La Spia

di gnrkrystle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gli ordini di Silente ***
Capitolo 2: *** Gli affari prima di tutto ***
Capitolo 3: *** Notizie Scioccanti ***
Capitolo 4: *** Incubi ***
Capitolo 5: *** L'ho davvero chiamato Draco? ***
Capitolo 6: *** La Vigilia di Natale ***
Capitolo 7: *** Morti ***
Capitolo 8: *** Ammissioni ***
Capitolo 9: *** Minacce e Compromessi ***
Capitolo 10: *** Conversazioni ***



Capitolo 1
*** Gli ordini di Silente ***


Capitolo 1

Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Gli ordini di Silente


«Mi scusi signore, che cosa?» Chiese Hermione, spostando incredula lo sguardo tra Il Preside e Draco Malfoy, che da un angolo della stanza osservava la scena con espressione cupa. Non si era nemmeno disturbato a guardarla, ma la ragazza notò comunque la famigliare smorfia disgustata sul viso della Serpe, contrapposta alla sua maschera di preoccupazione.

«Capisco che ci sia molto da accettare e assimilare signorina Granger» Rispose Silente pazientemente. «Le sto chiedendo molto, e sa, lo faccio solo perché credo profondamente nelle sue abilità di mantenere tutto sul piano professionale»

Hermione voleva girare gli occhi. Era ovvio che Silente voleva sottometterla tramite lodi. Sentì Draco sbuffare in lontananza e ricordò perché la richiesta del Preside sembrava così assurda.

«Ma signore» provò ancora Hermione, abbassando leggermente la voce «E' sicuro che ci possiamo fidare? Voglio dire, come possiamo essere certi che non sia un qualche piano di Voldemort?» chiese, lanciando sguardi sospettosi al ragazzo biondo.

La sua smorfia divenne più intensa e spostò lo sguardo altrove, pensando che la presenza di Hermione al quell'incontro fosse del tutto superflua.

Non solo tu, "amico" pensò Hermione.

«Le posso assicurare che ci si può fidare del Signor Malfoy» Disse Silente. Aveva uno strano scintillio negli occhi, mentre guardava il ragazzo, il quale sembrava essersi deciso a ingorare entrambi.

Hermione si fidava completamennte di Silente, ma come poteva essere tutto vero? Come poteva quello stronzo arrogante essere veramente venuto da Silente in cerca di protezione?

«Certamente. Ho piena fiducia in lei, signore» spiegò la Grifondoro «Ma lui...». Pprima che potesse finire la frase, Draco si alzò dalla poltrona su cui sedeva e sospirò pesantemente.

«Sono ancora qua, Granger» borbottò «Quindi, invece di continuare a parlare di me come se fossi sordo, forse sarebbe meglio se tornassi semplicemente alla mia Sala Comune, cosicché voi possiate continuare a parlare di me come se non ci fossi».

Hermione non avrebbr potuto pensare a una migliore idea.

«Certamente, dev'essere molto stanco signor Malfoy» acconsentì Silente «Prego, vai pure. Sono sicuro che la signorina Granger le farà poi sapere quando incontrarvi» Il suo sorriso era caldo, e Draco voleva esserne invaso, ma il conflitto di emozioni che aveva dentro non gli permetteva di provare niente tranno uno strano mix di rilievo, fastidio e terrore.

Quando se ne fu andato, Hermione concentrò ancora la sua attenzione sul Professor Silente.

«Signore lei sa che farei di tutto per l'Ordine, e mi fido ciecamente di lei, ma non capisco proprio perché abbia bisogno di me. Sono sicura che lei, o il professor Piton siate molto più qualificati per un compito del genere. Voglio dire, Io non sono una Spia» spiegò la ragazza.

«Non posso darle torno Signorina Granger» sorrise Silente «tuttavia, come sicuramente Harry le avrà accennato, sono attualmente occupato da alcune missioni per l'Ordine, dalla direzione della Scuola e dall'aiutare Harry a prepararsi a uno scontro con Voldemort. Il professor Piton provvederà a istruire Draco per quanto riguarda l'essere una Spia, ma lei Signorina Granger, è l'unica che lo può aiutare con tutto il resto» rispose il vecchio Preside.

