Just Listen

di foreternityblue_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Deve Essere Così Solo ***
Capitolo 2: *** We'll Carry On ***
Capitolo 3: *** Cause We Are Broken ***
Capitolo 4: *** You Always Find An Escape ***
Capitolo 5: *** She Said ***
Capitolo 6: *** Troppo Tardi per Chiedere Scusa ***
Capitolo 7: *** Like They Know The Score ***
Capitolo 8: *** E' Tutto Crollato ***
Capitolo 9: *** Trasforma il Mio Dolore in Oro Prezioso - Parte1 ***
Capitolo 10: *** Trasforma il Mio Dolore in Oro Prezioso - Parte2 ***
Capitolo 11: *** A Chi Dispiace, Ora? - Parte 1 ***
Capitolo 12: *** A Chi Dispiace, Ora? - Parte 2 ***
Capitolo 13: *** problemi tecnici ***



Capitolo 1
*** Deve Essere Così Solo ***


Note: Blaine Anderson divenne l’enigma sociale del McKinley High findal momento in cui pose piede nei corridoi durante il suo anno da matricola. Tutti quanti lo amavano e lo adoravano. Era così energetico e sgargiante. Fino ad un incidente a metà del secondo anno, che nessuno si sarebbe potuto mai immaginare.
Kurt Hummel era il tipico ragazzo gay preso di mira da tutti i bulli della scuola, il quale aveva sempre nutrito un certo interesse in quel mistero ambulante che si chiamava Blaine Anderson.
Forse, solo forse, a causa di un progetto scolastico, riuscirà ad arrivare alla risoluzione del mistero grazie al suo  diretto contributo...
 



Deve Essere Così Solo

C’era sempre quell’enigma sociale che era così lontano dalla portata di chiunque altro a scuola, ma, allo stesso tempo, così vicino.
C’era sempre quella persona che riusciva a fluttuare da un gruppo all’altro, venendo accolto dovunque semplicemente perché era chi era.
C’era sempre quella persona che, in qualche modo, tutti amavano e nessuno, nemmeno la persone più insofferente,  sarebbe riuscito a trovare qualcosa di fastidioso al punto da arrivare ad odiarlo. Esisteva sempre quella persona, in qualsiasi scuola.
 
Il McKinley High non faceva eccezione.
 
O, perlomeno, un tempo era così.
 
Blaine Anderson era diventato quell’enigma fin dal momento in cui aveva varcato le soglie dell’istituto durante il suo anno da matricola. Persino i seniors lo amavano, in quel periodo; e, di norma, i seniors odiano le matricole.
 
Blaine sembrava essere ovunque. Era nella squadra di calcio,  in quella di dibattito politco, era nell’orchestra e nel club di scienze – era piuttosto impegnato, in verità. Allo stesso tempo, in qualche modo, era sempre pieno di energia. Sorrideva in continuazione ed era sempre educato e sorrideva a chiunque come se  fosse un suo caro amico d’infanzia.
 
Probabilmente, per lui, tutti lo erano.
 
Le ragazze lo adoravano; i ragazzi lo invidiavano e gli volevano bene come ad un amico. Tuttavia Blaine Anderson non usciva con nessuno. Quinn Fabray era uscita con lui per un po’, ma ruppero poco dopo. Tutte le Cheerios, e la stessa  Quinn, dicevano che era stata lei a rompere tutti gli altri sapevano che era stato Blaine (comunque lei si consolò poco dopo uscendo con Finn Hudson). Alcuni dicevano che Blaine ci  “ dormisse “ solamente con le ragazze, niente di ufficiale. Altri dicevano che gli piacesse mantenere segrete le sue relazioni, non importava chi stesse frequentando.
 
Il migliore amico di Blaine era apparentemente Wesley Kim (frequentava un’altra scuola), mentre la sua migliore amica, incredibilmente, era Santana Lopez, anche se non si erano mai parlati pubblicamente. In ogni caso, tutti sapevano che erano molto uniti, anche senza prove.
 
Improvvisamente, senza alcuna ragione plausibile, a metà del secondo anno, Blaine si assentò per una settimana e quando tornò, era diventato silenzioso. Si isolò. Non parlava con nessuno e ascoltava costantemente la musica con gli auricolari. C’erano delle voci, ma nessuno riuscì mai a scoprire se fossero vere. O, per quel che importa, false.
 
Così, la scuola della piccola città di Lima, in Ohio, perse il suo enigma sociale. Non ce ne fu più un altro. Molte persone provarono a rimpiazzare Blaine Anderson, ma nessuno ci riuscì: nessuno ne era in grado.
 
La gente incominciò a perdere interesse nei confronti di quel precedente mistero che era Blaine Anderson. In realtà, non proprio tutti avevano perso interesse. Solo i più popolari all’inizio, come i giocatori di football e i Cheerios (i cheerleader) e qualche altro club della scuola.
 
Il Glee Club del liceo, le New Directions, non avevano esattamente perso il loro interesse immediatamente. Avevano cercato di far entrare Blaine nel loro club, avevano cercato di essergli amici, ma lui declinò ogni proposta educatamente in un modo che nessuno riusciva a capire. Blaine Anderson era un cantante straordinario. Non era mai entrato ufficialmente a far parte delle New Directions, ma ogni tanto si fermava con loro nella sala prove.
 
Verso la fine del secondo anno, molti di loro rinunciarono a cercare di includere l’Euroasiatico nel loro gruppo, anche se probabilmente era anche dovuto al fatto che Santana gli avesse detto di lasciarlo stare.
 
Molti di loro... Kurt Elizabeth Hummel (nessuno era sicuro che quello fosse il suo vero secondo nome o se se lo fosse dato da solo), d’altra parte, non perse mai di vista l’adolescente silenzioso e ossessionato dalla musica. Aveva sempre nutrito un certo interesse nei confronti di Blaine. Neanche il suo fratellastro, Finn Hudson, era riuscito a prendere il suo posto.  In più, nessuno poteva negarlo; Blaine Anderson era uno dei ragazzi più carini della scuola (se non IL più carino). Tutto questo dava un mucchio di ragioni a Kurt per tenerlo d’occhio.
 
Naturalmente lo faceva in silenzio, segretamente, e da lontano.
 
Comunque, non era come se Kurt fosse uno stalker. Se avesse visto Blaine nel corridoio, lo avrebbe guardato da lontano e, nel momento in cui fosse uscito dal suo campo visivo, Kurt avrebbe continuato a fare qualsiasi cosa stesse facendo. Non sapeva niente di personale riguardo Blaine, a parte  nome e cognome. Non faceva sapere nient’altro di sé.
 
Per Kurt non era un problema.
 
Sì, qualcuno avrebbe potuto dire che Kurt non fosse proprio in procinto di venire a conoscenza di qualche gossip a proposito di Blaine Anderson. Onestamente, ignorava chiunque stesse spettegolando su di lui e, vi era realmente interessato, durante il terzo anno, quando nessuno ne parlava più. Decise di provare da solo a scoprire il più possibile dal minor numero di persone possibile.
 
“ Mercedes, cosa sai a proposito di Blaine? “ chiese Kurt alla sua migliore amica mentre riponeva i propri libri nell’armadietto e prendeva quelli per l’ora successiva.
 
L’abbondante, ma sempre stupenda, ragazza squadrò il ragazzo più alto, con un sopracciglio alzato. “Perché, boo? “ chiese lei utilizzando il nomignolo che gli aveva appioppato, “ stai iniziando ad interessarti al ragazzo silenzioso? “ c’era un tono scherzoso nella sua voce, e Kurt avrebbe potuto giurare, anche senza guardare, che l’amica stesse sorridendo.
 
Kurt alzò le spalle, guardando il corridoio e fermandosi nel momento esatto in cui vide Blaine camminare lungo il corridoio adiacente a quello in cui si trovava lui, guardando il moro andarsene con gli auricolari nelle orecchie, come al solito. “ E’ nella mia classe d’inglese, “ disse finalmente Kurt senza fiato, senza distogliere lo sguardo da Blaine finché non scomparve completamente dalla sua vista, “ è solo che non so molto su di lui, quindi mi stavo domandando se… “
“ Nessuno lo conosce veramente “ lo interruppe Mercedes, dando un’occhiata all’altro mentre questi prendeva il materiale per la lezione d’inglese, “anche quando era Mr. Popolarità, nessuno sapeva molto su di lui. Sono piuttosto sicura che l’ultimo pettegolezzo su di lui fosse che è gay. “ Sentendo quest’ultima parte Kurt sollevò un sopracciglio. Nessuno poteva portarsi dietro un pettegolezzo come quello senza essere preso di mira ogni singolo bullo della scuola. Fatta eccezione per Blaine. “ Nessuno sa cosa gli sia successo, neanche Santana. ”
 
“ Cosa ha a che fare Santana con Blaine? Oltre al fatto di essere migliori amici… ” domandò Kurt afferrando il proprio libro d’inglese.
La ragazza Afro-Americana lo guardò, ovviamente confusa, “ Non sapevi che uscissero insieme l’anno scorso, prima e dopo l’incidente? ” Kurt scosse la testa lentamente perché tutto ciò non aveva senso. Santana lo faceva sempre notare a tutti quando uscivacon qualcuno. “ Lo tennero segreto per tutto il tempo, “ … Bhè, questo spiegava come fosse possibile che Santana, apparentemente, non frequentasse nessuno per qualche mese durante l’anno precedente, “ ma è durata poco. Apparentemente, in seguito, divennero più amici di quanto lo fossero prima della loro relazione. Per quanto ne so, neanche Santana sa cosa sia successo e, anche se sapesse qualcosa, non penso che andrà a dirlo in giro molto presto. “ concluse Mercedes, scrollando le spalle e afferrando l’ultimo di cui aveva bisogno prima di chiudere l’armadietto.
 
Kurt sbatté le palpebre, leggermente shockato, mentre richiudeva il proprio armadietto, “ Come ho fatto a perdermi tutto questo? “ si domandò a voce alta. Come risposta Mercedes diede una scrollata di spalle. Kurt sospirò, scuotendo leggermente la testa, “ Bhè, immagino che ci vedremo più tardi, ‘Cedes “ disse con un piccolo sorriso prima di incamminarsi verso il lato opposto rispetto a quello dell’amica.
 
Blaine e Santana uscivano insieme. Kurt immaginò che potesse essere vero. Dopotutto, Blaine era sempre stato molto riservato riguardo le sue fiamme. Era solo che non sembrava qualcosa tipico di Santana: tenere nascosta una relazione con il ragazzo più popolare della scuola.
 
Kurt sospirò, cercando di ripulire la propria testa da tutti quei pensieri in modo da far spazio ad Inglese.
 
A metà strada verso l’aula d’Inglese, Kurt venne improvvisamente spinto da parte da un corpo massiccio, scontrandosi bruscamente contro il muro, facendo cadere i propri libri e facendoli scivolare lungo il corridoio con un piccolo gemito perché, < Diavolo! > , la sua spalla era appena guarita dall’ultimo livido che gli avevano fatto. Alzò lo sguardo pieno di rabbia e vide un giocatore di football di cui non riusciva a ricordarsi il nome al momento, “ Qual è il tuo problema? “ domandò infuriato.
 
Il giocatore di football rise crudelmente, lanciando un sorriso agghiacciante al più piccolo (rispetto a lui), “ Niente froci nei miei corridoi, Signorina! “ sputò prima di girarsi e continuare il suo cammino lungo il corridoio, ridendo tra sé e sé e ricevendo qualche pacca sulle spalle da qualche testa di legno che percorreva il corridoio.
 
Kurt sospirò e si mise a recuperare i suoi libri, radunando quelli più vicini a lui. Stava per afferrare quello più lontano da dov’era seduto quando qualcun altro lo afferrò per primo. Era già sul punto di sgridare un altro idiota che probabilmente stava per lanciare il libro nel cestino vicino al bagno delle ragazze...
Si fermò di colpo quando si ritrovò di fronte Blaine Anderson con il suo libro in mano, fissandolo con quegli spaventosamente splendidi occhi color nocciola che Kurt non era mai riuscito a vedere così da vicino e di persona, anche perché quando Blaine faceva un salto nella classe del coro, l’anno precedente, Kurt si teneva sempre a debita distanza.
Blaine tese la mano che stringeva il libro con un’espressione neutra sul viso.
 
Kurt prese il libro, ancora leggermente shockato, “ Grazie... “ bisbigliò piano, dimenticandosi per un istante che Blaine non poteva sentirlo.
In verità sembrava che Blaine l’avesse sentito o che avesse letto facilmente le sue labbra, poiché aveva annuito silenziosamente prima di voltarsi e rincamminarsi verso la loro aula d’inglese.
 
Kurt rimase seduto ancora per un po’ prima di rialzarsi visto che stava per incominciare la lezione. Si mise a correre lungo il corridoio nonostante i suoi stivali non fossero adatti per la corsa. Disprezzò lo stupido giocatore di football per averlo spinto contro il muro.
 
Raggiunse l’aula nel preciso istante in cui suonò la campanella e si sedette al suo posto  mentre la Sig.ra Coleman iniziava a parlare.
Guardò la lavagna per vedere cos’avrebbero fatto quel giorno e provò a non gemere troppo forte quando vide la scritta a caratteri cubitali:
OGGI CONSEGNA E ASSEGNAZIONE DEI PROGETTI
Certo. Il grande progetto per quelli del terzo anno che decidono di frequentare il livello superiore d’inglese. Si tratta di un progetto che richiede parecchi mesi di lavoro e che deve essere svolto assieme ad un partner assegnato dall’insegnante. In tutta onestà, non era il lavoro a spaventare Kurt, quanto, come per la maggior parte  degli studenti, il compagno che gli sarebbe stato assegnato. Era sempre irritantemente sfortunato per quanto riguardava la nomina del compagno.
 
Oh bhè... che sarà! sarà! pensò Kurt.
 
Kurt diede un’occhiata alla classe e trovò Blaine seduto dalla parte opposta della stanza, con gli auricolari ancora negli orecchi, che fissava il vuoto. Per qualche ragione, non era mai finito nei guai per aver ascoltato la musica durante la lezione e prendeva degli appunti perfetti con una perfetta calligrafia. Evidentemente aveva un’ottima padronanza della lettura delle labbra.
 
Mentre la Sig.ra Coleman iniziò a parlare, Kurt fissò inconsciamente Blaine, appoggiando il suo mento sulla sua mano, cercando di immaginare a cosa stesse pensando il moro riccioluto in quel momento. Era un mistero. Ed era ancora più strano vedere Blaine fissare direttamente l’insegnante, piuttosto che vederlo con lo sguardo perso nel vuoto. La sua mascella era leggermente protesa e i suoi bellissimi occhi erano così concentrati... Blaine era uno studente magnifico, evidentemente. Ognuno si aspetta che fosse il pupillo della propria classe... ma, allo stesso tempo, nessuno si aspettava che dicesse una parola.
 
Quella era un’altra cosa strana di Blaine Anderson. Nessuno, apparentemente, l’aveva sentito proferire una singola parola dall’anno precedente... e, ora che Kurt ci pensava, quando giravano delle voci su Blaine, Santana non era mai stata una di quelle persone che affermava di non averlo più sentito parlare. Se non altro, era stata molto discreta riguardo tutta la storia, infatti ogni volta cambiava l’argomento del discorso... e lei era una delle più grandi pettegole della scuola.
 
Questo era davvero strano.
 
L’attenzione di Kurt si spostò dal silenzioso ragazzo alla sua insegnante quando quest’ultima chiamò il suo nome per, evidentemente, dirgli chi sarebbe stato il suo compagno di progetto. Kurt trattenne il respiro mentre la osservava scannerizzare velocemente l’elenco, perché sapeva che sicuramente l’avrebbe accoppiato ad un giocatore di football perché tutti gli insegnanti volevano che i propri studenti venissero promossi e Kurt era sempre quello che faceva la maggior parte del lavoro (se non tutto), non importava con chi venisse accoppiato...
 
“ Kurt... tu farai coppia con Blaine Anderson ” annunciò l’insegnante, interrompendo i suoi pensieri,  facendogli un piccolo sorriso come se sapesse che Kurt sarebbe andato pazzo del suo compagno.
 
Questo era inaspettato.
 
Ma comunque, non sgradito.
 
Kurt esaminò il suo partner per il progetto e trovò Blaine chino sul suo banco, mentre scarabocchiava qualcosa nel suo quadernetto degli appunti, con un’espressione distesa sul suo volto e — vi era forse un barlume di speranza in quegli  occhi?
 
Kurt aggrottò le sopracciglia sporgendosi leggermente dal suo banco, inclinando di lato la testa mentre Blaine distolse lo sguardo dal suo quadernetto e si voltò verso Kurt. I loro sguardi si incrociarono per qualche istante, prima che Blaine gli facesse un leggero segno di asserzione con la testa e tornasse a dedicare il suo sguardo allo spazio vuoto, tamburellando con le dita sul banco.
 
Una cosa era chiara a Kurt.
I prossimi mesi si sarebbero rivelati decisamente interessanti.
E magari, solo magari, sarebbe riuscito ad imparare qualcosa di più riguardo lo strano Blaine Anderson.


 

Finalmente sono riuscita a postare =)
Vi chiedo scusa ma sono andata via per una vacanza di una settimana non prevista =P
Questo capitolo è un po’ più lungo del precedente.
Fatemi sapere cosa ne pensate =)
A dopo

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Capitolo 2
*** We'll Carry On ***


Eccomi di ritorno =)
Finalmente posso aggiornare.
Scusate il ritardo ma sono andata via per qualche giorno =P
 
Comunque... Ecco qui il nuovo capitolo.
Vi confesso che ogni capitolo di questa ffc mi incuriosisce sempre più
 
Volevo ringraziarvi per il successo che sta ottenendo questa mia traduzione.
Grazie ai 12 che hanno recensito il primo capitolo.
Grazie a Chemical Lady, Isuzu, KKlaine e Vanryo che l’hanno aggiunta alle preferite, a chi l’ha messa tra le seguite e le preferite =)
 
Grazie Mille =)
 
Ora vi lascio alla lettura
 
P.S. il capitolo non è stato betato
 
La storia non è mia , ma di  foreternityblue , la versione originale  potete trovarla qui http://www.fanfiction.net/s/6941265/1/Just_Listen.

 

 



 

 
Kurt scoprì che alcuni pettegolezzi su Blaine erano veri. A dirla tutta, solo uno di essi si dimostrò giusto nel piccolo lasso di tempo che passava con il precedente leader della scuola. Tecnicamente ne aveva appurato anche un altro, ma non era affatto sorprendente che Blaine ascoltasse la musica tutto il tempo: se ne accorse un giorno quando l’aula piombò nel completo silenzio e Kurt riuscì a sentire la musica che proveniva dagli auricolari del moro.
 
Blaine non parlava mai. Non una singola parola. Non diceva mai ciao o arrivederci. Lavorava solamente sulla sua parte di progetto, guardando Kurt ogni tanto quando si rendeva conto che lo stava fissando. Si sentiva estremamente a disagio. E, in qualche modo, un po’ triste, dal momento che tutte le altre coppie nella stanza parlavo in continuazione di tutto quello che succedeva a scuola.
 
Era la stessa storia tutti i giorni in cui entrava nell’aula d’inglese. Blaine era già al suo banco, a lavorare o a leggere, e Kurt si sedeva nel posto libero accanto a lui, appoggiando sul banco i suoi libri e tirando fuori una matita.
 
“ Ciao! “ Kurt cercò di salutarlo nel modo più allegro che conosceva, la cui cosa era abbastanza strana per lui dato che non era esattamente quella che le persone chiamano una persona allegra. O perlomeno, non così allegra come fingeva di essere quando salutava Blaine.
 
Blaine non lo guardò. Non sembrava nemmeno essersi accorto dell’esistenza di Kurt. Qualche volta deglutiva rumorosamente, facendo andare su e giù il suo pomo d’Adamo e flettendo leggermente il collo, ma Kurt non sapeva se fosse un modo di Blaine per fargli capire che l’aveva notato, o se stesse deglutendo per caso.
 
Probabilmente era un caso.
 
Il sorriso di Kurt scompariva ogni volta e sospirava, irritato, prima di tornare ai suoi fogli e riprendere la sua matita per continuare a prendere appunti sul loro argomento: Shakespeare. Dovevano analizzare cinque opere di Shakespeare, scrivere un saggio su ognuna di esse, analizzare i personaggi principali (a volte Kurt si stupiva di quanto avesse scritto quell’uomo) e, alla fine, dovevano scrivere una biografia di tre pagine sullo stesso Shakespeare.
 
Essenzialmente era l’inferno con l’aspetto di un progetto. Non importava che Kurt adorasse Romeo e Giulietta e molte altre opere di Shakespeare semplicemente a causa della sua naturale attitudine per le storie romantiche. Era comunque l’inferno.
 
Il che era reso peggio dal fatto che il suo compagno non gli avrebbe rivolto la parola per qualche strana ragione.
Normalmente Kurt non si sarebbe preoccupato del fatto che qualcuno non gli parlasse, ma quello era Blaine Anderson. Kurt voleva essenzialmente che il moro gli dicesse almeno una parola (magari anche un altro paio di stivali, ma non era quello il punto). Sarebbe stato fantastico.
 
Seriamente. Lo sarebbe stato.
 
Mercoledì, Kurt quasi si ridusse a chiedere un piccolo aiuto a Santana dato che era la migliore amica di Blaine. Blaine avrebbe dovuto parlarle, specialmente dopo che Santana si era assicurata che nessuno spettegolasse di Blaine ogni qualvolta si accorgeva che si stava parlando di lui per nessuna ragione particolare... poi si ricordò che probabilmente Santana lo avrebbe inserito nella sua lista nera per averle chiesto qualcosa su Blaine. E quella era qualcosa che davvero non desiderava che accadesse.
 
Quello era un posto in cui nessuno avrebbe mai voluto essere, a meno che non avesse avuto istinti suicidi.
 
Quindi, invece di rivolgersi alla capo-cheerleader, Venerdì, dopo aver schivato un paio di teste di rapa, quando entrò nella classe d’inglese si diresse verso banco che divideva con Blaine e sbatté i suoi libri sul tavolo abbastanza forte in modo che quasi tutti i presenti nell’aula si accorgessero del suo arrivo.
 
Tutti si girarono a fissarlo. Alcuni gli urlarono contro. Probabilmente c’era anche stato un genio che gli aveva gridato “ Amante dei litigi?!? “.
 
Blaine stesso alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo (probabilmente Romeo e Giulietta), con un’espressione confusa negli occhi, il che era strano perché, hey!, c’era un’espressione diversa nei suoi occhi, tanto che Kurt rimase a fissarlo per qualche istante.
 
Non riuscì a fare a meno di sentirsi un po’ shockato dall’essere riuscito ad ottenere qualcosa da Blaine, anche se era il frutto di un’azione al limite della violenza.
 
Forse avrebbe dovuto trovare un altro modo per attirare la sua attenzione...
 
Oh bhè. Era riuscito nel suo intento.
 
Whoa, aspetta! aspetta! Kurt avrebbe potuto giurare di aver appena visto la mano di Blaine aggirarsi nella sua nuova giacca alla ricerca (probabilmente) del suo iPod. Per caso Blaine stava abbassando il volume della musica per ascoltare Kurt?
 
Le sorprese non sarebbero finite, o sì?
 
Poi di nuovo, non poteva esserne sicuro. Per quanto ne sapeva Kurt, Blaine avrebbe potuto aver alzato il volume.
 
“ Non finiremo mai questo progetto se ci lavoriamo solo in classe, “ iniziò Kurt, dopo essersi ripreso dallo shock momentaneo, più o meno quando i ragazzi avevano smesso di fissare la coppia: non voleva che tutti gli sentissero quello che, molto probabilmente, si sarebbe rivelato un discorso a senso unico. Blaine annuì lentamente, ancora fissandolo, come se stesse convenendo con quella (vera) affermazione, “ Io propongo che tu venga da me questo weekend e quelli successivi finché non avremo terminato con questa mostruosità. “
 
Blaine fissò Kurt per qualche secondo, sbattendo le palpebre parecchie volte. I suoi occhi tornarono a scrutare lo spazio vuoto, prima di girare, senza una sola parola, il suo quaderno e spingerlo verso Kurt, il quale era ancora in piedi di fronte al tavolo, appoggiato ad esso con entrambe le braccia.
 
Kurt diede un’occhiata al libro dalle scritte confuse prima di tornare ad osservare Blaine, “ ... Cosa stai cercando di dirmi? “ Onestamente, Kurt non ne aveva idea. Quello era un altro problema.  Poi Blaine fece un tentativo di comunicazione con lui (il che era successo una, forse due volte prima di quel momento), ma non funzionò e sembrava che entrambi stessero per rinunciarci prima di averci realmente provato.
 
Il moro sbatté nuovamente le palpebre e si morse il labbro inferiore delicatamente, facendo segno a Kurt con la mano di protendersi verso di lui. Kurt lo fece. Anche Blaine si sporse verso di lui, le sue labbra vicine all’orecchio di Kurt, la sua bocca aperta, e inspirò profondamente, come se stesse preparandosi a parlare. Kurt quasi smise di respirare. Blaine Anderson stava per parlargli per la prima volta...
 
Fino a che Blaine non si spostò improvvisamente, scuotendo la testa la testa, afferrò il quaderno e lo girò verso di sé, prese la sua penna e ricominciò a scrivere, con un’inquietante luce negli occhi... Kurt non riusciva a capire cosa stesse provando Blaine in quel momento. Era come una montagna di emozioni, mascherata da una misurata quantità d’indifferenza.
 
Era come se Blaine si allenasse per apparire in quel modo. Come se si allenasse per sembrare cauto, riservato, solitario.
 
Forse era così...
 
Che pensiero deprimente.
 
C’era comunque un difetto in quello sguardo indifferente. Una leggere sfumatura rossa apparve sui suoi zigomi, il che fece strabuzzare gli occhi a Kurt. Si sporse leggermente verso lui giusto perché non poteva fare altro, se non immaginare, che Blaine stesse arrossendo. O, perlomeno, sembrava proprio che stesse arrossendo.
 
Probabilmente erano le luci traballanti dell’aula...
 
Kurt decise che era la spiegazione più plausibile in suo possesso.
 
Blaine voltò improvvisamente un pezzo di carta con una scritta verso Kurt.
Il foglio riportava una semplice, chiara scritta:

Indirizzo? Numero? Mi servono entrambi se dobbiamo lavorare questo weekend.


Kurt fissò il messaggio e annuì lentamente mentre recuperava la propria matita. Si appoggiò al banco e scarabocchiò il proprio indirizzo sotto il breve messaggio che Blaine aveva scritto per lui. Riconsegnò il pezzo di carta al partner senza dire una parola, guardando il riccio mentre inclinava leggermente la sua testa di lato.
 
Blaine fissò il messaggio per qualche secondo, come se stesse cercando di impararlo a memoria, anche se ce l’aveva scritto, prima di tornare a guardare Kurt, annuendo leggermente e – ha appena sorriso? A Kurt?
 
Kurt probabilmente apparve shockato per qualche istante, prima di annuire di rimando e accennando un sorriso anche lui, non riuscendo a farne a meno perché – Santo Cielo!!! Blaine era davvero bello quando sorrideva.
Più bello di quanto Kurt ricordasse, in tutta onestà...
 
Il cantante dovette mordersi le labbra per evitare di confessargli quanto fosse molto più bello quando sorrideva quando un numero indescrivibile di emozione gli comparve sul volto. Avrebbe dovuto essere un complimento, ma Kurt non era sicuro che Blaine l’avrebbe presa così, dato che poteva anche essere interpretato in maniera negativa...
 
Quello era probabilmente un altro pettegolezzo attendibile: Blaine non sorrideva più a scuola, il che era bizzarro visto che il ragazzo sorrideva a chiunque, non importa di chi si trattasse.
 
Il piccolo sorriso che fece a Kurt, comunque... era diverso dai suoi semplici sorrise, per quanto potesse dirne Kurt. Era piccolissimo, sì, ma gli occhi di Blaine quasi si sciolsero e sembravano caldi e così diversi da come erano di solito.
 
Il respiro di Kurt divenne sempre più a scatti.
 
Decise di sedersi prima che Blaine potesse accorgersi di quello strano singhiozzo. Prese il suo libro per leggerlo, prendere appunti, analizzarlo, o semplicemente per fare qualcosa che non lo rendesse ulteriormente stupido.
 
Non che Blaine si sarebbe accorto di qualcosa. Il suo naso era semplicemente attaccato alla sua copia di Romeo e Giulietta.
 
Avrebbe potuto essere solo la sua immaginazione, ma Kurt giurò che Blaine era leggermente più a suo agio del solito: innanzitutto le sue spalle erano più basse e meno rigide, il che era parecchio strano. Anche quando era nel suo periodo di gloria aveva sempre questa strana postura che sembrava non si sarebbe mai rotta, come se avesse paura di piegare la schiena.
 
Probabilmente era la conseguenza dell’essere stato cresciuto da una famiglia altolocata.
 
Perché frequentasse una scuola pubblica, nessuno lo sapeva. Ecco un altro mistero su Blaine Anderson.
 
... si, probabilmente era frutto della sua immaginazione. Come quell’accenno di sorriso.
 
Già.



 
Quando Kurt arrivò a casa quella sera, salutò Carole, la sua matrigna, la quale lo salutò allegramente porgendogli una ciotola di frutta da prendere e mangiare in camera mentre studiava. Carole sapeva già che non aveva programmi per la serata, quindi era pronta a portargli qualunque cosa di cui avesse bisogno. In questi momenti Kurt era enormemente sollevato dall’avere la sua matrigna che gli girava intorno così spesso.
 
Non che non le volesse bene sempre. Gliene voleva. Un sacco.
 
Prima di raggiungere le scale si girò verso Carole, la quale si stava avviando verso la sala da pranzo, immaginando che quello fosse il momento adatto per domandarle se poteva invitare Blaine da loro per fare i compiti. “ Carole, domani può venire un mio compagno di classe per lavorare a quel progetto d’inglese che ti dicevo? “
 
La donna sorrise, gli occhi circondati da qualche ruga, ma ancora splendenti grazie ad un accenno di giovinezza, “ Certo che puoi, Kurt. Chi è il tuo partner? “
 
“ Blaine. Blaine Anderson. “
 
Il nome del suo partner le fece strabuzzare gli occhi, per qualche secondo le sparì il sorriso dal viso prima di correggersi annuendo, “ Benissimo, grazie per avermelo detto, Kurt.” Disse lei prima di entrare in sala da pranzo.
 
Kurt rimase per un po’ dove si trovava, un po’ confuso dalla reazione della donna, prima di alzare le spalle noncurante e salire le scale, prendendo una fragola dalla ciotola e dandole un morso. Buona, matura e senza zucchero, proprio come piacevano a lui.
 
