la storia di un Mangiamorte in erba

di MeiyoMakoto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'iniziazione ***
Capitolo 2: *** codaliscia ***
Capitolo 3: *** mrs. purr ***
Capitolo 4: *** tana per peter! ***
Capitolo 5: *** un topo? ***
Capitolo 6: *** Il Natale dei Malandrini, Pt 1 ***
Capitolo 7: *** Il Natale dei Malandrini, Pt 2 ***
Capitolo 8: *** auror in erba ***
Capitolo 9: *** l'ordine della fenice ***



Capitolo 1
*** l'iniziazione ***


‘Il posto è questo.’
Peter si bloccò.
‘Ti avverto, Minus, questa è l’ultima volta che te lo chiedo.’ –sospirò Severus- ‘Vuoi venire con me, sì o no? Lo sai che non ci metto niente a Obliviarti; se vuoi posso cancellare tutto quello che sai di noi, l’ho già fatto altre volte.’
Peter indugiò: sapeva benissimo che non solo Severus era più che capace di fare quell’incantesimo, ma aveva anche una certa antipatia per lui, e non aspettava altro.
Che fare? Certo aveva paura, e tanta, anche: come avrebbero reagito i suoi amici se avessero scoperto che andava a quelle riunioni? Che gli avrebbero fatto i Mangiamorte, una volta attraversata quella porta? Erano pericolosi?
‘Tu perché lo fai, Piton?’
‘Perché quando il Signore Oscuro sarà pronto,  trionferà, e noi trionferemo con lui. E allora sarò io a ridere in faccia a Potter e Black, e loro a strisciare.’ -rispose schietto Severus- ‘E scommetto quello che vuoi che tu lo fai per la stessa ragione.’
 
 
 
 
La stanza era sicuramente molto grande, ma c’erano troppi ragazzi stipati dentro perché ce ne si potesse accorgere. Peter rimase all’entrata, indeciso: dopotutto avrebbe ancora tirarsi indietro…
Una gomitata sulle costole interruppe i suoi pensieri.
‘Mettiti la maschera che ti ho dato, imbecille! Cominciamo male…’ , sibilò Severus.
Poi sbatté la porta dietro di sé, e tutti si girarono a guardarli.
Con enorme sorpresa di Peter, i Mangiamorte aprirono un varco per lasciar passare il suo compagno; era evidente che lo trattavano con grande rispetto. Alla fine del varco li attendeva un ragazzo più alto degli altri, con la veste verde e argento che spiccava in mezzo al nero delle altre; come tutti portava una maschera argentata che gli copriva il viso, dietro la quale brillavano due occhi nerissimi. Peter sentì un brivido percorrergli la schiena.
‘Hai portato il novizio, Principe?’, chiese lo sconosciuto.
‘Sì, Coeur de Lion.* ’, fece Piton.
‘E il suo nome?’
‘Peter Minus.’
Coeur de Lion ebbe un sussulto, ma non si scompose.
‘ Portarlo qui è stata una scelta avventata, Principe: è pur sempre un Grifondoro. Garantisci per lui?’
Severus ridacchiò.
‘Io? Per lui? Non ci penso neanche. Voleva venire e io l’ho portato, ecco tutto; mi aveva seguito fino all’ingresso segreto la scorsa volta che sono venuto alla riunione, ha capito chi siamo e ha mostrato interesse.’
‘Portalo via!’, strepitò un’acuta voce femminile. Era camuffata dalla maschera, ma Peter avrebbe potuto giurare di averla già sentita.
‘Calmati, Diana.*’, ordinò Coeur de Lion.
‘Calmarmi?! È amico di Sirius!’
‘Terribile accusa…’ -sorrise l’altro- ‘E sentiamo, Minus, tu che hai da dire?’
Tutti gli occhi erano puntati su di lui, e Peter sentì il coraggio  ritornargli in corpo: che sensazione meravigliosa essere, per una volta, al centro dell’attenzione!
‘Quando il Signore Oscuro sarà pronto  trionferà,’ –esclamò senza pensare- ‘E noi trionferemo con lui. E allora sarò io a ridere in faccia a Potter e Black, e loro a strisciare.’
Questa dichiarazione fu accolta da molti cenni di assenso, e persino qualche applauso. Peter tentò di ignorare lo sguardo inceneritore di Piton e si godette il suo momento di gloria.
‘Benissimo.’ –intervenne Coeur de Lion- ‘Procediamo coi riti di iniziazione.’
 
 
 
 
‘Tutto bene, Pete?’, chiese Remus.
NO!!, avrebbe voluto gridare lui con tutte le sue forze.
 Ma si trattenne.
‘Mi fa un po’ male il braccio…’
‘Vai da Madama Chips, ci pensiamo noi a giustificarti alla lezione.’, si offrì James.
‘No! No, davvero, non ce n’è bisogno; andiamo a colazione?’
‘Perbacco, Codaliscia, che ti è successo? Di solito urleresti come una femminuccia per molto meno!, osservò Sirius.
‘Non dire cattiverie, Sir! ‘, lo rimproverò Remus.
‘Già, Sir’-aggiunse James- ‘Un Grifondoro non urlerebbe mai per un piccolo dolore al braccio! Adesso scendiamo, sto morendo di fame!’
Se quello che aveva detto James fosse stato vero, Peter si sarebbe rivelato il fiore all’occhiello del Grifondoro: non fiatò neanche una volta, anche se era costretto a scrivere col braccio destro che sembrava in fiamme.
Più volte si accorse che Severus lo osservava con un misto di pietà e sadismo: anche lui sapeva cosa significava avere sul braccio il Marchio Nero.
 

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Capitolo 2
*** codaliscia ***


'È normale che continui a farmi così male?', bisbigliò Peter.
Severus alzò per un attimo gli occhi dal suo libro, infastidito.
'No, non è normale.' -rispose- 'Ma non c'è ragione di preoccuparsi: penso che la nostra Diana ti abbia riservato un trattamento di favore; tra qualche giorno il dolore si affievolirà.'
'Bel favore davvero...', borbottò Peter massaggiandosi il braccio.
Severus sorrise.
'Ringrazia che non ti abbia Cruciato, dato che in teoria dovresti essere amico di Black; ormai hai capito chi è Diana, no?'
L'altro annuì.
'Solo Bellatrix Black è capace di fare così male...'
'Ma da oggi non può più nuocerti, stai tranquillo: da stasera non sei più un novizio!'
Per un attimo Peter si illuminò, poi ebbe un sussulto.
'Stasera?' -balbettò- 'Ma stasera è il plenilunio!'
Si morse le labbra, consapevole di aver detto troppo, ma Severus non sembrava particolarmente sorpreso.
'Sì, beh, è ora che tu cominci a capire quali sono le tue priorità; se manchi stasera è finita.'
Fece per alzarsi, ma Peter, in un insolito slancio di coraggio, lo trattenne afferrandogli il braccio.
'Che c'è ancora?', ringhiò il Serpeverde divincolandosi con aria disgustata.
'Non può finire!' -esclamò Peter- 'Ormai ho il... Ormai sono iniziato!'
Severus ridacchiò.
'Credimi, Minus.' -disse- 'Può finire, eccome, come e quando vogliamo noi: un giorno potresti svegliarti con uno strano tatuaggio al braccio e non sapere come te lo sei procurato.'


'Come sarebbe a dire che stasera non puoi venire?! Stammi bene a sentire, Pete, se io posso passare la notte prima della partita in bianco, tu puoi saltare qualsiasi schifosissimo impegno, chiaro?!'
Peter annuì: era esattamente la reazione che si era aspettato da parte di James.
'Già, Codaliscia.' -lo spalleggiò Sirius- 'Che ci può essere di più importante di aiutare un amico?'
'Nulla.' -si affrettò a rispondere Peter- 'È solo che... Ho paura, ragazzi.'
Tre paia di occhi addolcirono il proprio sguardo a quelle parole.
'Abbiamo tutti paura, Pete.' -disse James dandogli una pacca sulla spalla- 'Ma è importante che ci siamo tutti a sostenere Remus: che razza di Grifondoro si tira indietro quando le cose cominciano a diventare difficili?'
'Un Grifondoro saggio.', mormorò Remus.
Gli altri finsero di non sentire, commossi dal suo tono mortificato.


Peter corse a perdifiato per la collina con tutta la forza che le sue gambette da sorcio gli concedevano.
Si ritrasformò, nascosto dal buio della notte, a poca distanza dal punto in cui una figura mascherata lo aspettava.
Severus non commentò, e insieme si incamminarono in silenzio.


'Siete in ritardo.', osservò Coeur de Lion.
'Peter ha avuto un contrattempo.' -spiegò Severus- 'Ma adesso siamo pronti per la cerimonia.'
L'altro annuì.
Si avvicinò a Peter con aria solenne e lo condusse al centro della stanza.
'Scegli chi dei nostri affiliati ti si rivelerà per primo.', gli ordinò.
'Diana.', rispose Peter senza esitazioni.
La ragazza allora fece un cenno con la testa, e da sotto la maschera d'argento apparve la faccia contrariata di Bellatrix Black.
Peter gettò un'occhiata a Severus, che da parte sua gli concesse un mezzo sorriso.
'Ora il Principe.', buttò lì l'iniziato.
Dopo che Severus si fu rivelato, Peter ebbe un attimo di esitazione.
'Ora potresti scopristi tu, Coeur de Lion?', chiese infine timidamente.
Si levò un mormorio indignato: era chiaro che al capo spettava il privilegio di svelarsi per ultimo. Lui però non batté ciglio.
'Se questo è il desiderio dell'iniziato va rispettato.', dichiarò scoprendosi.
Il ragazzo ebbe un sussulto: la maschera era caduta rivelando il volto di Regulus Black, fratello minore del suo amico Sirius.
'Sorpreso?', sorrise Regulus.
'Molto.', ammise Peter.
Si era aspettato quantomeno un ragazzo del settimo anno, se non più grande; Regulus era solo al quinto, e per di più era sempre stato un ragazzo buono e sereno, poco propenso ad attirare l'attenzione.
Ed ora eccolo qui, a capo di una temuta società segreta!
Uno per uno tutti i Mangiamorte si scoprirono; mancava solo un ragazzo molto alto, anche più di Regulus, che aspettava tranquillamente il suo turno appoggiato al muro con aria annoiata. Uno per uno tutti gli sguardi vennero puntati su di lui, finché Regulus non annunciò freddamente:
'Amici, un membro molto influente della nostra comunità ci ha onorato sua presenza stasera; il mio predecessore. Scopriti, Claudius.’
Lo sconosciuto lo accontentò lentamente, contrariato da quel tono autoritario, finché la maschera non fu completamente calata.
Non pochi gettarono un grido di stupore, altri applaudirono entusiasti: Lucius Malfoy li guardava con aria benevola dai suoi occhi di ghiaccio.
‘Sono contento di vedere che da quando ho lasciato Hogwarts nuovi arrivi continuano ad affluire nel nostro magnifico ordine.’ –annunciò sistemandosi anche lui al centro della stanza, appena più sotto di Regulus- ‘E vi assicuro che anche il Signore Oscuro saprà apprezzarvi come faccio io; da parte mia faccio il possibile perché anche i nostri affiliati al Ministero riconoscano tutto il valore delle reclute migliori devoti che questa scuola abbia da offrire.’
Qui uno scroscio d’applausi, dal quale Lucius si schermì con un ampio gesto della mano.
‘Sono certo, inoltre, che il nostro Regulus saprà sfruttare al meglio le capacità di ognuno di voi, come ho sempre cercato di fare io. Ma ora basta con questi discorsi: è giunto il momento più importante della nostra cerimonia.’
‘Vieni, Peter.’, intervenne Regulus con voce pacata, per riprendere il controllo della situazione.
Il ragazzo si avvicinò, e l’altro lo pose davanti a sé in modo che tutti lo potessero vedere.
‘Adesso sceglierai il tuo nuovo nome, il nome con cui ti presenterai ai novizi; dal momento in cui lo pronuncerai, sarai ammesso appieno alle nostre riunioni e potrai conoscere i nostri segreti.’
Si fece da parte, e Peter avvertì ancora una volta l’attenzione di tutti concentrata su di lui; sentì di nuovo un brivido di piacere corrergli lungo la schiena.
Stavolta però non c’era Severus a suggerirgli cosa dire: doveva scegliersi un nome e doveva farlo in fretta. Da solo.
‘Codaliscia. Mi chiamo Codaliscia.’
 
