Cristal Dreams ~ Behind This Crimsom Eyes

di Hysteria Hollow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Prologo ***
Capitolo 2: *** I. Quando si dice la fortuna. Cronaca di una sfigata e del suo persecutore. ***
Capitolo 3: *** II. Tra neve e risate. Perchè gli Evans sono più lunatici delle donne mestruate. ***
Capitolo 4: *** III. Di rapimenti, valzer sotto alla neve e strane richieste. Perchè Fottiti vale più di mille parole. ***
Capitolo 5: *** IV. Pulizie a casa Evans e spiacevoli incidenti. Le cose strane si attraggono sai? ***
Capitolo 6: *** V. Piccole sorprese ed attenzioni inaspettate. Tanti auguri senza-tette! ***
Capitolo 7: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** -Prologo ***


Cristal Dreams ~ Behind This Crimsom Eyes



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Prologo

Neve.
Maka Albarn alzò il viso verso il cielo, sfiorando con gli occhi ceruli quelle nubi color latte screziate di madreperla che accarezzavano con un gelido abbraccio Death City, immortalando la città in un lungo attimo di cristallina perfezione.
Reclinò lievemente il capo all'indietro, lasciando scivolare le ciocche bionde dietro alle spalle, socchiudendo piano le palpebre per fondersi in quel momento, mescolandosi alla neve candida ai suoi piedi.
Com'era fresca la neve. Avrebbe tanto voluto farvi un bel tuffo dentro.
Allungò la gamba, avvicinandosi di un passo alla ringhiera del balcone; un altro passo e tutto sarebbe finito.
Si sporse con il busto verso il baratro, il vuoto.
La via principale di Death City serpeggiava ai suoi piedi come un lungo e sinuoso rettile dalla pelle bianca e grigia, nelle vene chiassose vetture dalle nulle presenze.
Pensò a come sarebbe stato osservare il suo corpo da lì, ridendo dalla sua comoda posizione seduta sulla ringhiera senza più la paura della vertigine, senza più il terrore del vuoto.
Si sfiorò il ventre con una mano guantata, tremando leggermente.
La macchina fotografica era lì, abbandonata sulla neve al suo fianco.
-Maka!-
La giovane si voltò lentamente, lasciando oscillare il capo verso destra e poi verso sinistra, in una lenta nenia.
"Chi è Maka?"

~





Eccomi tornata, come promesso, con una Long! Ma una Long vera!
Dunque, cosa accennare riguardo a questo minuscolo assaggio? Non ne ho la più pallida idea.
Ovviamente in questo pezzo ci troviamo catapultati verso la fine della storia, giusto per attirare un pò l'attenzione.
Cosa che non credo di aver fatto.
Spero che continuerete a seguirmi e di non accontentarvi di questo piccolissimo assaggino.
Giusto l'antipasto dell'antipasto.
Attenzione! Avviso immediatamente! Verranno toccati temi abbastanza forti e con l'andamento della stesura vedrò se alzare il Raiting.
Per il momento vi lascio con un bacione.

Un bacio ed un inchino,
Hysteria H.

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Capitolo 2
*** I. Quando si dice la fortuna. Cronaca di una sfigata e del suo persecutore. ***


Cristal Dreams ~ Behind This Crimsom Eyes





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I. Quando si dice la fortuna. Cronaca di una sfigata e del suo persecutore.

Neve.
Maka Albarn alzò il viso verso il cielo avvolto in una spessa coperta candida, screziata in alcuni punti da morbide nuvole di un tiepido grigio fumo, cariche di altro nevischio.
Ancora neve.

E tanta, tanta noia. Era già il 28 Dicembre, e ancora le vacanze di natalizie non erano finite.
Natale era appena passato e lei era stata costretta a rimanere lì a Death City, impossibilitata a raggiungere i parenti a causa di un malanno che li aveva presi in ostaggio entrambi, in compagnia dell'irritante chiacchericcio di qualche sporadica e maleducata discussione passante per la Tv e le insulse lamentele della vicina di casa.

Ora, la situazione complessiva non era poi così drammatica.
Se non fosse stato per due altri piccoli dettagli che avevano messo a dura prova il suo sistema nervoso; il primo e decisamente quello più rilevante era il litigio con Liz e Tsubaki, le sue due migliori amiche.

Si erano lasciate così, urlanti ed arrabbiate nere sulle scale del dormitorio, senza nemmeno augurarsi buon Natale.
E la cosa peggiore era il suo silenzio. Non una lettera, non un regalo. Niente.

Ma infondo, ne era assolutamente certa, ogni cosa sarebbe tornata al suo posto e avrebbero fatto pace.
E quì si aggiungeva il secondo irritante dettaglio.

Per qualche strano movimento dei pianeti celesti o per volere di qualche dio che forse ce l'aveva con lei il malandrino Daniel Heert, antipatico ed arrogante compagno di classe, era stato costretto a partire insieme ai suoi genitori e questo aveva significato una sola cosa; Soul Eater Evans, il suo segugio estremamente bastardo alla Shibusen.

Sì perchè la vacanza natalizia ad Ibiza che i due avevano progettato sin dall'inizio del quinto anno era andata beatamente a farsi fottere e di sicuro Evans a casa non ci sarebbe tornato nemmeno morto.

A molti era noto il legame che lo univa ai suoi parenti, non molto amorevole e condito spesso e volentieri da indifferenza e screzi.
Per questo la mattina del 24 Dicembre il ragazzo aveva deciso di rendere la cosa ufficiale e si era presentato davanti alla porta del suo appartamento con una letterina fra le mani, lasciandola poi sull'uscio tra i ridacchiamenti maliziosi delle sue compagne.

La ragazza ficcò bruscamente una mano nella tasca della divisa, stroppicciando leggermente il bordo della carta sottile.
Il contenuto riportava semplicemente la promessa di Soul Evans che s'impegnava a darle fastidio e a renderle la vita impossibile per le successive settimane.

E non aveva perso tempo.

Spam! Un rumore preoccupante e una leggera pressione mentre un'avvolgente vampata di freddo le risvegliava i sensi ancora atrofizzati dalla rabbia che andava evaporando la fecero sobbalzare dalla sorpresa, mentre una imprevista sensazione di freddo all'altezza della natica destra portò la mano ad appoggiarsi sul pesante tessuto dei pantaloni scuri ora umidi di...

" Merda" imprecò mentalmente Maka, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
Sì una situazione abbastanza divertente senza dubbio, se la pallonata in pieno sedere non l'avesse presa lei.

Si voltò di scatto, le guance pallide quasi quanto i capelli biondo cenere estraendo dalla tascona profonda del giubotto un massiccio librone dai bordi ruvidi e scuri e puntandolo poi con decisione verso il luogo in cui - approssimativamente - il colpevole di quell'orribile atto doveva ancora nascondersi.

E presto gliel'avrebbe fatta pagare. Pagare molto cara.

- Vieni fuori!-urlò con un tono che non voleva essere un consiglio o una semplice richiesta.
Agitò appena l'apparentemente innocuo libro, completamente dimentica dei tomi ancora fra la neve, avvicinandosi a piccoli passi verso l'esile corteccia che avrebbe dovuto offrire riparo al malefattore dai minuti ormai contati.

- Allora? - esclamò di nuovo Maka, avvicinandosi maggiormente alla linea immaginaria che segnava il cofine tra la zona protetta e quella pericolante, domandandosi mentalmente se fosse stato il caso di beccarsi un'altra pallonata - in pieno viso questa volta - o se fosse stato più saggio intimare il nemico ad uscire allo scoperto così da regolare i conti faccia a faccia.

- Guarda che se non esci vengo a prenderti io! -
- Sai che paura Albarn...-

- Cosa? -. La ragazza si portò una mano sul petto colta da una leggera crisi di tosse per essersi quasi affogata nel vano tentativo di trattenere un urletto di sorpresa, totalmente colta alla sprovvista.

Non si aspettava di certo che qualcuno le rispondesse.

- Evans - balbettò, costringendosi a riporre il piccolo dizionario tascabile nella tasca del giubotto collocata sul fianco destro leggermente controvoglia.

A pensarci bene non era affatto una grande sorpresa scoprire che il cretino di turno che aveva deciso di usarla come bersaglio fosse proprio Soul Evans.

Anzi...tossicchiò appena, cercando di ricomporsi, portandosi distrattamente una mano fra i capelli arruffati lisciandoli all'indietro.
- Che ci fai quì? - gli chiese sgarbata, osservandolo mentre usciva dalla protezione del tronco per sistemarsi in piena luce, lì dove chiunque avrebbe potuto colpirlo.

Maka scosse la testa, ricacciando quel pensiero nell'angolo più remoto del cervello.

Decisamente farsi espellere dalla Shibusen e lasciarsi schedare come "ragazza estremamente violenta ed incline a Maka-chop mortali" nel pieno del semestre non avrebbe di certo tolto da quella bella faccia da schiaffi il saccente ed irritante ghigno che da sempre vi regnava.

Soul alzò le spalle menefreghista, i capelli argentei come d'abitudine arruffati sulla testa, cosa che lo rendeva ancora più affascinante a detta delle altre ragazze.

Due paia di maliziosi occhi carminei la scrutavano, brillanti ed intelligenti da sopra un sorrisino obliquo spesso fautore di piccoli mancamenti da parte della popolazione femminile. Di tutti gli anni.

Per quanto la riguardava quell'essere traboccante di arroganza e superiorità non faceva altro che provocarle una lieve nausea ogni qualvolta ne percepiva l'aura.


Quel lieve malessere, nonostante fosse fastidioso per certi versi era una specie di talismano, una cimice anti-Evans che funzionava a distanza e l'avvertiva quando si avvicinava o si allontanava da lei, permettendole così d'incrociarlo al giorno solo rarissime volte durante le quali il rapporto "civile" era meno di zero.

Poche erano le frasi senza insulti, così come in via di estinzione era il suo senso dell'educazione quando i suoi occhi verde smeraldo incrociavano quelli cremisi di lui.

- Passeggiavo...-. Eccole ricordato un altra delle innumerevoli caratteristiche che odiava di quel ragazzo; il modo in cui riusciva a districarsi dai suoi interrogatori, liquidandola con una semplice risposta talmente banale quanto esauriente.

Sapeva che era una balla bella e buona ma lei non era Onnipotente e Onnipresente, quindi doveva per forza donargli il beneficio del dubbio.

Anche se le probabilità che Soul le avesse detto la verità erano...quasi nulle.
- D'accordo...- borbottò, voltandosi dalla parte opposta alla sua, indispettita.

Fece per riprendere il suo cammino quando la voce calma e maliziosa di Evans la bloccò dopo due passi, facendole fare immediatamente dietrofront per avventarsi su di lui come una furia; - Sai Albarnsecchiona non credo di aver mai incontrato una persona più noiosa e acida di te-.

Si chinò di lato per evitare un formidabile gancio destro da parte della ragazza la quale, riacquistato l'equilibrio e caricato nuovamente il pugno sinistro di lato, lo scagliò contro il viso del ragazzo, sfiorandogli la guancia destra con un'unghiata che lasciò una leggera scia di sangue al suo passaggio mentre un sottilissimo graffio a fior di pelle ne increspava la superficie perfetta.

Soul spalancò gli occhi, passandosi sopra alla ferita la mano guantata ed il suo ghigno si allargò ancora di più.

- Uaho, complimenti senza tette! -. Maka non potè fare a meno di notare, con leggero stupore che mascherò subito dietro ad un velo d'indifferenza, che nel tono vi era un leggero briciolo di ammirazione.

- Ma fottiti - lo liquidò lei, riprendendo la strada verso il suo appartamento.

Non abbastanza in fretta per evitare di sentire la voce ammiccante del ragazzo ricordarle serena: - Ti passo a prendere questa sera! -.

- Nemmeno se mi paghi - replicò ad alta voce, stringendo i denti e ordinandosi mentalmente di continuare a camminare e di non cedere alle provocazioni di quel subdolo mentecatto; lo faceva apposta solo per avere la dolce soddisfazione di vederla andare fuori di testa.

Nonostante le assidue richieste di appuntamenti e le continue provocazioni a suo indirizzo sapeva che il vero intento di quel bambinone era tutt'altro che provarci con lei.

Soul Evans poteva essere considerato sotto molti aspetti negativi ma tradimento era una parola che non risultava nel suo vocabolario.

Non avrebbe mai compiuto nemmeno la metà di un azione che avrebbe potuto ferire Daniel Heert, il suo migliore amico.

Quel ragazzo si era fissato con lei all'inizio del primo anno quando, per pura cortesia, lei gli aveva offerto un pezzo della sua merendina; da quel maledetto giorno non vi era stato minuto, ora o settimana in cui Daniel non l'avesse sommersa di imbarazzanti richieste quali di invitarlo nel suo appartamento - nel quale viveva completamente sola- o di accettare un qualsiasi invito da parte sua.

Come esito, ovviamente, sempre una risposta negativa.

Sbuffò appena, dischiudendo le labbra e lamentandosi a mezza voce; ne era totalmente sicura prima o poi Liz o Soul l'avrebbero mandata all'ospedale nel pieno di una crisi nervosa.

La ragazza continuò il suo cammino, arrancando leggermente nella neve che ormai sfiorava l'orlo delle calze bianche, dirigendosi verso una piccola panchina scura dalle dimensioni piuttosto ridotte e dalle fatture graziose collocata vicino ad un triste alberello che la fissava, nudo e spoglio dalla sua postazione mentre le gelide acque del laghetto ne bagnavano le radici facendolo rabbrividire per il gelo.

A memoria d'uomo lì a Death City non aveva mai fatto così freddo come in quel mese.

Faceva persino fatica a rimanere seduta sul posto con il libro di Mitologia fra le mani tanto il vento era gelido e la tentazione di tornare dentro e abbandonare almeno per quel giorno, la piccola abitudine di cinque anni era forte, ma si costrinse a resistere.

Gliel'aveva promesso, l'avrebbe aspettata.

Scosse la testa, sentendo bastarde le lacrime pulsarle dietro alle palpebre calate mentre un grosso nodo le bloccava il respiro all'altezza della gola, lasciandola per pochi secondi in balia di una dolorosa agonia nella quale decise almeno per pochi secondi, di lasciarsi cullare.

