La leggendaria Kusanagi di Samurai Riku (/viewuser.php?uid=164658)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Il
titolare dell’agenzia
tuttofare di Edo si trascinò dalla sua camera al bagno del
modesto locale. Non
sapeva perché ma quella mattina si era svegliato presto. Si
sciacquò il viso
con l’acqua fredda del lavandino e nel suo riflesso
gocciolante nello specchio
vedeva ancora i segni della sbronza colossale che si era preso la sera
prima.
-Non berrò mai
più così tanto…- si disse
asciugandosi con una salvietta.
-Lo
dici ogni volta, ma
poi superi sempre il limite.- sentenziò Shinpachi, in piedi
alla porta del
bagno.
-Taci.
Chi sei, la mia
coscienza?! Piuttosto, che ci fai qui?-
-Ci
ho dormito. Secondo te
chi ti ha portato fino alla camera?!-
-Ah
sì? Be’, grazie.- uscì
dalla stanza trascinando i piedi.
-Sveglia
Kagura mentre
preparo la colazione.-
-Sissignore!-
disse con
uno sbadiglio stirandosi alzando le braccia.
Mentre
il giovane Shimura
andò in cucina per arrangiare un pasto con le poche cose
presenti in casa,
Gintoki si diresse all’armadio e senza troppe cerimonie
spalancò l’anta scorrevole
-Sveglia!!-
Kagura,
che dormiva
avvolta in una coperta, mugugnò qualcosa, poi si
rigirò dall’altra parte.
-Kagura!!
Scendi da lì!-
insistette Gintoki.
Parlò
nel sonno -No, non
mi va più il soba… porta carne alla griglia
mamma!-
Sadaharu,
accucciato a
dormire accanto all’armadio, emise un gemito consenziente e
agitò una zampa.
Il
samurai rimase allibito
-Ma pensa al cibo anche nel sonno!?! E lui è uguale!!-
sospirò -Forza!- la
prese di peso per le braccia facendola scivolare a terra -Apri gli
occhi!-
-Carne
alla griglia! Carne
alla griglia!!- gridò sempre nel sonno.
-Bau!
Bau!!-
-Cosa
siete, telepatici
per caso!!??- qualcuno bussò all’ingresso con
colpi decisi e forti -… chi è a
quest’ora?- bussarono di nuovo -Arrivo!!- Lasciò
di colpo Kagura che cadde a
terra come un peso morto.
-Ahia!!!-
si massaggiò la
testa che aveva cozzato con il pavimento di legno. Sadaharu
aprì svogliatamente
un occhio.
-Vecchia,
già rompi
all’alba?!- inveì Gin andando alla porta, sempre
con la sua aria svogliata,
grattandosi la testa, ma appena aperto il pannello scorrevole, si rese
conto
che non era la proprietaria della casa -Oh, salve.- si trovò
di fronte tre
uomini, alti, sguardo serio e fiero, con abbigliamenti legati
all’antica tradizione
del Paese del Sol Levante, prima che si aprisse all’universo.
-Lei
è il signor Sakata
Gintoki?- chiese l’uomo al centro, quello che aveva bussato.
-…
dipende. Se è per
quella multa che non ho pagato ho già spiegato
che…- l’uomo lo interruppe
porgendogli una lettera -Nh?-
Shinpachi
si affacciò
dalla cucina -Chi è Gintoki?-
-Venditori
porta a porta?-
Gin
prese la lettera
osservando il sigillo impresso sulla ceralacca cremisi che la teneva
chiusa.
Capì subito di chi fosse e anche chi erano quei tre tizi che
avevano bussato
alla sua porta -No, non sono venditori porta a porta.-
I
ragazzi raggiunsero il
loro capo; anche Sadaharu si alzò ed ebbe la brillante idea
di tagliare la
strada a Shinpachi che venne travolto dal cagnone bianco e
finì con il sedere a
terra -Aah! Sadaharu!!- finalmente riuscì ad andare da
Gintoki -Ma… è una
lettera dello Shogun!-
-Shodun?!
Si mangia??-
-No,
cretina!! E poi è
Shogun, non Shodun!! È, o meglio era, l’uomo
più potente del Giappone!!!-
sbraitò il samurai, poi si rivolse alle guardie -Che vuole
lo Shogun da me?-
-Noi
non lo sappiamo; c’è
stato dato l’ordine di consegnarvi questa lettera e scortarvi
a palazzo.-
-Al
palazzo dello Shogun?!
Gin presto, apri quella lettera!!- esortò Shinpachi.
Con
il pollice ruppe il
sigillo e aprì il foglio. Gli ideogrammi erano scritti a
mano, con l’antica
arte calligrafica, utilizzando un pennello -“Il signor Sakata
Gintoki e coloro
che lavorano all’agenzia tuttofare di Kabuki-cho sono pregati
di venire al
castello shogunale con urgenza, scortati da guardie scelte, per
riferire con lo
Shogun Tokugawa di Edo.”-
Kagura
e Shinpachi
osservavano dalle spalle di Gin -Lo Shogun… vuole parlare
con noi?-
-Con
urgenza…?-
Senza
troppe cortesie
restituì la lettera alla guardia lasciandola di stucco
-Grazie, ma non mi
interessa.-
-Non
ti interessa!?! Come
sarebbe a dire, Gin??- Shinpachi era allibito -È un invito
dello Shogun!!-
-Proprio
per questo non mi
interessa!- guardò serio il ragazzo.
Quello
sguardo non
ammetteva repliche. Non era uno dei suoi soliti capricci derivati dalla
mancanza di voglia di agire o un delirio da dopo sbornia; dietro a quel
rifiuto
c’era una motivazione seria. -E poi ho da fare oggi, devo
portare fuori il
cane.- disse voltandosi ignorando completamente le guardie shogunali.
-Ehi!!-
la guardia al
centro estrasse rapida la spada puntando
l’estremità affilata alla schiena del
tuttofare.
-Ma
siamo impazziti??!!-
-Che
fa?!-
Gintoki
non si mosse -Mi
volete obbligare con la forza?-
-Possiamo.-
anche gli
altri due sguainarono le katane.
-Cosa
facciamo…?- domandò
Shin, aspettando che il suo datore di lavoro e amico decidesse come
agire.
-Perché lo Shogun insiste tanto?
Che volete fare…?!- Sakata alzò le
braccia, imitando il gesto di resa e si voltò -Va bene,
veniamo.-
-Andiamo
Gin?-
-Sì
Kagura, seguiamo
questi gentili signori.- i samurai shogunali riposero le armi e fecero
largo ai
tre. -Però mi dovete una colazione!-
-L’atteggiamento di Gintoki non quadra. So
bene come la pensa sullo
Shogun, ma ciò non spiega la sua reazione.-
Shimura rimase ad osservare
l’amico seguire una guardia.
-Tu
resta qui Sadaharu e
fa buona guardia!- disse Kagura sorridente e il cucciolone si sedette
accanto
all’ingresso abbaiando.
Il
perimetro attorno al
castello shogunale era immenso, ma visto da dentro, dopo aver varcato
il
cancello, appariva un mondo a sé. L’intero
giardino che circondava le mura del
palazzo emanava vita e benessere; samurai si alternavano a soldati
più
moderni armati con
la nuova tecnologia
aliena. Alcuni personaggi nobili entravano e uscivano conversando
amabilmente e
guardando con malcelata curiosità i nuovi venuti scortati da
guardie.
Neanche
un Amanto.
-Questo
posto… è
magnifico!!-
-Molto
diverso di
Kabuki-cho!- esclamarono Shinpachi e Kagura.
Gintoki
conservava i suoi
modi menefreghisti -È solo un guscio vuoto…-
Furono
fatti accomodare in
una vasta sala, generalmente piena di gente e brulicante di voci, ora
vuota e
silenziosa e ciò la faceva apparire ancora più
spaziosa.
In
cima ad una scalinata
se ne stava comodamente seduto il signore del castello. Le tre guardie
si
fecero da parte e i tuttofare si inchinarono, aspettando che lo Shogun
parlasse.
-È
l’agenzia tuttofare,
signore.- fu una guardia a rompere il silenzio.
Lo
Shogun annuì -Lieto di
avervi qui, nel mio castello.-
-Noi tre disgraziati al cospetto dello Shogun,
è incredibile!!!!-
Shinpachi non riusciva ancora a crederci.
-Cosa
può volere da noi un
potente personaggio come voi?- chiese Gintoki, sottolineando con una
punta di
ironia la domanda.
-Voglio
offrirvi un
lavoro.-
I
tre rimasero attoniti
-Cosa?!-
-Veniamo
subito al punto!
Quanto ci pagate??- sentenziò Kagura sicura di sé
-Noi essere molto costosi!!-
-Il
denaro non è certo un
problema. Infondo, la missione che vi voglio affidare è
rischiosa.-
-Una
missione rischiosa?-
-Spiegatevi
meglio,
signore!-
Lo
Shogun Tokugawa fece un
segno ai suoi samurai di uscire e appena questi chiusero lo sfarzoso
portone
fece un profondo sospiro e scese la scalinata portandosi di fronte ai
suoi
ospiti -Conoscete di sicuro la leggenda della spada
Kusanagi…-
Gin
assentì con il capo
-Uno dei tre cimeli donati alla Dea del sole Amaterasu, con la sacra
collana e
lo specchio.-
-Esatto.
La collana è
stata sempre il simbolo della divinità
dell’Imperatore, mentre la spada…-
-La
forza dello Shogun.-
intervenne Shinpachi.
Kagura
attirò l’attenzione
del capo dei tuttofare tirandogli la manica del kimono -Gin, io non
conosco
questa storia, di cosa parla?-
-Risale
alla creazione del
Giappone e della sua gente, molto tempo prima dell’arrivo
degli amanto.-
-La
leggenda dice che la
spada fu ritrovata dal dio del vento Susanoo in una delle otto code del
mostro
che aveva ucciso, Yamata-no-Orochi. Susanoo la chiamò
Ama-no-Murakumo-no-Tsurugi e la diede in dono alla sorella Amaterasu.
La dea
del Sole accettò di buon grado il dono e successivamente la
diede al nipote
Ninigi quando lo incaricò di scendere sulla terra e di
governare sul Giappone
con il compito di pacificarlo.- raccontò Shinpachi - Ninigi
portò con se tutte
e tre gli oggetti sacri. Così la spada passò di
Imperatore in Imperatore fino
ad arrivare all'Imperatore Keiko.
Sotto il suo regno la spada venne data al grande guerriero Yamato Takeru impegnato nella guerra
contro gli Ainu. Trovatosi ad un certo punto in difficoltà,
contro uno dei
generali nemici, circondato dalle fiamme, usò la spada
Murakumo per spegnere il
fuoco falciando l'erba. Così facendo si accorse che con la
spada riusciva a
governare i venti: quella era una spada magica! Con questo potere,
spinse il
fuoco verso il nemico e si salvò . Per celebrare l'evento
Yamata Takeru chiamò
la spada Kusanagi-no-Tsurugi , ovvero "falciatrice d'erba". Nel XII
secolo, nella battaglia navale di Dan-no-ura, combattuta tra il clan
dei
Minamoto, che poi vinse, e il clan degli Heike, si narra che la spada
andò
irrimediabilmente perduta in mare.-
-Infatti
lo shogun ne
possiede una copia, vero?- disse infine Gin rivolgendosi a Tokugawa.
Il
signore, carico del suo
onore e prestigio, fissò dritto negli occhi il samurai
-Questo è ciò che dice
l’antica leggenda, ma non corrisponde al vero.-
-Cosa?!
Significa che non
avete la spada con voi!?!-
-Vi
ho convocati per
questo: dovete recuperare la Kusanagi.-
Kagura
esultò -Che bello!!
Una caccia al tesoro!-
-Fermi
tutti, non sappiamo
nemmeno da dove cominciare!!-
-Non
è questo il punto,
Shinpachi. Il punto è perché
noi? Il signor
Shogun è circondato da guardie e valorosi soldati, allora
perché ingaggiare tre
tuttofare squattrinati?- chiese con sguardo indagatore.
-Non
voglio far trapelare
quest’informazione.-
-Non
vi fidate dei vostri
uomini, ma di tre sconosciuti sì? Siete davvero contorto,
Shogun.-
Tokugawa
fece qualche
passo nella vasta sala -La casta di cui mi fidavo non esiste
più ormai, da
vent’anni… I veri samurai sono pochi.- si
fermò voltandosi verso Gin -So cosa
hai fatto, Sakata Gintoki.-
Shin
e Kagura gli
rivolsero uno sguardo accusatorio -Che diamine hai combinato allo
Shogun!!??!!-
-Cosa
sono quelle
facce!!?? Io non ho fatto proprio niente!!!-
-…
Demone Bianco.-
Gin,
sgomento, si volse al
nobile.
-Ho
raccolto numerose
informazioni sui
rivoltosi e il gruppo
Joi, su chi ha combattuto la guerra di espulsione. Tu e i tuoi compagni
vi
siete distinti: Kotaro Katsura, Sakamoto Tatsuma
e Takasugi Shinsuke.-
Shinpachi
e Kagura
guardarono il loro capo senza fiatare.
-Capite
che non mi posso
affidare ad un fuggiasco, un commerciante e un criminale che mira alla
mia
testa. Tu eri quello più facile da rintracciare e il meno
pericoloso.-
-Se
sapete tutto questo
dovreste immaginare che non ho il minimo interesse ad aiutarvi. Non me
ne frega
nulla di quella spada e del vostro potere.-
-Ma
so anche che ti
importa dei samurai, o non gireresti con quella bokuto al fianco.-
-Questa
dite?- pose una
mano sulla spada di legno -È solo un souvenir.-
-Sakata,
se riuscissi ad
avere quella leggendaria spada potrei ridare un briciolo di
dignità e potere
alla casta dei samurai!- per la prima volta lo Shogun alzò
il tono.
Gintoki
lo fissò serio -La
vostra dignità l’avete persa vent’anni
fa…!!- prima che potesse aggiungere
altro Shinpachi gli tappò la bocca con una mano.
-Scusateci
signore, dobbiamo
parlare in privato!- disse con un sorriso tirato allontanandosi con
Kagura e
Gintoki dalla parte opposta della sala -Datti un contegno Gin!! Vuoi
farci
morire tutti!!??- inveì il quattrocchi.
-Ma
figurati!!- esclamò
lui liberandosi dalla presa -Io non lavoro per quello lì!!-
aggiunse con
disprezzo indicando Tokugawa con il pollice.
-Se
a Gin non piace, non
piace neanche a me!- Kagura incrociò le braccia al petto
mettendo il broncio.
-Tu
non dargli corda, e tu
non fare l’idiota!! Gin, posso capire la tua rabbia, ma ormai
è passato, non
possiamo farci nulla! Ci serve questo lavoro! Per questa volta non
pensare a
te, ma pensa a tutti noi!!-
Il
samurai distolse lo
sguardo grattandosi distrattamente la testa -… ci servono
soldi, eh?-
-Direi.
Prova a prenderla
come Kagura, una caccia al tesoro!-
Sakata
diede un pugno in
testa al ragazzo -Non trattarmi come un moccioso, moccioso!!- si
voltò verso lo
Shogun puntandogli contro l’indice accusatore -Sia chiaro!!
Lo facciamo solo
per i soldi!! Mi aspetto una lauta ricompensa!!!-
Lo
shogun piegò il capo in
segno affermativo, sorridendo -Come minimo.-
Shinpachi
guardò l’amico.
Dopo tutto quel tempo aveva imparato a conoscerlo e sapeva che non era
del
tutto l’indifferente menefreghista che dava a vedere alla
gente. Ben nascosto
albergava in lui l’animo del vero samurai.
-Quando
partiamo, Gin?-
chiese Kagura.
-Prima
dobbiamo sapere
dove andare.-
-Un’altra
copia della
Kusanagi è custodita nel tempio Atsuta a Nagoya. Potreste
cominciare da lì.-
-Mh,
sì. È una buona
idea.-
-Vi
darò una scorta.-
-Eh?
Addirittura??- si
stupirono Shinpachi e Kagura.
-Potreste
incontrare
pericoli e difficoltà, ma sono certo che ce la farete.-
aggiunse con un sorriso
sicuro lo Shogun.
-Mi
pare ovvio!! Siamo i
migliori sulla piazza!!- esclamò Gin.
-
Più che altro siamo gli unici sulla
piazza…- precisò Shinpachi.
-Allora,
chi ci
accompagna?-
to be continued...
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
-Non ci posso credere!!!!-
gridò il vicecomandante della
Shinsengumi.
-Calmati,
Toshi.- cercò di
dire Kondo.
-Col
cavolo che mi
calmo!!! Non lo accetto quest’incarico!!-continuò
a sbraitare.
-Devi
se non vuoi perdere
la testa! Questa missiva arriva direttamente dallo Shogun!!- il
comandante
sbandierò il documento con il sigillo signorile.
I
tuttofare erano seduti
sulla passatoia in legno di uno dei cortili interni dove i soldati si
alleavano.
-Sapevo
che non l’avrebbe
presa bene.- disse Shinpachi.
-Che
sia adatti!- commentò
Gin.
Okita
era poggiato ad una
colonna di sostegno in legno, accanto ai tre civili -Si è
alzato con la luna
storta questa mattina.-
-Ha
fatto un incubo? La
maionese di tutto il mondo era sparita per sempre?!-
Okita
alzò le spalle alla
battuta di Gin -Qualcosa di simile…-
-Siete
voi il mio incubo!-
esclamò Hijikata raggiungendo il gruppo con Kondo.
-Non
prendertela con noi,
è stato lo Shogun a decidere.- disse Shin -Dovete scortarci
solo fino a
Nagoya.-
-Tsk!-
Toshiro si accese
una sigaretta -Dici poco…-
-Qui
non è specificato,
perché dovete andare fino a Nagoya?-
-Non
sono fatti tuoi
gorilla!!- ribatté Kagura.
-Piantatela
con questo
gorilla!!! È tutta la serie che andate avanti!!-
-Motivi
di lavoro.- disse
secco Gin.
Hijikata
lo guardò
-Lavorare per lo Shogun è davvero un bel motivo, ma non
credevo che proprio tu
accettassi un simile incarico.-
-Lo
faccio solo per i
soldi!-
-Tanto
rimarrai sempre un
poveraccio!-
-E
tu uno sfigato!! Vivrai
il resto della tua vita da solo e morirai da solo!!-
-Ma
questo cosa
c’entra!!?? Sei tu che resterai solo!!!-
Cominciò
un acceso botta e
risposta. Gintoki scattò in piedi per fronteggiare faccia a
faccia Hijikata.
-Ragazzi,
finitela! Toshi,
datti un contegno!-
-Anche
tu, Gin!-
Sogo
si godeva lo
spettacolo senza dire nulla -Cos’è? Una gara a chi
la spara più grossa?-
-No
tu!! Frega-tasse che
non sei altro!!-
-Almeno
io un lavoro
sicuro ce l’ho!! Parassita della società!-
-Piedipiatti!!-
-Capellone!!-
-Drogato!!
Ogni volta che
ti vedo hai le pupille dilatate, sicuro che quelle che fumi sono
semplici
sigarette?!-
-Ma
senti questo!! Come
osi parlarmi così!?! Ti faccio a fette!!-
-Non
riusciresti nemmeno a
sfiorarmi!!-
-Scommettiamo!!??-
-Avanti,
fatti sott…. Wooooh!!!!!-
-
Wooooh!!!!!-
Gintoki
e Toshiro volarono
nella stanzetta sfondando una parete, grazie alla potente mazzata di
Kagura.
-Era
ora…- disse Kondo.
-Ora
basta!!- sentenziò la
ragazzina guardandoli con le braccia sui fianchi -Voi essere come
bambini!
Bisticciate per niente!! Comportatevi da adulti!!!-
I
due si alzarono a fatica
-Con cosa ci ha colpito…?- chiese Hijikata tenendosi la
testa.
-Con
il suo ombrello,
rincitrullito!-
-Riuscirete
a collaborare
almeno per questa volta?!-
-Non
ti prometto nulla
Kondo.-
Okita
alzò un braccio per
farsi notare dal comandate -Se sgarra gli sparo!!-
-Buona
idea, Sogo!-
-Cosa!!??
Buona idea un
corno!!! Ma siamo impazziti!!??-
-A
mali estremi, estremi
rimedi.- Gintoki si alzò dando una pacca sulla spalla a
Toshiro quasi con
compassione.
-Ehi!!!
Guarda che spara
anche a te!!!-
Shinpachi
tirò un profondo
respiro -Sarà un lungo viaggio.-
Decisero
di partire quello
stesso pomeriggio, per agevolare i tempi e far stare Gintoki e Hijikata
il meno
vicini possibile. Nella scorta prevista dallo Shogun Tokugawa
c’era il
comandate, il suo vice e il secondo, che dirigevano una piccola
unità; non era
necessario mobilitare molti uomini.
Nagoya
non era certo
dietro l’angolo, usare strade o vie secondarie avrebbe
impiegato troppo tempo,
quindi optarono per viaggiare in treno.
L’intero
gruppo occupava
quasi un’intera carrozza.
Kagura
si sedette vicino
al finestrino, saltando ripetutamente sul sedile
-Quant’è morbido!!-
Gin
le si sedette accanto
-Non abituarti troppo a questo lusso!-
-Gintoki,
compri poltrone
così!?-
-Ma
mi stai a sentire!!??
Con che soldi??-
Shin
si affacciò dal
sedile davanti -Ti ricordi che lavoriamo per lo Shogun, vero?-
-Oh…
è vero!- esclamò
illuminato -Saremo ricchi!!! Vivremo nel lusso!!!!-
-Yeeeeh!!!!-
Kondo
e Hijikata si
sedettero poco più indietro, mentre Okita si mise accanto a
Shinpachi.
Il
vice si accese una
sigaretta -Quelli sono fusi…-
-Cosa
c’è a Nagoya?-
-Nh?-
-Che
potrebbe interessare
allo Shogun…- Isao Kondo era pensieroso.
-La
domanda è perché
mandare quei tre…- incrociò le braccia al petto
-Noi siamo il braccio armato
del Bakufu, lavoriamo anche per Tokugawa. Siamo in grado di svolgere
una
missione.-
-Lo
Shogun lo sa Toshi,
altrimenti non ci avrebbe fatto fare da scorta…-
sospirò -magari è qualcosa
sopra di noi.-
Hijikata
lo guardò male -E
quei tre sarebbero sopra di noi?-
Kondo
scosse la testa
-Sono degli idioti, ma sanno il fatto loro, devi ammetterlo.-
-…
sì. Ricordo ancora il nostro
duello… se solo
avesse voluto avrebbe potuto uccidermi, ma ha solo spezzato la lama
della mia
spada. Quel samurai è davvero strano.-
Una
mano tolse dalle
labbra di Hijikata la sigaretta fumante.
-Ah…
ehi!!-
La
cameriera amanto gli
sorrise amabilmente distruggendo il mozzicone nel pugno -Mi dispiace
signore,
ma non si può fumare qui!-
-…
co-come?!-
-In
questo vagone è
vietato fumare!- ripeté con un sorriso, poi si
allontanò.
-…….
Eh no!!!-
-Tutto
bene, Toshi?-
Diede
un calcio al sedile
davanti -Maledizione!!!-
-Ahio!!
Hijikata, stai
fermo!!-
-Sta
zitto Yamazaki!!!-
Finalmente
il treno partì
e il viaggio iniziò abbastanza tranquillamente.
Shinpachi
si voltò verso
Gin e Kagura -Ragazzi, una volta arrivati cosa facciamo?-
-Andiamo
al tem…!!-
Gintoki tappò con una mano la bocca della ragazzina e con un
dito indicò il
sedile davanti a lui.
-Nh?
Okita…?- il giovane
Shimura guardò il ragazzo seduto accanto; aveva una
mascherina calata sul viso
e russava rumorosamente.
-Zzz…
Zzz…-
-Dorme.-
Lasciò
parlare Kagura -… tempio!!-
-Gin,
non possiamo
nascondere per sempre il nostro obbiettivo.-
-Lo
so… ma meno persone
sanno, meglio è per tutti.-
-Se
non troviamo nulla al
tempio?- chiese Kagura
-Ci
penseremo là…-
Hijikata
passò per il
corridoio, con le mani in tasca, a passo rapido.
-Peccato
che Sadaharu è
stato a casa.- si lamentò Kagura a testa bassa.
-Non
potevamo portarcelo
dietro.-
-Zzz…-
-Già,
e poi in treno non
sono ben accetti gli animali, sopprattutto così grossi!-
Hijikata
ripassò di nuovo
con la stessa andatura.
-Uffa
però….- dopo un
attimo di silenzio -Gin, ho fame!-
-Non
cominciare…-
-Ma
ho fame!!!-
-Appena
passa la cameriera
la fermi e ordini qualcosa… non tutto il ristorante
però!!!- precisò Shinpachi.
-Zzz…-
Il
vice comandante passò
di nuovo per il corridoio, e ritornò indietro, e
ripassò di nuovo…
-….
Comincia a darmi sui
nervi.- commentò Shin.
-Ci
penso io.- appena
Hijikata passò davanti al suo posto,
Gin allungò un piede facendogli lo sgambetto.
-Aah!!!-
Toshiro rovinò a
terra, ma si rialzò subito inveendo contro il tuttofare -Che
cavolo fai!!??-
-Tu
che cavolo fai!! Mi da
sui nervi continuare a vederti fare avanti e indietro!! Sta fermo!!-
-Faccio
quello che mi
pare, chiaro!!-
Sogo
Okita si svegliò,
togliendosi la mascherina, e guardò il suo superiore -Che
c’è Hijikata? Non ti
fanno fumare?-
-Esatto!!!!-
Gin
lo guardò con un
sorrisetto -Io l’ho detto che non sono semplici
sigarette… sei in crisi
d’astinenza!!-
-Vuoi morire, bastardo!?-
-Sì,
sì, sei proprio
nervoso!- annuì Kagura.
-Ah,
ma perché vi do retta!!
Piuttosto…- divenne improvvisamente serio -Grande Capo,
dobbiamo parlare.-
disse a Gintoki.
-E
di cosa? Io non ti devo
dire nulla.-
-Hai
capito benissimo!
Avanti, muoviti!- detto questo si allontanò.
-Sarai
meglio che lo segui
Grande Capo, quando fa così è capace di prenderti
con la forza…- spiegò Sogo.
Gintoki
sbuffò -Che
palle!- raggiunse Hijikata -Cosa vuoi?-
-Perché
andiamo a Nagoya?-
-Te
l’ho già detto, per lo
Shogun.-
-Cosa
c’è a Nagoya che
interessi allo Shogun?-
Sbuffò
di nuovo -Senti…
prova a fidarti per una volta, non mi va di raccontarti tutto.-
-Senti
tu, invece! Non mi
puoi nascondere l’obbiettivo di una missione, a quanto pare
importante, visto
che lavorate direttamente per lo Shogun! Sono il vicecomandante del
braccio
armato del Bakufu, hai idea di quanto sia importante la mia carica??
Sei solo
un civile e devi essere onorato se ti proteggo, anche se vorrei tanto
ucciderti… ma che parlo a fare, non puoi certo capire,
microcefalo! Non pensi
ad altro che hai soldi e a divertirti, vergognati, infanghi il nome dei
samurai… dovresti fare seppuku, ma poi mi togli lo sfizio di
ucciderti…-
dicendo tutto questo Hijikata guardava fisso davanti a sé,
nel vuoto,
continuando ad aprire e chiudere l’accendino.
Gin,
che era venti
centimetri a sinistra, rimase allibito -… ma con chi sta
parlando? Senza
nicotina i neuroni non connettono più, eh?-
D’un
tratto il treno
arrestò la sua corsa lungo i binari, sbalzando i due uomini
a terra.
-Ma
cosa…?!-
-Siamo
già arrivati?-
Kondo
si alzò -Perché ci
siamo fermati?-
Yamazaki
guardò fuori dal
finestrino -Siamo in aperta campagna, signore. Impossibile che siamo
già
arrivati!-
Le
porte del vagone si
spalancarono e molte finestre finirono in frantumi. Kondo prese subito
in mano
la situazione -Mantenete la calma! Tutti gli uomini al posto di
combattimento!-
-Merda!-
imprecò Hijikata.
Nella
carrozza si
riversarono degli amanto, a viso coperto e armati fino ai denti. -Che
nessuno
si muova!!- gridò uno.
-E
questi chi sono?!-
-Sembrerebbero
banditi…
forse non sono pericolosi.- Hijikata esaminò la situazione:
gli invasori erano
numericamente avvantaggiati, ma sapeva bene che i suoi uomini erano
preparati.
Un
bandito che brandiva un
sofisticato fucile indicò Shinpachi e Kagura, che si erano
alzati dai loro
posti, e Gintoki, in piedi accanto a Hijikata -Uno, due e tre! Sono
loro!!-
-Qualcosa
mi dice che ce
l’hanno con noi…- Gin poggiò una mano
sulla sua spada.
-Oh,
ma non mi dire.-
Toshiro era sarcastico.
-Shinpachi,
prendi la
spada!! Kagura…!!-
La
ragazza impugnò il suo
ombrello viola caricando un colpo in canna -Ricevuto!!-
-Volete
difendervi!? Non
avete speranze!! All’attacco!!!- ordinò
l’amanto di prima.
-Addoso!!-
gridò il
comandante della Shinsengumi sguainando la katana -Ricordate il nostro
obbiettivo!!-
Samurai
e amanto si
scontrarono sul vagone, le lame cozzarono e i fucili spararono.
Kagura
colpiva con calci e
pugni i nemici che volavano da una parte all’altra della
carrozza; Shinpachi
combatteva con la sua spada di legno spalleggiando Okita; due amanto a
spada
sguainata si lanciarono su Gintoki, che li contrastò
abilmente.
-Muori
bastardo!!-
-Io?!
Nemmeno vi conosco,
non vi ho fatto nulla!!- li spinse via con la bokuto, ma non demorsero
e
tornarono all’attacco.
Hijikata
si parò di fronte
ad un alieno che impugnava un’arma da fuoco, ma questo lo
spinse di lato
facendolo cadere sui sedili -Ehi!!- l’amanto puntò
dritto a Gintoki -Merda!
Pesce lesso, voltati!!!- gridò.
Gin
si abbassò, colpendo
con la bokuto i due nemici e li lanciò verso il terzo che
stava per sparargli,
facendo finire tutti a terra.
-Aaah!!!-
-Dannazione!!!-
Si
avvicinò ad Hijikata
-Ti sei fatto male?-
-Che
fai, sfotti?!?-
Intanto
Kondo immobilizzò
il capo degli assaltatori -Mi dispiace per voi, ma avete attaccato il
treno
sbagliato!!-
-Ahahah…
oh no, è il treno
giusto!!-
Shinpachi
era spalla a
spalla con Sogo -Non possiamo continuare così! Sono troppi!!-
-Cosa
vuoi fare?-
-Andare
a Nagoya! Dobbiamo
aprirci un varco!-
-…
un varco dici?-
-Dovresti
ringraziarmi!!-
gridò Hijikata.
-Cosa!!??
E perché??!!-
ribadì Gintoki.
-Se
non ti avessi
avvertito saresti morto!!-
-Oh,
certo! Per tua
informazione me ne ero già accorto!-
-Ma
non farmi ridere!!-
I
tre amanto stesi poco
prima da Gintoki si rialzarono, guardando sbalorditi i due litigare in
mezzo
alla battaglia -… che diamine combinano?-
-E
chi se ne frega!!
Approfittiamone!- due ripartirono all’attacco.
-Sei
tu quello che
inciampa nella sua stessa ombra!!-
-Non
è affatto vero!!-
-Yaaah!!!-
-Sparite!!!!!!-
i due samurai colpirono con un poderoso
calcio gli amanto rispedendoli a terra.
-Ora
vedi di non starmi
più tra i piedi!- sbraitò il vicecomandante.
-Tu
non starmi
appiccicato!!-
Senza
preavviso un colpo
di bazooka passò in mezzo ai litiganti sfondando la parete
dietro di loro; si
voltarono e videro Sogo Okita, in piedi sui sedili, con il suo fedele
lanciarazzi imbracciato -Ecco il varco.-
Shinpachi
era lì accanto e
lo guardava a bocca aperta -….. aaah…..-
-Deficiente!!!!-
gridarono all’unisono.
Okita
balzò a terra
avvicinandosi -Che volete, ora possiamo scappare!-
-E
allora filiamocela!!-
Kondo
diede un calcio al
rivale che stava fronteggiando per allontanarlo -Sentito Toshi e Sogo!?
Via da
qui, presto!!!-
-Kagura,
fuoco di
copertura!!!-
Mentre
la Shinsengumi, Gin
e Shinpachi fuggivano dal treno correndo oltre la vasta pianura che
costeggiava
i binari, la ragazza Yato sparò i suoi colpi migliori
dall’ombrello contro i
nemici, allontanandosi a sua volta.
La
guida dei criminali
rinfoderò la spada, affacciandosi al varco aperto da Okita,
osservandoli
scappare -Tsk… mi sa che li hanno sottovalutati. La prossima
volta ci
prepareremo meglio. Kochi!!- convocò uno dei suoi uomini.
-Sì?-
-Fa
rapporto al nostro
datore di lavoro… dovrà pagarci di
più.-
Superarono
la distesa
d’erba verde lucente, rifugiandosi in un piccolo boschetto
per riprendere
fiato.
-Siamo
abbastanza lontani,
ma meglio essere sicuri. Dividetevi in quattro squadre e ispezionate il
perimetro per un chilometro.- Isao Kondo diede nuovamente dimostrazione
delle
sue abilità di comandante nell’organizzare e
dirigere le operazioni.
-Sì!!-
risposero tutti
scattando sull’attenti e in breve si dileguarono.
-Toshi,
Sogo, voi
restate.-
-Eh?
Ok…-
I
tre tuttofare stavano
riprendendo fiato: Shin era poggiato ad un tronco, Kagura seduta a
terra e Gin
accanto a loro. Notarono subito gli sguardi severi puntati su di loro.
-…
cosa c’è?-
-Non
dovete dirci nulla?!-
incalzò Kondo.
-In
che tempio dobbiamo
andare?- chiese Sogo, come se nulla fosse.
-Tempio?!-
Hijikata lo
guardò confuso.
-Sì.
Ne stavano parlando
sul treno.-
-Ma
tu non stavi
dormendo??!!- inveì Shimura.
-Allora?-
Si
scambiarono un’occhiata
complice: era giunto il momento di svelare l’obbiettivo di
quel lungo viaggio.
-È
il tempio Atsuta di
Nagoya.- rispose Gin.
-Atsuta….-
Hijikata
soppesò quel nome accendendosi finalmente una sigaretta. Non
voleva darlo a
vedere per non darla vinta al tuttofare, ma ora si sentiva bene e
rilassato
-Sbaglio o lì è conservato uno dei tre doni ad
Amaterasu?- espirò il fumo.
Isao
Kondo ebbe
l’illuminazione -È vero!! La spada Kusanagi!!
È questo che vi ha chiesto lo
Shogun?? Di portargli quella spada?-
-Esatto.-
-Scusate,
ma in teoria lo
Shogun non dovrebbe averne una copia?- chiese Okita.
