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Era passata più di un’ora e la mia posizione restava sempre la stessa,
immobile davanti a quell’armadio senza la più pallida idea di cosa indossare.
In realtà ero entrata in panico nel momento stesso in cui avevo ricevuto la
chiamata del mio ragazzo, voleva vedermi perchè
doveva parlarmi.
Ed ecco che la mia fantasia aveva seguito il suo corso e la mia testa aveva
subito fatto scattare l’allarme rosso “MI VUOLE
LASCIARE”.
E allora avevo pensato a tutto quello che avevo potuto fare per indurlo a
questa scelta e purtroppo non mi veniva in mente niente, niente che avessi
potuto fare volontariamente, almeno.
La sua voce era stata maledettamente seria e questo non era un buon segno,
avevo conosciuto Mat al college e da allora non ci
eravamo più separati, non potevo certo dire che era scoccata subito la
scintilla ma lui era così dolce e premuroso che nessuna ragazza avrebbe fatto
fatica ad innamorarsi.
Quale donna non vorrebbe un uomo che ti mette al centro del mondo, che ti
dedica tutte le attenzioni senza asfissiarti, che riesce a capire ogni tuo
pensiero e ogni tuo sguardo.
Io ero il sole, il suo sole e lui come la terra mi girava intorno senza mai
invadermi, tra i due la pazza schizzata ero sicuramente io e non potevo di
certo trovarmi un ragazzo più pazzo di me, lui era quello che manteneva la
calma e cercava di farmi ragionare, quello pacifista, quello romantico che
sapeva sempre come sorprendermi.
Ormai non riuscivo ad immaginarmi senza di lui, era diventato il mio punto
di riferimento, colui che aveva trascorso con me la notte del mio primo esame
cercando di fermare tutte le paranoie, colui che mi aveva sostenuto e asciugato
le lacrime quando non avevo superato qualche test dopo averci buttato l’anima,
colui che si trovava in prima fila il giorno della mia laurea.
Fui distolta dai miei pensieri dal suono del campanello, corsi come una
forsennata sapendo che non poteva essere altro che Julie, la mia migliore
amica, aprii la porta di scatto
-Quanto ci hai messo?- gridai
-Ti calmi, per favore? Al telefono non ho capito nulla, ma solo una
piagnucolona che urlava “mi vuole parlare” e “mi vuole lasciare”- mi scimmiottò
la mia amica come se non fossi già abbastanza isterica.
-Cosa c’è da spiegare? Mat mi ha chiamata
chiedendomi di andare da lui perché deve dirmi qualcosa!- urlai come se non
fosse ovvio.
-La smetti di urlare? Non ho ancora bisogno di un apparecchio, ci sento
benissimo e non mi sembra che ti abbia detto di volerti lasciare o sbaglio?-
-Julie come fai a non capire? Quando un uomo dice di volerti
parlare ti vuole lasciare-
-E da quando sei diventata esperta di comportamento maschile? Ti ricordo
che tra le due io sono la psicologa-
Senza darmi più agio di parlare, si diresse al mio armadio e lo aprì.
-Vediamo un po’ cosa c’è qui-
Con un dito fece scorrere i diversi abiti e ne prese un paio mostrandomeli.
-Potrebbe andare bene questo, che ne dici?-
Scossi la testa, era troppo elegante non dovevo andare certo ad un galà.
-E questo?-
No era troppo sportivo.
-Ok basta! Indosserai questo e non si discute-
Mi arresi alla sua volontà, quando voleva sapeva essere più testarda di me.
Nel frattempo che mi preparavo cominciò senza che me ne accorgessi la mia
seduta psichiatrica.
-Julie, ti prego non sono una tua paziente. Smettila di
analizzarmi!-
-Non ti sto analizzando cara, voglio solo darti qualche consiglio per
evitare che tu dica o faccia sciocchezze-
-E cosa te lo fa pensare?- ringhiai sull’orlo dell’esasperazione.
-Ti vedo un tantino isterica, sai? Qualche seduta ti farebbe bene-
-Julie!-
-Ok la smetto, mi cucio la bocca!- Fece il segno della zip che chiudeva le
labbra, ma non ci avrei scommesso.
Uscii dopo un’eternità dal bagno e mi guardai allo specchio.
-Come mi sta?-
Il vestito che aveva scelto Julie per me era bianco e blu con due spalline
a reggerlo e una fascia che lo stringeva al petto mentre si allargava a
palloncino fin sopra al ginocchio.
-Quando ti vedrà con questo non avrà più voglia di lasciarti-
-Beh, grazie mille! Se era un tentativo di consolarmi guarda che non ci sei
riuscita per niente-
Presi tutto quello che mi occorreva prima di uscire e andare al patibolo.
-Andrà tutto bene, me lo sento- mi confortò Julie
La abbracciai e salii in macchina.
Mi aveva chiesto di andare a casa sua, non che distava molto dal mio
appartamento ma in quel momento non mi sentivo in grado di camminare con le mie
gambe.
Appena finimmo il college Mat mi chiese di
convivere, ma io rifiutai
Sarò stata pazza secondo voi? Ma non credevo sarebbe stata un’ottima cosa,
non volevo bruciare le tappe, non credevo nella convivenza prima del
matrimonio, io era per il bianco o per il nero, per il tutto o il niente, non
conoscevo enemmeno mi piacevano le vie
di mezzo.
Non vuol dire che qualche volta non ero rimasta a dormire da lui o viceversa,
ma preferivo così e grazie al cielo lui non era affatto arrabbiato, gli avevo
spiegato il mio punto di vista e lui mi aveva capita.
Avevamo cercato due appartamenti carini non troppo distanti tra di loro e
da un anno vivevamo lì.
Parcheggiai fuori casa sua e feci due respiri profondi, dovevo mantenere la
calma perché stavo già andando in iperventilazione.
Sfortunatamente per me Mat abitava al quarto
piano e l’ascensore era rotto, pensai che avevo più tempo per tranquillizzarmi.
Bussai alla porta, ma nessuno mi aprì.
-Mat sei in casa?- lo chiamai
Nessuna risposta. Provai ad abbassare la maniglia che si aprì, la porta era
aperta e con mio grande stupore trovai tutte le luci abbassate, poche candele
ad illuminare la stanza e un tavolo al centro apparecchiato per due persone
Non avevo parole per descrivere le
emozioni che provavo in quel momento sollievo, felicità.
Mi sentivo una sciocca per aver pensato che lui potesse lasciarmi, come
avevo potuto pensare una cosa del genere?
Non mi avrebbe mai preparato tutto questo se fosse stata la sua intenzione,
lacrime di gioia scesero dal mio viso quando vidi un mazzo di rose rosse
sul tavolo.
Due braccia mi avvolsero mentre io lo stringevo forte, non riuscii a
trattenere i singhiozzi così Mat mi fece sedere.
-Sophie perché piangi?- mi chiese preoccupato.
-Oh nulla. Sono così felice grazie a te-
Lo abbracciai forte ma non sembrò convinto.
-Non mi sembrano lacrime di gioia-
-E che..-
Mi asciugò le lacrime con le dita, cercando di frenarle.
-Cosa? Con me puoi parlare-
-Ho pensato che volessi lasciarmi e quando sono entrata e ho visto cosa
avevi fatto per me, mi sono sentita una stupida-
Prese il mio viso tra le mani e mi baciò dolcemente posò la sua fronte
sulla mia e sussurrò piano
-Non devi mai più dirlo, ok?-
Quando finalmente mi calmai mi fece accomodare sul divano.
-Volevo aspettare la fine della serata per chiedertelo, ma date le
circostanze credo che neanche io resisterei. E pensare che tra i due dovevo
essere io quello nervoso e non tu- ridacchiò
-Ma di cosa stai parlando?-
-Ti amo, Sophie. Sei diventata parte di me, sei
diventata una costante della mia vita e so per certo che senza di te sarei
perso, ho preso la mia decisione già tanti anni fa e ne sono più convinto che
mai, ti voglio al mio fianco, voglio potermi svegliare accanto a te, e potermi
addormentare col tuo respiro nel mio. Voglio fare dei progetti di vita, per la
vita, con te. Voglio poter gridare finalmente al mondo intero che sei mia e
nessuno potrà portarti via da me-
Le lacrime che tanto avevo fatico a far smettere, ora scendevano
silenziosamente, senza rumore, complici di quella dichiarazione che stava
facendo sciogliere il mio cuore perché mai avevo sognato quelle parole prima di
allora.
Mat si inginocchiò di fronte a me, prese una scatolina e la
aprì mostrandomi un anello sottile che si intrecciava in una rosa candida e
trasparente come se fosse stata di cristallo.
-Vuoi sposarmi?-
Due parole. Dodici lettere. Poteva un essere umano avere tanto amore da
esplodere? Poteva un cuore contenere così tanta gioia?
Non sapevo di esserne capace, ma guardavo gli occhi di Matthew lucidi
quanto i miei e leggevo dentro di lui le mie stesse emozioni.
-Si-
Mi infilò l’anello al dito e lasciò perdere anche la scatolina, mi prese
tra le braccia e mi baciò come mai aveva fatto prima.
Quella fu la notte più bella e indimenticabile della mia vita, ci amammo
incondizionatamente, perdermi con lui fu indescrivibile.
Le nostre mani intrecciate, i nostri respiri incatenati, i nostri sguardi
innamorati, eravamo solo noi due e nessun altro, il mondo intorno non esisteva
più, potevamo restare così per sempre...
Il mattino seguente mi ritrovai abbracciata a lui con un braccio che mi
circondava il fianco e l’altra mano sulla mia.
Mi sentivo così bene, così beata.
Avevo tutto quello che una donna poteva desiderare una casa, un lavoro,
degli amici e un fidanzato nonché futuro marito, suonava proprio bene quella
parola.
Mi voltai ad osservarlo, era così tenero quando dormiva con i suoi capelli
ribelli più scompigliati del solito, sembrava proprio un bambino.
-Buongiorno- sussurrò non appena aprì gli occhi.
Lo guardai senza parlare.
-Svegliata prima?-
Annuii con la testa accoccolandomi a lui, la sua mano scorreva lungo la mia
schiena provocandomi mille brividi.
-Non devi andare a lavoro?-
Scossi la testa
-Comincio questo pomeriggio-
-Allora abbiamo ancora un po’ di tempo- sussurrò prima di baciarmi.
-Eh no! Non mi distrai così facilmente, dobbiamo parlare del matrimonio-
Scoppiò a ridere
-Ecco il mio uragano in azione-
Intanto fantasticavo, già sognando l’abito da sposa, il ricevimento, le
bomboniere, i testimoni.
-Che bello! Julie sarà così felice di fare da testimone, chissà se riuscirò
a farle indossare un abito color pesca, che ne pensi?-
Alzai gli occhi per vedere la sua faccia quando mi accorsi che non mi
ascoltava per niente.
-Hey- gli pizzicai il braccio -Sto parlando da sola?-
-No, scusa. Dicevi?-
-Parlavo di Julie come testimone, ma a cosa stavi pensando?-
-Ho un’altra idea per i testimoni-
-Quale?-
-Avevo pensato ad uno scambio, Julie sarà la mia testimone e William sarà
il tuo- sorrise della sua trovata che di geniale non aveva niente.
-Cosa?- urlai scattando dal letto.
-Mat, no! Non farmi questo, no, no, no. Non se ne parla-
Mi alzai furiosa andando in cucina.
Come poteva chiedermi questo? Come?
Sapeva quanto odiassi il suo cosiddetto miglior amico, io non lo sopportavo
perché voleva che fosse il mio testimone, nel giorno più importante della mia
vita.
-Amore, per favore- mi supplicò
-Perché? Dammi un buon motivo! Dannazione, sai quanto non lo sopporti, io
lo odio, lui è solo un pallone gonfiato che si crede di essere il migliore del
mondo, il più bello, il più intelligente. Aaah che
rabbia!-
Il diavolo che era in me si risvegliava ogni volta che sentiva il suo nome
o lo incontrava, era dai tempi del liceo che odiava quel ragazzo, tutti lo
veneravano quasi fosse un Dio e lui si era montato la testa.
-Perché siete le persone più importanti della mia vita. Tu sei la mia
fidanzata e futura moglie e lui è il mio migliore amico, non sopporto l’idea
che appena vi vediate diventate cane e gatto, non voglio dover scegliere tra
voi due, ma vorrei che un giorno ci sedessimo tutti quanti a tavola come delle
persone civili-
-Sai che non potrà mai accadere, anzi non capisco come siete diventati
migliori amici, siete così opposti-
-Non è come credi, lui è un bravo ragazzo. E’ una persona davvero leale, ce
ne sono pochi come lui, dovresti solo imparare a conoscerlo e dargli un
occasione-
-Sinceramente William che conosco io “sonobelloemenevanto”
non è come lo descrivi tu-
Mi guardò con i suoi occhi da cucciolo bastonato.
-Quindi tu vorresti che fosse lui il mio testimone perché stando a stretto
contatto potremmo imparare a sopportarci?-
-Beh l’idea non è proprio quella ma ci sei andata vicino-
Sbuffai più volte, Mat mi aveva proprio
incastrata.
-Sappi che se non riuscirò a tollerarlo, mando tutto all’aria-
-Credimi non te ne pentirai, anzi lo chiamo per farlo venire qui così gli
diamo anche la bella notizia-
Andò a prendere il cellulare lasciandomi da sola e in più nera di rabbia,
non era un mistero che anche William odiava me, era reciproco il sentimento,
sicuramente non avrebbe fatto i salti di gioia.
Mi preparai una tazza di latte e presi i cereali dalla credenza, ingurgitai
un cucchiaio stracolmo rischiando di strozzarmi solo per cercare di impegnare
la mia bocca in qualcosa di utile, evitando di dire tutte le diavolerie che mi
stavano passando nella testa, masticavo come un cavallo senza preoccuparmi di
far rumore, ma ero troppo furiosa al momento per rendermene conto.
Ero costretta a trascorrere i momenti più belli ed emozionanti della mia
vita con quel brutto idiota, non stavo nella pelle.
L’abito nuziale, i fiori, gli addobbi, il fotografo...più ci pensavo e più
diventavo nera, non che non avessi già pensato di farmi aiutare da un
organizzatrice, da sola non ce l’avrei mai fatta ma l’entusiasmo scemava se
doveva essere lui ad accompagnarmi, di certo Mat era
in buone mani con Julie cosa che non potevo dire di me.
Bussarono alla porta ma non mi scomodai, conoscevo già il soggetto.
-Amore vai ad aprire tu? Sono in bagno-
Bingo!
Ovviamente i miei sospetti erano fondati.
-Che visione celestiale- mi provocò William
-Taci, idiota!-
-Ma come siamo zuccherose-
-Hai finito?-
Ignorò totalmente la mia domanda e si buttò sul divano come se fosse a casa
sua, come se io non ci fossi, lo lasciai perdere anch’io come si diceva “il
miglior disprezzo è la noncuranza” e così feci.
-Ciao Will, hai fatto in fretta- lo salutò Mat
appena entrato in cucina.
-Certo, hai detto che era una cosa importante ed eccomi qui- ricambiò la
stretta di mano.
Possibile che solo io vedevo la sua falsità?
Matthew dovette notare il silenzio che era calato nella stanza, ovvero la
quiete prima della tempesta perché decise di mettere fine sganciando la bomba,
si avvicinò a me e mi prese per mano.
-Ho chiesto a Sophie di sposarmi e lei ha
accettato-
Descrivere la sua faccia non era possibile, dire che gli occhi uscirono
fuori dalle orbite e che la mascella quasi gli cadeva a terra, era troppo
riduttivo.
Dopo un paio di minuti sembrò riprendersi e si congratulò con noi.
-Wow! Congratulazioni, allora...ma..non è troppo..affrettato?-
-Ma cosa dici? Non potrebbe esserci momento migliore- rispose il mio
ragazzo abbracciandomi.
-Avete appena finito il college e trovato un lavoro, forse dovreste
aspettare-
Sbuffai, era contrariato ne ero sicura, non poteva accettare la felicità
del suo migliore amico.
-O forse sei tu a non accettare che io e Mat
siamo felici insieme-
Feci finta di non notare l’occhiataccia che mi rivolse il mio ragazzo, ma
non potevo ignorare il suo comportamento che di amichevole e fraterno non aveva
un bel niente.
-Cosa? Che vorresti insinuare? Che io speri contro di voi? Se Mat è felice lo sono anche io per lui, anche se non capisco
cosa ci possa trovare in te non sono così meschino da sperare nella sua
infelicità. Cercavo solo di farvi notare anche gli svantaggi-
-Non venire a fare la parte della vittima con me, non credo ad una singola
parola di quello che dici, cerchi solo di nascondere l’evidenza cioè che tu non
sei d’accordo. E per la cronaca anche io non capisco come Mat
ti abbia scelto come suo miglior amico, perché un amico dovrebbe gioire con lui
e non rosicare-
Stava di certo per ribattere quando si intromise Mat.
-Adesso basta! Will che diavolo ti prende? Volevo condividere la notizia
con te e stai rovinando tutto. Sophie, ti prego di
non agire sempre d’impulso. Siete le persone più care che ho e vorrei che
almeno per il nostro matrimonio arrivaste ad un punto d’incontro. E’ per questo
che volevo che Will fosse il tuo testimone-
L’amico lo guardò scandalizzato, ma di certo non era l’unico.
-Spero tu stia scherzando-
-Nient’affatto! Non fraintendermi ma vorrei davvero che voi
iniziaste a comunicare e non potrai rifiutare, perché sarebbe come rifiutare di
essere i mio testimone-
Mat quando voleva, sapeva come mettere alle strette qualcuno
e anche questa volta ci riuscì, non mi stupivo affatto che avesse scelto di
fare l’avvocato, le sue arringhe sapevano essere davvero convincenti.
-Tu hai accettato?- mi chiese stupito Will.
Scrollai le spalle, cos’altro potevo fare?
Non potette fare altro che rassegnarsi anche lui.
-Se è questo quello che vuoi-
-Si è quello che voglio- ribadì Mat come se non
fosse già evidente
Li lasciai da soli in cucina senza aggiungere altro, avevo sentito già
abbastanza e non avevo voglia di vedere ancora quella faccia di schiaffi, già
era troppo pensare che in quei mesi l’avrei visto spesso.
Al solo pensiero, credevo di vomitare.
Mi lasciai cadere di getto sul letto, non sapevo ancora che il mio peggior
incubo era appena cominciato e le cose sarebbero pian piano precipitate.
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Salve a tutti!
E’ da un po’ che avevo
in mente questa storia e finalmente sto cercando di metterla su carta, dovrei
aggiornare l’altra storia ma sapete meglio di me quando l’ispirazione arriva è
meglio lasciarla scorrere libera.
Mi farebbe piacere
sapere cosa ne pensate e se vale la pena continuarla ovviamente :D
Quella giornata sembrava non voler terminare, solo la sera prima Mat mi aveva proposto di sposarlo e quella stessa mattina
mi avevo spiegato la sua brillante idea, erano passate solo poche ore eppure mi
sembrava già un’eternità e ancora speravo che fosse tutto un sogno.
Mai come allora desideravo poter tornare in fretta a casa mia per poter
metabolizzare tutto quello che era accaduto, io che amavo praticamente il mio
lavoro non vedevo l’ora di uscire da quell’ospedale.
Quando l’infermiera venne a comunicarmi che l’ultima paziente aveva
disdetto l’appuntamento quasi l’avrei baciata dalla gioia.
Mi sedetti per un attimo dietro la mia scrivania e chiusi gli occhi, la
prima cosa che avevo fatto dopo essere uscita dalla casa di Mat
era stato chiamare Julie, avevo bisogno davvero di sfogarmi con qualcuno che
potesse capirmi.
-Mi ha chiesto
di sposarlo- lanciai di getto appena Julie rispose.
-E me lo dici
così? Ma è fantastico tesoro! Hai visto, lo sapevo che le tue erano solo
paranoie- si congratulò ignara della vera tragedia
-E vuole che
William sia il mio testimone-
Dall’altro lato
del telefono sentii solo una risata.
-Questa è stata
proprio bella, ora dimmi la verità-
Quando si
accorse che non avevo detto nemmeno una parola quasi mi staccò un timpano.
-Cosa? Oh, no.
Dimmi che stai scherzando? A chi è venuta questa idea geniale?-
-A Mat, a chi altri! Vuole che diventiamo amici, che la
smettiamo di farci la guerra almeno adesso che c’è il matrimonio, quindi ha
pensato bene di fare uno scambio di testimoni, e tu sarai il suo-
-Non ci posso
credere, forse sarà la volta buona che diventiate amici-
-Mai! Non
dirlo. Solo il pensiero rabbrividisco. Ma ci pensi? Per colpa sua il mio
matrimonio è rovinato a priori-
-Basta
ignorarlo-
-La fai facile,
non sopporto quelle sue battutine idiote, crede di far colpo, ma in testa gli
do un colpo!-
La mia amica
scoppiò a ridere.
-Prevedo delle
belle risate. Mi raccomando tienimi aggiornata-
Lei ovviamente se la rideva, mentre a me veniva da piangere.
-Dottoressa, se non c’è altro da fare io ho finito il mio turno-
-Non si preoccupi, può andare-
Dovevo solo ordinare le ultime cartelle cliniche e anche io potevo
concludere la giornata, lavoravo come fisioterapista in una clinica privata
avevo sempre desiderato poter aiutare le persone che si trovavano in
difficoltà, solo che in quel momento avevo bisogno io di essere aiutata.
Chiusi tutto, presi la borsa e mi avviai alla macchina, quando accesi il
cellulare trovai delle chiamate di Mat, lo avrei
richiamato a casa se non fossi prima crollata in un sonno profondo.
La prima cosa che feci quando arrivai a casa fu un bel bagno caldo, quasi
mi ci addormentai tanto ero stanca, quando mi decisi finalmente ad uscire
suonarono il campanello e ancora bagnata mi infilai un accappatoio e andai ad
aprire la porta.
-E tu che ci fai qui?-
-Anche per me è un piacere vederti-
Odiavo quando evitava di rispondere alle mie domande, ovviamente entrò
senza che glielo chiedessi, ma cos’altro mi dovevo aspettare da lui.
-Non mi sembra di averti chiesto di entrare-
-Tu hai un problema-
Se era venuto a casa mia per offendere lo avrei ammazzato.
-Ah si? E quale sarebbe?-
-Semplice! Sono io- sorrise come se avesse appena detto la risposta giusta
di un quiz a premi
-E adesso vuoi un applauso? Questa volta però, devo darti ragione, e dimmi
tu che sai sempre tutto, esiste un metodo per toglierti dalle...-
-Ah, ah. Non si dicono parolacce- mosse il dito come per ammonire una
bambina, lo avrei picchiato sicuramente.
-Dobbiamo mettere le cose in chiaro-
-Noi non dobbiamo proprio un bel niente-
-Si tratta così il testimone di nozze, è scortese da parte tua non trovi?-
-Vai al diavolo!-
Stavo seriamente pensando di cacciarlo fuori.
-Ci andrei volentieri, ma non è ancora il mio turno-
-Se hai finito e mi spieghi perché sei venuto, forse è meglio-
-Non credere di essere l’unica ad aver subito la decisione di Mat, ma la rispetto quindi non ti sbarazzerai di me tanto
facilmente-
-Se non ti conoscessi direi quasi che è una minaccia bella e buona, ma è
solo un tuo modo per sottolineare che mi darai il tormento fino al giorno del
matrimonio, ma non sprecarti caro. Non so come hai fatto a conquistarti la
fiducia del mio ragazzo, ma puoi star certo che con menon attacca. E’ inutile che fai la parte del
buon amico, a te non importa nulla di tutto questo e non ho intenzione di
renderti partecipe dei preparativi-
-Se la metti così sono costretto a dire a Mat che
non si farà nulla-
Brutto stronzo! Ma come si permetteva di minacciarmi.
-Saresti capace di deluderlo così?-
-Tu credi che io non voglia che voi due vi sposiate?-
-Esatto!-
-Beh, hai ragione ma non per il motivo che credi tu-
Alzai un sopracciglio indispettita.
-Io voglio la felicità di Mat, ma non credo che
possa trovarla con te-
-Mat mi ama, con chi altri potrebbe essere felice,
spiegamelo!-
-Ma tu lo ami?-
Il suo sguardo mi penetrò a fondo e quasi dimenticai la domanda che mi
aveva fatto.
-Ma certo che si! Che domande, sono-
Sorrise vittorioso, ma era impazzito?
-Lo sapevo, non ne sei sicura-
-Tu non sa nulla di me, hai capito? Questa conversazione è durata anche
troppo. Fuori di qui, ora!-
-Non credere di potermi tener fuori, Mat ha
deciso che sarò il tuo consulente matrimoniale, cara quindi ti consiglio di
collaborare quando ti sarà passato il dente avvelenato che hai, chiamami e ci
organizziamo-
Stava per andarsene ma si fermò a metà strada e aggiunse.
-Dovresti prendere un po’ di zucchero in più, anche se per addolcire un
limone acido come te ci vorrebbe una cisterna-
Riuscì a pararsi in fretta perché la mia pantofola colpì la porta,
sfortunatamente.
-Ha parlato Mr Simpatia- urlai sicura che avesse
ascoltato.
Osava venire a casa mia a dettar legge su di me e sul mio matrimonio, ma
chi si credeva di essere?
Quel ragazzo riusciva a far uscire il peggio di me, la scaricatrice di
porto che non ero affatto, ero insofferente alla sua presenza, non lo
tolleravo.
Voleva insinuare dei dubbi nei miei sentimenti per Mat,
ma non ci sarebbe riuscito, Mat sarebbe stato felice
con me e io con lui, con chi altri potevo esserlo?
Che nervi! Avevo bisogno di un tranquillante, se volevo arrivare al giorno
del matrimonio, io e Mat dovevamo ancora scrivere la
lista degli invitati, scegliere la data, il luogo.
Lo chiamai giusto per auguragli la buona notte, sentire la sua voce mi
aiutò a dormire meglio, ma non sapevo che i guai erano solo all’inizio.
Quella fu la prima notte che sognai William...
-Buongiorno Amore- mi salutò Mat non appena
arrivai al nostro solito bar, mi baciò e mi strinse a sé.
-Mi sei mancata-
-Anche tu- sussurrai, sentivo ancora addosso il sogno di quella notte e
volevo che la sua presenza lo facesse sparire.
Ci sedemmo ad un tavolo ed ordinammo.
-Mat non abbiamo ancora parlato della data-
-Credevo non ci fossero dubbi su quella- mi sorrise e non potei che
contraccambiarlo
-8 Marzo- dicemmo entrambi
Quello era un giorno speciale, da lì tutto era iniziato e così sarebbe
continuato per sempre, quattro anni prima Mat mi
aveva fatto trovare milioni di rose nella mia camera al college e da allora non
ci eravamo mai separati.
Sapeva sempre come prendermi, come frenare i miei attacchi isterici, non
riuscivo ad essere arrabbiata più di cinque minuti quando lui era con me,
sapeva come farmi sorridere anche se ero nera di rabbia.
Ecco cosa mi piaceva di noi, quella complicità che c’era, quei litigi dove
ero l’unica ad urlare perché sapeva che uragano potessi essere e poverino era
costretto solo ad assecondarmi in quei momenti di follia.
-Vorrei tanto celebrare il matrimonio nella chiesetta giù in paese-
-Sapevo che me lo avresti detto, e infatti ho già contattato il sacerdote-
Saltai dalla gioia e corsi ad abbracciarlo
-Ma come farei senza di te?-
-E’ per questo che hai deciso di sposarmi o no?-
I nostri due cappuccini e croissant arrivarono giusto in tempo per non
sentire brontolare il mio stomaco, tra un morso e l’altro riuscii a dirgli che
avevo preso appuntamento con un catering e oggi dovevo andare a parlare con la
responsabile.
Avevamo un nostro luogo speciale e lì ci saremmo sposati, c’era una
villetta che affacciava sul lago che aveva sempre catturato i miei pensieri.
Ero solo una bambina quando i miei genitori mi portarono a fare una
passeggiata e avevo subito provato un emozione grandissima nel vedere quel
panorama, sarebbe stato tutto perfetto.
-Vorrei tanto accompagnarti, ma oggi devo andare in tribunale-
-Oh non preoccuparti, posso andarci anche da sola-
-Potresti chiamare Will-
Quasi il cappuccino mi andò di traverso, avevo dimenticato quel
particolare.
-Oppure potrei dirlo a Julie-
Il suo sguardo la diceva lunga, ma non mi arresi.
-Ti prego, Mat! Io non ce la faccio, non ci
riesco a fingere. Non puoi chiedermelo davvero-
Fui salvata in calcio d’angolo dal suo cellulare.
-Mi dispiace devo andare, ma ne riparleremo-
Sapevo che non l’avrei passata liscia, mi lasciò un bacio sulla fronte e
andò via.
La prossima volta che ne avremmo parlato non mi sarei fatta cogliere
impreparata, capivo il suo punto di vista ma doveva capire anche lui il mio,
non poteva pensare di cambiare un opinione che andava avanti da ben dieci anni.
Conoscevo William già prima di incontrare lui, anche se i nostri rapporti
non sono mai stati ottimi, non ci siamo mai rivolti la parola e quelle poche
volte che è accaduto non aveva fatto altro che alimentare l’opinione che avevo
di lui, le ragazze lo amavano, i ragazzi cercavano di imitarlo e lui si sentiva
importante, credeva di essere onnipotente e poter prendere in giro qualsiasi
persona non gli andasse a genio.
Tutta la mattinata fui trattenuta a telefono da mia madre che aveva appena
saputo la notizia da mia sorella.
-Oh tesoro, sono così felice per te. Mi chiedevo quando Mat
ti avrebbe fatto la proposta, state insieme da una vita. Non vedo l’ora di
dirlo alle mie amiche e ai vicini-
-Già che ci sei, metti i cartelloni-
-Come sei spiritosa, cara. Lo so quella è l’aria del matrimonio, adesso ti
sembra di vivere in un sogno-
Mia madre aveva senso dell’umorismo meno di zero, questo ormai era
scontato.
-Avete già deciso la data? E il luogo? E gli invitati? Quali bomboniere
sceglierai? Oh no, no. Non dirmi nulla, prenderò l’aereo appena possibile e
verrò lì. Dobbiamo scegliere tante cose-
Ecco che mia madre partiva a raffica e non solo, faceva domanda e risposta
contemporaneamente.
-Mamma non c’è bisogno che venga qui, ho già contattato un organizzatrice-
-Ma devo vedere come vanno le cose, su tesoro solo pochi giorni-
Non potevo dirle di no, ormai aveva già deciso quindi perché non
accontentarla.
-Ok ma avvisami in tempo, almeno. Viene anche papà?-
-No purtroppo non può lasciare il lavoro-
Non avrei retto una rimpatriata in famiglia così su due piedi, sapevano
essere morbosi quando volevano, motivo in più per cui mi ero trasferita in un
altro stato.
Era bello stare con loro quando non li vedevi da molto tempo, se già vivevi
sotto lo stesso tetto 24 ore su 24, la situazione era un po’ diversa.
Mangiai un panino al volo e andai all’appuntamento, mi fecero attendere un
paio di minuti e subito conobbi la mia weddingplaner.
Già dall’abbigliamento potevo capire che era una persona esuberante e che
amava mettersi in mostra.
-Piacere di conoscerti io sono Lindy-
-Piacere, Sophie-
-Vorrei iniziare a mostrarti dei cataloghi se non dobbiamo aspettare
nessuno-
-No, no sono da sola- la rassicurai.
-Ma come! Volete già sbarazzarvi di me?-
Sperai con tutto il cuore che quella voce non fosse la sua, ma bastò voltarmi
per capire che le mie speranze erano vane.
-Sei arrivato giusto in tempo, tu devi essere lo sposo. Congratulazioni-
Avrei dovuto licenziare quella donna solo per le parole che aveva osato
dire, mi gelai completamente mentre il signorino al mio fianco se la rideva.
-Mi dispiace deluderla, ma non mi è stato fatto omaggio di quest’onore. Io
sono il testimone-
Continuavo a vedere un sorriso sulla sua faccia, contento che qualcuno
fosse riuscito a zittirmi e soprattutto della mia reazione.
-Oh che sbadata! Beh ancora meglio i testimoni di nozze sono i miglior
consulenti-
Si avvicinò quel poco che bastava, giusto per punzecchiarmi.
-Hai visto? Dovresti ascoltare i consigli altrui-
-Stai zitto!- risposi tra i denti, continuando a mantenere un sorriso davanti
alla ragazza, ignara dei miei pensieri violenti.
William scoppiò a ridere attirando l’attenzione di Lindy,
mi allontanai per sussurrarle
-Non ci faccia caso, il ragazzo ha dei problemi-
La donna fece una faccia dispiaciuta, capendo che qualcosa non andava in
lui.
-Hey, guarda che ti ho sentito!-
Alzai le spalle rassegnata mentre la donna lo guardava quasi con
commiserazione, per quelle rotelle fuori posto che io sapevo che lui aveva.
Cercai di trattenere una grossa risata, sarebbe stato scortese scoppiarle a
ridere in faccia.
Ci fece accomodare nel suo studio e cominciammo a parlare di tutto ciò che
avevamo deciso io e Mat, dalla data alla chiesetta, e
infine la villa che avevamo scelto.
-Sapete già il numero degli invitati?-
La osservavo mentre scriveva quasi avesse una mitraglietta nelle mani.
-Dovremmo essere settanta persone, ma controlleremo meglio-
-Ok mancano solo sei mesi e dobbiamo decidere l’abito, gli addobbi per la
chiesa e per la villa, i fiori, le bomboniere e il menù. Possiamo farcela!-
Quella donna era esaurita, più di William che al momento se ne stava tutto
silenzioso e fissava dei punti imprecisi, chissà perché quando c’era da fare
baldoria o mettersi in mostra era sempre il primo pronto a fare battutine,
quando invece si parlava di cose serie che non riguardavano lui come il mio
matrimonio, si trasformava.
-Devo lasciarvi un attimo da soli, ma cominciate già a sfogliare questi-
Quando aprii il libro che mi aveva dato, mi persi totalmente tra quelle
immagini, era pieno di foto di varie chiese addobbate, alcuni erano troppo
sfarzosi, altri semplici come piacevano a me.
Ero troppo indecisa, avevo bisogno di un consiglio.
-Secondo me questo è quello più adatto a te- mi sorprese William
La foto mostrava l’entrata principale della chiesa con un velo rosa perla
che cadeva trasversalmente e su un lato era stato posizionato un pilastro
circolare bianco come il tappeto che conteneva dei petali da lanciare al posto
del solito riso.
-Non mi sembra di averti chiesto un parere-
-Scrollò le spalle, senza fregarsene però a quel punto io ero curiosa da
morire
-Perché sarebbe quello più adatto?-
-Allora ti interessa la mia opinione?- sorrise beffardo
-No!- urlai
-Sei così testarda!- sospirò sorprendendomi.
-Allora?-
Volevo una risposta, non poteva evitare di rispondere a tutte le mie
domande.
-Perchè per quanto tu possa essere complicata, ti piacciono le
cose semplici-
Io complicata?
Lo guardai meglio per capire se questa era un’altra delle sue battute, ma
non lo era affatto.
-Quindi io sarei complicata?-
-Non lo immagini neppure-
Non ebbi il tempo di indagare che rientrò Lindy,
quando vide la foto approvò la mia scelta, anche se a dir la verità non l’avevo
scelto io, ma dovevo ammettere che piaceva anche a me, quindi non dissi nulla.
Presi un altro appuntamento con lei e la salutai.
Ancora non avevo capito come faceva William a sapere di quell’incontro.
-Aspetta!- lo fermai fuori al negozio prima che andasse via.
Si girò lentamente incuriosito da quella improvvisa vicinanza che in realtà
non mi spiegavo nemmeno io.
-Come facevi a sapere di oggi?-
Scoppiò a ridere e compresi, Mat lo aveva
informato.
-Saresti venuto lo stesso se te lo avessi chesto
io?-
Si avvicinò e mi inchiodò con i suoi occhi azzurri.
-Mi volevi?-
No, io non lo sopportavo, non lo volevo però...
-Non lo so- fui più sincera di quanto mi aspettassi e a lui non dispiacque
affatto.
Ma cosa mi stava succedendo?
Il mondo cominciava a girare al contrario o ero io quella strana?
Con mille timori tornai a casa, non sarebbe dovuto più succedere, con
William mi sentivo troppo vulnerabile non potevo permettermi di aprirmi con
lui, avrei dovuto difendermi e così sarebbe stato...
__________________
*.* Grazie mille a
tutte per l’incoraggiamento che mi avete dato, siete davvero meravigliose e
come regalo ho cercato di pubblicare il più in fretta possibile.
Secondo voi, questi
due smetteranno mai di litigare?
Sembrano proprio cane
e gatto.
Come vedete qualcosa
sta cominciando a cambiare, ma nessuno dei due lo vuole accettare e così
preferiscono dar voce a sentimenti opposti e mentre magari stanno sorridendo l’attimo
dopo ecco che si riazzuffano.
Il tempo riuscirà a
fare miracoli?
Cercherò di pubblicare
la prox settimana, se tutto va bene e l’università
non scombina i miei piani dovrei farcela lunedì prossimo, nel frattempo un po’ di
suspance fa sempre bene, un bacio a tutte voi ^^ aLbi
Cercavo di non pensare a ciò che stava accadendo nell’altra stanza, non era
arrivato l’uragano Catrina, molto di più, un ciclone
in carne ed ossa si era presentato a casa mia e stava cercando di
rivoluzionarla.
Mia madre mi aveva praticamente chiuso nella mia camera da letto, lei e le
sue manie di persecuzione, doveva mettere tutto in ordine, addirittura stava
pulendo il pavimento con l’alcool, chissà quali germi potevano esserci.
Sentii l’ennesimo rumore di qualcosa che era appena caduto a terra, avrei
desiderato due tappi nelle orecchie, mi stava sfracellando l’abitazione.
-Tesoro, ci tenevi tanto all’angioletto di porcellana?-
Stavo per urlare dalla disperazione, avrei tanto voluto graffiarmi la
faccia a quadrettini, se ci tenevo?
Cavolo! Era un regalo della mia futura suocera.
-Mamma è meglio per te se non sento altri oggetti volare per la stanza,
altrimenti sarai la prima a volare dalla finestra, ci siamo intesi?-
Avevo bisogno di aiuto, chiamai l’unica persona in grado di controllarla.
-Devi venire a casa mia subito, se non vuoi che uccida mia madre-
-Sto volando- sentii dall’altra parte della cornetta.
Avrebbe fatto meglio a volare per davvero, perché il mio ultimo neurone si
stava impiccando per solitudine.
Dopo pochi minuti suonarono alla porta, le urla che ascoltai furono musica
per le mie orecchie, era arrivata la mia salvatrice, Julie.
-Signora, che piacere vederla! La trovo più brillante che mai-
Che leccapiedi sapeva essere la mia migliore amica, avrei dovuto darle un
oscar per la perfetta recitazione, prendere mia madre sul lato estetico era il
suo punto debole.
-Oh Julie cara, davvero? Grazie mille, anche tu sei incantevole-
-Posso rapirla per un paio di ore?- gridò più forte per farmi ascoltare.
Quella donna doveva essere proclamata santa!
-Veramente io, dovrei finire di pulire-
-Ma non si preoccupi, la casa è uno specchio. Cosa c’è di meglio di un po’
di sano shopping in una città come questa-
-Ma si, dai! Hai ragione, cosa vuoi che siano un paio di ore-
Sapevo che si sarebbe lasciata convincere, come dire di no a due paia di
scarpe nuove e qualche vestito.
Julie e mia madre si conoscevano da sempre, ormai era un’altra figlia la
mia famiglia l’aveva adottata, stavamo sempre insieme e aveva instaurato un
bellissimo rapporto con mia madre, sapeva esattamente cosa fare con lei e
riusciva a prenderla in giro senza che lei se ne accorgesse.
Quando il silenzio cominciò a regnare in quella casa, un coro di angeli che
cantavano l’alleluia si udivano in lontananza, mi preparai all’orrore che avrei
visto appena aperta la porta.
Il ciclone Mariel aveva colpito su tutti i
fronti, il salone era completamente sfasciato, aveva cambiato posto ad ogni
cosa, persino ai mobili, la cucina era distrutta e non osai andare a vedere
cosa era successo in bagno.
Mat arrivò giusto in tempo a sollevarmi di morale.
-Amore- piagnucolai abbracciandolo.
-Hey, che succede?- disse non aspettandosi quell’improvviso
gesto di affetto, non solo ero schizofrenica, nevrotica, instabile mentalmente
ma ero anche orgogliosa, testarda e poco affine al romanticismo.
Alzò il capo per vedere la mia casa semidistrutta.
-Ma chi è passato?-
-Il ciclone Mariel-
Scoppiò a ridere e poco dopo mi unii a lui.
-Non c’è adesso?- chiese guardandosi intorno.
-Ho dovuto chiamare Julie, non avevo scelta-
Il mio splendido ragazzo mi diede una mano a rendere quella casa
presentabile, troppe cose le ritrovai a pezzi, nel tentativo di spostare i
mobili mia madre aveva fatto cadere tutto, la situazione era tragicomica ridevo
per non piangere.
Alla fine del lavoro ci buttammo sfiniti sul divano, lui con le gambe
penzoloni sul tavolino ed io con la testa appoggiata alle sue gambe mentre mi
accarezzava dolcemente i capelli, con le dita sfiorò il collo, scese sulla
spalle, seguì tutto il braccio e si fermò sul mio fianco.
Mi lasciai andare in un sospiro.
-Amore, potrebbero rientrare da un momento all’altro-
Avevo ancora gli occhi chiusi, le carezze ogni tanto facevano bene al cuore
e alla salute.
-Potremmo rischiare, che ne dici?-
Le dita furono presto sostituite dalle labbra, posai la mano sul suo collo
e lo attirai per baciarlo, peccato che il momento perfetto fu interrotto da mia
madre.
-Ecco i due piccioncini- sorrise entusiasta
Vidi alle sue spalle Julie scusarsi.
-Scusami avrei dovuto avvisarti-
-Non preoccuparti, non potevi saperlo. Ci siamo solo lasciati andare ad un
po’ di coccole-
-Da quant’è che non state voi due da soli?-
-Da un po’- risposi a malincuore.
-Lascia fare a me-
Quando pronunciava quelle quattro paroline, avevo il terrore di qualcosa di
brutto.
-Ma c’è mia madre-
-Fidati!-
Parlando di catastrofi naturali, Julie sapeva essere peggio di un
terremoto, ero pronta al peggio...
Un’ora dopo ci trovavamo tutti e quattro seduti in sala da pranzo, davanti
ad un buon caffè e dei biscotti.
Mia madre, ficcanaso come al solito voleva sapere come Mat
mi aveva proposto di sposarlo, io intanto sgranocchiavo un po’.
-Oh che romantico. Sophie sei proprio fortunata!-
Si girò a guardarmi e ricevetti un occhiataccia.
-Se non la smetti di mangiare, diventerai una balena e non ti entrerà
l’abito nuziale-
Spostò il piatto con i biscotti dall’altro lato del tavolo.
-Mamma!-
Tutti scoppiarono a ridere.
Julie e mia madre si avviarono in cucina, Mat si
avvicinò e si abbassò per potermi guardare in viso.
-Sono grassa?-
-Sei splendida-
-E se divento una balena?-
-Ti amerò, sempre-
-Che ne dite di una bella cenetta stasera, tutti insieme?-
E magari avrei versato un po’ di vino in più nel suo bicchiere facendola
crollare come un sasso, ero un genio!
-E’ una bella idea-
Andò a frugare in qualche cassetto e tornò sconfitta.
-Sophie da quanto tempo non fai la spesa? Il frigorifero piange,
urge andare al supermercato-
Quando cominciava a dettare legge l’avrei strangolata, ovviamente chi
doveva andare al supermercato? Io!
Mi feci accompagnare da Julie, Mat doveva passare
un attimo a casa sua e mia madre restò ai fornelli, avrei ritrovato la mia casa
o sarebbe andata a fuoco?
Tra uno scaffale e l’altro io e Julie trovammo il tempo di fare due
chiacchiere.
-Come vanno le cose con Mat?-
Mi sarei aspettata un’altra domanda, ma lasciai perdere.
-Con Mat? Vanno bene, come dovrebbero andare?-
Ero perplessa, cosa non riuscivo a capire?
-Pensavo ci fosse conflitto tra di voi per la decisione che aveva preso
senza consultarti-
-Se ti riferisci a William, non ho avuto altra scelta, non posso avercela
con lui a vita-
-Mi sorprendi, un tempo saresti stata più combattiva. Non starai diventando
davvero amica di William?-
-Oh no, per l’amore del cielo. Ma come ti viene in mente?-
-Ma l’altro giorno c’era anche lui all’incontro con l’organizzatrice-
-Si, ma l’aveva avvisato Mat. Ma cos’è un
interrogatorio?-
Quante domande, ma cosa le passava per la testa?
Cosa potevo fare, litigare a morte con Mat?
-Secondo te servirà il burro di arachidi?- mi chiese Julie.
-Non ne ho idea, ma può sempre servire-
-Tua madre lo sa?-
-No ancora no, ma credo che stasera lo verrà a scoprire-
Sospirai, sapevo bene quanto mia madre si sarebbe arrabbiata, Julie era
praticamente di famiglia e non sarebbe stata la mia testimone forse la
consolazione sarebbe stata che avrebbe accompagnato Mat.
