non puoi stare. E' pericoloso. Devo teletrasportati al sicuro."

"Non puoi farlo. Non ora. Devi ascoltarmi.", gridò Hanamichi nel tentativo di fermarlo, ma Rukawa continuò imperterrito con la sua "magia".

Lo sguardo di Hanamichi  allora si trasformò in una maschera di terrore, mentre ancora una volta gridava disperato: "Smettila! Ascoltami! E' importante!"

Kaede tentò di isolare le sue orecchie. Non voleva udire altri insulti da parte sua.

"Kaede.", esordì dicendo Hanamichi passando al nome, e quello sortì l'effetto di allentare la presa della magia su di lui. Era ancora trasparente, ma non lo stava diventando sempre di più. "Io non ti odio.", proseguì a dire. "Ieri non è stata un'illusione. Mi piaci, è la verità."

Rukawa a quelle parole fissò l'altro incredulo, mentre le sue labbra tremavano.

"Non ti credo.", disse poi tornando a concentrarsi per farlo sparire da lì quanto prima.

"Devi credermi. Per quale motivo pensi che io ti abbia seguito? Ti voglio bene e volevo dirtelo. Perderti mi farebbe più male di quello che pensi. Io..."

"Non aggiungere altro.", urlò Kaede. Era la prima volta che alzava la voce così tanto si rese conto Hanamichi, di solito era sempre pacato e controllato. "Tu pensi solamente di volermi bene per via di ieri, ma io so che non è così. Tu mi hai sempre o..."

"Sono stato un idiota, ma non ti ho mai veramente odiato.", lo interruppe  Hanamichi. "Era da un po' che me ne ero reso conto, solo che non ho mai voluto ammetterlo. Non è colpa di ieri se ora i miei sentimenti per te sono mutati. Era da mesi che andava avanti questa storia. Solo che non potevo accettarlo. Io ti voglio bene sul serio."

Kaede scosse il capo. "Mi dispiace, ma non è possibile. Tu devi odiarmi. Non mi merito nient'altro."

La presa magica di Rukawa su Hanamichi era sempre lì, e quest'ultimo intuendo che l'altro si trincerava sui sensi di colpa per non darsi nessuna possibilità di salvezza capì che doveva agire.

Velocemente prima che per paura l'altro lo allontanasse, s'inginocchiò di fronte a Kaede e lo afferrò per le braccia.

"Non permetterò che per paura e sensi di colpa tu ti tolga la possibilità di vivere e essere amato. Devi renderti conto che ormai non sei più Mepala, sei solamente Kaede Rukawa. Ed il Volpino è una persona forte ed orgogliosa che non si arrende mai. Mi piaci proprio per quello. Mostrami le palle e..."

Fu allora che il corpo di Kaede venne attraversato da dei brividi, mentre il suo cuore cominciò a rallentare. Non provava dolore, ma solo un grande bisogno di dormire.
Rukawa capì subito cosa gli stava succedendo. "Sto morendo. E' troppo tardi.", riuscì a dire seppure a fatica.

Tenere gli occhi aperti era uno sforzo immane, mentre se non fosse stato per le braccia di Hanamichi che lo sorreggevano si sarebbe accasciato al suolo inerme.

"Il mio tempo è finito. Tu devi andartene, altrimenti morirai con me e non voglio. Devi vivere. Sei l'unica persona che abbia mai amato davvero. Grazie per i tuoi sentimenti, mi hanno reso felice ma non sono abbastanza. Vedrai supererai la mia morte e troverai la vera felicità.", ansimò Rukawa mentre il fiato gli si faceva sempre più pesante in preda all'agonia.

"No.", urlò di nuovo Hanamichi mentre si rendeva conto che Rukawa aveva accelerato il teletrasporto per mandarlo via. "Non farlo. Fammi restare qui. I miei sentimenti devono essere abbastanza. Non ti permetterò di morire. No, non posso lasciarti andare. Io ti amo."

Il cuore di Rukawa seppure debole a quelle parole ebbe un fremito.

Laputa cominciò a vorticare in cielo.

Kaede stava perdendo le forze troppo in fretta.

Probabilmente non sarebbe riuscito ad allontanare Laputa il necessario per tuffarla nell'oceano, ma si sarebbe sfracellata al suolo. Aveva fallito il suo piano. Almeno Hanamichi  però doveva salvarlo.

