La leggendaria Kusanagi

di Samurai Riku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il titolare dell’agenzia tuttofare di Edo si trascinò dalla sua camera al bagno del modesto locale. Non sapeva perché ma quella mattina si era svegliato presto. Si sciacquò il viso con l’acqua fredda del lavandino e nel suo riflesso gocciolante nello specchio vedeva ancora i segni della sbronza colossale che si era preso la sera prima.

 -Non berrò mai più così tanto…- si disse asciugandosi con una salvietta.

-Lo dici ogni volta, ma poi superi sempre il limite.- sentenziò Shinpachi, in piedi alla porta del bagno.

-Taci. Chi sei, la mia coscienza?! Piuttosto, che ci fai qui?-

-Ci ho dormito. Secondo te chi ti ha portato fino alla camera?!-

-Ah sì? Be’, grazie.- uscì dalla stanza trascinando i piedi.

-Sveglia Kagura mentre preparo la colazione.-

-Sissignore!- disse con uno sbadiglio stirandosi alzando le braccia.

Mentre il giovane Shimura andò in cucina per arrangiare un pasto con le poche cose presenti in casa, Gintoki si diresse all’armadio e senza troppe cerimonie spalancò l’anta scorrevole -Sveglia!!-

Kagura, che dormiva avvolta in una coperta, mugugnò qualcosa, poi si rigirò dall’altra parte.

-Kagura!! Scendi da lì!- insistette Gintoki.

Parlò nel sonno -No, non mi va più il soba… porta carne alla griglia mamma!-

Sadaharu, accucciato a dormire accanto all’armadio, emise un gemito consenziente e agitò una zampa.

Il samurai rimase allibito -Ma pensa al cibo anche nel sonno!?! E lui è uguale!!- sospirò -Forza!- la prese di peso per le braccia facendola scivolare a terra -Apri gli occhi!-

-Carne alla griglia! Carne alla griglia!!- gridò sempre nel sonno.

-Bau! Bau!!-

-Cosa siete, telepatici per caso!!??- qualcuno bussò all’ingresso con colpi decisi e forti -… chi è a quest’ora?- bussarono di nuovo -Arrivo!!- Lasciò di colpo Kagura che cadde a terra come un peso morto.

-Ahia!!!- si massaggiò la testa che aveva cozzato con il pavimento di legno. Sadaharu aprì svogliatamente un occhio.

-Vecchia, già rompi all’alba?!- inveì Gin andando alla porta, sempre con la sua aria svogliata, grattandosi la testa, ma appena aperto il pannello scorrevole, si rese conto che non era la proprietaria della casa -Oh, salve.- si trovò di fronte tre uomini, alti, sguardo serio e fiero, con abbigliamenti legati all’antica tradizione del Paese del Sol Levante, prima che si aprisse all’universo.

-Lei è il signor Sakata Gintoki?- chiese l’uomo al centro, quello che aveva bussato.

-… dipende. Se è per quella multa che non ho pagato ho già spiegato che…- l’uomo lo interruppe porgendogli una lettera -Nh?-

Shinpachi si affacciò dalla cucina -Chi è Gintoki?-

-Venditori porta a porta?-

Gin prese la lettera osservando il sigillo impresso sulla ceralacca cremisi che la teneva chiusa. Capì subito di chi fosse e anche chi erano quei tre tizi che avevano bussato alla sua porta -No, non sono venditori porta a porta.-

I ragazzi raggiunsero il loro capo; anche Sadaharu si alzò ed ebbe la brillante idea di tagliare la strada a Shinpachi che venne travolto dal cagnone bianco e finì con il sedere a terra -Aah! Sadaharu!!- finalmente riuscì ad andare da Gintoki -Ma… è una lettera dello Shogun!-

-Shodun?! Si mangia??-

-No, cretina!! E poi è Shogun, non Shodun!! È, o meglio era, l’uomo più potente del Giappone!!!- sbraitò il samurai, poi si rivolse alle guardie -Che vuole lo Shogun da me?-

-Noi non lo sappiamo; c’è stato dato l’ordine di consegnarvi questa lettera e scortarvi a palazzo.-

-Al palazzo dello Shogun?! Gin presto, apri quella lettera!!- esortò Shinpachi.

Con il pollice ruppe il sigillo e aprì il foglio. Gli ideogrammi erano scritti a mano, con l’antica arte calligrafica, utilizzando un pennello -“Il signor Sakata Gintoki e coloro che lavorano all’agenzia tuttofare di Kabuki-cho sono pregati di venire al castello shogunale con urgenza, scortati da guardie scelte, per riferire con lo Shogun Tokugawa di Edo.”-

Kagura e Shinpachi osservavano dalle spalle di Gin -Lo Shogun… vuole parlare con noi?-

-Con urgenza…?-

Senza troppe cortesie restituì la lettera alla guardia lasciandola di stucco -Grazie, ma non mi interessa.-

-Non ti interessa!?! Come sarebbe a dire, Gin??- Shinpachi era allibito -È un invito dello Shogun!!-

-Proprio per questo non mi interessa!- guardò serio il ragazzo.

Quello sguardo non ammetteva repliche. Non era uno dei suoi soliti capricci derivati dalla mancanza di voglia di agire o un delirio da dopo sbornia; dietro a quel rifiuto c’era una motivazione seria. -E poi ho da fare oggi, devo portare fuori il cane.- disse voltandosi ignorando completamente le guardie shogunali.

-Ehi!!- la guardia al centro estrasse rapida la spada puntando l’estremità affilata alla schiena del tuttofare.

-Ma siamo impazziti??!!-

-Che fa?!-

Gintoki non si mosse -Mi volete obbligare con la forza?-

-Possiamo.- anche gli altri due sguainarono le katane.

-Cosa facciamo…?- domandò Shin, aspettando che il suo datore di lavoro e amico decidesse come agire.

-Perché lo Shogun insiste tanto? Che volete fare…?!- Sakata alzò le braccia, imitando il gesto di resa e si voltò -Va bene, veniamo.-

-Andiamo Gin?-

-Sì Kagura, seguiamo questi gentili signori.- i samurai shogunali riposero le armi e fecero largo ai tre. -Però mi dovete una colazione!-

-L’atteggiamento di Gintoki non quadra. So bene come la pensa sullo Shogun, ma ciò non spiega la sua reazione.- Shimura rimase ad osservare l’amico seguire una guardia.

-Tu resta qui Sadaharu e fa buona guardia!- disse Kagura sorridente e il cucciolone si sedette accanto all’ingresso abbaiando.

 

Il perimetro attorno al castello shogunale era immenso, ma visto da dentro, dopo aver varcato il cancello, appariva un mondo a sé. L’intero giardino che circondava le mura del palazzo emanava vita e benessere; samurai si alternavano a soldati più moderni  armati con la nuova tecnologia aliena. Alcuni personaggi nobili entravano e uscivano conversando amabilmente e guardando con malcelata curiosità i nuovi venuti scortati da guardie.

Neanche un Amanto.

-Questo posto… è magnifico!!-

-Molto diverso di Kabuki-cho!- esclamarono Shinpachi e Kagura.

Gintoki conservava i suoi modi menefreghisti -È solo un guscio vuoto…-

Furono fatti accomodare in una vasta sala, generalmente piena di gente e brulicante di voci, ora vuota e silenziosa e ciò la faceva apparire ancora più spaziosa.

In cima ad una scalinata se ne stava comodamente seduto il signore del castello. Le tre guardie si fecero da parte e i tuttofare si inchinarono, aspettando che lo Shogun parlasse.

-È l’agenzia tuttofare, signore.- fu una guardia a rompere il silenzio.

Lo Shogun annuì -Lieto di avervi qui, nel mio castello.-

-Noi tre disgraziati al cospetto dello Shogun, è incredibile!!!!- Shinpachi non riusciva ancora a crederci.

-Cosa può volere da noi un potente personaggio come voi?- chiese Gintoki, sottolineando con una punta di ironia la domanda.

-Voglio offrirvi un lavoro.-

I tre rimasero attoniti -Cosa?!-

-Veniamo subito al punto! Quanto ci pagate??- sentenziò Kagura sicura di sé -Noi essere molto costosi!!-

-Il denaro non è certo un problema. Infondo, la missione che vi voglio affidare è rischiosa.-

-Una missione rischiosa?-

-Spiegatevi meglio, signore!-

Lo Shogun Tokugawa fece un segno ai suoi samurai di uscire e appena questi chiusero lo sfarzoso portone fece un profondo sospiro e scese la scalinata portandosi di fronte ai suoi ospiti -Conoscete di sicuro la leggenda della spada Kusanagi…-

Gin assentì con il capo -Uno dei tre cimeli donati alla Dea del sole Amaterasu, con la sacra collana e lo specchio.-

-Esatto. La collana è stata sempre il simbolo della divinità dell’Imperatore, mentre la spada…-

-La forza dello Shogun.- intervenne Shinpachi.

Kagura attirò l’attenzione del capo dei tuttofare tirandogli la manica del kimono -Gin, io non conosco questa storia, di cosa parla?-

-Risale alla creazione del Giappone e della sua gente, molto tempo prima dell’arrivo degli amanto.-

-La leggenda dice che la spada fu ritrovata dal dio del vento Susanoo in una delle otto code del mostro che aveva ucciso, Yamata-no-Orochi. Susanoo la chiamò Ama-no-Murakumo-no-Tsurugi e la diede in dono alla sorella Amaterasu. La dea del Sole accettò di buon grado il dono e successivamente la diede al nipote Ninigi quando lo incaricò di scendere sulla terra e di governare sul Giappone con il compito di pacificarlo.- raccontò Shinpachi - Ninigi portò con se tutte e tre gli oggetti sacri. Così la spada passò di Imperatore in Imperatore fino ad arrivare all'Imperatore Keiko. Sotto il suo regno la spada venne data al grande guerriero Yamato Takeru impegnato nella guerra contro gli Ainu. Trovatosi ad un certo punto in difficoltà, contro uno dei generali nemici, circondato dalle fiamme, usò la spada Murakumo per spegnere il fuoco falciando l'erba. Così facendo si accorse che con la spada riusciva a governare i venti: quella era una spada magica! Con questo potere, spinse il fuoco verso il nemico e si salvò . Per celebrare l'evento Yamata Takeru chiamò la spada Kusanagi-no-Tsurugi , ovvero "falciatrice d'erba". Nel XII secolo, nella battaglia navale di Dan-no-ura, combattuta tra il clan dei Minamoto, che poi vinse, e il clan degli Heike, si narra che la spada andò irrimediabilmente perduta in mare.-

-Infatti lo shogun ne possiede una copia, vero?- disse infine Gin rivolgendosi a Tokugawa.

Il signore, carico del suo onore e prestigio, fissò dritto negli occhi il samurai -Questo è ciò che dice l’antica leggenda, ma non corrisponde al vero.-

-Cosa?! Significa che non avete la spada con voi!?!-

-Vi ho convocati per questo: dovete recuperare la Kusanagi.-

Kagura esultò -Che bello!! Una caccia al tesoro!-

-Fermi tutti, non sappiamo nemmeno da dove cominciare!!-

-Non è questo il punto, Shinpachi. Il punto è  perché noi? Il signor Shogun è circondato da guardie e valorosi soldati, allora perché ingaggiare tre tuttofare squattrinati?- chiese con sguardo indagatore.

-Non voglio far trapelare quest’informazione.-

-Non vi fidate dei vostri uomini, ma di tre sconosciuti sì? Siete davvero contorto, Shogun.-

Tokugawa fece qualche passo nella vasta sala -La casta di cui mi fidavo non esiste più ormai, da vent’anni… I veri samurai sono pochi.- si fermò voltandosi verso Gin -So cosa hai fatto, Sakata Gintoki.-

Shin e Kagura gli rivolsero uno sguardo accusatorio -Che diamine hai combinato allo Shogun!!??!!-

-Cosa sono quelle facce!!?? Io non ho fatto proprio niente!!!-

-… Demone Bianco.-

Gin, sgomento, si volse al nobile.

-Ho raccolto numerose informazioni  sui rivoltosi e il gruppo Joi, su chi ha combattuto la guerra di espulsione. Tu e i tuoi compagni vi siete distinti: Kotaro Katsura, Sakamoto Tatsuma  e Takasugi Shinsuke.-

Shinpachi e Kagura guardarono il loro capo senza fiatare.

-Capite che non mi posso affidare ad un fuggiasco, un commerciante e un criminale che mira alla mia testa. Tu eri quello più facile da rintracciare e il meno pericoloso.-

-Se sapete tutto questo dovreste immaginare che non ho il minimo interesse ad aiutarvi. Non me ne frega nulla di quella spada e del vostro potere.-

-Ma so anche che ti importa dei samurai, o non gireresti con quella bokuto al fianco.-

-Questa dite?- pose una mano sulla spada di legno -È solo un souvenir.-

-Sakata, se riuscissi ad avere quella leggendaria spada potrei ridare un briciolo di dignità e potere alla casta dei samurai!- per la prima volta lo Shogun alzò il tono.

Gintoki lo fissò serio -La vostra dignità l’avete persa vent’anni fa…!!- prima che potesse aggiungere altro Shinpachi gli tappò la bocca con una mano.

-Scusateci signore, dobbiamo parlare in privato!- disse con un sorriso tirato allontanandosi con Kagura e Gintoki dalla parte opposta della sala -Datti un contegno Gin!! Vuoi farci morire tutti!!??- inveì il quattrocchi.

-Ma figurati!!- esclamò lui liberandosi dalla presa -Io non lavoro per quello lì!!- aggiunse con disprezzo indicando Tokugawa con il pollice.

-Se a Gin non piace, non piace neanche a me!- Kagura incrociò le braccia al petto mettendo il broncio.

-Tu non dargli corda, e tu non fare l’idiota!! Gin, posso capire la tua rabbia, ma ormai è passato, non possiamo farci nulla! Ci serve questo lavoro! Per questa volta non pensare a te, ma pensa a tutti noi!!-

Il samurai distolse lo sguardo grattandosi distrattamente la testa -… ci servono soldi, eh?-

-Direi. Prova a prenderla come Kagura, una caccia al tesoro!-

Sakata diede un pugno in testa al ragazzo -Non trattarmi come un moccioso, moccioso!!- si voltò verso lo Shogun puntandogli contro l’indice accusatore -Sia chiaro!! Lo facciamo solo per i soldi!! Mi aspetto una lauta ricompensa!!!-

Lo shogun piegò il capo in segno affermativo, sorridendo -Come minimo.-

Shinpachi guardò l’amico. Dopo tutto quel tempo aveva imparato a conoscerlo e sapeva che non era del tutto l’indifferente menefreghista che dava a vedere alla gente. Ben nascosto albergava in lui l’animo del vero samurai.

-Quando partiamo, Gin?- chiese Kagura.

-Prima dobbiamo sapere dove andare.-

-Un’altra copia della Kusanagi è custodita nel tempio Atsuta a Nagoya. Potreste cominciare da lì.-

-Mh, sì. È una buona idea.-

-Vi darò una scorta.-

-Eh? Addirittura??- si stupirono Shinpachi e Kagura.

-Potreste incontrare pericoli e difficoltà, ma sono certo che ce la farete.- aggiunse con un sorriso sicuro lo Shogun.

-Mi pare ovvio!! Siamo i migliori sulla piazza!!- esclamò Gin.

- Più che altro siamo gli unici sulla piazza…- precisò Shinpachi.

-Allora, chi ci accompagna?-

to be continued...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Non ci posso credere!!!!- gridò il vicecomandante della Shinsengumi.

-Calmati, Toshi.- cercò di dire Kondo.

-Col cavolo che mi calmo!!! Non lo accetto quest’incarico!!-continuò a sbraitare.

-Devi se non vuoi perdere la testa! Questa missiva arriva direttamente dallo Shogun!!- il comandante sbandierò il documento con il sigillo signorile.

I tuttofare erano seduti sulla passatoia in legno di uno dei cortili interni dove i soldati si alleavano.

-Sapevo che non l’avrebbe presa bene.- disse Shinpachi.

-Che sia adatti!- commentò Gin.

Okita era poggiato ad una colonna di sostegno in legno, accanto ai tre civili -Si è alzato con la luna storta questa mattina.-

-Ha fatto un incubo? La maionese di tutto il mondo era sparita per sempre?!-

Okita alzò le spalle alla battuta di Gin -Qualcosa di simile…-

-Siete voi il mio incubo!- esclamò Hijikata raggiungendo il gruppo con Kondo.

-Non prendertela con noi, è stato lo Shogun a decidere.- disse Shin -Dovete scortarci solo fino a Nagoya.-

-Tsk!- Toshiro si accese una sigaretta -Dici poco…-

-Qui non è specificato, perché dovete andare fino a Nagoya?-

-Non sono fatti tuoi gorilla!!- ribatté Kagura.

-Piantatela con questo gorilla!!! È tutta la serie che andate avanti!!-

-Motivi di lavoro.- disse secco Gin.

Hijikata lo guardò -Lavorare per lo Shogun è davvero un bel motivo, ma non credevo che proprio tu accettassi un simile incarico.-

-Lo faccio solo per i soldi!-

-Tanto rimarrai sempre un poveraccio!-

-E tu uno sfigato!! Vivrai il resto della tua vita da solo e morirai da solo!!-

-Ma questo cosa c’entra!!?? Sei tu che resterai solo!!!-

Cominciò un acceso botta e risposta. Gintoki scattò in piedi per fronteggiare faccia a faccia Hijikata.

-Ragazzi, finitela! Toshi, datti un contegno!-

-Anche tu, Gin!-

Sogo si godeva lo spettacolo senza dire nulla -Cos’è? Una gara a chi la spara più grossa?-

-No tu!! Frega-tasse che non sei altro!!-

-Almeno io un lavoro sicuro ce l’ho!! Parassita della società!-

-Piedipiatti!!-

-Capellone!!-

-Drogato!! Ogni volta che ti vedo hai le pupille dilatate, sicuro che quelle che fumi sono semplici sigarette?!-

-Ma senti questo!! Come osi parlarmi così!?! Ti faccio a fette!!-

-Non riusciresti nemmeno a sfiorarmi!!-

-Scommettiamo!!??-

-Avanti, fatti sott…. Wooooh!!!!!-

- Wooooh!!!!!-

Gintoki e Toshiro volarono nella stanzetta sfondando una parete, grazie alla potente mazzata di Kagura.

-Era ora…- disse Kondo.

-Ora basta!!- sentenziò la ragazzina guardandoli con le braccia sui fianchi -Voi essere come bambini! Bisticciate per niente!! Comportatevi da adulti!!!-

I due si alzarono a fatica -Con cosa ci ha colpito…?- chiese Hijikata tenendosi la testa.

-Con il suo ombrello, rincitrullito!-

-Riuscirete a collaborare almeno per questa volta?!-

-Non ti prometto nulla Kondo.-

Okita alzò un braccio per farsi notare dal comandate -Se sgarra gli sparo!!-

-Buona idea, Sogo!-

-Cosa!!?? Buona idea un corno!!! Ma siamo impazziti!!??-

-A mali estremi, estremi rimedi.- Gintoki si alzò dando una pacca sulla spalla a Toshiro quasi con compassione.

-Ehi!!! Guarda che spara anche a te!!!-

Shinpachi tirò un profondo respiro -Sarà un lungo viaggio.-

Decisero di partire quello stesso pomeriggio, per agevolare i tempi e far stare Gintoki e Hijikata il meno vicini possibile. Nella scorta prevista dallo Shogun Tokugawa c’era il comandate, il suo vice e il secondo, che dirigevano una piccola unità; non era necessario mobilitare molti uomini.

Nagoya non era certo dietro l’angolo, usare strade o vie secondarie avrebbe impiegato troppo tempo, quindi optarono per viaggiare in treno.

L’intero gruppo occupava quasi un’intera carrozza.

Kagura si sedette vicino al finestrino, saltando ripetutamente sul sedile -Quant’è morbido!!-

Gin le si sedette accanto -Non abituarti troppo a questo lusso!-

-Gintoki, compri poltrone così!?-

-Ma mi stai a sentire!!?? Con che soldi??-

Shin si affacciò dal sedile davanti -Ti ricordi che lavoriamo per lo Shogun, vero?-

-Oh… è vero!- esclamò illuminato -Saremo ricchi!!! Vivremo nel lusso!!!!-

-Yeeeeh!!!!-

Kondo e Hijikata si sedettero poco più indietro, mentre Okita si mise accanto a Shinpachi.

Il vice si accese una sigaretta -Quelli sono fusi…-

-Cosa c’è a Nagoya?-

-Nh?-

-Che potrebbe interessare allo Shogun…- Isao Kondo era pensieroso.

-La domanda è perché mandare quei tre…- incrociò le braccia al petto -Noi siamo il braccio armato del Bakufu, lavoriamo anche per Tokugawa. Siamo in grado di svolgere una missione.-

-Lo Shogun lo sa Toshi, altrimenti non ci avrebbe fatto fare da scorta…- sospirò -magari è qualcosa sopra di noi.-

Hijikata lo guardò male -E quei tre sarebbero sopra di noi?-

Kondo scosse la testa -Sono degli idioti, ma sanno il fatto loro, devi ammetterlo.-

-… sì. Ricordo ancora il nostro duello… se solo avesse voluto avrebbe potuto uccidermi, ma ha solo spezzato la lama della mia spada. Quel samurai è davvero strano.-

Una mano tolse dalle labbra di Hijikata la sigaretta fumante.

-Ah… ehi!!-

La cameriera amanto gli sorrise amabilmente distruggendo il mozzicone nel pugno -Mi dispiace signore, ma non si può fumare qui!-

-… co-come?!-

-In questo vagone è vietato fumare!- ripeté con un sorriso, poi si allontanò.

-……. Eh no!!!-

-Tutto bene, Toshi?-

Diede un calcio al sedile davanti -Maledizione!!!-

-Ahio!! Hijikata, stai fermo!!-

-Sta zitto Yamazaki!!!-

Finalmente il treno partì e il viaggio iniziò abbastanza tranquillamente.

Shinpachi si voltò verso Gin e Kagura -Ragazzi, una volta arrivati cosa facciamo?-

-Andiamo al tem…!!- Gintoki tappò con una mano la bocca della ragazzina e con un dito indicò il sedile davanti a lui.

-Nh? Okita…?- il giovane Shimura guardò il ragazzo seduto accanto; aveva una mascherina calata sul viso e russava rumorosamente.

-Zzz… Zzz…-

-Dorme.-

Lasciò parlare Kagura -… tempio!!-

-Gin, non possiamo nascondere per sempre il nostro obbiettivo.-

-Lo so… ma meno persone sanno, meglio è per tutti.-

-Se non troviamo nulla al tempio?- chiese Kagura

-Ci penseremo là…-

Hijikata passò per il corridoio, con le mani in tasca, a passo rapido.

-Peccato che Sadaharu è stato a casa.- si lamentò Kagura a testa bassa.

-Non potevamo portarcelo dietro.-

-Zzz…-

-Già, e poi in treno non sono ben accetti gli animali, sopprattutto così grossi!-

Hijikata ripassò di nuovo con la stessa andatura.

-Uffa però….- dopo un attimo di silenzio -Gin, ho fame!-

-Non cominciare…-

-Ma ho fame!!!-

-Appena passa la cameriera la fermi e ordini qualcosa… non tutto il ristorante però!!!- precisò Shinpachi.

-Zzz…-

Il vice comandante passò di nuovo per il corridoio, e ritornò indietro, e ripassò di nuovo…

-…. Comincia a darmi sui nervi.- commentò Shin.

-Ci penso io.-  appena Hijikata passò davanti al suo posto, Gin allungò un piede facendogli lo sgambetto.

-Aah!!!- Toshiro rovinò a terra, ma si rialzò subito inveendo contro il tuttofare -Che cavolo fai!!??-

-Tu che cavolo fai!! Mi da sui nervi continuare a vederti fare avanti e indietro!!  Sta fermo!!-

-Faccio quello che mi pare, chiaro!!-

Sogo Okita si svegliò, togliendosi la mascherina, e guardò il suo superiore -Che c’è Hijikata? Non ti fanno fumare?-

-Esatto!!!!-

Gin lo guardò con un sorrisetto -Io l’ho detto che non sono semplici sigarette… sei in crisi d’astinenza!!-

-Vuoi  morire, bastardo!?-

-Sì, sì, sei proprio nervoso!- annuì Kagura.

-Ah, ma perché vi do retta!! Piuttosto…- divenne improvvisamente serio -Grande Capo, dobbiamo parlare.- disse a Gintoki.

-E di cosa? Io non ti devo dire nulla.-

-Hai capito benissimo! Avanti, muoviti!- detto questo si allontanò.

-Sarai meglio che lo segui Grande Capo, quando fa così è capace di prenderti con la forza…- spiegò Sogo.

Gintoki sbuffò -Che palle!- raggiunse Hijikata -Cosa vuoi?-

-Perché andiamo a Nagoya?-

-Te l’ho già detto, per lo Shogun.-

-Cosa c’è a Nagoya che interessi allo Shogun?-

Sbuffò di nuovo -Senti… prova a fidarti per una volta, non mi va di raccontarti tutto.-

-Senti tu, invece! Non mi puoi nascondere l’obbiettivo di una missione, a quanto pare importante, visto che lavorate direttamente per lo Shogun! Sono il vicecomandante del braccio armato del Bakufu, hai idea di quanto sia importante la mia carica?? Sei solo un civile e devi essere onorato se ti proteggo, anche se vorrei tanto ucciderti… ma che parlo a fare, non puoi certo capire, microcefalo! Non pensi ad altro che hai soldi e a divertirti, vergognati, infanghi il nome dei samurai… dovresti fare seppuku, ma poi mi togli lo sfizio di ucciderti…- dicendo tutto questo Hijikata guardava fisso davanti a sé, nel vuoto, continuando ad aprire e chiudere l’accendino.

Gin, che era venti centimetri a sinistra, rimase allibito -… ma con chi sta parlando? Senza nicotina i neuroni non connettono più, eh?-

D’un tratto il treno arrestò la sua corsa lungo i binari, sbalzando i due uomini a terra.

-Ma cosa…?!-

-Siamo già arrivati?-

Kondo si alzò -Perché ci siamo fermati?-

Yamazaki guardò fuori dal finestrino -Siamo in aperta campagna, signore. Impossibile che siamo già arrivati!-

Le porte del vagone si spalancarono e molte finestre finirono in frantumi. Kondo prese subito in mano la situazione -Mantenete la calma! Tutti gli uomini al posto di combattimento!-

-Merda!- imprecò Hijikata.

Nella carrozza si riversarono degli amanto, a viso coperto e armati fino ai denti. -Che nessuno si muova!!- gridò uno.

-E questi chi sono?!-

-Sembrerebbero banditi… forse non sono pericolosi.- Hijikata esaminò la situazione: gli invasori erano numericamente avvantaggiati, ma sapeva bene che i suoi uomini erano preparati.

Un bandito che brandiva un sofisticato fucile indicò Shinpachi e Kagura, che si erano alzati dai loro posti, e Gintoki, in piedi accanto a Hijikata -Uno, due e tre! Sono loro!!-

-Qualcosa mi dice che ce l’hanno con noi…- Gin poggiò una mano sulla sua spada.

-Oh, ma non mi dire.- Toshiro era sarcastico.

-Shinpachi, prendi la spada!! Kagura…!!-

La ragazza impugnò il suo ombrello viola caricando un colpo in canna -Ricevuto!!-

-Volete difendervi!? Non avete speranze!! All’attacco!!!- ordinò l’amanto di prima.

-Addoso!!- gridò il comandante della Shinsengumi sguainando la katana -Ricordate il nostro obbiettivo!!-

Samurai e amanto si scontrarono sul vagone, le lame cozzarono e i fucili spararono.

Kagura colpiva con calci e pugni i nemici che volavano da una parte all’altra della carrozza; Shinpachi combatteva con la sua spada di legno spalleggiando Okita; due amanto a spada sguainata si lanciarono su Gintoki, che li contrastò abilmente.

-Muori bastardo!!-

-Io?! Nemmeno vi conosco, non vi ho fatto nulla!!- li spinse via con la bokuto, ma non demorsero e tornarono all’attacco.

Hijikata si parò di fronte ad un alieno che impugnava un’arma da fuoco, ma questo lo spinse di lato facendolo cadere sui sedili -Ehi!!- l’amanto puntò dritto a Gintoki -Merda! Pesce lesso, voltati!!!- gridò.

Gin si abbassò, colpendo con la bokuto i due nemici e li lanciò verso il terzo che stava per sparargli, facendo finire tutti a terra.

-Aaah!!!-

-Dannazione!!!-

Si avvicinò ad Hijikata -Ti sei fatto male?-

-Che fai, sfotti?!?-

Intanto Kondo immobilizzò il capo degli assaltatori -Mi dispiace per voi, ma avete attaccato il treno sbagliato!!-

-Ahahah… oh no, è il treno giusto!!-

Shinpachi era spalla a spalla con Sogo -Non possiamo continuare così! Sono troppi!!-

-Cosa vuoi fare?-

-Andare a Nagoya! Dobbiamo aprirci un varco!-

-… un varco dici?-

-Dovresti ringraziarmi!!- gridò Hijikata.

-Cosa!!?? E perché??!!- ribadì Gintoki.

-Se non ti avessi avvertito saresti morto!!-

-Oh, certo! Per tua informazione me ne ero già accorto!-

-Ma non farmi ridere!!-

I tre amanto stesi poco prima da Gintoki si rialzarono, guardando sbalorditi i due litigare in mezzo alla battaglia -… che diamine combinano?-

-E chi se ne frega!! Approfittiamone!- due ripartirono all’attacco.

-Sei tu quello che inciampa nella sua stessa ombra!!-

-Non è affatto vero!!-

-Yaaah!!!-

-Sparite!!!!!!- i due samurai colpirono con un poderoso calcio gli amanto rispedendoli a terra.

-Ora vedi di non starmi più tra i piedi!- sbraitò il vicecomandante.

-Tu non starmi appiccicato!!-

Senza preavviso un colpo di bazooka passò in mezzo ai litiganti sfondando la parete dietro di loro; si voltarono e videro Sogo Okita, in piedi sui sedili, con il suo fedele lanciarazzi imbracciato -Ecco il varco.-

Shinpachi era lì accanto e lo guardava a bocca aperta -….. aaah…..-

-Deficiente!!!!- gridarono all’unisono.

Okita balzò a terra avvicinandosi -Che volete, ora possiamo scappare!-

-E allora filiamocela!!-

Kondo diede un calcio al rivale che stava fronteggiando per allontanarlo -Sentito Toshi e Sogo!? Via da qui, presto!!!-

-Kagura, fuoco di copertura!!!-

Mentre la Shinsengumi, Gin e Shinpachi fuggivano dal treno correndo oltre la vasta pianura che costeggiava i binari, la ragazza Yato sparò i suoi colpi migliori dall’ombrello contro i nemici, allontanandosi a sua volta.

La guida dei criminali rinfoderò la spada, affacciandosi al varco aperto da Okita, osservandoli scappare -Tsk… mi sa che li hanno sottovalutati. La prossima volta ci prepareremo meglio. Kochi!!- convocò uno dei suoi uomini.

-Sì?-

-Fa rapporto al nostro datore di lavoro… dovrà pagarci di più.-

 

 

 

Superarono la distesa d’erba verde lucente, rifugiandosi in un piccolo boschetto per riprendere fiato.

-Siamo abbastanza lontani, ma meglio essere sicuri. Dividetevi in quattro squadre e ispezionate il perimetro per un chilometro.- Isao Kondo diede nuovamente dimostrazione delle sue abilità di comandante nell’organizzare e dirigere le operazioni.

-Sì!!- risposero tutti scattando sull’attenti e in breve si dileguarono.

-Toshi, Sogo, voi restate.-

-Eh? Ok…-

I tre tuttofare stavano riprendendo fiato: Shin era poggiato ad un tronco, Kagura seduta a terra e Gin accanto a loro. Notarono subito gli sguardi severi puntati su di loro.

-… cosa c’è?-

-Non dovete dirci nulla?!- incalzò Kondo.

-In che tempio dobbiamo andare?- chiese Sogo, come se nulla fosse.

-Tempio?!- Hijikata lo guardò confuso.

-Sì. Ne stavano parlando sul treno.-

-Ma tu non stavi dormendo??!!- inveì Shimura.

-Allora?-

Si scambiarono un’occhiata complice: era giunto il momento di svelare l’obbiettivo di quel lungo viaggio.

-È il tempio Atsuta di Nagoya.- rispose Gin.

-Atsuta….- Hijikata soppesò quel nome accendendosi finalmente una sigaretta. Non voleva darlo a vedere per non darla vinta al tuttofare, ma ora si sentiva bene e rilassato -Sbaglio o lì è conservato uno dei tre doni ad Amaterasu?- espirò il fumo.

Isao Kondo ebbe l’illuminazione -È vero!! La spada Kusanagi!! È questo che vi ha chiesto lo Shogun?? Di portargli quella spada?-

-Esatto.-

-Scusate, ma in teoria lo Shogun non dovrebbe averne una copia?- chiese Okita.

