Lo scopo di un'anima

di kasumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Parte prima. Cap 1 ***
Capitolo 3: *** cap 2 ***
Capitolo 4: *** cap 3 ***
Capitolo 5: *** cap 4 ***
Capitolo 6: *** cap 5 ***
Capitolo 7: *** cap 6 ***
Capitolo 8: *** cap 7 ***
Capitolo 9: *** cap 8 ***
Capitolo 10: *** cap 9 ***
Capitolo 11: *** cap 10 ***
Capitolo 12: *** cap 11 ***
Capitolo 13: *** cap 12 ***
Capitolo 14: *** Parte seconda - cap 13 ***
Capitolo 15: *** cap 14 ***
Capitolo 16: *** cap 15 ***
Capitolo 17: *** cap 16 ***
Capitolo 18: *** cap 17 ***
Capitolo 19: *** cap 18 ***
Capitolo 20: *** cap 19 ***
Capitolo 21: *** cap 20 ***
Capitolo 22: *** cap 21 ***
Capitolo 23: *** cap 22 (epilogo) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
--- Lo scopo di un’anima ---
 
 
Autrice: Kasumi-chan ( momieale@libero.it )
Serie: Buffy The Vampire Slayer
Pairing: Angel e Faith
Genere: AU, introspettivo, drammatico, angst
Rating: arancione
Personaggi: Angel / Spike / Drusilla / vamp Willow / Faith / Buffy / altri minori
 
 
Disclaimer:
Tutti i personaggi di BTVS e Angel sono di proprietà di Joss Whedon, 20th century fox e di tutti gli altri aventi diritto.
 
Nota dell'autrice
Questa storia è nata un po’ casualmente come una breve ff sperimentale e solo successivamente, grazie alla recensione di Watcher e Bangel Spuffy di EFP - che mi ha spronato ad approfondirne il potenziale – ha assunto la forma attuale.
 
Ambientazione e contenuti
Mi sono ispirata all' Universo Alternativo che Anya ha creato durante la terza serie (3x9,”il desiderio”), esaudendo il desiderio di Cordelia che Buffy non fosse mai arrivata a Sunnydale.
ATTENZIONE: Willow è vampira ma Xander è umano, inoltre la Cacciatrice di Sunnydale è Faith.
Tratterò il tema del tormento interiore di Angel per quello che è stato in passato, gli interrogativi che si pone sullo scopo della sua anima, la possibilità di una relazione tra Angel e Faith e il rapporto tra Faith e Buffy visto sotto un nuovo punto di vista.
 
Ringraziamenti
Ringrazio Watcher, Kiki May e Nightlady, che mi hanno aiutato con i loro preziosi consigli a migliorare la storia e a rendere i personaggi più IC, e tutti quelli che mi hanno letto e supportato, tra cui in particolare Watcher, Keiko89 e Phoenix-Esmeralda!
 
Iniziata nel gennaio 2012 e finita ad agosto 2012
 
Edit 06/11/2012: Ho revisionato la prima parte, che è diventata il prologo. Di conseguenza, è cambiato il numero di tutti i capitoli.
 
 
 
PROLOGO
 
 
Gli unici rumori che si udivano in quella stanza fredda e buia erano il ticchettio dell’acqua sul pavimento e il respiro regolare e debole di un uomo mezzo addormentato.
Un uomo che in verità non doveva respirare per vivere, perché era già morto e, sebbene lo fosse da più di due secoli, amava spingere l’aria nei polmoni per sentirsi più umano, rendendo il corpo da vampiro una dimora più appetibile e confortante per un’anima.
Un’anima che gli era stata imposta un'ottantina di anni prima, come e attraverso una maledizione. Era entrata nel suo petto. luminosa e bruciante, e da allora gli ricordava costantemente tutto il male che aveva fatto.
Da allora aveva vissuto come un vagabondo, cibandosi del sangue dei topi e di altri animali dimenticati da Dio, cercando uno scopo per la sua vita e pensando fermamente che qualsiasi opera buona potesse fare, qualsiasi rinuncia o sacrificio, non avrebbe potuto ripagare tutto il dolore che aveva provocato.
Ovunque si dirigesse, qualsiasi persona incontrasse, non riusciva a far tacere le voci delle vittime che gridavano nella propria testa.
Inoltre, come se tutti i suoi atti malvagi non fossero bastati, aveva creato dei mostri che lo aiutassero nella sua opera. La dolce e innocente Drusilla, che aveva fatto impazzire e aveva vampirizzato, e il timido poeta sentimentale William, creato a sua volta da questa, che lui aveva trasformato in uno spietato assassino.
Mostri che ora, per ironia del destino, lo tenevano prigioniero da giorni.
 
Angel si mosse, indolenzito, e delle catene tintinnarono nell’oscurità.
 
 
***
 
 
Drusilla versò una parte dell'acqua benedetta sul petto dell'uomo, provocandogli un gemito.
Questi fece il possibile per soffocare le urla, mentre i muscoli si contraevano fino allo spasmo.
«Che bel suono... Lo chiamavi “l'estasi del dolore”, ricordi?.» Disse lei, la bocca incurvata dolcemente in un sorriso, come se stesse ricordando dei bei momenti passati.
Poi si incupì all’improvviso, e i grandi occhi violetti lo guardarono sofferenti.
«Lo dicesti mentre torturavi i miei genitori in quella grande casa...»
Angel immaginò che la mente fragile della donna stesse rivivendo gli ultimi momenti della sua vita mortale, le figure limpide e incancellabili di se stesso e della sua compagna Darla, mentre distruggevano tutto quello che aveva.
«Se potessi… Oh, Dru. Se solo potessi tornare indietro. Quell’uomo non ero io.» Disse, accorgendosi di ansimare. «Voglio dire che era un altro me stesso, senza cuore e… senz’anima.» Aggiunse poi, dopo una pausa incerta.
«Sei stato un ottimo maestro.» Disse lei invece, sorridendogli di nuovo.
Poi rivolse lo sguardo verso il basso, dove prese a piegare l'orlo ricamato del vestito con le piccole mani, come una bambina timida, la mente che vagava in un luogo sconosciuto.
 
Angelus le aveva insegnato molto bene il gioco perverso in cui il dolore porta al piacere… e la sua Childe si era convinta che l’avesse fatto solo per farle aprire gli occhi sul mondo. Anche se una parte recondita della sua mente - la parte di purezza e umanità che aveva conservato - rifiutava quelle cose.
Queste due visioni contrastanti si alternavano e lottavano tra di loro nel profondo del suo inconscio, alimentando la sua pazzia.
 
D'un tratto Drusilla sembrò ritornare in sé e alzò lo sguardo per fissarlo negli occhi dell’uomo. Le labbra si schiusero, mostrando i denti bianchi, e gli occhi brillarono di una strana luce. Quindi la donna si girò verso il comodino e afferrò nuovamente la boccetta.
«Fa molto male. Ti prego, non farlo...» Implorò lui, tentando di raggiungere la sua parte razionale, se mai l’avesse ancora conservata.
«Le cicatrici si rimarginano presto… Come faceva il fegato di Prometeo, mangiato dall’aquila… Conosci la sua storia?» Chiese lei, la voce debole e dolce, muovendo le esili braccia con fare teatrale.
«Il fegato gli ricresceva ogni giorno e Prometeo era destinato a soffrire il suo castigo in eterno.» Fece una pausa e poi tentò di distrarla. «Hai studiato i miti greci?»
«Le lettura è una piacevole compagna per le nostre vite immortali e le tragedie greche sono molto affascinanti. Sono così piene di dolore, di castighi e di rimpianti.»
Drusilla posò l'ampolla con aria sognante ed Angel emise un sospiro di sollievo.
«Ricordi poi, cosa facesti a mia sorella?»
Il tono dolce e apparentemente disinteressato con cui continuava a parlargli, rendeva quella scena illogica e irreale.
Angel tremò e scosse la testa.
«Scommetto che lo ricordi, invece.»
«Non voglio ricordare.»
«Me ne occuperò io…»
 
Angel si chiese se gli zingari gli avessero ridato l’anima solo per farlo soffrire in eterno come Prometeo, per fargli scontare la pena per i suoi errori. Compito che Drusilla adempieva al meglio, credendo di giocare e di dare piacere attraverso la sofferenza, come le aveva insegnato lui stesso.
Dettaglio che rendeva quel tormento ancora più straziante ed insopportabile.
 
Come poteva, una donna dalla fisionomia di una bambola di porcellana e una voce dolce e delicata da bambina, fare quelle cose? Provocare quel dolore, che bruciava il corpo e lo spirito? Quando nessun uomo o donna avrebbe dovuto farle o subirle.
Come si poteva dedicare la vita al male, appagando al contempo il proprio senso estetico?
Crogiolarsi in esso e ammirarne i prodotti, come se si stesse osservando un bel quadro?
Com’era possibile godere della sofferenza di un altro essere umano?
Era semplicemente spaventoso. Eppure il male era sempre esistito, dalla notte dei tempi, e sarebbe continuato ad esistere; per quanto le persone buone si opponessero, si indignassero e combattessero contro di esso.
 
 
***
 
 
Angel fu svegliato da un dolore fastidioso e pungente al collo.
Gli ci volle un po’ di tempo per mettere a fuoco le piccole mani di Drusilla che gli stringevano il braccio e i suoi capelli che cadevano sulla spalla.
Intontito dalla stanchezza e dalla disperazione, non aveva la forza fisica e mentale per opporsi all’ennesima violenza. Si guardò intorno e vide Vamp Willow che li fissava con un paio di grandi occhi neri ed un sorriso poco rassicurante, quindi chiuse gli occhi.
Avrebbe voluto chiedere aiuto, ma sapeva che non ci sarebbe stato nessuno ad ascoltarlo.
La ragazza si avvicinò e salì sul grande letto, avanzando a gattoni sulle lenzuola. Fissò gli occhi vacui e rassegnati di Angel per alcuni istanti, piegando la testa di lato.
«Lasciane un poco anche per me.» Disse all’altra vampira, afferrando l’avambraccio libero.
Sfoderò i canini e si passò la lingua sulle labbra. Poi in un attimo fu sopra la sua carne.
 
Dopo un tempo che sembrò interminabile, Vamp Willow si separò dal braccio martoriato e si avvicinò a Drusilla. La costrinse a fare altrettanto con il collo dell’uomo e la guardò ammiccante, con un rigolo del nettare rosso che le colava dalla bocca, poi fece incontrare le loro lingue in un bacio dal gusto metallico.
Angel chiuse gli occhi e si sforzò di non ascoltare i loro gemiti, mentre le mani della vampira correvano sul corpo dell’altra. Si rifugiò nella stanza bianca e luminosa che aveva creato nella sua mente, dove nessuno poteva raggiungerlo e fargli del male. L’unico posto che gli aveva permesso di conservare la sanità mentale fino a quel momento.
 
Non sapeva più che ora era, né che giorno era.
Non sapeva quando sarebbero arrivate, né quando se ne sarebbero andate.
Non sapeva con che nuova tortura l'avrebbero umiliato.
Da una parte il gioco perverso di Drusilla e dall’altra la malvagità ed il sadismo della giovane vampira Willow.
Erano innamorate del male, proprio come lo era stato lui molto tempo prima.
E chi era lui, per giudicarle? Era stato un vampiro molto prima di loro e aveva fatto cose peggiori di queste. Si era beato del male, come un artista davanti ad un quadro ben riuscito.
Non riusciva a provare odio verso di loro. Lo provava solo per se stesso.
 
 
***
 
 
Angel sentì dei rumori e si svegliò, quindi si accorse di essere ancora legato al letto.
In un angolo della stanza Drusilla batteva con le dita contro una gabbia di metallo, cercando di attirare l’attenzione di qualcosa all’interno.
«Perché non vola più?» Chiese delusa, come una bambina che ha appena rotto un giocattolo.
«Perché è morto. Non gli hai dato abbastanza da mangiare ed è morto.» Rispose una voce maschile.
La vampira iniziò a piangere sommessamente.
«Va bene, va bene. Te ne comprerò un altro.» Rispose Spike. «Ma se non gli dai da mangiare, morirà anche questo. E anche quell’uomo laggiù.» Fece una pausa, gesticolando verso Angel. «Vedi di fartelo durare almeno una decina di giorni.»
Drusilla smise di piangere e rispose con una risata gutturale.
«Fa come vuoi.»
Il vampiro biondo fece per andarsene, ma si fermò con la mano sullo stipite della porta.
«Del resto, fai sempre quello che vuoi. Hai voluto anche prendere quella vampira rossa con noi, credendo che potesse rimpiazzare Darla.»
La donna arricciò le labbra in un broncio infantile.
«La nonna mi mancava.»
«Ho capito. Ma almeno si rivelasse utile a qualcosa, quella stronza!» Sbottò lui.
«Non puoi biasimarmi perché cerco il mio piacere.» Sentenziò la donna.
Il vampiro emise un verso di stizza e rise amaramente.
 
Angel fissava un punto imprecisato davanti a sé, meditabondo.
Era proprio quello il punto, il cercare il piacere a scapito degli altri. Oh, come lo capiva terribilmente adesso.
Il piacere che Drusilla non nascondeva di cercare in lui, persino davanti al suo uomo, che per fortuna si faceva vedere raramente e mai per lui, rivolgendogli ogni volta occhiate sfuggenti e cariche di disprezzo.
Non che la cosa fosse stata diversa, quando usavano disseminare violenza e terrore per l’Europa.
Drusilla era sempre stata la pupilla prediletta dopo la sua Sire Darla e per Spike questa preferenza era sempre stata un boccone amaro da mandare giù.
Si chiese se non voleva ucciderlo in segno di rispetto  - perché era comunque il suo GranSire - o se godeva semplicemente nel vederlo soffrire o, ancora, perché continuava a mettere i desideri di Drusilla davanti ai propri.
Non aveva mai capito quello che passava per la testa a quel dannato vampiro ossigenato.
Era uno dei pochi vampiri che conosceva, che aveva conservato una parte della sua umanità, che si manifestava in attenzioni verso la donna che amava oppure in interpretazioni dei sentimenti della gente.
Angel si era interrogato più volte sul come questa sensibilità potesse convivere con il suo lato demoniaco.
Prima di riavere l’anima non era mai stato empatico, nemmeno da umano, e questo aveva reso l’inflizione delle violenze più godibile. Non aveva conosciuto alcun senso di colpa e non gliene era mai fregato un accidente delle sue vittime. Ma un vampiro che possedeva la sensibilità di Spike, come diavolo poteva fare del male alla gente? Non provava degli scrupoli di coscienza?
Rifletté che probabilmente tali scrupoli erano accantonati dalla rabbia, tanta rabbia e odio verso la gente, che in vita l’aveva sempre disprezzato.
Angel ricordava ancora quanto aveva riso, quando aveva scoperto che i suoi nobili compaesani l'avevano soprannominato  “William il sanguinario”, per via delle poesie orrende che scriveva e che facevano sanguinare le orecchie al sol sentirle.
Disprezzo che anche lui e Darla avevano ricevuto in vita.
Lui perché era un giovane nobile spendaccione e nullafacente e Darla perché, in poche parole, era una prostituta e non aveva mai avuto un buon carattere.
Angel pensò che forse tutti loro erano diventati dei mostri proprio perché non si erano mai sentiti amati.
Gli occhi gli si inumidirono, al pensiero di quello che erano stati. Alla macchina di distruzione che aveva flagellato l'Europa per molto tempo.
 

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Capitolo 2
*** Parte prima. Cap 1 ***


 
PRIMA PARTE
 
Capitolo 1

 
 
Nota: Mi sono presa alcune libertà come quella di fissare l’età di Faith a piacimento.
Il suo passato non l’ho inventato io ma l’ho trovato facendo una ricerca su internet. Se trovate degli errori non esitate a segnalarmeli.
Mi scuso fin d’ora per la scurrilità di certe frasi, dovute alla scelta di scrivere i pensieri di Faith in prima persona. Faith ed il linguaggio da camionista sono inscindibili! LOL

Spero di aver interpretato in modo accettabile lo spirito della Cacciatrice mora.
Ps. Ricordo che in questo AU Buffy non è ancora stata attivata e Faith è la Cacciatrice primaria.

 
 
Mi chiamo Faith Lehane e ho 19 anni. Che razza di nome è Faith, non è vero? Sembra uno di quei nomi che danno ai figli in una famiglia timorata di Dio. Eppure la mia non era una famiglia di quel tipo. Non sapevano nemmeno chi fosse Dio. Probabilmente un bel giorno il parroco ha guardato mia madre e mio padre camminare per strada, ubriachi come al solito di prima mattina, e deve aver detto loro: “Ci vuole un po’ di Fede nella vostra vita, figlioli!”. Mia madre avrà detto: “Cazzo George, abbiamo trovato il nome per la figlia che porto in grembo. Perché i nomi a cui abbiamo pensato finora erano orrendi, sai! Roba che sentirli pronunciare dai compagni di classe le avrebbe creato un trauma infantile.”
Sì, credo che sia andata proprio così. Del resto, cosa aspettarsi da una coppia che sa a memoria tutte le marche di alcolici ma che non sa nemmeno il nome dei loro vicini di casa?
 
Mio padre era un coglione. Posso dirlo con certezza. L’ho capito la prima volta che l’ho visto mettere le mani addosso a mia madre. A volte mi chiedo perché certe persone abbiano il dono della vita e dell’anima. Io, se fossi Dio, uno così l’avrei già fulminato da un pezzo. Anzi, appena avessi visto l’andazzo che aveva da bambino, sarei apparso in sogno a sua madre sotto forma dell’arcangelo Gabriele e le avrei comandato di strozzarlo nel sonno con un cuscino.
Sono troppo cattiva?
Scusate, ma ho avuto un’infanzia di merda. Mio padre mi picchiava continuamente e mia madre era troppo idiota per reagire e prendere le mie difese e preferiva attaccarsi alla bottiglia. E’ morta per il troppo bere quando avevo quattordici anni, quando ormai viaggiavo da una famiglia affidataria all’altra.
Ho ucciso il figlio vampiro di una di queste famiglie che mi aveva preso con sé e sono stata mandata in riformatorio. A proposito, che noia il riformatorio. Ma non sono una che si lamenta, perciò passiamo oltre. E se ve lo state chiedendo: no. Non avevo i poteri di Cacciatrice quando l’ho ucciso. Avevo solo l’istinto della sopravvivenza.
Da quello schifo mi ha fatto uscire Dormer, la mia prima osservatrice. Mi ha detto che ero una Cacciatrice, mi ha insegnato le arti marziali e l’uso delle armi. Insomma, mi ha ridato la vita.
Peccato che sul più bello in cui mi stavo affezionando a questa signora, è arrivato un cazzone di antico vampiro di nome Kakistos e l’ha ammazzata! L’ho seguito fino a Sunnydale e con l’aiuto del mio nuovo osservatore gli ho spaccato il culo.
Giles. Si è preso cura di me come un padre ed è la persona a cui sono più affezionata in questo momento. Pensare che quando è venuto da me la prima volta con quell’aria ammuffita e quello strambo accento europeo, gli ho riso in faccia!
Per fortuna io ed il vecchio ci siamo capiti quasi subito. Davanti al mio modo di fare diretto ed impertinente Rupert ha smesso immediatamente la maschera del bibliotecario rincoglionito e ha tirato fuori le palle.
Lo detesto solo quando vuol fare la parte del padre premuroso e mi dice che devo darmi una calmata ed essere più femminile. Cacchio Rupert, non l’hai ancora capito che la camionista rude attizza?!
Come avrete capito, non dovete aspettarvi complimenti o parole dolci da me.
Io sono una Cacciatrice. Sono nata per uccidere. Sono una stronza e non ho bisogno di nessuno. Ok, quasi di nessuno.
Quando uccido un vampiro o un mostro ci metto tutto l’odio che mi porto dentro. E’ come se ogni volta uccidessi quello stronzo di mio padre.
L’ho ucciso centinaia di volte finora, nella mia testa, in centinaia di modi differenti.
Rigiro il paletto tra le mani e mi chiedo chi sarà la mia prossima vittima. Ho sentito dire che c’è del movimento in una vecchia fabbrica abbandonata nella periferia di Sunnydale.
 
 
Nota n. 1: Tutti questi complimenti al Boreanaz non significano che io stia cambiando gusti! Resto Spuffy fino al midollo e Spike resta il mio vampiro preferito! XDD James non piangere, ti farò spupazzare a dovere nell’altra fic! *_*
 
Nota n. 2: Forse Angel vi sembrerà eccessivamente debole in questi capitoli. Voglio precisare che non sto cercando di metterlo in ombra, ma solo di rendere realistico il suo percorso. Vorrei dare l'idea di un uomo sensibile che sta soffrendo molto. Che vede riflessa in Faith la sua vita e decide di iniziare il suo percorso di Redenzione insieme a lei. Immaginate il primo Angel, quello delle prime serie di BTVS.
E’ la prima volta che scrivo su di lui e non so se lo sto rendendo bene. Se vi sembra OOC, vi prego di commentare. Sarò felice di accettare i vostri consigli per renderlo al meglio.
Non finirò mai di ringraziare tutti quelli che hanno recensito, mi hanno dato e mi stanno dando una mano con questa fic per il characting dei personaggi!
 
Buona lettura!
 

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Capitolo 3
*** cap 2 ***


Capitolo 2 

 
La fabbrica sembra deserta. La percorro per la sua lunghezza, ne visito il soppalco. Inizio ad ispezionare le piccole stanze al pian terreno.
La pila illumina le pareti annerite dalla fuliggine. Questo posto deve essere stato per lungo tempo rifugio dei barboni, prima che i vampiri lo scoprissero. Barboni che probabilmente sono diventati loro vittime.
Illumino vecchi mobili che si stagliano contro le pareti fredde. Per terra oggetti di uso comune, rubati o recuperati dalle immondizie. In un angolo, un fornelletto a gas ricoperto di ragnatele.
Sento la gola improvvisamente secca e ingoio una manciata di saliva. L’odore di polvere e di muffa è talmente forte che mi sembra di avere mangiato anche quella. La sento penetrare nelle ossa e nelle viscere, assieme al buio, al freddo e allo sporco di questo posto. Per un attimo tremo inorridita.
Sembra che le pareti stiano per urlare o per sanguinare da un momento all’altro, sature come sono di storie di violenza e solitudine, desolazione e sofferenza.
Scalcio le cianfrusaglie che giacciono sul pavimento di cemento, tentando di sfogare la frustrazione.
Voglio qualcosa da colpire, qualcosa da uccidere. Qualcosa che mi faccia sentire soddisfatta da questa giornata. Gli unici segni di vita, a parte l’eco dei miei passi e il rotolare di questa spazzatura sul pavimento lurido, sono lo squittire dei topi e le loro corse spaventate.
Sto quasi per andarmene, scocciata per aver mancato di poco gli occupanti del fabbricato, quando lo sento. Un rantolo.
Me lo sono immaginata? Mi lancio verso le stanze in fondo alla costruzione, quelle più buie e tetre, e lo sento di nuovo. Forse è il respiro debole della loro ultima vittima e sono ancora in tempo per salvarla. In tempo per portarla in ospedale e fare una trasfusione, sperando che non mi lasci durante il tragitto. Troppe volte mi sono morte le vittime dei vampiri tra le braccia. Troppe volte ho dovuto scavare una buca nel parco vicino al fiume, ricoprirle di terra e aspettare il giorno dopo se si fossero risvegliate, trasformate nel diavolo che le aveva uccise. Solo allora, e appurato che non erano non morti, potevo fare una telefonata anonima per avvisare la polizia.
Localizzo la provenienza del suono all’interno di una piccola camera. Mi avvicino alla brandina e scosto la coperta ruvida, rivelando il corpo di un ragazzo. Ne studio velocemente le condizioni. I polsi sono trattenuti da un paio di spesse manette d’acciaio e collegati al muro da una catena. I vestiti sono logori, la pelle sporca e insanguinata.
Il mio cuore perde un battito e poi prende a correre febbrilmente, sconvolto dalla brutalità con cui è stato trattato quest’essere umano. Non è la prima volta che mi trovo davanti a spettacoli del genere e prego Iddio di non abituarmici mai. Devo continuare a provare orrore, pietà e rabbia davanti ad essi, perché se dovessi diventare insensibile sarebbe la fine.
Le sue condizioni ed il modo in cui è stato abbandonato a se stesso mi sconcertano. Sento il cuore stretto in una morsa e l’odio pompare nelle vene con ritmo crescente, mentre nasce prepotente il desiderio di fare giustizia per questi abominii.
Mi avvicino e gli cerco il polso per capire quanto è debole, mentre la mia bocca sussurra parole concitate.
«Dio mio, cosa ti hanno fatto? Prenderò i figli di puttana che ti hanno fatto questo. Stanne certo. Meriterebbero lo stesso trattamento, se non dubitassi che ne trarrebbero piacere!»
Lui apre la bocca per parlare, poi la richiude senza emettere suoni.
Forse è inorridito per quello che ho detto. Dopo quello che ha passato, sentire ancora parlare di violenza e aggressività non è il modo migliore per tranquillizzarlo.
I miei occhi vengono attraversati da un lampo, appena mi rendo conto che l’uomo non ha battito cardiaco.
E’ un vampiro. E’ uno di loro.
 