Quel "ti amo" gli aveva fatto molto  piacere, ma il fatto che lui si sentisse ancora così debole significava che i sentimenti del ragazzo dai capelli rossi per lui, non erano vero amore. Erano affetto forse, ma non amore.

D'altra parte come avrebbe potuto Hanamichi amare davvero uno come lui? Era una sciocchezza anche solo pensarlo.

Hanamichi rendendosi conto che Kaede stava sempre peggio, e che quindi non credeva al suo amore, lo abbracciò con forza ed in un ultimo disperato tentativo di far accettare i suoi sentimenti gridò: "Dovete credermi sia tu che la dea che ti ha maledetto. Io ti amo. Se tu morissi, morirei anch'io dentro di me. Non lasciarmi."

Accentuò la presa su di lui stringendolo con tutta la sua potenza, mentre Laputa andava in pezzi a causa della perdita del potere di Rukawa.

L'ex principe stava ancora lottando disperatamente contro il tempo, tentando di allontanare la città in fretta, e di salvare Hanamichi contemporaneamente ma tutto stava diventando sempre più difficile.

Stava perdendo i sensi.

"Ti amo.", ripeté Sakuragi per l'ennesima volta. E poi agì. Se con le parole non riusciva a farsi credere, glielo avrebbe fatto capire con le azioni.

Si sporse verso Kaede stringendolo ancora di più a sé e poi lo baciò.  

FINE CAPITOLO 23

Riuscirà Hanamichi a salvare Kaede? Oppure dovrà dirgli addio? Cosa succederà? Lo scoprirete se leggerete il prossimo e probabilmente ultimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Bene! Bene! Anche questo capitolo è finito.
Kaede ed Hanamichi finalmente si sono incontrati, ma il primo non è ancora salvo. Speriamo che accada il miracolo.
Una piccola precisazione. Laputa è una piccola isola, grande quanto una cittadina. E' per quello che Rukawa è riuscito a tirarla su senza distruggere le città e i paesi vicini al luogo del ritrovo. Quella era una zona incolta, ha aperto una voragine su prati e campi. Non l'ho scritto nella fic, perché mi sembra di appesantirla, ma ho voluto precisarlo qui per correttezza.
Il prossimo capitolo dovrebbe essere l'ultimo, sempre che non mi decida a spezzarlo in due. Vediamo! Comunque ormai la fic è proprio agli sgoccioli per cui presto ogni dubbio verrà risolto. E come dico sempre, speriamo in bene.
Un piccolo avviso.
Il primo gennaio è il compleanno di Rukawa, e nel mio forum ho aperto un topic per festeggiarlo degnamente. Chiunque vorrà aderire sarà benvenuto. Per postare non è necessario presentarsi.
Il link è questo: http://otakurclub.forumfree.it/?t=59189151#lastpost
Ora come ora, non mi viene in mente nient'altro da aggiungere.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Io non dico niente, perché non sarei obiettiva.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o nel mio forum.
Alla prossima.
Rebychan



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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


24
Ecco qui il nuovo e ultimo capitolo di questa storia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia, soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti, ricordati e seguiti.
Nell'angolo di Rebychan c'è un avviso. Ed in coda ho aperto un angolo ringraziamenti dove fare gli ultimi saluti.
Un ringraziamento speciale comunque va ovviamente a: electra23 che ha commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto prima  al tuo bellissimo commento.  
Buon anno.
Visto che ci sono faccio anche qui gli auguri a Kaede Rukawa. Buon compleanno!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 24 (ultimo)

Hanamichi mise in quel bacio tutti i propri sentimenti. L’aspettativa che aveva provato quando aveva aspettato Kaede fuori dal sito archeologico per delle ore in attesa che arrivasse conscio che fino a quando gli archeologi fossero stati al lavoro difficilmente sarebbe entrato, l’ansia che gli aveva attanagliato lo stomaco mentre dopo averlo scorto lo aveva inseguito all’interno di quella zona senza riuscire a raggiungerlo a causa di uno strano vento che si era levato se non quando era già in quel grande salone, la meraviglia sentita quando si era accorto che era davvero tutto vero, Laputa esisteva e grazie ad un’energia sconosciuta volava nel Cielo, la rabbia che gli aveva impregnato le viscere a causa della paura provata e che era sfociata nel pugno diretto al viso del Volpino, il dolore che lo opprimeva perché temeva di perderlo, ma soprattutto l’amore che aveva dato origine a tutte quelle altre emozioni e che gli faceva battere forte il cuore, mentre nella sua mente continuava a ripetersi: “Quello che provo deve essere abbastanza. Kaede deve salvarsi. Non può morire.”