-In teoria,- rispose Shinpachi -ma in pratica non è così. Anche quella custodita ad Atsuta è una copia, ma forse lì troveremo indizi su come rintracciare l’originale.-

-La vera spada Kusanagi è andata perduta nel XII secolo nelle profondità del mare.-

Gin assentì con il capo guardando Kondo -Lo sa anche lo Shogun. Non è un lavoro semplice…-

-Ancora non capisco perché abbia chiesto a voi e non a noi…-

-Ti rode, Hijikata!?- lo punzecchiò Kagura.

-Ma sta zitta, mocciosa!!!-

-Fino a poco fa non avrei saputo risponderti, ma dopo la bella visita a sorpresa credo che non siamo gli unici a cercarla. Quelli erano mercenari e saranno stati assoldati da qualcun altro interessato ad avere quella spada.-

-Oppure non vuole che noi la troviamo.- aggiunse Shinpachi.

Gintoki annuì.

Toshiro abbozzò un sorrisetto -Tzè! Non si può mai star tranquilli con voi… credo che questo viaggio sarà più lungo e complicato del previsto.-

I soldati riferirono al loro capitano che il perimetro controllato era libero e sicuro, i nemici non li avevano seguiti. Erano stati costretti ad abbandonare i binari e non era prudente percorrere vie conosciute, perciò optarono per continuare il viaggio a Nagoya, più lontana che mai, lungo la sponda, attraverso sentieri scoscesi.

Il sole era alto a metà pomeriggio e picchiava forte sulla ghiaia del sentiero.

-È stata una buona idea proseguire a piedi Toshi, ma non c’era un modo più comodo?!-

-Non lamentarti Kondo!! Non ci posso fare nulla se siamo a giugno!-

Hijikata, Kondo e Okita erano in testa al gruppo, seguiti dai tuttofare e il resto dello squadrone.

Kagura si riparava dai raggi intensi del sole con il suo ombrello -Gin!! Mi porti in braccio??- gli tirò la manica della maglia nera per attirare l’attenzione.

-Scordatelo!! Non ne ho la forza… ho la glicemia sotto i tacchi…-

-Resistete, ricordate che lo facciamo per i soldi…!!- disse Shinpachi per motivarli, ma aveva poca convinzione -Quanto manca!?!-

Kondo si voltò -Tu continua a camminare dritto, prima o poi arrivi.-

-Non è consolante…-

Yamazaki Sagaru, dal fondo dell’unità, affiancò il vicecomandante -Hijikata, facciamo una pausa! Gli uomini non ce la fanno più!-

Lui si volse: alle spalle dei tuttofare i soldati della Shinsengumi arrancavano e alcuni erano stramazzati al suolo -Col cavolo!!! Razza di lavativi muovetevi!! Abbiamo perso fin troppo tempo!!!- sbraitò.

Sogo poggiò una mano sulla sua spalla -Vuoi una visione completa della strada, Hijikata?-

-Eh? Che vuoi?-

-Rispondi, sì o no.-

Esitò un attimo -…… sì.-

Sogo imbracciò il bazooka puntandoglielo contro.

Toshi scattò di lato -Waah! Che cavolo fai, cretino!?!-

-Si dice che dal paradiso si possa vedere tutto.-

-Che cosa!!??!!-

Gin si intromise nella discussione -Okita, ragiona… credi che lui finisca in paradiso?-

Hijikata lo guardò malissimo -Sta zitto tu!!!-

Okita assunse un’espressione pensierosa -Infatti… magari all’inferno ci sono televisori che trasmettono ciò che succede qui… be’, tanto vale provare!-

Kondo, Yamazaki e Shinpachi gli gridarono contro -Che visione hai dell’inferno!!??!!-

-Ti ci spedisco io all’inferno!!- Toshiro sguainò la katana.

Kondo, giunto al limite, prese con una mano la testa di Sogo, con l’altra quella di Toshiro e le fece picchiare una contro l’altra -Finitela voi due!!!-

-… ma dove la trovano l’energia con questo caldo soffocante?- si chiese Yamazaki.

-Ahi, ahi, ahi!!!-

-che male… Kondo!!-

-Mi avete scocciato!! Ora facciamo una pausa, magari vi calmate!-

Ci fu un sospiro generale e tutti si lasciarono andare, sollevati di non dover continuare quella marcia.

-Kondo, abbiamo qualcosa da mangiare?- chiese Okita.

-Non ho portato nulla. Dovevamo fare tutto il viaggio in treno.-

Hijikata si accese un’altra sigaretta -Tsk, grazie a tre individui siamo costretti a viaggiare a piedi sotto il sole!-

Gintoki lo fulminò con lo sguardo -Non è mica colpa nostra se non siamo gli unici a cercare quella spada!!-

-Potevi informarti meglio!!-

-E da chi??-

-Io l’ho sempre saputo!- Kagura incrociò le braccia al petto con aria saccente.

-… sapevi cosa?- Shinpachi alzò un sopracciglio scettico.

-Aah, basta!! Fa troppo caldo per discutere con te!!-

-Non spreco il fiato!!-

-Ci penso io a farti felice, Gin!- si offrì Sogo.

Il vice gli diede un pugno in testa -Guai a te se mi spari!! Te lo distruggo quel bazooka!!!-

-Tanto ho la scorta!- esclamò con un sorriso.

-E dove li tieni!!??!!- Gin, Shin e Kagura rimasero allibiti.

Hijikata si coprì il volto con una mano -Chiudiamo qui il discorso…-

Kagura scattò improvvisamente in piedi, annusando l’aria.

-Che succede?- chiese Shinpachi.

-Non sentite?-

-… ma cosa?!- anche Gintoki si mise ad fiutare l’aria.

-È cibo!! Carne, frittura, pesce…-

-… zucchero!!!!- esclamò Gin illuminato.

I due si misero a correre lungo la strada sterrata, come se fosse bastato solo sentire l’odore del cibo per rinvigorirli.

-Kagura, Gintoki!! Aspettate!!- Shinpachi li inseguì.

-Ehi, voi tre!! Non dobbiamo separarci!!- gridò Kondo -Forza, seguiamoli!-

Hijikata sospirò -Aaah… ma tu guarda questi, sentono odore di cibo e scattano come cani.- si lamentò indignato, ma anche il suo stomaco reclamava un pasto.

-Ammettilo, anche tu hai fame!!-

Si voltò e vide Yamazaki giocare da solo a badminton -Che cavolo stai facendo!?!- gli diede un calcio -Muoviti, cammina!! Sei un perditempo, Yamazaki!!!-

-Aaah!! vado, vado!!-

 

Attraversarono un boschetto di canne di bambù e dopo aver superato una collinetta erbosa si trovarono di fronte un piccolo borgo brulicante di vita.

-Che visione celestiale!!!- esclamò Kagura.

-Ci sono anche le terme!!!- enfatizzò Okita.

Hijikata, Kondo, Shinpachi e Gintoki rimasero attoniti:

-E noi ci siamo fermati…-

-Sotto il sole…-

- Senza cibo, né acqua…-

-E qui c’è un villaggio…-

Abbassarono il capo sempre più abbattuti -Non è possibile!!-

Girarono per le strade colme di persone e bancarelle che proponevano ogni bene del paese. Il manipolo di uomini armati attirava l’attenzione generale.

-Troviamo qualcosa da mangiare e un buon posto dove passare la notte.- disse Kondo.

-Mi raccomando, che nessuno vada in giro per conto suo, dobbiamo stare uniti per quanto mi duole farlo, intesi?- disse Hijikata , ma in quella via erano rimasti solo lui e Kondo. -…… ma che parlo a fare.-

Gintoki, Shinpachi, Kagura e Sogo gironzolavano beatamente per le strade del borgo.

-È un posto carino.- commentò Okita.

-Già! Mi ricorda le fiere di Edo! Ci andavo sempre da piccolo con mia sorella!!-

Gin mangiò un dango infilzato sullo stecchetto che si era preso ad un banchetto -Beata infanzia. Kagura, non allontanarti!-

La ragazza si avvicinò ad una piccola tenda viola -Che c’è qui?-

-Nh? È una fattucchiera… Lady Yoko.- Shinpachi lesse il cartello piantato lì davanti.

-Parrucchiera?!?-

-No, scema!! Una fattucchiera legge il futuro!- la rimproverò il capo tuttofare.

-La parrucchiera servirebbe a te.- disse con aria boriosa Sogo.

-Io non credo molto in queste cose, ma è divertente!-

-Cosa? Non credi nelle fattucchiere o che una parrucchiera sistemerebbe il cespuglio di Gin?-

-La finisci!!!???-

-Entriamo, entriamo!!- Kagura spinse dentro Shinpachi e Gin, Sogo li seguì senza obbiettare.

-Okita, non pensavo che credevi a queste cose.-

-Mi affido anche al woodo delle volte.-

-Sei terribile!!!!- esclamarono Gin e Shin.

La piccola stanza era illuminata da poche candele che diffondevano un’atmosfera tetra e sinistra.

Lo spazio era spartano: al centro v’era solo un piccolo tavolo circolare coperto fino a terra da una lunga tovaglia ricamata; dietro ad esso Lady Yoko, una vecchietta dai lunghi capelli bianchi e occhi sottili, scrutava una sfera di cristallo.

-È permesso?-

La vecchietta aveva gli occhi chiusi -Quattro persone. Tre uomini e una ragazza. Due scettici sui miei poteri, un sadico e una che mi ha scambiato per una parrucchiera.-

Sogo e Kagura la guardarono con occhi lucenti -Woooooh!!-

-Ma di che vi stupite!!?? Ci ha sentito parlare, no?!?-

-Non mi credi, cespuglio?-

-E basta!!-

-Volete che vi predica il futuro?- continuò lei ignorando Gintoki.

-Sì, sì!!- esultò Kagura.

Yoko pose un palmo -In cambio di qualcosa.-

-Vecchia strega!!- sbraitò il samurai.

-Le va bene questo?- Okita le porse il bastoncino di dango di Gin.

-Benissimo.- lo prese.

-Ehi!! È mio!!!-

-Cosa ci puoi dire??- chiese Kagura trepidante.

La vecchia Yoko rimase in silenzio ad osservare le tre palline di dango -Brutte cose vi accadranno! Durante il vostro lungo viaggio!!-

-… promette bene.- Shinpachi si sistemò gli occhiali sul naso.

-Tsk… è un classico.-

-Ehi, vecchia!- Sogo prese una piccola busta bianca, e ne rovesciò il contenuto sul tavolino: dei capelli corvini -Al proprietario di questi capiterà qualcosa di brutto?!-

-…. Non dirmi che quelli….-

-Sono di Hijikata!!-

-Sì… morirà.-

Sogo si illuminò di gioia.

-… non tra breve, per mano di una donna.-

La gioia di Sogo si spense in un istante -…. Come!?!-

Shinpachi diede una pacca al ragazzo -Arrenditi…-

-Mai!!!- disse stringendo i pugni.

-Aaah… sono un mucchio di sciocchezze! Io me ne vado!- Gintoki si voltò, senza dar tempo di ribattere a nessuno, ma con un’incredibile rapidità la vecchia fattucchiera gli afferrò un polso, impedendogli di proseguire il cammino -Ma cosa…?!-

-Grandi e terribili pericoli ci saranno… una nera voce del passato tornerà a macchiare di sangue indelebile il bianco.-

Gli altri si guardarono confusi e perplessi, non capendo cosa stesse dicendo Yoko. Gintoki la fissò ad occhi sgranati, colto impreparato da quelle parole pronunciate con indifferenza e freddezza.

-… tutto bene, Gin?- domandò Kagura, riportandolo alla realtà.

-Sì… sì, certo!- scostò il braccio liberandosi dalla ferrea presa. -Andiamocene.- uscì dalla tenda.

-Cos’ha Gin?- il giovane Shimura cominciava a preoccuparsi.

Il gruppo uscì e riprese a passeggiare per il villaggio. Nessuno osò dir nulla, guardavano Gintoki perplessi, fino a quando lui si stancò -Be’, che avete da guardare!!??-

-Nulla, nulla!!-

-Cosa facciamo ora?- disse Kagura, per cambiare argomento.

-Cerchiamo il tossico.-  immediatamente una pietra si fracassò sulla testa del samurai -Uoooh!! Ma sei cretino!!???-

Hijikata li raggiunse assieme a Kondo -Vi ho trovati finalmente.-

-Parli del diavolo…-

-Hijikata, lo sai che ti ucciderà una donna?-

Il vicecomandante guardò il suo secondo alzando un sopracciglio -Prego?!-

-Sì, sì, lo ha detto la parrucchiera!-

-Fattucchiera!!! Possibile che non l’hai ancora capito!!??-

-E voi credete a queste scemenze!!??-

-Gin no.- preciso Kagura.

-Almeno questo…- Hijikata si accese una sigaretta -visto che credi anche nei fantasmi.- stuzzicò il tuttofare.

-Non sono certo l’unico!!- ribatté lui.

-Per favore non incominciate!!- li interruppe Kondo -Piuttosto, abbiamo trovato un ryokan dove possiamo fermarci per questa notte.-

-Ooh, una buona notizia!- Shinpachi ne fu sollevato.

-Troviamo i ragazzi e andiamo?- propose Okita.

-Sì, andiamo a recuperare quei disgraziati.- Hijikata si incamminò.

-Sogo, va con lui. Io accompagno i tuttofare alla pensione.-

 

 

 

Il getto d’acqua gli bagnò i capelli, il viso e il corpo. Le gocce fredde gli fecero venire i brividi lungo la schiena, ma una doccia fredda era proprio ciò che ci voleva.

Gintoki non era proprio il tipo che credeva ai deliri di una vecchia maga, ma le sue parole lo avevano turbato, assieme ad un altro fatto che non lo faceva star tranquillo dall’inizio di quel viaggio -Lo Shogun ci ha scelto solo per ciò che ho fatto in battaglia…? Non mi convince…- sbuffò passandosi le mani tra i capelli. Osservò i palmi bagnati grondanti d’acqua… quelle mani che si macchiarono di sangue così indelebile che nemmeno l’acqua della pioggia torrenziale fu in grado di lavare via.

Chiuse gli occhi scuotendo il capo -Basta.- non sopportava quei flash del passato.

Uscì dalla doccia avvolgendo una salvietta sulla vita e asciugandosi il volto e i capelli con un’altra

-Risolviamo in fretta questa faccenda e…-

La porta del bagno si aprì e Kondo entrò come se nulla fosse, già pronto per farsi un bagno ristoratore -…ops.-

Gin lo colpì con un calcio volante che lo stese nel corridoio sfondando anche la porta -Si bussa prima di entrare!!!!!!-

Shinpachi era fermo nel corridoio e si vide Kondo volargli davanti fino a schiantarsi nel muro di fronte -Waaah!!!- per lo spavento si appiattì alla parete.

-Tsk!- soddisfatto Gin se ne lavò le mani -Così impara!!-

-Gintoki!! Hai steso il capo della scorta!!!-

-Si riprenderà, tranquillo Shinpachi. Il gorilla è forte!- e come se nulla fosse se ne tornò in bagno per vestirsi.

Okita passò in quel momento -Cos’è successo a Kondo?-

-Incidente in bagno…-

 

Il vicecomandante della Shinsengumi stava tornando nella sua stanza con una ciotola di riso e carne in mano, completamente coperta di maionese.

-Questa pensione è proprio scadente! Non hanno nemmeno la maionese!! Per fortuna me ne sono portato un po’ da casa.-  un volano lo centrò dritto in fronte e quasi perse l’equilibrio rischiando di rovesciarsi tutto addosso -E questo da dove arriva!!?? Chi è stato?!?-

In quello stesso momento Yamazaki corse verso Hijikata, per recuperare il volano, ma non appena lo vide si fermò di colpo e corse indietro.

-Yamazaki!!! E ti pareva che era tuo!!- il vice gli tirò dietro il volano e partì all’inseguimento  -Vieni qui Yamazaki!! Devi fare seppuku, non puoi scappare così!!!-

Il fuggiasco svoltò l’angolo del corridoio, Toshiro lo seguì, ma si scontrò con un altro cliente del ryokan, rovesciandogli in testa l’Hijikata-special -Aaah! Ma che diavolo…?!-

L’ospite era finito a terra -Che cos’è questa roba appiccicosa e gialla che ho in testa?-

Hijikata lo riconobbe subito -Il… il principe Baka!! Cioè, il principe Hata!!-

-Mi hai chiamato Baka!!??-

Hijikata lo fece alzare, cercando di pulire il danno; guardò nel corridoio, ma Yamazaki si era volatilizzato.

-Io ti ho già visto!! Sì, sei della Shinsengumi!-

-Vicecomandante Hijikata Toshiro.- si inchinò con rispetto.

-Come mai qui?-

-Scortiamo tre civili a Nagoya, signore.-

-Aah, ma allora potreste fare da scorta anche a me!! Quel vecchio che mi segue sempre è del tutto inutile!- disse alludendo al consigliere che lo accompagna sempre nei suoi viaggi.

-Mi dispiace, ma non credo sia possibile. Ci è stato affidato un compito importante.- spiegò Hijikata mantenendo la calma -Ci mancava solo questo dannato principe a complicare le cose!-

-Ma come!!?? Un’intera squadra non può rinunciare a qualche membro!? E scegliete di proteggere tre comuni civili piuttosto che un famoso e ricco principe come me!!??- cominciò a lamentarsi Baka… cioè, Hata.

-Sono mortificato,- mentì Hijikata, in realtà non glie ne importava proprio nulla, ora come ora voleva solo trovare Yamazaki e fargliela pagare -ma questa missione va oltre il nostro comando. In ogni caso è meglio che parliate con il mio superiore.-

-E va bene!! Portami dal tuo comandate allora!!!-

Nella sala principale della piccola pensione il gruppo di viaggio era riunito al cospetto del principe Hata e del suo fedele consigliere.

-Oh no, ancora quello stupido principe!- commentò a bassa voce Gintoki.

-Ma non è ancora stanco di venire su Terra?!- aggiunse Kagura.

-Spero solo che non ci dia rogne…- disse Shinpachi.

-Allora principe Hata, cosa desiderate?- Kondo ruppe il ghiaccio.

-Sono in viaggio per il Giappone, alla scoperta di animali interessanti da aggiungere alla mia collezione…- spiegò -purtroppo è un viaggio pericoloso e le mie guardie del corpo sono delle vere schiappe! Voi della Shinsengumi invece, avete coraggio da vendere! Alcuni dei suoi uomini potrebbero scortare me! Tanto quei tre…- si soffermò a guardare i tuttofare -Ehi… ma vi ho già visti da qualche parte per caso?!-

I tre agitarono una mano sorridendo nervosamente -No, no, no! Vi sbagliate! Vi sbagliate!! Non ci siamo mai incontrati!!!-

-Ah…. Sembrava.-

-Mi dispiace principe, ma non credo sia possibile!- disse autoritario Kondo -Abbiamo l’ordine di scortare e proteggere quei tre e così faremo!-

Il vecchio consigliere si indispettì subito -Come osate rifiutare una così gentile richiesta del grande principe Baka!!!-

-Mi chiamo Hata, stupido vecchio!!!!-

-Con tutto il rispetto, è un ordine dello Shogun in persona!-

-Aah, ma lo sanno anche i sassi ormai che il vostro Shogun non ha più potere qui!!- sdrammatizzò il principe. -Su, capitano Kondo! Che vi costa darmi qualcuno dei suoi uomini!-

-Mi costa eccome!! Mi costa la testa!!-

-Scusi signor principe…- si intromise Shinpachi -ma a che le serve la scorta? Cerca solo animali infondo.-

Gli rispose il consigliere -Ci sono bestie molto pericolose!! Anche se per il momento ne abbiamo trovata solo una innocua e piccola.-

-Che bestia avrebbe portato?!-

-Oh, è solo un piccolo serpente spaziale!- disse Hata -In questo momento si trova nella mia camera! È davvero carino, tutto bianco e la sua caratteristica è che ha sette teste!-

A Sogo venne un sorriso tirato -Sette teste eh…? Che amore…-

-Tieni la bocca chiusa!!- lo riprese Toshiro.

-Non credo abbia bisogno di una scorta per ora…- la frase di Kondo venne interrotta da un forte boato che fece tremare la terra e le pareti.

-Ah! Che succede!?-

-Terremoto? Gintoki, c’è terremoto!?-

-A quanto pare!!-

All’entrata della sala apparve ansante e visibilmente preoccupato una guardia del principe Hata -Mio signore, c’è un problema!!-

-Insomma, non vedi che sto parlando!!?? Che problema sarebbe, sentiamo!!-

-L’animale che avete preso oggi, ecco… come dire…-

-Avanti! Non tenermi sulle spine!! Cos’è successo al piccolo Orochi!!-

-Be’, vede… non lo definirei più tanto piccolo!-

A Hijikata cadde la sigaretta di bocca -In che senso scusa!!??-

Delle spire bianche, grandi quanto una finestra, avvolsero la guardia sprovveduta, trascinandola nel corridoio. -Waaah!!-

-E quello cos’era!!??- Shinpachi fu colto dal panico, come tutti.

-Ho l’impressione che sia il piccolo Orochi!- disse Sogo, già pronto a far fuoco con il bazooka.

-Noooo!! Impossibile!!- il principe era disperato, inginocchiato a terra con le mani tra i capelli -Il mio amato Orochi! Noooo!!-

-È possibile che ovunque ci sia quell’idiota succeda qualcosa?!- sbraitò Gintoki.

-Dobbiamo uscire da qui!-

-Cosa?! E il mio Orochi?!?-

-Ormai è spacciato principe! E lo saremo anche noi se non ce ne andiamo!! Uomini seguitemi!- ordinò Hijikata.

Tutti uscirono dalla stanza, correndo verso l’uscita della pensione ma il soffitto si sfondò devastando l’ingresso e una gigantesca coda travolse completamente lo squadrone.

-Crolla tutto!!-

-Non possiamo uscire!-

Gin prese Hata per il colletto scuotendolo -Che cavolo di animale hai preso!!??!!-

-Cosa fai?! Lascialo! Lascialo! Lascialo!!- Kondo e Toshi cercarono di allontanare il tuttofare.

-Vedete signori,- iniziò il consigliere del principe -l’animale che ha affascinato il principe non è terrestre.-

-L’avevamo capito dalle sette teste!!!-

-Viene da un pianeta quasi sconosciuto. L’unica cosa che si sa di questo strano serpente è che se mangia dopo il calare del sole diventa una creatura incontrollabile, si ingigantisce e distrugge tutto finchè non è soddisfatto.- si sistemò gli occhiali  generando un riflesso sulle lenti.

-Come fai a parlarne con tanta tranquillità!!??-

-Non c’è modo per farlo tornare normale?-

-No, ci torna da solo.- spiegò il vecchio.

-Ci penso io Kondo!!- esclamò Okita imbracciando il lanciarazzi.

-Cooosaa!!!??-

Hijikata sguainò la spada -Questa volta concordo con lui.-

-Aaaah!! Non farete del male al mio bellissimo Orochi!!??-

-E sta un po’ zitto, principe dei miei stivali!!- Gin lo lasciò in malo modo a terra -Facciamolo fuori!-

-Anche perché sta distruggendo tutto!- incitò Kagura.

-Dove si trova?- domandò Toshiro.

-È-è all’ultimo piano…- esitò il consigliere.

-Perfetto! Hijikata, fa sgomberare la pensione!-

-Non darmi ordini, Sakata!! Yamazaki, pensaci tu! Se fallisci ti aspetta il seppuku!!-

-Va-vado!!- il soldato corse via.

-Dividiamoci! Ehi, voi tre aspettate!!- Kondo non fece in tempo ad esporre il piano che i tuttofare erano giù partiti all’assalto delle scale.

-Voi organizzatevi pure, noi passiamo all’azione!- esclamò Gin.

-Sono pazzi!-

-Sogo, va con loro!-

-Cosa!?! Mandi un pazzo a salvare dei pazzi!!??-

Il principe Hata si rialzò da terra -Comandante… noi?-

-Uscite con tutti gli altri!!!-

 

I tuttofare correvano lungo la scalinata per salire al primo livello.

-Qual è il piano, Gin?- chiese Shinpachi.

-Lo cerchiamo, lo staniamo e lo ammazziamo!!- impugnò la bokuto.

-Idea precisa…-

-Avete altro in mente!? Allora tacete e seguitemi!-

Una voce alle spalle li richiamò -Ehi, capo!-

-Okita!!-

-Kondo mi ha mandato a darvi man forte!-

-Magnifico, andiamo!-

Attraversarono il corridoio. Da una stanza uscì una coda bianca enorme -Saltate!!- il quartetto eseguì il comando di Gintoki, ma si trovò di fronte una testa del serpente che spalancò le fauci pronto ad inghiottirli -Oh-oh…-

-Yaaaah!!- Shinpachi infilzò la nuca dell’animale con la sua spada di legno.

Gin tirò un sospiro di sollievo -Uff… bella mossa, Shin!-

-Allora tu vali più di semplice spalla!-

-Scherzi!!?? Sono un samurai anche io!!-

-Molte bello, ma ora andiamo!- esortò Sogo -Ci mancano sei teste!-

Entrarono nella stanza del principe Hata: il gigantesco serpente riempiva tutto lo spazio e aveva invaso le due stanze attigue abbattendo le pareti divisorie.

-È… spaventoso!-

Il serpente bianco li notò, voltò le sei teste verso i nuovi venuti e soffiò con intimidazione.

-Oh-ooh! È nervosetto il nostro amico!-

-Questa sera si mangia serpente alla griglia! Prendete la salsa di soia!!- Gin scattò a spada tratta.

-Buooono!!!- esclamò Kagura con gli occhi luccicanti.

-Ma che schifo!!- ribadirono Shin e Okita.

Una testa della vipera si fiondò verso il samurai, che prontamente la colpì con una steccata, ci saltò sopra e ne recise il collo -Fuori due!!-

-Prendi questo biscione!!- Kagura gli sparò contro proiettili micidiali dal suo ombrello.

Sogo ne fece esplodere un’altra -Fuori tre!-

-Gintoki, dietro di te!!- gridò Shinpachi.

-… eh?- il samurai si voltò appena in tempo -Aaah… maledizione…!!- bloccò la mandibola della bestia con la spada, cercando di non farsi mangiare.

-Fermo capo! Ci penso io!!-

-Okita, non farlo!! Riponi quel bazooka!! Così mi uccidi!!- sui lunghi canini del serpente apparvero delle gocce giallognole -Ehi, e questo…?-
-Non toccarlo, è veleno!!-

-Aaaaah!!- il tuttofare sudava freddo e nn sapeva cosa fare.

-Non muoverti Gintoki!- Kagura colpì il suo capo con l’ombrello lanciandolo contro Okita e facendo finire entrambi a terra.

-… grazie…-

-Ugh! Aiutooo!! Gintoki!!-

Sentendo le grida Sakata scattò subito in piedi -Shinpachi!!- il ragazzo era stato preso dalla robusta coda della bestia e le sue spire si stringevano sempre più attorno al suo corpo.

-L’ha preso!!-

-Ma perché ci devo andar di mezzo sempre io!!?? Aiutooo!!!-

Le tre teste rimaste si frapposero fra Shinpachi e i suoi amici, che si trovarono la strada sbarrata.

-Dannato schifoso!!- sbraitò Gin.

-Tu non può mangiare Shinpachi!! Lui secco e stopposo!! No buon sapore!- inveì Kagura.

-E tu che ne sai, scusa!!??-

-Tieni duro, Shinpachi!! Ehi voi due, copritemi le spalle!-

-Vai capo!!- annuirono Kagura e Okita.

Gintoki scattò verso le tre teste, saltando ed evitando le curve e le anse dell’ingombrante corpo del rettile.

-Prendi questo!!!-  spiccò un balzo per staccare con un colpo di spada il quarto cranio, ma appena levatosi da terra si schiantò contro qualcosa che lo rispedì con il sedere sul pavimento -Aaah!!! Porca miseria che botta!!- esclamò con una mano sulla fronte.

-Razza di imbecille hai davvero la testa dura!!-

Sogo e Kagura si avvicinarono -Hijikata!!-

-E tu che ci fai qui?!-

-Visto che siete degli incompetenti sono venuto a sistemare questo mostro.-

Gin gli diede un pugno in testa -Incompetente sei tu!! Mi hai tagliato la strada!!-

-Bastardo! Non hai visto che stavo arrivando?? Sei cieco?!?-

Kagura sparò una raffica di colpi ai piedi dei due samurai -Zitti o vi ammazzo!-

-Waaah!!!-

-Ehi!! Io sono ancora qui!! La mia vita è ancora in pericolo!!!- gridò Shinpachi dimenandosi.

-Invece che sparare a noi, spara a quel coso!!- sbraitò Hijikata indicando il serpentone.

Lei senza distogliere lo sguardo da Gin e Toshiro alzò il braccio e sparò quattro colpi: si sentì ancora la voce disperata di Shinpachi -Aaah!! Mi hai sfiorato!! Guarda dove spari!!!-

-Ora basta giocare!- Sogo caricò il bazooka.

-Non sparare Okita!! Non sparare!!!-

-Hijikata, pensa alla testa di sinistra! Kagura, quella di destra! Sogo, al centro!-

-Non impartire ordini Sakata.-

-Fa la cosa che ti riesce meglio!-

Il vicecomandante sguainò la spada -Con estremo piacere.-

Il serpente spalancò le tre fauci sputando veleno contro di loro.

-Via, via!!-

-Mi hai stancato!- il vice affettò la testa di sinistra -Scommetto che con la maionese saresti squisito.-

-Hijikata, fai schifo!!!- inveì Sakata.

-Yaaah!!- Kagura bucherellò di proiettili la testa di destra e Okita fece esplodere la centrale.

Gintoki superò il corpo della creatura brandendo la spada con entrambe le mani, sopra la testa

-Non muoverti Shinpachi!!-

-Waaaah!!!-

Con un colpo secco staccò la coda liberando il ragazzo che rotolò a terra riuscendo finalmente a respirare

 -Anf… anf… grazie!-

-Tsk…- Hijikata si accese una sigaretta -È stato facile.- una goccia gliela spense -Eh…?- la riaccese, ma un’altra goccia gliela spense di nuovo -… insomma!!!- irritato alzò il capo: la sigaretta gli cadde dalle labbra. Quattro paia di canini, da quattro teste diverse, grondavano veleno mezzo metro sopra di lui -Ch-ch-che diavolo s-succede!?!-

-No, impossibile!!-

I sette lunghi colli mozzati si rialzarono rianimati e in ogni prolungamento si crearono quattro capi, pronti ad azzannare.

-Gli sono cresciute le teste!! E sono di più!!-

Gin si mise a contare -Una, due, tre, quattro… cinque, sei sette, otto…-

-Sono ventotto, idiota!!!- sbrigò Shinpachi.

-Più ne tagliamo più crescono!! Questo come brutto sogno!!-

-Tranquilli, ci penso io.- come se nulla fosse Sogo Okita stava srotolando una carica di esplosivi attorno al serpente.

-Ma da dove li prende!!??!!-

-Via, andiamocene da qui!- Hijikata si volse per scappare, ma appena fatto un passo cascò a terra di peso -Aah!! Ma cosa…?!- la striscia di candelotti avvolgeva anche le sue gambe -Sogo, bastardo!!-

-E muoviti!!!- Gin lo fece alzare e lo allontanò.

-Gin, non faremo mai in tempo a scendere al piano terra!- disse Shin.

-Allora prenderemo la scorciatoia!-

Hijikata, già preoccupato, lo guardò sbigottito -… eh?!-

-Okita! Al mio via!!-

-Ricevuto capo!-

Gintoki, Kagura, Shinpachi e Toshiro si portarono alla finestra.

-Tre… due… uno…-

 

Il resto della Shinsengumi, i padroni della pensione e gli altri ospiti erano fuori dal ryokan, lontani e al sicuro dal campo di battaglia.

-Che starà succedendo?- si chiese Kondo.

Un muro di fuoco travolse l’edificio con un’esplosione immensa. Oltre al boato si sentirono cinque voci distinte -Waaaaaah!!!-

-Che cavolo è successo?!?-

-No, Orochi!!! È esploso!!!- il principe Hata scoppiò in lacrime.

-Cos’hanno combinato…? Comandante, andiamo a vedere!!-

-Sì!- Kondo diede ragione a Yamazaki e tutta la squadra si portò alla pensione ormai bruciata.

-Avete distrutto tutto!! Toshi, cos’è successo?!-

-Sogo ha fatto saltare in aria il serpentone.-

-Saltare in aria!? Assassini!!!-

-Ehi, principe idiota!! Noi abbiamo rischiato la vita là dentro!!- gridò Shinpachi.

-E chi se ne frega!! La vostra vita è nulla!! Siete solo polvere!!-

Kondo colpì con un forte pugno Hata che lo fece volare in orbita -Scordati la nostra protezione stupido principe!!!-

Gin batté le mani -Complimenti, bel colpo.-

L’anziana coppia che dirigeva la pensione rimase inerme a fissare le fiamme che divoravano il legno.

-Era… la nostra casa…-

Il comandante della squadra si inchinò per chiedere scusa -Perdonateci per questo imprevisto! Vedremo come ripagarvi! Scusateci, scusateci!-

Hijikata soffiò del fumo -L’abbiamo fatta grossa…-

to be continued...