«Che cosa significa?» Chiese la ragazza irritata «Perché sono la migliore per questo lavoro? Lui mi odia, e nemmeno io vado pazza per lui» ammise.

«A Draco servirà un contatto con l'Ordine. In quanto gli unici membri dell'Ordine che vivono ad Hogwarts sono i Professori, già impegnati in altre Missioni, e lei, Harry e Ron, capisce perché lei è l'unica opzione?

Hermione abbassò le spalle in segno di sconfitta. Sicuramente Harry e Ron non sarebbero mai stati in grado di aiutare Draco con niente, tranne forse ad indicargli la stradaper la torre più alta e a facilitargli la caduta.

«Signorina, capisco che lei e Draco abbiate un passato molto oscuro alle spalle» disse sinceramente l'uomo «So che non sarà facile, per nessuno dei due, ma lui vuole veramente aiutare. Solo immagini quanto deve essere stata dura per lui dare le spalle alla propria famiglia per aiutare i "nemici", per battersi dalla nostra parte. Se noi non lo accogliamo tra le nostre fila, che cosa penserà di noi?»

«Certo, ha ragione» ammise Hermione «ma non so cosa fare con lui. Lui non mi ascolterà, questo glielo posso garantire»

«Le chiedo solo di fare tutto quello che può» l'assicurò Silente «Tutti i suoi ordini arriveranno tramite lei: sarà necessario che lui si fidi»

«Ma sicuramente lei lo farebbe molto meglio» provò ancora la ragazza.

«Vista la sua missione per conto di Voldemort, troppi incontri con me sarebbero compromettenti e per niente saggi» Spiegò lui «Infatti tutto questa operazione dovrà rimanere assolutamente segreta»

«Che mi dice di Harry e Ron?» chiese subito Hermione. Il solo pensiero di prendere parte a qualcosa di così grande, così importante e nnon poterlo dire ai suoi due migliori amici la faceva impazzire.

«Certo, potrà dirlo al signor Weasley ed io stesso innformerò Harry, ma è tutto qui. Molti dell'Ordine non sapranno nemmeno del coraggioso cambio di cuore del signor Malfoy. Questo, certamente, per la sua stessa sicurezza».

«Solo un'ultima cosa» chiese timidamente lei « In cosa consiste la sua missione per Voldemort?»

Silente posò lo sguardo a terra, per un attimo interessato alle venature del parquet. Fu solo un secondo, ma abbastanza lungo affinché Hermione capisse che qualunque cosa fosse, non poteva essere nulla di buono. La sua risposta arrivò poco dopo.

«Credo che tocchi al signor Malfoy raccontarle questa storia, ma le assicuro che se diventasse necessario per il suo compito, le spiegherò personalmente ogni cosa» Disse Silente. Hermione annuì, delusa. Si alzò per lasciare l'ufficio, ma prima si girò indietro un'ultima volta.«Professore» chiese timidamente, rimettendo a posto una ciocca ribelle «E' sicuro che io sia la persona più adatta per farlo? Ho solo sedici anni. Non sono una spia professionista o uno stratega militare. Se lui sta per intraprendere un ruolo così importante, non sarebbe meglio che avesse un "contatto" più vecchio e di esperienza?»

I tratti di Silente si ammorbidirono mentre le sorrideva con affetto «L'età non porta comprensione più di quanto non porti saggezza. Forse lei è giovane, ma è già talmente saggia che posso assicurarle che lei è l'unica persona per questo compito»

«La ringrazio Preside» disse Hermione, lasciandosi andare a un caldo sorriso, nonostante la stretta allo stomaco che le faceva venir voglia di vomitare. Con ciò girò i tacchi e uscì dall'ufficio del preside, la mente divisa tra due dilemmi: Come avrebbe fatto a passare del tempo con Draco Malfoy senza ucciderlo? E Come l'avrebbe detto a Ron e Harry?


...