Tutte le volte che al liceo ero rientrata a casa in lacrime mi ero sempre
sfogata con lei, sapeva bene tutte le marachelle che avevo passato a causa di
William.
-Brown, hai qualche problema?-
-Non credo
siano affari tuoi-
Sentii il suo
stupido gruppo di amici ridacchiare.
-Non ti hanno
insegnato le buone maniere?-
-Certo! Ma mi
hanno anche insegnato di non dar retta agli stronzi come te-
I nostri incontri non erano stati
mai pacifici, lui si divertiva a prendermi in giro e a mettermi in ridicolo
davanti a tutta la scuola che stava a sentire tutto ciò che lui diceva, le foto
su di me che circolarono per più di un mese, oppure le rane che trovai nel mio
armadietto, o ancora la pittura rossa che mi fece cadere addosso durante l’ora
di pittura.
Avrei potuto fare la lista ma non era il momento adatto.
Ogni volta mia madre era costretta a consolarmi, forse lo aveva odiato
anche lei, non ne ero sicura ma quando venne a sapere che mia sorella minore
stava uscendo con lui non ne era stata entusiasta.
-Permettiti di
torcerle un solo capello e giuro che il tuo amico nelle mutande non vedrà mai
la luce-
Lo avevo preso
in disparte quella volta e gliene avevo cantate quattro, un conto era che
prendesse in giro me e un conto era che usasse mia sorella.
-Che c’è, sei
gelosa?-
-Non potrei
essere più disgustata-
-Allora non
immischiarti in cose altrui-
-E qua ti
sbagli! E’ mia sorella, e sono anche affari miei, sei avvisato!-
Mia sorella non aveva mai voluto raccontarmi cosa era successo, sapevo solo
che dopo un po’ avevano smesso di vedersi ma non mi aveva mai detto il motivo, sapevo
solo che dopo quel periodo il rapporto con mia sorella non fu più lo stesso,
era riuscito a distruggere anche la cosa più bella della mia vita.
-Hey sto parlando da sola?-
Julie mi riportò alla realtà e mi sventolò una confezione di salsicce e
tramezzini davanti agli occhi.
-La prendiamo?-
-Si si, certo.-
-Vorrei capire dove hai la testa oggi- borbottò
Avrei dovuto dirle quali erano le mie preoccupazioni, ma non mi andava di
affliggerla con i miei problemi.
Quando rientrammo un buon odore di ragù arrivò dritto al mio naso,
fortunatamente mia madre era una brava cuoca, una delle poche qualità che aveva
e che non mi aveva trasmesso per niente.
-E brava la mia mammina-
Mi piaceva troppo prenderla in giro, vedere quelle guanciotte
gonfiarsi quando non sapeva più in che modo zittirmi, era un amore.
Julie in compenso fece un fischio di apprezzamento.
-Sophie non mi hai ancora detto nulla sui preparativi del
matrimonio- disse mia madre mentre girava con il cucchiaio di legno la salsa e
la assaggiava per controllare la cottura.
Il campanello mi salvò giusto in tempo.
-Vado io-
In un attimo mi allontanai dalle grinfie di mia madre e mi ritrovai davanti
al mio bel fidanzato.
-Che tempismo, ma ti avevo chiesto di portare del vino o sbaglio?-
-Tesoro, scusa. L’ho completamente dimenticato!-
Per quella sera ne avremmo fatto a meno.
-Non preoccuparti, credo che non servirà molto. Mia madre è su di giri
senza che ne abbia bevuto un goccio-
Scosse la testa e scoppiò a ridere.
-Mariel, che profumino. Ci vizi troppo-
-Anche perché Sophie è una frana, come faremo a
ritornare dalle stelle alle stalle quando te ne sarai andata?- aggiunse Julie.
-Hey, voi due. Guardate che vi ho sentiti, non capite la mia
arte-
Ovviamente mi guardarono scettici, a me non piaceva per niente cucinare ad
eccezione dei dolci, la mia passione, ero troppo golosa.
Mat aiutò Julie ad apparecchiare, notai che era stato messo
un piatto in più, ma per chi era?
Il campanello suonò ancora.
-Tesoro ma aspettiamo qualcun altro?- mi chiese mia madre ingenuamente.
-Che io sappia no-
Si era offerto Mat di aprire la porta, ma ormai
già ero lì e mi ritrovai davanti l’ultima persona che avrei voluto vedere in
quel momento, beh fu la prima volta nella storia che rimasi senza parole, la
mia mascella arrivò a terra.
-E tu...-
Non ebbi il tempo di formulare la domanda che alzò le mani in segno di
difesa.
-Alt! Io non ho colpe-
Aveva anche portato il vino, quello che aveva dimenticato Mat.
Restai imbambolata davanti alla porta per quelli che sembravano minuti
interminabili, ore.
-Cara chi è alla porta?-
Mia madre mi raggiunse e non riuscii a vedere in tempo la sua faccia, mia
madre era famosa per la sua poker face, si compose all’istante.
Aveva capito chi fosse.
-Oh ma tu devi essere William, il compagno di liceo di mia figlia-
Tutta la rabbia accumulata stava per esplodere in quel preciso istante, no Mat non l’avrebbe passata liscia, c’era un limite a tutto.
Sbattei così violentemente la porta che si sentirono tutti i mobili
tremare, andai di corsa in cucina e trascinai Mat in
camera da letto.
Vedevo solo rosso davanti ai miei occhi, provò a parlare ma non glielo
permisi questa volta non c’erano spiegazioni.
Lì davanti a mia madre, non ne aveva il diritto.
-Voglio sapere cosa diavolo ti passa per la testa Mat?
Ti sembrava il caso di invitarlo stasera che c’era mia madre, e no ti prego non
buttare la solita scusa che è uno di famiglia perché non attacca, ok? Avevi il
diritto e sacrosanto dovere di avvisarmi, dirmelo, mettermi a conoscenza delle
tue azioni. Ma per l’ennesima volta mi hai tenuta fuori, mettendomi davanti
alla scelta compiuta. Non so se sentirmi delusa o ferita. Dio, Mat stiamo per diventare marito e moglie e l’unica cosa che
sai fare è prendere decisioni senza di me. Che c’è, non mi ritieni
all’altezza?-
Non volevo sentire la sua risposta, ora più che mai mi sentivo annullata
accanto a lui, non sapevo se tutto quello che avevo detto lo avevo urlato
perché nella sala da pranzo regnava il silenzio più assoluto e quando mi videro
arrivare fecero finta di nulla e continuarono a parlare come se nulla fosse
successo, li ringraziai mentalmente perché non sapevo se ce l’avrei fatta a
sopportare la tensione di quel momento.
Quella era la prima vera litigata tra noi due, c’erano state incomprensioni
ma mai di quel genere, mi sentivo male al solo pensiero, noi due eravamo sempre
stati inseparabili, ma allora vedevo solo un muro insormontabile e quel muro
era William.
Mi sentivo presa in giro, come se non fossi più capace di intendere e
volere, perché era così che mi aveva fatta sentire.
Fortunatamente furono gli altri a fare conversazione al posto mio, mia
madre aveva una parlantina invidiabile, riusciva a tenere le redini anche in
una situazione come quella dove io e Mat non
parlavamo affatto e gli unici a tenere viva l’allegria erano loro tre, Julie
per evitare che si potesse cadere in imbarazzo e in un silenzio assurdo, accese
le casse e mise una musica soft che avrebbe dovuto alleggerire la tensione.
Alla fine di quella serata avrei dovuto ringraziarle entrambe per quello
che avevano fatto, e soprattutto mia madre che riusciva a tenere un discorso
con Will senza strangolarlo, lo avrebbe fatto volentieri se come pensavo,
averlo visto aveva portato a galla tutte le volte che mi aveva umiliata al
liceo, ma sapeva che non era opportuno.
-Cara hai già scelto il vestito?- disse mia madre cercando di introdurmi
nel suo discorso.
-No, vado la settimana prossima-
-Oh tesoro, quello è il momento più emozionante del matrimonio, scegliere
l’abito. Ricordo ancora quando scelsi il mio, avevo le mie amiche con me ad
aiutarmi, non avevo voluto che mia madre mi accompagnasse e sono sicura che
anche tu farai lo stesso- Rise del suo stesso pensiero.
-Sei così uguale a me, ma sai che invece Emma vorrebbe accompagnarti?-
Mi strozzai con l’acqua, mia sorella voleva accompagnarmi?
-Ne sei sicura?-
-Certo sciocchina!-
Ah beh, mia madre partiva e mia sorella arrivava, che quadretto.
Cosa sarebbe successo se Emma avesse rivisto Will? Lo vidi pensieroso,
forse stava pensando anche lui alla stessa cosa, in fondo avevano avuto una
storia.
Come se i nostri pensieri fossero in sintonia, incrociò il mio sguardo, non
sapevo cosa vi avesse letto, ma non era lo stesso di sempre quello
menefreghista e scazzottato.
-Vado a prendere il dolce-
Avevo bisogno di allontanarmi un attimo, mia madre che preannunciava
l’arrivo di mia sorella, William che aveva qualcosa di strano e Mat che non mi guardava, non sapevo fino a quanto avrei
potuto reggere.
Forse ero stata dura, ma se ci pensavo ancora mi saliva il nervoso.
-Va tutto bene?- mi chiese Julie aiutandomi a tagliare la torta.
-No che non va bene, guardalo. Io sono quella presa in giro e lui fa la parte
dell’offeso. Secondo te è normale che ormai William deve esserci dappertutto?
Non mi stupirei che gli chiedesse anche di accompagnarmi al bagno e di
controllare se ho fatto la pupù-
Anche in una situazione del genere, non potevano mancare le mie perle di
saggezza, Julie scoppiò a ridere attirando l’attenzione degli altri, la seguii
a ruota libera, a volte mi rendevo conto delle cose assurde che potevo dire ma
almeno avevo fatto un vero sorriso.
Tornai in sala un po’ più serena di prima, ma fu solo un istante quando mi
accorsi che Mat non c’era più, mi sentii uno schifo.
Mia madre si rifiutava di guardarmi.
-Lo hanno chiamato dallo studio ed è dovuto andare- mi disse William.
Feci finta di crederci, a quell’ora quale studio stava ancora aperto e cosa
più importante non mi aveva nemmeno salutato.
Mancavano solo cinque mesi al matrimonio...
Avevamo finito di mangiare da un pezzo ed io ero sdraiata sul divano con
gli occhi chiusi, avevo un forte mal di testa e avevo bagnato uno straccio con
acqua calda poggiandolo sui miei occhi e dando loro un po’ di sollievo.
Sentii dei passi avvicinarsi e disturbare la mia quiete.
-Chi sei? Identificati!-
Sembravo un agente dell’FBI, una breve risata si diffuse nella stanza,
mugugnai qualcosa non avevo nessuna voglia di parlare.
-So che non vuoi parlare ma almeno ascoltami-
Attesi che continuasse il discorso.
-Mi dispiace. So che avete litigato a causa mia, vi ho sentiti,non parlavi proprio sottovoce. Se avessi
saputo cosa sarebbe successo quando mi ha chiamato per invitarmi qui, non sarei
venuto. Credimi!-
Non resistetti, dovevo guardarlo negli occhi e sapere la verità, mi tolsi
la benda dagli occhi e mi girai verso di lui.
-Davvero?-
-Si-
Ci pensai su un attimo, e capii che non stava mentendo.
-Ma sai non ce l’ho nemmeno con te-
Alzò un sopracciglio scettico.
-No aspetta. Ho solo detto che stavolta tu non c’entri, devo essere
obbiettiva. Perché non me l’ha detto, io non capisco il suo comportamento.
Siamo una coppia dovremmo decidere tutto insieme, ma quando si tratta di te mi
nasconde sempre la verità-
Mi stavo confidando con lui? Ero davvero arrivata questi livelli?
-Forse perché sa qual è la tua reazione- provò a giustificarlo.
-No che non lo sa, ogni volta mi ha sempre messo davanti a delle scelte che
aveva preso da solo ecco perché io reagivo così. E poi diciamola tutta puoi
biasimarmi?-
-Lo so, non sono un santo. Te ne ho fatte passare di tutti i colori, ma
credo tu conosca solo lo stronzo che c’è in me-
-Perché c’è altro?-
-Ah ah ma come sei divertente-
Restai un secondo in silenzio e quasi non potevo crederci.
-Che c’è?-
-Stiamo avendo una conversazione pacifica, direi-
-Guarda il lato positivo- mi incitò
-E quale sarebbe? Litigare con Mat e conversare
con te? No grazie, preferisco la normalità-
-Ma tu non sei normale!- mi fece notare.
-Se non vuoi che la pace che regna in questo momento venga distrutta ti
consiglio di andartene ora-
-Mi stai cacciando?-
-Se la vedi in questo modo, allora si-
-Ah grazie tante. Il lupo perde il pelo ma non il vizio-
-Da che pulpito-
-Acida!-
Rimisi la benda sugli occhi e gli feci un gestaccio col dito, ovviamente si
arrese.
Sentii solo la sua risata e il rumore della porta che si chiudeva, capii
che avevo campo libero e andai in camera da letto, e pensare che Julie voleva
trovare uno stratagemma per farmi passare un paio di ore da sola con Mat.
Ero rimasta delusa dal suo comportamento, dovevo ammetterlo e adesso
avrebbe dovuto inventare un modo geniale per fare pace.
Mia madre era già nel lettone con la cuffia da notte in testa, quando mi
infilai anche io sotto le coperte mi accorsi che era ancora sveglia, e quello
era il momento perfetto per le confessioni.
Mi sembrava di essere ritornata indietro nel tempo, quando scappavo in
camera sua e volevo solo che mi ascoltasse e coccolasse.
Quel calore familiare mi era mancato, e quando trovai le sue braccia pronte
ad attendermi come quando ero bambina piansi tutte le lacrime che avevo
trattenuto in quel periodo.
Combattevo ogni giorno per portare avanti le mie idee, ero sempre stata una
ragazza insicura e avevo bisogno ogni volta di confermare le mie parole, di
darle un valore, di far valere tutti i miei progetti, tutto questo accadeva con
le persone estranee ma non con il mio fidanzato.
Quando ormai avevo finito tutte le lacrime, mia madre si decise a parlare.
-Bambina mia, non sai il dolore che provo nel vederti in questo stato.
Julie mi ha raccontato più o meno cosa è successo, perché ce l’hai tanto con Mat e perché c’era anche William qui. E’ stata una sorpresa
anche per me, ma tu sei forte, sei una roccia, devi far valere i tuoi diritti e
quando non ci riesci devi scendere a compromesso. L’amore è un compromesso, lo
sai tesoro?-
Mia madre mi aveva sempre ripetuto quelle parole, ma io non volevo crederci
perché credevo nell’amore vero, sincero, puro forse quello delle favole dove
due persone non dovevano rinunciare a nulla se si amavano veramente, forse ora
cominciavo a capire cosa volesse intendere.
-Mamma, io amo Mat ma non capisco il suo
comportamento. Perché se n’è andato? Così affronteremo i problemi in futuro?-
-Sophie gli uomini scappano davanti alle difficoltà. E credimi
prima di ogni matrimonio ne succedono di tutti i colori, sai quante ne vedrai
ancora? E’ normale ognuno affronta la propria crisi prematrimoniale, ti chiedi
cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa vuoi e cosa non vuoi. Tu non abbatterti
e fai chiarezza nel tuo cuore-
-Nel mio cuore?-
-Un giorno forse capirai di cosa sto parlando, io l’ho già capito spero lo
capirai anche tu e sappi che nessuno ti giudicherà vogliamo tutti la tua
felicità-
Il sonno prese il sopravvento e non riuscii a portare avanti la
conversazione che mi aveva un po’ turbata. Cosa doveva capire il mio cuore che
mia madre già sapeva? Con mille pensieri caddi tra le braccia di Morfeo...
___________________________________
Salve ragazze!
Sono arrivata un po’ in
ritardo a causa di problemi familiari, mia madre in ospedale ed io con l’influenza
che accoppiata vincente! U.u
Comunque, come vedete
cominciano le prime crisi, i primi dubbi e i consigli delle mamme che mi duole
dirlo ma sanno sempre tutto e capiscono prima delle figlie.
Ahimè, il prox capitolo sarà anch’esso pieno di sorprese, ma non
aggiungo altro, muta come un pesce.
Grazie per le
meravigliose recensioni, e per tutto il sostegno che mi date.
Stavo bevendo l’ennesimo caffè nell’arco della giornata, purtroppo era
l’unico modo per tenermi sveglia se volevo davvero completare il mio turno
quella notte senza crollare.
La sera precedente avevo dormito poco e i segni della stanchezza erano
evidenti sul mio viso, dopo quella famosa cena mia madre mi aveva chiamata ogni
giorno accertandosi che io stessi bene, le domande erano sempre le stesse e le
risposte altrettanto.
-Come vanno le
cose con Matteo?-
-Siamo fermi ai
monosillabi adesso, quando riacquisterà la facoltà di parlare ti manderò dei
segnali di fumo-
-Possibile che
butti tutto sul ridere?-
-La prossima
volta mi preparo due lacrime, se ti può consolare-
Non disperarsi non significava che non m’importava nulla, anzi m’importava
anche troppo semplicemente avevo imparato a tenermi tutto dentro e a
controllarmi, non ero la persona che si chiudeva in casa e non voleva avere
rapporti con il mondo.
Ero preoccupata, questo lo dovevo ammettere. Non credevo che una
discussione tra me e Matteo potesse durare così a lungo, almeno non pochi mesi
prima di un matrimonio.
Era un segno?
No io non credevo affatto a queste cose, era solo un momento passeggero.
Scossi la testa e mi diressi nella camera di un paziente.
-Joseph come andiamo oggi?-
Era mio solito aprirmi con i miei pazienti e instaurare un buon dialogo,
avevano diritto ad un po’ di conforto perché se erano lì qualcosa di buono
sicuramente non c’era.
-Dottoressa si va, non so come-
-Oh suvvia, qualche piccolo sforzo e tra poco potrà continuare a fare
maratone-
Sorrisi prendendo la sua cartella clinica.
-Magari scalerò montagne- sospirò.
-Perché no? L’Everest le interessa?-
Riuscii a strappargli un sorriso e quello era molto di più di quello che
desideravo.
-Sempre di buon umore, anche a quest’ora?-
-Un letto non mi dispiacerebbe affatto, ma resisto-
Dopo aver controllato la sua prima terapia come era proceduta, lo salutai e
mi diressi dagli altri paziente che mi aspettavano.
Il mio cellulare in tasca cominciò a vibrare, era unmessaggio.
Mi
manchi!
Avrei voluto tanto rispondergli che mi mancava anche lui, ma ero troppo
orgogliosa per farlo.
A malincuore spensi il telefono e continuai il mio giro, ma la mia mente
era sempre lì a pensare cosa stesse succedendo tra di noi, anche quando me lo
trovai alle sei del mattino fuori alla clinica che mi aspettava, non pensavo
sarebbe venuto.
Ero distrutta e non sapevo se ero in grado di portare avanti una
conversazione con lui in quel momento.
-Ciao-
Per un attimo tornai indietro nel tempo al nostro primo incontro, era
cominciato tutto così e sentivo come allora un silenzio imbarazzante aleggiare
tra di noi.
-Ciao-
-Hai letto il mio messaggio-
La sua non era una domanda, sapeva che l’avevo letto.
-Sai che non posso rispondere quando sono al lavoro-
La mia era una bugia e io non sapevo mentire, si vedeva nei miei occhi.
-Mattiniero, oggi?-
-Diciamo che non ho proprio chiuso occhio-
-Non sono l’unica-
Con l’unica differenza che io stavo lavorando motivo per cui non avevo
dormito affatto.
Senza aggiungere altro, lo vidi avvicinarsi mi prese per mano e mi strinse
a lui, mi aggrappai al suo maglione con tutte le forze che avevo.
-Perdonami Sophie, mi sono comportato malissimo e
ti ho ferito. Non volevo, credimi-
Avevo bisogno di un’unica certezza in quel momento, così mi allontanai di
poco per poterlo guardare negli occhi.
-Dimmelo adesso perché devo saperlo. Stai avendo dei ripensamenti, perciò
hai avuto quello scatto improvviso?-
Strabuzzò gli occhi, forse si aspettava un altro tipo di domanda, forse
pensava gli avrei chiesto se mi amava, ma questo già lo sapevo.
-Io voglio sposarti perché ti amo e sei tutta la mia vita, non ho mai avuto
ripensamenti se è quello che credi. Non ho nemmeno io delle spiegazioni ma
questa volta ho esagerato, il matrimonio è il tuo, è il nostro e hai il diritto
di organizzarlo come desideri quindi non ti darò più nessuna costrizione. Se
vuoi che Julie sia la tua testimone o vuoi un vestito rosa o una torta
gigantesca lo avrai-
Avrei dovuto fare i salti di gioia eppure non ci riuscivo, era assurdo!
-Che c’è, ho detto qualcosa che non va?-
Si preoccupò Mat quando non mi sentì pronunciare
parola.
-No...io..non so che dire, mi hai sorpreso-
-Voglio che tu sia felice e adesso non lo sei-
-Ma anche tu devi esserlo..non voglio cambiare testimone-
Mi guardò scettico.
-Vuoi che William sia il tuo testimone? Fino a ieri...guarda che non devi
farlo per me-
-Io non lo faccio per te, ma per...noi. In fondo mi ero abituata
all’idea..-
Continuavo a farneticare, volevo trovare una spiegazione convincente ma non
mi spiegavo nemmeno io perché all’improvviso avevo sentito quel vuoto.
Matthew mi guardava come se fossi un’aliena.
-Credo di essermi perso, non ti seguo- ammise sconfitto.
Solo pochi giorni prima avevamo litigato a causa di William ed ora il mio
mondo si stava capovolgendo.
-Non ti sto dicendo che me lo sposo- risi della mia stessa idea.
-Continueremo ad essere cane e gatto, ma per una buona causa vedremo di
andare d’accordo, che ne dici?-
-Sophie sei una fonte di sorprese, ma se è quello che vuoi anche
per me va bene-
Mi sentii più serena e l’unica spiegazione che seppi darmi era che
finalmente con Mat tutto eracome prima, non sapevo ancora quanto mi
stessi sbagliando e quanto la mia vita si stava complicando...
Avevo chiesto anche a Julie di accompagnarmi a scegliere l’abito, ero così
emozionata che mi tremavano le gambe.
Mi immaginavo già all’altare avvolta nel mio abito lungo da far invidia a
Kate Middleton.
Ero elettrizzata, niente e nessuno mi avrebbe tolto il sorriso dal volto,
persino gli uccellini sembravano cinguettare quel giorno.
-Sei pronta?- mi chiese la mia amica prima di entrare nel negozio.
-Prontissima! Peccato che William deve sempre essere il solito
ritardatario-
-Non capisco perché abbia insistito per venire oggi-
Non lo sapevo nemmeno io, lo avevo avvertito che ci avremmo impiegato ore e
che si sarebbe annoiato aspettando me tra un vestito e l’altro, insomma erano
cose di donne ma non aveva battuto ciglia.
-Eccolo!- mi fece notare Julie.
-Sei in ritardo-
-Le persone importanti si fanno attendere-
Dopo quella affermazione, potevo dire di aver sentito di tutto.
-Entriamo prima che commetta un omicidio-
Quando mi ritrovai all’interno mi sentii in pace, il momento tanto atteso
era arrivato.
-Buongiorno a voi. Come posso esservi utile?-
Una commessa si avvicinò per aiutarci, stavo per risponderle quando mi
accorsi che non toglieva gli occhi di dosso da William, andavamo bene!
-La mia amica tra pochi mesi deve sposarsi ed è impaziente di scegliere il
suo abito- rispose Julie al posto mio.
Quando finalmente si svegliò dal coma in cui era entrata ci sorrise e ci
mostrò la strada, ci fece accomodare in un piccolo salottino con due divani,
uno specchio enorme e uno spogliatoio.
Dopo pochi minuti arrivò una signora ad aiutarci, probabilmente aveva più
esperienze nel settore.
-Immagino che tu sei la sposa, allora. Quando sarà il fatidico giorno?-
-Abbiamo scelto l’8 Marzo-
-Oh che coincidenza, anche io mi sono sposata l’8 Marzo. Non preoccuparti
cara ti porterà tanta fortuna-
Ci guardammo tutti e tre un po’ scettici, possibile che incontrassi tutte
donne con le rotelle fuori posto?
-Lo spero!-
-Su forza, vieni un po’ qui e sali su questo sgabello-
Feci come mi aveva chiesto e non mi sentii per niente sicura.
-Fai un giro a destra e dopo un giro a sinistra-
Sembravo uno di quegli animali da circo, bastava solo che battevo le mani e
sarebbe scattato l’applauso.
-Attenda un minuto e torno da lei-
Quella donna era pazza!
-Ah ah, devi restare immobile-
Mi girai verso quella grande faccia di schiaffi che stava morendo dal
ridere.
-Taci! Non ha detto resta in quella posizione-
-Almeno ci divertiamo un po’- mi consolò Julie, santa lei!
-Mi sembro un animale da circo-
-Sai come scimmia non saresti niente male-
Stavo per avventarmi su di lui tipo ventosa e ucciderlo di botte se non
fosse stata per Julie che ci aveva letteralmente divisi.
-Carogna! Sei venuto per aiutarmi o per farmi saltare i nervi?-
Il battibecco terminò lì perché la gentile commessa era ritornata ai posti
di combattimento.
Mi fece provare il primo abito, ma una volta indossato non mi sentivo per
niente a mio agio, la gonna era troppo ampia e c’erano troppi ricami, avrei
voluto qualcosa di più semplice.
Uscii dallo spogliatoio per guardarmi allo specchio e come pensavo sembravo
essere tornata nel 600.
-Credo non sia quello giusto- disse Julie.
Provai così un altro abito, al contrario di quello precedente calzava
troppo stretto sembrava quasi un abito da sera che non un abito da cerimonia.
Possibile che quella commessa non conoscesse le mezze misure? Quando era
troppo largo e quando troppo stretto.
Uscii sconfortata mentre lei era andata a cercare altri vestiti da farmi
indossare.
-Dov’è Julie?- chiesi quando non la trovai nel salottino.
-E’andata a prendersi un caffè- mi informò
William.
Mi sedetti sul divano e chiusi un po’ gli occhi, purtroppo quella era la
parte peggiore nel fare shopping, cambiarmi milioni di volte mi procurava un gran
mal di testa.
-L’euforia è già passata?- sorrise William
-Ti piacerebbe! No, sto solo aspettando il miracolo giusto-
-Perché?- sussurrò ma riuscii a sentirlo lo stesso, forse avevo perso
qualche passaggio.
-Perché cosa?-
-Avresti potuto scegliere Julie come tua testimone, ma non lo hai fatto-
Sapevo a cosa si stesse riferendo ma non sapevo darmi nemmeno io una
spiegazione, ormai lui aveva preso quel posto e non sarei stata io a cambiarlo.
-Mat ci teneva troppo perché potessi assecondare i miei
capricci-
Ma non ne ero convinta nemmeno io di quella motivazione, forse una parte di
me, molto remota dovevo ammetterlo, voleva poter appianare i dissapori che
c’erano tra noi due, ma sarebbe stato difficile, ne ero certa.
Mi alzai nuovamente per andare a provare un’altra sfilza di vestiti, almeno
avrei smesso di fare quei pensieri così assurdi.
Dopo quella che sembrava un’eternità arrivò il vestito perfetto che calzava
a pennello, né troppo stretto né troppo largo, semplice e fu amore a prima
vista.
Un abito di seta formato da due spalline sottili che lo reggevano, chiuso
come una fascia a coprirmi il seno ma che scendeva sulla schiena a formare una
sorta di “V” leggera non troppo appariscente, giusto per dare un tocco di
eleganza. Il corpetto non aveva ricami solo un sottile bordo di pietruzze
trasparenti, seguiva la forma del corpo ma dalla vita in giù si apriva
leggermente. Tre semplici rose poste sulla schiena sostenevano uno strascico
non troppo lungo, sembrava quasi la coda di una sirena.
Finalmente l’avevo trovato, volevo che anche Julie e William lo vedessero
ma Julie non era ancora ritornata, in compenso William scattò dal divano e
restò a bocca aperta e anch’io guardandomi allo specchio ne fui soddisfatta.
-E’ lui- pronunciai mentre una lacrima scendeva senza controllo dai miei
occhi
Provai ad alzarmi i capelli in uno chignon ed immaginarmi come se fosse il
giorno delle nozze.
-Sei...- cominciò William ma fu interrotto da Julie.
-Wow tesoro, sei incantevole. E’ quello giusto!-
Mi abbracciò felice mentre piangevo come una bambina, si poteva essere più
felici di così?
Poco dopo scelsi anche il velo da abbinare, non volevo un velo corto così
optai per quello lungo, la sarta venne a prendere le misure e presi
appuntamento per la prima prova.
-Aaaaah adesso sto proprio bene, che ne dite di una bella
pizza?-
-E dove vorresti andare a quest’ora?- mi chiese Julie
-Ma che domande, da Chuck il re indiscusso della
pizza-
Scoppiammo a ridere.
-Ma guarda che mi tocca fare- sospirò William.
-Ma come, sono io quella che ha provato milioni di vestiti e sei tu che ti
lamenti. Muoviti, rammollito-
-Hey, ma rammollito a chi?-
-Non ti avevo avvisato che il testimone deve fare anche da autista?- lo
presi in giro.
-Che dura vita-
Andammo a mangiare tutti insieme nel ristorante conosciuto non solo per le
pizze, ma soprattutto per le patatine fritte, hot dog e hamburger.
La mia carriera universitaria aveva preso vita in quel posto ed ora mi
ritrovavo di nuovo lì a chiudere un capitolo della mia vita per cominciare uno
nuovo, per finalmente concludere l’ultima tappa di quel percorso.
-Mat ci raggiunge?- mi chiese Julie.
-E’ impegnato in una riunione di lavoro, vi manda i suoi saluti e ci ha
chiesto di mangiare un po’ anche per lui.-
-Di questo non deve preoccuparsi, ci sei tu che ti ingozzi-
Gli diedi uno scappellotto dietro la testa che non poté evitare.
-Hey non vale-
-Zitto e guida!-
Mi voltai verso la mia migliore amica che in quel momento mi guardava in
modo strano, il suo sguardo si soffermò un attimo su William e poi tornò
davanti a sé.
Cosa stava fabbricando il suo cervellino? Avrei dovuto chiederglielo.
Quando giungemmo a destinazione, fummo accolti con mille festeggiamenti da
Zio Chuck, i clienti più fedeli erano ritornati.
-Non ci credo, guarda un po’ chi si vede. Ne è passato di tempo ragazzi-
Zio Chuck era la nostra seconda casa, le serate
prima di un esame passate a studiare tra una patatine e un caffè lì dentro per
ore e ore, povero aveva dovuto assistere a tutte le nostre pazzie.
-Dobbiamo festeggiare-
-Cosa si festeggia?-
-Mi sposo-
-La piccoletta si sposa?-
Si, io per lui ero la piccoletta. Certo la mia statura non aiutava affatto,
quindi quel nomignolo non era stato più cambiato.
Mancava solo Mat per riunire quel famoso
quadretto, anche se adesso le cose erano cambiate. Un tempo io e William non
saremmo riusciti a sederci allo stesso tavolo senza scannarci, non che le cose
fossero cambiate i battibecchi c’erano lo stesso ma magari senza far volare
piatti e bicchieri e senza che Chuck dovesse usare il
bastone per dividerci.
Tra un ricordo e l’altro riuscimmo a passare un bel pomeriggio, uscimmo
gonfi come un pallone.
-Ok da domani comincio la dieta. Altrimenti non mi entrerà l’abito e per le
nozze diventerò una mongolfiera-
-Dopo questa bellissima perla di saggezza è ora di andare perché il lavoro
mi chiama-
Fu così che ognuno tornò al suo dovere, Julie aveva la capacità di farci
tornare tutti con i piedi per terra, sarei ritornata al mio bel appartamentino
e avrei decisamente oziato per tutto il pomeriggio fino al rientro del mio
ragazzo o almeno quelli erano i miei piani, ma si sa non tutti i piani vanno
per il verso giusto e dovevo capirlo non appena andai ad aprire la porta di
casa.
Avrei dovuto affrontare ancora una volta il mio passato ma quella volta ce
l’avrei fatta?
Mi ritrovai l’ultima persona al mondo che non avrei mai immaginato, e che
avrebbe scombinato totalmente la mia vita, e che un tempo adoravo più di ogni
cosa al mondo.
-Emma-
____________________________________________
Buonasera fanciulle
Sorpresa!
Credo che in questo
momento le sorprese non manchino per niente, la sorella di Sophie
è appena arrivata. Cosa succederà? Sarà davvero così catastrofica come pensiamo
tutti? Mistero!
Come sempre ringrazio
tutti quelli che mi hanno inserito nella loro lista, quelli che commentano e
quelli che semplicemente leggono in silenzio.
La sorpresa di trovarmela lì, davanti a me dopo secoli che non ci vedevamo
fu grande, non era cambiata di una virgola per quanto fosse più piccola di me
di due anni, poteva sembrare molto più donna di quanto non lo fossi io.
Eravamo due poli opposti e non parlavo solo del carattere ma anche
dell’aspetto fisico, i suoi capelli biondi e ricci cadevano perfettamente sulla
schiena, i suoi occhi azzurri mi scrutavano con la stessa intensità dei miei,
era bella, lo era sempre stata fin da quando era un bambina, ma questo non
aveva mai provocato nessuna gelosia tra noi due.
Io ero semplicemente normale, capelli castani e lisci, occhi nocciola e
poco più di 1.60, niente a confronto dell’altezza mastodontica di mia sorella-
-Devo restare qui o posso entrare?- chiese interrompendo quel silenzio
imbarazzante che si era creato.
In realtà non ricordavo nemmeno per quanto tempo fossi rimasta lì a
fissarla senza dire una parola, ancora non ci credevo e dovevo mettere tutto a
fuoco nella mia mente per poter realizzare cosa stesse succedendo.
-Quando sei arrivata?-
-L’aereo è atterrato un’ora fa, ho preso un taxi e sono arrivata qui. Mamma
non ti aveva avvisata?-
Mia madre, non mi aveva proprio detto che sarebbe piombata a casa mia, ma
che un giorno forse avrei avuto l’onore di una sua visita.
-Mi aveva accennato qualcosa di ancora poco definitivo-
Si guardò un po’ intorno per fare una radiografia alla mia casa e poggiò il
borsone vicino al divano, non era un buon segno, significava solo che voleva
intrattenersi e stentavo a credere che fosse solo per il mio matrimonio imminente.
-Posso sapere qual buon vento ti porta qui?- chiesi curiosa
-Non mi è permesso venire a trovare mia sorella?-
-Certo, peccato che in questi due anni ti sei dimenticata di averne una, e
non mi è ancora chiaro il motivo, quindi vorrei sapere come mai te ne sei
ricordata così all’improvviso-
Non si aspettava certo quelle parole, in realtà non me le aspettavo nemmeno
io ma erano uscite fuori senza che potessi controllarle.
Il nostro rapporto è cambiato così da un giorno all’altro e non sapevo
perché ce l’avesse con me, perché d’un tratto avesse smesso di parlarmi, io non
avevo fatto nulla e adesso non poteva venire a farmi la morale.
-Emma ti prego parliamone. Cosa ti ho fatto?- avevo implorato
esasperata.
-Vai via,
lasciami in pace. Non voglio avere più niente a che fare con te-
E mantenne la sua promessa, eccome se la mantenne.
-Spiegami
almeno il motivo, possiamo risolverlo-
-No che non
possiamo, ormai è tutto rovinato-
-Noi siamo
sorelle, sono sangue del tuo sangue. Tutto si può riparare-
-Non capisci?
Ho il cuore a pezzi e non potrai mettere tutti i cocci insieme, e tu sei
l’unica responsabile-
-Sono stata io
a ferirti?-
-Non sei stata
la sola, un giorno lo capirai-
Ma io non l’avevo mai capito, e avevo pianto ogni singolo giorno perché mi
resi conto di non avere più una sorella.
Le notti passate a raccontarci tutto erano finite, le risate sotto le
coperte non ci sarebbero state mai più.
Non disse nulla, sapevo che stavamo pensando la stessa cosa e a volte mi
ero chiesta se anche io le mancavo come lei mancava a me, ma era tutto inutile.
Mi sentivo accusata di un reato per cuinon potevo espiare la mia colpa, non avevo potuto difendermi, ero stata
già incarcerata.
Avevo voglia di piangere e urlarle tutto il male che mi aveva fatto in
quegli anni, tutto il dolore, la freddezza e l’indifferenza che aveva usato
contro di me, ma non le avrei dato quella soddisfazione, se avesse voluto
sarebbe venuta da me e mi avrebbe chiesto di affrontare il problema.
Non volevo che mi vedesse così debole, così cercai di intavolare un
discorso.
-Non avevo previsto il tuo arrivo, se vuoi puoi dormire in camera con me
altrimenti posso distendere il divano-letto-
-Il divano-letto va bene-
-Come vuoi-
Era arrivato il mio turno di fare la stronza, non poteva pensare di venire
a casa mia e dettare legge, avrebbe seguito le mie regole.
-Quanto tempo ti tratterrai?-
-Non lo so ancora-
-Fammi un fischio quando decidi, meglio ancora se non vuoi parlarmi affatto
puoi sempre mandarmi i segnali di fumo-
Ero furiosa, furiosa perché credevo che la sua iniziativa di venirmi a
trovare fosse almeno un passo avanti, ma ogni volta mi chiudeva la porta in
faccia ed io ero stanca di essere l’unica a voler trovare uno spiraglio.
Mi chiusi in bagno, avevo bisogno di calmarmi altrimenti l’avrei presa a
schiaffi, beh l’idea non era male ma non era il momento adatto.
Cercai di perdere un po’ di tempo, non volevo ritornare in salotto e
affrontarla di nuovo così pensai che un bel bagno caldo sarebbe stato perfetto,
feci scorrere l’acqua e cominciai a togliermi i vestiti, passai davanti allo
specchio e mi accorsi di essere dimagrita, non mi stupii quando ero stressata
perdevo peso incredibilmente e in quel periodo lo ero.
La notizia del matrimonio, le discussioni con William, i litigi con Mat, l’arrivo di mia madre e adesso quello di mia sorella,
cos’altro sarebbe successo?
Mi rilassai nell’acqua bollente cercando di chiudere i pensieri per un
attimo, una bella vacanza ai Caraibi ecco cosa mi serviva, nel posto più
sperduto del mondo dovevo andare e dovevo portarmi solo la radio, nessuna
connessione con il mondo esterno, praticamente un sogno!
Quando l’acqua cominciò a diventare fredda, mi accorsi di essere rimasta
troppo tempo in bagno, forse Emma mi avrebbe data per dispersa oppure avrebbe
pensato che fossi direttamente morta, le sarebbe anche piaciuto non avermi tra
i piedi ma non le avrei dato questa soddisfazione.
Mi asciugai velocemente e tornai in camera per prendere la biancheria
pulita, prima di entrare nella stanza mi sporsi come una ladra che voleva
evitare di incontrare i padroni di casa, ma quella era casa mia e volevo
assicurarmi che fossi da sola.
Non appena mi vestii suonarono il campanello, purtroppo non feci in tempo
ad aprire la porta perché quando uscii dalla camera da letto la scena che vidi
fu agghiacciante.
William era completamente paralizzato, non riusciva più ad articolare una
frase quando si trovò mia sorella davanti agli occhi, certo era una shock oltre
che una sorpresa e potevo capirlo bene, in quel momento feci ancora un tuffo nel
passato e ricordai di tutte le volte che William faceva le sue comparse con
Emma e mi sbatteva in faccia la realtà dei fatti, loro due stavano insieme.
-Ciao Wil- sussurrò mia sorella.
Silenziosa osservai la scena, non mi sarei persa nulla di quello che si
sarebbero detti, William sembrò uscire dal coma in cui era entrato e la rispose
-Emma...tu...da quanto tempo sei qui?-
-Solo da poche ore-
-Ah- fu l’unico commento che fece.
Era un evento mondiale riuscire ad ammutolirlo, ma chi non l’avrebbe fatto
al posto suo?
Cercai di salvare quella situazione imbarazzante, così mi intromisi.
-William cosa ci fai qui? Hai bisogno di qualcosa?-
In fondo se era venuto un motivo doveva pur esserci.
Alzò lo sguardo da Emma e lo posò su di me, per la prima volta lo vidi
tormentato, la visione di mia sorella lo aveva turbato così tanto oppure c’era
qualcosa che entrambi mi nascondevano ed io non sapevo? Come il motivo per cui
si erano lasciati, ad esempio.
-Si, io sono venuto per portarti questo, ti è caduto in macchina-
Era il mio portafoglio e come la stupida lo avevo dimenticato.
-Oh grazie. Non mi sono accorta che mi era caduto-
A quel punto fu Emma che ci guardava silenziosamente.
-Beh adesso vado-
Non era una cosa di tutti i giorni vederlo a disagio, e questa cosa mi
preoccupava più del dovuto.
-Ti tratterrai molto?- chiese a mia sorella.
-Credo un paio di giorni-
-Allora, a presto Emma!-
Chiuse la porta e ci lasciò da sole.
-Perché eri in macchina con lui?-
Questa si che era bella, si permetteva anche di fare domande.
-Si dia il caso che sia il mio testimone, e insieme a Julie siamo andati a
scegliere il mio abito ma non capisco perché dovrebbe interessarti-
La sua reazione mi fece ben capire che lei non sapeva nulla.
-Che c’è, mamma non ti aveva avvisata?-
Ripresi le sue stesse parole e poco dopo la sentii mormorare
-Non ha senso-
Fu allora che mi resi conto e i tasselli andarono al proprio posto, lei ne
era ancora innamorata, lo amava ancora.
Perché mi sentivo come se mi avessero dato un pugno nello stomaco?
Perché mi sembrava di rivivere le stesse cose di dieci anni fa, e non
volevo riviverle, si sarebbe ripetuto tutto d’accapo.
Presi la borsa ed in fretta uscii dall’appartamento, mi sentivo soffocare
in preda alla più terribile paura che potessero ritornare insieme.
Perché?
Erano entrambi single, sicuramente più maturi di quanto lo fossero al liceo
non ci sarebbe stato niente di male, mi dicevo.
Ma chi volevo convincere?
Arrivai di fronte ad un grande palazzo e salii di corsa le scale, non c’era
bisogno di suonare il campanello, entrai e mi diressi spedita dall’unica
persona in grado di aiutarmi.
-Chi devo annunciare? Signorina, aspetti- mi urlò dietro la segretaria
Aprii di scatto la porta e non mi importava nulla che ci fosse qualcuno,
Matthew mi corse incontro appena mi vide.
-Sophie che ci fai qui, è successo qualcosa?-
Mi buttai completamente tra la sue braccia, e cominciai a piangere.
-Mi dispiace avvocato, ho cercato di fermarla-
-Non si preoccupi Matilde, non mi passi telefonate ora sono impegnato-
La ragazza andò via e ci lasciò da soli, Mat mi
fece sedere sulle sue gambe e aspettò che mi sfogassi.
-Sophie chi ti ha ridotto in questo stato?-
Non era da me correre nel suo studio durante l’orario di lavoro, ma quella
volta avevo bisogno di lui, prima che la mia testa formulasse qualcosa che non
doveva.
-E’ arrivata Emma e già abbiamo litigato- singhiozzai.
Bugiarda! Gridò la mia
coscienza ma non l’ascoltai.
Mat sapeva quali erano i nostri rapporti e mi guardò
comprensivo.
-Come mai è qui?-
-Non me l’ha detto-
-Potrebbe essere l’occasione buona per mettere le cose a posto, no?-
-Non è così semplice-
In realtà non gli avevo mai spiegato cosa fosse successo tra Emma e
William, non sapevo il motivo ma non avevo avuto il coraggio di dirglielo e se
anche il suo migliore amico non glielo aveva confidato, perché farlo io?
-Io non ce la faccio, Mat. Non ce la faccio
questa volta ad affrontare tutto questo.-
-Si che ce la fai. Dov’è finita quella ragazza che non si arrende mai?-
-E’ scomparsa!-
Mi guardò sconvolto.
-Non è scomparso proprio nessuno. Adesso ti dico io cosa faremo, stasera
andremo tutti insieme al nuovo locale che hanno aperto in città, ci divertiremo
e passeremo una bella serata, basta lamentele e basta litigi-
-Non se ne parla- piagnucolai.
-Ormai è deciso, avviso io gli altri-
Prese il telefono e fece un veloce giro di telefonate, ovviamente nessuno
si tirò indietro ma io non mi sentivo dell’umore adatto per divertirmi, avrei
soltanto rovinato la serata agli altri.
-Mat, non mi sembra il caso. Sai bene come sono fatta, non
riuscirò a divertirmi per niente e rovinerò la serata a tutti-
-So cosa stai facendo- mi fulminò con lo sguardo -Non ti permetterò di
chiuderti in casa e crogiolarti sul letto, ok?-
Sorrisi a quella sorta di rimprovero, quante volte ero stata male e avevo
preferito restare da sola e piangere tutte le lacrime avvolta nel mio lettone,
e tutte le volte era arrivato lui che già sapeva doveva trovarmi e mi aveva
trascinato, nonostante le mie proteste, fuori come un sacco di patate.