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Capitolo 4
*** cap 3 ***


Capitolo 3



Apro la porta dell’appartamento e mi fiondo all’interno, cercando immediatamente con lo sguardo la presenza del ragazzo. Lo vedo riposare sul divano sotto una coperta, esattamente dove l’avevo lasciato, e mi tranquillizzo. Sono stata fuori solo qualche ora ed è pure giorno… perché avrebbe dovuto scappare? E poi, dove credevo che andasse? Non so cosa mi abbia preso. Appoggio le borse sul tavolo e mi avvicino al divano.
«Ehi.» Dico, per vedere se è sveglio.
Lo vedo muoversi lentamente e girarsi verso di me.
«Ti ho preso un paio di vestiti.» Indico una delle due borse con cui sono entrata.
Lo vedo puntare nella direzione della borsa e tornare a guardarmi. Il tutto senza annuire, ringraziare o dare altri segni di vita.
«Ti ho preso anche del sangue di maiale dal macellaio.»
Torno al tavolo ed estraggo le sacche dalla busta di plastica, andando a riporle nel frigorifero.
La luce fredda dell’elettrodomestico illumina la mia faccia sconsolata davanti ai ripiani deserti.
Ero così preoccupata per lui, che ho dimenticato di fare la spesa. Tra l’altro, ho speso quasi tutto quello che avevo per comprare un paio di jeans ed alcune t-shirt per dargli modo di cambiarsi.
Sorrido amaramente, pensando che è la prima volta che i bisogni di un uomo hanno la priorità sui miei. Stiamo parlando di Faith, una a cui dei ragazzi non gliene è mai importato nulla. Giusto quel paio d’ore per poterseli portare a letto e divertirsi un poco con loro.
Non che non ne abbia mai incontrati di interessanti… Il fatto è che tengo fermamente alla mia indipendenza.
Eppure nello sguardo di questo ragazzo c’è qualcosa che mi ha colpito. Vi è una scintilla di ribellione mista ad un velo di tristezza e di stanchezza di vivere. Due occhi scuri ed intensi che non promettono vie di mezzo: ti portano al paradiso o ti portano all’inferno. Occhi che ti vedono dentro, che ti vedono l’anima.
Sembrano studiarmi mentre mi aggiro per casa e devo ammettere che la cosa mi da una strana sensazione. Innervosita, cerco di sottrarmi a quello sguardo da inquisizione e vado nel bagno a lavare i vestiti a mano.
Eh già, non esiste la lavatrice in casa di Faith! Non è facile vivere con l’elemosina del Consiglio degli Osservatori - o meglio dei segaioli, come li chiamo io. Gli unici pasti decenti del mese li faccio a casa di Rupert, quando mi invita da lui per pranzo o per cena.
Mentre strofino questa macchia di sangue-di-demone-bastardo-ignoto-e-schifoso, insaponata fin sopra i polsi, mi sento più tranquilla. Ed è difficile mettermi soggezione, credetemi. Ma forse, penso, più che soggezione è fastidio. Sì, perché nonostante quello che sto facendo (e rischiando) per lui, continua a guardarmi con diffidenza. Inoltre non ho la più pallida idea di cosa pensi e cosa provi, perché non mi parla. Dio, non mi ha nemmeno detto il suo nome.
Sbuffo e mi asciugo il sudore dalla fronte con l’avambraccio. Finisco di insaponare questi quattro stracci e li lascio ammollo nella bacinella sul pavimento.
Non oso immaginare come Giles prenderà la cosa e cercherò di posticipare la notizia il possibile. “Sai Rupert, ho trovato un vampiro mezzo morto – mezzo morto? Cacchio, è un morto! – nella fabbrica abbandonata e l’ho portato a casa per curarlo.” Prendo un asciugamano dal mobiletto e lo poggio sul bordo della vasca. “E per proteggerlo, fino a che non avrà recuperato le forze.”
Faccio qualche prova davanti allo specchio del sorriso più dolce e rassicurante che riesco a fare e mi sento ben presto una cretina, quindi inspiro a fondo e torno nel salotto.
«Nel bagno c’è un asciugamano pulito, nel caso volessi provare a lavarti.» Gli dico.
Mi avvicino lentamente e lo vedo irrigidirsi. Che bello, si passa dall’impassibilità al terrore.
«Non devi avere paura di me…»
«Stai lontano.»
Quelle due parole risolute mi gelano il sangue nelle vene.
Cosa ti hanno fatto?
Guardo altrove, a disagio, cercando qualcosa da dire o da fare. Poi penso che la cosa migliore è lasciargli i suoi spazi e decido di uscire di nuovo per fare la spesa.
E’ incredibile. Mentre ero fuori non vedevo l’ora di tornare e di vederlo, di vedere come stava, e ora che sono qui non vedo l’ora di tornare fuori e di evitare il suo sguardo.
Recupero qualche dollaro dalla credenza e infilo la tracolla della borsetta.



Nota. Il consiglio dei “segaioli”, in inglese wankers invece che watchers, non è di mia invenzione. L’ho trovato in altre ff e non ricordo se è una battuta di Spike o Faith.

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Capitolo 5
*** cap 4 ***


 

Capitolo 4

 
 
Afferro una confezione di yogurt e, dopo averne controllato la scadenza, la metto nel cesto.
C’è un tempo per cacciare e un tempo per divertirsi, che nel mio caso coincidono spesso. C’è un tempo per fare la spesa e dedicarsi alle faccende domestiche, perché vivere da sole significa anche questo. C’è un tempo per espiare le proprie colpe e per sistemare i propri casini e c’è un tempo per morire. Il tempo per studiare sui libri invece lo lascio volentieri a Giles, indispensabile detentore della conoscenza.
Faccio avanzare meccanicamente gli anfibi lungo la corsia del supermercato e con la coda dell’occhio vedo la gente che mi rivolge strane occhiate.
Che vogliono da me? Gli indumenti sciatti che porto ed il tatuaggio sul braccio non sono consoni ad una ragazza? Oppure è il rossetto dal colore forte che li disturba? Ma quando stasera torneranno nelle loro case e potranno dormire sogni tranquilli, non penseranno a me. Che ne sanno loro, delle Cacciatrici? Delle battaglie che affrontano e della vita che rischiano? Che abbraccino i loro figli e ringrazino Dio per quello che hanno. Una Cacciatrice non potrà mai vedere i propri nipoti ed è già tanto se arriva ai venticinque anni d’età.
Non invidio affatto la loro normalità e spensieratezza. Quelle piccole cose che riempiono le loro vite piatte a me sembrano solo sciocchezze. Il sorriso di un bambino, la carezza fatta ad un animale domestico… Per me non significano niente. Gli amori struggenti e smielati che leggono sui loro romanzi Harmony? Spazzatura. Le uniche letture che mi concedo sono i diari degli osservatori. Le loro riviste di moda? Patetici e superficiali show di donne oggetto. La moda me la creo io, con un paio di pantaloni con tasconi e una canotta. Vestiti pratici per la battaglia! Deve ancora venire una Cacciatrice che fa la ronda con gli stivali e la minigonna! Vorrei proprio conoscerla, se mai ce ne sarà una.
Avanzo assorta nei pensieri con un’aurea da “statemi alla larga” e scorro i prodotti sulle mensole.
Allungo la mano per afferrare un cartone del latte quando urto contro il braccio di un altro cliente.
«Umpf… Mi scusi.» Dico distrattamente.
«Non… Faith!»
La voce squillante del ragazzo mi fa tornare alla realtà.
«Xander!»
E’ una voce conosciuta che appartiene ad un ragazzo ingenuo e un po’ stupido ma di buon cuore, con il quale ho fatto l’errore di finirci a letto.
«Volevo dire “Non fa nulla”.»
Incontro per un attimo i suoi occhi affettuosi e abbasso lo sguardo sul torace atletico, che usa coprire con camicie colorate dalle fantasie più imbarazzanti.
«Sì, certo. Come ti butta?»
«Butta? Eh, cosa?»
Sospiro, riformulando la domanda.
«Come ti va la vita?»
«Ahh..» Sorride ebete «Va come al solito. I miei stanno litigando e mia madre mi ha lanciato fuori casa con la prima scusa che ha trovato tipo, uh, fare la spesa.»
«Vedo.»
Gli angoli della mia bocca si sollevano appena in un lieve sorriso. Mi brucia ammetterlo ma Xander mi ha sempre fatto tenerezza.
«E tu come stai? Ti vedo in forma.»
Non farlo, ti prego. Non fare quella faccia imbambolata e quegli occhi dolci che fanno venire il diabete.
«Più o meno.»
A cosa diavolo stavo pensando quando me lo sono portata a letto? Avevo capito che era vergine e dovevo aspettarmi che si sarebbe appiccicato addosso come la carta moschicida.
Afferro il cartone del latte e lo getto con poca grazia nel cesto.
«Ho una gran fretta, scusami.»
Mi allontano a lunghe falcate senza guardarmi alle spalle.
La verità è che è forse l’unico ragazzo che abbia mai provato qualcosa per me e questo mi fa paura.
L’amore è una debolezza che una Cacciatrice non si può permettere.
 
***
 
Il vampiro smilzo varcò la soglia del rifugio. Attese il cenno di assenso del compagno di guardia ed avanzò fino al salone, dove il loro capo sedeva su una comoda poltrona di cuoio.
Una donna era seduta sul suo grembo e lo guardava negli occhi, mentre lui le accarezzava la gamba da sopra la pesante gonna di velluto bordeaux.
«Ho notizie interessanti per te.» Disse, assumendo subito dopo una smorfia di disgusto per quella scena sdolcinata.
«Sai cos’è l’amore, Ethan?» Chiese il vampiro biondo dai lineamenti spigolosi, senza distogliere lo sguardo dalla sua amata.
«Credo di sì.» Rispose questi. «Credo sia una fastidiosa distrazione.»
«L’amore può sembrare una debolezza agli occhi degli stolti, perché è in grado di far piegare gli uomini al suo volere.» Sorrise alla donna, che gli carezzò la guancia. «Ma al tempo stesso dà una forza ed una motivazione incredibili.»
Si volse verso l’uomo e strinse gli occhi. «Parla.» Lo esortò.
«Cinquanta dollari per l’informazione.»
Un velo di gelo attraversò il viso di Spike.
«La tua vita in salvo per l’informazione.» Lo corresse, ma il vampiro in piedi sogghignò impertinente.
«Se mi uccidi, non avrai nulla da me.»
Il vampiro seduto rivolse un’occhiata d’intesa alla compagna, che si sollevò dalle sue gambe e camminò sinuosa verso il comò.
Sbuffando di stizza, Spike camminò deciso verso l’esile figura del non morto e si fermò solo quando i loro nasi furono a pochi centimetri di distanza. Gli afferrò la gola e lo sollevò da terra, sbattendolo sul muro vicino.
Drusilla prese una bambola tra le braccia e la cullò come se fosse una neonata.
«Guarda Miss Edith, paparino si è arrabbiato.» Cantilenò con la sua voce musicale da bambina.
«Se ti uccido, troverò un tirapiedi migliore di te.» Sibilò il biondo a denti stretti.
L’uomo fissò il volto trasfigurato davanti a sé e poi quello sognante della donna e si chiese chi tra i due fosse più pazzo e imprevedibile.
«Una ragazza...» Biascicò quello.
Spike allentò la presa sulla gola per permettergli di parlare.
«Una ragazza» Ripetè questo e continuò «ha liberato Angelus e l’ha portato via con sé.»
Il vampiro biondo pensò che era una fortuna per Angel essere ancora conosciuto con il vecchio nome. Il terrore che evocava bastava a garantirgli un certo rispetto, ora che aveva l’anima ed ai suoi occhi era diventato un rammollito.
«La Cacciatrice.» Sussurrò Drusilla, avvicinandosi con la bambola in grembo.
«Uccidila per me.» Aggiunse, stringendo il braccio di lui e guardandolo con i suoi grandi occhi spalancati.
Spike liberò l’uomo dalla presa ferrea e gli rivolse un caldo sorriso compiaciuto.
«Che ti avevo detto? Motivazione.»
Diede le spalle all’uomo e gli risparmiò la vita, sollevando il mento della compagna e gettandosi sulle sue labbra.
 
 
Nota: Faith in realtà ha un grande bisogno di affetto e la freddezza è uno scudo che indossa per difendersi e non farsi coinvolgere. Per fortuna ci saranno persone che la faranno sciogliere <3
Nota n. 2 La Cacciatrice che fa la ronda in minigonna naturalmente è Buffy XD Un piccolo indizio per suggerire il suo prossimo arrivo e per sottolineare la differenza tra le due.

 

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Capitolo 6
*** cap 5 ***


Capitolo 5



Nota: Spero di non avervi annoiato con gli ultimi capitoli! Il genere introspettivo e la prima persona mi hanno spinto ad approfondire i pensieri di Faith ed ho paura di essere stata un po’ banale, cercando di spiegare quello che lei è e come si sente.
Mi rendo conto di procedere eccessivamente con i piedi di piombo… Ho una paura folle di andare OOC di nuovo! >__<
In ogni caso, da questo capitolo Faith ed Angel inizieranno ad interagire J e le cose si faranno più interessanti.



Vedere il vampiro nutrirsi del sangue che gli ho procurato e riprendere le forze così velocemente mi ha meravigliato. Non credevo di aver sempre sottovalutato le capacità curative del sangue. Si è anche deciso a farsi una doccia e a lavarsi di dosso tutto quello sporco che lo insudiciava. In ogni caso, non si è stupito troppo del fatto che io sapessi che lui era un vampiro.

Ora se ne sta lì pensieroso e taciturno, seduto di nuovo sul mio divano, con i gomiti puntati sulle ginocchia.
Finalmente il viso è pulito e posso vedere i suoi lineamenti. Lo scruto di soppiatto, studiandolo, immaginando l’età in cui il demone è entrato nel suo corpo e ne ha cristallizzato l’aspetto.
Mi soffermo sulle mani grandi, sui corti capelli castani, sui bei lineamenti di un giovane sui venticinque anni.
I vestiti che gli ho preso gli stanno un po’ larghi, ma riesco ad indovinare lo stesso la corporatura robusta e allenata al di sotto di essi, desiderando di poterla sentire sotto le mie mani e di poter accarezzare la sua pelle, dimentica che il suo corpo è morto.

Non so davvero perché ho caricato questo ragazzo sulle spalle e me lo sono portato a casa, perché gli ho dato un riparo, del cibo ed un letto.
Non dovrei ucciderli, i mostri come lui? O almeno lasciarli dove sono, invece di rimetterli in forze e dargli l’occasione di uccidermi nel sonno? Non che non mi avrebbe già ucciso, se lo avesse voluto.
Eppure non riesco a smettere di guardarlo, come se mi avesse stregato.
Dovrei trattare i vampiri come oggetti senz’anima, non persone. Ma quando guardo questo ragazzo negli occhi vedo la sofferenza e una piccola scintilla di umanità. Tanto basta per guadagnarsi il mio rispetto.
Qualcosa dentro di me dice che posso fidarmi di lui e che lui non vuole farmi del male.

Sobbalzo all’improvviso, nel momento in cui un bussare agitato rimbomba nell’aria. Cammino seccata verso la porta e guardo attraverso lo spioncino. E’ Giles.
Socchiudo la porta e faccio capolino dalla fessura, giusto in tempo per venire fulminata dal suo sguardo.
«Tutto bene? Oggi non ti sei fatta sentire.»
Lo fisso stupita.
«Per quanto ne sapevo, avresti anche potuto essere stata ammazzata nella fabbrica abbandonata!»
Esclama preoccupato.
Mi sento colpevole, rendendomi conto che deve avere aspettato mie notizie in trepidazione.
«Mi considera così incapace? Potrei anche offendermi per questo.»
Fingo di rabbuiarmi e sfodero la mia tipica espressione sfacciata, da donna che non ha paura di niente e di nessuno. Giles mi conosce nel profondo e sa che è il mio modo per dirgli che gli voglio bene e che non si deve preoccupare troppo per me.
«Posso entrare?»
Il suo tono tradisce il suo nervosismo.
Chiudo la porta e tolgo la catena, quindi la riapro interamente e gli faccio cenno con la mano di avanzare. Lo osservo mentre procede timidamente all’interno dell’appartamento e si sistema gli occhiali sul naso.
«Oh…» Dice, dopo aver posato lo sguardo sul ragazzo sul divano.
Cosa faccio? Gli dico che è un tipo che ho rimorchiato ieri sera oppure gli dico la verità? Omettendo il particolare che è un vampiro, magari. Ma, pensandoci bene, io non gli devo nessuna spiegazione.
Rupert sembra capirlo e voler rispettare la mia privacy, perché dopo uno sguardo veloce con cui perlustra il piccolo appartamento, torna alla porta.
«Mi dispiace di avervi disturbato. Volevo solo sapere com’era andata ieri sera.»
«La fabbrica era deserta.» Mento.
«Capisco. La prossima volta però fai almeno una telefonata.» Le sue parole risultano cariche di apprensione e di affetto.
«Sì, signore.»

***

Chiudo la porta con uno schiocco, sospiro e mi volto, appoggiando la schiena sul pannello di legno. I miei occhi guardano verso il tavolo, senza mettere a fuoco nulla di particolare. Sono sempre stata una donna di azione e ho sempre saputo prendere le mie decisioni, ma questa volta mi sento indecisa e impreparata a quello che devo affrontare. Getto lo sguardo verso il divano e noto che il ragazzo mi sta guardando. Il suo sguardo intenso mi mette in soggezione e mi paralizza.

Ci guardiamo a lungo, senza dire una parola. Non sembra bravo con le parole e, beh, non lo sono nemmeno io.
Sembra molto teso. Mi chiedo chi non sarebbe spaventato e sconvolto dopo aver subito chissà che terribili vessazioni, dopo aver passato gli ultimi giorni incatenato e seduto in posizione fetale, con le braccia strette convulsamente intorno alle gambe.
«Ho bisogno che ti fidi di me, che ti lasci aiutare e che mi aiuti a catturare quel gruppo di stronzi che ti ha trattato in quel modo.»
Le parole mi sono uscite di bocca senza che me ne rendessi conto e ora aspetto la sua reazione.
Resto delusa quando vedo la sua bocca piegarsi in un debole sorriso triste.
«Non merito il tuo aiuto. Se sapessi che persona sono… non mi terresti in casa.»
Mi accorgo di tremare mentre ascolto la sua voce da ragazzino.
«Appena mi sarò ripreso me ne andrò subito. Non dovevi disturbarti così tanto.»
La sua umiltà mi colpisce.
«Perché dici questo? Tu non… Io posso…»
La sento. La sua anima, la sua coscienza, la sua umanità o quel diavolo che è. Il mio istinto di Cacciatrice aveva riconosciuto subito che era un vampiro speciale e ora, che mi appare in tutta la sua maledetta sensibilità e modestia, in tutta la sua paura e vulnerabilità, ne sono sicura.
«Posso aiutarti per davvero. Hai mai sentito parlare della Cacciatrice?»
I suoi occhi si spalancano.
Dopo un lungo momento, in cui ho visto susseguirsi sul suo viso diverse e contrastanti emozioni, lo vedo deglutire e aprire la bocca per parlare.
Temevo che la rivelazione l’avrebbe lasciato indifferente, perché sembrava davvero che nulla potesse scuoterlo od emozionarlo mai più. Temevo che l’avrebbe spaventato perché significava mettere le carte in tavola e dirgli che il mio mestiere è uccidere quelli come lui. Invece nei suoi occhi è apparsa un’inaspettata consapevolezza, come quella di chi ha appena scoperto l’anello mancante di un ragionamento.
«Questo non cambia niente.» Dice infine atono.
Ma che diamine?! Non è questa la risposta che si era dipinta sul suo viso, mentre i suoi occhi guizzavano pieni di vita e di speranza. Non è questa la risposta che mi aspettavo.
Cosa darei per conoscere i suoi pensieri, per tirare fuori le paure che lo reprimono, per sapere cosa ha passato e di cosa sono stati testimoni quegli occhi scuri e profondi come un abisso senza fondo, in cui vedo solo tanto dolore, solitudine, diffidenza e paura di vivere.
Mi chiedo quale diavolo può averlo ridotto nel modo in cui l’ho trovato, per che motivo, e perché non l’ha ucciso. Perché, stanco di lui, l’ha lasciato in solitudine incatenato alla parete? Perché voleva che qualcuno lo trovasse o forse perché la vita, per lui, sarebbe stata una punizione peggiore della morte?
Sento il desiderio di gettare via da lui tutto quel male e quello sporco, come ho fatto con i suoi vestiti laceri che ho buttato nella spazzatura.

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Capitolo 7
*** cap 6 ***


Capitolo 6



Ringrazio Watcher e Phoenix-esmeralda per le recensioni e per gli incoraggiamenti a proseguire! *_*
Se tutto va bene, prevedo di pubblicare un capitolo a settimana.

Prima di leggere questo aggiornamento, controllate di non aver perso il capitolo precedente in mezzo a tutti gli aggiornamenti del week-end! Ho visto con piacere che un sacco di autrici hanno aggiornato! (Che è cosa buona e giusta e significa che il fandom è attivo! *_*)




«Questo non cambia niente.»

L’aveva detto per convincere se stesso. Come se crogiolarsi nell’inevitabilità del male, nell’apatia e nella passività di chi osserva il mondo scorrere accanto a sé senza alzare un dito, fosse più sicuro che mettersi in prima linea e dare finalmente una svolta alla propria non-vita.
Esattamente come aveva fatto per più di un secolo, mentre osservava il demone devastare e uccidere, convincendosi che lui era troppo debole per combatterlo e che, dopotutto, lui ed il demone non erano la stessa persona. Come se il demone non si nutrisse della sua rabbia e dei suoi rancori, come se non usasse le sue mani ed il suo corpo per compiere quegli abomini.