-In
teoria,- rispose
Shinpachi -ma in pratica non è così. Anche quella
custodita ad Atsuta è una
copia, ma forse lì troveremo indizi su come rintracciare
l’originale.-
-La
vera spada Kusanagi è
andata perduta nel XII secolo nelle profondità del mare.-
Gin
assentì con il capo
guardando Kondo -Lo sa anche lo Shogun. Non è un lavoro
semplice…-
-Ancora
non capisco perché
abbia chiesto a voi e non a noi…-
-Ti
rode, Hijikata!?- lo
punzecchiò Kagura.
-Ma
sta zitta,
mocciosa!!!-
-Fino
a poco fa non avrei
saputo risponderti, ma dopo la bella visita a sorpresa credo che non
siamo gli
unici a cercarla. Quelli erano mercenari e saranno stati assoldati da
qualcun
altro interessato ad avere quella spada.-
-Oppure
non vuole che noi
la troviamo.- aggiunse Shinpachi.
Gintoki
annuì.
Toshiro
abbozzò un
sorrisetto -Tzè! Non si può mai star tranquilli
con voi… credo che questo viaggio
sarà più lungo e complicato del previsto.-
I
soldati riferirono al
loro capitano che il perimetro controllato era libero e sicuro, i
nemici non li
avevano seguiti. Erano stati costretti ad abbandonare i binari e non
era
prudente percorrere vie conosciute, perciò optarono per
continuare il viaggio a
Nagoya, più lontana che mai, lungo la sponda, attraverso
sentieri scoscesi.
Il
sole era alto a metà
pomeriggio e picchiava forte sulla ghiaia del sentiero.
-È
stata una buona idea
proseguire a piedi Toshi, ma non c’era un modo più
comodo?!-
-Non
lamentarti Kondo!!
Non ci posso fare nulla se siamo a giugno!-
Hijikata,
Kondo e Okita
erano in testa al gruppo, seguiti dai tuttofare e il resto dello
squadrone.
Kagura
si riparava dai
raggi intensi del sole con il suo ombrello -Gin!! Mi porti in
braccio??- gli
tirò la manica della maglia nera per attirare
l’attenzione.
-Scordatelo!!
Non ne ho la
forza… ho la glicemia sotto i tacchi…-
-Resistete,
ricordate che
lo facciamo per i soldi…!!- disse Shinpachi per motivarli,
ma aveva poca
convinzione -Quanto manca!?!-
Kondo
si voltò -Tu
continua a camminare dritto, prima o poi arrivi.-
-Non
è consolante…-
Yamazaki
Sagaru, dal fondo
dell’unità, affiancò il vicecomandante
-Hijikata, facciamo una pausa! Gli
uomini non ce la fanno più!-
Lui
si volse: alle spalle
dei tuttofare i soldati della Shinsengumi arrancavano e alcuni erano
stramazzati al suolo -Col cavolo!!! Razza di lavativi muovetevi!!
Abbiamo perso
fin troppo tempo!!!- sbraitò.
Sogo
poggiò una mano sulla
sua spalla -Vuoi una visione completa della strada, Hijikata?-
-Eh?
Che vuoi?-
-Rispondi,
sì o no.-
Esitò
un attimo -…… sì.-
Sogo
imbracciò il bazooka
puntandoglielo contro.
Toshi
scattò di lato
-Waah! Che cavolo fai, cretino!?!-
-Si
dice che dal paradiso
si possa vedere tutto.-
-Che
cosa!!??!!-
Gin
si intromise nella
discussione -Okita, ragiona… credi che lui finisca in
paradiso?-
Hijikata
lo guardò
malissimo -Sta zitto tu!!!-
Okita
assunse
un’espressione pensierosa -Infatti… magari
all’inferno ci sono televisori che
trasmettono ciò che succede qui… be’,
tanto vale provare!-
Kondo,
Yamazaki e
Shinpachi gli gridarono contro -Che visione hai
dell’inferno!!??!!-
-Ti
ci spedisco io
all’inferno!!- Toshiro sguainò la katana.
Kondo,
giunto al limite,
prese con una mano la testa di Sogo, con l’altra quella di
Toshiro e le fece
picchiare una contro l’altra -Finitela voi due!!!-
-…
ma dove la trovano
l’energia con questo caldo soffocante?- si chiese Yamazaki.
-Ahi,
ahi, ahi!!!-
-che
male… Kondo!!-
-Mi
avete scocciato!! Ora
facciamo una pausa, magari vi calmate!-
Ci
fu un sospiro generale
e tutti si lasciarono andare, sollevati di non dover continuare quella
marcia.
-Kondo,
abbiamo qualcosa da
mangiare?- chiese Okita.
-Non
ho portato nulla.
Dovevamo fare tutto il viaggio in treno.-
Hijikata
si accese
un’altra sigaretta -Tsk, grazie a tre individui siamo
costretti a viaggiare a
piedi sotto il sole!-
Gintoki
lo fulminò con lo
sguardo -Non è mica colpa nostra se non siamo gli unici a
cercare quella
spada!!-
-Potevi
informarti meglio!!-
-E
da chi??-
-Io
l’ho sempre saputo!-
Kagura incrociò le braccia al petto con aria saccente.
-…
sapevi cosa?- Shinpachi
alzò un sopracciglio scettico.
-Aah,
basta!! Fa troppo
caldo per discutere con te!!-
-Non
spreco il fiato!!-
-Ci
penso io a farti felice,
Gin!- si offrì Sogo.
Il
vice gli diede un pugno
in testa -Guai a te se mi spari!! Te lo distruggo quel bazooka!!!-
-Tanto
ho la scorta!-
esclamò con un sorriso.
-E
dove li tieni!!??!!-
Gin, Shin e Kagura rimasero allibiti.
Hijikata
si coprì il volto
con una mano -Chiudiamo qui il discorso…-
Kagura
scattò
improvvisamente in piedi, annusando l’aria.
-Che
succede?- chiese
Shinpachi.
-Non
sentite?-
-…
ma cosa?!- anche
Gintoki si mise ad fiutare l’aria.
-È
cibo!! Carne, frittura,
pesce…-
-…
zucchero!!!!- esclamò
Gin illuminato.
I
due si misero a correre
lungo la strada sterrata, come se fosse bastato solo sentire
l’odore del cibo
per rinvigorirli.
-Kagura,
Gintoki!!
Aspettate!!- Shinpachi li inseguì.
-Ehi,
voi tre!! Non
dobbiamo separarci!!- gridò Kondo -Forza, seguiamoli!-
Hijikata
sospirò -Aaah… ma
tu guarda questi, sentono odore di cibo e scattano come cani.- si
lamentò
indignato, ma anche il suo stomaco reclamava un pasto.
-Ammettilo,
anche tu hai
fame!!-
Si
voltò e vide Yamazaki
giocare da solo a badminton -Che cavolo stai facendo!?!- gli diede un
calcio
-Muoviti, cammina!! Sei un perditempo, Yamazaki!!!-
-Aaah!!
vado, vado!!-
Attraversarono
un
boschetto di canne di bambù e dopo aver superato una
collinetta erbosa si
trovarono di fronte un piccolo borgo brulicante di vita.
-Che
visione
celestiale!!!- esclamò Kagura.
-Ci
sono anche le
terme!!!- enfatizzò Okita.
Hijikata,
Kondo, Shinpachi
e Gintoki rimasero attoniti:
-E
noi ci siamo fermati…-
-Sotto
il sole…-
-
Senza cibo, né acqua…-
-E
qui c’è un villaggio…-
Abbassarono
il capo sempre
più abbattuti -Non è possibile!!-
Girarono
per le strade
colme di persone e bancarelle che proponevano ogni bene del paese. Il
manipolo
di uomini armati attirava l’attenzione generale.
-Troviamo
qualcosa da
mangiare e un buon posto dove passare la notte.- disse Kondo.
-Mi
raccomando, che
nessuno vada in giro per conto suo, dobbiamo stare uniti per quanto mi
duole
farlo, intesi?- disse Hijikata , ma in quella via erano rimasti solo
lui e
Kondo. -…… ma che parlo a fare.-
Gintoki,
Shinpachi, Kagura
e Sogo gironzolavano beatamente per le strade del borgo.
-È
un posto carino.-
commentò Okita.
-Già!
Mi ricorda le fiere
di Edo! Ci andavo sempre da piccolo con mia sorella!!-
Gin
mangiò un dango
infilzato sullo stecchetto che si era preso ad un banchetto -Beata
infanzia.
Kagura, non allontanarti!-
La
ragazza si avvicinò ad
una piccola tenda viola -Che c’è qui?-
-Nh?
È una fattucchiera…
Lady Yoko.- Shinpachi lesse il cartello piantato lì davanti.
-Parrucchiera?!?-
-No,
scema!! Una fattucchiera
legge il futuro!- la rimproverò il capo tuttofare.
-La
parrucchiera
servirebbe a te.- disse con aria boriosa Sogo.
-Io
non credo molto in
queste cose, ma è divertente!-
-Cosa?
Non credi nelle
fattucchiere o che una parrucchiera sistemerebbe il cespuglio di Gin?-
-La
finisci!!!???-
-Entriamo,
entriamo!!-
Kagura spinse dentro Shinpachi e Gin, Sogo li seguì senza
obbiettare.
-Okita,
non pensavo che
credevi a queste cose.-
-Mi
affido anche al woodo
delle volte.-
-Sei
terribile!!!!-
esclamarono Gin e Shin.
La
piccola stanza era
illuminata da poche candele che diffondevano un’atmosfera
tetra e sinistra.
Lo
spazio era spartano: al
centro v’era solo un piccolo tavolo circolare coperto fino a
terra da una lunga
tovaglia ricamata; dietro ad esso Lady Yoko, una vecchietta dai lunghi
capelli
bianchi e occhi sottili, scrutava una sfera di cristallo.
-È
permesso?-
La
vecchietta aveva gli
occhi chiusi -Quattro persone. Tre uomini e una ragazza. Due scettici
sui miei
poteri, un sadico e una che mi ha scambiato per una parrucchiera.-
Sogo
e Kagura la
guardarono con occhi lucenti -Woooooh!!-
-Ma
di che vi stupite!!??
Ci ha sentito parlare, no?!?-
-Non
mi credi, cespuglio?-
-E
basta!!-
-Volete
che vi predica il
futuro?- continuò lei ignorando Gintoki.
-Sì,
sì!!- esultò Kagura.
Yoko
pose un palmo -In
cambio di qualcosa.-
-Vecchia
strega!!- sbraitò
il samurai.
-Le
va bene questo?- Okita
le porse il bastoncino di dango di Gin.
-Benissimo.-
lo prese.
-Ehi!!
È mio!!!-
-Cosa
ci puoi dire??-
chiese Kagura trepidante.
La
vecchia Yoko rimase in
silenzio ad osservare le tre palline di dango -Brutte cose vi
accadranno!
Durante il vostro lungo viaggio!!-
-…
promette bene.-
Shinpachi si sistemò gli occhiali sul naso.
-Tsk…
è un classico.-
-Ehi,
vecchia!- Sogo prese
una piccola busta bianca, e ne rovesciò il contenuto sul
tavolino: dei capelli
corvini -Al proprietario di questi capiterà qualcosa di
brutto?!-
-….
Non dirmi che
quelli….-
-Sono
di Hijikata!!-
-Sì…
morirà.-
Sogo
si illuminò di gioia.
-…
non tra breve, per mano
di una donna.-
La
gioia di Sogo si spense
in un istante -…. Come!?!-
Shinpachi
diede una pacca
al ragazzo -Arrenditi…-
-Mai!!!-
disse stringendo
i pugni.
-Aaah…
sono un mucchio di
sciocchezze! Io me ne vado!- Gintoki si voltò, senza dar
tempo di ribattere a
nessuno, ma con un’incredibile rapidità la vecchia
fattucchiera gli afferrò un
polso, impedendogli di proseguire il cammino -Ma cosa…?!-
-Grandi
e terribili
pericoli ci saranno… una nera voce del passato
tornerà a macchiare di sangue
indelebile il bianco.-
Gli
altri si guardarono
confusi e perplessi, non capendo cosa stesse dicendo Yoko. Gintoki la
fissò ad
occhi sgranati, colto impreparato da quelle parole pronunciate con
indifferenza
e freddezza.
-…
tutto bene, Gin?-
domandò Kagura, riportandolo alla realtà.
-Sì…
sì, certo!- scostò il
braccio liberandosi dalla ferrea presa. -Andiamocene.- uscì
dalla tenda.
-Cos’ha Gin?- il giovane Shimura
cominciava a preoccuparsi.
Il
gruppo uscì e riprese a
passeggiare per il villaggio. Nessuno osò dir nulla,
guardavano Gintoki
perplessi, fino a quando lui si stancò -Be’, che
avete da guardare!!??-
-Nulla,
nulla!!-
-Cosa
facciamo ora?- disse
Kagura, per cambiare argomento.
-Cerchiamo
il tossico.- immediatamente
una pietra si fracassò sulla
testa del samurai -Uoooh!! Ma sei cretino!!???-
Hijikata
li raggiunse
assieme a Kondo -Vi ho trovati finalmente.-
-Parli
del diavolo…-
-Hijikata,
lo sai che ti
ucciderà una donna?-
Il
vicecomandante guardò
il suo secondo alzando un sopracciglio -Prego?!-
-Sì,
sì, lo ha detto la
parrucchiera!-
-Fattucchiera!!!
Possibile
che non l’hai ancora capito!!??-
-E
voi credete a queste scemenze!!??-
-Gin
no.- preciso Kagura.
-Almeno
questo…- Hijikata
si accese una sigaretta -visto che credi anche nei fantasmi.-
stuzzicò il
tuttofare.
-Non
sono certo l’unico!!-
ribatté lui.
-Per
favore non
incominciate!!- li interruppe Kondo -Piuttosto, abbiamo trovato un
ryokan dove
possiamo fermarci per questa notte.-
-Ooh,
una buona notizia!-
Shinpachi ne fu sollevato.
-Troviamo
i ragazzi e
andiamo?- propose Okita.
-Sì,
andiamo a recuperare
quei disgraziati.- Hijikata si incamminò.
-Sogo,
va con lui. Io
accompagno i tuttofare alla pensione.-
Il
getto d’acqua gli bagnò
i capelli, il viso e il corpo. Le gocce fredde gli fecero venire i
brividi
lungo la schiena, ma una doccia fredda era proprio ciò che
ci voleva.
Gintoki
non era proprio il
tipo che credeva ai deliri di una vecchia maga, ma le sue parole lo
avevano
turbato, assieme ad un altro fatto che non lo faceva star tranquillo
dall’inizio di quel viaggio -Lo
Shogun ci
ha scelto solo per ciò che ho fatto in
battaglia…? Non mi convince…-
sbuffò
passandosi le mani tra i capelli. Osservò i palmi bagnati
grondanti d’acqua…
quelle mani che si macchiarono di sangue così indelebile che
nemmeno l’acqua
della pioggia torrenziale fu in grado di lavare via.
Chiuse
gli occhi scuotendo
il capo -Basta.- non sopportava quei flash del passato.
Uscì
dalla doccia
avvolgendo una salvietta sulla vita e asciugandosi il volto e i capelli
con
un’altra
-Risolviamo in fretta questa faccenda e…-
La
porta del bagno si aprì
e Kondo entrò come se nulla fosse, già pronto per
farsi un bagno ristoratore
-…ops.-
Gin
lo colpì con un calcio
volante che lo stese nel corridoio sfondando anche la porta -Si bussa prima di
entrare!!!!!!-
Shinpachi
era fermo nel
corridoio e si vide Kondo volargli davanti fino a schiantarsi nel muro
di
fronte -Waaah!!!- per lo spavento si appiattì alla parete.
-Tsk!-
soddisfatto Gin se
ne lavò le mani -Così impara!!-
-Gintoki!!
Hai steso il
capo della scorta!!!-
-Si
riprenderà, tranquillo
Shinpachi. Il gorilla è forte!- e come se nulla fosse se ne
tornò in bagno per
vestirsi.
Okita
passò in quel
momento -Cos’è successo a Kondo?-
-Incidente
in bagno…-
Il
vicecomandante della
Shinsengumi stava tornando nella sua stanza con una ciotola di riso e
carne in
mano, completamente coperta di maionese.
-Questa
pensione è proprio
scadente! Non hanno nemmeno la maionese!! Per fortuna me ne sono
portato un po’
da casa.- un volano
lo centrò dritto in
fronte e quasi perse l’equilibrio rischiando di rovesciarsi
tutto addosso -E
questo da dove arriva!!?? Chi è stato?!?-
In
quello stesso momento
Yamazaki corse verso Hijikata, per recuperare il volano, ma non appena
lo vide
si fermò di colpo e corse indietro.
-Yamazaki!!!
E ti pareva
che era tuo!!- il vice gli tirò dietro il volano e
partì all’inseguimento
-Vieni qui Yamazaki!! Devi fare seppuku, non
puoi scappare così!!!-
Il
fuggiasco svoltò
l’angolo del corridoio, Toshiro lo seguì, ma si
scontrò con un altro cliente
del ryokan, rovesciandogli in testa l’Hijikata-special -Aaah!
Ma che
diavolo…?!-
L’ospite
era finito a
terra -Che cos’è questa roba appiccicosa e gialla
che ho in testa?-
Hijikata
lo riconobbe
subito -Il… il principe Baka!! Cioè, il principe
Hata!!-
-Mi
hai chiamato Baka!!??-
Hijikata
lo fece alzare,
cercando di pulire il danno; guardò nel corridoio, ma
Yamazaki si era
volatilizzato.
-Io
ti ho già visto!! Sì,
sei della Shinsengumi!-
-Vicecomandante
Hijikata
Toshiro.- si inchinò con rispetto.
-Come
mai qui?-
-Scortiamo
tre civili a
Nagoya, signore.-
-Aah,
ma allora potreste
fare da scorta anche a me!! Quel vecchio che mi segue sempre
è del tutto
inutile!- disse alludendo al consigliere che lo accompagna sempre nei
suoi
viaggi.
-Mi
dispiace, ma non credo
sia possibile. Ci è stato affidato un compito importante.-
spiegò Hijikata
mantenendo la calma -Ci mancava solo
questo dannato principe a complicare le cose!-
-Ma
come!!?? Un’intera
squadra non può rinunciare a qualche membro!? E scegliete di
proteggere tre
comuni civili piuttosto che un famoso e ricco principe come me!!??-
cominciò a
lamentarsi Baka… cioè, Hata.
-Sono
mortificato,- mentì
Hijikata, in realtà non glie ne importava proprio nulla, ora
come ora voleva
solo trovare Yamazaki e fargliela pagare -ma questa missione va oltre
il nostro
comando. In ogni caso è meglio che parliate con il mio
superiore.-
-E
va bene!! Portami dal
tuo comandate allora!!!-
Nella
sala principale
della piccola pensione il gruppo di viaggio era riunito al cospetto del
principe Hata e del suo fedele consigliere.
-Oh
no, ancora quello
stupido principe!- commentò a bassa voce Gintoki.
-Ma
non è ancora stanco di
venire su Terra?!- aggiunse Kagura.
-Spero
solo che non ci dia
rogne…- disse Shinpachi.
-Allora
principe Hata,
cosa desiderate?- Kondo ruppe il ghiaccio.
-Sono
in viaggio per il
Giappone, alla scoperta di animali interessanti da aggiungere alla mia
collezione…- spiegò -purtroppo è un
viaggio pericoloso e le mie guardie del
corpo sono delle vere schiappe! Voi della Shinsengumi invece, avete
coraggio da
vendere! Alcuni dei suoi uomini potrebbero scortare me! Tanto quei
tre…- si
soffermò a guardare i tuttofare -Ehi… ma vi ho
già visti da qualche parte per
caso?!-
I
tre agitarono una mano
sorridendo nervosamente -No, no, no! Vi sbagliate! Vi sbagliate!! Non
ci siamo
mai incontrati!!!-
-Ah….
Sembrava.-
-Mi
dispiace principe, ma
non credo sia possibile!- disse autoritario Kondo -Abbiamo
l’ordine di scortare
e proteggere quei tre e così faremo!-
Il
vecchio consigliere si
indispettì subito -Come osate rifiutare una così
gentile richiesta del grande
principe Baka!!!-
-Mi
chiamo Hata, stupido
vecchio!!!!-
-Con
tutto il rispetto, è
un ordine dello Shogun in persona!-
-Aah,
ma lo sanno anche i
sassi ormai che il vostro Shogun non ha più potere qui!!-
sdrammatizzò il
principe. -Su, capitano Kondo! Che vi costa darmi qualcuno dei suoi
uomini!-
-Mi
costa eccome!! Mi
costa la testa!!-
-Scusi
signor principe…-
si intromise Shinpachi -ma a che le serve la scorta? Cerca solo animali
infondo.-
Gli
rispose il consigliere
-Ci sono bestie molto pericolose!! Anche se per il momento ne abbiamo
trovata
solo una innocua e piccola.-
-Che
bestia avrebbe
portato?!-
-Oh,
è solo un piccolo
serpente spaziale!- disse Hata -In questo momento si trova nella mia
camera! È
davvero carino, tutto bianco e la sua caratteristica è che
ha sette teste!-
A
Sogo venne un sorriso
tirato -Sette teste eh…? Che amore…-
-Tieni
la bocca chiusa!!-
lo riprese Toshiro.
-Non
credo abbia bisogno
di una scorta per ora…- la frase di Kondo venne interrotta
da un forte boato
che fece tremare la terra e le pareti.
-Ah!
Che succede!?-
-Terremoto?
Gintoki, c’è
terremoto!?-
-A
quanto pare!!-
All’entrata
della sala
apparve ansante e visibilmente preoccupato una guardia del principe
Hata -Mio
signore, c’è un problema!!-
-Insomma,
non vedi che sto
parlando!!?? Che problema sarebbe, sentiamo!!-
-L’animale
che avete preso
oggi, ecco… come dire…-
-Avanti!
Non tenermi sulle
spine!! Cos’è successo al piccolo Orochi!!-
-Be’,
vede… non lo
definirei più tanto piccolo!-
A
Hijikata cadde la
sigaretta di bocca -In che senso scusa!!??-
Delle
spire bianche,
grandi quanto una finestra, avvolsero la guardia sprovveduta,
trascinandola nel
corridoio. -Waaah!!-
-E
quello cos’era!!??-
Shinpachi fu colto dal panico, come tutti.
-Ho
l’impressione che sia
il piccolo Orochi!- disse Sogo, già pronto a far fuoco con
il bazooka.
-Noooo!!
Impossibile!!- il
principe era disperato, inginocchiato a terra con le mani tra i capelli
-Il mio
amato Orochi! Noooo!!-
-È
possibile che ovunque
ci sia quell’idiota succeda qualcosa?!- sbraitò
Gintoki.
-Dobbiamo
uscire da qui!-
-Cosa?!
E il mio
Orochi?!?-
-Ormai
è spacciato
principe! E lo saremo anche noi se non ce ne andiamo!! Uomini
seguitemi!-
ordinò Hijikata.
Tutti
uscirono dalla
stanza, correndo verso l’uscita della pensione ma il soffitto
si sfondò
devastando l’ingresso e una gigantesca coda travolse
completamente lo
squadrone.
-Crolla
tutto!!-
-Non
possiamo uscire!-
Gin
prese Hata per il
colletto scuotendolo -Che cavolo di animale hai preso!!??!!-
-Cosa
fai?! Lascialo!
Lascialo! Lascialo!!- Kondo e Toshi cercarono di allontanare il
tuttofare.
-Vedete
signori,- iniziò
il consigliere del principe -l’animale che ha affascinato il
principe non è
terrestre.-
-L’avevamo capito
dalle sette teste!!!-
-Viene
da un pianeta quasi
sconosciuto. L’unica cosa che si sa di questo strano serpente
è che se mangia
dopo il calare del sole diventa una creatura incontrollabile, si
ingigantisce e
distrugge tutto finchè non è soddisfatto.- si
sistemò gli occhiali generando
un riflesso sulle lenti.
-Come fai a parlarne con
tanta tranquillità!!??-
-Non
c’è modo per farlo
tornare normale?-
-No,
ci torna da solo.-
spiegò il vecchio.
-Ci
penso io Kondo!!-
esclamò Okita imbracciando il lanciarazzi.
-Cooosaa!!!??-
Hijikata
sguainò la spada
-Questa volta concordo con lui.-
-Aaaah!!
Non farete del
male al mio bellissimo Orochi!!??-
-E
sta un po’ zitto,
principe dei miei stivali!!- Gin lo lasciò in malo modo a
terra -Facciamolo
fuori!-
-Anche
perché sta
distruggendo tutto!- incitò Kagura.
-Dove
si trova?- domandò
Toshiro.
-È-è
all’ultimo piano…- esitò il
consigliere.
-Perfetto! Hijikata, fa sgomberare
la
pensione!-
-Non darmi ordini, Sakata!!
Yamazaki,
pensaci tu! Se fallisci ti aspetta il seppuku!!-
-Va-vado!!- il soldato corse via.
-Dividiamoci! Ehi, voi tre
aspettate!!-
Kondo non fece in tempo ad esporre il piano che i tuttofare erano
giù partiti all’assalto
delle scale.
-Voi organizzatevi pure, noi
passiamo
all’azione!- esclamò Gin.
-Sono pazzi!-
-Sogo, va con loro!-
-Cosa!?! Mandi un pazzo a salvare
dei
pazzi!!??-
Il principe Hata si
rialzò da terra
-Comandante… noi?-
-Uscite con tutti gli altri!!!-
I tuttofare correvano lungo la
scalinata
per salire al primo livello.
-Qual è il piano, Gin?-
chiese
Shinpachi.
-Lo cerchiamo, lo staniamo e lo
ammazziamo!!- impugnò la bokuto.
-Idea precisa…-
-Avete altro in mente!? Allora
tacete e
seguitemi!-
Una voce alle spalle li
richiamò -Ehi,
capo!-
-Okita!!-
-Kondo mi ha mandato a darvi man
forte!-
-Magnifico, andiamo!-
Attraversarono il corridoio. Da una
stanza uscì una coda bianca enorme -Saltate!!- il quartetto
eseguì il comando
di Gintoki, ma si trovò di fronte una testa del serpente che
spalancò le fauci
pronto ad inghiottirli -Oh-oh…-
-Yaaaah!!- Shinpachi
infilzò la nuca
dell’animale con la sua spada di legno.
Gin tirò un sospiro di
sollievo -Uff…
bella mossa, Shin!-
-Allora tu vali più di
semplice spalla!-
-Scherzi!!?? Sono un samurai anche
io!!-
-Molte bello, ma ora andiamo!-
esortò
Sogo -Ci mancano sei teste!-
Entrarono nella stanza del principe
Hata: il gigantesco serpente riempiva tutto lo spazio e aveva invaso le
due
stanze attigue abbattendo le pareti divisorie.
-È…
spaventoso!-
Il serpente bianco li
notò, voltò le sei
teste verso i nuovi venuti e soffiò con intimidazione.
-Oh-ooh! È nervosetto il
nostro amico!-
-Questa sera si mangia serpente
alla
griglia! Prendete la salsa di soia!!- Gin scattò a spada
tratta.
-Buooono!!!- esclamò
Kagura con gli
occhi luccicanti.
-Ma che schifo!!- ribadirono Shin e
Okita.
Una testa della vipera si
fiondò verso
il samurai, che prontamente la colpì con una steccata, ci
saltò sopra e ne
recise il collo -Fuori due!!-
-Prendi questo biscione!!- Kagura
gli
sparò contro proiettili micidiali dal suo ombrello.
Sogo ne fece esplodere
un’altra -Fuori
tre!-
-Gintoki, dietro di te!!-
gridò
Shinpachi.
-… eh?- il samurai si
voltò appena in
tempo -Aaah… maledizione…!!- bloccò la
mandibola della bestia con la spada,
cercando di non farsi mangiare.
-Fermo capo! Ci penso io!!-
-Okita, non farlo!! Riponi quel
bazooka!! Così mi uccidi!!- sui lunghi canini del serpente
apparvero delle
gocce giallognole -Ehi, e questo…?-
-Non toccarlo, è veleno!!-
-Aaaaah!!- il tuttofare sudava
freddo e
nn sapeva cosa fare.
-Non muoverti Gintoki!- Kagura
colpì il
suo capo con l’ombrello lanciandolo contro Okita e facendo
finire entrambi a
terra.
-… grazie…-
-Ugh! Aiutooo!! Gintoki!!-
Sentendo le grida Sakata
scattò subito
in piedi -Shinpachi!!- il ragazzo era stato preso dalla robusta coda
della
bestia e le sue spire si stringevano sempre più attorno al
suo corpo.
-L’ha
preso!!-
-Ma
perché ci devo andar
di mezzo sempre io!!?? Aiutooo!!!-
Le
tre teste rimaste si
frapposero fra Shinpachi e i suoi amici, che si trovarono la strada
sbarrata.
-Dannato
schifoso!!-
sbraitò Gin.
-Tu
non può mangiare Shinpachi!!
Lui secco e stopposo!! No buon sapore!- inveì Kagura.
-E tu che ne sai, scusa!!??-
-Tieni
duro, Shinpachi!!
Ehi voi due, copritemi le spalle!-
-Vai
capo!!- annuirono
Kagura e Okita.
Gintoki
scattò verso le
tre teste, saltando ed evitando le curve e le anse
dell’ingombrante corpo del
rettile.
-Prendi
questo!!!- spiccò
un balzo per staccare con un colpo di
spada il quarto cranio, ma appena levatosi da terra si
schiantò contro qualcosa
che lo rispedì con il sedere sul pavimento -Aaah!!! Porca
miseria che botta!!-
esclamò con una mano sulla fronte.
-Razza
di imbecille hai
davvero la testa dura!!-
Sogo
e Kagura si
avvicinarono -Hijikata!!-
-E
tu che ci fai qui?!-
-Visto
che siete degli
incompetenti sono venuto a sistemare questo mostro.-
Gin
gli diede un pugno in
testa -Incompetente sei tu!! Mi hai tagliato la strada!!-
-Bastardo!
Non hai visto
che stavo arrivando?? Sei cieco?!?-
Kagura
sparò una raffica
di colpi ai piedi dei due samurai -Zitti o vi ammazzo!-
-Waaah!!!-
-Ehi!!
Io sono ancora qui!!
La mia vita è ancora in pericolo!!!- gridò
Shinpachi dimenandosi.
-Invece
che sparare a noi,
spara a quel coso!!- sbraitò Hijikata indicando il
serpentone.
Lei
senza distogliere lo
sguardo da Gin e Toshiro alzò il braccio e sparò
quattro colpi: si sentì ancora
la voce disperata di Shinpachi -Aaah!! Mi hai sfiorato!! Guarda dove
spari!!!-
-Ora
basta giocare!- Sogo
caricò il bazooka.
-Non
sparare Okita!! Non
sparare!!!-
-Hijikata,
pensa alla
testa di sinistra! Kagura, quella di destra! Sogo, al centro!-
-Non
impartire ordini
Sakata.-
-Fa
la cosa che ti riesce
meglio!-
Il
vicecomandante sguainò
la spada -Con estremo piacere.-
Il
serpente spalancò le
tre fauci sputando veleno contro di loro.
-Via,
via!!-
-Mi
hai stancato!- il vice
affettò la testa di sinistra -Scommetto che con la maionese
saresti squisito.-
-Hijikata,
fai schifo!!!-
inveì Sakata.
-Yaaah!!-
Kagura
bucherellò di proiettili la testa di destra e Okita fece
esplodere la centrale.
Gintoki
superò il corpo
della creatura brandendo la spada con entrambe le mani, sopra la testa
-Non
muoverti Shinpachi!!-
-Waaaah!!!-
Con
un colpo secco staccò
la coda liberando il ragazzo che rotolò a terra riuscendo
finalmente a
respirare
-Anf…
anf… grazie!-
-Tsk…-
Hijikata si accese
una sigaretta -È stato facile.- una goccia gliela spense
-Eh…?- la riaccese, ma
un’altra goccia gliela spense di nuovo -…
insomma!!!- irritato alzò il capo: la
sigaretta gli cadde dalle labbra. Quattro paia di canini, da quattro
teste
diverse, grondavano veleno mezzo metro sopra di lui -Ch-ch-che diavolo
s-succede!?!-
-No,
impossibile!!-
I
sette lunghi colli
mozzati si rialzarono rianimati e in ogni prolungamento si crearono
quattro
capi, pronti ad azzannare.
-Gli
sono cresciute le
teste!! E sono di più!!-
Gin
si mise a contare
-Una, due, tre, quattro… cinque, sei sette, otto…-
-Sono
ventotto, idiota!!!-
sbrigò Shinpachi.
-Più
ne tagliamo più
crescono!! Questo come brutto sogno!!-
-Tranquilli,
ci penso io.-
come se nulla fosse Sogo Okita stava srotolando una carica di esplosivi
attorno
al serpente.
-Ma
da dove li
prende!!??!!-
-Via,
andiamocene da qui!-
Hijikata si volse per scappare, ma appena fatto un passo
cascò a terra di peso
-Aah!! Ma cosa…?!- la striscia di candelotti avvolgeva anche
le sue gambe
-Sogo, bastardo!!-
-E
muoviti!!!- Gin lo fece
alzare e lo allontanò.
-Gin,
non faremo mai in
tempo a scendere al piano terra!- disse Shin.
-Allora
prenderemo la
scorciatoia!-
Hijikata,
già preoccupato,
lo guardò sbigottito -… eh?!-
-Okita!
Al mio via!!-
-Ricevuto
capo!-
Gintoki,
Kagura, Shinpachi
e Toshiro si portarono alla finestra.
-Tre…
due… uno…-
Il
resto della
Shinsengumi, i padroni della pensione e gli altri ospiti erano fuori
dal
ryokan, lontani e al sicuro dal campo di battaglia.
-Che
starà succedendo?- si
chiese Kondo.
Un
muro di fuoco travolse
l’edificio con un’esplosione immensa. Oltre al
boato si sentirono cinque voci
distinte -Waaaaaah!!!-
-Che
cavolo è successo?!?-
-No,
Orochi!!! È
esploso!!!- il principe Hata scoppiò in lacrime.
-Cos’hanno
combinato…?
Comandante, andiamo a vedere!!-
-Sì!-
Kondo diede ragione
a Yamazaki e tutta la squadra si portò alla pensione ormai
bruciata.
-Avete
distrutto tutto!!
Toshi, cos’è successo?!-
-Sogo
ha fatto saltare in
aria il serpentone.-
-Saltare
in aria!?
Assassini!!!-
-Ehi,
principe idiota!!
Noi abbiamo rischiato la vita là dentro!!- gridò
Shinpachi.
-E
chi se ne frega!! La
vostra vita è nulla!! Siete solo polvere!!-
Kondo
colpì con un forte
pugno Hata che lo fece volare in orbita -Scordati
la nostra protezione stupido principe!!!-
Gin
batté le mani
-Complimenti, bel colpo.-
L’anziana
coppia che
dirigeva la pensione rimase inerme a fissare le fiamme che divoravano
il legno.
-Era…
la nostra casa…-
Il
comandante della
squadra si inchinò per chiedere scusa -Perdonateci per
questo imprevisto! Vedremo
come ripagarvi! Scusateci, scusateci!-
Hijikata
soffiò del fumo
-L’abbiamo fatta grossa…-
to be continued...