-Grazie-
Mi abbracciò lasciandomi un bacio tra i capelli.
-Sai che ci sarò sempre-
Non ne avevo dubbi lui ci sarebbe sempre stato anche se lo avessi fatto
soffrire, ma sarei riuscita un giorno a ricambiare l’amore incondizionato che
provava nei miei confronti?
Quando tornai a casa, con un nodo in gola, informai Emma della serata.
La sentii borbottare “Ok vengo” e si chiuse nuovamente nel suo mutismo, non
cercai di intavolare un discorso a cosa sarebbe servito?
Squillò il cellulare così approfittai per andare nell’altra stanza, era
Julie forse voleva disdire l’appuntamento.
-Non dirmi che disdici la serata, non puoi abbandonarmi-
-Ciao anche a te Sophie- rispose solare la mia
amica.
-E comunque no, verrò stasera ma porto con me un’altra persona-
-Un’altra persona? E chi sarebbe?-
-Beh, in realtà l’ho conosciuto da poco però mi ha così assillato in questi
giorni che vuole uscire con me, che non ho saputo dirgli di no-
-Come? Cosa? La mia migliore amica ha un appuntamento con un ragazzo e non
mi dice niente-
-E’ successo così in fretta, e tu hai avuto tante cose per la testa-
-Alt! Niente scuse, voglio tutti i dettagli-
-Si è finto un mio cliente per chiedermi di uscire-
Scoppiai a ridere, questa non l’avevo ancora sentita.
-Hai capito il ragazzo. Hai fatto proprio colpo-
-Non esagerare-
-E chi esagera! Dai racconta un po’, basta monosillabi voglio sapere tutto.
Come si chiama, quanti anni ha, cosa fa, se è alto, moro o biondo-
Restammo a parlare così tanto a telefono da perdere la cognizione del
tempo, non ricordavo da quanto non ci facevamo delle chiacchierate così lunghe.
Per riuscire a ricavare qualcosa di quel benedetto ragazzo ho dovuto
tirarglielo con le pinze, Julie era una persona così riservata e capitava così
raramente che mi parlasse di qualche ragazzo.
-Quindi ricapitoliamo, è un bel fustacchione
alto, moro, occhi neri, 30 anni, lavora nella banca del padre, ma cosa di vuoi
di più dalla vita? Brava Sherlock hai preso un bel pesce grosso-
-Sophie- mi riprese scandalizzata la mia amica facendomi
scoppiare a ridere.
-Ho sbagliato? E’ un pesce piccolo- continuai sapendo come fosse pudica.
-Adesso basta, non resto un secondo di più a parlare con te di queste cose-
-Si giusto, vai vai. Devi prepararti poi me le
racconti un’altra volta queste cose di cui non vuoi parlare-
-Sophie- urlò
Non riuscivo a trattenermi con lei, metterla in imbarazzo era uno spasso.
Ci rendemmo conto che era ormai tardi e avevamo pochissimo tempo per
prepararci alla serata, per la prima volta nella mia vita fui estremamente
religiosa e pregai che tutto andasse nel verso giusto.
Indossai un abitino nero, lungo fino al ginocchio che aderiva al mio corpo
in modo da sottolineare tutte le forme. Aveva una scollatura a V e le maniche
che si fermavano al gomito si aprivano a fiore. Abbinai il vestito ad un paio
di tacchi color carne e una giacca dello stesso colore, lasciai i capelli
sciolti sulle spalle, erano già naturalmente lisci quindi non avevo bisogno di
piastra o phon.
Mat era giù che mi aspettava, ero in un ritardo mostruoso
già sentivo le sue lamentele, contrariamente a quanto avevo previsto Emma era
nel salotto già pronta.
-Mat ci sta aspettando-
Ottenni solo un cenno di affermazione, di male in peggio. Avrebbe fatto la
muta per tutta la serata, o forse William le avrebbe fatto ritrovare la lingua?
Quando salimmo in macchina il mio ragazzo la salutò cordialmente, si degnò
di risponderlo almeno, allora il trattamento era riservato solo per la
sottoscritta.
-Amore sei splendida-
Sorrisi, non ero abituata ai complimenti. Dopo quattro anni mi imbarazzavano
ancora, ovviamente questo lo fece ridere e poggiò la sua mano sulla mia.
-Ti abituerai mai?- mi stuzzicò.
-Beh chi lo sa! Tu non smettere mai di provarci-
Non negavo assolutamente che mi facessero piacere quelle attenzioni, era
sempre bello sentirsi desiderata dal proprio ragazzo.
Quando giungemmo al locale tutti erano già lì ad attenderci, avevano preso
già posto. Julie non appena ci vide ci venne incontro per farci da guida.
-Sempre i soliti ritardatari- scherzò Wil
-Alt! Sapete chi è la solita che non è mai pronta- mi indicò Mat
Gli lasciai un pizzico sul braccio e lo fulminai.
-Grazie per avermi tradito, guarda di chi mi vado a fidare-
Le risate terminarono quando entrò in scena mia sorella, non avevo notato
cosa aveva indossato, era un abito nero e bianco sorretto da un'unica spalla e
stretto sotto al seno da una fascia nera di raso.
-Emma, che bello vederti! E’ passato così tanto tempo- cercò
di smorzare il silenzio Julie, lei conosceva mia sorella praticamente da
sempre.
Si alzò per salutarla e la abbracciò.
-Grazie, Julie. Anche tu non sei cambiata per niente- rispose Emma.
-Lo prendo come un complimento, non si vede che sto invecchiando-
Stavo per risponderla quando mi accorsi del ragazzo seduto affianco a lei.
-Ciao! Piacere Sophie, tu devi essere Thomas- dissi porgendogli la mano.
-Che maleducata, non vi ho nemmeno presentati-
-Ti perdoniamo- le risposi sorridendola-
Beh il ragazzo era un gran pezzo di manzo, una delle cose che le avrei
detto.
Ci accomodammo e ordinammo da bere, tra una chiacchiera e un’altra non
potei non notare che William e Emma si lanciavano spesso degli sguardi e contro
tutte le mie aspettative prese parte al discorso più volte.
A che gioco stava giocando?
Thomas si rivelò una persona davvero simpatica, era perfetto per Julie le
avrebbe dato un po’ di vita, un rapporto frizzante era quello che le serviva.
-Thomas allora per qualsiasi consulenza mi rivolgo a te perché
sono negata e non ci capisco nulla-
Avrei potuto chiedere anche a mia sorella Emma, si era appena laureata in
Economia, a meno che i nostri rapporti non sarebbero migliorati non era nei
miei progetti futuri chiederle una mano.
-Sophie è il terzo bicchiere- mi rimproverò Mat.
Non reggevo l’alcool era una cosa assodata, ma quella sera avevo bisogno di
bere perché rischiavo di non resistere e dare di matto.
Cominciai a ridere, ero già ubriaca.
-Dai Mat, non fare il perfettino
ogni tanto ci vuole-
Prese il mio bicchiere e lo allontanò.
-Cattivo!-
Scosse la testa esasperato, ma invece di dargli retta mi alzai dalla poltrona.
-E adesso dove vai?-
-Basta stare seduti, forza andiamo a ballare-
Lo presi per mano cercando di trascinarlo con me, Mat
odiava ballare infatti mi lasciò andare da sola, poco dopo mi raggiunsero Julie
e Thomas.
Avevo voglia di
staccare la spina, sentivo addosso lo sguardo di Emma e
William come se fossero due calamite.
Mi lasciai andare seguendo il ritmo della musica peccato che non tutti
erano della stessa opinione, perché un ragazzo si avvicinò a me ignaro che a
due passi ci fosse il mio ragazzo attento e vigile.
-Bella, vogliamo andare a farci un giro?-
-No grazie-
Il ragazzo non mollò e insistette.
-Dai solo un giro-
-Ti consiglio di evaporare perché la ragazza è impegnata-
Arrivò il mio cavaliere a salvarmi.
-Amore lo sai che non devi essere geloso-
A quel punto non poteva più scappare così lo trascinai sulla pista, sentivo
i miei piedi chiedere pietà ma proprio non riuscivo a fermarmi, giravo sempre
più veloce fino a quando non fui costretta a sedermi.
-Sophie la prossima volta che bevi qualcosa, giuro che ti
ammazzo- mi minacciò il mio ragazzo.
Mi lasciò sul divano e andò a prendere un bicchiere d’acqua perché ero
pallida come un lenzuolo, chiusi gli occhi sperando che la stanza smettesse di
girare.
Quando finalmente vidi le pareti tornare al proprio posto, diedi
un’occhiata in giro. Julie e Thomas stavano ancora ballando, Mat era al bancone, mancavano Emma e William.
Misi un piede dopo l’altro e senza barcollare mi avviai per il locale,
c’era troppa gente sicuramente non li avrei trovati.
C’era una tenta rossa che separava il privè dalla sala, mi avvicinai e
sentii due voci che conoscevo fin troppo bene.
-Perché sei tornata?-
-Non hai nessun diritto di chiedermelo-
Seguì una breve pausa quando William ricominciò a parlare.
-Mi dispiace, lo so ho fatto schifo, anzi di più-
-Tu mi hai usata- lo accusò Emma
-Non è vero, ero affezionato a te lo sono ancora-
Sentii un vuoto, come se mi avessero tolto la terra sotto i piedi, aprii la
tenda quel poco che bastava a guardare all’interno. William le accarezzò il
viso e lei non si allontanò.
-Tu...dopo tutto questo tempo? Pensi ancora a lei, anche adesso che...-
Non riuscii più a seguire il discorso, un tremendo capogiro mi colpì
all’improvviso.
-Sophie- urlò qualcuno.
Mi alzarono di peso e mi posarono su un divano.
-Sophie mi senti? Apri gli occhi, ti prego- implorò
Quando ripresi conoscenza trovai Emma e William che mi guardavano
terrorizzati.
-Di cosa stavate parlando?- riuscii a blaterare.
Emma gli sussurrò qualcosa che non udii, ma fu abbastanza per farmi
scoppiare, cercai di mettermi in piedi anche se sapevo di non poter fare due
passi.
-Dove vai? No resta seduta- mi disse Emma.
-Via, lontano da voi. Mi fate solo del male non lo capite?-
Avevo perso totalmente il controllo e più li guardavo più mi sentivo
soffocare, dovevo andare via da loro, via da tutto questo perché io non ero in
grado di affrontarlo.
-Aspetta!- mi richiamò Emma preoccupata.
In realtà barcollavo e rischiavo di finire spiaccicata al suolo, ma non mi
importava.
Julie corse verso di me e mi abbracciò.
-Cosa è successo? Dov’eri?-
Scoppiai a piangere, non ne potevo più.
-Sono stanca Julie-
-Chiamo Mat e ti riporterà a casa-
Non ero stanca fisicamente, non era ciò che intendevo.
-No Julie, non capisci. Io sono stanca di combattere-
-Combattere? Contro chi?-
-Contro me stessa, contro loro due-
Era qualcosa più grande di me, qualcosa che non riuscivo a controllare e mi
spaventava perché io ero quella razionale, quella che progettava ogni cosa, perchè quei sentimenti non li avevo mai provati e il cuore
mi stava giocando un brutto scherzo...
________________________________
Salve ragazze!
Eccomi qui con questo
nuovo capitolo, quante cose sono accadute.
Povera Sophie, reggere tutte queste emozioni è impensabile.
Cosa si saranno detti
William e Emma? Cosa è accaduto in passato? Cosa Sophie
non deve ancora sapere?
Pian piano si scoprirà
tutto non vi preoccupate.
Grazie alle 53 persone
che hanno inserito la storia tra le seguite, alle 20 persone tra le preferite e
alle 7 tra le ricordate...e ovviamente grazie a chi commenta e chi legge.
Aprii gli occhi lentamente giusto il tempo di rendermi conto di dove mi
trovassi. Ero a casa mia, nella mia camera ed era mattino, cercai di ricordare
cosa fosse successo la sera precedente piano piano
tutti i ricordi stavano tornando a galla.
Il locale, Emma, William, io...tutto tornò alla mente.
Un terribile mal di testa mi colpi, quante volte mi ero ripromessa di non
bere io non reggevo l’alcool perché diavolo dovevo ubriacarmi?
Le circostanze necessitavano una buona dose di rhum e vodka, mi dicevo.
Ero sola, o almeno così sembrava non sentivo altri rumori provenire dalle
altre stanze, avevo una voglia di correre in bagno e vomitare tutto quello che
avevo ingerito ma mi mancavano le forze.
Chiusi gli occhi perché tenerli aperti richiedeva un sacrificio enorme, e
la testa non voleva smettere di suonare musica rock, batteva come un martello
pneumatico, ma guardate un po’ se una ragazza di 26 anni doveva ridursi in
questo stato, per cosa poi? O meglio per chi?
La porta si aprì ed Emma si fermò sullo stipite.
-Come ti senti?-
-Uno schifo-
-Mat è andato a comprare delle aspirine-
-Perché è qui?-
-E’ rimasto tutta la notte, lo hai fatto preoccupare da morire ieri sei
praticamente crollata e solo adesso hai ripreso conoscenza-
Oh! Ma che avevo combinato? Ero un disastro, forse era colpa dell’alcool ma
solo allora mi resi conto che avevo parlato con Emma.
Se avessi saputo che dovevo quasi morire per avere il piacere di fare una
chiacchierata con lei, quasi mi sarei attrezzata prima, quasi...
Chiusi di nuovo gli occhi, non avevamo altro da dirci almeno mi riposavo ma
all’improvviso sentii il letto piegarsi e mi accorsi che Emma non era andata
via ma si era seduta. Guardava dritto davanti a sé come se stesse trovando il
coraggio di fare qualcosa.
-L’ho lasciato perché non mi amava-
Quella rivelazione per poco non mi faceva cadere dal letto, e poi ricordai
quello che avevo sentito la sera prima.
Tu mi hai usata
Era davvero stato capace di fare questo?
Tenni quel pensiero per me, non volevo interromperla ora che aveva deciso
di parlare.
-O almeno non era l’amore che provavo io-
Si fermò per una breve pausa, potevo capire cosa stesse provando, il dolore
dei ricordi doveva essere straziante.
-Non l’ho capito subito, e ti ho trattata male quando hai cercato di
mettermi in guardia ma io non volevo ammetterlo. A quel punto era troppo tardi,
io ero irrimediabilmente innamorata di lui, ma lui non lo era di me-
Il primo amore non si scorda mai, ecco cosa diceva il detto. Forse era
quello il motivo per cui Emma continuava a soffrire a distanza di tempo, ma
cosa c’entravo io?
-Non fu lui a rivelarmelo ovviamente, lo scoprii io per sbaglio ascoltando
una conversazione e allora tutto mi fu chiaro. Lo misi alle strette e lui mi
disse la verità, io pensavo ci fosse un’altra ma lui negava e io lo credetti-
Non riuscivo ancora a capire, mancava ancora qualcosa.
-Non ho fatto scenate, ma sono stata in silenzio e l’ho osservato a lungo.
C’era qualcosa che non aveva voluto dirmi e io dovevo scoprire la verità-
Continuava a non guardarmi negli occhi, aveva lo sguardo perso nel vuoto.
-Poi l’ho scoperto, la verità mi colpì come un fulmine a ciel sereno e ne
fui totalmente devastata, forse inconsciamente l’avevo capito già molto tempo
prima-
Cosa aveva scoperto?
-Qual è questa verità?-
La mia domanda la risvegliò da quello stato catatonico in cui era entrata,
si voltò di scatto e mi guardò a lungo, era combattuta era evidente.
-Non posso...-
-Amore ti sei svegliata-
Così prese dal discorso non ci eravamo accorte che Mat
era rientrato, Emma si alzò dal letto e ci lasciò da soli.
-Io sono di là se avete bisogno-
Quando se ne andò Mat mi diede una mano ad
alzarmi e mi abbracciò.
-Mi hai fatto prendere uno spavento. La prossima volta farò portare solo
acqua vediamo se anche con quella dai i numeri-
-Io non ci giurerei-
-Lo so che ti ubriachi anche con una coca cola-
Sospirò affranto e io tremai nel tentativo di non scoppiare a ridergli in
faccia.
-Vuoi un aspirina? Almeno ti sentirai meglio-
Annuii e lui andò a prendere un bicchiere con un po’ d’acqua, non ebbi
nemmeno il tempo di ingoiare tutto che dovetti correre in bagno a vomitare.
Non so per quanto tempo stetti lì, non permisi a Matthew di entrare e
assistere a quella scena penosa e disgustosa.
-Posso entrare adesso?-
-Credo di si-
Mi accasciai a terra senza forze e quando entrò mi prese in braccio e mi
riportò sul letto.
-Forse adesso il peggio è passato, avevo bisogno di buttare quella
schifezza che avevo in corpo- cercai di rassicurarlo.
-Tu però mangia leggero oggi-
-Si dottore- lo presi un po’ in giro.
-Che ingrata! La prossima volta ti farò crepare a terra-
Scoppiai a ridere.
-Dai amore, stavo scherzando su non mettere il broncio-
Fece il solito labbruccio e sorridendo mi avvicinai
per baciarlo cadendo entrambi come due massi.
-Sei un sacco di patate- mi comunicò
-Vuoi dire che sono grassa?-
Con uno scatto mi sedetti su di lui e gli puntai la forbice che avevo sul
comodino al collo, ingoiò rumorosamente guardandomi scioccato.
-Sophie cara, mi spaventi sembri Terminator-
Ci pensai su un minuto.
-No, non mi piace-
-Ok allora chi vuoi essere?- assecondava sempre le mie pazzie, ecco perché
lo amavo.
-La bambola assassina- feci una risata da premio oscar.
-Esci da questo corpo-
Matt mi buttò a terra e fu lui questa volta a tenermi alle strette.
-Posso riavere gentilmente indietro la mia ragazza?-
-Forse! Se farai il bravo bambino a Natale avrai un bel regalo-
-A Natale?-
Non riuscii a trattenermi un attacco di risa mi colpì, impiegai circa dieci
minuti a riprendermi.
-Ma cosa vai a pensare?- Chiesi colpendolo sul braccio.
-Depravato!- dissi ridendo ancora e Mat mi seguì
a ruota libera.
-Mi fa male la mascella, non ce la faccio più a ridere- conclusi con le
lacrime agli occhi.
-Ok allora adesso piangiamo- se ne uscì Mat.
Lo guardai scandalizzata, ero io quella pazza che cacciava cavolate al
minuto.
-Credo di dover chiamare io l’esorcista- ribadii convinta
-No non credo, vedi che tra poco mi passa-
-Se lo dici tu-
Feci un lungo respiro, tutto quel ridere mi aveva tolto il fiato.
-Tu non dovresti essere a lavoro?-
-Non importa, non me la sentivo di lasciarti in quello stato-
-Ma adesso sto bene quindi sloggia!-
-Mi stai cacciando?-
-Assolutamente si!-
-Ok questa me la segno- puntualizzò ma non c’era nessuna traccia di
dispiacere sul suo viso, anzi era rilassato e sereno.
Sapeva perfettamente che non ero quel genere di persona smielata da far
venire la carie ai denti.
-Sicuro che posso lasciarti da sola?- mi chiese preoccupato.
-Te l’ho detto, sto bene-
-Tu però non uscire ancora, oggi resta a casa ti prego-
Avrei fatto come mi aveva chiesto, non volevo che al lavoro dovesse tenere
il pensiero costante su di me.
-Non preoccuparti ci sono io- comparì all’improvviso mia sorella.
Più sereno e sicuro di lasciarmi in buone mani andò via, non prima di
avermi lanciato una lunga occhiata della serie Ho capito che è cambiato qualcosa, voglio sapere tutti i dettagli.
Emma era ancora ferma lì che mi osservava, non avevo dimenticato affatto
quello che ci eravamo dette quella mattina.
-Emma-
Aspettò che continuassi.
-Grazie- sussurrai.
-Per cosa?-
-Per avermi permesso di capire un po’ della tua vita-
I suoi occhi erano lucidi quanto i miei, ma se sapevo una cosa di mia
sorella era il suo orgoglio grande più del mio.
Abbassò lo sguardo, non voleva che leggessi l’emozione di quel momento,
qualcosa che sarebbe dovuto accadere molto tempo prima.
-Spero ne sia valsa la pena-
-Cosa?-
-Non ho rinunciato a lui per lasciarlo alla prima di turno che passa, spero
che un giorno anche tu lo ammetterai-
-Cosa devo ammettere?-
Scosse la testa, non me lo avrebbe detto.
-Tra l’odio e l’amore c’è la distanza di un bacio, un giorno te ne
accorgerai-
Non ero sicura di quello che avevo appena sentito, forse ero ancora sbronza
ma il mio cervello captò benissimo il messaggio.
Cosa voleva dirmi? A chi aveva lasciato William?
La mia mente formulò un pensiero che subito cancellai, non potevo essere io
quella persona, noi ci eravamo sempre odiati ma...come mi aveva gentilmente ricordato
mia sorella confondere l’odio e l’amore era facile come bere un bicchier
d’acqua e allora la domanda sorse spontanea.
Potevo io amare qualcun altro al di fuori di Mat?
Si potevano amare due persone?
Sapere la risposta mi spaventò più di ogni altra cosa al mondo, fu per
questo che decisi di non rispondere, almeno non ancora.
Ero così confusa e dovevo fare chiarezza perché il fatto era serio, era in
gioco qualcosa di più grande dell’amare o non amare una persona, c’era in gioco
il mio matrimonio.
-Avanti il prossimo-
Entrai diretta nella stanza e quando la mia amica mi vide entrare per poco
non le prendeva un colpo.
-Sophie, che ci fai qui? Non dovresti essere a letto?-
-No adesso sto bene, poi sai come sono fatta non riesco a stare ferma più
di cinque minuti-
-Lo credo bene, ma sai adesso ho delle visite-
-Lo so-
Noncurante mi sdrai sul divano da buona cliente, almeno nei film così
facevano.
-Io sono la tua cliente. Hai appuntamento con me-
Era completamente paralizzata, con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
-E me lo dici così?-
-Vuoi un invito scritto? Guarda che ho chiamato la tua segretaria-
Non riusciva ancora a crederci.
-Stai scherzando vero?-
-Non sono mai stata più seria di cosi-
Ancora scettica prese quaderno e penna e si sedette di fronte a me.
-Dimmi tutto cocca, esponimi i tuoi drammi-
Avrei dovuto cominciare dal principio ma non sarebbe bastata un’ora poi
un’idea mi balenò per la mente.
-Com’è andata con Thomas?-
Julie mi guardò truce ma non resistette.
-E’ andata bene, è un bravo ragazzo-
Sorrisi a 32 denti.
-Ti piace eh?-
Divenne tutta rossa e biascicò qualche parola incomprensibile.
-Ok basta!- il suo tono autoritario mi fece pensare il peggio.
-Sei tu la paziente e tu devi parlare-
Cercai di trovare le parole giuste, respirai profondamente e presi
coraggio.
-Credo di avere dei dubbi-
-Su cosa esattamente, sulla tua sanità mentale?-
-No quella è a pezzi da quando sono nata è un dato di fatto!-
La sua voleva essere una battuta, mi fulminò e continuai sganciando
veramente la bomba.
-Sul mio matrimonio-
Quaderno e penna caddero a terra, Julie non sapeva cos’altro dire.
-Tu...perchè?- mi chiese incredula.
A quel punto mi alzai di scatto, non riuscivo più a stare ferma, cominciai
a camminare avanti e indietro come una psicopatica.
-Io non lo so! Mat è il marito perfetto che ogni
donna vorrebbe al proprio fianco e io sono qui a dirti che forse non voglio più
sposarlo e lui è rimasto tutta la notte con me preoccupato per la mia salute,
invece io lo sto pugnalando alle spalle. Cos’ho nella testa? Cos’ho?-
Julie fermò il mio fiume di parole, stavo dando di matto e quando ero
particolarmente nervosa cominciavo a parlare a raffica.
-HeySophie, calmati!-
Poggiò le sue mani sulle mie spalle, mi accorsi di aver trattenuto il fiato
per troppo tempo così ripresi a respirare.
-E’ quello che penso?- mi chiese Julie
Forse lei lo aveva capito prima di me, ma era rimasta in silenzio
aspettando che me ne accorgessi da sola o magari lo avevano capito tutti tranne
me.
-Si possono amare due persone?-
Julie mi guardò per un istante prima di rispondere.
-Vuoi una risposta da migliore amica o da psicologa?-
-Preferirei entrambe-
-Da migliore amica ti dico che non ne ho idea perché non l’ho mai provato,
ma da psicologa avendo studiato la mente umana ti dico che è possibile, come è
possibile che tu stia prendendo un abbaglio-
-Cioè?-
Forse c’era ancora speranza.
-Chi ti dice che tu sia innamorata anche di quest’altra persona? Potrebbe
essere la confusione del momento che ti fa credere di amare qualcuno che in
realtà non ami-
-Tu mi stai dicendo che penso di amare qualcuno che non amo?-
Dio! Mi sembrava uno scioglilingua.
-E’ una possibilità da non escludere. Ora ti faccio una domanda senza
girarci più intorno e tu devi essere sincera-
-Ami William?-
Sentire pronunciare il suo nome così a bruciapelo, mi scombussolò non poco
avevo evitato di parlare di lui direttamente forse perché non mi sentivo ancora
pronta ad esporlo ad alta voce.
-Non lo so, io non ci ho mai pensato-
-Vedi? Sei sicura di amare Mat ma non sei sicura
di amare William. Butteresti all’aria il tuo futuro per un qualcosa di ancora
incerto?-
-E cosa dovrei fare secondo te? Illudere Mat fino
alla fine e poi dirgli oh guarda scusa mi sono accorta di non essere innamorata
di te?-
Non volevo nemmeno provare ad immaginare la scena, era orribile!
-Ti sto dicendo di prenderti del tempo e fare chiarezza nel tuo cuore,
prova ad analizzare i tuoi sentimenti quando sei con l’uno e con l’altro. Non
posso negare che molte volte ho pensato tu provassi qualcosa per William, il
vostro odio era qualcosa che non mi spiegavo. Perché due persone devono
scontrarsi in questo modo se non per nascondere un interesse?-
Era mia abitudine partire in quinta quando qualcosa non andava, o quando
ero confusa. Avrei dovuto prendermi una pausa, un momento per riflettere ma
cosa avrebbe pensato Matthew se gli avessi chiesto una cosa del genere pochi
mesi prima del matrimonio? Per non parlare del fatto che avrei attirato dei
sospetti non solo da parte sua e in quel momento non mi andava di entrare allo
scoperto, dovevo ancora capire cosa era accaduto in passato e cosa c’entravo io
nella rottura tra William e Emma, se ero stata davvero io la causa.
Forse un po’ di confusione era normale, chi prima di sposarsi non aveva
avuto dei dubbi, magari stavo solo creando un problema gigantesco che non c’era
o erano solo mie paure.
Tornai a casa completamente stravolta, quella pseudo chiacchierata mi aveva
stravolta, si perché non era stato un discorso come gli altri, avevo ammesso
una mia debolezza, una debolezza che mai avevo pensato di avere.
Avevo ammesso delle verità che in realtà sconvolgevano anche me, e dovevo
essere io la prima a metabolizzarle.
Posai le chiavi della macchina sul tavolo e mi sedetti stremata, mi passai
le mani tra i capelli quasi come se volessi scacciare anche i pensieri che
erano dentro la mia testa e non avrebbero dovuto esserci.
Mi fermai un attimo a pensare e mi accorsi che non c’era nessuno in casa.
-Emma?-
Nessuna risposta, in cambio trovai un biglietto.
Sono uscita a
fare due passi, ci vediamo più tardi.
Il mio stomaco brontolò rumorosamente, in quella confusione avevo persino
dimenticato di mangiare.
Come al solito non avevo fatto la spesa e non c’era nulla di commestibile,
ordinai una pizza, meglio gettare i dispiaceri nel cibo.
Mi tolsi le scarpe e camminai a piedi nudi sul pavimento, era così
rilassante mi faceva stare bene, chiamai anche Mat ma
aveva la segreteria così gli lasciai un messaggio.
Volevo
semplicemente avvisarti che sono viva, non preoccuparti ci vediamo stasera.
Davvero romantica, dovevo ammetterlo, in realtà quel messaggio sembrava
freddo anche a me ma era meglio rassicurarlo.
Stavo veramente morendo di fame, era passata già mezz’ora quanto altro
ancora dovevo aspettare?
Diventavo davvero isterica quando non assumevo un pasto decente, sentii un
rumore provenire dalla finestra e sperai con tutto il cuore fosse il furgoncino
delle pizze.
Quando mi affacciai, quasi avrei preferito fosse il furgone e non solo
perché avevo fame ma perché vidi scendere Emma dalla macchina di William, ecco
spiegata la passeggiata improvvisa in una città che non conosceva per niente.
Sembravano in confidenza, due amiconi che non si vedevano dai tempi del
liceo.
Perché era uscita con lui se poi quella mattina mi aveva confessato di averlo
dimenticato e di voler lasciar campo libero a qualcun altro, ammesso che fossi
davvero io?
Eppure si era confidata ed io le avevo creduto perché mi sembrava sincera,
allora mentiva?
Mi accorsi che si erano avvicinati, mi era sfuggito chi lo avesse fatto per
prima ma adesso William era appoggiato alla macchina mentre Emma gli stava di
fronte, stavano chiacchierando di qualcosa di serio a vedere le loro facce.
Emma lo aveva abbracciato e dopo un attimo di esitazione lui l’assecondò,
le accarezzava i capelli dolcemente come se avesse a che fare con una bambina
da consolare, quando lei si staccò lentamente lo guardò ancora una volta negli
occhi e sfiorò le sue labbra con un bacio prima di allontanarsi.
Spalancai gli occhi dallo stupore, non mi sarei mai aspettata un gesto del
genere né tantomeno la mia reazione.
Cercai di fermare il mio cuore che aveva preso a battere impazzito e mi
voltai di scatto, non riuscivo a reggere quella visione, mi poggiai di schiena
contro il vetro chiudendo gli occhi.
In fondo non era affar mio se uscivano ancora insieme, ma allora perché sentivo
un macigno poggiato sul mio cuore?
Non mi voltai, non vidi se William era ancora lì, non volevo saperlo e mai
avrei saputo che anche lui fermo nella mia stessa posizione mi guardava da
lontano sperando che io non avessi visto nulla...
______________________________
Piaciuto il capitolo?
Vi ho lasciato senza parole?
Piano piano le cose cominciano a venire a galla, il vaso di
Pandora è stato scoperchiato e adesso dobbiamo subirci le conseguenze, no?
Mi scuso se c’è
qualche errore ma non ho la forza di controllare il capitolo d’accapo, non mi
sento molto bene.
Anzi ne approfitto per
comunicarvi che non so se il prox capitolo arriverà
entro la prox settimana, sto passando un periodo
emotivamente instabile e ho bisogno di ritrovare il mio equilibro per riuscire
a mettermi di nuovo al pc e scrivere.
Mi dispiace tanto e
ringrazio come sempre chi continua a darmi sostegno.
Non avevo chiuso occhio quella notte, almeno non dopo tutto quello che era
successo, non mi aspettavo di rivedere Emma dopo tutto quel tempo.
Erano passati anni eppure non avevo dimenticato nulla, m ero comportato da
vero stronzo con lei, l’avevo fatta soffrire ma le volevo bene, forse non
esattamente il bene che intendeva lei.
Era diventata ancora più bella, si Emma lo era sempre stata talmente
opposta a sua sorella. Sophie era particolare, non
c’era un modo per descriverla delicata come un fiore e pungente come un’ape.
Nel corso degli anni non c’era mai stata una tregua tra di noi, sempre
pronti a punzecchiarci, urlarci, farci dispetti. Lei sempre sulla difensiva,
acida ed io sempre menefreghista.
Avrei dovuto ignorarla, lo sapevo bene mi aveva portato già fin troppi guai
eppure c’era qualcosa di lei che mi attirava come una calamita così non
riuscivo mai a resistere e nell’avvicinarmi non facevo altro che allontanarla
sempre di più perché non trovavo un modo adatto di fare una conversazione
civile con lei, dovevamo sempre azzuffarci.
Ricordavo perfettamente il giorno in cui avevo scoperto che fosse la
ragazza di Matthew, non era stato esattamente un colpo al cuore ma ritrovarmela
anche al college dopo tutto quello che avevamo passato non era nei miei piani.
Volevo allontanarla dai miei pensieri, invece il destino non faceva altro
che incrociare le nostre strade, da nemico a testimone della sposa, come ci ero
arrivato?
Conoscevo Mat fin da quando ero bambino, poi i
suoi genitori avevano cambiato città e ci eravamo persi di vista, rivederlo al
college era stata una gioia, un amico ritrovato come diceva anche il libro.
Sospirai pensando a tutti i ricordi che erano tornati alla mente, ero steso
supino sul letto con le braccia incrociate dietro la testa e guardavo il
soffitto.
La sveglia segnava appena le sei e un’altra notte passata in bianco, non
ricordavo quando era stata l’ultima volta che avevo dormito.
Avrei voluto chiamare Mat e chiedergli come stava
Sophie ma era ancora presto forse stavano ancora
dormendo, insieme.
La fidanzata del mio migliore amico era terreno proibito, almeno così mi
ripetevo e avevo sempre censurato quei pensieri su di lei, almeno fino a quando
avevo saputo la notizia del matrimonio.
Non che prima non avessi mai pensato a lei, la sognai per la prima volta
anni prima quando mi accorsi che non era più quella bambina insolente con i
codini che amava sfidarmi, era diventata una donna, la bambina era ormai
cresciuta, e aveva preso le sue forme, quando la vidi splendida nel suo abito
rosso scendere le scale alla festa della maturità capii che la farfalla era
uscita dal suo bozzolo, non l’avevo mai guardata da quel punto di vista o forse
si, ma non me ne ero mai accorto.
Decisi di alzarmi non aveva più senso restare a letto, mi feci una doccia e
preparai un caffè per cominciare quella giornata, addentai una brioche quando
squillò il cellulare, era Mat.
-Mat! Che c’è? E’ successo qualcosa?- chiesi a raffica.
-No Will, sto uscendo per andare in farmacia e volevo darti delle notizie-
Dalla voce sembrava distrutto, conoscevo il mio amico e sapevo che era
stato tutta la notte a vegliare su Sophie,
quell’incosciente lo faceva sempre preoccupare.
-Come sta? Si è svegliata?-
-No, dorme da ieri sera. Io non ho chiuso occhio, adesso le vado a comprare
qualche aspirina già so che al risveglio si sentirà intontita-
-Se hai bisogno di qualcosa-
-Grazie sei un amico. Se non ci fossi stato tu ieri sera-
Dopo averla vista scappare in lacrime dal privè l’avevo seguita,
preoccupato che potesse cacciarsi nei guai ma anche perché non sopportavo
l’idea di averla fatta piangere ancora, era sempre colpa mia non riuscivo
proprio ad imparare dagli errori.
Quando l’avevo vista perdere le forze mi ero precipitato a soccorrerla
prima che potesse toccare terra, così ci aveva trovati Mat.
-Non devi! L’avresti fatto anche tu al posto mio-
-Lo so. Sono ancora sconvolto, a volte devo badare a Sophie
come se fosse una bambina-
Ridacchiai, come potevo dargli torto era un uragano.
-Ma è anche per questo che l’amo, non fa mai ciò che mi aspetto-
-Questo è sicuro-
-Vabbè dai, sto per entrare in farmacia, magari ci sentiamo in
giornata-
-Fammi sapere come sta-
Riattaccai e mi sentii un verme, se avesse saputo che stava scappando per
colpa mia mi avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Non avevo mai raccontato a Mat il casino che
avevo combinato al liceo con Emma, né tantomeno le litigate con Sophie, quello che sapeva lo aveva scoperto in parte al
college perché anche lì io e la sua ragazza avevamo dato il meglio di noi
insultandoci davanti ad un Matthew sconvolto e allora aveva afferrato quanto
poco ci tollerassimo ma non si era mai dato per vinto, anzi aveva sempre
cercato di farci collaborare con scarsi risultati ovviamente.
Avevo pensato che Sophie gli avesse detto
qualcosa ma probabilmente si era limitata a dirgli che mi odiava dai tempi del
liceo e non aveva mai approfondito l’argomento.
Non sapevo spiegarmi il motivo per cui ero stato zitto, lui era un caro
amico che avevo perso di vista per un lungo periodo e non sapeva affatto
com’ero a quei tempi, cambiavo ragazza al minuto beh erano anche loro che si
offrivano consenzienti ed io di certo non rifiutavo, non ricordavo neppure
com’ero riuscito a crearmi quella bella fama, forse il fatto che giocassi a
baseball era sicuramente un mio vantaggio, con tutte le cheerleader intorno che
gridavano come oche e poi successe improvvisamente ad una festa, bevvi più del
solito e finii a letto con una ragazza.
Da allora accadde semplicemente che le ragazze cominciarono a darmi corda
ed io divenni più stronzo di quello che ero già.
Volevo solo divertirmi, avevo l’età per farlo, ragazze a volontà e buoni
amici chi mai si sarebbe tirato indietro e poi c’era lei che tormentava tutti i
miei giorni.
-Mi fai schifo-
mi urlò contro facendo fermare tutti gli studenti che stavano passando in quel
momento nel corridoio.
Io, fermo
vicino al mio armadietto, mi girai verso di lei e serrai gli occhi per
l’indignazione.
-Non sai quel
che dici, bellezza-
Sorrisi ed ero
convinta di averla in pugno, ma cosi non era.
Un sorriso, uno
sguardo, una parola e le ragazze cadevano ai miei piedi con lei avevo
esattamente l’effetto opposto.
-Bellezza ci
chiami tua sorella, hai capito razza di idiota?-
La ragazza era
aggressiva, mi piaceva.
-Posso sapere,
di grazia, cos’ho fatto per meritare la tua ira sfrontata?-
La presi un po’
in giro e mi incenerì.
-Dimmi un po’
ti credi di essere Dio sceso in terra? Chi ti da il diritto di trattare le
persone come se fossero delle nullità? C’è una ragazza in bagno che piange a
singhiozzi per il modo spregevole in cui l’hai trattata. Ma che razza di
persona sei? Sei un mostro!-
E da lì cominciò tutto, sembrava la paladina della legge sempre a difendere
il mal capitato che incrociava la mia strada, sempre a puntarmi il dito contro
e pronta ad annotare qualsiasi mossa facessi.
Mi erano sempre piaciuti i battibecchi tra noi due, Sophie
era una in gamba che non si fermava davanti a niente, molti erano intimoriti
mentre lei era capace di affrontare un gigante se pensava che le sue cause
fossero giuste e nobili.
Aveva coraggio ed era una persona leale, l’ammiravo per questo ma mi dava
parecchio filo da torcere.
I miei amici mi ripetevano che dovevo farla stare zitta una volta per
tutte, ma mi divertivo, potevo dire che addirittura mi mancavano le sue urla
quando mancava dei giorni.
Era uno spasso vederla gonfiare le guance dalla rabbia, mi faceva ridere e
ovviamente lei si arrabbiava.
Quando conobbi sua sorella Emma, vidi il suo carattere chiuso, timida,
introversa e bella con quei suoi capelli biondi già a quell’età mi incuriosii e
mi avvicinai per conoscerla, non avrei mai creduto che dopo un po’ mi sarei
affezionato, non l’amavo questo era certo ma a sedici anni si può confondere
benissimo l’affetto, mettiamo poi che non ero il classico tipo da innamoramento
e potevo senza alcun problema portare avanti una storia.
Avevo sbagliato a giocare con i sentimenti di Emma, era sua sorella
qualcosa dovevano avere in comune, eppure erano due poli opposti e più volte Sophie mi aveva messo in guardia, non l’avevo mai
ascoltata.
Non era un mio giocattolo, ma pian piano cominciai a capire i suoi punti
deboli e a colpirla dove le facevo più male e non mi importava che qualcun
altro soffrisse, volevo solo che la smettesse di torturarmi.
Sarebbe stata capace di incolparmi anche del surriscaldamento del globo
terrestre, non ero certo un santo questo era vero ma nessuno mai aveva mai
osato affrontarmi come lei faceva con me e la cosa mi irritava quando la mia
squadra mi punzecchiava.
-Quella ragazza
ha proprio del pepe- disse Robert
-L’opposto di
sua sorella- commentò Steve.
-Almeno te la
sei portata a letto?-
-Non è affar
vostro- mi limitai a chiudere la questione
I commenti non
finirono lì.
-Hai visto come
si è infuriata Sophie quando ha saputo che esci con
la sorella?-
-Secondo me è
gelosa marcia-
-Ma se mi
odia!- ricordai.
-Quella è tutta
scena, non ammetterebbe mai che le piaci anche troppo così ti irrita a morte.
Sono sicura che ci starebbe-
-Non sono così
meschino da uscire con lei mentre frequento la sorella-
-Se lei ti
dicesse di si?- mi sfidò uno di loro.
-Chi sono io
per rifiutare ciò che madre natura mi offre-
Tutti
scoppiarono a ridere dandomi delle pacche sulla spalla.
Cazzone! Ero un cretino, non avrei dovuto dire quelle cose ma
gli altri mi facevano pressione e non potevo fare la figura dell’idiota davanti
a tutti, ma se avessi saputo che Emma era lì che ascoltava tutto non avrei
fiatato.
Presi la valigetta e mi avviai al lavoro, ormai nessuno si meravigliava quando
mi vedevano arrivare così presto.
Portavo avanti la ditta di mio padre, ero l’unico uomo nella mia famiglia e
dopo la sua morte le mie sorelle erano piccole e inadatte per poter lavorare ai
cantieri.
-Buongiorno Ingegnere- mi salutarono alcuni operai.
Feci un cenno di saluto a tutti e mi avviai nello studio.
Summer non era ancora arrivata, meglio così non avevo la forza
di sopportare le sue civetterie quella mattina, quella ragazza era una gatta
morta.
-Come andiamo oggi William?- mi chiese Louis la spalla destra di mio padre,
che mi aveva sostenuto in tutto il mio percorso.
-Bene, grazie-
-Non direi, hai una faccia-
-Ho dormito poco-
Mi posò una mano sulla spalla e mi osservò.
-Problemi di donne?-
Scoppiai a ridere, ci azzeccava sempre.
-Ho indovinato! Ah queste donne cosa dobbiamo sopportare, mia moglie ancora
non mi guarda perché ho dimenticato il nostro anniversario-
Quell’uomo era un grande, capivo come mai era il braccio forte di mio
padre.
-E a te che succede? Chi è questa donzella?-
-E’ una storia lunga, non dovrei nemmeno pensare a lei è già impegnata-
-Ahia! Che combini Will?- mi riprese
-Nulla per ora, è un totale casino-
Sospirai sedendomi sulla sedia, mi passai una mano tra i capelli
esasperato.
-Non sono la persona adatta a dirti cosa devi fare, ma ti voglio dare un
consiglio, se la ami veramente combatti altrimenti lasciala andare-
Com’era il detto? Se ami qualcuno lascialo libero?
-Grazie Louis-
Gli sorrisi riconoscente e lui scacciò le parole con la mano.
-E adesso all’opera fannullone, oggi abbiamo molto da fare-
Ci mettemmo a lavorare su quel progetto che avevo voluto portare avanti,
ricordavo benissimo quando gli altri soci dell’azienda non mi avevano dato il
loro appoggio ritenendolo inutile e con nessun guadagno, l’unico a darmi
sostegno era stato proprio Louis e avendo io l’ultima parola come socio di
maggioranza avevo dato il via ai lavori.
Sapevo di poter contare sempre su di lui come padre, come amico..non ero
riuscito a farmi pesare la mancanza di mio padre, quando a soli 23 anni avevo
dovuto prendere in mano le redini dell’impero che mi aveva lasciato, mi sentivo
inadeguato e senza esperienza, anche se ero cresciuto praticamente lì.
Mi immersi totalmente escludendo la realtà che avevo intorno per un paio di
ore solo quando mi concessi una pausa presi il cellulare e controllai se ci
fossero chiamate.
Chiamate 0. Messaggi 1.
Dobbiamo
parlare, lo sai bene anche tu.
Sapevo che dovevamo chiarire ancora molte cose, anni prima non l’avevamo
fatto forse troppo immaturi e incoscienti, ma era arrivato il momento.
Avremmo dovuto farlo la sera precedente ma eravamo troppo scossi.
Ok, passo alle
4.
Fino a quel momento non feci altro che pensare a cosa ci saremmo detti, a
quanti altri altarini sarebbero stati scoperti.
Non avevo più nulla da nascondere ad Emma, forse mi conosceva troppo bene
ma cosa nascondevo ancora a me stesso?
Non mi ero mai fatto problemi nella vita, avevo preso e ottenuto tutto ciò
che volevo e non importava come, forse non sarei mai cambiato dopotutto il lupo
perde il pelo ma non il vizio ma non ero più il ragazzino di una volta, stronzo
si ma quella era ormai la mia faccetta, ma non cattivo.
Da un paio di anni la mia vita era cambiata, io ero cambiato.
Aspettavo che Emma scendesse, avrei potuto benissimo dare l’appuntamento e
aspettarla lì ma non mi sembrava il caso farla muovere in una città che non
conosceva.
Sperai, però, che Sophie non ci fosse o che mi
avesse visto mentre aspettavo sua sorella, già avevamo tanti problemi non ne
servivano altri.