 
Ciao ragazzi, me ne ero quasi dimenticata… il significato dei nomi in codice J
Allora, la stella Bellatrix è nella costellazione di Orione; secondo il mito (che non scriverò tutto causa mancanza di tempo), la dea Diana o Artemide fu l’amante e poi l’assassina di Orione.
Ho fatto un po’ di ricerca su Internet (pochissima, lo ammetto) e pare che il nome di Regulus venga dalla costellazione del Leone, così come quello di Sirius viene da quella del Cane. Solo che non potevo dargli un nome come Leone, sarebbe stato tristissimo… Quindi ho provato a inventarmi un nome più pomposo: Coeur de Lion , che tra l’altro è in francese perché lo è anche il motto dei Black.
Quanto al nome di Severus, immagino non ci sia bisogno di molte spiegazioni ;).
Quello di Lucius Malfoy mi stava mandando in bestia, non riuscivo a trovarlo, quindi ho ripiegato su Shakespeare: Claudius  è il cattivo dell’Amleto, un uomo arrivista che è arrivato al potere con l’inganno e la violenza (anche qui non scriverò la trama completa dell’Amleto, anche perché non è che me la ricordi tutta…)
Vabbè, spero non siate rimasti troppo delusi dai criteri… Io a questo punto me ne andrei a pranzo.
Meiyo 
 

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Capitolo 3
*** mrs. purr ***


 
Peter era ancora sveglio quando gli altri ragazzi rientrarono nel dormitorio, all’alba.
Si trasformò in topo e si nascose sotto il proprio letto, veloce come un fulmine, prima che la porta si schiudesse completamente.
Remus ridacchiò amaramente.
‘È inutile, Pete.’ –disse- ‘So che sei qui; ti sento. Ho ancora l’olfatto da lupo mannaro, ricordi?’
Il ragazzo uscì allo scoperto con un sospiro e Sirius  gli balzò addosso come una furia.
‘Inizia a parlare, palla di lardo!’ –gli urlò in faccia- ‘E fallo in fretta, perché ho una mezza idea di scuoiarti a unghiate, al momento!’
‘Sirius, per favore…’, intervenne James posandogli una mano sulla spalla, ma senza troppa convinzione.
Sirius si divincolò.
‘Per favore un corno!’ –continuò- ‘Questa sottospecie di sorcio ci ha abbandonati! Ha abbandonato Remus mentre io e te eravamo lì, come sempre, a fare il nostro dovere. È il nostro dovere, vermiciattolo, è il minimo che possiamo fare per Remus!’
‘Sì, ma se ti metti a urlare così a quest’ora non cambia niente, anzi, va a finire che ci cacciano in presidenza.’ –ribattè James- ‘E tu, Pete, comincia a parlare sul serio: solo perché io e Lunastorta non stiamo sbraitando come degli ossessi non significa che siamo del tutto sfavorevoli alla proposta di scorticarti vivo.’
‘Parla per te!’, intervenne Remus debolmente.
‘Oh, taci, razza di pappamolle!’, lo zittì Sirius con un’occhiata grondante di affetto.
Poi tutti e tre si voltarono verso Peter.
‘Mrs. Purr. ‘, borbottò questi.
‘Che?’
‘Mrs. Purr.’ -ripeté più forte, mostrando una fasciatura al braccio destro- ‘Mi ha preso in bocca per la zampa e mi stava portando da Gazza; quando mi sono ritrasformato mi stava ancora attaccata, non mi ha voluto mollare fin quando non le ho lanciato una fattura.’
Calò il silenzio.
Poi James scoppiò a ridere.
‘E che faccia a fatto Madama Chips quando le hai detto che il gatto ti si era avvinghiato sul braccio?’, domandò.
‘Si è limitata a chiedermi che ci facessi in giro di notte e a spedirmi a letto.’, rispose Peter con un sorriso.
‘Adesso è meglio andare un po’ a nanna per un’altra oretta.’, suggerì Remus, felice che fosse tornata la pace.
Sirius non disse niente, ma si cacciò sotto le coperte con aria così minacciosa che Peter intuì che non sarebbe stato così facile dargli a bere la storia della gatta così facilmente.
Restò a guardare il sole nascente mentre gli altri si addormentavano uno a uno come sassi, sfiniti dalla lunga nottata. Si sentiva felice come non lo era da tempo: non solo aveva trovato il modo per coprire allo stesso tempo la sua assenza della sera prima e il Marchio, ma aveva anche imparato delle cose che Sirius e James neanche si immaginavano; non si riusciva a capacitare di quante possibilità avesse la magia, di quanti incantesimi avrebbe imparato dai Mangiamorte con tutto il tempo che aveva a disposizione… Ma perché diavolo a scuola non si imparavano le Arti Oscure? Era un ramo immenso della magia che gli era stato nascosto fino a quel momento…
 
 
 ‘Come fai ad essere così stupido, Minus?!’, sospirò Severus correggendogli per l’ennesima volta la posizione della bacchetta.
Peter lo maledisse ancora una volta dentro di sé, e ritentò. Inutilmente.
‘È inutile che tu perda tempo con lui, Severus.’- rise Bellatrix- ‘Certe cose sono da Serpeverde, punto e basta; e oltretutto non è che sia neanche particolarmente sveglio, perfino per un Grifondoro.’
Severus annuì gravemente.
‘Ho detto cento volte a Regulus che non è buono neanche a far levitare una piuma, ma lui è così testardo… In questo è tale e quale a suo fratello, bisogna dirlo.’
‘Neanche per sogno.’ –sibilò la ragazza- ‘Però è vero che mio cugino è troppo buono con questi novizietti… I tempi sono cambiati, da quando c’era Malfoy…’  
‘Grazie al cielo.’, ribattè l’altro asciutto.
‘Ah, già, dimenticavo: guai a chi ti rocca il tuo amichetto Regulus! Se vuoi il mio parere, è stato uno sbaglio eleggere lui capo…’
‘Ma non te l’ho chiesto, il tuo parere.’
‘Ehi, tu, che credi di fare? Continua a esercitarti, imbecille!’ –gracchiò la ragazza rivolta a Peter, troppo furba per non riconoscere il momento di cambiare discorso- ‘Di questo passo non imparerai mai!’
 Il ragazzo obbedì, sperando in cuor suo di avere la giovane Black come bersaglio quando fosse arrivato il momento di apprendere la maledizione Cruciatus.
‘Non ci riesco…’, mormorò dopo un paio di tentativi falliti.
 Bellatrix si avvicinò lentamente.
‘Ma c’è qualcosa che sai fare, Minus?’, sibilò.
Peter poteva sentire il fiato di lei sfiorargli le orecchie, e la sensazione non gli piaceva per niente.
Poi il lampo di genio.
‘Una cosa c’è.’, rispose, prima di rimpicciolirsi sempre di più.
La ragazza lanciò un grido.
‘Come cavolo hai fatto?!’, fece guardando il topolino bianco che saettava da una parte all’altra.
‘Ordinaria amministrazione.’, rispose lui con un ghigno, riprendendo la sua forma abituale.
Bellatrix e Severus si guardarono.
‘Bisogna avvertire Regulus.’, disse semplicemente il Serpeverde, allontanandosi.
 
 
 
 
 
‘E quindi mi dici che tu sei… Un Animagus?’, fece Regulus ammirato.
‘Sì.’, rispose Peter gettando un’ennesima occhiata alla porta, pur sapendo che la Stanza delle Necessità era praticamente invisibile, in sintonia coi suoi bisogni; tuttavia era assolutamente terrorizzato all’idea che qualcuno potesse entrare e sorprenderlo in compagnia di due Serpeverde.
‘E che né Potter né Black… Né Lupin sanno fare quello che sai fare tu?’, aggiunse Severus con uno sguardo tagliente.
‘No,’ –mentì Peter- ‘Sono nato così, loro non c’entrano niente.’
Era il suo momento di gloria, che diamine! Che c’entravano ora gli altri?
‘Perbacco, Peter!’ –sorrise Regulus dandogli una pacca sulla spalla- ‘Abbiamo fatto un buon affare ammettendoti fra noi! E ci hai anche procurato un ottimo posto per le nostre riunioni, questa stanza è perfetta!’
Severus grugnì, e il sorriso di Peter si allargò fino alle orecchie: alla faccia sua e di Bellatrix!
 

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Capitolo 4
*** tana per peter! ***


 
James irruppe nella Sala Comune con un sorriso estasiato stampato in faccia e la mano di Lily saldamente attaccata alla propria.
‘Questa ragazza è un genio!’ –esordì- ‘Guardate che cosa mi ha regalato per il mio compleanno!’
‘Meglio non urlare così, Jim.’ –gli ricordò la ragazza in questione sorridendo- ‘Attiri troppo l’attenzione.’
‘Ma si può sapere di che accidenti state parlando?’, intervenne Sirius.
Per tutta risposta James fece un cenno con la mano libera, e i suoi amici lo seguirono fino ad un corridoio abbastanza poco affollato.
Allora si ficcò una mano in tasca e tirò fuori un foglio di pergamena piegato in quattro. Lo aprì; era bianco.
Sirius, Remus e Peter si guardarono allibiti e Lily scoppiò a ridere.
‘Non è diventato matto, ragazzi, garantisco personalmente.’, disse.
‘Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!’, dichiarò James, ridacchiando anche lui.
Allora sul foglio spuntarono delle scritte che si facevano via via più nitide,  finché non apparve una mappa molto precisa del castello.
Sirius eruppe in un grido di gioia.
‘Grande, Lil! Con questa potremo muoverci in modo sicuro senza temere di essere scoperti!’
‘Per quello basta il Mantello, credo…’ -commentò James- ‘Non avete ancora visto il meglio: guardate quelle piccole orme…’
‘Ci sono i nostri  nomi, e quello di mio fratello, e Silente…’
‘Ci sono i nomi di tutti, Sir, anche quello di Mrs. Purr.’ -precisò Lily orgogliosa – ‘James mi aveva raccontato quello che era successo a Peter, e ho pensato che forse sarei riuscita a creare qualcosa che vi permettesse di sapere quando siete seguiti.’
‘E ci sei riuscita, naturalmente.’, disse James abbracciandola.
Sirius e Remus si diedero il cinque, urlando e ridendo come dei bambini.
Remus provò a coinvolgere anche Peter, ma il ragazzo non aveva la forza: era accasciato contro il muro, pallido come un cadavere.
‘Tutto bene, Pete?’, fece Lily preoccupata.
Peter si riscosse.
‘Sì, sì… Tranquilla, Lil; è che ho mangiato poco oggi…’
‘Beh, non credo che morirai di fame, con la pancia che ti ritrovi…’, borbottò Sirius.
‘Proviamola, dai!’ –esclamò Peter ignorandolo- ‘Dividiamoci; Lily avrà la mappa, e vediamo in quanto tempo riesce a scovarci tutti!’
‘Ma sì, facciamoci una partita a nascondino! Conta fino a dieci, Lil!’, sorrise Remus correndo via.
Gli altri fecero per imitarlo, ma Lily li bloccò.
‘Ehi, aspettate un attimo: non andate nella Stanza delle Necessità, mi raccomando, è l’unica che sulla mappa non compare.’
I ragazzi annuirono e filarono.
Lily li guardò allontanarsi; avrebbe potuto giurare che Peter avesse fatto un leggero sospiro di sollievo prima di sfrecciare via per i corridoi.
 
 
Peter spalancò la porta della Guferia e stramazzò contro il muro, ansimando.
‘Che hai da guardare?’, fece a un ragazzino del Corvonero che si allontanò sghignazzando.
Peter si affrettò a scegliere un gufo e gli legò addosso alla bell’e meglio un bigliettino sporco di sudore.
‘Portalo a Severus Piton.’, sussurrò, dando un piccolo colpo all’animale perché si sbrigasse.
Quello lo guardò contrariato e volò via, proprio mentre un paio di occhi verdi si fissavano trionfanti sul loro obiettivo.
‘Tana per Peter!’, rise Lily.
 
 
Principe, siamo fregati! Appuntamento a mezzanotte nel solito posto.
Codaliscia
 
 
‘Ma guarda guarda, Mocciosus ha ricevuto un gufo! Allora c’è chi ti scrive!’, sghignazzò Sirius a colazione.
‘Proprio così, Black.’ –rispose lui imperterrito- ‘Invece a te non scrive proprio nessuno; il gufo della tua famiglia va sempre da Regulus, o al massimo da tua cugina.’
L’altro gli gettò uno sguardo assassino.
‘Sai che perdita!’, sibilò.
‘Vogliamo andare, Sev?’, si intromise Regulus, parandosi tra il fratello e l’amico.
Lui annuì e fece per alzarsi.
‘Sì, vattene, Mocciosus!’ –fece Sirius beffardo- ‘Tra poco arriveranno anche Lily e James, non vorrei mai che vedendoli così affiatati decidessi di buttarti nel lago.’
Severus ebbe un sussulto, ma continuò a camminare verso l’uscita; Regulus non si mosse di un centimetro.
‘A volte penso di essere il fratello dell’essere più spregevole della Terra.’, disse freddamente.
‘Sì, beh, io ho la certezza di essere il fratello di un lurido Serpeverde, né più né meno di tutti gli altri bastardi della sua Casa.’,fu la risposta.
Regulus gli gettò un’occhiataccia e andò a raggiungere Severus.
Remus si avvicinò e posò una mano sulla spalla dell’amico.
‘Che vuoi che ne sappia tuo fratello di come sei veramente?’ –bisbigliò- ‘Che vuoi che ne sappia la tua famiglia? Se venissero a conoscenza del coraggio che dimostri ogni mese, Sir, ti venererebbero, dà retta.’
‘Ne dubito.’ –rispose lui con voce tremante- ‘Ma grazie lo stesso.’
Peter represse un sorrisetto: alla fine Sirius non era un duro come voleva far credere; chi era il pappamolle adesso?
 
 
‘Jim, sei sveglio?’
‘Hmmm? Che vuoi, Pete?’
‘Mi presti il Mantello e la Mappa?’
‘Che ci devi fare?’
‘Ecco, io… Ho un appuntamento… Con una ragazza.’
James saltò su e si mise seduto, completamente svegliato.
‘Sul serio? Chi è? Di che Casa? Quanti anni ha? È carina?’
‘Ti spiegherò domani, adesso non c’è tempo. Allora, me li presti o no?’
‘Certo che te li presto, ma tu domani raccontami tutto, eh?’
‘Ovvio… Buonanotte e grazie mille.’
‘Figurati.’
 
‘Sei in ritardo.’
Severus scrollò le spalle.
‘Ho avuto altro da fare. Allora, che c’è?’
Peter tirò fuori la mappa e pronunciò la formula.
L’altro fece tanto d’occhi.
‘Come hanno fatto delle teste di legno come voi a creare qualcosa di così ingegnoso?’
Peter esitò.
‘Veramente… È stata Lily; è il suo regalo di compleanno per James.’
Severus fece una piccola smorfia, ma non si scompose.
‘Potter non se lo merita, un regalo così meraviglioso.’
Peter represse un sorrisetto: era evidente che non stava parlando della mappa.
‘Già.’ –commentò con finta ingenuità- ‘Però ce l’ha; e con questa gli altri sapranno sempre con chi sono e dove vado.’
‘Questo è un problema tuo, Minus.’, osservò il Serpeverde.
‘Non proprio.’ –rispose l’altro piccato- ‘La cosa vale anche per il resto di noi; anche se la Stanza delle Necessità non compare, il fatto che un branco di Serpeverde si diriga in massa nello stesso posto alla stessa ora potrebbe essere sospetto, no?’
‘Hai ragione.’, ammise Severus.
Stette un po’ in silenzio, a riflettere.
‘Senti, ti farò sapere.’ –decise infine- ‘E dirò a Regulus che d’ora in poi con te si può comunicare solo per gufo; però non gli spiegherò il perché, e bada bene a non spiegarglielo neanche tu, altrimenti ti prendo a pedate davanti a tutti, non importa se così si capirà che ti conosco, chiaro?’
‘Ma perché? Questa mappa potrebbe essere molto utile alla nostra società.’
‘È proprio per questo che non voglio che Regulus scopra che esiste.’
‘Ma perché?’
‘Perché se i tuoi sapessero che ce l’abbiamo noi, cercherebbero di riprendersela, no?!’, sbottò il ragazzo allontanandosi a passi decisi.
Era una scusa troppo debole anche per la mente poco intuitiva di Peter, e il ragazzo capì.
 Severus non voleva che il prezioso regalo di Lily finisse nelle mani sbagliate; o forse non voleva avere sempre davanti agli occhi la prova tangibile che lei voleva bene a un altro.
‘In ogni caso,’ –borbottò Peter fra sé e sé, sparendo sotto il mantello- ‘Dovrebbe smetterla di correrle dietro; è solo una ragazza, per l’amor di Dio…’
 
 
 
 
Tornando al dormitorio, trovò i tre che lo aspettavano: James doveva averli svegliati tutti.
‘Allora?’, chiese Remus eccitato.
‘Allora che?’
‘La ragazza, stupido! Come è andata?’, fece James nello stesso tono.
‘Oh. Beh… Non si è presentata.’
Calò un silenzio imbarazzato.
‘Dimmi chi è, domattina si sveglierà con la faccia piena di brufoli!’, esclamò a un certo punto Sirius.
Peter sorrise amaramente.
‘Grazie, Sir, ma non ce n’è bisogno… Non parliamone più, ok? Buonanotte.’
 