Aveva sempre odiato le persone che vivevano nel passato, basando il loro futuro su possibilità che non si sarebbero mai potute presentare e fantasticando su come sarebbe stata la loro vita se avessero risposto "" ad un'occasione ormai persa ma certe volte anche lei abbassava le difese e permetteva a quel fiume in piena di trascinarla sotto ed affogarla, almeno per poco.

Anche a distanza di tutti quegli anni il solo ricordo delle parole urlate la faceva ancora fremere di tristezza mista alla rabbia trattenuta e mai sfogata, così antica e marcia che quasi poteva sentirne l'odore sgradevole e ripugnante.

- Avanti Maka, stai calma...- mormorò tirando su con il naso e passandosi sopra alla guancia umida una mano tremante.
Lei era forte, era forte.

- Hey senza tette, come mai piangi? -. Dannazione.
Un sottile sopracciglio biondo s'innarcò leggermente, assecondando l'espressione spazientita che si era dipinta veloce sul volto della ragazza al suono sgradevole di quella voce.

La sua voce.
- Ancora quì a rompere? - domandò sprezzante, alzando appositamente il tono per far sì che anche quel bradipo di Evans capisse quanto la sua presenza risultasse "fastidiosa".

Lo sentì sogghignare dietro di lei, le mani ben salde sulle sue spalle nel vano tentativo di lanciare una sbirciatina a ciò che teneva in grembo, i capelli che le sfioravano delicati la nuca donandole una piacevole senzazione di carezza.

Si morse il labbro inferiore, premendo forte l'arcata superiore sopra al tenero pezzo di carne fino a quando il dolore non divenne così acuto da farle lacrimare gli occhi.

Non c'era niente, ma proprio niente che potesse trovare piacevole in quel ragazzo.

Soul Evans era semplicemente il miscuglio uscito male di tutte le cose che odiava di più al mondo e quindi era elementare che una forte corrente velenosa la investisse quando le si trovava accanto.

Se poi il soggetto le stava appoggiato sopra...
- Alzati immediatamente - esclamò, scrollando le spalle nel vano tentativo di sottrarsi alla morsa delle mani del ragazzo ma Soul non diede segno di cedimento anzi, rafforzò maggiormente la presa con il solo risultato di farla gemere leggermente dal dolore e di beccarsi impromperi a tutto spiazzo, cosa che lo fece sorridere ancora di più.

- Sai Albarnsecchiona, sei davvero divertente ! - pigolò, sbattendo più volte le ciglia e sistemandosi sulla bocca una bella espressione maliziosa.

Mossa sbagliata.

Maka sbuffò, alzandosi così improvvisamente dalla panchina che il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di recuperare l'equilibrio, e con un gran scivolone capitombolò a terra in un bel mucchio di neve gelida e bagnata.

"Ottima mossa Albarn".

Una risata cristallina si levò nello spazio circostante mentre Maka cercava in tutti i modi di trattenere l'euforia che la pervadeva, cercando invano di darsi un contegno ma il brutto tiro giocato ai danni di Evans la rendeva talmente soddisfatta che era piuttosto difficile rimanere impassibile davanti ad una vittoria così...tanto attesa.

- Attento Evans, se continui a sbattere le ciglia in quel modo ti cadranno...e non solo quelle - esclamò, le labbra stirate in un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

Dal canto suo Soul era ancora beatamente sdraiato sulla neve fresca, gli occhi fissi sulla ragazza, sul suo sorriso così luminoso.
Non gli era mai capitato di vederla così, almeno non durante quei piccoli momenti in cui s'incontravano per puro caso nei corridoio della scuola, durante i cambi d'ora.

Sembrava un'altra persona e se solo quella figuraccia la rendeva così felice... bè, evidentemente non doveva avere una gran stima di lui. Cosa della quale era al corrente.

Sorrise sincero, alzandosi elegantemente da terra e pulendosi gli abiti zuppi per poi scuotere i capelli in quel modo che faceva letteralmente impazzire le sue fan-girl e allungò il braccio verso Maka, avvolgendo la vita della ragazza e attirandola verso di sè.

La bionda trattenne il respiro mentre la guancia umida andava ad appoggiarsi sul tessuto del maglione indossato da Soul, una lieve senzazione di calore all'altezza della fronte le faceva desiderare con tutta sè stessa di avere una botola aperta sotto ai piedi.

Per gettare dentro quel deficente dall'ego smisurato e richiudere il coperchio sopra alla sua testa in modo da non vedere più quella brutta faccia.

- Ah Maka, Maka, ribelle Maka...- sussurrò Soul fra i suoi capelli; la sua non sottovalutabile esperienza nel campo femminile gli aveva insegnato che quando si comportava in quel modo anche la ragazza più terribile diventava un docile agnellino fra le sue braccia.

Ma, si sapeva, Maka Albarn era l'eccezione ad ogni singola regola.

E l'albino lo capì più o meno quando la ragazza gli stampò con forza e veemenza sul braccio un bel morso, per niente in visibilio davanti a quelle moine tanto false quanto ammalianti anzi, se fosse stato possibile, avrebbe detto che Maka fosse ancora più irritata di prima.

Scosse la testa sconfitto, alzando le braccia verso l'alto in un chiaro segno di resa.

- Daccordo, daccordo, sono un uomo che sa accettare le sconfitte. Sei una donna troppo difficile da gestire Albarn -.

Osservò compiaciuto il ghigno che si dipinse sul volto della giovane, un sorriso che sapeva di una libertà tanto bramata e finalmente ottenuta, di una dolce vittoria, di un sogno che si realizzava.

- Finalmente! - rispose, sollevata.
- Amo le sfide. Ed è anche per questo che continuerò a tormentarti -.
Il mugulio soffocato di Maka Albarn era la cosa più bella che avesse mai sentito.


~


Note Insane di un'Autrice Sclerata;

Oh oh. Ce l'ho fatta. Mi sembra Impossibile, ma ce l'ho fatta.
Sono riuscita nella stesura del primo capitolo della mia vita. E sono abbastanza soddisfatta, sì.
Non credevo che scrivere una Long sarebbe stato così impegnativo. Nonostante la trama sia perfettamente delineata vi è sempre qualcosa da modificare, da aggiustare o da mettere a posto.
Vi sono dettagli che saltano fuori nei momenti più improbabili e quando credi di poter chiudere il documento Word e salvare vi è sempre una scena già pronta per essere stesa.
Dunque, come primo capitolo questo è dettato in modo piuttosto generale; mi sono solamente occupata di descrivere la situazione e di spruzzare qualche sporadico indizio sul tumultuoso passato di Maka.
Direi che anche il rapporto fra lei e Soul sia abbastanza chiaro; non si sopportano, eppure la noia li spinge l'uno verso l'altra.
Inoltre è presente -perdonatemi ma non ne ho potuto fare a meno- il solito triangolo amoroso, con la presenza di Daniel Heert, nuovo e fondamentale personaggio.
Ma non durerà per molto, ve lo prometto.
Un enorme ringraziamento alle splendide ragazze che hanno recensito. Mi riempite il cuore di immensa gioia.
Al prossimo capitolo!

Un bacio ed un inchino,
Hysteria H.

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Capitolo 3
*** II. Tra neve e risate. Perchè gli Evans sono più lunatici delle donne mestruate. ***


Cristal Dreams ~ Behind This Crimsom Eyes



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II. Tra neve e risate. Perchè gli Evans sono più lunatici delle donne mestruate.


Maka si scostò con forza un ciuffo d'innanzi gli occhi ancora assonnati e cerchiati da due linee violacee che ne seguivano morbidi il contorno allungato ed elegante, mentre due piccole lacrime agli angoli degli occhi facevano la loro comparsa salutando così la mattinata appena iniziata.

Stava ormai da un'ora abbondante in quella posizione, la schiena ricurva sul ripiano ligneo del tavolo del piccolo bar nel centro, il libro aperto ad una pagina a caso e il capo amabilmente appoggiato sulla mano.

Senza contare che le ossa del corpo urlavano atrocemente il loro dolore e il sonno di certo non aiutava di molto lo studio.
Maka grugnì, afferrando di scatto il dorso del libro e lo richiuse con forza, il tonfo dolce delle pagine che premevano le une contro le altre si diffuse nella stanza totalmente occupata e lasciò che il sottile chiacchericcio degli altri studenti presenti le innondasse i sensi.

La sera prima aveva tentato in tutti i modi di rilassarsi ed occupare un pò la mente con qualche lettura intelligente -a volte la noia e la tristezza potevano diventare davvero delle brutte bestie- ma nemmeno la sua morbida Blair era riuscita a distrarla totalmente.
In più non era riuscita a chiudere occhio per tutta notte e come minimo doveva presentarsi agli altri come una specie di zombie dal pallore cadaverico.

- Oh, senza tette!! -. " Oddio, dimmi di no! " pensò Maka, portandosi le mani fra i capelli.
Eppure doveva essere lui. Chi altro la richiamava con quell'irritante aggettivo?
Non di nuovo. Non due giorni di fila. Che diavolo stava succedendo?

Insomma era completamente coscente del fatto che molte ragazze l'avrebbero uccisa pur di farsi passare per lei in quel momento ed essere al suo stesso posto ma lei di sicuro non era tutte le altre...

E in più odiava quando l'attenzione generale si spostava su di lei.
Cosa appena accaduta.

Sentì gradatamente il fastidioso calore alle guance che le annunciava dispettoso del rossore che si faceva frebbilmente largo lungo la pelle, tingendo d'un bel rosso vivace le gote morbide, mentre Maka cercava invano di nascondersi dietro alle pagine del libro.

Tentativo del tutto inutile dato che ormai più di cinquanta paia di occhi la fissavano curiosi, mentre un Soul soddisfatto le si avvicinava con passo cadenzato, le mani in tasca e un espressione strafottente sul volto.

" Perchè diavolo ogni volta che arriva deve attirare così tanto l'attenzione? " si domandò mentalmente, mentre la risposta tanto fastidiosa e non richiesta quanto vera le rimbombava nella mente come una lenta nenia che non faceva altro che far montare ancora di più la rabbia.

- Che vuoi Evans?- sibilò fredda, squadrandolo con un'occhiataccia degna di far gelare il sangue al più spietato serial-killer.

Era una arma da guerra piuttosto vecchia, il suo piccolo gioiellino che l'aveva aiutata in svariate occasioni ma era da un sacco che non la spolverava dal suo repertorio ed era evidentemente un pò arruginita; Soul era già a meno di due metri da lei e non si era scomposto nemmeno un pò.

Sorrise, il suo tipico ghigno malizioso forse non dei migliori a causa della sonnolenza del primo mattino e, con orrore, lo vide sedersi di fianco a lei, ordinare con nonchalanche alla prima cameriera che passava una tazza colma di latte e, frittella alla mano, cominciò a mangiare tranquillamente come fosse la cosa più naturale del mondo.

E no, non lo era per niente.
Non per loro due.

Insomma...non si erano mai parlati adeguatamente così come non avevano mai provato l'uno interesse per l'altra.
Sì, completamente daccordo sul fatto che fosse un bel ragazzo ma la cosa finiva lì.

Avrebbe sposato addirittura Heert se questo fosse servito ad evitarle ogni tipo di coinvolgimento emotivo con quel ragazzo.
Perchè, lo sapeva, era quel genere di "uomo" che donava più delusione di tutti gli altri. Non doveva abbassare la guardia nè fidarsi.

Infondo era considerato come uno dei ragazzi più popolari della scuola per un motivo; non vi era ragazza dotata di un minimo di buon senso e che non fosse totalmente ceca che non avesse conquistato e le sue botte e via erano state motivi di litigi, risse furibonde ed imbarazzanti scenette da telenovelas durante le ore in classe.

E purtroppo per lei Evans era famoso anche per le sue capacità persuasive e abbindolanti con le quali conquistava ogni persona.

- Solo fare colazione se non ti dispiace - esclamò gioviale, afferrando la forchetta e dividendo con un gesto secco della mano un pezzo di frittella dal resto, infilandosene un boccone in bocca.

In quel momento la ragazza ringraziò Dio e tutti i santi per il fatto che il bar fosse quasi deserto e che quindi quella scenetta potesse svolgersi davanti agli occhi di pochi.

Maka sprofondò nella panca, sentendo su di sè come mille spilli gli sguardi dei presenti, cosa che la metteva ancora più a disagio di quanto già non fosse.
Si scostò i capelli dal viso, indossando con nonchalance una maschera di freddezza che l'aiutò almeno un pò a riacquistare sicurezza e domandò indifferente; - E devi farla per forza vicino a me Evans? -.

Soul si voltò a fissarla, la bocca mezza piena, la leggera frangetta che cadeva su un occhio mentre la forchetta tintinnava dolce a mezz'aria.
Ingoiò il boccone pastoso e si liberò in un elaborato sospiro, passandosi una mano fra i ciuffi scomposti.

Maka trasalì quando le rivolse una lunga occhiatina carica di malizia ma si costrinse a rimanere ferma sul posto e di non cedere all'istinto di saltargli addosso.
Per gonfiarlo così tanto di botte che alla fine nessuno l'avrebbe riconosciuto.

- Ah cos'è ora un bel ragazzo non può mangiare con una...- la squadrò velocemente da capo a piedi con un'occhiatina di chi la sapeva lunga, arricciò leggermente le labbra e proseguì seppur poco convinto -...con una specie di ragazza?- terminò.

Calma Maka, devi solo stare calma.

Le guance avvamparono ma come giustificazione decise di seguire la strada meno compromettente; la rabbia.
- Non so se te l'ho già detto Evans ma te lo ripeto ugualmente...fottiti - sbottò, stringendo i denti.

In tutta risposta l'albino alzò le spalle e proseguì.
- E comunque Albarn dovresti ritenerti fortuna, fare colazione con il più fi...-. Non terminò mai la frase.

La frittela, poco prima immobile nel piatto, aveva spiccato un balzo e gli si era infilata in bocca rischiando di soffocarlo mentre la mano di Maka a pochi centimetri dal suo viso vibrava minacciosa.