All’inizio aveva pensato che la ragazza fosse uno di quei guerrieri urbani che si univano in gruppi per combattere i vampiri. Ne aveva incontrati diversi durante i suoi viaggi, persone che solitamente avevano perso un caro amico o un parente a causa di demoni senza pietà.
Era grato per il suo aiuto ma teneva le distanze, perché non voleva coinvolgerla nei suoi casini.
Però mai e poi mai avrebbe immaginato che si trattasse della Cacciatrice.

Una di quelle leggendarie guerriere solitarie, umane mezze demoni, che consacravano la vita ad uccidere i vampiri.
L’unica che poteva aiutarlo ad uccidere Spike e che forse gli avrebbe dato finalmente la pace.
L’unica che poteva persino dare uno scopo alla sua anima, fosse anche solo per fermare gli abomini commessi dalle creature che aveva creato.

Ma come poteva aiutarla, se non riusciva nemmeno a ringraziarla per quello che stava facendo per lui? Tutti quegli anni di solitudine e di amarezza, di sfiducia verso il prossimo e verso se stesso, non si potevano cancellare con un colpo di spugna.

E poi, dopo averla aiutata, cosa sarebbe successo? Lei avrebbe dovuto ucciderlo. Non era forse meglio scappare di notte, quindi, e non rivederla mai più? E invece di cercare Spike, continuare a nascondersi come aveva fatto negli ultimi decenni? Oppure anche affrontarlo, ma senza metterla in mezzo.

E poi c’era un’altra questione. Lei era una donna e non una qualsiasi, una donna che sembrava capirlo come nessun altro perché aveva vissuto sulla pelle qualcosa di simile a quello che aveva vissuto lui. E quella donna gli piaceva. Non solo fisicamente, ma anche per quello che lei era, per il suo carisma, per la sua schiettezza e spontaneità.
Cosa sarebbe successo se le si fosse affezionato? Una relazione tra un vampiro ed una Cacciatrice -anche solo di amicizia- era qualcosa di impensabile. Lui non avrebbe potuto darle quello di cui lei aveva bisogno e prima o poi avrebbero dovuto allontanarsi, per il bene di entrambi.

Qualcosa inoltre lo metteva in guardia da lei. In tutti gli anni che aveva vissuto aveva passato molto tempo ad osservare la gente. Non riusciva ancora a capirla ma l’aveva osservata a lungo, e aveva sviluppato un sesto senso per alcune cose. Non gli era sfuggito il modo in cui quella brunetta lo guardava, il modo in cui aveva tenuto testa al signore che era venuto a farle visita, il modo in cui i suoi occhi sfioravano tentati le bottiglie di alcolici sulla mensola e poi guardavano altrove, il modo in cui rigirava il coltello con sapienza tra le mani e affilava i paletti in modo maniacale, le leggere cicatrici di tagli che le attraversavano i polsi a qualche centimetro dai palmi –probabilmente auto-inflitti anni prima durante qualche periodo buio…
Poteva scorgere senza difficoltà i suoi istinti e il fuoco che le ardeva dentro, che lei cercava in tutti i modi di soffocare per tenerli a bada. Gli era chiaro come la ragazza covasse un germe di instabilità emotiva.
Non qualcosa che la rendesse per forza inaffidabile, ma che rendesse imprevedibile il modo in cui affrontava le sue prove.
A volte le sembrava un’arma carica pronta ad esplodere da un momento all’altro ed era sicuro che con lui non fosse ancora successo solo perché si stava sforzando di usare i piedi di piombo, probabilmente per non spaventarlo.

E se tutti quei dubbi non fossero bastati, c’era anche la faccenda della maledizione. Se fossero riusciti ad uccidere i suoi ex compagni di scorribande, se Angel avesse finalmente trovato una vera amica, se avesse deciso di dare una svolta e uno scopo alla sua esistenza e dedicarla ad uccidere i demoni al suo fianco, non sarebbe stato forse felice? E la felicità non era qualcosa che Angel poteva permettersi, se voleva evitare con tutte le sue forze di trasformarsi in Angelus.

Da qualsiasi parte guardasse la faccenda, non c’era modo che questa lo lasciasse indifferente. E fingere di esserlo per mantenere il controllo di se stesso, stava diventando sempre più difficile.


Nota: il particolare dei tagli ai polsi di Faith è di mia invenzione! Penso si adatti alla storia e faccia molto "Borderline". Spero non vi disturbi troppo...

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Capitolo 8
*** cap 7 ***


 

Capitolo 7

 
 
Sono passati due giorni. Il ragazzo ha recuperato buona parte della mobilità e ha persino assunto un colorito migliore. Migliore, s’intende, per quanto un vampiro possa avere un colorito sano.
 
Sbuffo irritata. La prospettiva che fra qualche giorno sarà in grado di lasciare il mio appartamento mi incupisce terribilmente. Sarà per la novità, sarà perché è un bel vedere, sarà perché averlo in casa mi fa sentire meno sola… Il pensiero che tra breve non lo rivedrò mai più, mi fa stringere il cuore.
Non che tra noi si svolgano grandi discussioni o sia nata l’amicizia del secolo. Di fatto, lui parla ben poco, non vuole sapere nulla di me e sembra evitare qualsiasi tipo di interazione. Passa il tempo a rimurginare e a guardare assorto la parete, a leggere tutto quello che gli capita sotto mano e -man mano che si sente meglio- a fare qualche esercizio fisico per riabilitarsi.
 
Eppure più mi evita e se ne sta sulle sue e più cresce la mia dannata ossessione per lui.
Quanto vorrei poggiare la mano sulla sua, far scorrere le dita sugli avvallamenti delle nocche. Scoprire quanto può essere liscia la sua pelle, grande e forte la sua mano e come può essere il suo tocco... Quanto vorrei stringere la mano sul suo avambraccio, lasciare la presa e risalirlo, strofinando il palmo contro la sua epidermide.
 
Non avrei mai creduto di poter provare un’attrazione del genere per qualcuno.
In questi ultimi anni mi sono gettata tra le braccia di decine di ragazzi diversi, cercando di riempire il vuoto e la solitudine che avevo nel cuore. Ragazzi con i quali mi sono divertita e con cui sono stata bene per un po’… ma di cui, appena li lasciavo, non sentivo la mancanza e non ricordavo neppure il loro nome. Come se il tempo passato con loro svanisse ogni volta in una nuvola di polvere, esattamente come accade ai vampiri che uccido.
 
La verità è che non conosco nulla di lui - non conosco neppure il suo nome! – eppure mi sento così irrimediabilmente legata. Lo guardo negli occhi e vedo riflesso il mio stesso tormento interiore.
Vedo il mio stesso male e la stanchezza di vivere, il ribrezzo per le cose sbagliate in questo mondo, il rifiuto per la famiglia che ci ha messi al mondo e il dolore per non essere accettati… ma al tempo stesso la voglia di superare tutto questo e di ritrovare il senso di quello che siamo.
Penso, anzi credo, di conoscerlo come nessun altro.
 
Vorrei tanto che mi parlasse, che reagisse in qualche modo…
Mi basterebbe anche solo un nome da cui partire, per andare ad aggrovigliare le budella ad ogni informatore che conosco, per trovare la brutta faccia di quello stronzo e spaccargli il culo una volta per tutte. Perché nessuno deve osare a fare certe cose nella mia città, e tanto meno a lui.
 
Passeggio avanti e indietro per il soggiorno, respirando affannosamente. Vorrei lanciarmi contro il suo petto e riempirlo di pugni, pur di interagire con lui in qualche modo.
Faccio un paio di respiri profondi e cerco di recuperare la calma. Poggio un braccio piegato sul fianco e con la mano dell’altro mi tengo la fronte. Sento che sto per scoppiare.
 
***
 
Lo vedo entrare in sala da pranzo e finire di infilarsi la maglietta, di ritorno dal bagno. Ha appena fatto una lunga doccia calda ed il vapore si sta diffondendo nel corridoio dalla porta lasciata aperta. Gocce d’acqua pendono dai suoi capelli e scivolano sulla fronte, prima che un asciugamano si affretti a tamponarle.
 
«Resta.»
 
La parola rimane sospesa nell’aria. Lo vedo bloccarsi e guardare un punto a caso della moquette sul pavimento, evitando accuratamente di incontrare il mio sguardo.
Vorrei pregarlo di rimanere - e magari di fare l’amore con me- ma ho paura di risultare troppo patetica.
«No.» Dice semplicemente e getta l’asciugamano su una sedia, con la solita fastidiosa calma e freddezza.
Non sono abituata a sentirmi dire un “no”, e detto da lui fa ancora più male.
«Sono la Cacciatrice. Non so che diavoli ti avessero imprigionato e che cosa ti aspetti là fuori, ma credo di essere una delle poche persone in grado di aiutarti.»
Mi guarda, senza cambiare espressione.
«Faresti bene a stare alla larga da Spike, invece.»
I miei occhi si spalancano.
«Spike? E’ questo il nome di chi ti ha torturato?» Dimmi di più.
«Non ti dirò altro.» Risponde evasivo. «E comunque non ho idea di dove possa essere in questo momento.»
E’ troppo. Sentirlo rinnovare le distanze e ribadire che devo starne fuori, mi fa raggiungere il limite.
«Non vedi proprio l’ora di andartene, eh? Ti faccio così schifo?»
La voce è uscita più stridula e irritata di quello che avrei voluto.
«Che diavolo stai dicendo ora?» La sua si alza di qualche ottava, stupita e seccata.
Finalmente una reazione! Sento l’adrenalina che scorre nelle mie vene. Sono eccitata e al tempo stesso spaventata dalla piega che potrebbe prendere la discussione. Mi avvicino con la sfida dipinta sul viso e mi sfilo la maglietta, mostrando il busto e il petto fasciato nel reggiseno.
«Ti fa così schifo ‘questo’?» Poggio una mano stretta a pugno davanti allo sterno.
Lui esita confuso.
«Oh no, non avrai mica pensato di aiutarmi solo per avere quel tipo di ricompensa?»
Si è irrigidito e mi guarda disgustato.
Nei miei occhi non c’è vergogna ma solo il godimento nel provocarlo.
«Sarebbe un bel modo di sdebitarti per il mio aiuto.» Sibilo sarcastica, piegando la testa di lato.
Lascio cadere la maglietta per terra e mi getto verso di lui, tentando di toccarlo. Lui mi blocca i polsi con le mani e mi guarda adirato. Ringhio e cerco di divincolarmi.
«Cos’è? Sei così disperata per una scopata che devi saltare addosso al primo uomo che incontri? Oh no, aspetta, sei eccitata dai vampiri?»
Le sue parole mi trapassano come una coltellata, ma non voglio dargli la soddisfazione di aver colpito nel segno.
«Porca miseria, non ti facevo così moralista!»
«Se sapessi cosa ho fatto in passato, non mi daresti del moralista! E mi staresti anche molto lontana!»
Continuiamo a lottare. La sua presa si stringe maggiormente sui miei polsi.
«Santo cielo! Sei un uomo patetico, musone, testardo, impossibile e senza palle! Perché hai paura di me? Perché non ti lasci andare? Perché continui a sprecare il tuo tempo a rimurginare e a deprimerti?» La tensione esce da me attraverso quel fiume aggressivo e squillante. «Magari domani saremo nemici e cercheremo di ucciderci, magari domani morirà uno di noi due…»
Le parole si bloccano in gola.
«Magari non ci rivedremo mai più…»
Mi calmo e lo guardo ferita.
Lui mi fissa serio, poi stringe gli occhi e mi lascia andare.
«Sei troppo concentrata su te stessa e sul vuoto della tua vita per vedere al di là del tuo naso.» Dice lentamente. «La missione di Cacciatrice ti ha dato uno scopo e un modo per sfogare l’odio e la rabbia, ma non hai capito niente del suo significato.»
E ora che succede? Mi fa la predica? Come si permette e cosa ne sa? Vorrei dargli uno schiaffo, vorrei prendere a pugni il suo petto e a calci il suo culo… Invece stringo i pugni e mi allontano da lui.
Indietreggio fino al centro della sala, dove urto contro il tavolo da pranzo e mi fermo.
«Tutti vogliono usarmi. E tu, beh, non fai eccezione.»
Abbasso lo sguardo. Vorrei ribattere qualcosa, dire che non è vero e convincerlo a fidarsi di me.
«Dimmi tutto quello che sai di questo Spike e lascia che ti vendichi. Lasciami fare almeno questo. Poi potrai anche decidere di andartene e io non te lo impedirò.»
Non conosco altro modo per aiutarlo, se non attraverso la violenza. Non conosco altro modo per interagire con i ragazzi, se non attraverso il sesso. Non sono brava con le parole.
«Non sapevo di avere bisogno del tuo permesso per andarmene!» Replica arrabbiato.
Sospiro amareggiata e chiudo gli occhi.
«Pensi che io sia roba tua?! Pensi di potermi tenere qui prigioniero e di usarmi a tuo piacimento? Come hanno fatto quelle due vampire puttane per settimane?!»
I miei occhi nocciola si spalancano increduli e la rabbia mi monta di nuovo dentro impazzita.
Maledette cagne, pagheranno anche loro! E’ colpa di quelle luride puttane se lui-
«Sei un’egoista e una puttana al loro pari!»
Vacillo, sentendo cedere le ginocchia…
Questo no! Come può paragonarmi a loro?! E’ vero, sono un’assassina e una puttana, ma come può paragonarmi a degli esseri senz’anima? E’ esattamente questo, quello che pensa di me?
«Beh… Forse si deve essere un rifiuto per eliminare altri rifiuti.» Dico, cercando di recuperare un po’ di compostezza.
«No.» Mi contraddice deciso.
Stringo gli occhi e attendo spiegazioni.
«Si può cambiare e si può diventare migliori di loro.»
Mi oscuro in volto. Sembra una frase così banale, ma non lo è affatto.
Lui esita per qualche attimo, poi sospira. Cammina deciso verso la porta e si gira solo per un breve istante verso di me, prima di aprire la maniglia ed uscire nell’aria fredda della sera.
 
Mi accorgo di tremare mentre realizzo che se ne è andato per sempre.
Le ginocchia cedono nuovamente e mi strascino sul divano. Sento le lacrime scendere senza freno mentre sprofondo sconsolata.
Inspiro il suo odore, che la coperta porta ancora. L’odore del corpo freddo ed immortale che ho tentato di sedurre, nel tentativo maldestro di trattenerlo vicino a me.
 
 
Nota: Ero indecisa se lasciare o meno la frase in cui Angel chiama puttana sia vamp Willow che Drusilla. Mi sembrava un po’ OOC nei confronti di Drusilla. La mia intenzione, comunque, era provocare Faith mettendola sullo stesso piano delle altre donne.
 

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Capitolo 9
*** cap 8 ***


Capitolo 8



Sciacquo il viso ripetutamente con acqua fresca, tentando di calmare il gonfiore dei miei occhi. Alzo il viso, sconsolata, e per un attimo stento a riconoscere la ragazza triste che vedo riflessa nello specchio. Le rivolgo una smorfia e sorrido amara. E' ora che mi dia una mossa.

Decido che questa non sarà una serata noiosa da passare in casa a guardare la televisione e non sarà nemmeno una di quelle serate tristi in cui penso alla mia vita e a quello che sono. Una di quelle sere in cui, molti anni fa, estraevo la valigetta con la mia collezione di coltelli.

Passavo i primi minuti ad ammirare la lucentezza e l’affilatura delle lame, poi ne sceglievo uno da appoggiare dolcemente sul polso. Godendo della sensazione del metallo fresco sulla pelle. Facevo scivolare lentamente la lama e mordevo il labbro per trattenere i gemiti. In quei momenti, provare dolore era l’unico modo per provare qualcosa e al tempo stesso imprimere sulla pelle il ricordo di quello che provavo, mentre il dolore fisico si fondeva con quello mentale.
Questo, prima di scoprire i tatuaggi. Altro modo di imprimere sulla pelle le esperienze, ma senz’altro più attraente.


Il mio cuore accelera il battito nel momento in cui odo la porta dell’appartamento aprirsi. Vedo riflettersi sullo specchio un viso sorridente e pieno di speranza, giusto in tempo per vederlo incupire, mentre realizzo che si è trattato solamente di uno scherzo della mia immaginazione.

Passo sulle labbra il rossetto preferito, bagno i capelli e li pettino all’indietro.
Ho deciso che questa sera andrò a ballare al Bronze. Non esiste demone, catastrofe o apocalisse che mi fermi. Questa sera la pista sarà tutta mia, gli occhi dei ragazzi tutti puntati sulla mia danza sensuale. Questa sera mi sfogherò, mi divertirò come una pazza, mi ubriacherò fino a perdere i sensi e domani quel moro sarà solo un ricordo sfuocato. O almeno così spero.

Indosso la canotta preferita da conquista selvaggia e infilo un paio di stivaletti con tacco medio e punta tonda.
Continuo a chiedermi perché l’unico uomo che abbia mai raggiunto il mio cuore è anche quello che mi ha trattato con più freddezza degli altri. Quello che mi ha umiliata e che non mi ha considerato nemmeno per un attimo. Quello che mi ha ossessionato, che mi ha esasperato, che quando lo penso mi toglie il respiro.

Esco e mi lascio investire dall'aria fresca della notte.
Non vedo l'ora di scovare questo Spike e massacrarlo di pugni. Non perché mi aspetti un riconoscimento dal “Signor Impassibile” ma perché ho davvero voglia di picchiare qualcuno a sangue. Domani, penso, domani avrò tutto il tempo per mettere in moto il cervello e preparare un piano a riguardo.
Annuso l’umidore caratteristico di quando sta per piovere ed esito prima di chiudere la porta a chiave. Penso velocemente che non mi va di portare via un ombrello. Il Bronze non è molto lontano dal mio appartamento e posso sempre coprire la distanza in breve tempo con una corsa.

Le chiavi finiscono in tasca assieme ad un documento e a una decina di dollari.

***

Faith si avvicinò ad un ragazzo alto e lo guardò ammiccante. Lui diede un sorso alla birra e ricambiò il sorriso.
«Balliamo?»
La seguì sulla pista, dove si scatenarono assieme sotto alle luci psichedeliche.
Lei teneva le braccia sospese sopra alla testa, giocando con i capelli e sorridendo maliziosa. Gli diede la schiena e si appoggiò contro di lui, muovendo sensualmente il bacino. Mentre faceva ciò e si compiaceva dell’effetto che aveva sul ragazzo, continuava a guardarsi in giro. Faith cercava disperatamente la conferma di essere piacente, come se questa potesse in qualche modo compensare il rifiuto del vampiro moro.
Verificato di aver monopolizzato l’attenzione dei ragazzi nelle vicinanze, sorrise soddisfatta e fece scorrere la lingua sotto l’arcata superiore dei denti.
Notò che c’era un ragazzo biondo al bordo della pista da ballo che, particolarmente rapito, non smetteva un secondo di fissarla…

***

Spike la stava studiando attentamente mentre ballava.
La ragazza non si muoveva con grazia, ma era estremamente provocante e selvaggia. Una specie di pantera metropolitana con cui avrebbe giocato volentieri in altre circostanze.
Restò ad osservare per un lungo momento i capelli castani ondeggiare, il bacino morbido dimenarsi a ritmo, il seno che si lasciava intravedere dalla scollatura.
Pensò che fosse davvero un peccato ucciderla da lì a poco e privare altri uomini di quella visione -e di quel corpo-, ma non aveva nessuna intenzione di mancare alla parola data alla sua compagna.

***

Angel scosse la testa, cercando di non pensare a quella discussione assurda.
«E comunque non ho idea di dove possa essere in questo momento.»
Aveva mentito. Drusilla l’aveva messo al corrente di dove si sarebbero spostati, ma il vampiro non voleva che la ragazza si immischiasse.
E poi, tanto per cambiare, lei si era rivelata senza controllo, esattamente come il suo istinto gli aveva suggerito. Non osava pensare a cosa sarebbe successo se Spike avrebbe combattuto contro di lei.
Sentì qualcosa bagnarlo sul braccio e imprecò, realizzando che stava iniziando a piovere.
Doveva trovare al più presto un rifugio sicuro.


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Capitolo 10
*** cap 9 ***



Capitolo 9

 
 
Esco dal locale, abbastanza soddisfatta per essermi fatta notare. Non importa che l’unica persona che mi interessa non fosse lì e non mi abbia mai guardata con gli occhi con cui mi hanno guardata quei ragazzi. Quell’unica persona se n’è andata e nel mio cuore so che nessuno prenderà il suo posto.
E rieccomi punto e a capo, ancora una volta, a cercare qualcosa che mi faccia distrarre un po’ ma che non mi impegni. Un’emozione temporanea, evanescente, un gioco senza vincitori né vinti.
 
Avanzo nel vicolo nel retro del locale. Lo strusciare dei pantaloni neri in pelle e il ticchettio dei tacchi sono coperti dal rumore della pioggia che ha appena iniziato a scendere.
La mia attenzione viene calamitata dalla brace accesa di una sigaretta. Cerco di mettere a fuoco la sagoma scura appoggiata contro la parete nella penombra e vengo percossa da un brivido appena il ragazzo avanza e si rivela alla luce del lampione.
Riconosco il ragazzo dai capelli platinati che mi stava guardando prima con insistenza.
«Ti interessa quello che hai visto?» Chiedo sfacciata, mentre cammino verso di lui lentamente e cerco di dare un nome alla sensazione che mi ha avviluppato all’improvviso.
Lui sorride e getta la sigaretta.
«Cacciatrice. Ti stavo aspettando.»
 
***
 
Angel sbatté il vampiro contro il muro. Pensò che per quella sera aveva già abbastanza cose per la testa e aveva esaurito la pazienza per poter usare i guanti di velluto.
«Se tieni al tuo piccolo corpo insignificante, ti consiglio di dirmi perché mi stavi seguendo. Sembra che ultimamente ci siano troppe persone interessate al mio didietro.»
Il ragazzo sbuffò.
«Ti sto tenendo d’occhio per il mio capo.»
«E chi è il tuo capo?» Angel sorrise malignamente attraverso i denti stretti.
«Mica sono scemo, io! Se te lo dico, lui ti ucciderà e poi mi farà la pelle.»
Angel gli diede due sberle.
«Pronto? Se non me lo dici subito, te la faccio io la pelle! Brutto idiota!»
Ethan sorrise.
«Non mi fai paura. Spike dice che ora sei diventato un rammollito.»
Angel si addolcì e piegò la testa di lato.
«Grazie per l’informazione. Sei proprio scemo come pensavo.»
Questi spalancò gli occhi e sbiancò.
«No! Non è quello che ho detto!»
«Sei talmente idiota che non serve nemmeno impalettarti. Scommetto che un giorno ci riuscirai da solo giocando a Shangai.»
Angel lasciò il bavero del tipo e gli sistemò la giacca, poi gli diede una pacca sulla spalla.
«Buon proseguimento.»
L’aveva risparmiato, pensando che l’avrebbe seguito a distanza per scoprire cosa stava tramando il suo Gran-childe e che, in ogni caso, sarebbe tornato utile in futuro come informatore.
«Non sono stupido come credi!» Disse seccato. «Ho capito il motivo per cui mi hai lasciato in vita e penso che tu sia un idiota, se credi che ti porterò da lui.» Aggiunse con presunzione.
Angel sorrise.
«Non ti preoccupare, so dove si trova la vecchia dimora dell’antiquario irlandese.»
Le pupille del vampiro si allargarono, dando ad Angel la conferma di cui aveva bisogno.
«Beh, arriveresti comunque troppo tardi!» Disse, continuando ad ostentare una faccia tosta.
«Tardi per cosa?» Sibilò Angel.
Ethan si morsicò la lingua, pensando che con la sua stupida parlantina stava continuando a lasciare tracce di quello che avrebbe dovuto nascondere a pena della vita.
«Uh… » Cercò di minimizzare. «Tanto a quest’ora la tua amica sarà già morta.»
 
