GN'R Lies

di EdenGuns
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Axl ***
Capitolo 2: *** Michelle ***
Capitolo 3: *** Slash ***
Capitolo 4: *** Eden ***



Capitolo 1
*** Axl ***


1. Axl

 

« I've been walkin' these streets at night
Just tryin' to get it right
It's hard to see with so many around
You know I don't like bein' stuck in a crowd
And the streets don't change but maybe the name
I ain't got time for the game
'Cause I need you
Yeah, yeah well I need you
»
Patience, GN'R

 

21 Luglio 1988
« Dai, Will, mi vergogno...»

« Di cosa ti vergogni? Voglio che tutti sentano la voce della nostra nuova corista. Cosa pensi di fare nel tour davanti a centinaia di persone, eh? Fare scena muta?»

Fece una smorfia.

« Giuro che la prossima volta farò più attenzione quando canto e non mi farò sentire di certo da te.»

Risi.

« Eden, sbrigati che sennò facciamo le ragnatele!» urlarono dal salottino.

Le presi la piccola mano e gliela strinsi, con un gran sorriso d'incoraggiamento.

Era da due anni che lei e Michelle erano entrate nella nostra vita, sconvolgendola completamente. La prima faceva coppia troppo fissa con Duff, l'altra con Hudson.

Dopo l'episodio di Adrianna quella lontana sera di Dicembre, sembrava essersi regolato.

Almeno, da quanto ne so io.

Avevo legato di più con Eden, un po' perché ormai ne ero innamorato segretamente da due anni, un po' perché era una persona splendida. In tutti i sensi.

Certo il suo affetto per me si limitava a quello tra fratello e sorella, l'avevo capito sin dall'inizio. Mi parlava spesso di Duff e la mia insana idea di poter diventare il suo amante era scemata velocemente, come dissolta davanti a quell'amore così grande e puro.

« Se mi prendono in giro sei morto» tentò di minacciarmi, però non riuscì ad evitare di sorridermi dolcemente.

Mi misi al piano e la invitai a sedersi vicino a me.

Gli altri ci guardavano curiosi, mentre io iniziavo ad abbozzare qualche nota solleticando i tasti con le dita.

Finalmente iniziò il pezzo vero e proprio, November Rain. Avevo scritto quella canzone tempo prima, al ricordo di un amore giovanile che andava tirandosi stanco senza che nessuno dei due riuscisse a dare un taglio a quella tortura.

« When I look into your eyes
I can see a love restrained
But, darlin, when I hold you
Don't you know I feel the same.
»

La sua mano era posata sulla mia gamba, e tremava nervosa. Conoscendola avevo imparato anche ad amare la sua timidezza repressa e a rassicurarla al momento giusto.

Continuando a suonare le rivolsi un sorriso che ricambiò, mentre io mi perdevo per l'ennesima nei suoi occhi azzurri.

L'avevo sentita cantare per la prima volta mentre era sotto la doccia; stavo passando dalla camera di Duff per parlargli di una faccenda tecnica, ma l'avevo trovata vuota. In compenso dal bagno proveniva una voce melodiosa, che intonava Breathe dei Pink Floyd. Ne ero rimasto letteralmente incantato e, seduto sul bordo del letto, ascoltavo quel suono così armonioso.
Poi era uscita dalla doccia ancora canticchiando, avvolta in un misero asciugamano bianco che le copriva a malapena il seno e le parti intime. Mentre la mia mente veniva percorsa dalle più sconce fantasie ed io mi appellavo al mio buon senso per evitare di struprarla, lei era arrossita visibilmente, correndo a vestirsi. Mi ero semplicemente dilungato in elogi, durante i quali lei rossa in viso si asciugava i capelli. Si era schermita, ma la ritenevo davvero brava, non erano complimenti riservati all'unico scopo di compiacerla.

Ed io i complimenti praticamente li faccio solo a me stesso.

L'applauso eccitato che scoppiò nel salottino mi fece tornare bruscamente alla realtà.

« Cazzo, Eden. Non pensavo fossi così brava» esclamò Slash, grattandosi la testa.

Lei fece spallucce: « E' tutta colpa di Will.»

Alzai la mano destra in segno di resa e portai la sinistra al petto.

« Mea culpa.»

Risero. Eden mi stampò un bacio sulla guancia e poi volò da Duff, accoccolandosi a lui.

Dio, perché non riesco a farmene una ragione?

Feci finta di grattarmi la pelle resa bollente da quel contatto solo per poter sfiorare il segno lasciato dalle sue labbra morbide.

« Ma a cosa dobbiamo quest'esibizione?»

Guardai Jeff, che come sempre aveva già capito tutto, il cui unico scopo della domanda era quello di distrarmi.

« Beh, quando faremo un tour nostro ci serviranno delle coriste, no? E chi meglio di Eden? Poi potremmo fare delle audizioni, a meno che Michelle non sia una cantante nata...»

Lei scoppiò a ridere.

« Ma per chi mi hai preso, Rose? Le cornacchie sono decisamente più intonate di me.»

Incrociai le braccia al petto, aspettando il verdetto del resto della band.

« Allora...?»

Duff le diede un bacio prima di rispondere: « E' perfetto, così può venire in tour con me.»

Gli altri annuirono a loro volta, entusiasti.

« Bene, allora tornate pure alle vostre attività da segaioli.»