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
<
La mattina
successiva riprendemmo il nostro viaggio verso Nagoya. La squadra della
Shinsengumi che ci faceva da scorta era stata dimezzata… in
pratica rimasero
solo Kondo, Hijikata e Okita. Gli altri furono costretti dal principe
Hata a
riaccompagnare a Edo l’idiota stesso e il suo consigliere,
per spiegare al
Bakufu il piccolo incidente con l’animale spaziale. Tutto
sommato la nostra
missione procedeva bene… >
<
Basta Shinpachi!!
Tua voce simile a gracchio di cornacchia!! >
<
Che cosa!? Ma sta
zitta! È mio compito spiegare a chi ci segue cosa
è successo! Non vedi che c’è
un fermo immagine sulle campagne che stiamo attraversando?! >
<
Sì, ma tua voce da
fastidio! Se qualcuno deve fare riassunto che abbia bella voce!!
>
<
La mattina
successiva riprendemmo il nostro viaggio verso Nagoya. La squadra della
Shinsengumi che ci faceva da scorta era stata dimezzata…
>
<
Questo
l’ho già detto io Gintoki!!! >
<
Ma io ho una voce
più profonda e suadente! >
<
Non è vero!! Da
quando la tua voce è suadente!?! >
<
Finitela di fare
casino voi tre! Non sapete nemmeno fare un riassunto come si deve!! Ci
penso
io: il viaggio verso Nagoya continuava; Edo era lontana alle nostre
spalle e
tutti ne sentivano la mancanza e la nostalgia del suo cielo colmo di
sogni e
brillante di speranze struggeva i nostro animi. Il prode comandante
della
Shinsengumi Isao Kondo conduceva deciso i suoi uomini verso la meta, ma
dentro
di se si sentiva fragile e vuoto, lontano dalla sua amata Otae!!
>
<
Smettila di dire
fesserie Kondo!!! >
<
Tu solo patetico
gorilla!! >
<
Siete crudeli! Un
uomo non può nemmeno esprimere i suoi sentimenti, ora?!
>
<
Ma sei smielato!!
Un’altra frase simile e mi si cariano i denti! Anzi, mi
aumenta il
diabete! >
<
Che fine ha fatto
il vostro romanticismo?! >
<
Volete morire,
bastardi?! Già non vi sopporto normalmente, dovete tirare
per le lunghe anche
il riassunto?! >
<
Toshi!! Diglielo
anche tu che un uomo non può vivere senza amore!! >
<
Io vivo per la
maionese. >
<
Che vita triste la
tua… >
<
Da che pulpito
proviene la predica!! Spero che ti venga un collasso per tutto lo
zucchero che
mangi!! >
<
A te la maionese
ha annegato il cervello!! Sempre se ne hai uno!! >
<
Ci risiamo… basta
voi due!! >
<
Non intrometterti
Shinpachi! È una questione d’onore! >
<
Ma quale
onore!!??!! State parlando di dolci e maionese!! >
<
Famoso saggio
dice: chi si somiglia si piglia! >
<
Scusa ragazzina,
chi l’avrebbe detto? >
<
Tu non sai gorilla?
Il grande Ieyasu Tokugawa! >
<<
eyasu Tokugawa
non ha mai detto nulla di simile!!! L’hai di sicuro letta su
Jump! >
<
Questi solo
inutili dettagli, Shinpachi! >
<
Ehi, come siamo
finiti a parlare di Tokugawa partendo dal riassunto? >
<
Tu e Hijikata vi
siete messi a litigare… >
<
A dire il vero
prima Kagura ha insultato la voce di Shinpachi, poi Kondo si
è messo a dire
cavolate e solo dopo io e Sakata abbiamo litigato. >
<
Hai seguito
tutto?! E io che credevo ti facessi i fatti tuoi da mattina a sera!
>
<
Non sono un
egocentrico come te!!! >
<
Aaah… perché ho
l’impressione che questo sketch non finirà
mai… >
<
È facile
Shinpachi, basta togliere il fermo immagine! >
<
E come si
fa!?!? >
<
Una bella
esplosione è più che sufficiente! >
<
Sogo! Dove sei stato
tutto questo tempo?! >
< Dormivo. >
<
……ah. >
<
Idiota! Se fai
saltare in aria il fermo immagine non possiamo proseguire con la
storia. >
<
L’importante è che
tu muoia, Hijikata! >
<
Bastardo!!! >
<
Aah! Mi sono
stancato!! Quanto dovrebbe durare il viaggio? >
<
Non lo so,
Gintoki… forse quattro giorni. >
<
Bene!! Mattino,
sera! Mattino, sera! Mattino, sera! Mattino, sera!! Passati quattro
giorni! >
<
Hai uno strano
senso del tempo, Gin. >
<
Così la facciamo
finita!! Visto?! È cambiato anche il fermo immagine!!
>
<
Finalmente
Nagoya!!! >
Dopo
quattro lunghi giorni
di cammino raggiunsero finalmente la città di Nagoya. Senza
esitazioni, sotto i
raggi tiepidi di un sole svanente, si diressero al tempio custode della
leggendaria spada Kusanagi.
-Finalmente!-
esclamò
Kagura.
-Uff…
certo che è stato
sfiancante questo riassunto!- sbuffò Gin.
-Per
colpa di chi…?-
mugugnò Hijikata con una sigarette tra le labbra.
-Anche
tua, Toshi!!-
-Sentite,
come si chiama
il tempio in cui dobbiamo andare?- domando Okita.
-Atsuta,
mi pare. I monaci
di quel tempio hanno il compito di custodire la Kusanagi, anche se solo
una
copia.- spiegò Shinpachi.
-Speriamo
possano
aiutarci, altrimenti questo viaggio sarà stato
inutile… e qualcuno dovrà
restituirmi tutte le munizioni che ho usato.-
-Te
lo scordi, Okita!!-
Raggiunsero
l’ingresso del
tempio. Le alte mura decorate con bassorilievi circondavano il vasto
giardino.
Il portone di legno definito con particolari in oro era sbarrato.
-Ok…
chi bussa?- domandò
Kagura.
-I
tempi buddhisti sono
sempre aperti ai viaggiatori.- disse Gin -Shinpachi, aiutami.-
-Sì!-
I
due spinsero con tutta
la loro forza il pesante portone, entrando nel sacro terreno Atsuta.
-Era
ora!!- esclamò Sogo.
-Certo
che potevate
aiutarci!!!-
Un
monaco, vestito solo
del tipico abito, si avvicinò ai nuovi venuti -Buonasera
stranieri. Sono Taia,
monaco anziano di questo tempio. Cosa vi porta qui?-
-Questo.-
Gin gli consegnò
la missiva dello shogun.
-Oh,
capisco… vi prego di
seguirmi, ne discuteremo durate la cena.-
I
viaggiatori si
scambiarono uno sguardo d’assenso.
Il
sole svanì in fretta,
dietro le mura dell’otera, e tutti i monaci, una ventina in
tutto, si riunirono
nel refettorio, accompagnando gli stranieri. Taia, il più
anziano, sedeva al centro
del grande tavolo principale -Allora, ditemi…-
iniziò mentre un suo fratello
distribuiva la cena -lo Shogun è interessato a questo tempio
per ciò che
custodisce, vero?-
-Sì,
signore.- rispose
solerte Shinpachi.
Taia
sorrise -Queste
formalità non sia addicono a semplici uomini come noi,
ragazzo… chiamami solo
Taia.-
-Ah…
va bene.-
-Una
copia della divina
spada Kusanagi è qui, dico bene?-
L’anziano
e calvo bonzo si
volse a Gin -Sì. La teniamo in una sala dell’ala
est. È proibito avvicinarsi a
chiunque non appartenga a questo sacro tempio Otera.-
-Noi
dobbiamo, per il
volere dello Shogun Tokugawa.-
-Il
nobile Shogun è
interessato alla spada originale, qui ne curiamo solo una riproduzione.-
Un
misto di verdura, con
prevalenza di fagioli di soia, venne versata nelle scodelle di ognuno.
Hijikata
alzò un
sopracciglio a dir poco scettico -E questa roba
cos’è?!-
-Si
chiama verdura,
Hijikata. Fa bene anche a te che ti strafoghi di maionese!- lo
pungolò Okita.
-Non
lo sai Toshi, che i
monaci non mangiano carne?- lo informò Kondo iniziano a
mangiare.
-Ma
la maionese non è
carne!!!-
-È
sempre buon punto da
cui partire!-rispose Kagura a Taia.
-Siamo
venuti qui con la
speranza di trovare qualche informazione utile alle nostre ricerche.-
spiegò il
capo tuttofare.
Taia
assentì con il capo
-Capisco. Vedremo come possiamo aiutarvi.-
-Grazie.-
Shinpachi
si voltò verso
Gintoki -La prende molto sul serio questa
faccenda…-
Considerando
il lungo
viaggio affrontato in monaci decisero che fosse più
opportuno lasciar una notte
di riposo ai loro ospiti e mostrar loro la divina arma
l’indomani mattina. Per
la tarda ora li condussero in due stanze che avevano preparato.
Non
appena Kagura si
sdraiò nel suo futon si addormentò di colpo:
nemmeno le cannonate l’avrebbero
svegliata.
-Aaaah!
Un letto!!-
Gintoki si tolse il kimono bianco e la bokuto posandoli accanto al
futon e vi
si sdraiò incrociando le mani dietro il capo.
Shinpachi
si sedette
accanto -Secondo te troveremo qualcosa?-
Chiuse
gli occhi -Lo
spero… comunque, ci penseremo domani mattina.-
-Mh,
sì.- il giovane non
era molto convinto, più che altro non voleva chiudere
così in fretta la
conversazione -Gin… va tutto bene?-
Il
samurai aprì solo
l’occhio destro, guardando l’altro -Eh?
Sì, perché?-
-Perché
sei strano.-
-Shinpachi
ingenuo
Shinpachi, io sono strano!- esclamò con un sorrisetto
divertito.
-Sì,
ma dico più del
solito! Insomma, sei stranamente serio…-
-Davvero?
Be’, voglio
esser certo che al nostro ritorno a Edo avremo ancora le teste
attaccate.-
-Tu
credi alle parole di
quella maga?- chiese d’un tratto, aspettando impaziente la
reazione dell’altro.
-Ehi,
io non credo a certe
cose!!-
-Però..
quando ti ha
fermato dicendo quella frase hai trasalito.-
-Solo
perché non me
l’aspettavo!! Mi ha colto di sorpresa, tutto qui!! E
poi… si può considerare
già avverata quella assurda profezia! Quella matta aveva
detto che la voce nera
avrebbe macchiato di sangue il bianco, no? Okita, vestito di nero, a
ucciso
quel serpente spaziale tutto bianco. Fine della profezia!- richiuse gli
occhi
-Non preoccuparti Shinpachi. Va tutto bene.-
Ancora
meno convinto di
prima il ragazzo annuì -Allora buonanotte Gintoki.- spense
la luce e si sistemò
nel futon.
-Buonanotte.-
si coprì
fino al torace, ma non si addormentò subito.
Restò in silenzio ad osservare il soffitto
di travi in legno della spartana stanza appena in suo sguardo si
abituò
all’oscurità. Quell’oscurità
che sentiva insinuarsi nella sua anima e che la
rendeva pesante, così pesante che si sentiva le ossa a
pezzi. Strinse tra le
dita un lembo della coperta -… il
demone
sta dormendo…- si voltò su un fianco e
chiuse gli occhi.
Tre
figure vagavano nella
notte senza luna di Nagoya. Come ombre silenziose attraversavano le
strade
della città, scomparendo al primo cenno luminoso e
galleggiando rapide nel buio.
-È
questo il posto?-
-Sì,
siamo arrivati. Si
stupiranno per questa visita notturna.- l’uomo a capo del
terzetto pose una
mano sul sugegasa di paglia che portava in testa; dall’ombra
si mostrò un
ghigno diabolico.
Hijikata
Toshiro aprì di
scatto gli occhi. Un tonfo sordo l’aveva destato. -Cos’era…?- si
voltò per svegliare Kondo, ma come immaginava stava
già prendendo la katana -Hai sentito anche tu?-
-Certo.
Sveglia Okita.-
-Sogo,
alzati!! Muoviti!-
Hijikata lo scosse senza troppa delicatezza.
Il
ragazzo si tolse la
mascherina rossa dalla faccia -Mmh… cosa
c’è?-
-Prendi
la spada e
seguici.-
Kondo
aprì la porta
scorrevole in carta di riso, controllando eventuali stranezze nel
corridoio.
Incrociò lo sguardo di Gintoki, uscito dalla stanza accanto
seguito da
Shinpachi e Kagura.
-Avete
sentito anche voi.-
Gin
annuì -Sta succedendo
qualcosa.-
-Andiamo
avanti noi, voi
tre stateci dietro.- disse Kondo.
I
tuttofare non
obbiettarono e lasciarono la guida alla Shinsengumi. Arrivarono
all’incrocio
con un altro corridoio quando un giovane bonzo, preso da una folle
corsa, andò
a sbattere contro Okita.
-Ah,
ehi!! Dove stai
andando così di fretta?-
-Oh,
una cosa terribile!!
Terribile!!- sul volto del monaco era dipinto l’orrore puro
-Tre uomini si sono
introdotti nel tempio! Hanno… hanno ferito e ucciso alcuni
miei fratelli!!-
disse tra i fremiti della paura.
-Che
cosa…?!- Shinpachi
rimase esterrefatto.
-N-non
sappiamo chi…
siano, ma dobbiamo proteggere la leggendaria spada!-
-Sì,
certo!-
-Portaci
alla sala della
Kusanagi!-
-Sì
capitano. Seguitemi!-
Il
gruppo riprese la
frenetica corsa, attraverso l’intera ala ovest del tempio,
oltrepassarono il
refettorio e giunsero all’imboccatura dell’ala est.
-Ecco,
ci siamo!-
Si
fermarono davanti al
portone decorato.
-La
serratura è
scardinata. È proprio saltata via.- esaminò Okita.
-Oh
no! Sono già dentro!!-
il piccolo bonzo riprese a tremare.
-Non
muoverti da qui!-
Kondo, imitato dai sottoposti, sguainò la spada -Noi
facciamo irruzione; Gin,
Shinpachi e Kagura, stateci dietro.-
Gintoki
e Shinpachi
impugnarono le loro spade, Kagura il suo ombrello -Sì.-
Con
un calcio la porta si
spalancò, riversando nella sala il gruppo armato -Che
nessuno si muova!
Shinsengumi!!- gridò Hijikata.
Lo
spazio era scarsamente
illuminato da sporadiche torce appese alle pareti. Al centro era ben
visibile
il piedistallo che reggeva l’arma millenaria, discesa dagli
Dei. Giusto lì
davanti un gruppo considerevole di monaci era inginocchiato sul
pavimento,
minacciato da una spada e una pistola che aveva già lasciato
evidenti segni sul
pavimento.
I
tre loschi figuri erano
coperti da un lungo mantello e due di loro indossavano anche un grande
cappuccio che be impediva di scorgere i lineamenti del volto. Il terzo
era alle
spalle dei bonzi, intento a contemplare Kusanagi; era più in
ombra degli altri
e si faticava a vederlo.
I
due incappucciati:
quello di sinistra aveva una pistola, mentre quello di destra una
katana, al
grido del vicecomandante si voltarono verso i nuovi venuti, senza
scomporsi.
-Oh,
ma bene. Abbiamo
visite.- disse il bandito di sinistra, la cui voce era chiaramente
femminile.
-Sono
solo un piccolo
contrattempo.- disse l’altro.
Shinpachi
spostò
ripetutamente lo sguardo su quei due -Eppure…-
-Ehi,
Shinpachi!- Kagura
richiamò la sua attenzione -Anche a te sembra di aver
già sentito queste
voci?!-
-…
sì.-
-Cosa
è venuta a fare la
Shinsengumi in un posto come questo?- il terzo uomo si
spostò lentamente
davanti agli ostaggi -E sopprattutto… che ci fai qui,
Gintoki?- si tolse il
sugegasa lasciandolo cadere a terra.
Riconobbe
subito la voce
di quell’uomo, quante volte l’aveva sentito
lanciare gridi di battaglia al suo
fianco e quanti erano stati gli avversari falciati dalla sua lama.
Appena si
scoprì il volto non aveva più dubbi: corti
capelli corvini, una benda bianca
copriva l’occhio sinistro e quel perenne ghigno -Takasugi.
Potrei farti la
stessa domanda.- rispose senza perdere il controllo di sé.
-Takasugi Shinsuke!! Non è possibile!!-
pure il vicecomandante
rimase spiazzato.
-Allora
se c’è Takasugi…
significa che quelli sono…-
-I
membri del Kiheitai!!-
esclamò Kagura terminando la frase di Shinpachi.
-Merda!-
imprecò Kondo.
Takasugi
rise -Non ci
vediamo da tanto, Gintoki. Da quando hai eliminato Nizo e Benizakura.-
Si
ricordava bene
quell’episodio. Dopo anni quella era stata la prima volta che
la sua vita era
seriamente in pericolo, e non solo la sua… la vita di chi
voleva bene e
dell’intera città in cui viveva.
-Credevamo
che quella
spada fosse imbattibile,- riprese Takasugi -ma a quanto
pare… non hai perso i
tuoi artigli.-
-Perché
vuoi la Kusanagi?-
domandò freddo.
-Mpf!
Non sono tenuto a
dirtelo.-
-Ragazzi…-
Kondo parlò a
bassa voce per farsi sentire solo da Toshi e Sogo, al suo fianco -non
dobbiamo
far prendere la Kusanagi a quei criminali!-
-Ovvio.-
-Ehi,
piedi piatti!!-
gridò Sajima Matako -Fate un passo e ammazzo questi
pelati!!- fece esplodere
due proiettili rossi dalla sua arma, generando gemiti di paura da parte
di
alcuni monaci.
-Ci
mancavano solo gli
ostaggi!- inveì Sogo.
-Cosa
possiamo fare, Kondo?-
Il
comandante strinse i
denti dalla rabbia per non essere in grado di intervenire in alcun modo.
-Levati
di mezzo!- disse
Gin -Mi complichi il lavoro.-
-Oh,
no. Tu sei in mezzo,
come sempre.-
Gin
strinse forte l’impugnatura
della bokuto con entrambe le mani senza distogliere lo sguardo dal
vecchio
compagno di battaglia. Ciò che temeva era successo. Sapeva,
sentiva che si
sarebbe trovato di fronte ad un muro del suo passato e abbatterlo era
praticamente impossibile. Gli venne quasi da ridere -Tsk.. la voce nera
del
passato tornerà a macchiare di sangue indelebile il
bianco…- disse tra sé e sé.
Shinpachi
lo guardò: ora
gli era tutto chiaro. Ora riusciva a spiegarsi l’insolito
disagio che aveva
caratterizzato l’amico in quei giorni.
-Ti
conosco bene, Gintoki.
Tu sei troppo attaccato a questo mondo e non mi fermerai.-
-Non
ti fermerò, dici?
Allora non mi conosci affatto!- ribatté con un sorrisetto.
-Com’è possibile che
quell’idiota conosca tutti i peggiori criminali!?!-
si chiese Hijikata.
-Ahahah…
no, non muoverai
un dito, Gin. Come ho detto sei troppo attaccato a questo mondo- si
fece dare
la spada da Takechi Hanebata -e alle misere e schifose anime che lo
popolano!!-
con un colpo secco decapitò un monaco.
-Aah!!-
-Che
fa!?!-
Restituì
la spada al
legittimo proprietario -Fai un passo e li ammazzo tutti. Tanto non
avranno più
nulla da difendere dopo questa notte, non credi anche tu che
diventeranno
inutili?!- concluse con una risata di scherno.
-Quello…
non è umano!-
-Ci
hai preso capitano,
Takasugi è un demonio nero.- Gin volse il capo a Sogo -Hai
il bazooka con te?-
-Come
sempre!-
-Che
vuoi fare Gin?-
domandò Kagura.
-Fermare
Takasugi.-
-Hanebata,
tieniti pronto
ad ucciderli. Sajima, tu tieni d’occhio i nostri amici.-
-Come
vuoi Takasugi, anche
se lo sai che non mi piace combattere in prima persona.-
-Certo
Shinsuke!-
Takasugi
aggirò il gruppo
di ostaggi andando al piedistallo della leggendaria spada.
-Spero che le divinità ci perdonino per
questo! Fuoco a volontà!!!-
All’ordine
di Kondo Sogo e
Kagura spararono colpi a ripetizione verso il soffitto.
-Che
diavolo fanno!?!-
Sajima non capiva.
I
boati delle esplosioni
fecero tremare l’intera struttura e nella vasta sala si
riversarono detriti e
polvere.
-Tsk,
si sono mossi!
Hanebata, ammazza i monaci!- gridò Shinsuke impugnando la
Kusanagi.
Lo
stratega mosse un
fendente verso le teste di due ostaggi, ma la sua lama cozzò
contro quella del
vicecomandante che gli si era materializzato davanti
all’improvviso -Cos…?! Da
dove arrivi?!-
-Sarò
come la tua ombra! Sei
in arresto!!-
-Devo
fare tutto io…-
Takasugi non fece nemmeno in tempo a spostarsi, vide solo
un’ombra calargli
addosso. Alzò di scatto la testa e la spada che brandiva,
giusto in tempo per
attutire la steccata della bokuto di Gintoki.
Il
samurai dai capelli
argentati aveva approfittato del caos creato dalle esplosioni per
avvicinarsi
ai nemici; aveva saltato l’intero gruppo di bonzi atterrando,
agitando la
katana di legno, sul piedistallo vuoto, davanti a Takasugi.
-Sei
un dannato, Gintoki!
Non ti arrendi mai!!-
-Meno
male che mi
conosci!-
-Shinsuke!!-
Sajima vide
tutta la scena e immediatamente sfoderò la seconda pistola e
le puntò entrambe
vero Gin, ma prima che potesse sparare venne atterrata da un calcio
volante
-Aah! Chi è il bastardo!?-
-Io!!
Ti ricordi di me,
racchia?!- inveì Kagura, in piedi davanti a lei in posizione
da combattimento.
-Okita,
tu ed io pensiamo
agli ostaggi!-
-Come
vuoi, Kondo!-
Il
comandante si volse
alla sua sinistra -Shinpachi, tu aspetta il segnale di Gintoki!-
-Certo!-
rispose più
deciso che mai.
-Lascia
quella spada!-
-Ripensaci
Gin! Chi te lo
fa fare, eh?! Per quale futile motivo combatti questa volta?! Unisciti
a me e
saremo imbattibili!! Insieme metteremo questo Paese in ginocchio!-
-Mi
dispiace Takasugi, ma
un verme come te non può mettere in ginocchio proprio
niente!!- con decisione
Gin diede un calcio alla Kusanagi che sfuggì dalle mani
dell’altro roteando in
aria.
-Cos..?!-
-Ora
Shinpachi!! Ora!!!-
gridò Gin.
-Arrivo!!!-
il ragazzo
scattò verso l’amico per poter salvare la spada.
-Aaah!!-
rapido, Shinsuke
estrasse dal fodero assicurato al fianco sinistro la sua katana
vibrandola al
torace di Gintoki. Questi, pronto di riflessi, inarcò il
busto all’indietro
evitando di poco il colpo, che strappò un lembo della stoffa
del kimono.
Takasugi diede un calcio al piedistallo, facendolo precipitare a terra
assieme
al samurai.
-Ugh!!-
Nel
frattempo Kondo e Sogo
riuscirono a far allontanare tutti i monaci mentre Hijikata
intratteneva
Hanebata, discreto spadaccino ma sapeva il fatto suo.
Sajima
si era rialzata e
fronteggiava abilmente la ragazza Yato -Ti illudi se credi di poter
vincere
contro di me!!-
-Tu
parla troppo!-
-Aah!!-
con un braccio
bloccò a mezz’aria il calcio di Kagura,
immobilizzandola -E ora dì addio al tuo
capo!!- con un ghigno puntò una pistola dritta alla testa di
Gin e caricò il
cane.
-Ferma!!!-
spostò tutto il
peso sulla gamba a terra dandosi lo slancio, spostando il braccio di
Sajima
proprio mentre esplodeva il colpo. Il proiettile rosso colpì
la Kusanagi, che
stava precipitando, spedendola contro una parete e infine a terra
-Dannata
mocciosa!-
Shinpachi
raggiunse la
spada divina -Ce l’ho fatta!!-
-Dev’essere mia!!- Takasugi
superò Gintoki correndo verso il
ragazzo.
-Shinpachi,
sta giù!!- Gin
si alzò su un fianco lanciando la bokuto contro il
criminale, ma questi si
abbassò schivandola. La spada si schiantò contro
la parete con un rumore sordo.
-Gin,
l’ho pres… ah!!-
appena Shinpachi si voltò Takasugi lo afferrò per
il colletto facendogli
picchiare la schiena contro il muro in legno.
-Dammi
quella spada!-
-Mai!!-
ringhiò Shimura.
-Shinpachi!-
Gintoki
scattò appena vide l’amico in pericolo.
-Dammela
o sarà peggio per
te!- Shinsuke vibrò un fendente al braccio destro del
giovane, poi con la
stessa mano con cui impugnava la propria spada tentò di
avvicinare a sé la lama
della Kusanagi.
-No,
mai!!- insistesse
lui, resistendo al dolore.
-Ti
ho detto di.. ugh!!-
un braccio si strinse al collo di Takasugi, quasi a togliergli il fiato.
-Allontanati,
o ti spezzo
il collo.-
-Gin!!-
-Ahahah…
Gintoki, tieni
così tanto a questo ragazzino?! Allora morirete assieme!!-
con un rapido
movimento del braccio lo ferì al fianco destro con la lama
della katana.
Per
il colpo improvviso
Gin arretrò, trascinandosi Takasugi, che non era per nulla
deciso a lasciarsi
scappare la lama della leggendaria Kusanagi, la quale si
staccò di netto
dall’elsa stretta forte da Shinpachi. -No…!!-
-Si…
si è rotta…-
Shinpachi non riusciva a credere ai suoi stessi occhi: gli era rimasta
in mano
soltanto l’elsa.
Gintoki
non perse tempo;
si sfilò dal fianco la spada del nemico e lo spinse via.
Takasugi si spostò dai
due di qualche passo, senza staccare lo sguardo dalla lama spezzata.
-Si è spezzata come nulla…
dannazione ora servirà a ben…- la
pupilla
nera fu attirata da un leggero particolare, quasi impercettibile. Un
sorrisetto
gli si dipinse in volto -Interessante…
Sajima!! Hanebata!! Andiamocene!!-
-…
cosa?!- si stupì
Gintoki.
-Cosa?!
Come ce ne
andiamo?!- obbiettò Sajima
-Abbiamo
ciò che ci
serve!! Non abbiamo motivo di stare qui!-
-Come
vuoi, Shinsuke. Mi
dispiace ragazzina, ti ucciderò la prossima volta!- spinse
via Kagura e
raggiunse il capo del Kiheitai.
-Tu
non vai da nessuna
parte, invece!!- inveì Hijikata trattenendo lo stratega
-Sei
un buon samurai, ma
non ho altro tempo da dedicarti.- lo allontanò con un
fendente e andò dagli
altri.
-Aspetta
Takasugi!!!-
Rivolse
a Gin un
sorrisetto divertito -Ho l’impressione che ci incontreremo
ancora Gintoki,
chissà.-
Una
nuvola di fumo invase
la stanza costringendo i presenti a coprirsi gli occhi e le vie
respiratorie
-Ach…
non si vede più
nulla!!-
-Che
successo…?!-
-È stato Takasugi… di sicuro
sarà già fuggito!-
Appena
il fumo si diradò
di Takasugi e il Kiheitai non v’era traccia, proprio come
aveva previsto
Gintoki.
Tutti
riposero le proprie
armi, restando a contemplare il vuoto e il silenzio di quella sacra
stanza
profanata da una violenta battaglia. Taia, il bonzo più
anziano entrò,
guardando tutti i presenti. -È finita?-
Hijikata
gli si avvicinò
-Sì, se ne sono andati. Ci dispiace per il caos creato
e… per il soffitto.-
Scosse
il capo -Non
importa, volevate proteggere la Kusanagi. A proposito,
dov’è?-
Il
vicecomandante si volse
a Gin, che a sua volta, tenendo una mano sulla ferita al fianco,
guardò
Shinpachi. Il ragazzo si sistemò per bene gli occhiali sul
naso e con decisione
camminò fin davanti al monaco, porgendogli l’unica
parte che erano riusciti a
salvare -L’elsa di Kusanagi.-
Taia
se la girò tra le
ossute e tremanti dita, contemplandola. Dallo sguardo non si riusciva a
capire
se era incredulo per averne in mano solo metà, o se era
sollevato perché quei
criminali non erano riusciti a prenderla intera -Solo
l’elsa… meglio che
niente…- disse infine -Infondo, era solo una
copia… non è nulla di troppo…
grave.- disse, restituendola a Shimura, anche se la voce tradiva la sua
convinzione.
-Ci
dispiace per tutto.-
il ragazzo si inchinò con rispetto, imitato da tutti.
-Non
importa… ora dobbiamo
costruire delle pire per i nostri fratelli morti.-
-Via
aiuteremo con la
legna.- si offrì Kondo, come se quel semplice gesto potesse
rimediare almeno in
parte alle vicende che si erano appena concluse.
-La
ringrazio, capitano.-
senza aggiungere altro il vecchio monaco Taia uscì dalla
stanza, raggiungendo i
suoi fratelli.
to be continued...
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
I
rosei raggi del sole
nascente rischiaravano le stanze del tempio Atsuta dove solo poche ore
prima si
era consumata una dura battaglia per proteggere la copia di una spada
divina.
Forse era proprio la Dea Amaterasu, che con i suoi caldi raggi voleva
abbracciare gli animi dei samurai e dei monaci per
rincuorarli… o forse questa
era solo una vana speranza… esisteranno ancora gli Dei in
questo Paese dal
cuore dilaniato e invaso da germi estranei e barbari…?!
Il
fumo scuro delle pire
saliva alto nel limpido cielo mattutino, accompagnando le anime lontano
dai
corpi ormai dipartiti.
I
viaggiatori venuti da
Edo erano in una stanza vicino al refettorio. Lasciarono i monaci a
pregare per
i fratelli caduti, rispettando il loro dolore.
Erano
seduti in cerchio,
lasciando spazio al centro ad un panno sul quale giaceva
l’elsa di Kusanagi.
-Qualcuno
mi spiega perché
stiamo qui a fissare quell’impugnatura senza fare nulla?-
-Per
arricchire la scena,
Hijikata.-
-Cosa?!
Di nuovo!!?? Non
ditemi che questo è un altro stupido fermo immagine!!??-
-Proprio
così… aaah.-
-Ma
non c’è proprio
fantasia in questa storia!!-
-Non
ti lamentare sempre!!
Ringrazia di essere salvo! Non ti sei beccato nemmeno un graffio!-
-Sei
tu che ti sei
lanciato a capofitto nel massacro, Sakata!-
-Insomma,
non litigate
anche qui! Non riesco a concentrarmi!-
-A
fare cosa, Kondo?! È un
fermo immagine, non c’è nulla da fare!-
-Ma
qualcosa dovrà pur
accadere!-
-……
ah!! Guardate!-
Tutti
si voltarono verso
Kagura. La ragazza era seduta tra Gintoki e Shinpachi, con lo sguardo
fisso
sull’elsa della Kusanagi.
-Che
hai visto…?- le
chiese Kondo.
Shinpachi
le prese tra le
mani esaminandola attentamente -Mmmh… ah! Sembra esserci
qualcosa incastrato!
Un… foglio forse.-
Gli
uomini in uniforme si
guardarono perplessi -Un foglio?!?-
-Da
qua!!- Gin si
appropriò dell’oggetto -Ehi, avete ragione!-
provò ad estrarne l’insolito
contenuto, ma senza troppo successo -Aaah! non esce!-
-Tu
dita troppo grosse,
lasciate fare a me!- Kagura glielo strappò dalle mani e
piano piano riuscì, a
togliere quel delicato frammento di carta stropicciato e rovinato dal
tempo.
-Ecco fatto!-
Tutti
si portarono alle
spalle della ragazza per osservare con i propri occhi la nuova scoperta.
-Ma…
cosa c’è scritto?-
domandò Sogo.
-Non
sembra giapponese… e
non mi ricorda nessun’altro idioma terrestre.-
Sakata
gli lanciò
un’occhiataccia -Da quando sei esperto di lingue, Hijikata?-
Shinpachi
lo prese in
mano, osservandolo attentamente -Magari è un
codice…-
-…
perché mettere un
codice o qualsiasi cosa sia nell’elsa di una spada del XII
secolo?-
-Non
lo so Gin, forse chi
ne era in possesso voleva lasciare un messaggio ai sovrani del futuro!-
-Sì,
Shinpachi… al primo
che spezzasse una spada divina!-
-Le
mie sono solo
ipotesi!!!-
Hijikata
si risedette
accendendosi una sigaretta -Taia può saperne qualcosa.
È il più anziano qui e
ne saprà più di tutti sulla Kusanagi.-
-Vado
a chiedere!-
-Non
ora stupida! Lascia
che finisca la funzione funebre! Un minimo di rispetto!!-
rimproverò Hijikata.
-Ehi
ragazzi, non sembra
anche a voi che ci sia qualcosa di strano!- esclamò Okita
-Insomma… a me quel
foglio- e lo prese dalle mani di Shinpachi -sembra strappato. Guardate
qui, è
come se ne mancasse un pezzo!- disse, indicando
l’estremità che fino a poco fa
era appena visibile dall’elsa. Terminava quasi tranciando una
parola, o
qualsiasi significato potessero avere quei simboli, con bordi
seghettati.
-Hai
ragione, sembra
strappato!- appurò Kondo.
-Strappato…-
a Gin si
accese una lampadina. Gli tornò alla mente
l’espressione che aveva assunto
Takasugi Shinsuke dopo aver osservato la lama della spada per cui
stavano
lottando e l’improvvisa decisione di ritirarsi -Ma certo!!
Ecco perché se n’è
andato!- esclamò battendo un pugno sull’altro
palmo.
-Eh…?
Chi?-
-Takasugi!!
È per quello
che se ne è andato!- disse, indicando il pezzetto di carta
tra le dita del
cecchino -L’altra metà dev’essere
incastrata nella lama!! E Takasugi se l’è
portata via!!-
Anche
Shinpachi ripercorse
mentalmente gli eventi di quella notte -Hai ragione… era
questo che interessava
a quel criminale! Gin, dobbiamo capire cosa vogliono dire quei
simboli!!-
-Aspettate
un attimo…-
Hijikata fermò la grinta dei due -Prima vorrei sapere
un’altra cosa.- guardò
Shinpachi, poi Gintoki soffermando lo sguardo tagliente -Mi spieghi
come fai a
conoscere così bene Takasugi Shinsuke?- domandò
con voce fredda.
Questo
è lo stesso tono
che usa negli interrogatori, venne da pensare a Gintoki, che aveva
capito di
non poter sfuggire a quel quesito -Abbiamo combattuto la stessa guerra.
Come
Katsura.- disse.