***
 
Mi chino per schivare il pugno duro del vampiro e sento la sua nocca sbattere contro il muro, frantumandone la superficie.
Allerta”, ecco cos’era la sensazione che avevo provato. I miei sensi di Cacciatrice che avevano riconosciuto il pericolo.
Non gli lascio nemmeno il tempo di raddrizzarsi e lo colpisco con un calcio laterale, facendogli perdere l’equilibrio.
«Sei tosta come speravo.» Gli sento dire leggermente affannato, mentre poggia le mani a terra e si spinge all’indietro per rimettersi in piedi.
Mi metto in posa di attacco.
«Anche tu non sei male.» Sorrido beffarda. «Ma al tuo posto risparmierei i complimenti e ghignerei di meno. Lo sai che ride bene chi ride ultimo?»
«Questo è tutto da vedere.»
Il vampiro piega la testa di lato per schivare il mio pugno e mi afferra repentinamente il braccio. Lo sento trascinare con forza verso il basso ed emetto un gemito appena me lo sento torcere dietro la schiena.
Spalanco gli occhi e tremo, trovandomi immobilizzata.
Di nuovo quella sensazione…
Dovrei piegarmi sulle gambe o dargli un colpo sullo stinco, qualsiasi cosa per liberarmi dalla sua stretta e fronteggiarlo di nuovo, ma sono stranamente paralizzata.
 
***
 
Angel correva a perdifiato lungo i vicoli, sotto una pioggia che ormai scendeva fastidiosa.
Era stato proprio uno stupido. Aveva passato il tempo a preoccuparsi di come tenere fuori la ragazza dai suoi problemi, temendo che lei avrebbe affrontando Spike da sola in un gesto sconsiderato, e aveva finito per essere lui il vero incosciente. Come diavolo aveva potuto lasciarla sola? Come non aveva potuto immaginare che Spike avrebbe messo loro qualcuno alle calcagna?
La colpa gli attanagliò le viscere. Dilaniò la sua mente ancora una volta, per qualcosa che avrebbe potuto fare diversamente e che per paura aveva evitato.
Come le altre volte, la paura aveva inibito la sua parte razionale. E il rimorso, che lacerava e faceva sanguinare il suo cuore, come se potesse ancora essere vivo, si aggiungeva alle centinaia di rimorsi che infestavano i suoi incubi.
Perché continuava a sbagliare tutto? Perché non capiva? Forse la soluzione ai suoi problemi non era scappare e nascondersi come aveva fatto finora, isolarsi nel nulla per non nuocere alle persone che gli stavano attorno… Perché non sarebbe mai cambiato nulla in quel modo!
La soluzione forse era proprio quella che gli aveva proposto la ragazza, quella che aveva cercato di dirgli in tutti i modi possibili. Farsi aiutare da qualcuno.
Forse non era destinato a nascondersi nell’ombra e nelle fogne, forse la sua anima gli era stata data per cercare di rimediare agli errori che aveva fatto in passato. Forse poteva… farsi perdonare? Redimersi? Dedicare una vita al bene e a combattere i demoni, per compensare il male che aveva fatto?
Quella prospettiva lo fece sorridere amaramente. Questo non avrebbe cambiato il passato e nessuno l’avrebbe mai accolto con le braccia aperte in casa sua.
E poi, dove diavolo avrebbe trovato dei compagni con cui condividere una missione del genere? Chi sarebbe stato disposto a rischiare la vita al suo fianco, per inseguire una folle missione di redenzione? Solo un folle come lui poteva… Solo una folle come quella ragazza… Quella che lui aveva condannato, nel momento in cui lei l’aveva portato in casa e si era presa cura di lui, quella che in quel momento poteva essere uccisa per colpa sua.
All’improvviso fu colto da una rivelazione, nello stesso momento in cui un lampo squarciò l’aria e sfogò la sua furia su di un albero, facendone spezzare un ramo che rovinò in mezzo alla strada.
Avrebbe accolto la Cacciatrice nella sua vita e si sarebbe unito a lei nel suo compito, smettendo di sguazzare nell’autocommiserazione.
La soluzione era così ovvia ed era stata davanti al suo naso per tutto quel tempo, mentre la sua mente continuava a contorcersi nei dubbi, che realizzò ancora una volta quanto era stato stupido.
Il momento in cui aveva finalmente capito a cosa era destinato, era il momento in cui stava rischiando di mandare tutto all’aria! La ragazza era a qualche chilometro da lui, al Bronze, come gli aveva confessato quel vampiro, e stava combattendo per la sua vita contro Spike. La salvezza di entrambi –quella di lei e quella di Angel- era appesa ad un filo, e rischiava di svanire per sempre durante una danza di morte. Una danza che conosceva molto bene, ma che per questo non era meno letale.
 
Affrettò il ritmo della corsa.
Sapeva che le Cacciatrici erano molto forti, ma sapeva che anche Spike lo era. Sperava almeno di arrivare in tempo per darle man forte, per quanto avrebbe potuto nelle sue condizioni.
Sapeva che lui ne aveva uccise ben due e sapeva anche perché.
Glielo aveva confessato una volta, William, con una nota di compiacimento nella voce.
Arrivava sempre un momento nella vita di una Cacciatrice in cui, prima o poi, lei si stancava di vivere. Sola e sotto il peso del mondo, avrebbe desiderato la morte.
Lui non aveva fatto altro che trovarsi nel momento giusto e nel posto giusto e fare la sua parte.
Ne era sicuro. Per quanto un demone fosse stato forte, non c’era altro modo di sconfiggere una Cacciatrice.
Angel pensò a come l’aveva vista quella sera, agli occhi nocciola velati di tristezza e solitudine, alla delusione e sofferenza che ci aveva scorto mentre gli aveva rivolto quelle frasi affilate. Pensò ai suoi occhi velati di lacrime quando le aveva rivolto l’ultimo sguardo, prima di uscire.
E capì che era condannata.
Magari lo era stata già prima di incontrarlo… ma lui, beh, le aveva dato una spinta in più verso il baratro. E ora la sua vita era nelle sue mani.
Come lo era stata quella di molte altre ragazze, quando anni prima si accingeva a succhiare la loro linfa vitale e a divertirsi con loro, prima di ucciderle.
Aveva giurato solennemente a se stesso che non sarebbe mai più stato la causa della morte di una persona. Eppure eccolo là, a ripetere il suo sbaglio.
Solo che questa volta, forse, era ancora in tempo per rimediare. Non solo per impedire che Spike la uccidesse ma anche per impedire che nessun altro demone la uccidesse! Per aiutarla a ritrovare la voglia di vivere, come lei avrebbe aiutato lui a ritrovarla.
 
***
 
Rivoli di pioggia scendevano sul corpo di Faith, ricamando curiosi motivi sulla pelle bagnata.
Ad essi si aggiunse un rivolo più scuro e denso, che partì dal suo collo e scese, mischiandosi alla pioggia, sopra la clavicola.
Spike smise di succhiare dal suo collo e, senza grazia, la lasciò accasciare in avanti.
La fissò per qualche attimo, mentre giaceva inanimata in mezzo ad una pozzanghera, distesa di lato sull’asfalto. Asciugò il sangue dalle labbra con la manica e sorrise compiaciuto.
«La mia terza Cacciatrice.»
Era davvero un peccato, si ripeté mentalmente.
 
 
Nota: E qui vi lascio con la suspense!! Cosa succederà all’arrivo di Angel?
 
Non odiatemi XD Quello che è successo a Faith non è fine a se stesso (e nemmeno una scena che l’autrice ha scritto in preda ad una gioia sadica^^)! Mi serve per far avvicinare Faith ed Angel e per introdurre un altro personaggio.
 
Per quelli preoccupati per come stanno andando le cose tra Faith ed Angel:
Non temete! La storia è stata scritta per farli avvicinare, perciò tutte queste difficoltà servono solo a movimentare la storia e per costruire le basi del loro rapporto.
Era inevitabile che i modi diretti di Faith si scontrassero con la corazza di Angel! Ma è stato anche necessario per rompere il ghiaccio tra di loro e per farli essere sinceri l’uno con l’altro.


Ps. Grazie ad Annalisa per tutti gli errori che ha corretto! XD
 

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Capitolo 11
*** cap 10 ***


Capitolo 10



No!

La sillaba gli morì in gola, appena svoltò l’angolo e si affacciò nel vicolo vicino al locale.
Non poteva essere morta! Non adesso, quando lui aveva finalmente capito che cosa doveva fare.
E per mano di Spike, poi, che non era altro che il suo Gran-childe, ovvero qualcuno che non sarebbe nemmeno esistito se lui non…
Dio, quante cose avrebbe voluto cancellare.
Corse verso di lei e le si inginocchiò appresso, per ascoltarne il respiro. Sorrise, pieno di speranza, nel momento in cui si accorse che respirava ancora. Il suo battito cardiaco era debole, molto debole, ma era ancora viva. Poggiò delicatamente le dita sulla ferita sul collo, rabbrividendo. Quante volte anche lui aveva ucciso delle ragazze in quel modo?
La sollevò dal terreno e la portò in braccio sotto ad un vicino portico, dove avrebbe avuto qualche istante per pensare con razionalità e decidere il da farsi.

Mi ritrovo rannicchiata in una posa infantile, un braccio abbandonato lungo il pavimento duro.
Percepisco prima di tutto il buio ed il freddo. Poi realizzo di essere stanca, bagnata e dolorante.
Mentre riprendo coscienza, mi accorgo di essere cullata dolcemente da due braccia protettive. Le sento gelide al tatto ma affettuose nei modi e la sensazione è piacevole.
Non so se questo sia il paradiso o l’inferno, ma non mi importa. In questo momento mi sento bene.
Sento una mano che mi scosta i capelli dal viso e che mi accarezza una guancia.
Apro gli occhi con difficoltà, temendo di rovinare quel sogno.
Oh, devo proprio essere in paradiso. Il vampiro moro mi sta stringendo tra le braccia e mi sta guardando con dolcezza e preoccupazione.
Faccio per alzare un braccio e tirarlo verso di me per il colletto, per fargli abbassare la testa e poter poggiare le labbra sulle sue, ma emetto un lamento per lo sforzo e realizzo di essere davvero molto debole.
«Hai perso molto sangue. Stavo pensando di portarti in ospedale.»
La voce di lui che mi scalda il cuore, mentre quelle parole mi riportano alla situazione di emergenza in cui mi trovo.
«No!» Trovo la forza di protestare. «Farebbero troppe domande.»
«Hai bisogno di una trasfusione!»
Sento la mente annaspare confusa ed un mal di testa battere senza pietà sulle tempie.
Tento di organizzare i pensieri. Ho lottato contro un demone che mi ha ferita a morte? Perché il ragazzo si trova qui? L’ultima cosa che ricordo distintamente è il momento in cui se ne è andato.
Mentre cerco di fare l’inventario di tutte le ammaccature e di ricordare cosa è successo, la mente si perde per un attimo in quegli occhi scuri, desiderando di volerci affogare.
Poi la distinguo, la ferita sul collo. Porto una mano istintivamente sopra di essa e la sento bruciare. Le dita riconoscono i bordi frastagliati di due fori profondi e realizzo che si tratta di un morso di un vampiro. Mi irrigidisco all’istante, temendo che sia stato il ragazzo.
«Tu… Cosa è successo?!» Chiedo confusa e improvvisamente spaventata.
Lui percepisce la mia tensione e mi libera dall’abbraccio.
«Spike…» Inizia a spiegare.
Non mi serve altro. Quel nome attiva la mia memoria e in un attimo mi è tutto chiaro. Il ballo, la pioggia, il combattimento. Faccio per raddrizzarmi ma lui mi si fa vicino e mi impedisce movimenti bruschi.
«Ti serve una trasfusione al più presto.» Ribadisce fermo.
«Portami da Giles…» Mormoro. Poi, vedendo lo sguardo interrogativo del ragazzo, aggiungo con difficoltà. «E’ il signore che è venuto da me l’altro giorno. Lui sa cosa fare. Ti spiego dove abita.»

***

«Faith!!» Esclamò l’osservatore, gettandosi verso di lei e prendendole il viso tra le mani. «Cosa è successo?!»
Angel, che la stava ancora tenendo in braccio, lo guardò come un bambino smarrito.
«Ha perso molto sangue.» Spiegò.
Rupert capì al volo cosa doveva fare e corse a recuperare tutto l’occorrente per farle una trasfusione di emergenza. Lo dispose sul tavolino, mentre Angel adagiava la ragazza sul divano.
Sorrise debolmente, pensando al suo nome. Fede. Come quella che lui non aveva mai avuto in se stesso, ma di cui aveva disperatamente bisogno. Come aveva disperatamente bisogno di lei.

Mentre la ragazza riposava sul divano, Angel realizzò che tra lui ed il signore era calato un silenzio spiacevole.
«Mi chiedevo…» Prese a parlare per rompere il ghiaccio. «E’ forse un parente della ragazza?»
Aveva evitato di usare il nome che aveva appena imparato, come se usandolo avesse potuto bruciarsi.
«Sono il tutore di Faith.» Buttò Giles.
Faith in realtà non aveva tutori legali, ma gli sembrava una spiegazione convincente. Non sapeva quanto il ragazzo conoscesse dei vampiri e dei demoni che si aggiravano per la città al calare della notte, e non era il caso di farsi scappare la verità.
«Rupert, accidenti…» Lamentò la ragazza. Avrebbe voluto dormire per recuperare le forze, ma era troppo dolorante. «Sai cosa è un osservatore?» Chiese rivolta al vampiro.
«Più o meno.» Rispose questi.
Nei secondi successivi realizzò che lei non aveva mai rivelato la sua identità all’uomo e che gli aveva deliberatamente nascosto la sua presenza in casa.
All’inizio si accigliò per la leggerezza che quella piccola incosciente aveva avuto, poi fu sopraffatto dalla gratitudine e dopo ancora si sorprese per la fiducia che aveva avuto e per quello che doveva aver visto in lui.
Giles si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi.
«Quanto ne sai, ragazzo?» Chiese, per sondare cosa poteva rivelargli.
«Abbastanza da sapere che il vampiro che ha tentato di ucciderla si chiama Spike e che è molto pericoloso.»
«Continua.» Lo incitò l’uomo, fissandolo con attenzione.
«E’ malvagio e senza scrupoli ma, come tutti, ha dei punti deboli. E’ impulsivo e iper-protettivo nei confronti della sua compagna.»
Giles si alzò per andare a prendere un volume dalla libreria, sulla cui copertina in cuoio invecchiato si leggeva distintamente “Vamphyr”. Lo poggiò sul tavolino e iniziò a sfogliarlo, nell’ansia di sapere con chi avevano a che fare.
«Come fai a sapere queste cose? Lavori per il Consiglio?»
La domanda spiazzò Angel e lo mise in difensiva. Durante il tragitto, non aveva fatto altro che pensare alla salvezza della ragazza e a quello che rappresentava per lui, senza pensare a come giustificare certe conoscenze o a cosa raccontare di sé.
Non si sarebbe mai aspettato, inoltre, di trovarsi a faccia a faccia con il suo Osservatore.
«Dunque…» Cercò di prendere tempo, ma fu interrotto prontamente da Faith.
«E’ stato rapito da un gruppo di vampiri e tenuto segregato per giorni nella fabbrica abbandonata. L’ho trovato ridotto veramente male. E Spike, beh, era il loro capo.» Spiegò con disinvoltura.
Dopo qualche secondo necessario per registrare l’informazione, Giles le rivolse un’occhiata di rimprovero.
«La fabbrica era deserta, vero?» Chiese severo.
La ragazza fece spallucce.
«Potevo gestirlo da sola.»
Non chiese cosa il ragazzo ci facesse con lei e dove si trovava mentre era stata attaccata. Capiva che era provata e decise che le avrebbe fatto un interrogatorio più dettagliato il giorno dopo.

Angel era combattuto. Voleva rivelare loro delle informazioni importanti che li avrebbero aiutati ma al tempo stesso doveva evitare di scavarsi la fossa da solo. Quanto poteva spingersi in là? Faith lo aveva accettato come vampiro, anche senza sapere che aveva un’anima, ma il suo Osservatore lo avrebbe fatto? Sentiva anche che, se voleva instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione con lei, le doveva la verità.
Vedendo che Giles aggrottava la fronte e continuava a sfogliare il volume avanti e indietro, gli diede un indizio.
«Provi a cercare sotto “William il Sanguinario”.»
Sapeva che il suo nome e quello di William erano legati indissolubilmente, ma ormai aveva deciso. Non si sarebbe più nascosto. Se il suo destino era aiutarli ad uccidere Spike e poi farsi uccidere, lo avrebbe accettato.
Si chiese cosa quell’uomo stesse pensando di lui e cercò di interpretare il sorriso che si stava formando sul suo volto.
«All’inizio avevo pensato che fossi una specie di cacciatore di vampiri free-lance.» Disse questi, continuando a sfogliare.
Per fortuna sembrava avergli fatto una buona impressione, almeno inizialmente, e gli sorrise di rimando.
«Oh, eccolo.» Giles si fece di nuovo serio e si zittì, rapito dalla lettura.
Il ragazzo si voltò verso Faith e incrociò il suo sguardo stanco. I loro occhi si incatenarono per un lunghissimo momento e si volsero altrove solo quando l’uomo riprese a parlare.
«In parole povere, qui dice che deve avere circa 120 anni e che si è fatto conoscere per aver flagellato l’Europa per decenni assieme ad Angelus, un vampiro ancora più vecchio e pericoloso.» Alzò lo sguardo. «Suppongo che dovremo stare attenti anche a lui.»
«No, per fortuna non ci dobbiamo preoccupare di questo.» Lo sentì dire.
«Ma potrebbe chiedergli aiuto.» Obiettò.
Angel sospirò. «E’ diventato innocuo a causa di una maledizione.»
Giles strinse gli occhi e lo guardò al di sopra delle lenti.
«Ne sei sicuro? Che tipo di maledizione?»
«Deve essere così, se glielo ha sentito dire.» Tagliò corto Faith.
«Beh… In effetti qui dice che si sono perse le tracce di questo Angelus circa ottanta anni fa…»
Sembrava che l’Osservatore si stesse convincendo.
«La maledizione gli ha fatto riacquistare l’anima. Ora si fa chiamare Angel.» Rivelò il ragazzo, fingendo disinteresse.
L’uomo spalancò gli occhi.
«Aspetta, non può essere! Oh…O forse sì? Devo controllare una cosa!»
Scattò in piedi e si precipitò su per le scale.
Appena l’uomo fu sparito dalla loro vista, il vampiro si voltò verso Faith.
«Affascinante.» Ammise lei, piegando la testa di lato e guardandolo con interesse. «Sei tu Angel, non è vero?»
Lui annuì.
Ora anche lei conosceva il suo nome.



Nota: Inizialmente avevo pensato di riprendere la scena in cui il maestro uccide Buffy alla fine della prima serie, con Faith che cade nella pozzanghera a faccia in giù e sta per annegare ed Angel che la salva tramite la respirazione a bocca a bocca…. Poi ho rivisto la scena originale e mi sono ricordata che Angel non ha respiro!! >____<

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Capitolo 12
*** cap 11 ***





Capitolo 11



Sentirono il telefono squillare e Rupert che rispondeva con il cordless al piano di sopra.
Faith osservò annoiata la busta del sangue, chiedendosi quanto tempo mancasse per terminare la trasfusione. Ebbe l’impulso di strapparsi via l’ago e di lanciare lontano la cannetta e quant’altro… ma poi si ricordò di Angel che la fissava e si trattenne.
Era curioso come la presenza del ragazzo riuscisse ad avere un effetto calmante su di lei. Era come se sentisse il bisogno di farsi vedere migliore di quello che era, soprattutto dopo quello che si erano detti.
In ogni caso, comunque, dopo l’occhiata intensa che si erano scambiati con le rivelazioni di Angel, i ragazzi non avevano avuto più il coraggio di guardarsi negli occhi.
Avevano iniziato invece uno strano gioco fatto di sguardi rubati. Uno prendeva a guardare l’altro di sottecchi e appena l’altro si girava nella direzione del primo, questi volgeva lo sguardo da un’altra parte. Erano andati avanti così per alcuni minuti, scambiandosi i ruoli, fino a che Faith, sbuffando, aveva incrociato le braccia sul petto ed Angel si era alzato, avvicinandosi alla libreria dell’Osservatore.
Magia bianca e magia nera, occultismo, profezie… Conosceva quasi tutti i titoli. Durante i decenni di solitudine, una volta riacquistata l’anima, aveva passato molto tempo a leggere ed era rimasto affascinato da quei temi. Quelli che non conosceva erano per lo più i diari degli osservatori e la documentazione segreta del Consiglio, che naturalmente Giles teneva sottochiave al piano di sopra.
 
Dopo una decina di minuti l’uomo ridiscese lentamente le scale. Teneva lo sguardo fisso davanti a sé, rapito da severi pensieri, e si massaggiava il mento senza tregua.
«Rupert. Che succede?» Chiese la ragazza.
Angel si voltò verso l’uomo con ansia crescente, temendo che l’avesse riconosciuto in qualche fotografia o litografia.
«Faith.» Giles alzò lo sguardo e le si rivolse serio. «Ti ricordi come funziona la chiamata delle Cacciatrici? Come vengono attivate tramite una magia primordiale, in un modo che nemmeno il Consiglio può controllare?»
«La faccia breve!» Disse la ragazza, che perdeva sempre la pazienza davanti ai giri di parole dell’uomo. Era un tipo conciso e diretto e avrebbe voluto che anche gli altri lo fossero con lei.
«Questa magia ha una specie di… sesto senso… per quando la prescelta-»
«Giles!!» Sbottò lei.
Angel seguiva il loro scambio di battute senza capire.
«Bene. Il signor Wesley, l’Osservatore di Los Angeles, mi ha chiamato per dirmi che la sua ragazza è appena stata attivata e arriverà qui domani. Si tratta della nuova Cacciatrice in carica.»
Dopo aver sputato fuori la notizia, Giles parve rilassarsi un poco, ma senza perdere di vista la ragazza, di cui aspettava e temeva la reazione. La studiò da dietro i suoi inseparabili occhiali, mentre spalancava i grandi occhi marroni e socchiudeva la bocca. E, come in un incantesimo, il silenzio si impadronì dell’appartamento.
L’unico rumore che si udì, per qualche minuto, fu solamente il ticchettio dell’orologio a muro.
Erano stati talmente presi dalla faccenda di Spike e dalla salute in pericolo di Faith, che nessuno di loro aveva pensato alle conseguenze dell’accaduto.
La ragazza, dapprima paralizzata per lo shock, parve finalmente reagire.
La fronte si corrugò e i suoi occhi divennero lucidi, mentre diverse emozioni attraversavano e trasformavano i bei lineamenti. Incredulità, sensazione di sconfitta e incapacità, smarrimento.
Piegò la testa verso il basso e chiuse gli occhi per un lungo momento, sussurrando qualcosa di incomprensibile che probabilmente erano imprecazioni, poi sollevò il viso e piantò gli occhi in quelli dell’Osservatore.
«Dica a quel segaiolo che si tenga pure la sua ragazza! Io sono viva e vegeta!» Strillò, battendo il pugno contro lo sterno. «Per un soffio, ok, ma lo sono!»
L’uomo arrivò premuroso per sfilarle l’ago e interrompere la trasfusione, mentre Faith iniziava ad agitarsi. Temeva che si sarebbe fatta male o provocata un ematoma nel punto in cui stava per strapparsi l’ago del braccio. Le tamponò con gentilezza il piccolo foro con un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante, poi legò con cura una garza attorno ad esso.
Lei ringhiava e serrava i pugni, ma le attenzioni che ricevette la calmarono un poco.
«Tienilo per un po’.» Le disse paterno.
Fu lo sguardo che si scambiò con Angel, ancora una volta, a quietare completamente il suo animo.
Il vampiro sembrava non aver capire bene quello di cui stavano parlando, ma il suo volto esprimeva una sincera preoccupazione.
 