Gli occhi smeraldini di solito placidi e tranquilli ora risultavano infuocati e carichi di rabbia, talmente intensi da fargli venire i brividi.
La bionda si alzò con uno scatto felino dal posto, afferrando con forza il libro dal ripiano e arretrò di qualche passo come se la sua vicinanza avesse potuto contagiarla in qualche modo.

- Allora risolviamo la faccenda in fretta Evans, evitando così che qualcuno si faccia male. Che tiro volete farmi questa volta tu e i tuoi stupidi amichetti? -.
L'unica reazione che ottenne fu uno sguardo stupito da parte del ragazzo e un altro paia di occhi fissi su di loro.

Ormai tutto l'Oregon stava trattenendo il fiato, attendendo il corso degli eventi.
E Maka nel frattempo sudava freddo.

Ma ormai lo show era iniziato, non poteva rimangiarsi tutto quello che aveva detto.
- In che senso " che tiro volete farmi"? Di che stai parlando ? - borbottò Soul, confuso.

La bionda sbuffò, accusandolo nuovamente con tono di sufficenza; - Tkè e cosa vorresti farmi credere Evans che in questi ultimi due giorni ti sei attaccato a me in questo modo perchè non hai nessuno con cui stare, al posto di giocarmi qualche scherzetto per farmi mettere in ridicolo da mezza scuola? -.

Ora stava davvero esagerando.
Non solo le stava mentendo ma osava addirittura farlo davanti alla metà degli studenti, facendola passare per una emerita cogliona.
- Scusami -.

Soul si alzò, fissandola a scatti.
Gli occhi parevano due specchi imperscrutabili e freddi, impassibili e impenetrabili, dannatamente ironici.
Perchè in ogni situazione doveva risultare sempre così bastardo?!

Spalancò la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma l'albino non glielo permise.
La salutò con un freddo cenno del capo e sparì oltre la graziosa porticina in caldo ciliegio del bar.

Lo seguì con gli occhi fino a quando non riuscì più a scorgere null'altro che la sagoma che andava sbiadendo sempre più lungo la strada imbiancata.
Più avanti alcune ragazze frequentanti la sua stessa classe, delle quali però non ricordava nemmeno l'iniziale del nome stavano bisbigliando sottovoce, donandole lunghi sguardi pensosi e stizziti.

" Il miglior modo per iniziare una giornata" pensò tra sè e sè, mentre l'Oregony cominciava a riempirsi dei brusii insistenti degli spettatori.
Doveva esserci qualcosa che non quadrava. Evans non le aveva mai chiesto scusa. Mai.

Non era nemmeno nel suo stile umiliarsi davanti a tutti solo per uno scherzo.
Conosceva abbastanza bene il suo ego smisurato per sapere che non l'avrebbe mai fatto, nemmeno per tutto l'oro del mondo.

Per questo, mentre percorreva di corsa la via centrale illuminata a festa in una sfiancante caccia a Soul Evans, non vi era altro posto nel cuore sennonchè che per la compassione e per una percentuale minima di disgusto verso sè stessa.

Lo trovò poco dopo, seduto sotto le fronde di un grosso albero nodoso ai limiti del campo da basket -ritrovo conosciuto di Daniel e del suo gruppo- lo sguardo vacuo perso fra le nubi lattee, una sottile sigaretta stretta fra le labbra mentre l'esile filo di fumo si librava leggero nell'aria disperdendosi silenzioso.
Si schiarì la voce, in imbarazzo.

Che fare ora? Di certo quella non era una situazione che si affrontava tutti i giorni.
Andiamo, chiedere scusa a Soul Evans?

Se gliel'avessero detto qualche ora prima molto probabilmente sarebbe scoppiata a ridere così forte che l'avrebbero sentita persino a casa. Ma ora che si trovava davanti a quello sguardo così vacuo e vuoto aveva la totale certezza che ci fosse davvero qualcosa che non andava, che lui non stava fingendo.

A meno che non fosse una tale carogna e un attore da premio Nobel.

- Ehm...-. La ragazza si schiarì la voce, liberandosi poi in un sospiro sconfitto. Niente.
Non riusciva ad elaborare una sola frase rivolta a Evans che non contenesse qualche offesa o imprompero, sia esplicito che sottinteso.
"Andiamo Maka, sei un'Albarn dannazione!". -Grazie lo stesso per averci provato-.

La bionda abbassò lo sguardo, evidentemente a disagio.
- Senti mi...ecco...non potevo sapere che tu... -.

Soul alzò una mano, il palmo rivolto verso di lei, chiaro segno di lasciar perdere.

- Tranquilla ho capito - borbottò semplicemente, estraendo poi con un movimento fluido dell'arto il sottile bastoncino bianco dalla bocca, espirò lentamente e socchiuse le labbra, liberando così l'ennesima nuvoletta di fumo che scomparì così com'era apparsa, effimera quasi quanto la debolezza che Maka pensava di scorgere negli occhi dell'altro.

Si avvicinò a Soul, sfiorandosi con un'unghia il collo scoperto, il pensiero della sua adorata sciarpa abbandonata fra le coperte sul letto la raggiungeva con una punta di rimpianto.

Inoltre gli occhi le bruciavano in maniera fastidiosa irritati dal gelo e dalle poche ore di sonno affrontate quella notte e le lacrimavano continuamente.

- Dannazione Albarn come sei dolce! Non volevo di certo farti piangere! - esclamò divertito Soul lasciando scivolare dalle dita la sigaretta che scomparve senza nemmeno un rumore fra la neve morbida, seguita a ruota da una leggera scia di cenere e dal mugulio sommesso dello stesso Evans quando la bionda gli piazzò sul braccio un bel pugno.

- Ah! Dannazione Albarn non sono mica il tuo sacco da boxing sai? - sbottò, massaggiandosi lentamente il punto dove l'aveva appena colpito, sul viso una bella espressione di dolore.

Maka sorrise abbastanza soddisfatta e più sicura, ora che il momento imbarazzante delle scuse era passato in secondo piano e loro due tornavano ai dialoghi ridotti fatti di botte e monosillabi sussurrati con freddezza.

Decisamente meglio.
- Oh mi dispiace Evans! Vuoi che ti scorti in infermeria, magari Miss Medusa ha qualcosa in grado di guarirti la bua - esclamò l'Albarn con finta dolcezza e tendendosi morbidamente in avanti, gli occhi smeraldini leggermente spalancati e lampeggianti di sfida.

L'albino le lanciò un'occhiatina di sottecchi, decisamente divertito; infondo quella ragazzina non era poi così male.

L'urlo di rabbia e sorpresa misto a imprecazioni incomprensibili che derivò dalla palla di neve in piena faccia della ragazza gli donò un senso di conforto nemmeno lontanamente paragonabile a qualsiasi altra cosa.

Maka spalancò la bocca incassando la testa nelle spalle, ancora incredula di quello che Soul aveva osato fare.
Davvero non si capacitava ancora quanta indiozia potesse contenere il cervello di quel ragazzo.

Serrò le labbra in una linea talmente sottile da renderle quasi invisibili, soffocando la frustrazione in un unico "Evans!!" tremendo.

- Cosa c'è Albarn? Ti si è per caso congelata la lingua? - esclamò provocatore, sul viso ancora stampata una soddisfazione tanto palese quanto fastidiosa.
- Sei la cosa più...più...fastidiosa, arrogante, odiosa e assolutamente insopportabile che io conosca! Non capisci niente, possibile che dentro a quella testa ci sia il vuoto assoluto?! - ringhiò decisamente fuori di sè.

Dal canto suo Soul si limitò a sogghignare e a riporre cautamente le mani all'interno dei jeans sbiaditi.
Mossa sbagliata.

Altrettanto fulminea l'Albarn estrasse la sua arma dal fodero della giacca, sulle labbra già pronta una risata di vittoria.

Soul non ebbe nemmeno il tempo di correre ai ripari; una tempesta di palle di neve e Maka-chop enciclopedici lo investì in pieno fra l'euforia vittoriosa di una Maka in visibilio davanti al colpo messo a segno e il gelo dell'acqua ghiacciata sopra al viso.

Ben presto le grida di rabbia mutarono improvvisamente, trasformandosi in risate cristalline rivolte al cielo e la pioggia di neve in una vera e propria guerra fredda.

Maka era la più agguerrita fra i due, aveva persino innalzato un piccolo fortino che la circondasse interamente così da difenderla meglio dagli attacchi di Soul, il quale con un colpo più mirato e violento rispetto agli altri l'aveva fatto interamente crollare sulla giovane fra i gridolini della bionda.

Il contrattacco della ragazza di certo non si era fatto attendere; con una tattica piuttosto scaltra era riuscita a metterlo con le spalle al muro e ora si dirigeva vittoriosa verso un Evans compresso contro al tronco di un albero, attendendo pazientemente la fine di quella piccola lotta.

- Ti arrendi Evans? - esclamò, scostandosi con un movimento brusco del capo un ciuffo color sole.
- Non è una sconfitta totale Albarn..prima o poi riuscirò a batterti - replicò brusco lui prima di venire travolto per l'ennesima volta dalla valanga creata apposta dalla strega.

Maka sogghignò fra sè e sè; quel ragazzo era davvero il più testardo che conoscesse...ovviamente dopo il suo amichetto Heert.
- Beh dato che il mio lavoro quì è terminato io andrei - sbottò, affrettandosi verso una via secondaria.

Aveva mosso pochi passi, quando uno spintone improvviso la colse alla sprovvista, facendola rotolare più volte fra la neve fredda.

-Evans!-

Eppure non potè fare a meno di dipingersi un sorriso sul volto fresco, pensando che dopotutto quella mattina aveva scoperto una cosa assurda; persino con Soul Evans ci si poteva divertire.
Nonostante fosse l'essere più lunatico di quel pianeta.


~



Note Insane di un'Autrice Sclerata;
Uhuhuhu. Ce l'ho fatta. Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta.
Ho finito anche il secondo capitolo. Congaaaaa!!
No ok. Mi sento fottutamente potente, sopratutto guardando il numero di recensioni.
Sei meraviglie che hanno sprecato cinque minuti del loro tempo per lasciarmi un commento.
Non so cosa farei senza di voi, seriamente.
Cosa dire su questo secondo "cosetto"? Direi che sia più un capitolo di transizione, in cui è presente una sorta di cambiamento nel legame tra Soul e Maka.
Avvedi che Evans è simpatico quando vuole? Anche se a modo suo.
Gatta ci cova. E Maka l'ha intuito, anche se è stata sviata dall'albino. E mi dispiace davvero procurarvi questa tortura, ma questo capitolo ci voleva per capire un pò il seguito.
Chiedo perdono!
Al prossimo aggiornamento.

Un bacio ed un inchino,
Hysteria H.


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Capitolo 4
*** III. Di rapimenti, valzer sotto alla neve e strane richieste. Perchè Fottiti vale più di mille parole. ***


Cristal Dreams ~ Behind This Crimsom Eyes


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III. Rapimenti e strane richieste. Perchè "Fottiti" vale più di mille parole.

Albarn emise un flebile sospiro, chinando il capo all'indietro in un chiaro ed esasperato segno di sconfitta.
Dannazione che le succedeva?

Quella notte non aveva chiuso occhio. Per l'ennesima volta.

Si era girata e rigirata fra le lenzuola morbide del suo letto a baldacchino un'infinità di volte, cambiando posizione ed arrivando persino ad inventarne di nuove pur di trovare quella che si adattasse meglio a lei e che fosse capace di farla appisolare ma a nulla erano valsi i suoi sforzi.

Aveva passato l'intera notte così, seduta sul letto, gli occhi fissi nel vuoto e la solitudine a tenerle compagnia mentre i respiri lenti e regolari della vicina le facevano desiderare di possedere dei tappi per le orecchie da ficcare dentro ai timpani tanto apparivano rumorosi nel sacro silenzio di Death City addormentata.

E mentre tamburellava la biro sul bordo macchiato del quaderno, lo sgradevole motivo della sua insonnia la colpì come un fulmine a ciel sereno, riempiendole gli occhi di lacrime antiche.

Il giorno seguente sarebbe stato il suo compleanno. Il suo diciassettesimo compleanno.

Il che significava, data la sua attuale situazione, che l'avrebbe passato da sola. Magari in compagnia di un libro, ranicchiata in una delle confortevoli poltrone della Shibusen o del suo piccolo locale con Blair sola a tenerle compagnia.

Senza Liz. Senza Tsubaki.
Senza le risate delle sue amiche.

Con la lettera dei suoi genitori fra le mani mentre calde lacrime affogavano nella carta costosa di quel caldo lillà che adorava, conscia del fatto che, fra la firma sottile della madre e quella più grossolana del padre, non spuntasse quella più minuta e striminzita di Violet.

La sua Violet.

"Bel programma" pensò Maka lasciando definitivamente perdere la relazione di Lettere che avrebbe dovuto consegnare la settimana seguente ed allargò le braccia all'indietro, stiracchiando soddisfatta la schiena.

Alzò gli occhi smeraldini sul panorama mozzafiato che la biblioteca della scuola le donava; il tavolo che si era scelta per lo studio infatti, presentava esattamente di fronte alla sedia un'enorme finestra che dava direttamente sul centro animato della città, nonostante il freddo pungente del mese, abbellito da decine di luci che annunciavano i consueti mercatini del Sabato.

Il sole ancora addormentato dietro alle nubi d'acciaio non accennava ad uscire, e donava un'atmosfera particolare ed inquietante.
Era uno spettacolo stupefacente e terrificante al tempo stesso, così lugubre e magico.

Sarebbe potuta rimanere lì per ore intere a fissare quel mondo del quale lei stessa faceva parte.
Ma si sà, i sogni son desideri... e infatti il suo incubo personale era nelle vicinanze a giudicare da come lo stomaco si era serrato in una morsa atroce.

Maka si alzò di scatto dalla sedia, affrettandosi a raccogliere quaderno, biro e zaino, mentre con il braccio sinistro improvvisava un numero d'abilità; così libri in precario equilibrio nell'incavo del braccio sinistro e borsa in quello destro, si diresse traballante verso l'uscita.