Con un sospiro piuttosto contenuto, aprì la porta della sua camera, dandole un colpetto per richiuderla, e appoggiò per terra la sua cartella e la ciotola sulla scrivania, prima di buttarsi a peso morto sul letto. Si sentiva stranamente stanco, così decise che avrebbe potuto rimandare i compiti a quella sera dopo un bel pisolino. Un po’ di riposo non l’avrebbe di certo ucciso.
 
Un breve ronzio riempì l’aria, si slacciò la giacca e si sfilò gli stivali con attenzione, non voleva rovinare i tacchi e le punte.
 
Allungandosi leggermente, ravanò(*) nella borsa e prese il suo iPod, lo accese e indossò gli auricolari. Si sdraiò sul lato, chiuse gli occhi e lasciò che l’iPod gli proponesse canzoni a caso.
 
I suoi occhi si riaprirono quando partì Welcome to the Black Parade dei My Chemical Romance, e fissò la finestra, con le sopracciglia sollevate. Onestamente, non si ricordava neanche di aver aggiunto quella canzone alla sua libreria...
 
Un ricordo si fece strada nella sua mente, si faceva largo e voleva farsi riconoscere, senza sapere da dove provenisse. Quella canzone era così familiare in qualche modo, ma non solamente perché l’aveva sentita alla radio... dov’è che l’aveva sentita? Non riusciva a ricordare nessuno delle New Directions cantarla... ma si ricordò vagamente di averla sentita una volta durante un loro incontro. Aggrottando le sopracciglia, si girò sulla schiena a fissare il soffitto, nel tentativo di ricordare.
 
Rachel non avrebbe mai cantato quel genere di canzone... neanche Santana, Brittany, o Quinn, dubitava che Finn l’avrebbe fatto... forse Puck, ma di certo non Artie o Tina o Mike... cavolo, Mike cantava a malapena.
 
Kurt fece un rumore di sorpresa quando realizzò cosa stava cercando di ricordare così fortemente che era legato a quella canzone in particolare.
 
Un giorno di Novembre dell’anno precedente, dopo la scuola, durante un incontro del glee club, Blaine stesso era entrato nell’aula sorridendo e salutando, strappando qualche caldo benvenuto da tutti i presenti.
 
Kurt prese il suo iPod e mise la canzone su repeat, ancora cercando di sgarbugliare quella matassa di ricordi, perché in qualche modo sapeva che quello era un bel ricordo... aveva solo bisogno di ricordarlo completamente, non avrebbe dovuto essere così difficile. Ne sarebbe sicuramente valsa la pena, in ogni caso.
 

Mordendosi le labbra, Kurt chiuse nuovamente gli occhi e si rilassò, appoggiando completamente la testa sui suoi soffici cuscini, regolarizzando il respiro e cercando di ricordare.



 
 
Kurt era seduto nell’aula del coro, tra Mercedes e Rachel, nella fila posteriore, osservando il resto dell’aula: da Brittany che cercava di spiegare un’altra delle sue strambe teorie ad Artie, il quale la fissava come se fosse pazza, al Sig. Schue che stava parlando a Brad (sicuramente era un discorso a senso unico), a Santana, intenta a fissare il suo cellulare.
 
“ Salve New Directions! “ salutò una voce allegra dalla porta. Tutti si voltarono verso la porta costantemente aperta e videro Blaine entrare nella stanza con il suo solito sorriso sulla faccia.
 
Tutti lo salutarono – fatta eccezione per Kurt. Kurt osservava Blaine in silenzio, inclinando leggermente la testa mentre gli occhi di Blaine scannerizzavano la stanza, i loro occhi s’incrociarono per un breve secondo, nocciola e blu, prima che Blaine si dirigesse verso Santana. Brittany scalò di un posto immediatamente, dato che era seduta vicino alla sua migliore amica, nonostante ci fosse un posto libero davanti Kurt, il quale era decisamente più vicino a Blaine tanto per cominciare.
 
Santana si chinò leggermente verso Blaine quando quest’ultimo si sedette.
 
“ Okay ragazzi “ incominciò l’insegnante, che adesso si trovava al centro della classe, battendo le mani e sorridendo al gruppo di disadattati, “ ora che il famigerato Blaine si è unito a noi per oggi, “ Kurt sentì Blaine ridacchiare, forse un po’ imbarazzato, “cominciamo con il compito di questa settimana, vi va? “
 
Blaine alzò la mano e il sig. Schue annuì verso di lui, “ Qual era il compito per questa settimana? “
 
Il Sig. Schue sorrise e indietreggiò prima di indicare la lavagna, “ Inni Corali “ annunciò orgogliosamente.
 
Blaine inclinò leggermente la testa, e Kurt poteva quasi vedere le sue rotelle al lavoro, “ E, “ cominciò l’ancora sorridente ragazzo, il quale saltò dalla sedia, “ se ne approfittassi? Ho in mente la canzone perfetta per questo compito! “
 
Il Sig. Schue sembrava sorpreso, ma acconsentì lo stesso, appostandosi dietro il pianoforte, “ Sii il nostro ospite! “
 
“ Per quanto ami quel film, Sig. Schue,” scherzò Blaine, saltellando verso il centro dell’aula contento, “ non penso che sia un vero e proprio inno corale. “ disse strizzando l’occhio, e sul viso di Kurt si dipinse un piccolo, inevitabile,  sorriso, mentre tutti gli altri ridevano per quel gioco di parole mal riuscito (**)
 
Blaine si schiarì la voce e guardò Brad, “ Penso che Brad sappia di cosa sto parlando, “ Brad annuì con aria d’intesa, e Blaine sorrise ancora di più “ Benissimo! Attacca! “
 
Era così esuberante. Kurt avrebbe potuto giurare che Blaine fosse più gay di lui, e Kurt era gay.
 
Kurt non si sorprese quando riconobbe il ritmo di Welcome to the Black Parade, dato che Blaine ascoltava sempre e solo la Top 40, ma era comunque sorpreso. Il sorriso non lasciò completamente il suo volto, anche quando Blaine cominciò a salterellando in giro, comportandosi come un bambino, e saltando sulle sedie e su qualsiasi mobile all’interno della stanza – fatta eccezione per il pianoforte.  Solitamente gli studenti non erano decisamente autorizzati a fare cose del genere, ma a nessuno interessava realmente dato che Blaine uno showman straordinario. Nessuno l’avrebbe fermato.
 
Il moro finì col saltare davanti a Santana, porgendo la mano all’Ispanica. Lei la prese, e Blaine le fece fare roteare prima di lasciarla andare e fare segno agli altri di alzarsi urlando “ We’ll carry on!
 
Quasi tutti si alzarono.
 
Kurt si tirò indietro, guardando interessato l’iper teenager che non faceva parte ufficialmente del glee club (Blaine era una sorta di membro onorario in verità) saltare in mezzo ai migliori amici di Kurt. Non riuscì a trattenersi dal ridere quando fece ruotare nuovamente Santana.
 
Erano una coppia interessante.
 
Mercedes riuscì a trascinare in mezzo Kurt prima della fine della canzone, dicendogli di smettere di fare il soprammobile per un po’, iniziò a ballare, semplicemente perché gli sembrava impossibile non farlo. Forse non era esattamente una canzone danzabile... ma sembrava adatta, in quel momento.
 
Blaine era come una calamita, o una super-colla. Riusciva magicamente a tenere insieme chiunque, anche le persone che non si sopportavano. Non sembrava neanche che ci fosse qualche problema all’interno del gruppo.
 
Quella era stata, probabilmente, una delle migliori prove mai fatte.





 
Kurt riaprì gli occhi, fissando il soffitto per qualche istante prima di sedersi e togliersi gli auricolari, scuotendosi la testa. Quello era davvero uno strano ricordo da rivivere, in particolare perché fece scaturire altre domande nella sua testa che fino a quel momento non si era mai posto.
 
Quel singolo giorno (neanche un giorno, meno di dieci minuti) aveva così tante allusioni che urlavano che Blaine e Santana fossero una coppia. Le strette di mano, le giravolte, le risate, i sorrisi...se quello non urlava “ Santana è davvero Felice! “, Kurt non aveva idea di cosa avrebbe potuto farlo. Santana non era mai così... Kurt si domandò come avesse potuto non accorgersene già allora.
 
Un’altra cosa strana è che quella era la sera in cui aveva scaricato quella canzone. Probabilmente era il fatto che era stato Blaine a cantarla che l’aveva convinto che quella fosse una bella canzone da aggiungere nel suo iPod...
 
L’ultima cosa, probabilmente la più importante, era che... quello fu il momento in cui Kurt s’interessò realmente a Blaine.
 
Kurt sospirò, stropicciandosi la faccia con la mano, morendo un po’ di vergogna a causa dell’olio che sapeva avrebbe causato non pochi problemi se non si fosse idratato con estrema accuratezza quella sera. Leccandosi le labbra, posò l’iPod sul comodino e si alzò per recuperare la sua ciotola di frutta, anche se la frutta calda non fosse esattamente deliziosa.
 
“ Kurt, “ sentì Carole chiamarlo dal fondo delle scale,  “ lasciò la ciotola e si diresse verso la porta della camera per avvisarla che l’aveva sentita. “ C’è una tua amica che vuole vederti. “ rispose lei.
 
Una sua amica?
 
Non avevo sentito il campanello suonare o bussare alla porta... probabilmente era talmente preso dai suoi pensieri da essersi isolato dal mondo esterno, “ Falla salire “ disse alla matrigna, tornando in camera per infilare il suo iPod nella sua iHome.
 
Chi avrebbe potuto fargli visita? Rachel era ad un appuntamento con Finn, Mercedes stava facendo la babysitter...
 
“ Hummel. “
 
Kurt si girò frettolosamente verso la porta, spalancando gli occhi e aggrottando le sopracciglia shockato.
 
Che diavolo?
 
“ Santana? "






 
 
(*) ok, Word mi dice che questo termine non esiste.. ma io lo uso sempre!!! Significa cercare con enfasi (più o meno). Fatemi sapere se lo usate anche voi o se sono l’unica sulla faccia del pianeta ad utilizzarlo xP
 
(**) sinceramente io non l’ho capito... se qualcuno di voi ci riesce me lo può spiegare? xP
 
 
 
 Angolo della Traduttrice: spero tanto di leggere qualche vostro commento xD
 

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Capitolo 3
*** Cause We Are Broken ***


Eccomi di nuovo qua. Vi avevo promesso che per questo aggiornamento non mi sarei fatta attendere tanto =)
 
Devo ringraziarvi: ogni volta che vedo che sono aumentate le recensioni e le persone che hanno aggiunto questa FFC tra le preferite mi fate sorridere. E mi fate capire che non sto facendo una schifezza di traduzione xP
 
Per questo voglio ringraziare per nome B r o o k e, Chemical Lady, denyse1997, giuliacriss, HeyDreamerGirl, Infect_me_with_your_love, Isuzu,  KKlaine, natalie91, Rutile Pleinenuit,  SandraPattinson, Silv_ e vanryo per averla aggiunta tra le preferite. *si scioglie*
E LaTum che, grazie alle sue correzioni, mi indirizza sulla retta via della traduzione =)
 
Ora vi lascio al capitolo, sperando che riusciate a trovarlo Interessante x)

 
P.S. il capitolo non è stato betato e ho finito di tradurlo alle tre di notte tornata dal cinema (andate a vedere “Per Sfortuna che ci sei” è carinissimi x)  quindi chiedo venia per gli errori che ho fatto, ma non volevo farvi aspettare troppo =)
 
Ora vi lascio davvero. Buona lettura =)

 
 

 
Cause We Are Broken

 


Kurt si trovava davanti al suo comodino a fissare Santana con un’espressione che chiaramente diceva “ Che diavolo? “, senza bisogno di parole, perché, onestamente, lui e Santana non parlavano molto al di fuori del Glee club, a meno che non si dovessero scambiare qualche pettegolezzo succulente. Kurt non sapeva neanche che Santana sapesse dove viveva. Quindi, sì! era confuso e shockato. Forse anche un po’ spaventato.
 
Giusto un pochino.
 
“ Che ci fai qui? “ le chiese, facendo un piccolo passo avanti e incrociando le braccia lentamente, la testa leggermente inclinata mentre esaminava l’aspetto della ragazza ispanica con occhio attento, sentendo la sua natura bastarda montargli in corpo. Cosa che succedeva solamente quando sentiva il bisogno di difendersi.
 
Inoltre c’era sempre bisogno di difendersi da Santana, no? Ricorreva a parole crudeli e pugni potenti.
 
Cavolo!
 
Era vestita come il suo solito. Con gusto, ma, allo stesso tempo, mettendo in mostra quello che poteva senza finire nei guai. Un vestito semplice, nero, corto, senza spalline, molto aderente, con un cardigan nero e rosso lavorato a maglia e... un berretto rosso. Kurt desiderava ardentemente quel berretto, non avrebbe mentito a se stesso... ma non l’avrebbe certamente detto a lei.
 
“ Ti piace arrivare subito al dunque, no? “ Santana pronunciò queste parole strascinandole, come per rimarcarle, camminando verso il suo letto, si sedette su di esso incrociando le gambe (indossava un paio di stivali neri che arrivavano all’altezza del ginocchio, Kurt voleva anche quelli) come se fosse la padrona della stanza.
 
Stronza.
 
Santana Lopez era solo una stronza con un sacco di bei vestiti. Non era forse così?
 
Oh, aspetta, Kurt lo sapeva già. L’intera popolazione di Lima, in Ohio, lo sapeva.
 
“ Beh, “ cominciò Kurt, dirigendosi verso il mobiletto con lo specchio da diva e sedendosi sulla sedia di fronte ad esso, incrociando le gambe allo stesso modo dell’altra, “ Tu sei nella mia stanza, e io non sapevo neanche che tu sapessi dove abito, quindi credo di avere ragione nel chiedere delle ragioni riguardo il tuo essere qui. “
 
Si fissarono in silenzio per qualche momento, come se si stesser sfidando a chi avrebbe interrotto per primo quella pausa di silenzio parlando per primo. Kurt sapeva che, tecnicamente, Santana avrebbe dovuto cominciare a parlare per prima dato che lui le aveva già posto una domanda alla quale avrebbe dovuto rispondere...
 
Ma ancora, Santana giocava secondo le sue regole. Questo era uno dei suo difetti più insopportabili.
 
Santana finalmente sospirò, rompendo il silenzio che si era formato tra loro, togliendosi il berretto con una mano e passandosi l’altra tra i lunghi capelli neri. Sembrava leggermente (o molto) frustrata mentre appoggiava il berretto accanto a sé e guardava direttamente Kurt, una strana espressione – cos’era quell’espressione? Era come uno strano miscuglio tra tristezza e disprezzo, il che innervosiva non poco il povero ragazzo – sul suo volto, “ Sono qui per via di Blaine. “ disse senza mezzi termini.
 
Le sopracciglia di Kurt si inarcarono sentendo questo, “ Cosa avrei a che fare io con Blaine? “
 
“Tu sei il suo partner per il progetto d’Inglese.“ disse lei impassibile, le braccia conserte sotto il petto, leggermente inclinata verso il letto – abbastanza da non caderci sopra.
 
Kurt si sentì ancora più confuso da quella dichiarazione. Tutti sapevano che erano partner nel progetto d’Inglese dal momento che niente poteva essere tenuto segreto all’interno del McKinley High – o perlomeno, non per molto tempo. “ Sì, tutti lo sanno ma... “
 
“ Mercedes mi ha anche detto che le hai fatto alcune domande su Blaine l’altro giorno. “ Santana lo interruppe e Kurt sapeva che, per un istante, sul suo volto si era dipinta un’espressione di terrore. Grazie, Mercedes. Probabilmente Santana aveva chiesto in giro per vedere se Kurt avesse chiesto a qualcuno qualcosa riguardo Blaine in generale, quindi, probabilmente, non era neanche completamente colpa di Mercedes... l’espressione terrificata di Kurt era bastata a Santana per farla sospirare di nuovo. Che fosse dovuto alla frustrazione o alla noia, Kurt non lo sapeva. “ Okay, senti, so che prima o poi verrai da me a caponi per avere qualche informazione. “
 
Kurt non cercò di negarlo. Era inevitabile, e lui lo sapeva bene. Stava solamente cercando di guadagnare tempo...
 
Quella che di norma era una stronza, appariva improvvisamente frustrata e si strofinò la tempia destra per qualche secondo prima di tornare a fissare Kurt, “ Potrei dirti qualcosa, ma ti giuro, se ti lasci sfuggire qualcosa riguardo questa conversazione con Blaine, o con chiunque altro, ti prenderò a calci in culo, ex-Cheerio, compagno di Glee club o no, chiaro? “
 
Kurt annuì, non colpito dalla sua minaccia dato che non aveva pianificato di dire qualcosa a qualcuno. Non aveva neanche pianificato di chiedere qualcosa a Santana, fino a quel momento. “ Cristallino. “ rispose lui, cercando di controllare il suo solito tono da sfacciato in modo da non far incazzare Santana o altro.
 
Santana fissò Kurt per qualche momento, valutando il suo aspetto, cose se stesse considerando se fosse o no meritevole di sapere ciò che sapeva lei. Era un po’ avvilente, decisamente avvilente. “ Non so molto, “ ammise lei finalmente, roteando gli occhi, “ Ma, sì, Blaine e io siamo stati insieme per parecchi mesi l’anno scorso. La relazione più duratura che io abbia mai avuto in verità. “ Kurt era sorpreso da questa affermazione.
 
Ora, tutto quello che doveva sapere, era perché fossero così amici dato che, in cima alla piramide gerarchica scolastica, fondamentalmente gli opposti dato che Blaine era sempre stato una persona socievole mentre Santana era... insomma, allontanava le altre persone a causa del suo comportamento, che fosse intenzionale o no.
 
In più, Blaine era davvero una persona gentile... Santana era... bhè... una stronza.
 
“ Eravamo amici d’infanzia. Migliori amici. “
 
Bhè. Questo risponde a molte domande non dette.
 
“ Migliori amici d’infanzia. “ ripeté Kurt arricciando le labbra dubbioso. Di sicuro spiegava molte cose riguardo il loro comportamento ( che Kurt non riusciva a ricordare perfettamente. Non se ne ricordava perché non stavano molto insieme quando erano a scuola e l’ultima cosa che riusciva a ricordare riguardo il Blaine popolare era quando lui e Santana erano, apparentemente, un punto fisso), ma ciò era ancora arduo da credere... “ La famiglia di Blaine è ridicolamente ricca, non è vero? “
 
Santana sospirò di nuovo. Era chiaro che non volesse parlare di questo. Kurt si domandava perché si facesse così tanti problemi a riguardo. Era per proteggere Blaine...? “ Mio padre è un dottore. La mia famiglia è tanto ricca quanto quella di Blaine. Perché pensi che io abbia de i vestiti migliori di quanto metà della scuola possa permettersi? “ gli disse squadrandolo. “ Le nostre famiglie erano molto vicine, soprattutto perché eravamo vicini di casa, “ suonava già come un cliché... “ Cosa che condusse me e Blaine a diventare molto amici. Mi segui? “ Kurt annuì, ancora non capacitandosi per quel loro cliché di essere vicini di casa, “ Bene. Siamo cresciuti insieme in quel grazioso quartiere fuori Lima, “ Kurt non avrebbe mentito. Si sentiva un po’ geloso nel sentire questo. Quello era davvero un bel quartiere. “ Fu così naturale per noi cominciare ad uscire insieme dal momento che eravamo così intimi. “
 
“ Naturalmente, “ Kurt replicò sarcasticamente, perché era così un cliché che suonava addirittura ridicolo. Per niente romantico. “ Di solito non ti fai così prendere dai ragazzi a parte per quanto riguarda il sesso, no? “
 
Lo guardò storto, la sua faccia da stronza riapparsa sul suo volto nel giro di pochi secondi. Kurt non ricordava neanche quando se ne fosse andata. “ Sta zitto, Hummel, e lasciami finire di parlare. Dopo devo incontrare Brittany e non voglio passare il resto della mia vita qui. “
 
Kurt roteò gli occhi in segno di scherno e gesticolò alla ragazza di andare avanti a dire qualsiasi cosa stesse dicendo.
 
“ Siamo—“ siamo? Che??? “ Blaine è come una pazza eccezione a tutto. “ certo, era un salvataggio in calcio d’angolo... ma diceva a Kurt qualcosa che non sapeva. Blaine effettivamente sembrava essere un’eccezione a tutto quello che conosceva. “ Non abbiamo mai fatto sesso. “ Non ci credo! Rimase a bocca aperta, perché che diavolo “ Principalmente, “  disse enfatizzando ogni parola per fargli chiudere la bocca, “ Perché lui non voleva farlo, non era come se non volesse fare sesso. Io ho compensato in altri modi, in ogni caso “ Kurt sollevò un sopracciglio lentamente e lei roteò di nuovo gli occhi, “ Non che a lui interessasse. Sa come sono fatta.
Continuammo a frequentarci ed era comunque romantico, anche se io lo tradivo – ma tecnicamente non era neanche tradimento dato che lui sapeva quello che facevo.  Io comunque lo feci solo durante le prime due settimane della nostra relazione. Mi concedeva molto tempo, era così romantico. Penso che sia questo il motivo per cui ho deciso di smettere di uscire con gli altri ragazzi. Per questo l’anno scorso era sempre nell’aula del coro, prima delle vacanze invernali.
 
Kurt annuì lentamente a quell’informazione... o meglio, a quella conferma.
 
Santana guardò il vuoto per un po’, come se stesse contemplando cosa dire a quel punto. “ La cosa che sto per dirti è la ragione che mi ha portata a parlarti qui, stasera, invece che lasciarti venire più avanti da me, “ incominciò lei, guardando di nuovo Kurt con uno sguardo fisso. “ Non ho la minima idea di cosa sia successo a Blaine durante la sua settimana d’assenza dell’anno scorso. “
 
Kurt quasi cadde. Voleva davvero cadere perché... se Santana non sapeva cosa fosse successo a Blaine, chi a scuola avrebbe potuto saperlo, oltre allo stesso Blaine.
 
Fantastico.
 
Anche Santana sembrava frustrata dal non sapere cosa stesse succedendo al suo amico.
 
Era incomprensibile. Dal momento che lei era la sua migliore amica, lui avrebbe dovuto dirle tutto.
 
“ Tutto quello che so, “ continuò Santana, trascinando Kurt via dai suoi pensieri, “ è che quando è tornato a scuola e al mondo reale, sua sorella ha cominciato a studiare a casa invece di frequentare la scuola privata in cui l’avevano mandata i suoi genitori. Oltre a questo, non so niente, dato che dopo quella settimana non sono più andata a casa Anderson. Blaine ed io ci trovavamo a casa mia, ma ovviamente non mi parlava molto ogni qualvolta ci vedevamo... “
 
“ Quindi può parlare? “
 
Santana guardò Kurt incredula, “ Certo che può parlare, Hummel. È solo che non lo fa molto spesso. Penso che neanche raramente sia il termine adatto da usare dal momento che l’ultima volta che abbiamo avuto una vera e propria conversazione senza quei maledetti auricolari è stata più di due settimane fa. “ il tono di Santana suonava sempre più frustrato.
 
“ Apparentemente, le uniche persone con cui parla la sua famiglia, Wes ed io. Le persone a lui più vicine—anche se, da quello che ho sentito, lui e Wes si sono un po’ allontanati, quindi Blaine deve aver parlato addirittura meno ultimamente. “ disse sventolando la mano nell’aria come per allontanare un insetto.
 
“ Comunque. Se hai finito g’interrompermi, “ disse lei con uno sguardo caustico, “ ci trovavamo a casa mia spesso. Guardavamo qualche film insieme e, soprattutto, ci coccolavamo. Sono piuttosto sicura che quando credeva che stessi dormendo, piangesse. “ il suo sguardo pungente sparì nel pronunciare quell’ultima parola, un’espressione quasi di panico le attraversò il volto per un momento, come se il pensiero di Blaine piangente fosse troppo doloroso per lei per pensarci troppo a lungo.
 
Oh. Bhè. Ci credereste? Santana ha un cuore.
 
Bhè, Kurt lo sapeva. Non è che odiasse Santana. Era solo strano vederla comportarsi in quel modo.
 
“ Ci siamo lasciati. Siamo ancora migliori amici. Fine della storia. Domande? “ finì Santana, senza una vera e propria conclusione, come se andasse di fretta.
 
Aveva offerto a Kurt di farle qualche domanda, quasi sarcasticamente.
 
Come se Kurt stesse per lasciarsi passare davanti quell’opportunità.
 
Kurt immaginò che avrebbe potuto chiederle qualcosa di più riguardo l’incidente... invece fece passare avanti il suo lato più ghiotto di gossip, “ Chi ha lasciato chi? E perché vi siete lasciati se stavate così bene insieme? “
 
Santana gemette leggermente, come se avesse già messo in conto quelle due domande. Onestamente, Kurt voleva sapere se fosse stata Santana a rompere a causa dell’isolamento di Blaine.
 
“ Io non ho lasciato lui. Lui non ha lasciato me. È solo finita. “ disse lei, lasciando Kurt stordito, un’altra volta. “ Non è finita a causa dei suoi problemi sociali... non sono così superficiale. “ Evidentemente, Santana sapeva leggere la mente. “ Possiamo solo dire che... entrambi ci siamo interessati a delle altre persone prima dell’incidente, ma che entrambi provavamo qualcosa nei confronti dell’altro, malgrado ciò, quindi siamo rimasti insieme anche dopo averne parlato. Come ci accorgemmo che quegli interessi crescevano, decidemmo che la cosa migliore fosse quella di finirla prima che qualcuno si fosse fatto male. “ Santana alzò le spalle.
 
Kurt la fissava, cercando di capire cosa sentisse parlando della sua rottura con Blaine. “ ... Lo amavi? “ Kurt non sapeva perché le stesse facendo questo genere di domande. Curiosità per la salvaguardia della curiosità, pensò lui.
 
Santana sembrava infastidita da quella domanda dato che incrociò improvvisamente le braccia in segno di difesa. “ Forse. “ Kurt la guardò con aria critica. Lei roteò gli occhi esasperata. “ Questo non lascerà questa stanza, chiaro?  Kurt annuì in trepidante attesa della risposta. “ ... Sì, probabilmente, lo amavo ad un certo punto, okay? “ Kurt si dovette servire di tutta la sua forza di volontà per non cadere dopo questa rivelazione. Santana che prova dei veri sentimenti d’amore. Questa sì che è un’idea strana. “ Non è come se ce lo fossimo detti l’un l’altro. Sto solo dicendo che è probabile che, ad un certo punto, fossi innamorata di lui. Diversamente, sì, lo amo... come un fratello e un amico. “
 
Kurt era davvero shockato, soprattutto da quanto si era aperta Santana per nessuna ragione in particolare. Loro non erano dei veri amici... quindi era abbastanza strano, ma allo stesso tempo... c’era un’improvvisa dolcezza nei suoi lineamenti, che contrastava pesantemente con i suoi soliti toni aspri. Davvero, Kurt l’aveva vista così solo con Brittany, tra un’ora e l’altra, davanti agli armadietti a parlare dolcemente tra loro.
 
Kurt aprì la bocca per chiederle ancora un’altra cosa, ma lo squillo di un telefono lo interruppe prima che potesse proferire una singola sillaba. Landslide cominciò a suonare. Kurt poteva immaginare di chi si trattasse.
 
La ragazza Ispanica spostò i suoi folti capelli neri di lato, afferrò il cellulare verificando chi fosse prima di alzarsi in piedi. “ Questa è Britt. Devo scappare, Hummel. Ci vediamo Lunedì. “ Si incamminò verso la porta, la aprì pronta ad uscire.
 
“ Santana! “ urlò improvvisamente Kurt, alzandosi dalla sedia, fermando la ragazza, ” ...chi era la persona di cui Blaine era interessato? “ era chiaro come il sole durante una giornata senza nuvole chi fosse il nuovo interesse di Santana, ma Blaine... non ne era così sicuro.
 
“ Perché? “ chiese lei, girandosi e appoggiandosi allo stipite della porta, scrutandolo con il suo sguardo attento.
 
“ Curioso. “
 
“ Non... non mi dire che ti piace, per favore. “ Santana sembrava un po’... in difficoltà? Per circa mezzo secondo prima che tornasse ad indossare la sua solita maschera da stronza.
 
Kurt la guardava ancora, sentendosi un po’ confuso—prima di realizzare che, già, la sua domanda poteva farlo sembrare interessato— “ Non mi piace Blaine in quel modo, Santana, “ rispose lui onestamente, incrociando le braccia, “ Lo conosco a malapena. “
 
“ Questo non ti ha mai fermato prima. “ replicò Santana, con aria incredula, e Kurt sentì la rabbia salire, cosa che succedeva ogni volte in cui parlava con Santana. Toglieva tutti i freni e non si preoccupava dei sentimenti dell’altra persona durante una conversazione...
 
Malgrado la sua incredulità, si stava ancora guardando in giro; optò per fissare il muro di Kurt, ancora con la spalla appoggiata pesantemente allo stipite della porta. Non disse niente per alcuni minuti, in realtà era come se stesse cercando di ricordare qualcosa. “ E’ qualcuno che conosci. “ fu tutto ciò che disse, il che suonava molto spaventosamente misterioso. Senza guardarlo nuovamente, sparì dalla soglia della porta.
 
Kurt rimase imbambolato per un po’ fissando la porta aperta in preda alla confusione. Se non altro, quella breve conversazione con Santana l’aveva confuso ancora di più riguardo Blaine, come se fosse umanamente possibile. Niente aveva senso – specialmente per il fatto che, a quanto pare, Blaine non aveva detto niente a Santana di quello che gli era successo. Lei avrebbe dovuto essere la sua confidente più fidata, e se lui non aveva detto niente neanche a lei... Kurt non avrebbe potuto chiedere a nessuno qualcosa riguardo Blaine senza sentirsi orribilmente a disagio.
 
Blaine Anderson era decisamente la persona più misteriosa che avesse mai abbellito i corridoi del McKinley High. Aveva avuto un cambiamento di personalità di 180° nel giro di una settimana ed era stranamente isolato, non era mai neanche stato preso di mira dai bulli, non parlava con nessuno a scuola e, per quanto si sapesse... apparentemente nessuno sapeva che potesse farlo.
 
Non era come se Kurt dubitasse del fatto che Blaine potesse parlare, era solo... strano, a questo punto non riusciva neanche ad immaginarsi Blaine che parlava. In più nessuno poteva cambiare così tanto nel giro di una settimana. Qualcosa di grande doveva aver provocato quel cambiamento.
 
Kurt sospirò scuotendo la testa e dirigendosi verso il letto, si sedette su di esso, ravanò (*) nel suo zaino e prese il libro di Francese, fare i compiti magari l’avrebbe distratto... benché non riuscisse a cogliere tutto quello che Santana gli aveva detto. Pezzi a casaccio della loro conversazione fluttuavano nella sua mente...
 
Blaine e Santana uscivano insieme. Lo aveva confermato lei stessa, anche se lui non aveva dubitato di quello che gli aveva detto Mercedes. A quanto gli aveva detto lei, probabilmente avevano iniziato a frequentarsi verso... Febbraio. Forse Marzo.
 