«Come stavo cercando di dirti, questa connessione magica si equilibra da sé. E quello che è successo non è nulla di così straordinario e impossibile. E’ già successo che in passato fossero attivate contemporaneamente due Cacciatrici.»
«E tutte le menate sul fatto che io ero unica, allora? Tutti blablabla
Giles sospirò e si sedette sul divano a fianco della ragazza.
«E’ successo molto raramente
«E quindi come funziona? Sono in pensione?» Chiese con tono canzonatorio.
L’uomo si tolse gli occhiali e si massaggiò l’attaccatura del naso.
«Non proprio. La nuova Cacciatrice non ha molta esperienza e dovrai aiutarla.»
«Dovrò fare la Baby-sitter, insomma…»
«Faith.» Soffiò l’uomo. Aveva un modo sconsolato di pronunciare il suo nome, come se sapesse in partenza che lei non avrebbe badato a quello che aveva da dirle.
«Avere una seconda Cacciatrice è senz’altro un vantaggio contro il nostro nemico.»
La ragazza fece una smorfia, palesando i dubbi riguardo quell’affermazione.
«Faith… Ora hai solo bisogno di riposare.»
Era stato Angel a parlare e a rivolgersi alla ragazza con il suo nome. Era riuscito a pronunciarlo per la prima volta, senza riuscire a reprimere il brivido che l’aveva accompagnato.
Al suono di quelle parole, Faith si sentì riscaldare da un’emozione intensa.
«Probabilmente sì…» Si portò una mano alla fronte aggrottata e la strofinò per qualche attimo.
«Ti accompagno a casa.» Propose Giles, alzandosi in piedi.
 
***
 
Spike entrò nell’appartamento con un sorriso malvagio sulle labbra, ancora ebbro del sangue potente della Cacciatrice. Allungò il braccio verso la parete e attraversò il corridoio rasentando la vecchia carta da parati con la punta delle dita.
Drusilla, che stava riposando accanto a Vamp Willow, sentì il fruscio sulla parete con il quale il suo compagno amava annunciarsi e sorrise, aprendo gli occhi azzurri. Poteva sentire l’odore della sua vittoria. Si alzò con grazia dal letto e gli venne incontro, un sorriso radioso che illuminava il bel viso di porcellana. Appena uscì nel corridoio e lo vide avvicinarsi, iniziò a danzare.
Spike si fermò. La guardò lascivo e si passò il pollice sul labbro inferiore.
Non c’era bisogno di parole. Intendeva averla lì e subito, per festeggiare l’uccisione della terza Cacciatrice.
Le prese il volto tra le mani e appoggiò la fronte contro la sua. Stava giusto per baciarla possessivamente quando la voce di Vamp Willow interuppe il momento.
«Dove sei stato?» Chiese la donna, un finto tono neutro nella voce.
Il vampiro sbuffò.
«Ha ucciso la Cacciatrice come mi aveva promesso.» Svelò Drusilla, sorridendo verso di lei.
La rossa strinse gli occhi.
«Mi avevi promesso che ci saremmo andati insieme. Anche io volevo divertirmi con lei.» Disse seccata.
«Vorrei sapere dove sta scritto che devo condividere tutto con te, brutta putta-»
Drusilla gli poggiò una mano davanti alla bocca.
Spike afferrò la mano della compagna e la trascinò via con sè, dove potevano starsene finalmente da soli. La rossa fece una smorfia di scherno. Fece per tornare nella camera ma poi, all’ultimo momento, ci ripensò e decise che sarebbe uscita a nutrirsi.
 
Il mondo della caccia era ancora nuovo per Willow, che era stata vampirizzata solo qualche settimana prima dell’arrivo della coppia alla ricerca di Angel. Drusilla se ne era invaghita subito, riconoscendo nei suoi modi spietati qualcosa che le ricordava Darla, e da allora l’aveva voluta con sé. Willow aveva accettato, affascinata da tutto quello che la coppia poteva insegnarle.
Con Dru si era creato uno strano e perverso legame materno, mentre con Spike era stato odio a prima vista. Non solo perché era gelosissimo della sua dolce e folle principessa bambina, ma anche per la sua fastidiosa strafottenza e per il menefreghismo che dimostrava nei suoi confronti.
Era convinta che se uno di loro due fosse diventato polvere, l’altro non avrebbe di certo versato lacrime per l’evento. Ma tanto più era sicura della possibile reazione di Spike davanti alla sua eventuale morte, tanto meno era sicura di quella di Dru. La vampira era talmente folle ed incostante, che non sapeva davvero se aspettarsi risate e danze macabre, lacrime e urla lancinanti, o assoluto disinteresse. O ancora, più probabilmente, tutti e tre in alternanza.
Inspirò l’aria fresca della notte e, prima di scegliere un locale dove cercare nuove prede, si incamminò verso il cimitero. Era curiosa di assistere alla nascita di un altro suo simile, curiosa di sondare tutti gli aspetti del suo nuovo mondo, e quella notte senza Cacciatrice le sembrava la notte perfetta per farlo.
 

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Capitolo 13
*** cap 12 ***



Capitolo 12

 
Appena l’automobile di Giles si fermò davanti all’appartamento di Faith, Angel scese e raggiunse con passo incerto l’altro lato della macchina, dove l’Osservatore aveva appena aperto la portiera e stava aiutando la ragazza a scendere. Faith non amava questo tipo di premure, ma era così debole che non poteva fare altro che accettarle in silenzio e appoggiarsi a lui. Angel le si avvicinò e le permise di mettere un braccio attorno alle sue spalle per reggersi, irrigidendosi al contatto.
Alla ragazza parve di rivivere al contrario la scena che si era svolta una settimana prima, quando l’aveva salvato e condotto nel suo appartamento, e le sembrò tutto così estremamente ironico. E ancora più assurdo, se pensava che qualche ora prima lui l’aveva allontanata con disgusto.
Era confusa dalle sue improvvise –anche se timide- attenzioni e non riusciva a spiegarsi quel cambiamento repentino.
Si diceva che sarebbe stata una cosa temporanea, fino a che non si fosse ripresa. Pensò persino, disgustata, che forse il tipo di ragazza ideale di Angel fosse la ragazzina debole ed indifesa, in cui lei ora si era trasformata involontariamente.
«Mi rassicura sapere che ci sia qualcuno a vegliare su di te.» Disse l’uomo con un sorriso. «E mi raccomando, non essere la solita testona orgogliosa. Non esitare a chiamarlo, se ti dovessi sentire male. E tu.» Si rivolse poi al ragazzo. «Non esitare ad avvertirmi in caso di pericolo o se noti qualcosa di strano. Il mio numero di casa è scritto sul bloc-notes a fianco del telefono.»
Angel annuì e per un attimo, in fondo al suo cuore, la invidiò.
In vita, non aveva mai ricevuto attenzioni o gentilezze del genere da parte di suo padre.
Giles esitò un attimo prima di ripartire.
«Si chiama Buffy e ha sedici anni.» Disse «Ma mi hanno assicurato che è molto forte e determinata.»
Faith accennò un sorriso di saluto mentre l’uomo si metteva al volante dell’auto.
Una parte di lei era felice di ricevere un aiuto e sperava che ci avrebbe guadagnato una nuova amica, qualcuna che potesse capirla, con cui potesse finalmente condividere la sua missione, ma l’altra parte temeva che la ragazzina avrebbe assorbito tutte le attenzioni del suo padre putativo e che lei sarebbe stata messa da parte, tornando ad essere sola come un tempo. Temeva che le avrebbe portato via tutto quello, quel poco, che aveva.
 
***
 
Apro gli occhi e mi siedo sul letto, immersa nel buio. Mi è impossibile dormire a causa dei dolori e della moltitudine di pensieri che mi affliggono.
Vorrei poter andare furtivamente nel soggiorno e distendermi a fianco ad Angel. Vorrei che mi rivolgesse uno sguardo pieno di affetto, che mi stringesse e confortasse… Ma so perfettamente che questo non accadrà mai.
Oggi sono cambiate molte cose, ma molte altre sono rimaste le stesse.
Lui ora riposa sul divano, nello stesso posto dove ha ripreso le forze negli ultimi giorni. Lo sta facendo di sua volontà, questa volta, ma ha anche ricostruito il muro di freddezza tra di noi.
Mi alzo in piedi, il mal di testa e le giunture che dolgono, decisa a provare a scalfirlo
 
«Scusami per questa sera.»
Lo sento muoversi tra le coperte.
Il buio pesto non mi permette di vederlo e mi ritrovo a immaginare la sua fronte aggrottata.
«Per cosa? Non potevi immaginare che Spike-»
«No, non per quello. Intendo per quello che era successo prima.» Dico lentamente e a bassa voce.
Il silenzio lambisce la stanza per qualche attimo e mi chiedo se sto facendo la cosa giusta.
Mi chiedo se questo dialogo ci avvicinerà o ci allontanerà, se lui se ne andrà via di nuovo seccato.
«Pensavi veramente quelle cose di me? Lo so che sono stata avventata e che ti sono saltata addosso, ma-»
«Pensa a riposare.»
Eccolo di nuovo. Distante, laconico, ermetico.
«Perché mi hai aiutato?»
Si sentiva in colpa perché ho rischiato la vita?
«Perché sentivo che dovevo farlo.»
La mano destra cerca il polso sinistro e inizia a massaggiarlo nervosamente.
Perché l’unica volta in cui mi ha detto quello che pensava è stato quando ci siamo urlati contro?
Mi chiedo se potrà mai essere sincero ed aperto con me. Mi chiedo se sia in grado di provare affetto. Mi chiedo cosa provi ad essere un mostro con l’anima.
«Perché sentivo che era giusto così.»
E’ questo che lo spinge verso di me? Il senso di giustizia?
Chiudo gli occhi, delusa.
Mi chiedo se il suo distacco sia dovuto alla natura di vampiro o alle violenze che ha subito.
Mi chiedo se un giorno mi racconterà quello che gli è successo.
Mi volto e torno a letto, ancora più insoddisfatta e irrequieta di prima.
 
Angel fissò la sagoma scura allontanarsi e si rilassò.
Per qualche oscuro motivo gli era sempre così difficile parlare o interagire con lei in qualunque modo. Da quando aveva una tale paura delle donne?
Portò le mani al viso e lo strofinò con forza, come se quel gesto potesse portare chiarezza, poi si girò su un lato.
Non poteva continuare così, se aveva deciso di starle accanto, ma non sapeva fare altrimenti. Aveva passato gli ultimi decenni in solitudine e ora aveva serie difficoltà ad aprirsi con la gente. Ottant’anni con l’anima e sembrava non aver ancora raggiunto un equilibrio, tanta era la paura di non poter controllare il suo demone.
E con lei, poi, era ancora più difficile. Quella ragazza mancava totalmente di tatto e scatenava in lui strane reazioni impulsive, come era successo quella sera stessa.
O forse, era proprio quello che gli serviva per sbloccarsi?
 
 

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Capitolo 14
*** Parte seconda - cap 13 ***


 

PARTE SECONDA
 
Capitolo 13

 
 
Le suole di gomma degli anfibi cigolano impietose contro il pavimento lucido della scuola mentre avanzo nei corridoi. Le gambe si alternano spedite una davanti all’altra, facendo strusciare la stoffa dei larghi pantaloni dalla fantasia militare. Ad accompagnare il tutto, il tintinnio della catenina che collega il passante frontale con il portafoglio nel tascone posteriore.
Rupert sa riconoscere perfettamente questi suoni e, ogni volta che ho varcato la soglia della biblioteca, si è sempre fatto trovare in piedi ad accogliermi. Con l’inseparabile libro in mano ed il solito dito infilato tra le pagine, per non perdere il segno della lettura.
Ma oggi, per la seconda volta, non è stato così. Mi passo le mani tra i capelli, infastidita dalla rottura di quella semplice ma rassicurante abitudine, e stringo gli occhi per mettere a fuoco la ragazzina che lo sta distraendo. E’ una bionda cheerleader, con tanto di divisa, pon pon e fascia gialla tra i capelli, e sta mostrando all’uomo una di quelle coreografie che io definisco da menomate mentali.
Continuo ad avvicinarmi e, quando riconosco Buffy, quasi mi prende un colpo. Alzo un sopracciglio ed incrocio le braccia, fissando la sciagurata.
 
E’ arrivata stamattina in auto con sua madre, la biondina tutta minigonne e stivaloni alla moda. Con un paio di occhiali da sole con la montatura delle lenti a forma di cuore e un chupa chups infilato in bocca.
Speravo che conoscere questa nuova Cacciatrice valesse la pena, tanto da non farmi rimpiangere di aver perso una mattinata con il mio bel vampiro tenebroso. Invece ho dovuto sorbirmi un’ora di vaneggiamenti sulla moda di Los Angeles e un interrogatorio sui ragazzi più attraenti della scuola, fingendo scarsamente di provare interesse, mentre il mandrillo faceva gli occhi dolci alla madre della ragazza.
 
Ora rieccola qui, dopo che la madre ha portato le loro cose in albergo e passerà la giornata a cercare un appartamento dove trasferirsi, per poi tornare a Los Angeles e prendere accordi con i traslocatori.
«Buffy si è iscritta nel gruppo delle Cheerleaders per integrarsi prima nella nuova scuola.» Spiega Rupert con un sorriso imbarazzato. «Mi stava mostrando i suoi cavalli di battaglia.»
«Vedo.» Commento infastidita. «Qualcuno le ha spiegato cosa è venuta a fare qui?»
Il sorriso dell’uomo si spegne ed il volto viene attraversato da un velo di tristezza e consapevolezza. Ma non quello di Buffy che, sorniona, si gira a fissarmi.
«E’ ancora così giovane…» Dice lui, quasi a volersi scusare per lei.
«Anche io lo ero.» Pronuncio asciutta.
«Non dirmi che passi tutto il tempo ad ammazzare i vampiri? Ti concederai anche tu qualche passatempo, no?»
Dice lei, il viso con i lineamenti ancora infantili ed il sorriso sbarazzino dell’innocenza.
Inspiro ed espiro profondamente, trattenendo l’urgenza di prenderla a schiaffi.
«Sì, certo. Ne riparliamo un’altra volta.»
Mi giro e faccio per andarmene, già stancata dalla sua presenza.
«Faith, dove vai?» Chiede Giles «Sei appena arrivata.»
Alzo gli occhi al cielo.
«E’ meglio se vi lascio soli. Avrà molte cose da dirle e da insegnarle.»
La ragazzina non commenta e pianta lo sguardo a terra, fissando le scarpe, indecisa sul come comportarsi. Forse aveva creduto che recitare la parte della stupida l’avrebbe resa simpatica.
«Sbagli.» Dice lui con voce ferma. «Tu puoi insegnarle molte più cose di quelle che posso insegnarle io.»
Una luce brilla nei suoi occhi, quella di un padre orgoglioso.
«Perché non le fai vedere come combatti?»
Una luce si accende nei miei, ben diversa, accompagnata da un ghigno malefico.
«Già. Fatti sotto, cocchina! Mostrami quello che sai fare!»
 
***
 
«Mi sono anche iscritta al concorso per essere eletta la Reginetta del liceo. Mi sono sempre piaciute le gare di popolarità.» Squittisce Buffy, massaggiandosi un fianco dolorante. «Tu hai mai partecipato ad un concorso di questo tipo?»
«No.» Rispondo secca.
Non so se dipenda dalla vicinanza di Angel, ma sto diventando laconica come lui. O sto diventando vecchia, visto che non me ne può fregare di meno di queste stronzate da sedicenni.
Sì, sto proprio invecchiando. Dopotutto la carriera di una Cacciatrice si esaurisce in media intorno ai vent’anni e io sono già al limite. Tanto invecchiata da lasciare quasi che la ragazzina mi tenesse testa, sorprendendomi.
Avevo pensato che gliele avrei suonate, che le avrei dato una bella lezione, togliendole quell’aria da smorfiosa, invece tutto quello che lei aveva fatto era stato parare i miei colpi con velocità e precisione, riuscendo persino a colpirmi un paio di volte.
Non posso fare a meno di pensare che siamo così uguali eppure così diverse. Legate da un destino comune.
So che non dovrei pensarla come una rivale, che dovrei sforzarmi di legare con lei… ma non posso fare a meno di essere diffidente. Come se ci fosse qualcosa di indefinito in lei che mi disturbasse enormemente.
«A quanti vampiri stai?»
Buffy mi guarda senza capire, l’aria distratta, come se l’avessi distolta improvvisamente dai suoi sogni da Reginetta.
«Ti ho chiesto a quanti vampiri stai. Quanti ne hai uccisi finora, intendo. O pensavi ti chiedessi quanti te ne fossi portata a letto?»
Le sue guance si imporporano violentemente.
«Credevo che noi fossimo state addestrate solo per ammazzarli, i vampiri.»
Povera piccola Buffy, ancora acerba e convinta di vivere in un mondo di assoluti, di buoni e di cattivi, di bianco e di nero.
«Più o meno.» Rispondo criptica, divertendomi a mettere in crisi il suo mondo di incrollabili certezze. «Allora? Venti, trenta? Quanti?»
La vedo spalancare i grandi occhi verdi.
«Veramente li posso contare sulle dita di una mano…»
Chiuso gli occhi e sbuffo teatralmente.
«Ok. Iniziamo da zero.» Porto una mano alla fronte e inizio a massaggiarla. «Questa sera andremo di ronda assieme.»
«Wow!» Squittisce lei. «Si va a rompere il culo a un pochi di stronzi succhia-sangue!»
Apro un occhio per guardarla. Dopotutto, potrebbe anche essere divertente.
 
***
 
Willow strinse la mascella e annusò l’aria, in cerca della prima vittima della serata. Sorrise predatoria davanti alla folla di gente, compiacendosi per avere l’imbarazzo della scelta.
Diede uno sguardo al cartellone appeso al muro esterno del Bronze, annunciante il concerto dei “Dingoes Ate My Babe”, e fu percorsa da una sensazione di Déjà vu.
Qualche mese fa, la notte della sua uccisione, anche lei era stata in coda come quei giovani per assistere all’esibizione del gruppo. Aveva tremato all’idea di poter incrociare lo sguardo del chitarrista. Un ragazzo esile ed un po’ strano che cambiava di continuo il colore dei capelli.
 
D’un tratto, si sentì avvolgere da un profumo familiare. Si lasciò guidare dai suoi nuovi sensi e si avvicinò all’entrata del locale.
Non le ci volle molto per distinguerne l’origine tra la folla rumorosa e sentire la bocca diventare improvvisamente secca ed affamata.
Si trattava di Xander Harris. Il ragazzo che era stato per anni il suo compagno di banco ed il suo migliore amico. Il vicino di casa di cui era stata segretamente innamorata per tanti anni.
Decise di avvicinarsi di più, ma senza farsi notare. Giusto il tempo per studiarlo un po’.
 
Non si sorprese di non provare nessuna emozione. Nessun nodo alla gola, nessuna nostalgia.
Nessun desiderio di tornare ad essere quella di prima, magari solo per un giorno, per poter riabbracciare i vecchi amici o per tornare a scuola, dai libri e dai professori che aveva tanto amato.
Niente di tutto questo. Nessuna di quelle stupide sensazioni che l’avevano resa così debole quando era un essere umano.
 
Aveva passato ogni singolo giorno della sua nuova esistenza ad odiare quello che era, una timida adolescente dai capelli rossi che amava vestirsi ancora da bambina, e a comportarsi all’esatto contrario. Fredda, malvagia e imperscrutabile, aiutata in ciò dalla perdita dell’anima.
Non era stata lei a chiedere di diventare un mostro, ma tutto ciò le piaceva.
La sua non-vita le sembrava molto più soddisfacente della precedente. Aveva scoperto che il demone le dava la sicurezza in sé stessa di cui aveva bisogno e le inibiva e raffreddava quelle emozioni esagerate che l’avevano sempre fatta sembrare così goffa.
L’aveva liberata da qualsiasi preoccupazione, senso di colpa o freno inibitorio.
 
Ripensò alla prima volta che Xander l’aveva vista cambiata. A come l’aveva guardata deluso, a come aveva disprezzato il suo nuovo comportamento.
Nonostante la vecchia Willow fosse stata un disastro quasi su tutto (o almeno, era così che si vedeva), Xander era stato uno dei pochi che l’aveva apprezzata e che le aveva voluto bene così com’era.
Ma nemmeno questo le fece male.
Provò invece un desiderio oscuro e malato. Il capriccio di avere di nuovo l’affetto e l’approvazione del ragazzo.
Riflettè che l’unico modo per ottenerli era trasformarlo nel suo compagno devoto, legandolo a sé per l’eternità, come aveva fatto Drusilla con Spike.
Sorrise, tentata di affondare i canini nella sua carne. Di andare lì e farlo suo, come non ne aveva mai avuto il coraggio in vita. Ma decise che quella non era la serata giusta per farne il suo childe.
Si allontanò da lui, quindi, adocchiando una coppia di amici che fumava nel vicolo.
 

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Capitolo 15
*** cap 14 ***


 

Capitolo 14

 
 
Nota: Come avrete notato, questa seconda parte della storia ha dei momenti divertenti, grazie alle interazioni con Buffy. Tuttavia, non mancheranno le scene malinconiche e un po’ di angst.
Spero di riuscire a rendere il rapporto controverso tra le due Cacciatrici.
 
 
«Com’è andata ieri sera?»
La domanda mi distrae dal vortice di pensieri in cui ero caduta e mi fa cercare il viso dell’Osservatore. Lo vedo fissare Buffy mentre prende a pugni il sacco, studiando i difetti sui quali dovrà lavorare durante gli allenamenti.
«Non se la cava male. Ma ha ancora molto da imparare.»
Lo imito e la fisso per qualche minuto, poi mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso la teca di vetro che custodisce alcune armi da taglio.
Rupert si gira a controllare quello che sto facendo e si rilassa quando mi vede estrarre dei tronchetti di legno da una sacca.
Inizio a scalfire la superficie lignea e a darle la forma appuntita mentre lui, forse ispirato da quel gesto vecchio di secoli, inizia a spiegare a Buffy cosa significhi essere la Prescelta.
«Essere una Cacciatrice non comporta solamente saper maneggiare le armi, affilare i paletti o destreggiarsi con il combattimento corpo a corpo. E’ una scelta di vita, è una missione che viene prima di tutto.»
Non posso fare a meno di sorridere per quelle parole.
«Ironico il termine ‘scelta’, non trova?»
L’uomo si gira verso di me, assolutamente serio.
«Non parlo della chiamata, del processo con cui si attiva una Cacciatrice. Parlo di come la missione plasmi le sue priorità. Di come, da compito che le viene inizialmente imposto, diventi lo scopo della sua vita. Di come lei accolga le responsabilità che le vengono date e diventi fiera di esse.»
Si volta di nuovo verso Buffy e continua il suo discorso.
Riprendo ad asportare le lamelle di legno, incupendomi, chiedendomi perché la predica da prete mancato di Giles mi stia facendo un qualche effetto e perché ho una strana sensazione di Déjà vu.
 