 

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Capitolo 5
*** un topo? ***


  
‘Mio Dio!’ -sbottò Lily scostando via la mano di James dalla propria guancia per l’ennesima volta- ‘Ma tu non hai mai da studiare?!’
Il ragazzo alzò le spalle e sorrise sornione.
‘Ho altre priorità, in questo momento.’
‘Senti, Jim,’ –sospirò la rossa esasperata- ‘Se proprio non vuoi studiare vai a farti un giro coi tuoi amici; la mia priorità al momento è non farmi bocciare.’
Lui per tutta risposta allungò di nuovo la mano, ma l’altra si alzò di scatto e andò a sedersi a un altro tavolo.
‘E dai, Lils!’ –fece James rincorrendola- ‘Sono mesi che passi le giornate a studiare! Perché non ti diverti un po’ per una volta?’
‘Non ho tempo, ok?! E in teoria non dovresti avercelo neanche tu; ma pare proprio che tu non conosca il significato della parola impegnarsi.’
James restò un attimo senza parole, poi si ficcò le mani in tasca e se ne andò borbottando:
‘Al diavolo il tuo impegno.’
‘Problemi nella coppia perfetta?’, ghignò Sirius dandogli una pacca sulla spalla.
‘Sono innamorato della secchiona più grossa della scuola.’
‘Wow… Sicuro di non stare esagerando?’, commentò Remus da dietro il testo di Trasfigurazione.
‘Non credo proprio! Hai mai visto una più sgobbona di lei?’
‘No, intendevo… Sicuro di essere innamorato?’
James rimase in silenzio, pensieroso.
‘Avete visto Peter?’, fece Sirius per cambiare argomento.
Remus abbassò il libro e annuì.
‘È in camera a studiare, questi M.A.G.O lo stanno distruggendo.’, -spiegò- ‘           Mi sono offerto di dargli una mano, ma dice che non riuscirebbe a concentrarsi…’
‘Pare che io e te siamo gli unici che non sono ossessionati dallo studio, eh, Jim?’, rise Sirius.
‘Hmmm.’, rispose James adocchiando il libro di Pozioni.
Sirius sospirò e si decise a concentrarsi sul suo compito di Erbologia.
 
 
‘Un topo?’
Lucius tentò di dissimulare il proprio fastidio con un sorriso a trentadue denti.
Regulus non si lasciò ingannare, lo conosceva troppo bene.
‘Parli tanto bene di saper valorizzare i nostri affiliati,’ –disse- ‘E quando ti si presenta l’occasione per farlo ti tiri indietro? Sai bene che gli Animagus sono rarissimi!’
‘Sì,’ –rispose l’uomo gettando la maschera- ‘Ma un topo?’
Peter chinò il capo.
Aveva voglia di piangere: come faceva Malfoy a sminuire così l’unica cosa di cui andava fiero?
Regulus gli mise una mano sulla spalla e gettò a Lucius un’occhiata assassina.
‘Se non riesci a trovare un posto ai piani alti per uno con queste capacità, vuol dire che forse non conti così tanto al Ministero, dopotutto.’, insistette Regulus, la voce tremante di rabbia.
‘Sono giovane, Black.’ –ribattè l’altro nello stesso tono- ‘Ho tutto il tempo e tutte le carte in regola per arrivare così in alto che il Ministero della Magia mi pregherà di raccomandargli qualcuno… Ma per ora sono dove sono, e devo dedicare tutto il mio tempo e le mie energie nel puntare in alto; quindi fammi un favore, non sprecare il tuo tempo a farmi fare da talent scout per giovani maghi di belle speranze, chiamami solo per qualcosa di grosso.’
‘Non riconosceresti qualcosa di grosso se te lo si schiaffasse in faccia!’
‘Non ho tempo da perdere, ragazzino. Ci vediamo.’
Fece un paio di passi verso la porta, poi si bloccò.
‘E cerca di essere degno della società di cui sei stato eletto capo.’
Aprì la porta e se ne andò soddisfatto.
‘Che razza di serpe!’ -sbottò Regulus- ‘Io dovrei essere degno?! Per soddisfare i canoni di Sua Signoria bisognerebbe fare Malfoy di cognome!’
Ci fu un silenzio imbarazzato, poi Peter mormorò:
‘Sembrava così…. Diverso, l’altra sera…’
Regulus annuì lugubre.
‘Quell’uomo sarà anche privo di qualsiasi morale, ma con le parole ci sa fare: c’è chi dice che sia il più grande oratore della sua generazione. Penso proprio che abbia ragione, sai? Andrà lontano, nella vita…. È questa la cosa che mi fa rabbia: a lui non interessa nulla e nessuno, nemmeno la nostra società, pensa solo al proprio interesse; eppure sono i tipi come lui che fanno strada nel mondo. Ma non temere,’ -aggiunse poi, vedendo che il suo compagno era prossimo alle lacrime- ‘Su di te si sbaglia, e di grosso, anche; prima o poi anche tu sarai riconosciuto per quello che vali.’
Fu solo in seguito che Peter si rese conto di essersi fatto fare la predica da un ragazzino di due anni più piccolo di lui.
 
 
‘Che fate per Natale, ragazzi?’, fece Sirius a colazione, osservando i primi fiocchi di neve sbattere contro le grandi finestre.
‘Torno a casa dai miei.’ -rispose Remus- ‘Ti va di venire anche tu?’
L’amico gettò un urlo di vittoria.
‘Sì, sì, sì, mille volte sì! Pensa che quest’anno dovrebbe venire a trovarci anche Mocciosus… Pare che mio fratello l’abbia finalmente convinto a venire a casa nostra.’
‘Perché gli anni scorsi non è venuto?’, volle sapere Peter.
Sirius alzò le spalle.
‘Si è sempre tirato indietro, diceva che non voleva conoscere i miei. Non che ci fosse molto di cui aver paura, loro ormai lo adorano, con tutte le lodi che gli canta Regulus… E poi, ci sono solo due categorie di persone che sui miei fanno una cattiva impressione a prescindere, e cioè i Mezzosangue e i miei amici; penso che siamo tutti d’accordo nell’affermare che Piton non appartiene a nessuna delle due.’
Gli altri annuirono con un mezzo sorriso.
‘E tu, Jim?’- continuò Remus- ‘Hai da fare?’
L’amico annuì lugubre.
‘Dev’essere qualcosa di terribile per farti fare quella faccia una settimana prima dell’inizio delle vacanze…’, osservò Sirius.
‘Boh… Non proprio… Non lo so… Insomma… Lily mi ha invitato a passare le feste da lei.’
‘E che c’è di così tremendo, scusa? Vorrà dire che faremo a meno di te, per una volta, ma non sarà poi la fine del mondo, no?’, insistette Sirius.
‘Non hai capito: vuole che passi le vacanze con lei e la sua famiglia.’
‘Non c’è niente di strano a volerti far conoscere i tuoi futuri suoceri, Jimmy.’, rise Remus.
‘Imbecille…’,ridacchiò James.
Poi tornò all’aria da funerale.
‘Hai la minima idea di quanto sia stressante?!’ –fece lamentoso- ‘Voglio dire, come cavolo mi devo comportare?! I genitori passi, non sembrano tanto male dai suoi racconti; ma la sorella è un altro paio di maniche! Mio Dio, quella Ortensia, o come cavolo si chiama, ha tutta l’aria di essere un’arpia di prima classe….’
‘Non sapevo che Lily avesse una sorella.’, commentò Sirius.
‘Perché non viene a scuola qui; è Babbana. E che Babbana! È sempre stata invidiosa di Lily, sin dall’inizio; ha scritto lettere su lettere a Silente pregandolo di venire ammessa, ma ovviamente questo non cambiava nulla. E adesso figurati quanto sarà benigna verso il ragazzo mago di sua sorella, la strega!’
‘Sarà un Natale abbastanza interessante per il piccolo Jimmy Potter.’, concluse Peter sorridendo.
‘A proposito, Pete, non ti ho ancora chiesto cosa fai tu durante le vacanze.’, fece Remus mordendosi le labbra con aria di scusa.
‘Niente di particolare.’ – fu la risposta accompagnata da una scrollata di spalle- ‘Torno a casa dai miei, come ogni anno.’
‘Sei sicuro di non voler venire da me? Ti assicuro che ai miei farebbe solo piacere.’
‘Nah, immagino di dover imparare a sopportare i miei almeno una volta l’anno; a ognuno la sua croce, no?’

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Capitolo 6
*** Il Natale dei Malandrini, Pt 1 ***


 James
 
‘Lily! Lily! Siamo qui!’
La ragazza fece un respiro profondo e si diresse verso il punto dove la madre si stava sbracciando, trascinandosi dietro James.
‘Mamma, papà, questo è…’
‘James, ovviamente.’, completò il signor Evans con un sorriso nervoso, tendendogli la mano.
Lui la strinse per pochi imbarazzanti attimi: era sudatissima.
‘Vuoi una mano per le valigie?’, chiese poi l’uomo.
‘No, grazie, ce la faccio.’, mentì il ragazzo, arrancando dietro al pesante carrello che reggeva sia il suo baule che quello di Lily.
Dopo pochi minuti giunsero ad uno scalcinato furgone, nel quale il signor Evans scaricò i bagagli.
‘Lo affittiamo ogni volta che dobbiamo portare i bagagli di Lily.’ –fece la signora Evans a mo’ di spiegazione- ‘La nostra auto non sopporterebbe tutto questo peso; è russa, sai, una vera schifezza…’
James annuì con aria grave, sperando di dare l’impressione di averci capito qualcosa, e si sistemò tra Lily e sua madre.
‘Sei sicura che questo coso non esploderà?’, bisbigliò alla ragazza.
Lei annuì con una risata tra l’irritato e il divertito.
‘Dov’è che abitate esattamente?’, chiese James dopo che il furgone si fu messo in moto con un fracasso che gli aveva tolto un mese di vita.
Fa che non sia lontano, ti prego, fa che non sia lontano, più di mezz’ora in questo trabiccolo sarebbe una tortura…
‘Tranquillo, non lontano.’, rispose Lily stringendogli la mano consapevolmente.
‘Già, il villaggio è solo a qualche miglio da Londra.’, aggiunse il signor Evans sperando di essere d’aiuto, ignaro del fatto che sua figlia resisteva alla tentazione di mollargli un calcio unicamente perché sarebbe stato pericoloso distrarlo dalla guida; James intanto aveva assunto il colorito del latte scaduto.
‘Metti un po’ di musica, papà?’, fece Lily per cambiare discorso.
Lui obbedì, e dopo qualche tentativo e non pochi colpi ben assestati dalla vecchia radio cominciò a diffondersi la voce di Paul McCartney che cantava di merli e ali spezzate.
‘Sempre questi Beatles…’, brontolò la signora Evans, già nervosa al pensiero che James poteva vomitare da un momento all’altro sul sedile del furgone, a giudicare dalla sua faccia.
‘A me piacciono.’ –ribattè suo marito- ‘Sono bravi ragazzi, gente che lavora… Pare che vengano da Liverpool, e sai che quella è una città di operai. E poi le canzoni sono orecchiabili, vero?’
‘Io trovo che dicano un mucchio di sciocchezze; anche Petunia è del mio stesso parere.’, si difese l’altra, un po’ offesa.
‘A proposito, come mai non è venuta anche lei?’ –chiese James, felice di aver trovato un argomento sul quale era un minimo più informato- ‘Non si sente bene?’
Stavolta le regole della strada non potevano proteggere nessuno, e il ragazzo si ritrovò col tacco di Lily piantato nello stinco.
‘Non essere così violenta, cara.’ –la rimproverò sua madre- ‘Era una domanda più che legittima; e comunque prima o poi doveva arrivare il momento di fargli… Ecco… Un certo discorsetto.’
‘Vedi, ragazzo.’ –proseguì il marito- ‘Petunia è tanto una cara ragazza, ma vedi, lo choc di scoprire la vera natura di sua sorella è stato molto forte per lei; non se ne è mai ripresa completamente. Ci andrei piano con lei, fossi in te.’
Fu allora che James buttò tutti i liquidi che aveva in corpo sul sedile.
‘Fantastico.’, borbottò Lily tirando fuori la bacchetta per farli Evanescere.
Intanto Paul continuava imperterrito a cantare.
 
