Do ya think I'm sexy...?

di TrollFace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 (Kurt) ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 (Blaine) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 (Kurt) ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 (Blaine) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 (Kurt) ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 (Blaine) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 (Kurt) ***


Buongiorno ^^
Siamo Kappinias e Ari_92, qualche precisazione prima di iniziare il capitolo ;) 
Abbiamo intenzione di aggiornare una volta a settimana e faremo un capitolo a testa: 
Kappinias= Kurt
Ari_92= Blaine
Fateci sapere cosa ne pensate, buona lettura :)










Mi sveglio e mi assale quella strana sensazione.
 
Ormai succede tutte le mattine. È qualcosa che non posso controllare, viene prima dei miei primi pensieri, anche prima di realizzare dove sono.
È un istinto: il mio corpo sa che manca una parte di me, e dopo qualche istante tutta la consapevolezza della mia situazione mi crolla addosso come un macigno.
 
E pensare che ha avuto tutto inizio in modo assolutamente casuale. Del resto tutto avviene per caso, no? Le più piccole decisioni possono cambiare intere vite.
Cosa ne sarebbe stato di me se quel pomeriggio avessi deciso di tornare a casa, invece di girovagare per i prati di Central Park? O se, più semplicemente, non avessi girato quell’angolo, decidendo di tirare dritto per la strada più breve?
 
Posso ancora ricordare l’intera scena: a volte la ripercorro a rallentatore, un fotogramma alla volta.
Sto camminando, e intanto leggo una copia del New York Times fresca di edicola. Mentre svolto non mi accorgo dell’uomo che viene dalla parte opposta.
Poi c’è lo scontro.
Mi ritrovo per terra, gambe all’aria, una faccia amichevole mi guarda preoccupata e una mano si tende verso di me per aiutarmi ad alzare.
Ora lo vedo veramente per la prima volta: è giovane, potrà avere dai venti ai trent’anni. Non sono mai stato bravo a definire l’età delle persone.
Ha un’aria simpatica, i riccioli neri gli cadono sul viso e lui li lascia lì, non curandosene.
 
Ride della mia goffaggine mentre cerco di rialzarmi, ma non mi offendo, anzi vengo coinvolto anche io rendendomi conto di come deve essere buffa la scena.
 
Fotogramma successivo: siamo in piedi, ci fissiamo e il ragazzo bofonchia delle scuse.
Mi dice il suo nome: Blaine. Mi ricordo di aver pensato a quanto fosse insolito, quel nome.
Piacere Blaine, sei davvero sexy.
Anche questo ovviamente non lo dico, ma di certo lo penso.
Poi siamo in un caffè, e lui mi offre una bevanda calda per farsi perdonare. Veramente sono stato io a piombargli addosso, ma non glielo dico.
Non sono il tipo che si fa offrire il caffè dagli sconosciuti, ma questo giovane uomo che mi guarda con malizia ha qualcosa di speciale.
Si avvicina e mi sussurra qualcosa in un orecchio.
Molte immagini dopo siamo nel mio letto, avvinghiati l’uno all’altro, e io ripenso alla notte appena passata e al sesso fantastico che ho fatto con quel perfetto estraneo.
Me ne rendo conto fin da subito: non è stato solo sesso.
Abbiamo fatto l’amore, in un modo che non avevo mai sperimentato prima.
I nostri corpi combaciano alla perfezione come due pezzi di un unico puzzle. E’ bellissimo stare immobile stretto a lui.
Potrei restare così per sempre.
 
Quando riapro gli occhi non c’è più. Mi guardo intorno: ogni sua traccia è sparita, mi resta solo quel bellissimo nome.
 
Blaine.
 
È passata quasi una settimana da quella mattina, ma a me sembrano mesi.
Niente può colmare il vuoto che ha lasciato, solo lui potrebbe.
Anche oggi mi alzo dal letto di malavoglia, a consolarmi solo il pensiero che ripercorrerò quel tratto di parco, e andrò in quella caffetteria. Lo faccio tutti i giorni nella speranza di incontrarlo.
Devo rivederlo, ne ho bisogno per poter ricominciare a vivere.
Cosa mi hai fatto Blaine? Non ti conosco neanche, perché hai questo potere su di me? Chi sei in realtà e perché sei scappato? Vorrei porgli tutte queste domande, ma so che se mai lo rivedrò m’importerà solo di poter bagnare di nuovo le sue labbra carnose.
Ti voglio Blaine, voglio fare l’amore con te.
Cazzo, avevo una vita quasi normale prima di incontrarti e ora t’infili in ogni mio pensiero, monopolizzando la mia mente.
 
 
 
 
Sono all’università e teoricamente avrei il corso di arti drammatiche da seguire; però la mente è altrove: neanche a dirlo è da una settimana a questa parte che non riesco a concentrarmi.
Rachel mi da’ un colpetto sulla spalla.
“Kurt, non puoi continuare così per sempre! Cerca di stare attento, gli esami sono vicini..” Mi sussurra mentre Mr. Tanner continua a parlare di come sia fondamentale la mimica facciale.
E’ preoccupata per me, e anche io lo sono. Dovrei forse buttare all’aria la mia carriera universitaria per un uomo che neanche conosco?
Eppure non ci riesco, è più forte di me.
 
Sono uscito finalmente: per oggi niente più corsi da seguire. Mi dirigo senza ulteriori indugi verso la caffetteria, in cui ormai mi conoscono.
 
“Mi dispiace, non è venuto neanche oggi.”
Lei è Cindy, e mi rivolge un dolce sorriso da dietro il bancone. E’ un ragazza davvero simpatica. L’ho conosciuta quando per la prima volta le ho chiesto se avesse visto un ragazzo con riccioli neri e folte sopracciglia, piuttosto basso ma anche molto bello. Le ho raccontato di come lo avessi incontrato il giorno prima e fossi in cerca di lui, e ha subito capito il mio piccolo dramma.
Piccolo poi per il resto del mondo, di certo non per me.
 
“Fa niente, ormai non me lo aspetto neanche più.” Le rivolgo anche io un sorriso, ma molto incerto. Mi siedo su uno degli alti sgabelli che mi piacciono tanto e attendo. Una voce conosciuta proviene alle mie spalle, ma purtroppo non è quella che vorrei.
“Ciao Kurt! Guarda che coincidenza! Che ci fai qui?”.
Già, proprio una coincidenza. O forse ha torturato Rachel per sapere dove mi trovavo?
“Ehi Holly..” le rispondo con voce stanca. Non la sopporto, mi sta appiccicata come una cozza e non mi molla un secondo. Non l’ha ancora capito che sono gay? Avrebbe dovuto sospettare qualcosa quando giravo per la facoltà abbracciato a Matt, o quando lo baciavo furtivo durante le lezioni.
Eppure non sembra demordere.
Forse crede di poter avere delle possibilità ora che non sono più fidanzato. Peccato che sia una donna, e neanche troppo simpatica.
Mi riversa un fiume di parole addosso, raccontandomi la sua vita nei minimi particolari. Ovviamente non la sfiora neanche il sospetto che non me ne possa fregare di meno di tutto ciò che mi sta dicendo.
E adesso come cavolo me ne libero?
Per fortuna vedo Finn che si avvicina verso di noi con la chiara intenzione di salvarmi.
Il mio cavaliere senza macchia.. in questo momento lo sto amando.
“ Kurt! Rachel mi ha detto che potevo trovarti qui, torni a casa con me? ..Oh, ciao Holly!”.
 