Poco dopo la vidi scendere le scale, aveva indossato dei pantaloni neri che
le fasciavano le gambe, un paio di stivali e un trench lungo fino al ginocchio.
L’amore per la moda non l’aveva mai abbandonata, ancora mi chiedevo come
mai non avesse scelto quella strada.
-Ciao Wil-
-Ciao-
Non potevo negare di essere nervoso ma sapevo nasconderlo bene con la mia
solita freddezza e indifferenza.
-Puoi stare tranquillo, non era in casa-
La fissai di scatto, cominciavo a pensare che mi leggesse nella mente ma mi
accorsi anch’io di essere teso mentre guidavo.
-Grazie-
Avrebbe potuto rendermi la vita un inferno, ma non era stato così.
-Non l’ho fatto solo per te-
Solo? C’era dell’altro? La mia occhiata confusa la convinse a parlare.
-Stamattina abbiamo parlato un po’-
-Non le avrai detto..-
-Non preoccuparti- lo rassicurai -Avrei dovuto perché te lo meriti, ma non
sono così meschina-
Sospirai di sollievo, sapevo bene quanto un legame tra sorelle e una
riappacificazione potesse aprire a nuove confidenze.
Mi fermai ad un bar, possibilmente poco conosciuto e frequentato dai miei
amici non volevo che mi vedessero, ero un codardo? Forse.
Entrammo e ci sedemmo il più lontano possibile, volevo parlare da solo con
lei senza avere orecchie indiscrete intorno.
-Buon pomeriggio! Cosa vi porto?- chiese la cameriera.
-Un caffè- ordinai.
-Due, grazie- mi corresse Emma.
Quando la cameriera si allontanò la inchiodai con lo sguardo.
-Perché non me lo merito?-
Non avevo dimenticato le parole che mi aveva detto in macchina.
-Si sta sposando e vuoi sabotare il suo matrimonio e quello del tuo
migliore amico-
-Non voglio sabotare nulla- precisai ma era chiaro che non mi credeva.
-Ah si? E come penserai di fare dopo che si saranno sposati? Continuerai a
fingere?-
-No, me ne andrò-
Aprì la bocca dallo stupore non se l’aspettava probabilmente perché non
formulò parola fino a quando non ci furono serviti i due caffè.
-Dove? Come farai con l’azienda?-
-Dimentichi che c’è una sede a Monaco, posso gestire la situazione anche da
lì e venire a controllare ogni tanto-
-Non serve a niente scappare-
-Lontano dagli occhi, lontano dal cuore-
Seguì un breve silenzio, interrotto solo dal rumore dei cucchiaini che
giravano lo zucchero.
-Non ci sto- disse ad un tratto.
Non toccava a lei decidere.
-Perché non ti sei svegliato anni fa? Adesso che la stai perdendo ti rendi
conto che la ami?-
Strizzai leggermente gli occhi, non avevo mai ammesso di amare Sophie.
-E se anche fosse?-
-Non capisci che non si tratta solo di te? Credi che nessuno l’abbia
capito? Anche Sophie se n’è resa conto!-
-Cosa? Spiegati!-
Quel particolare mi era sfuggito.
Lei. Non. Doveva. Sapere.
-E’ confusa! Sei contento adesso?-
Mi coprii il viso con la mano e pregai che non fosse la verità, no non
poteva essere vero.
Come avrei fatto a resistere se anche lei provava dei dubbi su Mat su di me?
-No che non sono contento, dannazione! Capisci che perderei un amico?-
Alzai leggermente il tono perché alcuni si voltarono a fissarci, anche Emma
non si aspettava una reazione del genere perché non fiatò.
-Dimmelo!- urlò
-Non è come
credi- provai a spiegarle
-C’è un’altra
vero?-
-Ma cosa vai
blaterando, chi dovrebbe esserci?-
-Tu la ami!
Dillo che la ami, ammettilo!-
Restai
spiazzato, non sapevo cosa rispondere.
-Di chi parli?-
E allora
cominciò a piangere, tratteneva i singhiozzi.
-Ti odio!- urlò
battendo le sue mani sul mio petto.
-Tu ami Sophie. Come hai potuto? Sei venuto con me solo per lei non
è così?-
Io non volevo
usarla, Emma mi piaceva, era bella, solare ma non era Sophie.
-Io...-
-Dio! Non te ne
sei nemmeno reso conto, non lo hai mai ammesso nemmeno a te stesso-
Non facevamo
altro che litigare, come potevo pensare che la amavo.
-Non ho mai
voluto ferirti, credimi-
Non sapevo cosa
avesse letto nei miei occhi perché mi credette.
-Glielo dirai?-
-No- gelai al
solo pensiero che potesse sapere.
-Non devi
dirglielo, ti prego. Ti chiedo solo questo- la implorai.
-Va bene, per
ora-
-Di cosa avete parlato questa mattina?-
Sobbalzò, l’avevo colta di sorpresa forse anche lei era persa in qualche
ricordo.
-Le ho aperto un po’ del mio cuore-
-Non puoi dirglielo, lo sai vero? Manderesti all’aria tutto, per cosa?-
-Per cosa? Per amore forse?-
-Non funzionerebbe, siamo troppo diversi. Andrebbe avanti per qualche mese
e poi? Le distruggo il matrimonio, distruggo una vita felice?-
Sul suo volto spuntò un sorriso carico di tenerezza.
-Sai che non è vero, non sei più quel ragazzino impertinente di una volte,
sei cambiato e lo sappiamo entrambi-
-Coma fai a dirlo?-
-E’ semplice, basta leggere nei tuoi occhi la sofferenza che ti porti
dietro da un po’. Assumersi delle nuove responsabilità ti aiuta a crescere, lo
sai anche tu-
La prima persona che mi aveva chiamato quando avevo perso mio padre era
stata lei, fu quel giorno che mi resi conto di tutti gli errori che avevo
fatto, delle persone che avevo allontanato dalla mia vita senza volerlo.
Mi era stata vicino in quel periodo, nonostante fosse dall’altra parte del
mondo, nonostante tutto il male che le avevo fatto.
Ero stanco, quella conversazione mi aveva privato di tutte le forze
necessario.
-E’ meglio andare, adesso. Si è fatto tardi-
Andai alla cassa a pagare il conto e mi diressi in macchina, non aprimmo
bocca per tutto il tragitto troppo presi dai nostri pensieri.
Arrivammo fuori casa di Sophie, scesi con Emma
per salutarla. Mi appoggiai alla porta della macchina e aspettai che entrasse
nel palazzo quando si voltò ancora una volta.
-Grazie William, ci sarà sempre un posticino per te nel mio cuore-
Perché non potevo amare lei? Così dolce, così bella.
Mi abbracciò e dopo un attimo di esitazione la avvolsi anche io tra le mie
braccia, avevo bisogno di aggrapparmi a qualcuno in quel momento, forse lei era
la mia ancora.
-Il treno della felicità passa una sola volta nella vita, non lasciarlo
andare-
La guardai in quegli occhi così sinceri e la ringraziai, in un battito d’alì le sue labbra scivolarono leggere sulle mie lasciandomi
spiazzato.
Scappò via prima che potessi dirle qualsiasi cosa, aveva tutto il sapore di
un bacio d’addio e forse andava bene così.
Alzai lo sguardo verso il cielo e miei occhi si fermano sull’appartamento
di Sophie, era girata di spalle con la schiena appoggiata
alla finestra.
Aveva visto tutto e sperai che non traesse delle conclusioni affrettate e
sbagliate, come faceva a capire che non c’era posto per nessun’altra?
Nessun’altra tranne lei..
_______________________________
Buongiorno ragazze,
auguri in ritardo di buon san valentino. Passato bene
la serata, o come me a crogiolarmi nel letto? XD
Non vi aspettavate un povwill vero? In realtà nemmeno
io, avevo programmato di scriverlo tra un paio di capitoli, ma a richiesta di
molte ragazze ho voluto accontentarvi.
Non sarà l’unico, ci
sarà qualche altro estratto dei suoi pensieri, come vedete anche lui ha
sofferto, si è sempre stato uno stronzo, egoista ecc ecc
ma qualcosa ha cambiato anche lui, chissà perché quando vede Sophie la parte più negativa di lui esce sempre fuori.
Io lo dico che quella
ragazza lo porterà sulla cattiva strada u.ù
Spero vi sia piaciuto,
aspetto con ansia le vostre opinioni.
Poiché ho un esame tra
meno di dieci giorni credo la prox settimana non ci
sentiremo per niente e mi dispiace tanto.
Ringrazio veramente
tutte voi che ci siete sempre, un bacio ^^
Capitolo 8 *** Tutti insieme appassionatamente ***
Tutti insieme
appassionatamente
Ero in un ritardo mostruoso, correvo come una posseduta da una parte
all’altra della casa afferrando le cose che lanciavo nella borsa tipo rete di
calcio e nel frattempo mi innervosivo perché la sveglia non aveva suonato e
adesso il cellulare squillava da ormai dieci minuti.
Non mi sforzavo nemmeno nel vedere chi fosse perché lo sapevo già, anzi
staccai di nuovo la chiamata sperando che capisse che stavo arrivando non avevo
bisogno di altre trecento telefonate.
-Allora sei pronta?-
Fulminai mia sorella con lo sguardo, perché se quello che stavo facendo
voleva significare essere pronta, le cose erano due o non aveva capito niente o
voleva farmi innervosire.
-Ti sembra che io sia pronta!- urlai al limite dell’isterismo.
Emma alzò gli occhi al cielo ed evitò di rispondermi per non far accendere
un battibecco che sarebbe durato decenni.
-Il matrimonio fa diventare così acidi?- borbottò tra sé ma l’avevo sentita
benissimo.
-Guarda che ti ho sentito!- gridai dalla camera da letto.
Se non voleva una risposta coi fiocchi era meglio svignarsela, quando ero
nervosa dovevano starmi tutti alla larga.
-Ti aspetto in macchina, vedi di darti una mossa-
Mi informò come se non sapessi già che dovevo sbrigarmi, quella mattina
avevo appuntamento con Lindy, dovevamo andare a
vedere il luogo dove si sarebbe svolta la cerimonia.
Io e Mat avevamo già deciso, ma era d’obbligo un
controllo per capire come posizionare i tavoli, il buffet, come abbellire il
tutto.
Emma mi aveva chiesto di accompagnarmi, per quanto fossi riluttante
nell’acconsentire, i miei nervi erano già a pezzi senza bisogno di dover vedere
lei e William, avevo acconsentito non potevo negare proprio adesso che stavamo
riallacciando i rapporti.
-Finalmente!- sospirò Emma appena entrai in macchina.
-Non fiatare- la minacciai.
Fece il gesto di chiudersi la bocca con la zip e buttarla, trattenni il
sorriso che stava per spuntarmi sulle labbra avevo bisogno ancora un po’ di
fare l’acida inviperita, però non potevo negare che tutte quelle cose con lei
mi erano mancate.
Julie aveva da sempre ricoperto il suo ruolo e non immaginavo neppure come
sarebbe stato senza di lei, ma avere una sorella solo di nome e non di fatto
era stato un tormento per anni, forse tutto stava ritornando alla normalità,
forse.
Arrivammo con la bellezza di quaranta minuti di ritardo, anche la dolce Lindy adesso sembrava una iena che si sforzava di sorridere
ed essere cordiale per non far scappare una cliente.
William era appoggiato al pilastro con la sua solita posa da calendario
primavera estate, e sogghignava divertito, se osava dire una sola parola lo
avrei incenerito, anzi lo avrei fatto vaporizzare all’istante.
Probabilmente aveva assistito ad una sceneggiata di Lindy
che non aveva tutti i torti, ma era un dato di fatto che le spose si facessero
attendere non solo all’altare.
-Buongiorno, scusate il ritardo- cercai di addolcire la mia vena isterica.
La ragazza di fronte a me, che aveva la faccia rossa forse per le urla che
mi aveva rivolto, sorrise.
-Ma non si preoccupi, abbiamo tutto il tempo a disposizione-
Anche un cretino avrebbe capito che mi stava prendendo in giro, ma era
meglio che non approfondissi la questione, meglio per lei s’intende.
-La vedo un po’ paonazza, non si sente bene forse?-
Ancora più indispettita gonfiò le guance e voltò le spalle camminando a
passo di marcia, non era mai detto che qualcuno riuscisse a zittirmi.
Quando si fu allontanata giusto il tempo per permetterci di parlare, Emma
scoppiò a ridere.
-Certo che te la potevi risparmiare-
-Ma hai visto come mi ha risposto?-
William si avvicinò a noi e sorrise.
-In fondo, il cliente ha sempre ragione giusto?-
Mi persi per un secondo di troppo nel mare dei suoi occhi, un secondo che
mi destabilizzò, distolsi subito lo sguardo e mi rifugiai in quelli di Emma che
mi guardavano comprensiva.
-Forza, andiamo! Non ho intenzione di essere richiamata ancora-
Mi avviai, allontanandomi da loro, presi un bel respiro e solo allora mi
accorsi di quanto stupida fossi stata, che diavolo stavo facendo?
Scappavo? E da chi poi, William?
Ringraziai il cielo perché Lindy mi richiamò
all’ordine, mai come quella volta ascoltarla non fu un peso, anzi mi impedì di
fare i miei soliti viaggi mentali e congetture strane su come, quando e perché
ero così idiota.
Mistero! Mi avrebbero risposto dall’alto dei cieli, Dio si stava ancora
chiedendo perché fossi uscita così maldestra.
-Sai cosa potremmo fare?-
Sembrava quasi un assatanata, mi metteva ansia con i suoi occhioni lucidi, annuii perché non potevo fare altro che
assecondarla.
-Potremmo allestire un gazebo bianco dove posizioneremo il tavolo degli
sposi, e all’esterno ce ne saranno altri per gli invitati. Dal porticato si
aprirà un lungo tappeto bianco e magari ad ogni lato possiamo mettere dei pilastri
di fiori che ne dici?-
In realtà non la stavo ascoltando per nulla, anzi avevo colto solo i
pilastri di fiori e tanto mi bastò per inorridire all’idea, ma che matrimonio
voleva organizzare?
Il mio sguardo si era fermato al porticato, o meglio a William ed Emma che
stavano ridendo a crepapelle.
-Ma perché sono venuti se poi non mi aiutano nemmeno a scegliere?- sbottai
furiosa.
-Sophie che sciocchina che sei, non te ne accorgi? Forse
potreste organizzare due matrimoni, non sarebbe bello sposarti lo stesso giorno
di tua sorella?- fantasticò sognante di ricevere ancora altri soldi, come se
non bastasse il mutuo che stavo dando alla sua agenzia.
Il mio stomaco si rivoltò completamente, ma in fondo aveva ragione c’era
feeling tra di loro, erano affiatati e andavano d’accordo, sarebbe potuto
accadere no? No!
-Andiamo- sibilai tra i denti
Non mi accorsi di un piccolo particolare, ovvero della pietra posta proprio
dinanzi ai piedi, infatti ruzzolai a terra come un sacco di patate.
-Sophie- urlò Will.
Ah beh, adesso si ricordavano che esistevo, oddio che dolore.
-Stai bene?-
Ma che razza di domanda era? Ero caduta, potevo stare bene?
-No guarda è stata una passeggiata, sono caduta a terra secondo te sto
bene?- piagnucolai.
Stavano trattenendo una risata li vedevo chiaramente, quella mattina ero
troppo sensibile, tutta colpa delle mestruazioni che dovevano arrivare, ma se
l’avessero fatto davvero me ne sarei andata in quel momento stesso.
Mi prese per mano e mi aiutò ad alzarmi, quel contatto mi fece trattenere
per un attimo il fiato, tra di noi non c’era mai stato nemmeno un bacio sulla
guancia o una stretta di mano. Mi vide barcollare e mi tenne ancora stretta a
sé, una mano mi cingeva il fianco e l’altra mi teneva il braccio.
-Ti fa male la caviglia?-
-Un po’- sussurrai come se non avessi il coraggio di parlare ad alta voce,
perché in quel momento dovevo metabolizzare cosa stava succedendo.
Mi fece sedere su una panchina li vicino mentre Lindy
era andata a chiedere del ghiaccio.
-Se vuoi torniamo a casa e continuiamo un altro giorno- mi suggerì Emma ma
non avevo intenzione di rivivere un’altra giornata come quella.
-No sto bene, cinque minuti e passa tutto-
Dopo un po’ ritornò Lindy con il pacchetto di
ghiaccio, lo presi e lo misi sul piede gemendo per il tocco freddo, sentivo che
a poco avrei perso la sensibilità di camminare.
-Ce la fai o vogliamo rimandare?- mi chiese Lindy
-No, no- dissi sbrigativa
Posai il ghiaccio sulla panchina e mi alzai, dovevo ammetterlo mi faceva
male e probabilmente quella sera si sarebbe gonfiata come un pallone, ma non
avevo nessuna intenzione di fare dietro front.
Tornammo alla disposizione dei tavoli, sedie, ai depliant.
-Se vuoi possiamo mettere una finta fontana a cascata o una statua, vieni
con me-
La seguii e mi ritrovai in un giardino enorme con milioni di
rappresentazioni e finte cascate che scendevano per dare un tocco più
suggestivo, magico.
Ero sempre stata appassionata di arte, potevo passare ore ed ore nei musei
senza annoiarmi minimamente.
Ricordavo quando avevo visitato il Louvre di Parigi, praticamente un
colosso che necessitava una giornata intera per visitarlo, se non fosse stato
per Mat che mi aveva trascinato in braccio fuori di
lì avrei potuto mettere una tenda e rifiutarmi di andare via.
In quell’immagine così surreale ciò che attirò la mia attenzione fu
esattamente la statua di “Amore e Psiche”, quanto amavo quei due personaggi
nessuno poteva saperlo, la mia fantasia non aveva limiti mi sembrava che ognuno
di loro prendesse forma e vita propria.
Avrebbero potuto con il loro immenso amore diventare il simbolo della mia
unione con Mat, o forse sarebbe stato inappropriato
perché mi rendevo conto che il mio non era un amore puro.
-Amore e Psiche sono quelli che consiglio, ogni sposa resta folgorata dalla
loro bellezza e desidererebbe un amore così grande e sconfinato-
La seguii mentre si spostava da uno spazio all’altro, per un attimo persi
l’equilibrio il piede mi doleva troppo e mi ero appoggiata senza pensarci al
primo pilastro che avevo visualizzato.
Fu questione di un attimo, un attimo di paura che mi fece ritirare di
scatto la mano mentre immobile vedevo la statua cadere su di me.
Qualcuno mi afferrò in tempo e mi trascinò via, intanto ero diventata
rigida come il marmo, la paura mi aveva fatto paralizzare e mi aggrappai ancora
di più alla persona che mi aveva salvata.
-Respira- sussurrò al mio orecchio.
Non avevo bisogno di voltarmi per capire chi fosse, o meglio tra le braccia
di chi mi trovassi, ero distesa a terra mentre lui sopra di me mi sorreggeva il
capo, chi ci avesse visto avrebbe pensato che stessimo facendo un caschè.
Il suo viso era pericolosamente vicino al mio, sentivo il suo respiro
confondersi e i suoi occhi mi scrutavano come mai avevano fatto prima.
Le sue labbra avrebbero toccato le mie se non mi fossi spostata.
-Sophie- urlò Emma.
Mi ripresi giusto il tempo per non fare altre gaffe in quella giornata,
William mi lasciò andare lentamente senza staccare un secondo gli occhi dai
miei.
Non potevo crederci, eravamo sul punto di baciarci?
Ero inorridita da me stessa, Emma mi abbracciò forte.
-Ti sei fatta male? Ti ha colpito?-
-No, lui...- ero incapace di parlare fu lui a continuare per me.
-L’ho trascinata via in tempo-
-Oh grazie al cielo-
Ne avevo avute abbastanza, avevo capito che la fortuna non girava proprio
dalla mia parte, così per evitare che mi cadesse un albero in testa decidemmo
che era meglio tornare a casa.
-Per favore Emma guida tu, sembra che oggi la sfiga perseguiti tua sorella-
Il suo commento fu una doccia gelata tanto che non resistetti a risponderlo
a tono.
-Oh si, e tu ne sei la prova, vero?-
Mi guardò sconvolto, prima lanciava il sasso poi nascondeva la mano?
-Inoltre si è fatta male il piede, non credo sia nelle sue piene facoltà
mentali-
Ma allora era proprio stronzo!
Lo sentii sussurrare qualcosa ad Emma del tipo “Fammi sapere” ma non ero
del tutto sicura.
Tenni la testa abbassata per tutto il tempo, non volevo nemmeno guardarlo
in faccia, a casa Emma mi aiutò a salire le scale come avevo pensato adesso
avevo una salsiccia al posto del piede.
Esausta mi abbandonai tra i cuscini, quella fu la seconda volta che sognai
William.
Si svegliò quando sentì qualcosa pizzicarle il piede, era Emma che stava
togliendo l’impacco di ghiaccio e adesso massaggiava il piede con un unguento.
-Ahia!- urlò ritirandosi.
Sua sorella alzò lo sguardo su di lei e lo riabbassò come se non avesse
detto nulla, anzi si avvicinò e continuò dove era stata interrotta.
-Ahia! Ma vuoi fare piano? Guarda che il piede è mio- urlai in preda al
dolore.
-Non me ne ero accorta, sai? Se tiri un altro po’ il piede te lo ficcherai
in bocca e nessuno mi fermerà nel continuare a strofinare la crema, quindi
adesso collabora e fai la brava se non vuoi un sandwich al posto del piede-
Ma che simpatica era la mia sorellina, in un'altra situazione avrei lodato
tutti i santi per quel massaggio, ma in quel caso il dolore mi mandava in
bestia.
Quando ebbe finito l’opera di restauro del mio povero piede, andò in bagno
a lavarsi le mani e poi ritornò da me, mi fissò a lungo tanto che credetti avesse perso la lingua.
-Non devi dirmi nulla?-
-Non so di cosa tu stia parlando-
-Ah no? Allora avevo le allucinazioni oggi quando ho visto che stavi per bac...-
Driiiin
Il campanello mi salvò in calcio d’angolo e quasi sospirai.
-Non è finita qua- mi minacciò.
Vidi arrivare Matthew tutto ansioso e trafelato.
-Possibile che non ti possa lasciare due minuti?- mi accusò
Mancava solo lui per completare il quadretto.
-Ciao anche a te, amore- sottolineai stizzita
-Come stai?- addolcì il tono.
-Chi te l’ha detto?-
-Lo sai che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda?- mi fece
notare-
-Credo che anche tu l’abbia fatto, quindi spara-
Sospirò, era inutile pensare di cavarsela contro di me.
-William contenta? Ora rispondimi!-
-Mi fa male- piagnucolai.
Mi accarezzò la guancia e mi guardò affranto.
-Ma come devo fare con te? Sei un’imbranata cronica ed io che avevo una
sorpresa per te, credo proprio che dovrò rimandare tutto-
Il mio cervello captò la parola sorpresa e si illuminò.
-Cosa hanno sentito le mie fulgidi orecchie?-
Ridacchiò e mi porse dei biglietti, urlai dalla gioia e avrei saltato se il
piede me l’avesse permesso.
-Un weekend sulla neve? Soli soletti, che bello amore, grazie-
Gli scoccai un bacio sulla guancia vittoriosa.
-Guarda che si tratta di questo weekend, credo non ce la farai con il
piedi-
-Tu non ti preoccupare del mio piede, ce la farò benissimo-
A costo di inzuppare il piede nell’unguento ce l’avrei fatta.
-Però c’è un problemino-
-Quale?- mi allarmai immediatamente.
-Il viaggio non l’ho organizzato io, me l’hanno proposto e non saremo soli-
-Qualcuno in più non fa mai male, ci divertiremo. Chi è? Qualche tuo
collega?-
Lo vidi deglutire rumorosamente, mi stavo preoccupando anche io.
-In realtà si tratta di Emma, William, Julie e Thomas-
Spalancai la bocca dallo stupore, nulla in contrario con Emma, Julie e
Thomas, ma William?
Quella era proprio la mia giornata sfortunata.
-Dai Amore, guarda il lato positivo più siamo in montagna e più ci
divertiremo, sai che spasso sulla neve?- cercò di consolarmi
Sorrisi del suo entusiasmo, in fondo cosa poteva mai accadere? Sarebbe
stato un semplice viaggio con gli amici, tutti insieme appassionatamente...
_______________________________
Buonaseraaaaa
Ho passato un
pomeriggio intero per scrivere questo capitolo, i miei neuroni hanno alzato la
bandiera bianca, eccomi ritornata, sessione d’esame finita non proprio come me
la aspettavo ma ci sarà modo per rifarmi.
Anyway cosa ne pensate di questi due? Si avvicinano e si
allontanano alla velocità della luce, impressionante.
Vi dico solo che in
montagna ne succederanno delle belle.
Grazie a coloro che
commentano, seguono, leggono, ai preferiti, alle ricordate.
Non avrei mai pensato che un fine settimana sulla neve potesse stravolgere
così tanto la mia vita, ma dovetti ricredermi, non solo poteva sconvolgerla ma
poteva assolutamente cambiarla e di tutto questo nessuno ne era a conoscenza,
nessuno, eccetto una persona.
-Sono così elettrizzata- gridò Julie all’apice dell’entusiasmo.
La vidi saltellare per tutta la casa come una gazzella impazzita,
immaginavo il motivo della sua euforia, in fondo veniva anche Thomas con noi e
quello sicuramente era un passo importante per loro.
-Sophie stai portando il tuo armadio sulla neve, ti rendi conto?
Non entra più nulla nella valigia- mi fece notare Emma.
Ero un caso disperato non ero in grado di fare una valigia, rischiavo
sempre di portarmi tutto alla fine.
-Meglio essere preparati- mi giustificai.
-Si alla guerra, guarda che sono solo tre giorni-
E meno male, pensai tra me. Dovevo essere sincera, avevo iniziato quella
mini vacanza col piede sbagliato ma non riuscivo a non pensare ai contro che
c’erano in quella partenza, e magari con la sfortuna che mi ritrovavo
appiccicata addosso sarebbe successo l’irreparabile.
-Sophie ci stai ascoltando?-
-Ehm, cosa? Scusate sono sovrappensiero-
-Guarda non me ne ero accorta- mi sussurrò Julie per non farsi sentire da
Emma.
-Si può sapere cos’hai? Un minimo di entusiasmo o anche Matthew se ne accorgerà-
mi rimproverò.
Non sapevo darmi nemmeno io una spiegazione, non era la prima volta che
andavamo insieme da qualche parte ma avevo un brutto presentimento e il mio
sesto senso non falliva mai.
William aveva messo a disposizione altre volte la sua casa in montagna,
eppure quella era la prima volta che ci entravo con uno spirito diverso e mi
sentivo in colpa con Mat perché non potevo mentirgli
in quel modo.
Ero una persona orribile, io dovevo dirgli la verità ma non volevo perderla
e probabilmente mi stavo fasciando la testa prima del tempo.
Tutto era pronto per la partenza, stavamo posando i bagagli in macchina
quando arrivò Thomas che diede un leggero bacio sulla guancia a Julie che nel
frattempo era diventata rossa come un pomodoro, era cotta!
Mi soffermai qualche secondo in più su di loro pensando che Julie si
meritava davvero di essere felice.
Non mi ero accorta della presenza di William al mio fianco,
contemporaneamente avevamo allungato la mano per chiudere la porta del
bagagliaio, mi ritirai come scottata e anche lui come restò un attimo
imbambolato.
-Guarda che non ti mangio mica- sorrise cercando di spegnere la tensione
del momento.
-Io...ho preso la scossa- dissi la prima cosa che mi era venuta in mente.
Mi guardò scettico probabilmente non avevo convinto nemmeno lui e stava per
ribattere quando Matthew mi salvò in tempo.
-Eccovi qui, allora vogliamo partire?- ci chiese entusiasta.
-Aspettavamo te, amore- dissi accoccolandomi a lui ed evitando di guardare
in faccia William, si sarebbe sentita ancora più colpevole.
-Insomma vi date una mossa?- ci richiamarono gli altri.
Mi staccai dal suo abbraccio e ci dirigemmo dagli altri.
Sospirai affranta, sarebbero stati tre lunghissimi giorni.
Quando arrivammo alla baita trovammo molta più neve di quanto ci
aspettassimo, le previsioni avevano annunciato fiocchi in quei giorni
probabilmente dovevamo stare al coperto, ma da incoscienti quali eravamo dopo
aver sistemato le nostre valige ed aver scelto le camere la prima cosa che
facemmo fu quella di andare a sciare.
La casa era meravigliosa, era spaziosa e ben arredata. Appena entrati ci
ritrovavamo in un salotto con la moquette, un divano con le poltroni laterali e
un tavolino davanti ad un bel camino. Alla mia sinistra c’era una porta
scorrevole che portava in una grande cucina a penisola, alla mia destra c’erano
delle scale che conducevano alle camere da letto e ai due bagni.
Le camere erano quattro, io e Mat eravamo gli
unici a condividere la stessa camera, Emma e Julie dormivano nella stessa
stanza così come Tom e William.
Conoscevo la mia migliore amica e sapevo quanto fosse scrupolosa,
probabilmente non era ancora pronta ad affrontare un passo del genere e non
potevo biasimarla, aveva tutte le ragioni del mondo.
Ero alle prese con la mia tuta, ogni volta era un impresa ardua indossarla,
dopo mille acrobazie però ci riuscii. Sicuramente gli altri mi stavano
aspettando così mi affrettai credendo di essere l’unica ancora in ritardo, ma
mi sbagliavo.
Quando uscii dalla stanza contemporaneamente vidi William chiudere la porta
della sua camera, ci trovammo in mezzo al corridoio senza la più pallida idea
di cosa dire.
-Come va il piede?- fu lui a spezzare il silenzio.
-Bene-
Capii che era il caso di raggiungere gli altri quando mi spiazzò.
-Stai cercando di evitarmi?-
Il mio cuore perse un battito e inaspettatamente un brivido scese lungo la
schiena.
-Io..no..perchè dovrei?-
Anche la mia voce mi tradiva, tremava proprio come il mio corpo. Mi
irrigidii quando lo vidi avvicinarsi, indietreggiai fino a toccare il muro alle
mie spalle sperando di trasformarmi in una piattola.
Poggiò la mano sulla parete dietro di me come se volesse imprigionarmi, poi
abbassò lo sguardo.
-Volevo solo avvisarti che non ho intenzione di ritornare con Emma-
Sussultai quando pronunciò il suo nome, cosa c’entrava lei adesso?
-So che l’hai pensato non fingere-
Un mezzo sorriso si formò sulla sua bocca.
-Il mio cuore non appartiene a lei-
Fu solo quando i suoi occhi incatenarono i miei che mi resi conto di troppe
cose, cose che avrebbero distrutto me e Mat, cose che
avrebbero spezzato William e Mat, cose che purtroppo
desideravo.
Mi piegai e passai sotto il suo braccio per sfuggire da quella prigione,
raggiunsi gli altri che avevo il fiato corto.
-Scusate il ritardo-
La mia voce dovette superare un’ottava per quanto fosse stridula perché si
voltarono tutti nella mia direzione.
Tossicchiai cercando di camuffare la tensione del momento.
-Dov’è William?-
-Sono qui- rispose il diretto interessato.
Forse anche lui non aveva una bella cera perché Emma si soffermò qualche
secondo di troppo su di noi, perché mi sentii perforare la schiena da uno
sguardo che conoscevo bene.
Ognuno prese i propri scii e ci dirigemmo tutti all’aria aperta,
approfittai del momento di distrazione per preparare una bella palla di neve.
Ricordavo come da piccola mi divertivo a lanciarle cominciando una lotta
senza fine, in fondo non tutto poteva cambiare, alcune cose potevano restare
sempre le stesse.
Era come avere un tesoro tra le mani e la prima vittima fu Julie che si era
incantata a guardare Thomas.
-Beccata!- urlai saltando come una bambina
-Ah si? Vuoi la guerra?- mi sfidò cominciando a rincorrermi.
Inutile dire che nell’evitare di essere colpite, anche gli altri non
restarono indenni, anzi nel tentativo di colpire Mat
alle spalle il quale si scansò in tempo, la palla atterrò giusto in faccia a
William.
Quella si che era una grande soddisfazione, ce l’avevo ancora con lui per
prima ma cosa aveva voluto dimostrare?
Mi accasciai a terra a ridere a crepapelle, finalmente la mia vendetta
aveva avuto inizio. Quando mi sentii afferrare per i piedi dal mio ragazzo e
dal suo migliore amico invano fu il mio tentativo di fuga.
-Lasciatemi. Ahia, Mat sei un traditore questa me
la paghi. Avrai proprio una bella sorpresina vedrai, anzi che non vedrai per
niente fino al giorno del matrimonio-
Il mio caro fidanzato sbiancò sapendo perfettamente a cosa alludevo mentre
gli altri scoppiarono a ridere.
Sentii indistintamente Thomas urlare da lontano “niente patata”. Ah però il
banchiere, era molto più sveglio di quanto mi aspettassi.
Mi rivoltarono come una frittata in mezzo alla neve, sicuramente avrei
preso un bel raffreddore per colpa di quei due infami.
Fui sotterrata sotto cumuli di neve ma riuscii ad uscirne viva.
-Tesoro vuoi una mano?- disse l’infame traditore quando vide in che
condizioni mi avevano ridotto
-Giuda, vai via da me!- dissi puntandogli il dito contro.
-Amore era uno scherzo- cercò di giustificarsi.
-E no caro mio, la tattica del labbruccio non
attacca-
Dovevo fare un po’ l’incavolata nera, no? Mi aveva pugnalato alle spalle,
un po’ di sano litigio non faceva male, soprattutto se dopo c’era la pace, e
che pace.
Ero diabolica e ne andavo fiera.
Emma brontolò che aveva fame perché aveva saltato la colazione.
-Io vorrei sciare un po’- piagnucolai come una bambina.
-Va bene, procaccio qualcosa e vi raggiungo voi iniziate pure-
Posò gli sci sulla neve e ritornò in casa.
-Pronti per la prima sciata dell’anno?- disse gasata Julie.
Ci mettemmo tutti ai nostri posti di combattimento, come eravamo soliti
fare e poi al tre partimmo contemporaneamente ovviamente vinceva chi arrivava
prima al traguardo.
Superai alla grande Julie e Thomas, i migliori restavano Mat e William ma non mi davo per vinta, potevo farcela
anche io.
Quando non li vidi più accanto a me mi illusi che avevo vinto io.
Peccato che io il traguardo non lo superai, non perché fossi meno veloce
degli altri ma semplicemente li avevo persi di vista, avevo sbagliato strada e
adesso mi ritrovavo da sola a girovagare nel bosco.
Come avevo fatto ad allontanarmi così tanto da loro da non accorgermi che
non erano più dietro di me?
Non conoscevo affatto quel posto, ero venuta un paio di anni prima con
tutti gli altri ma avevamo William a farci da guida, ora ero sperduta chissà
dove e non riuscivo nemmeno a ritornare indietro.
Avevo provato più volte a percorrere la via che pensavo di aver fatto,
perché a quel punto non ricordavo neppure da che parte fossi andata, ero così
concentrata nel non perdere la gara da essermi persa io stessa.
Chissà se si erano accorti della mia assenza, chissà se mi stavano
cercando, forse se avessi urlato mi avrebbero sentito, non potevo essere così
lontano, giusto?
Stavo andando nel panico, volevo ritornare dagli altri, avrei perfino
sopportato di vedere costantemente William ma non di essere da sola.
Avevo percepito fin da subito un brutto presentimento perché per una
dannata volta non avevo dato ascolto al mio inconscio?
Julie da brava psicologa mi avrebbe detto che eravamo noi a crearci il
nostro destino e noi a chiamarci la sfortuna addosso, dovevamo essere positivi.
Cercai di esserlo, ma non era facile quando ti trovavi nel bel mezzo del
nulla.
-Aiuto. Mi sentite?- provai ad urlare al vento.
Speravo che ci fosse qualcuno nelle vicinanze ad accorrermi, ma ovviamente
non era così, le mie parole risuonarono ancora nell’aria e perdevano pian piano
d’intensità.
Se non fossi stata così impegnata a pensare di uscire da lì forse ne avrei
approfittato con Mat per dar inizio ad un gioco fatto
di suoni.
Probabilmente stava uscendo fuori di testa nel non trovarmi lì accanto a
lui, e quando mi avrebbero trovato ero sicura che mi avrebbe uccisa con le sue
stesse mani.
Camminai per non so quanto tempo cercando qualcosa di familiare che mi
riportasse alla mente la strada per ritornare alla baita.
Inoltre stavo morendo di fame e stava per calare la notte, forse mi stavo
lasciando impressionare dal luogo perché avevo la netta impressione di non
essere sola e cominciavo a morire di paura.
-C’è qualcuno?-
La voce si spezzò quando sentii un fruscio tra i cespugli, poteva essere un
animale no?
Non ero una ragazza coraggiosa e quello era uno dei motivi per cui non
guardavo film horror, anzi inveivo come una pazza davanti allo schermo quando
la protagonista dopo aver sentito un rumore andava a controllare piuttosto che
scappare.
“Stupida si può sapere cosa cavolo vai a guardare, ti devi nascondere non
farti ammazzare” gridavo mentre Mat al mio fianco
aveva le lacrime dalle troppe risate, però poi ero costretta a dormire con lui
per non fare gli incubi.
Insomma non era una vera e propria costrizione, se poi il suo tentativo di
distrarmi mi permetteva di appiccicarmi a lui come un koala al suo albero.
Allora perché ero ancora lì impalata aspettando che qualunque cosa fosse
uscisse dal nulla?
Io non ero la protagonista con le palle, io ero la fifona e da tale
cominciai a correre a perdifiato non rendendomi conto dove andassi e forse da
sciocca mi stavo allontanando ancora di più dagli altri ma avevo bisogno di
trovare un riparo, un posto sicuro.
Poiché la nuvoletta di Fantozzi non mi aveva ancora abbandonata, cominciò
anche a nevicare.
Da lontano intravidi una piccola casetta, era tutto buio forse era
disabitata o forse stavano dormendo, sperai che non fosse un buco nell’acqua.
Bussai alla porta ma nessuno mi aprì, non mi diedi per vinta l’avrei
sfondata a calci se nessuno mi avesse aperto.
-Per favore c’è qualcuno? Mi sono persa ho bisogno di aiuto-
Ero terrorizzata non volevo restare nel bosco a quell’ora di notte, provai
ad abbassare la maniglia e per miracolo si aprì.
Entrai in punta di piedi, forse davvero non c’era nessuno.
Cercai l’interruttore tastando con le mani la parete, fortunatamente lo
trovai e accesi la luce, mi resi conto che c’era una sola stanza adibita a
cucina e salotto, c’era un divanetto e un camino spento. Vidi una porta e
immaginai che dovesse essere il bagno, l’altra probabilmente doveva essere la
camera da letto.
Non controllai, in realtà quello era il mio ultimo pensiero, mi accoccolai
sul divano sperando che la tempesta di neve finisse in fretta forse avevano
anche smesso le ricerche con quel tempaccio.
Ero stremata, distrutta, terrorizzata, cominciai a piangere con la testa
china sulle gambe per proteggermi dalla solitudine che mi stava uccidendo.
Non so per quanto tempo piansi, alla fine ero stanca e gli occhi si stavano
per chiudere ma un rumore alla porta mi fece saltare dal divano.
La luce improvvisamente si spense, credetti di
poter svenire dalla paura che avevo, era stato il tempo a spegnerla o c’era
qualcuno che mi aveva seguita?
Non avevo più tanto sonno, anzi non ero mai stata così sveglia come in quel
momento, afferrai la prima cosa che trovai chiunque fosse non aveva buone
intenzioni e sarei stata capace di spappolargli il cervello se avesse voluto
farm del male, non era un bene avermi come nemica.
A passo di formica mi diressi verso la porta, altri passi dall’esterno mi
confermarono che avevo ragione e non stavo diventando pazza.
Poggiai la mano sulla porta ma aspettai, volevo cogliere di sorpresa quel
farabutto, credeva forse di avere a che fare con una cretina?
Avevo sentito benissimo che c’era qualcuno, non ci voleva Conan per
capirlo.
Ancora un attimo e spalancai la porta pronta a colpire in testa con la
scopa che avevo in mano. Quando però mi accorsi di chi fosse quella cadde a
terra, tutta la tensione che avevo accumulato durante quella giornata scoppiò
come una bomba, finalmente le mie preghiere erano state accolte.
Senza pensarci due volte mi buttai tra le sue braccia e piansi come una
bambina, lui non esitò mi strinse a sé e sospirò felice accarezzandomi i
capelli...
________________________
Salveeee!
Non ve l’aspettavate
vero? Un aggiornamento così veloce non è da me, ma volevo farmi perdonare per
la scorsa settimana, inoltre ne approfitto che non ho nulla da fare questa
settimana.
Sophie è sempre la solita, avevate dei dubbi che potesse
perdersi? Io no!
Ho cercato di mettersi
nei suoi panni e sinceramente sarei impazzita dalla paura, sono una fifonaaa. Adesso è in buone mani no? Chi sarà questa
persona che l’ha salvata? Mmm, chissà!
Credo che il prox capitolo arriverà domenica, grazie come sempre a tutte
voi, un bacio ^^
Capitolo 10 *** Weekend in montagna - Parte II ***
Weekend in
montagna - Parte II
Restammo lì per un tempo indefinito, incuranti ormai che stavamo diventando
due ghiaccioli per la tempesta di neve che ancora non si era fermata.
Strinsi tra le mani il suo maglione e intanto continuavo a singhiozzare, la
paura di non rivedere più nessuno era stata forte, ora in quelle braccia mi
sentivo al sicuro ma non per questo le lacrime cessarono di scendere.
Continuava ad accarezzarmi i capelli, quello era il mio punto debole,
facendomi rilassare un po’.
-Ci sono io adesso, non devi temere nulla-
La sua voce per un attimo mi riportò alla realtà, lo avevo praticamente
assalito appena avevo capito che fosse lui e non mi ero posta alcun problema,
chi nei miei panni si sarebbe fatta qualche scrupolo, avevo passato una
giornata infernale ed ero terrorizzata, normale che cercassi un po’ di
conforto, no?
-Entriamo dentro o ci congeleremo-
Ero riluttante nel lasciarlo andare, non volevo guardarlo in faccia sarei
stata troppo imbarazzata, entrammo in casa e dopo aver chiuso la porta mi
condusse al divano lì vicino, non aggiunse altro ma riprese a stringermi a sé
cullandomi come una bambina e tanto bastò a tranquillizzarmi.
Chiusi gli occhi beandomi di quel calore che finalmente sentii penetrarmi
fin dentro le ossa e rabbrividii al pensiero di chi fossero quelle braccia ma
forse in quel momento non aveva importanza.
Lui captò i miei brividi come sintomi di freddezza così si allontanò da me,
io mi raggomitolai su me stessa tirandomi le gambe al seno e poggiandovi la
testa mentre lo guardavo trafficare in alcuni cassetti, cercava qualcosa per
accendere il fuoco.
Magari era solo la mia impressione ma io percepivo qualcosa di diverso, non
era certo una cosa di tutti i giorni vederlo così premuroso e attento a quelli
che erano i miei bisogni.
Si avvicinò poco dopo e un bel fuoco illuminò la stanza senza bisogno di
accendere qualche candela, ormai l’interruttore era andato quindi eravamo al
buio, da soli.
Deglutii rumorosamente, non osavo immaginare cosa sarebbe successo,
ricordavo perfettamente cosa stava per accadere la settimana scorsa alla villa.
Si inginocchiò di fronte a me e alzò il mio viso per guardarmi negli occhi.
-Come stai? Sei ferita?-
Per la prima volta sorrisi, un sorriso spontaneo che avevo regalato a tante
persone ma non a lui e quella cosa lo stupì più del solito, forse stava pensando
che avevo preso qualche botta in testa.
-Sto bene, credo-
La mia voce s incrinò leggermente, non potevo negare la paura che avevo
provato si leggeva ancora nei miei occhi.
-Sophie- sussurrò prendendosi il viso tra le mani e poggiandosi
sulle mie gambe per sostenersi.
Rimasi pietrificata, io non l’avevo mai visto in quello stato ed ero
preoccupata che fosse successo qualcosa, forse Mat o
gli altri?
-William, che succede?- chiesi terrorizzata.
Non si decideva a rispondermi, passarono un paio di minuti in cui sentii il
mio cuore voler uscire dal petto e fare capriole mortali all’indietro.
Stufa di quell’attesa, cercai di staccare le sue mani che racchiusero le
mie mentre osservavo il tormento sul suo volto.
-Hai idea di cosa ho provato? Di cosa abbiamo provato? Io...-
Che egoista ero stata! Avevo pensato solo al mio dolore, alle mie angosce e
non avevo assolutamente considerato che probabilmente loro stessero impazzendo.
-Ha dato di matto, vero?-
-Puoi biasimarlo? Ci hai fatti impazzire tutti e non lo fermerò quando
cercherà di ucciderti con le sue stesse mani-
Abbozzai un sorriso che non arrivò agli occhi.
-Mi dispiace, non avevo intenzione di trasformare questa vacanza in un film
horror-
Mi guardò esasperato.
-Ti scusi per aver passato le pene dell’inferno qui da sola?-
Annuii e lui mi scosse leggermente.