La più lunga relazione di Santana senza interruzioni.
 
Blaine era anche stato l’unico ragazzo in grado di fermare Santana dal cambiare partner sessuale in continuazione, anche se l’aveva fatto per le prime due settimane della loro storia...
 
Inoltre, malgrado Santana fosse stata la ragazza di Blaine in quel periodo, non sapeva niente di quello che gli era successo durante la sua settimana di assenza (adesso che Kurt ci pensava,  lei gli era apparsa sull’orlo di una crisi di nervi per tutta la settimana e qualche volta aveva anche iniziato a piangere senza un motivo apparente...)
 
Tutto quello che sapeva era che la sorella di Blaine aveva iniziato a studiare a casa – il che probabilmente non aveva niente a che fare con quello che era successo a lui. Kurt non sapeva neanche che Blaine avesse una sorellina – aspetta, non sapeva neanche se fosse più piccola di lui. Santana aveva menzionato il fatto che frequentasse una scuola privata. Probabilmente era per questo che non ne aveva mai sentito parlare, chiunque lei fosse.
Per il resto, niente di quello che aveva detto poteva aver a che fare col suo cambiamento improvviso. La loro separazione era stata graduale e presa di comune accordo, quindi non poteva essere per quello. Poteva riguardare il nuovo interesse amoroso di Blaine...?
 
Kurt aggrottò le sopracciglia, distogliendo lo sguardo dal libro di Francese e guardando in giro velocemente. Santana aveva detto che Blaine era interessato a qualcuno vicino a Kurt. Kurt non conosceva molte persone... e Blaine era (apparentemente) etero.
 
Come poteva essere stato colpito da una delle ragazze delle New Directions? Fatta eccezione per Santana, naturalmente.
 
Non gli venne in mente niente nell’immediato. Non erano accaduta nessuna tragedia tra le New Directions quella settimana – a parte la misteriosa scomparsa di Blaine – quindi nessuna di loro poteva aver influito così tanto nella vita di Blaine. Oltretutto Santana le avrebbe fatte a pezzi, arto per arto.
 
Kurt non poté far altro che immaginare chi fosse stato (lo era ancora?) l’interesse amoroso di Blaine.
 
Mercedes...? no, probabilmente no...
 
Brittany? No. Brittany e Blaine erano amici, ma Kurt dubitava che Blaine avrebbe potuto interessarsi alla stessa ragazza della sua ex.
 
Quinn? Decisamente no. Erano già stati insieme per un po’, ma Blaine non sembrava neanche così interessato a lei.
 
Tina?... No, Kurt non riusciva proprio ad immaginarselo. Aveva qualche possibilità in più di Quinn..., ma era decisamente improbabile...
 
Lauren? No. Non faceva neanche parte del Glee club in quella settimana... e in più, non sembrava decisamente il tipo di Kurt. Affatto. Nemmeno lontanamente.
 
Di chi si stava dimenticando...
 
Rachel? Poteva non essere così strano. Rachel aveva talento, era una star, alla costante ricerca di attenzioni – attenzioni che Blaine avrebbe potuto fornirle facilmente e prontamente. Kurt cercò di immaginarseli insieme...ma riusciva a vederli solamente come amici.
 
Inoltre Santana era stata la ragazza di Blaine, e non era decisamente una fan di Rachel: l’avrebbe sicuramente spezzata in due, o, perlomeno, avrebbe passato tutto il tempo a fissarla rabbiosamente.
 
Santana era possessiva. Tutto il tempo. Su tutto e tutti. Soprattutto per quanto riguardava i ragazzi o chiunque le interessasse al momento.
 
Aspetta. Santana era possessiva. La sua reazione quando aveva accusato Kurt di essere interessato a Blaine (il che non aveva per niente senso)...era un senso di tristezza. Doveva anche esserci stata una punta di rabbia nelle sue parole.
 
Santana era triste per il fatto che avrebbe potuto piacergli Blaine? A Santana non interessava più Blaine, in quel modo, Kurt ne era sicuro, specialmente dal modo in cui stava parlando della loro relazione,
 
dannazione. Santana non avrebbe potuti dare un segnale chiaro e tondo una volta tanto?
 
Certo che no. Non sarebbe stata Santana Lopez.
 
“ Tutto questo è senza senso e stupido. “ si disse Kurt scuotendo la testa e tornando al suo libro di francese. “ Non dovrei neanche pensare alla loro trascorsa relazione... inoltre, magari a Blaine piace una ,mia conoscente, non per forza una mia amica...” disse a se stesso scrivendo un paio di risposte sul libro.
 
Non prestò attenzione al fatto che non aveva delle vere conoscenti. Lui aveva solamente i suoi amici e i suoi bulli... non c’erano vie di mezzo tra i due. Ma comunque, non importava.
 
Non erano nemmeno affari di Kurt. Solo per il fatto che erano compagni di progetto, niente gli dava il permesso di fantasticare a proposito della vita sentimentale di Blaine. Era soltanto curioso riguardo Santana e Blaine, e quello era il punto in cui aveva detto basta.
 
Chi aveva detto che Blaine fosse completamente etero? Nessuno così interessato a Broadway e così esuberante avrebbe potuto essere totalmente etero. Ma, onestamente, chissenefrega. A chi importa? Di certo non Kurt.
Quella era soltanto pura e semplice curiosità.
 
Pura e semplice.
 
Forse anche l’intero desiderio di conoscere Blaine era senza senso. Probabilmente lo era. Dovevano solamente fare quello stupido progetto. Non c’era bisogno di farsi di distrarre dall’amicizia, dalla curiosità, o da qualsiasi altra cosa. Erano solo pochi mesi; forse anche di meno se avessero lavorato velocemente.
 
Allo stesso tempo...Kurt si sentì come se stesse tradendo se stesso se non avesse cercato di inquadrare il ragazzo. Probabilmente avrebbe dovuto smettere di essere così insistente... se Blaine gli avesse parlato, allora gli avrebbe parlato. D’altra parte, non c’era bisogno di parlargli, a meno che non avesse dovuto chiedergli un aiuto.
 
Non ce ne era bisogno. A quanto pare Blaine non si fidava neanche di lui. Essere compagni di progetto non significa fidarsi l’uno dell’altro.
 
Kurt cercò di allontanare dalla sua testa il ridicolo desiderio di capire cosa fosse successo a Blaine.
 
Cercò.
 
Ma naturalmente, una parte di sé sapeva che non sarebbe successo. Kurt Hummel non avrebbe gettato la spugna tanto presto.
 
C’era ancora tempo.
 

 
 


(*) dato che mi avete dato tutti la conferma che questo termine esiste ho voluto riutilizzarlo xP
 
Allora? Cosa ne pensate?
Fatemelo sapere in una recensione. Mi piace tanto sentire le vostre congetture xP
 
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 4
*** You Always Find An Escape ***


 
Vi chiedo umilmente scusa per l’imperdonabile ritardo nell’aggiornare. Purtroppo, o per fortuna (dipende dai punti di vista), sabato mi hanno chiamata per fare la babysitter, dal lunedì al venerdì, dalle 7:30 alle 16:30... capirete che arrivo a casa più travolta di un fazzolettino della Pillsbury xP
Adesso sto approfittando di quei momenti di tregua che la bambina mi concede mentre si spara un sonnellino, anche se la metà del tempo la passo a dormire anch’io xP
 
Bando alle ciance.
 
Spero che questo capitolo vi piaccia =)


p.s. il capitolo non è stato betato




You Always Find An Escape


Il giorno dopo, prima che Blaine arrivasse, iniziò a piovere.
 
 
In realtà, cominciò a piovere mentre Kurt dormiva. Si svegliò con il suono della pioggia che colpiva il tetto e la finestra della sua stanza. Il bruno si girò sul lato e fissò la finestra, guadando il cielo grigio e le gocce di pioggia che scorrevano lentamente lungo il vetro della finestra.
 
Un’immagine apparve improvvisamente di fronte ai suoi occhi e si ritrovò fuori dal letto, di fronte alla finestra, in un lampo, forse due, a fissare il vialetto bagnato. Tutto sembrava silenzioso, oltre il costante gocciolio della pioggia, e un brivido percorse la spina dorsale di Kurt mentre chiudeva gli occhi. Appoggiò la fronte contro il vetro, respirando profondamente mentre qualcos’altro compariva nella sua mente, qualcosa che aveva completamente dimenticato.
 
Quando cercò di ricordare, tuttavia, scomparve. Come se non fosse un ricordo importante... magari non lo era.
 
Un leggero sospiro lasciò le labbra di Kurt, e, invece di spostarsi dalla finestra, rimase lì, in piedi ad ascoltate il gocciolio della pioggia... il suo suono lo attirava per qualche motivo che lui non riusciva a capire. Annuendo a se stesso, si trascinò via dalla finestra e si diresse verso il bagno per iniziare a prepararsi. Dato che quel giorno sarebbe venuto Blaine, e non si prospettava una tipica giornata di pioggia da passare sul divano, doveva rendersi presentabile.
 
Dopo aver finito il suo rituale d’idratazione, Kurt gironzolò per la sua camera e si diresse verso l’armadio, lo aprì e si mise a fissare il suo guardaroba. Non era un grande problema per lui apparire assolutamente perfetto e formale... afferrò un paio di skinny-jeans neri, una camicia blu e un gilè nero. Carino e semplice.
 
Dopo essersi infilato un paio di calzini (perché, sì! Kurt kummel indossa i calzini in casa...), scese le scale e si diresse verso la cucina, leggermente sorpreso quando la trovò deserta, fatta eccezione per il piatto della colazione. Prese il piatto e il fogliettino vicino ad esso. Lesse la nota mentre sgranocchiava il suo toast il più silenziosamente possibile. Masticare rumorosamente in una casa completamente vuota gli sembrava strano.
 
Sto portando tuo padre a comprare dei vestiti nuovi e dopo andiamo dal droghiere. Finn è rimasto a casa di Noah stanotte, credo. Forse di Rachel... Quindi, probabilmente, non sarà a casa tanto presto. C’è qualcosa da mangiare nel frigorifero per quando arriverà il tuo amico.
Scusa se ti abbiamo lasciato a casa da solo mentre dormivi.
 
- Carole
 
Kurt ingoiò l’ultimo boccone del suo toast e annuì al pezzo di carta.
Non era un problema che i suoi genitori fossero usciti. Dopotutto lui e Blaine dovevano solamente lavorare ad un progetto, quindi non sarebbe successo niente di che. Il fatto che se ne fossero andati provava a Kurt che non erano preoccupati.
 
Guardò l’orologio: 11:30. Aveva dormito di più del suo solito... ma non importava.
 
Kurt non aveva idea di quando Blaine sarebbe arriva...
 
Che coincidenza. Il campanello suonò in quell’istante.
 
Rapidamente lasciò il piatto nel lavandino, si lavò le mani, se le asciugò e corse verso la porta il più velocemente possibile. Dopotutto stava piovendo; non voleva lasciare Blaine sotto la pioggia troppo a lungo...
 
Aprì la porta, spostandosi automaticamente di lato per far entrare Blaine. Tuttavia Blaine non entrò immediatamente. Invece, annuì educatamente e chiuse il suo ombrello, scuotendolo lontano dalla porta, cercando di asciugarlo il più possibile dalla pioggia (Kurt non riuscì a non pensare che Blaine era stato fortunato che avessero una veranda con un tetto sopra), prima di entrare in casa.
 
“Uhm... Hey.” Disse Kurt piano, colpito dall’educazione di Blaine. Un’innaturale educazione.
 
Un momento, Blaine non era forse sempre stato così?
 
Da quanto Kurt ricordava... si, lo era.
 
Blaine guardò Kurt con un leggero sorriso, i suoi occhi emanavano un certo calore e, Hey!, non indossava i suoi auricolari.
 
Non indossava gli auricolari.
 
Per la prima volta, in tanto tempo, Kurt lo vedeva senza di essi nelle orec... non importava, li stava tirando fuori dalla tasca insieme all’iPod.
 
Kurt fece un piccolo sorriso, un po’ forzato, e annuì indicando le scale. “Possiamo lavorare nella mia stanza” disse semplicemente, dirigendosi verso le scale. “Togliti pure le scarpe.”  disse da sopra la spalla afferrando la balaustra. Comunque non si girò. Voleva davvero sapere se Blaine poteva sentirlo e se lo stava ascoltando.
 
Il suono rilevatore di uno strascicamento di piedi e un leggero squittio, dissero a Kurt che Blaine l’aveva sentito e che non aveva ancora acceso la musica. Si diresse verso la camera, sicuro che Blaine lo stesse seguendo. La porta era già aperta da prima, e lasciò che Blaine entrasse per primo. “Puoi lasciare la tua borsa accanto al letto e prendere solo quello che ti serve per cominciare. Probabilmente lavoreremo sul mio letto.” Aggiunse osservando il ragazzo più basso nella sua stanza.
 
Blaine annuì (indossava solamente un auricolare, il che sorprese Kurt) seguendo le indicazioni alla perfezione. Tirò fuori dallo zaino i suoi libri, dei fogli di carta e una matita e si sedette sul bordo del letto. Kurt raccolse la sua roba che si trovava sulla scrivania e prese posto accanto a Blaine, spostandosi leggermente verso la metà del letto.
 
“Ok,” cominciò a dire mentre organizzava i suoi fogli “quanto sei andato avanti con l’analisi di Romeo e Giulietta?” chiese. Quando Kurt ebbe finito di organizzare le sue cose alzò lo sguardo e vide che Blaine lo fissava con in mano il suo libro parzialmente annotato, con uno sguardo piuttosto serio... era come la prima volta in cui si erano fissati.
 
Kurt annuì e prese il libro in silenzio, sempre notando che l’altro indossava un solo auricolare, e iniziò a sfogliarlo velocemente. “Oh, wow, sei già a metà del terzo atto..” notò piuttosto sorpreso. Ma alla fine, Blaine lavorava con così tanta diligente costanza, che non avrebbe dovuto sorprenderlo.
 
Restituì il libro al suo compagno, il quale lo prese gentilmente e lo aprì alla pagina a cui era rimasto, prese la matita e iniziò a concentrarsi e ad annotare.
 
Blaine indossava ancora una sola cuffia.
 
Kurt osservò il tranquillo ragazzo in silenzio. I suoi occhi percorrevano il suo viso: dalla sua mascella ben definita agli occhi nocciola che stavano scannerizzando il libro. Blaine era ancora così attraente come lo era stato in passato. Bè, la cosa non era affatto sorprendente. Davvero, Kurt non poteva fare a meno di fissarlo...finché Blaine non alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono quelli di Kurt. A ciò, Kurt tornò alle sue cose frettolosamente, afferrando il suo Giulio Cesare, aprendolo alla pagina a cui si era fermato.
                                                                                 
Con la coda dell’occhio, Kurt riusciva a vedere che Blaine lo stava ancora fissando, e rimase rigido finché quest’ultimo non tornò a dedicarsi al suo libro. Anche allora Kurt non riuscì a rilassarsi del tutto, senza una ragione precisa. Il che rese a Kurt molto difficile il suo lavoro.
 
L’unico rumore nella stanza era il gocciolio della pioggia fuori dalla finestra, ma Kurt non voleva concentrarsi troppo su questo elemento... perché quando succedeva, finiva con l’addormentarsi, il che era una pessima idea in quel momento...
 
Era davvero l’unica cosa che riusciva a sentire. Non era come se Blaine si sarebbe messo a parlare a caso da un momento all’altro e stava ascoltando la musica... quindi Kurt prese un respiro profondo e tornò a concentrarsi sul suono della pioggia. Ascoltava il suono delle macchine e gli splash nelle pozzanghere... il suono della pioggia sul tetto. Era così misteriosamente rilassante...
 
Circa tre quarti d’ora dopo Kurt iniziò a lavorare. Quando era a circa metà del terzo atto, sentì le palpebre abbassarsi. Si rimproverò mentalmente perché non aveva il diritto di riposarsi. Doveva lavorare attentamente come Blaine visto che dovevano fare la stessa quantità di lavoro. Addormentarsi non faceva parte delle opzioni.
 
Oh, ma chissenefrega!Se avesse chiuso gli occhi per qualche istante non sarebbe morto nessuno, no? Giusto.
 
Giusto qualche... momento...
Non di più...
Giusto...
 






 
 
Kurt arrestò la macchina nel parcheggio di fronte alla scuola, la parcheggiò e spense il motore. Rimase seduto per un po’ a fissare la pioggia che cadeva copiosamente fuori dal parabrezza. Le pozzanghere schizzavano mentre i ragazzi correvano nel disperato tentativo di raggiungere un riparo prima di bagnarsi troppo visto che erano troppo idioti per pensare di portarsi un ombrello da casa.
 
Con un risolino sarcastico Kurt afferrò l’ombrello dal sedile posteriore, insieme alla sua borsa. In quel momento qualcuno bussò al suo finestrino, cosa che lo fece sobbalzare.
 
Mercedes era là. Sorrideva e si riparava con il suo ombrello, ovviamente nell’attesa che Kurt scendesse dall’auto.
 
Kurt rise, più sinceramente che sarcasticamente, mentre prendeva la borsa e preparava l’ombrello con l’altra mano prima di aprire la porta. Mercedes indietreggiò mentre lui si proteggeva con il suo scudo nero uscendo dalla macchina.
 
Quando Kurt uscì dalla macchina prese una boccata d’aria fresca (per qualche ragione gli sembrava sempre che avesse un odore ottimo quando pioveva). L’unica cosa brutta della pioggia è che rovinava i suoi capelli... per questo in giorni come questi si spruzzava più lacca del solito.
 
“Buondì Mercedes.” La salutò lui aggiustandosi la tracolla della borsa dopo aver chiuso l’auto reggendo l’ombrello con l’altra mano. Lasciò la maniglia e le due “diva” cominciarono ad incamminarsi, ad una velocità notevolmente più lenta rispetto alla maggior parte dei ragazzi nel parcheggio, verso la scuola.
 
Mercedes gli sorrise, “Buondì Kurt.” Lo salutò lei imitandolo mentre venivano raggiunti da Rachel.
 
“Buongiorno ragazzi.”, disse Rachel, frizzante come tutte le mattine... il che rendeva il tutto più frizzante. Kurt non sapeva cime ci riuscisse, ma lei ci riusciva.
 
“Buondì Rachel.”, rispose lui sorridendo automaticamente. “Avete pensato a quale canzone canterete per il compito di questa settimana?”
 
Mercedes scosse la testa, mentre Rachel incominciò a parlare a macchinetta, ma quella non era certamente una sorpresa.
 
“Io avevo già la canzone perfetta nel momento in cui ci ha dato il compito! È una canzone fantastica che metterà in mostra tre cose: me, me stessa e il mio incredibile talento!” disse lei eccitata facendo roteare il suo ombrello bianco (che aveva stelle d’oro sparpagliate ovunque). Ciò era decisamente meno sorprendente rispetto al fatto che avesse già trovato la canzone perfetta.
 
“Sembra fantastico Rachel.”, disse Mercedes alzando leggermente gli occhi al cielo.
 
Kurt rise silenziosamente, aprendo la bocca per dire qualcosa mentre camminava avvicinandosi a Mercedes, ma venne interrotto quando un pallone da football gli volò accanto, pericolosamente vicino al colpire la sua spalla, come la sua nuova, follemente costosa, giacca nero pisello (*). Si fermò a fissare il punto in cui il pallone lo avrebbe colpito se non avesse fatto quel piccolo passo verso la sua migliore amica, la quale aveva continuato a camminare insieme a Rachel finché non si erano accorte che Kurt non era più con loro, si girarono e videro Kurt che fissava (dal loro punto di vista) il terreno.
 
I suoi occhi cercarono il punto in cui il pallone si era arrestato. Vide David Karofsky in piedi, sotto la pioggia, senza ombrello, che teneva in mano il pallone che aveva quasi ucciso Kurt. O almeno la sua nuova giacca.
 
Benissimo.
 
“Quel coso avrebbe potuto uccidermi, razza di Neanderthal!” gridò Kurt, chiaramente incazzato perché, seriamente, perché diavolo si stavano tirando la palla mentre pioveva? Stava praticamente diluviando.
 
Karofsky urlò addirittura più forte: “Quello era l’intento, Signorina!”
 
Kurt aprì la bocca per replicare, ma venne interrotto da una voce familiare.
 
“Hey, Anderson, che stai facendo?” Kurt si girò e vide Puck con la sua felpa col cappuccio sulla testa, con le mani vicine alla bocca che urlava verso la scuola...
 
Kurt si girò verso la scuola e trovò Blaine... inginocchiato nella pioggia... che reggeva una macchina fotografica, davvero costosa, vicino al suo viso, che puntava verso il punto in cui si trovava Kurt o, perlomeno, così sembrava. Blaine spostò l’apparecchio dal suo volto e Kurt si accorse che l’adolescente stava ridendo e sorrideva e... era rosso in faccia? Bè, quello era decisamente strano... 
 
Era davvero affascinante quando era bagnato.
 
Kurt quasi si colpì per averlo pensato.
 
Blaine si alzò, completamente fradicio (**) (wow, i suoi capelli erano davvero ricci da bagnati), reggendo la macchina (probabilmente resistente all’acqua) in una mano e l’altra attorno alla bocca: “Sto facendo delle foto per il corso di fotografia!” gridò in ritorno, girandosi verso la scuola.
 
“Ah già! Non è quel progetto per il quale bisogna fotografare qualcosa che trovi b- Hey, Anderson!!!” cominciò Puck, ma Blaine se n’era già andato, lasciandosi dietro la scena.
 
Kurt sospirò e si riaggiustò la tracolla sulla spalla per poi raggiungere le sue amiche. “Scusatemi ragazze, ma quegli idioti non vogliono lasciarmi in pace...” disse lui alzando gli occhi al cielo.
 
“Stai bene, Boo?” gli chiese Mercedes, ovviamente un po’ preoccupata.
 
“Sto bene.” Confermò Kurt mentre varcavano i confini dell’istituto, richiudendo l’ombrello, infastidito dal cic ciac prodotto dalle scarpe bagnate degli studenti.
 
Che rumore orribile.
 
Oh bè... nonostante quella disputa di prima mattina, Kurt sentiva che quella sarebbe stata  una giornata promettente.
 
Be’, aveva pensato che sarebbe stata una bella giornata finché non venne colpito, in piena faccia, da una granita ghiacciata. Giusto davanti al suo armadietto. Dalla mancanza di sussulti al suo fianco, Kurt si rese conto che Mercedes e Rachel dovevano essersi già dirette verso la loro classe della prima ora che sarebbe cominciata tra...
 
Kurt si ripulì gli occhi dalla sostanza ghiacciata con cautela, ignorando le risate di scherno che lo circondavano e gli idioti che si davano il cinque. Probabilmente Kurt avrebbe dovuto rispondergli per le rime, ma era più interessato alla sua lezione...
 
La quale sarebbe cominciata nel giro di due minuti. Fantastico.
 
Con un piccolo gemito, Kurt si diresse verso il bagno. Aprì la porta e vi entrò. Posò la sua roba sotto un lavandino e si appoggiò ad esso. Aveva pensato di mandare un sms ad uno dei suoi amici, ma non  voleva fargli fare ritardo in classe... quindi aprì l’acqua calda e prese un asciugamano di riserva dalla borsa.
 
Hey! Quando vieni colpito da una granita in faccia, praticamente tutti i giorni, è naturale portarsi dietro un asciugamano.
 
Dopo essersi ripulito, Kurt lanciò l’asciugamano nel cestino. Non c’era modo di salvarlo, aveva provato a pulire un asciugamano... già... non aveva funzionato. Di certo non aiutava il fatto che usasse asciugamani bianchi... Tanto era un asciugamano vecchio.
 
Kurt aprì la porta del bagno e si ritrovò di fronte al corridoio deserto.
Guardò l’orologio. La lezione era già iniziata da un quarto d’ora... be’, visto che era in ritardo, tanto valeva prendersi il suo tempo. Avrebbe comunque dovuto fermarsi in segreteria per prendere il permesso per entrare in ritardo.
Quindi non c’era fretta.
 
Ritornò al suo armadietto. Vi infilò dentro la borsa dopo aver preso il materiale per la prima ora: scienze.
 
Nel tempo che smanettava con l’armadietto erano già passati altri cinque minuti... a dire la verità, prendere le cose dall’armadietto gli aveva occupato due minuti. Risistemarsi i capelli ne aveva presi tre.
 
Comunque... la segreteria. Giusto. Esattamente dall’altra parte della scuola. Sempre meglio.
 
“Oggi fa schifo.” mugugnò Kurt incamminandosi lungo la strada verso la segreteria. Certo, gli avrebbe preso solo quattro o cinque minuti, ma era comunque seccante. Tutto è più noioso senza qualcuno accanto, tutti lo sanno.
 
Kurt rallentò inconsciamente in prossimità della vetrata e si mise a guardare fuori dalla finestra la pioggia che continuava a cadere, anche se più leggera di prima. Sospirò malinconicamente, come se volesse uscire, ma allo stesso tempo voleva stare lontano dalla pioggia.
 
Che strana sensazione.
 
L’improvviso suono di un bisbiglio dal corridoio adiacente a quello in cui si trovava lui lo mise in allerta. Automaticamente fece qualche passo indietro, nascondendosi dietro un angolo. Dei passi accompagnavano le due voci: una chiaramente femminile, l’altra ovviamente maschile a giudicare dai toni.
 
Kurt si sporse leggermente da dietro l’angolo, abbastanza per vedere (ma non abbastanza da essere visto, a meno che qualcuno non lo stesse cercando), per vedere di chi si trattasse. Quasi sussultò quando vide la coppia che camminava lungo il corridoio. Tese l’orecchio quanto più poteva, ma riusciva solamente a cogliere qualche parte della conversazione.
 
“E’ solo..., Santana!” disse Blaine a metà tra il bisbiglio e l’urlo (ma non abbastanza forte da poter essere sentito chiaramente da Kurt), chiaramente esasperato. Era strano vedere Blaine così; di solito era così calmo e allegro.
 
Santana si fermò a metà del corridoio, di fronte ad un armadietto, si girò verso di esso, girando il lucchetto della combinazione al limite della violenza. Lo aprì brutalmente e ci scaraventò dentro un libro – Kurt immaginò, dal rumore che aveva prodotto il lancio, che si fosse formata un’ammaccatura all’interno dell’armadietto – prima di rigirarsi verso Blaine “E’ solo...uno strano...tu sei chiaramente..., Blaine!” bisbigliò lei quasi troppo forte, ovviamente incazzata.
 
“Tu sei..., Santana!” replicò Blaine aggrottando leggermente quelle sue sopracciglia triangolari, “Io non...se non te!”
 
“Bugiardo!” sibilò Santana avvicinandosi di un passo a Blaine e – Be’, Kurt non poteva vedere perché il corpo di Santana nascondeva quello di Blaine – ma aveva la chiara sensazione che lei stesse colpendo il suo petto, probabilmente abbastanza forte da fargli male, conoscendo Santana, “Ho visto quello stupido...così fottutamente carino...!”
 
“Per favore, non imprecare...”
 
“Io imprecherò quanto cazzo mi pare, Blaine! Tu non mi controlli!” disse lei ancora più forte. Abbastanza forte da essere sentita chiaramente anche da Kurt. Santana si girò verso il suo armadietto e – oh, wow...era sul punto di mettersi a piangere. “Io non ho neanche...più...” smise di parlare per qualche secondo. “...a te non è...di me.” disse lei alla fine col respiro spezzato.
 
Kurt si sentiva come se si stesse intromettendo in qualcosa di terribilmente personale.
 
La rabbia di Blaine evaporò dal suo viso. Fece un passo verso Santana e la strinse tra le sue braccia. “Ma certo che...di te. Sei la mia migliore amica e...per favore no...io...Santana...!”
 
Kurt sentì una sgradevole stretta nel petto, si morse il labbro e lasciò il corridoio, sulle punte dei piedi, per non essere visto... ma Blaine e Santana sembravano troppo assorti nei loro bisbigli per accorgersi di qualcosa...
 
Durante il suo cammino verso la segreteria, Kurt si sentiva vagamente colpevole...aveva appena origliato qualcosa che sembrava decisamente privato, specialmente dato che stava accadendo in un corridoio deserto...
 
Comunque era strano...l’intera conversazione era strana...
 
 




 
 
Sembrò che un forte colpo di tuono avesse scosso l’intera casa e Kurt, che era steso di lato, afferrò al volo la coperta sopra di lui e...
 
Aspetta. Perché c’era una coperta sopra di lui? E perché era steso sul fianco?
 
Kurt fece un piccolo sbadiglio e realizzò di essersi addormentato per...guardò l’orologio. A quanto pareva un’ora e mezza. Questo era di certo...si...Fantastico...
 
Sospirò e si stropicciò gli occhi, sbatté le palpebre un paio di volte e si levò di dosso la coperta. Stava lavorando con Blaine prima di addormentarsi­—Aspetta! Blaine. Era stato Blaine a farlo sdraiare in modo appropriato? In ogni caso, dov’era Blaine?
 
Dando un’occhiata alla stanza si accorse che tutto il materiale del progetto era stato spostato sulla scrivania...e la lampada era accesa.
 
Dei passi fuori dalla porta della camera di Kurt lo fecero voltare velocemente verso quella direzione. Sbatté le palpebre un paio di volte, decisamente shockato quando Blaine entrò nella stanza (anche se il senso comune gli diceva che poteva essere solo Blaine: non c’era nessun altro in casa.) portando con sé due bicchieri d’acqua.
 
Blaine fissò Kurt inclinando leggermente la testa di lato. Kurt lo fissò di rimando imitandone i movimenti senza rendersene conto. “Uhm...hey...” mormorò Kurt sottovoce incrociando le gambe come per invitare Blaine a sedersi.
 
Blaine si sedette senza fare complimenti porgendo un bicchiere d’acqua a Kurt. Kurt lo prese annuendo per ringraziarlo. Il suo sguardo si spostò automaticamente sulle orecchie di Blaine sorpreso dal fatto che il ragazzo non stesse indossando neanche un auricolare. Kurt iniziò a sorseggiare la sua acqua per evitare di dire qualcosa di stupido. Fissava l’altro dal bordo del suo bicchiere mentre anche lui beveva la sua acqua.
 
Poi qualcosa scattò nella mente di Kurt.
 
Lui voleva la fiducia di Blaine. Lo voleva veramente, per qualche strana ragione. Magari in questo modo Blaine gli avrebbe parlato; magari era solo un pensiero gratificante: avere la fiducia di Blaine Anderson.
 
“Blaine,” incominciò Kurt improvvisamente spostandosi il bicchiere dalle labbra e schiarendosi la voce. Chiuse gli occhi per un breve momento. Quando li riaprì si ritrovò di fronte ad un Blaine che lo osservava con curiosità. “...Io...non voglio che tu ti senta obbligato a parlare con me. Se vuoi..allora fallo, quando vuoi tu, ma io non mi arrabbierò se deciderai di non parlarmi mai, okay? Penso ancora che tu sia...piuttosto...fantastico.” disse Kurt cercando di sorridere un po’...anche se dovette resistere all’impulso di prendersi a schiaffi per come gli era suonata quella frase dopo essersela ripetuta mentalmente.
 