Con le braccia che stringevano Rukawa, Hanamichi continuava imperterrito a tenere le labbra su quelle dell’altro, lottando contro il teletrasporto che continuava a scomporre il suo corpo.

Ad un tratto, però la lotta non fu più necessaria.

Il ragazzo dai capelli rossi che aveva chiuso gli occhi, sentì di non avere più Kaede tra le braccia. Le sue labbra prima avvolte da un piacevole calore, ora venivano accarezzata da una fredda brezza. Le sue mani toccavano l’aria.

Aprì le palpebre. Non era più sull’isola del cielo. Era sulla terraferma. Davanti a lui un grosso buco scavava il terreno per centinaia di kilometri in profondità.

Kaede era riuscito a teletrasportarlo lontano.

Disperato e sconfitto pensando di aver fallito il suo compito Hanamichi alzò la testa al cielo, dove scorse l’isola che traballava, allontanandosi.

Si accasciò al suolo piangente.

“NO!”, urlò. Non poteva essere vero. I suoi sentimenti per Kaede non erano stati ritenuti abbastanza. Il Volpino sarebbe morto. A quella consapevolezza, il suo cuore fu trafitto da mille spine. Cominciò ad ansimare a causa del panico. Stava male come mai nella vita.

Eppure tutto quel dolore non era stato ritenuto abbastanza.

Non ci poteva credere.

Fu proprio mentre accovacciato a terra, piangeva come un bambino, tenendosi la testa tra le mani, che accadde quello.

Il suo corpo fu illuminato da una luce calda che riuscì a placare la sua sofferenza.

Si lasciò cullare dal tepore emesso da quell’energia che rifluiva in lui.

Forse si addormentò per qualche istante oppure no. Seppe solo che quando riaprì gli occhi ed il peso della realtà tornò a  schiacciarlo, lui si trovava di nuovo in mezzo al salone del trono sull’isola del cielo.

Batté le palpebre più volte incredulo.

Si guardò intorno.

Scorse Rukawa steso al suolo. Sembrava addormentato.

Il sangue gli si gelò ancora una volta nelle vene.

Possibile che fosse morto? Ma allora lui che ci faceva ancora lì? Cosa era successo? Era tutto un sogno?

Corse immediatamente vicino al Volpino.

Il suo viso era appoggiato al pavimento e lo girò per osservarlo meglio.

Portò la sua guancia vicino alle sue labbra e si accorse che seppur lievemente, stava respirando.

Forse era per quello che Laputa non era ancora caduta dal Cielo.

Anche il suo cuore infatti batteva ancora.

Kaede era ancora vivo!, si disse Hanamichi. C’era ancora speranza!

Strinse di nuovo a sé forte l’altro ragazzo che come risvegliato dal suo calore, aprì a fatica gli occhi.

Quando lo vide le sue pupille furono attraversate dalla paura. Probabilmente temeva di non essere riuscito a metterlo in salvo e che ora sarebbe morto con lui.

Hanamichi gli sorrise. Se fosse stato così, se fosse stato destinato a morire con lui, allora lo avrebbe accettato. Sì, si rendeva conto che era disposto anche a quello pur di stargli accanto.

Quando ci si sposa, si dice sempre fino a quando morte non ci separa. Lui sarebbe andato oltre, nemmeno la morte sarebbe riuscita ad allontanarli.

Lo disse a Rukawa: “Se tu devi morire, allora morirò anch’io.”

“No.”, provò ad obiettare l’altro in un soffio.

Hanamichi però gli tappò la bocca con le dita. “Non dire niente. Se posso stare con te sono sereno. Non  vuoi credermi, ma io ti amo sul serio. Sarebbe più difficile per me vivere senza di te, che morire con te.”

Kaede ancora una volta aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse.

I suoi occhi si inumidirono, mentre le sue labbra si sollevarono in un lieve sorriso.