La missione di Cacciatrice ti ha dato uno scopo e un modo per sfogare l’odio e la rabbia, ma non hai capito niente del suo significato.
 
Allargo gli occhi, turbata, le parole di Angel che riecheggiano nella mente, e improvvisamente viene a galla il pensiero che aveva strisciato nella mia mente per tutto il discorso di Giles. Queste frasi sono così simili a quelle che mi aveva rivolto la Dormer, la mia prima Osservatrice, quando mi aveva istruito, e rifletto con amarezza su quanto mi sia allontanata da quegli insegnamenti durante gli anni.
 
Scuoto la testa e spingo la sedia all’indietro con decisione. Mi alzo e raggiungo Buffy con rapide falcate, le afferro il braccio e la invito a seguirmi, ignorandone lo stupore.
«Vieni.» Dico. «Tutti questi paroloni ti faranno solo confusione. E’ nella pratica che imparerai.»
 
Voglio mostrarle cosa significhi essere una Cacciatrice nell’aspetto pratico.
Giles può usare tutti i paroloni che vuole ma è in mezzo ai covi puzzolenti e viscidi dei demoni, con le mani in mezzo alle loro viscere, che può capirlo.
E’ un lavoro sporco, svolto nell’ombra, e io non voglio illuderla. Non starò qui a raccontarle favole sul coraggio, su vecchie eroine, sul sacrificio e sulla dedizione alla missione. Sono tutti ricami, lo zucchero somministrato per addolcire la pillola amara.
La verità è che siamo assassine di demoni.
Anche se, in mezzo a tutto questo, Giles ed Angel mi hanno ricordato che c’è una luce. Che ci sono dei valori che dobbiamo difendere. Perché, se uccidessimo solo per sfizio e per rabbia… allora sì, che saremmo al pari dei demoni che cacciamo.
 
***
 
Gli occhi verdi di Buffy scrutano l’oscurità, mentre si addentra con cautela nella grotta.
La seguo a distanza, pronta a correre in aiuto in caso di difficoltà. Un nido di demoni Suvolte non è difficile da gestire, se sei veloce a distruggere le uova prima che si schiudano. E se non ti fai beccare dai suoi occupanti, naturalmente.
Mi fermo un secondo ad osservarla mentre si aggira attenta ma perfettamente a suo agio nella caccia, le mani ancora sporche del viscidume che le ha spruzzato il demone precedente che ha ucciso. Incrocio le braccia al petto e sorrido, ammettendo a me stessa che la ragazza è più tosta di quello che pensassi.
 
«Come va, B? Sei stanca?»
«Piacevolmente stanca.» Mi risponde senza girarsi, senza farsi distrarre troppo dal suo compito. «E anche un po’ disgustata, per la verità. Ma so che tu affronti queste cose ogni giorno e non ci farei una bella figura a lamentarmi.»
Annuisco, percependo il suo desiderio di mostrarsi all’altezza della missione.
«Beh, sì. Comunque per oggi può bastare. Possiamo tornare qui domani.»
La vedo immobilizzarsi sul posto e voltarsi subito dopo verso di me.
«Dammi solo qualche giorno per abituarmi a questi ritmi.» Piagnucola debolmente. Poi, mentre sta per spostarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, si blocca in tempo e si ricorda di avere le mani unte.
«E anche per lavarmi di dosso tutto questo schifo!»
Ridacchiamo insieme, incuranti di poter attirare l’attenzione di qualche demone.
«Andiamo.» Dico, dirigendomi verso l’uscita della grotta, e ascolto i passi di Buffy che mi segue a qualche metro di distanza.
Poi, di punto in bianco, mi blocco e mi volto verso di lei.
«Ti va di uscire insieme domani sera?» Propongo, colta da un’idea improvvisa.
Un sorriso radioso illumina il suo viso di piccola donna.
«Sicuro!»
Annuisco e riprendo a risalire il tunnel, pensando che una bevuta e qualche ballo in sua compagnia non dovrebbe essere poi così male.
 

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Capitolo 16
*** cap 15 ***


 

Capitolo 15
 

 
«Com’è questa Buffy? Come va con lei?»
La domanda mi coglie impreparata, mentre perlustro i ripiani del frigorifero con gli occhi, alla ricerca di qualcosa di commestibile.
Chiudo lo sportello, una confezione di formaggio spalmabile in mano, e mi volto verso Angel.
«Bene.» Rispondo esitante, sorpresa per il suo tentativo di intavolare una discussione.
«Cosa avete fatto?»
Ma cos’è? Un terzo grado? Mi porto verso la credenza e mi procuro un coltello e un pacchetto di cracker. Poi, mentre decido cosa rispondergli, mi avvicino al tavolo e sposto una sedia.
«Le ho insegnato a, uhm, distinguere i tipi più comuni di demoni.» Le ho insegnato a scovarli nei loro nidi e a sgozzarli, se vuole proprio saperlo. «Domani ho intenzione di portarla al cimitero.»
Apro la confezione del formaggio e intingo il coltello nella crema morbida.
«Oh, mi piacerebbe molto assistere alla vostra ronda. Alla tua lezione, intendo.»
Un pezzo di cracker si rompe e finisce capovolto sul tavolo dalla parte del formaggio, secondo la legge di Murphy della fetta imburrata. Merda.
Alzo un sopracciglio, poco convinta. «Se ci tieni.»
Vuole veramente assistere alla lezione in cui le insegno ad uccidere i suoi simili?
La sua bocca si inarca un poco, indovinando il motivo della mia preoccupazione.
«Ho già ucciso dei vampiri in passato. La cosa non mi dà problemi.»
Faccio una smorfia. «Bene. Fa come vuoi.» E lo sento annuire.
 
Poco dopo sentiamo bussare alla porta e, prima che abbia il tempo di alzarmi, Angel è già scattato in piedi e l’ha raggiunta, spalancandola con un gesto repentino. Incuriosita dalla sua reazione, lo osservo giacere immobile e sorpreso, faccia a faccia con il mio appuntamento.
«Ciao!» Squittisce subito Buffy.
«C-ciao.» Balbetta lui.
«Posso entrare?» Miagola la bionda.
«C-certo.»
Corrugo la fronte e la osservo fare le fusa al mio uomo, mentre lui se ne sta tutto inebetito e impalato come un pesce lesso.
Ok, non è il mio uomo. Ma mi riesce difficile trattenere il ringhio gutturale che si sta formando, una specie di richiamo animale di appartenenza.
«Ehi Faith, non mi avevi detto di avere un ragazzo.»
Così va decisamente meglio. Buffy si alza in punta di piedi per cercare di vedere al di là della sua spalla e si mette a fare dei saltelli imbarazzanti allo scopo.
«Non… Non sono il suo ragazzo.» Si affretta a precisare lui, rovinando l’attimo in cui mi stavo crogiolando all’idea, e fa alcuni passi all’indietro per permetterle di entrare.
«Oh, scusami. Sembravi uno di casa.»
Lo vedo portarsi nervosamente una mano ai capelli e mi chiedo se il nervosismo è dovuto all’osservazione della biondina o all’effetto che lei gli fa.
«Ciao B.» Prununcio un po’ freddina.
«Ciao Faith.» Risponde lei con la solita allegria.
«Lui è Angel.» Annuncio, il desiderio improvviso di tatuargli la scritta “proprietà di Faith Lehane” sulla fronte.
«Ciao Angel.» Miagola di nuovo. Il modo in cui ha pronunciato quel nome mi fa rizzare i capelli dietro alla nuca.
«Ok, dammi un attimo e arrivo.» Dammi il tempo di recuperare un’arma e poi vedrai come ti faccio fuori, se osi posare le tue zampacce su di lui.
Sparisco nel bagno a lavarmi i denti e a sistemarmi il trucco, allontanandomi da quei due prima di compiere una carneBuffycina; ma lascio la porta aperta per origliare cosa si dicono. E, con mia grande sorpresa, li scopro a parlare di me.
«Faith è una grande, vero?» Inizia a dire lei. «E’ una combattente con molta esperienza e sa maneggiare le armi in modo fantastico. E’ così determinata, sicura di sé, carismatica…»
Blocco il polso a mezz’aria, percependo il sorriso e l’ammirazione sincera dipinti sul suo viso, anche se non la posso vedere.
«Non l’ho ancora vista in azione ma, uh, immagino di sì.» Bofonchia lui.
«Come non l’hai mai…» La sento interrompersi ed esitare. «Oh, forse lo considera troppo pericoloso per te.»
«Niente affatto!» Risponde lui un po’ ferito, alzando la voce più del dovuto. «Il fatto è che sono stato male ed ero molto debole, quindi le sarei stato solo d’intralcio. Ma le ho già detto che domani verrò con voi di ronda.»
«Oh! Sarebbe fantastico!» La sento agitarsi per la gioia.
Quando torno in soggiorno, vedo la felicità ancora dipinta sul volto di lei e, impallidendo, noto un sorriso divertito sul volto di Angel.
 
***
 
Sediamo al tavolino del Bronze, sorseggiando i cocktail in un silenzio teso.
Io che mi chiedo se ho sbagliato tutto con lui, che ripenso al sorriso che ha rivolto a Buffy, al suo cambiamento di comportamento e… sento lo stomaco che si stringe in una morsa senza pietà.
Con me, sempre chiuso e musone; con lei, rilassato e allegro. Lo rivedo nella mente mentre parla e agisce in modo spontaneo, come se all’improvviso tutto il peso delle sue preoccupazioni fosse svanito, e vengo assalita dai dubbi.
Sono io a metterlo a disagio? Cosa posso fare per evitarlo? E, soprattutto: è sbagliato che gli stia accanto?
Buffy percepisce di sicuro la nuvola di pensieri amari che ruota attorno alla mia testa, anche se prudentemente cerca di non darlo a vedere e di non chiedere a riguardo.
 
«Ehi ragazze, venite a fare un ballo con noi?»
Due ragazzi si scambiano brevemente un sorriso d’intesa e riportano lo sguardo sulla bionda seduta di fronte a me. Lei si volta a fissarmi indecisa, aspettando la mia approvazione.
Corrugo la fronte e assottiglio gli occhi, facendole capire che non sono interessata. Perché, diamine, se non fosse abbastanza evidente, questa sera non sono dell’umore giusto per…
«Magari un’altra volta, dopo che vi sarete tagliati quegli imbarazzanti peli che vi escono dal naso!»
Alzo gli occhi verso di loro, giusto per vederli portare istintivamente le mani alle narici e scappare imbarazzati. Quindi inarco le labbra, ringraziandola mentalmente per il modo veloce ed arguto che ha trovato per sbarazzarsene. E ringrazio loro, dopotutto, per avermi strappato da quei pensieri lugubri.
Apro la bocca per parlare ma esito. Sì, Faith, fatti coraggio. Un complimento non ti ucciderà ed è un bel modo per iniziare una discussione. Sempre che tu non voglia portare il muso per l’intera serata.
«Sei stata forte, B.» Le dico con un sorriso un po’ forzato. «Non avrei trovato modo migliore per farli allontanare così velocemente.»
Afferro il bicchiere e mimo un cin-cin virtuale, in segno di ammirazione.
Lei ridacchia compiaciuta.
«Bah, è stato facile. Non ho nemmeno dovuto minacciarli più di tanto.»
«Minacciarli?» Chiedo scettica, alzando un sopracciglio. «Fai qualche esempio.»
«Mhh… Legarli con delle corde e cospargerli di mangime per galline, per poi gettarli in un pollaio di pennuti affamati?» Mi fissa ghignante, i gomiti puntati sul tavolo e la testa sorretta tra i palmi delle mani aperti a coppa.
«Suona divertente.» Commento, avvicinando le labbra al drink.
La vedo alzarsi dalla seggiola e fare il giro del tavolo.
«Ti va di fare un ballo assieme?» Propone, poggiando la sua piccola mano sul mio polso.
Mi trovo a tremare impercettibilmente a quel contatto, non abituata a dare troppa confidenza a… O forse non sono proprio abituata ai contatti umani. Però la cosa mi tenta, se non altro per evitare oscuri pensieri. Basta non imbattersi di nuovo in quei due segaioli.
«Oh, non fa nulla se non ne hai voglia.» Dice un po’ delusa, notando la mia mancanza di entusiasmo.
Fa per allontanarsi, ma sono veloce ad afferrarle il polso.
«Aspetta, certo che ne ho voglia! Andiamo.»
Mi alzo e la trascino in mezzo alla folla, fermandomi solo quando arriviamo al centro della pista.
Uno dei posti in cui sono perfettamente a mio agio. Dove posso dimenticare i problemi ed evitare al contempo qualsiasi chiacchiera da liceale che cerchi di intavolare Buffy. Quindi mi lascio andare al ritmo della musica.
 
Ma la verità è che, nonostante continui a schernirla con la mente, la sua presenza mi fa piacere.
Come quando ha accettato il mio invito ad uscire insieme e mi sono sentita così… bene. Come se mi fosse sempre mancato avere qualcuno con cui condividere la missione o semplicemente del tempo, anche se non me ne rendevo conto.
 

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Capitolo 17
*** cap 16 ***


 

Capitolo 16

 
 
Nota: Controllate di non aver perso dei capitoli, perché in questo periodo ne sto pubblicando diversi e a poca distanza di tempo! @__@ Buona lettura!^^
 
 
Buffy inizia ad imitare i miei movimenti a specchio, talvolta ammiccando divertita.
Poi ad un certo punto si volta e mi dà la schiena, sfoggiando la pelle abbronzata scoperta dalla scollatura profonda della canotta. Solleva le braccia e le tiene alzate sopra la testa, mentre si abbassa sensualmente sul posto. Mentre si rialza, sempre lentamente, mi avvicino e le faccio scorrere le mani sul lato esterno del torace e poi sui fianchi. Lei indietreggia fino ad appoggiarsi al mio ventre e inizia ad ondeggiare sensualmente i fianchi.
 
Ci dirigiamo al bancone del bar, ridacchiando per la riuscita del piccolo show e per aver catturato l’attenzione di diversi ragazzi.
«Dio, B! Se fai questa cosa ad un uomo, lo fai morire! Sicuro!»
Buffy ride di gusto.
«Oh, non sono così disinibita con i ragazzi! Penso che sia più facile lasciarsi andare con un’amica. C’è solo divertimento, capisci, senza implicazioni sessuali…»
Le mani che gesticolano, mostrando un po’ di imbarazzo per l’argomento “approccio sessuale”.
«Capisco.» Annuisco. «Più tardi ti mostro qualche trucchetto a riguardo.» Le faccio l’occhiolino.
«Sarebbe fantastico, Faith!» Squittisce.
«Oh, figurati.»
La serata sembra aver deviato verso lidi ben più interessanti del previsto, penso, mentre ordiniamo al barman un paio di birre.
 
Torniamo al nostro posto e, dopo una pausa per sorseggiare le bibite, la vedo allungare le mani sopra il tavolo ed afferrare le mie, guardandomi in modo singolare.
«Che cosa c’è?» Le chiedo, incuriosita e preoccupata allo stesso tempo.
«Mi piacerebbe molto se tu diventassi una specie di sorella maggiore per me. Quella che non ho mai avuto. Quel tipo di sorella che ti porta alle feste dei suoi coetanei più grandi, che ti insegna a flirtare con i ragazzi e… insomma, quella che ti insegna i trucchi per stare a galla in questo mondo.»
Mi sorride in un modo dolce ed incoraggiante e resto a bocca aperta, sorpresa.
«Beh, sì, penso che si possa fare.» Dico, ricambiando il sorriso.
Poi per qualche attimo mi volto e prendo a guardarmi in giro pensierosa, le mani ancora tra le sue, alla ricerca di non so cosa. La domanda che striscia nella mente. Cosa voglio veramente? Passare il resto della vita in solitudine? Penso ad Angel e decido che no, non voglio passare i miei anni migliori a deprimermi e a chiudermi in me stessa come lui. E penso che forse Buffy è la persona giusta con cui posso aprirmi.
«A casa non ho potuto fare a meno di sentirvi.» Inizio poi a dire, riportando lo sguardo su di lei. «Hai detto ad Angel che… mi ammiri?»
«E’ esatto.» Conferma lei senza esitazione.
«Non capisco come tu possa farlo.» Continuo, scuotendo lentamente la testa. «Voglio dire. Proprio tu, che hai avuto tutto quello che mi è sempre mancato? Una famiglia, degli amici… Persino l’innocenza.»
La vedo guardarmi confusa e dispiaciuta e stringere le piccole mani nelle mie.
Il suo calore che mi avvolge, che parte dal contatto delle nostre mani e risale le braccia, le spalle, fino a scaldarmi il cuore, dandomi una strana sensazione di pace.
E mi rendo conto all’improvviso che anche io la ammiro. Per come sa risultare frizzante e arguta e sa farsi apprezzare dalle persone, per come riesce a fare amicizia con tutti, - persino con un ragazzo particolare come Angel - in un modo in cui io non sono mai stata capace. Perché, Dio, sono così diretta e indelicata…
Rifletto sul fatto che siamo così diverse, ma così complementari. Mi chiedo se Buffy sarebbe diventata come me, se avesse vissuto la mia vita. Se anche lei avrebbe fatto le stesse scelte, gli stessi errori, se si sarebbe chiusa e protetta per anni dietro un muro simile di indifferenza.
Chiudo gli occhi per un attimo e inspiro profondamente, pensando che potremo imparare davvero molto l’una dall’altra.
«Pensi che potremo diventare qualcosa tipo, uhm, ‘amiche per la pelle’?» Mi chiede, guardandomi raggiante. «Come Thelma e Luise?»
Faccio una smorfia.
«Beh, sì, ma spero senza il finale rovinoso nel Canyon.» Sorrido.
«Bene, allora festeggiamo!» Lascia le mie mani per afferrare la birra e svuotarla in un’unica sorsata.
 
***
 
«B. Forse è meglio che sospendi la bibita.» La redarguisco alzando un sopracciglio, sorseggiando la mia direttamente dalla bottiglia.
Buffy non è abituata a bere alcool, è evidente. Ha già iniziato a camminare traballante e a ridacchiare da sola, dopo solo due birre.
«Ma cosha dici. Io shono lucidissima!» La sento biascicare. «Piuttostho, insegnami qualche trucchetto da usare suhi ragassi.»
Sorrido, scuotendo la testa, chiedendomi se sia il caso che la tenga d’occhio per il resto della serata, prima che combini qualcosa di cui poi possa pentirsi.
«Vedi, B.» Spiego con cipiglio serio. «Devi sapere che è importante trovare un uomo che sappia cucinare e tenere pulita la casa. E' importante trovare un uomo che guadagni molto e sia molto bravo nel suo lavoro. Ed è importante trovare un uomo a cui piaccia molto fare sesso. Ma, la cosa più importante di tutte,» Faccio una pausa ad effetto e termino con un sorriso compiaciuto «è che questi tre uomini non si conoscano mai.»
Buffy scoppia in una risata fragorosa e poggia la birra vuota sul tavolo.
«Questa teoria è fantasticha.» Commenta appena riesce a riprendere fiato. «La terrò bene a mente»
«Sta a vedere, ora.» Le dico ispirata, allontanandomi.
Scorro lo sguardo sulla pista, fino ad adocchiare un ragazzo moro molto carino e ad avvicinarmi a lui.
 
«Ehi.» Lo apostrofo.
«Ehi.» Risponde lui, ricambiando il mio sguardo mellifluo.
«Lo sai che potrei cavalcarti fino a farti piegare le gambe e a farti schizzare gli occhi fuori dalle orbite?» Mormoro, passandomi la lingua sulle labbra.«Ho dei muscoli che non ti sei mai sognato.»
Finisco la frase piegando la testa di lato e sollevando un sopracciglio maliziosa, senza staccare gli occhi dai suoi. Lo vedo schiudere le labbra e guardarmi con desiderio, quindi mi volto soddisfatta verso la biondina.
La vedo osservarci con i suoi grandi occhi verdi spalancati e poi girarsi e partire alla ricerca di una preda alla sua portata, quindi torno a fissare il ragazzo.
 
Qualche minuto più tardi, dopo aver interrotto il pomiciamento - all’ennesima immagine di un altro moro, ben più alto e massiccio, che si sostituiva a lui nella mia mente – scovo finalmente Buffy a parlare con un ragazzo appoggiato ad una colonna.
Faccio per raggiungerla e mi trovo quasi dietro le spalle del ragazzo quando mi blocco, impallidendo, leggendole il labbiale.
«Ho dei muscoli che non ti sei mai sognato.» Pronuncia le mie parole mentre gli appoggia una mano sul petto e poi, non soddisfatta, rincara la dose. «Potrei spremerti fino a farti esplodere come champagne caldo, e tu mi supplicheresti di-»
«Buffy!!» Urlo nella sua direzione e trattengo il respiro, maledicendomi per aver osato così tanto in sua presenza, senza riflettere che l’alcool avrebbe potuto renderla impavida e senza controllo.
Lei si ferma e si volta verso di me, mettendo il broncio per aver interrotto il suo tentativo di seduzione.
Rilascio il respiro con sollievo e le faccio cenno di venire verso di me.
La vedo sbuffare e liquidare velocemente il ragazzo, prima di raggiungermi.
«Non farlo mai più!» La minaccio, il dito alzato in aria.
«Che cosa?» Mi chiede sorpresa.
«Il bere ed il provarci con i ragazzi!»
«Ma.. Ma..»
«Niente ma. Hai detto che potevo comportarmi da sorella maggiore e così farò.»
Scivolo dietro di lei e le poggio le mani sulle spalle, spingendola dolcemente verso l’uscita.
«Direi che per stasera ci siamo divertite abbastanza!»
 
TBC

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Capitolo 18
*** cap 17 ***


 

Capitolo 17

 
 
Spike non riusciva a smettere di fumare una sigaretta dietro l’altra e di camminare avanti e indietro nel vicolo dove si affacciava la loro dimora, ripensando agli avvenimenti della notte precedente al Bronze.
Prima c’era stata quella bionda che l’aveva mandato inaspettatamente e maledettamente su di giri e poi c’era stata la voce e l’odore di quell’altra ragazza, su cui non si poteva sbagliare.
La Cacciatrice.
«Bloody Hell!» Esclamò stizzito a denti stretti, tirando un calcio al cassonetto dell’immondizia che si trovò malauguratamente lungo il suo cammino.
Doveva pensare, pensare velocemente.
Stette in piedi fermo per un po’, al sicuro nell’ombra, e un po’ alla volta, ma inesorabilmente, un pensiero si fece strada dentro di lui: venire a Sunnyhell era stato un grande errore e avrebbero dovuto andarsene via da lì il prima possibile.
Rientrò in casa, dove sapeva che la sua compagna stava dormendo tra le braccia della vampira rossa, e si versò del bourbon.
 