Io, Rachel e Finn condividiamo un piccolo appartamento a Manhattan, poco lontano dall’università che tutti e tre frequentiamo.
Beh, diciamo che Finn più che altro l’hanno preso grazie alle sue doti sportive, e non si può dire che frequenti molti corsi. In compenso il suo allenatore è molto fiero di lui: dice che ha talento e che potrebbe fare carriera.
Vivere con quei due non è davvero niente male. Sono molto discreti e anch’io cerco di esserlo, lasciando qualche volta la casa libera. Ma tanto so che non serve a niente: Rachel ha intenzione di mantenersi pura fino ai trent’anni. Povero Finn.
Comunque siamo buoni amici: la cena è il momento in cui stiamo insieme e ci divertiamo davvero tanto.
Ci piace anche andare in giro per locali, ma gli impegni universitari ci tengono davvero troppo impegnati e la maggior parte delle volte stiamo in casa a studiare.
Ormai sono quasi due anni che viviamo a New York, e si potrebbe dire che ci orientiamo abbastanza bene nella metropoli. Io e Rachel abbiamo speso quasi tutti i nostri soldi in biglietti di musicals, e ogni tanto ci piace ancora andare a fare colazione davanti alle vetrine di Tiffany, come avevamo fatto quella prima volta.
“Grazie Finn, ti adoro!” Esclamo una volta lontano da Holly.
“Mmh, adesso mi devi un favore!”
“ Lo puoi ben dire, non la sopporto quella ragazza..”
Sbuffo sonoramente. Non sto scherzando: Holly è proprio quel genere di persone con cui vorrei evitare ogni tipo di rapporto.
E’ un’oca all’ultimo stadio, vuole sempre sapere i fatti di tutti per poi andarli a raccontare al primo che incontra per strada.
A volte può essere utile per conoscere gli ultimi pettegolezzi in facoltà, ma pensare che potrei essere anch’io la vittima delle sue chiacchiere m’inquieta non poco. Ogni volta che sono in sua compagnia ( nelle poche occasioni in cui Rachel mi convince a non scappare quando la vediamo per i corridoi ) sto molto attento a ciò che dico.
Se sapesse della mia avventura di una notte… mi vengono i brividi solo a pensarci: lo racconterebbe a tutta l’università. Per fortuna sembra all’oscuro di tutto, Rachel almeno questa volta ha avuto la decenza di tacere.
 
 
Arriviamo a casa e troviamo Rachel al tavolo del salotto, immersa nello studio.
La saluto sperando di non disturbarla e mi butto sul divano.
Anch’io teoricamente dovrei studiare, e invece tutto ciò che sono capace di fare è osservare la mia amica, odiandomi per non avere neanche la forza di aprire un libro.
Non che non ci abbia provato: ieri mi ci sono messo con tutta la mia buona volontà ma non c’è stato niente da fare.  
I miei pensieri, tutte le mie energie sono per te, Blaine.
Dannazione, mi hai rovinato l’esistenza.
Vorrei non averti mai incontrato, perché davvero, non riesco a stare senza di te. Mi manca l’odore della tua pelle, la tua sonora risata, il calore del tuo corpo stretto al mio…
Credevo di essere felice, poi sei arrivato tu e mi hai mostrato la gioia per la prima volta, e nella sua forma più pura.
Ti odio, eppure sei tutto ciò di cui ho bisogno per ricominciare a vivere.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 (Blaine) ***


Buonasera ragazzi e ragazze ;) Qui Ari_92 e Kappinias!
Prima di lasciarvi al nuovo capitolo per farsi una mezza ideuzza su cosa ne pensa Blaine dell’incontro/scontro con Kurt, ci teniamo a ringraziare tutti coloro che hanno messo la storia tra preferite/seguite/ricordate, e chi ha recensito ç___ç Grazie mille :D
Non vi rubiamo altro tempo e vi lasciamo al nuovo capitolo, a presto ^_^

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non riesco a dormire. Saranno due ore che me ne sto qui, steso sul letto a fissare il soffitto. È noioso, è snervante.
Sono abituato ad arrivare a casa a orari indecenti ogni notte, e di solito sono talmente sfatto che non faccio nemmeno in tempo a raggiungere il letto che crollo addormentato.
 
E invece è quasi una settimana che non esco di sera. E non riesco a dormire.
 
Odio starmene qui al buio, in silenzio: ho bisogno di rumore, sempre e comunque. Qualunque tipo di rumore: traffico, bambinetti urlanti, gente che sproloquia e che puntualmente non sto a sentire.. Tutto, tranne il silenzio.
Devo avere qualche suono che mi riempia il cervello, se no finisce come sta accadendo adesso: i miei pensieri vengono a galla.
 
Il problema è che non posso e non voglio sentirli. Tanto so già che strada prenderebbero: la tua vita fa schifo Blaine, sei un codardo Blaine,  non hai neanche le palle per cercare di cambiare le cose Blaine.
Ah. Dimenticavo il più ricorrente:
Sei un fottutissimo stronzo, Blaine.
 
Lo so, grazie tante.
Il fatto è che ci vivo da quando mi ricordo, in questo torpore quotidiano: la mia famiglia è piena di soldi, quando mio padre sarà abbastanza vecchio da andare in pensione erediterò la sua azienda e passerò il resto della mia vita a fingere di essere felice. Come sempre del resto.
 
Non che sia tutta colpa dei miei genitori se la mia esistenza è così priva di significato, ma diciamo che hanno fatto la loro buona parte.
 
Dopo il diploma non ho neanche fatto in tempo a mettere piede in casa che mi avevano già dato in mano un biglietto di sola andata per New York, con allegato l’indirizzo dell’appartamento che mi avevano comprato, così, come se fosse un maglione.
Sarebbe stato meglio per me diventare indipendente fin da subito, hanno detto. Io penso che si volessero semplicemente liberare di me, dato che da quando hanno scoperto che sono gay nemmeno riescono a guardarmi in faccia.
Punti di vista.
Comunque da quando sono qui la mia vita non è cambiata più di tanto: prima non facevo un cazzo in Ohio, adesso non faccio un cazzo a New York.
 
 
Più che altro bighellono per Central Park, trovo ogni scusa possibile per non starmene in casa, e faccio sesso.
No, non con il mio ragazzo o qualcosa del genere. Io vado con gente di passaggio, sconosciuti che mi auguro di non incontrare mai più, e non è un proposito poi così difficile da mantenere in una metropoli con più di otto milioni di abitanti.
 
Non mi faccio problemi o sensi di colpa. I ragazzi con cui vado a letto cercano esattamente ciò che cerco io: un paio d’ore di divertimento, abbastanza da farci scordare per un attimo quanto facciano schifo le nostre vite.
 
Non so il nome di nessuno di loro, non mi ricordo le loro facce e se li incontrassi per strada nemmeno li riconoscerei.
 
 
Però è quasi una settimana che sto a casa la sera, ed è quasi una settimana che non mi porto a letto nessuno.
 
E non riesco a dormire.
 
“Blaine.. tesoro, non dormi?” Mi giro quel tanto che basta per incontrare un luccichio nell’oscurità, che riconosco provenire dagli occhi di mia moglie.
 
Già, mia moglie. Sono un fottutissimo stronzo.
 
Sorrido nel buio, accarezzandole distrattamente i capelli arruffati con il dorso della mano.
“Non preoccuparti Jess, tu riposati..” Lei mugugna qualcosa in risposta  e riprende subito a dormire, lasciandomi di nuovo al mio stramaledetto silenzio.
 
Ci ho provato a innamorarmi di Jessica, dico davvero.
 
Ci ho provato dal primo giorno in cui mio padre me la presentò, dal momento esatto in cui capii che, volente o nolente, quella giovane donna sarebbe diventata mia moglie.
Il fatto è che non ci riesco: non mi sono mai innamorato in vita mia, e di sicuro nella remota possibilità che accadesse non sarebbe con una donna.
Vivo di avventure di una notte, e mi va bene così.
 
Sto lontano da casa più tempo che posso perché davvero, ogni volta che la guardo mi sento morire. Non è per lei, è per me: sono uno stronzo, e Jess non merita una vita senza amore.
 