« Segaioli un par di palle, io adesso mi faccio Eden, te stattene da solo a comporre!»

Tutti risero.

E risi anch'io; un suono strozzato, come l'ultima parola di un condannato a morte mentre penzola dal cappio ardente del patibolo.

Avrei venduto l'anima per poter passare anche solo una notte con lei. Per poterla amare liberamente, non come fosse un peccato capitale anche sfiorarla col pensiero.

Mi ritirai nella mia stanza della suite, in cui alloggiavamo durante il tour con gli Aerosmith, mentre gli altri si recavano altrove.

Un sogno che si realizzava, per tutti; avevamo portato anche le due ragazze perché entrambe adoravano la band che avremmo supportato.

Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi.

Ogni volta che mi ritrovavo solo, volavo col pensiero indietro nel tempo, quando eravamo ancora cinque scalmanati incontrollabili che gozzovigliavano per tutta la notte. In un certo senso eravamo ancora così, in fondo. Solo improvvisamente pieni di responsabilità e termini da rispettare, contratti, cazzate burocratiche e stampa in fermento.
Eravamo nuovi in quella giungla e di certo non offrivamo di noi una bella immagine. Non che ci tenessimo.
Gli eccessi camminavano a braccetto con noi, lo sapevano bene tutti ormai.

« Posso?»

Jeff era sulla porta, nell'atto di bussare, e sorrideva pacatamente.

Mi misi seduto stropicciandomi gli occhi.

« Certo, entra pure.»

Lui si sedette sul bordo del letto, accendendosi una sigaretta. Mi porse il pacchetto aperto con un cenno del capo ed io vi estrassi una Marlboro, infilandola tra le labbra.

« Allora Eden verrà in tour con noi, eh?»

« Già.»

Rimanemmo in silenzio per un po', fumando tranquillamente.

Sapevo benissimo dove voleva andare a parare.

« Sei sicuro...?»

Mi allungai per prendere il posacenere e annuii guardandolo negli occhi.

« Sei consapevole del fatto che dovrai viverci insieme, praticamente? E che dovrai sopportare tutte le smancerie tra lei e Duff? Non mi sembra una buona idea, Bill.»

Sospirai.

« Non so se è peggio vederla stare con lui o non vederla affatto.»

Spense il mozzicone nel posacenere di cristallo e incrociò le gambe, sbadigliando.

« Penso che la tua scelta tu l'abbia già presa, quindi non ho più nulla da dire.»

Si alzò e uscì dalla stanza, lasciandomi solo a rimuginare.

Riusciva sempre a farmi riflettere sulle mie azioni, ma come aveva detto lui stesso, la mia decisione l'avevo presa.

 

« Interessante, davvero.»

Slash stava ascoltando i consigli di Joe Perry, pendendo letteralmente dalle sue labbra; l'uomo si continuava a riavviare i capelli scuri, storcendo il naso adunco ogni tanto.

Il palco era gigantesco e brulicava di frenetici tecnici e musicisti. Il soundcheck era il momento di massima importanza, dove si correggevano anche le minime imperfezioni.

Tutto doveva essere perfetto.

Io sedevo su un amplificatore, accanto a Eden e a Michelle, aspettando con loro che gli strumenti fossero pronti.

« Cosa pensate di fare per il compleanno di Slash?»

Mi voltai verso le ragazze, un po' stordito.

« Eh?»

« Dopodomani Hudson fa gli anni, cosa avete intenzione di combinare?»

Mi grattai la testa.

« Ehm...»

« Piantala di grugnire e pensa a qualcosa» mi intimò Michelle.

Feci per rispondere ma Eden mi posò una mano sul braccio, per calmarmi.

Con quella ragazza non ero mai andato d'accordo. Forse perché avevamo il carattere troppo simile.

Vedi, anche tu odieresti te stesso.

Forse era il momento di entrare in psicoanalisi.

« Io pensavo qualcosa come una serata al locale. Da stare tutti insieme, magari anche con gli Aerosmith. Slash apprezzerebbe, ne sono sicura. E poi lasciamo il compito a Michelle, per la notte.»

La diretta interessata ghignò soddisfatta.

« Perfetto allora» conclusi, poco interessato.

Tornai a guardare nel vuoto.

« Tutto bene?»

Eden mi sorrideva, ma avevo sentito chiaramente la nota di preoccupazione nella sua voce.

« Tranquilla.»

Le feci un buffetto sulla pelle nuda della gamba e sorrisi.

Lei fece un verso poco convinto e appoggiò la testa sul mio braccio.

« Penso che tu sia l'amico migliore che abbia mai avuto, sai?»

Il mio cuore mancò un colpo.

Le sue parole mi avevano lasciato spiazzato; Eden era una persona che si affezionava in fretta agli altri, l'avevo provato sulla mia pelle, ma non pensavo fino a quel punto.

Le carezzai i capelli dolcemente: « Penso anch'io che tu sia l'amica migliore che abbia mai avuto, piccola.»

Sospirai.

Ma io non ti voglio bene, io ti amo. E penso che infondo tu lo sappia anche. Resterò qui al tuo fianco finché mi vorrai e aspetterò. Magari un giorno ti sveglierai e capirai di provare le stesse cose che provo io. Per ora io sono qui, in veste di amico. Vedremo nel futuro, no?