 
‘Tunia! È pronto!’
Dopo qualche minuto si sentì un susseguirsi di passi pesanti e la ragazza entrò in sala da pranzo.
O meglio, Petunia si presentò in sala da pranzo: era così coperta di croci e ampolle di acqua santa che James per un attimo credette di aver a che fare con una vecchia zia bigotta invece che con una giovane donna.
Lily si passò una mano sulla faccia.
‘Tunia, è Natale, per l’amor di Dio! E per di più abbiamo un ospite! Non puoi comportarti bene per una volta in vita tua?!’
‘Buon Natale anche a te, Lily.’, fece lei arcigna.
‘Petunia, non potresti, per piacere, toglierti un po’ di quella roba?’ –sospirò sua madre- ‘Almeno l’acqua santa.’
‘Comunisti…’, fece lei sfilandosi di dosso una piccola ampolla.
‘Non è questione di essere comunisti o meno, e lo sai!’ –ribattè Lily- ‘Quante volte te lo devo dire?! Quella roba funziona coi vampiri, e a malapena; sul mio testo di Cura delle Creature Magiche c’è scritto che ci vorrebbero almeno otto ounces di acqua santa in più di quello che hai addosso, e che le croci funzionano a malapena per un vampiro di piccola taglia se non sono d’argento…’
‘E dimmi, cara la mia secchiona,’- la interruppe sua sorella- ‘Cos’è invece che funziona con le streghe?’
‘Prima di tutto devi sapere che sono molto pericolose quando sono arrabbiate…’
‘RAGAZZE, PER L’AMOR DI DIO!!’
‘Scusa, mamma.’
Dopodiché naturalmente  la conversazione non fu delle più brillanti.
‘Allora, James…’ - fece a un certo punto il signor Evans, accorgendosi che una serie di Mi passi l’acqua? e Che tempo mostruoso la fuori, vero? Oh, sì, spaventoso no poteva qualificarsi come un dialogo- ‘Per caso conosci un certo Severus Piton? Sai, è un nostro vicino. Un bravo ragazzo, anche se un po’ strano; lui e Lily sono molto amici…’
‘Sì, lo conosco di vista.’, lo interruppe James bruscamente.
‘James e Severus non… Non vanno molto d’accordo, ecco.’, farfugliò Lily.
‘Che strano, Lils, che il tuo ragazzo non vada d’accordo con il tuo migliore amico…’, osservò Petunia.
‘Veramente Severus non è più il mio migliore amico.’
‘Come mai, tesoro? Che è successo?’, domandò la signora Evans preoccupata.
‘Oh, non devi crucciarti, mamma; dopotutto Lily ha già trovato un rimpiazzo, no?’
Un attimo dopo la sedia di Petunia era rovesciata a terra.
‘Vai a buttarti dal ponte.’, sibilò Lily sbattendosi la porta di casa alle spalle.
James la seguì con uno sguardo di scusa verso i suoi ospiti.
‘Sei contenta, adesso?!’, urlò il signor Evans aiutando sua figlia a rialzarsi.
Lei alzò le spalle.
‘Onestamente, papà, non lo so.’
 
 
 
Remus e Sirius
 
 
‘Mio Dio, dobbiamo essere le due persone più sfortunate della Terra!’, esclamò Remus passandosi le mani fra i capelli.
‘Ehi, non fare così…’ –tentò di consolarlo Sirius- ‘Almeno stavolta ci sarà la tua famiglia a sostenerci!’
‘Ma non capisci? È proprio questo che mi preoccupa: e se mi sveglio il giorno di Natale e mi trovo davanti i cadaveri dei miei?!’
‘Ci sono io a proteggerli, no?’
‘Sei un grande amico, Sir, ma non sei Dio. Non puoi salvarli tutti.’
L’altro incrociò le braccia, esasperato.
‘E allora che proponi di fare?’
Remus ci rifletté un po’, poi gettò l’amico un’occhiata determinata come non mai.
‘Dobbiamo tornare a Hogwarts.’, rispose semplicemente.
Sirius fece un balzo sulla sedia.
‘Ma sei impazzito?! A questo punto non ci faranno mai rientrare, è già tutto programmato…’
‘Sì, beh, vuol dire che avremmo dovuto controllare i calendari lunari in tempo utile invece di imbatterci in un articolo del Profeta all’ultimo minuto; ma siamo stati abbastanza stupidi da non farlo, quindi ci tocca fare le cose alla maniera difficile. E comunque non ho intenzione di passare il Natale dentro la scuola, ma alla Stamberga Strillante; è l’unico posto in cui posso trasformarmi senza paura di far male a nessuno.’
‘Tranne che a me, ovviamente.’- aggiunse Sirius, un po’ ridendo e un po’ no- ‘Chi è che li scrive, questi articoli, poi? A chi può interessare che “quest’anno il più grande plenilunio dell’ultimo decennio si manifesterà proprio la vigilia di Natale?”’
‘A un lupo mannaro, per esempio.’
‘Comunque, ammesso che riusciamo ad arrivare fino a Hogsmeade, dici che dovremmo avvertire Silente?’
L’altro ci pensò un po’ su.
‘No.’ –rispose infine lentamente- ‘La cena di Natale è un momento troppo bello sia per lui che per quelli che sono rimasti a scuola per le vacanze per rovinarglielo con il pensiero che c’è un lupo in circolazione che potrebbe squartarli tutti mentre cantano Venite Fedeli.’
‘Che stupidaggini!’, commentò Sirius, senza però opporsi: più il piano era segreto, più era eccitante.
‘Il problema è: come facciamo ad arrivare?’, rifletté Remus.
‘Metropolvere?’
‘E dove la troviamo? Tutti i negozi di Diagon Alley saranno chiusi per ferie.’
‘Smaterializzarci?’
‘Non abbiamo ancora la licenza, Sir, accettalo.’
‘Allora non ci resta che tornare nel modo in cui siamo venuti.’
‘In treno?’
‘Sì.’
‘Pensi che sia ancora lì?’
‘Eccome, con tutto il tempo che ci mettono i primini a scaricare i bagagli!’
‘Allora andiamo, dai, che stiamo aspettando?’
Gettò qualche moneta sul tavolo e si defilarono.
‘Se ne sono andati quei due tipi strani, Jake?’, chiese il proprietario del bar Babbano nel quale si era svolta la conversazione.
‘Sì.’ –fece il cameriere- ‘Che vipere, questi turisti! Guarda che monete hanno avuto la faccia tosta di rifilarmi…’
 
Appena anche l’ultimo primino fu fuori dal treno, questo ebbe come un sussulto e partì, gettando i due imbucati a terra con un tonfo.
‘Cominciamo bene…’, osservò Sirius massaggiandosi un livido nuovo di zecca sul fianco.
Remus annuì senza averlo sentito e si avvicinò al finestrino.
‘Ti sei mai chiesto cosa succede al treno dopo che lascia King’s Cross?’, domandò con aria assorta.
‘No. E tu?’
‘Neanch’io.’ –ammise- ‘Ma pare che stiamo per scoprirlo.’
 
 
‘Ehi, voi due!’
I due in questione fecero un salto sui loro sedili e si voltarono verso la voce.
Apparteneva ad un omino tozzo e tarchiato, con la faccia sporca e uno strano grembiule addosso.
‘Al lavoro!’, proseguì l’ometto gettandogli addosso un paio di stracci.
‘Come?’, farfugliò Sirius.
‘Beh? Che ti aspettavi, ragazzino, che ti gettassi fuori dal treno, in mezzo al nulla? Mica lo posso fare, è contro la legge; quindi lavorate. Solo perché la vostra presenza non era prevista non significa che non dobbiate rimboccarvi le maniche!’
‘Che dobbiamo fare?’, chiese Remus tra il rassegnato e il curioso.
‘Lavare i vetri, ovviamente.’, fece l’uomo indicando gli stracci.
Tutti?!’, insistette Sirius con un’occhiata terrorizzata alle decine di vetri della carrozza (E chissà quante altre carrozze c’erano!).
‘Tutti.’ –confermò quello impassibile- ‘Tranquilli, di tempo ne avete; la strada è lunga fino a Pippin.’
‘Pippin? Ma questo treno è un diretto Hogwarts - King’s Cross, non ci sono altre fermate.’
‘È il colmo, voi giovani pensate che il mondo giri intorno a voi… Che tempi. Senti, biondino, solo perché questo treno quattro volte l’anno trasporta un branco di maghetti distruttivi non significa che tutto il resto del tempo resti in stazione aspettando il momento in cui finirà il prossimo semestre, chiaro?!’
‘Non c’è bisogno di arrabbiarsi…’, borbottò Sirius.
‘Ma torneremo a Hogwarts in tempo per la Vigilia, vero?’, insistette Remus.
‘Tranquillo, biondo, tornerai a scuola prima che il pudding sia cotto. Ora però basta domande; io non ve ne faccio, quindi non fatene a me, che diamine!’
‘Era tutto quello che volevo sapere, grazie.’, sorrise Remus sollevato.
‘Bene. Ora al lavoro, ci vediamo quando arriviamo a Pippin.’, concluse l’uomo posando due secchi pieni d’acqua accanto agli stracci.
Sirius diede un’occhiata agli arnesi e arricciò il naso.
‘Simpatia portami via, quel tipo.’, fece.
Remus sorrise.
‘Andiamo, un po’ di olio di gomito non ha mai ammazzato nessuno. O ti aspetti che arrivi un elfo domestico e faccia il lavoro sporco per Sua Altezza?’
Sirius per tutta risposta gli diede un colpo di straccio, ridendo –se fosse stato qualsiasi altro a dire una cosa del genere gli avrebbe addentato un orecchio, come minimo-.
‘Ti dirò, quasi quasi avrei preferito avere intorno Kreacher che quell’ometto.’
‘Che esagerazione… Che credi che succederà a Pippin?’
‘Non ne ho la più pallida idea, il tipo non sembrava molto incline a darci spiegazioni, tanto per cambiare. L’importante però è che arriviamo a destinazione per la Natale.’
 
 
Tan-tan-tan !!! (musichetta stile suspense)
Ok, ho dovuto interrompere la storia per un po’ causa mancanza ispirazione (a Roma gira l’influenza, sono a casa con 38 di febbre e sono un po’ troppo… rincitrullita, diciamo, per scrivere bene).
Però presto arriverà la Parte 2, quindi se volete vedere cosa succede tocca metterla fra le seguite :) Evvai, il mio piano malefico funziona!!
Scusate, non è colpa mia, è la febbre.
Un paio di note per concludere in bellezza:
                        1Ebbene sì, quelli di voi che hanno letto/visto il Signore degli Anellisi saranno resi conto che il villaggio di Pippin prende il nome dal giovane Hobbit Peregrino Took; il nome è però in lingua originale perché, diciamocelo, Pipino è uno dei nomi più brutti che abbia mai sentito.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Harry Potternon è il mio libro preferito; bensì lo è La Compagnia dell’Anello, che consiglio vivamente a chiunque interessi il mio parere (anche se mi rendo conto che non sono molti).
 
                       2 La canzone che gli Evans sentivano alla radio si chiama Blackbird ed è di Paul McCartney, naturalmente. Anche qui penso proprio che potrebbe farvi piacere sentirla, perché è un capolavoro; andiamo, non ci mettete niente, già che siete su Internet, ad aprire YouTube e sentirvela, e se poi non vi piace non ci mettete niente a richiuderla.
Ok, grazie a tutti per l’attenzione e prego a Paul per eventuali conversioni alla Beatlesmania.  
Toodles!
Meiyo

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Capitolo 7
*** Il Natale dei Malandrini, Pt 2 ***