Troppo tardi.
- Albarn!- trillò una voce a lei, purtroppo, molto familiare.

Strinse i denti, imponendosi mentalmente di non gridargli contro e raccomandandosi la calma.
- Evans zitto - sibilò gelida, cambiando immediatamente direzione e incamminandosi dalla parte opposta a quella dove aveva intravisto di sfuggita il lembo svolazzante del maglioncino blu appartenente all'albino in questione.

- Oh andiamo Albarn! Sei talmente contenta di vedermi che gambe e braccia non ti reggono più vero? - esclamò, parandosi davanti a lei con le braccia incrociate sul petto, i capelli bianchi più arruffati del solito che, inutile negarlo, gli donavano un'aria ancor più sbarazzina e affascinante.

La bionda sogghignò lasciandosi scivolare per l'ennesima volta sulla sedia in legno, puntellando i gomiti sul ripiano della scrivania.
I suoi occhi smeraldo scivolarono leggeri lungo il profilo di Soul, puntandosi poi fulminanti nei suoi.

Socchiuse appena le labbra rosate, sussurrando a voce così bassa che nemmeno se si fosse trovato a cinque centimetri di distanza da lei avrebbe potuto comprendere una singola sillaba.

" Non si parla in biblioteca " mimò per poi stendere con malcelata soddisfazione il foglio stropicciato, aprire il libro e cominciare a leggere ignorandolo bellamente.

Soul rimase a fissarla per qualche secondo, spiazzato dal comportamento dell'Albarn. Nessuna ragazza poteva ignorarlo in quel modo! La sua presenza era irresistibile nessuna poteva in nessun modo resistergli.

"D'accordo" decise alla fine, afferrando lo schienale di una sedia situata a pochi metri dalla postazione scelta dalla ragazza e la trascinò all'indietro, emettendo alcuni gemiti soffocati quando le gambe del seggio stesso abbandonarono la porzione di pavimento coperta da un soffice tappetto rosso per scivolare lungo le mattonelle fredde e grigie della sala, attirando così gli sguardi omicidi di alcuni studenti.

Maka lo fulminò letteralmente con lo sguardo ma Soul la ignorò bellamente, scivolando con nonchalanche sulla sedia, il braccio abbandonato sullo schienale dell'Albarn.

La bionda sospirò impugnando come fosse stata un'arma pericolosa la penna e tracciò un paio di scarabocchi sul foglio lindo per poi alzarla in direzione di Soul, soddisfatta.

Un "Vuoi smetterla di fissarmi?" stava scritto a caratteri cubitali.
Forse pensava che non ci vedesse. O che non sapesse leggere. Fatto sta che l'albino le acchiappò con un movimento agile la biro dalle mani e sfilatagli il quaderno da sotto il braccio prese a sbribacchiare sulla carta giallognola.

"Veramente...no". Maka chiuse gli occhi per pochi secondi, digrignando i denti.
Cos'aveva fatto di male per meritarsi una tortura simile?

- E molla - sibilò appena all'indirizzo di Soul quando, mentre tentava di riprendersi il pezzo di carta, lui tentò di opporre resistenza arrendendosi poi con un sorriso ironico.

"F-O-T-T-I-T-I". Sette lettere in grado di esprimere la vera essenza di Maka Albarn.
Stava cominciando ad abusare troppo di quel vocabolo, non così fine per una ragazza tra l'altro.
Avrebbe dovuto imparare a moderarsi e ad utilizzarlo un pò meno.

- Lo sai Albarnsecchiona non hai molta fantasia - mimò Evans con le labbra, passandosi una mano fra i capelli.

Una serie di sospiri da svenimento si levarono dal gruppetto che poco prima li aveva fulminati con lo sguardo e Maka fece appena in tempo a notare con la coda dell'occhio due ragazzine di seconda, a quanto riportava lo stemma sulla divisa, una bionda platino e dagli occhi cobalto a bocca spalancata e l'altra mora, piuttosto carina, impegnate entrambe nella contemplazione di Soul.

Arricciò il naso infastidita nemmeno lei sapeva da cosa e gli tirò un pugno sulla spalla, beccandosi un'occhiataccia sia dalle ragazzine che dal soggetto di quella lotta di sguardi.

- Che diavolo ho fatto ora? - borbottò Soul, lanciando una fugace ma preoccupata occhiata all'arto; ne era sicuro a forza di stare con quella ragazza una volta o l'altra l'avrebbe visto cadere a terra a causa dei pugni dell'altra che infondo non era poi così fragile e delicata come appariva all'inizio.

Maka scosse il capo, i ciuffi dorati che andarono a nascondere per pochi secondi la strana smorfia dipinta sul volto per poi tornare obbedienti al loro posto, scivolando lungo il profilo della spalla.

- La tua sola aura mi da fastidio, Evans - sibilò gelida.
Soul sogghignò, estremamente soddisfatto. Capire quel ragazzo era la sfida più grande che avesse mai affrontato.

- Contento della cosa Albarn- rispose lui, osservandola vacuo trascrivere parole su parole, rimpiendo mano a mano quel ruvido pezzo di foglio color nebbia quasi pieno.

Maka imprecò leggermente in direzione della penna che aveva optato per il suicidio e mormorando mentalmente a sè stessa che sì, l'altezza della biblioteca era sufficente per uccidere Soul ma che passare dieci anni in prigione per omicidio non era poi così una bella prospettiva.

- Oh andiamo Maka vuoi chiudere quel dannato libro? - sbottò all'improvvisamente l'albino con un tono di voce che non assomigliava per niente ad una domanda.

Non attese nemmeno la risposta; afferrò al volo lo schienale della sedia dov'era seduta la ragazza e la fece scivolare all'indietro, provocando abbastanza rumore da far desiderare a Maka di scomparire trenta metri sotto all'edificio per non risalire più ed attirare l'attenzione di quasi mezza scuola.

L'azione e il fautore di tutto quel casino vennero immediatamente intercettati dalla temutissima Gwen, la bibliotecaria- terrore di ogni studente, severissima sulle regole da tenere, in particolare su quella del silenzio e sostenitrice del gruppo "Neghiamo l'accesso a Evans" - la quale, dopo i primi secondi di smarrimento nel vedere Maka letteralmente stravaccata sulle spalle di quest'ultimo, impugnò il registro con atteggiamento guerrigliero e lo puntò contro il ragazzo, tenendo la punta ben lontana dal corpo della bionda.

Si sistemò gli occhiali dalla spessa montatura d'oro sul naso con un gesto veloce della mano, mantenendo sempre la mira ed abbaiò con la sua vocina sottile che tanto contrastava con il fisico massiccio ed i robusti capelli brizzolati; - Mettila giù Soul! -.

Maka, dalla sua scomoda postazione ranicchiata sulla spalla del ragazzo, le fece eco con un filo di voce.
- Evans seriamente mettimi giù dannato cretino! -. Evitò furbamente di urlare l'aggettivo e si tese per quanto potesse verso l'orecchio di Soul, sibilandogli dentro con tutto il disprezzo di cui era capace.

Il ragazzo sbuffò allontanando il capo da quello di Maka e fulminandola con gli occhi cremisi, l'interno dell'orecchio che prudeva e fischiava in modo alquanto fastidioso eppure quel ghigno strafottente non vacillò nemmeno per un secondo.

Quasi quasi Maka si sarebbe messa a ridere per quanto quella scenetta stava diventando comica; Gwen grazie anche alla sua stazza compatibile con quella di un mezzo gigante appariva come il cavaliere giunto per salvarla dalle grinfie del cattivo di turno - ruolo che Soul calzava alla perfezione -.

Dannazione aveva addirittura l'arma!
- Sai Albarn non sei una bella vista messa così - sbottò il ragazzo mantenendo lo sguardo fisso sulla donna di fronte a loro, proprio davanti all'uscita.
Maka gli scoccò un'occhiataccia carica di stizza, arricciando le labbra infuriata.

- Lascia perdere Evans - rispose volgendo la testa dalla parte opposta, ormai arresa all'idea di dover per forza affrontare una figuraccia davanti agli altri studenti presenti che li fissavano chi con cipiglio incuriosito, chi ridacchiando o chi semplicemente divertito da quell'assurda situazione che stava diventando tutt'altro che divertente per lei.

- Mi spieghi che diavolo vuoi fare? -. Più che altro sai che diavolo stai facendo?
Li avrebbe cacciati entrambi nei guai così. E se a lui non importava niente bè...a lei importava eccome!

In sette anni non aveva mai avuto atteggiamenti o comportamenti che avessero dovuto comportare un qualche tipo di punizione, non vedeva perchè cominciare in quel momento.

E a causa sua. Assolutamente no.
In più era anche un prefetto!

- Non vuoi venire con me Albarn? Bene, sarò costretto a rapirti - rispose Soul con tutta la calma del mondo.
Scattò ad impressionante velocità sulla bibliotecaria che attendeva in allerta, sommergendola da capo a piedi di libri.

-Via! - gridò Soul, scattando in avanti con un balzo incredibilmente agile nonostante il peso di Maka sulla schiena e rafforzò maggiormente la presa sulle gambe di lei, velate appena dalla leggera calzamaglia scura che aveva deciso di indossare, completamente ignara di quel fuori programma del quale avrebbe fatto volentieri a meno.

- Evans! - urlò, avvinghiandosi con entrambe la braccia al collo del ragazzo e nascondendo disperata il viso nell'incavo della sua spalla, i capelli biondi che scendevano come un'onda dorata lungo il braccio di quest'ultimo a creare un contrasto perfetto con il maglione pece stropicciato come i suoi capelli.
Non voleva assolutamente vedere le faccie sconvolte dei suoi compagni al loro passaggio, le bastava già sentire i sussurri increduli - per lo più femminili - e le pareva di avvertire come lampi infuocati le varie occhiataccie di gelosia a suo indirizzo.

Senza contare il fatto che non sapeva dove quello sciagurato avesse deciso di portarla.
Maka chiuse gli occhi, mordendosi con forza il labbro inferiore fino a quando il sapore metallico del sangue non fu così forte nella bocca da avvolgerle gli altri sensi.

Poco dopo ogni rumore si attutì fino ad opacizzarsi ed annullarsi del tutto; solo allora la ragazza ebbe il coraggio di rialzare il volto, dopo essersi accertata che l'unico rumore che alleggiava nel corridoio fosse il respirare affannoso di Soul e le sue imprecazioni urlate a vanvera.

- Sei...prepotente, viziato, maleducato, irresponsabile, immaturo, cretino, infantile...- cominciò, le mani fra i capelli e la disperazione dipinta sul volto.
Sembrava un'anima in pena in quel modo si ritrovò a pensare ironicamente il ragazzo mentre la osservava con un espressione divertita camminare avanti e indietro davanti a lui, gesticolando in maniera esagerata, tutta scompigliata ed il distintivo di prefetto cadente su un lato.

- Hai finito? - la interruppe scostandosi con un gesto della mano un ciuffo argenteo dalla fronte imperlata di sudore e porgendole galante il braccio, quasi aspettandosi che lei accettasse.

Maka lo divorò letteralmente con lo sguardo, un lampo rossastro nelle iridi smeraldine e si avvicinò pericolosamente a lui con il pugno levato verso l'alto; Soul scivolò di lato, bloccandola contro al suo petto e accostò le labbra all'orecchio di lei sussurrandole appena "Non ci proverei se fossi in te, senza tette".

Maka sbuffò voltandosi verso il giovane e alzando lo sguardo sul suo viso, sfidandolo. - Dovrei fidarmi? - sbottò, il tono di chi non sa se cedere o meno. Soul scosse la testa, liberandosi nel suo tipico sorriso da strafottente.

- Hey baby, sei nelle mani giuste lo sai...-. Si zittì infastidito quando per la quarantesima volta il pugno della ragazza incontrò il suo avambraccio, sbuffando.
-D'accordo Albarn è ora di darci un taglio però...-

- Dove diavolo stiamo andando??! E poi dannazione, sono il tuo prefetto io, come puoi pretendere di...-
- Albarn dovresti imparare a tacere qualche volta- la interruppe nuovamente entre Maka lasciava scivolare di controvoglia il polso sottile lungo il braccio offertole dal ragazzo, lasciandosi guidare con qualche passo ancora d'incertezza.

Soul le lanciò una breve occhiatina sorridendo alla vista della ragazza che si lisciava più volte una ciocca, strofinandola delicatamente fra le dita in modo nervoso, le labbra arricciate.

Ormai la conosceva così bene da riconoscerne ogni singolo stato d'animo anche attraverso i gesti più semplici.
E non perchè quella ragazza lo affascinasse così tanto da sentire il bisogno ossessivo di conoscere ogni dettaglio della sua vita, assolutamente mai.

Maka Albarn era semplicemente una tipa particolare, che - ironicamente - all'inizio non aveva fatto altro che suscitare in lui un certo senso di fastidio.
Sentimento che era andato alternandosi nel tempo ad una forte indifferenza, sostituita infine da una leggera cuirosità.

E gli pareva il minimo dopo sette anni in cui Daniel l'aveva tormentato giorno e notte su quanto quegli occhi brillassero come smeraldi, o su quanto quel sorriso irradiasse un calore così particolare da scaldarlo dentro.

Soul Evans era sempre stato un ragazzo piuttosto terra terra e gli dispiaceva pensare una cosa del genere sul suo migliore amico ma sì, Daniel Heert era l'idiota più fottuto del mondo.

Perchè quell'apparente infatuazione per la bionda era sfociata in un'adorazione totale.
Sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per quella ragazza anche uccidersi se lei gliel'avesse chiesto.

E la consapevolezza del rifiuto lo distruggeva dentro come una cannonata ogni volta, nonostante non lo desse assolutamente a vedere.
Nonostante ci provasse ogni volta.

E che diavolo ci fosse in Maka di così meraviglioso e speciale che nessun'altra ragazza aveva era una domanda che incorreva spesso nei momenti di noia di Soul tanto da convincerlo a provare a cercarle da se, quelle cose.

