Crazy little thing called 'Another Girl'

di MrBadCath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I got the meaning between the lines ***
Capitolo 2: *** I can't live with you. ***
Capitolo 3: *** I want Brian to be the Invisible Man ***
Capitolo 4: *** There are people searching for love in every way ***
Capitolo 5: *** The other Boy. ***
Capitolo 6: *** I've been with you such a short time, you're my sunshine. ***
Capitolo 7: *** For every star in Heaven, there’s a sad soul here today ***
Capitolo 8: *** You’d be forgiven if you think you’re dreaming ***
Capitolo 9: *** Change of Heart. ***
Capitolo 10: *** Oh, (fool you)! Oh, (rule you)! She’ll take you (take you) and break you (break you). Yeah. ***
Capitolo 11: *** Breakthru ***
Capitolo 12: *** Touch my tears with your lips ***
Capitolo 13: *** I can’t get used to living without you by my side ***



Capitolo 1
*** I got the meaning between the lines ***



Crazy Little Thing Called «Another Girl».

Capitolo I - I got your meaning between the lines.


Cleo Turner sedeva in modo piuttosto scomposto, durante la sua lezione di Arte Medievale. Le sembrava che tutte quelle sedie ne sapessero una più del diavolo, per farla stare scomoda, ogni posizione era una spina nella schiena.
Finalmente l'ora di tornare a casa arrivò.
Non che la red head ne fosse rincuorata: Cassandra, una delle sue coinquiline era chiusa in camera da una settimana (si era lasciata con il suo fidanzato e da allora non era più uscita dalla sua stanza neanche per mangiare. Era ancora nella fase di accettazione e autocommiserazione, probabilmente stesa sul letto con i fazzolettini, rannicchiata contro il cuscino nella medesima posizione da giorni ormai) e ciò influiva sull'andazzo generale delle pulizie casalinghe. Lavare i piatti, pulire i sanitari... Cleo avrebbe dovuto occuparsi di tutto. Unica cosa positiva della serata: la rossa si era organizzata per uscire con una sua amica, Jade, da almeno una settimana. Sarebbero riuscite finalmente, dopo essersi giostrate attentamente fra impegni vari, ad andare al cinema assieme.
«Sono proprio forti!»
«...Già, grandiosi!» gli urletti eccitati delle sue compagne di corso quasi raggiungevano gli ultrasuoni. Infastidita, Cleo si diresse verso l'uscita, ma, presa da una botta di curiosità raggiunse il gruppetto di ragazze, in piedi dalla parte opposta dell'aula.
«I nuovi Beatles sono arrivati in città? O è una loro reunion?» chiese, mentre si infilava il giacchetto di pelle, accuratamente decorato con delle patch, fra cui alcune del gruppo appena citato.
«No, cara, stiamo parlando dei famosissimi, fantomatici Queen!»
«Queen? Non sapevo che la regina di Inghilterra avesse una band» sghignazzò, ma nessuna delle altre rise, quindi si ricompose «Ad ogni modo, dove suona, questa Regina?»
«Alla Rock House»
«Siccome voi non capite nulla di musica li esaminerò io. Grazie ragazze, alla prossima.»
Cleo diede le spalle con disinvoltura alle sue amiche, ormai abituate ai suoi sbalzi di umore repentini e alla sua autostima che toccava il cielo.
«Sono a caaaaasa!» gridò.
Nessuna risposta, se non quella dell'aggeggio adagiato sul tavolo davanti al divano. Cassie, nella condizione in cui era, non si sarebbe mai scrostata dal letto per parlare al telefono, quindi Cleo fu costretta a rispondere, seppur svogliatamente.
«Pronto?»


Ω



«Vaffanculo!» strillò Cleo al telefono, attaccando la cornetta con una certa violenza. Ci mancava soltanto che un'amica di Jade avesse “terribilmente bisogno di lei per tutta la serata”.
Amen.
La red head sarebbe riuscita a trovare un ripiego, anche se sarebbe rimasta di cattivo umore per la buca enorme che le aveva dato la sua amica. Si guardò intorno: l'appartamento era vuoto, le sue compagne erano evidentemente tutte fuori. Cleo si lanciò sul divano disperata, cercando di trovare una soluzione al dilemma di quella sera: uscire da sola era una cosa un po' triste, così decise di aspettare che le altre tornassero.
Non tornarono.


Ω



La rossina si preparò ad una lotta lunga ore.
Bussò alla porta ed entrò, guardando la figura dai lunghi capelli biondo cenere riversati sul cuscino non fare una piega.
«Cassie?» esordì «Ti disturbo?»
«Che c'è» asserì l'altra senza muoversi di un centimetro.
«Ti va di uscire con me, stasera?» azzardò.
«No.»
«Cassie ti prego!»
«No.»
«Ti scongiuro!»
«No.»
«Ora?»
La bionda sollevò la testa da sopra il cuscino mostrando il volto terribilmente appesantito dalle occhiaie causate dalla carenza di sonno, dal gonfiore degli occhi per il pianto e le guance rosse. I capelli ricordavano piuttosto un Mocio Vileda (sebbene negli anni '70 il Mocio Vileda probabilmente non fosse ancora stato brevettato: la leggenda dice che l'ispirazione venne proprio dai capelli di Cassie in questa occasione).
«Ti sembro nella condizione fisica e mentale di uscire?» tagliò Cassie.
«Per quella fisica possiamo fare qualcosa» tentò, con un sorriso a trentasei denti la rossina.


Ω



Cassie stringeva stretta la sua borsetta a tracolla, a cui aveva appoggiato il suo giacchetto.
Guardarono da fuori l'insegna luminosa del cocktail bar in cui sarebbero state quella sera.
Una raffica di vento quasi le fece volare via, silenziosamente decisero che sarebbe stato meglio entrare, più che farsi penetrare sino alle ossa dal freddo glaciale di dicembre.
«Si può sapere in che razza di posto mi hai portata?» domandò la neo single seccata.
«In un bar in cui fanno musica dal vivo, comunque certo meglio della penombra della tua stanza in cui stavi a deprimerti» rispose Cleo con una certa aria di sufficienza. Oramai aveva raggiunto il suo scopo e non aveva motivo di essere gentile.
«Non mi stavo deprimendo» puntualizzò Cassie.
«Autocommiserando... Come vuoi definirlo, insomma...»
«Vorrei vedere te, nella mia posizione» blaterò offesa.
Le amiche di Cleo avevano ragione, su questo la rossa e la bionda erano completamente d'accordo. La performance, era stata eseguita senza risparmi da parte degli artisti. Cleo era particolarmente incuriosita dal taglio degli occhi del cantante, e, diciamocelo, non solo da quello.
«Il cantante ci sta guardando!» esclamò esaltata.
«Sai com'è, siamo nel pubblico, darci le spalle non sarebbe troppo educato da parte sua...» replicò la bionda, ancora seccata.
«Ma non ti fanno venir voglia di lasciarti andare neanche un po'?»
«No.»
«Dai, al termine della canzone ci leviamo la maglietta e la tiriamo sul palco!»
«Ma anche no! Ho solo il reggiseno sotto.»
«Io neanche quello!»
Cleo disse e fece così, prima con la maglia dell'amica e anche con la sua. Ovviamente attorno a lei si alzò un brusio sorpreso. Tirò entrambe le magliette sul palco, il cantante dai capelli boccolosi e neri sorrise, mentre il resto della band guardava inebetito. Si percepì, per una frazione di secondo, un rallentamento del ritmo della canzone, evidentemente tutti i componenti del gruppo erano rimasti spiazzati alla vista di due ragazze in reggiseno, o meglio, solo una.


Ω



«Hei Blondie, Questa deve essere tua!» Freddie, tutto sorridente, si diresse verso una delle due amiche, ferma davanti al bancone del bar con indosso il cappotto. Cassie si voltò con terrore. Era rimasta lì, sperando di non attirare l'attenzione di nessuno, intanto che Cleo si sbrigava a concludere i suoi affari, ma così non era stato.
«Direi di no» rispose al cantante, dopo aver esaminato lo straccetto «è roba sua» indicò l'amica dall'altra parte del locale.
«Ah, bene, grazie!» il cantore dagli occhi pece si diresse allora verso la ragazza coi capelli rossi, che già attirava l'attenzione per la sua capigliatura. «Perso niente signorina?»
La ragazza sfoggiò un sorriso sfavillante:
«Sicuro che non appartenga a qualche altra ragazza che va fuori di testa per voi?»
«Non attacca con me, ragazzina. La tua amica ti ha sputtanata» Freddie indicò la bionda che tentava disperatamente di apparire invisibile, fissandosi le punte dei piedi per non incontrare lo sguardo di nessuno, isolata in un angolo del bar.
Le risate dei due si incrociarono nell'aria, aggiungendosi al fragore che già riempiva il locale.
«Complimenti, andate forte, comunque.»
«Sì, lo so, grazie. Insomma la prendi o devo tenerla io, questa maglietta?»
Cleo prese in mano la maglietta e poi guardò il cantante, chiedendo a sé stessa cosa le avesse mandato in pappa il cervello da quando l'aveva visto muoversi con strabiliante abilità sul palco. Probabilmente era la sua voce, o il suo carisma.
«Quanta fretta» la ragazza sorrise rigirando l'indumento tra le mani «devi scappare o bevi qualcosa con me?»
«A me pare che la tua amica abbia fretta di andare...» indicò l'amica, alle prese con una stanga alta perlomeno il doppio di lei che si destreggiava con nervosismo palese anche a metri di distanza.
«Se la caverà, dopotutto è appena uscita da una storia disastrosa, in qualche modo dovrà pur ricominciare...»
«Siete delle amiche piuttosto strane, lascia che te lo dica» l'orientale dagli occhi color pece diede un colpetto sul fianco a Cleo, che sobbalzò.
«Se mi fai prendere un altro colpo come questo non lo saremo più!» esclamò lei, mettendosi a posto la chioma «Suvvia, cantante, cosa mi offri?»
«Sbaglio o sei stata tu prima a chiedermi se volevo bere qualcosa? Dovresti offrire tu.»
Si guardarono compiaciuti del loro senso dell'umorismo pungente. Cleo inarcò un sopracciglio, arricciò le labbra, esaminando quelle rosee e vagamente truccate del ragazzo che le stava davanti, sbatté le ciglia e rimise gli occhi in quelli del suo nuovo amico:
«Infatti sin dal principio avresti dovuto dire “Ma figurati, signorina, offro io”» accompagnò la frase con un gesto teatrale.
Il ragazzo rise scompostamente, portandosi una mano sul petto e una sulla gamba destra, piegandosi leggermente in avanti:
«E chi sono io, la banca d'Inghilterra?» si ricompose «Se offrissi da bere a tutte quelle che mi lanciano la maglia sarei in bancarotta, mia cara. A ogni modo, che prendi?»
«Hai l'aria da riccone» decretò Cleo, giocando con il colletto della camicia da dandy che il cantante indossava, seminascosto dai capelli neri e boccolosi «Comunque prendo una Cola.»
«Dici? D'accordo, Coca sia!»
«Tu che prendi?»
«Lo stesso, cara. Posso bere alcolici, ma con i minorenni meglio non scherzare...»
Cleo si sentì offesa a quelle parole, perché sin da quando era piccola si era sentita più grande di quel che era, i genitori e gli amici le intimavano di non bruciare le tappe della sua vita. Eppure lei voleva conoscere, sapere e provare. Nonostante quella battuta le avesse dato un po' fastidio continuò a sorridere:
«Non sono minorenne, ho ventuno anni!»
«Matricola!» esclamò Freddie divertito.
«Vecchio!» replicò lei di tutto punto.
«Potrei essere più giovane di te ragazzina!»
«Da come parli non penso...»
Questo scambio di battute avvenne mentre i due, fra una risata e l'altra sorseggiavano Coca Cola ghiacciata.
Al povero batterista, un ragazzo biondo scuro a dir poco affascinante, toccava sempre il lavoro più tosto: smontare il proprio strumento senza l'aiuto degli altri componenti della band, impegnati con i fans. Roger, questo era il suo nome, non smetteva di lamentarsi:
«Quelli là si buttano le basi per una buona scopata mentre io, se continuo così, l'unica cosa che toccherò che abbia un nome di genere femminile sarà la batteria» da quando lui e Dorothy si erano lasciati, le cose non erano andate molto bene. Il povero bassista, troppo timido per affrontare i fan senza che qualcuno gli stesse spalla a spalla e pronto a subire l'ira della sua fidanzata (rimasta a casa per preparare un esame) nel caso qualcuna avesse fatto la gatta morta, sospirò:
«Ti aiuto io, basta che la smetti di dannarti!»


