La Spia di gnrkrystle (/viewuser.php?uid=144502)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gli ordini di Silente ***
Capitolo 2: *** Gli affari prima di tutto ***
Capitolo 3: *** Notizie Scioccanti ***
Capitolo 4: *** Incubi ***
Capitolo 5: *** L'ho davvero chiamato Draco? ***
Capitolo 6: *** La Vigilia di Natale ***
Capitolo 7: *** Morti ***
Capitolo 8: *** Ammissioni ***
Capitolo 9: *** Minacce e Compromessi ***
Capitolo 10: *** Conversazioni ***
Capitolo 1 *** Gli ordini di Silente ***
Capitolo 1
La
Spia
Gli
ordini di Silente
«Mi
scusi signore, che cosa?» Chiese Hermione, spostando incredula lo
sguardo tra Il Preside e Draco Malfoy, che da un angolo della stanza
osservava la scena con espressione cupa. Non si era nemmeno
disturbato a guardarla, ma la ragazza notò comunque la famigliare
smorfia disgustata sul viso della Serpe, contrapposta alla sua
maschera di preoccupazione.
«Capisco
che ci sia molto da accettare e assimilare signorina Granger»
Rispose Silente pazientemente. «Le sto chiedendo molto, e sa, lo
faccio solo perché credo profondamente nelle sue abilità di
mantenere tutto sul piano professionale»
Hermione
voleva girare gli occhi. Era ovvio che Silente voleva sottometterla
tramite lodi. Sentì Draco sbuffare in lontananza e ricordò perché
la richiesta del Preside sembrava così assurda.
«Ma
signore» provò ancora Hermione, abbassando leggermente la
voce «E' sicuro che ci possiamo fidare? Voglio dire, come
possiamo
essere certi che non sia un qualche piano di Voldemort?» chiese,
lanciando sguardi sospettosi al ragazzo biondo.
La
sua smorfia divenne più intensa e spostò lo sguardo altrove,
pensando che la presenza di Hermione al quell'incontro fosse del
tutto superflua.
Non
solo tu, "amico" pensò Hermione.
«Le
posso assicurare che ci si può fidare del Signor Malfoy» Disse
Silente. Aveva uno strano scintillio negli occhi, mentre guardava il
ragazzo, il quale sembrava essersi deciso a ingorare entrambi.
Hermione
si fidava completamennte di Silente, ma come poteva essere tutto
vero? Come poteva quello stronzo arrogante essere veramente venuto da
Silente in cerca di protezione?
«Certamente.
Ho piena fiducia in lei, signore» spiegò la Grifondoro «Ma
lui...». Pprima che potesse finire la frase, Draco si alzò dalla
poltrona su cui sedeva e sospirò pesantemente.
«Sono
ancora qua, Granger» borbottò «Quindi, invece di continuare a
parlare di me come se fossi sordo, forse sarebbe meglio se tornassi
semplicemente alla mia Sala Comune, cosicché voi possiate continuare
a parlare di me come se non ci fossi».
Hermione
non avrebbr potuto pensare a una migliore idea.
«Certamente,
dev'essere molto stanco signor Malfoy» acconsentì Silente «Prego,
vai pure. Sono sicuro che la signorina Granger le farà poi sapere
quando incontrarvi» Il suo sorriso era caldo, e Draco voleva
esserne invaso, ma il conflitto di emozioni che aveva dentro non gli
permetteva di provare niente tranno uno strano mix di rilievo,
fastidio e terrore.
Quando
se ne fu andato, Hermione concentrò ancora la sua attenzione sul
Professor Silente.
«Signore
lei sa che farei di tutto per l'Ordine, e mi fido ciecamente di lei,
ma non capisco proprio perché abbia bisogno di me. Sono sicura che
lei, o il professor Piton siate molto più qualificati per un compito
del genere. Voglio dire, Io non sono una Spia» spiegò la ragazza.
«Non
posso darle torno Signorina Granger» sorrise Silente «tuttavia,
come sicuramente Harry le avrà accennato, sono attualmente occupato
da alcune missioni per l'Ordine, dalla direzione della Scuola e
dall'aiutare Harry a prepararsi a uno scontro con Voldemort. Il
professor Piton provvederà a istruire Draco per quanto riguarda
l'essere una Spia, ma lei Signorina Granger, è l'unica che lo può
aiutare con tutto il resto» rispose il vecchio Preside.
«Che
cosa significa?» Chiese la ragazza irritata «Perché sono la
migliore per questo lavoro? Lui mi odia, e nemmeno io vado pazza per
lui» ammise.
«A
Draco servirà un contatto con l'Ordine. In quanto gli unici membri
dell'Ordine che vivono ad Hogwarts sono i Professori, già impegnati
in altre Missioni, e lei, Harry e Ron, capisce perché lei è l'unica
opzione?
Hermione
abbassò le spalle in segno di sconfitta. Sicuramente Harry e Ron non
sarebbero mai stati in grado di aiutare Draco con niente, tranne
forse ad indicargli la stradaper la torre più alta e a facilitargli
la caduta.
«Signorina,
capisco che lei e Draco abbiate un passato molto oscuro alle spalle»
disse sinceramente l'uomo «So che non sarà facile, per nessuno
dei due, ma lui vuole veramente aiutare. Solo immagini quanto deve
essere stata dura per lui dare le spalle alla propria famiglia per
aiutare i "nemici", per battersi dalla nostra parte. Se noi
non lo accogliamo tra le nostre fila, che cosa penserà di noi?»
«Certo,
ha ragione» ammise Hermione «ma non so cosa fare con lui. Lui
non mi ascolterà, questo glielo posso garantire»
«Le
chiedo solo di fare tutto quello che può»
l'assicurò Silente «Tutti i suoi ordini arriveranno
tramite lei: sarà necessario che
lui si fidi»
«Ma
sicuramente lei lo farebbe molto meglio» provò ancora la ragazza.
«Vista
la sua missione per conto di Voldemort, troppi incontri con me
sarebbero compromettenti e per niente saggi» Spiegò lui «Infatti
tutto questa operazione dovrà rimanere assolutamente segreta»
«Che
mi dice di Harry e Ron?» chiese subito Hermione. Il solo pensiero
di prendere parte a qualcosa di così grande, così importante e nnon
poterlo dire ai suoi due migliori amici la faceva impazzire.
«Certo,
potrà dirlo al signor Weasley ed io stesso innformerò Harry, ma è
tutto qui. Molti dell'Ordine non sapranno nemmeno del coraggioso
cambio di cuore del signor Malfoy. Questo, certamente, per la sua
stessa sicurezza».
«Solo
un'ultima cosa» chiese timidamente lei « In cosa consiste la
sua missione per Voldemort?»
Silente
posò lo sguardo a terra, per un attimo interessato alle venature del
parquet. Fu solo un secondo, ma abbastanza lungo affinché Hermione
capisse che qualunque cosa fosse, non poteva essere nulla di buono.
La sua risposta arrivò poco dopo.
«Credo
che tocchi al signor Malfoy raccontarle questa storia, ma le assicuro
che se diventasse necessario per il suo compito, le spiegherò
personalmente ogni cosa» Disse Silente. Hermione annuì, delusa.
Si alzò per lasciare l'ufficio, ma prima si girò indietro un'ultima
volta.«Professore» chiese timidamente, rimettendo a posto una
ciocca ribelle «E' sicuro che io sia la persona più adatta per
farlo? Ho solo sedici anni. Non sono una spia professionista o uno
stratega militare. Se lui sta per intraprendere un ruolo così
importante, non sarebbe meglio che avesse un "contatto" più
vecchio e di esperienza?»
I
tratti di Silente si ammorbidirono mentre le sorrideva con affetto
«L'età non porta comprensione più di quanto non
porti saggezza.
Forse lei è giovane, ma è già talmente saggia che
posso
assicurarle che lei è l'unica persona per questo compito»
«La
ringrazio Preside» disse Hermione, lasciandosi andare a un caldo
sorriso, nonostante la stretta allo stomaco che le faceva venir
voglia di vomitare. Con ciò girò i tacchi e uscì dall'ufficio del
preside, la mente divisa tra due dilemmi: Come avrebbe fatto a
passare del tempo con Draco Malfoy senza ucciderlo? E Come l'avrebbe
detto a Ron e Harry?
...
Draco
sospirò, mentre cercava di calmarsi, a meno di dieci passi dalla sua
Sala Comune. Ora non si tornava più indietro. La sua fottuta
coscienza aveva avuto la meglio su di lui in un momento di debolezza,
e ora era in trappola. Non poteva lasciare i Mangiamorte. Il loro
marchio era inciso a fuoco sul suo braccio. Ormai non poteva più
cambiare idea dato che Silente gli aveva dato la sua completa
fiducia, e anche perché non ne sarebbe mai uscito vivo se tornava
indietro ora. La scelta era una sola : Affidarsi totalmente a Silente
e ai suoi paladini della giustizia, oppure sarebbe finito morto o
peggio per mano di Voldemort.
Ma
dopotutto lui era un Serpeverde, e i Serpeverde sanno sempre cosa
devono fare.
«Oi
Malfoy» lo salutò Tiger da un divano al centro della stanza. Tu
e la tua parlantina, eh Tiger pensò Draco prima di unirsi a lui
e a Goyle nella Sala Comune. Da quando gli era stato dato il Marchio
Nero, i Serpeverde l'avevano trattato come se fosse un reale, anche
più di prima. L'unico apparte lui ad aver ricevuto il Marchio era
Theodore Nott, ed era anche l'unico da cui avrebbe dovuto guardarsi
le spalle.
«Dov'eri?»
chiese Pansy dalla poltrona accanto a loro mentre si toccava assorta
i capelli.
«Detenzione»
mentì lui con una smorfia «Vitious mi ha beccato a manomettere la
bacchetta di Paciock» era una bugia semplice da credere. Era
sicuramente qualcosa che lui farebbe, e se pianificava partecipare ad
altri incontri con i membri dell'Ordine allora doveva abituarsi a
dover inventare quel tipo di scuse.
Pansy,
Tiger e Goyle risero insieme «Paciock» sbuffò Pansy «ecco
quello si che è un ragazzo la cui intelligenza supera a malpena
quella di una pietra»
«Giusto»
disse Draco annuendo verso di lei. Stava a malapena prestando
attenzione alla loro conversazione, che come al solito era degradata
in una lunga lista di insulti a danno dei Grifondoro. La sua mente
era altrove, impegnata a trovare altre scuse per le notti in cui
avrebbe dovuto assentarsi. Cercava in tutti i modi di non pensare che
quelle notti le avrebbe dovuto passare con
Hermione-so-tutto-io-Granger. Dannato Albus Silente!
...
«Ragazzi
possiamo parlare?» chiese Hermione, facendo segno a Ron ed Harry
di seguirla verso una zona più appartata della loro Sala Comune.
«Cosa
c'è Hermione?» domandò Harry un po' preoccupato quando la vide
pronunciare il Muffliato. C'era comunque pochissime persone nella
stanza, e sapeva quanto lei odiasse usare incantesimi del Principe
Mezzosangue, perciò doveva essere importante.
«Devo
dirvi una cosa ragazzi» Disse lei, lanciando occhiatine nervose a
entrambi «e prima che lo faccia, voglio che voi promettiate di non
perdere la testa o di fare qualcosa di stupido e afrettato. Ci siamo
capiti?»
«Accidenti
Hermione, perché mai dovremmo farlo?» adesso anche Ron era
preoccupato.
Hermione
lo fissò con uno sguardo alla McGranitt e lui capì la stupidità
della domanda, arrossendo.
«Forza
Hermione, resteremo calmi» disse Harry. In quel momento avrebbe
detto qualsiasi cosa per farle sputare il rospo.
«Sto
tornando da un incontro con Silente... e...» prima di continuare
deglutì « Draco Malfoy»
Le
dita di Harry si strinsero in un pugno e mentre lo sguardo di Ron si
accigliò visibilmente.
«Che
cosa ti ha fatto quella Serpe Hermione?» chiese Harry, la sua voce
pericolosamente bassa.
«Niente!»
spiegò lei «E' stato Silente a volere l'incontro. Non era una
cosa disciplinare» li assicurò. Hermione aspettò che si
calmassero, ma visto che l'espressione accigliata di Ron non saprì
continuò comunque.
«Avevi
ragione Harry, Malfoy è un Mangiamorte»
«Lo
sapevo io!» esclamò lui, cominciando a muoversi nervosamente
avanti e indietro nell'angusto spazio.
«Vi
potreste sedere?» chiese, ma era più un ordine. Lo disse con un
tono impaziente che obbligò entrambi ad obbedire. Quando si furono
entrambi seduti sul divano alla loro destra fecero a Hermione segno
di continuare.
«E'
venuto da Silente e ha confessato ogni cosa. Vuole passare dalla
nostra parte, ma Silente pensa che sarebbe molto più utile come
spia»
«E
Piton?» chiese Ron disgustato «Una viscida Serpe non è forse
abbastanza?»
«Lo
sai che la risposta è no» sospirò la ragazza «Se a Piton
succedesse qualcosa saremmo completamente ciechi. Inoltre, secondo
quello che mi ha detto Silente, Malfoy è già arrivato tra i ranghi
più alti dei Mangiamorte. Ha una copertura impeccabile e, grazie a
suo padre, nessuno dubiterà di lui. E' davvero un bene» Hermione
non potè credere alle parole che stavano uscendo dalla sua stessa
bocca.
«E
tu semplicemente ci credi, eh?» chiese harry, la sua voce carica
di scetticismo.
«Mi
fido di Silente» ribettè lei. Certo, anche lei aveva dubbi, ma se
li avesse esposti a Ron e Harry non sarebbe mai riuscita a
convincerli del cambiamento di Malfoy.
«Ma
è Malfoy! Non ha mai fatto niente se non per avvantaggiare se
stesso» parò ron con tono stranamente razionale.
«Vero,
ma non vedo che altre scelte abbiamo» rispose Hermione «Silente
si fida, e dobbiamo farlo anche noi»
«Io
non mi fido di quel Furetto per niente» chiarì lui. «Ma
comunque cosa c'entri tu in tutto questo?» Harry annuì, anche lui
curioso del perché anche Hermione fosse presente a quella riunione.
Hermione
sospirò e apettò un secondo prima di spiegare «Silente vuole che
io sia il Contatto di Malfoy con l'Ordine. Lui lavorerà con Piton e
Silente per quanto possibile, ma sarà comunque sotto la mia
responsabilità» disse lei, sentendo già il peso di
quell'importante compito sulle spalle.
«Aspetta»
urlò Ron «Mione, sii seria! Come si aspettano che tu faccia
questo?»
«E
questo che cose vorrebbe dire?» chiese lei con uno strillo. Poco
importava che lei si fosse posta la stessa domanda poco prima.
«Penso
che lui volesse dire» subentrò Harry, dando un calciò negli
stinchi a Ron «Perché dovresti essere tu il Contatto? Perché non
Lupin o Kingsley, o comunque qualcuno che sia nell'Ordine da più
tempo?» cercò di tradurre la frase del suo amico. Tuttavia l'idea
sembrava incredibilmente strana anche a lui.
«Mi
ha scelta perché sono l'unica qua dentro che ha il tempo di farlo»
spiegò Hermione «A meno che voi non pensiate di riuscire a
comportarvi in modo abbastanza maturo da farlo al posto mio»
«Non
mi piace, Hermione» disse Harry «E se lui ha in mente
qualcosa?»
«Bhe,
allora credo che sia una buona cosa essere la migliore amica di Harry
Potter, così che possa suonargliele» disse con un sorriso. In
qualche modo doveva allontanare la tensione.
«Hey!»
disse Ron, chiaramente offeso per essere stato estromesso.
«E
certamente Ron ti può aiutare» aggiunse, abbandonandosi a una
risata.
«Stai
attenta solo» l'avvertì Harry.
«Lo
farò» promise «e voi due non potete dirlo assolutamente a
nessuno. Non importa come o perché ma la copertura di Malfoy DEVE
rimanere intatta. Non potete mandare tutto all'aria, nessuno nei
due!» disse lei, indicandoli con un dito, per mettere le cose in
chiaro.
«Va
bene, ma se prova a fare qualsiasi cosa...» disse Ron.
«Allora
saresti il primo a sapere» mentì lei. Non c'era modo che lei
dicesse a quei due del comportamento da perfetto stronzo di Malfoy.
Non voleva mica provocare la Terza Guerra Mondiale.
Li
abbracciò affettuosamente prima di ritirarsi nella sua camera per
mandare un messaggio alla Serpe. Se proprio dovevano intraprendere
quell'avventura dovevano prima trovare un modo per andare d'accordo,
e per questo serviva un incontro.
...
Malfoy
andava avanti e indietro davanti al famigliare corridoio del Settimo
Piano. Era davvero perfetto. Tutte le Serpi sapevano già che lui
spendeva molto tempo nella Stanza delle Necessità, così almeno non
avrebbero fatto domande.
Teneva
in mano il biglietto ricevuto dalla Granger.
Malfoy
Vieni
domani notte nella Sanza delle Necessità.
Pensa
: Mi serve un posto per incontrare Hermione, dove nessuno ci possa
trovare.
H.
Gignò
all'intimità del bigliettino. Se uno non sapesse la verità avrebbe
potuto benissimo vredere che fosse un bigliettimo tra amanti,
riguardo a un rendezvous sessuale. Certamente l'idea era del tutto
assurda se accostata alla Principessa Grifondoro. Era di gran lunga
la persona meno sessuale dell'intero pianeta.
Non
è che non fosse attraente. Quando si curava un pochino era davvero
molto bella. Ma la sua aria da suora so-tutto-io era abbastanza da
far diventare un uomo matto, e non in chiave positiva.
Camminò
tre volte davanti al muro, seguendo le sue istruzioni e una piccola
porta apparve. Entrò in fretta nella stanza e vide la porta sparire
dietro di lui. Lei era già lì ad attenderlo, era ovvio.
Sedeva
a una grande scrivania, intenta a scrivere su una pergamena. La
osservò per un lungo momento scrivere e scrivere furiosamente.
«Granger,
siamo qui per discutere di qualcosa di importante o mi hai invitato
qui a guardarti scrivere sul tuo diario» disse lentamente,
rigirandosi la bacchetta tra le dita, come tendeva
spesso
a fare.
«Oh,
Malfoy!» esclamò lei, alzando la testa cespugliosa dalle sue
pargamene, quasi saltando sulla sedia dalla sorpresa. Era riuscita a
scovare qualche modo per domare la sua chioma ribelle negli anni, ma
quando era particolarmente stressata, non c'era niente che
funzionasse.
Non
sapeva perché lo irritasse così tanto quel difetto della ragazza.
«Siediti»
gli indicò la sedia davanti alla scrivania.
«Se
pensi anche per un momento che siederò quà davanti a te come se
fossi una cazzo di professoressa sei più stupida di quanto pensassi»
disse. Poi si concentrò per un attimo e una seconda scrivania, di
uguale grandezza, apparve proprio di fronte a quella di Hermione.
«Bene»
sbuffò, avendone già abbastanza del suo comportamento «Prego, fa
diventare la tua ancora più grande se senti di avere qualcosa da
dimostrare, Malfoy» commentò ironica.
«Cosa
volevi Granger? Non ho tutta la giornata, e non credo che Silente
abbia già un compito per me, anche perché devo ancora cominciare le
lezioni di Occlumanzia con Piton» disse annoiato.
Hermione
sbuffò, al limite della frustrazione, ma lui continuò. «A meno
che non sia una visita di piacere, in quel caso devo dire che sono
lusingato, ma no grazie» Non potè fare a meno di frenare una
smofia, pensandoci. La faccia di Hermione era diventata di
un'adorabile tonalità rossa. Biascicando riuscì a rispondergli.
«No,
non è sicuramente una visita di piacere Malfoy» sbottò,
finalmente ritrovando la voce. «Ho modi migliori di spendere il
mio tempo, invece di sprecarlo a farti da baby-sitter, te lo posso
assicurare»
«Tipo?
Esercitarti a generare piccoli babini dalle teste rosse con la
Donnola?» disse lui, sorridendo alla propria battuta. Hermione
d'altra parte stava tutt'altro che ridendo.
Si
alzò in piedi, cogliendo l'opportunità di guardare il biondino
dall'alto verso il basso, con sguardo assassino.
«Ascoltami
bene Malfoy» disse «Sono io che ti sto facendo un favore qui,
non dimenticarlo. Puoi tornartene dal tuo Lord oscuro quando vuoi, a
me non importa. Ma finché lavori per l'Ordine tu farai quello che ti
dico! Sono stata abbastanza chiara?»
Draco
voleva risponderle per bene, ma si morse la lingue caombattuto. Cercò
un posizione più comoda sulla sedia e le fece segno di continuare.
Quando ritrovò la calma anche lei tornò a sedersi.
«Ti
ho chiamato qui perché volevo trovare insieme a te una modalità per
contattarci. Certamente non posso mandarti via gufo ogni singola
notizia, sarebbe inefficiente e sospettoso» spiegò lei
lentamente.
«Quindi?
Cosa suggerisci di fare?» chiese lui, cercando di assumere
nuovamente un tono annoiato, ma la ragazza aveva ragione. Anche lui
ci aveva pensato un paio di volte.
Hermione
sorrise e tirò fuori due vechie monete d'oro, due Galeoni, e gliene
porse uno.
«Cosa
ci faccio con questo?» chiese con una smorfia.
«Ho
fatto queste monete l'anno scorso per gli incontro dell'ES» spiegò
lei «Possono comunicare tra loro. Tienilo sempre con te, e quando
ti contatterrò sentirai che il Galeone diventa caldo al tocco. Ogni
volta ti farò sapere l'ora e il posto dell'incontro» Tuttavia
l'espressione di Malfoy era ancora perplessa.
«Ti
faccio vedere» disse quindi lei, e prese dalla scrivania la sua
moneta, e puntandoci la bacchetta contro gli mandò un messaggio.
Il
Galeone nelle mani di Draco divenne subito caldo, e lui lesse.
Sei
un'incredibile coglione.
Fece
una smorfia appena vide le parole «E se volessi risponderti?
Supponiamo per esempio che l'ora che tu suggerisci non mi vada bene»
chiese, la voce curiosa.
«Tutto
quello che devi fare e toccare la moneta con la punta della tua
bacchetta, pensando a quello che vuoi dire» disse lei. Lo
osservò mentre seguiva le sue istruzioni, e poco dopo
sentì il Galeone nelle sue mani bruciare. Se lo portò
davanti agli occhi e lesse.
E tu sei un'incredibile secchiona.
La ragazza
si accigliò ma disse. «Bene, ora, prossima questione. Dobbiamo
trovare una buona scusa sul motivo per il quale non puoi andare al
cospetto di Voldemort» notò subito un cambio nel suo sguardo
appena pronunciò il nome, ma continuò «Non sarai pronto a spiare
per un paio di mesi almeno»
«Posso
sempre dire che è per via della Missione» disse e un brivido gli
percorse subito la schiena.
«Bene»
disse lei annuendo «Scrivi a tua madre. Dille che sei preoccupato
di essere scoperto, e che devi agire con molta più cautela, o
qualcosa del genere».
«Ho
già scritto una lettera prima, grazie molte» rispose irritato
lui. Odiava nel modo più assoluto di predere ordini, specialmente se
gli ordini arrivavano da lei.
«Ok»
sbottò lei «Questo è tutto per ora. A meno che tu non voglia
dirmi in cosa consiste la missione» tentò. La curiosità la stava
semplicemente uccidendo, ma non voleva sembrare nemmeno troppo
impaziente di sapere.
«Non
vedo come possa essere affar tuo» la zittì lui alzandosi in
piedi.«Ora, se è tutto, io andrei. E' stato davvero terribile
vederti Granger, come al solito» e uscì dalla stanza non dandole
nemmeno la possibilità di replicare.
Diede
un calcio a una delle gambe della scrivania, frustrata come non mai.
«Quello
stupido stronzo!» si lamentò.
Sarebbe
stato un anno lungo e sofferto, senza ombra di dubbio.
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Capitolo 2 *** Gli affari prima di tutto ***
Cap 2
La
Spia
Gli
affari prima di tutto
Fortunatamente
Hermione non dovette incontrare di nuovo Draco per un paio di
settimane. Tuttavia il furetto restava una grande spina nel fianco,
proprio com'era sempre stato. Era una cosa buona, dal punto di vista
della missione. Dal modo in cui si comportava nessuno avrebbe maiosato
pensare che Malfoy stava segretamente lavorando per l'Ordine.
Lui
e i suoi scagnozzi sembravano essere a caccia e diventavano giorno
dopo giorno più irritanti, per quanto la riguardava.
Hermione
comunque doveva ammettere che come spia Malfoy era brillante. Il
ragazzo, per mantenere la copertura, aveva cominciato a sgattaiolare
fuori dai sotterranei e fingere di andare al Settimo piano, oppure
vagava per i corridoi a "spiare" i movimenti sospetti
dell'ordine, proprio come gli era stato ordinato di fare da Voldemort
in persona qualche mese prima.
Come
persona invece lasciava a desiderare; la ragazza cominciava
seriamente a considerare la possibilità che il Furetto non avesse un
cuore.
«Sei
sicura sulla della sua buona fede?» le sussurrò Harry in un
orecchio, mentre guardava Draco muovere la sua bacchetta in direzione
del calderone di neville, facendo si che il contenuto implodesse e si
rovinasse. Quello ghignò malefico, ed Hermione dovette ammettere che
sembrava proprio divertirsi a torturare gli altri.
«Già.
Non è possibile che quello stronzo sia dalla nostra parte» aggiunse
Ron.
«Chiudete
la bocca! Entrambi!» li avvertì «Obliverò tutti e due se non
sapete tenere quei forni chiusi!»
«Scusa»
disse Harry, abbassando la testa, poi tornò a dedicarsi al suo
calderone. Aveva una reputazione da mantenere con il professor
Lumacorno comunque.
«Già,
scusa» disse Ron.Anche se non sembrava dispiaciuto per niente,
almeno riuscì a tenere la bocca chiusa per il resto della lezione.
Sapeva
che entrambi lo stavano facendo più per il suo bene che per
l'incolumità di Malfoy, ma il motivo alla fine non era importante,
finché capivano l'importanza del non far trapelare niente.
Hermione
finì la sua pozione subito dopo Harry, e sorridente iniziò a
camminare verso l'aula di Difesa con i suoi amici.
«Due
ore di Pozioni con Malfoy seguiti da Difesa contro le Arti Oscure»
si lamentava Ron «E come se volessero farci odiare la scuola»
La
ragazza gli sorrise lievemente. Non potè fare a meno di essere
d'accordo con il rosso.
«Andiamo
Ron, dimenticati di loro. Oggi Piton fa lezione» Entrambi i ragazzi
grugnirono, per niente entusiasti. Hermione invece amava e apprezzava
molto le lezioni di Piton. Secondo la Grifondoro il suo approccio
alla materia, prima teorico e poi pratico era molto azzeccato. Era
tanto brillante quanto cattivo.
Draco
le passò accanto, urtandola, proprio mentre stava attraversando la
porta. Lei borbottò qualcosa sui "Furetti egocentrici" e
il biondino ghignò in risposta. Hermione avrebbe voluto lanciargli
una maledizione che avrebbe eliminato per sempre quel sorrisetto
irritante dalla sua stupida faccia da Serpe. Non è che gli avesse
chiesto di diventare amici del cuore! Il solo pensiero era tutto
tranne che allettante, anzi le veniva quasi da ridere. Ma lei era la
sua compagna nell'Ordine adesso, e il minimo che lui poteva fare era
guardare dove metteva quei suoi piedacci.
«Aprite
il quaderno degli appunti e chiudete le bocche» ordinò Piton,
dall'alto della sua cattedra. Hermione si sedette al solito posto,
accanto ad Harry, tirò fuori le pergamene e preparò la piuma.
Piton
passeggiava avanti e indietro tra le file, come per controllare che
gli studenti abbiano eseguito i suoi ordini, ma mentre passava di
fronte ad Hermione lasciò cadere un piccolo bigliettino sul suo
banco, nascosto tra le sue pesanti vesti nere.
Nessuno
aveva notato niente, fortunatamente, e la ragazza cercò di
nascondere al meglio lo shock mentre con le dita raggiunse il
bigliettino e lesse attentamente l'elegante scrittura di Piton.
Signorina
Granger,
Il
sogno Malfoy e Io richiediamo la sua presenza alla lezione di
Occlumanzia di questa sera. Quando inizierò la parte pratica della
lezione lei gli lancerà un incantesimo, così che io possa metterla
in detenzione. E' l'unico modo per lei di poterci incontrare senza
dare nell'occhio finché non metteremo a punto un nuovo protocollo.
La prego di distruggere questo messaggio appena ne ha l'occasione.
S.S
Hermione
ormai faceva fatica a mascherare la sorpresa. Mai, in tutti quegli
anni, nemmeno quando era venuta a conoscenza della lealtà di Piton,
non aveva ricevuto neppure uno sguardo da parte sua. Ora invece le
stava mandando messaggi privati. Si, era a causa del suo lavoro con
Draco, ma era comunque sorprendente. Aveva supposto che, essendo
Piton la loro unica spia, e vista la natura del ruolo di Draco,
lavorare con Piton sarebbe diventato necessario. Ma non capiva perché
doveva essere presente alla lezione di Malfoy.
Certamente
era sempre stata affascinata e incuriosita dall'Occlumanzia e
Legimanzia, fin dalle lezioni di Harry dell'anno prima, ma un'altra
notte con Draco, aggiunta a tutte quelle che sarebbero venute in
seguito le sembrava davvero troppo.
Sospirò.
Non è che avesse una qualche scelta, perciò nascose il bigliettino
nello zaino, per sbarazzarsene in seguito, e si preparò per la
lezione di Piton, che stava giusto cominciando.
Dall'altra
parte della stanza, Draco lasciò cadere per un attimo lo sguardo
sulla figura di Hermione.
Aveva
lavorato con Piton sull'Occlumanzia tre notti a settimana nelle
ultime due settimane, e stava diventando decisamente noioso. In
realtà Draco stava imparando abbastanza in fretta, ma non tanto
quanto avrebbe voluto. Quando il suo mentore aveva suggerito di
invitare la Grifondoro almeno una notte a settimana aveva protestato,
per poi perdere di fronte alla pura razionalità. Il punto era che la
guerra incombente era molto più importante delle loro stupide liti,
ma ciò non significava che lui fosse d'accordo con la decisione di
Piton.
Se
solo non fosse così dannatamente irritante, le cose sarebbero molto
più semplici. Avrebbe scommesso tutto quello che aveva che la
ragazza semplicemente amava avere quel potere su di lui. Mai nella
sua vita, esclusi suo padre e Voldemort, aveva lasciato che qualcuno
avesse il potere. Quella piccola so-tutto-io di sicuro si stava
gustando ogni piccolo istante di tutta quell'esperienza.
Sbuffò
sonoramente alla pergamene che aveva davanti e cercò di concentrarsi
sulla lezione. Ora che si trovava al centro di una delle più grandi
guerre del Mondo Magico, forse sarebbe stata una buona idea imparare
un po' di Difesa. Avrebbe sempre potuto chiedere a Granger di dargli
una mano, ma mangiare vetro sembrava di gran lunga più allettante.
Piton
finì la spiegazione in poco tempo, per dispiacere di Hermione, e
divise gli studenti in in gruppi da due, come al solito. Tuttavia
questa volta Hermione era con Draco, mentre Harry e Ron facevano
coppia insieme. Normalmente il professore non avrebbe osato
mischiarli in questo modo, ma aveva le sue ragioni, ovviamente. I due
Grifoni lanciarono a Malfoy un'occhiataccia prima di essere
richiamati all'ordine dall'espressione severa di Hermione.
Draco
sospirò, preparandosi già per qualsiasi incantesimo la ragazza
avesse deciso di lanciargli. Una parte di lui sapeva che non avrebbe
rischiato di ferirlo, ma una vocina dentro la sua testa si chiedeva
se la ragazza avrebbe approfittato dell'opportunità per sfogare
tutto il fuoco che le ardeva dentro, ora che Piton glie l'aveva
servita su un piatto d'argento.
Hermione
d'altra parte stava considerando tutte le maledizioni più dolorose
che conoscesse, ma poi una brillante idea la colpì.
Ghignò
malvagia verso il biondo, e avrebbe giurato di aver visto la
preoccupazione nei suoi occhi. Bene, pensò, ti sta bene
bastardo.
Prima
che Piton potesse perfino iniziare a istruirli sul da fare, lei si
concentrò per un attimo e poi trattenne a malapena un ghigno
appagato quando gli affetti dell'incantesimo cominciarono a vedersi.
L'espressione
di Malfoy mentre un filo di muco verde usciva dal suo naso era
impagabile. La sostanza verdastra si accumulava nell'aria intorno a
lui, assumendo lentamente la forma di tanti pipistrelli che
cominciarono ad attaccare il biondino. Hermione ringraziò
mentalmente Ginny per averle insegnato quell'incantesimo.
Inutile
dire che i Grifoni scoppiarono a ridere, e la ragazza non potè fare
a meno di provare uno strano senso di calma nel vedere l'arrogante
bastardo così indignato.
«Signorina
Granger!» urlò Piton, liberando Malfoy da quella condizione penosa
«Venti punti in meno a Grifondoro e due ore di detenzione questa
sera» sbottò, la sua voce che rimbombava nel silenzio della classe.
Lei
cercò di sembrare realmente dispiaciuta, prima di riportare lo
sguardo su un Draco Malfoy decisamente incazzato.
«Pronto
Malfoy?» gli chiese, alzando un sopracciglio espressivo nella sua
direzione.
Lui
rispose con un occhiata furiosa. Sembrava che stesse per sputare
fuoco dalle narici, ma invece di attaccarla a sua volta alzò la
bacchetta e si unì a lei nell'esercitazione pratica della lezione.
Oh, la stronza se l'è cercato.
...
«Harry
te l'ho già spiegato. L'incontro è con entrambi, non solo con
Malfoy, ora lasciami andare o sarò in ritardo» sbuffò lei,
cercando di evadere dalla Sala Comune dei Grifondoro per la decima
volta. Harry la lasciò finalmente andare, senza riuscire però a
togliersi quello sguardo apprensivo dalla faccia. Gli aveva già
spiegato del bigliettino ricevuto da Piton per filo e per segno, e
Lui voleva solo proteggerla. L'unico problema è che lei non aveva
bisogno di essere protetta dato che Piton era una persona di cui ci
si poteva fidare completamente, mentre Malfoy... diciamo solo che
poteva gestirlo.
Gli
diede un bacio sulla guancia prima di avviarsi verso la Classe di
Difesa, che fortunatamente era più vicina rispetto al vecchio
ufficio di Piton, visto il suo abbondante ritardo.
Bussò
debolmente, quando fu arrivata alla porta.
«Avanti»
risuonò la voce minacciosa del Professore. La ragazza prese un bel
respiro e spinse di poco la porta, sgusciando dentro. Senza dire una
parola insonorizzò la stanza e sigillò la porta dietro di lei.
«Vedo
che un ruolo nell'Ordine ha di molto migliorato il suo senso della
discrezione» disse a bassa voce l'uomo, dal suo posto dietro la
scrivania. Davanti a lui due sedie, una già occupata da un Malfoy
decisamente imbronciato.
Lo
guardò storto prima di rispondere all'insegnate.
«Si,
Professore» disse, con una punta di rispetto nella voce. Nonostante
lui si divertisse a torturarla, non poteva fare a meno di
dimostrargli il rispetto che sapeva meritasse «Sono curiosa di
sapere per quale motivo ha richiesto la mia presenza»
«Si
sieda», gli chiese lui, indicandole la sedia accanto alla Serpe.
«Come
ben sa il signor Malfoy ed io abbiamo lavorato per fargli assimilare
l'arte dell'Occlumanzia, così che possa incontrare il Signore Oscuro
senza mandare all'aria la sua copertura» spiegò. Hermione annuì
mentre prendeva posto, dopo aver ordinatamente appoggiato il suo
mantello alla sedia. Anche Malfoy aveva fatto così, perciò che
senso aveva essere scomodi se lui non lo era?
«Penso
che sia un bene, per questo processo, che lei partecipi alle sue
lezioni almeno una volta a settimana» finì Piton, ignorando la
smorfia infantile che deformava il volto di Draco.
«Ma
perché?» gli chiese, ignorando il Principino. Merlino solo sa
quanto avrebbe voluto tirargli un bel pugno, proprio su quella sua
stupida faccia da snob»
«Per
molte ragioni, a dir la verità» rispose Piton, appoggiando le
braccia sulla sua scrivania, in una posizione rilassata che Hermione
non gli aveva mai visto assumere. La ragazza si diede un contegno:
doveva avere gli occhi fuori dalle orbite. «Per dirne una, voglio
iniziare Legimanzia con lui» a Hermione sembrò che le mancasse il
fiato pensando alle implicazioni di quelle parole, ma prima che
potesse protestare lui parò ancora «E poi vorrei introdurre una
distrazione durante le sedute di Occlumanzia» la ragazza non potè
fermare il colorito rosso che le era salito alle guance « Infine
penso che se lei sapesse come funziona, sarebbe più facile per lei
aiutarlo» spiegò l'ex Professore di Pozioni.
«E
suppongo che Malfoy non sia più in grado di parlare per sé»
mormorò tra sé e sé ma la Serpe la sentì comunque.
«Ascolta
Granger, Non ho chiesto io il tuo aiuto, e sicuramente non ne ho
bisogno. Dimenticane. Severus, io me ne tiro fuori» ringhiò prima
di lasciare la sua sedia.
