Closer To The Love

di MonyMOFO
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Bugie ***
Capitolo 3: *** Segreti ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni. ***
Capitolo 5: *** Go Away! ***
Capitolo 6: *** Flashback ***
Capitolo 7: *** Hi guys! That's Joseph! ***
Capitolo 8: *** Pomegranate ***
Capitolo 9: *** Concert ***
Capitolo 10: *** Hurricane ***
Capitolo 11: *** Problems ***
Capitolo 12: *** Five Years Ago... ***
Capitolo 13: *** Misteri e Bugie ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


Incontro Ciao a tutti!! Volevo precisare che questa FF l'avevo già iniziata nella mia pagina di Shannon (ѕнαɴɴoɴ ϟ) solo che poi persi l'ispirazione e la cancellai definitivamente, poi una sera ho incontrato una Echelon e parlando con lei saltò fuori a dirmi:"Ma non la continui più quella FF che stavi scrivendo?" e io:"Purtroppo l'ho cancellata definitivamente, non ce l'ho più!" e lei mi fece brillare gli occhi rispondendo:"Io ce l'ho!! Man mano che scrivevi i capitoli io li salvavo tutti quanti! Mi piaceva troppo! Te la passo". E così fece =) perciò, la riscriverò tutta qua!
GRAZIE RAMONA!
Buona Lettura!


"Hey, ma lo sai che per una signorina è pericoloso passeggiare da sola per le strade di Los Angeles?".
Continuai ad aumentare il passo, spaventata, intimorita che quel tizio potesse farmi del male. Più di quello che stavo facendo gia' a me stessa, andandomene di casa lasciando mia madre nelle mani di un uomo viscido che non accettava la mia presenza in casa. Il mio patrigno.
"Hey, parlo con te! Forse e' meglio che ti dia io un passaggio...".
Con la coda dell'occhio vidi una macchina affiancarsi a me, si spostava a passo d'uomo. Riuscivo a sentire la musica a volume basso, ma non riuscivo a capirne il genere. Mi portai meglio il borsone sulla spalla e continuai a trascinare il trolley con indifferenza. Possibile che in una città del genere non ci fosse anima viva in giro? Sentii il motore della macchina spegnersi e udii lo sbattere della portiera. Spalancai gli occhi, mi bloccai e mi voltai. Un uomo di media altezza con un berretto rosso e un cappotto lungo nero con al collo una sciarpa dello stesso colore si stava avvicinando a me. Stavolta cominciai a correre ma inciampai da qualche parte e ritrovai il mio viso a pochi centimetri dal cemento. Captavo il rumore dei passi che pian pianetto diventata sempre più forte.
"Ti sei fatta male?"
"Lasciami in pace! Vattene! Che vuoi??", urlai.
Il tizio chinato di fronte a me allungò la mano:"Non intendevo spaventarti, solo che, conoscendo la città e soprattutto la zona, l'idea di vedere una ragazza sola da queste parti in piena notte...mi rabbrividisce"
Poco convinta unii la mia mano alla sua che mi aiutò a rialzarmi. "Non sei di qui, vero?", mi chiese convinto.
"No, vengo dal North Carolina, sono di passaggio..."
"Senti, so che hai paura, lo leggo nei tuoi occhi...ma ti assicuro che di me puoi fidarti...dove alloggerai? Ti accompagno...".
Abbassai lo sguardo e raccolsi il mio trolley che ancora stava a terra.
"Io...prenderò un pullman...", blaterai.
"Credi che sia meno pericoloso?", stavolta il mio sguardo lo alzai e lo puntai contro il suo. Ma quanti anni poteva avere questo uomo? E chi si credeva di essere? Un super eroe? O forse era il mio angelo custode? No, a quelle cose non avevo mai creduto.
"Avanti, dammi le tue cose...", insistette.
Rimasi impalata di fronte a lui, reggendo il borsone sulla spalla.
"No!" risposi seccata.
Alzò le braccia:"Ok, senti, la mia macchina e là. Non ti tocco. Apri il baule e infilaci la tua roba".
Lo osservai ancora per qualche minuto, poi, sfinita, gli passai di fianco e tenendolo sempre sotto controllo mi avvicinai alla sua auto. Per colpa del buio non riuscii a vedere con quale tipo di macchina portasse in giro il suo culo, ma il bagagliaio gigante mi permise di capire che era una macchina di grossa cilindrata. Sempre tenendo gli occhi puntati su di lui sistemai il tutto a mo di puzzle, vicino alle valigie del ragazzo. Chiusi con violenza lo sportello e me lo trovai dietro.
Sobbalzai spaventata:"Mi hai spaventata!" urlai arrabbiata.
"Ci hai messo tanto, pensavo ti servisse una mano..."
"Stai partendo?" chiesi curiosa.
"No, sono appena arrivato. Perchè questa domanda?"
"Mi serve un alloggio...", mi guardò sbalordito.
"Scusa, non ho capito il senso della tua domanda...", sbuffai.
"Se te ne fossi andato, sarei stata per un po' a casa tua. Ora ti è chiaro il concetto?"
Il ragazzo sogghignò:"Non voglio fare il precisino, ma..non volevi un passaggio...e ora mi dici addirittura che saresti venuta a vivere per un po' a casa mia?", alzai le spalle.
"Non sai nemmeno il mio nome..." continuò lui.
Incrociai le braccia:"Sentiamo, come ti chiami?"
"Tu?"
"Ad una domanda non si risponde con un'altra domanda..."
Il ragazzo abbassò la testa:"Davvero non sai chi sono?", mi chiese con un tono di voce basso.
Alzai un sopracciglio, dote che in pochi hanno:"Dovrei?".
Il ragazzo scostò un po' la sciarpa nera e indicò il tatuaggio che portava dietro l'orecchio sinistro:"Ti dice nulla questo?"
Mi avvicinai un po' a lui, il buio mi rendeva difficile la visuale:"Sei un geometra?"
"Che?! No, no! Allora, nemmeno questo ti dice nulla?", alzò la manica destra del giubbetto e notai degli strani simboli sull'avambraccio.
"Fai parte di qualche setta satanica? Ti serve un aiuto?", abbassò ancora la testa e mentre la scrollava sogghignava.
"Posso sapere cosa ci trovi di così divertente?", chiesi seccata. Con delicatezza allungò la mano verso di me tenendo i suoi occhi fissati sui miei. Non esitai e intrecciai la mia alla sua.
"Piacere, Shannon..." disse.
"Tutto sto casino per dirmi che ti chiami così?"
"Volevo solo constatare una cosa...", non capivo cosa intendesse dire con quella frase.
"Io sono Alexandra, chiamami Lexie...", lui riportò la sua mano calda in tasca mentre con l'altra giocava con le chiavi della macchina.
"Vuoi stare da me finchè non trovi un alloggio? Io starò qui una settimana, poi dovrò ripartire...", sapevo che molto probabilmente stavo andando contro la morte, ma un alloggio mi serviva per forza, e se era gratis..molto meglio.
"Hai una camera anche per me?"
"Starò in un albergo, con mio fratello e degli amici...prenderò una stanza tutta per te..." mi rassicurò lui.
"Ti renderò i soldi, appena troverò un lavoro...", mi sorrise.
"Sali in macchina, mi stanno aspettando...", senza farmelo ripetere due volte aprii la portiera e finalmente mi ritrovai al calduccio.

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Capitolo 2
*** Bugie ***


secondo capitolo lexie Pensavo che questa storia facesse cacare invece piace D: grazie a tutte per persone che hanno lasciato una recensione e a chi mi ha messa tra le 'seguite'.
Buona Lettura!!
Mony


*Pensieri di Shannon*

Era arrivato quel momento.
Quello che non speravo mai di poterci arrivare. Pensare di avere 40 anni e non avere ancora creato una famiglia. Se solo gli Echelon fossero entrati nella mia testa in questi giorni, chissà cosa avrebbero pensato. "E' cambiato!". No, sono solo maturato.
"Ohi...pronto?!"
Misi a fuoco la vista e mi ritrovai di fronte la mano sventolante di Lexie.
"Dicevi?", le chiesi distratto.
"Prima che ti perdessi nel tuo mondo, ti stavo domandando che lavoro fai. Mi hai portata in un Hotel a 5 stelle, e mi hai prenotato una Suite. Mica male...".
Cominciai a grattarmi la testa:"Ecco, io...", solo due parole feci in tempo a dire, poi fui interrotto dall'entrata di mio fratello.
"No no no no no! - cominciò ad urlare - mi avevi promesso che non ti saresti più portato a letto qualche fangirl durante il t...."
Non fece in tempo a finire che gli bloccai la bocca e lo trascinai fuori dalla stanza sotto gli occhi sorpresi di Lexie, che interruppe il suo giro turistico per la suite. Mi assicurai di aver chiuso bene la porta poi mollai la presa.
"Motherfucker! Mi hai fatto male! Che cazzo succede?" mi domandò furibondo.
"Bro, ascolta, devi reggermi il gioco. L'ho trovata, finalmente, credo di aver trovato la persona che cercavo!".
Mio fratello massaggiandosi le mandibole mi guardò perplesso.
"Shannon, ti ripeto la stessa cosa che ti dico ogni volta che ti porti a letto una. Stai attento. Metti che quella ti sputtana sul web, ci rimani di merda e fai passare un tour del cazzo a me e a Tomo. Un momento, che gioco devo reggerti?".
Prima di spiegare la situazione buttai un occhio in giro per assicurarmi che nessuno mi potesse sentire.
"Quella ragazza, Lexie, non conosce i 30 Seconds To Mars! E io non gliel'ho ancora detto chi siamo veramente...", glielo dissi con soddisfazione.
"Capisci? Per la prima volta posso veramente essere me stesso, posso aprirmi con lei senza aver paura che qualche informazione finisca sul web!"
"Bro, e se ti stesse prendendo per il culo?". Eccolo, mio fratello, sempre pronto a spegnere il mio entusiasmo.
"E poi cazzo, mi da fastidio che non mi conosca! Io sono Jared Leto!"
"E io sono Lexie..."
Sbucò da dietro la porta la ragazza, che si era cambiata d'abito e indossava i pantaloni della tuta e una t-shirt bianca un poco trasparente. Per quanto era sexy, deglutii la saliva con fatica.
"Lui è mio fratello..." le chiarii le idee.
Lexie porse la mano a mio fratello che con educazione si presentò a lei.
"Comunque, prima di andare a dormire, volevo solo dire che punto primo, a tuo fratello Shannon non la farò nemmeno annusare e punto secondo...fangirl hai detto? Sei una rockstar per caso? Parli come tale...", indietreggiò e rientrò in camera.
Lasciò la porta spalanca, come se l'invito ad entrare fosse sottinteso, quindi la seguimmo. Si mise a sistemare quei pochi vestiti che aveva nell'armadio e cominciò a parlarci:
"Io odio le rockstar. Si credono chissà chi. Per esempio si drogano...", ricomparve da dietro l'anta dell'armadio e guardò Jared.
"Hey io non mi drogo!", rispose lui incrociando le braccia.
"...si tingono i capelli con colori strani..."
"Questo sì, lo faccio...ma non sono comunque una rockstar...",
mio fratello cominciò a battere il piede sul pavimento dal nervoso.
Lexie scomparve di nuovo dietro l'anta:"...si fanno una ragazza diversa ogni giorno, fumano, bevono, se la tirano, vestono strano e - chiuse le ante e si sedette sul letto puntandomi lo sguardo contro - ...puzzano!".
"Questa è la perfetta descrizione di mio fratello, ma anche lui non è una rockstar..no, no!", diedi una gomitata a Jared poi involontarialmente mi annusai le ascelle nell'istante in cui la ragazza si voltò per sistemare il cuscino.
"Comunque hai ragione, le rockstar hanno tutte la puzza sotto al naso...oltre che sotto le ascelle..." dissi.
Poi benedii il mio cervello che mi fece dire delle stronzate del genere. Perchè quando mi piaceva una ragazza dovevo sempre fare figure di merda?
"Non mi avete ancora detto che lavoro fate..." ci chiese curiosa.
Rieccomi a fare quel gesto, a grattarmi la testa. Lo facevo spesso nelle situazioni di imbarazzo.
"Faccio...il modello!".
Ma che cavolo mi era saltato in mente? Il modello? Io? Lei, sempre seduta sul letto, mentre faceva dondolare una gamba mi osservava in modo strano.
"Ma quanti anni hai?", colpito e affondato.
"Trenta!" risposi. Sì, 11 anni fa...
Mio fratello cominciò a tossire:"Io vado a bere un goccio d'acqua. Mi è andata la saliva di traverso...Buonanotte!".
Lei non ricambiò il saluto, semplicemente fece un cenno con la testa.
"E tu? Quanti anni hai?"
"Venticinque...strano bene tuo fratello...non vi somigliate per niente. Chi è il più grande?"
"Io! In effetti siamo molto diversi, forse è per questo che andiamo così d'accordo!", Lexie tirò un sospiro.
"Ok, ti dispiace se ti chiedo di uscire dalla mia stanza? Voglio dormire un po', sono stanca per il viaggio...ci vediamo domani mattina per fare colazione? Mi presenti i tuoi amici...", non avevo mai mentito ad una ragazza, ma questa non potevo farmela sfuggire.
"Certo, emm...tanto io ora devo uscire...ho...una sfilata tra poco e devo arrivare puntuale!", cominciai a camminare all'indietro.
"Ci-ci vediamo domani allorAAAAAAAAAAAAAAH", non mi accorsi del trolley che stava dietro di me e caddi di culo.
Lexie che si era sdraiata sul letto a pancia in giù, si copriva la testa con un cuscino per non far vedere che rideva a crepapelle, ma capii che stava morendo dalle risate vedendo il suo corpo tremare.
"Buonanotte Shannon!" urlò con voce soffocata.
"Buonanotte Lexie!".
Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci poggiai due secondi per riprendere il respiro, quello che mi aveva fatto mancare lei, così strana. Così particolare. Così bella. Di certo, quella sera, avrei affrontato il concerto con più paure. La paura di essere scoperto e di venire deluso di nuovo.

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Capitolo 3
*** Segreti ***


tre!! Ciao! *--* quante recensioni, io..io..non so come ringraziarvi, forse una 'Y' vi basta? xD non so se avete letto gli ultimi tweet di Shannon, lui e le tecnologia fanno a botte!! Spero di non annoiarvi con questo capitolo, a me non piace molto.
Mi scuso per gli errori fatti in quello precedente (e anche di questo se ci sono) ma non ho voglia di modificare .__. il bello è che leggo e rileggo almeno tre volte prima di pubblicare. Vabbè, dettagli ù_ù se vi va seguitemi su Twitter, sono MonyMOFO.

Buona Lettura!!
Mony

*Pensieri di Lexie*


Fu un risveglio abbastanza fastidioso, ma il solo fatto di essere ancora viva e di non essere finita nelle mani di qualche psicopatico, mi rallegrava. Amavo dormire e l'avrei fatto molto più a lungo quella mattina se qualcuno non avesse bussato alla porta.
I colpi erano possenti, si capiva che chi stava dall'altra parte era un uomo con molta forza. Rimasi seduta sul letto per qualche secondo e gettai le braccia in aria per stiracchiarmi. Il tipo alla porta insisteva a bussare, mi aveva quasi irritata.
"Motherfucker! Ti muovi? Shannon!".
«Jared?», pensai.
Perchè cercava suo fratello nella mia camera? Con malvoglia mi alzai ed andai ad aprire. Mi trovai di fronte Jared con un cappellino a forma di animale, e un'espressione da prendere a schiaffi. Lo guardai perplessa.
"Non sei Shannon..." mi disse.
Mi guardai e risposi:"Mh, no. Ho il seno, e non per vantarmi, ce l'ho pure grosso".
Rimase impalato a guardarmi, come se fosse rimasto stupito di qualcosa.
"Non ha dormito con te?", domandò.
"Cosa? No! Per chi mi hai presa?", mi appoggiai al lato della porta e incrociai le braccia.
Jared si reggeva appoggiandosi con una mano sul muro.
"Voi due...stanotte...non avete...", con l'altra mano faceva dei gesti volgari.
"Jared..." andai dietro di lui e cominciai a spingerlo via poggiando le mie mani sulla sua schiena.
"Ci vediamo giù, a colazione!", aggiunsi e arrivata a metà corridoio lo piantai da solo, poi andai di nuovo nella mia camera e chiusi la porta sbattendola.

*Pensieri di Shannon*

Più mi guardavo allo specchio e più mi vedevo invecchiare.
Le rughe che qualche giorno fa nemmeno notavo, ora, le vedevo. Anche quelle più piccole.
Mi massaggiai la mandibola e mi accorsi che la barba stava crescendo esageratamente. Cominciai a cercare in qualche anta il rasoio ma buttando l'occhio sull'orologio dell'iPhone mi accorsi di essere in un fottuto ritardo per la colazione. Volevo presentarmi in perfetta forma, e forse un po'di barba non mi avrebbe fatto perdere lo stile. Rilavai accuratamente le ascelle nonostante avessi fatto la doccia 10 minuti prima, non volevo rifare la figura del giorno prima con Lexie. Poi presi dall'armadio e miei soliti jeans a cavallo basso, ci abbinai una canottiera, e mi coprii con una giacchetta. Perfetto. Ero a posto.

*Pensieri di Lexie*

Cominciai a cercare per la sala Shannon e suo fratello, ma data la grande dimensione della stanza, decisi di chiedere aiuto ad una signorina dai lunghi capelli neri seduta sul divano nella hall.
La colsi di spalle e la chiamai delicatamente onde evitare di spaventarla.
"Emm, mi scusi signorina...", tutto d'un tratto mi trovai faccia a faccia con un uomo barbuto.
"Gesù!" esclamai spaventata.
"Ancora con questa storia? Sono Tomislav! Tomislav Miličević! Detto Tomo! Cazzo! Non mi sembra difficile da capire..." continuò a borbottare andandosene nel salone per la colazione.
Rimasi appoggiata al divano esterefatta. Ma ritornai in me sentendo chiamare il mio nome da qualcuno.
"Buongiorno Shannon!", si avvicinò a me con passo deciso, tanto che nella sua 'imbranataggine' inciampò in una sedia e fece un piccolo saltello.
 "Oplà! Ehehehe chi casca arriva!", disse ridendo.
Feci un sorriso, in fondo, per quanto potessere essere idiota, cominciava a piacermi quel ragazzo.
"Hai già mangiato?"
"No - risposi - ti stavo appunto cercando, ho pure fatto una figuraccia!", diventai rossa.
"Mi racconterai dopo, vieni con me, ti presento un caro amico!".
Shannon mi prese per mano e mi trascinò al tavolo, dove mi ritrovai di nuovo di fronte il capellone.
"Oh no!", esclamai passandomi due mani davanti al viso per la vergogna.
"Che c'è?" mi domandò Shannon.
"E' con lui che ho fatto la figura. Senti, mi dispiace Tomislav..."
Il ragazzo mi sorrise:"Non ti preoccupare, scusa la reazione di prima! E comunque mi farebbe piacere se tu mi chiamassi Tomo!".
"E tu chiamami Lexie!", gli porsi la mano.
Finalmente mi accomodai al tavolo, ordinammo delle briosche ma notai l'assenza di Jared.
"Dov'è tuo fratello?"
"E' sempre l'ultimo, arriverà!" mi rispose Shannon, sorseggiando un po'di succo alla frutta. E infatti, in lontananza, lo vidi arrivare.

*Pensieri di Shannon*

Aveva i capelli raccolti da una coda alta, e qualche ciuffo ribelle che sparava fuori. Non vestiva in modo sexy. Portava delle Converse nere malridotte, dei jeans, una t-shirt accompagnata da un copri spalle e una foulard a tema scozzese. Giocherellava con la bustina dello zucchero appena versata nel cappuccino. Vedevo che quella ragazza aveva molto da raccontare, ma temeva di aprirsi troppo. Non era ancora sicura di essere in buone mani.
Le distaccai appena in tempo lo sguardo, prima che puntasse il suo su di me. Stavolta era lei quella che mi stava studiando. Accidenti. E se osservava le mie rughe? E se avesse capito che in realtà non ero più un trentenne? Venni distratto da mio fratello che mi prese per un braccio e mi fece alzare velocemente dalla sedia.
"Jay che diavolo ti prende?", mi divincolai.
Mi trascinò lontano dal tavolo, ma non troppo lontano per non essere visto da Lexie.
"Shannon, dimmi che ieri sera hai scopato con lei..."
"Cosa?! - chiesi stupito - ma se mi hai detto tu di piantarla di farmi le ragazze in tour?", Jared mi guardava con preoccupazione.
"Shan, quella ragazza dovevi fartela...e doveva sparire dalla circolazione come è successo con tutte. Ma lei è ancora qui, e sta facendo colazione con noi...non va bene! Non avrai in mente di portartela in tour? Ti ricordi, vero, che settimana prossima saremo in Europa?! Te lo ricordi??", lo allontanai un poco da me.
"Innazitutto stai calmo, che Lexie ci sta guardando. Te l'ho detto, lei è quella giusta. Ne sono sicuro. Non voglio farla scappare, mi sento un ragazzino al suo primo amore. Quando la vedo tremo, divento imbranato e non riesco a levarle gli occhi di dosso. Lascia fare a me, non intrometterti. Vedrò come sistemare le cose...", era la prima volta che parlavo così seriamente con Jared.
Solitamente, ero io quello a dare consigli a lui, ma questa volta i ruoli si erano invertiti.
"Non sai nulla di lei..." continuò mio fratello.
"Appunto, per questo voglio che resti con me...voglio imparare a conoscerla. E ti giuro, che guardandola - puntai gli occhi su di lei che nel frattempo conversava con Tomo - ho capito che quella ragazza ha bisogno di qualcuno di cui fidarsi...ha molto da raccontare!", poi ripuntai lo sguardo su mio fratello minore.
"Beh, allora vedi di non prederla più per il culo, perchè prima o poi verrà a sapere tutto, e non la prenderà bene...".
Jared mi abbandonò e tornò al tavolo insieme agli altri, poco dopo lo raggiunsi pure io.