Fisicamente non era niente di speciale anzi; noiosi capelli color biondo platino, gretti e opachi che ricadevano sulle spalle esageratamente magre e sottili, occhi di un banale verde speranza, piatta quanto un foglio di carta.

E alla domanda che sorgeva spontanea alla sua coscenza rispondeva che no, non si sentiva affatto in colpa con Daniel.
Non stava facendo niente di male.

Si riscosse appena dal filo dei suoi pensieri riportando lo sguardo sul bel viso della ragazza, lievemente illuminato dagli opachi lembi di sole che filtravano attarverso le grandi finestre del corridoio.

Dannazione come brillavano quegli occhi.

Soul si tese appena verso di lei e le afferrò improvvisamente i capelli prigionieri, sfilandoglieli delicato dalle dita e sistemandoglieli dietro all'orecchio che sbucava dalla cascata dorata, schiaffeggiandole la mano.

- Albarn fino ad ora non ho mangiato nessuno sai? Mettiti l'anima in pace e stai tranquilla per favore - la riprese, trascinandola lungo il corridoio verso la statua di Lord Shinigami, il preside della loro scuola.

Maka borbottò qualcosa fra i denti stando ben attenta a non farsi sentire dall'accompagnatore e lo scannerizzò con lo sguardo, cercando di eclissare la curiosità sotto ad una patina d'indifferenza non abbastanza spessa da coprire tutto.

"Ecco come diavolo facevano a saltare le lezioni senza farsi beccare" pensò Maka sgranando gli occhi di fronte all'apertura del passaggio segreto, piuttosto soddisfatta di aver scovato sennon tutti, almeno uno dei trucchi dei Malandrini di Death City.

S'intrufolò con leggero ribrezzo dentro allo stretto passaggio, sbuffando divertita davanti a un Soul che le cedeva con un galante inchino il passaggio da perfetto gentiluomo quale non era.

Storse il naso quando una zaffata di aria viziata - umidità mista a muffa e ad altri sgradevoli odori dei quali preferiva ignorare la causa - e attese pazientemente che il ragazzo entrasse per poi richiudere il pesante portone in pietra e sorpassarla a passi veloci, facendole strada.

- Hai presente Evans che mi hai appena fornito uno dei vostri più grandi segreti su un piatto d'argento? - fece presente Maka, disgustata da tutta quella sporcizia e dall'acqua stagnate depositata lungo i bordi dello stretto passaggio.

Davanti a lei le spalle del ragazzo fremettero leggermente per poi tornare dritte e fiere come sempre; si sarebbe aspettata una reazione più drammatica, ma era già qualcosa.

- Ma sono sicuro che tu manterrai il segreto vero Maka? - rispose lui come se fosse la cosa più naturale del mondo, tendendole una mano per aiutarla a scavalcare un masso che era franato dalla parete opposta rispetto a quella dove stavano camminando e che intralciava fastidiosamente il corridoio già abbastanza impraticabile.

Maka spalancò le labbra, Soul poteva sentire chiaramente il cervellino della ragazza lavorare a velocità elevata per trovare una qualsiasi risposta sarcastica da appioppargli.

Alla fine la giovane dovette arrendersi, scuotendo ripetutamente il capo, le ciocche dorate che rifulgevano come nastri di sole nell'oscurità del passaggio e si accostò appena all'altro quel tanto da localizzare la sua postazione senza toccarlo.

Lo sentì rallentare il ritmo fino a fermarsi del tutto; allungò il braccio verso di lei all'altezza del petto come a volerla proteggere e mosse una mano verso quello che appariva com un vicolo ceco.

La ragazza trattenne il fiato mentre con un sonoro tonfo una piccola fessurina lasciava penetrare all'interno di quella voluminosa oscurità un filo di luce dopo l'altro e l'aria ritornava respirabile anzi...si colorava di sfumature dolci e leggere, così familiari, esattamente come quelle di...

- Il Chupa-Cabras!- sbottò improvvisamente Maka, finalmente coscente del luogo dove Soul l'aveva portata.
Erano esattamente al Chupa Cabras ne era certa! Nessun altro locale possedeva quel particolare aroma, lascivo e opacizzato dagli altri profumi, eppure indelebile.

Il Chupa Cabras era senza dubbio il posto più In e costoso di Death City; i proprietari, una coppia di ricchi signori che avevano fatto fortuna con un ristorante a Londra, per ritirarsi dalla vita mondana e chiassosa avevano deciso di aprire una piccola azienda a gestione familiare nella loro città e, grazie all'allestimento moderno e giovanile e all'atmosfera cordiale con la quale graziose signorine in uniformi piuttosto provocanti accoglievano i clienti, non aveva impiegato tanto tempo per diventare piuttosto famosi.

- E voilà milady, benvenuta nel mio piccolo regno! - esclamò Soul uscendo dal passaggio segreto e stiracchiandosi la schiena, inspirando soddisfatto il dolce odore presente nei magazzini del locale.

"Non dovremmo essere quì se ci beccassero..." fu il primo pensiero della giovane una volta superata la fase della meraviglia; eppure non riuscì nemmeno a dare voce al più piccolo pensiero accovacciato nella sua mente.

Il ragazzo le aveva appena afferrato il braccio e ora la stava conducendo come se fosse la cosa più normale del mondo attraverso i magazzini del bar, guidandola poi verso la porta di servizio.

Una gelida corrente invernale investì entrambi i ragazzi, facendoli rabbrividire vistosamente.
Maka sussultò, avvinghiandosi quasi immediatamente con le braccia il petto in un inutile tentativo di difendersi dalla corrente gelida, i denti che battevano gli uni contro agli altri creando un dolce tintinnio fra la neve danzante.

Soul si lasciò andare in un piccolo gridolino, provocando una serie di teneri sbuffi d'aria che svanirono nel nulla qualche secondo dopo sopra di loro. - Sì, decisamente sarebbe stato meglio passare prima a prendere il giubotto - esclamò più per farla arrabbiare che altro, donandole un sorrisino obbliquo.

La bionda gli conficcò una gomitata fra le costole, continuando frettolosamente ad arrancare fra la neve fangosa.
-Te l'ho già detto di fotterti Evans?-

*

L'albino mugulò contrariato, notando l'impassibilità in cui si era rinchiusa Maka; con uno scatto veloce le afferrò la mano, costringendola a girare su se stessa per compiere una piroetta perfetta e prese a canticchiare a mezza voce.

-I want dance madame, with you-. Il tono di voce era ben modulato ed impostato, basso e carezzevole, decisamente gradevole da udire. Maka suo malgrado si ritrovò a pensare che Evans aveva davvero una bella voce.

-Oh andiamo non ci provare- scattò subito la ragazza, osservando Soul che accennava alcuni eleganti e graziosi passi di danza davanti a lei, sempre reggendole con la punta delle dita la mano in una stretta dolce ma decisa.

La trascinò verso di sè con una spinta leggera per stringerle la vita con una mano e sempre con quel ghigno vittorioso stampato sulle labbra, la condusse a ritmo lungo tutta la via canticchiando a mezza voce.

Maka tentò più volte di ribellarsi ma alla fine l'allegria contagiosa del ragazzo ebbe la meglio e si ritrovò a ridere e ad intonare la canzone insieme a lui, assecondandolo in quel tango improvvisato nelle vie di Death City.

Alcuni passanti si fermavano increduli al loro passaggio, osservandoli chi con un sorriso di dolcezza chi con uno sguardo interrogativo.
-Dio mio Albarn sei proprio negata!- esclamò Soul tendendo le braccia verso Maka, la quale dopo averlo mandato gentilmente a farsi curare corse verso il piccolo barettino che avevano raggiunto quasi senza accorgersene, modesto ma alquanto grazioso all'interno.

Sospirò di piacere quando una brezza tiepida corse ad avvolgerla scaladandole le membra infreddolite dal gelo.
-Aaah sì, decisamente meglio- le fece eco Soul, richiudendosi rumorosamente la porta alle spalle, il chiacchericcio all'interno del locale a sovvrastare le sue parole.

Maka si guardò intorno addocchiando il tavolo più isolato del locale e ci si diresse con passo sostenuto, lanciandosi di tanto in tanto occhiatine di sbieco per sorprendere qualche volto a lei familiare.

Quasi immediatamente un ragazzo che doveva avere solo qualche anno in più di loro si precipitò al loro tavolo, lanciandole un'occhiatina languida di sottecchi, un block-notes fra le mani.

-Hey Soul il solito?- domandò rivolto al ragazzo, il quale dopo avergli allungato un' affettuosa pacca sulla spalla scosse la testa, lanciandogli un sorriso d'avvertimento e si passò una mano fra i capelli candidi.

-No Jared...questa non è tutte le altre- rispose sardonico Soul e nonostante il velo d'ironia Maka non potè fare a meno di arrossire come una bimbetta di due anni davanti a quell'affermazione.

Il ragazzo che corrispondeva al nome di Jared la fissò stupefatto, scostandosi distratto un ciuffo biondo cenere dinnanzi gli occhi castani e le tese galante la mano balbettando; -Uhao devi essere davvero la fine del mondo se Soul ti considera in questo modo!-.
Maka se possibile arrossì ancora di più.

Cercò di non fare caso ai risolini del suo ironico accompagnatore dalla parte opposta del tavolo, il quale molto probabilmente doveva essersi accorto del notevole cambiamento di colore e ricambiò titubante la stretta di mano del ragazzo.

-Veramente non ci sopportiamo- chiarì immediatamente lei, passandosi una mano lungo la piega stropicciata della gonna scozzese.
-Anzi non so nemmeno cosa voglia questo individuo da me-.

Jared sorrise, squadrandola con un'occhiata indagatoria; di sicuro non si sarebbe mai aspettato un'uscita del genere da una ragazzina come lei.
-Direi che una cioccolata calda vada bene per entrambi- s'intromise Soul, porgendo gentilmente all'amico i due menù e sorridendo beffardo, invitandolo a procedere con l'ordinazione e a liberare il tavolo.

Il ragazzo si tese verso di loro, afferrando con grazia e velocità le tazze vuote e sporche consumate poco prima dai precedenti clienti per poi fare ritorno verso il tavolo del bar, dove si accinse a dare ordini per la loro ordinazione.

-Allora Evans, si può sapere cosa succede? Non ci siamo mai parlati in sette anni e così, tutto ad un tratto diventi gentile e carino con me- riprese la ragazza, puntando gli occhi smeraldini sul viso dell'altro seduto scompostamente di fronte a lei, scrutandolo con meticolosa attenzione, come a voler scoprire fra i tratti della bocca sottile o della pelle perfetta un qualcosa in grado di tradirlo.

Soul si limitò a spostare il gomito dal davanzale della finestra per puntellarlo sul tavolo color panna del locale, lasciando scivolare gli occhi carminei ora da una parte ora dall'altro lato del bar, seguendo vacuamente i movimenti delle altre persone senza dar segno di volerle rispondere o rivolgerle la parola.
Cosa che la irritò profondamente.

-Evans rispondi!- sbottò nuovamente, afferrandogli con forza e decisione la mano abbandonata sul ripiano del tavolo ed esercitando una lieve pressione, quel tanto che bastava per attirare la sua attenzione.

L'albino sbuffò facendo scivolare l'arto dalla sua presa e, senza alcun riguardo, le allungò un calcio da sotto alla sedia che la colpì in pieno ginocchio.
Maka mugulò leggermente, trattenendo l'imprecazione che ora sporgeva fra i denti, in attesa di essere sputata fuori proprio in faccia al soggetto di quell'aggettivo non propriamente fine.

Fece per riaprire la bocca quando Soul la interruppe bruscamente, alzando il palmo della mano verso di lei in un chiaro segno di tacere; -D'accordo, ti risponderò se questo servirà a farti stare zitta. Sei la cosa più fastidiosa che io abbia mai portato in questo bar. E quì sono entrati cani e gatti delle razze più disparati-.

La bionda gonfiò le guance in una smorfia piuttosto graziosa, incrociando le braccia sul petto ma decise di non protestare all'offesa appena ricevuta; se non altro le aveva promesso che avrebbe risposto alle sue domande.

-Perchè questo cambiamento Evans?-

-Perchè momentaneamente io e te ci troviamo nella stessa situazione. Perchè non ho nessun altro che io possa definire "conoscente occasionale" a parte te. Perchè è così e basta- rispose con tono calmo e pacato, chiudendo le palpebre e reclinando il capo all'indietro in un chiaro atteggiamento di rilassatezza fisica e mentale.

Maka mugulò qualcosa di poco carino a suo indirizzo -masticandolo lentamente fra i denti in modo che il bastardo arrogante e presuntuoso potesse essere udito chiaramente solo da lui- per poi continuare con decisione.

-E cosa vorresti da me?-. Le labbra di Soul s'inclinarono notevolmente verso l'alto, in un sorriso che riportava dentro di sè malizia, sottintesi ed ironia allo stato puro; dopo una rapida occhiata al suo petto non tanto fiorente ridacchiò sommessamente e concluse con un'alzata di spalle;

-Niente che nessuna potrebbe offrirmi ad una qualità migliore. Solo una cosa; questo pomeriggio verso le cinque dovresti venire a casa mia. I miei genitori arriveranno tra due giorni e l'appartamento è un disastro. Mi servi come seconda mano d'opera-.

Non sapeva come rispondere; Maka-chop in testa o un dolce vaffanculo urlato per l'intero locale?
Albarn spalancò gli occhi, le labbra socchiuse nel tentativo di formulare una frase di senso compiuto. Aveva capito bene?

-Cioè, tu mi offri la colazione per farmi sentire in debito con te giusto?- esclamò, scostandosi lievemente di lato quando, con un morbido tonfo, Jared arrivò con le due tazze in fine porcellana bianca di cioccolata calda e le appoggiò morbidamente davanti a loro, augurando ad entrambi un buon appetito.

La ragazza sospirò soddisfatta portandosi il bicchiere alle labbra, aspirando a pieni polmoni la dolce fragranza della bevanda fumante; decisamente non c'era niente di meglio di una bella bevuta tonificante in quei giorni gelidi.

Ripose con un gentile clangore la tazzina sul ripiano scuro della tavola, per poi portarsi il tovagliolo immacolato alle labbra e respirare profondamente; certo, un piano così diabolico e geniale era in puro stile Evans.

