Handwriter.

di Clover GD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You are confusion that never stops. ***
Capitolo 2: *** I cannot be without you, matter of fact. ***
Capitolo 3: *** I'm beautiful in my way. ***



Capitolo 1
*** You are confusion that never stops. ***


Handwriter.


-You are confusion that never stops.


Gwen non prestava la minima attenzione alle lezioni.

Odiava quel genere di ore, quelle passate a rimugugnare su una qualche equazione indeterminata o sui modi di esprimere una subordinata finale implicita, preferiva di gran lunga perdersi fra i suoi pensieri.

Amava disegnare, si sentiva libera nell'esprimere quello che le passava per la testa attraverso i colori sulla tela, i pastelli ad olio su un pezzo di legno o anche solo dei pennarelli su una lastra di vetro.

Il fatto che lei non prestasse la minima attenzione su tutto ciò che non le interessava la diceva lunga sul perchè il suo rendimento avesse alti e bassi.

Quel giorno, in particolare, il viso arrogante del professore l'aveva annoiata e schifata al punto che aveva preso un foglio bianco ed aveva iniziato a scarabocchiarci sopra.

Intenta com'era nel suo lavoro, non si accorse del docente che le stava a pochissimi centimetri.

-Dunque, Arrowsmith, potrei sapere come mai sei così assorta a scarabocchiare sul tuo foglio? Che c'è, il metodo della riduzione che ti consentirà di risolvere i sistemi nel prossimo compito in classe non ti interessa per niente?-

Il professor Apples sollevò improvvisamente il foglio dal banco di Gwen, e vi lesse solo una grande parola: Clocks.

-Arrowsmith, questa è l'ora di matematica, che c'entrano gli orologi?-

Gwen sgranò gli occhi scuri come il buio. Le parole le uscirono quasi spontaneamente.

-Non mi dirà che non ha mai sentito parlare dei Coldpaly?-

L'uomo dagli occhi verdi e crudeli alzò un sopracciglio.

-I Coldplay? Non so, forse un paio di volte mia figlia li ha menzionati, ma non per parlarne bene. Comunque, alla lavagna c'è un sistema, mentre tu stai pensando ad un insulso complesso musicale!-

La ragazza sbattè un paio di volte le palpebre. I Coldplay un insulso gruppo? Dovette metterci tutto il suo impegno per non tirare una testata al professore, ma riuscì a rimanere semplicemente ferma al suo posto.

-Io.. Mi dispiace. Starò attenta alla lezione, prometto.-

Detta così sembrava una proposta per un trattato di pace fra lei ed il docente, ma l'uomo non accettò.

-Mi spiace, Arrowsmith, ma il compito è fra solo una settimana. Fila alla lavagna, completa il sistema. Ti do cinque minuti, poi vedrò cosa fare di te e del tuo comportamento.-

Gwen si alzò e si diresse titubante verso la lavagna. Non aveva la minima idea di come risolvere quell'insieme di lettere e numeri, ma contava sull'aiuto di Bridgette, sempre presente al primo banco.

Con un paio di suggerimenti sibilati a denti stretti e il suo immancabile senso logico particolarmente spiccato, in quattro minuti e venti secondi, Gwen Arrowsmith riuscì a finire l'esercizio, per poi sgattaiolare al posto e ricominciare a perdersi nei suoi pensieri.

Era qualche giorno, forse qualche settimana o anche qualche mese che la sua mente non faceva altro che vertere su un ragazzo che rispondeva esattamente al suo canone di perfetto.

Afferrò un pennarello verde, lo stappò e cominciò a premerne con insistenza la punta contro il palmo della sua mano.

You are confusion that never stops.

Impresse queste poche parole con una calligrafia impeccabile sulla propria mano, poi con gli altri pennarelli e le penne colorate prese ad abbellire la scritta dedicata a quegli occhi che le impiastricciavano l'anima.