«Silenzio!»
urlò Piton abbastanza forte da lasciare i due ragazzi di pietra e da
convincere Draco a ritornare al suo posto. «Io avevo avvertito
Silente che questa era una pessima idea, ma la mia obiezione è stata
respinta. Nessuno di voi due è abbastanza maturo per i compiti che
vi sono stati dati, questo è certo» mentre il viso di Malfoy
esprimeva preoccupazione, Hermione si sentì terribilmente in
imbarazzo per il modo in cui il professore l'aveva valutata, ma non
potè comunque frenare la rabbia che si stava impossessando di lei,
«Tuttavia
siamo qui, e dobbiamo preparare preparare al meglio Draco per il suo
lavoro da Spia. Lei e io siamo gli unici a conoscere i particolari
della sua missione, e abbiamo la responsabilità di aiutarlo in tutti
i modi possibili affinché sia pronto per affrontarla»
«Sapete,
mi sto stufando, e non poco, di sentir parlare di me come se non ci
fossi» sbottò Draco «Sono un cazzo di essere umano, e non sono
stupido»
«Se
non sei stupido allora chiudi quella bocca e concentrati sul compito
che ti è stato dato» ribatté Piton, la sua voce tornata annoiata.
«Ora possiamo andare avanti o preferite continuare con le vostre
stupide liti?» chiese, questa volta rivolto verso la ragazza.
«No
Signore, ma le posso garantire che non c'è modo che io gli permetta
di andarsene a spasso nella mia mente» chiarì lei, deviando lo
sguardo per non incontrare gli occhi scuri dell'ex professore di
Pozioni.
«Avevo
previsto questa reazione da parte sua» disse lui, prendendo in mano
la bacchetta «Ed è per questo che ho deciso di eliminare ogni
possibilità che le cose viste,dette o fatte durante le lezioni
escano da questa stanza» Hermione deglutì. Le sembrava un buon
compromesso, tuttavia quella non era l'unica ragione per la quale non
lo voleva nella sua testa.
«E
come propone di farlo?»
Fu
Draco a chiederlo. Non voleva partecipare a giochetti mentali con la
Grifona più di quanto non lo volesse lei, ma se lei sarebbe dovuta
diventare la sua... partner, allora era abbastanza ovvio che avrebbe
scoperto cose di lui che non voleva sapesse.
«Un
Voto Infrangibile» annunciò lui, facendo sbiancare
Hermione,sopraffatta dalle implicazioni di quella magia.
Guardò
Malfoy per poi posare lo sguardo nuovamente su Piton. Il Voto le
avrebbe assicurato completa privacy, per non parlare della fiducia
che inevitabilmente si sarebbe formata tra lei e il biondo, molto
utile per portare a fine la Missione. In più quello che facevano in
quella stanza sarebbe stato protetto persino dalla mente di
Voldemort. Lo stratega dentro di lei non poteva certo ignorare quei
fatti.
«Silente
è d'accordo?» si informò lei, alzandosi in piedi.
«L'idea
è stata sua» ammise Piton.
«Va
bene» accettò lei, allungando la mano verso Draco. Lui la fissò
per qualche attimo, prima di alzarsi a sua volta sospirando.
«Tienile
la mano per il polso» lo istruì il professore, e la Serpe eseguì,
non prima di aver sbuffato nuovamente.
Hermione
aveva voglia di dirgli di smetterla di comportarsi come un fottuto
bambino, ma Piton si era già avvicinato a loro, perciò tenne la
bocca chiusa.
«Giuri
tu, Hermione Granger di mantenere tutte le conversazioni, immagini e
attività di queste lezioni Segrete?» Iniziò lui, e lei sentì le
fiamme del Voto scorrerle dentro, accarezzandole il polso, dove la
sua mano e quella di Draco si incontravano.
«Lo
giuro»
«E
giuri di aiutare Draco Malfoy nel suo lavoro da Spia a qualunque
costo?» Il cuore saltò un battito, e il fiato sembrava
abbandonarla, ma rispose comunque.
«Lo
giuro»
«E
giuri tu, Draco Malfoy di informare Hermione Granger su tutti i fatti
rilevanti e necessari
allo
svolgimento della Missione per l'Ordine?» domandò Piton,
incatenando il suo sguardo serio a quello della Serpe. A Malfoy non
importava più di tanto del non dover divulgare i segreti , il
problema nasceva se era lui a dover rivelare i propri alla Granger,
tuttavia accettò.
«Lo
giuro»
Piton
abbassò la bacchetta, facendo sparire le corde di fuoco che legavano
le mani di Hermione e Draco, poi si allontanò.
Draco
guardò Hermione negli occhi, forse per la prima volta in vita sua, e
rimase lievemente confortato dal fatto che lei aveva risposto al sua
sguardo con estrema intensità.
Poteva
pensare tutto quel che voleva su di lei, ma la ragazza era
completamente dedicata alla causa, e quindi era dedicata a lui.
Poteva anche essere un'irritante so-tutto-io, ma non lo avrebbe mai
tradito. Per il momento decise di accettare i fatti così com'erano,
anche per evitare di impazzire.
«Ora»
proferì Piton mentre i due giovani tornavano a sedersi. «Chiederò
a Draco di cercare alcune cose nella tua mente. Saranno tutte cose
generali e del tutto non invasive. Sono sicuro che lei comprenda
perché non sono il miglior candidato per questo genere di cose. I
muri che proteggono la mia mente sono stati costruiti con una tale
cura e pazienza da essere quasi indistruttibili, per ovvie ragioni»
spiegò Piton.
«Si
Signore» riuscì a dire Hermione, prendendo un bel respiro.
«Draco,
vieni qui» ordinò l'uomo, e Malfoy fece qualche passo per arrivare
davanti alla ragazza, nel posto indicato da Piton. Vedendolo in piedi
a meno di un metro da lei, anche Hermione si alzò, ma il professore
scosse subito la testa.
«Sarà
molto più facile per lei se stesse seduta. Molte persone trovano
l'esperienza molto stancante e fastidiosa»
La
bruna lo guardò preoccupata e poi annuì solamente. Ormai non c'era
niente che potesse dire per tirarsi fuori dall'impiccio. Sapere che
in meno di un minuto il suo più grande nemico d'infanzia sarebbe
entrato nella sua mente la intimoriva un po'. Le sue conoscenze
sull'Occlumanzia erano puramente accademiche: non aveva mai praticato
quell'arte, anche se avrebbe voluto. A intristirla contribuiva anche
la consapevolezza che non avrebbe potuto imparare nemmeno durante le
lezioni di Malfoy, visto che il suo compito era solamente quello di
dare al biondino una mente per impratichirsi. Il pensiero la fece
rabbrividire.
«Sai
cosa fare, Draco» disse Piton, rivolgendo tutta la sua attenzione al
figlioccio. «Ci sono tre cose che devi cercare nella mente della
signorina Granger» l'uomo alzò un dito, enumerando «Un descrizione
del padre» poi ne alzò un altro «Il titolo del suo libro
preferito»
«Mi
scusi» lo interruppe Draco «Ma tutti sanno la risposta. Si porta
quel cavolo di "Storia di Hogwarts" ovunque vada».
Hermione
rimase scioccata dal fatto che qualcuno che lei conosceva così poco,
potesse sapere una cosa così intima di lei, senza che lei glie
l'avesse mai detta. Forse era leggermente ossessionata da quel libro.
«Bene,
allora mi dirai il suo cibo preferito» continuò Piton, per poi
alzare anche il terzo e ultimo dito «E come ultima cosa, voglio che
mi dica dove si trova il suo dormitorio».
L'uomo
incrociò di nuovo le mani al petto e diede a Malfoy un altro
avvertimento prima di tornare a sedersi dietro alla scrivania.
«Dovrai setacciare molti ricordi, di questo stanne certo, ma devi
concentrarti solamente sulle tre cose che ho richiesto, e una volta
ottenute le informazioni dovrai uscire»
Draco
annuì prima di guardare Hermione.
«D'accordo
Granger, si parte» la ragazza lo fissò negli occhi, cercando
tuttavia di non lasciarli capire quanto quell'esperienza la
terrificasse.
Dopo
qualche istante lui alzò la bacchetta e pronunciò chiaramente
«Legilimens».
Draco
venne immediatamente risucchiato all'interno della sua mente. Era
come se qualcuno l'avesse miniaturizzato e ora stesse letteralmente
passeggiando tra i suoi pensieri. Non era una sensazione che amava
particolarmente, perciò si decise a finire in fretta per poter
tornare ala realtà.
Iniziò,
agilmente, a cercare le informazioni su suo padre. Furono davvero
facili da trovare. Si ritrovò in un ricordo di Natale, che non
poteva essere molto remoto, visto che lei pareva solo leggermente più
giovane di quanto non lo fosse in realtà. Non seguì lo svolgimento
delle vicende, ma si concentrò sull'aspetto del padre, cercando di
ricordare ogni dettaglio dell'uomo magro e baffuto che tanto le
somigliava. Poi passò oltre.
Con
le dita si tamburellava sul ginocchio, mentre cercava di scoprire
quale fosse il suo cibo preferito. Come cavolo doveva fare? Che
ricordi trovare? Avrebbe dovuto entrare in sintonia con i sentimenti
della ragazza, ma era più facile a dirsi che a farsi. Si concentrò
più che potè, ma era impossibile. Le uniche emozioni che sentiva
erano ansia e paura, ma niente di più. Decise di saltare al numero
tre della lista, per non perdere inutilmente tempo.
Cercò
di ritrovare un ricordo intravisto prima, di lei nella Sala Comune
dei Grifoni. Ah Ha! Eccolo. Restò accanto a lei, seduta sul
divano, aspettando che si muovesse verso il letto. Di sicuro era
notte, pensò, dopo aver notato una finestra buia proprio sopra a una
delle scrivanie. La riccia era immersa in un libro, mentre migliaia
di pergamene coprivano il divano a lei vicino. Non sapeva come
mandare avanti il ricordo, perciò pregò che la sessione di studio
non durasse tutta la notte.
Dopo
cinque minuti pieni considerò di passare a un altro ricordo. L'aveva
osservata per troppo tempo, e stava cominciando a farlo impazzire. La
guardò mentre si mordicchiava il labbro inferiore, immersa nei suoi
pensieri. Notò come, nell'intimità della sua camera, usasse penne
babbane invece di piume. Ne vide una anche sporgere dal nido che
aveva in testa. La sua cravatta era allentata, e la camicetta
sbottonata leggermente. Non l'aveva mai vista così disfatta. Era
davvero bella.
Proprio
quando cominciava a pensare di essere ammattito per aver considerato
la Granger affascinante, la ragazza chiuse il libro e cominciò a
raccogliere le pergamene seminate per la stanza. Una volta finito
cominciò a dirigersi verso il dormitorio femminile, e lui sospirò
sollevato. Memorizzò la camera con cinque letti e uscì dal ricordo
prima di dover assistere al rituale della doccia. Non gli serviva
proprio un'altra immagine in cima ai pensieri inquietanti che aveva
già avuto guardandola studiare.
Perse
la concentrazione e fu immediatamente respinto dalla sua mente.
Entrambi ansimarono mentre cercavano di ritrovare l'equilibrio. Piton
aiutò Malfoy a sedersi e aspettò che entrambi si fossero ripresi.
«Suo
padre» cominciò Draco tra un respiro e l'altro «E' un uomo
abbastanza basso, sul metro e settanta, ed è magro. Ha capelli
castani folti e i baffi. Indossava un magione natalizio con un
orrenda renna ricamata»
Hermione
sorrise vivacemente mentre si ricordava del maglione che gli aveva
regalato tre Natali prima e di come lo indossasse ogni anno da
allora.
«Giusto»
rispose, senza essere stata interpellata.
«Dorme
nel letto di mezzo in un dormitorio con altre cinque persone. Ho
riconosciuto la Brown e la Patil ma non le altre due» continuò il
biondo. Hermione annuì alla muta domanda di Piton.
«Non
sono riuscito a scoprire il suo cibo preferito» disse infine Draco,
la voce colma di frustrazione.
«Me
lo aspettavo» asserì il Professore «Scovare i sentimenti e le
opinioni delle persone è molto più difficile. Sfortunatamente
questo è proprio ciò che devi essere in grado di fare» fece una
breve pausa. «Penso che per stasera basti. Per le prossime settimane
sarò impegnato da alcuni compiti del Signore Oscuro, ma quando
ritornerò dovremmo lavorare molto di più. La Legimanzia non ti sarà
necessaria subito, ma tornerai a casa per Natale fra pochi mesi, e
dovrai essere perfettamente pronto»
«Signore,»
interruppe Hermione «Non avrebbe più senso farlo restare qui?»
«Si»
convenne lui «Ma ha mai visto il Sig. Malfoy restare a scuola per le
vacanze?» quando la ragazza scosse la testa lui continuò «Allora
dovrebbe capirle che farlo ora sarebbe alquanto sospetto» lei annuì.
«Abbiamo
finito?» chiese Draco irritato. La gente doveva seriamente finirla
di parlare di lui come se non fosse nella stanza.
«Per
ora» disse Piton torturandosi le labbra con una mano «Signorina
Granger, potrebbe restare per un momento?»
«Certamente
signore» rispose lei, sollevata. Aveva milioni di domande per la
testa, e non sapeva quando avrebbe di nuovo avuto l'opportunità di
fargliele.
«Suppongo
di dovermene andare, così che voi possiate parlar di me alle mie
spalle» li guardò di traverso mentre si alzava dalla sedia e usciva
dalla stanza.
Quando
se ne fu andato Piton sigillò nuovamente la porta prima di dire
qualunque cosa.
«Signorina
Granger, non pretendo di sapere quanto sia difficile per lei»
Hermione non credette alle sue orecchie «Ma non credo che lei
comprenda l'immensità del peso sulle spalle di Draco»
«Signore,
io capisco..» cominciò lei, ma lui la ammutolì con
un'occhiataccia.
«Invece
no, ma non è colpa sua. Non può capire com'è per lui. Le uniche
persone a cui sia mai importato di lui sono da una parte in questa
battaglia, mentre le persone che è stato educato a odiare sono da un
altra parte: dalla sua parte. Può capire quanto possa confondere
questa situazione?»
«Ma
signore, capisca anche me. Non ho alcun tipo di autorità su di lui.
Malfoy non mi piace proprio, anzi se vuole la verità penso che sia
un'incredibile stronzo.E ora sono stata messa in una posizione tra la
vita e la morte per lui»
Piton
sbuffò ma la lasciò continuare.
«Lui
si comporta come se io avessi chiesto di avere questo compito. Io
sono spaventata a morte e lui non fa niente per semplificarmi la
vita»
«Ha
finito di lamentarsi?» chiese l'uomo.
«Si,
signore» rispose, un po' imbarazzata per il monologo appena fatto.
«Tutto
ciò può anche essere vero, ma il fatto è che lei è il suo
Contatto. Da Spia, le posso garantire che il rapporto tra Contatto e
Spia è davvero importante. Spero solo che riesca a seppellire tutti
i rancori e i pregiudizi per il bene della causa»
«Lo
farò, ma non mi farò calpestare. Ho accettato questa missione,
nonostante non la volessi. Anche Malfoy deve accettare dei
compromessi se vuole che questa cosa funzioni» disse lei con
convinzione.
«E'
una richiesta ragionevole. Ora, aveva qualche domanda sul lavoro di
Spia di Draco?» chiese, nonostante conoscesse già la risposta.
La
ragazza riprese a respirare, sollevata, e cominciò a chiedergli
tutto quello che voleva sapere. L'unica cosa che tralasciò fu la
Missione di Draco. Aveva la sensazione che quella era una storia che
avrebbe tirato fuori solo a Malfoy in persona.
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Capitolo 3 *** Notizie Scioccanti ***
Capitolo III
La
Spia
Notizie
Scioccanti
Draco
fissava il muro della Sala Grande perso nei suoi pensieri. Non aveva
per niente fame, lo dimostrava il pranzo ancora intatto davanti a
lui.
All'improvviso
sentì un punto della gamba riscaldarsi. Ma che ca... Poi si
ricordò del maledetto Galeone di Hermione. In realtà lo trovava
veramente ingegnoso, non che glie l'avrebbe mai detto.
Erano
passati tre giorni dalla lezione con Piton e lui l'aveva evitata come
la peste. Aveva cominciato a pensarla quando non gli era vicina; non
si faceva fantasie su di lei o idiozie del genere, ma rivedeva dentro
la sua testa il ricordo di lei che studiava nella Sala dei
Grifondoro.
Cominciava
a impazzire, davvero. Aveva bisogno di una lunga vacanza da tutto
quel casino. I suoi amici lo tenevano sveglio di notte per
pianificare chissà quale tiro mancino a danno delle altre Case,
mentre la sua coscienza, strano ma ce l'aveva, cercava mantenere
l'equilibrio.
Tirò
fuori la moneta d'oro dalla tasca dei pantaloni e lesse il messaggio
discretamente.
SdN,
22:00. Porta qualcosa per prendere appunti.
Rimise
a posto il Galeone e sbuffò. Si prospettava un lungo incontro
allora.
«Drake,
qual'è il problema?» chiese Nott, seduto alla sua sinistra.
Odiava quello stupido soprannome, ma anche il padre di Theo faceva
parte della spuma dei Mangiamorte, e non poteva permettersi di
urlargli contro.
«Mi
sono solo stufo di tutti i compiti della McGrannit» arricciò le
labbra con disgusto al nome della Professoressa «Ho altro da fare,
lo sai» disse, guardandolo negli occhi.
«Già,
come sta andando?» gli domandò interessato, anche se sapeva che
non avrebbe ricevuto una risposta soddisfacente.
«Sta
andando» rispose aspro «E visto che non ti è dato parlarne, ti
suggerisco di cambiare discorso» gli intimò, esercitando un po'
dell'autorità che essere in missione per l'Oscuro gli conferiva.
Tecnicamente lui era il superiore di Nott, e questo frustrava
visibilmente il bruno. Tuttavia era facile da dimenticare che era
così, visto che doveva preoccuparsi il novanta percento del suo
tempo di non essere colto in flagrante da Theo.
Sembrava
però che tutto procedesse senza intoppi, visto che Nott alzò le
mani in segno di arresa e lasciò cadere il discorso «Hai ragione
Draco. Volevo solo assicurarmi che non ti servisse aiuto».
«Non
ho bisogno di niente. Ora se non ti dispiace avrei Pozioni»
«Certo.
Buona fortuna» e Draco sapeva che non si riferiva alla lezione di
Pozioni. Annuì e si affrettò a lasciare la Sala Grande. Theodore
Nott sarebbe diventato un bel problema. Sapeva che Theo non
sospettava di lui, ma era molto geloso della sua posizione, e quello
avrebbe portato solo guai.
...
Il
mal di testa tormentava ancora Hermione, anche a tre giorni
dall'invasione di Draco. Stava veramente provando a non incolpare
lui, ma con scarsi risultati. Sapeva che non era colpa sua, ma era
così facile da incolpare per tutti i mali del mondo che non poteva
proprio resistere.
La
sua stupida faccia le faceva venir voglia di prenderlo a pugni
ripetutamente.
Tuttavia
il suo lavoro con Malfoy era ufficialmente cominciato. Quella mattina
aveva avuto un lungo incontro con Silente, Remus e Kingsley e doveva
parlarne a Draco al più presto. Il suo lavoro da Spia sarebbe
cominciato durante le vacanze di Natale, e doveva aiutarlo a
prepararsi al meglio.
Era
uscita di soppiatto dalla sua Sala Comune, nascosta dal mantello
dell'Invisibilità di Harry. Era contenta che l'amico glie l'avesse
prestato senza troppe storie. Quando glie l'aveva chiesto lui aveva
subito detto di si. Bene, una cosa in meno di cui preoccuparsi.
Mentre
si dirigeva alla Stanza delle Necessità non potè fare a meno di
constatare quanto fossero deserti i corridoi a quell'ora della notte.
Decise che avrebbe optato per lo stesso orario nei futuri incontri se
possibile.
Passò
tre volte di fronte al muro vuoto del settimo piano affinché la
porticina apparisse, e rimase sorpresa di vedere Malfoy già li. Bene
bene, almeno ha un orologio pensò. Sperava che non sarebbe
arrivato in ritardo, ma non si era di certo aspettata che portasse
anche il quaderno per gli appunti. Uno dei due era di sicuro
impazzito. O lui ad aver veramente fatto come gli era stato detto, o
lei ad aver immaginato tutto.
«Ho
avuto un incontro con Silente e altri due importanti membri
dell'Ordine. E' ora di parlarti delle vacanze di Natale» esordì
lei, sedendosi sulla sua sedia.
«Ciao
anche a te Granger» grugnì lui, fintamente offeso.
«Oh
scusa, preferiresti che parlassimo dei nostri sentimenti davanti a
una tazzina di the prima?» chi chiese con voce artificiale. Lui
fece una smorfia e scosse la testa.
«No,
ma non pensavo che un saluto fosse chiedere troppo. Scusa se ho
interrotto il tuo ben studiato discorso»
Hermione
chiuse gli occhi per ripristinare la calma. Che stronzo, per di più
egocentrico! «Comunque, stavo discendo: Dobbiamo discutere sul da
farsi per Natale. Non c'è proprio niente che tu possa dire o fare
per restare ad Hogwarts per le vacanze? O almeno ritardare la
partenza?»
«Ci
ho pensato anche io» rispose Draco, schiarendosi la gola. Non
importava quanto lo facesse incazzare, era il suo lavoro assicurarsi
che non gli succedesse niente, ed era abbastanza per concederle la
sua attenzione. E poi non voleva un'altra ramanzina da parte di
Piton, quello era certo. Dopo la loro lezione Piton gli aveva
spiegato senza mezzi termini che la Granger era un suo superiore, e
che se non la trattava come tale (per quanto riguardava la Missione
almeno) sarebbe finito in guai seri. Ciò non significava che non
poteva fantasticare sulle cose che gli sarebbe piaciuto dire a quella
piccola dittatrice rosso-oro.
«E
sei giunto alla conclusione che...» sbuffò Hermione. Non aveva
tempo per quelle cavolate. Era tardi e lei era molto stanza e il
comportamento del biondino non ci voleva proprio.
«E
ho deciso che posso rinviare la partenza fino alla mattina della
Vigilia e che posso essere di ritorno per il primo dell'anno» le
rispose «Penso di giustificare il ritardo incolpando la Missione.
In questo modo starei via solo pochi giorni, ma incontrerei comunque
il Signore Oscuro e passerei il Natale con la famiglia. Nessuno
sospetterà niente»
«Supponendo
che funzioni, sarebbe un ottimo compromesso. Io resterò qui durante
le vacanze» lo informò lei, abbassando lo sguardo per qualche
momento. Draco notò qualcosa deformarle il bel viso; sembrava
tristezza, ma non disse niente, nessuno dei due lo fece. Chissà
perché la ragazza non andava a passare il natale con la sua famiglia
Babbana. Di sicuro non era solo a causa sua, doveva esserci
dell'altro.
«L'Ordine
ha alcune richieste per te, mentre sei via. Non solo molte, non
preoccuparti, Silente capisce che non sarai ancora al massimo delle
tue capacità» lo assicurò.
Draco
la guardò scocciato «Granger hai intenzione di continuare a
parlarmi come se fossi un tuo studente ancora per molto? E
fottutamente irritante»
Lei
per risposta lo guardò in cagnesco «Cosa suggeriresti tu,
Malfoy?» gli chiese, giocherellando con i bordi della sua maglia,
assorta.
Le
sue parole servirono solo a farlo irritare ulteriormente.
«Ti
suggerisco di dirmi tutto quello che devo sapere, e basta. Smettila
di parlare come se fossi la mia cazzo di professoressa. Puoi anche
essere il mio capo, ma non mi sei superiore» sbottò.
«Oh
no, perché il mio sangue sporco mi rende così inferiore a te»
gli urlò lei «Non è così?» fece una breve pausa « Sai
qual'è la cosa più buffa? Io lo sapevo, sapevo che non eri
cambiato. Non capisco ancora perché tu ci stia aiutando, visto che
sei ancora lo stesso vecchio Draco: crudele, viziato ed egocentrico»
Draco
rise, e si alzò in piedi, dominandola con il suo metro e ottanta.
Quando le parlò, il tono era minaccioso. «Ascoltami bene Granger.
Non sono lo stesso di prima. Non me ne ne importa un cazzo del tuo
sangue. Non mi serve la tua approvazione e tanto meno essere
giudicato. Per non parlare della tua mania di far sempre la cosa
giusta. Ora, pensi di riuscire a calmarti e tornare al lavoro, o devo
chiedere a Silente un sostituto?»
Hermione
ebbe il buon senso di tenere la bocca chiusa e non replicare.
«Siediti»
disse infine, la sua voce tornata calma, del tutto il contrasto con
la rabbia che aveva dentro. Odiava quel Bastardo.
«Come
stavo dicendo hai dei compiti da svolgere. A che punto sei con
L'Occlumanzia?»
Draco
la guardò di traverso, ma si sedette e rispose, anche lui calmo
«Posso creare barriere, ma non posso ancora proiettare falsi
ricordi. Severus mi ha comunque assicurato che ci avremmo lavorato
prima di Natale»
«Molto
Bene» bisbigliò Hermione, prima di volgere lo sguardo ai suoi
appunti. Girò un paio di pagine prima di ritornare a lui «Ok,
prima di tutto parliamo di tua madre. Sono sicura che non sia una
Legilimens» iniziò. Draco annuì e lei andò avanti «Sarebbe
preferibile se tu spendessi quanto più tempo da solo con lei».
Draco annuì di nuovo: quello era stato anche il suo piano.
«Non
sappiamo ancora se tua padre sarà fuori da Azkaban per Natale, ma
Silente pensa che sia una possibilità da non sottovalutare»
Malfoy
sgranò gli occhi. Questa per lui era una novità. Come mai nessuno
gli aveva detto niente?
«Okay»
parlò lui con voce distante. Hermione si sentì subito in colpa per
avergli dato la notizia in quel modo. Se Lucius Malfoy fosse stato
suo padre neanche lei l'avrebbe voluto fuori di prigione. «Conosco
le sue doti di Legilimens. Sa solo quel poco che gli permette di
scoprire cosa desiderano le persone. Se ne serve solo per motivi
politici» le spiegò poi.
«Bene,
suppongo che tu e Piton ne abbiate discusso»
«Severus
e mio padre sono "amici" da più di vent'anni. Sa bene
quali sono i suoi limiti» le disse lui storcendo il naso. Hermione
si maledisse mentalmente. Proprio quando Malfoy cominciava a sentirsi
più a suo agio lei aveva dovuto fare la domanda più stupida del
mondo.
«Certamente»
commentò lei, arrossendo dall'imbarazzo. Per dirla tutta quel lavoro
era davvero travolgente. Si sentiva fuori dal suo ambiente e non
aveva veramente bisogno che qualcuno le facesse notare quanto fosse
inadatta. «La sfida più grande sarà Voldemort...», ma non
potè finire la frase perché un Draco irritato la interruppe.
«Potresti
evitare di chiamarlo così?»
«Aver
paura di un nome ...» Aveva cominciato a recitare, ma fu interrotta
un'altra volta dalla voce di Malfoy.
«Incrementa
la paura della cosa in sé. Lo sappiamo tutti Granger. Ma sono io che
dovrò stare al suo cospetto. Ti sei mai trovata davanti all'Oscuro?»
domandò retoricamente lui, alzando interrogativo un sopracciglio «Ti
rispondo io: No. Quindi perché io porti a termine questa stupida
missione, potresti semplicemente chiamarlo "Signore Oscuro"?»
Hermione
sbuffò, ma acconsentì.
«Va
bene, Il Signore Oscuro rappresenta la sfida più grande. Silente
crede che sarai convocato da lui la notte della Vigilia.
Apparentemente ama farlo, lo considera come un regalo di Natale per i
suoi Mangiamorte» a entrambi vennero i brividi al solo pensarci.
«La
notizia è sia positiva che negativa» spiegò «Da una parte non
crediamo ti chiederà della tua missione di fronte a tutte quelle
persone, il che è un bene, ma dall'altra potrebbe essere la prima
volta volta che ti faranno partecipare ai loro festeggiamenti»
quella mattina Hermione aveva faticato a trattenere il vomito quando
Remus le aveva spiegato in cosa consistevano. Scosse la testa prima
che la nausea la invadesse ancora. Era terribile.
«Cosa
devo fare?» Nemmeno Draco voleva pensarci, ma si sforzò di
domandarglielo comunque.
«Tutto
quello che devi per mantenere la copertura» la risposta arrivò
dopo un po' da un'Hermione rigida e seria. In un certo modo le
dispiaceva per lui. Anzi, le dispiaceva davvero tanto. Nonostante il
suo carattere discutibile era ancora un adolescente, intrappolato in
un gioco per adulti.
«Vuoi
dire...» a Draco si mozzò il fiato, mentre si lasciava travolgere
dal significato delle sue parole. Una parte di lui sapeva che prima o
poi sarebbe successo. Uno non rimane un Mangiamorte senza aver
dimostrato di essere assetato di sangue. Ma era davvero in grado di
uccidere qualcuno? Non era passato dalla parte dei buoni proprio
perché non riusciva a togliere la vita a un'altra persona? No,
sapeva che era molto più di quello, ma ciò non lo faceva sentire
meglio.
«Te
lo assicuro Draco» disse Hermione ammorbidendo un po' il tono «Ci
sono modi per dimostrare la tua lealtà all'Oscuro senza per forza
uccidere» prese una bella boccata d'aria prima di continuare «Ma
se non ci fosse via d'uscita, fai quello che devi fare»
Quando
Malfoy cercò di protestare lei lo fermò con un gesto della mano, di
nuovo seria, ma anche preoccupata «Se non per l'Ordine, fallo per
te stesso. Se esiti a fare quello che ti è chiesto, la tua lealtà
potrebbe essere messa in dubbio, e tu non arriveresti al giorno di
Natale».
«L'ottimismo
è il tuo forte» disse Draco, cercando di spezzare la tensione che
si era creata nella stanza. Per un momento gli era davvero sembrato
che a lei importasse davvero della sua vita, ma quel pensiero era
troppo disturbante per fermarcisi sopra.
Hermione
non rispose. Non voleva più parlare di Voldemort o di morte. Sapeva
che l'argomento sarebbe saltato fuori ancora nel futuro, ma per ora
ne aveva abbastanza.
«Comunque,
gli obiettivi sono pochi ma importanti. Primo...» e posò lo
sguardo su Malfoy accigliata. Il ragazzo stava comodamente seduto
sulla sedia, a braccia incrociate. «Questo sarebbe il giusto
momento per prendere appunti» lo avvertì.
«Cosa?
Vuoi che io lasci prove scritte del mio lavoro di Spia in giro?» si
oppose lui.
«Ovvio
che no, Malfoy» ringhiò lei, al limite della pazienza «ma sono
sicura che persino un mago mediamente dotato come te conosca migliaia
di incantesimi che impedisca alla gente di leggere i tuoi appunti».
Mediamente
dotato? Te lo faccio vedere io un mago mediamente dotato, sottospecie
di suora che non sei altro. Borbottò lui senza farsi sentire
mentre prendeva la piuma di pavone bianco e la intingeva nella
boccetta di inchiostro.
«A
meno che tu non voglia che te ne insegni alcuni io» lo stuzzicò
lei ghignando. Per un momento stava per ghignarle in risposta, ma si
fermò in tempo. Era davvero esplosiva, questo almeno glielo
doveva concedere.
«Non
sarà necessario» l'assicurò «Ora, il mio primo compito»
«Si.
Allora come prima cosa devi riaffermare il tuo impegno verso la causa
e verso Vol.. Il Signore Oscuro. Sii socievole e rispettoso con gli
altri membri dei ranghi più alti, ma senza strafare» spiegò lei.
«Secondo»
continuò, dando prima un occhiata al biondino per controllare se
stesse o meno prendendo appunti «Se tuo padre dovesse tornare, fai
in modo che si fidi di te in tutto e per tutto. Vogliamo che
arriviate ad avere un buon rapporto» mentre parlava si raccontava
le poche cose che Silente le aveva detto sulla relazione tra i due. A
quanto pareva Draco non era mai riuscito a guadagnarsi l'approvazione
di Lucius.
«Hai
intenzione di dirmi anche come fare per avere il suo rispetto?»
grugnì Draco «A malapena si fida di me per il thè del
pomeriggio» Non sapeva perché le aveva confessato una cosa così
personale, ma la ragazza non sembrava volerlo usare contro di lui,
perciò non ci pensò più.
«Malfoy,
non ti sto chiedendo di fare miracoli» gli assicurò lei, quasi
materna «Ti sto solo chiedendo di provarci. Sai cosa fare meglio
di me» ammise. Draco rispettò il fatto che Hermione avesse ben
chiari i propri limiti, almeno per quanto riguardava quella faccenda.
«Terzo
e ultimo» trattenne un attimo il fiato prima di procedere «Devo
sapere in cosa consiste la tua missione per il Signore Oscuro»
domandò timida, mentre arrischiava un incontro di sguardi. Gli occhi
grigio acciaio di lui incontrarono quelli nocciola dorati di lei . A
Hermione non sfuggì la difficoltà con cui Draco cercava controllare
la sua esplosione imminente. Era un bel progresso.
«Te
lo sto chiedendo perché devo sapere. Non potrei aiutarti a "portarla
a termine" altrimenti» ma il biondino non le rispose.
«Lo
sai che non lo dirò a nessuno. E' il mio lavoro proteggerti. Ma se
tu non mi dici che cos'è io non posso aiutarti. In più non posso
mettere a punto un piano di marcia se non so cosa dobbiamo fare»
Draco
la osservò mentre la sua spiegazione si trasformava in un grugnito
di disperazione. La verità è che ammettere la portata della sua
missione con Silente era stato già abbastanza difficile. L'idea di
quello che gli era stato ordinato di fare lo stava letteralmente
mangiando vivo. Dirlo a Hermione era come superare un linea
invisibile. Lo sapeva che dopo averglielo confessato non avrebbe più
potuto fingere che non erano dentro a quella cosa insieme. E lui non
voleva essere legato a lei in nessun modo. Era insopportabile. Il modo
in cui lo guardava, come se lei fosse migliore, più intelligente e
più buona di lui lo faceva impazzire.
Ma
loro erano coinvolti in questa cosa, insieme: glie l'avevano detto
senza mezzi termini. Era lei il suo Contatto, fine della storia. Non
sarebbe più potuto andare da Silente o Piton se gli fosse servito
qualcosa, ma da lei.
La
Granger faceva parte della sua vita ormai, e non c'era modo di
impedirlo. Prese un bel respiro e si appoggiò di più alla sedia;
iniziò a parlare torturandosi le dita.
«La
mia missione...» disse, fermandosi un momento per guardarla. Era
quasi sul bordo della sedia, impaziente, e lo stava praticamente
implorando di continuare.
«E
doppia. Devo riparare l'Armadio Svanitore che ho nascosto nella
Stanza delle Necessità, così da poter lasciar entrare i Mangiamorte
nella Scuola, la notte in cui...» il suo viso perse colore e gli
occhi si scurirono «la notte in cui dovrei uccidere Silente».
La
sua reazione fu quasi immediata. La mano andò a coprirle la bocca,
rimasta aperta per lo shock. Le mancava l'aria, si sentiva soffocare.
Era di gran lunga peggio di quello che pensava. La conversazione
avuta quello stesso giorno con Silente le tornò in mente.
Devi
aiutarlo con la sua missione. Deve continuare ad adempiere ai suoi
compiti se vogliamo tenerlo come spia.
Ma
come pretendevano che lei l'aiutasse ad attaccare la scuola e
uccidere il vecchio preside?
«Oh
Merlino» riuscì a dire con voce strozzata. Il cuore le batteva
così forte che sembrava volesse uscire dal petto. «C...Come sta
andando con l'Armadio?» balbettò.
«Sei
pazza Granger? E' ovvio che non ho fatto nessun progresso. Ho smesso
di provarci da tempo» grugnì lui. Ma che cazzo? Il punto di tutta
quella faccenda non era che lui non doveva portare a termine
la dannata missione?
«Giusto»
gli concesse lei, assente.
«Il
terzo compito era...?» le chiese poi Draco, guardandola con occhio
critico. Cosa le era preso? Sembrava persa nei suoi pensieri.
Hermione
scosse la testa e si schiarì la gola.
«Assicurarsi
che a casa tutti siano convinti che stai lavorando duramente per
raggiungere l'obiettivo posto dal Signore Oscuro. Mi farò venire in
mente qualcosa. E' tutto per ora» mentre diceva le ultime parola
si alzò in piedi, raccogliendo le sue cose. Doveva andarsene da lì.
«Uhmm,
Granger. E' così che porrai fine a tutti i nostri incontri? Come una
persona fuori di testa? » a dir la verità la reazione della
ragazza alla sua Missione era stata confusa e sconvolgente. Non aveva
cominciato a urlargli contro come si aspettava, ma non stava nemmeno
bene. Era stato tutto così strano che non si era nemmeno potuto
godere il momento in cui lei aveva abbassato la guardia e si era
mostrata agitata di fronte a lui.
Lei
lo ignorò e uscì in fretta dalla stanza, lasciandolo solo e
sconcertato.
E
quello che cazzo era?
...
«La
prego, mi dica che sta scherzando!» urlò Hermione. Dimenticandosi
chi aveva davanti. Fortunatamente Silente si era aspettato questo
tipo di reazione, perciò le aveva accennato un sorriso, prima di
chiederle di sedersi e cercare di calmarsi. Era venuta da lui alla
prima ora del mattiamo per parlare della missione di Draco.
Lui
l'aveva informata che si, avrebbe permesso a Malfoy di far entrare i
Mangiamorte a Hogwarts e che sarebbe morto entro la fine di
quell'anno.
«Signorina
Granger, capisco la sua preoccupazione, ma le assicuro che questo è
l'unico modo» spiegò il vecchio Preside.
«Ma
come può essere l'unico modo? Lei sta chiedendo a un ragazzo di
ucciderla! Non è giusto. E lascerà che i Mangiamorte attacchino
semplicemente la scuola? E che mi dice dei bambini?» odiava
ammetterlo, ma nonostante il pensiero di Silente morto la spaventasse
incredibilmente, sapere che Draco sarebbe stato costretto a
ucciderlo la faceva stare ancora peggio.
