Sempre e immancabilmente io

di Arya__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mare, che passione! ***
Capitolo 2: *** Fortuite Coincidenze ***
Capitolo 3: *** Sorriso persecutore ***
Capitolo 4: *** Goccioline ***
Capitolo 5: *** La festa in maschera ***
Capitolo 6: *** Casini ***
Capitolo 7: *** Confessioni poco private ***
Capitolo 8: *** Cambiamenti ***
Capitolo 9: *** Avere un'amica come Ilaria, non ha prezzo! ***
Capitolo 10: *** Operazione Farfalla ***
Capitolo 11: *** Occhiate Languide ***
Capitolo 12: *** Paragoni inconsistenti ***
Capitolo 13: *** Novità sconvolgenti ***
Capitolo 14: *** Il Lunedì non è mai un buon giorno ***
Capitolo 15: *** Divisa a metà ***
Capitolo 16: *** Dolcezza inaspettata ***
Capitolo 17: *** Just the way you are ***
Capitolo 18: *** Matty, hai scelto? ***
Capitolo 19: *** Stanzini bui e sorrisi spavaldi ***
Capitolo 20: *** Speranza ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Mare, che passione! ***


Mare che passione!

Sempre e costantemente in ritardo.

Pensavo a questo stesa sul mio asciugamano sotto l’ombrellone. Indossavo una canottiera che mi ricadeva larga addosso e un paio di pantaloncini discretamente corti della mia vecchia divisa di pallavolo. Come ogni anno mi ero ritrovata coi suoi in un campeggio estivo sulle coste della Sardegna, poco sotto Olbia. Quando, 4 anni prima era cominciata quella routine estiva, non mi ero mostrata molto entusiasta della decisione dei miei, ma negli ultimi due anni avevo trovato un gruppo di amici con cui passare piacevolmente quelle due settimane lontane dalla caotica Genova e dal suo smog.

Persa tra i miei pensieri non sentii arrivare quella pazza della mia amica romana, Ilaria, che si gettò addosso a me senza troppi problemi:

 “Ila ma sei completamente impazzita??? Cavolo hai rischiato di uccidermi!”

Ma figurati” rispose la mia amica stritolandomi in un abbraccio da wrestler “è un anno che non ci vediamo e non mi hai nemmeno sentita mentre ti chiamavo dall’altra parte della spiaggia! Perfino il bagnino si è girato.. ma l’hai visto quel figo? Dio, ha gli addominali così scolpiti che sembrano fatti col righello e quelle labbra..”

Eccola che ricomincia! Non cambierà mai! Sempre dietro a fighi pazzeschi lei!

.. ma dimmi di te piccola traditrice! Come va con Davide?” mi chiese Ila a bruciapelo.

Ah lui. Non va. Ho scoperto per caso che usciva anche con una tizia della 4°B e quindi l’ho mandato a quel paese in mezzo al corridoio!” le risposi facendo spallucce.

Grande ragazza! Sei sempre la solita caterpillar, Matty!”

Io non sono un caterpillar!”

No certo e io sono lesbica!” e scoppiammo a ridere.

Matty era il soprannome che mi avevano dato quelli del mare. A scuola non avevo soprannomi se non storpiature del mio banale cognome; da Rossi mi chiamavano Reds, sai che fantasia! Matty invece mi piaceva, ma lo usavano solo lì in vacanza.

Allora cosa mi dici di quest’anno? Sei sempre la solita secchiona rompiballe?” mi chiese Ila.

Ehi io non sono rompiballe!” risposi indignata. Un po' si, ma non tanto dai.

Ma secchiona si, vero?” Fregata. Wow sempre la solita Ilaria.

Si vabbè ma che vuoi farci, studiare mi piace, mi riesce bene e non smetterò certo per un branco di mentecatti che se no non mi invita alle feste.”

ehhhhh Matty Matty.. vedrai che non la penserai così quando ti innamorerai!” Già. Ila era la fan degli amori, lei che si innamorava ogni cinque secondi e cambiava idea tanto velocemente quanto io cambiavo scarpe (e io avevo decine e decine di scarpe!). Concentrate sui nostri ben poco maturi discorsi non sentimmo l’arrivo dei boyz: quattro baldi giovani, fisicamente ben messi, con i quali facevamo gruppo fisso da due anni.

Ehi signorine, ci concedete l’onore di distendere i nostri leggiadri asciugamani affianco alla vostra illuminante presenza?” quello che aveva parlato come un libro stampato era Davide, arzillo 17enne bolognese, studente del classico e amante del parlare forbito. Lato oscuro: aveva il piccolo difetto di provarci con qualsiasi cosa respirasse.

Oh scemo! Ma ti pare di rivolgerti così a loro? Sono le bimbe!” sghignazzò Alessandro, sempre 17enne ma Pisano, studente di ragioneria, innamorato del suo corpo scolpito dal nuoto.

Che damerini! Ciao ragazze come state?” era intervenuto Cristian, di Imperia, e lì in mezzo era quello che potevo considerare il mio migliore amico, peccato che nell’ultimo anno mi fossi accorta della sua cotta per me. Cotta di cui io non avrei dovuto sapere niente e che non era ricambiata. Almeno fino a quel momento.

Oddio cicci fatti abbracciare, mi sei mancato tantissimo!” e gli corsi incontro saltandogli addosso a mo’ di koala.

Ehi piano microbo, ci siamo visti due mesi fa!” mi accolse tra le sue braccia ridendo.

Si ma è come se fosse passata un’eternità e mi sei mancato tantissimo!” risposi stritolandolo mentre gli altri ridevano come matti.

Ma cosa ridete! Siete solo invidiosi che la nana qui presente abbracci solo me!” e in un impeto di maturità fece la linguaccia agli altri. Qui sfioriamo davvero il ridicolo.

Ma sentilo il bullo! E non te la stritolare troppo che deve abbracciare anche me!” rispose a tono Luca, il quarto ragazzo di quel gruppo di matti, 18enne napoletano e adorabile, gentile e meravigliosamente cotto segretamente di Ilaria da sempre. Segretamente per gli altri, non per me ovvio! Io sapevo tutto come sempre!

Passammo il pomeriggio a ridere, con loro sì che il tempo scorreva veloce e spensierato. Bleah che ragazzetta romantica che diventavo a volte!

Mi capitava di perdermi a guardare Cristian, a pensare a come sarebbe potuto essere stare con lui, ma fino a quel momento non avevo avuto la testa e mi ritenevo troppo piccola per pensare all'amore! Dovevo andare in terza Liceo, mica in pensione che diamine! Tra una battuta e un'altra decidemmo di fare un bagno e di iniziare una delle interminabili partite a pallavolo acquatico: 3 contro 3, divisi da una rete invisibile, Io Cri e Davi contro Ila Luca e Ale. Squadre equilibrate, ma chissà come mai vincevamo sempre noi, la mia determinazione ormai era leggenda. E a proposito di questo:

"Ehi Leggenda, ma il cane dove lo hai lasciato povero piccolo?" Ecco quella stronza di Ila che si faceva sentire.

"Non lo so scricciolo" le risposi "Magari sarà col tuo criceto!" Questa parte di me un po' bastarda era venuta fuori da poco, di solito lei mi faceva battute quando sapeva che piangevo per qualcosa di stupido come i film, come nel caso di "Io Sono Leggenda", e di solito io ci rimanevo male. Ma questa volta avevo risposto e anche a tono, dato che lei aveva lasciato il suo criceto fuori sul terrazzo e lui era scappato.

"Senti senti la piccola Matty che tira fuori le unghie! Ma questo caratterino? Da dove viene, piccola?" chiese ammiccando Ale.

"Non ti conviene chiamarla piccola se vuoi vivere senza guardarti le spalle in continuazione! Lo sai che è vendicativa, non la stuzzicare!" gli disse sbuffando Cristian, ammiccando verso di me. Bene ci mancava solo che si mettesse ad ammiccare. Perfetto. Ma dimmi te in che guaio mi sono cacciata.

Gli altri si misero a ridere vedendo la scena comica che ci si presentava davanti. Di sicuro sarebbe stata una vacanza speciale anche quella.

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Capitolo 2
*** Fortuite Coincidenze ***


Fortuite coincidenze

“Nooooo Ila dove vai?? Vieni qui scema! Non ci puoi lasciare così! E il mega torneo in acqua? Siamo dispari e voi perderete! … cioè perderete lo stesso, ma almeno saremo in numero pari!” urlai alla mia amica che intanto si stava dirigendo verso l’ombrellone del bagnino.

“Figurati Matty! Preferisco andare a conoscere quel tizio tutto muscoli lo sai! Su, ti invidierà tutta la spiaggia! Sei circondata da ragazzoni che fanno saltare gli ormoni alle stelle” rispose lei sghignazzando.

“Quanto sei scema quando fai così” risi scuotendo la testa “Spero che ti dia un due di picche enorme!” le urlai allargando le braccia e mostrandole quando doveva essere grande quel due.

E lei, ghignando questa volta, e completamente priva di pudore mi rispose “Oh no spero che mi dia qualcos’altro di enorme..”e si mise a ridere.

“Sei sempre la solita ninfomane, va va..” Che coraggio che ha. Non potrei mai fare come fa lei. Lei è così Libera.

Mentre pensavo tra me e me decisi di ritornare dai boyz che avevano assistito alla scena da lontano.

“Allora l’hai convinta?” mi chiese Cri sorridendo.

“Macché! Quella scema pensa sempre e solo a una cosa!” e mi girai verso Luca che guardava la mia amica abbattuto e gli feci un sorriso di incoraggiamento. Devi trovare il modo per farti notare, mio caro.

“Ragazzi e ora come facciamo? Siamo tre contro due! Vi stracciamo di sicuro!”

“Ehi c’è quel tizio laggiù lo vedi? Quello che ha il costume nero che arriva fin sotto il ginocchio! Potremo chiedere a lui!” propose Ale soddisfatto. Ma quale? Ce ne sono tre col costume nero!

“Si può andare, uno vale l’altro, basta giocare!” Rispose Davi alzando le spalle.

“Certo sarebbe meglio che ci andasse una ragazza a chiederglielo! Magari verrebbe più volentieri” ammiccò sempre Ale verso di me. “Vero Matty?”

“Eh? Cosa? Io? Ma non puoi chiedere a Ila? Io non ci vado da quello li. E poi cosa dovrei dirgli: “Ciao scusa, ci manca un sesto giocatore di pallavolo, ti va di venire?” tu sei scemo non lo farò mai!”

Maledetta me, maledetta me, maledetta me che mi lascio convincere! E per cosa poi? Per una stramaledettissima partitella in acqua! Potevo starmene zitta? NO! Perché sono idiota e devo sempre parlare. Stupida Matilde! Stupida! Stupida! Vabbè è inutile stare qui a maledirsi. Forza e coraggio Matty. E mi stampai in faccia il sorriso più convincente del mio repertorio.

Maledicendomi, mi avvicinai al ragazzo in questione, dopo che ovviamente Ale mi aveva mostrato quale dei tre intendesse. Era un ragazzo normale, niente di esaltante: costume nero fin sotto il ginocchio, ascoltava della musica, capelli neri, aveva un paio di occhialoni da sole che non mi attiravano nemmeno un po’, ma d’altronde dovevo solo invitarlo per fare il sesto in campo, no?

“Ehi ciao! Scusa se ti disturbo. Io e i miei amici laggiù” e mi girai a indicarli mentre Ale e Davi facevano ciao con la manina come due idioti “si sembrano scemi, ma comunque, ci chiedevamo se ti andasse di giocare a pallavolo in acqua! Di solito siamo tre contro tre ma la sesta è andata via e in dispari non vogliono giocare..” dissi mentre cominciavo a sudare freddo per l’imbarazzo.

Lui mi guardò, si levo gli occhiali e si presentò “Ciao, piacere sono Simone! Vengo volentieri, ti avviso però che non so assolutamente giocare! Cioè sì so giocare ma non a livelli agonistici! Ok non è che adesso pensi che faccio schifo a giocare, so muovermi ma non è il mio sport..” lo guardai che arrossiva imbarazzato. Cavolo è tipo il secondo ragazzo che si imbarazza! E ridacchiai.

“Non c’è problema! Vieni che ti presento agli altri! Io mi chiamo Matilde, piacere!”

“Piacere mio, Matty!” mi girai a guardarlo shockata.

“Co-come mi hai chiamata, scusa?” Oddio.

“Matty! Non ti piace? Scusa! È che una volta ho sentito dire questo soprannome da un tizio e mi è piaciuto subito! Però lo cambio eh!” mi disse sorridendo mentre abbassava lo sguardo e un po’ in imbarazzo.

“N-no figurati, Matty va benissimo!” e mi avvicinai a passo svelto dai boyz. Ma non poteva sceglierne un altro Ale? No! Questo qui! E cosa fa la prima volta che mi vede? Mi chiama Matty! Assurdo! Ma chi lo conosce!

“Ah finalmente ce l’ha fatta la piccola gnoma a trascinarti qui eh! Piacere, io sono Ale!” e gli tese la mano.

“Piacere, Simone! Si prima ci siamo presentati e abbiamo fatto conoscenza e poi ho deciso di riportarvela!” rispose facendomi l’occhiolino. No ma che diavolo fa? E questa confidenza da dove sa l’è presa? E lo guardai assolutamente male.

“Occhio a ciò che fai o dici Simo! Quella è una strega! Io sono Davide” Io non sono una strega! E gli feci la linguaccia.

“Piacere, Cristian” lo salutò, freddo come un ghiacciolo che ti scende lungo la schiena mentre ci sono 0°C. Lo guardai storto e Cri mi sorrise. Bah.

“E io sono Luca” mentre guardava Ila ridere insieme a quel bagnino muscoloso.

“Bene direi che possiamo giocare, no?” proseguì Ale “Tu Simo sei in squadra con me e Luca! Speriamo tu sia più bravo di Ila! Ah si poi dopo te la presentiamo” rise guardando di sottecchi Luca che sospirava. Quello nuovo non è proprio il suo tipo, non ti preoccupare. Ila ha gusti ben differenti.

Iniziammo a giocare e Simone si dimostrò più bravo del previsto, ma non avevano speranze contro il Trio dei Miracoli: io Cri e Davi ci eravamo soprannominati così, dopo che l’anno precedente avevo parlato tutta l’estate di quanti adorassi Harry Potter e loro, per farmi stare zitta, avevano accettato questo soprannome senza troppi problemi. Vincemmo, anche se con poco distacco, e quando Cri fece l’ultimo punto, cantammo il nostro inno:

“Qui nell’acqua noi giochiamo,

a pallavolo ci divertiamo;

Alza, schiaccia e un punto fai!

Contro di noi avrai solo guai!

Pensa a noi come a degli ostacoli,

perché noi siamo il Trio dei Miracoli”

e scoppiamo tutti a ridere come matti.

“Siamo davvero scemi! Quasi maggiorenni e facciamo questi balletti” commentai ridendo.

“Ehi strega, la filastrocca l’hai inventata te eh!” mi urlò Davi.

“Infatti è magnifica!” risposi fiera di me.

“Sì magnifica! Peccato che se ci aggiungi anche il balletto che - NO! Non mi abbasserò mai a fare - sembriamo davvero scemi” disse sospirando Cri.

“Tutta invidia la tua! Solo perché quando balli sembri un panda sui trampoli ah ah ah”

“Come osi strega! Adesso te la faccio pagare io! Vieni qui nana!” e cominciammo a schizzarci.

Simone ci guardava stranito mentre io Davi e Cri ci annegavamo a vicenda e lo sentii dire ad Ale:”Ma fanno sempre così?”

“Oh no anche peggio” rise lui “Una volta l’anno scorso Ila e Matty stavano prendendo il sole e ascoltavano musica a palla. Cri ebbe l’idea geniale - eh si era davvero geniale - di versare loro addosso l’olio, quello per abbronzarsi, hai presente no? Bene, loro si sono alzate sbraitando e noi le abbiamo fatte rotolare nella sabbia finissima - Matty detesta la sabbia - e sono diventate due cotolette! Dovevi vedere che spettacolo! Le foto le abbiamo messe su Facebook! Non so quanti mi piace hanno ricevuto! C’era da schiantare!”

“Ehi hai finito di raccontargli i fatti nostri?” chiesi ad Ale “Magari non gliene fregava niente!”

“No no mi interessa ogni cosa che ti riguarda, splendore!” ammiccò Simone.

Lo guardai shockata e poi gli scoppiai a ridere in faccia “Splendore?? Oddio ahahahahahahahaha ma se venuto fuori da l’epoca di Edward Cullen?? Ahahahaha è fantastico splendore! Potrei usarlo - Ehi splendore, mi passi il sale? -“ mimai soddisfatta “Anzi no magari così - Ehi splendore, esci con me? - oddio è magnifico ahahahah”

Gli altri ridevano con me, certo non era molto educato come comportamento, ma lui mi aveva chiamata splendore! Ma nemmeno nelle peggiori telenovela brasiliane usavano questo soprannome!

Intervenne Luca “Scusa Simo ma di dove sei?”

“Genova” rispose lui. Oddio no. Gli altri si girarono a guardarmi quando io smisi improvvisamente di ridere.

“E che scuola fai?” continuò Luca curioso.

“Lo Scientifico. Devo fare l’ultimo anno”. Occcavolo no. E sbiancai ancora. Ok calma. Ci sono tre Licei Scientifici a Genova. Non deve per forza andare nel mio, no? Non l’ho nemmeno mai visto!

“Ah bene! E come si chiama?” continuò deciso Luca. Ora lo ammazzo. E lo fulminai.

“Vado al Pascoli, perché?” chiese Simone non capendo. Sono finita. Dite addio a Matty, la vostra ex-amica.

“Che coincidenza” rispose Davi “Anche la nostra Matty va a scuola lì! Ma non vi siete mai incontrati?”

Simone mi guardò per circa dieci secondi con gli occhi sbarrati. Poi si ricompose “No non l’ho mai vista! Eppure l’avrei sicuramente notata! Vabbè ma la scuola è grande e le sedi in realtà sono due! Magari lei è nell’altra!”

Ale continuò “Ma in che sezione sei?”

Simone si girò verso di me “In A! La classe migliore del mondo ovviamente. Te Matty?” mi chiese sorridendo.

“I-in H” riuscii a rispondere. Se ci ho parlato qui non è detto che io ci debba parlare anche a scuola, no? E poi la A è nella sede centrale! Io sono nella palazzina affianco, non dobbiamo per forza incontrarci, no?

“Fammi pensare.. in H c’è Carlo se non sbaglio, gioca a basket con me, lo conosci?” mi chiese. Certo che lo conosco demente! È in classe con me!

“Si, è Pasquali” Sono F-I-N-I-T-A. Spero si conoscano poco e male se no mi prenderà in giro a vita.

“Uh magnifico allora!” disse sorridendo. Ma chi sei, Aro dei Volturi? - Magnifico –

“Dopo lo chiamo e gli chiedo qualche losca informazione su di te!”

“NO” urlai “Cioè.. voglio dire.. non mi sembra il caso, no? Disturbarlo per chiedergli di me non mi sembra un’idea geniale su!” tentai di salvarmi e cambiai discorso “Ragazzi vi va un gelato? Sto morendo di fame!”

“Si dai facciamo merenda! Potrei mangiare polenta e cinghiale!” disse Davi con occhi sognanti.

“Tu stai davvero male! Male, malissimo, malerrimo, male! Polenta ora??? Ma ci sono 40°C! Non ho parole, sei una fogna!”

“Grazie Matty! Anche io tvb!”

E ci avviammo al bar ridendo. Era iniziata una nuova estate. Diversa, originale, brillante. Era pur sempre estate, no? Bisognava divertirsi! Non sapevo quanto  ci sarebbe stato da divertirsi.

 

 

Eccomi qui!! Vi ringrazio tantissimo per le recensioni al capitolo precedente!

Per ora l’ispirazione non mi manca! Devo ancora definire bene i personaggi, ma almeno un’idea ve la siete fatta, no?

Avete pensato a qualche possibile sviluppo? Cosa vi siete immaginati? La trama esiste già vi avviso, però sono curiosa!

Se avete voglia una recensione fa sempre piacere (anche se scommetto che ebeffy avrà qualcosa da ridire su qualche accento mancato xD  )

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 3
*** Sorriso persecutore ***


Salve a tutti! Sono già qui ad aggiornare perchè stamani a pranzo ho sistemato il capitolo e mi andava di postarlo. Assicuratevi di aver letto quello precedente!

Sono particolarmente fiera di questo e spero che piaccia anche a voi!

Alla prossima!

Dafne

Sorriso persecutore

POV’s Simone

Me la ritrovai davanti in tutto il suo splendore. Non so perché era venuta nella mia roulotte. Pensavo non sapesse nemmeno dove stavo. Ed era così sorridente, così spigliata, così elegante. Pensavo mi odiasse, sembrava mi odiasse. Le poche volte che avevamo parlato non aveva mostrato particolare simpatia per me. Anzi. Penso (anzi pensavo visto cosa vedo) di non piacerle. Pensavo mi odiasse. Sensazione a pelle eh. Ma lei era lì. Davanti a me. Con un pareo addosso. E le infradito ai piedi. Aveva piedi meravigliosi. No non ero un feticista. Ma i suoi piedi erano così delicati, senza calli, regolari, perfetti, morbidi o almeno così pensavo. A vederli sembravano morbidi. Come i piedi da mordicchiare dei bimbi. Ok, non è che io pensassi che i piedi dei bimbi fossero da mordicchiare! Non ero mica un mangiatore di piedi dei bambini eh! Ma ci sono quelle pubblicità in cui la madre li mordicchia mentre i bimbi ridono sdraiati sul letto. Ok faccio paura. Ma tanta! E lei rimase li davanti a me durante il mio monologo interiore, senza muoversi, senza segno di impazienza. “Matty..” la chiamai, ma lei non rispose. Continuava a starsene lì davanti a me avvolta nel suo pareo e sorrideva. Ma cosa c’era da sorridere? Iniziai a essere preso dal nervosismo. Perché era venuta nella mia roulotte? Cosa voleva? Come facevo a non averla mai vista? Lei mi attirava e così mi alzai dalla sedia e le andai incontro mentre continuava a rimanere sulla soglia del caravan. Mi avvicinai piano per paura che scomparisse e le sorrisi. Lei rimase ferma a sorridermi. Era bella. Cioè non bella-bella, non aveva forme perfette, non aveva misure standard ma era bella. Faceva la sua figura. E poi quel pareo era così..così invitante.Svolazzava a causa della brezza pomeridiana che spirava nel campeggio e ogni tanto si sollevava e mostrava le gambe della ragazza. Mi avvicinai ancora e la mia mano si alzò automaticamente verso il suo viso, ma lei si ritrasse. Deluso e amareggiato, abbassai il braccio e aspettai una sua mossa. Lei mi fece cenno di andare verso il letto che c’era al centro della roulotte e io mi sedetti da un lato, richiamandola vicina a me. Ma lei non accettò il mio invito e mi lasciò li seduto da solo. Sorrise ancora. Continuava a sorridere e non capivo come mai. Magari era felice e sorrideva, magari stava bene, magari aveva voglia di sorridere e basta. Ma non era tanto il fatto che sorridesse che mi sembrava strano: stava sorridendo a me. Questo non era normale. Non l’avevo ancora vista sorridermi. Erano tre giorni che ero in vacanza, tre giorni che ci conoscevamo ma non l’avevo ancora vista farmi un sorriso sincero. E lei sorrideva a tutti. A Ilaria con cui rideva sempre, a Davide con cui sembrava molto legata, ad Ale che faceva ridere tutti, a Luca che sembrava spesso triste e a Cristian che la guardava in continuazione. Ma non a me. Vederla qui a sorridere era strano. Ma non ci pensai e decisi di bearmi di quei sorrisi rivolti a me. Lei sorrideva e sembrava stare bene e io stavo con lei. Finché non avvicinò la mano al nodo del pareo e lo sciolse. Sì, sciolse il nodo che teneva il suo pareo e rimase in costume. Lo aveva sciolto ed ora era in costume. Aveva un costume semplice: mutandine normali e reggiseno standard. Tutto verde. Ma le stavano bene. Lo aveva indosso anche il giorno precedente e mi ero fermato a guardarla diverse volte. Ed era davanti a me a guardarmi e a sorridermi. Sempre a sorridermi. Quel sorriso mi avrebbe perseguitato. Ma ora dovevo pensare a lei, a cosa volesse da me, perché fosse venuta nel mio caravan. Sporsi nuovamente una mano verso di lei per invitarla a sedersi ma lei non volle. Rimase in piedi davanti a me e mi guardava negli occhi. Dritta negli occhi! Vidi poi il suo sguardo percorrermi e soffermarsi sulle spalle, sulle mani, sul viso. Mi sentivo bruciare. Mi stava solo guardando e io mi sentivo bruciare. Non poteva farmi un effetto del genere. Mi stava solo guardando, cazzo! Continuava imperterrita a far scorrere quegli occhi su di me. Mi stava mettendo in imbarazzo con uno sguardo! Merda merda merda! Doveva smetterla! A un certo punto si avvicinò a me e si sedette sulle mie gambe. Ci guardavamo negli occhi. Mi sentivo andare a fuoco da quanto era profondo quel contatto. Lei continuava a sorridere. Decise di muoversi e si spostò col suo bacino sopra il mio. Cazzo! Cosa diavolo stava facendo? Non poteva muoversi così! Dovevano vietarlo! Cominciai a guardarla bramoso di un contatto maggiore. Dovevo toccare quella pelle, dovevo sentirla a contatto con la mia. Sentivo il suo profumo e mi beavo del contatto con la sua pelle. Lei iniziò a strusciarsi su di me, non credevo fosse possibile sentirla così tanto, bearsi del solo strusciare tra i nostri vestiti. E lei continuava a sorridere e io la guardavo e lei sorrideva e si strusciava. Quando iniziai a sentire che il piacere stava diventando troppo e che non avrei resistito ancora a lungo, feci per parlare ma..

Mi svegliai. Sudato. Accaldato. Eccitato. Cavolo! Non poteva essere un sogno. L’avevo sognata. Avevo goduto con lei e mi era piaciuto. Mi stava piacendo sempre di più. Era solo un maledetto sogno del cazzo!

Mi alzai dal letto tutto sudato, presi l’accappatoio e dopo aver guardato l’ora - erano le cinque e mezza di mattina - mi diressi alle docce del campeggio. Dovevo lavare via quelle immagini, lavare via il profumo della sua pelle, profumo che avevo solo immaginato ma che sembrava reale, dovevo liberarmi dell’idea del suo tocco su di me. Una doccia sarebbe stato il primo passo per dimenticare quella nottata. Per dimenticare quel sorriso. Quel sorriso che ora avrei voluto vedere veramente.

Aprii l’acqua gelata nella doccia. La mattina all’alba non faceva così caldo da dover usare l’acqua fredda, ma mi sentivo ancora bruciare per quegli occhi.

Decisi che, dopo essermi messo il costume, sarei andato direttamente in spiaggia a vedere il mondo che si popolava. Dovevo stare da solo e lì nessuno mi avrebbe disturbato.

Arrivai in spiaggia e mi sdraiai stanco sull’asciugamano, facendomi coccolare dallo scrosciare delle onde e dal verso dei gabbiani che cercavano cibo. Alcuni pescherecci stavano attraccando al moletto e mi fermai a guardarli per un po’ finché non mi addormentai.

Feci un sonno senza sogni e quando mi svegliai, notai che la spiaggia stava iniziando a popolarsi. Il bagnino sistemava i lettini, alcuni anziani passeggiavano in acqua godendosi la brezza mattutina, una coppia rimaneva abbracciata guardando il mare. Mi sentii a casa e al sicuro in quel momento.

Credo fossero le nove quando la vidi arrivare. Era Matilde. Era sorridente e canticchiava ascoltando la musica dal suo mp3. Sembrava serena e riposata. Le feci cenno con una mano per farmi vedere e quando mi vide si bloccò dov’era. Sembrava combattuta tra il venire da me - cosa che sapevo non le avrebbe fatto piacere - e il far finta di non avermi visto. Pensavo avrebbe optato per questa seconda idea, ma mi sbagliavo. Si diresse verso di me con andatura tranquilla. Cuffie nelle orecchie e asciugamano sotto il braccio. Senza borsa, senza accessori, senza crema. Lei veniva in spiaggia così. Non portava neppure il cellulare con sé. Era davvero diversa. Mi si sedette accanto e le sorrisi “Ciao..”

“Ciao” mi rispose lei atona. Non un sorriso, non un’espressione significativa. Niente. E io che l’avevo sognata così bella e sorridente. Ma nei miei sogni era un’altra cosa. Era qui con me la vera Matilde. Non era quella del sogno. Quello era solo uno stupido sogno che avrei potuto cancellare e dimenticare. La vera Matilde era qui con me e si stava comportando da stronza.

“Dormito bene?” le chiesi cercando di iniziare una conversazione tra persone civili.

“Come sempre. Faceva caldo ma non troppo. Non ti ho mai visto a quest’ora presto. Come mai qui stamani?” mi chiese finalmente guardandomi.

“Non riuscivo a dormire”. Verità.

“Come mai?” mi chiese curiosa.

“Ho fatto uno strano sogno e dopo non sono più riuscito a rimanere in roulotte”. Mezza verità.

“Incubo? Io quando ho gli incubi non riesco a riprendere sonno senza aver bevuto un po’ di latte”. Mi stava raccontando qualcosa di lei.

“Sì, ho avuto un incubo. Niente di che ma mi ha lasciato un po’ interdetto”. Bugia. Non potevo certo dirle che avevo iniziato a fare sogni erotici su di lei.

“Capisco. Ma davvero sei di Genova?” mi chiese guardando l’orizzonte.

“Sì e vado davvero in quella scuola” risposi guardandola di lato senza farmi vedere.

Rimanemmo in silenzio per un po’ finché, scocciato da quella situazione, non le chiesi quasi arrabbiato “Si può sapere perché ce l’hai con me? Non capisco cosa ti ho fatto e non capisco come mai ti comporti così freddamente.”

Lei mi guardò per un paio di minuti, fece un sospiro e mi rispose “E’ inutile che mi guardi così e fai l’incazzato. Non mi sembra di doverti spiegazioni. Io e te non siamo amici. Quindi non ti devo spiegazioni per il mio comportamento.” Sembrava rassegnata.

“Secondo me non è questo il motivo. Ieri ti ho visto parlare con un ragazzetto in spiaggia e vi eravate appena conosciuti eppure a lui sorridevi, con lui ridevi e ti divertivi. Non mi guardi mai. Non sorridi mai con me.” Quel sorriso. Ancora quello stramaledetto sorriso che tornava a perseguitarmi. Dovevo cancellare quel sogno.

“N-non è vero” e stette in silenzio per un po’. “Ok si forse è vero, ma non è colpa tua, non direttamente almeno. Tu sei di Genova come me. Fatti bastare questa spiegazione.” Mi disse dura. No, non mi basta.

“Io sono di Genova come te. Non mi sembra un buon motivo per trattarmi come fai te. Sembra che mi guardi con occhi di ghiaccio. Sembra tu abbia le saette che vengono dagli occhi. Anzi sembri Ciclope” e sbuffai.

“Ciclope ha un raggio laser protetto da degli occhialetti speciali. Ti sto guardando, non indosso occhiali speciali e non mi sembri diviso a metà da un raggio. Quindi direi che non sono come Ciclope” mi rispose, guardandomi questa volta. Che begli occhi. Però non sta ancora sorridendo. Sembra capirne di fumetti. Vediamo quanto sa.

“Appassionata di super eroi? Sai, non sono cose da ragazza” le dissi con tono di sfida.

“E perché non sarebbero cose da ragazza? Perché ci sono mostri, combattimenti e morti? Merlino, sei come tutti gli altri” Merlino? Merlino? E che espressione era?

“Perché mi dici che sono come tutti gli altri? Tu non mi conosci!” sputai fuori quelle parole quasi con cattiveria. E lei si girò a guardarmi. A guardarmi davvero. Mi scrutava e quel suo sguardo mi mise in soggezione. Più di qualsiasi sguardo ebbe mai fatto. Non guardarmi così. E ripensai a come i suoi occhi mi avevano scrutato nel sogno.

“Quando una ragazza inizia a parlare di fumetti, di motori, di moto..” Tutti argomenti di cui di solito parlano i ragazzi, notai “Quando una ragazza sembra sapere qualcosa di puramente mascolino, la additano come maschiaccio. Specialmente se poi si veste spesso con jeans e felpa o in tuta. Ci sono passata e ci passo ancora. Quindi non venirmi a dire che sono tutte stronzate e che tu sei diverso perché lo vedo come mi stai guardando”. Come la sto guardando? Con ammirazione? Con eccitazione? Ma non lo vede come la guardo?

“Come ti sto guardando scusa?” chiesi per curiosità. Avanti, dimmelo.

“Sembri schifato” Che enorme cazzata!

“Ma non è vero! Tu vedi solo ciò che vuoi vedere! Sei cieca! Guardami! Non mi conosci e mi stai giudicando esattamente come fanno i ragazzi che dicono che sei un maschiaccio. Non sei diversa da loro se fai così” le dissi tagliente. Guardami.

Lei mi guardò stupefatta. Avevo alzato la voce con lei, ma stranamente non mi stava insultando. Mi guardava e basta. Leggevo l’indecisione nel suo sguardo. Forse l’avevo ferita con le mie parole. Ma non volevo che mi considerasse un idiota. Ma soprattutto non volevo che pensasse che era un maschiaccio. Oh no, non era un maschiaccio. E mi ritornò in mente il sogno di quella notte. Ma lei era lì. Davanti a me. Con un pareo addosso. E le infradito ai piedi.

Attesi una risposta. E questa arrivò “Mi chiamo Matilde, ho 16 anni e frequento il Pascoli di Genova. Mi piace la cioccolata, mi piacciono i fumetti della Bonelli, mi piacciono i supereroi. Preferisco i supereroi privi di poteri e non morsi da ragni radioattivi o investiti da raggi gamma.” Aveva letto parecchi fumetti allora. “Mi piacciono anche quelli con i poteri ma quelli senza sono più straordinari. In pratica mi piace Batman. Un uomo normale, certo ricco da far schifo, ma senza superpoteri. Mi piacciono le moto.” Le moto? “N-non riesco mai a parlare con qualcuno di moto se non con mio cugino. Nessuno parla di moto con una ragazza che ne capisce. E allora non lo sa nessuno che mi piacciono le moto.” Mi immaginai Matty che guidava una moto. Cazzo! Meglio pensare ad altro. “Ho preso la patente per la moto, ma a parte quella per la scuola guida, non ho mai guidato una vera moto. Mi piace sciare e sono brava. Ma vado in settimana bianca solo con i miei. Adoro leggere Harry Potter. Sono cresciuta leggendolo e lo adoro. Lo sanno tutti. Il Trio dei Miracoli è nato per questa mia ossessione” Merlino! Ecco da dove veniva quell’esclamazione. ”Sono testarda, determinata e vendicativa.” Serpeverde direi. Avevo letto anche io Harry Potter. “Mi ritengo un’amica sincera ma non ho molte occasioni per dimostrarlo.” E qui la vidi intristirsi. “Questi qua del mare, sono i miei veri amici. Loro mi conoscono. Tu ti sei intromesso in questo mio mondo, sai da dove vengo e sai com’è il Liceo da cui vengo. Sei un contatto tra questi due mondi, e non mi piace. Quindi non è direttamente colpa tua. E’ solo colpa di quello che rappresenti.”

“Io non rappresento niente” le risposi “Sono io e basta. Non puoi giudicarmi e criticarmi per quello che rappresento. Sarebbe scorretto se lo facessi” Guardami.

“Non so cosa pensare in questo momento” mi disse sincera.

La guardai ancora per un po’ finché lei non disse “Vado a farmi un bagno. Vuoi venire?” Voglio andare con lei?Sì. Verità.

“No” Le risposi. Bugia. “Grazie, ma ora non mi va. Ti aspetto qui.”

La vidi alzare le spalle e andare verso l’acqua. Aveva una camminata tranquilla, sembrava bearsi del contatto dei piedi con la spiaggia. Aveva piedi meravigliosi.

Rimasi a guardarla mentre si tuffava e andava a nuoto verso le boe. E sorrisi ripensando al sogno.

“Ehi Simo! Già alzato stamani?” mi chiese Ale che si stava avvicinando assonnato in quel momento.

“Ciao! Sì, stamani mi sono alzato presto e stare in spiaggia all’alba è davvero rilassante.”

Notai che si guardava intorno, come cercasse qualcosa. “Questo mi sembra l’asciugamano di Matty. Ma lei dov’è? Ti ha fatto arrabbiare e l’hai fatta fuori eh?” mi chiese ridendo. Non sai quanto ti sbagli.

“No figurati! È andata a farsi una nuotata ma io non ne avevo voglia e così sono rimasto qui.” Gli risposi sincero. D’altronde, mica ero obbligato a raccontargli del sogno, no?

“Ti dispiace se vado anche io? Ho proprio voglia di una bella nuotata di prima mattina!”

“Vai vai! Io rimango qui, così controllo anche la roba.”

“Grazie” mi rispose e si avviò verso l’acqua.

Non avevo voglia di fare niente. Mi piaceva starmene lì seduto a fare niente. Alessandro l’aveva raggiunta e ora erano a mollo in acqua a ridere insieme. Lei gli sorrideva e ridevano insieme. A lui sorrideva e a me no. Con lui sorrideva e con me no. Decisi che avrei scoperto qualcosa in più sul suo conto così presi il cellulare e chiamai Carlo, il mio compagno di squadra e il suo compagno di classe. Mi rispose dopo due squilli.

- Ehi Cap! Come te la passi in vacanza? - Cap. Era così che mi chiamavo quelli della squadra. Ero il capitano della squadra.

“Ohi ciao Carlo! Tutto bene qui! Te come te la passi amico?” Amico? Ma era davvero un mio amico?

- Normale. Niente di nuovo. Sto uscendo con una che è uno schianto. Bionda, alta, ben fatta. Un vero schianto. Non passiamo il tempo a parlare del debito pubblico, ma meglio così. - Fate altro eh?

“Ah beh buon per te! Senti ho una cosa da chiederti..”

- Certo dimmi pure! Si tratta di una ragazza? - Sempre il solito intuito eh?

“Cos’è, mi leggi nel pensiero adesso? Comunque sì, volevo sapere se conoscevi una qualche Matilde che fa il Pascoli” rimasi sul vago.