Il tempo passava, ma la gotica non se ne accorgeva, i professori si succedevano e parlavano, spiegavano o correggevano frasi e versioni, ma alla ragazza poco importava.

Stava finendo di scrivere, con un pennarellino nero dalla punta fine, Clocks - Coldplay nell'angolo in basso a destra della sua mano sinistra, quando suonò la ricreazione.

Venti minuti tutti per lei e per i suoi pensieri erano davvero pochi, ma dopo questo momento di distacco dalla scuola le sarebbe rimasta solo un'ora di greco, la sua materia preferita, e la situazione sarebbe migliorata.

Camminava distrattamente quando qualcuno le bloccò un braccio e la inchiodò al muro lì di fronte.

Non fece in tempo a divincolarsi che si trovò davanti due occhi di cobalto.

Le parole le lambirono le labbra quasi in un sussurro sconsolato.

-Duncan..-

Il ragazzo smosse la cresta verde e prese a giocherellare con uno dei suoi tanti peircings.

-Vedo che hai spirito d'osservazione, Arrowsmith.-

Notò che sulla mano della gotica c'era un qualcosa di verdognolo, e gliela afferrò per poterne ispezionare meglio il palmo.

Con fatica, decifrò il complicato intrico di arricciolamenti ed abbellimenti che, a vederli, si sarebbero detti ricalcati pari pari dallo stile Barocco.

-You are.. con.. fu.. confus.. confusion that ne.. ve.. r sto...ps!-

Alzò gli occhi dalla mano al viso di Gwen.

-Arrowsmith, a chi è dedicata questa scritta?-

Gwen impallidì, non poteva certo rivelare al punk chi fosse l'oggetto di quelle parole.

-McCandid, non è affar tuo.-

Il ragazzo spalancò gli occhi come l'oceano.

-Perchè tu lo sappia, Arrowsmith, in questa scuola tutto è affar mio. Pretendo di sapere a chi è dedicato il tuo mucchietto di parole e riccioli, prima che io__-

Fu interrotto da una ragazza con dei capelli castani e gli occhi d'ambra.

-Duncan McCandid, non sai fare nient'altro che torturare le ragazzine di primo? Siamo in terzo noi, datti contegno!-

Gwen sospirò.

Già, lei stava solo al terzo anno di liceo classico, non era nessuno in confronto ai 'grandi' del quinto.

La ragazza si tirò via Duncan afferrandolo per un braccio, poi rivolse uno sguardo nauseato a Gwen.

-E poi anche tu! Come ti salta in mente di alzare gli occhi verso uno di terzo? Datti una regolata, nel comportamento e.. Anche nel vestire. Io suggerirei una bella parrucca e degli abiti più colorati: quelle meches verdi e quegli straccetti neri non si possono vedere!-

Scoppiò in una risata, e se ne andò verso il III E, quella che, a quanto pare, doveva essere la sua classe, seguita da Duncan.

La campanella suonò, e la gotica tornò in classe con l'ennesima ferita nel cuore.

L'ora di greco non fu leggera come lo era sempre stato.

Di solito, pur essendo la quarta ora del lunedì, era sempre passata in fretta, mentre invece quel giorno non passava mai.

La professoressa, una donna sulla quarantina con degli occhi cerulei dai quali sprizzavano scintille d'intelligenza, aveva una simpatia reciproca per Gwen, che, non a caso, era una delle alunne che riuscivano meglio in greco e latino, e capì subito, dalla prima domanda che le pose, che quella giornata non era andata bene.

In effetti la ragazza stava ancora con i pensieri fissi su quel paio d'occhi che erano capaci di stravolgerle un'intera giornata, e quando la professoressa le chiese qualcosa come

-Gwen, sai dirmi cosa distingue autou con lo spirito dolce dall'autou con lo spirito aspro?-, lei ci mise ben più di cinque minuti buoni a balbettare un -S.. Sì, il primo indica terza persona non riflessiva, il secondo indica possessività riflessiva.-

La professoressa la guardò teneramente.