«Non
potrei essere più d'accordo, ed è per questo che non lascerò che
sia Draco a doverlo fare. Per rispondere alla sua seconda domanda,
io e lo staff stiamo già mettendo a punto un piano per proteggere i
bambini in caso di attacco. Per ora solo alcuni professori sanno
dell'imminente attacco, ma quando sarà quasi ora, lo sapranno tutti»
Hermione
rimase semplicemente con al bocca aperta a mezz'aria, confusa. Silente
allora le spiegò tutto quanto. Le disse del fatto che lui stava
comunque morendo lentamente. Le raccontò del Voto Infrangibile tra
Piton e Narcissa Malfoy, e di come sarebbe stato proprio Piton
ucciderlo, quando il momento sarebbe arrivato.
Teoricamente
era un buon piano, visto che avrebbe mantenuto la copertura di Draco
e l'avrebbe protetto dal doverlo uccidere lui stesso.
Praticamente
invece sarebbe stata un tragedia, alla quale Hermione non voleva
prendere parte.
«Cosa?»
chiese Hermione al limite dello shock quando il suo racconto finì.
La testa le pulsava dolorosamente. Se avrebbe continuato a mantenere
quel livello di stress doveva seriamente pensare a investire in una
pozione contro il mal di testa.
«E
che mi dice di Harry? Ha perso i suoi genitori, ha appena perso
Sirius. Ora vuole abbandonarlo anche lei?»
«Le
assicuro che non me ne andrò presto, e parlerò personalmente a
Harry subito dopo Natale. Lei può capire che nessun altro deve
sapere. Per fare in modo che funzioni dobbiamo mantenere il piano
segreto»
«E
Ron?»
«Nemmeno
Ron potrà sapere. Per ora lo sappiamo solo in tre, con Harry saremo
quattro» rispose Silente con tono grave.
«Draco?»
riuscì ancora a chiedere.
«Con
Draco saremo in cinque, ma devo chiederle di aspettare la fine delle
vacanze di Natale per dirglielo. Ha già abbastanza a cui pensare in
questo momento» Hermione annuì. Non poteva essere più d'accordo.
Anzi segretamente sperava di non doverglielo mai dire. Era
semplicemente troppo. Sentiva come se tutto intorno a lei stesse
andando troppo velocemente.
«Non
c'è nessun'altra possibilità? Voglio dire, potremmo...» la
ragazza stava cercando di escogitare qualcosa che non comprendesse la
morte di nessuno di loro senza risultati.
«Non
c'è nient'altro che possiamo fare. Mi dispiace» breve pausa «Io
morirei comunque nel giro di un anno» Sembrava triste ed Hermione
sentiva il bisogno di piangere, ma cercò di non cedere: non lì
almeno.
«Okay»
disse, alzandosi e cercando di tenersi in piedi. Sentiva le gambe
deboli e molli. «Mi incontrerò con Malfoy il prima possibile e
gli dirò che dobbiamo procedere come da piano»
«Signorina
Granger» la richiamò prima che arrivasse alla porta «Non pensi
che i suoi sforzi non siano apprezzati. Sta facendo una grande cosa,
importante non solo per il Signor Malfoy o per l'Ordine, ma per tutto
il mondo magico. So quanto sia dura, e che lei è fin troppo giovane
per portare un simile peso sulle spalle. Spero che un giorno lei
riesca a perdonare un povero vecchio per averla spinta a crescere
troppo in fretta e troppo duramente»
«La
capisco Professore» rispose lei tristemente prima di affrettarsi
fuori dalla stanza. Andò dritta al bagno dei Prefetti. Le serviva un
buon posto per piangere tutte le sue lacrime.
...
Draco
stava ancora riflettendo sulla reazione della Granger del giorno
prima. La ragazza aveva già accettato di aiutarlo a spiare il Signore
Oscuro, ma potrebbe la Missione averla spaventata a tal punto da
farle rinunciare? Certo che no. Se mai ci fosse una definizione del
"coraggio Grifonforo" sarebbe stata Hermione Granger.
Ma
allora qual'era il problema? E più importante ancora, perché
diavolo gli importava?
Si
girava e rigirava il Galeone tra le dita indeciso se mandarle un
messaggio e chiederle quale fosse il problema.
L'arrivo
di Theo, che si sedette sul divano accanto a lui, lo distolse dai
suoi pensieri.
«Mio
padre mi ha scritto oggi» disse compiaciuto. Il brunetto adorava
sbattere in faccia a Malfoy il fatto che Lucius era ad Azkaban mentre
suo padre era un uomo libero.
«E...»
replicò Draco annoiato, guardandosi interessato la punta delle
scarpe.
«E
mi ha detto che la Vigilia di Natale sarà uno spasso» continuò
Theo eccitato, e Draco fu travolto dalla nausea.
«Anche
io non ne vedo l'ora» recitò la sua parte, cercando di
controllare il disgusto.
«Già!
L'anno scorso è morta una mezzosangue. Papà dice che è stato
fantastico». Nott ancora una volta cercò di sbattere in faccia a
Draco che bel rapporto avesse lui con il padre, senza ottenere la
reazione desiderata nemmeno quella volta. «Il Signore Oscuro non
teneva più di questi festeggiamenti già da un po', ma penso che
quest'anno sarà diverso»
«Speriamo
anche di riuscire a farne parte allora» aggiunse Draco, la voce
entusiasta.
«Speriamo!»
esclamò anche Theodore.
Quando
il bruno se ne fu andato Draco tornò ai suoi pensieri di prima.
Questa cosa della Spia l'aveva veramente coinvolto. Passava la
maggior parte del suo tempo pensando o alla Granger, o a modi per
restare in vita. Cominciava seriamente a preoccuparsi della sua
sanità mentale. Quella dannata Grifondoro aveva un certo non so che.
Era riuscita a entrargli sotto la pelle. Da una parte lo faceva
impazzire, ma dall'altra ammirava la sua completa devozione. Se solo
avesse anche lui quella fede, tutto sarebbe più semplice. Come ci
riusciva? Come riusciva a rimanere motivata?
Prima
di poterle mandare un messaggio, fu lui a riceverne uno. La moneta
divenne calda nelle sua mani e lui si affrettò a leggere.
SdN,
stasera alle 22:30
Gli
scappò un sorriso una volta che ebbe finito, ma si riprese in
fretta. Prese la sua bacchetta e la puntò verso il Galeone.
Quaderno
degli appunti, capo?
Ghignò
tra se e se mentre leggeva la sua risposta.
Non
è necessario, collega.
Oh
Dio, ora stava anche flirtando con lei. Anche lei l'aveva fatto però.
Aveva
proprio bisogno di bere qualcosa di forte e di farsi una bella
dormita, o l'aspettava una lunga degenza nel reparto di sanità
mentale del San Mungo.
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Capitolo 4 *** Incubi ***
Capitolo IV
La
Spia
Incubi
Sembrava
che Draco avesse preso bene la notizia che avrebbe comunque lasciato
entrare i Mangiamorte nella scuola. Hermione gliel'aveva detto non
appena Silente aveva dato l'okay. Pensava che fosse solo sollevato
per non dover completare anche la seconda parte della missione.
Odiava il fatto che, dopo Natale, avrebbe dovuto dargli la brutta
notizia, ovvero che nonostante tutto avrebbe ancora dovuto attentare
alla vita di Silente. Se c'era una cosa che loro due avevano in
comune, era il rispetto per il vecchio preside. Era forse una delle
poche cose che apprezzava di Malfoy. Quello e il suo aspetto, davvero
attraente quando non c'era quell'irritante ghigno a sfigurargli il
viso perfetto. Chiuse gli occhi cercando di eliminare il pensiero sul
nascere.
Al
momento lo stava aspettando, protetta dal mantello dell'Invisibilità
di harry, fuori dalla sala Comune dei Serpeverde. Diede un occhiata
all'orologio che aveva al polso e sbuffò. Il furetto era in ritardo.
Si erano messi d'accordo per vedersi nella Stanza delle Necessità
quella sera, dopo le lezioni con Piton. Il piano era di dare un
occhiata all'armadio Svanitore, e cercare di capire come ripararlo.
Due teste sono meglio di una, gli aveva detto lei. Malfoy non aveva
opposto resistenza, non molta almeno.
Dopo
un altra manciata di minuti Hermione sentì un rumore di piedi,
sempre più vicino a lei, e respirò sollevata quando realizzò che
si trattava di lui.
Prima
che lui avesse il tempo di cercarla, lei lo afferrò per un braccio e
lo trascinò nella classe più vicina, sussurrando incantesimi di
protezione alla porta.
«Che
diavolo Granger! Vuoi farmi venire un infarto?» urlò lui, il
respiro affannato. Si teneva una mano sul petto, cercando di
riprendere fiato.
Gli
era preso un colpo quando quella forza invisibile gli aveva afferrato
il braccio.
«Mi
dispiace» si scusò lei, mentre toglieva il mantello, rendendo la
sua figura visibile. Aveva abbandonato la divisa scolastica per un
paio di jeans scuri e una maglia a maniche lunghe. Draco doveva
ammetterlo, era colpito, ma la rabbia per il modo in cui l'aveva
approcciato prima era ancora viva.
«Mai
prendere alla sprovvista una Spia. Mai!» l'ammonì lui quando il
cuore tornò a battere a un ritmo accettabile.
«Ripeto»
disse lei con stizzo «Mi dispiace» e mentre parlava si sistemò
il Mantello sulle spalle, e con la mano libera gli fece segno di
unirsi a lei. «Sarà stretto e scomodo, ma se ti rannicchi un po'
possiamo farcela» lo assicurò. Lui era decisamente più alto di
Harry, quasi come Ron. Il rosso tuttavia era riuscito a entrare sotto
al mantello milioni di volte, quindi non era una sfida impossibile
per Draco.
Lui
la guardò male, ma ubbidì. La raggiunse sotto al dannato mantello
sbuffando rumorosamente. «Maledizione! Potter è la persona più
bassa del mondo!» borbottò frustrato mentre si avvolgeva quasi
completamente intorno ad Hermione. Quando, per ovvia mancanza di
spazio, premette il petto contro la sua nuca, sentì i brividi
percorrerle la schiena. Ghignò soddisfatto. Si avvicinò a lei
ancora di più, eliminando ogni distanza tra loro, e coprì entrambi
con il mantello. Percepì i respiri della ragazza diventare sempre
più irregolari. Forse, ma solo forse, questo tipo di reazioni erano
anche più gratificanti e divertenti della sua collera. Quando erano
più giovani lei sembrava avere occhi solo per Weasley, tuttavia
nemmeno allora l'aveva vista così agitata. Era come inebriante
vederla in quello stato per merito suo, non che l'avrebbe mai ammesso
con nessuno.
Gli
ci vollero circa venti minuti per arrivare alla Stanza delle
Necessità. Hermione non poteva essere più felice quando finalmente
ci riuscirono. Draco le era stato addosso tutto quel tempo, e il
calore del suo corpo su di lei la stava facendo impazzire. L'essenza
della sua colonia poi era intossicante, in senso positivo però.
Sentiva la testa più leggera a ogni passo.
Non
gli avrebbe assolutamente permesso di avere quel tipo di
effetto su di lei. Doveva essere la sindrome premestruale, o forse
stava delirando, o aveva solo bisogno di un po' di aria fresca.
No,
lei non trovava Draco Malfoy sexy, era totalmente da escludere.
«Faresti
meglio a avocare la camera» gli disse, fiera per essere riuscita a
far sembrare la sua voce calma e sicura.
«Per
il futuro Granger...» le sussurrò a pochi millimetri
dall'orecchio. Il suo fiato caldo le faceva il solletico, provocando
un'altra ondata di brividi su tutto il corpo «...devi pensare
"Devo andare nel luogo dove ogni cosa è nascosta"».
Hermione riuscì solo ad annuire. Non si fidava ancora della sua
voce. Dio quell'incarico la stava proprio prendendo.
La
porta che apparve era molto più grande di quella della loro
camera. Lo spinse velocemente oltre la soglia, impaziente di
liberarsi del mantello. Un altro secondo li sotto con lui e avrebbe
sicuramente detto o fatto qualcosa di stupido.
La
bocca di Draco si curvò in un ghigno quando notò le guance rosse di
Hermione. Infastidire la Principessa dei Grifondoro era proprio
divertente. Quei momenti sembravano essere gli unici in cui lei
perdeva quell'atteggiamento austero, e si comportava da persona
normale.
«E'
da questa parte» le disse, facendo strana fino all'Armadio che
l'aveva perseguitato per quasi tre mesi.
«Ma
è l'armadio che stavi osservando da Sinister!» esclamò lei,
accarezzando la superficie del legno con la punta delle dita. Lei
aveva detto a Harry di non preoccuparsi, che non era niente, ma a
quando pare gli istinti del suo migliore amico erano infallibili.
«E
tu come diavolo fai a saperlo?» chiese lui, e per una volta il
tono non era duro, solo sinceramente sorpreso. Forse non aveva dato
abbastanza credito a quella ragazza.
«Ehm,
Harry, Ron ed io ti abbiamo seguito a Nocturn Alley»spiegò. Draco
tuttavia sembrava ancora molto confuso, perciò proseguì nel
racconto «Tutto merito di Harry e la sua convinzione che tu fossi
un Mangiamorte. Quando ti ha visto ti è corso dietro perciò io e
Ron l'abbiamo seguito, per assicurarci che non facesse niente di
stupido»
«Tipo?»
la canzonò «prendermi a calci in culo?»
«Esattamente»
rispose, e il suo sorriso divenne ancora più ampio.
«Come
no. Potrei batter Plotter anche ad occhi chiusi» mormorò lui,
stringendo i pugni.
«Ma
certo che ci riusciresti» disse lei sarcastica, poi tornò in
modalità "missione" «Esattamente cosa hai fatto a
questo armadio fin'ora?» chiese seria.
Draco
cominciò a spiegarle cosa non andava nell'armadio e che fino ad
allora non era ancora riuscito a spedire niente con esso.
«Hmmmm»
sussurrò lei, mordendosi il labbro inferiore come faceva quando era
concentrata. Draco si limitò semplicemente ad osservare come la
rigida secchiona si trasformava nella ragazza di cui aveva avuto un
assaggio la settimana prima nella sua mente.
«Ho
letto qualcosa su questi armadi...» proseguì lei, parlando più
con se stessa che con lui. «Che cosa hai provato a far svanire?»
gli chiese poi, girandosi a guardarlo negli occhi.
«Ho
provato con un uccello, ma non andava da nessuna parte» spiegò
Draco. Aveva provato di tutto con quel maledetto uccello, senza
ottenere risultati.
«Penso
che dovremmo provare con qualcosa di inanimato prima» suggerì
lei, poi aprì la borsetta che si era portata dietro e ne estrasse
due grosse mele.
Draco
doveva ammettere di essere rimasto colpito. Gli incantesimi di
espansione erano molto difficili, soprattutto per giovani maghi e
streghe.
Eppure
lei li sapeva fare alla perfezione: ecco un'altra ragione per la
quale la sua famiglia si sbagliava completamente a proposito del
sangue puro o sporco.
Anche
se seccante e fastidiosa, Hermione Granger era, molto probabilmente,
la strega più potente dell'intera scuola.
Essere
purosangue o mezzosangue non aveva proprio niente a che fare con le
doti magiche.
Hermione
e Draco passarono la seguente ora armeggiando con l'armadio. Dopo
cinque tentativi sfortunati, quando aprirono l'armadio la mela era
svanita.
«Santo
Merlino!» esclamò Malfoy, gli occhi che uscivano letteralmente
dalle orbite.
«Shhh,
mi devo concentrare» lo sgridò lei, chiudendo l'anta
dell'armadio. Pronunciò la formula e poi l'aprì di nuovo.
Lì,
proprio al suo interno, c'era la mela. Draco l'afferrò
delicatamente, ancora incredulo, e se la rigirò tra le mani.
Un'espressione allibita si dipinse sul volto di entrambi, non appena
notarono il segno di un morso, probabilmente lasciato Sinister.
«Wow...»
disse Hermione, strabuzzando gli occhi.
«Già...»
concordò Draco, fissando ancora la mela. «Bhe, l'abbiamo
aggiustato» era quasi triste in proposito. Quel compito l'aveva
tormentato per mesi, e ora che era completato l'idea di dover
lasciare i Mangiamorte nella scuola stava diventando troppo concreta.
Hermione
scosse la testa. «No. E' abbastanza per il momento, ma non è
finito. Non sappiamo ancora se gli esseri viventi possono
utilizzarlo»
Draco
non ci aveva pensato. La sua espressione si illuminò un poco «E
quando ci lavoreremo sopra?»
«Non
prima della fine delle vacanze» disse lei, coprendo l'Armadio
Svanitore con un vecchio lenzuolo «I progressi già fatti
basteranno per soddisfare Vol...Il Signore Oscuro, almeno per il
momento. In più ti da un buon motivo per rimanere a Scuola durante
una parte delle vacanze» spiegò. In effetti il ragionamento non
faceva una piega»
«Torniamo
indietro?» chiese Draco, alzando il mantello di Harry da terra.
Una parte malata di lui non vedeva l'ora di arricciarsi di nuovo
intorno al suo stretto corpicino. Ignorò il monologo interiore che
gli stava praticamente urlando tutti i motivi per i quali non avrebbe
dovuto sentirsi così.
La
sua mente aveva già imboccato quell'inquietante strada; in fondo
avrebbe potuto trarne anche un po' di divertimento. Poteva pentirsene
dopo.
«Veramente,
siamo ben oltre il coprifuoco. Penso che tu possa tranquillamente
tornare ai sotterranei ora» spiegò lei, fissando nervosamente il
suo orologio. Non avrebbe resistito altri venti minuti la sotto con
lui. Non aveva bisogno di sentire i suoi muscoli scolpiti premere
contro di lei. Ugh! Come se le servissero altre fonti di stress!
Dannazione!
Draco
era deluso, ma non lo lasciò trasparire nemmeno per un secondo.
Annuì solo e poi disse «Notte, Granger». Avrebbe avuto molte
altre occasioni per giocare con lei. Si sarebbero cominciati a
incontrare molto più spesso con l'avanzare del tempo, e il fatto non
lo disturbava più di tanto. Non è che l'amasse o qualche cazzata
nonsense del genere. Non sapeva nemmeno se gli piaceva. Quello che
sapeva era che la ragazza lo intrigava, ed era qualcosa di raro per
lui.
Un
momento era la Principessina Grifondoro So-tutto-io e quello dopo era
Granger, il genio del male. Stava cominciano ad accorgersi quanto
misteriosa e ricca di sorprese poteva essere quella ragazza,
esattamente l'opposto di quello che aveva inizialmente pensato.
«Notte,
Malfoy» rispose lei. Lasciò che lui se ne andasse per primo, poi
uscì anche lei, ma solo dopo aver preso un profondo respiro.
Se
non lo avesse conosciuto meglio, avrebbe detto che Malfoy stava
flirtando con lei. Ovviamente era una supposizione che sfiorava la
follia. Draco Malfoy non avrebbe mai flirtato con una mezzosangue o
con una noiosa So-tutto-io come lei. Non che lei avrebbe voluto, sia
chiaro.
Quella
notte sepolta tra le coperte, aveva cercato di fare luce sui
sentimenti confusi e contrastanti che provava nei suoi confronti. La
parola "sentimenti" però non era molto corretta. Lei non
aveva sentimenti per lui. Lui era ancora un incredibile stronzo, la
maggior parte del tempo. Tuttavia, da quando aveva praticato la
Legimanzia su di lei per la prima volta, si comportava diversamente.
Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma le era sembrato meno
ostile. Era ancora sarcastico come sempre, e rispondeva la fuoco con
il fuoco, ma sembrava rassegnato. Sembrava quasi che avesse accettato
che lei adesso facesse parte della sua vita, osò pensare.
Sospirò
e si rigirò nel letto violentemente. Ma perché ci stava pensando? E
che cosa gliene importava se Malfoy era più a suo agio o no? Lei di
sicuro non lo era. Però, doveva comunque ammettere che le ore
passate a lavorare con lui, seppur frustranti, erano state piacevoli
in un certo senso. Da parte di Draco non aveva ricevuto continue
richieste d'aiuto come da parte di Ron né dovuto affrontare problemi
di iperprotettività come da parte di Harry. Per una volta era stata
trattata come una pari, almeno per quanto riguarda abilità e
intelligenza. Ironico che era proprio il ragazzo che usava chiamarla
Mezzosangue a farla sentire così.
...
Hermione
sbadigliò per le Trentaquattresima volta in meno di un'ora.
«Stai
bene 'Mione?» chiese Harry, cercando di incontrare i suoi occhi da
dietro la disordinata frangetta, durante Incantesimi. Sapeva di
essere apparsa stanca negli ultimi tempi. Harry era molto protettivo
nei suoi confronti, e poteva vedere che era piuttosto preoccupato per
lei in quel momento.
«Sono
solo stanca» disse lei, con un altro sbadiglio «Ho davvero
molto da fare ultimamente, sai» continuò con un'alzata di spalle.
Ed era proprio vero. Con un po' di fortuna però Natale sarebbe stato
meno stressante, così avrebbe potuto recuperare il sonno perduto.
«Per
fortuna le vacanze di Natale sono vicine» aggiunse Ron «A
proposito, per quando possiamo aspettarti alla Tana? Mamma vuole
saperlo. So che di solito passi la Vigilia e Natale con i tuoi, ma
dopo verrai vero?» chiese lui speranzoso. Hermione sapeva quanto
amasse avere lei ed Harry alla Tana durante le vacanze. Non gli
piaceva particolarmente confondersi in quel mare di teste rosse, e
con loro intorno le possibilità che succedesse diminuivano
notevolmente visto che stavano sempre insieme.
«Veramente
Ron» iniziò la ragazza prendendo un bel respiro «Devo restare
qui ad Hogwarts quest'anno» Il pensiero era devastante, se doveva
essere sincera. Fino ad allora era sempre riuscita ad andare a casa
per Natale, Voldemort o non Voldemort. Il rapporto con i suoi
genitori era rimasto meraviglioso, nonostante le sue lunghe assenze.
Riceveva loro lettere molto spesso, e anche lei scriveva con la
stessa frequenza. Sapeva che erano rimasti delusi dal fatto che non
l'avrebbero vista quell'anno, ma non aveva altra scelta. Draco
avrebbe avuto bisogno di lei in caso di emergenza, e ciò era più
importante di una settimana a casa. Si sarebbe fatta perdonare da
loro a guerra finita.
«Cosa?
No 'Mione!» piagnucolò Ron.
«Devo
farlo...» cominciò a spiegare Hermione, ma Harry la precedette.
«Deve
restare Ron, è per la sua missione» chiarì lui «Lascia
perdere».
Hermione
sorrise caldamente al suo migliore amico che le rispose facendole
l'occhiolino prima di riportare la sua attenzione sul professore di
Incantesimi.
Harry
tuttavia non aveva menzionato il fatto che anche lui sarebbe restato
a Scuola, per tenere compagnia a lei e per continuare a lavorare con
Silente. Non voleva rischiare che anche Ron decidesse di non andare a
casa, per questo avrebbe rivelato le sue intenzioni all'ultimo
secondo. Ron era un grande amico e apprezzava il suo aiuto, ma quando
si trattava di situazioni complesse come quella che stavano vivendo
lui e Hermione, non era molto comprensivo. Per lui le cose erano o
bianche o nere, non c'era via di mezzo. Non esisteva il grigio nel
suo mondo, e quello avrebbe potuto scatenare contrasti per i quali
non aveva tempo.
«Ma
quest'anno sbaglio o Lavanda verrà a casa con te?» chiese
Hermione alzando leggermente la voce. Non sapeva nemmeno lei perché
aveva tirato fuori l'argomento, che molto probabilmente avrebbe
portato a una brutta lite. Ahh, tutta colpa di quel cavolo di biondino
che l'aveva contagiata. Non è che Ron non le piacesse più. Bhe si
le piaceva, ma non le piaceva. I suoi sentimenti verso Ron erano più
che confusi. Non lo voleva, ma non voleva nemmeno essere messa da
parte per la pettegola più stupida di Hogwarts.
La
faceva sentire impacciata e non le piaceva sentirsi in quel modo. A
conti fatti l'unico ragazzo che avesse mai mostrato un pizzico
d'interessa per lei era Viktor Krum, e ad essere sinceri il ragazzo
era un po' strano.
«Si,
hai ragione» rispose Ron, senza accorgersi del tono con cui la
ragazza aveva parlato. «Penso che mamma non veda l'ora di
conoscerla ufficialmente» continuò più allegro. Hermione fece
una smorfia e vide Harry dare un calcio al rosso sotto il tavolo.
«Ehi,
e questo per che cos'era?» si lamentò lui, massaggiandosi la
parte lesa, ma un occhiata di Harry bastò a zittirlo.
Hermione
ridacchiò sotto i baffi e tornò alla lezione di Incantesimi. Altri
dieci minuti e sarebbe potuta andare a dormire. Merlino era così
stanca.
...
Draco
allungò a Piton la lettera che aveva appena ricevuto da parte di sua
madre, poi si lasciò cadere sulla sedia che occupava di solito
durante le loro lezioni.
«Pensavo
che avresti voluto leggerla» disse, e prima che Severus potesse
rispondergli, lui continuò «L'ho già mostrata alla Granger, e
pensavo che dovessi sapere anche tu»
Osservò
Piton mentre apriva la lettera e scorreva le parole che lui stesso
aveva già letto almeno cinquanta volte.
Caro
Draco,
Sono
dispiaciuta nel sentire che verrai a casa per così poco tempo, ma
Severus mi ha assicurato che saresti stato in buone mani. E' un buon
uomo, dovresti fidarti di lui. Lui può aiutarti, e allora tutta
questa faccenda finirebbe.
Tu
potresti venire a casa.
Spero
che tu stia bene. Non ricevo tue notizie tanto quanto vorrei, e ciò
mi rattrista molto.
Il
Signore Oscuro sta diventando sempre più impaziente riguardo ai tuoi
progressi, ma l'ho informato che hai fatto grandi passi avanti.
Volevo
inoltre renderti partecipe del fatto che sta facendo tutto quello che
è in suo potere per liberare i suoi più fedeli seguaci dalle mura
di Azkaban, prima dei Festeggiamenti Natalizi.
Sai
che non apprezzo certe tradizioni, ma sarà piacevole avere tuo padre
a casa per Natale. Il Manor è freddo e vuoto senza voi due.
Ti
prego di perseverare nel tuo compito, figlio mio. Sei la nostra unica
speranza.
Il
Lord Oscuro non accetterà un insuccesso da parte tua. So che farai
del tuo meglio.
Trasmetti
a Severus i miei saluti.
Con
Amore
Mamma
«Sapevi
che era una possibilità, Draco» disse infine Piton,
restituendogli la lettera.
«Si,
lo so» In quel momento gli tornò in mente la reazione di
Hermione. L'aveva guardato con occhi comprensivi e detto che insieme
avrebbero trovato una soluzione. Era una reazione molto più
confortante di quella che stava ricevendo dal suo Padrino, ma capiva
che la Granger e Piton erano due persone del tutto diverse.
Poteva
dire di tutto sulla ragazza, ma non che non fosse una persona
profondamente buona. Lo era persino con lui quando riusciva a
controllare un po' il suo atteggiamento da Serpe.
«Non
mi preoccuperei troppo per Lucius» assicurò Piton, rompendo il
silenzio «Sarà talmente impegnato a cercare di riguadagnarsi la
fiducia del Lord, che probabilmente non vi incontrerete molto. E i
rari momenti che passerete insieme li spenderà dandoti consigli
sulla tua missione. Se tu non portassi a termine la missione, lui
perderebbe ogni cosa» gli ricordò il professore.
«Giusto»
gli concesse Draco, un brivido che scendeva lungo la schiena «Bhe,
suppongo che dovremmo tornare alla nostra lezione allora»
...
Draco
stava davanti al Lord Oscuro, i suoi occhi argentei fissi in quelli
sanguinei del suo Maestro. La sua mente sembrava ampliarsi a
dismisura mentre invasa con estrema forza. Si trovò a chiedersi se
anche la Granger provava così tanto dolore quando era lui a
infiltrarsi nei suoi pensieri.
«Qualcuno
sta cercando di nascondermi qualcosa» urlò l'Oscuro. Draco
deglutì violentemente mentre le sua mani cominciavano a sudare. Il
Lord sapeva. Oh Dio, lui sapeva e la fine stava arrivando.
«Uno
di voi ha lavorato con una sporca Mezzosangue per aggirare le mie
volontà» urlò ancora, con rabbia crescente, Voldemort.
«Signore,
l'assicuro che...» provò Draco. Doveva trovare un modo di uscire
da quella situazione. Doveva trovare un modo per uscire e basta, ma i
dannati Mangiamorte lo avevano circondato. Cercò Severus tra la
folla, ma era introvabile. Era impreparato e in trappola.
«Silenzio!»
lo interruppe l'Oscuro «Mi hai deluso Draco» gridò «Avada
Kedabra!»
Draco
si alzò di colpo, immerso nel sudore, e si guardò intorno per
assicurarsi di non aver svegliato nessuno dei suoi compagni di
stanza.
Fortunatamente
Tiger e Goyle dormivano come dei massi, e ogni dormitorio ospitava
solo tre persone.
Il
cuore gli batteva all'impazzata mentre cercava di togliersi dalla
mente il sogno. Non poteva fare niente però, il ricordo era già
inciso nella sua testa.
Come
evitare di pensare che il sogno era completamente e totalmente
possibile?
Non
era preparato a questo. Non era una spia. Era solo un ragazzino di
sedici anni che giocava un gioco da adulti.
L'orgoglio
non voleva farglielo ammettere, ma era così vero.
Sentiva
il bisogno di uscire da quella dannata camera. Erano le tre del
mattino, e sicuramente la sala comune era deserta. Indossò anche la
parte superiore del pigiama di seta nera e scese le scale, attenta a
non fare alcun rumore.
Passò
la mezz'ora seguente pensando e ripensando con foga a tutte le lacune
del suo addestramento.
In
tre settimane avrebbe dovuto comparire davanti al Lord Oscuro, e
tutte le prove del suo tradimento sarebbero state nella sua mente,
pronte a essere rivelate se Voldemort avesse infranto le sue
barriere. In più le sue capacità di Difesa erano irrisorie.
Sospirò
pesantemente. Non aveva tempo, ma doveva essere pronto.
Prese
il Galeone della Granger dalla tasca dei pantaloni e esitò solo per
un momento prima di toccarla con la punta della bacchetta.
Era
l'unica persona che poteva aiutarlo, perciò sperava vivamente che
l'avrebbe ucciso per averla svegliata a quell'ora indecente.
...
I
sogni di Hermione furono brutalmente interrotti quando un forte senso
di bruciore le invase il polso. Era come se andasse a fuoco.
«Cazzo»
borbottò, e con gli occhi ancora chiusi allontanò il Galeone, che
aveva magicamente attaccato al braccialetto regalatole dalla madre,
dalla pelle.
Si
massaggiò gli occhi prima di rivolgere lo sguardo alla moneta
infuocata.
SdN
PP [Stanza delle Necessità, prima possibile]
Dalla
sua bocca di rosa uscì un inelegante grugnito prima che lei si
alzasse, sgusciando a malavoglia da sotto le calde coperte.
Cosa
diavolo vuole a quest'ora? Pensò.
Poi
un pensiero terribile la colpì. E se fosse stato scoperto? Non erano
pronti per affrontare una cosa del genere. Merlino, lui doveva essere
terrorizzato! Si sbrigò a uscire dalla camera, incurante
dell'aspetto da pazza che sicuramente aveva. Prese solo il mantello
dell'invisibilità e cominciò a correre verso il settimo piano.
Quando arrivò davanti al muro era quasi senza fiato. Evocò la
camera in fretta e furia e si affrettò a entrare, liberandosi del
mantello appena oltrepassata la soglia.
«Va
tutto bene?» gli chiese ansiosa, quando lo vide «Non ti hanno
convocato o scoperto, vero?»
Draco
notò il tremolio nella sua voce, e scosse la testa. «No, è
che...» si sforzò di trovare le giuste parole per spiegarle
perché era così terrorizzato.
Ma
questo era prima che le desse un'occhiata da capo a piedi. La ragazza
stava lì vestita solo con il più corto paio di pantaloncini che
avesse mai visto, e una sottile Tshirt che lasciava davvero poco
spazio all'immaginazione. Per di più i suoi capelli erano qualcosa
di disastroso.
Sembrava
reduce da una bella sessione di sesso, e se doveva essere onesto
doveva controllare l'impulso di urlarle tutta la sua ammirazione.
«Wow
Granger. Indossi quello a letto?» le chiese infatti.
«Malfoy,
mi hai chiamata qui alle quattro del mattino per parlare delle mie
scelte stilistiche? Io ti uccido!» ringhiò lei in risposta,
tirandosi leggermente la maglietta e incrociando le gambe, come se
quelle azioni potessero coprirla. Ottenne tuttavia l'effetto
contrario visto che i vestiti si strinsero ancora di più attorno
alle sue curve, che per sorpresa di Draco, erano davvero sensuali.
Draco
sentì uno strano calore avvolgerlo quando si concesse di immaginare
quello che si nascondeva sotto i ridotti abiti. Mentre la mente
iniziava a navigare in acque pericolose, lui si destò, scuotendo
violentemente la testa, e cercando di ricordarsi perché l'aveva
fatta venire lì.
«No»
disse infine, schiarendosi la gola «Io, forse... non avrei dovuto
chiamarti così tardi. Di sicuro stavi dormendo»
«Tu
credi?» sbuffò Hermione, muovendosi verso di lui, per poi
superarlo e lasciarsi cadere sul divano.
«Già...»
disse lui, distogliendo lo sguardo da lei. Non c'era modo che
riuscisse a concentrarsi quando lei agiva e appariva così. «Era
un sogno» confessò, guardandosi i piedi. Era difficile mostrarsi
vulnerabile, specialmente davanti a lei. Forse erano le sue vesti
così... minimali... e informali a farlo parlare onestamente. In quel
momento anche lei era un po' vulnerabile.
«Che
tipo di sogno?» chiese lei, e Draco notò che l'astio era del
tutto scomparso dalla sua voce, ora preoccupata.
Il
giovane mago le raccontò ogni cosa, menzionando anche i motivi per i
quali il sogno l'avesse scosso così tanto. Lei non disse niente per
un lungo momento.
«Dovevamo
aspettarcelo» proferì poi «Voglio dire, la posta in palio è
enorme, e se devo essere sincera non sei pronto, non ancora»
«Come
farò a esserlo mai?» domandò debolmente lui, guadandola negli
occhi «Voglio dire, Severus si è preparato per anni prima di
decidere di diventare Spia. Io lo sto facendo da soli pochi mesi».
Nel parlare si passò una mano tra i capelli, in un gesto di
frustrazione. A Hermione dispiaceva davvero per lui. Era chiaramente
traumatizzato dal suo sogno.
Lo
sapeva che non era ancora pronto, ma per loro fortuna mancava ancora
un po' a Natale. Sarebbe stato pronto per allora?
«Malfoy»
parlò lei, ottenendo la sua attenzione. Lui alzò lo sguardo su di
lei, che cercò di sorridergli. Era un sorriso goffo e impacciato, ma
era anche il primo vero sorriso che gli rivolgeva. «Non ho mai
fallito in niente, in tutta la mia vita, e non fallirò nemmeno ora»
Draco
le rivolse un ghigno, affascinato dal suo modo di rendere ogni cosa
una sfida.
«Hai
ragione. Dobbiamo lavorare di più» ammise poi lei «Dall'ultima
lezione di Occlumanzia che abbiamo avuto insieme, penso che tu ci
stia veramente prendendo la mano. Se fossi in te non mi preoccuperei
molto di quell'aspetto. Gli incantesimi di Difesa però sono qualcosa
su cui possiamo lavorare insieme. Se ti va» aggiunse.
Draco
la guardò interrogativo «Ma tu in teoria non dovresti darmi
ordini, Granger?».
Hermione
sbuffò impaziente «Malfoy, possiamo smetterla con queste cose? Io
non voglio darti ordini. Prima avevo i miei dubbi, ma ora lo so che
sei serio riguardo a tutta questa faccenda. Sto solo cercando di
aiutare a prepararti al meglio, per il bene di entrambi»
«E
tu cosa centri? Tu resterai qua nel Castello, mentre a me toccherà
la gabbia dei leoni» ironizzò lui, dandole la schiena. Era
difficile riuscire a risultare irritato quando lei appariva così
... scopabile
«Cosa
c'entro io?» sputò le parole la ragazza, alzandosi in piedi «Ti
stai prendendo gioco di me, Malfoy?» ringhiò, mentre andava
avanti e indietro per la stanza, come a calmarsi. Draco non poteva
non guardarla: era così sexy quando si arrabbiava.
Perché
diavolo i suoi occhi erano fissi sulle sue stupide tette?
«Nel
caso non te ne fossi accorto, Malfoy, Io sono una di quelle
Mezzosangue che i Mangiamorte e Voldemort vogliono eliminare dalla
faccia della terra. Non so se l'hai capito, ma anche la mia vita è
sul figlio del rasoio qua» urlò lei, girandosi a guardalo.
Il
viso della Grifona era arrossato, il fiato lento e lui riusciva a
malapena a allontanare i pensieri impuri su di lei dalla mente, per
concentrarsi sulle sue parole.
Aveva
ragione però. Magari lui lottava in prima persona in quella guerra,
ma la vita di lei era appesa a un filo. Sospirò e tornò a guardarsi
i piedi.
«Mi
dispiace Granger» disse sinceramente e chiaramente. Non aveva mai
chiesto scusa a nessuno, ma in quel momento lo pensava davvero.
«Siediti» le aveva detto poi, e sorprendentemente lei aveva
fatto come le era stato detto. L'espressione dispiaciuta sulla faccia
di lui l'aveva scioccata talmente tanto da arrivare a
sottometterla.
«Non ci avevo mai pensato» ammise.
«Ascolta
Malfoy. Dobbiamo appoggiarci l'uno all'altro se vogliamo sopravvivere
a questa missione» parlò lei.
Era
arrivata alla conclusione che il miglior modo di nascondersi allo
sguardo di lui era incrociare le braccia al petto, e Draco non sapeva
se esserne sollevato o disturbato.
