Un punto nero in un mare bianco, un punto bianco in un mare nero

di Mary_Whitlock
(/viewuser.php?uid=90226)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I nuovi Hale ***
Capitolo 3: *** Quando il diavolo perde le corna e l'angelo le ali ***
Capitolo 4: *** E per la seconda volta il grande e potente Jasper Whitlock fu sconfitto dall’amore ***
Capitolo 5: *** Solo spegnendomi ricominciai a vivere ***
Capitolo 6: *** blocco la storia ***
Capitolo 7: *** Esiste il paradiso? ***
Capitolo 8: *** Always ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

 

Da quando sono in casa Cullen ho incominciato a rivalutare il concetto di notte.

Non che mi piaccia, devo dire che fin da bambino ho sempre preferito il sole del mattino che la luna che le tenebre porta, ma da quando Alice si trova al mio fianco la notte sta diventando qualcosa di interessante. Sarà che tutto è iniziato con una sera… ma non penso che questo sia una vera e propria risposta o vorrebbe dire che dovrei amare anche la pioggia, cosa che invece detesto. Eppure ogni volta che la sera, lì seduto sul divano lei si appoggia a me qualcosa di magico nasce.

Siamo una coppia diversa dalle altre in questa famiglia, potremmo dire di fare eccezione.

Per quanto riguarda Bella e Edward sembra che scoccate le fameliche nove l’animale che è in loro salti fuori costringendoli ad unirsi in ogni modo conosciuto fino ora. Come un orologio loro si rinchiudono in camera e nessuno li vede più fino alla mattina seguente quando la piccola Renny con un forte urlo chiama a raccolta il padre. Poi ci sono Carlisle e Esme che non sono da meno. Carlisle sembra tanto il santarellino, l’uomo di fede ma secondo me tenersi a freno per così tanti anni gli ha fatto male. Non fraintendetemi non li sentiamo mai. Dopotutto sono i nostri genitori e per tanto devono mantenere il ruolo, ma non abbiamo 50 anni! Sappiamo benissimo cosa succede quando un uomo e una donna si rinchiudono nella loro camera da letto e non si vedono più. Per i rumori credo che il buon bel vecchio “papà” sia riuscito a rendere la sua camera talmente insonorizzata da non riuscire far sentire neanche alle nostre orecchie da vampiri i loro "lamenti". Infine ci sono Emmett e Rosalie. Tutti li vedono come i campioni in questo gioco, tutti li vedono pronti a distendersi uno sopra l’altro in qualsiasi luogo e momento, ma in realtà sono molto più vicini a me e Alice. Non hanno infatti un orologio, certo sono più “attivi” da questo punto di vista di me e il mio diavoletto ma restano comunque nei limiti: una o due volte a settimana. Bisogna ammettere che quelle volte meglio uscire di casa data la foga che ci mettono ma avviene raramente e quindi non da fastidio. Pure loro infatti passano la maggior parte delle serate cullati davanti al televisore a chiacchierare. Se dovessi parlare invece di me e Alice direi che non ce ne frega proprio niente di quel tipo di cose. Non prendeteci come dei moralisti anche noi abbiamo bisogno di quel tipo di divertimento anzi essendo vampiri, e per tanto più vicino all’animale di un essere umano, ne avremmo addirittura più necessità, ma non ne sentiamo l’esigenza di soddisfare questa voglia ogni giorno e passiamo le serate in modo diverso. Per di più non abbiamo nemmano mai rotto un mobile per la gioia di nostra madre.

Questo comportamento innaturale di me e Alice e la coppia che ho davanti credo dipenda dal fatto che io e Rose siamo stati già traditi da questo tipo di amore. Siamo infatti gli unici ad aver già soddisfatto in precedenza questa voglia e nessuno dei due ha avuto un lieto fine. Certo Rose non è andata così in là ma ha amato, si è concessa tanto a una persona che poi l’ha tradita, lo stesso posso dire che vale per me anche se tuttora non riesco a comprendere se fosse per amore o semplice passione.*

Il punto è che anche se ora non ho più questa voglia di dare sfogo al mio lato animalesco, con lei la notte ha cambiato totalemente significato nella mia testa. Prima non mi piaceva, era lugubre, oscura. Durante la notte combattevo, mi distaccavo dalla mia amata, rischiavo la vita. Il girono invece era il momento in cui il mio corpo si univa al suo o i nostri sguardi innocenti si trasformavano in chiacchierate che andavano sempre oltre le parole. Era tutto il contrario. Sta di fatto che ora la notte e mia e di Alice, è dedicata al nostro amore, è l’unico momento della giornata in cui ognuno ricorda all’altro che l’anelo che porta al dito non è un semplice ornamento.

 

- Possibile che debbano essere così violenti ogni notte? – la voce scherzosa di Emmett rimbombò nella stanza senza far cessare però forti rumori provenienti dalla camera sopra di noi. Sei infatti mio padre aveva insonorizzato la stanza a qualcun altro non era stato permesso farlo e le fastidiose urla, perché alla fine è di questo che si tratta, invadevano tutto il salotto nel quale avevamo intenzione tutti e quattro di passare la notte.

- Secondo me è il rischio di arrivare vergine al matrimonio, ergo per cui da questo punto di vista, molto meglio aver peccato – risposi facendo zapping sul televisore e cercando qualcosa di interessante – insomma se aspettare 90 porta a questo risultato felice di essere andato contro le usanza a 16!-

- Io sono arrivata vergine al matrimonio e non sono così – esclamò Alice che se ne stava con la testa appoggita sulle mie gambe e allungava ogni tanto il braccio per giocare con i miei capelli.

- Tu non hai memoria del tuo passato quindi che ne sai! – fece notare Rose sorridendo mentre messa nella mia stessa posizione coccolando la testa dello scimmione – per quanto ne sappiamo ti saresti potuta fare un medico –

- Ah ah ah – scandì bene l’elfo imitando una falsa risata – ma che divertente –

- Non sono io la divertente del gruppo, io sono la stronza –

- Ti correggo – mi affretto a dire io – gli Hale sono i tenebrosi e stronzi della famiglia-

- Quanta discriminazione che c’è nel mondo – intervenne Emmett soffocando una risata – comunque da umano io ero come i nostri coinquilini, anche se non era amore -

- Risparmiaci la tua storia Em – intervenni bloccandolo – non mi interessa qunte te ne sei fatte! –

- Senti chi parla! Tramite una ricerca ho scoperto che i militari della guerra da te lottata avevano addirittura le puttane che entravano all’interno dell’accampamento per… -

- Emmett! – lo interruppi io scioccato, quella parte non volevo mica raccontarla a Alice.

- Che c’è ? E’ la verità! Molti militari dopo mesi ne sentivano la mancanza oppure altri non volevano morire senza non aver fatto questa esperienza e quindi…-

- Jasper non mi hai mai detto nulla al riguardo. – sogghignò divertita Alice tirandosi su a sedere.

- La vuoi piantare! – esclamai facendo finta di non averla sentita – Sono cose private! -

- Non sono cose private! – intervenne lui, seguendo l’esempio di Alice e posizionandosi seduto affianco alla compagna che non riusciva a smettere di ridere - E’ un semplice ricerca, può farla chiunque… anche Renesmee! Insomma non è colpa mia… -

La voce divertita di Emmett venne bloccata dal campanello portando il silenzio. Istintivamente presi il cellulare e fissai l’ora: 2:35.

Aver definito in quel preciso istante nella mia testa quel campanello come la mia salvezza era stato un gravissimo errore. Mi sono sempre ripetuto di non prendere decisioni affrettate ma in quel momento quella frase non mi aveva di certo bloccato. Potevo cambiare argomento, insomma una figura incappucciata che bussa alla porta di casa tua in piena notte non può che aiutarmi da questo punto di vista, ma per il resto sarebbe stata la mia rovina.

- Spero che siano i Volturi pronti ad ammazzarti, almeno mi tolgono un lavoro – esordii alzandomi e dirigendomi verso la porta.

- Tanto anche loro sarebbero dalla mia parte, sei tu l’ammazza vampiri non io, perché giustiziarmi? – mi rispose alzandosi e posandomi una mano su una spalla. – oppure potrebbe essere la sposa cadavere, dicono che è molto lugubre –

- Ce ne basta una – risposi guardando poi con un piccolo sorriso Rose che non si era mossa come Alice dal divano.

Allungai una mano verso la maniglia e appena l’afferrai un vortice di emozioni mi invase. Il mio corpo per un attimo entrò in contatto con quello della persona che un secondo prima aveva citofonato. La sua paura diventò mia, la sua vergogna la mia principale emozione. Odiavo quei momenti, odiavo quando le emozioni di una persona erano tanto più forti delle mie da sovrastarle. Non era certo la prima volta che capitava, anzi potremmo definirlo un effetto collaterale del mio potere. Il punto è che non posso essere ogni volta tanto felice da non permettere a nessuno di superarmi. Spesso a scuola non provi nemmeno delle vere emozioni, sei solo stordito dalla voce ripetitiva della prof. Ma non tutti sono come te. Certo che no. C’è l’arrapato, il depresso, l’innamorato, il super agitato… e arrivo ad un certo punto della giornata in cui il mio cervello non ce la fa più e non è più capace di darmi emozioni.

- Tutto ok?- mi chiese Emmett notando la mia reazione – com’è?-

- Non è pericoloso, ha solo tanta paura ed è piena di ansia. Non ha intenzione di farci del male – risposi aprendo poi la porta e trovandomi avanti a una donna inusuale. Aveva un mantello scuro che la ricopriva e le cadeva sul capo, gli occhi chini e gli abiti bagnati. I capelli scuri le cadevano mossi e scompigliati lungo la faccia e le mani erano unite in fronte al grembo quasi stesse pregando fino ad un minuto prima. La vista di un vampiro è cinque volte più acuta di quella di un banale essere umano ma da quella distanza non riuscivo comunque a scorgere niente di lei se non i lineamenti che si intravvedevano nel nero notturno.

- Chi siete? – chiesi con voce solenne come se non fosse una cortesia ma un vero e proprio ordine.

La fanciulla alzò il capo e ci fissò dritti negli occhi.

- Jasper – disse poi con voce quasi tremante - sono così lieta di vederti -

- Preferivo la sposa cadavere – disse sotto voce Emmett  - io me ne vado –

Stava per voltarsi ma io fui più veloce e senza distaccare gli occhi dalla fanciulla feci scattare il mio braccio afferrando il suo e costringendolo a restare al mio fianco. Non ho mai sofferto di paura, fin da bambino mi impegnavo a superare ogni mia fobia, anche se devo dire non sempre con tanto successo. “Le paure mi bloccano” mi ripetevo in uno dei miei tanti monologhi interioti “se vuoi essere forte devi controllare prima le tue emozioni e automaticamente imparerai a controllare te stesso”. Ma in quel momento quando quelle labbrea si erano schiuse producendo il mio nome la paura mi aveva assalito sovrastando quella che risidieva dentro di me non per mia cerazione. Perché anche se non avrei preso decisioni affrettate come prima, anche se l’avrei costretta a sporsi in avanti per avere la certezza della mia tesi, io già sapevo a chi apparteneva quella voce.

- Ditemi chi siete – ripetei io con tono ancora più severo mentre l’animale dentro di me era già pronto ad attaccare – rivelatemi il vostro volto –

La donna con passo insicuro si avvicinò arrivando fino a sotto la porta e togliendosi il cappuccio. Il mio respiro cessò.

I capelli erano spettinati e castani, gli occhi erano gialli quanto i miei e non adatti alla persona che li portava, il corpo formoso e i vestiti chiari la seguivano rendendola seducente.

- Jasper – ripete lei facendo un sospiro.

- Maria – rispondo io bloccando la mano che istintivamente era pronta richiudere la porta – Cosa vuoi da me? Cosa vuoi ancora?-

- Il tuo aiuto. Ti prego, ti scongiuro, ti supplico, aiutami ancora una volta-

 

 

 

* So che c'è anche Esme... ma lei in realtà non amava suo marito quindi la vedevo in un altra prospettiva

 

Salve a tutti

So di avere tante storie ancora aperte ma questa proprio mi ha catturata.

Ero sdraiata su un divano un pomeriggio di più o meno una anno fa che è nata l’idea di far diventare Maria ancora partecipe della storia, ma non sapevo come renderla avvincente. Poi un po’ di tempo fa mi è nata in tesa l’idea delle due notti,  della passione e dell’amore, di come quest'ultimo riesce a far modificare le persone ecc… e quindi è nata questa storia. Non prendetela come un OOC, so che fino all’ultimo capitolo potrà sembrare tale ma confidate in me, non c’è bisogno di mettere quella sigla. Per il reading l’ho messo per i capitoli 4 e 5 e parte del 6 ma non saranno mai nulla di sconvolgente… al contrario saranno maggiormente incentrati sui pensieri del protagonista. Per il titolo do la possibilità a voi di darmi dei suggerimenti… solo allora lo sceglierò =)

Spero che la storia vi piaccia, fatemi sapere se continuarla! =)

Mary

P.s. Se avete dei suggerimenti su come farla proseguire scrivetemeli pure, li aggiungerò o modificherò ciò che ho già scritto.

p.p.s. Questa storia non è betata quindi se trovate qualche errore che mi è sfuggito o delle imprecisioni fatemele pure presenti!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I nuovi Hale ***


I NUOVI HALE

capitolo 1

 

 

- Aiuto?! – la mia voce, prima sicura, ora usciva tagliente e quasi nervosa – Tu mi viene a chiedere aiuto? –

Un piccolo sospiro uscì dalle sue labbra mentre gli occhi si chiudevano leggermente tornando a fissare il pavimento.

- Hai ragione, come fraintenderti. Io non ho mai fatto nulla per te…-

- Non ho mai detto questo – la bloccai con voce dolce.

Non so perché quella frase era uscita dalle mie labbra. Non volevo dirlo, non volevo giustificarla, non volevo farle dei complimenti o tantomeno difenderla per tutto quello che aveva fatto, per tutto quello che mi aveva fatto. E allora perché la mia bocca si era aperta? Perché aveva proferito quelle stupide parole invece di farla proseguire?

- Oh – rispose lei stupita da quel mio intervento – io pensavo che tu la vedessi così e comunque sappi che in tal caso ti capirei  –

Silenzio, il silenzio ci invase. Nessuno sapeva cosa dire, cosa rispondere. Immobili, immersi nei nostri ricordi. Immersi in quel tempo in cui non vedevo l’ora che arrivasse la luce del giorno per baciarla, immersi in quel tempo nel quale avere tante cicatrici non mi disturbava, immersi in quel tempo in cui lei aveva ancora una parte nel mio cuore, immersi in quel tempo in cui io ero la sua marionetta.

- Che ci fai qui? – chiesi poi lottando contro la voglia di voltarle le spalle - Come sei giunta a noi? -

- Avevo bisogno del vostro aiuto, ho bisogno del tuo aiuto, Jasper. Sono 5 mesi che non bevo sangue umano, sono cinque mesi che mi nutro di stupidi animali per poter facilitare le cose, per cercare di essere da voi accettata. A dirmi dove vi trovavate e che dieta conducevate è stato Peter, certo è stato difficile convincerlo ma dopo aver capito che non si sarebbe liberato di me facilmente a ceduto, dicendomi il minimo indispensabile. Non pensavo fosse ancora così unito a te –

Di tutta risposta abbassai leggermente gli occhi: nemmeno io credevo che si sarebbe rivelato così tanto fedele nei miei confronti. Dopotutto gli anni erano passati ma io ero sempre lo stesso ragazzo che voleva uccidergli l’amata.

- E se io decidessi di non aiutarti? – dopo un minuto di silenzio i miei occhi tornarono concentrati sui suoi, specchio della sua anima, e la voce mi uscì tagliente dalle labbra cambiando brutalmente discorso – Cosa farai in quel momento? –

- Morirò – rispose seria lei avvicinandosi ancora di più a me – non ho altra scelta, altre vie di salvezza. -

- Perché non chiedi a Peter di aiutarti? – la interruppi io, se l’aveva raggiunto perché non aveva supplicato prima alla sua porta?