-Gwen, puoi fermarti cinque minuti dopo la fine dell'ora?-

Pur non avendo voglia, la ragazza annuì, ma al suonare della campanella non raccontò alla donna dagli occhi blu i problemi che la affliggevano.

Quelli erano proprietà della sua mente, e sarebbero rimasti sempre tali.

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Capitolo 2
*** I cannot be without you, matter of fact. ***


 

Handwriter.

 

- I cannot be without you, matter of fact.

 

Il giorno successivo fu ancora peggio del primo, per quanto possa sembrare impossibile.

Gwen pensò a quegli occhi quasi tutto il tempo, dal momento in cui salì sul 335 per recarsi a scuola al momento in cui si gettò sul letto la sera, passando per le due ore di latino, l'ora di matematica e quella di fisca.

Erano le undici meno venti, la gotica era immersa nell'ultimo quarto d'ora di lezione di latino prima dello squillo della campanella che avrebbe annunciato la ricreazione, quando Trent, uno dei suoi compagni di classe, si girò un attimo a guardarla dal secondo banco al centro.

Il ragazzo si concentrò per sussurrare il suo nome abbastanza forte perchè lei lo sentisse ma non a volume così elevato perchè la professoressa lo captasse, e quello che ne uscì era uno stridulo -Gwen!-

La ragazza trattenne il fiato per qualche secondo. Fra tutti i momenti in cui le sarebbe piaciuto sentire quella voce sussurrare il suo nome, quello era sicuramente il meno adatto: non poteva certo girarsi verso di lui dal quarto banco della fila di destra sperando di non venir beccata, ma d'altra parte non poteva neanche far finta di niente, dopotutto erano mesi che tentava di conquistarsi l'amicizia del ragazzo, di sicuro non poteva buttare tutto all'aria solo per colpa della paura.

La sua mente era, per quanto possa sembrare impossibile, divisa in due parti ben in contrasto l'una con l'altra: una avrebbe voluto girarsi a guardarlo, l'altra aveva paura della reazione che avrebbe causato l'incontro dei loro occhi e, di conseguenza, le suggeriva di far finta di non aver sentito.

Un secondo richiamo da parte del ragazzo dai capelli corvini la spiazzò, frantumandole ogni dubbio: doveva rispondergli, anche solo per cortesia.

Lentamente, molto lentamente, si girò verso Trent, cerando di evitare il suo sguadro ammaliatore e sillabando con le labbra le parole -Cosa ti serve?-.

Il ragazzo cercò di intercettare i suoi occhi e, nel momento in cui ci riuscì, Gwen sentì il cuore mancare un battito.

Tutto quello che voleva evitare era stato reso vano da quelle iridi di giada.

Sempre sussurrando, Trent si accingeva a spiegarle il motivo della sua chiamata.

-No, vedi, è che..-

Si fermò un attimo, come se dovesse cercare le parole per dirle qualcosa che avrebbe in realtà dovuto omettere.

Gwen lo scrutò per qualche attimo, per poi distogliere velocemente lo sguardo, per paura di dare troppo nell'occhio.

Si pentì immediatamente del suo gesto, in quanto aveva spezzato quel filo di platino luccicante che era riuscito ad unire i loro occhi.

La voce di Trent le arrivò, più chiara di prima.

-Non è che mi puoi dare il diario? Non ho i compiti per sabato!-

Gwen si irrigidì.

Non poteva prestargli il suo diario. Non che fosse infantile o pieno di foto di un qualche cantante detestato dal ragazzo, perchè in effetti il motivo principale per cui non solo lui, ma nessuno in generale avrebbe potuto mai anche solo toccare il suo diario era un disegno nella pagina del venti Maggio, ossia il giorno del compleanno di Trent, che ritraeva il volto del ragazzo in questione intento a baciare una ragazza dai capelli neri striati d'azzurro, entrambi con le sopracciglia inarcate e gli occhi chiusi, le braccia dell'uno fra i capelli dell'altra.