-Eravate
compagni?-
continuò Toshiro, senza scomporsi.
-Ehi,
un momento!! Sei
stato in guerra!!??- l’intervento stupito di Kondo non venne
calcolato.
-Sì.-
si limitò.
-No,
sul serio capo… hai
partecipato alla guerra per l’espulsione dei barbari?!-
chiese Okita,
sostenendo lo stupore del comandante.
A
questo punto Kagura si
alzò in piedi, posando le mani sui fianchi e guardando con
superiorità i tre
della Shinsengumi -Tsk! Voi poveri uomini! Non sapete quanto forte
è Gintoki!
Aveva pure nome di battaglia!!-
-Davvero?
E cos’era?-
chiese Okita.
-Capellone?!-
propose
Kondo.
-No,
no! Sarà stato
qualcosa tipo Capellone assassino!-
-Ma
no, Sogo! Allora…
samurai addormentato!- riprovò Kondo.
-Ci
sono!! Sonno assassino
del samurai capellone!!!-
-La finite voi due!!?? Ma
vi sembrano nomi da battaglia questi!!??-
inveì Gintoki infuriato.
-Non
l’hanno presa molto
sul serio…- sospirò Shinpachi.
-Allora
come ti
chiamavano, eh?- Hijikata tornò al suo personale
interrogatorio, un po’
spazientito.
Gin
sbuffò. Non era certo
il miglior spunto per una conversazione il suo passato e non gli
piaceva
rievocarlo… se l’era già trovato di
fronte poche ora prima -… Demone Bianco.-
disse infine, senza troppa enfasi. Certo, non pensava che quelle due
parole
avrebbero suscitato nei sui interlocutori, o meglio, inquisitori,
così tanto
stupore. I poliziotti si zittirono, restando a guardarlo a bocca
aperta, tanto
che a Hijikata cadde a terra la sigaretta, lasciando un bel segno di
cenere sul
tatami.
Shinpachi
non si scompose.
Conosceva, anche se solo in parte, il passato dell’amico,
però, quando l’aveva
scoperto grazie a Katsura ne era rimasto sorpreso. Kagura si era seduta
a gambe
incrociate e con le
braccia al petto
annuiva convinta, come una madre piena d’orgoglio per il
proprio figlio.
-Tu…
tu sei il Demone
Bianco?!- riuscì a dire Hijikata, che ormai aveva perso la
sua naturale
freddezza.
Gin
si limitò ad annuire
-All’epoca ero a comando di quell’unità,
per questo conosco bene sia Katsura
Kotaro che Shinsuke Takasugi.-
-In
pratica… tu sei
l’unico tornato dalla guerra che non si è dato al
terrorismo!- notò Okita.
Kondo
si riassettò, ma non
riusciva a distogliere lo sguardo del tuttofare, era a dir poco
incredulo
-No, mi sta prendendo in giro! Sapevo che il samurai
conosciuto come Demone
Bianco avesse i capelli argentei, ma non ho mai pensato a lui!! Si
abbatteva
sui nemici con la furia di un demonio, mentre Gintoki…
quando ci siamo
affrontati in duello mi ha battuto con un vile trucco! È
assurdo… assurdo!-
-Be’,
è finito l’interrogatorio?!-
reclamò Gin con aria seccata.
-Sì…-
affermò Hijikata
riprendendo la sigaretta e spegnendola -Ora
ne sono certo… quella volta poteva uccidermi. Senza troppi
problemi.-
-Perfetto.-
Gin si alzò,
seguito da Kagura e Shinpachi -Andiamo a vedere a che punto
è la veglia. Okita,
il foglio.- porse la mano al ragazzo.
-Ah,
sì. Tieni.-
Mise
il frammento di carta
nel kimono ed uscirono tutti e tre dalla stanza, lasciando soli con i
loro
pensieri i poliziotti.
Dopo
un attimo di silenzio
Hijikata parlò -Mi spiegate che ci facciamo noi qui, a
proteggere un demonio?-
-L’ultima
cosa di cui ha
bisogno è una scorta… be, io vado a fare un
giro.- Okita si alzò ed uscì nel
giardino interno su cui si affacciava la stanzetta, richiudendo alle
sue spalle
la porta in carta di riso bianca.
-Come
ti avevo già detto
Toshi, questa faccenda è sopra di noi,- anche Kondo si alzo
assicurando la
katana al fianco -e quei tre sono sopra di noi…-
Era
difficile per il
demoniaco vicecomandante del braccio armato del Bakufu mandare
giù un simile
colpo, ma doveva riconoscerlo: quello non era un samurai comune.
Un
sorrisetto gli si
dipinse in volto; lui non era certo il tipo che si impressionava e si
faceva
superare così facilmente -Hai ragione Kondo…- si
mise in piedi -e questo rende
le cose ancora più interessanti.-
Isao
conosceva bene
quell’espressione, conosceva bene Toshi. -Se vuoi incrociare
la tua spada con
la sua almeno sei consapevole a cosa vai incontro…- rise -E
augurati che non
usi qualche trucchetto da quattro soldi anche con te!!-
I
tuttofare stavano
percorrendo il lungo corridoio per arrivare all’ingresso del
tempio, dove le
pire stavano ancora bruciando, quando Taia gli venne incontro.
-Siete
qui.-
-È
tutto finito?- chiese
con cortesia Shinpachi.
Il
monaco annuì -Sì, quasi…-
-Volevamo
chiederti una
cosa, magari tu puoi risponderci.- disse Gin.
-Sarò
lieto di aiutarvi,
ditemi pure.- rispose con un sorriso benevolo il vecchio. Da quando gli
straniere
venuti da Edo erano giunti nel suo tempio erano successe parecchie
cose, delle
più spiacevoli… i suo fratelli uccisi, la stanza
custode della sacra spada
profanata e quasi distrutta, ma il vecchio Taia serbava sempre una
naturale
cortesia nei loro confronti davvero ammirevole.
Gintoki
prese dal kimono
lo strano oggetto ritrovato e lo porse al bonzo -Lo abbiamo trovato
nell’elsa
della katana. È strappato, supponiamo che l’altro
pezzo fosse incastrato nella
lama. Sai cosa potrebbe voler dire?-
Il
monaco lo esaminò con
attenzione. Passò le dita ruvide sulla carta scurita dal
tempo e sui bordi
strappati, osservò da più angolazioni i simboli
di inchiostro assorbiti dalla
pagina, tutto in completo silenzio -Era nella Kusanagi?-
-Sì,
proprio così.-
rispose Kagura.
-Non
ne avevo idea…
vedendo com’è ridotto deve essere lì
dalla forgiatura di quella spada. Io non
ne sapevo nulla, i miei predecessori mi avrebbero informato.-
-Allora…
non ci puoi
proprio aiutare…- concluse con rammarico il giovane Shimura.
-Vi
posso dire che non è
una scrittura umana.-
-Eh?!
Ne sei sicuro?!-
domandò Gintoki, stupito dalla convinzione assoluta di Taia.
Annuì
-Sì. Come monaco,
studioso e ricercatore conosco abbastanza bene le lingue principali
diffuse
sulla Terra… ma questa non è umana.-
-È
amanto.-
Taia
alzò la testa e
assentì a Gintoki, restituendogli il foglio.
-Ma…
Gintoki, amanto non
sono arrivati su Terra venti anni fa?! Questo è molto
più vecchio!!- il dubbio
di Kagura era più che lecito.
-Però
alcuni amanto sono
arrivati molto prima… in modo pacifico, senza pretendere
nulla. Alcuni si sono
nascosti, altri adattati agli usi e ai costumi dei terresti.-
-Quindi
è possibile che
già nel millecento ci fossero alieni sparsi per il Giappone!-
-Sì,
Shinpachi.-
-Purtroppo
io non conosco
gli idiomi alieni.- disse Taia.
-Non
importa… grazie per
ciò che ci hai detto. Abbiamo ristretto il campo di ricerca.-
-Lieto
di esservi stato
utile. Quando ripartirete?-
-Credo
oggi stesso…
dovremmo tornare a Edo a riferire allo Shogun ciò che
è successo.- spiegò
Shinpachi.
-Sì,
capisco…-
-No,
non è detto.-
Si
voltarono verso il titolare
dell’agenzia tuttofare -Perché no, scusa?-
-A
parlare con lo Shogun
possono andare Kondo e gli altri, noi dobbiamo terminare questo lavoro.-
-Sì
Gin… ma non sappiamo
da che parte cominciare. Non sappiamo nemmeno di che razza di Amanto
sia quella
scritta!-
-Ma
io conosco qualcuno
che può aiutarci! Qualcuno che conosce dozzine e dozzine di
razze aliene.-
concluse con un sorriso divertito ed esaltato.
-…
sul serio?- Kagura era
perplessa.
Il
samurai annuì convinto
incrociano le braccia al petto.
-Ci
volete spedire a Edo…
ma bene.- Hijikata raggiunse il gruppo -Presumo abbiate scoperto
qualcosa di
nuovo su quella strana scritta.-
-Sappiamo
che è amanto!-
lo informò Kagura.
-La
missiva diceva che
dovevate farci da scorta fino a Nagoya, e ci siamo arrivati senza
troppi
problemi.- iniziò Gintoki.
-Senza
troppi problemi!!??
Ma dov’eri in questi giorni!!??-
-Quindi
potreste tornare
voi a palazzo a raccontare le belle avventure, mentre noi proseguiremo
il
viaggio.-
-E
dove vorreste andare,
me lo spieghi?-
-Qui
vicino c’è un porto
commerciale, vero?- chiese a Taia, ignorando la domanda di Toshiro.
-Sì…
ci commerciano da
ogni parte dell’universo, ormai. Prima era solo per pochi
pescatori.-
-Non
sarà grande quanto
quello di Edo, ma dovrebbe andare bene.-
-Gintoki,
ci spieghi che
hai in mente?!- incalzò Shinpachi, che come gli altri non
riusciva a capire
cosa passasse per la testa del suo capo.
-Andremo
da Sakamoto!-
-Sakamoto…?!
E chi è
Sakamoto?-
-Un
altro mio vecchio
compagno d’armi…-
-Un
altro terrorista?!-
apostrofò il vice.
-No,
idiota! Fa scambi
interplanetari e al suo comando ha ben tre navi spaziali. Il Kaientei.-
-Sì,
mi ricordo di
Sakamoto!!- esclamò Shinpachi.
-Tipo
tanto strambo più
riccio di te?!-
-…
sì, quello.- annuì con
disappunto.
-Sì,
bene, bene! Non ne
voglio sapere nulla! Vado ad avvisare Kondo.- Hijikata si
avviò.
-Shinpachi,
Kagura, andate
in città e trovate un modo per avvisare Sakamoto.-
-Certo,
faremo in fretta
Gin!-
-Andiamo!!-
Appena
i due ragazzi si
furono allontanati per uscire dal Tempio, Gin si congedò dal
vecchio Taia con
un breve inchino e inseguì il vicecomandante. -Hijikata!-
-Nh?
Cosa vuoi?- si fermò
proprio quando stava per far scorrere la porta della piccola stanza.
-Non
raccontate tutto allo
Shogun…-
-Mi
credi fesso?! Lo so
bene… terremo la bocca chiusa su Takasugi.-
Gin
annuì -Non sono sicuro
che lo Shogun ne sia al corrente, ma meglio non dire nulla.-
Richiuse
lo spiraglio
della porta scorrevole e si voltò verso l’altro
-Lo Shogun ha affidato alla tua
agenzia questo incarico perché sapeva di Takasugi?-
-Non
lo so e francamente
non mi interessa.- voltò le spalle a Hijikata, grattandosi
la testa con
indifferenza -Io lavoro solo per la paga finale, quindi è
meglio accontentare
lo Shogun…- si incamminò.
-Sì…
credo che hai
ragione.-
La
flotta spaziale
Kaientei solcava le onde impercettibili del profondo oceano spaziale,
verso
mete ignote nel sistema Solare e oltre, esplorando nuovi mondi e
culture disparate.
La luce delle stelle lontane e vicine illuminava la rotta nel
silenzioso universo.
<
Spazio… ultima
frontiera. Correva l’anno stellare quattromilatrecentosette.
La nave spaziale
viaggiava da un estremo all’altro dell’universo
conosciuto, spostandosi rapida
attraverso la curvatura temporale… >
<
Cosa stai dicendo,
Gin?!? Non sei mica il Capitano Kirk dell’Enterprise! >
<
Zitto,
Spok! >
<
Eeeeh!!!?? Io
sarei Spok!!?? Ma non gli somiglio proprio!! >
<
Perché, ti sembra
che Gin somigli a Kirk?! >
<
In effetti…
Kagura, allora tu chi sei? >
<
Io sono Nyota
Uhura! >
<
Ora state zitti e fatemi
continuare!! >
<
Ahahahahah!!! I
soliti confusionari! >
<
Sakamoto! Non ti
ci metterai anche tu, spero!! >
<
Ovvio! E poi… sono
io il Capitano Kirk! >
<
E perché,
scusa?! >
<
Perché la flotta è
mia! Ahaha!! Kintoki, se vuoi puoi essere Spok! >
<
Gintoki! Mi chiamo
Gintoki!! Aah.. ora so cosa passa Zura! Comunque mi sta bene! >
<
Eh no! Ero io
Spok!! Se lo fa Gin io allora chi sono?! >
<
Tu spazino di
Enterprise! >
<
Cooooosa!!!??? Non
è giusto!!! >
<
Ahahahahah!!! >
<
E tu che hai da
ridere Sakamoto!!?? >
Il
comandante della flotta
commerciale fece accomodare i suoi speciali ospiti in una stanzetta ben
arredata, accanto alla sala comandi della nave principale.
Il
terzetto tuttofare era
seduto su un lato del tavolo, su una lunga panca imbottita e rivestita
con
stoffa rossa, mentre Sakamoto sedeva al capo opposto.
-Ahahahah!!
State facendo
tutto questo per una leggenda?!-
-Sì,
sembra ridicolo, ma a
quanto pare la leggenda è piuttosto reale, visto che non
siamo gli unici a
volere quella spada.- disse Shinpachi.
-Anche
Takasugi la cerca…
ed è pronto a tutto.- aggiunse Gin. -Comunque, ci siamo
rivolti a te per
questo.- dal kimono prese il foglietto di carta ingiallito dal tempo e
lo porse
all’amico -È scrittura amanto, magari tu ne sai
qualcosa.-
Sakamoto
lo prese in mano
-Amanto hai detto?! Hai tempi della Kusanagi?!-
-Già,
è incredibile.-
-Mmmh…-
Tatsuma Sakamoto
osservò attentamente quella strana scrittura.
Corrugò più volte la fronte alla
ricerca di una soluzione, finchè non cominciò a
ridacchiare -Eheheh… eheheh…
ahahahah… Ahahah!!-
I
tre si guardarono
perplessi -Perché ride?- chiese Kagura.
-Magari…
ehi, Sakamoto!
Non dirmi che hai capito che c’è scritto!!??-
scattò Gin sporgendosi sul
tavolo.
-Ahahahah!!
Aaah…- finì di
ridere con un profondo sospiro, poi guardò l’uomo
davanti a sé -Non ne ho la
minima idea!-
Shinpachi
e Kagura caddero
attoniti sul tavolo, mentre Gin gli lanciò in testa il
bicchiere di vetro che
aveva davanti -Imbecille!!!
Perché cavolo
ridi!!??-
-Eheheh…
bisogna prendere
il lato positivo della vita!!-
-Sai
dove ficco io lato
positivo!?!?-
-Kagura!!
Sta giù!!-
Shinpachi tentò di calmare l’amica, già
con un piede sul tavolo pronta a
pestare Sakamoto -Sicuro di non poterci aiutare?-
-Mi
dispiace, quella
lingua non la conosco.-
Gintoki
lo guardò male
-Allora mi spieghi perché ci hai fatto salire a bordo e
siamo anche partiti!?-
-Voi
non mi avete detto
nulla! E poi mi fa piacere rivedervi, ragazzi! Sopprattutto tu Kintoki!-
Il
samurai, al limite
della sopportazione, salì sul tavolo prendendo la testa di
Sakamoto con una
mano e facendogliela picchiare con forza sul ripiano -Gintoki!!
Gintoki!!!
Possibile che non l’hai ancora capito!!!!???-
-Lascialo
stare, o l’unico
neurone che gli è rimasto si distruggerà.-
arrivò Mutsu, il braccio destro del
capitano, portando un vassoio con altri quattro bicchieri.
-Tsk!
Credo che quel
neurone si sia suicidato per la solitudine!- commentò Gin
risedendosi.
-Spiritoso
come sempre,
Gin!- Sakamoto si sistemò gli occhialetti sul naso, che dopo
il colpo di
Gintoki si erano tutti stortati. Prese dal vassoio un bicchiere -Tu non
ne sai
nulla, Mutsu?- le porse il foglietto.
Lei
lo prese -No, mai
visto prima.-
-Ovvio
che non l’hai mai
visto prima!!!!- sbraitò Shinpachi.
-Mi
dispiace, non conosco
questa lingua.-
-Significa
che siamo
venuti qui per niente…?- sospirò Kagura.
-Proprio
così…- assentì
Gin.
-Aaah,
non dire così,
capitano! Siete sulla mia nave e a me fa piacere, non mi sembra un
viaggio a
vuoto!!- sorrise Sakamoto.
-Scusa
la franchezza, ma
non abbiamo tutto il tempo del mondo.- disse Shinpachi con sguardo
basso.
-Credimi, anche a noi fa piacere rivederti.-
-Sì,
sì, non ne ho dubbi!
E poi, chi lo sa, magari troverete qualcuno che riesca a leggere quel
foglio!
Ahahahah!!!-
-Ahahah!!-
Gin fece eco
alle risate dell’amico -E va bene, siamo ottimisti per questa
volta!- prese il
boccale dal vassoio che Mutsu aveva posato sul tavolo.
-Così
si fa, capitano!-
alzò in aria il suo bicchiere.
-Smettila
di chiamarmi
così, testa vuota!- poi si volse ai due ragazzi seduti ai
suoi fianchi -Allora,
Shinpachi, Kagura, brindiamo a questo viaggio, sperando che ci porti
fortuna!-
-Sììì!!!!-
Shinpachi
avvicinò il suo boccale a quello del capo tuttofare,
rinvigorito dalla
speranza.
-Alla
faccia della nostra
scorta!!- anche Kagura fece lo stesso.
-Ahahahahahah!!!-
Sakamoto
brindò con i suoi ospiti.
-E…
e… etchù!!!-
-Ti
sei preso il
raffreddore, Toshi?-
-Macchè…
qualcuno starà
parlando di me, me lo sento!- il vicecomandante spostò lo
sguardo alla sua
destra, verso il suo secondo che tutto beato si stava mangiando un
dango.
-Io
sono stato zitto!-
alzò le mani in segno di discolpa.
I
tre della Shinsengumi
erano ormai nei pressi di Edo. Si erano separati a Nagoya dai
tuttofare, ai
quali dovevano fare da scorta, accompagnandoli al porto interplanetario
dove
aspettavano un vecchio compagno d’armi di Gintoki, come aveva
detto lui.
-Credete
che quei tre ce
la faranno?- chiese Sogo.
-Ne
sono certo.- annuì con
fermezza Kondo -Quei tre non li ferma nessuno!-
-Già…
Hijikata, ti vedo
pensieroso.-
-…
spero solo che Yamazaki
non abbia fatto casini mentre noi eravamo lontani.- disse accendendosi
con la
più totale indifferenza una sigaretta.
-Ma non sei minimamente
preoccupato per loro!!?? Pensi a questo!!??-
il comandante era allibito.
-Qualcuno dovrà
pur mandare avanti la baracca, visto che non ci
pensi tu!!!- sbraitò Toshiro -E
comunque… non ho motivo di preoccuparmi.-
il suo sguardo era sicuro e c’era fermezza nella sua voce.
Sia Kondo che Okita
sapevano che aveva ragione, non avevano alcun motivo di preoccuparsi.
Conoscevano bene l’agenzia tuttofare di Gin-chan.
Mentre
Shinpachi e Kagura
faceva un giro per la nave spaziale, esaltati come non mai, Gin si
fermò in uno
dei vasti passaggi ad osservare, oltre la parete di vetro,
l’immensità dello
spazio.
Era
incredibile la
quantità di astri lucenti che si spargevano per miglia e
miglia al di là
dell’ampia finestra, impossibili da contare quanto era
impossibile
dimenticarli. Lontano, una nebulosa rossa irradiava luce, un calore
quasi
rassicurante sullo sfondo nero dell’universo. Era
indubbiamente lontana, ma se
si poggiava la mano sulla superficie trasparente si aveva la sensazione
di
riuscire quasi a toccarla.
Adesso
riusciva a capire,
almeno in parte, cosa ha spinto il suo vecchio amico a lasciarsi alle
spalle la
Terra e viaggiare in quella distesa di stelle.
-È
bellissimo, non è
vero?- Sakamoto gli si era affiancato, intento anche lui ad ammirare il
panorama.
-Sì,
molto.- tornò a
guardare le stelle -È per questo che sei partito…
ora capisco.-
-Già.
Sulla Terra mi
sentivo un piccolo spettatore di questo meraviglioso spettacolo, mentre
qui ne
faccio parte anche io! Riesci a capire ciò che voglio dire?!-
-Sì,
credo di sì…- Gintoki
andò a sedersi su una panca situata a meno di tre metri
dalla vetrata -La
ricordo bene la sensazione di far parte di qualcosa di importante, di
più
grande di te…-
Tatsuma
assentì con il
capo, poi si voltò verso l’amico -È
stato Takasugi a ferirti?- chiese alludendo
alle bende che gli avvolgevano l’addome e parte del torace
appena nascoste del
kimono.
Gin
se ne era quasi
scordato di averle -Eh…? Ah, sì.- un sorriso di
scherno gli si accese in volto
-Tsk…
certo che il destino
è davvero imprevedibile! Se devo essere sincero, era
l’ultima persona che mi
aspettavo di incontrare!-
-Era
anche l’ultima che
volevi incontrare…- Sakamoto si sedette.
-Aaah,
questo è un altro
discorso!! E poi non è certo la prima volta che mi scontro
con lui, anzi…
sembra essere diventata un’abitudine. Quello che non capisco
è cosa se ne fa
della spada Kusanagi! Non riesco proprio a capire…-
-Perché,
tu cosa te ne
fai?-
-Lo
sai che non la cerco
per me! È stato lo Shogun a ordinarmelo.-
-Allora
può darsi che
anche Shinsuke lavori per qualcuno.-
Gintoki
si voltò a
guardare il vecchio amico, annuendo -Ci ho già
pensato… ma chi vorrebbe quella
spada? Io non credo nemmeno che esista!!-
-Ahahaha!!
Questo proprio
non lo so Kintoki!! Diamine, non credi nemmeno nelle antiche leggende
divine!!-
-Ormai
credo solo nel
bushido…-
Sorrise
-Giusto…- gli
diede una pacca sulla spalla -Spero che questo viaggio serva a
qualcosa!
Ahaha!! Ma ne sono sicuro!!-
-Beato
te che trovi sempre
il lato bello delle cose!! Ma come fai?!-
-È
facile!! Basta
sorridere alla vita e andare avanti!! Se ti lasci sopraffare dai
fantasmi del
passato, è la fine!-
Gin
lo guardò in silenzio.
-Non
dico certo che
bisogna scordarsi tutto quello che è stato, no, no, no!
È bene tenerselo da
parte, perché è proprio il passato che stabilisce
che uomini siamo, però… lo
sguardo deve essere rivolto davanti, sempre davanti!-
-Sempre
avanti…- ripeté
con fare assorto.
-Proprio
così! Non
preoccuparti per ciò che c’è dietro...
non succede nulla se non gli rivolgi lo
sguardo, tanto non ti lascerà mai: si poggia sulle spalle e
lì rimane. Per
sempre!- concluse son uno dei suoi soliti grandi sorrisi, poi si
batté una mano
in fronte -Tu guarda che discorsi mi fai fare!! Ahahaha!!-
-Idiota
io che chiedo
consigli a te!! Ahahahah!!!-
Un’improvvisa
scossa
sbalzò la nave spaziale, l’allarme di sicurezza
scattò inondando ogni stanza e
ogni corridoio di una forte luce rossa lampeggiante.
-Cosa
succede?!- si chiese
Sakamoto alzandosi.
-Non
lo so, ma non mi
piace! … nh?- Gin si soffermò ad osservare lo
spazio oltre la finestra -Ehi… è
una mia impressione o ci stiamo inclinando?-
-È
vero!!!! Ahahah!!!
Acuta osservazione Gin!!- rise picchiando la mano sulla sua spalla.
-E
cosa c’è da ridere!!??
Non è una bella cosa!!!-
-Gintoki!!!!-
Shinpachi e
Kagura gli corsero incontro, allarmati.
-Ehi,
se avete combinato
qualcosa voi due non so cosa vi faccio!!!-
-No,
noi fatto nulla!!
Nave cominciato a tremare e noi spaventati!- chiarì Kagura.
-Che
diamine sta
succedendo!!!??-
-Ahahahahah!!!-
-Che
cavolo ti ridi!?!-
Gintoki diede un pugno sulla zucca vuota si Sakamoto.
-Ahiaaa!!
Che male Kin!!-
-Gin!!!
È così facile, Gin!! E ci conosciamo da anni!!-
L’astronave
principale del
Kaientei, colpita da una pioggia di meteoriti, era atterrata con
fortuna su un
pianeta sconosciuto. La chiglia era semi sprofondata in un bacino
salato poco
profondo, dalle acque cristalline; l’equipaggio si era
spostato su una piccola
isoletta che sorgeva a pochi metri dall’astronave. Il bacino
era colmo di quei
piccoli frangenti di terra e sabbia.
-Come
sei pignolo!-
-Invece
di ridere come un
idiota trova un modo per farci andare via da qui! Noi dobbiamo tornare
a Edo!-
Shinpachi
e Kagura, dopo
aver parlato con alcuni membri dell’equipaggio, raggiunsero
Gin e Sakamoto.
-Ehi,
Gin!! Dicono che ci
vorrà un po’ per far ripartire la nave.-
spiegò Shinpachi.
-Un
po’ quanto?-
-Non
lo sanno di preciso.-
Il
capo tuttofare sospirò
-Magnifico… abbiamo una missione di vitale importanza!!- per
la rabbia diede un
calcio ad un sasso.
-Dai
capitano, non
prendertela così! Pensa positivo!!- sorrise Sakamoto
dandogli un’amichevole
pacca sulla spalla.
Gin
scattò -Sai
dove te lo ficco quell’ottimismo
esagerato!!??!!-
-No,
aspetta! Metti giù la
spada, dai!!-
-…
quei due sono come cane
e gatto.-
-Coppia
esplosiva.-
Commentarono
Shinpachi e
Kagura stando ad osservare i vecchi compagni d’armi
rincorrersi, uno per
salvarsi, l’altro per uccidere.
-Vieni
qui!! Ti prometto
che non sentirai dolore, sarà un colpo secco e deciso!-
-Nooo!!
sei pericoloso
Kintoki!!-
-Gintoki!!
Gintoki!! Ti
detesto Tatsuma!!!-
Due
colpi esplosero
sfiorando gli uomini che si immobilizzarono sul posto, interrompendo
quella
scena comica e ridicola -Iiiih!!-
Mutsu
li fissava, tenendo
la pistola puntata su di loro -Fatela finita o vi ammazzo.-
-Quella
donna ha una
freddezza preoccupante…- commentò Shinpachi.
-Ora
statemi a sentire. Ho
già contatto il resto della flotta e si stanno mobilitando
per venire a
recuperarci, comunque ci vorrà del tempo. Buona parte dei
viveri sono andati
persi, a qualche chilometro a nord da qui c’è una
città abitata, voi quattro
andateci e raccattate qualcosa.-
-S-sì…
ma metti giù
quell’arma!- disse Sakamoto tenendo le mani alzate.
-Quella
ha più attitudine
al comando di te!!!- sbraitò Gin.
-Io
dirigerò le operazioni
di riparo. Ora andate.- concluse Mutsu.
Shinpachi
fu sollevato
-Finalmente qualcuno responsabile.-
-Muovetevi!-
la donna si
mise a sparare sui quattro.
-Waaaah!!!-
-Via,
via!!-
-Shinpachi,
tu tappati
bocca!!-
to be continued...
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Il
comandante della
Shinsengumi, assieme al suo vice e al secondo, fu convocato a palazzo
appena
tornato a Edo.
Nell’ampia
sala dello
Shogun i tre rappresentanti delle forze dell’ordine stavano
inginocchiati a
capo chino, in segno di rispetto e sottomissione, attendendo di essere
interpellati.
-Avete
scortato con
successo l’agenzia tuttofare a Nagoya?-
-Sì,
mio signore.- rispose
solerte Kondo.
-E
ditemi, ci sono stati
problemi durante il viaggio?-
-Un
piccolo imprevisto ad
una locanda di passaggio, signore. Per motivi a noi superiori ho dovuto
separare la squadra e far riaccompagnare il principe Hata a Edo.-
-Sì…
è venuto a lamentarsi
quel principe idiota. L’ho liquidato con un futile dono.-
disse lo Shogun.
-Non ci credo… anche il signore di Edo lo
chiama idiota senza alcun
ritegno.- pensò Toshiro.
-È
successo altro?-
riprese lo Shogun tornando serio e composto.
-Ecco,
signore…- il
capitano era restio a parlare -arrivati al tempio Atsuta…-
-Non
è successo nulla,
signore.- lo precedette Hijikata.
Kondo
e Okita si voltarono
a guardarlo. Il freddo e sicuro sguardo del samurai era fisso sullo
Shogun.
Fermo e convinto nella voce.
Tokugawa
spostò lo sguardo
da Hijikata a Kondo -È come afferma il vice comandante,
capitano Kondo?-
-…
sì, è come dice lui.-
Annuì
-Bene. ora dove sono
i tuttofare?-
-In
viaggio per lo
spazio.- questa volta rispose Sogo.
-Nello
spazio?!- Tokugawa
rimase interdetto.
-Vedete…
accidentalmente
la copia della spada Kusanagi si è spezzata, e al suo
interno abbiamo trovato
un indizio curioso ed interessante. Sakata e i suoi compagni hanno
proseguito
il viaggio affidandosi a qualcuno di più esperto, mentre noi
ci siamo incaricati
di informarvi sugli sviluppi.- chiarì Kondo.
Lo
Shogun rimase in
silenzio, a riflettere su quelle parole -Nello spazio… cosa
avranno scoperto?
Mmmh…-
-Qualcosa
non va,
signore?-
-No,
nulla. Con chi sono
partiti, lo sapete?-
-Con
la flotta commerciale
di Sakamoto Tatsuma.-
Sul
volto dello Shogun si
dipinse un mezzo sorrisetto -Capisco. Se non avete altro da riferire
potente
andare. Sono certo che avete svolto un eccellente lavoro.-
-Grazie
per la fiducia,
signore.- risposero all’unisono.
Si
alzarono, inchinandosi
rispettosamente, poi uscirono dall’ampia sala lasciando
Tokugawa solo con i
suoi pensieri.
-Perché sono partiti nello spazio? Che
legame può esistere con l’antica
spada..? Un indizio, ha detto il comandante Kondo, hanno trovato un
indizio al
tempio…- si risedette sul suo trono -Spero
che Sakata ce la faccia.-
Rimase
solo per poco. Una
figura entrò nel salone, senza nemmeno farsi annunciare
-Shogun!-
L’uomo
scattò subito
sull’attenti, un comportamento che aveva imparato a
conservare nell’arco di
quei lunghi e cupi vent’anni -Uno
dei
Tendoshu…-
-Mi
risulta che avete
convocato il capitano della Shinsengumi.-
-Sì.-
-Come
mai? È successo
qualcosa?- domandò irremovibile il Tendoshu dal volto celato
dall’alto collo
del mantello e dal largo copricapo.
Tokugawa
serrò i pugni.
Dalla resa del Giappone agli invasori quel manipolo di alieni aveva il
totale
controllo del Bakufu, e di lui. Non lo sopportava, non
l’aveva mai fatto, ma in
quelle condizioni, con il potere dei samurai pari a zero, era
impossibile
ribellarsi al loro potere.
A
questo serviva la
leggendaria Kusanagi. Per questo aveva la massima fiducia in Gintoki
Sakata.
-No.
Non è successo nulla,
solo un controllo di routine.- rispose.
-Bene,
lo spero. Vogliamo
essere tenuti al corrente di tutto,
lo sapete bene.-
-Sì,
certo.- il feudatario
di Edo, diretto subordinato dell’imperatore, doveva piegare
la schiena a
quell’essere che ripudiava dal profondo del suo animo.
Probabilmente erano già
a conoscenza di tutto, chi può dirlo… sono
così misteriosi e schivi quei
governatori amanto. Aveva affidato questa missione a personale esterno,
proprio
per evitare il diretto interesse dei Tendoshu: odiava avere il loro
fiato sul
collo.
Il
Tendoshu accennò un
debole movimento di assenso con il capo -Spero che continuerete a darci
fiducia, Shogun.-
-…
come sempre.-
-Arrivederci.-
si congedò
uscendo dalla stanza.
Tokugawa
si lasciò
finalmente andare, sospirando dal sollievo. Ad ogni “si,
certo.” e menzogna che
propinava a quella gente, sentiva che la spada della sua anima andava
via via
incrinandosi sempre di più. Prima o poi si sarebbe spezzata
e allora…
…
non sapeva nemmeno lui
in cosa avrebbe creduto…
Hijikata
si accese una
sigaretta, aspirandone il dolce aroma.
-Che
facciamo, Kondo?
Torniamo alla base?- domandò Okita.
-Sì,
non abbiamo altro da
fare qui.- il suo sguardo si posò sul vice comandante.
-Cosa
c’è?- chiese
stizzito -Ho qualcosa in faccia?-
-Perché
hai taciuto su
Takasugi? Non credi che lo Shogun debba essere informato su un
criminale di
quel calibro?-
-Tu
non hai detto nulla,
sei d’accordo con me. Ammettetelo, anche voi pensate che non
sia una
coincidenza che due compagni d’armi si siano incontrati in
quel tempio a
Nagoya.-
-Takasugi
è indubbiamente
forte e pericoloso, ma noi siamo della Shinsengumi, siamo i
più forti della
squadra, lo Shogun non crede che possiamo farcela?-
-Ragiona
Sogo, quante
volte abbiamo affrontato quel bastardo senza riuscire a fare nulla?-
tirò una
boccata di fumo -Vi ricordate l’anniversario
dell’apertura del Giappone celebrata
l’anno scorso?-
-Ehm…
ti riferisci a
quella in cui il
vecchio Gengai ha
lanciato il suo esercito di robot contro di noi?- Kondo si
passò una mano sul
pizzetto con fare pensieroso.
-Testimoni
hanno affermato
di aver visto uno come Shinsuke Takasugi per le strade di Edo quella
sera e
alcuni sostengono che un uomo col kimono bianco e capelli chiari lo
abbia
bloccato assestandogli un pugno.-
-Fugace
descrizione del
nostro amico.- disse Sogo.