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


< La mattina successiva riprendemmo il nostro viaggio verso Nagoya. La squadra della Shinsengumi che ci faceva da scorta era stata dimezzata… in pratica rimasero solo Kondo, Hijikata e Okita. Gli altri furono costretti dal principe Hata a riaccompagnare a Edo l’idiota stesso e il suo consigliere, per spiegare al Bakufu il piccolo incidente con l’animale spaziale. Tutto sommato la nostra missione procedeva bene… >

< Basta Shinpachi!! Tua voce simile a gracchio di cornacchia!! >

< Che cosa!? Ma sta zitta! È mio compito spiegare a chi ci segue cosa è successo! Non vedi che c’è un fermo immagine sulle campagne che stiamo attraversando?! >

< Sì, ma tua voce da fastidio! Se qualcuno deve fare riassunto che abbia bella voce!! >

< La mattina successiva riprendemmo il nostro viaggio verso Nagoya. La squadra della Shinsengumi che ci faceva da scorta era stata dimezzata… >

< Questo l’ho già detto io Gintoki!!! >

< Ma io ho una voce più profonda e suadente! >

< Non è vero!! Da quando la tua voce è suadente!?! >

< Finitela di fare casino voi tre! Non sapete nemmeno fare un riassunto come si deve!! Ci penso io: il viaggio verso Nagoya continuava; Edo era lontana alle nostre spalle e tutti ne sentivano la mancanza e la nostalgia del suo cielo colmo di sogni e brillante di speranze struggeva i nostro animi. Il prode comandante della Shinsengumi Isao Kondo conduceva deciso i suoi uomini verso la meta, ma dentro di se si sentiva fragile e vuoto, lontano dalla sua amata Otae!! >

< Smettila di dire fesserie Kondo!!! >

< Tu solo patetico gorilla!! >

< Siete crudeli! Un uomo non può nemmeno esprimere i suoi sentimenti, ora?! >

< Ma sei smielato!! Un’altra frase simile e mi si cariano i denti! Anzi, mi aumenta il diabete! >

< Che fine ha fatto il vostro romanticismo?! >

< Volete morire, bastardi?! Già non vi sopporto normalmente, dovete tirare per le lunghe anche il riassunto?! >

< Toshi!! Diglielo anche tu che un uomo non può vivere senza amore!! >

< Io vivo per la maionese. >

< Che vita triste la tua… >

< Da che pulpito proviene la predica!! Spero che ti venga un collasso per tutto lo zucchero che mangi!! >

< A te la maionese ha annegato il cervello!! Sempre se ne hai uno!! >

< Ci risiamo… basta voi due!! >

< Non intrometterti Shinpachi! È una questione d’onore! >

< Ma quale onore!!??!! State parlando di dolci e maionese!! >

< Famoso saggio dice: chi si somiglia si piglia! >

< Scusa ragazzina, chi l’avrebbe detto? >

< Tu non sai gorilla? Il grande Ieyasu Tokugawa! >

<< eyasu Tokugawa non ha mai detto nulla di simile!!! L’hai di sicuro letta su Jump! >

< Questi solo inutili dettagli, Shinpachi! >

< Ehi, come siamo finiti a parlare di Tokugawa partendo dal riassunto? >

< Tu e Hijikata vi siete messi a litigare… >

< A dire il vero prima Kagura ha insultato la voce di Shinpachi, poi Kondo si è messo a dire cavolate e solo dopo io e Sakata abbiamo litigato. >

< Hai seguito tutto?! E io che credevo ti facessi i fatti tuoi da mattina a sera! >

< Non sono un egocentrico come te!!! >

< Aaah… perché ho l’impressione che questo sketch non finirà mai… >

< È facile Shinpachi, basta togliere il fermo immagine! >

< E come si fa!?!? >

< Una bella esplosione è più che sufficiente! >

< Sogo! Dove sei stato tutto questo tempo?! >

< Dormivo.  >

< ……ah. >

< Idiota! Se fai saltare in aria il fermo immagine non possiamo proseguire con la storia. >

< L’importante è che tu muoia, Hijikata! >

< Bastardo!!! >

< Aah! Mi sono stancato!! Quanto dovrebbe durare il viaggio? >

< Non lo so, Gintoki… forse quattro giorni. >

< Bene!! Mattino, sera! Mattino, sera! Mattino, sera! Mattino, sera!! Passati quattro giorni! >

< Hai uno strano senso del tempo, Gin. >

< Così la facciamo finita!! Visto?! È cambiato anche il fermo immagine!! >

< Finalmente Nagoya!!! >

 

Dopo quattro lunghi giorni di cammino raggiunsero finalmente la città di Nagoya. Senza esitazioni, sotto i raggi tiepidi di un sole svanente, si diressero al tempio custode della leggendaria spada Kusanagi.

-Finalmente!- esclamò Kagura.

-Uff… certo che è stato sfiancante questo riassunto!- sbuffò Gin.

-Per colpa di chi…?- mugugnò Hijikata con una sigarette tra le labbra.

-Anche tua, Toshi!!-

-Sentite, come si chiama il tempio in cui dobbiamo andare?- domando Okita.

-Atsuta, mi pare. I monaci di quel tempio hanno il compito di custodire la Kusanagi, anche se solo una copia.- spiegò Shinpachi.

-Speriamo possano aiutarci, altrimenti questo viaggio sarà stato inutile… e qualcuno dovrà restituirmi tutte le munizioni che ho usato.-

-Te lo scordi, Okita!!-

Raggiunsero l’ingresso del tempio. Le alte mura decorate con bassorilievi circondavano il vasto giardino. Il portone di legno definito con particolari in oro era sbarrato.

-Ok… chi bussa?- domandò Kagura.

-I tempi buddhisti sono sempre aperti ai viaggiatori.- disse Gin -Shinpachi, aiutami.-

-Sì!-

I due spinsero con tutta la loro forza il pesante portone, entrando nel sacro terreno Atsuta.

-Era ora!!- esclamò Sogo.

-Certo che potevate aiutarci!!!-

Un monaco, vestito solo del tipico abito, si avvicinò ai nuovi venuti -Buonasera stranieri. Sono Taia, monaco anziano di questo tempio. Cosa vi porta qui?-

-Questo.- Gin gli consegnò la missiva dello shogun.

-Oh, capisco… vi prego di seguirmi, ne discuteremo durate la cena.-

I viaggiatori si scambiarono uno sguardo d’assenso.

Il sole svanì in fretta, dietro le mura dell’otera, e tutti i monaci, una ventina in tutto, si riunirono nel refettorio, accompagnando gli stranieri. Taia, il più anziano, sedeva al centro del grande tavolo principale -Allora, ditemi…- iniziò mentre un suo fratello distribuiva la cena -lo Shogun è interessato a questo tempio per ciò che custodisce, vero?-

-Sì, signore.- rispose solerte Shinpachi.

Taia sorrise -Queste formalità non sia addicono a semplici uomini come noi, ragazzo… chiamami solo Taia.-

-Ah… va bene.-

-Una copia della divina spada Kusanagi è qui, dico bene?-

L’anziano e calvo bonzo si volse a Gin -Sì. La teniamo in una sala dell’ala est. È proibito avvicinarsi a chiunque non appartenga a questo sacro tempio Otera.-

-Noi dobbiamo, per il volere dello Shogun Tokugawa.-

-Il nobile Shogun è interessato alla spada originale, qui ne curiamo solo una riproduzione.-

Un misto di verdura, con prevalenza di fagioli di soia, venne versata nelle scodelle di ognuno.

Hijikata alzò un sopracciglio a dir poco scettico -E questa roba cos’è?!-

-Si chiama verdura, Hijikata. Fa bene anche a te che ti strafoghi di maionese!- lo pungolò Okita.

-Non lo sai Toshi, che i monaci non mangiano carne?- lo informò Kondo iniziano a mangiare.

-Ma la maionese non è carne!!!-

-È sempre buon punto da cui partire!-rispose Kagura a Taia.

-Siamo venuti qui con la speranza di trovare qualche informazione utile alle nostre ricerche.- spiegò il capo tuttofare.

Taia assentì con il capo -Capisco. Vedremo come possiamo aiutarvi.-

-Grazie.-

Shinpachi si voltò verso Gintoki -La prende molto sul serio questa faccenda…-

Considerando il lungo viaggio affrontato in monaci decisero che fosse più opportuno lasciar una notte di riposo ai loro ospiti e mostrar loro la divina arma l’indomani mattina. Per la tarda ora li condussero in due stanze che avevano preparato.

Non appena Kagura si sdraiò nel suo futon si addormentò di colpo: nemmeno le cannonate l’avrebbero svegliata.

-Aaaah! Un letto!!- Gintoki si tolse il kimono bianco e la bokuto posandoli accanto al futon e vi si sdraiò incrociando le mani dietro il capo.

Shinpachi si sedette accanto -Secondo te troveremo qualcosa?-

Chiuse gli occhi -Lo spero… comunque, ci penseremo domani mattina.-

-Mh, sì.- il giovane non era molto convinto, più che altro non voleva chiudere così in fretta la conversazione -Gin… va tutto bene?-

Il samurai aprì solo l’occhio destro, guardando l’altro -Eh? Sì, perché?-

-Perché sei strano.-

-Shinpachi ingenuo Shinpachi, io sono strano!- esclamò con un sorrisetto divertito.

-Sì, ma dico più del solito! Insomma, sei stranamente serio…-

-Davvero? Be’, voglio esser certo che al nostro ritorno a Edo avremo ancora le teste attaccate.-

-Tu credi alle parole di quella maga?- chiese d’un tratto, aspettando impaziente la reazione dell’altro.

-Ehi, io non credo a certe cose!!-

-Però.. quando ti ha fermato dicendo quella frase hai trasalito.-

-Solo perché non me l’aspettavo!! Mi ha colto di sorpresa, tutto qui!! E poi… si può considerare già avverata quella assurda profezia! Quella matta aveva detto che la voce nera avrebbe macchiato di sangue il bianco, no? Okita, vestito di nero, a ucciso quel serpente spaziale tutto bianco. Fine della profezia!- richiuse gli occhi -Non preoccuparti Shinpachi. Va tutto bene.-

Ancora meno convinto di prima il ragazzo annuì -Allora buonanotte Gintoki.- spense la luce e si sistemò nel futon.

-Buonanotte.- si coprì fino al torace, ma non si addormentò subito. Restò in silenzio ad osservare il soffitto di travi in legno della spartana stanza appena in suo sguardo si abituò all’oscurità. Quell’oscurità che sentiva insinuarsi nella sua anima e che la rendeva pesante, così pesante che si sentiva le ossa a pezzi. Strinse tra le dita un lembo della coperta -… il demone sta dormendo…- si voltò su un fianco e chiuse gli occhi.

 

Tre figure vagavano nella notte senza luna di Nagoya. Come ombre silenziose attraversavano le strade della città, scomparendo al primo cenno luminoso e galleggiando rapide nel buio.

-È questo il posto?-

-Sì, siamo arrivati. Si stupiranno per questa visita notturna.- l’uomo a capo del terzetto pose una mano sul sugegasa di paglia che portava in testa; dall’ombra si mostrò un ghigno diabolico.

 

Hijikata Toshiro aprì di scatto gli occhi. Un tonfo sordo l’aveva destato. -Cos’era…?- si voltò per svegliare Kondo, ma come immaginava stava già prendendo la katana -Hai sentito anche tu?-

-Certo. Sveglia Okita.-

-Sogo, alzati!! Muoviti!- Hijikata lo scosse senza troppa delicatezza.

Il ragazzo si tolse la mascherina rossa dalla faccia -Mmh… cosa c’è?-

-Prendi la spada e seguici.-

Kondo aprì la porta scorrevole in carta di riso, controllando eventuali stranezze nel corridoio. Incrociò lo sguardo di Gintoki, uscito dalla stanza accanto seguito da Shinpachi e Kagura.

-Avete sentito anche voi.-

Gin annuì -Sta succedendo qualcosa.-

-Andiamo avanti noi, voi tre stateci dietro.- disse Kondo.

I tuttofare non obbiettarono e lasciarono la guida alla Shinsengumi. Arrivarono all’incrocio con un altro corridoio quando un giovane bonzo, preso da una folle corsa, andò a sbattere contro Okita.

-Ah, ehi!! Dove stai andando così di fretta?-

-Oh, una cosa terribile!! Terribile!!- sul volto del monaco era dipinto l’orrore puro -Tre uomini si sono introdotti nel tempio! Hanno… hanno ferito e ucciso alcuni miei fratelli!!- disse tra i fremiti della paura.

-Che cosa…?!- Shinpachi rimase esterrefatto.

-N-non sappiamo chi… siano, ma dobbiamo proteggere la leggendaria spada!-

-Sì, certo!-

-Portaci alla sala della Kusanagi!-

-Sì capitano. Seguitemi!-

Il gruppo riprese la frenetica corsa, attraverso l’intera ala ovest del tempio, oltrepassarono il refettorio e giunsero all’imboccatura dell’ala est.

-Ecco, ci siamo!-

Si fermarono davanti al portone decorato.

-La serratura è scardinata. È proprio saltata via.- esaminò Okita.

-Oh no! Sono già dentro!!- il piccolo bonzo riprese a tremare.

-Non muoverti da qui!- Kondo, imitato dai sottoposti, sguainò la spada -Noi facciamo irruzione; Gin, Shinpachi e Kagura, stateci dietro.-

Gintoki e Shinpachi impugnarono le loro spade, Kagura il suo ombrello -Sì.-

Con un calcio la porta si spalancò, riversando nella sala il gruppo armato -Che nessuno si muova! Shinsengumi!!- gridò Hijikata.

Lo spazio era scarsamente illuminato da sporadiche torce appese alle pareti. Al centro era ben visibile il piedistallo che reggeva l’arma millenaria, discesa dagli Dei. Giusto lì davanti un gruppo considerevole di monaci era inginocchiato sul pavimento, minacciato da una spada e una pistola che aveva già lasciato evidenti segni sul pavimento.

I tre loschi figuri erano coperti da un lungo mantello e due di loro indossavano anche un grande cappuccio che be impediva di scorgere i lineamenti del volto. Il terzo era alle spalle dei bonzi, intento a contemplare Kusanagi; era più in ombra degli altri e si faticava a vederlo.

I due incappucciati: quello di sinistra aveva una pistola, mentre quello di destra una katana, al grido del vicecomandante si voltarono verso i nuovi venuti, senza scomporsi.

-Oh, ma bene. Abbiamo visite.- disse il bandito di sinistra, la cui voce era chiaramente femminile.

-Sono solo un piccolo contrattempo.- disse l’altro.

Shinpachi spostò ripetutamente lo sguardo su quei due -Eppure…-

-Ehi, Shinpachi!- Kagura richiamò la sua attenzione -Anche a te sembra di aver già sentito queste voci?!-

-… sì.-

-Cosa è venuta a fare la Shinsengumi in un posto come questo?- il terzo uomo si spostò lentamente davanti agli ostaggi -E sopprattutto… che ci fai qui, Gintoki?- si tolse il sugegasa lasciandolo cadere a terra.

Riconobbe subito la voce di quell’uomo, quante volte l’aveva sentito lanciare gridi di battaglia al suo fianco e quanti erano stati gli avversari falciati dalla sua lama. Appena si scoprì il volto non aveva più dubbi: corti capelli corvini, una benda bianca copriva l’occhio sinistro e quel perenne ghigno -Takasugi. Potrei farti la stessa domanda.- rispose senza perdere il controllo di sé.

-Takasugi Shinsuke!! Non è possibile!!- pure il vicecomandante rimase spiazzato.

-Allora se c’è Takasugi… significa che quelli sono…-

-I membri del Kiheitai!!- esclamò Kagura terminando la frase di Shinpachi.

-Merda!- imprecò Kondo.

Takasugi rise -Non ci vediamo da tanto, Gintoki. Da quando hai eliminato Nizo e Benizakura.-

Si ricordava bene quell’episodio. Dopo anni quella era stata la prima volta che la sua vita era seriamente in pericolo, e non solo la sua… la vita di chi voleva bene e dell’intera città in cui viveva.

-Credevamo che quella spada fosse imbattibile,- riprese Takasugi -ma a quanto pare… non hai perso i tuoi artigli.-

-Perché vuoi la Kusanagi?- domandò freddo.

-Mpf! Non sono tenuto a dirtelo.-

-Ragazzi…- Kondo parlò a bassa voce per farsi sentire solo da Toshi e Sogo, al suo fianco -non dobbiamo far prendere la Kusanagi a quei criminali!-

-Ovvio.-

-Ehi, piedi piatti!!- gridò Sajima Matako -Fate un passo e ammazzo questi pelati!!- fece esplodere due proiettili rossi dalla sua arma, generando gemiti di paura da parte di alcuni monaci.

-Ci mancavano solo gli ostaggi!- inveì Sogo.

-Cosa possiamo fare, Kondo?-

Il comandante strinse i denti dalla rabbia per non essere in grado di intervenire in alcun modo.

-Levati di mezzo!- disse Gin -Mi complichi il lavoro.-

-Oh, no. Tu sei in mezzo, come sempre.-

Gin strinse forte l’impugnatura della bokuto con entrambe le mani senza distogliere lo sguardo dal vecchio compagno di battaglia. Ciò che temeva era successo. Sapeva, sentiva che si sarebbe trovato di fronte ad un muro del suo passato e abbatterlo era praticamente impossibile. Gli venne quasi da ridere -Tsk.. la voce nera del passato tornerà a macchiare di sangue indelebile il bianco…- disse tra sé e sé.

Shinpachi lo guardò: ora gli era tutto chiaro. Ora riusciva a spiegarsi l’insolito disagio che aveva caratterizzato l’amico in quei giorni.

-Ti conosco bene, Gintoki. Tu sei troppo attaccato a questo mondo e non mi fermerai.-

-Non ti fermerò, dici? Allora non mi conosci affatto!- ribatté con un sorrisetto.

-Com’è possibile che quell’idiota conosca tutti i peggiori criminali!?!- si chiese Hijikata.

-Ahahah… no, non muoverai un dito, Gin. Come ho detto sei troppo attaccato a questo mondo- si fece dare la spada da Takechi Hanebata -e alle misere e schifose anime che lo popolano!!- con un colpo secco decapitò un monaco.

-Aah!!-

-Che fa!?!-

Restituì la spada al legittimo proprietario -Fai un passo e li ammazzo tutti. Tanto non avranno più nulla da difendere dopo questa notte, non credi anche tu che diventeranno inutili?!- concluse con una risata di scherno.

-Quello… non è umano!-

-Ci hai preso capitano, Takasugi è un demonio nero.- Gin volse il capo a Sogo -Hai il bazooka con te?-

-Come sempre!-

-Che vuoi fare Gin?- domandò Kagura.

-Fermare Takasugi.-

-Hanebata, tieniti pronto ad ucciderli. Sajima, tu tieni d’occhio i nostri amici.-

-Come vuoi Takasugi, anche se lo sai che non mi piace combattere in prima persona.-

-Certo Shinsuke!-

Takasugi aggirò il gruppo di ostaggi andando al piedistallo della leggendaria spada.

-Spero che le divinità ci perdonino per questo! Fuoco a volontà!!!-

All’ordine di Kondo Sogo e Kagura spararono colpi a ripetizione verso il soffitto.

-Che diavolo fanno!?!- Sajima non capiva.

I boati delle esplosioni fecero tremare l’intera struttura e nella vasta sala si riversarono detriti e polvere.

-Tsk, si sono mossi! Hanebata, ammazza i monaci!- gridò Shinsuke impugnando la Kusanagi.

Lo stratega mosse un fendente verso le teste di due ostaggi, ma la sua lama cozzò contro quella del vicecomandante che gli si era materializzato davanti all’improvviso -Cos…?! Da dove arrivi?!-

-Sarò come la tua ombra! Sei in arresto!!-

-Devo fare tutto io…- Takasugi non fece nemmeno in tempo a spostarsi, vide solo un’ombra calargli addosso. Alzò di scatto la testa e la spada che brandiva, giusto in tempo per attutire la steccata della bokuto di Gintoki.

Il samurai dai capelli argentati aveva approfittato del caos creato dalle esplosioni per avvicinarsi ai nemici; aveva saltato l’intero gruppo di bonzi atterrando, agitando la katana di legno, sul piedistallo vuoto, davanti a Takasugi.

-Sei un dannato, Gintoki! Non ti arrendi mai!!-

-Meno male che mi conosci!-

-Shinsuke!!- Sajima vide tutta la scena e immediatamente sfoderò la seconda pistola e le puntò entrambe vero Gin, ma prima che potesse sparare venne atterrata da un calcio volante -Aah! Chi è il bastardo!?-

-Io!! Ti ricordi di me, racchia?!- inveì Kagura, in piedi davanti a lei in posizione da combattimento.

-Okita, tu ed io pensiamo agli ostaggi!-

-Come vuoi, Kondo!-

Il comandante si volse alla sua sinistra -Shinpachi, tu aspetta il segnale di Gintoki!-

-Certo!- rispose più deciso che mai.

-Lascia quella spada!-

-Ripensaci Gin! Chi te lo fa fare, eh?! Per quale futile motivo combatti questa volta?! Unisciti a me e saremo imbattibili!! Insieme metteremo questo Paese in ginocchio!-

-Mi dispiace Takasugi, ma un verme come te non può mettere in ginocchio proprio niente!!- con decisione Gin diede un calcio alla Kusanagi che sfuggì dalle mani dell’altro roteando in aria.

-Cos..?!-

-Ora Shinpachi!! Ora!!!- gridò Gin.

-Arrivo!!!- il ragazzo scattò verso l’amico per poter salvare la spada.

-Aaah!!- rapido, Shinsuke estrasse dal fodero assicurato al fianco sinistro la sua katana vibrandola al torace di Gintoki. Questi, pronto di riflessi, inarcò il busto all’indietro evitando di poco il colpo, che strappò un lembo della stoffa del kimono. Takasugi diede un calcio al piedistallo, facendolo precipitare a terra assieme al samurai.

-Ugh!!-

Nel frattempo Kondo e Sogo riuscirono a far allontanare tutti i monaci mentre Hijikata intratteneva Hanebata, discreto spadaccino ma sapeva il fatto suo.

Sajima si era rialzata e fronteggiava abilmente la ragazza Yato -Ti illudi se credi di poter vincere contro di me!!-

-Tu parla troppo!-

-Aah!!- con un braccio bloccò a mezz’aria il calcio di Kagura, immobilizzandola -E ora dì addio al tuo capo!!- con un ghigno puntò una pistola dritta alla testa di Gin e caricò il cane.

-Ferma!!!- spostò tutto il peso sulla gamba a terra dandosi lo slancio, spostando il braccio di Sajima proprio mentre esplodeva il colpo. Il proiettile rosso colpì la Kusanagi, che stava precipitando, spedendola contro una parete e infine a terra -Dannata mocciosa!-

Shinpachi raggiunse la spada divina -Ce l’ho fatta!!-

-Dev’essere mia!!- Takasugi superò Gintoki correndo verso il ragazzo.

-Shinpachi, sta giù!!- Gin si alzò su un fianco lanciando la bokuto contro il criminale, ma questi si abbassò schivandola. La spada si schiantò contro la parete con un rumore sordo.

-Gin, l’ho pres… ah!!- appena Shinpachi si voltò Takasugi lo afferrò per il colletto facendogli picchiare la schiena contro il muro in legno.

-Dammi quella spada!-

-Mai!!- ringhiò Shimura.

-Shinpachi!- Gintoki scattò appena vide l’amico in pericolo.

-Dammela o sarà peggio per te!- Shinsuke vibrò un fendente al braccio destro del giovane, poi con la stessa mano con cui impugnava la propria spada tentò di avvicinare a sé la lama della Kusanagi.

-No, mai!!- insistesse lui, resistendo al dolore.

-Ti ho detto di.. ugh!!- un braccio si strinse al collo di Takasugi, quasi a togliergli il fiato.

-Allontanati, o ti spezzo il collo.-

-Gin!!-

-Ahahah… Gintoki, tieni così tanto a questo ragazzino?! Allora morirete assieme!!- con un rapido movimento del braccio lo ferì al fianco destro con la lama della katana.

Per il colpo improvviso Gin arretrò, trascinandosi Takasugi, che non era per nulla deciso a lasciarsi scappare la lama della leggendaria Kusanagi, la quale si staccò di netto dall’elsa stretta forte da Shinpachi. -No…!!-

-Si… si è rotta…- Shinpachi non riusciva a credere ai suoi stessi occhi: gli era rimasta in mano soltanto l’elsa.

Gintoki non perse tempo; si sfilò dal fianco la spada del nemico e lo spinse via. Takasugi si spostò dai due di qualche passo, senza staccare lo sguardo dalla lama spezzata.

-Si è spezzata come nulla… dannazione ora servirà a ben…- la pupilla nera fu attirata da un leggero particolare, quasi impercettibile. Un sorrisetto gli si dipinse in volto -Interessante… Sajima!! Hanebata!! Andiamocene!!-

-… cosa?!- si stupì Gintoki.

-Cosa?! Come ce ne andiamo?!- obbiettò Sajima

-Abbiamo ciò che ci serve!! Non abbiamo motivo di stare qui!-

-Come vuoi, Shinsuke. Mi dispiace ragazzina, ti ucciderò la prossima volta!- spinse via Kagura e raggiunse il capo del Kiheitai.

-Tu non vai da nessuna parte, invece!!- inveì Hijikata trattenendo lo stratega

-Sei un buon samurai, ma non ho altro tempo da dedicarti.- lo allontanò con un fendente e andò dagli altri.

-Aspetta Takasugi!!!-

Rivolse a Gin un sorrisetto divertito -Ho l’impressione che ci incontreremo ancora Gintoki, chissà.-

Una nuvola di fumo invase la stanza costringendo i presenti a coprirsi gli occhi e le vie respiratorie

-Ach… non si vede più nulla!!-

-Che successo…?!-

-È stato Takasugi… di sicuro sarà già fuggito!-

Appena il fumo si diradò di Takasugi e il Kiheitai non v’era traccia, proprio come aveva previsto Gintoki.

Tutti riposero le proprie armi, restando a contemplare il vuoto e il silenzio di quella sacra stanza profanata da una violenta battaglia. Taia, il bonzo più anziano entrò, guardando tutti i presenti. -È finita?-

Hijikata gli si avvicinò -Sì, se ne sono andati. Ci dispiace per il caos creato e… per il soffitto.-

Scosse il capo -Non importa, volevate proteggere la Kusanagi. A proposito, dov’è?-

Il vicecomandante si volse a Gin, che a sua volta, tenendo una mano sulla ferita al fianco, guardò Shinpachi. Il ragazzo si sistemò per bene gli occhiali sul naso e con decisione camminò fin davanti al monaco, porgendogli l’unica parte che erano riusciti a salvare -L’elsa di Kusanagi.-

Taia se la girò tra le ossute e tremanti dita, contemplandola. Dallo sguardo non si riusciva a capire se era incredulo per averne in mano solo metà, o se era sollevato perché quei criminali non erano riusciti a prenderla intera -Solo l’elsa… meglio che niente…- disse infine -Infondo, era solo una copia… non è nulla di troppo… grave.- disse, restituendola a Shimura, anche se la voce tradiva la sua convinzione.

-Ci dispiace per tutto.- il ragazzo si inchinò con rispetto, imitato da tutti.

-Non importa… ora dobbiamo costruire delle pire per i nostri fratelli morti.-

-Via aiuteremo con la legna.- si offrì Kondo, come se quel semplice gesto potesse rimediare almeno in parte alle vicende che si erano appena concluse.

-La ringrazio, capitano.- senza aggiungere altro il vecchio monaco Taia uscì dalla stanza, raggiungendo i suoi fratelli.

to be continued...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


I rosei raggi del sole nascente rischiaravano le stanze del tempio Atsuta dove solo poche ore prima si era consumata una dura battaglia per proteggere la copia di una spada divina. Forse era proprio la Dea Amaterasu, che con i suoi caldi raggi voleva abbracciare gli animi dei samurai e dei monaci per rincuorarli… o forse questa era solo una vana speranza… esisteranno ancora gli Dei in questo Paese dal cuore dilaniato e invaso da germi estranei e barbari…?!

Il fumo scuro delle pire saliva alto nel limpido cielo mattutino, accompagnando le anime lontano dai corpi ormai dipartiti.

I viaggiatori venuti da Edo erano in una stanza vicino al refettorio. Lasciarono i monaci a pregare per i fratelli caduti, rispettando il loro dolore.

Erano seduti in cerchio, lasciando spazio al centro ad un panno sul quale giaceva l’elsa di Kusanagi.

-Qualcuno mi spiega perché stiamo qui a fissare quell’impugnatura senza fare nulla?-

-Per arricchire la scena, Hijikata.-

-Cosa?! Di nuovo!!?? Non ditemi che questo è un altro stupido fermo immagine!!??-

-Proprio così… aaah.-

-Ma non c’è proprio fantasia in questa storia!!-

-Non ti lamentare sempre!! Ringrazia di essere salvo! Non ti sei beccato nemmeno un graffio!-

-Sei tu che ti sei lanciato a capofitto nel massacro, Sakata!-

-Insomma, non litigate anche qui! Non riesco a concentrarmi!-

-A fare cosa, Kondo?! È un fermo immagine, non c’è nulla da fare!-

-Ma qualcosa dovrà pur accadere!-

-…… ah!! Guardate!-

Tutti si voltarono verso Kagura. La ragazza era seduta tra Gintoki e Shinpachi, con lo sguardo fisso sull’elsa della Kusanagi.

-Che hai visto…?- le chiese Kondo.

Shinpachi le prese tra le mani esaminandola attentamente -Mmmh… ah! Sembra esserci qualcosa incastrato! Un… foglio forse.-

Gli uomini in uniforme si guardarono perplessi -Un foglio?!?-

-Da qua!!- Gin si appropriò dell’oggetto -Ehi, avete ragione!- provò ad estrarne l’insolito contenuto, ma senza troppo successo -Aaah! non esce!-

-Tu dita troppo grosse, lasciate fare a me!- Kagura glielo strappò dalle mani e piano piano riuscì, a togliere quel delicato frammento di carta stropicciato e rovinato dal tempo. -Ecco fatto!-

Tutti si portarono alle spalle della ragazza per osservare con i propri occhi la nuova scoperta.

-Ma… cosa c’è scritto?- domandò Sogo.

-Non sembra giapponese… e non mi ricorda nessun’altro idioma terrestre.-

Sakata gli lanciò un’occhiataccia -Da quando sei esperto di lingue, Hijikata?-

Shinpachi lo prese in mano, osservandolo attentamente -Magari è un codice…-

-… perché mettere un codice o qualsiasi cosa sia nell’elsa di una spada del XII secolo?-

-Non lo so Gin, forse chi ne era in possesso voleva lasciare un messaggio ai sovrani del futuro!-

-Sì, Shinpachi… al primo che spezzasse una spada divina!-

-Le mie sono solo ipotesi!!!-

Hijikata si risedette accendendosi una sigaretta -Taia può saperne qualcosa. È il più anziano qui e ne saprà più di tutti sulla Kusanagi.-

-Vado a chiedere!-

-Non ora stupida! Lascia che finisca la funzione funebre! Un minimo di rispetto!!- rimproverò Hijikata.

-Ehi ragazzi, non sembra anche a voi che ci sia qualcosa di strano!- esclamò Okita -Insomma… a me quel foglio- e lo prese dalle mani di Shinpachi -sembra strappato. Guardate qui, è come se ne mancasse un pezzo!- disse, indicando l’estremità che fino a poco fa era appena visibile dall’elsa. Terminava quasi tranciando una parola, o qualsiasi significato potessero avere quei simboli, con bordi seghettati.

-Hai ragione, sembra strappato!- appurò Kondo.

-Strappato…- a Gin si accese una lampadina. Gli tornò alla mente l’espressione che aveva assunto Takasugi Shinsuke dopo aver osservato la lama della spada per cui stavano lottando e l’improvvisa decisione di ritirarsi -Ma certo!! Ecco perché se n’è andato!- esclamò battendo un pugno sull’altro palmo.

-Eh…? Chi?-

-Takasugi!! È per quello che se ne è andato!- disse, indicando il pezzetto di carta tra le dita del cecchino -L’altra metà dev’essere incastrata nella lama!! E Takasugi se l’è portata via!!-

Anche Shinpachi ripercorse mentalmente gli eventi di quella notte -Hai ragione… era questo che interessava a quel criminale! Gin, dobbiamo capire cosa vogliono dire quei simboli!!-

-Aspettate un attimo…- Hijikata fermò la grinta dei due -Prima vorrei sapere un’altra cosa.- guardò Shinpachi, poi Gintoki soffermando lo sguardo tagliente -Mi spieghi come fai a conoscere così bene Takasugi Shinsuke?- domandò con voce fredda.

Questo è lo stesso tono che usa negli interrogatori, venne da pensare a Gintoki, che aveva capito di non poter sfuggire a quel quesito -Abbiamo combattuto la stessa guerra. Come Katsura.- disse.