Erano giorni che rifiniva quel disegno, eppure non lo avrebbe mostrato a nessuno.

Sicuramente non gli avrebbe passato il diario, sicuramente non il giorno del quindici Maggio e soprattutto sicuramente non quando il giorno del venti Maggio ed il sabato per il quale Trent cercava i compiti coincidevano.

Fu risvegliata da un ennesimo sussurro del ragazzo.

-Gwen? Gwen? Allora, me lo presti?-

Guardò per un attimo il banco che le stava davanti.

Un astuccio, una grammatica latina aperta alla pagina delle funzioni del genitivo, una matita spuntata, alcuno riccioli di gomma che avrebbe dovuto far schizzare fuori dal mobile il prima possibile, un quaderno di latino con degli appunti presi alla rinfusa ed un libro di epica, la materia successiva, ma nessuna traccia del diario, che se ne stava al sicuro nello zaino.

-Ehm.. Vedi, io l'ho scordato a casa!-

Detto questo, trovò la forza di rialzare gli occhi per immetterli in quelli di Trent, riallacciando quel filo etereo che li univa quando si guardavano.

La parola successiva le uscì spontanea in un sussurro.

-Scusa.-

Trent la guardò divertito.

-Scusa di che? I compiti li prendo da Linsday, tranquilla!-

Da Linsday.

Oh. Porca. Troia.

Linsday Richards, un'oca con così poco cervello che sarebbe sembrato impossibile solamente pensare di mandarla al liceo cassico e che, stranamente, non era mai stata bocciata.

Gwen si rassegnò a rimanere attenta agli ultimi dieci minuti della lezione, sperando che, almeno per una volta, la campanella suonasse in anticipo.

Dopo dieci minuti di sofferenze, che non furono per niente alleviate dal fatto che la professoressa di latino e greco fosse la sua preferita in assoluto, la campanella annunciò l'inizio della ricreazione, e tutti gli alunni schizzarono fuori dal I D.

Gwen stava seduta nel giardino sotto un alberello che aveva tutta l'aria di essere malaticcio ed instabile, quando accanto a lei si sedette una ragazza dai capelli dorati e dagli occhi verdi come il mare, la quale si appoggiò al gracile tronco senza dirle una parola, come del resto Gwen si aspettava, visto che la giovane aveva le cuffiette dell'iPod ad entrambe le orecchie.

In quella ragazza Gwen riconobbe Bridgette, ovvero la persona che, fra tutte le ragazze che conosceva, più si avvicinava alla definizione di 'amica'.

La bionda le porse una cuffietta.

-Vuoi?-

La gotica era incerta sull'accettare: lei e Bridgette avevano gusti alquanto diversi in fatto di musica.

-No, guarda, grazie mille ma mi fa un po' male la testa-, disse, mentendo.

La biondina alzò le spalle, si rimise la cuffietta e prese a canticchiare.

 

Another heart is cracked
In two
I'm on your back

I cannot be without you, matter of fact..

Ohh ohh ohhhhh, I'm on your back..

 

Gwen rimase come folgorata per qualche secondo.

-Aspetta aspetta! Cos'hai cantato?-

Bridgette rimase impassibile, agitando la testa a ritmo con la canzone. La gotica la scosse delicatamente, la ragazza si tolse una cuffietta e la guardò con fare interrogativo. Gwen ripetè la domanda.

-Oh.. Era Walking After You, non la conosci?-

Gwen scosse la testa in segno di risposta negativa, ma le disse subito dopo:

-Non dico il titolo, vorrei sapere le parole!-

Bridgette la guardò.

-Intendi I'm on your back?-

-No, dopo!-

-Allora era I cannot be without you, matter of fact?-

Gwen s'illuminò.

-Esattamente, Brid!-

Detto questo, si alzò e corse verso la classe. Aveva bisogno di scriversi quella frase.