-È
stato Sakata ad
impedire a Takasugi di attaccare direttamente noi e lo Shogun.-
-Toshi,
pensi che in base
a questo…-
-Io
penso che lo Shogun
Tokugawa sappia più di quanto voglia farci credere. Credo
che abbia affidato
questo compito a Gintoki perché sapeva che Takasugi era
sulle tracce di quella
spada.-
Kondo
rifletté alle parole
del vice, la sua teoria era piuttosto fondata e accettabile. Quali
intrighi e
misteri si celavano tra quelle mura… -Cosa se ne fa Takasugi
della spada
Kusanagi? Vuole il potere degli Dei?!-
-Non
lo so, non ne ho la
minima idea…- il vicecomandante gettò a terra il
mozzicone di sigaretta,
calpestandolo con la scarpa, inforcò le mani in tasca e si
incamminò -Sta di
fatto che se scoppia una guerra sguainerò la mia spada al
fianco di
quell’idiota amante dello zucchero.-
Obbligati
dagli spari di
Mutsu, Sakamoto e la Yorozuya raggiunsero la città vicina.
Attraversarono il
bacino idrico con una delle scialuppe di salvataggio della Kaientei, e
dopo
dieci minuti di cammino raggiunsero
il
centro abitato.
-Cosa
compriamo Gin?-
intervenne Kagura guardandosi intorno con curiosità.
-Alla
spesa ci pensa
Sakamoto, noi cerchiamo qualcuno che sappia decifrare il foglietto.-
-Ehi,
volete far fare
tutto a me?!-
-Nave
tua, te la gestisci
tu.- Gintoki pose le braccia sulle spalle dei suoi amici e
accelerò il passo,
lasciando indietro Tatsuma.
-Ma…
Gintoki!-
-Vedi
il lato positivo!
Non hai noi tra i piedi!!-
Sull’alto
promontorio che
spaziava su tutta la depressione idrica si materializzò un
manipolo armato.
-Sono
loro, Dota?-
-Sì.-
piantò la lama della
sua spada nella fredda roccia -Sul treno ci hanno preso alla
sprovvista, ma
adesso saremo noi a fare una bella sorpresa.- ghignò
malefico.
-È da più di
un’ora che giriamo, Gin!! Stiamo
solo perdendo tempo!-
-Non
lamentarti,
Shinpachi! È la
fatica del tuttofare,
c’era scritto nel contratto che ti ho fatto firmare quando
hai iniziato a
lavorare per me.-
-Non mi hai fatto firmare
nessun contratto!!!-
-Ingenuo
Shinpachi… è il
contratto della vita!- disse Gin con aria colta.
-Non
sparare cretinate!!
Ti detesto quando ti metti a fare il filosofo!-
-Aaah…
che ci posso fare
se sono così intelligente!-
-……
non so neanche perché
sto qui ad ascoltarti!-
-Piuttosto,
dov’è Kagura?-
il samurai si guardò in giro.
-E
che ne so, era vicino a
te!-
-E
con questo?! Anche tu
hai gli occhi per guardare! O la miopia è peggiorata di
colpo?-
-Ci
vedo benissimo!!-
-Ti
diminuiscono le
diottrie? Sicuro che sia colpa della miopia, Shin?- continuò
imperterrito
Gintoki.
-Sta
zitto!!!- gridò il
ragazzo irritato.
-Cosa
c’è? Non te ne devi
vergognare, infondo hai quattordici anni, è normale!-
-Io ne ho sedici!!!
Non sai nemmeno quanti anni ho!!-
-Non
posso tenermi a mente
tutto Shinpachi!! Il compito di una spalla è anche questo!-
-Non
è colpa mia se soffri
di alzaimer!!-
-Basta!!
Torno da Sakamoto!-
Gintoki si voltò, tornando indietro, lungo la strada
sterrata che stavano
attraversando. Ora che lo osservava meglio quel posto non era tanto
diverso da
Edo.
-Cosa?!
E Kagura?-
Shinpachi gli corse dietro per nn perderlo di vista.
-È
in gamba, saprà
raggiungerci.- concluse.
-Non
ti preoccupi neanche
un po’! Sei un irresponsabile Gintoki!-
Svoltando
in una via si
trovarono di fronte proprio la ragazza Yato, che tutta beata si gustava
uno
spiedino di polpo. -Ciao Gin.-
-Kagura!!
Dove sei stata,
si può sapere?! Ti stavamo cercando!- esclamò
con apprensione il samurai.
-Imbroglione,
non è
affatto vero! Te ne sei fregato!!-
-Avevo
fame, così preso
spiedino di polpo.- spiegò con tutta tranquillità
Kagura.
-…
ehi, per preso intendi
rubato, vero? Dimmi che lo hai rubato.-
-Non
incitarla alla
criminalità, Gin!!!- gridò di nuovo Shinpachi. Si
sentiva l’unico ragionevole
in quel momento.
-No,
io comprato!- e
mangiò dallo stecchino un’altra pallina di polpo.
Shin
placò la sua ira per
un attimo, guardando Kagura -Scusa… e con quali soldi?-
Kagura
indicò Gin -I
suoi.-
Gintoki
con foga estrasse
il portafoglio dalla tasca dei pantaloni -Vuoto! Erano gli ultimi
risparmi che
mi ero portato dietro!!-
-Sfamare
famiglia richiede
sempre sacrifici.- sentenziò Kagura con aria saggia, finendo
il suo spuntino.
-Ma
quale famiglia!! Non
siamo imparentati nemmeno col sangue!! Tu vieni da un altro pianeta!!
Scroccona!!!-
-In
questo ha davvero
preso da te Gin. Sono sicuro che prima di conoscerti fosse una
ragazzina ben
educata.-
-Oh
certo… date tutte le
colpe al vecchio Gintoki!- offeso incrociò le braccia al
petto -Sei proprio
scarso come spalla, Shinpachi. Tu dovresti essere il primo a darmi
ragione.-
-Non
ti do ragione se sei
in torto marcio…-
-Gin,
ora torniamo da
Sakamoto?- lo supplicò Kagura.
-Sì,
sì, ora lo
raggiungiamo…-
Un
fuoristrada si accostò
ai tre, suonando il clacson -Ehi!!-
-Nh?-
Gin si voltò
-Tatsuma! Dove l’hai rubato quell’affare?-
-Ahahah!!
L’ho
noleggiato!- batté con forza una mano su una delle casse
sistemate sul retro
aperto -Ho comprato tutto! Forza, salite!!-
-Ah,
meno male! Ero stanco
di camminare!- esclamò Shinpachi correndo verso il
fuoristrada e salendo sul
retro.
-A
bordo ragazzi!-
-Sakamoto
fai guidare me?-
-Sei
un po’ piccola
ragazzina, mettiti dietro!-
-Va
che è brava. Una volta
ha quasi tirato sotto Chatrine.- disse Gin sedendosi accanto
all’amico.
-Non mi sembra una bella
cosa!! E poi Chatrine guidava il tuo
scooter!!!- sbraitò Shinpachi.
-Ahahahahah!!
Mi diverto
troppo con voi!- Sakamoto ripartì.
Riattraversarono
il lago
salato con la scialuppa carica di merce, per raggiungere la nave,
sperando che
i soccorsi non avrebbero tardato ad arrivare.
-Mutsu
sarà riuscita a
riparare la nave?- chiese Shinpachi.
-È
in gamba! Ne sono
convinto!!- rispose Tatsuma.
-Viaggio
in spazio
cominciato a stancarmi.- si lamentò Kagura, poggiando mento
e braccia su una
cassa di legno.
-A
chi lo dici.-
-A
proposito Kintoki, la
vostra ricerca ha dato frutti?-
Gin
gli lanciò
un’occhiataccia, cercando di trattenere il nervosismo -No,
nessuno…- rispose
secco.
Un’improvvisa
esplosione
in acqua fece sbandare la scialuppa e ci mancò poco che
equipaggio e merce
finissero in acqua.
-Aaaah!-
-Che
è stato?!-
-Ahahah!!
Era un colpo dei
miei cannoni!-
I
tuttofare si voltarono verso
Sakamoto -Cosa?!-
-Forse
Mutsu ci sta
salutando!- Sakamoto si mise a sbracciarsi -Ehi!! Cara Mutsu, siamo
qui!!-
Venne
subito atterrato e
messo a tacere con qualche calcio -Zitto, idiota!!- lo
ammonì Gin.
-Ci
salutano con un colpo
di cannone secondo te!!??-
Kagura
attirò l’attenzione
del samurai -Gintoki guarda!! Laggiù!-
-Che
c’è??- volse lo
sguardo alla nave: sul ponte di coperta si riversò un gruppo
di uomini
dall’aria non molto rassicurante -Sakamoto, quelli non sono
tuoi sottoposti,
vero?-
-Nh?-
si rialzò
sistemandosi gli occhiali sul naso, affiancando Gin -No… in effetti no.-
-Che
succede, Gin?- chiese
con apprensione Shinpachi.
-A
quanto pare abbiamo
compagnia.-
Dota,
l’amanto inui a capo
della banda criminale Shi to Hakai (morte
e distruzione) , stava a prua, davanti al cannone principale della
Kaientei
-Kochi, cessate il fuoco.-
-Li
facciamo salire?-
-Sì,
ma teniamoli
d’occhio.-
Kochi,
del pianeta
Chatoran, si volse ai suoi compagni -Sentito il Capo?! Non fate fuoco
contro la
scialuppa! Voi due!- a due banditi amanto -Nella stiva dai prigionieri!-
I
due annuirono obbedendo.
Dota
si assicurò per bene
lo spadone al fianco -Guadagnarci la nostra parcella.-
La
scialuppa giunse alle
pendici della nave spaziale. La chiglia era dritta, non più
ancorata al basso
fondale; Mutsu aveva portato a termine con successo le operazioni di
riparazione, ma ora… dove sarà? E cosa vorranno
quei loschi tizi?
Il
quartetto si mostrò a
braccia alzate, in segno di resa.
-Sono
il comandante della
flotta Kaientei.- esordì Tatsuma -Fate salire me e i mie
compagni.-
Due
amanto srotolarono una
scaletta di corda e legno lungo la fiancata e uno alla volta, Sakamoto
e la
Yorozuya salirono a bordo.
Intorno
a loro si
allargarono a semicerchio gli Shi to
hakai , armati, visibilmente pericolosi e tanti…
troppi per quattro
persone.
Dota
si fece largo fra i
suoi uomini -Buongiorno capitano Sakamoto.-
I
tuttofare si scambiarono
un’occhiata complice -Li abbiamo già incontrati.-
disse Shinpachi.
-Sì,
sono banditi del
treno!- gli diede ragione Kagura.
Gin
annuì -Ci hanno
seguiti fino a qui?-
Sakamoto
rispose
sfoggiando un sorriso bonario -Buongiorno a voi!! Ci sono problemi con
la mia
nave?-
-No,
no, nessuno…- rispose
Dota mal celando un ghigno.
-Allora
potreste anche andarvene!
Ahah! Ah, dov’è il mio equipaggio?-
-Non
preoccuparti stanno
bene, non abbiamo torto un capello a nessuno. Non siamo interessati
alla tua
nave.-
-Ahah!
Meglio così, anche
perché dovrei finire di caricare alcune merci
che…-
-Siamo
interessati a loro.-
lo interruppe l’inui, indicando con un cenno del capo i tre
alle spalle di
Sakamoto.
-Eh…?-
si voltò -Kin, hai
fatto qualcosa a questi signori?-
Gin
gli diede un forte
pugno in testa -Idiota!! Sono loro che han fatto qualcosa a noi!!-
-Già!!
Voi assaltato
nostro treno per Nagoya!!-
-Si
può sapere cosa
volete?!- inveirono Kagura e Shin.
-Non
abbiamo proprio nulla
contro di voi, è solo che ci pagano per farvi fuori.-
ghignò Dota.
-Come
immaginavo, siete
dei mercenari.- disse Gintoki.
-…
lavorate per Takasugi?!?-
-No,
Shin. Takasugi non è
il tipo da pagare dei mercenari per togliersi dai piedi tre comuni
tuttofare
come noi.-
-Ciò
significa che qualcun
altro ci vuole morti…?- chiese il ragazzo attonito.
Sakamoto
gli diede
un’amichevole pacca sulla spalla -Eheheh!! Sei giovane ma hai
già così tanti
nemici!-
-C’è
poco da scherzare!!!-
-Allora?
Chi vuole le
nostre teste su un piatto d’argento?-
-Non
sono certo tenuto a
dirtelo, cespuglio!- Dota avanzò di un passo verso Tatsuma
-Comandante della
Kaientei, consegnateci questi tre insulsi umani…
C’è in gioco la vita del
vostro equipaggio.-
-Ahahahah!
I miei uomini
sono in gamba, non mi preoccupo! Piuttosto, portatemi da loro!!-
Dota
lo guardò
interrogativo, poi acconsentì -Sentito? Scortate questo buon
capitano dai suoi
uomini.-
-Grazie!
davvero gentili!-
Due
amanto affiancarono
Tatsuma, prendendolo per le braccia e portandolo con tanta gentilezza
sottocoperta.
-Ah,
Sakamoto, aspetta!-
Shinpachi avanzò di un passo, ma prontamente Gin lo
fermò sbarrandogli la strada
con un braccio.
-Tranquillo,
sa quello che
fa.-
Il
semicerchio si strinse
un po’.
-Bene,
bene, bene… e
adesso? Volete morire con onore, come i samurai di un tempo?- li
schernì
l’inui.
-Non
ho la minima
intenzione di tagliarmi il ventre per preservare il mio onore.- Gintoki
impugnò
la bokuto davanti a sé -Perché con onore ho
intenzione di vivere fino alla
fine.-
-E
io con lui!!- anche
Shinpachi sfoderò la sua spada di legno.
-Se
volete ucciderci
dovrete lottare!- Kagura brandì l’ombrello.
La
massa di criminali
scoppiò a ridere e dal coro si levò con
più fragore la voce di Dota
-Ahahahah!!!
Il codice dei
samurai mi ha sempre fatto morir dal ridere!! Valori dei genere sono
morti e
sepolti, con gli ultimi samurai del Giappone!!-
-Ti
sbagli!- inveì
Shinpachi -Gli ultimi samurai del Giappone ce li hai davanti!!-
Un
ghigno si accese sul
volto dell’inui -Ciò significa che avete
intenzione di combatterci tutti? Siete
pazzi.-
-Sì,
non sei il primo che
ce lo dice!- sorrise Gintoki.
Tatsuma
Sakamoto procedeva
per i corridoi della sua nave spaziale, scortato dai due amanto.
-Ahah!!
Ho capito, li
tenete nell’hangar! È spazioso, devo dire che
è stata una bella idea, anche se
è un po’ buio e freddo qui! Brr!!-
-Ma quanto parla questo…-
-Sta
un po’ zitto!!- uno
gli diede uno spintone.
-Ah,
ehi!! Che modi,
ragazzi! Dovreste essere più gentili ed educati! E sorridete
un po’, su!!-
-Se
fossimo così mi
spieghi che razza di reputazione avremmo!!?? Non saremmo la banda di
criminali Shi to hakai ti pare!!??-
Imprigionati
nel vasto hangar
destinato a contenere merci di ogni tipo, i membri
dell’equipaggio della flotta
commerciale erano irrequieti, confusi e preoccupati.
-Fateci
uscire!!-
-Chi
siete!! Cosa volete
da noi!?-
-Vedrete
appena Sakamoto
tornerà!!-
Così
si sfogavano alcuni
uomini prendendo a pugni e a calci il portellone sbarrato.
-Finitela.
Così sprecate
solo energie.- li ammonì Mutsu, calma e controllata.
Non
era il momento di
perdere il controllo della situazione. Era certa che se la sarebbero
cavata,
non finirà così il viaggio della flotta Kaientei
di Sakamoto. Ecco… dove sarà
quel folle? Avranno preso anche lui? Ci si può aspettare di
tutto da parte sua!
Mutsu si domandava spesso cosa passasse per la testa del comandante.
Una
cosa era certa, finchè
Sakamoto nn sarebbe tornato la situazione era in mano sua, e doveva
gestirla al
meglio. Non si sarebbe fatta sottomettere da un gruppo di banditi,
pirati
spaziali o quello che erano da quattro soldi! Anche se… era
davvero frustrante
essersi fatti prendere così alla sprovvista….
Lo
scontro fu inevitabile.
L’orda di amanto si riversò contro i tuttofare,
pronti a tutto per liberarsi di
quel fastidio una volta per tutte e poter così far ritorno a
Edo.
Dota
attaccò frontalmente
Gin che gli tenne testa bloccando con la sua umile bokuto la pesante
spada -La
prima volta non ci siamo scontrati, ma quel gorilla della polizia
è stato abile
da tenermi testa.-
-Chi,
Kondo? Oh sì, è
bravo anche se sembra un idiota.-
-Anche
tu sembri un
idiota, cespuglio. Più idiota di lui.-
-Davvero..?
Allora sono
anche più bravo!- con un calcio lo respinse -Uff…
ma che spada grande! Come mai
giri con quell’affare?-
-Ehehe… che
c’è, ti spaventa?-
-No,
affatto. Mi chiedo
cosa dovrebbe mai compensare.-
Stizzito
da quella
provocazione Dota si fiondò sul samurai, vibrando un
fendente -Yaaaah!!!-
Gin
schivò il colpo
saltando sul parapetto della nave -Oh, oh! Scusa, non credevo che te la
prendessi!-
-Tappati
quella bocca e
combatti!- attaccò con un affondo.
-Tsk…
la spada è grossa,
ma la prestazione lascia a desiderare.- bloccò la lama tra
il fianco e il
braccio, assorbendo il colpo e impedendo così
all’avversario di muoversi.
-Questo
lo dici tu…- il
perfido ghigno che apparve sul suo volto fece intendere a Gin che non
doveva
aspettarsi nulla di buono. Dota si diede una forte spinta in avanti,
sbilanciando Gintoki, che si ritrovò aggrappato alla spada,
sospeso nel vuoto.
-Waaah!!
Ma che cavolo
fai!!??-
-Ahahahah!!
E adesso?! Hai
finito di fare il gradasso, eh? Ora crepa in fretta tuttofare da
quattro
soldi!- impugnò la possente elsa con entrambe le mani,
ruotandola con tutte le
sue forze, per far cadere Gintoki, ma questi si diede una forte spinta
e saltò
letteralmente sulla lama dando un forte calcio all’inui
-Cos…?!-
Gintoki
tornò cn in piedi
a terra pronto per il prossimo round.
-Tutto
bene Gin?!- chiese
Shinpachi, voltandosi verso l’amico che aveva sentito urlare
poco prima.
Lui
rispose alzando la
spada, come per salutarlo -Una meraviglia. Shin, dietro di te.-
Il
ragazzo si voltò giusto
in tempo per colpire con la spada la testa di un amanto e disarmarne un
altro
-Li ho visti!!-
-…
però, che riflessi.-
-Taci
e pensa ai tuoi di riflessi!!!-
Kochi,
il Chatoran, si
fiondò sul giovane Shimura -Aaah!!-
-A
cuccia, micetto!!- gli
diede un forte calcio all’addome.
-Ugh!-
incassò il colpo
-Sei forte moccioso… anche se sei un quattrocchi.- si
asciugò un rivolo di
sangue a lato della bocca.
-Tsk!
Ovvio! Sbagli a
sottovalutarmi solo perché porto gli occhiali e sembro un
tipo tranquillo.-
Shinpachi, colto da un’insolita tenacia e sicurezza
avanzò verso l’avversario
-Purtroppo… ho subito anche io la pessima influenza del mio
datore di lavoro!!!-
si lanciò a spada sguainata.
-Ecco,
i tuoi uomini sono
lì dentro, comandante.-
-Ooh,
ma che gentili!!-
ringraziò Sakamoto -E ci sono anche due guardie!-
Una
guardia si rivolse ai
due che avevano portato lì Sakamoto -Che sta succedendo
lassù?!-
-E
che ne so!! Sono qui
come faccio a saperlo!-
-Ahahahahah!!
Credo che
Gintoki si stia divertendo!-
-Quello
chi è? Il
comandante?-
-Esatto.-
-Mmh…
siete quattro in
totale, eh? Bene, non dovrò sprecare troppi colpi!
Ahahahah!!-
I
quattro amanto si
guardarono interrogativi -… eh?-
Sakamoto
estrasse la sua
pistola da sotto il mantello rosso.
Con
un forte rumore
metallico il portellone dell’hangar si aprì.
-Nh…?
Che succede?-
-Chi
sarà?!-
Sulla
soglia apparve
Sakamoto, con i quattro amanto stesi ai suoi piedi -Ahahaha!!! Salve
ragazzi!
State bene vero?!-
Si
levò un coro
d’esultanza per il capitano e tutti uscirono in fretta da
quel posto -Evviva il
capitano!! Evviva Sakamoto!!-
-Ce
ne hai messo di
tempo.- disse Mutsu.
-Ehehe,
lo so, scusami!
Che ne dite uomini! Diamo una mano a Kintoki?!-
-Sìììì!!!!!-
Kagura
sparava colpi a
tutto spiano colpendo più nemici alla volta, sembrava
posseduta
-Yaaaaah!!!
Fatevi sotto
dannati!!!-
-Quella
è pazza!-
-Ma
chi cavolo è?!-
-Yah!
Yah! Yaaah!!- non
perdeva un colpo.
Un
amanto le si avvicinò
alle spalle, afferrandola da sotto le braccia e sollevandola da terra
-Ehehe!
Presa!-
-Aaah!
lasciami!!- si
dimenò lei, e nella foga le cadde l’ombrello -Ah,
no!-
-Uhuhuh…
cosa farai ora
senza questo?- la provocò un altro raccogliendo
l’arma.
-Mettilo
giù!! Non toccare
il mio ombrello con tue mani luride!!-
-Sei
solo una mocciosa!
Come pensi di fermare noi, i grandi combattenti Shi
to hakai, eh?!- la schernì l’amanto che
la teneva.
-…
tu parla troppo!-
Kagura gli diede una forte testata e si librò dalla presa
balzando a terra
-Ehehe!-
sogghignò.
-Uooh!
Ma che diamine…?!-
Rivolse
uno sguardo
diabolico al criminale che impugnava il suo amato ombrello -Quello
è mio!- con
uno scattò corse verso di lui.
-A-ah…
ferma!!- nel vano
tentativo di difendersi le puntò contro
quell’insolita arma, ma non riuscì a
sparare neanche un colpo.
-Ridammi
il mio
ombrello!!!!!- con un poderoso calcio lo neutralizzò e si
riprese l’arma -Ooh!-
sorrise rallegrata, poi volse uno sguardo assatanato ai nemici -Siete
finiti!!!
Wooooh!!!- e riprese a sparare.
Nel
frattempo Gin se la
stava vendendo con tre amanto armati di tutto punto -Dannati, ma quanti
siete?!-
-Sei
stanco samurai?!-
-Di
voi abbastanza!- li
allontanò con la spada, si asciugò il sudore
sulla fronte con la manica che
kimono -Uff… non ho più
l’età per queste cose. Dovrei starmene buono,
buono a
casa a leggermi Jump e guardare la tv.-
-Sei
davvero un uomo
strano…-
-Sentite,
voi fate tanto i
grandi proteggendo il vostro capo, ma con me non avete
possibilità!- con un
gran balzo li superò, atterrando alle loro spalle, scattando
verso Dota che se
ne stava in disparte.
-Cosa?!-
rimasero
sgomenti.
-Bastardo!-
commentò
l’inui -Non state lì impalati, uccidetelo!!!-
sbraitò.
Un’orda
di amanto si
lanciò all’inseguimento di Gintoki.
-Merda!!
Siete troppi,
porca miseria!!-
In
breve lo accerchiarono
-Sei finito, belli capelli!-
-Ora
sei tu a non avere
scampo!-
-Sei
morto!!-
Gin
scrutò uno ad uno i
nemici -Tsk… questa situazione mi è terribilmente
familiare… E va bene. Vi siete
messi voi sulla mia strada!- Impugnò per bene la bokuto
pronto ad affrontare
uno alla volta chiunque gli si fosse parato di fronte.
Shinpachi
riuscì a tirare
un profondo sospiro non dovendo più affrontare amanto nemici
-Anf… anf… ehi, ma
dove sono finiti tutti?- scrutò il ponte vedendo la massa
raggruppata in un
unico punto -Ma che…-
Kagura
aveva bloccato un
bandito al suolo e gliele stava suonando, quando la voce di Shinpachi
la
chiamò.
-…
Kagura!!!-
Lei
rimase con il pugno
bloccato a mezz’aria e alzò la testa verso il
ragazzo -Che c’è?!-
-Credo
che Gin sia nei
guai!- gridò lui, indicando alle sue spalle.
-Cavolo!-
si alzò dal
povero disgraziato messo al tappeto e corse da Shinpachi, caricando un
colpo in
canna -Ora ci penso io! Come tiro al bersaglio!- puntò
l’arma verso il gruppo
di amanto.
-Aaah!
Ferma! Rischi di
colpire Gintoki!-
-Tranquillo
quattrocchi,
ho buona mira!-
Prima
che potesse sparare
un solo colpo dalla stiva uscì l’intera ciurma di
Sakamoto, pronta a menar le
mani e a riprendersi la propria nave. -Ahahahah!!- si levò
alta la voce del
comandante
-Vedo
che non avete perso
tempo! Forza ragazzi, addosso!!!- incitò i suoi uomini che
si riversarono
contro i banditi.
-Ahah!
Arrivi giusto in
tempo, Tatsuma! Mi liberi da questi scocciatori!!- Gintoki si
liberò di alcuni
avversari che lo aveva braccato a suon di calci e gomitate e rapido
riprese a
correre per raggiungere Dota.
-Fermo,
dove credi di
andare!!- Kochi lo afferrò per un braccio, trattenendolo.
-Ah,
molla!!- si voltò di
scatto colpendolo con la bokuto, ma nel movimento avventato il
frammento di
foglio della Kusanagi gli scivolò via dal kimono cadendo a
terra, perso tra la
folla
-No!!
Merda!- vide Dota dirigersi
all’interno della nave, nella sala di controllo -Dannazione!
Lo recupero dopo!-
decise di seguirlo.
-Mi tocca fare tutto da solo! Farò
affondare questa bagnarola, e nessuno
si salverà!- attraversò corridoi e
percorse scale, giungendo così nella
sala comando dell’astronave -Eccomi finalmente.
Vediamo…- si mise davanti ad un
pannello di controllo -Non ci ho mai capito molto di queste cose, ma se
distruggo tutto andrà bene lo stesso!- brandì la
sua enorme spada sopra la
testa, pronto a ridurre tutto in polvere, ma un secco colpo alle mani
gli fece
perdere la presa e lo spadone cadde a terra -Aaah!! Che è
stato?- guardò alla
sua destra e a terra vide la bokuto.
-È
questa la pecca delle
armi grosse, spesso ti sfuggono di mano.-
Si
voltò e vide il samurai
dai capelli d’argento sulla soglia, che lo osservava con
sguardo sicuro e
spavaldo.
-Ancora
tu… ma non muori
mai?!-
-Mi
dispiace, ma devo
impedirti di distruggere la nave del mio amico, sai ci tiene molto.-
avanzò
verso l’inui.
-Non
me ne frega nulla! Io
ho un compito, e lo porterò a termine.- rapido si
abbassò per riprendere
l’arma, ma Gintoki fu più veloce.
Con
un calcio allontanò lo
spadone, si rimpossessò della bokuto, e bloccò
contro il quadro di controllo
Dota, con la spada alla gola -Deridi tanto il mio codice
d’onore, ma non mi
pare che il tuo sia tanto diverso.-
-Ugh!
È stato velocissimo….-
Dota non riuscì a muoversi.
-C’è
solo una differenza
tra me e te.- aumentò la pressione sulla sua gola -Io non mi
piego e non mi
faccio controllare da nessuno. Combatto per i miei ideali, tu
invece… di ideali
non ne hai. È questo che ti fa perdere.-
-Tu…
chi cazzo sei?-
Gin
lo guardò un istante,
senza dire nulla. I suoi occhi luminosi e sicuri dicevano
più della sua bocca
-Sono il demone che ti spezza.- si allontanò quel tanto che
bastava per
caricare il colpo e assestare una steccata micidiale
all’inui, ma questi riuscì
ad impugnare la sua arma bloccando così il colpo del samurai
-Tsk!-
-Uhuhuh…
cosa c’è,
bastardo? Ti conviene rimangiarti le tue belle parole,
perché a fatti sei
davvero scarso! Sei allo stremo, si vede… e il tuo legno
rinsecchito non può
più nulla contro la mia spada!-
Gintoki
accennò un debole
sorriso, si allontanò di un passo spostandosi rapidamente al
fianco destro
dell’amanto e con un movimento deciso e dinamico
spezzò la grossa lama di
metallo della katana nemica.
Dota
rimase immobile, con
quel moncherino metallico tra le mani, inerte -No…
impossibile. Come può… come
può un semplice uomo spezzare una spada del genere con un
colpo solo!! Non è
possibile!-
-Sciocco
cagnolino… se la
tua spada è alimentata dall’anima…
allora puoi fare a pezzi tutto ciò che ti
pare!!- gli assestò un potente colpo alla nuca che lo fece
stramazzare al
suolo.
Gintoki
rinfoderò la spada
di legno al fianco e si incamminò -Se qualcuno mi vuole
morto che venga ad
affrontarmi a viso scoperto. Sono stufo di stare a questi giochetti.-
Lo
spettacolo che gli si
propose una volta tornato sul ponte fu la totale resa della banda dei Shi to hakai, e il massacro di alcuni
banditi spaziali.
-Ahaha!!
Ehi, Kin!! Li
abbiamo sconfitti visto!?- rise allegro
Tatsuma.
-Gin! Gin!!- si sbracciarono
Shinpachi e Kagura in piedi su una montagna di copri semi coscienti.
Gintoki
attraversò il
ponte per raggiungere gli amici, quando si ricordò di una
cosa -Oh, no! il
foglietto!- cominciò a cercare dappertutto alla disperata
ricerca di quel
pezzetto di carta, quando lo vide tra le dita di un amanto stesa a
terra,
contro il parapetto della nave -Nh? Quello è mio!- si
precipitò a riprenderselo
e tirò un profondo sospiro di sollievo.
-…
che diavolo di
biglietto è?-
-Eh?-
abbassò lo sguardo
sull’amanto -E che ne so! Non capisco cosa
c’è scritto.-
-È
davvero insolito come
messaggio…-
Gin
si illuminò -Tu… tu sai
cosa c’è scritto?!- non gli pareva vero, dopo
quell’inutile viaggio nello
spazio finalmente aveva trovato qualcuno in grado di dirgli cosa
diavolo
riportava quel foglio ingiallito da anni e anni all’interno
di una spada.
-Ovvio
che… lo so,
cretino!-
-Dimmelo
allora! Svelto!!
Parla!!- lo strapazzò Gin prendendolo per il colletto.
-Va
bene, va bene… ma sta
calmo. È semplice, anche se insolito. In pratica
c’è scritto che…- un raggio
rosso centrò in pieno il petto dell’amanto, che
stramazzò a terra.
-…….-
-Ops,
scusa Kin, mi è
partito un colpo! Eheheh…-
Gintoki
si voltò verso
Sakamoto, guardandolo prima allibito, poi sempre più
infuriato
-Tatsumaaaa!!!!
Hai
ammazzato l’unico che poteva aiutarmi!!! Sarebbe stato
più utile lui in questi
pochi secondi che tu nell’arco di tutta la tua breve vita!!!!-
-Ahahaha,
perché dici
breve? Ho intenzione di vivere ancora a lungo!-
-Perché
ti ammazzo io!!
Ora!!-
-Nooo,
fermo Gintoki!!-
-Ti
ammazzo!! Io ti
uccido! Guarda che lo faccio!!- Gin si mise a rincorrere
l’amico brandendo la
bokuto.
to be continued...
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
<
Insomma, questa
avventura nello spazio non si è conclusa nel migliore dei
modi… >
<
Tsk! Indovinate di
chi è la colpa!? >
<
Gintoki, finiscila
di lamentarti. È successo, basta! Sakamoto non partecipa
nemmeno al
riassunto!! >
<
Non capisci
Shinpachi! È una questione di principio!! >
<
Proprio tu parli
di principio, hai davvero una gran faccia tosta! >
<
Non litigate!
Shinpachi, fa parlare Gin! >
<
Coosa?! E perché
dovrei?! Il riassunto l’ho sempre fatto io, è una
parte che mi spetta di
diritto!! >
<
Te l’ho già detto,
tua voce brutta e stridula! Pure Sadaharu ha voce più
migliore di tua! >
<
Eh no!! Sadaharu
no!! >
<
Si dice migliore,
non più migliore! Se proprio vuoi, dì
più bella! >
<
Proprio tu fai da
maestro, Gin… >
<
Qualcosa da
ridire, spalla? >
<
Aaah, fatela
finita! Quanto la tirate lunga! E poi c’è un altro
fermo immagine?!? Non c’è
proprio fantasia in questa storia!! >
<
Hijikata!! >
<
E tu che diavolo
ci fai qui?! >
<
Partecipo alla
prossima scena… >
<
E io che credevo
di essermi liberato di te una volta per tutte. >
<
Non accadrà mai,
idiota. >
<
È tutto da
vedere… ehi,
ma fumi anche qui!! Nel
fermo immagine!! >
<
Hijikata, sei
impossibile! >
<
Drogato! >
<
Ehi!! Cosa diavolo
volete da me?! È vietato fumare ora? Guardate che vi
ammazzo!! Finita questa
storia vi ammazzo!! >
<
Stai impestando di
fumo tutto il bel panorama di Edo! >
<
Bel panorama… è il
vostro squallido quartiere. >
<
La tua anima è
squallida… >
<
La tua vita è
squallida, Sakata!! >
<
Basta!! Mi avete
rotto voi due!! Non intromettetevi più nei miei riassunti e
ora andiamo avanti
con la storia!! >
<
……… >
<
… scusa. >
La
Yorozuya si incontrò
con il vicecomandante della Shinsengumi e il suo secondo in un modesto
locale
di Kabuki-cho.
-Allora,
com’è andato il
viaggio nello spazio?- domandò Okita.
-Non
fare domande inutili,
Sogo. Non hai seguito il riassunto?-
-No
Hijikata, avevo da
fare.-
-Sfido
chiunque a capire
qualcosa da quel riassunto…- commentò Shinpachi
-Comunque, è stato del tutto
inutile, nessuno è riuscito a decifrare quel messaggio.-
-Mh,
a proposito.- iniziò
Gin posando il cucchiaio nella coppa mezza vuota di parfait al
cioccolato
-Abbiamo
incontrato i
banditi amanto che ci han fatto perdere il treno per Nagoya.-
-Ah
sì?- si interessò
Toshi.
-Ce
l’avevano proprio con
voi!! Vi han seguito addirittura nello spazio!-
-Si
fanno chiamare ‘Shi to
hakai’ e lavoravano per qualcuno che non ci vuole tra i
piedi.- continuò il
tuttofare.
-Da
come parli deduco che
li avete sistemati a dovere.-
-Tutti
tutti!!- esclamò
Kagura alzando la faccia impiastricciata di panna e gelato.
-Chi
li ha mandati?
Takasugi?- chiese Okita.