- Era spaventato quanto te nel vedermi e lui è sempre stato piuttosto debole -

- Io non ho paura –  esclamai più per auto convincermi che per altro.

- Oh sì che ce l’hai, non bisogna essere di certo come te per capirlo. Ma questo non ha importanza, quello che mi interessava veramente era trovarti e sai benissimo che quando mi fisso un obbiettivo non mi arrendo mai. Volevo come protettore il miglior combattente che io abbia mai conosciuto e non uno dei tanti, volevo te e nessun altro, se no non vale la pensa avere qualcuno che mi protegga –

- Peter era un ottimo guerriero –

- Ma non era te. Ho bisogno del TUO aiuto J – disse poi con tono basso sottileando il soprannome che sempre aveva usato con me – ti prego -

La fissai in silenzio. Come potevo farla entrare? Come potevo far varcare la soglia a quella donna che, più tra tutte le cerature dell’universo, rappresentava il diavolo? Ma allo stesso tempo come potevo l’asciarla lì fuori? Come potevo estraniarla? Lei era parte di me e questo non averi mai potuto cambiarlo.

Non era del tutto falso quello che avevo detto prima, lei non mi aveva dato solo esperienze negative. Mi aveva dato l’amore, l’onore, la passione. Mi aveva lasciato in vita, mi aveva dato alla nuova vita e mi aveva fatto diventare parte importante di lei, del suo universo. Certo mi aveva anche reso un mostro, aveva giocato con i miei sentimenti, mi aveva dimostrato che io per lei non ero che una pedina di tempo eppure ora era qui, davanti a me, fragile e sottomessa, supplicandomi di diventare per la prima volta parte del MIO mondo.

- Sappi che sei libero di decidere – la voce di Maria mi distolse dal mio monologo facendomi puntare gli occhi verso di lei - che non te ne farò mai una colpa se ora mi richiudi la porta in faccia. Io…-

- Entra – ordinai tornado in casa e accompagnandola fino al salotto dove vidi Alice e Rosalie irrigidirsi.

- Che ci fa lei qui? – mi sussurrò con un sorriso forzato il mio folletto raggiungendomi seguito da mia sorella.

- Ora vi spiego, vi prego aspettate –

- Io giuro che se quell’odioso Jacob passa ancora del tempo in questa casa lo uccido – esclamò mia moglie che era innervosita da non aver visto nulla del suo arrivo.

Sorrisi lievemente per poi tornare a concentrarmi sul problema principale.

- Em – esordii dopo aver invitando Maria a sedersi sul divano – vai a chiamare gli altri –

- Perché io? – chiese lo scimmione – vacci tu!-

- Emmett – l’urlo di Rosalie fu così aggressivo che sembrò bloccare per un secondo il tempo. Dopo quella reazione in puro silenzio McCarty salì le scale bussando alle porte dei 4 indemoniati e bisbigliando una frase del tipo “scendete vi dobbiamo parlare”.

Non ci volle molto tempo prima che le persone che, più per gioco che per altro, chiamavo mamma e papà ci raggiungessero. Devo ammettere che mai come quella volta mi fecero capire in che pose si trovavano due secondi prima: Esme, la brava donna di casa, carina e dolce era completamente nuda coperta solo dalla camicia di Carlisle che le arrivava fino mezza coscia, i capelli sciolti e arruffati e un sorriso forzato e imbarazzato stampato in faccia. Anche Carlisle non era da meno. Il suo corpo era coperto solo da un paio di pantaloni di velluto lasciando scoperto il petto, che nessuno si sarebbe mai aspettato vedere in quelle condizioni. Le braccia infatti erano molto più muscolose di quelle che l’intera famiglia si aspettava di vedere sotto la camicia e un leggera tartaruga, appena accennata, rendeva il suo fisico non proprio associabile a quello di un padre. Ma la cosa che tutti notammo, sulla quale però nessuno osò fare domande, fu una piccola mezzaluna, ancora fresca, che, contornata da un leggero color di rossetto, brillava affianco alla spalla.

Molto probabilmente per paura che fosse successo davvero qualcosa di grave erano scesa di corsa senza curarsi di niente.

- Poi dite a me – esclamò Rosalie facendo una piccola risata.

- Noi possiamo fare quello che vogliamo siamo i vostri genitori – le ripose Esme legandosi i capelli in uno shinion 

Prima ancora che potessero chiederci il perché di questo nostro richiamo gli altri due componenti della famiglia si avvicinarono. Al contrario degli altri erano vestiti completamente anche se sul loro viso restavano ancora i segni della “fatica” compiuta. E’ vero siamo vampire e potremmo andare avanti a fare qualsiasi cosa senza mai stancarci o sentire dolore ma quella era una sensazione diversa. Non eri stanco, non avevi bisogno di prendere fiato, ma come per autonomismo finivi ad avere il fiatone.

- Che succede? – chiese Edward cercando di evitare di leggere i pensieri degli altri.

Di tutta risposta non feci che indicare con una mano il divano.

Il leggero rumore di respiro che fino a un secondo prima aleggiava nell’aria finì.

Dal primo all’ultimo i componenti di quella strana famiglia cessarono di respirare, bloccarono quella parte che ancora li rendeva vicini agli umani. I loro muscoli diventarono rigidi, tutti tranne quelli di Bella che come una bambina alle prese con le prime esperienze del mondo non riusciva a capire nulla di tutto ciò che la circondava.

- So che non avrei dovuto farla entrare – dissi con voce delicata e colpevole, solo allora mi rendevo conto che non ero il capo in quella famiglia ma la pedina più debole.

Non potevo fare tutto quello che volevo.

Il fatto è che aver visto anche solo per un minuto Maria mi aveva fatto provare quella sensazione di potere e onore che da anni non sentivo. Mi aveva fatto agire così come sempre mi hanno insegnato di agire: avevo imposto la mia decisione, avevo ordinato, ero stato per un momento il punto forte della famiglia aprendo le porte di quella casa come se ne fossi il capo – non era mio diritto, dovevo chiamarti ma non potevo lasciarli lì fuori –

- Non importa Jasper – rispose Carlisle riprendendosi dal trans in cui era crollato e ricominciando a respirare – è anche casa tua e se tu hai trovato in quel momento più opportuno farla entrare per me va bene ma non puoi pretendere che io l’accetti-

- Capisco – risposi con voce fioca – so che ti da fastidio avere una persona che ha commesso così tante cose orribili nel tuo salotto…-

- Di quello non mi interessa – rispose Carlisle – a me da fastidio perché ha fatto male a te –

Sorrisi lievemente a quella affermazione inaspettata.

- Vuole aiuto – gli spiegai poi senza distaccare gli occhi da quella chioma castana che per anni avevo stretto spesso avidamente tra le mani – non so cosa fare, non posso accettare ma non posso nemmeno mandarla a morte. Il legame che ci lega è comunque profondo, nel mio corpo scorre il suo veleno e io non posso pensare di lasciarla andare a morire così dopo che mi ha chiesto aiuto –

Di tutta risposta Carlisle mi poggiò una mano sulla spalla e si avvicinò al divano. Con stupore di tutti si sedette con una sedia di fronte a Maria e dopo un lungo e profondo respiro incominciò a parlare con quel suo tono tranquillo nel quale solo io, empatico di natura, potevo scorgere l’immane ansia.

- Mi chiedevo quando ti avrei incontrata, ma mai mi sarei aspettato che questo fosse il nostro incontro. Volevo conoscerti, volevo parlarti da anni, ma mai mi sarei aspettato di vederti seduta sul divano di casa mia. Perché? Perché ho sempre creduto che il cuore di mio figlio fosse troppo forte per riuscire ad accettarte di farti oltrepassare il portone di casa -

- Tuo figlio? –

- Sì è così che da anni ormai chiamo Jasper. Se agli inizi era solo per mascherare la nostra natura ora penso davvero a lui in questi termini – rispose con voce dolce –ma poi ti spiegheremo, ora dimmi perché sei qui? –

- I volturi mi hanno inseguita per giorni - incominciò a raccontare la castana - Sono una dei pochi ad avere così tanti territori in mio possesso, sebbene il numero sia diminuito negli ultimi decenni. Le cose hanno preso il sopravvento in Messico e loro cerdono che per logica sia io la principale colpevole –

Per un attimo, solo per un attimo, all’udire il suo racconto una sensazione bizzarra nacque dentro di me. Non era tristezza o compassione, ma qualcosa di molto più intenso e profondo. Quella voglia bizzarra di volerla proteggere a tutti i costi mi fece irrigidire il corpo. Solo per un attimo, solo per un piccolissimo attimo eppure era successo. Per la seconda volta nell’arco di una serata avevo provato qualcosa di positivo per lei. Maria sapeva cambiarmi, forse era proprio questa la sua più grande arma.

- Io sono disposto a darti la mia protezione e di accoglierti in casa mia ma a due condizioni –

- Sono disposta a tutto – rispose subito lei mentre gli occhi le luccicavano leggermente.

- Prima di tutto devi accettare di diventare mia figlia, di andare a scuola appena pronta, di non mangiare mai un umano e resistere a ogni tuo istinto. Devi diventare umana e seguire le MIE regole. Secondo Jasper deve accettarti qui dentro, l’ultima parola mi sembra giusto che questa volta spetti a lui –

La mano del biondo si tese verso di me invitandomi a sedermi accanto alla mia creatrice. Dopo un lungo sospiro afferrai la mano di Alice che mi stava accanto e senza lasciarla la trascinai accanto a me sul divano.

Avevo bisogno di averla lì con me. Eravamo una famiglia, non avrei mai preso una decisione da solo, mai più. Lei aveva potere quanto me su quella decisione.

Non lo facevo per passargli il peso. Certo ero sotto pressione, non volevo che Maria entrasse a far parte del mio mondo per la prima volta dopo secoli felice, non volevo che la parte di me che cercavo ogni giorno di nascondere potesse anche solo tornarmi in mente. Ma per me il pensiero di Alice valeva mille volte di più di quello di chiunque altro.

Con ancora la mano unita alla sua mi voltai verso di lei che mi sorrise divertita come sempre.

Come spesso capitava tra noi mi bastò uno sguardo per comprenderla.

– Le stiamo offrendo solo aiuto – le dissi sorridendo.

La sua stretta divenne più salda trasmettendomi tutta la sua felicità che non fece che tranquillizzarmi.

- Va bene - risposi guardando la diretta interessata negli occhi - Ma al primo passo falso non avrò paura a consegnarti personalmente ad Aro –

- Molto bene – esclamò Carlisle prendendo parola – allora ora bisogna renderti partecipe della nostra famiglia –

Così dicendo fece segno agli altri di avvicinarsi. Tutti si mossero mettendosi accanto alla capo famiglia che con un sorriso stampato in faccia iniziò le presentazioni.

- Questa è Esme mia moglie e madre in questa famiglia – di tutta risposta la donna non fece che andare a stringergli la mano – quelli che già hai incontrato prima sono Rosalie e Emmett, sono sposati e Rose, secondo ciò che raccontiamo in giro, è la sorella gemella di Jasper. Loro sono Bella e Edward. Bella e Edward sono sposati e hanno una figlia Renesmee che ora sta dormendo di sopra…-

- Una figlia? – chiese stupita Maria che come noi due anni prima non considerava possibile che quello avvenisse.

- Sì, Bella era umana quando si è sposata con mio figlio. La piccola è una bambina di 7 anni ora, ma è nata solo due anni fa. Essendo una mezza vampira cresce davvero velocemente. Infine c’è Alice – continuò poi indicando il folletto seduto accanto a me – moglie di Jasper. –

Un piccolo sorriso tirato apparve sul volto di Maria mentre interessata continuava a seguire la presentazione di Carlisle.

- Io invece sono Carlisle. Faccio il medico di mestiere e il padre per… hobby – esclamò poi il biondo sorridendo – Per di più ci sono spesso altre persone in casa nostra, come Jacob il “migliore amico” di Renesmee, licantropo di natura –

- Un cosa? – chiese dubbiosa Maria, avendo 200 anni pensava sicuramente di conoscere ogni cosa di questo mondo.

- Si può trasformare in un lupo e riesce ad uccidere un vampiro, ma mai ci farebbe del male. Per di più ama la figlia di Edward e quindi… -

- E’ un po’ pedofilo ma non ci pensare – esclamò Rose senza far capire se era una battuta o meno, devo ammettere che da bravo suddista mi piaceva come presa in giro.

- Per il resto – risprese Carlisle prima che la cosa degenerasse - devi sapere che nella nostra famiglia ci sono altre persona che hanno dei poteri. Alice prevede il futuro mentre Edward legge nella mente…-

- Il che lo rende alquanto indiscreto – esclamò Emmett che come al solito non trovava mai momento non opportuno per fare una battuta.

- Imparerò a farne l’abitudine – sorrise la castana che sembrava tutto ad un tratto rilassata e mostrava il lato positivo di se il più possibile. Quello parte dolce e solare, quella piccola parte del suo cuore che ancora non era stato consumata dall’odio e dalla voglia di potere.

- Siete una famiglia numerosa – esclamò poi fissandoci tutti dal primo all’ultimo e portando il sorriso nella stanza.

- Ti devo correggere – esordì Carlisle alzandosi dalla sedia e sedendosi accanto a lei – siamo una famiglia numerosa. Per i giorni che sarai qui anche tu ne farai parte. –

Questo non faceva parte dell’accordo. L’accettavo, l’accoglievo nella mia vita e anche nella mia casa ma non nella mia famiglia, non nella famiglia nella quale con Alice avevo cercato di costruire una barriera per tenerla fuori anche solo dalla mia testa. Maria non poteva fare parte di tutto questo neanche per un giorno. Lei era un ospite, un indifferente ospite al quale si poteva affittare una stanza. Proprio come Peter e Charlotte o le amazzoni quando erano venuti ad aiutarci. Gente di passaggio. Se vogliamo dirla tutta era proprio come Tania! Anche Tania infatti, in un certo senso, era la vecchia fiamma di Edward mai e poi mai le era stata data anche solo una minima opportunità di entrare a far parte della famiglia Cullen.Mai.

Perchè allora Maria poteva?

Perché Maria doveva sempre ammaliare tutti e diventare unica nel suo genere?

-  Sarà una Hale – la voce di Alice mi fece rabbrividire come mai prima di allora.

Se già non potevo pretendere che fosse parte della mia famigli,a figuratevi se potevo, anche solo lontanamente accettare, che diventasse a tutti gli effetti mia sorella. Certo sarebbe rientrata perfettamente nel gruppo degli “stronzi e misteriosi” ma come potevo anche solo pensare al nostro rapporto passato come amore fraterno? Un’immagine incestuosa si proiettò senza che io la potessi controllare nella mia mente facendo ridere Edward.

-  Ora capisco perché andate d’accordo -  esclamò il rosso facendosi capire solo da me – tu e tua moglie ragionate allo stesso modo –

Solo allora capii quale fosse veramente l'obbiettivo di quel folletto. Non pensavo che Alice potesse essere così gelosa da voler far diventare Maria mia sorella, solo per evitare che si avvicinasse a me con altri scopi. Non avevo mai pensato che fosse lei l’iperprotettiva nella nostra coppia.

- Siete quindi tutti d’accordo? – chiese Carlisle rivolto soprattutto a Rose – Dopotutto lei e Jasper hanno entrambi lineamenti tipici di origine ispanica, quindi basterà dire che sei la sorella minore appena unita ai gemelli. Almeno io ti vedo più piccola di Jasper, poi non sei di estrema altezza di natura, quindi ti metterei in classe con Edward e Alice. Se a loro non dispiace…-

-  Non potevo essere più felice – squittì la gelosa stringendomi ancora di più la mano.

-  Lo immaginavo. Rose? -

-  Nessun problema - rispose la bionda sorridendo, come se fosse felice di quella cosa, come se vedesse qualcosa in Maria che a noi era nascosto.

