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di zacra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Vincere quasi 70 milioni di euro non è una cosa da poco, ma a me è successa e adesso sono su un aereo diretta a Los Angeles con una delle mie migliori amiche, ho comprato una casa sulle colline e una bella macchina che sarà in aeroporto ad aspettarci al nostro arrivo, ancora non mi sembra vero di aver vinto, ho dato 10 milioni ai miei e 5 a mio fratello ,e 3 ad una mia cugina che fa il medico in Africa, ho sempre desiderato fare qualcosa di concreto per gli altri e appena mi è stata data la possibilità non sono venuta meno alle mie promesse, quando passi tutta la vita a vedere i tuoi genitori fare i salti mortali per arrivare a fine mese, le priorità della tua vita sono molto poche, e siamo sinceri, l’ultimo modello dell’i-phone non è tra quelle, volevo solo vedere le persone a cui voglio bene felici e adesso è possibile, e inoltre posso realizzare il mio di sogno , vedere il mondo come fotografa freelance, ma prima di partire a girare il mondo avevo deciso di provare per un po’ a vivere con la mia amica dall’altra parte del mondo, nella città dei sogni infranti e delle grandi aspettative. Dopo 14 ore di viaggio in aereo sbattute tra i vari aeroporti , arrivammo a Los Angeles.
Arrivate ad L.A.X. la nostra macchina era ad aspettarci nel parcheggio come concordato con il concessionario, il furgone con le nostre cose sarebbe arrivato nel pomeriggio a casa nostra, caricai le valige in auto e partimmo.
- Ecco dovremmo esserci Zita, gira qui- disse Bec indicandomi la strada alla nostra destra.
- Ok- Girai e rallentai per vedere il numero di casa nostra.
- Trovata- dissi parcheggiandoci davanti.
- Cavolo che bello non ci credo ancora- disse Bec scendendo dalla macchina .
- Pensavo fosse più caldo –dissi prendendo la sciarpa leggera e mettendola al collo. - Sei sempre la solita- disse ridacchiando e andando verso la porta per aprire.
- Hey la casa è mia la voglio aprire io- dissi ricorrendola.
- Troppo tardi- disse facendo scattare la serratura ed entrando.
Entrai anche io e cominciammo a guardarci tutta la casa, era davvero grande e bella, su due piani, con giardino e piscina, ci scegliemmo le camere e i bagni. Subito dopo pranzo arrivarono le nostre cose, i facchini le scaricarono davanti al vialetto e se ne andarono lasciandocele tutte da portare dentro a noi. Erano passati circa 10 minuti dalla consegna che vedemmo un’auto girare e parcheggiarsi nella casa davanti alla nostra. Scesero due uomini, uno chiuse la portiera e fece per entrare in casa, mentre l’altro quello che guidava si mise a guardarci e venne verso di noi dicendo qualcosa all’altro che era già sulla porta.
- Ciao, siete appena arrivate?- disse guardando Bec.
- Si ci siamo appena trasferite dall’Italia- rispose
- Per caso vi serve una mano per portare dentro le scatole- chiese
- Due belle braccia come quelle farebbero comodo in effetti- dissi passandogli una scatola.
- Io sono Shannon, e questo è mio fratello Jared- disse indicando il tipo dietro di lui che stava smanettando col suo cellulare.
- Io sono Zita e lei è Rebecca, piacere di conoscerti Shannon- dissi sollevando uno degli scatoloni e andando dentro con lui e Bec. Li posammo sul tavolo.
- Sei pratico di come si montano i mobili?- gli domandai.
- Certo dimmi cosa devo fare e io lo faccio- rispose sorridendo.
- Bene allora Bec ti mostrerà cosa c’è da montare, io finisco di portare dentro gli scatoloni- dissi uscendo e lasciandoli da soli. Tornai fuori e trovai Jared seduto su uno dei nostri scatoloni.
- Non per disturbare sua grazia, ma se devi sederti sulle nostre cose credo tu possa stare più comodo seduto in casa tua- dissi facendolo alzare e prendendo uno degli scatoloni rimasti.
- Ma guarda questa- disse lui attraversando la strada e andando in casa sua. Finii di portare dentro gli ultimi scatoloni poi andai a vedere se avevano finito con i mobili. - Abbiamo finito adesso dovrebbe reggere- disse Shan passandomi il martello.
- Ti ringrazio, sei stato molto gentile, ma sei sicuro di essere fratello di quello là- dissi
- Bhè sai Jared non è uno che ama sporcarsi le mani- disse un po’ imbarazzato .
- Non fa nulla, magari per sdebitarci potreste venire a cena domani sera- disse Bec.
- Volentieri- rispose Shan sorridendole. Lo accompagnammo alla porta e ci salutammo.
- Dovevi proprio invitarli entrambi? Shan è stato gentile ma suo fratello è un ricco cazzone e basta- dissi.
- Zita eddai magari non è poi così male cerchiamo di farci degli amici, non conosciamo nessuno qui- disse Bec sorridendomi.

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Capitolo 2
*** 2 ***


- Lo sai chi sono quei due vero?- dissi guardandola seria. -
Si lo so! Ma non essere prevenuta-
- Perché non dovrei la sola idea che ci siano persone che pagano 500 $ solo per un loro “ciao” mi fa girare i coglioni, chi cazzo pensi essere Dio in terra?-
- Dai piantala con noi Shan è stato gentile-
- Ok come ti pare, domani verranno a cena ma poi ci faremo altri amici, almeno io me ne farò altri tu fai come credi-
- Perché fai così?- chiese evidentemente seccata dal mio comportamento.
- Scusa è che sono un po’ stanca, e poi vorrei non lo so, vorrei essere lontana da queste cose, c ioè non mi piacciono le persone false e qui è pieno di gente così-
- Ti prego smettila con questi discorsi , siamo qui da neanche un giorno e già cominci, dai una possibilità alle persone- disse andando in camera sua a svuotare gli scatoloni.
Andai in camera mia e cominciai a mia volta a sballare tutte le mie cose e a sistemarle nell’armadio e sugli scaffali.
Mi dispiaceva di aver discusso con Bec, ma non mi dispiaceva per quello che avevo detto a proposito di quei due, mi sedetti sul letto e cercai di svuotare la mente per un’istante, presi la macchina fotografica in mano e finsi di mettere a fuoco.
- Che fai?- chiese Bec spuntando da dietro alla porta.
- Analizzo la situazione, e mi pento di averti trattata male- dissi alzandomi in piedi. Lei mi diede un bacio sulla guancia .
- Non fa nulla lo so come sei fatta, andiamo a fare la spesa ti va?- disse dandomi in mano le chiavi dell’auto.
Le presi e uscimmo di casa. Quella sera mangiammo presto e andammo quasi subito a letto, eravamo distrutte, tra il viaggio e il mettere a posto casa erano ore che non ci riposavamo davvero.
Dormimmo fino a che non suonò il campanello la mattina seguente, guardai l’ora, era quasi mezzogiorno, Bec non si sarebbe alzata, quando dorme nulla la sveglia, mi alzai dal letto dandomi una sistemata e andai a vedere chi era.
- Ciao, ti abbiamo svegliata?- disse Shannon
- Guarda che faccia che ha, certo che l’abbiamo svegliata- disse Jared in modo per nulla delicato.
- Io mi sono appena alzata e tu che scusa hai per avere già quell’espressione da stronzo a quest’ora della mattina?- dissi guardandolo negli occhi. Shan era leggermente imbarazzato ma cercò di sdrammatizzare la cosa con un bel sorrisone.
- Eravamo passati per sapere a che ora dovevamo essere qui stasera-
- Le 8 andranno benissimo- dissi secca.
- Possiamo portare qualcosa, da bere? Magari del gelato?- disse Shan.
- Come vuoi ma non sentirti in obbligo, e comunque di roba da mangiare ce n’è quindi vai tranquillo- dissi.
- Io sono vegetariano- disse Jared guardandomi.
- Io no! Ma un piatto di pasta col sugo te lo so ancora cucinare- risposi senza neanche guardarlo.
- Bene- disse Shan cercando di stemperare la tensione tra me e il fratello
– allora ci vediamo stasera alle 8!- aggiunse avvicinandosi per salutarmi con un bacio sulla guancia. Lo lasciai fare, ricambiando e sorridendogli.
- A stasera- dissi, loro si allontanarono e io chiusi la porta.
Tornai di sopra e andai a svegliare Bec con una bella tazza di caffè caldo e un muffin alla cannella.
- Indovina chi è appena passato?- dissi sedendomi sul suo letto. - Chi?- chiese sbadigliando. - I fratelli Leto, per sapere a che ora dovevano passare stasera- dissi dando un morso al muffin.
- Ma quello non era per me?- disse ridacchiando. Le passai il muffin e lei mi sorrise.
- Sei stata gentile? –
- Si con Shan si, ma Jared è un’idiota e va trattato come tale- dissi rialzandomi e andando a fare una doccia.
Mi stavo lavando i capelli quando la sentii entrare in bagno con me.
- Stasera cercherai di essere gentile?-
- Non dipende da me Bec, ma farò il possibile- dissi. finii di sciacquarli e uscii dalla doccia , lei mi passò il telo per asciugarmi e uscì dal bagno canticchiando. il resto della giornata passò abbastanza in fretta, e la cosa non mi piacque molto, ma come si dice “via il dente, via il dolore”, quindi verso le 7 dopo essermi vestita andai in cucina ad aiutare Bec, con la cena.
- Vai a vestirti – le dissi sorridendole, sapevo che non le piaceva presentarsi in jeans e maglietta, mi passò il cucchiaio di legno per il sugo e corse di sopra. Io d’altro canto me ne fregavo sempre allegramente di fare una buona impressione alle persone,” se ti piaccio bene, altrimenti cavoli tuoi” era da sempre il mio motto.

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Capitolo 3
*** 3 ***


  Mi rompevo a cucinare senza musica, così andai un attimo in salotto e presi fuori dalla borsa il mio i-pod, mettendomi ad ascoltarlo a tutto volume, avevo davvero bisogno di staccare il cervello per un po’,con tutto quello che era successo nell’ultimo mese, la mia vita era stata radicalmente sconvolta ma non il mio modo di essere e volevo che continuasse così.
Mi tolsi le cuffie, e mi appoggiai al tavolo sospirando.
  • Vorrei essere lontana anni luce da qui- dissi a me stessa.
Ed era vero, volevo bene a Bec,  ma volevo essere in giro per il mondo in quel momento, documentare le devastazioni causate dalla natura, le guerre civili nelle zone più remote del mondo e di cui  nessuno parla mai, volevo  dare un senso a tutti quei fottuti soldi e non l’avrei certo fatto restando qui sorseggiare champagne con dei ricconi pieni di sè.
  • A cosa stai pensando?- disse Bec  entrando in cucina.
  • In Egitto sono ricominciate le rivolte studentesche- dissi
  • Lo so, l’hanno detto alla tv prima- disse guardandomi- cosa non mi stai dicendo?- chiese posandomi una mano sull’avambraccio.
  • Voglio andare là- dissi sincera.
  • Ma è pericoloso, non pensi ai tuoi, non pensi a me?-
  • Ci penso Bec, ma è quello che voglio fare, la storia si sta facendo in questo momento e io sono qui, a preparare la cena, non mi sta bene, voglio andare, voglio vedere, voglio esserci, voglio vivere questo momento storico da testimone, non da spettatore passivo- dissi guardandola.
  • Bhè hai finanziato il mio progetto per la mia casa di moda, il minimo che io possa fare e supportare le tue scelte anche se non le condivido- disse abbracciandomi.
Suonarono alla porta e lei andò ad aprire, feci un bel respiro e finii di preparare il sugo per la pasta.
  • Accomodatevi – le sentii dire dalla cucina.
  • Ho portato questo ma va messo un po’ nel frigorifero- disse Shan.
  • Ah grazie lo porto di là- disse Bec,la vidi arrivare con in mano un bottiglia di Chianti.
  • Non metterlo in frigo, il Chianti non va messo in frigo, dopo fa schifo- dissi prendendolo.
  • Ma sei sicura?-disse incerta.
  • Si sono sicura, una volta stavo con un ragazzo toscano, e sua nonna mi insegnò tante cose sul vino- dissi sorridendo.
Portammo in tavola la cena e ci sedemmo con Jared e Shannon.
Quando ebbero tutti finito il primo, presi i piatti e andai in cucina a prendere il secondo e portai in tavola anche il vino.
Shannon prese la bottiglia per aprirla.
  • Peccato è ancora caldo- disse.
  • Deve essere a temperatura ambiente infatti- dissi sorridendogli.
  • Ma da noi al ristorante lo servono freddo- disse Jared.
  • Come lo servono qui in America non mi interessa molto, il vino rosso va servito a temperatura ambiente e quello bianco fresco- dissi secca.
  • Vabbè non importa- disse Bec porgendo il bicchiere a Shan e facendoselo riempire.
Continuammo la cena senza troppe frecciatine tra me e Jared, in effetti ci ignoravamo a vicenda e basta.
La cena era finalmente finita e io stavo asciugando i piatti in cucina mentre Bec e Shan erano sul divano a parlare, e Jared come sempre guardava e sorrideva.
Misi via le ultime cose e li raggiunsi in salotto.
  • Zita!- disse Bec sorridendomi, conoscevo quel sorriso, stava per chiedermi qualcosa, ed ero certa che fosse qualcosa che non mi sarebbe piaciuto, ma risposi ugualmente al suo sorriso.
  • Shan mi stava dicendo che magari potevamo fare due passi qui nei dintorni così per parlare e conoscerci un po’ meglio- disse.
  • Ma certo- dissi con il sorriso più falso del mondo, sapevo che lei sarebbe stata a parlare con Shan e io avrei passato un’ora o forse più  a guardarmi le scarpe nella speranza che Mr simpatia non mi parlasse minimamente.
Uscimmo di casa e iniziammo a camminare, ben presto Bec e Shan si staccarono da me e Jared, dire l’aria si tagliava con il coltello era poco.
Stavamo camminando da un po’ senza dirci neppure una parola, niente di niente, era davvero snervante.
Ero di poco dietro di lui, quando lo vidi inciamparsi e cadere come un sacco di patate per terra, un sorrisino comparve sulle mie labbra, mi avvicinai e gli porsi una mano per aiutarlo a rialzarsi.
  • Ce la faccio da solo- disse rimettendosi in piedi.
  • Come ti pare- dissi superandolo e continuando a camminare.
Dopo la passeggiata tornammo a casa, ci salutammo o ognuno andò a casa sua.
  • Allora tu e Jared avete parlato un po’?- chiese Bec.
  • No affatto perché me lo chiedi?-
  • Sai parlando con Shan , lui mi ha detto che suo fratello avrebbe voluto provare a parlare con te, ma non capiva come mai ti comportassi così da stronza-
  • Bhè ha avuto un’intera ora per parlarmi, quindi probabilmente tutta questa voglia non c’era- dissi.
Andai in camera mia e mi misi sul letto col portatile, a cercare un volo per Il Cairo , ne trovai uno abbastanza in fretta , presi la carta di credito e lo prenotai.
  • Te ne vai davvero allora?- disse Bec sulla porta.
  • Starò via poco tranquilla-
  • Quando parti?- mi chiese sospirando.
  • Tra 3 giorni- le risposi posando il pc sul letto e sdraiandomi.
Mi girai su un fianco per guardarla.
  • E tu e Shan di che cosa avete parlato?-
  • Shan è una persona davvero molto brillante, ed è anche simpaticissimo, mi ha chiesto se voglio uscire con lui un giorno di questi-disse arrossendo.
  • E allora buttati principessa, sei una persona fantastica e solo un cretino non ci proverebbe con te- dissi rimettendomi sulla schiena e chiudendo gli occhi.
  • E tu quando ti butterai Zita?-
  • Io? Io non ho bisogno di buttarmi tra le braccia di nessuno, ho tutto quello che mi serve proprio qui, se ho bisogno d’aiuto ho due mani e un cervello pronti a funzionare, non mi serve qualcuno che mi dica che sono brava, so di esserlo, e so che alla fine saremo soli davanti alla morte allora tanto vale abituarsi –
  • Lo so che sei forte, ma a volte vorrei vederti felice, te lo meriti-
  • Come disse una volta il caro Dottor House “ la gente  non ha quello che si merita, ha quello  che gli capita”-
  • Buona notte Zita- disse baciandomi la fronte e uscendo dalla mia stanza.
I tre giorni successivi passarono veloci, la mattina della partenza, ci svegliammo presto, preparai le ultime cose, chiamai i miei per dire che stavo partendo e poi uscimmo di casa.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Stavamo per salire in macchina quando, vidi Shan venire verso di noi.
- Hey ma ve ne andate di già?- chiese. - No me ne vado solo io- dissi.
- E dove vai?-
- In Egitto-
- Mh ma non mi sembra il periodo migliore, sta per scoppiare una guerra civile- disse serio.
- Lo so, ci vado per questo, anzi facciamo tardi- dissi guardando il cellulare
- Allora buona fortuna, spero di rivederti presto e tutta intera- disse sorridendo.
- Speriamo! Bada a Bec mentre sono via mi raccomando!- dissi. Vidi Jared che ci guardava dall’altra parte della strada, ma feci finta di nulla se voleva venire a parlare con noi la natura lo aveva fornito di tutto il necessario per camminare fin qui. Salutammo Shan e salimmo in auto. Shan tornò verso casa sua, e si mise a parlare col fratello sulla porta, Jared mi guardò per un attimo, sembrava preoccupato, ma la cosa non lo riguardava quindi poteva risparmiarsi la falsa preoccupazione per uno dei suoi ruoli da film.
Bec mi accompagnò fino all’imbarco per il gate. Mi teneva forte la mano, sapevo che non voleva che andassi, così come non volevano i miei, mi girai e l’abbracciai forte.
- Promettimi che starai attenta, e che tornerai presto, tipo domani!- disse cercando di sorridere e sembrare rilassata.
- Quando torno voglio trovare la tua attività di moda avviata, promettimelo- dissi
Lei annuii io mi voltai e diedi la carta d’imbarco alla Hostess. Quando atterrai mi sentii quasi mancare, ”che cazzo sto facendo” pensai, feci un lungo sospiro, scacciai quel pensiero immediatamente dalla mia testa e mi diressi verso il treno che portava al centro della città, ero in contatto con un giornalista amico di famiglia che mi aspettava, mi misi lo zaino sulle spalle e iniziai a camminare e basta, volevo farlo e adesso ero troppo vicina per rinunciare. Una volta arrivata vicino al centro della città le cose divennero sempre più pericolose, e terribili, era un vero e proprio campo di battaglia e io mi ci ero andata ad infilare proprio in mezzo.
Trovai il mio conoscente, Luca, e cominciammo insieme a fornire foto e informazioni via internet, aveva aperto un sito che veniva puntualmente oscurato dal governo, ma grazie ai suoi tecnici ogni giorno riuscivamo a far sapere quello che stava succedendo.

Ero in Egitto da circa due mesi, riuscivo a comunicare pochissimo con la mia famiglia e con Bec, ma cercavo di far sapere loro che stavo bene. Le prime settimane erano state fisicamente e psicologicamente debilitanti, essere in mezzo a scene di guerriglia ogni giorno ti cambia profondamente, c’erano volte in cui tornavo in camera mia dopo una giornata passata tra gente mutilata o uccisa ed ero così sotto shock da non riuscire neppure a piangere, ero come bloccata. Una sera Luca mi prese da parte per parlarmi, quella stessa mattina eravamo rimasti coinvolti in un brutto scontro tra polizia e ribelli e io mi ero fatta male ad un braccio.
- Voglio che tu torni in America per un po’- mi disse passandomi una tazza di the.
- È solo un brutto taglio, ma non mi fa male- dissi passandomi una mano sull’avambraccio sinistro.
- Non è solo per quello- disse sedendosi accanto a me.
- Non ti piace come lavoro? Posso migliorare- dissi seria.
- Io adoro il tuo lavoro, ci metti passione e non ti tiri mai indietro davanti a niente-
- Allora qual è il problema?-
- Sei sicura di tenere così poco alla tua vita, tanto da sacrificarla il nome di un’ideale?-
- Luca questo è quello che voglio fare, è quello che ho sempre voluto fare, volevo che la gente sapesse quello che succede nel mondo anche grazie alle mie fotografie e adesso lo sto facendo- Lui si passò una mano tra i capelli brizzolati e sospirò.
- Non hai qualcuno da cui vorresti tornare?-
- No e lo sai-
- È proprio questo che non va bene, a volte ti guardo e vedo una ragazza che pensa di potercela fare da sola e di non avere niente da perdere, ma non è cosi-
- Cosa ho da perdere? Sto facendo quello che mi piace, mi sto dedicando anima e corpo a quello che mi piace, non esiste altro –
- Deve esistere anche altro Zita, voglio che tu ti prenda una pausa, ti chiamerò io appena le cose saranno meno pericolose- disse passandomi un biglietto aereo per L.A.
Lo presi e lui mi abbracciò prima di lasciarmi sola.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Chiamai Bec dicendole che sarei tornata la mattina seguente, lei era felicissima, e io mi sentivo morire, volevo solo restare lì, non capivo Luca, non capivo l’intero staff, tutti dicevano che lavoravo bene ma nessuno voleva stare dalla mia parte in quel momento, eppure loro si che avevano qualcosa da perdere, mogli , mariti, figli, perché loro potevano restare e io no.
Andai nel bagno e mi sciacquai la faccia, mentre la stavo asciugando mi fermai un’istante a guardarmi allo specchio, non c’era più nulla della ragazzina che era partita due mesi prima da L.A. ,e allora capii a cosa si riferiva Luca.
Erano passati solo due mesi, ma i miei occhi avevano visto cose orribili e questo mi aveva fatto cambiare, ero, sempre che fosse possibile, diventata ancora più dura e arrabbiata, ecco cos’ero, arrabbiata per il fatto di non poter sempre migliorare le cose, volevo salvare il mondo , ma non avrei mosso un solo dito per salvare il mio futuro, sempre assorbita nei tentativi di rendere felici le persone intorno a me, era per me quasi impossibile accettare che anche gli altri volessero veder felice me, sentii una lacrima rigarmi il viso e la asciugai poi andai a riposare un po;.
La mattina dopo salutai tutti e andai in aeroporto.
Una volta a L.A. trovai Bec ad aspettarmi insieme a Shannon.
Lei corse ad abbracciarmi, saltandomi addosso. - Hey calma-
- Sono così felice che sei tornata, mi sei mancata tantissimo- disse lasciandomi andare e prendendomi il braccio fasciato.
- Non è nulla, guarirà in un paio di settimane- dissi
- Ciao Zita, è bello rivederti!- disse Shan sorridendo.
- Anche io sono felice di rivederti, allora da quanto state insieme?- chiesi spiazzandoli.
- Le hai detto di noi allora, avevi detto che avresti aspettato- disse Shan sorridendo a Bec.
- Io non le ho detto nulla-disse lei
- È vero, lei non mi ha detto nulla, sono brava a indovinare, e il fatto che prima vi teneste la mano ha agevolato non poco le cose- dissi ridacchiando.
Sorrisero entrambi , uscimmo e andammo verso la macchina, Shan mise il mio zaino nel baule e salimmo.
- Ciao – dissi notando Jared seduto nel sedile posteriore accanto a me.
- Ciao è andato bene il viaggio?- disse guardandomi la fasciatura.
- Si uno dei miei voli migliori- dissi girandomi a guardare fuori dal finestrino.
- Sai Jared segue il sito internet per il quale lavori, ha detto che siete bravissimi- disse Shan Mi voltai a guardarlo e lui sorrise.
- Siete stati molto bravi, ogni giorno riuscivate a postare articoli, interviste e foto, scommetto che spesso non dormivate la notte per farlo- disse sorridendo.
- Si spesso dormire era impossibile, ma ne vale la pena!- dissi.
- Tornerai?- chiese Shan
- Certo che tornerò andrò ovunque loro mi chiameranno, voglio farlo- dissi seria.
Arrivammo a casa , scaricammo il mio zaino, e io lo presi entrando in casa.
- Ti do una mano!- disse Jared prendendolo, mente Bec e Shan erano rimasti fuori a parlare. Lo portò in camera mia e lo posò sul letto.
- Come mai sei così gentile?- chiesi
- Ho solo pensato che fossi stanca- rispose seccato dalla mia domanda.
- Bhè allora grazie, ci vediamo ok?- dissi sedendomi sul letto.
- Ti sanguina la ferita- disse indicandomi il braccio.
- Oh cazzo- Andai in bagno e lui mi seguì, mi si erano aperti i punti.
- Ti porto in ospedale - disse
- Ok ma non dirlo a Bec non voglio si preoccupi, diremo che andiamo a prendere un gelato- dissi uscendo dal bagno e infilandomi una giacchino di cotone nero. Fortunatamente Bec si bevve la storia del gelato e io e Jared andammo in ospedale a farmi mettere a posto i punti.
- Non c’è bisogno che entri con me, sono solo 5 punti- dissi quando fu il mio turno
. - Preferisco entrare-
- Come ti pare- dissi entrando e sedendomi sul letto.
- Buonasera –disse il dottore entrando nell’ambulatorio.
- Sera- dissi togliendomi la giacca e passandola a Jared.
Il dottore mi tolse la fasciatura insanguinata e si mise a disinfettarla.
- È proprio brutta come se l’è procurata signorina?- chiese mentre preparava l’occorrente per richiudere.
- Durante uno scontro al Cairo l’altro giorno-
- Allora mi trovo davanti ad una ragazza coraggiosa, il suo fidanzato qui sarà felice che lei sia tornata tutta intera a casa- disse guardando Jared.
- Lui non è il mio fidanzato- dissi secca Il medico non disse più nulla, fece il suo lavoro e mi mandò a casa.
Jared non disse nulla per tutto il viaggio, ad un certo punto ci fermammo davanti ad una gelateria e lui parcheggiò.
- Che fai?- chiesi
- Prendo un gelato- disse scendendo dalla macchina senza neanche guardarmi.
Scesi dall’auto e entrai con lui nella gelateria, aspettai che avesse ordinato e andai alla cassa a pagare.
- Perché lo hai fatto?-chiese mentre uscivamo.
- Ti ho ripagato il disturbo, non eri tenuto a portarmi in ospedale- dissi
Ci sedemmo su una panchina e io mi misi a guardare il sole calare, i colori del tramonto sono tra i più belli, caldi e rassicuranti, mi voltai e notai che Jared mi stava guardando.
- Guarda che ti si scioglie il gelato- dissi .
- Vuoi assaggiare?- chiese
- No grazie non mi piace molto il gelato al cioccolato-
- E che gusto ti piace allora?-chiese finendo il suo cono.
- La nocciola quando sono triste, la menta quando sono felice, e il pistacchio quando devo pensare- risposi.
- E adesso cosa vorresti?-
- Nocciola sicuramente la nocciola- dissi seria.
Lui si alzò per buttare il tovagliolino di carta nel cestino e poi tornò a sedersi sulla panchina con me.
- Perché sei triste?- chiese sorridendomi.
- Perché non sono dove vorrei essere e non sto facendo quello che voglio, mi piace stare con Bec, mi piace L.A. la pace e la tranquillità di momenti come questo, ma non è quello che voglio adesso-
- E cosa vuoi adesso?- chiese guardandomi.
- Tu fai troppe domande Jared, e inoltre non sono cazzi tuoi, ti dispiace se andiamo?-dissi .
- No figurati, e poi in effetti mi sono rotto il cazzo di essere trattato di merda, quindi ti riporto a casa e basta-
- Ma che problemi hai? Sei arrabbiato perché non ti sbavo addosso come tutte le donne che incontri?- dissi alzandomi in piedi e guardandolo.
- Riflettici bene non sono io quello con dei problemi, se non sbaglio sei tu la ragazzina che, a 23 anni va a farsi un viaggio in un paese durante una guerra civile, questo non mi pare un comportamento molto normale- disse alzandosi a sua volta.
- Tu non sai niente di me, ma non mi interessa, chi mi conosce mi capisce-
- E tu capisci le persone che ti vogliono bene?
- Cosa vuoi dire?- chiesi
- Non hai idea di quante volte Bec sia venuta da noi a cercare conforto perché tu, erano magari 4 o 5 giorni che non riuscivi a chiamare ne lei ne i tuoi, era preoccupata per te, e in un certo senso lo eravamo anche io e Shannon, ma tu come potresti capire sei talmente egoista-
- Io non sono egoista, le voglio bene, voglio che realizzi i suoi sogni e per questo sto finanziando la sua attività-
- Si vuoi che realizzi i suoi sogni ma non hai pensato neanche per un attimo a come sarebbe stata se ti fosse successo qualcosa in questi mesi, sai devi accettare che le persone tengano a te, anche se tu non lo fai- disse e poi salì in auto.
Salii in auto anche io e tornammo a casa.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Appena fermò la macchina scesi e andai dritta in casa.
-          Ciao ben tornata- disse Shan che era seduto sul divano con Bec.
Feci un cenno con la testa e andai in camera mia, non volevo altre rotture di palle , non adesso.
Chiusi la porta alle mie spalle e accesi lo stereo, “ living on a prayer “ era una delle canzoni che ascoltavo più spesso quando non volevo pensare, mi buttai sul letto e chiusi gli occhi.
Sentivo l’odore della cena salire dalle scale, ma scendere di sotto non era tra le mie opzioni possibili, sapevo che c’era anche Jared, e sapevo che se avesse detto altro stavolta lo avrei preso a calci nel culo.
Sentii bussare alla porta.
-          Avanti – dissi sedendomi sul letto a gambe incrociate.
-          Ciao scusa se ti disturbo- disse Shan entrando e chiudendo la porta alle sue spalle.
-          Non mi disturbi non stavo facendo  nulla- dissi
-          Bene volevo dirti una cosa-
-          Dimmi pure-
-          Smettila di trattare di merda mio fratello ok?-
-          Come scusa?-
-          Hai capito!-
-          No Shan sei tu quello che non ha capito, tua fratello deve imparare a farsi i cazzi suoi- dissi seria.
-          Non ci riesce, vuole sempre sapere cosa passa per la testa delle persone, e il fatto che tu non lo calcoli affatto lo fa uscire di testa-
-          Tipico di quelli belli, che sanno di esserlo, c’è un momento in cui si accorgono che la bellezza non è tutto e si sentono mancare la terra sotto i piedi-
-          Tu non lo conosci Jared, non puoi giudicarlo cosi-
-           Ah non posso? Lui invece ha tutto il diritto di giudicare me vero?-chiesi
-          Lui sembra uno sicuro di se, ma ti posso assicurare che nella vita ha sofferto moltissimo e si merita una possibilità- disse uscendo dalla stanza.
Sentivo la rabbia montare sempre di più, ma che cazzo avevo fatto? Avevo forse un cartello dietro la schiena con scritto sopra salvatemi da me stessa?!
Presi l’i-pod misi la giacca nera e scesi di sotto.
-          La cena è pronta!- disse Bec sorridendomi.
-          Non ho fame scusa, ci vediamo dopo- dissi guardandola, lei capì che non era aria e non aggiunse altro lasciandomi uscire.
Misi le cuffie e mi concentrai solo sulla musica, avevo visto un parco non tanto lontano da casa nostra, cominciai a correre e basta, non volevo sentire niente, erano stati due mesi  difficilissimi, avevo visto persone morire per strada, ragazzi della mia età e anche più giovani.
 Mi sedetti su una delle panchine e rannicchiai le gambe al petto iniziando a piangere, ero ancora arrabbiata, ero sempre arrabbiata, e non riuscivo a trovare una sola via d’uscita da quello stato d’animo, mi sentivo sola , ma allo stesso tempo non volevo dover dipendere da nessuno, non avrei mai ammesso a nessuno neanche a me stessa che volevo che qualcuno mi abbracciasse, volevo che qualcuno mi aspettasse a casa, volevo tutto quello di cui avevo imparato a fare a meno, non ero una ragazza forte ero solo una ragazza arrabbiata con se stessa, ero arrabbiata con quella parte di me che non riuscivo a controllare, quella che si affezionava alle persone e che soffriva per loro.
Mi tolsi le cuffie, si era scaricata la batteria, mi alzai mi incamminai verso casa.
Quando aprii la porta mi ritrovai davanti Jared che mi guardò negli occhi, aveva sicuramente capito che avevo pianto, stava per dire qualcosa, ma io lo spostai e andai in bagno per sciacquarmi la faccia.
Bec entrò in bagno con me.
-          Tutto bene?- disse girandomi verso di lei.
-          La risposta la conosci già, forse sono solo un po’ stanca, sai il viaggio, e poi ho tante ore di sonno da recuperare- le dissi sorridendo.
-          Senti noi volevamo vedere un film, l’ho comprato ieri, è il tuo preferito- disse
-          Bhè se è il mio preferito, allora magari due ore sul divano le posso passare-
-          Fantastico, andiamo- disse prendendomi per mano e trascinandomi di sotto .
Mi fece sedere sul divano e prese una busta di carta, dalla quale tirò fuori il film, sorrisi.
-          Si è proprio quello che ci vuole adesso-
-          Che film è?- chiese Shan arrivando dalla cucina con due ciotole di pop-corn.
-          Beetlejuice  ! è uscito nel mio anno di nascita tra le altre cose- dissi
-          Quindi nell’1988- disse Jared sedendosi accanto a me e prendendo una delle ciotole dalle mani di Shan.
-          Esatto- risposi.
Si sedettero anche Bec e Shan e iniziammo a guardare il film.
A metà del film cominciai ad essere davvero stanca, mi sarei appoggiata alla spalla di Bec ma lei era abbracciata a Shan, mi voltai a guardare Jared e incrociai il suo sguardo.
-          Ti dispiace se mi appoggio alla tua spalla per un po’?- chiesi
-          No fai pure- rispose .
Posai la testa sulla sua spalla e continuai a tenere gli occhi aperti cercando di guardare il film, ma ero davvero esausta, gli chiusi un attimo, mi addormentai.
-          Zita? Svegliati dai!-
Sentivo la voce di Bec, e la sua mano accarezzarmi il viso.
Aprii gli occhi e notai che la voce era di Bec ma la mano che mi accarezzava era quella di Jared.
-          Oh cavolo scusa, ero così stanca, mi dispiace, non volevo addormentarmi davvero!- dissi spostandomi dalla sua spalla e sbadigliando un po’.
-          Non fa niente, devi essere stanca, io ne so qualcosa del jet-leg – disse Jared sorridendo.
-          Buona notte a tutti allora- dissi alzandomi e salendo le scale.
Shan mi salutò con la mano.
Entrai in camera mia, e mi sedetti sul letto.
-          Ti disturbo?- disse Jared entrando.
-          No, cosa vuoi?-
-          Volevo chiederti scusa per quello  che ti ho detto prima, mi dispiace di essere stato così duro, non era nelle mie intenzioni- disse.
-          Lo era invece Jared, ma sai una cosa va bene così, mi serviva, quindi grazie- dissi guardandolo.
Rimase un attimo interdetto dalla mia risposta, ma poi sorrise e venne verso di me.
-          Vorrei uscire con te- disse
-          Come scusa?-
-          Vorrei uscire…-
-          No ho capito, ma la vera domanda e perché? –
-          Da quello che ci ha detto Bec, e da quelle foto per il sito tu sembri una ragazza splendida e io vorrei conoscere questo lato di te- disse.
-          Perché? Insomma non ho fatto altro che trattarti male, e poi abbiamo un carattere molto simile non credo andremmo d’accordo-
-          Non ti ho chiesto di sposarmi, ti ho chiesto di uscire- disse serio.
-          Ma tu sei vecchio, cioè quando io sono nata tu avevi già 17 anni è assurdo potresti essere mio padre-
-          Dovrai trovare una scusa migliore, domani sera usciamo- disse uscendo dalla mia stanza senza lasciarmi il tempo di rispondere.
Mi lasciai andare sul  letto, non ci stavo capendo niente, soprattutto non stavo capendo Jared, o era masochista e allora si spiegavano molte scene del video  di Hurricane o era semplicemente entrato nella crisi di mezz’età anticipandola di 10 anni.
Ma la verità era che ero stanca così mi addormentai e non ci pensai più.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Passai tutto il giorno al lavoro con Bec, era bellissimo vederla nel suo ambiente naturale, tra vestiti, scarpe e borse, tutti disegnati da lei.
Verso le sei del pomeriggio tornammo a casa, andai a farmi una doccia e poi mi misi a guardare la tv, in camera mia.
-         Non dovevi uscire con Jared?- disse sulla porta.
-         Teoricamente lui si è accordato solo con se stesso e con l’omino che abita il suo cervello- risposi spegnendo la tv.
-         Dai Zita smettila, un bel ragazzo vuole uscire con  te , e tu non fai altro che la stronza, guarda che la gente poi si stanca di questi atteggiamenti-
-         Hey avvocato del Diavolo, vorrei farti notare che il ragazzo in questione ha ben 39 anni, e credo si possa difendere da solo-
-         Zita per favore, provaci, ti chiedo solo di provarci ok? Un paio d’ore non ti rovineranno certo la vita sbaglio?-
-         Bhè….dipende se per caso ….- dissi
-         Oh smettila , e vestiti-
-         Sono vestita!- dissi alzandomi in piedi e girando su me stessa.
-         Hai un paio di vecchi jeans e una maglietta viola, non è l’abbigliamento adatto ad un’ appuntamento a cena-
-         Hai ragione-  dissi infilandomi un giacchino di raso nero-  ecco ora ho la giacca-
-         Ci rinuncio- disse uscendo sconsolata dalla stanza.

