hey, he's my idol.

di xacciobieber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** have you ever had a idol? ***
Capitolo 2: *** he didn't want to tell me his name yet. ***
Capitolo 3: *** life is not a fairytale. ***
Capitolo 4: *** i've already chosen who will be. ***
Capitolo 5: *** don't you know me? ***
Capitolo 6: *** it's over. ***
Capitolo 7: *** absolutely yes. ***
Capitolo 8: *** letters to my idol. ***
Capitolo 9: *** you saved my life. ***
Capitolo 10: *** promised. ***
Capitolo 11: *** Justin Bieber. ***



Capitolo 1
*** have you ever had a idol? ***


Seduta sul divano, esausta.

Kaylee era sfinita.

Era appena tornata da lavoro, quel lavoro che odiava.

Il suo sogno era sempre stato di diventare una scrittrice, fin da quando era bambina.

Scriveva sempre, su qualsiasi argomento che le venisse in mente.

Aveva sempre desiderato di pubblicare un libro, un giorno.

Un sogno che, purtroppo, non si realizzò.

Lavorava come segretaria in una casa discografica a Santa Monica, in California.

Prendeva le telefonate, registrava gli appuntamenti del suo capo..insomma, solito lavoro da segretaria.

Solito lavoro da segretaria che lei odiava.

Si era trasferita in California quando suo marito era morto a causa di un tumore, lasciandola con una bellissima figlia di 4 anni.
Erano passati ormai dieci anni da quando le aveva lasciate.

Kaylee aveva 34 anni e la figlia, Evanna di 14 anni, era l'unica persona che la rendeva felice.

Ciao mamma” disse la ragazza, entrando in casa.

Era appena rientrata da scuola.

Si sedette vicino a sua madre.

Evanna aveva dei lunghi capelli scuri, neri, proprio come lei.

Gli occhi, invece, li aveva ereditati dal padre: azzurri, ogni tanto tendenti al verde.

Era una bella ragazza, ma non aveva molti amici.

Era, come diceva sua madre, chiusa, riservata, secondo lei a causa del padre.

Kaylee non si era voluta risposare.

Non voleva nessun uomo nella sua vita.

Le bastava vivere con sua figlia.

Ciao tesoro. Com'è andata oggi a scuola?” chiese Kaylee, girandosi verso la figlia.

Tutto bene, diciamo. Tu stai bene?”

Evanna era molto protettiva nei confronti della madre.

Sapeva che non le piaceva il suo lavoro e nemmeno vivere lì, in California.

Faceva di tutto per renderla felice, o almeno ci provava.

Tutto bene, sì.”rispose Kaylee, sorridendo.

La ragazza si alzò dal divano, lasciando la donna sola, con i suoi pensieri.

Solo il fatto di vedere la figlia preoccuparsi per lei la faceva sorridere.

Voleva solo il meglio per lei e anche senza la presenza di un padre, Evanna era cresciuta bene.

Era educata, intelligente e aveva una immaginazione fervida, proprio come la madre.

La differenza tra le due era che a Evanna non piaceva scrivere.

Preferiva leggere.

Leggeva in continuazione.

Finito un libro, ne doveva subito leggere un altro.

Mentre la madre, nonostante che il suo sogno di diventare una scrittrice non si fosse avverato, continuava a scrivere.

Sempre.

Su qualsiasi cosa.

Certo, non erano più quelle composizioni sul primo giorno di liceo o sulla sua prima cotta.

Erano per lo più lettere.

Lettere per un destinatario anonimo in cui scriveva tutto quello che provava: rabbia, frustrazione, tristezza, solitudine.

Scrivere la liberava di tutte quelle emozioni.

La faceva sentire meglio.

 

---

 

Mamma, posso farti una domanda?” chiese Evanna, mentre sparecchiavano.

Kaylee sorrise.

Dimmi tutto”

La ragazza si fece coraggio.

Hai mai..come dire..provato qualcosa per qualcuno che non sa nemmeno della tua esistenza?”

Kaylee si stupì di quella domanda.

Cosa intendi dire?” chiese.

Cioè..per, non so..per una persona famosa. Come un idolo ecco. Hai mai avuto un idolo?”

Un idolo.

Quanto le era mancata quella parola.

IDOLO.

Kaylee sorrise mentre asciugava i piatti.

Sì” rispose semplicemente.

Davvero?” chiese meravigliata la figlia “E chi era?”

La donna mise a posto l'ultimo piatto e si sedette, e insieme a lei anche Evanna.

La ragazza non credeva ai suoi occhi.

Non aveva mai visto sorridere sua madre così.

Era la prima volta dopo tanto tempo che la vedeva veramente felice.

Chi è, vorrai dire. Se hai un idolo quello non smetterà mai di essere tale, ricordatelo” disse, ricordando quando diceva queste parole da giovane.

La figlia la guardava raggiante.

Allora, chi è?”

Non ne parlava da quando aveva vent'anni e le sembrava strano doverne parlare proprio con sua figlia.

Non se lo sarebbe mai aspettato.

Avevo tredici anni, un anno in meno di te, quando lo scoprii per la prima volta. Era un cantante giovane e tutti lo prendevano in giro per la sua 'voce da femmina' e per tutta la fama che aveva a soli sedici anni, ma quello che non capivano era l'incredibile talento che aveva.”

Kaylee parlava con occhi sognanti.

Le era mancato parlare di lui.

Lo amavo, ma non un amore come quello che si prova per un ragazzo, ma un amore platonico, quello che ti prende e non ti lascia più.”

Sospirò.

Le ritornavano alla mente tutti i vecchi ricordi.

Tutte le litigate con sua madre che non voleva mandarla al suo concerto, le emozioni che provava ascoltando le sue canzoni ogni volta che ne aveva la possibilità, la felicità che le provocava anche solo vederlo con un sorriso.

Non mi importava la distanza che c'era tra di noi, io e lui eravamo come migliori amici, come fratello e sorella. Era un amore incondizionato”

Evanna era incantata ad ascoltare quelle parole.

Era curiosa, voleva saperne di più.

E lo ascolti ancora?” chiese.

La madre sorrise.

Non più tanto. Qualche volta sento qualche sua canzone alla radio, oppure lo sento nominare a lavoro. È ancora in cima alle classifiche, come una volta. La differenza è che ormai la gente si è accorta del suo talento e ha smesso di prenderlo in giro.”

E l'hai mai incontrato?” chiese di nuovo Evanna.

La curiosità si faceva spazio dentro di lei.

Kaylee non poteva essere più felice di rispondere a quelle domande.

L'ho visto ad un suo concerto quando è venuto a Boston. Avevo la tua età. Ha fatto tanta strada da allora”

Il sorriso che le era comparso in volto sembrava indelebile.

Era la gioia che lui era sempre riuscito a trasmetterle.

E come si chiama?” chiese, infine, la figlia.

Aspettava quella domanda come un beduino nel deserto aspetta di vedere dell'acqua.

Il suo nome.

Le avevano riso in faccia l'ultima volta che lo aveva pronunciato.

Era sicura che, però, sua figlia non l'avrebbe mai fatto.

Così si fece coraggio e sorridendo disse: “Justin Bieber”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Here I am!

Sì, sono io. Incredibile, ma vero.

Allora, visto che l'altra FF è ormai quasi finita ho deciso di iniziare questa storia.

Non so che dire sinceramente.

Solo spero vi piaccia e..fatemi sapere cosa ne pensate.

With love,

-Arianna, @acciobieber_ on twitter.

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Capitolo 2
*** he didn't want to tell me his name yet. ***


Non passò giorno, da quando Kaylee parlò per la prima volta di lui con la figlia, in cui Evanna non facesse sempre più domande riguardanti il suo idolo.

Scoprì che sua madre sapeva così tante cose su di lui che avrebbe potuto scrivere una sua biografia.

Scoprì che era stata presa in giro da tutti, dai propri compagni e anche dai propri amici, a causa sua.

E scoprì che quel ragazzo aveva davvero un grande talento, proprio come diceva sua madre.

Ormai non esisteva una persona sulla faccia della terra a non conoscere almeno una canzone di Justin Bieber.

Lo conoscevano davvero troppe persone, e ovviamente tra quelle c'era chi lo odiava, ancora dopo anni.

La loro scusante erano sempre e solo le fans.

'Lo idolatrano come se fosse un dio'

Frase tipica.

Certo, le ragazze esagerate c'erano ancora, quelle che lo chiamavano l'erede di Michael Jackson.

C'è, e c'era, chi addirittura pensa che possa essere un sostituto migliore” disse Kaylee “Quelle ragazze lo conoscono solo come un bel ragazzo. Poche riuscivano, anche ai miei tempi, a capire davvero quanto lui valesse come persona.”

Evanna pensava quasi che sua madre fosse stata più innamorata di lui che di suo padre.

Gli occhi le brillavano di una luce diversa ogni volta che ne parlava.

Il fatto di esserci state dall'inizio e di averlo seguito per così tanto tempo doveva provocare a Kaylee un certo senso di orgoglio che si potrebbe provare per un figlio.

Era stato importante nella sua vita.

Non aveva mai amato la musica in generale, ma la sua le era sempre stata di grande aiuto.

Solo la sua musica le aveva fatto provare emozioni speciali.

E in qualche modo, lo faceva ancora.

Quel ragazzo, ormai uomo, non avrebbe mai smesso di emozionarla.

 

---

 

Salve signor Gray” disse Kaylee, alzandosi in piedi e porgendo al suo capo la tazza piena di caffè fumante.

Kay” la salutò il suo capo, prendendo in mano la sua dose di nervosismo giornaliero, non che non fosse già nervoso di suo.

Marcus Gray.

Cinquantaquattro anni, sposato, con due figli.

Al primo posto nella sua vita c'era soltanto il lavoro, cosa che spiegava il suo successo e che giustificava la scelta della moglie di stare un uomo così.

L'unica sua 'buona', se così si può dire, caratteristica, era l'essere ricco.

Infatti, non era per niente un bell'uomo.

Tre ciuffi grigi in testa, occhi piccoli, fronte ampia, naso dantesco.

Fisico..beh da quello si capiva quanta poca palestra avesse fatto in tutta la sua vita.

In poche parole, non era proprio la descrizione del super modello.

Ma almeno era simpatico, no?

Sbagliato.

La persona più nervosa e, soprattutto, irritante che Kaylee avesse mai incontrato nella vita.

I soldi per lui valevano più della sua famiglia.

Una volta aveva perfino saltato il quindicesimo compleanno di sua figlia perchè, a causa di un investimento non proprio sicuro, aveva perso un sacco di soldi.

Kaylee era gentile con lui solo perchè avrebbe potuto licenziarla da un momento all'altro.

Non che la voglia di andarsene da lì non la assillasse tutte le mattine, ma le servivano soldi e almeno, con lo stipendio che riusciva a prendere, poteva permettersi qualche sfizio, oltre a pagare la casa, la scuola di Evanna, il cibo e i vestiti.

Senti..” esordì Gray, affacciandosi alla porta del suo ufficio “..che appuntamenti ho oggi?”

Alloe 14.30 ha un appuntamento con quel nuovo cantante, Richard Jones, e alle 16.00 dovrebbe chiamarla sempre lo stesso signor Braun.” disse Kaylee, quasi come se stesse leggendo un copione

Non mi ha ancora voluto dire il nome” aggiunse, vedendo la faccia scocciata del suo capo.