 Pippin era il tipo di villaggio nel quale non sarebbe sfigurata la classica chiesetta col curato che accoglieva i fedeli con una Bibbia rilegata sottobraccio; e forse, a cercarla, in mezzo al mare di cottage dal tetto rosso la si sarebbe potuta trovare.
Remus e Sirius, però, non avevano la più pallida idea di cosa fosse una chiesa, e anche se l’avessero avuta cercarla era l’ultimo dei loro pensieri.
A dire il vero la mente del primo era occupata a trovare la maniera più veloce e meno faticosa di portare le casse che aveva sulle spalle, quella del secondo a trovare l’insulto più adatto a descrivere l’omino col grembiule, che li osservava da sotto le proprie casse e gridava quelli che volevano essere incoraggiamenti.
‘Su, ragazzino, un po’ più di grazia con le casse, che diamine!’
‘Tra pochi mesi sarò maggiorenne, e allora tornerò e questa roba la sposterò con un colpo di bacchetta.’ –fece quello piccato- ‘Perché tu non lo fai?’
‘Ti do un indizio.’ –rispose l’altro impassibile- ‘Ha a che fare con le decine di Babbani che sarebbero molto sorpresi di vedere una decina di casse sparire nel nulla.’
‘Come sarebbe a dire, una decina? Ce ne sono altre?!’
L’ometto ridacchiò.
‘Mago di buona famiglia, eh? Ormai vi riconosco a vista d’occhio: fate tanto gli altezzosi, ma quando si tratta di muovere un dito, siete peggio di una femminuccia.’
‘Sbrighiamoci, quelle altre casse di cui parlavi non si porteranno da sole.’, ribattè Sirius stringendo i denti e affrettando il passo.
Remus soffocò una risatina.
‘Non c’è bisogno di correre così, siamo arrivati.’, sorrise l’uomo poggiando il proprio fardello a terra con naturalezza.
I ragazzi fecero lo stesso, massaggiandosi le braccia stanche subito dopo.
‘Ted! Razza di zotico, non ti ho insegnato niente?! Che aspetti a offrire un bicchier d’acqua a due ragazzi affaticati?’, urlò una voce femminile dalla finestra.
I tre si voltarono e videro, oltre una cortina di fiocchi di neve, un viso pallido contornato da una folta chioma riccia.
‘Meglio di no, Meda.’, rispose l’uomo in tono allusivo.
Ma lei non parve averlo sentito: rimase per un attimo affacciata al davanzale per un attimo, poi sparì.
‘Che diavolo le sarà preso?’, borbottò Ted.
Un momento dopo la porta venne spalancata, e la donna riapparve, gettando le braccia al collo di Sirius, che da parte sua aveva una faccia a dir poco sconvolta.
‘Che succede, Meda? Chi è questo?’, si intromise il marito con aria vagamente minacciosa.
Lei si decise a staccarsi da Sirius e si voltò verso di lui, raggiante.
A Remus per poco non venne un infarto: quel viso pallido e magro, quei capelli che sembravano non aver mai visto una spazzola… Aveva davanti Bellatrix Black!
Ma la ragazza rise.
‘Sei stato lontano dalla civiltà per così tanto tempo da non riconoscere un Black quando lo vedi, Theodore Tonks?’, disse con una voce molto meno stridula di quella di Bellatrix.
Il volto di Ted si rilassò all’istante.
‘Sicuro!’ -esclamò- ‘Tu sei il piccolo Sirius Black! Come ho fatto a non riconoscerti? Quanto ci hai fatto penare, a noi Prefetti, con le tue bravate! Certo che sei cresciuto…’
‘Già…’ –borbottò Sirius imbarazzato- ‘E quindi tu sei Ted, vero?’
A quel punto Remus tossicchiò leggermente. Gli altri tre si voltarono verso di lui con aria di scusa.
‘Rem, ti ricordi di mia cugina Andromeda, vero?’, fece Sirius sorridendo.
Lei non gli lasciò il tempo di rispondere, e corse ad abbracciarlo.
‘Remus Lupin!’ -chiocciò- ‘Quanto tempo! Eri molto più mingherlino di quando ho lasciato Hogwarts! Come passa il tempo, eh? Immagino non ti ricordi di Teddy, tu e la tua banda non avete mai fatto troppo caso ai Prefetti… A proposito, e James Potter dove l’avete lasciato? E quell’altro, come si chiama, quello piccolino… Minus, mi pare?’
Remus non la ascoltava, la guardava e basta.
A ben vedere, effettivamente, non poteva essere Bellatrix: aveva i lineamenti più maturi, ed era decisamente troppo alta per essere una sedicenne. Dimostrava diciotto o diciannove anni, ma il ragazzo sapeva che ne aveva ventuno.
Aveva lasciato Hogwarts quattro anni prima, e da allora non si era più saputo niente di lei: Sirius aveva dichiarato a gran voce, tutto fiero, che aveva fatto prendere un colpo alla sua famiglia, per qualcosa che riguardava lo ‘scempio della purezza del proprio sangue’ o qualcosa di simile.
Quanto a Ted Tonks, Remus aveva un ricordo molto vago di un ragazzo bassino che gli faceva una lavata di capo per un qualcosa dell’Emporio di Zonko che era finita chissà come nello studio di Gazza… L’uomo che aveva davanti aveva il viso cotto dal sole, e dimostrava di più della sua età, in contrasto con la moglie; anche se forse, dopotutto, si vedeva che non poteva avere più di venticinque anni. Forse era solo il suo modo di fare così autoritario a trarre in inganno.
Ad un certo punto Ted si riscosse.
‘Ma Meda, tu non hai la giacca! Entra, presto, ti prenderai una polmonite!’
Lei annuì e fece per entrare, ma poi esitò.
‘E loro, Ted? Non possiamo lasciarli qui fuori, ma d’altra parte…’
‘Resteranno con noi e Dora.’ –fece suo marito sbrigativo- ‘Purché  non ne combinino una delle loro e insistano per entrare nella stanza…’
‘D’accordo. Venite, ragazzi, o preferite restare fuori, con questo bel freschetto?’
Sirius rise e la seguì, tallonato dal suo amico.
‘Mi sei mancata, Meda.’, le disse, abbracciandola.
‘Anche tu.’ -rispose lei- ‘E anche Regulus, abbastanza. E Narcissa, un po’… Ma non potevo restare, Sir, mi avrebbero linciato. E poi, qui sono felice.’
‘Sì, capisco.’
Non fecero in tempo a rallegrarsi di essere finalmente al calduccio che si trovarono davanti un paio di occhi azzurri li squadravano severi.
‘Signor Black, signor Lupin, è sempre un piacere vedervi.’ -disse Silente gelido- ‘Ma non mi sembra che questo sia il posto e il luogo adatto.’
‘Non volevano fare niente di male, professore…’, cominciò Ted.
‘Domani devo essere a Hogwarts, professor Silente.’ -lo interruppe Remus- ‘Per il mio problema.’
Lo sguardo del Preside si addolcì un po’, e rimase a riflettere per un istante.
‘Benissimo.’ -concesse, sempre in tono autoritario- ‘Domani sera sarai dove devi essere. Immagino non sia un problema se passate la notte qui; nel frattempo, mi vedo costretto a chiedervi di non disturbarmi, sto trattando affari di vitale importanza. Buon pomeriggio, ragazzi. Ted, per piacere, tienili d’occhio: come sai sono un po’ vivaci. Oh, e grazie ancora.’
‘Si figuri.’, borbottò Ted spingendo gentilmente i ragazzi su per le scale.
‘Sempre in gamba, Silente, eh?’ -si affrettò a dire Andromeda- ‘È davvero un piacere averlo qui… Vediamo, dove volete dormire? Sarebbe meglio limitarsi al piano di sopra… Vi scoccia dividere la camera con Dora?’
‘No, no…’ -rispose Sirius distrattamente- ‘Senti, Meda, cosa ci fa qui Silente di preciso?’
‘Che ti avevo detto riguardo alle domande, ragazzo?’, intervenne Ted.
Andromeda sorrise con aria di scusa e andò a prendere dei materassi.
 
 
‘I miei capelli cambiano colore, volete vedere?’
‘Non adesso, Dora, zio Sirius e Remus saranno stanchi…’
‘Niente affatto.’ -sorrise Remus mellifluo- ‘Tu vai, ci occupiamo noi della piccola.’
Andromeda gli gettò un’occhiata sollevata e si allontanò.
‘Allora, Dora…’ -esordì Remus appena se ne fu andata- ‘Tu sai cosa fa l’uomo con la barba lunga dentro quella stanza?’
‘Chi, quello gentile? Non lo so, è arrivato stamattina insieme agli altri… Mamma e papà non entrano mai in quella stanza da quando ci sono loro, quindi non ci entro neanche io.’
‘E chi sarebbero questi loro?’, incalzò Sirius.
Ninfadora scrollò le spalle.
‘Tanta gente… Ma tu sei davvero mio zio?’
‘Sì, certo che sono tuo zio. Allora, davvero non ti ricordi nessuno?’
‘Beh, c’è una che si trasforma in gatto per farmi ridere.’
‘La McGranitt… E poi?’
‘Uffa, ma se già la conosci, questa gente, che me lo chiedi a fare?’
‘Magari c’è gente che non conosco.’
‘E che ti importa di quello che fa la gente che non conosci?’
‘Beh, io…’
‘Lascia perdere, Sir, lei ne sa meno dei suoi genitori; vorrà dire che dovremo occuparcene da soli quando torneremo a Hogwarts. Dopotutto, che vuoi che combiniamo senza James e Peter?’
‘Bah…’, grugnì Sirius sistemandosi il materasso con aria ostile.
Dora scoppiò a ridere.
‘Sai che sei buffo, zio Sirius?’
‘Ma non mi dire.’
‘Allora, Dora.’ –si intromise in fretta Remus- ‘Che era quella cosa dei capelli?’
 
 
‘Remus, sei sveglio?’
‘Sì.’
‘Dora dorme.’
‘Sì, lo vedo, e allora?’
‘E allora andiamo giù, no?’
Remus stette in silenzio così a lungo che Sirius credette che si fosse riaddormentato.
‘Rem?’
‘Sì, sì, ci sono. Però non so se è una buona idea: voglio dire, Silente è stato molto più buono con me di quanto non mi aspettassi, ti sembra giusto ripagarlo spiandolo così?’
Sirius sbuffò.
‘Sta succedendo qualcosa, lì dentro, e io devo sapere cosa. Ho tartassato mia cugina tutto il pomeriggio, ma sembrava terrorizzata alla sola idea di entrare ad ascoltarli… E credimi, se conosco Andromeda Black…’
‘Andromeda Tonks.’
‘Sì, ok, se conosco Andromeda Tonks puoi star certo che non si spaventa molto facilmente. Dobbiamo capirci di più, che diamine!’
Remus sospirò.
‘Non c’è proprio verso di farti ragionare, vero?’
‘Verissimo. Allora, mi aiuti sì o no?’
‘E va bene…’
‘Allora tieniti forte, perché ho un’arma segreta.’
Così dicendo frugava nel suo baule; finalmente tirò fuori qualcosa di grosso e soffice.
Remus balzò fuori dal letto.
‘James ti ha dato il Mantello?!’, bisbigliò.
‘Sì, voleva che glielo tenessi d’occhio, dagli Evans non poteva portarlo e non si fidava a lasciarlo a Hogwarts. Mettitelo.’
L’altro si ritrasse spaventato.
‘Ah, no, Sir, io ti posso fare da palo, ma  entrare là dentro…’
‘Vedi?’, -sbuffò l’amico- ‘Hai paura anche tu! Comunque credimi, andrei io se potessi, ma devo fare da distrazione: mi trasformerò in cane e farò un po’ di rumore, in modo che esca qualcuno; a quel punto tu ti infilerai nella porta aperta e resterai dentro finché non escono anche tutti gli altri. Semplice, no?’
‘Se lo dici tu…’
 
 
La mattina dopo i ragazzi fecero fatica a toccare cibo.
Sirius ce la mise tutta, perché sua cugina aveva fatto di tutto per preparargli una colazione formidabile, ma riuscì ad ingoiare solo mezzo pomodoro fritto e un po’ di toast.
Dei misteriosi ospiti del giorno prima non c’era traccia: solo Silente aveva deciso di restare  -probabilmente per tenerli d’occhio- e faceva onore al pasto come se niente fosse, come i ragazzi l’avevano visto fare tante volte a Hogwarts. Ogni tanto però lanciava loro certe occhiate furtive che gli facevano perdere minuti interi di vita.
‘Beh, è ora che ci muoviamo.’ -stabilì infine l’anziano Preside- ‘Grazie infinite, Andromeda, era tutto squisito. Ciao, Dora, ci vediamo presto!’
La bimba rise mentre le arruffava i capelli cangianti.
‘Ciao, Meda.’ -sussurrò Sirius sovrappensiero, dandole un bacio sulla guancia- ‘Mi raccomando, scrivi.’
‘Tu però rispondi! E ricordati di salutarmi Reg e Cissy, eh!’
Lui ridacchiò.
‘Sì, ma non ti aspettare una risposta gradevole… Salutami Ted. Ciao Dora.’
‘Ciao, zio. Ciao, Remus.’
‘Ciao, piccola.’
‘Ragazzi, non è da me mettere fretta, ma posso ricordarvi che stasera avete un impegno che non potete mancare?’, si intromise Silente.
I due annuirono e lo seguirono fino alla stazione.
 
 
 
 
 
Peter
 
Erano venti minuti che Peter era seduto sul suo baule, aspettano che arrivasse qualcuno; i suoi erano veramente in ritardo, perfino per i loro standard.
‘Peter Minus, giusto?’, chiese una voce fredda alle sue spalle.
‘Sì.’ -rispose- ‘Chi mi…?’
Le parole gli morirono in bocca prima che riuscisse a finire la domanda.
Lucius Malfoy sorrise appena: evidentemente si era aspettato una reazione del genere.
‘Tu vieni con me.’ -lo informò- ‘Non ti preoccupare per la tua famiglia, hanno avuto un gufo da parte tua che gli diceva che saresti rimasto a Hogwarts per le vacanze.’
‘Ma io non ho mandato nessun…’
‘Non dire sciocchezze, Minus, è ovvio che non sei stato tu a mandarlo. Ora seguimi, svelto.’
Peter obbedì trascinandosi dietro il suo baule.
‘Non così vicino, stupido, potrebbe vederti qualche Grifondoro.’
Quando furono abbastanza lontani dalla stazione, fu Lucius ad avvicinarsi.
‘Ti ho preso una stanza al Paiolo Magico.’ -spiegò- ‘Dentro ci troverai le istruzioni. Ci vediamo presto.’
 
 
Caro Peter,
Abbiamo bisogno delle tue capacità per un lavoro molto importante; consegna seduta stante questo foglio direttamente al signor Paul J Pinebrooke, che troverai al seguente indirizzo:
45B, Diagon Alley, London
Di lì attendi ordini.
                           In fede,
                                 Lucius A.  Malfoy
 
 
Se Peter non fosse stato assolutamente certo di essere all’indirizzo giusto, non ci avrebbe potuto credere.
Paul Pinebrooke era un uomo un po’ in carne, con una faccia simpatica e occhi che scintillavano sempre, come quando si ride.
La sola idea che fosse un Mangiamorte sembrava assolutamente ridicola, eppure lo accolse con calore e lesse il biglietto attentamente.
‘Bene, Peter.’ –disse quando ebbe finito- ‘Tu devi essere il ragazzo di cui mi hanno parlato. Ascoltami bene: domattina, dopo che ti sarai riposato, verrò a prenderti al Paiolo. Poi partiremo insieme per un breve viaggio via Metropolvere, dal quale sarai di ritorno dopodomani. non portarti bagagli, sai che in Metropolvere è meglio viaggiare leggeri.’
‘Dove andremo?’
‘Questo non te lo posso ancora dire, non è abbastanza sicuro parlare qui.’
‘Oh.’
‘Già. Che emozione, eh, la tua prima missione!’
‘Sì…’
‘Dì la verità, sei un po’ nervoso, eh?’
Peter fece un risolino imbarazzato e annuì.
‘Tranquillo, è normalissimo. Però ti assicuro che non ce n’è bisogno: se non ci riesci tu non ci riesce nessuno.’
 
Il giorno dopo Peter si svegliò con una strana eccitazione in corpo, dopo una notte agitata.
Si vestì in fretta e scese a colazione, dove trovò Pinebrooke che lo aspettava con un sorrisone.
‘Buona Vigilia!’ -lo accolse questi- ‘Hai già mangiato?’
Peter scosse la testa.
‘Bene, allora ti consiglio di provare il bacon, qui è squisito. Ti aspetto fuori, eh.’
‘Non ce n’è bisogno, non ho tanta fame.’
Pinebrooke rise di cuore.
‘In fibrillazione, eh? D’accordo, allora andiamo.’
 