«Io
mi fido di te. E tu?» domandò poi lei con tono serio e solenne. I
suoi occhi dorati gli stavano provocando emozioni che non riusciva
nemmeno a definire.
«Mi
fido di te, Granger» ammise finalmente, ed era veramente sincero.
Per qualche strano motivo si fidava davvero. Forse era perché lei
aveva già fatto così tanto per lui, o forse perché era una persona
che ispirava fiducia.
Il
motivo però non contava più di tanto; quello che contava era che
nel mezzo della notte, dopo il peggiore degli incubi, aveva chiamato
proprio lei. Se questo non dimostrava la sua fiducia più
totale, allora cosa?
«Va
bene allora» disse lei convinta «Se ti va ancora di imparare
l'Arte della Difesa, possiamo iniziare già da domani. Per ovvie
ragioni non hai potuto allenarti con l'ES l'anno scorso, perciò ci
sarà un bel po' di lavoro. » annunciò lei, stranamente
sorridente.
«Già,
Bhe ero un idiota l'anno scorso» rispose Malfoy, sorridendole a sua
volta.
«Non
potrei esse più d'accordo» disse lei, curvando le labbra in un
ghigno.
«Non
pensi che dal momento che lavoriamo insieme, potresti cominciare a
chiamarmi Draco?» domandò lui, alzando un sopracciglio.
«Solo
se tu mi chiamerai Hermione» contrattò lei.
«Va
bene Granger, ci vediamo domani» disse lui, alzandosi dal divano.
Era quasi arrivato alla porta quando si girò e la guardò
intensamente «Grazie Granger».
«E'
stato un piacere» rispose lei con un sorriso dipinto sulle labbra
mentre lo guardava lasciare la stanza.
La
sua mente ripensava già agli eventi della serata. Nulla era
realmente accaduto, eppure, sembrava che tutto fosse cambiato.
Poco
dopo uscì anche lei, pensando che forse ce l'avrebbe fatta a finire
la missione senza uccidere Malfoy.
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Capitolo 5 *** L'ho davvero chiamato Draco? ***
Capitolo V
La
Spia
L'ho
davvero chiamato Draco?
«Granger
smettila di dirmi di concentrarmi di più e aiutami...» brontolò
Draco, mentre rimetteva a posto la frangetta ribella che gli era
ricaduta sulla fronte.
Hermione
sospirò «Ma tu ti devi concentrare» spiegò per l'ennesima
volta lei «Qual'è il tuo ricordo più felice comunque?»
domandò dopo un attimo di silenzio. Stava in piedi, a poco più di
un metro da Draco, e stava facendo volteggiare il proprio Patronus
per la stanza, annoiata. Era una settimana che si allenavano insieme,
ma lui non era ancora riuscito a evocare nemmeno l'ombra di un
Patronus, figurarsi uno reale.
«La
prima volta che ho volato» rispose lui, ancora irritato ed
Hermione scoppiò quasi a ridere.
Il
fatto che Malfoy e Harry avessero scelto lo stesso "ricordo
felice" era davvero comico, considerando che i due si odiavano.
Dopo un mese con il biondino aveva scoperto che i due erano davvero
simili sotto molti aspetti. L'unica differenza sembrava essere il
fatto che Harry aveva lasciato che la sua terribile infanzia lo
rendesse più forte, mentre Draco non era ancora riuscito a
liberarsene.
«Ehm,
non funzionerà» commentò lei, riferendosi alla memoria del primo
volo.
«Si?
E qual'è il tuo più felice ricordo allora?» chiese lui
sbuffando, stringendo i pugni dalla frustrazione. Odiava non riuscire
a evocare quello stupido Patronus, mentre lei maneggiava
l'incantesimo alla perfezione.
Hermione
arrossì e guardò verso il basso. Era un domanda personale, ma
dopotutto anche lei glie l'aveva posta. Gli doveva una risposta.
«La
mia famiglia, due Natali fa. Abbiamo passato le intere vacanze
insieme. Abbiamo rispolverato tutte le nostre vecchie tradizioni e mi
ricordo di quanto amata mi sentivo e quanto amore provavo io nei loro
confronti. Lo so che è sdolcinato...» si interruppe lei, la
faccia di una tonalità rossa brillante.
I
tratti di Draco si addolcirono più di quanto avessero mai fatto
«Sembra bello» disse solamente. Non aveva idea di come ci
si
sentisse ad essere così amati. Si, quando era piccolo sua madre
lo
coccolava, ma una volta che Lucius aveva deciso che era ora di
crescere, ogni cosa era finita. Da un momento all'altro era stato
separato dalla madre e introdotto al mondo dei Mangiamorte.
«Devi
pensare al momento in cui sei stato più felice» lo istruì lei,
cambiando discorso «Pensaci, e quando lo troverai, devi
concentrarti su quel ricordo con tutta la tua mente»
Draco
ispezionò la sua mente. Certo, c'erano un paio di bei ricordi, ma
niente di profondo. Lo rattristava realizzare di aver avuto una vita
vita triste e solitaria. Poi un idea lo colpì. Aveva cinque anni e
Narcissa l'aveva portato al circo magico. Suo padre pensava che quel
genere di cose fosse inutili, ma lui l'aveva adorato. Era stata la
prima e ultima volta che lui e sua madre avevano fatto qualcosa di
così semplice e intimo, che di scostava così tanto dalla sua classe
sociale.
«Penso
di averlo trovato» annunciò, dopo qualche minuto di
concentrazione.
«Ok,
bene. Ora riproviamo» disse lei.
Draco
si immerse completamente nel ricordo per un momento, poi gridò «Expecto Patronum!»
Una
nebbiolina blu e argentea uscì dalla punta della sua bacchetta, e
lui guardò subito verso Hermione interrogativo.
«Bene!»
commentò lei, sorridendo orgogliosa della sua riuscita. Era la
prima volta che qualcuno lo guardava così, e lui ne rimase
piacevolmente colpito.
«E'
un buon inizio. Non è ancora perfetto, ma per ora può andare»
continuò lei.
«Perché
non ha una forma?» chiese Draco. Se neppure con quel ricordo non
riusciva ancora a produrre un Patronus completo, allora forse non ne
sarebbe mai stato capace.
«Il
ricordo non è abbastanza felice» spiegò Hermione. Alle sue
parole una nebbiolina prodotta dalla bacchetta della Serpe si dissolse
nel nulla. «Ma ci lavoreremo. Per ora va bene così»
Draco
annuì deluso. Che patetico. Non riusciva nemmeno a trovare un
ricordo felice per produrre quel cavolo di Patronus. Come poteva
pretendere allora di riuscire nella sua missione di Spia, che era di
gran lunga più difficile?
«Cosa
facciamo adesso?» chiese lui con un pesante sospiro.
«Veramente,
penso che per oggi ci siamo allenati abbastanza» rispose lei,
buttandosi sul divano. Si erano allenati per molte ore, è ormai era
davvero tardi. «Ma voglio parlarti della Vigilia di Natale».
Aveva rimandato tante volte quella discussione, ma ora che mancavano
meno di due settimane all'evento, non aveva altra scelta.
«Che
cosa c'è?» chiese lui con voce adirata. Odiava pensare a quello
che quei malati di mente avrebbero potuto chiedergli di fare quella
notte.
«Dobbiamo
mettere a punto una sorta di protocollo, nel caso tu debba tornare
qui da casa per qualsiasi emergenza» disse Hermione. Ne aveva già
parlato con Silente, e lui era stato d'accordo. Dovevano pianificare
qualcosa, così che Draco potesse tornare ad Hogwarts per condividere
le sue scoperte, se urgenti. Era necessario.
«Va
bene» acconsentì Draco, sedendosi anche lui sul divano accanto a
lei. I suoi muscoli erano tesi e stanchi per l'intenso allenamento di
quel giorno, e la sua mente era spossata. Non aveva la forza di
litigare con lei.
Comunque
la ragazza aveva ragione. Doveva poter essere in grado di mettersi in
contatto con lei, in caso di bisogno. «Ho molta libertà a casa. I
miei genitori raramente si interessano a quello che faccio, quindi
lasciare il manor non dovrebbe essere un problema. La parte
difficile sarà entrare a Hogwarts. Non posso smaterializzarmi qui, e
non so nemmeno se posso oltrepassare le barriere protettive del
Castello, se decidessi di venirci a piedi»
«A
quello ci penserò io» lo assicurò Hermione. Sapeva che lei e
Silente avrebbero trovato il modo di consentirgli di entrare a
Hogwarts in modo sicuro, e soprattutto segreto. «Se hai bisogno di
me, o se succede qualcosa che possa compromettere la tua copertura, o
qualsiasi altra cosa che ti preoccupa, torna al Castello. Usa il
Galeone per avvertirmi del tuo arrivo e io verrò da te» spiegò
lei.
Draco
annuì, ma poi un dubbio lo travolse «E se non riusco ad uscire da
lì?» chiese a bassa voce.
«Ripeto:
se pensi che la tua copertura sia saltata, o che sei in pericolo,
voglio che tu venga immediatamente qui, Non aspettare che loro
agiscano» rispose lei con tono serio e preoccupato. La sua
sicurezza era molto più importante del suo posto tra i Mangiamorte,
almeno per lei era così, e quella certezza la spaventava.
Draco
rimase in silenzio. Si domandava se erano le sincere parole di
Hermione, oppure ordini espliciti di Silente. Voleva veramente
credere che lei ci tenesse a lui, anche se l'idea era del tutto
assurda.
«Se
c'è un informazione che mi devi dare e non puoi lasciare il Manor,
puoi sempre mandarmela pezzo per pezzo tramite la Moneta, credo»
continuò lei «Sarebbe come messaggiare. Non ugualmente efficiente,
ma utile»
«Messaggiare?»
chiese Draco. Che diavolo era messaggiare?
Hermione
rise di gusto e scosse la testa «Scusa, spesso mi dimentico che
Harry è l'unico che sa qualcosa di tecnologia babbana da queste
parti. I babbani, invece di spedire gufi per comunicare, usano dei
dispositivi mobili, che permettono loro di tenersi in contatto,
dovunque siano, in qualunque momento. Una delle funzionalità di
questi dispositivi è quella di mandare Messaggi. Basta solo digitare
il messaggio, e questo verrà spedito da un dispositivo all'altro.
Funziona più o meno come il nostro Galeone. L'unica differenza è
che invece di essere magico, è elettronico» spiegò lei. Era
davvero incredibile, se ci si pensava. Lei, Hermione Granger, era
seduta nella Stanza delle Necessità e stava parlando a Draco Malfoy
di tecnologia babbana. In un mese erano cambiate davvero tante cose.
«Ah»
borbottò lui. Si stava cominciando a pentire di non aver seguito i
corsi di Babbanologia. I suoi sarebbero morti d'infarto sapendo che
il loro caro figlio si interessava alla vita dei babbani. Ma lui non
poteva che esserne affascinato ancora di più. Sembrava che avessero
ovviato alla mancanza di magia tramite tramite le invenzioni, come la
tecnologia. Era assolutamente impressionante. «Si bhe, comunque,
penso di aver afferrato il concetto»
«Perfetto.
Quindi...» disse Hermione, voltandosi a guardarlo. Era davvero a
suo agio, e non se ne voleva ancora andare
«Quindi...»
ripeté anche lui, alzando lo sguardo per incontrare i suoi occhi
dorati. Si sentiva distrutto, dentro e fuori. Tutto lo stress e la
fatica dell'ultimo mese stavano cominciando a farsi sentire.
«Sono
stanchissima» mormorò lei, appoggiando la testa sullo schienale
del divano e chiudendo gli occhi. «Solo cinque minuti» disse
piano, ma si addormentò prima ancora di finire la frase.
Draco
sospirò. Aveva pensato di svegliarla, ma sembrava così rilassata lì
sul divano. E poteva benissimo capire il suo desiderio di dormire.
Lui era stanco, certo, ma lei doveva esserlo ancora di più. Oltre
alle lezioni e gli incontri con lui, c'erano anche le assemblee con
Silente e i compiti, che svolgeva ancora in modo esemplare.
Chiuse
gli occhi concentrandosi e pensò a un letto comodo, che prontamente
apparve al centro della stanza.
Con
un bel po' di sforzo si alzò dal divano, e si avvicinò a lei.
Mentre le metteva le braccia intorno e la alzava delicatamente la sentì
borbottare cose insensate. Non sapeva esattamente perché si stava
prendendo cura di lei, non è che le importasse si lei.
Ma
chi voleva prendere in giro: certo che gli importava.
L'ammirava
per tutto quello che faceva per lui. Per gli sforzi, e le rinunce e
le notti non dormite. Stava facendo tutto quello che poteva per
aiutarlo e lui gliene era grato.
Quella
missione le stava prosciugando tutte le energie, e lui si sentiva in
colpa.
Lei,
ancora profondamente addormentata, appoggiò la testa sulla sua
spalla, e lui rimase sorpreso di quanto poco pesasse la ragazza.
Certo, era sempre stata piccolina, ma lo stress dell'ultimo periodo
sembrava aver influenzato anche le sue abitudini alimentari. Ora che
ci pensava, nelle ultime settimane aveva saltato parecchi pasti nella
Sala Grande.
«Mhhh»
mormorò ancora lei, stringendo le labbra in una deliziosa smorfia,
mentre lui la portava al letto. Lui ignorò il movimento nei
pantaloni mentre la poggiava delicatamente sul letto. Le tolse le
scarpe e la coprì con le coperte. Lei assunse subito una posizione
fetale, stringendo le ginocchia al petto, e il suo respiri divennero
più lenti. Era davvero adorabile quando dormiva. A quanto pareva il
broncio che aveva mentre studiava compariva anche durante la notte.
Per
un momento considerò l'idea di lasciarla lì e tornare subito al suo
dormitorio, ma poi pensò che non si sarebbe sentita troppo bene,
svegliandosi da sola nella Stanza delle Necessità e senza nemmeno una
spiegazione di come sia arrivata al letto. In più non aveva proprio
voglia di farsi tutta la strada fino ai Sotterranei. Erano le due di
notte!
Sopirò
ancora e dal nulla apparve una morbida coperta, che andò a posarsi
proprio tra le sue mani. Lui la prese e si sistemò sul divano.
Avrebbe dormito solo un paio di ore, e poi avrebbe svegliato Hermione
per poter tornare alle loro stanza senza essere scoperti.
...
Hermione
si rigirò tra le coperte, e si accorse che quelle non erano le sue.
Lei non era nel suo letto nel dormitorio Grifondoro. Mugolò
assonnata e si stirò le braccia sopra la testa prima di riuscire ad
alzarsi a sedere. Cercava di capire come fosse finita su quel letto,
ma l'ultima cosa che ricordava era di aver spiegato cosa fossero i
telefoni cellulari a Malfoy.
Sgranò
gli occhi e spostò subito lo sguardo sul divano dove si era
addormentata la notte prima e vide la figura dormiente di Malfoy,
accoccolato sotto una coperta.
«Ma
che ca...» si lasciò scappare lei, alzandosi agilmente dal letto.
Constatò con sollievo di essere ancora completamente vestita, non
che non si fidasse di lui. La probabilità che lui si sarebbe
approfittato di lei era pressocchè nulla, ma non poteva essere
sicura di non aver detto qualche stupidaggine nel sonno. Questa, a
differenza dell'altra, aveva una probabilità molto alta, dato il
modo in cui aveva pensato a lui ultimamente.
Si
mosse delicatamente fino al divano e lo fissò silenziosa . Sembrava
così innocente quando dormiva. Sembrava anche calmo, e più di
tutto, era immensamente attraente.
Perché
era rimasto? Perché l'aveva lasciata dormire? Perché aveva evocato
un letto per lei? Erano tutte domande che vorticavano nella sua
testa, e lei voleva risposte, ma avrebbe mai avuto il coraggio di
fargliele.
«Malfoy...»
lo chiamò piano, cercando di svegliarlo. «Malfoy» chiamò
ancora, questa volta scuotendogli delicatamente il braccio. Lui
borbottò qualcosa di incomprensibile e le diede la schiena. Le si
accigliò e lo scosse ancora più forte. «Malfoy!» chiamò, con
tono più alto.
«Vai
via...» riuscì ad articolare il biondino, aggrappandosi a quegli
ultimi attimi di sonno.
«No,
è ora di alzarsi» cantilenò lei.
Draco
sospirò pesantemente prima di girarsi e aprire gli occhi. La sua
espressione scioccata le fece capire che anche lui era sorpreso di
non essere nella sua camera, e di star guardando lei,non Tiger o
Goyle.
«Buongiorno
raggio di sole» lo salutò Hermione ridendo, mentre lui si alzava
in piedi e si strofinava forte gli occhi.
«Che
ore sono?» chiese infine lui, la voce ancora rauca per il sonno.
La ragazza non potè fare a meno di notare quanto sexy fosse la sua
voce al mattino, ma rimproverò subito per il pensiero. Spostò lo
sguardo da lui all'orologio che aveva al polso.
«E'
quasi mezzogiorno» rispose, scioccata di essere rimasta lì per
così tanto tempo. Dall'inizio di quella missione non era riuscita a
dormire più di cinque ore a notte. Meno male che era Sabato. Doveva
ancora svolgere il compito di Pozioni, ma per il resto l'week-end si
prospettava molto leggero.
«Wow...»
disse Draco. Non riusciva a dormire così bene da più di un anno, e
non dormiva così a lungo da mesi.«Di solito dormo solo quattro o
cinque ore» continuò, più rivolto a se stesso che a lei.
«Io
anche» disse lei, sedendosi sul divano accanto a lui. Il suo
stomaco brontolò in modo poco carino, e lei si portò subito una
mano alla pancia, mentre Malfoy rideva incontrollabilmente.
«Quando
è stata l'ultima volta che hai mangiato, Granger?» le domandò,
mentre lisciava le pieghette dei pantaloni.
Hermione
arrossì di nuovo «Ummmm, ieri mattina. Credo» rispose.
«Granger,
non sarai di aiuto a nessuno se ti lasci morire di fame» la
riprese lui, chiudendo gli occhi. Quando li aprì, davanti a loro era
comparso un tavolo pieno di cibo per la colazione.
«Wow»
disse Hermione sorridente «Perché non ci ho pensato la notte
scorsa?» ridacchiò
«Eh,
è difficile concentrarsi in mia presenza» scherzò Malfoy, anche
se una parte di lui desiderava che fosse vero. Sapeva che Hermione
era dispiaciuta per lui, e che quello era il solo motivo per il quale
si mostrava così gentile. La maggior parte delle ragazze facevano di
tutto per attirare la sua attenzione, anche quelle delle altre Case.
Hermione invece non l'aveva mai fatto, e ciò la rendeva ancora più
intrigante. Come diavolo aveva fatto a passare da ragazza irritante a
ragazza intrigante? Cercò di liberarsi da quei pensieri scuotendo la
testa, e posando lo sguardo sulla ragazza che stava già mangiando.
«Comunque...»
iniziò lei dopo il secondo muffin al cioccolato «Penso sia meglio
che io vada» disse, guardandosi le mani. Se doveva essere sincera
non le andava proprio di andarsene. Si sentiva stranamente a suo agio
con Malfoy. Anche quando si comportava da idiota, non riusciva più a
odiarlo come prima, e questo perché le loro vite ormai erano
intrecciate. Loro erano partner, e per quanto all'inizio fosse stato
un trauma, ora la vedeva come una benedizione. Avrebbe soltanto
voluto che non avessero una missione così difficile davanti a loro.
«Vai
a controllare che lo Scheggiato e la Donnola siano ancora vivi senza
di» la punzecchiò Draco, togliendosi le briciole del muffin
appena mangiato dalle mani.
Hermione
sbuffò irritata «Perché fai sempre così?» gli domandò,
guardandolo malamente.
«Così
come?» chiese lui, anche se sapeva a cosa si riferisse.
«Quando
siamo insieme, e siamo a nostro agio tu devi sempre dire qualcosa per
insultare i miei amici. Sai, come te anche Harry sta passando un
periodo stressante. Anzi, quello che stai passando tu e niente in
confronto alla battaglia che dovrà affrontare lui!» gli fece
notare lei, incrociando le braccia al petto. «Lui non ha mai
chiesto niente di tutto questo»
«E
cosa credi? Che io l'abbia voluto?» replicò Draco, la voce carica
di rabbia.
«Certo
che no!» urlò lei «Nessuno di noi l'ha fatto. Non ho mai
chiesto che i Purosangue mi considerassero inferiore. Harry non ha mai
chiesto di avere il peso dell'intero mondo magico sulle sue spalle, e
tu non hai mai chiesto di scegliere tra la tua famiglia e il giusto.
Ma ormai non c'è niente che possiamo fare se non stare uniti e
combattere, Draco» continuò lei, non accorgendosi nemmeno di aver
utilizzato il suo nome.
Draco
invece l'aveva notato, eccome, e l'aveva adorato. Non l'aveva mai
chiamato così prima, era sempre stato sempre e solo Malfoy.
Come
se non bastasse il petto della ragazza si alzava e abbassava
violentemente e aveva un'intensità negli occhi che non le aveva mai
visto. Poteva perdersi in quegli occhi fiammanti. Quell'immagine di
lei gli faceva venire voglia di buttarla sul letto e farle assaporare
cosa la vera rabbia poteva fare
«Va
bene, non ti scaldare Granger» rise lui «Quello che volevo dire
è che oggi è sabato. Dove potresti mai andare?»
Hermione
lo guardò per un lungo momento, perplessa, mentre giocherellava
distrattamente con l'orologio che aveva al polso. «Tu vuoi che io
resti?» gli chiese, non osando guardarlo. In realtà anche lei
voleva restare; era come se la Stanza delle Necessità fosse il suo,
anzi loro, piccolo rifugio. Era il loro segreto, e la sola idea la
faceva stare bene. Era qualcosa che non poteva condividere con
nessuno dei suoi amici, nemmeno se l'avesse voluto, e sia chiaro: lei
non voleva.
«Come
vuoi» disse lui con un alzata di spalle, cercando di sembrare
tranquillo, ma l'agitazione non voleva andarsene dalla sua voce. Non
voleva proprio tornare a Serpeverde e dover affrontare tutti i suoi
compagni di casa. Era davvero snervante e aveva bisogno di una pausa.
«Va
bene» acconsentì lei, guardandolo timidamente «Resterò, ma
devo finire il compito di Difesa contro le Arti Oscure oggi, così
domani possiamo lavorare sulla magia offensiva tranquillamente»
Appena
pronunciò le parole un tavolo comparve in un angolo della stanza, e
poco dopo anche due sedie e una pila di libri. «Questa stanza è
semplicemente incredibile» commentò lei, gli occhi luccicanti.
Draco la guardò di sottecchi, per poi seguirla al tavolo.
«Anche
io avevo rimandato il compito di Difesa» confessò lui «Però
sono abbastanza certo che Severus chiuderà un occhio. Sa che sto
attraversando un brutto momento»
«Si»
brontolò lei «Bhe, non tutti possono permettersi questo lusso»
lo rimproverò.
Il
ragazzo sogghignò prima di aprire il libro e iniziare a fare il suo
compito.
La
Granger era davvero unica nel suo genere: esuberante, determinata e
forte. La guardò, accorgendosi che la ragazza stava cambiando,
diventando sempre più simile a quella che aveva visto nei suoi
ricordi. Non potè non sorridere, quando notò che le sue labbra
rosee si stavano già stringendo in un adorabile broncio, mentre
leggeva concentrata.
...
«Andiamo,
non puoi fare sul serio!» replicò Draco. Dopo due ore di studio,
e dopo essersi aiutati a vicenda, erano finalmente riusciti a finire
i loro compiti. Ora stavano seduti sul divano, impegnati in un acceso
dibattito sull'integrazione di massa dei lupi mannari nella comunità
magica.
«Certo
che sono seria!» gridò lei. «Come puoi avere una mentalità
così chiusa? Voglio dire, loro sono persone. E poi con l'invenzione
della pozione...»
«Anche
tu sai benissimo che la pozione non è ancora perfetta. In più come
pensi di costringerli a prenderla? Poi cos'altro si inventeranno?
Forse il ministero chiederà ai centauri di frequentare corsi per la
gestione della rabbia?» ribattè lui. Dio se amava farla
innervosire. La ragazza era così tremendamente passionale. Prima
credeva che fosse solo una secchiona e in più lecchina, ma ora aveva
finalmente capito quale fosse il suo problema. Era una ragazza dal
cuore troppo buono, ed era una cosa dannatamente adorabile.
«No,
certo che no. Ma non è impossibile cambiare alcune leggi per
garantire la sicurezza dei maghi e nello stesso tempo garantire
eguali diritti ai Lupi Mannari» disse lei convinta «Io stessa,
mi sono proposta, e spero di riuscire, a perfezionare la pozione dopo
il diploma. In più, perché mai non dovrebbero volere la pozione.
La trasformazione è davvero dolorosa» gli fece notare, ricordando
le notti a Grimmauld Place quando sentiva gli urli disumani di Lupin.
Le faceva male sentire la sua agonia.
Draco
sorrise di fronte il suo idealismo cieco. «Granger, hai mai
incontrato Greyback? E lui non è il solo. Sono in molti quelli che
amano essere lupi»
«Si,
ma non tutti» rispose lei «Anzi, nemmeno tanti. Prendi Lupin
per esempio. E' un uomo buono e non può nemmeno riuscire a trovare
lavoro a causa di ... bigotti come te!» urlò il suo disappunto
lei.
«Non
esageriamo Granger» l'avvertì lui con voce un po' più aspra «Non
mi sto comportando da bigotto, sono semplicemente realista. Non sto
dicendo che molti non abbiano una fama non meritata. E forse questa
fama è dovuta solo al comportamento di Greyback, ma comunque»
disse Draco, facendo una pausa ad effetto «se li si integra nella
società, tutto quello che faranno sarà creare terrore nelle
persone»
«Ah,
quindi dovremmo non fare niente, no?» sbuffò lei.
Draco
ridacchiò di nuovo «Tu, fare niente? Molto inverosimile» le
disse.
«E
questo cosa vorrebbe dire?» domandò Hermione, la sua voce carica
di accusa.
«Merlino,
Granger, non ti piace essere messa in discussione, eh?» rise di
nuovo lui. «Quello che volevo dire è che se qualcuno ha la
perseveranza necessaria per cambiare il mondo, quella sei tu»
disse, ma rimpianse subito le parole appena uscite dalla sua bocca.
Aveva detto troppo. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era che lei
scoprisse la sua ridicola cotta.
Hermione
arrossì violentemente e spostò lo sguardo da lui «Se non ti
conoscessi meglio, direi che quello era un complimento» disse,
senza riuscire a guardarlo.
«Prendilo
come vuoi» commentò Draco, ritornando alle sue maniere
distaccate. Spostò gli occhi sull'orologio appeso al muro di fronte
a loro e rimase scioccato. «Merlino, è quasi ora di cena!»
boccheggiò. Erano passate cinque ore dal loro risveglio, e lui non
se ne era proprio accorto. Il tempo era volato in sua compagnia. Si
stava... divertendo... con Hermione Granger, osò ammettere.
«Cinque
ore?» strillò Hermione, correndo a raccogliere i suoi libri «Devo
andare. Harry e Ron saranno impazziti!»
Draco
voleva fermarla, ma sapeva che era arrivato il momento di separare le
loro vie, almeno per quel giorno. Se non fosse andato a fare almeno
una doccia a Serpeverde, Nott avrebbe sicuramente iniziato a fare
domande. «Ci vediamo domani» le disse quindi.
«Si,
ma diciamo per le otto questa volta. Voglio andare a dormire a un ora
decente» disse, e poi arricciò il naso con disgusto «Anche
perché abbiamo Occlumanzia con Piton Lunedì»
Draco
annuì «Non c'è nessuna possibilità che io possa usare il
mantello di Potter, eh?» chiese, anche se sapeva già la risposta.
«Non
si può fare, e poi se giochi bene le tue carte sembrerà che hai
passato il tempo nella Stanza delle necessità per la missione»
Draco annuì, sapendo che aveva ragione. La seguì fuori dalla porta,
solo che lei era coperta dal mantello invisibile, perciò non poteva
vederla.
Aspettò
che lei fosse lontana, e non potesse sentirlo, prima di lasciare un
lungo sospiro. Quella ragazza gli faceva proprio uno strano effetto.
Non sapeva se era una buona cosa, e peggio, non era sicuro che gli
importasse.
...
Hermione,
nella Sala Comune Grifondoro, cercava freneticamente Harry e Ron. La
cena non era ancora iniziata, perciò dovevano essere lì da qualche
parte. I due però non erano da nessuna parte, perciò andò nei
dormitori maschili, salendo due scalini alla volta. Finalmente lasciò
andare un sospiro di sollievo quando li vide seduti sul letto di
Harry a parlare.
«Hey»
li chiamò. Il sollievo però se ne andò non appena vide il modo in
cui la guardavano. Harry la guardava sollevato e preoccupato, mentre
Ron sembrava pronto a sputare fuoco.
«Dove
diavolo sei stata?» domandò Ron, non preoccupandosi di
controllare il tono della voce.
Hermione
alzò le mani davanti a lei, come a dirgli di calmarsi e andò a
sedersi sul letto accanto a loro «Calmati, ora vi spiego tutto»
rispose lei.
«Stai
bene, vero Hermione?» le chiese poi Harry visibilmente
preoccupato.
«Si,
ero nella Stanza delle Necessità» disse lei, guardandosi le
scarpe, come se fossero la cosa più interessante del mondo.
«O...kay»
disse Harry, chiaramente in attesa di più informazioni. Ron invece
li stava incendiando con lo sguardo.
«La
scorsa notte ho avuto una lezione con Malfoy» chiarì lei, dopo
aver lanciato un "mufliato" alla stanza; non si sa mai.
«Lo
sapevo...» sbottò Ron, ma Hermione lo interruppe.
«Mi
fai finire?» sbuffò lei «Comunque, stavamo lavorando su...
qualcosa di abbastanza difficile. E ultimamente non ho dormito molto,
perciò mi sono tipo... addormentata sul divano» finì lei. Si era
chiesta se avrebbe dovuto dire loro tutta la verità, ma poi aveva
deciso di non farlo. Dire loro dove era stata tutto giorno sarebbe
stata dura anche senza il particolare di come e dove si era
svegliata.
«Ti
ha fatto qualcosa, Hermione?» le chiese Harry, massaggiandole la
schiena per confortarla. Aveva fatto un occhiataccia a Ron prima che
il rosso cominciasse a dare di matto.
«No!»
rispose subito lei «Niente del genere. Non ha voluto svegliarmi,
perciò mi ha spostata su un letto dove ho dormito tutta la notte»
Vide gli occhi di Ron riempirsi di rabbia, perciò si sbrigò a
continuare prima che scoppiasse.
«Eravamo
entrambi sfiniti. Lui è davvero stressato ultimamente, perciò è
crollato sul dicano. Abbiamo dormito fino a mezzogiorno, e poi
abbiamo fatto i compiti» spiegò la ragazza «Avrei dovuto
avvertirvi che stavo bene, mi dispiace»
«Tu
hai dormito con Malfoy!» urlò Ron, quando fu finalmente in grado
di parlare.
«No,
non ho dormito con Malfoy! Non eravamo nemmeno vicini!» sbottò
lei. Sapeva che Ron avrebbe reagito così. Poi guardò Harry, cercando
di leggere la sua reazione. Sembrava che anche lui stesse cercando di
capire come si sentiva a riguardo.
«La
cosa importante è che tu stia bene» disse lui finalmente «Ma ti
prego, non farlo più. Eravamo preoccupati a morte quando abbiamo
capito che non avevi dormito qui. Se dovrà succedere di nuovo,
almeno manda un Patronus»
«Mandare
un... Maledizione Harry spero che tu stia scherzando!» chiese Ron,
incredulo. «Sarà meglio che i fatti di questa notte non si
ripetano mai più. Lei non dovrebbe nemmeno lavorare con quel
maledetto furetto! » poi si girò verso di lei «Che diavolo, tu
dovresti odiarlo! Invece passi ogni singolo minuto con quel
bastardo!»
Hermione
abbassò lo sguardo. Era vero che la sua prospettiva su Malfoy era
cambiata. Avevano una strana relazione, quasi amicizia, osò pensare.
Lei si fidava di lui, e lui di lei. Erano l'unica persona su cui
l'altro poteva fare totale affidamento. Era qualcosa che Ron non
avrebbe mai capito. Forse solo Harry. Lui aveva una relazione simile
con Silente. Magari era quello il motivo per il quale era così
comprensivo. Sperava solo che Harry non pensasse a Silente nudo, come
faceva lei con Malfoy.
«Non
è così male come credi, Ron» cercò di spiegare Hermione, ma
sapeva che era inutile. «Senti, ora non posso affrontare anche
questo. Ho già troppo a cui pensare senza dovermi preoccupare anche
della tua gelosia e odio cieco» urlò lei, alzandosi dal letto «Io
sono perfettamente in grado di prendermi cura di me stessa, e tu
dovresti dare a Draco più credito. Potrebbe salvarci tutti quanti!»
finì. Sorrise caldamente all'indirizzo di Harry, e poi lasciò la
stanza.
«L'ha
chiamato Draco?» chiese Ron disgustato appena lei superò la
soglia. Harry annuì solamente.
Hermione
però aveva sentito la domanda del Rosso, ed era rabbrividita. Si,
lei l'aveva chiamato Draco. Merlino, ogni cosa stava diventando così
confusa. Il problema è che lei non si era mai sentita così per
nessuno prima di allora. Non era solo attrazione, e nemmeno una cotta
colossale. Non sapeva cosa fosse, ma la faceva sentire ...bene.
.................
Ciao
a tutte. Come prima cosa volevo dirvi che apprezzo molto i vostri
commenti, e vi ringrazio. Mi fa piacere che apprezziate la storia, e vi
assicuro che non sarà solo una storia d'amore. Infatti dal
prossimo capitolo inizia l'azione.
Esatto, il prossimo capitolo parlerà delle vacanze Natalizie, e ci sarà un bel colpo di scena.
Spero che continuiate a leggere,
Cristyna
|
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Capitolo 6 *** La Vigilia di Natale ***
Capitolo VI
La
Spia
La
vigilia di Natale
In
qualche modo Ron era riuscito a mantenere la calma quando Harry gli
aveva detto che non sarebbe andato a casa con lui per le vacanze. Il
merito sembra essere stato tutto di Lavanda che aveva saputo premere
i tasti giusti, se possiamo dire così.
In
più Ron pensava che sarebbe stato un bene anche per Hermione, il
fatto che Harry sarebbe restato ad Hogwarts. Non che avesse mostrato
alcun tipo di preoccupazione riguardo alla ragazza. Era più il fatto
che ci fosse Harry a controllare Malfoy mentre lui era alla Tana.
Hermione
era molto più che irritata dal comportamento del suo amico. Se non
la voleva, allora perché cavolo si comportava come un fidanzato
geloso?
Hermione
e Harry lasciarono andare un sospiro di sollievo all'unisono non
appena i fratelli Weasley salirono sul treno.
«Li
amo, ma è bello avere un po' di spazio» disse Hermione, mentre
camminava verso il castello mano nella mano con l'amico.
Erano
tra i pochi rimasti ad Hogwarts. Da quando il mondo magico aveva
capito che Voldemort era veramente tornato, i genitori erano stati
molto più severi nel forzare i loro figli ad andare a casa per le
vacanze.
«Ti
capisco» rispose lui. La ragazza notò la stanchezza nella sua
voce, e nel suo volto, e capì che qualsiasi cosa stesse facendo con
Silente era altrettanto stressante come il suo lavoro con Malfoy.
«Ora
devo incontrarmi con Piton e Malfoy, ma ti va di stare un po' insieme
questa sera?» gli chiese lei, mentre varcavano la soglia del
castello.
«Certo»
accettò lui, fissando lo sguardo a terra imbarazzato. «Volevo
solo dirti che, sono dalla tua parte Hermione. So che Ron non
capisce, ma io si. Non mi piace Malfoy, e non credo che mai
succederà, ma mi fido ciecamente di te»
Hermione
gli sorrise calorosamente e lo abbracciò «Grazie Harry. Significa
tanto per me. So che Malfoy è un po' pungente, ma vuole davvero fare
ciò che è giusto»
«Va
bene. Ora vai, non vorrai mica far tardi. Piton potrebbe metterti in
punizione» scherzò Harry. Non sapeva se poteva chiedere alla sua
amica in cosa andava a fare con Piton e Malfoy, ma molto
probabilmente la risposta era no. Silente gli aveva già spiegato che
Hermione non era autorizzata a dirgli più di tanto.
«Ok»
disse Hermione «Ci vediamo a cena allora». Harry sorrise e si
diresse verso la Torre di Grifondoro, mentre lei scendeva le scale
verso i sotterranei. Era bello non doversi nascondere, almeno per un
po'. La maggior parte degli studenti rimasti erano Nati-babbani e
ragazzi degli anni inferiori: nessuno di cui preoccuparsi. Non
avrebbero notato niente. E la parte migliore era che a parte Draco,
nella scuola non era rimasto nessun altro Serpeverde.
«Miss
Granger, è in ritardo» la sgridò Piton.
«Mi
scusi Signore, ho aspettato che il treno partisse» spiegò
Hermione, scivolando sulla sedia accanto a Draco.
«Va
bene, cominciamo» esortò il professore, ignorando le sue scuse.
«Cosa
faremo oggi, Signore?» chiese Hermione, piegandosi leggermente in
avanti.
Draco
le sorrise apertamente. La ragazza era ancora un po' a disagio, ma si
stava decisamente abituando alla presenza di Piton.
«Se
lei è d'accordo vorrei che provassimo a leggere le emozioni» le
rispose lui.
Hermione
rabbrividì al pensiero, ma accettò comunque. Si fidava di Malfoy
ora, ma ciò non voleva dire che lo volesse così a contatto con le
sue emozioni. Dio, e se scopriva della sua stupida cotta per lui?
Arrossì, ma riuscì a non darlo a vedere.