Draco sospirò, mentre cercava di calmarsi, a meno di dieci passi dalla sua Sala Comune. Ora non si tornava più indietro. La sua fottuta coscienza aveva avuto la meglio su di lui in un momento di debolezza, e ora era in trappola. Non poteva lasciare i Mangiamorte. Il loro marchio era inciso a fuoco sul suo braccio. Ormai non poteva più cambiare idea dato che Silente gli aveva dato la sua completa fiducia, e anche perché non ne sarebbe mai uscito vivo se tornava indietro ora. La scelta era una sola : Affidarsi totalmente a Silente e ai suoi paladini della giustizia, oppure sarebbe finito morto o peggio per mano di Voldemort.

Ma dopotutto lui era un Serpeverde, e i Serpeverde sanno sempre cosa devono fare.

«Oi Malfoy» lo salutò Tiger da un divano al centro della stanza. Tu e la tua parlantina, eh Tiger pensò Draco prima di unirsi a lui e a Goyle nella Sala Comune. Da quando gli era stato dato il Marchio Nero, i Serpeverde l'avevano trattato come se fosse un reale, anche più di prima. L'unico apparte lui ad aver ricevuto il Marchio era Theodore Nott, ed era anche l'unico da cui avrebbe dovuto guardarsi le spalle.

«Dov'eri?» chiese Pansy dalla poltrona accanto a loro mentre si toccava assorta i capelli.

«Detenzione» mentì lui con una smorfia «Vitious mi ha beccato a manomettere la bacchetta di Paciock» era una bugia semplice da credere. Era sicuramente qualcosa che lui farebbe, e se pianificava partecipare ad altri incontri con i membri dell'Ordine allora doveva abituarsi a dover inventare quel tipo di scuse.

Pansy, Tiger e Goyle risero insieme «Paciock» sbuffò Pansy «ecco quello si che è un ragazzo la cui intelligenza supera a malpena quella di una pietra»

«Giusto» disse Draco annuendo verso di lei. Stava a malapena prestando attenzione alla loro conversazione, che come al solito era degradata in una lunga lista di insulti a danno dei Grifondoro. La sua mente era altrove, impegnata a trovare altre scuse per le notti in cui avrebbe dovuto assentarsi. Cercava in tutti i modi di non pensare che quelle notti le avrebbe dovuto passare con Hermione-so-tutto-io-Granger. Dannato Albus Silente!


...


«Ragazzi possiamo parlare?» chiese Hermione, facendo segno a Ron ed Harry di seguirla verso una zona più appartata della loro Sala Comune.

«Cosa c'è Hermione?» domandò Harry un po' preoccupato quando la vide pronunciare il Muffliato. C'era comunque pochissime persone nella stanza, e sapeva quanto lei odiasse usare incantesimi del Principe Mezzosangue, perciò doveva essere importante.

«Devo dirvi una cosa ragazzi» Disse lei, lanciando occhiatine nervose a entrambi «e prima che lo faccia, voglio che voi promettiate di non perdere la testa o di fare qualcosa di stupido e afrettato. Ci siamo capiti?»

«Accidenti Hermione, perché mai dovremmo farlo?» adesso anche Ron era preoccupato.

Hermione lo fissò con uno sguardo alla McGranitt e lui capì la stupidità della domanda, arrossendo.

«Forza Hermione, resteremo calmi» disse Harry. In quel momento avrebbe detto qualsiasi cosa per farle sputare il rospo.

«Sto tornando da un incontro con Silente... e...» prima di continuare deglutì « Draco Malfoy»

Le dita di Harry si strinsero in un pugno e mentre lo sguardo di Ron si accigliò visibilmente.

«Che cosa ti ha fatto quella Serpe Hermione?» chiese Harry, la sua voce pericolosamente bassa.

«Niente!» spiegò lei «E' stato Silente a volere l'incontro. Non era una cosa disciplinare» li assicurò. Hermione aspettò che si calmassero, ma visto che l'espressione accigliata di Ron non saprì continuò comunque.

«Avevi ragione Harry, Malfoy è un Mangiamorte»

«Lo sapevo io!» esclamò lui, cominciando a muoversi nervosamente avanti e indietro nell'angusto spazio.

«Vi potreste sedere?» chiese, ma era più un ordine. Lo disse con un tono impaziente che obbligò entrambi ad obbedire. Quando si furono entrambi seduti sul divano alla loro destra fecero a Hermione segno di continuare.