Per quanto quel cognome sia diffuso in America, so benissimo di quale Braun si tratta.” disse, sbuffando “Digli che non posso parlare con lui.”

È la quarta volta che chiama questa settimana” puntualizzò la donna.

Lo so” e così dicendo, si dileguò di nuovo nel suo ufficio.

Kaylee sbuffò.

Non riusciva davvero a sopportare quell'uomo.

Era solo mercoledì, e in tre giorni aveva dovuto richiamare Braun quattro volte.

Compose il numero, aspettando una risposta.

Pronto?” disse una voce profonda e ormai familiare dall'altro capo del telefono.

Signor Braun?” chiese Kaylee, come se non sapesse che era lui.

Sì, chi parla?”

Scusi se la disturbo, sono la segretaria del signor Gray. Volevo informarla che il signor Gray è impegnato oggi e ha chiesto di richiamare un'altra volta”

Kaylee sentì un botto provenire dall'altro capo del telefono.

Probabilmente quell'uomo aveva appena sbattuto un pugno su un tavolo, o aveva dato un calcio al mobile.

Il rumore era quello.

È la quarta volta che chiamo, ed è la quarta volta che mi dite queste cose.” l'uomo era decisamente stufo “Non posso più aspettare. Tra una settimana verrò a Santa Monica che il signor Gray voglia vedermi o no” disse spazientito, terminando così la telefonata.

Kaylee dava perfettamente ragione a Braun.

Non vedeva l'ora di ammirare la faccia del suo capo quando gli avrebbe dato la notizia del suo arrivo.

Non per cattiveria, solo soddisfazione personale.

Si alzò lentamente dalla sedia, facendo il giro della scrivania, e si ritrovò davanti ad una porta di legno.

Su quella porta una targhetta segnava l'ufficio del capo.

'Dottor Gray'

Kaylee bussò.

Avanti” sentì dire da dentro.

Aprì la porta.

Signor Gray, Braun ha detto che tra una settimana verrà qui per parlare con lei” disse la donna tranquillamente.

L'uomo spalancò gli occhi.

Ma non capisce che non ho intenzione di firmare quel contratto?”. La sua voce era decisamente molto più alta di quella con cui aveva accolto la sua segretaria pochi minuti prima.

L'uomo sbatté una mano sul tavolo, mentre si portò l'altra dietro la nuca.

Sbuffò.

Richiamalo e inventati una scusa. Digli che parto” disse, facendo cenno a Kaylee di andarsene.

La donna uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé.

Ormai era abituata ad essere trattata così da lui, ma non pensava che quell'uomo poteva essere così ottuso.

Davvero sperava che Braun avrebbe creduto a quella storia?

Ma, infondo, era il suo lavoro.

Eseguì l'ordine.

Signor Braun?” disse Kaylee, senza nemmeno dare tempo all'uomo di rispondere alla chiamata.

Sì” rispose l'uomo.

Kaylee davvero non sapeva più cosa dirgli.

Sono la segretaria del signor Gray. Devo informarla che..”

L'uomo la interruppe subito.

Senta...” disse, facendo intuire alla donna di voler sapere il suo nome.

Kaylee” rispose, prontamente.

Senta Kaylee, io non so cosa abbia contro di me il suo capo, ma io ho bisogno di parlargli. Quindi tra una settimana saremo lì. Arrivederci”

Chiuse così la seconda chiamata del giorno con Braun.

Kaylee non aveva ancora capito chi era quell'uomo, non sapeva nemmeno il suo nome nonostante le cinque telefonate, ma già le stava simpatico.

In un certo senso era anche curiosa di sapere cosa volesse quel tale dal suo capo, ma dopo tutti gli anni in cui aveva lavorato lì, aveva capito che doveva solo stare zitta e eseguire gli ordini.

Eppure qualcosa le diceva che quella storia non sarebbe finita lì, che in mezzo a tutto quel casino ci sarebbe finita anche lei in un modo o nell'altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Here I am!

Oh yeah (?)
allora, ho appena finito di scriverlo e sarei già dovuta andare a dormire, ma non importa. Ci tenevo a finirlo stasera.

All'inizio non mi piaceva l'idea che avevo pensato per questo capitolo, ma buttandola giù mi è sembrata carina, soprattutto la descrizione del capo LOL

Vabbè, vi ringrazio per le recensioni.

Davvero grazie mille.

Solo il primo capitolo e già ne ho otto :)

comunque spero vi piaccia il capitolo e..non so quando aggiornerò visto che inizia la scuola e sarò un po' presa, ma ce la farò sicuramente entro il prossimo fine settimana.

With love,

-Arianna, @acciobieber_ on twitter.

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Capitolo 3
*** life is not a fairytale. ***


“Evanna? Sei a casa?” chiese Kaylee, entrando in casa.
“Si mamma” le rispose la voce dolce e serena di sua figlia.
Dalla sua voce si poteva pensare che Evanna fosse una ragazza serena, e lo era, qualche volta.
Era una persona chiusa in generale.
Si affezionava raramente alle persone, ma quando lo faceva, cambiava completamente.
Dal suo essere chiusa, triste, forse anche depressa, passava all'essere solare, allegra, sorridente.
Si trasformava.
La madre la vedeva ogni giorno così perché con lei ci riusciva, ma per gli altri era davvero difficile vedere la vera Evanna.
Solo una ragazza ci era riuscita.
Sophie.
Erano davvero inseparabili.
Troppo unite per essere sorelle, troppo uguali per essere semplici amiche.
Era stato il miglior periodo della vita di Evanna.
Passavano la maggior parte del tempo insieme, fino a che Sophie fu costretta a trasferirsi in Francia.
Fu lì che iniziò la caduta di Evanna, o meglio..ricaduta.
Fin da quando aveva quattro anni preferiva stare alla larga dalle persone e non affezionarsi a nessuno.
Quella ragazza era riuscita a farla cambiare davvero.
Quando se ne andò, però, per Evanna fu davvero un trauma.
Non ne parlava mai, teneva tutto dentro.
Non voleva dire niente a nessuno, nemmeno a sua madre.
Kaylee la capiva da un certo punto di vista.
Conosceva bene il carattere di sua figlia e sapeva anche che non si avvicinava a nessuno solo per la paura di soffrire di nuovo, come le era successo con il padre.
Erano sempre stati molto uniti, almeno per quei quattro anni in cui Evanna era riuscita a stare con suo padre.
Sembrava andare tutto a meraviglia, poi arrivò la notizia del tumore.
L'uomo passò gli ultimi suoi mesi con la figlia.
Fu proprio in quel periodo che Evanna si avvicinò a suo padre, purtroppo.
Lo prese come punto di riferimento, come idolo.
Pensava che lui non l'avrebbe mai lasciata sola.
Da quel momento la ragazza, allora bambina, fu perseguitata dalla paura di perdere altre persone, una paura che, inconsapevolmente, condivideva con la madre.
 
---
 
Immaginava di scrivere a qualcuno che riuscisse a capirla, qualcuno che le stesse vicino nonostante tutti i problemi e che non fuggisse via al minimo errore.
Immaginava di essere ancora una bambina, di essere inconsapevole di tutte le cose brutte che la circondavano, di ignorare tutto e tutti e vivere, senza pensieri.
Immaginava di poter vivere in un mondo dove era libera di realizzare tutti i suoi sogni.
La mente di quella donna era in continuo movimento.
La sua immaginazione raggiungeva i limiti.
Non c'era un momento durante la giornata in cui non viaggiasse con la fantasia anche solo per un attimo.
Purtroppo, quello non serviva a portarla via dal mondo in cui viveva, ed era proprio la consapevolezza di questo fatto che la logorava sempre di più.
Nonostante gli sforzi degli ultimi giorni della figlia per farla sorridere, niente riusciva davvero a farla stare bene.
Depressa, era depressa e lo sapeva.
La depressione l'aveva ridotta in uno stato pietoso.
Però, riusciva ad essere forte esternamente, aveva sempre avuto un carattere da combattente.
Nessuno, infatti, se ne accorgeva.
Tutti pensavano che stesse bene.
Nessuno capiva che dentro, lei moriva ogni giorno di più.
Le sembrava che ogni cosa bella che esistesse, diventasse sempre più triste, cupa, buia..inutile.
Kaylee si stava guardando allo specchio.
I capelli lunghi e neri, leggermente mossi, le ricadevano sulle spalle, coprendole un po' le guance rosee.
Stava fissando i suoi occhi che in quel momento le sembravano solo due pale nere tristi, inespressive.
Sin da quando era piccola, gli occhi erano sempre stati la parte del suo corpo che lei preferiva.
Erano lucenti, sorridenti, pieni di vita, allegri.
Esprimevano la voglia che aveva di realizzare i suoi sogni più di ogni altra cosa.
Eppure da anni non riusciva più a vedere tutta quella luce, tutta quella gioia.
Vedeva la tristezza della sua vita nei suoi occhi.
Si era quasi ridotta a pensare che non fossero i suoi.
Le lacrime, desiderose di percorrere le sue guance, erano l'unica cosa che riuscisse a sentire al di là dell'acqua della doccia che scorreva veloce alle sue spalle.
Pensava che lasciare che l'acqua le cadesse addosso fosse un modo efficace per liberare la mente dai pensieri, ma non aveva alcun effetto.
Anzi, il traffico dei pensieri che di era creato nella sua testa era come quello che si trovava nell'ora di punta in una qualsiasi strada di Los Angeles.
Non riusciva più a controllarli.
Uscì dal bagno con i capelli ancora bagnati e si sedette alla sua scrivania.
Un foglio e una penna erano sempre pronti per essere usati.
E così iniziò a scrivere.
'Non avrei mai pensato che la vita potesse essere così difficile.
Chissà perché quando siamo piccoli nessuno ci insegna ad affrontare tutte le difficoltà che ci aspettano.
Ci chiedono di studiare, di svagarci e divertirci, ma quando poi ti ritrovi in quel momento in cui tutto il peso si sposta sulle tue spalle ti chiedi “Perché nessuno mi ha avvisato? Perché la gente dice che la vita è bella, quando in realtà non puoi godertene neanche un attimo?”.
Immaginavo di poter esprimere questi pensieri in un libro prima o poi, di condividerli con tutto il mondo e invece, ora mi ritrovo qui a scrivere per qualcuno che non esiste.
Forse in parte sono ancora bambina.
D'altro canto sto scrivendo per un “amico immaginario”, proprio come facevo vent'anni fa, quando nessuno mi ascoltava.
Questa cosa non è mai cambiata.
Credo che dovrebbero farci vivere la vita fin da subito senza farci vedere stupidi film in cui basta perdere una scarpetta per far arrivare il principe azzurro su un cavallo bianco e per far diventare la vita perfetta da un momento all'altro con un semplice “e vissero per sempre felici e contenti”.
La vita non è una favoletta.
“Il sogno realtà, diverrà” diceva una canzone.
Sbagliato.
Perché alla fine i sogni non si realizzeranno mai, e non importa quante persone ti dicano di inseguirli e quante davvero riescano a realizzarli, il posto che avrai nel mondo non lo decidi tu, per quanto tu possa sperarci.'
I pensieri di una donna che ha smesso di credere nei suoi sogni e che ha smesso di inseguirli da tempo.
Eppure solo a quindici anni ci credeva, diceva che non si sarebbe fatta abbattere dalla vita, che avrebbe sempre seguito i suoi sogni.
Cos'era cambiato da allora?
Cosa c'era che non andava in lei?
Qual era stata la ragione del suo stare bene?
Quella era l'unica cosa che non avrebbe mai smesso di cercare.
 