-Eravate compagni?- continuò Toshiro, senza scomporsi.

-Ehi, un momento!! Sei stato in guerra!!??- l’intervento stupito di Kondo non venne calcolato.

-Sì.- si limitò.

-No, sul serio capo… hai partecipato alla guerra per l’espulsione dei barbari?!- chiese Okita, sostenendo lo stupore del comandante.

A questo punto Kagura si alzò in piedi, posando le mani sui fianchi e guardando con superiorità i tre della Shinsengumi -Tsk! Voi poveri uomini! Non sapete quanto forte è Gintoki! Aveva pure nome di battaglia!!-

-Davvero? E cos’era?- chiese Okita.

-Capellone?!- propose Kondo.

-No, no! Sarà stato qualcosa tipo Capellone assassino!-

-Ma no, Sogo! Allora… samurai addormentato!- riprovò Kondo.

-Ci sono!! Sonno assassino del samurai capellone!!!-

-La finite voi due!!?? Ma vi sembrano nomi da battaglia questi!!??- inveì Gintoki infuriato.

-Non l’hanno presa molto sul serio…- sospirò Shinpachi.

-Allora come ti chiamavano, eh?- Hijikata tornò al suo personale interrogatorio, un po’ spazientito.

Gin sbuffò. Non era certo il miglior spunto per una conversazione il suo passato e non gli piaceva rievocarlo… se l’era già trovato di fronte poche ora prima -… Demone Bianco.- disse infine, senza troppa enfasi. Certo, non pensava che quelle due parole avrebbero suscitato nei sui interlocutori, o meglio, inquisitori, così tanto stupore. I poliziotti si zittirono, restando a guardarlo a bocca aperta, tanto che a Hijikata cadde a terra la sigaretta, lasciando un bel segno di cenere sul tatami.

Shinpachi non si scompose. Conosceva, anche se solo in parte, il passato dell’amico, però, quando l’aveva scoperto grazie a Katsura ne era rimasto sorpreso. Kagura si era seduta a gambe incrociate  e con le braccia al petto annuiva convinta, come una madre piena d’orgoglio per il proprio figlio.

-Tu… tu sei il Demone Bianco?!- riuscì a dire Hijikata, che ormai aveva perso la sua naturale freddezza.

Gin si limitò ad annuire -All’epoca ero a comando di quell’unità, per questo conosco bene sia Katsura Kotaro che Shinsuke Takasugi.-

-In pratica… tu sei l’unico tornato dalla guerra che non si è dato al terrorismo!- notò Okita.

Kondo si riassettò, ma non riusciva a distogliere lo sguardo del tuttofare, era a dir poco incredulo

-No, mi sta prendendo in giro! Sapevo che il samurai conosciuto come Demone Bianco avesse i capelli argentei, ma non ho mai pensato a lui!! Si abbatteva sui nemici con la furia di un demonio, mentre Gintoki… quando ci siamo affrontati in duello mi ha battuto con un vile trucco! È assurdo… assurdo!-

-Be’, è finito l’interrogatorio?!- reclamò Gin con aria seccata.

-Sì…- affermò Hijikata riprendendo la sigaretta e spegnendola -Ora ne sono certo… quella volta poteva uccidermi. Senza troppi problemi.-

-Perfetto.- Gin si alzò, seguito da Kagura e Shinpachi -Andiamo a vedere a che punto è la veglia. Okita, il foglio.- porse la mano al ragazzo.

-Ah, sì. Tieni.-

Mise il frammento di carta nel kimono ed uscirono tutti e tre dalla stanza, lasciando soli con i loro pensieri i poliziotti.

Dopo un attimo di silenzio Hijikata parlò -Mi spiegate che ci facciamo noi qui, a proteggere un demonio?-

-L’ultima cosa di cui ha bisogno è una scorta… be, io vado a fare un giro.- Okita si alzò ed uscì nel giardino interno su cui si affacciava la stanzetta, richiudendo alle sue spalle la porta in carta di riso bianca.

-Come ti avevo già detto Toshi, questa faccenda è sopra di noi,- anche Kondo si alzo assicurando la katana al fianco -e quei tre sono sopra di noi…-

Era difficile per il demoniaco vicecomandante del braccio armato del Bakufu mandare giù un simile colpo, ma doveva riconoscerlo: quello non era un samurai comune.

Un sorrisetto gli si dipinse in volto; lui non era certo il tipo che si impressionava e si faceva superare così facilmente -Hai ragione Kondo…- si mise in piedi -e questo rende le cose ancora più interessanti.-

Isao conosceva bene quell’espressione, conosceva bene Toshi. -Se vuoi incrociare la tua spada con la sua almeno sei consapevole a cosa vai incontro…- rise -E augurati che non usi qualche trucchetto da quattro soldi anche con te!!-

 

I tuttofare stavano percorrendo il lungo corridoio per arrivare all’ingresso del tempio, dove le pire stavano ancora bruciando, quando Taia gli venne incontro.

-Siete qui.-

-È tutto finito?- chiese con cortesia Shinpachi.

Il monaco annuì -Sì, quasi…-

-Volevamo chiederti una cosa, magari tu puoi risponderci.- disse Gin.

-Sarò lieto di aiutarvi, ditemi pure.- rispose con un sorriso benevolo il vecchio. Da quando gli straniere venuti da Edo erano giunti nel suo tempio erano successe parecchie cose, delle più spiacevoli… i suo fratelli uccisi, la stanza custode della sacra spada profanata e quasi distrutta, ma il vecchio Taia serbava sempre una naturale cortesia nei loro confronti davvero ammirevole.

Gintoki prese dal kimono lo strano oggetto ritrovato e lo porse al bonzo -Lo abbiamo trovato nell’elsa della katana. È strappato, supponiamo che l’altro pezzo fosse incastrato nella lama. Sai cosa potrebbe voler dire?-

Il monaco lo esaminò con attenzione. Passò le dita ruvide sulla carta scurita dal tempo e sui bordi strappati, osservò da più angolazioni i simboli di inchiostro assorbiti dalla pagina, tutto in completo silenzio -Era nella Kusanagi?-

-Sì, proprio così.- rispose Kagura.

-Non ne avevo idea… vedendo com’è ridotto deve essere lì dalla forgiatura di quella spada. Io non ne sapevo nulla, i miei predecessori mi avrebbero informato.-

-Allora… non ci puoi proprio aiutare…- concluse con rammarico il giovane Shimura.

-Vi posso dire che non è una scrittura umana.-

-Eh?! Ne sei sicuro?!- domandò Gintoki, stupito dalla convinzione assoluta di Taia.

Annuì -Sì. Come monaco, studioso e ricercatore conosco abbastanza bene le lingue principali diffuse sulla Terra… ma questa non è umana.-

-È amanto.-

Taia alzò la testa e assentì a Gintoki, restituendogli il foglio.

-Ma… Gintoki, amanto non sono arrivati su Terra venti anni fa?! Questo è molto più vecchio!!- il dubbio di Kagura era più che lecito.

-Però alcuni amanto sono arrivati molto prima… in modo pacifico, senza pretendere nulla. Alcuni si sono nascosti, altri adattati agli usi e ai costumi dei terresti.-

-Quindi è possibile che già nel millecento ci fossero alieni sparsi per il Giappone!-

-Sì, Shinpachi.-

-Purtroppo io non conosco gli idiomi alieni.- disse Taia.

-Non importa… grazie per ciò che ci hai detto. Abbiamo ristretto il campo di ricerca.-

-Lieto di esservi stato utile. Quando ripartirete?-

-Credo oggi stesso… dovremmo tornare a Edo a riferire allo Shogun ciò che è successo.- spiegò Shinpachi.

-Sì, capisco…-

-No, non è detto.-

Si voltarono verso il titolare dell’agenzia tuttofare -Perché no, scusa?-

-A parlare con lo Shogun possono andare Kondo e gli altri, noi dobbiamo terminare questo lavoro.-

-Sì Gin… ma non sappiamo da che parte cominciare. Non sappiamo nemmeno di che razza di Amanto sia quella scritta!-

-Ma io conosco qualcuno che può aiutarci! Qualcuno che conosce dozzine e dozzine di razze aliene.- concluse con un sorriso divertito ed esaltato.

-… sul serio?- Kagura era perplessa.

Il samurai annuì convinto incrociano le braccia al petto.

-Ci volete spedire a Edo… ma bene.- Hijikata raggiunse il gruppo -Presumo abbiate scoperto qualcosa di nuovo su quella strana scritta.-

-Sappiamo che è amanto!- lo informò Kagura.

-La missiva diceva che dovevate farci da scorta fino a Nagoya, e ci siamo arrivati senza troppi problemi.- iniziò Gintoki.

-Senza troppi problemi!!?? Ma dov’eri in questi giorni!!??-

-Quindi potreste tornare voi a palazzo a raccontare le belle avventure, mentre noi proseguiremo il viaggio.-

-E dove vorreste andare, me lo spieghi?-

-Qui vicino c’è un porto commerciale, vero?- chiese a Taia, ignorando la domanda di Toshiro.

-Sì… ci commerciano da ogni parte dell’universo, ormai. Prima era solo per pochi pescatori.-

-Non sarà grande quanto quello di Edo, ma dovrebbe andare bene.-

-Gintoki, ci spieghi che hai in mente?!- incalzò Shinpachi, che come gli altri non riusciva a capire cosa passasse per la testa del suo capo.

-Andremo da Sakamoto!-

-Sakamoto…?! E chi è Sakamoto?-

-Un altro mio vecchio compagno d’armi…-

-Un altro terrorista?!- apostrofò il vice.

-No, idiota! Fa scambi interplanetari e al suo comando ha ben tre navi spaziali. Il Kaientei.-

-Sì, mi ricordo di Sakamoto!!- esclamò Shinpachi.

-Tipo tanto strambo più riccio di te?!-

-… sì, quello.- annuì con disappunto.

-Sì, bene, bene! Non ne voglio sapere nulla! Vado ad avvisare Kondo.- Hijikata si avviò.

-Shinpachi, Kagura, andate in città e trovate un modo per avvisare Sakamoto.-

-Certo, faremo in fretta Gin!-

-Andiamo!!-

Appena i due ragazzi si furono allontanati per uscire dal Tempio, Gin si congedò dal vecchio Taia con un breve inchino e inseguì il vicecomandante. -Hijikata!-

-Nh? Cosa vuoi?- si fermò proprio quando stava per far scorrere la porta della piccola stanza.

-Non raccontate tutto allo Shogun…-

-Mi credi fesso?! Lo so bene… terremo la bocca chiusa su Takasugi.-

Gin annuì -Non sono sicuro che lo Shogun ne sia al corrente, ma meglio non dire nulla.-

Richiuse lo spiraglio della porta scorrevole e si voltò verso l’altro -Lo Shogun ha affidato alla tua agenzia questo incarico perché sapeva di Takasugi?-

-Non lo so e francamente non mi interessa.- voltò le spalle a Hijikata, grattandosi la testa con indifferenza -Io lavoro solo per la paga finale, quindi è meglio accontentare lo Shogun…- si incamminò.

-Sì… credo che hai ragione.-

 

 

 

La flotta spaziale Kaientei solcava le onde impercettibili del profondo oceano spaziale, verso mete ignote nel sistema Solare e oltre, esplorando nuovi mondi e culture disparate. La luce delle stelle lontane e vicine illuminava la rotta nel silenzioso universo.

< Spazio… ultima frontiera. Correva l’anno stellare quattromilatrecentosette. La nave spaziale viaggiava da un estremo all’altro dell’universo conosciuto, spostandosi rapida attraverso la curvatura temporale… >

< Cosa stai dicendo, Gin?!? Non sei mica il Capitano Kirk dell’Enterprise! >

< Zitto, Spok! >

< Eeeeh!!!?? Io sarei Spok!!?? Ma non gli somiglio proprio!! >

< Perché, ti sembra che Gin somigli a Kirk?! >

< In effetti… Kagura, allora tu chi sei? >

< Io sono Nyota Uhura! >

< Ora state zitti e fatemi continuare!! >

< Ahahahahah!!! I soliti confusionari! >

< Sakamoto! Non ti ci metterai anche tu, spero!! >

< Ovvio! E poi… sono io il Capitano Kirk! >

< E perché, scusa?! >

< Perché la flotta è mia! Ahaha!! Kintoki, se vuoi puoi essere Spok! >

< Gintoki! Mi chiamo Gintoki!! Aah.. ora so cosa passa Zura! Comunque mi sta bene! >

< Eh no! Ero io Spok!! Se lo fa Gin io allora chi sono?! >

< Tu spazino di Enterprise! >

< Cooooosa!!!??? Non è giusto!!! >

< Ahahahahah!!! >

< E tu che hai da ridere Sakamoto!!?? >

 

Il comandante della flotta commerciale fece accomodare i suoi speciali ospiti in una stanzetta ben arredata, accanto alla sala comandi della nave principale.

Il terzetto tuttofare era seduto su un lato del tavolo, su una lunga panca imbottita e rivestita con stoffa rossa, mentre Sakamoto sedeva al capo opposto.

-Ahahahah!! State facendo tutto questo per una leggenda?!-

-Sì, sembra ridicolo, ma a quanto pare la leggenda è piuttosto reale, visto che non siamo gli unici a volere quella spada.- disse Shinpachi.

-Anche Takasugi la cerca… ed è pronto a tutto.- aggiunse Gin. -Comunque, ci siamo rivolti a te per questo.- dal kimono prese il foglietto di carta ingiallito dal tempo e lo porse all’amico -È scrittura amanto, magari tu ne sai qualcosa.-

Sakamoto lo prese in mano -Amanto hai detto?! Hai tempi della Kusanagi?!-

-Già, è incredibile.-

-Mmmh…- Tatsuma Sakamoto osservò attentamente quella strana scrittura. Corrugò più volte la fronte alla ricerca di una soluzione, finchè non cominciò a ridacchiare -Eheheh… eheheh… ahahahah… Ahahah!!-

I tre si guardarono perplessi -Perché ride?- chiese Kagura.

-Magari… ehi, Sakamoto! Non dirmi che hai capito che c’è scritto!!??- scattò Gin sporgendosi sul tavolo.

-Ahahahah!! Aaah…- finì di ridere con un profondo sospiro, poi guardò l’uomo davanti a sé -Non ne ho la minima idea!-

Shinpachi e Kagura caddero attoniti sul tavolo, mentre Gin gli lanciò in testa il bicchiere di vetro che aveva davanti -Imbecille!!! Perché cavolo ridi!!??-

-Eheheh… bisogna prendere il lato positivo della vita!!-

-Sai dove ficco io lato positivo!?!?-

-Kagura!! Sta giù!!- Shinpachi tentò di calmare l’amica, già con un piede sul tavolo pronta a pestare Sakamoto -Sicuro di non poterci aiutare?-

-Mi dispiace, quella lingua non la conosco.-

Gintoki lo guardò male -Allora mi spieghi perché ci hai fatto salire a bordo e siamo anche partiti!?-

-Voi non mi avete detto nulla! E poi mi fa piacere rivedervi, ragazzi! Sopprattutto tu Kintoki!-

Il samurai, al limite della sopportazione, salì sul tavolo prendendo la testa di Sakamoto con una mano e facendogliela picchiare con forza sul ripiano -Gintoki!! Gintoki!!! Possibile che non l’hai ancora capito!!!!???-

-Lascialo stare, o l’unico neurone che gli è rimasto si distruggerà.- arrivò Mutsu, il braccio destro del capitano, portando un vassoio con altri quattro bicchieri.

-Tsk! Credo che quel neurone si sia suicidato per la solitudine!- commentò Gin risedendosi.

-Spiritoso come sempre, Gin!- Sakamoto si sistemò gli occhialetti sul naso, che dopo il colpo di Gintoki si erano tutti stortati. Prese dal vassoio un bicchiere -Tu non ne sai nulla, Mutsu?- le porse il foglietto.

Lei lo prese -No, mai visto prima.-

-Ovvio che non l’hai mai visto prima!!!!- sbraitò Shinpachi.

-Mi dispiace, non conosco questa lingua.-

-Significa che siamo venuti qui per niente…?- sospirò Kagura.

-Proprio così…- assentì Gin.

-Aaah, non dire così, capitano! Siete sulla mia nave e a me fa piacere, non mi sembra un viaggio a vuoto!!- sorrise Sakamoto.

-Scusa la franchezza, ma non abbiamo tutto il tempo del mondo.- disse Shinpachi con sguardo basso. -Credimi, anche a noi fa piacere rivederti.-

-Sì, sì, non ne ho dubbi! E poi, chi lo sa, magari troverete qualcuno che riesca a leggere quel foglio! Ahahahah!!!-

-Ahahah!!- Gin fece eco alle risate dell’amico -E va bene, siamo ottimisti per questa volta!- prese il boccale dal vassoio che Mutsu aveva posato sul tavolo.

-Così si fa, capitano!- alzò in aria il suo bicchiere.

-Smettila di chiamarmi così, testa vuota!- poi si volse ai due ragazzi seduti ai suoi fianchi -Allora, Shinpachi, Kagura, brindiamo a questo viaggio, sperando che ci porti fortuna!-

-Sììì!!!!- Shinpachi avvicinò il suo boccale a quello del capo tuttofare, rinvigorito dalla speranza.

-Alla faccia della nostra scorta!!- anche Kagura fece lo stesso.

-Ahahahahahah!!!- Sakamoto brindò con i suoi ospiti.

 

 

-E… e… etchù!!!-

-Ti sei preso il raffreddore, Toshi?-

-Macchè… qualcuno starà parlando di me, me lo sento!- il vicecomandante spostò lo sguardo alla sua destra, verso il suo secondo che tutto beato si stava mangiando un dango.

-Io sono stato zitto!- alzò le mani in segno di discolpa.

I tre della Shinsengumi erano ormai nei pressi di Edo. Si erano separati a Nagoya dai tuttofare, ai quali dovevano fare da scorta, accompagnandoli al porto interplanetario dove aspettavano un vecchio compagno d’armi di Gintoki, come aveva detto lui.

-Credete che quei tre ce la faranno?- chiese Sogo.

-Ne sono certo.- annuì con fermezza Kondo -Quei tre non li ferma nessuno!-

-Già… Hijikata, ti vedo pensieroso.-

-… spero solo che Yamazaki non abbia fatto casini mentre noi eravamo lontani.- disse accendendosi con la più totale indifferenza una sigaretta.

-Ma non sei minimamente preoccupato per loro!!?? Pensi a questo!!??- il comandante era allibito.

-Qualcuno dovrà pur mandare avanti la baracca, visto che non ci pensi tu!!!- sbraitò Toshiro -E comunque… non ho motivo di preoccuparmi.- il suo sguardo era sicuro e c’era fermezza nella sua voce. Sia Kondo che Okita sapevano che aveva ragione, non avevano alcun motivo di preoccuparsi. Conoscevano bene l’agenzia tuttofare di Gin-chan.

 

 

Mentre Shinpachi e Kagura faceva un giro per la nave spaziale, esaltati come non mai, Gin si fermò in uno dei vasti passaggi ad osservare, oltre la parete di vetro, l’immensità dello spazio.

Era incredibile la quantità di astri lucenti che si spargevano per miglia e miglia al di là dell’ampia finestra, impossibili da contare quanto era impossibile dimenticarli. Lontano, una nebulosa rossa irradiava luce, un calore quasi rassicurante sullo sfondo nero dell’universo. Era indubbiamente lontana, ma se si poggiava la mano sulla superficie trasparente si aveva la sensazione di riuscire quasi a toccarla.

Adesso riusciva a capire, almeno in parte, cosa ha spinto il suo vecchio amico a lasciarsi alle spalle la Terra e viaggiare in quella distesa di stelle.

-È bellissimo, non è vero?- Sakamoto gli si era affiancato, intento anche lui ad ammirare il panorama.

-Sì, molto.- tornò a guardare le stelle -È per questo che sei partito… ora capisco.-

-Già. Sulla Terra mi sentivo un piccolo spettatore di questo meraviglioso spettacolo, mentre qui ne faccio parte anche io! Riesci a capire ciò che voglio dire?!-

-Sì, credo di sì…- Gintoki andò a sedersi su una panca situata a meno di tre metri dalla vetrata -La ricordo bene la sensazione di far parte di qualcosa di importante, di più grande di te…-

Tatsuma assentì con il capo, poi si voltò verso l’amico -È stato Takasugi a ferirti?- chiese alludendo alle bende che gli avvolgevano l’addome e parte del torace appena nascoste del kimono.

Gin se ne era quasi scordato di averle -Eh…? Ah, sì.- un sorriso di scherno gli si accese in volto

-Tsk… certo che il destino è davvero imprevedibile! Se devo essere sincero, era l’ultima persona che mi aspettavo di incontrare!-

-Era anche l’ultima che volevi incontrare…- Sakamoto si sedette.

-Aaah, questo è un altro discorso!! E poi non è certo la prima volta che mi scontro con lui, anzi… sembra essere diventata un’abitudine. Quello che non capisco è cosa se ne fa della spada Kusanagi! Non riesco proprio a capire…-

-Perché, tu cosa te ne fai?-

-Lo sai che non la cerco per me! È stato lo Shogun a ordinarmelo.-

-Allora può darsi che anche Shinsuke lavori per qualcuno.-

Gintoki si voltò a guardare il vecchio amico, annuendo -Ci ho già pensato… ma chi vorrebbe quella spada? Io non credo nemmeno che esista!!-

-Ahahaha!! Questo proprio non lo so Kintoki!! Diamine, non credi nemmeno nelle antiche leggende divine!!-

-Ormai credo solo nel bushido…-

Sorrise -Giusto…- gli diede una pacca sulla spalla -Spero che questo viaggio serva a qualcosa! Ahaha!! Ma ne sono sicuro!!-

-Beato te che trovi sempre il lato bello delle cose!! Ma come fai?!-

-È facile!! Basta sorridere alla vita e andare avanti!! Se ti lasci sopraffare dai fantasmi del passato, è la fine!-

Gin lo guardò in silenzio.

-Non dico certo che bisogna scordarsi tutto quello che è stato, no, no, no! È bene tenerselo da parte, perché è proprio il passato che stabilisce che uomini siamo, però… lo sguardo deve essere rivolto davanti, sempre davanti!-

-Sempre avanti…- ripeté con fare assorto.

-Proprio così! Non preoccuparti per ciò che c’è dietro... non succede nulla se non gli rivolgi lo sguardo, tanto non ti lascerà mai: si poggia sulle spalle e lì rimane. Per sempre!- concluse son uno dei suoi soliti grandi sorrisi, poi si batté una mano in fronte -Tu guarda che discorsi mi fai fare!! Ahahaha!!-

-Idiota io che chiedo consigli a te!! Ahahahah!!!-

Un’improvvisa scossa sbalzò la nave spaziale, l’allarme di sicurezza scattò inondando ogni stanza e ogni corridoio di una forte luce rossa lampeggiante.

-Cosa succede?!- si chiese Sakamoto alzandosi.

-Non lo so, ma non mi piace! … nh?- Gin si soffermò ad osservare lo spazio oltre la finestra -Ehi… è una mia impressione o ci stiamo inclinando?-

-È vero!!!! Ahahah!!! Acuta osservazione Gin!!- rise picchiando la mano sulla sua spalla.

-E cosa c’è da ridere!!?? Non è una bella cosa!!!-

-Gintoki!!!!- Shinpachi e Kagura gli corsero incontro, allarmati.

-Ehi, se avete combinato qualcosa voi due non so cosa vi faccio!!!-

-No, noi fatto nulla!! Nave cominciato a tremare e noi spaventati!- chiarì Kagura.

-Che diamine sta succedendo!!!??-

 

 

-Ahahahahah!!!-

-Che cavolo ti ridi!?!- Gintoki diede un pugno sulla zucca vuota si Sakamoto.

-Ahiaaa!! Che male Kin!!-

-Gin!!! È così facile, Gin!! E ci conosciamo da anni!!-

L’astronave principale del Kaientei, colpita da una pioggia di meteoriti, era atterrata con fortuna su un pianeta sconosciuto. La chiglia era semi sprofondata in un bacino salato poco profondo, dalle acque cristalline; l’equipaggio si era spostato su una piccola isoletta che sorgeva a pochi metri dall’astronave. Il bacino era colmo di quei piccoli frangenti di terra e sabbia.

-Come sei pignolo!-

-Invece di ridere come un idiota trova un modo per farci andare via da qui! Noi dobbiamo tornare a Edo!-

Shinpachi e Kagura, dopo aver parlato con alcuni membri dell’equipaggio, raggiunsero Gin e Sakamoto.

-Ehi, Gin!! Dicono che ci vorrà un po’ per far ripartire la nave.- spiegò Shinpachi.

-Un po’ quanto?-

-Non lo sanno di preciso.-

Il capo tuttofare sospirò -Magnifico… abbiamo una missione di vitale importanza!!- per la rabbia diede un calcio ad un sasso.

-Dai capitano, non prendertela così! Pensa positivo!!- sorrise Sakamoto dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.

Gin scattò -Sai dove te lo ficco quell’ottimismo esagerato!!??!!-

-No, aspetta! Metti giù la spada, dai!!-

-… quei due sono come cane e gatto.-

-Coppia esplosiva.-

Commentarono Shinpachi e Kagura stando ad osservare i vecchi compagni d’armi rincorrersi, uno per salvarsi, l’altro per uccidere.

-Vieni qui!! Ti prometto che non sentirai dolore, sarà un colpo secco e deciso!-

-Nooo!! sei pericoloso Kintoki!!-

-Gintoki!! Gintoki!! Ti detesto Tatsuma!!!-

Due colpi esplosero sfiorando gli uomini che si immobilizzarono sul posto, interrompendo quella scena comica e ridicola -Iiiih!!-

Mutsu li fissava, tenendo la pistola puntata su di loro -Fatela finita o vi ammazzo.-

-Quella donna ha una freddezza preoccupante…- commentò Shinpachi.

-Ora statemi a sentire. Ho già contatto il resto della flotta e si stanno mobilitando per venire a recuperarci, comunque ci vorrà del tempo. Buona parte dei viveri sono andati persi, a qualche chilometro a nord da qui c’è una città abitata, voi quattro andateci e raccattate qualcosa.-

-S-sì… ma metti giù quell’arma!- disse Sakamoto tenendo le mani alzate.

-Quella ha più attitudine al comando di te!!!- sbraitò Gin.

-Io dirigerò le operazioni di riparo. Ora andate.- concluse Mutsu.

Shinpachi fu sollevato -Finalmente qualcuno responsabile.-

-Muovetevi!- la donna si mise a sparare sui quattro.

-Waaaah!!!-

-Via, via!!-

-Shinpachi, tu tappati bocca!!-

to be continued...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il comandante della Shinsengumi, assieme al suo vice e al secondo, fu convocato a palazzo appena tornato a Edo.

Nell’ampia sala dello Shogun i tre rappresentanti delle forze dell’ordine stavano inginocchiati a capo chino, in segno di rispetto e sottomissione, attendendo di essere interpellati.

-Avete scortato con successo l’agenzia tuttofare a Nagoya?-

-Sì, mio signore.- rispose solerte Kondo.

-E ditemi, ci sono stati problemi durante il viaggio?-

-Un piccolo imprevisto ad una locanda di passaggio, signore. Per motivi a noi superiori ho dovuto separare la squadra e far riaccompagnare il principe Hata a Edo.-

-Sì… è venuto a lamentarsi quel principe idiota. L’ho liquidato con un futile dono.- disse lo Shogun.

-Non ci credo… anche il signore di Edo lo chiama idiota senza alcun ritegno.- pensò Toshiro.

-È successo altro?- riprese lo Shogun tornando serio e composto.

-Ecco, signore…- il capitano era restio a parlare -arrivati al tempio Atsuta…-

-Non è successo nulla, signore.- lo precedette Hijikata.

Kondo e Okita si voltarono a guardarlo. Il freddo e sicuro sguardo del samurai era fisso sullo Shogun. Fermo e convinto nella voce.

Tokugawa spostò lo sguardo da Hijikata a Kondo -È come afferma il vice comandante, capitano Kondo?-

-… sì, è come dice lui.-

Annuì -Bene. ora dove sono i tuttofare?-

-In viaggio per lo spazio.- questa volta rispose Sogo.

-Nello spazio?!- Tokugawa rimase interdetto.

-Vedete… accidentalmente la copia della spada Kusanagi si è spezzata, e al suo interno abbiamo trovato un indizio curioso ed interessante. Sakata e i suoi compagni hanno proseguito il viaggio affidandosi a qualcuno di più esperto, mentre noi ci siamo incaricati di informarvi sugli sviluppi.- chiarì Kondo.

Lo Shogun rimase in silenzio, a riflettere su quelle parole -Nello spazio… cosa avranno scoperto? Mmmh…-

-Qualcosa non va, signore?-

-No, nulla. Con chi sono partiti, lo sapete?-

-Con la flotta commerciale di Sakamoto Tatsuma.-

Sul volto dello Shogun si dipinse un mezzo sorrisetto -Capisco. Se non avete altro da riferire potente andare. Sono certo che avete svolto un eccellente lavoro.-

-Grazie per la fiducia, signore.- risposero all’unisono.

Si alzarono, inchinandosi rispettosamente, poi uscirono dall’ampia sala lasciando Tokugawa solo con i suoi pensieri.

-Perché sono partiti nello spazio? Che legame può esistere con l’antica spada..? Un indizio, ha detto il comandante Kondo, hanno trovato un indizio al tempio…- si risedette sul suo trono -Spero che Sakata ce la faccia.-

Rimase solo per poco. Una figura entrò nel salone, senza nemmeno farsi annunciare -Shogun!-

L’uomo scattò subito sull’attenti, un comportamento che aveva imparato a conservare nell’arco di quei lunghi e cupi vent’anni -Uno dei Tendoshu…-

-Mi risulta che avete convocato il capitano della Shinsengumi.-

-Sì.-

-Come mai? È successo qualcosa?- domandò irremovibile il Tendoshu dal volto celato dall’alto collo del mantello e dal largo copricapo.

Tokugawa serrò i pugni. Dalla resa del Giappone agli invasori quel manipolo di alieni aveva il totale controllo del Bakufu, e di lui. Non lo sopportava, non l’aveva mai fatto, ma in quelle condizioni, con il potere dei samurai pari a zero, era impossibile ribellarsi al loro potere.

A questo serviva la leggendaria Kusanagi. Per questo aveva la massima fiducia in Gintoki Sakata.

-No. Non è successo nulla, solo un controllo di routine.- rispose.

-Bene, lo spero.  Vogliamo essere tenuti al corrente di tutto, lo sapete bene.-

-Sì, certo.- il feudatario di Edo, diretto subordinato dell’imperatore, doveva piegare la schiena a quell’essere che ripudiava dal profondo del suo animo. Probabilmente erano già a conoscenza di tutto, chi può dirlo… sono così misteriosi e schivi quei governatori amanto. Aveva affidato questa missione a personale esterno, proprio per evitare il diretto interesse dei Tendoshu: odiava avere il loro fiato sul collo.

Il Tendoshu accennò un debole movimento di assenso con il capo -Spero che continuerete a darci fiducia, Shogun.-

-… come sempre.-

-Arrivederci.- si congedò uscendo dalla stanza.

Tokugawa si lasciò finalmente andare, sospirando dal sollievo. Ad ogni “si, certo.” e menzogna che propinava a quella gente, sentiva che la spada della sua anima andava via via incrinandosi sempre di più. Prima o poi si sarebbe spezzata e allora…

… non sapeva nemmeno lui in cosa avrebbe creduto…

 

 

Hijikata si accese una sigaretta, aspirandone il dolce aroma.

-Che facciamo, Kondo? Torniamo alla base?- domandò Okita.

-Sì, non abbiamo altro da fare qui.- il suo sguardo si posò sul vice comandante.

-Cosa c’è?- chiese stizzito -Ho qualcosa in faccia?-

-Perché hai taciuto su Takasugi? Non credi che lo Shogun debba essere informato su un criminale di quel calibro?-

-Tu non hai detto nulla, sei d’accordo con me. Ammettetelo, anche voi pensate che non sia una coincidenza che due compagni d’armi si siano incontrati in quel tempio a Nagoya.-

-Takasugi è indubbiamente forte e pericoloso, ma noi siamo della Shinsengumi, siamo i più forti della squadra, lo Shogun non crede che possiamo farcela?-

-Ragiona Sogo, quante volte abbiamo affrontato quel bastardo senza riuscire a fare nulla?- tirò una boccata di fumo -Vi ricordate l’anniversario dell’apertura del Giappone celebrata l’anno scorso?-

-Ehm… ti riferisci a quella in  cui il vecchio Gengai ha lanciato il suo esercito di robot contro di noi?- Kondo si passò una mano sul pizzetto con fare pensieroso.

-Testimoni hanno affermato di aver visto uno come Shinsuke Takasugi per le strade di Edo quella sera e alcuni sostengono che un uomo col kimono bianco e capelli chiari lo abbia bloccato assestandogli un pugno.-

-Fugace descrizione del nostro amico.- disse Sogo.