-Quindi io ora devo venire fino a casa tua ed aiutarti nelle pulizie?-
-Esattamente-
-Dopo che tu mi hai offerto la colazione-
-Diciamo che non te l'ho proprio offerta-.
Maka sogghignò, rispondendo a tono alla smorfia melliflua dipintasi sul volto di Soul che le mostrava bellamente il portafoglio sfacciatamente vuoto.

Avrebbe dovuto aspettarselo.



~

Note Insane Di Un'Autrice Sclerata;
Sono loggorroica. E questa cosa comincia a preoccupare persino me.
E dovrebbe mettervi in allarme, care ragazze, dato che sarete voi ad incassare tutti gli aspetti negativi di questo difetto ormai uscito allo scoperto.
La stesura di questo capitolo è stato un inferno, letteralmente. Sembrava che la fine non volesse mai sopraggiungere, ed ogni volta che posizionavo un punto e ordinavo a me stessa ed alle mie dita "Basta", queste riprendevano a scrivere sotto ad influenze divine a me sconosciute.
Dunque! Come commentare questo nuovo arrivato?
Innanzitutto mi sono letteralmente sputtanata (perdonate il termine volgare, ma non esiste altro aggettivo per descrivere) dal ridere all'idea di una sorta di rapimento vecchio stile, proprio come nell'antico Medioevo.
Soul che solleva una Maka letteralmente fumante da terra per costringerla a seguirlo è, secondo me, la scena perfetta per la descrizione del loro rapporto.
Diciamocela tutta, Maka avrebbe potuto stenderlo in un secondo con un Maka-Chop micidiale se avesse voluto.
Anche la scena del valzer sotto alla neve mi ha conquistata -almeno come me l'ero figurata io nella mia piccola mente malata- ma rileggendola nera su bianco la trovo una schifezza abnorme.
Ora spetta a voi, gioie mie!
Se siete giunte fino a quì prometto! Non aggiornerò per due settimane, come regalo.
Alla prossima!

Un bacio ed un inchino,
Hysteria H.


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Capitolo 5
*** IV. Pulizie a casa Evans e spiacevoli incidenti. Le cose strane si attraggono sai? ***


Cristal Dreams ~ Behind This Crimsom Eyes




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IV. Pulizie a casa Evans e spiacevoli incidenti. Le cose strane si attraggono sai?

L'appartamento di Soul Evans sorgeva, austero ed imponente, in una via secondaria proprio dietro al centro principale, alle spalle della Chiesa della città.

L'edificio, di costruzione recente a giudicare dalla struttura e dalle forme moderne ed eleganti, sorgeva su un modesto spiazzo di terreno, sufficente per l'estendersi di un grazioso vialetto in bianca pietra levigata serpeggiante fra due ali di prato accuratamente tagliati nel tipico stile inglese.

La porta d'ingresso principale troneggiava importante al centro del viale, sotto ad uno splendido soffitto a volta di un chiaro color crema e i mattoni a faccia vista di un'intensa sfumatura cioccolata rendevano la casa già sufficientemente moderna e raffinata ancora più intrisa di eleganza e magnificenza.

-E tu vivi quì?- esclamò Maka, più a se stessa che a Soul, fissando con gli occhi sgranati il vasto ascensore -perfettamente paragonabile all'ingresso di casa sua che ad un ascensore vero- che sembrava poter contenere al proprio interno non solo i residenti dell'edificio, ma anche quelli dell'intero quartiere.

Soul le lanciò un'occhiatina di sbieco, indeciso se interpretare quella genuina espressione di stupore come un sentimento vero o come un'ironica e ben costruita presa per il culo.

-Andiamo senza tette, anche tu vivi in una casa mica in una stalla, no?- esordì, pigiando con malgarbo il tasto bordato d'oro del tredicesimo piano ed infilandosi le mani in tasca mentre le porte dell'ascensore si apprestavano alla chiusura e mancando per poco di chiudersi sopra al corpicino esile della ragazza, la quale gli lanciò uno sguardo infuocato senza parlare; non aveva senso dargli corda.

-Certo che abito in un appartamento ma.. questo posto sembra una reggia!- rispose, indicando con un gesto eloquente del capo il lampadario a spiovente ben fermato al soffitto, riflettente continuamente piccoli giochi di luce colorata che andava a dipingersi sulle pareti color biscotto.

L'albino sbuffò, appoggiandosi con il busto alla parete opposta all'uscita e divaricando leggermente le gambe, in quella chiara posizione che lei avrebbe attribuito ad un dannato cafone.

Ma in fondo come poter definire Soul Evans sennon con quell'aggettivo? Ora che ci pensava, più pronunciava mentalmente quella parola più essa congrueva perfettamente con la figura sfacciata ed irritante del ragazzo al suo fianco, troppo impegnato a rotolarsi nel suo "essere dannatamente cool" per prestare la minima attenzione alle sue smorfie.

-Io mi arrendo Evans. Sei troppo insopportabile persino per i miei nervi- sbuffò la ragazza, imitando l'albino al suo fianco e appoggiando la schiena sulla superfice gelida della cabina, attendendo pazientemente il sottile sibilo che indicava l'arrivo al pianerottolo prescelto.

Il ragazzo non disse nulla, si limitò a sbuffare qualcosa fra i denti senza nemmeno rivolgerle uno sguardo, gli occhi fissi sulla riga grigia che spezzava il tenue beige delle pareti laccate in bronzo, lucide di metallo.

Finalmente, con un ultimo ed appena percettibile sobbalzo, l'uscita si spalancò ai loro occhi rivelando un morbido color salmone appartenente ai muri del pianerottolo, spugnati di rosa quà e là.

Maka fu la prima ad uscire, la bocca già spalancata per la sorpresa; se l'ascensore e l'aspetto esterno della casa erano state una deliziosa fusione di eleganza e raffinatezza, il pianerottolo era benissimo paragonabile all'ingresso di una reggia.

Oltre alle mura deliziosamente dipinte di un colore oltremodo morbido e soffuso, gli unici ornamenti degni di nota all'interno di esso erano due enormi specchi dalle forme allungate e sinuose che correvano orizzontalmente lungo le pareti; le cornici, dell'oro più puro e luminoso che la ragazza avesse mai visto, erano state arricchite da una moltitudine di fini dettagli e piccoli accorgimenti che ricorrevano spesso nel motivo a drappi floreali.

Sull'angolo destro una splendida rosa schiudeva il suo dorato abito ad un sole nascente; dalla parte opposta un giglio ancora chiuso attendeva ansioso la prossima alba per tendersi ancora verso il mondo.

-Sembri una bambina al parco giochi- la rimproverò Soul, raggiungendo con pochi passi grazie all'ausilio delle lunghe gambe strette nei jeans scoloriti la seconda porta a sinistra, frugando distrattamente nelle tasche alla ricerca delle chiavi.

Estrasse il mazzo con un movimento scocciato, lanciando uno sguardo di fuoco alle decine di chiavi che pendevano tintinnanti fra le sue mani, riflettenti argentee la luce soffusa delle piccole plafonierie incastonate sulle pareti.

La porta si aprì con un sonoro clangore, accogliendoli al proprio interno al ritmo di dolci ventate di aria calda proveniente dalla piccola stufetta posta all'angolo dell'ingresso, proprio sotto ad un grazioso comodino in legno grigio.

-Evita per l'amor del cielo- la interruppe immediatamente Soul, notando le dimensioni ormai sfioranti il sovrannaturale dei bulbi oculari della bionda che si accingeva ad entrare nell'appartamento.

Maka sospirò, ordinandosi di respirare; più si guardava intorno più si domandava dove fosse finita.
In un nobile castello del dodicesimo secolo o era ancora nella piccola ed ombrosa Death City?

Non si sarebbe di certo stupita se, al posto delle case dai tetti spioventi e del cielo d'inchiostro sovrastato da un pallido medaglione color platino, si fosse trovata in un minuscolo villaggio agricolo attorniato da mura merlettate.

-E'..-. Assurdo. Fantastico. Meraviglioso.

Soul sbuffò, cacciando malamente il mazzo di chiavi sul ripiano liscio del mobiletto e calciando via le scarpe da ginnastica bianche come fossero oggetti di poco conto e non l'ultimo modello di Adidas appena uscite sul mercato.

-I tuoi genitori guadagnano bene- si ritrovò ad osservare Maka, una considerazione che rivolse più a se stessa che a Soul, il quale non la degnò nemmeno di una risposta.

-Hai sete?- domandò invece, dirigendosi a passo svelto verso quella che doveva essere una specie di cucina -e che in realtà agli occhi dell'Albarn risultava più come l'ingresso al Paradiso-.

-No grazie- rispose lei, lasciando vagare lo sguardo lungo il salone, accorgendosi solo ora dell'arredamente e degli oggetti estranei al luogo; il tutto era arredato tramite mobilio fine ed elegante, raffinato ed essenziale, senza mai essere portato all'esagerato od al volgare.

Ogni singolo oggetto era impregnato di un'originalità mai banale, spesso legata ad un piccolo dettaglio subito notato.

Eppure, nonostante il rigoroso decoro vi era un qualcosa che stonava; forse erano le cartaccie sparse lungo il tappetto cremisi, per lo più marche di barrette di cioccolato e patatine. O i numerosi cartoni di pizza al taglio ancora sporchi di mozzarella ormai irrigidita dal tempo. Storse il naso, disgustata;

E lei avrebbe dovuto rimettere a posto quello schifo?

Riformulò la domanda ad alta voce, sgambettando schifata tra cumuli di pasta al sugo ormai congelata ed appiccicosa ed una poltiglia stagnate all'angolo del divano in pelle bianca, di un inquietante verde azzurrognolo e e del quale preferiva ignorare la provenienza e la composizione.

Soul, dalla porta chiusa, le urlò un "Sì" piuttosto scocciato; uscì due minuti dopo, fra le mani una bottiglia di Coca-cola ed un sandwich al formaggio ancora fumante riposto in un piattino color pesca.

Ne offrì un angolino a Maka, la quale negò contraria. -Sai che mangi malissimo Evans?- lo informò, fissandolo con le mani sui fianchi stretti, la medesima espressione sul viso.

Soul sbuffò, accomodandosi sul divano dopo aver posato bibita e piatto sul tavolino di cristallo collocato proprio di fronte al divanetto, squadrandola poi con un'occhiatina sardonica. -Non ti farebbe male Albarn aggiungere qualche chiletto su quelle ossicini oscene- ribattè, tornando al suo spuntino.

Maka chiuse gli occhi, inspirando a fondo. Persino l'aria all'interno del salotto sapeva di chiuso e una moltitudine di odori culinari -tra i quali riusciva ad identificare l'aroma saporito della pizza ai peperoni- le sfioravano prepotentemente il naso, irritandolo e facendolo bruciare leggermente.

-Su Evans, alza il culo!- urlò, afferrando un cuscino da sotto una poltroncina in leggero satin castano per scaraventarlo sopra al padrone di casa, il quale a causa del colpo si cappottò all'indietro.

Qualche forza divina volle che il piattino in ceramica finisse proprio sul morbido tappeto dai finimenti indiani, che riuscì ad attutire il colpo e ad impedire che i prezioso oggetto finisse in mille pezzi.

-Albarn hai la grazia di un elefante con il mal di stomaco!- sbottò Soul, raccogliendo frettolosamente il suo adorato panino per finirlo in un sol boccone; puntellando i ginocchi per terra ed inchinandosi fino a raggiungere lo spazio vuoto sotto al divanetto in pelle, vi mise all'interno una mano e cominciò a frugarvi meticolosamente alla ricerca del grazioso cimelio di famiglia.

Maka si tese verso di lui, i capelli legati che scivolavano morbidi e lisci sulle spalle nude dalla maglietta a spalline indossata nonostante Gennaio alle porte, sbirciando con un'espressione un pò colpevole sul volto.

-Mi.. Mi dispiace. Non pensavo fosse importante. Non l'ho fatto apposta- tentò di giustificarsi, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, fra le dita snelle una sottile ciocca di capelli biondi; per quanto gli stesse altamente sulle scatole non avrebbe mai voluto rompere qualcosa di sua proprietà.

Avvertì il lieve pigolare di una risata trattenuta e s'infuriò notando la grassa risata che Soul tentava di soffocare fra le labbra rosee, mentre con gli occhi scrutava nelle profondità del divano ancora alla ricerca del piatto scomparso.

-Sei un gran bastardo Evans!- esclamò la ragazza, lanciandosi di scatto sulla schiena dell'albino, spalancando le gambe totalmente incurante della corta gonna e dell'assenza di calze sulla pelle nuda.

Soul mugulò qualcosa, oppresso e sorpreso dal nuovo peso appena piombato sulle sue spalle e si accucciò al suolo, attendendo paziente che la furia dell'Albarn si esaurisse.

Non sapeva che diavolo ci trovasse di così soddisfacente nel vederla andare su tutte le furie -e farsi malmenare come fosse un sacco da box- ma adorava il modo in cui la rabbia faceva fremere ogni singolo lembo di quell'anima apparentemente dolce e pacata; il modo in cui quegli occhi di un altrimenti placido verde prato bruciassero.

Quando l'ira l'avvolgeva tutto in lei sembrava prendere improvvisamente fuoco; il rossore sulle guance, il brillio delle iridi, il ghigno violento su quelle labbra sottili.

Soul Evans sei diventato un fottuto masochista.

*

-E questa?- esclamò improvvisamente la voce acuta di Maka, immersa dentro ad un cumulo di vestiti sporchi di chissà quante settimane prima.

Soul si alzò dalla sua postazione, dalla parte opposta della stanza, lamentandosi del mal di schiena; aveva passato più di due ore a girovagare per l'appartamento chino su una dannatissima scopa, scostando ripetutamente la paletta rossa in modo da raccogliere il marciume improvvisamente comparso sul suo bel parquet.

Senza contare l'oretta buona trascorsa sotto al sedere di Albarn, la quale non era poi così esile e fragile come appariva, e che aveva approfittato della posizione per strillargli nelle orecchie una paternale da guinnes; sei solo un bastardo cafone, le donne non si trattano di certo così, farmi preoccupare per niente.