Guardo la sagoma del suo corpo, fiocamente illuminata dalla poca luce che penetra dalle persiane abbassate. A volte mi chiedo come faccia a non accorgersene.
Come può non avere qualche sospetto, magari dettato dal fatto che non sono mai a casa, che nonostante siamo sposati da poco non facciamo mai l’amore, o così, magari per via dell’odore di colonia da due soldi che mi lasciano addosso i ragazzi che mi scopo.
 
Forse semplicemente non si fa paranoie, o magari ha smesso di farsele, dato che è da quasi una settimana che resto in casa ogni fottutissima sera.
 
È cominciato tutto quel dannato giorno a Central Park.
 
Dico a Jessica che vado a fare due passi, quando voglio solo prendere un caffè fuori. Qualunque cosa per stare lontano da lei.
 
Poi lo vedo.
 
Un ragazzo piuttosto esile con i capelli castano chiari, che gira bruscamente l’angolo nella mia direzione, come se si sia deciso giusto in questo momento.
 
È immerso nella lettura del Times, così immagino non si sia accorto di me, che a mia volta ho cambiato leggermente senso di marcia mettendomi proprio nella sua traiettoria. Non mi ha visto. Prevedibile.
 
Ci scontriamo, e lui cade a gambe all’aria in un modo tanto plateale da farmi scoppiare a ridere.
Gli tendo la mano sfoggiando uno dei miei sorrisi più collaudati, e lui l’afferra, alzando lo sguardo su di me.
 
In quel momento capisco di essermi preso un enorme, allucinante abbaglio.
 
Vedo la faccia di quel ragazzo, e li conosco fin troppo bene i tipi come lui: romantici, facili ad arrossire e per niente propensi ad avventure di una botta e via.
Merda.. quando mi accorgo di soggetti del genere li evito a piè pari, ma quel giorno me ne rendo conto troppo tardi.
 
L’aiuto ad alzarsi, e lui mi fissa con un’espressione a metà tra l’imbarazzato e il divertito. Adorabile.
Mi sento stranamente a disagio, tanto che mi ritrovo a balbettare un po’ mentre mi scuso con lui. Abbassa gli occhi: scommetto che è sicuro sia colpa sua se ci siamo scontrati in quel modo.
 
Decido di staccare il cervello e fare come al solito: certo, appartiene ad una categoria che evito come la peste, ma ormai sono in gioco e quel ragazzo beh.. devo ammetterlo: non se ne vedono tutti i giorni di bellezze così pulite e innocenti.
 
Gli dico il mio nome, e lo invito a prendere un caffè.
Prima che possa fermarlo mi dice come si chiama: Kurt.
Non voglio saperlo. Non voglio dare un nome ai ragazzi con cui vado a letto: in un certo senso sarebbe come se mi rimanessero addosso, e io non li voglio ricordare.
 
Ma ormai è troppo tardi, e Kurt mi ha già detto di chiamarsi Kurt.
Passa un po’ di tempo e mi chiedo come reagirebbe questo ragazzo dai lineamenti così sottili e dagli occhi così chiari da riflettere la luce del sole, se gli proponessi quello che di solito propongo agli altri.
Mi piego su di lui per sussurrargli all’orecchio.
 
Qualche ora più tardi sono a casa sua, con lui che mi dorme a fianco.
Nella penombra della stanza vedo una foto incorniciata: un ragazzo e una ragazza che si abbracciano, lui esageratamente alto, lei piuttosto carina.
Kurt deve conoscere queste persone, forse sono suoi amici, magari parenti.
Un attimo, perché me lo chiedo? Cosa me ne importa in fondo? Non ci tornerò più in quella stanza, né rivedrò Kurt – perché accidenti mi ha detto il suo nome – ?!
Lo guardo mentre si accoccola sul mio petto.
 
Non posso negarlo: è stato fantastico. Dannatamente diverso da tutte le altre volte, completamente diverso perché di solito mi sento uno schifo quando è tutto finito, e mi fa schifo anche il tizio con cui sono andato.
Invece questa volta non riesco a detestare il ragazzo steso su di me.
Sospiro profondamente, poi accade qualcosa che non doveva succedere.
 
“Blaine..” Mormora Kurt, stringendomi ancora di più.
 
Oh no.
Lo sapevo, conosco i tipi come lui: ora crederà che non fosse solo sesso, vorrà rivedermi, vorrà vivere con me, sposarmi, comprare un cane..
Me lo stacco di dosso ed esco da quella stanza, rivestendomi mentre corro giù per le scale.
 
Che idiota che sono. Lo sapevo: non ci s’immischia con tipi come Kurt.
Oddio – Kurt – come faccio a dimenticarmi quel maledettissimo nome?
Non sono più andato nel solito bar, perché temevo mi aspettasse lì, non sono più andato in quella zona di Central Park per il terrore di vedermelo comparire da dietro il Times, e figuriamoci nei dintorni del suo appartamento.
 
Il problema è che da quando ho fatto sesso con lui sento ancora sotto le dita la sua pelle liscia, respiro ancora il suo profumo – perché non poteva comprare anche lui la solita colonia da due soldi? – e rivedo quegli occhi di ghiaccio su di me.
Non so cosa diavolo mi stia succedendo, a parte il fatto che da allora non sono più stato con nessuno.
 
Il fatto è che ho voglia di rivederlo, e non dovrei dato che è stato solo sesso.
Dovrei non sapere il suo nome, e non riuscire a riconoscerlo per strada.
La verità è che, adesso come adesso, sarebbe impossibile il contrario.
 
L’importante è continuare a evitare le zone a rischio.
Perché non posso permettermi di incontrarlo di nuovo, non posso per me e anche per quel ragazzo. Lo so come sono fatti quelli come lui, e non voglio spezzarlo, non voglio che diventi come me.
 
Eppure è quasi una settimana che non riesco a smettere di pensarci. E non vado a letto con nessuno. Ah, e ancora non riesco a dormire.
 
Che cosa mi hai fatto, Kurt?
  

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 (Kurt) ***


Buonasera ^^
Eccoci con l'aggiornamento settimanale, questa volta con il punto di vista di Kurt (povero piccolo :( )
Grazie a tutti quelli che seguono questa storia, chi recensisce ma anche chi legge in silenzio: significa molto per noi :)
Non aggiungiamo altro, buona lettura ;)





Sono circondato dal buio totale e tutto è avvolto nel silenzio. Guardo i numeri luminosi della sveglia: sono quasi le quattro.
 
Mi alzo cercando di non far rumore, infilo le pantofole e mi dirigo verso la cucina.
Ormai sono abituato anche a questo.
 
Non sono gli incubi a tenermi sveglio, né l’insonnia.
Credo sia paura. Il timore di poter dimenticare i lineamenti del suo volto, o i dolci tratti del suo corpo.
 
Ogni volta che chiudo gli occhi mi sembra di poterlo perdere, che una notte di sonno possa rimuovere dalla mia mente il ricordo di lui.
Che poi magari succedesse davvero: sarebbe tutto più facile.
Prendo la mia tazza preferita e preparo la macchinetta del caffè, per poi metterla sul fuoco.
Mi piace il rumore del caffè quando sta per uscire, e adoro l’aroma che diffonde per tutta la stanza.
Forse sarà anche perché la tua pelle ha lo stesso delicato profumo?
 
Già, forse.
 
A volte mi chiedo dove sei, cosa stai facendo.
 
Probabilmente ti stai scopando qualche altro ragazzo incontrato per strada, di cui domani non ricorderai neanche il nome. Lo ricordi almeno il mio, di nome? Probabilmente no.
 
Sei uno stronzo Blaine, e del peggior tipo. Ogni notte uno diverso, è così che passi il tuo tempo?
Ma sì, forse mi fai anche un po’ pena.
 
Conosco quelli come te. Scopi per dimenticare la tua squallida vita, e magari non provi neanche piacere nel farlo, forse solo un pizzico di sadica commiserazione per te stesso.
 
Però quel giorno ne hai provato, di piacere. Te lo potevo leggere negli occhi quando entravi dentro di me, mentre ansimavi il mio nome spingendoti sempre più a fondo. Eravamo una cosa sola, e ora non siamo più niente.
 