*Pensieri di Lexie*

Quella giornata passò abbastanza lentamente. I ragazzi mi avevano abbandonata per tutto il pomeriggio causa prove per la nuova sfilata. Facendo il giro turistico per l'hotel, scoprii all'ultimo piano una grande terrazza e mi era venuta voglia di andarci per fumarmi una sigaretta.
Appoggiata al muretto cominciai a fare il primo tiro, ma guardando verso il basso mi vennero le vertigini, indietreggiai di un passo e andai addosso a qualcuno.
"Ommioddio!", urlai gettando la sigaretta a terra e girandomi velocemente.
"Jared! Mi hai fatta spaventare!"
"Sono così brutto?", mi chiese con un sorriso.
"Sei un idiota, ecco cosa sei!", risposi tirando un sospiro di sollievo.
"Cosa ci fai qui tutta sola?", mi chiese curioso.
"Jared, togliti quei pensieri sporchi dalla testa!"
"Pensieri sporchi? Non capisco..."
"Non sono scema. Arrivati a questo punto, nei film, il ragazzo che incontra la ragazza problematica sulla terrazza, va a finire che se la porta a letto. Non succederà!"
"Ma infatti non siamo in un film, questa è la realtà. E poi, che problema hai? Vuoi parlarne?"
"Non ho problemi!"
"L'hai detto prima!"
"Era per fare un esempio! Senti un po', i tuoi capelli sono biondi oppure è l'effetto neon della luna?"
Jared si passò una mano tra i capelli, poi fece un saltello e si sedette sul muretto su cui ero appoggiata io prima.
"E' pericoloso!", dissi.
"Amo, il pericolo. E comunque, mi sono tinto i capelli oggi! Il pomegranate mi aveva rotto...", si ripassò la mano tra i capelli.
"Pome...che?"
"Pomegranate. Non dai mai i nomi ai colori?"
Lo guardai incuriosita. Quell'uomo aveva molto da nascondere.
"Solitamente i nomi li do agli animali....",
"Non sono poi così strano...", si giustificò.
"No, sei solo diverso...", sorrisi.
"Alternativo è il termine giusto!"
"Non mi hai detto per chi sfilate tu, Shannon e Tomo..".
Jared diventò paonazzo.
"Tutto bene?" domandai.
"Certo, emm...per Chanel!".
Fece un saltello e me lo ritrovai a due centimetri dal viso. Restai per qualche secondo immobile poi girai il viso dall'altra parte e mi scansai.
"E tu? Cosa fai nella vita?"
"Ah io vado al lic...emm..."
"Liceo?!", abbassai lo sguardo.
"Volevo dire, che prima di venire qua, ero insegnante di sostengo al liceo!", fortunatamente il buio copriva il rossore della mia faccia.
"Ho un'idea! Arrivo subito, aspettami qua!".
Jared fuggì via lasciandomi sola. Non riuscivo a crederci che quasi mi ero fatta beccare. Avevo mentito sulla mia età. Avevo appena compiuto i 18 anni. Quel giorno lo aspettavo da una vita. Poter comprare un biglietto di sola andata e fuggire da quella maledetta casa. Mia madre mi aveva concepita alla giovane età di 16 anni, il mio vero padre l'abbandonò quando io ancora ero nel grembo materno. Prima di arrivare al marito attuale, si fidanzò con un uomo che le promise una casa e del cibo sempre caldo, ma sfortunatamente morì d'infarto quando io avevo solo 5 anni. Successivamente mia madre incontrò quello che ora è il suo nuovo marito. Un uomo senza mezze misure, senza un lavoro. Che passa tutta la giornata davanti alla TV bestemmiando e bevendo birra. Ma la cosa peggiore era che metteva le mani addosso a mia madre, e abusava di me. I miei pensieri furono interrotti dal ritorno di Jared che si presentò con due bottiglie di vodka in mano.
"Cosa vuoi fare con quelle?"
"Berle? - rispose prendendomi in giro - Sei maggiorenne, no?!"
"Certo, ho passato i 21 anni da un bel pezzo!"..sì, come no.
Ci sedemmo entrambi appoggiando la schiena al muretto e cominciammo a parlare e a bere a dismisura.

Mi svegliai con un forte mal di testa, la luce del sole negli occhi mi infastidiva, mi sedetti sul letto e cominciai a stiracchiarmi e pian pianetto che la vista cominciava a tornarmi meno annebbiata mi accorsi di un piccolo particolare.
"Ma dove...", mi guardai e mi ritrovai nuda nel letto e sulla mia sinistra Jared dormiva beato con il lenzuolo che lo ricopriva fino alla vita. Rimaneva scoperto il suo petto scolpito, sembrava il bronzo di riace. Respirava lentamente e sembrava stesse sognando. Mi presi la testa tra le mani, l'avevo combinata grossa. Ero stata a letto con un uomo più grande di me, e non sapevo nemmeno di quanto dato che non conoscevo nemmeno la sua età. Tutto d'un tratto qualcuno bussò alla porta.
"Jared! Jared!", cominciai a chiamarlo cercando di mantenere il tono di voce basso. Poggiai le mani sul petto per aiutarmi a svegliarlo. Lo scrollavo ma sembrava caduto in un sonno profondo. Nel frattempo la persona dall'altra parte della porta continuava a bussare.
"JARED MUOVITI! SEI SEMPRE L'ULTIMO! JARED!".
Perfetto. Era il fratello che lo chiamava.
"Jared! Cristo santo ti vuoi svegliare?!", urlai. Ma niente. Non riuscivo a fargli aprire gli occhi. Sul comodino al mio fianco vi trovai una bottiglia d'acqua, tolsi il tappo e gliela versai in faccia. Jared sobbalzò sul letto.
"Ma che cazzo...", mi guardò in faccia per qualche secondo, il tempo per realizzare la cosa.
"Cosa...ci fai...nel mio letto?", mi chiese sorpreso.
"E' stata la tua cazzo di vodka! C'è tuo fratello dall'altra parte della porta che ti cerca! Muoviti, vai a vedere cosa ha!".
Lui senza dire nulla si rimise mutande e jeans, aprì la porta delicatamente e uscì per incontrare il fratello.
Ne approfittai per vestermi, presi gli abiti in mano, ma non feci in tempo a mettermi le mutande che sentii la voce di Shannon.
"Eddai, voglio vederla! Voglio vedere con chi hai scopato! Sei sempre così misterioso!", corsi in tempo in bagno.
"Shannon, smettila. Esci dalla mi stanza!"
"Non capisco perchè nascondi sempre le ragazze. Forse sono così cozze che ti vergogni di loro? Ti è piaciuto almeno?", feci un'espressione schifata. Uomini. Tutti uguali.
"Shan dai, vattene! Vi raggiungo tra poco!"
"Abbiamo un'intervista, ricordatelo!".
Intervista? Cos'era questa storia dell'intervista? Erano modelli famosi? Sentii lo sbattere della porta e poco dopo Jared aprì quella del bagno.
 "Hey, non ti hanno insegnato che bisogna bussare?!", urlai irritata.
"Vestiti ed esci di qui. In fretta!", mi disse nervoso.
"Jared, questa storia non la deve sapere nessuno...", lo guardai negli occhi.
"Di solito sono io a dire questa frase. Ottimo, per una volta non passo io per stronzo!" disse sogghignando.
"Cos'è questa storia dell'intervista?", chiesi mentre finii di vestirmi. Lui mi guardò preoccupato.
"Siamo modelli, è ovvio che ci capita di fare qualche intervista!".
Fummo interrotti da un casino assordante che proveniva da fuori l'hotel. Jared corse alla finestra a vedere e io lo seguii a ruota.
"Ci deve essere una celebrità nell'hotel...guarda quante ragazze..." commentai.
Lui sembrava spaventato, preoccupato.
"Lexie, devi andare. Questa mattina non ci saremo. Ci vedremo nel pomeriggio..."
"Tra noi due non c'è niente ok? E mai nascerà qualcosa..." chiarii.
Lui annuì e prima di farmi uscire dalla sua stanza controllò all'esterno che nessuno potesse vedermi.
"Ciao Lexie, a più tardi!", sorrisi e me ne andai.

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Capitolo 4
*** Rivelazioni. ***


ANELLO Ammappala che caldo! ò_ò sto sudando come una capra! ALT! Le capre sudano? Credo di sì! Ecco un altro capitoletto, grazie per le rencensioni! Y a tutte! xD
xoxo
Mony


*Pensieri di Lexie*


Per quanto cercassi di non pensarci, davanti i miei occhi scorrevano le immagini della sera prima. Quel poco che mi ricordavo, ovvio. Mi guardavo riflessa nello specchio e vedevo in me una ragazza cresciuta molto velocemente. Non ero mai stata a letto con un uomo, e aver consumato così la mia prima volta per me era stata una grossa delusione. Pettinai i miei capelli lunghi neri accompagnata da una lacrima che percorreva il mio viso. Poi poggiai la spazzola sul lavandino e mi buttai sul letto. Sprofondai la faccia nel cuscino, amareggiata per quello che avevo fatto. Avevo sempre immaginato la mia prima volta come una favola. E ancora una volta avevo fallito.
Guardai fuori dalla finestra e vidi la pioggia cadere a capofitto, tra pochi giorni sarebbe stato Natale e io ero lontana dalla mia famiglia. Sicuramente non gliene fregava nulla della scomparsa, già sentivo 'mio padre' urlare:«Finalmente si è tolta dalle palle!». A scuola non avevo amici, rimanevo sempre sola a piangermi addosso. Tutti mi vedevano come una sfigata.
Mi alzai dal letto e buttai uno sguardo sulla strada, un gruppo di ragazze se ne stava sotto la pioggia aspettando qualcuno. Non capivo con quale coraggio riuscissero a stare lì, fuori al gelo, senza ombrello. Le invidiavo. Perchè loro avevano un sogno. Avevano un motivo per continuare a vivere. Tutto d'un tratto i miei occhi caddero sulla maglietta di una di loro. Riportava gli stessi simboli che Shannon aveva tatuati. Socchiusi gli occhi per mettere più a fuoco l'immagine, e vidi che non solo una di loro li aveva...ma praticamente tutte. Mi vestii velocemente e presi l'ascensore. Avevo bisogno di spiegazioni. Appena arrivai sull'uscio dalla porta vidi arrivare Shannon, mi nascosi dietro un pilastro e osservai la scena. Lui sfilò dalla tasca una penna e scrisse qualcosa sul cd porso da una di quelle ragazze. Poi passò a quella dopo, e a quella dopo ancora. Non ne saltò una. Osservavo confusa quella scena. Non capivo cosa stesse succedendo.
"Lexie!", mi voltai e ancora una volta fu Jared a distrarmi dai miei pensieri.
"Jared...io...".
Leggevo sul suo volto una sorta di tristezza, sembrava come se dovesse dirmi qualcosa di brutto.
"Vorrai spiegazioni...", disse.
Io ancora appoggiata al pilastro annuii senza aprire bocca.
"Vai in camera mia, arrivo tra 10 minuti...", mi prese la mano e mi diede le chiavi della sua stanza poi raggiunse fuori il fratello.
Non guardai la scena, rimasi di spalle. Sentii solo le urla di quelle ragazze che conoscevano il nome dei fratelli. Poi quando si richiuse la porta tornò il silenzio, riuscivo a sentire solo il rumore dei miei pensieri. Tirai un sospiro e schiacciai il pulsante per l'ascensore, quando si aprì la porta dopo 2 minuti uscì Tomo con una ragazza.
"Hey, Lexie! Dormito bene? Ti presento Vicki, la mia ragazza...nonchè futura moglie!".
Sfoggiando uno dei miei più falsi sorrisi, diedi la mano alla ragazza:
"Piacere, Lexie! Sei molto fortunata ad avere al tuo fianco un ragazzo così dolce e così bello!".
Vicki lanciò uno sguardo geloso al fidanzato che era evidentemente in imbarazzo.
"Io..ecco..vado in camera mia..." aggunsi.
"Passerai ancora tutta la mattinata in camera? Perchè non vieni con noi? Andiamo a fare shopping!" cercò di convincermi Tomo.
"No, grazie..mi sento poco bene!"
"Beh, allora riposati!", gli sorrisi ed entrai in ascensore.
Arrivata nella camera di Jared mi sedetti sul letto. In quella stanza girava un profumo piacevole, presi il cuscino tra le mie mani e ne respirai l'odore. Sotto al mio naso passò una scia di profumo di shampoo. Feci un giro per la camera e mi soffermai sull'armadio. Era aperto e riuscii a vedere cosa ci fosse al suo interno. Jared a differenza del fratello, vestiva abiti molto particolari. Aveva diversi tipi di giacche e i jeans erano tutti attillati. Poi rivolsi il mio sguardo sul comodino dove vi erano appoggiati degli occhiali da sole bianchi. Non resistetti dalla voglia di provarli, trovai anche una maglietta con le maniche tagliate, un po' troppo forse. Jared evidentemente aveva voluto crearsi una moda. Indossai anche quella e mi guardai allo specchio, provai anche a sciogliermi la coda. Forse era arrivato il momento di cambiare il mio stile.
Di sorpresa entrò Jared e mi beccò conciata in quel modo. Levai subito gli occhiali.
"Oddio..scusami..non volevo toccare le tue cose.." dissi in imbarazzo.
"Beh, devo dire che stai molto bene...", le mie guance si fecero rosse.
"Sei totalmente cambiata, perchè non lasci mai i tuoi capelli sciolti? Quella coda so cosa significa: Insicurezza. E' quello che tu sei. Hai talmente un bel viso..."
"Jared..ricordi cosa ho detto prima, vero?", lui si sedette sul letto.
"Vieni qua" disse dando delle pacche sul lenzuolo. Mi accomodai di fianco a lui.
"Lexie, non dovrei farlo, o meglio, non dovrei essere io a darti spiegazioni....", lo ascoltavo in silenzio, guardandolo in quei suoi occhi color oceano.
"Noi non siamo dei modelli....facciamo parte di una band, siamo famosi in tutto il mondo. Io canto, Shannon è il batterista mentre Tomo è il nostro chitarrista..."
Mi sentii come se una grossa pietra mi fosse caduta addosso.
"Perchè non me l'avete detto?"
"Perchè Shannon era elettrizzato dal fatto che tu non conoscessi la nostra 'storia' e vede in te quella che potrebbe essere la donna della sua vita...".
Abbassai lo sguardo e diventai rossa.
"Ma io...", Jared mi appoggiò una mano sulla schiena:
"Credi che ci sia una speranza? Nel senso...pensi che tra voi due possa nascere qualcosa di più?"
"Jared...è troppo presto per dirlo, io non lo conosco..."
"Ti prego, allora, parlaci...lui ci crede molto...", mi guardava con occhi sinceri, non riuscivo a dirgli che ero troppo piccola per lui, che ero immatura.
"Non so se ci riesco. Insomma, è l'idolo di molte ragazze..."
"Ma sono solo fans, non guarda loro come guarda te..."
"Va bene, Jared. Proverò a conoscerlo meglio!", mi prese tra le sue braccia e sentii tutto il suo calore addosso.
Il mio cuore cominciò a battere forte. Forse stavo sbagliando fratello? Avrei dovuto conoscere meglio lui?
"Non dirgli nulla di ciò che ti ho detto...prometti?", mi chiese.
"Ok, aspetterò che sia lui a dirmelo!".


Passarono 5 giorni dal momento in cui Jared mi disse tutta la verità. Diventava ogni giorno più difficile fingere di non sapere nulla, ma avendogli mentito anche io, non potevo dargliene una colpa. Il divanetto della hall era diventato il mio posto fisso per stare tranquilla a leggere un libro o passare del tempo in compagnia degli ospiti. Questa volta ero presa dallo schermo del PC prestatomi da Jared. Tomo con uno scatto veloce si sedette sul divanetto di fianco a me:
"Lexie!
"Tomo che succede? Ti vedo agitato!", mi si avvicinò di più:
"Ho bisogno di un favore gigante!", abbassai lo schermo del pc e decisi di ascoltarlo.
"Quale?"
"Fra 3 giorni è Natale, non ho ancora fatto il regalo a Vicki. Se ti do un assegno riusciresti ad andare in una gioielleria e scegliere un anello di fidanzamento al posto mio?", sbarrai gli occhi.
Per quanto potesse essere così dolce, questo ragazzo stava sbagliando.
"Tomo, ti aiuterei volentieri. Ma è una cosa che devi scegliere tu. Devi sceglierlo con il tuo cuore, non con il mio. Il tuo è un cuore innamorato, il mio...no..." abbassai lo sguardo.
"Lo so Lexie, ma devo vedere Vicki oggi e in più abbiamo le prove per il conc...ops...", Tomo si tappò la bocca.
"So la verità, Jared mi ha detto tutto. Ma Shannon non sa nulla", il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
"Jared parla troppo. Dicevo, non ho assolutamente tempo di andare a prenderlo. Tu sei l'unica che può aiutarmi!".
Sbuffai:"Non conosco Los Angeles e il mio senso di orientamento è pari a zero...", fui colta si sorpresa da Shannon che mi fece il solletico sui fianchi. Sobbalzai.
"Buongiorno! Ti sei spaventata?!", sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi.
"No!" risposi.
"L'orgoglio è una brutta bestia!", cacciai fuori la lingua.
"Hey, se Jay ti becca con il suo pc ne farà un dramma, credimi. Non vuole che la gente ci metta le mani! Nemmeno io posso usarlo!".
Alzai le spalle:"Il problema non esiste. Me l'ha prestato lui di sua iniziativa!".
Mi accorsi solo dopo di averlo in qualche modo ferito. Non potevo tenere chiusa quella boccaccia?
"Ovviamente dopo averlo torturato per bene!" aggiunsi per farlo stare meglio.
"Cosa farebbe Jay per una donna!" rispose.
"Ho una proposta! SHOPPING!", Tomo si intromise:
"Perfetto! Non poteva andarmi meglio! Lexie, vai con lui a prendermi l'anello!".
Shannon fece un'espressione confusa.
"Quale anello?!", Tomo gli si avvicinò:
"Quello che regalerò a Vicki per Natale!" rispose soddisfatto.
"E lei come può sapere la misura del dito della tua fidanzata?", il 'capellone' estrasse dalla tasca un piccolo anellino:
"Ho già pensato a tutto. Provalo e vediamo se ti va bene!", allungai la mano e Tomo me lo infilò, l'anello mi andava perfetto.
"Ottimo! Ora avete anche le misure!", guardai Shannon.
"Beh, è questione di dieci minuti. Ne scegliamo uno e poi andiamo a fare shopping.." rispose lui.
"Ok. Ma lei non dovrà mai sapere questa cosa. Ci rimarrebbe veramente male!".
Tomo mi diede un forte abbraccio. "Ricambierò il favore, giuro!!"
"Ok ok, ma ora mollami! Mi fai male!", finalmente lasciò la presa.
"Ecco l'assegno, scrivete voi la cifra".
Lo diedi a Shannon, l'idea di avere in tasca un assegno firmato, mi spaventava. Tomo se ne andò via e da dietro la porta sentimmo un'anziana urlare:"GESU'!" e come ormai succedeva sempre, Tomo rispose:
"Sono Tomislav! Tomislav Miličević! Detto Tomo! Non ne posso più! Io ci rinuncio!", io e Shannon cominciammo a ridere.
"Porto il pc a Jared e arrivo!" dissi.
"Io ti aspetto fuori, fumo una sigaretta!", io risposi con un sorriso.
Spensi il pc e mi avviai verso l'ascensore. Nel momento in cui la porta si aprì mi trovai davanti Jared:
"Ah eccoti..devo darti.." non finii la frase.
Mi prese per un braccio e mi trascinò dentro e premette velocemente il pulsante del piano. Mi ritrovai attaccata al suo corpo. Il suo respiro si fece affannoso. Mi spinse delicatamente contro la parete e mi intrappolò tra le sue braccia. Stringevo forte a me il pc. Per quanto cercassi di stargli lontana, qualcosa mi impediva di muovermi. Ci guardammo negli occhi, in silenzio. Non capivo cosa volesse veramente fare. Poi le porte si aprirono , Jared mi rubò frettoloso il pc dalle mani e mi lasciò sola in ascensore. Che cosa gli stava passando per la testa? Cosa significava quel suo comportamento? Mi stava lanciando un messaggio? Perchè non riuscivo a coglierlo? Si riaprirono nuovamente le porte e vidi Shannon fuori dall'hotel che mi incitava a sbrigarmi. Si sfregava le mani, doveva fare proprio freddo fuori. Di fronte a me continuava a comparirmi lo sguardo di suo fratello. Mi convinceva poco e avrei dovuto indagare su questa storia.