- Ma certo che la conosco! Io conosco tutte le belle ragazze della nostra scuola! Sei anche fortunato, ce n’è solo una! - Bingo! - Almeno nel triennio! Sei interessato a una bimba? - disse ridacchiando.

“No no figurati! Parlami di questa ragazza! Cosa sai di lei?” gli chiesi curiosissimo.

- Allora deve frequentare il quarto - Coincide. - È una gran bella ragazza, fatta bene, bel fisico - Coincide. - Credo giochi a pallavolo -E’ proprio lei. - Va bene a scuola. - Matty credo eccella. - Capelli di media lunghezza, occhi scuri - Sì è lei,per forza.

“Che cosa sai sulle sue amicizie? Si frequenta con qualcuno?”

- Penso stia con uno di 5°C. Corradi. Sai chi è vero? - E’ fidanzata? Non lo sapevo. Che idiota che sono.

“Sì sì lo conosco certo. Sai altro?” gli chiesi pensando ancora a quel sorriso.

- Mmm vediamo. Non credo abbia fratelli o sorelle ma se vuoi chiedo in giro -

“No no non importa, grazie. Allora la bella moretta ha un fidanzato eh?” chiesi fingendo un tono da tombeur de femme.

- Moretta? No! E’ bionda! Bionda bionda! Bionda barbie, biondo paglia, chiamalo come vuoi ma è bionda! - Bionda?

“Scusa ma la Matilde di classe tua è mora, non bionda” chiesi non capendo.

- La Matilde di classe mia? Oddio ma stai parlando della Rossi? Reds? - e si mise a ridere come un matto.

“Claudio, credo di non aver capito” affermai dubbioso.

- Cap, ma io non stavo parlando di quello sgorbio. A dire il vero non ci avevo proprio pensato, non l’avevo nemmeno considerata come una ragazza - Maschiaccio. - Io parlavo della Colli, quella strafiga della D - Mi sa che parliamo di persone diverse.

“Capisco”

- La Reds è una secchiona fuori dal comune. Brutta - Era bella. - Con gli occhiali - Magari porta le lenti. - Non ride mai - Eppure ora sta ridendo di gusto con Ale. - Sempre vestita informe e non so nemmeno se le abbia le forme a dire il vero - Eppure le sue curve me le ricordo. - Non vuole mai fare sport con la classe - Eppure qui è sempre a fare pallavolo in acqua. - Non credo abbia amici, è così asociale - Qui li ha gli amici. – Ma perché mi chiedi di quel mostro? - E’ così spontanea. Tranne che con me.

“No niente. Anzi ti ringrazio per le informazioni sulla Colli. La lascerò perdere visto che è già impegnata” gli risposi. Non stavo pensando alla Colli. Matty.

- Sì lasciala perdere, non ne vale la pena. Ce ne sono tante altre belle in giro! - Matty.

“Ok grazie mille! Ah mi raccomando non ti strafogare di dolci che se ingrassi poi diventi lento a correre!” gli dissi per distrarlo da Matilde. Matty.

- Ehi io non ingrasso - mi rispose offeso.

“Dai passa buone vacanze! Ciao Carlo”

- Ciao Cap! E non strafare con le donne mi raccomando! -

Misi via il telefono e ripensai alle parole del mio amico.

Brutta. Con gli occhiali. Non ride mai. Sempre vestita informe e non so nemmeno se le abbia le forme a dire il vero. Non vuole mai fare sport con la classe. Non credo abbia amici, è così asociale. Mostro.

Questa non sei tu Matty. Non sei così. Come sei veramente? Cosa nascondi ancora? Perché ti conoscono così diversa a Genova?

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Capitolo 4
*** Goccioline ***


Goccioline

 

“… e così alla fine mi ha baciata ma non è stato niente di che..” Ilaria stava continuando a raccontarmi della sua magnifica – a detta sua, prima che l’avesse vissuta – serata passata col bagnino.  In pratica mi aveva detto che non era stata niente di che! E sì che lui era bello, avvenente, sensuale, muscoloso e divino baciatore, ma in quanto a parole era meno di zero e Ilaria amava parlare.

“.. Matty ma mi stai ascoltando?”

“Eh? Cosa? Sì scusa, sì ti ascolto. In pratica non lo rivedrai più, no? Alla fine il succo è questo!” le risposi sorridendo, sperando che non capisse che mi ero persa a pensare ad altro.

“E poi dicono che il dono della sintesi non è donna! Questo perché nessuno ha mai conosciuto te! E comunque l’ho visto che stavi pensando anche ad altro! Ti giustifico solo perché so che riesci a sdoppiare il tuo cervello e ad ascoltarmi mentre pensi ai fatti tuoi.. Certo che sei proprio una stronza eh!” mi disse ridendo. Stronza?

“E cosa avrei fatto per meritarmi un appellativo simile, di grazia?” le chiesi curiosa. Io non sono stronza. O almeno non lo sono ora.

“Potevi dirmelo che quello nuovo ci provava con te!” rispose lei ammiccando a spalmandosi un po’ di crema protettiva.

La guardai stralunata. Quello nuovo? Simone. Provarci? Sì forse. Con me? Di sicuro no. “Temo che tu abbia ancora le allucinazioni sai? Questo sole ti fa davvero male Ila!” le risposi cercando di deviare il discorso, cosa che tra l’altro non mi era mai riuscita.

“Io non ho le allucinazioni, o almeno non sui ragazzi delle mie amiche!!” rispose lei continuando a cospargersi di crema. Che poi dovevo ancora capire come facesse ad abbronzarsi con tutta quella crema che si dava.

“E da cosa lo avresti capito che ci prova con me? Da come ieri sera si strusciava su quella rossa dalle labbra rifatte o da come ora sta ammiccando verso la barista?” risposi fiera delle mie osservazioni.

“Ma bene! Allora ammetti che lo hai guardato! E brava Matty..” Fregata in pieno. Merda. Certo che per queste cose ero davvero una frana.

“Cos-… ma no! Figurati! Sei tu che vaneggi.. “ Ilaria mi guardava storto. “Ok non è che vaneggi, solo che non è che lo stavo guardando..” Ilaria continuava a guardarmi storto e iniziò a sbuffare. “Sì, ok forse l’ho guardato ieri sera e anche ora” Ilaria cominciava a sorridermi maligna. “Non è che l’ho proprio guardato, è che sono curiosa!” Ilaria alzava gli occhi al cielo. “Vabbè sì sono un po’ più che curiosa” Ilaria che sorrideva soddisfatta.

Ecco come farsi fregare in 5 passi senza sentir pronunciare una sola parola. Sarebbe un ottimo titolo per un manuale sul comportamento umano. Strano che non l’abbiano ancora prodotto.

La mia attenzione venne richiamata dalla mia amica “Ma pensavo che non lo sopportassi! L’altro giorno mi hai detto che era un borioso, montato, figlio di papà arrogante!” mi disse guardandomi stralunata.

“Sì, è che ieri abbiamo parlato un po’ e non era così male come credevo. Sembra abbia cambiato comportamento verso di me. Magari ha capito che non sono una con cui provarci e che non otterrà mai niente da me e così si comporta normalmente” le risposi sollevando le spalle.

 

Ilaria sembrava assorta in qualche pensiero contorto e per qualche minuto rimanemmo in silenzio a guardare il mare. Era così piacevole stare lì con lei. Non c’era bisogno di parole. I silenzi non erano imbarazzanti e ci facevano compagnia mentre entrambe facevamo vagare la mente. Simone. Non sapevo cosa pensare di lui. Quando ci eravamo conosciuti era stato davvero strafottente, ma dopo quel discorso da soli - o meglio dopo il mio monologo - sembrava cambiato. Magari era solo un’altra facciata la sua, chi lo sa. Non lo so, aveva qualcosa di diverso. Non era una ragazzo bello. Ad esempio, Cristian era molto più bello. Già, Cristian. Mi guardava spesso, mi sorrideva, mi abbracciava. Mi piaceva quando mi guardava così. Non avrei saputo dire come fosse quel così. Ma era un così strano. Prima sembrava uno sguardo dolce, a volte sconsolato, quasi rassegnato. Altre volte sembrava mi squadrasse e, quando me ne accorgevo, levava velocemente lo sguardo e faceva finta di niente. Ma io lo vedevo. E arrossivo. Specialmente dopo che mi ero ritrovata fissa a guardarlo uscire dall’acqua.

Ero sulla spiaggia come al solito a prendere il sole. Questa volta ero da sola. Non avevo voglia di leggere, Freud dopo un po’ iniziava a diventare pesante, e così mi ero messa a guardare i miei amici nuotare. Era così piacevole stare lì con loro. Mi sentivo amata, ma soprattutto non mi sentivo sola. Persa tra i miei pensieri, non mi accorsi di Cristian che aveva lasciato il gruppo in acqua e lentamente stava uscendo dal mare. Quando lo notai, rimasi fissa a guardarlo. Cavolo era davvero bello! Era circa alto 1 metro e 80. Capelli scuri e occhi chiari. Non azzurri. Io amavo gli occhi azzurri. Erano tipo grigi. Che strano colore. Aveva davvero un bel fisico. Giocava a calcio e quello sport gli aveva fatto mettere su dei begli addominali. Erano leggermente accennati, quanto bastava per sentirli quando mi abbracciava e mi schiacciava contro di sé. Non che non fossi attratta dalle tartarughe che molti si portavano in giro, eh! Per fortuna (per lui si intende) non aveva le gambe ad arco come avevo visto nella maggior parte dei calciatori. Erano davvero ridicole le gambe così! Sono sicura che se le avesse avute, avrei passato le giornate e sfotterlo per questo.  E Il mio sguardo si era fissato su quegli addominali. No, non ero una maniaca come Ilaria. Ma non potevo negare che mi attirasse toccarli. Sembravo scema a guardarlo così. Non lo avevo mai fatto. Ma il fatto che vedessi l’acqua scivolargli addosso di certo non mi aiutava a guardare altrove. Era così sensuale da guardare, che non potei fare a meno di osservare le goccioline che dai capelli scivolavano sulle spalle. Quelle spalle erano davvero perfette! E poi vedevo l’acqua passare sui pettorali, sembrava li stesse accarezzando. E poi giù, fino agli addominali. Una miriade di goccioline si posava su quella porzione di pelle. Altre invece scivolavano ancora giù. Deglutii. Aveva anche un accenno di V che sembrava incanalare altre goccioline. E non potei fare a meno di guardare dove venissero incanalate. ODDIO ero una maniaca! Tutta rossa, distolsi lo sguardo sperando che il mio amico non mi avesse visto. Ma proprio in quel momento dovevo avere un risveglio ormonale? Dio, che figure! Cristian sembrava non essersi accorto dei miei sguardi da ragazza con gli ormoni in subbuglio, e allegramente si diresse verso la postazione in cui mi trovavo.

“Allora scricciolo! Ti va di farti un bagno? L’acqua è magnifica!” mi disse sorridendo. Da quando aveva un sorriso così?

“Co-cosa? U-un bagno? N-no non mi va grazie!” risposi cercando di essere naturale. Sembravo il principe Albert, duca di York de “Il discorso del re”. La mia balbuzie sembrava altrettanto grave in quel momento.

“Ehi ma va tutto bene? Sembri strana!” mi chiese lui curioso e con lo sguardo preoccupato.

“Cos - oh sì va tutto bene! Benissimo!” risposi con la voce più stridula di quanto avessi voluto. Tentai di cambiare discorso “Vuoi un asciugamano? Dovrebbe essercene ancora uno non insabbiato” sembravo una mamma che si preoccupa per il suo bambino. Niente di più sbagliato insomma.

“No  grazie non mi serve!” rispose lui sorridendo. Conoscevo quello sguardo. Ommamma! “Penso che mi asciugherò in un altro modo!” e mi si gettò addosso. Inutile dire che vidi tutto succedere con una lentezza da film di terza categoria. Lui che sorride. Lui che si avvicina. Lui che si lancia su di me mentre sono sull’asciugamano e sembro un’ebete paralizzata. Lui che si appoggia con le mani ai miei lati per non pesarmi addosso. Lui, anzi il suo corpo che sento aderire al mio totalmente. Io che divento nell’ordine arancione-rosa-viola-rossa-bordeaux. Lui che ride. Io che rido per la disperazione e cerco di spingerlo via appoggiando le mani sui suoi pettorali. I miei ormoni che, quando sentono dove ho appoggiato le mani, ballano la conga. Io che cerco di zittire i miei ormoni, ma divento ancora più bordeaux (anche se non ho idea di come si possa diventare più bordeaux). Lui che si muove e prova a bagnarmi ancora di più. Io che lo sento muoversi, ma che non dovrei volere sentirlo muoversi. I miei ormoni che ballano la bomba. Lui che fa passare le mani sulle mie spalle e sulle gambe per bagnarmi meglio. Io che non dovrei desiderare sentire le sue mani passare in posti in cui un amico non dovrebbe passare le mani. Chiaro, no? I miei ormoni che sono passati a ballare la baciata. Io che ammutolisco e mi imbarazzo ancora di più. Lui che si diverte. Io che vedo quello sguardo. E mi sciolgo. È la mia fine.

Fummo interrotti dalle risate degli altri che stavano uscendo dall’acqua. Cristian si alzò velocemente e mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi. La accettai volentieri dato che, in quel momento, non sarei stata in grado di fare qualcosa di intelligente da sola, visto il mio imbarazzo e il mio ebetismo. Quando gli altri ci raggiunsero, non sembrò notassero qualcosa di strano e non fecero battutine assurde. Magari non c’era niente di strano, dopotutto lo sapevano bene che era il mio migliore amico. Ma sembrava un comportamento da migliore amico quello? O magari fingevano che non ci fosse nulla di strano, perché loro sapevano qualcosa che io non avrei dovuto sapere, ma che in realtà sapevo. Era tutto un assurdo casino e io ci ero finita dritta in mezzo. Ottimo!

 Venni riportata al presente dalla mia amica Ilaria “Matty tutto bene? Sei diventata rossa all’improvviso ma non ho capito perché!” mi chiese Ila preoccupata.

“Oddio a cosa stavi pensando? Oddio stavi pensando a Simone?? Hai fatto sogni sconci su Simone?? Devi dirmi tutto tuttissimo! Muoviti!” Trillò esagitata la mia amica. Cavolo! E adesso?

Decisi che, vista la mia confusione, sarebbe stato intelligente parlare con qualcuno e così mi sfogai con lei. “Non lo so! È tutto così assurdo! Se ne sta lì a giocare! E poi l’anno scorso ho scoperto una cosa che non avrei dovuto scoprire!” feci per continuare ma lei mi interruppe.

“L’anno scorso? Ma l’hai conosciuto quest’anno!” affermò strana. Quest’anno?

“Quest’anno?” Almeno cervello e bocca si muovevano in sincronia. “Ma se lo conosciamo da anni! Ila ma stai bene?” chiesi veramente preoccupata.

“Oddio ma di chi stai parlando Matty?”

“Ma di Cristian! Scusa, ma di chi pensavi che parlassi?” Le chiesi non capendo dove volesse andare a parare.

“Cristian?? Oddio! Io pensavo parlassi di Simone! Stavamo parlando di Simone prima, di come il suo comportamento era cambiato verso di te!” Simone?

“Simone? Cos - oh no no! Io parlavo di Cri!” risposi tutta rossa. “Stavo parlando di Cristian”.

La mia amica mi guardò confusa per quelle che mi sembrarono ore, ma dopo un paio di minuti effettivi mi rispose “Scusa, ma temo di essermi persa nei tuoi viaggi mentali..”

Sospirai rassegnata e mi misi a raccontarle ciò che sapevo e cosa avevo provato e vissuto.

“Te la faccio breve. Allora, l’anno scorso ho scoperto per caso che Cristian ha una cotta per me, ho sentito che ne parlava con Ale e lo so che non avrei dovuto ascoltarli! Dannazione, lo so! Ma sai anche che sono curiosa come una scimmia e non ce l’ho fatta ad andarmene. Tra l’altro all’inizio non sapevo nemmeno che stessero parlando di me, e c’ero rimasta male scoprendo che Cri non si era confidato con la sua migliore amica. Comunque, fatto sta che sono rimasta lì ad ascoltarli e ho sentito Cri parlare delle sensazioni che provava a stare vicino a questa ragazza e bla bla bla mentre Ale lo ascoltava attento. Dopo tipo dieci minuti di elogi e descrizioni da brivido, Ale ha chiesto se la ragazza sapesse di tutto questo. E Cristian ha risposto “Figurati se vado da Matty a dirle una cosa del genere! Lo sai anche te che fuggirebbe a gambe levate  e non voglio allontanarla da me!””

“Oddio! Ti prego continua!” mi incitò Ilaria con gli occhi sbrilluccicosi.

“Ecco immagina come sono rimasta io! Sono scappata da quel discorso e nei giorni seguenti ho evitato Cri”

“Sì, infatti mi ricordo che ti eri isolata per qualche giorno l’anno scorso. Ma come mai non mi hai detto niente? Siamo amiche!” mi chiese dispiaciuto. Che pessima amica ero.

“Lo so hai ragione! Ma sai anche come sono fatta! E non volevo che lui provasse quelle cose! Era il mio  migliore amico! Non volevo perderlo!” risposi agitata.

“No aspetta non capisco. Non volevi perderlo come amico? Ma prima non hai detto che pensavi a Cristian? E dal colore che hai preso non sembrava pensassi a lui come amico! Magari pensavi al suo di amico!” mi disse ammiccando vistosamente. Oddio! Che imbarazzo! Forza Matty, ora o mai più.

“Oddio Ila smettila! Mi sento già una maniaca così! Non c’è bisogno che peggiori la situazione!” risposi vergognosa mentre mi coprivo il viso con entrambe le mani.

“Non ci posso credere!” disse lei “Hai davvero pensato a Cristian in quel modo! Sono fiera di te Matty!” Si alzò in piedi e con tono solenne disse “Qui giace la parte pudica di Matty! E adesso diamoci alla pazza gioia!” e mi si lanciò addosso ridendo. Diamoci alla pazza gioia!

Titubante le dissi “Ila c’è un altro problema” e abbassai lo sguardo.

“Oddio l’hai già baciato? Dimmi di si, dimmi di si, dimmi di si! Giuro che non mi arrabbio!” mi disse con quegli occhi che mi ricordavano tanto il Gatto con gli Stivali di Shrek.

“N-no no e non so nemmeno se voglio farlo!”

“Ma sei totalmente scema?” mi urlò. Scema? Sì, direi di sì.

“Shhh ma che cazzo urli!” le dissi cercando di tapparle la bocca con le mani.

“Tu sei scema per forza! Cioè, sai che quel gran pezzo di ragazzo ti muore dietro, e tu lo vuoi ignorare????”

“Non lo sai se mi viene ancora dietro! Magari si è trovato una ragazza e ha scopato come un riccio con lei! Che ne sai! E poi non voglio rovinare la nostra amicizia!” risposi pungente. Al diavolo, l’imbarazzo! “E poi lo sai come sono, no? Una stupida imbranata!” conclusi esasperata.

“Ma se hai baciato quel tizio della tua scuola..” mi riprese lei. Già.

“Sì, ma non vuol dire niente. Sono stata una stupida e ho sbagliato, ma lui mi aveva circuito e io, innocente ragazza, sono caduta nella sua rete!” ricordai amaramente.

“Ma cos’è, un pescatore?” chiese divertita Ilaria. U-un pescatore?

“Ah ah ah! Guarda che muoio dal ridere!” però aveva ragione. Ero stata davvero un’ingenua con lui, avevo creduto alle sue parole perché volevo essere amata, ma ormai lui non contava più niente. Era solo parte del passato, poco piacevole tra l’altro.

“No ti prego non morire! Ora che finalmente hai ritrovato i tuoi ormoni perduti, potrò parlare con te di baci, amore, sesso, sesso orale, sesso selvaggio, posizioni..” Oddio!

“Oddio Ila no! Non sono maniaca come te!” le risposi imbarazzatissima. Io che non dovrei desiderare sentire le sue mani passare in posti in cui un amico non dovrebbe passare le mani. Oddio basta!

“Oh ma vedrai che presto parleremo di tutto!” fece lei civettuola.

“No no Ila ti prego! È un segreto! Non ci sto capendo niente nemmeno io! Ti prego!” la supplicai.

“Tranquilla tesoro! Non ho intenzione né di dire né di fare niente! Almeno per ora..” Grazie a Dio! “ E comunque io direi che abbiamo un altro problema al momento! Di Simone che vuoi farne?”

“Simone?”  non ci stavo capendo più niente. Ormai il mio cervello si era stand-byzzato del tutto.

“Massì” mi disse lei con fare saccente “Quel povero ragazzo sembra attratto da te come da una calamita! Sarà divertente!”

“Cosa sarà divertente?” chiesi per sapere di più.

“Vedere che faccia farà quando alla festa di domani, ti presenterai tutta sexy e bellissima!” Shock. Paralisi. Bocca spalancata e sguardo allucinato. No,non era il comportamento che mi sarei aspettata da lui, quella era la reazione che avevo avuto io in quel momento. Shock. Paralisi. Bocca spalancata e sguardo allucinato.

“Matty stai bene?” mi chiese la mia amica sfiorandomi una spalla “Sei un po’ pallida!”

“Cos- oh sì sto bene!” finsi. Dopotutto, cosa avevo da perdere? “Che festa c’è domani?” mi informai.

Ilaria mi sorrise radiosa “Al Palma Beach c’è una festa in maschera! E noi dobbiamo assolutamente partecipare! È l’occasione perfetta per svelare un po’ di altarini!” mi disse fiduciosa. Occhio Ila, che alcuni altarini riguardano anche te!

“E sei sicura che siano tutte cose che riguardano solo me?” le chiesi perfida e con quello sguardo ammiccante che di solito  svettava sul suo viso.

Lei mi guardò un po’ preoccupata e poi mi disse “Matty cosa sai che io non so?” So tante cose.

“Oh niente! Solo una cosuccia! Ma domani spero capirai anche tu di cosa si tratta!” risposi cercando di minimizzare. Quella serata sarebbe stata davvero rivelatrice!

Lei mi guardò ancora più dubbiosa poi disse “Vabbè vedremo! Su su andiamo ad avvisare i boyz! Così hanno il tempo per prepararsi a dovere!”

Ci dirigemmo tutte allegre dai ragazzi che in quel momento si erano riuniti e stavano - ma guarda un po’ - parlando di calcio.

Ilaria interrupe tutti i loro discorsi e disse “Allora fanciulli! Un mio amico mi ha detto che domani sera ci sarà una festa in maschera al Palma Beach! E dobbiamo assolutamente partecipare! Secondo le regole per la serata, i maschi possono mascherarsi ma devono lasciare il viso scoperto e devono essere riconoscibili, mentre le ragazze devono essere irriconoscibili! In pratica avremo delle ottime maschere sul viso! Tutto chiaro?” chiese la mia amica esaltata. Le ragazze devono essere irriconoscibili.

“Ma non è giusto!” disse Ale “Così le ragazze ci vedono ma noi non possiamo sapere come sono loro! E se sono orrende????” chiese preoccupatissimo. Che razza di preoccupazione assurda.

Ila liquidò così la questione “Per una volta che si fa una cosa diversa, hai di che lamentarti? Bah”

“Vabbè ma almeno il corpo possiamo vederlo, no?” chiese malizioso il nuovo arrivato. Simone.

“Sì, certo che sì, maniaco” gli rispose Ila “Ma magari per una volta starete con una persona non solo perché ha un bel viso! No, eh? Comunque, siccome voi non potete sapere chi si nasconde dietro ogni maschera, io e Matty andremo da sole al Palma e se ci riconoscerete bene, se no amen!” disse Ila gasata “Bene noi andiamo a decidere come vestirci, a dopo boyz!” li salutò Ila velocemente.

“Ciao a dopo” dissi poco convinta.

Al Palma beach. Con una maschera. Siccome voi non potete sapere chi si nasconde dietro ogni maschera, io e Matty andremo da sole al Palma e se ci riconoscerete bene, se no amen! Oh sì, sarebbe stata davvero una sera interessante!

 

 

 

Eccoci qui alla fine di questo nuovo capitolo!

Ci tengo a precisare qualche cosa:

  • Il principe Albert, duca di York de “Il discorso del re” è il protagonista de “The King’s Speech”, ottimo film con  Colin Firth e Geoffrey Rush. Se non lo avete visto, ve lo consiglio assolutamente!
  • Freud penso non abbia bisogno di spiegazioni, ora sto leggendo dei libri sui lapsus e sulle fobie e sono interessanti anche se parecchio ripetitivi.
  •   Il gatto con gli Stivali di Shrek è magnifico! Ho anche visto il cartone uscito sotto Natale ed è carino!

Direi che non c’è altro! Fatemi sapere se vi è piaciuto!

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 5
*** La festa in maschera ***


La festa in maschera

Non sono mai stata abituata a passare ore davanti allo specchio. Di solito mi preparavo velocemente e senza troppi problemi. Andando a scuola non avevo mai fatto troppo caso a cosa indossassi o a come lo indossassi. L’importante era essere civilmente vestita, ma non ho mai amato “ammirarmi” ore ed ore davanti allo specchio. Che inutile perdita di tempo!

Bene, ogni tipo di pensiero simile a quello NON passava in quel momento nel mio cervello. Sarei potuta rimanere ore a guardarmi. Ore ed ore a rimirare che splendido lavoro avesse fatto Ilaria. Già. Era stata lei a pensare a tutto, a sistemare ogni cosa e a trovare i vestiti adatti. Ed era stato un capolavoro! Cioè, non che io fossi un capolavoro, ma Ila aveva fatto un capolavoro su di me!

Per iniziare, quel pomeriggio mi aveva costretta ad andare dal parrucchiere! No, ma io dico! Dal parrucchiere! Non ci si va l’estate: i capelli con la salsedine si rovinano ed è meglio tagliarli a fine vacanza! Invece lei aveva insistito così tanto che alla fine avevo ceduto ed ero uscita da quel posto infernale con un caschetto! Un caschetto! Un C-A-S-C-H-E-T-T-O! C’è poco da ridere… Non era male! Era di quelli scalati, più lunghi davanti e più corti dietro! Sì mi donava, ma soprattutto mi faceva sembrare più grande!

Dopo il taglio alla Rhona Mitra di Doomsday (perché era a questa attrice che Ilaria aveva detto di essersi ispirata), mi aveva riportata in campeggio come fossi stata una diplomatica che deve essere protetta o un’attrice che non vuole essere vista dai paparazzi! Occhialoni scuri, fazzoletto in testa e comportamento furtivo! E tutto semplicemente perché non voleva che i boyz ci vedessero! Per il suo piano malefico!

Lei voleva che nessuno ci riconoscesse e quindi aveva optato per un taglio drastico di capelli! Voleva farmeli tingere di biondo, ma mi ero categoricamente rifiutata! Non sarei diventata bionda platino per niente al mondo!

Adesso, dopo 3 ore di preparazione nella sua stanza al residence del campeggio, non mi sembravo nemmeno io!

Le sarebbe piaciuto farmi indossare qualcosa di stupido come un vestito alla Sailor Moon con tanto di scettro del potere e guanti bianchi (in modo che lei potesse vestirsi simili a me, tipo Sailor Venus o Sailor Mars) ma glielo avevo impedito per il nostro bene. Aveva pensato di farmi fare Catwoman per essere sexy, ma mi ero nuovamente rifiutata! Sì che era sera, ma vestita in una tutina di pelle nera avrei avuto un caldo infernale! Questa era la scusa che le avevo rifilato pur sapendo che non mi avrebbe creduto, ma lei, da ottima amica, aveva accettato la scusa: in realtà non sarei andata in giro vestita di pelle per niente al mondo! E quindi aveva ceduto a farmi vestire quasi normale, ma con una maschera a forma di farfalla che non mi avrebbe fatta riconoscere. Poi avevo semplicemente una camicetta azzurro pastello e una gonna nera a pieghe che era semi-svolazzante. Ridicola. Ero ridicola. Ma Ilaria mi aveva convinto. E poi ovviamente scarpe alte! Quelle non potevano mancare! E sì che la discoteca si chiamava Palma Beach, ma non era mica su una spiaggia (peccato avrei osato dire, così almeno costume e infradito e via in acqua).

Lei si era vestita con un paio di short e una canottiera, anche lei semplice ma sobria e poi con una maschera come la mia. Trucco accennato sugli occhi e lucidalabbra a iosa. Eravamo pronte!

La mia amica mi affiancò davanti allo specchio “Matty tutto bene?” mi chiese vedendo che ero un tantino agitata.

“Sì tutto bene.. Notavo che non mi si riconosce ad un primo sguardo, ma mi sa che loro ci sgameranno subito!” le dissi quasi fiduciosa che il suo piano non funzionasse.

“Figurati! Tra la calca di persone, l’alcool in circolo, la musica assordante e le luci psichedeliche sarà già tanto se riusciranno a riconoscersi tra di loro!” civettò lei.

“Non sono sicura di voler fare questa cosa, non potremmo semplicemente andare lì da loro e dirgli che siamo noi? Almeno non passerò la serata da sola mentre te ti fai distrarre da qualche aitante sconosciuto!” le proposi speranzosa.

“Stronzate!” mi disse lei “Starò con te fino a quando sarà necessario e poi sarai te a non volermi più tra le scatole, te l’assicuro!” mi rispose ammiccando. Io?

“Ila non credo succederà, sai? Non vedo cosa dovrebbe succedere di così particolare da obbligarti a lasciarmi da sola!” le chiesi non capendo. Speravo che non intendesse fare casini o farmi fare dei casini.

“Oh ma tu non sarai sola! Comunque non voglio dirti niente di più, goditi la serata e quel che sarà sarà!” mi disse la mia amica sorridendo.

Quel che sarà sarà! Mi ripetevo nella mia testa mentre i genitori della mia amica ci accompagnavano alla tanto attesa serata.

Ci fecero scendere davanti all’ingresso, ci fecero le solite raccomandazioni da genitori e poi se ne andarono. Non avevamo problemi per l’orario di ritorno, il campeggio aveva messo a disposizione un pulmino in modo che i genitori non si dovessero preoccupare.

La discoteca si presentava luminosa: era l’unica parola che mi veniva in mente in quel momento. Era tutta completamente all’aperto e le luci venivano sparate anche in aria: era uno spettacolo incredibile, sembrava il faro con cui il poliziotto James Gordon chiamava Batman lasciando che si vedesse una luce in cielo coperta dal suo simbolo del pipistrello. Batman era la mia ossessione. Era incredibile! Io e Ila rimanemmo davanti all’ingresso ad ammirare il tutto finché lei non mi trascinò all’entrata euforica al massimo.

“Ci divertiremo tantissimo me lo sento!” disse lei oltrepassando il cancello all’entrata e lasciando nome e cognome al buttafuori. “Vedrai che non te ne pentirai” mi disse facendomi l’occhiolino.

La discoteca era già abbastanza piena, qua e là erano sistemati gazebi molto illuminati e spaziosi, sotto i quali diverse persone si erano già lanciate a ballare. Dopo un giro iniziale di ricognizione, io e la mia amica ci eravamo sedute su due sedie intorno al gazebo in cui si ballavano le musiche degli anni ‘80 e ’90. Ci sembrava un buon posto da cui iniziare a scatenarci. Stavano passando gli Eiffel 65 con Blue e ci lanciammo in mezzo alla pista! Adoravo quella canzone.

I'm blue daba dee daba dy 
aba dee daba dy
 
aba dee daba dy aba dee daba dy
 
aba dee daba dy
 
aba dee daba dy aba dee daba dy
 

Io e la mia amica ballavamo insieme divinamente e lei sapeva muovere in maniera così sexy che quasi la invidiavo. Intanto, mentre noi ballavano nella nostra bolla di divertimento, iniziava ad arrivare gente, ragazze mascherate nei modi più impensabili (avevo visto Lady Gaga e Puffetta guardandomi in giro) mentre i maschi erano a volto scoperto come da regolamento.

We're leaving together, 
But still it's farewell
 
And maybe we'll come back,
 
To earth, who can tell?
 
I guess there is no one to blame
 
We're leaving ground
 
Will things ever be the same again?
 
It's the final countdown... 

Era un anno che non andavo a ballare e mi stavo divertendo davvero una marea. Ilaria ballava scatenata davanti a me e, finita la canzone, mi propose di cambiare genere. Ci dirigemmo nella sezione commerciale: era il genere che preferivo, conoscevo le canzoni e spesso anche i testi.

I wanna make up right now na na
I wanna make up right now na na
Wish we never broke up right now na na
we need to link up right now na na

“Ila ti va se rimaniamo qui?” le urlai in un orecchio per non essere coperta dalla musica alta. Lei mi fece segno ok e così ci lanciammo in pista carichissime. Mentre ballavamo mi guardavo in giro per vedere di trovare i ragazzi. Volevo sapere cosa avrebbero fatto senza di noi e se ci avrebbero riconosciute così vestite.

Dopo aver ballato altre due canzoni, decisi di spostarmi un po’ verso l’esterno del gazebo per prendere un po’ di aria. Era diventata pesante vista la quantità di gente e nonostante fossimo all’aperto. Mi appoggiai a una staccionata continuando a guardare la mia amica che ballava circondata da ragazzi ma a cui non prestava la minima attenzione.

Everybody is livin it up (Uh)
All the fellas keep lookin' at us (cuz)
Me and my girls on the floor like what
While the DJ keeps on spinnin the cut

“Ehi ciao ragazza!” sentii una voce chiamarmi dietro di me e mi girai per vedere da chi provenisse. Ero riuscita a sentirla senza troppa fatica perché la musica in quel punto non arrivava così assordante. Merda.

“C-ciao” gli dissi riconoscendolo all’istante. Cristian. Era bellissimo. Mi avrà riconosciuta?

“Sei qui da sola?” mi chiese. Non ci stava provando con me, vero? Sì direi di sì. Ma mi aveva riconosciuta?

“No, c’è la mia amica lì in mezzo a ballare, ma mi sono presa una pausa..” gli risposi incerta indicando un punto a caso in mezzo alla pista.

“Allora non verrò picchiato da nessuno se ti offro qualcosa, vero?” mi chiese speranzoso e sorridendo. Da quando aveva un sorriso così?

“N-no figurati..” continuai a rispondergli in maniera titubante. Non pensavo mi avesse riconosciuta. Tanto valeva vedere come si sarebbe comportato.

Ci dirigemmo insieme al bar. Il barista mi sorrise smagliante e io contraccambiai, poi mi chiese “Cosa prendi dolcezza?” Ma tutti stasera ci dovevano provare? Ilaria aveva davvero fatto un ottimo lavoro.

“Prendo uno spr--“ mi fermai giusto in tempo prima di dire spritz. Se avessi detto spritz, Cristian avrebbe potuto fare 1+1 e mi avrebbe riconosciuta dopo poco. Lui sapeva che l’unica cosa alcolica che bevevo era lo spritz, mi piaceva perché era amaro. Per non smascherarmi subito dissi la prima cosa che mi venne in mente “Un sex on the beach” mi sembrava che Ilaria me ne avesse parlato. Lei era un’intenditrice, beveva poco ma sapeva scegliere bene. Il barista mi porse il mio bicchiere e passò a Cristian il suo contenente Caipiroska. Ci allontanammo dal bar e lui iniziò a farmi domande.

“Come ti chiami?” mi chiese guardandomi dritta negli occhi.

“Ma--“ mi fermai appena in tempo. Stavo per commettere l’errore numero due. Se avessi detto Matilde, sarebbe stato come dirgli sono io, Matty! Optai per una mezza verità. Ok era una bugia. “Per stasera sono Martina” gli risposi alla fine.

“Per stasera?” mi guardò curioso. Sì, per stasera.

“Sì! Le conosci le regole della serata, no? Le ragazze non devono farsi riconoscere..” gli dissi cercando di sembrare velatamente sexy.

“Uhm, va bene hai ragione. Comunque io sono Cristian, piacere!” mi rispose smagliante.

Strinsi la mia mano nella sua “Piacere” Che mano calda che aveva. Piacere.

“Che belle mani che hai!” mi disse di getto continuando a stringere la mia. Brivido.

“Uh g-grazie” gli risposi mentre la mia mano si beava di quel contatto.

Restammo qualche minuto in silenzio a guardarci negli occhi e poi a spostare lo sguardo intorno a noi. Silenzio imbarazzante. Chissà cosa stava pensando lui. Mi aveva riconosciuta?

“Quanti anni hai?” ci chiedemmo nello stesso istante. E scoppiammo a ridere.

“16” gli risposi. Era la verità, era inutile mentire su quel punto.

“Io 17” mi disse lui. Iniziammo un po’ a parlare di sport, di amici, di scuola. Evitavo di dirgli frasi o di descrivere situazioni che sapevo di avergli già raccontato come Matilde, e lui sembrava sinceramente curioso. Parlare con lui era piacevole come era sempre stato e anche lui se ne accorse. Non si crearono più momenti imbarazzanti fin quando non decisi di chiedergli un fatto molto privato, giusto per farmi del male da sola.

“Sei fidanzato?” Sei una stupida! Che razza di domanda idiota. Lo sapevo che non era fidanzato, ma la Martina che impersonavo non poteva saperlo. Sarebbe stata una domanda logica, no? Ma secondo te se ci prova con te è fidanzato? Magari è uno di quelli che nelle vacanze si diverte mentre la fidanzatina è a casa che si dispera per la sua assenza. Ma io lo conosco e lui non è così. Ma Martina non lo sa! Quello sdoppiamento mi mandava fuori di testa. No, non ero matta. Semplicemente sembrava che lo fossi.

Mi guardò un po’ sorridendo e poi mi disse “No, non sono fidanzato..” e lasciò la frase in sospeso. Cos’è quello sguardo che vedo?

“Sembra che ti dispiaccia parecchio..” gli dissi cercando di orientare il discorso su possibili ragazze. Dopotutto ero una donna (quasi donna) ed ero per natura curiosa, quale miglior modo per mettere a tacere la mia curiosità se non quello di farla soddisfare dalle sue parole?

“In effetti sì. La conosco da un po’, ma lei mi reputa un amico e non voglio che mi allontani..” Oddio gli piacevo ancora! “E non so nemmeno perché sto qui a parlare a te di lei, anzi scusa! Anche perché sto cercando di togliermela dalla testa..”

Decisi di buttarmi. Col senno di poi mi resi conto che in quel momento avevo fatto la più grande cazzata che potessi fare “Se vuoi ti aiuto io…” non so cosa diavolo mi fosse passato per la mente. Ma almeno lo vidi sorridere malizioso, mi prese la mano e mi portò in pista a ballare.