Ω



«Ti ringrazio di avermi accompagnato” la luce fioca del lampione che li osservava immobile alle loro spalle fece riflettere i capelli rossi di Cleo.
«Mia cara, è stato un piacere.»
Lei lo tirò a sé e premette le labbra su quelle del ragazzo, che con una punta di senso di colpa ricambiò il bacio.


Ω



Brian, armato del migliore dei sorrisi, con i canini luminosi ben in evidenza, si avvicinò alla chioma bionda che per tutta la durata dello spettacolo lo aveva accecato, per via delle luci.
«Scusami, signorina, questa è tua, non è vero?» ondeggiò tra il tu e il lei e parlò a bassa voce, temendo di potendo spaventare la ragazza, che imbarazzata si girò, stringendo fra le mani la borsetta.
«Hem, sì, grazie... proprio non so come ho fatto a perderla... Magari l'avevo legata in vita ed è scivolata» poi pensò -Oh, cavolo, Cassie, si capisce che è una scusa!-
Il chitarrista rise.
«Sì, forse le piaceva la musica e voleva sentirla più da vicino. Il fatto che ci siano arrivate due magliette sul palco è un buon segno?»
«No, guarda, c'è stato un fraintendimento... Io di solito non faccio certe cose, è stata la mia amica e... E comunque io non frequento spesso e volentieri questi posti, quindi non so quante magliette vi arrivino di solito» Cassandra si stava agitando più del dovuto, il ricciolo sorrise e cercò di calmarla.
«Tranquilla, non devi giustificarti...»
«E...Quindi grazie...» sollevò la maglia e la accartocciò vicino alla borsetta, visto che dentro non ci stava, tentando di nasconderla come poteva. Per quale ragione una damigella sarebbe dovuta andare in giro con una maglia sotto braccio?
I due si guardarono, il contatto visivo innervosì ulteriormente Cassie.
«Hem... Prego. Posso, posso fare qualcosa per te?» chiese lui.
«Che ti sei messo in testa? Ti ho già detto che io di solito non le faccio certe cose!»
Brian, con delle intenzioni più che pure, si sentì offeso:
«No, no, aspetta, hai frainteso! Ho semplicemente chiesto cosa potessi fare per te! Tipo offrirti qualcosa, o accompagnarti a casa... A piedi, perché la mia macchina è momentaneamente dal carrozziere. Roger» indicò il batterista «dice sempre che un musicista di successo ha una macchina impeccabile. Quindi mi ha costretto a riverniciare la mia.»
Nonostante Cassandra non morisse dalla voglia di fare conversazione si sentì costretta a continuarla, per l'educazione impartitale:
«E di che colore la staresti facendo riverniciare?»
«Rosso porpora, ovviamente...»
«Bella. Da vero figo!»
«Già, se vuoi te la mostro quando è finita. È una specie di ferro vecchio, ma almeno avrà un bel colore» il ricciolo sorrise.
Cassandra decise che farsi accompagnare a casa da quel ragazzo non sarebbe stato male, quindi uscirono dal locale assieme:
«O merd... La chitarra!» esclamò il ragazzo, tornando dentro in tutta fretta «Torno subito!» esclamò poi. -Ma in che situazione sono andata a cacciarmi-
Arrivarono all'angolo della via e, siccome a Cassie non andava molto che un perfetto sconosciuto sapesse dove abitava, tentò di congedarlo con un “Ciao” piuttosto imbarazzato, come spesso succede in queste situazioni, ma prima che potesse parlare il ricciolino si voltò: aveva appena notato qualcosa di davvero strano. Ridusse gli occhi a due fessure, cercando di scorgere meglio i due soggetti stretti l'uno all'altro, sotto il portone di legno:
«Ma... Ma quello è...»
«Chi è?» chiese Cassandra, che non aveva riconosciuto né la sua amica né il cantante.
«Come fai a non riconoscerlo? È Freddie!»
«Guarda che io non conosco nessun Freddie, non so neanche il tuo nome, a dire la verità...»
Si guardarono, rendendosi conto di quanto la cosa fosse ridicola, allora preferirono rivolgere lo sguardo ai due che continuavano a baciarsi.
«Il cantante della band... Io sono Brian... Ma... Questo non è importante, paragonato a quel che succederà quando Mary saprà di tutto questo!»
Cassandra iniziò a sentirsi a disagio.
«Chi è Mary?»
«Ci sta insieme da un pa...»
«Ma con che cuore?! Io l'ammazzo! Gli spacco la chitarra in testa, DAMMELA!» la voce della ragazza quasi raggiunse gli ultrasuoni. Brian rispose con un tono pacato:
«No, ascolta, ora si fermeranno, Freddie è un ragazzo più che re...» fu allora che i due amanti clandestini varcarono il portone con le labbra ancora incollate, presi dalla frenesia di possedersi.
«Cazzo!» terminò il chitarrista
«Oddio no.» Cassie entrò in iperventilazione «Casa mia non ospiterà un tradimento, ora tu sali e li fermi, ti do le chiavi.»
«Io non me la sento... Lui sa quel che fa... E... Se...»
«E se cosa? Hai presente come la prenderà la sua fidanzata quando scoprirà tutto ciò? Voglio dire... E poi non salgo in casa con quei due che... No, ascolta, ora tu sali e li fermi. Io sto qui e ti reggo la chitarra.»
«Ma...»

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Capitolo 2
*** I can't live with you. ***



Crazy Little Thing Called «Another Girl».

Capitolo II - I can’t live with you.


I capelli color ruggine scintillarono raggiunti da un raggio di sole.
Cleo era rannicchiata contro la spalla di Freddie e dormiva, mentre lui le guardava il viso di lei preoccupato: in che modo glielo avrebbe detto? Era stato così bene con la rossina, quella notte, aveva goduto come non mai, ma non potevano stare insieme, il cuore del cantante apparteneva a un'altra donna; troppo tempo, per lasciarla così.
«Buongiorno» sussurrò lei, con la voce impastata dal sonno.
Si mise seduta sul letto e il lenzuolo che copriva i seni nudi calò, permettendo che Freddie, anche lui seduto, potesse vedere il ben di Dio di cui la ragazza era dotata.
«Se il buongiorno si vede al mattino...»
«Cretino» rise lei, passandosi le mani fra i capelli corti e lisci come spaghetti.
Freddie si ributtò all'indietro, troppo stanco e svogliato per staccarsi dal letto.
«Senti...» mise una mano dietro alla nuca, fece correre l'altra contro la schiena di Cleo «io preferirei che il racconto di questa notte, per quanto meriti di passare alla storia per tutto il sesso che abbiamo fatto, non uscisse da questa camera.»
La rossetta si girò, con la fronte corrugata:
«E perché mai, se posso permettermi?»
«Ho qualcuno che mi aspetta, a casa.»
«Un cane?»
«No, una ragazza...»
«Ah, scusami, allora una cagna.»
Per un attimo lui la guardò con le fiamme in petto, poi accennò in sorriso, nonostante avesse provato a non farlo con tutte le sue forze, intanto Cleo rideva scompostamente, mentre si dirigeva verso il bagno adiacente alla camera da letto.
«Non sarò la tua troia da una botta e via, sappilo...»
«E cosa pretendi, dunque?»
«Non lo so, ma farò in modo di essere la persona di cui sarai più innamorato. Ora, se mi vuoi scusare per qualche minuto...»
Ne uscì dopo una manciata di minuti, vestita, fresca e pronta.
«Vai, il bagno è tutto tuo» annunciò, sicura che sarebbe stata un'attesa lunga ore.


Ω



«Cassie! Cassie svegliati! Stamani non hai storia della Cina?» strillò Cleo bussando energicamente alla porta. L'altra, che era già in piedi e che stava camminando di fronte alla porta dalla notte prima, quando era risalita e si era richiusa nel suo dolore, le aprì all'istante. «Ah-ah. Mi hai fatto paura!» La rossa indietreggiò.
«Bene.» asserì l'altra in tutta risposta, dirigendosi verso il bagno -te lo meriti-
«No, no, no, ferma! C'è Freddie in bagno!» esclamò, non sicura che l'uomo avesse chiuso la porta a chiave (stravagante come era).
«Bene.» ripeté la bionda, andando verso il bancone per prendere del caffè.
«Non mi chiedi chi è Freddie? … Ehi, a questa domanda non puoi rispondere 'bene'!»
«Non ti stai comportando molto... bene.» enfatizzò
«E tu che ne sai?»
«Mi hai piantata da sola al bar dopo avermici trascinato a forza e poi ti porti a casa questo Freddie che ha la dentatura di un cavallo e la fisicità di un babbuino e che peraltro...»
«Allora siamo pronti?» domandò Freddie, uscendo allegramente dal bagno. Cassie lo fulminò, ergendo i suoi occhi da dietro la tazza cilindrica.
«Senti, noi andiamo a prendere il pane, ti serve nulla?» chiese Cleo
«Portami qualcosa per fare colazione, mi pare il minimo» replicò scocciata la bionda.
«D'accordo, allora, ci vediamo ok?»
«Ciao!»
Fu così che i due uscirono.
Cassie andò in bagno e iniziò a lavarsi: si guardò allo specchio. Aveva uno sguardo terribile, e sul fatto che avesse bisogno di trucco proprio non si potevano fare obiezioni. Il fatto era che lei odiava dare ragione a Cleo. Si lavò il viso e guardò gli occhietti stanchi. Era già passata una settimana da quando aveva scoperto il tradimento del suo ormai ex-fidanzato eppure le sembrava di aver sofferto un'eternità. Perché il dolore dovuto dalla perdita di qualcuno che ami si fa così forte se quel qualcuno ha anche ferito la tua fiducia?
Suonò il campanello.
«Che palle» blaterò ad alta voce «Portatele le chiavi!» strillò, come se la coinquilina potesse sentirla. Premette il pulsante che apriva il portone al piano terra e poi spalancò la porta di casa ripetendo la formula sopracitata. Si spostò in camera, dove indossò rapidamente i pantaloni, fino a che non sentì chiudere la porta.
«Che mi hai comprato di buono?» domandò, affacciandosi alla porta in reggiseno.
«Ah, ma allora è un vizio!» esclamò Brian, il chitarrista, fermo sull'uscio. Cassie esclamò qualcosa di incomprensibile e chiuse la porta della stanza di scatto.
«Si può sapere che ci fai qui?» gridò, infilando la prima maglietta che trovò appoggiata alla sedia della scrivania.
«Sto cercando Freddie, ovviamente» rispose il ragazzo.
«Bene» inspirò lei, uscendo dalla stanza.
«Quindi? Dove è?» insistette
«Sono andati a comprare il pane...»
«A comprare il pane?!»