Blaine lo fissò senza battere ciglio per qualche momento...poi, un altro minuscolo sorriso spuntò agli angoli della sua bocca, e i suoi occhi sembrarono addolcirsi...
 
“Grazie.” Rispose Blaine sottovoce; giusto qualcosa di più di un sospiro.
 
Kurt giurò di aver smesso di respirare perché...Blaine gli aveva appena parlato.
Certo, era solo una parola, ma gli aveva parlato. Blaine ha parlato a Kurt.
 
Questo era decisamente un passo avanti.
 
Kurt non poté fare a meno di sorridere un po’. Ricominciò a bere, solo per nasconderlo...chi sa come Blaine avrebbe potuto prendere il sorriso di Kurt per il fatto di essere riuscito ad estrapolargli una parola?
 
Era comunque una cosa grande...
 
Anche se quel grazie suonava un po’ strano.
 

 
 
 

 
 
 
Più tardi, dopo che Blaine se ne era andato (senza salutare, ma quello non era affatto sorprendente), e dopo che Kurt aveva mangiato con il resto della famiglia, si ritrovò seduto nella sua stanza a finire i compiti di matematica per il weekend. Fuori stava ancora piovendo e, dopo aver terminato i compiti, si ritrovò da solo, con i suoi pensieri.
 
Quel sogno che aveva fatto...be’, più che altro, quel flashback. Perlomeno, lui lo ricordava come un flashback.
 
Kurt si chiedeva come avesse potuto dimenticarsi così tante cose riguardo l’anno precedente...ma questo era un ricordo completamente differente. Finora un altro ricordo di Blaine era riaffiorato nella sua mente, ma questo riguardava Santana molto più da vicino.
 
Quel giorno pioggia quando gli era capitato di essere quasi colpito da un pallone da football...certo, il pallone da football se lo ricordava, ma non si era ricordato che Blaine era inginocchiato, sotto la pioggia, a fare delle foto per un progetto del suo corso di fotografia...che cosa riguardava il progetto? Kurt non lo aveva mai saputo dato che nessuno dei suoi migliori amici frequentava il corso di fotografia in quel periodo...
 
Comunque era rivolto nella direzione di Kurt. Inoltre, Blaine avrebbe potuto fotografare qualsiasi cosa. In verità, avrebbe avuto più senso se stesse fotografando Rachel .
 
...questo spiegava anche il comportamento di Santana...ora che Kurt ci pensava, probabilmente stavano litigando riguardo il soggetto della foto di Blaine. Doveva essere stata la foto di Rachel a far arrabbiare Santana, e a causare il litigio del quale Kurt era stato il testimone...
 
Era l’unica teoria sensata­­-- aspetta... in realtà non aveva molto sento. Kurt ne dedusse che a Blaine non potesse piacere Rachel in quel modo...
 
Non c’era praticamente niente in grado di far sbottare Santana in quel modo.
 
In più, non ti deve per forza piacere qualcuno per fargli una foto.
 
Era tutto così confuso.
 
Era come se, ogni volta in cui Kurt si avvicinava a sbrogliare la matassa degli avvenimenti, tutto si facesse più confuso. Probabilmente, il motivo per cui Blaine era così strano non aveva neanche a che fare col McKinley...
 
Forse, il modo migliore per risolvere questo intrigo, era quello di diventare più intimo con Blaine, non fare congetture.
 
...Probabilmente era la via giusta.
 
 

 

 
(*) non ho la minima idea di che colore sia xP
 
(**) alzi la mano chi vorrebbe vedere Darren completamente fradicio *le alza entrambe* xP
X La Tum: ho seguito il tuo consiglio e un paio di passaggi li ho tradotti a notte fonda. Spero sia stato utile.
 
X tutti coloro che trovano degli errori (soprattutto di ortografia), segnalatemeli: mi interessa migliorare la mia scrittura.
Grazie =)
 

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Capitolo 5
*** She Said ***


Vi chiedo scusa per il ritardo della pubblicazione di questo capitolo ma ho avuto parecchio da fare per il lavoro, in più ho avuto la febbre a 38 ½ (solo un’idiota si ammala a metà agosto...)

Comunque... spero che questo capitolo vi piaccia.
Domenica partirò per la spagna e tornerò il 29 agosto.
Fatemi contenta: Lasciatemi Un Sacco Di Commenti xD
E ditemi anche se pensate che qualche “pettegolezzo” vi sembra sia vero... io ero rimasta sconcertata!


Questa storia non è mia, io la traduco solamente, appartiene all’autrice americana foreternityblue, che mi ha dato il permesso di tradurla.






Il lunedì seguente si rivelò essere una luminosa e solare (per l’Ohio...) giornata di Novembre, in completo contrasto con il Sabato precedente.
Kurt posteggiò la sua auto nel parcheggio davanti la scuola. Rimase seduto in macchina, per qualche momento in più di quanto facesse solitamente, a fissare la scuola che incombeva su di lui, come al solito.

Si sentiva ridicolamente stanco, anche se avrebbe potuto giurare di aver dormito più quella notte di quanto facesse solitamente. Evidentemente la sua mente non doveva essersi riposata. Era seccato – e il sole che illuminava il suo volto non lo aiutava.

Finalmente, dopo aver dibattuto con la sua mente sul tornare a casa a dormire o no, Kurt afferrò la sua borsa che si trovava sul posto del passeggero e se la mise in spalla. Aprì la porta e si uscì dalla macchina abbagliato della luce solare. Fortunatamente c’era quel freddo tipico di Novembre, quindi il fatto di indossare dei vestiti che coprivano ogni centimetro del suo corpo (come al solito) non lo avrebbe ucciso.

Si incamminò verso la scuola, le sue scarpe che colpivano rumorosamente l’asfalto mentre si faceva largo lungo i numerosi gruppi di ragazzi, evitando gli sguardi degli sportivi – stavano gettando qualcuno nel cassonetto. Povero ragazzino. Ma almeno non si erano accorti di Kurt... magari se ne erano accorti, ma erano troppo occupati a torturare il malcapitato di turno, e Kurt era troppo stanco per farci qualcosa.

Kurt si avviò verso il suo armadietto, Mercedes era davanti al suo – per una volta Kurt era contento che l’amica avesse l’armadietto accanto al suo – che si stava preparando per la giornata.

In realtà sentiva che sarebbe stata una bella giornata, nonostante la spossatezza.

Anche se, Kurt lo pensava tutte le mattine e, alla fine, qualcosa di brutto succedeva sempre. Era come se Kurt si facesse da auto-iettatore. Be’, niente di orribilmente brutto era accaduto durante le prime ora..

Avrebbe voluto arrabbiarsi con Mercedes per essersi ammalata, obbligandola così a lasciare la scuola prima della fine delle lezioni.

Kurt fece un cambio di materiale – francese per inglese, come sempre – più velocemente del solito, visto che non era stato distratto dalla stupenda ilarità della ragazza.

Decise che sarebbe stata una bella idea, per qualche strana ragione, dirigersi verso l’armadietto di Blaine anche se, effettivamente, non sapeva dove si trovasse. Quando arrivò nel corridoio adiacente a quello dove si trovava il suo armadietto, quello che percorreva solitamente per raggiungere la sua aula, la risposta arrivò da sola.

Che comodità.

Sinceramente, sembrava tutto troppo semplice,...

Strano.

Blaine era in piedi davanti ad un armadietto aperto, auricolari nelle orecchie, solo a qualche armadietto di distanza da dove si trovava Kurt, con il suo quaderno di Shakespeare e qualche libro sotto un braccio. Non sembrava accorgersi dei giocatori di football vicini a lui che si spingevano gli uni gli altri contro a degli armadietti pericolosamente vicini a Blaine... comunque Blaine non si accorgeva quasi mai di niente di ciò che gli succedeva attorno a scuola.

Con un certo senso di irrevocabilità, dato che non era decisamente dell’umore di pensare in maniera pessimista, Kurt prese un respiro profondo e annuì a se stesso prima di dirigersi verso Blaine.
Kurt si fermò a qualche passo da Blaine in modo da attirare l’attenzione di Blaine in modo appropriato. La bocca aperta. Pronto a dire qualcosa – quando venne distratto dallo sportello interno dell’armadietto di Blaine.

C’erano delle foto appese, una incorniciate mentre le altre due no. Le foto erano incorniciate da adesivi di calcio e note musicali, più una pezza che apparteneva alle giacche degli sportivi, in memoria dei tempi in cui Blaine faceva parte della squadra di calcio dell’istituto...

Non che indossasse mai la giacca con il logo sopra. Kurt doveva avergliela vista addosso una volta... ma ne dubitava.

La foto incorniciata ritraeva una ragazzina di otto anni, con un viso tondo, gli occhi blu e dei capelli neri, lisci, raccolti in una coda di cavallo con dei boccoli da bambola che le ricadevano poco sopra gli occhi. Il sorriso sul suo viso gli ricordava vagamente quello che sfoggiava Blaine il primo anno...

Era sua sorella? Avrebbe potuto.... ma Kurt non ne era sicuro.

Sotto c’era una foto di Santana di due anni, a giudicare dal suo aspetto, e, come sfondo, c’era una verde radura. Aveva un sorriso che Kurt non aveva mai visto prima sulla sua faccia. A giudicare dalle piccole rughe che le si erano formate attorno agli occhi doveva aver riso per un bel po’.

L’altra foto ritraeva un ragazzo Asiatico. Indossava una t-shirt bianca con scollo a V ed era chinato all’indietro, appoggiandosi con due mani, apparentemente nello stesso luogo e lo stesso giorno in cui era stata scattata la foto a Santana. Kurt immaginò che si trattasse di Wes, l’altro migliore amico di Blaine che non frequentava in McKinley.

Gli occhi di Kurt scannerizzarono l’armadietto di Blaine di nuovo, e prima che Blaine si accorgesse di lui, vide una foto in basso, nell’angolo destro, per lo più ricoperta da nastri. Stava ovviamente piovendo nella foto e Kurt poteva giurare di aver visto la punta di uno stivale nero. Prima che Kurt potesse mettere ben a fuoco l’immagine che stava guardando, lo sportello venne chiuso improvvisamente, e anche piuttosto rumorosamente.

Ma non abbastanza rumorosamente da far credere che Blaine fosse arrabbiato.

Kurt alzò lo sguardo per trovare lo sguardo di Blaine fisso su di lui, con una strana espressione sul volto, ovviamente un po’ confuso dal fatto che Kurt stesse fissando il suo armadietto senza davvero volerlo...

Be’, okay, forse un pochino lo voleva. Non voleva che risultasse così ovvio comunque.

Kurt cercò di leggere cosa stesse pensando Blaine, ma in vano. Blaine stava mascherando le sue emozioni. Ancora una volta (con grande disappunto da parte di Kurt). I suoi occhi nocciola mostravano solamente un po’ di confusione.

“Hey.” Mormorò Kurt leggermente imbarazzato. Era appena stato beccato a ficcanasare apertamente, il che era deplorevole tanto quando ficcanasare segretamente, disse Kurt a se stesso. “Non volevo essere indiscreto o altro, le foto hanno solamente attirato la mia attenzione.” Stava cercando di scusarsi, ma probabilmente stava peggiorando la situazione.

L’espressione di Blaine ovviamente diceva una sola cosa. Si stava chiedendo cosa ci stesse facendo lì Kurt.

Se lui si fosse trovato nella stessa situazione probabilmente si sarebbe chiesto la stessa cosa.

Kurt diede un piccolo colpo di tosse “Pensavo che magari potessimo andare in classe insieme, visto che il mio corridoio è di strada e il tuo armadietto è così ridicolmente vicino – cosa che ho realizzato solo oggi!” cosa che si precipitò a puntualizzare.

Blaine sbatté le palpebre un paio di volte prima di annuire - a quanto pare aveva capito – prima di incamminarsi. La sua spalla sfiorò quella di Kurt, come per dire che dovevano darsi una mossa.

Kurt si girò in fretta e lo seguì. Essere lasciato indietro non era decisamente il suo piano.
Be’, in effetti, non aveva nemmeno un piano. Il che rendeva tutto più bello.

Certo.

L’unica altra cosa che aveva in mente era che Rachel aveva degli stivali neri quel giorno, se Kurt ricordava correttamente.

Ne era piuttosto sicuro. Al 99%, soprattutto perché non aveva mai comprato un paio di stivali neri fino all’estate seguente, quindi dopo che era stata scattata la foto. In più Rachel adorava indossare in suoi stivali neri nei giorni di pioggia (gliel’aveva detto lei stessa), se la foto era stata scattata durante un giorno di pioggia come sembrava.

Quella doveva essere Rachel; non avrebbe potuto essere nessun altro. Sì. Tutto aveva una logica.








Quel Mercoledì, Blaine andò a casa di Kurt dopo la scuola, dato che Kurt si era messo d’accordo con le ragazze per andare a fare un po’ di shopping invernale quel weekend.
Avevano immaginato che fosse una buona idea trovarsi durante la settimana piuttosto che non trovarsi affatto.

Erano seduti sul letto di Kurt, la porta mezza-chiusa, che lavoravano sul loro progetto con immensa concentrazione, anche se non erano ancora riusciti a fare molto.
Finn era nella stanza accanto a “studiare” (giocare ai videogiochi), Carole era in cucina a preparare la cena, mentre Burt era in officina, ma Kurt sapeva che sarebbe ritornato presto.

Lavorarono in silenzio per un po’, finché Kurt non fece cadere rumorosamente il suo “Giulio Cesare” sul letto e si appoggiò con la schiena al muro. Blaine lo guardò incuriosito e sospirò. “Non so ancora per quanto tempo potrò sopportare la vanità di Cesare e il comportamento depravato di Bruto.” disse con tono melodrammatico prima di fare un piccolo sorriso a Blaine, il quale gli sorrise quasi riconoscente.

Quasi riconoscente? Cosa avrebbe dovuto apprezzare Blaine? Che Kurt rompesse il silenzio?

...non aveva senso...

O si?

Blaine appoggiò il suo “Macbeth” sul letto e si girò completamente verso Kurt, togliendosi l’auricolare dall’orecchio, lasciando cadere le cuffie sul suo petto. “Shakespeare diventa un po’ insulso dopo un po’.” Disse piano, inclinandosi in avanti leggermente.

Kurt rimase visibilmente shockato – Blaine gli aveva parlato. Di nuovo. Con una frase completa, il che era molto di più di una parola. Era incredibile. “Lo è.” concordò Kurt, ignorando l’impulso che lo portava a commentare il fatto che gli avesse appena parlato. Non sarebbe stato molto furbo. “Analizzare questa roba è decisamente più noiosa dei completi di Mr. Schue.”

Blaine sorrise mentre con una mano, senza pensarci, afferrò un auricolare, facendolo roteare col dito. “Non è così male analizzare...” disse lui, aveva la voce un po’ ruvida, finalmente Kurt era riuscito a notarlo, probabilmente per il fatto che non la usava molto spesso. “...io faccio un sacco di analisi tutti i giorni, comunque...quindi, probabilmente...per te è peggio...”

Kurt notò che c’erano delle pause qua e là nelle sue frasi. Kurt immaginò che fosse così probabilmente perché non era più abituato a fare delle frasi lunghe... Be’, Kurt doveva rimediare a questo. Non aveva intenzione di far cadere la conversazione a quel punto. “Fai molta analisi?” chiese semplicemente, incrociando le gambe e fissando il ragazzo di fronte a lui.

Ci fu una pausa, come se Blaine stesse pensando a quali parole dovesse usare, o come se stesse pensando a cosa avrebbe dovuto dire. “Quando...quando stai in silenzio,”(*) Blaine alzò lo sguardo dal copriletto, incrociando gli occhi blu dell’altro “incominci a guardare le persone. Guardare le persone ti porta ad analizzare le loro reazioni fisiche, il che ti porta a connettere delle cose ad altre cose e... ha forse senso tutto questo?”

Kurt si ritrovò seriamente interessato in quello che Blaine stava dicendo. Annuì. “Sì! Ha senso... è piuttosto interessante, davvero. Quindi analizzi molto le persone?” Blaine annuì. “E questo ti aiuta nell’analisi dei libri?”

Blaine fece un vago sorriso. “Sì,” rispose lui annuendo leggermente, “e anche il fatto che ho imparato il linguaggio di Shakespeare alle elementari.”

Oh, giusto. Blaine aveva frequentato una stravagante scuola privata prima di passare alla “normale” scuola pubblica.

“Sei fortunato,” mormorò Kurt malinconicamente, ma continuando a sorridere, “non c’è da stupirsi che tu abbia finito Romeo e Giulietta così in fretta. Io mi sto ancora affliggendo con Giulio Cesare.”

Ci fu una breve risata, Kurt spostò il suo sguardo su Blaine velocemente, trovandolo a coprirsi la bocca con una mano e con un aspetto per un momento – colpevole? Blaine si sentiva in colpa per qualcosa? L’espressione scomparve velocemente. Si voltò di lato per schiarirsi la gola e tornò a fissare Kurt con un piccolo, più forzato, sorriso. “Probabilmente potrei finirlo io...per te...”

Kurt sbatté le palpebre prima di scuotere velocemente la testa. “No, no... dovremmo fare la stessa parte di lavoro, ricordi? Non voglio che tu debba analizzare più libri di me...” tagliò corto, spostando lo sguardo da Blaine per qualche momento prima di tornare a guardarlo, il quale sembrava essersi distratto. Era come se Blaine non avesse più voglia di dire niente...

Kurt disse la prima cosa che gli passò per la testa.

“La tua risata,” si lasciò sfuggire di bocca. Blaine lo guardò incuriosito. “La tua...risata, è...” Kurt si accapigliò per trovare qualche parola perché non poteva dire bella. Cosa poteva dire? “...Affascinante.”

Si voleva schiaffeggiare. Che salvataggio disinvolto.

Blaine sbatté le palpebre un paio di volte, prima arrossire legg... arrossire? Santo cielo! Questo era decisamente strano. Forse era a causa della mancanza di illuminazione nella stanza... si formavano sempre delle strane ombre sui volti delle persone quando entravano nella sua stanza al pomeriggio. “Grazie...” lo ringraziò Blaine in un sospiro allontanando lo sguardo dal bruno voltandosi a guardare il suo Macbeth per qualche momento prima di riprenderlo e riaprirlo dove si era fermato.

Kurt si rimproverò mentalmente. Certo, si stava smorzando prima di quel momento, ma quello che aveva appena detto era come buttare un enorme secchio d’acqua su di una fiamma morente. Stava andando tutto perfettamente... be’, benino... magari non stava andando alla grande, ma Blaine gli aveva appena rivolto delle frasi complete.

Era come se...se gli stesse piacendo la loro breve conversazione...

Comunque. Aveva ancora i suoi obiettivi in mente. Per prima cosa, finire il progetto. Per seconda, cercare di capire cosa fosse successo a Blaine.

Blaine Anderson non aveva intenzione di farsi distrarre dai suoi obiettivi (anche se il suo stesso passato ne faceva parte). Quindi Blaine gli aveva parlato completamente per una volta. Non era questo granché. Provava solamente che Blaine era rimasto la stessa persona gentile che era stato in passato, anche se Kurt lo aveva già immaginato.

Non era molto. Non era niente.






Sabato pomeriggio, Kurt era seduto fuori dai camerini da Macy. Lui e le ragazze avevano guidato fino a Columbus solamente per avere la migliore scelta di vestiti senza i quali non sarebbero potuti andare tanto lontano. Avevano fatto bene. C’erano montagne di vestiti estremamente belli sugli scaffali alla sua sinistra.

Ciascuna ragazza (c’erano tutte le ragazze delle New Directions, tranne Lauren, aveva un incontro di wrestling o qualcosa di simile) aveva preso circa cinque vestiti da provare. Si sedette proprio fuori dalla porta per ascoltare le chiacchiere delle ragazze.

“Hey, Kurt.” lo chiamò Tina obbligando Kurt ad alzare la testa dal suo telefono e a girare leggermente la sedia.

“Hai bisogno che ti tiri su la zip?” le chiese Kurt.

Tina uscì dal camerino con un vestito nero che le arrivava all’altezza delle ginocchia. Gli sorrise. “No!” gli rispose semplicemente dirigendosi verso Kurt con fare da top-model, concludendo il tutto con una giravolta. Kurt le applaudì dicendole che le stava benissimo. “Grazie...ma volevo chiederti una cosa.” La sua voce aveva un tono stuzzicante, il che fece alzare un sopracciglio a Kurt.

“Ho sentito da mia madre che un’amica di una sua amica di una sua amica,” Kurt sbatté le palpebre un paio di volte e Tina agitò una mano in aria, “rete informatica Asiatica...comunque! Conosce la mamma di Blaine Anderson.” Kurt si accasciò leggermente sulla sedia. Gossip. Fantastico. “A quanto pare ha smesso di ascoltare la musica con gli auricola, perlomeno a casa.”

Kurt le diede una strana occhiata e annuì leggermente, “E’... fantastico, Tina. Ma, perché stai dicendo questo a me?”

“Be’, perché...”

Rachel uscì con un vestito rosa che arrivava fino a terra. Doveva ammettere che le stava davvero bene. “Quello che voglio sapere è cosa sia successo a Blaine. Sembrava che dovesse diventare una star, come sono destinata a diventarla io,” Kurt sentì Mercedes sbuffare nel camerino, “Poi, è come se fosse diventato un’altra persona nel giro di quella settimana in cui si era assentato.”

Mercedes uscì dal camerino, in piedi accanto a Rachel, con un vestito davvero bello di seta viola. Kurt stava per complimentarsi con lei, ma Mercedes aveva già iniziato a parlare, “Ho sentito delle storie strane su quello che gli è successo.”

Arrivò anche Quinn con il suo vestito azzurro. Kurt cercò di parlare nuovamente, ma nuovamente venne interrotto. “Anche io.” disse lei lisciandosi la gonna del vestito prima di guardare le ragazze intorno alla sedia di Kurt, “Ho sentito che si è unito ad una setta anti-religiosa e loro gli hanno strappato le corde vocali come forma di pagamento. È per questo che non ha più detto una parola dall’anno scorso.”

Kurt aprì la bocca per replicare. Questo non poteva essere vero. Blaine sapeva parlare.

La testa di Brittany fece capolino dalla porta del camerino. Kurt poteva vedere che stava indossando un vestito arancione. Provò a parlare di nuovo perché voleva che quella conversazione terminasse. “Io ho sentito che è stato sequestrato da dei gatti alieni e che in verità non è mai tornato.” Sembrava spaventosamente seria mentre lo diceva.

Che cazzo?

Kurt (come il resto delle ragazze) stava fissando Brittany.

“Nessuna di queste è la verità, non si avvicinano neanche lontanamente a quello che ho sentito io, ragazzi.” Mercedes parlava a bassa voce e tutti quanti spostarono il loro sguardo da Brittany a lei. Le ragazze volevano ovviamente sapere cosa sapesse Mercedes. Kurt non voleva davvero saperlo, ma era completamente circondato e non c’era modo per lui di parlare – dove diavolo era Santana? “Io ho sentito che ha spinto la sua sorellina giù dalle scale.” Disse Mercedes quasi sospirandolo. Tutti, incluso Kurt, sussultarono perché, seriamente, cosa? Non poteva essere vero.

Blaine era troppo gentile per fare una cosa così crudele. Kurt non poteva nemmeno immaginarlo...

O, magari, poteva immaginarlo...

Era un’orribile immagine che fece rabbrividire Kurt.

La sua migliore amica annuì. “A quanto pare la sua famiglia ha cercato di tenerlo nascosto, ma molti dicono seriamente che abbia spinto sua sorella giù dalle scale. Suo padre si è arrabbiato moltis..”

“Vuoi tapparti quella cazzo di bocca?!” urlò improvvisamente Santana da dietro le ragazze, le quali si irrigidirono all’istante. “Ho cercato di farvi smettere di spettegolare, ma ogni volta nessuno mi da retta. Quante volte vi devo dire di NON DIFFONDERE PETTEGOLEZZI SU DI LUI?!?” sembrava decisamente incazzata, molto più di quanto lo fosse stata nell’ultimo periodo.

Tutte le ragazze mormorarono qualche scusa prima di scomparire dentro i propri camerini a testa bassa.

Kurt fissò lo spazio vuoto lasciato dalle ragazze per qualche istante, per poi passare a fissare per terra prima di incontrare gli occhi di Santana che lo stavano squadrando. “Ho cercato di farle smettere,” disse lui a voce bassa per non farsi sentire dalle altre, “ma continuavano ad ignorare quello che dicevo, proprio..come..facevano con te.. Non so come ci riescano, ma lo fanno.”

Santana strabuzzò gli occhi e lo canzonò per qualche momento. “Si si.. quello che vuoi. Ma ti avverto, se dovesse succedere un’altra volta, ti giuro che vi taglio le vostre stupide teste e le scaravento sul primo autobus per la Luna o per l’Antartico o dove diavolo vuoi. Non ti preoccupare, ho i miei mezzi!”

Kurt non ne dubitava.

La ragazza Ispanica ancora adirata voltò le spalle a Kurt diretta verso il suo camerino. “Santana...” disse con un tono simile ad un respiro. La ragazza si fermò e lo guardò con la coda dell’occhio. “..nessuna di quelle voci è vera, giusto?”

Per un breve momento Santana sembrava preoccupata, torturata, infuriata, “...ti ho già detto che non ne ho la minima idea, Hummel.” Disse lei sottovoce. “Non posso affermare o negare niente di quello che hai sentito – a parte la storia degli alieni.”

Kurt fissò il profilo di Santana per un po’, come se stesse pensando a cosa dirle. “...hai un aspetto favoloso.”, disse onestamente mentre osservava il vestito nero, super-attillato, che le arrivava alle ginocchia.

Quest’ultima esitò per un po’ prima di canzonarlo nuovamente e dirigersi impettita verso il suo camerino, lasciando Kurt da solo, nella sala d’attesa, con i suoi pensieri fino a che le ragazze non fossero uscite dai loro camerini – cosa che probabilmente non sarebbe accaduta di lì a poco tempo dato che erano ancora tutte un po’ spaventate dalla reazione di Santana.

Si girò a fissare la propria immagine riflessa nello specchio per un po’.

Nessuno di quei pettegolezzi poteva essere vero. O forse si?

Erano solo...pettegolezzi.

Blaine poteva parlare dopotutto... ma questo non voleva dire che non facesse parte di una setta – no. Kurt non poteva crederci.

In più Blaine era troppo gentile per spingere la sua sorellina giù dalle scale... non era forse così? Lo era, giusto?

Giusto?

Kurt gemette e affondò il viso fra le mani.

Dannato gossip. Gli aveva incasinato ulteriormente le idee.







(*) l’inizio mi ricorda molto l’inizio del discorso di Kurt nella 2x04 prima di “Le Jazz Hot” quando parla della diversità.


Vi piace l’immagine?
Devo ringraziare ItsGlindaWick per averla postata su You're kιllιng me now. Anιmαl ιnsιde of you Porn - Gruppo Uffιcιαle. È diventata la mia immagine del profilo xP





Allora? Che ne dite?
Quali sono le vostre congetture?


Ho battuto il mio record: traduzione di un intero capitolo in meno di 7 ore!!! xD
Viva me! xP (alla London Tipton)
Dorica

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Capitolo 6
*** Troppo Tardi per Chiedere Scusa ***


Chiedo umilmente perdono per questa imperdonabile attesa, ma, come lo sapete, ero in vacanza e, in questi cinque giorni, tra un trotto e un passo, sono riuscita a completare la traduzione del capitolo.
 
Siccome ero ansiosa di postarlo non l’ho ricontrollato, quindi vi chiedo di perdonarmi gli errori xP
 
Sono sicura che vi piacerà, quando l’ho letto la prima volta ho urlato “Ma che cacchio(*)!!! Dopo tutti gli sforzi!!!” (*)anche se non credo di aver utilizzato un termine così pudico xP
 
Fatemi sapere nei commenti come avete inveito voi =)
 
A dopo
 




 
 
 
Erano passate due settimane da quell’incidente durante il pomeriggio di shopping.
Kurt stava fissando il profilo di Blaine con un’espressione seria, pensierosa, concentrata su di lui mentre quest’ultimo leggeva una nuova commedia di Shakespeare: Sogno di una Notte di Mezza Estate.
Blaine sembrava non notare quanto avidamente Kurt lo stesse osservando, dato che aveva il naso ad un centimetro dalle pagine del libro, tranne quando doveva sottolineare o annotare qualcosa a margine. Era come ... come se dimenticasse tutto quello che lo circondava. Tuttavia, era stranamente attraente, in qualche modo.
 
Kurt ci mise un po’ a ricordare che era sempre stato ignaro di tutto. In realtà glielo aveva ricordato Rachel.
 
 
 

 
 
 
“Ricordo quando Blaine era sempre fuori dal mondo, nonostante fosse in cima alla scala  gerarchica.” Aveva detto Rachel un giorno, durante il pranzo, mentre sceglieva una mela dal cesto della frutta.
 
Kurt le aveva lanciato un’occhiata confusa. “Fuori dal mondo?”.
 
Rachel annuì. “Sì. Non sembrava notare molto quello  che succedesse attorno a lui. Si, c’è stato qualche episodio in cui si è messo contro i bulli per aiutare qualche ragazzino... ma la maggior parte delle volte sembrava che non se ne accorgesse nemmeno.”
 
“...e lo guardavi così tanto perché....?” le domandò lui scrutandola chiaramente mentre stava scegliendo la sua insalata, senza far caso al modo in cui era vestita naturalmente.
 
Rachel sbatté le palpebre un paio di volte e diede un colpetto di tosse, mentre fissava il suo vassoio, alzando le spalle alla domanda dell’altro. “Potrei essere stata interessata a lui per un po’, in passato, ma non moltissimo. Ho conosciuto Finn poco dopo, comunque.”  Insistette lei mentre cercava di raggiungere con la mano una porzione di sedano.
 
Kurt sospirò scuotendo la testa mentre fissava il suo vassoio prima di osservare l’altra con la coda dell’occhi, “Scommetto un assolo alle Regionali che, da qualche parte, in un tuo quaderno dell’anno scorso, ci troverò scritto Mrs. Rachel Anderson.”
 
Lei non rispose niente.
 
 
 
 

 
 
 
 
Kurt stava cercando di capire Blaine. Aveva incominciato a provarci sempre più seriamente da quel pomeriggio di shopping con le ragazze. Non voleva davvero fare caso a quello che avevano detto Quinn e mercede (Brittany non faceva testo), ma era davvero difficile non pensarci. Santana non aveva neanche cercato di negare le loro ipotesi...
 
Ma, allo stesso tempo, Kurt non poteva immaginare Blaine mentre faceva qualcosa di illegale. E non poteva neanche immaginare che fosse così crudele da spingere la sua sorellina giù dalle scale. Onestamente, Kurt dubitava che nessuna persona in quella scuola avrebbe potuto fare qualcosa di così crudele...
 