-Noi eravamo insieme e abbiamo smosso mari e monti per cercarti, l’unica
preoccupazione che avevamo era quella di saperti persa chissà dove senza
nessuno-
Mi coprii gli occhi per cercare di nascondere le lacrime che non volevano
smettere di uscire, William mi tirò verso di sé sul pavimento dove mi appoggiai
al suo petto.
-Sono qui-
Volevo solo ritornare a casa e dimenticare quell’incubo.
-Perché sei qui?-
Sbagliai a formulare la domanda perché mi guardò sconvolto.
-Aspetta, rifaccio la domanda. Perché sei qui da solo, avresti potuto
perderti anche tu-
Il suo sguardo si addolcì, mi tirò verso di sé ritrovandomi sul pavimento
insieme a lui con l’orecchio appoggiato sul suo cuore.
Il suo battito era accelerato, non fui stupita anzi poggiai la mano sul mio
cuore e constatai che battevano all’unisono, con lo stesso ritmo.
Prese un respiro e cominciò a raccontarmi cos’era accaduto quando avevano
capito di avermi persa.
All’inizio pensavano fosse solo uno dei miei soliti scherzi per farli
spaventare un po’, quando si erano resi conto che era la pura realtà avevano
cominciato a cercarmi nei dintorni sperando che non fossi andata troppo
lontana.
-Dannazione!
Come ho fatto a perderla di vista- urlò Mat
disperato.
Guardò William
sperando di trovare una soluzione ma entrambi non sapevano da che parte
cominciare.
-Ragazzi che
fine avete fatto?- li raggiunsero Emma, Julie e Thomas.
-Dov’è Sophie?-
-Non c’è...noi
non la riusciamo a trovare-
Emma sbiancò
dalla paura.
-Che vuol dire
non c’è? Dov’è mia sorella?- cominciò ad urlare.
William cercò
di tranquillizzarla, ma era ovvio che tutti fossero preoccupati.
-L’unica
soluzione è farci aiutare dalla guardia forestale e dividerci per trovarla-
-Dobbiamo
muoverci, allora-
Julie cercò di
farli ragionare, non era sicuro muoversi tutti insieme e tanto meno dividersi,
non conoscevano abbastanza quel luogo da essere sicuri di non perdersi anche
loro.
Mat si voltò speranzoso verso William.
-Tu sei
cresciuto qui Will, conoscerai meglio di noi la zona-
-Ecco perché sei venuto da solo-
Avrebbe potuto mettere a rischio anche la vita degli altri, se solo fosse
stata più attenta.
-Adesso però smettila di farti delle paranoie posso immaginare a cosa stai
pensando-
Sbuffai mentre lui prendeva una ciocca di capelli cadutami sulla fronte.
-A volte mi rendo conto di avere quindici anni e non ventisei-
-Non posso darti torto- disse ridacchiando.
Lo incenerii -Cosa vorresti insinuare?-
-Che sei una bambina permalosa-
Misi il broncio facendolo scoppiare a ridere.
-Ma come hai fatto a trovarmi?-
Prima che però potesse rispondermi una mezza idea mi venne in mente, che
fosse stato lui a farmi prendere quello spavento?
-Non dirmi che c’eri tu in mezzo a quei cespugli?-
Ero indignata, mi aveva completamente terrorizzata.
-Avevo sentito dei passi e mi sono abbassato per controllare, quando però
ho visto qualcuno scappare ho pensato che fossi tu e ti ho seguita-
Allora avevo ragione, che faccia di schiaffi gli avrei fatto.
-Razza di idiota!-
Stavo per prenderlo a pugni quando mi bloccò i polsi.
-Non sapevi chiamarmi invece di terrorizzarmi a morte? Ho pensato fosse un
maniaco. Sai che se ne sentono di tutti i colori in televisione, soprattutto di
ragazze scomparse-
Mi guardò dispiaciuto, non ci aveva pensato.
-Scusami, immagino cosa abbia passato-
In un momento così delicato come quello potevo fare un’altra figuraccia?
Ebbene sì non c’era mai limite, il mio stomaco brontolò dalla fame, non toccavo
cibo dalla sera precedente e non sapevo come stessi ancora in piedi.
-Da quanto tempo non mangi?- mi chiese sospettoso.
-Ieri sera- dissi imbarazzata perché sembrava stesse suonando un’orchestra.
Si alzò esasperato.
-Aspettami qui, vedo se in questa topaia c’è qualcosa di commestibile-
Lo vidi aprire dei cassetti qua e là.
-Dimmi che hai trovato qualcosa- piagnucolai sul punto di svenire dalla
fame.
Ritornò dopo un paio di minuti con del pane e un pò
di cioccolata.
-C’erano anche altre cose ma non mi fido-
Un po’ di zuccheri in più non facevano male, anche se poi sarei stata
costretta a mettermi a dieta per riuscire ad infilarmi l’abito da sposa.
Preparammo in religioso silenzio pane e cioccolata, finalmente i tamburi
nel mio stomaco avevano smesso di suonare.
Mi sembrava surreale trovarmi lì, in una casa sperduta davanti ad un camino
scoppiettante con William.
Lo guardai, forse per la prima volta. Per così tanti anni era stato lì
davanti a me e quella era la prima volta che lo osservavo veramente.
Notai come in quegli anni fosse cambiato, era sempre stato un atleta ma
adesso il suo corpo non era più quello di un giovane sedicenne, ma di un uomo
di ventisette anni che era cresciuto troppo in fretta.
Ricordavo bene il periodo in cui suo padre morì, io e Mat
eravamo fidanzati da poco e per un po’ rinunciai a vivere la mia relazione
perché sapevo che Mat dovesse stargli vicino, mai una
volta lo avevo visto crollare o almeno a me non lo mostrava mai.
Mi soffermai sul suo volto, vedevo lo sguardo perso nel vuoto quegli occhi
azzurrini che avevano fatto perdere la testa a migliaia di ragazzine, ma che a
me non avevano scalfito forse fino a quel momento.
William era il classico ragazzo che ti faceva perdere la testa, non si
poteva negare che oggettivamente fosse bello, ma anche se non era una bellezza
particolare ti attraeva in un modo assurdo.
Lui questo lo sapeva, e l’aveva sempre sfruttato a suo vantaggio.
Appoggiò la testa sul divano e si voltò verso di me.
-Sono tre ore che mi fissi, vuoi dirmi qualcosa?-
Zanzan! Colta in flagrante. Cosa
potevo dirgli? Mi sono permessa il lusso di ammirarti un attimo perché in
questi anni non l’ho mai fatto?
Bella idea del cavolo. Non riuscii a sostenere il suo sguardo, così
abbassai gli occhi, mi sembrò anche di essere arrossita ma fortunatamente c’era
il fuoco a coprirne le prove.
Lui sorrise, dovevo immaginarlo visto che era la prima volta in vita sua
che mi vedeva tacere davanti l’evidenza.
-A cosa stavi pensando?-
Feci un bel respiro prima di parlare.
-Mi sembra strano, tutto questo intendo-
-Ti sembra strano essere qui con me?-
Sapevo che quella domanda sarebbe arrivata prima o poi, in un altro momento
avrei mentito spudoratamente ma quella volta fui più sincera del solito.
-Si-
Non avevo dimenticato affatto il nostro quasi bacio anzi ne ero stata
tormentata per giorni, chissà se anche a lui aveva fatto lo stesso effetto, in
fondo però bastava guardare come avesse messo le distanze tra di noi, io seduta
sul divano e lui a terra con il viso rivolto al camino.
Mi inginocchiai al suo fianco, stavo giocando col fuoco? Forse!
-Will?-
Mi fissò sorpreso ma aspettò che parlassi, nel frattempo mi torturai le
mani perché non sapevo da dove cominciare.
-Scusa- sussurrai
-Sophie ti ho già detto che non devi preoc...-
-No, aspetta!- alzai la mano per fermarlo, non era di quello che mi
scusavo.
-Non intendevo quello-
Mi guardò confuso.
-Scusa per come ti ho trattato in questi anni, sono sempre stata acida e
scontrosa anche quando tu cercavi solo di instaurare un rapporto pacifico,
scusami per tutte le volte che mi sono arrabbiata con te anche quando non
c’entravi forse era troppo facile prendermela con te piuttosto che con me
stessa. Lo so non sono sempre stata uno zuccherino, ma è arrivata ora di
mettere da parte la mia testardaggine-
Spalancò la bocca stupefatto, insomma poteva sembrare assurdo che io avessi
detto quelle parole, ma un minimo di contegno. Ok stavo cercando un altro
pretesto per litigare e al diavolo il buonismo.
Poggiò le sue mani sulle mie che stavo torturando da quando avevo
cominciato a parlare.
-Ho fatto anche io la mia parte, non sei l’unica colpevole in questa
storia-
Per un attimo sembrò che i suoi occhi fossero lucidi, ma non potei dirlo
perché mi ritrovai tra le sue braccia, il viso sprofondato nel suo maglione.
-Grazie. Avresti potuto anche lasciarmi qui, finalmente ti saresti liberato
di questa rompiscatole-
Ridacchiai alleggerendo un po’ la situazione che si era creata.
-L’idea mi allettava molto ma poi ho pensato che sarebbe stata una vera
noia senza di te-
-Ma che ingrato- lo colpii lanciandogli il cuscino in faccia e mi girai
dall’altro lato facendo l’offesa, lui invece scoppiò a ridere.
-Dai ti sei offesa?-
Mi punzecchiò i fianchi sapendo quanto fosse il mio punto debole, infatti
saltai dalla sorpresa, gli si illuminarono gli occhi e in quell’istante capii
cos’avesse in mente.
-No William, no!- Cercai di scappare ma ero già in trappola.
Mi trovai a terra a piangere dalle risate perché soffrivo troppo il
solletico.
-Ti prego, basta!- riuscii a dire tra le risate ma non mollava la presa.
-Ti...scongiuro...-
Finalmente ascoltò le mie preghiere ma timoroso che potessi vendicarmi mi
bloccò le mani, in realtà se anche avessi voluto fargliela pagare mi aveva
tolto tutte le forze.
Passarono dei minuti e il mio respiro era ancora accelerato.
-Giuro che ti ammazzo, prima o poi-
-Naaaah. Questa l’ho già sentita-
Sapeva benissimo che ogni qual volta mi faceva perdere le staffe minacciavo
di ucciderlo, chissà che prima o poi non l’avrei fatto davvero.
-Ammettilo tu vuoi farmi morire di crepacuore-
Sorrise e aiutò ad alzarmi, caddi a peso morto sul divano mentre il
signorino cercava di trattenersi per non ridermi in faccia, che galante!
-Hai finito di prendermi in giro?- sbottai
-No è troppo divertente-
Sbuffai incrociando le braccia al petto, ora si che mi sentivo offesa.
Il mio sguardo volò fuori dalla finestra, la tempesta non voleva smettere
quando saremmo ritornati a casa? Il mio viso si incupì e lui dovette capirmi
perché mi rassicurò.
-Credo che domani mattina non troveremo più niente, non è mai accaduto che
nevicasse più di qualche ora-
-Con la sfortuna che mi ritrovo, non mi stupirei che continuasse per una
settimana-
-Probabile-
Lo guardai allibita.
-Ma allora dillo che lo fai apposta per farmi arrabbiare-
Ovviamente scoppiò a ridere, se la sua risata non fosse stata così
contagiosa e così piena di buon umore probabilmente lo avrei riempito di
schiaffi, ma non ce la facevo a fermarlo, anzi fui io che ammirai come si
illuminasse ogni volta che rideva.
Mi alzai di scatto e si bloccò, si guardò intorno pensando che avessi
notato qualcosa.
-Tutto bene?-
-Si, ma devo andare in bagno-
Scosse la testa sconsolato, feci qualche passo ma mi accorsi che era tutto
buio.
-Will?
-Mmm?-
-E’ tutto buio qui, non vedo nulla-
Mi raggiunse e mi porse una candela.
-L’ho trovata prima mentre frugavo tra i cassetti-
Dovette capire la mia espressione perplessa.
-Siamo sicuri che non ci sei mai stato qui?-
Ridusse gli occhi a due fessure, ma non aggiunse altro.
-Ti aspetto qui-
Mi avvicinai cauta al bagno, come se da un momento all’altro ci uscisse
qualcuno, speravo di non trovarci alcun animaletto perché mi avrebbero sentito
fino in capo al mondo.
Appoggiai la candela sul lavandino e mi guardai per un attimo allo
specchio, sembravo un cadavere talmente ero bianca, mi sciacquai il viso e
considerai l’opzione di svuotare veramente la vescica, non avrei resistito a
lungo ma ero troppo schizzinosa, mentre ci pensavo mi impicciai un po’ delle
cose altrui.
Aprii i cassetti, controllai cosa ci fosse e cosa no, la casa non era mal
ridotta sembrava quasi che ci avesse abitato qualcuno fino alla settimana
scorsa.
-Sophie, tutto bene?-
Mi ero quasi dimenticata che William mi stesse aspettando lì fuori, forse
aveva pensato che ci fossi caduta nel bagno.
-Si tutto bene, un minuto solo e arrivo-
Dovevo darmi una mossa, alla fine presi la mia decisione per evitare di
scoppiare, farmela addosso davanti a William non era l’ideale.
Presi la candela e aprii la porta.
-Ho pensato fossi caduta-
Alzai gli occhi al cielo -Poco originale, davvero-
Lo raggiunsi e ci sedemmo di nuovo sul divano.
-Certo che è inquietante-
-In fondo qui non ci abita nessuno, ma abbiamo trovato qualcosa da mangiare
e in bagno è tutto in ordine. Siamo bloccati qui lontano da tutti senza
corrente e fuori c’è una tempesta. Sembra un film dell’orrore, come se da un
momento all’altro spuntasse qualcuno-
-Che fantasia, non guardi troppa televisione?-
Ero scettica, era inutile che facesse il duro anche lui ci aveva pensato
altrimenti non si sarebbe preoccupato che fossi caduta in bagno.
-Ok forse ci ho pensato, ma tu hai già programmato una scenografia e dimmi
un po’ quale sarebbe il finale?-
-Il mio finale prevede che ritorniamo a casa interi, staranno impazzendo
sicuramente non vedendo tornare anche te-
-Prima di seguirti sono riuscito a mandare un messaggio che forse ti avevo
trovata. Immagineranno che non possiamo ritornare perché il tempo non ce lo
permette.
-Hai il cellulare?-
La speranza di risentire Mat svanì quando mi
mostrò che era scarico.
-Almeno io l’ho portato, il tuo era sepolto in camera-
-Non ho pensato potesse servirmi per andare a sciare-
-Già!-
Mi squadrò in modo severo ma feci finta di non accorgermene, ero stanca e
quella giornata sembrava non voler terminare.
Avevo voglia di chiudere un po’ gli occhi o magari di dormire un po’, mi
accorsi di avere le palpebre leggermente pesanti, mi stavo addormentando
completamente se non fosse stato che nel dormiveglia mi ero appoggiata sulla
spalla di William e all’improvviso un flash di quello che era successo il
giorno prima mi colpì.
Scattai all’improvviso e lui mi osservò sorpreso.
-Qualcosa non va?-
-No...io..mi stavo addormentando-
Che uscita geniale, ma va! Se n’era accorto anche lui che non mi reggevo in
piedi.
-Ho visto, se vuoi puoi dormire, farò io da guardia- sorrise
Sarei riuscita a dormire sapendo che lui era lì a vegliare su di me?
-Ti vedo strana-
-No...solo che...- dovevo trovare una scusa, non potevo dirgli a cosa stavo
pensando avrei fatto la figura della ridicola, magari lui l’aveva anche dimenticato,
che stupida!
-Cosa?-
-Comincio ad avere freddo- dissi tutta d’un fiato sperando che mi credesse.
Si voltò verso il camino che era quasi spento, così si alzò per riaccendere
il fuoco.
Ero proprio una frana, ne combinavo di tutti i colori, ma non riuscivo ad
essere così tranquilla e spensierata.
-Aspetta ti do una mano-
Stavo per raggiungerlo quando inciampai nei miei stessi piedi, stavo per
fare un incontro ravvicinato con il pavimento, che emozione!
Chiusi gli occhi per evitare di sentire l’impatto ma ad un centimetro da
terra William mi prese al volo.
-Come devo fare con te, me lo spieghi?- chiese esasperato.
-Grazie, siamo a due-
-Ti auguro che non ci sia una terza-
Restò per un po’ a guardarmi, ero sicura che stesse ricordando mentre io restavo
ferma tra le sue braccia, ancora una volta.
Mi posò delicatamente a terra poggiando le mani ai lati del mio viso,
eravamo l’uno sopra l’altro.
La mia mano corse ad accarezzargli il viso, non sapevo nemmeno il motivo ma
lui non si oppose anzi mi guardava incredulo, ma nei suoi occhi potevo leggere
ben altro, volevano trasmettermi qualcosa.
Si stava avvicinando irrimediabilmente, sarebbe accaduto ciò che l’altra
volta avevamo potuto evitare, ma ora chi dei due si sarebbe fermato?
La parte più irrazionale di me non vedeva l’ora che le sue labbra
toccassero le mie, ma la parte razionale urlava che non era giusto perché Mat non se lo meritava ed io lo sapevo bene.
Chiusi gli occhi, ero così codarda da non voler guardare con i miei occhi
quanto fossi meschina.
Il bacio arrivò, ma le sua labbra toccarono la mia fronte e la sua mano si
intrecciò alla mia così forte da spezzarla.
Sospirammo entrambi, forse per il sollievo. Era stato più onesto di me, al
suo posto non sarei riuscita a fermarmi, ma lui aveva una preso una decisione,
aveva scelto anche per me e dovevo solo ringraziarlo.
Poggiò la sua fronte sulla mia per pochi istanti e si alzò stremato, mi
prese in braccio portandomi sul divano, evitando di guardarmi negli occhi
-Dormi adesso, domani si ritorna a casa- la sua voce era debole, fiacca.
Seguii il suo consiglio, era meglio per entrambi riposarci un po’ era stata
una lunga giornata e la stanchezza ci stava portando a fare cose senza senso,
però non potevo smettere di pensarci.
Che donna ero? Stavo per tradire Matthew in quel modo, dopo tutti quegli
anni, ad un passo dal matrimonio?
Non volevo pensare, volevo chiudere la mente ed in pochi minuti caddi tra
le braccia di Morfeo, quel Morfeo mi piaceva particolarmente perché mi
stringeva forte a sé proprio come desideravo, e sulle sue ginocchia passai la
notte mentre mi accarezzava i capelli e mi osservava frustrato.
-Perdonami-
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Buona domenica
fanciulle!
Amo particolarmente
questo capitolo, ci ho messo davvero l’anima e ne sono soddisfatta perchè ho ottenuto quello che volevo.
E’ una delle poche
volte che mi emoziono mentre scrivo qualcosa.
Non credete che d’ora
in poi diventi più facile perché si sono “scoperti” anzi tutto sarà ancora più
difficile...quanti guai in vista!
Anyway da domani ricominciano i corsi e quindi ritornando alle
vecchie abitudini ci sarà un aggiornamento a settimana, grazie mille a tutte
vedere tutti quei numerini mi rende davvero felice <3
Capitolo 11 *** La quiete prima della tempesta ***
La quiete
prima della tempesta
Mi trovavo in
un posto strano, c’era poca luce e non riuscivo a distinguere nulla.
Sentivo come se
mancasse qualcosa, io non dovevo essere lì o perlomeno non dovevo essere sola.
Camminavo ma in
realtà muovevo solo i piedi perché non mi spostavo nemmeno di un centimetro,
avevo i piedi praticamente incollati al suolo, dovevo aspettare o forse dovevo
solo guardare quello che mi capitava intorno senza che potessi fare niente.
Cominciavo ad
avere paura, era tutto così strano.
-C’è qualcuno?-
chiesi stanca di restare inerme, immobile.
Poi
all’improvviso vidi un ombra e ne fui felice, finalmente qualcuno a cui poter
chiedere delle spiegazioni.
-Hey sono qui-
Volevo capire
se lo conoscevo ma non voleva farsi vedere.
-Ti prego
aiutami, puoi dirmi dove siamo?-
Lo vidi fare un
passo avanti, forse si era deciso.
-Non lasciarmi
da sola-
Ancora un altro
passo, doveva essere incoraggiato?
Quando si fece
avanti lo riconobbi e quasi urlai dalla gioia.
-Mat cosa ci fai
qui?-
Volevo
abbracciarlo ma non mi era permesso così fu lui ad avvicinarsi, mi strinse a sé
e mi baciò, quanto mi era mancato.
-Sei venuto a
prendermi?-
Mi fissava
senza parlarmi, cominciavo a pensare che qualcosa forse non andava, poi si
staccò.
-Dove stai
andando? Non lasciarmi!-
Le lacrime
uscirono senza che potessi fermarle, ma lui mi guardò dispiaciuto e scosse la
testa.
-Non posso-
Cosa non
poteva? Non lo vidi più scomparve del tutto.
Laddove lui era
scomparso però comparve William.
-Cos’hai Sophie?- mi chiese
-Mat mi ha lasciata!-
-E non era
forse quello che volevi?-
Si gelò il
sangue nelle vene.
-No!- urlai
-E allora cosa
vuoi?-
Sorrise
amaramente e voltò le spalle.
-No, non andare
anche tu-
-Adesso vuoi
me?-
Non sapevo
rispondergli, cosa volevo? Chi volevo?
Alle spalle di
William ricomparve Mat, si misero uno affianco
all’altro e mi guardarono, entrambi mi tesero la mano e aspettavano che io
facessi una mossa.
Quale mano
dovevo afferrare? Piano piano la abbassarono delusi.
-Non meriti
niente sei solo un’egoista-
Li guardavo
sconvolta, sembravano due robot che parlavano all’unisono.
Avevano
ragione, lo sapevo ma non riuscivo a lasciarli andare.
Tutto
scomparve, li avevo persi entrambi.
-Sophie, svegliati!-
urlava una voce.
Ero disperata, ero da sola, avevo perso tutto per colpa
del mio egoismo, avevano ragione io non meritavo nessuno.
Mi sentii scrollare e spostare da una parte all’altra, ma
cosa stava succedendo?
-Svegliati, è un sogno-
Un sogno? No quello era un incubo, il mio incubo
personale che mi avrebbe perseguitata per sempre.
Poi aprii gli occhi e lo vidi lì davanti a me,
preoccupato per me, non doveva.
Tu sei il mio incubo!
Piangevo a dirotto, nemmeno la paura di perdermi nel
bosco mi aveva scosso come quell’incubo.
-Era solo un brutto sogno, ci sono io-
Per quanto ancora ci sarebbe stato?
-Ti prego, calmati!- mi sussurrò carezzandomi la schiena.
Non mi aveva mai vista in quello stato, e forse nemmeno
io mi avevo mai vista.
Quando i singhiozzi cessarono, mi scostò di poco da lui e
mi guardò a lungo.
-Ti va di parlarne?-
Scossi la testa, non ero pronta e quello non era il
momento adatto, mi rattristai ancora e stavo per scoppiare a piangere di nuovo.
-Mi sono spaventato a morte, continuavi a ripetere “non
lasciarmi”-
Oddio, avevo parlato nel sonno? Da quanto tempo non mi
capitava? Ma cosa più importante lui aveva sentito, adesso cosa poteva pensare?
Abbassai gli occhi imbarazzata, ma lui prontamente alzò
il mio viso verso il suo.
-Cosa c’è?-
-Io...ho paura Will-
-Di cosa?-
Voleva davvero che glielo dicessi?
-Guardami! Io sono un totale disastro e faccio solo del
male alle persone che mi sono accanto-
Mi tolsi le sue mani di dosso e mi alzai non sopportando
più tutto quello, il senso di colpa era forte.
Di cosa dovevo pentirmi? Io non avevo tradito Mat almeno non in senso fisico, ma pensavo ad un altro. Era
giusto tutto questo?
La mia mente ed il mio corpo dovevano essere rivolti ad
una sola persona, e invece erano spezzati a metà.
Avevo paura che l’incubo si avverasse, se non avrei preso
una decisione avrei perso le due persone più importanti della mia vita. Si
perché anche William era importante, ma non c’era posto per due persone.
-E’ l’incubo che hai fatto a farti venire strane idee in
testa?-
-Forse si o forse no..avevi ragione sai?-
Mi guardò confuso.
-Mat non si merita
una come me-
E fu in quel momento che mi sentii crollare, tutto il
peso che mi portavo addosso, tutti i pezzi del mio cuore andarono in frantumi,
e mi sentii scivolare perché era quello che mi meritavo.
Mi raggiunse in un attimo e mi tolse le mani dal viso.
-Tu sei la persona più fantastica che esista-
-Lo dici solo per tirarmi su di morale. Fino ad un mese
fa non lo pensavi-
-L’ho sempre pensato- mi corresse e sorrise.
-Ricordo bene quello che mi hai detto quando Mat mi ha chiesto di sposarlo. Non sono la persona giusta
per lui, e hai ragione-
Socchiuse gli occhi leggermente, non si aspettava che
ricordassi le sue parole, ma io ricordavo tutto purtroppo, anche il mio cuore
volare leggere come una farfalla la notte prima tra le sue braccia e non era
giusto.
-Adesso basta! Vieni con me-
Mi alzò come un sacco di patate per portarmi chissà dove.
-Mettimi giù, ora!-
Cos’avevo detto due secondi fa? Era un’idiota!
Spalancò la porta e sentii tutto il freddo penetrarmi
nelle ossa, voleva ammazzarmi sapevo che prima o poi ci sarebbe riuscito.
-Se questo è uno dei tuoi modi per vendicarti di tutti
questi anni, sappi che non è leale-
Starnazzai altri pochi minuti fino a ritrovarmi senza un
filo di voce quando mi buttò a peso morto, senza giubbino sulla neve. No
buttato era riduttivo, ero sprofondata.
Spalancai gli occhi dallo stupore e dal freddo, sarei
ibernata me lo sentivo.
-Will..- provai a
parlare.
Anche la lingua si era congelata.
-Ah bene!-
Bene? Bene!? Ma cos’aveva in testa, la segatura?
-Finalmente un po’ di pace, ne avrei approfittato prima
se avessi saputo che questo era il modo per farti stare zitta-
Ma che faccia da schiaffi! Ma come osava?
-Se adesso me lo permetti vorrei dirti due paroline-
Mi guardò intensamente aspettando un mio cenno.
-Hai ragione tra me e te non sempre c’è stata la pace, ci
siamo sempre scontrati e probabilmente ci siamo detti cose solo per ferirci a
vicenda, e anche se non te l’ho mai detto io ti ho sempre ammirato. E non fare
quella faccia altrimenti ti soffoco qui dentro, forse ti sembrerà strano, ma
invidiavo il tuo coraggio, la tua tenacia, la capacità di dire sempre ciò che
pensavi a chiunque volevi, schietta e diretta cosa che io non ho mai fatto, mi
sono sempre nascosto e adesso me ne pento. E sono completamente sicuro che Mat abbia trovato un grande tesoro.-
Lui pensava davvero questo di me?
-Will?-
-si?-
-Sto stringendo amicizia con i pinguini-
Scoppiò a ridere, solo io potevo dire frasi del genere in
momenti come questi.
-Se hai finito di ridere, potresti aiutarmi?-
Dopo le risa convulse mi offrì la mano che accettai
subito perché non resistevo più, in un'altra occasione forse lo avrei tratto in
inganno facendolo cadere ma ero un ghiacciolo.
Tremavo come una foglia l’aveva combinata grossa e
rischiavo una bella polmonite, cercò di farsi perdonare accendendo il camino e
portandomi qualcosa di caldo da bere.
Se volevamo tornare alla baita dovevo essere in forze.
-Perdonato?- mi fece il labbruccio
cercando di incantarmi, ma dovevo resistere.
-Certo che no! Rischio una bella polmonite sai? Dì la
verità vuoi sabotarmi il matrimonio!-
William mi guardò sconvolto, poi abbassò la testa
affranto, ma perché non collegavo cervello e bocca?
Posai la tazza a terra e gli sfiorai il braccio.
-Will, stavo
scherzando..io...-
Le parole morirono in gola, lui non alzava lo sguardo.
Che avevo combinato?
Mi chinai raggiungendolo e feci la prima cosa che mi
venne in mente, lo abbracciai.
-Scusa, sai che i miei neuroni non sono in contatto con
la mia bocca-
Inizialmente rigido, si sciolse pian piano ricambiando
quel gesto di affetto, sentii le sue labbra tra i capelli.
-Sei pronta per ritornare?-
E dimenticare tutto quello che era successo? No, non lo
ero ma dovevo farlo. Probabilmente quello che ci eravamo detti sarebbe rimasto
lì dentro, tutto sarebbe ritornato alla normalità, almeno così credevo.
Mi allontanai da lui e indossai il cappotto, mi guardai
un’ultima volta intorno per memorizzare ogni cosa nella mia mente, dopotutto
ero stata in ottima compagnia.
-William?-
Alzò lo sguardo curioso.
-Grazie-
Non sapevo ancora che il peggio doveva ancora arrivare.
Durante il viaggio scivolai più volte, fortunatamente
c’era William a sostenermi e tendermi la mano che lasciai non appena intravidi
la casa.
Sicuramente non avrebbero pensato nulla di male almeno
non allora che mi aspettavano tutti, ma io mi sentivo la coscienza sporca e
quello mi rendeva ancora più nervosa.
-Stai bene?- ovviamente se n’era accorto.
-Ho solo paura che mi strangolino- cercai di essere
convincente e dovetti riuscirci a quanto sembrava.
Soffocò una risata e mi chiese di mettermi dietro di lui,
cos’avrebbe fatto se Mat mi avesse davvero strozzato?
Trattenni il respiro quando aprì la porta, mi sembrò la
scena a rallentatore di un film, non si aspettavano di certo il nostro arrivo,
chissà cosa avevano pensato.
Quando la bolla scoppiò facendo uscire tutti dallo stato
catatonico in cui erano entrati, successe quello che non mi sarei mai
immaginata.
Mi fermai su Mat e il suo
sguardo dapprima felice ora più arrabbiato che mai.
-Sei un incosciente, Sophie!-
In fondo me lo meritavo, ma non mi aspettavo un rientro
così brusco.
-Hai la minima idea di cosa abbiamo passato? Non sapevamo
dove cercarti, dove fossi. Devi solo ringraziare William se non ti è successo
nulla di grave. E’ mai possibile che ti debba sempre comportare come una
bambina?-
Abbassai lo sguardo mortificata, incapace di rispondere a
quelle parole così dure, dettate dalla paura ma che non erano mai uscite dalla
bocca di Mat prima di quel momento.
-Mat forse stai
esagerando- cercò di difendermi Will.
Se eravamo arrivati a quel punto forse la situazione era
grave.
-Sto esagerando? Stavamo impazzendo, le sto chiedendo
solo di essere più responsabile, non mi sembra poi molto-
Non riuscii più a trattenermi e cominciai ad urlare, la
mia voce toccò note mai viste, ne studiate nemmeno in campo musicale.
-Ma cosa credi, che io mi sia divertita? Che per me è
stata una passeggiata? Ero da sola, sperduta in mezzo al bosco senza la più
pallida idea di dove andare. Certo non era nei miei piani perdermi e passare
due giorni in questo modo o forse pensavi che questa fosse un’altra geniale
idea per spaventarvi un po’? Sono morta dalla paura e tutto ciò che sai dire è
che sono una bambina?-
Le lacrime cominciarono ad offuscarmi la vista, tutti mi
guardarono stupiti ma vedevo che comprendevano il mio sfogo.
-Bene! Sai che ti dico? Visto che sono troppo immatura
per te trovatene un’altra-
Non riuscii a restare un minuto di più e scappai in
camera, mi buttai sul letto e scoppiai a piangere a singhiozzi tanto che non mi
accorsi di Emma e Julie al mio fianco, non dissero una parola restarono lì a
sostenermi e a darmi conforto.
Era proprio necessario fare una sceneggiata del genere
davanti a tutti? Con mille domande in testa caddi sfinita in un sonno
profondo...
Era già buio quando mi svegliai, chissà per quanto tempo
avevo dormito. Mi stiracchiai un po’, ero tutta indolenzita oltre che un fascio
di nervi, non avevo ancora digerito ciò che era accaduto quel giorno.
Restai ancora un po’ sotto le coperte, non mi andava di
scendere si stava bene lì.
Bussarono alla porta e mugugnai un “avanti”, dalla porta
sbucò William.
-E’ pronto a tavola!-
-Non ho fame-
-Dovresti mangiare invece, non tocchi qualcosa di
commestibile da due giorni-
-Non ho voglia- brontolai e gli diedi le spalle
rifugiandomi al calduccio.
Sentii la porta richiudersi e pensai se ne fosse andato,
ma invece si inginocchiò davanti a me.
-Vattene!-
-No che non me ne vado! E’ casa mia.- mi fece notare.
-Ok, allora vado io-
Stavo per alzarmi ma mi spintonò sul letto.
-Non essere sciocca. Spiegami perché non vuoi mangiare-
-Perché c’è Mat-
Sospirò e mi costrinse a guardarlo.
-E’ molto dispiaciuto per le cose che ti ha detto, era
preoccupato puoi capirlo. Inoltre la tua uscita geniale alla fine ha spiazzato
tutti e prima che dia di matto vai giù e spiegati-
-Se l’è cercata. Se mi ritiene una bambina ce ne sono
altre in giro, non sono l’unica donna sulla faccia della terra-
-Dopo questa perla di saggezza direi che è ora di
scendere oppure ti porto io. E sai che ne sono capace-
Sapevo a cosa alludeva e non misi in dubbio cosa potesse
fare o meno, ricordai il tempo trascorso insieme, le parole che ci eravamo
detti.
C’era un’atmosfera così intima, lui sembrava aver
dimenticato tutto ma io non ci riuscivo, stavamo varcando una soglia troppo
alta. Potevamo far finta di nulla?
-Ok messaggio ricevuto!-
Uscii dal letto e mi affrettai a scendere, lui però
restava immobile.
-Non vieni?-
-Tra un minuto, comincia ad andare-
Riluttante mi allontanai, vide la mia esitazione così mi
incoraggiò, ma in realtà non avevo voglia di affrontare Mat.
Mi feci forza e scesi di sotto, mi ero fatta delle
paranoie per niente, ero da sola, non c’era nessuno.
Pensai che gli altri avessero già mangiato, magari avevo
solo dormito troppo, mi girai in cerca di un orologio ma tutto ciò che vidi era
appoggiato allo stipite della porta.
-Ciao-
-Ciao-
-Ti sei riposata?-
Annuii con la testa incapace di parlare.
Si avvicinò lentamente e quando fummo ad un passo di
distanza mi abbracciò.
Mi abbandonai a quell’abbraccio così sofferto, così
straziante.
-Scusa, sono un cretino-
Non riuscivo ad arrabbiarmi con lui più di cinque minuti,
ma quella volta non sarebbe passato tutto in un soffio di vento.
Mi irrigidii e lui se ne accorse.
-Puoi perdonarmi?-
I suoi occhi erano lucidi quanto i miei, ma guardarlo mi
faceva stare male, pensavo a tutte le parole che mi aveva urlato contro, mi
aveva ferita troppo.
-Avevo solo bisogno di conforto-
“E tu non me l’hai dato, tu non c’eri” erano queste le
parole che avrei voluto dirgli ma le tenni per me.
Si passò la mano tra i capelli, era distrutto ma non
quanto me.
-Lo so e non ti chiedo perdono ora, mi sono comportato da
schifo-
Almeno se ne rendeva conto, restammo a lungo in silenzio,
pensai che non c’era altro da dire, così stavo per andare via ma mi spiazzò
completamente.
-Dimmi una cosa-
-Tu mi ami?-
Ma che domande erano?
-Mat cosa c’entra
adesso?-
Si piazzò di fronte a me penetrandomi.
-Rispondimi-
-Non credo sia il momento adatto, abbiamo appena litigato
e non so sinceramente cosa vuoi insinuare-
-Posso sapere se la mia futura moglie mi ama?-
Adesso il suo sguardo era cupo e per un attimo ebbi
paura. Cosa gli stava succedendo?
-Certo che si, che domande fai?-
Cosa gli stava prendendo?
Senza aggiungere altro, corse di sopra lasciandomi nella
più totale confusione.
Cominciava a terrorizzarmi con i suoi sbalzi d’umore, ma
sapevo che non era finita lì, anzi tutto era appena cominciato.
_____________________________
Ok ho decisamente
partorito questo capitolo, la voglia di scrivere è pari a zero anche se ho
tutto in mente.
Mmm cosa sarà preso a Mat? Non è
strano il suo comportamento?
Certo che Mat si arrabbia e Will diventa dolce? La cosa diventa
inquietante XD
Mia madre cominciò a piagnucolare dall’altra parte del
telefono, quel geniaccio di mia sorella aveva spifferato tutto facendole venire
un infarto.
-Mamma sto bene, davvero. E’ tutto passato!-
Cercai di tranquillizzarla invano, l’unica cosa che mi
restava da fare era lasciarle sfogare le sue ansie e le sue parole.
-Oddio ringrazio il cielo che ci sia stato quel ragazzo
ad aiutarti, anzi sai che ti dico devo fargli una statua.-
-Si, mamma-
Certe volte esagerava troppo ed era inutile fermarla.
-Devi darmi il numero di William, devo parlargli
personalmente. Immagino la paura che hai avuto, non ci voglio pensare-
-Non ci pensare, mamma-
-Ma dico io eri tutta infreddolita, affamata, sperduta
chissà dove. O povera piccola. E poi quel povero ragazzo, Mat,
avrà smosso mari e monti-
Non potei fare a meno di pensare a lui, erano già tre
giorni che eravamo tornati a casa e a stento parlavamo.
-Ho deciso!-
-Cosa?- chiesi allarmata.
-Io e tuo padre verremo lì da te-
-Mamma non è il caso, dai. Ti ho detto che sto bene e sai
benissimo che ho molte cose da fare tra il matrimonio e il lavoro, non potrei
dedicarvi nemmeno un po’ di tempo-
Non potevano assolutamente piombare a casa mia, non
dovevano sapere quello che stava accadendo tra me e Mat,
e direi anche William.
-D’accordo ad una condizione-
-Quale?-
-Non voglio sentire storie, tra poche settimane è Natale
e sappi che se Maometto non va alla montagna è la montagna che va da Maometto,
intesi?-
-Si mamma, ci saremo-
Ci saremmo stati? Le cose con Mat
sarebbero migliorate? Lo speravo!
-Scusa mamma hanno appena bussato. Ti chiamo più tardi-
-Sissì chiamaci,
anche tuo padre vuole sentirti-
Odiavo quello stupido nomignolo che mi aveva dato sin da
piccola.
-Ok, mamma-
-E salutami Mimì-
Alzai gli occhi al cielo esasperata, mancava che mi
chiedesse di salutare anche il re e la regina.
Andai ad aprire la porta e mi trovai Julie con un sorriso
smagliante e tre barattoli di gelato tra le mani.
-Serata donne-
Quando Julie diceva “Serata donne” in realtà era un
chiaro avvertimento o minaccia, poteva solo significare che dovevo sputare il
rospo.
-Emma sei dei nostri
stasera, vero?-
-Certo cosa facciamo?-
-Quello che facciamo tutte le sere Mignolo, tentare di
conquistare il mondo-
Guardavo la mia migliore amica sconvolta, i casi erano
due o era impazzita o Tom le faceva questo strano effetto.
-Mi preoccupi sai?- provai a dirle.
-Non preoccuparti di me, piuttosto preoccupati di te
stessa. Perché se stasera non ti decidi a parlare ti scomunico come amica-
-Esagerata!-
-Guarda ho portato anche il gelato-
Ci accomodammo in salotto sul divano con i piedi
appoggiati sul tavolino, l’espressione del relax.
-Forse i pop corn rendevano
meglio l’idea-
-Naaa. Forza siamo
tutte orecchie-
In realtà mi sentivo a disagio, con Julie non avevo mai
avuto problemi le avevo sempre confidato tutto, ma con mia sorella il discorso
era un po’ diverso.
-Puoi dire tutto, non farti problemi- mi incoraggiò Emma.
Sospirai, prima o poi dovevo parlarne in fondo avevo
bisogno anche di un consiglio perché non ci stavo capendo nulla.
-Da dove volete che inizi?-
-Dal momento in cui sei sparita. Cos’è successo?-
Conoscevo perfettamente quello sguardo apprensivo di
Julie, da brava psicologa credeva che dovessi superare il trauma.
In quei tre giorni non avevo ancora messo il piede fuori
casa, la paura che potessi perdermi anche in città era bassissima, ma ormai ero
suscettibile all’argomento in questione.
Presi un respiro e cominciai a raccontare, senza rendermi
conto che mentre parlavo le lacrime scendevano dai miei occhi, ero così presa
dal racconto, vedevo ogni scena davanti ai miei occhi come se stessi rivivendo
un film a rallentatore.
-Avevo pensato fosse solo uno stupido scherzo di William
e Mat, poi ho capito che non era così e ho avuto
paura. Ho provato a tornare indietro ma la strada mi era totalmente sconosciuta
e più cercavo di tornare da voi, più sbagliavo strada rischiando di andare
troppo lontano. Faceva freddo anche se ero incappucciata bene, e volevo
qualcosa da mangiare e bere, quando ha cominciato a fare buio, mi sono fatta
prendere dal panico. Sentivo rumori ovunque e temevo che qualcuno mi stesse
spiando, dalla paura ho iniziato a correre senza sapere dove stessi andando,
fino a quando non ho trovato una casetta e lì mi ha raggiunta William che mi
aveva vista scappare-
Julie mi abbracciò forte ed io piansi come una bambina.
-Shhh ora sei al
sicuro, lo sai.-
Non fecero altre domande, aspettarono che fossi io quella
pronta a parlare.
-Se non riesci ancora a sfogarti, non preoccuparti. Io e
Emma ci cimenteremo come barzellettiere-
Abbozzai un sorriso e scossi la testa, avevo bisogno di
parlarne, perché tutto quello che era accaduto dopo mi aveva scosso
terribilmente.
-Ho bisogno di parlare con voi. Sto troppo male, ma non è
solo questo il motivo-
Emma e Julie si guardarono consapevoli che stavo per
toccare finalmente l’argomento che non osavano chiedermi.
-Lo so che avete notato qualcosa, e prima che possiate ipotizzare
cose strane vi dico che non ho tradito Mat-
Entrambe sospirano dal sollievo.
-Solo perché William si è fermato in tempo-
Adesso avevano gli occhi spalancati, non si aspettavano
una bomba del genere, così ripresi a raccontare.
-Quando ho trovato William fuori dalla porta, ho
dimenticato ogni cosa e ho ringraziato il cielo che mi avesse trovata, ero così
felice che non fossi da sola che l’ho abbracciato così forte da non rendermi
conto di nulla. Ho pianto a dirotto e lui mi ha cullata e tranquillizzata per
tutto il tempo. Mi ha aiutata, confortata, ha cercato qualcosa da mangiare e ha
acceso un fuoco per riscaldarci. Non era mai accaduto che si preoccupasse per
me, stranamente non c’era tensione tra di noi, riuscivamo a parlare liberamente
e a ridere. Mi teneva stretta a lui ed io lo lasciavo fare perché stavo bene e
avevo bisogno di sentirmi protetta-
Emma e Julie mi scrutavano attente, senza perdere una
minima parola o emozione che passasse sul mio volto.
-Ho conosciuto un lato di William che mi ha stupita, mi
ha colpita. Dietro quella faccia di schiaffi c’era dell’altro. Lui era davvero
preoccupato per me, ho visto la disperazione nei suoi occhi quando mi ha
trovata, non riusciva nemmeno a parlare. Mi sono sentita in colpa per tutti
quegli anni, l’ho sempre trattato male non avevo mai provato a capirlo, lui mi
ha rassicurata dicendomi che anche lui aveva contribuito ma fatto sta che
vedevo una luce diversa nei suoi occhi, vedevo come mi guardava e come lo
guardavo. Un cieco che finalmente vede la luce, ero così spaventata volevo a
tutti i costi darmi una spiegazione, volevo capire perché all’improvviso
desideravo la sua compagnia. Mi sentivo un verme, perché se una parte di me
voleva stare lì con lui, c’era quella parte che continuava a gridare “Traditrice”.
Non potevo fare questo a Mat-
Mi vergognavo tremendamente, sapevo che loro non mi
avrebbero giudicata ma mi sentivo male lo stesso, non è forse un tradimento una
donna che desidera un altro uomo che non è suo?
-Quella situazione era così intima da sentirmi inadatta e
allo stesso tempo al posto giusto. Sapevo che lui mi capiva, ma la nota dolente
arrivò quando ricordai il bacio che ci era quasi stato un paio di giorni prima.
Al solo pensiero di trovarmi lì da sola con lui, sentivo lo stomaco in subbuglio.
Avevo bisogno di distrarmi così ho provato ad aiutarlo ad accendere il fuoco,
ma sono inciampata e mi sono ritrovata a terra, lui era su di me. Eravamo così
vicini questa volta non ci sarebbero state interruzioni, non lo avrei fermato
se mi avesse baciata al contrario lui riuscì a decidere per entrambi baciandomi
sulla fronte-
Un silenzio innaturale era calato nella stanza.
-E il giorno dopo?-
-E’ stato come se non fosse successo nulla. Lui è stato
molto premuroso mentre io mi facevo prendere da crisi isteriche-
Entrambe sospirarono.
-Qui il problema è grosso- sentenziò Julie.
-Come se non lo sapessi già!- sbottai ingozzandomi di
gelato.
-Tu cosa provi per William?- domandò Emma a bruciapelo.