Pictures of last night
Ended up online
I’m screwed
Oh well
It’s a black top blur
But I’m pretty sure it ruled

Last Friday night
Yeah we danced on tabletops
And we took too many shots
Think we kissed but I forgot

Iniziammo a ballare insieme. Non avevo mai ballato in questo modo con lui. Le sue mani erano sui miei fianchi e non sembrava intenzionato a levarle da lì. E a me stava bene dove fossero. La musica ci trascinava in pista e non ero intenzionata più a muovermi da lì. C’era armonia nel modo in cui ballavamo insieme. Andavamo a ritmo e sentire i suoi pettorali contro la mia schiena non andava affatto bene. Non avrei dovuto ballare così con lui. Non sapeva che ero io. Non gli lasciavo scelta in questo modo. Ma stavo troppo bene con lui e non avevo la forza per distaccarmi. Decisi di non muovermi. Non avevo voglia di pensare. Le conseguenze le avrei pagate dopo. Ero così completa. Finalmente stavo capendo cosa mi suscitava la sua presenza.

Cambiarono nuovamente canzone ma noi continuavamo a ballare, finché mi ritrovai faccia a faccia con lui. Mi guardava e sorrideva. Era così bello. E mi sorrideva. Non sapeva chi fossi realmente ma mi sorrideva. Lo vidi avvicinarsi piano piano a me. Sapevo come andavano queste cose. Mi avrebbe baciata. Ma lui pensava di baciare un’altra. Questa fatidica Martina. Non Matilde. Non Matty. Non sarebbe stato giusto baciarlo così. Prima di permettere alle sue labbra di baciarmi, lo allontanai posando le mie mani sul suo petto. OMIODIO! Dovevo rimanere lucida e tranquilla. Non dovevo fare casini. O Merlino che spalle! Matty, concentrati per la miseria.

“N-no fermo. No ti prego scusa” e scappai via senza dargli tempo di rispondere. Non mi venne dietro, non mi chiamò, non urlò il mio nome. Semplicemente rimase lì. Fermo. Mentre io scappavo da lui e dalle menzogne che gli avevo raccontato. Mi fermai vicina al gazebo dove passavano la musica house. Era un genere che non mi entusiasmava, ma meglio di niente. La testa scoppiava. Mi veniva da piangere. Non doveva accadere così. Ero stata una stupida a non dirgli subito chi fossi. Appoggiata su una staccionata guardavo le persone ballare e divertirsi a tempo di quella musica semi-metallica.

Persa nei miei pensieri, non vidi un ragazzo che si avvicinava. Simone. Ma che diavolo avevano tutti quella sera? O ero riconoscibilissima o Ilaria mi aveva reso uno schianto.

“Ciao bellezza!” mi salutò lui ammiccando. Per Merlino!

“Ti ho visto e non ho saputo resistere. Io sono Simone, ti va di ballare con me?” mi disse porgendomi la mano.

Razionalmente non avevo molta voglia di rilanciarmi in pista e quella musica non era il massimo. Ma tra l’alcool in circolo e la poca voglia di rimanere da sola (Ilaria era sparita) accettai la sua offerta. “Piacere Martina. Sì andiamo” e lo seguii mentre mi portava al centro della pista.

Non avevo mai fatto una cosa del genere. Stavo ballando con il secondo ragazzo in quella serata. Di solito non ballavo mai con nessuno, ma quella sera era successo. Non che avessi fatto qualcosa di male, ma non era da me comportarmi così. Anche ballare con lui non era male. E poi sorrideva sempre. Non mi stava troppo appiccicato e mi lasciava libertà di movimento. Alcune volte avevo visto ragazzi attaccarsi come cozze ai fondoschiena delle ragazze con cui ballavano, e non capivo come le suddette ragazze facessero a sopportare un contatto così da quello che, probabilmente, era poco meno che uno sconosciuto. Ballammo insieme per un po’, quando anche luì iniziò ad avvicinare il suo viso al mio. Mi guardava le labbra e poi mi guardava gli occhi. Faceva la spola tra occhi e labbra e sorrideva. Non volevo che mi baciasse nemmeno lui. Ma lui aveva tutta l’intenzione di farlo. Quando lo vidi avvicinarsi lo fermai. Senza scappare come avevo fatto prima. Lo fermai e basta. Poi gli dissi nell’orecchio “Non mi sembra il caso, ti conosco appena” non so come feci a rimanere calma e a non scappare. Era la seconda volta che quella sera qualcuno provava a baciarmi.

Lui mi rispose “Hai ragione scusa, ma sei così bella che non ho saputo resistere. Scusa” e abbassò lo sguardo. Mi aveva chiesto scusa? Sembrava anche dispiaciuto. Ma mi aveva riconosciuta?

“Fa niente ma ora è meglio che vada” e me ne andai. Non scappai. Me ne andai e basta. Ma lui non era della stessa idea e mi prese una mano raggiungendomi. Io mi bloccai e lo guardai male. “Lasciami” gli dissi alterata. Mi lasciò la mano e feci per andarmene quando mi disse “Avrai anche una maschera, ma non ho bevuto così tanto da non riconoscerti Matilde” Merda mi aveva riconosciuta! Mi bloccai sul posto sentendo quelle parole. Mi aveva riconosciuta!

“Non capisco perché tu abbia voluto ballare con me visto che sapevi chi ero” continuò lui “Non ti ho riconosciuta subito, ma poi ho visto i tuoi occhi. Truccàti e con una maschera quasi a coprirli, ma sono quelli.” Lo guardai non sapendo cosa rispondere.

“Non voglio sapere cosa tu abbia in testa e nemmeno perché tu abbia ballato così con me. Ma pensaci. Ti chiedo solo quello” e se ne andò sparendo tra la folla. Rimasi lì  a guardarlo andare via. La serata stava andando sempre peggio. Prima Cristian, ora Simone. Il primo che non aveva capito chi fossi, nonostante ci conoscessimo da anni e fosse il mio migliore amico. Il secondo che conoscevo da pochi giorni, ma che mi aveva riconosciuto. Non sapevo cosa pensare. Era tutto così assurdo. Erano così diversi.

Assorta tra i pensieri, mi ritrovai distante dal gazebo della house e mi accorsi di essere in una zona della discoteca in cui c’era poca gente. Meglio così. Sarei stata bene un po’ da sola. Dovevo chiarire tutto quello che avevo in mente. Dovevo sistemare questa situazione con Simone. Dovevo parlare con Cristian. Dovevo, dovevo, dovevo, dovevo. Dovevo fare un sacco di cose.

Mi risvegliò la voce di un DJ “Ragazzi! Tra poco inizierà lo schiuma party! La pista è quella ancora semi-vuota in fondo alla discoteca! Forza gente ci sarà da divertirsi” e fece ripartire la musica alta. Uno schiuma party nella zona in fondo alla discoteca. Dove ero io in pratica. Vidi un sacco di giovani raggiungere la postazione per quella speciale festa. Non avevo mai partecipato ad uno schiuma party, ma sembrava divertente.

Tra le persone vidi la mia amica Ilaria correre verso di me e mi diressi verso di lei.

“Matty tu lo sapevi?” mi chiese lei abbracciandomi e quasi in lacrime. Che diavolo era successo?

“Ila che cosa? Ehi ma perché piangi?” le chiesi stringendola.

“Lu-Luca. Ho visto Luca..” mi disse lei non fermando le lacrime. Luca? Cavolo.

“Ila ma perché piangi?”mi stavo preoccupando davvero tanto e la mia amica non riusciva a parlare da quante lacrime versava. “Ila cavolo dimmi, mi sto preoccupando! Ti ha fatto male? Lo picchio quello scemo..” dissi pensando a come fare per vendicarmi delle lacrime che stava facendo versare alla mia amica.

“N-no no ferma” mi disse tra i singhiozzi “Non ha fatto niente di male. L’ho visto e sono andata da lui” Iniziò a raccontarmi “Volevo ballare con qualcuno che conoscevo. Pensavo non mi avesse riconosciuto, visto che abbiamo iniziato a ballare insieme non proprio come amici. Pensavo all’imbarazzo che avremmo provato dopo, ma stavo bene. A un certo punto ha provato a baciarmi. E non l’ho respinto! Non l’ho respinto, capito???” mi chiese lei infervorata. Non l’ha respinto.

“Capito cosa? Che non l’hai respinto?” le chiesi ridacchiando.

“C’è poco da ridere Matty! Ci siamo baciati e poi mi ha sussurrato “Era da così tanto che volevo farlo..” e io lì mi sono pietrificata! L’ho guardato e sono scappata! Sono scappata! Io non scappo! Mai! Sono scappata!” continuava a ripetere Ilaria shockata.

“Sei scappata! Sì ho capito! Stasera è la serata delle fughe” dissi con una risatina isterica.

“Perché?” mi chiese lei non capendo.

“Perché sono scappata prima da Cristian e poi da Simone” le accennai, sapendo che poi avrei dovuto farle un resoconto dettagliato al massimo. Sono scappata.

Lei mi guardò e scoppiò a ridere e mi disse “Adesso distraiamoci e andiamo a ballare, domani mi racconterai tutto, ma ora ho bisogno di distrarmi” e ci fiondammo in pista a ballare. Dall’alto stava iniziando a cadere dell’acqua e dai lati la schiuma veniva fuori da dei tubicini sul muro. Il pavimento si riempì velocemente e ormai tutti quelli in pista erano bagnati. Eravamo io e la mia amica. E stavamo ballando. Ci stavamo scatenando insieme. Eravamo circondati da ragazzi ma non li degnavamo di uno sguardo ridendo tra noi. Un po’ della malinconia che mi aveva riempito la serata fino a quel momento, se ne stava andando. Pensavo solo a muovermi e alla musica che mi rimbombava nelle orecchie. A un certo punto Lo vidi. Stava ballando da solo. Aveva una ragazza lì vicino che lo guardava estasiata, ma Lui sembrava non accorgersene. Era bello. Continuavo a ripetermi che fosse bello. Non mi ero resa conto di essermi fermata a guardarlo finché Ila non mi disse “Va’ da lui” e mi diede una spinta per incoraggiarmi.

Mi avvicinai a Lui continuando a fissarlo. Era bello. Mi avvicinai ancora. Poi Lui mi vide. Passò da uno sguardo incerto,poi a uno sereno e infine a uno sorridente. Mi porse la sua mano e io la presi e ricominciammo a ballare insieme. Le stesse emozioni di prima tornarono fuori prepotentemente e non riuscii a fare a meno di sorridere. Esattamente come prima, vidi il suo viso avvicinarsi al mio ma questa volta non lo fermai. Mi baciò delicatamente. Ci baciammo delicatamente. Niente più di uno sfioramento di labbra. Poi ci staccammo e rimanemmo a guardarci sorridendo per un po’, finché lui non avvicinò le mani al mio volto. Alla maschera. Alla maschera che celava la mia identità. Lo lasciai fare. Non potei fare altrimenti. Volevo sapesse. Prima però di lasciargli scoprire la mia identità, gli dissi “Cristian non mi odiare..” lui mi guardò non capendo e scrollò la testa. Io lo guardai sorridendo. Lui iniziò a levarmi la maschera, mentre io tenevo gli occhi chiusi. Stava per scoprire tutto. Stava per scoprire Me.

La levò. Lo guardai. “Matty..”

 

 

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Fine! Lo so lo so sono una stronza a fermare qua il capitolo! Ho già scritto tantissimo e infatti è un po’ lunghetto, ma oggi ero ispirata e dopo la mia soddisfazione di ieri in ambito scolastico ero pure positiva. Non mi odiate!

Devo chiarire un paio di citazioni

-         Rhona Mitra è l’attrice principale di Doomsday, un film cruento su un virus mortale. La solita roba che guardo con mio padre. Ma il suo taglio è davvero very cool. Mi sono ispirata a quello anche per il mio!

-         Nel sito dell’Accademia della Crusca (a cui sono iscritta xD), viene detto che nonostante sia grammaticalmente sbagliato dire gazebi, il plurale viene ugualmente usato ed è accettato. Pertanto dico gazebi.

-         We're leaving together, 
But still it's farewell
 
And maybe we'll come back,
 
To earth, who can tell?
 
I guess there is no one to blame
 
We're leaving ground
 
Will things ever be the same again?
 
It's the final countdown... 

È “The final countdown” degli Europe

-         I wanna make up right now na na
I wanna make up right now na na
Wish we never broke up right now na na
we need to link up right now na na

È “Right now” di Akon

-         Everybody is livin it up (Uh)
All the fellas keep lookin' at us (cuz)
Me and my girls on the floor like what
While the DJ keeps on spinnin the cut

È “It’s like that” di Mariah Carey

-         Pictures of last night
Ended up online
I’m screwed
Oh well
It’s a black top blur
But I’m pretty sure it ruled

Last Friday night
Yeah we danced on tabletops
And we took too many shots
Think we kissed but I forgot

È “Last Friday Night” di Katy Perry

 

Se avete piacere, lasciatemi una recensioncina!

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 6
*** Casini ***


… La levò. Lo guardai. “Matty..”

 

Casini

 

Mi guardava e basta. Non diceva niente, non muoveva un muscolo. Mi guardava e basta. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma qualsiasi cosa sarebbe stata inopportuna. Avrebbe dovuto parlarmi lui. L’attesa era a dir poco snervante. Non ero mai stata a brava a leggere negli occhi delle persone e men che meno in quel momento riuscivo a scorgere qualcosa. Era impassibile. Con la maschera tra le mani e lo sguardo fisso nei miei occhi. La musica continuava a scorrere intorno a noi, le persone ballavano, gridavano, urlavano. Noi eravamo fermi.

Quando ormai sembrava che l’attesa sarebbe durata in eterno, mi prese una mano e mi disse “Vieni con me..”. Lo guardai e gli sorrisi e ci avviammo fuori dalla pista. Cercai con gli occhi la mia amica Ilaria che continuava a ballare, ma che quando vide che ci stavamo allontanando, mi fece ok con le mani tutta sorridente. Ma non le dissi niente. Cristian non sembrava esattamente felice ed io non sapevo cosa pensare. Non dissi nulla e lo seguii su una panchina che non era illuminata particolarmente dalle luci della discoteca.

Ci sedemmo contemporaneamente senza guardarci, lui mi lasciò la mano. Mi veniva da piangere. Ero stata una stupida a fare quello che avevo fatto. Ma cosa avevo fatto in fondo? Una cazzata. In pratica con quella maschera mi ero presa gioco di lui. E lui non se lo meritava. Lo avevo trattato come mi trattavano a scuola. Mi mentivano, mi prendevano in giro, ridevano di me. Ed io avevo fatto la stessa cosa. Non subdolamente come loro, ma di sicuro non avevo avuto un comportamento del tutto corretto. Aspettare di sentire la sua voce era estenuante. Le lacrime premevano per uscire. Sarei voluta scappare e tornare al campeggio. E piangere, piangere, piangere. Mi ero comportata come una stronza con una delle poche persone che teneva davvero a me. E lui non se lo meritava. Avrei dovuto essere io a iniziare a parlare, ma ero una codarda. Non potevo dirgli che mi ero accorta di lui. Che nella mia cecità lo avevo visto. Che lo vedevo. E che i miei ormoni si erano risvegliati dal letargo. Cosa avrebbe pensato? Da quello che mi aveva detto quando pensava che mi chiamassi Martina, sembrava avere una cotta per me. Ma non era quello il mio dubbio (che modestia). Il problema era che sapevo quanto fosse orgoglioso e sapevo anche quanto odiasse essere preso in giro. Ero un genio. Avevo esattamente fatto quello che lui odiava. Dovevo complimentarmi con me stessa.

“Cristian senti..” iniziai tentennando, non riuscendo più a sopportare quel silenzio.

Mi bloccò sul nascere “Non dire niente” rispose duro. Merda.

Avevo fatto davvero un bel casino. Lui non voleva che io parlassi. Altro che ragazza matura. Ero una stupida bimbetta. E lui se ne era accorto. Fossi stata in lui, mi sarei odiata. Ma con tutto il cuore, essendo dall’altra parte, speravo che non mi odiasse, speravo che riuscisse a passare sopra a questo mio stupido comportamento. La vacanza era ancora all’inizio ed io rischiavo di averla rovinata. Colpa di Ilaria. No, non era colpa di Ilaria. Lei mi aveva solo spinto a divertirmi e a ballare, il casino lo avevo fatto io non dicendogli nulla.

“Cristian, scusa, io ho fatto un cas--” riprovai a dirgli.

“NON DIRE NIENTE” mi rispose alzando la voce. Doppia Merda. Lui non alzava mai la voce con me.

Potevo stare zitta, dal momento che ero in torto marcio. Dovevo stare zitta. Ma essere trattata da lui in questa maniera non era nei miei piani, nonostante avessi torto marcio. Maledetto torto marcio.

“Avrò anche sbagliato, cazzo. Ma non puoi urlarmi contro. Non ne hai nessun diritto” gli risposi alzando la voce. Non avevo urlato semplicemente perché urlare mi avrebbe messo ancora di più in torto. Sentendo quelle parole, lui si girò verso di me e puntò il suo sguardo contro il mio. Duro. Gelido. Ero proprio nella merda.

“Se tu stessi zitta per un attimo e mi lasciassi pensare, avrei qualcosa da dire. Ma ovviamente devi fare sempre di testa tua non pensando agli altri, vero?” mi chiese cattivo. Non risposi. Non sapevo cosa dirgli. “Vero?” riprovò.

“No” gli dissi. Che diavolo di risposta!

“No, cosa?” mi chiese lui.

“Non è vero che non ho pensato agli altri” gli risposi sicura delle mie parole. Illusa.

“Ah no?” mi schernì. “E sentiamo, quando avresti pensato a me? A cosa potevo pensare io?” continuò a chiedermi. “Quando? Eh? QUANDO?” alzò la voce. “QUANDO TI SEI STRUSCIATA SU DI ME? O QUANDO MI HAI BACIATO? EH MATTY?” Stava urlando. Urlava. Non lo avevo mai visto urlare.

“NON-MI-URLARE-CONTRO” gli dissi a mia volta. Era veramente una situazione di cacca.

“E COSA DOVREI FARE? SENTIAMO, AVANTI!!” Non sopportavo le persone che si parlavano urlando. Era da idioti. Ed era ancora più idiota quello che stavo per fare. Lo baciai.

Fare una cosa stupida in una situazione stupida (leggi fare la scema in discoteca mentre sei brilla), può indicare disattenzione, o al massimo voglia di non pensare a niente.  Ma fare una cosa stupida in un momento delicato, è davvero da stupidi. Quindi, per la proprietà transitiva, io ero fortemente stupida.

Non si aspettava quel bacio. E rimase fermo. Dall’altra parte io avevo le mani appoggiate alle sue spalle (non vi sto neanche a dire gli ormoni cosa ballavano, tanto sarebbe scontato), ero in punta di piedi e lo baciavo a stampo ad occhi aperti. Un genio insomma. Lasciai le mie labbra a contatto con le sue per quindici secondi contati. Sì, li avevo contati. Poi le staccai. E lo guardai rimanendo in silenzio. Aspettando che parlasse.

Sospirò e poi disse “Non so cosa tu abbia stasera, ma non sei né ubriaca né stupida” Non capivo dove volesse andare a parare. “Se hai fatto quello che hai fatto, avevi un motivo” Forse stavo capendo. “E spero solo che il tuo motivo non sia una cazzata”. I suoi ragionamenti erano logici oltre ogni immaginazione. Non agiva mai a caso, sapeva usare il cervello. Ed io lo adoravo perché oltre ad essere bello, sexy e gentile, era pure intelligente. E mi teneva testa.

Mi baciò. Un bacio vero. Un bel bacio vero. Si staccò di colpo “Dobbiamo ancora parlare” mi disse guardandomi e tenendo le mani sulle mie guance. “Ma lo faremo dopo” e ricominciò a baciarmi. Ho già detto che lo adoravo?

Rimanemmo su quella panchina per il resto della serata. Solo noi due. A baciarci e a parlare. A ridere. Stavo veramente bene. Non sembrava essersi arrabbiato troppo. O quanto meno non lo dava a vedere. Sapevo che avremmo dovuto parlare a lungo, ma avevo tutti i giorni seguenti per farlo. E parlare in mezzo a tutte quelle persone, non era l’ideale. Non che qualcuno potesse sentirci, ma mi dava comunque noia. Erano fatti miei, e fatti miei dovevano rimanere.

Quando ormai la serata stava volgendo a termine mi disse “Devo andare a cercare Ale, Luca e Davi. Si staranno chiedendo dove sono finito”. Eravamo spariti. Magari si erano preoccupati.

“Sei grande e grosso” gli risposi. “Di sicuro non sarai stato il loro primo pensiero stasera” gli dissi sorridendo maliziosa. “Senza offesa eh” aggiunsi all’ultimo.

“No, hai ragione. Però mi sembra di essere stato il tuo pensiero, no?” mi rispose ammiccando. Mi imbarazzai istantaneamente.

“Non puoi dirmi certe cose, scemo!” gli risposi dandogli al braccio.

“Ah no? Non posso?” mi chiese avvicinandosi a me. Sì, puoi fare ciò che vuoi. Prendimi. No, forse questo era meglio non dirlo. Decisamente no.

“No, non puoi” gli risposi mantenendo il contatto visivo. Se ti piace qualcuno che ti contraccambia, non bisogna mica diventare scemi e accondiscendenti. Quanto meno provavo a rispettare questa salda teoria.

“Va bene, va bene” mi disse “Stai qua che cerco gli altri e torno subito. Così poi torniamo al campeggio” mi diede un bacio ed andò a cercare i nostri amici.

Rimasi su quella panchina lì da sola. Potevo avere un attimo la possibilità di pensare da sola. Lo avevo baciato. Mi aveva baciato. Ci eravamo baciati. Brillante ragionamento. Eravamo stati bene insieme, no? Mi sembrava un’ottima cosa, ma come mai mi sembrava di avere un vuoto sullo stomaco? Non gli diedi peso più di tanto. Magari era dovuto alla fame. Sì certo, come no.

Mi raggiunse Ilaria “Cristian mi ha detto che ti avrei trovata qua. È andato a cercare gli altri” mi disse sorridendo. “Come stai?” mi chiese guardandomi.

“Come ti sembra che io stia?” le risposi.

“Sinceramente? Sei uno straccio” rispose ridacchiando.

“No, ma grazie. Sei davvero gentile” le risposi pungente.

“Figurati!” mi disse lei. “Allora, vuoi dirmi cosa è successo o devo fare la detective e interpretare?” alzai le spalle. “Va bene, faccio io”. Era un gioco che facevamo quando una delle due non aveva particolarmente voglia di parlare. “Vediamo.. Prima ti sei allontanata con Cristian e visto che mi ha mandato qui lui, probabilmente sei stata con lui finora. Ed eravate in questo posto appartato. Quindi non volevate essere visti o sentiti” iniziò a ragionare.

“Fin qui era facile” le risposi.

“Andiamo avanti. Hai le labbra rosse ma il rossetto non c’è quasi più. Probabilmente te lo sei levata. O te l’ha levato. Magari non di proposito. Quindi vi siete baciati. Anche tanto direi. Ti brillano gli occhi! Sì, vi siete baciati a lungo. Sono anche un po’ umidi, probabilmente hai avuto voglia di piangere, ma non hai pianto. I tuoi vestiti sono ancora in ordine, quindi non avete fatto del sesso selvaggio…” ammiccò.

“O Ila!!!” le disse arrossendo.

“Vabbè vabbè, per quello c’è tempo!” mi disse la mia amica sorridendo. “Allora, come bacia Cristian?” mi chiese.

“Bacia bene! E no, non ti dirò altri dettagli!” la anticipai immaginando la sua domanda. Come è messo?

“Non me li dirai semplicemente perché non hai ancora avuto modo di scoprirli” mi rispose con noncuranza. “Ma alla fine mi dirai tutto, e la zia Ilaria sarà pronta ad ascoltare ogni minimo dettaglio sconcio! Anche se si tratta di Cristian” aggiunse mentre le brillavano gli occhi.

“Sì certo, come no” le risposi. Non le avrei mai detto niente di così personale. Ma tutto il resto sì, ovviamente.

Capendo il suo gioco le dissi “Vuoi farmi parlare di me solo perché non vuoi che io ti chieda di Luca. Allora?”

“L’ho baciato” mi disse. Sì, lo sapevo.

“Sì, lo sapevo. Ma dopo? Quando Cri mi ha portato via cosa hai fatto? Sei tornata da lui?” le chiesi curiosa.

“Sì, sono andata a cercarlo. Era appoggiato a una colonna e guardava la gente ballare. Avevo deciso di avvicinarmi, ma una tizia con un mini vestitino rosso si è messa davanti a lui e ha iniziando a ballare tutta provocante. E lui la guardava” mi disse infervorata. Povera Ilaria.

“Ila mi dispiace” le dissi delusa per lei.

“Ti dispiace di cosa, scusa?” mi chiese non capendo.

“Mi dispiace perché l’hai trovato a ballare con un’altra, no?” le risposi insicura.

“Non ho detto che ballavano insieme, ho detto che lei ballava davanti a lui. È diverso” mi disse decisa. Non capivo cosa stesse cercando di dirmi.

“Spiegati” le suggerii.

“In pratica questa tizia, vestita da qualcosa come una diavoletta - tra l’altro che idea originale! -, stava ballando davanti a lui. Sai che non sopporto che ci provino con chi mi piace, no?” continuò lei. Le piaceva??

“O Merlino! Hai appena detto che Luca ti piace!” le dissi entusiasta.

“Cosa? Ah sì, quello.. non è una novità..” mi rispose.

“Sì che è una novità! È successo stasera!” le dissi con enfasi. Era una bella novità!

“Non è una novità perché era ovvio che mi piacesse visto che lo avevo baciato!” mi disse lei scocciata per l’interruzione. Non le risposi niente. Era impossibile parlare con lei quando voleva finire di raccontare qualcosa. Continuò dicendo “Fatto sta che quella ci stava provando con Luca. E non mi andava bene. Sono andata da lei, le ho messo una mano sulla spalla e le ho detto di andarsene. Lei si è messa a ridere e ha continuato a provocarlo. Io mi sono incazzata, l’ho presa per i capelli e la stavo portando via di peso. Lei si è ribellata e stavamo per prenderci a manate quando due tizi ci hanno separate. Uno di loro era Luca che mi ha presa in braccio come un sacco e mi ha portato via. Mi ha calmato e ci siamo baciati finora. Fine” mi disse lei come se stesse raccontando una cosa di poco conto.

“La versione breve non è male” le dissi “Ma io voglio i dettagli!” la imitai.

“Per quelli avremo tempo domani” mi rispose lei sistemandosi i capelli. “Tanto dormi da me, no?” mi chiese.

“Ovviamente!” le risposi scontata. “Finirà come una serata tra ragazze, questa!” le dissi sorridendo. Lei era veramente mia amica, nonostante fossimo parecchio diverse. E stare con lei mi faceva sempre bene.

“Andiamo verso il punto di ritrovo?” mi chiese guardando l’ora. “Se no viene tardi”

“Sì certo andiamo” le dissi prendendola a braccetto.

Attraversammo il locale chiacchierando e ridendo, avvicinandoci sempre di più al punto d’incontro. Prima di passare l’ultimo gruppo dei buttafuori, venni bloccata da una mano che si posò sul mio braccio. Mi girai di scatto cercandone il proprietario. Era di Simone. Mi ero totalmente dimenticata di lui per ovvi motivi. Ma lui non sembrava essersi dimenticato di me.

“Possiamo parlare?” mi chiese guardandomi.

Guardai Ilaria e lei disse “Vai, ti aspetto qui fuori. Ma non metterci tanto” e si allontanò. Ci spostammo sotto una delle tante palme che davano il nome al locale. Sembrava quasi agitato.

“Dimmi” gli dissi tranquilla.

“Ci hai pensato?” mi chiese di getto. Non voglio sapere cosa tu abbia in testa e nemmeno perché tu abbia ballato così con me. Ma pensaci. Ti chiedo solo quello.

Me ne ero totalmente dimenticata. Tentai di giustificarmi. “No, scusa. Ho avuto altro a cui pensare, mi disp--“

“Mi piaci” mi interruppe. Gli piacevo. Piacevo a Simone. Nessun pensiero coerente. Nessun insulto. Nessun grazie. Mente vuota. Tabula rasa.

Vedendo che non gli rispondevo, uscì dal locale lasciandomi lì così, da sola. Non sapevo cosa pensare. Era tutto assurdo. Con non so quale spinta, uscii dal Palma Beach e raggiunsi Ilaria che mi stava aspettando affianco ad una macchina.

“Ci hai messo poco” disse prima di vedermi. “Matty cosa è successo? Sei pallida! Matty?” mi chiese preoccupata vedendo la tinta da lenzuolo bianco che avevo.

“Ila…” iniziai titubante “Abbiamo un problema..” Non sapevo cosa pensare.

“Quale?” mi chiese lei. Piaccio a Simone. Non è difficile da dire.

“Piaccio a Simone. Me l’ha appena detto” le risposi guardandola.

“Oh sì, questo è un problema…” mi disse scortandomi fino al pullman.

Piacevo a Cristian. Lo avevo baciato. Mi aveva baciata. Quindi gli piacevo ancora. Piacevo a Simone.

Un casino. Sarebbe successo un casino.

 

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Buon pomeriggio fanciulle!! Ho aggiornato puntualissima! Sono fiera di me!

Per questo capitolo non ho note da aggiungere a parte una: il procedimento deduttivo esiste. L’ho ripreso da Sherlock Holmes. Ultimamente sono fissata. ;-)

Direi che non c’è altro!

Se avete voglia, lasciatemi una recensioncina per farmi sapere cosa ne pensate! Ogni consiglio è sempre ben accetto!

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 7
*** Confessioni poco private ***


Confessioni poco private

 

POV’s Simone

Ritrovarmi in spiaggia coi ragazzi la mattina presto, dopo aver passato una serata a ballare, era stato praticamente un miracolo. Avevo dormito 4 bellissime ore e alle 10 ero già sul telo.

Intorno avevo famiglie coi bambini, nonne con i nipotini, signore che camminavano nell’acqua chiacchierando. Diciamo che la gioventù era assente. E ci credo, visto la festa al Palma!

Era stato uno spettacolo andare a ballare in quel posto: la location era magnifica, le maschere divertenti e ben curate, Dj in gamba avevano passato musica diversa e piacevole. Sì, mi ero proprio divertito. E poi avevo visto Matty. Cazzo che figa!

Ero andato lì con gli altri perché Ilaria aveva detto che loro dovevano mascherarsi, ma quando avevo visto quello splendore di ragazza, l’avevo riconosciuta. Gli occhi erano i suoi. Aveva ballato con me. Ci era stata. Aveva ballato con me. Ma quando ho cercato di baciarla, mi ha spostato. E io che credevo di piacerle! Cazzo, non si balla così con uno che non ti piace! Aveva cercato di fuggire ma l’avevo fermata. Dovevo avere delle risposte, doveva darmele! Non voglio sapere cosa tu abbia in testa e nemmeno perché tu abbia ballato così con me. Ma pensaci. Ti chiedo solo quello.

Ero stato sincero, diretto e chiaro. E poi l’avevo persa di vista, maledizione! Per fortuna l’ho ritrovata all’uscita e glielo ho detto cavolo le ho detto che mi piace. Non mi piace tenermi le cose per me, dovevo dirglielo e l’ho fatto.

La brezza mattutina in quel momento spirò più forte, aprii gli occhi e vidi arrivare Ale e Luca, assonnati e per niente pimpanti.

“Ehi ciao ragazzi! Dormito bene?” chiesi allegro.

“Sì dormito che parolona!” mi rispose Luca. “Ho pensato tutta la notte a Ilaria..”

“Ciao Simo” mi disse Ale “Io invece dormo, non penso alle ragazze” rispose sicuro.

“Seeee ma chi ti crede” lo canzonò Luca. Poi continuò “Bacia così bene, è così bella, così sensuale, così provocante..” continuava a ripetere immerso nei suoi pensieri.

Ale lo interruppe “Non vorrai tediarci tutto il giorno con ‘sta storia, vero? Sì lo sappiamo com’è Ilaria! Certo che anche tu, stronzo, potevi dirci che ti piaceva! Avremmo organizzato qualcosa” gli disse quasi offeso.

“Figurati se ti dico una cosa del genere! La sapeva solo Matty” rispose Luca sorridendo.

“A lei lo hai detto e a me no? Ma che ragazza di amico ingrato che ho!” rispose ancora più offeso Ale.

“Te saresti andato a dirglielo o glielo avresti fatto capire e non ero pronto” si giustificò Luca. “Almeno così ora so che mi contraccambia” ammiccò.

Intervenni “Ma Matty l’avete vista ieri sera?” chiesi con nonchalance.

“Io sì” rispose Luca “L’ho vista di sfuggita. Era davvero carina” disse.

“Io invece no. Ero impegnato con altre..” ammiccò Ale soddisfatto.

“Tanto prima o poi lo verreste a spere e poi devo parlarne con qualcuno” dissi loro rassegnato. Mi guardarono non capendo.

“Ieri ho riconosciuto Matty non appena l’ho vista. Era bellissima. Stava d’incanto vestita così. L’ho persa quasi subito di vista, ma poi l’ho ritrovata nella pista house e abbiamo ballato insieme..”

“Wow! Cioè, fammi capire.. hai ballato con Matty??” chiese Ale shockato “Ma ballato come? Ballato-ballato?” chiese mostrando un passo di quasi tango “O avete ballato-ballato?” chiese muovendo oscenamente il bacino e ridendo.

“Direi la seconda” risposi arrossendo.

“E brava la nostra Matty che si da’ da fare!” dissero in coro.

Parlare con loro mi faceva bene.

“E non è tutto!” continuai infervorato “Ecco questa cosa non mi fa molto onore ma tant’è…” mi fermai.

“Continua” mi incitò Luca.

“Ho provato a baciarla ma lei non c’è stata e se n’è andata” conclusi tristemente.

“Ahi ahi ahi” mi disse Ale “Questa non è una bella cosa!”

“Vabbè ma magari non se l’è sentita!” mi consolò Luca “Magari aveva bevuto e voleva essere lucida per baciarti la prima volta” concluse romanticamente.

“Ilaria ti rende romantico in modo stucchevole, eh?” lo canzonò Ale.

“Ma figurati!” rispose lui fintamente offeso “Solo che non abbiamo termini per giudicare” continuò saggiamente.

“Sì hai ragione, può darsi che sia così.. comunque poi mentre stava andando al pullmann l’ho fermata. E le ho chiesto se avesse pensato al fatto che aveva ballato in quel modo con me. Lei è rimasta zitta. E allora cosa ho fatto io?” suspense.

“Cosa hai fatto tu?” domanda retorica “L’hai baciata?” chiese Ale non sapendo.

“Ma secondo te la bacio dopo che mi ha già rifiutato una volta???” gli chiesi sconvolto. “No! Ho fatto molto meglio! Le ho detto che mi piace!” risposi soddisfatto.

“Oh cazzo!” mi disse Ale sconvolto. “Cazzo cazzo cazzo!” continuò agitandosi.

“Che diavolo hai?” gli chiese Luca preoccupato.

“Lui le ha detto che gli piace!” rispose come se fosse una cosa ovvia.

“E allora?” chiesi io non capendo.

“E allora piace anche a me” rispose una voce alle mie spalle.

Non capendo la risposta mi girai per dirne quattro al proprietario di quella voce, quando mi trovai davanti un Cristian non proprio pacifico. Che diavolo stava succedendo?

“Cosa intendi?” chiesi a Cristian. Che domanda idiota, lo so.

“Ho detto che Matty piace anche a me” mi ripeté lui scuro in volto.

“Beh allora siamo in due” gli risposi ovvio. Non volevo fosse una gara, ma non volevo nemmeno rinunciare a lei in partenza.

Intervenne Ale “Cri, c’è un problema” disse serio.

“Quale?” domandò lui ancora guardandomi male.

“E’ una cosa che non ti farà per niente piacere e non so come dirtela senza farti rimanere male..” tentennò Ale. Si vedeva che erano davvero amici.

“Taglia corto e dimmelo” rispose Cristian cupo.

“Lei ieri sera ha ballato con lui..” e mi indicò.

Cercai di non sbiancare, ma la faccia di Cristian non era propriamente amichevole. Rimase zitto a guardarmi. L’aria era pesante, davvero pesante.

“Quindi hai ballato con lei?” chiese lui “E quando?”

“Non che siano affari tuoi” gli risposi “Ma abbiamo ballato insieme quasi a inizio serata, eravamo dalla pista house” risposi sicuro di me.

“A Matty non piace la house” disse Ale atono.

“Fatto sta che ha ballato con me la house. Me la sono ritrovata davanti e abbiamo ballato insieme”

Ale dissi “E hanno ballato-ballato” continuò mimando il gesto di bacino di prima.

“Secondo me stai mentendo” mi disse Cristian tranquillo. “Ieri sera ho passato gran parte della serata con Matty. Certo all’inizio non sapevo che fosse lei e quando ho provato a baciarla è scappata”

“Hai provato a baciarla?” gli chiese Ale ridendo “Grande Cristian!” gli disse dandogli una pacca sulla spalla. Con me non c’era stato tanto entusiasmo, ma d’altronde loro si conoscevano da anni.

“Ho detto che ho provato, non che l’ho baciata. E poi non sapevo che fosse lei, non l’avevo riconosciuta così vestita..” Come diavolo aveva fatto a non riconoscerla??

“Scusa ma poi avrebbe potuto incontrare me, no?” domandai con fare ovvio.

“No perché dopo l’ho rincontrata e abbiamo ballato insieme. E l’ho baciata. E poi le ho tolto la maschera e ho visto che era lei” sorrise soddisfatto.

“Cri ma sei un grande! E lei c’è stata!” disse Ale con la solita finezza “Finalmente ti farai il tuo sogno erotico!”

“Ehi calmi calmi” intervenni io “E se fosse lui a mentire?” chiesi. Non ci potevo credere, lei aveva ballato con me. Con me. Non poteva aver baciato lui.

“Sei tu uno stupido bugiardo” si infervorò Cristian “Matty è mia, stalle alla larga” mi minacciò.

“Di chi dovrei essere io?” chiese una voce alle nostra spalle.