- Volevo comunque sapere - proseguì poi Carlisle concentrandosi sulla vampira pluriomicida - quanti anni avevi quando è successo tutto…-

- Diciotto – rispose sorridendo con dolcezza – ma non mi mancava molto al compire i diciannove –

-  Ma perché anche se sono il primo ad essere entrato in questa famiglia resto sempre il più piccolo? – esclamò Edward lasciandosi cadere sul divano e mettendo un finto muso che si trasformò in breve in una risata collettiva.

 

 

Buon pomeriggio a tutti.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, è un po' noioso, lo so, ma mi serviva assolutamente per spiegare come stanno le cose a Maria e raccontare anche la questione Volturi. Spero non dia troppo fastidio il fatto che sia Jasper che Maria cambino spesso l'umore, che passino da taglienti e combattenti a solari e scherzosi ma ho bisogno di questo comportamenti. Spiegherò poi anche il comportamento di Carlisle.

Prima di lasciarvi vorrei fare un grosso ringraziamento a Sweet Nymph, Kikka Hale, Amberhale e Camilla L per credere nella storia e avermi stimolato a proseguirla con le loro fantastiche recensioni. Questo capitolo è quindi dedicato a voi, per ringraziarvi delle vostre mitiche parole e della vostra gentilezza nel aver sperecato del vostro tempo per farmi la recensione.

Spero di non avervi deluso e che la mia storia continui a piacervi

Baci

Mary


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Quando il diavolo perde le corna e l'angelo le ali ***


Quando il diavolo perde le corna e l'angelo le ali

capitolo 2

 

 

(POV ALICE)

Seduta in quello scomodo banco in ultima fila non facevo che pensare, non facevo che rifelttare su come la mia vita stava velocemnte cambiando, non facevo che soffermarmi sul fatto che Maria sarebbe restata tormentandomi, tormendandoci.

Dopo quella fatidica notte tutti ci eravamo diretti nelle nostre stanze, tutti tranne Carlisle che dopo essersi messo una camicia si era seduto davanti a Maria e aveva incominciato a parlare del più e del meno, pensando alle questioni burocratiche.

Quella sera, dopo che il diavolo era entrato da quella porta, io e Jasper eravamo stati in silenzio per il resto della notte.

Seduti al margine del letto, uno da una parte e uno dall’altra, senza badare al fatto di non essere soli. Solo dopo ore di silenzio era stato lui a dare sfogo ai sui pensieri, ma anche se questa volta l’avevo predetto, preferii che tutto avvenisse in simultanea.

- Non sono il combattente che credevo di essere – aveva affermato senza sollevare la testa dalle sua mani – se lo fossi stato avrei avuto il coraggio di sbatterle quella porta in faccia e negarle il mio auto. Se lo fossi avrei avuto il coraggio di andare da Carlisle e chiedergli perché Maria dovrebbe diventare una Cullen. Invece no, la mia parte debole deve sempre vincere in me –

- Non è mica la tua parte debole che vince – gli avevo risposto avvicinandomi a lui e prendendogli la mano – ma la parte dolce che tanto adoro –

Lui mi aveva sorriso e guardato con quei suoi occhi che sempre mostravano un po' di tristezza.

Non so bene per quanto tempo eravamo restati lì a fissarci, i nostri occhi dorati in completa adorazione dell’altro. So solo che quando sbattei finalmente le palpebre il cielo era già diventato chiaro facendo vedere la neve che durante la notte si era depositata sul terreno.

Mano nella mano scendemmo di sotto dove trovammo Maria e Rosalie immerse in una chiacchierata animata, come due amiche che si erano ritrovate dopo anni. Con i sorrisi stampati in faccia gesticolavano commentando i vestiti corti che Rose le aveva prestato e che non facevano che esaltare le curve della mora.

Non potevo pensare che la mia migliore amica stesse facendo questo a mio marito, al suo stesso fratello.

Non poteva stringere amicizia con quella, Maria doveva restare sola e isolata, doveva essere detestata e insultata.

L’odio si creò dentro di me ma non fece in tempo a diventare un vero e proprio sentimento che già Jasper l’aveva soppresso, come se fosse stato lì attento ad aspettare che si formasse.

Vedendo la mia situazione mi diede un bacio sulla mano e si allontanò raggiungendo le due donne.

- Andiamo allora – esclamò poi prendendo le chiavi della macchina di Rose ma senza trasmettere emozioni nella sua voce, senza degnare Maria nemmeno di uno sguardo. Stupido illuso, pensava che ignorandola avrebbe davvero reso le cose più facili?

- Con permesso la macchina è mia, quindi guido io – aveva risposto la bionda come se niente il giorno prima fosse successo.

E ora me ne stavo lì, seduta in un banco nell’aula di spagnolo, con Edward da un lato e quella cosa dall’altro, senza che potessi fare niente.

La lezione passava veloce ed io ero talmente immersa nei miei pensieri che il mio cervello si era fermato al “Buon giorno ragazzi” che il professore con voce annoiata aveva esclamato entrando.

Dopo due ore consecutive di spagnolo i miei occhi stavano istintivamente per chiudersi e immergersi in quei sogni che non potevo fare.

Vedevo già sfuocato quando una voce cristallina alla mia destra mi fece risvegliare.

- Perché ce l’hai con me per principio? – sussurrò Maria guardandomi sconvolta.

- Prova ad indovinare – le risposi – e Jasper che dice che sei intelligente –

- Io a te non ho fatto nulla –

- Hai fatto del male al MIO Jasper e quindi e come se l’avessi fatto anche a me – risposi sottolineando l’aggettivo possessivo con estrema grinta.

- Ti chiedo scusa io…–

Di tutta risposta presi le mie cose e sotto stupore di tutti uscii dall’aula.

Non ero isterica e nemmeno lunatica e allora perché avevo appena dimostrato entrambe le cose? Perché sentivo quella sensazione nuova dentro di me? Perché la mia gola bruciava e le mie mani erano in tensione?

Mi rinchiusi dentro un bagno e restai lì per il resto della mattinata.

Il bagno delle ragazze dopotutto era stato creato per questo, per nascondersi.

Se infatti c’era una cosa che le ragazze non facevano mai nei bagni era proprio quello di usare i gabinetti. Non ne avevo mai fatto caso prima di allora, molto probabilmente perché mai prima di allora avevo avuto bisogno di trovarmi una tana sicura.

La gente che entrava aveva sempre qualche problema: una ragazza piangeva perché aveva preso F, un’altra litigava con il proprio ragazzo al telefono mentre l’amica si rifaceva il trucco pronta a presentarsi all’ex fidanzato della sua futura ex migliore amica. Le persone con gli occhiali si nascondevano dai bulli e le cheerleader si rintanavano dalla fila di ragazzi che le volevano sposare, baciare e stuprare in pubblico.

Il bagno era una vero e proprio mondo dei pettegolezzi, il bagno delle ragazze era l’anima della scuola.

- Posso chiederti un fazzoletto? – una vece fievole invase l'aria facendomi cadere dal mondo dei sogni nella quale ero crollata ad occhi aperti. Una ragazzina del primo anno se ne stava accanto a me con gli occhi gonfi dalle lacrime - Li ho scordati a casa -

- Nessun problema – le risposi passandoglielo.

- Sai non è bello quando il tuo ragazzo ti tradisce con la sua ex – disse poi asciugandosi le lacrime che non volevano smettere di scendere – insomma il nostro rapporto era perfetto, eppure oggi stavo andando a lezione di Biologia e li ho beccati baciare –

- So come ci si sente o meglio lo saprò molto presto –

- Cosa intendi? – chiese l’ingenua ragazzina mentre con forza si strofinava gli occhi per rimediare all’affetto panda che il trucco sbavando gli avevo creato.

- La ex di mio mar… del mio ragazzo adesso si è trasferita a vivere a casa nostra perchè... perchè non vuole più vivere con i suoi e io temo che possano tornare insieme, anzi non vedo perché non dovrebbero – la voce uscì affilata dalla mia labbra, indirizzata non certo a quella povera ragazza dai capelli rosso fuoco. Ma avevo bisogno di sfogarmi e lei era l’unica persona con la quale in quel momento avevo voglia di parlare - Io sono bassa, sottopeso, ho i capelli corti e gli occhi da pazza. Lei è al donna più sensuale che io abbia mai visto. Ha i fianchi pronunciati ma non grossi, un seno prosperoso, porta con forza il suo metro e sessantacinque. Per di più con quella sua chioma non può che essere nettamente più bella di me. E non posso che pensare che prima o poi la tua esperienza avverrà anche a me –

- Tu puoi ancora fare qualcosa! -  rispose lei indignata – parla a quella troia e dille di non sfiorarti il ragazzo nemmeno da morta! –

Un piccolo sorriso apparve sulle mia labbra, l’affermazione “nemmeno da morta” cascava a pennello.

– E se quello scemo del tuo ragazzo prova a bloccarti fatti valere e dagli un bel ceffone. – continuò la ragazza che tutto ad un tratto si era ripresa da quello stato pietoso. Forse è proprio vero che parlare con qualcuno aiuta a risolvere le situazioni - Insomma tu sei una donna e devi far valere il tuo nome in quanto tale! –

Mi limitai a sorriderle.

Ma ora toccava a me farle un favore, toccava a me cercare di rimarginare quella parte di cuore che si era rotta poco prima in quella fanciulla.

Feci un profondo respiro e chiusi gli occhi.

La ragazza era al ballo di fine anno ma nessun ragazzo le era seduto accanto, segno che non era accompagnata. Proprio allora quando la festa stava per giungere alla fine un ragazzo di terza di estrema bellezza le si era avvicinata proponendole di ballare. Lei le aveva sussurrato un perché e lui si era limitato a dire che era bellissima e che aveva fatto bene a dare buca alla propria compagna.

- Anche a te finirà bene – risposi poi riaprendo gli occhi e guardando i suoi azzurri - non ti preoccupare se inizialmente ti sembrerà che nessuno ti vuole perché arriverà anche il tuo momento. Mi raccomando vai al ballo, dopotutto è sempre lì che nelle storie le belle dame incontra il loro principe azzurro –

- Grazie, lo farò – rispose sorridendo.

- E’ stato un piacere chiacchierare con te – sorrisi uscendo finalmente dal bagno.

Sapevo cosa dovevo fare ora, dovevo solo far capire le cose come stavano a Maria, parlarle e farle comprendere che non doveva nemmeno sfiorarlo. E mentre mi incamminavo decisa verso la mensa la tristezza lasciò spazio alla stravagante sensazione di prima che in breve si trasformò in rabbia e odio profondo.

Forse Jasper era diventato veramente troppo debole per combattere come aveva detto ma io ero ancora molto forte e avrei vinto.

 

***


-       Ecco dove eri finita – la voce di Edward superò tutte le altre appena con il vassoio in mano mi sedetti al tavolo.

-       Avevo bisogno di sistemarmi il vestito, si era scucito – mentii sorridendo e sedendomi accanto a lui.

-       Rose e Jasper? – chiesi poi vedendo che mancavano all’appello.

-       Sono fuori con Maria – rispose Emmett mentre cercava di mangiare un pezzo di pane senza fare smorfie – a quanto pare lei non aveva mai vista prima di questa mattina la neve e volevano divertirsi un po’ -

Ho sempre saputo del rapporto tra Rose e Jasper.

Sapevo che mio marito si era attaccato molto a Rosalie e che spesso i due volevano dei momenti da passare solo tra di loro: a volte non venivano a pranzo e se ne stavano in giardino, altre si mettevano in un tavolo separato. L’amore fraterno che si era creato tra quei due era morto forte, più forte addirittura di quello di me e Edward. Forse perché alla fine io e Edward eravamo molto diversi e non avevamo nulla in comune, mentre loro due avevano una storia molto simile. Sta di fatto che non era una sorpresa che a volte i fratelli Hale non si portassero dietro lo scimmione e me, ma questa volta era diverso. Che centrava Maria con l’amore fraterno?

-       E perché non sei andato con loro? – chiesi io cercando di amscherare l'indignazione con lo stupore.

-       Beh avevo fame – rispose Emmett facendosi piccolo.

-       Avevi fame? – risposi io alzando il tono della voce e non riuscendo più a soffocare la rabbia che diventava in me sempre più forte – Inventati una scusa migliore con me! –

-       Non avevo voglia di giocare a palle di neve, ok?- chiese lui alzando le spalle e aprendo le bracci con la faccia da “che problema c’è?” - poi mi bagno i vestiti e non ho voglia di andare fino in spogliatoio a cambiarmi. Lo farò oggi pomeriggio…-

-       Stanno giocando a palle di neve?! – urlai io alzandomi in piedi e facendo voltare l’intera mensa verso di noi.

-       Alice calmati non è successo nulla – disse in un sussurro Bella cercando invano di tranquillizzarmi – ora siediti e facciamo che non è successo niente… ci stanno guardando tutti…-

-       Non dirmi cosa devo fare! – urlai facendo cadere la sedia e uscendo dalla sala da pranzo con aria arrabbiata.

 

Con passi veloci e decisi mi avvicinai alla porta d’ingresso della scuola. Senza nemmeno preoccuparmi del fatto di attirare l’attenzione uscii a maniche corte e iniziai a cercarli tra la marea di gente che si lanciava neve addosso.

Non ci impiegai molto tempo prima di individuarli. Se ne stavano in un luogo appartato, dove la neve era quasi ancora del tutto intatta attirando poco l'attenzione.

Rosalie e Maria erano sedute sulla neve e alle loro spalle la figura degli angeli fatti da poco era ancora impressa.

- Perché non vieni pure te idiota? – la voce di Rose mi fece prestare attenzione al destinatario.

- Non lo so - rispose Jasper che appoggiato al muro della scuola non aveva nessuna intenzione di immergersi in quella poltiglia bianca – Mettiamola così, se Royce King giocasse con me a palle di neve tu ti uniresti a noi? –

- E’ diverso – esclamò lei indignata alzandosi e pulendosi dalla neve seguita a ruota da Maria – sai benissimo che lo è –

- Scientificamente parlando no. Abbiamo fatto la stessa cosa volente o nolente –

La mano di Rose arrivò dritta sulla guancia del fratello che sorrise divertito.

- Te la sei cercata – esclamò la bionda.

- Pure tu – ribatté il gemello facendo alzare gli occhi al cielo a Rose che facendo un cenno a Maria rientrò nella scuola.

Sentii lontano un “E’ sgarbato chiederti chi è Royce King?” e la risposta “ no ma è una lunga storia” prima che rigirandomi tornassi da Emmett e gli altri.

 

***


Dopo la scena di quel pomeriggio ero molto più tranquilla. Anche se infatti ero in casa sola con Rosalie mentre gli altri, tra cui anche Jasper e Maria, si divertivano con la caccia questo non mi provocava nessun fastidio. Dopo la dimostrazione di fedeltà che mi aveva dimostrato questo pomeriggio, dopo la dimostrazione d’amore che mi aveva dato senza saperlo non potevo che non preoccuparmi. Insomma finché Jasper non voleva stare con Maria non c’erano problemi, anzi il giudizio che avevo su di lei poteva migliorare.

- Hai visto la nuova collezione? – mi chiese Rose voltando un giornale con entusiasmo – non è male –

- No, ho ben altro per la testa – le risposi tornando a togliere i petali alle rose che con cura mi mamma aveva posto in un vaso in mezzo al tavolo: forse non ero così tranquilla come continuavo a dirmi.

- Questa sì che è una novità –

- No Rose la novità è che tu sei diventata amica di Maria! – risposi io tirando fuori tutta la mia rabbia.

- Come scusa? - rispose con quel suo tono da-so-tutto-io che tanto le si addiceva – Non do pregiudizi. Ho parlato con lei e ho scoperto che non è male, abbiamo tante cose in comune… Mi ascolta cosa che tu per esempio non fai! Mi ascolta veramente! E poi non puoi condannare una persona per quello che ha fatto! Cosa dovrei dire di Jasper? E poi, tanto per la cronaca, è TUO marito che cerca a tutti i costi di unirci! –

- Ma se Jasper è stato tutta la notte con me! Mi pare che questa mattina eravate già molto unite- risposi urlando e alzandomi in piedi.