Draco
le stava davanti, come sempre durante le loro lezioni, in attesa di
istruzioni. A quanto pareva lui e Piton ne avevano già parlato,
perché invece di una spiegazione il professore gli diede solo
piccoli consigli. Un minuto più tardi Draco era nella sua testa.
Lo
sentiva dentro di lei, come se potesse interagirci, anche se non
sapeva come avrebbe potuto farlo. La sua presenza era gentile. Non
era più dolorosa come la prima volta. Ogni volta che entrava nella
sua mente per lei era sempre più facile accettarlo. Non sapeva se
era lei che si era abituata, o lui che era migliorato, però.
Ispezionò
la sua mente per soli pochi attimi, prima di uscirne completamente.
«Signore»
ansimò lui, mentre anche Hermione cercava di riprendere fiato.
«Qual'è
l'emozione più forte che hai sentito?» domandò Piton.
Draco
sembrava leggermente agitato, anche se lei non riusciva a capirne il
motivo. Era sicura che nella sua mente non ci fosse nulla di così
terribile...
«Amore...»
disse Draco, mentre una smorfia compariva sul suo viso angelico.
Hermione
smise di respirare. Come poteva provare amore? Di certo non amava
Draco Malfoy, ed Harry era l'unico maschio con cui aveva interagito
negli ultimi giorni. Si certo, fantasticava qualche volta sul
biondino, ma era lontana dall'amarlo. Lei non amava nessuno.
«Ti
dispiacerebbe essere più specifico?» chiese il professore,
alzando un sopracciglio in direzione di Draco. Sembrava sapere che
c'era dell'altro, ma voleva che il suo pupillo ci arrivasse da solo.
«Provava
amore per Potter» sputò fuori dopo qualche momento lui, senza
osare di guardare Hermione. Era disgustato. Non sapeva perché la sua
reazione era così forte, ma nell'istante in cui aveva sentito il suo
amore per un altro ragazzo, non aveva desiderato altro che uccidere
lo Scheggiato. Strinse il pugno intorno alla bacchetta con più
forza, e si costrinse a respirare più lentamente.
«Che
cosa?!» urlò la ragazza.
Ah,
ma certo, quel tipo di amore. Lei amava profondamente Harry.
Era suo fratello. Era l'unica costante nella sua vita, facendo parte
di entrambi i suoi mondi, quello magico e quello babbano.
Nessun'altro le offriva quel tipo di sicurezza, nemmeno i suoi
genitori.
«Questo
è un problema molto comune» assicurò Piton «Miss Granger, lei
è innamorata di Potter?» domandò poi, rivolgendosi alla
Grifondoro.
«No»
rispose lei ridendo. Pensare a Harry in quel modo era ripugnante.
Quando avevano tredici anni avevano provato a baciarsi, entrambi ne
erano usciti sconvolti, e avevano cominciato a ridere come matti,
giurando di non farlo mai più. «Amo Harry. E' il mio
migliore amico, ma non sono innamorata di lui» spiegò lei.
Draco
si lasciò scappare un sospiro di sollievo, ma riuscì a nasconderlo
da lei. «Ma il sentimento era così forte» obiettò lui,
confuso. Guardò Piton in attesa di una qualche spiegazione.
«Molti
sentimenti sono simili tra loro quando li incontri per la prima
volta. Probabilmente la signorina Granger è appena tornata da un
incontro con Potter, perciò i suoi sentimenti per lui erano più
forti del solito»
«Okay»
disse Draco, calmandosi un poco «Quindi cosa? Gironzolo nella
mente della Granger finché non comincio a conoscere il significato
di ogni sentimento?»
«No!»
rispose lei al posto di Piton. Era veramente un'idea terribile.
Il
professore li squadrò entrambi «Ovviamente non è consigliabile,
o benvenuto a quanto pare» Hermione arrossì «Ciò che devi
fare è imparare a non saltare alle conclusioni quando ci sono delle
emozioni in gioco» Il ragazzo annuì e ascoltò attentamente gli
altri consigli, prima di entrare di nuovo nella mente di Hermione.
...
Hermione
era esausta, ed era appena l'ora di cena. Visto che la scuola era
semi-deserta Silente aveva esteso il tavolo dei professori in modo da
farci stare le sette persone rimaste a Hogwarts. Draco mantenne le
apparenze e si sedette accanto a Piton, non degnandosi di guardare
nessuno degli altri studenti.
Hermione
e Harry si sedettero all'altro capo del tavolo, vicino alla McGrannit
e a Vitious.
«Sembri
veramente distrutta Hermione» commentò Harry, mentre riempiva di
cibo il suo piatto
«Lo
sono» sospirò lei «Odio ammetterlo ma non vedo l'ora che
arrivi Natale. Ho disperato bisogno di almeno tre giorni di buon
sonno»
Harry
annuì, conoscendo bene la sensazione ti totale spossatezza, anche se
la ragazza sembrava passarsela molto peggio di lui.
«Cosa
ti va di fare stasera?» chiese poi.
«Qualcosa
di babbano» decise Hermione «Non mi importa cosa. Chiamiamolo
un ritorno all'infanzia» disse sorridendogli.
«Ci
sto. Se ti va penso di avere un vecchio gioco di Monopoli nel mio
baule. Non chiedermi come ci è arrivato perché non lo so» rise
lui.
«Perfetto.
Non giocavo a Monopoli da quanto avevo circa dici anni» rispose
ridendo anche lei.
Draco
non riusciva a non guardare i due amici tra un boccone e l'altro.
Anche se Hermione aveva spiegato la natura della loro relazione, non
poteva frenare l'attacco di gelosia che bruciava dentro di lui.
Se
doveva essere sincero con se stesso, sapeva che Potter non aveva
ottenuto un grande affare. Non aveva famiglia ed era stato
risucchiato nella guerra di un Mondo Magico di cui non conosceva
nemmeno l'esistenza fino agli undici anni.. Ma quando vedeva quanto
era facile per lui stare intorno a lei... Si toccavano e ridevano
come se si appartenessero e lui non riusciva a non sentirsi sconvolto
dalla cosa. E si sentiva anche solo...
Allontanò
con forza quei pensieri dalla sua testa. Non era di alcun aiuto
commiserarsi, in più tra lo Sfregiato e la Granger non c'era nulla,
perciò. Anzi, il pensiero che negli ultimi tempi l ragazza avesse
passato molto più tempo con lui, di quanto non ne avesse speso con
Potter lo confortava un poco.
Aveva
rinunciato da un bel po' di tempo a far finta di non provare nulla
per la Grifona. Lei gli piaceva. Va beh, comunque.
Osservò
i due amici prendersi per mano e lasciare la Sala Grande, dirigendosi
verso la Torre Grifondoro. Merlino! Lui non aveva tempo per queste
inutili sciocchezze. In quattro giorni sarebbe stato nella tana dei
Mangiamorte, a cercare di restare vivo. Non sapeva ancora che genere
di cose gli avrebbero imposto di fare, o guardare, come non sapeva se
sarebbe stato convocato davanti al mago più oscuro di tutti i tempi.
Granger era speciale, lo sapeva bene, ma non era così speciale da
farsi ammazzare per lei.
Doveva
concentrarsi. Nei prossimi giorni avrebbe lavorato con lei
instancabilmente per prepararsi al meglio non solo per la Vigilia di
Natale, ma anche per la presenza di suo Padre, visto che entrambi gli
eventi erano stati confermati da Piton quella mattina.
Doveva
essere pronto in tutto, dato che non avrebbe avuto Severus e la
Granger ad aiutarlo.
...
«Granger,
mi stai facendo girare la testa» si lamentò Draco, osservandola
mente andava avanti e indietro per la stanza, senza sosta. Era la
Vigilia di Natale, e mancava poco al suo ritorno a casa. Era
stanchissimo. Si era lasciato cadere sulla poltrona più vicina e
aveva appoggiato la testa allo schienale.
«Sto
pensando...» borbottò, senza fermarsi. Stava dicendo cose
incomprensibili, e contava distratta con le dita. Era dannatamente
adorabile quando era così stressata. Lui sapeva che il suo partire
la stava sconvolgendo, e ne era si, dispiaciuto, ma anche un po'
lusingato. Non si trattava solamente dell'esito della missione. Lei
era preoccupata per lui. Aveva sentito quel tipo di protezione solo
da parte di sua madre, ma il sentimento era sempre parso come
forzato.
«Ne
abbiamo già parlato, Granger. So come contattarti, e conosco
abbastanza incantesimi di Difesa per uscirne vivo, in caso succedesse
qualcosa» assicurò Draco, cercando di farla calmare.
«Si
lo so» sbuffò lei «Voglio solo essere certa di non aver
dimenticato niente»
«Non
l'hai fatto» disse Draco con un sospiro «Ora porta quel tuo
culo ossuto qua, e rilassati» ordinò, indicando la poltrona
accanto alla sua.
Hermione
rimase a bocca aperta, ma fece come le era stato detto. Draco le
regalò un ghigno, prima di poggiare di nuovo la testa sullo
schienale.
«Pensi
che il mio sedere sia ossuto?» esordì dopo un po' lei, e il
ragazzo non potè contenersi, e scoppiò a ridere come un matto. Ti
tutte le cose che lui aveva detto, lei aveva sentito solo quella.
Merlino, ne aveva bisogno. Tutto lo stress e la tensione sembrarono
sparire in un attimo, mentre entrambi ridevano di cuore.
«Hai
un sedere davvero bello, Granger» l'assicurò Draco, quando
entrambi si calmarono abbastanza da poter parlare. Non poteva credere
di averlo detto ad alta voce, e sapeva di averla presa alla
sprovvista. Tuttavia era soddisfatto della sua risposta,
senza-impegno, sincera, ma presa alla leggera, senza rivelare troppo.
Hermione guardava i suoi occhi riempirsi di un'emozione che non
poteva definire, e il suo sguardo accarezzarle le labbra.
Merlino,
sembrava sul punto di baciarla.
Draco
leggeva il viso di Hermione, cogliendo ogni piccola emozione.
All'inizio era sembrata spaventata, ma per poco. Ora lo guardava con
un'intensità diversa, era come se lo volesse mangiare. Non le aveva
mai visto quello sguardo nei suoi occhi con nessuno, e si sentiva
colmo d'orgoglio.
Soffocò
un gemito di piacere quando la ragazza si leccò le labbra, e
cedette, sporgendosi verso di lei, imprigionandole il corpo.
«Malfoy...»
mormorò la Grifona, ma qualunque cosa volesse dire, fu troncata da
Draco che si premette ancora di più su di lei, e le catturò le
labbra.
Baciarla
era proprio come aveva sempre immaginato che sarebbe stato. Le sue
labbra erano dolci e morbide, e lui gioì sentendola rispondere al
bacio. Era incerta all'inizio, ma stava decisamente rispondendo al
bacio.
Draco
scollegò il cervello, godendosi il momento e soddisfacendo
finalmente l'incredibile voglia di lei. La desiderava da settimane.
Hermione
all'inizio era scioccata, ma appena il suo cervello elaborò che
Draco Malfoy la stava baciando, reagì all'istante.
Le
mani di lui si spostarono sul suo collo, per poterla avvicinare di
più, e lei aprì la bocca, concedendogli l'accesso. Draco le
solleticò il labbo inferiore con la lingua, facendola sorridere, e
poi le catturò di nuovo la bocca in un bacio appassionato, che la
lasciò senza fiato.
Era
già stata baciata, ma mai in quel modo.
Tuttavia
la sua parte razionale non voleva soccombere, e continuava a
ripeterle che non potevano farlo. Lei era il suo capo a tutti gli
effetti. In più, lui era Malfoy. Non poteva volere ciò che voleva
lei. Merlino, nemmeno lei sapeva più cosa voleva.
«Non
possiamo farlo» disse lei, aumentando la distanza tra loro, mentre
cercava a tutti i costi di evitare i suoi occhi grigi.
Draco
lasciò andare tutta la sua frustrazione in un solo, unico sospiro. Il
loro bacio era stato bollente, sensuale e maledettamente incredibile.
Desiderava farlo da tanto, e lei aveva reagito meglio di quanto
avesse mai potuto sperare. Quale diavolo era il problema?
«Perché?»
chiese infine, appoggiandosi di nuovo allo schienale, cosciente che
per quella sera non ci sarebbero più stati baci.
«Lo
sai perché» rispose lei duramente «Qualunque cosa sia, non
funzionerà. Dobbiamo continuare a concentraci sulla missione, o non
ne usciremo vivi»
«Quindi
vuoi dire che se ci baciamo, l'intera missione a cui Silente sta
lavorando da più di vent'anni si sgretolerà davanti ai nostri
occhi?» la schernì lui.
Hermione
sbuffò «Certo che no» parlò irritata, mentre si alzava e
cominciava a raccogliere le sue cose «Ma le distrazioni non ci
aiuteranno, specialmente ora» era agitata, e lui l'aveva notato.
Il bacio l'aveva scossa più di quanto non volesse ammettere,
tuttavia Draco non poteva che darle ragione, almeno per quanto
riguardava il tempismo.
In
un paio di ore lui si sarebbe gettato nella gabbia dei leoni,
lottando per la sua vita.
«Va
bene» disse infine lui, alzandosi a sua volta e raccogliendo le
sue cose. Hermione fece per uscire, ma lui la fermò prima che
arrivasse alla porta. L'afferrò delicatamente per la vita,
obbligandola a guardarlo. «Ma non finisce qui. Non puoi fingere
che non sia successo nulla, semplicemente perché hai troppa paura di
affrontarlo».
Hermione
non rispose. Lui aveva indovinato, ma lei non lo voleva ammettere. Si
sottrasse alla sua presa e tornò alla porta, ma prima di uscire si
girò un'ultima volta verso di lui. Cercava di mantenersi
professionale, anche se il suo cuore era a mille, e anche se sentiva
ancora il suo sapore sulle labbra. «Solo non dimenticarti di
tenermi aggiornata, in caso succedesse qualcosa che devo sapere»
disse con voce dura, ma educata, e uscì dalla Stanza delle Necessità
prima che lui potesse rispondere.
Lui
rimase lì fermo per un momento, toccandosi delicatamente le labbra
dove quelle di Hermione erano state solo pochi attimi prima.
Se
pensava che baciarla avrebbe fatto diminuire l'assurdo desiderio che
aveva di lei, si sbagliava di grosso.
...
«Hermione,
sono sicuro che lui sta bene» diceva Harry. Non poteva
crederci di star veramente rassicurando la sua migliore amica sulla
sicurezza di Malfoy. Non era certo così che aveva immaginato quel
Natale, ma ciò non voleva dire che l'avrebbe lasciata sola in un
momento così delicato. Ci sarebbe sempre stato per lei.
Sapeva
che se fosse successo qualcosa, qualsiasi cosa, a Malfoy Hermione si
sarebbe colpevolizzata a vita. Per questo sperava con tutto il cuore
che la Serpe riuscisse a superare quella settimana e tornare a
Hogwarts sano e salvo.
«Lo
so» rispose Hermione, strofinando il Galeone contro il suo polso,
come faceva quando era nervosa. «Facciamo qualcosa» propose.
«Certo»
sorrise Harry «Che ti va di fare?»
«Scacchi
Magici?» suggerì lei. Qualunque cosa andava bene, se riusciva a
non farla più pensare a Malfoy. Immagini della sua morte, e del
bacio che avevano condiviso si confondevano nella sua testa. Sentiva
di impazzire.
Perché
quella stupida Serpe la faceva sentire così? Dannazione!
...
Draco
fu contento di scoprire che, da quando era stato liberato da Azkaban,
suo padre era quasi sempre con il Signore Oscuro, strisciando ai suoi
piedi per ottenere di nuovo la sua fiducia. Come Pitone e la Granger
avevano predetto, il successo avuto con la mela nell'Armadio
Svanitore era stato molto apprezzato dall'Oscuro. Nessuna punizione
per lui, grazie a Dio.
Aveva
passato la maggior parte del tempo con sua madre, aiutandola con
l'albero di Natale. Quella donna non alzava un dito tutto l'anno,
reputandolo un lavoro da Elfi, ma quando arrivava il periodo
Natalizio, si occupava personalmente delle decorazioni. Suo padre
odiava quelle tradizione, mentre lui doveva ammettere di gradirle
molto.
Inoltre,
più tempo trascorreva con sua madre, meno tempo doveva spendere a
bloccare tutti quanti fuori dalla sua mente.
I
suoi occhi continuavano a cadere sull'orologio antico, che giaceva in
un angolo della stanza. La sua presenza era stata ufficialmente
richiesta alle Celebrazioni di quella sera. L'invito era arrivato
poche ore prima, tramite uno dei Mangiamorte. Voldemort era rintanato
in qualche posto remoto, ma Draco aveva la sensazione che sarebbe
arrivato molto presto. Sperava di essere già in viaggio verso
Hogwarts quando sarebbe successo.
Venti
minuti. Aveva solo venti minuti per prepararsi alla terribile notte
che lo aspettava. Il tempo era troppo poco, anche vent'anni sarebbero
stati pochi per prepararsi a una cosa del genere. Aveva già pensato
a una copertura, in caso succedesse qualcosa e lui dovesse andarsene.
Aveva avvertito sua madre che forse si sarebbe fermato da Blaise
Zabini per la notte, dopo la Festa. Aveva scelto Blaise perché le
loro famiglie non erano molto unite, quindi era certo che nessuno si
sarebbe preso la briga di controllare.
Aveva
anche speso molto tempo a preparare la sua mente. Le barriere erano
tutte al posto giusto, e sarebbero rimaste così fino a quando non
sarebbe stato al sicuro, dentro le mura di Hogwarts. Sperava solo che
fossero abbastanza forti da poter reggere un invasione dell'Oscuro.
Anzi, sperava proprio che Voldemort fosse così occupato da altri
affari, da non notare nemmeno la sua presenza.
Guardò
di nuovo l'orologio, forse per la millesima volta quel giorno.
Mancavano solo dieci minuti. Estrasse il Galeone dalla tasca e lo
toccò con la punta della sua bacchetta, annunciando la Granger che
stava andando alla Festa. Non ne sapeva il motivo, ma voleva che lei
restasse informata su ogni cosa, nel limite del possibile.
Sospirò
e si alzò dal divano del Salone Principale, dove era stato seduto a
riflettere per le ultime due ore. Sua madre l'aveva lasciato da solo,
conscia che gli serviva del tempo per prepararsi a un incontro con
l'Oscuro. Chiuse gli occhi, in attesa. Qualche minuto più tardi
sentì il Marchio sul suo braccio sinistro bruciare, quindi premette
il pollice sulla pelle dolorante, abbandonandosi
all'auto-smaterializzazione.
Per
suo fortuna non era il primo ad arrivare a destinazione. Più persone
c'erano, più facile sarebbe stato mescolarsi alla folla,
nascondendosi da occhi indiscreti.
Trovò
suo padre quasi subito. Lo guardò bene, notando quanto la prigione
aveva cambiato il suo aspetto. Azkaban lo aveva invecchiato di almeno
dieci anni.
Permise
al vecchio uomo di avvicinarlo. «Sono così fiero di condividere
questa tradizione con te, Draco» gli disse.
Draco
aveva aspettato tutta la vita che suo padre gli dicesse che era fiero
di lui. Ora il solo pensiero lo faceva vomitare.
«Amici
miei» esordì il Lord, alzando leggermente la voce per contrastare
il frastuono nella stanza. Tutti quanti smisero di parlare
all'istante, e volsero la loro attenzione a Voldemort, che stava in
piedi accanto al suo trono, al centro della Sala.
«Questa
notte celebriamo una delle nostre tradizioni più care. Questa notte
manderemo un messaggio che nè il Ministero, nè Silente potranno
ignorare».
I
Mangiamorte applaudirono, e il Signore Oscuro alzò una mano,
domandando silenzio.
«Per
le celebrazioni di questa sera, vi aspetta una grande sorpresa amici
miei» promise, quasi tubando Voldemort, ancora una volta
applaudito dai suoi seguaci.
«Portate
qui la prima» ordinò poi.
Nella
sala fece il suo ingresso nientedimeno che quell'animale di Grayback,
che trascinava dietro di lui una giovane ragazza brutalmente
picchiata. Draco era grato di indossare la maschera, perché
l'espressione d'orrore che aveva stampata in faccia gli avrebbe
garantito un biglietto di sola andata per il Regno dei Morti.
L'orrore crebbe quando vide suo padre avanzare verso la ragazza.
«Mio
Lord» cominciò Lucius, con tono riverente «So che sono
indegno, ma vorrei l'onore di cominciare io» chiese, indicando la
ragazza che giaceva sanguinante a terra. Draco deglutì, in attesa
del responso. Non si era mai vergognato del nome Malfoy come in quel
momento. Osservò, disgustato, mentre l'Oscuro approvava la richiesta
di suo padre, e questo si inginocchiava accanto alla ragazza. Restò
a guardare mentre la stuprava, una ragazza poco più grande di lui,
non potendo nemmeno chiudere gli occhi per paura di essere scoperto.
...
Hermione
si sentiva come se trattenesse il fiato da quando aveva ricevuto il
messaggio di Draco. Si aspettava di ricevere una richiesta d'aiuto da
un momento all'altro, e aveva una paura tremenda.
Harry
stava facendo un buon lavoro a distrarla dai suoi pensieri, e gli era
molto riconoscente. L'aveva addirittura lasciata vincere a Scacchi,
cosa in cui tutti sanno che è negata. Aveva l'impressione che per
quella sera le avrebbe perdonato anche un omicidio, e forse l'avrebbe
anche aiutata a far sparire il cadavere.
«Allora,
che cosa faresti in questo momento, se fossi a casa?» domandò
Harry, cercando per la millesima volta di non farla pensare a Malfoy.
«Hmmm...»
mormorò li, riflettendo, e dando un'occhiata all'orologio che
aveva
al polso. «Sono quasi le otto, quindi molto probabilmente io e i
miei staremmo finendo la cena della Vigilia, e bevendo sidro davanti
all'albero. Ai miei genitori piace sedersi in silenzio davanti alle
luci scintillanti e aspettare la mezzanotte» spiegò lei
«Papà
sarebbe sulla sua poltrona di pelle, a organizzare la sua collezione
di francobolli. Mamma invece sarebbe sul divano, a confezionare una
di quelle orribili sciarpe che nessuno vuole mai indossare» rise
«E io sarei ovviamente immersa nella lettura di qualche
libro»
finì sorridente.
«Sembra
bello» rispose Harry, ricambiando il sorriso. Herimone e i suoi
genitori parevano essere molto uniti. Tutti e tre erano indipendenti,
ma nello stesso tempo amavano l'uno la compagnia dell'altro. Lui non
aveva mai avuto quel tipo di legame con nessuno a parte Hermione e
Ron, e la consapevolezza gli fece male.
«Lo
è davvero. E domani mattina gli sveglierei all'alba a apriremmo i
regali prima di colazione» Disse lei, i ricordi che le ritornavano
alla mente, facendola sorridere ancora di più.
«Grazie
Harry» sussurrò Hermione, abbracciando forte Harry.
«Per
cosa?» domandò lui.
«Per
essere qui con me» rispose lei.
...
Erano
passate due ore, e Draco aveva visti molto più di quanto non avesse
voluto. Suo padre aveva stuprato una ragazza. Grayback aveva morso un
bambino. Almeno una dozzina di persone erano state torturate e
uccise. E per cosa? Perché erano babbani o nati-babbani? Era una
follia. Era disgustato da se stesso per aver, in passato, creduto
anche solo per un momento di essere migliore di quelle persone. Da
quello che aveva visto, erano i purosangue a essere barbari incivili.
Se
mai aveva messo in discussione la sua decisione di tradire il Mondo
Oscuro, ora non aveva nemmeno il più piccolo dubbio.
Sperava
disperatamente che quello strazio di nottata finisse presto. Era
stato tenuto in disparte fino a quel momento. Voldemort non si era
nemmeno accorto della sua presenza, e a lui andava più che bene.
Inoltre i Mangiamorte più anziani sembravano restii all'idea di
dover condividere, quando di parlava di sangue e torture.
«E
infine, miei seguaci» urlò Voldemort, sopra i gridi
estasiati
della folla che applaudiva mentre l'ennesima ragazza veniva uccisa.
«E' giunto il momento della mia sorpresa per voi. E' un regalo
molto speciale» assicurò, agitando la bacchetta in
direzione
delle porte del Salone, che si aprirono. Due persone vennero spinte a
calci nella stanza da McNair.
«Qualcuno
di voi sa chi abbiamo qui?» domandò eccitato l'Oscuro.
Tra
i Mangiamorte si diffuse un mormorio di voci, nessuno però sapeva
chi fossero le due figure agonizzanti per terra.
Draco
si sporse un po' in avanti, per avere una migliore visuale, e il
cuore dentro al suo petto smise di battere. NO. No. No. No . NO!!!
non riusciva nemmeno più a respirare mentre guardava attentamente i
visi dell'uomo e della donna che erano stati strappati alle loro case
nel mezzo delle feste Natalizie.
«Questa
sera, uno di voi avrà l'onore di uccidere nientedimeno che i
genitori della Mezzosangue da compagnia di Potter» gridò lui, la
voce carica di gioia. La folla scoppiò in urla di eccitazione e
tutti quanti strisciavano ai piedi di Voldemort sperando di essere
scelti.
Draco
non riusciva a muoversi. Guardava inerme l'uomo con i baffi e
bella signora che aveva visto nella mente della Granger.
Mai
come in quel momento si sentì impotente e nauseato.
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Capitolo 7 *** Morti ***
Capitolo VII
La
Spia
Morti
Hermione
controllò per l'ennesima volta l'orologio.
Harry
aveva ormai rinunciato a cercare di impedirglielo, conscio di aver
finito le idee per distrarla. Così si limitò a passarle un braccio
intorno alle spalle, a a stringerla forte a lui, mentre la ragazza
leggeva. Un osservatore esterno li avrebbe sicuramente scambiati per
una coppia di amanti, che si godevano del tempo insieme, la notte
della Vigilia.
Lui
sapeva che erano in molti a non capire il loro rapporto. Cho aveva
dato un taglio alla loro relazione proprio a causa di Hermione. Ginny
non diceva molto, eppure Harry sapeva che era gelosa del rapporto che
lui aveva con la riccia, nonostante lui e Ginny non stessero insieme.
Ron, spesso, cercava di intromettersi tra di loro, forse perché ai
suoi occhi erano diventati un po' troppo uniti.
Ma
la cosa buffa era che né lui né Hermione avevano mai sentito il
desiderio di portare la loro preziosa amicizia al livello successivo.
Semplicemente non lo sentivano.
Una
volta al terzo anno però, se doveva essere onesto, ci avevano
provato. Dopo un paio di baci maldestri e goffe carezze era deciso
che lui ed Hermione erano destinati a essere solo grandi amici.
Lei
era la sorella che Harry non aveva mai avuto la fortuna di avere; Lui
era il fratello che la ragazza aveva sempre voluto.
Condividevano
entrambi i mondo, quello magico e quello babbano.
Sapeva
che Hermione sarebbe sempre stata dalla sua parte, anche quando tutti
gli altri l'avrebbero abbandonato, anche quando nemmeno Ron l'avrebbe
fatto.
La
ragazza girò un'altra pagina del libro, senza veramente leggere.
Era
quasi l'una di notte: una buona notizia, pensava non troppo convinta.
La Vigilia di Voldemort non poteva essere durata così tanto, e se
Malfoy non l'aveva ancora contattata voleva dire che la sua copertura
aveva retto. Decise che avrebbe aspettato un'altra ora, per
sicurezza, poi sarebbe andata a dormire.
Il
pensiero venne violentemente scacciato quando sentì il Galeone
bruciare al contatto con la sua pelle. Il cuore le batteva
all'impazzata mentre prendeva in mano la moneta e la girava per
leggere ad alta voce il messaggio.
SdN,
subito. Porta Potter. (Ricordo che SdN sta per
Stanza delle Necessità)
Si
alzò a fatica dal divano, ed Harry dovette sorreggerla, visto che le
sue gambe traballanti stavano per cedere.
«Andiamo»
disse lui, prendendole la mano «Vedrai che non è niente di grave»
la incoraggiò, anche se il suo intuito gli diceva tutto il
contrario.
La
reazione di Hermione l'aveva sorpreso. Si domandava cosa fosse
successo tra i due perché la ragazza fosse rimasta così colpita dal
ricevere quel messaggio.
Magari
erano diventati amici, e finché Malfoy si comportava bene, non
c'erano problemi, ma se la Serpe provava a fare una mossa falsa...
Hermione
ed Harry non ci misero molto ad arrivare al Settimo Piano. Vista
l'ora, e visto che la scuola era mezza vuota, non si erano
preoccupati di usare il mantello o escogitare altri modi di eludere
sguardi indiscreti.
Quando
l'entrata per la Loro Stanza apparve la Grifona trascinò Harry
dentro, chiudendo la porta dietro di loro.
Malfoy
sembrava angosciato, e quando lei provò a dirgli di calmarsi e di
dirle cosa era successo lui la ignorò, continuando a camminare
avanti e indietro, agitato.
«Cosa
è successo? E' saltata la copertura?» chiese poi lei, temendo il
peggio.
«Io...Io
cioè...Io» farfugliò Draco, scuotendo la testa. Cercava di dire
quelle dannate parole, ma vederla lì, così preoccupata per lui, era
come uno schiaffo in faccia, e dalla sua bocca uscivano solo suoni
senza senso.
«Ha
a che fare con me?» subentrò Harry, cercando di aiutare. La sua
presenza era stata richiesta, quindi pensarlo era lecito.
«Malfoy»
disse Hermione, calma «Ti prego, dimmi quello che devi dire. Lo
sai che non ti giudicherò, solo dimmelo» la sua voce era così
dolce e calda. Si avvicinò al ragazzo e posò una mano sulla sua
spalla, cercando di rassicurarlo. Lui inizialmente si sottrasse al
tocco, ma poi lo accettò. Sembrava spaventato, triste e
incredibilmente solo, in un modo che Hermione non aveva mai visto
prima di allora.
«Sediamoci»
disse lui infine, decidendo che non aveva senso rimandare ancora. La
ragazza annuì e lo seguì fino al divano, e poco dopo anche Harry si
unì a loro. Draco catturò la mano di Hermione tra le sue, come se
quel gesto servisse a proteggerla dalla notizia che doveva darle.
Harry
doveva ammettere che i due sembravano molto a loro agio, ma c'era da
aspettarselo vista la quantità di tempo che passavano insieme. Per
un attimo si sentì come un intruso, tanto il momento sembrava
intimo, ma allontanò subito quel pensiero dalla mente,
concentrandosi su quello che Malfoy aveva da dire.
«Ho...Ho
detto a mia madre che sarei andato da Zabini» spiegò Draco.
Hermione annuì solamente, aspettando che continuasse «Dovevo
venire. Non volevo che tu venissi a saperlo da nessun altro...»
disse lui con voce strozzata.
Poteva
farlo. Doveva farlo.
Non
voleva essere lui a doverlo fare.
Avrebbe
dato qualsiasi cosa per tornare indietro di qualche anno, per evitare
di mettersi nella posizione in cui si trovava. La guardò per un
lungo momento, assaporando la sua bellezza, che fino a poco tempo
prima era stato troppo stupido per poter notare. Gli avrebbe mai
permesso di guardarla dopo quel giorno? Ne dubitava. Era certo che
gli avrebbero affidato un altro compagno per la missione.
Quel
bacio che si erano dati, era destinato a non ripetersi mai più?
Di
sicuro, data la gravità della situazione. Lo sapeva che baci e altri
pensieri romantici erano l'ultima cosa che doveva passargli per la
mente, ma non poteva non chiedersi se le notizie che portava
l'avrebbero distrutta, e lui insieme a lei.
«Avanti,
Draco» disse dolcemente Hermione, usando il suo nome in un
tentativo di metterlo più a suo agio.
«Questa
notte sono state uccise numerose persone» confessò lui, fissando
il pavimento. Hermione aveva trattenuto il fiato, mentre Harry le
aveva delicatamente posato una mano sulla spalla, per confortarla.
Dio, quello era proprio il motivo per il quale aveva voluto che fosse
presente anche lui.
«Non
hai dovuto...» iniziò Hermione, i suoi occhi limpidi e spaventati
mentre lasciava la domanda in sospeso. Sapeva che uccidere l'avrebbe
distrutto.
«No»
rispose subito lui, scuotendo la testa «I membri più anziani
hanno chiesto l'onore» assicurò «Ma ... c'è un altra cosa».
Prese
un bel respiro e parlò di nuovo, senza distogliere lo sguardo dalle
venature del pavimento.
«I
tuoi... i tuoi genitori... sono stati gli ultimi a essere uccisi
questa notte» riuscì finalmente a dire, la voce scossa mentre con
una mano estraeva dalla tasca dei pantaloni il medaglione che sua
madre aveva indosso, insieme alle due fedi.
Hermione
rimase immobile, per un lungo momento Ron riuscì a far altro che
fissarlo. Draco notò anche l'espressione sorpresa e sofferente di
Harry, i cui occhi stavano già appannandosi. Si stava preparando a
raccogliere i pezzi, quando la sua migliore amica sarebbe crollata.
«Non
ho potuto fare niente. Mi sono offerto di spostarli» continuò
Draco a fatica «così da poterti riportare questi» disse,
lasciando i gioielli nelle fredde mani della ragazza. Non voleva più
tenerli lui, erano un doloroso ricordo di quello che aveva visto.
«Mia...
m...» cercò di parlare Hermione, ma prima di poter dire qualunque
cosa di sensato, si alzò e corse verso il bagno che era appena
comparso nella Stanza delle Necessità.
Harry
lanciò un occhiata preoccupata alla porta del bagno, quando sentì i
suoi gemiti mentre vomitava china sul lavandino. Incontrò per un
attimo anche gli occhi bui di Draco, altrettanto preoccupati, prima di
alzarsi e camminare verso il bagno.
«Hermione»
le sussurrò all'orecchio, mentre le raccoglieva gentilmente i
capelli e glieli sistemava da un lato «Hermione, lo supereremo
insieme, te lo prometto». Aveva il cuore spezzato. Ora avevano
qualcosa in comune, erano orfani. Non avrebbe mai voluto che lei
provasse quel dolore.
«Resta
qui, vado a parlare con Malfoy, e poi sono subito da te»
Tutto
quello che ricevette fu un cenno d'assenso, era tutto quello che
poteva dargli. Il suo cervello non stava nemmeno funzionando.
I
suoi genitori erano morti. Strinse forte i gioielli di sua madre tra
le mani.
Morti.
Freddi. Scomparsi.
Niente
più Natale in famiglia, niente più serate davanti al camino.
Niente
più. Non poteva sopportarlo.
Harry
si avvicinò a Draco. Era davvero sconvolto, sedeva sul divano con la
testa tra le mani.
«Grazie
per aver chiamato anche me. Mi assicurerò che stia bene» disse il
Grifondoro goffamente. Non aveva mai scambiato parole gentili con la
Serpe, ma era chiaro che Malfoy teneva molto a Hermione, e per lui
era abbastanza. Teneva a lei così tanto da dirle la verità lui
stesso e da rischiare la vita per poterle portare qualcosa di loro, a
cui aggrapparsi.
«Solo..
solo assicurati che lei sappia che... che io non ho potuto fare
niente per salvarli» chiese Draco miseramente. Si sentiva patetico
di star praticamente implorando l'aiuto di Potter, ma non avrebbe
sopportato il pensiero che lei lo credesse complice.
«Lo
sa» assicurò Harry «Ma glielo dirò ancora»
«Devo
tornare là» disse Draco, alzandosi in piedi. Dopo un paio di
passi si girò a guardare Harry «Avrei dovuto fare rapporto a
Gran...a Hermione una volta tornato il giorno di Capodanno, ma
suppongo che sarò affidato a qualcun'altro, però...» disse, ma
il bruno non lo fece finire.
«Lo
dubito, Malfoy» lo interruppe con tono sicuro «Hermione non si
arrende mai, specialmente ora. Penso che lo scoprirai da te. Quando
lo shock sarà passato, tutto questo sarà servito a renderla ancora
più forte e determinata ad aiutare te e Piton a sconfiggere
Voldemort» spiegò Harry. Notò Draco sussultare a sentire il nome
dell'Oscuro, ma non disse niente.
«Bene.
Continuerò a contattare lei allora, se ne avessi bisogno» disse
Draco. Tuttavia, a meno che non fosse un'assoluta emergenza, non
aveva nessuna intenzione di disturbarla fino a Capodanno.
Quando
Draco lasciò la stanza, Harry tornò nel bagno, dove trovò Hermione
nella stessa posizione di prima. Si era a malapena mossa.
«Andiamo
'Mione» le disse, aiutandola ad alzarsi e porgendole un bicchiere
d'acqua perché si lavasse la bocca. Si muoveva come uno zombie, ma
almeno non aveva ceduto del tutto.
La
portò al divano, e l'abbraccio, tenendola stretta a lui. «So che
forse non ti sarà d'aiuto, ma ricordati che i tuoi genitori ti hanno
amata moltissimo. Non saranno mai del tutto andati» e quello fu il
punto di rottura.
Il
corpo della ragazza iniziò a tremare violentemente, mentre si
appoggiava a Harry e piangeva disperata.
Lui
non disse più niente, si limitò ad accarezzarle i capelli e
lasciarla piangere.
Gli
ci vollero più di due ore per riuscire a farla calmare abbastanza da
respirare di nuovo normalmente.
Era
quasi l'alba ormai.
«Hermione»
sussurrò, la voce dolce e vellutata mentre la stringeva a se ancora
più forte. «Penso che dovremmo informare Silente di quello che
Malfoy ... ci ha rivelato».
Lei
annuì debolmente, anche se dalla sua espressione era chiaro che non
le andava per niente di allontanarsi da Harry.
«Verrò
con te» promise lui.
Lei
annuì ancora, e si alzò in piedi, gemendo alla sensazione di nausea
che sembrava non volerla abbandonare.
Il
suo intero mondo era caduto a pezzi nel giro di pochi minuti. Non
riusciva a immaginare di vivere in un mondo dove i suoi genitori non
esistevano più, non sapeva come farlo. Le avevano dato la vita.