“Ciao ragazzi” disse Ilaria. Si avvicinò a Luca sorridendo e gli diede un leggero bacio sulle labbra. Lui sembrava al settimo cielo. Ricambiò il bacio felice e poi la abbracciò stretto stretto. Che invidia.

“Potete ripetere di chi dovrei essere?” chiese Matty tirando fuori il suo caratterino.

Né io né Cristian rispondemmo alla domanda, ma continuammo a guardarla in tutto il suo splendore. Aveva una canottiera e un paio di pantaloncini della sua squadra. Era bella vestita anche così semplicemente.

“Matty mi sa che qui c’è un casino. Magari farai un po’ di luce te” disse Ale con fare propositivo.

“Ditemi” disse lei. Sembrava più agitata. Non riusciva a tenere fermo un piede e stava facendo un buco nella sabbia.

Cristian le disse “Simone sostiene di aver ballato con te, ma non è possibile dato che sei stata quasi tutta la sera con me”

“Io dico che ha ballato con me” dissi sicuro. Aveva ballato con me. Non me l’ero sognata. Anche se era bella come una visione, era reale. Non l’avevo sognata.

“Ecco..” cominciò titubante per poi fermarsi.

“Ecco?” la incitammo io e Cristian nello stesso momento.

Sembrava parecchio in imbarazzo.

 

POV’s Matty

Che situazione del cazzo! CHE-SITUAZIONE-DEL-CAZZO!

Ma non poteva ognuno farsi i fatti propri? Ma che diavolo! Sì, ok ero io a non essermi comportata in modo immacolato, ma non avevo nemmeno fatto la vacca. Cosa diavolo gli dico adesso?

“Matty..” mi incitò Cristian. Era così bello che dirgli che avevo ballato di Simone mi faceva male. Ci sarebbe rimasto malissimo.

“Ieri sera ho ballato con entrambi” dissi arresa. Che casino!

“Te l’avevo detto che non mentivo” disse Simone a Cristian.

“Matty hai davvero ballato con lui? E quando?” mi chiese Cristian nello stesso momento. Sembrava ferito. Che persone orribile che ero.

Dissi rivolta a Cristian “Dopo che la prima volta hai provato a baciarmi e sono scappata e ho trovato lui. E ho ballato con lui” terminai. Mi sentivo una vera merda.

“E poi?” mi incitò ancora il bel ragazzo davanti a me.

“Poi ha provato a baciarmi e sono scappata. E ho ritrovato te.” Essere sincera era il minimo che potessi fare.

“E perché hai ballato con me se prima eri scappata anche da me?” mi chiese ancora davanti a tutti Cristian. Non erano discorsi da fare con tutto il gruppo lì presente, erano discorsi privati. Ma tanto poi lo sarebbero venuti a sapere. Io a Ilaria lo avevo già detto.

“Sono scappata perché tu hai provato a baciare la Martina che pensavi io fossi e non Matilde” risposi sincera. Era vero. Ero scappata perché volevo che lui fosse cosciente di baciare me e non una ragazza con una maschera.

“Ma poi se tornata e mi hai baciato” continuò Cristian imperterrito. Sembrava un controsenso, ma per me un senso lo aveva.

“Poi ho incontrato lui” e indicai Simone “E lui mi ha riconosciuta. E ho pensato, anzi ho sperato, che in fondo una parte di te mi avesse riconosciuta e quando ti ho ritrovato sai cosa è successo” risposi imbarazzata.

“E perché hai ballato con me?” mi chiese allora Simone. Odiavo quei momenti di chiarimenti in comunità. Preferivo parlare privatamente.

“Ho ballato con te perché..” che diavolo potevo rispondergli? “..perché mi andava” Ecco una risposta del cazzo.

“Ah” mi disse lui.

Nessuno parlò per i successivi cinque minuti. Eravamo ai lati di un triangolo: io, Cristian e Simone. Simone guardava me. Cristian guardava me. E io guardavo in modo alternato entrambi. Non sapevo cosa diavolo dire.

Intervenne la mia amica, nonché salvatrice ad honorem, Ilaria “Bene direi che per ora può bastare così. Adesso vi dico io cosa faremo. Voi due” disse indicando Cristian e Simone “Ve ne andate ognuno per conto proprio a farvi un giro. Andate in mare, in gommone, al bar. Andate dove volete. Tu” e indicò Ale “Rimani col mio Luca qui” e sorrise dolce a Luca “Noi” e indicò me e lei “Andiamo su quello scoglio là.” Nessuno obiettò nulla, così Luca e Ale si distesero sugli asciugamani, Cristian andò a farsi una nuotata e Simone prese la sua roba e andò al bar.

La mia amica mi prese per mano e, mentre io rimanevo nel più completo mutismo, mi trascinò sullo scoglio piatto dove spesso ci mettevamo a chiacchierare.

“Matty parlami” mi disse preoccupata.

“Ila non so cosa dirti” iniziai a piangere “Mi sono comportata male. Non volevo fare male a nessuno” la mia amica mi abbracciò dolcemente.

“Shh shh” mi disse “Va tutto bene. Dimmi cosa pensi” continuò accarezzandomi la schiena.

“Lo sai cosa penso” le risposi.

“Sì, ma voglio che me lo ridici” mi disse lei gentile.

“Lo sai. Cristian mi piace, ma ho paura di averlo allontanato. Non credo si aspettasse una cosa così da me” le dissi sincera.

“Non è che ti sei portata a letto entrambi nel giro di un’ora! E poi hai baciato solo Cristian, non Simone!” mi disse lei delicata come suo solito.

“Ma non vorrei che Cristian pensasse male” le dissi continuando a piangere.

“Non può pensare male. Gli hai detto tutto. Sa tutto. E se non vuole più vederti per una cosa del genere, è un idiota” mi disse lei dura.

“Non è un idiota e lo sai” lo difesi “Sono io la stupida”

“Matty non devi commiserarti. Devi fare chiarezza ed essere sincera” mi consigliò la mia amica. “Cosa vuoi fare?”

“Devo parlargli”

“A Simone?” mi chiese lei.

“No, a Cristian. Sinceramente ora non sto pensando a Simone. Ho ballato con lui perché mi andava e sono stata bene. Ma poi ho baciato Cristian. È con lui che devo parlare per primo” Le dissi asciugandomi le ultime lacrime.

“Va bene” mi abbracciò “Ora vai da lui. Io raggiungo Luca. Se mi cerchi mi trovi lì, ok?” mi strinse ancora “Non ti preoccupare, andrà tutto bene”

La abbracciai a mia volta e poi mi avvia perso il mare. Dovevo parlare con lui. Dovevo sapere che andava tutto bene.

E Simone?

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Ma buonasera gente!!! Capitolo corto e un po’ di passaggio diciamo!

Lo dedico a Slab perché l’idea è venuta a lei e spero che le piaccia come è venuto fuori. Sis tvb you know *-*

Non ho appunti da fare se non: siete ancora tutte dalla parte di Cristian?

MUHAUAHUAH     io SO  *-*

Bene per stasera è tutto! Linea allo stu- - ah no ho sbagliato.. -.-‘ uhuh

Alla prossima!

Dafne!

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Capitolo 8
*** Cambiamenti ***


Cambiamenti

 

POV’s Matty

 

Mi avvicinai a passo svelto al mare, vedevo Cristian nuotare facendo la spola tra una boa e l’altra. Decisi di raggiungerlo per parlargli, così mi levai pantaloncini e maglietta e mi gettai in acqua. Era gelata! Non era stata un’idea geniale quella di lanciarmi di botto, ma entrare in acqua lentamente sarebbe stato altrettanto sofferente. Iniziai a nuotare per cercare di riscaldarmi e in breve tempo raggiunsi una delle due boe verso cui nuotava Cristian. Decisi di aspettarlo lì, non avrei mai potuto raggiungerlo vista la sua velocità, e non avevo nemmeno intenzione di provarci. Mi raggiunse dopo poco, probabilmente mi aveva visto entrare in acqua.

“Possiamo parlare?” gli chiesi titubante. Dimmi di sì, dimmi di sì, dimmi di sì.

“Sì” mi disse lui. Che entusiasmo!

“Ti dispiace se andiamo su quegli scogli? Non riesco a stare qui in acqua, fa freddo” gli spiegai.

Senza proferire parola si diresse verso un minuscolo isolotto fatto da scogli poco distante da noi e, una volta arrampicatosi in cima, mi aiutò a salire. Poi si sedette ed io mi misi affianco a lui. Sempre in silenzio.

“Non so cosa tu stia facendo, Matty” mi disse con fare sconsolato “Non riesco a capire le tue intenzioni”.

“Mi dispiace” gli dissi “Sono stata una stupida” Stupida, stupida, stupida!

“Perché hai ballato con lui?” mi chiese girandosi a guardarmi.

“Non lo so. Tu hai provato a baciarmi, ma volevo baciassi me, non Martina e così me ne sono andata” spiegai.

“Sì, questo lo avevo capito. Non ho capito perché sei andata da lui” continuò.

“Non sono andata da lui. L’ho trovato per caso e mi ha chiesto di ballare. Tu non mi avevi fermata ed io volevo distrarmi”.

“Ma lui ti piace?” mi chiese diretto. Cazzo!

Non seppi cosa rispondergli. Mi piaceva? Forse piacermi no. Ma mi attirava? Quello sì, inutile negarlo. E quindi? Quindi cosa? Non si tiene il piede in due scarpe! Io non ce le ho nemmeno le scarpe!

“Matty.. Lui ti piace?” ripeté Cristian. Optai per la verità.

“No, non mi piace, ma mi attira, quello sì. Negarlo sarebbe stupido” risposi.

Mi guardò con gli occhi sbarrati, poi si girò e riprese a fissare il mare. Gli avevo detto che Simone mi attirava, aveva qualcosa di particolare, non so cosa, che mi affascinava. Forse il suo modo di fare? Oppure quel celato imbarazzo che aveva manifestato all’inizio quando ci eravamo conosciuti? Certo che poi mi aveva chiamata splendore - Splendore?? Oddio ahahahahahahahaha ma se venuto fuori dall’epoca di Edward Cullen?? - e la già poca stima che avevo di lui era scemata. Ma mi ero ritrovata a guardarlo diverse volte, Ilaria me lo aveva fatto notare, e non riuscivo a capire come mai. Non era di una bellezza folgorante come Cristian, era particolare, ma mi attirava. No. Non poteva piacermi. A me piaceva Cristian. Non potevano piacermi due ragazzi così diversi nello stesso momento. Oppure sì?

“Non mi piace che tu abbia ballato con lui. Sono geloso” mi disse ad un tratto Cristian. Geloso di me? Optai per chiederglielo.

“Geloso?” chiesi rimanendo sul vago.

“Sì, geloso. Ovvio. Non mi piace che qualcun altro ti abbia posato gli occhi addosso” disse sincero guardandomi.

“S-sei geloso di me?” gli chiesi stupida. Che domanda idiota, te l’ha detto lui che è geloso di te!

“Beh sì certo, e di chi sennò?!” mi canzonò un poco.

Non seppi cosa rispondergli e rimasi in silenzio, avevo la mente vuota. “Matty?” mi richiamò.

“Dimmi” gli risposi in modo automatico.

“Non dici niente?”

“Non so cosa dire..” risposi sincera. E non sapevo veramente cosa dire, ogni pensiero che formulavo mi sembrava assurdo.

“Puoi dire ad esempio che ti fa piacere, ammesso che sia la verità eh!” mi propose lui. Recepii solo la verità.

“La verità è che non capisco come tu possa essere interessato a me. Guardami” gli dissi decisa a chiarire fino in fondo. E lui mi guardò, eccome se mi guardò. Vidi il suo sguardo sfiorarmi ogni centimetro di pelle visibile e si soffermò anche sulle parti non visibili, probabilmente perso a immaginarsi come fossero. M’imbarazzai vedendolo e arrossii.

 

 “Ti ho guardato eccome” mi disse lui continuando a scrutarmi “Cosa dovrei vedere?” mi chiese attendendo istruzioni.

“Guarda me e ad esempio guarda una delle Barbie” gli dissi indicando un gruppo di ragazze belle e attraenti da far male.

Lui non si girò nemmeno verso il luogo da me indicato e mi disse “E allora? Non capisco”.

“Sei proprio ottuso” gli dissi. “Guarda loro, belle, spigliate, magre, attraenti, sexy, eleganti..” iniziai ad elencargli una notevole quantità di caratteristiche positive che vedevo in quelle ragazze.

“Matty ma che stai dicendo?” mi chiese lui interrompendomi.

“Ma non vedi? Come posso piacerti io se mi confronto con quelle?” gli dissi esasperata.

“Non mi dire che stai avendo una sorta di crisi per il tuo aspetto!” mi disse lui ridacchiando.

“Ma no! Che crisi! Solo che le vedi?? Guardale! Vorrei essere come loro!” gli dissi sognando ad occhi aperti come sarebbe stato essere così bella.

“Matty ma tu sei meglio di loro!” mi disse lui. Lo guardai malissimo.

“Non raccontarmi stronzate. La vedo la differenza, sai? Non sono mica stupida” gli dissi offesa, pensando che mi stesse prendendo in giro.

“Appunto!” mi disse lui. Poi continuò “Tu hai un cervello. Hai mai provato a parlare con loro?”

“No, figurati. Nemmeno mi rivolgerebbero la parola” risposi sincera. A scuola nessuna ragazza così mi rivolgeva parola, se non per dirmi di spostarmi dalla loro traiettoria di passeggio. Venivo ignorata.

Lui continuò “L’anno scorso una di loro è venuta da me una sera. Non mi ricordo tu dove fossi, ma non c’eri. Comunque, eravamo dalla terrazza del bar e lei si è messa a fare la gatta morta con me” mi disse cercando di farmi capire. Quindi lui era stato con una delle Barbie? Come cazzo potevo io competere con quelle?

Non dissi niente, ma mi sentii sempre più piccola e inutile. E io che avevo sperato in chissà cosa. Ero un’illusa. Mi ero solo illusa. Probabilmente avevo capito anche male il discorso che avevo sentito l’anno prima tra lui e Ale.

“Questa qui ci provava e io non facevo altro che pensare a te che non c’eri. Non la stavo considerando e dopo poco lei se n’è andata sbuffando” concluse Cristian. L’aveva rifiutata. Continuai a rimanere in silenzio. “E sai perché l’ho rifiutata?” mi chiese girandosi a guardarmi “Perché non era te”.

Sentendo quelle parole mi girai a guardarlo stupita “Co-cosa hai detto?” chiesi sbalordita.

“Matty ma ci sei? Te lo avevo già detto in discoteca, ma evidentemente non sono stato abbastanza convincente. Mi piaci. MI PIACI. E anche tanto. E da un bel po’. Sei così spontanea che riesci a far sorridere tutti in ogni momento. Sei sincera e questo per me è molto importante. Vedo quanto tieni ai tuoi amici e posso solo immaginare quanto tu possa tenere al ragazzo che ti ruberà il cuore. Sei bella, ma non te ne rendi conto. Guardi quelle e fai un confronto, ma non esiste confronto. Tu sei più di loro in tutto. Se qualcosa non ti piace storci il naso e alzi un solo sopracciglio. Mai due, solo uno e conosco solo te con questa caratteristica.” Non ci potevo credere, stava facendo una di quelle descrizione da film d’amore. A me. “E sei sexy, ma non vuoi vederlo. In divisa sei uno schianto e ancora non capisco come nessuno a scuola tua ci abbia mai provato con te, ma meglio così, avranno tutti gli occhi foderati di salame. Quando sei nervosa ti scrocchi le dita e quando ti fanno arrabbiare hai uno sguardo talmente cattivo che a volte fai paura anche a me. Ti piace studiare, ma odi sentirti dare della secchiona, eppure in fondo sai di esserlo e non te vergogni. Metti i tuoi amici prima di te stessa, lo vedo con Ilaria. Con lei ti diverti, ridi, le dai consigli, ti fai dare consigli e piangi. Lei è veramente una tua amica e per questo posso dire che sai essere un’ottima amica. Ma non è quello che vorrei io da te. Io non voglio più esserti amico”

Continuavo a guardarlo e non potei fare a meno di credere ad ogni sua parola. Aveva uno sguardo talmente sincero che mi sciolsi davanti a quelle parole. Presa da non so quale pensiero perverso, gli dissi “Alzati in piedi” Lui non capì cosa io volessi fare, ma si alzò e io con lui, e poco dopo lo spinsi in acqua. Non potevo fare quello che volevo in cima a uno scoglio dove chiunque avrebbe potuto vederci. Mi tuffai dietro di lui. Ci ritrovammo entrambi in acqua uno di fronte all’altra. Io non toccavo e mi muovevo per rimanere a galla, mentre lui aveva i piedi appoggiati sul fondale. Mi avvicinai velocemente a lui e legai le mie gambe intorno al suo bacino, facendo lo stesso con le braccia intorno al collo. Lo baciai. All’inizio non rispose, poi quando si rese conto della posizione in cui eravamo, mise la mano sinistra sulla mia nuca e la destra andò a stringermi il sedere. E continuammo a baciarci, baciava così bene che nemmeno mi resi conto che ci aveva spostati dietro lo scoglio in modo che dalla spiaggia non ci vedessero. Sentivo la mia schiena appoggiata agli scogli, ma non ci feci troppo caso, distratta dalla passione che Cristian aveva risvegliato in me. E c’era qualcosa che io avevo risvegliato in lui, lo sentivo fin troppo bene.

 

POV’s Ilaria

“Ma si può sapere dove sono finiti quei due?” chiese Ale preoccupato.

“Oh non ti preoccupare” gli dissi “Se va tutto come penso chiariranno e torneranno sconvolti” ridacchiai.

Luca mi guardò un po’ strano, poi mi sorrise dolce. Come era dolce. E sexy ovviamente. Ma anche dolce. Era un mix magnifico di dolcezza e sensualità. Non so come mai non me ne ero mai accorta prima. Cioè sapevo che era dolce e lo vedevo quanto era sexy, mica ero cieca! Però probabilmente non lo avevo mai guardato sotto quel punto di vista. E non devo far altro che ringraziare quella festa in maschera per quello che mi ha fatto scoprire.

Lo avevo visto da solo a bordo pista e avevo deciso di avvicinarmi per salutarlo. Prima che potessi dire qualsiasi cosa, mi aveva trascinata al centro e avevamo iniziato a ballare. Ballavamo appiccicati, avevo una sua gamba in mezzo alle mie e le mani sui miei fianchi. Si muoveva a tempo con me e ogni tanto si avvicinava al mio collo e inspirava il mio profumo. Era davvero provocante quel gesto. Pensavo sarebbe stato imbarazzante nel momento in cui mi avesse riconosciuta, ma non me ne importava. Stavo benissimo lì con lui e ballava in modo molto sensuale. Continuammo a ballare per altri dieci minuti buoni, cambiando posizione e cambiando movimenti, finché me lo ritrovai dietro mentre faceva sfiorare i nostri bacini. Pensavo che avremmo riso davvero tanto dopo. Le sue mani erano appoggiate sui miei fianchi in modo davvero sensuale e i baci che mi dava sul collo erano eccitanti al massimo. Ricambiammo posizione e ci ritrovammo di nuovo faccia a faccia. Era bello e aveva un sorriso davvero sexy. Lo vidi avvicinarsi a me e allo stesso tempo fissarmi le labbra. Voleva baciarmi. Lo lasciai fare e risposi al bacio. Non era troppo invadente e aveva un buon sapore, non aveva bevuto.  Lo sentii pronunciare “Era da così tanto che volevo farlo..” e mi immobilizzai. Era da così tanto che volevo farlo. Analizzai velocemente e attentamente la frase. Partii dal fondo: volevo farlo. Baciarmi. E fin qui nessun problema. Passai all’inizio: così tanto. Tanto implica un periodo di tempo abbastanza lungo, quantomeno maggiore di quello da cui stavamo ballando. E quel così? Indica ancora più tempo. Così tanto. Lo guardai negli occhi. Mi aveva riconosciuta. Gli piacevo e mi aveva riconosciuta. Scappai da lui. Scappai da tutto. Luca mi aveva baciata e io c’ero stata e lui era da tanto che voleva farlo, viste le sue parole. E io? Io lo stesso. Scappai da lui e mi imbattei in Matty.

“Perché sorridi?” mi chiese Luca richiamando la mia attenzione.

“Stavo pensando alla festa” gli disse sincera sorridendo. Mi fece l’occhiolino e mi abbracciò. Era così bello stare tra le sue braccia.

“Ma la smettete di fare i colombi?” ci chiese Ale sfottendoci. Gli feci la linguaccia e Luca gli rispose “Solo perché tu non hai un cazzo da fare, non vuol dire che devi rompere le palle a noi due, ti pare?” gli chiese con fare ovvio.

“Vabbè vabbè” disse Ale “Ma mi sembra ancora impossibile che voi due stiate insieme” disse indicandoci.

“Problemi?” gli chiesi con tono di sfida.

“Per l’amor del cielo, no!” disse lui “Era solo una constatazione amichevole” rispose rimanendo sulla difensiva.

“Sarà meglio” gli dissi io cattiva. Non sopportavo che qualcuno giudicasse il mio comportamento. E non permettevo nemmeno ai miei amici di farlo. Solo Matty poteva dirmi qualcosa e con le dovute gentilezze. Chissà Matty dove si era cacciata…

Rimasi ancora un po’ tra le braccia di Luca a farmi coccolare finché non vidi due che, per mano, uscivano dall’acqua. All’inizio pensai di aver visto male, poi vedendoli avvicinarsi, mi scappò un sorrisetto malizioso. Era tutto apposto.

“Ehi Matty” le urlai alzandomi velocemente “Sembra che abbiate superato le vostre divergenze, no?” le domandai mentre ci raggiungevano. Ale e Luca si alzarono con me e in quel momento ci raggiunsero anche Davide e Simone. Non avevo nulla contro Simone, ma sapevo quanto Cristian tenesse a Matty e loro due insieme stavano davvero bene.

Vidi Matty arrossire e guardare Cristian di nascosto, mentre lui si avvicinava con un sorriso a 46 denti e stringeva a sé la mia amica con fare possessivo. Decisi di insistere.

“Direi che avete spianato le vostre divergenze” la provocai “Da come ti tiene appiccicata a sé, Lui ha avuto un contatto ravvicinato con il tuo corpo, no?” mi aspettavo il solito imbarazzo tipico di Matilde ed ero già pronta a girare il coltello nella piaga come mio solito. Farla imbarazzare mi divertiva.

“Oh sì” mi disse lei sorridendo maliziosa. Quel sorriso malizioso non lo avevo mai visto sul suo viso. Che Cristian l’avesse svegliata? Poi continuò “E non sai quale parte ho sentito meglio” mi provocò facendomi poi l’occhiolino.

Da Ale partì un “Awwwwwww” che avrei visto più adatto ad una ragazza, ma non ci feci troppo caso.

Ero allibita per la sua risposta! La vedevo diversa. Era sempre la stessa ma in qualche modo era diversa. Quando camminava guardava davanti a sé e non aveva più lo sguardo furtivo che l’aveva sempre caratterizzata. Quando ci raggiunse non si avvolse nell’asciugamano come faceva di solito per nascondersi, ma si mise su quello di Cristian e gli fece cenno di distendersi accanto a lei. Era cambiata. Poteva Cristian averle dato quella sicurezza che io non ero mai riuscita ad infonderle? Sì, poteva. Poteva lui renderla felice? Non lo sapevo. Me ne sarei accorta in seguito. Ce ne saremmo tutti accorti una volta tornati a scuola.

 

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Ma buonasera a tutti/e!

Questa settimana pubblico un po’ in anticipo perché ho intenzione (imprevisti permettendo) di pubblicare un altro capitolo Giovedì sera o Venerdì mattina.

Parlando di questo. Avete visto che si è tutto risolto, no? E ho anche messo un piccolo POV di Ilaria perché mi piaceva *-*

Cristian ha conquistato Matty. Almeno per il momento. Che frase ambigua quest’ultima!

Vi posso dire intanto che i capitoli dedicati al mare saranno ancora due. E poi ci sarà il famigerato ritorno a scuola! MUAHUAHA

A parte tutto, vi è piaciuto? Se vedete errori e/o volete dirmi cosa ne pensate, non fatevi scrupoli, mi raccomando!

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 9
*** Avere un'amica come Ilaria, non ha prezzo! ***


Avere un’amica come Ilaria, non ha prezzo!

 

Passare del tempo con Cristian era magnifico. Ma questo lo sapevo già. Passare del tempo con Cristian a baciarci era magnifico. E questo lo avevo scoperto da poco. Ma passare del tempo con Cristian mentre lui ammiccava paurosamente verso di me e mentre tentava in tutti i modi di aver contatto fisico con me, era incredibile. Non pensavo di poter essere così felice in vita mia. O almeno non pensavo di poter essere così felice nello stare con qualcuno. In realtà non sapevo nemmeno se stavamo insieme: non ci eravamo detti niente a questo proposito e io non avevo avuto il coraggio di chiedergli niente di così diretto. Però lui mi aveva anche detto che non riusciva a stare con qualcuna che non fossi io, e da questa informazione era facile pensare che lui sarebbe stato solo con me. Quindi forse ci potevamo considerare fidanzati. Che roba da vecchi dire “fidanzati”. Meglio dire che ci stavamo frequentando e che uscivo con un ragazzo! E che gran pezzo di ragazzo direi!

Mi ero accorta che passavo un sacco di tempo a guardarlo ed ammirarlo mentre usciva dall’acqua. Non pensavo che sarei potuta diventare come Ilaria! Eppure non mi imbarazzavo nemmeno quando venivo scoperta clamorosamente! Anzi, lui mi sorrideva e io mi scioglievo come neve al sole. Avevo anche iniziato a non vergognarmi più del mio fisico ed era stato istruttivo scoprire che non era così male come avevo sempre pensato. Tutto merito di Cristian direi.

Dall’altra parte però passavo molto meno tempo con Ilaria. Lei era sempre con Luca e io ero sempre con Cristian e i momenti che prima passavamo da sole a chiacchierare si erano diradati. A volte lei sembrava fredda nei miei confronti, e non mi piaceva per niente questa cosa. Certo, io avevo subito un notevole cambiamento per colpa o per merito di un ragazzo: lui era riuscito in quello che Ilaria non aveva fatto, farmi sentire bella. Questo anche perché Lui poteva dimostrarmelo in modo fisico, e non solo a parole. Ma non volevo assolutamente che il mio rapporto con lei cambiasse, si poteva dire che era la mia migliore amica e non volevo assolutamente vederla allontanarsi da me. Dovevamo chiarire e avrei trovato l’occasione giusta per farlo.

Eravamo ormai a metà vacanza e le giornate si susseguivano più o meno tutte allo stesso modo. La mattina sveglia relativamente tardi, bagno, sole, baci, pranzo, baci, giocate a pallavolo, bagno, merenda, baci, baci, baci, bagno, sole, baci. Non che mi annoiassi eh! Ma mi mancava la mia amica!

Quella mattina decisi che l’avrei dedicata tutta a lei e al nostro rapporto, così quando vidi Luca che stava per sequestrarla come suo solito, gli dissi “Alt baldo giovane! Stamani la Ila è tutta mia! Tu vai a trastullarti coi boyz in acqua, io e lei dobbiamo parlare!”. Luca mi sorrise e, dopo aver baciato la mia amica, si allontanò allegramente. Rimanemmo io e lei da sole e decisi di iniziare subito a parlare.

“Ila va tutto bene?” le chiesi preoccupata. Domanda più sensata non potevo farla.

“Sì, certo” mi disse lei scazzata.

“Ila ti conosco bene e sento che c’è qualcosa che non va..” le dissi cercando di farla parlare.

“Cos’è, adesso sei anche sensitiva? Cristian ha scoperto anche questa tua fantasiosa qualità?” mi domandò pungente. Ahi. C’era rimasta male.

“Ila non devi essere arrabbiata..” iniziai a dirle “Non devi nemmeno essere delusa per quello che è riuscito a fare Cristian” conclusi.

“Non sono delusa! Semplicemente ci sono rimasta male perché lui è riuscito in un intento in cui fallisco da anni! Mi sento inutile! E io non mi sono mai sentita inutile! È assurdo!” mi disse sincera mettendosi le mani nei capelli e appoggiando la fronte alle ginocchia in segno di disperazione.

Vederla in quella posizione e con uno sguardo così triste mi fece assolutamente male. Non potevo credere di essere riuscita a combinare un casino di quelle proporzioni anche con lei! Credevo che saremmo state sempre in grado di chiarirci e rimanere affiatate e invece stavo rovinando tutto! Dovevo rimediare e per questo mi avvicinai a lei e l’abbracciai stretta stretta. Speravo che la vicinanza del mio corpo potesse tranquillizzarla e farle intendere che sarebbe andato tutto bene e che avremmo sistemato tutto. Lei dopo poco si mosse e mi abbracciò a sua volta, capii che aveva capito. Eravamo pur sempre amiche da tanto e la comunicazione non verbale tra noi era parecchio affinata e chiara.

Ad un certo punto la sentii sospirare e alzare la testa dalla mia spalla, mentre si allontanava da me. Smisi di abbracciarla e la guardai. Lei mi sorrise e seppi che era tutto sistemato quando mi disse “Brutta marpiona! Dimmi un po’ come ce l’ha Cristian!!”

Oddio! La solita maniaca era tornata. E per dimostrarmelo era tornata a essere la solita Ilaria interessata ai particolari piccanti. “Mah.. pensi che verrei a dirlo a te?” la provocai volutamente.

“Ma guarda te sta stronza” disse come se parlasse a qualcun altro “Io le insegno tutto quello che si può sapere dell’area sessuale e lei fa la finta tonta con me?! No ma io dico, stiamo scherzando??” alle sue parole scoppiai a ridere insistentemente.

“Ma no Ila! Certo che ti racconto tutto! Anche se ho ben poco da raccontarti, non è che sia successo chissà cosa eh! Dopo tutto sono passati solo 4 giorni” le dissi iniziando a raccontarle.

“In quattro giorni si possono fare un sacco di cose! Io e Luca ad esempio siamo andati avanti, molto avanti…” ammiccò felice.

“Avanti? Avanti dove? Avete messo la prima?” chiesi ingenuamente. Che battute orribili mi venivano fuori quando iniziavo a innervosirmi. Era la mia amica, ma erano pur sempre questioni assolutamente private e non ero abituata a parlarne. Decisi però che avrei fatto uno sforzo, lo dovevo sia a lei come migliore amica, sia a me stessa per dimostrarmi che potevo superare le mie insicurezze.

“Matty questa battuta fa schifo” mi disse Ilaria sincera come al solito. “A cosa stai pensando sinceramente?” mi chiese lei con quel suo sguardo tipico che chiedeva informazioni succulente.

“Stavo pensando che ti racconterò cosa è successo” affermai decisa. Quasi decisa.

“Dimmi! Sono tutta orecchie” affermò lei sedendosi più comodamente sull’asciugamano.

“Intanto ti dico che Cristian mi ha detto che lo attiro. Che gli piaccio anche fisicamente.” Iniziai.

“Beh sì quello era ovvio” disse lei “Si vedeva da come ti guardava.. Ma vai avanti e dimmi qualcosa che non so” mi incitò sorridendo.

“Dopo che l’altra mattina l’ho raggiunto in acqua siamo stati da soli solamente altre due volte. Ed entrambe hanno lasciato il segno..” feci la vaga apposta. Un po’ di alone di mistero potevo concedermelo anche io, no?

“Cosa?” chiese lei con una faccina avida di sapere.

“La sera dopo il fattaccio” decisi di chiamare così il momento in cui avevamo chiarito in acqua “Siamo stati da soli in spiaggia. Avevo bisogno di passare del tempo con lui per conoscerlo..”

“Ma lo conosci da anni” mi disse lei “Certo che non lo conosci come ragazzo innamorato, ma non è che cambia da un giorno all’altro eh”.

“No, quello lo so” le risposi “Ma sicuramente mi fa strano vederlo avvicinarsi e baciarmi senza preavviso, sai? Non sono abituata e poi lui è così dolce e premuroso e gentile! E io non ci sono abituata e mi fa strano” le raccontai il più sincera possibile. Ricevere tutte quelle attenzioni non era mai stato nella mia routine e mi sentivo diversa con lui. Lui mi faceva sentire bene, ma io non ci avevo ancora fatto l’abitudine.

Continuai a descriverle come mi sentivo “Capisci come mi sento? Da un giorno all’altro mi sento bella e desiderata, da lui poi! E mi fa strano! E da una parte vorrei approfondire il nostro rapporto, ma dall’altra c’è questo fatto della distanza che non mi convince. E poi le mie insicurezze mica se ne sono andate in un soffio! Ci sono ancora eh” le confessai.

Lei mi guardò qualche secondo e poi parlò “Immaginavo che non potesse esserti passato tutto da un giorno all’altro.. e se devo essere sincera mi stupisco anche tu ci abbia messo quattro giorni per venire a parlare con me!”

“Lo so” le dissi avvilita “Ma dovevo rendermene conto e ci ho messo più del previsto”

“Sì, sei tarda” mi disse lei “L’ho sempre saputo” sorrise e poi mi abbracciò “Vabbè ma ora dimmi qualcosa di sconcio! Poi ti racconto io!”

“Allora quella sera, dopo che abbiamo parlato per un’oretta, ci siamo sdraiati sulla spiaggia a guardare le stelle e lui mi abbracciava! Era dolcissimo” le dissi con occhi sognanti.

“Sì sì” tagliò corto lei “E’ tutto molto romantico.. ma a me interessa la parte di attività! Capisci cosa intendo, no?” e ammiccò nuovamente.

“Vabbè ma come sei! Io ti stavo raccontando tutto e tu vuoi che vada subito al sodo! Pessima amica! Comunque se non mi interrompessi ogni due per tre riuscirei a raccontarti, no?”

Lei fece cenno con la mano di chiudersi la bocca come con una cerniera e si mise con le gambe incrociate davanti a me, pronta ad ascoltarmi.

“Ad un certo punto lui si è appoggiato sui gomiti e abbiamo iniziato a baciarci” vidi che la mia amica stava per interrompermi, ma la fulminai con un’occhiataccia e lei rimase in silenzio “E poi Cristian bacia così bene.. Comunque, ci siamo baciati e poi lui ha iniziato ad accarezzarmi sulla pancia e a lasciarmi baci provocanti dietro l’orecchio e sul collo.. awwww mi sono venuti i brividi” le dissi ripensando a quel momento unico.

La mia amica mi sorrise consapevole di quello che potevo aver provato “Anche Luca bacia divinamente! Penso di non aver mai ricevuto baci così ben dati! Sa davvero usare la lingua.. e quando dico così intendo che sa davvero davvero usarla..”

“Siete già a quel punto?” le chiesi stupita.

“Voi no?” mi chiese lei di rimando.

“No, al massimo qualche bacio in posti poco alla luce del sole.. o qualche palpata, ma niente di così nascosto” arrossii vistosamente.

“Sì, forse noi siamo stati precipitosi, me ne rendo conto” ammise lei “Ma eravamo d’accordo entrambi e non ci vedo nulla di male. Mica siamo andati a letto insieme.. lo sai che la prima volta sarà importante e voglio essere sicura che sarà un ricordo piacevole in ogni caso..” Sentire pronunciare quelle parole da lei non era cosa di tutti i giorni. Avevamo solo affrontato due volte il discorso sesso da quel punto di vista. Lei era esperta dal punto di vista dei preliminari e le era capitato diverse volte di farli, anche con partner diversi, ma con nessuno aveva mai voluto approfondire ulteriormente quell’aspetto piacevole. Giustificava questa decisione dicendo che era un passo veramente importante e non voleva farlo col bagnino di turno. Nonostante questo, le piaceva parlare di sesso e per questo le avevano spesso dato della ninfomane. Non sapevo se qualcuno oltre me sapesse che era ancora vergine, di sicuro a Luca in quei giorni lo aveva detto. Lei era sempre stata sincera su tutto da quel punto di vista con i ragazzi con cui era uscita. Ad ogni modo non ero d’accordo con lei, avevamo idee diverse. Per me ogni passo fatto con un ragazzo era importante, e siccome sarebbe stata la prima volta per tutto, avrei voluto che fosse speciale. Era un’ideologia forse un po’ antiquata, ma era la mia idea e avevo tutta l’intenzione di rispettarla.

“In ogni caso” continuai “Quella sera mi ha lasciato un segno vistoso sul collo! Un succhiotto in pieno collo! Non so nemmeno perché non l’ho picchiato quando l’ho visto..”

“Secondo me perché eri troppo distratta per accorgertene..” rise lei.

“La seconda volta che ha lasciato il segno è stato quando, due sere dopo, cioè ieri, ci siamo ritrovati in piscina la sera” le raccontai.

“Ma la piscina non è chiusa la sera? Mi chiese lei dubbiosa.

“Sì, è chiusa, o almeno dovrebbe esserlo. Ma Cristian conosce il custode e ci ha lasciato aperto..” arrossii in maniera infantile.

“E cosa avete fatto sporcaccioni??” mi chiese lei alzando la voce, come suo solito quando si stupiva di qualcosa.

“Shh abbassa quella maledetta voce” le dissi rimanendo rossa in viso “Diciamo che l’ho conosciuto meglio mentre eravamo in acqua.. Cioè non è che proprio l’ho conosciuto personalmente, ma posso dire di averlo sentito distintamente.. Capito, no?” le chiesi sperando di non dover ripetere il tutto in modo più esplicito.

“Sì, ho capito” mi disse lei “Certo che puoi anche parlare più esplicitamente eh! Mica mi scandalizzo!”

“Lo so, ma mi scandalizzo io!” e scoppiammo a ridere insieme “Comunque ho intenzione di approfondire la conoscenza, sai?” le rivelai in uno slancio di entusiasmo.

“Ah sì??? Oddio Matty sono fierissima di te! Vedrai quanto ti piacerà!” mi disse lei di rimando, abbracciandomi di slancio.

“Dopotutto lui mi piace e per me sta diventando importante. Voglio avere un bel ricordo di questa storia. E tra poco inizieranno le vacanze e non so quando ci rivedremo..” le dissi triste.

“Matty promettimi una cosa” mi disse Ilaria diventata seria di colpo “Promettimi che non affretterai i tempi solo perché tra poco le vacanze finiranno e voi non vi rivedrete presto. Non deve essere quello il motivo, promettimelo”

“No, non sarà quello il motivo. Te lo prometto Ila” le dissi contenta che la mia amica si preoccupasse così tanto per me.