Suonarono alla porta e andai ad aprire.
-         Ciao- disse Jared porgendomi dei fiori-
-         Fiori? Che cosa originale- dissi sarcastica.
-         Bhè in effetti il mazzo è originale, se ci fai caso ci sono tutti fiori diversi, dato che non sapevo quale fosse il tuo preferito- disse sorridendo.
-         I suoi fiori preferiti non li trovi dal fioraio Jared- disse Bec comparendo dalla cucina.
-         Perché? Che fiore è?-
-         Il papavero contento? È considerato una pianta infestante, poco più di un’erbaccia ,ma io lo  trovo fantastico- dissi.
-         Bhè la prossima volta cercherò dei papaveri allora, andiamo ti va?- disse
-         Dove andiamo? No aspetta fammi indovinare una bella cena in una ristorante di Hollywood?- dissi.
-         No, sei completamente fuori strada- disse.

Salutammo Bec e salimmo in auto.
-         Ti dispiace se ti bendo? Non vorrei rovinare la sorpresa- disse guardandomi.
-         Fai pure- risposi.

Guidammo per un po’, poi finalmente giungemmo a destinazione, ma Jared mi fece camminare con la benda sugli occhi ancora per un po’.
-         Ecco adesso la puoi togliere- disse
Mi spostai la benda da davanti agli occhi e per un attimo mi parve di essere arrivata a Londra.
-         Dove siamo?- chiesi guardandomi attorno- sembra di essere  Bloomsbury street- aggiunsi .
-         In effetti siamo su un set creato per un film ambientato a Londra. Ti piace?-
-         Cazzo se mi piace, cioè Londra, adoro Londra- dissi
-         Ci sediamo ti va?- disse indicando i gradini di una casa, notai che aveva in mano un  cestino di quelli da pic-nic.

Mi sedetti  appoggiandomi alla ringhiera con la schiena.
Lui prese fuori dal cestino un muffin e me lo passò.
-         Mh è alla cannella- dissi assaggiandolo.
-         Bec mi ha detto che ti piacevano così li ho comprati- disse guardandomi e sorridendo.
-         Grazie sei stato gentile- dissi.
Prese un muffin al cioccolato e si mise a mangiare anche lui.
-         Facciamo due passi?- dissi quando ebbe finito di mangiare.
-         Si perché no!-rispose .
Mi alzai e gli porsi una mano per aiutarlo a sollevarsi, lui la prese e si tirò su.
-         Due mesi fa dicesti che non avevi bisogno d’aiuto per rialzarti, sei invecchiato precocemente, o sono così bella che le gambe non ti reggono quando sei con me?- dissi ridacchiando.
Lui mi guardò scossando la testa e si mise a camminare.
-         Hey non ti sarai mica offeso vero?- dissi guardandolo.
-         No, è che sei così strana, mi sembra sempre di essere sotto esame quando sto con te- disse
-         Senti rilassati, non sono stronza, cioè a volte stronzeggio ma non sono così  male come sembro- dissi guardandolo.
-         Lo so che non sei male- disse fermandosi e guardandomi negli occhi.

Si avvicinò mettendomi una mano sulla nuca, sapevo perfettamente quello che voleva fare, mi voltai quando cercò di baciarmi e gli sorrisi.
-         Scusa pensavo che, cioè pensavo fosse un buon momento per…lascia stare- disse imbarazzato e saccato .
-         No senti è colpa mia non sono brava a fare la ragazza romantica, penso di non esserci portata, forse mi manca il gene del romanticismo-
-         Forse vuoi che ti manchi- disse serio.
-         Forse…- asserii.

Continuammo a camminare senza dirci molto.
Stavamo tornando indietro, eravamo poco distanti dalla macchina, quando vidi passare nel cielo una stella cadente.
Mi fermai imbambolata cercando un desiderio da esprimere, Jared si voltò a guardarmi.
-         Perché ti sei fermata?-
-         Sh aspetta, ho visto una stella cadente, devo esprimere un desiderio, ma voglio pensarne uno figo- dissi chiudendo gli occhi e rimettendomi a pensare.
Quando li riaprii mi trovai Jared davanti, era così vicino che potevo sentire il calore del suo corpo.
-         Allora?- disse guardandomi le labbra e bagnandosi le sue con la lingua.
-         Allora non mi sembra che tu sia una Canon 60D piovuta dal cielo- dissi
Lui sorrise e chiuse gli occhi un’istante, mi avvicinai e gli diedi un bacio sulla guancia, lui apri gli occhi e mi sorrise.
-         Immagino che per stasera questo sia il massimo vero?- disse
-         Immagini bene, torniamo a casa va!- risposi e ci dirigemmo verso l’auto per tornare a casa.
 

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Capitolo 8
*** 8 ***


Il resto della settimana trascorse abbastanza velocemente, ero sempre a lavoro da Bec, aveva bisogno d’aiuto, doveva scegliere le modelle per la sua sfilata di lancio, e voleva me come fotografa per il suo sito, insomma fu una settimana piuttosto stressante, ma mi piaceva, mi teneva la mente occupata in attesa che Luca mi richiamasse.
Era finalmente arrivata domenica mattina e io ero in cucina a fare colazione, quando squillò il telefono.
-         Pronto?- risposi.
-         Zita? Sono Jared-
-         Scusa perché mi chiami a casa, quando potresti fare due metri e venire a bussare alla porta? Comunque cosa vuoi?- dissi.
-         Buon giorno anche a te, volevo sapere se ti andava di venire con me a fare un giro al Rose Bowl- disse
-         E che cosa sarebbe scusa?-
-         È un mercato delle pulci a Pasadena, è molto carino, di solito ci vado da solo, ma Bec mi ha detto che ti piacciono queste cose, cosi ti ho chiamata-
-         Ok, dammi 20 minuti e sono pronta-
-         Va bene a tra poco allora- disse riattaccando.
Andai a vestirmi e dissi a Bec che uscivo.
-         E con chi esci?-
-         Con jared- risposi
-         Mh Jared, è già il secondo appuntamento questo- disse maliziosa.
-         Smettila! Ci vediamo più tardi- dissi ridendo.
Uscii di casa e trovai Jared ad aspettarmi davanti alla mia auto.
-         Guido io?- chiesi
-         Si oggi sono stanco, non ho dormito molto- disse
-         E dov’è la novità?- chiesi salendo in auto.
Salì anche lui e partimmo verso Pasadena.
Il viaggio fu più lungo del previsto, Jared non era bravo a dare indicazioni stradali, sbagliammo un paio di strade, ma alla  fine arrivammo a destinazione.
Parcheggiai l’auto e iniziammo a curiosare tra i banchetti allestiti dalla gente, c’era ogni sorta di cosa li in mezzo , dai vestiti alle racchette da tennis.
Mi ero fermata a curiosare in una bancarella di vestiti, erano bellissimi, si vedeva che erano stati usati, c’era un paio di vecchi jeans a sigaretta neri che avevano attirato la mia attenzione, su una gamba era disegnata a tempera la lingua dei rolling stone , chiesi alla signora se la tempera veniva via a lavarli e lei mi disse di no, perché era quella apposta per il tessuto, così decisi di provarli.
Jared si avvicinò incuriosito.
-         Li provi?- chiese.
-         Si , se non vuoi aspettarmi continua pure il giro, ti cerco io- dissi
-         No ti aspetto, voglio vedere come ti stanno- rispose sorridendo.
Entrai nel fugone della signora e li indossai, mi voltai per vedere come mi stavano, avevano uno strappo di poco sotto alla natica destra, era ovviamente stato fatto volontariamente, e mi piaceva come mi stava, vidi la tenda spostarsi e Jared comparire.
-         Come stanno?- chiesi.
-         Ti stanno bene- disse guardandomi il sedere.
-         Oh santo cielo Jared non sei un po’ grande per guardare il culo alle ragazze- dissi.
-         Non si è mai abbastanza grandi per smetterla, comunque devi prenderli ti stanno  bene- disse richiudendo la tenda.
Mi rimisi i miei pantaloni e uscii dal furgone, pagai i jeans e continuammo il giro.
Jared trovò una giacca bianca elegante e la prese.
-         Non la provi neppure?-dissi
-         Vuoi vedermi nudo di la verità – disse guardandomi malizioso.
-         Se voglio vederti nudo, prendo il pc e mi guardo le tue migliaia di foto- dissi.
-         Che piccola stronza- disse sorridendo.
Riprendemmo a camminare, fino a che non cominciò a piovere, e non una pioggerellina leggera, pioveva tantissimo.
Corremmo fino alla macchina, non appena fummo saliti mi voltai  a guardarlo, era bagnato come un pulcino, e non sembrava affatto felice della cosa.
-         Dai è solo acqua Jared – dissi guardandolo.
-         Ma se sono fradicio- disse.
-         Anche io lo sono- dissi sorridendo
Lui mi guardò e finalmente si mise a ridere, gli spostai un ciocca di capelli da davanti agli occhi, e lui mi guardò, sembrava quasi indifeso in quel momento, mi avvicinai  e lo baciai dolcemente sulle labbra, stavo per allontanarmi quando lui mi mise una mano dietro la nuca trattenendomi.
-         Dove credi di andare?- disse riprendendo il bacio da dove lo avevo interrotto.
Sentii la sua mano libera infilarsi sotto la mia maglietta e salire fino al mio seno.
Mi allontanai e lo guardai.
-         Non sei un po’ vecchio per pomiciare in macchina come un ragazzino?- dissi.
-         La smetti di dire che sono vecchio?-rispose .
Sorrisi e mi lasciai andare sul sedile chiudendo gli occhi per un attimo,  lo sentii cercare la mia mano e stringerla.
Tornammo a casa, Bec e Shan erano nel giardino di casa di Jared, scendemmo dall’auto e li raggiungemmo.
-         Conosco quel sorrisetto- disse Shan guardando Jared,
Bec si voltò a guardarmi, facendo un sorrisetto malizioso anche lei.
-         No comment – dissi serafica.
-         Eh bravo Jared le hai già insegnato a dire la frase magica di L.A.- disse Shan ridendo.
-         Senti Zita non è che stasera ti dispiace se ti rubo Bec, facciamo un mese insieme e volevo stare da solo con lei- disse Shan.
Mi voltai a guardare Bec che era diventata di un rosso intenso.
-         Per me non c’è problema Shan- dissi.
-         Bene, ehm fratellino, ti dispiace lasciarmi la casa libera stanotte?-
-         E dove dovrei andare a dormire scusa?- disse Jared
-         Bhè puoi dormire da  noi- disse Bec.
Jared si voltò a guardarmi, sorridendo malizioso.
-         Ok può dormire da noi- dissi guardando Bec saltellare di gioia.
-         Togliti quel sorriso dalla faccia, non succederà niente di quello che speri- dissi piano a Jared.
-         Vedremo- disse lui guardandomi.
Entrai in casa e Bec mi raggiunse dopo un po’, passò tutto il giorno a scegliere cosa mettere, nella sua stanza sembrava essere passato un tornado,  c’erano vestiti sparsi ovunque, mi appoggiai allo stipite della porta e la guardai provarsi tutto, era una sorta di osservazione antropologica la mia,  e inoltre mi divertiva un sacco.
Mentre la stavo osservando sentii suonare il cellulare, andai in camera mia e risposi.
-         ciao Zita sono Joe, ti ricordi di me?- disse
-         Joe ciao, ma certo che mi ricordo, come vanno le cose? Luca vuole che torni?- dissi impaziente della risposta.
-         Veramente no, anzi voleva sapere se potevi ospitarmi per un  po’, gestire il sito da qui sta diventando impossibile e volevo provare a farlo da un altro paese per evitare che lo oscurassero sempre, è un problema per te? Starei lì poco, ma se è un problema cercherò un altro appoggio- disse
-         Ma scherzi non è affatto un problema, lo sai che farei di tutto per aiutarvi, quando arrivi?-
-         Domani verso le 6 del pomeriggio-
-         Perfetto allora ti vengo a prendere, a domani- dissi e riattaccammo.
Tornai  da Bec, sorridendo da sola, ero  felice di poter aiutare anche così Luca e gli altri.
-         Come mai quel sorriso?- disse Bec.
-         Ehm avremo un’ospite per qualche tempo, non ti scoccia vero?-
-         Di chi  si tratta?- chiese spazzolandosi  i capelli.
-         Joe, è un ragazzo neozelandese che lavora con Luca, e ha bisogno di venire in America per avere un appoggio per il sito, là non riescono più a tenerlo aperto.- dissi
-         Joe, eh? Non sarà mica il biondino della foto?-
-         Si quella che tengo sul comodino, ci sono io , lui , Luca e Francesca- risposi
-         Credo non mi dispiacerà averlo per casa! E credo non dispiacerà neanche a te, forse a Jared un po’ si- disse
-         Cosa centra Jared adesso ? non stiamo mica insieme- dissi.
-         Lo so che non state insieme, ma fidati che gli piaci, me lo ha detto Shan, e metterti in casa un bel ragazzo di 25 anni non so, non credo sia carino nei suoi confronti tutto qui-
-         Senti Joe viene qui per un motivo, non per essere il mio fidanzato ok?-
-         Ok senti io devo finire di prepararmi-
Uscii dalla sua stanza e suonarono alla porta, erano Jared e Shan.
Li feci accomodare in salotto e urlai a Bec di sbrigarsi.
Lei scese quasi subito, e uscì di casa con Shan camminando tre metri sopra il livello della terra, ero felice di vederla così.
Chiusi la porta e raggiunsi Jared che stava come sempre smanettando col suo  BB, glielo tolsi dalle mani e me lo misi in tasca dei pantaloni della tuta.
-         Hey che fai stavo rispondendo su twitter è importante-
-         A sentire te è sempre importante, ma lo sai che la gente vive anche se non sa quello che fai in ogni singolo momento della tua vita-
-         Che antipatica che sei, cosa mangiamo stasera?-
-         C’è del gelato- dissi
-         Gelato? A cena? Questo si che è adolescenziale-
-         Vieni a scegliere quello che vuoi e smettila di rompere, non avevo voglia di cucinare- dissi andando in cucina e aprendo il frigo.
-         Allora nocciola, menta, crema, cioccolato, e oddio in questo c’è di tutto – dissi.
-         Tu cosa prendi?-
-         La menta – dissi
-         Mh menta, allora sei felice!- disse sorridendomi.
-         Non gongolare Leto e dimmi cosa vuoi, anche se credo di saperlo già – dissi dondolandogli il barattolo del cioccolato davanti alla faccia.
Lui lo  prese e ci sedemmo sul divano a mangiarlo.

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Capitolo 9
*** 9 ***


Prese un paio di cucchiai belli pieni e li assaporò, poi si voltò verso di me.
-         Allora come mai sei felice?- chiese .
-         Perché potrò di nuovo aiutare Luca, domani viene uno dei ragazzi che stava con me in Egitto e starà qua per un po’ hanno bisogno di un’ appoggio al di fuori dello stato per gestire il sito, così Joe verrà a stare qui- risposi.
-         Mh Joe, e starà qui in casa con voi?-
-         Ma certo Jay dove dovrei farlo stare in giardino come i cani?- dissi ridacchiando.
Lui si fece più serio e continuò a mangiare il suo gelato.
Io accesi la tv e cominciai a guardarla.
Finì la confezione del gelato, io mi avvicinai per portarla in cucina per buttarla e lui mi attirò a se posando la confezione vuota a terra.
-         Che fai?- dissi cercando di rimettermi seduta, gli ero praticamente sdraiata addosso.
-         Volevo solo essere abbracciato, ma siccome con te un gesto romantico è impossibile devo sempre fare da solo, quindi ora stai buona un attimo- disse mettendosi a giocherellare con i miei capelli.
-         Jared sto scomoda dai- dissi.
-         Possiamo andare sul letto se vuoi- disse alzandosi e prendendomi  in braccio di peso.
-         Mettimi giù Jared questa cosa da uomo delle caverne non ti si addice, è più da Shannon lo sai?- dissi rendendomi conto di non essere affatto calcolata.
Mi mise sul letto e si sdraiò accanto a me.
-         Allora mi vuoi abbracciare o devo aspettare ancora molto?- disse guardandomi.
Mi avvicinai e lo abbracciai, lui si rimise a giocherellare con le ciocche dei miei capelli e restammo cosi per un bel po’.
-         Jared mi si sta addormentando un braccio possiamo cambiare posizione ?- dissi guardandolo.
-         Mh interessante- si spostò mettendosi sopra di me a cavalcioni.
-         Non era questo che intendevo-
-         Peccato a me questa posizione piace molto- disse scendendo piano a cercare le mie labbra.
-         Jared..- dissi quando era a pochi centimetri da me.
-         Ma vuoi stare zitta una volta- disse baciandomi sul collo, salendo piano fino alla mia bocca, ne disegnò il contorno con un dito e poi mi baciò con passione.
Gli misi le mani tra i capelli e lo attirai più vicino, così lui si fece più  deciso, sentii la sua lingua entrare nella mia bocca e non lo respinsi , anzi diventai parte attiva della cosa.
Si spostò restando a guardarmi negli occhi.
-         Allora non ti faccio poi così schifo anche se sono vecchio- disse ridacchiando.
-         Dormiamo che è meglio- dissi sorridendogli.
Si sdraiò accanto a me, e si voltò a guardarmi.
-         Perché mi guardi così?- dissi girandomi verso di lui.
-         Sei una delle ragazze più strane che abbia mai conosciuto, e io di ragazze ne ho conosciute!- disse sarcastico.
-         Modesto sei sempre modesto- risposi.
-         Buona notte Zita- disse accarezzandomi una guancia.
Sorrisi e chiusi gli occhi.
Mi svegliai alle prime luci del giorno, e mi alzai.
-         Dove vai?- disse Jared guardandomi.
-         A fare la pipì , vuoi assistere?- dissi ironica.
-         Non  ci tengo ma grazie per l’invito- rispose.
Uscii dal bagno e lo trovai in piedi a guardare le foto che avevo sul comodino.
-         Questo è Joe?- chiese indicando il biondino nella foto.
-         Si è lui, è molto simpatico, ed è un genio del pc davvero è fantastico- dissi
-         Sono felice che ti piaccia così tanto- disse duro, rimettendo via la foto.
-         Andiamo Jared non fare il bambino geloso del suo giocattolo nuovo- dissi guardandolo.
Lui si voltò guardandomi negli occhi, probabilmente avrebbe voluto fulminarmi in quel momento, così decisi di fare la sola cosa che non si sarebbe mai aspettato facessi, lo abbracciai dandogli un bacio  sulla guancia.
Mi strinse forte e io posai la testa sulla sua spalla.
Scendemmo di sotto a fare colazione , e poi io andai al lavoro con Bec, dovevo fare parecchie cose e alle 6 dovevo essere in aeroporto da Joe.
 