Quando l'unica che aveva il diritto di lamentarsi in quel preciso momento non era altri che la sua povera spina dorsale, costretta a sorreggere il peso di quella specie di elefante in miniatura opportunamente liposuzionato ma comunque sufficientemente pesante per spezzargli la schiena in due.

-Cosa c'è ora Albarn?- sospirò il ragazzo, abbandonando scopa e strofinaccio a terra per trascinarsi alle spalle dell'altra, leggermente sollevata sulle ginocchia e totalmente immersa con il busto dentro alla cesta della biancheria.

All'improvviso la testolina bionda di Maka fece capolino dal mare in cui era svanita, il naso accuratamente tappato da un piccolo ceppetto ed un sorrisino ironico dipinto sulle labbra rosse per la calura.

Aveva la fronte madida di sudore e qualche ciocca color neve mista a fango era sfuggita alla presa dei due elastici neri fermati ai lati della testa, scivolando morbida sulle scapole sporgenti per poi perdersi all'interno della maglietta cobalto, posandosi fra il morbido solco dei seni quasi inesistenti.

-Guarda guarda cos'abbiamo quì- mormorò sardonica, alzando vittoriosa una mano verso l'alto; Soul notò che, dentro al pugno chiuso, vi era racchiuso uno strano oggetto dalla forma rettangolare, non più grande di un cellulare.

-Ma quella è...-

-Una macchina fotografica! Non sapevo avessi passioni così nobili Evans. Non è da te- lo sbeffeggiò lei, innarcando la schiena all'indietro e puntellando la mano sul pavimento freddo per sottrarsi alla presa di Soul, il quale tentava affannosamente di strapparle il prezioso oggetto dalla mano.

-Hey Albarn attenta con quello! E' piuttosto importante- l'ammonì l'albino, sedendosi al suo fianco e lanciandole un'occhiata di fuoco.

Maka inclinò il volto di lato, arricciando le labbra con curiosità; gli occhi spalancati come quelli di una bambina prese a rimirare la macchina fotografica che aveva fra le mani, modificandone il tocco; da impulsive e ruvide le lunghe dita diafane acquistarono una dolcezza ed una delicatezza quasi timorosa, mentre percorreva con timida meraviglia gli arabeschi dipinti ad arte sulla custodia.

-E' strana- sussurrò, rigirandosela sul palmo della mano, sfiorando l'obbiettivo cerchiato di un bel blu oltremare intenso, quasi irridescente.

-Le cose strane si attraggono sai?-
-La simpatia non è compresa nel tuo DNA vero Evans?-.

Soul sorrise, passandosi distrattamente una mano fra i capelli candidi fermati sulla nuca da un piccolo cerchietto scuro; strana.
Maka Albarn era decisamente la cosa più strana che fosse mai entrata in casa sua.

-Quella macchina fotografica ha una storia piuttosto interessante- esclamò quasi senza accorgersene.

Sentì gli occhi smeraldini della ragazza alzarsi dall'oggetto in questione per posarsi su di lui, colmi di interesse; le lunghe ciglia bionde fremevano dorate nella penombra della sera ormai sopraggiunta, impreziosite da piccole gocce di sudore provocate dal lungo lavoro di pulizia delle ore prima.

-Racconta- lo incoraggiò Maka, notando il silenzio in cui era piombato il ragazzo. Soul annuì, alzandosi dal parquè rossastro del pavimento per prendere posto sulla comoda poltroncina bordò del salotto, al fianco del camino acceso.

Maka lo seguì, sistemandosi ai suoi piedi, il capo rivolto verso l'alto.

La gonna cremisi scivolò leggera sulle gambe magre, acquistando cupe sfumature ed ombrature carminee sulle morbide pieghe; schiusa a corolla sulla pelle liscia, la stoffa sottile s'insidiava fra il solco delle cosce di madreperla, creando un effimero gioco di luce e dipingendo con timide pennellate di bordò e rubino le lunghe gambe.

Soul lasciò vagare lo sguardo sul corpo sottile della ragazza, riflettendo apatico, il mento posato garbatamente sul palmo della mano.

Dischiuse appena le labbra rosate, scivolando maggiormente sulla poltrona, cercando nella mente le parole per cominciare il proprio racconto.

-Questa macchina fotografica fece la sua comparsa la prima volta cinque anni fa, all'arrivo di mio nonno quì a Death City.
Lui lavorava come interlocutore fra importanti aziende, e spesso veniva inviato nei paesi più disparati del mondo, essendo un uomo di cultura e piuttosto cool, come il sottoscritto del resto-.

Ghignò allo sbuffare infastidito di Maka, ancora inginocchiata ai suoi piedi, le braccia incrociate sul petto, attenta e vigile come ad una lezione in classe.

Soul chiuse le palpebre, godendosi quei pochi secondi di assoluto silenzio, in cui l'unico rumore captato nell'aria era il timido e secco chiocciare del fuoco all'interno del camino.

Familiare. Era tutto così familiare.

-Era stato mandato a Est, in un qualche sperduto paesino dell'India. Avrebbe dovuto convincere un'importante agenzia di viaggi ad accettare la richiesta di società rispetto ad un'altra azienda, residente a Londra. La mattina prima del ritorno in Inghilterra si fermò in un mercato, per acquistare qualche regalino da portare ai parenti. Fu un vecchio mercante ad avvicinarlo. Gli raccontò un'assurda leggenda riguardo a questa macchina fotografica, e lui l'acquistò immediatamente. Fu grazie ad essa che conobbe la sua prima moglie e madre di mio padre- terminò, il braccio pigramente steso sul bordo della poltrona.

Socchiuse appena le palpebre, sorpreso dal silenzio di Albarn.

Si sarebbe aspettato di venir interrotto come minimo dieci volte da ogni genere di domanda e invece niente.

Maka se ne stava seduta computamente sul pavimento, le gambe chiuse, il volto basso; non riusciva a captare un ben che minimo segno d'interesse, di beffa o di repulsione negli occhi chiari, lucidi alla tenue luce del fuoco.

Soul respirò piano, restio nell'interrompere quel momento di pura calma. Eppure..

Eppure c 'era qualcosa che non andava.

Se ne accorse quando, con un sospiro leggero quanto un alito di vento, la ragazza scivolò a terra, svenuta, piccoli boccioli cremisi a ricamarne il contorno delle labbra livide.




~

Note Insane di un'Autrice Sclerata;
Perdonatemi per il mostruoso ritardo.
Invoco a gran voce il vostro perdono e la vostra comprensione, ma sono settimane dure.
Uhao, sembra che la mia intera esistenza sia un affronto a Dio stesso.
Ma vvvvaabbè non voglio affligervi con le mie cose; uaho che capitolo.
Si è portato via un sacco del mio tempo e delle mie energie davvero. Scriverlo è stato faticoso, e spero vi sia piaciuto almeno un pò.
Durante la stesura ero combattuta da due forze; mantenere il rapporto sul classico o taanto sesso, droga e rock and roll?
Purtroppo ha prevalso la pigrizia e quindi classico.
Ma conto sulla lemon prima o poi.
Ora vi lascio gioie miei,

Un bacio ed un inchino,
Hysteria H.

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Capitolo 6
*** V. Piccole sorprese ed attenzioni inaspettate. Tanti auguri senza-tette! ***


Cristal Dreams ~ Behind This Crimsom Eyes





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V. Piccole sorprese ed attenzioni inaspettate. Tanti auguri senza-tette!

-Ti sei svegliata dannata tappetta!-.

Maka strinse i denti, digrignando leggermente e premendo con forza l'arcata superiore contro quella inferiore quando, con una possente ondata, una fitta lancinante alla testa la sorprese nuovamente.

Mugulò qualcosa fra le labbra serrate ed impastate di saliva, sforzandosi di contenere l'urlo di dolore che premeva sulla gola, preoccupata; se avesse aperto la bocca per dire qualcosa -qualsiasi cosa- probabilmente avrebbe rigurgitato persino l'anima.

La morsa allo stomaco non dava segno di volersi allentare e quel dannatissimo martelletto pneumatico ai lati delle tempie non accennava a spegnersi o ad affievolirsi.

Poteva avvertire chiaramente il gelo all'estremità del corpo -non sentiva più le dita delle mani come non avvertiva nemmeno su che ripiano esse fossero posate, se su un morbido tappeto o sul ruvido del pavimento.

L'unica cosa reale che riusciva a distinguere era l'opprimente dolore, quelle piccole macchie gialle dietro alle palpebre strette ed un'irritante voce al suo fianco che l'apostrofava con decisamente poca gentilezza.

-Albarn! Svegliati cazzo!-
-Evans se non la smetti di urlare non so dove potrebbe scomparire questa scarpa- sbottò, seppur flebilmente, alzando debolmente il capo verso la fastidiosa fonte di tanto rumore.

Una mano gentile e fresca accorse a supportarla, sfiorandole con delicatezza il collo sudato e sorreggendole il viso; Maka si lasciò andare con un sospiro su quell'arto forte e sicuro, rabbrividendo al contatto freddo delle dita sottili contro la sua pelle bollente, rossa e febbricitante.

Socchiuse appena le palpebre -almeno quel tanto che la debolezza le permetteva- per fulminare Soul con un'occhiata tutt'altro che di ringraziamento.

E l'albino se ne accorse, sottraendo di colpo il sostegno al quale Maka si era posata con tanta soddisfazione per lasciarle ricadere bruscamente il capo sul cuscino cobalto tra i gemiti di dolore e qualche imprecazione biascicata della ragazza stessa.

-Come ti senti Albarn?- le domandò, ignorando gli aggettivi non necessariamente carini che volteggiavano dalle labbra schiuse della giovane fino alle sue orecchie, tendendosi con il viso verso il suo ed esaminandola con uno sguardo imperscrutabile.

Maka annuì appena, fissando con fin troppo interesse i lineamenti sfocati di Evans da sotto le ciglia dorate ed umide di lacrime; i sopraccigli sottili erano lievemente inarcati verso il basso in una chiara dimostrazione di preoccupazione e concentrazione.

I capelli chiari, leggermente arricciati sopra al collo lungo e sottile, scivolavano morbidamente in avanti come il fumo di una sigaretta, posandosi evanescenti sulle pieghe del colletto inamidato della camicia grigio perla per sfiorarle con delicatezza il naso; una cornice indomabile d'argento che racchiudeva in sè elementi sanguinei e lattei, contrastanti eppure uniti in una sintonia perfetta.

-Sei sicura di sentirti bene?-
-Ti ho detto di sì Evans. Non insistere- mugulò la ragazza, distogliendo frettolosamente lo sguardo dal volto di Soul, troppo vicino al suo per i suoi gusti.

Stai più indietro maledizione.

Il ragazzo sbuffò, ritirandosi nella sua postazione al suo fianco, lasciandole libera visuale sullo spazio nel quale era stata fatta sdraiare prima del suo improvviso collasso.

Con un misto di sorpresa e piacere constatò di essere nel suo piccolo e familiare appartamento, posata fra le calde pieghe del suo panno verde prato e circondata dal fresco profumo di menta e vaniglia che era solita spruzzare tutte le sere prima di ritirarsi in camera da letto.

L'ambrato radioso delle pareti aveva acquistato una spessa coltre d'inquietudine e d'ombrature a causa della tenue luce di una candela posta sul tavolino di fronte al divano ed alla televisione, la quale andava esaurendosi fra lampi e guizzi di fiamma sempre più piccoli e deboli.

Si alzò lentamente a sedere, il braccio di Soul avvolto attorno alle spalle esili e pronto a sorreggerla in un eventuale sbalzo di pressione e di qualche improvvisa vertigine.

Maka sospirò, accostando la schiena tremante al petto del ragazzo; nonostante il riscaldamento acceso ed il delizioso scrosciare dell'aria calda al di fuori della stufetta un gelo d'acciaio avvolgeva il suo corpo, un gelo che proveniva da dentro.

-Forse dovresti andare a fare una visita di controllo- esclamò improvvisamente Soul, lo sguardo vacuo perso fra la scollatura presentata dalla giovane giornalista alla televisione, una ragazza piuttosto carina intenta nella descrizione di un incidente automobilistico avvenuto a qualche chilometro da Death City.

La bionda si voltò a fissarlo, incredula; era sorpresa dal consiglio in sè tanto quanto per il tono utilizzato da Evans.
Imperioso ed arrogante come suo solito, ma con una nota -seppur appena percettibile- di dolcezza e preoccupazione.

Spalancò la bocca, la freccetta velenosa già incoccata nell'arco. Eppure essa non venne mai lanciata contro al soggetto della sua irritazione; al contrario gli si avvicinò lentamente, con moderata attenzione, fino a sfiorargli la spalla con la guancia ora di un verde più sano di prima.

-Grazie- sussurrò appena, le labbra violacee immerse nell'incavo della spalla rilassata.

Un gradevole e rilassante profumo di fresco e pulito la inembriò, e Maka lasciò che esso l'avvolgesse fino a sentire la testa più leggera; fino a non udire altro che i respiri lenti e freschi sulla sua fronte sudata, il ritmatico alzarsi ed abbassarsi del petto sviluppato sotto alle sue dita fragili, dolci note di una melodia sottile ed avvolgente.

-Tsè, mi ringrazi per averti compassionevolmente raccolto da terra?- sbottò Soul, spostando il braccio di qualche centimetro lungo i cuscini del divanetto, in modo da donarle più spazio nel quale stare comoda.

La pelle liscia risplendeva d'oro, impreziosendola con arabeschi castani che andavano confondendosi nell'ombra al di sotto degli zigomi alti e sottili, fino ad avvinghiare totalmente il mento elegante e la bocca inclinata in una smorfia d'innata fierezza.

Maka si morse il labbro inferiore, tentando di trattenere la risata argentina salitale spontaneamente alla bocca; non sarebbe stata esattamente un buon esempio di coerenza se si fosse messa a ridere su una battuta -o insulto abilmente mascherato da battuta- esplicitamente rivolta a lei.

-Nah hai ragione. Fanculo Evans. Meglio?- replicò con sufficienza, la bocca malamente ferma in una sottile linea d'indifferenza.