- Ma oggi è stato con me! Quelle di questa mattina non era che un favore che farei a chiunque. Comunque è da quando abbiamo messo piede nella sala di storia che Jasper dice che è giusto che ci comportiamo da fratelli! –

- Lui cosa ha detto?! –

- Alice calmati l’ha fatto per proteggerci! – rispose lei alzandosi a sua volta - Ragiona un minuto! Come può convincere gli altri che è nostra sorella se non riesce a guardarla nemmeno negli occhi? E poi le sue opinioni su di lei cambiano in continuazione, prima vuole questo, poi non lo vuole più… devi lasciargli il tempo di reagire! Non è facile affrontare una cosa del genere, nemmeno per lui che ne ha passate tante! –

- E’ tutta la giornata che non mi rivolge parola! –

- Perché tu non vuoi che te la rivolga! Sei troppa concentrata sull’odiare quella ragazza che non stai stando vicino a colui che più tra tutti avrebbe bisogno del tuo aiuto! Ti stai comportando da egoista! –

Come avevo fatto in sala da pranzo con fare scenografico uscii dalla porta sbattendola alle mie spalle.

Avevo litigato con tutti, non ero stata vicino a mio marito, avevo offeso la mia migliore amica. E tutto per colpa sua.

Senza che nessuno potesse fermarsi seguii il profumo di Jasper per tutto il bosco fino a raggiungerlo. Appena mi resi conto che ero troppo vicina mi nascosi dietro un albero e restai a in attesa. Non ci vollero molti minuti prima che i due si presentassero di fronte a me.

- Non è male Rose – la voce di Maria uscì sensuale dalle sue labbra – ancora non so come ringraziarti per avermi permesso di far parte di tutto questo –

- Te lo dovevo in un certo senso – rispose lui appoggiandosi a un albero poco distante dal mio.

- Ma da una parte devo ancora chiederti delle scuse – rispose lei avvicinandosi a lui e prendendogli la testa tra le mani – non sono riuscita a essere quella che volevo e verso la fine ho quasi pensato di ucciderti e mi dispiace –

- Non importa – rispose il biondo spostando le mani della ex amante dalla faccia, respingendo il bacio che la mora era pronta a dargli.

– Ora andiamo a mangiare qualcosa – esclamò cambiando discordo e correndo via prima che lei potesse rispondere.

Era il mio momento. Mi avvicinai a lei con passo deciso e Maria nel vedermi non poté che stupirsi.

- Alice – mi salutò  avvicinandosi – Come mai qui? Pensavo fossi a casa con Rosal…-

-  Prova a portarmi via Jasper e sei morta, sono stata chiara? – la mia voce uscì cattiva e tagliente e dentro di me il mio corpo già si preparò a una battaglia.

- Non ho nessuna intenzione di fare tutto questo, voglio solo avere il suo aiuto. Se vorrà sarà lui a venire da me, non certo io a portarcelo –

- Lui non sceglierà mai te a me – dissi io sorridendo con cattiveria.

- Non puoi cancellare un amore di un secolo Alice. Insomma il vostro amore si fonda sua quanto lui abbia bisogno di te per dimenticarmi. Tu non lo conosci nemmeno veramente –

- Certo che lo conosco! – esclamai io avvicinandomi sempre di più.

- Sai quando compie gli anni? Sai che sa fare l’occhiolino solo con un occhio o che da bambino aveva paura dell’acqua perché a 4 anni stava per morire affogato? Sai che sua sorella minore si chiamava Emily e che era una vampiro combattente anche lei? Sai di come gli piace fare l’amore, come gli piaccia la passione? Sai quanto per lui sia importante essere il numero uno? No, certo che non lo sai o non l’avresti fatto rimanere in una famiglia dov’è l’ultimo di una catena –

Non risposi. Più ci pensavo più mi rendevo conto di non sapere nulla di tutto questo. Più ci pensavo più mi rendevo conto che non lo conoscevo affatto. Più ci riflettevo più mi veniva da pensare che forse sarebbe stato più felice con lei, lei che si era interessato a lui. Io quelle cose non gliele avevo nemmeno chieste, non mi erano venute nemmeno in mente. Non avevo nemmeno pensato che gli potesse dare fastidio essere così debole. Come potevo essere sua moglie?

- Io l’ho salvato però – gli risposi trovando l’unica cosa che ero certa di aver fatto per lui – l’ho condotto sulla giusta via. E’ per questo che mi ama –

- Se bastasse così poco le storie di cavalieri che salvano belle dame dalla torre si avvererebbero ogni giorno. Il vostro amore è infondato, è nato perché entrambi non volevate stare soli –

- Questo non è vero – non lo pensavo veramente. Più Maria parlava più mi rendevo conto di quanto avesse ragione ma mai avrei perso questa battaglia, mai l’averi fatta vincere.

- Non lo sto facendo per dividervi Alice. Io vorrei esserti amica – disse poi con voce dolce e persuasiva – ma non posso non dirti come stanno le cose, per di più se sei tu ad attaccarmi su questo punto di vista. Non voglio ferirti ma Jasper non può amare più te che me. Io lo conosco, il nostro rapporto si basa su 100 anni passati insieme. Che fosse amore o meno non importa. Non puoi distruggere gli anni che abbiamo passato, non puoi distruggerci. E poi perchè mai mi hai accettato? Perchè mai non hai ordinato a Jasper di sbattermi fuori? J è un uomo d'onore, fin troppo direi, se ti ha dichiarato amore mai ti tradirà, mai metterà lui prima di te. Se tu non mi volevi lui avrebbe risposto di no. –

- Ma lui lo voleva - la mia bocca si era aperta senza pensare rivelando la verità - Ho visto che prendendo la mia decisione, decidendo di dire di no lui avrebbe sofferto, ho visto che si sarebbe pentito di condannarti a morte e io non posso permettere che soffra -

- Quindi lo ammetti anche te che lui alla fine tiene ancora a ma? -

- Non ho detto questo. Lui è MIO marito, lui ama me e nessun altro ma in lui scorre il tuo veleno e questo non può che unirvi. E' un poi come un genitore e un figlio, si possino odiare ma il legame resta eterno. Non è vero che preferisce te, non è vero che non lo conosco e te lo dimostrerò, ti dimostrerò che lui desidera me sempre e comumque, ti dimostrerò che posso essere per lui quella che ri te e molto di più – risposi mentre le immagini di una giornata molto piccanti mi si proiettavano nella testa. Poteva essere vero quello che lei stava dicendo ma io potevo ancora vincere. Potevo dimostrarle che lui mi accettava, potevo dimostrarle che ero forte e sensuale quanto lei.

E proprio come aveva detto Rosalie per l’ennesima volta non pensai al cuore fragile di Jasper che aveva bisogno di aiuto ma solo alla mia stupida gelosia.

 

 

Ed eccomi con il nuovo capitolo... spero con tutto il cuore che vi piaccia.

Questa storia sta diventado più bella di quanto mi aspettassi da lei all'inizio. Pensavo che fosse una storia semplice che non mi avrebbe impegnato eppure più vado avanti, più vedo il successo della storia, più me ne affezione e finisco per trascurare l'altra ( Elnath Riddle )

Vi informo che poi questa è una stroria bizarra per un altro motivo: E' LA PRIMA CHE STO PER FINIRE! Certo qui siamo solo al capitolo 2 ma nel moi computer sono già al 5! E mai ho messo la parola fine, mai ho spostato il segnala da "non completa" a "completa" in una storia a capitoli. Entrerà quindi nella mia storia! =)

Un giorno magari diventerò famosa (sì certo come no-.-) e mangari uscirà una mia biografia (molto probabilmente scritta da mia mamma per pietà) e vi citerò pure! ahahahahah

Chiudendo tutto questo vi devo chiedere un aiuto... il prossimo capitolo e il 5 renderanno giustizia al riding arancione e io ho paura di come vengono fuori. Non voglio che il mio modo di scrivere cambi, che diventi troppo superficiale (anche se un po' lo sarà e poi vedrete il perchè), non voglio che sia troppo spinto o troppo vicino al rosso. Insomma mi serva una Beta speciale, una beta che non mi guardi tanto gli errori grammaticali ma la parte lime, la parte che io non ho mai provato a scrivere, la parte che ho paura che possa distruggere tutta la storia perchè scritta male.

Per questo mi appello a voi, o mie dolci lettrici, alla ricerca di un aiuto.

Per di più vi avviso che a causa del fatto che ho bisogno appunto di un betaggio il prossimo capitolo impiegherà un po' di tempo in più per uscire su efp... ma vi prometto che l'attesa non sarà troppa.

Pria di lasciarvi come al solito ringrazio chi ha messo la mia storia tra le seguite (Isangel e amberhale), tra le preferite (fratrilli, Alice989 e sweet nymph) e infine chi mi ha recensito o contattato via messaggio quindi ringrazio nuovamente Amberhale, Sweet nymph e Alice 989 in più aggiungo un ringrazialmento a Frego, Kikka Hale e Camilla L... GRAZIE DAVVERO DI CUORE A TUTTE E 6 =)

Ora finalmente vi saluto sperando anche questo capitolo habbia reso giustizia alle vostre aspettative.

Bacioni

Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** E per la seconda volta il grande e potente Jasper Whitlock fu sconfitto dall’amore ***


 

E per la seconda volta il grande e potente Jasper Whitlock fu sconfitto dall’amore

capitolo 3

 


 

(POV JASPER)

Quando quella sera rientrai in casa restai solo per il resto della notte.
Maria era come scomparsa dalla circolazione, seguita da Alice e Rosalie. Emmett giocava con Renesmee che urlando aveva deciso di voler passare la notte in bianco e gli altri si divertivano a modo loro: Carlisle e Esme e la loro camera insonorizzata, Bella e Edward e la stanza del motel più vicino.

Ero solo, completamente abbandonato a me stesso.

Mi sedetti sulla poltrona e senza nemmeno pensare aspettai il nuovo giorno.
Il mio cervello era troppo stanco per ragionare o cercare anche solo di ricreare un’immagine nella mi testa.
Ero esausto di dover mantenere un atteggiamento diverso in base a chi avevo davanti. Ero stufo di non riuscire a capire come agire. Ero frustato che Carlisle non avesse ancora trovato il tempo di parlarmi e di aiutarmi a capire quello che stava accadendo dentro quella casa, quello che stava accadendo dentro di me.

Se infatti un momento prima odiavo Maria con tutto me stesso e non desideravo altro se non il mio folletto dagli occhi malandrini, mi bastava un suo tocco per farmi invadere il corpo di brividi e darmi la voglia di farla tornare nel mio cuore.

Non capivo cosa stesse accadendo, o molto più probabilmente era troppo doloroso capire.
Sta di fatto che non agivo e me ne stavo inerme con la mente svuotata, lo sguardo fisso nel vuoto, seduto su una poltrona alquanto scomoda.
Solo allora, verso le prime ore del mattino, le braccia di Alice mi avvolsero le spalle da dietro, facendomi risvegliare.

- Che ne dici se ce ne restiamo a casa io e te oggi? – chiese con voce troppo sensuale per essere sua.

Quello che disse non mi fece provare alcuna emozione. I sentimenti che provava, la sua voce, tutto era diverso, ma in quel momento non ci feci caso.
Il mio cervello aveva raggiunto la follia. Non ragionava più, agiva di istinto.
Facevo finta che nulla fosse, per questo chiudevo gli occhi davanti all’evidenza.

- V…va…va bene… – risposi balbettando – Perché? –

- Perché ti amo – rispose sorridendomi e scoccandomi un bacio sulla guancia.

Di mattina. Anche questo fattore non mi sfiorò nemmeno un momento.
Non avevo mai fatto nulla di sentimentale con Alice in quel momento della giornata, avevamo consacrato le ore tarde come nostre e questo non poteva che rendermi più felice. Adoravo la piega che aveva preso la parola notte nella mia vita ma in quel momento non ci pensai.
Incapace di decidere mi lasciavo trasportare dall’animale che c’era dentro di me, e dopo due settimane di astinenza quello non poteva che accettare.

– Ti aspetto di sopra – continuò sorridendo.

Detto questo, con un andamento ancora più seducente e bizzarro salì le scale chiudendosi in camera.

- Non ti preoccupare, ti divertirai – esclamò Rosalie passandomi accanto e scoccandomi un bacio sulla fronte – Ho collaborato personalmente, diceva che voleva fare qualcosa di diverso dal solito –

- Dov’è Maria? – chiesi io, non badando alla sua affermazione.

- Viene a scuola con noi – rispose Rosalie sedendosi poi accanto a me.


– Ascoltami, so che è difficile stare con lei ma non è male –

Di tutta risposta alzai gli occhi al cielo.

- Vuole davvero il tuo aiuto Jasper, quante volte ti deve chiedere scusa? –

- Tu l’hai ucciso, perché io non posso fare lo stesso? –

- Perché lei – rispose spostandomi un ciuffo di capelli dal viso e riuscendo solo allora a guardarmi negli occhi – è venuta a cercarti e a chiederti scusa. Dagli un’altra possibilità. Noi a te l’abbiamo data. Mi sono resa conto che non capisci da che parte stare Jazz e vorrei aiutarti. Per una volta segui il mio consiglio, prova a rivalutarla. Ora però non pensarci e divertiti – continuò cambiando poi brutalmente argomento e tornando solare - anche Alice ha bisogno di staccare la testa, è irritante quanto te in questo periodo. Ieri è pure uscita a cercarti a caccia… -

- Io non l’ho vista – la bloccai facendo un tuffo veloce nei miei ricordi alla ricerca della sua presenza… Niente.

- Molto probabilmente era solo una scenata isterica tipica di una donna e ha capito di aver sbagliato appena uscita di casa. Mi ha chiesto pure scusa il che non è da poco! Ora dobbiamo andare o faremo tardi– sorrise alzandosi e voltandosi poi verso la scalinata – Maria ci sei? –

La figura castana si precipitò nel salotto e, bellissima come sempre in quel vestito bianco alla Marilyn Monroe, si avviò verso la porta seguendo mia sorella, senza nemmeno guardarmi.

- Così resti qui? – mi chiese poi bloccandosi di fronte all’uscita.

- Sì… voglio passare un po’ di tempo con Alice – risposi io.

- Lo vuoi te o lei? – e senza aspettare risposta uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

***


- Jazz, mi aspettavo che ci impiegassi meno tempo – appena aprii la porta la voce lussuriosa di Alice mi invase. Se ne stava sdraiata sul letto con un vestito sensuale fatto apposta per coprire solo le parti che, strano a dire, meno mi attiravano di mia moglie.

Mi avvicinai con passo lento verso il letto. Le finestre erano state tutte chiuse portando il buio. L’unica fonte di luce era una lampada fioca che era accesa sul mio comodino.

Mi sedetti sul letto e subito lei si avvicinò.

- Divertiamoci – mi disse sedendosi sulle mie gambe e scostandomi i capelli dal viso.

Con mosse seducenti arrotolò le gambe intorno alla mia vita, facendo premere il suo corpo contro il mio, mentre le sue labbra, per nulla carnose, mi portavano i brividi in tutto il corpo solo premendosi sulle mie.

Le sue mani si appoggiarono allora al mio petto e incominciarono a sbottonare con foga la camicia. Dopo solo due bottoni la sua voglia era troppo forte per resistere, e in breve della mia camicia non restavano che piccoli pezzi bianchi.

In breve ci ritrovammo sdraiati sul letto, con lei che conduceva il gioco.
Quel suo atteggiamento era diverso, sembrava quasi che volesse dominarmi: ogni mossa era scelta da lei, ogni passaggio la vedeva sempre come padrona del mio corpo. Questo comportamento non era nostro, avevamo sempre avuto un rapporto alla pari. Perché allora non mi dava fastidio? Perché non lo notavo?

La danza più vecchia e lussuriosa del mondo continuò in un crescendo senza che io avessi il coraggio o la voglia di bloccarla, e terminò con l’apice del piacere.