-         Io devo andare a prendere Joe!- dissi sulla porta dell’ufficio di Bec.
-         Certo vai pure ci vediamo stasera- rispose rossa in viso.
-         Ci vediamo anche con te stasera ok Shan?- dissi ridendo.
-         Come facevi a sapere che ero qui?- disse lui spuntando da dietro la porta.
-         Basta guardare di che colore è diventata lei! A stasera- dissi uscendo.
-         Ehi Zita?- disse Shan uscendo dall’ufficio.
-         Dimmi-
-         Jared è di sotto perché non lo porti con te, si annoia con tutte quelle modelle che gli girano attorno- disse
-         Immagino quanto si annoi, comunque va bene lo porto  con me- dissi
Shan mi sorrise e tornò nell’ufficio di Bec.
Scesi nell’atrio e trovai Jared circondato da bellissime modelle, che gli sbavavano addosso, e lui non aveva certo l’aria di quello che si annoia, esattamente come avevo preventivato.
Presi il cellulare e gli feci uno squillo, lui prese il BB e si guardò attorno finchè non mi vide, gli feci cenno di andare e uscii dall’entrata.
Salii in auto e lui mi raggiunse dopo pochi minuti.
-         Allora andiamo a prendere il famoso Joe?-
-         Si - dissi partendo.
Non  parlammo molto, e fortunatamente arrivammo in aeroporto abbastanza in fretta.
Ci sedemmo ad aspettare l’aereo era in ritardo, Jared si era messo gli occhiali da sole e non faceva che guardarsi attorno, probabilmente cercando di capire se qualcuno lo avesse riconosciuto.
Finalmente l’aereo di Joe arrivò e io mi alzai in piedi per  vedere meglio.
Lo vidi arrivare con il suo solito sorriso stampato in faccia, mi vide e venne ad abbracciarmi.
-         Zita oddio che bello vederti!- disse sollevandomi un po’ da terra.
-         Il braccio come va?- aggiunse guardandolo.
-         Tutto bene dai, tra poco tolgo i punti, tu il viaggio tutto bene?- dissi sorridendogli.
-         Si tutto bene, c’è stato solo un po’ di ritardo alla partenza, poi però bene fin qui- disse guardando Jared incuriosito.
-         Ah scusa lui è Jared!- dissi presentandoli.
-         Molto piacere io sono …- disse Joe
-         Sei Joe- disse Jared stringendogli la mano.
-         Già – disse lui sorridendo un po’  stranito dal comportamento di Jared.
Andammo verso la macchina, Joe si sedette davanti accanto a me, parlandomi per tutto il tempo, ogni tanto guardavo Jared dallo specchietto retrovisore, e lui mi sorrideva ricambiando il mio sguardo.
Arrivammo a casa e io aiutai Joe a portare le cose in casa, gli presentai Bec e Shan, poi gli mostrai la sua stanza e il bagno che poteva usare, lo lasciai perché potesse sistemarsi un attimo dopo il viaggio e tornai di sotto, notai che la tavola era apparecchiata per cinque.
-         Restate a mangiare?- chiesi a Shan.
-         Si non ho voglia di ordinare la cena stasera, ho voglia di qualcosa di buono- disse sorridendo a Bec.
Presi un pezzetto di carota e mi sedetti sul tavolo  a guardare Bec cucinare, Jared mi venne vicino prendendomi la carota dalle mani e mangiandosela.
-         Hey era mia, scusa c’è una ciotola piena-
-         Questa era più vicina- disse sorridendo sarcastico.
Si appoggiò al tavolo mettendosi a giocare con i miei capelli come sempre.
Shan ci guardava ridacchiando, e Bec ci guardava, felice.
 
-         Che carini che siete!- disse Shan sorridendo malizioso.
-         Shan smettila- disse Jared lievemente imbarazzato.
-         Guarda un cosa Zita, vuoi vedere Jared diventare coccoloso?- disse Shan.
-         Si dai fa vedere-
Shan si avvicinò al  fratello, scompigliandogli i capelli e alzandogli il cappuccio della felpa di cotone.
-         Guarda che cucciolo che è adesso, le ragazze gli muoiono dietro quando ha questa faccia-  disse sorridendo.
Sorrisi , e scesi dal tavolo avevo visto Joe andare in salotto col pc, così andai da lui.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Mi sedetti accanto a Joe e lui mise il pc più vicino a me così che potessi vedere, ci mettemmo a parlare dei due mesi trascorsi insieme mentre caricavamo le cose che Luca ci aveva mandato sul sito.
-          Senti un po’, ma Jared è il tuo, insomma state insieme?- disse guardandomi.
-          Non stiamo insieme ma non so neppure cosa siamo,  perché me lo chiedi?-
-          Nulla è solo  che da quando sei venuta a sederti con  me non fa che guardare a quello che facciamo tutto qui, quindi ho pensato fosse geloso del tempo che passavo con la sua ragazza- disse .
-          Jared è strano, ma tranquillo non stiamo insieme-
Sorrise e continuò ad aggiornare il sito.
Finalmente Bec portò in tavola la cena, aveva fatto la pasta col sugo di pomodoro, il pollo con le patate e un’insalata mista .
Ci sedemmo a tavola e iniziammo a cenare.
-          Voi non mangiate il pollo?- chiese Joe a Jared e Shannon.
-          No siamo vegetariani- disse Jay con un filo di sufficienza nella voce.
-          Solo chi non ha fame può permettersi di esserlo- rispose serio.
-          Cosa vorresti dire?- disse Jared
-          Niente solo che sono stato in Congo per 5 mesi una volta e la le persone hanno fame, e non gli interessa se quello che stanno mangiando aveva dei sentimenti o meno, lì le persone muoiono davvero di fame, non si lasciano morire come fate voi qui a Hollywood- disse.
-          Si beh noi lo facciamo per mantenerci sani- disse Shan cercando di allentare la tensione, Jared aveva un gran brutto sguardo, probabilmente lo avrebbe preso a pugni per averlo fatto sentire una merda davanti a tutti.
-          Anche Zita la pensa così , in Egitto parlavamo spesso e di ogni argomento, quando passi ore chiuso in un buco di 5 metri per 7 con una persona ne fai di discorsi-
-          Già , era l’unica cosa bella della giornata scendere con  te a caricare le foto sul sito e parlare- dissi sorridendo.
Alzai lo sguardo e trovai gli occhi di Jared che mi fissavano, quello che avevo appena detto non gli era piaciuto, non gli era piaciuto affatto, lui non era il tipo di persona a cui piaceva essere messo in secondo piano.
Jared non disse più nulla per tutta la sera, nonostante Shan non facesse che cercare di integrarlo nelle conversazioni, finito di mangiare mi misi a lavare i piatti con Bec, Joe andò a dormire, e Jared tornò a casa sua.
Shan mi si avvicinò.
-          Prova ad andare a parlarci !- disse prendendo il piatto che avevo in mano.
-          Ok ci provo- dissi uscendo.
Attraversai la strada e suonai alla porta, dopo un paio di minuti venne ad aprire, non disse  nulla e mi fece entrare.
Mi appoggiai al muro e lui si mise davanti a me con le braccia conserte.
-          Dunque fammi capire tu pensi che io sia un coglione che se la tira, come il tuo amico Joe?- disse
-          Jared io penso che tu sia un coglione in questo momento, non ti conoscevo neanche quando parlavo con Joe di  queste cose ok?- risposi seria
Lui divenne serio e la cosa non mi piacque per niente.
-          Siete stati insieme, in Egitto?-
-          Oh si certo, tra una sommossa e l’altra facevamo del gran sesso selvaggio! Ma ti rendi conto di quello che dici? E poi se anche fosse non sono affari tuoi- dissi.
-          Ah non lo sono? Ci vediamo Zita, quella è la porta- disse senza guardarmi.
-          ma ….-
-          ho detto  quella è la porta-
-          come ti pare- dissi uscendo e sbattendola alle mie spalle.
Tornai in casa e salii in camera mia senza parlare a nessuno, non era proprio serata, e fortunatamente ne Bec ne Shan vennero a rompere, mi sdraiai sul letto e cercai di addormentarmi.
La mattina dopo avevamo il servizio finale per le modelle di Bec, quando uscimmo di casa Joe era ancora a letto, gli lasciai un biglietto col numero dell’ufficio in caso di bisogno.
Jared aveva accettato di fare da testimonial per il lancio della linea maschile, quindi le possibilità di evitarlo erano zero.
Appena arrivate a lavoro andai in ufficio con Bec.
-          Che è successo ieri con Jared?- chiese
-          Nulla, cioè non ho voglia di parlarne adesso-
-          Zita, credo che tu gli piaccia, cerca di essere gentile-
-          Ci ho provato ok? Ma lui mi ha trattata di merda, scusa davvero non ne voglio parlare andiamo in studio e basta- dissi
Lei mi sorrise e andammo sul set, dove Jared e le modelle  stavano aspettando.
Bec iniziò a controllare che tutto fosse come aveva stabilito e io regolai le luci con i tecnici per le foto.
Jared era quasi davanti a me, e stava ridendo con una delle modelle di Bec, lei si sporse per baciarlo e lui non si tirò indietro, voleva farmi ingelosire, e purtroppo per me stava funzionando, ma non pensavo affatto di meritarmelo, passai la macchina al mio assistente e uscii un attimo, andai sul terrazzo, dovevo respirare a fondo e concentrarmi solo sul lavoro per Bec, si meritava il meglio che potessi fare, ed era quello che avevo intenzione di darle.
Mi calmai e tornai  dento, cominciammo a fare le foto, evitai per tutto il servizio il contatto diretto con Jared , se volevo che si spostasse o facesse altro lo dicevo al mio assistente.
Finalmente finimmo il servizio e io mi misi a controllare le foto sul pc con Bec e la sua assistente.
-          Sono bellissime Zita, era proprio quello che volevo- disse abbracciandomi.
-          Mi fa piacere di essere riuscita a farle come desideravi- risposi sorridendole e lasciandola con l’assistente.
Andai nel  mio ufficio Bec aveva voluto ne avessi uno, e uscii sul  tetto, mi conosceva bene, infatti aveva scelto il mio ufficio  mentre ero in Egitto.
Mi misi a guardare il panorama, era davvero bello, L.A. era una bella città e tutto sommato cominciava a piacermi stare lì, lavorare con Bec, e Jared mi piaceva stare con lui, ma questo non riuscivo a farglielo capire, voleva che io dicessi che ci tenevo senza farlo lui per primo, quello era decisamente un brutto lato del carattere di entrambi.
Mi appoggiai alla ringhiera e respirai profondamente, sentii il cellulare vibrare, era un messaggio di Bec aveva bisogno che tornassi giù da lei.
Feci di corsa le scale e quando girai l’angolo per entrare nello studio, e trovai Jared e un’altra modella bionda, intenti a sbaciucchiarsi , gli passai accanto senza guardarlo se lo avessi fatto avrebbe capito che ero arrabbiata e avrebbe vinto lui.
Andai da Bec e mi feci spiegare quale fosse il problema.
-          Ci servono altre foto per il sito internet, quindi domani dobbiamo fare un altro servizio, anche con Jared- disse guardandomi.
-          Ok nessun problema- risposi seria.
-          Davvero? Ho visto che si imbuca con le modelle, mi dispiace, se vuoi ne parlo con Shan più tardi- disse visibilmente preoccupata per me.
-          Non ti preoccupare, non si merita tutta questa attenzione- le dissi.
Lei mi sorrise e decidemmo l’impostazione del set per il giorno seguente.
Finalmente venne il momento di tornare a casa salii in auto con Bec e andammo a fare la spesa , servivano un po’ di cose e poi un bel giro per negozi mi avrebbe di certo aiutata a non pensare troppo.
-          Ti va di  parlare?- disse mentre in cucina sistemavo le cose nella dispensa.
-          Non so di cosa dovrei parlare, ho cercato di parlare con lui, e mi ha trattata di merda, quindi basta- dissi.
-          Non vuoi che provi a parlarne con Shan? Magari lui lo sa cosa passa per la testa di Jared- disse
-          Non gli passa niente a parte se stesso nella testa- dissi- senti vado a fare due passi ti scoccia, tanto Joe sta lavorando al sito e quindi non credo ceneremo prima di un’oretta-
-          Vai pure- disse sorridendo.
Presi una felpa leggera e l’i-pod e uscii di casa.
Camminai fino al  parco dove ero stata l’ultima volta, la mia panchina era occupata da una coppietta, così mi sedetti sull’altalena.
Sentii partire “the story” e mi accorsi di aver preso l’i-pod di Bec, fantastico, pensai mentre la voce di Jared mi riempiva la testa, decisamente non era quello di cui avevo  bisogno in quel momento.
Mi resi presto conto che non avevo fatto che riascoltare quella canzone per circa 20 minuti, decisi che era venuto il momento di smettere, così spensi tutto.
Stavo tornado a casa, quando vidi l’auto di Shan girare verso casa loro, erano entrambi sopra, scesero e Shan mi sorrise, lo salutai e feci per prendere le chiavi di casa, quando vidi Jared attraversare la strada.
-          Devo parlare con te un secondo- disse.
-          Mi dispiace adesso ho da fare Jay, parliamo domani- risposi.
-          Aspetta – disse fermandomi con una mano.
-          Cosa vuoi- dissi sperando inconsciamente fossero scuse, per il suo comportamento.
-          Domani ti dispiace se vengo in auto con te e Bec, Shan deve vedere Antoine, e esce prima di me, quindi sono a piedi- disse.
Gli avrei tirato un calcio dritto nei gioielli, ma sorrisi e  annuii, entrando velocemente in casa.
 
Mi sedetti sul divano e presi un libro, avevo bisogno calmarmi, dopo una ventina di minuti Bec disse che era pronta la cena, così andai di sopra a chiamare Joe.
-          Che silenzio- disse Joe a metà della cena.
-          Si bhè scusami è che non è stata una gran giornata, il lavoro ci ha stancate molto- dissi.
-          Mh il lavoro, o chi ha fatto parte del lavoro?- disse Joe guardandomi.
Bec sorrise, alzando il sopracciglio destro, e a quel punto Joe seppe di aver fatto centro.
-          Allora?- disse Joe incalzando la mia risposta.
-          Allora, Jared può  farsi tutte le modelle con il cervello ossigenato che vuole, non mi interessa ok?- dissi cercando di restare calma.
-          Ok adesso sappiamo che sei chiaramente gelosa- disse Joe guardandomi.
-          Si sono gelosa, di un’imbecille che ama solo se stesso.- risposi alzandomi da tavola e andando di sopra.
Sentii la porta aprirsi e Joe entrò in camera mia sedendosi sul letto accanto a me.
-          Hey dai non dirai mica sul serio, non si merita tutta questa attenzione- disse guardandomi.
-          Lo so, è solo che sai siamo usciti un paio di volte e sembrava davvero che gli interessassi, poi l’altro giorno abbiamo discusso, credo fosse geloso di te, e credo che il fatto di essere geloso lo abbia messo in allarme, ci teneva troppo così ha mollato- dissi.
-          Geloso di me? Ma dai, cioè sono carino, ma sono solo uno smanettone del pc che fa un lavoro un po’ pericoloso- disse sorridendo.
-          Tu sei molto carino Joe, davvero, e non sei solo uno smanettone del pc, sei un genio del male- dissi guardandolo.
-          Così mi fai arrossire!- rispose facendo la faccia da bambino indifeso.
-          Ma smettila, dai torniamo di sotto- dissi prendendolo per mano.
Scendemmo le scale e andammo in cucina da Bec, la abbracciai e finii la cena.
-          Non so cosa tu le abbia detto , ma ha funzionato alla grande- disse sorridendo  Joe.
Aiutai Bec con i piatti poi andammo  tutti insieme a guardarci un po’ di  tv prima di andare a letto.

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Capitolo 11
*** 11 ***


La mattina seguente, Joe decise di venire con noi, dato che il sito sembrava a posto voleva svagarsi un attimo, uscimmo di casa e Bec andò a chiamare Jared.
Salì in macchina e si sedette dietro con Joe, che lo salutò con un bel sorriso, che Jared non fu in grado di non ricambiare.
Joe era così, ti spiazzava con  questi sorrisi assurdi, e tu non riuscivi più ad essere arrabbiato.
Una volta arrivati , Bec e Jared andarono dalle modelle, e io andai con Joe sul set per preparare, le luci con i ragazzi.
Bec ritornò da sola, e si sedette accanto a Joe che si era messo a guardare con i nostri tecnici la preparazione del sito.
-          Da esperto cosa te ne sembra ?- chiese Bec  guardandolo.
-          Penso sia un gran bel lavoro davvero complimenti!- rispose Joe sorridendole.
Le modelle e Jared entrarono sul set e cominciammo col servizio.
Il comportamento di Jared non era cambiato, rispetto al giorno precedente, e la sua totale non curanza dei miei sentimenti mi stava distraendo, mi sedetti un attimo al pc per controllare le foto, e Joe mi si avvicinò.
-          Credo sia venuto il momento che Mr Leto assaggi la sua stessa medicina- disse baciandomi sulla bocca.
Quando si spostò notai che Jared mi stava guardando, aveva la mascella leggermente contratta e lo sguardo non prometteva niente di buono, Joe mi sorrise.
-          Credo non abbia gradito lo show- mi sussurrò all’orecchio tornando a sedersi con i tecnici.
Mi rialzai e continuammo il servizio senza più pause fino alla fine.
Scelsi le foto con Bec e la lasciai con Joe avevo bisogno di rilassarmi un attimo, andai nel mio ufficio e uscii a respirare un po’ d’aria fresca.
Restai a guardare il panorama per un po’ senza guardarlo realmente, ero così concentrata sul non pensare che se fosse caduto un intero palazzo non me ne sarei accorta, mi voltai verso la porta a finestra del mio ufficio e trovai Jared appoggiato al muro con le braccia conserte che mi guardava.
Andai verso la porta per tornare dentro, ma lui si mise in mezzo, impedendomi di rientrare.
-          Jared fammi passare- dissi senza guardarlo.
-          Se non ti piaceva che mi facessi le modelle davanti a te potevi dirmelo, almeno così avrei capito che ti importa- disse
-          Sai un cosa hai ragione, potevo farlo , ma ormai non ha più senso, non mi importa più-
-          Davvero? Se è così allora puoi dirmelo guardandomi in faccia non credi?- disse.
-          Fottiti Jared!- risposi
 
Lui mi guardò e sorrise, ormai aveva capito che mi aveva ferita.
-          La sai una cosa Jay? Potrai anche essere bello, ricco e intelligente, ma non sei in  grado di affezionarti alle persone perché hai troppa paura, hai paura di perdere questa perfezione che ora pervade la tua vita, hai paura che possa essere bello sentire che c’è qualcuno che darebbe tutto per te, sei un ragazzino che si piscia sotto e non hai il coraggio di affrontare i tuoi sentimenti , perché hai paura, sai Jared tutti abbiamo paura- dissi guardandolo.
-          Chi pensi di essere per potermi analizzare? Io non sono la persona che credi-
-          No  hai  ragione sei la persona che ho pensato che fossi la prima volta che ho letto di te sui giornali, un cantante con poco talento che gioca con la chitarra e si sente un’artista incompreso come Kurt Cobain, ma lascia che ti sveli una cosa, tra 10 anni di Kurt si parlerà ancora e ancora, mentre tu sarai solo il figo che recitava in Alexander con Colin Farell e che ha inciso qualche Cd di cui la gente non ricorda il nome-
-          Perché non  te ne torni in Egitto ?- disse con la mascella contratta per la rabbia, dovevo aver toccato un nervo scoperto.
-          Probabilmente lo farò- risposi.
-          Non vedo l’ora- disse lui uscendo dal mio ufficio.
Mi sedetti e iniziai a piangere, per il nervoso, non mi ero mai sentita così vicina ad una persona come mi sentivo vicina a lui ,e questo mi aveva permesso di capire cosa gli avrebbe fatto male davvero, e non mi ero fatta scrupoli a sputare tutto il veleno che avevo in corpo su di lui.
La porta si aprì e comparve Bec.
-          Che succede?- chiese entrando.
-          Ho mandato  tutto puttane, non riesco mai a stare zitta, sarebbe bastato che gli avessi detto che mi importava di lui, ma non l’ho fatto, perché mi importa sempre più di me- dissi mentre lei mi abbracciava.
-          So cosa sei in grado di dire quando sei arrabbiata, quindi da uno a dieci, quanto lo hai  ferito?- disse
-          10, sicuramente 10- risposi asciugandomi gli occhi con le mani.
-          Credo che la cosa migliore adesso sia tenervi lontani per un po’, dovete sbollire la rabbia e siete entrambi feriti, io parlerò con Shan per conoscere l’entità del danno ok?- disse sollevandomi il viso e sorridendomi.
Annuii e la abbracciai ancora.
Finimmo di sistemare le ultime cose, poi tornammo a casa, Jared si fece venire a prendere da Shan, lasciai che Bec e Joe scendessero dalla macchina, poi ripartii, avevo bisogno di andare lontano, dovevo restare sola.
Guidai e basta, era come se avessi una meta precisa nella testa, e quella meta era allontanarmi da qui.
Tornai  a casa dopo un paio d’ore , Bec era uscita con Shannon , me lo aveva detto che ci sarebbero visti dopo cena, entrai in casa e trovai Joe ad aspettarmi seduto sul divano.
-          Ti va di parlarne?- chiese mentre mi sedevo accanto a lui, spegnendo il pc.
-          No devo fare qualcosa che non mi faccia ne parlare ne pensare, devo spegnere il cervello e basta- dissi appoggiandomi al divano e chiudendo gli occhi.
-          Io un’idea potrei avercela- disse
-          Cosa sarebbe?-
-          Sesso- rispose – sano e puro sesso, libera la mente e appaga il corpo- aggiunse guardandomi.
-          Andata- risposi senza pensare e prendendolo per mano .
Entrammo in camera mia e chiusi la porta.
Joe si tolse la maglietta e si sdraiò sul letto, mi spogliai restando in biancheria e mi misi a cavalcioni sopra di lui.
-          Niente preliminari suppongo?- disse
-          Supponi bene, i preliminari sono troppo romantici e non è  quello di cui ho bisogno ora- risposi.
Si tolse i jeans restando solo con i boxer, poi mi slacciò il reggiseno e si mise ad accarezzarmi il seno, infilai una mano dentro i boxer e lo accarezzai, sentivo la sua eccitazione crescere con l’approfondirsi delle mie carezze, mi prese mettendomi sotto di lui, si tolse i boxer e infilò un preservativo, mi sfilai da sola gli slip, lui si  distese sopra di me entrando con decisione e facendomi gemere.
Cominciò ad aumentare il ritmo, facendomi ansimare, senza che uscisse da me ribaltai la situazione mettendomi sopra e dando io il ritmo delle spinte, sentivo che stavamo entrambi per raggiungere il limite, mi chinai e lo baciai , sentii i muscoli delle mie gambe  contrarsi, e venimmo quasi insieme.
Mi lasciai andare sul letto riprendendo fiato con gli occhi chiusi, poi  mi voltai a guardarlo.
-          Grazie- dissi col fiato ancora un po’ corto.
-          Quando vuoi!- fece lui ridacchiando e rivestendosi.
Uscì dalla mia stanza e io andai a farmi una doccia.
 
La settimana procedette abbastanza bene, Luca aveva chiamato Joe dicendogli che si stavano spostando a Damasco e che avrebbe fatto loro piacere se li avessimo raggiunti la settimana prossima, decisi di parlarne con Bec questa volta prima di comprare il biglietto.
Andai nel suo ufficio e ci trovai Shan.
-          Scusa passo dopo- dissi facendo per uscire.
-          No Zita tranquilla dimmi pure- disse sorridendo.
-          Ok – entrai chiudendo la porta alle mie spalle- siediti- aggiunsi.
Lei si sedette e Shan si appoggiò alla scrivania.
-          Mi hanno proposto un altro incarico, le rivolte si sono estese in Siria e Luca ci ha chiesto di raggiungerlo a Damasco, partirei la settimana prossima- dissi
-          Ci sarai per la sfilata di presentazione?- chiese seria.
-          Ma certo, non partirei mai prima della tua sfilata- le risposi.
-          Dovresti dirlo a Jared- disse Shan dal nulla.
-          Non credo gli interessi, lui per primo mi ha detto di tornare in Egitto, e comunque non ci parliamo da giorni- dissi secca.
-          Zita so cosa è successo quel pomeriggio so cosa vi siete detti me lo ha raccontato, posso solo assicurarti che lo hai ferito come in pochi erano riusciti a fare fino ad ora, ma credo anche che lui abbia fatto lo stesso con te, quando vuole sa essere un vero stronzo, ti chiedo solo di passare a dirglielo niente di più-
-          Passerò stasera va bene?- chiesi guardandolo.
-          Bene-rispose sorridendomi.
Uscii  dall’ufficio di Bec e chiamai Joe , gli dissi che poteva prenotare entrambi i biglietti, la sfilata era lunedì e noi saremmo partiti il mercoledì di quella stessa settimana.
Mi resi presto conto che quando non vuoi che il tempo passi, lui lo fa a velocità doppia, la cena passò velocemente e dopo aver finito di aiutare Bec a risistemare la cucina, venne il momento comunicare a Jared il fatto che sarei partita la settimana seguente.
Attraversai la strada, e suonai, Shan mi venne ad aprire sorridendomi e mi fece entrare.
Mi portò nella stanza di Jared ed entrò con me.
-          Che ci fai qui? Perché l’hai fatta entrare?- disse guardando prima me e poi Shannnon.
-          Voleva che ti dicessi che parto per Damasco mercoledì prossimo- dissi
-          Buon viaggio, chiudi la porta quando esci-rispose senza guardarmi.
Sorrisi scuotendo la testa e uscii dalla sua stanza, ero a metà delle scale quando Shan mi fermò dicendomi di aspettare, lo guardai rientrare nella stanza del fratello chiudendo la porta, mi sedetti sulle scale e dopo un po’ li sentii discutere, mi misi ad ascoltare infondo era l’unica cosa che potevo fare per capire quello che passava davvero per la testa di Jay.
-          Ammetti che di lei ti importa Jared, fallo almeno con me- disse Shan.
-          Senti che ne dici di reprimere il tuo istinto da fratello maggiore che cerca di proteggermi da me stesso  e farti i cazzi tuoi- disse Jared sarcastico.
-          Jared ascolta…- disse Shan.
-          No ascolta tu, quella ragazzina è passata sopra al mio ego come un carro armato e ha fatto anche la retro? Chiaro il concetto?-
-          E tu non hai fatto la stessa cosa con lei? Andiamo eri geloso di un ragazzo che per lei è solo un amico e per dimostrarglielo ti limonavi le modelle sul set davanti a lei, non credo sia lei la sola ragazzina, e poi un’altra cosa sai quando siete stati al Rose Bowl, beh quando sei tornato a casa eri felice, come non mi capitava di vederti da tempo-
-          Si con lei sto bene, ma ormai non ha più importanza parte hai sentito, non resterà per me- disse serio.
-          Se tu non le fai capire che vuoi che resti certo che non lo farà-
-          Non le chiederò di restare, se vuole partire che lo faccia-
-          Sei un testone Jay e un giorno te ne pentirai- disse Shan uscendo dalla stanza.
Ero ancora seduta sui gradini, Shan mi guardò dispiaciuto e mi accompagnò alla porta.
-          Ci vediamo alla sfilata di Bec- dissi sorridendogli , avevo gli occhi lucidi e stavo per piangere ma lui non disse nulla mi sorrise e chiuse la porta  dopo avermi salutata.
Camminai fino al marciapiede di casa e mi sedetti, non volevo piangere davanti a Bec, non volevo che si preoccupasse, doveva restare concentrata sulla sfilata, mi sentivo così male, possibile che fosse così orgoglioso, cosi spaventato da non voler ammettere che gli importava qualcosa, raccolsi le gambe al petto e nascosi il viso, alzai un attimo lo sguardo verso la sua finestra, la luce era spenta, desideravo così tanto che uscisse ad abbracciarmi e mi dicesse che gli dispiaceva, che voleva che restassi, ma non l’avrebbe fatto, sarei potuta restare ad aspettare tutta la notte, ma quella porta non si sarebbe mai aperta, mi rialzai e tornai dentro.
Andai in camera e chiusi la porta, mi sdraiai sul letto e cercai di riposare.
Dopo due ore mi accorsi che non mi sarei riposata affatto, era mezzanotte passata e non sapevo cosa fare per distrarre la mia mente dalle parole di Jared, presi la Canon e le chiavi della macchina, le foto di notte erano il mio forte, e c’era giusto uno spiazzo sulle colline dal quale il panorama era stupendo.
Uscii di casa senza fare rumore per non svegliare Bec e Joe, chiusi la porta e andai verso la macchina, involontariamente guardai verso la finestra della stanza di Jared, la luce era accesa adesso, salii in auto e partii.
Arrivai allo spiazzo che avevo visto e scesi, mi sedetti e iniziai a scattare foto, presto mi persi completamente in quello che facevo, era troppo che non facevo foto solo per me, che non passavo del tempo da sola davvero, mi piaceva stare da sola, davo il meglio quando ero sola, specialmente quando ero sola e arrabbiata come in quel momento, decisi di restare lì , dormire in auto per poter vedere come appariva la città alle prime luci dell’alba.
Andai in auto e mi addormentai dopo poco.
Con le prime luci dell’alba mi svegliai e scesi a godermi lo spettacolo, vedere una città dall’alto alle 5 del mattino è bellissimo, la maggior parte delle persone ancora dorme, è tutto sospeso nelle tenue e fredda luce del giorno che nasce, è bellissimo.
Restai lì per un po’, poi tornai a casa, volevo esserci per quando Bec e Joe si fossero alzati

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Capitolo 12
*** 12 ***


Il giorno della sfilata di Bec era finalmente arrivato, avevo chiesto a Joe se voleva venire con noi alla presentazione ma doveva lavorare.
Bec si vestì poi venne in camera mia con i mano una serie infinita di vestiti e scarpe, voleva che fossi bellissima, ero la sua fotografa e la sua socia e non mi avrebbe mai permesso di presentarmi in jeans , cosa che io avrei apprezzato tantissimo .
-          Provati questo- disse passandomi un vestitino nero  con la schiena scoperta, e inserti di pizzo blu.
Lo indossai e lei mi osservò attentamente, poi mi passò un paio di scarpe col tacco, la guardai insofferente ma lei rimase impassibile, così le infilai.
-          Adesso siediti che ti pettino e ti trucco un po’-
Mi sedetti e la lasciai fare, per una sera potevo anche essere un’altra, lo facevo per lei.
Quando ebbe finito mi fece alzare in piedi per osservare la sua opera, inclinò leggermente le labbra in un sorrisino soddisfatto.
-          Possiamo andare-disse passandomi la giacca nera in raso.
La presi e mi guardai un istante allo specchio, non sembravo affatto io, ma non potevo dire che avesse fatto un brutto lavoro anzi, aveva fatto una magia, la sentii parlare di sotto, probabilmente era arrivato Shan, ci avrebbe portato con la sua auto, feci un bel respiro, sarei dovuta restare seduta accanto a Jared per tutto il viaggio.
Scesi di sotto e salutai Shan, che mi fece un gran sorriso.
-          E dove la tenevi nascosta tutta quella roba Zita- disse  guardandomi non esattamente negli occhi.
-          Hey potrei essere gelosa- disse Bec dandogli una gomitata.
-          Ok scusa- disse Shan ridacchiando.
Jared era seduto sul divano con sempre in mano il suo BB, non mi guardò neppure.
Salimmo in auto e partimmo.
Ogni tanto durante il viaggio mi voltai a guardarlo, ma appena se ne accorgeva si girava verso il finestrino.
Finalmente arrivammo, ad aspettarci c’era una schiera di fotografi e giornalisti, Shan prese Bec per mano e andarono verso l’entrata, incamminai dietro di loro, Jared mi raggiunse e mi prese per la vita attirandomi vicino.
-          Sorridi, sei la sua socia e devi concedere almeno un sorriso ai fotografi è importante- disse girandosi a sorridere ai flash.
Feci come mi aveva detto poi entrammo e andammo a sederci accanto a Bec e Shan in prima fila.
Le luci si spensero e la sfilata cominciò, Bec era commossa, vedere i suoi vestiti sfilare era il suo sogno e io ero felice che lo avesse realizzato, Shan le diede un bacio e le sorrise.
Jared era impassibile guardava la sfilata senza dire nulla.
Le luci si riaccesero e Bec fu invitata a salire in passerella, si alzò e mi trascinò con lei.
-          Volevo ringraziare tutti voi per la partecipazione, essere qui stasera significa molto per me, e vorrei dirvi che nulla di tutto questo sarebbe mai  stato possibile senza l’aiuto della mia migliore amica e socia- disse guardandomi e sorridendo – sapete per me è molto importante che lei sia qui stasera perché è una fotografa freelance e mercoledì partirà per la Siria, quindi credo che meriti un bel applauso- aggiunse abbracciandomi, ricambiai l’abbraccio e le asciugai le lacrime.
-          Ti voglio bene- le dissi.
-          Lo so!- rispose scendendo per andare a parlare con i giornalisti.
Restai sul palco, e osservai la sala svuotarsi lentamente, si stavano tutti spostando nella stanza accanto per il rinfresco.
-          Zita puoi venire di là? Vorrebbero una foto con le socie e i fratelli Leto- disse l’assistente di Bec.
-          Arrivo- dissi scendendo e raggiungendo Bec.
Mi misi accanto a lei, Shan la abbracciò e Jared si mise accanto a me tenendo le mani in tasca, tutto questo mi stava facendo troppo male, ma sorrisi e sperai che la serata finisse e che mercoledì mattina arrivasse presto.
 