***
 
Buffy chiude il libro e sospira annoiata.
«Ma è davvero così pericolo questo William The Bloody?» Chiede, voltandosi verso di me.
La guardo offesa. Se uccidere quasi tre Cacciatrici fosse roba da tutti i giorni, beh…
«Perché non mi parli un po’ di Angel?»
Si piega verso di me con un sorriso incantato.
Alzo la testa per roteare gli occhi e poi la pianto nuovamente tra le pagine ingiallite.
Giles nel frattempo arriva con un altro paio di libri.
«E’ bello vedervi fare amicizia.» Dice, dopo averli posati con cautela sul tavolo. «Ma sarebbe ancora più bello vedervi impegnate nella ricerca.»
«Uff…» Sbuffa la bionda, riaprendo il libro. «Non è che passando qui delle ore a cercare quello che è stato scritto su Angelus e questo William, possiamo concludere qualcosa.»
Rupert la fissa imbronciato. Wow, Rupert imbronciato. L’ho sempre visto preoccupato o serio o paternalistico, ma mai… Quasi quasi gli faccio una foto per tenere memoria di questo momento.
«Studiare il nemico è una parte fondamentale della strategia. Non è vero, Faith?»
Oh-oh, il vecchio mi chiama in causa.
«Certo, capo.» Confermo per farlo contento, senza alzare gli occhi dalla lettura, anche se in realtà tifo per le strategie decise sul posto dieci secondi prima di entrare in azione. E poi del passato di questo William The Bloody non me ne può fregare di meno.
Inspiro e mi immergo nuovamente nelle cronache di Angelus.
La sensazione è quella di leggere i racconti dell’horror suggestivi di Allan Poe, esagerati e lugubri ma al contempo così maledettamente realistici. La mia mente rifiuta di accettare che Angel abbia mai potuto compiere azioni del genere e inizia a capire, dopotutto, perché non vuole parlare del suo passato.
«Stasera verrà di ronda con noi, vero?» Bisbiglia la biondina.
«Se non ha cambiato idea.» Commento distrattamente.
«Però è un po’ strano, non trovi?» Continua a dire con lo stesso tono.
Alzo gli occhi infastidita e li pianto sui suoi.
«Non ho intenzione di rispondere alle domande su di lui.»
Torno alla lettura e sbuffo.
Mi chiedo come si comporterebbe se sapesse che Angel è un vampiro. Smetterebbe di fare tutte queste domande e perderebbe interesse nei suoi confronti? Oppure, al contrario, aumenterebbe il suo interesse? E Giles? Come la prenderebbe Giles?
Strofino la fronte con la mano, sentendo nascere un bel mal di testa.
 
***
 
Il vampiro diventa velocemente polvere tra le mani di Buffy.
La guardo rimettere il paletto in tasca soddisfatta e scuotere le mani per eliminare i residui.
«E’ stato facile.» La sento dire.
Vedo arrivare un altro vampiro con un bastone alle sue spalle e mi affretto a cercare qualcosa con cui può difendersi, posando presto gli occhi sul rastrello che ha dimenticato il giardiniere.
«Buffy!» Urla Angel.
Lei si gira verso di noi e lo afferra con prontezza, ma mi guarda senza capire. Poi, appena il rumore di foglie calpestate si fa più vicino, si volta verso di questi e si mette in posa di difesa.
«Ehi, potreste almeno dirmi quanti sono e da dove arrivano!»
Angel tace e si tiene in disparte, come gli ho imposto, mentre io alzo un sopracciglio e incrocio le braccia.
«Eh no, tesoro. Devi imparare a cavartela da sola.»
Buffy ferma gli attacchi del ragazzo con qualche difficoltà, non essendo abituata ad armeggiare con i bastoni. Lui nota la sua inesperienza e decide di approfittarne, inasprendo i colpi.
Lo scontro diventa ben presto frenetico e Buffy inizia ad indietreggiare.
Con la coda dell’occhio vedo Angel che freme per avvicinarsi ed aiutarla e tendo il braccio davanti a lui per fargli capire di non interferire con la lezione.
Poi torno a guardarla e scuoto la testa. «Mai mostrare la propria paura. I demoni si nutrono di essa.» Mormoro, estraendo il paletto.
Buffy inciampa su una radice e cade rovinosamente sull’erba, la punta del bastone dell’avversario che finisce a due centimetri dalla sua gola.
Punta gli occhi verdi in quelli ambrati di lui, sussurrando qualcosa che non riesco a cogliere, poi li chiude, giusto prima che il vampiro inizi ad abbassarsi verso di lei e diventi polvere.
Quando li riapre e mette a fuoco la mia figura di fronte a lei, una mano tesa per aiutarla ad alzarsi, il suo sguardo è pieno di scuse e di fallimento.
«Non durerai molto, in questo modo.» La avverto con tono amaro.
«Nessuna Cacciatrice è destinata a durare molto qui a Sunnydale.»
Ci giriamo tutti e tre verso la voce femminile sconosciuta.
 
«Ma guarda un po’.» Pronuncia una figura nascosta nell’ombra di un mausoleo.
Mi rendo conto di respirare velocemente, mentre mi chiedo da quanto tempo ci stia spiando.
«La Cacciatrice, un’apprendista Cacciatrice, ed un vampiro. Che bel triangolo.» Aggiunge impertinente.
Percepisco la sorpresa e l’agitazione di Buffy, anche senza vederla.
«Ehi, Angelus, vedo che ti sei ripreso in fretta. Ti sono mancati i miei pomp-»
«Adesso basta! Chiudi quella boccaccia, Willow!» Pronuncia Angel, teso come una corda di violino, la voce ferma e greve.
E capisco in un attimo di chi si tratta.
 
***
 
Willow esitò, affascinata dalla reazione della ragazza mora. La studiò mentre stringeva i pugni e la osservava con un odio intenso e bruciante, quel tipo di odio che consuma, mentre Angel serrava la mascella e deglutiva a fatica. Non diede molta attenzione invece alla biondina confusa e spaventata, giudicandola un pesce fuor d’acqua.
I piedi della mora iniziarono a muoversi decisi verso di lei ed Angel si affrettò a trattenerla.
«E’ la vampira che ti ha usato violenza, vero? Lasciami fare! Lascia che le spacchi quella faccia di merda!» Disse agitata.
«Non ora e comunque non questa sera. Non lasciare che la rabbia mini la tua razionalità.» Disse lui.
Lei si calmò un poco e si girò verso di lui, gli occhi tesi in una supplica silenziosa.
Lui la guardò con senso di protezione e… affetto?, poi tornò a fissare la rossa con disprezzo.
Molto interessante.” Pensò questa, registrando i loro comportamenti. Quindi sorrise compiaciuta per le scoperte fatte in serata e diede loro le spalle, per andarsene con passo lento ed aggraziato.
 

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Capitolo 19
*** cap 18 ***


 

Capitolo 18


 
Drusilla chiuse gli occhi, mentre sentiva le zanne incidere la sua pelle di porcellana. Il liquido denso vitale che sgorgava, nutrendo il vampiro, come se si stesse abbeverando da una fonte di montagna
E lei era pura, come una fonte di montagna, nel suo sogno. Illibata e candida, come un giglio. Soffice ed evanescente, come uno spirito. La luce della luna piena che filtrava attraverso gli alberi e illuminava la sua pelle bianca, facendola splendere come di luce propria, distesa sulla radura.
I rami degli alberi che si sporgevano verso di lei, come a volerla abbracciare.
Tutto era vivo, nel suo mondo incantato. Le pietre, le piante, le stelle… Tutto respirava e sussurrava e cantava e gemeva…
Fino a che percepì distrattamente il ringhio, che le arrivò ovattato, e si senti strattonare un poco.
Quindi guardò in alto malinconica, verso la luna, triste per dover abbandonare la pace e l’estasi di quel mondo e di dover tornare ad una realtà che non le apparteneva.
 
Spike gettò la rossa contro il muro, minacciandola con una mano alla gola.
«Stai lontano da lei, altrimenti-»
«Altrimenti cosa, orsetto biondo? Fino a che la tua principessa dagli occhi violetti avrà bisogno di me, farai bene a non toccarmi nemmeno con un dito.»
Willow parlò lentamente, reggendo il suo sguardo minaccioso.
La vista della vampira china sulla sua Dru l’aveva mandato via di testa. Come aveva osato?
«Bada bene a chi stai provocando, ragazzina! La mia pazienza ha raggiunto il limite!»
Il demone biondo si voltò un secondo per controllare la sua compagna, mentre la bassa risata gutturale di lei echeggiava nella stanza.
«Mi ha chiesto lei di farlo, idiota.» Precisò la rossa prima di strofinarsi le labbra con il polso, asciugando i rivoli del nettare vermiglio della sua Sire.
«Ma a chi pensi di fare paura, William?» Continuò beffarda. «Non penserai che creda alle voci che sostengono che tu abbia ucciso due Cacciatrici? Scommetto che è tutta una messinscena che hai architettato per costruire una solida reputazione di Big Bad, utile a nascondere cosa sei in realtà.»
Strinse gli occhi e continuò a fissarlo.
«Ovvero una checca patetica.»
Il vampiro strinse la mascella e digrignò i denti, l’ambra che balenava nelle iridi.
«Oh, avanti, non sei riuscito nemmeno ad uccidere questa
Fu il turno di Spike di stringere gli occhi, chiedendosi quando e quanto la rossa avesse scoperto.
«Sì, tesoro, l’ho vista al cimitero. Viva e vegeta.» Rivelò. «E, oh, in compagnia della nuova Cacciatrice e di Angelus.» Aggiunse distrattamente.
«Angelus si è alleato con la Cacciatrice?!»
Il biondo spalancò gli occhi per la sorpresa.
«Il mio Angelus.» Pronunciò Drusilla. «Dov’è il mio Angelus?»
«Lo vedi, come tutte le tue debolezze vengono a galla?» Sibilò Willow, dando poi un rapido sguardo alla vampira che si era trascinata fino al bordo del letto e la stava fissando con i suoi grandi occhi. «Il coraggio che ti è mancato per polverizzarlo, mentre Dru piagnucolava ai tuoi piedi di risparmiarlo, e la disattenzione nel non aver controllato adeguatamente di aver ucciso la Cacciatrice.»
«Uccidere papà, no. E’ sbagliato.» Mormorò la vampira mora, coprendosi gli occhi con le mani. «Non si fa.»
«Così ora ci troviamo davanti a due Cacciatrici e ad Angelus, che nel frattempo ha recuperato gran parte delle sue forze. E tutto per colpa tua, razza di idiota!» La rossa terminò la frase sputando per terra e riportando velocemente lo sguardo sul demone di fronte a lei che, inaspettatamente, stava curvando le labbra in un ghigno compiaciuto.
«Oh, che abbiamo qui?» Disse con una strana calma ritrovata. «Ti trema il culo? Del resto sei tu, quella che il Flagello odia con tutte le sue forze.»
«Perché te no?»
Spike allentò la presa e tornò serio.
«Quando ti troverai con un paletto a un centimetro dal petto e urlerai il mio nome, non aspettarti che io corra a salvarti la pelle.»
Precisò, prima di fare qualche passo all’indietro e poi darle la schiena.
«Non c’è pericolo che io urli il tuo nome. Ne sul tuo letto, ne mai. E, oh, quando avrò pareggiato il tuo record, uccidendo entrambe le Cacciatrici, non aspettarti che io mi degni di ricordarmi di te.»
Poteva sembrare un po’ stupido cercare di uccidere qualcuno che sarebbe stato immediatamente sostituito da un altro con lo stesso compito, in un circolo infinito, ma si trattava di perpetuare istinti antichi che affondavano le radici nella notte dei tempi e nell’eterna lotta tra il bene ed il male.
«Will, vieni qui.»
La voce dolce e melodiosa di Drusilla distrasse entrambi dalla discussione.
Spike fece per raggiungerla, salvo poi fermarsi due secondi dopo, ricordando come quel soprannome era velocemente passato da diminutivo di “William” a quello di “Willow”.
Sbuffò irritato e scivolò a sedere sulla vecchia poltrona di cuoio, prima di mettere le mani al collo alla rossa per spezzarglielo.
L’unica cosa che lo tratteneva dal farlo, era la previsione del seguente pianto lamentoso ed infinito di Drusilla.
 
La vampira mora tese le braccia verso Willow e attese che la raggiungesse, prima di avvolgerle attorno al suo ventre e appoggiare la testa delicatamente contro di esso, i lineamenti del viso rilassati in un sorriso infantile.
«Odori di polvere.» Mormorò poi, sorpresa, sollevando il capo.
Willow si sentì scrutare fino al midollo da quegli occhi grandi e celesti, che sfumavano in una sfumatura seducente di violetto. E, quando li vide incupirsi poco dopo, ed il suo viso diventare carico di delusione e di disprezzo, si sentì a disagio.
«Perché non me l’hai detto?!»
Urlò questa tutto d’un tratto, spingendola distante.
Spike vide la rossa fissare l’altra vampira con sgomento e confusione, mentre si affrettava ad alzarsi e a raggiungerlo, gettandosi tra le sue braccia rassicuranti.
«Dirti cosa?» Le chiese Willow, la voce che tradiva l’offesa.
Spike ghignava e si godeva la scena, consapevole del potere veggente della compagna.
«Nonononono.» Mormorava Dru, accoccolata al suo childe.
Il biondo poggiò un braccio attorno alle sue spalle e le accarezzò la testa dolcemente con la mano.
«Shhh» Sussurrò al suo orecchio, cercando di confortarla.
Willow tentò di avvicinarsi ma fu fermata dal ringhio animale di questa.
«Non toccarla.» Disse Spike, mentre la mora soffiava contro il suo petto come una gattina impaurita e stringeva convulsamente lo spolverino di pelle nera.
«Drusilla ha percepito che le Cacciatrici sono già sulle nostre tracce e che non dobbiamo sottovalutarle.» Spiegò. «Io propongo di ucciderle al più presto o di andarcene. Ma voto più per la seconda, perché ho uno strano presentimento.»
La mora alzò il volto verso quello del compagno.
«Angelus?»
Spike sospirò amareggiato.
«Angelus non fa più parte del nostro gruppo, Dru!»
La vampira lo guardò imbronciata, come una bambina a cui stessero tentando di portare via il giocattolo preferito.
«Portiamolo con noi…» Lamentò.
Spike sbuffò rumorosamente.
«Andarsene? Sei proprio il vigliacco che pensavo.» Disse amaramente Willow, prendendo a passeggiare per la stanza. «Io voto decisamente per la prima soluzione.»
«Ok.» Accolse Spike. «Ma ci conviene provare ad ucciderle insieme, per avere più possibilità. Tu cosa dici, Principessa?»
«Non voglio che prenda la mamma.» Mormorò Dru, la testa appoggiata sull’incavo del suo collo.
Spike sorrise.
«E cosa dicono le stelle, di me?»
«Mi hanno sussurrato parole di amore e di morte.» Sussurrò, la bocca umida contro il suo collo.
Willow incrociò le braccia. Era abituata alla lunaticità della vampira, ma continuava a non afferrare il senso dei suoi deliri. Anche se aveva il presentimento che stesse cercando di dirle qualcosa.
 

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Capitolo 20
*** cap 19 ***


 

Capitolo 19

 
 
Farina. Zucchero. Burro. Uova.
So che è una cosa stupida, ma quando stamattina Buffy si è presentata in biblioteca con i biscotti fatti in casa da sua madre, sono stata presa all’improvviso dalla voglia di provare a farli anche io.
Non voglio indagarne i motivi. La voglia di sentirmi normale, la voglia di dimostrar qualcosa a me stessa (e non solo). Che non sono soltanto una macchina per uccidere ma anche una donna. E, diavolo, scoprire se questo forno funziona ancora.
In ogni modo, me ne sto già pentendo.
 
Angel si stiracchiò e si strofinò gli occhi, svegliato dai rumori nel salotto. Mise a fuoco con fatica la scena che si stava svolgendo di fronte a lui e poi, con la fronte aggrottata, controllò l’orologio.
«Che stai facendo?» Chiese, la voce impastata.
Sebbene abitasse da diversi giorni con la ragazza, aveva continuato a dormire di giorno e ad uscire la notte come d’abitudine da vampiro. La cosa gli faceva comodo, perché gli consentiva di evitare la presenza della ragazza per la maggior parte del tempo, però doveva ammettere a se stesso che stava iniziando ad apprezzarla.
Il fatto era coinciso con l’arrivo di Buffy ed il cambiamento del modo di fare della Cacciatrice mora nei suoi confronti. Ovvero, da quando aveva bandito il “ti guardo come se ti stessi scopando con gli occhi” a favore di un più civile “io me ne sto per le mie e tu te ne stai per le tue”.
Angel aveva accolto di buon grado la cosa, iniziando a sentirsi un poco alla volta sempre più a suo agio. Era un uomo strano e solitario ma affascinante a modo suo, ed aveva bisogno dei suoi spazi. E Faith sembrava averlo finalmente capito.
Stranamente, si stava rivelando per lei l’unico modo per attirare la sua attenzione.
«Cucino.» Rispose, affrettandosi a dare un morso ad una fetta biscottata alla marmellata.
Angel osservò quel che era restato della guerra che si era combattuta sul tavolo per preparare l’impasto. «Che diavolo -»
Si morsicò la lingua. Che titolo aveva per farle osservazioni? Era solo un ospite. Non era suo fratello, né suo padre, né il suo ragazzo. Se Faith aveva voglia di cucinare per un reggimento o semplicemente di fare casino mentre lui dormiva, bene, era casa sua e aveva tutto il diritto di farlo.
Si coprì il viso con le mani e lo strofinò con cura.
«Puoi andare a dormire in camera da letto.» Offrì Faith.
Angel valutò la prospettiva di riposare tra le lenzuola intrise del profumo della ragazza e comprese immediatamente che non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
«No, grazie.» Rispose quindi, la voce velata di imbarazzo. Poi avanzò fino a posarsi su un fianco contro il piano della cucina, proprio a fianco a lei, e incrociò le braccia.
«Sembri nervosa.» Disse, osservandola.
«Sì.» Ammise lei. «Per tutta questa faccenda e per altre cose che non ho voglia di dirti.» Aggiunse un po’ scontrosa.
Il ragazzo annuì.
Faith armeggiò qualche secondo con il forno e poi lo guardò incuriosita.
«Ehi, stiamo facendo conversazione?»
«S-sì. Perché?» La guardò sorpreso.
«Credevo fossi in grado di farla solo con Buffy.» Rispose amaramente, pulendosi le mani su uno strofinaccio.
«Con Buffy è più semplice, ecco tutto.» Spiegò lui, un po’ risentito.
Ecco che iniziava ad aggredire, pensò.
«A proposito, non l’ho più vista da ieri sera. Sai come sta? Mi sembrava molto turbata.»
Faith sospirò.
Eccolo lì. I suoi occhi solo per Buffy. Uno dei motivi del suo nervosismo.
«Sopravviverà, non ti preoccupare.» Fece lei, fredda. «L’ho tranquillizzata e le ho detto di non fare parola con Giles riguardo il fatto che sei un vampiro. Puoi dormire sogni tranquilli.»
Angel era tutto tranne che un esperto di sentimenti, ma non era uno stupido e poteva immaginare una parte di quello che passava per la testa della ragazza. Sospirò a sua volta, mettendosi a fissare il tavolo, desiderando cambiare argomento.
«La sera che siete uscite sono andato a fare un sopralluogo. Avevo sentito delle voci riguardo il posto dove Spike e compagnia si erano stabiliti e volevo controllare.» Rivelò, catturando immediatamente l’attenzione della Cacciatrice.
«E…?» Lo spronò lei.
«L’ho trovato disabitato. I ragazzi sono furbi e si spostano continuamente.» Disse.
«L’unico modo per beccarli sembra andare nei posti che frequentano per nutrirsi.» Commentò neutra.
«Già.»
«Buffy ti piace, non è vero? Cosa provi per lei?» Chiese poi a bruciapelo, senza guardarlo negli occhi.
Angel si irrigidì. Stette in silenzio per qualche secondo e infine sospirò.
«No. Cioè, sì, mi piace. E’ una ragazza simpatica e carina, ma non provo nulla per lei. Come diavolo potrei, se l’ho appena conosciuta? E poi… sembra così dolce e innocente. Così luminosa… Troppo diversa da me.»
Non merita qualcuno come me”, avrebbe voluto aggiungere. “Non potrei darle quello di cui ha bisogno.
 
Troppo diversa da noi”, penso.
Noi, così simili, così tetri e chiusi in noi stessi, troppo impegnati a sanguinare nell’ombra.
Forse possiamo supportarci e salvarci il culo a vicenda, fermarci l’un l’altro quando stiamo per raggiungere il limite dell’autodistruzione, forse possiamo anche essere amici, ma… tra di noi non c’è compensazione.
Quello di cui entrambi abbiamo bisogno è un po’ di luce. Bianca e luminosa luce, brillante, calda e accogliente. Una luce che io non posso dare a lui e lui non può dare a me. Una luce come quella che Buffy ci sta offrendo.
E’ di lei che ha bisogno, non di me.
Perché non è l’amore che lo tiene vicino a me, che lo motiva. E’ il desiderio di redenzione, di espiare le sue colpe, di avere uno scopo per la sua vita.
E’ così. Non si innamorerà mai di me.
 
Angel si guardò in giro, pensieroso.
Aveva già notato in precedenza come l’appartamento fosse spoglio. Nessun oggetto tipico da adolescente, nessun poster di band musicali alle pareti, ma nemmeno altri oggetti di arredamento di gusto personale. C’era solo il minimo indispensabile per vivere.
Come ogni dimora, rispecchiava quello che la sua abitante aveva dentro.
Il vuoto. La solitudine.
Come lui.
Fu sommerso immediatamente dalla malinconia. Almeno lui aveva avuto Darla un tempo e Drusilla e infine Spike. Si chiese chi avesse Faith. Giles. E poi? E poi aveva lui, Angel.
E comprese il suo stato d’animo, comprese perché si era ossessionata con lui e perché ora temeva che Buffy glielo portasse via.
Provò tenerezza. Perché, nonostante la maschera di strafottenza e aggressività che continuava a portare, la ragazza aveva solo un grande bisogno di affetto. E sapeva che, per quello che aveva passato e per quello che non aveva mai avuto, ogni piccolo gesto o parola di affetto erano pieni di significato. Come lo erano per lui. Persino le cose che gli altri davano per scontate, come una stretta di mano o un bacio di saluto sulla guancia.
E, per la prima volta, desiderò attirarla a sé. Abbracciarla. Per dimostrarle che non era sola, per sentire a sua volta che non era solo. Per sentire il calore del suo corpo contro il suo. Desiderò persino baciarla.
Ma non fece nulla di questo.
Era troppo spaventato dal contatto.
Però poteva dimostrarglielo in un altro modo. Parlandole, confidandosi.
«Spike è il mio Granchilde.» Iniziò.
 
Ascolto rapita il racconto del passato di Angel.
E’ vero, ne avevo scoperto gran parte sui libri, ma ascoltarlo da lui fa tutto un altro effetto.
Mi emoziono, mi oscuro, provò pietà e rabbia, compassione e irritazione. Una valanga di sentimenti opposti. E scopro che dietro la storia dei quattro tra i più temibili vampiri di tutti i tempi, si nascondono dei lati umani. Che anche loro hanno sofferto, hanno amato.
Anche se non hanno conosciuto la speranza. Solo la rassegnazione, ad un destino immutabile ed immortale.
Mi racconta di come ha ucciso la sua famiglia senza pietà, di come ha flagellato l’Europa per decenni con Darla, di come ha portato la dolce ed innocente Drusilla alla pazzia prima di vampirizzarla e di come ha trasformato un timido poeta sentimentale in un mostro. Di come ha fatto un oltraggio agli zingari e gli abbiano lanciato una maledizione, di come ha riavuto la sua anima e quello che ha significato per lui. Di come ha vagato per ottanta lunghi anni alla ricerca di se stesso, del suo equilibrio. Di come si è nascosto al mondo e si è nutrito delle creature più nefande. Di come il destino ha continuato a giocare con lui e si diverta a punirlo, facendolo imprigionare dai suoi vecchi compagni di avventura.
I buddisti dicono che tutto quello che facciamo, ci torna indietro. E’ la legge del Karma.
Ma quante azioni buone dovrà fare, il mio caro Angel, per compensare tutte le azioni abominevoli del suo passato?
E anche io inizio a raccontare. Il peso di tutto il mio passato che all’improvviso diventa più leggero, davanti a quello che ha vissuto lui.
Continuiamo a parlare a testa bassa, senza guardarci negli occhi. Io seduta sulla sedia, lui sul divano. Parliamo molto, come se dovessimo recuperare tutte le cose che non ci siamo detti fino ad ora. Persino tutte le cose che non abbiamo mai confidato a nessun altro prima d’ora.
Ancora non ci credo. Un vampiro con l’anima. E una maledizione terribile sulle spalle.
Mi chiedo se è stato il destino a farci incontrare, per aiutarci, reggerci a vicenda.
Forse non smetteremo mai di odiarci per quello che siamo, per quello che abbiamo fatto, ma possiamo provare affetto l’uno per l’altro.
 