Il nostro corpo era felice, il nostro cervello ci costringeva a continuare spinto dalla passione. Il nostro amore, quegli sguardi gentili, quella delicatezza che sempre avevamo usato, erano inesistenti.

Ma non mi importava, volevo abbracciarla, stritolarla e farla mia in qualsiasi modo possibile. Con forza tornai seduto trascinandola con me.

Solo allora, quando le sue unghie si infilarono con violenza e passione nelle mie braccia facendomi gemere dal dolore, il mio cervello sembrò risvegliarsi.

Mai Alice mi aveva fatto provare volontariamente del male, mai aveva associato l’unirsi a me con il dolore.
Mai niente di tutto questo era avvenuto in quei momenti, anche in quelli più passionali.

Avevamo sempre pensato di raggiungere la passione tramite gli abbracci o gli sguardi, non con giochi o dolori sessuali. Quello era il modo di fare di una altra persona.

- Fermati – le urlai distaccandola da me e fissandola negli occhi che, solo in quel momento me ne resi conto, erano colmi di malizia.

- Non dirmi che ti fa troppo male! – mi rispose sorridendomi.

- Non è per quello – risposi mentre l’immagine che avevo fino a pochi minuti prima di Alice svaniva.

In tutta risposta mi baciò nuovamente con passione.

- Perché stai facendo tutto questo? – chiesi allontanandola ancora da me.

- Perché ti amo, come sempre –

- No – risposi io guardandola negli occhi e obbligandola a tirarsi in piedi e a far ricadere nuovamente la vestaglia sul suo corpo – no tu oggi ti comporti diversamente… per esempio: perché lo stiamo facendo ora, di giorno? Ho sempre pensato che il nostro momento fosse la notte. –

- Cosa c’è che non va? – mi chiese lei sedendosi accanto a me e trasmettendomi tutta la sua indignazione e insoddisfazione.

- Non sei tu! Non sento che quella con la quale sto facendo…- mi bloccai di colpo. Non riuscivo a pronunciare quella parola davanti a lei. Anche se infatti apparivo come un ragazzino del XXI secolo, in realtà la vigilia dei miei 200 anni non era poi così lontana, e il mio senso critico ottocentesco non mi dava la possibilità anche solo di pronunciare quella parola senza provare un forte imbarazzo – insomma... sto facendo quella cosa lì, è la donna che ho sposato –

- Io volevo solo che pensassi a me non solo come quella che ti sa coccolare, ma anche come quella che può trasmetterti passione! - esclamò lei premendo le mani sulle mie ginocchia – Perché non ti va bene? –

- Perché non è il tuo tipo d’amore e non mi piace! -

- Invece mi sembra che ti sia sempre piaciuto tanto. Non mi pare che tu stessi piangendo, o mi sbaglio? E poi non mi sembra nemmeno che farlo con Maria così ti darebbe fasti…-

- Che cosa c’entra Maria ora? – domandai alzandomi in piedi mentre la rabbia cresceva dentro di me – Cosa c’entriamo ora io e Maria? –

- C’entrate tantissimo! Fai tante scene ma so benissimo che prima o poi tu vorrai tornare da lei! Alla fine oggi te ne ho dato la dimostrazione: appena cerco di essere un po’ sensuale mi ripudi mentre appena lo fa lei… beh lei raggiunge ben altri scopi. –

- Ma che cosa stai dicendo? – urali mentre il nervosismo si impossessava del mio corpo – Tutto questo non ha senso! -

- Lei sa farti divertire più di me – esclamò lei senza che io riuscissi a capirci qualcosa.

- E’ un modo diverso! E devo ammettere che lo stile che avevi tu oggi si avvicinava al suo… – sospirai.

- Ho chiesto a Rose di aiutarmi perché volevo far vedere a Maria che tu vuoi me sempre e comunque, che posso essere sensuale anche io e che posso farti provare estremo piac…-

- Quindi non hai fatto tutto questo per me? – la mia voce era diventata leggera e sottile, quasi un sussurro, senza che io riuscissi a controllarla. Il sentimento negativo mi riempiva, sostituendo la rabbia. Volevo tornare nervoso, volevo tornare a urlarle contro ma proprio non riuscivo a nascondere le mie emozioni. Mi aveva usato come Maria. Ero stata la sua stupida macchinetta, uno stupido burattino per raggiungere i suoi scopi. Non mi sarei mai aspettato nulla di tutto questo da Alice. Lei era la mia vita, la mia certezza, il cavaliere che mi aveva salvato dalla torre. E per la seconda volta il grande e potente Jasper Whitlock fu sconfitto dall’amore.

"Forse sei tu che non sai capace in questo gioco" mi dissi, mentre gli occhi mi diventavano lucidi "forse sei davvero portato solo per la distruzione. Due su Due, sei un vero disastro come amante"

- Io… io non…- la voce di Alice uscì spezzata.

- Come pensavo – risposi prendendo una maglietta dall’armadio e indossandola - L’hai fatto solo per farla ingelosire, solo per farle vedere che per me sei più importante tu. Ma il fatto è che lo eri proprio perché ti interessava di me –

- Lei sa un sacco di cose su di te che io non so – rispose lei mentre lacrime invisibili incominciavano a rigarle il volto – lei ti ha fatto domande e ha avuto l’interesse di ascoltarti. Io non ti conosco, non mi sono interessata a te –

- Invece sì! – esclamai preparandomi ad uscire dalla porta – Ti interessava dei miei sentimenti e per me questo è quello che conta. Credi che Maria mi sia mai stata vicina quando mi pentivo di quello che facevo? Credi che se io avessi quasi ucciso la sua migliore amica senza il suo permesso mi avrebbe aiutato a tirarmi su di morale senza arrabbiarsi, come hai fatto tu?
Ma non ti preoccupare, ci sei riuscita, sei riuscita a portarmi a letto e a diventare proprio come lei –

L’urlo disperato di Alice riecheggiò nell’aria ma io non l’ascoltai, uscii dalla stanza, dalla casa, ignorandola.

Incomincia a correre.

Corsi senza voltarmi nemmeno una volta, corsi senza fermarmi a pensare, corsi senza fare caso alla pioggia che ormai mi inzuppava i vestiti.

Solo dopo due ore mi bloccai.

Senza pensare a niente mi sedetti nel fango e, per la prima volta da quando ero diventato militare, per la prima volta dopo secoli, per la prima volta da quando a sedici anni avevo giurato a me stesso di essere forte, incominciai a piangere.

 

 

 

 


Buona sera!

Sì, con due giorni e mezzo di ritardo mia accingo a pubblicarvi il capitolo, come posso ordunque non scusarmi?

Mi dispiace assai molto di non aver avuto internet per 2 giorni (stupido computer) ma ora finalmente sono riuscita a compiere l'evento del secolo... postare!

Ma ora basta con queste parole forbite! Parliamo come mangiamo!

Come detto nel precedente capitolo ero un po' tetubante su questo capitolo, perchè il mio bagaglio di esperienze sessuali è carico come quello di un bamabino di prima media, aimè.

Quindi è tutto frutto delle mie fantasie più segrete, delle storie abbastanza piccanti che leggo e delle esperienza, come sempre dettagliate, delle mie amiche, argomento poi di ogni nostro parto-in piagiama (pigiama party ci suona troppo da bambinette rendendoci ancora più bambinette con questo atteggiamento-.- tiratevi sopra un velo pietoso ve ne prego).

Sta di fatto che per me è stato complesso scrivere questo capitolo e spero quindi di non avervi deluso.

Il prossimo capitolo sarà quello decisivo, sarà il capitolo su cui tutta la storia si basa. Mettiamola così: immaginatevi la storia come una  montagna. Fin ad ora abbiamo fatto la salita, il prossimo sarà il cucuzzolo e poi inizierà la discesa.

So che siamo solo al capitolo 4 ma non volevo che fosse una cosa troppo lunga, 7-8 capitoli, in modo tale che la storia non fosse pesante.

Poi vi devo informare che una mi amica pubblicherà questo e il capitolo seguente anche in rosso... poi vi lascerò il link.

Prima di lasciarvi devo poi fare come al solito i miei rigraziamenti. Tanto per cominciare grazie a chi ha messo la storia tra seguite e preferite e grazie come sempre a chi ha sprecato un po' di tempo per recensirmi il capitolo. Grazie quindi infinitamente sopratutto a voi 6 (amberhale,Alice 989,sweet nimph, camilla L, kikka Hale).

Ne ho saltata una volutamente perchè lei ha il diritto di avere più spazio. Un grazie sentitissimo a  Annie MGreene che mi ha betato il capitolo molto velocemente e con molta attenzione, davvero una delle beta migliori che io abbia mai avuto. La recensione quindi è anche un po' per lei.

Ora vi lascio, spero di pubblicare presto, ma come il precedente ho bisogno di tempo... questa volta spero di farlo davvero per sabato (i miei genitori rallentano un po' tutto... ora sono fissati che sono dipendente da computer-.-)

Spero con tutto il cuore di nona vervi deluso

Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Solo spegnendomi ricominciai a vivere ***


 

SOLO SPEGNENDOMI RICOMINCIAI A VIVERE

capitolo 4

 

 

 

(POV JASPER)

 

Me ne stavo seduto sul divano fissando il televisore spento.
Da giorni ormai non mi muovevo da quella posizione. La gente passava, mi chiedeva di spiegargli il perché di questa mia reazione ma io nè rispondevo, nè dimostravo di essere vivo. 

I giorni passarono in casa Cullen. 

Maria non diede mai segno di volersene andare, anzi, ormai era parte della famiglia quanto me, se non di più. Giocava con Renesmee almeno una volta al giorno senza avere problemi con il sangue, aiutava Esme con le faccende domestiche rivelandosi un’ottima donna di casa e trovava anche il tempo di andare in giro con Rosalie soffermandosi davanti ai vestiti da sposa.

“Ho la vita che sognavo da bambina” aveva una volta esclamato mentre con mia sorella provava l’ennesima minigonna.

Lei era felice. 
Alice era scomparsa dalla circolazione andando a vivere in un hotel di Seattle, comparendo solo di pomeriggio per un rapido “Ciao". E io ero semplicemente diventato parte dell’arredamento.

Dicembre lasciò spazio a Gennaio senza che io nemmeno me ne accorgessi, senza che io andassi a scuola, senza che io mangiassi nemmeno una volta.

Gennaio lasciò spazio a Febbraio, ma ancora non avevo il coraggio di muovermi. 
Il mondo girava intorno a me ma io ero statico. La sete si faceva sentire, ma non avevo nessuna voglia di soddisfarla. Non mi interessava il dolore che provavo alla gola o meno. in quel momento non mi interessava nemmeno di morire. Di me era restato solo un corpo vuoto. Il mio cervello si era spento senza darmi segnali di volersi riattivare.

- Viene a caccia con noi, sono due mesi che non mangi, Jasper – la voce di Carlisle mi raggiunse mentre sentii la sua mano poggiarsi sulla mia gamba, preoccupato. 
Non era un consiglio il suo, e i suoi gesti e le sue emozioni non facevano che riconfermare questo mio presentimento. Mio padre mi stava supplicando, mi stava implorando per una volta di fare quello che diceva. 

– Non puoi rifiutarti di mangiare – continuò quasi sussurrando - Se ti porto qualcosa come abbiamo fatto con Bella quando era incinta, ti nutrirai?–

Come tutte le altre volte non risposi, ne spostai il mio sguardo. 
Rimasi immobile come una statua, muto come un pesce.

- Maria resta qui – concluse poi il capofamiglia alzandosi e passandomi affettuosamente una mano tra i capelli – non va a nessuno di lasciarti solo e lei è già andata questa mattina. Perché non vieni? -

Senza nemmeno aspettare una mia risposta seguito dagli altri uscì di casa chiudendosi la porta d’ingresso alle spalle.

Ora ero veramente solo. Solo come quando avevo lasciato Maria.
Non c’era più nessuno pronto a consolarmi, non c’era più nessuno pronto a salvarmi… ero solo. Fino a quel momento non mi ero reso conto di quanto ormai anche Carlisle avesse perso la speranza, di come ormai le sue suppliche suonassero stupide anche alle sue stesse orecchie. Lui si era alzato senza sprecare un minuto di troppo nella speranza di vedermi muovere le labbra. 
Ma non era l’unico ad aver perso la voglia. In casa l’avevano persa tutti. Nessuno si aspettava che mi muovessi più da quella posizione. Lo dimostrava il fatto che Emmett non avesse più provato a farmi tornare a sorridere.
Lo dimostrava Esme che per non vedermi e soffrire usciva dalla porta sul retro. Lo dimostrava Rosalie che aveva smesso di venirmi a chiedere scusa e pure Edward che aveva smesso di raccontarmi il suo monologo interiore. L’unica per la quale esistevo ancora era la piccola Renny, quel docile esserino che ignaro di quello che stava accadendo mi veniva ancora a dare un bacio sulla guancia implorando il nostro solito saluto, che ignaro giocava ancora ai miei piedi. Era troppo piccola per ragionare con la sua testa, era troppo piccola per capire quello che avveniva. Se fosse stata grande mi avrebbe lasciato pure lei. Perché alla fine non ero diventato che una preoccupazione e chi non si vuole disfare delle preoccupazioni?
Dei passi si avvicinarono alle mie spalle e una mano leggera sfiorò con delicatezza la mia guancia, senza farmi provare emozioni.

- Sei morto J? – mi chiese sensuale la donna che molti denominavano “El diablo”, Maria.

Da quanto anche lei non mi rivolgeva parola?  Eppure ora al contrario degli altri era lì e mi parlava con sincerità, mi parlava come se avesse ancora speranza di vedermi tornare sorridere, mi parlava come se le importasse davvero di me.

- E’ come se lo fossi – per una volta da quella mattina parlai producendo quel suono leggero e straziato che tutti però desideravano sentire.

- Io non credo – mi rispose avvolgendomi il collo con le sue braccia – nessuno ha mai sconfitto Jasper Whitlock, perché lo dovrebbe fare un fragile folletto? Tu sei forte, molto più di chiunque altro io abbia conosciuto, nessuno ti può fermare. Per questo ti desidero. –

- Mi desideri? – chiesi senza far intravvedere nessuna emozione, il mio corpo era stupito ma troppo esausto per far vedere questa mia emozione.

- Ti ho sempre desiderato -

Senza rispondere la lasciai fare, la lasciai baciare il mio collo, la mia mandibola. La lasciai immergere le mani nella mia maglietta bianca e accarezzarmi tutto il corpo senza fare niente. Ma quando le sue labbra sfiorarono le mie una strana sensazione mi invase, un brivido di piacere percorse tutto il corpo facendolo irrigidire, senza che io potessi farci qualcosa, senza che io potessi bloccarlo.

Un piccolo risolino di compiacimento uscì dalla bocca di Maria, mentre con le sue labbra percorreva tutto il corpo arrivando fino alla clavicola.
Solo allora, con delicatezza, i suoi canini affondarono nella mia pelle facendomi dopo mesi risvegliare e sussultare.

- Fermati! – 

Di tutta risposta il suo morso divenne più profondo e doloroso, facendomi gridare.
 Solo dopo mi resi conto che quell’urlo non aveva niente a che fare con un lamento. Era puro piacere.

La sua bocca si distaccò dal mio corpo mentre con un balzo si sedeva sulle mie gambe guardandomi dritto negli occhi. Il mio fiato era ancora affannato e i suoi occhi gialli trasmettevano voglia e piacere.

- Sei cambiato molto di meno di quanto pensassi – mi disse sorridendo.

- Anche tu – risposi senza riuscire ancora a comprendere fino dove volessi arrivare. 
Le intenzioni di Maria erano chiare e non ci voleva certo il mio potere per percepire la voglia e la passione che racchiudeva, ma le mie erano oscure anche a me.

- Allora non ti dispiacerà tutto questo… – rispose mentre le sue mani mi sfilavano la maglietta con delicatezza – anzi…- aggiunse poi incominciando a baciarmi prima che potessi anche solo accettarlo.