Fu  quello il preciso istante in cui iniziò a credere che i sentimenti del ragazzo dai capelli rossi per lui fossero reali.

Si strinse a sua volta a lui, appoggiandogli il viso sulla spalla.

“Ti amo anch’io.”, sussurrò.

Hanamichi  sorrise radioso. Finalmente era riuscito a fargli accettare i suoi sentimenti.
 

Gli girò la testa per poterlo vedere in viso, si guardarono un attimo negli occhi e poi si baciarono.

Laputa cominciò a scendere vorticando su se stessa dal cielo. Ormai sembrava che fosse arrivata davvero la fine.

Poi, però ad un tratto la spinta discendente della città si bloccò di scatto. Era come se il tempo si fosse fermato.

E fu in quel momento, che il corpo di Rukawa fu attraversato dalla stessa luce confortevole che solo pochi minuti prima aveva impregnato le viscere di Hanamichi.

Kaede si staccò dall’altro ragazzo incredulo, mentre si guardava le mani illuminate.

Si portò le dita sul volto, a toccarselo perché il calore era così forte, che iniziò a temere che si stesse sciogliendo.

Si ritrovò in piedi, e le sue gambe si staccarono da terra, iniziando a fluttuare nell’aria.

Cosa stava succedendo?

Se fino a pochi istanti prima i suoi sensi erano stati attutiti dalla debolezza della morte, ora invece si risvegliarono in tutta la loro potenza, facendogli male.

Urlò dal dolore mentre i suoi occhi inondati dalla luce bruciavano, la sua bocca era arsa dal calore, il suo naso sperimentava odori di ogni genere confondendolo, le sue orecchie preavvertivano un irritante e continuo suono squillante che gli mandava in tilt il cervello, il suo corpo era avvolto da un invisibile velo ruvido e puntellato di spine.

Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre la luce rapidamente raggiungeva ogni parte del suo corpo, per poi precipitarsi verso l’esterno, uscendo dalle sue estremità in un raggio continuo.

Urlò mentre tutto tornava alla normalità e si accasciava di nuovo al suolo, ansimante, grondante sudore, con gli occhi spalancati  a causa di quanto aveva appena vissuto.

Nonostante quello, però, all’improvviso l’attimo dopo si rese conto che la spossatezza l’aveva abbandonato. Ed anche il dolore era passato.

Ora stava bene.

Sollevò lo sguardo per guardare Hanamichi che lo osservava con la sua stessa espressione sbigottita.

Poco più in là del ragazzo dai capelli rossi Rukawa scorse però un’altra figura avvolta dalla luce che lo aveva appena lasciato. Una figura che lui conosceva benissimo.

Sakuragi notando che Kaede guardava oltre le sue spalle, si voltò per fissare  anche lui la sua attenzione su quel punto.

Una donna bellissima con un sorriso dolce li stava guardando accondiscendente. Era la dea capì.

Gli occhi della divinità ad un tratto furono solo per Kaede, mentre apriva la bocca per dire con la sua voce vellutata: “Finalmente hai capito cos’è importante nella vita. Sei di nuovo mortale. Ed ora potrai vivere una vita che meriti davvero di essere vissuta.”

Avvolse con il suo sguardo di nuovo entrambi i ragazzi, aggiunse: “Siate felici”, e poi scomparve.

I due ragazzi tornarono a fissarsi l’un l’altro increduli.

Poi si sorrisero titubanti capendo di non aver bisogno di nessuna altra spiegazione.

Ed all'improvviso furono l’uno sull’altro.

I sentimenti di Hanamichi erano stati abbastanza.

Kaede era salvo. La maledizione era stata spezzata.

Di nuovo si baciarono sfogando per diversi minuti tutta la loro gioia, tutto il loro amore e stavolta fu Laputa ad essere attraversata dalla luce.

Ritornò a navigare nei cieli, mentre tramite quell’energia recuperava il suo antico splendore.

Quando si separarono ed i due ragazzi se ne accorsero notando il salone rimesso a nuovo, rimasero ancora una volta sorpresi.

Kaede però scosse il capo.

Sentiva dentro di lui rifluire l’energia del magnete più forte che mai. Quella però sarebbe stata l’ultima volta.

Un tempo nel sentirla avrebbe subito pensato a cosa avrebbe potuto fare con tutto quel potere.