-Io..non lo so..so solo che con lui sto bene-
-E Mat?-
Mi portai il cucchiaio in bocca e con occhi da cucciolo
infranto piagnucolai.
-Anche con lui sto bene-
-Così non va per niente-
Emma si alzò e si sedette di fronte a me, sembrava un
sergente.
-Tu non puoi sposare un uomo credendo di stare bene con
lui. Devi amarlo, desiderarlo, immaginare solo lui nella tua vita-
Aveva ragione, ne ero consapevole. Ero sempre stata
decisa, ero convinta di lui, di noi, e adesso cosa stava succedendo?
-Non so nemmeno più se ci sposeremo. Sono tre giorni che
non ci sentiamo, e dopo la sua sfuriata in montagna non sono più sicura che lui
mi voglia ancora, farebbe meglio a starmi lontana-
Trattenni le lacrime che volevano uscire, avevo già
pianto troppo. Mi sentivo priva di tutte le forze.
-Sophie era solo
preoccupato-
-Allora spiegami perché avrebbe dovuto chiedermi se lo
amavo ancora, non ha senso, non è il Mat che conosco-
-Forse ti vede distante, tu non te ne accorgi ma
ultimamente sei cambiata. Non sorridi più come prima e pensa di esserne la
causa-
-La causa sono io!- urlai.
-Io che distruggo tutte le cose belle che ho intorno e
lui non mi chiama! Capisci, nemmeno un messaggio. Io sto impazzendo! Se vuole
lasciarmi deve dirmelo in faccia-
Stavo farneticando, dicevo frasi sconnesse se ne
accorsero anche loro due. Julie mi tenne stretta mentre sfogavo tutta la mia
rabbia, urlavo, piangevo e ridevo contemporaneamente.
Potevo essere più pazza di così? Ne sarei uscita
completamente distrutta da tutta questa storia.
Dovevo mettere un punto a tutto questo prima che le cose
peggiorassero, dovevo allontanare ciò che mi faceva più male al momento.
Avevo preso la mia decisione e non sarei tornata
indietro.
Ero in macchina da ormai venti minuti, sperai di arrivare
in fretta perché l’ansia mi stava giocando brutti scherzi.
Mi fermai di fronte ad un palazzo enorme, quelli che si
vedevano nei film americani, non ero mai stata lì quella era la prima volta.
Stavo guardando i nomi sul citofono, non sapevo nemmeno a
che piano dovevo arrivare.
-Signorina ha bisogno di una mano?-
Un uomo basso e paffutello mi venne incontro.
-Io..veramente...cercavo il Signor Evans...-
Non ebbi il tempo di finire la frase che si illuminò.
-Le consiglio di prendere l’ascensore, perché abita al
quindicesimo piano-
Quindicesimo?
-Ok, la ringrazio-
Ma come diavolo faceva se l’ascensore fosse stato guasto?
Grazie al cielo, non ero costretta a salire le scale,
forse però sarebbe stato meglio sembrava che fossi arrivata troppo in fretta.
Vidi la targhetta sulla porta, ero davvero fuori casa
sua, quasi non mi sembrava vero. In ventisei anni non ci avevo mai messo piede,
forse però non era in casa, e forse avrei dovuto bussare per controllare.
Suonai il campanello, stavo facendo dietrofront quando
sentii il rumore di una sedia e dei passi avvicinarsi alla porta.
La sorpresa sul suo volto era davvero grande, non
spiaccicava parola.
-Ciao-
Sembrò svegliarsi dallo stato di trance in cui era
entrato.
-Ciao..Sophie che ci fai qui?-
-Posso entrare o devo restare qui fuori?-
-Certo, entra!-
Si fece da parte e mi lasciò passare, adesso era il mio
turno per fare la faccia da pesce lesso.
Sapevo che fosse in buoni condizioni economiche ma non mi
sarei aspettata una casa del genere.
C’erano due grandi vetrate ad angolo retto che davano l’accesso
alla terrazza da cui si vedeva un panorama stupendo, tutta la città illuminata
era meravigliosa.
Un divano nero di pelle era posizionato al centro della
stanza di fronte ad una grossa televisione appoggiata al muro e qualche
scaffale bianco posto qua e la a dare un pizzico di originalità alla casa.
Non c’erano lampadari, solo degli abat-jour e luci
interne.
Se quello era il salotto non immaginavo il resto della
casa, mi accorsi di essermi paralizzata e non aver detto una parola.
William mi osservava dandomi il tempo di metabolizzare,
vedevo che nascondeva un sorriso.
-Scusa, sono piombata qui senza nemmeno avvisarti forse
ti ho disturbato-
-Non preoccuparti, controllavo alcuni lavori. Posso
offrirti qualcosa?-
-Solo un bicchiere d’acqua, grazie-
Stavo cercando di
prendere tempo perché non sapevo da che parte cominciare, sperai che non
l’avesse capito.
-Ecco l’acqua! Posso fare qualcosa per te?-
Bevvi un sorso e mi decisi a parlare.
-In realtà volevo notizie di Mat,
sono tre giorni che non ci sentiamo-
Abbassai lo sguardo sconsolata, sapevo che era l’unico
che potesse dirmi cosa gli stava succedendo, se ci aveva ripensato.
-Lo so-
Mi aspettavo la sua risposta, ma allo stesso tempo non
riuscivo a credere che Mat avesse preferito parlarne
con lui e non con me.
-Ho cercato di farlo ragionare-
Allora era vero? Non mi voleva più?
Portai una mano alla bocca per evitare che i singhiozzi
che mi scuotevano il petto uscissero fuori, voltai le spalle non volevo
scoppiare a piangere ancora davanti a lui.
Poggiò la sua mano sulla spalla, stringendomi e
trasmettendomi conforto, io volevo solo urlare.
Mi sentivo spezzata in due e non sapevo cosa fare, forse
dovevamo prenderci una pausa.
-Credo tu sappia molte più cose di me, forse puoi dirmi
cosa gli sta succedendo. Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
Mi fece girare verso di lui così da guardarlo negli
occhi.
-Pensa che ci sia un altro-
Spalancai gli occhi dallo stupore, perché pensava una
cosa del genere? Non avevo mai dato modo di far capire cosa provassi veramente.
-Come può? Io..-
-Ti vede distante, pensa che tu non lo ami più-
Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria, stavo
soffocando.
Avevo dei dubbi sulla nostra storia, ma non li avevo mai
espressi e se Mat aveva detto tutto questo,
significava che si era accorto di tutto. Sperai non capisse mai chi altri stava
occupando la mia mente in quegli ultimi giorni.
Non potevo permettere che quegli anni fossero buttati al
vento, dovevo fare qualcosa per salvare il nostro rapporto, c’era solo una condizione
da rispettare.
Tutto era cominciato da quando io e William avevamo
smesso di litigare, mi ero allontanata da Mat e mi
ero avvicinata a William.
-A cosa stai pensando?-
Era al mio fianco e mi guardava dispiaciuto, io al
contrario non riuscivo a guardarlo negli occhi, sapevo che se lo avessi fatto
non sarei riuscita a portare a termine quello che mi ero prefissata.
-Ha ragione, in questo ultimo periodo mi sono
allontanata-
Forse non si aspettava una rivelazione del genere.
-Perché?-
-Mi sono fatta distrarre da cose meno importanti-
Capì a cosa mi stavo riferendo, perché si irrigidì
completamente.
-Di cosa stai parlando?-
Ritornai in casa a prendere la borsa e le chiavi, lui mi
seguì aspettando una risposta, voleva davvero che lo dicessi a voce alta? Dopo
tutto quello che era successo in montagna tra di noi, poteva fingere che in
quel momento non ci fosse stato nulla tra di noi?
-Io non ti avrei fermato e lo sai benissimo anche tu-
Era arrivato il momento di chiudere quella storia una
volta per tutte.
-Ti chiedo solo una cosa-
Non fece alcun cenno così continuai con la mia richiesta.
-Forse è troppo tardi per cambiare testimone, ma sono
ancora in tempo ad allontanarti dalla mia vita. Limitati ad avere contatti con Mat, per il resto fai come se non mi avessi mai conosciuta-
-Cosa stai..?-
Le parole gli morirono in gola, era sconvolto.
-E’ meglio per entrambi, è la cosa migliore per Mat-
Chiusi la porta alle mie spalle in fretta, se avesse
provato a farmi cambiare idea forse ci sarebbe riuscito e non potevo
permetterlo assolutamente.
Non riuscivo a muovere un passo, mi appoggiai esausta
alla parete non sapendo che dall’altra parte qualcuno stesse facendo lo stesso.
Spalla contro spalla divisi da un muro più alto di noi.
Non c’era tempo per i ripensamenti, avevo fatto la cosa
giusta ne ero sicura, per il bene di tutti noi...
______________________________
Buonasera ragazze!
Ho la vaga idea che Sophie combatta per “il bene supremo” XD Ho sparato un’altra
delle mie. Sembra una reazione a catena, Mat si
allontana da Sophie, Sophie
si allontana da William, cosa succederà? Mat e Sophie faranno pace? William rispetterà la decisione di Sophie?
Grazie mille a tutti,
è sempre un piacere vedere quanti siete a seguirmi :)
Un abbraccio forte, e
Auguri di Buona Pasqua anticipati ^^
Probabilmente chi mi vedeva passare pensava che fossi
diventata pazza ma non ci badai molto, l’unica cosa che importava era risolvere
quella situazione che si era venuta a creare. Come? Se Maometto non andava alla
montagna, la montagna andava da Maometto.
Controllai l’ultima cartella prima di finire il mio turno
quando squillò il cellulare.
-Ti rispondo solo se hai una buona ragione-
-Vorrei farti notare che mi hai già risposta, e si lo so
non devo disturbare quando sei al lavoro, ma mi preoccupo lo sai-
Sospirai pesantemente, anche la mia migliore amica si
metteva a supervisionarmi peggio di mia madre.
-Sto bene, davvero- la rassicurai.
-Vuoi mentire ad una psicologa? Sai che perdi in
partenza-
-Tentar non nuoce-
-Allora cosa vuoi fare oggi?-
-Ho deciso! Vado da Mat, se lui
non viene da me vado io da lui-
Ero convinta al cento per cento, come lo ero che Julie
fosse d’accordo con me, per la prima volta decidevo di affrontare le cose di
petto invece di scappare.
-NO!- urlò.
-Perché?-
-Ma sei pazza? Per favore Sophie
rifletti, non risolverete nulla anzi peggiorerai la situazione, credimi-
Ero scettica, quasi non la riconoscevo.
-Ma sei sicura?-
-Certo! Anzi sai cosa devi fare? Passa da me che devo
mostrarti una cosa-
-Va bene- dissi poco convinta.
Riattaccai ma guardavo ancora il display come se non
volessi capacitarmi di quello che avevo sentito. Le opzioni erano due: Julie
era diventata pazza oppure Thomas le faceva questo effetto e sperai per lei
fosse la seconda.
Firmai il modulo per andare via e mi diressi da Julie,
qualcosa non andava e dovevo scoprire cosa.
Quando arrivai a casa sua non la trovai, davanti alla
porta sul tappeto c’era un biglietto con la chiave, aprii il biglietto e
riconobbi la scrittura della mia amica.
Ho avuto un imprevisto
ma tu entra lo stesso e fai come se fossi a casa tua, sul letto troverai ciò
che ti serve.
Incuriosita entrai e andai in camera da letto, c’era una
grossa scatola bianca. Mi avvicinai quasi intimorita e all’interno trovai un
abito.
Era un vestito rosso fragola senza spalline sostenuto da
un velo che partiva dalla spalla destra e si fermava al seno con una fascia di
brillantini da cui ricominciava coprendo l’abito solo sul lato destro mentre su
quello sinistro si intravedeva la stoffa doppia dell’abito.
Rimasi folgorata dalla sua bellezza e dalla sua
semplicità,di chi era?
Trovai un altro biglietto e lo scartai immediatamente.
Non devi fare altro
che indossarlo, si è tuo! Segui le mie indicazioni e non te ne pentirai. Sotto
al letto ci sono le scarpe e nell’armadio al centro c’è il mio cappottino
beige, prendilo! Non fare domande e fidati, sbrigati perché lì fuori c’è un
mondo che ti aspetta.
Sbattei le palpebre più volte, mi sentivo tanto come in
uno di quei programmi americani dove ti rendevano principesse per un giorno.
Mi girai intorno per vedere se ci fosse veramente qualche
telecamera, se c’erano non le vidi, così senza farmi pregare misi l’abito, le
scarpe e il cappotto.
Mi affacciai dalla finestra e vidi una macchina nera
accostata al vialetto, che stessero aspettando me?
C’era un ragazzo in smoking nero ad aspettarmi, mi aprì
la porta e mi fece entrare.
-Posso sapere dove stiamo andando?-
-Mi è stato detto solo di accompagnarla-
Cominciavo ad insospettirmi, Julie non faceva nulla per
caso c’era un motivo se adesso mi stavo dirigendo chissà dove.
Ero stanca di farmi domande, al diavolo tutto volevo solo
rilassarmi senza pensare a nulla per una buona volta ne avevo tutto il diritto.
La macchina accostò di fronte ad un centro benessere, fui
invitata ad entrare ed in cinque minuti mi lasciarono alle mani esperte di un
massaggiatore. E che massaggiatore! Non volevo più tornare a casa, era un dato
di fatto.
Passai il pomeriggio tra una manicure e un pedicure, di
certo non poteva mancare il parrucchiere. Da tanto tempo non lasciavo libera la
mia mente da tutti quei pensieri che mi avevano annodato l’anima e il corpo.
Avevo dimenticato cosa volesse dire prendersi cura di se stessi, avrei dovuto
ringraziare Julie e farlo più spesso.
Dopo un paio di ore arrivò un messaggio sul cellulare.
Allora la bella
addormentata è pronta per il gran risveglio?
Bella addormentata? Risveglio? Ma di cosa stava parlando?
Ero troppo curiosa alla fine non resistetti e la chiamai.
-Cosa sta macchinando la tua testa malata?-
-Così mi ringrazi? Che ingrata!-
-Dimmi almeno dove devo andare conciata in questo modo.
Non è normale, Julie-
-Si hai ragione non è normale che tu abbia dimenticato,
ma oggi farò un eccezione.
Ti aspettiamo non farci attendere oltre-
Non ebbi il tempo di chiederle chi mi stava aspettando
che attaccò e restò a farmi compagnia solo il suono emozionante del mio
cellulare.
Ovviamente la macchina che mi aveva portata lì mi aveva
aspettata e adesso ci eravamo di nuovo messi in marcia.
-La prego, mi può dire dove andiamo-
Cercai di fare la miglior faccia da cucciolo che
conoscessi e sembrò funzionare.
-Le ho già detto che non ne ho idea, eseguo solo gli
ordini-
-Ma saprà almeno la via, la zona, il paese? Qualsiasi
cosa!-
Ero esasperata e dovette accorgersene anche lui.
-Si quella la so. La porto a Via delle Rose-
In un attimo il cuore si fermò per poi fare un paio di
capriole all’indietro e riprendere la sua corsa velocemente. Stavamo andando da
Mat! Oddio perché stavamo andando da lui? No, io non
ero pronta, non così. Volevo andarci con calma dopo essermi preparata
psicologicamente. Allora era lui che mi stava aspettando? O c’era qualcun
altro.
Quando l’autista si fermò, mi paralizzai al seggiolino.
-Signorina la sua attesa è terminata, finalmente siamo
arrivati a destinazione-
Il giovane mi sorrideva felice, ignaro che dentro di me
si stava scatenando la guerra dei mondi, no peggio la guerra di Troia.
Perché avevo pensato alla guerra di Troia? Oh cavolo,
Elena era contesa tra due uomini ed era scappata con uno dei due, ma se ci
pensavo bene anche Giulietta non era corteggiata solo da Romeo.
-Si sente bene?-
-Alla grande-
Non era molto convinto, ma io dovevo smuovermi non potevo
restare tutta la serata in quella macchina, presi un grosso respiro e aprii la
porta.
Stavo andando al patibolo, ecco dove!
-Buona serata-
-Grazie- sussurrai.
Passo dopo passo mi avvicinai alla meta, sembravo una
donna che andava al patibolo, anzi alla ghigliottina.
Suonai più volte il campanello ma nessuno venne ad
aprirmi, cominciai a perdere la pazienza, la calma e forse anche qualcos’altro.
Abbassai la maniglia trovando tutto buio, sembrava non ci
fosse nessuno, arrivai a tentoni vicino all’interruttore e quando accesi la
luce un coro di persone urlarono “SORPRESA!”
Mi guardai intorno spaesata, c’erano tutti i miei amici
alcuni li conoscevo, altri li avevo solo intravisti ma erano tutti lì.
Stavano aspettando una mia reazione probabilmente, perché
mi fissavano tutti divertiti, certo ero proprio uno spettacolo.
Uno strano pensiero mi balenò in testa, mi diressi in
cucina dove c’era il calendario appeso al muro.Non avevo più dubbi, era il mio compleanno!
Avevo dimenticato il mio compleanno? Ero sconvolta.
-Se ti stai chiedendo come tu ci sia riuscita, sappi che
me lo sto chiedendo anch’io e quando ho visto che stamattina non hai chiamato
come al solito per urlare che eri diventata vecchia allora mi sono preoccupata-
Mi sorrise e spalancò le braccia per accogliermi.
-Auguri tesoro-
-Festeggiata possiamo farti gli auguri?-
E fu così che dopo lo shock fui sommersa da baci,
abbracci e regali, avrei dovuto aprirli ma in quel momento volevo solo vedere
una persona.
Era l’unico che non avevo ancora visto, e che non mi
aveva ancora fatto gli auguri. Non volevo credere che dopo aver organizzato la
mia festa a sorpresa a casa sua non ci fosse.
Intercettai lo sguardo di Julie che mi capì al volo e mi
fece segno di andare di là.
-Dov’è?- chiesi a
bruciapelo
-Ti aspetta in camera-
Annuii più per me stessa. Raggiunsi la stanza e lo trovai
di spalle che guardava dalla finestra. Non potei ignorare che era passato tanto
tempo dall’ultima volta che l’avevo visto, sembravamo due estranei.
Mi venne in mente quella canzone che avevo sentito alla
radio un paio di giorni prima, si perché quando hai il mondo che ti crolla
addosso qualsiasi cosa vedi o senti sembra ricordarti ogni volta il dolore che
stai provando come un coltello che gira nella ferita ancora fresca.
-Ciao-
Sobbalzò dalla sorpresa.
-Ciao-
Abbassai la testa incapace di parlare, non sapevo nemmeno
cosa dirgli.
-Sei riuscita a dimenticarti anche il tuo compleanno eh?-
Voleva sdrammatizzare, ma la mia lingua tagliente affilò
bene il colpo.
-Sai com’è avevo altre cose per la testa-
Aprì la bocca per replicare ma a quanto pare anche a lui
mancavano le parole.
-No aspetta!- lo bloccai -Prima che tu dica qualcosa
voglio essere io a dirti due parole-
Presi un grosso respiro e cominciai a parlare a raffica.
-Oggi prima che ricevessi la chiamata di Julie stavo
venendo qui, da te. Volevo chiarire. Volevo capire perché ce l’avessi con me,
se era ancora per la storia della montagna o c’era qualcos’altro sotto. Non
sono mai stata così male in vita mia, e mai mi sarei aspettata una reazione del
genere da te. Si Mat, mi hai deluso. Sei una persona
matura e da tale pensavo che avresti affrontato i problemi e non scappato,
almeno non due mesi prima del matrimonio. Credo che non ci sono le basi per
creare una vita insieme se questi sono i presupposti, abbiamo litigato molto di
più in questo ultimo periodo che prima di ricevere la tua proposta. Non
preoccuparti ti tolgo anche l’impiccio di avvisare gli invitati, lo farò io
stessa-
Sapevo di essere stata dura ma in quel momento mi sentivo
di aver fatto la cosa giusta, forse non era ancora il momento per noi o forse
non lo sarebbe mai stato.
Mat mi aveva ferita nel
peggiore dei modi, abbandonandomi.
Io gli ero stata accanto quando tutti i dubbi possibili
ed immaginabili mi avevano colpita, avevo combattuto per noi e lui invece si
era arreso era questa la verità.
Lo avevo pietrificato, non credeva che sarei stata
proprio io a mettere fine alla nostra storia, in realtà non lo credevo
possibile nemmeno io.
Ritornai dagli altri, ma non stetti molto tempo con loro.
Julie vide i miei occhi gonfi ma non venne a chiedermi spiegazioni, sapeva che
sarei scoppiata a piangere.
Mi isolai e lasciai scorrere le lacrime, mi accasciai a
terra in preda ai singhiozzi. Appoggiai la testa sulle gambe e piansi per tanto
tempo, ero svuotata di tutte le forze e le energie.
Che bel compleanno! L’avrei ricordato per tutta la vita.
Alzai gli occhi lentamente, la testa mi faceva troppo
male e ogni movimento causava fitte sempre più forti.
La mia attenzione si focalizzò su un pacchettino che
qualcuno avevo lasciato lì vicino, non mi ero nemmeno accorta che fosse entrato
qualcuno, chissà in quale stato pietoso mi aveva trovato.
Piano scartai il regalo e quasi mi mancò il respiro
quando vidi l’oggetto.
Era una palla di vetro come quelle che mi regalavano
quando ero una bambina, all’interno vi era una casetta in mezzo ad un paesaggio
innevato e se la scuotevo tanti fiocchi di neve scendevano dal cielo
Che fosse stato...?
Lui non c’era, o almeno non l’avevo visto in mezzo agli
altri.
Mi ripresi giusto in tempo per correre alla finestra e
vedere una macchina familiare allontanarsi dalla strada.
Era lui, quanti altri potevano avere quell’auto e passare
giusto lì a quell’ora?
Aveva rispettato la mia decisione nonostante tutto, non
mi aveva cercata, né contattata e mi aveva anche dato il suo regalo senza che
me ne accorgessi.
Ma qual era lo scopo di quella palla di vetro, ricordarmi
i momenti che avevamo passato in quella baita?
Io volevo solo dimenticare, da lì erano cominciati tutti
i miei guai ed era arrivato il momento di mettere la parola “fine”.
______________________________
Scusate il ritardo, lo so
avevo promesso di aggiornare prima ma ho avuto e tutt’ora ho ancora molti
problemi che mi tengono la mente occupata e mi impediscono di poter scrivere
tranquillamente. Ecco arrivati ad un punto di svolta nella storia, in realtà non
è finita qui con Mat anzi è tutto appena cominciato e
non crediate che William si sia semplicemente messo in un angolino perché non è
così anche lui avrà la sua parte. Grazie mille perché mi supportate in tante
non solo qui su efp, è solo grazie a voi se trovo la
forza di mettermi al pc e scrivere. Un bacio a tutte,
alla prossima ^^
Era la vigilia di Natale ed io avevo promesso a mia madre
che sarei stata con loro quest’anno, avrei tanto voluto tirarmi indietro ma non
volevo farli insospettire.
Avevo avvisato che Mat non
sarebbe venuto, la scusa era che lui avesse troppi impegni, con calma poi le
avrei spiegato la situazione.
Emma era partita una settimana prima, dopo il lungo periodo
di ferie che aveva chiesto doveva sistemare molte cose.
Se non fosse stato per Julie che ogni giorno veniva a
casa mia a farmi una lavata di testa, probabilmente sarei diventata una
pantofolaia.
Chiusi la valigia, le finestre, inserii l’allarme e scesi
giù.
Sarei andata con la macchina, erano solo due ore di
viaggio potevo farcela.
Quando però aprii il portone non mi aspettavo di trovare
la macchina di Mat parcheggiata lungo il viale.
Cosa voleva? Nemmeno la vigilia di Natale si poteva stare
in pace.
Era appoggiato alla portiera e mi aspettava, quando mi
vide mi venne incontro facendo il gesto di prendere la valigia ma mi scansai.
-Ce la faccio.-
Aprii la macchina e caricai la valigia quando Mat mi fermò.
-Dovremmo metterla nella mia auto-
Spalancai la bocca incapace di emettere un suono.
-Come, scusa?-
-Tua madre mi ha chiamato, ha insistito tanto!-
-Non preoccuparti l’ho già avvisata, non sei costretto a
fingere. A casa le racconterò tutto-
-Non mi sento costretto, mi fa piacere-
-A che gioco stai giocando? Credi che io sia disposta a
fingere davanti ai miei genitori che siamo una coppietta felice? Eh no, non hai
capito proprio niente!-
Chiusi la porta con forza, non volevo ascoltare altro ed
era già tardi dovevo partire.
-Aspetta!-
Incrociai le braccia esasperata, ma in che lingua
parlavo?
-So che non servirà questo per farmi perdonare, ma fammi
provare almeno. Io non ho cambiato idea sul matrimonio e lo so che ti ho
deluso, ma non mi arrendo così.-
Dopo tutto quello che era successo aveva anche il coraggio
di dirmi che voleva sposarmi?
-Non è così semplice, sono accadute troppe cose e solo
adesso mi rendo conto che abbiamo sbagliato tutto. Non potrebbe esserci nessun
matrimonio.-
-Non ti credo, non può essere finito tutto da un giorno
all’altro.-
Infatti era da più tempo che ormai ci pensavo, approfittò
di un mio momento di distrazione per avvicinarsi. Le sue labbra furono sulle
mie ed io non avevo la forza di allontanarlo.
-Lo so che mi ami ancora, e non permetterò che un mio
sbaglio cancelli quello che c’è stato tra di noi-
-Mat è complicato-
-Aspettiamo ancora, passiamo queste feste insieme. So che
c’è ancora qualcosa da recuperare-
Era tutto così difficile, perché non capiva?
-Non voglio costringerti a venire con me, possiamo anche
andare con due macchine-
E poi cos’avrei spiegato? Non mi andava di stare con lui?
-Ti chiedo solo un’altra opportunità-
-Vengo con te-
Senza guardarlo in faccia salii sulla sua auto, non ero
nelle condizioni per mettermi a guidare e non ero costretta a parlare con lui
se non volevo.
Sarebbero state due lunghissime ore.
Tutti i suoi tentativi di intavolare un discorso
fallirono, io ero quella che rispondeva a monosillabi, lui quello che faceva
dei poemi.
-Oh che gioia vederti Mat. Sono
contenta che tu sia riuscito a liberarti-
Mia madre sprizzava gioia da tutti i pori, mio padre era
sempre molto equilibrato.
Ancora non doveva abituarsi all’idea che mi sarei
sposata, Emma invece era rimasta di sasso, completamente pietrificata.
“Dopo” mimai con la bocca, non potevo raccontarle tutti
gli sviluppi nel soggiorno di casa.
-Vieni, Sophie. Ti aiuto a
disfare la valigia-
Accettai volentieri l’invito di mia sorella, non ero
capace di fingere e sarebbe bastato poco per mandare all’aria tutto.
Emma era impaziente di sapere la verità, lo vedevo dal
modo con cui camminava. Si sarebbe teletrasportata se ne fosse stata capace.
-Allora?- chiese appena chiusa la porta.
-Si è presentato fuori casa dicendo che vuole recuperare
e non si arrenderà-
Beh quello era davvero il succo striminzito della storia.
-E tu?-
-Io non so niente-
Sbuffai buttandomi sul letto.
-Lo sai vero che ti sei cacciata in un bel pasticcio?-
-Grazie del conforto-
-Si vede lontano un chilometro che c’è qualcosa che non
va-
-Mi ha chiesto di aspettare e di non raccontare ancora nulla.-
-Perché?-
-Perché vuole farmi cambiare idea, ovvio no?-
-Che bella faccia tosta-
Già, aveva proprio ragione. Un giorno era tutto bianco e
l’altro era tutto nero, credeva che bastasse schioccare le dita.
Non ero una santa, avevo anch’io la mia buona parte di
errori ma non mi ero mai azzardata a lasciarlo solo per qualche dubbio sciocco
che avevo avuto, mi ero sempre battuta.
-Vado ad aiutare mamma, sai che stasera ha invitato un
esercito. Tu fai presto e vieni a darci una mano-
-Agli ordini!-
-Emma?-
-Si?-
-Bisogna preparare un’altra stanza per Mat-
Lessi nei suoi occhi molto di più di quello che volesse
mostrarmi e che non osava dire a parole, ecco un altro motivo per ringraziarla.
Presi un po’ di tempo per riorganizzare le idee, ne
approfittai per mettere a posto la valigia e farmi una bella doccia rilassante.
Quando non trovai più altre scuse per restare in quella
stanza scesi a dare una mano.
-Ma finalmente! Su vieni qui ad aiutarmi- disse mia
madre.
Dopo aver finito di preparare gli antipasti, mia mamma si
avvicinò di soppiatto evitando che qualcuno la vedesse.
-Non me la conti giusta-
-Chi io?-
-Signorinella vedi di non fare la finta tonta, ho capito
benissimo che qualcosa non va. Ecco perché non volevi nemmeno che venisse-
-Mamma!- esclamai indignata ma mi arresi quando vidi il
suo cipiglio alzato.
-Come fai a saperlo?-
-Non l’ho bevuta sai quando mi hai raccontato che Mat aveva impegni. La prossima volta inventa una scusa
plausibile, perché alla vigilia di Natale non si hanno impegni-
Cavolo! Non ci avevo pensato.
-Avremo modo di parlare, però, adesso rispondi alla mia
domanda-
Avevo paura che mi stesse per chiedere se le nozze erano
annullate.
-Il tuo cuore batte solo per lui?-
No, di certo questa era la peggiore che potesse farmi.
Non avevo tutte le colpe del mondo, in fondo gli sbagli si facevano in due, ma
io mi vergognavo terribilmente.
-Non lo so-
-Bambina mia pensaci bene! Dopo il matrimonio non si può
più tornare indietro-
Ed io lo sapevo bene, ecco perché ero frenata.
-Mat non restare lì come
una mummia, su vieni qui-
Non mi ero accorta che stesse dietro di noi, e adesso?
-Adesso ho capito tutto- sussurrò
-Cosa?- deglutii rumorosamente.
-Sai cucinare, ma non vuoi applicarti. Ora capisco tutte
le volte che hai tentato di avvelenarmi-
Ridacchiò mentre diventavo di tutti i colori.
-Io avvelenarti? Non hai mai capito la mia arte
culinaria-
Allungò la mano per prendere un tramezzino ma lo stroncai
subito.
-Ah no! Potrei avvelenarti-
Mi voltai a guardarlo e mi meravigliai di quella strana luce
che vedevo sul suo volto.
-Che c’è?-
-Dopo quasi cinque ore mi stai rivolgendo la parola-
Non gli avevo più parlato dopo la chiacchierata, ero
proprio una stupida.
-Ah-
Il silenzio piombò di nuovo in quella stanza.
-Guardate qui cosa ho preparato-
Mia mamma si avvicinò con un vassoio pieno di biscotti di
ogni forma, c’erano cuori, fiori, stelle, cerchi.
-Cosa sono?-
-Sono biscotti della fortuna-
-Ma dove li hai presi?-
-E’ una ricetta cinese, all’interno si mettono dei
bigliettini porta fortuna. Su forza prendetene uno, leggete e mangiate. Se
fanno pena li butto-
-Quindi noi saremmo le cavie?-
-E’ per una buona causa!-
Mi lasciai convincere e scelsi una stella, Mat invece optò per il cuore.
Spezzammo i biscotti e leggemmo il biglietto.
-Cosa dicono?-
-Gli occhi non vedono ciò che il cuore ha già capito-
-E a te Sophie?-
Aprii anche io il mio ma quando lo lessi non ero poi così
sicura di volerlo leggere ad alta voce.
-Allora?- mi incitarono
-Credo..che sia poco..romantico-
-Perché cosa dice?-
-Quando ami due persone, scegli la seconda perché se
avessi davvero amato la prima non ti saresti innamorato di un altro-
Non fui l’unica a restare pietrificata.
-Cosa succede qui?-
Mio padre entrò giusto in tempo per liberarci da quella
strana situazione.
-Stavo facendo assaggiare ai ragazzi i miei biscotti-
-Stai bene, Mat?-
Sembrò quasi risvegliarsi, lo guardò e sorrise.
-Si, ero sovrappensiero.-
-Mamma se non c’è altro vado a prepararmi-
-Vai tesoro, tra poco saranno tutti qui-
Se quello era un segno del destino, non capivo dove
volesse indirizzarmi.
Mat piombava quando ormai
credevo che tra di noi fosse finita, e poi tutto d’un tratto mi ricordavo che
c’era qualcun altro nella mia vita.
Era una prova? Si ed io mi trovavo ad un bivio.
Cosa sarebbe stata la mia vita se avessi fatto scelte
diverse?
Mi ero sempre illusa che fosse tutto facile, ma la
direzione utile non è sempre la più semplice che noi possiamo scegliere.
Non avevo voglia quella sera di apparire perfetta davanti
a parenti ed amici, fosse stato per me sarei scesa in tuta ma non potevo così
indossai un vestitino semplice azzurro con un leggings.
Non era ancora arrivato nessuno per mia fortuna, sentivo
solo Mat parlare a telefono, non capii però con chi.
-Sei bellissima-
-Grazie-
-Dove sono gli altri?-
-Sono di sopra-
-Ah, allora con chi parlavi?-
-Ero al telefono con William, ti saluta e ti manda tanti
auguri-
-Ah... ricambia anche da parte mia-
Stava per dire qualcosa quando suonarono il campanello,
la casa cominciò a riempirsi e fui sommersa dalle mille domande dei curiosi che
non si accontentavano mai.
Avevo perso il conto di tutte le volte che mi era stata
posta la stessa domanda.
“Ti sposi?”
“Quando ti sposi?”
“Dove ti sposi?”
“Che bella coppia”
La mia testa stava scoppiando, quella gente non stava
zitta nemmeno con un gamberetto in bocca, erano posseduti per caso?
Mi allontanai cinque minuti da quella baraonda di
persone, chiusi un attimo gli occhi e sperai le mie tempie smettessero di
pulsare.
-Stanca?-
-Un po’-
Si sedette al mio fianco, il fuoco scoppiettante alle
nostre spalle faceva da scenario a quello che, in altre circostanze, sarebbe
stato un magico momento.
Avevo tutti i muscoli intorpiditi dalla posizione in cui
mi ero messa, avevo bisogno della comodità del divano, stavo per alzarmi e raggiungerlo
quando mi ritrovai tra le braccia di Mat.
-Mat!- provai a parlare ma
non mi fu possibile.
-Questa distanza mi sta uccidendo. Sophie
guardami! Sono io, sono Mat, il tuo Mat-
Lo era ancora?
-Mi sembri così diverso- sussurrai più a me stessa che a lui.
-Abbiamo fatto degli errori, ma niente è irrecuperabile.
Siamo sempre stati forti, e uniti più di prima, cosa sta accadendo adesso?-
-Non lo so-
-Non c’è davvero speranza?-
Non avevo la forza di rispondere, infatti fu lui ad agire
al posto mio.
Mi baciò prima ancora che me ne accorgessi, era dolce e
delicato come se tra le mani avesse un prezioso cristallo.
I suoi occhi mi guardarono così emozionati.
-Dimmi che non hai provato nulla. Dimmi che non hai
pensato a tutto quello che abbiamo passato insieme e ti giuro che me ne andrò
in questo momento-
Ma perché mi metteva in una situazione così difficile?
Non potevo cancellare i bei momenti, avrei dovuto resettare cinque anni della
mia vita.
Era ovvio che tenessi a lui, ma era amore?
-Sai che non posso farlo, ma questo non vuol dire nulla-
-E invece si, è la dimostrazione che teniamo l’uno
all’altro e questo non puoi cancellarlo-
-Mat ci conosciamo da
tanto tempo, è normale che proviamo qualcosa-
-I sentimenti non si dimenticano da un giorno all’altro e
se anche tu la pensi così, allora dobbiamo continuare col nostro progetto-
Mi alzai esasperata, cominciando a camminare avanti e
indietro dal nervoso.
-Dimmi tu se è normale che il mio futuro marito scompare
per settimane, e poi un bel giorno ritorna e dice che è tutto a posto.-
Non ci fu il tempo per ribattere, la porta si aprì e mia
mamma ci chiese di aggiungerci per il dolce.
-Mat puoi aspettarci di
là? Devo parlare un attimo con mia figlia-
Aveva sentito tutto, non c’era altra spiegazione.
-Allora è vero?-
-Cosa?-
-Il matrimonio...è annullato-
-E’ solo sospeso per il momento-
-Cosa c’è che non va?-
-Sono tante piccole cose, non sono più sicura di me
stessa, di lui. Di certo, non aiuta il fatto che quando c’è un problema Mat non lo affronta ma scappa-
-Ma tesoro mio, tutti gli uomini si comportano così-
Non tutti, pensai ma evitai di dirlo ad alta voce.
-Beh allora non mi sposerò mai-
Ridacchiò e aggiunse quello che avevo bisogno di sentirmi
dire.
-Promettimi solo una cosa-
Mi prese le mani e le strinse tra le sue tremanti.
-Qualunque cosa tu vorrai fare della tua vita, devi
promettermi che sarai felice-
Non avevo parole per dirle quanto le volevo bene, poteva
avere tutti i difetti del mondo ma non l’avrei cambiata con nessun’altra,
perché solo una madre sapeva capire il proprio figlio e dare consigli sinceri,
senza alcuno scopo o doppio fine.
La abbracciai e forse per la prima volta mi sentii
davvero accettata perché era l’unica che non mi stava giudicando...non ancora
almeno!
_________________________________
Questo capitolo è stato
partorito non scritto, pensavo non arrivasse più ma alla fine ce l’ho fatta! Ricapitoliamo
la situazione, Mat è ricomparso e vuole mettere tutto
a posto ovviamente Sophie è confusa e non si sente
pronta. Ha paura di decidere perché teme che la possano giudicare male, cosa
farà? Ho voluto dare spazio a Mariel, perché è una
donna forte e combattiva e la adoro. Non so quando arriverà il prossimo
capitolo, purtroppo non sono stata bene e adesso sono incasinata con gli esami,
ringrazio sempre coloro che mi seguono nonostante non sia così costante negli
aggiornamenti. Ne approfitto anche per dare un grosso abbraccio a chi vive nei
paesi colpiti dal terremoto e che oggi non hanno un tetto sopra la testa che li
protegge, io incrocio le dita.
Quella notte non avevo sognato per niente, avete presente
il buio, il vuoto assoluto?
Qualcuno aveva detto che una notte senza sogni era come
una notte senza stelle, assolutamente tetra.
Mi sveglia ancora più agitata, come se avessi fatto un
incubo, in realtà avevo uno strano presentimento.
-Svegliaaaa!- urlò mia sorella
precipitandosi nella mia camera.
-Ti prego Emma, abbassa la voce- gracchiai ancora in coma
-Buon Natale, sorellona-
Mi sembrava essere ritornata indietro nel tempo, quando
entrava nella mia camera e cominciava a saltare sul letto con l’intenzione di
farmi svegliare, perché se non eravamo tutti in piedi era vietato aprire i
regali.
-Buon Natale anche a te! Dì la verità vuoi aprire i
regali?-
Voleva fare la furbetta ma io l’avevo capita, gli anni di
esperienza servivano a qualcosa.
-Si dai, alzati-
-Pensavo che con la vecchiaia saresti cambiata-
-Vecchia io? Ha parlato la nonna-
Ed ecco che cominciavano i nostri battibecchi mattutini,
peccato avessi ancora troppo sonno per poterle tenere testa quella mattina.
-Direi che nemmeno tu sei cambiata-
-Ho bisogno di riprendermi ti prego, non ce la faccio-
Si sedette sul letto spazientita, e fu allora che
cominciò la lagna.
-Ti prego-
-Vattene!-
-Per favore-
-No!-
-Ti supplico-
-Emma!-
-Ok allora non ti dico quello che si stavano dicendo
mamma e papà-
Le mie antenne paraboliche drizzarono pronte per
ascoltare qualsiasi pettegolezzo, avrei avuto una brillante carriera da
giornalista, ne ero sicura.
-Cioè?-
-Eh no mia cara, prometti che dopo scenderai-
Annuii e aspettai il resoconto che aveva da dirmi.
-Parlavano di te-
-Di me?-
-Papà ti vede strana e mamma sta cercando di togliere qualsiasi
dubbio, quindi cerca di comportarti bene se non vuoi che si accorga di
qualcosa-
-Sono nei guai-
-Hai già preso una decisione?-
Scossi la testa, era proprio quello il problema
-Non voglio metterti fretta, ma devi farlo, non puoi più
aspettare-
Si lo sapevo bene, non avevo scelta dovevo dirgli tutto
quella stessa giornata.
-Ora scendiamo?-
La seguii al piano di sotto, mi accorsi di essere l’unica
ancora a letto, erano già tutti svegli.
-Finalmente. Sempre la solita dormigliona- mi canzonò mia
madre.
-Buon Natale a tutti-
Mi stampai addosso il miglior sorriso che potessi fare, e
a quanto pare funzionò.
Mat mi venne incontro
lasciandomi un bacio sulla guancia.
-Buon Natale, amore-
-Hey piccioncini basta
smancerie, è ora dei regali-
Mi sedetti a terra vicino a mia sorella, Mat era al mio fianco, mia mamma e mio padre ci guardavano
dalla poltroncina stile “Settimo Cielo”.
Non fiatava nessuno, nemmeno stessimo in chiesa, si
sentiva solo il rumore della carta strappata.
Mio padre mi aveva regalato l’edizione in lingua madre di
Romeo e Giulietta, nemmeno lo avesse fatto apposta in quel periodo quei due
erano diventati il mio tormento.
-Grazie papà, sai che adoro Shakespeare-
Scartai il regalo di mia madre, e trovai un bel
cappellino alla francesina bianco, probabilmente ero l’unica al mondo che
poteva vantare una vasta scelta di cappellini, di ogni colore e forma.
Mia sorella invece aveva puntato sul sicuro, e aveva
scelto la nuova fragranza di Chanel, praticamente il mio punto debole.
Mancava solo un regalo da scartare, vidi un pacchettino
blu, elaborato ed elegante, cosa mai poteva contenere?
-Forza aprilo!- mi incitarono
La curiosità era troppo forte, così non me lo feci
ripetere due volte.
Quando lo aprii, la sorpresa fu tanta. Se voleva
stupirmi, si c’era riuscito.
-Wow-
Era una collana di Tiffany, in argento con un ciondolo a
stella centrato da un diamante.
Sentivo le esclamazioni estasiate di mia madre ed Emma,
io al contrario non riuscivo ad emettere nessun suono.
-Io...non so cosa dire-
-Dimmi che ti piace e che stasera verrai con me-
A quale donna non piaceva Tiffany? Ma cosa significava
quel regalo per lui? Pensava di comprarmi con un gioiello?
-Dove?
-E’ una sorpresa-
Bene! Chissà adesso cos’altro mi dovevo aspettare. Perché
doveva essere sempre tutto così difficile? Avevo bisogno di una benedizione,
altro che matrimonio.
Vedevo mia sorella che fingeva di occuparsi di altro ma
sapevo benissimo che stava osservando ogni movimento e stava cogliendo ogni
parola.
Quella mattina cercai di tenermi impegnata, aiutai mia
madre a preparare il pranzo di Natale, dalle pietanze ai vari souvenir che
dovevano esserci sulla tavola.
Non doveva mancare nulla, tutto doveva essere perfetto.
C’era la solita tovaglia rossa, con bicchieri e
fazzoletti abbinati, ovviamente anche le candele erano rosse e il centrotavola
non poteva di certo essere di un altro colore.
Quella fu un’operazione che mi occupò per molto tempo e
ne fui felice, almeno non dovevo fingere.
Non ero mai stata brava a mentire, ogni cosa che facevo
lo sapevano tutti ancora prima che lo facessi.
Quando ci sedemmo a tavola, sembrava che tutti i problemi
fossero scomparsi, eravamo ritornati indietro nel tempo con le nostre solite
abbuffate, i monologhi di mia madre e la tolleranza di mio padre, le solite
chiacchiere e risate.
Decisi anch’io di abbandonare almeno per quel giorno la
corazza che tenevo addosso, mi lasciai prendere dalla nostalgia e fui
trascinata nel pomeriggio in centro a guardare i negozi.
Le canzoni di Natale riempivano l’aria di allegria e serenità,
le luci colorate davano un aspetto diverso alla città che in altri giorni
sembrava monotona e priva di vita.
Incontrai vecchie amiche del liceo che mi misero al
corrente di tutto quello che era successo in quegli anni che ero stata lontana
da casa, chi aveva abbandonato il college, chi si era sposato, chi aveva avuto
un figlio, ognuno aveva preso in mano la propria vita.
Ed io? Qual era il mio posto nel mondo?
Lasciai Mat ed Emma alla
bottega del presepe, volevo fare due passi da sola.
Mi ritrovai davanti alla parrocchia dove andavo sempre da
piccola, ero sempre presente quando c’erano le manifestazioni, avevo fatto
parte per anni del gruppo dei giovani, col tempo però mi ero allontanata.
Entrai con timore e un pizzico di vergogna, ma avevo
bisogno di quel momento di serenità, avevo bisogno di far pace con me stessa e
col Signore, anche se questi lampi di genio mi arrivavano solo durante le
feste,
Mi sedetti sull’ultima panca dell’ultima fila, in ombra,
nascosta da tutti.
Volevo solo un pizzico di speranza per il futuro, volevo
qualcuno che mi dicesse che tutto sarebbe andato bene, volevo sapere qual era
la cosa giusta da fare.