L'avevano sostenuta in tutto. Le avevano dato l'amore per la sapienza
e per i libri. Tutto quello che lei era, lo doveva a loro.
Ma
loro non c'erano più. L'idea era così assurda che non ci avrebbe
mai creduto se non avesse visto con i suoi occhi lo sguardo intenso
di Draco mentre glielo diceva.
Harry
ed Hermione camminavano silenziosamente verso l'ufficio del Preside.
La ragazza non stava più piangendo, ma non stava meglio. Harry
supponeva che le ci sarebbe voluto del tempo, per tornare quella di
prima, se mai fosse successo.
Era
quella la differenza tra loro. Almeno i suoi genitori erano morti
quando era talmente piccolo da non poterseli ricordare, mentre
Hermione avrebbe ricordato i giorni passati con loro per il resto
della sua vita.
Al
solo pensiero rabbrividì, e intensificò la stretta sulla sua mano.
«Pallini
Acidi» Harry pronunciò la parola d'ordine. Sapeva che era presto,
ma Silente era sempre disponibile in caso di bisogno.
Quando
il preside apparve in cima alle scale, nonostante gli abiti da notte,
era perfettamente sveglio e preoccupato. Fece loro segno di entrare.
«Harry,
che sorpresa» disse, osservando attentamente i due Grifondoro. «Il
signor Malfoy... sta bene?» domandò poi, confuso.
«Signore»
gracchiò Hermione, allontanandosi da Harry. Quello era il suo
lavoro; non voleva essere un peso per nessuno, soprattutto per Harry
e Silente. «Draco è venuto da me questa sera. Hanno ucciso...
molte persone. Non mi ha dato un numero esatto, ma sono stati tanti.
Fortunatamente lui non è stato forzato a fare niente». La ragazza
deglutì con forza, cercando di trattenere le lacrime. Harry le
strinse la mano, per incoraggiarla a dire tutto a Silente, ma era
estremamente difficile pronunciare ad alta voce quelle dannate
parole.
«Loro...I...Io"
non riusciva a far uscire le parole. Non le sembrava vero. Guardò
Harry negli occhi, implorante. Sapeva che il preside doveva essere
molto confuso, ma non riusciva a dirlo.
«Professore,
anche i genitori di Hermione sono stati uccisi questa notte» parlò
Harry, mentre stringeva nuovamente la ragazza in un caldo abbraccio.
«Oh
cara» sospirò lui, sedendosi sulla sua poltrona dietro la
scrivania «Sedetevi»
I
due presero posto. «Signorina Granger, la capirei se volesse
essere sciolta dall'incarico, date le circostanze..."
Silente
venne subito interrotto da Hermione, che sembrava aver ritrovato la
voce «NO» gridò. «Posso ancora occuparmene io. Posso ancora
aiutare Malfoy con la missione, e sconfiggere quel bastardo!» gli
occhi di Hermione erano così intensi e profondi da sorprendere
Silente e Harry.
«Avevo
solo supposto, signorina Granger, che dopo i tristi fatti di questa
notte lei non volesse più continuare la missione» si spiegò
subito il Preside con cautela.
«No
signore» assicurò lei, la sua voce ormai tornata a un tono e
volume normali.
Lo
guardò negli occhi con aria di sfida prima di parlare ancora «Date
le circostanze ora sono solo più coinvolta e sicuramente molto più
determinata»
Silente
annuì silenziosamente «Molto bene, Signorina Granger. Ma credo di
doverla avvertire che questa missione deve diventare il suo obiettivo
primario. La sete di vendetta può farci andare avanti, ma non
dobbiamo permetterle di accecarci. Capisce cosa sto cercando di
dirle?»
Fu
la volta di Hermione di annuire silenziosamente. Il preside aveva
completamente ragione.
Nonostante
il desiderio di vendicare i suoi genitori, doveva mantenere la mente
lucida e obiettiva se voleva essere di qualche aiuto Draco e portare
a termine la loro missione.
«Ora
potrei ritornare nella mia camera, per favore?» chiese lei dopo un
momento di silenzio.
«Ma
certo» rispose Silente, dopo un breve scambio di sguardi con
Harry, che annuì in direzione del suo mentore. Avvolse Hermione con
il braccio ed entrambi si diressero alla Torre Grifondoro.
...
Draco
era devastato. Non importa cosa facesse, dove andasse o a cosa
cercasse di pensare. L'unica cosa che vedeva nella sua testa era lo
sguardo scioccato e distrutto di Hermione quando le aveva dato la
notizia della morte dei suoi genitori. Si chiedeva se confessarle il
suo ultimo intento di alleggerire loro la morte l'avrebbe fatta stare
meglio o peggio.
Lasciò
un sospiro e si rigirò nel letto per quella che poteva essere la
centesima volta quella notte. Dormire era stato un modo di eludere.
Lo era stato tutta la settimana.
Il
giorno seguente sarebbe rientrato a Hogwarts, e non sapeva cosa
avrebbe trovato lì al suo ritorno.
Lo
avrebbe mai perdonato?
Sarebbe
mai stata in grado di guardarlo ancora negli occhi senza pensare alla
morte dei suoi genitori?
Non
teneva molto ai suoi, ma non sapeva cosa avrebbe fatto se un giorno
si fosse svegliato orfano.
Ma
nonostante la nuvola di ansietà e auto-commiserazione non riusciva a
non pensare anche alle sue morbide curve a contatto con il suo corpo
e alle sue sue dolci labbra sulle sue.
Gemette
dalla disperazione. Non bastava il non poter dormire, ora doveva
vedersela anche con un'incredibile erezione. La colpa che provava
purtroppo non poteva niente contro l'attrazione che sentiva per quella
ragazza.
Sapeva
che qualcosa era cambiato il giorno della Vigilia. Quella che
all'inizio credeva essere solo attrazione si era dimostrata essere
molto di più quando era stato invaso da una grande angoscia nel
dover dire alla Grifondoro che i suoi genitori erano stati uccisi.
Il
suo cuore si era fermato quando li aveva visti torturare e il viso di
Hermione gli era apparso nella mente, livido dal pianto e scosso da
violenti singhiozzi.
Quella
notte era stato costretto ad ammettere quello che aveva cercato di
negare per settimane: provava qualcosa di davvero profondo per
Hermione Granger.
Sfortunatamente
però per loro due non c'era speranza.
Era
stato complice nell'omicidio dei suoi genitori! Non era meno
colpevole della dannata strega che aveva sparso il loro sangue e
aveva scagliato l'anatema che uccide.
Sentiva
già il famigliare sapore metallico della bile nella gola, e
inghiottì forte.
Forse,
forse se era davvero fortunato, Hermione non l'avrebbe del tutto
escluso dalla sua vita.
...
Hermione
fece quasi un salto quando sentì il Galeone infuocarsi al contatto
con la sua pelle. Nel prenderlo il suo sguardo fu catturato dal
braccialetto regalatole da sua madre, che per cinque anni non aveva
mai abbandonato il suo polso, e mentre il ricordo della donna la
investiva con la violenza di un tornado, gli occhi si riempivano di
lacrime per la milionesima volta quella settimana.
Scosse
la testa con forza, ricomponendosi. I suoi genitori erano lealmente
devoti al bene e le avevano insegnato a essere coraggiosa, forte e
indipendente. Avrebbe onorato la loro memoria nel miglior modo che
conosceva e poteva.
Non
voleva dire che facesse meno male, solo che avrebbe fatto di tutto
per rialzarsi.
Conquistata
quella nuova determinazione si affrettò a leggere il messaggio.
Sono
tornato. SdN?
Puntò
la bacchetta verso la moneta d'oro e informò Draco che si sarebbero
visti lì in dieci minuti. Cercò invano di domare i suoi capelli
ribelli, ma con un sospiro ci rinunciò.
Nell'ultima
settimana aveva a malapena lasciato la Torre Grifondoro, o meglio la
sua camera. Harry però era spesso rimasto con lei, e Silente le
faceva mandare il cibo in direttamente in camera.
La
McGranitt era arrivata, il giorno dopo che i due avevano dato la
notizia a Silente, a porgerle le sue più sincere condoglianze e una
spalla su cui piangere se mai ne avesse bisogno. Ma Harry aveva
ricoperto quel posto molto bene, anche se Hermione aveva già deciso
di non piangere più.
Sicuramente
loro avrebbero voluto che lei andasse avanti, non che
piangesse la loro scomparsa e non li avrebbe delusi.
«Sto
andando a incontrare Malfoy» disse a Harry, mentre gli passava
accanto nella Sala Comune.
«Vuoi
che venga con te?» domandò lui, preoccupato. L'aveva vista
trattenersi tutta la settimana, e sapeva quanto poco salutare fosse
non sfogarsi.
«No»
rispose, sorridendo debolmente «Va bene così. Non dovrei metterci
molto»
«Ok»
assentì lui «Ma in caso di bisogno, sono a un Patronus di
distanza».
La
ragazza annuì e uscì spedita dalla Sala verso il settimo piano.
Passata tre volte davanti al famigliare muro, entrò velocemente
nella stanza che lei e Draco avevano diviso per più di un mese e
chiuse la porta dietro di se.
Malfoy
era lì, la postura rigida e il viso teso.
«Cosa
è successo ora?» gli domandò, anche se non voleva saperlo. Il
suo stato emozionale era così precario che non era sicura di
riuscire a sopportare altre brutte notizie quella settimana... o quel
mese per quello che importava.
«Niente»
si sbrigò lui a rispondere «Io volevo solo... cioè... Come
stai?» chiese, la voce sempre più tesa.
«Sto
bene» rispose lei instanteneamente, e lui rimase ferito dal tono
freddo con cui la Grifona aveva parlato. Si sentì sprofondare.
«Hermione»
sussurrò «Mi dispiace così tanto»
«Per
cosa?» sbottò lei, avvicinandosi a lui, per poterlo guardare
negli occhi. «Non sei stato tu a farlo, Malfoy. E non lascerò che
quel lurido bastardo si prenda la vita dei miei genitori e farti
sentire colpevole! Quindi non osare scusarti!» urlò.
Draco
annuì all'istante.
In
quel momento provava pietà per il Signore Oscuro La Granger era
davvero spaventosa quando accecata dalla rabbia e dalla vendetta. Le
sue parole e il fatto che non lo stesse incolpavano gli riscaldarono
il cuore.
«Volevo
dirti qualcosa... a proposito di quella notte» iniziò lui. Aveva
considerato di non dirglielo, ma una parte di lui voleva offrirle
almeno un pizzico di conforto, o almeno sperava che lei avrebbe visto
i fatto in quel modo.
«Loro
non... voglio dire, mi sono assicurato che non sentissero niente di
quello che gli stava succedendo» confessò.
Hermione
alzò lo sguardo, fin quando non incontrò di nuovo le sue iridi
chiare «C...Come?» gli chiese.
«Incantesimi
non verbali» spiegò lui «Ho fatto loro pensare di essere in un
altro posto, felice. Mia madre me l'aveva insegnato quando ero
piccolo» finì, senza ulteriori spiegazioni.
Perché?
Voleva chiedergli. Se l'avessero coperto l'avrebbero ucciso
all'istante. Perché rischiare ogni cosa solo per evitare ai suoi
genitori il dolore e la paura della morte?
E
non appena la realizzazione di ciò che lui aveva fatto la colpì,
qualcosa dentro di lei si ruppe. Nell'ultima settimana aveva provato
così duramente a reprimere ogni emozione, ma in quel momento non ci
riusciva più.
Si
era lasciata sfuggire un gemito ed era quasi collassata a terra per
dolore che sentiva. Quasi perché le forti braccia di Draco l'avevano
catturata, e lui l'aveva stretta forte a se.
Lei
si era stretta a lui ed era rimasta così, immobile, sollievo e
agonia che alloggiavano nella sua anima. I suoi genitori se ne erano
andati, ma il sapere che non erano morti tra dolore e paura aiutava.
Erano
solo scivolati nell'altro mondo, e ciò le rendeva le cose molto più
facili.
Draco
non era abituato a stringere ad abbracciare nessuno, figurarsi
consolare una ragazza. Tuttavia in quel momento gli sembrava la cosa
più naturale del mondo.
Intensificò
la stretta. «Shh, Hermione, andrà tutto bene» le sussurrava
dolcemente all'orecchio.
Trasportò
la ragazza fino al divano, dove l'adagiò e si sedette accanto a lei,
continuando a tenerla stretta tra le sue braccia continuando a
parlarle con tono soave, finché la ragazza non alzò la sua testa
cespugliosa e non lo guardò «Scusami, non è stato per niente
professionale da parte mia» disse, facendo sparire le lacrime che
le scivolavano sulle guance con un gesto secco della mano.
Draco
sospirò «Si, sei il mio capo, ma mi piace pensare che siamo anche
amici» confessò imbarazzato «Non devi essere sempre
professionale con me». La sua voce era stata supplichevole, più
di quanto avesse voluto.
Lei
annuì semplicemente «Ma dobbiamo mantenere la nostra
concentrazione» rispose lei, allontanandosi leggermente da lui «Se
vogliamo sconfiggere il Signore Oscuro non possiamo permetterci di
lasciarci accecare dalla vendetta»
Anche
Draco annuì «Hai ragione. Quindi domani torniamo a lavorare
insieme?» domandò. Dovevano ancora mettere a punto un piano per
cercare di uccidere Silente, senza ucciderlo veramente.
«Si»
assentì lei «A proposito, come sta andando con L'Occlumanzia?»
chiese interessata. Era l'abilità che più doveva imparare a
padroneggiava se volevano avere qualche speranza.
«Bene»
l'assicurò lui «Piton e io ci lavoreremo ogni giorno fino alla
fine delle vacanze. Silente ha qualche richiesta per me?» disse
ancora dopo qualche momento.
«Non
ancora» rispose lei, mordendosi il labbro inferiore «Penso che
stia aspettando che tu riesca a padroneggiare bene l'Occlumanzia
prima». Lui annuì e si alzò in piedi, pronto ad andare. Odiava
l'idea di tornare alla sua stanza vuota nei Sotterranei, ma sapeva
che per quel giorno avevano finito.
Hermione
lo seguì subito dopo. Continuava a mordicchiarsi il labbro mentre
pensava alle giuste parole da dire mentre si separavano. C'era così
tanto che voleva dirgli n merito a tutto quello che aveva fatto per i
suoi genitori. Prima di tutto voleva sapere il perché l'aveva fatto.
Voleva buttargli le braccia al collo e abbracciarlo forte, per mai
lasciarlo andare via. Qualsiasi uomo che avesse rischiato così
tanto per lei si meritava non solo il suo rispetto, ma si meritava di
sapere che individuo speciale fosse.
Voleva
entrare nella sua testa per sentire cosa stesse pensando. Voleva
sapere perché l'aveva consolata prima, perché l'aveva abbracciata.
Lui
era Draco Malfoy! Nemmeno un mese prima la odiava.
Lo
fermò prima che afferrasse la maniglia, posandogli una mano sulla
spalla. Lui si girò per guardarla, apprensivo.
«Ti
ringrazio, Draco» disse lei finalmente, curvando le morbide labbra
in un caldo sorriso. «Significa molto per me che i loro ultimi
istanti siano stati felici».
Il
ragazzo nonostante lo shock riuscì a restituirle il sorriso,
annuendo leggermente. Era contendo che lei avesse apprezzato quello
che lui aveva fatto.
«Non
preoccuparti» le rispose e prima che uscisse Hermione gli poggiò
le labbra sulla guancia delicatamente e lo abbracciò con vigore per
un breve momento, per poi scivolare tra le sue braccia e uscire dalla
Stanza delle Necessità.
Il
ragazzo restò lì a toccarsi la guancia dove prima le sue labbra
erano state, incapace di muoversi.
Hermione
Granger era un enigma, e lui si ripromise di conoscerla meglio,
perché donne come lei non erano facili da trovare.
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Capitolo 8 *** Ammissioni ***
Capitolo III
La
Spia
Ammissioni
Nelle
settimane seguenti Hermione di buttò a capofitto nelle preparazioni
per la missione di Draco. Sapeva di dover ancora affrontare il
discorso dell'imminente morte di Silente con lui, ma era una cosa che
non voleva davvero fare. L'anziano preside era la persona della quale
Draco sapeva di potersi fidare, la sola alla quale rivolgersi se
tutto il mondo gli avesse voltato le spalle. La ragazza lo sapeva
bene, e ciò non rendeva assolutamente più facile il suo compito.
Anche
lei aveva provato quei sentimenti nei confronti dei suoi genitori, e
a pochi giorni dalla loro morte non se la sentiva di infliggere quel
dolore anche al suo compagno.
Draco,
il mio compagno...Quando aveva cominciato a riferirsi al vecchio
nemico in quel modo invece di Malfoy?
Hermione
scosse la testa in segno di frustrazione. Nonostante i suoi buoni
proposi non poteva rimandare ancora per molto. Silente lo aveva già
detto a Harry, che era uscito dal colloquio con il vecchio mentore
più che devastato. Tuttavia, da bravo amico, Harry aveva tenuto i
propri sentimenti per se, rispettoso della recente perdita della
ragazza.
Un
altro sospiro, questa volta di determinazione. Doveva dirglielo, non
poteva più aspettare. Aveva già messo a punto un piano per
attentare alla vita del preside che andava messo in atto in due
giorni, e doveva spiegare al biondo perché dovevano farlo.
«Harry,
sto andando da Draco per dargli la cattiva notizia» annunciò,
mentre con la bacchetta dava un colpetto al Galeone, per mandare il
messaggio al Serpeverde.
La
faccia di Harry si deformò in una smorfia di dolore, e lei si dette
subito della stupida per essere stata così insensibile nei suoi
confronti.
«Okay»
riuscì a dire lui.
Hermione
si avvicinò un altro po' all'amico, posandogli una mano sulla
spalla «Harry, so che non significa niente ora, ma vedrai che
alla fine
ogni cosa si sistemerà»
«Come
puoi essere così ottimista?» domandò lui, alzando la voce. Per
qualcuno che aveva appena provato sulla propria pelle la peggiore
delle tragedie, Hermione sembrava essersi ripresa molto in fretta.
«Devo
esserlo Harry» parlò lei, seria «L'unica cosa che mi permette
di andare avanti è sapere che ogni cosa si sistemerà, alla fine. E'
così che gestisco la morte dei miei genitori. E' così che gestisco
quello che succederà a Silente. Ed è così che manderò Draco ad
affrontare quel psicopatico quando arriverà il momento» rispose
lei, tesa, ma fiduciosa.
«Vorrei
avere anche io quel tipo di fede» disse Harry avvilito.
«Ti
aiuterò io» l'assicurò lei, dandogli un rassicurante bacio sulla
guancia «Ora devo andare, ma questa sera la passeremo insieme,
solo tu ed io. E poi è l'ultima sera prima che gli altri ritornino
dalle vacanze» promise, prima di uscire dalla Sala Comune.
Si
prese il suo tempo per arrivare alla Stanza delle Necessità. Proprio
lì aveva passato le ultime settimane a lavorare su questo o
quell'aspetto della Magia Difensiva. Nonostante la certezza che Draco
fosse ormai pronto su quel piano, non riusciva a mettere fine alle
loro lezioni.
Dall'altro
lato, stare intorno a lui causava in lei una strana bipolarità. Una
parte di lei gli era così grata per quello che aveva fatto per i
suoi genitori, quella stessa parte che non riusciva a smettere di
pensare al bacio che avevano condiviso, e al modo gentile con il
quale la trattava ultimamente. L'altra parte di lei però era
terribilmente sospettosa dei motivi che lo avevano spinto ad aiutare
i suoi genitori.
Inoltre
non voleva che quella bizzarra cotta sfuggisse al suo controllo. Non
poteva fare a meno di domandarsi se lui ci tenesse davvero, o se
fosse solo la sua immaginazione.
Impossibile
dirlo. Magari la morte dei suoi genitori l'aveva trasformata in una
nuova, sentimentale, debole e confusa Hermione, che mal-interpretava
i segnali e provava emozioni del tutto folli.
Sovrappensiero
compì il rituale davanti al muro del quinto piano, e entrò nella
Stanza, appena la porta fu comparsa. Ovviamente, Draco era già là.
«Cosa
mi fai fare oggi?» domandò lui, lo sguardo intenso. Aveva
cominciato a impegnarsi davvero durante i loro allenamenti, una volta
che il suo orgoglio aveva accettato che fosse non solo una ragazza,
ma una ragazza Grifondoro a insegnargli.
«Veramente,
per oggi vorrei solo parlarti» rispose lei, invitandolo a prendere
posto sul divano. Decise di sedersi accanto a lui.
«Quello
che farò sarà dirti quello che ho da dire, direttamente e senza
giri di parole, perché è quello che vorrei se fossi nella tua
posizione» disse lei, dopo aver preso un bel respiro.
«Granger,
così mi spaventi» ridacchiò la Serpe.
Il
ragazzo aveva fatto del suo meglio per tornare ad avere un rapporto
normale con Hermione, da quando era rientrato a Hogwarts. Era sicuro
che trattarla come se fosse fatta di fragile vetro non avrebbe dato
altri risultati che la sua rabbia e inimicizia.
Le
aveva detto chiaramente che se mai avesse avuto voglia di parlare,
lui ci sarebbe stato. Se no, lui non avrebbe peggiorato le cose,
trattandola diversamente. Il suo comportamento a molti sarebbe potuto
sembrare insensibile, ma Hermione apprezzava infinitamente la normalità
che lui le concedeva.
Lei
sorrise leggermente, cercando di trovare le parole giuste «Si
tratta della missione per il Signore Oscuro» Sentì subito Draco
irrigidirsi accanto a lei, tuttavia non disse niente, perciò lei
continuò «C'è così tanto di cui non posso parlarti, per il
semplice motivo che se lui penetrasse le tue barriere mentali, saremmo
tutti in guai seri»
Draco
annuì. Un mese prima quell'affermazione l'avrebbe fatto
imbestialire, ma ora capiva l'importanza di un segreto. C'erano cose
che non venivano detto nemmeno a Piton, per la stessa ragione. Se la
cosa non dava problemi al padrino, una spia da vent'anni, di certo
non li avrebbe dati a lui.
«Continua»
la incalzò.
«Quest'estate,
Silente, durante un'importante missione per l'Ordine, è stato
avvelenato» negli occhi di lui si poteva vedere lo shock, ma la
lasciò finire «Ciò è successo non molto prima che tua madre
contattasse Piton per proporgli il Voto Infrangibile» Hermione
alzò lo sguardo, per guardare Draco negli occhi.
«Non
sapevo che fosse Infrangibile» sussurrò lui, a corto d'aria. Si,
Severus e Silente gli avevano detto che sua madre aveva chiesto al
padrino di proteggerlo, ma non aveva mai saputo i dettagli
dell'accordo. Provò un improvviso calore verso la madre, prima di
ricordarsi che se la madre fosse mai venuta a conoscenza dei suoi
sentimenti per la Granger, avrebbe avuto di sicuro un infarto. Anche
se amava il figlio, Narcissa restava un bigotta, senza via di
guarigione.
Hermione
annuì, per niente sorpresa.
«Piton
si aspettava la richiesta d'aiuto da parte di tua madre, perciò
-d'accordo con Silente- accettò il Voto, che lo costringeva a
eseguire l'ordine di Voldemort, se tu non ne fossi stato in grado. Le
ragioni erano due. In primis, ti avrebbe tenuto lontano dalla linea
di fuoco, casomai ti fossi tirato indietro -cosa che Silente aveva
sempre sperato. E poi avrebbe fatto si che la lealtà di Piton verso
Voldemort non fosse più messa in discussione»
«Ma
questo vuol dire che...» Draco restò senza fiato, capendo dove
Hermione voleva arrivare.
«Si.
La missione va completata. Silente sta morendo, e ha chiesto a
Silente di essere lui a farlo. Quando tu farai entrare i Mangiamorte
nel castello, Piton ucciderà Silente, e allora voi due sarete in
fuga» spiegò lei.
«M...Ma...»
balbettò il ragazzo «Se scappo con lui, come farò a restare in
contatto con te?»
Hermione
abbassò lo sguardo «Non sono sicura. Silente non me l'ha ancora
spiegato bene, ma penso che voglia dire che, almeno per l'ultima
parte di questa missione, sarai per conto tuo. Piton sarà il tuo
unico confidente».
Draco
sbiancò. Non sapeva nemmeno perché l'idea di non avere più
Hermione al suo fianco lo affliggesse così tanto. Scosse forte la
testa per evitare di pensarci. Mancavano ancora mesi a quel momento.
«Ma
tutti crederanno che Severus l'ha ucciso a sangue freddo!» esclamò
tristemente lui.
«Si»
disse lei, annuendo «E nessuno saprà la verità eccetto te, me,
Harry, Silente e Piton. Solo noi cinque, nessun'altro finché questa
dannata guerra non finirà. Non possiamo dirlo nemmeno a Ron»
«Non
che avessi qualcuno a cui dirlo» scherzò lui, cercando di sfumare
la tensione.
«Vero.
Ma le persone ti odieranno. Tu dovrai essere in grado di accettare
quell'odio, e fartelo scivolare addosso»
Draco
la guardò con attenzione. Lei lo stava osservando con la stessa
intensità, gli occhi caldi e preoccupati. Si ritrovò a domandarsi
perché ci tenesse così tanto. Se si fosse trovato nella sua
posizione si sarebbe buttato a capofitto in una bottiglia di buon
firewisky, o si sarebbe lasciato prendere dall'autocommiserazione. Ma
lei non faceva niente di tutto ciò. Lavorava duramente, invece,
aiutandolo e confortandolo, mettendo da parte il loro passato.
«Ci
sono già passato Granger» con un pensante sospiro. Abbassò la
testa, non potendo più sostenere lo sguardo di lei.
Si,
era già stato odiato. Era stato odiato da lei, nemmeno due mesi
prima. Sapeva come ci si sentiva, ormai ci era abituato, se doveva
essere sincero.
«Posso
chiederti una cosa?» la voce di Hermione lo distolse dai suoi
pensieri.
La
Grifona si stava mordendo il labbro nervosamente. Non era riuscita a
trattenere la domanda. Erano settimane che la perseguitava, e doveva
saper. Visto che Draco sembrava aver preso abbastanza bene la notizia
dell'imminente morte di Silente, decise di tentare la fortuna.
«Puoi
chiedere tutto quello che vuoi, ciò non vuol dire che ti risponderò»
rispose lui, con un ghigno sulle labbra.
Hermione
lasciò un sospiro di frustrazione «Sono seria» borbottò.
L'espressione
di Draco si addolcì, e lei annuì «Certo, chiedi pure»
«Devo
solo sapere» cominciò, torturando il bordo della sua
maglietta «perché hai aiutato i miei genitori?»
domandò, guardandolo
negli occhi mentre pronunciava l'ultima parola. Aveva gli occhi
lucidi, di lacrime represse.
Draco
voleva distogliere lo sguardo. Il suo viso era bello in maniera
devastante. I suoi occhi erano una tortura, così profondi e pieni
d'emozione.
Si
stava ancora mordicchiando il labbro, in attesa di una sua risposta,
e lui non potè fare a meno di sentirsi parte di lei, metaforicamente
parlando.
«Pensavo
fosse abbastanza ovvio» parlò lui, fissando lo sguardo sul camino
scoppiettante.
«Per
me non lo è» ribatté lei «Hai rischiato la vita per dar loro
un momento di felicità prima che fossero uccisi. E' qualcosa che non
dimenticherò mai» disse, posando delicatamente una mano su
quella di Draco «Ma non capisco perché».
Draco
non sapeva come dirglielo. Lo aveva fatto perché quando li aveva
visti, l'unica cosa a cui aveva pensato era che avrebbe dovuto dire
alla ragazza di cui si stava innamorando che i suoi genitori erano
morti. L'aveva fatto perché quando le avrebbe dato la notizia,
voleva poterle dire qualcosa che l'avrebbe fatta stare meglio, anche
se di poco.
Ma
a lei queste cose non le poteva dire. Sembravano le battute di qualche
stupido romanzo rosa, e lo facevano sentire fin troppo vulnerabile.
Optò perciò, per una versione meno completa della verità.
«Hermione»
disse, testando il suono del suo nome sulla lingua. Gli piaceva la
sensazione «Quando ti ho baciata prima di Natale, non è stato un
impulso. Volevo farlo»
«Questo
cosa c'entra con i miei genitori?» chiese lei, ritraendo la mano
da contatto con quella di lui. Era la cosa più saggia da fare.
Sapeva già che il discorso che incombeva le avrebbe causato molte
notti insonni, e non aveva bisogno di ulteriori complicazioni.
«Tu
mi piaci, va bene?» confessò lui «Mi piaci, e non so se sia
colpa di un aneurisma, o del fatto che sono demente, o magari è solo
la naturale progressione del nostro rapporto di nemici costretti a
lavorare insieme. Non lo so davvero, ma mi piaci davvero, e non potevo
stare lì e guardare mentre quegli animali uccid...» la voce gli
si ruppe, prima che potesse finire la frase. Aveva promesso di non
parlarle mai più di quella notte.
Dire
che Hermione fosse sotto shock era decisamente riduttivo. Non solo
lei piaceva a Draco, ma lui l'aveva anche ammesso ad alta voce! Era
qualcosa di strabiliante «Draco...»
«Senti,
non devi dire niente. Non mi aspetto nessuna dichiarazione d'amore da
parte tua» l'anticipò lui. Inutile dire però che ci sperava con
tutto il cuore.
«Bhe...»
cominciò lei, sforzandosi non poco. La sua bocca sembrava non saper
più pronunciare suoni sensati «Draco io... io... anche io provo
qualcosa nei tuoi confronti» ammise. Se lui era stato così
coraggioso da confessare, lei non sarebbe stata da meno «Ma lo sai
che ... non può succedere niente tra noi» disse, alzandosi dal
divano «Dobbiamo mantenere le cose sul piano professionale, e
io... io davvero non posso» continuò, ormai del tutto arrossita,
mentre si faceva strada verso la porta.
Draco
non tardò ad alzarsi anche lui per fermarla, prima che scappasse da
lui.
«Hermione
aspetta» disse, ammorbidendo la stretta sul suo braccio «Se non
sei ancora pronta a parlarne per via dei tuoi genitori, lo posso
capire. Ma se è a causa della missione, bhe, ti sbagli»
«Devo
andare» parlò, senza distogliere lo sguardo dal pavimento «Ci
vediamo questa sera nell'ufficio di Piton, per le tue lezioni» e
detto ciò si sbrigò a lasciare la stanza.
«E'
stata una mossa fottutamente stupida» si rimproverò da solo,
balbettando. Ma come poteva rispondere alla sua domanda senza
mentire? Lei aveva chiesto, e lui le aveva dato la verità. Bhe,
nemmeno tutta la verità, ed era comunque riuscito a farla fuggire.
Tuttavia
lei aveva ammesso che i suoi sentimenti erano corrisposti. Era forse
una benedizione o una maledizione? Sapere che lei si sentiva allo
stesso modo la rendeva ancora più desiderabile ai suoi occhi, se
possibile. La voleva sempre di più.
Draco
sospirò stancamente mentre usciva dalla Stanza. Che razza di spia
non riusciva nemmeno a tenere l'infatuazione per una ragazza un
segreto? Chiaramente lei avrebbe preferito non saperlo. D'altra parte
però lui si sentiva decisamente meglio, ora che nona aveva quel peso
sul cuore. Almeno non avrebbe più dovuto fingere. Ciò che aveva
ammesso con se stesso settimane prima, ora l'aveva ammesso anche di
fronte a lei. Era meglio così.
...
Draco
quella sera arrivò con un po' di anticipo per la lezione con Piton.
Stava diventando davvero irrequieto nella Sala Comune, e non vedeva
addirittura l'ora che i suoi compagni tornassero. Persino le
scoccianti domande di Theo sarebbero state ben accette, se comparate
al silenzio di tomba che lo circondava ogni volta che Hermione non
era con lui.
Hermione,
ora era ufficialmente Hermione nella sua testa, indipendentemente da
come la chiamava nella realtà. Come avevano fatto le cose diventare
così confuse e aggrovigliate?
Nemmeno
un mese prima si saltavano alla gola, e ora si desideravano ma non
potevano aversi.
A
quei tempi non la considerava più di tanto, esclusi i momenti in cui
la guardava dall'alto verso il basso, come se fosse un essere indegno
di lui e del suo mondo magico.
Oh,
quanto si era sbagliato. Lei non era inferiore, ne a lui, ne a
nessuno. In realtà lei gli era superiore, in ogni modo possibile.
Faceva
sempre ciò che doveva fare, non importa il prezzo che le toccava
pagare. Lottava per quello in cui credeva, e amava i suoi amici con
tutta se stessa. Corromperla era una missione impossibile. Era
incredibilmente gentile, anche con quelli che non lo meritavano.
Sapeva perdonare, e dare una seconda possibilità, quando meritata.
Lei era semplicemente...meravigliosa.
Il
suo essere un'acida secchiona era solo una facciata. Certo era
un'insopportabile so tutto io il novanta per cento del tempo, ma
ultimamente era riuscito a guardarle dentro. Ora sapeva che si
comportava così per via della sue insicurezze sull'essere una nata
babbana. Sapeva anche che era stato proprio lui a cementare
quell'insicurezza, mattone dopo mattone. Lei era anche così attenta
e organizzata. Tutti tratti che prima detestava, e che ora invece lo
intrigavano come mai.
Entrò
nell'ufficio di Severus, deciso a liberarsi di quei pensieri
disturbanti, casomai il suo padrino decidesse di farsi un giro nella
sua mente.
«Professore»
salutò, prendendo posto sulla solita sedia.
«Malfoy»
rispose annoiato quello «Sei in anticipo»
«Mi
annoiavo» commentò Draco, con un'alzata di spalle.
«Deduco
che la signorina Granger ha finalmente discusso i dettagli del
...piano con te» buttò lì Piton, interrompendo il contatto
visivo.
Draco
non poteva non notare quanto a disagio fosse, e si sentì subito in
colpa. Non si era mai concesso un minuto per vedere le cose dalla
prospettiva di Severus. Per proteggere lui, l'uomo era costretto a
uccidere il suo mentore, l'unica persona di cui si fosse mai fidato.
Draco non era certo di meritare così tanto, anzi si chiedeva come
poteva Piton non odiarlo?
«Si
signore» rispose piano «Appena ri-inizieranno le lezioni
metteremo in atto il piano per attentare alla sua vita» lo
informò, e quello annuì impercettibilmente.
«Stavo
pensando di diminuire il numero delle tue lezioni di Occlumanzia»
disse Piton, osservando attentamente il ragazzo.
«Davvero?
Perché?» chiese Draco. Si era abituato a quelle lezioni, anche se
doveva ammettere che un po' più di tempo per se stesso non guastava.
«Sei
riuscito a padronarlo molto bene. Ormai è solo questione di
esercitarsi e di rafforzare le barriere. Penso anche che dopo stasera
potremmo anche fare a meno della Signorina Granger»
Draco
cercò di rimanere impassibile. Possibile che Severus sapesse
qualcosa? Stava forse per dirgli che non avrebbe più lavorato con
lei a causa di un solo bacio? Era davvero così importante? «Perché?»
chiese infatti, preoccupato per la risposta.
«La
signorina Granger non ha nessuna abilità nel campo dell'occlumanzia.
Certo, ha letto dei libri» e qui Draco lo interruppe mentalmente.
Certo che l'ha fatto. Hermione legge libri su ogni cosa! «ma, tu
sai bene come me che l'Occlumanzia è un'arte che si impara con
l'esperienza. Per migliorare la tua maestria quindi dovrai allenarti
con qualcuno che la conosca»
«Chi?»
«Io»
Draco
era un po' scioccato. Il professor Piton faceva parte della sua vita
da quando era nato, ma era ovviamente un uomo molto geloso dei suoi
segreti, e l'idea di vagare liberamente per la sua mente era davvero
strana. Liberamente non tanto, visto che era sicuro che Piton avrebbe
controllato ogni sua mossa, pronto a rimettere le barriere in ogni
momento.
Mentre
Draco annuiva, in segno d'assenso, la porta si aprì per far entrare
Hermione, che prese subito posto accanto a lui. Cercò di
sorridergli, ma il risultato fu un po' strano e forzato. Ancora non
riusciva a credere a quello che era successo quel pomeriggio. Stava
rivedendo la scena nella sua mente per la milionesima volta. Draco le
piaceva, e lui ricambiava. Tuttavia la tempistica non poteva essere
peggiore.
«Signorina
Granger. Stavo giusto discutendo il futuro di queste lezioni con
Draco» disse Piton. La sua voce non era gentile, ma nemmeno
ostile. Hermione si domandò se sarebbe mai stato in grado di
rivolgersele in un modo più caldo. Ma forse essere una spia per
vent'anni rendeva così. Il solo pensiero la rattristò.
«Ho
deciso che dopo staserà non avremmo più bisogno che lei partecipi a
queste lezioni» Hermione annuì immediatamente. Era veramente un
sollievo. Avere qualcuno a spasso per la propria mente, in cerca di
ricordi ed emozioni non era esattamente la sua idea di divertimento.
Se quella persona poi era Draco, vista la tensione sessuale che era
sempre più tangibile tra loro... Aggiungeteci il lutto per i suoi
genitori e otterrete un vero e proprio incubo.
«Per
oggi, cercherò di fare in fretta. Tutto ciò che chiedo è che tu»
disse, girandosi verso Draco «scopra la memoria più bella dei
suoi genitori» continuò, senza degnare la ragazza della minima
considerazione.
Quella
sbianco. Piton doveva di sicuro sapere dei suoi genitori. Perché
farle questo? Era una persona così infelice da godere
dell'infelicità degli altri? Tuttavia non ebbe tempo di parlare,
perché Draco si alzò furioso dalla sedia, puntando un dito contro
Severus.
«A
che gioco stai giocando?» ringhiò «Che razza di persona
proporrebbe mai qualcosa di simile dopo che.... dopo » il ragazzo
non riuscì nemmeno a finire la frase, il fiato corto dalla rabbia.