-È stato Sakata ad impedire a Takasugi di attaccare direttamente noi e lo Shogun.-

-Toshi, pensi che in base a questo…-

-Io penso che lo Shogun Tokugawa sappia più di quanto voglia farci credere. Credo che abbia affidato questo compito a Gintoki perché sapeva che Takasugi era sulle tracce di quella spada.-

Kondo rifletté alle parole del vice, la sua teoria era piuttosto fondata e accettabile. Quali intrighi e misteri si celavano tra quelle mura… -Cosa se ne fa Takasugi della spada Kusanagi? Vuole il potere degli Dei?!-

-Non lo so, non ne ho la minima idea…- il vicecomandante gettò a terra il mozzicone di sigaretta, calpestandolo con la scarpa, inforcò le mani in tasca e si incamminò -Sta di fatto che se scoppia una guerra sguainerò la mia spada al fianco di quell’idiota amante dello zucchero.-

 

 

Obbligati dagli spari di Mutsu, Sakamoto e la Yorozuya raggiunsero la città vicina. Attraversarono il bacino idrico con una delle scialuppe di salvataggio della Kaientei, e dopo dieci minuti di cammino raggiunsero  il centro abitato.

-Cosa compriamo Gin?- intervenne Kagura guardandosi intorno con curiosità.

-Alla spesa ci pensa Sakamoto, noi cerchiamo qualcuno che sappia decifrare il foglietto.-

-Ehi, volete far fare tutto a me?!-

-Nave tua, te la gestisci tu.- Gintoki pose le braccia sulle spalle dei suoi amici e accelerò il passo, lasciando indietro Tatsuma.

-Ma… Gintoki!-

-Vedi il lato positivo! Non hai noi tra i piedi!!-

 

Sull’alto promontorio che spaziava su tutta la depressione idrica si materializzò un manipolo armato.

-Sono loro, Dota?-

-Sì.- piantò la lama della sua spada nella fredda roccia -Sul treno ci hanno preso alla sprovvista, ma adesso saremo noi a fare una bella sorpresa.- ghignò malefico.

 

 

  da più di un’ora che giriamo, Gin!! Stiamo solo perdendo tempo!-

-Non lamentarti, Shinpachi! È  la fatica del tuttofare, c’era scritto nel contratto che ti ho fatto firmare quando hai iniziato a lavorare per me.-

-Non mi hai fatto firmare nessun contratto!!!-

-Ingenuo Shinpachi… è il contratto della vita!- disse Gin con aria colta.

-Non sparare cretinate!! Ti detesto quando ti metti a fare il filosofo!-

-Aaah… che ci posso fare se sono così intelligente!-

-…… non so neanche perché sto qui ad ascoltarti!-

-Piuttosto, dov’è Kagura?- il samurai si guardò in giro.

-E che ne so, era vicino a te!-

-E con questo?! Anche tu hai gli occhi per guardare! O la miopia è peggiorata di colpo?-

-Ci vedo benissimo!!-

-Ti diminuiscono le diottrie? Sicuro che sia colpa della miopia, Shin?- continuò imperterrito Gintoki.

-Sta zitto!!!- gridò il ragazzo irritato.

-Cosa c’è? Non te ne devi vergognare, infondo hai quattordici anni, è normale!-

-Io ne ho sedici!!! Non sai nemmeno quanti anni ho!!-

-Non posso tenermi a mente tutto Shinpachi!! Il compito di una spalla è anche questo!-

-Non è colpa mia se soffri di alzaimer!!-

-Basta!! Torno da Sakamoto!- Gintoki si voltò, tornando indietro, lungo la strada sterrata che stavano attraversando. Ora che lo osservava meglio quel posto non era tanto diverso da Edo.

-Cosa?! E Kagura?- Shinpachi gli corse dietro per nn perderlo di vista.

-È in gamba, saprà raggiungerci.- concluse.

-Non ti preoccupi neanche un po’! Sei un irresponsabile Gintoki!-

Svoltando in una via si trovarono di fronte proprio la ragazza Yato, che tutta beata si gustava uno spiedino di polpo. -Ciao Gin.-

-Kagura!! Dove sei stata, si può sapere?! Ti stavamo cercando!- esclamò  con apprensione il samurai.

-Imbroglione, non è affatto vero! Te ne sei fregato!!-

-Avevo fame, così preso spiedino di polpo.- spiegò con tutta tranquillità Kagura.

-… ehi, per preso intendi rubato, vero? Dimmi che lo hai rubato.-

-Non incitarla alla criminalità, Gin!!!- gridò di nuovo Shinpachi. Si sentiva l’unico ragionevole in quel momento.

-No, io comprato!- e mangiò dallo stecchino un’altra pallina di polpo.

Shin placò la sua ira per un attimo, guardando Kagura -Scusa… e con quali soldi?-

Kagura indicò Gin -I suoi.-

Gintoki con foga estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni -Vuoto! Erano gli ultimi risparmi che mi ero portato dietro!!-

-Sfamare famiglia richiede sempre sacrifici.- sentenziò Kagura con aria saggia, finendo il suo spuntino.

-Ma quale famiglia!! Non siamo imparentati nemmeno col sangue!! Tu vieni da un altro pianeta!! Scroccona!!!-

-In questo ha davvero preso da te Gin. Sono sicuro che prima di conoscerti fosse una ragazzina ben educata.-

-Oh certo… date tutte le colpe al vecchio Gintoki!- offeso incrociò le braccia al petto -Sei proprio scarso come spalla, Shinpachi. Tu dovresti essere il primo a darmi ragione.-

-Non ti do ragione se sei in torto marcio…-

-Gin, ora torniamo da Sakamoto?- lo supplicò Kagura.

-Sì, sì, ora lo raggiungiamo…-

Un fuoristrada si accostò ai tre, suonando il clacson -Ehi!!-

-Nh?- Gin si voltò -Tatsuma! Dove l’hai rubato quell’affare?-

-Ahahah!! L’ho noleggiato!- batté con forza una mano su una delle casse sistemate sul retro aperto -Ho comprato tutto! Forza, salite!!-

-Ah, meno male! Ero stanco di camminare!- esclamò Shinpachi correndo verso il fuoristrada e salendo sul retro.

-A bordo ragazzi!-

-Sakamoto fai guidare me?-

-Sei un po’ piccola ragazzina, mettiti dietro!-

-Va che è brava. Una volta ha quasi tirato sotto Chatrine.- disse Gin sedendosi accanto all’amico.

-Non mi sembra una bella cosa!! E poi Chatrine guidava il tuo scooter!!!- sbraitò Shinpachi.

-Ahahahahah!! Mi diverto troppo con voi!- Sakamoto ripartì.

 

Riattraversarono il lago salato con la scialuppa carica di merce, per raggiungere la nave, sperando che i soccorsi non avrebbero tardato ad arrivare.

-Mutsu sarà riuscita a riparare la nave?- chiese Shinpachi.

-È in gamba! Ne sono convinto!!- rispose Tatsuma.

-Viaggio in spazio cominciato a stancarmi.- si lamentò Kagura, poggiando mento e braccia su una cassa di legno.

-A chi lo dici.-

-A proposito Kintoki, la vostra ricerca ha dato frutti?-

Gin gli lanciò un’occhiataccia, cercando di trattenere il nervosismo -No, nessuno…- rispose secco.

Un’improvvisa esplosione in acqua fece sbandare la scialuppa e ci mancò poco che equipaggio e merce finissero in acqua.

-Aaaah!-

-Che è stato?!-

-Ahahah!! Era un colpo dei miei cannoni!-

I tuttofare si voltarono verso Sakamoto -Cosa?!-

-Forse Mutsu ci sta salutando!- Sakamoto si mise a sbracciarsi -Ehi!! Cara Mutsu, siamo qui!!-

Venne subito atterrato e messo a tacere con qualche calcio -Zitto, idiota!!- lo ammonì Gin.

-Ci salutano con un colpo di cannone secondo te!!??-

Kagura attirò l’attenzione del samurai -Gintoki guarda!! Laggiù!-

-Che c’è??- volse lo sguardo alla nave: sul ponte di coperta si riversò un gruppo di uomini dall’aria non molto rassicurante -Sakamoto, quelli non sono tuoi sottoposti, vero?-

-Nh?- si rialzò sistemandosi gli occhiali sul naso, affiancando Gin -No…  in effetti no.-

-Che succede, Gin?- chiese con apprensione Shinpachi.

-A quanto pare abbiamo compagnia.-

 

Dota, l’amanto inui a capo della banda criminale Shi to Hakai (morte e distruzione) , stava a prua, davanti al cannone principale della Kaientei -Kochi, cessate il fuoco.-

-Li facciamo salire?-

-Sì, ma teniamoli d’occhio.-

Kochi, del pianeta Chatoran, si volse ai suoi compagni -Sentito il Capo?! Non fate fuoco contro la scialuppa! Voi due!- a due banditi amanto -Nella stiva dai prigionieri!-

I due annuirono obbedendo.

Dota si assicurò per bene lo spadone al fianco -Guadagnarci la nostra parcella.-

 

La scialuppa giunse alle pendici della nave spaziale. La chiglia era dritta, non più ancorata al basso fondale; Mutsu aveva portato a termine con successo le operazioni di riparazione, ma ora… dove sarà? E cosa vorranno quei loschi tizi?

Il quartetto si mostrò a braccia alzate, in segno di resa.

-Sono il comandante della flotta Kaientei.- esordì Tatsuma -Fate salire me e i mie compagni.-

Due amanto srotolarono una scaletta di corda e legno lungo la fiancata e uno alla volta, Sakamoto e la Yorozuya salirono a bordo.

Intorno a loro si allargarono a semicerchio gli Shi to hakai , armati, visibilmente pericolosi e tanti… troppi per quattro persone.

Dota si fece largo fra i suoi uomini -Buongiorno capitano Sakamoto.-

I tuttofare si scambiarono un’occhiata complice -Li abbiamo già incontrati.- disse Shinpachi.

-Sì, sono banditi del treno!- gli diede ragione Kagura.

Gin annuì -Ci hanno seguiti fino a qui?-

Sakamoto rispose sfoggiando un sorriso bonario -Buongiorno a voi!! Ci sono problemi con la mia nave?-

-No, no, nessuno…- rispose Dota mal celando un ghigno.

-Allora potreste anche andarvene! Ahah! Ah, dov’è il mio equipaggio?-

-Non preoccuparti stanno bene, non abbiamo torto un capello a nessuno. Non siamo interessati alla tua nave.-

-Ahah! Meglio così, anche perché dovrei finire di caricare alcune merci che…-

-Siamo interessati a loro.- lo interruppe l’inui, indicando con un cenno del capo i tre alle spalle di Sakamoto.

-Eh…?- si voltò -Kin, hai fatto qualcosa a questi signori?-

Gin gli diede un forte pugno in testa -Idiota!! Sono loro che han fatto qualcosa a noi!!-

-Già!! Voi assaltato nostro treno per Nagoya!!-

-Si può sapere cosa volete?!- inveirono Kagura e Shin.

-Non abbiamo proprio nulla contro di voi, è solo che ci pagano per farvi fuori.- ghignò Dota.

-Come immaginavo, siete dei mercenari.- disse Gintoki.

-… lavorate per Takasugi?!?-

-No, Shin. Takasugi non è il tipo da pagare dei mercenari per togliersi dai piedi tre comuni tuttofare come noi.-

-Ciò significa che qualcun altro ci vuole morti…?- chiese il ragazzo attonito.

Sakamoto gli diede un’amichevole pacca sulla spalla -Eheheh!! Sei giovane ma hai già così tanti nemici!-

-C’è poco da scherzare!!!-

-Allora? Chi vuole le nostre teste su un piatto d’argento?-

-Non sono certo tenuto a dirtelo, cespuglio!- Dota avanzò di un passo verso Tatsuma -Comandante della Kaientei, consegnateci questi tre insulsi umani… C’è in gioco la vita del vostro equipaggio.-

-Ahahahah! I miei uomini sono in gamba, non mi preoccupo! Piuttosto, portatemi da loro!!-

Dota lo guardò interrogativo, poi acconsentì -Sentito? Scortate questo buon capitano dai suoi uomini.-

-Grazie! davvero gentili!-

Due amanto affiancarono Tatsuma, prendendolo per le braccia e portandolo con tanta gentilezza sottocoperta.

-Ah, Sakamoto, aspetta!- Shinpachi avanzò di un passo, ma prontamente Gin lo fermò sbarrandogli la strada con un braccio.

-Tranquillo, sa quello che fa.-

Il semicerchio si strinse un po’.

-Bene, bene, bene… e adesso? Volete morire con onore, come i samurai di un tempo?- li schernì l’inui.

-Non ho la minima intenzione di tagliarmi il ventre per preservare il mio onore.- Gintoki impugnò la bokuto davanti a sé -Perché con onore ho intenzione di vivere fino alla fine.-

-E io con lui!!- anche Shinpachi sfoderò la sua spada di legno.

-Se volete ucciderci dovrete lottare!- Kagura brandì l’ombrello.

La massa di criminali scoppiò a ridere e dal coro si levò con più fragore la voce di Dota

-Ahahahah!!! Il codice dei samurai mi ha sempre fatto morir dal ridere!! Valori dei genere sono morti e sepolti, con gli ultimi samurai del Giappone!!-

-Ti sbagli!- inveì Shinpachi -Gli ultimi samurai del Giappone ce li hai davanti!!-

Un ghigno si accese sul volto dell’inui -Ciò significa che avete intenzione di combatterci tutti? Siete pazzi.-

-Sì, non sei il primo che ce lo dice!- sorrise Gintoki.

 

Tatsuma Sakamoto procedeva per i corridoi della sua nave spaziale, scortato dai due amanto.

-Ahah!! Ho capito, li tenete nell’hangar! È spazioso, devo dire che è stata una bella idea, anche se è un po’ buio e freddo qui! Brr!!-

-Ma quanto parla questo…-

-Sta un po’ zitto!!- uno gli diede uno spintone.

-Ah, ehi!! Che modi, ragazzi! Dovreste essere più gentili ed educati! E sorridete un po’, su!!-

-Se fossimo così mi spieghi che razza di reputazione avremmo!!?? Non saremmo la banda di criminali Shi to hakai ti pare!!??-

 

Imprigionati nel vasto hangar destinato a contenere merci di ogni tipo, i membri dell’equipaggio della flotta commerciale erano irrequieti, confusi e preoccupati.

-Fateci uscire!!-

-Chi siete!! Cosa volete da noi!?-

-Vedrete appena Sakamoto tornerà!!-

Così si sfogavano alcuni uomini prendendo a pugni e a calci il portellone sbarrato.

-Finitela. Così sprecate solo energie.- li ammonì Mutsu, calma e controllata.

Non era il momento di perdere il controllo della situazione. Era certa che se la sarebbero cavata, non finirà così il viaggio della flotta Kaientei di Sakamoto. Ecco… dove sarà quel folle? Avranno preso anche lui? Ci si può aspettare di tutto da parte sua! Mutsu si domandava spesso cosa passasse per la testa del comandante.

Una cosa era certa, finchè Sakamoto nn sarebbe tornato la situazione era in mano sua, e doveva gestirla al meglio. Non si sarebbe fatta sottomettere da un gruppo di banditi, pirati spaziali o quello che erano da quattro soldi! Anche se… era davvero frustrante essersi fatti prendere così alla sprovvista….

 

Lo scontro fu inevitabile. L’orda di amanto si riversò contro i tuttofare, pronti a tutto per liberarsi di quel fastidio una volta per tutte e poter così far ritorno a Edo.

Dota attaccò frontalmente Gin che gli tenne testa bloccando con la sua umile bokuto la pesante spada -La prima volta non ci siamo scontrati, ma quel gorilla della polizia è stato abile da tenermi testa.-

-Chi, Kondo? Oh sì, è bravo anche se sembra un idiota.-

-Anche tu sembri un idiota, cespuglio. Più idiota di lui.-

-Davvero..? Allora sono anche più bravo!- con un calcio lo respinse -Uff… ma che spada grande! Come mai giri con quell’affare?-

-Ehehe…  che c’è, ti spaventa?-

-No, affatto. Mi chiedo cosa dovrebbe mai compensare.-

Stizzito da quella provocazione Dota si fiondò sul samurai, vibrando un fendente -Yaaaah!!!-

Gin schivò il colpo saltando sul parapetto della nave -Oh, oh! Scusa, non credevo che te la prendessi!-

-Tappati quella bocca e combatti!- attaccò con un affondo.

-Tsk… la spada è grossa, ma la prestazione lascia a desiderare.- bloccò la lama tra il fianco e il braccio, assorbendo il colpo e impedendo così all’avversario di muoversi.

-Questo lo dici tu…- il perfido ghigno che apparve sul suo volto fece intendere a Gin che non doveva aspettarsi nulla di buono. Dota si diede una forte spinta in avanti, sbilanciando Gintoki, che si ritrovò aggrappato alla spada, sospeso nel vuoto.

-Waaah!! Ma che cavolo fai!!??-

-Ahahahah!! E adesso?! Hai finito di fare il gradasso, eh? Ora crepa in fretta tuttofare da quattro soldi!- impugnò la possente elsa con entrambe le mani, ruotandola con tutte le sue forze, per far cadere Gintoki, ma questi si diede una forte spinta e saltò letteralmente sulla lama dando un forte calcio all’inui -Cos…?!-

Gintoki tornò cn in piedi a terra pronto per il prossimo round.

-Tutto bene Gin?!- chiese Shinpachi, voltandosi verso l’amico che aveva sentito urlare poco prima.

Lui rispose alzando la spada, come per salutarlo -Una meraviglia. Shin, dietro di te.-

Il ragazzo si voltò giusto in tempo per colpire con la spada la testa di un amanto e disarmarne un altro -Li ho visti!!-

-… però, che riflessi.-

-Taci e pensa ai tuoi di riflessi!!!-

Kochi, il Chatoran, si fiondò sul giovane Shimura -Aaah!!-

-A cuccia, micetto!!- gli diede un forte calcio all’addome.

-Ugh!- incassò il colpo -Sei forte moccioso… anche se sei un quattrocchi.- si asciugò un rivolo di sangue a lato della bocca.

-Tsk! Ovvio! Sbagli a sottovalutarmi solo perché porto gli occhiali e sembro un tipo tranquillo.- Shinpachi, colto da un’insolita tenacia e sicurezza avanzò verso l’avversario -Purtroppo… ho subito anche io la pessima influenza del mio datore di lavoro!!!- si lanciò a spada sguainata.

 

 

-Ecco, i tuoi uomini sono lì dentro, comandante.-

-Ooh, ma che gentili!!- ringraziò Sakamoto -E ci sono anche due guardie!-

Una guardia si rivolse ai due che avevano portato lì Sakamoto -Che sta succedendo lassù?!-

-E che ne so!! Sono qui come faccio a saperlo!-

-Ahahahahah!! Credo che Gintoki si stia divertendo!-

-Quello chi è? Il comandante?-

-Esatto.-

-Mmh… siete quattro in totale, eh? Bene, non dovrò sprecare troppi colpi! Ahahahah!!-

I quattro amanto si guardarono interrogativi -… eh?-

Sakamoto estrasse la sua pistola da sotto il mantello rosso.

 

Con un forte rumore metallico il portellone dell’hangar si aprì.

-Nh…? Che succede?-

-Chi sarà?!-

Sulla soglia apparve Sakamoto, con i quattro amanto stesi ai suoi piedi -Ahahaha!!! Salve ragazzi! State bene vero?!-

Si levò un coro d’esultanza per il capitano e tutti uscirono in fretta da quel posto -Evviva il capitano!! Evviva Sakamoto!!-

-Ce ne hai messo di tempo.- disse Mutsu.

-Ehehe, lo so, scusami! Che ne dite uomini! Diamo una mano a Kintoki?!-

-Sìììì!!!!!-

 

Kagura sparava colpi a tutto spiano colpendo più nemici alla volta, sembrava posseduta

-Yaaaaah!!! Fatevi sotto dannati!!!-

-Quella è pazza!-

-Ma chi cavolo è?!-

-Yah! Yah! Yaaah!!- non perdeva un colpo.

Un amanto le si avvicinò alle spalle, afferrandola da sotto le braccia e sollevandola da terra

-Ehehe! Presa!-

-Aaah! lasciami!!- si dimenò lei, e nella foga le cadde l’ombrello -Ah, no!-

-Uhuhuh… cosa farai ora senza questo?- la provocò un altro raccogliendo l’arma.

-Mettilo giù!! Non toccare il mio ombrello con tue mani luride!!-

-Sei solo una mocciosa! Come pensi di fermare noi, i grandi combattenti Shi to hakai, eh?!- la schernì l’amanto che la teneva.

-… tu parla troppo!- Kagura gli diede una forte testata e si librò dalla presa balzando a terra

-Ehehe!- sogghignò.

-Uooh! Ma che diamine…?!-

Rivolse uno sguardo diabolico al criminale che impugnava il suo amato ombrello -Quello è mio!- con uno scattò corse verso di lui.

-A-ah… ferma!!- nel vano tentativo di difendersi le puntò contro quell’insolita arma, ma non riuscì a sparare neanche un colpo.

-Ridammi il mio ombrello!!!!!- con un poderoso calcio lo neutralizzò e si riprese l’arma -Ooh!- sorrise rallegrata, poi volse uno sguardo assatanato ai nemici -Siete finiti!!! Wooooh!!!- e riprese a sparare.

Nel frattempo Gin se la stava vendendo con tre amanto armati di tutto punto -Dannati, ma quanti siete?!-

-Sei stanco samurai?!-

-Di voi abbastanza!- li allontanò con la spada, si asciugò il sudore sulla fronte con la manica che kimono -Uff… non ho più l’età per queste cose. Dovrei starmene buono, buono a casa a leggermi Jump e guardare la tv.-

-Sei davvero un uomo strano…-

-Sentite, voi fate tanto i grandi proteggendo il vostro capo, ma con me non avete possibilità!- con un gran balzo li superò, atterrando alle loro spalle, scattando verso Dota che se ne stava in disparte.

-Cosa?!- rimasero sgomenti.

-Bastardo!- commentò l’inui -Non state lì impalati, uccidetelo!!!- sbraitò.

Un’orda di amanto si lanciò all’inseguimento di Gintoki.

-Merda!! Siete troppi, porca miseria!!-

In breve lo accerchiarono -Sei finito, belli capelli!-

-Ora sei tu a non avere scampo!-

-Sei morto!!-

Gin scrutò uno ad uno i nemici -Tsk… questa situazione mi è terribilmente familiare… E va bene. Vi siete messi voi sulla mia strada!- Impugnò per bene la bokuto pronto ad affrontare uno alla volta chiunque gli si fosse parato di fronte.

Shinpachi riuscì a tirare un profondo sospiro non dovendo più affrontare amanto nemici -Anf… anf… ehi, ma dove sono finiti tutti?- scrutò il ponte vedendo la massa raggruppata in un unico punto -Ma che…-

Kagura aveva bloccato un bandito al suolo e gliele stava suonando, quando la voce di Shinpachi la chiamò.

-… Kagura!!!-

Lei rimase con il pugno bloccato a mezz’aria e alzò la testa verso il ragazzo -Che c’è?!-

-Credo che Gin sia nei guai!- gridò lui, indicando alle sue spalle.

-Cavolo!- si alzò dal povero disgraziato messo al tappeto e corse da Shinpachi, caricando un colpo in canna -Ora ci penso io! Come tiro al bersaglio!- puntò l’arma verso il gruppo di amanto.

-Aaah! Ferma! Rischi di colpire Gintoki!-

-Tranquillo quattrocchi, ho buona mira!-

Prima che potesse sparare un solo colpo dalla stiva uscì l’intera ciurma di Sakamoto, pronta a menar le mani e a riprendersi la propria nave. -Ahahahah!!- si levò alta la voce del comandante

-Vedo che non avete perso tempo! Forza ragazzi, addosso!!!- incitò i suoi uomini che si riversarono contro i banditi.

-Ahah! Arrivi giusto in tempo, Tatsuma! Mi liberi da questi scocciatori!!- Gintoki si liberò di alcuni avversari che lo aveva braccato a suon di calci e gomitate e rapido riprese a correre per raggiungere Dota.

-Fermo, dove credi di andare!!- Kochi lo afferrò per un braccio, trattenendolo.

-Ah, molla!!- si voltò di scatto colpendolo con la bokuto, ma nel movimento avventato il frammento di foglio della Kusanagi gli scivolò via dal kimono cadendo a terra, perso tra la folla

-No!! Merda!- vide Dota dirigersi all’interno della nave, nella sala di controllo -Dannazione! Lo recupero dopo!- decise di seguirlo.

 

-Mi tocca fare tutto da solo! Farò affondare questa bagnarola, e nessuno si salverà!- attraversò corridoi e percorse scale, giungendo così nella sala comando dell’astronave -Eccomi finalmente. Vediamo…- si mise davanti ad un pannello di controllo -Non ci ho mai capito molto di queste cose, ma se distruggo tutto andrà bene lo stesso!- brandì la sua enorme spada sopra la testa, pronto a ridurre tutto in polvere, ma un secco colpo alle mani gli fece perdere la presa e lo spadone cadde a terra -Aaah!! Che è stato?- guardò alla sua destra e a terra vide la bokuto.

-È questa la pecca delle armi grosse, spesso ti sfuggono di mano.-

Si voltò e vide il samurai dai capelli d’argento sulla soglia, che lo osservava con sguardo sicuro e spavaldo.

-Ancora tu… ma non muori mai?!-

-Mi dispiace, ma devo impedirti di distruggere la nave del mio amico, sai ci tiene molto.- avanzò verso l’inui.

-Non me ne frega nulla! Io ho un compito, e lo porterò a termine.- rapido si abbassò per riprendere l’arma, ma Gintoki fu più veloce.

Con un calcio allontanò lo spadone, si rimpossessò della bokuto, e bloccò contro il quadro di controllo Dota, con la spada alla gola -Deridi tanto il mio codice d’onore, ma non mi pare che il tuo sia tanto diverso.-

-Ugh! È stato velocissimo….- Dota non riuscì a muoversi.

-C’è solo una differenza tra me e te.- aumentò la pressione sulla sua gola -Io non mi piego e non mi faccio controllare da nessuno. Combatto per i miei ideali, tu invece… di ideali non ne hai. È questo che ti fa perdere.-

-Tu… chi cazzo sei?-

Gin lo guardò un istante, senza dire nulla. I suoi occhi luminosi e sicuri dicevano più della sua bocca -Sono il demone che ti spezza.- si allontanò quel tanto che bastava per caricare il colpo e assestare una steccata micidiale all’inui, ma questi riuscì ad impugnare la sua arma bloccando così il colpo del samurai -Tsk!-

-Uhuhuh… cosa c’è, bastardo? Ti conviene rimangiarti le tue belle parole, perché a fatti sei davvero scarso! Sei allo stremo, si vede… e il tuo legno rinsecchito non può più nulla contro la mia spada!-

Gintoki accennò un debole sorriso, si allontanò di un passo spostandosi rapidamente al fianco destro dell’amanto e con un movimento deciso e dinamico spezzò la grossa lama di metallo della katana nemica.

Dota rimase immobile, con quel moncherino metallico tra le mani, inerte -No… impossibile. Come può… come può un semplice uomo spezzare una spada del genere con un colpo solo!! Non è possibile!-

-Sciocco cagnolino… se la tua spada è alimentata dall’anima… allora puoi fare a pezzi tutto ciò che ti pare!!- gli assestò un potente colpo alla nuca che lo fece stramazzare al suolo.

Gintoki rinfoderò la spada di legno al fianco e si incamminò -Se qualcuno mi vuole morto che venga ad affrontarmi a viso scoperto. Sono stufo di stare a questi giochetti.-

 

Lo spettacolo che gli si propose una volta tornato sul ponte fu la totale resa della banda dei Shi to hakai, e il massacro di alcuni banditi spaziali.

-Ahaha!! Ehi, Kin!! Li abbiamo sconfitti visto!?- rise allegro Tatsuma.

-Gin! Gin!!- si sbracciarono Shinpachi e Kagura in piedi su una montagna di copri semi coscienti.

Gintoki attraversò il ponte per raggiungere gli amici, quando si ricordò di una cosa -Oh, no! il foglietto!- cominciò a cercare dappertutto alla disperata ricerca di quel pezzetto di carta, quando lo vide tra le dita di un amanto stesa a terra, contro il parapetto della nave -Nh? Quello è mio!- si precipitò a riprenderselo e tirò un profondo sospiro di sollievo.

-… che diavolo di biglietto è?-

-Eh?- abbassò lo sguardo sull’amanto -E che ne so! Non capisco cosa c’è scritto.-

-È davvero insolito come messaggio…-

Gin si illuminò -Tu… tu sai cosa c’è scritto?!- non gli pareva vero, dopo quell’inutile viaggio nello spazio finalmente aveva trovato qualcuno in grado di dirgli cosa diavolo riportava quel foglio ingiallito da anni e anni all’interno di una spada.

-Ovvio che… lo so, cretino!-

-Dimmelo allora! Svelto!! Parla!!- lo strapazzò Gin prendendolo per il colletto.

-Va bene, va bene… ma sta calmo. È semplice, anche se insolito. In pratica c’è scritto che…- un raggio rosso centrò in pieno il petto dell’amanto, che stramazzò a terra.

-…….-

-Ops, scusa Kin, mi è partito un colpo! Eheheh…-

Gintoki si voltò verso Sakamoto, guardandolo prima allibito, poi sempre più infuriato

-Tatsumaaaa!!!! Hai ammazzato l’unico che poteva aiutarmi!!! Sarebbe stato più utile lui in questi pochi secondi che tu nell’arco di tutta la tua breve vita!!!!-

-Ahahaha, perché dici breve? Ho intenzione di vivere ancora a lungo!-

-Perché ti ammazzo io!! Ora!!-

-Nooo, fermo Gintoki!!-

-Ti ammazzo!! Io ti uccido! Guarda che lo faccio!!- Gin si mise a rincorrere l’amico brandendo la bokuto.

to be continued...

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


< Insomma, questa avventura nello spazio non si è conclusa nel migliore dei modi… >

< Tsk! Indovinate di chi è la colpa!? >

< Gintoki, finiscila di lamentarti. È successo, basta! Sakamoto non partecipa nemmeno al riassunto!! >

< Non capisci Shinpachi! È una questione di principio!! >

< Proprio tu parli di principio, hai davvero una gran faccia tosta! >

< Non litigate! Shinpachi, fa parlare Gin!  >

< Coosa?! E perché dovrei?! Il riassunto l’ho sempre fatto io, è una parte che mi spetta di diritto!! >

< Te l’ho già detto, tua voce brutta e stridula! Pure Sadaharu ha voce più migliore di tua! >

< Eh no!! Sadaharu no!! >

< Si dice migliore, non più migliore! Se proprio vuoi, dì più bella! >

< Proprio tu fai da maestro, Gin… >

< Qualcosa da ridire, spalla? >

< Aaah, fatela finita! Quanto la tirate lunga! E poi c’è un altro fermo immagine?!? Non c’è proprio fantasia in questa storia!! >

< Hijikata!! >

< E tu che diavolo ci fai qui?! >

< Partecipo alla prossima scena… >

< E io che credevo di essermi liberato di te una volta per tutte. >

< Non accadrà mai, idiota. >

< È tutto da vedere…  ehi, ma fumi anche qui!! Nel fermo immagine!! >

< Hijikata, sei impossibile! >

< Drogato! >

< Ehi!! Cosa diavolo volete da me?! È vietato fumare ora? Guardate che vi ammazzo!! Finita questa storia vi ammazzo!! >

< Stai impestando di fumo tutto il bel panorama di Edo! >

< Bel panorama… è il vostro squallido quartiere. >

< La tua anima è squallida… >

< La tua vita è squallida, Sakata!! >

< Basta!! Mi avete rotto voi due!! Non intromettetevi più nei miei riassunti e ora andiamo avanti con la storia!! >

< ……… >

< … scusa. >

 

La Yorozuya si incontrò con il vicecomandante della Shinsengumi e il suo secondo in un modesto locale di Kabuki-cho.

-Allora, com’è andato il viaggio nello spazio?- domandò Okita.

-Non fare domande inutili, Sogo. Non hai seguito il riassunto?-

-No Hijikata, avevo da fare.-

-Sfido chiunque a capire qualcosa da quel riassunto…- commentò Shinpachi -Comunque, è stato del tutto inutile, nessuno è riuscito a decifrare quel messaggio.-

-Mh, a proposito.- iniziò Gin posando il cucchiaio nella coppa mezza vuota di parfait al cioccolato

-Abbiamo incontrato i banditi amanto che ci han fatto perdere il treno per Nagoya.-

-Ah sì?- si interessò Toshi.

-Ce l’avevano proprio con voi!! Vi han seguito addirittura nello spazio!-

-Si fanno chiamare ‘Shi to hakai’ e lavoravano per qualcuno che non ci vuole tra i piedi.- continuò il tuttofare.

-Da come parli deduco che li avete sistemati a dovere.-

-Tutti tutti!!- esclamò Kagura alzando la faccia impiastricciata di panna e gelato.

-Chi li ha mandati? Takasugi?- chiese Okita.

-No, non è il tipo… anche se Katsura mi aveva detto che si era alleato con gli Harusame…- aggiunge soprapensiero Gintoki.