- Non possiamo – le dissi bloccandomi e portandola lontano da me – Non possiamo fare tutto questo. E’ dannatamente sbagliato. –

- E perché dovrebbe esserlo? Tu e Alice non siete più insieme e comunque lei è con Renesmee e Jacob ora quindi non vedrebbe nulla. E’ giusto stare con chi si desidera. Non puoi negare a te stesso di volere tutto questo. Perché dovresti? Io sono l’unica persona che ti è ancora vicina, l’unica che è riuscita a farti parlare. E poi quanto tempo è che non ti dai un vero e proprio piacere personale? Da quanto tempo non decidi tu per il tuo futuro? Da quanto tempo non ti diverti con il tuo corpo? –

- Con Alice mi diverto – dissi senza convinzione alcuna.

- Non prendermi per scema. Se veramente avesse avuto il coraggio di fare tutto quello che aveva organizzato con Rose, anche solo per farmi ingelosire, non saresti riuscito a fermarla –

Per un attimo mi bloccai. Maria aveva perfettamente ragione, come sempre. Ma io cosa provavo verso di lei? Dopo mesi ancor non ero riuscito a dare un nome a quella strana emozione che avevo ogni volta che la guardavo. 

Non potevo essere innamorato di lei. Non di nuovo, non della donna che avevo odiato, eppure perché ora la volevo? Perché quel morso non mi aveva fatto provare rabbia ma solo piacere?

Forse era perché in quel momento ero più animale che umano, non mangiando e stando in “astinenza” da due mesi. Forse non riuscivo a trattenere i miei istinti.

Ma tutto questo aveva davvero importanza? Mi importava davvero sapere perché il mio corpo desiderasse tanto il suo? Se fosse per sfogarmi di Alice, se fosse per istinto o anche se fosse per amore, avrebbe davvero importanza?

Il fatto che l’immagine del tradimento di Alice se ne andasse, il fatto che era riuscita a farmi riconnettere con il mondo e che alla tristezza si sovrapponesse un altro sentimento più profondo e piacevole mi bastava per desiderare di sentire il calore e la passione del corpo di Maria.

Le labbra di Maria si avvicinarono nuovamente alle mie facendomi mancare il respiro. Con passione si soffermò sulla piccola cicatrice che segnava il mio labbro inferiore, giocandoci. Solo dopo pochi minuti, che a me sembrarono un infinità di ore, le nostre labbra si staccarono. Ansimando appoggiai la mia fronte alla sua facendo sfiorare i nostri nasi. Più sentivo il suo respiro, più vedevo il suo desiderio negli occhi penetranti. La voglia ormai offuscava del tutto la ragione.

- Mi desideri? – la voce ancora affannata di Maria invase l’aria mentre con un sorriso mi rigirava la mia stessa domanda.

- Ti ho sempre desiderato – le risposi senza nemmeno rendermene conto, senza che io lo volessi.

Ero succube di lei, ero nuovamente la sua marionetta.

Con un solo e veloce movimento si alzò davanti a me tendendomi una mano.
Non so se veramente mi aspettassi questo comportamento, non so nemmeno se lo volessi, posso solo dirvi che senza averlo premeditato, senza aver pensato nemmeno minimamente alle conseguenze di quel mio gesto, afferrai la sua mano.

I suoi occhi si illuminarono e diventarono ancora più magnetici mentre le sue dite si intrecciavano avide alle mie. Senza osare distaccare lo sguardo mi alzai finalmente da quel divano e incominciai a seguirla.

Con passo leggerò salì le scale girandosi più di una volta a guardarmi come se temesse di non vedermi più alle sue spalle, come se temesse che avessi un ripensamento.

Arrivò fino alla sua stanza, quella piccola camera che Esme aveva costruito per lei, ma che raramente usava. Aprì la porta e mi stupii nel rendermi conto che mai da quando ero arrivata ci ero mai entrato. Era stata costruita una settimana dopo il suo arrivo: Carlisle, vedendo che ormai la sua permanenza in casa stava diventando cosa abituale, aveva pensato che sarebbe stato carino crearle un suo spazio, anche se piccolo. Io però ero già crollato in quel coma dal quale solo Maria era riuscita a risvegliarmi, come stupirmi dunque di non averla mai vista?
Mi trascinò dentro, lasciandomi solo allora la mano. Avanzai piano all’interno della stanza cercando di orientarmi. Non c’erano molte cose se non un armadio, un paio di libri storici e un letto tondo munito di cuscini.

Mi voltai verso di lei che, con lo sguardo penetrante ancora fisso su di me, se ne stava poggiata con la schiena alla porta. Con un piccolo gesto girò la chiave nella serratura per poi farla cadere con un tintinnio a terra.
Ero in trappola ma non mi importava. 
La sua passione mi invase, diventando anche mia, i miei occhi si persero nei suoi.
Indietreggiai desideroso ma allo stesso tempo spaventato da quello che da lì poco sarebbe successo. 

Continuai ad indietreggiare mentre Maria si muoveva con fare altezzoso verso di me. Le mie gambe incontrarono il letto e non esitai a sedermi sapendo che lei avrebbe approfittato di questo mio gesto. E così avvenne. Con sguardo ammaliato si poggiò con violenza sulle mie gambe facendo aderire il più possibile i nostri corpi.

Non so bene cosa successe dopo, o meglio quello che avvenne fu più che chiaro, ma la mia mente sembrò spegnersi del tutto. Ero diventato la mia passione, la mia voglia. Ero solo un animale pronto a farla mia. 

La mia vista era leggermente sfocata mentre i capelli di Maria cadevano candidi su di me e il suo corpo si riscaldava, anche se era freddo come il ghiaccio. 
Non ci vollero molti minuti prima che le inutili stoffe che mi dividevano da lei se ne andassero. 

Anche se avessi voluto non avrei più potuto tirarmi indietro.
Il mio corpo era diventato suo e mai sarei riuscito a riprendermelo prima che lei non mi avesse dato il suo permesso. Al contrario di Alice, Maria sapeva come far provare piacere ad un uomo anche se non lo amava, sapeva come farlo impazzire tanto da non dargli la capacità di contraddirla o fermarla. 

Con un solo gesto andammo al di là delle parole, con un solo gesto rendemmo i baci di prima semplici e poco passionali.
Non mi importava se lo facevamo con passione o con amore, non importava se gli altri componenti della famiglia potessero rientrare da un momento all’altro, io volevo lei. In quel momento lei era il mio unico pensiero, era la mia donna e non potevo che sognare che tutto quello durasse in eterno.
Ma inutile è dire che nulla è indistruttibile e che quindi fu solo questione di minuti prima che Maria si distaccasse da me e si alzasse in piedi, facendo ricadere sul suo corpo il vestito candido che ancora indossava e che aveva semplicemente sollevato.
Con passo sensuale si avviò verso la porta e solo allora mi resi conto di non desiderare quello.

In cuor mio sapevo di volere molto di più, in cuor mio sapevo di non essere ancora sazio.ù

- Aspetta – la mia voce uscì debole dalle mie labbra, bloccata dall’affanno. Velocemente mi precipitai verso di lei afferrandole il braccio e costringendola a voltarsi, a guardarmi – Torna da me –

Di tutta risposta posò leggermente le labbra sulle mie labbra, per poi sorridere.
Ricambiai il gesto con molta più passione, costringendola in breve a sdraiarsi sul letto ormai quasi distrutto.

La nostra danza continuò, la passione aumentò e il mio corpo più di una volta si fuse con il suo.

Non eravamo che una massa indistinta di corpi che proclamavano ad alta voce la loro scelta di vita, non eravamo altro che due vampiri che soddisfacevano le loro necessità. 

E dopo quella frase, dopo che istintivamente il mio corpo l’aveva bloccata, dopo che avevo sentito anche un piccolo pizzico d’amore arrivare da quel suo cuore spento e duro, non eravamo altro che due vecchi amanti riuniti.

 

 

 

 

 

Eccomi con il nuovo capitolo! Scusatemi per il ritardo ma ora mia mamma ha deciso che non posso più usare il computer ed è già un miracolo che riesco a pubblicare questo capitolo.

Senza perdere tempo sulla mia punizione, o per meglio dire disintossicazione, che comporta nel non poter più usare il computer per una settimana torniamo a noi.

Sono felice di essere riuscita a portare a termine questo capitolo da me tanto odiato anche se dubito come al solito che l’abbia fatto con successo. Volevo riuscire a trasmettermi la passione che ci mettevano, la grinta e la loro voglia… non un lavoro da poco, per non dire impossibile se a scrivere sono io (umile sedicenne alle prese con i primi scritti).

Spero di avervele allora fatte come minimo capire, di avervi fatto comprendere come Jasper non capisse più nulla.

So che a molti di voi poi non piacerà perché è una Jasper\Maria a tutti gli effetti ma è parte essenziale della storia.

Ora che ci penso non piacerà proprio a nessuno visto che aspetate vogliosi il “lieto fine” che sembra tanto tardare a venire… ma questo non implica il fatto che non avverrà. Posso solo dirvi: “Lasciate che la storia vada avanti e vedrete che non vi deluderò”. Poi naturalmente tutto dipende da cosa intendete per liento fine=)

Spero dunque di non avervi troppo deluso….

Ora i ringraziamenti, come sempre molto dovuti e sentiti. Per una volta inizierò da coloro che più tra tutti amo ovvero: Kikka Hale, Amberhale, Alice 989, Sweet Niph, Camilla L. Loro riescono a sopportare sempre ogni mio scritto… un vero miracolo! E grazie anche a Sweetwhich, mia nuova prediletta, per essersi subita tutta la mia pazzia in un giorno! Davvero mille grazie a voi sei. Un grazie particolare come al solito alla mia beta AnnieMGreene che come in precedenza a fatto un lavoro perfetto e di grande professionalità. Grazie inoltre a chi ha messo la storia tra le seguete e preferite e grazie anche a te che stai leggendo in questo momento o a tutti quei 436 lettori misteriosi che hanno anche solo aperto per sbaglio la mia storia.

Grazie a tutti voi!

Bacioni e grazie per aver letto questa luuuuuuungaaaaaaaa “parte autore”

Mary

p.s. Solo ora mi rendo conto che questa storia non è nata proprio da sola ma dall'aiuto dei miei - come mi piace chiamarle - maestri: Elly (qui 3sofficisoffidiveto) e Bonny (umile lettrice non iscritta). E' con loro che ho avuto la prime idee (nate in quella bella casa in Irlanda e dalle lunghe chiaccherate al telefono) e sono sempre loro che mi aiutano a vedere come far andare avanti la storia(abbiamo passato tutta l'assemblea parlando di come farla finire-.-). Quindi la dedico a loro due. Grazie maestri per tutto!


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** blocco la storia ***


Ciao a tutti, scusate per questa introdussione vi rubo solo qualche secondo. Volevo informarvi che sono costretta a bloccare momentaenamente questa storia... non so quando sarò in grado di portarla avanti. I miei genitori sono stati convocati a scuola per i miei scarsi voti e questo mi distrugge perchè è brutto da dire ma io voglio andare a scuola per vederli sicuri, prendere bei voti solo per vederli sorridere quando li prendo...non lo faccio per me! So che è sbagliato ma è così. Io voglio solo che loro tornino a essere fieri di me e che possano dire ancora con gioia "quella è mia figlia". Sto migliorando, sto lottando per tornare quella che era ma ho bisogno di tutta la concentrazione possibile, e questa è l'ennesima distrazione. So di aver scritto ad alcune che avrei aggiornato domani ma davvero non riesco. Scusatemi immensamente, spero possiate capire la mai situazione. Baci e grazie mille per esserci sempre Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Esiste il paradiso? ***


 

 

ESISTE IL PARADISO?

capitolo 6 in pov Maria

 

 

 

 

 

Esiste il paradiso?

 

Quante volte da bambina mi ero fatta quella domanda. Come fragile e piccola umana non potevo che temere la morte, non potevo che aver paura di quello che ci sarebbe stato dopo.
I miei genitori, da grandi credenti tale che erano, mi rispondevano che non dovevo nemmeno farmele certe domande, perché tutto quel mondo era reale e se mi fossi comportata bene, l’avrei raggiunto come mio fratello Cristobal.
Io non sono mai stata una grande credente. Me lo imponevo, tentavo ogni giorno di trovare una spiegazione che mi portasse a dire “sì Maria non puoi più avere dubbi, Lui esiste e con Lui tutto il resto”. Ma quelle spiegazioni non esistevano e quella ricerca rimase vana in eterno.ù


Esiste il paradiso?


“Certo che esiste Maria” lo ripeteva anche il prete del villaggio, finendo sempre con la solita frase che ormai suonava stonata alle mie orecchie: “Se ti comporterai bene, andrai là su insieme al tuo fratellone”.
E più questa predica mi era detta, più mi sembrava che non fosse la verità ma solo un modo per farmi fare quello che volevano, per farmi andare a messa la domenica da brava cattolica, per farmi mettere l’amore prima dell’onore.


Esiste il paradiso?


Gli altri bambini rimanevano colpiti quando gli facevo quella domanda. Alcuni scoppiavano a piangere urlando che non dovevo dubitare e che le loro madri dicevano che era vietato, altri evitavano semplicemente di rispondere.  “Tua figlia va in giro facendo strane domande” dicevano irritate le donne a mia madre “ Non crede! Avrà senza dubbio dentro di sé il diavolo”oppure "Falla vedere o io non permetterò mai più che mio figlio le si avvicini”.

Ecco chi ero: la strana, la cattiva, la pericolosa, la rincarnazione del diavolo. Ma quelle stupide donne senza senno, quelle stupide galline che mi lasciavano sola, erano quelle che poi pregarono per avere indietro la piccola bambina che niente aveva di strano se non la curiosità.


Esiste il paradiso?

 

“Maria che domande ti fai? Devi dire che esiste!” anche mio fratello ne aveva la convinzione. Ma come poteva non crederci? Come avrebbe potuto andare in guerra a soli 18 anni se non avesse creduto che anche morendo avrebbe continuato a vivere? Con che spavalderia sarebbe restato coraggiosamente in prima fila, lasciandosi ammazzare così giovane, se non avesse avuto quella certezza? Con che coraggio mi avrebbe abbandonato per una stupida questione di territorio, se non avesse pensato di potermi sorvegliare e vedere da un mondo al di sopra del nostro? Forse era proprio per questo che tenevo tanto alla mia terra, forse era proprio per questo che per anni avevo sacrificato vite pur di prendermi tutto il Messico: quella terra mi spettava di diritto, quella terra era mia.


Esiste il paradiso? Sì, certo esiste.

 

Ora ero io ad averne la certezza. Ora non avevo più dubbi.
Avevo trovato la verità che si celava dietro quella parola.

Il paradiso in cielo, il paradiso dopo la morte, il paradiso dove c’era Lui non esisteva. Era triste da ammettere ma era la verità: il paradiso in cui Cristobal aveva sperato con tutto il cuore di arrivare non era reale o quel paradiso, quello tanto amato da tutti, l’avrebbe salvato, mi avrebbe salvata e cambiata.
Ma un paradiso esisteva, un paradiso reale che tutti potevano raggiungere, anche i peccatori come me.
Un paradiso che la maggior parte delle persone non vedeva, perché troppo concentrata sulla ricerca di quello sovrannaturale.
Il paradiso era sulla terra, in ogni unione, in ogni momento di gioia infinita, in ogni momento di puro amore, in ogni momento una persona si sentiva completa.
Il mio paradiso si chiamava Jasper.
Il mio paradiso era il suo sorriso forzato, erano i suoi occhi sempre con un velo di tristezza nascosta, erano le sue braccia che protettive adesso mi abbracciavano, era le sua mano che delicatamente mi massaggiava la testa.