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Capitolo 3
*** I want Brian to be the Invisible Man ***



III – I want Brian to be the Invisible Man


Quella situazione stava andando avanti da un po’, ormai. Praticamente tutti i giorni, o comunque quando avevano avviso o sentore che si potesse consumare il tradimento, Brian e Cassie si vedevano, lezioni permettendo, e pedinavano i due amanti clandestini, cioè Freddie e Cleo.
Era dalle otto che i due stavano appostati fuori da una caffetteria, dentro la macchina di Brian, a controllarli.
«Certo, anche te, cavolo, far tingere la macchina di rosso, così è bella evidente, una trovata geniale!» si complimentò Cassie, sarcasticamente.
«Senti, eh, non cominciare, se tu avessi una tua auto potremmo pedinarli con la tua...» borbottò il ricciolino, non molto convinto.
Ci fu un momento di silenzio, poi Cassie iniziò a rovistare nella sua borsa, che da quanto era grande sembrava una borsa da spiaggia.
«Ho portato questo...» esordì.
Brian la guardò preoccupato: sapeva benissimo che la ragazza aveva un binocolo nascosto nella borsa, anche se ancora non aveva trovato il coraggio di tirarlo fuori. Ma non fu quello l’oggetto che estrasse, era una piccola busta di carta chiara.
«Che cos’è?» domandò il chitarrista.
«Il nostro pranzo!»
«Aaaaah!» esclamò lui, a dire la verità non molto sollevato.
«Questo è il tuo...» la ragazza le porse un panino e prese per sé un recipiente con dentro dell’insalata.
«Ma... se vuoi posso prendere io l’insalata!» tentò il ricciolo.
«Puoi scordartelo, sto diventando una balena e di recente ho messo su un po’ di chili tra cioccolata e carenze d’affetto varie...»
«Ehm, Cassie...»
«Davvero, la mangio volentieri l’insalata, lascia perdere!»
«Io sono vegetariano...»
«Ah. Stando così le cose...»


Ω


«Com'è andata con la tua amichetta?» domandò la rossina su due piedi.
«Mary, intendi. Non essere irrispettosa nei suoi confronti, è com...»
«È comunque la mia ragazza» completò Cleo prima che il suo amante potesse finire, poi alzò un sopracciglio color ruggine e aggiunse, parlando a bassa voce «Non è la tua ragazza quando stiamo a letto insieme e fra un mugolio e l'altro sussurri il mio nome.»
Non dissero altro, mentre sorseggiavano la loro cioccolata calda.
Una volta usciti, i due, notarono qualcosa di familiare.
«E sta' giù!» ordinava Cassie al chitarrista, che, a causa della sua altezza e della chioma che si ritrovava, non riusciva a mimetizzarsi «Su questa testa hai lo stesso volume di una pecora, Gesù!»
Se Cleo li avesse notati, avrebbero fatto una figura terribile.
Il moro e la rossa gli passarono vicino, poi all'improvviso si fermarono, Freddie bussò al finestrino, mentre gli altri due pregavano perché una gru afferrasse l’auto e la catapultasse da qualche altra parte:
«Brian! Che diavolo state facendo?» chiese con una punta di esitazione, sperando di non aver rovinato qualcosa, poi guardò la ragazza sul sedile del passeggero e si rese conto che non era Chrissie, ma Cassie: «Cassie, tu che ci fai qui con...?»
La bionda ebbe un moto di rabbia: proprio lui chiedeva a lei cosa ci faceva con Brian? Lei non stava tradendo nessun fidanzato. Fece finta di niente per non mandare all’aria la copertura e si giustificò, gesticolando nervosamente:
«Ah... Sì! Hem, siamo venuti a prendervi! Sta mettendo un cielo che non promette nulla di buono!»
«Come sapevate che eravamo qui?» Freddie mise le mani sui fianchi, curioso. I due all’interno dell’abitacolo diventarono dello stesso colore della vernice.
«Sì, d'accordo, andiamo...» tagliò corto Cleo, piuttosto innervosita.


Ω


«Non capisco cosa ti sia preso! Pensi che io sia stupida?» Cleo era piuttosto furiosa, mentre Cassie sedeva sul proprio letto, arrabbiata perché sapeva che la rossa non poteva permettersi di fare la predica, vista la sua posizione.
«Ma sentiti! Tu non sei stupida, sei solo una sfascia coppie!»
Si guardarono negli occhi, quasi sconvolte da quella discussione, poi ci fu un attimo di calma, di fraternità:
«Almeno lo ami?» domandò la bionda.
«No che non lo amo. Non lo amerò mai» affermò la rossina, scuotendo la testa contrariata.
Non sapeva che nei giorni successivi sarebbe cambiato tutto.
Quell’affermazione sarebbe diventata progressivamente sbagliata.

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Capitolo 4
*** There are people searching for love in every way ***



Inutile precisare il contesto: Mary stava lavorando e la coppia clandestina si era appena incontrata in una tavola calda. Un’altra coppia stava ovviamente seduta a debita distanza da quella, cercando di passare del tutto inosservata. Cassie aveva portato una papalina a Brian, di modo che cercasse di raccoglierci tutti i suoi capelli, ma il tentativo era in parte fallito, così si erano seduti dietro un pianta. Il ragazzo dava le spalle al tavolo dei due così da non risultare estremamente riconoscibile, mentre l’altra copriva il viso con il menù.
«Joseph? Joseph!!!!» strillò la voce dall’altra parte del tavolo di mezzo metro di profondità.
«Ti sto ascoltando, Cassie...» bofonchiò lui.
«Non chiamarmi ‘Cassie’, dobbiamo dissimulare, per piacere, non farci scoprire un’altra volta!»
«D’accordo, Louisa, scusa se ci faccio scoprire ogni santa volta.»
«Sì però cavolo, che nome è Louisa? Hai una fantasia terribile.»
«A me piace...»
«D’accordo come vuoi tu...»
Intanto arrivarono i loro caffè.
«Ehi, Brian. C’è qualcosa che non va? Non mi sembri molto presente oggi» constatò lei infine, accorgendosi sospettosamente di qualcosa che non andava non nella coppia che stavano pedinando, ma nel suo amico.
«Devo dirti una cosa importante.» ammise lui. Si stava grattando la testa, ma lei non capì se fosse per la papalina o per il nervosismo.
«Anch’io: la situazione sta degenerando, sappilo. Il tuo cantante ha di nuovo passato la mano su quella di Cleo. Sappiamo entrambi che cosa significa...» lo interruppe.
«No, la mia è più importante.» Brian riprese la parola.
«Che c’è?»
«Ho un problema.»
«Esponimelo!»
«Ho una ragazza.» dichiarò tutto d’un fiato il chitarrista.
«Ti tradisce?» domandò preoccupata.
«N-no, non credo, almeno.» balbettò lui, preso in contropiede «Ecco, il punto è che Chrissie vuole conoscerti.»
«Me? Che onore! E, se posso sapere, perché vuole conoscere me?»
Al tavolo ci fu un momento di silenzio imbarazzante.
«A dire la verità me lo domando anch’io...»
«Non voglio metterti nei casini! Io non sapevo... non mi avevi detto questa cosa... mi dispiace.» si rammaricò Cassie.
«No, non credo sia quello. Mi sono fatto due idee: la prima è che pensa che tu sia pazza, e la seconda che io sia impazzito. Il problema è che se ti incontra, capirà che entrambe le cose sono autenticamente vere.» borbottò il ragazzo, dondolando nervosamente la grande tazza di caffè.
«Ma se non mi incontra penserà che sono la tua amica immaginaria e quindi che vai in giro a pedinare Freddie da solo, oppure che sono la tua amante. Solo in questo momento mi viene da pensare che tu non voglia nessuna delle due.» dedusse brillantemente lei.
«Quindi vuoi incontrare Chrissie?» domandò perplesso lui.
«Certo che sì!» Cassie fece una piccola pausa «Un attimo però, io da sola con voi due non ci sto: è imbarazzante!»
«Porta qualcuno allora!» suggerì Brian.
«Posso portare Cleo? Tanto credo che più o meno lei sia a conoscenza del nostro piano. E poi magari così le vengono i sensi di colpa!» sorrise soddisfatta la ragazza, immaginandosi la scena.
«Direi di no! Devi portare un maschio, possibilmente sessualmente attraente, così da essere sicuri che lei pensi che tu hai già altro da fare nel tuo tempo libero.»
«Il problema è che io non ho amici maschi sessualmente attraenti...»
«Grazie, eh. Ok, vedrò di procurarti qualcuno io.»

Cleo era sdraiata sul divano a sfogliare una rivista di musica, quando sopraggiunse Cassie, che si stava preparando per uscire.
«Come mai esci?» domandò, sarcastica.
«Che c’è? Non posso uscire?» bofonchiò l’altra.
«Sì, solo che mi sembrava strano sai. Ultimamente stai uscendo solo per pedinare me. E oggi io e Freddie non ci vediamo, sai benissimo che Mary ha il giorno libero.»
«Non essere così acida, guarda che io ho un’attivissima vita sociale. Il mio piano di sabotare la tua relazione di solo sesso con Freddie non c’entra con tutte le mie uscite.» rispose altezzosa la biondina.
«E sentiamo, oggi con chi esci? Non sarà mica Brian! Lo sai che è fidanzato, vero?» Cassie un po’ se ne risentì: lo sapeva benissimo, ma il fatto che probabilmente lei l’avesse saputo prima le dava un certo fastidio. Il secondo punto era che ancora non sapeva chi le avrebbe mandato Brian per l’incontro con Chrissie. Proprio da quella via suonò il campanello: il suo accompagnatore era arrivato.
«Certo che lo so.» rispose la biondina, acida «Beh, adesso vedrai...» prese tempo. Non ci volle molto e la sorpresa le fece ridere entrambe.
«Ma tu non sei Roger? Il batterista di Freddie?» domandò Cleo non appena il biondino fece capolino sulla porta. Lui si limitò ad annuire. «E voglio dire... non sei fidanzato? Un ragazzo bello come te deve pur essere fidanzato!»
Roger arrossì, non comprendendo poi la ragione di tanto accanimento.
«No, veramente, ecco, mi sono lasciato da poco e...»
«Ma non è che la tipa è ancora in giro vero? Perché ti avviso: Cassie non vuole fare l’amante di nessuno! E picchia duro eh!»
Il batterista tentò di immaginare un confronto tra Dorothy e Cassie, fallendo, per fortuna.
«No, non credo che ci sia questo tipo di pericolo.» commentò lui. «Beh, vogliamo andare? Gli altri ci stanno aspettando...» disse, rivoltò all’altra bionda nella stanza.
«Gli altri chi?» domandò Cleo curiosa.
Cassie le fece l’occhiolino e uscì dalla porta:
«Tranquilla, l’hai già detto: Freddie non c’è.»

Non avendo niente da fare, Cleo si era mangiata mezzo contenuto dell’intera casa: biscotti, cioccolata, pane, prosciutto, i sughi di Cassie spalmati sul pane.
Gironzolava per casa con i capelli rossi scompigliati e il pigiama:
-Se Freddie mi vedesse così, sarebbe l’ultima volta- ridacchiò fra sé e sé, convinta di quel che diceva.
Se avere il compito di fidanzata è difficile, far l’amante lo è ancor di più; semplicemente perché non c'è l'amore di mezzo, bisogna essere disinvolti e perfetti, fisicamente.
Quando entrò in bagno per fare pipì, non poté fare a meno di guardare la sua figura riflessa nello specchio a parete enorme, decise che aveva bisogno di una doccia.
Stava per mettere il balsamo sui capelli, ma sentì il campanello chiamarla verso la porta:
«Oh maledizione!» esclamò aprendo le ante di vetro opaco che l'avevano divisa fino a quel momento dall’aria fredda.
Le venne la pelle d’oca mentre si copriva con un asciugamano e si infilava le ciabatte infradito di plastica, poi corse alla porta urlando:
«Arrivo!!»
Aprì la porta e aggiunse:
«Ops. E tu cosa ci fai qui?»

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Capitolo 5
*** The other Boy. ***


Non troppo alto, niente muscoli, occhi e capelli corvini. Un vecchio amico di Cleo.

«Eric!» gridò, nascosta dietro la porta di ingresso, poi aggiunse: «Entra pure, sono in accappatoio, ma... entra! Qual buon vento ti porta qui, mio caro vecchio amico del liceo?»

«A dire il vero...» cominciò lui lentamente, torturandosi le mani, cercando di scaricare l’imbarazzo, che gli aveva colorito le guance, «Volevo solo salutarti!», accennò un sorriso

«D’accordo, allora, vado a vestirmi e poi ti preparo una tazza di qualcosa!» esclamò la rossa, dirigendosi verso la camera da letto.