Fatta eccezione per Sue Sylvester. Lei spingeva gente giù dalle scale spaventosamente spesso.
 
Ma non era quello il punto.
Il punto era che Kurt non riusciva ad immaginare Blaine mentre face qualsiasi cosa. Non diceva una parola a scuola ed era ancora raro sentirlo parlare a casa di Kurt mentre lavoravano insieme – ecco un’altra cosa. Blaine era sempre stato molto educato, ma non aveva ancora chiesto a Kurt se gli sarebbe piaciuto andare a casa sua.
 
Kurt non poteva fare altro che domandarsi perché non l’avesse ancora fatto.
 
Certo, era da maleducati autoinvitarsi a casa della gente, a maggior ragione che non sapeva dove abitasse, e Blaine avrebbe dovuto essere d’accordo prima di dargli il suo indirizzo. Certo, avrebbe potuto chiederlo a Santana, ma sarebbe stato decisamente...strano. Così si accontentò di continuare a domandarselo per altre due settimane.
 
Non era stato neanche così difficile per lui smettere di pensarci. Lui e Blaine erano diventati buoni amici, anche se tra i due c’era una certa mancanza di conversazione. Kurt notò che Blaine aveva iniziato ad aprirsi. I suoi occhi erano meno guardinghi e mostrava leggermente più apertamente quello che provava.
 
Era molto più di quanto Kurt si aspettasse in realtà, e lui non voleva davvero mandare tutto all’aria a causa di un suo stupido comportamento o per parlare di qualcosa al momento sbagliato. Faceva molta attenzione a quello che diceva quando c’era Blaine nei paraggi...o, cercava di farlo quanto meno...
 
Ogni tanto provava a farsi avanti per cercare di scoprire qualcosa riguardo il passato di Blaine cercando di essere il meno indelicato possibile, ma Blaine sembrava non farci molto caso... tutto quello che faceva era diventare più silenzioso o cercare di cambiare soggetto. Kurt si concentrava sul nuovo soggetto in modo da rendere le cose meno strane di quanto lo fossero già...
 
Kurt si sentì come se un treno l’avesse appena investito per riportarlo alla realtà quando si accorse che il suo compagno non stava più leggendo il suo libro. Aveva lo sguardo fisso su Kurt. La testa leggermente inclinata di lato e uno sguardo interrogativo negli occhi.
 
Si morse il labbro superiore un paio di volte e si schiarì la gola (un segno per Blaine per dirgli di togliersi l’auricolare). “Perché...non mi inviti mai a casa tua per studiare?” gli chiese Kurt lentamente cercando di controllare l’uso corretto delle parole. “Cioè, casa mia non è così interessante, e ci andiamo praticamente sempre.”
 
Blaine sbatté le palpebre un paio di volte, spostò lo sguardo per un secondo per poi tornare a puntare gli occhi sul volto di Kurt. Kurt immaginò che stesse pensando alle possibili conseguenze. Poi annuì leggermente, prese il suo quaderno – era nuovo. Aveva già usato tutte le pagine di quello precedente – lo aprì e strappò una pagina bianca. Prese una matita e ci scrisse sopra qualcosa priva di voltare il foglio verso Kurt, il quale lo prese e iniziò a leggere cosa ci fosse scritto.
 
Era l’indirizzo di Blaine, con una piccola nota alla fine:
 
puoi venire oggi pomeriggio se vuoi. Potremmo terminare il lavoro dopo la scuola.
 
Kurt rilesse il messaggio più volte prima di tornare a guardare l’altro, il quale aveva ricominciato a fissarlo. Il bruno annuì, d’accordo con il piano, facendogli un piccolo sorriso. Blaine sorrise in rimando prima di tornare al suo libro e di lasciare Kurt a prendere appunti sull’ennesima biografia di Shakespeare.
 
Era andata decisamente meglio di quanto Kurt si aspettasse... il che era piuttosto strano in verità. Non c’era una spiegazione al perché Blaine non lo avesse mai invitato prima a casa sua. Solo un okay e un semplice accordo. Certo, Blaine era sembrato un tantino titubante, dato che non aveva iniziato a scrivere subito il messaggio, ma la titubanza faceva parte di lui.
 
Non significava niente.
 
Non c’era niente di sbagliato nel moro – okay, forse c’era qualcosa di sbagliato in lui, ma di certo non faceva parte di una setta antireligiosa, di questo Kurt ne era sicuro.
 
E non aveva spinto la sua sorellina giù dalle scale. Kurt si rifiutava categoricamente di crederlo.
 
Più o meno.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Kurt guidò fino a casa di Blaine quel pomeriggio senza troppi problemi, si perse solo un paio di volte perché...che diavolo, Blaine viveva in una zona con delle case gigantesche e un sacco di viette inutili. Comunque riuscì a trovare casa sua.
 
L’unico problema era che...non era propriamente una casa. Era piuttosto..una cazzo di magione. O ci andava molto vicina.
 
Prima di uscire dalla macchina Kurt osservò le due case che affiancavano Casa Anderson. Erano piuttosto distanti, dato che avevano dei giardini immensi, e Kurt non avrebbe saputo dire quale delle due fosse quella di Santana.
 
Con un piccolo sospiro Kurt aprì la porta dell’auto e si irrigidì a contatto con l’aria fredda che si insinuò fino alla sua spina dorsale. Uscì dalla macchina e si voltò a prendere la sua borsa. Si diresse verso la casa costretto ad inclinare all’indietro la testa mano a mano che si avvicinava ad essa per vederne il tetto. Quasi andò a sbattere contro la porta talmente era concentrato in quello che stava facendo. Si prese una piccola pausa per ricomporsi e suonò il campanello.
 
Kurt rimase davanti alla porta per qualche momento mentre osservava il giardino della tenuta. C’erano dei cespugli spogli ricoperti di neve... a dire la verità c’era neve dappertutto... fatta eccezione per il lungo viale. Era così bello.
 
La porta si aprì e Kurt vide Blaine in piedi, davanti a lui, con addosso lo stesso completo che aveva indossato quel giorno a scuola. Il leggero sorriso che gli aveva rivolto venne rovinato, in qualche modo da quegli occhi stanchi, senza vita.
 
La cosa preoccupò Kurt.
 
Kurt non spostò lo sguardo dall’altro ragazzo mentre entrava in casa. Si lasciò riscaldare dall’aria calda che c’era all’interno e si tolse la sciarpa, si sbottonò la giacca lentamente e si tolse gli stivali. Quando finalmente distolse lo sguardo da Blaine – quest’ultimo aveva continuato a guardarlo per tutto il tempo – diede un’occhiata all’enorme ingresso, era semplice, ma comunque elegante. Era delizioso.
 
Kurt approvava.
 
Blaine prese improvvisamente la sua mano, facendolo sobbalzare lievemente. Kurt fissava il retro della testa dell’altro mentre il ragazzo più basso lo tirava verso le scale, nelle quali inciampò, prima di ricominciare a camminare come un persona normale, cercando di non lasciarsi distrarre dai dipinti che seguivano la linea delle scale...
 
Ma, naturalmente, la curiosità di Kurt ebbe la meglio su di lui e si ritrovò a fissare il quadro più grande che ci fosse.
 
Il quadro più grande, e più impressionante, era ovviamente un ritratto di famiglia, probabilmente di quando Blaine andava alle scuole medie. Suo padre (immaginò Kurt, non poteva essere nessun altro) aveva un’aria Europea. I capelli neri, perfettamente pettinati che terminavano con una leggera curvatura, a smascherare la loro vera natura, gli occhi di un blu ghiaccio ed un’imponente mascella. Stava in piedi dietro ad una sedia. La madre di Blaine, di ovvia discendenza Asiatica, vi era seduta; i lunghi capelli neri erano raccolti in un ordinato chignon. Una ragazzina era seduta sulle ginocchia della madre che assomigliava ad una versione più giovane della ragazzina ritratta nella foto nell’armadietto del fratello. Un ragazzino, il quale doveva avere all’incirca quindici anni, si trovava alla destra del padre. I capelli nero corvino erano corti e lisci, e sul suo volto era dipinta la stessa espressione del padre.
 
Il giovane Blaine si trovava alla sinistra del genitore, notevolmente più basso di quest’ultimo. Un’estrema dose di gel doveva essere riuscita a domare quella massa di capelli ricci che adesso erano perfettamente lisci. La sua mano era appoggiata sulla spalla della madre. Un caldo sorriso illuminava il suo viso, differenziandolo decisamente dall’espressione del fratello e del padre.
 
Sembravano una famiglia regale. Kurt continuò a fissare il quadro anche dopo averlo superato, tornando ad assumere una posizione appropriata solamente quando il collo incominciò a fargli male.
 
Non si erano rivolti ancora una sola parola quando raggiunsero il secondo piano, quando Blaine lo tirò verso un altro set di scale. Sembrava noiosamente facile perdersi in quella casa.
 
Kurt pensava che sarebbe stato strano dire “ciao” in una casa così silenziosa, tant’è che decise di rimanere in silenzio mentre osservava le loro mani perdutamente congiunte, inclinando leggermente la testa perché... Blaine lo stava toccando, contatto diretto, niente guanti o giacche che li separassero dal contatto pelle-a-pelle. Era strano e interessante allo stesso tempo.
 
Non era come se Blaine non fosse una persona espansiva. Toccava costantemente le altre persone prima dell’incidente, dava sempre pacche sulle spalle degli altri quando camminava lungo i corridoi, batteva il cinque dava dei calorosi abbracci. Blaine gli aveva sempre dato delle pacche sulle spalle durante le prove del Glee Club. Toccava sempre le altre persone in maniera amichevole. Nessuno sapeva davvero perché...
 
Altre domande.Sarebbero mai terminate?
 
Probabilmente no.
 
Ovviamente aveva smesso di toccare le altre persone così spesso dopo qualunque cosa fosse successa, quindi era abbastanza strano che in quel momento egli gli stesse stringendo la mano (in più non sembrava un tipo da stretta di mani... piuttosto da qualche leggero colpetto..). In più Kurt non era decisamente un tipo espansivo (tranne che con Mercedes e Rachel in qualche raro caso), a differenza dell’altro, e di base tutti lo sapevano, anche se non conoscevano Kurt di persona.
 
Tuttavia, il toccarsi delle loro mani non lo metteva a disagio come gli succedeva di solito. Era stranamente confortante, in quella casa così grande e calma, riempita solamente dalle eco dei loro passi.
 
Sembrava come se fossero completamente da soli, anche se Santana gli aveva detto che la sorellina di Blaine prendesse lezioni private a casa. Probabilmente era fuori con i genitori in quel momento... era troppo calmo perché ci fosse qualcun altro.
 
Blaine li condusse attraverso un porta semiaperta. La aprì completamente con la mano libera. Kurt si guardò attorno e ipotizzò di trovarsi nella camera da letto di Blaine. Quest’ultimo lasciò andare lentamente la sua mano.
 
Il letto era probabilmente a due piazze e i muri erano dipinti di un azzurro rilassante e le lenzuola sul letto erano abbinate alle pareti. C’era una scrivania di legno in un angolo della stanza; il computer su di essa illuminava leggermente la stanza. Una chitarra ed una tastiera – che probabilmente non venivano toccate da secoli – si trovavano affianco alla scrivania. Quando Blaine chiuse la porta, Kurt si ritrovò di fronte ad un’imponente libreria che ospitava libri di tutti i colori e misure. Da quanto poteva notare Kurt, erano disposti in ordine alfabetico.
 
“Bella camera” commentò fissando Blaine, mentre quest’ultimo si dirigeva verso il letto. Kurt lo seguì automaticamente, come faceva sempre quando si trovava in un nuovo ambiente.
 
Blaine si spostò di qualche passo dal letto facendo segno a Kurt di sedervisi sopra mentre lui prendeva una pila di fogli e libri dalla scrivania prima di tornare a sedervi accanto a Kurt, il quale stava estraendo il suo materiale dalla borsa. “Grazie” replicò a voce bassa mentre guardava Kurt. Il suo sguardo era ancora cauto, “Mia mamma ha assunto un designer qualche tempo fa.”
 
“Oh?” disse Kurt semplicemente sorridendo all’altro “Chiunque fosse, ha fatto un lavoro stupendo con questo posto.”
 
Una traccia di divertimento lampeggiò negli occhi di Blaine, il che deliziò Kurt. “Lo so.” Disse, con un tono di voce non così basso come Kurt si sarebbe aspettato. Blaine indietreggiò e appoggiò la schiena alla montagna di cuscini. Blaine lo guardò e diede un paio di colpetti al posto accanto a lui in silenzio. Kurt capì immediatamente.
 
Il bruno raccolse la sua roba e incominciò ad indietreggiare sul letto finché non urtò contro i numerosi cuscini appoggiati alla testiera del letto.
 
Lavorarono in silenzio per qualche minuto, finché Kurt sentì un movimento al suo fianco e spostò lo sguardo dalla biografia di Shakespeare. Blaine si era allungato verso il comodino per prendere qualcosa – il suo iPod. Kurt osservò l’altro mentre collegava l’iPod alle casse. Ci fu il solito bip di quando si collega l’iPod a qualcosa, venne premuto qualche tasto, e poi una leggera musica riempì la stanza.
 
Quando Blaine si risedette si spostò leggermente di lato. Kurt poteva sentire che i loro fianchi erano attaccati. Rimase senza fiato per qualche secondo mentre ancora fissava Blaine, il quale si rese improvvisamente conto di quanto fossero vicini. Anche Blaine lo stava fissando... c’era una tale tensione tra loro due, nonostante il silenzio venisse rotto dalla musica.
 
“Pensavo che... ti saresti messo più a tuo agio... se avessi acceso la musica.” Blaine respirava dolcemente, il suo caldo respiro colpiva il viso di Kurt, riscaldandogli le guance e la fronte molto più del riscaldamento centralizzato della casa.
 
Kurt sbatté le palpebre e si leccò le labbra automaticamente, annuendo leggermente, spostandosi leggermente. Il piccolo spostamento fece scontrare le loro spalle. “È... va bene” mormorò onestamente prima di tornare velocemente a concentrarsi sul libro appoggiato sul suo grembo alla ricerca della penna che era andata a finire tra la sua coscia e il materasso.
 
Blaine prese un respiro profondo e si spostò leggermente da Kurt prima di tornare a prendere appunti in silenzio sul suo libro.
 
Erano comunque ancora vicini.
 
Kurt si scosse la testa leggermente, obbligandosi a concentrarsi sul suo libro.
 
Niente più distrazioni!
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
Kurt era senza speranze.
 
Circa un’ora dopo dal suo arrivo, Kurt iniziò a sentirsi assetato. Non era una di quelle seti che si possono ignorare, sentiva la sua gola diventare sempre più asciutta e sapeva che se avesse provato a parlare, ne sarebbe uscito un suono orribile.
 
Il che non significava che non avesse cercato di ignorarla, ma era riuscito a farlo solo per una decina di minuti, finché l’arsura non era diventata, a dir poco, insopportabile.
 
Ad un certo punto, Kurt lasciò cadere il suo libro con un sospiro e si sedette sul bordo del letto. Si girò e vide che Blaine lo osservava incuriosito, Kurt si schiarì la gola cercando di fare un mezzo-sorriso: “Ho solo sete.”
 
Blaine gli fece segno di aver capito sorridendogli, “Primo piano, è difficile non trovare la cucina,” Kurt annuì e si incamminò verso la porta, “Vuoi che venga con te?”
 
Kurt si fermò e si girò verso di lui, pensandoci qualche momento prima di scuotere la testa, “No, grazie. Credo di potercela fare. Non mi perdo così facilmente.” Detto questo girò i tacchi e uscì dalla porta dirigendosi a destra verso le scale.
 
Raggiungere la cucina non fu difficile...
 
Ritrovare la camera di Blaine, quello sì che lo era.
 
Non era nemmeno colpa sua. Kurt aveva cercato di rifare la stessa strada dell’andata, ma c’erano troppi corridoi, scale e porte in quel posto. In più tutti i corridoi si assomigliavano, fatta eccezione per i dipinti.
 
Arrivò ad un certo punto in cui dovette fermarsi e guardarsi attorno. Non aveva avuto problemi a raggiungere il secondo piano dalla cucina... ma aveva sbagliato strada e non riusciva a trovare le scale per il terzo piano. Se solo fosse riuscito a trovare le scale non avrebbe avuto problemi nel ritrovare la stanza di Blaine...
 
Prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e provò a pensare
 
Finché non sentì una leggera musica provenire dal fondo del corridoio.
 
I suoi occhi blu si spalancarono e diresse il suo sguardo in quella direzione, troppo incuriosito per riuscire a non farlo...
La musica di Blaine non era così alta, ma non c’era nessun altro in casa... così si diresse in quella direzione. Seguì la musica fino alle scale che conducevano al terzo piano – tuttavia la musica era un po’ più lontana rispetto al corridoio. Seguendo la sua curiosità naturale, decise di scoprire da dove provenisse quel suono... in fin dei conti, chi non avrebbe voluto saperlo?
 
Si ritrovò a camminare il più silenziosamente possibile verso una porta semiaperta, solo a qualche porta di distanza dalle scale, e l’unica porta aperta. Kurt appoggiò la schiena alla parete e incominciò a camminare furtivamente lungo la linea del muro. La porta era abbastanza aperta da permettere a Kurt di osservare cosa ci fosse all’interno, ignorando quella leggera sensazione che gli diceva che non avrebbe dovuto farlo.
 
Le pareti erano di un verde allegro, con dei fiori blu dipinti negli angoli. Accanto alla porta c’era un tavolino rotondo con un set da tè appoggiato su di esso ed una mensola sulla quale c’erano dei libri colorati.
 
Kurt fece un altro piccolo movimento e vide un’iHome verde poggiata sopra un comodino bianco accanto ad un letto a due piazze – sul quale vi era una ragazzina con un aspetto a dir poco solenne, china su di un libro posto di fronte alle sue gambe incrociate. La lunga frangia nera quasi le nascondeva gli occhi e –
 
Prima di poter essere visto o sentito, Kurt si ridiresse verso le scale perché... si sentiva male a guardare la sorellina di Blaine mentre lei era completamente all’oscuro della sua presenza.
 
Kurt salì le scale il più tranquillamente possibile e riuscì a ritrovare facilmente la stanza di Blaine seguendo la musica che diventava mano a mano più intensa. Dopo essersi calmato ed aver assunto un aspetto normale – il più normale possibile – aprì la porta e entrò nella stanza, il che distolse Blaine dal suo libro, “Forse mi sono perso un pochino,” ammise Kurt sedendosi sul letto, “Comunque sono riuscito a trovare la strada da solo.”
 
Blaine piegò la testa e Kurt ebbe la strana sensazione che stesse ridendo, prima di tornare a fissare Kurt cercando di mascherare ogni possibile emozione sul suo volto, anche se ora, nei suoi occhi, vi era un inconfondibile calore. “È questo che conta, che tu abbia ritrovato la strada.”
 
Kurt corrugò leggermente le sopracciglia per quello che aveva detto Blaine. Annuì e si risistemò accanto a lui riprendendo la sua biografia, “Giusto.” concordò lui sorridendo a Blaine, il quale lo guardò di rimando prima di ritornare velocemente al suo libro.
 
Il silenzio tra i due si protrasse, e Kurt ne era lieto. Cercò di concentrarsi il più possibile sul libro di Shakespeare che stava leggendo e scacciò via tutte le domande che aveva in testa. Dovevano finire quel lavoro, e in più aveva l’impressione che Blaine non gli avrebbe dato molte risposte.
 
Tuttavia, più cercava di allontanarle, più le domande si facevano persistenti e il desiderio di sapere qualcosa di più su Blaine diventava a dir poco insopportabile.
 
Alla fine, Kurt lasciò cadere il suo libro e voltò verso Blaine, il quale sembrava troppo concentrato per accorgersi del gesto che l’altro non stava più lavorando. I suoi occhi blu tracciavano il profilo di Blaine, come facevano spesso, e Kurt cercò di pensare a qualcosa da dire al compagno per fargli capire che non aveva più molta voglia di lavorare. “...Voglio sapere qualcosa su di te.” disse infine, sparando fuori dalla bocca la prima cosa che gli era passata per la mente.
 
Blaine strabuzzò gli occhi e si voltò verso Kurt, le sopracciglia alzate e la bocca leggermente aperta, “Tu vuoi...sapere qualcosa su di me?” gli fece eco lui con sguardo perplesso.
 
Kurt non ruppe il contatto visivo mentre sondava la sua mente per trovare delle parole appropriate, “Voglio dire... so dove vivi, ora, ma non so molto di te. Non devi recitarmi la tua biografia, ma... solo qualche informazione generale.”
 
Qualche istante di silenzio più tardi Blaine mise da parte il suo libro e si schiarì la gola, le sue palpebre tremolarono leggermente – così leggermente che se Kurt non vi avesse prestato attenzione non ci avrebbe fatto caso. “Non è che ci sia molto da dire...”
 
“Dimmi solo quello che ti senti.” lo incoraggiò Kurt sorridendogli e girando il suo corpo in modo che fosse completamente di fronte all’altro.
 
“Be’...” cominciò Blaine girandosi anche lui lasciando qualche centimetro di spazio tra i loro ginocchi mentre pensava a cosa dire. “Sono nato e cresciuto in Ohio, ovviamente,” cominciò lui, “ho un fratello maggiore e una sorellina più piccola,” improvvisamente Blaine si mordicchiò il labbro superiore. Sembrava come se non avesse dovuto dirlo, per qualche strana ragione... “Ho frequentato una strana scuola privata non molto lontana da qui...”
 
“Com’eri da piccolo?” chiese Kurt cercando di mantenere la conversazione in quella direzione prima che Blaine cambiasse improvvisamente soggetto. Kurt aveva un autentico bisogno di conoscere Blaine... non era come se volesse ricostruire cosa gli fosse successo in passato, era un vero e proprio desiderio di conoscere la personalità di Blaine Anderson.
 
Il fantasma di un sorriso attraversò il volto di Blaine, “Ero piuttosto maldestro a dirti la verità,” Kurt si stupì di questa confessione. Be’, ora la sua curiosità veniva sempre più stuzzicata.  “Cadevo sempre, soprattutto quando correvo. Voglio dire, ho imparato a leggere prima di mio fratello, tuttavia ero un rischio molto più di quanto lo fosse lui.” Kurt si tratteneva per non ridere. “Quando i miei genitori mi iscrissero a calcio inciampavo sempre nella palla. Ormai ho perso il conto di quante volte mi sono rotto braccia e gambe.”
 
A quest’ultima affermazione Kurt non riuscì più a trattenersi e si ritrovò a ridere di gusto, non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti. Quando riuscì a riaprirli si ritrovò di fronte ad un Blaine piuttosto pensieroso. Prese un respiro profondo e si calmò. “...immagino che tu ne sia uscito intatto, alla fine, no? Dopotutto eri la star della squadra del liceo.” gli fece notare Kurt leccandosi inconsciamente le labbra perché gli occhi di Blaine erano così intensi.
 
Blaine fece una breve risata, “Immagino che sia così,” disse scrollando leggermente le spalle, “Anche se non credo di essere stato la star della squadra l’anno scorso.”
 
Tutti dicevano che Blaine fosse troppo modesto.
 
“Oh, lo eri, Blaine. Credimi.” Insistette Kurt mentre combatteva l’insistente bisogno di scompigliargli i capelli.
 
“Se lo dici tu.”
 
Ci fu una pausa e Kurt cercò di trovare di corsa qualcos’altro di cui parlare, c’era il vuoto più totale nella sua testa, e –
 
“Di che religione sei o in qualunque modo tu la chiami?”  Kurt si ritrovò a lasciarselo sfuggire di bocca, sfuggito da non sapeva dove, e provò davvero il desiderio di picchiarsi.
Da dove diavolo gli era uscito?
 
...Merda! Senza rendersene conto Kurt si era ritrovato a pensare a quegli stupidi pettegolezzi. Desiderava solamente poter ritrarre quello che aveva detto perché l’espressione che aveva assunto il volto di Blaine era a dir poco struggente, le pulsazioni gli erano salite e, santo cazzo, era rabbia quella negli occhi di Blaine?
 
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
 
Quando Kurt sbatté nuovamente le palpebre Blaine si alzò improvvisamente e si allontanò velocemente dal letto dirigendosi verso la finestra. Le sue spalle – diavolo, il suo corpo intero – era visibilmente in tensione. “Avrei dovuto saperlo...” mormorò con un tono cupo e Kurt provò un misto tra turbamento e paura a quelle parole perché... Blaine non si arrabbiava mai.
 
Non così tanto.
 
“Blaine... aspetta... mi dispiace... non volevo... io...” cercò di spiegarsi Kurt alzandosi dal letto e dirigendosi verso Blaine, il quale aveva spalancato le tende e stava osservando l’oscurità della sera.
 
“Ti ho detto delle cose che ho detto solamente ai miei amici più intimi,” lo interruppe Blaine senza voltarsi verso di lui, “E, naturalmente, tutto quello che ti interessava era sapere se quegli stupidi pettegolezzi fossero veri.” Kurt si fermò e osservò Blaine, il quale non lo stava ancora degnando di uno sguardo. “Sono a conoscenza delle voci che girano su di me. Santana ha cercato di tenermene all’oscuro, ma continuo ad usare Facebook ogni tanto. Conosco quel blog che mette in giro pettegolezzi riguardo i vari studenti della scuola. Conosco questa robaccia, Kurt.” Ci fu un’altra, lunga, soffocante, pausa. “Pensavo che tu fossi una persona migliore di loro.”
 
“Blaine, per favore, ascolt...”
 
“Penso che sia ora che te ne vada.”
 
Non un’altra parola. L’unico suono nella stanza proveniva dall’iHome ancora acceso, il che rendeva l’atmosfera ancora più tesa di quanto non lo fosse di già. Kurt rimase in piedi a fissarlo in stato di shock...sembrava davvero incazzato e c’era tristezza e disappunto nella sua voce, e Kurt si sentì un’emerita merda e...
 
Dopo qualche istante di silenzio, Kurt si diresse verso il letto, afferrò la sua roba e la scaraventò nella sua borsa senza preoccuparsi dell’ordine con il quale solitamente vi riponeva i libri. Se la mise in spalla e si diresse verso la porta. Appoggiò la mano sulla maniglia e rimase a fissarla per un po’, domandandosi se fosse stato il caso di dire qualcosa, per scusarsi... Aprì la porta ed uscì dalla stanza, richiudendo gentilmente la porta dietro di sé.
 
Kurt ritrovò la porta d’ingresso come se avesse inserito l’autopilota, la aprì lentamente mentre la sua testa cercava ancora di capire cosa fosse esattamente successo nella camera di Blaine. Il suo cuore e i parte del suo cervello gli dicevano che era stato un completo idiota anche solo per aver fatto caso a quella domanda.
 
Ci fu un leggero rumore proveniente dal piano superiore e Kurt vide la porta della stanza in cima alle scale aprirsi, ma tutto quello che riuscì a vedere fu il tessuto di un vestito verde che percorreva il corridoio.
 
A parte quello, non si sentiva niente. Solo silenzio.(*)
 
 
 
 


 
 
 
 
Quella sera, quando Kurt tornò a casa, fece un salto in cucina per avvertire la sua famiglia che non al momento non aveva fame e che magari avrebbe mangiato più tardi, ignorando le domande sul perché fosse tornato a casa prima dell’ora che gli aveva detto. Salì in camera sua e gettò la borsa ai suoi piedi, senza preoccuparsi del fatto che ne fosse uscito metà del suo contenuto sul, solitamente, pulitissimo pavimento.
 
La sua giacca finì per terra e lui si scaraventò sul suo letto, giacendovi sopra per qualche momento prima di trascinarsi verso l’armadio, togliersi di dosso i vestiti che aveva indossato quel giorno e mettersi il suo pigiama di satin che lo faceva sempre sentire bene a contatto con la sua pelle e lo aiutava a calmarsi...
 
Be’, di solito funzionava.
 
Non dormì per niente bene. Se riuscì a dormire...
 
 





 
(*) vorrei farvi notare che questo è il titolo della nostra FFC, non so se vi interessa, o se ve ne eravate accorti da soli... comunque, volevo dirvelo =)
 
 
 
Allora? Anche voi non vi aspettavate questo passo falso da parte di Kurt? Io c’ero rimasta malissimo...
E dell’incazzatura di Blaine? Cosa ne pensate?
 
 
Non so se sono l’unica....ma io trovo la scena dei loro fianchi che si toccano più erotica, o comunque più piena di sensazioni, di una qualsiasi FFC dal rating rosso.
 
Il prossimo capitolo è già in cantiere e dovrebbe arrivare entro la fine della settimana.
 
Yours faithfully, foreternityblue_ (aka Dorica)
 

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Capitolo 7
*** Like They Know The Score ***


Anche se la mia richiesta di arrivare ai 10  commenti per capitolo non è stata esaudita (comincio ad avere il dubbio che questa FFC non stia piacendo ai lettori quanto piace a me, o che sia proprio la mia traduzione il problema...) comunque, ecco qui il nuovo capitolo.
 
Spero di leggere le vostre impressioni nelle recensioni.
 
 
 
 
 

 
 
 
Kurt non riuscì a chiudere occhio dopo le poche ore passate a casa di Blaine. Ci aveva provato, davvero... ma niente, era solo che...non ci riusciva. Ogni notte giaceva sveglio, fissando passivamente il soffitto, chiudendo gli occhi nel vano tentativo di addormentarsi. Aveva preso l’abitudine di ascoltare un po’ di musica leggera...ma non serviva a niente. Alla fine della nottata riusciva a dormire per un’ora o due.
 
Kurt non era completamente sicuro sul perché non riuscisse a dormire. Forse era il senso di colpa, forse l’implacabile irrequietezza della sua mente che continuava a domandarsi se Blaine stesse bene, o se loro stessero bene, come amici... se erano davvero amici, tanto per cominciare.
 
Non importava, non riusciva a dormire comunque.  La scuola era una costante indistinta per lui, per il semplice fatto che non aveva le forze per prestare attenzione a tutte le stranezze che accadevano in quel posto...
 
Il corso di Inglese era persino peggio di quando Blaine non aveva ancora iniziato a parlargli, il che era semplicemente...adorabile. Blaine si comportava come se Kurt non esistesse e sembrava completamente immune ad ogni tentativo di Kurt di parlargli. Ma questo non gli impedì di osservare il suo silenzioso compagno.
 
Da quanto poteva notare Kurt, Blaine sembrava più stanco ogni giorno che passava. Incominciarono a formarsi delle, alquanto antiestetiche, borse sotto quegli occhi nocciola che si erano scuriti durante i cinque giorni che precedevano la pausa invernale. Quando leggeva si soffermavano per molto tempo sulla stessa pagina, e sembrava che la sua testa si facesse sempre più pesante, il che era parecchio inusuale per il moro. Di norma era sempre così...all’erta. la sua mano andava sempre più lentamente quando scriveva e, anche quando Blaine cercava di nasconderlo, era piuttosto ovvio.
 