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Capitolo 5
*** Go Away! ***


nuovo!!!!! *Pensieri di Lexie*

"Deve essere questo il negozio!", disse Shannon indicando una gioielleria.
"Questo è quello che ci ha indicato l'anziana di prima? Ne sei sicuro?" domandai.
Erano già passate due ore, e non avevamo ancora trovato uno straccio di gioielleria. Ci eravamo persi.
"Per fortuna conoscevi Los Angeles come le tue tasche!", sbuffai incrociando le braccia per farmi caldo.
"Non ho mai avuto bisogno di una gioielleria! E comunque, se noti, i miei pantaloni non hanno tasche!", si difese.
"Ah-ah. Se speri di avere un futuro da cabarettista ti sbagli. Continua a fare il modello, grazie!"
"Solo in pochi capiscono la mia ironia, tze"
"Per fortuna, ci sono pochi imbecilli in giro allora", cacciai fuori la lingua.
"Tutta invidia!"
"Sì, come no!"
Shannon aprì la porta del negozio e una campanella postata sopra la parta avvertì il commesso del nostro arrivo. Da dietro il bancone sbucò fuori un signore sulla quarantina d'anni, sembrava abbastanza agitato:
"Buongiorno! Scusatemi, ma stavo.. sistemando qua sotto!"
"Non c'è problema!" rispose Shannon dandomi una gomitata.
Non capivo cosa tentasse di dirmi, so solo che essendo così esile sentii un po' di dolore e mi sfregai il braccio. Gli feci un'espressione confusa. Vedevo sul suo volto un mezzo sorrisetto divertito.
"Abbiamo bisogno di un anello di fidanzamento!" spiegò.
"Perfetto! E come lo volete?", il signore guardò me, aspettandosi una risposta decente o quanto meno decisiva.
"Emm...diamantoso?", riposi.
Shannon scoppiò in una risata:"Oro bianco, con perline di diamanti 18 kt, con 5 diamanti taglio brillante per un totale di 0,08 carati, colore G, montatura a griffes con 4 punte. Peso totale 3 grammi".
Lo guardai imbambolata. Com'era possibile che sapesse tutte quelle cose? Lui che in una gioielleria non era mai entrato? Il commesso si voltò e aprì l'anta della vetrina dietro di lui, mentre Shannon mi fissava negli occhi senza levarsi quel sorrisetto malizioso. Poi buttando l'occhio nella vetrina, notai un bigliettino.
"Ma brutto... - tirai un piccolo pugno sul braccio a Shan - stavi leggendo!! Maledetto!", il signore in smoking era divertito di fronte a quella scena.
"Per un mezzo minuto ti ho conquistata?", mi domandò senza imbarazzo.
"Forse..." risposi cacciando fuori la lingua.
"Lo provi, se non le va bene le prenderò la misura e lo ordinerò. Prego...".
L'uomo mi porse l'anello ma prima che lo prendessi, Shannon glielo rubò di mano.
"Dammi l'anulare!"
"Sono capace anche io, sai?!" dissi imbarazzata.
"Dobbiamo essere certi che ti vada bene!"
"Sono in grado di capirlo da sola!!"
"Hai il ciclo? Sei nervosetta...", gli rubai l'anello di mano, ma mi scivolò a terra.
"Cazzo!" dissi.
Il signore rimase sorpreso dalla mia esclamazione. Velocemente io e Shannon ci chinammo per recuperare l'anello. Cominciammo a gattonare per il negozio, fino a quando entrambi lo addocchiammo e ci trovammo uno di fronte all'altro, faccia a faccia, occhi negli occhi. Ci fissammo per qualche secondo poi ci rialzammo e tornammo composti.
"Ecco...perchè volevo provartelo io" aggiunse Shannon.
Gli feci il verso con la bocca e lui mi lanciò un'occhiataccia. Mi prese la mano e mi infilò l'anello. Andava perfetto, come calzava la scarpetta a Cenerentola. Fissai la mia mano, avevo sempre immaginato quel momento della mia vita, fin da piccolina sognavo di potermi sposare in un giardino fiorito, ed arrivare su una carrozza con dei cavalli bianchi. Chissà se si sarebbe mai avverato.
"Lo compriamo!", disse Shannon. Mi sfilai l'anello e lo riconsegnai al signore, che lo pulì con una straccetto e lo mise in una piccola scatoletta.
 "A quando il matrimonio?" ci chiese poi.
Lo guardai esterefatta:"Per l'amor di Dio, non lo reggo un giorno, figuriamoci tutta la vita, siamo amici e stiamo facendo un favore ad un altro amico!", chiarii la questione.
"Sono donne, cosa ci vuole fare? Dicono una cosa poi alla fine ne fanno sempre un'altra!", commentò Shannon.
"Cosa intendi dire? Guarda che io raramente cambio idea su qualcosa! Sgancia l'assegno!".
Shan fece un sorriso e sfilò il portafoglio, che compilò e passò al signore in smoking.
"Grazie per essere passato - guardò l'assegno - Tomo Milicevic!", mi scappò un sorriso.
"Mi chiami Tomo!" aggiunse lui sventolando la mano per salutarlo.
Uscimmo dal negozio e venni colpita di nuovo dal freddo gelido.
"Mi spieghi perchè ridevi quando siamo entrati?" domandai curiosa.
"Non ti sei accorta di niente?", alzai le spalle.
"Quel tizio si stava facendo una tipa sotto al bancone!", rimasi in silenzio per un po'.
"Ma non dire stronzate!"
"Lo giuro! La vetrina dietro rispecchiava tutto, e quando ci siamo chinati per raccogliere l'anello, ho visto la tizia. E non credo che fosse sua moglie. Secondo me quello era il proprietario e la tipa la sua dipendente...".
Mi scappò un lieve sorriso, che cercai di non fargli vedere girandomi dall'altra parte della strada.
"Ti ho fatta ridere, ma non vuoi ammetterlo"
"C'è uno Starbucks là, andiamo a prenderci un caffè?" cercai di svincolare il discorso.
"Caffè e poi sigaretta. Ci sto".

Camminavamo uno di fianco all'altro con il bicchiere di Starbucks tra le mani, non riuscivo a scaldarmi comunque, ma l'idea che tra qualche minuto saremmo entrati in un negozio per fare shopping mi attizzava.
"Passiamo da D&G, Gucci...poi?"
Strabuzzai gli occhi:"Shannon, non ho i soldi per l'affitto e credi che li abbia per un abito?"
"Te ne regalo uno io, per Natale"
"Ci conosciamo da una settimana..."
"E allora? Io voglio farti questo regalo...", si bloccò in mezzo alla via per riuscire a guardarmi in faccia.
"Shannon...io...non posso accettarlo..."
 "Perchè?"
Nel momento in cui mi fece quella domanda, sentìì un urlo provenire dietro di me, vidi Shannon diventare rosso. Era evidentemente spaventato.
"Che c'è?!" domandai impaurita.
"Corri!!" urlò lui prendendomi per mano e trascinandomi con se.
"Cosa succede?"
"Corri! Ti spiego dopo!".
Mi voltai e vidi dietro di me quelle ragazze che stavano fuori dall'albergo quella stessa mattina. Erano le sue fans. E ne eravamo circondati. Vidi Shannon prendere il suo iPhone e telefonare.
«Polizia? Sono Shannon Leto, dei 30 Seconds To Mars, dovete venire a 343 North Rodeo Drive. Sono seguito da delle fans...perfetto...». Shannon si voltò a guardarmi senza smettere di correre:"Andiamo qua!".
Mi fece scalare un muretto e mi mise le mani sotto al sedere per issarmi:"Che cazzo fai?"
"Non ora, ti sto solo aiutando!".
Scavalcai e lui mi seguì."Abbassati", mi disse.
Ci chinammo, ed entrambi avevamo il fiatone. "Shannon..."
"Lexie, so che dovevo dirtelo prima, ma sembrava tutto così perfetto...io sono famoso. Insieme a mio fratello e a Tomo ho una band e quelle erano le nostre fans e..." non gli feci finire la frase.
Poggiai le mie labbra sulle sue. Non so cosa mi fosse successo, ma qualcosa nella mia testa mi disse di buttarmi. Lui prese tra le sue mani la mia testa e cominciammo a baciarci con foga. La mia lingua giocava con la sua, si stava facendo tutto più passionale. Shannon tentò di slacciarmi il giubbetto, ma io gli bloccai la mano e proprio in quel momento suonò anche il telefono:
«Pronto? Sì, arriviamo, ci siamo nascosti...grazie mille!». Si rialzò e aiutò me.
"Era la polizia, sono qua in fondo alla via...il gruppo di fan è aumentato, hanno bloccato la strada. Questa sera ho un concerto...potevo immaginarmi una cosa del genere...", io annuii.
Entrambi stavamo cercando di evitare l'argomento del bacio, camminai dietro di lui e una volta sbucata fuori dalla via mi ritrovai di fronte un sacco di gente, sempre cercando di stare ai passi di Shannon e coprendomi la faccia con le braccia per non farmi fotografare, lo seguii e salii sulla BMW parcheggiata di fronte a noi con i finestrini oscurati.

Eravamo appena arrivati nella hall dell'hotel scortati dalla polizia. Shannon sembrava scosso, non so se per la fuga o per il bacio che c'era stato. Non avevo voglia di tenermi tutto dentro per giorni, quindi l'avrei preso da parte e avrei trattato quell'argomento, anche se a malavoglia.
Vidi Shannon prendere posto sul divano e riempirsi la bocca con gli stuzzichini accompagnati dall'aperitivo di Tomo, che mi si piantò davanti:
"L'avete preso?!" mi domandò.
"Tomo, per favore, non puoi sbucarmi ogni volta così all'improvviso! L'abbiamo preso, ce l'ha Shannon...", gli buttai un occhio e sembrava perso nei suoi pensieri.
Tomo gli si avvicinò e li vidi parlare. Il batterista sfilò dalla tasca l'anello e lo consegnò all'amico, che aprendo la confezione rimase sorpreso dalla bellezza del regalo. Se ne andò via tenendo gli occhi puntati a quella scatoletta.
Cercai di avvicinarmi a Shannon per parlargli del bacio, ma proprio in quel momento nella hall fece capolino Jared alquanto arrabbiato.
"Che cazzo ti è saltato per la testa?! EH?!",urlò correndogli contro.
"Jared, vattene...non ho voglia di discutere.." rispose il fratello.
"Vattene? Hai messo in pericolo la tua vita, dopo tutti questi anni non hai ancora capito cosa possono essere in grado di fare le Echelon?".
Chissà perchè chiamava le fan 'Echelon'. Shannon si alzò di scatto dal divano:
"Jared stai esagerando, sono solo delle ragazze, non sono delinquenti!", i due avevano i loro visi molto vicini, anzi, troppo vicini.
"Chi cazzo ti ha dato il permesso di uscire?", i toni si facevano più pesanti.
"Cosa?! Ora devo avere il tuo permesso per passare un pomeriggio fuori? Jared io non ti capisco, in questi giorni sei strano. Che cazzo ti prende eh? La fama ti ha dato alla testa? Sei stressato? Dobbiamo fermare il tour?".
Jared si accorse che la gente nella stanza stava guardando solo loro, rimase zitto, solo una parola uscì dalla sua bocca prima che abbandonasse la hall:
"Fottiti..."
Rimasi stupita dalla scena appena assistita, e corsi subito da Shannon per tranquillizzarlo:
"Ci parlo io..." gli dissi.
Lui annuì e basta. Poi tirò fuori dalla tasca una sigaretta e si recò verso l'uscita.
Jared aveva preso l'ascensore, aspettai che ritornasse giù e poi la presi pure io. Ripensai al bacio. Quel gesto mi era venuto dal cuore, ma sentivo che stavo sbagliando. Certo, Jared mi aveva dato la conferma che il fratello fosse innamorato di me, ma non facevo altro che domandarmi come fosse possibile, dato che il nostro incontro risaliva solo ad una settimana fa. Come può una persona innamorarsi in così poco tempo? Non credevo fosse possibile. In Shannon vedevo qualcosa di più che un semplice amico, ma qualcosa nella mia testa mi impediva di provare a stare con lui. Le porte dell'ascensore si aprirono. Vidi Jared in fondo al corridoio aprire la porta della sua stanza:"JARED!", lo chiamai, poi cominciai a correre verso di lui. Arrivai col fiatone ma feci in tempo a beccarlo prima che lui si potesse rinchiudere nella sua stanza.
"Lexie lasciami in pace, non intrometterti per piacere...".
Come cavolo ci riusciva? Con uno sguardo riusciva a farmi andare su di giri. Tornai in me:
"Jay, perchè hai reagito così?".
Aprì la porta e fece entrare me per prima. Ci pensai un attimo prima di metterci piede, quella stanza non mi metteva di buon umore, nella mia testa vagavano ancora i ricordi di quella notte di passione.
"Allora? O fuori o dentro, deciditi...", mi richiamò il più piccolo dei fratelli.
Entrai cercando di guardare il meno possibile quella stanza, anche se stupidamente mi accorsi troppo tardi di essermi seduta sul 'luogo del crimine': il letto.
"Mi ha dato fastidio.-.che voi due abbiate passato una giornata insieme...", disse lui sistemando gli abiti nell'armadio.
"Cosa?!" chiesi confusa. Avevo sentito bene?
"Sei geloso di tuo fratello? Non te lo porto via..."
"Non hai capito nulla, cazzo!". Sobbalzai. Il suo tono di voce si era fatto alto.
"Scusami.. - disse poi - sono geloso di te...", a quel punto mi guardò negli occhi - "...capisci la mia reazione di oggi in ascensore? Volevo baciarti, ma mi sono trattenuto perchè ho pensato a mio fratello. A quanto ci sarebbe stato di merda se solo fosse venuto a sapere anche di questo..."
"E' tutto così assurdo....", sembravo una ragazzina, o forse lo ero veramente? Era troppo complicato per me tutto questo. Ero confusa. Eppure non sembrava tanto difficile da capire. Jared si avvicinò a me, appoggiò le braccia al letto. Era a un centimentro dal mio viso. Mi venne spontaneo chiudere gli occhi, e quel che riuscii a sentire fu il calore del suo corpo sul mio. Mi fece sdraiare sul letto e cominciammo a baciarci con passione. Non con la stessa con cui baciai il fratello lo stesso giorno. Era diversa. Avevo in me una voglia di continuare. Tremavo, ma non per il freddo.
"Cristo, Lexie, fermami ti prego..." sussurrò Jared mentre mi infilava una mano nella maglietta.
Non riuscii nemmeno a rispondergli, il mio ansimare non me lo permetteva. Perchè voleva essere bloccato? A me piaceva. Mentre mi baciava e mi spogliava non faceva altro che ripetere 'Scusa'. Non credo si riferisse a me. Ci ritrovammo nudi nel letto, la collanina di Jay mi sfiorava il petto e ciò mi eccitava parecchio. Non avrei mai creduto che fosse così 'cavaliere' in quelle circostanze. Me lo sarei aspettato più violento. Non sembrava sesso, sembrava amore. Ci guardammo per qualche secondo negli occhi poi lui cominciò di nuovo a toccarmi il seno e baciarmi ogni parte del corpo.

Durò il tutto mezz'ora. Non sapevo definire se era troppo poco o troppo tanto, essendo per me la mia prima esperienza. Mi alzai dal letto coprendomi con il lenzuolo per andare in bagno a sciacquarmi la faccia:
"Dobbiamo dirlo a Shannon...", disse Jared ancora sdraiato nel letto.
"No, ti prego.."
"Mi sento uno schifo...non voglio portarmi questo peso per tutta la vita...", mi bloccai in piedi di fronte a lui:
"Ho già abbastanza problemi. Sono fuggita di casa per trovare serenità, ma vedo che è peggiorato..."
"Fuggita di casa?",mi intrappolai da sola. Ormai, con tutto il casino che c'era, a sto punto sarebbe stato meglio dire la verità...
"Sono scappata da casa, ho appena compiuto 18 anni...."
Jared che stava bevendo un sorso d'acqua, sputò tutto fuori e diventò più bianco di quello che era già:
"Cosa?! Non ci credo, no...no ci posso credere..." si alzò velocemente e indossò l'intimo e poi i pantaloni:
"Cazzo...cazzo..cazzo..." continuava ad esclamare sistemando i vestiti sparsi in giro per la camera.
"Vestiti Alexandra...", lanciò i miei abiti ai miei piedi.
"Sei una delle ultime persone che si deve arrabbiare per una bugia, me l'avete raccontata pure voi, dicendomi di essere dei modelli!"
"Cazzo Alexandra, io ho 39 anni...mio fratello ne ha quasi 41!".
Rimasi a bocca aperta, ma il mio stupore fu interrotto dall'entrata a sorpresa di Shannon nella camera.

*Pensieri di Shannon*

Ero arrivato nella stanza di mio fratello per scusarmi della litigata di prima, ma lo trovai in compagnia di Lexie, che era ricoperta solo da un lenzuolo bianco.
"Te la sei scopata?" chiesi a Jared che mi guardava senza riuscire a parlare.
"TE LA SEI SCOPATA??" urlai più forte.
"Shannon...ti posso spiegare...." tentò di giustificarsi.
"Perchè cazzo mi hai baciato oggi Lexie? Ti facevo pena?", chiesi strigendo i denti.
"Io..." solo quello riuscì a dire.
"L'hai baciato?!" gli chiese Jared, lei annuii.
"Guardami negli occhi Lexie, mi stai uccidendo. Prendi tutte le tue cose e vattene, non voglio più vederti... - continuai - e per quanto riguarda te, Jared, non parlarmi più. Porterò avanti il progetto di questa band solo perchè amo quello che faccio e perchè amo gli Echelon, ma non riuscirò più a guardarti con gli stessi occhi di prima".
Mi chiusi la porta alle spalle e mi scese una lacrima. Maledetto il giorno in cui decisi di seguirla in aeroporto...

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Capitolo 6
*** Flashback ***


porno Emm, chiedo perdono, nell'altro capitolo mi sono dimenticata dell'angolo cazzate :3 I'm sorry! Alla vista delle foto di Ibiza di Shannon, del suo amico Becks e di Brax (che ancora rido, mi sembrava un cucciolo di cane nelle braccia di quella tizia) il cervello mi è andato in tilt, anche perchè, avete notato che in una foto Shan aveva...emm...il mitraglione che faceva ciao ciao?? xD a parte questo, domanda che ho già fatto su Twitter e sul mio FB...accendere il ventilatore con il ditone del piede destro è un talento? *Sta male*
Vi lascio al capitolo, vi avverto, è un po' porno D: solo una scena dai, permettetemela! ù_ù vi piacerà, ne sono certa!
Grazie per le rencensioni *-*
Buona Lettura!

xoxo Gossip Girl...no...
...Mony
xD


UNA SETTIMANA PRIMA

*Pensieri di Shannon*


Questa vacanza in Messico mi è proprio servita, staccare la spina dal mio mondo mi era sempre stato utile. Anche se a furia di bere Fresh Coconut mi è venuto il mal di stomaco.
In aeroporto la gente sembra essere tutta di fretta, mentre io cammino trascinando con calma la mia valigia colorata.
Nonostante avessi passato una settimana in spiaggia, la mia pelle non è riuscita a prendere colore, ma onestamente, gli scatti postati su Twitter, non mi sembrava avessero fatto poi così schifo alle Echelon. Sono un provocatore nato.
Sì, cazzo. Sono bravo!
Avrei dovuto fare questo viaggio la prima settimana dell’anno nuovo, ma mio fratello Jared, di testa sua, senza chiedere nulla nè a me nè a Tomo, ha aggiunto altre date al tour, tra l’altro, quella per l’ultimo dell’anno…azzeccatissima! Las Vegas. Tutti sognano di passare lì il capodanno e io ci sarei andato.
Ops, scusami!”.
Becco accidentalmente una ragazza, ma non si accorge nemmeno di essersi scontrata con me, non stacca un minuto gli occhi da un foglio, sembra smarrita e sbuffa. Butta uno sguardo ogni tanto qua e là, come se stesse cercando qualcuno o qualcosa. Probabilmente è la prima volta che viaggia da sola.
Mi siedo sulla sedia in sala d’attesa e continuo ad osservarla. Finalmente ha deciso di chiedere informazione ad una hostess, che gentilmente le ha appena indicato le sedie su cui sono seduto io.
Sta trascinando il suo piccolissimo trolley e viene verso di me. E' carina cazzo. Non è una di quelle tettone da orgasmo, ma nella sua semplicità mi attrae.
Prende posto di fronte a me, fingo di giocare con il mio iPhone, ma lei non si accorge minimamente della mia presenza. Mi fa tenerezza e nello stesso tempo mi fa anche sesso.
Ho passato una settimana a scoparmi le messicane, ma non sono ancora sazio. Jared è stufo di questo mio atteggiamento, vuole che una volta per tutte io smetta di trombare come un animale, ma il soprannome Shanimal non mi è stato dato per caso. Il sesso per me è come un carburante per le esibizioni. Prima di cominciare un concerto per scaramanzia me ne faccio sempre una.
Quella ragazza ora sta tenendo le gambe accavallate e ciò mi eccita. Certo che se si accorgesse di avere davanti Shannon Leto, quelle gambe le aprirebbe sicuramente.
Sono modesto, lo so.
Mi sono promesso che il giorno in cui troverò una ragazza ignara della mia celebrità, avrei provato a conoscerla. Insomma, arrivato ai 41 anni avrei dovuto cominciare a pensare un po’ al futuro.
Finalmente il richiamo dell’autoparlante mi avverte che si può prendere posto al gate.