«Brian ha fatto un po’ il misterioso, non ho capito a cosa servo io...»

«Non voglio offenderti, ma in realtà a non molto... servi a far credere a Chrissie che io che io abbia già altro da fare nel mio tempo libero» ripeté meccanicamente.

«Si può sapere perché sei così nervosa? Se non la smetti di camminare avanti e indietro mi verrà il mal di stomaco!» si lamentò Taylor. «Guarda che sono un bravo attore!»

«Non è quello! È che non voglio che Chrissie pensi che Brian la tradisce con me, davvero.»

«Ma dai, questo non lo crederebbe mai nessuno: Brian non tradirebbe mai Chrissie con te.» rise di gusto lui. Cassie storse la bocca, frantumando la caramella alla menta tra i suoi denti.

«In che senso, scusa?»

«Tu non sei proprio il tipo di Brian, in nessun senso: né fisicamente, né caratterialmente, sotto nessun tipo di punto di vista. Per il poco che ti conosco, chiaramente.»

Cassie ci rimase un po’ male. Se non avevano davvero punti in comune, perché Brian continuava a passare del tempo con lei? Perché avrebbe dovuto pedinare Freddie? Dopotutto lui non era così svitato come lei. Non ebbe il tempo di rispondere a quegli interrogativi, visto che l’altra coppia arrivò. Brian e Chrissie si stavano tenendo per mano, istintivamente le venne da sorridere, ripensando a quando anche lei aveva qualcuno da stringere, qualcuno con cui tenere il passo. Ci furono le presentazioni. Il chitarrista sembrava piuttosto nervoso, ma la sua amica cercò di metterlo a suo agio presentandosi alla sua fidanzata secondo il classico codice comportamentale.

«Ciao, io sono Cassandra, ma puoi chiamarmi Cassie. Non sai quanto sono felice di conoscerti, Brian mi ha parlato così tanto di te!» mentì spudoratamente.

«Spero solo cose belle!» rise lei «Io sono Christine, ma tu puoi chiamarmi Chrissie» ripose in eco, ripetendo le sue parole.

«Bene, vogliamo entrare?» propose il chitarrista, mandando avanti la sua dama.

Tutti annuirono.

«Ho tutto sotto controllo» mimò Cassie, incrociando il suo sguardo.

-Se lo dici tu...-


«Quindi, alla fine che facoltà di studio hai deciso di intraprendere?” per via della timidezza del suo amico, Cleo aveva il compito di mantenere il discorso acceso, non le dispiaceva, tutto sommato.

«Cinematografia» sorrise lui, tenendo per il manico una tazza di tè bollente, «e... Tu?»

«Alla fine mi sono iscritta all'Accademia di Belle Arti.»

«Non hai più voluto fare lingue?»

«Quelle muoiono tutte, fra mille anni, l'arte è sempre un fuoco acceso, tesoro» risero entrambi.

Cleo pensò che una persona così non viene a casa tua solo per salutarti, che era troppo timido per prendere un'iniziativa del genere, «Hai novità?»

«Sì... Cioè, no» balbettò lui, «Perché me lo chiedi?»

«Curiosità!» si giustificò la rossa.

Il campanello, di nuovo, richiamò la padrona di casa alla porta.

«Oh, ciao!» esclamò aprendo la porta, da dove entrò Cassie, con i capelli biondi particolarmente brillanti.

«Le chiavi le hai lasciate in macchina di Brian?» ironizzò la rossina.

«E tu stai rubando il fidanzato a qualche altra ragazza inglese?» rispose la biondina, inaspettatamente.

Eric cambiò colore quando sentì quella frase, ma cercò di non strozzarsi con il sorso di bevanda. «Piacere, Eric» tese la mano non troppo grande e dalle dita strette e lunghe verso Cassie, che gliela strinse con il fare di una vera donna di mondo.


Quando Eric si alzò dal divano del salone dove si erano seduti per chiacchierare, promise alla rossa che sarebbe tornato a trovarla.Cassie e Cleo, dopo averlo salutato, ci si erano accomodate di nuovo, avevano cominciato a chiacchierare. Inusuale, per loro, l’aver cominciato a chiacchierare di argomenti che non c’entrassero con il legame di sesso fra Cleo e Freddie, infatti gli altri argomenti non ressero per molto:

«Spiegami una cosa.»

«Cosa?»

«Perché Freddie? Non lo ami, non è single e in più non è bello.»

«Freddie è bellissimo, comunque, non voglio impegnarmi in una relaz...»

«Sì, ma perché?»

«Non voglio autocommiserarmi in una stanza buia. Non voglio piangere su un cuscino. Non voglio diventare come te.» Le due ragazze si guardarono negli occhi, entrambe stranamente avvilite da quel discorso, poi una di loro, Cleo, alzandosi aggiunse «E neanche Freddie vuole una relazione, solo che con la sua ragazza ci sta dentro fino al collo e con me cerca una via d'uscita», questa spiegazione le tolse il fiato, e se ne andò a bere qualcosa di fresco.


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Capitolo 6
*** I've been with you such a short time, you're my sunshine. ***


VI – I’ve been with you such a short time: you’re my sunshine.


Erano ormai passati tre mesi da quel giorno al locale e tutto si stava irrimediabilmente compromettendo.

Cleo uscì dalla sua stanza per andare in bagno a prepararsi quando trovò Chrissie e Cassie (già l’accoppiata dei nomi non prometteva niente di buono) sul divano, intente a confabulare e ridacchiare divertite. La bionda aveva una quantità illimitata di bigodini arrotolati sulla testa e l’altra si apprestava a metterne altri.

«Oh, porcaccia che sta succedendo qui?» esclamò la rossa, spaventata a morte alla visione di un prototipo biondo di Brian nel video di I want to break free. Poi dicono che l’idea fu di Dom!

«Vogliamo vedere se riusciamo a ottenere i capelli come quelli di Brian...» spiegò Chrissie con aria convinta. Dal punto di vista della pazzia, era ovvio che loro due andassero bene insieme, ma sembrava che avessero feeling anche come amiche. Si conoscevano da poco, ma sembravano pronte a spaccare il mondo.

Cleo si chiuse in bagno prima di avere un attacco di panico e lasciò le due amichette ai loro giochi.

«Sai, c’è una cosa che non ti ho mai chiesto» esordì la fidanza del chitarrista con un bel sorriso stampato sulle labbra. Chrissie era davvero bellissima, Cassie era così felice per lei e Brian.

«Beh, dimmi allora! Non ci devono essere segreti tra me e te!»

«Perché fai tutto questo?»

«Dici i capelli? Ho sempre sognato avere un’acconciatura afro... non credi che mi doni?» la bionda si atteggiò un po’ e fece di nuovo ridere l’amica. Non riusciva a essere seria, sembrava che anche lei avesse riacquistato il sorriso che aveva perso.

«No, intendevo...» Chrissie cercò di riprendersi «perché fai questo per Mary? Voi neanche vi conoscete.»

«Beh, non è che devi conoscere una persona per volerla aiutare... semplicemente non voglio che soffra perché Cleo e Freddie si comportano male alle sue spalle... perché so quanto si sta male, e nessuno dovrebbe stare così.» Cassie si accorse che aveva assunto un’aria davvero pietosa, quindi cercò di riprendersi con una battuta di spirito «Eccetto il mio ex-ragazzo e la sua amante troietta» rise perversamente e tutte e due si buttarono giù a ridere e continuarono per un altro po’.

Cleo origliava scocciata Chrissie e Cassie, quelle due indimenticabili rompi coglioni: erano già pronte per pedinarla, di certo. Non ne sopportava più alcun comportamento: ogni metro che percorreva, ogni centimetro, era controllato da quelle due di migliori amichette per la pelle per sempre etc etc. Vomitevole...

Dopo un po’ si era anche annoiata, quindi si era seduta sulla tazza del water aspettando, con le gambe accavallate sotto la mini gonna, che arrivasse l’uomo del suo appuntamento.

Finalmente il campanello suonò, salvandola da quel supplizio.

«È Freddie! Io vado!» annunciò mentre scattava fuori dal bagno, afferrava la borsa dal tavolo e si chiudeva ansiosa la porta alle spalle.
Chiamò l’ascensore e premette sul pulsante più volte, come se quel procedimento potesse velocizzare quell'ammasso di ferro vecchio.

«Dai, maledizione, dai!»

Dopo essere arrivata al piano terra Cleo si fermò all'improvviso.
No!
Non poteva mostrarsi così ansiosa di vedere Freddie, si sarebbe montato la testa e...
Cominciò a camminare lentamente, accentuando i movimenti dei fianchi, passandosi una mano fra i capelli ramati.
La figura che si parò davanti, appena uscita dal portone, non era quella che si aspettava:

«Eric...?» chiese quasi dubbiosa.
«Cia...Ciao! Ti... Ti ho portato queste!» esclamò il ragazzo dalla pelle scura, timoroso, mentre consegnava fra le braccia della ragazza in tacchi a spillo un mazzo di rose bianche.
Cosa?
Amore puro e spirituale?
Cleo si sentiva quasi fraintesa, ma inscenò un sorrisone solare, abbracciò il suo amico e lo ringraziò di cuore, comunque lusingata dal suo gesto.
Il ragazzo sembrò irrigidirsi completamente, la sua guancia sfiorava quella della ragazza, quello sarebbe stato il momento giusto per...
«Ma ciao...» la voce sarcastica e pungente di Freddie li fece staccare, come due amanti colti nel loro momento più intimo.
Ah, l’ironia.


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Capitolo 7
*** For every star in Heaven, there’s a sad soul here today ***