 
 
 
 
 
 
 
Here I am!
Non uccidetemi.
Non aggiorno da tipo TRE settimane, ma non era mia intenzione, giuro.
NON HO PIÙ LA LINEA A CASA,
Ho cambiato operatore e non andava, quindi ora lo sto ricambiando e ci vorrà un'altra settimana, se non di più.
Ora infatti sto aggiornando dal computer di una mia amica che ringrazio tanto.
Mi dispiace davvero tantissimo, non volevo farvi aspettare per un capitolo che alla fine non vuol dire niente.
Sì, ne sono soddisfatta, ma serve più che altro per capire meglio Kaylee e Evanna.
D: MI DISPIACE TANTISSIMO.
Per quanto possa servire vi ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato, siete fantastiche.
Scusate ancora tanto.
Spero di riuscire ad aggiornare entro settimana prossima.
With love,
-Arianna, @acciobieber_ on twtter.

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Capitolo 4
*** i've already chosen who will be. ***


Kaylee” la chiamò la sua collega dall'altro lato del corridoio, facendole un cenno con la mano come per dirle di avvicinarsi.

Kaylee le andò incontro.

Amber, dimmi tutto”

Amber era la collega a cui Kaylee teneva di più, era la figura più vicina ad un'amica per lei.

Aveva trentadue anni, capelli lisci, biondi, spesso raccolti in una coda alta e due occhi di ghiaccio.

Portava spesso tacchi a spillo da dodici centimetri, nonostante non le servissero.

Era alta, con un fisico slanciato da far invidia a qualunque donna della sua età.

A vederla sembrava il ritratto della pace nel mondo.

Era sempre curata, non aveva mai niente fuori posto.

Una donna fissata con l'ordine, con la pulizia e con qualsiasi cosa che non incasinasse la sua vita.

Forse era per questo che Kaylee le era così affezionata.

La sua vita le sembrava perfetta.

Era sempre tutto a posto e mai niente andava storto, proprio il contrario della sua.

Non che andasse sempre tutto male nella vita di Kaylee, ma sicuramente avrebbe preferito vivere la vita della sua amata collega, che continuare a vivere all'inferno.

Il capo ha convocato una riunione straordinaria tra un quarto d'ora” disse Amber, alzando gli occhi al cielo.

Kaylee sbuffò: “Perché?”

La donna bionda fece spallucce: “Credo sia ancora per la storia di quel Braun. Da quando ha chiamato cinque giorni fa lo vedo sempre nervoso”

Kaylee si grattò la testa, spostando lo sguardo sul suo collega che si stava avvicinando.

Parlavate della riunione di oggi, vero? Da quel che ho capito, lui vuole fare di tutto pur di non vedere Braun, ma nessuno ha ancora capito perché.” disse l'uomo.

Le due donne lo guardarono.

Josh, uomo decisamente affascinante, capelli neri e due occhi verde-smeraldo che mozzavano il fiato ad ogni donna che li guardasse.

Ormai Kaylee si era abituata a vederlo tutti i giorni, ma si ricordava perfettamente quanto fu difficile i primi giorni in cui lo conosceva a guardarlo negli occhi.

Erano come ipnotizzanti, si faceva fatica a smettere di guardarli.

Chissà cosa avrà di strano questo famigerato Braun.” disse Amber, facendo una smorfia con la bocca.

Non ne ho idea. So solo che quando gli ho parlato al telefono non era per niente felice dei continui rifiuti di Gray” cercò di dare una risposta Kaylee.

E chi lo sarebbe?” disse Josh “Quell'uomo fa solo bene a venire qui, lo avrei fatto anch'io al suo posto”

Kaylee fece spallucce, guardando l'orologio.

Dov'è la riunione, Amber?” chiese, vedendo che era ormai giunta l'ora di andare.

Nello studio 15” rispose, indicando un corridoio alla loro destra.

Tutti e tre si avviarono, continuando a discutere della, ormai rinominata, 'questione Braun'.

Entrarono, chiudendo la porta alle loro spalle e sedendosi su tre delle quattro sedie rimaste libere attorno al lungo tavolo rettangolare in legno.

C'erano circa dieci persone, tutti avevano una certa importanza lì dentro.

Bisbigliavano tra loro.

Kaylee riusciva a cogliere solo qualche parola delle loro conversazioni, ma tutti erano d'accordo sul motivo di quella riunione: la questione Braun.

La porta si aprì.

Nella stanza calò il silenzio.

Marcus Gray fece il suo ingresso nella sala a testa bassa, sedendosi sulla poltrona libera, ovviamente a capotavola.

Aveva un vestito grigio e una camicia bianca.

La cravatta era allentata, la giacca stropicciata e gli occhi scavati.

Da quel che sembrava, non dormiva da un po' di tempo.

Teneva le mani sulle tempie, massaggiandosele e pronunciando parole incomprensibili a bassa voce.

Fece un respiro profondo, mentre tutte le persone nella sala lo fissavano.

Alzò lo sguardo e iniziò a parlare.

Non ho intenzione di incontrare quel tizio, sia ben chiaro.” disse, altezzoso “Non ho intenzione di firmare quel maledetto contratto. Non ho intenzione..” continuò, alzando la voce “..di stare nella stessa stanza con lui.”

Si alzò in piedi, iniziando a fare avanti e indietro nella sala, passando alle spalle dei dipendenti.

Per questo vi ho convocati qui. Tutti voi dovrete far in modo che io non incontri quel tipo. Non devo toccarlo, non devo vederlo, ma cosa più importante, lui non deve vedere me per nessun motivo al mondo.”

Camminava per la stanza, tenendo le mani dietro la schiena e girandosi i pollici.

Con lo sguardo scrutava ogni persona che sedeva a quel tavolo.

Kaylee si era abituata anche a questo.

Sostenere lo sguardo del suo capo non era affatto facile, soprattutto quando quest'ultimo ti scrutava come se volesse ucciderti da un momento all'altro.

Uno di voi sarà incaricato di parlare con lui.”

Sguardi di terrore iniziarono a intravedersi negli occhi di tutti i presenti.

Tutti sapevano che queste richieste, da parte di Gray, non erano affatto delle semplici passeggiate al parco.

Non era la prima volta che succedeva.

Era già successo un paio di volte e, da quel che sapevano all'interno della casa discografica, i dipendenti scelti per la 'missione speciale' erano stati licenziati.

Dovevano fare esattamente quello che lui diceva loro, senza sgarrare in niente.

Nessuno sguardo, nessun movimento, nessuna parola che lui non avesse programmato in precedenza.

All'interno della stanza, la tensione cresceva sempre più.

Qualcuno cercava inutilmente di tenersi impegnato ad aggiustare l'orologio o a sistemarsi la cravatta, altri tenevano lo sguardo basso e pronunciavano qualche parola di preghiera, altri ancora si torturavano le mani sotto il tavolo, cercando di apparire tranquilli.

Ho già scelto chi sarà.” disse Gray.

Egli continuò la sua camminata, finché non arrivò alla poltrona.

Si sedette e appoggiò le braccia sul tavolo abbassando la testa.

Ormai erano tutti pronti per sapere il nome.

Volevano dare fine a quella tortura.

Jennifer, domani alle 9 in punto incontrerai Braun. Vieni subito nel mio ufficio. E voi altri tornate al lavoro, muovetevi.” disse, lasciando in fretta la stanza.

Un sospiro di sollievo uscì dalla bocca di qualche collega che, uscì dallo studio con un sorriso stampato sul volto.

Kaylee si alzò, girandosi verso la malcapitata Jennifer che si stava dirigendo verso lo studio di Gray con le lacrime agli occhi.

Era passata e non doveva più preoccuparsi di quella questione.

Forse un pizzico di fortuna ancora ce l'aveva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Here I am!

Scusatemi tantissimo.

Mi dispiace aggiornare così in ritardo, ma la connessione mi è arrivata pochi giorni fa, proprio mentre ero malata.

In questi giorni infatti ho cercato di stare il meno possibile al computer, per via del mal di testa e della febbre D:
Vabbè comunque vi ringrazio per le recensioni, anche se speravo in qualcosa di più.

Nel prossimo capitolo, come avete potuto capire, accadrà di tutto, quindi beh..aspettatevi di tutto, anche se so che sapete già tutto (?)

Beh ringrazio ancora tanto chi segue questa storia e chi recensisce.

Mi rendete felice :)
with love,

-Arianna, @acciobieber_ on twitter.

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Capitolo 5
*** don't you know me? ***


In quella casa discografica non c'era mai un giorno tranquillo, ma quella mattina sembrava fosse scoppiato l'inferno.

Gente che correva da una parte all'altra con le mani nei capelli, carte tutte sparpagliate per terra, mobili sotto sopra.

C'erano addirittura delle sedie buttate sulle piante.

Kaylee andò verso la sua scrivania che sembrava l'unica cosa pulita e ordinata in tutto l'edificio.

Appoggiò come al solito la borsa sulla sedia, si tolse il cappotto, ma non fece in tempo ad appenderlo che le urla del suo capo che si dirigeva veloce e infuriato nel suo ufficio la fecero voltare di scatto.

Non riuscì a capire niente di quello che stava dicendo se non un “Kaylee vieni subito nel mio ufficio, muoviti”

La donna lasciò la giacca sulla sedia e fece come richiesto.

Entrò cautamente in quell'ufficio spoglio, arredato solo con una scrivania, una poltrona rigorosamente nera dove Marcus Gray sedeva tutti i giorni e un appendiabiti.

Chiuse la porta alle sue spalle, aspettando di scoprire il motivo per il quale il suo capo l'avesse convocata.

Gray stava continuando a frugare tra le carte nel cassetto della scrivania.

La camicia tutta stropicciata era fuori dai pantaloni, i capelli erano tutt'altro che in ordine e la sua espressione era peggiore di quella che aveva il giorno precedente.

Appena trovò quello che stava cercando, fece un sorriso maligno.

Prese un foglio, a quanto pare un contratto e lo stracciò, ridendo soddisfatto, ma con una punta di preoccupazione e terrore nello sguardo.

Voleva vedermi?” disse Kaylee con coraggio.

Gray sembrò accorgersi solo in quel momento di non essere solo nell'ufficio.

Alzò la testa e puntò lo sguardo sulla donna in piedi di fronte a lui.

Kaylee, sarai tu ad incontrare Braun”

Il sangue della mora si gelò di colpo.

Spalancò gli occhi.

Li richiuse per un momento, sperando di ritrovarsi nel suo letto sudata per aver appena fatto brutto sogno.
Invece no, li riaprì, ritrovandosi davanti a quella scrivania, mentre le gambe le tremavano per l'agitazione.

Iniziò a torturarsi le mani.

Perché quando sembrava andare tutto bene succedeva sempre qualcosa che doveva rovinare tutto?

Ora avrebbe perso il lavoro, non avrebbe avuto neanche un centesimo per mantenersi e chissà cosa sarebbe successo a Evanna.

Era sempre il suo primo pensiero.

Doveva mettercela tutta, però.

Non poteva arrendersi così.