Non ti rivedrò Blaine, questo l’ho capito fin troppo bene. Eppure quando giro per strada continuo a voltarmi a qualunque chioma riccia e nera, e per ognuna il mio cuore si concede un piccolo tuffo.
 
Non ti meriti tutto questo, sei solo stato capace di farmi soffrire.
 
Ecco chi sono diventato per colpa tua: il cretino di turno che se lo fa mettere in culo, e non metaforicamente parlando.
 
Cazzo Kurt, ma dov’è finita tutta la tua finezza? Questa era davvero brutta.
Adesso la tazza è bollente tra le mie mani, e tutto ciò che sono capace di fare è assorbirne l’odore pungente, che ancora una volta mi fa pensare a te.
 
Vorrei solo essere in grado di dimenticarti.
 
 
 
Stiamo camminando per i corridoi della facoltà, anzi: io sto camminando, Rachel sta praticamente correndo. Ha sempre paura di essere in ritardo, come se perdere due minuti di lezione fosse una tragedia.
 
Che poi a me cosa cambia? Tanto ogni volta è la stessa storia: inizio a fissare il muro e a pensare a lui. Ormai dei corsi che frequento conosco a malapena i nomi, mi faccio trascinare da Rachel da una lezione all’altra, dato che per me sono tutte uguali: Il ronzio di sottofondo del prof che spiega, e ogni tanto un’occhiata preoccupata di Rachel, 
 e io con solo un nome in mente.
 
Il suo.
 
Ma tutto questo deve cambiare. Devo dimenticarlo, cercare di sopravvivere alla sua assenza. Devo rimettere insieme i pezzi e andare avanti.
Una mano mi tocca la spalla da dietro. Mi volto. 
 E’ Matt che, come al solito, sfoggia un sorriso smagliante.
 
“Ehi Kurt!” mi rivolge un caldo saluto e mi passa una mano attorno alla vita.
E’ ancora innamorato di me, glielo posso leggere nei bellissimi occhi blu che s’illuminano ogni volta che mi guarda.
 
Matt è una persona fantastica, oltre a essere davvero un gran figo.
 
E’ il classico tipo con occhi azzurri, i capelli biondi e il corpo da urlo che quando incontri per strada ti strappa un fischio di ammirazione.
Ma è anche molto più di questo. E’ brillante, simpatico e fin troppo tenero.
 
Perché l’ho lasciato allora? Beh, semplicemente non ne ero innamorato.
 
Certo: all’inizio le sue attenzioni, come mi guardava, il modo in cui riusciva sempre a farmi ridere mi lusingavano, tanto da illudermi di provare realmente qualcosa per lui.
No, ora sono ingiusto. Probabilmente ne sono stato davvero innamorato, d’altronde insieme abbiamo passato momenti memorabili.
 
Adesso però quella faccia d’angelo e quel corpo perfetto non mi trasmettono più niente. Forse fino a una settimana fa, ammetto di averci pensato, mi ci sarei anche rimesso; ma ora so cosa significa davvero fare l’amore, e non potrei accontentarmi di niente di meno.
 
Indovina? E’ sempre colpa tua Blaine, grazie a te adesso non riesco più a trovare neanche vagamente eccitante un ragazzo stupendo come il mio dolce Matt.
 
Lui, in ogni caso, non è uno che demorde facilmente e non si risparmia di continuare a provarci con me.
 
“Oggi pomeriggio ti va un caffè? Poi possiamo lavorare su quel progetto insieme…”
Un attimo, quale progetto? Ah, si. L’avranno menzionato in una delle tante lezioni di cui non ho ascoltato una sola parola.
Provo a bofonchiare qualche scusa, della serie: ‘oggi proprio non posso, magari un’altra volta’, per poi dileguarmi tra la folla.
Matt però mi ferma in tempo. Negli ultimi giorni leggo quello sguardo nel volto di tutte le persone che mi vogliono bene. Sono preoccupati, mi osservano mentre rovino la mia vita e vorrebbero fare qualcosa ma, in fondo, sanno di non esserne capaci.
 
A volte anch’io mi guardo così, quando mi vedo riflesso nello specchio del bagno.
“Kurt, cosa ti sta succedendo? Anche se non stiamo più insieme noi siamo amici e.. insomma se hai bisogno di parlare, io sono qui!”
Meglio di no Matt, ti spezzerei il cuore, e davvero non te lo meriti.
Giuro, se avessi potuto scegliere mi sarei innamorato di te. Sei il ragazzo perfetto, hai le qualità che tutti vorrebbero trovare nel proprio fidanzato. Incontrerai qualcuno migliore di me, un uomo che potrà renderti felice.
 
Io ormai sono fottuto. Quello stronzo mi ha rovinato, per poi scomparire nel nulla.
Sono senza speranza, lasciami andare Matt. Scordati di me, o ricordami come una breve primavera nella lunga estate della tua vita.
 
Lo rassicuro, gli dico che è solo un periodo un po’ malinconico, alla fine riesco a togliermelo di torno sostenendo che sono in ritardo per la prossima lezione.
Guardo l’orologio più per noia che per altro: cazzo, sono davvero in ritardo.
Raggiungo Rachel, che intanto è andata un po’ avanti per permettermi di parlare da solo con Matt, e mi aspetta appoggiata a una colonna del portico. Lei vorrebbe che mi rimettessi con lui: dice che insieme stavamo benissimo, e spera che in questo modo possa dimenticare Blaine.
 
Come se fosse così facile.
 
“Kurt, un giorno di questi ti uccido, siamo in ritardo di dieci minuti!” Mi urla contro mentre ci affrettiamo verso l’aula.
Perché ho permesso a Rachel di trascinarmi anche a quel corso assurdo? Non ricordo neanche il nome, qualcosa a che fare con l’arte nell’antica Grecia secondo i filosofi moderni…
 
Entriamo di soppiatto: il prof neanche a dirlo ha già iniziato a parlare e ci fulmina con un’occhiata infastidita.
Mi guardo intorno alla ricerca di un posto libero, e inconsapevolmente l’occhio mi cade sull’ennesima chioma riccia, di quelle che mi fanno sempre girare per strada.
Perfetto. Adesso ho sviluppato anche una specie di radar?! Devo darmi seriamente una calmata.
 
Eppure non so cosa darei perché appartenesse a lui, quella massa di capelli.
 
Alla fine ci sediamo in fondo all’aula, con Rachel che estrae prontamente il suo block notes.
Sono un idiota, lo so, eppure non riesco a trattenermi dallo sbirciare ancora il ragazzo dai capelli ricci qualche banco più avanti. Poco male: la lezione non la seguirei comunque.
 
Qualche istante più tardi comincia a muoversi appena sulla sedia e a grattarsi la testa con il cappuccio della penna: sembra nervoso.
Poi a un tratto succede: si volta impercettibilmente verso di me, per poi ruotare la testa di scatto.
 
 
Oh cazzo! Allora sei davvero tu, Blaine, o ho iniziato ad avere le allucinazioni?!
 
Boccheggio, non c’è più aria intorno a me, e per poco non mi faccio scappare un’esclamazione di sorpresa.
Non credo in Dio, ma se esistesse in questo momento lo amerei alla follia.
Il mio cuore si ferma, tiro una gomitata a Rachel, forse un po’ troppo forte.
 
“Kurt, ma che ti succede?! Sembri sul punto di avere un infarto!”
“E’ lui, è Blaine, proprio davanti a noi!!” gli sussurro.
 
Ops.. a quanto pare non ho propriamente sussurrato.
 
Tutta la classe adesso è girata a guardarmi, ed io arrossisco in un modo indecente.
Il professore mi fissa glaciale.
 