Martedì passò velocemente, ero in camera mia a fare la valigia, quando Joe entrò.
-          Hey – dissi sorridendogli.
-          Pronta?- chiese.
-          Ma certo- risposi piegando una maglietta e mettendola con le altre.
-          Ho sentito Luca, ha detto che le cose a Damasco saranno molto diverse da come erano in Egitto- disse guardandomi serio.
-          Joe non mi farai cambiare idea, non c’è nulla che io desideri di più che partire in questo momento- dissi seria.
Lui mi sorrise e tornò in camera sua.
Finii di preparare la valigia poi scesi di sotto, avevo sentito la voce di Shannon.
-          Zita , pronta per domani?- chiese alzandosi dal divano dove era seduto con Bec.
-          Ovviamente, me la tratterai bene?- dissi indicando Bec.
-          Certo, ma tu torna presto e senza punti sul braccio stavolta-
-          Non dipende da me- dissi.
-          Allora stai attenta- disse abbracciandomi.
-          Salutami Jared- dissi mentre salivo le scale per andare a riposare.
Lui sorrise e tornò a sedersi con Bec sul divano.
La sveglia suonò anche troppo presto, Bec ci portò in aeroporto e in poco tempo eravamo sull’aereo ad osservare le nuvole sotto di noi.
Dopo uno scalo a Francoforte finalmente arrivammo a destinazione.
Lo scenario che trovammo ad aspettarci a Damasco era decisamente  peggiore di quello che avevamo lasciato al Cairo.
Solo il tragitto per arrivare da Luca non fu libero da scontri e sommosse, la strada era un campo di battaglia, di quelli che fino ad ora avevo visto solo in qualche telegiornale.
Quando arrivammo da Luca lui ci spiegò come erano organizzati e che cosa si stava preparando per il giorno seguente, Luca era in contatto diretto con gli organizzatori delle manifestazioni, ci disse che questa volta anche la polizia faceva sul serio, si sparava sulla folla, e lo si faceva ad altezza uomo, quindi voleva che fossimo consapevoli di quello che stavamo rischiando, quando ebbe finito di parlare mi guardò e io gli sorrisi.
I giorni passarono veloci e terribili allo stesso tempo, dopo la prima settimana che ero lì avevano ucciso davanti ai miei occhi ben 3 persone, ogni sera prima di addormentarmi mi chiedevo fino a quanto avrei retto, Joe sistemava il sito e poi veniva nel letto con me, nessuno di noi riusciva a dormire da solo si cercava sempre la compagnia di qualcuno, quel briciolo di normalità che trovi nel coricarti con un amico dopo una giornata infernale.
Chiamavo Bec ogni 2 giorni, lei mi metteva in vivavoce così che tutto lo staff potesse sentirmi, ma nonostante le sue rassicurazioni riuscivo sempre a sentire quella sfumatura di preoccupazione nella sua voce.
Ogni tanto mi parlava di Jared, e di Shannon, diceva che entrambi non vedevano l’ora di rivedermi, ma su uno dei due avevo i miei bei dubbi sinceramente.
Era trascorso un mese da che ero  a Damasco, e finalmente si vedeva la fine delle rivolte, il governo aveva accettato le nuove elezioni e questo per noi voleva dire casa, non ero mai stata più felice di tornarci, chiamai Bec, appena ebbi prenotato il biglietto per L.A.
-          Zita, è successo qualcosa?- disse lei con la voce assonnata, a L.A. erano le 3 di notte.
-          No scusa se ti ho svegliata, ma dovevo dirtelo, tra due giorni torno a casa-
-          Torni davvero oddio! Shan svegliati Zita torna tra due giorni- la sentii dire a Shannon.
-          Lascialo dormire, povero Shan-
-          Hey pronto Zita, sono felice che torni, e ti posso assicurare che non sarò il solo Leto a sorriderti in aeroporto tra due giorni- disse Shan.
-          Ci credo quando lo vedo Shan- risposi.
Lui rise e mi salutò ripassandomi Bec.
-          Ci vediamo tra due giorni allora- mi disse.
-          Due giorni, ti voglio bene- risposi.
Anche io ti voglio bene- disse riattaccando.

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Capitolo 13
*** 13 ***


Andai in aeroporto con Joe lui sarebbe tornato per un po’ in Nuova  Zelanda dalla sua famiglia, ci salutammo all’entrata del suo gate, poi io proseguii verso il mio.
Mi sedetti accanto la finestrino pensai a tutto quello  che era successo nell’ultimo mese, ma pensai anche alle parole di Shan, forse allora a Jared ero un po’ mancata alla fine, mi appoggiai allo schienale e dormii fino a casa.
Scesi dall’aereo , recuperai la mia valigia e passai un attimo in bagno, mi guardai allo specchio, ero distrutta e poi ero troppo magra non vedevo l’ora di essere a casa per riprendere tutti i chili che avevo perso nell’ultimo mese, mi sciacquai la faccia e andai verso l’uscita.
Cercai Bec o Shan ma non li trovai, quello che trovai e che mi lasciò per un attimo senza parole fu Jared seduto ad aspettarmi, la camicia scozzese blu e rossa, una t-shirt bianca sotto , pantaloni neri , occhiali da sole , cappello e ovviamente BB in mano.
Andai verso di lui, e quando gli fui davanti lui si tolse gli occhiali e mi sorrise.
-          Come mai qui?- chiesi.
-          A casa mi annoiavo, così sono venuto in aeroporto hanno una buona copertura per internet sai?- rispose .
Mi venne da ridere e lui sorrise.
-          Sono davvero stanca Jared, quindi adesso andiamo a casa- dissi prendendogli il BB e mettendomelo in tasca dei jeans.
Lui si alzò in piedi, mi prese la valigia e mi portò alla macchina.
-          Posso riavere il mio BB – disse salendo in auto, glielo restituii e partimmo.
-          Perché sei venuto?- chiesi quando eravamo quasi a casa.
-          Mi sei mancata, e  volevo fartelo sapere prima che te lo dicesse Shan- disse guardandomi un istante.
-          Mh e quindi adesso come stanno le cose tra di noi? Ci vuoi riprovare o lasciamo tutto così com’è?-
-          Tu ci vuoi riprovare?- disse
-          Jay non si risponde a una domanda con un’altra domanda non te l’hanno insegnato-
Lui parcheggiò davanti a casa , poi si voltò verso di me e mi baciò con dolcezza.
-          Tu che dici? Ci voglio riprovare?- disse guardandomi negli occhi.
-          Direi di si- risposi.
Scendemmo dall’auto lui si tolse il cappello e si passò una mano tra i capelli, era davvero bello con i capelli lunghi così.
-          Sei carino con i capelli un po’ lunghi- dissi sorridendogli.
-          Però  un bacio e un complimento tutto nella stessa giornata, devo preoccuparmi?- disse
-          Scemo, questo è l’ultimo che ti faccio- dissi prendendo la valigia e andando a suonare il campanello di casa.
Bec mi aprì quasi subito abbracciandomi e stampandomi un bel bacio sulla guancia.
-          Bec non respiro- dissi sorridendo.
-          Scusa- rispose lasciandomi andare.
Shan comparve dalla cucina e venne a salutarmi.
Portai le mie cose in camera insieme a Jared, posai la valigia accanto al letto e mi voltai a guardarlo, per tutto il tempo che ero stata via non avevo fatto che pensare a quello che gli avevo detto quel giorno, lo avevo ferito e volevo sapesse che mi dispiaceva.
-          Jared- dissi avvicinandomi a lui.
-          Si?-
-          Mi dispiace per quello che ti ho detto, quel giorno nel mio ufficio, non avevo alcun diritto di parlarti a quel modo, ero solo arrabbiata e ferita scusami- dissi guardandolo negli occhi.
-          Ammetto di essermi comportato un po’ da stronzo- disse
-          Un po’?- dissi ridendo.
-          Posso rimediare sai?!- disse spingendomi verso il letto.
Mi fece sdraiare sul letto  e si mise sopra di me sorridendo.
-          Non stai correndo un po’ troppo…- dissi guardandolo
-          Mh forse! Ma io volevo solo baciarti- disse sorridendo malizioso.
Mi baciò dolcemente sul collo salendo fino alla bocca, mi mise una mano dietro la nuca e mi baciò con decisione.
Mi infilò una mano sotto la maglietta per slacciare il reggiseno, ma lo fermai.
-          Il bacio di solito si ferma alle labbra Jared - dissi ridendo.
-          Touchè – rispose facendomi alzare.
Tornammo di sotto e ci sedemmo in salotto a parlare con Bec e Shan, restammo lì per ore, io raccontavo della Siria e lo mi raccontavano quello che avevano fatto durante la mia assenza, Shan non si risparmiò di raccontarmi dei sensi di colpa di Jared per avermi lasciata partire senza neanche salutarmi, mi voltai a guardarlo e vidi che era arrossito leggermente.
-          Arrossisci  Jay?- dissi guardandolo.
-          No è che ho caldo-  rispose cercando di restare serio.
-          No sei proprio arrossito fratellino- disse Shan ridacchiando sotto i baffi.
-          Fanculo Shan- disse Jared incrociando le braccia sul petto.
-          Ok fratellino sai che facciamo? Adesso io e Bec andiamo a casa nostra così tu, cioè voi potete, hai capito no?- disse mimando l’atto sessuale.
-          Shan?!- disse Bec dandogli una gomitata.
-          Sei davvero un’animale-  dissi sorridendo.
-          Si lo sono, a dopo ragazzi- disse trascinando Bec fuori con lui.
 
 
Appena chiusero la porta si girò verso di me alzò il sopracciglio e si morse le labbra malizioso.
Mi prese per mano e mi trascinò in camera mia.
-          Ribadisco che sarebbe meglio non correre troppo Jared- dissi mentre lui mi faceva sdraiare sul letto.
-          Pensavo di esserti mancato abbastanza da voler stare con me almeno 10 minuti- disse mettendosi a sedere e guardandomi dall’alto.
-          Mi è mancato stare con te- ammisi.
Non ci volle altro lui si chinò sopra di me e iniziò a baciarmi con passione, accarezzandomi il seno sotto la maglietta, mi sollevai verso di lui e me la sfilò, restando a guardarmi per un attimo, mi avvicinai e lo baciai io questa volta.
In pochi minuti mi ritrovai completamente nuda sotto di lui, mi baciò sul collo quasi con rabbia tanto fu deciso nel suo gesto, poi entrò in me deciso facendomi gemere per il leggero dolore , non ero certo abituata ad andare con uomini così ben dotati.
-          Tutto ok?- chiese cercando il mio sguardo.
-          Certo- risposi accarezzandogli la guancia.
Lui iniziò a muoversi sempre più velocemente facendomi sfuggire gemiti di piacere che cercavo di controllare.
-          Non trattenerti chi hai paura che ci senta?- disse malizioso stringendomi un seno.
Tolsi il freno ad ogni inibizione e lasciai che mi portasse al limite.
Venimmo entrambi e lui si lasciò cadere sul mio corpo cercando di regolarizzare di nuovo il respiro mentre io gli accarezzavo la schiena.
-          Jay ?- dissi
-          Dimmi-
-          Ti va di farmi vedere New York ? sai è stato il mio compleanno quando ero in Siria e ci volevo andare ma non potevo certo tornare quindi mi chiedevo se ti….- mi baciò prima che potessi finire la frase.
-          Lo devo prendere come un si?- chiesi.
-          Ci andiamo anche domani se vuoi- disse sorridendomi.
 
-          Davvero?- dissi sorridendo come una ragazzina- ho sempre voluto vedere New York in autunno, deve essere una cosa fantastica, cioè deve esserlo tutto l’anno ma io adoro l’autunno i colori sai quante foto posso fare?- dissi poi mi voltai a guardarlo e mi accorsi di essere in piedi davanti a lui e gesticolavo mentre parlavo come la più classica delle italiane, mi bloccai imbarazzata .
 
-          Sei assurda, ti si illuminano gli occhi quando parli di quello che ami- disse alzandosi e abbracciandomi.
Ci rivestimmo e scendemmo di sotto, chiamai Bec,e quando furono tornati in casa  parlammo con lei e Shan di New York.
-          A proposito del tuo compleanno Zita, questo è per te – disse Bec alzandosi e prendendo un pacchettino da dentro il mobile del salotto.
-          Non dovevi lo sai- dissi iniziando a scartarlo.
-          Bhè tecnicamente lo ha scelto Jared quindi devi fartela anche con lui- disse lei sorridendo.
-          Dalla faccia soddisfatta del mio fratellino credo che qualcosa lo abbiano fatto tesoro- disse Shan.
-          Sei impossibile- disse Jared dandogli una pacca sulla spalla.
Aprii la scatola , e osservai il contenuto era una catenina in argento con due ciondoli, uno lo riconobbi subito era una piccola Triad , l’ altro era una medaglietta rotonda con incastonato uno zaffiro, c’era un’incisione sopra erano i simboli del mio segno zodiacale e di quello di Jared.
-          Ti piace?- chiese Jay guardandomi.
-          Si ma non pensavo ti interessassi di astrologia- dissi guardandolo.
-          Me ne interesso abbastanza da sapere che i nostri segni zodiacali hanno la stessa pietra portafortuna – disse prendendomi il ciondolo di mano e mettendomelo.
-          La triad era necessaria?- dissi
-          Ho fiducia che un giorno diventerai mia fan, così mi sono messo avanti con i lavori-disse giocherellando con la sua.
-          Vedremo- dissi dandogli un bacio sulla guancia.
Mi risedetti al pc con Bec e prenotammo il volo e l’Hotel per la settimana seguente.

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Capitolo 14
*** 14 ***


I giorni passarono  e finalmente venne il momento di partire per New York, mi svegliai prestissimo perché come al solito non avevo ancora finito di fare la valigia, Jared e Shan erano rimasti a dormire da noi.
-          Jay sei sveglio?- dissi ad un certo punto.
-          Come potrei non esserlo col casino che stai facendo- rispose scocciato.
-          Non potevi farla prima la valigia?- aggiunse alzandosi a sedere e guardandomi dal letto.
-          Dai non fare il perfettino, vieni  a darmi una mano , non si chiude- dissi
-          Togli uno degli obbiettivi hai più cose per la Canon che vestiti li dentro- disse.
-          Mi servono-
-          Tutti? – disse sarcastico.
-          Ok ne tolgo un paio-  risposi – rimettiti pure a letto principessa- aggiunsi.
Si rimise giù sapevo che non stava dormendo, ogni volta che avevamo dormito insieme mi ero sempre accorta di quando faceva finta.
Finii di fare la valigia e andai a fare una doccia, quando uscii dal bagno in reggiseno e mutande lo trovai a frugare nel mio armadio.
-          Ti serve un reggiseno tesoro?- chiesi incrociando le braccia  e sorridendo.
-          No, volevo questi-disse prendendo i pantaloni neri che volevo mettere.
-          Li volevo mettere io, e poi ti staranno larghi- dissi cercando di riprenderli.
-          Esistono le cinture- rispose indossandoli e prendendo una cintura dal cassetto, ormai conosceva la collocazione di tutto nella mia stanza.
Sospirai e presi i pantaloni a sigaretta viola, li indossai e mi asciugai i capelli.
 
Facemmo colazione tutti insieme e poi andammo in aeroporto.
Una volta sull’aereo mi sedetti accanto la finestrino, adoravo guardare fuori, Jared era accanto a me e parlava con Shan e Bec.
-          Siamo dentro le nuvole che figata – dissi ridendo da sola.
-          Zita sembri una pazza controllati- disse Jared girandosi verso di me.
-          Detto da uno che va in  giro con le ciabatte da nonno, è un insulto molto relativo- dissi e Shan si mise a ridere.
-          Jay mi sa che hai trovato l’unica persona sulla terra in grado di tenerti testa- disse Shan.
-          Lo so- disse lui prendendomi la mano e sorridendo.
Presi l’ mp3 dalla tasca dei Jeans e mi misi ad ascoltare la musica, Jay  si prese una delle cuffie e prese in mano l’mp3 iniziando a scegliere le canzoni.
-          Prego fai pure come fosse tuo- dissi guardandolo.
-          Mi pare ovvio- rispose con la faccia tosta della Divah  che sapeva di essere.
Mi appoggiai allo schienale scocciata, riusciva ad essere davvero irritante quando voleva, continuò a scegliere le canzoni poi finalmente trovò quello che gli piaceva, mise il lettore in tasca dei pantaloni e si appoggiò con la testa sulla mia spalla.
Finalmente atterrammo a New York, ero così eccitata che non riuscivo a stare ferma, andammo in Hotel a lasciare le valigie.
Avevamo deciso di prendere quattro stanze separate per non dare a eventuali paparazzi la possibilità di rovinarci la vacanza.
La stanza era enorme con una vista sulla città da mozzare il fiato, uscii sul terrazzo e mi misi a guardare il panorama.
Tornai dentro era piuttosto freddino fuori e la cosa mi rendeva solo più felice, adoravo l’autunno, presi la sciarpa e la mia Canon e uscii dalla stanza, andai a bussare a quella di Bec.
-          Hey entra- disse Shan sorridendomi.
-          Sono quasi pronta!- disse Bec dal bagno.
-          Jared?- chiesi guardando Shan.
-          È andato a salutare Terry era un po’ che non si vedevano- rispose Shan.
Sorrisi e mi sedetti sul letto di Bec come se la cosa non mi infastidisse minimamente.
-          Ok sono pronta !- disse Bec uscendo dal bagno.
Uscimmo dall’Hotel e iniziammo a girare la città con Shan che ci faceva da guida, tornammo in Hotel verso sera, soddisfatte del primo assaggio di New York.
-          Ci vediamo di sotto tra una mezzoretta- dissi salutando Bec e Shan che entravano nella stanza di lui.
-          Si hai visto qual è il nostro tavolo vero?- disse Bec.
-          Si accanto alla finestra a destra tranquilla- risposi.
Chiusero la porta e io andai verso la mia stanza, ero abbastanza scocciata dal comportamento di Jared, niente e nessuno è mai importante per lui come se stesso, odiavo questo aspetto del suo carattere perché era dannatamente simile al mio, e forse era anche per quello che non avevamo ancora parlato di “noi” intesi come coppia , entrai nella mia stanza e uscii in terrazzo.
Guardare il cielo di sera di solito mi aiutava a svuotare la mente, ma questo a New York non lo si può fare, le stelle non le vedi, così come non vedi il buio, è come se ti fosse impedito di spegnere le tue emozioni.
Sentii bussare alla porta e andai ad aprire.
-          Posso entrare?- disse Jared guardandomi.
-          Certo che puoi l’Hotel non è mica mio- risposi lasciando aperta la porta e tornando in terrazzo.
-          Come sta Terry?- dissi dopo che mi ebbe raggiunta fuori.
-          Bene, era tanto che non lo vedevo, è stato bello passare un po’ di tempo insieme a parlare, avevo davvero bisogno di parlare con qualcuno, mi piacerebbe fartelo conoscere- disse girandosi a guardarmi.
-          Certo- risposi.
-          Non porti la catenina- disse aggiustandomi la sciarpa.
-          Mi dava fastidio, è sul comodino-
-          Ti dava fastidio come parlare con me adesso?- chiese sapendo perfettamente che ci aveva preso.
-          Non mi da fastidio parlare con te Jay, non essere supponente il mondo non gira attorno a te-
-          Non il tuo di certo- disse
-          Cosa vorresti dire?-
-          Nulla di più di questo, lo sai perché sono andato da Terry?-
-          Perché non lo vedevi da tanto lo hai detto tu prima- risposi secca.
-          Sono andato da lui per parlargli di te, non ho fatto che parlare di te- disse guardandomi.
Deglutii e lo guardai senza dire nulla.
-          Io non faccio altro che parlare di te, cerco di piacerti, cerco di dimostrarti che non sono la persona che tu credi, e in compenso tu non mi dai nulla è come se ti desse fastidio anche solo il pensiero di poter provare qualcosa per me- disse serio.
-          Smettila-
-          Perché? Perché  ti da fastidio? Perché ho ragione, quello di cui tu hai paura io lo conosco bene, è la stessa cosa di cui ho paura io, ma io almeno ci sto provando-
-          Non smettere di provarci!- dissi senza rendermene conto.
-          Non è mia intenzione farlo- rispose.
Lo abbracciai stringendolo forte, e lui fece lo stesso.
-          Possibile che per ottenere un abbraccio da te, io debba sempre farti crollare?- disse baciandomi la fronte.
-          Non sono una ragazza facile lo dovresti aver capito ormai- risposi togliendomi la sciarpa e sedendomi sul letto.
Prese la catenina dal comodino e me la rimise.
-          Andiamo a mangiare?- chiese.
-          Andiamo- risposi
Uscimmo dalla porta e scendemmo di sotto.
 
Shan e Bec ci raggiunsero dopo poco, e mangiammo tutti insieme.
-          Allora facciamo due passi fuori?- chiesi quando eravamo ancora nelle hall dell’Hotel.
-          Noi avevamo altri programmi- disse Shan malizioso e Bec sorrise.
-          Ok allora che facciamo?- dissi girandomi verso Jay.
-          Se mi presti la sciarpa ci sto- disse.
-          Solo per non salire a prendere la tua, mamma mia che cazzone che sei Jared- dissi passandogli la mia sciarpa.
-          Grazie- disse indossandola.
-          Ci vediamo domani mattina- disse Bec prima che si chiudesse la porta dell’ascensore.
Uscimmo dall’Hotel, e lui si girò a guardarmi.
-          Dove andiamo?-chiese
-          Non lo so, camminiamo e basta- risposi, guardando  imbarazzata la mia mano nella sua.
-          Non vuoi che ti tenga per mano?-
-          No , cioè non lo so, non sono abituata Jared insomma lo sai che io mi faccio mille seghe mentali per le cose più normali-
-          Zita le tue non sono seghe mentali, sono scopate in grande stile- rispose sorridendo.
-          Simpatico – dissi.
Stava per lasciare la mia mano, così io strinsi la sua in modo che non lo facesse, non disse nulla e iniziammo a camminare senza una meta precisa proprio come avevamo detto.
-          Non si vedono le stelle in questa cavolo di città- dissi sedendomi sul gradino del marciapiede
-          Neanche a L.A. si vedono- disse sedendosi accanto a me.
-          Appunto come fai a vivere in un posto dove non vedi le stelle? Insomma è snervante-
-          Snervante?- chiese stranito.
-          Ok ti spiego, a casa mia quando sono triste, o quando devo pensare esco in terrazzo alzo lo sguardo e le vedo, potrei passare ore intere ad osservarle con la musica nelle orecchie, in quel momento i miei pensieri viaggiano a mille, è bellissimo mi sento così viva- dissi guardando istintivamente verso l’alto.
-          Ti manca casa tua vero?-
-          Non mi manca casa mia Jay, mi manca la mia vecchia vita, mi manca chiedermi come si sta ad essere ricchi, mi manca la vecchia me ,  quella che si chiedeva se un giorno avrebbe realizzato i suoi sogni quella che si alzava la mattina presto per fotografare la luce dell’alba , capisci? Non ti manca mai quello che eri prima di ventare famoso?- chiesi
-          A volte mi manca, ma preferisco quello che ho adesso-
-          Io non so cosa preferisco e questo mi fa arrabbiare immensamente- dissi infilandomi le mani in tasca dei jeans.
-          Hai freddo?- chiese guardandomi.
-          Si ma non sto congelando tranquillo- risposi sorridendo.
-          Dai torniamo in Hotel- disse alzandosi e porgendomi una mano per aiutarmi.
La presi e mi diedi la spinta per sollevarmi, una volta in piedi mi attirò a se ero così vicina che potevo sentire il  suo respiro.
-          Adesso ti farò una domanda, e voglio che ti mi dica solo si o no chiaro?- disse guardandomi serio.
-          Cristallino- risposi sarcastica.
-          Probabilmente suonerà tremendamente adolescenziale ma non mi interessa- disse passandosi la lingua sul labbro inferiore.
Rimasi a guardarlo curvando le labbra in un sorrisetto strafottente.
-          Vuoi essere la mia ragazza?-
-          Non posso credere che tu lo abbia detto davvero, ma quanti anni hai 15?- dissi ridacchiando.
-          Smettila di ridere e rispondimi- disse serio, e per la prima volta da che lo conoscevo notai una vena di imbarazzo nel suo sguardo.
-          Si Jared voglio essere la tua ragazza, ma ad una condizione- dissi
-          E sarebbe?- chiese alzando il sopracciglio .
-          Smettila di spogliarti sul palco come un ragazzino arrapato non hai più l’età – dissi sarcastica.
-          Ma la vuoi piantare con questa storia dell’età? Io non sono vecchio!- disse mettendo il broncio come i bambini.
-          Ok dai andiamo- dissi prendendogli il polso e trascinandolo con me.
Arrivammo in Hotel e salimmo in camera sua.
Mi fece entrare e chiuse la porta alle sue spalle, lo sentii prendermi i fianchi e baciarmi sul collo, mi voltai verso di lui un po’ imbarazzata.
-          Jay senti io….- dissi arrossendo.
-          Hai il ciclo lo so, ho dormito con te  ieri notte ricordi?-
-          Mi dispiace- dissi arrossendo ulteriormente.
-          Posso aspettare altri 3 giorni, e poi stasera quello che volevo da te l’ho già ottenuto, sei la MIA ragazza- disse guardandomi negli occhi e accarezzandomi dolcemente la schiena.
ci mettemmo a letto mi girai a pancia sopra e lui di girò a guardarmi.
-          Buona notte Jay- dissi
Notte- disse appoggiando la testa nell’incavo della mia spalla e baciandomi il collo