Probabilmente sarebbe riuscito anche adesso a conquistare paesi e città, se avesse voluto.

Ma quel desiderio apparteneva a Mepala. E lui non era più quell’uomo. Hanamichi aveva ragione.

Lui ora era semplicemente Kaede Rukawa a non desiderava essere nient’altro di diverso.

Adesso che finalmente il sortilegio  era stato spezzato ed era di nuovo un mortale, doveva anche diventare un ragazzo come tutti gli altri. Era quello il suo unico sogno ora.

Riferì la sua decisione ad Hanamichi.

Il ragazzo dai capelli rossi gli chiese: “Sei sicuro di quello che vuoi fare? Non potrai più tornare indietro. A volte potrebbe essere divertente girare il mondo con quest’isola.”

Hanamichi si guardava intorno con gli occhi colmi di meraviglia. Quel posto era talmente magnifico e magico da annichilirlo.

Era un’isola che voleva. Ed il palazzo in cui si trovavano era così sontuoso da essere degno del principe che Kaede era stato.

Rukawa scosse il capo di nuovo. “Avere troppo potere è deleterio. Io lo so. L’ho provato. Se continuassi a farci affidamento, non posso garantire che non commetterei gli stessi errori del passato. Il mio piano iniziale non cambia. Devo immergere Laputa nelle profondità marine. E poi mi staccherò dal magnete, in modo che tutto quel potere vada perduto, per sempre.”

“Se è questo ciò che vuoi davvero, allora  fallo pure. Io dopotutto mi sono innamorato di Kaede Rukawa,  e non del principe di Laputa.”

Kaede sorrise impercettibilmente  felice di avere accanto una persona che lo capiva così bene, da obiettare sì le sue decisioni quando non le trovava giuste, ma d’appoggiarle quando sapeva che erano davvero importanti per lui.

Prima però di abbandonare del tutto i suoi poteri, voleva fare un regalo all’altro ragazzo.

Lo portò ad ammirare ogni anfratto del magnifico palazzo in cui si trovavano e poi uscirono all’area aperta.

Laputa era proprio com’era un tempo.

Con i suoi verdi prati, le sue casette caratteristiche, i fiumi che la solcavano.

Gli fece vedere il panorama che si scorgeva dalla città, mentre volava alta nel cielo. Il mondo visto da quel posto privilegiato era fantastico.

Tutto ciò era bellissimo, si rese conto Hanamichi. Tanto che si ritrovò a dire di nuovo: “E’ davvero un peccato che tu voglia far scomparire l’isola.”

“Sì, è meravigliosa.”, confermò Kaede  con una nota nostalgica nella voce. Lui lì c’era vissuto, anche se ormai erano passati millenni, “Ma non posso fare altrimenti. Non voglio più commettere gli errori del passato.”

Hanamichi lo abbracciò per rassicurarlo. “Non li commetterai. Ci sarò io ad impedirtelo. Capisco però che tu non voglia correre rischi. A dirla tutta poi non è la città la cosa più bella di Laputa, né  lo è il palazzo reale, o il panorama che si scorge, oppure ancora il potere del magnete. E quella cosa meravigliosa anche sell’isola andrà perduta so che non scomparirà tanto presto.”

Rukawa corrugò la fronte e guardò Hanamichi chiedendogli con gli occhi di cosa parlasse.

Hanamichi ridacchiò furbo. “E’ una cosa che mi appartiene.”, aggiunse poi dandogli un altro indizio.

Rukawa però ancora non riusciva a capire a cosa si riferisse.

Il ragazzo dai capelli rossi allora finalmente si decise a rivelare l’arcano. “Sei tu, Kaede, la cosa più bella di Laputa. Sei bellissimo e sei mio.”

Kaede sapeva di essere un bel ragazzo. E tante persone nella sua lunga vita gliel’avevano detto, ma mai come in quel momento quel complimento gli aveva scaldato il cuore.

E se gli era piaciuto così tanto era perché proveniva dal ragazzo che amava.

Arrossì lievemente, mentre di nuovo cercava le labbra dell’altro per baciarlo. Non si sarebbe mai stancato della sua bocca. Se non fosse stato necessario respirare, gli sarebbe stato appiccicato per sempre.

Ormai era quasi l’alba si rese conto Rukawa. Era giunto il momento di inabissare la città. Aveva preso la sua decisione definitiva. Laputa doveva andare distrutta.  