“Desidera accomodarsi fuori dall’aula? Io sto cercando di fare lezione. Blaine la può seguire, se lo desidera.”
Wow, mi mancava solo il prof stronzo. Bravo: bel modo di sputtanarmi davanti a tutti gli altri studenti.
Dovrebbe interessarmi, ma francamente non me ne importa minimamente: ho ritrovato Blaine, e il mondo sembra di nuovo un bel posto in cui vivere.
Prendo la borsa e mi dirigo verso la porta, con assoluta calma. Sento gli occhi di tutti puntati addosso, e anche i suoi.
 
“Allora, Blaine, vieni con me?” Dico, fissando l’insegnante con aria di sfida.
Da dove l’ho tirata fuori tutta questa audacia? Quando il Kurt timido e rispettoso ha lasciato spazio al Kurt irriverente, ribelle, che osa addirittura fronteggiare i professori?
 
Forse quando ho incontrato i suoi occhi.
 
Mi fai questo effetto, Blaine: nulla mi fa più paura se sei al mio fianco.
Eppure non è così che dovrebbe andare. Dovrei tenermi alla larga dai tipi come te, dovrei essere incazzato e dovrei anche detestarti. Eppure l’unica cosa che riesco apensare è quanto sia bello rivederti.
 
Adesso stai raccogliendo la tua tracolla da terra e mi vieni incontro.
 
Non credo che frequenteremo più questo corso, Blaine.
 
Cazzo, ti ho guardato per neanche due secondi e già sono su di giri. Perché questo non può succedermi con Matt? Sarebbe tutto più semplice..
Dovrei darti un sonoro ceffone e dirti di non farti più vedere, dovrei, ma non ci riesco. Perché adesso, mentre esci al mio fianco fuori da questa stupida aula, con gli sguardi ditutti puntati addosso compreso quello sconcertato di Rachel,  c’è solo una cosa che voglio.
 
Andiamo Blaine, troviamo un posto tranquillo, in cui nessuno possa vederci…

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 (Blaine) ***


Buonasera a tutti :D
Scusate per il ritardo ragazzi/e, ma tra fine di quadrimestri e inizi di pentamestri vari (non chiedete -.-") non siamo riuscite ad aggioranare prima :S
Oggi però ci siamo ritrovate per guardare il film del concerto (isefngioalwfi XDD) quindi eccoci a pubblicare u_u Alle recensioni dello scorso capitolo risponderemo a breve ;) Chiediamo venia ç___ç 















Nel caso ci sia bisogno di precisarlo, non ho dormito un accidente neanche stanotte.
 
Stamattina ero talmente stanco che Jessica era preoccupata per me, così mi ha chiesto se volevo che rimanesse a farmi compagnia.
Neanche a dirlo ho rifiutato, e per farle capire che non c’era davvero ragione di allarmarsi sono uscito e sono venuto qui in facoltà.
 
Quando mi sono trasferito a New York i miei genitori hanno insistito perché mi iscrivessi all’università, anche se sia io che loro sappiamo benissimo che non mi servirà a niente: l’unica cosa che devo fare è aspettare che mio padre sia abbastanza vecchio da andare in pensione, ereditare la sua azienda milionaria e camparci senza muovere un dito per tutto il resto della mia vita. Come ho sempre fatto, d’altronde.
 
Eppure si sono impuntati, così ho deciso di accontentarli e iscrivermi comunque.
Tanto non ci vengo quasi mai.
 
È già un po’ che bighellono avanti e indietro vicino ad alcune aule, ma a quanto pare tutte le lezioni sono già cominciate.
Un momento: c’è una massa piuttosto consistente di studenti diretti tutti nello stesso posto. Vorrà dire che parteciperò a questo corso, qualunque cosa sia.
Ho solo bisogno di distrarmi un po’ da Jessica.. e anche da Kurt, mio malgrado.
 
Cazzo, non ho ancora dimenticato il suo nome.
 
Sbuffo mentre mi accomodo in uno dei posti centrali, infastidito dalle occhiate raggianti che mi sta indirizzando il professore.
Amico di mio padre, tipico. Tutti gli insegnanti di questa scuola sanno che il figlio di Anderson è iscritto qui, e tutti si sentono onorati se mi disturbo a presentarmi a una loro lezione. Che schifo.
Alzo gli occhi al cielo, assicurandomi che quel tizio veda bene la mia espressione scocciata, e infatti si rabbuia subito.
“Scusa? Che corso è questo?” Chiedo svogliatamente alla biondina che ha appena occupato il posto accanto a me, la quale mi osserva turbata, spingendosi gli occhiali sul naso.
“..Cosa?”
“Ti ho chiesto a che corso siamo.” Rispondo, forse un po’ rude. Lei arrossisce e abbassa gli occhi, piuttosto imbarazzata.
“Le arti Greche viste con gli occhi dei filosofi moderni..” Borbotta estraendo una quantità non indifferente di volumi dalla borsa, per poi appoggiarli sul tavolo.
“Dici seriamente?” Lei mi guarda sempre peggio, probabilmente le sto mettendo paura.
“Oddio che schifo..” È ufficiale: questa ragazza mi odia.
 
Finalmente il professore inizia a parlare, e come immaginavo la biondina lo segue con espressione estasiata. Meglio così: io potrò dedicarmi ai disegnini senza senso con cui riempio il mio block notes ogni volta che vengo in facoltà.
 
Saranno dieci minuti buoni che quel tizio borbotta assurdità, con una voce che assomiglia pericolosamente a una cantilena, e sto davvero per mettermi a dormire quando qualcosa attrae la mia attenzione.
 
Qualcuno sta aprendo la porta dell’aula, con il chiaro intento di fare meno rumore possibile.
 
Oh mio Dio.
 
È lei! È la morettina di quella foto, quella che abbracciava il ragazzo altissimo! Sì, la foto che ho visto a casa di… Oh merda.
 
Prima che le mie sinapsi siano in grado di mettere insieme qualunque pensiero razionale che comandi ai miei muscoli di muoversi, facendomi ad esempio nascondere sotto al banco, è già troppo tardi.
 
Perché lui è lì.
 
Kurt scivola in classe e lascia vagare gli occhi per la stanza, chiaramente alla ricerca di un posto libero per lui e la ragazza.
Il prof lancia loro un’occhiata stizzita, riprendendo a parlare come se nulla fosse.
 
Non sarebbe dovuto succedere. Io non sarei dovuto venire a questo stupido corso inutile, e tantomeno dovrei essere in grado di riconoscere quel ragazzo. E invece sono qui, come un idiota, mentre mi maledico perché ho la netta sensazione che il mio cuore batta troppo in fretta per uno che è seduto a fare niente da mezz’ora.
 
Kurt – devo dimenticare questo dannato nome – continua a guardarsi intorno.
Fa che non mi veda fa che non mi veda fa che non mi veda…
 
Mi ha visto. Vaffanculo.
 
Proseguono verso il fondo dell’aula, e noto con la coda dell’occhio che non è sicuro che sia io. Oddio, è fin troppo ovvio questo tizio: sembra avere un punto di domanda in testa.
 
 
Sono cinque minuti che mi fissa. No, non lo sto guardando, ma lo so comunque.
Mi sento i suoi occhi puntati addosso da quando è entrato qui dentro, e comincio a essere seriamente agitato.
E se mi rincorresse dopo la lezione? Cosa gli direi?
Merda.. Mi gratto la testa con il cappuccio della penna: di solito mi aiuta a riflettere.
Non in questo caso evidentemente, dato che commetto la più incommensurabile cazzata della mia esistenza: mi giro.
 
Ebbene sì: sono idiota fino a questo punto. Mi volto appena e non so nemmeno il perché, dato che so benissimo che mi guarda da quando ha messo piede in questa dannatissima aula. Posso vedere il punto di domanda sospeso sulla sua testa raddrizzarsi fino a diventare esclamativo.
Mi volto di scatto. Cosa mi è saltato in mente? Come si può essere tanto idioti?!
 
Poi succede l’incredibile.
“E’ lui, è Blaine, proprio davanti a noi!!”
 
No. Non può essere vero. Dai, non può averlo detto seriamente ad alta voce.
 