“Bene allora posso solo dirti di goderti il momento.. e intendo goderti letteralmente!”

Finalmente la mia amica era tornata quella di sempre. Parlare con lei mi aveva fatto bene e adesso ero più tranquilla. Di lì a tre giorni sarebbero finite le vacanze e ci sarebbe stato il momento degli arrivederci. Avevo ancora tre giorni per essere felice. Con Cristian. Poi sarei  dovuta tornare  a Genova. E poi sarebbe velocemente arrivato il momento tanto odiato: l’inizio della scuola. Ma quell’anno sarebbe stato diverso. Io avrei fatto in modo che fosse diverso.

 

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Eccomi qui! Scusate il ritardo ma ho avuto qualche problema e ho dovuto dare la precedenza alla tesi, sapete com’è xD

Comunque sono tornata per il penultimo capitolo sulla vacanza al mare! Il prossimo avremo i saluti e poi scuolaaaa nuòòòòò MUHAUAUA sarà divertentissimo!

Ho deciso di dedicare questo capitolo al rapporto tra Ilaria e Matty, non mi piaceva che non si chiarissero. Ultimamente mi sono resa conto che, nonostante gli ultimi tre anni io non abbia avuto vere e presenti amicizie, al momento ne ho scoperte alcune molto importanti, e mi sono in sentita in dovere di far chiarire la mia Matty. Vero, Pads? (Il titolo è chiaro, no?)

Detto questo, spero che vi sia piaciuto e se avete voglia e tempo fatemelo sapere!

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 10
*** Operazione Farfalla ***


Operazione Farfalla

 

Quando arriva il momento dei saluti, c’è sempre qualcosa che vorresti dire ma che non riesci a dire.

Era arrivato il momento di salutarci. Volevo dire a Cristian “Mi piaci”. Ma non ci ero ancora riuscita. Che tristezza.

Ale e Davi stavano chiacchierando amabilmente da un lato, Ilaria e Luca si guardavano e stavano in silenzio. Io ero con Cristian ma non riuscivo a dirgli niente.

Dopo che avevamo dormito insieme quell’ultima notte, non sapevo davvero in che modo fargli capire quello che provavo. Nonostante avessi constatato che a lui piacesse stare da solo con me (e quella notte eravamo veramente stati da soli! Ila sarebbe stata fiera di me quando glielo avessi raccontato), avevo ancora i miei dubbi. Pensavo a una bottarella estiva, mentre io sentivo qualcosa di più forte nascere. Ma non volevo dirglielo per non rovinare tutto.

“Matty non ti preoccupare, ci vedremo e avremo del tempo per stare insieme!” mi disse Cristian vedendo il mio turbamento.

“Ma saremo distanti e non potremo vederci tutti i giorni e sai cosa succederà!” ribattei io tristemente.

“Cosa dovrebbe succedere?” mi domandò non capendo.

“Un’altra ci proverà con te e io sarò gelosa e non voglio essere gelosa. Odio farmi venire i dubbi” gli risposi con fare ovvio.

“Secondo te” mi disse lui “Dopo che sono riuscito ad averti, mi lascerei distrarre da una qualunque? Senza offesa Matty, ma tu ciocchi” mi disse lui ridendo.

Io arrossii come una bimbetta e corsi ad abbracciarlo. “Comunque” ripresi “Non ho assolutamente voglia di tornare in quella scuola. Non dopo che ho passato quest’estate con te da persona normale”

“Normale? Prima non la eri?” mi chiese nascondendo un sorriso.

“Sai cosa intendo!” gli dissi colpendolo con finta forza sulla spalla.

“No che non lo so” mi rispose serio “Nessuno ha mai capito bene fino in fondo perché tu a scuola sia un’altra”

“Non è che sono un’altra” gli dissi “Cioè diciamo che non mi va di far vedere quella che sono. Poi sono tutti montati e pensano solo a loro a stessi e mi è venuto naturale chiudermi a riccio e pensare solo allo studio. Di sicuro quelli non ti fanno venir voglia di essere conosciuti”

“Come sei saggia stamani!” mi disse Cristian sorridendo luminoso.

“In realtà questa saggezza è opera di Ilaria. Questa è una sua teoria e secondo me potrebbe essere corretta” gli dissi spiegandogli la situazione.

“Quest’anno devi farti valere! Non ho intenzione di passare ore al telefono con te sentendo che il massimo che hai da raccontarmi è la tua versione di latino!”

“Non credo sarà facile!” gli dissi “Non è che sei può cambiare da un giorno all’altro. Come minimo mi rideranno dietro. Ma questa volta non gliela farò passare liscia vedrai! Sono carica e incattivita!” dissi ridendo mal celando la malinconia per quei saluti che ormai andavano terminati.

Cristian notò il mio stato d’animo e mi abbracciò stretta stretta “Per me sei importante Matty. Vedrai che andrà tutto bene. Fidati di me”

I saluti proseguirono per un’altra oretta mentre facevamo buffe foto ricordo e mentre ricordavamo momenti come la festa in maschera o le partite di pallavolo in acqua.

Saremmo partiti a orari diversi come ogni anno: Luca e Davide rimanevano ancora due giorni, Ale sarebbe stato il primo a partire, Cristian avrebbe preso un aereo mentre io e Ila avremmo preso traghetti diversi.

Li salutai tutti un’ultima volta e poi mi diressi verso la mia roulotte. I saluti più importanti li avevo fatti la notte precedentemente e non amavo che si dilungassero troppo, mi rendevano solo triste.

Mai come quell’anno sarebbe stato difficile tornare a scuola. Loro avevano ragione, avrei dovuto andare là ed essere me stessa, ma era dannatamente difficile. La paura del giudizio degli altri non mi lasciava libertà, temevo che pensassero cose ancora più cattive di quello che già pensavano. Ma dall’altra parte non volevo nemmeno passare un altro anno infernale come quello appena trascorso. Non volevo dovermi rinchiudere in classe a ricreazione e non volevo nemmeno fare il fantasma. Ci avrei provato. Avrei provato a essere la Matty del mare anche a scuola. Che impresa!

Ila aveva deciso di rinominare questo mio cambiamento Operazione Farfalla: da un bruco brutto viene fuori una splendida farfalla e secondo lei metafora più perfetta non esisteva!

Il primo giorno di scuola giunse velocemente, troppo velocemente. In quelle settimane avevo sentito Cristian e Ilaria tutti i giorni e mi avevano fatto una sorta di lavaggio del cervello. Non volevo deluderli.

Avevo letto nella bacheca della scuola che ci sarebbe stata una nuova iscritta in classe mia e presentarmi a lei sarebbe stato un buon modo per iniziare, peccato non sapessi che faccia aveva!

Quando entrai dal cancello dell’edificio, fui subito tentata di tornare a casa a mettermi una tuta enorme che mi nascondesse, non mi sentivo a mio agio in jeans e golfino. Ma Ilaria era stata chiara e potevo sentire le sue parole nella mia testa “Prova a metterti una tuta e giuro che ti sbuzzo” sì, era sempre molto fine ma le sue parole mi avevano convinto anche se pronunciate dall’altra parte della cornetta.

Come ogni anno, fecero entrare prima il triennio e poi quelli del quarto e del quinto anno. Per non essere vista, certe abitudini sono dure a morire, mi misi in un angolo. Vedevo i miei compagni di classe passare e salutarsi come se non si vedessero da anni, anche se probabilmente avevano passato insieme tutta l’estate al mare.

“Ciao” mi sentii dire ad un tratto. Mi girai non riconoscendo quella voce.

“Ciao” le dissi. Era una ragazza normalissima, non l’avevo mai vista. Possibile che fosse quella nuova?

“Io mi chiamo Chiara” si presentò porgendomi educatamente la mano.

“Ciao Chiara. Io sono Matilde, piacere. Sei nuova? Non mi pare di averti mai vista qua in giro.” Le domandai curiosa.

“Sì sono nuova. Sono in H. Devo andare in Quarta H. te?” mi chiese sorridendo.

“Anche io. Cioè non sono nuova, ma vado in Quarta H” le sorrisi.

“So che sembro precipitosa” mi disse “Ma ti dispiace se mi siedo vicino a te? O hai già un compagno di banco?”

Sembrava un sogno. Cioè magari non un sogno a luci rosse come quelli che avevo fatto su Cristian, ma era comunque un sogno. Di solito il banco vicino al mio rimaneva vuoto o al massimo i professori ci mettevano gli alunni che chiacchieravano, salvo poi tornare nelle file più indietro. Le risposi “Certo! Cioè non c’è nessun compagno di banco. Però ti avviso che io sto al primo banco così seguo bene” le dissi per avvisarla.

“Non c’è problema, anzi meglio! Sono un po’ miope e spesso gli occhiali non bastano e più avanti sto, meglio è”.

“Anche io sono miope” le dissi in uno slancio di entusiasmo “Oggi però ho deciso di mettermi le lenti a contatto per cambiare. Anche se non credo che qualcuno di loro mi abbia mai visto senza occhiali” conclusi indicando a caso il cortile della scuola.

Si avvicinarono due ragazzi “Ehi ciao” dissero insieme.

“Ciao” rispose la mia nuova amica sorridendo.

“Siete nuove?” ci domandò uno dei due. Nuove! Ma erano ciechi??

“Io sì. Lei no” disse Chiara educatamente “Piacere, Chiara”

“Io sono Matteo” disse uno “E io sono Andrea” concluse l’altro “Siamo in Quinta H”.

“Oh, noi siamo in Quarta H” disse Chiara gentile.

Matteo mi domandò curioso “Come mai non ti ho mai visto?”

“Sono Matilde” gli risposi quasi scocciata. Non ricevetti risposta. Sembrava che il mio nome non gli dicesse niente. “Quarta H, Matilde, di cognome faccio Rossi. Hai presente?” continuai stronza.

L’altro intervenne “Oddio ma sei la Reds! È vero sei te!” e scoppiò a ridere “Non ti avrei mai riconosciuta. Complimenti bel cambiamento!” mi disse strizzandomi l’occhiolino. Ma cosa diavolo.. l’occhiolino?? Ma era rincretinito tutto di botto? Non che prima fosse intelligente eh!

Iniziai dicendo “Ma sei scemo? Cosa diavolo avete qui in que--“ Intervenne Chiara a tapparmi la bocca prima che dicessi qualcosa di offensivo “Bene, siamo felici di avervi conosciuto! Ci vediamo in giro eh?”

Le risposero “Puoi contarci!” e se ne andarono.

Mi calmai e mi sedetti su un muretto. Lei mi chiese “Come mai sembrava che non ti avessero mai visto” mi aveva fatto una domanda strettamente personale e ci conoscevamo sì e no da dieci minuti. Ma avevo bisogno di sfogarmi e risponderle.

“Ma niente” iniziai “Non  mi hanno riconosciuta perché di solito venivo vestita come l’omino Michelin, mentre quest’anno ho deciso di cambiare. Avere un ragazzo fa bene” buttai lì.

“Sì fa bene. Ti capisco. Io non mi reputo una bellezza ma questi capelli rossi, nonostante gli occhiali, attirano i maschi. E vorrei che non ne attirassero di così stupidi e così infantili. Ma non si può avere tutto dalla vita, no?” mi rispose gentile. Potevamo essere veramente amiche. Di certo non le avrei chiesto se voleva essere mia amica come si faceva all’asilo, ma lei poteva essere un’ottima alleata per l’Operazione Farfalla.

Chiacchierammo ancora qualche minuto di sport e ragazzi, poi la campanella suonò e le feci strada verso la Quarta H, la nostra classe.

Entrammo insieme e ci sedemmo al primo banco. Qualche ragazzo passò affianco a noi e ci salutò. Alcune ragazze si fermarono a salutare Chiara e, riconoscendomi, salutarono anche me. Miracolo!

La prima giornata di lezione fu noiosa come al solito. I professori si presentarono nonostante li conoscessimo già e ci spiegarono il programma dell’anno. Praticamente nessuno li stava ad ascoltare. La mia compagna di banco era stata attenta per tutta la mattinata: era perfetta per stare nel banco vicino al mio, non ci saremmo distratte. Arrivò la ricreazione e Chiara mi propose di andare a fare un giro per i corridoi perché voleva vedere la scuola. Normalmente avrei rifiutato, ma non mi sembrava carino essere scortese con lei, specialmente il primo giorno. Così uscimmo insieme e le mostrai la scuola. I corridoi erano pieni di studenti che parlottavano e ridevano, abitudine che non avevo mai avuto visto che non uscivo quasi mai dalla classe. Essere al quarto anno e non uscire dalla classe era veramente da sfigati, lo so. Ma sarebbe cambiata la storia.

Le mostrai tutte le classi e incontrammo quei due tipi della Quinta H che ci salutarono sorridendo come se fossimo amici da sempre. Maschi idioti!

“Maschi idioti” disse la mia nuova amica sorpassandoli.

“Ti adoro Chiara! Lo stavo pensando anche io” le dissi tutta allegra di aver trovato una ragazza che la pensasse come me su quei quattro energumeni dagli ormoni allegri.

Passammo anche davanti alla classe di Simone ma cercai di passare velocemente per non incontrarlo, non avevo assolutamente voglia di trovarmelo davanti.

Sfortunatamente quella maledetta dea bendata ce l’aveva con me.

“Ciao Splendore” sentii dire. Feci volutamente finta di nulla perché non volevo che fosse lui. Speravo che non fosse lui con tutto il cuore.

“Ehi Matty, che fai? Non mi saluti?” mi chiese quello che riconobbi essere Simone. Mi girai a malincuore e feci il sorriso più tirato del mio repertorio. Simone si dimostrò educato e gentile e mi presentò ai suoi amici che mi salutarono un po’ troppo calorosamente. Nemmeno loro sembravano avermi mai visto. Probabilmente il gene della cecità aveva colpito tutta la scuola per ben quattro anni.

Rimanemmo un po’ lì a parlare con loro e Simone si dimostrò davvero gentile, rimasi stupita dal suo comportamento. Prima di tornare in classe mi disse: “Matty ti va di venire con noi questo sabato? L’invito ovviamente vale anche per te Chiara. Andiamo a mangiare una pizza e poi in un pub. Venite? Matty?” fui sorpresa da questa richiesta improvvisa. Vidi Chiara sorridere e non seppi dirle di no, così risposi “Va bene. Fammi sapere venerdì, tanto il mio numero ce l’hai”. Lo vidi sorridere e sorrisi anche io.

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Ma buon pomeriggio! Come ve la passate? Io questa settimana sono davvero stanca! Lo stress aumenta e mi devasta..

Ma comunque! Piaciuto il ritorno a scuola? A me non è sembrato malissimo ma d’altronde l’ho scritto io xD

Se avete piacere, ditemi che ne pensate!

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 11
*** Occhiate Languide ***


Occhiate Languide

Il sabato giunse velocemente. Quella mattina mi alzai controvoglia nonostante non avessi né interrogazioni né compiti in classe. La prima settimana era stata piacevole. I miei compagni di classe mi chiamavano sempre Reds ma non avevano più quel tono di scherno. Non che fossimo diventati improvvisamente amici, ma almeno mi ignoravano silenziosamente. Da parte mia, passavo quasi tutto il mio tempo con Chiara. Era piacevole, sapeva ridere ed era colta. Era stimolante passare il tempo con lei perché mi permetteva di mettermi alla prova in continuazione e mi spingeva a dare il massimo.

Arrivai a scuola come al solito in anticipo e mi misi su una delle panchine nel cortile ad aspettare il suono della campanella. Dopo poco vidi Carlo che mi raggiunse. Carlo, il mio compagno di classe che mi aveva spesso deriso, si stava sedendo accanto a me tutto sorridente.

“Ciao Reds!” mi disse entusiasta.

“Ciao” gli risposi atona. Non avevo assolutamente voglia di parlare con lui.

“Allora? Come te la passi?” mi domandò.

“Normale. Come sempre” gli risposi ancora atona. Fare conversazione con lui non era il mio obiettivo della giornata. Il mio obiettivo era evitare che Simone si ricordasse della sua proposta per quella sera. E per fare ciò lo avrei evitato e avrei casualmente dimenticato il cellulare in giro senza guardarlo. O almeno guardando solo i messsaggi di Cristian.

“Allora stasera usciamo eh?” ammiccò.

“Usciamo?” gli chiesi scazzata non capendo “Mica esco con te!” continuai.

“Reds ma sei scema? Non vieni in pizzeria e poi al pub con Chiara?”

“In teoria sì, ma tu che c’entri?” gli domandai spaesata. Non capivo come lui facesse a saperlo.

“Reds sveglia! Sono nella squadra di Simone! Hai presente Simone, no? Quello che ti ha invitato a uscire, il capitano della squadra di basket..”

“E tu giochi a basket..” conclusi per lui demoralizzata.

“Esattamente mia cara! E stasera te e quella nuova uscirete con noi! Ce lo ha detto mercoledì il cap negli spogliatoi. Quasi non ci volevo credere!” mi disse sincero ridacchiando.

“Ma come sei simpatico” risposi offesa “Guarda che esco anche io eh”

“Non credevo! Anzi bel cambiamento da giugno sai? Ti devo fare i miei complimenti, adesso se guardabile” e mi fece l’occhiolino.

“Te lo do io il guardabile ameba! Sono la stessa di giugno! Siete voi che siete completamente rincretiniti” e lo colpii a una spalla. Non forte ma lo colpii.

“Ehi ma stai calma! Che cazzo! Certo che hai un carattere di merda eh!” e se ne andò.

Forse avevo esagerato. Ma era la milionesima volta che mi sentivo ripetere una cosa simile e ormai non ne potevo più. Speravo che Carlo avrebbe detto a Simone cosa era successo per convincerlo a non chiamarmi per la pizzata. Quello era stato il mio pensiero per tutta la mattina. Sfortunatamente, il destino voleva che andassi a quell’uscita e infatti mi arrivò un messaggio poco prima di uscire dall'aula all’una

Ci vediamo stasera alle 8 e 30 al Tabernacolo. Dillo a Chiara. Ti serve un passaggio?

Mai e poi mai avrei accettato un passaggio da quel coso. Feci leggere il messaggio alla mia amica che mi disse “Matty ma come pensi di andare in pizzeria? A cavallo di un thestral?” mi redarguì la mia amica.

Stetti qualche secondo a pensare alla risposta. Aveva ragione. Non volevo che i miei mi accompagnassero, ma magari i genitori di Chiara erano disponibili. “Chiara, ma i tuoi non ci possono accompagnare?” le domandai con una faccina angelicamente dolce.

“No Matty. I miei non mi hanno mai accompagnato da nessuna parte. Non credo che inizieranno proprio oggi.” Mi ripose lei tristemente. Probabilmente era un argomento su cui avevano discusso diverse volte, a giudicare dall’espressione che aveva fatto rispondendomi.

“Allora mi tocca chiamarlo e chiedergli di passarci a prendere da me?” le domandai sconfitta.

“Mi sa di sì” mi disse “Pensa che ci sarò io con te su!”

Ancora più depressa risposi al messaggio

Chiara avvisata. Sì il passaggio ci servirebbe

Sperai notasse quel ci in modo da non farsi strane idee. Nel frattempo la campanella suonò e uscimmo dall’aula andando verso il cortile parlando di chi secondo noi sarebbe stato presente alla fatidica cena.

“Splendore ehi!” sentii chiamare. Quel soprannome ormai mi perseguitava “Splendoooreeeeeeee” ripeté Simone facendo lo scemo e facendo ridere i suoi amici che lo seguivano.

Mi girai sorridendo forzatamente “Dimmi caro” risposi calcando su quel caro in modo che capisse.

“Ehi ti ha chiamato caro” disse ammiccando un tizio a Simone. Simone rise e rispose “Se mi dici dove abiti ti passo a prendere”

Io lo guardai male e gli dissi la via e come arrivarci poi lui mi disse “Così almeno so da quale finestra salire per venirti a trovare la notte” e i suoi amici scoppiarono a ridere come solo un branco di iene avrbebe potuto fare.

“A tuo rischio e pericolo” lo minacciai “Non so quanto ti convenga, sai mio padre non si fa problemi a sparare se vede qualcuno entrare dalla mia finestra, è un cacciatore”

Lo vidi sbiancare leggermente e poi tornare a ridere insieme ai suoi amici come se nulla fosse successo.

Io e Chiara li salutammo e ce ne andammo per la nostra strada.

Il pomeriggio Chiara venne a casa mia verso le due. Fino alle 6 rimanemmo a studiare insieme, dopo di che iniziammo a parlare e a prepararci. Le raccontai di Cristian e del tempo passato con lui e poi lei mi chiese di Simone.

“Simone non è nessuno” le risposi. Ma a lei non sembrò bastare.

“E allora perché ti chiama splendore?” mi domandò.

“Mi ha chiamato così la prima volta che mi ha vista sulla spiaggia e poi non ha più smesso. E ora lo fa apposta perché l’ho deriso quando me lo ha detto la prima volta ed ora insiste”

“Ma tu gli piaci” mi disse lei con fare ovvio.

“Perché lo pensi?”

“Perché si vede da come ti guarda! Ti mangia! E poi fa battutine solo a te anche se ci sono io lì affianco” mi rispose iniziando a pettinarsi.

“Ma io sto con Cristian” le dissi cercando di mostrarmi sicura.

“Non ho mai detto il contrario” mi rispose lei guardandomi serena.

Il discorso fortunatamente cadde e Chiara mi aiutò a decidere cosa mettermi. La scelta fu breve perché non avevo voglia di perdere tempo: jeans, stivali, maglietta un poco scollata (poco eh) e giacchino. Perfetta. Normalissima e comoda. Era una semplice uscita tra conoscenti. Alle 8 e dieci ricevetti un messaggio da Simone che mi diceva di essere a pochi metri da casa mia, così io e Chiara salutammo i miei e ci dirigemmo fuori casa. Ci aspettava appoggiato alla sua Mito, tutto figo e convinto. Quell’aspetto di lui non era proprio il massimo.

“Hai visto come sta bene vestito così?” mi chiese Chiara prima che fossimo alla sua portata d’orecchie.

“Normale” risposi cercando di allungare il passo per non darle il tempo di fare altre domande o constatazioni scomode.

Simone ci salutò e ci fece salire sulla sua auto e insieme ci dirigemmo alla pizzeria. Quando arrivammo, i ragazzi dissero che mancavamo solo noi e Simone fece le presentazioni.

“Allora ragazzi, queste sono Matty e Chiara”

“Piacere” dicemmo all’unisono. I ragazzi si presentarono.

“Io sono Carlo” disse il nostro compagno di classe.

“No, ma dai?” gli risposi acida.

“Io sono Davide e lui è mio fratello Luca” disse un ragazzo alto e moro indicando suo fratello.

“Noi ci siamo già conosciuti nei corridoi” mi disse quello che credevo si chiamasse Matteo. O forse era Andrea?

“Ciao Matteo” gli disse Chiara arrossendo. Ok, lui era Matteo.

“Ciao Chiara” rispose lui sorridendo. Sembrava carino.

Altri quattro ragazzi si presentarono e solo allora notai che eravamo le uniche ragazze della serata. “Ma ci siamo solo noi come femmine?” chiesi genericamente.

“Sì” mi rispose Andrea “Il cap non ha mai invitato nessuna a una delle nostre serate e infatti eravamo curiosi di conoscervi!”

Rimasi quasi male a quell’affermazione. Non volevo che Simone si facesse strane idee. Avevo accettato solo perché mi ero ripromessa di non passare il resto dei week end in casa a studiare e comunque era venuta con me Chiara. Ah ecco perché Chiara sembrava felice dell’invito! Lei sapeva che Matteo giocava nella squadra di Simone! Sagace la ragazza!

Quando ci sedemmo al tavolo, Simone si sedette nel posto più lontano da quello in cui avevo appoggiato la mia roba. Era strano quel ragazzo. Perché si metteva distante se mi aveva invitato lui? Non che me ne importasse qualcosa eh! Era solo per curiosità!

La serata passò tranquilla. Quei ragazzi erano stupidi ma in fondo divertenti. Unica pecca il fatto che avevo beccato diverse volte Simone che mi fissava. Odiavo essere fissata a quel modo! Sì è vero, se lo beccavo a fissarmi voleva dire che lo stavo guardando, ma lo stavo guardando solo perché ero curiosa! Mi sarei aspettata che ci provasse con me per tutta la sera. E invece no. Meglio così, una preoccupazione in meno.

Verso le dieci e mezza finimmo di mangiare e ci dirigemmo ad un pub lì vicino. Il posto era carino: c’era un grande bancone con tre baristi dietro, un sacco di tavolini con tovaglie rosse e da un lato c’era un DJ con una consolle di medie dimensioni e davanti a questa c’era la pista da ballo. Una pista da ballo su cui mi sarei fiondata nella maniera più assoluta!

All’ingresso del locale, fummo accolti da alcuni ragazzi che salutarono la squadra di basket e dal tipo di saluto sembrava si conoscessero da tanto. Nessuno ci presentò e presto si dimenticarono di noi. Per non fare i soprammobili io e Chiara ci dirigemmo verso il bancone e prendemmo da bere due analcolici chiacchierando amabilmente.

Il locale si riempì velocemente e presto anche la pista da ballo.

“Andiamo a ballare?” mi chiese Chiara sorridendo.

“Assolutamente sì! Andiamo!” e la trascinai dietro di me.

Ci scatenammo in pista. Amavo guardarmi intorno mentre ballavo per vedere i diversi stili e le diverse capacità di ballerini. Quella volta però vidi un’altra cosa: Simone che mi fissava. Feci finta di niente e continuai a ballare sperando che la smettesse. Le musiche si susseguivano veloci una dietro l’altra ed io e Chiara continuavamo a scatenarci senza sosta. Muovendomi il mio sguardo cadde nuovamente su Simone che era a un lato della pista: mi stava fissando nuovamente. Quella volta mi fermai immobile e vidi il suo sguardo percorrermi tutto il corpo. Si accorse che lo stavo guardando e mi sorrise malizioso. Vedendomi immobile, Chiara si avvicinò a me e mi chiese “Matty tutto bene?”

La guardai dubbiosa e le indicai senza problemi Simone, lei disse “Ti sta fissando, me ne sono accorta prima".

“Ma cosa vuole da me?” le chiesi innervosita.

“Tu gli piaci, Matty” mi rispose con una risposta già usata in precedenza.

“Ma non è vero, Chià!” gli dissi innervosita sempre di più.

“E allora perché ti guarda come Homer Simpson guarda le ciambelle?” rise la mia amica.

Non riuscii a ridere per quella battuta e così sorrisi. La serata continuò per ancora un’oretta e poi fu il momento di andare a casa.

Ci ritrovammo fuori dal locale e in breve i ragazzi del basket ci raggiunsero. Simone continuava a fissarmi da lontano. Ma che diavolo voleva quello scemo da me? Scazzata e innervosita, andai da lui con passo aggressivo “Ma la smetti di fissarmi come un ebete? Mi inibisci cazzo!”

Simone mi guardò stupito e poi con molta nonchalance mi disse “Non ci riesco”.

Lo guardai stupita per qualche secondo poi gli risposi seria “La devi smettere lo stesso, ho un ragazzo”.

Simone mi guardò negli occhi, poi si avvicinò pericolosamente e mi disse “Alla fine qui, ci siamo solo io e te. Pensaci” e si allontanò lasciandomi stizzita e pensierosa.

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Ma ciao Carissime! Sono riuscita a pubblicare, grazie anche a Slab che mi aiuta con lei idee in questo periodo stra-complicato! E dopo-domani--- *-*

Non ho niente da dire come commenti su questo capitolo, mi sembra sia tutto chiaro no? Se avete dubbi o volete chiarimenti, chiedete! E se avete voglia e tempo lasciatemi un commentino!

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 12
*** Paragoni inconsistenti ***


Paragoni inconsistenti

 

Le parole di Simone mi rimasero impresse per tutta la notte, tanto che non chiusi occhio. Mi attirava, ok mi attirava. Mi attirava, va bene!

Uscire quel sabato con loro non fu una mossa tanto intelligente, la mia mente ne era uscita confusa. Non che mi lui mi piacesse, ma quanto meno mi sentivo attratta da lui. Non era bello quanto Cristian e non mi amava quanto mi amava lui. Però era inequivocabilmente attratto da me, inutile far finta di non vederlo. Ma a me piaceva Cristian! Era una stramaledetta situazione assurda. Non ero combattuta non dovevo essere combattuta. Cristian era distante ma era mio. Mi voleva e me lo aveva dimostrato e mi faceva bene stare con lui. E mi faceva stare bene in senso letterale. Quella notte passata quasi completamente con lui era stata magnifica. Non avevamo ancora provato praticamente niente, ma da qualche parte era necessario partire. E quello era stato un inizio.

Ero vergognosamente combattuta. Non che dovessi fare una scelta, ma almeno dovevo evitare di avere comportamenti che potessero in qualche modo ferire Cristian. Non se  lo meritava e io non volevo passare per la vacca che lo aveva fatto soffrire. Ok dovevo pensare per bene.

La domenica pomeriggio la passai a fare chiarezza nel mio cervello. Mi misi alla scrivania concentrata come mia prima d’ora e sviscerai la questione.

No ok con calma. Non devo fare le cose di fretta. Ora mi metto qui e penso per bene a cosa diavolo sta passando per la mia mente. Certo poi dovrei mettermi a fare i compiti.. no! Li ho fatti. Niente scuse. Questa cosa va chiarita una volta per tutte. Almeno da parte mia. E poi devo parlare con Cristian e Simone.

Cristian: partiamo da lui. Bello, affascinante, sexy, da sbavo (ormoni in subbuglio per lui), dolce, gentile, disponibile. Notte di quasi fuoco tra i lati positivi. Lati negativi: troppo appiccicoso. Ma è un lato negativo? Se fosse meno appiccicoso e geloso come la prenderei? Mi darebbe fastidio? Sì, mi darebbe fastidio vederlo non geloso di me. Bene quindi non è appiccicoso. Ottimo ragionamento deduttivo Matty. Poi vediamo. Sì è dolorosamente sexy, lo so. Ma non basta. Mi capisce, mi tira su di morale e crede in me. Non sopporto molto il suo genere di abbigliamento, ma sono dettagli. Ok magari gli regalo qualcosa di meno “da vecchio”, ma rimane comunque una cavolata. Abita distante. Questo è il grosso punto a sfavore. Non mi piacciono le storie a distanza, specialmente visto che siamo appena all’inizio. Ed essendo la mia prima storia, non voglio che sia a distanza. E lui lo sa. Glielo ho già detto di questo scoglio. E mi ha detto anche che sarebbe per il primo anno perché l’anno prossimo andrà all’Università qui a Genova e allora saremo nella stessa città finalmente. Ma un anno posso resistere? Ho bisogno di sentirmelo vicino. La distanza è pesante.

Distanza che con Simone non ci sarebbe perché sta già a Genova e addirittura va nella mia scuola. Oddio sto pensando a Simone come fidanzato???? No ok passo indietro. Alt. Che cazzo sto pensando? A me lui non piace. Cioè ok forse mi attira. Sì mi attira. Ma ha un carattere di merda! E quando mi chiama splendore mi sta veramente sulle scatole! Ok fisicamente mi attira, ma com’è possibile!?! Non è bello! Non quanto Cristian! Ilaria direbbe che mi fa sesso! Ma non mi fa sesso! Un po’ sì! Ma poco poco. Ma non può farmi questo effetto!

Pensa a Cristian e agli addominali..

Pensa alle mani di Cristian che ti sfiorano..

Pensa ai baci di Cristian..

Pensa all’amico di Cristian che hai sentito..

Immagina Cristian su di te.. perché diavolo l’immagine viene sostituita dal sorriso strafottente di Simone???

Ma no no NO NO!

Matty sveglia e tranquilla. Usa la testa con intelligenza. Avanti. Pensa correttamente.

Passai quella Domenica pomeriggio crogiolata da dubbi simili, arrivando a bere 4 caffè in un’ora dal nervoso. Non potevo assolutamente sostituire l’immagine di Cristian con quella di Simone.

Quella sera ricevetti la classica chiamata domenicale da Cristian.

- Pronto Matty! Come stai? - mi chiese Cristian con voce squillante.

“Ciao Cri! Bene dai! La scuola inizia a pesare ma tengo duro. Te? Cosa mi racconti?”

- Sì anche io tutto bene. L’ultimo anno si sta rivelando più facile del previsto e ho un sacco di tempo per allenarmi! Non lo credevo possibile! Cosa mi dici dell’operazione farfalla? Come procede? Hai fatto quello che ti abbiamo detto io e Ila? -

“Ehi quante domande!! Comunque va bene, cioè normale. La gente mi saluta. Anche persone che non mi avevano mai calcolata di striscio si fermano a parlare con me. A volte rimango ancora imbambolata da tanto mi stupiscono salutandomi! E comunque sabato sono uscita con Chiara! Sai la mia nuova compagna di banco, no?”

- No non ci credo! Grandissima! Dove siete state? -

“Siamo andate a mangiare una pizza e poi in un discopub. E ho anche ballato!” gli dissi entusiasta. Avevo omesso con chi ero andata a mangiare la pizza.

- Beh adori ballare! Brava scricciolo! Sono molto contento! Però mi manchi.. - mi disse con una voce triste.

Mi sentii davvero una merda perché tutto sommato quella serata mi ero divertita, nonostante gli sguardi indagatori di Simone. E quasi non mi ero accorta di non avere Cristian affianco. Che persona orribile che ero.

“Anche tu mi manchi! Ma dai per il ponte dell’Immacolata vengo da te e stiamo insieme” gli dissi cercando di farlo sorridere. Mancava ancora un sacco di tempo, ma non potevo fare altrimenti.

- Sì lo so e non vedo l’ora! Dai raccontami qualcosa di allegro!-

“A scuola sembra si siano risvegliati! Continuano a dirmi che ho fatto un notevole cambiamento ma io sono sempre la stessa!”

- Certo ce sei sempre la stessa.. ma lo sai come sono le persone, si basano spesso solo sull’aspetto esteriore e quindi vedendoti così diversa, pensano tu sia cambiata anche dentro!-

“Vabbè ma non è che mi sono data a qualche pratica oscura! Semplicemente mi vesto da ragazza e non da sacco informe di pattumiera.. pensa che mi hanno detto che sono guardabile adesso!” gli disse ridendo. Non pensai alla sua possibile reazione.

- Che tengano gli occhi puntati da un’altra parte. Se no glieli cavo con un cucchiaio affilato.-

“Ma i cucchiai non si affilano!” gli dissi buttandola sul ridere ma gongolando per quella dimostrazione di gelosia che mi faceva solo che piacere.

- Vedrai che lo affilo e vedi come cavo gli occhi tanto da raccoglierli come palline di gelato.-

“Cristian che schifo! Per favore tieniti per te queste robe orribili di torture! Bleah non ci voglio pensare” e scoppiammo a ridere insieme.

Sapeva mettermi di buon umore. Cristian era decisamente la scelta giusta. Avrei dovuto chiarire una volta per tutte con Simone. Non avrei potuto tollerare a lungo un comportamento che metteva in ombra il rapporto con Cristian. Il mio ragazzo era lontano, ma non per questo dovevo pensare a un altro. Avevo lui. E quando stavamo insieme tutto era perfetto.

- Dai non ho detto niente di così orribilmente schifoso! Non fare la schizzinosa!-

“Vabbè come ti pare..”

- Senti devo andare che mi stanno chiamando! Un bacio enorme Matty! A presto!-

“Ciao Cri.. a presto!”

Nonostante la totale assenza di nomignoli affettuosi tra di noi, mi piaceva parlare con lui e stavo davvero bene quando passavamo del tempo insieme. Peccato questa maledetta distanza che ci teneva lontani in quelli che sarebbero dovuti essere i migliori mesi di una relazione.

Quella sera mi addormentai con queste positive considerazioni su Cristian, pronta ad allontanare Simone e a dirgli di smetterla di fissarmi come se fossi una torta  di panna montata. L’indomani mattina, il lunedì tanto odiato da ogni studente sulla faccia della terra o almeno quasi, mi alzai carica e positiva. Fattore assai raro ma di buon auspicio.

Mi diressi a scuola allegra e la mattinata passò tranquilla. Feci un compito in classe di storia che però non mi levò il sorriso  e mi offrii come interroganda di matematica prendendo 9 e mantenendo la mia media. Perfetto! I miei compagni di classe si dimostrarono particolarmente affabili quella mattina, visto che avevo evitato che uno di loro prendesse 3 “immolandomi” come alunna. E quindi anche da quel lato la situazione non sarebbe potuta andare meglio. Dovevo solo parlare con Simone.

Lo incontrai a ricreazioni e gli diedi appuntamento all’uscita di scuola nel cortile dietro il suo edificio, gli dissi che doveva spiegarmi un po’ di suoi comportamenti. Lui accettò di buon grado e così ritornai in classe ancora più soddisfatta per quella serata.

Al suono della campana all’una mi diressi sorridendo e canticchiando al luogo dell’appuntamento e aspettai l’arrivo del capitano della squadra di basket. Ero un po’ nervosa perché volevo sapere una volta per tutte la verità e non vedevo l’ora che quell’incontro finisse, ma cercai di non darlo troppo a vedere. Mi raggiunse e mi accorsi che anche lui mostrava segni di nervosismo. Non era un buon inizio di conversazione ma tanto valeva sentire cosa avesse da dirmi prima di fare congetture assurde.

“Ciao” gli dissi.

“Ciao Splendore” mi rispose lui cercando di dimostrarsi rilassato.

Silenzio. Per tipo un minuto nessuno dei due spiccicò parola finché, odiando quella situazione, decisi di parlare io.

“Ti ho chiesto di venire qua perché dobbiamo parlare. Non mi piace molto come ti comporti con me. È un comportamento strano.” Gli dissi tutto d’un fiato.

“Strano?” mi chiese.

“Sì, strano. Quasi ambiguo lo definirei a volte. Tipo sabato. Sabato mi hai invitato alla cena ma poi non mi hai considerata.”

“Volevi che ti considerassi?” mi chiese con lo sguardo spaurito da cucciolo.

“No no non hai capito. Nessuna considerazione in più di quella che ci può essere tra due persone che si conoscono. E stop. E invece al pub mi hai fissata.”

“Sì lo so. Ho visto che mi hai visto. Eri così bella..” mi disse sorridendo con un sorriso sincero. Che sorriso da awwwwww! Concentrati Matty.

“Ecco. Non mi devi fissare così. Io sto con Cristian.”