‘Siamo arrivati?’, chiese Peter.
Pinebrooke annuì.
‘Ora tutto quello che devi fare è trasformarti e salire su quella barca. Aspetta, però prima mettiti in tasca questo. Entrerai di stanza in  stanza e ti ritrasformerai giusto il tempo per farlo vedere in giro, non un secondo di più, capito? Poi ritornerai topo. Passa un traghetto ogni mezz’ora, prendilo e torna qui.’
Gli consegnò un foglietto piegato in quattro.
‘Adesso è arrivato il momento di dirti una cosa.’, aggiunse serio.
Peter attese.
‘Tu sei stato Smistato in Grifondoro, il che significa che il fegato non ti manca; anche per questo ti abbiamo scelto per questa missione. Non ci deludere, eh.’
‘Certo che no, signore!’
‘Bene. Anche perché se fai qualcosa di stupido potresti finire in un posto molto brutto… La prigione.’
Peter soffocò un grido.
‘Mi denuncereste?!’
‘Io no, ragazzo, mi stai troppo simpatico. Ma pare che Lucius Malfoy non sia dello stesso parere, e sai bene che un Animagus non registrato e maggiorenne, sia pure da pochi giorni, è imputabilissimo. Ora sbrigati, stanno partendo.’
Peter annuì, si trasformò e corse verso il porto col cuore in gola.
Raggiunse la barca e salì a bordo, schivando le decine di piedi che minacciavano di schiacciarlo.
Era un posto assolutamente agghiacciante: i passeggeri gridavano, piangevano, si lamentavano…
‘Non sono stato io! Sono innocente! È uno sbaglio!’, si sentiva urlare da ogni parte.
In un barlume di comprensione Peter capì la destinazione e si sentì mancare: stava andando ad Azkaban.
 
 
Dopo quelle che sembravano ore la barca attraccò su un’isoletta.
Peter prese il coraggio a due mani e seguì la fila di prigionieri che scalciavano e si dimenavano sotto lo sguardo quasi dispiaciuto dei guardiani.
Un grande edificio torreggiava davanti a lui, un maniero vecchio e cadente.
Peter si sorprese a stupirsi che i criminali più pericolosi al mondo fossero rinchiusi in quel rudere.
All’improvviso sentì una sensazione di gelo… Dentro.

‘È il momento; non possiamo più tirarci indietro.’
Lo stretto passaggio per la Stamberga Strillante… Remus che si contorce… Morde, graffia…
‘Tranquillo, Remus, va tutto bene…’
James e Sirius sbattuti per terra… Mentre lui resta a guardare…

‘Un topo?’
‘Parli tanto bene di saper valorizzare i nostri affiliati, e quando ti si presenta l’occasione per farlo ti tiri indietro? Sai bene che gli Animagus sono rarissimi!’
‘Sì, ma un topo?’

Gli occhi di Bellatrix che scintillano dietro la maschera… Peter chiude gli occhi… Dolore… Peter urla… Bellatrix ride… La sensazione che tutti lo guardino soffrire e non facciano niente per aiutarlo... Dolore…

‘Avete tutta l’ora per ultimare il tema,che sarà lungo non meno di un rotolo di pergamena. Potete iniziare, buon lavoro.’
Il braccio che brucia… La mente annebbiata dal dolore… Non può urlare…

 
Peter si riscosse.
Intontito, si voltò, e vide la creatura fluttuargli accanto, superandolo.
Squittì di terrore: capì di aver incontrato per la prima volta un Dissennatore.
‘E sarà anche l’ultima,’ –pensò con rabbia- ‘Giuro che qui dentro non ci torno mai più. Farò qualunque cosa.’
Con le zampe che gli tremavano, si infilò nella porta e andò a cercare una cella.
La trovò; ridiventò umano, secondo le istruzioni, tirò fuori il foglietto dalla tasca e lo aprì, mentre quello che una volta doveva essere stato un assassino lo guardava inebetito.
Gli mostrò il foglio e quello gettò un grido.
‘È qui! È qui! Dio mio, no!’
Un Dissennatore fiutò un’emozione forte e si avvicinò.
Peter si rimise il foglietto in tasca, si ritrasformò e corse via a perdifiato, mentre il prigioniero strillava:
‘Il Marchio! È qui! Il Marchio! Uccidetelo! Catturatelo…’
Peter si infilò dentro un’altra cella, dove una donna rannicchiata in un angolino si strappava le unghie a morsi.
Esitò, poi ripeté quello che aveva fatto nell’altra cella.
La donna sgranò gli occhi, alzò le braccia sanguinanti ed emise uno strillo acuto.
‘Sono Tua! Sono Tua!’ –gracchiò- ‘Portami via da qui, Signore! Chiunque Tu sia, dovunque Tu sia, portami via da qui!’
 
 
Quando Peter strisciò nel traghetto, molte ore dopo, i Dissennatori erano tutti in subbuglio.
Avvertivano a tratti una presenza umana che spariva poco dopo, e per di più i prigionieri erano in preda ad emozioni più forti di quanto non ne avessero provate in tanti anni, dall’euforia al terrore più puro.
Pinebrooke lo aspettava nel punto in cui lo aveva lasciato, col solito sorrisone stampato in faccia.
‘Sei stato bravissimo.’, lo accolse.
Peter non batté ciglio.
‘L’ha fatto apposta.’ -mormorò stancamente- ‘Mi ha mandato in quel posto per farmi capire cosa mi capiterà se non vi servo fedelmente.’
Pinebrooke smise all’istante di sorridere, gli occhi diventarono duri e freddi da scintillanti che erano.
‘Sì,’ -confermò- ‘Anche per quello; però è vero che tu eri il solo che potesse penetrare quelle mura e procurarci seguaci tra i maghi più forti e terribili della nostra generazione.
Quando tornerai a Hogwarts tutti i nostri affiliati sapranno che tu hai compiuto un servizio importante per il tuo Signore; sarai un eroe. Di cosa si tratta, però, rimarrà un segreto fra me, te, e Lucius.’

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Capitolo 8
*** auror in erba ***


  
Il treno fischiò.
I cinque si guardarono e, con qualche esitazione, si fecero largo tra la folla verso il solito scompartimento.
‘Ti prendo i bagagli.’, si offrì James.
Lily annuì timidamente.
‘Come sono andate le vacanze?’, chiese Remus dopo un po’.
‘Bene.’, fece James incolore.
Poi sorrise e posò una mano su quella della sua ragazza.
‘I tuoi sono molto simpatici, Lils.’
‘Vorrei poter dire lo stesso di mia sorella.’
‘Beh, lei è…’
‘Non parliamone più, ok?’ -lo interruppe- ‘Non voglio iniziare il semestre con questo pensiero in testa. Allora, Remus, come sono andate le tue, di vacanze?’
‘Beh, sono state… interessanti. C’è stato il plenilunio la Vigilia di Natale.’
James fece un salto sul sedile.
‘Come stai? E i tuoi? Tutti bene, nessun ferito?’
‘Tranquillo, io e Sirius siamo riusciti ad arrivare in tempo alla Stamberga Strillante.’
‘Meno male…’, fece James con un sospiro di sollievo.
‘E della sorte del tuo migliore amico non ti preoccupi?’ -intervenne Sirius facendo l’offeso- ‘ C’ero anch’io con lui, nel caso te lo fossi scordato.’
Gli altri risero, e l’atmosfera si alleggerì un po’.
Peter però non li ascoltava; se ne stava appoggiato al finestrino a guardare il paesaggio senza nemmeno vederlo.
Remus se ne accorse.
‘E tu, Pete? Come è andata?’
Il ragazzo si riscosse e di riflesso tentò di abbozzare un sorriso, ma non ci riuscì.
‘Non mi va di parlarne.’ -borbottò- ‘Scusatemi.’
‘Andiamo, che ci può essere di così terribile?’, incalzò Sirius curioso.
‘Davvero, non me la sento.’
‘Dai, Sir, lascialo in pace.’ -lo rimproverò Remus- ‘Magari ha qualcosa di importante da dire e deve aspettare il momento giusto. Un po’ come noi…’
Lily scattò.
‘Che avete combinato?’, esclamò preoccupata.
‘Niente, Caposcuola Evans, stavolta siamo innocenti.’, sorrise Sirius.
‘Ma sentilo, fa la casta diva! Ti avviso, Black, se scopro che è successo qualcosa di…’
‘Che ne dici se ti vado a prendere una cioccolata calda, Lils?’, la interruppe James.
Lei si rilassò all’istante.
‘Sì, grazie, Jim.’ -rispose- ‘Anche se comincio a credere che forse sarebbe meglio una camomilla… Scusate, ragazzi, sono un po’ stressata in questo momento.’
‘Ah, è arrivato quel periodo del mese?’, chiese Sirius, sperando di essere d’aiuto.
‘Perché non mi accompagni a cercare il carrello dei dolci, Sir?’, intervenne James trascinandolo via per un braccio mentre Lily gli scoccava un’occhiata assassina.
‘Ma perché ti è così difficile imparare quand’è il momento di stare zitto?!’, lo rimproverò quando furono in corridoio.
L’amico alzò le spalle ridendo.
‘Andiamo a cercare questo benedetto cioccolato.’ -disse James ridacchiando anche lui- ‘Sai, è l’unica cosa che la calma quando è di cattivo umore.’
‘Oh, ma quanto sei tenero a ricordarti questi dettagli, Jim; sarai un marito perfetto.’, fece Sirius con una vocina stucchevole.
‘È questione di sopravvivenza.’, ribatté l’altro arrossendo impercettibilmente.
‘Sì, ok. Tu comunque hai idea di quando sia il compleanno di Peter? Me lo scordo sempre…’
‘È stato tre settimane fa, imbecille. Bell’amico che sei, eh.’
‘Vuoi dire che è già maggiorenne?!’, esclamò Sirius ignorando l’ultimo commento.
‘Esatto. Come passa il tempo, eh? Già diciassette anni…’
‘E anche Lily li ha già compiuti, vero?’
‘Sì, a ottobre.’
‘E anche tu e Remus… Vuol dire che manco solo io!’
Fece un saltello che fece vibrare leggermente il pavimento e preoccupò abbastanza un paio di primini nello scompartimento accanto.
Sirius non ci fece caso.
‘Devo parlare con Remus.’, mormorò, più a se stesso che a James.
‘E il carrello dei dolci?’, gli gridò dietro l’amico mentre correva via.
‘Arrangiati!’, fu l’allegra risposta.
 
 
 
‘Sei impazzito, Sir? Diamine, pensavo ti fossi accorto di quanto sia pericoloso!’
‘Mi hai preso per scemo? È ovvio che me ne sono accorto; ma pensaci, Rem, è l’unica occasione che abbiamo di fare davvero la differenza!’
‘Potrei sbagliarmi, ma ho notato ne tuo comportamento una leggera tendenza a sopravvalutarti.’
Sirius sbuffò.
‘Pensaci, ok?’ -sbottò- ‘Non devi fare altro che pensarci. Quanto a me, non vedo perché non dovremmo provarci: quella società ha bisogno di elementi come noi. Andiamo, chi è la prima della classe in tutte le materie?’
‘Piton.’
‘Andiamo, lo sai che è Lily! E chi sono gli unici tre studenti di sempre ad essere riusciti a diventare Animagus da autodidatti?’
‘Non urlare, stupido!’
‘E chi è l’unico lupo mannaro al mondo a riuscire a dominarsi, anche parzialmente, durante i pleniluni?’
‘È pericoloso, Sir.’
‘Andiamo, Lunastorta, noi quattro il pericolo lo sappiamo gestire. O no?’, insistette, scoprendosi il braccio per mostrargli le cicatrici di morsi e graffi vari.
Remus sospirò.
‘Va bene, hai vinto, ci penserò. Intanto però dobbiamo parlarne con gli altri.’
‘Lo faremo appena possibile.’, concluse Sirius con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.
 
 
‘Buongiorno, ragazzi.’
‘Buongiorno, professoressa McGranitt.’
‘Avete passato delle buone vacanze?’
‘Sì, grazie, professoressa McGranitt.’
‘Siete pronti a ricominciare?’
‘Sì, professoressa McGranitt.’
La professoressa inarcò un sopracciglio.
‘Vi dirò, ragazzi, mi sembrate un po’ addormentati. Per fortuna il semestre comincerà in modo molto leggero: le lezioni della settimana sono sospese per l’orientamento.’
Si levò un brusio eccitato.
La McGranitt sorrise: eccoli, i Grifondoro che conosceva.
‘Basta con questo baccano!’ -esclamò poi- ‘Seguitemi in Sala Grande.’
 
 
 
La Sala Grande era stipata di ragazzi, tutti dell’ultimo anno.
Sirius gettò un’occhiata in direzione del Serpeverde.
‘Guardate com’è perso Mocciosus senza mio fratello.’, ghignò.
Lily arrossì e distolse lo sguardo.
‘Che ti avevo detto sullo stare zitto?’, ringhiò James.
Intanto il corpo docente tentava invano di limitare il chiacchierio generale.
‘Ragazzi, vi sarei grato se…’, cominciò Lumacorno.
‘SILENZIO!!!’, si intromise la McGranitt.
Gli studenti ammutolirono.
‘Ci vuole più energia, Horace.’, bisbigliò senza dissimulare il proprio compiacimento.
Lui la fulminò con lo sguardo, ma lei non se ne curò.
‘Allora, ragazzi,’ -esordì-  ‘Adesso, a seconda della vostra Casa di appartenenza, mettetevi in fila davanti all’insegnante responsabile di essa. Bene; ora vi chiameremo uno per uno e vi rivolgeremo alcune domande, e in base alle vostre risposte vi assegneremo un workshop che frequenterete per tutto il resto della settimana. Tutto chiaro? Bene, cominciamo.’
 