 
Col passare del tempo, e l’inizio della pausa invernale, Kurt si ritrovò completamente esausto, sia fisicamente che mentalmente. Tutto ciò a cui riusciva a pensare, specialmente durante le lezioni di Inglese, era Blaine. E più si incasinava con Blaine, più si innervosiva. Kurt non sapeva nemmeno cosa dire o come comportarsi quando lavoravano insieme. Ogni volta che Blaine apriva bocca dava l’impressione come se volesse urlare che la conversazione terminasse il prima possibile...
 
Be’, okay, la ragione principale per cui era più stanco del dovuto era che Santana lo aveva bloccato prima dell’ultima ora che li separava da due settimane di vacanza dalla scuola. Quello non fu un incontro particolarmente piacevole, da qualunque punto di vista lo si osservi.
 
 
 
 

 
 
 
Kurt stava innocentemente prendendo il materiale per l’ora successiva, le sue palpebre erano pesanti e il suo respiro sempre più basso. Mercedes aveva rinunciato a convincerlo ad andare a casa e smaltire tutto quello che poteva essergli successo quella settimana. Se ne era già andata in classe lasciando Kurt da solo davanti al suo armadietto. Chiuse gli occhi per una manciata di secondi.
 
Ciò che vide in seguito fu Santana che gli afferrava l’avambraccio e lo trascinava via dall’armadietto, dandogli appena il tempo di dare uno schiaffo all’anta per chiuderlo. Si ribellò, naturalmente, ma la presa di Santana era salda e sembrava che non avesse intenzione di lasciarlo molto presto.
 
Il ragazzo si ritrovò scaraventato nell’aula di astronomia, fortunatamente vuota, e quasi si schiantò contro un banco. Comunque il suo istinto ebbe la meglio e riuscì ad aggrapparsi alla cattedra. Prese un respiro profondo e si girò verso la notevolmente arrabbiata ragazza Ispanica e si sedette sulla cattedra.
 
Di certo se lo aspettava un attacco simile, presto o tardi.
 
“Mi domandavo quando avresti agito.” Disse Kurt con un tono strascicato, dopo aver socchiuso gli occhi per qualche istante a causa della vista confusa.
 
Santana incrociò le braccia, aveva appena assunto il suo solito sguardo intimidatorio. Poteva essere a causa della mancanza di riposo, ma Kurt non era per niente spaventato in quel momento. Gli si avvicinò, lasciando pochi centimetri tra le loro gambe, “Che diavolo gli hai fatto, Hummel?” domandò lei  con voce chiaramente frustrata.
 
Kurt si sbalordì, prese un profondo respiro, “Vuoi dire che non te l’ha detto?”
 
Chiaramente non l’aveva fatto, stando a quello che diceva il grugnito della ragazza.  Si allontanò da lui, allungò la mano chiusa in un pugno e colpì uno dei pianeti attaccati al soffitto. Si sentì il rumore di qualcosa che andava in frantumi e Kurt era sicuro che avesse appena colpito – alzò lo sguardo al soffitto – Giove.
 
 “No. Non l’ha fatto. Anche se mi ha evitata per tutto il tempo so di per certo che c’è qualcosa che non va. So che sei stato a casa sua settimana scorsa, ed è stato quando ha incominciato ad allontanarsi più di quanto già non lo facesse. Ora, se tu sapessi cos’è meglio per te, Hummel,” si girò lei, “mi diresti cos’è successo. Ora!
 
“Non ho fatto niente.” Insistette Kurt. L’imprevedibile ragazza lo guardò ancora peggio. Sospirò sommessamente. “Okay, va bene... gli ho vagamente, accidentalmente, menzionato un pettegolezzo...”
 
“Are you fucking serious?” (*) domandò Santana marciando verso il ragazzo pronta ad ucciderlo.
 
Kurt era troppo stanco per rendersi conto che la sua vita era in pericolo. “Ha reagito male e mi ha ordinato di andarmene. È praticamente tutto. Non è successo nient’altro. Davvero.”
 
Improvvisamente Santana stava strattonando la maglietta di Kurt e lo stava trascinando via dalla cattedra, quasi costringendolo a inginocchiarsi, “Fissatelo bene in testa. Non mi importa come farai ma fissati questo,” lo lasciò andare e lui quasi cadde contro il tavolo, “Credici o no, è stato felice per un po’, da quando voi due siete diventati compagni di progetto. In maniera quasi impercettibile, ma pur sempre felice.”
 
Si fissarono per un po’.
 
“Bene.”
 
 
 
 
 

 
 
 
Il problema più grande era riparare a ciò che aveva fatto.
 
Un altro problema era che quando tornò a casa perse completamente i sensi...se lo si può chiamare un problema. Dormì praticamente quattordici ore, il che era strano. Erano circa le 10 di mattina quando si svegliò quando si svegliò, e si rese conto di che ora fosse e di quanto avesse dormito,  rimase shockato... Normalmente seguiva un programma ben definito riguardo al sonno... ma, effettivamente, niente di ciò che era successo quella settimana poteva essere considerato ben definito.
 
Comunque, quando Kurt si rese conto che aveva dormito abbastanza (forse anche troppo, o forse troppo poco in qualche modo) e che il suo cervello funzionava correttamente, prese il cellulare e iniziò a scrivere un messaggio a Blaine perché... quella era una situazione risolvibile solo faccia a faccia. Non che ne avesse propriamente voglia dato che l’immagine di Blaine arrabbiato era piuttosto intimidatoria.
 
Se Blaine fosse stato tanto arrabbiato quanto era stato allegro durante i suoi primi due anni al liceo... be’, Kurt non voleva di certo che Blaine si arrabbiasse con lui.
 
Brutta scena da immagine.
 
Ma... aspetta. in quel caso, magari Blaine sarebbe stato in grado di spingere la sua sorellina giù dalle sc ­–
 
Kurt si sentì uno stupido, uno stronzo e un coglione nello stesso momento per la prima volta nella sua vita. Pensare se quei pettegolezzi fossero veri o no l’aveva catapultato in un casino che avrebbe potuto facilmente evitare – il che dovette riconoscere come parte della sua colpa, oltre al fatto che non avrebbe mai immaginato che Blaine avrebbe reagito in quel modo –, quindi, era il caso di dimenticarli. Ovviamente erano falsi.
 
Perlomeno, Kurt avrebbe continuato a pensarla in quella maniera.
 
Il messaggio era una semplice richiesta per Blaine di incontrarlo al Lima Bean due ore più tardi, solo per parlargli, niente di più. Non c’erano scuse all’interno, altrimenti sarebbe stato inutile incontrarsi.
 
Non ci furono risposte al messaggio.
 
Ovviamente Kurt si fece prendere un po’ dal panico, ma ci andò comunque, forse Blaine l’avrebbe incontrato lo stesso, ignorando il fatto che Kurt si stava convincendo che il suo partner avesse deliberatamente ignorato il suo messaggio e che avrebbe continuato ad ignorarlo per il resto della loro vita scolastica.
 
Che pensiero lo fece deprimere maggiormente.
 
 

 
 
Kurt era seduto a un tavolino del bar, una tazza di caffè caldo tra le mani, la giacca appesa allo schienale della sedia. Indossava un paio di jeans, una camicia bianca e un paio di stivali da equitazione (erano carini dopotutto..). In attesa del famoso Blaine.
 
No, Kurt non era stato ottimista, solamente fiducioso. Era ben diverso.
 
Dopo dieci minuti di attesa Kurt era pronto ad alzarsi e levare le tende, dato che era chiaro che Blaine non si sarebbe fatto vivo e di certo non voleva avere più niente a che fare con lui al di fuori del proget–
 
La porta del bar si aprì e Blaine entrò. Aveva uno sguardo troppo serio per il giovane volto. Le cuffie negli orecchi. Kurt lo guardò avvicinarsi alla cassa, si tolse gli auricolari e li lasciò pendere dal collo, e sembrava che stesse per fare la sua ordinazione alla cassiera – il che era abbastanza strano... come poteva ordinare? Di certo non si sarebbe messo a scrivere su un pezzo di carta l’ordinazione. Sarebbe sembrato strano alla cassiera... in più, tutti a Lima erano a conoscenza del silenzio di Blaine.
 
Nelle piccole città le notizie corrono velocemente.
 
Tuttavia, la ragazza del bar non sembrava sorpresa del fatto che Blaine le stesse parlando.
 
Strano.
 
Kurt stava ancora guardando Blaine quando quest’ultimo prese il suo caffè e si girò, gli occhi color nocciola si bloccarono sul ragazzo che lo stava fissando... probabilmente sembrava strano agli altri clienti, ma era chiaro che a nessuno dei due importasse. Kurt era abituato alla gente che lo osservava e Blaine – be’, anche lui ci aveva fatto l’abitudine.
 
 Quando Blaine iniziò ad avvicinarsi a Kurt sembrò che tutti fossero improvvisamente interessati in qualcos’altro. Kurt stesso si irrigidì leggermente, i suoi occhi non si scostarono da Blaine mentre questi prendeva posto di fronte a lui, incrociò le gambe allo stesso modo  e si portò immediatamente la tazza di caffè alla bocca facendone sgorgare il contenuto all’interno della gola di Blaine.
 
Kurt non l’avrebbe mai ammesso, ma aveva osservato i movimenti dei muscoli del collo di Blaine con occhio molto attento, guardando il modo in cui il suo pomo d’Adamo faceva su e giù ad ogni sorso. Lo stava facendo inconsciamente e, quando se ne accorse, spostò velocemente lo sguardo sul tavolo, lontano da Blaine, per ricomporre i propri pensieri.
 
Non aveva la minima idea di cosa dirgli. Neanche mezza.
 
La tazza di Blaine si trovava sul tavolino e si stavano nuovamente fissando, senza vacillare. Il battito cardiaco di Kurt aumentò di velocità e il suono del suo cuore che batteva copriva la musica che usciva dagli speaker della caffetteria. Ci fu un momento di completa calma, nessuno dei due osava emettere un singolo respiro. Kurt cercava di immaginare cosa stesse pensando Blaine, trovando solamente il più completo vuoto nei suoi occhi.
 
Mentre tentò ancora, perché Kurt era un testardo, sentì un tonfo al cuore quando vide una certa dose di tristezza negli occhi degli altri e fu come se qualcuno avesse premuto il tasto play al suo flusso di pensieri.
 
“Mi dispiace.” si lasciò sfuggire di bocca Kurt a bassa voce, non voleva che nessun altro origliasse quello che stava per riversasi dal suo cervello direttamente nella sua bocca senza averci pensato in precedenza. A queste parole Blaine ammiccò, le sue difese si abbassarono leggermente di fronte alle improvvise scuse di Kurt.
 
“Non era mia intenzione farti una domanda riguardo quei...pettegolezzi,  è solamente uscita perché non sapevo cos’altro dire in quel momento...” mormorò in tutta sincerità, come se volesse tornare a fissare il tavolo, ma senza farlo. Mantenne lo sguardo fisso su Blaine e Blaine solo, tutto il resto nella caffetteria sembrava essersi offuscato, diventando inutile. “Non volevo che tu cambiassi discorso o smettessi di parlare perché voglio conoscerti, non voglio conoscere i pettegolezzi su di te, ma solo te.” Kurt voleva morire dalla vergogna per quanto era stato onesto.
 
Niente fu detto per i secondi successivi. Kurt fissò Blaine sperando di vedere qualcosa ma i suoi occhi erano così cauti, ancora una volta.
 
“Voglio...voglio essere tuo amico, Blaine.” ammise Kurt dopo qualche momento di lotta con se stesso per trovare le parole e ci fu una leggera acclamazione nella sua testa quando vide un tremolio di emozioni negli occhi di Blaine – sembrava...sorpreso.
 
“Mi...mi sentivo malissimo all’idea di averti fatto credere che...che il mio unico intento era quello di farti ammettere la verità riguardo quei pettegolezzi...” si leccò le labbra mentre fletté leggermente la mano facendo sfiorare accidentalmente le loro dita. Kurt spostò lo sguardo da Blaine per un breve secondo prima di chinarsi leggermente in avanti, “Non sono così, Blaine. Te lo assicuro.”
 
Per qualche momento sembrò che Blaine non avrebbe avuto alcuna reazione e Kurt era seriamente intenzionato a buttare all’aria ogni speranza, finché Blaine non prese un profondo, tremolante, respiro, senza muovere la propria mano da dove si trovava sul tavolo, anche se le sue dita si stiracchiarono leggermente, giusto quel po’ che bastava perché sfiorassero quelle di Kurt con il più delicato degli sfioramenti. “...ero...” cominciò Blaine a bassa voce, costringendo Kurt a sporgersi ancora di più “innegabilmente triste, e deluso, e arrabbiato quando mi hai fatto quella domanda. Ho lasciato che quei sentimenti mi controllassero, il che non è stata la migliore delle idee.
 
“Era così nuovo, e sorprendente, e magari anche un miracolo, quando sembrava che tu volessi iniziare a parlarmi. Nessuno aveva mai provato a parlarmi veramente dall’anno scorso, fatta eccezione per Santana e Wes e ...” si interruppe tornando a fissare il tavolo, la sua mano si fletté, toccando di nuovo quella di Kurt, “Sembrava che tu non ascoltassi tutti gli altri. Sembrava che non ponessi attenzione ai pettegolezzi che mi riguardavano, me ne convinsi e decisi di rivelarmi ...” ci fu un’altra pausa. “Era come se la fragile illusione della mia normalità fosse andata in pezzi quando mi hai posto quella domanda.”
 
Gli occhi di Kurt si spalancarono a quell’affermazione e spostò istintivamente la mano tanto da coprire quella di Blaine completamente, “Blaine... tu sei normale, ti prego, credimi. Mi –”
 
“Non ti scusare di nuovo,” lo interruppe Blaine dolcemente “Non hai bisogno di scusarti.” Kurt aprì la bocca per replicare a quell’affermazione, ma Blaine continuò senza far caso all’azione dell’altro, “Dovrei essere io quello che dovrebbe scusarsi. Ho reagito in modo eccessivo e ... mi è quasi costato un caro e gentile amico. Perché avrei dovuto sapere che non sei come gli altri.”
 
Il cuore di Kurt si fermò. O sobbalzò. O altro.
 
Gli occhi di Blaine sembravano così caldi e improvvisamente gentili ed era quasi straziante la differenza dalla sua espressione di qualche minuto prima, forse qualche istante prima, rispetto a quel momento.
 
“Mi dispiace.” mormorò Blaine dolcemente.
 
Kurt si leccò le labbra leggermente prima di prendere un respiro profondo e annuire ritirando la sua mano. “Va...bene. è assolutamente comprensibile il perché hai reagito così. Comunque le mie  scuse sono ancora valide.”
 
Con una piccola risatina Blaine si sporse in avanti, per la prima volta dal loro arrivo. “Scuse accettate.”
 
Era come se Kurt si fosse tolto un peso dallo stomaco.
 
Una sensazione fantastica.
 
Kurt era mezzo-sicuro del fatto che adesso Santana non gli avrebbe più dato la caccia, pronta a pugnalarlo nel sonno.
 
L’altra metà?
 
Non ne era sicuro.
 

 


 
(*) certe espressioni idiomatiche non possono essere tradotte xP

spero che, nonostante la breve durata, il capitolo vi sia piaciuto.

Alla prossima

Dorica

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Capitolo 8
*** E' Tutto Crollato ***


Al contrario di quello che ho scritto ieri, ecco il nuovo capitolo.
 
So che vi farà arrabbiare per quello che succede,
ma spero che vi piaccia lo stesso.
 
Ci si vede alla fine.
 
 
 

 
 
Le cose cominciarono a cambiare dopo la fine della pausa invernale. Il cambiamento passò quasi inosservato all’inizio, più che altro non era visibile agli occhi dei bulli del McKinley, ma divenne più ovvio quando Gennaio tramutò in Febbraio. Alla fine tutti cominciarono ad accorgersene perché era piuttosto evidente.
 
Qual’era il cambiamento?
 
Kurt Hummel aveva iniziato a passare molto più tempo insieme a Blaine Anderson – molto più di quanto fosse necessario al completamento del progetto. Improvvisamente erano sempre insieme, facevano un salto all’armadietto dell’altro e camminavano dentro e fuori la scuola insieme. No, Kurt non avrebbe lasciato indietro i suoi vecchi amici; stava solamente spendendo un po’ più di  tempo con quello che era stato il ragazzo più popolare della scuola.
 
Le persone quasi si aspettavano che Blaine ricominciasse a parlare perché Kurt sorrideva più spesso del solito, il che era piuttosto strano.
 
Ma non lo fece.
 
Alcune persone dicevano che qualche volta, durante i cambi d’aula o durante il pranzo o persino durante le ore d’Inglese, Blaine si piegasse verso l’altro ragazzo per sussurrargli qualcosa all’orecchio. Alcune volte Kurt sorrideva, altre rideva di gusto, altre ancora rispondeva solamente a bassa voce. Era una strana amicizia agli occhi di coloro che non li conoscevano bene...a dire la verità, sembrava strana anche a coloro che li conoscevano molto bene.
 
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
 
Col passare del tempo tutti si accorsero di questa nuova amicizia, alcuni cominciarono anche a notare il modo in cui Santana guardava Kurt, sempre con un aria piuttosto seccata. Alcune persone dicevano che fosse gelosa, altre dicevano che...be’, in verità, tutti dicevano che fosse gelosa. Di certo la cosa la faceva incazzare parecchio, allora tutti smisero di parlare di lei e della sua apparente “gelosia” nei confronti di Blaine e Kurt.
 
Ma le cose non  erano perfette neanche per loro. Si trovavano in una scuola altamente omofobica, e loro erano due ragazzi (uno dichiaratamente gay, l’altro...forse – a dire la verità neanche Kurt lo sapeva) che passavano tutto il loro tempo insieme ed erano molto riservati riguardo ciò che si dicevano...
 
Era ovvio che molte persone sparlassero di loro. Se lo aspettavano entrambi. Perlomeno, Kurt se lo aspettava.
 
Sfortunatamente Kurt era un bersaglio migliore di Blaine.
 
Le granitate erano numerose come al solito e Kurt smise di contare tutte le volte in cui veniva spinto contro un armadietto da quando era diventato il miglior amico di Blaine. I giocatori di football avevano ricominciato a scaraventarlo nel cassonetto della spazzatura – il che era peggio in inverno. C’era così tanto ghiaccio e tanta neve che il fatto di togliersi la giacca per non rischiare di rovinarla non aiutava. Comunque non disse niente a Blaine di come si comportassero i bulli. Kurt si rifiutava di farlo...
 
Di certo era sensato dire al proprio migliore amico di come venisse maltrattato – e infatti l’aveva detto a Mercedes – ma Kurt non poteva dirlo a Blaine. Da quanto aveva scoperto su di lui durante tutto il tempo che avevano passato insieme (principalmente a casa sua), Blaine era uno che si preoccupava molto più di quanto dovesse... si addossava sempre la colpa di tutto.
 
Di tutto.
 
Una sera Kurt si era tagliato preparando la cena, mentre parlava con Blaine (Carol era dovuta uscire per andare a prendere una cosa in negozio). Blaine si era immediatamente scusato, con un tono di voce più alto di quello che usava di solito, e si era alzato di fretta per andare a prendergli il disinfettante e un cerotto.
 
Nonostante non si trattasse di una ferita così brutta, Blaine insistette per medicare Kurt, continuando a scusarsi a bassa voce e dicendo che era stata tutta colpa sua.
 
Un altro esempio era quando Kurt aveva fatto cadere dell’acqua sul tappeto perché era inciampato nel suo zaino. Blaine se ne diede la colpa perché non aveva fatto attenzione che Kurt non inciampasse in niente. La macchia d’acqua non era nemmeno così brutta.
 
Sembrava che ogni volta che succedeva qualcosa di lontanamente brutto a Kurt, Blaine se ne dovesse assumere automaticamente la colpa anche se era ovvio che non lo fosse affatto.
 
Ecco perché Kurt decise di non dire niente a Blaine del fatto che le cose con i bulli andassero sempre peggio, anche se era fisicamente peggio, specialmente quando Kurt aveva iniziato a zoppicare. Naturalmente Kurt trovava sempre qualche scusa per sfuggire a quel radar super preoccupato che era Blaine, anche se si sentiva in colpa per avergli mentito...
 
Onestamente, sarebbe stato peggio se Blaine avesse cominciato a sentirsi in colpa per quello che gli stava accadendo. Quindi, no, non importava quello che dicevano gli altri, non l’avrebbe mai detto a Blaine. In tutta onestà, la persona che aveva consigliato a Kurt di dirlo a Blaine era stata Mercedes, ma aveva declinato la proposta immediatamente. Ogni volta che vedeva Blaine che si dava la colpa per ogni sciocchezza, qualcosa di strano succedeva in Kurt... era come quando aveva visto suo padre abbattuto a causa di certe telefonate omofobiche che aveva ricevuto l’anno precedente, quando si era ufficialmente dichiarato.
 
Non poteva sopportarlo. Kurt poteva a malapena sopportare l’idea di pensarlo.
 
Quello era, di per sé, abbastanza per convincere Kurt a tenere tutto nascosto, anche se le ferite incominciarono a colorire la sua schiena, le sue spalle e le sue braccia. Certo, la sua postura era un po’ più rigida del solito, ma anche se Blaine aveva notato qualcosa, non gli aveva detto niente... si limitava solamente a fissare Kurt, ma quello avrebbe potuto farlo per qualsiasi ragione. Be’, Kurt continuava a ripeterselo.
 
Era come se l’essere vittima di bullismo fosse qualcosa di cui Kurt non poteva fare a meno, e sembrava che nessuno se ne accorgesse... o che a nessuno importasse... ma andava bene così. Kurt era abituato a ritrovarsi da solo, fin dalla prima elementare. Era completamente abituato ad essere maltrattato...
 
Sembrava orribile, ma era la verità.
 
Tutta la situazione era bene o male sopportabile, perlomeno fino alla fine di Febbraio.
 
 
 
 

 
 
 
Da: Blaine
A: Kurt
 
Hey, dove sei? Sei in ritardo?
 
Da:Kurt
A:Blaine
 
Si, la sveglia non ha suonato. Non aspettarmi per la prima ora; ci vedremo più tardi. E non far finta di essere shockato perché sono in ritardo.
 
Da:Blaine
A:Kurt
 
Se lo dici tu ~
 
Da:Kurt
A: Blaine
 
Non faccia il carino con me, signore.
 
Da: Blaine
A: Kurt
 
E chi dice che lo sono?
 
Da: Kurt
A: Blaine
 
Pfui! Come vuoi, a dopo.

 

 
 
 
Sembrava una normale giornata d’inverno. Il sole splendeva e la neve sull’asfalto risplendeva quasi fastidiosamente. Kurt procedette a grandi passi e camminò attraverso il parcheggio, privo di ragazzi, verso lo stabilimento. Stava facendo tardi, ma non era un grande problema. Dall’inizio dell’anno non aveva mai fatto tardi, quindi non era nei guai.
 
Quando entrò nell’edificio si sfilò con cautela la sciarpa dal collo camminando lungo il corridoio il più silenziosamente possibile, le sue scarpe erano ancora un po’ bagnate a causa della neve. Mentre girava l’angolo verso la sua classe, era piuttosto sicuro che ormai si trovava al sicuro da qualsiasi spintone o insulto per il momento – finché non vide Karofsky e Azimio affianco al suo armadietto. Diede un’occhiata  vide degli altri giocatori di football in fondo al corridoio. Non poté fare altro che sospirare sommessamente.
 
Che maniera adorabile per continuare una giornata già iniziata male a causa della sua stupida sveglia. Fantastico.
 
Continuò a camminare verso l’armadietto, mento in su e testa alta, fermandosi di fronte ad esso girandosi a fissare le grandi e grosse teste di rapa appoggiate all’armadietto di Mercedes e di qualche altra ragazza. “Spostatevi uomini di Neanderthal,” soffiò minacciosamente dato che Karofsky aveva alzato il braccio per bloccare l’armadietto di Kurt, “Sono in ritardo per la prima ora e, a differenza di voi idioti, a me piace la scuola non solo per quanto riguarda lo sport. Oltretutto, io sono intelligente.”
 
“Scusa?” disse Karofsky facendo un minaccioso passo verso di lui a quell’insulto.
 
Kurt non si mosse. Non indietreggiò.
 
“Che cosa vuoi?” disse Kurt strascicando le parole e incrociando le braccia, chiaramente seccato perché voleva andare in classe. Di certo non sarebbe successo molto presto con quei giocatori di football che lo perseguitavano.
 
Azimio si colpì con un pugno l’interno della mano avvicinandosi a lui con fare intimidatorio. “Insegnarti una lezione finocchio!” lo disse come se fosse la più ovvia delle risposte.
 
“Oh, davvero?” chiese Kurt con un’aria da finto sbalordito, “Cos’ho sbagliato, di grazia? Non ho mai fatto niente di male a voi imbecilli.”
 
Qualcuno dietro a Kurt gli diede una forte spinta, sbrogliandogli le braccia che portò automaticamente in aria. Sbatté la spalla e la testa contro l’armadietto di fronte a lui. Sentì le sue borse cadere e la sua roba spargersi sul pavimento. Qualcuno disse “Ti abbiamo avvertito, Signorina.”
 
Kurt prese un profondo respiro, sentendo un dolore fortissimo alla spalla e la sua testa pulsargli, prima di tornare a guardare i suoi aggressori – i quali lo avevano accerchiato. “Avvertirmi di cosa?” ringhiò Kurt, cercando di non apparire sconcertato, ma sicuro di sé. Non era sicuro se avesse funzionato.
 
“Non devi girare attorno a Blaine Anderson!” gridò un giocatore di football il cui nome sfuggiva alla mente di Kurt al momento.
 
Ciò che Kurt sentì in seguito fu un piede nel suo stomaco facendolo sbattere contro gli armadietti con un forte fragore.
 
Dove cazzo erano gli insegnanti? C’era un tale rumore che di certo non potevano non averlo sentito – oh, aspetta, non importa. Non l’avrebbero aiutato comunque.
 
 Kurt tossì pesantemente, respirando a fatica mentre tornava a guardare gli sportivi, alcuni ciuffi di capelli gli finirono sugli occhi a causa della leggera lacca che aveva usato quella mattina. “Blaine non fa nemmeno parte del vostro gruppo di stupidi idioti – non ne mai fatto parte. Posso essere amico di chi voglio.”
 
Improvvisamente un libro lo colpì sulla testa, probabilmente uno di quelli che erano usciti dalla sua borsa dato che non aveva visto nessun libro nelle mani degli atleti. Kurt si ritrovò completamente a gambe all’aria sul pavimento, la vista sempre più annebbiata e ogni parte del corpo gli pulsava, soprattutto la testa perché, diavolo, venire colpiti da un libro fa male.
 
“Anderson era uno di noi, anche se non era un giocatore di football,” un altro calcio venne scagliato, nel  suo fianco questa volta. Oh, cazzo, quello doveva essere il loro nuovo Kicker perché Kurt poté giurare di aver sentito una sua costola rompersi, “Non possiamo rischiare che tu attacchi il tuo morbo gay a uno dei ragazzi più influenti della scuola. Inizierai con Anderson e poi, uno dopo l’altro, diventeranno tutti cazzo di finocchi, fatina.”
 
Tutto quello che Kurt voleva fare in quel momento era guardare in faccia i suoi cinque assalitori – a Kurt sembravano cinque – e far notare che Blaine non era più influente. Ma non ci riuscì per due ragioni. In primis, perché gli faceva davvero male muoversi. In secondo luogo, gli servì qualche momento per realizzare che, nonostante tutto, Blaine era ancora piuttosto influente al McKinley. Qualcuno come lui non poteva svanire... tutti lo guardavano ancora, non solo Kurt. Non era mai stato solo Kurt.
 
Che razza di idiota che era stato.
 
“Sembra che alla fine siamo riusciti a tapparti la bocca.” Kurt riuscì a sentirlo a malapena. Dalla voce sembrava essere uscito da Karofsky.
 
Sentire quello là schernirlo riportò la mente di Kurt alla sua precedente maniera di pensare: Non poteva lasciare che quei bastardi vincessero. Non poteva. Se l’avesse fatto, sarebbe andato contro tutto ciò per cui aveva lottato dal momento in cui la sua sessualità era stata confermata.
 
La sua mano si contrasse determinatamente e Kurt sollevò la testa lentamente, sbatté le palpebre un po’ di volte perché tutto era offuscato, improvvisamente sentì delle urla e molti calci e, probabilmente, anche qualche pugno e qualcuno stava girando l’angolo mentre la sua testa veniva nuovamente spinta e sbattuta contro l’armadietto molto più forte di prima. Kurt sentì qualcosa colargli lungo la guancia e cercò di respirare profondamente quando realizzò che probabilmente era sangue – gli faceva davvero male respirare.
 
“Blaine...” bisbigliò Kurt, ma riuscì a sentirlo a malapena lui, a malapena conscio del fatto di aver appena detto qualcosa. Poi di nuovo, tutto divenne sfocato, ma era vagamente consapevole che le porte delle classi si stessero finalmente aprendo e che i professori stessero correndo e che gli studenti erano in piedi sulla soglia delle porte bisbigliando e indicando, alcuni si spaventarono perché c’era un ragazzo sanguinante sul pavimento –
 
Probabilmente, picchiare Kurt in un corridoio circondato da classi, non era stata l’idea più brillante dei giocatori.
 
Delle calde e forti braccia lo stavano avvolgendo così gentilmente che Kurt non poté fare altro che rilassarsi completamente e cercare di riaprire gli occhi di nuovo. Improvvisamente le luci della scuola erano accecanti come le fiamme dell’inferno. Era conscio del lancinante dolore che provava al petto e ai fianchi e alla testa e alla schiena e, oh Dio se ce n’è uno, era troppo da sopportare, soprattutto perché delle gocce d’acqua gli cadevano sul viso e la gente stava gridando e...
 
Proprio prima di svenire, vide il vago profilo di un ragazzo dai capelli ricci, “...Blaine...”
 
Tutto divenne buio.
 
 
 

 
 
 
 
Davanti al suo armadietto aperto, Kurt stava mettendo via la propria roba prima di pranzo, senza volersi affrettare, ma non voleva neanche metterci una vita. Si sarebbe incontrato con Mercedes davanti al proprio armadietto come al solito, quindi Kurt non era completamente sicuro del perché si sentisse ansioso di andarsene quella zona...
 
Ricevette la risposta quando sentì il rumore prodotto da qualcuno che veniva spinto contro un armadietto. Si girò e vide Karofsky immobilizzare un povero nerd all’armadietto. Azimio gli era accanto, come se fosse un bodyguard. Sembrava che il ragazzino stesse per mettersi a piangere.
 