«E' venuto da Silente e ha confessato ogni cosa. Vuole passare dalla nostra parte, ma Silente pensa che sarebbe molto più utile come spia»

«E Piton?» chiese Ron disgustato «Una viscida Serpe non è forse abbastanza?»

«Lo sai che la risposta è no» sospirò la ragazza «Se a Piton succedesse qualcosa saremmo completamente ciechi. Inoltre, secondo quello che mi ha detto Silente, Malfoy è già arrivato tra i ranghi più alti dei Mangiamorte. Ha una copertura impeccabile e, grazie a suo padre, nessuno dubiterà di lui. E' davvero un bene» Hermione non potè credere alle parole che stavano uscendo dalla sua stessa bocca.

«E tu semplicemente ci credi, eh?» chiese harry, la sua voce carica di scetticismo.

«Mi fido di Silente» ribettè lei. Certo, anche lei aveva dubbi, ma se li avesse esposti a Ron e Harry non sarebbe mai riuscita a convincerli del cambiamento di Malfoy.

«Ma è Malfoy! Non ha mai fatto niente se non per avvantaggiare se stesso» parò ron con tono stranamente razionale.

«Vero, ma non vedo che altre scelte abbiamo» rispose Hermione «Silente si fida, e dobbiamo farlo anche noi»

«Io non mi fido di quel Furetto per niente» chiarì lui. «Ma comunque cosa c'entri tu in tutto questo?» Harry annuì, anche lui curioso del perché anche Hermione fosse presente a quella riunione.

Hermione sospirò e apettò un secondo prima di spiegare «Silente vuole che io sia il Contatto di Malfoy con l'Ordine. Lui lavorerà con Piton e Silente per quanto possibile, ma sarà comunque sotto la mia responsabilità» disse lei, sentendo già il peso di quell'importante compito sulle spalle.

«Aspetta» urlò Ron «Mione, sii seria! Come si aspettano che tu faccia questo?»

«E questo che cose vorrebbe dire?» chiese lei con uno strillo. Poco importava che lei si fosse posta la stessa domanda poco prima.

«Penso che lui volesse dire» subentrò Harry, dando un calciò negli stinchi a Ron «Perché dovresti essere tu il Contatto? Perché non Lupin o Kingsley, o comunque qualcuno che sia nell'Ordine da più tempo?» cercò di tradurre la frase del suo amico. Tuttavia l'idea sembrava incredibilmente strana anche a lui.

«Mi ha scelta perché sono l'unica qua dentro che ha il tempo di farlo» spiegò Hermione «A meno che voi non pensiate di riuscire a comportarvi in modo abbastanza maturo da farlo al posto mio»

«Non mi piace, Hermione» disse Harry «E se lui ha in mente qualcosa?»

«Bhe, allora credo che sia una buona cosa essere la migliore amica di Harry Potter, così che possa suonargliele» disse con un sorriso. In qualche modo doveva allontanare la tensione.

«Hey!» disse Ron, chiaramente offeso per essere stato estromesso.

«E certamente Ron ti può aiutare» aggiunse, abbandonandosi a una risata.

«Stai attenta solo» l'avvertì Harry.

«Lo farò» promise «e voi due non potete dirlo assolutamente a nessuno. Non importa come o perché ma la copertura di Malfoy DEVE rimanere intatta. Non potete mandare tutto all'aria, nessuno nei due!» disse lei, indicandoli con un dito, per mettere le cose in chiaro.

«Va bene, ma se prova a fare qualsiasi cosa...» disse Ron.

«Allora saresti il primo a sapere» mentì lei. Non c'era modo che lei dicesse a quei due del comportamento da perfetto stronzo di Malfoy. Non voleva mica provocare la Terza Guerra Mondiale.

Li abbracciò affettuosamente prima di ritirarsi nella sua camera per mandare un messaggio alla Serpe. Se proprio dovevano intraprendere quell'avventura dovevano prima trovare un modo per andare d'accordo, e per questo serviva un incontro.

...


Malfoy andava avanti e indietro davanti al famigliare corridoio del Settimo Piano. Era davvero perfetto. Tutte le Serpi sapevano già che lui spendeva molto tempo nella Stanza delle Necessità, così almeno non avrebbero fatto domande.