Non avevo creduto nel Signore, me ne ero andata di casa disonorando la mia famiglia, avevo ucciso, avevo commesso atti impuri, avevo rubato, avevo dato e stavo dando falsa testimonianza, avevo desiderato la roba d’altri ed infine avevo desiderato l’uomo d’altri. Non avevo diritto, secondo quei vecchi moralisti, di meritare l’ingresso al paradiso.
E invece eccomi lì, con le mani unite intorno al suo busto freddo e muscoloso.
E invece eccomi lì con un sorriso di pura felicità stampato in faccia.
E invece eccomi lì, ecco il peccato in persona, ecco la donna che più della stessa Eva si era avvicinata a Satana, stare in paradiso.

- Staranno arrivando – dissi senza aprire gli occhi, ne spostandomi dalla sua fredda spalla.
- Non m' interessa – fu la sua risposta mentre la sua mano continuava a muoversi tra i miei folti capelli.
- Ci vedranno –
- Non m' importa – ripeté mentre un raggio di sole appena sorto ci colpiva in volto.

Sorrisi leggermente a quella risposta aprendo gli occhi e voltandomi con delicatezza verso di lui.

- Non t' importa? – chiesi poggiando le mani sul suo petto e fissandolo negli occhi – Pensavo ti avrebbe dato fastidio –.
- Vi sbagliavate signorina – rispose lui prendendomi una mano e baciandomela dolcemente – Non m' importa –

Con mosse vellutate mi alzai dal letto facendo ricadere con dolcezza sul mio corpo il vestito di seta bianca che la sera prima mi aveva tolto e allungandogli poi una mano.

- Non voglio andarmene da questa stanza – esclamò e mai compresi se sul suo volto si leggesse paura per la reazione che poteva avere la famiglia o semplice voglia di riavermi lì con lui. Sentimenti contrastanti ma da quando ho conosciuto Jasper ho imparato una cosa: lui è la persona più aperta sui propri sentimenti com’è anche la persona più riservata e misteriosa. Tu sai solo quello che lui vuoi che tu sappia, una dote che ho sempre apprezzato e odiato allo stesso tempo.

- Non m' importa – risposi con un piccolo gioco di parole mentre sul mio volto si accennava un sorriso – dobbiamo scendere tra poco arrivano e Esme sono certa che non vede l’ora di abbracciarti –
Con uno sbuffo divertito, consapevole di non poter competere contro di me, Jasper mi seguì, infilandosi un paio di pantaloni stropicciati. Con passo dolce e lento si avvicinò a me. E senza che io l’avessi premeditato, senza che io potessi anche solo rendermene conto mi strinse, mi torturò con un unico gesto. Mi abbracciò senza desiderare altro, senza avere secondi fini. Il mio corpo entrò a contatto con il suo petto ancora scoperto senza che questo suscitasse in me altro sentimento se non dolcezza. Era un abbraccio reale, vero come mai da anni sentivo, un abbraccio degno di questo mio paradiso.

- Perché? – chiesi distaccandomi leggermente per poter fissare i suoi occhi.

- Perché tutto questo? - ribadii mentre il rumore di altre persone nella casa si sovrapponeva leggermente alla mia voce.
- Perché ti voglio bene – rispose come se quella frase fosse scontata, dandomi un bacio sulla fronte e stringermi la mano.


Con passo dolce lo seguii fuori dalla stanza, lo seguii giù dalle scale. Mantenevo quell’aria matura, quell’aria forte che tanto mi si addiceva, ma in realtà ero debole, ero ammaliata, impotente e mi lasciavo completamente trascinare da lui.
Non ero innamorata, non lo sarei mai stata. L’Avevo giurato, mai avrei dato a qualcuno quello che a me era stato con la forza negato.
Tutti credono che l’amore sia incontrollabile, che l’amore venga anche se una persona non lo desideri, ma in realtà questi non sono che degli stupidi romantici.
Io non volevo amare e mai avrei amato, io non volevo amare a mai avrei dato la mia vita per salvare Jasper, io non amavo e avrei sacrificato il mio paradiso per poter vivere anche solo un giorno in più.
Ma lo volevo. Lo volevo con tutta me stessa. Desideravo le sue labbra, desideravo trovarlo al mio fianco, desideravo toccarlo e dire nuovamente che era solo mio. Un concetto del tutto egoistico che nulla aveva che fare con l’amore ma che era intenso quanto questo.
Appena i nostri piedi entrarono a contatto con lo scuro parquet della sala il mondo si fermò. Tutti ci guardavano senza aprire la bocca, tutti ci fissavano senza riuscire a distogliere gli occhi dalle nostre mani, tutti ci squadravano senza riuscire a muovere un muscolo e restando rigidi come cubetti di ghiaccio.
Fu Esme a far ripartire il tempo. Con passo delicato si mosse allungando le braccia verso il figlio come se vederlo non le bastasse, come se dovesse toccarlo per avere la certezza della sua esistenza.
Lacrime invisibili ma percettibili come l’aria, incominciarono a rigarle il volto, mentre con un abbraccio pieno d’amore stringeva Jasper.
Questo non si mosse incapace di reagire, incapace di fare qualcosa. Non era mai stato in grado, per ironia, di esprimere le proprie emozioni attraverso i gesti. Lo conoscevo talmente bene da sapere quanto gli costasse abbracciare, quanto gli costasse riuscire a far capire all’altro quanto fosse per lui importante. Forse è anche per questo che l’abbraccio di prima significasse tanto per me: dimostrava quanto fosse vero il sentimento che provava nei miei confronti.

- Jasper – esclamò la donna poggiando la testa sulla spalla del figlio.
- Mi sei mancata – rispose questo incapace di dire altre parole.
- Anche tu – rispose Esme staccandosi ma senza togliere gli occhi da quello che, quasi per gioco, si divertiva a definire “suo bambino”.

Con quella dimostrazione di affetto mi ero completamente dimentica che non esistevamo solo noi tre, mi ero dimenticata che non eravamo soli in quella stanza. Passai lo sguardo da Carlisle a Edwrd, da Emmett a Rosalie e fu proprio quando i miei occhi d' immensa gioia si unirono con i suoi di improvvisa sorpresa che la sua bocca tagliente ruppe l’amore materno diffusosi nell’aria.

- Jasper nella foresta, ora, devo parlarti –

Vidi la bionda staccarsi dalla restante parte della famiglia e dirigersi verso la porta.
Con mossa inaspettata Jasper si voltò verso di me. I suoi occhi neri s'immersero nei miei e anche senza parlare mi comunicò quello che voleva. Era alla ricerca di una conferma, di un permesso o molto più semplicemente di un mio consiglio. Di tutta risposta, gli lascia la mano e gli diedi un piccolo bacio sulla guancia cercando in qualche modo di trasmettergli tutta la gioia che, come lui, non ero capace di far vedere con il corpo.
Senza distogliere gli occhi da me nemmeno per un minuto, seguì la sorella chiudendo con un sorriso la porta.

 

 

***

 

Seduta su quello sgabello della cucina fissavo il vuoto, evitavo volontariamente quello sguardo che ero certa mi avrebbe condannata. Non ero a disagio, no nulla di tutto questo mi invadeva, ma non volevo neanche affrontarlo consapevole che fosse l’unico essere al mondo capace di battermi, consapevole di tutto questo anche se solo ora riesco ad ammetterlo.

Sapevo che quel momento sarebbe arrivato ma avrei voluto essere più preparate, più forte. Invece ero piccola, indifesa, incapace di comportarmi da guerriera, proprio come una bambina alla quale è stato negato un capriccio, proprio come una bambina alla quale il padre tiene le mani per attirare l’attenzione.

Jasper aveva sempre fatto questa reazione in me, era sempre stato l’unico capace di farmi tornare umana, capace di addolcire il mio cuore. E in queste mie situazioni non ero di certo capace di affrontare Carlisle.

Non volevo altro che una macchina del tempo, non volevo altro se non un po’ più di ore in più a disposizione per potermi preparare , per poter non cedere, diventando un’altra persona, appena le braccia del mio angelo mi avrebbero stretta.

Ma appena i miei occhi incrociarono quelli del capo famiglia mi resi conto che non era un sentimento unicamente mio.

Non bisognava avere poteri per capirlo: Carlisle è uno di quegli uomini definibili “libri aperti”. Appariva tanto riservato, sembra sapesse controllare le proprie emozioni ma in realtà non era capace di fare nulla di tutto questo.

Carlisle avrebbe voluto quanto me poter tornare indietro anche solo di pochi giorni, avrebbe voluto accorgersi prima del comportamento del figlio nei miei confronti, ma soprattutto avrebbe voluto aver trovato prima il tempo, il coraggio di parlarmi.

- Perché? – dopo minuti di silenzio durante la quale mi stringeva la mano la sua voce rimbombò in quella cucina che ancora profumava di nuovo.

- Perché quando sono con lui sono in paradiso – quelle parole uscirono dalle mie labbra velocemente, senza che io dovessi fermare a pensarci nemmeno un minuto. Sapevo ora perché mi trovavo in quella casa, sapevo ora perché da sempre avevo desiderato Jasper bensì non l’amassi. Quel ragazzo dai riccioli d’oro mi faceva sentire sicura, mi trasmetteva calore anche solo guardandolo, mi faceva sentire completa. Non mi ero resa conto di quanto fosse importante per me la sua presenza fino a quando non c’era più stato. Come ogni certezza della tua vita ti sembra inutile quando presente ma essenziale quando improvvisamente manca.

- Ti sembrerà strano ma per me è così! – continuai vedendolo impassibile, voglioso di saperne di più ma allo stesso tempo sicuro di sapere già cosa provavo per suo figlio – Il paradiso esiste dottor Cullen, solo che non è quello che tutti hanno sempre immaginato, o sperato di vedere. E’ qualcosa di molto più realistico e toccabile. E’ quello che ci spinge a non buttarci giù da un burrone ogni volta che la vita va male, è quello che ci sta vicino sempre e comunque, è quello che è pronto a farsi del male, a soffrire pur di renderti felice, è quello che è pronto a soddisfare le tue voglie. Ma soprattutto è colui con il quale ti senti stranamente completa. Jasper è il mio, è il mio eterno paradiso –
Un sorriso comparve sul volto di Carlisle. Non aveva nulla a che vedere con il divertimento ne con l’imbarazzo. L’uomo dai capelli platinati mi sorrideva soddisfatto, mi sorrideva come se avesse visto in quella mia frase la conferma a qualcosa ancora a me oscuro. Solo allora ebbi il desiderio di immergermi nel suo sguardo. Solo allora lo guardai veramente negli occhi.

Gli occhi del santo, gli occhi di quello che più tra tutti gli uomini della terra si avvicinava alla purezza, si unirono ai miei, occhi di distruttore, occhi da diavolo, occhi da peccatore.

- Non è forse questo amore? – chiese poi il vampiro senza abbassare lo sguardo.
- No, non è amore – risposi sospirando – tengo troppo alla mia vita, sono troppo orgogliosa per amarlo. Per di più il suo paradiso non sono io. Ma lo voglio, lo desidero con tutta me stessa e non solo sessualmente parlando, quella non è che una minima parte di quello che provo per lui –
- La voglie supera l’amore, ma l’amore si fonda sulla voglia.- rispose lui senza smettere di sorridermi - La voglia è un sentimento negativo, che porta l’uomo a fare scelta sbagliate, a commettere errori ma allo stesso tempo è anche il sentimento più piacevole che si possa provare. Che cosa ne sarebbe dell’amore se non esistesse la passione, se non esistesse il desiderio? La voglia e l’amore si uniscono in un’unica cosa. Stupido da ammettere ma è così. -
Per la prima volta in tutta la mia vita non ressi lo sguardo di una persona. Se prima infatti avevo volontariamente deciso di evitarlo ora proprio non riuscivo a sostenerlo e preferivo concentrarmi su altro.

Lasciai che la mia testa si chinasse, lasciai che i miei occhi guardassero il pavimento senza che io potessi controllarli, come se non avessi più potere sul mio stesso corpo. Mi sentii inferiore, incapace di reagire. Come temevo il fatto che Jasper mi rendesse fragile mi stava indebolendo e trasformando.

Ecco qual’era da sempre stato il problema, ecco il motivo per il quale dopo un secolo che mi era stato al fianco avevo anche solo pensato di ucciderlo.
Ma cosa potevo pretendere? Che il paradiso mi facesse restare cattiva? Il paradiso è bontà, il paradiso è amore e fratellanza. Jasper era tutto questo. Sotto quello spesso strato di odio e distruzione si celava un cuore tenero e timido che solo chi lo conosceva sia in questa sua nuova vita che in quella precedente aveva l’onore di vedere.
In questa famiglia risultava sempre il più tenebroso e aggressivo ma chi aveva visto quando il diavolo sorrideva al suo posto allora scorgeva in questa versione la bontà che lo rendeva debole.
"L’amore sconfigge sempre il male", ho sempre pensato che fosse una scusa, una di quelle stupide frasi create per ammonirci, per non far incominciare nuove guerre. "L’amore trionfa sempre". Frasi finali di fantasy che in pochi pretendono sul serio. Ma ora mentre sento il mio cuore ricominciare a battere quella frase prende una nuova piega nella mia testa, incomincia a trasformarsi fino a diventare realtà.

- Non è forse questo amore? – dopo minuti di silenzio per la seconda volta quella domanda mi fu rivolta, ma non fui pronta come allora. Se prima sapevo perfettamente quello che provavo per Jasper, ora mi era oscuro e confuso.
- Non lo so – risposi senza alzare la testa.
- Lo sai – mi rispose passandomi una mano tra i capelli – Perché se no saresti venuta qui? Perché se no ti mancherebbe? –
- Ma io lo volevo uccidere! – questa volta i miei occhi si alzarono aggressivi fissando intensamente quelli di Carlisle – Io pochi giorni prima che scomparisse ero pronta a farlo a pezzi e bruciarne i resti, io ero pronta a porre fine alla creatura a cui io stessa avevo dato vita! –
- L’amore non deve obbligatoriamente essere quello che io provo Esme, o nemmeno quello che Emmett prova per Rose. L’amore può essere anche più semplice e infantile. Ti sei mai chiesta perché ho accettato che entrassi nella mia famiglia? Perché ho accettato che diventassi, anche se in breve tempo, mia figlia?-
Quella domanda era rimbombata nella mia testa per giorni, senza che io potessi raggiungere una risposta, senza che riuscissi anche solo ad avvicinarmi a un perché. Ma dopo mesi non aveva avuto più importanza rispondervi, dopo mesi l’avevo nascosta in un angolo del cervello con mille altre di poca iportanza. Ma ora che potevo averne la risposta, ora che Carlisle era pronto a svelarmi il perchè mi sembrò la cosa più importante del mondo.

 - L’ho fatto per Jasper – continuò l’uomo leggendo nel mio sguardo la risposta – l’ho fatto perché leggevo nei suoi occhi che gli mancavi, l’ho fatto perché ho visto che non poteva lasciarti andare né tantomeno sarebbe riuscito a tenerti fuori da tutto questo. Perché tu sei la sua famiglia sempre e comunque. Diceva di volerti solo aiutare perché si sentiva legato a te essendo la sua creatrice, ma in realtà quel legame è molto più forte. Siete eternamente parte l’uno dell’altra. Anche se ci sono momenti in cui vorreste che l’altro non avesse mai fatto parte della vostra vita, non potete cambiare questo fatto. Voi in un certo qual modo vi amate… –.

 

- VOI MENTITE! – la voce usì tagliente dalle mie labbra interrompendo il biondo. Mi staccai da lui e mi alzai brutalmente in piedi pronta a dare sfogo a tutta l'ira che quella parola aveva scaturito in me – Voi non fate che raccontare un sacco di balle! Siete un ottimo oratore, non ve lo posso negare Dottore, ma a volte vi perdete in quel mondo perfetto che avete nella vostra mente, che voi stessi vi siete creato! Sono restata ad ascoltarvi ma ora siate voi ad ascoltare me, ora siate voi a entrare nel mio mondo, nel mondo reale.