Era livido, e cercava con tutte le sue forze di trattenersi dal
tirare un pugno in faccia al professore.
«Questa
non è una questione personale, signor Malfoy» controbatté Piton,
alzando un sopracciglio «Immagino che le emozioni della signorina
Granger riguardanti i suoi genitori siano molto vivide, perciò sarà
molto più difficile orientarsi nella sua mente. Sto semplicemente
creando una simulaz...»
Ma
Draco non lo lasciò finire «Stai usando il suo stato emozionale
per fare dei test?!» urlò, sbattendo i pugni sulla cattedra.
«Draco,
va tutto bene» intervenne infine Hermione, che sembrava aver
ritrovato la voce. Dopo tutto Piton aveva ragione, anche se aveva
sempre un modo rozzo di presentare le sue idee.
Con
una mano si asciugò gli occhi umidi, prima di raddrizzarsi sulla
sedia e guardare Draco, che nel frattempo si era girato a guardarla.
I suoi occhi erano pieni di preoccupazione, ma lei gli regalò un
sorriso rassicurante «Ha ragione. Dovresti farlo»
Draco
la fissò a lungo. Scrutava minuziosamente ogni tratto del suo viso,
in cerca del minimo segno di dubbio, ma lei si assicurò che non ci
fosse nulla da notare. Dopo tutto era l'ultima volta che avrebbero
dovuto farlo. Una volta finito poteva piangere tutte le lacrime che
aveva, ma per il momento avrebbe aiutato Draco come meglio poteva.
Draco
sospirò sconfitto, e mormorò un "Mi dispiace" in
direzione di Hermione che annuì comprensiva. Poi alzò la bacchetta
e pronunciò l'incantesimo.
Venne
subito risucchiato nella mente della ragazza. Dopo tutto il tempo
passato in quel posto, ormai si sentiva a suo agio circondato dai
ricordi e dalle emozioni di lei. Era in grado ormai di muovercisi con
relativa facilità. Quella sera però le sue emozioni era forti e
conflittuali.
La
più forte di tutte era un'angoscia straziante. Sapeva che Piton
aveva riaperto una ferita molto dolorosa, e avrebbe potuto ucciderlo
per quello.
Un
po' nascosto c'era anche un sentimento d'attrazione, e per quanto
Draco desiderasse saperne di più decise di non indagare, violando la
sua privacy. Lei aveva ammesso di provare qualcosa per lui, non
voleva insistere.
Avanzò
ancora, sul cammino dei ricordi, sperando di trovare presto quello
che cercava. Il dolore che la ragazza provava lo stava logorando.
Trovò
infine quella parte della sua psiche dove stavano i ricordi dei suoi
genitori, e non ne rimase deluso. Sembrava che tutti quanti fossero
buoni ricordi.
Rivide
Natali e compleanni, vacanze e molto altro. Non si fermò più di
tanto sulle immagini, ma si concentrò sulle emozioni più di tutto.
Finalmente
la sentì, pura felicità. Si fermò di colpo e si abbandono al
ricordo.
Una
Hermione in bikini stava sdraiata a bordo piscina, in quella che
sembrava essere la sua casa babbana. Draco dovette trattenersi dal
guardare il corpo quasi nudo della ragazza. Chi lo sapeva che dietro
la divisa nascondeva un fisico così? Ma non era il momento per
quello; doveva concentrarsi.
A
Hermione si unirono ben presto i genitori, e Draco li vide prima che
l'Hermione del passato lo facesse. Suo padre fece segno alla moglie
di fare silenzio, e i due si scambiarono un ghigno, prima di sbucare
dietro a Hermione, spaventandola e spingendola in piscina. Il suo
orlo acuto venne attutito appena entrò sott'acqua.
Draco
scoppio a ridere. Hermione uscì dall'acqua, con un giocoso sorriso
sulle labbra. Doveva ammetterlo, era adorabile. In più i suoi
genitori erano così alla mano. Perché lui non aveva mai avuto quel
tipo di rapporto con i suoi? Forse valeva la pena rinunciare alla
magia in cambio di genitori che potevano renderti così felice
semplicemente giocando con te in piscina.
Hermione
ben presto si vendicò, buttando entrambi i suoi genitori in
piscina, e tutti e tre si cimentarono in una guerra di schizzi. Uscì
dalla mente della Grifona, il suono cristallino delle sue risate per
sempre inciso nella sua memoria.
«Trovato»
disse lui, rivolgendosi a Piton. Stava mutamente implorando l'uomo di
non farglielo dire ad alta voce.
«Non
mi serve sapere cosa hai visto» rispose il professore «A questo
punto mi fido della famigliarità che ha con la mente della Signorina
Granger. Se dice che lo ha trovato, le credo. Abbiamo finito, potete
andare» continuò sbrigativo.
I
due ragazzi si guardarono stupiti prima di alzarsi e uscire
dall'ufficio. Cosa diavolo aveva causato quel cambio di comportamento
in Piton in nemmeno trenta minuti? Quella era stata la lezione più
corta che avessero mai avuto.
«Decisamente
strano» commentò Hermione.
«Già»
disse semplicemente lui, costringendo le mani in tasca, così da non
essere tentato a toccarla. Non sapeva come avrebbe fatto ad andare
avanti in quel modo per i cinque mesi seguenti. La tensione tra di
loro era insopportabile «Allora, cosa farai questa sera?»
domandò impacciato.
«Passerò
un po' di tempo con Harry» rispose, fermandosi a qualche passo
dalle scale, che avrebbero separato i loro cammini.
«Senti...»
«Io...»
Iniziarono
a parlare entrambi nello stesso instante.
«Prima
tu» offrì Draco, impaziente di sentire cosa avesse da dire.
«Volevo
solo dirti che mi dispiace di essere così incasinata» disse lei
con un sospiro «E' solo che è stato un anno pazzo, e io... non so
quello che provo, o perché lo provo. Per questo motivo, e per tutto
il resto, penso che dovremmo mantenere le cose sul piano
professionale» Prese un bel respiro e lo guardò «Ora, tu
invece cosa stavi per dire?»
«In
pratica tutto il contrario» ammise «Penso che proprio viste le
circostanze, e tutto quello che è successo quest'anno dovremmo
appoggiarci l'uno all'altra»
Hermione
sospirò ancora «E se fosse tutto qui? E se fosse solo la
disperazione ad avvicinarci?»
«Non
lo sapremo mai se non rischiamo» disse Draco. Non aveva mai avuto
un conversazione così sincera a proposito dei suoi sentimenti prima,
ma sapeva che con lei non c'erano altre possibilità.
«E'
solo che, non so se posso farlo» rispose lei, gli occhi brillanti
dall'emozione.
Draco
lo sapeva che anche lei lo voleva, ma che si stava trattenendo a
causa dell'insicurezza, della paura e dell'orgoglio, ma non voleva
insistere. Se mai avesse cambiato idea, doveva essere una sua
decisione.
«Va
bene» rispose lui, incapace di nascondere la delusione. Si girò
per andarsene, ma lei lo ferrò, afferrandolo per un braccio.
«Potresti
solo darmi un po' di tempo?» gli chiese, mordicchiandosi il labbro
«Abbiamo così tanto da fare e pianificare. E i miei
genitori sono
appena... non ci sono più, e ho bisogno di tempo per guardare le
cose con più prospettiva. Puoi aspettare?» Non sapeva
perché lo
stesse implorando, ma un parte di lei le diceva che se avesse
lasciato che Draco uscisse dalla sua vita l'avrebbe rimpianto per
sempre. Un altra parte di se però ancora non si capacitava del
fatto
che lui volesse davvero stare con lei.
E
le la volesse solo perché erano legati da un segreto? Quando quel
segreto non sarebbe più esistito, lui avrebbe ancora provato le
stesse cose?
L'espressione
di Draco si addolcì all'istante «Senti Hermione. Tu mi piaci, e
questa cosa non cambierà. Posso aspettare che tu ti conceda di
corrispondermi. Aspetterò» disse finalmente. Lei gli sorrise
leggermente e annuì prima di girarsi e camminare verso la torre
Grifondoro.
Una
cosa era sicura. Draco le stava dicendo la verità sui suoi
sentimenti, questo glielo doveva.
Magari
Harry avrebbe potuto aiutarla a vederci più chiaro, ma non quella
sera. Quella sera era tutta dedicata a lui.
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Capitolo 9 *** Minacce e Compromessi ***
Capitolo III
La
Spia
Minacce e compromessi
«Devo
assolutamente trovare un modo per liberarmi di lei» si lamentò
per l'ennesima volta Ron, qualche giorno più tardi. Sin da quando
era tornato dalle vacanze non aveva fatto altro. Ogni volta che
vedeva Harry o Hermione borbottava qualcosa sul dover lasciare
Lavanda.
«Credevo
ti piacesse» rispose Harry con un sospiro. Prima delle Vacanze
tutto quello di cui Ron parlava era Lavanda Brown, e di quanto
sapesse baciare bene. Ora invece l'unico aggettivo con cui si
riferiva alla ragazza era "pazza". Se solo Ron avesse dato
ascolto alle voci che giravano sulla bionda Grifondoro tempo prima,
tutto questo non sarebbe mai successo.
«E'
terribile!» mormorò lui in risposta «Ho le labbra secche e
screpolate per tutto quel baciare. Non mi ha lasciato solo per un
momento alla Tana. Persino Ginny la odiava alla fine della prima
settimana!» gridò.
Hermione
faceva del suo meglio per nascondere il ghigno soddisfatto di fronte
alle disavventure dell'amico. Ben gli stava. Era stato così
determinato a "sperimentare" con le ragazze che si era
buttato a capofitto sulla prima che aveva mostrato un pizzico di
interesse nei suoi confronti. Il fatto che la ragazza in questione
fosse una sciacquetta superficiale lo sapevano tutti, in realtà,
perciò Ron non aveva scuse.
Se
doveva essere onesta, quando Ron aveva cominciato a frequentare
Lavanda, lei ci era rimasta davvero male. Nonostante non volesse
ammetterlo a quei tempi aveva una cotta per lui, ma il rosso non
aveva mostrato per lei nessun interesse. Ora che lo guardava
lamentarsi e piangersi addosso come un bambino capriccioso non poteva
fare a meno di chiedersi cosa avesse visto in lui.
«Ron,
perché non le dici semplicemente che non vuoi stare più con lei?»
domandò dopo un po' Hermione cominciando a perdere la pazienza.
Aveva abbastanza cose per la testa senza doversi anche preoccupare
della vita amorosa di Ronald Weasley. I suoi genitori erano morti da
nemmeno due settimane, e lui si comportava come se non gli
importasse. Certo, quando gli aveva dato la notizia era stato di
grande supporto, ma neanche un giorno dopo era tornato a lamentarsi
della sua relazione, come se i suoi stupidi problemi con Lavanda
fossero la cosa più importante del momento.
«Tu
non capisci Hermione» disse Ron «Non sei mai stata in una
relazione seria. E' complicato» continuò, in tono
accondiscendente. Harry era sul punto di scattare e urlargli contro,
ma Hermione lo fermò con un gesto della mano
«No»
disse lei, prendendo un respiro «Sto bene» mentì, alzandosi
dal suo posto e lasciando la stanza senza dire un'altra parola a
nessuno dei due.
«Quale
diavolo è il suo problema?» chiese Ron.
«Ron,
sei un coglione!» gridò finalmente Harry «I suoi genitori sono
stati appena uccisi. Sta lavorando a una stressante missione per
l'Ordine. E' la tua migliore amica, e tutto quello di cui tu riesci a
parlare è la tua stupida relazione con Lavanda?!» sbottò.
«Ohi,
cosa ti prende amico?» domandò Ron, il suo viso rosso dalla
rabbia e dalla confusione.
«Solo...Cresci
dannazione!» urlò in risposta Harry, prima di lasciare anche lui
la Sala comune. Non sapeva dove stava andando, sapeva solo che doveva
andarsene da lì.
...
Hermione
corse nella sua stanza e si buttò direttamente sul letto dopo aver
lasciato i ragazzi. Quanto imbecille poteva essere quel ragazzo? Come
poteva essere così insensibile e ... e beota? Lo sapeva che aveva
sempre vissuto sotto una cupola di vetro, con Molly che cercava
sempre di proteggerlo dagli orrori del mondo, ma andiamo! Non c'erano
scuse. Lui avrebbe dovuto essere suo amico.
Come
poteva ferirla così? Come poteva essere così indifferente ai suoi
sentimenti?
Grugnì
dalla frustrazione e dalla disperazione, prima di andarsene. Doveva
uscire da quella stanza. Il problema era dove andare. Escluso Harry
c'era solo un'altra persona capace di farla sentire meglio, ma si
chiedeva quanto saggio fosse contattare proprio lui.
Dopo
la piccola conversazione nei corridoi dopo la lezione con Piton,
Hermione e Draco non si erano più parlati. Hermione non sapeva
esattamente che cosa c'era tra loro, ma sapeva che sentiva la sua
mancanza. Per quanto strano sembrasse Draco le mancava davvero.
Dopo
un altro minuto di indecisione prese la bacchetta e la puntò al
Galeone che teneva al polso. Chiedere non le costava niente.
...
Non
ci volle molto perché Draco si pentisse di aver mai desiderato che i
suoi compagni Serpeverde tornassero dalle vacanze. Theo non aveva
perso un minuto per assillarlo su quanto incredibile fosse stata la
Vigilia. Ogni volta che lo incontrava l'unica cosa di cui il bruno
riusciva a parlare erano i tremendi eventi di quella dannata serata.
Draco doveva contenersi ogni volta, o altrimenti avrebbe rischiato di
vomitargli addosso
I
suoi ricordi bastavano e avanzavano, non aveva bisogno anche della
sua malata visione dei fatti.
La
parte peggiore era che non solo doveva mantenere la maschera, e
fingere di essere eccitato per gli omicidi e le torture, ma doveva
anche discuterne i dettagli con Theo.
«Sai,
è stato fantastico veder morire i genitori di quella puttanella
sanguesporco» ricordò quello, un ghigno malvagio stampato in
faccia «Non mi dispiacerebbe finire il lavoro, se sai cosa
intendo» sorrise.
Quello
attirò l'attenzione di Draco.
«Cosa
intendi?» domandò, tenendo il tono di voce disinteressato,
nonostante il suo cuore fosse a mille.
«Non
proprio ucciderla» rispose quello, contemplando l'ipotesi «Ma
ha proprio un bel corpicino per una sanguesporco. La potrei avere
come giocattolo. Mio padre mi ha detto che quando vinceremo la
guerra, potremo scegliere quelle che vogliamo, e tenerle come ...
schiave» Dai suoi occhi si poteva vedere che la sola idea gli dava
un orgasmo di gioia. In quel momento Draco scoprì di avere molto più
autocontrollo di quanto non credesse, perché non c'era altra
risposta al perché non aveva cruciato quel bastardo fino alla morte.
Cercò
di controllare la sua rabbia, ma più guardava i suoi occhi malati e
più lo trovava difficile. Il solo pensiero di Theo che provava ad
avvicinare Hermione lo mandava in bestia. I suoi pugni erano talmente
stretti che le unghie cominciavano a lasciare tagli nel palmo della
mano. Tuttavia si sforzò di parlare.
«Granger,
sul serio? Potrei pensare a centinaia di sanguesporco più attraenti
di lei» buttò lì, cercando di fargli cambiare idea.
Theo
ridacchio «Bhe, almeno non mi dovrò preoccupare di dover
competere con te allora»
Draco
stava quasi per rispondere, quando sentì una sensazione di bruciore
alla gamba. Il Galeone. Hermione. «Già» rispose, la sua
attenzione altrove «Ora devo andare. Mio padre si aspetta che lo
informi sui progressi. Non c'è mai riposo per noi malvagi» lo
informò, ghignando.
«Oh,
non sarò io a fermarti» lo liquidò Theo. Draco si diresse subito
in camera sua per leggere in privato il messaggio.
Hai
da fare?
Draco
guardò perplesso le parole. Solitamente i suoi messaggi erano
ordini, non domande.
No,
è successo qualcosa?
Aspettò
un po' e la sua risposta comparve sulla moneta.
No,
volevo solo qualcuno con cui parlare, ma capisco se hai da fare.
Il
cuore di Draco cominciò di nuovo a battere forte. Voleva parlare con
qualcuno, e aveva scelto lui. Non Potter, non la Donnola. Non i
fastidiosi Grifondoro che le stavano sempre intorno, ma lui. Lei
voleva parlare con lui.
Non
ho da fare. Ci vediamo alle 10? SdN?
Come
prima, la risposta non tardò ad arrivare.
Grazie
Draco.
Il
ragazzo non riusciva a smettere di sorridere, mentre rimetteva la
moneta al sicuro nella tasca dei pantaloni e usciva dalla sua camera.
Non aveva nessuna idea di che cosa lei volesse parlargli, ma il solo
fatto che si era rivolta a lui era un grosso passo avanti. Voleva che
lei si aprisse con lui, che si sentisse a suo agio. E a quanto pareva
il suo desiderio stava per realizzarsi.
Non
gli ci volle molto per arrivare al settimo piano, visto che i
corridoi erano praticamente vuoti. Nonostante ciò aveva fatto
attenzione a non essere visto, ma anche se fosse successo sapeva che
nessuno avrebbe parlato, e poi non era fuori dal personaggio che lui
andasse nella Stanza delle Necessità. Tuttavia era meglio prevenire
che curare, perciò Draco non abbassava mai la guardia.
Quando
entrò trovò Hermione già lì, seduta sul "loro" divano.
A vederla era decisamente sfinita, ma non sull'orlo di una crisi, il
che era un bene.
«Grazie
di essere venuto» gli disse, timidamente «Mi sento un po'
stupida per averti fatto venire fino a qui»
«Non
esserlo» la fermò lui, sedendosi accanto a lei sul divano,
appoggiandosi comodamente ai morbidi cuscini. La tensione alla
schiena e alle spalle sembrava scomparsa grazie alla sua sola
vicinanza «Tu mi hai aiutato un'infinità di volte. Perciò dimmi,
qual'è il problema?»
«Awwh!
E' una cosa davvero stupida. Con tutto quello che sta succedendo, non
dovrei davvero soffermarmi su una cosa tanto insignificante» prese
tempo lei, giocherellando con il bordo della maglia.
«Bhe
forse hai solo bisogno di parlarne, toglierti il peso» suggerì
Draco. Hermione era incredibilmente grata che lui non stesse
approfittando della situazione per forzare la loro già precaria
relazione. Si stava comportando da vero amico, e quello era tutto ciò
di cui aveva bisogno al momento.
«Mhh...
Immagino che sto cominciando a vedere le cose in maniera diversa»
iniziò lei.
«Ti
va di elaborare?» sorrise Draco, poggiando il braccio sulla
spalliera del divano, tecnicamente intorno a lei, anche se i loro
corpi non si toccavano. Vedendo che lei non si ritrasse, lo lasciò
lì.
Hermione
gli sorrise di rimando. In qualche modo si sentiva già meno
frustrata dal comportamento immaturo di Ron. «Ogni cosa è
differente. Sono sempre stata più seria e matura dei miei amici,
anche se penso che tu lo sappia già»
«No,
davvero?» chiese lui sarcasticamente, ed Hermione gli diede un
colpetto sul braccio, ridendo prima di continuare.
«Con
tutto quello che è successo negli ultimi tempi, ho visto quanto
seria sia questa guerra. Anche Harry l'ha visto. E' stato
scaraventato nel mondo degli adulti a un età così giovane, e
capisce più di tutti noi la severità della situazione in cui ci
troviamo» Draco annuì, ed Hermione prese un bel respiro « Ma
nessun altro sta crescendo....» affermò, decisa.
«Okay...»
rispose lui, un po' confuso.
«E'
ovvio, tu l'hai fatto» chiarì subito lei «Tu sei cresciuto più
di tutti» gli assicurò, sorridendogli. Lui distolse lo sguardo,
arrossendo «Quello che intendevo è che... Ron non è cresciuto»
«Ah»
disse lui. Già da tempo si chiedeva quando Hermione avrebbe
cominciato a vedere Ron per quello che era: un egocentrica e immatura
massa di capelli color carota.
«Quando
è rientrato, gli ho detto dei miei...» Hermione scosse la testa,
forzando le parola fuori dalla sua bocca «Genitori» Notò
subito Draco irrigidirsi accanto a lei e posò una mano sulla sua
gamba in segno di conforto «All'inizio è stato un angelo. Mi ha
confortata e non ha fatto molte domande»
Draco
annuì aspettando che andasse avanti.
«Ma
il giorno dopo era tutto come prima. Tu mi conosci» affermò lei,
e Draco era fiero di poter dire che si, a questo punto lui la
conosceva davvero «e sai che non voglio che le persone si
preoccupino per me. Non voglio sguazzare nell'autocommiserazione. Ma
non avrei mai pensato che uno dei miei migliori amici si sarebbe
dimenticato della morte dei miei genitori nel giro di 24 ore»
«Che
imbecille» borbottò arrabbiato Draco. Hermione sorrise. Draco e
Harry erano così simili, anche se non l'avrebbero mai ammesso.
«Non
è solo quello» sospirò lei. Ora che aveva iniziato
a parlare,
non voleva fermarsi, non finché non si sarebbe liberata di tutte
quelle cose che le appesantivano l'anima. Voleva sentirsi leggera
«Oggi si lamentava di Lavanda, per la millesima volta»
disse
lei.
«Brown?»
domandò Draco.
«Si»
annuì lei, lasciandosi cadere sullo schienale del divano. Il braccio
di Draco ora era intrappolato tra il divano e il collo di Hermione,
ma a nessuno dei due sembrava dar fastidio «Ci è uscito soltanto
perché voleva fare sesso» chiarì lei.
Draco
quasi soffocò dallo shock quando lei parlò. Non aveva mai, mai
sentito Hermione dire qualcosa anche solo lontanamente sessuale.
«Cosa?»
domandò la ragazza, allontanandosi da lui «Pensi che io sia una
qualche zitella illibata? Pensi che spenda le mie notti a stringere
le viti della mia cintura di castità?» gli chiese, lo sguardo
sfolgorante «Proprio come tutti gli altri...» mormorò tra se e
se.
Draco
realizzò subito di aver fatto uno sbaglio, e la avvicinò di nuovo a
lui «No» le disse «Non è quello che intendevo. Ero solo
sorpreso che tu fossi stata così tagliente. Di solito, quando si
parla dei tuoi amici, sei sempre uno ....zuccherino» spiegò.
Hermione
parve abbastanza soddisfatta dalla risposta, perché si sistemò di
nuovo accanto a lui, la testa appoggiata sul suo braccio, proprio
come prima.
«Scusa»
disse piano «E' solo che è una ferita aperta. Ero stufa di
sentire Ron lamentarsi di Lavanda, così gli detto di lasciarla e di
farla finita. Così lui ha sentito il bisogno di informarmi che
siccome non ho nessuna esperienza nel campo delle relazioni, la mia
opinione non era richiesta o desiderata» confessò lei.
Draco
sospirò. Che gran coglione. Aveva saputo, come sapeva anche il resto
della scuola, che Ron era stato innamorato di Hermione. Era una delle
battute più gettonate tra le Serpi. La donnola e la Mezzosangue.
Tuttavia Weasley si era dimostrato essere un'idiota per quando
riguardava il conquistare la ragazza. Bhe, da come la vedeva Draco,
era molto meglio così. Hermione meritava molto meglio.
«Hermione,
io non so niente delle tue relazioni passate, ma quello che ha detto
lui era completamente fuori luogo» assicurò lui «Anzi, se lui è
stato così insensibile da buttarti addosso parole senza senso,
nonostante quello che stai passando, bhe, allora non si merita
nemmeno la tua rabbia»
Hermione
lo sapeva che aveva ragione. Era la cosa più razionale, più logica,
ed aveva senso. Tuttavia il suo cuore non le permetteva di
abbandonare un'amicizia così importante «Lo so» rispose lei
con un sospiro «E' solo che... fa davvero male». Non riusciva a
credere di essere riuscita a essere così onesta e aperta con Draco,
ma ciò non voleva dire che l'idea non le piacesse. Non si era sentita
strana o sotto pressione, anzi lui era un persona con cui era davvero
facile e piacevole parlare. Chi l'avrebbe mai detto?
«Hermione,
lui è un'egoista insensibile. Puoi accettarlo così com'è, o puoi
andare avanti con la tua vita» le rispose lui, sorridendo.
«Già...
dillo al mio cuore» disse lei.
Draco
si irrigidì per un'istante, ma riuscì presto a recuperare la
lucidità di pensiero. Si domandava se Hermione ricambiasse i
sentimenti della Donnola... ma non poteva essere, vero? Il solo
pensiero lo disturbava e disgustava troppo, ma doveva sapere «Tu...tu
provi qualcosa per lui?» chiese, talmente piano che inizialmente
pensò che lei non lo avesse sentito.
«No»
chiarì subito lei. Alzò gli occhi per incontrare quelli di Draco, e
trovarli pieni di sollievo. Non sapeva perché, ma vedere quella
reazione in lui le faceva provare un forte emozione. Forse il fatto
che lui tenesse a lei non era così negativo. Forse i sentimenti che
lei provava per lui erano più forti di quanto lei non volesse
ammettere «Voglio dire, a un certo punto, quando ero più giovane,
consideravo Ron quel ragazzo speciale » ammise, arrossendo
furiosamente «ma non mi sento più così da molto tempo».
«Bene»
disse Draco, mostrando un ampia sorriso. Ora si sentiva più
rilassato «perché tu sei decisamente troppo sveglia per
frequentare un babbeo come lui» continuò, ed Hermione ridacchiò
a quelle parole.
«Grazie
per avermi ascoltata, Draco» sussurrò dopo un po' Hermione,
ruotando la testa per guardarlo. Il suo capo era ormai quasi poggiato
sul petto del ragazzo, e il braccio di lui lentamente era sceso a
circondarla in un leggero abbraccio.
«Non
è un problema» assicurò lui « Anzi, mi hai salvato da una
disturbante conversazione con Nott» le rivelò, rabbuiandosi un
po' ripensando alle parole di quell'idiota «A proposito di
questo...» iniziò
«C'è
qualcosa che dobbiamo rivelare a Silente? Stanno pianificando
qualcosa?» domandò subito lei, diventando ad un tratto seria.
«No,
niente del genere» disse lui «Solo... stai attenta» le
consigliò.
«Cosa
vuoi dire?» chiese lei, alzandosi a sedere, per poterlo guardare
meglio. Draco sentì subito la mancanza del suo calore.
«Voglio
dire che devi essere sempre attenta e vigile» ripeté, guardandola
con aria seria «Porta Potter con tè ogni volta che lasci la torre
Grifondoro, e non stare in biblioteca fino a tardi. E cerca di usare
sempre il mantello dell'invisibilità ogni volta che vieni ai nostri
incontri di notte» la mise in guardia Draco.
«Perché?
Cosa sta succedendo?» insistette lei.
«Nott
vuole... Nott mi ha detto che ti vuole» ammise il biondo, cercando
di evitare il suo sguardo.
«Ma...
ma io sono una mezzosangue» disse Hermione «Non ha alcun senso»
gli fece notare, cercando in tutti i modi di non pensare a Theodore
Nott che le faceva la corte: non voleva vomitare.
Draco
rise senza gusto, attirandola istintivamente a lui «Non capisci
proprio come funziona questo fanatismo Purosangue» le disse,
avendo trovato il coraggio di guardarla di nuovo negli occhi «Lui
vuole possederti. E' un gioco per lui. Anche mio padre la pensa allo
stesso modo, e così pure il padre di Nott. Lui non vole che tu sia
la sua ragazza, Granger» le spiegò.
Hermione
si sentì disturbata dal fatto che Draco l'avesse chiamata Granger,
ma cercò di focalizzare la sua attenzione su quello che il ragazzo
stava cercando di dirle. La sola idea le dava il ribrezzo «Ma lui
non tenterebbe nulla qui, sotto lo sguardo di Silente» cercò di
convincersi.
«Tu
sopravvaluti l'intelligenza di Nott» la riportò tristemente alla
realtà Draco.
«Ma
deve esserci qualche...» iniziò a controbattere lei.
«Si
c'è. Tu starai lontana da lui. Punto» le intimò, girandosi verso
di lei e poggiandole le mani sulle spalle, per darle un po' di
conforto. Incatenò il suo sguardo a quello di Hermione, cercando di
farle capire quanto seria la situazione fosse.
«Ma
tu non sei superiore a Nott?» domandò lei debolmente, sapendo già
la riposta
«Si,
ma cosa posso fare?» chiese lui frustrato. Lui era superiore a
Nott nei ranghi delle Serpi e in quelli dei Mangiamorte, ma se voleva
mantenere la sua copertura era impossibile difendere Hermione, non
apertamente almeno.
La
ragazza però non voleva abbattersi. Si sforzò a pensare a una
soluzione. Il problema Nott era serio, altrimenti Draco non l'avrebbe
menzionato, facendola preoccupare per niente. Un'idea per risolvere
quel casino ce l'aveva, ma non sapeva se valeva la pena dirla a lui.
Certo ormai erano amici, e lui aveva ammesso di tenere a lei, ma
chissà se il suo bisogno di proteggerla era tale da spingerlo a
mettere in pericolo la sua reputazione per salvarla da quel pervertito
di Nott.
«Hermione,
riesco a vedere le rotelle girare nella tua testa» disse lui «Dai,
spara»
«Bhe,
ho appena avuto un'idea» iniziò lei, mordicchiandosi il labbro
come usava fare quando era nervosa «Tu sei un suo superiore,
giusto?» Draco annuì «Allora, cosa succederebbe se tu mi...
rivendicassi?» propose, guardandolo negli occhi. Le ci era voluta
tutta la sua volontà per buttar fuori le parole senza che la
vergogna le facesse distogliere lo sguardo.
L'idea
era venuta anche a Draco, ma non aveva osato proporla perché non
voleva far sentire Hermione come un oggetto. Non l'avrebbe mai fatto
senza il suo consenso. Quando Nott aveva esposto le sue intenzioni
riguardo alla Grifondoro, il suo primo istinto era sto quello quello
di dire "Lascia perdere, lei è mia", ma la verità era che
Hermione non era sua, e forse non lo sarebbe mai stata.
«Ti
rendi conto che affinché questo sia credibile dovrei cambiare
completamente il mio comportamento verso di te di fronte agli altri"
domandò Draco, guardandola intensamente.
«Si,
fino a li c'ero arrivata» scherzò lei «ma capisco se tu non
vuoi rischiare. Sarebbe un rischio personale immenso, e in condizioni
normali non ti chiederei un simile favore. Sono solo... spaventata»
ammise, abbassando la testa.
Draco
però le sollevò gentilmente il mento, e la costrinse a
guardarlo «Fai bene a essere spaventata» disse lui
«Nott è serio, ma
se posso fare qualcosa, qualsiasi cosa, per tenerlo lontano da te, lo
farò. Voglio solo che tu sappia che qualunque cosa io ti dica o
faccia fuori da questa stanza, fa parte del mio ruolo»
spiegò
lui, cercando di farle capire i suoi veri sentimenti.
«Bhe,
Malfoy, in caso tu te ne sia dimenticato io sono il tuo braccio
destro in questa missione» ghignò divertita «Sono un'esperta
nell'arte del mentire»
Draco
sorrise di rimando «Ok, Ok, vedi solo di spiegare tutto a Potter,
così almeno non tenterà di uccidermi»
«Affare
fatto» assicurò Hermione.
«Comunque,
evita comunque di trovarti in situazioni in cui puoi essere
vulnerabile» si fece promettere il biondo.
«Sissignore»
accettò lei, toccata dalla sua continua preoccupazione. I due
condivisero un sorriso, prima di accoccolarsi nuovamente sul divano.
«Grazie»
gli disse lei dopo un po'.
«Davvero,
non c'è problema» rispose Draco «E poi sono sicuro che avrai
molte possibilità di salvarmi la vita in futuro, così magari ti
sentirai meno in colpa» finì ridendo.
«Vero»
ridacchiò lei, poi dopo un attimo di riflessione continuò «Posso
farti una domanda?»
«Certo»
rispose lui.
«Sei
davvero sicuro che ti piaccio?» domandò, ma se ne pentì subito
dopo. Sembrava come una di quelle stupide ragazzine che avevano
sempre bisogno di conferme. E poi, cosa le prendeva a introdurre
un argomento del quale non era nemmeno sicura di volere o poter
parlare?
Draco
la guardò confuso «Si, sono abbastanza sicuro» rispose con
un'espressione perplessa.
«Perché»
domandò ancora lei. Si era già scavata la fossa, tanto valeva
sprofondarci dentro.
«Cosa
vuoi dire perché?» chiese Draco «Mi piaci per molte ragioni»
rispose elusivo. Non gli andava di lasciarsi andare a dichiarazioni
poetiche quando lei non aveva ancora nemmeno ammesso di provare
qualcosa per lui. Certo, la ragazza gli piaceva, forse se ne stava
addirittura innamorando, ma gli restava ancora un po' di orgoglio.
«Non
avrei dovuto chiedere» si scusò Hermione, scuotendo la testa, e
cercando di allontanarsi da lui «Mi dispiace»
«Aspetta
Hermione» la fermò lui «Io perché ti piaccio?»
La
ragazza si mordicchiò le labbra, e inchiodò lo sguardo al pavimento
per un tempo che a Draco sembrò infinito, poi lo guardò «Perché
sei diverso da chiunque altro. Perché mi fai sentire normale e
perché mi piace passare il tempo con te» ammise, anche se in
realtà quella non era nemmeno la punta dell'iceberg per quanto
riguardava i suoi sentimenti per Draco.
«Bhe,
tutto quello vale anche per me» disse lui, alzandosi un poco per
potersi avvicinare di più alla ragazza «Senti, Hermione...abbiamo
già tante cose di cui preoccuparci. Perché aggiungere anche questo
alla lista? Smetti di combatterlo» le chiese, avvicinandosi ancora
di più. Lei restò immobile. Allora lui si avvicinò ancora e
ancora, centimetro dopo centimetro, fino a che non sentì il suo
fiato faldo solleticargli il volto, e allora Hermione raccolse tutto
il suo coraggio e la forza che aveva e annullò lo spazio che ancora
li separava. La venne investita da onde di energia allo stato puro
non appena le loro labbra si toccarono e lui gemette di piacere
quando lei aprì la bocca e lasciò che la sua lingua lo assaggiasse.
La
giovane Grifona non aveva mai provato nulla di simile. Il modo
erotico in cui la lingua di lui si muoveva contro la sua era del
tutto nuovo. Si sentì mancare il fiato quanto le sue mani le
circondarono la vita, per attirarla ancora di più a lui. Timidamente
spostò le sue mani intorno al collo di Draco e fece lo stesso,
approfondendo il bacio. Tutto quello a cui riusciva a pensare era
quanto naturale e giusto le sembrasse quel momento e quanto a casa si
sentisse tra le sue forti braccia.
Era
incredibile, e lo sapeva anche lei. Bastava solo spegnere per un
attimo il cervello, e lasciare il comando al cuore per capire quanto
lo volesse.
Si
separarono a malavoglia bisognosi d'aria ed Hermione guardò Draco,
le sue labbra arrossate e il fiato corto e gli sorrise «Wow...»
mormorò.
«Visto?
Non è stato così terribile, e? Domandò lui, sorridente. Vederla
lì, arrossata, le labbra carnose ancora umide di lui e il respiro
affannato non faceva altro che aumentare il suo desiderio di lei. Era
così bella e non riusciva a smettere di immaginarla sotto di lui,
imperlata di sudore, a gemere di piacere e gridare il suo nome.
«No»
ammise lei, ancora stretta tra le sue braccia «Immagino che non lo
è stato, ma...»
Non
ebbe il tempo di finire perché Draco la interruppe con un breve
bacio sulle labbra «Non analizzare sempre tutto»
«Ma...»
cominciò di nuovo lei.
«Hermione,
non ho intenzione di farti del male» le disse, guardandola
intensamente «Tu mi piaci. Non ti ferirei mai di proposito.
Potresti fare per una volta qualcosa per te? So che lo vuoi quanto me,
perciò rilassati» la pregò.
Hermione
considerò le sue parole. Era vero che non faceva mai niente per se
stessa, ma era anche vero che se qualcosa tra di loro andava storto,
la missione poteva essere seriamente compromessa. Lei era ancora
distrutta per la morte dei suoi genitori e poi non avrebbe potuto
dire a nessuno di lei e Draco, forse solo a Harry, e la lista dei
contro non finiva lì.
Tuttavia...
per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva bene, si sentiva a
casa e non si sarebbe negata la possibilità di essere felice, non
più. Avrebbe fatto ciò che sentiva che era giusto per lei.
Gli
sorrise caldamente, sicura della sua decisione, e si protese verso di
lui, posando un casto bacio sulle sue labbra «Va bene, ma se
andiamo avanti con questa storia ho delle regole» gli disse.
«Non
saresti Hermione Granger altrimenti» scherzò lui.
La
ragazza rise, mettendosi più comoda tra le sue braccia «Primo, la
nostra storia non dovrà interferire con la missione e con il tuo
lavoro di spia. Secondo, io voglio dirlo a Harry, e forse tu dovresti
dirlo a Piton, così che ti possa aiutare a nasconderlo meglio al
Signore Oscuro. E terzo, voglio prendere le cose con calma»
enumerò, aiutandosi con le dita per puntualizzare meglio.
«Capisco,
Hermione, e sono perfettamente d'accordo» disse lui, annuendo, e
abbracciandola forte «Non voglio che tu ti senta costretta a fare
o dire niente che non ti va»
«Ah
certo, lo dici ora, dopo che mi hai costretta ad ammettere i miei
sentimenti» gli fece notare lei, sorridendo.
Draco
ghignò «Si, ma quello era per il tuo bene»
«Ahahah,
certo Malfoy, come vuoi» scherzò lei, dandogli un leggero bacio
sulla guancia «Ora però devo andare. Harry si starà chiedendo
dove sono andata a finire»
«Va
bene, ma ti avverto, ti seguirò come un'ombra fino a che non sarai
al sicuro nella tua torre dorata» l'avvertì.