 
‘Come è andata?’, chiese Remus quando Peter gli si accostò, reduce dall’interrogatorio della McGranitt.
‘Malissimo.’ -rispose lugubre- ‘Io veramente non ho ancora deciso quello che voglio fare da grande, e gliel’ho detto. Lei allora ha scosso la testa e ha fatto: “Ma bene, un altro indeciso! Il prossimo.” Mi ha fatto sentire un completo fallito!’
‘Che strano…’ -rifletté Remus- ‘Neanche io ho deciso che fare -voglio dire, è una scelta troppo importante per decidere così, su due piedi-, ma lei mi ha detto che era una cosa molto matura e responsabile da dire…’
‘Ah, bene, allora sì che mi sento meglio.’
Remus lo squadrò: fare del sarcasmo non era da lui…
In quel momento li raggiunsero Lily e Sirius, piegati in due dalle risate.
‘Clamoroso!’ -esordì Sirius- ‘Non immaginerete mai che vuole fare Lily da grande!’
‘Ma scommetto che tu muori dalla voglia di dircelo.’, sorrise Remus.
L’amico annuì.
‘Stavo dietro di lei in fila, no? Ed a un certo punto la McGranitt le fa: “Dimmi, Evans, dove ti vedi dopo il diploma?”, e lei risponde: “Facoltà di Giurisprudenza all’Accademia Reale di sua Maestà.”, tutta seria. Allora la McGranitt fa una faccia che se non sono scoppiato a ridere è stato davvero un miracolo, come se le avesse detto che vuole fare la ballerina di cancan. Poi interviene Lumacorno: “Ma mia cara ragazza, che spreco! Una studentessa così dotata… Non ti vedresti meglio in una cattedra di Pozioni?” E inizia a farle una filippica sulle meraviglie della carriera del Pozionista, finché la McGranitt non sbuffa: “Stringi, Horace, o Black si farà venire un attacco cardiaco a furia di fare smorfie.”’
Remus rise di cuore e Lily sorrise, un po’ imbarazzata.
‘È solo che non credo che la mia istruzione sia veramente completa se non assimilo anche parte della cultura Babbana.’ -spiegò- ‘Dopotutto di nascita sono Babbana anch’io, no?’
‘E quindi vuoi sorbirti un anno in più di scuola?’, fece Sirius terrorizzato.
‘Tre anni, se tutto va bene.’, precisò Lily.
Gli altri tre la fissarono come se fosse malata di un morbo incurabile e molto contagioso.
‘E tu, Sir?’, chiese Remus per cambiare discorso.
Fu il turno di Lily a scoppiare a ridere.
‘Oh, Sirius ha le idee molto chiare!’ -esclamò- ‘Non ci ha pensato un attimo quando la McGranitt gli ha chiesto cosa voleva fare:  vuole essere un Auror! Ce lo vedete, il nostro Felpato, quello che le regole ha sempre fatto di tutto per ignorarle, a cercare di farle rispettare agli altri?’
‘Veramente mi attira di più l’idea di contribuire a fermare Voldemort.’, fece Sirius calmissimo.
Gli altri tre trasalirono nel sentire quel nome, e Remus gli scoccò un’occhiata allusiva.
‘Comunque pare che anche la McGranitt sia del tuo stesso parere, Lils.’, continuò Sirius in tono offeso.
‘E ci credo!’, commentò una voce stanca alle loro spalle.
‘Ah, beh, parli tu, Jim!’ -ribatté Sirius- ‘Se non sbaglio sei reduce da una predica di Lumacorno sul perché giocare come Cercatore professionista non è una carriera adeguata per un giovane mago di belle speranze, no?’
‘Non ti sbagli.’, ammise James lugubre, accasciandosi su una poltrona.
‘Beh, forse dopo che sentirai quello che io e Sirius abbiamo da dirvi avrai altre ambizioni.’, disse Remus.
Sirius alzò le sopracciglia.
‘Sei sicuro che sia il momento?’,domandò.
‘E quando, se no?’
L’altro annuì grave.
‘Perché avete quell’aria da uomini vissuti?’, chiese James.
‘Dovrei preoccuparmi?’, aggiunse Lily.
‘Più di quanto immagini.’, rispose Sirius facendo cenno di seguirlo.
 
 
‘È uno scherzo, vero?’, chiese Peter senza sorridere.
Remus scosse la testa.
Rimasero un attimo in silenzio.
‘Voi due siete pazzi.’, dichiarò James.
‘Quello mi sembrava chiaro.’ -disse Sirius impaziente- ‘Allora, che ne dite?’
‘Che ne diciamo di cosa?’
‘Che ne dite di entrare nell’Ordine della Fenice?’
‘Voi siete pazzi.’, ripeté James.
‘E perché, scusa?’ -intervenne Lily- ‘Siamo tutti più che capaci di dare un valido contributo, no?’
Sirius colse la palla al balzo.
‘È esattamente quello che ho detto io a Remus!’, esclamò trionfante.
‘Ok, Sir, calma i bollori.’ -rifletté James- ‘Credi davvero, in tutta onestà, che siamo pronti per una cosa così?’
‘Sì.’
L’amico rimase in silenzio, pensieroso.
Sirius sbuffò.
‘Beh, mi pare che gli unici non indecisi qui siamo io e Lily.’
‘Tu che fai, Pete?’, chiese James, cercando appoggio.
Peter alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi per la prima volta in vita sua, poi scattò in piedi.
‘Non se ne parla.’, dichiarò.
Fece per andarsene, ma Sirius gli afferrò un braccio.
‘Vuoi davvero buttar via l’unica occasione che hai per combattere?’, sibilò.
Peter si divincolò.
‘Tanto di cappello a chi ha il coraggio di farsi ammazzare e torturare,’ -ribatté-  ‘Ma noi persone normali preferiamo sopravvivere, quando ne abbiamo la possibilità.’
E uscì dalla stanza.
Sirius rimase a guardarlo per qualche istante, poi gli sbatté la porta dietro.
‘Vai al diavolo, Peter Minus!’
‘Puoi davvero biasimarlo?’ -gli disse Remus- ‘Sai che ha ragione.’
Sirius non poté ribattere e si sedette con un grugnito.
Rimasero tutti seduti in silenzio per un po’.
Poi Lily fece un respiro profondo.
‘Ragazzi, io sono Babbana; o meglio, per metà della mia vita sono stata Babbana. Mio padre, mia madre, mia sorella, tutti quelli che conosco da quando sono nata sono Babbani; e ora Voi-Sapete-Chi li minaccia. Lo avete sentito voi stessi, quando avete ascoltato la riunione dell’Ordine: sta diventando più potente ogni giorno che passa. Non ho il diritto di chiedervi di rischiare la vostra vita per loro, ma io non posso stare a guardare quando so che il mio aiuto è prezioso e necessario per difenderli; in ogni caso penso sappiate che anche il vostro lo è.’
Aveva gli occhi lucidi.
James la abbracciò stretta.
‘Peccato per quella laurea in Giurisdocenza.’ -sorrise Remus- ‘Avresti saputo come sfruttarla.’
‘Giurisprudenza, Rem.’, lo corresse la ragazza sorridendo anche lei.
‘Oh, chi se ne frega!’ -sbottò Sirius- ‘L’importante è che questi due fessi non possono non essere convinti dopo quello che hai detto.’
I due fessi annuirono ridendo.
‘Appena anche Sirius sarà maggiorenne ci faremo ricevere da Silente e gli chiederemo di entrare a far parte dell’Ordine.’, promise James.
Lei annuì.
‘Grazie.’, bisbigliò con voce rotta.
 
 
 
Principe,
Ho bisogno di parlare con te e Coeur de Lion, non mi importa quando, come e dove, decidete voi.
 Sbrigatevi, ho paura.
                        Codaliscia

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Capitolo 9
*** l'ordine della fenice ***


  
Scusate, scusate, scusate, lo so, l’altro capitolo faceva un po’ pena… Però eccomi qui, spero che questo mi sia uscito meglio.
Toodles!
Meiyo
 
 
Peter stava attraversando il corridoio da solo, per la prima volta in molti anni.
Non aveva più incrociato i suoi amici da quando li aveva lasciati a discutere di ideali e società segrete e pericolo, il giorno prima; né ci teneva particolarmente a incontrarli.
Ad un certo punto si sentì il fiato di qualcuno sul collo.
‘Seguimi.’, sibilò Severus prima di allontanarsi un istante dopo.
Peter obbedì, tentando di distinguere il Serpeverde tra la folla.
Presto però questo non fu più un problema: mentre gli studenti si sparpagliavano nelle varie aule, Severus continuò a guidarlo finché non furono gli unici due a percorrere il corridoio. Solo allora si fermò ad aspettare il piccolo Grifondoro, che lo raggiunse ansimando.
‘Come mai tutta questa fretta?’, si lamentò il ragazzo.
‘Dimmelo tu.’ -rispose Severus- ‘Non eri quello che aveva una certa urgenza di incontrare me e Regulus?’
L’altro annuì, chiedendosi se fosse stata una mossa saggia, in fin dei conti, mandargli quel bigliettino.
‘Dove mi hai portato?’ -domandò poi- ‘Non mi sembra di essere mai stato qui…’
‘Probabilmente è così, dato che stiamo andando nel bagno delle ragazze.’
Peter si bloccò.
‘Quello in disuso, stupido, quello di Mirtilla Malcontenta.’
‘Oh.’
Effettivamente, più si avvicinavano, più si sentiva chiaramente una stridula voce femminile echeggiare per il corridoio:
‘Oh, per non parlare, poi, dell’igiene di questo bagno; è veramente disgustoso in che ambiente mi lascia vivere Silente. Dippet non avrebbe mai permesso una simile trascuratezza, te l’assicuro… Ma ormai nessuno si interessa più di dove vivo o dove non vivo. Davvero, se non fossi già morta, ti assicuro che la farei finita…’
‘Capisco perfettamente.’,  rispose una seconda voce in tono comprensivo.
Mirtilla stava per continuare, ma proprio in quel momento soggiunsero i due ragazzi.
Peter non fu sorpreso di vedere che la voce comprensiva apparteneva a Regulus.
‘Ah, Severus, Peter!’, li accolse questi, visibilmente sollevato.
‘Che succede?’ -chiese Mirtilla- ‘Perché li hai invitati qui? Dovete forse dirvi qualcosa? Qualche segreto, qualche pettegolezzo?’
Peter non avrebbe mai pensato che gli occhi di un fantasma potessero scintillare di curiosità, eppure Mirtilla ne era la prova vivente.
‘Oh, niente di particolare.’ -rispose Regulus con studiata noncuranza- ‘Stavamo solo commentando l’ultimo tiro di Pix… I resti dovrebbero esserci ancora, nell’ufficio di Gazza.’
Mirtilla fece l’ombra di un sorriso.
‘Immagino che vedere la fonte di divertimento altrui potrebbe distrarmi momentaneamente dal vuoto che domina la mia esistenza.’, borbottò andandosene.
Regulus si voltò verso gli altri due.
‘Ok, dovrebbe stare fuori per un po’.’ -bisbigliò- ‘Allora, Pete, si può sapere che c’è?’
‘Avete presente l’Ordine della Fenice?’
Regulus annuì.
‘Non è quel gruppo di pazzi terroristi che ha come scopo ostacolare il Signore Oscuro?’
‘Beh… Stiamo parlando della stessa cosa, questo è sicuro.’
Il ragazzo sgranò gli occhi.
‘Non dirmi che mio fratello…’
‘Purtroppo sì; e anche gli altri.’
Regulus si mise le mani tra i capelli.
‘Mio Dio, ma è pazzo?!’
‘Di che ti sorprendi, Reg?’ -intervenne Severus freddamente- ‘Le missioni suicide sono la specialità di quei tre imbecilli.’
Peter lo guardò torvo.
‘Già.’ -commentò- ‘Solo che stavolta c’è anche Lily.’
Severus impallidì e si accasciò al muro.
‘Non possono farlo!’ -mormorò- ‘La uccideranno! Peter, devi fare tutto ciò che è in tuo potere per convincerli ad abbandonare questa pazzia!’
‘No.’, intervenne Regulus.
Severus lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.
‘Che stai dicendo, Reg? È pericoloso, non si scherza col Signore Oscuro!’
L’amico fece un respiro profondo.
‘Lo so benissimo,’ -esordì lentamente, tentando di trovare le parole adatte- ‘Ma Sirius e gli altri hanno scelto il loro percorso.’
‘Ma loro non hanno idea di quello che stanno facendo!’
‘Invece credo proprio di sì. Ho sempre saputo che mio fratello era di quell’idea; si è sempre rifiutato di vedere la verità, andando contro tutto quello che ci hanno insegnato fin da piccoli. È sempre stato la mela marcia, e mi odia perché io glielo ricordo.’
‘Ma tu non odi lui! Come fai a vederlo rischiare la vita senza battere ciglio?!’
‘Credimi, ho fatto di tutto per evitare che questo succedesse, e se potessi morire io al posto suo lo farei; ma resta pur sempre una mela marcia, e come tale è condannato a morte fin dalla nascita. Però ora, per la prima volta, la sua stupidità può essere un vantaggio per noi: immagina quanto potrebbe essere utile al nostro Signore, se potessimo procurargli valide informazioni sull’Ordine!’
‘Ma è tuo fratello!’ -urlò Severus, con le lacrime agli occhi- ‘Non ti rendi conto che verrà torturato e ucciso, se si scopre che appartiene all’Ordine?! Lo sai cosa succede ai nemici del Signore Oscuro! Vuoi davvero che lui debba fare la stessa fine?!’
Regulus esitò.
‘Io non lo voglio, ma tu sì.’ -mormorò- ‘Se non fosse per Lily…’
‘Sì, hai ragione, se non fosse per Lily sarebbe tutto diverso! Ma io voglio proteggere quelli che amo, e so che anche tu vuoi fare lo stesso!’
‘È solo una ragazza… Nata Babbana, per di più.’
Severus gli puntò la bacchetta alla gola.
‘Non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere. Lei non è come le altre della sua specie.’, ringhiò.
Sembravano essersi completamente dimenticati della presenza di Peter.
Regulus sospirò.
‘Perché non riesci a dimenticarla, Sev?’
Severus abbassò la bacchetta.
‘Ti prego.’, mormorò.
Nessuno parlò. Il tempo si era fermato.
Poi Regulus mormorò con un filo di voce:
‘Non lascerò che gente come Malfoy metta le mani su mio fratello. Puoi stare tranquillo, né Lily né quei tre scapestrati corrono rischi.’
Severus rise di sollievo, stringendogli la mano con entrambe le proprie e uno sguardo più eloquente di qualsiasi discorso.
‘Però devi comunque tenerci informati, Pete.’ -continuò il ragazzo voltandosi a guardarlo timidamente, come se si fosse reso conto all’improvviso che aveva sentito tutto- ‘La Causa prima di tutto.’
Severus si rabbuiò.
‘Vorranno sapere come otteniamo queste informazioni.’, osservò.
‘Con chi credi di avere a che fare, Sev?’ -lo rimproverò Regulus sorridendo- ‘Non lo sapranno mica che le abbiamo ottenute noi! Farò un paio di magheggi, spargerò qualche voce alla Testa di Porco…’
‘Aspetta un secondo.’ -intervenne Peter- ‘Anche se avessi intenzione di infiltrarmi nell’Ordine, e sappiate che non ho la minima inclinazione a farlo, dovrei rischiare la pelle quotidianamente senza che il Signore Oscuro sappia mai che sono io a procurargli informazioni preziose?’
‘Si chiama sacrificarsi per la Causa, Pete.’ -rispose Regulus freddamente- ‘comunque non ti preoccupare, nessuno ti sta chiedendo di fare niente di pericoloso: basta che i tuoi amici ti diano qualche informazione, tutto qua. Quanto al tuo momento di gloria, ci saranno altre occasioni per averlo; oltretutto pare che Malfoy ti abbia dato un compito molto importante durante le vacanze.’
Peter tremò impercettibilmente al ricordo.
‘Più o meno…’, rispose.
‘Non avere fretta, Minus.’ -fece Severus- ‘Tu dicci quello che vogliamo sapere, e un giorno il tuo momento arriverà.’
Lui annuì.
‘Bene, adesso è meglio se ce ne andiamo a lezione.’, concluse Regulus.
 