Teneva in mano il biglietto ricevuto dalla Granger.

Malfoy

Vieni domani notte nella Sanza delle Necessità.

Pensa : Mi serve un posto per incontrare Hermione, dove nessuno ci possa trovare.

H.

Gignò all'intimità del bigliettino. Se uno non sapesse la verità avrebbe potuto benissimo vredere che fosse un bigliettimo tra amanti, riguardo a un rendezvous sessuale. Certamente l'idea era del tutto assurda se accostata alla Principessa Grifondoro. Era di gran lunga la persona meno sessuale dell'intero pianeta.

Non è che non fosse attraente. Quando si curava un pochino era davvero molto bella. Ma la sua aria da suora so-tutto-io era abbastanza da far diventare un uomo matto, e non in chiave positiva.

Camminò tre volte davanti al muro, seguendo le sue istruzioni e una piccola porta apparve. Entrò in fretta nella stanza e vide la porta sparire dietro di lui. Lei era già lì ad attenderlo, era ovvio.

Sedeva a una grande scrivania, intenta a scrivere su una pergamena. La osservò per un lungo momento scrivere e scrivere furiosamente.

«Granger, siamo qui per discutere di qualcosa di importante o mi hai invitato qui a guardarti scrivere sul tuo diario» disse lentamente, rigirandosi la bacchetta tra le dita, come tendeva

spesso a fare.

«Oh, Malfoy!» esclamò lei, alzando la testa cespugliosa dalle sue pargamene, quasi saltando sulla sedia dalla sorpresa. Era riuscita a scovare qualche modo per domare la sua chioma ribelle negli anni, ma quando era particolarmente stressata, non c'era niente che funzionasse.

Non sapeva perché lo irritasse così tanto quel difetto della ragazza.

«Siediti» gli indicò la sedia davanti alla scrivania.

«Se pensi anche per un momento che siederò quà davanti a te come se fossi una cazzo di professoressa sei più stupida di quanto pensassi» disse. Poi si concentrò per un attimo e una seconda scrivania, di uguale grandezza, apparve proprio di fronte a quella di Hermione.

«Bene» sbuffò, avendone già abbastanza del suo comportamento «Prego, fa diventare la tua ancora più grande se senti di avere qualcosa da dimostrare, Malfoy» commentò ironica.

«Cosa volevi Granger? Non ho tutta la giornata, e non credo che Silente abbia già un compito per me, anche perché devo ancora cominciare le lezioni di Occlumanzia con Piton» disse annoiato.

Hermione sbuffò, al limite della frustrazione, ma lui continuò. «A meno che non sia una visita di piacere, in quel caso devo dire che sono lusingato, ma no grazie» Non potè fare a meno di frenare una smofia, pensandoci. La faccia di Hermione era diventata di un'adorabile tonalità rossa. Biascicando riuscì a rispondergli.

«No, non è sicuramente una visita di piacere Malfoy» sbottò, finalmente ritrovando la voce. «Ho modi migliori di spendere il mio tempo, invece di sprecarlo a farti da baby-sitter, te lo posso assicurare»

«Tipo? Esercitarti a generare piccoli babini dalle teste rosse con la Donnola?» disse lui, sorridendo alla propria battuta. Hermione d'altra parte stava tutt'altro che ridendo.

Si alzò in piedi, cogliendo l'opportunità di guardare il biondino dall'alto verso il basso, con sguardo assassino.

«Ascoltami bene Malfoy» disse «Sono io che ti sto facendo un favore qui, non dimenticarlo. Puoi tornartene dal tuo Lord oscuro quando vuoi, a me non importa. Ma finché lavori per l'Ordine tu farai quello che ti dico! Sono stata abbastanza chiara?»

Draco voleva risponderle per bene, ma si morse la lingue caombattuto. Cercò un posizione più comoda sulla sedia e le fece segno di continuare. Quando ritrovò la calma anche lei tornò a sedersi.

«Ti ho chiamato qui perché volevo trovare insieme a te una modalità per contattarci. Certamente non posso mandarti via gufo ogni singola notizia, sarebbe inefficiente e sospettoso» spiegò lei lentamente.