Aspettare che la luce del sole li  illuminasse poteva essere pericoloso. Capì. Qualcuno poteva accorgersi di quello che stavano per fare e tentare di impedirglielo.

Teletrasportò lui e Hanamichi sulla terraferma, nella spiaggia, vicino a Kanagawa, e fece immergere Laputa, su quel mare, adagiandola nelle profondità marine dell’oceano.

Poi con il potere rimastogli, ordinò al magnete di smettere di funzionare.

La pietra obbedì.

E fu così che Kaede rimase da solo. Non aveva più nessun potere eccezionale, come era stato fino a quel momento, da quando era nato.

Provò una sensazione strana.

Era come essere nudo.

Corrugò la fronte tremando.

Hanamichi fu di nuovo su di lui, e di nuovo il suo calore lo scaldò.

Aveva perso qualcosa, la capacità di essere eccezionale senza sforzarsi, ma nel contempo aveva trovato qualcos’altro, la forza di diventare qualcuno contando soltanto sulle proprie capacità. Si disse.

Aveva in fin dei conti già raggiunto quel risultato con il basket. Ora l’avrebbe perseguito anche nelle cose di tutti i giorni.

Ora finalmente era un ragazzo come tutti, che cresceva ed invecchiava.

Era un ragazzo come il suo Hanamichi.

Sarebbero cresciuti ed invecchiati insieme. Sì, sarebbe accaduto proprio quello perché loro al contrario delle altre persone avevano la consapevolezza che ciò che li univa era vero amore, dopotutto il loro legame era riuscito a spezzare un sortilegio millenario ed era stato benedetto da una dea.

Mano nella mano i due ragazzi si accinsero a tornare a casa.

Hanamichi voleva avvertire suo nonno e sua madre che era andato tutto bene.

Anche Rukawa voleva rivederli, ma non più come Mepala, bensì come il ragazzo che era ora, innamorato del nipote e del figlio.

Un ragazzo come tanti. Kaede continuava a ripetersi quella frase come un mantra. Ed era felice come mai nella vita della possibilità che gli era stata concessa, di poter finalmente vivere una vita normale.

Sì, più il tempo passava, più il potere di Laputa gli sembrava solo un sogno. E insieme a quel "sogno" scompariva anche il suo passato, cancellandosi come una scritta sulla sabbia.

Non gli apparteneva più. Lui ora era una persona completamente diversa.

Fu per quello che quando Hanamichi ricordandosi di una cosa disse sorridendo: “Il libro! Bisogna cambiare il finale. Ti sei salvato.”, lui scosse li capo affermando: “No. Lasciamolo così.”

Hanamichi lo guardò sbigottito. “Perché?”

“Perché è il libro su Mepala non su di me. Mepala è morto davvero con Laputa. Io ora sono semplicemente Kaede Rukawa e voglio esserlo fino alla fine dei miei giorni.”

Per comprovare la sua decisione, tirò fuori dalla borsa a tracolla che aveva ancora con sé le pagine del libro che contenevano il finale felice per il principe in cui c’era scritto che si era salvato grazie al grande amore, e le gettò in mare.

La carta si impregnò d’acqua e scomparve risucchiata dalle onde in poco tempo.

Hanamichi intuì la verità dietro quel gesto.  

Rukawa voleva lasciare alla gente che avrebbe letto il libro, era ancora intenzionato a farlo pubblicare, un alone di mistero sulla vicenda.

Visto che Laputa era scomparsa dal sito archeologico, anche il principe doveva avere fatto la stessa fine.

Altrimenti qualche pazzo dopo la lettura avrebbe potuto mangiare la foglia e cercarlo e lui voleva essere lasciato in pace, libero di vivere una vita normale.

Che bella parola la normalità, pensò il ragazzo dai capelli rossi.

Anche lui, in fin dei conti, aveva bisogno solo di quella.

Sorrise ed i due ritornarono ad incamminarsi verso casa, consapevoli solo del loro amore.

Nessuno dei due lo disse all’altro, però entrambi dopo che Hanamichi aveva nominato il libro, per un attimo si erano ritrovati a pensare alla stessa cosa ovvero alla descrizione su Mepala presente nel tomo, riflettendo sulla situazione attuale di Rukawa.