Era buio, non si vedeva quasi niente.
Brian e Cassie erano ancora chiusi in auto, aspettando che gli altri due arrivassero per poi placcarli e impedire... insomma, lo sapete.
«Posso chiederti una cosa?» esordì Brian. Cassie non si voltò, continuò a guardare fuori dal finestrino con il nasino premuto contro il vetro come un bambino curioso, ma triste.
«Certamente...» rispose distrattamente.
«Esattamente come è finita tra te e il tuo ex?» Cassie titubò. Non si aspettava quella domanda. Ruotò lentamente il collo verso di lui, piuttosto imbarazzata.
«P-perché?» balbettò nervosamente, stringendo l’orlo della gonna nei pugni.
«Se non vuoi dirmelo non devi sentirti costretta a farlo, solo che ormai siamo amici e credevo che magari sfogarti ti avrebbe fatto bene...»
«Se te lo dico penserai che sono una psicopatica, con tutto quello che ti faccio fare.»
«Tranquilla, quello già lo penso» sorrise amabilmente lui.
Cassie esitò ancora, cercando di radunare tutto il suo coraggio.
«Lui mi... ecco, mi... mi ha tradita o comunque mi tradiva. Non so se è stata una cosa occasionale o se c’era una certa costanza negli incontri, ma in linea generale è successo.»
«Mi dispiace...»
«Beh, sono cose che succedono continuamente, no?» si sforzò di improvvisare un sorriso.
«Questo non vuol dire che siano giuste. Lo so che ne hai sofferto parecchio.»
«Lui... lui non si è reso conto di quanto quello che stava facendo mi avrebbe ferita. Di quanto mi sono sentita inferiore all’altra dal punto di vista dell’attrazione, del sesso, della compagnia. Di quanto sentirmi meno interessante di lei mi avrebbe massacrata. Di quanto lo scoprire di aver riposto la mia fiducia in qualcuno di sbagliato mi avrebbe fatta sentire stupida. So di per certo che se mi avesse lasciata prima il dolore sarebbe stato identico, ma non avrei avuto problemi a dare la mia fiducia a qualcun altro. Mentre adesso, sapendo che qualcuno tradisce, non potrei mai stare con lui per il terrore che lui un giorno di nuovo mi tradirà. Adesso puoi farmi la parcella...»
Brian si sforzò di sorridere.
La situazione non si metteva tanto bene per lui.
Il resto avvenne tutto come minuziosamente pianificato dalla biondina. Cleo e Freddie arrivarono, gli altri due li lasciarono passare e prendere posto sulla sponda, poi li raggiunsero, fingendosi estremamente meravigliati di trovarli lì.
«Ragazzi, ma che bello incontrarvi qui, così possiamo guardare le stelle tutti insieme!» esclamò Cassie con aria teatrale. Il chitarrista, dietro di lei, aveva tutti gli strumenti del mestiere.
«Oserei dire ‘che fatalità!’» commentò Cleo sarcastica «Piuttosto voi che ci fate qui? Questo è un posto per coppiette...»
«Brian voleva vedere le stelle, ma Chrissie non poteva accompagnarlo quindi sono venuta io» sorrise sfacciatamente la bionda. La loro battaglia non sarebbe mai finita. Cantante e chitarrista si guardarono preoccupati.
«Sì, ma noi non siamo qui per guardare le stelle» batté i piedi lei. Freddie la guardò allarmato, aveva paura che parlasse troppo. «Siamo passati solo a dare un’occhiata, ce ne stavamo per andare, vero?»
Il bel persiano annuì, terrorizzato da quali pene gli sarebbero state inflitte in caso di risposta negativa.
Cassie stava per ribattere, ma Brian la afferrò per un polso, sussurrandole impercettibilmente di non tirare troppo la corda.
Gli altri due se ne andarono salutando con la mano, mentre Cleo si godeva la sua vittoria con un sorriso a trentasei denti stampato in faccia.
Tornarono in auto.
Era una pazzia: solo una pazzia poteva essere definita.
Quella non era una situazione normale, perché in circostanze normali lui non si sarebbe trovato a pensare come lei. Eppure, trovandosi lì, capì che la motivazione non era Freddie, lui non avrebbe mai e poi mai pedinato Freddie. Probabilmente, sin dall’inizio, si era lasciato coinvolgere solo per passare del tempo con lei, senza accorgersi di volerlo davvero.
«Cassie...» esordì, cercando di trovare prima il coraggio e poi le parole per spiegare qualcosa che in realtà, si sa, a parole non si può spiegare. La biondina si limitò ad annuire con un mugolio distratto, come al solito. «Cassie.» ritentò «Posso distrarti un attimo?»
Allora lei si voltò e lo guardò.
«Dimmi...»
«È una pazzia.»
«Di cosa stai parlando?» domandò lei, grattandosi la testa.
«Di tutto...»
«Grazie, adesso sei stato chiarissimo.»
«Di quello che abbiamo fatto finora. Se volevamo evitare che quei due si vedessero abbiamo ugualmente combinato un casino, perché io in condizioni normali non mi sarei mai lasciato trascinare in tutto questo, io in condizioni normali non pedinerei un mio amico, io in condizioni normali prima avrei capito che provavo interesse per te e poi avrei utilizzato questa cosa come scusa per vederti, non viceversa! Se adesso io ti baciassi mi odieresti, vero?»
«Nel caso non sarebbe il tuo sentimento che non accetto. È quello che faremmo a Chrissie se tu mi baciassi...»
«Voglio solo che tu capisca che è per amore e un giorno potrà capitarti, non lo so, magari di stare con me e di conoscere qualcun altro di cui poi ti innamorerai, senza necessariamente volerlo e non potrai farci niente. Chrissie non è inferiore a te, non è come dici, è che l’amore non guarda in faccia a nessuno, pensa solo a se stesso e gli altri sentimenti possono anche andare a farsi fottere. Io adesso ho una paura folle di perdere la tua amicizia, ma non posso evitare di dirti questo, che so causerà più danni di qualsiasi altra cosa. Non sarebbe dovuto succedere così. Non tra di noi. Non c’è più niente che io possa fare per tirarmi indietro.»
«Neanch’io, ma te lo ripeto, se vale per tutti e due non significa che si giusto. Sarebbe da ipocriti tutta questa messa in scena e poi cedere a te, che sei il ragazzo di una mia amica.»
«Tu non cedi al fidanzato della tua amica, tu cedi a un sentimento! Se ti fa stare bene non può essere tanto sbagliato.»
«Se fa stare bene me ma fa del male a lei?»
«Chrissie è la mia ragazza. Credi che non mi dispiaccia quello che sta succedendo? Però dobbiamo affrontarlo. Sono qui per decidere con te.»
«Brian, Brian frena. Non c’è niente da decidere.»
«No, Cassie, per una volta ascoltami. Voglio solo sapere se provi le stesse cose che provo io.»
«No.»
Chiediamo umilmente perdono per la sparizione. Comunque non abbiamo sentito di annunci a Chi l’ha visto, quindi nessuno si è allarmato troppo LOL Quando la mia connessione deciderà che può farcela e potrò caricare il nuovo bellissimo disegno di Antea, metterò su anche il nuovo capitolo di If I take you tonight... is it making my life a lie? Peace and Love, -Mayhem. (& MrB.)

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Capitolo 8
*** You’d be forgiven if you think you’re dreaming ***



«No, Cassie, per una volta ascoltami. Voglio solo sapere se provi le stesse cose che provo io.»
«No.»
Zac.
Rapido.
Indolore.
Una ghigliottina.
«Dillo guardandomi in faccia.»
Lei non rispose, né lo guardò.
«Cassie!» gridò lui «Cazzo!»
«Cosa vuoi da me?»
«Lo sai cosa voglio. E sto per prendermelo, ti avverto. Potrai provare a difenderti, ma non ti servirà con me.»

We touch and...

Lui avanzò verso di lei.
Lei indietreggiò.
Come un topo in gabbia sbatté contro il vetro e, dopo aver imprecato, tentò, in un impulso quasi smisuratamente pietoso, di uscire.
Brian fu più veloce e bloccò la portiera, portandosi a un palmo da lei. La guardò con il sorriso di un rapace che sa di avere la sua preda in pugno e, avendo già pregustato il momento della sua vittoria, non diede alle loro labbra il tempo di saggiarsi: si divorarono, sbranarono.

you’re afraid of me and...

«Brian, smettila... smettila immediatamente!»

We burn and...
now I’m at your feet.
High speed.
But you know you’re in safe hands.


«Sai qual'è il paradosso?» mugolò al suo orecchio.
«No.»
«Che le prime due volte che ti ho vista eri quasi nuda e adesso stiamo facendo l'amore col cappotto.»
«Datti una calmata, io e te non stiamo facendo l’amore!»
«Sì, tecnicamente hai ragione, ma succederà nell’imminente futuro, tipo... adesso.»

In the dark
we make a brighter light
from one spark
to the horizon wide.
We trust,
and together we tame the land.


«Te lo dico io, la tua amica ha manie di persecuzione e controllo» sospirò Freddie, con tono esasperato.
«Me ne sono accorta!» rise la ragazza «Ma… Ora penso che se ne siano andati, no?» si guardò attorno, con fare circospetto «quindi penso anche di volere un bacio...»
Con le unghie perfettamente limate, con una forma tondeggiante, Cleo pizzicò il labbro inferiore del moro, tirandolo leggermente, guardandolo negli occhi con aria di sfida:
«Vorrei chiederti una cosa» azzardò lui, dopo essersi liberato dalla presa.
«Sbrigati allora...» sussurrò lei.
«Io credo che quel tipo sia innamorato di te, ma non ho intenzione di lasciarti andare, né da lui né da nessun altro, ok? Tu sei mia...» Mercury riuscì a darsi un tono, come al solito.
«È paradossale che tu mi tratti come se fossi la tua ragazza, quando sai che il nostro rapporto è basato su ben altro!»
Cleo accarezzò il collo dalla carnagione più scura della sua di un paio di tonalità, scese lentamente strusciando il palmo sul tessuto morbido della camicia scura che il cantante indossava, fino ad arrivare alla cintura. Freddie non riusciva a capire ciò che stava succedendo, un attimo prima cercava di aprirsi, facendo un discorso serio, che forse poteva portare a qualcosa di più concreto… e meno di due secondi dopo una ragazza dai capelli rossi gli stava accarezzando l’addome, appena sopra la patta dei pantaloni.
«Che… fai?» chiese curioso.
»Niente!» rise lei divertita, facendogli l’occhiolino, avvicinandosi ancor di più.
La ragazza sapeva come confonderlo, ma quella volta non fu abbastanza,
«Ascoltami, ti prego» implorò Mercury in un sussurro, stringendo nelle proprie mani quelle di Cleo, che lo guardò confusa.
«Ricordi che cosa ti avevo detto? Avrei fatto in modo che cadessi ai miei piedi… Hai retto meno di quel che immaginassi, tesoro» rispose, sorridendogli divertita, mordendosi un labbro «E poi, su, tutto questo è poco credibile se continui a rimanere con Mary…» «Com’è semplice parlare, tu non hai nessuno da far soffrire» osservò lui, pensieroso. «Freddie, andiamocene a casa, facciamo sesso e tu poi tornerai a dormire con la tua fidanzata, a cui racconti già un mare di cazzate, ok?»

Oh well it’s tough
to make a journey through
the right stuff
is dead ahead of you... and me.
And you know we’ve still got time.


Quando entrarono dalla porta principale i due non trovarono Cassie e Chrissie appollaiate sul divano ad aspettarli, per controllare poi ogni loro singolo movimento, calibrare ogni singola parola.
«Strano, la tua amica non è tornata in fretta e furia…»
«Secondo me è nascosta in qualche posto strategico, tipo nella doccia» rise di gusto la rossa, mentre scendeva dai tacchi.
«Perché non andiamo a controllare, io e te, insieme?» propose Freddie con fare tutt’altro che innocente, accarezzando le labbra dell’amante.
«Credo che sia una gran bella idea» rispose lei, afferrandogli saldamente il colletto della maglietta, tirandolo a sé, per baciarlo, «Solo se poi non usciamo per un paio d’ore…!»

Hold on tight to the driving wheel:
this ride is really out of line!
Raw deal,
but there’s no other that’s worth a dime.


Cassandra si svegliò come mai aveva fatto nell'ultimo anno. Era incredibilmente felice, anche se non molto riposata. Aveva passato tutta la notte a ripensare a quanto era stata bella quella serata e tutto il resto, riuscendo ad addormentarsi solo alle prime luci del giorno. Si alzò immediatamente al terzo suono della sveglia, che aveva posticipato. Nella stanza c'era un'aria piuttosto viziata e la biondina andò ad aprire la finestra.
C'era un foglietto, piegato minuziosamente, incastrato tra il davanzale e il legno della finestra.
Cassie sollevò il vetro scorrevole e aprì il pezzo di carta mentre usciva dalla camera da letto.
Scritto in una calligrafia impeccabile, conteneva poche parole:

Lavanderia ore 10?
B.


You know, I love you... but you drive me crazy
cause you’re saying all the things I want to say to you!

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Capitolo 9
*** Change of Heart. ***



«Cassie, non hai una bella cera, lo sai?» constatò Cleo, ancora assonnata, entrando in cucina, mentre si grattava la nuca; la biondina era talmente assorta nei suoi pensieri che nemmeno le rispose.
Com’era possibile che la cosa che desiderava fare più ardentemente, era quella contro cui aveva combattuto con tutta se stessa?
Da un paio di giorni non sentiva Brian perché aveva preferito prendere le distanze dopo quanto accaduto, dopo quel che era stato detto, eppure le sue parole le risuonavano in testa, come se non avesse da pensare all’Università, al pedinare Cleo e a cercare di mantenere la propria vita sociale.
Forse c’era bisogno di ridurre tutte queste attività al minimo, di tagliare quelle inutili: sicuramente lo studio le serviva per trovare un lavoro, dopo essersi laureata, e senza dubbio la vita sociale per lei era troppo importante per essere sacrificata.
In ogni caso, ormai, Cassie era costretta a cambiare idea sul tipo di rapporto che Freddie e Cleo avevano instaurato, ed era sicura che poteva diventare qualcosa di più. Ci sperava. 
Perché forse avrebbe potuto rappresentare un cambiamento anche per lei e Brian, che purtroppo erano a un punto morto, solamente per colpa sua, per di più!
«Neanche tu hai una bella cera, amica mia» ribatté dopo un po’, giusto il tempo di riavviare il cervello.
«Almeno io ho fatto sesso fino a poche ore fa, tu neanche quello.»
«Ok, questa volta hai vinto.»
«Allora, questa colazione? Dopo aver fatto il centathlon in tre posti diversi della casa, ho bisogno di mangiare qualcosa.»
«Oddio, cos’è che non devo toccare? Santo Gesù, tu sei lavata le mani?»
«Assolutamente no» rispose Cleo divertita, mentre prendeva una fetta di pane dal contenitore.
Cassie era così mortificata che se ne andò, e la conversazione morì lì.