Doveva combattere per Evanna e per sé stessa.

Tirò un lungo respiro.

Guardò Gray, che stava con la testa bassa.

Va bene. Cosa devo fare?” disse, trattenendo a stento le lacrime.

Il suo capo scosse la testa.

Non mi importa. La cosa importante è che io non firmi quel contratto. Liberatene e basta. È nello studio 3.”

Annuì e uscì lentamente dall'ufficio a testa bassa.

Josh la aspettava alla sua scrivania.

Sembrava che ormai tutti sapessero tutto.

Le si avvicinò.

Jennifer non si è presentata stamattina. Mi dispiace Kay” disse, mettendole una mano sulla spalla per consolarla.

Kaylee sforzò un sorriso e scosse la testa.

Va tutto bene”

Ormai era così brava a mentire, dicendo quella frase, che sembrava diventata un'abitudine.

Josh la accompagnò davanti alla porta dello studio 3.

Si fermarono.

La abbracciò e la donna sussurrò un 'grazie' mentre abbassava la maniglia della porta.

Entrò con lo sguardo basso.

Lo studio 3 era sempre stato il suo preferito.

Era così colorato, vivo, l'unico così in tutto il palazzo.

Le pareti erano rosse e la scrivania era piena di penne colorate che davano alla stanza un aspetto un po' bambinesco, ma anche fin troppo confortevole.

Un uomo, seduto su una sedia davanti alla scrivania, le dava le spalle e parlava animatamente con un omone al suo fianco, in piedi.

Nessuno sembrò accorgersi della sua entrata finché non richiuse la porta alle sue spalle, causando così un leggero rumore.

I due si girarono a guardarla, mentre lei percorreva quel tratto di strada che la separava dalla scrivania a testa bassa.

L'uomo che fino a quel momento era rimasto seduto si alzò in piedi.

Kaylee, arrivata dall'altra parte della scrivania, fece un altro respiro profondo e alzò lo sguardo.

Incontrò, con suo grande stupore, un uomo molto affascinante sulla cinquantina.

Capelli neri, corti, e occhi di un marrone abbastanza scuro.

Le sembrava un viso conosciuto.

Era sicura di averlo già visto da qualche parte, ma in quel momento non se ne curò più di tanto.

Sforzò il suo migliore sorriso e porse la mano all'uomo.

Piacere, Scott Braun” disse, ricambiando la stretta di mano della donna.

Una lampadina si accese nel cervello di Kaylee.

Scott Braun?

Conosceva qualcuno che si chiamava così, ne era sicura.

L'aveva sentito nominare un sacco di volte, soprattutto quando era adolescente.

Ma chi era?

Kaylee Moore, la segretaria del signor Gray” disse la mora.

Braun sorrise.

Finalmente la vedo di persona. Dopo tutte quelle chiamate, mi chiedevo chi ci fosse dall'altra parte del telefono”

Kaylee sorrise.

Quell'uomo le emanava sicurezza, una sicurezza che non sentiva da un sacco di tempo.

Sediamoci, prego” disse la donna, invitando con la mano Braun ad accomodarsi.

Io non so se lei sa perché io sono qui, ma per me è davvero una questione importante” iniziò l'uomo.

Kaylee scosse la testa.

So solo che vuole far firmare un contratto alla casa discografica”

Esatto, ma..Kenny, per favore, vai a chiamarlo? Lo sa che doveva entrare dieci minuti fa” disse Braun, rivolgendosi all'omone di colore, che subito dopo questa richiesta, lasciò la stanza.

Scusi, ma è sempre in ritardo” continuò, rivolgendosi a Kaylee.

Chi?” chiese la donna.

L'uomo spalancò gli occhi e assunse un'espressione meravigliata.

Lei non mi conosce?” chiese di rimando Braun.

Mi sembra di averla già vista e di aver già sentito il suo nome, ma non riesco a ricordare” rispose schiettamente Kaylee.

Credo che tra qualche secondo capirà tutto, allora” disse l'uomo, sorridendo.

Non fece in tempo a chiedere niente che la porta dello studio si riaprì e l'omone rientrò nella stanza.

Non era da solo però.

Dietro di lui c'era un uomo più giovane di Braun.

I capelli biondicci, un bel fisico, un cappellino che gli copriva gli occhi e la testa bassa.

A Kaylee sembrò di aver già vissuto quel momento.

I gesti dell'uomo appena entrato le sembravano così familiari.

Cercò di focalizzare, ma non le veniva in mente niente.

Eccoti. La prossima volta vedi di entrare quando ti dico che devi farlo” disse Braun, rivolto al biondo.

Quest'ultimo alzò la testa, rivolgendo lo sguardo al suo interlocutore.

Kaylee notò gli occhi.

Quel colore.

Non poteva davvero essere così.

Non poteva essere lui.

Eppure quelli erano i suoi occhi, i suoi capelli, il suo sguardo.

Scusa Scooter” disse.

Non c'erano più dubbi ormai.

Kaylee perse un battito.

Scooter Braun.

Kenny.

Quegli occhi.

Cercò di rimanere calma, anche se in quel momento tutto sembrò non avere più senso.

Come poteva ritrovarsi davanti al suo sogno più grande?

Non ci credeva più ormai, aveva smesso di sperarci eppure eccolo, era lì e quel piccolo ragazzino biondo si era trasformato in un bellissimo uomo.

I lineamenti erano rimasti gli stessi, gli occhi, i capelli.

Sembrava non essere cambiato niente, nonostante fosse cambiato tutto in realtà.

Ma l'effetto che aveva su di lei non era affatto cambiato.

Il cuore sembrava non fermarsi più.

Le mani le sudavano.

Le gambe le tremavano.

Aveva davanti ai suoi occhi la persona che non si sarebbe mai aspettata di incontrare.

Credeva quasi di sbagliarsi, di essere una stupida a pensare che lui fosse lì, ma non poteva essere un errore.

Non avrebbe mai potuto confondere quegli occhi con quelli di qualcun altro.

La loro luminosità era rimasta uguale.

Quella luce che avevano sempre avuto le scaldò il cuore in un attimo.

Quell'attimo buio si trasformò nel momento più bello della sua vita.

Nessuno sembrò accorgersi della sua reazione in quanto i presenti erano intenti a farfugliare qualcosa tra di loro.

Quando la situazione si sistemò, Kaylee cercò di riprendersi.

Tese la mano verso di lui.

Piacere, Kaylee Moore” disse, come se stesse facendo la cosa più naturale del mondo.

In realtà quello era sempre stato il suo sogno più grande, stringere la mano a colui che le aveva fatto credere in qualcosa anche per un attimo.

L'uomo le strinse la mano.

Un brivido percorse la schiena della donna.

Tutto il mondo sembrò fermarsi.

Era arrivato il suo momento, non di altre, il suo e sembrava tutto così irreale.

Piacere mio, Justin Bieber”

 

 

 

 

 

 

Here I am!

NON SONO MORTA, PER ORA ALMENO.
Diciamo solo che in parte l'ho fatto anche apposta.
Insomma..quattro recensioni, in confronto alle otto del primo capitolo..
vabbè, questo è il capitolo.

Se questa storia vi fa cagare basta che me lo dite e io la cancello del tutto.

Comunque ringrazio sempre quelle quattro sante che mi recensiscono sempre :')
love,

-Arianna, @acciobieber_ on twitter.

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Capitolo 6
*** it's over. ***


Era da troppo che non si sentiva così bene.

Da quando non sorrideva così?

Perché in quel momento tutto ciò che era accaduto in vent'anni sembrava essere sparito?

Tutti i sogni, tutto ciò in cui aveva smesso di credere stava ritornando a galla in un attimo.

Aveva davanti la persona che aveva completamente cambiato la sua adolescenza , facendole superare tutti i problemi che aveva in famiglia a causa dei genitori separati, e non sapeva cosa dire.

Avrebbe voluto abbracciarlo, come aveva desiderato tanto fare a quattordici anni.

Avrebbe voluto dirgli grazie, come aveva desiderato tanto fare a quindici anni.

Avrebbe voluto chiedergli della sua vita, come aveva desiderato tanto fare a sedici anni.

Avrebbe voluto parlargli dei suoi problemi, come desiderava fare da tutta una vita.

Eppure non riusciva a dire una parola.

Lo guardava e in quell'uomo di quasi quarant'anni vedeva ancora il viso di un bambino che canta per strada, che gira il mondo, che vive il suo sogno.

Nessuno si sarebbe mai aspettato di vederlo a quell'età, con quegli occhi ancora pieni di vita, i capelli dello stesso biondo cenere, la barba un po' sfatta e un fisico davvero impeccabile, mentre chiedeva pietà all'unica casa discografica che poteva aiutarlo.

Era passato già un po' di tempo da quando aveva pubblicato il suo ultimo album, circa tre o quattro anni.

Aveva deciso di prendersi una pausa, o almeno così dicevano i giornali.

La verità era un'altra.

L'Island Records, dopo aver trovato un nuovo ragazzino prodigio da portare in alto, aveva deciso che era ormai finita la carriera del famoso idolo delle teenager e che aveva bisogno di un sound 'nuovo', conforme all'idea della musica che avevano i ragazzi.

Ebbene sì, Justin Bieber era stato scaricato dalla sua casa discografica con la quale aveva lavorato per più di vent'anni.

Nessuno sapeva com'erano realmente andate le cose.

Scooter Braun aveva deciso di nascondere la notizia, dicendo che Justin si sarebbe preso una pausa, una pausa che andava avanti da tre anni.

In tre anni, nessuna casa discografica in tutto il Nord America aveva voluto saperne di lui.

Nessuno voleva aver a che fare con quell'uomo per il quale, una volta, avrebbero fatto di tutto pur di averlo con loro.

L'Universal Music Group sembrava essere rimasta la sua unica speranza.

Abbiamo tanto materiale da mostrarle, tante nuove idee, e siamo sicuri che avranno molto successo” disse Scooter, gesticolando e guardando, di tanto in tanto, Justin seduto alla sua destra.

Il biondo teneva la testa bassa, quasi fosse rassegnato.

Kaylee fissava Scooter, annuendo con la testa.

Se fosse stato per lei, avrebbe subito detto di sì a quell'uomo.

Questa cosa deve restare fra noi. Se fosse per me, le direi subito sì. Gray non ha intenzione di vederla, mi ha dato un ordine chiaro, mi troverei licenziata se le facessi firmare quel contratto e vivendo da sola, con una figlia da mantenere, non posso permettermelo” spiegò Kaylee, parlando a Scooter come se fosse un caro amico.

In effetti era così che lo considerava.

Un amico, o meglio un padre.

Un padre che non aveva mai avuto, che non era mai stato presente per lei.

Questo annuì con la testa, abbassandola e mettendosi una mano sulla nuca.

La voce melodiosa di Justin interruppe quel momento di silenzio:

Basta Scooter. Non c'è più niente da fare. Ci abbiamo provato, siamo stati in tutte le case discografiche del Nord America e nessuna vuole darci una possibilità. È finita”

Mai, mai Keylee avrebbe pensato di sentire quelle parole dette proprio da lui, dal ragazzo del 'mai dire mai', del 'credi nei tuoi sogni e inseguili sempre'.

Non le sembrava vero.

Aveva appena ricominciato a credere che potesse esserci una possibilità per lei nella vita e lui, proprio lui, aveva smesso di farlo.