 
 
‘Dove sei stato tutta l’ora?’,  chiese Remus.
‘In infermeria.’ -rispose Peter- ‘Ho un po’ di febbre…’
‘Oh. Mi dispiace.’ -commentò l’amico- ‘Comunque pare che siamo nello stesso workshop, e c’è anche Lily. Sei contento?’
Peter sfoderò il sorriso più allegro che gli riuscì ed annuì energicamente.
L’altro fece un sospiro di sollievo: era chiaro che si era aspettato una reazione molto più fredda dopo la sfuriata del giorno prima.
‘Allora, che si fa in questo workshop?’, domandò Peter.
Arrivarono in  cortile chiacchierando, e lì li raggiunse Sirius.
‘Come è andata, ragazzi?’, li salutò.
Prima che potessero rispondere, attaccò a parlare del workshop dei futuri Auror, cantando le lodi di un certo Crumple che era venuto a parlare del suo lavoro.
‘Mi sembra che tu ti sia divertito, quindi.’ -tagliò corto Remus- ‘E James che fine ha fatto?’
‘E che fine può aver fatto? È con Lily da qualche parte, naturalmente. Spero solo che stiano progettando il mio regalo di compleanno, altrimenti stasera si ritrova una Caccabomba sotto il cuscino.’
I due risero.
‘Perché?’, chiese Remus.
‘Perché non è rimasto a far finta di essere interessato a Cornelius Crumple insieme a voi.’, rispose con un mezzo sorriso.
‘Comunque hanno tutto il tempo di pianificare il tuo regalo.’ -commentò ancora Remus- ‘Al tuo compleanno manca ancora un mese!’
‘Già… Ci pensate? Fra poco è il grande giorno!’
‘Che fate?’, chiese James trotterellandogli accanto.
‘Stavamo litigando: Remus sosteneva che saresti apparso con Lily sottobraccio, mentre secondo Peter sareste stati mano nella mano. Quanto a me, ero sicuro che sareste arrivati a passo di danza.’ -rispose Sirius facendo una piccola piroetta- ‘Ma mi sa che ci hai fregato a tutti: l’hai nascosta sotto il Mantello, vero?’
‘Ha ha.’ -fece James- ‘Veramente è andata a dividere con Mary e Alice una scatola di cioccolatini che le ho regalato, e probabilmente anche a sfogarsi con loro: è veramente furiosa per essere stata piazzata nel gruppo degli Indecisi.’
‘Beh, d’altra parte che potevano fare, organizzare un workshop sulle scuole Babbane per una persona sola? E poi chi l’avrebbe tenuto?’
‘È quello che le ho detto anch’io, ma sapete come è fatta…’
‘Comunque avrebbe dovuto cederti in ogni caso questo pomeriggio.’ -disse Sirius- ‘Stasera è il plenilunio, ve ne eravate scordati?’
‘E come facevamo?’, borbottò Remus.
‘Anche le lezioni del pomeriggio sono sospese?’, si informò James.
Peter ci pensò un attimo, poi annuì.
‘Beh, allora che aspettiamo? Andiamo in dormitorio e programmiamo l’itinerario per stanotte!’
 
 
Così il mese passò, fra orientamento, lezioni, e, per alcuni, riunioni equivoche.
E passò di gran lunga troppo velocemente per Peter.
Il ventuno febbraio arrivò con la prima pioggerellina di primavera, di quelle irritanti che sembrano leggere e invece durano ore; il tempo sembrava assecondare il suo umor nero.
Quando Sirius aprì gli occhi quella mattina, trovò il dormitorio deserto.
Balzò giù dal letto, si vestì in tutta fretta, tentò di annodarsi la cravatta più velocemente possibile, rinunciò, e scese le scale di gran carriera, diretto in Sala Grande per la colazione.
‘Dove credi di andare?’, lo fermò una voce dietro di lui.
Sirius si voltò di scatto, ma non c’era nessuno.
Sorrise.
‘Fammi un po’ di posto, Jim.’, disse, infilandosi anche lui sotto il Mantello dell’Invisibilità.
Si incamminarono per una strada che ormai conoscevano bene e giunsero nella Stanza delle Necessità.
‘Signore e Signori!’ -esordì Remus appena ebbero posato la mano sul pomello della porta- ‘Direttamente da Mielandia -e con un ringraziamento speciale al signor Florian Fortebraccio-, il modo più spettacolare di iniziare bene questa tetra giornata di febbraio! I signori Lunastorta, Ramoso, Codaliscia e… ehm… Evans sono orgogliosi di presentare la torta di compleanno del pregevole signor Sirius Black, meglio noto come Felpato!’
Così dicendo spalancò le braccia, indicando un gigantesco orologio dorato che dominava un tavolo al centro della stanza. ‘Il signor Potter ci tiene inoltre a precisare che questa meraviglia è stata ottenuta dalla fortunata unione di Cioccorane e Api Frizzole, i due dolci preferiti del signor Black.’, aggiunse James.
‘Un orologio vero non era adatto alle nostre tasche.’ -spiegò Lily raggiante- ‘Ma non ci sembrava corretto non rispettare la tradizione, e così eccone uno commestibile!’
Sirius si avvicinò ed ammirò il suo regalo da tutte le angolazioni -e per farlo dovette fare il giro della tavola-.
Poi si voltò raggiante verso i suoi amici.
‘Come cavolo avete fatto ad infilarla nel tunnel per tornare a scuola?’
‘Diciamo solo che avvolte è utile avere un cervo ammaestrato per fare da trasportino.’, rispose Remus dando una pacca di scusa a James.
Lui scrollò le spalle.
‘Questo e altro per il mio migliore amico… E oltretutto immagino che il suddetto migliore amico abbia la bontà di ricompensare il mio sacrificio con la fetta più grande, eh?’
‘Ti dirò, ho una mezza idea di mangiarmela tutta io.’
‘Sì, certo, così invece di un cane diventerai un elefante al prossimo plenilunio.’
‘Sì, è un rischio che non posso correre… Grazie, ragazzi, è meravigliosa.’
‘E ci voleva così tanto a dirlo?’ -rise Lily tirando fuori un vistoso coltello- ‘La prima fetta al festeggiato, alla maniera Babbana!’
 
La torta, incredibile ma vero, alla fine finì.
I ragazzi stavano giusto accarezzando l’idea di farsi un pisolino, quando Lily ebbe un sussulto.
‘Guardate l’ora!’ -esclamò scoprendosi il polso, dove il fratellino minore del loro pasto ticchettava perentoriamente- ‘Sono quasi le tre e mezzo!’
‘Immagino che la tua preoccupazione non derivi dal fatto che abbiamo saltato il pranzo.’, osservò Remus.
‘Abbiamo saltato anche tutte le lezioni!’, continuò la ragazza, ormai sulla soglia dell’isteria.
‘Già.’ -commentò Sirius- ‘Sapete che significa?’
‘Che siamo sulla buona strada per la sospensione?’, guaì Lily.
‘No; significa che è ora di andare a trovare Silente.’
 
 
‘Avanti.’, chiamò la professoressa McGranitt.
Sirius stritolò il pomello della porta e precedette gli altri nell’aula di Trasfigurazioni.
‘Ah, eccovi qua.’ -li accolse l’insegnante squadrandoli ad uno ad uno- ‘Mi aspettavo una vostra visita; non vi preoccupate, ci ho pensato io a giustificarvi con gli altri docenti… Ho -diciamo- dedotto dalla vostra assenza che eravate in Infermeria… Buon compleanno, signor Black.’
‘Oh. Grazie, professoressa. Però noi…’
‘Tranquillo, Black, non mi sono completamente bevuta il cervello: vi ho tolto venti punti a testa per l’assenza e altri quaranta a testa per avermi costretta a mentire agli altri insegnanti. Spero solo che sappiate riguadagnarli al più presto, la Coppa delle Case si avvicina.’
James impallidì.
‘Ah… Buono a sapersi… Credo.’ -continuò Sirius- ‘Ma noi non siamo qui per questo.’
La McGranitt alzò le sopracciglia.
‘A no?’
‘No… Vede, noi… Avremmo bisogno di incontrare il professor Silente.’
‘Sapevo che hai una gran faccia tosta, Black, ma avanzare richieste nella posizione in cui vi trovate è veramente troppo.’
‘Lo so, professoressa, ma è questione di vita o di morte.’
‘Non parlare di morte così alla leggera.’
‘Non mi permetterei mai, professoressa; è dalla Vigilia di Natale che aspettiamo di vedere Silente. Sa, la notte in cui ho dormito da mia cugina Andromeda.’
‘Hai dormito dove?!’ -esitò un secondo, poi si alzò in piedi- ‘D’accordo, penso che Albus dovrà lasciare i suoi impegni per qualche minuto e darvi ascolto… Comincio a pentirmi di non avervi fatto sospendere per stamattina. Seguitemi.’
 
 
‘Scusa il disturbo, Albus, c’è una visita fuori programma…’
‘Mia cara Minerva, quando raggiungi una certa età, quasi nulla è fuori programma; puoi far entrare il signor Black, il signor Lupin, il signor Potter, immagino -Potter e Black sono l’uno l’ombra dell’altro…- e c’è qualcun altro con loro?’
La McGranitt non si stupì granché che la visita non fosse inaspettata: si era da tempo abituata all’idea che vedere Albus Silente sorpreso fosse raro quanto una nevicata a Ferragosto; tutt’al più si sorprese che la sua previsione non fosse completamente esatta.
‘Sì, c’è anche Lily Evans.’
‘Ah, bene. E Peter Minus?’
‘Non so perché non sia venuto.’
‘Me l’aspettavo, probabilmente non se la sarà sentita. Potresti cortesemente far entrare i ragazzi, Minerva?’
‘Certo, arrivano subito.’
‘Grazie, gentilissima.’
Poco dopo i quattro erano nell’ufficio, guardandosi intorno con gli occhi sgranati.
Silente si schiarì la gola.
‘Allora, che posso fare per voi?’
‘Professor Silente,’ -cominciò Sirius- ‘Oggi faccio diciassette anni, e James, Lily e Remus li hanno già compiuti.’
Si interruppe, incerto su come continuare.
‘Signore,’ -intervenne Remus vedendolo in difficoltà- ‘Siamo venuti a parlarle di quello che è successo alla Vigilia, in casa Tonks.’
‘Capisco. Non posso dire che non me lo aspettassi: ero sicuro che non ve ne sareste stati buoni in camera con Ninfadora, conoscendovi.  Però è una faccenda molto complicata, ragazzi, come avete avuto modo di sentire voi stessi.’
‘Ma noi siamo pronti!’, lo interruppe James.
Il Preside sorrise sotto la lunga barba.
‘Siete tutti ottimi ragazzi, non lo nego: la signorina Evans, che dire, massimo dei voti per sette anni, Prefetto, Caposcuola e chi più ne ha più ne metta; Remus, sai quanto sono fiero di te;’ -qui il ragazzo chinò il capo- ‘Signor Black, ho sempre apprezzato la sua capacità, per non dire ferma decisione, di mettere in discussione l’ordine costituito, ovviamente non senza James Potter al suo fianco. È proprio per questo che non ho nessuna intenzione di privare il mondo di quattro persone come voi prima del tempo.’
I quattro rimasero in silenzio, assolutamente presi alla sprovvista.
‘Ma signor Preside,’ -fece timidamente Lily- ‘Noi potremmo aiutarla, potremmo darle un valido contributo…’
‘Lo spero vivamente, signorina Evans, ma a suo tempo. Prima diplomatevi, trovatevi un lavoro, fatevi una vita; e poi, se crederete che valga la pena di rischiare il tutto per tutto, sarò felicissimo di accogliervi nel nostro Ordine.’
‘Ma abbiamo tutti l’età per decidere adesso!’
‘Signor Black, lei stamattina si è svegliato, si è vestito, ha percorso la scalinata che conduce alla Sala Comune del Grifondoro, ed è sparito per mezza giornata senza il benché minimo al fatto che gli adulti responsabili della sua sicurezza avrebbero potuto pensare che eravate in serio pericolo. Può dirmi, in tutta onestà, di sentirsi più maturo di quanto non fosse ieri, quando era ancora minorenne?’
Sirius rimase in silenzio.
‘Professore, le assicuro che sia Sirius sia James sono pronti per correre qualsiasi rischio.’, fece Remus con una vocina fioca.
 ‘È la mia ultima parola, almeno fino al diploma. Arrivederci, ragazzi.’
I Malandrini fecero per andarsene, ma Lily non si mosse.
‘Può fidarsi di noi, Preside.’, disse.
‘Lo so benissimo, signorina Evans.’ -rispose Silente- ‘Se non ritenessi di potermi fidare, potete star certi che in questo momento il signor Black e il signor Lupin sarebbero in Sala Comune a cercare di ricordarsi come hanno passato la Vigilia di Natale.’
 
 
Hehe, colpo di scena! Non mi era passato neanche per l’anticamera del cervello che Silente permettesse a quattro ragazzini di entrare nell’Ordine, per quanto non siano quattro ragazzini qualunque.
Meiyo

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