Tutti si voltarono verso di lui, tranne Kagura, troppo occupata a mangiare.

-Cosa…?!-

-E ce lo dici adesso!!??- sbraitò Shinpachi.

-Eh? Be’, non credevo fosse così importante! Infondo non li abbiamo più incontrati, no?!- ribatté lui.

-….. quel tizio ha frequenti contatti con Katsura Kotaro, il terrorista capo del gruppo Joi, e ne parla come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.- pensò sconcertato Hijikata, coprendosi il volto con una mano.

-Conoscete pure i pirati dello spazio?!- si meravigliò Sogo.

-Sì, una volta siamo stati implicati in una brutta faccenda cn quei loschi tipi.- disse Shinpachi.

-E come solito è toccato a me risolvere tutto!!- Gin diede un pugno in testa al ragazzo seduto accanto a lui.

-Ahio! Non ci siamo certo fatti prendere apposta, che credi!! Ci avevano pure drogati quella volta, nn è stata una passeggiata!-

-Oh no, nemmeno per me!! Sai che volo mi ha fatto fare quel fanatico cos player!? Mi ero fatto molto, molto male!!!- ribatté Gin trattenendo la testa dell’altro quasi contro il tavolo.

-Allora eri tu il samurai che ha aiutato Katsura contro gli Harusame!! Incredibile!!- esclamò Sogo sempre più stupito.

-Sentite un po’ voi, non mi importa nulla degli Harusame al momento! Credo che questa faccenda sia decisamente più importante!!- sbraitò Hijikata picchiando un pugno sul tavolo per attirare a sé l’attenzione e farli stare zitti -Aaah…- sospirò -Noi abbiamo parlato con lo Shogun.-

Shinpachi si sistemò per bene gli occhiali sul naso -Com’è andata?-

-Abbastanza bene, diciamo così…- il vicecomandante si accese una sigaretta -Abbiamo tenuto la bocca chiusa su Takasugi, ma… ho la sensazione che lo Shogun sappia qualcosa.-

Gintoki ascoltò attentamente -Quindi?-

Toshiro alzò le spalle indifferente -Quindi nulla… non so dirti cosa ci nasconde.-

-Uff, sei inutile Hijikata!!-

-Ehi, io ti sto aiutando!! Guarda che potrei benissimo fregarmene, il mio compito è finito più di una settimana fa!!-

-Non avete scoperto nulla…?- continuò Shinpachi, ignorando le frecciate che si mandavano Gintoki e Hijikata.

Sogo scosse il capo -Nulla di che… non so se vi interessa, ma quando siamo usciti dal castello abbiamo incrociato un Tendoshu.-

-Eh? Un Tendoshu…? Scusa, ma questo cosa c’entra?-

-E io che ne so… non avevo altro da dire.-

-……..- Shinpachi rimase spiazzato.

Gin interruppe la discussione, interessandosi alle parole di Okita. -Tendoshu hai detto? Non sono quelli del Bakufu?-

-Sì, loro. Ormai comandano quelli a Edo, non lo Shogun…-

Gintoki restò in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto.

-… ti sei incantato, Gin?- Kagura gli passò una mano davanti alla faccia.

-È caduto in catalessi. Troppi zuccheri…- disse pacato Toshi

-Ma non si cade in catalessi per troppo zucchero!!!!- sbraitò Shin.

-Nh…? Che c’è?-

-Tu incantato, Gin.-

-Aah, basta.- il samurai si alzò -Sono stanco, torniamo a casa.-

-Ma…. va bene.- acconsentì dopo Kagura.

-Ci vediamo, Hijikata.- salutò Shinpachi seguendo i suoi amici. -Grazie ancora.-

-Vedete di non cacciarvi in situazioni più grandi di voi.-

-Troppo tardi, tossico!- gli rispose Gin uscendo dal locale.

-Bastardo!!!- gridò il vice verso la porta. -Tsk… deve sempre avere l’ultima parola!-

-Ammettilo Hijikata, anche tu ti preoccupi per loro!- lo punzecchiò Okita.

-Neanche un po’!!! Sparisci se non vuoi morire, Sogo!!-

-Va bene, va bene! Come sei irascibile, Hijikata!- si alzò dal tavolo -Davvero, dovresti andare da un analista… fanno miracoli!-

-Te ne vuoi andare!!??- Toshiro gli lanciò dietro il posacenere, mancandolo  per un soffio, ma facendolo scappare a gambe levate in strada. -Uff… - sbuffò.

Una cameriera gli si avvicinò -Scusi signore, avete finito?-

-Eh? Sì, certo…-

-Allora ecco a lei.- e con un bel sorriso gli porse il conto.

Toshi restò in silenzio alcuni secondi a fissare il foglio di carta stampato a macchinetta con tutti quei numeri. Una vena in fronte cominciò a pulsargli sulla fronte -…… che figli di… mi hanno fregato!!!!-

 

 

-Ora cosa facciamo, Gin?- domandò Shinpachi poco dopo aver lasciato il bar.

-Ce ne torniamo a casa…- rispose con la più totale indifferenza massaggiandosi il collo.

-E con quel codice?-

-Mettiamo annuncio! Qualcuno si farà vivo!-

-Sì, bell’idea Kagura.- commentò con sarcasmo Shinpachi -Così ci ritroviamo il Kiheitai sotto casa!!-

-Io almeno proposto!!-

Gin sbuffò -Tanto dovremmo batterci ancora contro si loro, è inevitabile. Un classico di manga e anime.-

-Preferirei comunque evitarlo…-

-Come ponti sospesi nel vuoto, Gin?-

-Esatto Kagura! In ogni manga prima o poi i protagonisti devono raggiungere un luogo isolato collegato con il resto del mondo solo tramite un ponticello di legno marcio e corda, striminzito, vecchio di due secoli, che resta intatto fino a quando tu non ci metti il piede sopra e inevitabilmente si disintegra facendoti precipitare nel vuoto!!!-

-Significa che anche noi precipiteremo nel vuoto!!??- gridò Shinpachi

-Non disperare, ragazzo! I protagonisti fortunati trovano sempre il modo per salvarsi!- sentenziò Gin arrivato all’agenzia tutto fare, iniziando a salire le scale seguito dai due.

-Ti pare che noi siamo fortunati, Gin?!?-

Prima di entrare in casa Gintoki si bloccò davanti all’ingresso -Ehi… la porta è socchiusa.-

-E allora? Ti sarai dimenticato di chiuderla, oppure Otose e Chatrine stanno cercando qualche spicciolo per l’affitto.- spiegò Shinpachi che non era per nulla turbato.

-Aah!! Se ci sono ladri?!-

-Kagura potrebbe aver ragione!- subito Gin brandì la bokuto appiattendosi contro la parete,

-Magari essere in tanti!- Kagura lo imitò -E stanno soqquadrando tutta casa!!-

-Si dice mettere a soqquadro!! E poi mi spiegate cosa c’è là dentro da rubare?!- sbraitò Shin -State esagerando, come sempre!!-

-…… il latte alla fragola.-

-Eh?- il giovane Shimura guardò perplesso Gin che era diventato improvvisamente serio.

-Potrebbero rubare il latte alla fragola.-

-O i miei sukombu!-

-Oddio no…- Gin serrò la presa sulla spada di legno -Tutti i miei numeri di Jump!!-

-Ma le sentite le cretinate che dite!!?? Solo a voi importa di quelle cose!!-

Kagura guardò seria Shinpachi -Anche tu hai cose preziose in casa.-

-… eh? Cosa?- improvvisamente Shinpachi realizzò -I miei CD di Otsu!!!-

-Bravo, vedo che tu arrivato finalmente!-

-Per non parlare di Sadaharu… è grande e grosso ma dei criminali professionisti potrebbero essere riusciti a neutralizzarlo! O peggio!! Lo porteranno con loro nei prossimi furti!!- continuò Gin lasciando vagare la fantasia.

-Sadaharu!!!- esclamarono Kagura e Shinpachi colti dal terrore.

-Ora basta!!- Kagura scansò Shinpachi e con un calcio volante sfondò la porta d’ingresso -Giù le mani da Sadaharu!!!-

-Kagura!!-

-Aspetta!!-

-Yaaah!!!- la ragazza entrò di volata in casa, atterrando con il poderoso calcio uno degli intrusi.

Gin e Shinpachi la raggiunsero subito -Kagura!-

-Tranquilli, l’ho steso!- poi si guardò attorno -Dove sei Sadaharu!?- e andò a cercarlo.

I due samurai guardarono la persona stesa a terra.

-… Gintoki, ma questo…-

-… è Zura!!-

 

-Certo che siete proprio tre scemi-. Commentò Katsura seduto su uno dei due divani, accanto ad Elizabeth, con una borsa del ghiaccio in testa.

-Ah sì?! Siamo noi gli scemi, eh?! Mai sentito parlare di proprietà privata??- sbraitò Gintoki seduto con Shin e Kagura sul divano di fronte.

-Vi stavamo aspettando.-

-Restare fuori no eh?!?- inveì Shinpachi -Non si entra nelle case altrui così!!-

-Quanto la fate lunga! È più di una settimana che vi cerco, che fine avete fatto, si può sapere?-

-Abbiamo avuto un lavoro impegnativo.- spiegò Gin -Anzi, non abbiamo ancora finito, per cui non rompere Zura!-

-Non sono Zura, il mio nome è Katsura!! E che lavoro sarebbe che vi occupa così tanto tempo?-

Gintoki sbuffò -Nulla di interessante… lo Shogun ci ha chiesto un favore.-

Zura, stupito, si sporse in avanti -Lo Shogun?!? Lavorate per lo Shogun?!-

-Solo perché paga bene!- disse Kagura.

-Gintoki, da te non me l’aspettavo proprio…-

-Hai sentito Kagura, no? Paga bene.-

-Posso sapere cosa vuole lo Shogun da voi?-

-Ci ha detto di trovare spada Kusanagi!- rispose prontamente Kagura.

-Zitta!!- sbraitarono Gin e Shinpachi.

Katsura assunse un’espressione pensierosa -Kusanagi… la spada divina?-

-See, see… e devo dire che per essere solo una leggenda ci sta causando non pochi problemi.-

-Cosa ci vuole fare Tokugawa con quella spada, Gintoki?-

-Ha detto che vuole riscattare il potere dei samurai.-

Lo guardò sorpreso -Lo Shogun ha ancora il suo onore… be’, non l’avete ancora trovata?-

-Secondo te saremmo qui?!- gli fece notare con poco tatto il tuttofare -Per fartela breve nella copia custodita a Nagoya abbiamo trovato uno strano indizio.-

-Sarebbe?-

Gin gli porse il frammento cartaceo -Questo qui.-

-È scrittura amanto? Non sapete cosa ci sia scritto?-

-No, non siamo riusciti a decifrarla.- spiegò Shinpachi.

Zura lo osservò meglio -Sembra strappato.. il messaggio, o qualsiasi cosa sia, sembra interrotto.-

-Sì… l’altra parte ce l’ha Takasugi.-

-E ora cosa c’entra Takasugi?!?- sbottò sempre più confuso Katsura.

-Anche lui sta cercando quella spada.-

-Questa storia è sempre più complessa. Avevo sentito che Takasugi era occupato in qualcosa di grosso con i suoi uomini, ma non avrei mai pensato che si fosse messo a dare la caccia ad una leggenda.-

-È molto probabile che anche lui lavori per qualcuno.- disse Gin.

-Solo che non sappiamo chi…- disse Shinpachi.

Katsura posò il foglietto sul basso tavolino -Magari lui ha tradotto il resto del messaggio…-

-Qualsiasi cosa ci sia scritta, Takasugi cercava proprio questo.-

-Infatti, Shinpachi.-

-Non avete altra scelta, allora.- Zura incrociò le braccia al petto -Incontratevi con Takasugi e risolvetevela voi.-

-Secondo te ci da retta!?!- sbraitarono i tuttofare.

-Non so se te ne sei reso conto l’ultima volta, ma quello lì non si fa tanto scrupoli a staccarci la testa!!-

-Scusa tanto, Gintoki!! La mia era solo un’idea!!-

-Invece che sparare cretinate tieni la bocca chiusa!!-

-Tu sei l’ultimo che deve farmi la predica! Io le cretinate le dico, tu le metti in pratica!!-

-Allora lo ammetti!!-

-Ma mi stai a sentire?! Ti insulto e non dici nulla!!-

-Ormai ho deciso di ignorarti, Zura!-

-E perché continui ad urlare?!? E poi il mio nome è Katsura, non Zura!!-

Mentre i due se ne dicevano di ogni, Elizabeth attirò l’attenzione di Kagura e Shinpachi con un cartello

I ragazzi si scambiarono uno sguardo perplesso.

-Una matita? Va bene, un attimo solo.- Shinpachi si alzò andando a prendere una matita dal portapenne sulla scrivania e la portò ad Elizabeth -Ecco!-

-Lei la impugnò e avvicinò il pezzetto di carta sul tavolo, tutto sotto lo sguardo confuso dei ragazzi.

Restò un istante in silenzio ad osservare la scrittura incomprensibile, poi, come colta da un improvviso lampo di genio, si mise a scribacchiare.

-Nh?-

-Schinpachi… cosa sta facendo?-

-Io… non lo so. A meno che…- anche il ragazzo venne colto da un lampo di genio -Ah!! Gin!! Gintoki!!- lo chiamò a gran voce per farsi sentire oltre il litigio con Zura.

-Che c’è?!- sbraitò irritato.

-Elizabeth!!-

Gin e Katsura si voltarono verso l’animale amanto rimanendo immobili a fissarla.

-E-elizabeth… tu…- Zura era senza parole.

Appena finì di scrivere porse il foglio di carta al capo tuttofare al quale si affiancarono subito Shin e Kagura.

-Che ha scritto?!- chiese trepidante Kagura.

-È… una coordinata, anzi mezza…-

Katsura guardò incuriosito Elizabeth e poi Gintoki -Una coordinata? E di cosa?-

Gintoki lo guardò sconcertato -Zura, non fare domande stupide!-

-Ehi, ehi, aspettate un momento! Noi ci siamo fatti mezzo universo precipitando su un pianeta alieno, abbiamo combattuto contro una dannata banda criminale spaziale… e adesso scopriamo che l’unica in grado di tradurre quel messaggio è Elizabeth!!??!!-

-Shinpachi, fossi in te mi stupirei poco.- disse Gin.

-Ma non ha senso!! Comincio a pensare che l’autore ci prova gusto a metterci nei casini!!-

-Ma dai?!- fecero coro Gin e Kagura.

-Uffa…- Shinpachi si lasciò andare sul divano ormai depresso.

-Ora dobbiamo capire cosa indicano queste coordinate.- Gin si volse all’amico -Zura, hai una mappa?-

-Gin, non fare domande stupide!- rispose rinfacciandogli le sue stesse parole.

-Già, da te pretendo troppo…-

-Quella può essere coordinata di tesoro nascosto!!- esclamò Kagura.

-Non dire fesserie, ragazzina!- sbottò Katsura -Cosa centra un tesoro con la spada Kusanagi?!-

Improvvisamente Gin e Shinpachi vennero colti da un’idea lampo, nel più puro stile ‘Detective Conan’ -Ma certo, un tesoro!!-

-Eh?- Kagura li guardò confusa -Ho ragione?-

-Sì! In un certo senso è proprio un tesoro che dobbiamo trovare!-

-Un tesoro divino!!-

-Pensaci, Zura! Cosa si sa della vera Kusanagi?! L’ultima informazione che abbiamo!-

Il samurai restò un attimo in silenzio, ad occhi chiusi, riflettendo -La spada divina originale venne irrimediabilmente persa in mare nella battaglia Dan-no-ura tra il clan Heike e il clan Minamoto.-

Gin sbandierò davanti al volto dell’amico il pezzo di carta -E questo lo abbiamo trovato nella copia della spada custodita al tempio di Nagoya!- sfoggiando un sorriso sornione.

-No, impossibile! Non dire cavolate, Gin! Quella… non può essere la coordinata per trovare la vera Kusanagi!!-

-E perché no?- sorrise Gintoki.

Katsura rimase spiazzato; non riuscì più a spiccicare parola di fronte a quella rivelazione inaspettata.

-Gintoki…- lo richiamò Kagura.

-Cosa c’è?-

-Se spada si trova in mare noi come la raggiungiamo?-

-Ehm… a questo non avevo pensato…-

Katsura riacquistò la sua solita sicurezza e guardò l’amico con un sorrisetto spavaldo -A questo posso rimediare io.-

 

 

 

Tempo ventiquattrore e i seguaci di Katsura Kotaro, capo del movimento Joi per l’espulsione degli amanto, procurarono al loro leader una sicura imbarcazione che lasciò il porto di Edo verso sud-est. Anche se la coordinata era incompleta, fu abbastanza facile capire dove dirigersi: la battaglia Dan-no-ura fu combattuta in mare, per cui l’originale spada divina, doveva trovarsi da qualche parte nelle vaste acque, indicata da quella coordinata approssimativa.

I tre tuttofare stavano in coperta, seduti su apposite panche, aspettando di concludere quel viaggio.

-Non avremmo dovuto avvertire lo Shogun di questa scoperta? O almeno la Shinsengumi?- chiese Shinpachi a Gintoki.

Lui continuava a fissare l’acqua che si infrangeva contro la chiglia in legno, spumeggiando -No… non fa nulla.- poi volse lo sguardo alla ragazza accanto -Kagura non sporgerti troppo o finirai con il cadere in mare!-

-Non cado!!- ribatté lei.

Katsura li raggiunse -Ammettilo Gintoki, non riesci a fidarti del tutto dello Shogun Tokugawa.-

Il tuttofare esitò un attimo a rispondere -Non è questo… dello Shogun posso anche fidarmi, ma è al resto del Bakufu che non riesco a dare fiducia.-

Shinpachi soppesò le parole dell’amico -Il resto del Bakufu…?-

-Ovvio, ormai sono tutti amanto quelli che controllano il nostro Paese!-

-Già…- disse Kagura -I Tenkoshu.-

-… Tendoshu!!- la riprese Shinpachi.

-Quelli controllano anche la Shinsengumi. Avete collaborato con loro, no? sicuri di potervi fidare?-

-Saranno pure controllati dal Bakufu Zura, ma loro rientrano in quel cerchio ristretto di persone fidate.- rispose Gin con un mezzo sorriso.

Annuì comprensivo -Va bene, ho capito Gintoki.-

-Katsura…- lo chiamò Shinpachi, decisosi finalmente ad esporre quel pensiero che si portava dentro dall’inizio del viaggio -Non era necessario che venissi anche tu. Insomma, grazie per l’imbarcazione, però non sei coinvolto in questa faccenda, e…-

-E poi c’è Takasugi.- lo precedette -Non devi preoccuparti, Shinpachi. Non l’ho mai considerato un mio compagno al tempo della guerra e di sicuro non inizierò ora.-

Gintoki alzò una mano distratto, ritornando a fissare le onde -Vale anche per me.-

Shinpachi lo guardò gravemente. Non era molto convinto di quell’affermazione.

Un marinaio si avvicinò al gruppo -Katsura!!-

-Cosa c’è?-

-Abbiamo quasi raggiunto la coordinata che ci hai dato, anche se non è precisa…-

-Bene, è una buona notizia, no? Perché sei così agitato?-

-Sulla traiettoria c’è una piccola isola vulcanica…-

-Quindi? C’è pericolo di un’eruzione?-

-Di quello non ne siamo del tutto sicuri, ma c’è una… una nave spaziale approdata.-

-Una nave spaziale, dici?- Katsura guardò Gintoki, che si voltò verso di lui.

-Dieci a uno che si tratta di Takasugi.-

Katsura abbozzò un sorriso -Non sei mai stato fortunato con le scommesse.-

-Già, ma questa volta ho la totale certezza della vittoria, anche se non la considero un’opera della Dea Bendata.-

-… già…- il samurai si voltò al sottoposto -Fate rotta verso quell’isola, ma dobbiamo essere invisibili all’altra nave!-

-Sìsignore!!-

 

La Yorozuya riuscì a salire a bordo della nave spaziale ancorata nei pressi dell’isola vulcanica.

La loro imbarcazione era poco distante, nascosta alla vista da uno sperone di costa e dalla nebbia. Il ponte sembrava deserto, magari non era nemmeno la nave del Kiheitai e quella era solo una fortuita coincidenza… ormai ci si aspettava di tutto da quest’anime.

-Ora che siamo qui?-

-Cosa facciamo?- chiesero Shinpachi e Kagura.

-Be’, adesso… ehm…-

-Non ne hai la minima idea, vero?-

-Ma no… è che, insomma…-

Dei passi, lenti e calmi, interruppero il balbettio del samurai tuttofare. Tutti si voltarono verso la porta che conduceva sottocoperta, tramite una rampa di scale.

-Che facciamo?! Arriva qualcuno!!-

-Sei tu il capo! Devi prendere in mano la situazione, Gin!!-

Un uomo uscì da quella porta, tenendo le mani in tasca del lungo e scuro cappotto che indossava, fischiettando un allegro motivetto e messa a tracolla portava una shamisen. Superò Gintoki, Kagura e Shinpachi senza battere ciglio, continuando a camminare sul ponte fino ad arrivare al parapetto in legno. Forse non li aveva proprio visti, indossava anche degli occhiali da sole.

I tre rimasero immobili, a fissare quello strano individuo, parlando tra di loro a bassa voce.

-Gin… chi è quello?-

-E come faccio a saperlo!!- poi si rivolse al ragazzo -Shinpachi, tutto ok? Hai una faccia…-

-Sì Gin, è solo che… che io quel motivetto lo conosco.-

L’uomo smise di canticchiare, si tolse le grandi cuffie che gli coprivano completamente le orecchie appendendole al collo e si voltò verso i tuttofare -Salve.- li salutò, lasciandoli spiazzati -Così siete voi le persone che tentano di ostare i nostri progetti.-

-Ehm… mi sa di sì.-

-E dunque, anche voi siete riusciti a decrittare il messaggio rinvenuto nella copia della sacra lama, ma ditemi…- fece qualche passo avvicinandosi a loro -Dove siete stati tutto questo tempo? Non avere vostre notizie ha causato ansietà nei nostri animi.-

I tuttofare si scambiarono uno sguardo perplesso -Ma come diavolo parla questo…?- si domandò Gin.

-Anche tu sei un uomo di Takasugi? Chi sei?- lo interpellò Shinpachi.

-Sì può dire di sì, ma è scortese imporre domande senza essersi neanche presentati con cortesia.-

Un’altra volta il linguaggio forbito di quel tizio li spiazzò -Noi siamo l’agenzia tuttofare di Edo. Ora tocca a te.- disse Gin.

-Piacere di conoscervi, agenzia tuttofare di Edo.- fece un lieve e cordiale inchino -Il mio nome è Bansai Kawazami.-

-Bansai… perché questo nome non mi è nuovo…- pensò Shinpachi.

-Bene, Bansai. Takasugi ti ha lasciato qui tutto solo?- continuò il samurai con ironia.

Kawazami restò un istante a fissarlo in silenzio -Dovete scusarmi, non è mia consuetudine agire in maniera così sgradevole non dando risposta ai quesiti, ma è da parecchio tempo che auspico incontrarvi.-

Gin alzò un sopracciglio perplesso -Auspi… che??-

  cosa che si mangia?-

-… no, Kagura.-

-In particolar modo desideravo incontrare te, Sakata Gintoki.-

-Oh, davvero? Guarda che se hai bisogno di un tuttofare basta dirlo; se paghi, siamo disponibilissimi.-

-Ad esprimere correttamente il mio pensiero sarebbe più consono dire che tenevo tanto ad incontrare il Demone Bianco.-

Dal suo volto sparì ogni briciolo di ilarità e rimase ad osservare Bansai con una serietà e una freddezza paurose, riflesse nelle iridi color rubino.

Shinpachi e Kagura volsero lo sguardo all’amico.

-Vi ho osservati combattere, tu e Kotaro Katsura, quando Nizo aveva ormai perso il controllo di Benizakura, e ho trovato conferma riguardo a ciò che Takasugi mi aveva riferito. Desidererei poter incrociare la mia spada con la tua.-

-Tsk!! Tu solo gran sbruffone!!- inveì Kagura puntandogli contro l‘indice della mano destra.

-Mi dispiace deluderti, ma non ho la minima voglia di affrontarti. Ora, se vuoi scusarci…- Gin si incamminò senza degnarlo di altra attenzione. Riuscì solo a fare pochi passi. Rapido di riflessi brandì la bokuto al fianco, senza però riuscire a sfoderarla. Bansai era davanti a lui, katana sguainata per fendere, arrestata dalla prontezza e dal sangue freddo -È stato veloce.. troppo veloce!-

-Ah! Gin!!-

Colti di sorpresa Shinpachi e Kagura si allontanarono di un passo.

-Me ne mortifica apparire scortese e prepotente, ma non mi è possibile farvi allontanare.-

-Tsk… non molli mai, eh? Kagura, Shinpachi! Voi andate mentre io mi occupo di questo damerino!!- ordinò senza distogliere lo sguardo dal suo avversario.

-Sì!-

Kawazami Bansai diede un forte colpo con l’elsa della katana all’addome di Gintoki, poi scattò verso i due ragazzi rinfoderando la spada.

-Ugh!!-

-… aah! La-lasciami!-

-Shinpachi!!-

Gin alzò lo sguardo -Shin!! Chi diavolo è questo!? Da dove è saltato fuori?!-

Bansai, con la sua shamisen, aveva immobilizzato il giovane Shimura alla gola.

-Gi-gintoki!-

Sfoderò completamente la bokuto avvicinandosi -Ehi, lascialo stare. Volevi combattere contro di me, no? Eccomi, sono qui!-

-È un vero peccato che non ci sia anche Katsura.- poi Bansai guardò Shinpachi -La tua canzone… assomiglia molto a quella che stavo ascoltando poc’anzi.-

Il ragazzo lo guardò confuso -Canzone…?-

-Cosa sta dicendo tizio strambo? Canzone di Shin?! Da quando spalla ha canzone tutta sua?!- pensò Kagura.

-Quella che arma è?-

-Anche se lo lasciassi, ormai non potreste fare nulla.-

Dei potenti riflettori illuminarono la nave, rivelando dozzine e dozzine di uomini armati che accerchiavano i tuttofare, come se fossero usciti dalla nebbia, dissipata dal bagliore improvviso.

-Da dove spuntano fuori questi??- sbraitò Kagura.

Gin si guardò intorno irritato -Mai una volta che vada bene…-

Takasugi Shinsuke si fece largo con gli altri due membri del Kiheitai al seguito -Gintoki, ancora tra i piedi…-

Lui si voltò verso il vecchio compagno d’armi -Dì al maggiordomo di liberare il mio assistente.-

-Con calma, con calma, quanta fretta.- abbozzò un sorrisetto.

-Ahah!- rise sprezzante Sajima -Siete arrivati tardi, tuttofare da quattro soldi!-

-Taci, racchia!!- l’apostrofò Kagura.

-Ma perché… ci devo andare di mezzo sempre io?!- si rammaricò Shinpachi.

-Credevo non avresti mai tradotto il messaggio, anzi… Ahahahah!! Non immaginavo che l’avresti trovato!!- rise di gusto Takasugi.

-Chi sono, il più cretino?? Era inevitabile che ci saremmo rivisti, ma tenderci un’imboscata così… è davvero patetico, Takasugi!-

Calmò la risata -Tanto… è tutto inutile, Gintoki.- lo guardò con un’espressione di scherno -È troppo tardi per la spada Kusanagi.-

Il samurai non distolse per un solo istante lo sguardo da lui… non ci riusciva. Non riusciva a trattenere la rabbia che gli scorreva dentro, come sangue nelle vene. Non riusciva ad impedire al cuore di battere così veloce, diffondendo quell’ira come un veleno in tutto il suo corpo ad una velocità impressionante… se ne sentiva pervaso, avvolto completamente… non riusciva a tenere a bada il demone.

Ma ora il demone era ancora a cuccia… non si era ancora svegliato del tutto… e con la mente lucida esaminò attentamente la figura di Takasugi e sotto l’abito finemente decorato che portava sulle spalle, appese alla cintola del kimono bordeaux, v’erano due spade. Tutto gli fu subito chiaro -…. No!- gli uscì di getto.

Takasugi sorrise. Il sorrisetto beffardo e provocatorio non se ne era mai andato dal suo volto, ma vedendo l’espressione stupita e scossa dell’altro si accentuò ancora di più -Te l’ho detto… sei arrivato tardi, Gintoki.-

Strinse la presa sulla bokuto -Dove diavolo è Katsura?!-

-Non lasciare quel ragazzo, Bansai.-

-Come vuoi Shinsuke, anche se non sono in grado di garantirti la sua morte.-

-Non ci sn problemi, a questo rimedio io.- sguainò la sua katana.

-Sta fermo Takasugi!!- inveì Gintoki.

Gli rivolse il solito sorrisetto spavaldo -Che c’è, Gin? Sei nervoso? Uhuhuh… Ti propongo una scelta.- tacque per un istante, studiando l’espressione dell’altro. Er davvero divertito -La leggendaria Kusanagi, o la vita del tuo assistente?-

Shinpachi avvertì la punta dell’arma premuta sulla sua schiena. Fredde gocce di sudore gli imperlarono il volto. Chiuse gli occhi.

-Takasugi, sei un bastardo!- ringhiò Gin a denti stretti.

-Mi pare una scelta facile, Gin. Mostrati per ciò che sei, mostrami i tuoi artigli!-

-Stupido!! Gin non lascerà morire Shinpachi!!- esclamò Kagura.

-Non il demone che conosco io…-

-Mi sembrava di avertelo già detto…- digrignò i denti chinando il capo -Non mi conosci affatto!!- fissò truce il criminale e scattò verso di lui.

-Ti sei rammollito, Gintoki!!- Takasugi ritrasse il braccio per fendere la schiena del ragazzo, ma la lama cozzò contro l’ombrello di Kagura, che si era messa in mezzo.

-Tu non tocchi Shinpachi!!-

-Tsk…!!-

Gin deviò all’improvviso, arrivando al fianco di Bansai, pronto a dargli una stecca pauroso capace di spezzargli qualche costola.

Gli ottimi riflessi di Bansai gli permisero di parare il colpo sfoderando la sua spada -Sei aggressivo.-

-Vedi ora, come divento aggressivo!!- afferrò con una mano il collo della shamisen che teneva bloccato Shinpachi, e la spezzò con un colpo secco.

Il ragazzo cadde a terra, con le mani alla gola, affamata d’aria.

-Allontanati Shinpachi!!- ordinò Gintoki.

Lui si alzò incespicando, facendo qualche passo, ma subito Sajima gli fu addosso -Dove credi di andare?!- sfoderò le sue pistole.

-Waah!-

-Levati, ragazzina!-

-Che te ne fai di due spade? Dai una a me!!- Kagura allungò la mano per afferrare la Kusanagi, sistemata al fianco dell’uomo.

Questi, intuendo il gesto, si mosse e riuscì a ferirla al braccio destro.

-Aah!- Kagura si allontanò di qualche passo.

-Finalmente possiamo scontrarci, Demone Bianco.- disse Bansai.

-Non me ne frega niente di te!!-

-Trovo curiosa la tua predilezione di servirti una umile bokuto. Riesci a debellare i tuoi nemici con quest’arma?-

-Credimi, l’importante non è il materiale della spada!-

Gintoki teneva fermo Bansai parando il suo fendente, ma doveva ammetterlo, faceva fatica a tenerlo a bada. Era un vero avversario, uno che non scherza… un nemico temibile.

-Non hai scampo con me, pidocchio!!-

-Pidocchio a chi?!?- Shinpachi brandì la sua spada di legno muovendola contro Sajima.

Lei balzò indietro evitando il colpo e sparò contro il ragazzo due proiettili rossi.

-Ah!!- un colpo riuscì ad evitarlo, l’altro  lo ferì di striscio ad una mano -Maledizione!-

Takasugi si rivolse al suo compagno -Hanebata! Va sottocoperta e fa partire la nave!-

-Ci penso io, Takasugi.- lo stratega scese sottocoperta.

-Questa nave non deve schiodarsi da qui! Kagura!! A Takasugi ci penso io, insegui quel tizio!!-

-Agli ordini, Gin!!- la ragazza Yato scattò all’inseguimento di Hanebata.

-Shinpachi!! È tutto ok??-

-Sì Gin! Sto bene!- rispose senza distogliere lo sguardo dall’avversaria.

Bansai aveva osservato tutto -Gintoki, stai fronteggiando me, come puoi ponderare di raggiungere Takasugi?-

-Fidati che un modo lo trovo!- si allontanò con una spinta.

-Da solo non ce la farai mai!- la voce giunta alle sue spalle lo fece voltare di scatto. Sul parapetto opposto stava Katsura a spada tratta, con buona parte dei suoi uomini del gruppo Joi.

-Zura!! Finalmente!-

-Non sono Zura, il mio nome è Katsura!-

-Allora ci sei anche tu, ma che bella rimpatriata!- disse con sarcasmo Shinsuke.