«Quindi? Cosa suggerisci di fare?» chiese lui, cercando di assumere nuovamente un tono annoiato, ma la ragazza aveva ragione. Anche lui ci aveva pensato un paio di volte.

Hermione sorrise e tirò fuori due vechie monete d'oro, due Galeoni, e gliene porse uno.

«Cosa ci faccio con questo?» chiese con una smorfia.

«Ho fatto queste monete l'anno scorso per gli incontro dell'ES» spiegò lei «Possono comunicare tra loro. Tienilo sempre con te, e quando ti contatterrò sentirai che il Galeone diventa caldo al tocco. Ogni volta ti farò sapere l'ora e il posto dell'incontro» Tuttavia l'espressione di Malfoy era ancora perplessa.

«Ti faccio vedere» disse quindi lei, e prese dalla scrivania la sua moneta, e puntandoci la bacchetta contro gli mandò un messaggio.

Il Galeone nelle mani di Draco divenne subito caldo, e lui lesse.

Sei un'incredibile coglione.

Fece una smorfia appena vide le parole «E se volessi risponderti? Supponiamo per esempio che l'ora che tu suggerisci non mi vada bene» chiese, la voce curiosa.

«Tutto quello che devi fare e toccare la moneta con la punta della tua bacchetta, pensando a quello che vuoi dire» disse lei. Lo osservò mentre seguiva le sue istruzioni, e poco dopo sentì il Galeone nelle sue mani bruciare. Se lo portò davanti agli occhi e lesse.

E tu sei un'incredibile secchiona.

La ragazza si accigliò ma disse. «Bene, ora, prossima questione. Dobbiamo trovare una buona scusa sul motivo per il quale non puoi andare al cospetto di Voldemort» notò subito un cambio nel suo sguardo appena pronunciò il nome, ma continuò «Non sarai pronto a spiare per un paio di mesi almeno»

«Posso sempre dire che è per via della Missione» disse e un brivido gli percorse subito la schiena.

«Bene» disse lei annuendo «Scrivi a tua madre. Dille che sei preoccupato di essere scoperto, e che devi agire con molta più cautela, o qualcosa del genere».

«Ho già scritto una lettera prima, grazie molte» rispose irritato lui. Odiava nel modo più assoluto di predere ordini, specialmente se gli ordini arrivavano da lei.

«Ok» sbottò lei «Questo è tutto per ora. A meno che tu non voglia dirmi in cosa consiste la missione» tentò. La curiosità la stava semplicemente uccidendo, ma non voleva sembrare nemmeno troppo impaziente di sapere.

«Non vedo come possa essere affar tuo» la zittì lui alzandosi in piedi.«Ora, se è tutto, io andrei. E' stato davvero terribile vederti Granger, come al solito» e uscì dalla stanza non dandole nemmeno la possibilità di replicare.

Diede un calcio a una delle gambe della scrivania, frustrata come non mai.

«Quello stupido stronzo!» si lamentò.

Sarebbe stato un anno lungo e sofferto, senza ombra di dubbio.

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Capitolo 2
*** Gli affari prima di tutto ***


Cap 2
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Gli affari prima di tutto


Fortunatamente Hermione non dovette incontrare di nuovo Draco per un paio di settimane. Tuttavia il furetto restava una grande spina nel fianco, proprio com'era sempre stato. Era una cosa buona, dal punto di vista della missione. Dal modo in cui si comportava nessuno avrebbe maiosato pensare che Malfoy stava segretamente lavorando per l'Ordine.

Lui e i suoi scagnozzi sembravano essere a caccia e diventavano giorno dopo giorno più irritanti, per quanto la riguardava.

Hermione comunque doveva ammettere che come spia Malfoy era brillante. Il ragazzo, per mantenere la copertura, aveva cominciato a sgattaiolare fuori dai sotterranei e fingere di andare al Settimo piano, oppure vagava per i corridoi a "spiare" i movimenti sospetti dell'ordine, proprio come gli era stato ordinato di fare da Voldemort in persona qualche mese prima.