Hermione
sorrise, ma annuì. Era davvero dolce da parte sua guardarle le
spalle. Oh Merlino, non riusciva a credere di aver appena usato
l'aggettivo "dolce" per definire Malfoy.
Le
cose stavano proprio cambiando.
...
Hermione
era finalmente riuscita a rimanere sola con Harry, dopo che il resto
dei Grifoni erano andati nei loro dormitori per la notte. Aveva
continuato a ignorare Ron per tutta la sera. Lui dopo un po' aveva
smesso di provare a parlarle ed era andato arrabbiato nella sua
camera, borbottando qualcosa di poco carino sulle donne.
«Harry,
ti devo parlare» disse lei.
«Avevo
capito che stavi andando da Malfoy quando sei uscita. E' successo
qualcosa con Voldemort?» domandò lui preoccupato.
«No,
Voldemort non c'entra, ma quello che ti devo dire è comunque
importante, e devi promettermi assoluto silenzio. Lo dirò presto
anche a Silente, ma a modo mio» rispose lei, e quando Harry annuì
continuò «Theodore Nott, come tu già sai, è un Mangiamorte»
Harry annuì ancora «E oggi ha informato Draco di avere dei piani
per me»
«Che
tipo di piani?» chiese subito Harry, la sua voce pericolosamente
bassa.
«Dei
piani per... avermi... credo» confessò lei in modo impacciato.
Era strano avere qual tipo di conversazione con un ragazzo che era
come un fratello per lei.
«Io
lo uccido!» urlò Harry, saltando in piedi, accecato dall'ira.
Hermione lo tirò per un braccio, intimandogli di sedersi e fare
silenzio.
«Harry
calmati. Draco ed io abbiamo già un piano. Prima di tutto Draco
vuole che tu mi accompagni a lezione e ai pasti e biblioteca e cose
del genere. Io non credo che sia così essenziale, visto che Nott non
tenterà mai niente in un corridoio pieno di gente, ma lui non vuole
rischiare» spiegò lei.
«Consideralo
fatto» disse Harry «Ma non credo che basterà a fermarlo.
Cos'altro dobbiamo fare?»
«Bhe,
Draco è un suo superiore e insieme abbiamo deciso che lui mi
rivendicherà come sua "proprietà", così Nott ci penserà
due volte prima di fare qualcosa che potrebbe portargli contro Il
principe delle serpi» rispose Hermione. La mentalità purosangue,
secondo cui le donne erano semplici oggetti, la disgustava sempre di
più, e dalla faccia di Harry, anche lui aveva simili pensieri «E
poi Draco ha anche l'appoggio di Voldemort, che di sicuro
ufficializzerà il suo reclamo sulla mia persona»
«Questa
intera faccenda è da pazzi!» borbottò Harry, passandosi un mano
tra i capelli, in un vano tentativo di recuperare la calma «Che
poi, che genere di verme bastardo e malato vorrebbe mai prendere una
donna con la forza?»
«Non
lo so Harry» rispose lei piano «Ma il punto è che, affinché
tutto questo teatrino sia credibile, Draco dovrà comportarsi in un
certo modo con me, di fronte agli altri studenti. Ciò vuol dire che
tu potrai incazzarti, ma non fino al punto di ucciderlo» gli disse «E' per la mia sicurezza»
«Come
fai a sapere che non è tutto un suo schema, Hermione?» domandò
Harry, guardandola serio «E se Malfoy non ti avesse detto la
verità? Lo so che tu ti fidi di lui, e che in parte si merita la tua
fiducia, ma... non voglio che tu rimanga ferita»
«C'è
anche qualcos'altro che ti devo dire» confermò lei, prendendo un
bel respiro. A questo punto non aveva senso nasconderlo «Volevo
parlartene già da un po', ma non ho mai trovato il momento giusto.
Io e Draco...» iniziò, ma Harry la interruppe.
«Provate
qualcosa l'uno per l'altro, vero?» domandò stancamente, anche se
sapeva già la risposta.
Hermione
rimase a bocca aperta e lo guardò scioccata «Come facevi a
saperlo?»
«La
notte della vigilia, quando lui ci ha chiamati, era tutto abbastanza
ovvio» ammise Harry «Sapevo che c'era qualcosa tra di voi e poi
il modo in cui ti guardava... Non c'era dubbio che la vostra
relazione andava oltre il semplice lavorare insieme» spiegò.
«Li
ho combattuti per un po', i miei sentimenti per lui, ma ora non
riesco più a fare finta di niente. Sarei una stupida se fingessi che
non esistono. Stava cominciando a compromettere il nostro lavoro»
cercò di spiegare, di trovare scuse lei.
«Capisco,
Hermione, e non ti sto giudicando. Voglio solo che tu mi prometta che
farai attenzione» disse lui, abbracciandola.
«Prometto»
rispose lei, appoggiando la testa sulla sua spalla.
«E
non ti preoccupare troppo di Nott. Se anche solo prova ad avvicinarsi
a te, lo userò per esercitare il mio Avada Kedabra» l'assicurò
lui, ed i due scoppiarono a ridere.
...
«Nott,
dobbiamo parlare» disse Draco con tono serio, quella stessa notte,
nella sala comune delle Serpi.
«Certo»
rispose il bruno pigramente, alzandosi dal divano e seguendo Draco
fino a un dormitorio vuoto.
«Ho
pensato molto alle tue idee a proposito della Granger» iniziò
Draco, giocherellando con la bacchetta tra le mani. Aveva da tempo
notato che il gesto rendeva molto nervosi quelli intorno a lui, e
Nott non faceva eccezione.
«E?»
lo spronò il ragazzo.
«E
penso che tu abbia ragione» proseguì Draco «L'avevo proprio
giudicata male. Sarebbe un'ottima addizione alla scorta di schiavi
dei Malfoy, quando il Signore Oscuro vincerà la guerra. Per non
contare il fatto che dopo tutti gli anni passati a demolirla
mentalmente, ho il pieno diritto di demolirla anche fisicamente»
espose lui, sforzandosi a buttar fuori le parole, per quanto
disgustose potessero essere.
«Di
che cosa stai parlando?» sbottò Nott.
«Ti
sto dicendo che ho deciso che sarò IO a occuparmi della piccola
sanguesporco» spiegò Draco, lasciando che un ghigno malvagio si
dipingesse sul suo viso.
«Ma
io l'ho scelta per primo!» gridò Nott.
«E
io me ne sbatto, visto che la precedenza è mia» disse calmo il
biondo, guardando il suo compagno di casa dall'alto verso il basso «E
se dovrò informerò anche il Signore Oscuro della mia decisione,
giusto per essere sicuro che non tenterai di prendere ciò che è
mio» lo ammonì lui. Non voleva davvero immischiare il Signore
Oscuro in quella faccenda, ma se costretto dai fatti, non avrebbe
esitato. Aveva già mandato una rivoltante lettera a suo padre in cui
parlava delle sue "intenzioni" per la Granger, ed era certo
che suo padre aveva già condiviso la bella notizia con quella Regale
Testa di Serpente.
«Bene»
sputò Nott, gli occhi pieni di rabbia, prima di girarsi e uscire
dalla stanza, con passi pesanti e agitati.
Draco
non pensò nemmeno per un secondo che i suoi problemi con Nott
sarebbero finiti lì, ma sapeva che il ragazzo aveva preso le sue
minacce molto seriamente, e quello era già un inizio.
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Capitolo 10 *** Conversazioni ***
Capitolo III
La
Spia
Conversazioni
Harry
aveva voluto assumersi l'onere di spiegare a Ron l'intera faccenda di
Nott, compreso il piano di protezione ideato da Draco ed Hermione.
Aveva immaginato quale poteva essere la reazione del rosso ed era
proprio per quello che aveva offerto la sua assistenza.
Ovviamente
non gli aveva detto proprio tutta la verità, sarebbe stato da
stupidi, dato il caratteraccio dell'amico, ma le cose essenziali
doveva saperle.
Come
previsto Ron non aveva preso bene le nuove notizie, ma aveva comunque
accettato d aiutare, forse perché stanco di essere sul libro nero di
Hermione. Aveva solo grugnito e borbottato qualcosa su quanto fosse
disgustoso Nott e su come "il furetto" ne approfittasse.
Era
una cosa buona che Harry avesse informato Ron anche dell'imminente
cambio d'atteggiamento di Malfoy verso Hermione, perché il giorno
dopo non erano nemmeno arrivati al tavolo Grifondoro per la
colazione, che se lo erano ritrovato davanti, munito di ghigno
raccapricciante stampato in faccia.
«Cosa
vuoi, furetto?» scattò subito Harry. Non era così difficile
restare nel personaggio quando Malfoy recitava la sua parte così
bene.
«Niente
che ti riguardi, Potter» rispose Draco, sputando con disgusto il
suo nome. Ignorò tutti gli altri grifoni e concentrò tutta la sua
attenzione su Hermione, che fino a quel momento era stata zitta, lo
sguardo fissato su un punto in lontananza.
«Granger...»
richiamò la sua attenzione Draco, con tono più basso del solito.
«Cosa
vuoi, Malfoy?» sbottò lei, guardandolo fisso negli occhi, e
proprio quegli occhi le diedero la conferma che stava solo recitando,
quando il resto del suo atteggiamento diceva tutt'altro.
«Mhh...
stiamo molto bene oggi, vedo...» la complimentò lui, con una
smorfia malvagia a deformare il suo altrimenti perfetto viso.
Hermione
si irrigidì alle sue parole mentre Ron scoppiò «Lasciala stare,
Malfoy!» gli intimò, stringendo forte i pugni per controllare la
rabbia. Poteva essere solo una recita ma, ma lo sguardo che Malfoy
aveva rivolto a Hermione gli aveva fatto vedere rosso.
«Non
ti scaldare, Donnola» rise senza gusto Draco, incominciando già ad
allontanarsi da loro, ma a metà strada si girò di nuovo verso il
gruppo «Chi lo dice che le sanguesporco sono inutili?»
commentò, languido.
Harry
e Ron a quello scattarono, ma Hermione li fermò prima che
l'attaccassero «Smettetela» ordinò loro «Non ne vale la
pena» continuò, abbastanza forte, in modo che tutti sentissero.
Draco si era assicurato che il suo commento venisse sentito da tutti i
Grifoni, e lei aveva voluto fare lo stesso. Diede un ultimo sguardo a
Malfoy prima di andare a sedersi, solo per vederlo impegnato in una
discussione con Pansy, che gli stava urlando contro.
...
Gli
ci era voluta tutta la forza che aveva per procedere con il suo piano
e reclamare pubblicamente Hermione. L'unica casata di cui doveva
preoccuparsi era quella dei Serpeverde, visto che gli altri studenti
non avrebbero mai pensato ad assalire al ragazza. Tuttavia affinché
il suo teatrino risultasse credibile, tutta la scuola doveva sapere
che lui aveva qualche malato interesse per la Grifona.
Arrivò
al tavolo delle serpi per trovare Nott con il viso rosso e
imbronciato, i pungi stretti appoggiati sul tavolo, e se ne
compiacque. Gli stava bene. In tutta la sua vita, anche quando era
ancora un bastardo viziato stupido e irresponsabile non aveva mai
capito come uomini come suo padre e il padre di Nott potessero trarre
piacere dal violentare una donna. Se lei non provava piacere,
qual'era il punto?
Tutto
il suo buon umore nel vedere Nott così incazzato sparì in fretta
però quando Pansy si sedette accanto a lui, sospirando «Che
diavolo era quella scenata, Draco?» domandò, gli occhi brillanti
di rabbia.
«Non
so a cosa tu ti riferisca Pansy» strascicò lui.
«Oh,
ma davvero? Ci hai appena provato con quella sporca mezzosangue!»
urlò Pansy, abbastanza forte che tutti le Serpi al loro tavolo
sentissero.
«E
il tuo problema è...?» replicò lui «E' un gioco Pansy. Lei
non vale nulla, ma starebbe bene legata al mio letto» disse, e
cenni d'approvazione si levarono tutto intorno a lui, facendolo
incazzare ancora di più, ma cercò di frenarsi.
«Visto
cosa intendo, Pansy? Lei è sexy. Potrà non valere un cazzo, e non
essere nemmeno all'altezza di pulirmi le scarpe con la lingua... ma
ho altri piani per quella sua lingua, se capisci cosa intendo...»
le disse, alzando le sopracciglia in modo suggestivo. In quel
momento si stava odiando per aver parlato così di Hermione, ma era
necessario. Era per la sua sicurezza, e andava fatto.
«Ma
avevi detto che non avevi tempo per una relazione quest'anno» gli
ricordò Pansy, piagnucolando, citando la scusa che Draco aveva usato
con lei qualche mese prima. A quel tempo era vero, ma a quanto
pareva, per la ragazza giusta il tempo riusciva a trovarlo eccome.
«E
infatti non ce l'ho» spiegò il biondo «Me la voglio scopare,
Pansy, mica sposare» continuò, guardandola come se fosse matta.
Pansy
sbuffò frustrata e Draco sapeva che era gelosa perciò ne
approfittò «Senti Pansy. Sai come funziona. Questo fa
parte del mio compito
di Malfoy» sapeva che lei avrebbe letto fra le righe. Era suo
compito come Mangiamorte, ma visto che non poteva parlarne
apertamente, dovette usare le parole con attenzione.
«Bene»
borbottò lei «Scopati quella sanguesporco capelluta. Non me ne
frega un cazzo» sbottò, prima di alzarsi e uscire dalla Sala
Comune.
«E
per quanto riguarda voi» disse Draco, spostando la sua attenzione
sui maschi del tavolo «La Granger è mia. Qualunque cosa stiate
pensando di fare, ricordate che l'ho reclamata» Non si dilungò in
spiegazioni, visto che la maggior parte di loro proveniva da una lunga
discendenza di purosangue, e sapevano esattamente cosa intendeva. I
Malfoy erano una delle più antiche e potenti famiglie in
circolazione. Se Draco Malfoy diceva che una cosa era sua, era sua, e
non c'erano prendere alla leggera le conseguenze di un'eventuale
insubordinazione.
...
«Presumo
che tu abbia qualcosa da dirmi» disse Piton, da dietro la sua
cattedra, quella sera. Draco non aveva più disturbato Hermione tutto
il giorno, e ora era finalmente arrivata l'ora delle lezioni di
Occlumanzia.
«Di
cosa stai parlando?» domandò Draco, realmente confuso.
«Come
direttore della casa dei Serpeverde so tutto quello che succede lì
sotto» rispose Piton «E ho sentito delle notizie molto
disturbanti»
«Oh»
sospirò sollevato Draco. Era preoccupato che fosse qualcosa di molto
più importante, come problemi con la sua copertura «Posso
spiegare»
«Per
il tuo bene, lo spero proprio. La signorina Granger può essere
fastidiosa, ma è una donna, e deve essere trattata con rispetto»
lo ammonì il professore.
«Non
potrei essere più d'accordo» annuì subito Draco «Il problema
è che Theo Nott ha minacciato di farle del male; vuole... lo sa...»
cercò di spiegare.
«Sono
consapevole del tipo di pericolo in cui Nott vorrebbe mettere la
Signorina Granger» lo interruppe Piton, «Capisco. Così tu hai
deciso di usare la tua posizione di superiorità per, mettiamola
così, proteggerla» disse, alzando una mano per fermarlo dal
parlare.
«Si
Signore» rispose Draco, sollevato che Piton avesse capito»
«E
presumo che tu mi voglia rendere partecipe di un'altra notizia sulla
natura della sua relazione con la Signorina Granger» continuò
Severus.
«Come
diavolo facevi a saperlo?» chiese Draco, perplesso.
Piton
ghignò leggermente «Scoprirai che dopo vent'anni a leggere le
persone, non sono molte le cose che mi sfuggono» gli fece notare
lui.
«Bhe,
immagino che questa è solo un'altra cosa che devo imparare a
nascondere al Signore Oscuro» disse il biondo con un sospiro
stanco.
«Stai
andando discretamente bene» commentò il professore «ma devo
chiedertelo: Sei sicuro di voler procedere con questa cosa?»
«Cosa
intendi?» domandò Draco.
«Voglio
dire che tu ed Hermione siete già in grande pericolo. Quel pericolo
crescerà ancora se aggiungete intenzioni romantiche alla miscela.
Vale la pena rischiarlo?»
Draco
cominciava ad arrabbiarsi. Non erano affari di Piton quello che
sceglieva di fare nella sua vita personale. Cosa, doveva dimenticarsi
dei suoi sentimenti colo perché rendeva le cose un po' più
difficili? Lo aveva fatto per tutta la sua vita e si era pentito «Non
mi importa quanto difficile sarà» rispose «Lei è molto
importante per me, e non ho nessuna intenzione di invecchiare
ignorando questi sentimenti solo perché renderebbe le cose più
semplici» sbottò.
Severus
lo guardò aspramente «E' la tua vita, e puoi fare quello che
vuoi, Draco. Sei quasi un adulto ora. Io ti sto solo offrendo dei
consigli che derivano dalla mia esperienza. Considerala una lezione»
«Grazie
per i consigli, ma non ho intenzione di cambiare idea, non su
Hermione» rispose Draco, più calmo ora, prima di sistemarsi più
comodamente nella poltrona «Ho solo bisogno che tu mi aiuti a
tenerla fuori dalla mia mente quando sarò davanti al Signore Oscuro»
«Bene.
Cominceremo stasera» concesse Piton, con un sospiro. Il ragazzo
avrebbe imparato la lezione da solo. Si ricordava come ci si sentiva
alla sua età. A quei tempo la sua intera esistenza girava intorno a
Lily Evans. Lei gli aveva spezzato il cuore, lasciandolo solo e
vulnerabile. Sperava solo che Draco non fosse destinato a subire la
stessa sorte.
«Severus»
parlò Draco, guardandolo negli occhi «Potresti solo provare a non
comportarti come se questa fosse la fine del mondo» lo pregò.
«Sono
il tuo insegnante. E' mio compito....» iniziò Piton, ma Draco lo
fermò.
«Ma
sei anche il mio padrino. E sei anche l'unica persona al mondo che
capisce veramente quello che sto passando. Vorrei solo che tu...»
si fermò un attimo, cercando le parole giuste «Non posso smettere
di provare questi sentimenti per lei. Sono troppo forti, okay?
Fingere che non è niente potrebbe compromettere la missione più di
quanto ammettere che mi piace non faccia» cercò di essere
ragionevole.
Piton
considerò per un momento il ragionamento del figlioccio «Forse
hai ragione tu» concesse «ma devi anche considerare che se in
qualche modo il tuo affetto per lei venisse svelato, Hermione
potrebbe trovarsi in pericolo, e tu potresti non essere in grado di
salvarla.
Draco
rabbrividì al solo pensiero. Com'era possibile che una persona che
meno di un mese prima non significava niente per lui, ora fosse il
punto focale della sua esistenza?
«Lo
capisco. Perciò ti chiedo di aiutarmi a tenerlo nascosto»
Piton
annuì e iniziò la lezione.
...
Magari
era solo paranoica, ma Hermione si sentiva come se qualcuno la stesse
seguendo. Ma non seguendo seguendo; più seguendo con lo sguardo,
ecco. Era la spiegazione più vicina a quello che stava provando.
Ogni volta che si girava per controllare però non vedeva nessuno che
la stava fissando.
Qualche
volta aveva sorpreso Draco a guardarla, ma non era quello. I suoi
sguardi erano familiari, ed erano da aspettarsi. Se doveva essere
sincera, in qualche modo malato, il comportamento che il ragazzo
doveva tenere nei suoi confronti davanti agli altri studenti la
eccitavano.
Hermione
non era una puritana illibata, ma tutto l'ambito della sessualità
fino ad allora non l'aveva mai interessata più di tanto. Certo aveva
fatto un paio di sogni non molto pudici, di solito su uomini senza un
volto. Molte volte c'era Krum, e qualche volta aveva anche sognato
Ron baciarla, ma quello era tutto. Era così impegnata con lo studio,
con Harry e Ron, la guerra e un altro milione di cose che non aveva
molto tempo da dedicare alla contemplazione del sesso in nessun
senso.
Tuttavia
ora si ritrovava a sentire una stretta allo stomaco ogni volta che
Draco le era vicino. Forse era perché loro due avevano una
relazione. Non ne aveva mai avuta una, non così seria se non altro.
O magari era perché era una cosa proibita. Non si era mai vista come
il tipo di ragazza a cui piaceva quel tipo di adrenalina. Oppure era
solo il normale progredire dei suoi sentimenti per Draco. Qualunque
cosa fosse, quella sensazione di calore che provava in sua presenza
era decisamente la benvenuta.
Ma
tornando alla realtà... Perché si sentiva come se qualcuno la
stesse seguendo? Si girò ancora verso il tavolo dei Serpeverde, e
prima che il suo sguardo si posasse su Draco, lo vide. Nott girò
velocemente la testa, ma non abbastanza veloce perché lei non lo
notasse e si rendesse conto che erano i suoi occhi che le avevano
penetrato la schiena tutto quel tempo. Il suo cuore cominciò a
battere forte, ma lei cercò di calmarsi. Draco non avrebbe mai
permesso che le succedesse qualcosa. Inoltre Harry ormai era la sua
ombra. Probabilmente Nott era solo irritato che il suo potenziale
giocattolino gli era stato portato via.
«Harry,
Ron, siete pronti ad andare?» domandò ai suoi amici. Doveva
uscire da quella stanza, e doveva finire i compiti prima del suo
incontro con Draco di quella sera.
Sorrise
tra se e se a quel pensiero. Tutto ciò di cui aveva bisogno per
stare meglio era un po' di tempo da sola con Draco, lontana da tutto
e tutti. Anche prima che ammettessero i loro sentimenti la sua sola
presenza le migliorava la giornata.
«Certo,
andiamo» rispose Harry.
«Avete
visto Nott fissare?» domandò Ron, quando uscirono dalla stanza.
«Si»
sospirò Hermione «Va tutto bene. Non è più una minaccia»
«Può
darsi» concesse Harry «Ma tu stai comunque attenta. Sempre
vigile al cento percento, ok?» la pregò.
Hermione
annuì.
...
Draco
si sentì subito meglio quando vide Hermione entrare nella Stanza
delle Necessità. Le era mancata. Dopo aver speso così tanto tempo
insieme durante le vacanze era quasi doloroso starle lontano.
In
più c'era il problema del modo in cui era costretto a comportarsi
con lei fuori da quella stanza. Lo sapeva che lei sapeva che tutto
quello che diceva e faceva era una recita, ma questo non gli impediva
di preoccuparsi. Magari qualche volta esagerava e inconsapevolmente
la feriva veramente.
«Hey»
lo salutò lei con un sorriso, una volta chiusa la porta «Perché
sei così preoccupato? E' successo qualcosa?»
Draco
sorrise di rimando e scosse la testa «No. E' solo che... non
sapevo se saresti stata arrabbiata con me per l'altro giorno a
colazione» ammise.
«Ma
certo che no, Draco» disse lei, lasciandosi cadere sul divano
accanto a lui. Vedendo quanto era nervoso, gli prese una mano tra le
sue «Sapevo che sarebbe successo» gli fece notare lei «E
poi, vedere l'espressione di tutti quando sei venuto verso di me, è
stato esilarante»
«Mi
fa piacere che almeno tu ti sia divertita» mise il broncio lui.
«No,
non è quello che intendevo» disse lei con un sospiro «E'
che... e' stato davvero scioccante per le persone vedere te che
mostravi... un tipo di interesse sessuale verso di me» spiegò
lei, faticando un po' a trovare le parole giuste «Per sei anni non
hai fatto altro che parlare di quanto io fossi poco attraente. Erano
confusi» continuò, posando lo sguardo sulle loro mani unite.
Anche lei era confusa. Come faceva a essere brutta un minuto e il
minuto dopo essere l'oggetto delle sue attenzioni?
Draco
la guardò negli occhi, riuscendo quasi a vedere le rotelle giare
nella sua testa «Hermione, tu credi che io pensi ancora a te in
quel modo?» le domandò finalmente, dopo un lungo momento di
silenzio.
«No»
ammise lei, senza guardarlo «Ma uno si domanda come mai ora sei
così attratto da me, quando solo pochi mesi prima avresti preferito
mangiarti un piede piuttosto che pensare a un rapporto sessuale con
me»
«Il
mio odio non andava così lontano» disse lui ridacchiando,
cercando di alleggerire l'atmosfera. Anche Hermione sorrise
leggermente «Se devo essere sincero, non ho mai pensato veramente
che tu non fossi attraente» ammise, cercando le parole adatte «Non
pensavo mai a te in quel modo, è solo che conoscevo abbastanza le
ragazze da sapere che se avessi commentato il tuo aspetto esteriore
ti avrei fatta soffrire. E poi, non potevo mica prendermela con la
tua intelligenza, visto che mi facevi il culo in tutte le materie»
spiegò, ed Hermione scoppiò a ridere.
«E'
tutto okay» sospirò lei «Ci credo che ora sei attratto da me,
se non perché ti saresti dato tutto quel da fare per farmi ammettere
i miei sentimenti? Non sei più l'idiota vendicativo che eri una
volta, so che per te non è un gioco. E' solo strano il passare dal
non pensare a me in un certo modo, a intraprendere una relazione
tutt'altro che semplice con me» gli disse lei.
«Tu
pensi troppo, lo sai?» sorrise lui, facendo scivolare una mano
attorno alla sua vita «E poi, non è che tu pensavi che io fossi
attraente prima di tutto questo» gli fece notare lui, ma quando
notò le guance della ragazza arrossire rimase scioccato «Lo
pensavi?» quasi urlò, la sua voce carica di infantile
eccitazione.
«Oh,
ma stai zitto» arrossì ancora di più Hermione, girandosi
dall'altra parte «Certo che pensavo che tu fossi attraente.
Comprati un dannato specchio» borbottò «Ma eri un bastardo, e
le ragazze sono in grado di controllare gli ormoni molto meglio di
voi maschietti»
Per
un momento Draco fu troppo scioccato per parlare. Stava setacciando
tutti i suoi ricordi degli anni precedenti ad Hogwarts, ma mai, mai
Hermione aveva mostrato anche solo un pizzico di attrazione per lui
prima che iniziassero a lavorare insieme alla missione «Wow...»
riuscì solo a dire. L'idea aveva un nonsocchè di intrigante.
«Oh,
perfetto» si lamentò Hermione, allontanandosi ancora di più da
lui «Ora che ho alimentato il tuo già enorme ego, possiamo
tornare a lavorare?» Gli chiese borbottando. Che incredibile
narcisista.
«Oh
andiamo, Hermione» disse Draco, avvicinandola a lui «Sono solo
sorpreso, tutto qui. L'hai nascosto bene»
«Si,
ma non è che ti morissi dietro!» disse lei indignata «Se
occasionalmente mi capitava di guardare nella tua direzione, e se in
quel momento non ti comportavi da insopportabile idiota come tuo
solito, e se la luce ti colpiva nel modo giusto, era possibile che io
apprezzassi l'indiscutibile attrattività dei tuoi lineamenti. Ma non
vuol mica dire che sognavo che tu mi prendessi da un momento
all'altro»
Draco
sapeva che era imbarazzata per l'ammissione e incazzata con lui per
aver gongolato anche solo per un po' «Hermione, vieni qui»
le
chiese dolcemente, attirandola verso di se. Le posò un delicato
bacio sulla guancia, e quando lei non si tirò indietro, lui
l'avvicinò ancora di più a lui «La verità
è che non ho mai
pensato a te in quel modo non perché non eri attraente. Anzi,
sei
indubbiamente bellissima, per lo standard di qualsiasi uomo» le
disse. Hermione non potè non sorridere a quello e lui
continuò «Sono stato educato ad odiarti. Per molto tempo
ho pensato che tu
valessi meno di me, e quando ho finalmente smesso, non sono riuscito
a vedere oltre la tua immagine» confessò.
«Che
immagine?» domandò Hermione, posando finalmente il suo sguardo su
di lui.
«L'apparenza
da dura, e da persona moralmente superiore a tutti» Hermione aprì
la bocca per protestare, ma lui le posò un dito sulle labbra per
fermarla «Lasciami finire. Lo so che non sei così. Sono
finalmente riuscito a capire e conoscere la vera te qui dentro»
disse, indicando la stanza tutto intorno a loro «Pensavo che fossi
una principessina so tutto io troppo ansiosa e seria per potersi
concedere un po' di divertimento. Avresti potuto essere la donna più
bella del mondo, e io non l'avrei notato»
«E
cosa è cambiato?» domandò lei, accoccolandosi contro di lui.
«Tu»
rispose Draco «E immagino che anche io» ammise «Ti sei
aperta e lasciata andare con me. Sono finalmente riuscito a vedere
quello che i tuoi amici avevano sempre saputo. Aggiungici il fatto
che ho deciso di abbandonarmi alla tua misericordia» scherzò,
ghignando «E non avevo speranze contro i tuoi voleri»
Hermione
scoppiò a ridere «I miei voleri?» disse ridacchiando «Draco,
difficilmente sono una tentatrice»
«Non
ne hai idea» le rispose il biondo, la voce bassa e rauca. I suoi
occhi erano intensi e seri, ed Hermione trovò impossibile
distogliere lo sguardo da lui.
Le
labbra di Draco toccarono le sue un momento più tardi, in una bacio
carico di passione e lei non riuscì a frenare un gemito di piacere.
Le
sue mani erano dappertutto. Le accarezzavano i fianchi attraverso lo
spesso tessuto dei vestiti, e lei sentiva la testa diventare sempre
più leggera, mentre il bacio le prendeva tutta l'aria dai polmoni.
«Draco»
sussurrò lei, mentre lo attirava a se per approfondire il bacio. Non
si era mai sentita così in vita sua. Ogni bacio con Draco era
un'esperienza unica ed intensa.
Draco
non sapeva cosa gli era preso, ma l'innocente rossore delle sue
guance quando le aveva detto che era irresistibile era stato troppo.
Era innocente, ma non troppo da sembrare una puritana.
«Hermione»
gemette anche lui, con voce roca, allontanandosi dalle sue labbra
solo per riempire d'aria i polmoni.
«Per
quanto io ami fare questo» iniziò Hermione, parlando a pochi
centimetri dal suo viso e solleticandolo con il suo fiato caldo e
irregolare «Abbiamo del lavoro da fare, e va fatto questa sera»
Draco
borbottò qualcosa di incomprensibile, molto simile a un bambino
capriccioso a cui viene tolto il suo giocattolo preferito, ma si
allontanò da lei - di qualche millimetro. Hermione era segretamente
compiaciuta di questa sua reazione. A quale ragazza non piace sapere
di avere quell'effetto sul proprio ragazzo? Merlino, non riusciva
ancora a credere che Draco Malfoy era il suo ragazzo. Era una cosa
così strana.
«Bene»
disse finalmente Draco «Ma sei in debito con me» la ammonì
prima di staccarsi da lei.
Hermione
ghignò «Mh, e cosa ti devo esattamente?» chi chiese.
«Non
ho ancora deciso. Ma ti farò sapere non appena l'avrò fatto»
rispose lui fintamente serio.
«Okay
Okay» disse lei, tagliando corto, ma comunque sorridendo «Ora,
attaccami, e vedi di farlo bene, perché non ho tutta la notte» Il
suo tono autoritario gli fece pulsare dolorosamente il membro già
duro. Com'era successo? Come era possibile che quelle stesse parole
che mesi prima lo facevano così incazzare ora lo facessero eccitare
a tal punto da non voler altro che sbattere quella piccola Grifondoro
al muro e farla sua ancora e ancora, fino a quando non sarebbe più
stata in grado a camminare dritta?
...
I
tentativi di Draco di "corteggiare" Hermione fuori dalla
Stanza delle Necessità continuavano. Per dir la verità entrambi si
stavano divertendo un po' troppo nel recitare i loro ruoli. Hermione
più di Draco, visto che lui sentiva ancora un po' di colpa ogni qual
volta la trattava come un oggetto, quando in realtà la Grifona stava
velocemente diventando la cosa più importante del suo intero mondo.
Il
loro teatrino poi sembrava avere l'effetto desiderato su Nott. Il
ragazzo passava la maggior parte del suo tempo nella Sala Comune dei
Serpeverde, ed era sempre incazzato e sulla soglia di un esaurimento
nervoso. Fortunatamente non aveva ancora tentato nulla, e da quello
che Draco aveva estorto a Tiger e Goyle, non aveva nessun piano per
il futuro.
Draco
però era abbastanza sveglio da sapere che non ci si può mai fidare
di una Serpe. Prima o poi avrebbe fatto qualcosa, e sperava solo che
Hermione fosse pronta e vigile, o che almeno Potter fosse con lei
quando sarebbe successo. Potter aveva i suoi difetti, ma avrebbe
senza dubbio protetto Hermione con la sua vita.
«Nott»
salutò Draco, sedendosi accanto al ragazzo sul divano.
Fortunatamente a parte loro due la stanza era vuota. Pansy aveva
deciso di parlargli di nuovo, e ciò voleva dire che lo seguiva
dappertutto come un cucciolo in cerca d'attenzione. Stava diventando
decisamente disturbante.
«Malfoy»
salutò Nott, quasi sputando il suo nome.
«Oh,
andiamo» ridacchiò Draco «Tieni ancora il muso per la faccenda
della Mezzosangue?»
«Perché
hai dovuto farlo?» domandò Nott.
«Qual'è
il tuo problema con la Granger?» chiese invee Draco, evitando di
rispondere alla sua domanda, e rendendo la sua voce più curiosa che
poteva.
«La
volevo» rispose Nott. Stava cominciando a scaldarsi. Era una
caratteristica molto rara per una Serpe, mostrare così liberamente
le proprie emozioni, anche se lui era l'ultimo a dover parlare, visto
il modo in cui aveva parlato con Hermione ultimamente.
«Ci
sono altre mezzosangue» gli fece notare Draco, scrollando le
spalle.
«Esatto»
puntualizzò il bruno «Lei per te non significa niente. Sarebbe
solo un altro nome insignificante sulla lista»
«E
quindi? Non dirmi che tu sei innamorato di lei» chiese Draco,
pregando di non aver centrato il bersaglio.
«Certo
che no» rispose Nott, non molto convincente «E' una lurida
sanguesporco. Ma l'ho desiderata per anni, da quella notte al ballo
del Ceppo. Sapevo che l'avrei avuta un giorno» spiegò. Draco
sapeva che stava cercando di impietosirlo per fargli cambiare idea.
Sfortunatamente per lui, il biondo non era stupido.
«Quindi,
ti sei voluto scopare la Granger per anni» sentenziò Draco, del
tutto calmo e per niente toccato. Ma quello solo all'esterno, perché
dentro di se stava bollendo di rabbia al pensiero che Nott aveva e
aveva avuto per anni fantasie per niente pure sulla sua ragazza. Lo
voleva uccidere.
«E'
solo che, non capisco perché non posso averla!» urlò Nott,
alzandosi dal divano e facendo per uscire «Tu potesti averne una
qualsiasi, ma io voglio solo lei!»
Gli
occhi di Draco diventarono di ghiaccio, e si alzò anche lui dal
divano, avvicinandosi al bruno. Si fissarono per un lungo momento
prima che Nott distogliesse lo sguardo «Ascoltami bene Nott.
Granger è mia, e non ho nessuna intenzione di rinunciarci. E devi
sapere, che non mi piace quando gli altri toccano le mie cose,
quindi...» lasciò la frase in sospeso.
Nott
deglutì rumorosamente, ma non se ne andò «Rilassati Nott. La
Granger non è così importante» gli disse «Trovatene un'altra»
Nott
borbottò qualcosa di incomprensibile prima di tonare nel suo
dormitorio. Draco sospirò e scosse la testa. Non vedeva l'ora che il
problema di Nott si risolvesse. Il suo istinto però gli diceva che
non avrebbero visto la fine di quella faccenda molto presto. Il fatto
che il ragazzo fosse ossessionato con Hermione da anni era
preoccupante.
Sospirò
ancora e tirò fuori il Galeone dalla tasca dei pantaloni. Toccandolo
con la bacchetta mandò un messaggio a Hermione. Negli ultimi giorni
era diventata un'abitudine avere delle piccole conversazioni con quel
metodo.
Ho
parlato con Nott. Non so cosa gli passa per la testa
Pochi
secondi più tardi lei gli rispose.
Sono
sicura che non è niente.
Draco
scosse la testa. La ragazza non prendeva mai i suoi avvertimenti
seriamente.
Stai
attenta, ok?
Lo
sono sempre.
Draco
sorrise. Era una completa bugia, anche se non intenzionale. Hermione
non era mai attenta. Il coraggio e l'orgoglio Grifondoro nel suo caso
erano solo parole in codice per avventatezza e impulsività.
Sei
a letto? Chiese poi, cambiando argomento.
Si.
Cosa
sta indossando?
DRACO!
Va
bene. Fai bei sogni, Hermione.
Buonanotte
Draco.
Il
biondo rimise la moneta al suo posto e andò nella sua camera,
salendo le scale, facendo due gradini alla volta. SI sentiva sempre
meglio dopo aver parlato con lei. Si sentiva come se potessero
affrontare qualsiasi ostacolo, se solo fossero rimasti insieme.
Si
sentiva in cima al mondo, invincibile, e tutto grazie a lei.
_____________________________________________________________
Note dell'autore, o meglio dire del traduttore =P
Prima
di tutto volevo ringraziare tutti i lettori per il sostegno. Anche se
la storia non è mia le vostre review mi fanno comunque
moltissimo piacere, e per questo ho fatto un extra sforzo e ho tradotto
anche questo capitolo. Consideratelo il mio modo di scusarmi per la
lunga assenza.
Questo
è il decimo capitolo... un terzo del lavoro è fatto. I
prossimi quattro o cinque capitoli parleranno ancora della preparazione
di Draco e Hermione ad affontare la missione, dopodichè
iniziernno l'azione e i colpi di scena. Sinceramente non vedo l'ora,
visto che sono proprio quelli i capitoli che mi hanno spinta a tradurre
la storia.
Grazie ancora a tutti quanti, e buon 2012!
Lux Malfoy
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