“Lo so e non capisco perché. Siete distanti e non vi vedete mai e non state passando insieme i momenti che dovrebbero essere i più belli di una storia. Non funzionerà.” La pensava come me sul mio rapporto con Cristian, ma non si doveva permettere di dire che non avrebbe funzionato.

“Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare con il mio ragazzo. È una cosa tra me e lui e tu devi smetterla di mettere il naso in cose che non ti riguardano” risposi alzando la voce e iniziando ad alterarmi.

“Non volevo farti arrabbiare, scusa. Volevo solo che capissi il mio punto di vista. Mi piaci. Ma non posso stare con te perché c’è un muro invisibile tra di noi creato da una figura con cui nemmeno posso competere visto che vincerà sempre lui. Ti innamorerai dell’idea che hai di lui e io non avrò nemmeno mai avuto una possibilità. Questo non è giusto lo sai? Sei partita prevenuta contro di me e lui ha vinto in partenza. Ti ho fatto conoscere un po’ di me ma tu eri ancora più prevenuta per via della scuola. Quando ho provato ad avvicinarmi, sei scappata a gambe levate e ora che potrei frequentarti perché andiamo pure nella stessa scuola, non posso farlo perché il pensiero di quell’altro ti ostacola”.

Era un discorso pienamente sensato dal suo punto di vista. Ero sempre stata brava ad analizzare le situazioni in maniera obiettiva e lui aveva ragione. Il pensiero di Cristian si era offuscato sentendo cosa Simone aveva da dirmi. Tutti i ragionamenti che avevo fatto il giorno prima, non avevano più senso. No. Non potevo permettere che un discorso detto così su due piedi cambiasse tutto. Ero io che dovevo decidere e non dovevo essere contagiata o convinta da nessuno. Era facile pensare cose sensate in linea teorica, ma la pratica era tutta un’altra cosa.

Lui mi guardava aspettando che dicessi qualcosa. Non dissi niente. Feci qualcosa.

Mi avvicinai a lui mentre rimaneva immobile. Mi alzai sulle punte e lo baciai a stampo. Lui dapprima rimase stupito. Poi si risvegliò dal suo stato di immobilità e iniziò a baciarmi seriamente.

Cosa cazzo avevo fatto. Avevo appena tradito Cristian.

 

 *******************************************************************************************************************

Ciao a tutte! Partiamo dal presupposto che ho dovuto diradare un po’ gli aggiornamenti perché tra università e malattie sono un po’ a corto di tempo. Ma continuo ad aggiornare appena possibile. In pratica ogni dieci giorni/due settimane.

Vi dico anche che è stato difficile scrivere questo capitolo perché non mi sono mai sentita combattuta tra due sentimenti contrastanti verso due persone diverse e spero di aver reso abbastanza decentemente i sentimenti di Matty. Non condivido il suo comportamento, non si può stare con uno e pensare ad un altro, ma Matty è lei e lei decide, no? ;-) e comunque ogni forma di tradimento mi fa schifo proprio dal profondo e quindi il prossimo capitolo sarà totalmente inventato dal punto di vista sentimentale perché non ho idea di come ci si senta.. ma voi sarete clementi vero?

Se avete piacere fatemi sapere cosa ne pensate di questo *-*

Alla prossima!

Dafne

 

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Capitolo 13
*** Novità sconvolgenti ***


Novità sconvolgenti

 

Guardarmi allo specchio mi faceva abbastanza schifo.

Quel pomeriggio, dopo quella sottospecie di bacio con colui che si ostinava a chiamarmi Splendore, ero scappata. Letteralmente. Fuggita da lui. Fuggita da Chiara che mi cercava. E non rispondevo più né a Ilaria né a Cristian.

Non sapevo cosa dirgli. Non gli avevo ancora detto niente. Dovevo dirglielo.

Non puoi dirglielo.

Come non posso? Devo! Ho fatto una cazzata!

Proprio perché è stata una stronzata, non devi dirglielo. Ci starebbe male e basta.

Non mi piace mentire.

Ma non mentiresti, ometteresti una cosa.

Cosa? Che ho infilato la lingua in bocca a un altro? A Simone?

Su su, è stata una svista. Capita a tutti.

No, tu non hai capito. Non è stata una svista. L’ho baciato io. IO. Non lui. IO. E lui ha risposto.

Questo era quello che immaginavo il mio riflesso mi stesse dicendo. Di non dire niente perché nessuno aveva visto niente. Ma non potevo farlo, dai. Non ci sarei mai riuscita. O sì?

Suonò il mio telefono in quel momento. Guardai il display: Simone.

Ma che diavolo…? Pigiai il tasto rosso e si attivò la segreteria telefonica. Non volevo parlargli. Stupida cretina. Vidi che aveva lasciato un messaggio. Lo ascoltai.

“Matty cazzo rispondi. Dobbiamo parlarne. Tu devi parlarmene perché non ci sto capendo niente. Chiamami.”

La voce sembrava decisamente alterata, ma non avevo voglia nemmeno di parlare con lui.

Stufa di stare in casa, uscii per una corsa. Mi avrebbe schiarito le idee, mi avrebbe permesso di pensare a cosa fare, senza fare altre stronzate enormi.

Mi diressi al parco intorno al quale di solito correvo. Sì, è triste correre intorno a un parco, ma non c’erano posti migliori in quella lugubre e inquinata città. Acceso il mio mp3, iniziai a correre. La musica mi svuotava la testa e per una decina di minuti mi rilassai totalmente. Ad un certo punto vidi Simone e Chiara insieme seduti su una panchina. Stavano parlando. Non avrei dovuto ascoltare, di sicuro era una conversazione privata, ma non seppi resistere. Guarda caso, poco distante da loro c’era una siepe e decisi di approfittarne. Mi misi in ascolto a discorso già iniziato.

“..non so perché faccia così! È un controsenso vivente!” stava dicendo Simone a Chiara.

“Simo stai tranquillo. Non ti devi agitare, è solo tremendamente confusa. Da un certo punto di vista la capisco. Non sa cosa pensare e non sa come comportarsi. Tu sei qui, ma lui è lì e lei sta con lui. In teoria” gli rispose la mia amica con fare comprensivo verso di me.

“In teoria?” le chiese lui sorridendo furbetto.

“Sì, in teoria. Sarò sincera. Sono dalla tua parte, ma perché conosco te e non lui e non sono favorevole ai rapporti a distanza e vedo quanto a lei manchi non vedere lui. Poi ti dirò un’altra cosa, ma solo perché voglio il meglio per lei. Lui non è mai affettuoso verso di lei quando sono al telefono, lei non glielo ha mai detto, ma ne soffre un po’. Sai com’è fatta..”

Chiara gli stava spifferando tutti i fatti miei! Altro che amica! Sì certo, pensava a me, ma quelli erano fatti miei! Solo miei e di Cristian! E non potevo nemmeno dirle niente perché ero la prima ad essere in torto visto che stavo origliando una loro conversazione!

Stufa di ascoltare quella conversazione privata, mi allontanai quatta quatta e ripresi la mia corsa. Chiara era dalla parte di Simone. In pratica mi avrebbe dato consigli da amica, ma pensando alla mia possibile felicità con Simone. Mi serviva una persona che rimanesse neutrale. Potevo chiamare Ilaria! Lei conosceva Cristian da anni, ma era sempre stata diretta ed esplicita con me, quando aveva qualcosa da dirmi, me la diceva senza giri di parole.

Decisi di chiamarla. Presi il cellulare e composi il suo numero, mi rispose dopo due squilli.

“Matty finalmente! È una vita che cerco di chiamarti! Cosa è successo? Come mai non rispondi?” mi domandò preoccupata la mia amica.

“Ila scusa, ma è successo un casino. Ho fatto un casino, Ila. Non so cosa fare..” iniziai quasi a singhiozzare.

“Tesoro calmati. Raccontami cosa è successo!” la mia amica sembrava davvero preoccupata.

“Ila, ho baciato Simone. Lui parlava parlava parlava parlava, era così carino Ila! L’ho baciato! Cazzarola!” iniziai a raccontarle tutto mentre lei mi ascoltava in silenzio.

“Matty senti, hai fatto una stronzata. Ma devi dirlo a Cristian! Non puoi non dirglielo. Non se lo merita” mi redarguì la mia amica. Poi mi chiese “Ma ti piace Simone?”

“Ila non lo so! Non ne ho idea! Non lo so, Ila! Aiutami!” ormai stavo piangendo dalla tristezza.

“Tesoro, la cosa migliore è parlarne con lui. Devi essere sincera. Non farti interrompere da lui e digli tutto. Poi vedi cosa ti dice. Ma prima di tutto devi chiarirti le idee tu stessa. Non puoi tenere il piede in due scarpe..”

“Non voglio tenere il piede in due scarpe, Ila! Voglio solo fare chiarezza. Lo so cosa accadrà: io parlerò con Cristian, lui si incazzerà di brutto e mi urlerà contro. Per come sono fatta, poi io mi incazzerò e ci diremo cose brutte. E non voglio che finisca così male!” le dissi agitandomi.

“Matty ti rendi conto che mi hai detto - non voglio che finisca così male -, non - non voglio che finisca -?” mi domandò la mia amica cercando di illustrarmi la mia situazione.

“Cosa vorresti dire?”

“Che il tuo inconscio pensa che finirà già con Cristian!” mi fece notare Ilaria.

“Il mio inconscio? Ma io devo ancora fare chiarezza! Non può il mio inconscio aver già deciso, mica ha vita a sé!” le risposi sorridendo per la prima volta da quella telefonata.

“Vabbè Matty senti, secondo me dovresti parlare direttamente con Cristian e basta. Solo dopo che avrai parlato con lui, potrai pensare in maniera chiara!”

“Va bene Ila grazie. Lo chiamo subito, ho le palpitazioni. Non mi piace dire queste cose per telefono Ila!” continuai a parlare, non volevo terminare la chiamata.

“Matty rimani calma e non agire d’impulso. Ragiona e se si incazza, lascialo sfogare. Ha ragione, in questo caso hai sbagliato tu. Adesso vai a chiamalo, ci sentiamo dopo tesoro!”

“Ciao Ila, ti richiamo dopo!” e chiusi la telefonata. Dovevo farmi coraggio e chiamare Cristian e raccontargli tu. Via la fifa e avanti il coraggio! Che scambio poco vantaggioso!

Rimasi a guardare il cellulare per cinque minuti e poi composi il suo numero.

Mi rispose subito e con una voce sorpresa mi disse “Cosa è successo Matty? Non mi hai risposto per diverse ore! Mi sono preoccupato!” Ecco come sentirsi una merda dopo solo una frase.

“C-ciao Cri.. C-come stai?” gli chiesi balbettando.

“Matty ma chissene frega di come sto io! Come stai tu! Sei tu che non mi hai risposto!” continuava ad alzare la voce e ad agitarsi e non gli avevo ancora detto niente.

“Cristian è successo un po’ un casino ed è colpa mia. E dovevo pensare.” Gli dissi cercando di prendere tempo.

“Cosa è successo? Dimmi dai! Non sarà niente di grave e ti starai facendo delle paranoie inutili! Ti conosco ormai!” mi rispose Cristian scherzando. Ecco come far cambiare di botto l’umore a una persona a cui tenevo. Lo avrei deluso subito. Che schifo di persona che ero.

“Cristian è inutile che ci giro intorno ed è inutile che ti stia a indorare la pillola, tanto non cambia quello che ho fatto. Stavo parlando con Simone e mi stava dicendo un sacco di cose e l’ho baciato..” Aspettai una qualche reazione vocale per 78 secondi. Ma lui non diede risposta. La chiamata era ancora attiva.

“Cazzo” disse lui ad un tratto “Cazzo cazzo cazzo. Lo sapevo di non potermi fidare di quel coglione..” Cristian stava iniziando a parlare da solo e io non stavo capendo niente.

“Ma hai capito cosa ho detto?” gli chiesi per cercare di capire cosa stava borbottando.

“Sì che ho capito. Lo hai baciato. E come minimo lui ti stava dicendo cose carine su di lui e negative su di me, su quanto fossi distante e su come tu dovessi meritare una storia migliore. Sbaglio?” Come faceva a sapere cosa mi stava dicendo Simone?

“No, non sbagli. Ma non capisco perché non sei arrabbiato!” gli chiesi stupita.

“Ma sì che sono arrabbiato e sono anche un po’ deluso eh! Non mi piace che tu abbia baciato un altro anche perché stiamo insieme io e te.. ma fino a prova contraria è anche colpa mia e colpa di quel’idiota.. Dovevo sapere che non avremmo dovuto iniziare una storia a distanza, lo so che non credi nelle storie a distanza e nemmeno io a dirla tutta, ma quell’idiota doveva starti lontano. Glielo avevo detto di starti lontano, ma quello scemo ha fatto di testa sua e adesso me la prenderò con lui. Oh ma vedrai sì..”

“Temo di non capire” gli dissi titubante.

“Mio padre è stato trasferito a Genova e dalla prossima settimana sarò a Genova..” mi disse con voce squillante. E non potei far altro che immaginarmi il suo viso solcato da un sorriso.

“Vieni a Genova? Per quanto?” gli chiesi, incerta se essere emozionata o nervosa.

“Immagina questo: a ricreazione mi vedrai tutti i giorni..” sentii che ridacchiava.

“Ti trasferisci nella mia scuola..” non riuscii a finire la frase perché mi interruppe.

“Esatto Matty, sarò nella tua scuola e non ho la minima intenzione di lasciarti a quel coglione.”

 

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Salve a tutti!

Scusate questo enorme ritardo ma ho avuto qualche problema!! Ehm..

Questo capitolo è un po’ cortino ma se non lo avessi diviso, sarebbe stato troppo lungo.. il prossimo è quasi finito e lo posterò senza ritardi promesso!

Mi dite cosa ne pensate? Secondo voi con chi si metterà Matty alla fine?? MUAHUAHAUHA *risata malefica*

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 14
*** Il Lunedì non è mai un buon giorno ***


Il Lunedì non è mai un buon giorno

 

Domenica sera. Una domenica come tante? No, non direi. Era la Domenica prima del Lunedì. Sì, le domeniche anticipano sempre i Lunedì - grazie Matty -, ma quella era la Domenica prima dell’arrivo di Cristian, che guarda caso si sarebbe verificato di Lunedì. Quel Lunedì appunto. Brutta storia.

Mi ero amabilmente saltata il venerdì e il sabato di scuola: evitare Simone era stato il mio obiettivo principale. La Reds se ne sarebbe fregata e sarebbe andata scuola con la sua solita aria, ma Matty no. Matty doveva evitare qualsiasi contatto col genere umano, fortunatamente il ciclo mi era venuto in aiuto, e avevo bellamente approfittato della scusa per rimanere a letto.

Ma non potevo saltarmi anche il Lunedì, tanto più che dovevano interrogare e la mia coscienza non mi lasciava in pace.

Decisi che sarei entrata un’ora dopo, almeno avrei evitato tutti. Tutti tutti. Loro due insomma. Codarda sì. Proprio degno di me. Ma non potevo fare altrimenti.

Fu un vero tormento la Domenica sera. Sembrava dovessi fare la maturità il giorno dopo da quanto ero agitata. E per una che ha voti alti, ma alla quale sudano le mani anche se solo la prof le fa una domanda su cosa ha spiegato la lezione prima, è un problema la maturità. E l’agitazione era più o meno quella.

Il telefonino era spento da due giorni e decisi di accenderlo per riattivare i contatti con il mondo. Inserire codice pin. La data in cui mi ero messa con Cristian. Iniziai a piangere e la digitai. Il telefono si accese e in un paio di minuti ricevetti 48 messaggi. Alcuni erano di chiamate ricevute ma mai veramente ricevute, alcuni erano messaggi di Ila pieni di punti di domanda, altri erano di Chiara in cui si poteva leggere l’ansia crescere, e i restanti erano di Simone e Cristian. Erano alternati e sembrava l’avessero fatto apposta.

Non puoi scappare per sempre, prima o poi tornerai a scuola e parleremo. Da Simone.

Matty rispondimi, non sono arrabbiato ma rispondimi che mi preoccupo. Da Cristian.

Matty ma dove sei sparita? Da Simone.

Matty se non rispondi subito, chiamo quell’idiota. Da Cristian.

Mi ha chiamato il tuo FIDANZATO. Evidentemente gli hai raccontato tutto. Da Simone.

Quello è un coglione te lo dico io. Si vantava come un bullo. Da Cristian.

Mi ha detto che viene nel nostro Liceo. Ci sarà da divertirsi. Da Simone.

Quel coglione lo distruggo, maledetto. Da Cristian.

Erano solo alcuni dei messaggi che avevo letto velocemente. Quindi Cristian aveva chiamato Simone, gli aveva detto tutto e Simone se la rideva. Che Lunedì di merda che mi aspettava.

Senza cena andai a dormire e sperai di non sognare niente. Speranze vane.

Ero in una sala da ballo e avevo un orribile vestito da principessa rosa e bianco. Una roba da voltastomaco. Sentivo il piano suonare e qualcuno ridacchiare, ma girandomi non vedevo nessuno in quella stanza. Si spensero le luci e qualcuno entrò da una porta facendo filtrare la luce dall’esterno. Sembrava un angelo da quanto risultava luminoso. Non potevo fare a meno di sentirmi attratta. Mi diressi verso questa figura restandone sempre più abbagliata. E questa figura veniva incontro a me. La luce iniziò a diminuire e mi accorsi di avere davanti Cristian. Mi stava invitando a ballare. Non potevo rifiutare. Mise le mani sui miei fianchi e mi abbracciò. A mia volta appoggiai la testa sul suo petto lasciandomi cullare dalle sue braccia. Era estremamente piacevole. Restammo così per un tempo che parve infinito. Poi lui mi allontanò leggermente e avvicinò le sue labbra alle mie dolcemente. Un bacio dolce e casto. Chiusi gli occhi. Quando ci staccammo e li riaprii per guardarlo, vidi che avevo baciato Simone. Allarmata urlai..

..e mi svegliai urlando nel mio letto. Sudata e incavolata come una iena per il sogno idiota. Era solo le 5, ma non riuscii più ad addormentarmi pensando a quello che mi aspettava l’indomani mattina.

Mi alzai al solito orario e iniziai a prepararmi con calma, nonostante entrassi più tardi del solito. Dopo essermi preparata rimasi seduta sul divano a guardare la televisione spenta con lo sguardo perso nel vuoto. Non ero ancora riuscita a decidermi. Non avevo ancora capito cosa stessi provando. Non avevo voglia di affrontarli, ma non potevo ancora scappare per molto.

Entrai alla seconda ora sotto lo sguardo attonito di tutti i miei compagni di classe. Mi andai a sedere al mio posto ma non ascoltai niente delle due ore successive, persa nei miei pensieri. Suonò la campanella della ricreazione e Chiara mi chiese di accompagnarla in bagno. Mi alzai come un automa e ci dirigemmo verso la porta della classe. Chiara era poco davanti a me e, non guardando dove stavo andando, le andai a sbattere contro.

“Oh Chiara scusa..” le dissi sentendomi mortificata ma continuando a pensare ai fatti miei  mantenendo lo sguardo basso.

Non sentendo la mia amica rispondere, alzai lo sguardo e vidi che guardava fuori dalla porta ma non osava muoversi. Curiosa, alzai lo sguardo e vidi che fuori dalla porta appoggiati alla finestra di fronte, c’erano Cristian e Simone, entrambi con le braccia incrociate, che guardavano verso di me.

Feci scorrere lo sguardo da uno all’altro e poi guardai la mia amica che non sapeva cosa fare. Ed io con lei.

Entrambi mi salutarono.

“Ciao Matty” mi disse Cristian sorridendo dolce.

“Ciao Splendore” ammiccò Simone contemporaneamente.

Cristian lo fulminò con lo sguardo e Simone si mise a ridere nervoso. Probabilmente stava cercando di non far vedere il suo nervosismo.

Alcuni miei compagni di classe si radunarono dietro di me non cpaendo come mai mi fossi bloccata dalla porta. Carlo, che vide il suo capitano fermo a guardarmi, disse “Ehi cap! Che ci fai qui? Sei venuto a ricordarmi dell’allenamento di stasera?”

“No Carlo no. Sono qui per Matty” rispose lui non degnandolo di uno sguardo ma continuando a guardare me.

“Per la Reds? Che ha combinato?” chiese quello scemo del mio compagno di classe ridendo.

“Non ha combinato niente” rispose Cristian.

“E tu chi saresti?” chiese allora Carlo, scocciato per qualcuno aveva interrotto il suo dialogo con Simone.

“Il fidanzato di Matty” rispose lui.

“Matty si è fidanzata??” chiesero ridacchiando le mie compagne di classe. Mi girai a guardarle male e loro smisero di ridere.

“Non so se è ancora fidanzata. Almeno non con te” disse Simone in tono canzonatorio.

Intervenne Chiara ragionevole “Ragazzi vediamo di stare calmi eh! Non è il caso di far scoppiare un casino a scuola.. Se il preside vi vede mentre fate a botte vi sospende e quest’anno avete la maturità, o sbaglio?”

La ringraziai con lo sguardo mentre la gente continua ad accalcarsi intorno alla mia classe. Simone, essendo il capitano della squadra di basket, era conosciuto da tutti. Mentre Cristian era appena arrivato, era un bel ragazzo ed era ovvio che tutti fossero curiosi.

“Ciao” dissi non rivolgendomi a nessuno.

“Dobbiamo parlare” mi disse Cristian.

“E’ con me che deve parlare” gli disse Simone.

“Oh ma non credo proprio” gli rispose Cristian. Rimasero a guardarsi male per un po’ mentre aumentava il volume del chiacchiericcio che ci circondava. Io non sapevo cosa dire, ma non volevo rimanere così al centro dell’attenzione. Erano fatti privati.

Mi avvicinai ai due ragazzi, gli feci cenno di seguirmi e mi diressi verso l’aula di musica che di solito era vuota. Probabilmente la mia mossa li sorprese, perché ci misero qualche secondo prima di venirmi dietro, lasciando imbambolato il corteo di curiosi.

Entrai nell’aula di musica e mi sedetti su un banco, facendo cenno ai due di mettersi di fronte a me.

“Cri noi dobbiamo parlare. In privato si intende ma oggi vederti così mi ha sconvolta e non sono ancora pronta. Domani prima di scuola ci possiamo vedere? Questa situazione è insostenibile” dissi a Cristian cercando di essere il più sincera possibile.

Lui mi rispose “Sì va bene, almeno saremo da soli” e calcò sul da soli. Era ovvio che la presenza di Simone gli desse noia.

Poi mi rivolsi a Simone “Simone anche noi dobbiamo parlare”.

“Sì lo so. Ci vediamo oggi pomeriggio?” mi chiese sempre con quel suo modo strafottente.

“Ehi ciccio ma chi cazzo ti credi di essere?” gli urlò contro Cristian “Lei  la mia ragazza e parlerà prima con me, chiaro?”

“Sei sicuro che sia ancora la tua ragazza dopo che ha baciato ME?” gli rispose in tono di sfida Simone.

“SMETTETELA TUTTI E DUE!” urlai “E’ già abbastanza difficile così, senza che voi due facciate i bambini. Io non sono di nessuno, chiaro?” continuai a voce alterata.

“Domani dopo che avrò parlato con lui la mattina, parlerò con te a ricreazione.” Dissi rivolta a Simone.

Rimasero entrambi in silenzio, poi vedendo che non avevano altro da aggiungere, mi alzai e me ne tornai in classe dove Chiara mi stava aspettando.

Mi diressi verso il mio banco e fui subito circondata dal gruppo di ragazze starnazzanti “Eh brava la reds! Pensavamo fossi una pivella innocente e te la fai con ben due ragazzi alla volta! Uno di questi è anche il capitano della squadra di basket! E l’altro è un figaccione!” disse una del gruppo.

Intervenne un’altra “E ho sentito che quello è già entrato nella squadra di calcio ed è la punta! Mmm mi immagino il fisico sotto quella maglietta” mugolò l’oca.

Non ebbi la voglia di replicare a quel commento idiota e rimasi zitta mentre loro se la ridevano di gusto.

Quella che sembrava un po’ a capo di tutto, la più stupida in pratica mi disse “Lo sai vero che non puoi mantenere il piede in due scarpe? Dovrai scegliere, mia cara..”

 

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Eccomi di ritorno in super-stra-mega ritardo lo so sorry :(

Bene qui abbiamo avuto l’incontro, gelido direi, tra i tre partecipanti.. il prossimo sarà il capitolo delle rivelazioni.. vedremo Matty che pala con entrambi ed entrambi che parlano con lei. A cuore aperto direi..

Se avete piacere fatemi sapere cosa ne pensate!

Alla prossima!

Dafne

 

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Capitolo 15
*** Divisa a metà ***


Divisa a metà

 

“Ila! Ila è successo un casino! Non puoi capire..” dissi concitata alla mia migliore amica mentre, con il telefono in mano, camminavo nervosamente in camera mia.

“Ehi Matty! Su dimmi tutto! La zia Ila è qui..” mi ripose comprensiva come sempre.

“Ti avevo detto che Cristian si era trasferito nella mia scuola, no? Ecco ieri me lo sono trovato davanti alla porta di classe a ricreazione e insieme a lui c’era pure Simone! E si guardavano malissimo!” iniziai a raccontarle.

“Non dirmi che hanno fatto a botte e me lo sono persa! Cavolo sarebbe stato uno spettacolo!” mi disse Ilaria scherzando in maniera ovvia.

Rimasi in silenzio non avendo nulla da replicare a quella battuta, se non cattiverie.

“Dai Matty non ti offendere! Vivi una situazione talmente irreale che l’unica cosa da fare è scherzarci un po’ su! Dai sai che ti ascolto seriamente” tentò di commuovermi.

“Sì lo so ma sono suscettibile ultimamente!”

“Non solo ultimamente..” aggiunse lei.

“Ilaria guarda che se non la smetti riattacco!” la minacciai.

“Va bene va bene come siamo permalose!” si scusò “Avanti racconta”

“Bene, in pratica ieri ho detto a quei due che stamani avrei parlato a ognuno faccia a faccia per chiarire la questione”

“E lo hai fatto?” chiese ansiosa di avere risposta.

“Sì certo, ma la situazione non è migliorata…”

Quella mattina arrivai a scuola mezz’ora prima dell’entrata, dovevo parlare con Cristian con calma. Avevo da dirgli un sacco di cose.

Mi appoggiai a un albero ad aspettarlo e mi raggiunse poco dopo. Tentò di salutarmi con un bacio a stampo, ma mi scostai e finì per baciarmi la guancia, come fanno gli amici.

“Siamo già a questo livello, eh?” mi chiese deluso.

“Non è nessun livello. È che non mi sembra giusto” gli risposi rimanendo vaga.

“Non ti sembra giusto nei confronti suoi? Ma si può sapere che cazzo ti è successo? Non ti riconosco più dannazione!” si alterò lui, passando dall’essere deluso all’essere arrabbiato.

“Non è giusto nei tuoi confronti, idiota” gli risposi “Ma ti sembra normale che bacio lui e come se niente fosse rimango con te? No, a me non sembra normale e quindi non ti bacio” dissi convinta.

“Bah” mi rispose lui poco per niente convinto.

“Comunque ti ho chiesto di vederci perché dobbiamo parlare. Cioè io parlo e tu ascolti e alla fine mi dici cosa pensi, ok?” non dovevo dargli modo di interrompermi.

“Ok” mi rispose semplicemente.

“Tu mi piaci, lo sai. E non credevo di poterti piacere. Ma è successo e sono stata felicissima. Ma poi mi sono accorta di una cosa, non mi è piaciuto il dover gestire questo rapporto a distanza. Cavolo era la mia prima storia ed era a distanza!”

Mi interruppe “Era?”

“Sì, era” lo guardai male per l’interruzione “Stavo dicendo che non è stata come mi aspettavo. Ci siamo visti quasi niente e i momenti iniziali di una storia sono quelli che maggiormente vanno passati insieme e per noi non è stato così”

“Hai accettato tu di mettermi con me anche a distanza” mi rispose come se fosse ovvio.

“Sì, grazie. Non sapevo come fosse stare insieme, ti ricordo per la millesima volta che era la mia prima storia. Lo sai che non mi ha mai filato nessuno prima di te, vero?” gli chiesi sapendo già che conosceva la risposta.

“Sì, ma ora è spuntato quello scemo. E comunque ci saresti potuta arrivare.” Mi rispose ancora lui con tono duro.

“Adesso è colpa mia perché non ho immaginato e previsto che non mi sarebbe bastato stare con qualcuno a distanza con cui avevo telefonate banali, come se parlassi con un amico? Dovevo immaginare questo? Dovevo immaginare che mi saresti mancato tutti i giorni e che avrei iniziato a fantasticare su come sarebbe stato vederti sempre, su come sarebbe stato scherzare con te di persona, su come sarebbe stato crescere insieme avendo davanti agli occhi la tristezza per la tua lontananza? No grazie non lo sapevo, scusa tanto” gli dissi sarcastica.

“In pratica sei stata con me, per cosa in questo tempo? Perché ti faceva pena lasciarmi?”

“No. Ma non avendo mezzi di comparazione pensavo che prima o poi mi sarebbe passata e aspettavo. E qui entra in gioco Simone” ammisi.

“E quindi? Ti ha circuito lo posso immaginare” lo accusò Cristian.

“Mi avrà anche circuito, ma almeno, anche se col suo modo da spaccone, mi dava le attenzioni che volevo da te” ammisi di nuovo. Era sempre più difficile ammettere qualcosa.

“Quindi hai baciato lui perché io ero distante?” chiese tranquillo.

“Sì, direi che puoi riassumerlo così.”

“Allora non vedo il problema. Io ora sono qui e avrai tutte le attenzioni che vuoi da me. Lui è superfluo.” Sollevò le spalle mentre parlava di Simone, come se non fosse importante, e per lui ovviamente non lo era.

“Tu la fai semplice. Te l’ho detto. Simone mi attrae in qualche modo e almeno finché non avrò deciso o non avrò chiarito con me stessa cosa provo o non mi avrà colpito un fulmine, non starò con nessuno” conclusi, felice di essere riuscita a dire tutto.

“Non mi piace per niente questa cosa. Ma di sicuro non starò ad aspettare in un angolo mentre lui ti porta via da me. Ti riconquisterò vedrai, e ora che sono qui sarà tutto più semplice.” E così dicendo si avvicinò a me, mise una mano dietro la mia schiena e avvicinò le sue labbra alle mie, prima che io riuscissi a rendermi conto di cosa stava facendo. Il contatto con le sue labbra non mi lasciò indifferente, e non mi lasciarono indifferenti le sensazioni che provai appoggiando le mani sui suoi pettorali per staccarlo da me, ma cercai di non farglielo notare. Lui probabilmente se ne accorse perché, quando si allontanò, aveva uno strano ghigno sul volto, un ghigno che lo rendeva assolutamente sexy.

“Almeno sai cosa ti perdi finché non torni da me” mi disse fiero e ammiccando.

“Va bene” risposi cercando di rimanere impassibile “Ci vediamo in giro” e mi allontanai.

“Oddio Matty è stato incredibile quello che gli hai detto” mi disse Ilaria esaltata “Sono fierissima di te, abbraccio virtuale”

L’abbraccio virtuale era un movimento che si era inventata nell’ultimo periodo e che secondo lei era di moda nel mondo in.

“Sì, abbraccio virtuale” le risposi ridacchiando, dandole corda.

“Aspetta, ma poi hai parlato con Simone?” mi chiese curiosa di sapere il discorso avuto con l’altro aitante ragazzo.

“Sì certo. Ci siamo visti a ricreazione” le dissi pronta a raccontarle tutto.

“E… cosa vi siete detti?” mi domandò permettendomi di raccontarle ogni dettaglio.

Me lo ritrovai a ricreazione quella mattina davanti alla classe, mi stava aspettando sorridente, probabilmente sicuro del suo fascino.

“Ciao Splendore” mi disse.

“Ciao Simone” gli dissi non dimostrandomi troppo entusiasta.

“Andiamo in giardino?” mi chiese tentando di prendermi la mano. La scostai gentilmente.

“Sì andiamo” risposi avviandomi.

Ci dirigemmo in giardino e, nascosti dietro un albero, iniziammo a parlare.

“Hai parlato con quell’altro stamani?” mi chiese.

“Sì certo, ma non sono affari tuoi” gli risposi scocciata.

“Sono affari miei perché riguardano te” mi disse lui con fare ovvio. Quelle frasi avevano il potere di spiazzarmi. La mia paura era che Simone stesse fingendo, che lo facesse solo per gioco, e io non volevo soffrire per colpa sua.

“Lasciamo da parte queste frasi ad effetto per il momento..”

Mi interruppe lui “Allora fanno effetto eh?” mi chiese ammiccando di nuovo.

“Ma tu ammicchi sempre?” gli chiesi ingenuamente.

“Con te sì. Mi piace vederti arrossire” e poi sorrise sinceramente, era un sorriso sincero, non un ghigno. Era molto bello.

Ripresi a parlare “Stavo dicendo, è giusto che tu sappia che non sto più con Cristian..”

“Allora stai con me!” mi interruppe esaltato.

“Ma allora sei scemo!” gli dissi arrabbiandomi. “Non hai capito proprio niente! Io non voglio stare con nessuno”

“Sei ancora indecisa dopo il mio bacio mozzafiato?” mi chiese non capendo.

“Sono indecisa proprio per il tuo bacio, e non lo definirei mozzafiato” lo punzecchiai.

“Vedrai come saranno mozzafiato i prossimi baci” ammiccò (ancora) sorridendo.

“E chi ti assicura che ne ce saranno altri?”

“Il fatto che sei pazza di me, ma non lo vuoi ammettere” mi rispose con fare ovvio.

“Io non sono pazza di te” risposi tentando di non innervosirmi maggiormente.

“Come vuoi. Cosa farà l’altro pollo ora che lo hai lasciato?” si informò.

“Non sono affari tuoi” gli dissi.

“Splendore sono affari miei per-“

“..perché mi riguardano e bla bla bla” conclusi per lui.

“Vedo che capisci. Comunque non mi interessa, lo scoprirò.. Intanto sappi che cederai..” si avvicinò tentando di ammaliarmi. Con un mano spostò i capelli dalla spalla e si avvicinò al mio orecchio “Vedrai Splendore..” e mi diede un bacio lieve sul collo.

Rabbrividii ma, salvata dal suono dalla campanella, mi ripresi e mi allontanai velocemente.

“Cioè ma è stato uno spasso incredibile!” mi disse Ilaria ridendo “Adesso sarai corteggiata da quei due in contemporanea! Mamma mia come vorrei essere lì!”

“Io no. Cioè da un lato sì, ma dall’altro prima o poi dovrò decidere. Vorrei già aver deciso ora..” le confessai.

Mi rispose con tono serio “Tesoro vedrai che sarà un periodo piacevole e che ti permetterà di vedere se con Cristian puoi ricostruire qualcosa vedendovi tutti i giorni. Oppure se ti trovi meglio con Simone. Questo potrai deciderlo solo te ma io ti starò accanto”

“Grazie Ila! Adesso devo staccare che è tipo un’ora e mezza che siamo al telefono e mio padre mi squarta! TI voglio bene! Ci sentiamo domani!”

“TVB anche io!A domani!” e riattaccammo.

 

 

L’indomani arrivai a scuola tutta pimpante, avevo passato una nottata tranquilla e a scuola non mi aspettavano interrogazioni complicate. Arrivai leggermente in ritardo ed entrai in classe quando la mia campanella aveva appena smesso di suonare. Vidi i miei compagni di classe radunati intorno a un banco al centro della classe, proprio dov’ero di solito seduta io. Sperai di essermi sbagliata sul pessimo presentimento che avevo avuto. Carlo mi vide e mi fece cenno, ridendo, di avvicinarmi al banco. Il gruppo si aprì per farmi passare e così riuscii a vedere due pacchetti appoggiati sul banco. Sbiancai e mi immobilizzai.

Chiara mi disse in un orecchio “Dai Matty, aprili e togliti il pensiero”

La classe era radunata lì intorno, curiosa di vedere il contenuto e il mittente di quei pacchetti. Fortunatamente entrò il professore di storia, la cui sola presenza bastava a mandare tutti al proprio posto.

Mi sedetti con i pacchetti in grembo e, mentre il professore tirava fuori il libro e faceva l’appello, li scartai.

Il primo era un portafoto con una foto di me e Cristian abbracciati al mare. Mi veniva da piangere, ma non feci uscire lacrime. Stava tentando di riconquistarmi e me lo aveva detto chiaramente.

Decisi di aprire l’altro. Era un pupazzetto della Trudi a forma di gufo e insieme c’era un biglietto. Per i tuoi M.A.G.O. dell’anno prossimo. Aveva unito la mia passione per i peluche con la mia passione per Harry Potter. Aveva di sicuro scelto un’accoppiata vincente.

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Eccomi di nuovo in ritardo scusate!

In questo capitolo vediamo le due chiacchierate avute con i ragazzi.. ho lasciato qualche indizio su come finirà tutta la questione.

Non mancano molti capitoli, 3 o 4 direi e spero di non metterci tanto come ho fatto con gli ultimi.

I M.A.G.O. sono gli esami che gli studenti di Hogwarts devono superare alla fine del settimo anno.

Se avete piacere lasciatemi un parere! (Fa quasi rima, tristissimo -.-‘  )

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 16
*** Dolcezza inaspettata ***


Dolcezza inaspettata

 

Andare a scuola in quel periodo non era sempre piacevole. Non era bello essere sempre al centro dell’attenzione, ma potevo anche vederla come ribalta: stavo avendo una considerazione da parte della scuola che prima mi era negata. Non era il massimo sentirmi chiamare splendore da chiunque volesse fare il figo come faceva Simone, ma dopo le prime volte in cui avevo detto loro di smetterla e loro avevano continuato, non ci avevo più badato. Cristian si era conquistato un posto nella squadra di calcio ed era diventato in pochi giorni popolare. Chiara non faceva che farmi notare le occhiate maliziose che gli lanciavano certe tipe non proprio ingenue. Dal suo canto lui non sembrava farci caso. Le sue occhiate di fuoco erano per me. E io arrossivo vergognosamente. Simone l’ho notava e di rimando faceva qualche atto scenografico per attirare l’attenzione. Era una guerra combattuta a colpi di popolarità. Non ero abituata a quella vita. Mi mancava la mia solitudine e l’essere snobbata da quella gente: mi salutava chiunque ormai e avevo scoperto che si era aperto un giro di scommesse su di me, ottimo!