Come persona invece lasciava a desiderare; la ragazza cominciava seriamente a considerare la possibilità che il Furetto non avesse un cuore.

«Sei sicura sulla della sua buona fede?» le sussurrò Harry in un orecchio, mentre guardava Draco muovere la sua bacchetta in direzione del calderone di neville, facendo si che il contenuto implodesse e si rovinasse. Quello ghignò malefico, ed Hermione dovette ammettere che sembrava proprio divertirsi a torturare gli altri.

«Già. Non è possibile che quello stronzo sia dalla nostra parte» aggiunse Ron.

«Chiudete la bocca! Entrambi!» li avvertì «Obliverò tutti e due se non sapete tenere quei forni chiusi!»

«Scusa» disse Harry, abbassando la testa, poi tornò a dedicarsi al suo calderone. Aveva una reputazione da mantenere con il professor Lumacorno comunque.

«Già, scusa» disse Ron.Anche se non sembrava dispiaciuto per niente, almeno riuscì a tenere la bocca chiusa per il resto della lezione.

Sapeva che entrambi lo stavano facendo più per il suo bene che per l'incolumità di Malfoy, ma il motivo alla fine non era importante, finché capivano l'importanza del non far trapelare niente.

Hermione finì la sua pozione subito dopo Harry, e sorridente iniziò a camminare verso l'aula di Difesa con i suoi amici.

«Due ore di Pozioni con Malfoy seguiti da Difesa contro le Arti Oscure» si lamentava Ron «E come se volessero farci odiare la scuola»

La ragazza gli sorrise lievemente. Non potè fare a meno di essere d'accordo con il rosso.

«Andiamo Ron, dimenticati di loro. Oggi Piton fa lezione» Entrambi i ragazzi grugnirono, per niente entusiasti. Hermione invece amava e apprezzava molto le lezioni di Piton. Secondo la Grifondoro il suo approccio alla materia, prima teorico e poi pratico era molto azzeccato. Era tanto brillante quanto cattivo.

Draco le passò accanto, urtandola, proprio mentre stava attraversando la porta. Lei borbottò qualcosa sui "Furetti egocentrici" e il biondino ghignò in risposta. Hermione avrebbe voluto lanciargli una maledizione che avrebbe eliminato per sempre quel sorrisetto irritante dalla sua stupida faccia da Serpe. Non è che gli avesse chiesto di diventare amici del cuore! Il solo pensiero era tutto tranne che allettante, anzi le veniva quasi da ridere. Ma lei era la sua compagna nell'Ordine adesso, e il minimo che lui poteva fare era guardare dove metteva quei suoi piedacci.

«Aprite il quaderno degli appunti e chiudete le bocche» ordinò Piton, dall'alto della sua cattedra. Hermione si sedette al solito posto, accanto ad Harry, tirò fuori le pergamene e preparò la piuma.

Piton passeggiava avanti e indietro tra le file, come per controllare che gli studenti abbiano eseguito i suoi ordini, ma mentre passava di fronte ad Hermione lasciò cadere un piccolo bigliettino sul suo banco, nascosto tra le sue pesanti vesti nere.

Nessuno aveva notato niente, fortunatamente, e la ragazza cercò di nascondere al meglio lo shock mentre con le dita raggiunse il bigliettino e lesse attentamente l'elegante scrittura di Piton.

Signorina Granger,

Il sogno Malfoy e Io richiediamo la sua presenza alla lezione di Occlumanzia di questa sera. Quando inizierò la parte pratica della lezione lei gli lancerà un incantesimo, così che io possa metterla in detenzione. E' l'unico modo per lei di poterci incontrare senza dare nell'occhio finché non metteremo a punto un nuovo protocollo. La prego di distruggere questo messaggio appena ne ha l'occasione.

S.S

Hermione ormai faceva fatica a mascherare la sorpresa. Mai, in tutti quegli anni, nemmeno quando era venuta a conoscenza della lealtà di Piton, non aveva ricevuto neppure uno sguardo da parte sua. Ora invece le stava mandando messaggi privati. Si, era a causa del suo lavoro con Draco, ma era comunque sorprendente. Aveva supposto che, essendo Piton la loro unica spia, e vista la natura del ruolo di Draco, lavorare con Piton sarebbe diventato necessario. Ma non capiva perché doveva essere presente alla lezione di Malfoy.