Soul sbuffò e Maka non capì se fosse più una smorfia di divertimento o di fastidio; fatto sta che, dopo averle fatto perdere l'equilibrio alla faccia delle attenzioni rivoltele poco prima, si alzò dal divano per raggiungere con passo strascicato e strafottente la porta chiusa della cucina dalla quale, la ragazza se ne accorse solo in quel momento, proveniva un invitante odorino.

Lo stomaco brontolò nel suo ventre, libero dalla nausea di poco prima e completamente d'accordo su ciò che il cervello aveva appena recepito; una fame profonda e vorace, come quelle avvertite quando non si mangia per un'intera giornata.

-Dimmi che hai preparato qualcosa di commestibile- lo supplicò Maka dal divano, totalmente sommersa dal pesante panno dieci volte più grande di lei, la testolina bionda che sbucava buffamente per posarsi sul cuscino cedutole qualche attimo prima da Evans.

Soul mugugnò qualcosa, uscendo dalla cucina e rimase per qualche secondo fermo immobile sulla soglia del salotto, osservando Albarn nei suoi goffi tentativi di districarsi dalla pesante coperta per raggiungerlo nella stanza adiacente; con quei capelli sottili e tutti spettinati nonostante le codine, gli occhi brillanti e cerchiati di rosso, l'espressione corrucciata e il labbro inferiore imbronciato, gli faceva quasi tenerezza.

Assomigliava più ad una bambina impegnata in una lotta all'ultimo sangue contro la sua adorata copertina piuttosto che alla cazzuta adolescente che gli aveva quasi staccato il braccio dal resto del corpo.

E che solo quel pomeriggio aveva quasi rischiato di farlo morire d'infarto.

-Sei semplicemente patetica- l'apostrofò in malo modo, accostandosi a Maka per scioglierle con estrema nonchalance lo spesso nodo creatosi attorno alla vita sottile e liberarla da quell'impiccio di coperta.

La ragazza borbottò qualcosa a bassa voce, poggiando con riguardo il piede nudo sul freddo pavimento in marmo e rabbrividendo leggermente; il lieve senso di malessere era andato ad acquietarsi sempre più fino a lasciarle un vago senso di dispersione e confusione, sottile e quasi trasparente, mentre la morsa allo stomaco non accennava a diminuire, anzi.

Avrebbe mangiato persino Evans intero, se esso non fosse stato catalogato dalla società come omicidio e cannibalismo.

-Avanti vieni- la richiamò il ragazzo in questione, afferrandole con davvero poca delicatezza i fianchi e sollevandola da terra senza il minimo sforzo, come se fosse stata fatta d'aria pura; nonostante i vani tentativi di ribellione -e qualche gran bel pugno messo a segno- non vi fu verso di liberarsi da quelle braccia troppo forti per una semplice ragazza.

Solo dopo essere stata scaricata -letteralmente- sulla sedia della cucina, proprio di fronte alla tavola accuratamente apparecchiata per due, Maka decise di liberarsi in una serie di impromperi dalla natura più o meno conosciuta o vaga in alcuni casi, tutti conditi ovviamente da una fila in serie fra le sue smorfie più belle.

"...bastardo, ipocrita, fastidioso punto nero..."

-La cena è pronta Albarn-

-Non avevo finito Evans. Cafone, allocco, incredibile tonto, idiota e ottuso essere!- terminò con enfasi Maka, continuando a sorridere come un'ebete davanti alla pentola fumante dalla quale si levava invitante un ottimo odorino; il che rendeva i suoi insulti non esattamente seri ed arrabbiati.

Osservò come in trans Soul sollevare il mestolo argento per immergerlo all'interno del piccolo recipiente ed estrarlo ricolmo di pasta al sugo, ed il suo stomaco si strinse in uno spasmo così improvviso da farla quasi gemere dal dolore.

La ragazza si avventò, forchetta alla mano, sul piatto ricolmo di cibo con decisamente poca finezza, sotto agli occhi spalancati di un incredulo e disgustato Evans, il quale non riusciva proprio a capacitarsi delle maniere da scaricatore di porto delle quali stava dando mostra Albarn.

E lui che l'aveva sempre ritenuta una ragazza tutta finezza.

-Sei peggio di un maiale- constatò, servendosi a sua volta della pasta e riponendo con garbo il pentolino sopra al forno.

Maka, seduta di fronte a lui e con la bocca piena di cibo sbuffò, per quanto concessole dalla quantità abnorme di nutrimento materiale e alzò senza tante cerimonie il dito medio verso di lui, afferrando contemporaneamente un pezzo di pane dalla busta bianca al suo fianco.

-Noto che ti sei ripresa piuttosto bene-
-Come facevi a sapere che amo la cucina italiana?-

-Dopo dieci anni passati con il tuo migliore amico che non fa altro che ricordarmi quanto ti ami e quanto ti adori, direi che sia il minimo-.

Maka arrossì involontariamente, avvertendo gradatamente un fastidioso rossore che dal collo si profuse sulle guance; abbassò gli occhi sul piatto, incurvando leggermente le spalle verso il basso.

-Gli piaccio davvero così tanto?- domandò, il tono di voce un misto fra profondo senso di colpa ed una piccola punta di compiacenza.

Tsè. Donne.

Il ragazzo annuì lentamente, afferrando dalle mani piccole di Maka il piatto vuoto - pronto ad accogliere per la terza volta un' altra quantità industriale di pasta alla bolognese- per riporlo sul ripiano d'acciaio del lavandino alle sue spalle.

La ragazza tentò di protestare ma venne immediatamente intercettata e bloccata da un glaciale sguardo in puro stile "Evans scoglionato" e decise saggiamente di rimanere zitta ed osservare in silenzio la pentola ed il cibo allontanarsi dalla sua bocca.

-Più di quanto tu possa immaginare- rispose l'albino, posando con delicatezza una seconda portata di bruschette fumanti proprio di fronte ad un' Albarn in pura estasi, tentando maldestramente di trattenere una risata quasi intenerita davanti a quegli occhi spalancati e brucianti di contentezza.

-Nonostante tu continui a respingerlo- continuò, servendosi a sua volta dell'ultima bruschetta rimasta nel piatto da portata; le altre quattro erano magicamente sparite ed Evans cominciava seriamente a temere per la sua incolumità fisica.

-Magra magra ma non ti risparmi vero?-

-Se credi che mangerò anche te Evans bè.. comincia a preoccuparti- sbottò Maka sogghignando, pulendosi la bocca con il tovagliolo e bevendo graziosamente dal bicchiere ricolmo d'acqua.

Soul la scrutò di sottecchi attraverso la bottiglia; al contrario di poco prima, i morsi voraci con i quali stava annientando quelle povere bruschette erano un iddillio al bon-ton.

-Come hai imparato a cucinare così bene?- esclamò la bionda poco dopo, cambiando decisamente argomento ed interrompendo il silenzio calato nella stanza - interrotto regolarmente dal ritmatico scandire del tempo dell'orologio e dai clangori metallici dei vetri e delle posate sul tavolo-.

Soul sospirò, terminando la sua cena con un ultimo boccone e poggiando il busto contro allo schienale della sedia, le lunghe gambe allungate sotto al tavolo e l'espressione rilassata, arrendendosi all'evidente allusione velata sotto al tono imperioso di Albarn.

Maka non avrebbe mai potuto indovinare quanto quell'argomento potesse causargli un immenso fastidio.

-A forza di vivere da solo le cose o le impari o ti lasci morire di fame- rispose come se fosse stata la cosa più semplice del mondo.
Come se la sua situazione fosse stata la più normale sulla Terra.

La ragazza capì, o sembrò capire, e continuò silenziosamente a contare le piccole bollicine che, dalle pareti della bottiglia, piroettavano all'interno dell'acqua per infrangersi sulla superficie.

-Forse siamo più simili di quanto pensi- mormorò a bassa voce, più a sè stessa che all'altro; non sapeva molto del passato di Soul, ma una cosa che li legava era proprio il rapporto burrascoso con le famiglie.

-Forse- concordò il ragazzo a mezza voce, alzandosi di scatto dalla sedia e accingendosi a sparecchiare.

Con una sola alzata di spalle rimise Maka seduta a tavola e si premurò persino di spazzare a terra; dopo aver estratto dal ripiano superiore della credenza due piccoli piattini da dessert finemente decorati, si diresse lascivo verso il frigorifero da dove estrasse un piccolo involtino coperto da una carta argentea.

-Anche il dolce?- esalò la bionda, sinceramente stupita. Mai avrebbe creduto Evans capace di tante premure.
Sopratutto non l'avrebbe mai creduto capace di creare ciò che aveva appena svelato.

-Panna cotta alla vaniglia-
-Evans sei un dannato leccaculo-
Buon compleanno senza-tette.


*

-Forza, a letto!- esclamò improvvisamente Soul, seduto accanto a lei sul tappeto del salotto, fra le mani un bicchierino ricolmo di liquido ambrato.

Maka rise, le gote rosse e gli occhi brillanti, rotolandosi per terra come una bambina; ovviamente, lei che di alcool e wisky aveva sentito solamente il nome, aveva avuto un effetto totalmente diverso rispetto al suo.

Gli veniva quasi da ridere mentre si beava delle goffe movenze e dei buffi spettacolini messi in scena dalla ragazza; era semplicemente patetica.
-Guarda Souul, guarda cosa so fare!!- urlò improvvisamente Maka dalla sua postazione, appollaiata sul divano.

Il giovane si portò di scatto una mano sulle labbra umide per evitare di sputare ogni singola goccia di bevanda e saliva presente all'interno della bocca; che diavolo stava facendo Albarn?

Ok che non le stava propriamente antipatica.

Ok che l'aveva raccolta da terra per pietà e le aveva tenuto compagnia.

Ok che le aveva accennato ad un lembo di vita di cui non sapeva niente nessuno -nemmeno Daniel-.

Ok, forse si era anche un pò divertito.

Ma doveva. Oh se doveva.

Estrasse velocemente dalla tasca del giubotto, posato al fianco della poltrona, la piccola macchina fotografica del nonno dopo aver cautamente posato il bicchierino ricolmo di altro liquido ambrato sul tavolino.

Non capitava tutti i giorni una visione simile; per quanto si sforzasse di ripeterlo, Albarn non era poi così "casta".

Almeno non in quel momento, sdraiata sul divano, la gamba lievemente piegata verso l'alto a mettere in mostra le lunghe e snelle cosce di alabastro nel tepore della stanza. Il lembo carmineo della gonna scivolava sensualmente lungo la curva della gamba distesa, insinuandosi malizioso all'interno della fessura per sottolinearne le forme morbide e rotonde del bacino.

Le braccia erano state lasciate leziosamente ciondolare nel vuoto e quel lento oscillare divenne quasi ipnotico ai suoi occhi; sollevò la macchina fotografica e premette.

Lo sguardo vacuo di Maka si staccò dall'obbiettivo per fissarsi provocante sul suo volto, sul contorno delle labbra rosse e piene.

Soul si lasciò accarezzare da quegli occhi così diversi dal normale, quel verde pastello mutato in un torbido mare; una sfumatura più scura e profonda divorò la semplicità dell'iride luminosa, per trasformarla in un tramite carico di accentuata provocazione.

-Sooouul andiamo vieni quì- lo richiamò con voce roca e profonda -quasi sensuale- arrotolandosi una ciocca color sole attorno al dito; il ragazzo sobbalzò visibilmente, shokkato da tale cambiamento.

Attese pazientemente che la macchina fotografica finisse di sviluppare l'istantanea, si alzò dal pavimento pulendosi i jeans scuri dalla polvere e camminò leziosamente verso Maka, sfiorandole con un dito la guancia sudaticcia.

-Buonanotte senza-tette- mormorò, chiudendole con delicatezza le palpebre e premendole la mano fresca sulla fronte accaldata.

La ragazza mugulò qualcosa d'incomprensibile a causa dell'alcool ma non si ribellò, tutt'altro; dopo aver emesso un profondo sospiro chiuse gli occhi, arrendendosi alla sonnolenza causata dal wisky.

-E buon compleanno- le sussurrò Soul, sfiorandole con le labbra l'orecchio scoperto dopo essersi accertato del pesante sonno nel quale Maka era caduta.
Le sfiorò un'ultima volta le labbra socchiuse con la punta delle dita, per poi indossare il proprio cappotto ed uscire nel gelo di fine Dicembre.


*

Bip-bip.
"Allora?"
"Una settimana. Una settimana e Maka Albarn è vostra".


~

Note Insane di un'Autrice Sclerata;
Con questo capitolo mi sono uccisa. Ho dato fondo ad ogni mio singolo atomo d'intelligenza per la stesura, e chiamato tutto a raccolta la mia pazienza.
E che dire, mi piace. Sopratutto la parte finale. Ora non sono una tipa che va matta per il fluff ma.. quest'atmosfera familiare che si percepisce tra Soul e Maka -e che spero di aver reso- è un accenno a tanti piccoli e dolci gesti.
Le litigate, le impressioni fisiche, le piccole carezze e i riguardi finali che il nostro Evans ha verso la bionda Albarn contribuiscono ad un'atmosfera di dolcezza ed intimità davvero speciale, e che si andrà a chiarire nell'evolversi della trama.
E Maka brilla...uhauhaujuhauhauha!!
Spero che questo capitoletto vi sia piaciuto e vi abbia fatto ridere -almeno un pò-.
Buon Natale dolcezze!

Uh bacio ed un inchino,

Hysteria H.





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Capitolo 7
*** Avviso ***


Avviso

Mie carissime,
Mi dispiace darvi questa notizia che per molte di voi può sembrare una benedizione del cielo, ma per me è un mattone in testa, perfettamente paragonabile a dodici ore di scrittura intensa di fluff tra i più mielosi.
Per problemi di connessione e motivi personali non sarò molto presente su Efp e mi vedo costretta a sospendere momentaneamente questa long.
Ripeto momentaneamente.
Non penso di lasciarvi in pace, no.
Un bacio enorme, miei splendori.

Un bacio ed un inchino,
Hysteria H.

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