Doveva fare qualcosa.

Non poteva permettere che tutto finisse.

Io..”

Kaylee fu interrotta dalla suoneria di un cellulare.

Scooter lo tirò fuori dalla tasca e rispose.

Pronto?...Cos'è successo?...Nella stanza?...Arriviamo subito”

Riagganciò.

Delle fans si sono intrufolate nella tua stanza, fingendosi addette alla pulizia” disse, guardando Justin “è meglio tornare indietro.”

Il biondo sbuffò.

Odio queste ragazze. Non è possibile che io non abbia mai un minuto per me. 'Puoi farmi un autografo?', 'Facciamo una foto insieme?', 'Mi canti una canzone?'. Ma insomma, quando mi lasceranno in pace?”

Era sbottato.

Urlava.

Kaylee non l'aveva mai sentito urlare, e soprattutto non l'aveva mai sentito parlare così delle sue fans, di lei.

Lei era una di loro.

Un pugnale la colpì dritta al cuore.

Aveva appena detto che odiava le sue fans, aveva appena detto che odiava lei.

Con un sorriso nascose tutta la delusione e la tristezza che in quel momento provava.

I due uomini si alzarono dopo di lei.

Vorrei che venisse in albergo domani. Vorrei parlarle ancora” disse Scooter a Kaylee.

La donna annuì.

Non c'è problema”

Tese la mano a tutti e due e li lasciò andare via, sentendosi dire un 'a presto' da quello che era il suo idolo.

Si sentiva davvero delusa.

Il ragazzo che amava stare a contatto con le fans, che amava scrivere su twitter per far loro sapere dov'era e come stava, che amava fermarsi per firmare autografi e fare foto, dov'era finito?

Dov'era finito il suo sorriso quando ne vedeva una urlare o piangere per lui?

Perché non poteva vedere ancora il ragazzino di una volta?

Ma no, non si sarebbe lasciata abbattere.

Sapeva che il suo idolo aveva bisogno di lei, ora più che mai e avrebbe fatto di tutto pur di aiutarlo.

Lui le aveva dato così tanto.

Ora era il suo turno di fare qualcosa per lui, e ce l'avrebbe fatta, anche al costo di morire.

 

 

 

 

 

 

 

Here I am!

Non ho scusanti, solo l'ispirazione mi è sparita çç
ho avuto una specie di blocco, infatti questo capitolo non è il massimo.

È corto e non l'ho nemmeno riletto quindi ci saranno errori di verbi e di battitura, anzi se li trovate ditemelo che così lo modifico.

Non ho nessuna voglia di rileggerlo, non mi piace per niente çç
comunque grazie a quelle povere ragazze che continuano a recensirmi, siete davvero fantastiche (:
love,

-Arianna, @acciobieber_ on twitter.

 

 

P.S. Vi linko pure qui questo video. http://www.youtube.com/watch?v=EyUtsHZHAP4&feature=youtu.be sono io con delle donne molto fighe (: fatemi sapere se vi piace, se vi fa schifo e se avete vomitato dopo averlo visto. LOL

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Capitolo 7
*** absolutely yes. ***


Camminava veloce per le vie di Santa Monica con la sua borsa sempre a portata di mano.

Non usciva mai senza le lettere che scriveva.

Le teneva tutte in una cartelletta separata dalle altre e ogni tanto, quando si sentiva sola, in metro, in autobus o semplicemente al lavoro durante la pausa, le tirava fuori e le rileggeva.

Ogni tanto ci aggiungeva anche qualche parola.

Proprio il giorno prima ne aveva scritta una, riguardante tutto ciò che era successo in quella sala.

Come ci fosse rimasta male a sentire quelle parole dette da lui e come avrebbe voluto aiutarlo.

E lo avrebbe fatto.

Entrò nella hall di uno degli hotel più lussuosi di tutta Santa Monica.

Scusi, sto cercando Scooter Braun. Sono Kaylee Moore” disse alla recepionist che era stata avvisata della sua visita.

Quest'ultima smanettò un po' al computer e poi esordì con un: “Camera 256, quinto piano”e un sorriso.

Kaylee si diresse verso l'ascensore, schiacciò il pulsante con il numero tre e aspettò che arrivasse al piano.

Guardò nella sua borsa.

Vedeva le lettere lì, vedeva quella parola calcata più delle altre: 'odio'.

Fece un respiro profondo, richiudendo la borsa, proprio prima che l'ascensore si aprisse davanti a lei.

Cercò il numero della camera.

Bussò.

Scooter aprì lentamente alla porta mentre era intento a parlare al telefono.

Kaylee fece un cenno di saluto con la mano e lui la invitò nella stanza.

Le fece segno di sedersi.

La stanza era enorme.

Sembrava una casa, più che una stanza d'albergo.

La donna si sedette al tavolo posto al centro dello stanzone, mentre Scooter uscì un attimo dalla stanza per finire la telefonata.

Tirò fuori dalla borsa quella cartelletta.

Prese alcune lettere.

Le rilesse velocemente.

'Lui mi aveva detto di non smettere mai di credere.

Lui mi aveva detto 'mai dire mai'.

Lui mi aveva detto di amarmi.

Perché fa così? Perché mi odia?

Dov'è finito il piccoletto che canta per strada?

Dov'è finito il ragazzo che si commuove guardandomi?

Dov'è finito l'uomo coraggioso che non avrebbe mai smesso di inseguire i suoi sogni?

Sembrava un segno.

Lui che entra da quella stanza, lui che mi stringe la mano, lui che mi guarda.

Pensavo di essere riuscita a realizzare un sogno, pensavo che quello che diceva fosse vero, e invece non era vero niente.

Mi ha mentito, mi ha mentito per tutto questo tempo.

Ma perché non riesco a smettere di amarlo?

Perché ho bisogno di lui ancora più di prima?'

Strinse le lettere contro il suo petto, proprio un attimo prima che Scooter entrasse dalla stanza, urlando e facendola sobbalzare così da far cadere tutto per terra.

Scusami, non volevo” disse Scooter, mortificato e correndole incontro per aiutarla a raccogliere ciò che le era caduto.

Figurati” rispose lei, alzandosi dopo aver recuperato tutto.

Si ricomposero entrambi e si sedettero di nuovo, uno di fronte all'altra.

Non fecero in tempo a dire una parola che un'altra persona entrò nella stanza.

Scusate il ritardo, stavo parlando con Kenny” disse Bieber.

Si sedette con loro e appoggiò i gomiti sul tavolo, congiungendo le mani.

Bene. Allora Kaylee, hai qualche notizia da darci?” chiese Scooter.

Si era creata un'atmosfera così famigliare che si stavano dando del 'tu' senza nemmeno accorgersene.

Una notizia ci sarebbe. In questi ultimi tempi siamo in contatto con una casa discografica non molto lontana da qui che cerca qualche cantate da lanciare. Ieri, dopo la nostra conversazione, li ho chiamati all'insaputa di Gray e ho parlato loro del vostro progetto. Sarebbero abbastanza interessati.” spiegò la donna con fare professionale.

Gli occhi dei due uomini davanti a lei brillavano come non mai.

Da quel momento si scordarono di tutto.

Del lavoro, del contratto, di Gray.

Iniziarono a parlare del più e del meno, delle loro vite, di quello che succedeva nel mondo.

Sembravano una vera famiglia e per Kaylee lo era davvero.

Era sempre stata la sua famiglia.

Quella sempre pronta ad aiutarti e a difenterti, quella che non si sarebbe mai divisa.

Vedeva il sorriso sul volto di Justin, quel sorriso che aveva unito milioni e milioni di persone, e non riusciva a immaginare nient'altro di più bello.

L'aveva fatto sorridere e si sentiva..bene.

Si sentiva decisamente bene.

E doveva far sì che quel sorriso rimanesse sempre sul suo volto.

Avrebbe fatto di tutto pur di aiutarlo a ritrovare la fiducia nelle sue fans, perché Kaylee lo sapeva benissimo: lui non le odiava e non l'avrebbe mai fatto.

Continuavano a parlare da ore ormai.

Più parlavano, più Kaylee si accorgeva di quanto Justin, in realtà, non fosse cambiato.

Solite battute idiote, solito modo di fare da ragazzino.

Mi ricordo di quando avevi solo tredici anni e avevi appena iniziato. Non ti mancano quei tempi?”chiese ad un certo punto Kaylee.

Justin sembrò rifletterci un po' su.

Sono stati gli anni più belli della mia vita. Avevo tutto ciò che avevo sempre desiderato. Era tutto perfetto. Pensavo che andando avanti con il tempo le cose sarebbero solo migliorate e mi sbagliavo. All'inizio, però, no. Acquisivo sempre più successo ed era fantastico. Poi è iniziata la discesa. Le mie fans erano 'troppo grandi' per la mia musica, o almeno così si diceva in giro. C'erano ancora quelle che mi rimanevano fedeli, ma erano rare. Ora non ci crederai, ma ci sono ancora ragazzine che farebbero di tutto per incontrarmi, come vent'anni fa, però è tutto diverso.”

Kaylee, invece, capiva benissimo.

Anche lei avrebbe fatto di tutto per incontrarlo e lui non lo sapeva.

Torneresti indietro?” gli chiese.

Assolutamente sì.”

Nella stanza calò il silenzio, fino a che Kaylee non si alzò dalla sedia.

Salutò i due uomini nella stanza, accordandosi per un appuntamento per il giorno dopo, e uscì.

Ripercorse le vie della California, ripensando a quel sorriso.

Sorrise.

'Tu sorridi, io sorrido'

 

---

 

Non sei felice? La casa discografica ha detto che è interessata, no?” chiese Scooter, battendo una mano sulla spalla a Justin.

Il biondo annuì, guardando a terra.

Vide dei fogli spuntare da sotto il divano.

Si chinò, li prese in mano e li fissò.

Sono tuoi?” chiese, mostrandoli a Scooter.

No, credo siano di Kaylee, prima le sono caduti. Glieli daremo domani.”

Justin annuì distrattamente mentre li fissava.

Sembravano delle lettere.

Sapeva che non avrebbe dovuto leggerle, ma la curiosità era troppa.

Si sedette sul divano.

Ne prese bene in mano una e iniziò a leggere.

 

inutile pensare che prima o poi i tuoi sogni si avvereranno.

Non è vero.

Non è vero niente'

 

'Mi manca sentire la tua voce.

Mi manca parlare di te.

Mi manca sognare di poterti incontrare.

Sei il mio idolo, o no?'

 

'Speravo ci fossero delle istruzioni su come vivere la vita.
Purtroppo ho trovato solo le istruzioni per distruggerla.'

 

Continuava a leggere attentamente.

Ormai aveva capito che alcune di quelle lettere erano destinate proprio a lui.

Si soffermò su una in particolare, probabilmente l'aveva scritta il giorno prima.

'Mi ha mentito, mi ha mentito per tutto questo tempo'

In quel momento gli rimbombavano le parole che aveva detto a sedici anni: non voglio deludere le mie fans.

Ed ecco.

C'era riuscito.

Come aveva potuto?

Si stupiva di sé stesso.

Dov'era finito il ragazzo che teneva alle sue fans? Che rimaneva sveglio di notte pur di scriver loro quanto le amasse?

Aveva deluso una delle poche vere Beliebers che gli era rimasta, ma era intenzionato a cambiare le cose.