“Vedi, Azimio ed io abbiamo dimenticato i nostri compiti di chimica e i soldi per il pranzo. Pensavamo che saresti stato così gentile da darci i tuoi.” disse  Karofsky con un sorriso da brividi in volto sovrastando il povero ragazzo, il quale doveva essere una matricola.
 
“M-ma,  mi servono entrambi perché non voglio prendere un brutto voto e... ho fame...” la voce del ragazzo si affievoliva sempre più mentre il sorriso del giocatore di football si trasformava in un ridicolo sguardo arrabbiato.
 
Kurt sentiva che avrebbe dovuto farsi avanti, ma di certo non avrebbe migliorato affatto la situazione della matricola. Kurt era l’unico ragazzo apertamente gay a scuola, e il suo contributo avrebbe reso il resto della vita del ragazzo un vero e proprio incubo... ma Kurt non voleva essere visto come un cattivo ragazzo che guardava e non faceva niente per sistemare la situazione...
 
Alla fine Kurt fece un piccolo passo avanti – ma venne intercettato da Blaine che era appena arrivato, tranquillamente, in scena. Diede un colpetto alla spalla di Karofsky. La testa del giocatore si girò e si abbassò, e sembrava come se stesse per tirare della cacca a colui che aveva osato interromperlo. L’espressione scomparve quando si accorse che quella persona era Blaine.
 
“Cosa vuoi Anderson?” chiese Karofsky in un tono più educato di quanto fosse abituato a fare, ma pur sempre irritato. Fece cadere la mano dal punto dell’armadietto in cui l’aveva appoggiata per sbarrare la strada al ragazzino.
 
Blaine fece un piccolo sorriso e si intromise tra il giocatore e il ragazzo, “Andiamo, Dave,” disse con tono amichevole, “non c’è ragione per prendersela con questo povero ragazzo. Hey, ho un’idea,” Blaine stava sorridendo, e Kurt non poteva distoglierne lo sguardo, “Vi offro il pranzo e vi do una mano con i compiti di chimica!”
 
Ci fu un momento di totale silenzio tra i quattro adolescenti.
 
“Certo, sembra perfetto.” Disse finalmente Karofsky conficcandosi le mani nelle tasche e facendo spallucce. Azimio concordò con la scelta dell’amico, imitandone anche i gesti.
 
Blaine annuì e agitò la mani per far indietreggiare i due giocatori di football. Si girò verso la matricola colpendogli gentilmente la spalla, “Puoi andare in classe, ora.”
                                                                                                                          
Il ragazzo annuì, muovendo le labbra come per ringraziarlo, prima di correre il più velocemente possibile lungo il corridoio e girando l’angolo. Kurt immaginò che il ragazzo fosse caduto dall’angolazione che il suo corpo aveva mentre correva.
 
Quando Kurt tornò a guardare i tre sportivi (be’, a dire la verità, due, visto che Blaine era qualsiasi cosa..) li vide camminare verso di lui. Sembrava che Karofsky stesse per spingerlo contro un armadietto, pesantemente, ma Blaine fece un passo avanti e si mise tra i due appena in tempo da impedirglielo. Karofsky borbottò qualcosa e guardò dall’altra parte. Blaine, al contrario, incrociò gli occhi di Kurt e si fissarono finche non lo ebbero superato. Gli sembrò come se i secondi fossero diventati ore e...
 
 
 

 
 
 
Gli occhi di Kurt si spalancarono – e si richiusero praticamente subito perché la stanza era accecante come l’inferno. Ignorando il dolore al busto, si mise in ascolto di ogni indicazione che lo circondasse, cercando di...
 
C’era beep regolare sopra di lui, e delle persone che parlavano a bassa voce accanto a lui, ovviamente non consapevoli del fatto che fosse sveglio. Divenne evidente a Kurt che giaceva in un letto d’ospedale, il che era semplicemente...fantastico.
 
Benissimo. Fantastico. Perché Kurt amava gli ospedali perché non erano per niente emotivamente spaventosi...
 
Dannati giocatori di football. Dannati omofobi.
 
E solo cazzo... chi altro c’era nella stanza? Kurt era troppo dolorante per aprire gli occhi, quindi decise di ascoltare solamente...
 
C’era suo padre Burt... la sua matrigna Carole... il tamburellio del piede doveva appartenere a Finn probabilmente...
 
Improvvisamente, la mano di qualcuno accarezzò i capelli di Kurt gentilmente (ma  faceva ancora male) a il viso di qualcuno era vicino al suo orecchio, ansimava sul cuscino e, in parte, anche nel suo orecchio. Kurt cercò di inspirare profondamente per cercare di capire di chi diavolo si trattasse, ma faceva ancora troppo male –
 
“Guarisci.” fu tutto ciò che gli venne bisbigliato nell’orecchio prima di sentire un rumore di passi che si allontanavano e il dolce scatto di una porta. Quel bisbiglio gli sembrava così... tormentato etristee quasi gli si spezzò il cuore...
 
Blaine.
 
Il bruno stava per aprire gli occhi per far sapere che era sveglio perché non venne detto niente per un po’ – finché Burt non incominciò a borbottare qualcosa e Carole lo calmò dicendo “Blaine è un amico di Kurt, lo sappiamo entrambi.”
 
“A me sembrano qualcosa di più che semplici amici.”
 
Un’altra pausa. Il cuore di Kurt quasi si fermò perché cosa? Anche suo padre pensava che lui e Blaine fossero qualcosa di più...? Che cosa stava succedendo al mondo?
 
“Kurt te lo direbbe, Burt, lo sai.” Disse Carole dolcemente dopo che ci fu lo strano rumore di un corpo che si muoveva sulla sedia. Di nuovo Finn probabilmente.
 
“Già.”
 
A quel punto, Kurt voleva davvero dire qualcosa in sua difesa perché lui e Blaine erano solo amici ma improvvisamente sentì una dura, scottante fitta di dolore al fianco, e l’unica cosa di cui si accorse, era che stava per svenire di nuovo, per ripiombare nello stretto abbraccio di un sonno privo di sogni, o incubi.
 
 
 
 

 
 
 
 
Ho terminato di scrivere questo capitolo con in mano una carota e quindi, ogni volta che volevo cancellare, mi partiva una sfilza di ììììììììììììììììììììììììììììììì
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So che non interessa a nessuno... ma volevo dirvelo x)
 
So anche di aver detto a qualcuno che in questo capitolo avremmo tirato un sospiro di sollievo. Vi chiedo scusa! Non ricordavo che questo accadesse così presto.
 
Spero che non vi siate spazientiti troppo nell’attesa del  capitolo.
Purtroppo, o per fortuna, in questo periodo sarò un po’ presa a causa di un mio imminente trasferimento all’estero... spero di riuscire a trovare comunque il tempo per tradurre, e leggere anche qualche altra FFC xP
 
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 9
*** Trasforma il Mio Dolore in Oro Prezioso - Parte1 ***


Author's Note: questo capitolo non doveva andare nel modo in cui invece va, ma è come se si fosse scritto da solo nella mia mente oggi a scuola e mi è piaciuta l’idea... non completamente, non vi mentirò. Penso che il capitolo bi piacerà comunque. Non ne sono completamente certa...be’, vediamo cosa ne pensate/cosa dite voi ragazzi, vi va?
 
Nota della traduttrice:ho visto che non avevo mai messo le note dell’autrice, mi sembrava carino iniziare.
 
Sono ancora così eccitata di aver incontra alcuni di voi venerdì per il film del concerto. “Sì, Darren SPOGLIATI!!!!”
 Hai visto Cecilia? Ho aggiornato xP
 
Siccome è un capitolo molto lungo, e come vi ho già detto (fortunatamente o sfortunatamente) non ho avuto molto tempo da dedicargli, quindi ecco qui la prima metà =)
 
Spero vi piaccia. Scusatemi per gli errori.
Ci leggiamo alla fine per i commenti

 
 
Quando Kurt rinvenne riaprì gli occhi con molta più cautela, dato che l’ultima volta che l’aveva fatto era stato piuttosto doloroso perché le luci dell’ospedale erano accecanti come le fiamme dell’inferno... ma questa volta, le luci erano spente e le tende della finestra erano chiuse.
Voltò lentamente la testa di lato facendo una smorfia a causa del pulsante dolore che lo attanagliava. Guardò l’orologio sopra il tavolo. Era l’unica luce all’interno della stanza e, dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco lo sguardo, la sua mente registrò i numeri rossi sull’orologio.
 
2:57
 
Probabilmente era mattino presto (o notte fonda?) stando alla mancanza di luce dietro le tende.
 
Kurt riportò lentamente la testa alla sua posizione iniziale e si mise a fissare il soffitto per qualche momento, cercando di non fare caso all’incessante rumore che proveniva dalla macchina che stava registrando le pulsazioni del suo cuore... non era di alcun aiuto al suo mal di testa, affatto. Anzi, peggiorava la situazione.
 
Avvertì come uno spasmo all’orecchio quando sentì la porta che si apriva. Guardò nella direzione del suono e sbatté le palpebre un paio di volte le palpebre a causa dell’improvviso fascio di luce che entrò nella stanza. “Ci’o?” domandò Kurt, piuttosto sorpreso di quanto fosse roca la sua voce. Era rimasto incosciente per Dio solo sa quanto tempo... a quel punto l’unica cosa che gli interessava era sapere per quanto tempo era svenuto/aveva dormito/era stato in coma o altro.
 
“Kurt?” era una voce femminile, Kurt era piuttosto sicuro che si trattasse di Carole. L’interruttore della luce venne premuto e la luce gli inondò la vista, costringendolo a chiudere gli occhi per un po’ prima che si accorgesse che c’era qualcuno accanto al suo letto. Cercò di girare la testa di nuovo, ma lo trovò troppo doloroso, quindi decise di guardare l’altra con la coda dell’occhio – si, era Carole, aveva un’espressione sollevata, sembrava che avesse pianto...
 
Kurt venne colpito da un senso di colpevolezza.
 
“Oh, grazie a Dio!” disse lei dolcemente, la sua voce vacillava, “Sei sveglio e – senti dolore, dolcezza?”
 
“S-solo un po’.” Rispose Kurt, mentendole un pochino (forse un po’ più che un pochino), facendo un’altra smorfia quando cercò di muoversi. Le mani gentili e materne di Carole lo trattennero, come per dirgli silenziosamente di non muoversi, “Da quanto sei qui? Per quanto tempo sono stato incosciente? Perché sei ancora qui?” Di norma Kurt non poneva così tante domande, ma era piuttosto confuso.
 
Carole gli diede un gentile colpetto sulla mano – guardando verso il suo corpo, per quanto riuscisse, Kurt poteva vedere chiaramente che uno dei suoi polsi era ingessato. Come cazzo aveva fatto a rompersi il polso? – aveva un’espressione calma, “Sono qui da quasi cinque ore – sono andata a casa un attimo per darmi una rinfrescata. Sei stato incosciente per circa due giorni. Sono qui per badare a te, naturalmente.”
 
“Due giorni,” ripeté Kurt colpito, “sono rimasto incosciente...per due giorni...”, lei annuì solennemente, “...be’...è a dir poco...fantastico.”
 
“So che è uno shock per te, Kurt.” disse Carole sospirando, “E’ stato uno shock un po’ per tutti. Quando ci hanno chiamati per dirci cosa fosse successo... tuo padre era così arrabbiato e penso che Finn e i tuoi amici abbiano quasi picchiato Karofsky, se quello che ci ha detto il preside è la verità. Anche il tuo amico, Blaine, era devastato, anche se non ha detto una sola parola...”
 
Kurt sentì una sensazione di panico cominciare a sopraffarlo, “Aspetta, siete stati tutti in pensiero per me per tutto questo tempo?”
 
La matrigna sembrava quasi confusa, lo fissò, “Certo che lo eravamo caro. Sei una parte importante delle nostre vite. Perché non avremmo dovuto esserlo?”
 
Kurt prese un respiro profondo – o, perlomeno, ci provò. La sua gabbia toracica gli faceva davvero male – prima di richiudere gli occhi e girare leggermente la testa per allontanarsi dallo sguardo di Carole. “Non importa,” bisbigliò lui dolcemente. Un’altra ondata di dolore lo colpì. Si morse il labbro per non far uscire alcun suono dalla sua bocca. “P-penso che dormirò ancora un po’.” Balbettò stiracchiandosi un po’ – pessima idea.
 
Un profondo brivido gli uscì dai polmoni e dal suo corpo stanco. Carole concordò che fosse la scelta migliore. Si alzò e spense le luci. Kurt si addormentò quasi automaticamente.
 
 
 

 
 
Qualche giorno, e parecchie visite, dopo, Kurt si sentiva orribilmente consumato e ancora pieno di dolori. L’unico momento in cui lo imbottivano di analgesici per fare in modo che niente gli facesse male era prima di andare a dormire. Se gliene avessero dati di più sarebbe stato pericoloso perché era troppo piccolo o nonsoché. In tutta onestà, Kurt non aveva ascoltato moltissimo quello che gli dicevano i medici, era davvero difficile concentrarsi. Aveva capito cosa stesse andando male suo corpo grazie a Carole.
 
A quanto pare, si era rotto due costole (forse tre), si era procurato una micro-frattura al cranio, un’emorragia in testa, per quanto riguardava la fuoriuscita esterna se n’era accorto dal sangue che gli era colato davanti agli occhi prima di svenire, un polso rotto perché qualche idiota ci aveva camminato sopra e ferite in abbondanza. In tutta questa storia, Kurt si stupì che non gli avessero rotto anche la schiena.
 
Non gli fu permesso di uscire dall’ospedale per la settimana seguente, o forse anche di più. Quando lo dimisero, comunque, avrebbe dovuto rimanere a letto per un po’ (di sicuro sarebbe stato tenuto sotto controllo molto di più da suo padre e Carole che dai dottori). Non avevano detto quanto tempo avrebbe dovuto passare a letto, ma sarebbe rimasto prigioniero della propria casa per molto tempo. Il che era... fantastico. Davvero, fantastico.
 
La cosa che lo disturbava di più era che tutti si preoccupavano così tanto di per lui. Certo, apprezzava la loro dolcezza e la loro disponibilità ad aiutarlo in tutto, ma era davvero fastidioso qualche volta. Avere così tante persone che si occupavano di lui... andava contro la sua natura di “persona minimamente bisognosa di aiuto”. Si, gli era grato dell’aiuto, ma non ne era esattamente felice.
 
Quando Mercedes gli fece visita gli illuminò una giornata piuttosto grigia, ma poteva vedere chiaramente che aveva pianto, il che preoccupava Kurt. Non disse niente a riguardo, naturalmente, ma era davvero preoccupato.
 
“Come stai oggi?” gli chiese lei con voce tremante. Si sedette acanto a Kurt e appoggiò le mani sul letto – non troppo vicine a lui. Solo, sul letto.
 
Kurt sospirò, si voltò verso di lei con meno difficoltà rispetto ai giorni precedenti, “Piuttosto bene.” rispose lui cercando di girare il corpo, ma fallendo clamorosamente. “Ancora dolorante, naturalmente,” mentre lo diceva alzò gli occhi al soffitto, “E totalmente annoiato. Gli ospedali sono così noiosi e insulsi, ‘Cedes. Sento che sto perdendo sempre più la ragione. Ogni giorno che passa.” Lo disse con un tono talmente melodrammatico che era chiaro che non era stato completamente serio.
 
Mercedes si lasciò sfuggire un sorriso e una piccola risata, ma si vedeva che erano entrambi forzati. “Mi dispiace, Boo. Vorrei davvero aiutarti ma purtroppo non posso rapirti. Hai bisogno di guarire.” gli diede un leggero colpetto al braccio, gli sembrava di essere stato colpito da una piuma.
 
Kurt sospirò di nuovo, ma sempre con un sorriso in viso. “Come vanno le cose al McKinley senza di me?” domandò lui per cambiare l’oggetto del discorso, e, in tutta onestà, voleva davvero sapere cosa stesse accadendo. La sua migliore amica era la più grande esperta di pettegolezzi della scuola, dunque era la persona più adatta a cui chiedere una cosa simile.
 
Mercedes sbatté le palpebre un paio di volte e, quando spostò la sedia per avvicinarsi al letto, le si diffuse un sorriso rivelatore sul volto (ma continuava a ricordarsi di non toccare troppo Kurt). “La pazzia più assoluta.” Mormorò lei, ovviamente un po’ eccitata, “Finn vuole tornare con Quinn e si dice in giro che La Regina delle Api abbia tradito Sam con Finn.” Kurt roteò gli occhi. Ma certo, non poteva mancare quel tipo di dramma. Ma... Finn e Quinn? Santo cielo. Povero Sam. Povera Rachel.
 
“E, dei giocatori di football che ti hanno attaccato, ne sono stati sospesi solo tre,” Kurt si incazzò leggermente. Sospesi? Solo tre di loro? Mi scusi? “Karofsky e Chandler sono scappati prima che qualcuno potesse vederli in faccia – Azimio, Allen e Ian erano  incazzattissimi – e naturalmente non c’erano telecamere che puntassero in quella direzione,” più che ovvio, “Quindi nessuno può provare che ci fossero anche loro due. Be’, a dirla tutta, Blaine ha detto a Figgins che c’erano anche loro, che li aveva visti, ma, non ci sono prove tangibili...”
 
“Maledetto Karofsky,” brontolò Kurt sottovoce prima di prendere un respiro profondo (faceva male, ma almeno non tanto quanto le volte precedenti) per darsi una calmata. “Quindi...Blaine ha cercato di farli incolpare?”
 
La sua migliore amica annuì, la sua espressione divenne improvvisamente troppo seria,”Sì. A quanto pare si è anche avvicinato a Karofsky – e ha parlato. Un tipo che ha accidentalmente assistito al dibattito in un’aula, ha detto che Blaine era incazzato nero, era pronto a picchiare Karofsky, ma l’ha soltanto spinto contro un armadio... non riesco proprio ad immaginarmelo, Blaine è così piccolo. Siccome la situazione si stava surriscaldando, il ragazzo che stava assistendo alla discussione se l’è data a gambe levate per paura di finirvi in mezzo. Ha solamente detto che, prima che si chiudesse la porta dell’aula, c’è stato un momento di silenzio e poi un altro suono di un corpo che veniva spinto contro l’armadio. Non so cosa sia successo, nessuno lo sa, ne sono piuttosto sicura,...”
 
“Blaine si è fatto male?” fu tutto quello che uscì dalle labbra di Kurt.
 
Mercedes lo guardò in modo strano, come se lo stesse scrutando, prima di scuotere la testa, “A parte qualche livido, sembra stia bene. Ma ha saltato la scuola per un giorno o due dopo lì incidente, quindi, non so...”
 
Kurt spostò lo sguardo da Mercedes e si mise a fissare la parete di fronte a lui. Blaine non saltava mai la scuola, mai. Doveva essere successo qualcosa perché Blaine saltasse un giorno, forse anche due,...ma cosa? Kurt non lo sapeva. Non ne aveva la minima idea, e la cosa lo preoccupava decisamente.
 
“Kurt...” si voltò nuovamente verso la sua amica che lo fissava con un’aria strana, di nuovo, “...ti ho detto tutte queste cose...e tutto quello che ti interessa è se Blaine sta bene?” Kurt sbatté le palpebre e tornò a fissare il muro, sapeva dove voleva andare a parare Mercedes, “Baby... un paio di mesi fa, la prima cosa che avresti fatto sarebbe stata dare di matto contro quegli omofobi...cos’è successo?”
 
Non la guardò. Continuò a guardare il muro per qualche momento, “Non è successo niente, ‘Cedes. Sono sempre io. Non è cambiato niente.” Fu tutto quello che le disse e Mercedes capì che era il caso di cambiare argomento.
 
Lui non credeva che fosse cambiato qualcosa. Era ancora Kurt Elizabeth Hummel, era ancora gay, odiava ancora la sua città natale a causa della mentalità delle persone che la abitano e voleva sempre diventare una stella di Broadway...
 
Niente era cambiato. Si era fatto solamente un nuovo amico.
 
Niente era cambiato.
 
 
 
 
 



*gioco di parole Miss. Queen Bee
 
Allora? Qualche idea su quello che è successo?
Alla prossima.
Dorica.


p.s. vi chiedo scusa se non sono ancora riuscita a rispondere alle recensioni.
vi prometto che lo farò =)

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Capitolo 10
*** Trasforma il Mio Dolore in Oro Prezioso - Parte2 ***



Kurt Hummel era assolutamente di sicuro che stava sognando perché si trovava, in piedi, nella cucina di casa sua, senza alcun dolore, il che era una buona ragione per pensare che fosse tutto un sogno, e, se non bastasse...stava osservando una versione più vecchia di sé, doveva avere circa venticinque anni, mentre cucinava. Indossava una maglietta, un paio di jeans e un grembiule. Stava canticchiando qualcosa a bassa voce. Che diavolo stava succedendo?
 
Dietro di lui una porta venne aperta e un rumore di passi accompagnò quello della porta che si richiudeva. Il Kurt più vecchio sorrise sentendo quel suono. Il Kurt più giovane diede un’occhiata alla cucina, doveva ammetterlo, era un posto decisamente delizioso...ma continuava a domandarsi cosa diavolo stesse sognando. Era tutto così sconosciuto, anche se ben decorato –
 
Rimase a bocca aperta quando vide una versione più vecchia di Blaine entrare nella cucina. Indossava un paio di pantaloni neri e una camicia bianca. Si allentò il nodo alla cravatta con una mano. La sinistra. Portava una fede nuziale all’anulare.
 
D’accordo: che diavolo stava succedendo?
 
Il vecchio Blaine, sempre con i suoi ricci addomesticati, sorrise alla vista della schiena di suo marito(?). S’incamminò verso il Kurt adulto, verso l’indaffarato Kurt. Abbracciò la sua vita con un braccio, alzandosi sulla punta dei piedi (anche se adulto, Blaine non sembrava molto alto...), fece scorrere l’altra mano lungo il braccio di Kurt fino a far intrecciare le loro dita per portarsi la mano dell’altro alle labbra e baciarne l’anulare – il quale aveva un anello d’oro abbinato.
 
Seriamente: che diavolo?
 
“Hey Blaine.” disse Kurt – il Kurt adulto – girando la testa per sorridere a suo marito.
 
Blaine adulto stampò un dolce bacio sulla guancia di Kurt, sorridendo contro la pelle di porcellana. “Buona sera, Sig. Anderson-Hummel,” questo confermava i suoi presentimenti. “Mi sei mancato oggi.” un altro bacio, stavolta sull’angolo della bocca dell’altro. “Come sono andate le prove?”
 
La versione adulta di se stesso sospirò. “Bene. Abbiamo fatto tutto piuttosto velocemente e, siccome sembrava non ci fossero problemi, ci hanno fatti uscire prima.”
 
Blaine adulto fece una leggera risatina, con un braccio avvolse amorevolmente la vita di Kurt. “Sono così fiero di te per aver ottenuto un ruolo da protagonista in una produzione di Broadway.”
 
“Lo so che lo sei.”
 
Altre risate, accompagnate dal suono di un coltello che veniva gentilmente appoggiato, finalmente, e poi, non successe più niente per qualche momento... finché Kurt non si voltò lentamente verso Blaine, lasciando che il marito lo avvolgesse con entrambe le braccia. Kurt adulto portò lentamente le sue braccia dietro il collo di Blaine, prima di appoggiare la sua fronte contro quella dell’altro, inclinando leggermente la testa. Le loro labbra stavano per toccarsi e Kurt giurò che gli stavano per uscire gli occhi dalle orbite –
 
Improvvisamente la scena di fronte a lui cominciò a svanire e Kurt si ritrovò in una stanza completamente bianca, così bianca da far male agli occhi. Sbatté le palpebre un paio di volte, con la speranza che il bianco diventasse un altro colore...ma senza risultati.  Non completamente per lo meno. Di fronte a lui, improvvisamente, apparvero un pianoforte e una figura dai capelli neri seduto al piano: indossava una camicia bianca e dei pantaloni bianchi... tutto piuttosto bianco... che suonava un tenue motivetto, bellissimo, ma triste...
 
Era Blaine. Un normalissimo Blaine, né più vecchio né più giovane. Solo...Blaine.
 
Il moro non sembrò accorgersi della presenza di Kurt dietro di lui, continuò a suonare dolcemente e Kurt si concesse di rimanere lì, in piedi, semplicemente ad ascoltare. I suoi occhi si chiusero, non voleva tornare al mondo reale...perché, nel mondo reale, non c’era un posto bello come quello. Nel mondo reale soffriva e si trovava in ospedale, nel mondo reale Blaine non avrebbe mai suonato il pianoforte per lui...
 
Diamine, Kurt non era neanche sicuro che Blaine sapesse suonare il pianoforte.
 
La canzone terminò lentamente, Kurt riaprì gli occhi per vedere Blaine voltarsi verso di lui, quegli occhi nocciola lo stavano osservando con sguardo calcolatore... prima che un piccolo sorriso apparve sul suo viso e fece sospirare Kurt profondamente, finalmente senza provare dolore per aver sospirato.
 
Blaine si alzò e si diresse verso di lui, il piccolo sorriso diventava sempre più grande mano a mano che si avvicinava a Kurt. Quest’ultimo immaginava che l’altro si sarebbe fermato ad una distanza appropriata, ma non lo fece. Al contrario, il moro continuò ad avvicinarsi e Kurt indietreggiò istintivamente, finché non finì contro un tavolo che sembrava essere stato posizionato in quel punto senza una particolare ragione.
 
Blaine camminava dritto verso di lui, Kurt scivolò leggermente, ma non abbastanza da cadere. Le mani di Blaine afferrarono il bordo del tavolo ai lati di Kurt. Il naso di Blaine si trovava a pochi centimetri di distanza da quello di Kurt. Sì, Kurt era confuso. Sì, Kurt era piuttosto nel panico. No, non aveva paura.
 
“B-Blaine?” mormorò Kurt rompendo il silenzio che fino ad un secondo prima li aveva circondati.
 
Uno sguardo caldo comparve negli occhi di Blaine. Il ragazzo si chinò in avanti, i loro nasi si sfiorarono prima che Blaine inclinasse leggermente la testa di lato fino a sfiorare la guancia di Kurt col suo naso. “Ti sta benissimo il bianco.” sussurrò all’orecchio di Kurt, causandogli un leggero tremolio prima di abbassare lo sguardo per vedere cosa stesse indossando.
 
Sì, era vestito di bianco... in realtà era lo stesso completo che indossava durante la performance di “One of Us” con le New Directions...strano.
 
“Gr-Grazie.” fu tutto quello che riuscì. La sua voce gli sembrò troppo forte in quel contesto così bianco e vuoto attorno a loro – dov’era finito il pianoforte?
 
Blaine sorrise di nuovo mentre si abbassava, con le labbra accarezzò il collo di Kurt, provocandogli un leggero tremolio. “Balbetti un sacco.”
 
“S-Solo vicino a te.” Kurt non era mai stato così onesto in tutta la sua vita.
 
“E questo perché?” Blaine era di nuovo, improvvisamente naso-a-naso con lui, il movimento fu un po’ troppo veloce per essere vero. La sua testa si inclinò nuovamente, un paio di centimetri separavano le sue labbra da quelle di Kurt, “Non devi dirmelo se non te la senti...”
 
“È perché ti a– ”
 
 

 

Gli occhi di Kurt si spalancarono al suono di una sedia che veniva trascinata rumorosamente lungo il pavimento fino al suo letto. Fece una smorfia di dolore perché...seriamente? già aveva mal di testa di suo, non aveva bisogno di qualcosa che glielo facesse peggiorare.
 
Girò lentamente la testa di lato – sbatté le palpebre un paio di volte quando vide Santana, in piedi, di fronte alla finestra, e la sedia sul pavimento, “S’ntana...?” gracchiò Kurt prima di schiarirsi la gola, con non poche difficoltà. “Cosa ci fai – ?”
 
“Volevo farti un paio di domande.” Fu quello che disse lei automaticamente, spostando lo sguardo dalla finestra a Kurt.
 
“Davvero?” la mente di Kurt si mise automaticamente in posizione d’allerta.
 
“Sì, davvero.” Tagliò corto lei, raccolse la sedia e si sedette accanto al letto con braccia incrociate, gambe accavallate e uno sguardo strano. “Non sto per incolparti per l’improvviso isolamento di Blaine, perché so che questa volta è tutta colpa di Karofsky.”
 
Kurt strabuzzò gli occhi, voleva sedersi, ma sapeva che era una pessima idea, quindi decise di optare per uno sguardo che era un misto tra il confuso e l’arrabbiato, “Colpa di Karofsky? Cosa gli ha fatto?”
 
Santana lo fulminò, appoggiandosi allo schienale della sedia. “Hey, sono io a fare le domande qui.” Disse lei. Kurt la fissò. “Ok,” disse sospirando, “Va bene, ma solo perché giaci in un letto d’ospedale tutto bendato – ah, comunque mio padre è il tuo medico.” il che spiegava perché si chiamasse Dr. Lopez. E le assomigliava anche adesso che ci rifletteva. “Non so esattamente cosa gli abbia fatto, tutto quello che so è che ha riportato Blaine a rimanere tutto il giorno in camera sua, fatta eccezione per la scuola. Ho cercato di convincerlo a farmi dire cosa gli fosse successo, ma mi ha solamente lasciata entrare nella sua stanza e tutto quello che sono riuscita a comprendere dai suoi mormorii è stato il nome di Karofsky – bhè, il suo cognome. Blaine non chiama mai le persone col loro cognome, ma questo probabilmente non ha niente a che fare con tutto il resto. Il punto è che Karofsky ha combinato qualcosa... in più, un altro motivo per cui Blaine ha smesso di fare progressi è perché tu non ci sei più. Comunque...”
 
Kurt rimase sorpreso da questa notizia. Lui aveva aiutato Blaine a fare...”progressi”?... Bhè, era Santana a dirlo. Non doveva crederle per forza, in più non poteva mettersi a discutere con lei quando tutto questo gli avrebbe causato dei dolori lancinanti. “Bhè, ok. Cos’era la cosa che dovevi chiedermi?”
 
L’espressione arrabbiata scomparve lentamente dal viso della ragazza ispanica. Spostò per un momento il suo sguardo da un’altra parte, mordendosi il labbro inferiore, “...Come fai a sopportarlo?” domandò tranquillamente.
 
Kurt aggrottò leggermente le sopracciglia, “Sopportare cosa?”
 
“Il bullismo.” Disse Santana un po’ troppo forte tornando a fissare il ragazzo. La sua espressione di dolore lo shoccò. “Le prese in giro, gli attacchi...tutte quelle cose che le persone ti fanno a causa della tua sessualità.”
 
Non fu detto più niente per qualche momento, l’unico suono attorno a loro era il rumore prodotto dagli apparecchi e i passi nel corridoio.
 
Santana chiuse gli occhi per un istante prima di chinarsi in avanti. Riaprì gli occhi, “Sono lesbica, Hummel.”
 
Kurt era sbalordito. Aveva sempre saputo che Santana provava qualcosa per Brittany, ma non si sarebbe mai aspettato quello. Magari bisessuale, sì. Ma mai lesbica.
 