-Non complicarmi le cose, Takasugi.-

-Siete voi che vi mettete sempre in mezzo.-

-Katsura!!- gridò Shinpachi -La nave sta per partire, muovetevi!!-

-Taci, quattrocchi!!!- Sajima, in preda ad un attacco isterico, scaricò quasi tutto il caricatore sul povero Shinpachi.

-Waaah! Ma sei impazzita!!??-

-Uomini…- disse Katsura -Scatenate l’inferno!!-

-Vuoi farci denunciare per plagio!!!!???- sbraitò Gintoki, mentre Katsura e i suoi si riversarono sul ponte pronti a combattere.

-Non devi distrarti, Demone Bianco.-

-Cos…? Ugh!- fece in tempo a spostare lo sguardo su Bansai che gli fu di nuovo addosso. Si difese il torace cn le braccia, inevitabilmente ferite dal colpo dell’altro. -Bastardo!-

-Non ho tempo da perdere…- approfittando della confusione Takasugi aggirò il ponte, arrivando dalla parte opposta della nave, ma inaspettatamente si ritrovò di fronte Katsura.

-Credi davvero che ti lascio andare così?-

-Zura…- lo guardò irritato -Ti sei fatto coinvolgere anche tu nella follia di Gintoki?-

-Follia? La tua è follia. Ti sei bevuto il cervello!!-

Il ghigno sul volto del criminale si accentuò sempre più fino a scoppiare in una risata -Ahahah!! Ma davvero, Zura?! Te l’avrà detto Gin, che lavora per lo Shogun, no? Vuole ripristinare l’antico onore dei samurai…. Uhuh… Ahahahahah!!! Non sembra anche a te ridicolo?!-

Katsura lo fissava serio, inespressivo in volto.

-È troppo tardi!! È decisamente troppo tardi!-

-Tu perché vuoi tanto quella spada, allora?-

-Uh! Mi dispiace, ma sono informazioni riservate, Katsura…-

-Qualsiasi cosa sia, di sicuro è una pessima idea lasciartela.- impugnò saldamente la sua katana.

-Vuoi combattere contro di me, Zura?-

-Il mio nome non è Zura, è Katsura! Vedi di ficcartelo in testa!!- si lanciò contro l’avversario.

 

Kagura raggiunse la sala comandi dove era andato Hanebata, per azionare i motori e far volare quella nave. L’uomo stava già macchinando con leve e bottoni quando lei arrivò alle sue spalle, puntandole la canna dell’ombrello dritta alla testa -Fermo.-

Hanebata si bloccò, alzò le braccia, come se si arrendesse e si voltò verso la ragazzina, osservandola senza mostrare una qualche espressione -Sei venuta tu per fermarmi?-

-Mio capo detto di  prenderti e io obbedito!-

-Che ragazzina ubbidiente. Mi ricordo di te, ti avevamo catturata e usata come esca contro Katsura e i suoi, ma non aveva funzionato. Sappi che il modo barbaro di come ti avevano legata non l’ho deciso io, io sono contrario alla violenza sulle donne.-

-Tu solo stupido se credi che belle parole fermino me! Non sono donna comune, io sono superdonna!!- esclamò con fervore, mantenendo la mira.

-Quindi ora mi si pone un problema…- restò un attimo in silenzio a riflettere -Se mi muovo tu mi spari, ma devo far partire la nave, come il mio capo mi ha ordinato, ma non voglio finire con il combattere contro di te, sei una ragazza.-

 

Gintoki e Bansai erano divisi da non più di tre metri. Entrambi immobili, ritti, silenziosi. Si studiavano, cercando di capire le rispettive prossime mosse.

Gin avrebbe di gran lunga preferito seguire Takasugi, in modo da risolvere questa storia una volta per tutte e poter così prendere la spada divina, ma si trovava incastrato con quello strano spadaccino, troppo strano eppure così abile da riuscire a tenergli testa senza troppi problemi. Teneva testa a lui, al Demone Bianco… Takasugi se li sceglie bene i suoi uomini…

-È arrivato Katsura, e se n’è già andato… un vero peccato.-

-Comincia a darmi sui nervi!!-

-Sai, Gintoki…- Bansai si sistemò meglio gli occhiali da sole sul naso -Comincio a sentirla.-

-… sentire cosa?-

-La tua canzone.-

 

-Yaaaah!!!- Shinpachi corse verso Matako Sajima alzando la spada sopra la testa, all’ultimo si spostò al suo fianco per colpirla con una stecca, ma lei deviò il colpo con un calcio e puntò una delle sue pistole alla fronte del ragazzo.

Sogghignò -Uhuhuh… sei finito, quattrocchi!-

-Ugh! Dannazione… mi ha bloccato la spada a terra con il piede, nn riesco a liberarla!- Shinpachi faceva leva per liberarsi e allontanarsi, ma sembrava tutto vano.

-Addio!- Sajima premette il grilletto, ma dalla canna dell’arma uscì solo un rumore secco. -Ma… cosa?- riprovò un’altra volta, e ancora e ancora, ma nulla. -No, non è possibile!!-

Il ragazzo restò un attimo a fissarla incredulo, poi un sorrisetto gli apparve in volto -Hai finito le pallottole, idiota!!!- lasciò la presa sulla spada e prese il polso di Sajima, le piegò il braccio allontanandolo dalla sua testa e sbilanciandola si riprese la spada bloccata.

-Ehi!! Che cavolo fai?!-

-Impari a sottovalutarmi!!- concluse colpendola con un colpo micidiale, che la ribaltò a terra.

 

Shinsuke Takasugi e Katsura Kotaro si fronteggiavano in un vero e proprio duello. Nessuno aveva stabilito il prezzo di quello scontro, ma era evidente, entrambi sapevano che avrebbero pagato con il sangue.

Le lame cozzavano, producendo clangore e scintille, fendenti parati e alcuni andati a segno.

Il destino a volte è davvero bizzarro; due uomini, una volta compagni di battaglie e guerre, ora si ritrovano a scontrarsi per motivi ignoti l’uno all’altro, per ideali simili, ma contrastanti, per il piacere e il disprezzo di rivivere il passato.

-Ti sei sempre schierato dalla parte di Gintoki, Zura… ma lui per te che ha fatto?-

-Gintoki non è cambiato.- rispose serio.

-Tsk… non vi capirò mai. È finita l’epoca dei grandi ideali, è finito il tempo in cui lo Shogun regnava! È finito vent’anni fa.-

-Perché dici questo? Sia tu che io lottiamo ancora per cambiare le cose! Anche se tu lo fai nel modo sbagliato, Takasugi. Prendersela con l’Imperatore o lo Shogun, non porta proprio a niente!-

-Perché, difenderlo porta a qualcosa?!-

-Non lo so, ma Gin ci crede… o non sarebbe qui.-

-Basta, mi hai stancato Katsura!!- adesso fu Shinsuke a fiondarsi sull’altro per un colpo mortale.

Katsura bloccò la lama con la sua, si scansò di poco a lato, ritraendo la spada e caricando il colpo

-Basta lo dico io!!- con un movimento deciso e rapido delle braccia spezzò la spada di Takasugi.

La lama cadde a terra e il metallico rumore riecheggiò in quello spazio e nell’animo dei duellanti, come se non ci fosse altro in quel momento, come se il fragore della battaglia non potesse più intaccarli e quell’unico suono avesse inghiottito tutto il resto.

Takasugi spostò lo sguardo sull’uomo al suo fianco -Mi ha… spezzato la spada.- per un attimo si sentì smarrito, poi riacquisto la sua solita sicurezza e il suo solito ghigno -Be’, poco importa…- lasciò andare il moncherino metallico e pose la mano destra sul fianco sinistro.

A Katsura su subito tutto chiaro -Non vorrai… aspetta Takasugi!-

-E perché? È sempre una katana, anzi… la katana per eccellenza!- sguainò dalla cintola la divina spada -Che ne dici, Katsura? Sarà davvero un’arma leggendaria?!- impugnata dopo tanto tempo, la lama splendeva, come appena scesa dal cielo, dalle mani della Dea Amaterasu. Takasugi lo sentiva, avvertiva quell’immenso potere attraversargli l’arto e diffondersi in tutto il corpo, risvegliando l’anima, risvegliando la belva nera che albergava in lui.

Katsura indietreggiò di un passo, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla spada -Quella… è davvero Kusanagi no Tsurugi! Ha una forgiature perfetta, l’hanno forgiata gli Dei… un’arma del genere nelle mani di Takasugi… no, non voglio nemmeno pensare cosa potrebbe fare!-

-È incredibile, Zura… questa leggendaria spada non è mai andata perduta! L’ultima parte della leggenda non è altro che una montatura, una balla!! Durante la battaglia contro il clan Minamoto, l’Imperatore decise di nascondere l’originale Kusanagi, per evitare che cadesse nelle mani nemiche, e così, una volta a Nagoya ne hanno plasmato una copia, in cui è stato inserito quel foglietto, scritto da un servitore amanto… la storia è completamente diversa da come la conosciamo!- spostò lo sguardo dal rivale alla spada, accentuando il ghigno -Adesso noi possiamo riscrivere la storia!-

-Stai farneticando, Takasugi…-

-Uhuhuh… proviamo il potere di questa arma divina!!- agitò la lama contro Katsura, il quale balzò in dietro per evitare il fendente, ma fu tutto vano. Un’incredibile forza lo travolse, lanciandolo contro la parete delle cabine che sfondò.

-Aaah!!- si ritrovò steso a terra, senza spada, con il kimono sporco di sangue all’altezza dell’addome -Dannazione… è questo il potere della falciatrice d’erba? Non mi ha nemmeno sfiorato eppure sono ridotto così…- pensò toccandosi la profonda ferita con una mano che si tinse di rosso. Fece leva sulle braccia per alzarsi, ma un’improvvisa fitta di dolore lo costrinse a star fermo

-Uugh!!-

Takasugi arrivò davanti a lui -Strabiliante, non è vero?-

-… Takasugi… quella è un’arma pericolosa… non sai di cosa sia realmente capace…-

-Oh, lo so bene invece! E la userò per uccidere te e Gintoki!!- brandì la katana con entrambe le mani alzandola sopra la testa e la abbassò rapidamente sul corpo inerme di Katsura.

 

Kagura aveva sparato qualche colpo ad Hanebata, evitati con abilità, tanto che riuscì a premere un pulsante sul pannello di controllo. Una leggera vibrazione investì la nave spaziale, poi i motori si accesero.

-Ora non puoi più fare niente, ragazzina. La nave sta partendo.-

-Bastardo, riportaci a terra!!!- sbraitò sparando.

-Ferma, ferma!!! Anche volendo non potrei, hai distrutto il pannello di comando.-

-Tu solo imbroglione!!! Imbroglione con complesso lolita!!-

-Io non ho il complesso di lolita!! Sono solo un femminista!!-

L’assurdo litigio venne bruscamente interrotto da un forte boato, seguito da qualcosa che sfondò il soffitto in legno della sala comandi precipitando tra Kagura e Hanebata.

Nel polverone sollevatosi si riusciva a distinguere due figure.

-Ach… ach!!-

-Zura!!- Kagura accorse dal samurai steso a terra.

-Sono riuscito a spostarmi evitando il colpo, ma Takasugi ha sfondato il pavimento!-

-Tu senti bene, Zura?!-

-Non molto…-

Takasugi, caduto in ginocchio, si sollevò, affiancando Hanebata -Tsk… ci siamo sollevati dall’acqua?-

-Sì, siamo  partiti ora.-

-Bene.- ridacchiò -Finiamo questi scocciatori.-

-Zura!! Nave vola!- esclamò Kagura.

-Cosa…? Non possiamo continuare a combattere… resteremo intrappolati o uccisi… ugh!-

-Fermo, tu non deve muovere!- Kagura lo aiutò ad alzarsi.

-Portami fuori… dobbiamo avvisare gli altri!-

-Che fai, scappi Zura?- ghignò Takasugi.

Katsura alzò lo sguardo, guardando con odio Shinsuke -Tu non sai… che forze hai scatenato!-

-Ora andiamo Zura!- Kagura fece una smorfia allo stratega, poi si voltò risalendo le scale in fretta.

-Piano!!! Aaah!!!-

-Resta qui Hanebata. Me ne occupo io.-

 

Bansai  spinse Gintoki contro il parapetto, facendogli picchiare la schiena.

Il samurai dai capelli d’argento contrastò il colpo con la bokuto, anche se non riusciva a respingerlo.

-Sto solo… perdendo tempo!- con la coda dell’occhio riuscì ad intravedere Kagura che usciva in coperta con Katsura sottobraccio, che si lasciava trascinare -Ma che…? Kagura!! Katsura!!-

-Gintoki Sakata, ti distrai troppo.-

-Tu sta zitto!!-

Katsura diede un chiaro ordine ai suoi uomini impegnati nella battaglia -Ritirata!!!- gridò con tutto il fiato rimastogli.

-Ritirata?- Gin guardò oltre la spalla di Bansai -Un momento… che fine ha fatto il mare?-

-Gintoki!!- lo chiamò Kagura -Zura ridotto male! Io porto via!!-

-Sì, vai, vai!! Porta via anche Shinpachi!-

A poco a poco i ronin del gruppo Joi abbandonarono la nave buttandosi nel vuoto, finendo in mare. La nave spaziale stava gradualmente prendendo quota.

-Ora sei solo, Demone Bianco…- riprese a parlare Bansai -Al presente riesco a percepirla palesemente, la tua melodia.-

-Ti spieghi da solo o mettiamo i sottotitoli??-

Kawazami Bansai lo osservò in silenzio. Scrutò con metodica attenzione quelle iridi infuocate e brillanti, rilevatrici della strada conducente all’anima -Davvero… interessante. Una melodia affine l’ho sentita solo un’altra volta. È coinvolgente, quanto malinconica… stonata, disarmonica, ma al tempo stesso attraente… sei un uomo interessante, Demone Bianco.-

Gin lo ascoltava, basito. Aveva l’assurda impressione che riuscisse a leggerli l’anima, e capire ogni suo pensiero, ogni ricordo e stato d’animo che con maestria teneva segreti a tutti.

-Non posso ucciderti, questa tua canzone mi è gradita ed interessante… vorrei continuare ad ascoltarla. Ti auguro buona fortuna, Sakata Gintoki.- fece forza e lo spinse oltre il parapetto.

-Ah…!! Cos…?!-

Shinpachi, liberatosi di qualche nemico, si voltò per assicurarsi che l’amico avesse la situazione sotto controllo -Ehi Gin, come…- lo vide letteralmente sparire oltre la balaustra in legno -Gin!!!-

Bansai rinfoderò la katana, si voltò a guardare il ragazzo e come se nulla fosse si incamminò.

Aveva perso la presa sulla bokuto, inevitabilmente precipitata in mare. Con entrambe le mani si era aggrappato ad una sporgenza della chiglia, umida e salmastra, ed ora ciondolava nel vuoto, a parecchi metri dal mare -Ma porca…!!-

-Gintoki!!!-

Sentì la voce di Shinpachi e alzò lo sguardo -Shin!!-

Il ragazzo si sporse, allungando un braccio verso di lui -Afferra la mia mano!!-

-Ehi… tutti si sono buttati, è inutile che risalgo. Credevo te ne fossi andato con Kagura!-

-Non dire cretinate! Se ti butti da qui finirai dritto sugli scogli!!-

Gin rivolse lo sguardo verso il basso, stando un attimo in contemplazione delle onde che si infrangevano sulla fredda e dura roccia -Dammi la mano Shinpachi, muoviti!!!!- cercò di afferrare la mano dell’altro, ma per quanto si sforzasse non ci arrivava.

-Forza…!! Ci siamo quasi!! Avvicinati un po’!-

-E come cavolo faccio!!??-

-Ti ho quasi preso, Gin… Ah!!- improvvisamente si sentì afferrare da dietro. Qualcuno lo aveva trascinato per il colletto e scaraventato a terra, allontanandolo dal bordo.

-Shinpachi!!!-

-Aah…!!- finì con il sedere a terra e appena alzò la testa per vedere che era successo, si ritrovò di fronte Takasugi, frappostosi tra lui e Gintoki.

L’uomo lo fissava con bramosia, bramosia di ucciderlo.

Shinpachi era pietrificato dal terrore, non riusciva a muoversi e nemmeno a distogliere lo sguardo. Un solo pensiero affollava la sua mente, pungente e doloroso come un pugnale -Sono morto!-

Takasugi impugnò saldamente la Kusanagi, pronto a trapassare con un sol colpo mortale il petto del ragazzo che si trovava di fronte, ma si ritrovò immobilizzato, con il braccio destro a mezz’aria e una morsa alla gola -Che diavolo…?!-

-Ti avevo avvertito di non avvicinarti a lui.- sentenziò Gintoki. Il braccio sinistro era attorno al collo dell’altro e la mano destra bloccava ogni movimento della Kusanagi. Con forza era riuscito ad arrampicarsi, risalendo quei pochi metri che lo separavamo dal ponte della nave e balzando sulla balaustra, a ginocchia flesse,  aveva bloccato Shinsuke Takasugi. -Vattene Shinpachi!!- ordinò.

-M-ma…- il ragazzo non si mosse.

-Vattene ho detto!! Ubbedisci!!!- gridò con ferocia.

Di fronte a quello scatto le gambe di Shinpachi riacquistarono vigore e riuscirono a sollevarlo e portarlo lontano dai due avversari. -Gintoki….­-

-Tsk… che credi di fare, eh?!-

-Non ti lascerò ammazzare uno dei miei, né tanto meno… ti lascerò questa spada!- strinse la presa sul polso di Takasugi. Tenendolo immobile per il collo, riuscì a costringerlo a muovere l’arto a suo comando, piegandolo verso il corpo.

Un sorrisetto di scherno gli apparve in volto -Gintoki… non hai perso i tuoi artigli… sei ancora assetato di sangue. Il tuo demone si è svegliato!-

-L’unico demone qui sei tu, bastardo!! Adesso farò qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa…- avvicinò il volto a quello di Shinsuke, sussurrandogli all’orecchio -Ti uccido!- infilzò con la lama della Kusanagi il ventre del ronin, andando in profondità.

Il suo volto non esprimeva particolare emozioni. Freddo. Distaccato. Deciso.

Shinpachi stava osservando tutto a pochi metri di distanza e rimase senza parole, a bocca aperta di fronte all’impassibilità dimostrata dal suo amico.

Dalla bocca di Takasugi colò un rivolo di sangue, e qualche goccia finì sul pavimento dalla ferita aperta all’addome -Ugh….- dal canto suo, nemmeno Shinsuke pareva cambiato, nonostante il dolore non mutò espressione -Gintoki… non finirai mai di stupirmi…- afferrò il braccio dell’altro con entrambe le mani -… credevo sapessi che le guerre sono vinte solo dai demoni, come me… e te.- un sorriso di scherno gli accese il volto -Purtroppo non alimenti più la belva che vive in te e questo… ti rende solo un umano, una pedina qualunque, impossibilitata a vincere!- strinse i denti, affondò completamente la lama nel suo corpo, trapassandosi da parte a parte. Un lieve tremore lo pervase, ma non cedette al dolore e all’emorragia; rimase in piedi, immobile. L’idea di aver conficcato la spada nel petto di Gintoki lo fece sorridere e questo sopprimeva qualsiasi sofferenza.

Un rantolo sommesso uscì dalle labbra del Demone Bianco, che fissava il vuoto davanti a sé, ad occhi sgranati. Prese la presa sulla gola di Takasugi e sulla falciatrice d’erba. Le braccia gli caddero debolmente lungo i fianchi.

Shinsuke Takasugi si sfilò con una mossa la lama insanguinata dal ventre. Quella lama sacra e divina, sporca di sangue demoniaco. Fece pochi deboli passi in avanti, allontanandosi dalla balaustra. Si voltò giusto in tempo per ammirare lo sguardo perso sul volto pallido dell’altro e vederlo precipitare all’indietro nel vuoto. Piccole gocce di sangue si opponevano alla gravità, fluttuando nell’aria e lasciando una scia davanti al corpo in caduta libera di Gintoki.

Shinpachi si sporse dal parapetto, affondandovi le unghie -Gin.. Gin!!!!!- gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Quando la lama aveva passato da parte a parte il torace dell’amico, ebbe l’impressione che il proprio cuore si fosse fermato. Gin non poteva morire, non lui… non così…

Con la vista e la mente annebbiata saltò sul parapetto lanciandosi -Gintoki!!!!!-

to be continued...

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Aprì gli occhi, strizzandoli alla vista dell’intensa luce della stanza. La luce che percepiva sembrava fredda, quasi lontana, eppure sentiva un gran calore tutto attorno al proprio corpo, un tepore piacevole.

Mosse debolmente le mani, stringendo tra le dita qualcosa di morbido, un tessuto. Lentamente le linee del soffitto si fecero sempre più nitide e la vista meno appannata -Dove… dove sono? È tutto così luminoso… sono morto? Se questo è il paradiso è davvero scadente, assomiglia ad una comune casa giapponese. Mh, magari sono all’inferno. Sì, è più probabile che mi trovi proprio lì… è giusto così.-

Nel suo campo visivo, ancora un po’ offuscato, entrarono due figure che lo chiamavano insistenti, ma lui non riusciva a rispondere -E questi…? Da dove arrivano?-

-… Gin! Gin!!-

-Gintoki!! Tu sveglio?-

-Rispondi…!! Ci senti, Gin?!-

-Un momento… voi… voi siete…- deglutì a fatica, poi dischiuse le labbra, la voce uscì flebile e rauca, poteva sentirla raschiargli la gola -Kagura… Shinpachi…-

I due ragazzi lo guardarono sorridendo -Gintoki!!!-

-Allora non sono morto…- pian piano si mise seduto, facendo leva sulle braccia. Ora vedeva bene ciò che accadeva intorno: era in un futon, in una stanza rivestita di tatami e Kagura e Shinpachi erano inginocchiati accanto a lui -O siamo morti tutti e tre?-

-Siamo tutti vivi, cretino!-

-Noi tanto felici che tu sei sveglio!!-

Esclamarono raggianti abbracciandolo forte, tanto da farlo cadere a terra.

-E-ehi… aaaah!!- Fate piano!! Mi uccidete!- si era completamente svegliato. Era a torso nudo, con il torace avvolto in strette bende. È proprio vero che gli affetti più cari sono quelli che più fanno soffrire; si avverte una terribile fitta al petto quando si crede di perderli, ma il dolore è ancora più intenso quando si stringono vicino, atterrandoti con la forza del loro profondo legame.

Sorrise -Ok, ok… adesso staccatevi!! Cosa siete, cozze attaccate allo scoglio?!-

-Scusaci Gin, non volevamo farti male!- disse Shinpachi sciogliendo l’abbraccio con Kagura -Come ti senti?-

Lui si grattò distrattamente la testa -Mh, bene… ma dove siamo?-

-In rifugio di Zura!-

-Anche Katsura era ridotto piuttosto male, così i suoi uomini ci hanno portatati qui.-

-Siamo in un rifugio del gruppo Joi? Speriamo che la Shinsengumi non faccia una retata…- disse fra sé e sé -Ma quanto ho dormito?-

-Quattro giorni.- rispose Kagura.

-Cosa?!?- Gin scattò in piedi, ma il dolore pulsante al torace lo fece sdraiare sul futon -Ugh…!!-

-Non sforzarti, Gin!-

-Tu devi stare fermo!-

-Quattro giorni… è tanto… - strinse una mano al torace.

La porta scorrevole della camera si aprì -Ritieniti fortunato che ti sia ripreso in soli quattro giorni.-

-Zura!!-

-Non sono Zura, il mio nome è Katsura.- si sedette accanto a Shinpachi -Ti senti bene, Gintoki?-

-Sì, sì, sto bene!!-

-Non devi preoccuparti. I miei uomini hanno tenuto d’occhio Takasugi e in questi giorni non si è mosso. A quanto pare anche lui deve recuperare le forze.-

-Ci credo, con lo squarcio che aveva nell’addome! Si è trapassato per ferire Gin… pazzesco.- pensò Shinpachi.

-Non  che mi importi poi molto… la Kusanagi ce l’ha Takasugi e ancora non so cosa se ne fa!!-

-Potremmo provare a riprendercela! È ferito, non può combattere!!- propose Shin.

Katsura scosse il capo -Quella nave è inavvicinabile, sopprattutto nelle nostre condizioni. Takasugi è stato previdente, ha raddoppiato gli uomini e ci sono anche gli Harusame.-

-Oh… ma bene.- Gin strinse i denti -Allora… la missione è fallita.-

-Cosa facciamo con lo Shogun?-

Il samurai sospirò -… non lo so.-

-Sei davvero dispiaciuto, Gin. Non pensavo…-

-Ovvio che sono dispiaciuto!!- sbraitò interrompendolo -Devo dire addio alla paga più ricca della mia vita!!-

Katsura rimase serio a guardarlo. Gin sostenne per un attimo il suo sguardo tagliente, poi deviò l’attenzione sul tatami. Aveva la stramaledetta sensazione che sapesse il vero motivo del suo dispiacere.

-Ci credevi, non è vero?-

Gin non rispose.

Katsura prese la bokuto che aveva portato con sé, dandola al legittimo proprietario -Ti sono stato accanto a costo della vita. Ci credevo anche io.-

Gintoki impugnò la bokuto con entrambe le mani, restando a fissarla in silenzio.

Shinpachi posò una mano sulla spada di legno -Vale anche per me, Gin. Avevo ancora fiducia nello Shogun, anche se ha venduto il nostro Paese agli amanto. Ho creduto per davvero che potesse riscattare l’onore dei samurai… e credo in te.-

-……- Gin alzò lo sguardo sul ragazzo. Mai lo aveva visto tanto determinato.

-Ti sto accanto per una buona ragione. A parte che sei un casinista e non sai badare a te stesso, ma continuo a lavorare per te anche se non mi dai uno stipendio, perché ho la più totale fiducia in te.-

-Shin…-

Anche Kagura posò una mano sulla bokuto -Non fare quella faccia, Gin! Quando tu triste e silenzioso cambia tutto… noi stare con te perché tu sei divertente e buono, anche se sciattone! Non è colpa tua se non abbiamo perso tesoro, Shodun capirà!-

-Al massimo se ci chiederà di tagliarci il ventre ci rifiuteremo!! Non sopporterei un dolore simile!- esclamò sorridente Shinpachi.

Katsura posò una mano sulla spalla dell’amico, rivolgendogli un sorriso -È tutto inutile, non ti libererai mai di noi.-

Gin li guardò tutti, uno ad uno, poi chiuse gli occhi, passandosi una mano tra i capelli -Aaaah!! Certo che siete proprio pesanti voi tre!! Io non ho detto proprio nulla!! Sono stanco, mi lasciate riposare?!?-

-Ma certo. Se avete bisogno io sarò nell’altra stanza.- Katsura si alzò congedandosi, ed uscì.

-Oooh!- Gin poggiò la bokuto accanto a sé e si sdraiò nel futon, incrociando le mani dietro la nuca, chiuse gli occhi.

-Noi siamo qui Gin, se hai bisogno!- disse Shinpachi.

-See, see…-

-Shin, compri sukombu?-

-Cosa? E perché?!-

-Vai a prendere!!-

-Vacci tu, non sono il tuo schiavetto!! E poi con che soldi li compro?!?-

-Non so, tu compra!!-

-Non abbiamo soldi!!!-

Nel sentire quell’insensato litigio un sorriso illuminò il volto di Gintoki. Si sentiva sereno e in pace, adesso.

Non passò poco più d un quarto d’ora che un tonfo sordo ruppe il silenzio.

-Nh?- Gin aprì un occhio, guardando la porta della stanza.

-Cos’è questo casino?-

Voci sommesse e passi rapidi erano le uniche cose che si sentivano. Zura si affacciò alla stanza

-Gin, tu non puoi ancora muoverti, ma se resti qui non accadrà nulla. Buona fortuna ragazzi!- detto questo si dileguò.

I tre dell’agenzia tuttofare si scambiarono uno sguardo a dir poco confuso -… eh?-

-Che succede?!-

-Shinpachi, va a vedere!- disse Gintoki mettendosi a sedere.

Il ragazzo andò alla porta, aprendo un spiraglio per sbirciare nella stanza attigua -Mmh…  sembra che non ci sia più nessuno… nh?- un luccichio attirò la sua attenzione -Un momento… eppure quello sembra…-

Una fiammata travolse la porta prima che Shinpachi potesse dire altro -Waaaaah!!!- rotolò  terra evitando l’esplosione. La porta era distrutta.

Il vicecomandante della Shinsengumi irruppe nella stanza a spada sguainata -Shinsengumi, siete in arresto!!-

Gintoki, Shinpachi e Kagura rimasero fermi a fissarlo.

La katana gli cadde di mano -…… non ci credo…-

 

 

-Dovrei portarvi al quartier generale della Shinsengumi!!-

-Non puoi chiudere un occhio, Hijikata?!- cercò di convincerlo Shinpachi.

-Se volete glieli faccio chiudere tutti e due!- Sogo puntò il suo lanciarazzi in faccia ad Hijikata.

-Sta zitto tu!! E metti via quell’affare!!-

-Uff, quanto rompete.- Gin si poggiò alla parete della casa -Aaah…!!- si massaggiò i muscoli del collo -Chissà dove sarà adesso Zura…-

-è un criminale!!! deve morire!!!!-

 La Shinsengumi aveva fatto davvero una retata al rifugio del gruppo Joi, ma fortunatamente Katsura e i suoi uomini erano riusciti a scappare in tempo.

Ora il vicecomandante e il suo secondo erano lì fuori3343850874

 ad “interrogare” i tre tuttofare trovati nel rifugio.

-Piuttosto, che ti è successo capo?- chiese Okita.

-Incidente in moto.- rispose Gin.

Hijikata si accese una sigaretta -Siete ancora occupati con la Kusanagi?-

-Ora non più.- disse Kagura.

-Eh? In che senso?-

-Nel senso che ce l’ha Takasugi!- sbottò Gintoki.

-Che coosa!!?? Vi fate aiutare da un terrorista e fregare da un altro!!??!!-

-E allora!!?? Mica era una certezza la riuscita con Katsura!!-

-A prescindere che non dovete farvi aiutare da lui!! Posso sbattervi in galera, lo sai?! Guarda che lo faccio!!-

-Sta zitto, Hijikata!! Non devi nemmeno provarci, ti disfo!!-

-In quello stato?!? Non sei nemmeno in grado di impugnare una spada!!-

-Scommettiamo?!-

-La fate finita!!??!!-

Hijikata sbuffò -Cosa farete con lo Shogun? Vi farà saltare la testa.-

Kagura caricò il suo ombrello come fosse un fucile -Noi non avere paura di Shodun! Noi far saltare sua testa!!-

-Shogun!! Shogun!! Leggiti il copione!!- sbraitarono Gin e Sogo.

Shinpachi si avvicinò al capo tuttofare, prendendolo in disparte -Ascolta, Gin…-

-Nh? Che c’è?-

-Ehi!! Non escludetemi!!!- esclamò Kagura sbracciandosi.

-Katsura mi ha detto una cosa…-

Gintoki osservò il ragazzo. Era serio e preoccupato… non aveva idea di cosa stesse per dirgli, ma di sicuro non sarebbero state belle notizie.

Shinpachi iniziò il suo racconto -È stato due giorni fa. Kagura si stava occupando di te, io ero nella stanza accanto…-

 

Katsura gli si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lui -Gintoki come sta?-

-Non ha ancora ripreso i sensi… ma tutto sommato sta bene. Tu come ti senti, Katsura?-

-Bene, grazie.- restò in silenzio.

-Perché ho l’impressione che devi dirmi qualcosa…-

-Sì, infatti. Avrei preferito parlarne direttamente con Gintoki, ma non ho idea di quando si riprenderà. Tu mi sembri un ragazzo affidabile, nonostante tutto.-

-… come sarebbe a dire nonostante tutto?!-

-Ascolta, Shinpachi…- Katsura non perse la sua compostezza -Affrontando Takasugi ho notato una cosa. Qualcosa che ha detto, e mi ha fatto pensare.-

Shinpachi ascoltava con interesse e attenzione.

-Gintoki gli ha mai detto perché cercava la Kusanagi?-

Il ragazzo si stupì di quella domanda -Ah, ehm… non credo. Non parlava dello Shogun nemmeno con noi, figuriamoci con Takasugi.-

Katsura annuì -Come pensavo.-

-… perché? Cosa ha detto Takasugi?-

Il terrorista ripeté le sue esatte parole, ancora impresse nella sua mente, come ogni altro momento di quella battaglia -Te l’avrà detto Gin, che lavora per lo Shogun, no? Vuole ripristinare l’antico onore dei Samurai…- fece una pausa - Ora Shinpachi, la domanda è una sola.-

-Come ha saputo chi ci ha commissionato il recupero della Kusanagi!?- concluse Shinpachi, senza stupore, ma con una leggera inquietudine in volto.