« Come mai sei così pensieroso?» chiese, stringendosi al mio braccio in modo amichevole.

« Niente, seghe mentali.»

Lei rise.

« Se magari praticassi quel passatempo nel mondo reale saresti più soddisfatto.»

Duff si avvicinò sedendosi ai piedi di Eden.

« Che simpatico, McKagan. Ora vado a farmi una groupie, scusa.»

E mi allontanai fingendomi offeso.

« Che permaloso!»

Sentii le loro risate in lontananza, mentre si scambiavano effusioni.

Forse, nel futuro. Ma ne dubiterei se fossi in te, Axl Rose.

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Capitolo 2
*** Michelle ***


2. Michelle

 

« I used to love her, but I had to kill her
I used to love her, but I had to kill her
I knew I'd miss her, so I had to keep her
She's buried right in my back yard
»
Used to love her, GN'R

 

22 Luglio 1988

« Come ti chiami, dolcezza?»

Eden guardava terrorizzata Perry, che l'aveva praticamente costretta al muro con le sue avance.

Lei portava la sua canottiera dei Toxic Twins tutta stracciata e scollata, davvero sexy, che aveva attirato l'attenzione del chitarrista manco un'ape al miele.

Avevo anche notato il luccichio della fede al suo anulare sinistro, ma feci finta di niente.

La vita è sua, mica mia.

Mugugnò il suo nome cercando con lo sguardo Duff, che però era a fare le prove lontano da lei.

Il sole batteva sul palco, mentre noi eravamo al fresco dietro le quinte, tra buffet e birra ghiacciata.

« Siete groupies?» chiese Tyler con tono interessato, apparendo al mio fianco improvvisamente.

Scossi la testa, ridendo.

« No, mi spiace.»

Assunsero entrambi un'aria interrogativa e vagamente persa nel medesimo istante.

Mica Toxic Twins per niente.

« E allora chi siete?»

Eden sorrise dolcemente, mostrando il ciondolo a cuore che le aveva regalato Duff al Natale di due anni prima: « Io sono la ragazza di McKagan.»

« E io sto con Hudson.»

Un po' tira e molla, avrei dovuto aggiungere.

Perry si grattò la testa imbarazzato e Tyler si piegò in due dal ridere.

« Bella figura di merda, amico!» esclamò, tirandogli una pacca sulla spalla.

Noi rimanemmo a guardarli tra il divertito e l'infastidito.

« Beh, io sono Joe e lui è Steven.»

Ci scambiammo una stretta di mano con un gran sorriso, per dimenticare la scena di tentato rimorchio fallito.

« Perfetto, voi siete Eden e...?»

« Michelle.»

Continuammo a chiacchierare in modo sciolto, ogni tanto raggiunti da Brad e Tom, che si introducevano nella conversazione con naturalezza.

« Vedo che avete fatto conoscenza con i ragazzi.»

Slash mi abbracciò da dietro, poggiando il mento sulla mia spalla. Mi crogiolai in quel calore guardando Duff baciare Eden con passione.

Non importava come e dove, quei due avrebbero dimostrato il loro focoso amore anche davanti ad un branco di belve feroci.

« Come sono andate le prove?» gli chiese, scostandogli i capelli sudati dal viso.

« Bene, decisamente. Lo show di stasera sarà una bomba!»

« Non montatevi troppo la testa, però. Vengono tutti per vedere noi» disse Joe, scherzoso.

Seguì un'accesa discussione tra i ragazzi, che avevano legato abbastanza velocemente con i membri di quella grande band, anche se vi portavano un rispetto quasi venerante.
A me gli Aerosmith non dispiacevano, anzi; ma era Eden che amava la loro musica.

E sapevo anche che le avance di Joe, il suo membro preferito, sarebbero state ben più che accette se lei non fosse stata innamorata follemente del suo McKagan.

Un po' invidiavo il loro rapporto, il modo in cui la trattava Duff. Era come se non esistesse nessun'altra al mondo per lui; era la sua priorità, in qualsiasi momento.

Certo non mi lamentavo di Slash, ma era tutto radicalmente diverso. Non ci eravamo neanche ancora detti “ti amo”. Mai, nemmeno una volta per sbaglio.

Forse non ci amiamo abbastanza.

Eppure quel sentimento che mi si attorcigliava nello stomaco, facendomi avvampare ad ogni contatto tra me e lui, non mentiva.

« Comunque se ti stanchi del biondino sai dove trovarmi» disse Joe con un occhiolino, tirando la canottiera dei Toxic Twins a Eden.

I due artisti si allontanarono, lasciando noi quattro soli.

« Cos'è questa storia?» chiese Duff, turbato.

Ridacchiai sotto i baffi, stringendomi a Slash.

« Non ti preoccupare, non mi stancherò mai di te» lo rassicurò Eden, baciandolo.

 

« Allora? Non sei eccitato all'idea di suonare con gli Aerosmith?»

Slash uscì dal bagno con un asciugamano di spugna legato in vita e un altro ad avvolgergli la chioma grondante d'acqua.

« E' da mesi che sono eccitato.»

Stesa sul letto della suite che dividevamo con Duff e Eden, lo guardavo asciugarsi la pelle ambrata.

« Hai visto quanto ci provava Joe?»

« Notato. McKagan non ne sembrava tanto felice.»