“Davvero?” sussurrò lui alzando un sopracciglio.
 
Santana gemette, chiaramente infastidita dalla reazione dell’altro. “, Hummel. Gioco nella tua squadra.” Kurt la fissò. Lei sospirò passandosi la mano tra i lunghi capelli neri. “Perché non ti stacchi da Blaine quando il bullismo peggiora? Come fai a...conviverci, invece di dartela a gambe levate?” chiese lei, usando nuovamente un tono pacato.
 
Kurt la fissò ancora per qualche secondo prima di spostare lo sguardo e fissare il soffitto per pensare un istante...si, Blaine era uno dei suoi amici più intimi. Non aveva mai abbandonato un amico solo perché era stato minacciato... ma, allo stesso tempo, essere amico di qualcuno non aveva mai portato a degli atti di bullismo del genere.
 
Improvvisamente Kurt sospirò, ignorando il dolore al petto, e spostò lo sguardo su Santana, ma fu costretto a serrare gli occhi per un istante perché la vista gli si era improvvisamente annebbiata. Guardò Santana seriamente, “Sopporti...tutto e tutti quando sei innamorato, Santana.”
 
Gli occhi di lei si allargarono e rimase a bocca aperta. Le ci vollero un paio di lunghi secondi prima di riprendersi. Annuì leggermente col capo.
 
Kurt avrebbe potuto giurare di averla sentita dire qualcosa del tipo “Avrei dovuto aspettarmelo,” ma non ne era sicuro perché nel momento in cui lei aveva iniziato a parlare, lui aveva chiuso gli occhi e li aveva riaperti quando l’altra se n’era già andata. Un’infermiera entrò nella stanza insieme alla sua matrigna.
 
Rimase lì, sdraiato, a fissare il soffitto, mentre le due donne indaffarate gli giravano attorno. Gentilmente lo alzarono in modo da farlo sedere. L’infermiera fece i suoi soliti controlli e gli pose delle domande, alle quali rispose con un tono piatto, monotòno. Carole sembrava preoccupata dal suo comportamento e gli chiese se fosse tutto ok. Kurt le rispose semplicemente che stava pensando.
 
Non aveva nemmeno mentito. Stava pensando. Davvero.
 
Amore. Aveva davvero detto quella cosa a Santana? Con tutte le altre persone a cui avrebbe potuto dirlo?
 
Non poteva amare Blaine. Non poteva.
 
Blaine era...era al sicuro. O per lo meno, più al sicuro di quanto lo fosse Kurt. Non era nemmeno sicuro che l’altro fosse gay il che...incasinava parecchio di più le cose. Non poteva semplicemente per come andavo quelle cose a scuola – o santo cazzo! In pratica aveva appena detto a Santana di amare Blaine – il che non era vero – e sicuramente sarebbe andata in giro a dirlo a chiunque e cazzo, cazzo, cazzo per Blaine sarebbe stato un brutto colpo. Ma poi, Santana non farebbe mai una cosa del genere a Blaine...
 
Solamente... solamente... no. No. Kurt non sapeva nemmeno cosa fosse successo a Blaine, quindi avrebbe anche potuto essere un serial killer – oh, al diavolo tutto. Quelle erano tutte ridicole scuse, e Kurt lo sapeva.
 
Kurt tornò con la mente ai suoi sogni... i primi sogni (o forse era solo un sogno) da tanto di quel tempo, da quanto Kurt riusciva a ricordare... dovevano pur significare qualcosa, giusto? O magari stava esagerando...
 
Si rese conto che era stato rimesso in posizione orizzontale sul letto e che Carole aveva trascinato una sedia vicino ad esso e vi si era seduta sopra. Kurt fissava il soffitto e cercava di ricordare tutto quello che era successo da quando aveva messo piede in quell’ospedale.
 
Blaine.
 
Blaine Anderson.
 
Le palpebre di Kurt si chiusero mano a mano che gli antidolorifici attenuavano il suo dolore fisico. Lo fecero piombare quasi istantaneamente in un sonno senza sogni.
 
Qual’era stato il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi?
 
Starò bene, Blaine. Te lo prometto. Non c’è modo di negare che ti amo quando sono completamente drogato. Quindi...ti amo.
 
 
 
 

 
 
 
 
O mio Dio...
Finalmente ce l’ho fatta a postare questo capitolo.
Ve lo giuro, è stata una faticaccia:
da due settimane mi sono trasferita in Inghilterra e, ogni volta che provavo a mettermi lì e tradurre, succedeva sempre qualcosa (o più semplicemente svenivo dal sonno stanca morta...) e dovevo mettere via tutto.
 
Spero comunque che per voi ne sia valsa la pena di aspettare =)


Non prometto niente per quanto riguarda la pubblicazione del nuovo capitolo...non sono ancora riuscita a capire come andrà avanti la mia vita.
 
Chiedo perdono per tutti gli orribili e/orrori che avete incontrato.
Scusatemi. Ma non vedevo l’ora di postarlo.
 
Alla prossima.
 
Dorica <3

p.s. propongo una preghiera perché il 26 non ci sia la partita di Baseball xP

p.p.s. ma per caso non piace questo capitolo? è quello con meno recensioni di tutti... =(

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Capitolo 11
*** A Chi Dispiace, Ora? - Parte 1 ***


ciao a tutti!!!!!!!!!!!!
volevo ringraziarvi profondamente!
Questa storia ha finalmente raggiunto il traguardo dei 100 commenti!!!!! (anche se l'ultimo capitolo ne ha ricevuti solo 5...non vi è piaciuto?)
ed è tra le preferite di
35 lettori facendosi strada tra le ffc gleek più popolari =)

grazie  mille


Grazie!!!!!!



adesso vi lascio al nuovo capitolo e vi auguro una buona letture e una buona visiopne del nuovo episodio di stasera =)
ricordate che la diretta è un'ora prima del solito perché in America non hanno ancora tirato indietro le lancette dell'orologio
(ma lo fanno?)




A Chi Dispiace, Ora? - Parte 1


La volta successiva in cui si risvegliò, completamente cosciente ed in grado di parlare, suo padre stava conducendo due poliziotti nella sua stanza noiosa come una roccia. Il semplice fatto che ci fossero due poliziotti non lo mandò nel panico, più che altro, lo confondeva, e anche parecchio, molto più di quanto lo facessero gli antidolorifici. Quando venne fatto alzare per assumere una posizione seduta, lo schienale del letto venne alzato per supportare la sua schiena, i due seri poliziotti si sedettero di fronte a lui, uno dei due reggeva un quadernetto e una matita, l’altro...era semplicemente seduto.
 
“Salve, Signori.” li salutò Kurt con disinvoltura. La sua voce era roca, come sempre quando si risvegliava dopo parecchie ore di sonno. Vedendo ciò Burt lo aiutò a bere un goccio d’acqua dal bicchiere che gli aveva portato alla bocca. Sì, era piuttosto umiliante, ma sembrava che nessuno avrebbe lasciato che Kurt facesse degli sforzi inutili. “Come posso esservi d’aiuto oggi?” disse nuovamente Kurt dopo che si fu assicurato di poter parlare quasi normalmente.
 
L’uomo con i quadernetto gli rispose, “Buon pomeriggio. Io sono Drew Smith, e lui è il mio collega, Leon Wright. Siamo qui per farle delle domande riguardo il suo attacco e i suoi aggressori, Sig. Hummel. Ne avevamo bisogno sin dal giorno dopo l’accaduto, ma suo padre ha richiesto che attendessimo fino a che non fossero stati certi che lei potesse parlare.”
 
Kurt guardò suo padre con la coda dell’occhio, Burt annuì con un piccolo cenno della testa. I suoi occhi azzurri tornarono a fissare i due uomini in divisa. “Risponderò ad ogni domanda al massimo delle mie possibilità.” rispose lui onestamente.
 
L’uomo con il quadernetto annuì e poi guardò il suo collega, il quale si schiarì la gola. Sembrava che i due stessero prendendo la cosa davvero sul serio...o magari era l’ancora leggermente drogato Kurt che non la stava prendendo abbastanza seriamente.
 
Si, la mente di Kurt era ancora un po’ annebbiata. Solo un pochino.
 
“Chi erano i suoi aggressori?” chiese Mr. Wright, la sua voce era bassa e un po’ roca.
 
Kurt ci pensò un attimo per ripensare ai nomi che gli aveva detto Mercedes prima di andarsene. “Azimio Creswell, Allen Allemande, Ian Connell, Chandler Duff e David Karofsky mi hanno attaccato.”
 
Mr. Smith annuì e prese appunti.
 
“dov’è avvenuto l’attacco?”
 
“Al McKinley High, di fronte al mio armadietto. Il 186” rispose Kurt immediatamente, senza doverci pensare.
 
Rumore della matita che scorreva sul foglio.
 
Continuò così per un po’, con mr. Wright che faceva domande riguardo quello che era successo, quali parti del corpo gli facessero male con esattezza, e Mr. Smith che continuava a riportare sul quadernetto le sue risposte in modo a dir poco veloce. Era come se sapesse già cos’avrebbe detto Kurt, ancora prima che lui finisse di ascoltare la domanda.
 
Finalmente, dopo circa un’ora e un milione di domande, il quadernetto venne richiuso e due uomini li stavano ringraziando per la collaborazione. Si alzarono con cautela, per evitare che le sedie strisciassero contro il pavimento, e fecero per andarsene. Automaticamente suo padre si alzò e riabbassò lo schienale del suo letto (a quanto pare l’infermiera aveva istruito suo padre e Carole su come farlo causandogli il minimo dolore possibile).
 
“Aspettate!” disse Kurt, interrompendo tutti i presenti dal fare quello che stavano facendo, come se lui controllasse i loro movimenti.
 
I due ufficiali si voltarono, “Sì?”  chiese Mr. Smith osservandolo con i suoi occhi indagatori.
 
Kurt dovette sforzarsi per qualche momento per fare il punto dei pensieri nella sua testa, sapeva cosa  voleva chiedere, ma non era sicuro sul come farlo. È come quando scrivi un saggio e sai perfettamente cosa vuoi scrivere, ma non sai come iniziarlo... “Cosa gli succederà? Ai cinque ragazzi che mi hanno attaccato?”
 
I due uomini si scambiarono uno sguardo prima che Mr. Wright si schiarisse la gola. Si voltarono verso il ragazzo. “Bhè, Mr. Creswell è l’unico maggiorenne al momento ed è già in prigione in attesa del processo,” Kurt annuì lentamente, “Mr. Allemande e Mr. Connel frequentano in tuo stesso anno e sono sotto la custodia dei loro genitori fino al processo. Non ci sono prove evidenti per quanto riguarda Mr. Duff e Mr. Karofsky, ma dopo la sua testimonianza probabilmente verranno affidati anche loro ai loro genitori. È molto probabile che Mr. Creswell dovrà scontare la sua condanna con del servizio civile, mentre gli altri finiranno in riformatorio dato che sono minorenni, anche se a Mr. Karofsky mancano solo un paio di settimane per diventare maggiorenne.”
 
Kurt chiuse gli occhi per un momento mentre sentiva tornare il dolore. “Perfetto. Grazie mille, agenti.” disse lui riaprendo gli occhi. I due poliziotti annuirono e lasciarono la stanza.
 
Burt si alzò e riportò il letto di Kurt in posizione orizzontale. I suoi occhi si richiusero finché non capì di essere completamente sdraiato, a quel punto li riaprì e guardò suo padre, il quale si stava sedendo accanto a lui.
 
“Come ti senti?” domandò Burt chinandosi verso di lui e appoggiando le braccia sul letto del figlio, come facevano tutti coloro che andavano a trovarlo.
 
Kurt sospirò, cercò di accompagnare il sospiro con una scrollata di spalle, ma evidentemente non poteva. Optò per un’alzata di sopracciglia che stava ad indicare la sua frustrazione. “Non così male come prima...ma provo ancora dolore. Mi sento un po’ intontito a causa delle medicine dopo aver dormito...ho solo bisogno di stare sveglio per un po’ per schiarire la mente.”
 
Burt annuì, “...e, sei comodo qui?”
 
“Bhè, è un ospedale,” gli fece notare Kurt guardandosi intorno per un momento, “non penso che questo sia un buon punto d’inizio...” (*)
 
Burt rise, ma era una risata vuota. Ci fu un attimo di silenzio tra loro.  Alla fine fu il padre a rompere il silenzio, interrotto solamente dal beep delle apparecchiature, “Perché non me l’hai detto, Kurt?”
 
Con un piccolo sospiro Kurt spostò lo sguardo. Si aspettava una domanda sul perché non avesse detto a suo padre che il bullismo a scuola stava peggiorando, inoltre l’altro non aveva mai sospettato niente... Kurt era un maestro nel nascondere qualsiasi tipo di ferita. Dopotutto lo  aveva fatto per anni. “Non pensavo che saremmo arrivati fino a questo livello,” disse onestamente tornando a guardare il padre e leccandosi il labbro inferiore, “Era solo un po’ peggio del solito nell’ultimo periodo...ma non credevo ci fosse bisogno di dirtelo.”
 
Suo padre tirò su col naso. Kurt era sorpreso di vedere suo padre reagire in quel modo... “Kurt...io sono tuo padre. Tu devi dirmi tutto, e io farò tutto il possibile per aiutarti e proteggerti... So che non sono molto presente con la testa quando si parla di moda  o altro, ma io ci sarò se hai bisogno di me, e cercherò in tutti i modi per aiutarti al massimo delle mie possibilità.”
 
Kurt prese un respiro profondo prima di annuire, “Proverò...a dirti tutto, papà. Te lo prometto.” ci credeva veramente in quello che stava dicendo... voleva avere una bella relazione con suo padre – una migliore. Lo voleva davvero...era solo che, era difficile, dato che erano così diversi. “...Papà?” Kurt tornò a fissare suo padre, parlando prima di aver  effettivamente pensato a quello che stava per dire, “Sai perché Blaine non è venuto a farmi visita?”
 
Ok, era ufficiale. Le medicine lo stavano facendo impazzire.
 
...certo, Kurt avrebbe continuato a pensarla in quel modo.
 
Burt era stranito da quell’improvvisa domanda. Fissò suo figlio per qualche momento prima di schiarirsi la gola mentre si appoggiava allo schienale della sedia, le sue braccia lasciarono il letto. “Non lo so, Kurt. L’ultima volta che ho visto... Blaine,” Kurt notò che la bocca del padre assunse una strana smorfia mentre pronunciava il nome di Blaine, “è stato il giorno in cui sei arrivato in ospedale...non l’ho più visto da allora.”
 
Kurt spostò nuovamente lo sguardo, cercando di ignorare il sentimento di delusione che si era fatto strada fino al suo petto, “Okay.”
 
Ci fu nuovamente qualche momento di silenzio, cosa alla quale ormai, entrambi, ci stavano facendo l’abitudine, “Per caso c’è qualcosa tra voi due?”
 
Kurt sospirò, chiedendosi se il letto sotto di lui avrebbe potuto inghiottirlo in un interminabile abisso di oscurità visto che, evidentemente, il lato protettivo di suo padre stava per riaffiorare per il semplice fatto che Kurt avrebbe potuto essere interessato in un ragazzo. “No, papà, non c’è assolutamente niente tra me e Blaine.”
 
Sentì suo padre brontolare qualcosa, ed era certo che Burt non fosse decisamente contento che suo figlio gli avesse appena chiesto di Blaine, ma, prima ancora che Kurt potesse cambiare l’oggetto della discussione, la porta si riaprì ed entrò Carole, subito seguita da Finn.
 
Kurt tirò un impercettibile sospiro di sollievo nel momento stesso in cui la sua matrigna gli andò incontro per fargli una serie infinita di domande (tra l’altro molto simili a quelle che gli facevano i medici stessi). Finn si avvicinò per chiedergli se stesse bene prima di prendere posto su una sedia in un angolo. Non perché volesse stargli lontano, ma per il semplice fatto che si era sempre seduto lì ogni volta che gli faceva visita. Kurt ci aveva fatto l’abitudine.
 
Per il resto della giornata vide gente entrare e uscire dalla sua stanza: il Dr. Lopez, qualche infermiera, la sua famiglia, anche Mercedes e Rachel gli fecero una breve visita...era felice di vedere le sue due migliori amiche, ma l’unica persona che voleva veramente vedere non si era ancora fatta viva.
 
Sì, Kurt voleva vedere Blaine. Non era una sorpresa. Tuttavia Blaine non si fece mai vedere...oltre al fatto che il piccolo seme della delusione era sbocciato in un fiore fatto e finito, completo di petali, Kurt era sinceramente preoccupato che gli fosse successo qualcosa. Non poteva smettere di pensare ‘E se non sta bene?’ oppure ‘E se sta male? Peggio di quanto gli altri mi dicono?’  o altro tipo ‘E se non gli importasse più niente di me? E se non gliene fosse mai importato niente?’
 
Era l’interminabile gioco degli ‘E se...?’, ed era incredibilmente irritante per il semplice fatto che lo faceva pensare molto più di quanto avrebbe dovuto fare mentre giaceva ferito in quel letto d’ospedale. Lo rendeva triste, mentre avrebbe dovuto gioire per il semplice fatto  che quelli che lo avevano ridotto in quelle condizioni stavano per avere ciò che meritavano. Il suo comportamento rese la sua famiglia e suoi amici sospettosi dato che era più che visibile che le risate, i sorrisi e le battute sarcastiche erano forzate, e non faceva neanche il minimo sforzo per mascherarlo.
 
Faceva tutto schifo. Come al solito.

 
 

 

 
 
(*) ammetto che questa traduzione non convince neanche me... questa è la frase originale    I don't think these things are that comfortable to begin with
 


lasciatemi un commentino =)
Baci


Dorica

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Capitolo 12
*** A Chi Dispiace, Ora? - Parte 2 ***


Finalmente il momento tanto atteso da tutti *si si...credici* xP
 
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate, di questo “ritorno”... xP
 
Purtroppo i commenti cominciano a scemare...devo continuare a tradurre oppure mi fermo? (ho già qualche altra FFC sottomano)
 
Ci si legge dopo =)
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
Kurt dormì molto più del solito quella notte, probabilmente a causa delle emozioni e dell’esaurimento provocatogli dal fatto che pensava troppo a Blaine. Quando si svegliò si accorse che non c’era anima viva nella stanza e, quando guardò in direzione dell’orologio, vide che erano le 4:32. Sicuramente del pomeriggio, data la luce che invadeva la sua stanza...wow, aveva dormito per più di dodici ore. Probabilmente l’infermiera aveva accidentalmente ecceduto col dosaggio...
 
No, no, era impossibile.
 
Era ancora un po’ frastornato.
 
La porta si aprì lentamente e Kurt si voltò per vedere chi stesse entrando (il tutto sempre con molta attenzione a causa della piccola frattura alla testa). La porta era socchiusa e Kurt iniziò a credere che si trattasse solamente di qualcuno che aveva aperto la porta sbagliata e non l’aveva richiusa bene, ma, dopo aver sbattuto le palpebre, ancora un po’ intontito dal sonno, si rese conto che c’era qualcuno che bloccava la luce sull’uscio.
 
Aprì la bocca, pronto a domandare chi diavolo fosse, ma le parole gli morirono in gola nel momento in cui la porta si aprì completamente e riuscì a vedere di chi si trattasse. Fu costretto a prendere un paio di respiri profondi, deglutire e a sbattere le palpebre uno spropositato numero di volte prima di riuscire ad aprire la bocca e a far lavorare il suo cervello in maniera appropriata, “...Blaine?” sussurrò lui; le sue sopracciglia si alzarono mentre il fiore del disappunto appassiva.
 
Finalmente, Blaine era lì, in tutto il suo... stupendo completo di camicia a righe a maniche lunghe e jeans. Al collo portava una sciarpa e la sua giacca nera pendeva dal suo braccio. Gli occhi di Kurt trovarono il suo volto, e non riuscì a fare a meno di sorridere leggermente...finché non notò quanto stanco apparisse Blaine e che lui non stava sorridendo, neanche un pochino, e che i suoi occhi erano così...vuoti e freddi. Inoltre indossava gli auricolari – finché non se li tolse.
 
“Hey,” mormorò Blaine dirigendosi verso il lato del letto di Kurt dove tutti si sedevano. Ma lui, al contrario di tutti, non lo fece, rimase in piedi.
 
Kurt sorrise di nuovo, “Dammi un secondo, devo – ” stava per raggiungere il bottone per solleva lo schienale del letto, anche se non gli era permesso farlo da solo ed inoltre faceva  davvero male.
 
La mano di Blaine era gentile mentre gli afferrava il polso, improvvisamente. Kurt si voltò ad osservare il ragazzo, il quale stava scuotendo la testa, “Lascia stare, ci penso io.” mormorò. Kurt stava per domandargli se sapeva come farlo funzionare ma rimase in silenzio quando Blaine lo afferrò gentilmente e fece esattamente quello che facevano le infermiere, i dottori e la sua famiglia, se non anche meglio, dato che, essenzialmente, non c’era dolore. Essenzialmente..
 
“Dove hai imparato a farlo?” sussurrò Kurt mentre fissava Blaine, il quale si stava sedendo silenziosamente sulla sedia accanto al suo letto.
 
Blaine alzò le spalle in risposta mentre osservava Kurt con i suoi occhi nocciola, i quali luccicavano come diamanti nella luce del sole...era uno spettacolo da togliere il fiato. “Come ti senti?” domandò lui senza distogliere lo sguardo per un istante.
 
Kurt sospirò, abbassando lo sguardo sul suo ventre, “Sono stato... meglio.” rispose lui, sperando di riuscire a far sorridere l’altro, almeno un pochino. Ma niente, Blaine non sorrideva. Anzi, sembrava ancora più stanco...quindi Kurt decise di cambiare l’oggetto della discussione, “Quindi...qualcuno mi ha detto che è successo qualcosa fra te e Karofsky...” Blaine si irrigidì leggermente, e Kurt si pentì subito di aver sollevato l’argomento. Più o meno. “E’ tutto ok?”
 
Ci fu un momento di silenzio durante il quale Kurt fissò Blaine e Blaine fissò Kurt. “Sto bene.” rispose finalmente il moro, un piccolo sospiro seguì l’affermazione, “Non è stato...niente...niente di eclatante...sono solo contento che tu stia bene.” lo sguardo freddo di Blaine sembrò che stesse iniziando a sciogliersi. Giusto un po’.
 
Kurt inclinò la testa leggermente di lato, voleva spostarsi un po’ più vicino a Blaine. Tuttavia non poteva. “Non avresti dovuto farlo per me, lo sai. Fronteggiare Karofsky...parlargli.”
 
“Non potevo lasciare che la passasse liscia dopo quello che ti aveva fatto... affrontarlo era qualcosa che volevo fare, Kurt...per te.” Avevano un tale peso quelle parole e gli occhi di Blaine erano così belli, ancora più belli di prima, per qual semplice attimo, e Kurt dovette sorridere ancora perché...questo era Blaine.
 
Questa  era la ragione per cui Kurt lo amava. O per lo meno, una delle tante.
 
“Sono felice che tu sia qui.” disse Kurt in tutta onestà, sperando che Blaine continuasse a stare così il più a lungo possibile...tuttavia, nel momento in cui lo disse, il calore nello sguardo di Blaine si dileguò.
 
Lentamente, Blaine spostò lo sguardo, lontano da Kurt, fuori dalla finestra. Siccome, non sembrava che avesse intenzione di dire qualcosa, Kurt iniziò a pensare freneticamente a qualcosa da dire perché, per quanto fisse abituato ai silenzi di Blaine, c’era qualcosa di decisamente sbagliato  in quel particolare silenzio che lo faceva sentire come se gli avessero scaraventato il cuore in un secchio d’acqua ghiacciata.
 
“Devo dirti una cosa...” si lasciò uscire improvvisamente, e il suo cuore si fermò. Cavolo, come avrebbe fatto ad uscirne? Era un buon momento per dirgli quella cosa? Probabilmente no. Di certo Kurt non stava per morire, in più erano in un ospedale, e non era affatto romantico e probabilmente a Blaine non piaceva neanche e –
 
“Devo dirti una cosa anch’io...” disse Blaine interrompendo il flusso di pensieri che stava travolgendo Kurt e costringendolo a tornare a guardare l’altro, il quale lo stava fissando con occhi cauti.
 
Kurt si morse il labbro inferiore, “Puoi... iniziare tu.”
 
Blaine annuì, i suoi occhi non lasciarono quelli di Kurt in una maniera quasi snervante. “Ho... pensato molto, dopo che ti hanno attaccato. Ho pensato a te...a me...a noi...” Kurt prese un respiro profondo, una piccola smorfia apparve sul suo volto, provava ancora molto dolore quando respirava a pieni polmoni, ma lo ignorò, tutto quello che voleva era sapere cosa stava per dirgli l’altro; l’inizio sembrava decisamente promettente, in accordo con quei film sdolcinati alla Kate Hudson. “E ... sono arrivato alla conclusione che ...”
 
Ci fu una pausa.
 
Kurt si leccò le labbra, continuando a fissare Blaine, alla ricerca di un indizio che facesse trapelare quello che l’altro stava provando. Probabilmente la cautela che stava dimostrando Blaine (secondo il parere piuttosto ottimista di Kurt) era dovuta al fatto che non sapeva come far capire all’altro cosa provava – da quando era diventato così ottimista? “..alla conclusione che...” lo incoraggiò Kurt a proseguire, stava per morire a causa di tutta quella suspense, ma poteva significare solamente che stava per succedere qualcosa di estremamente bel–
 
“Non dovremmo frequentarci. Mai più.”
 
...Cosa?
 
Era ovvio che il volto di Kurt riflettesse quello che stava pensando perché Blaine continuò a parlare, ma senza guardarlo. “Guarda dove ti trovi, Kurt. Guarda cosa ti è successo. Perché ti trovi in questa situazione? A causa mia.”
 
“Non è colpa tua, Blaine.” Kurt si ritrovò ad urlare per la prima volta da quando era entrato in quell’ospedale. Dovette mordersi la lingua per reprimere un gemito di dolore. Fu piuttosto imbarazzante come suonò la sua voce, era davvero acuta.
 
Blaine tornò a guardarlo, aveva uno sguardo glaciale, come poco prima. Si alzò, prese la sua giacca dalla sedia, “E’ colpa mia, Kurt, entrambi lo sappiamo. È nel tuo interesse che io non ti stia più attorno. Finiremo il progetto separatamente. Quando il progetto sarà finito, cercherò di starti lontano per il resto dell’anno, probabilmente per il resto del liceo.”
 
Si diresse verso la porta. Blaine stava per uscire dalla vita di Kurt.
 
“Blaine!” gridò Kurt, ogni singola fibra del suo corpo stava tremando, si sentiva come se qualcuno lo stesse pugnalando, faceva così male. Poteva sentire le lacrime che stavano per cadere, ma non voleva. Batté le palpebre un paio di volte per ricacciarle da dove venivano. Non stava per piangere. Non poteva. Si rifiutava di farlo.
 
Blaine si fermò, si girò lentamente, sempre mantenendo lo sguardo lontano da Kurt, come se volesse nascondere qualcosa. Quando iniziò ad incamminarsi verso il bruno costretto a letto, Kurt sentì la speranza tornare a farsi strada dentro di lui. Blaine rimase in piedi accanto al suo letto, Kurt lo fissava, voleva che Blaine lo guardasse. Ma questi non lo faceva. Al contrario, aiutò Kurt a riportare in posizione orizzontale il suo letto. Gli rimase accanto per qualche istante. Si chinò verso il ferito, vanamente speranzoso ragazzo, il tutto evitando di mostrargli il suo sguardo.
 
Finalmente, Blaine voltò la testa giusto in modo che Kurt potesse osservare gli occhi nocciola dell’altro – Kurt sentì il cuore infrangersi, perché...in quel secondo, in quel singolo secondo, c’erano così tanto nello sguardo dell’altro. C’erano delle lacrime che stavano per cadere, e c’era rammarico, e tristezza, e dolore, e disperazione...così tanto.
 
“Non avrei mai dovuto chiederti di uscire dopo le vacanze invernali.” bisbigliò Blaine con voce rotta. Kurt voleva dire qualcosa, lo voleva così tanto, soprattutto quando Blaine gli sfiorò il collo, ripensando al sogno che aveva fatto poco prima, solo che questa volta l’aveva toccato con la mano invece che con le labbra. Alla fine Blaine lo fece sussultare, perché il suo collo era così sensibile ad ogni tocco? “Tutto questo non sarebbe successo se non l’avessi fatto. Mi dispiace...mi dispiace così tanto.” La voce gli si ruppe nuovamente in gola.
 
Blaine si allontanò. Era fuori dalla porta.
 
Non si era voltato.
 
Kurt non ci poteva fare niente. Non poteva muoversi, non poteva vedere, non poteva sentire o provare niente. Era come se tutto si fosse spento, totalmente. Nella sua mente vi era il nulla più assoluto.
 
A malapena si accorse che le sue guance erano umide, ma non riusciva a realizzare che stava piangendo.
 
Ma  era consapevole del fatto che era abbastanza stupido da voler girarsi  sul fianco e stringersi le ginocchia al petto dato che era quello che faceva di solito quando era davvero triste. Quel gesto lo fece urlare di dolore, il che fece accorrere l’infermiera, chiaramente spaventata dell’urlo.
 
Non si rese nemmeno conto che gli stessero iniettando degli antidolorifici nelle vene perché era ancora fuori di testa a causa del dolore provocato da quello stupido gesto.
 
In lontananza, si rese conto che i suoi genitori stavano entrando nella sua stanza, nel momento in cui stava per svenire, nel panico più completo e alla ricerca di farsi dare dall’infermiera delle risposte che li soddisfacessero.
 
Non si accorse che l’ultima parola che proferì (era più che altro un singhiozzo) prima di addormentarsi era stata “Blaine.”
 
Blaine.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Allora? Che ne dite?
Alcuni di voi avevano indovinato il motivo per cui Blaine non si era fatto più vivo.
 
Lasciatemi un commentino per farmi sapere se vi è piaciuta oppure no xP
 
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 13
*** problemi tecnici ***


ciao ragazzi,
volevo dirvi una cosa
ho avuto problemi col computer.
in pratica.
ho scoperto che in Inghilterra non potevo caricare più niente, storia lunga, e quindi sono andata avanti a tradurre.
però, tornata in Italia, ho fatto la cagata delle cagate...
ho riformattato il computer senza salvare i dati -.-'

mi mancava solamente l'ultimo capitolo.
potete immaginare quanto fossi arrabbiata.
chiedo scusa a tutti coloro che stanno aspettando il nuovo capitolo, ma, al momento, lo dico papale papale, non ho lo sbatti di rimettermi a tradurre tutto.
se ci fosse qualcuno, che l'ha già letta in inglese, e sarebbe interessato ad un lavoro a quattro mani di traduzione, mi faccia sapere.
http://www.fanfiction.net/s/6941265/1/bJust_b_bListen_b
vi lascio il link della ffc in lingua originale =)

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