Andavo a vedere le partite di entrambi, era un modo per vederli “nel loro ambiente” ed ero stufa di essere indecisa. Erano affascinanti, ognuno a modo suo: Cristian aveva quel fisico da sbavo che attirava l’attenzione, Simone aveva quel savoir faire che incatenava gli occhi. Non era facile decidere a chi rinunciare, perché chiunque non avessi scelto, di sicuro mi sarebbe stato distante per un po’ vista la delusione. Potevo rinunciare ai momenti passati con Cristian, quei momenti sereni in cui ero consapevole della mia vita e che tanto mi avevano permesso di crescere? O potevo rinunciare all’ottimismo contagioso di Simone, al suo comportamento un po’ insistente che mi aveva fatto sentire desiderata?

Ci si metteva anche il mio subconscio a far aumentare l’indecisione: i segni a luci rosse erano ormai all’ordine del giorno, specialmente da quando li avevo visti sudati e accaldati cimentarsi nei loro sport preferiti. Ero ossessionata. Sognavo di baciare uno dei due e di colpo il suo volto cambiava e mi ritrovavo a baciare l’altro. Era un incubo. Quando poi la mattina dopo li incontravo a scuola, arrossivo come l’interno di un’anguria e mi rifugiavo in bagno con Chiara che se la rideva di gusto, essendo a conoscenza del motivo della mia fuga.

La mia amica non aveva espresso una sua opinione, non voleva in alcun modo influenzarmi, mi consigliava solo di stare tranquilla e di lasciare che fossero le mie emozioni a governare quella scelta. Sempre che avessi voluto prenderla, si intende. Infatti mi era anche passato per la mente di dire di no ad entrambi, potendo così rimanere amica di tutti e due senza far loro alcun torto. Ma non era giusto, specialmente perché avrei fatto un torto a me stessa rinunciando all’amore che uno dei due poteva darmi.

Una mattina, durante la seconda ora di lezione, mentre il professore di latino spiegava le interrogative indirette (bella roba sì!), ricevetti un messaggio da Simone.

Ciao Splendore, ti va di prendere il caffè con me alla macchinetta del secondo piano?

Non mi sembrava ci fosse niente di male, tanto avrei comunque preso il caffè e cambiare piano non mi sembrava così problematico.

Sì, va bene! Ci vediamo lì davanti

Gli risposi e mi rimisi a seguire la spiegazione che stava risultando ostica.

Al suono della campanella, dissi a Chiara che sarei andata al piano di sopra e mi avviai su per le scale mentre gli studenti si riversavano fuori dalle aule per godersi quei 15 minuti di relax.

Quando arrivai al luogo dell’appuntamento, lui era già lì da solo e mi sorrise vedendomi. Un sorriso che ricambiai volentieri.

“Ciao Matty!” mi disse venendomi incontro e dandomi due baci sulle guance. “E’ andata bene finora la mattinata?”

“Mah, normale. Alla prima ora la prof di storia ha interrogato, mentre la seconda ora di latino è stata soporifera. Stavo disegnando un mosaico sul banco quando mi hai scritto!” gli risposi. Discorsi normali tra compagni di scuola.

“Ti ho distolto dalla noia, eh?”

“Sì, ma per poco! Poi ho dovuto seguire, mica posso disegnare mosaici nel prossimo saggio”

Lui si mise a ridere e mi offrì gentilmente il caffè. Rimanemmo per qualche minuto in silenzio gustandoci la bevanda ristoratrice, quando lui mi chiese: “Senti, oggi pomeriggio dopo gli allenamenti io e gli altri della squadra andiamo a prenderci un gelato dalla Magia del Gelato, vi va di venire con noi? Te e Chiara intendo”

Si era dimostrato gentile invitando anche Chiara, in modo che io non mi ritrovassi da sola tra quasi sconosciuti. Inoltre non avevo da studiare per il giorno seguente così risposi “Devo chiedere a Chiara, ma per me va bene. Vi vedete dalla palestra?”

“Sì ci vediamo lì” Fu interrotto dal suono della campanella “Fammi sapere mi raccomando” e mi diede un bacio con schiocco sulla guancia, bacio che fece girare i ragazzi lì intorno. Io arrossii e lo salutai, ritornando in classe per la lezione della terza ora.

Mentre interrogavano, raccontai a Chiara della proposta e lei fu ben felice di accettare, visto che c’era tutta la squadra, compreso Matteo, il ragazzo che faceva arrossire la mia amica solo con la sua presenza. Diedi la notizia a Simone e poi mi rimisi a seguire.

Per far passare il tempo prima dell’appuntamento con gli altri, invitai Chiara a mangiare a casa mia e ci ritrovammo in breve tempo a parlare di Matteo.

“E’ così carino Mattyyy! Ma nemmeno mi guarda pffffff” mi disse triste la mia amica.

“Chià ma che ne sai! Lo avrai visto due volte in giro! E mi è sembrato gentile tutte e due le volte e di sicuro ha salutato più te che me”

“Ma quello perché sa che sei off limits visto che Simone ti punta!” mi disse lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Non è che è il capo indiscusso e ognuno fa quello che vuole lui eh!”

“No hai ragione, ma se è un amico vero non ci proverebbe mai con la ragazza che sa che interessa a un  suo amico, no?”

“Vabbè vabbè hai ragione te, come sempre. Ma dimmi un po’, hai intenzione di fare la prima mossa oggi?”

“Io? La prima mossa? Con tutta quella gente presente? Ma anche proprio assolutamente no! Sei pazza!” mi guardò scettica.

“Sì forse hai ragione, sono cose private..”

“Disse quella su cui si era aperto un giro di scommesse!” mi canzonò.

“Mica è colpa mia! Si vede che non hanno proprio niente da fare!” mi girai a guardare l’ora “Cavolo è tardissimo! Dobbiamo sbrigarci, non possiamo arrivare tardi!”

Ci preparammo in fretta e furia e corremmo davanti alla palestra della scuola, dove un gruppo di ragazzi in motorino stava parlottando.

“Eccole! Ve lo dicevo che sarebbero venute” ci accolse Simone.

“Certo che ci siamo” gli dissi io “Te l’ho scritto, no? Comunque ciao a tutti”

“Sì, ma qui qualcuno pensava che mi fossi inventato tutto” e si girò a guardare il mio compagno di classe Carlo che gli faceva la linguaccia. Molto maturo.

“Evidentemente lui non mi conosce bene e non si può pronunciare” tagliai corto. “Allora, andiamo?”

“Sì certo” intervenne Matteo che ne approfittò per salutare la mia amica “Ciao Chiara!”

“C-ciao” gli rispose lei arrossendo. Non facendomi vedere da lui, mi portai gli indici ai lati della bocca e mimai un sorriso verso la mia amica che mi fece intendere di aver capito e tentò di sorridere il più naturalmente possibile. Che caso disperato!

Mi incamminai da sola verso il marciapiede quando Simone mi richiamò “Splendore dove vai?”

“Alla gelateria” gli dissi non capendo dove volesse andare a parare.

“E secondo te noi, dopo 3 ore di allenamento, ci mettiamo a camminare fin là?” mi chiese inorridito, mentre i suoi amici ridacchiavano.

“Saranno dieci minuti a piedi, dai”

“Ma neanche per scherzo, abbiamo i mezzi e prendiamo quelli” rispose categorico.

“Ti ricordo che noi due siamo a piedi” dissi indicando noi ragazze.

“Infatti tu verrai con me e Chiara può salire con..” si rivolse verso i suoi amici ma prima di completare la frase, fu interrotto da Matteo “Può venire con me se vuole”

Mi girai verso la mia amica e vedendola così sorridente (e rossa allo stesso tempo), non me la sentii di oppormi a quella proposta, così mi diressi verso Simone. Mi passò un casco e salii dietro di lui. Mentre andavamo mi disse “Scusa per l’improvvisata, ma l’ho fatto apposta per Matteo. Voleva stare un po’ con Chiara”

“Cosa cosa cosa??” gli chiesi alzando la voce.

“Ho detto che ho proposto i mezzi perché Matteo voleva stare vicino a Chiara, capito?”

“Wow! È magnifico” gli dissi stringendomi a lui per la contentezza.

“Non ci ho capito molto, ma se ti fa questo effetto continuo a raccontarti di Matteo e Chiara!”

“Scusa scusa” gli dissi imbarazzatissima. Cavolo lo avevo abbracciato di slancio senza pensarci! Che figure di sedano!

“Non devi scusarti, a me fa solo che piacere fidati! Comunque lui mi ha detto che vorrebbe conoscerla e mi ha chiesto se potevo sostenerlo in questa cosa dei motorini e gli ho detto di sì ovviamente”

“Hai fatto benissimo” gli dissi “Anche perché a lei piace lui! Ovviamente te lo dico in estrema confidenza e se scopro che lo hai detto a qualcuno ti torturo con la ceretta in modi crudeli, sappilo” lo minacciai.

“Fai quasi paura quando minacci, sai?” e rise “Dai scendi che parcheggio”

Scesi dal mezzo e mi diressi verso la mia amica che mi veniva incontro sorridendo “Matty dopo dobbiamo parlare assolutamente!” mi disse euforica indicando con gli occhi Matteo.

“Ovvio, facciamo così, dormi da me che mi racconti ok?” lei accettò subito e mi abbracciò di slancio. Sembrava così felice che non potei fare a meno a mia volta di essere felice per lei. I ragazzi ci richiamarono e ci sedemmo attorno ad un tavolino. Avevo Simone alla mia destra e accanto a lui c’erano Luca, due tizi che non conoscevo, poi Carlo, Matteo con Chiara vicino a lui e infine altri due che avevo visto di sfuggita spesso insieme a Simone.

Ordinammo ognuno un gelato diverso e ci ritrovammo a parlare di professori, compiti in classe, pub, vacanze, sport. Di tutto in somma. Pensavo fossero tutti dei montati, ma la loro era apparenza. Erano liceali normali. Si conoscevano bene, ma non ci fecero mai sentire fuori luogo o di troppo. Mentre parlavamo di vacanze, mi accorsi che Matteo e Chiara si sfioravano la mano sotto il tavolo. Che teneri! Quasi li invidiavo. Cercavano di fare finta di niente, ma le loro mani congiunte erano palesi. Nonostante questo, nessuno glielo fece notare e lo considerai come un segno di maturità.

Simone vide che avevo notato quel momento di dolcezza e mi sorrise. Io sorrisi di rimando e poi vidi che spostava, con un movimento apparentemente casuale, la sua gamba arrivando a sfiorare la mia. Ovviamente non era assolutamente un contatto casuale e quel movimento non mi dispiacque, lo interpretai come un “Io ci sono”. Sì, era stato dolce anche lui.

Il pomeriggio passò velocemente e venne il momento di salutare tutti e tornare a casa, dopotutto ci aspettavano 20 minuti di camminata visto che la gelateria era dall’altra parte della scuola rispetto a casa mia. Ma io e Chiara non dovemmo camminare.

“Se volete vi accompagniamo noi” disse Matteo indicando sé stesso e Simone.

Guardai la mia amica che aveva gli occhi ancora più brillanti e dovetti accettare per la seconda volta di salire dietro a Simone.

“Se succede così ogni volta, inviterò più spesso Chiara in modo che venga anche Matteo” mi disse mentre partiva.

“E il tuo sarebbe un gesto assolutamente disinteressato, vero?”

“Oh sì totalmente e completamente altruistico” e scoppiammo a ridere.

Mi appoggiai alla sua schiena e gli circondai la vita con le braccia per tenermi. Rimanemmo in silenzio per il resto del viaggio ma lo sentivo farmi delle carezze sulla mano. Erano piacevoli e delicate.

Arrivammo in pochissimo tempo davanti al portone di casa mia. Mentre Chiara e Matteo si scambiavano il numero, ringraziai Simone per il bel pomeriggio.

“Figurati, anzi grazie a te per aver accettato. Non siamo così male, no?”

“No, non siete così male” confermai.

“Simo allora andiamo che è tardi?” chiese Matteo pronto a partire, dopo aver salutato la mia amica.

“Sì arrivo!” gli rispose il ragazzo di fronte a me. Prese il casco dalle mie mani e, nel faro ciò, mi diede un lievissimo bacio a stampo.

“Ci vediamo, splendore” e partì dietro al suo amico.

Rimasi imbambolata a guardarlo, sfiorandomi le labbra con le dita e pensando al bacio che mi aveva rubato delicatamente.

“Sono carini, vero?” mi chiese Chiara affiancandomi.

“Sì, sono carini”

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Allora! Eccomi con un ritardo da far schifo (perdonoperdonoperdonoperdono) ma finalmente ho finito la sessione esami estivi e posso dedicarmi a cose più piacevoli. Vista la quantità di tempo libero ho intenzione di scrivere la storia fino in fondo e poi di pubblicarla una volta  settimana, in modo da concluderla prima dell’autunno.

Mi piace questo capitolo, è così dooolce! *-*

Se avete piacere, un vostro commento non guasta mai! (Anche per dirmi che sono in ritardo :-(  )

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 17
*** Just the way you are ***


Just the way you are

 

POV’s Matty

Vedere Chiara sognante e spensierata era veramente piacevole! Specialmente perché mi contagiava con il suo ottimismo. Non faceva altro che parlare di Matteo: Matteo di qua, Matteo di là, il profumo di Matteo, la pelle di Matteo.. sembrava che fosse tipo un paraninfo che profumava di muschio con la pelle dall’aspetto cerettato e sofficioso. Più volte le avevo fatto notare che se lui avesse saputo che lei lo descriveva come una sorta di bambolotto profumato, lui sarebbe inorridito, ma lei non mi dava peso. L’importante era che lui non lo sapesse.

A ricreazione io e lei ci divertivamo a girare per i corridoi chiacchierando e parlottando; ogni tanto mi sembrava di vedere che qualcuno mi fissava o mi indicava, ma erano fissazioni. Spero.

Dopo quell’uscita con Simone e i suoi compagni di squadra, Chiara era venuta a dormire da me e avevamo parlottato e confabulato fino a notte tarda.

Dopo parole e commenti sarcastici da parte della mia amica, avevo elaborato una sorta di pensierino, come quelli che scrivevo quando ero piccoli. O in alternativa come le riflessioni che venivano fuori dopo una seduta con gli psicologi. Mi aveva aiutato Chiara a sfornarla ed era stata condizionata da una sua frase.

“Matty ma sei sicura che ti sia mai piaciuto Cristian?” mi chiese la mia amica con fare cospiratorio.

“Direi di sì, Chià. Te l’ho raccontato dell’effetto che mi faceva, no?”

“Sì ma eccetto quell’attrazione fisica, cosa ti teneva legata a Cristian?”

Dopo quelli che sembravano interminabili minuti di silenzio da parte mia, lei continuò “Mmm risposte davvero davvero eloquente eh!”

Non sapevo cosa dirle. Cristian mi aveva affascinato e lo avevo sempre trovato attraente e non potevo dire che non mi piacessero i suoi modi, era stato mio amico per un sacco di tempo!

“Lo so che è stato tuo amico per un sacco di tempo, ma poi?” Come poteva conoscermi così bene? Nemmeno Ilaria mi conosceva così bene.

“Chià ma tu eserciti qualche forma di legilimanzia su di me?”

“Ma ti sei bevuta il cervello? Quando spari queste cazzate mi fai paura” mi rispose lei guardandomi strano.

“Te lo chiedo perché ho esattamente pensato quello che tu hai detto..”

Lei alzò le spalle e continuò il suo discorso “Ti ho chiesto cosa senti per lui perché se ti sei innamorata di Simone mentre stavi con Cristian probabilmente Cristian non ti è mai piaciuto così tanto.”

Rimasi zitta a fissarla. Lei continuò un po’meno spavalda di prima “Tra l’altro ho detto che ti sei innamorata di Simone e non hai battuto ciglio…”

Quel discorso mi aveva fatto produrre il pensierino che costantemente girovagava nella mia mente.

Ero innamorata di Simone? Forse non ero innamorata di Simone, ma mi piaceva. Quindi ne ero attratta ed era inutile negarlo. E perché proprio lui? Quelli come lui mi avevano ignorato per un sacco di tempo. Perché tu non gli avevi dato modo di conoscerti. Ma Cristian mi conosceva e mi ha sempre apprezzato. Vero, ma te cosa pensi di lui? Lui mi piace. Nel senso che ti attrae? Nel senso che mi attrae. Solo fisicamente? Per la maggior parte fisicamente. E può bastare? No, per come sono fatta io, non può bastare. E Simone? Simone mi attrae. E in che modo ti attrae? Mi attrae per come si comporta con me, nonostante gli ammiccamenti; perché mi ha fatto entrare nella sua quotidianità. Cristian ti ha fatto entrare nella sua quotidianità? All’inizio anche Cristian lo ha fatto, ma poi c’è stata la lontananza. Quindi non è stato piacevole. No, non è stato piacevole.

Forse non ero innamorata di Simone, ma mi piaceva. Quelli come lui mi avevano ignorato per un sacco di tempo. Ma Cristian mi conosceva e mi ha sempre apprezzato. Lui mi piace. Nel senso che mi attrae. Per la maggior parte fisicamente. Mi attrae per come si comporta con me, nonostante gli ammiccamenti; perché mi ha fatto entrare nella sua quotidianità. All’inizio anche Cristian lo ha fatto, ma poi c’è stata la lontananza. No, non è stato piacevole.

Questo era quello che era venuto fuori dopo una nottata di pensieri. Ora dovevo tradurlo in azioni. Come fare? Come fare senza che mi odiasse?

 

POV’s Simone

La vedevo nei corridoi sempre più spesso e sempre più spesso mi sorrideva. Non era solo una gara. La volevo. Ma non era solo una gara per soffiarla a Cristian. Ci avevo pensato prima di mettermi a fare lo scemo. Ma non era una gara. Lei era bella e mi piaceva. Era un po’ una rompipalle con quel suo caratteraccio e quell’atteggiamento spesso da maschiaccio. Ma un suo sorriso sapeva illuminarti. Ed era quello che mi rendeva felice.

E poi cavolo era dannatamente eccitante vederla guardarsi intorno con fare spaesato mentre mi cercava con lo sguardo e vedere l’esatto momento in cui arrossiva perché si rendeva conto che la stavo fissando. Certo all’inquilino del piano di sotto bastava molto meno per stare sull’attenti, ma non avevo la minima intenzione di cedere ai miei bassi istinti.

Ovviamente se lei mi avesse chiesto di farla sua su una cattedra, non mi sarei tirato indietro, si intende!

Ma non era il mio primo pensiero. Lo vedevo che era legata a Cristian quando si salutavamo o quando ridevano insieme. E da quel punto di vista ero in netto svantaggio perché lui la conosceva da molto più tempo e sapeva meglio di me come farla ridere.

E non riuscivo a immaginarla mentre lui la baciava. Diventavo più insopportabile di Voldemort quando non riusciva a uccidere Il-bambino-che-gliela-faceva-sotto-il-naso.

Ecco. Come in quel momento. Ero andato a cercarla per chiederle impressioni sulla serata precedente, ma avevo appena visto che Matty era andata a salutarlo (con un bacio sulla guancia che non DOVEVA dargli) e lo aveva preso per mano dirigendosi verso le scale.

E lui era schifosamente sorridente.

“Cap va tutto bene?” mi chiese Matteo vedendomi con la fronte corrucciata e le mani strette a pugno.

“No dannazione, no che non va bene! È andata via con lui! Se lo è portato dietro per mano! Dovevo esserci io lì con lei, non quell’idiota!” ringhiai. Non ero un cane, ma una sorta di voce gutturale mi era venuta fuori.

“Sei sicuro di quello che hai visto?” mi chiese il mio amico preoccupato.

“Sì”

“Mi dispiace Cap”

“A me di più”

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*si prostra in ginocchio e invoca il perdono*

Non è una scusa, ma ho cambiato operatore e ci sono stati problemi sulla linea, poi sono andata in vacanza e ora ho pubblicato. Breve capitolo. Ho dovuto dividerlo perché se no c’erano troppi passaggi di POV e non mi piaceva. L’altro è pronto e pensavo di postarlo venerdì (cioè dopo domani).

In questo la storia un po’ è proseguita in maniera interessante. Cosa avete dedotto dai mille monologhi che ho scritto??? *me curiosa*

Ok vi lascio, sperando di ricevere un’opinione (e una strigliata di orecchie da qualcuna *piange*)

See u

Dafne

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Capitolo 18
*** Matty, hai scelto? ***


Controllate di aver letto il capitolo precedente, visto che ho pubblicato da pochissimo.

 

Matty, hai scelto?

 

POV’s Cristian

“Allora cosa mi racconti?” mi chiese Matty mentre ci dirigevamo verso il cortile.

“Mah, tutto normale” le dissi “In questa scuola sono tutti molto gentili..”

“Sicuramente non c’entra il fatto che tu abbia fatto fare un salto di qualità alla squadra di calcio, eh?” mi rispose. Ma sembrava nervosa. Nervosa perché eravamo ancora per mano? Eppure eravamo stati molto più vicini di così.

“Beh sì, ci sta che sia anche per quello. Ma comunque non mi lamento dai. Te invece cosa mi dici?” le chiesi gentilmente a mia volta non lasciando però andare la sua mano.

“Niente di che. Però c’è una cosa. Ieri sera sono andata a rendere un gelato con Chiara e..” si interruppe lasciando la frase a metà.

“Con Chiara e..?” la incitai.

“Con Chiara e la squadra di basket” sospirò.

“Dicendo ‘la squadra di basket’ intendi tutta la squadra o solo uno di nostra conoscenza?” le chiesi senza mostrare il minimo sentimento.

“C’erano tutti e c’erano anche Simone, se è questo che intendi” mi disse guardandomi negli occhi.

“E perché me lo dici?” le domandai intuendo dove volesse andare a parare. E non era niente di particolarmente bello. Anzi faceva proprio schifo.

“Io.. Io ci ho pensato” tentennò lasciando contemporaneamente la mia mano.

“E hai scelto lui?” le chiese cercando di porre fine a quel discorso nel più breve tempo possibile.

“Non era una scelta”

“Matty non pigliamoci per i fondelli. Era una scelta. E hai scelto lui. Ma almeno voglio sapere perché” le dissi con tono un po’ più duro.

“Hai ragione scusa. È che nonostante si comporti da bullo e faccia spesso lo scemo, lui c’è. È affettuoso, me lo dimostra. Mi fa sentire che c’è..”

“Mentre io non ci sono. E soprattutto non ci sono stato da quando ci siamo salutati dopo le vacanze” conclusi al posto suo.

“Sì” mi rispose debolmente.

“Matty io non sono molto tipo da nomignoli o regalini o sorprese o cose così. E non è che ami particolarmente le effusioni in pubblico.”

“Mi dispiace” mi disse lei con voce veramente triste.

“Non ti deve dispiacere. Evidentemente da questo lato non ci conoscevamo così bene e ci abbiamo provato ma non è andata. Non fartene una colpa. Al limite è colpa mia che ho proposto questa cosa a distanza. Ma per quanto poco ha funzionato, siamo stati bene, no?” le chiesi con un sorriso sincero.

“Sì certo. Ma non è quello che voglio” mi disse lei tirando fuori tutti i suoi sentimenti.

“Lo capisco. Io non potrei stare con te sapendo che sei fatta per nomignoli, effusioni e cose varie. Non sono proprio il mio genere. Mi dispiace solo che ce ne siamo accorti tardi”

“Non ti preoccupare. Allora amici, Cri?” mi chiese lei fiduciosa tendendomi la mano.

La guardai un po’ e poi risposi “Amici. Ma leva quella mano e abbracciami” dissi allargando le braccia invitandola verso di me.

Lei si avvicinò e mi strinse “Ti voglio bene Cri”

“Anche io. Tanto”

Restammo così qualche minuto beandoci della compagnia l’uno dell’altra.

 

POV’s Simone

Non è possibile. Non ci credo. Guardalo come si lascia abbracciare da Matty. Pensavo che dopo ieri avesse scelto me. Evidentemente la sua scelta l’aveva già fatta all’inizio e questo era solo un gioco. Non credevo fosse così.

 

POV’s Matty

Mi staccai da Cristian e gli dissi “Adesso sarà meglio che vada. Devo andare a cercare Simone”. Resami conto di cosa avevo detto arrossi e continuai “Oh scusa Cri. Scusa scusa” gli dissi sperando mi perdonasse. Dopotutto stavo parlando al mio ex del ragazzo che mi piaceva.

“Fa niente. Non ti preoccupare. Mi passerà. Per un po’ magari cerca di non parlarmi di come sia bello lui - anche perché io sono più bello - ma poi torneremo come prima. Su vai” mi incitò.

Lo abbracciai un’altra volta “Grazie grazie grazie. Ti chiamo in questi giorni”.

Così dicendo mi allontanai da lui e andai nel corridoio del piano di Simone, per cercarlo e parlare con lui una volta per tutte.

Lo trovai che parlava con alcuni suoi compagni di squadra e altre ragazze che avevo visto in giro, forse sue compagne di classe.

Mi avvicinai sorridendo e salutai con un “Ciao a tutti” allegro. Ero elettrizzata e allo stesso tempo emozionata per quello che dovevo dire a Simone. La risposta che ricevetti non fu delle migliori, e nemmeno gli sguardi sembravano tanto amichevoli. Ma non ci diedi troppo peso.

“Simo posso parlarti un attimo?” gli domandai stropicciandomi le mani dall’agitazione.

“Se proprio insisti..” mi rispose lui con fare scocciato. Che diavolo aveva?

Ci allontanammo di poco dal gruppetto e mi misi davanti a lui pronta a raccontargli di Cristian e della mia scelta.

“Non ci mettere molto che devo prendere accordi per oggi pomeriggio” mi disse sbuffando.

Ma perché si comportava come se fossi un peso e lo stessi disturbando? Cosa mi ero persa?

“Io sono venuta qui per dirti cosa è successo e cosa penso” gli dissi titubante. Non mi rispose, ma con lo suo sguardo mi incitò a continuare. “Ci ho pensato molto, specialmente dopo ieri sera e ho deciso. Poco fa sono andata a parlare con Cristian e-“

Mi interruppe bruscamente “Sì vi ho visto che eravate tutti baci e abbracci, non c’è bisogno che tu me lo dica” Cosa cazzo è successo da ieri sera a questo ragazzo?? “Ho visto l’abbraccio e i sorrisi, non sono scemo. Hai scelto lui. Punto, fine stop. Tutto chiaro. C’è altro che vuoi dirmi?” Non capii cosa diavolo stesse dicendo e non riuscii a spiccicare parole, anche perché lui continuò “Bene, direi che non c’è altro. Adesso scusami ma devo andare a sentire a che ora passare a prendere Vanessa per oggi pomeriggio”

E si allontanò.

Rimasi imbambolata a guardarlo andarsene. Hai scelto lui?? Ma si è fumato il cervello? Cosa diavolo ha capito questo scemo?

E perché adesso è tutto sorrisi e ammiccamenti con quella?

 

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Effettivamente avrei potuto pubblicare un capitolo unico, ma c’erano ben tre POV in questo e due in quello prima e non mi sembrava il caso.

Beneeeee sorprese eh??? MUHAUHAAUH

Se avete piacere lasciatemi un’impressione. La storia avrà ancora due capitoli, poi fine (sob).

Ora vado a rispondere alle succose recensioni del precedente.

See u

Dafne

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Capitolo 19
*** Stanzini bui e sorrisi spavaldi ***


Stanzini bui e sorrisi spavaldi

 

POV’s Matty

 

“Chiara è successo un putiferio” dissi alla mia amica dopo aver visto Simone allontanarsi da me.

“Che è successo? Hai parlato coi ragazzi?” mi chiese premurosa.

“Sì, prima. Cristian l’ha presa meglio di quanto sperassi, ma Simone proprio non ha capito niente” le risposi afflitta.

“Come mai? Cosa ti ha detto?”

“Non mi ha dato il tempo di parlare. Ha detto che sapeva che avevo scelto Cristian e mi ha mollata lì in mezzo al corridoio per andare da una tale Vanessa..” risposi pronunciando il nome quasi con ribrezzo.

“E chi è questa?” mi chiese lei.

“Ah non lo so. Probabilmente sarà una più grande, non ne ho idea. L’ho vista di sfuggita e basta” gli dissi triste.

“E tu lo hai lasciato andare via così?”

“Cosa avrei dovuto fare? Inseguirlo e tirarlo per la maglietta per farmi ascoltare?” le chiesi ironica.

“Poteva essere un’idea” mi rispose Chiara ridacchiando.

“Ma figurati se faccio una cosa del genere” dissi schifata. Probabilmente ci sarei pure andata dietro se non fossi rimasta shockata dalle sue parole.

“Vabbè comunque ora cosa hai intenzione di fare?”

“Non ne ho idea. So solo che adesso non mi va di vederlo. Non mi ha nemmeno ascoltata e oltre che shockata sono pure arrabbiata. Appena mi passerà mi inventerò qualcosa” le dissi prima che la campanella suonasse “Andiamo in classe?”

 

 

POV’s Chiara

 

Seguii Matty in classe vedendola tra il triste e l’arrabbiato. Non avevo idea del perché Simone si fosse comportato così, ma doveva esserci una spiegazione dietro. E l’unico modo per sapere qualcosa di più sul capitano di basket era chiedere a un componente della squadra. E guarda caso mi veniva in mente giusto Matteo. Awww Matteo..

Presi il cellulare e gli inviai un messaggio, sentendo il cuore che accelerava i battiti.

Ciao! Come va? Gli scrissi. Che originalità.

Mi rispose dopo un paio di minuti Bene, te? Ti annoi a lezione che mi scrivi?

Gli risposi subito cercando di essere il più diretta possibile: Sì, anche! Senti volevo chiederti una cosa, Simone ha qualcosa che non va?

Passai gli ultimi venti minuti della lezione a prendere appunti e non ebbi tempo di guardare il cellulare. Quando, al cambio dell’ora, non vidi messaggi pensai che anche lui fosse dovuto stare attento e rimisi il cellulare in cartella, per poi dirigermi verso la palestra dove avrei passato l’ora successiva.

Scesi le scale insieme a Matty, parlando di compiti e interrogazioni ma, prima di entrare nello spogliatoio, vidi Matteo aspettarmi davanti alla porta. Matty mi lanciò un’occhiata eloquente e sparì nello spogliatoio, dopo aver salutato quel gran bel ragazzo che mi aspettava.

“Ciao” gli dissi “Non ti aspettavo qui”

“Ciao a te” mi rispose “Avevo arte e la profe stava interrogando, così le ho detto che dovevo consegnare delle cose in segreteria” mi spiegò sollevando le spalle.

“Sei andato in segreteria?” gli chiesi curiosa.

“Se tu sei la segreteria e hai intenzione di tenermi occupato per un po’, sì, sono andato in segreteria” mi rispose furbescamente.

Spalancai gli occhi per lo stupore e arrossii di botto. Probabilmente sembravo un peperone.

“Perché sei arrossita come un peperone?” mi chiese lui ridacchiando. Ecco, appunto.

Non riuscii a rispondere perché mi anticipò dicendo “Stavi pensando a cosa potremmo fare io e te chiusi in  una stanza, eh?”

Cercai di non arrossire ancora di più, con scarso risultato tra l’altro. Ma mica potevo sempre passare per la timidona del gruppo! E che diamine!

“In realtà sì, ma non so se reggeresti..” buttai la frase con nonchalance. E ottenni l’effetto sperato: rimase a bocca spalancata, incredulo per quello che gli avevo risposto.

“Piccola insolente, adesso vieni con me che ti faccio vedere..” affermò cercando di ristabilire la sua superiorità di maschio-alfa. Stile: io-uomo tu-donna.

“Dai Matte scherzavo! Non te la prendere!” gli risposi ridendo.

“No, no, adesso vieni con me” mi disse prendendomi per la mano e sorridendo in una maniera che dovrebbe essere ritenuta illegale “Vieni Chiaretta”

Probabilmente persi il contatto con la realtà vedendolo così sexy e strafottente, ma non seppi dirgli di no e lo seguii nello stanzino degli arbitri.

Lui chiuse la porta dietro di sé e ci ritrovammo al buio. La luce filtrava solo da sotto la porta, ma era sufficiente a permetterci di vedere i contorni e le sagome degli oggetti. Ero elettrizzata. Sentivo anche il battito furioso del mio cuore e aspettai che fosse lui a parlare.

“Sei ancora spavalda come prima?” mi chiese ridacchiando.

“Sì, certo” gli risposi. Ovviamente era una balla colossale, ma mica doveva saperlo, no?

“E se faccio così?” mi chiese ancora e lo sentii avvicinarsi. Sentivo il suo respiro. Era esattamente davanti a me. Essendo più alto, sentivo il suo respiro sulla fronte.

“Fai ancora la spavalda?” mi chiese di nuovo.

“Sì” gli risposi nuovamente. Ciao cervello, fammi un fischio quando torni.

“Beh, sei più resistente di quello che credevo. Ma io no” non capii cosa volesse dire finché non sentii le sue dita accarezzare il mio volto. Praticamente tremavo. Spostò la mano sotto il mio mento e avvicinò la mia bocca alla sua.

Estasi. Quelle labbra erano una droga. Morbide, delicate, soffici. Non avevo mai ricevuto un bacio così. Non c’era fretta, c’era voglia di scoprirsi.

Dopo un po’ (non saprei dire esattamente quanto) ci staccammo e lo sentii sospirare.

“Cosa c’è?” gli chiesi ingenuamente.

“Sarà meglio che usciamo di qui” mi disse serio. Ci rimasi un po’ male e non dissi niente, ma annui, sapendo che avrebbe visto il mio gesto.

Non sentendo risposta lui continuò “Sai, non vorrei dover spiegare alla tua profe di ginnastica dove hai passato l’ora ma soprattutto come mai hai i capelli scompigliati e i vestiti stropicciati”.

“Oh” gli dissi arrossendo.

“Già” rispose lui iniziando ad aprire la porta.

Fummo investiti dalla luce del corridoio e vidi che lui sogghignava.

“Scusa se ti ho rapita così” mi disse, ma non sembrava dispiaciuto “Mi hai scritto per un motivo particolare o era solo un modo per vedermi?” mi chiese sorridendo.

CHE-SORRISO-DA-URLO!

Lo guardai imbambolata per qualche secondo.

“Chiara?” mi chiamò lui.

“Cos- oh scusa ero sovrappensiero” e arrossii di nuovo vedendolo sorridere spavaldo “Ti ho chiamato perché prima Matty doveva parlare con Simone, ma da quello che ho capito lui esce con un’altra” gli spiegai.

“Un’altra? E chi scusa?” mi domandò.

“Non so chi sia, ma so che si chiama Vanessa” e pronunciai il nome allo stesso in cui lo aveva pronunciato la mia amica.

“Oh beh. Quella tizia è appiccicosa come la MilleChiodi, te lo dico io” mi spiegò.

“Perché? La conosci?” gli domandai quasi seccata.

“Sì, so chi è perché è da un po’ che stressa Simo”

“Ma quindi lei gli va dietro?” mi informai.

“Sì ovvio. Ma finora lui l’ha sempre tenuta distante, non capisco perché abbia accettato proprio adesso”

“Matty mi ha detto che Simone non l’ha fatta parlare e che continuava a dirle che sapeva che aveva scelto Cristian” gli raccontai.

“E lei ha scelto Simone” ripetè lui.

“Sì esatto. E poco prima di andare da Simone aveva parlato con Cristian” gli dissi.

“Aspetta.. non è che qualcuno l’ha vista parlare con Cristian ed è andato a dirlo a Simone?” chiese lui.

“Non ne ho idea” gli dissi “Ma comunque Simone sapeva che Matty avrebbe dovuto parlare con entrambi, qualunque fosse stata la scelta. In teoria non avrebbe dovuto dare di matto solo vedendoli parlare”

“Ma magari qualcuno gli ha detto qualcosa..” azzardò lui.

“Qualcuno tipo Vanessa, dici?”

“Beh, avrebbe senso, no?” ipotizzò lui “Magari Vanessa ha visto Matilde parlare con Cristian, metti che fossero vicini o qualcosa così ed è andata a dire chissà cosa a Simone. Lei ci ha guadagnato un’uscita con lui e al tempo stesso ha levato dalle scatole Matty”

“Fa molto film americano” ridacchiai io.

“Sì, beh, forse! Ma almeno avrebbe senso! Non credo che il cap sia uscito di cervello tutto di botto, dai! Ha sbavato dietro a Matty per mesi!”

“Sì. Ok. Ammettiamo che sia così, cosa facciamo noi?” chiesi a Matteo.

“Beh intanto dobbiamo parlare con Simone prima che esca con quella e poi ci inventeremo qualcosa in modo che si faccia perdonare” propose lui.

“Sai che potremmo essere ‘I paladini contro il fraintendimento’, vero?” gli dissi ridendo. I paladini contro il fraintendimento?? Che enorme cazzata ho detto! Mi prenderà per scema e mi mollerà qui da sola! Idiota idiota idiota!

“Cosa?? Ahahhaha tu sei davvero fuori Chià!” rise lui. Non stava ridendo di me, vero? Stava ridendo per la cazzata, ma non di me, vero?

“Sei fantastica.. ahahah io non ho idea di come ti sia venuta in mente una cosa del genere, ma ti prego TI PREGO passa con me tutto il tuo tempo libero, non posso perdermi queste perle!” mi disse sincero guardandomi negli occhi.

Ridacchiai anche io. Stava ridendo della battuta - orribile tra l’altro -, ma non di me, che sollievo!

“Adesso direi che è il momento di tornare in classe” mi disse lui con fare cospiratorio “Ci vediamo all’una all’uscita così parliamo con quel decerebrato del mio amico. Vedrai che capirà e si farà perdonare”

Mi salutò e si allontanò dalla palestra, mentre io tornavo dalla mia amica.

 

POV’s Matty

“Chià ma dove ti eri cacciata?” le chiesi vedendola comparire dopo un quarto d’ora che era sparita. Sembrava luminosa. Anzi non è il termine adatto, sembrava raggiante.

“Ma niente.. “ mi disse lei dando poco peso alla discussione.

“Dai smettila, lo vedo che sei più.. più positiva ecco! Vuoi dirmi che succede?” le chiesi ma lei continuò a non rispondere.

Ma cos’ha anche lei? Potrebbe essere felice perché ha visto Matteo, ma allora perché non me lo dice? Non sarà perché..