E tu ne saresti rimasto turbato se ci avesse provato con me?
Mi sentivo la donna più insicura al mondo di fronte a lui. C'era sempre qualcosa che mi sfuggiva nel suo essere; e per quanto facessi la spavalda, la femme fatale, rimanevo puntualmente interdetta dai suoi comportamenti.

Una volta era dolce e premuroso, l'altra sembrava desiderare solo che gli aprissi le gambe.

Mi faceva impazzire quella situazione. Eppure non avrei mai avuto il coraggio di allontanarmi da lui.

Perché c'era quando io e Eden eravamo appena uscite dalla casa di cura per la disintossicazione; c'era quando stavo male per le crisi, quando vomitavo l'anima piangendo.

Aveva capito quando lasciarmi sola e quando abbracciarmi per dirmi che era lì, al mio fianco.

« Non si farà tanti scrupoli, sappilo, nonostante sia Joe Perry. Se gli toccassero Eden, Duff potrebbe uccidere, tienilo a mente.»

Annuii, guardandolo.

« Perché quella faccia?» chiese, infilandosi i boxer.

Scossi la testa, sospirando.

« Niente.»

Non chiese nulla in più; si limitò a sdraiarsi accanto a me. Mi diede un bacio sulla guancia e poco dopo crollò addormentato.

Le prove lasciavano i ragazzi stanchi e provati, ma felici. Finalmente erano riusciti a farsi notare, ad arrivare in vetta. Il loro disco d'esordio aveva battuto cifre record e la loro bravura era stata riconosciuta appieno.

Rimasi a carezzargli i capelli selvaggi per un po', finché non fossi sicura del suo sonno profondo, e uscii. Dovevo raggiungere Eden e gli altri al locale, per convincere gli Aerosmith a partecipare alla festa per Slash.

Mi aspettavano già tutti là, con la famosa band al completo.

Tutto sommato erano simpatici e, nonostante il rapporto tra noi due ragazze e loro si limitasse alla chiacchierata ogni tanto, covavo una grande e positiva aspettativa verso la loro risposta.

 

« Verremo sicuro, giusto ragazzi?»

Non mancai di sentire però il sussurro che fece Joe a Tyler per giustificare il suo entusiasmo.

Non me la perdo per nulla al mondo quella gnocca ubriaca.”

Alla fine era stato più facile del previsto, grazie alle tette di Eden.

Tom continuava a provarci anche con me e i ragazzi si stavano innervosendo, ma la promessa della sorpresa ad Hudson sedava gli animi quanto bastava per non scatenare una rissa.

Mi feci accendere la sigarette e tirai una boccata sorridendo. Il fumo accarezzò i miei polmoni seducente, lasciandomi con un gran senso di pace dentro.

Le gote di Eden si erano già arrossate per i bicchieri di alcool che si stava scolando per alleggerire la tensione che percepiva rispetto i suoi miti e un forte odore di rum impregnava l'aria.

« E' davvero interessante il vostro progetto, mi piace il vostro sound e la passione che ci mettete.»

Percepivo frasi qua e là, ma la mia mente era altrove.

Si stavano congratulando con i ragazzi per la loro bravura, a quanto capivo.

Riuscivo però solo a pensare a Slash, alle sue braccia calde, al suo sorriso rassicurante.

Io sono innamorata.

Inutile negarlo a me stessa! Esistevano anche gli amori non ricambiati, perché non riuscivo a capirlo?

Eppure se non mi amasse mi avrebbe già lasciata.

« Michelle?»

Steve mi chiamava, scuotendomi per il braccio.

« Tutto bene?»

Annuii, sbattendo le palpebre velocemente per schiarirmi il campo visivo.

« Ragazzi, noi torniamo in albergo. Iz, lascio la chiave in reception, vado solo a prendere una cosa.»

« Okay, non ti preoccupare.»

Ci salutarono agitando le mani.

« Steve vuoi una mano?» chiese Eden, vedendomi così smarrita.

Lui scosse la testa, sorridendo rassicurante: « La porta in camera e chiamo Hudson. Torno in un battibaleno per il concerto.»

Detto questo mi prese sotto braccio e mi accompagnò fino all'hotel.

Le strade era buie e il caldo afoso dell'estate mi fece incollare i capelli sudati alla fronte.

Mi strinsi a Steven un po' frastornata, e lui mi accompagnò gentilmente, assicurandosi che stessi bene.

Volevo molto bene a quel ragazzo; era sempre dolce con me, disponibile.

« Dai, riposati un po' che domani la giornata sarà lunga. Mandami fuori Slash, dobbiamo andare a suonare. Buonanotte per dopo.»

Con un sorrisone mi diede un bacio sulla fronte, spingendomi delicatamente verso la porta della suite. Traballai sulla moquette rossa del corridoio dell'hotel e infilai la chiave nella toppa.

Steve intanto era entrato nella suite che condivideva con Izzy e Axl per prendere la famosa “cosa”.

Sapevo benissimo che era droga. Per sciogliere la tensione.

Scossi la testa allontanando il pensiero e spinsi l'uscio per aprire. Ai suoi piedi c'era una busta di carta gialla, senza mittente; probabilmente l'avevano infilata nella fessura per le lettere di cui era munita la porta.

La presi da terra, rigirandola tra le mani.

For Michelle.

Feci per aprirla, ma un grugnito di Slash mi fece sobbalzare.