Oddio. Non so se sia peggio che l’abbia urlato davvero o che sia io a immaginarmelo.
La faccia traboccante d’odio del professore mi fa capire che è tutto vero, purtroppo.
 
“Desidera accomodarsi fuori dall’aula? Io sto cercando di fare lezione. Blaine la può seguire, se lo desidera.”
Me lo sto immaginando, vero? Non c’è davvero il classico rumore di una sedia trascinata sul pavimento, e nemmeno quello dei passi che mi si avvicinano. No, assolutamente no.
“Allora, Blaine, vieni con me?” Dice fissando il prof con aria di sfida, e questo assume la classica aria da ‘ma-che-cazzo-ho-combinato’ quando mi vede alzarmi dal mio posto, trascinandomi dietro la tracolla.
Già, è così che si chiama il figlio di Anderson, e lei l’ha appena cacciato fuori dalla porta.
Questo tizio si starà insultando selvaggiamente.
 
Un momento, perché sto seguendo Kurt nel corridoio? Oh no. Questo significa decisamente che i miei buoni propositi di dimenticarlo stanno andando vergognosamente in fumo.
 
 
 
“Così non ti sei fatto più sentire..” Mormora una volta fuori dalla classe, senza riuscire a sostenere il mio sguardo. Sorrido. Non posso farci niente, non è colpa mia se è così schifosamente adorabile.
 
“No.” Gli rispondo semplicemente, e lui sembra davvero offeso della risposta. Incrocia le braccia sul petto.
“Tu.. Nemmeno provi a discolparti?!” È bellissimo. Ecco perché non riesco a pensare ad altro. Non è colpa mia se ha dei lineamenti così delicati, la pelle così chiare e delle labbra che.. Oh cazzo.
 
Mi guardo attorno velocemente, guadagnandomi un’espressione perplessa del ragazzo.
Adocchio un’aula vuota e gliela indico.
“Che corso fanno lì?”
“..Scusami, ma non sei anche tu iscritto a questa università?”
Sbuffo.
“Me lo dici o no che corso ci fanno?” Lui mi fissa stranito, ma alla fine risponde.
“Arti drammatiche..” Arrossisce appena.
“..Ma le lezioni iniziano tra un po’. Un bel po’.”
 
                                                                          
 
                                                                      ***
 
 
Ho fatto un disastro. Un completo, enorme, gigantesco disastro.
Non solo ho fatto sesso due volte con lo stesso ragazzo - ragazzo di cui peraltro conosco il nome, la faccia e anche la posizione di praticamente ogni fottutissimo neo -  ma l’ho fatto anche in una maledettissima aula deserta, e non per ingannare il tempo o stare lontano da casa, ma perché lo volevo davvero.
 
Ma la cosa peggiore non è questa. No, perché c’è di peggio: mentre eravamo avvinghiati su un tavolo, qualche minuto fa, con il fiato corto e le mani che si muovevano da tutte le parti, mi è scappato detto, per la seconda volta.
 
Sì, ho detto il suo nome, esattamente com’era successo la settimana scorsa.
Mi odio. Perché non potevo semplicemente tenere la bocca chiusa, o meglio, impegnarla in attività che non comprendessero il parlare?
 
Eppure, se possibile, c’è ancora di peggio.
 
 
 
“..Ci rivedremo?” Mi chiede tenendo gli occhi bassi, mentre si riabbottona la camicetta.
“Sì, ci rivedremo presto.” Gli rispondo, prima di fare in tempo a bloccare la lingua.
Lui punta i suoi occhi nei miei e sorride timidamente: mi crede.
 
È solo che voglio stare ancora un po’ con lui, un’ultima volta, poi giuro che mi disintossico da questo Kurt e non ci penso più.
 
 
Forse se continuo a ripetermelo finirò per crederci.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 (Kurt) ***


Buonasera ^^
Con un po' di ritardo, ma eccoci con il quinto capitolo, ancora dal punto di vista di Kurt...
Breve riepilogo: Kurt e Blaine si sono rivisti, e come c'era da aspettarsi non hanno saputo resistere così hanno pensato bene di farlo in un'aula deserta dell'università :D
Kurt pone la domanda fatidica: ci rivedremo? E crede alla risposta di Blaine, povero ragazzo ingenuo :(
Ok, non aggiungiamo altro e vi lasciamo alla lettura, e grazie a tutte le amabili persone che seguono e recensiscono la storia, siete fantastici *___
*







“Ci rivedremo?” mi sorride, mentre mi guarda rimettermi la camicetta.
I suoi occhi bruciano sulla mia pelle, sembrano voler imprimere nella memoria ogni singolo dettaglio.
Non devi ricordarmi Blaine, puoi avermi quando vuoi, lo sai bene.
Oggi è stato bellissimo con te, e potrebbe esserlo anche domani, e il giorno seguente.
Siamo felici insieme, non fuggire ancora una volta.
 
Vorrei dirgli tutte quelle cose, ma so che potrei impaurirlo.
Perché continui a scappare? Non so niente di te. Chi sei veramente?
Tutte domande che aleggiano nell’aria, ma che non ho il coraggio di rivolgergli.
“Sì, ci rivedremo presto.”
 C’è un sorriso tirato sulle sue labbra, ma io voglio credere a quella semplice affermazione: ne ho bisogno per non impazzire.
Ho ancora il suo profumo addosso, tutta la stanza è impregnata dell’odore dei nostri corpi a contatto.
Abbiamo fatto l’amore per la seconda volta, ed è stato anche meglio della prima.
Mi sfiora una guancia e mi stampa un casto bacio sulla fronte.
“Ciao, Kurt.” Non ho neanche il tempo di replicare, ed è già scomparso nel corridoio gremito di gente.
Quello non sembrava un arrivederci, aveva il tono amaro di un addio…
Ma no, hai detto che ci rivedremo, ed io ti aspetterò.
Mi fido di te.
Perché poi, davvero non lo so. Sei uno stronzo, e dopo aver fatto sesso la prima volta sei scomparso nel nulla.
Che cosa cambia adesso?
Non scopi mai uno stesso ragazzo due volte: me l’hai sussurrato all’orecchio come per mettere le cose in chiaro, o magari farmi sentire un’eccezione importante, prima di iniziare a baciarmi il collo, e poi scendere sempre più in basso…
Non ti sono indifferente, potevo sentirlo dall’urgenza con cui mi spingevi sul tavolo, per poi quasi strapparmi la camicetta di dosso.
Come se non ci fosse tempo per noi, se non quel momento, in quell’aula deserta.
Possiamo averne quanti ne vuoi, di attimi perfetti come quelli.
Dipende solo da te. Io dipendo solo da te.
Sei entrato nelle mie vene come una droga, dalla quale non posso e non voglio disintossicarmi.
Ogni secondo che passo con te è magico, e ogni altra cosa perde significato al confronto.
 