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Capitolo 15
*** 15 ***


Mi svegliai alle prime luci dell’alba , mi misi a sedere appoggiando la schiena alla testata del letto e presi il mio quaderno per scribacchiare un po’, Jared dormiva, negli ultimi giorni avevo scritto pochissimo, lui era sempre in giro per camera mia e non volevo che leggesse il mio diario, mi misi la musica nelle orecchie e iniziai  a scrivere delle ultime settimane, scrissi più che altro di quello che era successo poche ore prima, la domanda di Jared mi aveva spiazzata, non ero certa di essere la persona giusta per una relazione seria con uno come Jared.
Ero così concentrata a scrivere che quasi mi venne un infarto quando mi sentii sfiorare il braccio dalla mano di Jay.
-          Che cosa scrivi?- chiese avvicinandosi per leggere.
-          Scrivo di te- risposi sinceramente, chiudendo il quaderno e poggiando l’mp3 sul comodino, Jared mi sfilò il quaderno di mano.
-          No dai Jay non fare il bambino, è personale- dissi cercando di riprenderlo.
-          Hai  parlato bene di me?- disse posandolo sul suo comodino.
-          Non sempre, ma non c’è niente li dentro su di te che io non ti abbia detto in faccia- dissi.
-          Presumo non mi piacerebbe rileggere certe cose allora- disse guardandomi serio.
-          Lo so, sono stata dura e cattiva- dissi
-          Si ma sei anche stata sincera, mi ci vuole una donna sincera accanto, sono stanco di donne più o meno giovani che stanno con me solo per ottenere qualcosa dalla nostra relazione- disse sorridendomi.
-          Chi ti dice che anche io non voglia ottenere qualcosa dalla nostra relazione?- dissi maliziosa mettendomi a cavalcioni su di lui.
-          Non è carino illudere così l’amico che ho nelle mutande lo sai?- disse facendomi sorridere.
-          Touche- dissi scendendo dal letto e mettendomi  a frugare nella sua valigia in cerca di qualcosa da mettere.
Presi i pantaloni neri con le borchie e maglietta bianca con lo scollo a V.
-          Guarda che per me non ci stai in quei pantaloni- disse
-          Scommettiamo?- dissi togliendomi i pantaloni della tuta e infilandoli, mi si chiudevano perfettamente e almeno io li riempivo al contrario di lui.
-          Sei dimagrita più di quanto pensassi in Siria- disse un tantino preoccupato.
-          Dai non fare quella faccia, sei solo invidioso del fatto che a me stiano meglio che a te- dissi facendogli la linguaccia, sorrise e io andai in bagno a farmi una doccia e a cambiarmi.
Uscii dal  bagno e mi sedetti sul letto per infilarmi le scarpe, lui prese la sua roba e andò in bagno. Quando uscì ero davanti allo specchio intenta a farmi la coda, mi osservò finchè non ebbi finito, poi me la sciolse.
-          Ma dico sei normale?- dissi girandomi a guardarlo.
-          No – rispose con la serenità di spirito di un bambino.
-          Dai Jared ridammi l’elastico è l’unico che ho- dissi cercando di riprendermelo.
-          Ti preferisco con i capelli sciolti- disse infilandosi l’elastico in tasca dei pantaloni.
-          Ok come ti pare- dissi prendendo la mia felpa nera con la zip e indossandola.
Mi girai per prendere la mia sciarpa ma lui se l’era già  messa al collo, incrociai le braccia sbuffando e lui mi imitò ridacchiando e mi lanciò una delle sue sciarpe.
-          Andiamo di sotto- dissi ridendo.
Io Jared avevamo quasi finito di mangiare quando Shan e Bec ci raggiunsero.
-          Finalmente- dissi passando a Bec la tazza con il caffè che le avevo fatto preparare.
-          C’è stato un round imprevisto nel bagno- disse Shan soddisfatto.
-          Ok certe immagini la mattina me le vorrei risparmiare Shan- dissi notando che Bec era diventata di un rosso intenso.
Jared sorrise finendo di bere il suo latte d’avena.
-          Dai non mi vorrai certo venire a dire che voi non avete fatto nulla, insomma le hai chiesto quella cosa no?- disse Shan guardando Jared.
-          Si le ho chiesto quella cosa- disse Jared sorridendo.
-          Dal sorriso di Jay direi che la tua risposta è stata positiva Zita- disse Bec dando un morso al suo croissant alla marmellata.
-          Sapevi quello che mi avrebbe chiesto e non me lo hai detto?- le dissi.
-          Se te lo dicevo ti inventavi mille scuse per non restare sola con lui, sbaglio?- disse con l’aria di chi la sa lunga su di me.
Rimasi in silenzio e vidi Jared sorridere.
-          Non sbagli- disse sorridendo a Bec.
 
Finimmo di mangiare e uscimmo fuori, Bec e Shan  decisero di fare un giro per negozi e Jared invece disse che voleva portarmi a conoscere Terry, decidemmo che ci saremmo rivisti in Hotel verso le 3 del pomeriggio per andare sull’Empire tutti insieme.
Prima di arrivare da Terry passammo vicino a Ground Zero, chiesi a Jared se potevamo fermarci un attimo, non sapevo se lui fosse a conoscenza della strage di Bologna del 2 agosto del 1980, mio padre aveva perso un suo caro amico quel giorno e ogni anno da che ero nata portava me e mio fratello alla manifestazione , ricordare le persone morte in stragi del genere è importante.
Raccontai a Jared di mio padre e poi mi girai a guardare quello che restava delle twin towers, era una delle cosa più desolanti che avessi mai visto, anche perché conservavo la memoria storica di quel momento, e per la prima volta ero davanti a quello che fino a quel momento era solo un’immagine nella mia testa, sentii una lacrima bagnarmi il viso e la asciugai velocemente con la sciarpa.
-          Sei meravigliosa- disse attirandomi a se.
-          Sono solo una cretina che piange, mi sento così stupida e irrispettosa nei confronti di chi qui ha davvero perso qualcuno di importante, ma il fatto è che non riesco a non  provare qualcosa- dissi.
-          E poi ti chiedi come mai, io non voglia lasciarti andare? Sei una delle persone più sensibili che abbia mai conosciuto- disse.
-          Sono solo molto empatica tutto qui-
-          Ok diciamo così!- disse prendendomi per mano e riprendendo a camminare.
Mi asciugai le lacrime e gli sorrisi.
-          Ecco ora che hai gli occhi rossi Terry penserà che sono stato io a farti piangere- disse guardandomi.
-          Scemo- risposi dandogli una gomitata.
Camminammo ancora un po’ e finalmente arrivammo allo studio di Terry.
-          Ciao Terry !- disse Jared entrando e stringendogli la mano.
-          Jay! Allora l’hai portata- disse guardandomi.
-          Si lei è Zita- rispose sorridendo.
-          Piacere di conoscerti- disse Terry porgendomi la mano.
-          Piacere mio – risposi stringendogliela e sorridendo.
-          Hai degli occhi molto belli , sono espressivi - disse Terry guardandomi.
-          Bhè grazie- risposi imbarazzata.
-          Da fotografo a fotografa ti dispiace se ti faccio un paio di scatti- mi disse prendendo la macchina.
-          Non credo di essere una grande modella, ma si può provare – dissi togliendomi la giacca.
-          Terry niente di troppo scoperto per lei, vorrei essere l’unico a conoscere la forma dei suoi seni per ora- disse Jared guardandoci.
-          Geloso il ragazzo eh?- disse Terry ridacchiando e facendomi sistemare davanti al telo bianco.
Terry iniziò a scattare poi si fermò un attimo.
-          Jared che ne dici di venire qui e cercare di far rilassare un po’ la tua bella, come tutti i fotografi preferisce stare dietro l’otturatore e non davanti- disse e io sorrisi consapevole del fatto che avesse ragione.
Jared si tolse la sciarpa e venne accanto a me ,iniziò fare lo stupido, non che facesse molta fatica e le cose migliorarono subito.
A un certo punto Jared si tolse la maglietta.
-          Sei proprio un megalomane – dissi.
-          Ah si?- rispose malizioso.
Venne verso di me e mi sfilò la maglietta ,poi mi slacciò il reggiseno, io istintivamente mi coprii.
-          Jared mettiti dietro di lei e coprile il seno con le mani- disse Terry.
Si mise dietro di me facendo come aveva detto Terry, mi veniva da ridere, l’imbarazzo era ormai passato, posai la testa sulla spalla di Jared, gli misi una mano dietro la nuca e lo attirai verso di me baciandolo.
-          Ecco questo volevo Zita, siete bellissimi- disse Terry scattando la foto.
-          Abbiamo finito dai rivestitevi ragazzi- disse ridacchiando tra se.
Mi rivestii e andai a guardare le foto sul pc di Terry.
-          L’ultima me la mandi Terry – disse Jay col suo BB già in mano.
Terry gliela inviò subito via mail, e Jared la mise come sfondo del BB.
Mangiammo qualcosa con Terry e poi tornammo in Hotel ad aspettare Bec  e Shan.
 
-          Bec mi ha detto che fanno tardi e di trovarci direttamente là- dissi guardandolo.
-          Ce la facciamo a piedi ti va? Tanto non è lontano- disse.
-          Si, ti dispiace se prima salgo a fare pipi?- dissi sorridendo.
-          Vai ti aspetto qui- rispose sedendosi su una delle poltrone.
Feci in fretta, e con mia enorme felicità mi accorsi che il ciclo era finito.
Tornai di sotto cercando di nascondere la mia troppo evidente felicità, ieri notte volevo davvero stare con lui, guardai il mio riflesso nello specchio dell’ascensore, ero felice dopo tanto tempo ero felice, e la cosa mi terrorizzava a morte.
-          Andiamo- dissi arrivandogli alle spalle mentre giocherellava col suo vero amore il suo BB.
-          Per poco non ci resto secco- disse guardandomi male.
-          Te l’ho detto che hai un’età ormai, gli anta si avvicinano- dissi ridacchiando – che stavi facendo?- aggiunsi  prendendogli il BB  di mano.
-          Scrivevo su twitter-
-          E che cosa scrivevi?- chiesi cercando di capire come funzionasse quel dannato aggeggio.
-          Che sei una rompipalle- rispose riprendendoselo e mettendolo in tasca.
-          Ah si? Bene avevo in mente una cosa da fare insieme ma credo che farò da sola- dissi
-          Cioè? Di che stai parlando, dai Zita-
-          Niente da fare te lo dirò se sarai gentile fino a sera- dissi uscendo dall’Hotel e aspettando che mi raggiungesse, appena  mi fu accanto mi prese a braccetto , sorrise dolcemente, e ci incamminammo verso l’Empire.
-          Guarda li- disse indicandomi l’Empire.
-          Oh Jay c’è una torre- risposi facendo la scema.
-          Si piccolina e adesso ci andiamo sopra sei felice- disse facendo lo scemo più di me.
Scoppiai a ridere ,in questi momenti ci si chiedeva davvero se avessimo 23 e 39 anni, perché non sembrava proprio.
Raggiungemmo l’entrata e aspettammo che arrivassero Bec e Shan.
-          Finalmente- dissi vedendo Shan e Bec arrivare.
-          Scusate il ritardo colpa mia, avevo visto delle scarpe- disse Bec mostrandomi la borsa di Versace tutta felice.
-          Shan io te lo dico perché ti voglio bene, il suo amore per le scarpe ti rovinerà- dissi facendogli pat-pat sulla spalla.
Lui mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia.
-          Lo so- disse fingendo di piangere.
-          Dai smettetela voi due!- disse Bec mettendo il broncio.
-          Si ok dai andiamo in cima a questo benedetto coso- dissi prendendola per mano.
Salimmo e una volta arrivati uscimmo fuori a guardare la città dall’alto , era uno spettacolo fantastico.
-          Ti piace?- disse Jared cingendomi le spalle con le braccia e appoggiandosi col mento  su di esse.
-          Mi piace si!- risposi accarezzandogli una mano.
-          Jay?-
-          Dimmi-
-          Me lo dai un bacio sulla torre?- dissi voltandomi verso di lui.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò con passione , fregandosene altamente della gente attorno a noi.
Shannon tossì rumorosamente e noi ci girammo a guardarlo, io arrossii e Jared fece la faccia più innocente del mondo, facendo sorridere il fratello e Bec

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Capitolo 16
*** 16 ***


Guardammo ancora un po’ il bellissimo panorama di New York e poi decidemmo di fermarci a cenare fuori prima di tornare in Hotel.
Un volta tornati in Hotel ci salutammo e ognuno andò nella sua stanza.
Mi feci una doccia e poi raggiunsi Jared nella sua camera.
-          Che hai da sorridere tanto tu?- disse togliendosi la maglietta.
-          Perché non vieni a scoprirlo?- dissi maliziosa chiudendo la porta alle mie spalle, e sbottonandomi i suoi pantaloni.
Lui mi si avvicinò e dopo aver abbassato la zip, fece scendere i pantaloni fino a terra, mi accarezzò i fianchi e sorrise.
-          Allora?- dissi guardandolo.
-          Allora non sai quello che ti faccio adesso- disse lui togliendomi anche la maglietta e trascinandomi sul letto con lui.
Gli tolsi i pantaloni della tuta e gli accarezzai maliziosamente l’erezione, lui ansimò socchiudendo gli occhi per un attimo, mi abbassai per baciarlo e lui ne approfittò per slacciarmi e far volare lontano il mio reggiseno.
Prese a giocare con le dita sui miei capezzoli mentre la sua lingua si faceva spazio nella mia bocca.
Mi ritrovai presto sotto di lui senza più gli slip addosso.
Cominciò a baciarmi tutto il corpo, mentre con le dita entrava in me facendomi gemere per il piacere.
Stavo per raggiungere il limite, se ne accorse e si fermò lasciandomi insoddisfatta e tremendamente eccitata.
-          Sei uno stronzo- ansimai, e lui sorrise.
Mi misi sopra di lui e gli sfilai i boxer, presi la sua erezione tra le mani e iniziai a massaggiarla, sentivo il suo respiro farsi sempre più pesante, mi chinai su di lui e gli leccai la pelle intorno all’ombelico.
-          Oh cazzo- disse, mi rialzai con la testa e gli sorrisi.
Prese un preservativo e me lo passò, glielo misi, e feci appena in tempo a gettare a terra l’involucro che lui mi prese per i fianchi entrando in me con decisione.
Iniziammo a muoverci insieme, era sempre lui a dettare il ritmo , mi abbassai cercando la sua bocca e lui mi baciò con passione mentre con una mano era arrivato a stuzzicarmi il clitoride, provocandomi brividi di piacere.
Raggiunsi il limite e lui dopo di me, crollai sul suo petto ansimando.
-          Aspetta un attimo- disse spostandomi e alzandosi per gettare il preservativo.
Tornò subito a letto con me e mi prese tra le sue braccia accarezzandomi la schiena dolcemente.
 
Mi passò una mano su un fianco facendomi il solletico, sapevo che lo soffriva anche lui così feci lo stesso.
-          Zita non sei leale- disse spostandosi.
-          Dai Jay non fare la ragazzina- dissi mettendomi sopra di lui.
Gli passai una mano tra i capelli, sapevo che gli dava fastidio che glieli toccassero.
-          Amore non vorrei allarmarti ma c’è un capello bianco proprio qui- dissi ridacchiando.
-          Dillo ancora- disse
-          C’è un capello bianco-
-          No l’altra cosa- disse mettendomi  di nuovo sotto di lui.
-          Amore?- dissi guardandolo.
-          Proprio quella- rispose baciandomi il collo.
-          Pensavo ti avrebbe dato fastidio-
-          E perché scusa?- chiese guardandomi negli occhi.
-          Perché è una cosa sdolcinata-
-          Mi sa che allora è a te che da fastidio amore- disse marcando l’ultima parola volutamente.
-          Fottiti- dissi scherzando.
-          Qui davanti a te? Ok come vuoi- disse mettendosi una mano sul pacco.
-          Oddio no Jay scemo scherzavo- dissi arrossendo.
Lui mi guardò e rise come un ragazzino dovevo avere proprio una faccia idiota in quel momento.
Ci mettemmo a dormire.
La mattina mi svegliai per prima e andai in bagno a farmi una doccia, stavo canticchiando Lithium dei Nirvana, e non mi accorsi che Jared era entrato nel bagno, sentii la doccia aprirsi e lui entrò con me.
-          Mi hai fatto prendere un colpo- dissi girandomi verso di lui.
-          I’m so horny thats ok my will is good- canticchiò  prendendo la bottiglia del bagnoschiuma dalle mie mani.
-          Fai pure- dissi sciacquandomi i capelli.
Mi spinse contro al muro e mi baciò.
-          Buon giorno- disse spostandomi i capelli bagnati dal viso.
-          Buon giorno-
Uscimmo dalla doccia, lui prese un asciugamano e me lo mise in testa, strofinandomi i capelli per asciugarli.
-          Jay sono grande, riesco ad asciugarmi da sola da qualche anno sai?-
-          Lasciamelo fare per una volta che ti costa- disse mettendomi l’accappatoio.
Uscimmo dal bagno , indossai la biancheria che mi ero portata dietro la notte precedente e finii di asciugarmi i capelli, poi mi sedetti sul letto osservando la valigia con le cose di Jay.
-          Mettiti quello che vuoi- disse prendendomi il phon dalle mani.
-          Grazie- dissi dandogli un bacio  sulla guancia.
Presi un paio di vecchi jeans , una maglietta grigia e una felpa blu con il cappuccio e la lampo davanti.
Mi voltai e vidi che era davanti allo specchio del bagno in boxer che si guardava i capelli.
-          Che fai?-
-          Cerco il capello bianco di ieri sera- disse senza guardarmi.
-          Non ci posso credere- dissi ridendo – Jared tutti abbiamo dei capelli bianchi è normale- dissi trascinandolo fuori.
-          Ma io sono Jared Leto, sono un figo, non posso avere i capelli bianchi- disse come se ci credesse davvero.
-          Se…vestiti figo- dissi mettendomi le scarpe.
 
-          Lo hai detto come se io non fossi figo- disse mettendo il broncio.
- credo che tu te lo senta dire abbastanza spesso Jay- dissi guardandolo e alzandomi dal  letto.
- vorrei che tu me lo dicessi più spesso-
- davvero vorresti che fossi come tutte le donne che ti sbavano dietro Jay, andiamo si serio- dissi e lui sorrise.
Cercai il cellulare lo sentivo suonare ma non lo trovavo, poi mi accorsi che lo aveva trovato Jay e lo teneva in mano guardandomi con un sorriso soddisfatto, la mia suoneria era Valhalla.
-          Dunque ti piace questa canzone?- disse tenendo il cellulare in alto in modo che non riuscissi a prenderlo.
-          Dai Jay devo rispondere-
-          No è solo Bec, quello che ti deve dire può dirtelo tra poco a colazione-
-          Si mi piace quella canzone e tu eri un figo a quei tempi- dissi.
-          Io sono sempre figo, cosa ho di diverso adesso?-
-          Ho visto un video dove cantavi e avevi i capelli davanti alla faccia, stavi cantando “ you are the reason i can’t control myself” e io pensavo cazzo se è figo soddisfatto?- dissi.
-          Non sai quanto- rispose portandosi il ciuffo di capelli davanti al viso e sussurrandomi la strofa a un centimetro dalla faccia.
-          Vestiti- dissi dolcemente.
-          Hai dimenticato una S, forse volevi dire svestiti- disse
-          No, volevo dire vestiti che poi ti ammali, e poi è  tardi e io voglio vedere Central Park oggi- risposi.
Sorrise e finì di vestirsi , poi scendemmo di sotto e raggiungemmo Bec e Shan al nostro tavolo.
-          Perché non mi hai risposto prima?- chiese Bec passandomi una fetta di torta alla cannella.
-          Chiedilo al mio amico qui accanto- dissi ridendo.
-          Eravamo impegnati a fare altro- disse malizioso.
-          Non è vero- dissi
-          Chi ti ha detto che potevi intervenire in tua difesa?- disse lui guardandomi serio e poi sorridendo subito dopo.
-          Vabbè non fa nulla, volevamo sapere se per voi era un problema passare il giorno tutti e quattro assieme- disse Bec.
-          Non c’è problema- disse Jared sorridendo al fratello e a Bec.
-          Pensavamo di fare un giro a Central Park, poi non so, io vorrei andare al M.O.M.A.- dissi.
-          Mi sembra un bel  programma- disse Bec .
Finimmo di fare colazione e prendemmo un taxi che ci lasciò poco distanti da Central Park.
Passeggiammo tranquillamente per un po’, Shan e Bec erano davanti a noi , mano nella mano come due perfetti fidanzatini, mi voltai verso Jared e notai che anche lui li stava guardando.
Avevo la Canon in mano, così la misi a tracolla e presi la mano di Jared.
-          Così la smetti di fare la faccia da cane bastonato- dissi facendogli una linguaccia.
-          Grazie- disse intrecciando le sue dita con le mie e sorridendo.
-          Jay ?-
-          Dimmi-
-          Vorresti che io fossi diversa vero? Vorresti che fossi come lei- dissi indicando Bec che riempiva Shan di attenzioni.
-          Bec è una ragazza fantastica, sembra nata per prendersi cura delle persone a cui vuole bene, ma io non vorrei mai una ragazza come lei, non sopporterei di essere tutto per lei, io ho bisogno di sapere che la donna al mio fianco è in grado di farcela sempre, anche senza di me e tu lo sei- disse facendo una pausa e guardandomi.
-          Tu non mi abbracci, non mi sbaciucchi per strada e non mi dici paroline dolci, mi osservi mi critichi, mi dimostri che sbaglio e mi sproni a fare di meglio, e poi anche tu a modo  tuo mi dimostri che ci  tieni- disse.
-          Cioè?- dissi
-          La mia sciarpa, non le hai mai messo il  tuo profumo, ma ogni tanto ti vedo che ci nascondi il naso e la annusi, e sa di me, e mi piace che tu ci tenga così tanto-
Non sapevo cosa dire dovevo essere diventata di un rosso intenso, e mi guardavo le scarpe per l’imbarazzo, pensavo non se ne fosse accorto, invece a quanto pareva lui mi osservava tanto quanto facevo io con lui, e stranamente la cosa non mi infastidiva anzi mi piaceva.
 
-          Beccata- disse sorridendo più a se stesso che a me.
Non dissi nulla mi limitai a ricambiare il sorriso e proseguimmo la passeggiata con Shan e Bec.
-          Ci sediamo?- disse Bec girandosi verso di noi.
-          Ma ci siamo seduti neanche mezzora fa Bec- risposi
-          Si ma mi fanno male i piedi- disse sedendosi su una panchina.
-          È meglio che io non ti dica quello che sto pensando, tanto lo sai- dissi
-          Forse se ti fossi messa delle scarpe più comode non ti farebbero male i piedi- disse Jared.
-          Ma cosa avete i cervelli comunicanti voi due, una la pensa e l’altro la dice?-disse lei sorridendo.
Ci sedemmo con lei e Shan sulla panchina, davanti a noi, c’era un’ambulante che vendeva gelati e milkshake.
Mi alzai in piedi e controllai quanto avevo nel portafoglio.
-          Milkshake alla fragola?- chiesi a Bec consapevole della risposta affermativa.
-          Ovvio- rispose sorridendo.
-          Per te Shan?-
-          Una coca grazie-
-          E a me non lo chiedi?-disse Jared guardandomi.
-          No non te lo chiedo perché vieni li con me e scegli- risposi.
Lui sorrise e si alzò dalla panchina.
Prendemmo quello che ci serviva e tornammo da Bec e Shan.
-          Tu non hai preso nulla Jared?- disse Bec mentre le passavo il suo milkshake.
-          Bevo un po’ del suo thè- disse aprendo la mia bottiglia.
Mi sedetti  accanto a Bec e iniziai  a giocherellare con la fede d’argento che portavo  all’anulare sinistro, tanta roba quell’anello tante promesse a me stessa, per un attimo ci pensai , a tutto quello che mi ero  promessa, neanche Bec  conosceva  il significato di questo anello, lo comprai e lo feci incidere da sola, c’è il mio nome all’interno, solo quello ,mi ero ripromessa di essere la sola che contasse in questa vita, dato che se c’era una cosa che mi terrorizzava a morte era svegliarmi una mattina, guardarmi allo specchio e accorgermi che avevo lo stesso sguardo di mio padre, quello  di chi ha mollato i suoi sogni per un’altra persona, guardai Jared che rideva con Bec e Shan.
Il cellulare nella tasca dei miei Jeans si era fatto pesantissimo, volevo chiamare Luca e farmi trascinare lontano da qui, per mesi e mesi, volevo recuperare il controllo su me stessa.
Mi  alzai di scatto e loro si voltarono a guardarmi, dovevo inventare una scusa e dovevo farlo in fretta, prima che Jay o Bec capissero che qualcosa non andava.
-          Tranquilli ho solo scordato la batteria di riserva della Canon in Hotel, la vado a riprendere tanto non  è lontano- dissi.
-          Ti accompagno – disse Jared alzandosi.
-          No – dissi secca – cioè non importa ci metto poco- dissi incamminandomi senza lasciargli il tempo di replicare.
Più che camminare quasi corsi fino all’Hotel e mi diressi spedita nella mia stanza senza pensarci un attimo.
Mi tolsi i suoi vestiti e misi i miei, probabilmente stavo  facendo la figura della bambina, ma non mi importava , avevo  bisogno di sapere che ero  ancora io, non era abbastanza, sentivo che era riuscito in qualche modo ad essere importante per me.
Nella mia mente avevo solo una cosa, lo sguardo triste di mio padre, non volevo che succedesse anche a me, lui aveva rinunciato a tutti i suoi sogni per amore di mia madre, non volevo svegliarmi una mattina e accorgermi che mi era successa la stessa cosa.
Così lo feci, persi il cellulare e chiamai Luca.
-          Zita,tesoro come stai?- disse la voce dall’altra parte.
-          Ciao Luca, sto bene, voi?-
-          Siamo in Tibet adesso, per documentare la repressione, sai che nessuno lo fa, si rischia troppo-
-          Già – dissi con una punta di insano desiderio nella voce, volevo essere là.
-          Magari potrei raggiungervi- dissi
-          Dici sul serio? Ma sei tornata a casa da così poco- disse lui
-          Si lo so, ma mi manca stare con voi-
-          Senti Joe ci raggiunge tra un paio di settimane, magari puoi fare come lui- disse.
-          Due settimane?- chiesi tradendo il mio desiderio di essere li la mattina seguente.
-          Che cosa non mi hai detto Zita?-
-          Nulla figurati-
-          Non accetterò che tu venga qui per fuggire da qualcosa lì e lo sai, fammi sapere cosa hai deciso , ti do tempo 3 giorni- disse riattaccando.
-          Fanculo- dissi lanciando il cellulare sul letto.
Non potevo tornare a Central Park, non con questo stato d’animo.
Sentii bussare alla porta e andai ad aprire, era Bec, cercai di non guardarla negli occhi e la feci entrare.
-          Che succede ?- chiese.
-          Nulla cosa deve succedere, vi avevo detto di aspettarmi- dissi passandomi una mano tra i capelli.
-          Lo so cosa succede Zita, lo so- disse seria.
-          No tu non sai un cazzo, non mi conosci come credi-
-          Ah no? –
-          No- dissi secca.
-          Bhè allora immagino che tu adesso non sia affatto terrorizzata dall’idea di poter amare Jared vero? e suppongo tu non voglia assolutamente trovare il modo per scappare ancora vero?- disse urlandomi quasi in faccia.
-          Non ti permettere- dissi cattiva.
-          Di fare cosa? Di farti affrontare la realtà delle cose? Sei così prevedibile, hai paura che se ti innamori rinuncerai ai tuoi sogni ma non puoi sapere come andrà-
-          Si che lo so, ho guardato mio padre ogni giorno negli ultimi 22 anni e l’ho visto sempre più triste, ha rinunciato al suo sogno per mia madre, lui farebbe di tutto per lei, annullandosi completamente, io non voglio questo-
-          Non mi sembra che Jared ti abbia mai chiesto di rinunciare ai tuoi sogni per lui-
-          Non è una cosa che si chiede- dissi sorridendo- da quanto tempo non disegni qualcosa di nuovo?- le chiesi consapevole di  farle male.
-          Perché mi devi ferire?- disse con le lacrime agli occhi, era arrabbiata lo sapevo.
-          Perché voglio che mi lasci in pace-
Mi arrivò un sonoro  ceffone sulla guancia.
Non ti lascerò mai in pace, ti voglio troppo bene- disse aprendo la porta- prendi le tue cose, ci stanno aspettando di sotto- disse asciugandosi gli occhi.