La infilai nel cassetto del comodino dalla mia parte del letto e andai a svegliarlo.

La aprirò da sola.

Non sapevo il perché, ma sentivo che era la cosa giusta.

« Dai, ho sonno...»

Si coprì la testa col cuscino ed io in tutta risposta gli tirai via le coperte.

Emise un verso contrariato, scivolando giù dal letto: « Mi stai sul cazzo.»

Ridemmo, mentre gli lanciavo i vestiti.

« Corri a vestirti che Steve ti sta aspettando. Dovete aprire per gli Aerosmith, ricordi?»

Si animò improvvisamente e iniziò ad infilarsi indumenti come un razzo.

« Bravo il mio Hudson.»

Facevo finta di essere spigliata e tranquilla come al solito, ma il pensiero della lettera mi monopolizzava mente e cuore.

Cosa poteva essere?

Paura.

Il sentimento mi rodeva le viscere, provocandomi quasi dolore fisico.

« Ciao, amore.»

Mi diede un bacio veloce e corse fuori, accolto da Steve con versi di disappunto per il ritardo.

Amore.

Mi lasciai cadere sul letto e allungai la mano, tremante.

Avvolsi le dita attorno a pomello del cassetto e tirai lentamente, con cura, scossa dalla paura che mi possedeva.

La carta era ruvida, e appena la sentii sotto i polpastrelli sobbalzai.

« Forza, Michelle.»

Cercai di darmi un contegno rassicurandomi con le mie stesse parole, ma fu inutile.

Aprii la busta e ne tirai fuori alcune foto, in bianco e nero.

Ma che cazzo?

E poi il mio cuore agonizzò, improvvisamente. Sanguinante da molteplici ferite, mi accasciai sul letto con quelle immagini strazianti a poco da me.

Non avrei mai pianto così in vita mia, mai più.

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Capitolo 3
*** Slash ***


3. Slash

 

« Said where you goin'
What you gonna do
I been lookin' everywhere
I been lookin' for you
»
You're crazy, GN'R

 

23 Luglio 1988

Il corridoio dell'hotel era immacolato, con la moquette rosso scuro intarsiata da fili d'oro perfettamente pulita e le pareti dall'intonaco candido.

E la combriccola composta da cinque capelloni mezzi ubriachi e una ragazza che pomiciava senza sosta con uno di loro non sembrava c'entrare nulla con quell'ambiente.

Infatti non c'entriamo un cazzo con tutto questo lusso.

Puzzavamo anche un po', a mio parere. Di vodka, per la precisione.

« Ehi, Slash, ce l'hai tu la nostra chiave?» chiese Eden.

Gliela sventolai di fronte al viso con espressione sarcastica e lei mi fece la linguaccia. Ridendo mi avvicinai alla porta, facendo scattare la serratura.

« Michelle?» chiamai, togliendomi il giubbotto di pelle e lanciandolo sulla sedia.

Duff e Eden entrarono a loro volta, spogliandosi degli indumenti pesanti.

Non ricevetti alcuna risposta e, un po' preoccupato, mi avviai verso la stanza che condividevamo. Perdendo una scommessa, l'altra coppia aveva dovuto accontentarsi del divano letto.

Che, per la cronaca, sembra molto più invitante del nostro baldacchino tutto fiocchi di raso e tende in seta.

Aprii la porta della camera e rimasi a bocca aperta davanti a tutto quel casino: i cuscini erano stati abbandonati negli angoli più remoti, lo specchio rotto e i mobili più leggeri rovesciati.

Come a coronare il disastro, un foglio spiegazzato e alcune foto troneggiavano sul materasso dalle coperte aggrovigliate.

« Ragazzi!»

Il mio tono addolorato li fece scattare.

« Che cazzo...»

Eden corse al centro della stanza.

« Dov'è Michelle?» chiese, con gli occhi pieni di lacrime.

Io, in tutta risposta, mi avvicinai al letto e presi tra le mani il pezzo di carta.

Chiunque veda questo foglio, lo dia ad Eden Grant.

Rimasi fermo, col cuore che batteva all'impazzata.

« E' per te» sussurrai, allungando la mano verso la ragazza senza nemmeno guardarla in viso.

Poi raccolsi le foto e mi lasciai cadere sul materasso. Rappresentavano me, Axl, Adrianna e quell'altra bionda di cui non avrei mai ricordato il nome in atti poco casti.

Una goccia si infranse sul mio viso ritratto in quella vile azione.

« Che è successo, Saul?» mi chiese Duff, poggiando una mano sulla mia spalla e sedendosi di fianco a me.

Scossi la testa, asciugandomi le lacrime e cacciando giù l'urlo di dolore che combatteva per scaturire dalle mie labbra.

« Io...»

« Tu, tu sei un pezzo di merda.»

Non avevo mai visto Eden così.

Ribolliva di rabbia, con gli occhi rossi dal pianto, le lacrime che scivolavano giù per le guance e i pugni serrati allo spasimo con le braccia lungo i fianchi.

« Se n'è andata! Contento, ora?»

Mi lanciò uno sguardo di fuoco e uscì dalla stanza stringendosi al petto il foglio ormai spiegazzato.

« Eden!»

Duff mi guardò un attimo, dispiaciuto, poi le corse dietro.