Giunta davanti al suo banco, prese il pennarello blu e impresse quella frase sul suo palmo quasi con foga.

La scritta era malfatta, sbafata e certamente non perfetta come quella del giorno prima, che era stata rimossa dalla mano con grande fatica grazie ai ripetuti usi del sapone, ma a Gwen piacque molto.

Chissà, forse perchè non poteva davvero fare a meno di quel sottile filo di platino che univa i suoi occhi a quelli di giada del ragazzo del secondo banco, fila al centro.

 

 

 

 

Writer's corner.

Ehilà, amici lettori!

Dunque.. Con questa fic sto cadendo nella monotonia, lo so DD: Prima la scuola, poi un Duncan abbastanza prepotente, poi una cotta per un compagno di classe.. Davvero, ci manca che diventino migliori amici.

E se lo diventassero?

Ahah, che spoilerata che v'ho fatto DD:

Vi ricordo che i ragazzi stanno al classico, quindi è NORMALE leggere che i ragazzi escono dal I D e non dal III D.. Il primo liceo classico corrisponde al terzo anno di qualsiasi altro liceo, mentre il terzo liceo corrisponde al quinto anno.

Un'ultima cosa.. La frase significa "Non posso fare a meno di te, è un dato di fatto", ed è presa da Walking after you, dei Foo Fighters.

Beh.. Ora mi congedo, miei cari.. Sappiate che sono molto contenta delle persone che seguono, preferiscono e recensiscono! :3

Clover.

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Capitolo 3
*** I'm beautiful in my way. ***


Handwriter.


-I'm beautiful in my way.

Non passò molto che arrivò l'ultima settimana di scuola.

Memore della festa che era stata organizzata l'anno prima, alla quale non aveva voluto assolutamente partecipare per una serie di motivi che variavano dalla pessima musica che davano al Drake alla pessima gente che vi si poteva incontrare, Gwen tentò in ogni modo possibile di evitare ogni contatto via Facebook, il gran social network alla quale si era iscritta solo per poter sviare le occhiatacce delle sue compagne di classe sempre in ghingheri e piattini che l'avevano biasimata fino a qualche mese prima, o faccia a faccia.

Ma a tutto si poteva resistere, tranne che ad uno sguardo come quello che Trent le stava regalando in quel momento.

-Allora vieni?-, le avevano chiesto le sue iridi chiare.

Gli avrebbe detto ben volentieri che sì, sarebbe andata alla festa, anzi, ci sarebbe voluta andare proprio con lui, ma con orrore sentì la sua testa scuotersi, e sentì quelle che probabilmente sarebbero state le parole più orribili che avesse mai sentito.

-Oh, tranquilla. Volevo invitarti, sai, ma a questo punto lo chiedo a Linsday.-

Linsday. Ancora una volta quell'oca le prendeva il posto senza che lei fosse in grado di ribattere. Fu tuttavia in grado di articolare qualche sillaba diretta al ragazzo di fronte a lei.

-Perchè avresti voluto invitarmi?-, gli chiese, ma il responso non fu esattamente dei migliori.

-Perchè è.. Pardon, sarebbe figo andare al Drake con una ragazza!-

Una ragazza. Una delle tante. Fantastico, si disse, una delle tante.

Ai suoi occhi, probabilmente, quello era e quello sarebbe rimasta.

L'ennesima, forse.

L'ora di Inglese non fu poi così tanto sofferta. Certo, Gwen non amava la Dickinson come amava Gauguin o Trent, ma di certo, quella della professoressa non era la materia più pesante di tutte. Gwen sarebbe rimasta ore ad ascoltarla, eppure c'era qualcuno che preferiva di gran lunga chiacchierare durante quell'ora.

-Trent. Mc. Cord.-, sibilò la professoressa, -se non la pianti, ti sposto vicino ad Arrowsmith. All'istante.-

Gwen sarebbe sbiancata all'istante, se le fosse stato possibile sbiancare un po' di più. Pregò, sperò, chiese silenziosamente con gli occhi che non le venisse messo accanto l'aitante ragazzo, ma, dopo altri tre richiami, il decreto non l'accontentò.