*Pensieri di Lexie*

Cazzo.
Credevo che qui in Messico avrei trovato il mio vero padre, invece ho solo preso una smerdata.
Ho indagato sul mio passato, ma forse avrei dovuto impegnarmi di più.
Nel giro di una settimana è già il secondo aereo che prendo e a dir la verità non capisco un emerito cazzo. L’unico lato positivo è che sono riuscita a scappare da quel manicomio di casa mia. Sono fuggita nella notte senza dire nulla, mi sarei stupita se si fossero accorti di qualcosa mia madre e il suo compagno, dato che stavano facendo sesso sfrenato fregandosene della mia presenza in casa.
Fin da piccola avevo sognato di trasferirmi a Los Angeles, e il pensiero che ora me ne sarei andata lì per un po’, mi eccita.
Gate 32.
Dove cazzo sarà?
Guardo a destra e a sinistra ma di gate non ne vedo. Sbuffo. Magari su questo foglio trovo altre informazioni. Becco accidentalmente qualcuno, ma il mio ultimo pensiero è quello di essere educata. Evito proprio di guardarlo in faccia altrimenti perdo solo del tempo. Tanto non l’avrei più rivisto quello. Oh! Un hostess. Corro a chiedere dove è sto cazzo di gate e la risposta datami è la più bella cosa che mi sia capita in questa giornata:”E’ quello, tra 5 minuti verrà aperto, si sieda lì nel frattempo”.
Tiro un sospiro di sollievo. Los Angeles arrivo!

*Pensieri di Shannon*

Jared, sono ora in aeroporto. No tranquillo, sarò puntuale. Non porterò nessuna ragazza con me...almeno..non per ora...".
Vedo che la ragazza di prima si mette in fila nel mio stesso gate.
Perfetto.
Sarebbe atterrata a Los Angeles. Giuro, me la sarei scopata.
Questa sera ho un concerto, il mio animale ha bisogno di nutrimento e la tipa è deliziosa.
Mi accodo dietro di lei e per farmi notare fingo di sbatterle di nuovo contro.
"Cafone!", mi dice.
"Scusami, non ti ho vista!", rispondo con voce provocante.
Ma lei niente, non mi rivolge lo sguardo. Per Dio, sono Shannon Leto. Perchè non si accorge di me?
Appoggia la valigia sul rullo, riprende la sua carta d'identità e poi se ne va.
Perfetto.
Credo che questa volta sarà più complicato del solito. Ho come il presentimento che questa sera me la sarei dovuta cavare con una sega.
Feccio scorrere anche la mia valigia sul rullo.
"Posso avere un autografo?", la ragazza mi riconsegna i documenti e mi fa sguardi ammiccanti.
"Certo baby!", le firmo su un foglio che pochi secondi prima mi aveva messo sotto al naso.
"Sei solo?"
"Solissimo!", le faccio l'occhiolino.
Andiamo Shannon, dove te la vuoi scopare? Sulle sedie della sala d'attesa? Metto stop al pensiero perverso e la saluto con un:"Ci vediamo!". Sento il suo sguardo puntato addosso, ma non è lei il mio obbiettivo. E' quella ragazza un po' goffa e maleducata che fin da subito ha attirato la mia attenzione.
Viaggiare in aereo mi è da sempre piaciuto.
Di solito passo le ore di viaggio scrivendo una specie di diario di bordo, ma oggi non sono ispirato.
"Signorina!", chiamo l'attenzione della hostess, una bella bionda con occhi azzurri e due tette enormi. O mi è andata bene e oggi incontro solo fighe su fighe, o sono io quello che ho veramente bisogno di scopare. Credo più la seconda.
"Mi dica...Leto". E' eccitante come pronuncia il mio nome, appoggiando la lingua sul labbro superiore.
L'hostess si china verso di me, riesco a intravedere il reggiseno bianco di pizzo dalla scollatura della camicia. Deglutisco.
"E' possibile viaggiare in seconda classe?", mi guarda sorpresa.
"C'è qualcuno che la infastidisce qua?", mi chiede.
"No, ma per una volta vorrei poter sembrare uno normale...". Lei ammicca un sorriso.
"Peccato, perchè mi sarei seduta proprio lì durante il viaggio..." indica la poltrona laterale all'aereo, praticamente davanti a me.
Deglutisco di nuovo.
"Dov'è il bagno?"
"L'accompagno..." mi risponde, guardandosi attorno.
La seguio fino al cesso, Dio che bel culo. Sarebbe stato mio.
Non faccio in tempo ad entrare che lei mi sbatte al muro. Ok, ho di fronte la mia versione al femminile.
Mi mette la mano sui pantaloni:"Abbiamo solo 10 minuti", mi avverte.
"Allora sbrigati!", l'aiuto a slacciarmi i jeans, mi lecca la cappella e in pochi minuti ce l'ha già in bocca.
Sobbalzo.
Feroce la tipa.
Mi accarezza i testicoli e arriva quasi a toccarmeli con le labbra.
Ha una bocca enorme.
Dopo aver leccato un'altra volta la cappella, comincia a succhiarmelo e nel frattempo fa scorrere su e giù la mano.
Punto gli occhi al cielo e le tengo la testa.
Dio che goduria.
"Sei una puttana!".
Non apprezza il commento e mi morde il pene.
"Ahia!" urlo.
Lei non si ferma, mentre continua a succhiare mi guarda negli occhi.
Poi si siede sul water e mi accorgo che sotto alla gonna non porta le mutandine.
Mentre me lo succhia, comincia a stimolarsi il clitoride con le dita.
Mi mordo le labbra.
Dannazione, me la voglio scopare.
Mi appoggio con una mano alle piastrelle del muro e chiudo gli occhi.
Finalmente vengo.
L'hostess si lava le mani e mi guarda con un sorriso malizioso sulle labbra mentre si asciuga con della cartigenica.
"Posso avere il posto in seconda classe?" chiedo ancora in estasi.
"Ti aspetto fuori, sbrigati!".
Se ne va e in fretta e furia ingabbio di nuovo l'animale.
Corro fuori dal bagno e la vedo parlare con un ragazzo. Ah però, non perde tempo la puttana.
Quando mi rivede mi si avvicina:"Leto, mi segua!".
Prendo la mia borsa a mano e la seguo in seconda classe.
Si sente un puzzo di vomito misto sudore. Mi gira la testa, è stata una pessima idea.
E se quella ragazza non l'avrei più trovata? Avrei passato ore e ore in aereo con quell'odore nauseante?
"Là c'è un posto libero!", mi indica la puttana.
"E il bagno è là..nel caso le serve ancora...", mi fa l'occhiolino.
"Credo che per oggi mi basti.." rispondo.
Bugia. Quella pompa non mi aveva soddisfatto del tutto.
Oggi devo essere proprio fortunato, perchè nelle poltrone nella fila laterale c'è lei.
Guarda fuori dal finestrino ed è pensierosa.
Tiene nelle sue mani un libro turistico riguardante Los Angeles. Mi da da capire che è solo una turista. E' timida ed impacciata, non sa nemmeno dove guardare.

Finalmente il viaggio finisce. Vedo la ragazza prendere la sua valigia dal rullo e segue la strada che la porta all'esterno dell'aeroporto.
Corro a prendere la mia di valigia, all'esterno avrei trovato la macchina di cortesia che mi sono fatto lasciare da Jared. Vado a ritirare le chiavi e prendo velocemente la macchina. Ho deciso di pedinarla. Questa notte deve per forza essere mia.
Solo una cosa mi avrebbe bloccato da quella voglia di sesso.
La sua risposta negativa alla domanda:"Sai chi sono?", a quel punto giuro, avrei rinunciato a scoparmela.

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Capitolo 7
*** Hi guys! That's Joseph! ***


5 anni 5 ANNI DOPO

*Pensieri di Jared*

"Shannon, muoviti. Dobbiamo ancora spostare tutte le cose, firma dopo gli autografi!".
C'erano voluti 5 lunghi anni per ritrovare la pace con mio fratello. Capì che litigare per le donne era una sciocchezza. Così un bel giorno venne da me munito di cioccolata calda e sedendoci ad un tavolo chiarimmo la situazione.
I miei occhi caddero su un piccolo Echelon che sventolava un foglio in mano:
"Jared mi fai un autografo? Per favore...". I suoi occhioni da cerbiatto mi colpirono al cuore. Sorrisi. Come potevo rifiutare una richiesta del genere?
"Ecco qua!", dissi scarabocchiando nel frattempo il foglio.
Presi tra le braccia il bimbo e lo coccolai un po', poi lo rimisi sul prato.
"Voi tre siete i miei eroi!", mi disse con un grosso sorriso e una piccola finestrella davanti. Aveva perso uno dei suoi denti da latte.
"Hey, ma il topino ti ha portato qualcosa per quel dentino?", si fece triste.
Ecco, il solito imbranato. Con i bambini ero proprio negato.
"No, nulla! La mamma mi ha detto che il topino sarebbe passato solo se avessi fatto il bravo!"
"E tu hai fatto i capricci?"
"Forse", mi cacciò fuori la lingua.
Frugando nella tasca trovai il plettro della mia chitarra:
"Beh, lo sai che il topino è un mio grande amico?! Credo che non si arrabbierà se ti lascio questo...", gli feci l'occhiolino.
"IL TUO PLETTROOOO! - si mise ad urlare e saltellare - E C'E' ANCHE LA TRIAD DISEGNATA!!!", fece sorridere anche me, gli avevo regalato una stupidata e aveva avuto la stessa reazione di Shannon quando gli regalai la moto al suo compleanno.
"Joseph! Quante volte ti ho detto di non allontanarti?! Dio mio, mi hai fatto prendere un colpo!"
"Scusami mamma...".
Non riuscii a parlare. Di fronte a me vidi Lexie. La ragazza che 5 anni prima mi fece litigare con mio fratello. Quella ragazza che sparì dalla nostra vita senza più farsi sentire. Ma che comunque continuai a pensare.
"Lexie..." riuscii a dire, tenendo le mie braccia a penzoloni. Avevo perso le forze.
"Ciao Jared...bel concerto..." disse con un po' di imbarazzo.
"E'....tuo figlio?", lei annuii.
"Lexie! Hey! Che piacere rivederti!! Che ci fai da queste parti?", mi voltai e vidi Tomo correre incontro e abbracciarla con forza, cosa che avrei voluto fare anche io se solo non avessi avuto paura di infastidirla.
"Ciao Tomo! - ricambiò l'abbraccio - regalo di compleanno anticipato...", indicò il figlio.
"E questo supereroe?!" gli chiese.
"E' mio figlio...si chiama...Joseph...", rispose girandosi verso di me per vedere la mia reazione.
"Mamma, li conosci?!" chiese stupito il bambino.
"Sì, amore. Sono amici di vecchia data!" disse lei accarezzandogli i capelli.
Aveva dato a suo figlio il mio secondo nome. Forse anche lei pensava ancora a me.
Sentimmo un rumore, ci girammo tutti e di fronte a noi sbucò Shannon. In terra c'erano le bacchette della batteria, che dallo stupore fece cadere.
 "Ciao Shannon!", lo salutò Lexie ancora imbarazzata.
Mio fratello si avvicinò:"Ciao Lexie...come stai?", chiese guardando poi il bambino.
"Benone, grazie. Siete stati magnifici al concerto di stasera. Joseph ha cantato tutte le canzoni. Perfino Buddha For Mary!"
"Wow. Abbiamo un piccolo Echelon tra noi!".
Lei sorrise a mio fratello. Nei loro occhi lessi malinconia. Si amavano quei due. L'avevo capito.
"Ti va di...cenare con noi?" chiesi.
"Sì mamma, ti prego ti prego ti pregooo! Quando ci ricapiterà questa occasione?!", suo figlio cercò di convincerla, e non fece fatica.
"Ok, Joey. Ma veniamo via presto. E' da questa mattina che siamo in giro e zia Mel sarà preoccupata!". Il piccolo Joseph mi corse incontro e mi diede la mano.
"Andiamo Jay? Sai che zia Mel si incacchierà quando le dirò che sono stato a cena con te? Lei bacia i tuoi poster!", io risi imbarazzato.
"Joseph!", lo richiamò la madre.
"Ma è vero!"
Tomo ridendo, strofinò i capelli al bimbo.
Ci avviammo verso un piccolo ristorantino di Los Angeles. Ci sedemmo ad un tavolo rotondo e fortunatamente nessun cliente ebbe la voglia di disturbarci.
"Ci siamo conosciuti a Los Angeles, e ci rincontriamo di nuovo qua...", commentò Shannon.
"Sì, sarà il destino. Vedo che avete avuto ancora più successo. Bravi. Sapete, sono diventata un'Echelon. Ecco perchè lo è pure mio figlio".
 "Dov'è tuo marito?".
Mio fratello fece senza scrupoli questa domanda, forse un po' troppo fuori luogo. Lexie guardò suo figlio che stava mangiando una pizza dall'aria veramente buona:
"Amore, vai a prendermi i tovaglioli su quel tavolo per favore?", il bambino annuì e si alzò dal tavolo.
Lexie aspettò che Joseph si allontanasse e prese la parola:
"Vi chiedo il favore di non parlare di fronte a mio figlio di suo padre..", disse molto triste.
"Mi dispiace, posso sapere cosa è successo?" domandò Shannon.
"E'..morto.." disse lei con un filo di voce.
Mio fratello ci rimase veramente male, tanto che si alzò dal tavolo e uscì per fumare una sigaretta. Nel frattempo Joseph tornò a sedersi con noi. "Vado da Shannon, resti tu con Joey?", mi chiese lei.
Io feci di sì con la testa.

*Pensieri di Lexie*

Avrei dovuto dirglielo. Non dovevo tornare a mentire come avevo fatto in passato. Prima l'avrei fatto, meglio sarebbe stato. Vidi fuori dal ristorante Shannon, appoggiato al muro fumarsi una sigaretta.
Sentendo il rumore della porta del ristorante aprirsi, lui si voltò verso di me.
"Mi dispiace per prima...", mi disse facendo un tiro di sigaretta.
"Non importa...non potevi saperlo..."
"Perchè sei tornata?"
"L'ho detto prima. E' il regalo di compleanno di Joseph. Resterò solo stanotte, poi tornerò a casa..."
"Non mi dai fastidio. Volevo solo sapere il perchè di questa tua visita...e perchè tuo figlio si chiama come mio fratello".
Mi fissò negli occhi. Mi erano mancati. Mi era mancato lui, mi ero resa conto troppo tardi di amarlo, ero stata una stupida. Farmelo scappare in quel modo assurdo.
"Volevo farvi conoscere mio figlio...e in realtà...ci sarebbe un'altra cosa che devi sapere...", non riuscivo a dirgli quella cosa, ma tirai un sospiro di sollievo e la cacciai fuori senza tanto giri di parole:
"E' tuo nipote Shannon.."
"Mio nipote?! Come scusa? Spiegati meglio...", Shannon tendeva a non capire, seppure la frase era abbastanza chiara.
"Jared è il padre di mio figlio..." dissi tenendo lo sguardo verso il basso.
"Porca puttana! Non avevate usate le precauzioni?", mi sedetti in terra appoggiata al muro.
Shannon si chinò e mi prese il viso tra le mani:
"Guardami Lexie, dimmi la verità. Cos'è successo quella notte?".
Mi scese una lacrima che prontamente asciugai con la mano:"Non l'ho concepito quella notte. Io e Jared avevamo già fatto l'amore...".
Shannon ritornò in piedi:
"Che cazzo...CHE CAZZO STAI DICENDO?", il suo tono di voce si alzò radicalmente, tanto che la gente che stava attorno a noi si voltò a guardarci.
Andai vicino a lui piangendo:
"Eravamo ubriachi, il giorno dopo mi sono svegliata e mi sono ritrovata nel suo letto. Non sapevamo quello che stavamo facendo...".
Mi trascinò via dietro a delle macchine parcheggiate per allontanarci da occhi indiscreti:
"Io ti amavo Lexie, perchè mi hai ferito? Perchè mi hai baciato quel giorno? Sono 5 fottuti anni che me lo sto chiedendo. Pensavo fossi ritornata per me, invece sei tornata per spillare soldi a mio fratello?", gli tirai uno schiaffo.
Questa volta era lui che mi aveva fatto del male. Come aveva potuto pensare che fossi ritornata per prendere in giro suo fratello?
"Se fosse stato come dici tu, non credi che abbia già detto a tuo fratello di nostro figlio 5 anni fa?! L'ho tenuto nascosto per non rovinare la sua reputazione, per non rovinare la vostra carriera. Fossi stata un'altra me ne sarei sbattuta i coglioni e l'avrei detto a qualche cazzo di giornalista per sputtanarvi. Forse vi ho preso per il culo 5 anni fa, ma non ora. Sono cresciuta Shannon, sono maturata...".
Riaprii la porta e prima di andarmene mi rigirai a guardarlo:
"E comunque, mio figlio si chiama Joseph perchè è anche il mio secondo nome, Josephine...", chiusi la porta sbattendola e corsi verso il tavolo su cui erano seduti Jared e Tomo insieme al bambino:
"Joseph vestiti, dobbiamo andare...". Feci scendere frettolosamente Joey dalla sedia e lo aiutai a indossare il golfino, seppure fosse fine agosto, la sera scendeva l'aria fresca.
"Mamma ma io voglio stare qua ancora un po'...stavo raccontando a Tomo di quella volta che...", lo interruppi:
"Lo sai che devi obbedire!", urlai.
"Cos'è successo? Non te la prendere con lui...", Jared si alzò in piedi appoggiando le mani sul tavolo.
"Fatti gli affari tuoi! Domani mattina ho un aereo per il Tenessee. Joey saluta tutti e ringrazia!", il bambino salutò con la mano e tenne giù il muso.
"Lexie aspetta un attimo porca puttana!", urlò Jared facendo voltare il tavolo di fianco.
Andai verso lui arrabbiata:"Non-dire-parolacce-davanti a mio figlio!".
Presi di nuovo Joey per mano e uscii dal ristorante.

 IL
MATTINO SEGUENTE

*Pensieri di Lexie*

Il buongiorno si vede dal mattino.
E quel mattino era già partito male. Venni buttata giù dal letto dalla donna delle pulizie che insisteva di voler pulire la stanza.
"Senta, mio figlio sta dormendo, quando si sveglierà potrà fare tutto quello che vuole!"
"Sono le 9 am, e a quest'ora noi puliamo le stanze".
Sbuffai:"Non può pulire le altre prima?"
"No, ho un ordine da rispettare!"
"Questo hotel fa schifo!", brontolai andando a svegliare mio figlio sotto gli occhi vigili della donna delle pulizie.
"Mi avevano parlato bene di questo hotel...", mi voltai di scatto e vidi Shannon appoggiato allo stipite della porta.
La donna strabuzzò gli occhi.
"Ci lasci il tempo di svuotare la stanza..."
"O-ok signor Leto... - balbettò lei - Ce-certamente". Se ne andò stupita di essersi trovata di fronte Shannon Leto.
"Non dovevi...ti senti Dio adesso?" gli chiesi a voce bassa per non svegliare mio figlio.
"Mi dispiace per ieri...", aggiunse lui grattandosi la testa e entrando nella stanza. Mi scappò un sorriso.
"Perchè ridi?!"
"Perchè sei il solito idiota imbranato di 5 anni fa...", scoppiammo a ridere tutti e due:
"Hey, la finite con questo chiasso?!", ci voltammo e Joseph se ne stava seduto nel letto con i capelli tutti scompigliati.
"Scusami amore, adesso usciamo dalla stanza. Sei bellissimo amore tutto spettinato!" gli dissi.
"Lo so!" rispose lui buttandosi di nuovo sotto le coperte.
"E' un Leto..", aggiunsi.
"A tutti gli effetti!
" mi disse Shannon a voce bassa.
"Senti, e se oggi andassimo a prenderci un gelato?", mi chiese poi.
"Shan, oggi il mio piccolo principe compie gli anni...e abbiamo l'aereo alle 11 am...sua zia Mel sta organizzando una festa per oggi pomeriggio..."
 Erano già passati 5 anni dal parto. Lo ricordavo ancora come se fosse ieri. Rimasi in travaglio per un giorno intero, non aveva voglia di uscire. Era dispettoso già a quei tempi.
"Potremmo organizzare qui una festa, ti aiuterò io. Inviteremo anche questa Mel, ci aiuterà anche lei. Joseph lo lasceremo con Jared e Tomo..."
"Non so Shannon...Mel ci rimarrebbe male. Ha sempre organizzato lei le feste. Sai, con i pagliacci, ragazze che truccano i bambini...ha sempre scelto un tema...e poi dovrei anche scusarmi con Jared...cosa gli hai detto riguardo a ieri?"
"Che avevamo litigato ancora per la storia di quando vi ho beccati a letto insieme...senti, sarà una festa meravigliosa. Non ne rimarrà deluso il bambino...", mi voltai verso Joseph.
Lui mi si avvicinò e mi alzò la testa mettendomi una mano sotto al mento:"Il passato è passato, ok? Lasciamocelo alle spalle...ricominciamo da qua..." io annuii.
"Ok, ho capito. Non dormo più!", guardammo entrambi Joey alzarsi innervosito dal letto e ridemmo.
"Campione, e se ti dicessi che...questa mattina la passerai con Jared?", l'avesse mai detta quella frase Shannon.
Il bambino gettò un grido che avrebbe fatto tremare la folla al concerto.
"Era un sì?" chiese conferma il batterista.
"E me lo chiedi?! Vado a vestirmi!".