Mi guardo intorno: l’aula adesso è piena, decine di studenti si affrettano verso i banchi per occupare i posti migliori.
Non li ho neanche sentiti entrare, e ora fisso intontito Rachel, che è proprio davanti a me e mi lancia un’occhiata curiosa.
Ah, già. L’ho lasciata a quel corso assurdo, dopo essermi reso ridicolo di fronte a tutta la classe e aver sfidato il professore.
Mi esamina con attenzione, e vedo la curiosità trasformarsi in sorpresa.
Evidentemente il mio aspetto le ha chiarito molti dubbi: la mia bellissima camicetta a quadri è tutta stropicciata, i capelli arruffati hanno perso ogni minima traccia di gel e devo avere sicuramente un’espressione ancora imbambolata sul volto.
“Ommioddio Kurt! Hai l’aria di uno che si è appena divertito parecchio…”
 Mi strizza un occhio e mi da un colpetto in segno d’intesa, mentre cerca di trattenere una risatina.
“Rachel, ti prego non dire niente in giro..” Le lancio uno sguardo supplichevole.
“Ehi, per chi mi hai preso? Questo è un piccolo segreto fra noi due!” Mi sorride: le sue intenzioni sembrano buone.
Certo, non che quelle parole mi siano di troppo conforto.
Rachel, dopo Holly, e la più chiacchierona di tutta la facoltà, non per niente quelle due sono tanto amiche.
Un brivido mi percorre la schiena alla sola remota possibilità che quell’oca di Holly possa venire a conoscenza di tutto.
Non voglio che l’intera università pensi che sia uno facile, che va con il primo che incontra per strada.
Io non sono così, ho solo fatto del sesso fantastico con un semisconosciuto in un’aula deserta, ma questo non significa niente.
E se Matt lo venisse a scoprire? Cosa penserebbe di me?
Ne sarebbe distrutto, e forse non mi rivolgerebbe più la parola.
Non voglio perdere il mio dolce Matt, sarebbe davvero troppo. Lui è la mia roccia, il posto sicuro in cui rifugiarmi quando tutto va male.
E ho paura, ho il terrore che Blaine possa farmi soffrire di nuovo.
La voce squillante di Rachel mi riporta alla realtà.
“Allora è proprio vero che sei diventato un cattivo ragazzo… e dai racconta tutto!”
“TI dirò solo una cosa: è stato bellissimo.” Mi appoggio a lei e la stritolo con un abbraccio.
“Grazie amica mia, senza di te non sarei mai andato a quello stupido corso!”
Ovviamente non si accontenta di una risposta tanto criptica, e nel giro di una lezione riesce a tirarmi fuori molto più di quanto avrei voluto su quell’ora passata con Blaine.
Sembra soddisfatta di vedermi sorridere dopo tanto tempo.
 
 
Sono passati due giorni e siamo di nuovo al corso di arti drammatiche.
Neanche a dirlo, non riesco a concentrarmi.
Mi guardo intorno, e ogni cosa mi ricorda di noi.
Se sapesse cosa abbiamo fatto su quella scrivania Mr. Tanner non la toccherebbe con tanta confidenza.
Sorrido a questo pensiero, mentre osservo la mano del professore che scorre sul tavolo.
E’ da più di quarantotto ore che non lo vedo, dove cavolo è finito?
In facoltà non è venuto, o almeno non alle lezioni che frequento io.
Me l’ha promesso, ci rivedremo, e allora perché sembra essere sparito di nuovo?
Forse ha solo bisogno di tempo.
In fondo io non so niente di lui, non ho idea di chi sia veramente.
Conosce dove abito, e so che mi verrà a cercare, prima o poi.
Devo solo avere la pazienza di aspettarlo.
 
 
 
E’ ufficiale: Blaine è un fottutissimo stronzo.
Sono passate ben due settimane dall’ultima volta che l’ho visto, ed io mi sono illuso per tutto questo tempo che potesse davvero tornare da me.
Sono stupido e ingenuo.
Come ho creduto di potermi fidare di un tipo del genere?
L’ho inquadrato, fin dal primo momento, ma ho deciso di buttarmi lo stesso tra le sue braccia.
E’ uno di quei ricchi rampolli di famiglia che frequentano l’università così, tanto per.
Probabilmente i suoi hanno già programmato la sua vita, e tutto ciò che dovrà fare sarà seguire le orme del padre e condurre un’esistenza tranquilla, nello sfarzo di qualche grande villa o, chissà, di un enorme appartamento nel cuore di Manhattan.
Che tristezza.
Ci vuole coraggio per vivere, e ti stai accontentando di sopravvivere.
Non so niente di te ma questo l’ho capito subito:l’ho letto nella profondità dei tuoi occhi, che di tanto in tanto sembrano vuoti, come persi nel nulla.
Hai paura Blaine, l’ho so nello sguardo sfuggente di quando sei scappato, lasciandomi solo nell’aula deserta.
Hai il terrore di poterti legare a qualcuno, ma non riesco a capirne il motivo.
Cosa t’impedisce di amarmi, quale forza ti trascina lontano da me ogni volta che m’illudo di averti afferrato?
 
 
Solita scena: ormai si ripete quasi ogni giorno, e sempre con lo stesso copione.
Ecco Matt che mi rincorre per i corridoi affollati, e finalmente mi raggiunge.
Inizia a parlarmi con quel tono affettuoso che gli riesce così bene, e cerca di dialogare con me.
Io il più delle volte mi limito a sorridergli e annuire, anche se non ho idea di cosa mi stia dicendo,
Ma oggi è diverso, tutto questo deve cambiare.
E’ passato un mese, e da allora Blaine lo vedo solo nei miei sogni, e anche nei miei incubi.
E’ ovunque, tranne che nel mondo reale.
Non ho più fatto l’amore da allora, o con lui o niente, ho pensato ogni volta.
Ma non tornerà, questo ormai è piuttosto ovvio, e non ho intenzione di aspettarlo ancora.
Matt, come al solito, mi chiede di passare del tempo con lui.
Perché no? Negli ultimi tempi usciamo molto insieme: le ore trascorse con lui sono le uniche in cui riesca a essere meno triste.
Non parliamo molto, ma è bello sapere di averlo vicino a me, pronto a tutto pur di rendermi felice.
Non sa che solo Blaine potrebbe.
Comunque è un ragazzo davvero paziente, e non mi fa nessuna pressione.
So bene che vorrebbe molto di più dei semplici baci sulla guancia che riesce a rubarmi, ma non mi chiede mai niente, non si azzarda neanche a baciarmi in bocca.
Ora mi sta invitando a cena a casa sua, ed io accetto.
E’ davvero un bravo cuoco, e forse stasera potrei lasciarmi andare, concedermi di nuovo a lui, come quando stavamo insieme.
Chissà: potrebbe persino piacermi, magari potrà servire a dimenticare Blaine. Lui sarà andato a letto con tutta New York in queste settimane, perché io dovrei passare le mie giornate aggrappato all’assurda speranza che torni da me?
“Allora ti aspetto!” Mi saluta con un gesto della mano.
Il suo viso è raggiante mentre lo guardo allontanarsi, e per una frazione di secondo quella gioia riesce a contagiarmi. Sì, devo andare avanti.
Voglio provarci, voglio avere la forza di voltare pagina una volta per tutte.
Prepara le candele profumate Matt, questa notte non faremo fatica a smaltire l’ottima cena che mi preparerai…
 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 (Blaine) ***


Hell Yeah, we are back! Lo sappiamo: siamo scomparse nella nebbia per settimane, ma a grande richiesta (?) rieccoci a pubblicare ;)
Senza ulteriore indugio (vi abbiamo fatto aspettare anche troppo tempo) ecco il nuovo capitolo!
Blaine: Ari_92








Sono un idiota. Un enorme, gigantesco ed emerito idiota.
 
Ma dico: come mi è saltato in mente di dire a quel ragazzo che ci saremo rivisti, che sarei venuto a cercarlo, che per la terza volta saremo stati insieme?
È una follia, lo è stata fin dal primo momento.
Ho voluto mettermi alla prova, provandoci con questo ragazzino tanto diverso da quelli che frequento di solito, e ora ne pago le conseguenze.
 
Non potevi essere uno dei tanti, Kurt? Cosa diavolo mi hai fatto, cosa ti rende così speciale?
 
Mi sento sempre più simile a una merda giorno dopo giorno: ormai non fingo neanche più di avere qualcosa da fare.
Semplicemente resto in casa, perché è l’unico posto dove lui non potrà trovarmi, e dove io non correrò il rischio di ricascarci di nuovo; perché è così: se lo rivedessi, ci ricascherei, lo so fin troppo bene.
 
“Blaine.. Si può sapere che cos’hai?” Jessica. Come al solito si preoccupa per me, quando invece dovrebbe preoccuparsi per se stessa, e per la vita che io le sto rovinando.
Non rispondo: non le rispondo mai. Lei si siede sul letto accanto a me, passandomi una mano sulla schiena.
 