Vicini di banco.

Forse, non le sarebbe potuta andare peggio.

Arrivata a casa, si gettò sul letto, con l'intenzione di non rialzarvisi più, almeno per le successive dodici ore.

Persa nei suoi pensieri, lasciò vagare la mente che, attraversando lettere greche e intere versioni di Virgilio, la condusse sempre sullo stesso punto: quegli occhi che la facevano tanto soffrire quanto sospirare, tantopiù adesso che la professoressa l'aveva spostato proprio al posto accanto al suo. Ci si può innamorare così perdutamente solo di un paio di iridi? Forse no, si ripeteva, ma allora com'è che non riusciva a farne a meno?

Senza pensarci, accese meccanicamente il computer ed entrò su Facebook, come aveva fatto poche altre volte. Sei notifiche, notò con una smorfia a metà fra il disappunto per aver appena guadagnato mezz'ora di computer, durante la quale Geoff Edwards, il montato del II A, avrebbe potuto invitarla a qualche evento come la festa al Drake, e la speranza che almeno una di quelle notifiche fosse di Trent McCord.

Prima notifica. Bridgette Fairlie ha pubblicato qualcosa sulla tua bacheca.

Era l'ultimo genere di notifica che si aspettava, specialmente perché il post era un semplice I cannot be without you, matter of fact.. Ahaha, ti ricordi?. Fredda com'era sempre, non toccò nemmeno la tastiera per risponderle.

Seconda notifica. Linsday Richards ha pubblicato qualcosa nel gruppo I D (:

Andò a vedere. Magari, si diceva, quell'oca aveva pubblicamente rifiutato l'invito di Trent per la festa al Drake.


Linsday Richards

raga, nn è k qlkn passa greko?!? xP xD ♥ ♥ ♥ Bridgette Fairlie, nn è k lo potessi fr te?! t prg! k poi dv uscr kn tyler, kll figo di II B! oppr fll te, Leshawna Ghetto O'Shea! dai k o da fr! ;P ;D ;333 ciauuuu! xD ♥


Come volevasi dimostrare. Quell'oca aveva fatto ben 3 errori in due righe, senza contare le innumerevoli abbreviazioni inutili, le maiuscole mancate e il ciauuuu finale. Alzò gli occhi al cielo, senza degnare il post di qualche sguardo in più.

Terza notifica. Harold Beatbox Steam ti ha inviato dodici richieste su Castleville

Dodici. Richieste., notò la sua mente con l'aria meno allegra di tutte quelle del suo repertorio. Andò oltre, senza nemmeno pensarci.

Quarta notifica. Geoffrey Geoff Edwards ti ha invitata all'evento BjParTyHauzDraKe!

Il suo cervello smise per un attimo di pensare, tante erano le parole che vi viaggiavano rinchiuse all'interno. Non conosceva Geoff se non di vista, ma era uno dei rappresentanti d'istituto, quindi aveva chiesto l'amicizia a tutti, tutti i membri del gruppo del loro liceo.

Quinta notifica. Cody E J Anderson ha commentato la tua foto

La domanda salì spontanea: quale foto? Andando avanti, scoprì che la foto era un vecchio scatto fattole da Linsday il giorno dell'assemblea di classe. Era venuta discretamente, e sotto le parole di Cody erano qualcosa di simile a Oddio, sei venuta uno schianto! Ti prego, usciamo!.

Sesta notifica. A Cody E J Anderson piace la tua foto

Foto che, ovviamente, era la stessa del commento.