*Pensieri di Jared*

Tutto avrei pensato di poter fare nella mia vita, ma mai il babysitter.
Ero sempre stato negato con i bambini, ma Joseph mi dava modo di riuscire a gestirlo. Era un bambino placato e tranquillo.
Strimpellavo la mia chitarra stravaccato sul divano con Tomo che mi seguiva nota per nota, mentre Joey disegnava sul tavolino pieghevole in plastica.
"Jared!", continuando a suonare mi voltai verso il bambino.
"Dimmi Joey, c'è qualche problema?".
Si alzò dalla sedia e corse verso di me con un foglio in mano:
"Ti piace?".
Presi il disegno tra le mani e vidi un ragazzo con la cresta uguale alla mia color pomegranate che teneva per mano un bimbo con la stessa acconciatura.
"Bello! Chi sono?", domandai curioso.
"Questo sono io..."
"Ah, e questo sono io?"
"No, questo è mio padre...".
Sgranai gli occhi:"Co-come?"
"Io non so come è il mio papà, non l'ho mai visto. Quindi ho preso spunto da te"
"La tua mamma non ti ha mai fatto vedere una sua foto?"
"No, dice che non ne ha...".
Il bambino prese di nuovo il suo disegno e se ne tornò al tavolo per iniziarne uno nuovo.
Dovevo assolutamente parlare con Lexie, quel bambino aveva bisogno di sapere chi fosse suo padre.
"Tomo, puoi dargli un'occhiata? Vado un attimo da Lexie e Shannon..."
"Certo, vai pure!".
Presi le chiavi della macchina e corsi al forum in cui avremmo fatto il concerto quella sera, era lì che stavano organizzando la festa di compleanno.
Una volta arrivato vidi Lexie arricchire un tavolo di salatini e patatine, Shannon si occupava di attaccare i festoni mentre Tim lo prendeva in giro:
"Ahahahah hai bisogno della scala per attaccare quello striscione?", rise Tim.
"Zitto, idiota!", replicò lui.
"Ti devo parlare..." dissi di corsa alla ragazza.
"Dov'è Joseph?!"
"E' con Tomo. E' di tuo figlio che ti devo parlare!".
Lexie si portò una mano davanti alla bocca mentre Shannon scese dalla scaletta e mi raggiunse:
"E' successo qualcosa?!" mi chiese mio fratello.
"Lexie, tuo figlio deve sapere chi è suo padre. Ha fatto un disegno e l'ha rappresentato con i miei capelli e i miei vestiti. In poche parole ero io. Non puoi tenergli nascosta l'identità. Quel bambino ha bisogno di far ordine nella sua mente. Io so cosa significa crescere senza una figura paterna..."
"Jared, non farlo. Non dirmi come devo crescere mio figlio!"
"Non ti sto criticando, ti sto consigliando. Il padre di tuo figlio è veramente morto? Secondo me no. Deve proprio averti fatto del male quell'uomo per far si che tu dica a tuo figlio che è morto! Per non voler farglielo conoscere..."
"Non ti devi immischiare nella mia vita. Jared smettila. Torna da Joseph, lasciami in pace...".
Lexie continuò ad arricchire la tavola di stuzzichini, guardai mio fratello che con il labbiale mi disse di andarmene.
Non capivo la reazione di quella ragazza. Perchè privare suo figlio dei ricordi del padre? Non capivo. Ma avrei fatto chiarezza su questa storia.

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Capitolo 8
*** Pomegranate ***


Pomegranate
*Pensieri di Shannon*

"Coca cola?".
Mi sedetti sul bordo del palco con Lexie che scrutava il forum decorato da festoni e cartelloni.
"Grazie!" mi rispose sorridendo.
Le passai la lattina e le nostre mani si sfiorarono, un brivido mi percorse la schiena. Aprii la mia ma avendola un po' agitata mi si spruzzò addosso tutta la coca cola.
"Cazzo! - urlai - Ti ho schizzato addosso?!", lei si mise a ridere.
"No, tranquillo".
D'inpulso levai la t-shirt:"Dopo vado a metterne un'altra!".
Vidi Lexie diventare rossa, si voltò dall'altra parte come se vedermi senza maglietta la eccitasse. Le presi una mano e la portai sul mio petto:
"Lo senti il mio cuore?" le chiesi.
Lexie si rivoltò verso di me annuendo e imprigionando la mia mano, stavolta la portò a sè:
"E tu il mio?"
"Battono all'unisono...sembrano una cosa unica..." dissi.
Mi avvicinai a lei e posai le mie labbra sulle sue. Lexie si avvicinò di più a me e cominciò ad accarezzarmi il petto. Misi una mano sotto la sua maglietta, le sfilai un seno dal reggiseno e cominciai a palparla. Questa volta non mi respinse come 5 anni fa. Si fece toccare, si fece accarezzare.
 Le nostre lingue si inseguivano, si cercavano. Una delle sue mani era nei miei capelli mentre con l'altra tentava di slacciarmi i pantaloni.
Un colpo di tosse ci distrasse e ci fece tornare nella realtà.
"Tomo, siete già arrivati?!" chiesi, mentre Lexie imbarazzata quanto me si sistemava la t-shirt.
"Rimettiti la maglietta amico, Jared sta arrivando con Joseph...".
Saltai velocemente giù dal palco e ripresi la t-shirt macchiata qualche minuto prima.
"MAMMAAAAAAAAA!", Joey entrò nel forum correndo felice.
"Non dire nulla...per favore..." dissi con tono basso a Tomo, che mi fece l'occhiolino.
"Cosa cavolo hai fatto ai capelli?", Lexie corse incontro a suo figlio che aveva una visibile cresta color pomegranate.
"E' stato Jared, me l'ha fatta fare lui! Ti piace?!".
Mio fratello intento a mangiare le patatine cercò di evitare lo sguardo di Lexie che in men che non si dica lo prese per la canottiera e lo trascinò lontano dal figlio.
"Che cazzo hai fatto ai capelli di mio figlio? Non ti devi permettere mai più di prendere iniziative di questo genere!"
"Hey, stai calma!".
Corsi da loro due a sistemare la situazione:
"Jared ha 5 anni, non puoi tingere i capelli ad un bambino!" lo ripresi.
Lexie visibilmente irritata tratteneva la rabbia.
"Bro ma mi credi scemo? Non è una tinta, ho usato lo spray colorato, con una shampoo andrò via!"
"Ci sono voluti 5 anni per far crescere i capelli a Joey, arrivi tu..e li tagli senza chiedere il permesso come se lui fosse...tuo figlio...".
Mi avvicinai di più a lei, per farle capire che ero dalla sua parte .
"Sono solo dei fottuti capelli, ricresceranno porca puttana! Se ti da così fastidio perchè lasci tuo figlio nelle mie mani?".
Lexie vennero gli occhi lucidi:
-"Come posso privare a mio figlio di vivere questo sogno? Sei il suo eroe Jared. Sei il suo punto di riferimento, è un bambino, devi stare attento a ciò che fai. Ti prende come spunto, ti copierà sempre come un pappagallo. Ciò che farai tu, lo farà anche lui. Sei il suo idolo..."
-"Volevo solo che per un giorno si sentisse il re e volevo farlo salire sul palco durante Kings and Queens questa sera, come regalo di compleanno. Per un giorno avrebbe potuto impersonarmi. Si sarebbe potuto sentire...Jared Leto...", mio fratello si fece serio.
Quello che stava facendo era proprio un bel gesto. Anche Lexie capì che le intenzioni di Jared erano buone.
"Mamma...".
Comparve dietro di noi il piccolo Joseph.
"Amore...sei bellissimo con la cresta...", il bimbo sorrise alla sua mamma.
"Ho fatto questo disegno...", la mamma prese tra le mani il foglio che il figlio le porse.
"Gli piace disegnare..." disse lei guardandoci.
Mio fratello si avvicinò:
"Siete di nuovo tu e tuo padre? Stavolta hai cambiato ambiente...siete alla tua festa di compleanno...", disse chinandosi verso il bambino.
"No, siamo io, la mamma e te che ci teniamo per mano sul palco durante Kings and Queens...".
Jared guardò Lexie che abbassò prontamente lo sguardo.
"E' proprio un bel disegno...sai...che anche a me piace disegnare?", Joseph guardò stupito Jared.
"E me lo farai un disegno?"
"Stasera, dopo il concerto!".
Joey cominciò a correre per tutto il forum come un matto.
"Non farò del male a tuo figlio...", mio fratello guardò intensamente negli occhi Lexie prima di andarsene a festeggiare con il bambino.
Mi avvicinai a lei per assicurarmi che stesse bene:
"Devi stare più tranquilla, sicuramente l'avrai notato che tra i due si è instaurato un bel rapporto...e mio fratello per quanto possa sembrarti stupido, è anche affidabile..."
"Lo so Shannon, io ho solo paura che si attacchi troppo. Insomma, fra una settimana ritorneremo a casa, come farò a spiegargli che non lo rivedrà più?", presi la sua mano e la baciai.
"Perchè non proviamo ad avere una relazione? Perchè non proviamo a recuperare il tempo perso?", a Lexie vennero gli occhi lucidi. "Shannon, è...pericoloso..."
"Cosa? Che intendi dire?"
"C'è troppa differenza d'età...e sei una rockstar...non credo che possa funzionare..."
"Perchè parti già così pessimista? Io credo in noi e in quello potremmo diventare...", lei si girò verso il figlio che giocava rincorrendo Tomo con una pistola ad acqua.
"E questo diventerà il vostro mondo - continuai - già gli volgiono tutti bene a Joseph. Ci seguirete in tournèe, e lui imparerà a conoscere nuove lingue e si farà un po' di cultura. Prenderemo un'insegnante valida che gli farà lezione e...", non feci in tempo a finire la frase che lei mi baciò.
"CHE SCHIFOOOOO!" urlò Joseph.
La risata di tutti gli invitati ci ricordò di essere in pubblico.
"Eh...adesso dici così...vedrai quando crescerai..." dissi.
Lexie mi tirò una sberla dietro la testa. Mio fratello rimase seduto di fronte al tavolo degli stuzzichini e non vidi l'ombra di un sorriso. La cosa mi preoccupò.
"Vado da Jared...".
Lexie mi sorrise.
Mi sedetti vicino a mio fratello che si stava riempiendo di noccioline e teneva lo sguardo fisso sul palco:
"Shannon, ho fatto due calcoli...oggi Joseph compie 5 anni, giusto?"

PIU' TARDI

"Shannon posso entrare?", dopo la festa mi ero rifugiato in camerino per bermi una birra.
Lexie mi piombò in camera. Era sciupata e stanca per la festa ma era comunque bellissima.
"Entra!" le risposi dal divanetto.
"Mi sei sembrato strano per tutto il tempo durante la festa..." mi disse mentre ispezionava la stanza.
"Jared prima mi ha detto una cosa...".
Lei si voltò di scatto:
"Cosa?!"
"Mi ha detto che crede che Joseph sia suo figlio..."
Lexie portò la sua mano alla bocca:
"E...tu cosa gli hai risposto?", feci un altro sorso di birra e risposi:
"Che è fottutamente pazzo! Non credo che però reggerà ancora per molto questa palla...conosco troppo bene mio fratello, indagherà su questa cosa..."
La vidi appoggiata al tavolino con la testa bassa, appoggiai la birra e andai da lei:
"Vieni qui", la presi tra le mie braccia e l'abbracciai forte.
Sentii che lei cominciò a piangere.
"Shan forse non dovevo tornare, voi non dovevate sapere..."
"Hey hey! Non dirlo nemmeno per scherzo! Ti ho aspettata per 5 anni, e Joseph è già diventato un pezzo importante per la nostra vita...e con nostra intendo anche quella di Jared. Gli porteresti via un tesoro. Non vedi come lo guarda? Come lo tratta? Jared quando è con Joey cambia totalmente. E' dolce e tranquillo..."
Mi zittì con un bacio:
"Forse è meglio dirglielo...insomma, non potremo continuare per sempre a nasconderglielo...", l'abbracciai ancora più forte.
Riuscivo a sentire il suo cuore battere:
"Credo che comunque dopo la mia risposta gli sia rimasto dell'amaro in bocca...indagherà su questa storia, non lascia mai le cose a metà..."
"A parte il video di This Is War...", ci guardammo per qualche secondo negli occhi poi scoppiammo a ridere.
"Ti amo...", le dissi sicuro di me.
"Anche io..." rispose.
"E pensare che dovevi essere solo da una scopata e via..."
Mi guardò preoccupata:"In che senso?"
"Nel senso che 5 anni fa, quella stessa sera che ti ho conosciuta, ti ho pedinata dall'aeroporto".
Mi sedetti sul divano e ripresi a bere la mia birra con lei in piedi che mi fissava con le braccia conserte.
"Ma va? Quindi mi hai osservata per tutto il tempo?"
"Sì, ci siamo scontrati, ricordi?".
Portò una mano in faccia:
"Il cafone! Mi sono scontrata con qualcuno ma ero troppo nervosa e non ho pensato di scusarmi...ma...cos'è questa storia della scopata e via?", insistette.
Non potevo starmene zitto?
"Come porta fortuna..ogni volta, prima di fare un concerto, me ne scopavo una..."
"E te ne sei scopate altre in questi ultimi 5 anni?".
Non potevo dirle di no, non mi avrebbe creduto.
"Bhe, sì...ma nessuna di loro era te. Quindi non hanno significato nulla...però stasera avrei un concerto...".
Sorrise.
"Cristo, Shannon sei un maiale...", mi disse lei guardadomi con occhi vogliosi.
Si avvicinò alla porta e la chiuse a chiave.
"Mi piace il maiale...lo cucino spesso a Joseph....", si appoggiò alla porta.
Rimasi seduto immobile sul divano nero in pelle.
Lexie si sfilò le mutandine da sotto la gonna e poi si sedette a calvalcioni su di me.
Appoggiai la birra e il respiro si fece affannoso.
"Voglio essere il tuo porta fortuna stasera..." mi disse baciandomi poi il collo.
"Va bene...Amore..." risposi a stento.
Mi sfilai la maglietta e lei cominciò a baciarmi anche il petto.
Era risucita a farmi eccitare in pochi minuti. Il mio animale doveva essere liberato. Ero tornato ad essere lo Shanimal di una volta. Lexie mi slacciò i jeans, con sopra lei mi alzai un pochino e li sfilai. Con fretta e furia lei mi fece calare anche le mutande.
"Non perdi tempo...", le dissi mettendole una mano sotto la maglietta.
Lei mi prese l'animale e se lo infilò dentro.
"Il preservativo..." le dissi.
"Prendo la pillola..."
Non che non volessi una sorellina per Joey, ma prima avremmo dovuto risolvere quella questione.
Lexie cominciò a fare su e giù sopra di me, nel frattempo le levai la maglietta e il reggiseno e cominciai a baciarla sul seno.
Lei appoggiò le braccia sulle mie spalle e mi accarezzò i capelli.
Ansimavamo insieme.
Finalmente stavamo facendo l'amore. Era mia, solo mia. Aspettavo da cinque anni questo momento, ed era ancora meglio di come lo immaginavo.
Passammo dal divano al pavimento, si era impossessata di me. Avrei voluto rimanere dentro di lei per tutta la sera, ma purtroppo tra mezz'ora ci sarebbe stato il concerto.
Infatti, qualcuno bussò alla porta per avvertirci:
"Shannon, sbrigati! Il gruppo d'apertura ha quasi finito la performance!"
"Oh cazzo, è Tomo..." dissi a Lexie.
Ci alzammo velocemente.
"Arrivo...", urlai.
"Non sai che folla c'è là fuori. Puoi aprire la porta? Devo dirti una cosa importante!!".
Lexie mi guardò in faccia preoccupata, ero riuscito a mettermi le mutande e i jeans, ma lei era ancora mezza nuda.
"Aspetta...", le dissi.
Continuò a vestirsi e aprii un pezzettino di porta:
"Che cosa devi dirmi?", Tomo mi guardò dalla testa ai piedi:
"Ma avete scopato?", mi chiese con un mezzo sorrisetto.
Io guardai dentro Lexie che continuava a vestirsi e a voce bassa risposi:
"Sì..ma ssssssh non dire nulla!"
"Ci sono voluti 5 fottuti anni per infilarglielo dentro amico!" e scoppiò a ridere.
"Che cazzo ridi razza di imbecille? E' stata una fatica immensa!! Allora, cosa dovevi dirmi di importante?"
"Fallo entrare...", disse Lexie che si era completamente rivestita.
Spalancai la porta e Tomo entrò di soppiatto.
"Sento odor di sesso..." disse.
"Idiota, non fare la Maga Circe, ho sentito Shannon che ti diceva che l'abbiamo fatto..."
Io e il mio amico ci mettemmo a ridere:
"Comunque, non è sicuro...quindi non montiamoci la testa...ma Vicki ha fatto il test di gravidamza...ed è risultato positivo! Avremo un bambino!".
Io e Lexie cominciammo ad urlare e lo abbracciammo insieme.
"Perchè a me non l'hai detto?", Jared interruppe l'entusiasmo, entrò nella stanza mano nella mano con Joseph che appena vide la madre gli corse incontro.
"Perchè non ho ancora avuto l'occasione Jay..." rispose Tomo.
"Mi hai incontrato 10 minuti fa, stavamo vedendo insieme la folla dal lato del palco. Perchè mi tenete nascoste le cose?", ci guardammo tutti, forse era arrivato il momento di dirgli la verità.

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Capitolo 9
*** Concert ***


crescita Grazie a chi ha recensito, scusate se non lo scrivo sempre ma mi dimentico! -.-''
Ieri notte (o questa mattina?) ci sono stati gli MTV VMA 2011, beh...i Mars non hanno vinto, ma per me ogni giorno è una vittoria con loro.
Jared mi ha commosso con il suo tweet, che avrete sicuramente già letto ma voglio comunque riportarlo:"We won the greatest award we could ever dream to win...this great big giant family...the Echelon!!!"
Maremma quanto ho pianto ç_ç poi mi ero messa comoda nel letto già all'una per dormire, ma non ce la facevo...continuavo a pensare a loro...mi sono addormentata verso le 5...seguivo quello che veniva scritto su Twitter! Ora ho gli occhi così @____@ perchè ho pure lavorato! Vabbè...vi lascio al capitolo! Grazie anche a chi mi ha messo nelle seguite e nelle preferite :3 vi lovvo (?).
xoxo Mony


*Pensieri di Lexie*


Era arrivato il momento di dirgli la verità, seppur non ne avessi molta voglia. Avrei tanto voluto che questo momento non succedesse, ma non per essere egoista con mio figlio, ma semplicemente perchè non vedevo Jared adatto a fare il padre e tanto meno lo avrei voluto come uomo della mia vita.
Mi chinai da mio figlio:
"Joey, amore, perchè non corri nel camerino di Vicki ad abbracciarla? Sai, diventerà mamma..."
Joseph buttò un occhio a Jared, come per sperare che lui gli dicesse di restare con noi.
"Ma io...voglio stare qua..." rispose lui mettendo giù il broncio.
Jared gli si avvicinò e appoggiò le mani sulle sue spalle:
"Piccolo Echelon, perchè non vai a farti sistemare la cresta?! Devi sembrare un vero Re questa sera sul palco!".
Il bimbo annuì, era comunque poco convinto.
"Vieni con me?" chiese il piccolo dandogli la mano.
"Ovviamente! Ma non ora, prima tocca a te!" rispose facendogli l'occhiolino.
Joseph accompagnato da Tomo abbandonò la stanza. Ero rimasta sola con i fratelli Leto, che, in differenti modi, facevano entrambi parte della mia vita. Mi appoggiai al tavolino con la testa bassa, e quando sentii la porta chiudersi del tutto la guardai pensando che in quel momento sarei voluta scappare.
Girai lo sguardo su Shannon, che si era accomodato sul divano su cui qualche minuto prima avevamo fatto l'amore.
"Perchè non me l'hai detto fin da subito?" mi chiese Jared.
"Co-cosa?"
"Non fare la finta tonta con me Alexandra. E' mio figlio, vero?".
Shannon si alzò dal divano e si avvicinò al fratello:"Hey, non ti scaldare.."
"TACI! - urlò Jared - Alexandra...perchè non me l'hai detto?".
Mi avvicinai a lui:"Perchè non volevo rovinarti la vita...".
Mi voltò la schiena e si appoggiò al tavolo, guardai Shannon che si grattava la testa, segno che era nervoso.
"Come hai potuto solo pensarlo? Io...voglio che lui mi riconosca come padre...", blaterò il fratello minore senza mai voltarsi.
"Jared non posso...", risposi.
Si voltò verso di me, aveva gli occhi lucidi:"Perchè?"
"Hai una vita frenetica, non hai tempo di accudire un figlio...", tirò un pugno al tavolo.
Shannon gli si avvicinò preoccupato.
"Tu...stai lontano... - disse puntando il dito contro al fratello maggiore - Per caso vuoi che lo riconosca Shannon mio figlio?", mi domandò.
 "Jared come potrei fare una cosa del genere?"
"Tanto ormai siete una coppia, no? Ci seguirai in tour...potrò stare con Joey al mattino, poi il pomeriggio prima del soundcheck. Non ti fidi?".
Mi sedetti sul divano di fianco a Shannon:
"Non posso dire a Joseph che sei tu suo padre. Si confonderà, è un bambino di 5 anni, non capirà!"
"E chi ti ha detto che deve saperlo? Quando avrà l'età giusta per capirlo, glielo diremo...".
Tirai un sospiro di sollievo.
"Jared...fai un errore...un solo errore...e ti scorderai di lui...."
"Non succederà nulla...", Shannon mi abbracciò e mi diede un bacio sulla testa.
Tomo tornò dicendoci che era il tempo di andare sul palco, diedi un ultimo bacio sulle labbra calde e soffici del mio fidanzato prima che mi lasciasse sola nel camerino.