-No,
non è il tipo… anche
se Katsura mi aveva detto che si era alleato con gli
Harusame…- aggiunge
soprapensiero Gintoki.
Tutti
si voltarono verso
di lui, tranne Kagura, troppo occupata a mangiare.
-Cosa…?!-
-E
ce lo dici adesso!!??-
sbraitò Shinpachi.
-Eh?
Be’, non credevo fosse
così importante! Infondo non li abbiamo più
incontrati, no?!- ribatté lui.
-…..
quel tizio ha frequenti contatti con Katsura
Kotaro, il terrorista capo
del gruppo Joi, e ne parla come se fosse la cosa più
naturale di questo mondo.-
pensò sconcertato Hijikata, coprendosi il volto con una
mano.
-Conoscete
pure i pirati
dello spazio?!- si meravigliò Sogo.
-Sì,
una volta siamo stati
implicati in una brutta faccenda cn quei loschi tipi.- disse Shinpachi.
-E
come solito è toccato a
me risolvere tutto!!- Gin diede un pugno in testa al ragazzo seduto
accanto a
lui.
-Ahio!
Non ci siamo certo
fatti prendere apposta, che credi!! Ci avevano pure drogati quella
volta, nn è
stata una passeggiata!-
-Oh
no, nemmeno per me!!
Sai che volo mi ha fatto fare quel fanatico cos player!? Mi ero fatto
molto,
molto male!!!- ribatté Gin trattenendo la testa
dell’altro quasi contro il
tavolo.
-Allora
eri tu il samurai
che ha aiutato Katsura contro gli Harusame!! Incredibile!!-
esclamò Sogo sempre
più stupito.
-Sentite
un po’ voi, non
mi importa nulla degli Harusame al momento! Credo che questa faccenda
sia
decisamente più importante!!- sbraitò Hijikata
picchiando un pugno sul tavolo
per attirare a sé l’attenzione e farli stare zitti
-Aaah…- sospirò -Noi abbiamo
parlato con lo Shogun.-
Shinpachi
si sistemò per
bene gli occhiali sul naso -Com’è andata?-
-Abbastanza
bene, diciamo
così…- il vicecomandante si accese una sigaretta
-Abbiamo tenuto la bocca
chiusa su Takasugi, ma… ho la sensazione che lo Shogun
sappia qualcosa.-
Gintoki
ascoltò
attentamente -Quindi?-
Toshiro
alzò le spalle
indifferente -Quindi nulla… non so dirti cosa ci nasconde.-
-Uff,
sei inutile
Hijikata!!-
-Ehi,
io ti sto aiutando!!
Guarda che potrei benissimo fregarmene, il mio compito è
finito più di una
settimana fa!!-
-Non
avete scoperto
nulla…?- continuò Shinpachi, ignorando le
frecciate che si mandavano Gintoki e
Hijikata.
Sogo
scosse il capo -Nulla
di che… non so se vi interessa, ma quando siamo usciti dal
castello abbiamo
incrociato un Tendoshu.-
-Eh?
Un Tendoshu…? Scusa,
ma questo cosa c’entra?-
-E
io che ne so… non avevo
altro da dire.-
-……..-
Shinpachi rimase
spiazzato.
Gin
interruppe la
discussione, interessandosi alle parole di Okita. -Tendoshu hai detto?
Non sono
quelli del Bakufu?-
-Sì,
loro. Ormai comandano
quelli a Edo, non lo Shogun…-
Gintoki
restò in silenzio,
con lo sguardo perso nel vuoto.
-…
ti sei incantato, Gin?-
Kagura gli passò una mano davanti alla faccia.
-È
caduto in catalessi.
Troppi zuccheri…- disse pacato Toshi
-Ma
non si cade in
catalessi per troppo zucchero!!!!- sbraitò Shin.
-Nh…?
Che c’è?-
-Tu
incantato, Gin.-
-Aah,
basta.- il samurai
si alzò -Sono stanco, torniamo a casa.-
-Ma….
va bene.- acconsentì
dopo Kagura.
-Ci
vediamo, Hijikata.-
salutò Shinpachi seguendo i suoi amici. -Grazie ancora.-
-Vedete
di non cacciarvi
in situazioni più grandi di voi.-
-Troppo
tardi, tossico!-
gli rispose Gin uscendo dal locale.
-Bastardo!!!-
gridò il
vice verso la porta. -Tsk… deve sempre avere
l’ultima parola!-
-Ammettilo
Hijikata, anche
tu ti preoccupi per loro!- lo punzecchiò Okita.
-Neanche
un po’!!!
Sparisci se non vuoi morire, Sogo!!-
-Va
bene, va bene! Come
sei irascibile, Hijikata!- si alzò dal tavolo -Davvero,
dovresti andare da un
analista… fanno miracoli!-
-Te
ne vuoi andare!!??-
Toshiro gli lanciò dietro il posacenere, mancandolo per un soffio, ma
facendolo scappare a gambe
levate in strada. -Uff… - sbuffò.
Una
cameriera gli si
avvicinò -Scusi signore, avete finito?-
-Eh?
Sì, certo…-
-Allora
ecco a lei.- e con
un bel sorriso gli porse il conto.
Toshi
restò in silenzio
alcuni secondi a fissare il foglio di carta stampato a macchinetta con
tutti
quei numeri. Una vena in fronte cominciò a pulsargli sulla
fronte -…… che figli
di… mi hanno fregato!!!!-
-Ora
cosa facciamo, Gin?-
domandò Shinpachi poco dopo aver lasciato il bar.
-Ce
ne torniamo a casa…-
rispose con la più totale indifferenza massaggiandosi il
collo.
-E
con quel codice?-
-Mettiamo
annuncio!
Qualcuno si farà vivo!-
-Sì,
bell’idea Kagura.-
commentò con sarcasmo Shinpachi -Così ci
ritroviamo il Kiheitai sotto casa!!-
-Io
almeno proposto!!-
Gin
sbuffò -Tanto dovremmo
batterci ancora contro si loro, è inevitabile. Un classico
di manga e anime.-
-Preferirei
comunque
evitarlo…-
-Come
ponti sospesi nel vuoto,
Gin?-
-Esatto
Kagura! In ogni
manga prima o poi i protagonisti devono raggiungere un luogo isolato
collegato
con il resto del mondo solo tramite un ponticello di legno marcio e
corda,
striminzito, vecchio di due secoli, che resta intatto fino a quando tu
non ci
metti il piede sopra e inevitabilmente si disintegra facendoti
precipitare nel
vuoto!!!-
-Significa che anche noi
precipiteremo nel vuoto!!??- gridò
Shinpachi
-Non
disperare, ragazzo! I
protagonisti fortunati trovano sempre il modo per salvarsi!-
sentenziò Gin arrivato
all’agenzia tutto fare, iniziando a salire le scale seguito
dai due.
-Ti
pare che noi siamo
fortunati, Gin?!?-
Prima
di entrare in casa
Gintoki si bloccò davanti all’ingresso
-Ehi… la porta è socchiusa.-
-E
allora? Ti sarai dimenticato
di chiuderla, oppure Otose e Chatrine stanno cercando qualche spicciolo
per
l’affitto.- spiegò Shinpachi che non era per nulla
turbato.
-Aah!!
Se ci sono ladri?!-
-Kagura
potrebbe aver
ragione!- subito Gin brandì la bokuto appiattendosi contro
la parete,
-Magari
essere in tanti!-
Kagura lo imitò -E stanno soqquadrando tutta casa!!-
-Si
dice mettere a
soqquadro!! E poi mi spiegate cosa c’è
là dentro da rubare?!- sbraitò Shin
-State esagerando, come sempre!!-
-……
il latte alla
fragola.-
-Eh?-
il giovane Shimura
guardò perplesso Gin che era diventato improvvisamente serio.
-Potrebbero
rubare il
latte alla fragola.-
-O
i miei sukombu!-
-Oddio
no…- Gin serrò la
presa sulla spada di legno -Tutti i miei numeri di Jump!!-
-Ma le sentite le cretinate
che dite!!?? Solo a voi importa di
quelle cose!!-
Kagura
guardò seria
Shinpachi -Anche tu hai cose preziose in casa.-
-…
eh? Cosa?-
improvvisamente Shinpachi realizzò -I miei CD di Otsu!!!-
-Bravo,
vedo che tu
arrivato finalmente!-
-Per
non parlare di
Sadaharu… è grande e grosso ma dei criminali
professionisti potrebbero essere
riusciti a neutralizzarlo! O peggio!! Lo porteranno con loro nei
prossimi
furti!!- continuò Gin lasciando vagare la fantasia.
-Sadaharu!!!-
esclamarono Kagura e Shinpachi colti dal terrore.
-Ora
basta!!- Kagura
scansò Shinpachi e con un calcio volante sfondò
la porta d’ingresso -Giù le
mani da Sadaharu!!!-
-Kagura!!-
-Aspetta!!-
-Yaaah!!!-
la ragazza
entrò di volata in casa, atterrando con il poderoso calcio
uno degli intrusi.
Gin
e Shinpachi la
raggiunsero subito -Kagura!-
-Tranquilli,
l’ho steso!-
poi si guardò attorno -Dove sei Sadaharu!?- e
andò a cercarlo.
I
due samurai guardarono
la persona stesa a terra.
-…
Gintoki, ma questo…-
-…
è Zura!!-
-Certo
che siete proprio
tre scemi-. Commentò Katsura seduto su uno dei due divani,
accanto ad
Elizabeth, con una borsa del ghiaccio in testa.
-Ah
sì?! Siamo noi gli
scemi, eh?! Mai sentito parlare di proprietà privata??-
sbraitò Gintoki seduto
con Shin e Kagura sul divano di fronte.
-Vi
stavamo aspettando.-
-Restare
fuori no eh?!?-
inveì Shinpachi -Non si entra nelle case altrui
così!!-
-Quanto
la fate lunga! È
più di una settimana che vi cerco, che fine avete fatto, si
può sapere?-
-Abbiamo
avuto un lavoro
impegnativo.- spiegò Gin -Anzi, non abbiamo ancora finito,
per cui non rompere
Zura!-
-Non
sono Zura, il mio
nome è Katsura!! E che lavoro sarebbe che vi occupa
così tanto tempo?-
Gintoki
sbuffò -Nulla di
interessante… lo Shogun ci ha chiesto un favore.-
Zura,
stupito, si sporse
in avanti -Lo Shogun?!? Lavorate per lo Shogun?!-
-Solo
perché paga bene!-
disse Kagura.
-Gintoki,
da te non me
l’aspettavo proprio…-
-Hai
sentito Kagura, no?
Paga bene.-
-Posso
sapere cosa vuole
lo Shogun da voi?-
-Ci
ha detto di trovare
spada Kusanagi!- rispose prontamente Kagura.
-Zitta!!-
sbraitarono Gin
e Shinpachi.
Katsura
assunse
un’espressione pensierosa -Kusanagi… la spada
divina?-
-See,
see… e devo dire che
per essere solo una leggenda ci sta causando non pochi problemi.-
-Cosa
ci vuole fare
Tokugawa con quella spada, Gintoki?-
-Ha
detto che vuole
riscattare il potere dei samurai.-
Lo
guardò sorpreso -Lo
Shogun ha ancora il suo onore… be’, non
l’avete ancora trovata?-
-Secondo
te saremmo qui?!-
gli fece notare con poco tatto il tuttofare -Per fartela breve nella
copia
custodita a Nagoya abbiamo trovato uno strano indizio.-
-Sarebbe?-
Gin
gli porse il frammento
cartaceo -Questo qui.-
-È
scrittura amanto? Non
sapete cosa ci sia scritto?-
-No,
non siamo riusciti a
decifrarla.- spiegò Shinpachi.
Zura
lo osservò meglio
-Sembra strappato.. il messaggio, o qualsiasi cosa sia, sembra
interrotto.-
-Sì…
l’altra parte ce l’ha
Takasugi.-
-E
ora cosa c’entra
Takasugi?!?- sbottò sempre più confuso Katsura.
-Anche
lui sta cercando
quella spada.-
-Questa
storia è sempre
più complessa. Avevo sentito che Takasugi era occupato in
qualcosa di grosso
con i suoi uomini, ma non avrei mai pensato che si fosse messo a dare
la caccia
ad una leggenda.-
-È
molto probabile che
anche lui lavori per qualcuno.- disse Gin.
-Solo
che non sappiamo
chi…- disse Shinpachi.
Katsura
posò il foglietto
sul basso tavolino -Magari lui ha tradotto il resto del
messaggio…-
-Qualsiasi
cosa ci sia
scritta, Takasugi cercava proprio questo.-
-Infatti,
Shinpachi.-
-Non
avete altra scelta,
allora.- Zura incrociò le braccia al petto -Incontratevi con
Takasugi e
risolvetevela voi.-
-Secondo te ci da retta!?!-
sbraitarono i tuttofare.
-Non
so se te ne sei reso
conto l’ultima volta, ma quello lì non si fa tanto
scrupoli a staccarci la
testa!!-
-Scusa
tanto, Gintoki!! La
mia era solo un’idea!!-
-Invece
che sparare
cretinate tieni la bocca chiusa!!-
-Tu
sei l’ultimo che deve
farmi la predica! Io le cretinate le dico, tu le metti in pratica!!-
-Allora
lo ammetti!!-
-Ma
mi stai a sentire?! Ti
insulto e non dici nulla!!-
-Ormai
ho deciso di
ignorarti, Zura!-
-E
perché continui ad
urlare?!? E poi il mio nome è Katsura, non Zura!!-
Mentre
i due se ne
dicevano di ogni, Elizabeth attirò l’attenzione di
Kagura e Shinpachi con un
cartello
I
ragazzi si scambiarono
uno sguardo perplesso.
-Una
matita? Va bene, un
attimo solo.- Shinpachi si alzò andando a prendere una
matita dal portapenne
sulla scrivania e la portò ad Elizabeth -Ecco!-
-Lei
la impugnò e avvicinò
il pezzetto di carta sul tavolo, tutto sotto lo sguardo confuso dei
ragazzi.
Restò
un istante in
silenzio ad osservare la scrittura incomprensibile, poi, come colta da
un
improvviso lampo di genio, si mise a scribacchiare.
-Nh?-
-Schinpachi…
cosa sta
facendo?-
-Io…
non lo so. A meno
che…- anche il ragazzo venne colto da un lampo di genio
-Ah!! Gin!! Gintoki!!-
lo chiamò a gran voce per farsi sentire oltre il litigio con
Zura.
-Che
c’è?!- sbraitò
irritato.
-Elizabeth!!-
Gin
e Katsura si voltarono
verso l’animale amanto rimanendo immobili a fissarla.
-E-elizabeth…
tu…- Zura
era senza parole.
Appena
finì di scrivere
porse il foglio di carta al capo tuttofare al quale si affiancarono
subito Shin
e Kagura.
-Che
ha scritto?!- chiese
trepidante Kagura.
-È…
una coordinata, anzi
mezza…-
Katsura
guardò incuriosito
Elizabeth e poi Gintoki -Una coordinata? E di cosa?-
Gintoki
lo guardò
sconcertato -Zura, non fare domande stupide!-
-Ehi,
ehi, aspettate un
momento! Noi ci siamo fatti mezzo universo precipitando su un pianeta
alieno,
abbiamo combattuto contro una dannata banda criminale
spaziale… e adesso
scopriamo che l’unica in grado di tradurre quel messaggio
è Elizabeth!!??!!-
-Shinpachi,
fossi in te mi
stupirei poco.- disse Gin.
-Ma
non ha senso!!
Comincio a pensare che l’autore ci prova gusto a metterci nei
casini!!-
-Ma
dai?!- fecero coro Gin
e Kagura.
-Uffa…-
Shinpachi si
lasciò andare sul divano ormai depresso.
-Ora
dobbiamo capire cosa
indicano queste coordinate.- Gin si volse all’amico -Zura,
hai una mappa?-
-Gin,
non fare domande
stupide!- rispose rinfacciandogli le sue stesse parole.
-Già,
da te pretendo
troppo…-
-Quella
può essere
coordinata di tesoro nascosto!!- esclamò Kagura.
-Non
dire fesserie,
ragazzina!- sbottò Katsura -Cosa centra un tesoro con la
spada Kusanagi?!-
Improvvisamente
Gin e Shinpachi
vennero colti da un’idea lampo, nel più puro stile
‘Detective Conan’ -Ma certo,
un tesoro!!-
-Eh?-
Kagura li guardò
confusa -Ho ragione?-
-Sì!
In un certo senso è
proprio un tesoro che dobbiamo trovare!-
-Un
tesoro divino!!-
-Pensaci,
Zura! Cosa si sa
della vera Kusanagi?! L’ultima informazione che abbiamo!-
Il
samurai restò un attimo
in silenzio, ad occhi chiusi, riflettendo -La spada divina originale
venne
irrimediabilmente persa in mare nella battaglia Dan-no-ura tra il clan
Heike e
il clan Minamoto.-
Gin
sbandierò davanti al
volto dell’amico il pezzo di carta -E questo lo abbiamo
trovato nella copia
della spada custodita al tempio di Nagoya!- sfoggiando un sorriso
sornione.
-No,
impossibile! Non dire
cavolate, Gin! Quella… non può essere la
coordinata per trovare la vera
Kusanagi!!-
-E
perché no?- sorrise
Gintoki.
Katsura
rimase spiazzato;
non riuscì più a spiccicare parola di fronte a
quella rivelazione inaspettata.
-Gintoki…-
lo richiamò
Kagura.
-Cosa
c’è?-
-Se
spada si trova in mare
noi come la raggiungiamo?-
-Ehm…
a questo non avevo
pensato…-
Katsura
riacquistò la sua
solita sicurezza e guardò l’amico con un
sorrisetto spavaldo -A questo posso
rimediare io.-
Tempo
ventiquattrore e i
seguaci di Katsura Kotaro, capo del movimento Joi per
l’espulsione degli
amanto, procurarono al loro leader una sicura imbarcazione che
lasciò il porto
di Edo verso sud-est. Anche se la coordinata era incompleta, fu
abbastanza
facile capire dove dirigersi: la battaglia Dan-no-ura fu combattuta in
mare,
per cui l’originale spada divina, doveva trovarsi da qualche
parte nelle vaste
acque, indicata da quella coordinata approssimativa.
I
tre tuttofare stavano in
coperta, seduti su apposite panche, aspettando di concludere quel
viaggio.
-Non
avremmo dovuto
avvertire lo Shogun di questa scoperta? O almeno la Shinsengumi?-
chiese
Shinpachi a Gintoki.
Lui
continuava a fissare
l’acqua che si infrangeva contro la chiglia in legno,
spumeggiando -No… non fa
nulla.- poi volse lo sguardo alla ragazza accanto -Kagura non sporgerti
troppo
o finirai con il cadere in mare!-
-Non
cado!!- ribatté lei.
Katsura
li raggiunse
-Ammettilo Gintoki, non riesci a fidarti del tutto dello Shogun
Tokugawa.-
Il
tuttofare esitò un
attimo a rispondere -Non è questo… dello Shogun
posso anche fidarmi, ma è al
resto del Bakufu che non riesco a dare fiducia.-
Shinpachi
soppesò le
parole dell’amico -Il resto del
Bakufu…?-
-Ovvio,
ormai sono tutti
amanto quelli che controllano il nostro Paese!-
-Già…-
disse Kagura -I
Tenkoshu.-
-…
Tendoshu!!- la riprese Shinpachi.
-Quelli
controllano anche
la Shinsengumi. Avete collaborato con loro, no? sicuri di potervi
fidare?-
-Saranno
pure controllati
dal Bakufu Zura, ma loro rientrano in quel cerchio ristretto di persone
fidate.- rispose Gin con un mezzo sorriso.
Annuì
comprensivo -Va
bene, ho capito Gintoki.-
-Katsura…-
lo chiamò
Shinpachi, decisosi finalmente ad esporre quel pensiero che si portava
dentro
dall’inizio del viaggio -Non era necessario che venissi anche
tu. Insomma,
grazie per l’imbarcazione, però non sei coinvolto
in questa faccenda, e…-
-E
poi c’è Takasugi.- lo
precedette -Non devi preoccuparti, Shinpachi. Non l’ho mai
considerato un mio
compagno al tempo della guerra e di sicuro non inizierò ora.-
Gintoki
alzò una mano
distratto, ritornando a fissare le onde -Vale anche per me.-
Shinpachi
lo guardò
gravemente. Non era molto convinto di quell’affermazione.
Un
marinaio si avvicinò al
gruppo -Katsura!!-
-Cosa
c’è?-
-Abbiamo
quasi raggiunto
la coordinata che ci hai dato, anche se non è
precisa…-
-Bene,
è una buona
notizia, no? Perché sei così agitato?-
-Sulla
traiettoria c’è una
piccola isola vulcanica…-
-Quindi?
C’è pericolo di
un’eruzione?-
-Di
quello non ne siamo
del tutto sicuri, ma c’è una… una nave
spaziale approdata.-
-Una
nave spaziale, dici?-
Katsura guardò Gintoki, che si voltò verso di lui.
-Dieci
a uno che si tratta
di Takasugi.-
Katsura
abbozzò un sorriso
-Non sei mai stato fortunato con le scommesse.-
-Già,
ma questa volta ho
la totale certezza della vittoria, anche se non la considero
un’opera della Dea
Bendata.-
-…
già…- il samurai si
voltò al sottoposto -Fate rotta verso quell’isola,
ma dobbiamo essere
invisibili all’altra nave!-
-Sìsignore!!-
La
Yorozuya riuscì a
salire a bordo della nave spaziale ancorata nei pressi
dell’isola vulcanica.
La
loro imbarcazione era
poco distante, nascosta alla vista da uno sperone di costa e dalla
nebbia. Il
ponte sembrava deserto, magari non era nemmeno la nave del Kiheitai e
quella
era solo una fortuita coincidenza… ormai ci si aspettava di
tutto da quest’anime.
-Ora
che siamo qui?-
-Cosa
facciamo?- chiesero
Shinpachi e Kagura.
-Be’,
adesso… ehm…-
-Non
ne hai la minima
idea, vero?-
-Ma
no… è che, insomma…-
Dei
passi, lenti e calmi,
interruppero il balbettio del samurai tuttofare. Tutti si voltarono
verso la porta
che conduceva sottocoperta, tramite una rampa di scale.
-Che
facciamo?! Arriva
qualcuno!!-
-Sei
tu il capo! Devi
prendere in mano la situazione, Gin!!-
Un
uomo uscì da quella
porta, tenendo le mani in tasca del lungo e scuro cappotto che
indossava, fischiettando
un allegro motivetto e messa a tracolla portava una shamisen.
Superò Gintoki,
Kagura e Shinpachi senza battere ciglio, continuando a camminare sul
ponte fino
ad arrivare al parapetto in legno. Forse non li aveva proprio visti,
indossava
anche degli occhiali da sole.
I
tre rimasero immobili, a
fissare quello strano individuo, parlando tra di loro a bassa voce.
-Gin…
chi è quello?-
-E
come faccio a
saperlo!!- poi si rivolse al ragazzo -Shinpachi, tutto ok? Hai una
faccia…-
-Sì
Gin, è solo che… che io
quel motivetto lo conosco.-
L’uomo
smise di
canticchiare, si tolse le grandi cuffie che gli coprivano completamente
le
orecchie appendendole al collo e si voltò verso i tuttofare
-Salve.- li salutò,
lasciandoli spiazzati -Così siete voi le persone che tentano
di ostare i nostri
progetti.-
-Ehm…
mi sa di sì.-
-E
dunque, anche voi siete
riusciti a decrittare il messaggio rinvenuto nella copia della sacra
lama, ma
ditemi…- fece qualche passo avvicinandosi a loro -Dove siete
stati tutto questo
tempo? Non avere vostre notizie ha causato ansietà nei
nostri animi.-
I
tuttofare si scambiarono
uno sguardo perplesso -Ma come diavolo parla questo…?- si
domandò Gin.
-Anche
tu sei un uomo di
Takasugi? Chi sei?- lo interpellò Shinpachi.
-Sì
può dire di sì, ma è
scortese imporre domande senza essersi neanche presentati con cortesia.-
Un’altra
volta il
linguaggio forbito di quel tizio li spiazzò -Noi siamo
l’agenzia tuttofare di
Edo. Ora tocca a te.- disse Gin.
-Piacere
di conoscervi,
agenzia tuttofare di Edo.- fece un lieve e cordiale inchino -Il mio
nome è
Bansai Kawazami.-
-Bansai… perché questo nome
non mi è nuovo…- pensò
Shinpachi.
-Bene,
Bansai. Takasugi ti
ha lasciato qui tutto solo?- continuò il samurai con ironia.
Kawazami
restò un istante
a fissarlo in silenzio -Dovete scusarmi, non è mia
consuetudine agire in
maniera così sgradevole non dando risposta ai quesiti, ma
è da parecchio tempo
che auspico incontrarvi.-
Gin
alzò un sopracciglio
perplesso -Auspi… che??-
-È cosa che si mangia?-
-…
no, Kagura.-
-In
particolar modo
desideravo incontrare te, Sakata Gintoki.-
-Oh,
davvero? Guarda che
se hai bisogno di un tuttofare basta dirlo; se paghi, siamo
disponibilissimi.-
-Ad
esprimere
correttamente il mio pensiero sarebbe più consono dire che
tenevo tanto ad
incontrare il Demone Bianco.-
Dal
suo volto sparì ogni
briciolo di ilarità e rimase ad osservare Bansai con una
serietà e una
freddezza paurose, riflesse nelle iridi color rubino.
Shinpachi
e Kagura volsero
lo sguardo all’amico.
-Vi
ho osservati
combattere, tu e Kotaro Katsura, quando Nizo aveva ormai perso il
controllo di
Benizakura, e ho trovato conferma riguardo a ciò che
Takasugi mi aveva
riferito. Desidererei poter incrociare la mia spada con la tua.-
-Tsk!!
Tu solo gran
sbruffone!!- inveì Kagura puntandogli contro
l‘indice della mano destra.
-Mi
dispiace deluderti, ma
non ho la minima voglia di affrontarti. Ora, se vuoi
scusarci…- Gin si
incamminò senza degnarlo di altra attenzione.
Riuscì solo a fare pochi passi.
Rapido di riflessi brandì la bokuto al fianco, senza
però riuscire a
sfoderarla. Bansai era davanti a lui, katana sguainata per fendere,
arrestata
dalla prontezza e dal sangue freddo -È
stato veloce.. troppo veloce!-
-Ah!
Gin!!-
Colti
di sorpresa
Shinpachi e Kagura si allontanarono di un passo.
-Me
ne mortifica apparire
scortese e prepotente, ma non mi è possibile farvi
allontanare.-
-Tsk…
non molli mai, eh?
Kagura, Shinpachi! Voi andate mentre io mi occupo di questo damerino!!-
ordinò
senza distogliere lo sguardo dal suo avversario.
-Sì!-
Kawazami
Bansai diede un
forte colpo con l’elsa della katana all’addome di
Gintoki, poi scattò verso i
due ragazzi rinfoderando la spada.
-Ugh!!-
-…
aah! La-lasciami!-
-Shinpachi!!-
Gin
alzò lo sguardo
-Shin!! Chi diavolo è questo!? Da
dove è
saltato fuori?!-
Bansai,
con la sua
shamisen, aveva immobilizzato il giovane Shimura alla gola.
-Gi-gintoki!-
Sfoderò
completamente la
bokuto avvicinandosi -Ehi, lascialo stare. Volevi combattere contro di
me, no?
Eccomi, sono qui!-
-È
un vero peccato che non
ci sia anche Katsura.- poi Bansai guardò Shinpachi -La tua
canzone… assomiglia
molto a quella che stavo ascoltando poc’anzi.-
Il
ragazzo lo guardò
confuso -Canzone…?-
-Cosa sta dicendo tizio strambo? Canzone di Shin?!
Da quando spalla ha
canzone tutta sua?!- pensò Kagura.
-Quella che arma è?-
-Anche
se lo lasciassi,
ormai non potreste fare nulla.-
Dei
potenti riflettori
illuminarono la nave, rivelando dozzine e dozzine di uomini armati che
accerchiavano i tuttofare, come se fossero usciti dalla nebbia,
dissipata dal
bagliore improvviso.
-Da
dove spuntano fuori
questi??- sbraitò Kagura.
Gin
si guardò intorno
irritato -Mai una volta che vada bene…-
Takasugi
Shinsuke si fece
largo con gli altri due membri del Kiheitai al seguito -Gintoki, ancora
tra i
piedi…-
Lui
si voltò verso il
vecchio compagno d’armi -Dì al maggiordomo di
liberare il mio assistente.-
-Con
calma, con calma,
quanta fretta.- abbozzò un sorrisetto.
-Ahah!-
rise sprezzante
Sajima -Siete arrivati tardi, tuttofare da quattro soldi!-
-Taci,
racchia!!-
l’apostrofò Kagura.
-Ma perché… ci devo andare di
mezzo sempre io?!- si rammaricò
Shinpachi.
-Credevo
non avresti mai
tradotto il messaggio, anzi… Ahahahah!! Non immaginavo che
l’avresti trovato!!-
rise di gusto Takasugi.
-Chi
sono, il più
cretino?? Era inevitabile che ci saremmo rivisti, ma tenderci
un’imboscata
così… è davvero patetico, Takasugi!-
Calmò
la risata -Tanto… è
tutto inutile, Gintoki.- lo guardò con
un’espressione di scherno -È troppo
tardi per la spada Kusanagi.-
Il
samurai non distolse
per un solo istante lo sguardo da lui… non ci riusciva. Non
riusciva a
trattenere la rabbia che gli scorreva dentro, come sangue nelle vene.
Non
riusciva ad impedire al cuore di battere così veloce,
diffondendo quell’ira
come un veleno in tutto il suo corpo ad una velocità
impressionante… se ne
sentiva pervaso, avvolto completamente… non riusciva a
tenere a bada il demone.
Ma
ora il demone era
ancora a cuccia… non si era ancora svegliato del
tutto… e con la mente lucida
esaminò attentamente la figura di Takasugi e sotto
l’abito finemente decorato
che portava sulle spalle, appese alla cintola del kimono bordeaux,
v’erano due
spade. Tutto gli fu subito chiaro -…. No!- gli
uscì di getto.
Takasugi
sorrise. Il
sorrisetto beffardo e provocatorio non se ne era mai andato dal suo
volto, ma
vedendo l’espressione stupita e scossa dell’altro
si accentuò ancora di più -Te
l’ho detto… sei arrivato tardi, Gintoki.-
Strinse
la presa sulla
bokuto -Dove diavolo è Katsura?!-
-Non
lasciare quel
ragazzo, Bansai.-
-Come
vuoi Shinsuke, anche
se non sono in grado di garantirti la sua morte.-
-Non
ci sn problemi, a
questo rimedio io.- sguainò la sua katana.
-Sta
fermo Takasugi!!-
inveì Gintoki.
Gli
rivolse il solito
sorrisetto spavaldo -Che c’è, Gin? Sei nervoso?
Uhuhuh… Ti propongo una
scelta.- tacque per un istante, studiando l’espressione
dell’altro. Er davvero
divertito -La leggendaria Kusanagi, o la vita del tuo assistente?-
Shinpachi
avvertì la punta
dell’arma premuta sulla sua schiena. Fredde gocce di sudore
gli imperlarono il
volto. Chiuse gli occhi.
-Takasugi,
sei un
bastardo!- ringhiò Gin a denti stretti.
-Mi
pare una scelta
facile, Gin. Mostrati per ciò che sei, mostrami i tuoi
artigli!-
-Stupido!!
Gin non lascerà
morire Shinpachi!!- esclamò Kagura.
-Non
il demone che conosco
io…-
-Mi
sembrava di avertelo
già detto…- digrignò i denti chinando
il capo -Non mi conosci affatto!!- fissò
truce il criminale e scattò verso di lui.
-Ti
sei rammollito,
Gintoki!!- Takasugi ritrasse il braccio per fendere la schiena del
ragazzo, ma
la lama cozzò contro l’ombrello di Kagura, che si
era messa in mezzo.
-Tu
non tocchi Shinpachi!!-
-Tsk…!!-
Gin
deviò all’improvviso,
arrivando al fianco di Bansai, pronto a dargli una stecca pauroso
capace di
spezzargli qualche costola.
Gli
ottimi riflessi di
Bansai gli permisero di parare il colpo sfoderando la sua spada -Sei
aggressivo.-
-Vedi
ora, come divento
aggressivo!!- afferrò con una mano il collo della shamisen
che teneva bloccato
Shinpachi, e la spezzò con un colpo secco.
Il
ragazzo cadde a terra,
con le mani alla gola, affamata d’aria.
-Allontanati
Shinpachi!!-
ordinò Gintoki.
Lui
si alzò incespicando,
facendo qualche passo, ma subito Sajima gli fu addosso -Dove credi di
andare?!-
sfoderò le sue pistole.
-Waah!-
-Levati,
ragazzina!-
-Che
te ne fai di due
spade? Dai una a me!!- Kagura allungò la mano per afferrare
la Kusanagi,
sistemata al fianco dell’uomo.
Questi,
intuendo il gesto,
si mosse e riuscì a ferirla al braccio destro.
-Aah!-
Kagura si allontanò
di qualche passo.
-Finalmente
possiamo
scontrarci, Demone Bianco.- disse Bansai.
-Non
me ne frega niente di
te!!-
-Trovo
curiosa la tua
predilezione di servirti una umile bokuto. Riesci a debellare i tuoi
nemici con
quest’arma?-
-Credimi,
l’importante non
è il materiale della spada!-
Gintoki
teneva fermo
Bansai parando il suo fendente, ma doveva ammetterlo, faceva fatica a
tenerlo a
bada. Era un vero avversario, uno che non scherza… un nemico
temibile.
-Non
hai scampo con me,
pidocchio!!-
-Pidocchio
a chi?!?-
Shinpachi brandì la sua spada di legno muovendola contro
Sajima.
Lei
balzò indietro
evitando il colpo e sparò contro il ragazzo due proiettili
rossi.
-Ah!!-
un colpo riuscì ad
evitarlo, l’altro lo
ferì di striscio ad
una mano -Maledizione!-
Takasugi
si rivolse al suo
compagno -Hanebata! Va sottocoperta e fa partire la nave!-
-Ci
penso io, Takasugi.-
lo stratega scese sottocoperta.
-Questa nave non deve schiodarsi da qui!
Kagura!! A Takasugi ci
penso io, insegui quel tizio!!-
-Agli
ordini, Gin!!- la
ragazza Yato scattò all’inseguimento di Hanebata.
-Shinpachi!!
È tutto ok??-
-Sì
Gin! Sto bene!-
rispose senza distogliere lo sguardo dall’avversaria.
Bansai
aveva osservato
tutto -Gintoki, stai fronteggiando me, come puoi ponderare di
raggiungere
Takasugi?-
-Fidati
che un modo lo
trovo!- si allontanò con una spinta.
-Da
solo non ce la farai
mai!- la voce giunta alle sue spalle lo fece voltare di scatto. Sul
parapetto
opposto stava Katsura a spada tratta, con buona parte dei suoi uomini
del
gruppo Joi.
-Zura!!
Finalmente!-
-Non
sono Zura, il mio
nome è Katsura!-
-Allora
ci sei anche tu,
ma che bella rimpatriata!- disse con sarcasmo Shinsuke.