Doveva far in modo che lei tornasse a credere, non per forza in lui, ma nei suoi sogni.
Doveva far in modo che lei arrivasse a vivere la vita che aveva sempre desiderato.

Si ricordò la conversazione che avevano avuto solo pochi minuti prima.

 

Ti piace il tuo lavoro?”

Non tanto. Fare la scrittrice era il mio sogno”

Perché era?”

Ci ho rinunciato molto tempo fa”

E ora non scrivi più?”

Non proprio”

In che senso?”

Sono più pensieri sulla mia vita e su quello che mi succede”

 

Avrebbe riconquistato la sua fiducia, in qualunque modo.

 

 

 

 

 

 

 

Here I am!

Vi do il permesso di uccidermi.
Non ho scusanti, lo so.

Voglio solo dire una cosa: SE NON VI PIACE QUESTA STORIA, DITEMELO. NON LA CONTINUO PER QUELLE POVERE QUATTRO PERSONE CHE MAGARI SI SENTONO PURE OBBLIGATE A RECENSIRE.

Dopo questo, so che questo capitolo fa cagare, l'ho scritto da mezzanotte all'una e mezza e non l'ho nemmeno ricontrollato.

Vabbè.

Love,

me.

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Capitolo 8
*** letters to my idol. ***


Dobbiamo andare alla casa discografica tra un'ora Justin. Cosa stai facendo? È tutta la mattina che sei al telefono. Con chi ce l'hai?” disse Scooter, andandogli vicino.

Vide i suoi occhi.

Sembrava non avesse dormito.

Scooter non posso. Si tratta delle mie fans. Non posso spiegarti. Mi dispiace ma non posso venire oggi. Vai tu”

Scooter sbuffò, mentre Justin corse fuori dalla stanza dell'albergo senza dire nient'altro.

Stava correndo a perdifiato giù per le scale.

Uscì velocemente dall'hotel e chiamò un taxi.

Diede l'indirizzo al tassista.

Faccia presto, la prego”

Non si era mai puntato così tanto su una cosa.

Doveva farcela.

Si era sempre ripetuto che per le sue fans avrebbe fatto di tutto.

 

'Se voi aveste bisogno di me, verrei correndo, anche se fossi lontano mille miglia'

 

Perché ora non era più così?

Cos'era cambiato?

Come si era permesso di dire che le odiava?

Come poteva odiare le ragazze che avevano permesso tutto, che gli avevano permesso di essere quello che era?

Loro erano sempre stata una della parti più fondamentali della sua vita, quando era adolescente.

Loro c'erano sempre.

Quando stava male, quando faceva qualcosa di sbagliato o stupido, quando era triste, quando aveva tutti contro..

Loro c'erano.

Non l'avevano mai abbandonato.

Avevano lottato per difenderlo, sempre.

Avevano sempre creduto in lui, dall'inizio.

Avevano perdonato tutti i suoi errori.

E ora lui dov'era quando loro avevano bisogno di lui?

Aveva deluso sé stesso.

Ma cosa più importante, aveva deluso loro.

Il suo tutto.

E non poteva permettersi di continuare così.

Avrebbe chiesto scusa a Kaylee, dopo aver concluso ciò che aveva in mente.

Arrivato a destinazione, pagò il tassista e corse a perdifiato in quell'enorme edificio.

Si fece indicare il piano e la stanza esatti e corse ancora.

Senza nemmeno bussare entrò.

Signor Bieber” disse la donna seduta alla scrivania sorpresa dalla sua entrata “ha fatto in fretta”

E' davvero importante per me, per favore” disse, sedendosi davanti a lei alla scrivania e appoggiando ciò che aveva in mano sul tavolo.

Le ho già detto che non abbiamo ancora letto il materiale che ci ha mandato e che c'è bisogno di tempo per queste cose” spiegò la direttrice.

Quanto tempo?”

Minimo sei mesi”

Sei mesi?” urlò, alzandosi in piedi “Non posso aspettare così tanto. Non mi interessa in che modo, ma questa cosa deve essere conclusa in meno di una settimana, okay? Sono disposto a pagarvi qualsiasi cifra.”

La direttrice sembrò pensarci un attimo.

La capisco, ma non posso fare miracoli.”

Capisce che è una cosa importante? E allora mi aiuti, la prego.” disse, pregando la donna con gli occhi.

Io..vedrò cosa posso fare, ma non le prometto niente. Il prezzo per questa sua richiesta non sarà per niente basso.”

Non mi interessa, pagherò qualsiasi cifra”

La donna prese tra le mani quello che Justin aveva portato e insieme iniziarono a leggerlo.

Per Justin non fu facile, soprattutto quando capì che tutte quelle lettere erano rivolte a lui.

Era a lui che voleva raccontare tutte quelle cose e lui l'aveva lasciata sola per tutto quel tempo.

Doveva fare questa cosa, assolutamente.

 

'Parlare di te mi era mancato così tanto.

Chissà dove sei ora.

Chissà cosa stai facendo.

Chissà se ancora pensi a noi.

Non smetterò mai di credere in te'

 

Quel mai iniziò a girargli per la mente.

L'aveva delusa, era vero, ma sapeva che lei non si sarebbe mai allontanata da lui.

Ogni secondo, minuto, ora che passava in quell'edificio lo facevano sempre di più convincere si quello che stava per fare.

Finito di leggere quelle pagine, la donna disse: “Sinceramente penso che possa venire fuori un bel libro, ma non posso farlo senza una dichiarazione. Non avrebbe dovuto leggerlo lei, e nemmeno io. È violazione della privacy.”

Justin sapeva che questo momento sarebbe arrivato, così spiegò alla direttrice la sua idea.

Aveva programmato tutto.

Niente avrebbe potuto fermarlo.

Perfetto, me ne occupo subito personalmente. Sono le 10.30. Credo di riuscire a finire per stasera. Ci vediamo di nuovo qui alle 18.30”

Grazie mille”

Justin uscì dalla stanza.

Ce l'avrebbe fatta, ne era certo.

Stava già pensando a come dirlo a Kaylee.

L'avrebbe portata fuori a cena, oppure sarebbe andato a casa sua.

Oppure sarebbe andato a casa sua prima e poi l'avrebbe portata fuori a cena.

Quello di cui era certo, era che niente l'avrebbe potuto fermare.

Signor Bieber! Signor Bieber! Aspetti!” urlò la direttrice mentre lui stava scendendo le scale.

Lui si girò.

Non mi ha detto il titolo e il nome della scrittrice”

Justin sorrise.

Lettere al mio idolo, di Kaylee Moore”

 

 

 

 

 

 

 

 

Here I am!

Dovrebbero darmi una medaglia per la peggior autrice di FF della terra.

Aggiorno sempre dopo anni e sinceramente non so quando aggiornerò ancora, è un brutto periodo a scuola..tutte queste verifiche e interrogazioni çç

spero di farcela in meno di un mese, ma non posso promettervi niente.

Grazie mille per le recensioni e nonostante io continui a pensare che continuare a scrivere questa FF sia la scelta sbagliata, lo faccio lo stesso.

Grazie mille, davvero.

Hope you like it.

Love,

me.

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Capitolo 9
*** you saved my life. ***


Il cuore gli batteva a mille, ma perché?

Appena suonato il campanello, iniziarono a tremargli mani e gambe.
Come mai era così nervoso?
“Justin! Che ci fai qui?” disse Kaylee, stupendosi di trovarlo alla porta di casa sua, vestito con uno smoking.

I suoi capelli erano raccolti in una coda alta che le sfiorava la schiena e si intravedeva sui suoi occhi un leggero trucco, probabilmente quello che aveva ancora dalla mattina.

Ti sto invitando a cena fuori” disse tranquillamente, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Kaylee strinse gli occhi, guardandolo storto: “Qual è il tuo piano?”
“Perché pensi che abbia un piano?”
chiese di rimando.

Perché ti conosco” rispose lei, sorridendo.

Justin notò la sincerità in quel sorriso.

C'era ancora la possibilità di salvare quello che aveva distrutto.

Sorrise.

Kaylee, quasi imbarazzata, abbassò la testa e lo invitò ad entrare.

Chiuse la porta alle sue spalle.

Evanna vieni. Devo presentarti una persona”
Correndo, la ragazzina arrivò nel salotto.

Eccomi” disse prontamente.

Evanna, questo è Justin Bieber”

Non avrei mai pensato che avrei avuto ancora bisogno di presentazioni” disse Justin, ridendo e porgendo la mano alla ragazza.

Justin Bieber? Quello di cui mi parlavi non tanto tempo fa? Lui?” chiese la bionda, fissando l'uomo a cui stava stringendo la mano.

Kaylee arrossì e abbassò la testa.

Justin la guardava e sorrideva.

Io vado a prepararmi allora. Evanna, offrigli qualcosa da bere”disse la donna, scomparendo in fretta dalla vista del biondo.

Evanna fece accomodare Justin sul divano, offrendogli dell'acqua.

Quindi Kaylee ti ha parlato di me” intavolò la conversazione Justin.

In realtà sono stata io a farla parlare di te. A scuola avevo sentito delle mie compagne parlare di un nuovo ragazzo che sta diventando famoso in tutta l'America. Ho chiesto loro chi fosse, mi hanno detto che è un cantante, figlio di un famoso ex giocatore di basket. Mi hanno detto che è il loro idolo. Così ho chiesto a mamma se lei ha mai avuto un idolo.”

Justin sorrise.

E cosa ti ha risposto?”

Che tu sei ancora il suo idolo. Che non si smette di avere un idolo, perché quello è per sempre.”

Che altro ti ha detto di me?” chiese Justin, curiosissimo di sapere quello che Kaylee aveva detto di lui.

Che eri davvero un bel ragazzo” rispose Evanna ridendo, poi continuò “mi ha raccontato la tua storia, di tutte le persone che ti prendevano in giro, di tutte le ragazze che ha conosciuto grazie a te, di tutta la strada che hai fatto. Mi ha detto che sei ancora in cima alle classifiche”

Non proprio. La gente mi nomina, mi conosce. Per loro sono 'il nuovo re del pop', ma non scrivo canzoni da mesi.”

Perché?”

Non lo so. Andava tutto bene fino a quando Selena non mi lasciò. Mi disse che ero cambiato, che non ero più lo stesso di una volta e aveva ragione. Ero caduto in una specie di depressione senza nemmeno accorgermene. Solo ora ne sono uscito, grazie a tua madre.”

Mia madre?”

Già. Grazie a lei ho capito perché sono qui, perché faccio questo lavoro e pensare che ero arrivato al punto di odiare le mie fans, mi fa davvero vergognare. Quello non ero io. Ho deciso di ricominciare.”

Kaylee entrò in salotto con addosso un bellissimo vestito da sera nero, senza spalline.

Aveva slegato i capelli e aveva usato un leggero trucco sugli occhi.

Agli occhi di Justin appariva perfetta.

Evanna, cogliendo al volo la situazione, corse via, salutando velocemente.

Justin prese Kaylee a braccetto e la accompagnò alla macchina.

Per tutto il tragitto non fecero altro che parlare e ridere.

Tutti e due avevano ritrovato loro stessi, erano ritornati giovani.

Sorrisi sinceri, sguardi felici, emozioni vere, finalmente.

E così fu anche al ristorante.

Non smisero mai di sorridere.

E lì Justin decise di fare la sua mossa.