-Chi ne è a conoscenza?-

-La Shinsengumi, Sakamoto, lo Shogun…-

-Dubito che quelli della Shinsengumi chiacchierino amichevolmente con lui e quando eravate nello spazio con Sakamoto non lo avete incontrato.-

Shinpachi rimase a fissare Katsura, a bocca aperta, completamente spiazzato. Quell’idea aveva cominciato a farsi largo nella sua mente da un po’, ma l’aveva sempre scacciata con prepotenza era sempre riuscito a darsi una logica spiegazione, ma ora, alla luce dei fatti, di ciò che era successo e delle parole di Takasugi Shinsuke… non sapeva più che credere -Vuoi… vuoi dire che lo Shogun…-

Annuì -Anche tu non credi troppo nelle coincidenze, vero Shinpachi? Quante probabilità esistono che due ex commilitoni si incontrino per caso a caccia di una leggenda?-

 

-So che può sembrare assurdo, Gin… ma forse lo Shogun ha assunto sia noi… che Takasugi.

Gintoki aveva ascoltato tutto in religioso silenzio. Vederlo così serio e assorto era raro e preoccupante -Takasugi vuole la testa di Tokugawa su un piatto d’argento, è impossibile che decida di lavorare per lui.-

-Capisco, ma…- tentò di nuovo Shinpachi.

-Ehi, voi due!!- esclamò Hijikata -Volete occupare tutta la scena?! Continuate con la chiacchierata cuore a cuore o rendete partecipi anche noi dei nuovi sviluppi!!-

-Geloso, Hijikata?- lo punzecchiò Gin ritornando dal gruppo, seguito da Shinpachi.

-Vuoi morire!!??-

-Voi siete al diretto ordine dello Shogun, possibile che non sappiate nulla?-

-Mica ci informa su tutto… e poi noi siamo solo sottoposti, quello che potrebbe essere informato è il vecchio Matsudaira.- rispose Sogo.

-Tsk… io da quel vecchio non ci vado.- spirò del fumo -E poi, qualcosa mi dice che avete già una vostra teoria.-

-Tu fumato erba sbagliata, tossico!- inveì Kagura.

-Cosa?! Come ti permetti!! Mica mi drogo!!-

-Se, se!! Dicono tutti così!- continuò lei con aria saccente.

-Il tossico non ha tutti i torti.-

-Ti ci metti pure tu, quattrocchi!!??-

-Te l’ho detto Shinpachi, Takasugi non lavorerebbe mai per Tokugawa.- ribadì calmo Gin.

Hijikata assentì -Per una volta sono d’accordo con te. Allora, a questo punto andrete dallo Shogun? Avete fallito…-

Sul volto di Gintoki si dipinse un sorriso -Non importa, d’altronde ce l’abbiamo messa tutta. Shinpachi, Kagura. Andiamo. Prima sbrighiamo questa faccenda, prima possiamo tornarcene a casa.- si voltò, dando le spalle a Toshiro e Sogo, seguito dai due ragazzi.

-Noi avremo lo stesso ricompensa, Gin?-

-Sarà un miracolo se avremo ancora le teste attaccate al collo, Kagura. Quella è la nostra ricompensa!-

Restarono un istante fermi, in mezzo alla strada, a guardare quello strano terzetto allontanarsi.

-Noi che facciamo Hijikata?-

-Ce ne torniamo alla base, ovvio.- gettò a terra il mozzicone di sigaretta, calpestandolo con la scarpa -Non è più affar nostro questa storia. Vedete di non farvi ammazzare!!!- gridò, poi, ai tuttofare.

-Non ci contare, Hijikata!!- gli rimandarono Kagura e Shinpachi.

Gin alzò un braccio, come in segno di saluto, senza voltarsi o fermarsi -Mai. Il nostro Bushido non ce lo permette. Non ancora.-

 

 

Il cielo era plumbeo e minacciava  di scaricare tutta la sua tristezza su Edo. Era una giornata perfetta per le brutte notizie. Era la giornata perfetta per andare al patibolo.

I tuttofare vennero accolti nel castello dello Shogun Tokugawa. Entrarono nel vasto salone del signore di Edo.

Avevano deluso il loro mandante, lo Shogun… per quanto poco potesse valere in quel governo corrotto a loro bruciava, bruciava in profondità perché ce l’avevano messa tutta, perché ci avevano creduto veramente, avevano fiducia e lo Shogun ne aveva in loro.

Quel vasto salone appariva ancora più inquietante: la luce esterna entrava fioca e lasciava metà dello spazio in ombra, trono dello Shogun incluso.

-Sento che potremmo morire da un momento all’altro…- un morsa si strinse alla gola di Shinpachi, che faticava perfino a deglutire.

Si inchinarono.

-Sakata.- esordì lo shogun dal suo seggio -Non ho vostre notizie da parecchio.-

-Mi dispiace, Shogun. Non siamo riusciti a… recuperare la spada leggendaria.- disse Gin a capo chino.

Lo Shogun non parlò.

-Abbiamo seguito tutte le tracce, l’abbiamo trovata, ma non siamo riusciti a prenderla.-

-Non importa.-

-… importa, invece!- Gintoki alzò lo sguardo sul signore di Edo; faticava a vedere il volto nascosto nell’ombra -Quella spada, ora, ce l’ha Takasugi Shinsuke!!-

-Non importa, Sakata. So che avete fatto del vostro meglio…-

Gin rimase in silenzio

-Qualcosa non quadra. È così arrendevole?!-

-D’altronde…- Tokugawa sospirò -Vi ho mandati a caccia di una leggenda, e non pretendevo una vittoria certa.-

-Non è questo il punto, Shogun!! Takasugi è pericoloso, non può prenderlo così leggera!! A meno che non ci sia sotto qualcosa!!-

Tokugawa tacque ancora.

-Shogun!!-

Una risata sommessa si diffuse dall’ombra, fino a pervadere l’intera sala, rimbombando contro le pareti man mano che accresceva di tono.

I tre tuttofare si scambiarono un’occhiata colma di timore.

-… no…-

Lo shogun Tokugawa si alzò dal suo seggio avanzando di pochi passi e uscendo così dall’ombra. Un’ombra ben peggiore, però, era alle sue spalle. Un’ombra nera che rideva di gusto, come se schernisse la fioca luce bianca, impotente e disarmata dinnanzi a lei. Quella era l’ombra di un demonio. Una belva nera.

-Non trovate che tutto questo sia molto diventerete?- disse Takasugi Shinsuke dopo aver placato le sue risa. Spostò lo sguardo da Shinpachi a Kagura, fino a soffermarsi su Gintoki, al centro. Il suo braccio sinistro era nascosto dal corpo dello Shogun, mentre il destro era ben visibile. Impugnava la sacra spada Kusanagi no Tsurugi, poggiandone la lucente lama sulla gola di Tokugawa.

-No, non ci posso credere!! Shodun!!- gridò Kagura.

-Sei un bastardo, Takasugi!!- infierì Shinpachi.

Gin  non disse nulla. Non aveva nulla da dire. Avrebbe dovuto aspettarsi un’azione simile da lui… d’altronde, era il suo obbiettivo primario, no? Far saltare la testa del signore di Edo. Signore di un castello vuoto, pieno di spettri gloriosi e menzogneri.

-Sì, è davvero divertente!- riprese Takasugi, compiaciuto dalla reazione del vecchio compagno d’armi -Davvero avete pensato che lavorassi per lo Shogun?! Ahahahah!! Per questo verme?!- disse con disprezzo, colpendo con un calcio la schiena del mobile, costringendolo in ginocchio. Poggiò la mano sinistra sulla sua spalla, allontanando di poco la spada. -Perché si sa, i vermi non hanno spina dorsale.-

Tokugawa non si oppose minimamente, eseguiva ogni gesto senza riflettere, come una macchina priva d’anima.

Gintoki poggiò una mano sulla bokuto -Ragazzi, dovete andarvene da qui. Dovete avvisare le guardie, la Shinsengumi, insomma…-

-No.- risposero secchi i due, senza dargli tempo di finire la frase.

Il samurai si volse a guardarli stupito.

-Questa non è una faccenda privata che riguarda solo te.-

-Ci siamo dentro anche noi. Noi tuoi dipendenti, Gin e volere paga quanto te.-

-Esatto. E non pensare di spendere tutti i soldi in Jump o al pachinko.-

Shinpachi e Kagura non perdevano d’occhio Takasugi per un solo istante. Uno brandiva la spada di legno, l’altra l’ombrello. Per nulla al mondo avrebbero lasciato solo Gintoki.

-Ahahah!!! Che bravi cagnolini fedeli!! Seguono il padrone fino all’ultimo, eh! E tu, Gin… ti sei fatto addomesticare da quest’essere!!- di nuovo la voce di Takasugi era carica di disprezzo per lo Shogun.

-Ti sbagli, Takasugi. Lo Shogun non vale più nulla, lo ripeti sempre anche tu. Non abbiamo lavorato per lo Shogun. Abbiamo lavorato per un samurai.-

-Tsk… un samurai?! È solo un vile traditore!!-

Gin scosse il capo -Samurai è colui che lotta per degli ideali, che si mette al servizio del proprio Paese e che porta una spada.-

-Tu e il tuo ridicolo Bushido!!- inveì -Questo bastardo ha smesso di lottare anni fa e non porta nemmeno una spada al fianco! Anzi, la sua regale arma la brandisco io contro la sua gola!!-

-Io non ho detto che la spada debba per forza essere al fianco.- ribattè.

-Anche se sarete costretti a riporre le vostre spade, non gettate mai la spada che è riposta nelle vostre anime!!- esclamò Shinpachi, rievocando le ultime parole di suo padre.

-Ma come siamo sentimentalisti.- commentò aspramente Takasugi.

Quei ragazzi… Tokugawa non credeva  a ciò che sentiva. Quei ragazzi avevano fiducia in lui, nonostante ciò che sosteneva Takasugi fosse maledettamente vero. Aveva piegato la schiena, aveva venduto il suo Paese a barbari invasori, eppure ora cominciava a sentirla, la spada. La vivida lama che albergava in lui. Erano stati quei tre tuttofare squattrinati a sfoderarla, lucidata e rimessa a nuovo, più affilata che mai. Ora la vedeva riflessa nei loro animi, negli occhi infuocati del Demone Bianco.

Ce l’aveva fatta, anche se solo in parte ci era riuscito. Aveva riscattato l’onore dei signori di Edo: dei samurai.

-Mi fate quasi pena. Siete così attaccati alle tradizioni! Quando lo Shogun non ci sarà più, che farete?! Che farai Gintoki? Seppuku?! Sei troppo debole anche per quello…- ghignò.

Sul suo volto si accese un sorriso -No, non farò seppuku. Ci si taglia il ventre quando il proprio signore muore. Ebbene… ogni samurai ha un solo signore fino alla morte e devi sapere, Takasugi…- strinse il pugno sull’impugnatura della bokuto assicurata al fianco -che io sono il signore di me stesso!!-

Eccolo… l’ultimo samurai in un mondo d’anime corrotte. Ora gli era impossibile vedere il riflesso della propria spada negli occhi di quell’uomo, non riusciva neppure a sostenere lo sguardo tanto accecante era il bagliore emesso dalla sua spada, no… si sbagliava. Non era la spada ad emettere tanto splendore; quell’uomo andavo oltre a quel banale concetto. Era la sua anima… l’anima fiera e nobile di un vero bushi, un vero guerriero. Lo poneva sopra il concetto di vittoria e sconfitta. Gintoki Sakata combatteva e viveva per tutt’altro; per proteggerla, la sua anima.

Tokugawa sorrise, sereno. Era felice che quella luce bianca sarebbe stato il suo ultimo ricordo.

-Sappi che non me ne importa proprio niente. Il mio Bushido è ben diverso!!- mosse il braccio destro, avvicinando la leggendaria katana alla gola di Tokugawa, recidendogli in un solo colpo la testa.

Un perfido sorriso si allargò sul volto di Takasugi mentre osservava il capo rotolare a terra, senza vita; lasciò il corpo dello Shogun dandogli una lieve spinta, facendolo cadere a terra. Una pozza di sangue si allargò sotto di esso.

-Sh… Shogun!!- il grido uscì come un rantolo dalla bocca di Shinpachi.

-Uhuhuh… ahahahahahah!!! Molto, molto divertente!!-

-… ma… no!-

-Sei… sei un bastardo!!- gridò a denti stretti Gintoki.

-È stato un piacere, Gintoki!- Takasugi lo salutò ripulendo la lama con le vesti del defunto Shogun.

-Non muoverti, Takasugi!!- Gin scattò, sguainando la bokuto dal fianco.

-Gin, aspetta!!- Shinpachi tentò di fermarlo, ma invano.

Il ghigno sul volto di Takasugi si allargò fino a mutare in un riso di scherno. Vedendo il feroce sguardo dell’altro si voltò compiaciuto, correndo verso un’uscita secondaria. Finalmente si era svegliata la belva bianca, aveva sentito l’odore pungente del sangue innocente sparso davanti ai suoi occhi ed era scattata, in tutta la sua ferocia per accanirsi sulla preda.

Adesso lo riconosceva, il suo vecchio compagno d’armi. Spesso, durante le guerre contro gli eserciti amanto, si era domandato cosa avessero provato i loro nemici nel venir assaliti e annientati da quel demone. Ora il nemico designato era lui, a lui stava dando la caccia.

Sangue cerca sangue.

Era una sensazione bellissima che si propagava in ogni sua cellula ad ogni frenetico battito cardiaco.

Un vero peccato non poter affrontare faccia a faccia quel demonio bianco e vederlo macchiarsi di rosso.

-Restate qui!!- ordinò Gintoki Sakata ai due ragazzi -Non seguitemi!!- e sparì, seguendo Takasugi.

-Shinpachi, che facciamo?-

Il ragazzo rimase in silenzio, osservando la zona buia della sala in cui erano spariti i due samurai. Nella sua mente erano ancora ben impresse le immagini del’ultimo scontro tra Gintoki e Shinsuke. La freddezza e la calma dell’amico ora erano esplose in una furia omicida. Spostò lo sguardo sul corpo senza vita dello Shogun -Chiamiamo le guardie. Assicuriamo degna sepoltura al nostro signore.-

 

Un passo dopo l’altro, sempre più veloce, sempre più veloce. Era svelto Takasugi… maledettamente svelto!!

Faticava a stargli dietro, lo inseguiva per lunghi corridoi e scale del vasto castello.

Salì l’ultima rampa di scale ad ampie falcate svoltando in un largo corridoio -Fermati!!- intravide la porta di una stanza scorrere, chiudendosi.

Non perse tempo e scattò verso la fine del corridoio, raggiunse la stanza designata e ne spalancò la porta, quasi scardinandola -Takasugi!!!- ma non c’era nessuno.

Gintoki si guardò rapidamente, ma attentamente attorno. Era una camera spoglia, rivestita di tatami con un piccolo tavolino al centro; la porta-finestra in carta di riso era spalancata su un piccolo balcone di legno, Gin si portò sulla balconata, scrutando l’ambiente circostante. Sotto, sul fiume che attraversava Edo, un’imbarcazione si allontanava con rapidità, seguendo il flusso della corrente.

Serrò un pugno -Bastardo, è scappato!!- stava per scavalcare la ringhiera lignea e ripartire, in qualche modo, all’inseguimento, quando una voce alle sue spalle lo richiamò.

-Takasugi Shinsuke ha svolto egregiamente il suo lavoro.-

Il samurai rimase immobile per qualche istante, con una gamba sul bordo della ringhiera. Poi, lentamente si voltò -E tu chi cazzo sei?- domandò freddo.

-Il mandante di Takasugi.-

Un gran sugegasa gli nascondeva il capo e buona parte del viso; anche il resto del corpo era tutt’altro che visibile, rivestito da quella lunga e pesante tunica scura. Lo sguardo tagliente di Gintoki si posò sulla mano destra del Tendoshu, che impugnava la Kusanagi.

-Allora la mia idea era giusta.-

Quello abbozzò un sorriso -Voi samurai non siete poi così stupidi. Anche Tokugawa aveva capito e si è rivolto a te.-

-Si era rivolto a me non solo perché era coinvolto Takasugi, ma anche perché non poteva fidarsi di nessuno qua dentro.- sorrise -Ragazzi, quanti intrighi! È peggio di una soap-opera!-

-E tu hai deciso di non farti gli affari tuoi.-

-Che ci posso fare. Noi samurai siamo fatti così, se qualcosa mi cade davanti la raccolgo.-

L’altro rise -Mi ricordo di te… sei quello che ha scatenato un putiferio al Purgatorio.-

-E tu sei lo stronzo che ha fatto ammazzare Kidomaru.-

-Ahahah… già, quel demone! Anche se ora ho l’impressione di averne davanti un altro. Non ti chiamavano Demone, quando eri in guerra?!-

-Demone Bianco.- precisò lui -Dimmi una cosa. Perché ammazzare lo Shogun? Il Bakufu non è già nelle vostre mani? Non siete voi che tirate i fili di tutto?-

-Lo Shogun era comunque un impiccio. Lo Shogunato ormai non esiste più, è solo un’entità fittizia, come l’Imperatore d’altronde. Purtroppo siete duri di comprendonio e non volete arrendervi all’evidenza. Siamo noi amanto ad avere il controllo di tutto! Noi Tendoshu abbiamo il pieno comando governativo! L’era dei samurai è finita, basta. Mantenete fede al vostro codice e morite con dignità.-

Gintoki scosse la testa -Non posso morire, non ancora. Né per mano del nemico, né per mano mia. Non finchè la mia anima non sarà pura e potrò mostrarla a tutti senza vergogna.- mentre parlava avanzò di qualche passo verso il Tendoshu -Ci vorrà molto, molto tempo, me ne rendo conto, ma c’è qualcosa che mi aiuta a camminare dritto sulla mia strada.-

Ghignò -Che cosa, il Bushido? La tua fiducia?!-

-È qualcosa che se lasciato lì arrugginisce e non sarà più in grado di trafiggere, se mi scappa dalle mani, se perdo la presa rischio di tagliarmi.- si fermò di fronte a lui -Il mio orgoglio è proprio come una spada e mi fa andare avanti.-

-Un vero peccato allora che il tuo orgoglio si spezzerà come un pezzo di legno!- agitò la spada divina davanti a sé per fendere il torace di Gintoki, ma questi, rapido di riflessi, parò il colpo con la bokuto.

-Ugh…!!- faticava a contrastarlo.

-Cosa credi di fare con quella misera bokuto di legno?! Con la spada che ho in mano è nato il tuo amato Paese, e con questa stessa spada io lo spezzerò, iniziando da te!!- il Tendoshu aumentò la pressione del colpo.

-Non lo sai!?! L’importante non è il materiale, ma come la si utilizza!!- con gran sforzo riuscì a respingere l’attacco, si scansò di lato indietreggiando di un passo. Con un calcio scagliò il basso tavolino contro il nemico e scattò verso l’uscita della stanza.

Il Tendoshu si difese dal mobile con il braccio sinistro, scansandolo di lato -Illuso, vuoi scappare?!- agitò la spada davanti a sé generando un’onda d’urto che travolse Gintoki, scaraventandolo nella stanza di fronte.

-Aaah!!!- ruppe la parete scorrevole e rotolò nella stanza, lasciando sul tatami una scia di sangue. Con una mano si toccò la schiena appena al di sotto della scapola e una fitta pulsante di dolore lo travolse. Strinse i denti -Che male…. Mi hai squartato la schiena!! Ehi!!!- sbraitò.

L’altro lo raggiunse in pochi passi -Non dirmi che non hai mai sentito parlare del leggendario potere della Kusanagi!!-

-Il controllo dei venti…- si rialzò malamente, spolverandosi i vestiti -Bastardo, mi hai incrinato la spada con quella folata di vento!!-

-Uhuhuh… fossi in te mi preoccuperei di più della ferita che ti attraversa la schiena. La spada sarà il tuo ultimo problema, visto che ora ti incrinerò le ossa!!-

Prevedendo il prossimo attacco Gintoki si scansò di lato, ma questa volta il suo nemico fu più svelto e si voltò verso di lui vibrando nell’aria la lama sacra, travolgendolo con un’altra raffica.

Il colpo fu talmente forte che ruppe una parete della stanza, aprendo un gran varco, e scaraventò fuori il samurai, che si ritrovò a ruzzolare sul tetto di un’ala del castello. La bokuto si spezzò.

Gin era supino. In una mano stringeva ciò che rimaneva della bokuto e l’altra era chiusa a pugno attorno a qualche frammento avio delle tegole. Si mise a sedere -Magnifico… un governante ha perso la ragione, maneggia un’arma divina e mi vuole morto!! Ora non ho nemmeno una spada!!!- si lamentò agitando il moncherino d legno.

Il Tendoshu lo osservava dalla camera devastata. Sarà pure un abile samurai, ma senza armi non può fare nulla, men che meno contrastare la potenza della sua arma. Quell’arma un tempo posseduta agli Dei ora si trovava nelle sue mani e con essa avrebbe dominato sul Paese, dopo averne ribaltato il governo ed essersi divertito un po’ -Potrei suggerirti di arrenderti, ritirarti, o passare dalla mia parte, ma sarebbe tutto fiato sprecato.-

Gin lo guardò senza mostrare il minimo timore -Esatto.-

Sì… si sarebbe divertito, cominciando da lui. Impossibile paragonarlo ad un omuncolo qualsiasi. Quello era di più, doveva riconoscerglielo; uomini così non esistevano più in quella Edo marcia e corrotta.

Aveva lo sguardo fiero di un vero guerriero, la forza mostruosa di un demonio e la sua anima brillava chiara e si innalzava alta sopra il cielo, volando fiera e libera come un’aquila.

Sarebbe stato bellissimo abbatterla con un sol colpo.

Impugnò per bene l’elsa della Kusanagi, alzandola davanti a sé, ma venne distratto da un rombo minaccioso.

Gin alzò lo sguardo mentre le prime gocce iniziarono a cadere delicate e fitte -Ma guarda… gli Dei ci sono testimoni e versano lacrime amare su questo duello.-

-Tra breve le loro lacrime si mescoleranno con il tuo sangue!!- agitò la spada generando un’altra raffica di vento.

Gin fu più svelto. Si lanciò di lato, evitando il fendente che spezzò la pioggia e scivolò sulle tegole

-Devo fare attenzione, con questa pioggia è tutto più scivoloso, anche se può aiutarmi a scappare, però… sono senza un’arma.-

Il Tendoshu uscì sul tetto, procedendo con cautela e guardandosi attorno -Dove si è cacciato?-

Il Demone Bianco, nascosto dietro una sporgenza, uscì allo scoperto, balzandogli addosso

-Yaaah!!- riuscì ad afferrargli il braccio destro.

Rapido, il Tendoshu, lo afferrò per la gola, stringendo forte la presa. -Stupida mossa.-

Gin non mollò la presa -Voglio vedere come fai a muoverti ora…- abbozzò un sorrisetto -Non puoi… usare la spada!-

Il Tendoshu non si scompose -Non ti facevo così ingenuo.- serrò con più forza le dita attorno alla gola di Gin e senza dargli la possibilità di muoversi gli assestò una potente ginocchiata all’addome.

-Uuh….- il samurai strinse i denti mettendocela tutta per reprime l’impulso di piegarsi dal dolore. Strinse il braccio dell’altro -Così…. non vale…-

-E lasciami!!!- gli diede un forte calcio, costringendolo a lasciare la presa.

Gintoki ruzzolò lungo il tetto, picchiando la testa. All’ultimo riuscì a voltarsi e cercò di afferrare qualche appiglio per frenare la caduta -Dannazzione…!!- sentì il vuoto sotto di sé, all’improvviso. Afferrò il bordo decorato con entrambe le mani e si ritrovò a penzolare nel vuoto, sopra al fiume che si ingrossava sempre più per la pioggia.

Non perse tempo e subito tentò di risalire, facendo leva sulle braccia -Fooorza…-

Il Tendoshu era in piedi, davanti a lui -Attento, così rischi di scivolare. Hai bisogno di un punto d’appoggio.- senza troppi sforzi infilzò l’avambraccio sinistro del samurai con la lama della Kusanagi.

-Ugh…!! Aaah!!- serrò i denti per non cedere al dolore. L’altra mani si chiuse a pugno attorno al bordo, mentre la sinistra era pietrificata dal dolore, spalancata. Il sangue fluiva dalla ferita, scorrendo sulla pelle assieme alla pioggia.

-Fossi in te adesso starei fermo.-

Uno scatto metallico gli fece alzare la testa. Gintoki perse lo sguardo nel baratro nero della canna della pistola puntata davanti a sé. -E quella… da dove è uscita?!-

Il Tendoshu impugnava nella mano sinistra un’arma da fuoco di forgiatura amanto. Per nulla consona ad un duello, ma del tutto prevedibile da chi gioca sporco fin dal principio -Fammi la cortesia di non muoverti, non vorrei sprecare un proiettile.-

-Certo… sono qui apposta, no?- per nulla intenzionato a restarsene lì appeso a crepare, impugnò con la mano destra, la lama divina, facendo forza per sfilarla dal braccio.

-Ahahah, che credi di fare?! Vuoi liberarti anche di quelle cinque dita?!- lo schernì.

-Sta… zitto!!- sbottò. Non era per nulla intenzionato ad arrendersi e mollare la presa anche se profondi tagli si aprirono sul palmo e sulle falangi, ma sentiva che a poco a poco riusciva a smuovere la spada, sentiva scricchiolare il ferro sotto il suo sangue.

-Adesso basta, Sakata. Mi hai stancato!- caricò il cane dell’arma e premette il grilletto, mirando alla fronte di Gintoki.

Accadde tutto in un lasso di tempo indefinibile.

Gin perse la presa sulla lama, volutamente o per la pioggia e si lasciò scivolare, restando a contatto con il piano del tetto solo con il braccio infilzato. Il proiettile mancò la testa, ma lo ferì alla spalla sinistra. Inconscio del dolore scattò facendo leva cn le gambe sul muro di fronte a sé e riafferrò il bordo del tetto con la sinistra, riuscendo, con grande sforzo a gettarsi in avanti, colpendo con un calcio la pistola del Tendoshu, disarmandolo.

Questo rimase completamente spiazzato e disorientato -Cos…!?-

Tornado ad avere un supporto sotto i piedi non perse tempo; afferrò il braccio destro del nemico, avvicinandolo a sé rimandandogli la ginocchiata all’addome, poi afferrò la Kusanagi per l’elsa, estraendola dalla sua carne.

Era la prima volta che impugnava quella spada dal verso giusto; era una sensazione strana. Prima Takasugi, poi quel bastardo che si trovava di fronte… nemmeno uno che ne fosse degno l’aveva brandita, quella sacra spada. Nemmeno lui ne era degno… d’altronde era l’unica arma a disposizione, bisognava arrangiarsi.

Il Tendoshu per nulla arrendevole scattò verso il samurai per riappropriarsi della spada, ma questa volta Gintoki non si fece sorprendere.

Appena fu abbastanza vicino lo ribaltò a terra bloccandolo con un piede e  tagliò la parte alta della tunica che lo ricopriva, rendendo così visibile e scoperta la gola.

Ormai era alle strette -Avanti… uccidimi.-

Gintoki lo guardava, greve, inflessibile e truce. Il braccio destro gli tremava, ma non per il dolore.

Un ghigno di scherno apparve sul volto dell’altro -Non ci riesci, vero…? Takasugi aveva ragione, ti sei rammollito, hai perso… i tuoi artigli, come ripeteva sempre. Per questo all’inizio non avevo ordinato a lui di provvedere a toglierti di mezzo.-

-Pensavi che sarebbero bastati quei criminali da quattro soldi che hai assoldato! Ti sbagliavi!!- ringhiò con rabbia.

-Allora dimostramelo, Demone Bianco…- il ghigno si accentuò -Dimostrami chi sei in realtà.-

Il tremito non accennava a smettere, non riusciva a controllarlo -A me… non piace uccidere.-

-Mpf! Lo sapevo… sei un debole.-

-… ma credo che questa volta potrei fare un’eccezione!- impugnò saldamente l’elsa, controllando il tremito e senza la minima esitazione tagliò di netto la gola del Tendoshu.

Fu così rapido che probabilmente questi non si rese nemmeno conto di ciò che era successo. Una cosa era certa, l’ultima immagine che lo avrebbe accompagnato fino all’inferno sarebbe stata quella di un demone… no, quella di un uomo che ha lottato fino alla fine per i suoi ideali.

Gintoki alzò il volto al cielo ancora coperto dalle nuvole nere, aprì la mano sinistra per ricevere la pioggia -Aaah… sento male dappertutto.- si lamentò -Mh… forse quelle non sono lacrime di tristezza. Bha, non capirò mai come ragionano gli Dei…- abbozzò un sorriso, poi guardò la Kusanagi che ancora stringeva in pugno -Ora cosa me ne faccio di questa? E sopprattutto… come scendo da qui…?-

 

 

 Passò una settimana da quegli eventi. Praticamente un mese pieno da quando le guardie shogunali bussarono alla porta dell’agenzia tuttofare con un’importante missiva. Era passato tutto da poco tempo, eppure sembrava fosse trascorso un secolo.

-Vuoi stare fermo!? Se no ti faccio male!!-

-Mi fai male anche se sto fermo, Shinpachi!!-

-Allora non muoverti di più! Hai voluto tu uscire prima dall’ospedale! Ora ne paghi le conseguenze!!-

-Ahioo! Ahio!!!-

-Non gridate! Non sento Lady spoor!-  si lamentò Kagura, seduta su uno dei divani mentre mangiava i suoi amati sukombu.

-Tu e le tue telenovele…- mormorò Gin, seduto sull’altro divano, a torso nudo, mentre Shinpachi gli cambiava le fasciature.

-Avete sentito? Presto il nuovo Shogun prenderà ufficialmente il potere!- annunciò Shinpachi, riferendo le ultime notizie lette quella mattina sul giornale.

-Era ora… queste faccende burocratiche vanno sempre avanti per le lunghe!- disse Gin -Che si sa… del precedente Shogun?-

-Hanno celebrato pochi giorni fa il funerale.-

-Già! Telegiornale detto che tutta nobiltà era presente!!- aggiunse Kagura -Potevamo andare anche noi…-

-E perché?! Alla fine non siamo nemmeno stati pagati, e non siamo di quel mondo Kagura.-

-È vero, però…- Shinpachi ebbe da obbiettare, ma poi sorrise -Hai ragione Gin, è giusto così.-

-Ho sempre ragione.-

-Gintoki, ora nuovo Shogun avrà Kusanagi?-

-Esatto. Credevo che si sarebbe spezzata, invece ha resistito fino alla fine.- disse sorpreso.

-Che ci vuoi fare, è pur sempre una katana degli Dei! Forse è anche per questo che le tue ferite si sono rimarginate in fretta!!- esclamò Shinpachi dandogli una pacca sulla schiena.

Questo si irrigidì per il colpo che gli causò non poco dolore -Iiih!! Ma sei impazzito!? Mi hai fatto un male cane!!!-

-Ahahahahahh!!-

-Che ti ridi!?- Gin minacciò l’assistente agitando un pugno, ma l’unico che si fece male fu solo lui, per il brusco movimento -Uuuh…. Non ho più l’età per certe cose!!- si lamentò con i lacrimoni.

-Non hai più l’età nemmeno per Jump!-

-Ehi!! Ogni scusa è buono per mettere in mezzo il mio amato Jump!?! Che è questa storia?!-

-Silenzio!!! È ultima puntata!!!-

-Oh, te e Lady spoor!! Hai rotto! Sai come finisce?! Lui sposa lei e poi muoiono!!-

-Coooosa!!!?? No, Gin, come hai potuto fare a me questo!!!??- iniziò a sbraitare Kagura in preda ad una crisi mistica da fan di soap-opera.

-Insomma, fatela finita tutti e due!! Kagura, sta zitta! Gin, sta fermo!!!-

 

Appena fuori dalla porta dell’agenzia c’erano Kondo, Hijikata e Okita, indecisi se entrare o meno, sentendo il baccano che c’era.

-Secondo voi dovremmo dirglielo che è stato riconosciuto un gran premio per il loro contributo a mantenere lo Shogunato?-

-No Kondo… usiamo i soldi per alimentare i fondi della Shinsengumi.- suggerì con noncuranza Toshi.

-Hijikata!! Come sei cinico!-

-Senti chi parla!!!-

-È giusto che lo abbiano loro, ma io ho paura ad entrare!!-

-Vigliacco, che razza di samurai sei, eh?!-

-Taci, Hijikata. A te sta tremando la fiamma dell’accendino, non riesci nemmeno ad accenderti la sigaretta!-

-Vuoi che ti dia fuoco!?!? Lo faccio Sogo!!!-

Kondo sospirò -Noi tre non siamo tanto diversi da loro, eh… facciamo quasi lo stesso baccano.-

-Ci stai paragonando all’agenzia tuttofare?!- si stupì Okita.

-Sarebbe un paragone senza senso.- aggiunse Hijikata -Tra noi e loro il divario è immenso, vero Kondo?- rivolse uno sguardo serio al comandante.

-Dici bene, Toshi. Anche noi dobbiamo essere grati a quei tre squattrinati. D’altronde, senza Shogunato la Shinsengumi non avrebbe motivo di esistere.-

-Già, hai perfettamente ragione, Kondo. Gli siamo immensamente grati.- il vicecomandante si accese la sigaretta mal celando un sorriso.

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