Qualche giorno dopo però Cleo tornò alla carica e Cassie passò al contrattacco.
«Senti si può sapere che cos’è questa storia?» domandò spazientita la bionda, facendo irruzione nella stanza della rossa.
«Mh?» domandò Cleo distratta.
«Sai quanti ne ho raccolti, di questi tue post-it con scritto ‘Freddie h. 10 Caffetteria del Centro’? Quindici! Uno era addirittura sul tappo del wc, cazzo. Credo che tu debba dirmi cosa hai in mente.»
«Beh, ce ne sono così tanti perché tu non hai ancora chiamato Brian!» rispose impertinente l’altra.
«C-che cosa?» domandò la bionda indietreggiando sulla soglia.
«Negli ultimi due giorni ha già chiamato tre volte chiedendo di te... quindi sei tu che devi vuotare il sacco. È successo qualcosa tra di voi? Ho pure trovato questo bigliettino che ti ha lasciato: era dentro il cestino della spazzatura!»
«Ti metti a rovistare nella mia spazzatura?» domandò la bionda allibita.
«No, però mi ci era caduto il cucchiaino del te e mi è capitato per le mani...» fece la vaga, stendendo ben bene il foglietto.
«Comunque non è successo niente, semplicemente ho avuto da fare...»
«Non posso crederci, avete fatto sesso!» esclamò la rossina. Cassie divenne bianca come un cencio. Brian aveva vuotato il sacco con Freddie, che l’aveva raccontato a Cleo. Presto la notizia avrebbe fatto il giro del mondo, si sarebbe saputo su tutti i giornali e a lei non sarebbe rimasto che andare a nascondersi forse in Antartide, in un igloo, sperando che nessuno la trovasse.
Come se poi a qualcuno in questo mondo (esclusa Chrissie, naturalmente) fosse importato se lei e Brian si divertivano a smontare le macchine nei parcheggi.
«Cosa della frase...» riprese ciò che a tutti gli effetti le apparteneva, per rileggerla «'Lavanderia ore 10? B.' ti fa pensare che io e lui abbiamo fatto sesso?» indagò la bionda, cercando di mantenere un minimo di self-control.
«Si vede lontano un miglio, non ho bisogno di leggere un foglietto. Insomma, non vuoi raccontare nulla alla tua cara amica? Quella senza la quale non avresti mai conosciuto il tuo Brian?»
«Shhh. Ti ricordo che è fidanzato...» sibilò «Quindi l'informazione è il quanto più riservata possibile, comprendi?»
«Grazie per la fiducia» Cleo sbatté la tazza sulla scrivania, facendo schizzare una goccia di caffè sul disegno che aveva appena finito. Questo la fece incazzare ancora di più.
«Non è questo è che... e poi insomma, cosa vuoi sapere? Penso che tu sappia come funziona...»
«Ma si può sapere dove si è consumato l'adulterio, Cassie?» scherzò e la coinquilina la fulminò.
«Non usare mai più la parola Cassie e adulterio nella stessa frase. È iniziato in macchina, beh lo sai quanto è alto Brian, non stava abbastanza comodo, quindi nel bel mezzo dell'atto ci ha trascinati fuori e stesi sul pratino, dove c'era una guazza che non ti dico. Di conseguenza ci siamo imbrattati dalla testa ai piedi. Da qui la necessità di andare in lavanderia. C'è qualche altra cosa che vuoi sapere?»
«Ma scusa non avevate il telo del picnic?»
«Sì, ma l'ha steso di corsa e praticamente si è salvato solo il mio cappotto.»
«Prima facevi la predica a me e poi ti comporti anche in modo peggiore...»
«C-che intendi?» farfugliò lei, stringendosi nelle braccia conserte.
«Io almeno non sono amica della ragazza di Freddie. Tu invece doppio colpo mortale, complimenti! Sei la regina delle stronze.» rise di gusto Cleo. «Cassie 2 – Cleo 1!»
Cassie si guardò intorno spaventata, la rossina non capì quella reazione, ma comprese di averla shockata e non poco con le sue parole.
«Guarda, ho già abbastanza sensi di colpa, ma se sei innamorata di Freddie, sai che ti dico? Voglio aiutarti.»
«E perché mai?»
«Così ho una scusa per rompere con Brian.»
«Rompere con Brian? Ma voi due non state insieme...»
«Eh appunto. Così almeno avrò un pretesto per non vederlo più.»
«Quindi sei talmente cotta di Brian che pur di non vederlo più vuoi aiutarmi a compiere un adulterio?» domandò Cleo perplessa.
«Ora... non esagerare. Prima di tutto non sono talmente cotta di Brian,» le fece eco «e seconda cosa ho ancora dei saldi principi morali. Semplicemente ti aiuterò a far innamorare Freddie di te e lo convincerò a mollare Mary.»
«Disse la cornificata all’amante.»
«Rispetto prima di tutto per piacere!»
«Ok, quindi, la tua idea?»
«Tra due settimane è il tuo compleanno, no?»
«Deh.»
«Daremo una grande festa.»

Cogliamo ancora una volta l'occasione per ringraziare tutti coloro che ci seguono, commentano, inseriscono tra preferite/ricordate :)
PS: tutti gli interessati a spoiler (?), disegni, canzoni e quanto più possono seguirci sulla nostra almost-brand-new-pagina di Facebook QUI :D
MrBadCath.

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Capitolo 10
*** Oh, (fool you)! Oh, (rule you)! She’ll take you (take you) and break you (break you). Yeah. ***



Per la festa era tutto pronto. Cassie, da brava figlia di papà, aveva ottenuto il permesso per ospitarla nella residenza poco fuori Londra dei suoi, dove tutto era stato organizzato nei minimi dettagli, a spese sue, ovviamente. Nessuno lo sapeva, ma quella era anche la sua festa di addio. Sarebbe tornata a casa sua, in Scozia, e lì avrebbe dimenticato tutto, coccolata e straviziata.
Se ne stava, con la sua mascherina bianca, con un velo di pizzo nero che scendeva fino a sotto il naso a punta, all’ingresso a controllare gli inviti e soprattutto gli invitati. I membri di quella che sarebbe divenuta una delle band più celebri del mondo arrivarono tutti insieme, in compagnia delle rispettive ragazze. In testa c’erano Freddie e Mary, seguiti da John e Anthea e Roger e Dorothy: la prima era decisamente una bella donna, fornita di un ingombrante paio di corna che non facevano parte della maschera ma che Cassie percepiva come se le stessero cavando gli occhi tanto erano invadenti; la seconda era una biondina tutto pepe con la corporatura da sportiva e un carattere dominante rispetto a quello del suo ragazzo, mentre la terza aveva l’aria di una che la sapeva lunga, gli occhi piccoli da cinico, la corporatura smilza e l’andatura stramba.
Concludevano la fila Brian e Chrissie.
«Tesoro! Che bello vederti!» esclamò la ragazza, abbracciando l’amica. «È passata un’eternità dall’ultima volta!»
«Sono stata un po’ impegnata con l’organizzazione della festa, non sai quanto mi dispiace» mentì spudoratamente. Brian fece lo stesso, avvicinandosi a lei, e lei per dissimulare fece finta di nulla, nonostante le mani del chitarrista addosso facessero sempre lo stesso effetto.
«Vi dispiacerebbe seguire Eric? Vi mostrerà le stanze dove potete cambiarvi...»
Il tempo di vederli sparire nel salone ed essersi assicurata che nessuno stesse arrivando nell’imminente futuro e Cassie raggiunse rapidamente Cleo, che stava facendo pubbliche relazioni in giro per la casa.
«Cosa non ti era chiaro dell’espressione ‘Così almeno avrò un pretesto per non vedere più Brian’?» strillò Cassie una volta scoperto che il chitarrista era nella lista degli invitati.
«Senti, che dovevo fare? Invitare Freddie e non gli altri tre? O peggio invitare gli altri tre e non Brian?»
La biondina arrossì e poi fuggì via.
La festa iniziò poco dopo, donne e uomini erano stati divisi e costretti a indossare delle assurde tute da muratore blu e bianche dotate di cappucci per nascondere le acconciature più stravaganti, come quella di Brian. Il viso era coperto da una bella maschera bianca, che lasciava molto spazio all’immaginazione degli altri presenti. Onde evitare che le voci potessero essere d’aiuto, all’ingresso era stato somministrato elio a go-gò.

You don't fool me,

Freddie non impiegò molto tempo a riconoscere Cleo nella folla. Seppur il suo caschetto arancione fosse nascosto dalla tuta da muratore, la sua bellezza trasudava da ogni fibra di quell’insulso abito.
«Anche a te hanno dato dell’elio, eh?»
Eric era venuto da solo, aveva subito riconosciuto Cleo e l’aveva abbracciata, mentre Freddie, persona a cui fra l’altro si stava rivolgendo in quel momento, aveva bruciato di invidia fino all’ultimo.
«L’hanno dato a tutti, dovrebbe servire a non farci riconoscere l’un l’altro… Ma a quanto vedo è inutile» rispose con aria di sufficienza il cantante, che fra una cosa e l’altra non era ancora riuscito a salutare lei come avrebbe voluto.
«C’è chi se lo merita e chi no…»
«Quindi tu te lo meriteresti? Ma fammi il piacere… Non capisci proprio niente, tant’è che non ho ancora capito se ti sei messo in mezzo per il gusto di rovinare qualcosa, o perché ti piace sul serio ma sei troppo codardo per fare un vero e proprio passo avanti.»
Freddie era notevolmente ingelosito e continuava a cercare la persona che contendeva con tanto ardore fra la folla, poi fu interrotto di nuovo.
«Io, invece, non ho ancora capito perché tu, che sei l’unico ad avere cattive intenzioni, hai la meglio su di me, ma credo che dipenda dal fatto che sei arrivato nel momento giusto, non hai proprio niente di speciale.»
«Io» esordì Mercury enfatizzando ciò che diceva, «non permetto mai a nessuno di passarmi avanti perché me lo posso permettere e so come si fa a rimanere sempre primo. Sinceramente lo faccio anche con un certo stile.»
Eric stava per controbattere, quando notò che una certa ragazza dai capelli rossi li fissava contrariata dal centro della stanza.

those pretty eyes...

Dai fori per gli occhi si notavano benissimo le due gemme brillanti finemente truccate, ingrandite, rese perfette dal nero e dall’azzurro tutt’intorno. Quelle sfumature lo stavano facendo sprofondare.

that sexy smile...

Il sorriso luminoso e suadente si rivelava dalla fessura centrale in basso. Le labbra carnose erano intrise di un lipstick che non faceva altro che renderle più sensuali, lucide, ogni volta che si strofinavano tra di loro alla pronuncia di una parola.

you don't fool me.

Cassie avvertì subito lo sguardo di Brian pesare su di lei. Lui era identificabile per l’altezza, naturalmente. Quando la ragazza si accorse di essere stata riconosciuta, fece di tutto per tenersi alla larga da lui, fino ad arrivare alla brillante trovata di scappare nelle stanze al piano superiore. Si chiuse in una camera da letto e si lanciò sul materasso con fare esasperato.
In che cavolo di situazione si era infilata? Se se ne fosse andata Cleo l’avrebbe capita, ma ci sarebbe rimasta male. Se fosse rimasta, sarebbe stata soggetta alla presenza di May per tutto il tempo.
Fu in quel momento che il chitarrista entrò nella stanza e lei per lo spavento si ritrasse fino a cadere giù dal letto.