Mi lasciai cadere sul letto, e piansi, come mai avevo fatto in tutta la mia inutile vita.

Chi sbaglia, paga.

Me lo diceva sempre mia madre, ma non metteva mai in pratica le apocalittiche punizioni con cui mi minacciava dopo una burla. Stupido definire così le mie malefatte e stupido divagare in frivoli ricordi di infanzia in quella situazione.

Mi sentivo come se mi avessero strappato il cuore. Non riuscivo a respirare. La sbronza non aiutava e le lacrime appiccicavano i capelli al mio viso.

Idiota.

Mi morsi le labbra violentemente, come se il dolore fisico potesse distogliermi da quello spirituale.

Come avrei fatto a vivere senza di lei? Avevo sempre dato per scontato la sua presenza al mio fianco, e in quel momento mi sentivo vuoto. Come se mi mancasse qualcosa.

Tipo il cuore.

Serrai gli occhi e mi riavviai i capelli, provando a fare mente locale.

Scartai l'idea di andare a cercarla; ormai sarebbe potuta essere a miglia di distanza, per quanto ne sapevo.

Scriverle? Ma a quale indirizzo?

Forse quello della casa che condivideva con Eden.

Mi morsi un pugno, fino a lacerare la pelle e a sanguinare, tanta era la voglia di urlare al mondo la mia stupidità.

Tutto rovinato per uno sbaglio.

 

Quando mi svegliai era pomeriggio inoltrato, il sole filtrava dalle tapparelle abbassate della finestra e la testa mi rimbombava. Allungai il braccio, convinto di trovare quel corpo caldo che amavo stringere, ma incontrai solo un mucchio di coperte aggrovigliate.

Tutto mi tornò in mente con violenza inaudita, stordendomi.

« Well, well, well my Michelle.»

Mi sentivo un menomato mentale a canticchiare in quel modo. Ma la canzone danzava inesorabile nella mia mente, accompagnata dalle immagini del mio tradimento e da quegli occhi da cerbiatta.

Chiusi gli occhi di nuovo, ma appena lo feci, sentii la sua voce chiamarmi.

Saul.

Scattai seduto e mi presi la testa tra le mani. Non potevo andare avanti così.

 

Dopo aver fatto una doccia fredda e veloce, stavo camminando lentamente verso la porta che mi divideva dai miei due coinquilini.

E uno dei due mi odia, ora.

Presi un respiro profondo ed abbassai la maniglia.

Duff dormiva, mentre Eden era seduta accanto a lui, rileggendo per l'ennesima volta quelle poche righe. Le braccia del ragazzo erano strette attorno alla sua vita, e lei era più che altro accovacciata, in una posizione improbabile per non disturbare il suo sonno. Intanto gli carezzava distrattamente i capelli, avvolgendo alcune ciocche bionde sulle dita.

Non mi aveva sentito, così cacciai un lieve -e colpevole- colpo di tosse.

Lei voltò il capo, incontrando il mio sguardo. I suoi occhi erano vuoti, rossi dal pianto. Però non vedevo più odio.

« Penso l'avrebbe fatto lo stesso. Le hai dato solo un motivo in più per farlo» disse, tornando a guardare il foglio.

Rimasi di nuovo in silenzio, con le parole che venivano a meno.

« Che intendi dire?» chiesi infine, con la voce strozzata.

« Non si è mai trovata bene qui. Vuole solo trovare un po' di tranquillità, ora.»

Perché non mi guarda in faccia?

Vidi una lacrima infrangersi sul foglio già impregnato di quelle gocce salate e mi avvicinai ad Eden.

« Mi dispiace, davvero. Eravamo ubriachi, quelle ci provavano...»

« Eravamo?» chiese, lanciando uno sguardo a Duff, che dormiva.

Scossi la testa: « Lui non c'entra; se n'è andato appena quella ha iniziato ad “importunarlo”. Ti ama davvero, sappilo.»

Gli carezzò il viso, sorridendo leggermente.

« Anch'io lo amo, ma non è questo il punto.»

Puntò il suo sguardo su di me, e vidi nei suoi occhi un disarmante senso di smarrimento.

« Tu l'hai tradita, e lei ti amava. Anzi, ti ama. Perché so che non ti dimenticherà in fretta.»

Sapevo dei sentimenti di Michelle, non me li aveva mai nascosti.

Ed io la ricambiavo, anche se a modo mio.

« Perché l'hai fatto?»

Il suo tono mi fece scattare sulla difensiva: « Non ero in me, ok? E se lo vuoi sapere ho pensato tutto il tempo a lei mentre scopavo con quella troia, di cui non ricordo neanche il nome! E' stato un fottuto sbaglio, il più grosso della mia vita, ma non mi ha lasciato il tempo di spiegare. Se ne è andata così, senza dirmi nulla. Ed il mio cuore sanguina almeno quanto il suo, sai? Se le sono stato accanto per tutto questo tempo ci sarà un motivo!»

Respirai forte, a corto di ossigeno per la raffica di parole che erano volate dalla mia bocca.

« Il motivo lo devi trovare tu, immagino. Ora, se non ti dispiace, vorrei dormire. Ci vediamo domani, Slash.»

E non disse più una parola, limitandosi ad accoccolarsi vicino a Duff, che non si era minimamente svegliato.

Rimasi fermo, tremante da mille sentimenti, a ripensare alle sue parole.

