Ed eccoci di nuovo qui
:)
Lo so è passato tanto tempo ed è scandaloso ma
proprio non riuscivo a scrivere aualcosa di decente e poi
all'improvviso ho buttato giù tutto questo in dieci minuti.
In questo capitolo
qualcosa viene alla luce ma il velo di mistero che si è
venuto a creare sulla protagonista mi piace da impazzire e credo
sarà un tratto fondamentale della sua personalità.
Senza indugiare ancora vi lascio leggere e spero di
continuare a scrivere presto.
Aspetto le vostre recensioni naturalemnte :)
Un bacio<3
S.
Capitolo 4.
La svolta?
Ci incamminammo lentamente verso
una destinazione a me
sconosciuta, la ragazza, della quale per il momento non conoscevo
neanche il
nome, mi aveva fatto cenno di seguirla ed io senza pensarci due volte
l'accontentai specialmente dopo che il lupo, con evidente disappunto,
ci aveva
lasciate sole.
Ero molto più a mio agio
adesso, anche solo la sua
presenza mi metteva a disagio.
Giungemmo nei pressi di un piccola
cascata, quell’acqua
che sgorgava con una forza inesorabile era davvero affascinante tanto
che non
riuscivo a staccare i miei occhi da quei colori così
splendenti poi ritornai
all’improvviso alla realtà e mi accorsi che la
ragazza si era seduta su una
roccia sporgente vicino alla riva e giocava con quell’acqua
limpida, così la
imitai e mi sedetti li vicino.
L'atmosfera si stava facendo quasi
imbarazzante poiché
nessuna delle due iniziava a parlare, così presi
l'iniziativa.
“Grazie per avermi
aiutata... Prima.” dissi un po'
imbarazzata.
“Figurati” mi
rispose “Era la cosa giusta da fare, non
avrei mai lasciato che ti sbranasse” aggiunse sorridente.
Seguii un altro lungo silenzio,
forse più imbarazzante
del primo ed io non sapevo davvero cosa dirle. Entrambe avevamo capito
di avere
qualcosa di sovrannaturale che ci univa ma nessuno aveva il coraggio di
rilevarsi.
Per fortuna lei interruppe i miei
pensieri.
“Non mi sono neanche
presentata. Io sono Renesmee ma puoi
chiamarmi Nessie.” e mi allungò la mano.
Nessie, che strano soprannome,
chissà cosa significava,
pensai mentre le stringevo la mano e le rispondevo “Io sono
Ellen, ma puoi
chiamarmi come vuoi.”
“Allora ti
chiamerò El, se per te va bene”
“Va benissimo”
le risposi sorridendo, questa ragazza mi
trasmetteva una tranquillità assurda.
“Che cosa ci fai qui? Sei
di passaggio?” mi chiese.
“In realtà
è la prima volta che vengo qui e non so
neanche dove mi trovo esattamente”. Era difficile per me
parlare, non sapevo se
fidarmi o meno di quel viso angelico, se rivelarmi a quella ragazza
sconosciuta. C’era qualcosa di strano in lei, percepivo il
suo cuore battere ma
la sua bellezza disarmante non poteva essere completamente umana e la
sua
familiarità con il sovrannaturale era insolita.
Sembrava così piccola e
indifesa ma i suoi occhi
nascondevano un passato travagliato ed un’avvenire non tanto
sereno all’orizzonte.
Di questo ero certa.
“Ehi! Ci sei?”
La sua voce mi riportò alla realtà. Il mio solito
vizio. Pensare, architettare,
indagare, cercare le possibili soluzioni; tutto nella mia mente.
“Ehm scusami, non volevo
essere scortese. Mi sono
distratta un attimo” le risposi imbarazzata.
“A cosa
pensavi?” mi chiese spontaneamente ed altrettanto
spontaneamente uscirono quelle due parole dalla mia bocca:
“Cosa sei?”
Non esisteva modo più sbagliato per porre quella domanda;
rimase impietrita,
sicuramente non si aspettava quelle parole, almeno non così
su due piedi dopo
così poco tempo, dopo solo quattro chiacchiere con una
sconosciuta.
Ma io non riuscivo neanche a
chiederle scusa per la mia
curiosità fuori luogo, volevo sapere.
Allora lei decise di fidarsi di me
e mi rispose: “I miei
genitori ti direbbero che sono il frutto del loro amore
smisurato” rispose
sorridendo “Ma so che non è questo ciò
che vuoi sapere. Una parte di me
appartiene al mondo sovrannaturale ma sono anche un po’
umana.”
“Percepisco il battito del tuo cuore…”
mormorai.
“Esatto. Il mio cuore, i miei occhi marroni come il
cioccolato, i miei boccoli;
niente di più umano.”
“Ma eri così a tuo agio con quel lupo
prima.”
Le si illuminarono gli occhi: “Jake non mi farebbe mai del
male, piuttosto
morirebbe al posto mio. Lui è la persona più
importante della mia vita.”
Mi raccontò tutta la sua storia. Il suo passato difficile,
le mille volte in
cui era stata sotto la lente d’ingrandimento e le sue paure
per il futuro, il
non poter sapere quanto sarebbe cresciuta nel giro di una settimana o
per
quanti anni ancora.
“Non voglio lasciare la mia famiglia per nessuna ragione al
mondo, sono la mia
ragione di vita.” Aveva detto.
Il suo non era un clan, erano una
vera famiglia. Si
amavano, si difendevano e rischiavano la vita l’uno per
l’altro.
Non avevo avuto una famiglia neanche da umana e tutto ciò mi
sembrava così
irreale.
In più lei si fidava di me, si era aperta con me come
nessuno altro prima d’ora
e come neanche io sarei stata in grado di fare, era solare, dolce,
simpatica.
Bisognosa di affetto e di qualcuno che l’ascoltasse e mi
sentivo la persona
adatta a farlo.
Mi sentivo al posto giusto
finalmente.
Quando concluse il suo racconto mi
sembrava di essere una
persona nuova, conoscevo le sue paure e i suoi timori, ma soprattutto
avevo un’amica.
“Vieni” mi disse improvvisamente “ti
porto in un posto che ti piacerà, El”.
Percorremmo qualche chilometro
fra la vegetazione, alberi
bellissimi, secolari, ci divertivamo tantissimo a correre senza tregua
in quel
paradiso e all’improvviso apparve quasi dal nulla
un’enorme villa davanti ai
miei occhi.
Si fermò e
girandosi verso di me disse: “Benvenuta a casa Cullen,
Ellen.”
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