Kaylee”

Dimmi” disse lei, sorridendogli.

A Justin tramavano perfino le dita dei piedi.

Prese la mano di Kaylee e la portò fuori.

Arrivarono alla macchina, dove Justin entrò un attimo e prese il pacchetto, per poi sedersi insieme alla donna su una panchina lì vicino.

Io credo di doverti delle scuse.” iniziò Justin.

E perché? Tu non mi hai fatto niente”

Justin rise leggermente.

Invece ho fatto, e tanto anche. Ti ho abbandonato quando avevi più bisogno di me. Ho abbandonato tutte voi. Ripetevo sempre che la cosa che più mi spaventava era perdere le mie fans, e ce l'ho fatta. Vi ho perse. Ed è stata tutta colpa mia. Con una sola frase ho spezzato tutto quello che avevo costruito con voi. Anni di sorrisi ed emozioni, anni di lotte. Sono riuscito a distruggere tutto questo. Io. Io che ho sempre detto che nulla si sarebbe messo tra di noi e che il nostro legame era indistruttibile. Dovrebbero darmi il premio come peggior idolo della storia. Sono un ipocrita. Il mio motto era 'never say never' e pure io ho smesso di crederci. Come ho potuto fare questo? Ho deluso me stesso, ma non mi interessa, perché ho deluso voi. Voi che siete la mia vita. Voi siete davvero tutto per me e non so come avrei fatto tutto questo tempo senza il vostro supporto. Mi sento davvero uno schifo e devo assolutamente rimediare tutto questo casino che ho creato. Devo far sì che voi, che TU, possa fidarti ancora di me, che tu possa credere ancora nei tuoi sogni e in me.”

Kaylee era senza parole.

Fissava Justin, i suoi occhi pieni di vergogna e sincerità.

Sorrise.

Come poteva lui pensare che lei avrebbe smesso di credere in lui?

Aveva fatto una promessa quando era giovane, e l'avrebbe mantenuta.

Justin, io..”

Justin la interruppe.

Prima di dire qualsiasi cosa, apri questo.” disse, porgendole il pacchetto.

Kaylee lo prese, lo rigirò tra le mani.

Strappò lentamente la carta.

Il suo cuore perse un battito.

Nelle mani aveva il suo sogno, quello che non aveva mai raggiunto, quello che aveva accantonato.

Una figura in copertina di una ragazza che guarda il cielo.

Quello rappresentava tutto ciò che lei era a quindici anni.

Una ragazza con tanti sogni, che sperava che si avverassero in un batter d'occhio, che sperava che questi cadessero dal cielo.

Guardò Justin.

Le ho lette sì, le ho lette tutte e mi dispiace. Ma Kaylee, mi hai salvato la vita e spero che con questo mi perdonerai tutto. Le delusioni, le lacrime, tutto.”

Kaylee aprì il libro.

 

Lettere al mio idolo, di Kaylee Moore.

'Grazie Kaylee. Grazie a te ho ritrovato me stesso. Mi hai salvato la vita'
[Justin Bieber]

 

Tutto ciò che aveva scritto era in un libro.

Tutti gli anni passati a sfogarsi su quei fogli, con una penna in mano, con le lacrime che volevano sgorgare dai suoi occhi.

Guardava quel libro come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto.

Si girò verso Justin e senza pensarci un attimo, lo abbracciò e pianse.

Pianse tra le sue braccia.

In una sera tutti i suoi sogni si erano realizzati.

Tra le lacrime riuscì a dire a Justin quello che avrebbe voluto dirgli da tutta una vita.

Grazie Justin. Grazie a te ho ritrovato me stessa. Mi hai salvato la vita.”

 

 

 

 

 

 

 

Here I am!

Chissà perché ancora non mi hanno dato quel premio.

Non aggiorno da quanto..due, tre mesi? HAHAHAHA vabbè tanto questa FF non se la scagazza nessuno, le uniche sono la Simona (che mi ha convinto ieri sera a scrivere oggi) e la Giulia che tanto lo sanno come sono LOL

vaaaabbè, che dire..niente.

Mi scuso se c'è qualcuno che la segue che attendeva questo capitolo con ansia.

Visto che è estate riuscirò ad aggiornare più spesso, spero lol

*non uccidetemi nelle recensioni (se ci saranno delle recensioni çç)*

love,

me.

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Capitolo 10
*** promised. ***


La serata dei due era finita con un semplice 'ci vediamo domani' e un lungo, lungo abbraccio.

Justin era riuscito a realizzare il sogno di Kaylee, le aveva fatto tornare il sorriso.

Era incredibile come riuscisse il sorriso di lei a far tornare il sorriso a lui.

Certo, Justin ammetteva che Kaylee era una bella donna e che era decisamente il suo tipo, ma questo andava oltre l'amore per una persona.

Questo era l'amore tra una fan e il suo idolo.

Un amore diverso, che nonostante tutto, riesce a superare qualsiasi ostacolo e che non finirà mai.
E Justin sapeva benissimo che quello sarebbe stato l'unico amore con il quale avrebbe mai avuto a che fare.

Troppe delusioni, troppe storie andate male.

Si divertiva da ragazzino ad uscire con le ragazze, poi, quando gli sembrava di aver trovato quella giusta, rovinò tutto e da lì promise a sé stesso che non si sarebbe più impegnato così tanto.

Si era illuso di poter passare la vita con lei e niente era andato come sperava.

Forse per la rabbia, forse per la disperazione, forse per la tristezza, aveva fatto quella promessa e ora non poteva farci niente.

Ma gli andava bene così, perché da quando aveva incontrato Kaylee aveva capito che l'unico vero amore che lui avesse mai vissuto era quello tra lui e le sue fans.

E ora era pronto a dirlo a tutti.

 

 

Buongiorno signor Gray” disse Kaylee.

Kay”
Marcus Gray cercò con gli occhi il suo caffè mattutino.

Non trovandolo, fulminò la donna con uno sguardo.

La donna era in piedi, davanti a lui e sosteneva il suo sguardo.

C'è un motivo per tutto questo?” le chiese l'uomo, irritato come non mai.

Kaylee prese un bel respiro.

Era un momento che aspettava da davvero troppo tempo.

Caro Marcus Gray, si cerchi una nuova leccapiedi, perché io me ne vado.”

Detto questo, girò i tacchi e se ne andò, fiera di sé stessa, sentendo qualche urlo dell'uomo furibondo.

Uscì dall'edficio.

In fondo, era grata a quel lavoro.

Era stato solo grazie a quello che aveva incontrato finalmente il suo idolo e che aveva realizzato il suo sogno.

Eppure ora non le interessava di ringraziare nessuno, se non lui.

L'uomo dagli occhi color nocciola che la stava aspettando all'hotel.

Camminava decisa tra le vie di Santa Monica, in ansia anche solo per rivedere di nuovo il suo volto.

Non avrebbe mai potuto immagine che, un giorno, lei e il suo idolo sarebbero stati ottimi amici.

Purtroppo, però, Kaylee doveva ammettere che, guardandolo, il suo cuore faceva mille capriole e che le farfalle si muovevano nel suo stomaco.

Si ricordava di quando, da adolescente, sognava una storia d'amore con lui.

Sperava di potergli stringere la mano, di poterlo abbracciare a sé, di fargli provare emozioni che non aveva mai provato, ma ormai era un'adulta e sapeva che tutto quello non era possibile.

Eppure non poteva fare a meno di respirare affannosamente ogni volta che lui era davanti a lei.

Ogni volta che incrociava i suoi occhi e ne scorgeva quel luccichio che aveva sempre avuto, andava in tilt.

Era innamorata, innamorata del suo idolo, innamorata di un amore impossibile.

 

 

Chi è?”

Justin, sono Kaylee”

Com'era possibile che il suo cuore iniziasse a battere così forte solo sentendo la sua voce.

Rimase bloccato davanti alla porta per qualche secondo, prima di riprendersi, aprirla e trovarsi davanti la sua Kaylee.

La fece entrare e accomodare sul divano.

Nessuno dei due sapeva il vero motivo per cui si erano voluti incontrare, forse era solo una scusa per stare insieme.

Justin, ci tengo tantissimo a fare una cosa con te, da troppo tempo..” disse Kaylee.

Justin la guardò negli occhi, incitandola a continuare.

Mi sento così in imbarazzo a chiedertelo” disse la donna, portandosi una mano sugli occhi.

Justin rise.

Dai, che vuoi che sia, dimmi”

Okay. Ho sempre voluto guardare Never Say Never con te. Se non ti va, tranquillo, solo che..” stava parlando peggio di una bambina.

Non riusciva a trovare le parole giuste.

Justin la guardò e le regalò uno dei suoi sorrisi più belli.

Non c'è bisogno che continui. Non immagini quanto mi faccia piacere guardarlo insieme a te”

In pochi secondi, Kaylee si ritrovò con gli occhi incollati al televisore.

Justin però, faceva più attenzione a tutte le mosse di lei che, ad ogni secondo, sorrideva sempre di più.

Si era sempre chiesto cosa avevano provato le sue fans guardando il suo primo film, e ora finalmente ne vedeva tutte le reazioni.

Per tutto il tempo, Kaylee non aveva fatto che sorridere e commuoversi.

Alla fine, si girò verso Justin con le lacrime agli occhi.

Lui non ci mise né uno, né due a sporgersi verso di lei e ad abbracciarla.

Non smetterò mai di ringraziarti, Justin” gli sussurrò lei tra le lacrime.

Justin sorrise e la strinse ancora più forte a sé.

I cuori di entrambi stavano per esplodere nei loro petti.

C'erano così tante emozioni in quell'abbraccio che nessuno sarebbe mai riuscito a spiegarle.

Sono io che devo ringraziare te” disse Justin, allontanandola da sé.

Kaylee lo guardò e incrociò i suoi occhi.

Nella sua testa continuava a ripetersi di stare calma.

Sto per iniziare un nuovo tour, Kay”

Tutto il mondo le crollò addosso.

L'aveva trovato e ora doveva lasciarselo scappare?

Cercò di trattenere le lacrime mentre lui continuava a parlare.

Sarà, diciamo, un grande ritorno sul palco. Girerò più o meno tutto il mondo, starò via per molto tempo” disse Justin, sorridente.

Kaylee non poteva far altro che cercare di fingere un sorriso.

Sono felice per te, Justin. Spero che tu ti diverta e magari ogni tanto chiama, okay?”

Il biondo rise.

Ti pare che io ti lascio qui dopo tutto quello che hai fatto per me?”

La donna spalancò gli occhi.

C-che?”

Tu verrai con me”

Ma..ma non posso. Insomma, c'è Evanna e la scuola e..”

Ho già pensato a tutto io. Senza di te io non vado, Kay” disse, prendendole la mano.

Kaylee perse chissà quanti battiti.

Come poteva dire di no?

Sarebbe stata l'avventura più bella della sua vita.

Gli sorrise e accennò ad un 'sì' con la testa.

Justin la abbracciò di nuovo.

Non ti abbandonerò mai più, promesso”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Here I am!

Sto facendo progressi, ho aggiornato abbastanza in fretta, dai LOL

avrei aggiornato un bel po' di giorni fa, ma proprio quando stavo scrivendo sono dovuta uscire e quindi mi sono bloccata.