Niente a che fare con Trent, notò con disappunto. Stava lì lì per chiudere la pagina internet e spegnere quell'assurdo macchinario, quando le si aprì una finestrella in basso a destra. Era un'insulsa chat, ma sicuramente il ragazzo che le aveva scritto Sicura, quindi, che non ci sei al Drake?, era ben meno insulso. Se fosse stata una di quelle ochette urlanti, avrebbe di certo scritto Certo che vengo, anzi, ho seriamente in testa di andarci con te!, ma Gwen Arrowsmith non era un tipo del genere, per cui rispose con una manciata di parole fredde. Linsday t'ha dato buca, eh? Trent non le rispose per un po', e lei credette di aver fatto la domanda sbagliata. Ma non tardò troppo ad arrivare un Beh, sì, ma se tu ti mettessi un costume un po' più colorato del solito, ti togliessi quelle meches strane, ti facessi una lampada e, perchè no, ti comportassi un po' più spigliatamente, saresti perfetta!

Rimase interdetta per qualche secondo (o minuto? O forse ora?) davanti a questa frase. Il suo ego si stava frantumando. Probabilmente, sarebbe implosa da lì a poco, se il suo telefono non fosse squillato.

-Chi cazzo è a quest'ora?-, quasi urlò, sull'orlo del pianto, sentendo anche che in sottofondo alla telefonata, da parte di chissà chi, c'era Born this Way.

-Gwen, sono Bri! E sono le cinque del pomeriggio, non è che sia un orario tanto__

-Che vuoi?-, chiese con disappunto Gwen,

-Niente.. Vieni al Drake?-

Ancora queste stupide domande, si disse.

-No. Non ci verrei nemmeno se mi regalassero un costume un po' più colorato del solito, una parrucca senza verde, una lampada e__

Venne interrotta dalla ragazza all'altro capo del telefono.

-È stato Duncan?-

Trasalì solo a sentir nominare quel ragazzo. I'm beautiful in my way, 'cause God makes no mistakes, I'm on the right side, baby, I was born this way!, cantava Lady Gaga dallo stereo all'altro capo del telefono.

-A far cosa, scusa?-

-A dirti tutte queste cose.-, asserì la bionda.

-No. Ed ora scusa, ma devo tradurre quella stupida versione di Aristotele.-

Bridgette sospirò.

-Posso passartela io. Non è difficile.-

-Proprio perchè non è difficile voglio farla io stessa.-

Attaccò di botto.

Prese un pennarello nero a punta grossa, si guardò la mani sinistra con una smania di scriverci qualcosa. Ma cosa?, si chiedeva. Pensò a varie canzoni, per poi ripiegare su quella che aveva sentito poco prima. Iniziò a scrivere con l'intenzione di imprimere tutto il ritornello sulla propria mano, ma, sarà stato forse per la sua situazione mentale, forse per la punta troppo grossa del pennarello, tutto ciò che riuscì a dipingersi addosso fu un I'm beautiful in my way.

Si guardò schifata la mano, incerta se cancellare tutto o lasciare così.

Poi girò gli occhi verso la scrivania.

Aristotele la chiamava, e lei non sarebbe riuscita a non cedere al fascino che i grafemi che formavano le parole di quell'uomo emanavano.






Writer's corner.

Sì, sì, non sono morta!
Yeah! :DDD

Coomunque.. Geoff che organizza una festa. In piscina.

Monotonia, portami via! D:

Però.. A pensarci bene, dov'è che sta tutta questa monotonia? Ci sono forse altre storie così? >.>

No, lasciatemi perdere, sono abbastanza delirante.

La frase significa 'io sono bella così come sono', ed è tratta da Born This Way, di Lady Gaga.

Stupiti, eh? Anche io, poiché detesto quella finta bionda.

Ho in serbo (non in croato. In serbo.) per voi un'altra idea, che spero di poter utilizzare presto.

È una serie, un po' come quella Duncan/Green Day.

Ma non divaghiamo. Grazie a quelli che seguono, credendo in questa storia, e a quelli che recensiscono :)

Sono assai contenta di voi :')

Sperando che non vi facciate scrupoli a scrivermi in una recensione cosa pensate di tutto 'sto casino, vi saluto :3

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