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Capitolo 17
*** 17 ***


Presi le mie cose  e scendemmo di sotto, sorridendo  come se tra noi non fosse successo nulla.
-          Scusate l’attesa- disse Bec prendendo per mano Shan.
Uscimmo dalla hall e andammo a mangiare in un ristorante vicino al M.O.M.A.
Nel pomeriggio visitammo il museo, era esattamente come me lo ero sempre immaginato, passavo da una sala all’altra completamente presa da tutte quelle opere straordinarie, Jared faceva il suo giro senza intralciare il mio, era come se avesse capito che qualcosa non andava, ma non era il tipo da discuterne davanti a tutti.
Quando ci fummo stancati uscimmo , Bec e Shan decisero di fare due passi da soli, probabilmente sarebbero anche rimasti a cena fuori, li salutammo e restammo un attimo fuori dal M.O.M.A.  a guardarci senza dire nulla.
-          Facciamo due passi anche noi?- chiesi.
-          Ok- disse incamminandosi.
Camminammo per un po’ in silenzio entrambi.
-          Cosa non mi stai dicendo Zita?- disse prendendomi per un braccio e avvicinandomi a lui.
Non dissi nulla e lo guardai  negli occhi.
-          Lo sapevo che non ce l’avresti fatta- disse
-          A fare cosa scusa?-
-          A darmi fiducia, a innamorarti di me senza rimpianti o paure- disse.
-          Mi fido di te- dissi guardandolo.
-          Allora dimmi cosa non va-
-          Ho paura Jared, ho paura che tu prenda importanza nella mia vita ho paura di innamorarmi di te- dissi tutto d’un fiato.
-          E sarebbe una cosa terribile vero? Certo io sono una persona orribile della quale innamorarsi – disse , era arrabbiato si vedeva.
-          Jared…-
-          No Jared un cazzo! Vaffanculo Zita, vaffanculo- disse lasciandomi li da sola.
Una parte di me voleva seguirlo e chiedergli scusa, ma ero come bloccata, non riuscivo a muovere un solo muscolo del mio corpo, non riuscivo a fare nulla, lo avevo ferito, di nuovo e solo per colpa mia stavolta.
Infilai le mani in tasca dei jeans e iniziai a camminare , non avevo idea di dove stessi andando volevo solo non pensare.
Restai fuori finche non fece buio, stavo tornando in Hotel quando mi arrivò un messaggio da Jared “ non disturbarti a venire in camera mia stasera ho già tutta la compagnia che voglio”.
Mi veniva da piangere, mi passai una mano tra i capelli e rimisi il cellulare in tasca, poi entrai in Hotel e salii in camera mia.
Entrai nella mia stanza e chiusi la porta alle mie spalle, spensi il cellulare, presi  l’i-pod e uscii in terrazzo, non volevo sentire niente, mi sentivo tremendamente male,  gli volevo bene certo ma non abbastanza, e questo faceva male ad entrambi, eravamo troppo simili, con tutte le nostre insicurezze e il nostro orgoglio, “maledizione” pensai mentre mi asciugavo gli occhi dalle lacrime.
L’i-pod si era scaricato tolsi le cuffie ma restai lo stesso li seduta, volevo andare da lui ma la possibilità di vederlo con un’altra mi faceva male, anche perché sapevo che questa volta ero stata io a dare il via al nostro gioco a chi soffre di più.
Mi alzai e andai a sedermi sul letto, poi presi il mio quaderno e sfogliai le pagine, trovai subito quella che cercavo, era quella che avevo scritto dopo che mi aveva chiesto di metterci insieme, la rilessi quasi 20 volte poi la strappai e decisi di portargliela, in quella facciata e mezza c’era scritto tutto quello che provavo per lui, e specialmente tutto quello che avevo paura di poter provare.
Uscii dalla mia stanza e andai a bussare alla sua.
Aprì la porta e appena vide che ero io me la richiuse in faccia.
Bussai ancora e ancora finche non mi aprì di nuovo.
-          Vattene- disse distaccato.
-          Jared io…- dissi.
-          Jared chi è la rossa? Non mi avevi detto che volevi fare una cosa a tre- disse una biondina appena comparsa alle sue spalle.
-          La rossa non gioca con noi stasera Linda, vai ad aspettarmi sul letto- disse guardandomi dritto negli occhi.
-          Molto maturo Jared complimenti- dissi con la voce che mi si spezzava.
-          Mi sto solo comportando come ho sempre fatto prima di conoscerti- disse
Presi il foglio dalla tasca e glielo passai, lui lo prese e si mise a leggere, quando ebbe finito mi guardò , accartocciò il foglio e me lo lanciò.
-          Ne ho già avuta una che mi ha fatto a pezzi, non sperare di essere la prossima- disse chiudendo la porta.
Feci un bel respiro e tornai dritta in camera mia, in quel momento l’unica cosa che mi passava per la testa era, “ prendi un volo e vai il più lontano possibile”, e lo avrei fatto , ma non volevo andare da Luca, o a casa, volevo andare dove non avevo conoscenze di nessun tipo, feci la valigia scrissi due righe a Bec dicendo che mi sarei fatta viva io poi scesi nella Hall , lasciai il biglietto per Bec alla ragazza della reception e presi un taxi per l’aeroporto.
Appena arrivata scesi e scaricai la valigia, notai un barbone seduto sui gradini dell’entrata dell’aeroporto .
-          Hey lo vuoi un cellulare?- dissi guardandolo.
-          Si- rispose titubante.
-          Eccotelo – dissi lanciandogli il mio e entrando senza neanche aspettare che mi dicesse altro.
Andai in uno dei negozi che vendevano cellulari e ne comprai un altro con una nuova sim-card , poi feci la fila al banco prenotazioni e presi un biglietto per la Thailandia, pagai in contanti e andai verso il mio gate senza pensarci due volte.
Dopo il check-in mi rimisi tutte le cose che mi avevano fatto togliere tranne la catenina di Jared.
-          Signorina aspetti ha dimenticato questa- disse la poliziotta correndomi dietro.
-          La tenga, le risalta molto gli occhi- le risposi.
 Lei rimase a guardarmi interdetta e mi lasciò andare.
Salii sull’aereo e spensi il cervello definitivamente, se dovevo mandare tutto a puttane volevo farlo come si deve, e tutti sanno che chi  va in Thailandia al 90% ci va per perdersi completamente e non tornare più indietro.
Tutto quello che in occidente è proibito o illegale, li con i soldi lo puoi fare, quello che volevo io era semplice, volevo un buco nel quale nascondermi e leccarmi le ferite per tutto il tempo necessario.
Non avevo idea di quanto tempo mi sarebbe servito perché le mie ferite si rimarginassero, ma non mi importava l’unica cosa che contava davvero in quel momento per me era che quel dannato aereo mi portasse abbastanza lontana da lui.

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Capitolo 18
*** 18 ***


Il viaggio fu snervante ma quando finalmente fui li mi sentii meglio, presi una stanza in un Hotel di Bangkok e chiusi fuori il mondo per una settimana forse due, avevo perso il conto dei giorni, non aprivo il pc, non guardavo la tv, lasciavo che tutto mi scivolasse addosso, non avevo neanche chiamato Bec, mi ero fatta sentire solo da mio fratello, e non avevo detto neanche con lui dove mi trovavo.
Finalmente una mattina decisi di uscire e vedere cosa mi riservava la città.
Mi ritrovai a vagare con lo sguardo e la mente tra banchetti di fiori dai profumi intensi e i colori accecanti senza riuscire a togliermi lui dalla testa.
Tornai in Hotel e mi sedetti a bordo piscina a riguardare le foto che avevo scattato, mi si avvicinò un uomo sulla settantina .
-          Salve- disse sedendosi accanto a me.
-          Salve – risposi posando la Canon e guardandolo.
-          Ha l’aria di chi ha perso l’ispirazione-disse
-          Come scusi?-
-          L’ho osservata in queste settimane veniva fuori dalla sua stanza solo per mangiare e oggi esce, fa delle foto ma non la soddisfano sbaglio?-
-          Non sbaglia, quando non riesci più a fare neanche quello per cui credevi di essere nato, mi sa che hai davvero perso tutto-
-          Lei è troppo giovane per aver già  perso tutto mi creda- disse sorridendo.
-          E se le dicessi che me lo merito?-
-          In che senso ?-chiese
-          Due settimane fa avevo un ragazzo che mi voleva bene , forse mi amava, e io ho mandato tutto a puttane perché non volevo rinunciare alla mia passione- dissi toccando la Canon.
-          E adesso sono qui senza di lui e senza più alcun talento- aggiunsi guardandolo.
-          Posso vedere il suo non talento cosa ha prodotto?- chiese
Gli passai la Canon e restai in attesa del suo responso.
Mi restituì la macchina e si voltò a guardarmi.
-          Le trovo molto belle, ma non nascondono la sua tristezza- disse serio.
-          Già-risposi.
-          Credo le serva ancora tempo- disse alzandosi – io sono Giles- disse allungandomi la mano.
-          Zita, piacere-
-          Buona serata Zita- disse allontanandosi.
Passarono un paio di giorni e una mattina a colazione mi capitò di rivedere Giles seduto al tavolo intento a bere il suo thè.
-          Posso sedermi?- chiesi.
-          Certamente- rispose
-          Allora come va?-
-          Peggio di ieri meglio di domani- risposi sorridendo.
-          Un sorriso , direi che siamo sulla via giusta-
Ordinai qualcosa da mangiare e poi uscimmo a fare due passi.
Parlare con Giles era una benedizione, non sapevo quasi nulla di quell’uomo, ma lui capiva molto di me senza che io mi dovessi sforzare, era come parlare con se stessi, aveva provato le mie stesse emozioni e le aveva già affrontate e superate.
Ci fermammo ad osservare dei mandala disegnati davanti  ad un tempio buddista.
-          Sono bellissimi- dissi.
-          Già , tra qualche giorno li distruggeranno per farne dei nuovi- disse
-          Niente è per sempre vero?- dissi guardandolo.
-          Solo se cancelli il passato puoi costruire il futuro, ecco cosa mi hanno insegnato 20 anni qui- mi disse sorridendomi.
Continuammo a passeggiare e parlare fino a sera.
Tornati in Hotel ci salutammo e decidemmo di vederci anche il giorno seguente e quello dopo ancora, Giles con le sue lunghe passeggiate mi stava mettendo di volta in volta davanti a tutte le mie paure, mi stava rimettendo in piedi passo dopo passo.
Una mattina Giles mi portò da un tatuatore suo amico.
-          Cosa facciamo qui?- chiesi guardandolo.
-          Ti fai un bel tatuaggio, sei pronta a ricominciare- disse facendomi sedere e prendendo dalla tasca un foglio, me lo passò e io lo aprii.
Era il disegno di un mandala, al suo interno c’era una frase in latino “perfer et obura dolor hic tibi proderit olim “ , conoscevo il significato della frase.
-          Sai cosa significa?- mi chiese serio.
-          Si è di Ovidio “ resisti e sii saldo un giorno questo dolore ti sarà utile”- dissi
-          Bene allora dove lo vuoi fare- chiese.
-          In fondo alla schiena – dissi togliendomi la maglietta.
-          Farà male, anche perché te lo farà con la tecnica tradizionale- disse Giles.
-          Deve fare male- risposi e iniziammo.
A metà del lavoro il dolore divenne quasi una compagnia, stringevo i denti e mandavo indietro le lacrime.
Una volta finito pagai e tornammo in Hotel.
-          Come ti senti?- mi chiese
-          Dolorante- risposi.
-          Immagino- commentò .
Ci sedemmo a bordo piscina a guardare i colori del tramonto, feci una foto.
-          Finalmente- disse sorridendomi.
-          Cosa?-
-          La scintilla nei tuoi occhi quando hai scattato la foto, adesso sei pronta per affrontare il futuro, quando sei arrivata eri a pezzi e non volevi accettarlo, adesso hai lasciato andare tutto e hai accettato di ricominciare- disse.
-          Sono qui da non so più quanto tempo, ho perso il conto di  tutto, avevo persino smesso di pensare ed ero convinta che lui fosse uscito dalla mia vita ma non è così devo capire, sono ancora così incerta su tutto- dissi
-          Sono due mesi che sei qui, cosa pensi di fare adesso?-
-          Non lo so, ho paura di quello che potrei trovare tornando, potrei semplicemente restare qui per sempre e ricominciare-
-          Non si può ricominciare- disse serio- puoi solo cercare dentro di te la forza per rialzarti, fidati di chi ha rinunciato alla sua vita convinto che qui ne avrebbe trovata una migliore, non le ho neppure detto che l’amavo- disse guardando l’orizzonte davanti a noi.
-          Torna da lui anche solo per dirgli addio e ricomincia a vivere, dimentica questo posto e come ti ha fatto sentire bene, non è  troppo tardi per te- disse guardandomi.
Cercai di riflettere su quello che provavo in quel momento ,e su quanto mi sarebbe stato difficile tornare.
-          Ho paura, ho troppa paura di rivederlo Giles- dissi
-          Allora resta qui ancora un po’, ma non trasformare il periodo d’attesa nella fuga definitiva- disse guardandomi.
-          Probabilmente dovrei chiamare Bec- dissi .
-          Sono certo che le farebbe piacere, ma ricordati che te ne sei andata senza dirle nulla potrebbe essere molto arrabbiata, ma sono certo che non potrà fare a meno di perdonarti, tra amici funziona così- disse alzandosi  e lasciandomi sola.
Presi il cellulare e feci il numero di Bec.
-          Pronto?- disse
-          Bec sono io- risposi.
-          Zita? –
-          Già , come stai?-
-          È carino da parte tua chiedermelo dopo due mesi di buio totale, doveva chiamarmi tuo fratello per farmi sapere che stavi bene!- disse era molto arrabbiata.
-          Bec, mi dispiace-
-          Lo spero, mi manchi da impazzire dove sei?-
Non risposi.
-          Andiamo Zita, dove sei?-
-          In Thailandia- risposi
-          E che cazzo ci fai in Thailandia?- disse, sentii la sua voce rilassarsi leggermente.
-          Chi è in Thailandia?- disse la voce di Shan.
-          Un mio amico- rispose prontamente lei.
-          Grazie , ti chiamo più tardi ok-
-          Ok- disse riattaccando.
Posai il cellulare e mi lasciai scivolare sulla sedia, era andata mediamente bene, almeno adesso sapevo che lei era ancora dalla mia parte, lo era sempre, è questo che fanno gli amici, stanno dalla tua parte perché ti conoscono e sanno cosa ti costano certe scelte.

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Capitolo 19
*** 19 ***


Lasciai che passassero ancora giorni e giorni, chiamavo Bec abbastanza spesso, ma cercavo di farlo quando Shan non era con lei, quella mattina la chiamai allo stesso orario degli altri giorni.
-          Bec ti è arrivata la mail con le foto?- dissi.
-          Zita??- fu la risposta che ricevetti.
-          Shan…- dissi con un filo di voce.
-          Allora sei tu quella  che chiama sempre a quest’ora- disse serio.
-          Non ti arrabbiare con lei le ho detto io di non dirti nulla, non volevo che tu lo dicessi..-
-          A Jared- disse.
-          Già-
-          Non sai quanto ti ho odiata in questi mesi, lo hai deluso, e hai deluso anche me- disse.
-          Mi dispiace-
-          Mi sa che dovrai fare di meglio, il tuo mi dispiace mi scivola addosso-disse serio.
-          Cosa devo dirti Shan?-
-          In questo momento, non c’è nulla che tu possa dirmi, ti direi di non tornare, e di stare fuori dalla sua vita, ma non posso tenerti lontana da Bec- disse.
-          Shan…-
-          Cazzo te ne sei andata, ti rendi conto? Lui si stava fidando e tu hai mandato tutto a puttane perché?- disse
-          Io…avevo paura Shan mi stavo innamorando di lui, e avevo paura, che avrei dovuto rinunciare a qualcosa per stare con lui-
-          Sei una stronza egoista- disse riattaccando.
Posai il cellulare sul letto e scesi a fare due passi, non potevo dargli torto, ero stata io a combinare questo casino, nessun’altro solo io, camminai per un po’, per il mercato poi decisi di tornare.
Trovai Giles seduto al suo solito tavolo a sorseggiare il suo thè, mi sedetti e restammo in silenzio per un po’.
-          Che succede?- mi chiese ad un certo punto.
-          Come posso tornare? Mi odiano-
-          Non ti odiano, sono delusi, e feriti dal tuo comportamento, quando me ne andai , richiamai il mio migliore amico dopo sei mesi , lui mi disse le peggio cose , ma io lo continuavo a chiamare, e finalmente un giorno si lasciò sfuggire un “ mi manchi idiota”, e da allora le cose ritornarono le stesse tra noi- disse – devi dar loro del tempo Zita- aggiunse accendendosi una sigaretta.
-          Hai già chiamato anche lui?- chiese
-          Non ho il coraggio, oggi ho parlato per sbaglio con suo fratello e solo quello mi è bastato per desiderare di scavarmi un buco a terra- dissi.
-          Il fatto che suo fratello sia cosi arrabbiato, significa che lui non ti ha dimenticata- disse serio.
-          Non saprei cosa dirgli, e poi credo mi attaccherebbe il telefono il faccia subito-
-          Questo è normale, ma se posso darti un consiglio le telefonate alle persone che abbiamo deluso servono a ben poco, devi dimostrare loro che ci tieni, se lo rivuoi torna e dimostragli che sei pronta, dimostragli che adesso sai come amarlo nel modo giusto-
-          E se non fossi pronta?-
-          Vuoi davvero aspettare tutta la vita, solo perché non sei sicura di essere pronta, svegliati bambina, che cosa stai facendo con la tua vita ? non mollare solo perché hai sbagliato una volta, non farlo neanche se le volte fossero cento, è grazie agli errori che diventiamo migliori –
-          Lo so!- dissi voltandomi a guardarlo -  sai una cosa? Mi mancherai Giles- aggiunsi
-          Ovvio che ti mancherò, mi aspetto almeno un mail alla settimana, e qualche telefonata alle 3 del mattino- disse spegnendo la sigaretta e abbracciandomi.
Probabilmente lui sarebbe stato la cosa che mi sarebbe mancata maggiormente degli ultimi mesi trascorsi lì.
Prenotai il viaggio di ritorno e poi chiamai Bec per dirle che sarei tornata la settimana seguente, giusto una decina di giorni prima di Natale.
La mattina della mia partenza arrivò, mi sentivo lo stomaco sottosopra, e ci stavo mettendo una vita a fare la valigia, quando ebbi finito Giles mi accompagnò in aeroporto e ci salutammo.
Durante tutto il viaggio non feci che pensare a quello che avrei trovato al mio arrivo, avevo riparlato con Shan e stavamo iniziando a ristabilire un rapporto semi-civile,  ma non era lui quello che mi preoccupava ,chiusi gli occhi e dormii fino al mio arrivo.
Scesi dall’aereo e andai a riprendere i miei bagagli, trovai Bec e Shan ad aspettarmi agli arrivi.
Bec mi sorrise e mi abbracciò, io e Shan ci guardammo un attimo, poi lui mi allungò la mano.
-          Tregua- disse guardandomi.
-          Grazie- dissi sollevata almeno in parte.
Prendemmo la macchina e tornammo a casa, quando Bec parcheggiò davanti a casa nostra dovetti fare un bel respiro prima di scendere.
Appena fuori dall’auto mi voltai verso la finestra di Jared, la luce era accesa, Shan mi si avvicinò.
-          Non credo dovresti andare da lui adesso, non è da solo- disse guardandomi.
Sorrisi debolmente e entrai in casa.
-          Ti dispiace se vado a letto? Sono un po’ stanca- dissi a Bec.
-          Vai pure- rispose guardandomi mentre salivo le scale.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sul davanzale della finestra, non avevo il coraggio di rimettermi su quel letto, le lenzuola avevano probabilmente ancora il suo profumo e non ero sicura che ce l’avrei fatta.
Restai per un po’ a guardare fuori dalla finestra le stelle, poi decisi di sdraiarmi, cercai di stare sul mio lato, la verità e che avrei potuto benissimo cambiare le lenzuola ma non volevo farlo.
La luce del mattino arrivò a risvegliarmi, non ero sicura di aver sognato, probabilmente avevo solo riposato i muscoli.
Scesi di sotto e trovai Bec e Shan che preparavano da mangiare.
Mi sedetti e mangiai svogliatamente una fetta di pane con la marmellata.
-          Adesso è solo- disse Shan passandomi il caffè.
-          Perché mi hai  perdonata?- gli domandai.
-          Perché lui mi ha raccontato quello che ha fatto quella sera, e allora in parte ho capito come devi esserti sentita- rispose abbozzando un sorriso.
Sorseggiai il caffè e finii la fetta con la marmellata, poi andai a farmi una doccia.
Mi rivestii e uscii di casa, attraversai la strada quasi dieci volte prima di decidermi a restare sul suo lato e andare a bussare alla porta, non so quale dei neuroni del mio cervello prese la decisione di farlo ma suonai il campanello e cosa più importante restai ferma ad aspettare .
La porta si aprì e me lo ritrovai davanti, la barba di un paio di giorni e gli occhi stanchi leggermente arrossati per la mancanza di sonno, mi guardò serio.
-          Posso fare qualcosa per te?- disse.
-          Scusami- fu l’unica parola che riuscii a pronunciare.
-          Sai potrei provare a perdonarti , magari farti entrare di nuovo nella mia vita, ma non sono così masochista, quindi adesso tu ti volterai e attraverserai quella strada senza venire più a cercarmi- disse guardandomi.
-          Va bene- risposi e lui chiuse la porta.
Mi voltai e attraversai la strada certo, ma mi sedetti sul marciapiedi e rimasi ferma a guardare casa sua. Restai li a lungo, dopo un po’ arrivò una biondina che parcheggiò nel vialetto davanti a casa sua, lui uscì la prese per la vita e se la baciò davanti a me, non abbassai lo sguardo neanche per un istante, volevo che facesse male, doveva farmi male altrimenti non sarei mai riuscita a dimenticarmi di lui.
 
I giorni trascorsero , ero sempre fuori casa, tornavo con memorie piene di foto, che l’unica cosa che trasmettevano era la mia frustrazione, mi chiedevo se un giorno sarei mai riuscita a superarlo, avevo deciso di fare una mostra fotografica con quelle fatte in Thailandia, la data era prevista per il 23 dicembre, mancavano una manciata di giorni, ed era quasi tutto pronto, Bec mi stava aiutando, e aveva rinunciato a farmi domande almeno per il momento.
Il giorno della mostra arrivò e io ero agitatissima, Terry aveva detto che sarebbe venuto a vederla, gli avevo mandato una mail senza neanche sperare troppo in una sua risposta positiva dato che sapevo che era un grande amico di Jared, ma lui per tutta risposta mi aveva detto che lavoro e vita privata sono cose distinte ,e che quindi sarebbe venuto volentieri.
La sera della mostra stavo sistemando le ultime cose con Bec  nel salone, quando entrarono Shannon e Terry.
-          Ciao grazie per essere venuto!- dissi sorridendo.
-          Figurati, è la prima personale che fai?-
-          Si vede molto vero - risposi sorridendo nervosa.
-          No, è una cosa appena accennata, direi impercettibile- disse sorridendomi.
La sala iniziò a riempirsi , e la gente sembrava apprezzare il mio lavoro, Bec mi portò a conoscere un po’ di persone importanti che erano diventati suoi clienti e lavoravano a contatto con l’ambiente fotografico.
Mi fecero persino alcune offerte per l’acquisto delle foto, che decisi avrei valutato.
Stavamo ormai finendo quando vidi Shan venire verso di me.
-          Porto Terry a casa domani ha il volo presto- disse.
Andai con lui per salutare Terry e lo vidi sulla porta che parlava con Jared.
Mi avvicinai e lui mi guardò, salutai Terry e tornai indietro.
Stavo staccando le foto dalle pareti, quando lo vidi  arrivare verso di me.
-          Che ci fai qui, mi avevi detto di non cercarti più e lo sto facendo- dissi senza guardarlo.
-          È tutto quello che hai da dirmi ?-
-          Mi hai detto di uscire dalla tua vita e l’ho fatto-
-          E io sono uscito dalla tua?- chiese iniquo.
-          Vai a farti fottere Jared- dissi guardandolo.
-          Lo prenderò come un….no- disse allontanandosi.
Finii di sistemare le cose e tornai a casa con Bec, una volta scesa dall’auto le dissi che avevo bisogno di fare due passi, lei mi sorrise e entrò in casa.
Camminai a lungo, senza avere la più pallida idea di dove stessi andando e per quanto ancora avrei dovuto camminare prima che la rabbia mi fosse passata alzai il volume dell’i-pod e non pensai più.
Faceva dannatamente freddo e iniziò a piovere.
-          Fantastico- dissi iniziando a correre verso casa.
Arrivai al principio del mio vialetto fradicia e la pioggia non smetteva di cadere, guardai verso casa e vidi Jared seduto sui gradini di casa sua.
Mi fermai a guardarlo stando sul mio lato della strada, si sarebbe preso un malanno con questo tempo .
-          Jared vai in casa- gli dissi a voce alta.
-          Che ti importa mi hai detto di andare a farmi fottere, quindi segui il tuo stesso consiglio e lasciami in pace- fu la sua risposta.
Mi sedetti sul marciapiede e lo guardai .
-          Guarda che io non entro, e poi sono al coperto sei tu quella che si prenderà un bronchite cosi bagnata- disse.
-          Bhè tanto a te non te ne frega nulla giusto- risposi.
Lui si alzò di scatto e tornò dentro.
-          Giusto….- dissi a me stessa.
Stavo letteralmente tremando, ma non avrei saputo dire se era per il freddo, i vestiti fradici o il nervoso che mi provocava questa situazione tra noi due.
Mi rialzai e entrai in casa, Bec dormiva, andai in bagno e mi spogliai buttandomi sotto la doccia calda.
Dopo essermi asciugata e messa addosso qualcosa di pulito mi sdraiai sul letto e mi addormentai finalmente.
Il risveglio la mattina seguente fu pessimo, avevo la gola dolorante e un gran brutto mal di testa, scesi di sotto a cercare degli antinfiammatori .
-          Cosa cerchi?- mi chiese Bec arrivando dalla cucina.
-          Qualcosa per il mal di gola e probabilmente la febbre- le risposi.
Lei si avvicinò e mi toccò la fronte con le labbra.
-          Zita ma scotti, torna subito a letto-
-          Bella vigilia di Natale del cazzo che ti faccio passare- dissi risalendo le scale e tornando a letto.
Lei mi raggiunse poco dopo con un antibiotico e un bicchiere d’acqua bello pieno.
Aspettò che mi fossi rimessa giù e uscì dalla mia stanza.
Dormii per quasi tutto il giorno, e al mio risveglio mi sentivo meglio, così scesi di sotto ,Bec era sul divano a parlare con Shan.
-          Ciao malata- mi disse Shan guardandomi.
-          Ciao batterista- risposi sorridendo.
Mi sedetti sul divano con loro.
-          Sentite se volevate uscire stasera fatelo pure- dissi
-          No in realtà avevamo pensato di fare il Natale a casa tutti insieme ,tutti cioè..- disse Bec guardandomi.
-          Cioè anche Jared- dissi io.
-          È un problema ?-
-          Nessun problema, tanto credo starò in camera mia la maggior parte del tempo- dissi.
-          Bhè allora ci vediamo dopo – disse Shan uscendo.
Aiutai Bec a preparare la cena e la tavola, poi andai di sopra a vestirmi.