*Pensieri di Jared*

Me lo aveva appena confermato.
Io, Jared Leto, padre di un piccolo Echelon, di un mio piccolo ma grande fan.
Percorrevo quel corridoio che mi portava sul palco con un peso addosso. Il pensiero di essermi perso i primi 5 anni di vita di mio figlio. Chissà quale era stata la sua prima parola. E chissà a quanti mesi aveva imparato a camminare. Di certo, sarebbero state tutte cose che avrei domandato a sua madre.
Salii sul palco con dei pantaloni neri, abbinati ad una canottiera bianca che faceva risaltare la mia cresta pomegranate mai passata di moda. Mi misi in centro al palco,una tenda mi divideva dal pubblico. Vedevo Tomo saltellare per scaldarsi. Probabilmente quella sera avrebbe suonato più carico che mai dato che aveva saputo che sarebbe diventato padre. Che cosa buffa. Entrambi, nllo stesso giorno, avevamo avuto più o meno la stessa notizia.
"Jay, ti vedo pensieroso!" mi chiese.
"Eh, Tomo, ho appena scoperto che Joseph è mio figlio".
BOOM.
Crollò la tenda e Tomo rimase immobile di fronte alla folla a fissarmi. Si riprese grazie all'urlo degli Echelon che intonavano tutti insieme le note della canzone 'Escape' che rockeggiava nel forum. Alzai le mie mani simboleggiando il 'Provehito in Altum' e tutti i believers mi seguirono a ruota. Cazzo. Mi sentivo carico. Mi sentivo il re della serata, con l'unica eccezione che a farmi sentire così non era merito di una regina, ma di un piccolo principe. Cantai canzoni dei vecchi album e per far felici le fangirls presenti mi levai la t-shirt lanciandomi poi sul pubblico.
Passavo da mani in mani, venivo palpeggiato dappertutto e speravo solo di non avere una fottuta erezione. Con fatica riuscii a ritornare al mio posto. Poi arrivò il momento clou della serata, quello che stavo aspettando da tutto il giorno. Andai dietro al palco e presi per mano il piccolo Joey che senza dirmelo aveva indossato una maglietta ritraente la scena iniziale del video di Kings and Queens.
Il bambino mi stringeva forte la mano e camminava lento, dovevo quasi trascianarlo. Vedevo gli occhi lucidi delle Echelon e avrei tanto voluto urlare quel quel fottuto e fighissimo bambino con la cresta uguale alla mia era mio figlio.
"Oggi, questo piccolo principe, è diventato un Re! Ha compiuto 5 anni...", dissi.
La folla cominciò a intonare la canzone di Buon Compleanno e Joseph non smetteva di sorridere sempre tenendo la sua mano stretta alla mia.
Mi chinai verso di lui e gli puntai il microfono, con grande sorpresa disse:
"JUMP AND TOUCH THE SKY".
Sapevo che era una stronzata quella cosa, ma vedere tutti saltare mi rese orgoglioso di lui. Insomma, sapeva già farsi valere. Era già una rockstar, mi somigliava in tutto.
Le persone che avevano comprato il Golden Ticket si portarono al centro del palco, ma di Lexie non vidi nemmeno l'ombra. Cominciai a cercarla con gli occhi e la vidi poggiata alla transenna dove nessuno poteva vederla. Aveva il volto rigato dalle lacrime e mi sorrideva. Forse ero riusciuto a conquistare la sua fiducia.


"Diamine! E' stato...stupendo!! - esultai stendendomi sul divano in camerino.
"Per un momento mi sono sentito morire, come ho suonato stasera la batteria non l'ho mai suonata. Sono stato un Dio!", commentò mio fratello.
Si voltò Tomo che era arrivato a bersi già la seconda bottiglietta d'acqua:
"Shan, sarà merito di Lexie...." gli fece l'occhiolino, non ne capii il senso.
"Vabbè, doccia e poi cena ok? Mi mangerei una quintalata d'insalata!", mi alzai dal divano.
"Non capisco come tu faccia a mangiare quella robaccia, come fai a resistere di fronte ad una bistecca?", mi chiese Tomo.
"Forse perchè tu mangi come un maiale?", replicai.
"No, qui l'unico maiale è Shannon. Per quale motivo credi che lo chiamino Shanimal?", lo prese in giro Tomo che si difese dal lancio del cuscino di mio fratello:
"Mi chiamano così per un altro motivo ben ovvio, e se ne vuoi la conferma ti faccio chiamare più della metà della rubrica sul mio iPhone!".
 Scoppiammo tutti in una risata che si interruppe con l'entrata dell'uragano Joseph che si scatenò saltellando qua e là e cantando Kings and Queens facendo finta di avere una chitarra in mano.
"Hey, sua maestà..." gli dissi chinandomi.
"RIFACCIAMOLOOO! MI SONO DIVERTITOOO", urlò.
"Joseph sei tutto sudato, vai subito a cambiarti la maglietta! Non voglio che ti becchi l'influenza!" urlò Lexie porgendogli una t-shirt pulita.
A Joseph si smorzò subitò l'entusiasmo ma nonostante questo obbedì alla madre. Gli prese la t-shirt dalle mani e se la cambiò in due secondi.
 "Voglio dormire con te Jared!".
Rimasi sorpreso, perchè mai avrebbe voluto dormire con me? Un bambino di 5 anni che rinuncia alla presenza della madre nel momento più importante della giornata? Quando ero piccolo amavo il momento di andare a letto. Mia madre si infilava sotto le coperte tra me e Shannon e ci coccolava facendoci ascoltare i vinili ormai rovinati e inascoltabili, già sentivamo pomparci la musica nelle vene. Ci addormentavamo così, con le note sospese nell'aria.
"Devi chiedere alla mamma..." gli risposi.
"Non lo so, non ha mai dormito lontano da me..."
"Ma ha scelto lui, ha deciso lui...poi adesso è grande..." dissi strizzando l'occhiolino al bimbo.
Lexie sembrò titubante, non mi credeva all'altezza di far addormentare un bambino quando poco prima ero riuscito a fare la cosa più difficile al mondo, renderlo felice?
"Posso parlarti amore?", ci interruppe mio fratello trascinandosi via la fidanzata.
Li osservavo da lontano, erano troppo, troppo, troppo intimi. Tutto ciò mi rendeva nervoso. La ragazza si mordeva le labbra, a intuito, stavo capendo che quella notte l'avrebbero passata insieme. Distolsi lo sguardo per non ferirmi ulteriormente.
"Va bene... - mi disse Lexie avvicinandosi - deve farsi una doccia e lavarsi i denti. Controllalo bene quando sta in bagno, a volte fa il furbetto. Apre l'acqua della doccia e la fa scorrere fingendo di lavarsi"
"Ma sei un fessone!", urlai a Joseph che si buttò sul divano facendo una risata buffa.
"E poi, fagli ascoltare un cd, si addormenta ascoltando musica..."
Mi voltai a guardare il bambino che mi fissava sdraiato sul divano:
"Se vuoi puoi cantarmi tu una canzone..." mi disse.
Gli sorrisi. Lo amavo. Sì, lo conoscevo da poco. Ma lo amavo da padre.
"Andiamo?" disse Shannon poggiando una mano sulla schiena a Lexie.
"Non dovevamo cenare insieme?" chiesi.
"Non ti dispiace se io e lei...facessimo una cenetta da soli?"
"Beh, a sto punto, vado da Vicki!", Tomo si alzò dal divano dove 5 minuti prima stava accarezzando i capelli di Joseph, che aveva poggiato la sua testa sulle sue gambe.
"Va bene..." risposi.
"Hey, bro! Stai bene?" mi chiese mio fratello.
"Certo!", sforzai un sorriso. Shannon mi diede due pacche sulle spalle e se ne andò mano nella mano con Lexie.

In hotel

"Doccia?" chiesi a mio figlio.
"Odio farmi la doccia!", borbottò.
Mi sedetti di fianco a lui:
"E se invece facessimo il bagno insieme? Hai visto quanto è grande la vasca? Io laverò la schiena a te, e tu la laverai a me...", rimase per un secondo imbambolato, poi mi diede la grazia di rispondere:
"Ok..."
"Ma sei convinto?", domandai incerto.
"Possiamo cantare?", io annuii.
Joseph sobbalzò in piedi sul divano e fece un salto enorme.
"Per l'amor di Dio fai attenzione, che se ti fai male chi la sente poi tua madre!"
"Va bene Jay, non lo farò più!".
Joseph come d'abitudine mi prese la mano e insieme ci trascinammo in bagno. Lo aiutai a spogliarsi e lo aiutai a entrare nella enorme vasca. Dopodichè lo raggiunsi. Sprofondai nell'acqua facendo sbucare fuori solo il viso.
"Jay, posso farti una domanda?"
"Tutte quelle che vuoi king!"
"Perchè hai i peli sul pisellino?", quasi annegai.
Bevvi l'acqua della vasca e cominciai a tossire. Mi prese proprio di sorpresa con quella domanda.
"Perchè...perchè...io sono grande..."
"Anche io sono grande...l'hai detto tu prima...", mi risdraiai tranquillo.
"Sì, ma io sono tanto grande!".
Mi fissò per qualche minuto. Mi innervosiva. Mi stavo già preparando ad un'altra domanda.
"Anche Tomo e Shannon li hanno?"
"Sì, mi pare ovvio no?"
"La mamma non li ha!" - affogai un'altra volta - Perchè non li ha? Lei è tanto grande!"
"Perchè...a non tutte le donne crescono..."
"E perchè ci sono?"
"Diamine, ma che cosa sono tutte queste domande? Sei entrato nella fase dei perchè? Un po' tardiva come cosa!".
Capii di essere stato troppo scorbutico, vidi Joseph con la testa bassa.
"Scusami king, sono solo un po' stanco, perchè non cantiamo?", il bambino annuì.
Cantammo parecchie canzoni, scoprii che mio figlio era pure molto intonato. Daltronde, con un padre così...sì, a volte riuscivo ad essere modesto. Finimmo il bagno e aiutai il piccolo ad asciugarsi e una volta messo il pigiama ci infilammo nel letto.
Era strano il fatto che accanto a me non ci fosse una donna, ma bensì un bambino.
"Da grande vorrei diventare come te!" mi disse accovacciandosi di fianco a me.
"Non ce n'è bisogno, sei perfetto così come sei!"
"Ma io voglio rendere la mia perfezione ancora più perfetta!", a volte mio figlio non dimostrava i suoi 5 anni.
Ragionava come un adulto.
"Cantami Alibi..." mi disse.
Cominciai ad intonare la canzone accarezzandogli la testa e una volta finita mi accorsi che si era addormentato. Lo poggiai bene sotto le coperte e andai a prendere una boccata d'aria sul balcone.

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Capitolo 10
*** Hurricane ***


hurricane Scusate il ritardo :( eccomi qua con il nuovo capitolo!! Mi fa troppa tenerezza questo Joseph *-* mi piacciono le parti di lui e Jared! E la Lexie di questo capitolo? Si è svegliata eh? xD non vi dico altro! Leggete!
P.S. Ho scritto una frase in francese, che sicuramente sarà tutta sbagliata, mi sono affidata a google translate, io di francese non sono una pippa, come cazzo farò a novembre quando andrò a Parigi? Lo scopriremo solo vivendo! o.O
Grazie per le recensioni, per avermi messa nei seguiti e nei preferiti!
Buona Lettura!
xoxo Mony

*Pensieri di Shannon*


Quella sera tutto era stato perfetto.
Doveva concludersi nella stessa maniera. Avevo accompagnato in albergo Lexie, in modo che potesse vestirsi con qualcosa di più elegante. A me piaceva anche sportiva, ma lei aveva insistito nel farsi accompagnare. Ne appofittai per cambiarmi pure io, niente cravatta però. Optai per un paio di jeans a cavallo basso, la mia solita canottiera bianca con le maniche tagliate e una giacchetta accompagnata anche da un cappello nero. Andai a bussare alla sua porta che la trovai socchiusa. Quando entrai la vidi seduta sul letto con il cellulare tra le mani:
"Amore che fai? Non ti cambi?"
Lexie si voltò verso di me:"Devo chiamare Jared..."
mi avvicinai a lei, mi ci sedetti di fianco e l'abbracciai:
"Mio fratello per quanto ti possa sembrare stupido, ha la testa sulle spalle. Stai tranquilla, a Joseph non accadrà nulla!"
Sentii le sue braccia stringersi sicure attorno a me.
"Non è mai stato per molto tempo lontano da me...", la scostai da me:
"Il tuo numero di cellulare Jared ce l'ha, se ha qualche problema, ti chiama! Forza, vai a cambiarti!"
Mi sorrise e mi abbandonò solo sul letto. Si avvicinò all'armadio, prese un abito che frettolosamente nascose e prima di entrare in bagno si voltò verso di me:
"Sei bellissimo vestito così...ed è un peccato...."
Io arrossii, ma riuscii a non farmi vedere perchè si chiuse velocemente nel bagno. Peccato? Perchè doveva essere un peccato? Cosa intendeva dire con quella frase? Mi buttai all'indietro sul letto e mi massaggiai la pancia che non faceva altro che brontolare. Mi scappò l'occhio sul comodino di fianco al letto e addocchiai una foto di Lexie con Joseph tra le braccia, in quella foto doveva avere meno di un anno ed era impressionante il fatto che fosse uguale a Jared da bambino. Sembrava essere stato fatto con il timbro. Presi il cellulare nella tasca e pensai di scrivere un sms a mio fratello per chiedere come stava andando la serata padre-figlio. Non volevo ammetterlo, ma ero molto più preoccupato di Lexie riguardo questa cosa. Jared non aveva mai avuto a che fare con dei bambini, tutto ciò che fino ad ora aveva fatto era trascinarne alcuni sul palco e prenderne tra le braccia due o tre. Comunque, vedendolo nei giorni successivi, mi ero accorto del feeling che c'era tra lui e Joey, che era pure un bambino molto intelligente, forse anche troppo per la sua età. Senza rendermi conto sentii qualcuno appoggiarsi sulle mie gambe che se ne stavano a penzoloni in fondo al letto. Alzai il capo ancora con il cellulare tra le mani, che lo feci scivolare sul letto. Mi trovai davanti agli occhi Lexie, in reggiseno nero di pelle, tanga abbinato e una giarrettiera che calzava a pennello sulla sua coscia con pelle liscia e setosa. Feci una piccola flessione e mi alzai dal letto facendo cadere anche il cappello. Avevo di fronte uno spettacolo che speravo non avesse mai fine. Lei mi si avvicinò prendendomi la testa tra le mani e mi baciò con passione, sentii la sua lingua soffocarmi. Aveva voglia di sesso, aveva voglia di me. Mi voleva.
"Sei molto bello vestito così, peccato che ora dovrai levarti tutto..." mi disse facendomi l'occhiolino.
"Li avevo scelti con cura, ma posso sempre riutilizzarli domani sera...", levai la giacca e in fretta e furia Lexie mi tolse anche la canottiera. L'avvicinai di più, appoggiò le ginocchia sul letto e si sedette sulle mie gambe. Mentre mi baciava, una sua mano scivolava sul mio petto fino a quando raggiunse i miei jeans e me li sbottonò. Sospirai.
"Non dirmi che stai già per avere l'orgasmo..." commentò ridacchiando.
"Quasi..." risposi.
Mi diede una spinta e mi fece cadere sul letto. La ritrovai a calvalcioni su di me, con foga mi levò i pantaloni e li gettò a terra.
"Hey, di solito sono io quello che comanda...", mi lamentai.
"Hai presente Hurricane? Faremo come Jared e Natalie...", disse.
Cosa aveva in mente? Non pensavo fosse così...animalesca.
"Co-cosa?"
Scese dal letto e prese la sua borsa:
"Siediti bene e appoggiati alla spalliera del letto...", mi disse.
"Lexie, mi spaventi...", si mise a ridere:
"Shannon Leto spaventato da una donna?", mi innervosì il fatto che mi stesse prendendo in giro, mi alzai e l'ascoltai.
Sfilò dalla borsa delle manette col pelo nero poi salì sul letto e mi ci legò.
"Porca puttana..." esclamai.
"Che c'è?" mi chiese.
"E'...è così eccitante...", prese una ciocca dei suoi capelli e me la fece passare sul petto, partì dal collo fino ad arrivare al basso ventre. Mi agitai un poco e dai boxer vidi l'animale svegliarsi.
"Buonasera!" disse Lexie che mi levò subito l'indumento intimo.
"Prendilo Lexie..." le urlai.
Si sedette sopra di me e mi baciò su tutto il corpo. Ansimavo, la volevo ma lei non voleva darmi il piacere.
"Lexie porca puttana, prendilo in bocca...fai qualcosa...ti prego...", avvicinò il suo viso al mio e mi guardò negli occhi:
"Sei troppo frettoloso, non vorresti che durasse per sempre questo momento?" mi chiese.
"Cazzo sì, ma invece che farmi avere un orgasmo a bomba tutto in una volta, non posso averne piccole dosi in più tempi?", Lexie si sfilò il reggiseno e me lo legò sugli occhi, la sentii ridere.
"Cazzo ridi?" le chiesi.
"Sembri la mosca tze tze", la sentii di nuovo alzarsi dal letto.
Stava diventando una tortura. Poi sentii un rumore strano:
"Lexie che succede? Dove sei?" e una sostanza fresca fece capolino sul mio petto.
"Panna montata..." disse lei.
E riprese di nuovo a leccarmi il petto, fino ad arrivare al mio animale e prenderlo in bocca. Finalmente. Mi agitai nel letto di qua e di là, volevo solo slegarmi e prenderla tra le mie braccia. Avrei preferito farci l'amore normalmente, ma per quello avrei avuto già molte altre occasioni. La sentivo 'succhiare', pian pianetto sentii l'eccitazione salire alle stelle, ma proprio nel momento in cui l'orgasmo era vicino si staccò.
"No, dai, cazzo!" le dissi faticando a parlare.
"Aspetta ad incazzarti...", mi levò il reggiseno dalla faccia e la vidi sedersi sopra di me, prese l'animale tra le mani e se lo infilò dentro. Fece su e giù per almeno 10 minuti, fino quando, sfinita si fermò.
"Questo era il primo..." dissi.
"E sarà anche l'ultimo, ho fame...".
Si avvicinò a me e mi slacciò le manette.
"Ma come? Non volevi fare il remake del video di Hurricane?"
"Sono stanca...".
Si sdraiò di fianco a me, avvicinai il mio viso al suo e dopo averla baciata la rassicurai:
"Stai pensando a Joseph?", lei annuì.
Mi spostai sul letto per cercare il mio iPhone sperando di trovarlo in buone condizioni. Dopo averlo trovato mi sedetti sul letto.
"Che fai?" mi chiese.
"Chiamo Jared...", Lexie mi rubò il telefono di mano:
"No no no...non voglio che lui pensi che io non mi fidi..."
"Beh, è così...non ti fidi...."
"Ho solo paura che dica a Joseph di essere suo padre..."
"Non lo farà mai...questo è una passo che dovrete fare insieme, non ha il diritto di farlo da solo...", la presi di nuovo tra le mie braccia:
"Sei una bella miciona, sei troppo dolce per fare la parte di Natalie in Hurricane, ti avrei dato quella della ragazza coniglietta che si bacia Tomo..."
"Guarda che questa sera Natalie eri tu...io ero Jared..."
"Jaredina Leto, io ho fame...".
Ci baciammo e cominciammo a vestirci per andare a cenare. Lexie andò in bagno mentre io cercai di rimettere un po' d'ordine nella stanza. Il mio cellulare cominciò a squillare, vidi che era Jared e corsi sul balcone per non farmi sentire da lei.
"Jared è successo qualcosa?!"
"No, Joseph dorme, sono sul balcone a prendere un po' d'aria, senti un po' questa canzone:

♫ One night, one night to change your life.
One love, one love to lose your mind... ♫

Mi è venuta in mente stasera rimanendo con Joseph, sarà la prima canzone del nostro nuovo album..."