-Non
complicarmi le cose,
Takasugi.-
-Siete
voi che vi mettete
sempre in mezzo.-
-Katsura!!-
gridò
Shinpachi -La nave sta per partire, muovetevi!!-
-Taci,
quattrocchi!!!-
Sajima, in preda ad un attacco isterico, scaricò quasi tutto
il caricatore sul
povero Shinpachi.
-Waaah!
Ma sei
impazzita!!??-
-Uomini…-
disse Katsura
-Scatenate l’inferno!!-
-Vuoi
farci denunciare per
plagio!!!!???- sbraitò Gintoki, mentre Katsura e i suoi si
riversarono sul
ponte pronti a combattere.
-Non
devi distrarti,
Demone Bianco.-
-Cos…?
Ugh!- fece in tempo
a spostare lo sguardo su Bansai che gli fu di nuovo addosso. Si difese
il
torace cn le braccia, inevitabilmente ferite dal colpo
dell’altro. -Bastardo!-
-Non ho tempo da perdere…-
approfittando della confusione Takasugi
aggirò il ponte, arrivando dalla parte opposta della nave,
ma inaspettatamente
si ritrovò di fronte Katsura.
-Credi
davvero che ti
lascio andare così?-
-Zura…-
lo guardò irritato
-Ti sei fatto coinvolgere anche tu nella follia di Gintoki?-
-Follia?
La tua è follia.
Ti sei bevuto il cervello!!-
Il
ghigno sul volto del
criminale si accentuò sempre più fino a scoppiare
in una risata -Ahahah!! Ma
davvero, Zura?! Te l’avrà detto Gin, che lavora
per lo Shogun, no? Vuole
ripristinare l’antico onore dei samurai….
Uhuh… Ahahahahah!!! Non sembra anche
a te ridicolo?!-
Katsura
lo fissava serio,
inespressivo in volto.
-È
troppo tardi!! È
decisamente troppo tardi!-
-Tu
perché vuoi tanto
quella spada, allora?-
-Uh!
Mi dispiace, ma sono
informazioni riservate, Katsura…-
-Qualsiasi
cosa sia, di
sicuro è una pessima idea lasciartela.- impugnò
saldamente la sua katana.
-Vuoi
combattere contro di
me, Zura?-
-Il
mio nome non è Zura, è
Katsura! Vedi di ficcartelo in testa!!- si lanciò contro
l’avversario.
Kagura
raggiunse la sala
comandi dove era andato Hanebata, per azionare i motori e far volare
quella
nave. L’uomo stava già macchinando con leve e
bottoni quando lei arrivò alle
sue spalle, puntandole la canna dell’ombrello dritta alla
testa -Fermo.-
Hanebata
si bloccò, alzò
le braccia, come se si arrendesse e si voltò verso la
ragazzina, osservandola
senza mostrare una qualche espressione -Sei venuta tu per fermarmi?-
-Mio
capo detto di prenderti
e io obbedito!-
-Che
ragazzina ubbidiente.
Mi ricordo di te, ti avevamo catturata e usata come esca contro Katsura
e i
suoi, ma non aveva funzionato. Sappi che il modo barbaro di come ti
avevano
legata non l’ho deciso io, io sono contrario alla violenza
sulle donne.-
-Tu
solo stupido se credi
che belle parole fermino me! Non sono donna comune, io sono
superdonna!!-
esclamò con fervore, mantenendo la mira.
-Quindi
ora mi si pone un
problema…- restò un attimo in silenzio a
riflettere -Se mi muovo tu mi spari,
ma devo far partire la nave, come il mio capo mi ha ordinato, ma non
voglio
finire con il combattere contro di te, sei una ragazza.-
Gintoki
e Bansai erano
divisi da non più di tre metri. Entrambi immobili, ritti,
silenziosi. Si
studiavano, cercando di capire le rispettive prossime mosse.
Gin
avrebbe di gran lunga
preferito seguire Takasugi, in modo da risolvere questa storia una
volta per
tutte e poter così prendere la spada divina, ma si trovava
incastrato con
quello strano spadaccino, troppo strano eppure così abile da
riuscire a
tenergli testa senza troppi problemi. Teneva testa a lui, al Demone
Bianco…
Takasugi se li sceglie bene i suoi uomini…
-È
arrivato Katsura, e se
n’è già andato… un vero
peccato.-
-Comincia a darmi sui nervi!!-
-Sai,
Gintoki…- Bansai si sistemò
meglio gli occhiali da sole sul naso -Comincio a sentirla.-
-…
sentire cosa?-
-La
tua canzone.-
-Yaaaah!!!-
Shinpachi
corse verso Matako Sajima alzando la spada sopra la testa,
all’ultimo si spostò
al suo fianco per colpirla con una stecca, ma lei deviò il
colpo con un calcio
e puntò una delle sue pistole alla fronte del ragazzo.
Sogghignò
-Uhuhuh… sei
finito, quattrocchi!-
-Ugh!
Dannazione… mi ha bloccato la spada
a terra con il piede, nn riesco a
liberarla!- Shinpachi faceva leva per liberarsi e
allontanarsi, ma sembrava
tutto vano.
-Addio!-
Sajima premette
il grilletto, ma dalla canna dell’arma uscì solo
un rumore secco. -Ma… cosa?-
riprovò un’altra volta, e ancora e ancora, ma
nulla. -No, non è possibile!!-
Il
ragazzo restò un attimo
a fissarla incredulo, poi un sorrisetto gli apparve in volto -Hai
finito le
pallottole, idiota!!!- lasciò la presa sulla spada e prese
il polso di Sajima,
le piegò il braccio allontanandolo dalla sua testa e
sbilanciandola si riprese
la spada bloccata.
-Ehi!!
Che cavolo fai?!-
-Impari
a
sottovalutarmi!!- concluse colpendola con un colpo micidiale, che la
ribaltò a
terra.
Shinsuke
Takasugi e
Katsura Kotaro si fronteggiavano in un vero e proprio duello. Nessuno
aveva
stabilito il prezzo di quello scontro, ma era evidente, entrambi
sapevano che
avrebbero pagato con il sangue.
Le
lame cozzavano,
producendo clangore e scintille, fendenti parati e alcuni andati a
segno.
Il
destino a volte è
davvero bizzarro; due uomini, una volta compagni di battaglie e guerre,
ora si
ritrovano a scontrarsi per motivi ignoti l’uno
all’altro, per ideali simili, ma
contrastanti, per il piacere e il disprezzo di rivivere il passato.
-Ti
sei sempre schierato
dalla parte di Gintoki, Zura… ma lui per te che ha fatto?-
-Gintoki
non è cambiato.-
rispose serio.
-Tsk…
non vi capirò mai. È
finita l’epoca dei grandi ideali, è finito il
tempo in cui lo Shogun regnava! È
finito vent’anni fa.-
-Perché
dici questo? Sia
tu che io lottiamo ancora per cambiare le cose! Anche se tu lo fai nel
modo
sbagliato, Takasugi. Prendersela con l’Imperatore o lo
Shogun, non porta
proprio a niente!-
-Perché,
difenderlo porta
a qualcosa?!-
-Non
lo so, ma Gin ci
crede… o non sarebbe qui.-
-Basta,
mi hai stancato
Katsura!!- adesso fu Shinsuke a fiondarsi sull’altro per un
colpo mortale.
Katsura
bloccò la lama con
la sua, si scansò di poco a lato, ritraendo la spada e
caricando il colpo
-Basta
lo dico io!!- con
un movimento deciso e rapido delle braccia spezzò la spada
di Takasugi.
La
lama cadde a terra e il
metallico rumore riecheggiò in quello spazio e
nell’animo dei duellanti, come
se non ci fosse altro in quel momento, come se il fragore della
battaglia non
potesse più intaccarli e quell’unico suono avesse
inghiottito tutto il resto.
Takasugi
spostò lo sguardo
sull’uomo al suo fianco -Mi
ha… spezzato
la spada.- per un attimo si sentì smarrito, poi
riacquisto la sua solita
sicurezza e il suo solito ghigno -Be’, poco
importa…- lasciò andare il
moncherino metallico e pose la mano destra sul fianco sinistro.
A
Katsura su subito tutto
chiaro -Non vorrai… aspetta Takasugi!-
-E
perché? È sempre una
katana, anzi… la katana per eccellenza!- sguainò
dalla cintola la divina spada
-Che ne dici, Katsura? Sarà davvero un’arma
leggendaria?!- impugnata dopo tanto
tempo, la lama splendeva, come appena scesa dal cielo, dalle mani della
Dea
Amaterasu. Takasugi lo sentiva, avvertiva quell’immenso
potere attraversargli
l’arto e diffondersi in tutto il corpo, risvegliando
l’anima, risvegliando la
belva nera che albergava in lui.
Katsura
indietreggiò di un
passo, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla spada -Quella… è davvero Kusanagi no
Tsurugi! Ha
una forgiature perfetta, l’hanno forgiata gli Dei…
un’arma del genere nelle
mani di Takasugi… no, non voglio nemmeno pensare cosa
potrebbe fare!-
-È
incredibile, Zura…
questa leggendaria spada non è mai andata perduta!
L’ultima parte della
leggenda non è altro che una montatura, una balla!! Durante
la battaglia contro
il clan Minamoto, l’Imperatore decise di nascondere
l’originale Kusanagi, per
evitare che cadesse nelle mani nemiche, e così, una volta a
Nagoya ne hanno
plasmato una copia, in cui è stato inserito quel foglietto,
scritto da un
servitore amanto… la storia è completamente
diversa da come la conosciamo!-
spostò lo sguardo dal rivale alla spada, accentuando il
ghigno -Adesso noi
possiamo riscrivere la storia!-
-Stai
farneticando,
Takasugi…-
-Uhuhuh…
proviamo il
potere di questa arma divina!!- agitò la lama contro
Katsura, il quale balzò in
dietro per evitare il fendente, ma fu tutto vano.
Un’incredibile forza lo
travolse, lanciandolo contro la parete delle cabine che
sfondò.
-Aaah!!-
si ritrovò steso
a terra, senza spada, con il kimono sporco di sangue
all’altezza dell’addome -Dannazione…
è questo il potere della
falciatrice d’erba? Non mi ha nemmeno sfiorato eppure sono
ridotto così…-
pensò toccandosi la profonda ferita con una mano che si
tinse di rosso. Fece
leva sulle braccia per alzarsi, ma un’improvvisa fitta di
dolore lo costrinse a
star fermo
-Uugh!!-
Takasugi
arrivò davanti a
lui -Strabiliante, non è vero?-
-…
Takasugi… quella è
un’arma pericolosa… non sai di cosa sia realmente
capace…-
-Oh,
lo so bene invece! E
la userò per uccidere te e Gintoki!!- brandì la
katana con entrambe le mani
alzandola sopra la testa e la abbassò rapidamente sul corpo
inerme di Katsura.
Kagura
aveva sparato
qualche colpo ad Hanebata, evitati con abilità, tanto che
riuscì a premere un
pulsante sul pannello di controllo. Una leggera vibrazione
investì la nave
spaziale, poi i motori si accesero.
-Ora
non puoi più fare
niente, ragazzina. La nave sta partendo.-
-Bastardo,
riportaci a
terra!!!- sbraitò sparando.
-Ferma,
ferma!!! Anche
volendo non potrei, hai distrutto il pannello di comando.-
-Tu
solo imbroglione!!!
Imbroglione con complesso lolita!!-
-Io
non ho il complesso di
lolita!! Sono solo un femminista!!-
L’assurdo
litigio venne
bruscamente interrotto da un forte boato, seguito da qualcosa che
sfondò il
soffitto in legno della sala comandi precipitando tra Kagura e Hanebata.
Nel
polverone sollevatosi
si riusciva a distinguere due figure.
-Ach…
ach!!-
-Zura!!-
Kagura accorse
dal samurai steso a terra.
-Sono riuscito a spostarmi evitando il colpo, ma
Takasugi ha sfondato il
pavimento!-
-Tu
senti bene, Zura?!-
-Non
molto…-
Takasugi,
caduto in
ginocchio, si sollevò, affiancando Hanebata -Tsk…
ci siamo sollevati
dall’acqua?-
-Sì,
siamo partiti ora.-
-Bene.-
ridacchiò -Finiamo
questi scocciatori.-
-Zura!!
Nave vola!-
esclamò Kagura.
-Cosa…?
Non possiamo
continuare a combattere… resteremo intrappolati o
uccisi… ugh!-
-Fermo,
tu non deve
muovere!- Kagura lo aiutò ad alzarsi.
-Portami
fuori… dobbiamo
avvisare gli altri!-
-Che
fai, scappi Zura?-
ghignò Takasugi.
Katsura
alzò lo sguardo,
guardando con odio Shinsuke -Tu non sai… che forze hai
scatenato!-
-Ora
andiamo Zura!- Kagura
fece una smorfia allo stratega, poi si voltò risalendo le
scale in fretta.
-Piano!!!
Aaah!!!-
-Resta
qui Hanebata. Me ne
occupo io.-
Bansai spinse Gintoki contro il
parapetto,
facendogli picchiare la schiena.
Il
samurai dai capelli
d’argento contrastò il colpo con la bokuto, anche
se non riusciva a
respingerlo.
-Sto solo… perdendo tempo!- con
la coda dell’occhio riuscì ad
intravedere Kagura che usciva in coperta con Katsura sottobraccio, che
si
lasciava trascinare -Ma che…? Kagura!! Katsura!!-
-Gintoki
Sakata, ti
distrai troppo.-
-Tu
sta zitto!!-
Katsura
diede un chiaro
ordine ai suoi uomini impegnati nella battaglia -Ritirata!!!-
gridò con tutto il fiato rimastogli.
-Ritirata?- Gin guardò oltre la
spalla di Bansai -Un momento… che
fine ha fatto il mare?-
-Gintoki!!-
lo chiamò
Kagura -Zura ridotto male! Io porto via!!-
-Sì,
vai, vai!! Porta via
anche Shinpachi!-
A
poco a poco i ronin del
gruppo Joi abbandonarono la nave buttandosi nel vuoto, finendo in mare.
La nave
spaziale stava gradualmente prendendo quota.
-Ora
sei solo, Demone
Bianco…- riprese a parlare Bansai -Al presente riesco a
percepirla palesemente,
la tua melodia.-
-Ti
spieghi da solo o
mettiamo i sottotitoli??-
Kawazami
Bansai lo osservò
in silenzio. Scrutò con metodica attenzione quelle iridi
infuocate e brillanti,
rilevatrici della strada conducente all’anima
-Davvero… interessante. Una
melodia affine l’ho sentita solo un’altra volta.
È coinvolgente, quanto
malinconica… stonata, disarmonica, ma al tempo stesso
attraente… sei un uomo
interessante, Demone Bianco.-
Gin
lo ascoltava, basito.
Aveva l’assurda impressione che riuscisse a leggerli
l’anima, e capire ogni suo
pensiero, ogni ricordo e stato d’animo che con maestria
teneva segreti a tutti.
-Non
posso ucciderti,
questa tua canzone mi è gradita ed interessante…
vorrei continuare ad
ascoltarla. Ti auguro buona fortuna, Sakata Gintoki.- fece forza e lo
spinse
oltre il parapetto.
-Ah…!!
Cos…?!-
Shinpachi,
liberatosi di
qualche nemico, si voltò per assicurarsi che
l’amico avesse la situazione sotto
controllo -Ehi Gin, come…- lo vide letteralmente sparire
oltre la balaustra in
legno -Gin!!!-
Bansai
rinfoderò la
katana, si voltò a guardare il ragazzo e come se nulla fosse
si incamminò.
Aveva
perso la presa sulla
bokuto, inevitabilmente precipitata in mare. Con entrambe le mani si
era
aggrappato ad una sporgenza della chiglia, umida e salmastra, ed ora
ciondolava
nel vuoto, a parecchi metri dal mare -Ma porca…!!-
-Gintoki!!!-
Sentì
la voce di Shinpachi
e alzò lo sguardo -Shin!!-
Il
ragazzo si sporse,
allungando un braccio verso di lui -Afferra la mia mano!!-
-Ehi…
tutti si sono
buttati, è inutile che risalgo. Credevo te ne fossi andato
con Kagura!-
-Non
dire cretinate! Se ti
butti da qui finirai dritto sugli scogli!!-
Gin
rivolse lo sguardo
verso il basso, stando un attimo in contemplazione delle onde che si
infrangevano sulla fredda e dura roccia -Dammi la mano Shinpachi,
muoviti!!!!-
cercò di afferrare la mano dell’altro, ma per
quanto si sforzasse non ci
arrivava.
-Forza…!!
Ci siamo quasi!!
Avvicinati un po’!-
-E
come cavolo faccio!!??-
-Ti
ho quasi preso, Gin…
Ah!!- improvvisamente si sentì afferrare da dietro. Qualcuno
lo aveva
trascinato per il colletto e scaraventato a terra, allontanandolo dal
bordo.
-Shinpachi!!!-
-Aah…!!-
finì con il
sedere a terra e appena alzò la testa per vedere che era
successo, si ritrovò
di fronte Takasugi, frappostosi tra lui e Gintoki.
L’uomo
lo fissava con
bramosia, bramosia di ucciderlo.
Shinpachi
era pietrificato
dal terrore, non riusciva a muoversi e nemmeno a distogliere lo
sguardo. Un
solo pensiero affollava la sua mente, pungente e doloroso come un
pugnale -Sono morto!-
Takasugi
impugnò
saldamente la Kusanagi, pronto a trapassare con un sol colpo mortale il
petto
del ragazzo che si trovava di fronte, ma si ritrovò
immobilizzato, con il
braccio destro a mezz’aria e una morsa alla gola -Che
diavolo…?!-
-Ti
avevo avvertito di non
avvicinarti a lui.- sentenziò Gintoki. Il braccio sinistro
era attorno al collo
dell’altro e la mano destra bloccava ogni movimento della
Kusanagi. Con forza
era riuscito ad arrampicarsi, risalendo quei pochi metri che lo
separavamo dal
ponte della nave e balzando sulla balaustra, a ginocchia flesse, aveva bloccato Shinsuke
Takasugi. -Vattene
Shinpachi!!- ordinò.
-M-ma…-
il ragazzo non si
mosse.
-Vattene
ho detto!!
Ubbedisci!!!- gridò con ferocia.
Di
fronte a quello scatto
le gambe di Shinpachi riacquistarono vigore e riuscirono a sollevarlo e
portarlo lontano dai due avversari. -Gintoki….-
-Tsk…
che credi di fare,
eh?!-
-Non
ti lascerò ammazzare
uno dei miei, né tanto meno… ti
lascerò questa spada!- strinse la presa sul
polso di Takasugi. Tenendolo immobile per il collo, riuscì a
costringerlo a
muovere l’arto a suo comando, piegandolo verso il corpo.
Un
sorrisetto di scherno
gli apparve in volto -Gintoki… non hai perso i tuoi
artigli… sei ancora
assetato di sangue. Il tuo demone si è svegliato!-
-L’unico
demone qui sei
tu, bastardo!! Adesso farò qualcosa che avrei dovuto fare
molto tempo fa…-
avvicinò il volto a quello di Shinsuke, sussurrandogli
all’orecchio -Ti
uccido!- infilzò con la lama della Kusanagi il ventre del
ronin, andando in
profondità.
Il
suo volto non esprimeva
particolare emozioni. Freddo. Distaccato. Deciso.
Shinpachi
stava osservando
tutto a pochi metri di distanza e rimase senza parole, a bocca aperta
di fronte
all’impassibilità dimostrata dal suo amico.
Dalla
bocca di Takasugi
colò un rivolo di sangue, e qualche goccia finì
sul pavimento dalla ferita
aperta all’addome -Ugh….- dal canto suo, nemmeno
Shinsuke pareva cambiato,
nonostante il dolore non mutò espressione
-Gintoki… non finirai mai di
stupirmi…- afferrò il braccio
dell’altro con entrambe le mani -… credevo sapessi
che le guerre sono vinte solo dai demoni, come me… e te.- un
sorriso di scherno
gli accese il volto -Purtroppo non alimenti più la belva che
vive in te e
questo… ti rende solo un umano, una pedina qualunque,
impossibilitata a
vincere!- strinse i denti, affondò completamente la lama nel
suo corpo,
trapassandosi da parte a parte. Un lieve tremore lo pervase, ma non
cedette al
dolore e all’emorragia; rimase in piedi, immobile.
L’idea di aver conficcato la
spada nel petto di Gintoki lo fece sorridere e questo sopprimeva
qualsiasi
sofferenza.
Un
rantolo sommesso uscì
dalle labbra del Demone Bianco, che fissava il vuoto davanti a
sé, ad occhi
sgranati. Prese la presa sulla gola di Takasugi e sulla falciatrice
d’erba. Le
braccia gli caddero debolmente lungo i fianchi.
Shinsuke
Takasugi si sfilò
con una mossa la lama insanguinata dal ventre. Quella lama sacra e
divina,
sporca di sangue demoniaco. Fece pochi deboli passi in avanti,
allontanandosi
dalla balaustra. Si voltò giusto in tempo per ammirare lo
sguardo perso sul
volto pallido dell’altro e vederlo precipitare
all’indietro nel vuoto. Piccole
gocce di sangue si opponevano alla gravità, fluttuando
nell’aria e lasciando
una scia davanti al corpo in caduta libera di Gintoki.
Shinpachi
si sporse dal
parapetto, affondandovi le unghie -Gin.. Gin!!!!!-
gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Quando la lama
aveva passato da
parte a parte il torace dell’amico, ebbe
l’impressione che il proprio cuore si
fosse fermato. Gin non poteva morire, non lui… non
così…
Con
la vista e la mente
annebbiata saltò sul parapetto lanciandosi -Gintoki!!!!!-
to be continued...
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Aprì
gli occhi,
strizzandoli alla vista dell’intensa luce della stanza. La
luce che percepiva
sembrava fredda, quasi lontana, eppure sentiva un gran calore tutto
attorno al
proprio corpo, un tepore piacevole.
Mosse
debolmente le mani,
stringendo tra le dita qualcosa di morbido, un tessuto. Lentamente le
linee del
soffitto si fecero sempre più nitide e la vista meno
appannata -Dove… dove sono?
È tutto così luminoso… sono
morto? Se questo è il paradiso è davvero
scadente, assomiglia ad una comune
casa giapponese. Mh, magari sono all’inferno. Sì,
è più probabile che mi trovi
proprio lì… è giusto così.-
Nel
suo campo visivo,
ancora un po’ offuscato, entrarono due figure che lo
chiamavano insistenti, ma
lui non riusciva a rispondere -E
questi…?
Da dove arrivano?-
-…
Gin! Gin!!-
-Gintoki!!
Tu sveglio?-
-Rispondi…!!
Ci senti,
Gin?!-
-Un momento… voi… voi
siete…- deglutì a fatica, poi dischiuse
le
labbra, la voce uscì flebile e rauca, poteva sentirla
raschiargli la gola
-Kagura… Shinpachi…-
I
due ragazzi lo guardarono
sorridendo -Gintoki!!!-
-Allora
non sono morto…-
pian piano si mise seduto, facendo leva sulle braccia. Ora vedeva bene
ciò che
accadeva intorno: era in un futon, in una stanza rivestita di tatami e
Kagura e
Shinpachi erano inginocchiati accanto a lui -O siamo morti tutti e tre?-
-Siamo
tutti vivi,
cretino!-
-Noi
tanto felici che tu
sei sveglio!!-
Esclamarono
raggianti
abbracciandolo forte, tanto da farlo cadere a terra.
-E-ehi…
aaaah!!- Fate
piano!! Mi uccidete!- si era completamente svegliato. Era a torso nudo,
con il
torace avvolto in strette bende. È proprio vero che gli
affetti più cari sono
quelli che più fanno soffrire; si avverte una terribile
fitta al petto quando
si crede di perderli, ma il dolore è ancora più
intenso quando si stringono
vicino, atterrandoti con la forza del loro profondo legame.
Sorrise
-Ok, ok… adesso
staccatevi!! Cosa siete, cozze attaccate allo scoglio?!-
-Scusaci
Gin, non volevamo
farti male!- disse Shinpachi sciogliendo l’abbraccio con
Kagura -Come ti
senti?-
Lui
si grattò
distrattamente la testa -Mh, bene… ma dove siamo?-
-In
rifugio di Zura!-
-Anche
Katsura era ridotto
piuttosto male, così i suoi uomini ci hanno portatati qui.-
-Siamo
in un rifugio del
gruppo Joi? Speriamo che la Shinsengumi non faccia una
retata…- disse fra sé e
sé -Ma quanto ho dormito?-
-Quattro
giorni.- rispose
Kagura.
-Cosa?!?-
Gin scattò in
piedi, ma il dolore pulsante al torace lo fece sdraiare sul futon
-Ugh…!!-
-Non
sforzarti, Gin!-
-Tu
devi stare fermo!-
-Quattro
giorni… è tanto…
- strinse una mano al torace.
La
porta scorrevole della
camera si aprì -Ritieniti fortunato che ti sia ripreso in
soli quattro giorni.-
-Zura!!-
-Non
sono Zura, il mio
nome è Katsura.- si sedette accanto a Shinpachi -Ti senti
bene, Gintoki?-
-Sì,
sì, sto bene!!-
-Non
devi preoccuparti. I
miei uomini hanno tenuto d’occhio Takasugi e in questi giorni
non si è mosso. A
quanto pare anche lui deve recuperare le forze.-
-Ci credo, con lo squarcio che aveva
nell’addome! Si è trapassato per
ferire Gin… pazzesco.- pensò Shinpachi.
-Non che mi importi poi
molto… la Kusanagi ce l’ha
Takasugi e ancora non so cosa se ne fa!!-
-Potremmo
provare a
riprendercela! È ferito, non può combattere!!-
propose Shin.
Katsura
scosse il capo
-Quella nave è inavvicinabile, sopprattutto nelle nostre
condizioni. Takasugi è
stato previdente, ha raddoppiato gli uomini e ci sono anche gli
Harusame.-
-Oh…
ma bene.- Gin strinse
i denti -Allora… la missione è fallita.-
-Cosa
facciamo con lo
Shogun?-
Il
samurai sospirò -… non
lo so.-
-Sei
davvero dispiaciuto,
Gin. Non pensavo…-
-Ovvio
che sono
dispiaciuto!!- sbraitò interrompendolo -Devo dire addio alla
paga più ricca
della mia vita!!-
Katsura
rimase serio a
guardarlo. Gin sostenne per un attimo il suo sguardo tagliente, poi
deviò
l’attenzione sul tatami. Aveva la stramaledetta sensazione
che sapesse il vero
motivo del suo dispiacere.
-Ci
credevi, non è vero?-
Gin
non rispose.
Katsura
prese la bokuto
che aveva portato con sé, dandola al legittimo proprietario
-Ti sono stato
accanto a costo della vita. Ci credevo anche io.-
Gintoki
impugnò la bokuto
con entrambe le mani, restando a fissarla in silenzio.
Shinpachi
posò una mano
sulla spada di legno -Vale anche per me, Gin. Avevo ancora fiducia
nello
Shogun, anche se ha venduto il nostro Paese agli amanto. Ho creduto per
davvero
che potesse riscattare l’onore dei samurai… e
credo in te.-
-……-
Gin alzò lo sguardo
sul ragazzo. Mai lo aveva visto tanto determinato.
-Ti
sto accanto per una
buona ragione. A parte che sei un casinista e non sai badare a te
stesso, ma
continuo a lavorare per te anche se non mi dai uno stipendio,
perché ho la più
totale fiducia in te.-
-Shin…-
Anche
Kagura posò una mano
sulla bokuto -Non fare quella faccia, Gin! Quando tu triste e
silenzioso cambia
tutto… noi stare con te perché tu sei divertente
e buono, anche se sciattone!
Non è colpa tua se non abbiamo perso tesoro, Shodun
capirà!-
-Al
massimo se ci chiederà
di tagliarci il ventre ci rifiuteremo!! Non sopporterei un dolore
simile!-
esclamò sorridente Shinpachi.
Katsura
posò una mano
sulla spalla dell’amico, rivolgendogli un sorriso
-È tutto inutile, non ti
libererai mai di noi.-
Gin
li guardò tutti, uno
ad uno, poi chiuse gli occhi, passandosi una mano tra i capelli
-Aaaah!! Certo
che siete proprio pesanti voi tre!! Io non ho detto proprio nulla!!
Sono
stanco, mi lasciate riposare?!?-
-Ma
certo. Se avete
bisogno io sarò nell’altra stanza.- Katsura si
alzò congedandosi, ed uscì.
-Oooh!-
Gin poggiò la
bokuto accanto a sé e si sdraiò nel futon,
incrociando le mani dietro la nuca,
chiuse gli occhi.
-Noi
siamo qui Gin, se hai
bisogno!- disse Shinpachi.
-See, see…-
-Shin, compri sukombu?-
-Cosa?
E perché?!-
-Vai
a prendere!!-
-Vacci
tu, non sono il tuo
schiavetto!! E poi con che soldi li compro?!?-
-Non
so, tu compra!!-
-Non
abbiamo soldi!!!-
Nel
sentire
quell’insensato litigio un sorriso illuminò il
volto di Gintoki. Si sentiva
sereno e in pace, adesso.
Non
passò poco più d un
quarto d’ora che un tonfo sordo ruppe il silenzio.
-Nh?-
Gin aprì un occhio,
guardando la porta della stanza.
-Cos’è
questo casino?-
Voci
sommesse e passi
rapidi erano le uniche cose che si sentivano. Zura si
affacciò alla stanza
-Gin,
tu non puoi ancora
muoverti, ma se resti qui non accadrà nulla. Buona fortuna
ragazzi!- detto
questo si dileguò.
I
tre dell’agenzia
tuttofare si scambiarono uno sguardo a dir poco confuso -…
eh?-
-Che
succede?!-
-Shinpachi,
va a vedere!-
disse Gintoki mettendosi a sedere.
Il
ragazzo andò alla
porta, aprendo un spiraglio per sbirciare nella stanza attigua
-Mmh… sembra
che non ci sia più nessuno… nh?- un
luccichio attirò la sua attenzione -Un momento…
eppure quello sembra…-
Una
fiammata travolse la
porta prima che Shinpachi potesse dire altro -Waaaaah!!!-
rotolò terra
evitando l’esplosione. La porta era
distrutta.
Il
vicecomandante della
Shinsengumi irruppe nella stanza a spada sguainata -Shinsengumi, siete
in
arresto!!-
Gintoki,
Shinpachi e
Kagura rimasero fermi a fissarlo.
La
katana gli cadde di
mano -…… non ci credo…-
-Dovrei portarvi al quartier
generale della
Shinsengumi!!-
-Non puoi chiudere un occhio,
Hijikata?!-
cercò di convincerlo Shinpachi.
-Se volete glieli faccio chiudere
tutti e
due!- Sogo puntò il suo lanciarazzi in faccia ad Hijikata.
-Sta zitto tu!! E metti via
quell’affare!!-
-Uff, quanto rompete.- Gin si
poggiò alla
parete della casa -Aaah…!!- si massaggiò i
muscoli del collo -Chissà dove sarà
adesso Zura…-
-è
un criminale!!! deve morire!!!!-
La
Shinsengumi aveva fatto davvero una retata al rifugio del gruppo Joi,
ma
fortunatamente Katsura e i suoi uomini erano riusciti a scappare in
tempo.
Ora il vicecomandante e il suo
secondo
erano lì fuori3343850874
ad
“interrogare” i tre tuttofare trovati nel
rifugio.
-Piuttosto,
che ti è
successo capo?- chiese Okita.
-Incidente
in moto.-
rispose Gin.
Hijikata
si accese una
sigaretta -Siete ancora occupati con la Kusanagi?-
-Ora
non più.- disse
Kagura.
-Eh?
In che senso?-
-Nel
senso che ce l’ha
Takasugi!- sbottò Gintoki.
-Che coosa!!?? Vi fate
aiutare da un terrorista e fregare da un
altro!!??!!-
-E
allora!!?? Mica era una
certezza la riuscita con Katsura!!-
-A
prescindere che non
dovete farvi aiutare da lui!! Posso sbattervi in galera, lo sai?!
Guarda che lo
faccio!!-
-Sta
zitto, Hijikata!! Non
devi nemmeno provarci, ti disfo!!-
-In
quello stato?!? Non sei
nemmeno in grado di impugnare una spada!!-
-Scommettiamo?!-
-La fate finita!!??!!-
Hijikata
sbuffò -Cosa
farete con lo Shogun? Vi farà saltare la testa.-
Kagura
caricò il suo
ombrello come fosse un fucile -Noi non avere paura di Shodun! Noi far
saltare
sua testa!!-
-Shogun!! Shogun!! Leggiti
il copione!!- sbraitarono Gin e
Sogo.
Shinpachi
si avvicinò al
capo tuttofare, prendendolo in disparte -Ascolta, Gin…-
-Nh?
Che c’è?-
-Ehi!! Non escludetemi!!!-
esclamò Kagura sbracciandosi.
-Katsura
mi ha detto una
cosa…-
Gintoki
osservò il
ragazzo. Era serio e preoccupato… non aveva idea di cosa
stesse per dirgli, ma
di sicuro non sarebbero state belle notizie.
Shinpachi
iniziò il suo
racconto -È stato due giorni fa. Kagura si stava occupando
di te, io ero nella
stanza accanto…-
Katsura gli si avvicinò,
inginocchiandosi davanti a
lui -Gintoki come sta?-
-Non ha ancora ripreso i
sensi… ma tutto sommato sta
bene. Tu come ti senti, Katsura?-
-Bene, grazie.- restò in
silenzio.
-Perché ho
l’impressione che devi dirmi qualcosa…-
-Sì, infatti. Avrei
preferito parlarne direttamente
con Gintoki, ma non ho idea di quando si riprenderà. Tu mi
sembri un ragazzo
affidabile, nonostante tutto.-
-… come sarebbe a dire
nonostante tutto?!-
-Ascolta, Shinpachi…-
Katsura non perse la sua
compostezza -Affrontando Takasugi ho notato una cosa. Qualcosa che ha
detto, e
mi ha fatto pensare.-
Shinpachi ascoltava con interesse e
attenzione.
-Gintoki gli ha mai detto
perché cercava la Kusanagi?-
Il ragazzo si stupì di
quella domanda -Ah, ehm… non
credo. Non parlava dello Shogun nemmeno con noi, figuriamoci con
Takasugi.-
Katsura annuì -Come
pensavo.-
-… perché?
Cosa ha detto Takasugi?-
Il terrorista ripeté le
sue esatte parole, ancora
impresse nella sua mente, come ogni altro momento di quella battaglia
-Te
l’avrà detto Gin, che lavora per lo Shogun, no?
Vuole ripristinare l’antico
onore dei Samurai…- fece una pausa - Ora Shinpachi, la
domanda è una sola.-
-Come ha saputo chi ci ha
commissionato il recupero
della Kusanagi!?- concluse Shinpachi, senza stupore, ma con una leggera
inquietudine in volto.