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Capitolo 20
*** 20 ***


Il solo pensiero di passare la serata con lui, mi faceva rimpiangere la Thailandia e Giles, mi vestii cercando di non pensare alla cosa, ma a quanto pareva il Karma aveva intenzione di fottermi il cervello, la prima cosa che mi ritrovai in mano aprendo l’armadio fu una delle sue maglie, la misi da parte e indossai i miei jeans neri , la maglietta dei Ramones e un giacchino verde scuro, non era affatto un abbigliamento natalizio, ma non poteva importarmi di meno del Natale in quel momento.
Accesi lo stereo e misi i black stone cherry, mi ci voleva proprio in quel momento, ovviamente la scelta della canzone ricadde su “in my blood”.
-          Zita sono arrivati- disse Bec sulla porta con un’espressione che non mi piaceva per niente.
-          Che cosa non so?- dissi
-          Jared si è portato una modella, la cui capacità di dialogo è limitata ai monosillabi- disse sconsolata.
-          Perfetto! Andiamo a divertici- dissi precedendola sulle scale.
Scendemmo si sotto e appena Jared incontrò il mio sguardo mise un braccio intorno alla vita della biondina, io gli feci un bel sorriso e mi presentai alla sua accompagnatrice.
-          Allora Katy, che fai di bello nella vita?- le domandai.
-          Ehm  sono una modella- disse lei annuendo mentre mi rispondeva, sembrava una cretina, guardai Jared e gli sorrisi alzando il sopracciglio.
-          Complimenti, deve essere un lavoro molto difficile-
-          Oh si non sai quanto, a volte devo prendere persino il treno per spostarmi da una città all’altra, e non sempre in prima classe è disgustoso-
-          Già tutte quelle persone che si sbattono nove ore al giorno per una paga da fame, ma mantengono la loro dignità nonostante tutto, è davvero umiliante viaggiare con loro vero?-
-          Come scusa? Non credo di aver capito bene mi hai fatto una domanda?- disse lei incerta sul da farsi.
-          Zita è pronto- disse Bec avvicinandosi .
Ci sedemmo a tavola a mangiare, cercai di limitare le mie frecciatine cattive per il resto della serata, infondo non era con quella povera ragazza che ce l’avevo.
Era circa mezzanotte e ci scambiammo i regali, io li avevo presi per tutti e tre, ebbene si ne avevo uno anche per Jared, ma non ne avevo per la sua amichetta, così diedi i regali a tutti e poi pensai di regalare a lei uno dei miei braccialetti thailandesi li aveva osservati per tutta la sera mi sedetti accanto a lei e mi sollevai le maniche del giacchino.
-          Scegline uno- dissi sorridendole.
-          Davvero? Sai li ho notati subito, sono così carini e hanno tutte queste piccole conchiglie colorate- disse osservandoli attentamente, Jared mi guardava spiazzato.
-          Vorrei questo rosa- disse, me lo tolsi e lo allacciai al suo polso.
-          Ecco a te- dissi.
-          Ok adesso apriamo i regali è mezzanotte – disse Shan avventandosi sui suoi.
Sia Bec che Shan mi ringraziarono per il regalo, Jared neanche lo aprì, lo passò semplicemente a Katy, che lo mise nella borsetta e se ne andarono dopo averci salutati.
-          Mi dispiace davvero , quando si comporta così è ingestibile- disse Shan.
-          Fa niente- risposi, anche se faceva moltissimo.
Bec prese un pacchetto e me lo passò.
-          Questo è da parte mia e di Shan-
Lo presi e lo aprii, era un braccialetto d’argento, con un ciondolo a forma di camelia, sorrisi e lei mi aiutò ad indossarlo.
-          Grazie – dissi abbracciandoli entrambi.
Ci salutammo e ognuno tornò nella sua stanza.
Mi sedetti alla finestra e mi passai la mano sull’anulare sinistro, il mio anello, ecco il regalo per Jared, era molto più di un anello, ma non sapevo neanche se avessi potuto raccontargli la storia, non ero neanche certa che lo avrebbe mai aperto quel  regalo.
L’indomani Bec e Shan sarebbero andati a San Diego per passare un po’ di tempo da soli, quindi io e il divano avevamo tutto il tempo per instaurare una relazione duratura, mi misi a letto e cercai di dormire un po’.
Il mattino mi alzai presto, non avevo riposato molto, mi rivestii e uscii a salutare Bec e Shan prima che partissero, li trovai davanti alla macchina di Shan che parlavano con Jared, mi avvicinai e li salutai, loro salirono in auto e partirono, io e Jared ci ritrovammo uno davanti all’altra.
-          Passa un buon Natale Jared- dissi voltandomi e tornando in casa.
Chiusi la porta alle mie spalle e andai in cucina a bermi un caffè per svegliarmi.
Suonarono alla porta, posai la tazza e andai ad aprire.
-          Si?- dissi guardando Jared.
-          Fammi entrare- disse facendo un passo verso di me.
-          No- risposi mettendogli una mano sul petto.
Lui alzò la mano destra e io notai che indossava il mio anello,  mi superò e entrò in casa sedendosi sul divano, chiusi la porta e lo raggiunsi.
Mi misi accanto a lui senza sapere che cosa avesse in mente in quel momento.
-          Vuoi dire qualcosa? Qualunque cosa Jared il silenzio non ti si addice affatto- dissi dopo un po’.
-          Cosa dovrei dire? Che ti rivoglio nella mia vita? Non ti darò questa soddisfazione-
-          Allora perché sei qui? Sei venuto tu da me- risposi guardandolo.
-          Io ti rivoglio nella mia vita maledizione- rispose guardandomi  come se  fosse contrariato dalla sua stessa affermazione.
-          Hai uno strano modo di farmelo capire, e comunque se volevi  farmi ingelosire ne dovevi cercare una migliore- dissi.
-          Non ce n’è una migliore, non ho trovato una sola modella in questi mesi che mi facesse dimenticare di te- disse serio.
-          Sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrati- aggiunse alzandosi.
-          Grazie- dissi sentendo le lacrime bagnarmi le guance.
Iniziai ad asciugarle con la manica del giacchino, e lui mi venne vicino, mi prese per il braccio e mi fece alzare.
-          Ho detto che sarebbe stato meglio, non che vorrei non averti mai incontrata- disse guardandomi.
-          Non so cosa dire-
-          Allora facciamo che per una volta stai zitta- disse abbracciandomi.
Si staccò da me con dolcezza e lo guardai negli occhi, erano un po’ lucidi e non potevo credere a quello che stavo vedendo.
-          Stai ….-dissi
-          Ti sembra cosi assurdo? Sono una persona anche io, ho dei sentimenti-
-          Lo so-
Sorrise debolmente e si asciugò gli occhi con la manica della maglia.
Ci risedemmo sul divano e gli raccontai della Thailandia e lui mi raccontò degli ultimi mesi, tralasciando gentilmente tutte le sue avventure con modelle e non.
-          Me lo fai vedere il tatuaggio?- chiese curioso.
-          Ok ma facciamo una cosa veloce, non ho voglia di prendere freddo- risposi togliendomi la maglia e restando in reggiseno, mi voltai di spalle per mostrarglielo.
Sentii le sue dita percorrere attentamente ogni singola parte del disegno, con una mano salì fino al mio fianco accarezzandomi dolcemente.
-          Che stai facendo?- chiesi voltandomi verso di lui.
-          Scusa, è meglio se vado - disse alzandosi andando verso la porta.
-          Jared….- feci appena in  tempo a dire prima che se la chiudesse alle spalle.
Che gran casino, dovevamo trovare un modo per stare insieme senza farci del male, ma il problema era che nel frattempo entrambi dovevamo combattere il desiderio di stare insieme come prima, con i baci , le carezze e tutto il resto.

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Capitolo 21
*** 21 ***


Mi lasciai andare sul divano e restai semplicemente sdraiata a pensare, a nulla di specifico in  realtà ,semplicemente scorrevo e analizzavo tutto quello che mi passava per la testa.
I mesi passati in Thailandia, le ore di sonno perse a maledirmi per averlo deluso, le ore passate ad odiarlo per avermi fatto del male e infine le ore passate a sperare in una sua chiamata o in un cedimento del mio orgoglio che mi portasse ad essere io la prima a chiamare, ci eravamo fatti molto male entrambi, adesso era difficile ricominciare, ma non era impossibile.
Ormai era sera, mangiai qualcosa controvoglia  e mi sedetti di nuovo sul divano.
Accesi la tv e mi ritrovai a guardare Alexander, era appena cominciato, il karma aveva davvero un gran bel senso dell’umorismo.
Ero arrivata alla scena del film dove Alessandro chiede ad Efestione di restare con lui la notte, presi il cellulare senza pensarci e scrissi “resta con me questa notte Efestione….”e poi cercai il suo numero in rubrica, stavo per cancellarlo ma sovrappensiero spinsi l’invio.
-          Cazzo..cazzo..cazzo!- dissi ad alta voce, nascondendo il cellulare sotto un cuscino, come a cercare di rimediare alla cavolata appena commessa.
Mi rimisi a guardare il film cercando di fingere che nulla fosse successo, sentii il cellulare suonare da sotto il cuscino, lo presi in mano e restai ferma a guardarlo suonare, non sapevo cosa fare, o meglio non sapevo cosa dire, mi sentivo un’idiota, smise di suonare e lo posai accanto a me.
Poco dopo suonarono alla porta.
-          Ma perché abitiamo così vicini- dissi alzandomi per andare ad aprire.
-          Efestione non c’è, ma se ti va bene io resterei per un po’ a farti compagnia- disse guadandomi.
-          Scusa, è stata una pessima idea, cioè sono una cretina…- dissi passandomi la mano tra i capelli.
-          Vuoi che vada via?- chiese.
-          No figurati , no, entra dai- dissi spostandomi da davanti alla porta e facendolo passare.
Si sedette sul divano e io restai in piedi a guardarlo.
-          Non mordo, siediti- disse incrociando le braccia sul petto.
Mi sedetti  sul lato opposto del divano , ogni tanto mi voltavo a guardarlo sembrava molto stanco probabilmente conoscendolo era parecchio che non dormiva per più di 5 ore di fila, restammo in silenzio fino alla fine del film.
-          Allora sono stato bravo?- chiese stiracchiandosi e voltandosi verso di me.
-          Si sei  stato bravo-
-          Bugiarda, forse non te ne ricordi ma una volta mi dicesti che l’unico film dove ero stato davvero bravo per te era “Mr. Nobody”-disse
-          Vero- risposi passandomi una mano trai capelli.
-          Direi che è ora che vada, sembri stanca- disse alzandosi.
-          Anche tu- dissi guardandolo.
Si fermò a metà dell’ingresso e mi guardò.
-          Perché non resti, solo per dormire- dissi alzandomi e andando verso di lui.
-          Dormire con te, mi farebbe più male che fare l’amore- disse andando verso la porta e aprendola, mi voltai e andai in cucina, non volevo vederlo andarsene , sentii la porta richiudersi, mi appoggiai al tavolo e chiusi gli occhi, inspirando profondamente.
-          Zita- sentii la sua voce e mi voltai verso la porta della cucina.
-          Pensavo te ne fossi andato-
-          Non ci sono riuscito-
-          Dormirò sul letto di Bec, così potrai riposare meglio- dissi guardandolo.
-          Non sono rimasto per dormire da solo nella tua stanza- rispose serio.
Non dissi nulla , mi limitai a fissare il tavolo.
-          Ok andiamo a dormire allora – dissi precedendolo sulle scale.
Ci mise poco a raggiungermi entrò in camera mia e si appoggiò allo stipite della porta come sempre, mentre io cercavo di mettere in ordine.
-          Non serve che metti a posto, lo so che se lo fai in fretta poi non trovi più nulla- disse venendo verso il letto.
-          Ok allora prego, dormi pure- dissi .
Lui si sedette sul letto e dopo essersi tolto le scarpe e la maglietta si sdraiò, feci lo stesso, dopo essermi sdraiata mi voltai verso la finestra, con la coda dell’occhio vidi che la sveglia segnava mezzanotte e ventisette minuti, era il suo compleanno, mi voltai verso di lui.
-          Jared?-
-          Mh?- rispose inclinando la testa verso di me.
-          Buon Compleanno Jared- dissi.
Lui sorrise debolmente e io mi voltai di nuovo verso la finestra.
Chiusi gli occhi cercando di rimandare indietro il desiderio di abbracciarlo ,era davvero troppo strano essere così vicini dopo tanto tempo e non riuscire a fare nulla per ,definiamola paura, di un passo di troppo.
 
Mi svegliai presto e feci tutto il possibile per non svegliarlo, volevo riuscire a preparare una torta vegana per il suo compleanno, fortunatamente la mia migliore amica era vegana e quindi sapevo come muovermi in quel modo privo di alimenti che provenissero dagli animali.
Una volta finito la misi in frigo per fa freddare la cioccolata sopra.
Stavo rimettendo in ordine la cucina quando lo sentii scendere le scale.
-          Perché non sei rimasto a letto è presto- dissi
-          Non mi andava- rispose freddo.
Misi nel cassetto le ultime cose senza guardarlo.
-          Sei sporca di cioccolata sul mento- disse ad un certo punto.
Lo guardai imbarazzata , presi uno strofinaccio e mi pulii.
-          Si bè ecco ti avevo fatto una specie di torta di compleanno, ma se la vuoi mangiare bisogna che aspetti qui ancora una mezzoretta, si deve raffreddare il cioccolato-dissi.
-          Perfetto allora direi che vado a farmi una doccia veloce, le mie cose sono…-
-          Si terzo cassetto, è tutto lì- dissi senza fargli finire la frase.
Uscì dalla cucina e io mi andai a sedere sul divano a leggere un po’.
Lo vidi tornare di sotto dopo una ventina di minuti, posai il libro e mi alzai.
-          Zita lascia stare la torta devo fare delle cose, se mai ci vediamo stasera- disse serio , notai che aveva in mano una borsa piena delle sue cose, non dissi nulla andai in cucina presi la torta dal frigo e gliela misi in mano.
-          Stasera non ci sono, quindi questa è per te- dissi.
Lui la prese e uscì dalla porta senza dire nulla.
Restai ferma a pensare seduta sulle scale, sarebbe sempre andata così tra di noi da ora in avanti? Un passo avanti e tre indietro, non ero più sicura di volerci provare ancora, salii le scale e andai in camera mia, stavo per rifare il letto quando notai il mio anello posato sul comodino, eccola lì la conferma che era tutto finito era a pochi centimetri da me, non lo presi neppure in mano, mi vestii e uscii.

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Capitolo 22
*** 22 ***


Mi ritrovai a guidare senza un metà ben precisa, come sempre del resto, me l’ero sempre cavata meglio con le cose non pianificate, parcheggiai e mi lasciai scivolare sul sedile.
Restai lì per un po’, ero davvero frustrata, dato che ero poco lontana da un centro commerciale decisi di spendere un po’ di soldi in cose inutili che però mi avrebbero almeno in parte occupato  la mente.
Passai dai negozi di intimo, ai libri, dvd, fino ai giochi per la Play, una volta finito caricai tutto in auto e tornai a casa, diedi un’occhiata a casa di Jared la macchina non c’era, presi il tutto e entrai.
Occupai tutto il resto della giornata a guardare film, definiti Horror, che però su di me non sortivano alcun tipo di terrore, mi avrebbero spaventato molto di più i film romantici.
Guardai l’ora , era quasi sera, mangiai qualcosa poi presi la Canon e aprii la porta casa per uscire, me lo trovai davanti.
-          Ciao Jared sto uscendo- dissi chiudendo la porta alle mie spalle.
-          Lo vedo, credo che tu abbia frainteso questa mattina- disse serio.
-          E che cosa avrei frainteso, vediamo ti sei ripreso tutte le tue cose e mi hai lasciato l’anello sul comodino, non c’è molto da fraintendere, sono solo cose di cui prendere atto direi- risposi.
-          Punto primo ho ripreso solo alcune cose, se ti fossi disturbata a guardare nel cassetto te ne saresti accorta, punto secondo l’anello l’ho dimenticato ed è successo solo perché non sono abituato a portarli- stavo per interromperlo ma lui mi mise una mano davanti alla bocca per zittirmi.
-          Punto terzo oggi avevo promesso a mia madre che se lei fosse stata libera avrei passato le giornata con lei, quindi se ora non ti dispiace ti proporrei di attraversare la strada e venire a cena da me- disse guardandomi serio.
-          Io …non so cosa dire-
-          Sarebbe la prima volta sai?-rispose sarcastico.
-          Non hai cucinato tu vero?- chiesi.
-          No ho preso tutto da asporto in un ristorante e fingerò di non essermi offeso per il fatto che tu dubiti così tanto della mia capacità di cucinare qualcosa di commestibile- rispose.
Attraversammo la strada e entrammo in casa sua.
Era solo la terza volta  che entravo in casa sua, e le due precedenti non potevano certo definirsi vere e proprie visite di piacere, quindi mi soffermai a guardare ogni particolare della cucina e del soggiorno, così diversi dalla stanza di Jared, si vedeva che era Shannon quello ordinato dei due, le parti comuni della casa erano impeccabili.
Vidi una foto di loro due piccoli che giocavano in giardino e mi avvicinai alla parete per osservarla meglio, il sorriso di Jared era lo stesso, ma non i suoi occhi, si erano sempre belli e grandi con quel colore che tanto incantava le persone, ma adesso si era aggiunto quel velo di tristezza che gli occhi del bambino della foto non avevano.
-          Ero proprio felice quel giorno, era estate e io e Shan giocavamo da ore nel prato dietro casa- disse avvicinandosi.
-          Eri un bel bambino, con quel viso angelico ,immagino facessi più casini di Shan e la passassi liscia il doppio delle volte che ci riusciva lui-
-          Teorie da fratelli maggiori- sentenziò.
-          Non sono teorie, tu non sai quanto stress provochi essere il più grande, io ho passato i primi anni ad odiare mio fratello, mi sentivo come se mi avesse rubato i miei genitori, poi un giorno l’ho guardato e ho capito di essere la persona più importante per lui l’unica che può davvero fargli cambiare idea, non sai quanto ci si senta inadatti, sai di essere un esempio e sai che non puoi commettere troppi errori perché hai qualcuno che ti guarda come modello- dissi seria.
-          Shannon non me le ha mai dette queste cose, noi parliamo certo ma non si è mai spinto così in là nei suoi discorsi, mi dice sempre che mi vuole bene però-
-          Io a mio fratello non lo dico mai, spero nel fatto che lo sappia e basta-
-          Tu non lo dici mai  a nessuno Zita, ma capisco che sia una questione di carattere anche io non sono uno che si lascia andare – disse.
Mi schiarii la gola e mi voltai a guardarlo.
-          L’affetto va guadagnato vero?- dissi sorridendogli.
Lui annui e si diresse verso la cucina dove cenammo.
Lo aiutai a sparecchiare e poi prese la torta dal frigo, stava per tagliarla ma lo fermai.
-          E le quaranta candeline dove sono?- chiesi sorridendo.
-          Ne ho soltanto una, non dirmi che devo metterla per forza sulla torta- disse sconsolato.
-          Certo che devi, se non come fai ad esprimere un desiderio- risposi.
Lui aprì un cassetto alle sue spalle e si mise a cercare la fantomatica candelina.
Quando l’ebbe trovata la posizionò al centro della torta accendendola e mi guardo, mentre gli cantavo “tanti auguri”, ci soffiò sopra e la spense.
-          Contenta?- disse togliendola dalla torta e riprendendo il coltello.
-          Non devo essere contenta io, è  il tuo compleanno devi fare le cose nel modo giusto,  non lo sai che ogni compleanno è unico, non solo perché è passato un anno dal precedente, ma perché in quell’anno sono cambiate una miriade di cose e tu non ci fai caso fino a che non ti chini a soffiare su quelle candeline- dissi.
-          Come sei filosofica stasera – disse passandomi una fetta di torta.
-          Se vuoi la smetto-
-          Non smettere mi piace parlare con te-
-          A te piace parlare e basta Jay, ami così tanto il suono della tua voce che nelle interviste Shan e Tomo sembrano essere solo parte della scena- dissi
-          Si ok ammetto di essere leggermente logorroico-
-          Leggermente?- dissi ridacchiando.
Lui sorrise e indicò  la mia fetta di torta a cui mancava solo un pezzetto.
-          Che c’è ?- chiesi.
-          Anche tu parli troppo, ci metti ore a mangiare perché parli sempre delle cose più assurde proprio come me-
-          Touche- dissi.
Finimmo di mangiare la torta lo aiutai a pulire tutto e poi andai a riprendere le mie cose in soggiorno.
-          Te ne vuoi andare?- disse guardandomi.
-          Devo restare?-
Lui non disse nulla prese la borsa e la rimise dov’era prima poi mi prese per mano e mi portò di sopra in camera sua.
-          Jared  è una pessima idea – dissi  appoggiandomi con le spalle al muro.
-          Ho solo voglia di parlare ok? Se puoi tu vorrai fare altro, non mi tirerò certo indietro- disse malizioso.
-          Di che cosa vuoi parlare?- chiesi sedendomi sul letto con lui.
-          Di quello che vuoi se vuoi farmi delle domande su qualsiasi cosa ti riponderò onestamente- disse.
-          Davvero? Jared Leto alias Mr. Ti rincoglionisco  il cervello e non ti dico nulla di quello che volevi, stasera sarà sincero- dissi sarcastica.
-          Fai come ti pare- disse sdraiandosi e chiudendo gli occhi.
-          Eh no aspetta, adesso ti rialzi su, e mi rispondi allora- dissi avvicinandomi e facendogli il solletico.
-          Bastarda!- disse rimettendosi a sedere e guardandomi.
Restai un po’ in silenzio a pensare a una buona domanda.
-          Ok ne ho una, cosa si prova sul palco, voglio dire tutte quelle persone che urlano il tuo nome le luci forti che ti fanno male agli occhi, saltellare come un invasato da una parte all’altra-
-          Ok ,ok piano rallenta prima di tutto non saltello come un invasato, stare sul palco è qualcosa di difficile da descrivere a parole, è una sensazione fortissima, ti carica di energia in quel momento c’è solo il concerto , è come se si creasse un mondo parallelo che ha come confini quelli dello stadio nel quale ti trovi, vedi le facce delle persone trasformarsi davanti ai tuoi occhi, cantano con te ma non solo perché conoscono le parole-
-          Che vuoi dire?-
-          Voglio dire che tutti noi abbiamo delle canzoni che semplicemente ascoltandole ci riportano a momenti della nostra vita, ci emozionano e tu puoi vedere le emozioni sui loro volti, gioia, tristezza, rabbia, ognuno di loro da nuova vita e significato alle mie canzoni capisci, è tutto in continuo divenire , la canzone in se non resta bloccata alle emozioni che provavo io quando la scrivevo si evolve ogni volta-disse trasognato.
Mi venne da sorridere mentre lo guardavo, era una persona meravigliosa, anche se cercava di mantenere le distanze da tutto, era sempre coinvolto non poteva farne a meno.
Si accorse che lo stavo guardando e mi sorrise.
-          Quali sono le tue canzoni preferite e soprattutto perché?- disse serio.
-          Questa è una domanda molto personale non credi, dopo quello che hai detto lo sai che le canzoni sono più di quello che sembrano- dissi
-          Appunto dai inizia- rispose.
-          Ok, dunque “umbrella” di Rihanna, aspetta a ridere c’è una ragione, è stata la prima canzone che ha passato la radio dopo che ero uscita dalla stazione di Parigi per il mio viaggio di maturità , poi “think about you” dei Guns’n Roses, perché mi fa pensare al primo anno di università, stavo disperatamente cercando di dimenticare la mia cotta storica e quando sono passata da quella a “t.n.t” mi sono accorta che mi era passata-
-          Ti rendi conto che non mi stai rispondendo vero?- disse guardandomi.
Deglutii e mi spostai una ciocca di capelli  dietro l’orecchio.
-          Dimmi una canzone una sola canzone che riesca a entrarti dentro ogni volta, indipendentemente  dal tuo stato d’animo- disse.
-          “save me “ dei Queen- dissi senza pensarci due volte.
-          Ma come la ragazza che non ha bisogno di essere salvata, ha in segreto questa canzone sempre con lei-disse .
-          Si , c’è una parte di me che si rispecchia perfettamente in quella canzone, poi c’è “wish you were here” e “father end son”, con queste tre canzoni puoi stilare il mio profilo psicologico se vuoi- risposi torturandomi le unghie.
Mi prese le mani e mi attirò verso di lui stringendomi forte.
Appoggiai la testa sulla sua spalla e restammo in silenzio, un silenzio che diceva molto di entrambi.
Mi sciolsi dal suo abbraccio e mi sdraiai sul letto, lui si mise sopra di me incatenando i suoi occhi ai miei, sollevai la testa e gli sfiorai le labbra con le mie, lui sorrise e iniziammo a baciarci.
Mi veniva da ridere perché mi faceva il solletico con la barba.
-          Lo sai che per un uomo è avvilente sentire una donna che ride mentre lui le bacia il collo- disse guardandomi.
-          Allora fatti la barba, è quella che mi fa ridere-
-          Ma saranno appena quattro giorni che non la faccio- rispose passandoci una mano sopra.
-          Se vuoi te la faccio io sfaticato- dissi rimettendomi a sedere.
-          Certo come se tu lo sapessi fare-
-          Quanto ci vuoi scommettere?- chiesi guardandolo e incrociando le braccia al petto.
-          Quello che vuoi, e tu?-
-          Ci scommetto la mia Canon caro- risposi seria.
Andammo in bagno e lo feci sedere mentre preparavo tutto quello che mi serviva, quando fui pronta mi voltai verso di lui e gli sorrisi.
-          Pronto?-
-          Se mi tagli anche solo una volta hai perso- rispose ,alzai gli occhi al cielo e iniziai.
Mentre gli mettevo la schiuma era abbastanza rilassato, ma lo vidi agitarsi quando presi il rasoio in mano, che uomo di poca fede , dopo tutto ero la nipote di un barbiere, ma ad essere onesti questo lui non lo sapeva.
Gli passai delicatamente il rasoio su tutta la parte di viso coperta dalla schiuma e quando ebbi finito lasciai che si sciacquasse la faccia.
-          Allora?- dissi mentre si specchiava cercando anche il più piccolo graffietto.
-          Allora hai fatto un ottimo lavoro- rispose compiaciuto.
-          Quindi che cosa ho vinto?- chiesi curiosa.
-          Hai vinto me sbarbato, ti sembra poco- rispose senza smettere di guardarsi allo specchio.
-          Vado a letto- dissi uscendo dal bagno.
Mi raggiunse in camera sua e mi passò qualcosa di comodo da mettere per dormire.
-          Dovresti lasciare qui un po’ delle tue cose- disse mentre mi infilavo i pantaloni della tuta.
-          Vedremo- risposi  mettendomi a letto.
 
Mi sistemai sotto la coperta tirandola fin  sopra alla testa come facevo sempre, lo sentii sdraiarsi accanto a me, venne anche lui sotto la coperta , solo la luce del cellulare gli illuminava leggermente il viso.
-          Possibile che tu viva in funzione di quel coso?- dissi voltandomi verso di lui.
-          Sto rispondendo ad una fan- disse.
-          Tu non rispondi mai, al massimo concedi un retweet- dissi.
-          E tu come fai a saperlo?-
-          In Tailandia ti seguivo su twitter- risposi.
-          Mh ma davvero? Questo non me lo avevi detto l’altra volta- disse compiaciuto.
-          Non gongolare Jared, sai quanta gente ti segue su twitter?-
-          Si sono esattamente..-
-          Non era una domanda, era sarcasmo- dissi prendendogli il cellulare di mano e posandolo sul pavimento dalla mia parte.
-          Adesso dormiamo- dissi voltandomi.
-          Sei proprio sicura che vuoi dormire?- chiese abbracciandomi e accarezzandomi la schiena con le dita.
-          Sono sicura che tu debba dormire quindi o dormi o io vado a casa mia- dissi.
-          Posso almeno avere il bacio della buona notte?-chiese.
Lo bacia sulla fronte e lui sorrise, poi posò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.
Chiusi gli occhi anche io e cercando di non pensare a quanto fossimo vicini in quel momento, gli volevo bene certo, ma non sapevo se lo amavo forse non volevo ammetterlo neppure con me stessa infondo era per lui che ero tornata, la verità era che ero spaventata a morte come sempre, ma sapevo che lui lo era quanto se non più di me, sentii il suo respiro farsi pesante, si era addormentato finalmente, gli passai una mano tra i capelli sarei potuta restare così per sempre, semplicemente a guardarlo dormire, le persone si accorgono di essere innamorate da questo, quando puoi passare ore a guardare qualcuno dormire ci sei caduto con tutte le scarpe, pensai prima di addormentarmi anche io.
 
salve a tutte, vorrei ringraziarvi per le recensioni e per aver seguito la storia fino ad ora, devo informarvi che manca poco alla fine u.u 
Kiss 
A.