Poi uscii dalla stanza, dall'albergo e dalla città. Convinsi il nostro autista a lasciarmi il pullman per qualche ora; in cambio gli avrei procurato della roba.

Dovevo stare solo.
A pensare.

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Capitolo 4
*** Eden ***


4. Eden

 

« Well some say I'm lazy
And others say that's just me
Some say I'm crazy
I guess I'll always be
But it's been such a long time
Since I knew right from wrong
It's all the means to and end I'm
I keep it moving along
»
One in a million, GN'R

 

24 Luglio 1988

Sentivo il respiro di Duff solleticarmi la pelle, rendendomi più calma. Se non dormivo piangevo.

E dovevo ringraziarlo di cuore per essermi rimasto vicino tutta la notte. Quando era giunta la mattina ero crollata tra le sue braccia, troppo stanca di lacrime e dolore.

Se n'era andata. E l'unica cosa che mi rimaneva di lei era un foglio spiegazzato impregnato di gocce salate, che ormai avevano prosciugato i miei occhi.

« Vuoi uscire a prendere un po' d'aria?» mi chiese, posandomi un dolce bacio sulla guancia.

Annuii leggermente, asciugandomi col braccio le ultime lacrime, ormai quasi secche, agli angoli degli occhi.

Scendemmo dal divano letto, che fino a quel momento non avevamo lasciato, ed io raccolsi il mio giacchetto di pelle.

Chiusi la nostra suite con la chiave e la infilai in tasca, per poi rifugiarmi sotto il braccio protettivo di Duff, aggrappandomi alla sua vita.

Percorremmo tutto il corridoio e salimmo sull'ascensore, diretti al piano terra.

« Adesso prendiamo qualcosa, vedrai che ti sentirai meglio» mi disse, sorridendomi dolcemente.

Annuii di nuovo, con la testa altrove. Era successo tutto troppo in fretta, lasciandomi completamente scioccata.

Mi sentivo improvvisamente sola, come smarrita, senza quella figura che mi aveva accompagnata per tutta la vita.

Da una parte capivo le sue ragioni, dall'altra invece no.

Se fosse rimasta avremmo potuto affrontare insieme tutto, come avevamo sempre fatto.

Ma sparire così...

Avevo le parole di quella lettera stampate in mente; ormai ricordavo perfettamente anche la particolare piega delle m e gli accenti fatti in modo maldestro. L'aveva scritta in fretta, l'avevo notato subito. Probabilmente subito dopo aver visto le foto, o poco più tardi.

Sentii il suono sordo dell'ascensore che si fermava e guardai le porte allontanarsi l'una dall'altra, scorrendo per farci passare.

« McKagan! Dove stai andando?»

« Ehi, Joe...»

Mi voltai e vidi il chitarrista degli Aerosmith venirci incontro. Neanche in quelle condizioni mi era indifferente.

« Che succede, piccola?» mi chiese, facendomi un buffetto sulla guancia. « Il biondo ti fa arrabbiare?»

Scossi la testa, sentendo aumentare la presa di Duff attorno a me.

« Storia lunga e noiosa» trovai la forza di dire, per liquidarlo.

« E come mai ieri avete disdetto tutto?»

Era il compleanno di Slash.

Ce ne eravamo completamente dimenticati, compreso il diretto interessato. La storia di Michelle aveva devastato tutti. Ricordavo ancora il silenzio attonito al di là della cornetta dopo la chiamata di Duff a Izzy.

« Ti spiegherò poi, Joe» intervenne lui.

Fece spallucce: « Allora ci vediamo. Ciao dolcezza, ricordati che la mia offerta è sempre aperta.»

Mi fece l'occhiolino e se ne andò con passo sicuro.

Non ero dell'umore giusto per dar retta alle sue avance.

« Dai, non ci pensare. Un po' d'aria fresca ti farà bene.»

Il suo tono di voce era incoraggiante, mentre mi guidava all'uscita secondaria.
Se fossimo usciti dall'entrata principale probabilmente i fan avrebbero assalito Duff.

Una folata di vento mi fece rabbrividire.
Iniziammo a camminare lentamente, senza parlare e stretti l'uno all'altra. Non avevo bisogno di sfogarmi, solo di rimuginare. E Duff l'aveva capito senza sentirmi dire una parola.

« Ti vado a prendere un caffè, ti va?»

Annuii, sorridendo.

Forse mi farà bene.

Mi sedetti su una panchina, accavallando le gambe. Sentivo freddo, ma probabilmente era tutto intensificato da quella sensazione di vuoto.

Era un luglio mite, ma improvvisamente tutto si era gelato attorno a me.

C'era un contrasto tra i più opposti sentimenti nel mio cuore; ero arrabbiata e amareggiata per il comportamento di Michelle, ma d'altronde non potevo darle torto. La prima reazione nei confronti di Slash era stata violenta, ma in quel momento non riuscivo neanche ad infervorarmi con lui.

Nella lettera mi aveva chiesto di mentirgli.

Non voleva farlo sentire troppo in colpa, ed il mio compito era quello di fargli credere che la decisione che Michelle aveva preso fosse già stata ponderata in precedenza.

Digli che non mi trovo bene, che ho bisogno di pensare.

Scossi la testa.

No, non ero d'accordo con le sue decisioni. E mi sentivo abbandonata.