“Non dirmi che stai zitta per me” le dissi. Mi guarda non capendo. “Sì, intendo. Ormai sono quasi certa che tu abbia visto Matteo. Non dirmi che stai zitta per dare a me un dispiacere” le dissi.

Lei abbassò lo sguardo colpevole e io rimasi piacevolmente stupita da quell’ammissione. Praticamente non mi stava dicendo della sua felicità perché la mia sembrava compromessa.

Andai ad abbracciarla “Tesoro ma tu non ti devi preoccupare! Avanti raccontami tutto!”

“Sicura?” mi chiese tentennando. Certo che era davvero premurosa.

“Ma certo” le dissi sincera “Avanti! Anzi anzi facciamo così che se no la profe ci fa correre mezz’ora di più perché chiacchieriamo. Ti ha baciata??”

Lei arrossì e annuì sorridendo “Certo che se proprio una pettegola” mi disse.

“Non sai quanto” le risposi iniziando il riscaldamento.

Passo le ore successive tranquillamente tra interrogazioni e spiegazioni che avrebbero fatto concorrenze a quelle di Ruf di Harry Potter da tanto che erano noiose.

Vedevo Chiara scrivere messaggi e sorridere, mentre io mi limitavo a consumare la penna facendo disegni astratti e scarabocchi.

Quando suonò la campanella fui felice di tornare a casa, quel giorno la scuola, più che la scuola direi la vita sociale a scuola, era stata negativa. Avevo sistemato con Cristian ma quel decerebrato di  Simone aveva dato di matto. Non vedevo l’ora di andarmene e stare per conto mio.

Fui l’ultima ad uscire dall’aula e mi diressi giù per le scale. Strano che Chiara non mi avesse aspettato! Non ci diedi troppo preso, probabilmente aveva appuntamento con il suo Matteo.

Quando usci dall’edificio vidi un gruppetto di ragazzi che parlottavano. Tra questi riconobbi subito Matteo, che casualmente stava vicino a Chiara, ma vidi anche Simone.

Un ragazzo mi vide uscire e richiamò l’attenzione del capitano della squadra di basket. Lui alzò lo sguardo e lo fissò su di me. Ci guardammo qualche secondo poi io mi avviai anzi scappai è più corretto, verso il cancello per evitarlo. Lui non fece in tempo a raggiungermi che io ero già sparita tra gli studenti.

“Ma dov’è?” sentii dire da Chiara mentre mi nascondevo. Molto molto maturo.

“Non ne ho idea, l’ho persa” le rispose lui guardandosi intorno “Vabbè io vado se no dopo faccio tardi da Vanessa”.

 

 *******************************************************************************************************************

Salve a tutti! Sono già qui con il penultimo capitolo. Manca l’ultimo (sigh) e poi l’epilogo.

Mi mancheranno questi personaggi. L’altro giorno stavo rileggendo la storia e ho notato che lo stile è leggermente cambiato, in meglio a parer mio. Spero.

Coomunque ho voluto inserire questa parte dal POV di Chiara perché non mi sembrava corretto non dedicarle un momento tutto suo con Matteo, piaciuto? *-*

Tra l’altro quello dello sgabuzzino è un episodio reale successo alla mia migliore amica e non potevo non inserirlo nella storia! *-*

Mi sono dimenticata di dirvi che ho iniziato (finalmente) la long su James e Lily *-*

Se vi interessa il link è questo

Se avete piacere, lasciatemi un parere!

Alla prossima!

Dafne

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Capitolo 20
*** Speranza ***


Speranza

 

Stupida stupida stupida!

Ci ero cascata. Avevo scelto Simone e lui non mi voleva più. Si chiama sfortuna. Dannata sfortuna. Iella. Sfiga. Destino che si accanisce su di me. Dea bendata che riscuote il suo regalo in popolarità.

E poi non l’ho mai voluta la popolarità. Chissene frega della popolarità. Mi sarebbe bastato finire tranquillamente il liceo. E invece no.

Altro che Operazione Farfalla.

Altro che riscossa di Matty.

Era solo un bella fregatura. Altroché. Sarebbe stato meglio rimanere la solita. Non far vedere questa parte di me. Rimanere la secchiona sfigata.

No Matty, datti una regolata, non puoi stare così per un ragazzo.

Ma lui mi piace e non mi vuole.

Ma tu hai un cervello e sai che ne troverai un altro un giorno.

Ma io volevo lui.

Non fare la bambina. Sii forte e prosegui per la tua strada. Sarà lui ad accorgersi di quello che ha perso.

La fai facile tu. Mica sono fatta solo di te, Cervello. Ho anche degli Ormoni, io.

Bazzecole. Io comando.

Liquidai quello che poteva essere interpretato come un discorso con la mia altra identità, e continuai a rimuginare sdraiata sul letto.

Ero così brava a rimuginare sulle questioni, che quasi non mi accorsi che si era fatta l’ora di cena. Non avevo fame e così liquidai mia madre dicendole che non stavo bene per indisposizione. Non avevo mica mentito, era un tipo di indisposizione diverso da quello prettamente femminile, ma ero comunque indisposta verso gli altri. Lei non fece altre domande e mi lasciò tornare a rimuginare sul lampadario a farfalla che avevo sul soffitto.

Farfalla.

A volte ti vedo come una farfalla, sai? Mi aveva detto Cristian una volta. Perché hai iniziato la tua vita da bruco, nascosta, indifesa, ma sono sicura che farai vedere quanto vali a tutti e ti allontanerai dal tuo bozzolo.

Non mi sentivo una farfalla. Mi sentivo una cicala. Una cicala che passava la vita a frinire per richiamare inutilmente l’attenzione degli altri.

Mentre canticchiavo e pensavo, sentii vibrare il cellulare e allungai il braccio per raggiungerlo. Era un messaggio di Chiara: Ehi girl, ti va se usciamo stasera?

Mpfffff. Non mi andava in maniera particolare così glielo dissi: Non sono molto in vena, Chià. Lo sai perché

Dopo poco mi arrivò la sua risposta: Dai su appunto! È un’occasione per uscire un po’. Lo so che ti stai rammollendo e cerchi di vedere nelle crepe del soffitto una qualche immagine

Ma mi stava spiando attraverso la web cam del pc?

Chià, mi fai paura. Mi stai spiando? Le chiesi rendendomi ridicola.

No tesoro, lo sai che non sono in grado di spiarti attraverso la web cam, lo so che lo stavi pensando. Mi rispose subito dopo.

Colpita da quanto quella ragazza mi conoscesse nonostante fosse da poco che eravamo amiche, decisi di accettare il suo invito: Mmm okok. Comunque va bene usciamo. Dove andiamo?

Sìììììììììììì lo sapevo! Facciamo due passi, mi faccio portare lì sotto da mio padre. Mi disse dandomi appuntamento.

Ma i tuoi non ti danno mai passaggi… Le dissi ricordami quello che lei stessa mi aveva detto tempo prima.

Ci mise quasi dieci minuti a rispondere questa volta, tanto che pensai che l’uscita fosse rimandata.

Ok. Lo ammetto. Mi accompagna Matteo. Sarò lì tra mezz’ora. A dopo

Matteo eh? Alla fine qualcosa era nato tra quei due. Ero proprio contenta per lei. Almeno in quella squadra non erano tutti scemi (leggasi Carlo) o partiti di cervello con comportamenti assurdi (leggasi Simone).

Simone. Quel ragazzo era costantemente nei miei pensieri. Non sapevo come fare per levarmelo dalla testa. Ero tormentata dallo sguardo che mi aveva lanciato quando gli avevo detto che dovevo parlargli. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, come mai mi avesse trattata così male, ma soprattutto cosa c’entrasse quella Vanessa.

E se fossi stata solo un passatempo? Una gara per battere Cristian?

Scema, smettila di farti queste paranoie e vestiti.

Mi misi un normalissimo paio di jeans con una maglietta altrettanto semplice, dopotutto dovevo uscire a fare quattro passi con Chiara. Mentre mi stavo facendo una coda alta di cavallo, ricevetti uno squillo dalla suddetta amica, indice che era sotto il mio portone ad aspettarmi.

Presi telefono e felpa e scesi giù, dicendo ai miei che restavo in zona con la mia amica.

Scesi velocemente le scale e la raggiunsi sorridente. Mi andava di stare un po’ con lei, e avrei avuto modo di interrogarla in maniera approfondita su Matteo.

Lei mi accolse sorridente mentre stava abbracciata al Suo Matteo. Che carini. Che invidia.

“Ciao Matty” mi disse sorridente senza allontanarsi dal ragazzo che le stava vicino.

“Ciao Chià” le risposi sorridendo di rimando “Vedo che non ti scolli da lui eh?” la provocai.

Mi rispose lui “Sono io a non volermi scollare da lei”. Che tenero. Da cariare i denti. Sei solo invidiosa.

Non seppi cosa rispondergli per non sembrare acida, così rimasi zitta sorridendo in maniera impacciata.

La mia amica notò il mio disagio e intervenne “Matte ora è meglio che tu vada. Adesso sto con lei, noi ci vediamo dopo”

“Va bene. Quando avete finito chiamami che ti riporto a casa” le rispose dandole un bacio leggero “Ciao Matty, è stato un piacere rivederti”

“Il piacere è stato mio” gli risposi educatamente.

Lo vedemmo andarsene con quel suo motorino blu a tutta velocità, o almeno alla velocità che quel mezzo consentiva, e poi iniziammo a chiacchierare.

“Come stai?” mi chiese Chiara preoccupata.

“Sto bene, tranquilla” le dissi propondendole il sorriso più sincero che riuscivo a fare.

“Sì, e sei acida. Hai mangiato una torta con limone e yogurt scaduto?”

“Che stronza che sei” le risposi ridendo “Non mi fai fare una gran figura se mi dici così. Non volevo rispondere al tuo bello e sono rimasta zitta. Apprezzalo”

“Lo apprezzo, tranquilla. Ma tanto non se la sarebbe presa. È fastidiosamente sorridente oggi..” notò lei divertita.

“Chissà come mai, eh?” la presi in giro bonariamente.

Ci sedemmo su un panchina dietro casa mia e continuammo a chiacchierare di lei e Matteo.

Mi raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo nello sgabuzzino, le sue emozioni, la sua sorpresa, il suo batticuore. Tutto. Le brillavano gli occhi e non potevo far altro che lasciarla raccontare senza interruzioni. Che invidia.

Ero comunque invidiosa della fortuna che aveva avuto. Si piacevano e stavano insieme.

“Ti invidio, sai? Sei così luminosa quando parli con lui” le dissi sincera.

“Potresti esserlo anche te” mi disse lei “Dovresti parlargli”.

“Non ho intenzione di parlargli. Non dopo quello che mi ha detto a ricreazione. Non dopo che ha detto che era sicuro che avessi scelto Cristian. Non dopo che mi ha detto che doveva vedere quella Vanessa” le risposi ricordando dolorosamente l’episodio.

“Tesoro, ma chissà cosa è successo” mi disse lei.

 La guardai storto non capendo, incitandola a continuare.

“Intendo dire che magari qualcuno ti ha vista mentre abbracciavi Cristian e glielo ha detto” mi spiegò.

“Ma lui sapeva che dovevo parlare con entrambi, poteva almeno lasciarmi spiegare, no?” risposi inacidita.

“Sì, quello hai ragione. Ma pensaci un attimo. Magari ci è rimasto male e si è chiuso e voleva ferirti come tu hai ferito lui”.

“Ma poteva farmi parlare!!!” risposi di nuovo.

“Tesoro lo so! Ma sai come sono i maschi, sono stupidi e se vedono qualcosa che non gli piace, mica chiedono sempre spiegazioni. Magari non se lo aspettava e ti ha attaccato così, senza motivo” riprovò a dirmi lei rimanendo calma.

Ci pensai su un attimo. D’accordo, poteva anche essere, ma avrebbe potuto farmi parlare prima di pensare chissà cosa!

“Ne ho parlato con Matte e…” la interruppi “Ne hai parlato con Matteo???” le chiesi.

“Sì, sei arrabbiata?” mi domandò preoccupata.

“No, non sono arrabbiata. Sono sorpresa. Perché ne avete parlato?”

Lei si rilassò impercettibilmente e continuò “Dicevo, ne ho parlato con Matteo perché Simone è uno dei suoi migliori amici e secondo noi lui ha visto qualcosa, o qualcuno ha visto qualcosa e glielo ha detto, e subito hanno fatto congetture strane e quindi c’è rimasto male”.

“Sì, può darsi” ammisi “Ma doveva parlarne con me, non attaccarmi!”

“Su questo mi sembra che abbiamo già tratto conclusioni. È un maschio e non sempre, anzi poche volte, i maschi fanno cose totalmente sensate. Comunque, perché non ci parli?” mi propose azzardando un sorriso.

“In realtà non ho molta voglia di avere a che fare con lui dopo che è stato con quella Vanessa. Perché credimi, non saranno rimasti a guardarsi tutto il pomeriggio. E io non voglio uno che per ripicca va con un’altra solo perché ha tratto le sue conclusioni senza interpellarmi”.

“Ma magari non c’è andato” azzardò lei.

“Ma sei seria? Lo hai detto te che i maschi fanno cose stupide, no? E quella sarebbe stata proprio una cosa stupida da fare per ripicca” le feci notare.

“Ma non tutti i maschi fanno cose stupide”.

Mi gelai sul posto. Quella voce. Quella voce. La sua voce. Simone.

Prima di girarmi guardai il labiale della mia amica che diceva Scusami. Le sorrisi timidamente e poi mi girai rimanendo in silenzio.

“Ciao” mi disse.

“Ciao a te” gli risposi a voce bassissima evitando di guardarlo negli occhi.

“Non mi guardi neanche?” mi chiese. Ecco, appunto.

Alzai lo sguardo cercando di apparire tranquilla. Quando incontrai i suoi occhi vi lessi rabbia, dispiacere, preoccupazione, tristezza. Speranza anche?

Mi sorrise un po’ più sicuro di sé e mi chiese “Possiamo parlare un attimo? Da soli intendo”.

Guardai la mia amica che mi disse “Vai. Tanto io sto con Matteo”.

“Ti riaccompagno a casa io, dopo” mi disse Simone anticipando una mia domanda.

“Non c’è bisogno, grazie. Abito qua dietro” gli risposi educatamente. Non volevo che mi accompagnasse a casa. Era una cosa da fidanzatini. O da due che uscivano insieme. E noi quasi non ci parlavamo più.

“Non ti lascerai mai tornare a casa da sola, Matty. Specialmente di notte. E specialmente se mi fa piacere stare con te” mi disse lui tranquillo. Annuii timida.

Speranza.

“Ok, allora è tutto sistemato. Noi andiamo Matty. Ci vediamo domani a scuola”  mi disse Chiara, poi mi abbracciò e si allontanò per mano con Matteo.

“Posso sedermi?” mi chiese il ragazzo davanti a me mentre guardavo la coppietta allontanarsi. Annuii senza girarmi a guardarlo e lui continuò “Sono carini, vero? Non avevo mai visto Matteo così sorridente. O almeno non per una ragazza”.

Mi girai a guardarlo e gli dissi “Sembrano felici, lei sembra serena quando è con lui. Spero che lui non faccia lo scemo, non sono mica tutti dei geni nella squadra di basket, sai?” era una frecciatina da parte mia. E anche abbastanza cattiva.

“Ok, sarà meglio che ne parliamo subito perché non mi piace questa situazione” rispose stizzito “Sono tutto orecchi” mi disse allegro.

Lo guardai con un punto interrogativo stampato in faccia e gli chiesi “Prego?”

“Sei tu che devi dirmi qualcosa o sbaglio?” mi domandò ridacchiando.

Cosa?

“Spero tu stia scherzando” gli risposi scettica.

Lui mi guardò un po’ e poi mi disse “Tu dovevi parlarmi della tua decisione, o no?”

Questo qua è tutto scemo “Sì che dovevo parlarti, ma tu non mi sei stato ad ascoltare e sei corso da quella Vanessa” gli dissi sperando che la mia voce gli facesse intuire che non mi interessava chi fosse lei.

“È questo il problema? Vanessa?” chiese lui divertito.

“Non lo so dimmelo tu” gli risposi scocciata.

“Sei gelosa?” mi chiese ancora ridacchiando.

“Mi stai prendendo per il culo?” gli chiesi ormai incavolata come una iena.

“Sei gelosa sul serio!” mi prese ancora in giro lui.

Sconvolta dalla stupidità di quel ragazzo, mi alzai dalla panchina, senza rispondergli, per allontanarmi da lui. Non feci in tempo ad allontanarmi che mi fermò per un polso, impedendomi di andarmene.

“Scusa” mi disse “Stavo gongolando un po’ troppo”.

Non mi girai nemmeno verso di lui e aspettai che continuasse “Mi dispiace, ho esagerato. È che mi fa piacere che tu sia gelosa di me”.

“Per sfottermi?” gli chiesi rimanendo sempre di spalle.

“Matty guardami”.

Sospirai e mi girai verso di lui mentre la sua mano era ancora intorno al mio polso. Lo guardai. Ci guardavamo.

Speranza.

“Non devi essere gelosa di Vanessa. Lei non mi interessa” ammise.

“E perché mi hai detto che dovevi vederti con lei?” gli chiesi quasi sussurrando.

“Perché sono uno scemo e non avevo capito niente” ammise nuovamente.

Non risposi e rimasi a guardarlo.

Speranza.

Lui continuò “Ti ho visto con Cristian. Ti ho visto mentre lo abbracciavi e vi stavate sorridendo. E non ci ho più capito niente”

“Hai pensato avessi scelto lui?” gli chiesi per capire.

“Sì, e non volevo subire un’ulteriore umiliazione sentendomelo dire e ti ho anticipato parlando di Vanessa” mi raccontò.

“Mi hai parlato di lei per ripicca?”

“Così mi fai sembrare un moccioso..” tentò di salvarsi.

Lo guardai storto.

“Ok, l’ho fatto per ripicca, l’ho ammetto”.

“E cosa ti ha fatto cambiare idea, scusa?” gli chiesi di nuovo.

“Ho parlato con Matteo e con Chiara. E mi hanno fatto sentire un idiota” ammise guardandosi i piedi.

“Oh beh, ma lo sei” gli dissi cattiva.

Speranza. La speranza è un sentimento così piacevole.

“Uff come sei!” commentò lui “Comunque possiamo lasciar perdere tutti e parlare di noi?” ammiccò.

“Non credo esista un noi” lo redarguii.

“Perché no?”

“Perché tu sei andato da Vanessa” gli feci notare nuovamente “Ti sembra una cosa normale andare con una quando ti piace un’altra?”

“Appunto. Io sono andato da Vanessa, non con Vanessa” mi fece notare.

“E questo cosa vorrebbe dire?” gli domandai confusa.

“Significa che mi ha chiesto se potevo parlare con suo fratello che vorrebbe iniziare basket a livello agonistico e gli ho detto che non c’erano problemi. E quindi sono andato da lei per parlare con lui” mi spiegò accompagnando con il movimento della mano il suo discorso.

“Non sei stato con lei?”

Speranza. Speranza. Speranza doppia.

“No, ovviamente” disse sottolineando l’ultima parola “Non vado con una se mi piace un’altra”

SperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanza

Lo guardai sorridendo. Avevo quasi gli occhi umidi. Quasi.

Si avvicinò a me piano piano, mantenendo il contatto visivo e spostando la sua mano dal mio polso alla mia mano. Intrecciò le sue dita con le mie. Aveva le mani così calde. Era tutto così caldo.

“Cosa dovevi dirmi Matty?” mi chiese mentre intrecciò entrambe le sue mani alle mie.

“Io..” tentennai “ho parlato con Cristian. Gli ho spiegato un po’ di cose..”

Mi interruppe “Cose che non mi dirai temo”.

“Esatto. Sono cose mie e sue”

“Non mi piace che esistano cose vostre” mi disse scocciato.

“Dovrai accettarlo. Dopotutto Cristian è il mio migliore amico” gli dissi punzecchiandolo.

“CHE COSA?” alzò la  voce scandendo bene le parole.

“Hai capito benissimo. Era il mio migliore amico e sarà il mio migliore amico” ripetei.

“Non potete essere migliori amici. Voi stavate insieme!” mi disse mantenendo la voce più alta.

“È stata una parentesi ed è durata poco. Cristian è il mio migliore amico. Magari non subito, ma lo ritornerà”.

“Ma tutto ciò che ti riguarda è affar mio, Splendore” mi disse sottolineando il nomignolo che mi aveva affibbiato da tempo.

Splendore. E pensare che all’inizio mi dava fastidio.

“Stai ancora tentando di conquistarmi?” gli chiesi alzando un sopracciglio con fare dubbioso.

“Mi pare di averti già conquistata o sbaglio?” domandò ammiccando nuovamente.

Gli sorrisi sfacciata e lui si avvicinò a me. Era dieci centimetri più alto di me. Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro sulla mia bocca, ma continuavamo a rimanere staccati e a guardarci negli occhi. Non dovevo alzarmi sulle punte per baciarlo, bastava che lui si abbassasse leggermente e io alzassi la testa verso di lui. Era all’altezza giusta.

Nessuno dei due si muoveva. Ci guardavamo sorridendo. Tutta quella tensione. Tutta quella carica. Chiara l’avrebbe definita tensione sessuale repressa.

Non volevo essere io a muovermi per prima. Volevo prolungare quel momento il più a lungo possibile, sia perché l’attesa aumentava il desiderio, ma soprattutto perché era il primo bacio veramente consapevole che ci davamo e voleva potermi ricordare tutti i dettagli.

In lontananza si sentiva la radio accesa. Il vento faceva muovere le foglie degli alberi lì intorno. Si sentivano alcune voci indistinte.

E poi sentivo il mio cuore. Tumtumtumtumtumtumtum

Sembrava impazzito.

Non so come e non so nemmeno chi dei due interruppe quel momento. So solo che mi ritrovai a baciarlo. Prima timidamente in uno sfioramento di labbra. Sfioramento che divenne più audace. Automaticamente chiusi gli occhi e gli circondai il collo con le braccia quando approfondimmo il bacio.

Non sentii più la radio, né il vento, né le voci in lontananza. Sentivo solo il mio cuore che continuava a correre.

Mi abbracciò a sua volta continuando a baciarmi e mi strinse, come per trattenermi.

Non avevo la minima intenzione di andarmene, ma quell’abbraccio possessivo mi faceva stare bene. Mi sentivo Sua.

Si staccò dalle mie labbra giusto il tempo di dirmi “Sei mia, Matty”.

Lo guardai commossa e, prima di tornare a baciarlo, gli dissi “Sì, sono tua”.

 

 *******************************************************************************************************************

*sigh* Ok, l’ho pubblicato. È da lunedì che rimando, trovando sempre qualcosa da correggere, da modificare, da aggiungere. Mi è venuto da cancellarlo e da riscriverlo. Ma è dall’inizio che ho in mente una scena così e non potevo far loro questo torto.

Non so bene cosa pensare nemmeno io, se devo essere sincera.

Pensate sia troppo smieloso/dolce/banale/lungo/corto/distaccato? Ve lo aspettavate in qualche altro modo?

Ci pensate che è finito? Manca l’epilogo, ma è finita. Finita. Sono quasi triste.

Ok, un po’ lo sono (inutile fare la Serpe insensibile). Solo che mi fa strano.

Certo, ho già iniziato la James/Lily (questo è il link) e ho scritto una OS su un argomento un po’ delicato (questo è il link). Se avete voglia passateci.

Direi che è l’ultima volta in cui dico “alla prossima”.

Quindi, mie care, alla prossima!

Dafne

 


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Capitolo 21
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

- Pronto?

“Chiara ho bisogno di te! Mi si sono rotte le acque!” urlai alla mia amica al telefono.

- CHE COSA?? DOVE DIAVOLO E’ TUO MARITO, CAZZAROLA??

“È al lavoro, sarà in sala operatoria! Chiara devi aiutarmi! Ho chiamato l’ambulanza ma ho bisogno di te!” le urlai di nuovo.

 - Ok ok arrivo subito! Due minuti e sono lì - mi disse lei preoccupata - non partorire in salotto e non ti muovere - la sentii dire mentre in sottofondo la sentivo chiudere la porta di casa.

Non ti muovere?? “Sai stavo giusto pensando di andare dal parrucchiere mentre ti aspetto e AHHHHHHHH..”mi interruppi urlando.

- Matty cos’hai?

“Fa malissimo!” sbraitai.

- Arrivo aspettami!

Dopo qualche minuto sentii il campanello suonare e faticosamente mi alzai per andare ad aprire.

“Tutto bene?” mi chiese Chiara entrando come un fulmine.

“Mi sembra di aver appena fatto pipì sul parquet della sala, secondo te come sto?”

“Puliremo dopo” mi rassicurò lei “prendo la borsa e la roba e provo a richiamare quel demente che sparisce e andiamo giù”.

La lasciai fare e rimasi in piedi a massaggiarmi la pancia.

“OK andiamo, ho tutto io. Chiama l’ascensore che scendiamo”.

Ubbidii alla mia amica e mi diressi verso l’ascensore mentre lei chiudeva la mia porta di casa e mi seguiva.

“Matty devi stare calma, non ti agitare se no peggiori la situazione” cercò di rassicurarmi.

“Ma io sono calma! Calmissima!” risposi con voce stridula.

Chiara mi guardò storta e io abbassai il capo copevole “Ok, hai ragione te! Ma vorrei vedere te nella mia situazione!” le dissi.

“Tesoro ti ricordo che ho partorito l’anno scorso e che ho fatto 15 ore di travaglio, io so cosa si prova fidati”. Colpita e affondata.

Aspettammo nel portone l’ambulanza e intanto lei cercò di calmarmi “Raccontami qualcosa così pensi ad altro, su!”

“Mi riesce difficile pensare ad altro quando mia figlia cerca di uscire!” ironizzai.

Lei continuò imperterrita “Ti ricordi la prima volta che ti ha detto di amarti?”

 

Era Agosto ed era un anno che ci conoscevamo. Eravamo andati al mare dove io andavo ogni anno e dove ogni anno incontravo i miei amici del mare. Ma quell’estate si erano aggiunti al gruppo Simone, Chiara e Matteo. Sarebbe stata una vacanza indimenticabile, la prima di tante altre. O almeno così speravo. Con Cristian non c’era stato il minimo problema. Tra l’altro aveva anche una ragazza e mi stava anche simpatica. Mi trovavo bene con lei, non come con Ilaria o Chiara, ma abbastanza bene da riuscire a passare due settimane piacevoli anche in sua compagnia.

Era un venerdì e avevamo deciso di fare un falò sulla spiaggia. Musica, pizza e divertimento. Una serata praticamente perfetta.

Tra una canzone e l’altra, Simone mi disse “Ti va se facciamo quattro passi?”

Annuii e mi alzai appoggiandomi alla sua mano, poi dissi gli altri “Noi facciamo due passi”.

Nessuno ebbe niente da dire, probabilmente erano troppo impegnati a ridere o a coccolarsi.

Ci incamminammo per mano, allontanandoci dal falò e dirigendoci verso un moletto di legno che stava poco distante.

Non parlammo per tutto il tragitto, beandoci di quel silenzio che ci faceva compagnia, senza pesare.

Ci sedemmo sul moletto coi piedi a penzoloni e mi appoggiai alla sua spalla, mentre lui mi circondava le spalle con il suo braccio.

“Ti piace qui?” mi sussurrò sui capelli.

“Sì, si sta bene. C’è pace” gli risposi accoccolandomi su di lui.

Iniziò a farmi delle carezze sul braccio che mi fecero rabbrividire.

“Hai freddo?” mi chiese preoccupato.

“No. Sei tu che mi fai questo effetto, o meglio, sono le tue carezze a farmelo” gli risposi non muovendomi da quella posizione.

“Io..” iniziò.

“Tu..?” lo invitai a continuare.

“Io sono innamorato di te” mi disse.

EH?

Rimasi in silenzio. Non sapevo cosa dirgli. Erano passati nove mesi da quando stavamo insieme e pensavo che, non avendolo provato da subito, non si sarebbe mai innamorato di me.

“Matty?” mi chiamò “hai capito cosa ho detto? Ti amo” mi ripeté.

Mi allontanai dal suo abbraccio e lo guardai. Con gli occhi umidi, con un sorriso a 32 denti e con un’emozione in corpo impossibile da spiegare.

“Anche io” gli dissi “Anche io ti amo” gli ripetei.

Lo vidi rilassarsi leggermente. Poi si avvicinò alle mie labbra e mi baciò delicatamente.

“Pensavo non me lo avresti mai detto” gli confessai.

Mi guardò dispiaciuto poi mi spiegò “Volevo esserne sicuro. Non l’avevo mai detto e non volevo dirlo così per dire”.

“E ora ne sei sicuro?” gli chiesi titubante.

“Ora sì. Era qualche giorno che volevo dirtelo” mi confessò guardandomi “ok forse era qualche settimana ma non trovavo mai il momento adatto”.

Lo guardai con gli occhi ancora più lucidi “Non esiste un momento adatto” gli dissi.

“Non doveva esserci fretta” rispose sollevando un po’ le spalle.

 

“Te lo ricordi, Matty?” mi chiese la mia amica riportandomi alla realtà.

“Come dimenticarlo” le dissi “è stato uno dei momenti più belli della mia vita”.

“Mi ricordo quando poi siete tornati al falò e tu hai chiamato me e Ilaria da una parte con la scusa che dovevi chiederci se avevamo una cosa da donna” ridacchiò Chiara.

“C’erano Luca e Ale che ci guardavano a metà tra lo shockato e lo schifato” ricordai loro.

“È vero! È stato magnifico” continuò a dire Chiara, abbracciandomi “E ti ricordi quella volta che sei venuta da me per chiamare Ilaria per dirci che lo avevate fatto?” mi stuzzicò ancora.

 

Erano passati un paio di mesi da quell’episodio del moletto. Ed era una domenica pomeriggio piovosa. Ero corsa da Chiara, tutta fradicia ed emozionata.

“Matty perché sei fradicia?” mi chiese lei andando a prendermi un suo cambio asciutto.

“Non potevo aspettare” le dissi mentre tiravo fuori il cellulare dalla tasca e componevo il numero di Ilaria.

- Pronto? - Rispose subito la mia amica dall’altra parte.

“Ilaria sei in vivavoce con me e Chiara. Dovevo dirmi una cosa” accennai.

Passò qualche attimo di silenzio poi Ilaria lo interruppe dicendo - Vuoi dircelo o devo venire lì e strappartelo con le pinzette dal cervello? -

Chiara annuì come per dar man forte alla nostra amica e io dissi tutto d’un fiato “IoeSimoneloabbiamofatto”.

“Eh?” disse Chiara al mio fianco.

- Cosa? - chiese Ilaria in vivavoce.

“Io-e-Simone-lo-abbiamo-fatto” ripetei cercando di scandire meglio le parole.

“CHE COSA?” urlò Chiara.

- DAVVERO? - urlò Ilaria nello stesso momento.

“S-sì” dissi imbarazzata.

“E come è stato?” chiese Chiara curiosa.

“Favoloso” risposi con occhi sognanti.

- Bene bene! - disse Ilaria - adesso smetti di fare la pudica e spara i particolari piccanti! - mi provocò Ilaria.

 

“Mi ricordo anche quello” dissi a Chiara.

Vedemmo l’ambulanza fermarsi davanti al portone e salimmo su mentre un paramedico mi misurava il polso.

Chiara intanto continua a cercare di distrarmi “E ti ricordi il giorno del matrimonio?” mi domandò.

 

Doveva essere il giorno più bello di tutta la mia vita ma fino a quel momento ero solamente riuscita ad agitarmi più del dovuto, tanto che chiamai con voce da gallina strozzata la mia amica Ilaria che accorse subito.

“Tesoro tutto bene?” mi chiese premurosa.

“Non ne sono sicura” le risposi mentre gli occhi iniziavano ad inumidirmisi.

Lei mi vide così fragile e chiese “Cosa c’è che non va?”

“Secondo te ho affrettato i tempi?” le domandai timida.

 “Tu credi di averli affrettati?”

“No, io sono felice così”.

“Allora va bene così. Devi rendere conto solo a te stessa per la tua felicità”.

Andai davanti allo specchio e mi guardai, incerta su cosa pensare di me stessa, di quello che avevo fatto, di quello che avevo deciso, di come ero cambiata.

“Sei pronta, tesoro?”

“Ilaria, no aspetta. Puoi chiamare anche Chiara? Ho bisogno di entrambe”.

La mia amica annuì e scese al piano di sotto a cercare l’altra mia amica. C’erano entrambe per festeggiare quel giorno. Il giorno.

Sentii arrivare Chiara ridacchiando, ma quando mi vide si ammutolì.

“Matty, tutto bene?” mi chiese anche lei.

“Io…” iniziai “io non lo so” dissi sommessamente.

Vedendomi in quello stato entrambe mi corsero incontro e mi abbracciarono strette.

“Tesoro, ma cosa succede?” mi chiese Chiara sempre più preoccupata “non sei sicura?”

Non riuscii a risponderle e continuai a stringerle.

“Matty non fare così, dovrebbe essere un giorno meraviglioso, non dovresti piangere. Cioè potresti piangere di felicità, ma non per qualcosa che non sai bene cosa sia” mi disse Ilaria accarezzandomi la schiena.

“Esatto, ha ragione la Ila” mi fece notare Chiara “pensa alle cose belle, pensa a voi, a quanto vi amate, a quanto vi divertite insieme, a come sentite la mancanza l’uno dell’altra quando non siete insieme”.

“Pensa a come ti fa stare bene e intendo stare bene orgasmicamente!” ridacchiò la Ila.

“Ila!” la ammonii ridacchiando anche io.

È vero!” si difese lei “Sei tu che dici sempre che --“

“Ok ok” la interruppi “qui intorno ci sono i miei e non vorrei che mio padre sentisse cosa mi fa il mio futuro marito”.

“Aspetta che ti risistemo il vestito” mi disse Chiara posizionando bene la gonna.

“Sei pronta?” mi domandarono.

“Sì, andiamo”.

 

“È stato magnifico” ricordò Chiara mentre l’ambulanza si fermava.

“Signore siamo arrivate” disse gentilmente il paramedico.

“Grazie” rispondemmo mentre ci avviavamo verso la sala d’aspetto del reparto maternità.

Una giovane infermiera ci fece aspettare qualche minuto e poi mi portarono nella sala travaglio, lasciando fuori Chiara perché non era una mia parente.

“Ma secondo lei io lascio entrare la mia amica da sola in sala parto?” chiese rabbiosa la mia amica.

“Signora lei non è arente!” le rispose educatamente l’infermiera.

“E lei vorrebbe farmi credere che lascerebbe da sola in sala travaglio una donna che sta per partorire il suo primo figlio? Ma cos’è lei? Un mostro?” la provocò ancora la mia amica.

“Chiara non importa..” tentai di fermarla.

“Oh sì che importa” mi disse lei “Questa gentile signorina ti vuole lasciare da sola finché quel bradipo di tuo marito non si fa vedere! Ma non esiste!”

“Signora la prego di calmarsi” tentò di riprenderla l’infermiera “Non sono un mostro, ma le regole sono regole --“

“Che succede qui?” chiese una voce familiare alle mie spalle.

“Oh dottore salve! Stavo cercando di spiegare alle due signore qui presenti che in sala travaglio possono entrare solo i parenti” gli spiegò l’infermiera mentre io mi persi a guardarlo.

“Sì dà il caso” intervenne Chiara “che il dottore qui presente sia il marito della mia amica” sputò fuori “pertanto ora io vado con lei in sala travaglio e se ha qualche problema ne parli con lui. A proposito, ciao Simone”.

“Ciao” le rispose lui e poi si rivolse a me “Tranquilla Splendore, prima di qualche ora non partorirai, prenditela con calma che io arrivo subito”.

L’infermiera rimase un attimo interdetta mentre mio marito si chinava a baciarmi e ad accarezzare il mio pancione.

Sorrisi dolcemente a Simone mentre Chiara mi prendeva sottobraccio e mi accompagnava nell’altra stanza.

Mi cambiai e mi sistemai sul letto mentre Chiara parlava di Matteo e del loro bambino casinista, Dario.

Quando le contrazioni iniziarono ad essere regolari, venni spostata in sala parto e dopo solo un’oretta diedi alla luce mia figlia.

 

“Tesoro c’è qualcuno che ti vuole conoscere” mi disse Simone avvicinandosi con un fagotto in braccio “Splendore, questa è la nostra Margherita” disse porgendomela e baciandomi la fronte. Era un’emozione unica, avevo in mano la mia bambina che dormiva e non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso mentre sentivo quelli di mio marito su di noi.

“Non è bellissima?” gli chiesi retoricamente.

“Certo, l’abbiamo fatta noi” mi rispose lui sorridendo.

“Si può?” sentii Chiara chiedere dalla porta.

“Entra entra” le disse Simone “Io devo un attimo andare a parlare con il pediatra, torno subito”.

Mentre mio marito si allontanava, si avvicinò al letto la mia amica “Io sono la zia Chiara, piccolina” disse rivolta alla mia bambina “Adesso videochiamo l’altra zia così ti vede”.

Compose il numero e dopo uno squillo rispose Ilaria - Ha partorito? - chiese premurosa.

“Certo che ho partorito” le dissi “E adesso ti presento la tua nipotina”.

Chiara diresse la videocamera del cellulare verso la bimba per farla vedere a Ilaria che singhiozzò - Sono zia.. E’ bellissima Matty - mi disse.

“Tra un mese sarai qui e potrai vederla tutti i giorni che vorrai” le dissi commuovendomi.

“Vedrai” mi disse Chiara “Sarà magnifico riuscire a stare di più insieme”.

“Grazie ragazze” dissi loro “Senza di voi, non sarei mai riuscita in tutto questo. Vi voglio bene”.

 

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Questo capitolo è stato letteralmente un parto. Sapevo di dover scrivere qualcosa sul loro futuro e mi è venuto in mente questo. Sono da poco stata in ospedale a trovare una mia grandissima amica e ho cercato di riportare quei momenti in questo epilogo. Spero di non avervi deluso.

Questa storia si conclude qui, ahimè. Mi ha accompagnato attraverso un bel periodo della mia vita. Sono contenta che sia finita ma sono anche triste. È il momento che io dedichi più attenzione alla Lily/James.

Ah, sweety questa è per te. Rincontrarsi così dopo 4 anni mi ha commosso, lo sai.

A presto girls!

Spero di vedervi nell’altra storia!

See u

Dafne

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