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Capitolo 23
*** 23 ***


La luce iniziava ad entrare prepotente dallo spiraglio della finestra, mi stiracchiai e notai che si era già svegliato, passai una mano sulla sua parte di letto era ancora caldo quindi non era tanto che si era alzato, mi alzai e raccolsi il suo cellulare da terra, era rimasto lì dalla sera prima.
Girai per la casa alla sua ricerca, lo trovai nello studio,la porta era aperta e lui era concentrato a suonare restai a guardarlo fino a che non si accorse di me.
-          Sarei rimasto ad aspettare che ti svegliassi ma avevo in testa una melodia e volevo provarla subito- disse posando la chitarra.
-          Fa nulla l’ispirazione è una puttana, ma non la classica puttana, direi che è più una che te la fa annusare e poi non te la dà- dissi.
-          A me la da!- rispose risoluto.
-          E chi non te la da Jay? A sentire te – dissi uscendo dallo studio, mi afferrò per un polso e mi girò verso di lui.
-          Tu non me la dai- disse guardandomi.
-          Io te l’ho già data, o forse te ne sei scordato?- chiesi inclinando la testa di lato e osservandolo.
-          Scema, non me ne sono scordato- disse abbracciandomi- non ci riuscirei- aggiunse.
-          Cavolo Jay quanto sei magro, se non ti avessi visto mangiare io stessa penserei che non mangi da mesi- dissi staccandomi da lui e guardandolo seria.
-          Sono sempre stato magro, ma ammetto che dovrei mettere su qualche chilo adesso- disse
Sorrisi e lui mi diede un bacio sulla guancia.
-          Grazie- disse
-          E per cosa scusa?-
-          Perché ti preoccupi per me, perché sei tornata per me, perché finalmente dopo mesi stai iniziando a fidarti di me- rispose serio.
Arrossii leggermente e lui mi sorrise inclinando leggermente l’angolo destro della bocca.
Andammo in cucina per fare colazione, aprii il frigorifero e notai  che a parte un po’ della mia torta e del latte di soia non c’era niente al suo interno che non sembrasse essere lì da secoli.
-          Dopo facciamo la spesa ti va?- dissi mentre gli riempivo il bicchiere con il latte.
-          Ok- rispose .
Ci preparammo e uscimmo.
Prendemmo la mia auto e andammo verso il supermercato più vicino.
Scendemmo e entrammo, prendemmo tutto quello che ci serviva e poi andammo alla cassa a fare il conto, avevamo quasi finito quando una ragazza ci si avvicinò chiedendo di fare una foto con lui, Jared le sorrise e la lasciò fare, appena ebbe finito uscimmo .
Stavo per mettermi al posto di guida quando mi fermò.
-          Che c’è?- chiesi.
-          Fammi guidare dai- disse facendomi gli occhioni da bambino indifeso.
-          Jay questa macchina ha il cambio manuale, non la sai guidare-
-          Allora insegnami- disse risoluto sedendosi al posto di guida.
Sospirai sconsolata e mi accomodai accanto a lui.
Mise in moto e io iniziai a pregare, non riusciva ad inserire la marcia e si stava innervosendo.
-          Jay facciamo che guido fino a casa e poi ti faccio provare nelle strade li attorno- dissi guardandolo seria.
Lui tolse le chiavi dal quadro e me le passò, poi ci scambiammo di posto e io guidai fino a casa.
Parcheggiai davanti a casa sua e gli passai le chiavi.
-          Mettiamo prima via la spesa- disse serio infilandosi le chiavi in tasca dei pantaloni.
Entrammo e lo aiutai a sistemare tutto, poi chiamai Bec per sapere come stava andando a San Diego, dopo aver parlato con lei passai il telefono a Jared perché Shan gli voleva parlare, aspettai che finisse la chiamata e lo trascinai di nuovo fuori,lo vedevo leggermente preoccupato e dubitavo si trattasse dell’imparare a guidare la macchina col cambio manuale.
-          Qualcosa non va?- dissi cercando il suo sguardo.
-          Non mi va di parlarne adesso ti dispiace se rimandiamo anche la lezione di guida- disse  infilando gli occhiali da sole.
-          Bene, vado a fare un giro- dissi avviando il motore  e partendo.
Guidai per un po’ poi mi fermai davanti alla spiaggia e decisi di scendere a fare due passi, ero arrabbiata non voleva che io lo lasciassi fuori dalla mia vita ma lui lo faceva costantemente con me, decisi di fare l’unica cosa possibile per conoscere la causa del suo cambio di umore, chiamai Shannon.
-          Shan ciao, senti probabilmente non mi dirai nulla neppure tu ma ci voglio provare lo stesso, che hai detto a tuo fratello di così terribile da farlo passare dalla modalità “pucciosa” a quella “non chiedere”- dissi.
-          Non posso dirtelo, Zita non me lo chiedere-
-          Andiamo Shan, avrei potuto chiamare Bec e aggirarvi entrambi per sapere cosa sta succedendo- dissi seria.
-          Ok sta a sentire, circa un mese fa Jared era ad una festa con certe modelle e altra gente ,insomma è andato a letto con due di loro e quelle troie lo hanno filmato e adesso vogliono dei soldi per non mettere il video in rete, questa mattina ho chiamato l’avvocato per sapere come muoverci  e lui mi ha detto che ci farà sapere, Jared non vuole che la cosa vada sui giornali o sui siti di gossip specialmente perché non vuole deludere nostra madre-
-          Da quanto lo sapeva scusa?-
-          Da un po’ ma non gli aveva dato importanza, poi un paio di giorni fa loro gli hanno mandato il video per mail e ha iniziato a preoccuparsi sul serio- disse.
-          Dici che me ne parlerebbe?-
-          Se non te ne ha parlato in questi due giorni dubito, ma provaci lo stesso- disse serio.
-          Ok grazie per la sincerità Shan- risposi riattaccando.
Rimisi il cellulare in  tasca dei pantaloni e cercai di chiarirmi le idee, per quanto fosse possibile ovviamente, ero perfettamente a conoscenza del fatto che si fosse diciamo “ divertito” negli ultimi due mesi, ma la cosa che non mi tornava era che avesse fatto così poca attenzione non era da lui, dei due era Shan quello che faceva casini.
Tornai a casa, ma non sapevo se attraversare la strada e provare a parlargli o meno, chiusi lo sportello dell’auto e entrai in casa per riprendere l’anello che era ancora in camera mia, volevo una scusa una qualsiasi per attraversare la strada e provare a parlare con lui.
Attraversai la strada e infine suonai alla porta.
-          Ciao ti ho riportato questo- dissi mostrandogli l’anello.
-          Sarei passato io a riprenderlo, ma grazie- disse
-          Senti ti va di fare due passi , qui vicino c’è un bel parco-
Annui e chiuse la porta seguendomi lungo la strada senza dire quasi nulla e inoltre indossava sempre gli occhiali così da impedirmi di  guardarlo negli occhi, arrivati al parco ci sedemmo su una panchina, mi voltai verso di lui e decisi di provare, dato che aveva abilmente evitato di rispondere ad ogni mia domanda che negli ultimi minuti avrebbe potuto condurci a questa conversazione.
-          Ho parlato con Shannon e …-
-          Cazzo non ce la fai proprio a farti gli affari tuoi vero, non ho bisogno della balia ho 40 anni e posso cavarmela da solo- disse freddo.
Mi avvicinai e gli sfilai gli occhiali da sole.
-          Dimmelo adesso guardandomi in faccia e non ne parleremo più- dissi seria.
-          Me la cavo da solo- disse senza staccare lo sguardo neanche un istante.
-          Bene Jay la parte è tua- dissi restituendogli gli occhiali e mettendomi a guardare l’orizzonte.
Restammo in silenzio, non avrei più detto nulla doveva essere lui questa volta a parlare, doveva almeno provare a fidarsi di me.
Con la coda dell’occhio vidi che si sfilava nuovamente gli occhiali.
-          Come credi che avrei potuto iniziare con te una conversazione del genere, che cosa ti avrei dovuto dire, che mi ero fatto fregare da due ragazzine? Che negli ultimi mesi ho fatto tutto quello per cui ho sempre biasimato mio fratello e tanti altri, che era colpa tua?- disse guardandomi.
-          Cosa? Cosa era colpa mia Jared-
-          Ero arrabbiato va bene, ero sempre arrabbiato mi avevi deluso, volevo farti male, quella sera fu mia l’idea di filmare tutto, avevo promesso a quelle due una parte in qualche video , poi ci ho ripensato e non le ho più chiamate e così lo hanno fatto loro per varie volte, avrei dovuto cancellare quel fottuto video la mattina stessa-disse stringendo i pugni.
-          Mi dispiace- fu l’unica cosa che riuscii a dire in quel momento.
-          Non fa nulla abbiamo un ottimo avvocato, ha risolto casini per Shan ben peggiori di questo- disse guardandomi.
-          Non è stato poi così difficile visto?- dissi cercando di sorridere.
-          Sei delusa?-
-          Jared non sono delusa, per quello che hai fatto un mese o due settimane fa, quello  che mi fa incazzare è che tu non volessi parlarmene – dissi dopo una pausa.
-          Se farai parte della mia vita cose come questa potrebbero ricapitare lo sai vero?- disse serio.
-          E allora lascia che capitino, se avessi voluto una vita tranquilla me ne sarei rimasta in Tailandia a fotografare fiori, consapevole però del fatto che sarei stata infelice perché mi mancava qualcosa- dissi posando la mia mano sulla sua.
-          Ma allora mi vuoi un po’ di bene – disse ridacchiando.
-          Io ti amo idiota- dissi senza rendermene conto come se fosse la cosa più normale del mondo.
Lui rimase fermo a fissarmi senza dire nulla.

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Capitolo 24
*** 24 ***


Il tempo sembrava essersi fermato nell’istante in cui avevo pronunciato quelle dannate parole non avevo idea di come mi fosse venuto in mente di dire una cosa del genere in quel momento, era stata una pessima mossa ma ormai era tardi per rimangiarmi tutto.
Sentivo le guance diventare sempre più calde e quindi era segnale che stavo ovviamente arrossendo più del normale.
-          Senti non fa niente fai finta che non l’abbia detto, è stata una pessima idea scusa- dissi alzandomi .
-          No non è stata una pessima idea, solo non me lo sarei mai aspettato tutto qui- rispose.
Mi voltai a guardarlo e sorrisi.
-          Dai torniamo a casa, sbaglio o devo ancora insegnarti a guidare la mia auto?- dissi.
-          Zita…- disse   prendendomi per un braccio e attirandomi verso lui dopo essersi alzato.
Mi strinse forte quasi non volesse più lasciarmi andare, così lo abbracciai di rimando.
-          Ti amo – disse prima di baciarmi.
-          Torniamo a casa che avrei in mente come dimostrarti quanto ti amo- disse prendendomi la mano e incamminandosi verso casa.
Arrivammo a casa sua e non feci in tempo a chiudere la porta di che sentii l sue mani afferrarmi e trascinarmi nella sua stanza.
Mi sfilò il giacchino e la maglietta insieme ma io lo fermai , lui mi guardò interdetto .
-          Qualcosa non va?- chiese.
-          No  va tutto bene, ma vorrei fare a modo mio se non ti dispiace ,chiudi gli occhi adesso- risposi.
Lo fece e io cominciai a baciagli il viso dolcemente mentre gli accarezzavo i capelli, gli passai un dito sulle labbra per disegnarne il contorno, mentre lo facevo pensavo a tutto il tempo passato lontano da lui durante il quale disegnavo mentalmente ogni singola curva del suo corpo nella mia mente, gli sfilai la maglia lasciandolo a torso nudo e gli accarezzai la schiena mentre la mia bocca si occupava di baciare ogni centimetro del suo busto, scesi fino al bordo dei suoi pantaloni e li sfilai, i suoi boxer nascondevano ben poco dell’erezione , gli accarezzai le gambe per poi risalire fino ai glutei che strinsi nelle mani facendolo sospirare, continuai a risalire fino a trovarmi davanti alla sua bocca che sfiorai con le labbra , lui aprì gli occhi e mi guardò .
-          Non hai salutato il mio amico li sotto- disse malizioso.
Infilai una mano nei boxer e iniziai a massaggiarlo lentamente.
-          Ecco fatto- dissi dopo averla sfilata, lui sorrise e mi spinse sul letto.
Mi tolse i jeans per poi sdraiarsi sopra di me.
-          Mi hai toccato con una tale dolcezza, quasi come se avessi paura che potessi sparire entro pochi secondi- disse guardandomi negli occhi, gli sorrisi e lui riprese a baciarmi sentii le sue mani accarezzare e baciare il mio corpo come avevo fatto io con lui, si fermò sul bordo dei miei slip quasi fosse incerto sul da farsi, così spinsi il mio bacino verso la sua mano e lui li abbassò iniziando ad accarezzarmi tra le cosce.
Mi fece sdraiare meglio e dopo essersi infilato un preservativo entrò in me con decisione facendomi gemere , aveva intenzione di farmi impazzire dato che ogni volta che sentiva che stavo per venire rallentava il ritmo delle spinte.
-          Jared ti prego  sto impazzendo- dissi col fiato corto mentre con le mani sui suoi glutei spingevo il suo bacino verso il mio, lui sorrise malizioso e riprese con un ritmo decisamente più veloce, sentii i muscoli contrarsi e venni poco prima di lui.
Si alzò per gettare il preservativo e poi tornò nel letto con me, stavo per accoccolarmi tra le sue braccia ma lui mi precedette posando la testa sul mio seno coperto dal lenzuolo così lo abbracciai stringendolo forte mentre sentivo le lacrime farsi spazio nei miei occhi.
Eravamo così simili, entrambi con un immenso bisogno di protezione, entrambi spaventati dal fatto di perdere chi amiamo, sollevò la testa verso di me .
-          Ti dispiace abbracciarmi un po’ tu adesso?- chiesi.
Lo fece senza chiedere  perché il motivo lo conosceva bene , mi strinsi a lui , non mi ero mai sentita così bene in tutta una vita.
Sentivo le sue dita giocare con le ciocche dei miei capelli mentre canticchiava qualcosa, forse una nuova melodia che avrebbe utilizzato per una canzone, quel momento venne interrotto dalla suoneria del suo cellulare, fece un sospiro e si sporse  dal letto per recuperarlo dai pantaloni a terra.
-          E ti pareva che non dovesse rovinare un momento come questo-disse mostrandomi il nome sul display.
-          Dai povero Shan rispondi- dissi.
Si appoggiò allo schienale del letto  e rispose al fratello, io ne approfittai per andare a prendere qualcosa da mangiare di sotto, raccattai i miei slip e la maglietta prima di scendere.
Una volta di sotto cercai i biscotti al cioccolato e cannella che ero riuscita ad infilare nel carrello mentre non guardava li presi insieme ai suoi e tornai di sopra.
Mi sedetti sul letto a sgranocchiare biscotti mentre lui parlava con Shan sembrava abbastanza rilassato, forse il loro  avvocato era riuscito a sistemare le cose.
Finì la chiamata e si voltò verso di me.
-          Allora?- chiesi con la bocca piena.
-          È tutto a posto, il nostro avvocato è riuscito a sistemare le cose come sempre – disse prendendo in mano la scatola dei miei biscotti.
-          Questi di certo non sono miei e neppure di Shan, non posso lasciarti sola con il carrello un attimo che tu ci infili queste schifezze ma lo sai con cosa sono fatte?- disse serio.
-          Jay smettila sembri mio padre, e poi di qualcosa si dovrà pur morire no?- risposi mettendone in bocca un altro.
Ne prese uno e lo assaggiò.
-          Allora sono così  terribili?- dissi sarcastica.
-          C’è troppa cannella-
-          Ma smettila- dissi scompigliandogli i capelli.
Mise il broncio e incrociò le braccia sul petto, non lo calcolai e scesi dal letto per tornare di sotto , la cioccolata mi aveva fatto venire sete.
Ero appoggiata al tavolo che bevevo quando lo vidi fare capolino in cucina ancora completamente nudo, deglutii in fretta e mi andò di traverso l’acqua, lui si mise a ridere guardandomi.
-          Potresti almeno mettere le mutande- dissi appena mi fui ripresa.
-          E perdermi la tua espressione?- rispose avvicinandosi.
-          Jared sono seria, perché devi girare nudo per casa?-
-          Perché così posso fare questo- disse abbassandomi gli slip fino a toglierli e sollevandomi, appoggiò la mia schiena al muro della cucina e entrò in me con foga, affondai le unghie nella sua schiena e strinsi le gambe intorno al suo bacino, aumentò le spinte finche non venimmo entrambi, lo baciai e lui mi sorrise.
-          Visto che non è poi così una brutta idea che io giri per casa nudo- disse versandosi un bicchiere d’acqua.
-          sei assurdo, vado a farmi una doccia-
-          andiamo a farci una doccia- disse prendendomi per mano e trascinandomi con lui nel bagno.
 
Aprii l’acqua e entrai con lui, la doccia era bella grande e in due ci si stava comodamente.
Mi bagnò i capelli e iniziò ad insaponarli con lo shampoo.
-          Jay guarda che posso farlo da sola- dissi
-          Shhh …- fu la sua risposta.
Sorrisi tra me e me .
-          Domani sei libera a pranzo?-chiese
-          Si perché?-
-          Voglio presentarti a mia madre- disse serio mentre si legava un asciugamano in vita .
-          Sul serio?- dissi infilandomi nel suo accappatoio.
-          Sul serio- rispose uscendo dal bagno.
-          Sei sicuro, insomma cioè, noi siamo così….-
-          Complicati?- disse guardandomi serio.
-          Si- risposi.
-          È solo un pranzo, e poi mia madre ha già conosciuto Bec mentre tu eri via, e adesso vorrei che conoscesse te. Ti sembra così assurdo?- disse guardandomi.
-          No, mi sembra una cosa ragionevole, va bene.- dissi.
-          Perfetto allora la chiamo e le dico di essere qui domani, per l’una ti andrebbe bene?- chiese.
-          Si certo fai tu, nessun problema- risposi.
Lui si infilò i vestiti e scese di sotto a chiamare sua madre, se dicessi che l’idea di conoscerla non mi faceva ne caldo ne freddo, non mi avrebbe creduto nessuno, ero piuttosto agitata all’idea,chissà cosa pensava della ragazza che era scappata dall’altra parte del mondo il giorno dopo che suo figlio le aveva chiesto di mettersi insieme, ero certa che mi odiasse.
Finii di asciugarmi i capelli e poi cercai qualcosa di pulito da mettere nell’armadio di Jared.
Quando mi fui vestita mi soffermai a guardare meglio la sua stanza, era un vero casino, esattamente come la mia, non c’era un solo spazio delle pareti che non fosse stato riempito con foto,disegni o altro, se non avessi saputo che era la stanza di un uomo di quarant’anni l’avrei certamente presa per quella di un’adolescente, mi soffermai a osservare le foto una ad una, aveva cambiato talmente tanti look come se non fosse mai sicuro di se stesso, una foto in particolare attirò la mia attenzione, erano lui e Cameron ad una festa lei sorrideva guardando verso l’obbiettivo mentre lui era totalmente concentrato su di  lei, “ mi chiedo  se guarderà mai così qualcun'altra” pensai.
Scesi di sotto e lo trovai ancora impegnato nella conversazione con la madre, così mi sedetti  ad aspettare che avesse finito.
Finalmente posò il telefono e si voltò a guardarmi.
-          Domani all’una- disse.
-          Bene- risposi, non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine di lui e Cameron, perché diavolo tenere una foto di loro due mi chiedevo.
-          Senti devo fare un po’ di giri per Bec, è un problema se ci vediamo direttamente domani?- chiesi alzandomi.
-          No tranquilla – rispose venendomi vicino e accarezzandomi i capelli.
Gli sorrisi e dopo aver recuperato le mie cose di sopra lui mi accompagnò alla porta e mi salutò.
Salii in auto e partii , avrei potuto chiedergli della foto, ma non l’avevo fatto in realtà mi preoccupava la risposta, infondo lei era pur sempre la sua fidanzata storica e anche quella che gli aveva spezzato il cuore, scacciai il pensiero di loro due e mi concentrai sulla strada, il giorno seguente avrei avuto la mia occasione con sua madre e non potevo giocarmela per le seghe mentali che si stavano facendo spazio nel mio cervello.

Questo ragazze è il penultimo...scusate se ci ho messo un pò ma avevo il pc scemo -.-....spero vi piaccia.
Kiss
A.

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Capitolo 25
*** 25 ***


Ero arrivata allo studio di Bec entrai con le mie chiavi, in realtà non dovevo fare nulla, se non controllare un paio di capi arrivati in mattinata, feci abbastanza in fretta, così decisi di dare un’occhiata alla situazione del mio ufficio infondo non ci  entravo da mesi.
Aprii la porta e lo trovai esattamente come lo avevo lasciato, nel caos più totale insomma.
Aprii la porta a finestra che dava sul terrazzo e uscii a guardare la sera che scendeva lentamente sulla città.
Ero appoggiata alla ringhiera di ferro e guardavo i palazzi davanti a me, senza vederli davvero, ero troppo concentrata a rielaborare quello che era successo negli ultimi giorni.
Bec e Shan sarebbero tornati in serata, così decisi di rientrare a casa per farle trovare la cena pronta.
Bec e Shannon arrivarono intorno alle otto e per fortuna che avevo preparato la cena, dato che si fermò a mangiare da noi anche lui.
-          Sai dov’è andato mio fratello?- mi chiese a metà della cena.
-          No mi spiace- risposi.
-          Probabile che sia da nostra madre, ho saputo che domani te la farà conoscere- disse lui sorridendo.
-          Mi devo preoccupare?- chiesi.
-          No, non devi- rispose serio.
Finimmo la cena e dopo aver sistemato tutto salii in camera mia lasciandoli soli in soggiorno.
Mi misi sotto le coperte e chiusi gli occhi , l’immagine di lui e Cameron tornò a presentarsi nella mia mente.
Mi concentrai su altro e infine Morfeo mi fece visita.
La mattina seguente mi svegliai presto, volevo che Bec mi aiutasse nella scelta dei vestiti, volevo mi dicesse come si era trovata con lei, insomma avevo un fottuto bisogno di essere rassicurata.
Dopo essermi fatta la doccia chiesi  a Bec di raggiungermi in camera mia per aiutarmi.
-          Prova con questo- disse passandomi uno dei suoi vestiti.
Lo indossai ma non mi piacevo, mi sentivo già abbastanza a disagio e non volevo preoccuparmi anche della lunghezza del vestito che indossavo.
-          Non fa per me- dissi togliendolo.
Lei si avvicinò al mio armadio e iniziò a cercare tra i miei vestiti.
Mi passò un paio di pantaloni neri a sigaretta e una maglietta della sua linea di moda che mi aveva regalato mesi prima, ma che io non avevo ancora messo.
Aspettò che li avessi indossati e vidi comparire sul suo viso un bel sorriso soddisfatto.
-          Ti stanno proprio  bene- disse guardandomi attraverso lo specchio.
-          Grazie di tutto- dissi voltandomi e abbracciandola.
-          E stai tranquilla Costance è una donna straordinaria, come me è stata molto gentile- disse.
-          Si ma tu non avevi mollato suo figlio per scappare in Tailandia- aggiunsi seria.
-          Tu stai tranquilla e basta ok?- disse spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Annuii e finii  di  prepararmi.
Scesi di sotto e mi sedetti sul divano accanto a Shannon.
-          Cos’è quella faccia? Devi andare ad un funerale?- disse ridacchiando.
-          Si il mio- risposi prendendomi la testa tra le mani.
-          Hey, le piacerai ne sono sicuro, come lo ero sul  fatto che le sarebbe piaciuta Bec- disse mettendomi una mano sulla spalla e stringendo.
Gli sorrisi e dopo aver dato un’occhiata all’ora decisi che era venuto il momento di attraversare la strada e vedere cosa sarebbe successo.
Una volta davanti alla porta di casa sua suonai e aspettai facendo dei bei respiri profondi, la porta si aprì e io mi trovai davanti gli occhioni azzurri di Jared che mi sorrise.
-          Zita respira- disse facendomi entrare.
Lo seguii in cucina , la mia salivazione era quasi del tutto azzerata, non mi era mai successo di essere così agitata all’idea di conoscere qualcuno, la madre di Jared era girata di spalle e stava girando il sugo nel tegame.
-          Mamma?- disse Jared e lei si voltò verso di noi.
-          Lei è Zita- disse Jared guardandola.
Costance si pulì le mani nello strofinaccio e si avvicinò porgendomi la mano.
-          È un piacere conoscerla- dissi timidamente.
-          Il piacere è  mio cara,  chiamarmi Costance ok?- disse stringendomi la mano.
-          Bene - dissi.
Ci accomodammo al tavolo per pranzare, Jared si sedette davanti a me, e Costance a capotavola.
-          Allora Zita mi hanno detto che sei una brava fotografa- disse Costance guardandomi.
-          Si beh me la cavo abbastanza –
-          Spero che tu te la cavi meglio di lui- disse riferendosi a Jared.
-          Che vuoi dire mamma?- disse lui piccato.
-          Una sola parola caro, tombini- disse seria.
Mi venne da ridere.
-          Tu non fotografi i tombini vero?- mi chiese.
-          No diciamo che preferisco altri soggetti- risposi.
-          Sarei curiosa di vedere alcune delle tue foto, magari quelle fatte in Tailandia, ci hai  passato un paio di mesi se non sbaglio- disse.
Cercai immediatamente lo sguardo di Jared, non sapevo cosa rispondere, deglutii e ci provai.
-          Si ci ho passato due mesi, è stata un’esperienza interessante, ho capito parecchie cose- risposi.
-          Per esempio cosa?- chiese lei.
-          Mamma dai- disse Jared.
-          Sul serio sono curiosa- disse la donna.
-          Ho capito che avevo fatto degli errori, e che restando in Tailandia non li avrei certo rimediati, ho capito che amo suo figlio tanto da mettere da parte tutto il resto e tornare- dissi.
 
Lei sorrise compiaciuta e prese un sorso d’acqua.
-          Hai finito con il terzo grado mamma?- disse Jared.
-          Si ho finito, le sue argomentazioni sono state molto esaurienti e inoltre mi guardava negli occhi e non stava recitando la parte della leccaculo come chi sai tu- disse Costance.
Jared si schiarì la gola e finì di mangiare quello che aveva nel piatto.
Il riferimento a Cameron era palese, ma non chiesi nulla , fingendo di non aver capito a chi alludesse Costance.
Eravamo quasi alla fine del pranzo quando mi suonò il cellulare in tasca, lo presi in mano per dare un’occhiata a chi fosse, era Luca.
-          Scusate, ma devo proprio rispondere- dissi alzandomi e uscendo dalla stanza.
Mi sedetti sul divano del soggiorno e risposi alla chiamata.
-          Ciao Zita- disse Luca dall’altro capo del telefono.
-          Ciao  come state?- chiesi
-          Ce la caviamo, ho saputo dai tuoi dei mesi che hai passato in Tailandia, tutto bene?-
-          Si ora va meglio, e voi siete ancora in Tibet?- chiesi muovendo nervosamente una gamba, non riuscivo a stare ferma.
-          No a dire la verità adesso siamo in Birmania, ed è per questo che ti ho chiamata, ci serve una fotografa, Francesca è dovuta rientrare in Italia perché suo marito stava male e quindi siamo senza- disse.
-          Mi potresti dare uno o due giorni per decidere?-chiesi
-          Si ti richiamo dopo-domani ok?-
-          Perfetto, salutami tutti, spero di vedervi presto-dissi
-          Anche noi speriamo di vederti, passa una buona giornata- disse prima di riattaccare.
Rimisi il cellulare in tasca e restai un attimo seduta a pensare, avrei dovuto parlarne con Jared, ma non era quello il momento.
Tornai a sedermi al mio posto per finire di mangiare la macedonia che Costance aveva preparato.
-          Tutto bene?- chiese Jared.
-          Si tutto bene- risposi seria, cercando di abbozzare un sorriso poco credibile.
Finimmo il pranzo e Costance si rivelò una persona davvero molto interessante, il suo comportamento con me all’inizio era probabilmente dovuto solo al suo profondo amore per il figlio, non voleva vederlo soffrire nuovamente era comprensibile.
Dopo un’ora circa dalla fine del pranzo Costance se ne dovette andare dato che aveva impegni nel pomeriggio, la accompagnai alla porta con Jared.
-          È stato un piacere conoscerti- disse abbracciandomi e le sorrisi.
-          Ciao mamma- disse Jared.
-          Ciao , tienitela stretta questa figliolo- disse guardandolo e sorridendo.
-          Ci provo- rispose Jared mettendomi un braccio intorno alla vita.
Salutammo Costance e tornammo a sederci in salotto.
Luca mi aveva dato tempo due giorni, la mia risposta l’avrei avuta anche prima, ma dovevo parlarne con Jared, non mi serviva il suo permesso ma volevo comunque la sua opinione, mi voltai a guardarlo.
-          Ti devo dire una cosa- dissi
-          Lo sospettavo, non ti ho chiesto nulla prima perché c’era anche mia madre e non volevo mettere troppa carne sul fuoco- disse
-          Era Luca prima al cellulare, hanno bisogno di una fotografa e mi ha chiesto se li posso raggiungere in Birmania- dissi
-          Sembra che quella parte del mondo non ti voglia proprio lasciare andare eh?- disse sorridendo.
-          Scemo, ho chiesto a Luca un paio di giorni per pensarci e…-
-          Non devi pensarci , sai già che ci vuoi andare, così come lo so io- disse.
-          Jared…-
-          Vai, il fatto che stiamo insieme non deve cambiare nulla ok?-
Lo abbracciai istintivamente e lui mi strinse forte, quanto poteva essergli costato dirmi di andare? Sicuramente tanto e per questo gli sarei sempre stata grata.
 
P.S.  E questa  è la fine,non sono il tipo da fine romantica, ma almeno hanno trovato un equilibrio tra loro quindi credo si possa dire conclusa la storia.
Un bacio a tutte quelle che hanno seguito e commentato e spronato la sottoscritta a continuare, spero  di leggere i vostri commenti nelle mie prossime FF!!
Grazie A.

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