A un tratto mi è chiaro: quelle stesse dita sono destinate a consolarmi, a stare con me per sempre.
E allora mi viene da piangere, perché la mia vita è inutile e insensata, e a me andrebbe anche bene così com’è, ma adesso no. Il mio egoismo sta ferendo troppe persone.
 
Jessica non merita il mio odio, e Kurt non merita la mia ossessione.
 
Non posso sentirmi a disagio in casa mia, non posso non essere in grado di guardare mia moglie negli occhi e dirle che così non si può più andare avanti, che non è possibile continuare a prenderci in giro.
 
“Sto bene Jess.. Esco per un caffè.” Mormoro con la faccia sprofondata nel cuscino.
La sento sospirare appena, mentre ritira la mano dai miei capelli.
 
Odio il suo profumo, quel miscuglio di fiori e frutti troppo dolciastri che fanno tanto sciroppo per la tosse.
..Kurt invece profuma di Kurt, ed è l’odore più buono che abbia mai sentito.
 
Scuoto la testa, sforandomi di non rievocare il pensiero del suo corpo sul mio, i suoi occhi nei miei, le sue mani ancorate con forza alle mie spalle.
 
Qualcosa mi si stritola all’altezza dello stomaco. Sarà la fame.
 
 
Saluto Jessica con un bacio leggero, prendo il portafogli ed esco, in questa tiepida domenica mattina.
 
Mi dirigo verso Central Park, con l’intento di fare colazione sul prato.
 
Prima di conoscere Kurt la mia finzione andava più che bene: non ero felice, ma tiravo avanti. Perché arrivando ha infranto tutto? Gli è bastato alzare i suoi occhi trasparenti sui miei, arrossire qualche volta di troppo, e avermi fatto conoscere come ci si può sentire dopo aver fatto qualcosa in più di semplice sesso.
Non abbiamo fatto l’amore, anche se lui ne era convinto. Io non faccio l’amore, perché io non sono capace di innamorarmi.
 
Mi siedo sull’erba fresca, e non faccio in tempo a portarmi il caffè bollente alle labbra che il telefono mi squilla nella tasca dei jeans.
Guardo chi è, sbuffo e rispondo.
“Papà.”
“Ciao Blaine! Come stai?”
“Come se te ne fregasse qualcosa..” Un silenzio arrabbiato arriva dall’altra parte.
“Quante volte devo ripetertelo che non devi parlare così a tuo..”
“A chi? A mio padre? Lo stesso padre che non si fa sentire da più di un mese? Che c’è? Qualche amico o parente ti ha ricordato che esisto anch’io?”
“..Non ho voglia di litigare, per cui farò finta di non aver sentito.” Sta fremendo di rabbia, ed io sto al suo gioco.
“Scusami.”
“Così va meglio. Come sta Jessica?” Questo è il colmo.
“Mmh, vediamo, come sta Jessica? Jessica sta di merda, ecco come sta!”
“Cos’ha?” Spero vivamente che stia scherzando.
“Oh, niente di niente! Semplicemente è sposata con un uomo che non la ama..”
“Non dire così!”
“..che non fa un cazzo nella sua vita e sta lontano da casa più tempo possibile, dato che non ha neanche il coraggio di guardarla in faccia!”
“Blaine..”
“Blaine un cazzo! Perché hai insistito tanto che ci sposassimo papà? Così giovani poi! Perché? Ammetti la verità una volta tanto!”
“Non ti azzardare ad alzare la voce con me!!”
“Perché no? Hai paura che i tuoi amici del cazzo ci sentano? Hai paura che vengano a sapere che hai un figlio omosessuale?!”
“Oh mio Dio!! Blaine non ci hai ancora messo una pietra sopra a quella storia?!”
“Non è una storia papà, è quello che sono! E stare con Jessica mi sta avvelenando l’esistenza!”
Fa una pausa, ma non demorde.
“Quante volte te lo devo ripetere che è solo una fase?! Ti passerà e sarai felice con Jess..”
“Non è una cazzo di fase papà! Sono ventidue anni che è così, e non cambierà! Fattene una dannata ragione!”
“Tu.. tu..”
Io mi scopo tutte le notti uno diverso, nel disperato tentativo di sopravvivere alla mia fottutissima vita, ok? Pensi che sia divertente? Pensi che sia giusto?” Ci mette un’eternità a rispondere.
“Spero solo che tu sappia quanto sia innaturale quello che fai.” Mi sbatte il telefono in faccia.
Vaffanculo papà.
 
Ficco il cellulare in tasca e riprendo a fare colazione. Vorrei solo che questo dannato caffè mi vada di traverso, così magari crepo e la smetto di rovinare la vita a me e alle persone che mi circondano.
 
Mi stendo sull’erba, con le mani incrociate dietro alla testa. Mi faccio pena da solo.
 
Poi la sento.
 
Una risata familiare, che non raggiungeva le mie orecchie da un mese a questa parte.
Ok, sono davvero messo male.
Addirittura immaginarmi Kurt.. sto veramente toccando il fondo.
Poi però torno a sentirla, e scatto a sedere tanto in fretta che ho un mezzo capogiro.
 
Mi guardo intono spaesato, scrutando una ad una le numerose panchine di Central Park, senza però riuscire a scorgerlo da nessuna parte.
 
Un’altra risata e mi volto di scatto: è lì, qualche sprazzo verde più avanti, seduto sull’erba.
 
Mi alzo in piedi, perché le mie gambe si muovono da sole, e il mio cervello sembra comandare loro di raggiungerlo, in questo preciso istante.
 
È bellissimo, esattamente come lo ricordavo. Voglio tornare a stringerlo, guardarlo arrossire, e magari baciarlo come mi sono sempre impedito di fare: in quel modo dolce e romantico che, ne sono certo, gli piacerebbe tanto.
 
Poi mi fermo.
 
Non solo io, tutto il mondo si ferma.
 
C’è un ragazzo insieme a lui: un biondino tutto muscoli ed estremamente carino che gli sta offrendo una briosce, aiutandolo a spazzare via con l’indice lo zucchero a velo fermatosi sulla punta del suo naso.
E Kurt lo lascia fare, e ride.
Kurt ride perché è felice.
Kurt ride perché ha quello che con me non potrebbe mai avere.
 
Non lo so perché, e forse nemmeno lo voglio sapere, ma mi si spezza il cuore.
 
Mi si spezza il cuore perché Kurt è felice con qualcuno, e quel qualcuno non sono io.
Mi si spezza il cuore perché io non lo merito, né mai lo meriterò.
Mi si spezza il cuore perché quel ragazzo lo sta baciando proprio nel modo in cui vorrei essere capace di baciarlo, ma non ci riesco.
 
Sono uno stronzo, una merda della peggior specie.
Dovrei essere felice che Kurt abbia trovato qualcuno in grado di offrirgli qualcosa di meglio di una scopata ogni tanto. Dovrei essere sollevato dal fatto che ora non mi cercherà più, così che io possa trovare qualcun altro da portarmi a letto.
 
Dovrei, ma non ci riesco.
 
Non ci riesco perché solo uno stronzo, che invece di volere la felicità di una persona si limita ad aggrapparsi a lei egoisticamente, perché è disposta a trascinarla in quel vortice di disperazione che è la sua vita pur di averla accanto.
 
Faccio schifo, e Kurt non merita le mie paranoie. Eppure sono geloso: non di quel biondino in particolare, ma di chiunque possa dare a Kurt quello che non posso dargli io.
 
Non è colpa sua se ha cercato di voltare pagina, non è colpa sua se c’è un bel ragazzo che si è innamorato di lui.
 
Perché è così, anche se mi fa tanta paura: qualunque cosa sia l’amore, immagino che è così che ci si deve sentire quando lo si prova.
 
Stritolo il bicchiere di carta tra le mani e mi avvio verso casa.
 
Ci rivedremo Kurt. Prima di quanto immagini.

 

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