-Chi ne è a conoscenza?-
-La Shinsengumi, Sakamoto, lo
Shogun…-
-Dubito che quelli della
Shinsengumi chiacchierino
amichevolmente con lui e quando eravate nello spazio con Sakamoto non
lo avete
incontrato.-
Shinpachi rimase a fissare Katsura,
a bocca aperta,
completamente spiazzato. Quell’idea aveva cominciato a farsi
largo nella sua
mente da un po’, ma l’aveva sempre scacciata con
prepotenza era sempre riuscito
a darsi una logica spiegazione, ma ora, alla luce dei fatti, di
ciò che era
successo e delle parole di Takasugi Shinsuke… non sapeva
più che credere -Vuoi…
vuoi dire che lo Shogun…-
Annuì -Anche tu non
credi troppo nelle coincidenze,
vero Shinpachi? Quante probabilità esistono che due ex
commilitoni si
incontrino per caso a caccia di una leggenda?-
-So
che può sembrare
assurdo, Gin… ma forse lo Shogun ha assunto sia
noi… che Takasugi.
Gintoki
aveva ascoltato
tutto in religioso silenzio. Vederlo così serio e assorto
era raro e
preoccupante -Takasugi vuole la testa di Tokugawa su un piatto
d’argento, è
impossibile che decida di lavorare per lui.-
-Capisco,
ma…- tentò di
nuovo Shinpachi.
-Ehi,
voi due!!- esclamò
Hijikata -Volete occupare tutta la scena?! Continuate con la
chiacchierata
cuore a cuore o rendete partecipi anche noi dei nuovi sviluppi!!-
-Geloso,
Hijikata?- lo
punzecchiò Gin ritornando dal gruppo, seguito da Shinpachi.
-Vuoi
morire!!??-
-Voi
siete al diretto
ordine dello Shogun, possibile che non sappiate nulla?-
-Mica
ci informa su tutto…
e poi noi siamo solo sottoposti, quello che potrebbe essere informato
è il
vecchio Matsudaira.- rispose Sogo.
-Tsk…
io da quel vecchio
non ci vado.- spirò del fumo -E poi, qualcosa mi dice che
avete già una vostra
teoria.-
-Tu
fumato erba sbagliata,
tossico!- inveì Kagura.
-Cosa?!
Come ti permetti!!
Mica mi drogo!!-
-Se,
se!! Dicono tutti
così!- continuò lei con aria saccente.
-Il
tossico non ha tutti i
torti.-
-Ti
ci metti pure tu,
quattrocchi!!??-
-Te
l’ho detto Shinpachi,
Takasugi non lavorerebbe mai per Tokugawa.- ribadì calmo Gin.
Hijikata
assentì -Per una
volta sono d’accordo con te. Allora, a questo punto andrete
dallo Shogun? Avete
fallito…-
Sul
volto di Gintoki si
dipinse un sorriso -Non importa, d’altronde ce
l’abbiamo messa tutta.
Shinpachi, Kagura. Andiamo. Prima sbrighiamo questa faccenda, prima
possiamo
tornarcene a casa.- si voltò, dando le spalle a Toshiro e
Sogo, seguito dai due
ragazzi.
-Noi
avremo lo stesso
ricompensa, Gin?-
-Sarà
un miracolo se
avremo ancora le teste attaccate al collo, Kagura. Quella è
la nostra
ricompensa!-
Restarono
un istante
fermi, in mezzo alla strada, a guardare quello strano terzetto
allontanarsi.
-Noi
che facciamo
Hijikata?-
-Ce
ne torniamo alla base,
ovvio.- gettò a terra il mozzicone di sigaretta,
calpestandolo con la scarpa
-Non è più affar nostro questa storia. Vedete di
non farvi ammazzare!!!- gridò,
poi, ai tuttofare.
-Non
ci contare,
Hijikata!!- gli rimandarono Kagura e Shinpachi.
Gin
alzò un braccio, come
in segno di saluto, senza voltarsi o fermarsi -Mai. Il nostro Bushido
non ce lo
permette. Non ancora.-
Il
cielo era plumbeo e
minacciava di
scaricare tutta la sua
tristezza su Edo. Era una giornata perfetta per le brutte notizie. Era
la
giornata perfetta per andare al patibolo.
I
tuttofare vennero
accolti nel castello dello Shogun Tokugawa. Entrarono nel vasto salone
del
signore di Edo.
Avevano
deluso il loro
mandante, lo Shogun… per quanto poco potesse valere in quel
governo corrotto a
loro bruciava, bruciava in profondità perché ce
l’avevano messa tutta, perché
ci avevano creduto veramente, avevano fiducia e lo Shogun ne aveva in
loro.
Quel
vasto salone appariva
ancora più inquietante: la luce esterna entrava fioca e
lasciava metà dello
spazio in ombra, trono dello Shogun incluso.
-Sento che potremmo morire da un momento
all’altro…- un morsa si
strinse alla gola di Shinpachi, che faticava perfino a deglutire.
Si
inchinarono.
-Sakata.-
esordì lo shogun
dal suo seggio -Non ho vostre notizie da parecchio.-
-Mi
dispiace, Shogun. Non
siamo riusciti a… recuperare la spada leggendaria.- disse
Gin a capo chino.
Lo
Shogun non parlò.
-Abbiamo
seguito tutte le
tracce, l’abbiamo trovata, ma non siamo riusciti a prenderla.-
-Non
importa.-
-…
importa, invece!-
Gintoki alzò lo sguardo sul signore di Edo; faticava a
vedere il volto nascosto
nell’ombra -Quella spada, ora, ce l’ha Takasugi
Shinsuke!!-
-Non
importa, Sakata. So
che avete fatto del vostro meglio…-
Gin
rimase in silenzio
-Qualcosa non quadra. È così
arrendevole?!-
-D’altronde…-
Tokugawa
sospirò -Vi ho mandati a caccia di una leggenda, e non
pretendevo una vittoria
certa.-
-Non
è questo il punto,
Shogun!! Takasugi è pericoloso, non può prenderlo
così leggera!! A meno che non
ci sia sotto qualcosa!!-
Tokugawa
tacque ancora.
-Shogun!!-
Una
risata sommessa si
diffuse dall’ombra, fino a pervadere l’intera sala,
rimbombando contro le
pareti man mano che accresceva di tono.
I
tre tuttofare si
scambiarono un’occhiata colma di timore.
-…
no…-
Lo
shogun Tokugawa si alzò
dal suo seggio avanzando di pochi passi e uscendo così
dall’ombra. Un’ombra ben
peggiore, però, era alle sue spalle. Un’ombra nera
che rideva di gusto, come se
schernisse la fioca luce bianca, impotente e disarmata dinnanzi a lei.
Quella
era l’ombra di un demonio. Una belva nera.
-Non
trovate che tutto
questo sia molto diventerete?- disse Takasugi Shinsuke dopo aver
placato le sue
risa. Spostò lo sguardo da Shinpachi a Kagura, fino a
soffermarsi su Gintoki,
al centro. Il suo braccio sinistro era nascosto dal corpo dello Shogun,
mentre
il destro era ben visibile. Impugnava la sacra spada Kusanagi no
Tsurugi,
poggiandone la lucente lama sulla gola di Tokugawa.
-No,
non ci posso
credere!! Shodun!!- gridò Kagura.
-Sei
un bastardo,
Takasugi!!- infierì Shinpachi.
Gin non disse nulla. Non aveva
nulla da dire.
Avrebbe dovuto aspettarsi un’azione simile da lui…
d’altronde, era il suo
obbiettivo primario, no? Far saltare la testa del signore di Edo.
Signore di un
castello vuoto, pieno di spettri gloriosi e menzogneri.
-Sì,
è davvero
divertente!- riprese Takasugi, compiaciuto dalla reazione del vecchio
compagno
d’armi -Davvero avete pensato che lavorassi per lo Shogun?!
Ahahahah!! Per
questo verme?!- disse con disprezzo, colpendo con un calcio la schiena
del
mobile, costringendolo in ginocchio. Poggiò la mano sinistra
sulla sua spalla,
allontanando di poco la spada. -Perché si sa, i vermi non
hanno spina dorsale.-
Tokugawa
non si oppose
minimamente, eseguiva ogni gesto senza riflettere, come una macchina
priva
d’anima.
Gintoki
poggiò una mano
sulla bokuto -Ragazzi, dovete andarvene da qui. Dovete avvisare le
guardie, la
Shinsengumi, insomma…-
-No.-
risposero secchi i
due, senza dargli tempo di finire la frase.
Il
samurai si volse a guardarli
stupito.
-Questa
non è una faccenda
privata che riguarda solo te.-
-Ci
siamo dentro anche
noi. Noi tuoi dipendenti, Gin e volere paga quanto te.-
-Esatto.
E non pensare di
spendere tutti i soldi in Jump o al pachinko.-
Shinpachi
e Kagura non
perdevano d’occhio Takasugi per un solo istante. Uno brandiva
la spada di
legno, l’altra l’ombrello. Per nulla al mondo
avrebbero lasciato solo Gintoki.
-Ahahah!!!
Che bravi
cagnolini fedeli!! Seguono il padrone fino all’ultimo, eh! E
tu, Gin… ti sei
fatto addomesticare da quest’essere!!- di nuovo la voce di
Takasugi era carica
di disprezzo per lo Shogun.
-Ti
sbagli, Takasugi. Lo
Shogun non vale più nulla, lo ripeti sempre anche tu. Non
abbiamo lavorato per
lo Shogun. Abbiamo lavorato per un samurai.-
-Tsk…
un samurai?! È solo
un vile traditore!!-
Gin
scosse il capo
-Samurai è colui che lotta per degli ideali, che si mette al
servizio del
proprio Paese e che porta una spada.-
-Tu
e il tuo ridicolo
Bushido!!- inveì -Questo bastardo ha smesso di lottare anni
fa e non porta
nemmeno una spada al fianco! Anzi, la sua regale arma la brandisco io
contro la
sua gola!!-
-Io
non ho detto che la
spada debba per forza essere al fianco.- ribattè.
-Anche
se sarete costretti
a riporre le vostre spade, non gettate mai la spada che è
riposta nelle vostre
anime!!- esclamò Shinpachi, rievocando le ultime parole di
suo padre.
-Ma
come siamo
sentimentalisti.- commentò aspramente Takasugi.
Quei
ragazzi… Tokugawa non
credeva a
ciò che sentiva. Quei ragazzi
avevano fiducia in lui, nonostante ciò che sosteneva
Takasugi fosse
maledettamente vero. Aveva piegato la schiena, aveva venduto il suo
Paese a
barbari invasori, eppure ora cominciava a sentirla, la spada. La vivida
lama
che albergava in lui. Erano stati quei tre tuttofare squattrinati a
sfoderarla,
lucidata e rimessa a nuovo, più affilata che mai. Ora la
vedeva riflessa nei
loro animi, negli occhi infuocati del Demone Bianco.
Ce
l’aveva fatta, anche se
solo in parte ci era riuscito. Aveva riscattato l’onore dei
signori di Edo: dei
samurai.
-Mi
fate quasi pena. Siete
così attaccati alle tradizioni! Quando lo Shogun non ci
sarà più, che farete?!
Che farai Gintoki? Seppuku?! Sei troppo debole anche per
quello…- ghignò.
Sul
suo volto si accese un
sorriso -No, non farò seppuku. Ci si taglia il ventre quando
il proprio signore
muore. Ebbene… ogni samurai ha un solo signore fino alla
morte e devi sapere,
Takasugi…- strinse il pugno sull’impugnatura della
bokuto assicurata al fianco
-che io
sono il signore di me
stesso!!-
Eccolo…
l’ultimo samurai
in un mondo d’anime corrotte. Ora gli era impossibile vedere
il riflesso della
propria spada negli occhi di quell’uomo, non riusciva neppure
a sostenere lo
sguardo tanto accecante era il bagliore emesso dalla sua spada,
no… si
sbagliava. Non era la spada ad emettere tanto splendore;
quell’uomo andavo
oltre a quel banale concetto. Era la sua anima…
l’anima fiera e nobile di un
vero bushi, un vero guerriero. Lo
poneva sopra il concetto di vittoria e sconfitta. Gintoki Sakata
combatteva e
viveva per tutt’altro; per proteggerla, la sua anima.
Tokugawa
sorrise, sereno.
Era felice che quella luce bianca sarebbe stato il suo ultimo ricordo.
-Sappi
che non me ne
importa proprio niente. Il mio Bushido è ben diverso!!-
mosse il braccio
destro, avvicinando la leggendaria katana alla gola di Tokugawa,
recidendogli
in un solo colpo la testa.
Un
perfido sorriso si
allargò sul volto di Takasugi mentre osservava il capo
rotolare a terra, senza
vita; lasciò il corpo dello Shogun dandogli una lieve
spinta, facendolo cadere
a terra. Una pozza di sangue si allargò sotto di esso.
-Sh…
Shogun!!- il grido
uscì come un rantolo dalla bocca di Shinpachi.
-Uhuhuh…
ahahahahahah!!!
Molto, molto divertente!!-
-…
ma… no!-
-Sei…
sei un bastardo!!-
gridò a denti stretti Gintoki.
-È
stato un piacere,
Gintoki!- Takasugi lo salutò ripulendo la lama con le vesti
del defunto Shogun.
-Non
muoverti, Takasugi!!-
Gin scattò, sguainando la bokuto dal fianco.
-Gin,
aspetta!!- Shinpachi
tentò di fermarlo, ma invano.
Il
ghigno sul volto di
Takasugi si allargò fino a mutare in un riso di scherno.
Vedendo il feroce
sguardo dell’altro si voltò compiaciuto, correndo
verso un’uscita secondaria.
Finalmente si era svegliata la belva bianca, aveva sentito
l’odore pungente del
sangue innocente sparso davanti ai suoi occhi ed era scattata, in tutta
la sua
ferocia per accanirsi sulla preda.
Adesso
lo riconosceva, il
suo vecchio compagno d’armi. Spesso, durante le guerre contro
gli eserciti
amanto, si era domandato cosa avessero provato i loro nemici nel venir
assaliti
e annientati da quel demone. Ora il nemico designato era lui, a lui
stava dando
la caccia.
Sangue
cerca sangue.
Era
una sensazione
bellissima che si propagava in ogni sua cellula ad ogni frenetico
battito
cardiaco.
Un
vero peccato non poter
affrontare faccia a faccia quel demonio bianco e vederlo macchiarsi di
rosso.
-Restate qui!!-
ordinò Gintoki Sakata ai due ragazzi -Non seguitemi!!-
e sparì, seguendo
Takasugi.
-Shinpachi,
che facciamo?-
Il
ragazzo rimase in
silenzio, osservando la zona buia della sala in cui erano spariti i due
samurai. Nella sua mente erano ancora ben impresse le immagini
del’ultimo
scontro tra Gintoki e Shinsuke. La freddezza e la calma
dell’amico ora erano
esplose in una furia omicida. Spostò lo sguardo sul corpo
senza vita dello
Shogun -Chiamiamo le guardie. Assicuriamo degna sepoltura al nostro
signore.-
Un
passo dopo l’altro,
sempre più veloce, sempre più veloce. Era svelto
Takasugi… maledettamente
svelto!!
Faticava
a stargli dietro,
lo inseguiva per lunghi corridoi e scale del vasto castello.
Salì
l’ultima rampa di
scale ad ampie falcate svoltando in un largo corridoio -Fermati!!-
intravide la porta di una stanza scorrere,
chiudendosi.
Non
perse tempo e scattò
verso la fine del corridoio, raggiunse la stanza designata e ne
spalancò la
porta, quasi scardinandola -Takasugi!!!-
ma non c’era nessuno.
Gintoki
si guardò
rapidamente, ma attentamente attorno. Era una camera spoglia, rivestita
di
tatami con un piccolo tavolino al centro; la porta-finestra in carta di
riso
era spalancata su un piccolo balcone di legno, Gin si portò
sulla balconata,
scrutando l’ambiente circostante. Sotto, sul fiume che
attraversava Edo,
un’imbarcazione si allontanava con rapidità,
seguendo il flusso della corrente.
Serrò
un pugno -Bastardo,
è scappato!!- stava per scavalcare la ringhiera lignea e
ripartire, in qualche
modo, all’inseguimento, quando una voce alle sue spalle lo
richiamò.
-Takasugi
Shinsuke ha
svolto egregiamente il suo lavoro.-
Il
samurai rimase immobile
per qualche istante, con una gamba sul bordo della ringhiera. Poi,
lentamente
si voltò -E tu chi cazzo sei?- domandò freddo.
-Il
mandante di Takasugi.-
Un
gran sugegasa gli
nascondeva il capo e buona parte del viso; anche il resto del corpo era
tutt’altro che visibile, rivestito da quella lunga e pesante
tunica scura. Lo
sguardo tagliente di Gintoki si posò sulla mano destra del
Tendoshu, che
impugnava la Kusanagi.
-Allora
la mia idea era
giusta.-
Quello
abbozzò un sorriso
-Voi samurai non siete poi così stupidi. Anche Tokugawa
aveva capito e si è
rivolto a te.-
-Si
era rivolto a me non
solo perché era coinvolto Takasugi, ma anche
perché non poteva fidarsi di
nessuno qua dentro.- sorrise -Ragazzi, quanti intrighi! È
peggio di una
soap-opera!-
-E
tu hai deciso di non
farti gli affari tuoi.-
-Che
ci posso fare. Noi
samurai siamo fatti così, se qualcosa mi cade davanti la
raccolgo.-
L’altro
rise -Mi ricordo
di te… sei quello che ha scatenato un putiferio al
Purgatorio.-
-E
tu sei lo stronzo che
ha fatto ammazzare Kidomaru.-
-Ahahah…
già, quel demone!
Anche se ora ho l’impressione di averne davanti un altro. Non
ti chiamavano
Demone, quando eri in guerra?!-
-Demone
Bianco.- precisò
lui -Dimmi una cosa. Perché ammazzare lo Shogun? Il Bakufu
non è già nelle
vostre mani? Non siete voi che tirate i fili di tutto?-
-Lo
Shogun era comunque un
impiccio. Lo Shogunato ormai non esiste più, è
solo un’entità fittizia, come
l’Imperatore d’altronde. Purtroppo siete duri di
comprendonio e non volete
arrendervi all’evidenza. Siamo noi amanto ad avere il
controllo di tutto! Noi
Tendoshu abbiamo il pieno comando governativo! L’era dei
samurai è finita,
basta. Mantenete fede al vostro codice e morite con dignità.-
Gintoki
scosse la testa
-Non posso morire, non ancora. Né per mano del nemico,
né per mano mia. Non
finchè la mia anima non sarà pura e
potrò mostrarla a tutti senza vergogna.-
mentre parlava avanzò di qualche passo verso il Tendoshu -Ci
vorrà molto, molto
tempo, me ne rendo conto, ma c’è qualcosa che mi
aiuta a camminare dritto sulla
mia strada.-
Ghignò
-Che cosa, il
Bushido? La tua fiducia?!-
-È
qualcosa che se
lasciato lì arrugginisce e non sarà
più in grado di trafiggere, se mi scappa
dalle mani, se perdo la presa rischio di tagliarmi.- si
fermò di fronte a lui
-Il mio orgoglio è proprio come una spada e mi fa andare
avanti.-
-Un
vero peccato allora
che il tuo orgoglio si spezzerà come un pezzo di legno!-
agitò la spada divina
davanti a sé per fendere il torace di Gintoki, ma questi,
rapido di riflessi,
parò il colpo con la bokuto.
-Ugh…!!-
faticava a
contrastarlo.
-Cosa
credi di fare con
quella misera bokuto di legno?! Con la spada che ho in mano
è nato il tuo amato
Paese, e con questa stessa spada io lo spezzerò, iniziando
da te!!- il Tendoshu
aumentò la pressione del colpo.
-Non
lo sai!?!
L’importante non è il materiale, ma come la si
utilizza!!- con gran sforzo
riuscì a respingere l’attacco, si
scansò di lato indietreggiando di un passo.
Con un calcio scagliò il basso tavolino contro il nemico e
scattò verso
l’uscita della stanza.
Il
Tendoshu si difese dal
mobile con il braccio sinistro, scansandolo di lato -Illuso, vuoi
scappare?!-
agitò la spada davanti a sé generando
un’onda d’urto che travolse Gintoki,
scaraventandolo nella stanza di fronte.
-Aaah!!!-
ruppe la parete
scorrevole e rotolò nella stanza, lasciando sul tatami una
scia di sangue. Con
una mano si toccò la schiena appena al di sotto della
scapola e una fitta
pulsante di dolore lo travolse. Strinse i denti -Che
male…. Mi hai squartato la schiena!! Ehi!!!-
sbraitò.
L’altro
lo raggiunse in
pochi passi -Non dirmi che non hai mai sentito parlare del leggendario
potere
della Kusanagi!!-
-Il controllo dei venti…- si
rialzò malamente, spolverandosi i
vestiti -Bastardo, mi hai incrinato la spada con quella folata di
vento!!-
-Uhuhuh…
fossi in te mi
preoccuperei di più della ferita che ti attraversa la
schiena. La spada sarà il
tuo ultimo problema, visto che ora ti incrinerò le ossa!!-
Prevedendo
il prossimo
attacco Gintoki si scansò di lato, ma questa volta il suo
nemico fu più svelto
e si voltò verso di lui vibrando nell’aria la lama
sacra, travolgendolo con
un’altra raffica.
Il
colpo fu talmente forte
che ruppe una parete della stanza, aprendo un gran varco, e
scaraventò fuori il
samurai, che si ritrovò a ruzzolare sul tetto di
un’ala del castello. La bokuto
si spezzò.
Gin
era supino. In una
mano stringeva ciò che rimaneva della bokuto e
l’altra era chiusa a pugno
attorno a qualche frammento avio delle tegole. Si mise a sedere
-Magnifico… un
governante ha perso la ragione, maneggia un’arma divina e mi
vuole morto!! Ora
non ho nemmeno una spada!!!- si lamentò agitando il
moncherino d legno.
Il
Tendoshu lo osservava
dalla camera devastata. Sarà pure un abile samurai, ma senza
armi non può fare
nulla, men che meno contrastare la potenza della sua arma.
Quell’arma un tempo
posseduta agli Dei ora si trovava nelle sue mani e con essa avrebbe
dominato
sul Paese, dopo averne ribaltato il governo ed essersi divertito un
po’ -Potrei
suggerirti di arrenderti, ritirarti, o passare dalla mia parte, ma
sarebbe
tutto fiato sprecato.-
Gin
lo guardò senza
mostrare il minimo timore -Esatto.-
Sì…
si sarebbe divertito,
cominciando da lui. Impossibile paragonarlo ad un omuncolo qualsiasi.
Quello era
di più, doveva riconoscerglielo; uomini così non
esistevano più in quella Edo
marcia e corrotta.
Aveva
lo sguardo fiero di
un vero guerriero, la forza mostruosa di un demonio e la sua anima
brillava
chiara e si innalzava alta sopra il cielo, volando fiera e libera come
un’aquila.
Sarebbe
stato bellissimo
abbatterla con un sol colpo.
Impugnò
per bene l’elsa
della Kusanagi, alzandola davanti a sé, ma venne distratto
da un rombo
minaccioso.
Gin
alzò lo sguardo mentre
le prime gocce iniziarono a cadere delicate e fitte -Ma
guarda… gli Dei ci sono
testimoni e versano lacrime amare su questo duello.-
-Tra
breve le loro lacrime
si mescoleranno con il tuo sangue!!- agitò la spada
generando un’altra raffica
di vento.
Gin
fu più svelto. Si
lanciò di lato, evitando il fendente che spezzò
la pioggia e scivolò sulle
tegole
-Devo fare attenzione, con questa pioggia
è tutto più scivoloso, anche
se può aiutarmi a scappare, però… sono
senza un’arma.-
Il
Tendoshu uscì sul
tetto, procedendo con cautela e guardandosi attorno -Dove
si è cacciato?-
Il
Demone Bianco, nascosto
dietro una sporgenza, uscì allo scoperto, balzandogli
addosso
-Yaaah!!-
riuscì ad
afferrargli il braccio destro.
Rapido,
il Tendoshu, lo
afferrò per la gola, stringendo forte la presa. -Stupida
mossa.-
Gin
non mollò la presa
-Voglio vedere come fai a muoverti ora…- abbozzò
un sorrisetto -Non puoi… usare
la spada!-
Il
Tendoshu non si
scompose -Non ti facevo così ingenuo.- serrò con
più forza le dita attorno alla
gola di Gin e senza dargli la possibilità di muoversi gli
assestò una potente
ginocchiata all’addome.
-Uuh….-
il samurai strinse
i denti mettendocela tutta per reprime l’impulso di piegarsi
dal dolore.
Strinse il braccio dell’altro -Così….
non vale…-
-E
lasciami!!!- gli diede
un forte calcio, costringendolo a lasciare la presa.
Gintoki
ruzzolò lungo il
tetto, picchiando la testa. All’ultimo riuscì a
voltarsi e cercò di afferrare
qualche appiglio per frenare la caduta -Dannazzione…!!-
sentì il vuoto sotto di sé,
all’improvviso. Afferrò il bordo decorato con
entrambe le mani e si ritrovò a penzolare nel vuoto, sopra
al fiume che si
ingrossava sempre più per la pioggia.
Non
perse tempo e subito
tentò di risalire, facendo leva sulle braccia
-Fooorza…-
Il
Tendoshu era in piedi,
davanti a lui -Attento, così rischi di scivolare. Hai
bisogno di un punto
d’appoggio.- senza troppi sforzi infilzò
l’avambraccio sinistro del samurai con
la lama della Kusanagi.
-Ugh…!!
Aaah!!- serrò i
denti per non cedere al dolore. L’altra mani si chiuse a
pugno attorno al
bordo, mentre la sinistra era pietrificata dal dolore, spalancata. Il
sangue
fluiva dalla ferita, scorrendo sulla pelle assieme alla pioggia.
-Fossi
in te adesso starei
fermo.-
Uno
scatto metallico gli
fece alzare la testa. Gintoki perse lo sguardo nel baratro nero della
canna
della pistola puntata davanti a sé. -E
quella… da dove è uscita?!-
Il
Tendoshu impugnava
nella mano sinistra un’arma da fuoco di forgiatura amanto.
Per nulla consona ad
un duello, ma del tutto prevedibile da chi gioca sporco fin dal
principio
-Fammi la cortesia di non muoverti, non vorrei sprecare un proiettile.-
-Certo…
sono qui apposta,
no?- per nulla intenzionato a restarsene lì appeso a
crepare, impugnò con la
mano destra, la lama divina, facendo forza per sfilarla dal braccio.
-Ahahah,
che credi di
fare?! Vuoi liberarti anche di quelle cinque dita?!- lo
schernì.
-Sta…
zitto!!- sbottò. Non
era per nulla intenzionato ad arrendersi e mollare la presa anche se
profondi
tagli si aprirono sul palmo e sulle falangi, ma sentiva che a poco a
poco
riusciva a smuovere la spada, sentiva scricchiolare il ferro sotto il
suo
sangue.
-Adesso
basta, Sakata. Mi
hai stancato!- caricò il cane dell’arma e premette
il grilletto, mirando alla
fronte di Gintoki.
Accadde
tutto in un lasso
di tempo indefinibile.
Gin
perse la presa sulla
lama, volutamente o per la pioggia e si lasciò scivolare,
restando a contatto
con il piano del tetto solo con il braccio infilzato. Il proiettile
mancò la
testa, ma lo ferì alla spalla sinistra. Inconscio del dolore
scattò facendo leva
cn le gambe sul muro di fronte a sé e riafferrò
il bordo del tetto con la
sinistra, riuscendo, con grande sforzo a gettarsi in avanti, colpendo
con un
calcio la pistola del Tendoshu, disarmandolo.
Questo
rimase
completamente spiazzato e disorientato -Cos…!?-
Tornado
ad avere un
supporto sotto i piedi non perse tempo; afferrò il braccio
destro del nemico,
avvicinandolo a sé rimandandogli la ginocchiata
all’addome, poi afferrò la
Kusanagi per l’elsa, estraendola dalla sua carne.
Era
la prima volta che impugnava
quella spada dal verso giusto; era una sensazione strana. Prima
Takasugi, poi
quel bastardo che si trovava di fronte… nemmeno uno che ne
fosse degno l’aveva
brandita, quella sacra spada. Nemmeno lui ne era degno…
d’altronde era l’unica
arma a disposizione, bisognava arrangiarsi.
Il
Tendoshu per nulla
arrendevole scattò verso il samurai per riappropriarsi della
spada, ma questa
volta Gintoki non si fece sorprendere.
Appena
fu abbastanza
vicino lo ribaltò a terra bloccandolo con un piede e tagliò la parte
alta della tunica che lo
ricopriva, rendendo così visibile e scoperta la gola.
Ormai
era alle strette
-Avanti… uccidimi.-
Gintoki
lo guardava,
greve, inflessibile e truce. Il braccio destro gli tremava, ma non per
il
dolore.
Un
ghigno di scherno apparve
sul volto dell’altro -Non ci riesci, vero…?
Takasugi aveva ragione, ti sei
rammollito, hai perso… i tuoi artigli, come ripeteva sempre.
Per questo
all’inizio non avevo ordinato a lui di provvedere a toglierti
di mezzo.-
-Pensavi
che sarebbero
bastati quei criminali da quattro soldi che hai assoldato! Ti
sbagliavi!!-
ringhiò con rabbia.
-Allora
dimostramelo,
Demone Bianco…- il ghigno si accentuò -Dimostrami
chi sei in realtà.-
Il
tremito non accennava a
smettere, non riusciva a controllarlo -A me… non piace
uccidere.-
-Mpf!
Lo sapevo… sei un
debole.-
-…
ma credo che questa
volta potrei fare un’eccezione!- impugnò
saldamente l’elsa, controllando il
tremito e senza la minima esitazione tagliò di netto la gola
del Tendoshu.
Fu
così rapido che
probabilmente questi non si rese nemmeno conto di ciò che
era successo. Una
cosa era certa, l’ultima immagine che lo avrebbe accompagnato
fino all’inferno
sarebbe stata quella di un demone… no, quella di un uomo che
ha lottato fino
alla fine per i suoi ideali.
Gintoki
alzò il volto al
cielo ancora coperto dalle nuvole nere, aprì la mano
sinistra per ricevere la
pioggia -Aaah… sento male dappertutto.- si
lamentò -Mh… forse quelle non sono
lacrime di tristezza. Bha, non capirò mai come ragionano gli
Dei…- abbozzò un
sorriso, poi guardò la Kusanagi che ancora stringeva in
pugno -Ora cosa me ne
faccio di questa? E sopprattutto… come scendo da
qui…?-
Passò una
settimana da quegli eventi.
Praticamente un mese pieno da quando le guardie shogunali bussarono
alla porta
dell’agenzia tuttofare con un’importante missiva.
Era passato tutto da poco
tempo, eppure sembrava fosse trascorso un secolo.
-Vuoi
stare fermo!? Se no
ti faccio male!!-
-Mi
fai male anche se sto
fermo, Shinpachi!!-
-Allora
non muoverti di
più! Hai voluto tu uscire prima dall’ospedale! Ora
ne paghi le conseguenze!!-
-Ahioo!
Ahio!!!-
-Non
gridate! Non sento
Lady spoor!- si
lamentò Kagura, seduta
su uno dei divani mentre mangiava i suoi amati sukombu.
-Tu
e le tue telenovele…-
mormorò Gin, seduto sull’altro divano, a torso
nudo, mentre Shinpachi gli
cambiava le fasciature.
-Avete
sentito? Presto il
nuovo Shogun prenderà ufficialmente il potere!-
annunciò Shinpachi, riferendo
le ultime notizie lette quella mattina sul giornale.
-Era
ora… queste faccende
burocratiche vanno sempre avanti per le lunghe!- disse Gin -Che si
sa… del
precedente Shogun?-
-Hanno
celebrato pochi
giorni fa il funerale.-
-Già!
Telegiornale detto
che tutta nobiltà era presente!!- aggiunse Kagura -Potevamo
andare anche noi…-
-E
perché?! Alla fine non
siamo nemmeno stati pagati, e non siamo di quel mondo Kagura.-
-È
vero, però…- Shinpachi
ebbe da obbiettare, ma poi sorrise -Hai ragione Gin, è
giusto così.-
-Ho
sempre ragione.-
-Gintoki,
ora nuovo Shogun
avrà Kusanagi?-
-Esatto.
Credevo che si
sarebbe spezzata, invece ha resistito fino alla fine.- disse sorpreso.
-Che
ci vuoi fare, è pur
sempre una katana degli Dei! Forse è anche per questo che le
tue ferite si sono
rimarginate in fretta!!- esclamò Shinpachi dandogli una
pacca sulla schiena.
Questo
si irrigidì per il
colpo che gli causò non poco dolore -Iiih!! Ma sei
impazzito!? Mi hai fatto un
male cane!!!-
-Ahahahahahh!!-
-Che
ti ridi!?- Gin
minacciò l’assistente agitando un pugno, ma
l’unico che si fece male fu solo
lui, per il brusco movimento -Uuuh…. Non ho più
l’età per certe cose!!- si
lamentò con i lacrimoni.
-Non
hai più l’età nemmeno
per Jump!-
-Ehi!!
Ogni scusa è buono
per mettere in mezzo il mio amato Jump!?! Che è questa
storia?!-
-Silenzio!!!
È ultima
puntata!!!-
-Oh,
te e Lady spoor!! Hai
rotto! Sai come finisce?! Lui sposa lei e poi muoiono!!-
-Coooosa!!!??
No, Gin,
come hai potuto fare a me questo!!!??- iniziò a sbraitare
Kagura in preda ad
una crisi mistica da fan di soap-opera.
-Insomma,
fatela finita
tutti e due!! Kagura, sta zitta! Gin, sta fermo!!!-
Appena
fuori dalla porta
dell’agenzia c’erano Kondo, Hijikata e Okita,
indecisi se entrare o meno,
sentendo il baccano che c’era.
-Secondo
voi dovremmo
dirglielo che è stato riconosciuto un gran premio per il
loro contributo a
mantenere lo Shogunato?-
-No
Kondo… usiamo i soldi
per alimentare i fondi della Shinsengumi.- suggerì con
noncuranza Toshi.
-Hijikata!!
Come sei
cinico!-
-Senti
chi parla!!!-
-È
giusto che lo abbiano
loro, ma io ho paura ad entrare!!-
-Vigliacco,
che razza di
samurai sei, eh?!-
-Taci,
Hijikata. A te sta
tremando la fiamma dell’accendino, non riesci nemmeno ad
accenderti la
sigaretta!-
-Vuoi
che ti dia fuoco!?!?
Lo faccio Sogo!!!-
Kondo
sospirò -Noi tre non
siamo tanto diversi da loro, eh… facciamo quasi lo stesso
baccano.-
-Ci
stai paragonando
all’agenzia tuttofare?!- si stupì Okita.
-Sarebbe
un paragone senza
senso.- aggiunse Hijikata -Tra noi e loro il divario è
immenso, vero Kondo?-
rivolse uno sguardo serio al comandante.
-Dici
bene, Toshi. Anche
noi dobbiamo essere grati a quei tre squattrinati.
D’altronde, senza Shogunato
la Shinsengumi non avrebbe motivo di esistere.-
-Già,
hai perfettamente
ragione, Kondo. Gli siamo immensamente grati.- il vicecomandante si
accese la
sigaretta mal celando un sorriso.
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