Ora Mepala come Mepala in fin dei conti era morto sul serio. Il principe di Laputa non esisteva più.

Dalle sue ceneri era nato Kaede Rukawa, un ragazzo che voleva solo essere come tutti gli altri e vivere una vita comune.

Si potrebbe dire che però fossero ancora tre i colori che lo caratterizzavano: il blu, il nero ed il rosso.

Il blu dei suoi bellissimi ed espressivi occhi e dei nuovi cieli che avrebbe imparato a solcare stavolta in modo figurativo usando solo le proprie forze, con Hanamichi al suo fianco.

Il nero dei suoi fantastici e morbidi capelli, ma anche delle tenebre da cui era stato salvato dallo sprofondare da Hanamichi, e di cui si sarebbe sempre ricordato per impedirsi di commettere gli stessi errori del passato.

Il rosso, il colore dei capelli del ragazzo cui voleva bene, che erano per lui come un faro nella notte, che lo guidavano verso una vita nuova. Il rosso, il nuovo colore del suo cuore, che aveva imparato cosa significava amare e che batteva più vivo che mai nel suo petto.



Kaede era vivo ed insieme alla persona che amava. Tutto il resto non contava più. La leggenda del ragazzo millenario poteva essere dimenticata. Ora sarebbe iniziata la leggenda di un ragazzo normale. Una leggenda cui ogni persona può dare vita. contando solo sulle proprie forze. E quella era l’unica leggenda di cui lui si sentiva veramente fiero di essere il protagonista.

FINE CAPITOLO 24

FINE IL RAGAZZO MILLENARIO

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Con questo capitolo si conclude questa fic iniziata circa un anno fa.
Secondo me era l'unico finale possibile e spero vi sia piaciuto.
Ho voluto postarlo oggi, perchè è il compleanno di Rukawa, e visto che si parla di una specie di rinascita, un pochino a tema è.
Sì, questo capitolo lo si potrebbe definire la sua vera fic di compleanno.
Gli faccio ancora una volta oggi così TANTI AUGURI. BUON COMPLEANNO ADORATO VOLPINO.
Ne approfitto inoltre per fare a voi gli auguri di BUON ANNO!
Chi oggi nel mio forum vorrà aderire alla festa di Compleanno per Kaede Rukawa, postando qualcosa per lui, che può essere qualunque cosa, da scrivergli una fic oppure postargli un disegno, o semplicemente fargli gli auguri questo è il link dove fare la propria donazione: http://otakurclub.forumfree.it/?t=59189151
Non è necessario presentarsi al forum, basta che scriviate e basta. Ringrazio già fin d'ora chi parteciperà all'iniziativa.
BUON COMPLEANNO KAEDE RUKAWA.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DEI RINGRAZIAMENTI:

Essendo questa fic finita volevo ringraziare

- con una calorosa stretta di mano ed un bacio sulla guancia le venticinque persone che l'hanno messa tra le seguite, ovvero:
astarte85  
auretta
aury  
bichan
dome
falketta
FeuerBringer
flor83
GioRock
HPalessandra
Jack and Carly love
Lady_Girl
Leanis87
Millennia Angel  
moirainesedai
nami78
Necrolay
RedComet
sagitta
Shin_86
sissychan
Sumire
Toru85
vampire_zero
xetide

- con un bacione sulla guancia ed un caloroso abbraccio la persona che l'ha messa tra le ricordate ovvero:
FeuerBringer

- con due baci uno sulla guancia, uno sulla fronte ed un abbraccio appassionato le sei persone che l'hanno messa tra le preferite ovvero:
asietta80
electra23
FeuerBringer
inu92zac97
sagitta
Willow

- con un abbraccio lunghissimo e tanti baci appassionati dappertutto compreso la bocca le persone che hanno contribuito ai cinquantuno commenti, soprattutto ovviamente coloro che hanno commentato con costanza, ovvero:
karasunohime
seika
Toru85
RedComet
Lady_Girl
mancini
Willow
xetide
Koa_chan
sissychan
aury
bichan
electra23
Lan

Grazie a tutti! E' anche merito vostro se sono riuscita a portare a termine questa fic.
Per ora non ne inizierò altre, visto che ne ho altre due in corso, ma spero presto di ritrovarvi da qualche altra parte.
Un bacione. Arrivederci.
Rebychan

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