You don't rule me.

Brian lasciò che la porta si chiudesse da sola e le corse incontro, trovandola spiaccicata a quattro di bastoni con la maschera rivolta a terra. Un faceplant di prima categoria.
«Ti sei fatta male?» domandò, con la voce impasta dall’elio, che quasi la fece sorridere.
«No, sto bene» rispose lei, con lo stesso tono.
Il ragazzo accarezzò la maschera con le mani calde.
«No, io non…»
«Shhhh... Lo so.»
«No, tu non lo sai. Tu non sai niente... sono io!» strillò, cercando disperatamente di liberarsi della protezione sul suo viso.
«Te l’ho detto che lo sapevo.»
«E allora non mi toccare!» strillò, quasi isterica.

You're no surprise

«Tu lo sapevi e l’avresti fatto ugualmente?» riprese, infastidita.
«E tu sapevi che sarei venuto a cercarti, stanotte.» sentenziò lui, stanco di sentirsi addosso tutta la colpa. «Era l’unico modo che avevo. Mi eviti da giorni. Non mi hai dato modo di spiegarti, niente. Quindi dovevi immaginare che ti avrei cercata. E trovata, naturalmente.»
«Cosa sei venuto a fare?» ribatté lei, raccogliendo la maschera da terra.
«A cercare di risolvere questo problema con te. A ripeterti che non posso cambiare i miei sentimenti per te, adesso. Che quello che mi chiedi è impossibile.»
Cassie fu quasi colta da un attacco di panico: il suo piano non era attuabile.
«Ed è possibile che tu te ne sia accorto l’altra sera? Perché non me l’hai detto prima? Avrei fatto in modo che non succedesse, avrei fatto in modo che...»
«Quando me ne sono accorto era già troppo tardi. Avrei voluto dirtelo prima, avrei voluto parlare con te, ma tu eri troppo intenta a pedinare una coppia di amanti di nostra conoscenza per prestare attenzione a me, il cespuglio umano che non si mimetizza bene a sufficienza e ci fa scoprire ogni volta. Poi hai preso ad evitarmi come la peste e la situazione è andata lentamente degenerando e ora eccoci qui, faccia a faccia che discutiamo di questa cosa così importante con questa vocina del cazzo!»

You're telling lies,

In una situazione normale anche Cassie avrebbe riso a quella affermazione, ma aveva un tale peso sulla coscienza che non se la sentiva proprio.
«Brian, io non posso corrispondere il tuo sentimento. Lo corrispondo, ma non posso. È troppo sbagliato per fare parte di me. Quello che sento va oltre i miei principi morali. Non posso accertarlo da parte mia, figuriamoci da parte tua.»
«Hai mai pensato che per una volta dovresti mettere da parte le tue assurde congetture e provare ad essere felice?»
«Sì. Quando ti ho conosciuto. E guarda il casino che ho combinato.»

Eh... you don't fool me.

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Capitolo 11
*** Breakthru ***


Freddie accompagnò la sua amante a casa dopo la festa, anche se accompagnare era un parolone, visto e considerato che avevano scroccato un passaggio a Roger e che in macchina con loro c’erano anche Dorothy* e Mary.

Freddie strinse a sé la sua fidanzata, innervosito e preoccupato da quanto il batterista stesse andando veloce.

«Cazzo, Rog, non puoi rallentare?» chiese quasi aggressiva la moretta, tuttavia mantenendo una certa compostezza, girandosi verso il biondino, che le rispose qualcosa a cui il cantante non prestò attenzione perché preso a osservare Cleo, che era rannicchiata con le ginocchia contro il busto, apparentemente presa a guardare fuori dal finestrino.

«Sai, è un po’ complicato guidare con tranquillità con i piedi di Freddie piantati nella schiena e vedendo che la vostra amica, laggiù, tiene i suoi sulla mia tappezzeria!!» esclamò lui, ma fu ignorato.

La prima destinazione fu, su sua richiesta, casa della rossina, che scese ringraziando Roger e salutando la sua compagna, nessun altro… al che Freddie si sentì piuttosto in colpa: era sicuro che quel non guardarlo in viso durante il viaggio, quel non parlare, non erano nello stile di Cleo.

Quando voleva qualcosa la prendeva, lei, ma in quella situazione c’era stato qualcosa di più profondo del soddisfare il proprio ego e avere delle attenzioni.

 

L’aria che si respirava in casa di Cassie e Cleo la mattina successiva non era proprio quella di gente che sta vivendo i postumi di una festa. Avevano entrambe due musi lunghi e vivevano ognuna nella sua sofferenza.

Cleo stava ripiegando sul cibo: era sdraiata sul divano a mangiare un hot dog che traboccava maionese da tutti i pori mentre guardava la tv e si voltò per guardare Cassie trascinare la valigia, all’apparenza pesantissima, fino al mobile del telefono. Fece due telefonate. Prima chiamò un taxi per farsi venire a prendere, poi la stazione per farsi prenotare la cabina del treno. Cassie abitava piuttosto lontana da Londra, ma come sappiamo fortunatamente i soldi non le mancavano.

«Dove vai di bello?» domandò la rossa mentre la bionda si apprestava a uscire.

«A casa.» asserì secca l’altra.

«D’accordo...» non le diede troppa soddisfazione «Allora salutami le cornamuse e, soprattutto, lo sai, gli omini in kilt!»

Cassie la ignorò e uscì, trascinando la grande valigia giù per le scale.

«Serve una mano?» gridò, ma l’altra non rispose. «Quando c’è il treno?»

«Il primo è alle tre, purtroppo, ma voglio essere lì un po’ prima. Giusto per non rimanere qui dove sono rintracciabile.»

«Passo dopo dalla stazione a salutarti, allora. Lo sai che non mi piacciono gli addii pieni di lacrime…»

«Lo so, ci vediamo presto.»

Cassie uscì: il taxi era arrivato e lei si fece aiutare a caricare i bagagli per raggiungere la stazione.

Il telefono squillò e Cleo si sentì morire, ma non era chi pensava che fosse, era Brian.

«Cassie?!» la situazione le suscitò una risata triste «Prova alla stazione, il suo treno parte alle tre.»

Pensò che magari, in tutto quel casino, forse almeno qualcuno avrebbe potuto essere felice. E poi arrivò Freddie per davvero. Gli aprì la porta di ingresso e non fece domande, lo lasciò passare e basta.

«Che cazzo vuoi?» lo aggredì solo successivamente.

«Sta’ tranquilla.» si diede un tono, poi cercò di addolcire la situazione «Hai fame? Ti ho portato un cornetto alla marmellata, come piace a te.»

«Mi stupisci sempre, tu, eh…»

«Sempre a disposizione, dolcezza» le accarezzò i capelli lui, dopo essere andato a tastoni per un paio di volte, sbagliando, poi si stese dietro di lei, cingendola con le braccia.

«Tu lo sai che non ti amo, vero?» sussurrò Freddie nell'orecchio dietro ai capelli rossi e spettinati.

Tuttavia, erano stretti in un abbraccio tutt'altro che senza amore.

Liar!

«Ti risulta che io e te abbiamo un qualche tipo di rapporto sentimentale? Il problema è che tu non ti vuoi impegnare con me perché credi che sia troppo difficile per i tuoi standard.

Sai cosa? A me sta bene così, tu svolgi la tua vita da bugiardo con Mary, sposatela, facci tanti figli e racconta tante bugie anche a loro, sarai felice, vedrai! E lo saranno anche loro, ma attento, non farti scoprire!»

Liar!

«E allora perché mai ho pensato, solo per un attimo, di mollarla per te?»

I due si guardarono.

Tutto quello era enormemente contraddittorio.

Nonostante avessero cercato in tutti i modi di fare in modo che la loro fosse solo una relazione carnale, l'amore li aveva raggiunti, e, forse, addirittura doppiati, in quella corsa che è la vita.

Gli occhi di Cleo si illuminarono:

«Ti sei innamorato di me» sussurrò, sbattendo le ciglia.

«Io...»

«Lascia Mary per me. Per favore.» la rossa era sul punto di mettersi a piangere, ma celò gli occhi nell’oscurità.

Aveva vinto.

Non era più la seconda a essere amata, era la prima.

 

 

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*Per l’ostilità di Freddie nei confronti di Dorothy, leggere il sequel di “Made In Hell” di Snafu: “When you’re screaming in the night”

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ndAut:

Ci scusiamo per il ritardo, ma lavorando con Trenitalia non poteva andare diversamente LOL

MrBadCath (si scusa per il disagio)

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Capitolo 12
*** Touch my tears with your lips ***


XII

Touch my tears with your lips

 

Brian si guardava intorno smarrito: la stazione di King Cross era molto dispersiva e trovare il treno di Cassie sarebbe stata una vera impresa.

Rimase impalato di fronte al tabellone degli orari, cercando di capire quale treno potesse essere quello che Cassie doveva prendere e raggiungere il binario, ignaro di essere arrivato prima di lei. La ragazza, infatti, era rimasta imbottigliata nel traffico e non aveva ancora raggiunto la stazione. Quando mise piede nel trionfale altrio, però, riconobbe subito l’enorme chioma ricciola che, come avevano avuto modo di comprendere durante i pedinamenti, era tutto tranne che mimetica (a meno che non si fossero trovati nel quartiere afro della città).

Terrorizzata all’idea di un altro confronto fece per tornare indietro, ma nel cercare di essere rapida la sua borsa cadde per terra e fu in quel momento che Brian la notò.

«Cassie?!» gridò, passando inosservato a tutto il resto dei passanti per la stazione tranne che a lei, che stava correndo in direzione dell’uscita con lo stile di un profugo clandestino con la polizia alle calcagna.

 

«Hai visto che bel vestito, quello?» indicò Cleo sfiorando con l’indice la vetrina, tirando Eric a sé per il lembo della giacca.

Freddie se n’era andato con la scusa che Mary avrebbe di sicuro voluto salutare Cassie e che si sarebbero trovati tutti alla stazione e Cleo aveva pensato che presentarsi da sola non sarebbe stato carino.
«Sì, è carino. Lo vuoi?»
«Eric, capisco che non ti manchino i soldi, ma non puoi comprarmi con dei regali che fra l’altro non accetterei mai.»
-Solo perché c’è Freddie di mezzo, ormai sono a un punto di non ritorno. Continuo solo a sperare.-
«Dolce come sempre, bambolina» asserì il ragazzo, cercando timidamente di raggiungere il fianco della rossa, su cui trovò già appoggiata un’altra mano: Freddie.
Ma da dove era uscito?
«Ciao dolcezze!» disse sardonico Mercury, con un pacchetto stretto nella mano libera, lasciando tutti senza parole «Tesoro, l’ho preso per te.» concluse.
«Per rimanere in tema… Cos’è?»
«Lo vedrai stasera» sussurrò lui, baciando la sua amante dietro l’orecchio.
Eric, nonostante avesse tentato di mantenere un comportamento decente durante quell’incontro, sentì crescere delle sensazioni poco piacevoli e strinse Cleo a sé:

«Speravo venissi a cena con me… Dopo un pomeriggio come questo» ammiccò, solo per far credere al suo rivale che fosse accaduto qualcosa di importante, di carnale.
Eppure non aveva mai avuto l’occasione di posare le mani sul corpo nudo ed eccitato della ragazza che tanto desiderava, mentre quella specie di scimmia spelacchiata di Freddie ne aveva la possibilità, secondo i suoi calcoli, quando voleva.
Cleo, dal canto suo, era intenta a pensare a cosa l’avrebbe portata a dare una vera e propria chance a Eric, un’idea mai valutata seriamente; per un attimo immaginò di perdere Freddie e si sentì avvolta dallo sconforto.

 

Superata l’uscita, Cassie fu costretta a fermarsi a causa del fiato corto e il chitarrista ne approfittò per raggiungerla.

«Cassie, cos’è questa storia della partenza? Per cortesia, vogliamo ragionarci sopra?»

«Non mi sembra proprio il tipo di cose su cui si può ragionare!» rispose lei di tutto punto.