*Pensieri di Jared*

Mentre il bambino ancora dormiva, decisi di farmi la barba. Era già una settimana che non prendevo in mano un rasoio e gli Echelon a quanto pare, non avevano apprezzato molto questo mio nuovo look. Aprii la mia valigia e estrassi dal tascone frontale il nuovo rasoio comprato il giorno prima da Emma, la mia assistente, che quando me lo porse fece un'espressione di contentezza. Insomma, facevo così schifo? Socchiusi la porta del bagno e mi levai la t-shirt sudata, durante la notte Joey mi era stato appiccicato come se fossi stato un peluche. Mi guardai per qualche minuto allo specchio, mi venne la rabbia a vedere la mia cresta pomegranate scolorita. Ci passai una mano e la fissai per qualche secondo. Ok, se avevo deciso di cambiare look, dovevo farlo in modo completo. Presi nell'anta una forbice per dare un taglio netto ai miei capelli ma proprio in quel momento entrò mio figlio nel bagno sfregandosi gli occhi:
"Che fai?" mi chiese assonnato.
"Che ci fai tu sveglio a quest'ora? Sono solo le 8!", il bimbo mi si avvicinò.
"Mi scappa la pipì...", rimasi immobile, che cosa avrei dovuto fare?
"Beh, lì c'è il water..." dissi indicando.
"Tu resti qui con me vero?", gli accarezzai la testa:
"Ma certo king, dove vuoi che vada?".
Il piccolo Joseph si avvicinò alla tazza e si abbassò i pantaloni. Mi appoggiai al lavandino con la schiena e mi misi a fissarlo.
"Jay, tra quanto mi cresceranno i peli?" mi chiese senza mai voltarsi verso di me, come se fosse imbarazzato della domanda che mi aveva appena fatto. Alzai gli occhi al cielo:
"Joey, non c'è un' età precisa, dipende dagli ormoni...", il bimbo si scrollò e schiacciò lo sciacquone della tazza.
"Chi sono questi omoni?", mi scappò un sorriso e scossi la testa:
"Ormoni. Sono delle cellule che portano il tuo corpo a cambiare con il passare del tempo"
"Cambierò?"
"Certo. Ti cresceranno i muscoli e comincerai ad avere anche la barba oltre che i peli sul pisellino...", Joey fece un grosso sorriso:
"Wow! Allora non vedo l'ora di crescere e di diventare peloso come Tomo e muscoloso come Shannon!", gli accarezzai di nuovo la testa:
"Shannon è solo ciccione - dissi invidioso - Ora lavati i denti, così andiamo a svegliare mister muscolo e la mamma!".
Il bambino prese lo spazzolino da denti e ci appoggiò sopra il dentifricio, che per la maggior parte finì nel lavandino.
Una volta vestiti, abbandonammo la stanza e andammo in quella di mio fratello. Non feci in tempo a bussare che Joseph si catapultò dentro. Non riuscii a bloccarlo e quando entrai nella stanza vidi Shannon e Lexie coprirsi con le lenzuola mentre il piccolo saltava sul letto.
"Jared ma che cazzo..." urlò mio fratello.
"Scusatemi..io...non credevo che...sarebbe entrato così...ma anche voi porca puttana, chiudere la porta no eh?!" mi difesi.
"Jared modera i termini! - urlò Lexie - e tu smettila immediatamente di saltare sul letto!" si rivolse al piccolo.
Shannon si buttò all'indietro sul letto e cominciò a massaggiarsi al testa.
"Jared perchè Shannon ha i peli sul petto mentre tu no?" chiese Joseph.
"Ma allora è una fissazione!" esclamai.
"E' nella fase dei perchè. Brutta roba..." commentò Lexie.
"L'avevo già capito da ieri sera..." conclusi.
"Scusami Jared? Potremmo avere un po' di privacy?", Shannon mi fulminò con lo sguardo.
In effetti, tutto ciò era abbastanza imbarazzante. Avevo beccato mio fratello scopare con una ragazza, non era la prima volta che succedeva, ma vederlo a letto con la madre di mio figlio, faceva tutt'altro effetto.
"King devo andare dal parrucchiere...mi accompagni?" gli chiesi.
Il bambinò gettò un urlo, prese la rincorsa e mi saltò in braccio.
"Era un sì?" domandai. Buttai un ultimo sguardo a mio fratello che non faceva altro che sbuffare.
"Quando siete pronti - feci l'occhiolino - chiamatemi che vi riporto Joseph...", Lexie annuii:
"Ciao amore mio, fai il bravo"
"Lui è sempre bravo!" commentai io regalando un sorriso a tutta la stanza.
Mi chiusi la porta alle spalle e nel corridoio incontrai Tomo con Vicki mano nella mano.
"Hey!", richiamai la loro attenzione.
"Hey piccola rockstar, dove andiamo così belli e felici?", chiese Tomo.
"Accompagno Jay dal parrucchiere!!" e cominciò a saltellare sulle piastrelle nere evitando di calpestare quelle bianche.
"Ragazzi, vi avverto...è nella fase dei perchè. Potrebbe farvi QUALSIASI domanda, anche privata!", a Vicki scappò una lieve risata.
"Che tipo di domande?" chiese il chitarrista.
"Ti dico solo che ho dovuto spiegargli la storia degli ormoni..."
"Beh, non c'è niente di male...questi sono argomenti che un padre prima o poi affronta con il proprio figlio...."
A queste parole rimasi un po' sorpreso. Non ci avevo pensato che sarei stato io il punto di riferimento di Joseph. Quando sarebbe diventato grande avrei dovuto rincuorarlo nel caso si fosse lasciato con la fidanzata, sarei stato io quello che avrebbe dovuto fargli delle lezioncine sul sesso e sarei stato sempre io quello che avrebbe dovuto insegnarli a essere un uomo.
"Ci sei ancora?" chiese Tomo preoccupato.
"Sì, certo..."
"Sei pensieroso..."
"Stavo solo pensando al nuovo look..."
"Sono spaventato...da te ci si può aspettare qualsiasi cosa...".
Mi voltai verso mio figlio e lo vidi ancora saltellare, questa volta sulle piastrelle bianche fino ad avvicinarsi a me:
"Jay io ieri ho compiuto 5 anni, e sai una cosa? La mia canzone preferita in assoluto è 100 suns..."
"Che è la traccia numero 5 sul cd 'This is War'..." finii.
"Beh, io vi lascio...sto accompagnando Vicki dalla ginecologa per avere la conferma della gravidanza!"
"Ma è fantastico, scrivetemi subito un sms, sapete che il mio BlackBerry l'ho sempre con me!", abbracciai entrambi e uscii dall'albergo.

"Perchè non hai una macchina?", mi chiese mio figlio.
"Perchè sono sempre in tour e non posso portarla con me!"
"E perchè non abbiamo usato la bicicletta? Sono stanco..."
"Perchè la bici non ha il seggiolino...resisti ancora fino a quella curva, là c'è il parrucchiere!".
Joey mi prese per mano e cominciò a strattonarmi:"Guarda là! C'è il parco giochi! Ci fermiamo? Ti prego ti prego ti pregoooo!"
Come potevo dirgli di no? Entrammo nel parco, mi accomodai su una panchina e non tolsi lo sguardo di dosso a mio figlio che correva qua e là con altri bambini.
"E' impressionante, avete gli stessi occhi, stessi lineamenti del viso e stessa acconciatura...le somiglia molto suo figlio...." mi disse un signore seduto accanto a me.
"Dice davvero? Mi assomiglia veramente?", lo strano tizio annuii.
"Il mio è quello laggù, quello di colore..." per un attimo spostai lo sguardo da Joseph e lo buttai sul bambino di colore:
"L'ha adottato?"
"Sì, sono stato ad Haiti. Laggiù è tutto una merda amico, non c'è cibo. Non c'è acqua. Hanno bisogno di un aiuto...e tu sei Jared Leto, vero? Non ti conosco bene, non so nulla di te, l'unica cosa certa è che sei 'un qualcuno' che può fare molto...."
Vidi il bambino di colore avvicinarsi al padre che non ci pensò due volte a regalargli un piccolo bacio sulla fronte.
"Francois questo signore si chiama Jared...", il bambino mi fissava, aveva all'incirca 10 anni. Leggevo molta tristezza nei suoi occhi. Erano talmente belli, meritavano di illuminare.
"Francois ce monsieur s'appelle Jared... - disse al bimbo, poi voltandosi verso di me - Non capisce l'americano, parla solo francese. E' con noi da una settimana, ha perso entrambi i genitori durante la tragedia del terremoto".
Allargai le braccia per invitarlo ad avvicinarsi. Il bambino senza paura si fece abbracciare e nel suo orecchio sussurrai:
"Je vais aider votre peuple. Je ne peux pas ramener vos parents, mais je vais faire revivre vos terres. Je vais aller en Haïti pour Noël, va commencer un livre de photos et je mettrai en vente sur le site officiel. Le produit lui envoyer où vous êtes né ..."
Sentii il bambino stringere le sue braccia attorno alla mia vita e a stento pronunciò una parola:
"Grazie".
Poi ritornò a giocare con gli altri bambini. Il padre adottivo del bambino riuscì a sentire ciò che avevo detto e mi accolse anche lui in un caloroso abbraccio. Insieme a Joseph, anche io stavo crescendo.

*
(Io aiuterò il tuo popolo. Non posso riportare in vita i tuoi genitori ma potrò far rivivere la tua terra. Andrò ad Haiti a Natale, scatterò delle foto e farò un libro che metterò in vendita sul mio sito ufficiale. Il ricavato lo manderò là dove tu sei nato...)

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Capitolo 11
*** Problems ***


problemi Saaaalve!!!! Innanzitutto grazie anche a chi recensiona ma che i suoi messaggi mi finiscono nella posta perchè troppo corti. (L'italiano di questa frase è scorrettissimo ma non ho voglia di scervellarmi e sistemarla ò_ò tanto si capisce ugualmente ù_ù)
Grazie a chi mi segue sempre e chi commenta sempre ç__ç mi commuovo! Vi avverto che conoscerete Zia Mel nel prossimo capitolo ù_ù non voglio spammare quindi taccio!
Buona Lettura!
xoxo Mony

*Pensieri di Jared*


"Mamma si arrabbierà molto!"
Mi disse Joseph tenendomi per mano.
"Non capisco il perchè, è solo lacca colorata!"
"Ma anche ieri ti aveva sgridato per avermi fatto la cresta pomegranate, ora che mi hai tagliato del tutto i capelli e me li hai fatti blu...ti ucciderà!"
"Grazie Joey, mi sei d'aiuto!", il piccolo alzò le spalle:
"Prego!" rispose.
Continuammo a camminare per le vie di Los Angeles, avevo allungato il percorso onde evitare di passare in posti in cui i paparazzi sarebbero stati pronti a scattarmi foto. Avevo tagliato la mia cresta pomegranate e avevo tinto i miei capelli completamente di blu, o meglio, smurfberry. Amavo cambiare il nome ad ogni colore e questa era una cosa che piaceva anche agli Echelon.
"Jay ho fame!".
Guardai l'ora sul mio BlackBerry e mi accorsi di avere un sms e due chiamate senza risposta.
"Accidenti, mi ha chiamato tua madre e non me ne sono accorto!" esclamai.
La richiamai subito, non feci in tempo a fare uno squillo che subito lei rispose infuriata:
«Dove cazzo siete?!»
«Hey, stai calma! Siamo stati al parco giochi e il tempo è volato!»
«Hai sempre il cellulare in mano e proprio quando ho bisogno di te, non rispondi!»
«Ero impegnato...», sbuffai.
«Portami subito mio figlio...»
«Nostro. E comunque, te lo porto nel pomeriggio, io e lui andiamo al Mc Donalds»
Guardai Joseph che cominciò a saltellare qua e là felice di quello che aveva appena sentito.
«Alle 16:00 lo voglio qua, non oltre!»
«Va bene, capo!».
Riagganciai senza nemmeno salutarla e cominciai a pensare che anche oggi non avrei pranzato.
"Non mangi?", mi chiese Joey.
"Non ho fame!", bugia.
Il fatto era che lì dentro niente mi attirava così tanto come un bel piatto di insalata.
Guardai mio figlio mentre si gustava le patatine fritte:
"Jared lo sai che cosa dice di te zia Mel?"
Appoggiai un gomito e con la mano mi sorressi il mento:
"No, cosa?"
"Che sei proprio bono. Cosa vuol dire?"
Mi misi a ridere:"Che le piaccio! Ma chi è questa zia Mel?"
Joey si rovesciò un po' di ketchup sulla maglietta:"Oh no!"
Mi alzai e mi sporsi verso di lui:"Aspetta che ti pulisco io!"
Con un tovagliolino comincia a sfregare ben bene la macchia, e questa si espanse di più sulla t-shirt:
"Credo di aver peggiorato la situazione..."
"Non importa, imparerai...", e si mangiò un'altra patatina.
"Allora? Chi è Mel?"
"E' fortissima! E' l'amica di mamma! Sai che io ho tanti zii? Lei me ne presenta uno nuovo ogni settimana!"
Spalancai gli occhi. Lexie aveva un'amica troia e non me l'aveva presentata?!
Sentii la gola secca e rubai un goccio di coca-cola a mio figlio.
"La vuoi conoscere? Tu le piaci, perchè non ti fidanzi con lei?"
Sputai la coca sul tavolo sotto lo sgaurdo dei miei vicini di tavolo che non furono molto contenti della mia reazione.
"King non so nemmeno come è!"
"Quando torniamo a casa ti faccio un disegno!"
"Ok"
"Tanto tu diventerai mio zio, no? Mamma sposerà Shannon!"
Mi venne un colpo fitto al cuore. Solo al pensiero di pensare a mio fratello sposato con la madre di mia figlia rabbrividii.
"Ovvio!", risposi semplicemente, poi si sentì il mio stomaco brontolare e pensai a quanta fame potessi avere.
"Lo sai che qua fanno pure l'insalata?", sembrava mi avesse letto nel pensiero.
"Ah davvero?", lui annuì.
L'odore nell'aria mi faceva venire la nausea, ma ero troppo affamato che decisi di ordinare qualcosa pure io.
"Vado a far la fila...tu stai qui fermo, ok?", gli accarezzai la testa.
Mi allontanai da lui e mi misi in coda, tutti i presenti mi guardavano. Non capivo se per il fatto che avessi i capelli blu o semplicemente perchè mi avevano riconosciuto.
"Jared Leto...", beh, sì, credo che fosse per la seconda motivazione.
Alzai gli occhi e mi ritrovai davanti chi non avrei mai immaginato:
"Alena Gerber..." dissi.
"Vedo che non mi hai dimenticata!", feci un sogghigno:
"Difficilmente dimentico le puttane" le sussurrai per non farmi sentire dalla gente attorno.
Lei fece una smorfia:
"Se tuo fratello mi avesse trattata meglio, mi sarei comportata diversamente...", replicò lei.
"Lui ti ha detto che non sarebbe mai nata una storia. E' stato sincero. Tu l'hai presa troppo male questa cosa, tanto che per sputtanarlo sei andata in giro a dire che voi due siete stati fidanzati...."
"Se l'è cercata lui...beh ci vediamo, Jared!", non riuscimmo a finire il discorso poichè la cassiera aspettava che io ordinassi.
Fortunatamente la ragazza non mi riconobbe e riuscii in fretta a prendere la mia porzione di insalata. Pagai con il sorriso e nel momento in cui mi voltai feci cadere il tutto.
Cominciai a camminare a zig-zag tra i tavoli:
"JOSEPH! JOSEPH!", al tavolo in cui mi ero posizionato poco prima restava solo la scatola dell'Happy Meal. Di mio figlio nemmeno l'ombra. La gente mi vide agitato e alcuni di loro cominciarono a farmi domande.
"Mio figlio è sparito, è alto così, con i capelli blu come i miei, ha 5 anni e si chiama Joseph... - spiegai agitato - mi sono assentato 5 minuti per prendere l'insalata ed è sparito..." mi misi le mani nei capelli.
"Controlliamo dappertutto..." disse una signora.
Nel giro di pochi minuti tutto il Mc Donalds si movimentò. Cercammo da tutte le parti ma non lo trovammo.
"Non ci resta che chiamare la polizia...." disse un signore.
La moglie di quest' ultimo mi aiutò a sedermi e mi porse un bicchiere d'acqua. Mi appoggiai al tavolo e misi la testa tra le mani. Con quale coraggio avrei chiamato Lexie e le avrei detto che avevo perso nostro figlio?
"Sta arrivando la polizia.." mi avvertì la signora.
Non risposi, ero troppo scosso. Mi sentivo una merda. Tirai fuori il BlackBerry dalla tasca e composi il numero di Lexie, il suo telefono cominciò a squillare.
«Pronto?»
«Lexie...», mi bloccai.
Non risucii a dire una parola.
«Jared che hai? E' successo qualcosa?»
«Non trovo più Joseph...»

*Pensieri di Lexie*

Una pietra.
Era come se mi fosse caduto addosso un enorme masso. Come era potuto accadere? In 5 anni non mi era mai successo di perdere di vista mio figlio, e lui ci era riuscito nel giro di pochi giorni.
"Cos'è successo amore?" mi chiese Shannon vedendomi prendere la borsa di fretta.
"Quel bastardo di tuo fratello si è perso mio figlio...".
Il mio fidanzato si portò una mano sulla faccia:
"Chiamo un taxi".
Nel giro di mezz'ora ci trovammo di fronte al Mc Donalds.
Vidi Jared parlare con la polizia, non ci pensai due volte, corsi da lui e gli tirai uno schiaffo e piangendo:
"Avevo detto che dovevi stare attento. Ti avevo avvertito che un solo errore ti avrebbe squalificato. Me l'avevi promesso Jared. Cominciavo a credere in te, hai rovinato tutto...un'altra volta...".
Mi fissava in silenzio, massaggiandosi la mandibola. Notavo i suoi occhi gonfi, reduci di un lungo pianto.
"Lei è la signora Alexandra Leto?", mi chiese un poliziotto.
"Alexandra Lewin. Non siamo sposati. Voglio mio figlio. ADESSO."
"Signora avrebbe una foto di suo figlio da mostarci?", cominciai a frugare nella borsa e dal portafoglio sfilai una foto scattata al mare due mesi prima.
"E' tanto vecchia questa foto signora?"
"Di due mesi fa, ora ha una cresta color rosa...", il poliziotto mi guardò titubante:
"Il signore mi ha detto di avere i capelli blu come i suoi...".
Mi voltai verso Jared, dalla foga non notai il nuovo look.
"Jared...che significa?"
"Ho fatto a Joseph i capelli uguali ai miei..."

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Capitolo 12
*** Five Years Ago... ***


5 anni prima Eccomi, eccomi, eccomi!! Scusate il ritardo!! Ero indecisa se tornare indietro di 5 anni o se continuare il fatto che Joey non si trovasse più, ma ho deciso di farvi soffrire ancora per un po' :P sono stronza lo so. Comunque, come vi ho già anticipato nel capitolo precedente, in questo conoscerete zia Mel. Come sempre grazie a chi mi ha recensito e a chi mi ha messo tra le seguite e preferite. Ah, e benvenuti, nuovi lettori!!!
Buona Lettura!
xoxo Mony


5 ANNI PRIMA

"Eccolo, è lì, guardatelo!".
Mel si appoggiò con un gomito sopra al bancone e cominciò a fissare il ragazzo con occhi sognanti. Da un mese ormai era diventata la mia amica inseparabile, anche se caratterialmente eravamo molto diverse.
Lavoravamo entrambe in un bar nel Tennessee, mi ero trasferita lì dopo quello che era accaduto con Shannon e Jared. Mi sembrava un ottimo posto per poter dimenticare, anche se, con il passare del tempo, mi accorsi che quel ricordo avrebbe fatto parte per sempre della mia vita.
Melody, detta Mel, era una giovane ragazza fuggita anche lei dalla casa matta in cui era cresciuta. Era riuscita a trovare lavoro in questo piccolo bar che l'aiutava a pagarsi l'affitto.
Erano già alcuni giorni che si stava frequentando con un ragazzo, cosa molto rara per lei dato che solitamente passava ogni settimana con tanti ragazzi diversi. Avevamo appena chiuso il bar e la signora Stweart, una donna sulla cinquantina d'anni, stava spazzando il pavimento, era l'addetta alle pulizie:
"Ti vedi ancora con il giamaicano?", chiese reggendosi con il manico della scopa.
"Hawaiano, Rose. E' hawaiano. Quante volte le devo dire?", rispose mentre guardava il ragazzo avvicinarsi. Io ridendo continuai a lavare i bicchieri.
"Come siamo permalose!", commentò poi Rose continuando a pulire per terra.
"Buonasera a tutte!", urlò il ragazzo.
Mi voltai e sorrisi a quel ragazzo. Beh, stavolta Mel aveva scelto bene. Era proprio bello! La mia amica si sporse dal bancone e gli diede un bacio appassionato, io scossi la testa e sorrisi. Quella ragazza era senza pudore.
"Come state?", chiese lui.
"Benissimo, siamo stanche, ma va bene comunque se ci sei qui te!", rispose la romantica Mel tenendosi una mano sul cuore. Oddio, mi stava venendo il diabete.
"Qui fuori c'è il mio amico che mi sta aspettando, abbiamo la serata libera, che ne dici se usciamo tutti insieme Mel?"
«Tutti?», pensai. Mi voltai di scatto con le mani inzuppate di schiuma:
"Che significa 'tutti'?"
"Eddai, non fare la finta tonta! Da quant'è che non frequenti un uomo?", Mel non sapeva.
A lei non avevo raccontato  nulla. Quella storia avrei voluto tanto dimenticarla e il non raccontarla a nessuno mi sembrava un buon inizio.
Mi asciugai le mani con lo straccio e mi incamminai verso il bancone per pulirlo:
"No, Mel, non ne ho voglia. Non sto bene e sono stanca!".
La mia amica sbuffò.
"Quanto sei noiosa!", brontolò alzando gli occhi al cielo.
Che palle! Ora non potevo nemmeno decidere come passare le mie serate? Amavo starmene seduta sul divano a guardarmi qualche telefilm cazzuto o film super romantico.
"Non insistere Melody. Non ne ha voglia!", mi difese Rose continuando a spazzare.
"Quanto sei antica Rose. Ha 18 anni e fa la suora. Avebbe bisogno di cambiare un po' d'aria, non può passare la sua vita tra il divano di casa e il bancone di un bar, io lo sto facendo per lei, eh!".
Mel si avvicinò al ragazzo color cioccolato al latte, che l'abbracciò da dietro:
"Il mio amico è un tipo ok. E' simpatico, ti piacerà!".
Anche l'hawaiano tentò di convincermi. Sbuffai.
"Ok, ok! Come volete voi. Ma se mi annoio mi riportate a casa!", Mel mi corse incontro e mi abbracciò:
"Sicuro!", poi mi sorrise e corse di nuovo dal suo amore che lo prese per mano e si avviarono verso l'uscita.
Rose mi fermò prendendomi per il braccio:
"Tesoro stai attenta. Melody non la conosci ancora benissimo. E' tremenda!", sorrisi a quella signora che anche conoscendola da poco, ritenevo ormai come la mia seconda mamma:
"Non ti preoccupare, ho la testa sulle spalle"
"Non ne dubitavo, solo che..Melody sa influenzare bene la gente!", le diedi un bacio sulla guancia:
"Stai tranquilla, ok? Non succederà nulla!"
"ALLORA? TI MUOVI?"
La mia amica si catapultò di fretta nel locale, seccata di avermi dovuto aspettare a lungo.
"Arrivo, arrivo!", lanciai nel lavandino lo straccio.