Con le lacrime agli occhi, come mai prima era successo,
chiesi uno spiraglio di luce.
Una mano si appoggiò sulla mia spalla dandomi conforto,
mi asciugai il viso e lentamente mi voltai.
Mat mi tese la mano e mi
portò via da lì.
-Andiamo a casa!-
Avevo l’impressione che Emma sapesse dove mi voleva
portare Mat quella sera, appena eravamo arrivati a
casa mi aveva trascinata in camera e mi aveva torturato per ore e ore.
Aveva arricciato i miei capelli creando dei boccoli e li
aveva poi tirati indietro e fermati con un fermaglio fatto di perline.
Mi aveva costretta a fare la ceretta, rischiando che mi
sentissero anche al Polo Nord e poi aveva concluso tutto con un abito nero e
scarpe abbinate.
-Se non vuoi che diventi figlia unica, devi dirmi tutto
quello che sai-
Avevo provato a farla collaborare con le paroline dolci
ma non era servito, quindi ero passata alle maniere forti.
-Non ne ho idea, Mat mi ha solo
chiesto di aiutarti a preparare per stasera-
-Ti dovrei credere?-
-Fa come ti pare-
Ma che maleducata! Un amore di sorella.
-E perché lo stai aiutando?-
Emma mi faceva girare la testa, ma da che parte stava?
-Io aiuto te, non lui-
-Vuoi che sia bella per lui-
-No, voglio che tu decida cosa anzi chi vuoi nella tua
vita, e se c’è bisogno di un calcio nel sedere per darti una mossa, sono sempre
a disposizione-
Finì con l’ultimo ritocco di mascara e mi diede via
libera, presi il cappotto bianco e raggiunsi gli altri.
Scesi le scale lentamente, evitando di cadere su quei
trampoli che avevo al piede.
-Sei bellissima-
Mio padre si schiarì la voce, attirando la nostra
attenzione.
-Dove vuoi portare mia figlia?-
-Arthur!- urlò mia madre.
-Sei sempre il solito tirannosauro, evolviti per l’amor del cielo-
-Ho il diritto di essere preoccupato o no?-
Prima che potessero prendersi a capelli, Mat li tranquillizzò che saremmo rientrati presto.
In fondo non mi dispiaceva che mio padre mi ritenesse
ancora la sua bambina.
Quando giungemmo in macchina mi bendò contro le mie
proteste, volevo vedere dove stavamo andando.
Sbuffai come una bambina e misi il broncio per tutto il
tragitto, pensava di passarla liscia? Gli riservai il mio solito mutismo, anche
quando arrivammo e mi venne ad aprire la porta per paura che cadessi.
Facemmo qualche passo e poi all’improvviso ci fermammo.
-Allora? Adesso posso guardare?-
Non ottenni nessuna risposta, pensai che mi stesse
prendendo in giro solo per vedermi un po’ arrabbiata ma quando aprii gli occhi Mat non c’era più.
-Mat dove sei? Se questo è
uno scherzo non fa ridere-
Mi aveva lasciata davanti al cancello di una grande
villa, nessuno ci abitava da anni ormai, quando ero piccola io ed Emma
entravamo di nascosto per giocare alle principesse era bello immaginare che
tutto fosse nostro.
Quella sera non sembrava così abbandonata, anzi il viale
principale era addobbato con fiori e candele, le luci all’interno erano tutte
accese e quando arrivai all’ingresso un maggiordomo mi venne incontro e mi
guidò fino al salone, mi offrì un bicchiere di champagne e mi chiese di
attendere.
Con la mano facevo girare il liquido contenuto nel
bicchiere senza toccarlo, i miei occhi erano presi da quel luogo così
incantevole.
Lampadari di cristallo, argenteria, finestre laccate
d’oro, una splendida terrazza che affacciava sui giardini...sembrava un sogno!
Una musica familiare arrivò alle mie orecchie, la seguii
incuriosita, aprii le finestre ed uscii fuori.
Mi affacciai dal balcone e vidi Mat
che mi aspettava giù insieme ad altri artisti che suonavano il violino, era la
nostra canzone.
Si inginocchiò e aprì una scatolina blu che conteneva il
nostro anello.
-Quando quel giorno me lo hai restituito, ho creduto di
morire. Ti avevo persa, questa era l’unica cosa che mi ripetevo. Le mie
giornate erano così vuote senza di te, senza la tua allegria. Sei l’uragano che
è entrato nella mia vita rendendola più felice, so che non sarà facile, so che
ho fatto mille errori e non garantisco che possa commetterne degli altri ma ho
bisogno di te. Lo so non sono perfetto, ma potremmo essere perfetti...insieme. Sophie, te lo chiedo qui ancora una volta, vuoi sposarmi?-
L’unica cosa che ero in grado di fare in quel momento,
era piangere.
Non riuscivo a dire nulla, avrei voluto che qualcuno parlasse
al posto mio, era quello il segnale che avevo chiesto in chiesa? La strada che
mi facesse capire cosa fosse giusto?
Mat fu alle mie spalle,
mi abbracciò placando i miei singhiozzi, quando riuscii a riprendere il
controllo di me stessa lo guardai e cominciai a parlare.
-Io non sono la donna perfetta che tu credi. Ho fatto
tanti errori senza che tu te ne accorgessi e ti ho fatto allontanare da me-
-Sophie, non..-
-No aspetta! Devi sapere, se dobbiamo ricostruire un
rapporto dobbiamo essere sinceri l’uno con l’altra. Hai diritto alla verità-
Forse dopo mi avrebbe odiata, ma io dovevo togliermi quel
peso dal cuore.
-Quando mi hai proposto la prima volta di sposarti ero al
settimo cielo, pensavo che cosa più bella non potesse accadere. E’ successo
tutto all’improvviso, ho cominciato ad avere dei dubbi su di noi, su di te. Non
ero più sicura di amarti, dopo tutti questi anni credevo fosse solo affetto
quello che mi legava a te e non quell’amore che spinge una persona a sposarsi. I
miei dubbi sono cominciati quando nella mia vita è entrata un’altra persona
oltre te, e non pensavo nemmeno fosse possibile pensare a qualcun altro. Non ti
ho tradito, ma ero combattuta.-
Gli occhi di Mat erano fermi e
immobili su di me, forse in cuor suo l’aveva sempre saputo e mi sentivo un
verme.
-Mat..-
Volevo che mi dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, avrei
preferito che mi urlasse contro tutte le parole orribili che mi meritavo.
-Lo ami?-
-Io...non lo so...no, per lui è solo attrazione fisica
non c’è altro, mi dispiace-
-Lo conosco?-
-Si, ma non...-
Non volevo dirgli chi fosse quella persona, lui aveva
tutto il diritto di odiarmi perché ero venuta meno al nostro impegno, ma
William era il suo migliore amico e doveva poter contare ancora su di lui, non
avrebbe retto a due delusioni.
-Non voglio sapere chi è, non lo sopporterei-
-Mi dispiace, ti ho deluso-
-Non ti nego che ci sono rimasto male, ma tu non mi
avresti mai tradito-
-Dimmi solo se lo hai più visto o sentito-
-No, ho chiuso tutti i rapporti-
Il suo volto si rilassò completamente e mi sorrise.
-Diamoci un’altra possibilità, non buttiamo via tutto.
Annuii e lasciai che mi mettesse di nuovo l’anello al
dito, ero stata così impegnata a guardare altro che non avevo capito che era
quello il mio posto nel mondo.
_______________________________
Salve a
tutte!
Eccoci di
nuovo qui, per favore non mi picchiate so che molte di voi tifano William e vi
prometto che nel prossimo ritornerà, e non sarà tutto così facile.
In fondo è
Natale, tutti sono più buoni, ma passato Natale?
Mat ci sa fare, è il classico uomo che sa come farsi
perdonare, voi siete d’accordo?
Pensate che Sophie abbia fatto bene a raccontare la verità, doveva
dirgli anche di William?
Grazie mille
a tutte, vedo tutti quei numeri e mi emoziono ogni volta.
In bocca al
lupo per chi domani affronterà la maturità, forza avete quasi finito.
Poiché ho
ancora degli esami da fare non aggiornerò alla velocità della luce, dovrebbero
mancare ancora 7 o 8 capitoli e poi mi butterò in un altro esperimento questa
volta sovrannaturale.
Gennaio stava per giungere al termine, la data del
matrimonio invece si avvicinava.
Le cose con Mat erano
migliorate, sebbene ogni tanto lo trovavo a fissare il vuoto, o con la mente
altrove, sapevo bene che la notizia di un altro uomo nella mia vita l’avesse
sconvolto.
Io cercavo, come meglio potevo, di farglielo dimenticare,
non era giusto lui non se lo meritava, aveva il suo carattere particolare ma
non era cattivo.
Non tutti i mali vengono per nuocere, così diceva il
detto e in fondo dovevo ammettere che forse quella svolta nelle nostre vite
serviva davvero.
C’era più dialogo e nessuno decideva per conto
dell’altro, qualsiasi problema ci fosse ne discutevamo.
Mat era presente non solo
nella mia vita personale ma anche nel mio lavoro, cercavamo di coinvolgerci il
più possibile, eravamo troppo presi da noi stessi e non avevamo capito che
avevamo bisogno solo di mostrare più attenzioni.
Tutto era tornato alla normalità, o almeno quasi tutto.
Io e William non ci eravamo più visti, i nostri contatti
si limitavano a qualche email occasionale sui
preparativi del matrimonio, era pur sempre il mio testimone e tagliarlo così di
punto in bianco dalla mia vita avrebbe creato dei sospetti.
Emma era ritornata alla sua vita di sempre e a me mancava,
non ero più abituata a stare da sola nel mio appartamento.
Julie, invece, era innamorata persa del suo Tom e ormai
si era dimenticata di me, motivo per cui avevo urgentemente richiesto la sua
presenza quella mattina per prenderci qualcosa insieme, prima che lei scappasse
al lavoro e io mi avviassi al ristorante per decidere il menu.
-Come vanno le cose?-
-Va tutto bene, io e Mat ci siamo avvicinati molto-
-Hai ragione, ti vedo
più serena-
Sospirai felice,
finalmente un po’ di sole dopo la pioggia.
-Per un momento ho
pensato che ci fossimo persi per sempre, ma ho capito che era normale avere
paura e voler scappare. Non può certo piovere per sempre-
Vidi i suoi occhi che
si illuminarono di entusiasmo, sapevo di averla fatta preoccupare tantissimo in
quel periodo con tutti i miei problemi, non avrei voluto coinvolgerla ma
egoisticamente dovevo ammettere che se non ci fosse stata lei al mio fianco
sarei crollata.
Poggiai il mio
cappuccino sul tavolo e presi le sue mani tra le mie.
-Mi dispiace, Julie.
Ti ho solo dato preoccupazioni e ti ho caricato dei miei problemi-
-Non dirlo nemmeno per
scherzo. A cosa servono le amiche? Sai che non ti avrei mai abbandonata-
-Grazie-
-Sei una sciocca,
adesso smettila-
Julie era una persona
sensibile, si emozionava facilmente e si affezionava subito alle persone,
rischiando di scottarsi. Non mi ero stupita quando avevo scoperto che Tom, dopo
il suo corteggiamento spietato, l’avesse conquistata.
-Basta parlare di me,
raccontami qualcosa di te-
-Dai, cosa vuoi che ti
racconti?-
Ecco che tornava la
timida di sempre.
-Possibile che anche
adesso che sei fidanzata, tu non abbia nulla da dirmi?-
-Sai tutto di me e
Tom, lui è perfetto a volte stento a crederci che sia tutto vero.
Non vorrei che lo
faccia solo per compiacermi e poi si riveli un tiranno-
-La solita pessimista-
-No davvero. E’ troppo
bello per essere vero-
-Beh abbiamo scoperto
che è un ragazzo d’oro, ma sotto le coperte?-
-Sophie!- urlò così forte che
le persone sedute agli altri tavoli si girarono verso di noi, la mia amica
diventò paonazza borbottando qualche “scusa” mentre io ridevo a crepapelle.
-Quante storie, non
credevo fossi così pudica-
Ovviamente spalancò la
bocca meravigliata, avrei dovuto farle una foto. Un dubbio però mi balenò in
testa.
-Ma voi avete fatto...?-
-Si, certo che si-
sbottò come un pomodoro, adoravo metterla in imbarazzo.
-E allora?-
-Beh, lui...si
insomma...è un tipo...molto passionale-
Una “O” di stupore si
disegnò sulle mie labbra.
-E chi l’avrebbe detto
che il premuroso e dolce banchiere fosse una bomba esplosiva-
Mi arrivò un bel
pizzicotto sul braccio, e quasi urlai dal dolore facendo voltare ancora una
volta le persone verso di noi, era meglio andare via prima di fare altre
figuracce.
Raggiungemmo le nostre macchine scappando a gambe levate.
-Sei una pazza-
-Detto da una strizzacervelli è un complimento-
-Hey!- cercò di
acciuffarmi ma fui più veloce.
-Cara, prima che dimentico, dobbiamo organizzare una
serata a quattro. Sarebbe divertente-
-Certo, certo!- cercò di snobbarmi.
-Guarda che non ci riesci-
-A fare cosa?-
-Solo io posso snobbarti, salutami l’uomo focoso-
Le feci un’ammaliante occhiolino e corsi via prima che
potesse lanciarmi qualcosa, ridevo da sola come una cretina, arrivai al
ristorante che ridevo ancora.
Quando incontrai la mia cara Lindy,
mi chiese se ero felice o ero impazzita.
-Forse, non ancora-
Mi fece accomodare ad un tavolo in fondo alla sala e mi
chiese di aspettare.
-Aspetta qualcuno?-
-No, non aspetto nessuno-
Mi sarei abbuffata da sola almeno, adesso capivo perché
un mese prima del matrimonio le spose avevano dei problemi con l’abito.
Mi guardai un po’ intorno immaginando come sarebbe stato
festeggiare lì in quella sala con tutti i miei parenti e amici, il giorno più
bello della mia vita.
Fantasticavo sull’entrata trionfale degli sposi, momento
che adoravo di più in assoluto quando fui costretta a ritornare sul pianeta
terra.
-E tu...cosa ci fai qui?-
Non credevo ai miei occhi, forse avevo le allucinazioni.
-A svolgere i miei doveri di testimone-
Erano quasi due mesi che non lo vedevo, lo trovavo
cambiato, diverso e con qualche occhiaia in più sul viso.
Mi alzai, pronto ad affrontarlo se fosse stato
necessario. Non poteva rovinare tutto quello che stavo cercando di ricostruire
piombando così dal nulla.
-Will, ti prego...-
Alzò le mani in segno di resa, magari aveva buone
intenzioni.
-Sophie, io non voglio
complicare la vita di nessuno. Non cancelliamo i passi avanti che abbiamo
fatto, già è un miracolo che non siamo più cane e gatto. Mi sto comportando
bene, ho fatto quello che mi hai chiesto, ora ti chiedo io un favore-
Era il discorso più lungo che avessi mai sentito uscire
dalla sua bocca.
-Cosa?- tentai di dire con un filo di voce, preoccupata
per la sua richiesta.
-Non escludermi di punto in bianco dalla tua vita, dalla
vostra vita. Mat è anche il mio migliore amico, ti
aiuterò come ho fatto in questi mesi. Sarò il testimone che volevi dall’inizio-
Quasi mi veniva da piangere, ma a cosa ci eravamo
ridotti?
Aveva ragione, non potevamo tornare indietro ma guardare
avanti e migliorare.
-Io...va bene, se è quello che vuoi-
-Non chiedo altro-
Lessi nei suoi occhi tanta sincerità ma anche tanta
sofferenza, volevo sapere cosa gli passasse per la testa cosa lo avesse fatto
cambiare in quei due mesi, avrei voluto alleviare un po’ il suo dolore, se
davvero, come pensavo, ero io la causa.
Ci eravamo avvicinati senza volerlo, stavamo per superare
un confine a noi precluso e forse a malincuore, ci eravamo illusi.
Ma dovevamo ritornare alla realtà, alle nostre scelte,
ognuno doveva prendersi la responsabilità delle proprie azioni.
-Oh, non sapevo ci fosse qualcun altro-
Lindy aveva preparato un
solo piatto da farmi assaggiare, si trovava in difficoltà ora che c’era anche
William.
-Non preoccuparti, porta altre posate un piatto va benissimo
per due. Non devo certo abbuffarmi o non mi entrerà più il vestito-
Tirò un sospiro di sollievo credendo che le avrei chiesto
di preparare un altro piatto, quando si allontanò William non perse tempo a
punzecchiarmi.
-Dovresti anche ringraziarmi, almeno non ingrasserai-
-Hai ragione, bisogna dividere le disgrazie. Questa volta
non sarò la sola a cui non entrerà il vestito-
Dubitavo fortemente che William avrebbe sciupato il suo
fisico perfetto, anni di sport lo avevano slanciato e reso ancora più
affascinante, se poi stava seduto di fronte a me in giacca e cravatta c’era
solo da sbavare.
-Eri al lavoro?-
-Si, come lo sai?-
-Credo che tu vada in giro come un pinguino solo per
andare al lavoro o sbaglio?-
La sua faccia mi fece scoppiare a ridere.
-Pinguino? Vorresti dire che un bel ragazzo come me
sfigura con un abito elegante?-
Il suo sorriso sfrontato mi fece quasi prendere un colpo,
alla faccia del modesto, questa volta fu lui a scoppiare a ridere. Anche se non
aveva tutti i torti, in fondo non era certo un segreto che riscuotesse tanto
successo nel rimorchiare, ed ero sicura che avesse la fila di ragazze.
-Ora siamo pari-
Ci concentrammo su quello che stavamo mangiando, non
sapevo il nome e nemmeno volevo che me lo dicessero o non avrei più ingerito
nulla.
-Che roba è?-
-Non ne ho idea-
Era disgustato ma non lo dava a vedere, aspettava prima
una mia reazione forse per non deludermi nel caso mi fosse piaciuto.
-Puoi dirlo che fa schifo, lo so-
Trattenne un sorriso giusto per non offendere,
continuammo ad assaggiare altri piatti per circa un’ora, quando non ne potei
più perché stavo per esplodere diedi carta bianca a Lindy
ricordandole di attenersi ai miei gusti e ai piatti che avevo già scelto.
Portai William a fare un giro nella villa, lui non l’aveva
ancora vista.
-Ti piace?-
Si voltò verso di me e si fermò, le mani in tasca e lo
sguardo su di me.
-A te piace?-
-Io..beh si...ho sempre desiderato sposarmi qui-
Annuì come se lo sapesse già.
-Te l’ho già detto, hai gusti semplici ma raffinati-
-Ah si? Eppure io ricordavo che tu pensavi di me che
fossi complicata-
Sorrise mentre gli tornava alla mente una conversazione
di alcuni mesi prima, neanche lui l’aveva dimenticata.
-Sei semplicemente complicata- sussurrò ma lo sentii
benissimo.
Camminammo ancora un altro po’ in silenzio fino a quando
non venne il momento di ritornare a casa, avevo ancora tante cose da fare.
Mi accompagnò alla macchina, stavo per salutarlo quando
mi spiazzò con una domanda che mai avrei pensato facesse.
-Sophie-
-Si?-
-Sei felice?-
Occhi negli occhi, cosa si aspettava che rispondessi?
Cosa mi aspettavo di vedere in lui?
-Si..sono felice-
Abbassò lo sguardo, quanto avrei desiderato sapere il
motivo di quella domanda.
-E tu? Tu sei felice?-
-Non ha importanza ora-
Stava per andare via, ma non glielo avrei permesso se
prima non avesse detto la verità.
-William, aspetta!-
Sfiorai il braccio, sperando che si fermasse.
-Ce l’hai con me?-
-No, Sophie. Non potrei-
Voleva rassicurarmi?
-Saremo...amici come prima-
Amici come prima..amici, si solo
amici, non poteva esserci altro ed era giusto che entrambi cominciassimo a
comportarci da adulti, niente più incomprensioni o fraintendimenti tutto
sarebbe stato alla luce del sole.
___________________________________________
Buonasera ragazze. Ce l’ho fatta! E come promesso questa
volta sono ritornata con William, so che vi mancava e a dire la verità mancava
anche a me scrivere di lui.
Si avvicina il fatidico giorno, cosa credete che
succederà?
William sembra troppo accondiscendente, non credete? Vi
dico che ha un piano che metterà in atto già nel prossimo capitolo. Furbo lui!
Grazie mille a tutte voi che mi seguite in tante e mi
rendete davvero felice.
Ero in totale relax, distesa sul divano con le gambe
appoggiate alla spalliera e la testa sulle gambe del mio fidanzato che mi
accarezzava i capelli.
Praticamente una scena smielata di qualche film che avrei
tanto criticato se l’avessi vista, ma allora non mi importava molto.
Mi trovavo a casa di Matthew, avevamo bisogno di stare
insieme lontano da tutti i problemi del mondo.
-Non abituarti, sai?-
Sapevo benissimo che lui diceva sempre così, ma non
rinunciava mai a farmi delle coccole.
-Guarda che sono io a concederti il privilegio di starmi
vicino-
Aprii mezz’occhio giusto in tempo per vedere la sua bocca
spalancata.
-Privilegio? Non volevo offenderla, Sua Altezza-
Sorrisi immaginandomi con uno scettro ad impartire ordini
a tutto il reame, non sarebbe stata una cattiva idea.
-Così va meglio-
Adoravo prenderlo in giro, Mat
riusciva a stare perfettamente al gioco.
-Ah si? Io non direi proprio-
Le sue mani avevano già alzato la mia maglia pronte a
farmi il solletico, ero una persona così sensibile che qualsiasi tocco, gentile
o deciso, mi faceva venire sempre la ridarella.
Non resistetti molto e implorai pietà, che fortunatamente
fu accolta.
-Sophie?-
Quando Mat mi chiamava con il
mio nome, c’era da preoccuparsi.
-Si, Mat?-
-Hai visto William di recente?-
-Ogni tanto mi accompagna a svolgere qualche preparativo,
perché?-
Ci pensò un po’ su prima di parlarmene, ma vedevo che
aveva bisogno di sfogarsi.
-Ultimamente mi è sembrato un po’ strano, a te?-
-No, non me ne sono accorta. Perché pensi questo?-
-E’ che lo vedo sempre triste, cupo, per i fatti suoi.
Credo sia successo qualcosa, ma non me ne parla e io non voglio forzarlo-
Forse avevo capito qualcosa, ma se anche lui l’aveva
capito allora la cosa era decisamente seria.
-Saranno solo problemi al lavoro, vedrai che non è nulla
di preoccupante-
-Tu dici? Will non è il tipo che si abbatte per dei
problemi di lavoro. E se fosse per colpa di una donna? Magari si è innamorato!-
Per colpa di una
donna? Sperai con tutto il cuore che Mat avesse torto perché
se fosse stata davvero una donna allora ero stata io a farlo soffrire.
Lui mi aveva giurato che io non c’entravo nulla, ma stava
mentendo?
William non poteva essersi innamorato di me, era assurdo!
C’era attrazione fisica, ma dall’attrazione all’amore c’era un abisso profondo.
-Ne sei sicuro?-
Mat sapeva qualcosa che
io ignoravo? Tra amici si chiacchiera di più.
-I suoi occhi sono completamente spenti, ride poco Sophie. In fondo Will è un tipo solitario, certo ha avuto
molte donne ma nessuna storia seria-
Poteva sembrare logico il suo ragionamento se io non
avessi saputo la verità.
-Che ne dici di invitarlo qui a cena questa sera, per
tirarlo su di morale?-
Non potevo negargli la possibilità di aiutare il suo più
grande amico, accettai e lui lo chiamò, lo lasciai da solo magari volevano
parlare di cose da uomini.
Quando venne in cucina mi informò che aveva accettato l’invito.
-Dovrai preparare per quattro-
-Quattro? Chi viene?-
-William mi ha chiesto se
poteva portare un’amica. Che ti avevo detto? Credo c’entri una donna-
Lui portava un’amica? Chi era? Andai nel panico, e se Mat avesse avuto ragione?
E se davvero lui era innamorato di una ragazza?
E se quella ragazza non ero io, dovevo stare tranquillo
no?
Perché, invece, non riuscivo ad essere felice?
Sarebbe stata una lunga, lunghissima serata...
Fui aiutata da un ottimo cuoco, preparai diversi
manicaretti, cercai di variare un po’ con la fantasia che al momento doveva
tenera la mia mente occupata e lontana dalla solita domanda “Chi avrebbe
portato?”
Un’ora prima del loro arrivo, andai a lavarmi, una bella
doccia mi avrebbe rinfrescato le idee, almeno lo speravo.
Indossai un vestito corallo a cui abbinai delle ballerine
beige, arricciai i capelli con il ferro e li raccolsi con un fermaglio, misi un
filo di trucco e quando suonarono il campanello mi preparai ad accogliere i due
ospiti.
-Hey Will, da quanto
tempo!-
I due ragazzi si salutarono mentre io restavo in disparte
a guardare la ragazza al suo fianco, probabilmente era una modella perché il
suo aspetto avrebbe fatto invidia a molte.
Aveva dei capelli biondi, lisci e lunghi fino a metà
schiena, due occhi verdi meravigliosi.
Era alta con tutte le forme al posto giusto, indossava un
abito azzurro che dava spazio alla fantasia, chi poteva competere con una
bellezza del genere?
-Forza, entrate!-
-Lei è Summer, una mia amica.-
Allungò la mano per presentarsi ed io stampai un sorriso
sulla mia faccia.
-Vieni Will, lasciamo le ragazze ai fornelli-
Dovevo anche restare da sola con lei, ottimo!
-So che non ci conosciamo, però grazie per avermi
permesso di venire-
-Figurati! Gli amici di Will sono anche nostri amici-
Si, certo a chi volevo darla a bere?
-Lo conosci da tempo?-
Cercai di intrattenere una conversazione mentre mi
aiutava a portare gli stuzzichini in tavola.
-Lo conosco da sempre, ma voi dove vi siete incontrati?-
-Lavoriamo insieme da qualche anno, mi trovo bene con lui-
Già, aveva capito proprio bene la ragazza, bello e
ricco...di certo un bel bocconcino.
-Vado a chiamarli, aspettami pure qui-
Quella ragazza era decisamente odiosa, aveva una voce da
gallina stridula...ma che stavo dicendo? Sembravo persino patetica e...gelosa?
No!
-Ma a te piace?-
I due ragazzi, di spalle, non la videro arrivare e
continuarono a parlare.
-E’ carina-
-Carina? Will! Ma sei matto? E’ proprio bella?-
Spalancai la bocca incredula che anche il mio ragazzo si
fosse lasciato abbindolare da quella, feci un colpo di tosse e Mat per poco sbiancò.
-Amore, lo sai che sei la più bella di tutte-
Voleva fare il ruffiano, ma senza risultato perché lo
fulminai.
-Si certo! E’ pronto-
La serata continuò tranquillamente, parlando del più e
del meno, se non altro era Mat a coinvolgere tutti
nei suoi discorsi.
-Oh che bello, tra poco vi sposate. Deve essere
emozionante!-
-Meraviglioso!-
-Spero anch’io di provare un giorno le stesse sensazioni-
Si e magari con William, mi guardai intorno sperando di
non averlo detto ad alta voce perché mi sentivo gli occhi di tutti addosso.
-Uh, il dolce! Mat mi aiuti?-
Corsi in cucina pronta ad evirarlo se fosse stato
necessario.
-Sophie, cara posa quel
coltello-
-E tu smettila di fare il cascamorto con quella-
Lui strabuzzò gli occhi -Ma, io...-
Mi voltai e posai il vassoio sulle sue mani.
-Ecco, tieni...e stasera in bianco!-
Tornai dagli altri vittoriosa, ma dovetti fermarmi non
appena vidi le mani di Will e Summer giunte, appena
mi videro si staccarono immediatamente. Cosa mi ero persa?
-Et voilà- concluse il
mio ragazzo, voleva farsi perdonare? Col cavolo!
Ovviamente il successo fu assicurato, la mia pan di
stelle era il mio cavallo di battaglia.
-E’ buonissima, devi darmi la ricetta-
Sorrisi fintamente, non le avrei mai svelato i miei
segreti culinari.
Mi scusai e andai in cucina a sistemare, la parte che
odiavo di più, ero un mito a sporcare, ma quando si trattava di pulire non era
il mio forte.
Avrei dovuto convincere Mat a
comprare una lavastoviglie, la soluzione ai miei problemi.
Cominciai a strofinare i piatti con il detersivo quando
una mano sulla spalla mi prese alla sprovvista.
-Scusa, non volevo spaventarti-
-Non preoccuparti-
-Posso aiutarti?-
-No, faccio io!-
Ma la sua mano era già immersa nell’acqua e non stava
pulendo i piatti, no, stringeva le mie mani e le massaggiava dolcemente,
facendomi impazzire.
-Smettila!- il mio però non era, per niente, un ordine ma
cosa voleva?
Non accennava ad allontanarsi, e se fosse entrato Mat cos’avrebbe pensato?
Lo scansai bruscamente, ma non ebbi il tempo di fare un
passo perché fui bloccata tra il frigorifero e la finestra.
-Ammettilo?-
-Cosa?-
-Sei gelosa-
-Chi io? Affatto!-
-Ah no? Non hai aperto bocca-
-Sai benissimo che non mi apro con gli sconosciuti-
-E con me, ti sei aperta?-
-Will...-
-Dimmi che non ti importa niente ed io ti lascio stare-
-Puoi fare quello che vuoi- girai il viso di lato ma me
lo impedì
-Guardami e dimmi che non ti importa se stanotte faccio l’amore
con lei-
Un colpo al cuore ecco cosa mi venne, lui no...non
poteva...non doveva...tra le sua braccia. Perché mi faceva questo?
-Avevi promesso-
-Anche tu-
Si avvicinò pericolosamente al mio viso, ma non mi baciò.
-Sai cosa succederà? Stanotte bacerai lui e penserai me,
starai tra le sua braccia ma vorrai le mie, avrai il suo corpo ma immaginerai
il mio-
Non volevo sentire altro, lo spinsi e scappai in bagno.
Mi accasciai a terra tremante, sconvolta, con le lacrime
che mi rigavano il volto.
Mi aveva messa alla prova ed io ci ero cascata come la
stupida.
-Sophie vieni! Will e Summer se ne stanno andando-
-Io non mi sento bene, salutali per me- gridai sperando
non si accorgesse della mia voce spezzata.
Avevo ancora gli occhi spalancati nonostante fossero le
due di notte, non riuscivo a cancellare quelle parole dalla mia mente.
Mat si girò posando la
mano sul mio fianco, io guardavo dall’altro lato.
Il cellulare sul comodino si illuminò ed io allungai la
mano per prenderlo.
Non ho fatto l’amore
con lei.
___________________________________
Buon pomeriggio ragazze, sono tornata il prima possibile.
Io amo questo capitolo, è il mio preferito davvero. Credo
si capisca bene lo scopo di William, vuole metterla alla prova, vuole scoprirla
senza costringerla...e senza che se ne accorga sarà proprio lei a volere lui.
Siamo agli sgoccioli, mancano solo sei capitoli incluso l’epilogo
e già mi viene da piangere non vorrei proprio lasciarli andare, questi ultimi
sono i capitoli più importanti.
So che vi ho rotto le scatole, ma ancora un po’ di
pazienza.
Quel giorno ero nervosa, il matrimonio si avvicinava ed
io dovevo ancora controllare le ultime cose, mancavano le fedi e le prove in
chiesa perciò avevo chiesto a Mat di prendersi un
giorno libero.
Non potevo chiedere ad altri, era lui lo sposo quindi
doveva misurare lui le fedi, ma il mio futuro marito non aveva potuto
allontanarsi.
-Mat ma come faccio senza
di te?-
-Tesoro , in fondo, le fedi le abbiamo già provate
dovresti solo ritirarle- cercò di spiegarmi lui ma io non ero tranquilla,
l’ultima volta avevamo dovuto mandarle indietro perché non erano della misura
giusta.
-E se sbagliano di nuovo?-
-Sophie non essere
pessimista, lo sai che vorrei venire anch’io, ma non posso-
Dopo il matrimonio saremmo stati via due settimane per la
luna di miele e lui doveva sistemare delle faccende.
-Lo so- piagnucolai -Mat sono
nervosa come una corda di violino, ho solo bisogno di te al mio fianco-
-Hai ragione, sono nervoso quanto te ma ti prometto che
stasera ci sarò.-
Almeno avevamo raggiunto un compromesso, perché se non
fosse venuto alle prove finali, mi sarebbe venuta una crisi.
-Sei più tranquilla, adesso?-
-Un po’, ho paura che qualcosa vada storto-
-Andrà benissimo, vedrai. Ora devo proprio andare-
-Ok, a stasera. Alle sette- gli ricordai l’appuntamento
con il prete.
-Certo. Ti amo Sophie-
-Anch’io-
Riagganciai e mi buttai a peso morto sul divano, mi
sarebbe venuto un infarto per quel giorno, non ero mai riuscita a sopportare la
tensione, lo stress, non pensavo fosse così difficile preparare un matrimonio,
mia madre aveva ragione ma questo non gliel’ avrei mai rivelato.
Mi preparai e andai in gioielleria, in fondo perché
aspettare? Dovevo comunque andarci da sola, chiamai Julie.
-Ciao Jul-
-Tesoro ti sento strana-
-Devo andare a ritirare le fedi e Mat
non può venire, ho così paura-
-Vuoi che venga con te?-
-Ma tu hai dei pazienti-
-Posso spostare l’appuntamento, se vuoi-
-Non vorrei chiedertelo ma ho bisogno di qualcuno o
crollerò-
Tirai un sospiro di sollievo, adesso capivo cosa
significasse l’ansia prima del matrimonio, la paura di affrontare un passo così
decisivo, una nuova vita e tutte quelle cose che avevo sentito in televisione.
Le stavo provando sulla mia pelle e ne ero terrorizzata,
e se non fossi stata all’altezza?
Ero pronta a condividere la mia vita? In realtà la
condividevo già da un po’ con Mat, anche se non
abitavamo insieme, però questo significava creare una famiglia, fare da moglie
e da madre, sostenerlo nella gioia e nel dolore.
Scacciai quei pensieri dalla testa per un attimo, non
potevo farmi prendere dal panico.
Julie era già lì ad aspettarmi.
-Sei pallida come un cadavere- si avvicinò preoccupata.
-Ti prego, dimmi che sto facendo la cosa giusta-
-Sophie, calmati! Non sono io
che devo dirti cosa è giusto e cosa è sbagliato. Il tuo cuore lo sa, sa che se
stai sposando Mat è perché lo ami. Lo ami vero?-
-Si, ma...-
-Sei felice con lui?-
-Si, ma...-
-Ma cosa? Perché se non è quello che pensi, fermati
adesso sei ancora in tempo-
No, invece, era troppo tardi mancava solo una settimana.
-Tutti hanno paura prima di sposarsi, la gente ha paura
dell’ignoto perché non sanno cosa aspettarsi. Sophie
non cambierà nulla, la terra continuerà a girare intorno al Sole e nessun
cataclisma ci colpirà, stai tranquilla-
Respirai come se avessi trattenuto il fiato fino a quel
momento, avevo bisogno di sentirmi dire quelle parole, avevo bisogno di far
tacere la mia coscienza.
Le sorrisi riconoscente ed entrammo nel negozio.
-Oh Buongiorno bellezze-
Patrick, il proprietario del negozio, aveva la “erre
moscia” e ogni volta dovevo stare attenta a non scoppiare a ridere, in realtà
lui sosteneva di farlo apposta, perché il tocco francese era sensuale e
richiamava file di signore nella gioielleria affascinate dal suo charme
irresistibile.
-Come sta la futura sposina? E’ emozionata?-
-Abbastanza-
-Ma dov’è lo sposo? Dobbiamo misurare le fedi- disse
sconvolto.
Lo diceva proprio a me che avevo cercato in tutti i modi
di farlo venire.
-Ha un impegno ma controllerò io la misura-
Aggrottò la fronte perplesso, forse si stava chiedendo
come avessi fatto a riconoscere la misura del dito di Mat,
non lo sapevo nemmeno io.
Si voltò e aprì un cofanetto di velluto blu, quando mi
mostrò le fedi mi emozionai le toccai per capire se fossero davvero reali o
stavo sognando.
-Forza, misurala-
Fortunatamente il mio anello era perfetto, guardai per un
attimo la mia mano che portava la fede, sarebbe stato per sempre così tra non
molto.
Mi faceva uno strano effetto pensare che sarei diventata
una signora.
-Magnifique- esclamò entusiasta
applaudendo.
Se non avesse smesso di parlare francese, lo avrei
ammazzato gli lanciai un occhiataccia che fece finta di non capire anzi il suo
volto si illuminò ancora di più.
-Ed ecco il testimone-
Testimone? Avevo sentito bene? William era lì, dietro di
me?
Mi paralizzai all’istante, io non lo avevo avvisato
perché era qui?
-Entri pure, le ho preparato ciò che mi ha chiesto-
Quindi era qui per ritirare qualcosa, non per me? Poi la curiosità
prese il sopravvento, cosa doveva prendere?
Sentivo il suo sguardo su di me, mi trafiggeva la schiena
ma dovevo ignorarlo.
-Se è tutto, possiamo andare- dissi lanciando uno sguardo
a Julie che mi fissava.
-Oh no, signorina dove va? Dobbiamo vedere se l’anello
del suo fidanzato è giusto-
Oh già ma non volevo restare lì, William si avvicinò
silenziosamente.
-Ciao Sophie-
-Ciao William-
Patrick ci guardava sconvolti, pensava che sarei saltata
addosso al testimone?
Il suo sguardo cadde sull’anello che portavo al dito e
poco dopo lo alzò per incrociare il mio, distolsi immediatamente e mi
concentrai su qualcos’altro.
I nostri rapporti si erano freddati, io avevo cercato di
ignorarlo e lui altrettanto, forse aveva capito che non doveva insistere, certo
però che i suoi sbalzi d’umore mi facevano girare la testa.
Sfilai la fede e la misi nel cofanetto.
-Come facciamo con quella del suo fidanzato?-
-Posso fargliela misurare stasera e domani la riporto-
-Signorina credo non sia possibile, se qualcosa non va non
posso cambiarlo entro una settimana-
Se Mat mi avesse ascoltata non
saremmo arrivati certo a questo.
-Forse c’è un modo-
Cos’aveva in mente? All’improvviso prese la mano di
William e fece delle misure, entrambi lo guardavamo in modo strano.
-E’ perfetto!-
-Posso capire..?-
Non ebbi il tempo di parlare perché mi bloccò con un
gesto della mano.
-Il suo testimone ha le stesse misure del suo fidanzato
quindi se va bene a lui non c’è bisogno che lo sposo venga qui-
Voleva far indossare la fede di Mat
a William? Ma era impazzito?
Io lo guardavo sconvolto, avevo magicamente perso la
capacità di parlare, stava scherzando vero?
Non ebbi il coraggio di alzare gli occhi e vedere William
che si infilava la fede del matrimonio, avevo lo sguardo fisso sul bancone quando
la mano di Will si avvicinò alla mia, lui portava la fede.
Patrick per poco non urlava dalla gioia.
-Ha visto? E’ tutto apposto ora-
Annuii ancora sotto shock presi la scatolina come un
automa e mi voltai al passo di un robot, Julie mi seguì preoccupata.
-Stai bene?-
-Si..cioè..hai visto...lui...l’anello...-
Frasi sconnesse uscivano dalla mia bocca.
-Sophie?- mi chiamò.
-Si?- la mia voce fu più squillante del solito.
-Ci vediamo alle prove-
-Ora ti senti un po’ meglio?-
Io e Julie ci eravamo fermate ad un bar dopo lo shock che
avevo avuto, una bella limonata e tutto sembrava essere ritornato come prima.
-Si, grazie-
-Che hai?-
-Mi sto pentendo del giorno in cui ho accettato che fosse
il mio testimone-
Quella rivelazione detta così a bruciapelo la lasciò
spiazzata.
-Quel ragazzo mi destabilizza, è insopportabile. Ho
l’impressione che mi segua, si trova ovunque mi trovi io, ma poi indossare
l’anello di Mat andiamo è proprio arrogante-
Julie non sapeva che dire, mi guardava scioccata.
-Che c’è?- sbottai
-Ehm...beh, io pensavo che foste amici adesso-
-Amici!? Amici?- urlai un ottava al di sopra del normale
-Mai!-
Non era un dato di fatto, ma una promessa.
Arrivai in chiesa addirittura in anticipo, quella
giornata mi sembrava interminabile ed io non vedevo l’ora che finisse.
Due braccia mi avvolsero mentre aspettavo gli altri.
-Mi sei mancata- sussurrò
-Anche tu-
Lo baciai e lo trascinai con me in chiesa.
-Vieni ci stanno aspettando-
Poco dopo arrivarono anche William e Julie, purtroppo
Emma non era con noi infatti avrei dovuto spiegarle tutto per telefono.
Il prete ci accolse a braccia aperte.
-Benvenuti fratelli-
Ci accomodammo aspettando sue istruzioni, fece alzare Mat che si mise davanti all’altare.
-Tu aspetterai la tua sposa qui-
Poi si voltò verso Julie, la testimone di Mat.
-Tu sei la testimone dello sposo quindi ti metterai al
suo fianco.-
Infine indicò William che doveva stare al mio fianco.
-Sophie, tu entrerai solo
dopo che la tua damigella avrà attraversato la navata centrale, ok? Emma si
metterà vicino a William-
Il testimone e la damigella, che bel quadretto.
-Appena Emma sarà al suo posto, il nostro pianista
comincerà a suonare la marcia nuziale e tu potrai entrare accompagnata da tuo
padre, avanzando lentamente-
Andai alla fine della chiesa e appena il prete mi diede
il via avanzai mentre lui canticchiava la musica.
Ero nervosissima, nemmeno fosse il giorno delle nozze.
Mat mi guardava
emozionato immaginando come me quel giorno, Julie al suo fianco sorrideva,
William era serio, troppo serio.
Mi concentrai solo su Mat e
quando arrivai al suo fianco ci voltammo uno di fronte all’altro.
-Quando vi farò un cenno dovete prendere gli anelli e
scambiarvi le promesse, cominceremo da Mat-
Quando fu il mio turno, un pensiero mi attraversò la
mente, quell’anello era stato già indossato da un altro uomo, lui non era
l’unico, così come nella mia vita era proprio uno strano scherzo del destino,
rischiai di scoppiare a piangere ma trattenni le lacrime.
-Io Sophie...- la mia voce era
tremolante, si poteva dire fosse l’emozione
-Prendo te Matthew come mio legittimo sposo. Prometto di
esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e malattia, in
ricchezza e povertà, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita-
Padre ho peccato.
Che peccato hai
commesso?
Amo un altro uomo
___________________________
Buon pomeriggio e buone vacanze a tutti.
So che non vi aspettavate questo capitolo e in realtà
nemmeno io, molte di voi sono in vacanza quindi so che non avrete tutti la
possibilità di leggere, infatti sarà l’ultimo aggiornamento per ora, ci vedremo
a fine settembre quando avrò concluso gli esami.
Avevo intenzione di dividere questi due momenti, in due
capitoli ma alla fine è stato meglio così, devo dire che ho ottenuto l’effetto
che volevo.
Si avvicinano i capitoli più importanti quelli che amo di
più, perché la storia nella mia mente è cominciata dalla fine e non dall’inizio.
Vi sarete accorti che ho cambiato nome in “Lady Joanne”
vi assicuro che sono sempre io la vecchia aLbi.
Ogni giorno siete sempre di più quelli che mi seguono, i
numeri lo dimostrano e io vi ringrazio tutti...dalle 56 recensioni, alle 31
preferite, 13 ricordate e 114 seguite per non parlare di chi legge *.* grazie
mille, per avermi permesso di scrivere ancora di questa storia che mi è entrata
nel cuore, forse sarà la solita storia romantica ma per me è un pezzo di vita, perché
Sophie non è l’unica donna che si è innamorata di due
persone, non è l’unica che ha dovuto fare delle scelte.
Capitolo 19 *** Addio al nubilato - Prima Parte ***
Addio al nubilato - Prima Parte
Mancavano meno di 24 ore al grande giorno, il mio matrimonio. Quel giorno che mi avrebbe per sempre cambiato la vita, dove sarei diventata una signora, moglie e futura madre. Avevo preso la mia decisione, sapevo qual era il mio posto, o meglio con chi. Non negavo certo di essere spaventata, ma almeno quello forse era una cosa normalissima. Chi non lo sarebbe stato al pensiero di sposarsi? Quando poco fa avevo terminato la chiamata con mia madre, mi aveva rassicurata dicendomi che lei il giorno prima di sposarsi entrò nel panico assoluto. Pensava di non essere all’altezza, comparvero i primi dubbi e se quella fosse stata la scelta giusta, quando le avevo chiesto come aveva fatto a capire che fosse la cosa giusta da fare mi aveva risposto con le parole più belle che potessi immaginare.