«Lo vuoi capire che andartene non risolverà niente?»

«Occhio non vede… cuore non duole.» concluse lei, mentre cercava di riprendere fiato.

Lo sguardo di Brian fu a quel punto attirato da una voce che giungeva da poco lontano da lì.

«Non ne posso più di voi due!» sbottò Cleo, muovendo le mani in uno spasmo di nervosismo «Mi sono veramente rotta le palle di stare fra due fuochi, è insopportabile!»
I due uomini, che per un attimo si guardarono, non si aspettavano una reazione del genere.
Sembrava, o era sembrato, che Cleo fosse compiaciuta all’idea di essere contesa duramente da due uomini, ma in realtà non la entusiasmava più di tanto, era solamente terrorizzata dal poterli ferire, di rimanere sola.
«Sì, va bene tesoro, ma non ti agitare, ci stanno guardando tutti… E non perché siamo meravigliosi» Mercury strinse la mano della ragazza, che la tirò via bruscamente,
«A me è sempre parso che le attenzioni ti piacessero, o sbaglio? È questo il motivo per cui non riesci a stare con una donna sola, ma devi scopartene due contemporaneamente?»
Eric cercò di intromettersi.

«Sentite, voi due, ora non è il caso.»
«No!» quasi urlò Freddie, arrivato a un punto di non ritorno, «Tutto questo sta succedendo perché tu non sei abbastanza forte da scegliere fra me ed Eric, continui a scivolarmi via come una saponetta, vai avanti con il tuo modo di fare indifferente. Cosa devo fare per stare con te? Ammazzare il mio rivale perché tu non riesci a deciderti?»

Un vasto pubblico stava assistendo alla scena, e nella platea erano compresi Brian e Cassie che avevano messo da parte la loro faida per concentrarsi su qualcosa di divertente, per una volta.
Cleo voltò le spalle ai suoi pretendenti e attraversò la strada, mordendosi un labbro, con gli occhi lucidi e pieni di lacrime. Proprio per questo non vide la macchina, che, nonostante cercò di frenare e deviare, la prese in pieno, scaraventandola qualche metro più avanti.

Cassie sgranò gli occhi: fu questione di un secondo, sapeva di non poter gestire il tempo, sapeva che nell’esatto istante in cui avesse realizzato che quella ragazza in aria che volteggiava violentemente, in quell'attimo, in quel piccolo secondo prima di cadere sulla strada, in una posizione orribilmente scomposta, era Cleo, sarebbe già stato troppo tardi.

E successe tutto così velocemente, in effetti.

Il brusio confuso e distratto dei passanti si fermò in un attimo, come se un maestro d’orchestra avesse improvvisamente fermato le proprie bacchette.
Solo che, in quel caso, il maestro era Cleo e fece azzittire tutti con un urlo strozzato, spezzato, disperato, appena prima di cadere sull’asfalto.
Cadde con la guancia sinistra sull'asfalto, un braccio vicino alla testa e l’altro lungo il corpo.

Cassie guardò la scena inorridita, sentiva il bisogno impellente di vomitare, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu stringere il braccio di Brian, che era diventato all'istante una statua di sale e poi scattò inconsciamente verso la sagoma stesa a terra.
Le usciva un rivolo di sangue dalle labbra schiuse, le percorreva la guancia, per finire poi sull’asfalto, dove si stava lentamente creando una macchia di sangue.
Freddie le corse accanto, ma ogni passo gli sembrava enormemente lento, nonostante raggiunse il corpo dopo pochi secondi.
Non ebbe il coraggio di pronunciare parola alcuna, si limitò a stringere la mano graffiata e livida della rossa, che sembrava respirare, ma probabilmente era solo un brutto scherzo della speranza del cantante.
Eric si era affrettato a chiamare un’ambulanza, urlava disperato nel ricevitore, mentre l’operatore dall’altra parte del capo cercava di tranquillizzarlo.
«Ti prego, ti prego…» riusciva a singhiozzare Mercury, non disse più nulla nel momento in cui notò il pacchetto con all’interno quel che voleva regalare alla sua futura fidanzata.
Era qualche metro più in là, ammaccato e rovinato.
Tutto quel che pensò di fare fu alzarsi in piedi e andarlo a prendere, per stringerlo fra le mani.

 

 

 

 

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Devo chiedere umilmente perdono. Il capitolo era pronto da una vita e mi sono completamente dimenticata di aggiornare la storia. MEA CULPA.

Saluti da me e la collega MrB, comunque!

 

-Snafu.

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Capitolo 13
*** I can’t get used to living without you by my side ***


XIII

I can’t get used to living without you by my side.

 

La giornata non prometteva affatto bene, ma come avrebbe potuto? Il cielo era guarnito di nuvole compatte e cure, da uno squarcio, però, si intravedeva un azzurro timido e tenue.

«Sei pronta, Mary?» chiese Mercury con tono flebile almeno quanto il sorriso che accennava sul suo viso.
«Sì, andiamo! Guidi tu?» cercò di sdrammatizzare la signorina bionda, senza successo.
«No, guida tu. Non vorrei ammazzare qualcuno» rispose secco lui, mentre si infilava il soprabito.

Arrivati al cimitero, il silenzio che era calato nella coppia ancora non era stato spezzato, per due motivi ben diversi: Mary si interrogava sul perché di tanta sofferenza nel proprio compagno, Freddie invece era demoralizzato e mortificato.

C'erano tanti visi conosciuti attorno alla bara di Cleo, oltre alle persone che il cantante aveva incontrato almeno una volta, per lo più alla festa data recentemente. Tutti i presenti si salutarono reciprocamente con un cenno del capo. Freddie si guardò attorno e capì che i genitori di Cleo erano i due stretti sotto a un ombrello nero, la signora aveva dei capelli lunghi e rossi, teneva stretto un fazzoletto di seta fra le mani, con cui si asciugava le lacrime, suo marito si limitava a non alzare gli occhi dal pavimento, teneva gli occhi bassi.
La sua osservazione fu interrotta dalla ghiaia che scricchiolava ritmicamente sotto ai piedi di qualcuno. Lentamente, con la coda dell'occhio, Freddie guardò l'uomo che stava raggiungendo il gruppo, con un casco a portata di mano e un paio di occhiali da sole scuri, anche se stava piovendo. Aveva i capelli argentati nonostante fosse ancora nel pieno degli anni: questo turbò il cantante, che cercò di distogliere lo sguardo. Gli occhi di Mercury caddero sul legno scuro e laccato della bara, ma riusciva a vedere comunque il riflesso dell'uomo dietro di sé, si stava mordendo un labbro assorto nel discorso di Cassie, che ogni tanto faceva una pausa per asciugarsi gli occhi.

Freddie da quel momento in poi si impegnò nel concentrarsi sul drammatico evento più che osservare quello strano tipo, strinse Mary a sé accennando un sorriso. Solo per avere la sensazione di non essere solo, non che lo fosse davvero; tuttavia, si sentiva enormemente abbandonato, circondato da persone per cui non provava niente di più che una forte amicizia. Avrebbe lasciato Mary, dopo tutto quelle esperienze il frontman si sentiva enormemente cambiato, era un uomo diverso.

«Vi ringrazio per l'attenzione» concluse Cassie, abbassando lo sguardo.
Tutti cominciarono ad allontanarsi lentamente, uno vicino all'altro a seconda delle parentele, l'uomo alto e slanciato, quello con gli occhiali da sole nonostante la pioggia, si avvicinò alla propria moto.
Freddie ebbe la sensazione di essere attentamente osservato da dietro le due lenti scure, il tipo aveva un sopracciglio alzato, il viso era rivolto verso il cantante, che decise di avvicinarsi, lasciando indietro Mary.
«Ciao, eri un amico di Cleo?» esordì il moro.

«Sì, lo ero, ma non particolarmente, ci eravamo conosciuti a una festa.»
«Capisco. Piacere, io sono Freddie.» gli tese la mano.
«Piacere mio, io mi chiamo David» sorrise lui stringendogliela.

David si allontanò e Freddie lo guardò sparire, sentendo uno strano groppo alla gola all’idea che potesse succedergli la stessa cosa che era successa a Cleo. Era incredibile pensare di aver sprecato tutto quel tempo a nascondere le proprie sensazioni, a non attivarsi per cambiare quella situazione odiosa, si sentiva come se avesse vissuto in un torpore, negli ultimi tempi. Quella era la sveglia, la morte di Cleo, era come una secchiata d’acqua gelida in un giorno d’estate.

 

Cassie indossava un abito da funerale quasi imbarazzante per una ragazza della sua età, con un tailleur nero lungo fino sotto il ginocchio, calze e scarpe nere, cappello nero con retina nera. Faceva quasi paura.

Suo padre, sua madre e lei si susseguivano in una fila ordinata fino alla strada, dove era rimasta l’auto. Sembravano una processione funebre in miniatura.

Brian approfittò di un momento in cui Chrissie si occupava dei sospetti di Mary per raggiungere l’altra ragazza. Cassie lo guardò storto quando sentì chiamare il suo nome, nei suoi occhi il chitarrista lesse una supplica: voleva che la lasciasse andare senza fare storie.

A quel suono anche i genitori della ragazza si voltarono, ma lei li invitò ad avviarsi, promettendo che li avrebbe raggiunti in poco tempo. Brian le si avvicinò, mentre lei distoglieva lo sguardo e chiudeva le braccia al petto.

«Non ti chiederò di non partire: andare via da qui è il miglior modo, nonché quello più rapido, per chiudere tutte le tue ferite. Volevo solo salutarti.» esordì.

«Grazie per rendere questa cosa più semplice.»

«Non la sto rendendo più semplice: la morte di Cleo non cambia i miei sentimenti per te, e penso neanche i tuoi per me. Quello che abbiamo passato insieme prima che tu decidessi di incasinare tutto con le tue assurde congetture è stato bellissimo, e la morte di Cleo non può cambiarlo. Non lo cambierà per me, almeno.»

«Come può non cambiarlo, Brian? Se quel giorno non fossimo entrate in quel locale, non vi avremmo mai incontrato, non ci saremmo infilate in questo casino, io non mi sarei innamorata di te, non sarei dovuta partire, Cleo non sarebbe venuta a salutarmi, non si sarebbe arrabbiata con Freddie ed Eric, non avrebbe attraversato la strada, non sarebbe morta.» pronunciò lei, tutto d’un fiato, cercando di non ricominciare a piangere.

«E se mia nonna avesse avuto le ruote sarebbe stata un carretto.» recitò sarcastico lui.

«Non è stata colpa tua, o mia, o di Freddie o Eric: tutti gli eventi portano ad un determinato sviluppo, evidentemente doveva andare così. Se non fosse andata così, probabilmente sarebbe successo in un altro modo…»

«O non sarebbe successo.»

«Non possiamo dirlo, non puoi fartene una colpa.»

«Ho fatto solo casini, Brian… tu e Chrissie, ora Cleo… devo andare, i miei mi stanno aspettando. Non voglio farli preoccupare. Temo di aver dato loro già abbastanza preoccupazioni, ultimamente.» concluse lei.

«Abbi cura di te.» rispose lui. «Quando ti sentirai meglio, promettimi che chiamerai.»

«Lo farò.» Cassie sollevò gli occhi e lo guardò, poi sorrise «Forse…»

 

 

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ndAut:

Siamo infine giunti anche alla “conclusione” di questa storia. Lo scrivo virgolettato perché ci sarà, forse e dico forse, un seguito da parte mia (Snafu) anche se prima devo gestire tutte le altre collaborazioni, i miei amanti (?), la mia ricerca disperata di lavoro etc etc.

MrB dice, testuali parole: “Sry x il delay, luv”

Volevamo ringraziare tutti voi per il vostro supporto, in particolare coloro che ci hanno recensite e ci hanno fatto sapere la loro opinione.

Se volete vedere i disegni di Cassie e Cleo realizzati da MrB potete trovarli sulla nostra pagina FB che è questa :)

Grazie ancora e tanto amore da

MrBadGuy e Snafu (per gli amici MrBadCath)

 

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