Amavo i ragazzi, ma una presenza femminile tra tutti quei testosteroni era un aiuto, per me.

Vidi Duff uscire sovraccarico di sacchetti e bicchieri.

« Ho preso anche delle ciambelle, così mandi giù un po' di zuccheri» disse mentre si sedeva accanto a me, disponendo i viveri.

Ridacchiai, agguantando il mio caffè.

« Ammettilo che hai fame.»

Rise, scartando una ciambella ricoperta di glassa al cioccolato.

« Un po', sì.»

Sorseggiai il caffè, stringendo le mani attorno al bicchiere reso caldo dalla temperatura della bevanda.

« Macchiato con latte e tanto zucchero, come piace a te.»

Gli sorrisi riconoscente e rimasi a guardarlo mentre addentava la sua ciambella.

Era davvero la persona più importante della mia vita. Perfino la faccenda di Michelle diventava meno straziante quando c'era lui vicino a me.

« Mi fai fare un morso?»

« Vieni qui» mi invitò, facendomi segno con il dito.

Mi allungai curiosa e lui mi diede un bacio, decisamente passionale. Sapeva di cioccolato e di zucchero, e non potei fare a meno di avvinghiarmi a quelle labbra che tanto amavo.

« Riuscirò a farti tornare felice» sussurrò, stringendomi forte.

Mi aggrappai alla sua schiena, con un gran senso di sicurezza dentro di me.

Cosa farei senza di te?

Quel pensiero mi lasciò sgomenta; l'idea di perdere Duff mi fece rabbrividire.

No, senza di lui non sopravviverei.

« Grazie.»

Mi staccò da sé, per guardarmi negli occhi.

« E di che? Sono qui per questo, piccola.»

Gli sorrisi e lui mi scostò una ciocca ribelle dal viso, sistemandola dietro il mio orecchio con una carezza.

« Ne hai presa una anche per me?» chiesi, agguantando il caffè che stava scivolando inesorabilmente dalla panchina.

« Certo.»

Estrasse da un sacchettino macchiato d'unto una ciambella caramellata, avvolta in un tovagliolo a quadretti rossi, e me la consegnò con un gran sorriso.

« Beh, buon appetito» dissi, addentando il dolciume.

Grazie davvero, di tutto.

 

« Non possiamo fare molto, solo sperare che torni di sua iniziativa. Secondo me ha solo bisogno di riassestare la sua vita.»

La suite che Izzy, Will e Steve condividevano era molto simile alla nostra. L'unica differenza era la presenza di letti singoli e non matrimoniali nella stanza.

Eravamo riuniti in soggiorno, per parlare di Michelle.

« Lo so, ragazzi. Forse dovrei andare a cercarla» dissi, torturandomi le mani per il nervosismo.

Il “no” secco che arrivò da tutti mi stupì.

« Eden, non sappiamo neanche dov'è. E tu rimani qui con noi.»

Abbandonai il capo allo schienale del divanetto, allungando la mano per sfiorare il braccio di Will.

« E' la mia migliore amica» sussurrai, guardandolo negli occhi.

Lui distolse lo sguardo, incrociando le braccia al petto: « Non guardarmi così, capito? Non cederò.»

Mi morsi il labbro inferiore, col morale sotto le scarpe.

« E poi vuoi andare in giro da sola a cercare una persona che non vuole compagnia?» intervenne Stradlin, facendo leva sulle volontà di Michelle.

« Iz, sono preoccupata per lei.»

« No, se vuole essere lasciata stare nessuno andrà a cercarla.»

Slash non aveva ancora spiccicato parola e quella frase mi lasciò sbigottita. La rabbia montò velocemente in me, ribollendo nel mio stomaco.

« Sei proprio quello che dovrebbe parlare di meno. Sei tu la causa di tutto.»

Non intendevo essere così fredda, ma non feci nulla per scusarmi. Infondo sapevamo, sia io che lui, che lo meritava.

« Eden» fece Duff, attirandomi a sé.

Slash mi guardò un attimo, poi tornò a fissarsi la punta delle scarpe.

« Ha ragione. Ma le richieste di Michelle sono state chiare.»

La sua voce si era incrinata nel pronunciare quel nome.

« Tornerà lei. Non so quando, ma lo farà» intervenne Steve.

Lui non frequentava più Adrianna da tempo, ormai, ma quella rivelazione l'aveva colpito più a fondo di quanto ammettesse.

« Sì. Sentite, a me Michelle non è mai andata a genio, lo sapete, ma capisco le sue ragioni. Ora abbiamo un concerto e dobbiamo andare. Inutile farci ancora queste seghe mentali per soffrirne di più.»

Will si alzò e gli altri lo seguirono, tranne Duff.

« Arrivo subito.»

Mi cullò qualche momento tra le braccia, poi mi diede un bacio.

« Eden, ha fatto le sue scelte. Non ci resta che accettarle.»

Annuii, con l'improvvisa consapevolezza di rivederla.

Ma non per un bel po' di tempo.

 

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E' finito anche Lies! Beh, che dire, grazie di cuore a chi legge/recensisce/segue/preferisce, con un particolare riguardo ad Ormhaxan e a Galasty, immancabili e sempre fantastiche.
Ci vediamo al più presto agli
Illusion, care!
(Seguito che arriverà il prima possibile)
Un bacio,


Eden

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