Finito il racconto, Angel finalmente alza il viso e mi guarda.
E’ rilassato. E ora che i suoi lineamenti si sono distesi, mi appaiono in tutta la loro dolcezza.
«Ora sai chi sono. Eppure continui a trattarmi da uomo.»
Gli sorrido, riscaldata da un’emozione che non riesco a decifrare.
Vorrei potergli dire che lo amo. Ma non lo faccio, perché so che lui scapperebbe.
Posso solo sorridergli in silenzio e sperare che gli occhi parlino per me.
 

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Capitolo 21
*** cap 20 ***


 

Capitolo 20

 
 
«Sei sicura di voler tornare in quel locale?» Chiese Buffy.
«Perché? Ci siamo state anche l’altro ieri. Hai paura di incontrare di nuovo quel ragazzo con cui stavi flirtando?» Provocò Faith.
La Cacciatrice bionda che faticava a tenere l’andatura della mora, curiosamente eccitata. Come se avesse tutta la fretta di questo mondo e una voglia terribile di sistemare alcuni conti in sospeso.
«Oddio, non farmici pensare. Che figura di merda. Ma no, non pensavo a quello. Pensavo che, dopotutto, sei quasi stata uccisa lì fuori.»
Faith la fissò con la fronte aggrottata.
«Sunnydale è piena di pericoli. Non è evitando un posto che ci si può salvare la pelle. E, comunque, assieme al cimitero è il posto in cui è più facile beccarli.»
Le ragazze voltarono l’angolo e si trovarono nello spiazzo di fronte all’entrata del Bronze.
La solita ressa di gente, in coda per entrare. Buffy pensò ingenuamente che cercarli lì in mezzo sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio ma poi, improvvisamente, sentì i capelli rizzarsi alla base della nuca.
«La senti anche tu la loro presenza?» Sussurrò Faith.
 
Willow poggiò il naso contro il collo del ragazzo e inspirò profondamente. Poi, socchiuse la bocca per farne uscire la punta della lingua e saggiare la pelle salata e umida di terrore.
Oh, il sapore della paura.
Allontanò le labbra dal suo collo per guardarlo negli occhi, l’ultimo sguardo prima di affondare i denti nella sua carne e farlo suo. Ma, quando incontrò il suo sguardo, non poté fare a meno di esitare e tremare inconsapevolmente.
Dov’era finita la paura? Perché c’era solo rassegnazione e compassione?
Forse, dopotutto, Xander le voleva ancora bene? E non la odiava affatto per quello che stava per fare?
Si chiese se anche lui lo desiderasse, in fondo.
Pochi brevi attimi, in cui si sarebbe deciso il destino del ragazzo.
Spike le si avvicinò, silenzioso come sempre, e le poggiò una mano sulla spalla.
«Sono arrivate.» Annunciò.
La vampira fece qualche passo indietro e decise che si sarebbe occupata del ragazzo più tardi.
«Che si aprano le danze.»
 
«Eccolo!» Urlò Buffy, nascondendosi dietro di Faith.
«Chi, cosa, come?» Faith si guardò intorno confusa, poi vide il vampiro platinato farsi strada in mezzo alla folla e camminare verso di loro.
«Quel gran figlio di puttana. Ed è pure in buona compagnia.» Aggiunge, vedendo la rossa. «Bene. Ci sarà da divertirsi.»
«Ehi! Se ci sarà da divertirsi, voglio occuparmi io di lui.» Disse Buffy, la testa che sbucava da dietro una spalla. «Del resto, sono io quella che l’ha adocchiato per prima l’altra sera.»
Faith corrugò la fronte, poi si voltò un attimo verso la ragazza.
«Stiamo parlando della stessa persona? O, comunque, della stessa cosa?»
 
***
 
Come da accordi, le Cacciatrici si divisero.
Faith corse dietro a Willow e Buffy corse dietro a Spike.
Il biondo sapeva benissimo che, insieme, le due ragazze sarebbero state in grado di affrontare qualsiasi ostacolo. Perciò non c’era niente di meglio che dividerle, e giocare con la Cacciatrice inesperta.
Scivolò in uno stretto vicolo buio e saltò in alto, reggendosi contro le pareti.
Restò lì, in attesa del bocconcino prelibato. Senza sapere cosa lo aspettasse, in realtà.
La prima volta che l’aveva vista nel locale aveva pensato che fosse solamente un’amica della mora. E, ora che ci pensava, si stupiva che neanche lei avesse riconosciuto la sua natura.
Si rispose che, a causa dell’inesperienza, la bionda non teneva i sensi di Cacciatrice sempre in allerta. E lui, per il medesimo motivo, non aveva percepito la sua vera essenza.
Stop.
L’aveva sentita eccome. La vita che bruciava in lei, la curiosità, la voglia di divertirsi, di scoprire il mondo. Sentimenti, sogni e desideri così diversi da quelli delle altre Cacciatrici che aveva incontrato. Ecco perché non aveva percepito il pericolo.
Nessun desiderio di morte. Solo un corpo giovane e attraente, palpitante di vita, come quello che era appartenuto a lui molto tempo prima, prima che il suo Gransire lo iniziasse all’arte del male e lo disilludesse sull’amore.
Scosse la testa, scacciando quei pensieri inopportuni.
 
Xander si massaggiò il punto in cui Willow aveva creato un contatto tra di loro.
Ripensò alla sua bocca e alla lingua contro la sua pelle e rabbrividì. Ma capì di essere eccitato allo stesso tempo.
Cosa gli stava succedendo?
Raccolse le forze per smuovere le gambe che sembravano molli come gelatina e si allontanò dall’angolo in ombra in cui aveva seguito Willow.
Un attimo. L’angolo in cui l’aveva trascinato, non in cui l’aveva seguita.
Chiuse gli occhi, confuso, cercando di sotterrare dentro se stesso, più a fondo possibile, il desiderio che aveva provato nel momento in cui la vampira si era avvicinata a lui e si era leccata le labbra, con la chiara intenzione di nutrirsene.
Maledetto istinto maschile.
Quando fu nuovamente sotto la luce rassicurante del lampione, fece in tempo a scorgere la figura inconfondibile di Faith che scivolava tra la folla, all’inseguimento della rossa.
Fantastico. Pensò. La donna di cui sono innamorato che rincorre con un paletto la mia ex migliore amica che ha appena tentato di scopar-, ehm, assaggiarmi. Suona così dannatamente eccitante e incredibile. Se dovrò morire questa sera, lo farò felice.
 
Le pupille della mora si dilatarono per vedere meglio nell’oscurità, dove era fuggita la vampira.
Quella puttana di una vampira.
La camminata di Faith come quella di una pantera feroce che stava preparando l’attacco letale.
Io la ammazzo, giuro su me stessa che questa sera è la volta buona che la ammazzo.” Mormorò tra i denti, stringendo il paletto con forza nella mano.
Avanzò nel buio, tutti i sensi in allerta.
Il tempo di percepire un fruscio alle sue spalle e si girò, giusto in tempo per venire spinta con un calcio e volare per qualche metro, prima di rovinare contro il pavimento sudicio.
Fece perno sui gomiti e sollevò il busto da terra, sputando sangue. Poi, con abile mossa, saltò in piedi. Si mise in posa di attacco e invitò la vampira ad avvicinarsi con un gesto della mano.
Se voleva giocare sporco, bene, aveva trovato pane per i suoi denti.
 
Buffy camminava lentamente nel vicolo, guardandosi in giro, molto tesa.
I demoni si nutrono della tua paura” Ricordò e ripeté come un mantra, cercando di farsi coraggio.
Si chiese perché Faith l’avesse lasciata da sola a fronteggiare il vampiro. Non un vampiro qualunque, cazzo. Nei giorni precedenti si era preoccupata accuratamente di metterla in allerta sulla pericolosità di questo William the Bloody, e ora gliel’aveva lasciata su un piatto d’argento.
Ok, non che la rossa fosse meno temibile. Ma almeno non aveva ucciso quasi tre Cacciatrici.
Maledì l’impulsività della mora.
Ok, era stata lei a dire che voleva occuparsi del biondo. Ma, diavolo, questo prima di scoprire che lui era Spike. Strinse il paletto tra le mani e si voltò, il braccio alto, l’impulso di lanciarlo lontano per sfogare la frustrazione. Giusto in tempo per trovarsi a faccia a faccia col vampiro che, sorpreso, saltò all’indietro, evitando la punta lignea per un soffio.
«Ehi, micetta, vacci piano. Hai rischiato di farmi veramente male.»
Buffy si portò una mano alla bocca.
«Scusa, non volevo... Sono mortificata.»
I due biondi si guardarono un istante. Lui, la fronte aggrottata ed il sopracciglio alzato. Lei, i grandi occhi verdi spalancati.
«Oh, stavo scherzando, naturalmente. Sono qua per ucciderti! Eheheh!»
Buffy rise nervosamente, rigirando il paletto tra le mani.
Spike si grattò la testa, insicuro sui loro ruoli. Poi piegò la testa di lato e indossò il volto della caccia. Stava per gettarsi verso di lei quando udì l’urlo di Faith e si bloccò.
Si fissarono per un paio di secondi, poi Spike prese a correre nella direzione dell’urlo e Buffy lo seguì.
 

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Capitolo 22
*** cap 21 ***


 

Capitolo 21

 
 
Faith si stava accanendo contro la vampira. Stava bloccando Willow a terra, a cavalcioni su di lei. E la stava picchiando. Selvaggiamente.
Non si girò quando udì il rumore della corsa concitata di Spike e Buffy e nemmeno quando la ragazza urlò il suo nome.
La Cacciatrice bionda la guardò stravolta, mentre colpiva ripetutamente il viso della vampira, sfigurandolo. Talmente scossa dall’ira che non si era accorta delle lacrime che le scorrevano sulle guance.
Fece per avvicinarsi, l’istinto di tentare di calmare quella furia animale, ma Spike la fermò, stendendo un braccio davanti a lei. Buffy lo fissò mentre scuoteva lentamente la testa per riprendere le sembianze umane.
«Lasciala sfogare.» Disse calmo.
Per la prima volta, si accorse di quanto profonda e piacevole fosse la sua voce, e si chiese se provare attrazione per un vampiro fosse un marchio di fabbrica per tutte le Cacciatrici.
«Spike… Aiutami…»
Gemette la rossa, alzando una mano verso il suo simile, appena Faith fece una pausa per prendere il respiro.
«Oh, tesoro, come potrei? Non intendo perdermi lo spettacolo della tua polverizzazione per nulla al mondo.» Disse Spike, un sorriso che gli andava da una parte all’altra del volto.
Faith alzò il viso verso Buffy in una muta richiesta, incapace di parlare per la violenza dei singhiozzi.
Prima che la bionda capisse che Faith aveva perso il suo paletto durante il combattimento, Spike si affrettò a recuperarlo a qualche metro da loro e glielo lanciò.
Faith lo afferrò prontamente e lo immerse immediatamente nel petto della rossa, facendola scomparire in una nube polverosa. Poi restò a fissare il suolo al di sotto di sé, come in trance.
Appena Spike si voltò e passò accanto a Buffy per andarsene, Faith parlò.
«La tregua dura solo questa sera. Usala bene per prendere baracca e burattini e scomparire da Sunnydale.»
Il vampiro sorrise e scambiò un ultimo sguardo con la bionda, prima di allontanarsi.
La ragazza si avvicinò alla mora e le porse una mano.
Lei l’afferrò, riconoscente, e si sollevò in piedi con fatica, voltandosi poi ad osservare il vampiro scomparire nel buio fischiettando.
Si chiese perché l’aveva risparmiato.
Perché non aveva fatto del male a Buffy? Perché era troppo sconvolta per affrontare un nuovo combattimento? Perché, dopo il racconto di Angel, non riusciva più a guardare Spike con gli stessi occhi?
Però, di una cosa era sicura: Spike sarebbe partito veramente quella stessa sera e non avrebbe più rimesso piede a Sunnydale. O almeno, non l’avrebbe fatto a breve.
Buffy si strinse nelle spalle.
«Non riesco a capire perché non mi ha fatto del male.»
Faith non rispose, continuando a fissare l’oscurità.
Alla bionda, sembrò che lei ci potesse vedere attraverso.
E così era, in un certo senso.
La mora sapeva quando lunatici e voltafaccia potevano essere i vampiri.
Ma sapeva anche che potessero provare emozioni.
 
***
 
Angel corse incontro a Faith, appena questa aprì la porta.
«Che diavolo…?» Disse, osservando i segni della lotta sul suo viso e le escoriazioni sulle braccia, per non parlare degli strappi sui vestiti.
«Ho ucciso la puttana.» Annunciò, crollando tra le sue braccia.
Il ragazzo la strinse forte.
«Maledetta testarda. Perché non me l’hai detto? Avrei potuto aiutarvi.»
Le poggiò la mano aperta dietro alla testa e la tenne premuta contro il suo petto.
«E Spike?»
«L’ho lasciato andare.»
«Buffy?»
«Sta bene.»
Un singhiozzo scosse il corpo della ragazza.
«E’ finita.»
«No, è appena iniziata.» La corresse.
La mora alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi scuri.
«Ma io resterò al tuo fianco, se me lo permetterai.» Le disse dolcemente, scostandole i capelli dal viso. «Questa sera avete rischiato molto. Buffy è ancora inesperta. Avete bisogno di qualcuno che-»
Faith lo interruppe premendo la bocca contro la sua.
Aveva un disperato bisogno di farlo, di assaggiare le sue labbra e trovarvi conforto. Al diavolo la timidezza del ragazzo. Fosse stata l’unica volta che l’avrebbe fatto…
Ed Angel rispose al bacio, stupendola.
Per la dolcezza e la disperazione che vi lesse. Perché anche lui ne aveva bisogno.
E fu come un balsamo per le loro anime tormentate.
Poi si staccarono e si fissarono a lungo.
«Non eri tu, che insistevi perché io mi facessi aiutare? Perché non vuoi che sia io ad aiutare te?»
Poggiò la testa contro il petto di lui e sorrise, i singhiozzi ormai lontani.
Lui continuava ad accarezzarle i capelli.
 
Ci sarebbe stato tempo per imparare come lavorare insieme.
Per raccontare a Giles quello che era successo quella sera. Rivelargli che Angel era un vampiro e cercare di fargli accettare la cosa.
Perché Buffy crescesse e perché sviluppasse con Faith, forse, una forte amicizia.
Perché Xander dimenticasse quello che aveva visto quella sera, dopo aver riaccompagnato Buffy a casa. O forse, perché non lo dimenticasse e si unisse al gruppo.
Ci sarebbe stato tempo perché una Cacciatrice ed un vampiro imparassero ad amarsi.
Perché lei imparasse a tenere a freno la rabbia e perché lui imparasse a lasciarsi andare.
Quello che importava ora, era il calore che entrambi sentivano mentre si stringevano l’uno contro l’altro, il sostegno che si davano a vicenda. E le loro anime che vibravano all’unisono.
 

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Capitolo 23
*** cap 22 (epilogo) ***


 

Capitolo 22
(Epilogo)

 
 
I ragazzi sedevano attorno al tavolo della biblioteca.
Era passato un anno dalla partenza di Spike e Drusilla e dall’uccisione di Willow. Un anno da quando Xander si era fidanzato con Buffy, e da quando Faith ed Angel vivevano e lavoravano e, seppur con qualche difficoltà, stavano insieme.
Molto meno di un anno da quando Jenny e Tara, rispettivamente la professoressa compagna di Giles e la strega dilettante che si erano unite al gruppo, avevano lavorato assieme per arginare la maledizione di Angel.
Jenny Calendar aveva origini zingare e aveva talento per le traduzioni da lingue antiche, nonché un vivo interesse per i riti magici. Tara aveva lo stesso interesse, ma a differenza di lei, studiava per esercitarlo. Entrambe avevano studiato ed adattato l’antico incantesimo, annullando il vincolo sull’anima del vampiro. Gli avevano permesso di raggiungere la meritata felicità. O, almeno, di poterla raggiungere senza conseguenze disastrose.
«Il sindaco Wilkins non mi piace per niente.» Disse Rupert, camminando attorno al tavolo. «Propongo di sorvegliarlo.»
«I miei informatori dicono che abbia fatto dei patti con alcuni demoni e che si serva di vampiri per i suoi affari.» Rivelò Angel, che aveva fatto i compiti per casa.
«Ottimo. Cioè, ottimo lavoro, ma pessima notizia.» Commentò l’Osservatore. «Mi chiedo quali siano i suoi scopi.»
Il vampiro fece spallucce. «Credo che lo scopriremo presto.»
«No, non così presto, spero!» Commentò ironicamente Xander.
Buffy sorrise e gli diede con colpetto con il gomito su un fianco.
«Posso fare un incantesimo per capire con quali forze del male si è alleato.» Propose Tara.
«E’ troppo pericoloso.» Commentò seria la signorina Calendar. «Un incantesimo di quel tipo attirerebbe la loro attenzione su di noi. Non ci resta che sorvegliarlo.»
«Non è mai buono attirare l’attenzione delle forze demoniache su di noi.» Commentò Buffy. «Decisamente. Io ne so qualcosa.»
Faith le rivolse un’occhiata complice.
«Sembra tu lo faccia spesso, in effetti. Ci hai preso gusto, da quella volta al Bronze con quel vampiro biondo…»
La ragazza arrossì per la vergogna. Perché Faith doveva sempre tirare fuori quella vecchia storia?
«Cattiva Buffy!» La riprese Xander con scherno. «Non si gioca con i vampiri!»
 
Giles sorrise per la loro intesa, anche se non sapeva di cosa parlassero. E si compiacque per il gruppo che si era creato. Per come era vario, per come i suoi meccanismi si andavano via via oliando e funzionavano sempre meglio.
«Vado a controllare una cosa.» Disse Angel, alzandosi scuro in volto e dirigendosi verso le scalette che portavano alle librerie, sezione occulto.
Faith gli aveva raccontato gli accadimenti di quella notte per filo e per segno e sapeva a cosa si riferiva. Sebbene l’ingenuità di Buffy lo divertiva e lo inteneriva, le continue frecciatine di Xander lo infastidivano.
Non sopportava il modo che aveva di catalogare i demoni a senso unico. Anche se alcuni dei suoi amici erano stati uccisi da essi, anche se la sua ex migliore amica era stata trasformata in un vampiro e aveva tentato di ucciderlo.
I demoni non erano tutti uguali e ne aveva la prova lampante sotto agli occhi, un giorno si e uno no.
 
Tutti si erano abituati alle saltuarie fughe solitarie di Angel e al suo carattere un po’ chiuso e malinconico, e non ci fecero molto caso. Tranne Faith e Rupert.
Entrambi riconobbero lo sguardo che il vampiro teneva quando era irrequieto.
Non c’era nessun guerriero più deciso e letale di Angel, quando era sicuro di sé. Ma a volte quella sicurezza annegava nelle profondità tenebrose del suo essere, e andava recuperata.
Faith guardò l’uomo mentre seguiva il suo compagno e si sentì meglio. Lui aveva certamente maniere migliori e maggior pazienza di lei in quei casi.
Fissò Xander che rideva, beato nella sua immaturità, e si chiese per l’ennesima volta se non sopportasse Angel perché non mandava giù il fatto che stavano insieme.
 
***
 
«A volte mi chiedo cosa ci faccio qui, sulla Terra. Quando dovrei essere torturato per l'eternità in una dimensione infernale.» Disse Angel, il capo chino su un vecchio volume.
Giles lo raggiunse in fondo al corridoio della biblioteca, al riparo da occhi ed orecchie indiscreti.
«Quest' ultimo punto incontra la mia approvazione.» Commentò ad un passo da lui, inarcando le strette labbra in un lieve sorriso.
«Non ho mai digerito bene l’humor inglese.» Mormorò Angel. «Non mi ci sono mai abituato, sebbene abbia avuto per decenni la presenza di un inglese sulle costole. Un vero rompiballe, per la verità. Oh, ecco perché forse non lo digerisco.»
Il vampiro e l’Osservatore si erano abituati alla presenza reciproca e si rispettavano, consapevoli di essere entrambi necessari per la Cacciatrice mora, ma quando restavano da soli non potevano fare a meno di punzecchiarsi un po’.
«Io penso…» Aggiunse l’uomo, sistemandosi gli occhiali. «Che le forze dell’essere ti abbiano voluto qui.»
«Per dare uno scopo alla mia anima, già.»
Rupert lo fissò.
«Non ne sei convinto? Non ancora?»
«Questo non fermerà il male sulla terra.»
«No, ma questo non deve impedirci di fare il nostro compito ogni giorno.»
L’uomo gli si fece vicino.
«Niente nel mondo è come noi vorremmo. E’ duro, è crudele. Per questo esistiamo noi.» Gli poggiò una mano sulla spalla. «Non importa da dove veniamo, cosa abbiamo fatto o sofferto, o se poi faremo la differenza. Nel grande schema, non c’è un grande piano o una grande vincita. E, se non importa quello che facciamo, allora tutto quello che conta è quello che facciamo. Perché è tutto quello che abbiamo.»*
Angel alzò il braccio per poggiare la mano su quella dell’Osservatore, in un silenzioso assenso. Un gesto che gli ricordò un raro momento di affetto scambiato con il padre molto molto tempo prima.
Giles la sfilò poco dopo e si allontanò, lasciandolo a fissare pensieroso le pagine del libro, senza leggerle.
Quelle frasi avevano un senso e le avrebbe presto fatte sue.
Ma per il momento, si limitò a rifletterci sopra e ad imprimerle nella mente.
 
 
 

FINE

 
 
 
* le parole di Giles sono due citazioni di Ats messe insieme.
 
 
Note finali.
Eccomi alla fine di questa storia! Alcuni lettori hanno commentato che avrei potuto dilungarmi di più nei passaggi iniziali tra Faith ed Angel. La mia intenzione iniziale, però, era quella di non superare un certo numero di pagine e, inoltre, ammetto di non essere molto brava a gestire certi passaggi! ;__; Perciò tengo presente per le prossime storie e spero di migliorare J
 
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito e recensito la storia e in particolar modo Watcher e Phoenix-Esmeralda, e anche Keiko che mi ha sostenuto nel Wbs ^_^. Rinnovo i ringraziamenti anche per chi, come Kiki May e Nightlady, mi hanno aiutato molto all’inizio.
 
Comunico che la coppia Angel e Faith mi ha preso molto e non escludo di scrivere ancora su di loro! ^__^
 
A presto!
 
 

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