"Dove accidenti mi avete portato?", chiesi tenendo il naso alzato verso l'insù.
Più che un locale mi sembrava il set di un film porno. Ragazze mezze nude ballavano sul bancone e ragazzi con la bava agli angoli della bocca mettevano a loro delle banconote nelle mutandine. Oh, no! In cosa mi ero cacciata? Stavo sognando il mio comodo divano e la mia misera e minuscola tv.
"Bello vero?", chiese Mel trascinando dietro di sè il ragazzo.
"Bello? Scusami, dimmi cosa ci sarebbe di così affascinante qui dentro...", chiesi confusa.
"Le cubiste!".
L'amico dell'hawaiano seppur carino mi sembrava alquanto stupido. Le cubiste? L'unica cosa bella di quel locale, a mio parere, era la porta d'uscita spalancata, che mi faceva venir voglia di scappare via.
"Sei disgustoso!", dissi schifiata. Il ragazzo rise sotto i baffi.
"Sediamoci lì!", urlò Melody da lontano puntando un tavolo.
Imbarazzata più che mai mi incamminai passando in mezzo a uomini super muscolosi e sudati e ragazze meze nude che si divertivano a provocarli, mi faceva tutto così schifo.
Ci sedemmo su un divanetto, di fronte a noi c'era un mini tavolino di vetro con appoggiati dei cocktail abbandonati, la musica alta mi impediva di sentire quello che la mia amica stava dicendo al fidanzato, poi, tutto d'un tratto mi tirò a sè e mi disse nell'orecchio:
"Io vado con Braxton nella zona vip..."
Cosa?! Zona vip?! E con quali soldi avrebbe pagato quella zona? E cosa avrebbe fatto? Un momento, con chi sarei rimasta io?
"Scusami, ma io cosa faccio?"
"Stai con Tim, è tanto carino!", mi voltai verso il ragazzo che stava bevendo, senza prendere nemmeno il respiro, una Becks scolata già per metà.
"Ma sei pazza? Questo è un ubriacone, mi violenterà!"
Mel scoppiò in una forte risata e si alzò dal divano reggendosi a Braxton:
"Almeno scopi un po'!", e si dileguò in mezzo alla gente con l'hawaiano.
Rimasi immobile, impassibile, di fronte a Tim. Ok. Era un bel ragazzo. Anzi, a dir la verità era proprio figo. Ma era un ubriacone pervertito, fissava continuamente le ragazze passargli di fronte. Mi guardai in giro per cercare una via di fuga, un modo di fuggire senza dare nell'occhio, poi, vidi la porta secondaria aperta e pensai di scappare da lì. Mi alzai dal divanetto ma Tim mi fece ricadere sopra:
"Dove stai andando?"
"Via!"
"Perchè? Non ti diverti?", mi guardai attorno poi i miei occhi ripuntarono i suoi:
"Mh, no...non trovo nulla di divertente qua. A parte la patta dei tuoi pantaloni aperta..", Tim super imbarazzato si alzò la cerniera dei jeans e io sogghignai.
"Sei carina, sai?", mi disse.
"Grazie. Ma non per questo te la darò!", il ragazzo sorseggiò un altro goccio di Becks.
"Ma perchè io alle ragazze do sempre questa impressione? Ho tanto l'aria di uno che voglia solo scopare?", mise la bottiglia sul tavolino e poggiò il braccio sulla spalliera del divano fino a sfiorarmi i capelli.
"Perchè si vede che sei un pevertito..guarda che faccia!", Tim si sedette un po' più composto.
"Scusami e che faccia avrei?"
"Da...pervertito...", si mise a ridere.
"E come sarebbe la faccia di un pervertito?"
Alzai gli occhi al cielo. Ma quanto era stupido? Dovevo forse fargli un disegnino? Anzi no, mi venne in mente un'idea migliore.
Frugai nella borsa e tirai fuori il mio specchietto poi glielo misi davanti:
"Così!", il ragazzo si guardò nello specchio.
"Carina la faccia da pervertito. Tu invece hai la faccia da suora!", incrociò le braccia.
Inarcai un sopracciglio:"Ah sì?"
"Sì!"
Presi la bottiglia di Becks sul tavolo e ne gustai un sorso. No, Lexie, fermati. Ricordati cosa è successo l'ultima volta che ti sei ubriacata! Sei finita a letto con il Leto sbagliato!
"Wow, trasgressiva!", disse lui sarcastico.
No, farmi prendere in giro da un pivello? Giammai! Ripresi la bottiglia di Becks e stavolta la bevvi tutta, cominciando poi a tossire.
"Mh, non mi hai ancora convinto. Aspetta un attimo!", Tim si alzò dal divanetto e andò verso il bancone.
Non era poi così male alla fine. Chissà che stava facendo Mel...beh, lo potevo ben immaginare, ma non capivo come ci riuscisse a scopare in ogni posto in cui si trovava.
Il mio compagno di serata ritornò con due bottiglie, ma stavolta di vodka. Oh, no. Brutti ricordi. Starei stata più attenta stavolta.
"Mi hai preso per un'ubriacona per caso?", accavallai le gambe e il ragazzo cominciò a sudare.
Mi sarei divertita a provocarlo, sì, fanculo a Jared e a Shannon. Fanculo al passato. Mi sarei divertita quella sera.
Presi per la maglietta Tim e cominciai a baciarlo con foga, lo colsi impreparato ma non ci mise poco a infilarmi la sua lingua in bocca. Passai le mie mani nei suoi capelli morbidi e non mi staccai da lui nemmeno un secondo. Credo che la Becks di prima mi stesse facendo effetto.
Tim mi mise le mani sotto la maglietta ma lo bloccai ricorandogli di essere in pubblico.
"Andiamo via da qua", mi prese per mano e mi trascinò in mezzo alla gente per poi portarmi fuori dal locale.
"Cazzo che mani callose che hai!", dissi ridendo.
"Sono le mani da musicista queste!", mi prese a se e cominciò a baciarmi il collo.
Oh Dio, un'altro musicista? Non potevo farci niente, i musicisti attraggono sessualmente.
"Cosa suoni? Il flauto?", mi spinse contro al muro.
"La chitarra", rispose ansimando.
Mi slacciò la camicia e intravide il reggiseno:
"Hai una mucca sul reggiseno?", lo avvicinai a me e gli morsi il labbro.
"Se sapevo che avrei conosciuto un porco avrei messo quello con il maiale".
"Beh, invece hai messo quello con la vacca perchè lo sei".
Gli misi una mano sui pantaloni e gli strizzai le palle:
"Dicevi?", chiesi ridendo. Ok, ne ero sicura, la Becks aveva fatto del tutto effetto.
"Vedi di non farmi male, se mi tocca saltare un concerto poi la senti tu la band lamentarsi.."
"Li farai parlare con me, vedrai che smetteranno di parlare a vanvera", lo trascinai verso l'auto di Mel.
Per fortuna le chiavi le avevo io nella borsa.
"Non è facile tenere testa a Jared Leto!". Mi bloccai e lo spinsi via.
"Cosa hai detto?!"
"Jared Leto, non lo conosci? Io suono per i Thirty Seconds To Mars, faccio da supporto alla band".
Tempo due secondi, vomitai l'anima.

Mi svegliai con un mal di testa allucinante, spostai il ciuffo di capelli indietro e notai di essere a casa di Mel. Ma che diavolo ci facevo lì? E cosa era successo la sera prima? Sembrava che nella mia testa ci fossero tanti piccoli omini a martellarmi contro. Mi stiracchiai.
"Hey, bella addormentata! Come stai?"
La mia amica mi si presentò in camera con una colazione abbondante.
"Uno schifo. Ma cosa ho fatto ieri sera?"
Mel si sedette sul bordo del letto e accavallò le gambe:
"Ti sei ubriacata e hai quasi scopato con l'amico di Braxton. Hai interrotto la festa vomitando l'anima. Devo dire che sei stata abbastanza disgustosa. Tim era un po' incazzato, gli hai vomitato sulle scarpe..", rise.
Cominciavo a ricordare qualcosa.
Tim. La Becks. Tim che mi provoca. La Becks. Tim che mi palpa. Tim che mi bacia. Tim che mi trascina fuori dal locale. Tim musicista....oh mio Dio..
"Hai per caso il numero di questo Tim?! E' urgente!", Mel mi guardò sorpresa.
"Wow...non pensavo ti piacesse così tanto. Chiederò il numero a Brax, dopo. Ok? Ora vestiti, sta arrivando Rose per portarci al bar!"
Non feci in tempo ad appoggiare i piedi per terra che Rose entrò in camera:
"Hey, piccola monella. Fortuna che mi dicevi di avere la testa sulle spalle..."
"Che palle Rose, lasciala stare. Si è divertita, a volte sembri mia mamma.."
Probabilmente la sbornia non mi era ancora passata, perchè sentii lo stomanco contorcersi e sentii una palla infuocata salirmi su per la gola. Corsi in bagno e vomitai di nuovo.
Rose e Melody mi seguirono, la più anziana mi sorresse i capelli:
"Accidenti, l'ultima volta che vomitai così...nacque Jason!", commentò poi.
Strabussai gli occhi:"Cosa?!"
"Beh sì, quando rimasi incinta vomitai per mesi, una rottura"...mi appoggiai al lavandino sfinita.
E se...? No, non era possibile. O forse sì? Il ciclo non si faceva vedere da due mesi...ma forse era solo lo stress. E la nausea che avevo già da una settimana? La fame esagerata? La stanchezza?
"Tutto bene?", mi domandò Mel.
"Sono incinta...", risposi.
Dalle due donne, non uscì nemmeno una parola di bocca.


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Capitolo 13
*** Misteri e Bugie ***


ritorno Lo so. Faccio schifo. Sono 4 mesi che non mi faccio sentire e sicuramente avrò perso anche dei lettori T__T il fatto è che mi sono capitate cose meravigliose e non ho fatto altro che pensarci. Sono stata a tre concerti in Francia e li ho incontrati. Le mie sorelle mi hanno regalato il Golden Ticket e ho realizzato il mio sogno. Ci ho parlato e ho anche abbracciato Shannon. Tomo mi ha abbracciata lui di sua spontanea volontà, non scorderò mai quel gesto. Jared è arrivato mangiando verdura in un contenitore di plastica, Tomo si è messo a ballare in mezzo al semicerchio e Shannon è sbucato fuori da dietro la tenda facendoci spaventare tutte ahahaha e tanto per farvi ridere un po', quando l'ho visto, ho pensato a tutte le scene porno che ho scritto nelle mie FF e devo dire che sono ancora più convinta che quell'uomo debba aver scopato anche con Madre Natura per averla convinta a dargli tutta sta bellezza e sessosità ù_ù vabbè, vi lascio al capitolo. Sperando che possiate perdonare la mia lunga assenza T__T
xx Mony



"Dannazione, dannazione, dannazione!"
Mel camminava da un lato all'altro della stanza imprecando a voce bassa.
"Cosa ti avevo detto io? Lexie, ho sempre organizzato io le feste di compleanno a Joseph, non interrompere questa abitudine!"
Shannon si accomodò sul divanetto di fianco a me, i carabinieri ci avevano rimandato in hotel dicendoci che se avessero saputo qualcosa ce l'avrebbero detto. Mi strinse a se e accarezzandomi una spalla mi sussurrò che tutto sarebbe andato bene. Provai a crederci.
"Mel, ho sbagliato ok? Mi sono fidata di lui...e non dovevo..."
"Ti avevo pregato, quando mi hai chiamata, dicendoti che quest'anno Joseph non l'avrei visto felice aprire i suoi regali...per me quel bambino è tutto, più di quanto tu possa immaginare. Ha compiuto 5 anni, l'anno prossimo andrà a scuola. Era l'ultimo anno da 'piccolo' - si sedette sul letto con la testa bassa - come fai a stare così tranquilla?", mi chiese poi guardandomi negli occhi. Mi alzai e mi sedetti vicino a lei:
"Non sono tranquilla per un cazzo...sto solo cercando di pensare che oggi stesso potrò riabbracciare mio figlio e mi sto convincendo che lui stia bene..".
La ragazza si alzò in piedi e si mise di fronte a me:
"Sono tre giorni che cerco di sentire Joseph al telefono. Non sono riuscita nemmeno a fargli gli auguri di compleanno. E sai perchè? Perchè al mattino era con Jared e Tomo, nel pomeriggio stava festeggiando e non avevi il telefono con te, la sera c'era il concerto. Lexie lo sai quanto ci tengo a lui, vero?"
Ci mancava solo di dover litigare con la ma migliore amica, è vero, ero stata molto presa in quei giorni ma lo facevo per Joseph, lo vedevo veramente felice.
"Certo che lo so Mel..."
"E allora perchè non ti è passato nemmeno un attimo per l'anticamera del cervello di chiamarmi, per Dio! Io ho lasciato in sospeso un progetto per te, io HO CAMBIATO la mia vita per aiutarti...."
"Questo non è il momento di discutere..."
Mel incrociò le braccia e fece un sorriso beffardo:
"Brava! Fuggi come fai sempre. Lascia che i problemi si risolvano da soli. Ma dimmi un po', fra tutti quelli che hai, quale hai risolto?"
In quel momento la porta si spalancò e tutti e tre ci voltammo a guardare la persona entrata.
"Scusate...io stavo passando qua davanti e...ho sentito una voce...quella...voce..."
"Braxton... - disse Mel trattenendo le lacrime - io...scusami se..."
"Perchè te ne sei andata così? Senza lasciarmi un post-it, un sms, una lettera..."
"Vi conoscete?", chiese confuso Shannon.
Perchè le cose invece che migliorare peggioravano? Non avevo raccontato nulla a Shannon dell'incontro avuto con Braxton e Tim cinque anni fa, quando scoprii di essere incinta. Avevo preferito chiudere quella questione, quel capitolo. Avevo provato a dimenticarlo. E chiesi cortesemente a Braxton e Tim di non dire nulla quando mi riconobbero pochi giorni fa.
"Non gli hai detto nulla?", mi domandò infuriata Melody.
Risposi con un semplice no.
"Cosa dovrei sapere, Lexie?", si rivolse poi a me il mio fidanzato.
"Braxton era il fidanzato di Mel cinque anni fa e una sera abbiamo fatto un'uscita in coppia...", abbassai lo sguardo.
"Co-coppia?", Shannon non stava capendo iù nulla.
"Io ero con...Tim..."
Il mio fidanzato si soffermò a guardarmi, tentò di trattenere la rabbia ma non ce la fece.
"Cosa hai fatto con...Tim?"
"Niente, ci siamo solo baciati.."
"Solo baciati? Con Tim?"
"Sì, non mi credi? Non ti fidi di me?"
Un'altra persona mi interruppe:
"Non sono riuscito a fermare Braxton, quando si impunta su una cosa non si riesce a farlo ragionare", spiegò Tim che in meno di mezzo minuto si prese un pungo in faccia dal mio fidanzato.
"SHANNON!", urlai andandolo a fermare insieme a Braxton.
"CHE CAZZO FAI?" urlò il bassista.
"Non oso immaginare che cazzo tu le abbia fatto quella sera Tim.."
Il ragazzo massaggiandosi la mandibola si difese:"Ti sbagli, tu non immagini quello che ha fatto LEI quella sera".
Abbassai di nuovo lo sguardo, imbarazzata. Mi ero ubriacata quella sera e nemmeno ricordavo cosa avevo combinato. Mi sentii osservata da Shannon, quando rialzai lo sguardo lo vidi fissarmi, deluso.
"E poi siete proprio ridicoli, a mettervi a litigare proprio in un momento come questo. Avete perso un bambino e state qua a bisticciare come dei ragazzini liceali. Io sono stata con quello, quello è stato con quella, quell'altro ha scopato con questa...stiamo parlando di ben 5 anni fa, che cosa ve ne importa adesso? - continuò avvicinandosi all'uscita - ce l'hai ancora quel reggiseno con la mucca, Alexandra?", sorrise e chiudendosi la porta alle spalle abbandonò la stanza.
"TIM!", Braxton lo seguì a ruota.
"Mi avevi detto...che...che vi eravate solo baciati...", disse a stento Shannon pieno di rabbia.
"Non lo so Shannon, non lo so. Ero ubriaca ok? Non so cosa sia successo! Va bene? Non ne posso più!", cominciai a piangere sedendomi sul divano reggendomi la testa tra le mani.
Anche lui si avvicinò all'uscita:"Vedi di perdere questo brutto vizio di ubriacarti, perchè combini solo disastri..."
Appoggiò la mano sul pomello:
"Sei solo una bugiarda. Peccato che ogni bugia che mi racconti sia così bella...", lasciò la stanza sbattendo la porta e facendomi sobbalzare.
Ripresi a piangere più forte. In quel momento avevo bisogno di averlo vicino e lui mi aveva abbandonato.
Avevo perso tutte le persone che amavo.
Mel si avvicinò e  mi abbarcciò:"Mi dispiace Lexie...per tutto...", non risposi, continuai solo a piangere disperatamente tra le sue braccia.


"Ti presenterò a tutta la mia famiglia, conoscerai mio cugino, mi diverto sempre un casino con lui, è una bomba!"
"Ahahahah la smetti di dire sempre che tutto è una bomba?"
"Sei gelosa? Anche tu sei una bomba baby, una bomba sexy"
Braxton mi baciò sulle labbra e presi ad accarezzargli i capelli, poi si staccò da me e mi fissò dritto negli occhi:
"Ti amo".
Fu schietto. Sicuro di se. Era la prima volta che un ragazzo mi diceva quelle due parole, tanto che non fui sicura di aver capito bene.
"Co-cosa?"
"Lo so che ti sembro stupido, ci frequentiamo da poco. Sicuramente non mi starai prendendo molto sul serio, ma quello che ti ho appena detto lo penso veramente Melody. Nella mia vita in tournèe ho conosciuto molte ragazze, non te lo nego e credo che tu lo sappia. Ma nessuna di queste era come te. Non ho mai avuto voglia di prendere un volo subito dopo un concerto e andare da loro. Nonostante il fuso orario, nonostante la stanchezza.
Io non ho fatto altro che pensare a te ultimamente. Sei quella giusta amore. Ti amo"
Mi baciò.
"Je t'aime", aggiunse.
Mi diede un altro bacio.
"Volim te"
Lo bloccai.
"Volim te?", feci un espressione confusa.
"E' croato, me l'ha insegnato Tomo..."
"Ich Liebe Dich anche io...", dissi trattenendo le risa.
Braxton mi baciò:"E il tedesco dove l'hai imparato?"
"Umm...me lo disse un mio ex...George...un figone...."
Il ragazzo rimase stupito dalle mie parole, tanto che cominciai a ridere:
"Scemo, mi piacciono i Tokio Hotel, è da loro che l'ho imparato!"
Mi riguardò sempre più perplesso.
"Beh che hai? Te la sei presa veramente? Guarda che scherzavo..."
"No, guarda...avrei preferito pensare che te l'avesse insegnato quel George.."
"Scemo", gli lanciai un cuscino in faccia, mi prese tra le sue braccia e ci sdraiammo insieme sul divano. Il suo calore avvolse la mia pelle.


"Quella sera, mentre tu eri con Tim, Braxton disse di amarmi...", mi sussurrò dolcemente Mel mentre mi abbracciava coccolandomi nel letto come una madre farebbe con una figlia triste e delusa.
Mi sedetti comodamente:"Cosa?!"
Anche Melody si mise in una posizione comoda:"Per la prima volta, quella sera, in quella privè, abbiamo fatto l'amore, e non sesso. Ci eravamo promessi di costruirci una vita insieme. La settimana dopo voleva presentarmi ai suoi genitori, voleva portarmi alle Hawaii. Stava diventando una cosa seria Lexie...".
"E io l'ho rovinata...era questo il progetto lasciato in sospeso del quale mi hai parlato prima?"
La mia amica si portò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio:"Sì, parlavo di questo, ma non voglio che tu pensi che sia tu la colpevole. E' stata una mia scelta. Ho deciso io di lasciarlo. Quando una settimana dopo hai avuto la certezza di essere incinta e siamo fuggite in fretta e furia in Massachusetts, me ne sono andata senza dirgli nulla, l'ho fatto per il suo bene..."
"Stai scherzando? Perchè l'hai fatto? Tu dovevi dirmelo, me ne sarei andata da sola! Finalmente avevi trovato l'uomo della tua vita e ti sei fatta sfuggire l'occasione?"
"E' per questo che non te l'ho detto, non volevo che te ne andassi via da sola. Eri così giovane e con un bambino da accudire. Senza il padre poi. Non potevo abbandonare te..."
L'abbracciai.
"Io ti ringrazio Mel, ma non hai fatto la scelta giusta. Quando si sarà ritrovato Joseph, tu andrai a parlargli...e credimi..succederà il prima possibile..."
"Quando il telefono squillerà...", disse lei. Entrambe ci voltammo verso il mio cellulare. Aspettavo la chiamata dai carabinieri con ansia. Ma ancora non si sapeva nulla e Shannone era da due ore che non si faceva nè vedere nè sentire.

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