In quel mondo dove le persone sono pronte ad uccidersi tra loro solo per una questione di principio, quel mondo dove appena trovi la felicità questa scappa abbandonandoti, quel mondo dove non esiste il “felici e contenti”. Quello è la dura realtà! Quello è dove tutti vivono! Vi sarete pure costruiti la vostra famiglia allegra e felice ma dovete anche rendervi conto che state vivendo in una boccia di vetro isolati da tutti e tutto. Nella vera vita bisogna lottare per avere quello che si vuole e non basta stringere una mano, nella vita bisogna piangere ma avere la forza di rialzarsi per non essere calpestati! Questa è la realtà! E nella realtà io non amo, non posso amare… una persona che uccide e non si pente non può amare, può soltanto fingere. Su una cosa però avete ragione: io e Jasper siamo una famiglia. Ma sapete una cosa? Ci sono anche le famiglie dove la madre uccide il figlio, dove il marito tradisce la moglie… avete ragione quel legame non si spezzerà mai ma non sarà nulla di più se non quello stupido legame di sangue! Jasper è il luogo dove mi sento sicura ma non è il mio amore!-

Senza aspettare che l’uomo potesse rispondere uscii dalla stanza dirigendomi con grandi passi fino alla mia camera e, sbattendomi la porta alla spalle, chiudermi dentro. Come avevo potuto anche per un attimo ascoltarlo? Come avevo anche solo per un minuto potuto pensare che amassi Jasper? Non aveva senso. Lui era il mio paradiso e non lo negavo, lo volevo e per me significava tutto. Ma non era il mio amore, non lo sarebbe mai stato e di certo uno di quei vecchi moralisti come Carlisle non mi avrebbe fatto cambiare idea.

 

 

Sono qui, finalmente sto scrivendo queste parole e non mi sembra vero... sto facendo davvero lo "spazio autore" di questo capitolo?
Wow sembrava una cosa impossibile, tanto distante da realizzarsi.
Ma sono finalmente qui, alla fine di questo capitolo che è stato il mio incubo personale più di tutti gli altri.
Perché vi chiederete voi... beh perché era una pov Maria e anche se inizialmente mi era sembrata una bellissima idea scriverlo appena ho iniziato mi sono data della deficiente.
Ma si sa: mai mettere in mente delle idee a delle scrittrici perché non se ne separeranno mai. E così è stato.
Era troppo allietata dall'idea di parlare un po' del passato di uno dei personaggi che preferisco dell'intera saga da non poter cambiare più pov.
Mi è piaciuto dare un mio perché alla lotta di territorio di Maria.
So certo che alla fine è nata in lei la voglia di volere sempre di più e la motivazione non è stata più solo suo fratello ma anche la famosa e amata cartina di puntini rossi (io e Jasper dobbiamo parlare di tatto un giorno... un esempio un po' meno inquietante no? Punti blu? verdi? azzurri?-.-).
Volevo poi tenere la pov perché ci tenevo a far vedere la sua posizione
con la chiesa e il concetto del paradiso, molto simili al mio, era un bel modo per raccontare come fin da bambina fosse stata educata sulla base del cattolicesimo e che si sia fatta dunque quelle classiche domande che tutti i credenti si fanno. Forse se le è fatte un po' troppo presto e in un mondo troppo bigotto ma cosa ci possiamo fare? Io la trovavo perfetta come motivane sul fatto che sia stata cattiva, che sia stata aggressiva con tutti, che sia stata pronta ad uccidere dopo essere cresciuta in una famiglia cristiana (non si chiama mica Maria così per caso).
Maria queste cosa non le avrebbe dette a nessuno e fare dei piccoli flash nella sua mente era l’unico modo.
Devo dire però che sono un po' titubante su questo capitolo, per questo mi aspetto davvero tante critiche.
Temo infatti tanto che la mia Maria diventi un'ooc, ho paura di averla resa troppo gentile e ho paura che il dialogo tra Maria e Carlisle sia troppo leggero... ci ho lavorato tanto con i miei maestri ma più di così non ce la faccio.
Ho paura poi per i numerosi errori che ci saranno ma non ho fatto in tempo ad aspettare la beta... o pubblicavo oggi o dovevo aspettare fino a chissà quando. Mi dispiace non so se mi potrà mai perdonare ma davvero non avevo altra scelta se non volevo farmi aspettare ancora.
Ora vi lascio ringraziando come al solito le mie 6 stelle che mi sono state vicine in questo momento difficile.... vi devo davvero questa mia rimonta.
Spero comunque che il capitolo un poco vi sia piaciuto.
Aspettando vostre critiche e magari anche qualche giudizio positivo
Baci
Mary
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Always ***


 Always

 

 

- Rose – la mia voce uscì leggere dalle labbra facendo bloccare la bionda.

Erano ore che camminavamo senza sosta, erano ore che la seguivo senza fare domande ne controllare le sue emozioni ma ora eravamo al confine del Canada e volevo delle spiegazioni.

- Rose ti prego dimmi il perché di tutto questo – esclami mentre la preoccupazione di averla fatta soffrire cresceva in me.

- Io devo dare a te un perché? – rispose voltandosi e mostrandomi per la prima volta i suoi occhi pieni d’ira, quegli occhi di cui tanto avevo sentito parlare nei suoi racconti ma che mai avevo creduto potessero appartenerle – Io? Sei tu che devi dire a me il perché! Sei tu chi mi devi delle spiegazioni!-

La sua voce usciva tagliente e scaldata solo dalla rabbia. Nessuna traccia di quell’amore fraterno che era protagonista in tutti i nostri discorsi, nessuna traccia di quella sua tonalità dolce e leggera che sempre utilizzava nei miei confronti.

- Forza… perché? –

La guardai negli occhi pronti a darle una risposta, pronto a rispondere con altrettanta grinta, ma come bloccate le parole non uscirono, ma come se fossi muto la mia bocca restò aperta senza produrre alcun suono.

- Perché? – ripeté avvicinandosi tanto da far sfiorare i nostri nasi.


Alzai leggermente le spalle incapace di dare altra spiegazione.

Conoscevo finalmente cosa provavo per Maria, conoscevo finalmente il perché di quella felicità che mi invadeva quando la guardavo sorridere ma non ero ancora capace ad ammetterlo. Fin da piccolo ero sempre stato un gran oratore, tanto bravo da riuscire a convincere la gente che quello che dicevo era quello che gli bastava sapere, tanto bravo da convincere la gente che fossi una delle persona più oneste del villaggio. Ma in realtà non mi era mai piaciuto parlare di me. Certo non mi dava fastidio stare al centro delle attenzioni, sarei uno sciocco a non ammetterlo, ma appena mi si chiedeva di raccontare chi fossi ho sempre cambiato discorso o raccontato la mia storia saltandone pezzi rilevanti. Parlavo tanto ma in realtà non dicevo mai nulla, parlavo tanto ma la gente in realtà sapeva solo quello che io volevo che sapesse.

Non ero l’unico nella famiglia Cullen ad avere questo difetto, ad avere questa pecca. Rosalie era uguale a me.

Non saprò mai se questa incapacità derivasse dal fatto che quando non ti piace il tuo passato non ti va di parlarne o semplicemente da una caratteristica che si ha dalla nascita, so per certo però che è questo nostro comportamento che ci ha da sempre uniti.

Quando parlavamo con gli altri a volte ci trovavamo in difficoltà per le numerose domande, con noi no. Sapevamo parlare quando era giusto parlare, sapevamo fermarci quando era giusto fermarci, ma soprattutto sapevamo quanto per l’altro fosse difficile aprirsi in quel mondo.

Non mi piaceva raccontare di Jasper Whitlock come a lei non piaceva parlare di Rosalie Hale e questa informazione ci bastava.

Ma quella volta tutto era diverso, quella volta voleva sapere, quella volta era desiderosa di capire cosa provassi veramente, perché sapeva che dietro quell' alzata di spalle si celasse qualcosa di più grande, perché era certa che quel gesto non significasse nulla. 

Non avrebbe mollato come faceva di solito, non si sarebbe accontentata. Non quella volta.


- Perché?! – domandò ancora gettandomi con una spinta a terra ma senza ottenere da me altra risposta se non un “non lo so” forzato.

- Perché? – solo allora sdraiato sull’umido pavimento del bosco mi immersi nei suoi occhi rendendomi conto di un particolare che prima non avevo colto.

Quegli occhi aggressivi, quegli occhi che sembravano pronti ad aggredirmi in realtà racchiudevano tristezza e paura, sentimenti che si era impegnata tanto a nascondermi ma che quel leggero strato di lacrime avevano tradito.

-  Per voglia – risposi infine sussurrando e facendo un profondo respiro – per pura voglia –

Con un piccolo sorriso forzato si sedette accanto a me senza distaccare gli occhi dai miei, come se quella fosse una delle nostre numerose chiacchierate e non il mio interrogatorio.

- Si tratta però di una voglia diversa da come te la immagini – continuai alzando la voce e incapace di tenermi tutto dentro.


Proprio come Alice più di una volta mi aveva detto appena parli con qualcuno di un tuo problema non riesci più a fermarti, non riesci a bloccare quelle parole che se prima ti mancavano ora sembrano fin troppe nella tua mente. Continuano ad uscire una dopo l’altra senza che tu possa fare qualcosa e a ogni frase che pronunci senti la tranquillità farsi strada dentro di te, senti che da quel momento tutto sarà diverso perché ci saranno due persone a sorreggere lo stesso peso.


- E’ una voglia che unita al bene inconfondibile che nutriamo l’uno nell’altro, perché parti della stessa famiglia, diventa un’emozione nuova e bizzarra – dissi vedendo il sorriso sul suo volto aprirsi sempre di più - Un sentimento oscuro anche per me, empatico per eccellenza. Ma che alla base resta sempre quello: Voglia! –

- Hai pensato a Alice? – la sua voce riempì nuovamente l’aria dopo minuti di silenzio ma questa volta era dolce e tranquilla e i suoi occhi non mostravano che la paura che prima aveva cercato invano di celare – insomma eravate perfet… -

- Ho pensato a Alice – la interruppi prendendole una mano e cercando di tranquillizzarla – ma in quel momento non mi è importato più di tanto. La volevo Rose, più di qualunque altra cosa. Inizialmente mi era venuto in mente che potesse essere perché ero più animale che uomo ma poi o capito che quella era più una scusa che inventavo per nascondere i miei veri sentimenti. Ero distrutto Rose, non sapevo quanto potessi reggere ancora. Quando Alice mi ha usato mi sono visto il mondo crollare addosso, ho visto tutte le promesse che mi aveva fatto scomparire. Non la voglio più vedere, non la voglio più sentire… non la voglio più. Non mi interessa se avesse scoperto tutto anche ora, non mi interessa se ci rimarrà male quando vedrà che io e Maria siamo nuovamente riuniti. Non mi importa. Maria c’era quando lei non c’era -

- Maria sa sedurti J – rispose lei sospirando – Non l’hai ancora capito dopo 100 anni di schiavitù nei suoi confronti? Non hai ancora capito che stai ricadendo nello stesso errore? Possibile che sei così dannatamente stupido?! –

- L’hai detto pure te! – inveii io lasciandogli cadere la mano irritato da come non si fidasse di me, irritato da come non si fidasse di Maria – Hai detto sì o no che era diverso? Hai detto sì o no che dovevo darle un’altra possibilità? -

- Ho detto che è diverso dalla mia situazione – sottolineò senza alzare la voce e avvicinandosi di più a me - Ti ho detto di non ucciderla. Mi sono anche io affezionata in qualche modo a lei Jasper, è molto più simile a me di quanto mi aspettassi, ma mai...mai permetterò che tu ricada nello stesso errore. Ti voglio troppo bene per vederti soffrire -

La sua mano si strinse nuovamente intorno alla mia mentre i suoi occhi diventavano nuovamente lucidi di quelle lacrime che mai più avrebbe pianto – Sei il mio fratellone e lo sarai sempre –

Sorrisi leggermente lasciandomi poi avvolgere dalle sue braccia protettive.

Solo Rose sapeva darmi quell’affetto, solo Rose sapeva veramente farmi sentire completo.

Sembrerà buffo ma quella ragazza tanto fredda quanto dolce, quella ragazza che sembra non aver bisogno di affetto ma che ne aveva bisogno più di chiunque altro, quella ragazza che seguirei fino in capo al mondo pur di non perdere, quella ragazza mi fa sentire a casa. Era l’unica che veramente mi aveva accettato, era l’unica che mi chiamava “Fratello” non per convenienza, era l’unica con la quale potevo sedermi su un letto e raccontare di tutto. Con Rose tutto era più famigliare, tutto era diverso. E anche se in quella famiglia sarei sempre restato solo il marito di Alice, anche se la mia famiglia sarebbero per sempre restati Peter, Charlotte e Maria, lei avrebbe sempre fatto parte della mai vita.

- Non è diverso solo dalla tua situazione… ma anche… ma anche dalla mia – la mia voce uscì fievole dalle mie labbra mentre la vedevo sciogliere l’abbraccio e fissarmi interrogativa.

- Che cosa intendi dire? –

- Intendo dire che io sono diverso da quello che ero una volta – risposi sospirando -  Sai questa notte non so bene cosa è successo ma dopo che…diciamo che avevamo compiuto l’atto come sempre, dopo che avevamo fatto una cosa veloce senza amore, l’ho bloccata prima che potesse uscire, l’ho rivoluta con me. Certo non è che le situazione sia cambiata ma alla fine si è sdraiata e siamo restati lì per ore senza fare nulla. Mai era successa una cosa del genere... non con Maria –

- Ma perché? –

- Perché questa volta sono più mortale che immortale – risposi afferrandole le mani – Lei è diversa ma lo sono anche io. Io la voglio ma in maniera diversa e lei vuole me ma in maniera diversa. Fammi riprovare ti prego. Fidati di me. –

- Mi fido ciecamente di te – rispose lei sorridendo a malincuore – Ma se proverà anche solo a torcerti un capello non avrò problemi a riservarle lo stesso trattamento di Royce -

Sorrisi debolmente a quella che ero certa essere una battuta ma anche un tra le più grandi verità.

E mentre il sole cadeva nel mare, e mentre il cielo si dipengeva di rosso strinsi la sua mano più forte, consapevole dell'amore che provava per me e che io ricambiavo, consapevole che mai mi avrebbe abbandonato, consapevole che mi avrebbe sostenuto nei momenti più difficili.

Consapevole che saremmo stati insieme

Per sempre.

 

 

 

Ok finalmente pubblico.

Mi scuso più che con voi con la mia beta, nuovamente pubblico senza di lei e questo non può che farmi rimanere male... ma probabilmente è partita, fortunata lei, e io non posso proprio non sfruttare le vacanza di natale per aggiornare. Per lo meno questo è stato un capitolo abbastanza facile da scrivere e devo dire che mi piace abbastanza perchè fa vedere quel rapporto che tanto adoro dei miei due personaggi preferiti. Sopratutto mi è piaciuto poter mostrare la parte dolce e nascosta di Rosalie anche se mi sembra di farlo da tutta la storia. Questo rapporto lo rafforzerò ancora perchè semplicemente io adoro gli Hale e voglio dargli la loro parte.

Spero sia piaciuto anche a voi.

Poi finalemnte si è capito cosa prova Jasper per Maria... sono felice soparatutto di essere riuscita a capirlo bene io! Inizialemente non sapevo proprio come spiegarvelo.

Vi avviso che il prossimo capitolo a mio parere sarà un po' noioso ma sereve assolutamente... è uno di quei capitoli definibili di passaggio ed è inevitabile... l'unico problema è che sarà tutta una pov Maria e pensare di doverla scrivere mi viene male-.-" Ma solo lei può sapere certe cose quindi...

Comunque vi ringrazio tanto per esserci sempre, come già detto mi ha sorpreso vedere come siano arrivate tante recensioni dopo averlo bloccata... davvero un successo :)

Non so cos'altro dirvi... se non che spero vi sia piaciuto (si lo so sono ripetitiva ma ci tengo davvero tanto) e che io possa aggiornare presto.

Bacioni e grazie come al solito alle mie stelle e chi mi segue anche se in silenzio

Mary

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=833089