-Te ne accorgi da sola bambina mia, quando percorrerai l’altare e nonostante le mille paure e i dubbi vedrai solo lui e nient’altro. Gli invitati, le damigelle, il prete diventeranno invisibili ai tuoi occhi.-
Amare è un rischio. L’amore è un rischio. Non potrai mai sapere a cosa vai incontro, ma ci provi lo stesso perché l’amore è più forte di ogni cosa, di ogni paura. Nessuno ci ha mai detto che l’amore è facile, bisogna rischiare anche quando sai che nel novanta per cento dei casi andrà tutto male, perché se non lotti con le unghie e con i denti per quello che hai sempre desiderato non potremmo chiamarlo amore e forse non sarebbe così dannatamente bello. Ma l'amore ha un prezzo. Non si può amare un'altra persona e continuare ad essere gli stessi di prima. Perché, quando qualcuno interessa davvero, ci si lascia invadere! Potevo amare due persone contemporaneamente? Si! Potevo averle entrambe? No! Tutto aveva un prezzo, tutto era un compromesso. -Come ti senti?- mi chiese Julie. Mi aveva accompagnata a ritirare l’abito e adesso lo stavo sistemando nella mia stanza d’albergo dove avrei dormito quella notte, la mia ultima notte da fidanzata. Le mie amiche mi avevano fatto un regalo, mi avevano regalato un addio al nubilato con i fiocchi, inclusa la stanza in quell’albergo sfarzoso che distava pochissimo dalla chiesa in cui mi sarei sposata. -Sono emozionata ma anche terrorizzata, ho due gelatine al posto delle gambe e un tamburo al posto del cuore- Scoppiò a ridere e mi abbracciò. -Non sono malata, vero?- -No cara, non lo sei. Vedrai stasera cosa ti abbiamo preparato- Sgranai gli occhi terrorizzata, aveva organizzato tutto con mia sorella Emma invitando qualche mia collega della clinica e alcune sue amiche. -Ci ringrazierai fidati!- Il suo sguardo malizioso non mi rassicurava per niente, Thomas aveva completamente trasformato la mia Julie ma vederla così felice mi riempiva di gioia. -Sai che ti odio, vero?- -Mi amerai, lo so- Scoppiammo a ridere, non potevo odiarla anche perché stava cercando in tutti i modi di rompere il ghiaccio e di farmi sciogliere un po’. Solo quando restai da sola mi permisi il lusso di ripensare alla mia vita, a quegli ultimi anni, a quegli ultimi mesi, come un flashback che scorreva velocissimo davanti ai miei occhi. Erano cambiate tante cose, soprattutto ero cambiata io e questo mi spaventava perché avevo sempre creduto di essere quella forte e decisa, mai come quel momento mi sentivo vulnerabile. Il cellulare squillò allontanandomi dai miei ricordi, era Mat. -Mi manchi già. E’ proprio necessario non vedersi oggi?- -Amore lo sai, porta sfortuna- risi al suo tono sconsolato. -Queste tradizioni non le capirò mai- borbottò ma lo sentii lo stesso. -Di cosa ti lamenti? Vuoi farmi credere che stasera non ringrazierai i tuoi amici quando ti porteranno in un strip club?- -Amore non ho bisogno di una spogliarellista, ho te!- -Ma come sei dolce e ruffiano, non attacchi tesoro- -Lo sai che ti amo- -E tu lo sai che se ci scopre Julie ci fa a fettine- Ricordavo bene le minacce della mia migliore amica quando ci aveva obbligato a stare lontani il giorno prima delle nozze, non potevamo rompere anni di tradizione. Sospirò affranto ovviamente dopo aver cercato di corrompermi in tutti i modi possibile e immaginabili, ma non mi lasciai incantare. Quando chiusi la telefonata mi preparai per la serata, indossai un tubino beige con decolté nere e gioielli abbinati, sopra l’abito portai un trench dello stesso colore delle scarpe e alzai i capelli in uno chignon. Dovevo incontrare le ragazze nel salone delle feste di quello stesso albergo, avevano prenotato un privè solo per noi. Non avevo ancora visto per bene l’hotel in cui mi trovavo e erroneamente pensai a qualcosa di sobrio e soft, ma dovetti ricredermi appena entrai nel salone delle feste, in realtà era la sala disco che mettevano a disposizione per chi voleva divertirsi senza allontanarsi. Le luci erano basse e la musica era alta, un barman si stava esibendo dietro al bancone mentre preparava cocktail e ammiccava verso tutte le ragazze che si avvicinavano. -Oh eccoti!- gridò Emma per superare la musica ad alto volume. -Vieni, ci sono già tutte- La seguii attraversando la sala e mi ritrovai dietro una tenda che chiudeva il nostro privè, mancavo solo io, fui travolta da abbracci, baci, urla sembravano già sbronze ma sul tavolino al centro non c’era ancora nulla. -Perché tutto questo?- La mia domanda si riferiva alle pareti rosa shocking, al divanetto bianco centrale, allo zucchero filato, alle bolle di sapone che mi dava tanto l’idea di una serata in stile sex and the city. Fui subito affiancata da Emma e Julie che mi presero a braccetto invitandomi ad osservare bene cos’avevano preparato. -Perché non sai cosa ti aspetta e forse non dovrebbe saperlo nemmeno Mat- Risero e fui tentata di scappare, ma che avevano in mente? Cominciai a rilassarmi solo dopo aver bevuto il secondo Sex on the beach e un Cosmopolitan, dovevo ricordare che bere non mi faceva affatto bene ma avevo mangiato e a stomaco pieno riuscivo ancora a reggerlo, tuttavia mi sciolsi definitivamente tanto da ballare anche sul tavolino mentre le altre intorno a me brindavano alle mie nozze e si scatenavano. Mi meravigliai delle mie colleghe sempre perfettine e impeccabili che stavano dando il meglio di loro, c’era qualche amica del college che Julie aveva contattato e alcune ragazze di cui non conoscevo nemmeno il nome, ma in fondo si sa che alle feste si imbucano sempre tutti. Ad un certo punto mi fecero sedere e mi bendarono nonostante le mie lamentele, un urlo mi fece pensare che fosse entrato qualcuno e non mi sbagliai. La persona in questione mi sbendò ed io mi ritrovai davanti ad un ragazzo alto, moro e solo con un paio di jeans così a bassa vita che lasciavano poco all’immaginazione. Scoppiai a ridere per quella follia che avevano organizzato, forse era l’alcool ma trovavo tutto divertente più che sexy o eccitante. Scoprii che il ragazzo era uno spagnolo caliente di nome Jago che mi fece ballare come una trottola per tutta la sera a stretto contatto con lui, mi imbarazzò non poco quando prese lo zucchero filato e mi imboccò, stavo per dire “come una bambina” ma era evidente che il suo scopo era tutt’altro e le mie amiche idiote lo incitavano con applausi e un “dacci dentro” ero io la pazza che coglieva doppi sensi? Mi sentivo andare a fuoco, avevo bevuto troppo? -Forse dovresti concedere un giro anche alle mie amiche- Mi fece un sorriso ammiccante e andò dalle ragazze che se lo spogliavano con gli occhi, mi concessi di riprendere fiato e fui io a godermi lo spettacolo. Tra risate, cocktail, zucchero filato e musica il tempo scorreva velocemente. Erano le due quando rientrai in camera, avevo i piedi doloranti ed ero stanca...stanca ma felice di quelle ore di svago. Mi sdraiai sul divano incapace di raggiungere il letto anche se sapevo di non poter restare lì o la mattina dopo avrei avuto la schiena a pezzi e avrei raggiunto l’altare con un bastone. Immaginai la scena e scoppiai a ridere, mi sentivo ancora su di giri non avevo sonno sperai che Julie sarebbe riuscita a coprirmi le occhiaie. Mi alzai, sciolsi i capelli e tolsi le scarpe, pensai alla faccia di mia sorella quella sera quando Jago si era avvicinato a lei in modo sensuale. Qualcosa mi diceva che quei due quella sera non sarebbero rientrati ognuno nelle proprie stanze, avevo notato lo sguardo che lui le mandava. Con il sorriso sulle labbra andai ad aprire la porta quando sentii bussare, doveva essere Julie. -William- L’ultima persona al mondo che mi aspettavo a quell’ora forse l’unica che avrei davvero voluto vedere.
_______________________ Credevo di non riuscire a trovare il tempo di scrivere questo capitolo ma fortunatamente mi sono ritagliata una tregua di due giorni prima di immergermi nello studio per il prossimo esame. Ringrazio Jess per la copertina, è stata davvero bravissima. Ritornando alla storia ho voluto descrivere un momento di spensieratezza dopo gli ultimi capitoli un po’ tormentati era necessario alleggerire la trama prima del botto finale. Mancano due capitoli e l’epilogo, quasi non mi sembra vero e sono triste all’idea di dover concludere questa storia, mi mancheranno tutti come al solito.
Grazie alle 120 seguite, 36 preferite, 14 ricordate. Alle 57 recensioni. Alle 2290 persone che hanno letto il primo capitolo e le 300 che ogni volta leggono. A quelle persone silenziose che mi hanno permesso di arrivare fino a qui.
Come vi ho detto questa storia sta per giungere al termine ma io non vado da nessuna parte, chi vuole seguirmi ancora ho pubblicato il primo capitolo della mia nuova originale, tra breve arriverà il secondo capitolo
Capitolo 20 *** Addio al nubilato - Seconda Parte ***
Addio al nubilato - Seconda parte
-William-
-Ciao Sophie-
La sua voce bassa mi arrivò dritta al cuore
sconvolgendolo più di quanto la sua presenza non facesse già.
-Notte folle?- chiese divertito quando mi osservò meglio.
Non avevo fatto in tempo a vedere in che condizioni fossi
allo specchio, immaginai di essere totalmente sconvolta con occhi lucidi,
guance rosse e capelli ribelli.
Stavo per giustificarmi ma mi fermai appena mi resi conto
che non dovevo dargli spiegazioni e poi quella era la mia ultima serata da
nubile, avevo il diritto di divertirmi.
-Vorresti farmi credere che voi invece abbiate passato
una serata tranquilla sul divano?-
Il suo sorriso si allargò ancora di più, tossicchiò
fintamente per evitare di ridermi in faccia.
-Touchè!-
Si guardò intorno e fece un apprezzamento sulla camera.
-Non l’ho scelta io ma mi piace-
Ci accomodammo entrambi sul divano mi sentivo molto più
libera, leggera e disinibita tanto che non feci caso al vestito che era salito
un po’ più su quando avevo incrociato le gambe al petto, se William se ne fosse
accorto non lo diede a vedere.
Lo fissai un istante e scoppiai a ridere, era tutto così
inverosimile.
Lui mi stava facendo compagnia la notte prima delle nozze
ed io ero felice.
Ecco perché non bevevo mai, bastava poco a far cadere
tutte le mie difese.
-Oddio sei ubriaca-
Risi ancora più forte e lo colpii sulla spalla.
-Ma no, dai! Sono lucida-
-Se tu sei lucida, io mi faccio prete-
-Padre William suona bene, no?-
Scosse la testa esasperato.
-Non c’è pericolo perché tu non sei lucida-
Mi offesi alle sue parole, non era altro che un segno che
lui avesse ragione, non ero in me. Mi alzai pronta a dimostrargli che si
sbagliava ma barcollavo ormai e lui mi prese al volo prima che mi schiantassi
al suolo.
Mi accoccolai tra le sue braccia, con l’orecchio poggiato
sul suo cuore sentii un sospiro tra i capelli e le sue mani mi cingevano forti
per allontanarmi ma io non volevo.
-No, aspetta. Resta un po’ qui-
Non rispose ma non andò via, la sua mano continuava a
salire e scendere lungo la mia schiena facendomi rabbrividire.
-Come mai sei venuto?-
-Volevo vedere come stavi-
-Pensavi che avessi cambiato idea?-
-Non lo so. Non fai mai ciò che mi aspetto-
A dirla tutta anche lui sapeva stupirmi e confondermi
come quelle carezze leggere che mi fecero addormentare senza che me ne
accorgessi.
Stavo bene, così tanto che quando mi girai per
abbracciare il cuscino ebbi un flash di qualche ora prima.
Spalancai gli occhi erano le quattro e mi trovavo nella
mia stanza, sul mio letto, ma non ero sola.
Un braccio mi cingeva la vita e quando mi voltai vidi il
volto di William che dormiva a pochi centimetri da me.
Mi si strinse il cuore, lui non mi aveva lasciata da sola
era rimasto con me, eravamo entrambi vestiti probabilmente mi aveva portata in
braccio fino alla camera da letto.
-Will- lo chiamai a bassa
voce.
Pochi secondi dopo aprì gli occhi, passarono un paio di
minuti prima che realizzasse dove si trovava e con chi, vidi il suo sguardo
posarsi sui nostri corpi vestiti e un espressione di sollievo quando capì che
non era successo niente di irreparabile, non ancora.
-E’ tardi-
Voleva andare via ma la sua mano era ancora ferma sul mio
fianco.
-Lo so-
-Devo andare- Non
voglio!
La mia mano sfiorò piano il suo braccio salendo
lentamente.
-Sophie- sussurrò ma non mi
fermai, non quella volta.
Si alzò sul gomito e mi guardò, pensava che fossi ancora
ubriaca? No, non più!
Dovette capirlo anche lui perché lessi stupore nei suoi
occhi.
Sprofondò con la testa sul cuscino, eravamo guancia a
guancia.
-Cosa mi fai?-
La mia mano continuò il suo viaggio scendendo sul suo
petto, rabbrividì al tocco.
Alzò di poco il viso a due centimetri dal mio.
-Tra poche ore ti sposerai-
Voleva convincere me o lui?
-Con il mio migliore amico-
Al diavolo tutto e tutti! Come faceva a non capire quanto
lo volessi?
-Will- lo implorai.
-Fai l’amore con me-
Le sue labbra si impossessarono delle mie violente,
possessive.
Era fuoco, passione, ardore ogni centimetro che toccava e
baciava sembrava andare in fiamme.
Non avevo mai provato niente del genere, quel desiderio
vivo che scatenava in me era tutto così nuovo.
Mi stringeva a sé ma non era mai abbastanza, lo tenevo
stretto mentre la sua mano sulla schiena mi avvicinava sempre di più al suo
corpo.
Sospiri spezzati, mani tremanti, i nostri cuori che
battevano all’unisono.
Era destabilizzante, sconvolgente, emozionante.
-Cosa mi stai facendo?- sussurrava con voce roca sulla
mia pelle.
La voglia di viverci davvero ci rendeva bramosi l’uno
dell’altro, lo spogliai velocemente perché quello che mi dava non mi bastava
mai.
Pelle contro pelle, mano contro mano, cuore contro cuore.
La sua bocca scendeva e saliva insaziabile sul mio corpo
ed io senza più freni lo toccavo per sentirlo più vicino, più mio.
Le nostre intimità si sfioravano sempre più decise
facendomi perdere qualsiasi contatto con la realtà.
Il tormento di aver aspettato così a lungo ci avvolgeva.
Il senso di colpa di ciò che stavamo facendo aleggiava
nell’aria.
-Dimmelo ora, ti prego, o non sarò più in grado di
fermarmi-
Non avevo dubbi, non in quel momento.
-Voglio te, se anche tu lo vuoi- mi affrettai ad
aggiungere.
Strinse forte la mia mano prima di entrare in me, nell’anima,
nel corpo e nel cuore.
-Tu non sai- disse con voce spezzata dal momento che
stavamo vivendo.
-Cosa?- sussurrai in preda al piacere
Finalmente eravamo una cosa sola e tutto questo bastava a
farmi perdere il controllo.
-Non ho mai smesso un attimo di volerti. Ora sei mia!-
Si! Tua, soltanto tua.
Eravamo abbracciati l’uno all’altro, si sentiva solo il
battito veloce dei nostri cuori e avrei voluto restare così per sempre.
-Sophie?-
-Dimmi-
-Sei pentita?-
Era titubante, forse preoccupato non sapevo dirlo.
-No Will, non lo sono-
Ed era la verità, era la cosa più giusta che avevo fatto
in 26 anni della mia vita.
Ero nel posto giusto, con la persona giusta...ma al
momento sbagliato.
Avevo un tempismo perfetto!
-E tu?-
Alzò il mio viso verso il suo e mi guardò negli occhi.
-Ti ho desiderata quando non avrei dovuto, come potrei
essermi pentito? Ti desidero ancora e mi tormento perché ora che ti ho avuta
devo lasciarti andare-
Era il discorso più bello che avessi mai sentito e che
lui avesse mai fatto, forse anche il discorso più lungo.
Si allontanò prendendo i suoi vestiti, ed io restai sola
in quel letto improvvisamente così freddo.
Non riuscii a trattenere le lacrime, sentii la sua mano,
tra i miei capelli, che mi accarezzava.
-Forse andrò all’inferno per questo, ma non importa!-
-Ci andremo entrambi, se ti può consolare-
Trattenne un sorriso amaro.
-Tu sei impegnata ed io mi sono fatto avanti lo stesso.
Dovevo starti lontano ma non l’ho fatto!-
Avrei voluto ringraziarlo per non averlo fatto, non
sapeva quanto, mi lasciò un bacio sulla fronte e andò via.
Non mi aveva chiesto di non sposarmi, era stato in
silenzio e mi aveva capita.
Non aveva mostrato la presunzione di chi si aspettava che
io non l’avessi più fatto, eppure poteva farlo!
-Ci vediamo in chiesa-
Fu una mia impressione ma immaginai una nota sarcastica
in quelle parole.
-Io sarò il testimone-
Il testimone della sposa. Il migliore amico dello sposo.
Io sarò il testimone.
Io non sarò lo sposo.
Quella notte non avevamo solo fatto l’amore, quella notte
era successo qualcosa di più forte...mi aveva confessato il suo amore ed io
l’avevo accettato!
____________________________
Buonasera! Mi stupisco della mia puntualità, ho promesso
che avrei pubblicato a fine settimana e così è stato, la sessione d’esame è
finita quindi avrò tempo di concludere la storia.
Comunque so che volete lanciarmi addosso tanti pomodori
ma vi prego trattenetevi, abbiate pietà di me, cioè non disperate anche se sembra
che la situazione è tragica, anch’io voglio bene a William e Sophie e nel prossimo mi ucciderete per davvero lo so, ma
abbiate fede io sono per il lieto fine davvero.
Ringrazio ovviamente tutti coloro che mi seguono e ne
siete tanti lo so >///< me commossa.
Ricordo ancora l’altra mia originale per chi voglia
seguirla.
Era arrivato il fatidico giorno, il grande giorno, quello
che ogni sposa ha sempre desiderato e immaginato.
Eppure io non mi sentivo come quelle spose, io mi sentivo
a pezzi come se avessi calpestato una parte del mio cuore.
Mi guardai allo specchio senza riconoscere quella ragazza
che esso rifletteva, ma cosa avevo fatto? Chi ero diventata?
Non c’era tempo per i ripensamenti, ciò che avevo fatto
era incancellabile nella mia mente e nel mio cuore, non mi ero pentita ma non
pensavo che mi avrebbe scombussolata così tanto.
Quello che era successo era difficile anche da spiegare,
come un cieco che vede dopo tanto tempo la luce e ora che ha saggiato la
felicità deve ritornare di nuovo nell’ombra.
Come avevo fatto a ridurmi in quello stato?
Avevo mentito a tutti, persino a me stessa eora ne pagavo le conseguenze.
Era giusto condannare una persona all’infelicità? Era
giusto basare un matrimonio sulle bugie?
La risposta era ovvia e mi maledii perché avrei dovuto
farlo tanto tempo fa e invece ero riuscita a rovinare il giorno più bello, ero
arrivata al giorno del matrimonio per rendermi conto di cosa stavo facendo.
-Sei bellissima- disse Julie con la voce piena di
emozione.
No ero un mostro, dentro e fuori!
I capelli erano raccolti in alto con dei fermagli
argentati lasciando cadere qualche ricciolo sulla spalla, il vestito era
perfetto.
-Ti aiuto a mettere il velo-
E fu in quel momento che non riuscii più a trattenermi e
scoppiai a piangere.
-Sophie, che succede?-
Mi fece sedere e mi portò un bicchiere d’acqua, poco
importava che il trucco si stava sciogliendo.
-Su calmati, per favore. Cos’hai? E’ l’emozione?-
Magari fosse stata quella, non mi sarei sentita così
sbagliata.
-Vuoi che chiami tua madre? Forse riesce a
tranquillizzarti-
Scossi la testa, se avessi visto mia madre non sarei
riuscita a mentirle, avrebbe capito tutto.
-Per l’amor del cielo, dimmi qualcosa!-
Cosa avrebbe pensato quando le avrei detto la verità?
Mi avrebbe guardata con disprezzo e rammarico, era quello
che meritavo. Presi un lungo respiro e mi decisi a buttare fuori tutto.
-Ho fatto l’amore con William-
sussurrai con tono così basso da temere che non avesse sentito, ma bastò vedere
il suo viso sconvolto per capire che le sue orecchie funzionavano benissimo.
-Tu...hai..cosa? Come?-
Non riusciva nemmeno ad articolare una frase intera, ma
era la mia migliore amica e non mi avrebbe perdonata se non le avessi detto la
verità.
Le raccontai tutto quello che era successo dopo essere
rientrata in camera, mi ascoltò in silenzio senza mai interrompermi.
-Non c’è bisogno che ti dica quanto tu abbia sbagliato,
credo che lo sai già. Avevo capito che c’era qualcosa tra di voi, ma da qui ad
andarci a letto insieme il giorno prima del matrimonio c’è un abisso-
Chiusi gli occhi cercando di non piangere, aveva ragione
e lo sapevo bene.
-Mi aspettavo che dicessi la verità a Mat
prima di fare un passo del genere e invece...-
-L’ho tradito!- conclusi io al posto suo.
-Sophie cosa ti sta
succedendo? Per favore sii chiara, vuoi William?-
La sua domanda così diretta e improvvisa mi spiazzò,
Julie non era mai stata così dura con me, ma non potevo biasimarla.
-Non lo so. Con lui sto bene, ma anche se lasciassi Mat non riuscirei ad iniziare un’altra storia-
-Non c’è tempo devi decidere, ma sappi che se sceglierai
di sposarti dovrai prima dire la verità a Mat-
Dovevo comportarmi da donna anche se per mesi non l’avevo
fatto, e ora mi ritrovavo ad essere una sconosciuta della mia stessa vita.
Raggiunsi la chiesa in anticipo, quando alcuni mi videro
si meravigliarono in fondo le spose si fanno sempre attendere.
“E’ ancora presto” sentii dire da alcuni ma non mi
importava.
Non entrai, svoltai a sinistra sicura di trovare Mat nella casetta del prete, bussai insistentemente e non
attesi nemmeno la risposta.
-Sophie, che ci fai qui? Mi
hai detto tu che portava sfortuna e adesso...-
-Mat ti devo parlare!-
Mi avrebbe odiata per tutta la vita, ne ero cosciente ma
almeno sarebbe andato avanti con una donna che l’avrebbe amato veramente,
perché lui meritava di più.
-Hai cambiato idea- non era una domanda Mat lo sapeva già
-Io non posso, mi dispiace-
Strinse i pugni lungo i fianchi e diede un pugno al muro
di fronte a lui, non l’avevo mai visto così arrabbiato.
-Dimmi chi è- urlò
-No, ma...-
-Ho diritto di sapere il nome di quel bastardo per cui mi
stai lasciando-
Spalancai gli occhi dallo stupore, non mi aspettavo
questa reazione.
-Non fare così, ti prego. Io...tu meriti una donna che ti
ami incondizionatamente, e ho creduto davvero che quella persona potessi essere
io, ma mi sbagliavo. Tu devi essere felice, io ti farei solo stare male-
Con la testa poggiata al muro cominciò a ridere, ma non
era certo ironia la sua.
-Risparmiami queste scuse e queste balle, voglio il nome
ora!-
Era davvero convinto delle sue parole, non mi avrebbe
fatto uscire da quella stanza se non gli avessi detto tutta la verità, me lo
meritavo.
-William-
-Sei sicura?- mi chiese Julie per l’ennesima volta
-Si, lo sono-
Chiusi anche l’ultima valigia e mi concessi di guardare
quell’appartamento pieno di ricordi, l’abito era già nella sua custodia appeso
all’armadio.
Ogni volta che lo guardavo mi sentivo un verme, perché
quello era il segno tangibile del mio fallimento come donna e fidanzata.
Era passata una settimana dal mio non-matrimonio e avevo
tagliato i ponti con tutti, non volevo sentire nessuno, non volevo leggere
pietà, compassione o disprezzo.
Non sapevo se i miei genitori fossero rimasti delusi dal
mio comportamento ero troppo codarda per verificarlo, ero sicura che Emma mi
avrebbe aggiornato su tutto se solo avessi risposto alle sue telefonate.
William era venuto di persona ma avevo finto di non
essere in casa.
-Stai bene?-
-Si certo, erano solo ricordi-
Avrei tanto voluto che Mat mi
urlasse contro quanto facessi schifo, ma quando gli avevo detto quel nome lui
si era spento.
-Ti prego và via. Non
voglio vederti, anzi non voglio vedervi mai più-
Avevo perso la sua ragazza e il suo migliore amico nel
giro di pochi minuti, alcune lacrime sfuggirono al mio controllo come se non
avessi pianto già tutta la settimana.
-Va tutto bene, Sophie-
Apprezzavo lo sforzo della mia migliore amica di
consolarmi ma non andava affatto bene.
-Ho rovinato la vita di tre persone, come può andare
tutto bene? Ma adesso non importa ormai è fatta, almeno sarà servito a
qualcosa-
-Sparire è la tua soluzione?-
-No, ritrovare me stessa è la soluzione. Ho fatto cose
che la vecchia Sophie non avrebbe mai fatto, io non
so più chi sono. Mi sento vuota, capisci? Ho bisogno di trovare la pace con me
stessa, che questi sensi di colpa svaniscano perché mi stanno distruggendo.
Devo diventare una persona migliore e devo partire da zero, non posso farlo in
un luogo che mi ricordi tutto il male che ho causato-
Julie non obiettò perché sapeva quanto avessi ragione,
avevo bisogno di un equilibrio.
-Possiamo andare allora?-
-Si, sono pronta-
E lo ero per davvero, avrei ricominciato una nuova vita.
Julie si era offerta di accompagnarmi all’aeroporto, avevo avvisato Emma dei
miei piani chiedendole di parlare con mamma e papà, non ce la facevo ancora ad
affrontarli.
Avrei raggiunto mia zia a Parigi e avrei lavorato in una
clinica lì vicino, le carte per il trasferimento erano state già accettate.
-Mi mancherai-
Abbracciai la mia amica che stava per scoppiare a
piangere.
-Guarda che non vado al polo nord, tu e Thomas potete
venire a trovarmi e poi ci sono le chat quindi ci sentiremo tutti i giorni-
-Lo so, ma non è lo stesso che averti vicino-
La rassicurai per oltre dieci minuti che me la sarei
cavata e non stavo andando in guerra o forse si ma con me stessa per stipulare
un accordo ci pace.
Quando arrivò il mio turno di fare il check-in pensai che
non avevo avvisato William, ma sicuramente era meglio così un taglio netto
avrebbe fatto meno male.
-Le auguro un buon viaggio-
-Grazie-
Presi la valigia e mi avviai verso i metal detector, mi
voltai un’ultima volta per salutare Julie ma il cuore mi saltò in gola.
-Non andare-
William si teneva sulle ginocchia per la sforzo della
corsa appena fatta.
-Ma cosa? Julie- sospirai.
Quella pazza l’aveva chiamato, ma perché voleva rendere
tutto più difficile.
-Perché mi hai tagliato fuori? Perché lo stai facendo
anche adesso?-
-Ho bisogno di andare via da qui-
-Ti prego, non farlo. Io ho bisogno di te, hai capito che
non ci rinuncio a te? Non ora che ti ho trovata-
-Will non rendere tutto più
difficile. In questo momento non riesco a pensare nemmeno a me stessa non
funzionerebbe tra di noi-
Mi costava tanto dire quelle parole, ma avrei fatto solo
un altro danno, lui mi destabilizzava con quegli occhi blu mi perforava l’anima.
-Io non ti lascio andare, non posso. Non riesco a vivere
senza di te, io ti...-
-No!- lo fermai posando la mia mano sulla sua bocca.
-Non dirlo, cerca di capire me. Ho un senso di colpa
enorme che pesa sul mio cuore e mi sta distruggendo e non riesco a fermarlo-
Mi allontanai di un passo, dovevo mettere una distanza
prima che fosse troppo tardi ma lui non me lo permise mi afferrò prima che
potessi scappare e mi baciò.
Sentii per la seconda volta le sue labbra sulle mie e fu
tempesta!
Mi aggrappai a lui con tutta la forza che avevo e lui mi
teneva così stretta da soffocarmi, ma mi andava bene.
Poggiò la sua fronte sulla mia.
-Resta qui-
Il volo n° 94542 diretto a Parigi partirà tra 5 minuti, si avvisano
i passeggeri di raggiungere la pista di decollo.
-Devo andare-
-Io ti aspetterò-
-No! Non puoi, non so nemmeno quando e se ritornerò-
Mi tenne stretta per il braccio e mi fissò intensamente.
-Anche se ci metterai anni io sarò qui. Non credere che resterò
a guardare senza lottare ho già rischiato di perderti una volta e non lo farò
di nuovo, ti lascerò tutto il tempo che vuoi ma non mi fermerò a costo di
venire a prenderti a Parigi-
Lui mi avrebbe aspettata e addirittura trascinata a
capelli se non fossi tornata.
Stava lottando per me, per noi...si poteva amare così
tanto una persona?
Mi avvicinai piano, lasciandogli una breve carezza sul
viso e un bacio lieve sulle labbra, solo quando annunciarono di nuovo il mio
volo mi staccai.
Sapevo che ci saremmo ritrovati prima o poi, quello non
era un addio ma un arrivederci perché un amore grande come il nostro non poteva
spezzarsi, perché sentivo che valeva la pena lottare.
Era una promessa che avremmo mantenuto, perché noi
mantenevamo le promesse non saremmo mai diventati amici. Come potevamo farlo
quando sapevamo già che saremmo stati qualcosa di più.
Lo guardai un’ultima volta e con il cuore leggero mimai
con la bocca due semplici parole che non gli avevo permesso di dirmi.
Spalancò gli occhi sconvolto, si riprese giusto in tempo
per sorridermi...
Un sorriso che valeva molto più di quanto avrei
desiderato, di quanto avrebbe potuto dirmi.
_____________________
Siamo giunti all’ultimo capitolo di questa storia, ho il
cuore triste non immaginate come stavo male mentre scrivevo.
Arrivati a questo punto posso dire che amo ogni singolo
personaggio, che sono orgogliosa di come siano cresciuti in questi capitoli e
di come sia cresciuta anch’io.
Perché se c’è una cosa che posso confermare è che quando
scrivi impari a viaggiare, io il mio viaggio l’ho fatto grazie alla mia Sophie tanto odiata e criticata e solo io posso davvero
capire cosa ci sia dietro tutto, ma che adesso è diventata una donna matura.
Vi ringrazio dal più profondo del cuore perché avete deciso
di viaggiare insieme a me è grazie a voi se questa storia è stata preferita da
39 persone, ricordata da 16 e seguita da 126, letta da più di 1000 persone e
recensita da persone stupende.
Ovviamente un grazie particolare a chi c’è stato sin dall’inizio.
A breve pubblicherò l’epilogo, se volete seguirmi ancora
ho iniziato un’altra long
A volte mi fermavo a pensare al mio passato, ai miei
ricordi, alle persone che erano uscite dalla mia vita e a quelle che erano
entrate, a quelle occasioni inaspettate e improvvise che il destino ti metteva
dinanzi e da cui non potevi e non volevi scappare perché forse era arrivato
anche il tuo turno di essere felice, per davvero.
Non credevo di riuscire ad organizzare il mio matrimonio
una seconda volta eppure l’avevo fatto, mi ero sposata e questa volta non ero
scappata, perché non ce n’era stato bisogno, perché quella era la volta giusta.
Avevo fatto degli sbagli ma come diceva il detto
sbagliando s’impara, avevo sofferto e avevo fatto soffrire ma una cosa l’avevo
imparata non avrei mai permesso che la paura potesse condizionarmi al punto da
buttare la mia vita da una finestra pur di accontentare gli altri.
Ad un tratto non mi preoccupava più creare una famiglia e
assumermi delle responsabilità,avevo
l’uomo che amavo al mio fianco e questo mi bastava ad affrontare i problemi
della vita.
Era passato già un anno dal matrimonio eppure mi sentivo
ogni giorno emozionata come la prima volta, ringraziavo il cielo per la seconda
possibilità che mi era stata data.
Guardavo l’uomo al mio fianco e pensavo che non potevo
essere più fortunata di così perché mi aveva aspettata.
Ero rimasta un anno a Parigi ma lui non aveva mollato, mi
era stato vicino e tutte le volte che poteva, scappava qualche giorno per
restare con me, aveva atteso i miei tempi non mi aveva dato fretta in fondo
sapevamo già di appartenerci, ma io ero ancora scossa dal fallimento della mia
storia con il mio ex e non volevo cominciarne un’altra.
-Sophie mi stai ascoltando?-
Ero con la testa tra le nuvole certo che non lo stavo
ascoltando.
-Scusa amore, ero sovrappensiero-
-Ma cosa devo fare con te? Sono giorni che ti comporti in
modo strano, cos’hai?-
Non potevo nascondergli nulla, mi conosceva più di
chiunque altro, bastava un’espressione del viso, un movimento, una parola, uno
sguardo e lui capiva che qualcosa non andava.
-Nulla! Cosa deve esserci? Va tutto alla grande-
Feci volare lo strofinaccio dall’altra parte della cucina
e mi diressi spedita nel salone, ero turbata, sempre nervosa e scontrosa, avevo
gli ormoni impazziti.
Davo la colpa al ciclo ma in realtà era quello il problema
e avevo paura di dirgli la verità.
Sentii due braccia avvolgermi, bastò poco per
tranquillizzarmi ero al sicuro, mi accarezzò dolcemente cullandomi per un po’.
-Will devo parlarti-
Il tono della mia voce risultò catastrofico alle mie
orecchie non osavo immaginare alle sue, fermò le mani giusto all’altezza della
vita, rigide, immobili e mi voltò verso di lui.
-Cosa c’è? Stai male? Sei pallida peggio di un cadavere
quante volte ti ho detto di chiamare il dottore-
-No io sto bene, cioè stiamo bene-
-State bene?-
Era perplesso ovviamente non ci era ancora arrivato.
-Ehm..io ho...un ritardo-
Presi un grosso respiro mentre attendeva paziente che
finissi la frase.
-Sono incinta-
E la bomba scoppiò, i suoi occhi si spalancarono e senza
alcun motivo cominciai a piangere, mi allontanai da lui e mi chiusi in camera
da letto.
Cercavo di non singhiozzare ma era difficile, e se
William non l’avesse voluto?
Mi poggiò una mano sulla spalla e la strinse sotto le sue
dita.
-Perché sei triste?-
Lo guardai negli occhi e lo vidi preoccupato.
-Lo so che è successo tutto all’improvviso e non era
ancora il momento giusto, ma forse tu non lo vuoi ed è normale, però se non lo
vuoi devi dirmelo potrei contattare un dottore e....-
Non finii di parlare che mi ritrovai schiacciata al suo
petto.
-Sei una sciocca, viaggi subito con i tuoi film mentali. Sophie io ti amo, quando due anni fa ti ho chiesto di
sposarmi ero sicuro di voler costruire una vita con te, una famiglia, non ti
rendi conto di quanto tu mi abbia reso felice. Mi hai dato un punto fermo, sei
diventata la costante della mia vita, ti prego non dubitarne mai-
Era sempre un colpo al cuore sentirlo parlare in quel
modo, sapevo che tra noi due era lui che si esponeva di più nonostante fossimo
sposati, ma non perché il mio amore era inferiore al suo, lui sapeva come
prendermi, quanto avessi paura di perdere tutto.
-Sei tu il punto fermo, tu mi hai aspettata, mi hai
guidata, grazie a te ho riacquistato fiducia in me stessa, mi hai insegnato ad
amare di nuovo. Ricordi quanto stavo male il giorno in cui partii? Mi hai dato
la forza di combattere. Ti amo William-
Prese il mio viso tra le mani e mi baciò, perché per
quanto rare fossero le mie dichiarazioni sapevo sempre come arrivare al suo
cuore, che ora era mio.
Accarezzò la mia pancia ancora invisibile e sorrise.
-Ho tutto ciò che potevo desiderare, ho un lavoro, una
casa, una famiglia, ho una moglie e ora anche un figlio-
-Dobbiamo dirlo ad Emma-
-Quando atterrerà il suo aereo?-
-Dovrebbe essere già qui, ma ha detto che prendeva un
taxi-
-Potevamo andarla a prendere-
-Lo so ma non ha voluto-
Il suo comportamento era stato strano ma non me n’ero
curata più di tanto, mi aveva chiesto all’improvviso di ospitarmi qualche
giorno perché doveva darmi una notizia.
-Sei preoccupata?-
Scossi la testa appoggiandomi sul suo petto.
-No, ma anche Emma era strana ultimamente. Vuole
parlarci-
-Ah si? Ti ha accennato qualcosa?-
-No, ma la mamma dice che sta frequentando qualcuno-
Chi poteva essere? Emma non mi aveva mai parlato di
nessuno che le piacesse, ero curiosa ed ero anche felice che avesse trovato
anche lei una persona da amare.
-Andiamo in cucina, dovrebbe arrivare a momenti- disse
William
Se fosse curioso o scettico non lo diede a vedere, sapevo
che voleva bene a mia sorella ma non ero più gelosa, un tempo lo ero stata ma
adesso ero sicura di lui, di noi.
-Vuoi qualcosa da mangiare?-
-No, fammi capire. Mi tratterai come una bomboniera per
questi nove mesi?- lo fissai sconvolta, non ero un impedita o una malata e
certamente sarei andata al lavoro finchè avessi
potuto.
Scoppiò a ridere e mi accarezzò una guancia.
-Non posso preoccuparmi di mia moglie e mio figlio?-
-E se fosse una figlia?-
-Sarebbe incantevole come te- sorrise ammiccando
-Ruffiano-
-Acida!-
Stavo per lanciargli la bottiglia di plastica contro ma
il campanello lo salvò in calcio d’angolo e se la svignò.
La voce di mia sorella superava persino le note più alte,
doveva fare la cantante lirica ma non mi aveva mai ascoltato, altro che
banchiera.
-Sophie, come stai? Da quanto
tempo, sai ti vedo ingrassata-
A poco sputai la brioche alla crema che avevo addentato,
non poteva notarsi già, ero incinta da un mese.
Le lanciai il resto della brioche dietro e incrociai le
braccia furiosa.
-Grazie mille, adesso puoi anche andartene-
Scoppiarono a ridere mentre Will si sedette vicino a me.
-Diventerò una balena- piagnucolai
-Amore sarai bellissima-
-No aspetta. E’ quello che penso io? Diventerò zia- urlò
come una pazza
-Si, vedo che hai già capito tutto-
-Ecco perché ti vedevo così diversa-
-Oh Em per favore, è solo un
mese non si vede nulla-
-Non ci vediamo da mesi, cara. E’ ovvio che noto ogni
cambiamento-
-E’ un modo carino per dirmi che sono grassa? Ti stai
giocando la camera degli ospiti-
-William diglielo anche tu che
la gravidanza rende ancora più bella una donna?-
Mio marito non parlò, si limitò a fare spallucce, ci
aveva provato ma senza risultati.
-E tu invece, qual buon vento ti porta qui? Mi hai
accennato ad una notizia, di cosa si tratta?-
-Non sono poi così convinta di darti questa notizia
sconvolgente nel tuo stato- la buttò sul ridere ma non mi ingannò era nervosa
si vedeva, quindi era qualcosa di difficile da digerire.
-Dai Emma, ci hai sempre detto tutto lo sai che non ti
abbiamo mai giudicata. Sputa il rospo-
-Forse sono io il problema- s’intromise William -posso
lasciarvi da sole-
-Oh no, cosa dici? Non ho segreti con voi e poi vi
riguarda entrambi quindi è meglio che tu sia qui a sostenere tua moglie-
Incrociai per un attimo lo sguardo di Will che era
preoccupato quanto me, cosa poteva mai essere successo da destabilizzarci così?
-Sto uscendo con una persona-
Aspettò le nostre reazioni ma avevamo intuito qualcosa.
-Em sei stata
catastrofica come al solito, è anche normale che tu frequenti qualcuno- cercai
di rassicurarla.
-Non è finita qui. In realtà lo conoscete da tempo come
me, è stata improvvisa e ho aspettato a dirvelo perché volevo essere sicura,
non è stato facile-
-Essere sicura di cosa?- chiese Will
-Che tra noi funzionasse, stiamo insieme da un anno-
Un anno? Aveva nascosto a tutti la verità per un anno?
-A meno che non sia un serial killer credo potremmo
accettare chiunque- sorrisi
Ci fu un lungo silenzio prima che Emma si decidesse a
parlare.
-Promettetemi che non vi lascerete ingannare
dall’apparenza-
-Emma ci stai spaventando,
forza dicci questo nome-
Presi la mano di Will tra le mie per cercare sostegno.
-E’ Mat-
Spalancammo entrambi gli occhi dalla sorpresa, avrei
immaginato chiunque ma non lui.
-Mat? Cioè quel Mat?-
-Si-
Provai a dire qualcosa ma nemmeno un suono uscì dalla mia
bocca, fu William a prendere in mano la situazione.
-Sei sicura?-
Anche se non avevo ancora fiatato io e lui viaggiavamo
sulla stessa lunghezza d’onda.
-Non provate a dire che sono un ripiego. Se ho aspettato
tanto è perché volevo vedere come andavano le cose tra di noi, ci siamo sentiti
a lungo prima di fare un passo del genere-
-Ma come è successo? Quando?- le chiesi.
-L’ho rivisto pochi mesi dopo la tua partenza, stava male
era distrutto e non ti dirò i dettagli ma non era più lui. Ci fermammo a
chiacchierare un po’, non aveva ancora superato l’accaduto e io non sapevo che
fare. Solo due anni fa ci siamo incontrati di nuovo casualmente, era stato
trasferito e ci trovavamo nella stessa città, ci furono diverse occasioni era
facile vederlo trovandoci così vicini.Era cambiato totalmente, fu una sera io ero in un locale con le mie
amiche e lui con i suoi amici, aveva bevuto qualche bicchiere di troppo e non
mi riconobbe. Il giorno dopo volle scusarsi e da allora gli sono stata vicino,
ci sentivamo sempre più spesso ma eravamo solo amici, volevo solo aiutarlo ad
andare avanti, ed è successo tutto all’improvviso-
Era una storia assurda! Mat era
un bravo ragazzo ed ero contenta per mia sorella, ma avevo paura davvero che
lei fosse solo un modo per sostituire me, era già successo con William e non
volevo che soffrisse ancora. I ricordi non si potevano cancellare, cosa sarebbe
accaduto quando mi avrebbe rivista?
-Lo so cosa stai pensando, anch’io ero titubante. Avevo i
tuoi stessi timori, dopo il nostro primo bacio ero convinta di non volerlo
vedere più, ma lui mi ha dimostrato tanto e sono sicura dei nostri sentimenti.
Non c’è più nessuno scheletro nell’armadio, ne abbiamo parlato-
-Se sei felice tu lo sono anch’io-
Ed era vero, volevo solo il meglio per lei e forse
l’aveva trovato.
La mia storia con Mat era
andata male perché io non avevo saputo amarlo ma sapevo che poteva darle tanto.
La tensione di quei minuti si sciolse definitivamente,
abbracciai mia sorella e tutto ritornò come prima.
-Vado a mettere le mie cose a posto-
Restammo io e Will da soli in cucina, non aveva più
parlato e non sapevo cos’avesse in mente.
-Will, cos’hai?-
-Se Mat ed Emma stanno insieme
vuol dire che lo rivedremo di nuovo, dopo 5 anni-
Entrambi non avevamo avuto più sue notizie, e a quanto ci
aveva raccontato Emma non aveva passato un bel periodo.
-Lo so, affronteremo la cosa insieme come sempre. Credi
che rivedendolo potrebbe succedere qualcosa? In realtà sarà solo la conferma
che abbiamo preso due strade diverse e avrò anch’io la sicurezza che ama
davvero Emma. Non ho dubbi sulle mie scelte, posso solo augurare a mia sorella
di vivere una storia d’amore bella quanto la nostra-
Mi alzai sulle punte e lo baciai, capivo i suoi timori ma
doveva credermi se gli dicevo di amarlo, perché solo con lui avevo imparato il
significato della parola amore.
Quello era il mio posto, quella era la mia vita e non
l’avrei cambiata per niente al mondo.
______________________
Siamo giunti alla fine, non mi sembra ancora vero ho
impiegato poco a scrivere questo finale e tanto a decidermi di scriverlo.
Mi sono distaccata un po’ da loro e ho ripreso la mia
vita, la mia solita routine universitaria e ho capito che era il momento, ero
troppo immersa in questo mondo e mi faceva male distaccarmi.
Ora non ho rimpianti, era l’epilogo che ho sempre avuto
in mente, qualcuno l’aveva già intuito forse ma non cambierei nemmeno una
virgola.
Grazie davvero per tutto quello che mi avete regalato, mi
avete sempre sostenuta.
Non prometto nulla, ma probabilmente arriverà qualche
capitolo extra su William e Sophie non ora forse più
in là, c’è anche una mezza idea a dire il vero di scrivere un sequel su Emma e Mat, mah si vedrà!
E’ la mia prima long originale quindi sarò sempre
affezionata a questa storia, per chi vuole seguirmi ancora, ho pubblicato due
storie