Però, alla fine, ce l'ho fatta.

sinceramente non mi piace molto, soprattutto l'ultima parte, però vabbè, sempre meglio di niente (?)

quiiiindi, buona lettura (anche se in realtà se siete arrivate qui, avete già letto)

ah..e grazie mille per le bellissime recensioni che mi avete lasciato.

Vi mando tanto, tanto, tantissssssssssimo love,

me.

p.s. Se non lo fate già, seguitemi su twitter (@xacciobiebah) e lasciatemi i vostri nick, così vi seguo anch'io.

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Capitolo 11
*** Justin Bieber. ***


Erano in viaggio da ormai due mesi.

Avevano girato gran parte del nord America.
Nessuno si sarebbe mai aspettato un ritorno di Justin, eppure migliaia e migliaia di persone andavano ai suoi concerti, e non erano solo ragazzine urlanti.

Dire che Scooter era rimasto scioccato quando aveva fatto sold-out di tutto il tour in meno di un'ora era dire poco.

Justin era il primo a pensare che tutti lo avessero abbandonato e in realtà con la sua scomparsa dagli schermi aveva solo incrementato il suo pubblico.

Vedeva ogni giorno gente di ogni età ai suoi concerti: ragazzi, adulti, bambini.
Era riuscito nel suo intento: far apprezzare la sua musica a tutti, non solo alle ragazzine.

Si chiedeva come fosse possibile, visto che non aveva ancora fatto uscire canzoni nuove.

La risposta che gli diede Scooter fu che, una volta ritiratosi, tutti i suoi album, dal primo all'ultimo, erano schizzati ai vertici delle classifiche mondiali.

In tutte le radio, in tutto il mondo, trasmettevano le canzoni di Justin Bieber, raccontando di lui, di come aveva iniziato, di come aveva affrontato la sua carriera.

Probabilmente ci fu un picco così alto perché la gente iniziò finalmente a capire chi realmente fosse Justin Bieber e come era arrivato ad essere quello che era.

La sua storia era sulle bocche di tutti, di chi lo aveva odiato, di chi lo aveva amato, di chi ancora lo amava ancora e nessuno di loro si stancava di parlare di lui: Justin Bieber, il ragazzino del Canada.

Lo apprezzavano, tutti.

Certo, c'erano sempre quelle persone pronte a insultarlo, ma erano talmente poche che nessuno ci faceva più caso.

Si può dire che fosse ritornata la 'moda di Justin Bieber', ma non era semplicemente una moda.

Lui c'era sempre stato, nonostante la paura.

Il suo ritorno fece capire a tutti che lui non era solo uno di passaggio.

Lui voleva lasciare il segno nella storia della musica, e c'era riuscito.

Ormai non potevi trovare un'unica persona sulla faccia della terra che non conoscesse Justin Bieber e la sua storia.

Era incredibile.

Gli sembrava di essere una persona nuova, eppure quando era sul palco, gli sembrava che non fosse passato nemmeno un anno da quando aveva diciotto anni, da quando cantava per milioni di ragazzine urlanti.

Forse gli mancavano un po' quei tempi, ma non sarebbe tornato indietro, perché era finalmente giunto il momento che aveva aspettato da tantissimo tempo e nessuno gliel'avrebbe rovinato.

Justin Bieber, il piccolo ragazzo ribelle, era ormai un uomo a tutti gli effetti, ma nonostante questo, non avrebbe mai smesso di essere quel ragazzino con i capelli davanti agli occhi, quel ragazzino che l'aveva fatto arrivare dove ora si trovava.

 

Come stai, Kay?” le chiese Justin mentre erano sul tour bus.

Era uno dei pochi momenti di pausa della settimana.

Lei era impegnata a scrivere, come ormai da due mesi faceva.

Gli rispose con un enorme sorriso.

Bene e tu?”

Justin non poté non ricambiare il sorriso.

Tutto bene, un po' stanco, ma bene. Come va il libro?”

Alla grande, non riesco a smettere di scrivere. Sarà un successo, me lo sento”

Kaylee, mentre era in tour con Justin, aveva avuto la fantastica idea di raccontare tutti i retroscena della vita della superstar.

Tutto ciò che lei poteva vedere nei suoi comportamenti e nei suoi gesti.

Ogni tanto, forse, si era lasciata un po' andare con le descrizioni, parlando di Justin e di quanto fosse perfetto in tutto quello che faceva, ma le piaceva scrivere tutto ciò.

Justin le sorrise.

Ne sono certo”

Il suo sorriso, notò Kaylee, era un po' sforzato.

Sei nervoso, vero?” gli chiese.

Justin si torturò le mani.

Un po'..insomma, è la grande serata. Mi sembra di essere ritornato a quando avevo sedici anni” disse, smorzando una risata.

Kaylee rise con lui.

Lo sai che ce la farai, e io credo in te”

Il biondo si sedette di fianco a lei sul divano.

La donna chiuse il suo pc e lo guardò.

Si fissavano, sorridenti.

Che c'è?” gli chiese Kaylee, ridendo.

Justin scosse la testa e le sorrise.

Le mise una mano sulla guancia.

Non so davvero come farei se tu non fossi qui in questo momento”

Kaylee sorrise imbarazzata.

Ci sono sempre stata per te e ci sarò sempre”

Queste confessioni che si facevano non erano molto rare, soprattutto negli ultimi tempi.

Praticamente ogni giorno Justin andava da lei e la ringraziava per ciò che aveva fatto per lui.

Nelle ultime settimane ci aveva aggiunto un bel po' di parole dolci a questi ringraziamenti e anche qualche complimento, ma Kaylee non ci aveva fatto troppo caso.

Forse perché ogni volta che si parlavano, lei era incantata a guardare i suoi occhi, i suoi capelli, le sue labbra, pensando a quanto fosse perfetto e perdendosi tutto ciò che lui diceva.

Justin, manca poco al concerto. Sei pronto?” una voce interruppe il loro scambiarsi di sguardi.

Scooter entrò nel bus, prendendo Justin per un braccio e portandolo fuori.

Certe volte era davvero ancora un ragazzino.

Kaylee sorrise, mise giù il computer e scese dal bus.

Entrò nello stadio.

Era davvero enorme.

Si sedette su un divanetto dietro alle quinte, aspettando che Justin iniziasse il grande concerto.

Passò circa un'ora prima che iniziasse.

Si sentiva l'emozione della gente alle stelle.

Era il concerto più importante di tutta la tournée.

Il Madison Square Garden.

Si era esibito tante volte lì, ma questa volta era davvero importante, forse di più della prima.

Ed ecco che la sua voce inondò lo stadio.

Diciottomila persone cantavano con lui ogni singola canzone.

La sua voce era perfetta.

Kaylee si perdeva nell'armonia di quella voce, lasciandosi trasportare da lui e dalla sua musica.

Finita anche l'ultima canzone, Justin fermò tutti.

In questa serata speciale, volevo cantare un'altra canzone, se posso”

Il pubblicò urlò e applaudì.

Scooter diede il consenso.

Justin andò a dire qualcosa nell'orecchio a Dan, il chitarrista.

Subito portarono sue sgabelli sul palco.

Lo so che questa canzone è un po' vecchia, ma ci tengo tanto a dedicarla ad una persona speciale”

La musica iniziò.

 

 

Believe, believe, believe

I don’t know how I got here
I knew it wouldn’t be easy
But your faith in me was so clear
It didn’t matter how many times I got knocked on the floor
But you knew one day I would be standing tall
Just look at me now

 

 

Prese la mano di Kaylee, che si era spostata vicinissima al palco, e la portò sopra con lui.

La fede sedere e le cantò la canzone con il cuore in mano, cercando di farle capire quanto fosse grato per averlo supportato quando nessuno lo faceva.

 

 

Cause everything starts from something
But something would be nothing
Nothing if your heart didn’t dream with me
Where would I be, if you didn’t believe

 

 

La guardava come se fosse la creatura più bella che avesse mai visto, e forse era così.

Non sapeva come mai si sentiva così legato a lei, come era nato quel sentimento che ora non poteva più definire semplicemente 'amore platonico', sapeva solo che in quel momento c'erano solo loro due.

Niente folla, niente e nessuno intorno a loro due.

 

 

There were days when out you spoken, you know
There were night when I was doubting myself
But your kept my heart from falling
It didn’t matter how many times I got knocked on the floor
But you knew one day I would be standing tall
Just look at us now

 

 

Ogni movimento di Justin era per lei un piccolo infarto al cuore.

Era seduto davanti a lei e la fissava, e lei moriva dentro.

Non le importava di essere davanti a migliaia di persone, perché in quel momento, per lei, non esisteva nessuno al di fuori di lui.

Lui era il centro dei suoi pensieri.

Lui era tutto.

Si sentiva stupida a pensare di amarlo, ma era così e non poteva smettere di farlo.

 

 

Cause everything starts from something
But something would be nothing
Nothing if your heart didn’t dream with me
Where would I be, if you didn’t believe

 

 

La canzone finì lì.

Tutti applaudirono e Justin si alzò per abbracciarla.

Kaylee aveva le lacrime agli occhi.

Il biondo sciolse l'abbraccio.

Grazie mille e buonanotte a tutti” urlò nel microfono.

I due scesero insieme dal palco.

Justin non diede tempo a Kaylee di dire niente che se la tirò dietro e la portò in camerino con lui.

La donna era un po' spiazzata da quel gesto, ma si lasciò trasportare da lui.

Entrarono nella stanza.

Justin chiuse a chiave la porta.

Mi sta spaventando, Justin” disse Kaylee, ridendo.

Il biondo, però, restò serio.

La donna si fece seria vedendo la sua faccia.

Devi dirmi qualcosa?” gli chiese.

Lui le si avvicinò, prendendole il viso tra le mani.

Non posso fare finta di niente ormai. Per me sei tutto, Kay. Sto infrangendo una promessa per te, ma non posso comandare il mio cuore. Mi sono innamorato di te”

Kaylee lo fissava come se avesse detto che il mondo stava per finire.

I suoi occhi erano spalancati e luccicavano.

Sorrise.

Sorrise come non mai.

Non so cosa dire, davvero Justin” disse, con le lacrime agli occhi.

Non c'è bisogno che tu dica niente”

In pochi secondi le loro labbra si ritrovarono unite in un perfetto bacio.

Un bacio che simboleggiava un amore indistruttibile perché era l'amore tra una fan e il suo idolo.

 

 

 

 

THE END

 

 

Here I am!

Perdonatemi.

Lo so, il ritardo è clamoroso, ma spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo.

Lo so, è la fine e non avevo avvisato nessuno LOL

questa storia è durata poco per due motivi: uno, praticamente non la segue nessuno e mi dispiace di questo perché pensavo di aver avuto un'idea originale per una storia diversa dalle solite, due, perché doveva finire così e non doveva essere molto lunga lol

beh non ho niente da dire, a voi le recensioni, se ce ne saranno, ma tanto so che non ce ne saranno (?)

sono soddisfatta di questo capitolo.

Il finale avrà sicuramente spiazzato qualcuno, ma non ce la facevo a non vederli almeno una volta insieme quei due lol

vabbè, detto questo, grazie mille a chi ha seguito la mia storia, grazie soprattutto a chi l'ha recensita.

GRAZIE DI TUTTO.

Love,

arianna.

 

 

P.S. Se vi va, e se non l'avete ancora fatto, passate dall'altra mia storia in corso: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=989199 . Mi farebbe molto molto piacere :)

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