Certamente era sempre stata affascinata e incuriosita dall'Occlumanzia e Legimanzia, fin dalle lezioni di Harry dell'anno prima, ma un'altra notte con Draco, aggiunta a tutte quelle che sarebbero venute in seguito le sembrava davvero troppo.

Sospirò. Non è che avesse una qualche scelta, perciò nascose il bigliettino nello zaino, per sbarazzarsene in seguito, e si preparò per la lezione di Piton, che stava giusto cominciando.

Dall'altra parte della stanza, Draco lasciò cadere per un attimo lo sguardo sulla figura di Hermione.

Aveva lavorato con Piton sull'Occlumanzia tre notti a settimana nelle ultime due settimane, e stava diventando decisamente noioso. In realtà Draco stava imparando abbastanza in fretta, ma non tanto quanto avrebbe voluto. Quando il suo mentore aveva suggerito di invitare la Grifondoro almeno una notte a settimana aveva protestato, per poi perdere di fronte alla pura razionalità. Il punto era che la guerra incombente era molto più importante delle loro stupide liti, ma ciò non significava che lui fosse d'accordo con la decisione di Piton.

Se solo non fosse così dannatamente irritante, le cose sarebbero molto più semplici. Avrebbe scommesso tutto quello che aveva che la ragazza semplicemente amava avere quel potere su di lui. Mai nella sua vita, esclusi suo padre e Voldemort, aveva lasciato che qualcuno avesse il potere. Quella piccola so-tutto-io di sicuro si stava gustando ogni piccolo istante di tutta quell'esperienza.

Sbuffò sonoramente alla pergamene che aveva davanti e cercò di concentrarsi sulla lezione. Ora che si trovava al centro di una delle più grandi guerre del Mondo Magico, forse sarebbe stata una buona idea imparare un po' di Difesa. Avrebbe sempre potuto chiedere a Granger di dargli una mano, ma mangiare vetro sembrava di gran lunga più allettante.

Piton finì la spiegazione in poco tempo, per dispiacere di Hermione, e divise gli studenti in in gruppi da due, come al solito. Tuttavia questa volta Hermione era con Draco, mentre Harry e Ron facevano coppia insieme. Normalmente il professore non avrebbe osato mischiarli in questo modo, ma aveva le sue ragioni, ovviamente. I due Grifoni lanciarono a Malfoy un'occhiataccia prima di essere richiamati all'ordine dall'espressione severa di Hermione.

Draco sospirò, preparandosi già per qualsiasi incantesimo la ragazza avesse deciso di lanciargli. Una parte di lui sapeva che non avrebbe rischiato di ferirlo, ma una vocina dentro la sua testa si chiedeva se la ragazza avrebbe approfittato dell'opportunità per sfogare tutto il fuoco che le ardeva dentro, ora che Piton glie l'aveva servita su un piatto d'argento.

Hermione d'altra parte stava considerando tutte le maledizioni più dolorose che conoscesse, ma poi una brillante idea la colpì.

Ghignò malvagia verso il biondo, e avrebbe giurato di aver visto la preoccupazione nei suoi occhi. Bene, pensò, ti sta bene bastardo.

Prima che Piton potesse perfino iniziare a istruirli sul da fare, lei si concentrò per un attimo e poi trattenne a malapena un ghigno appagato quando gli affetti dell'incantesimo cominciarono a vedersi.

L'espressione di Malfoy mentre un filo di muco verde usciva dal suo naso era impagabile. La sostanza verdastra si accumulava nell'aria intorno a lui, assumendo lentamente la forma di tanti pipistrelli che cominciarono ad attaccare il biondino. Hermione ringraziò mentalmente Ginny per averle insegnato quell'incantesimo.

Inutile dire che i Grifoni scoppiarono a ridere, e la ragazza non potè fare a meno di provare uno strano senso di calma nel vedere l'arrogante bastardo così indignato.

«Signorina Granger!» urlò Piton, liberando Malfoy da quella condizione penosa «Venti punti in meno a Grifondoro e due ore di detenzione questa sera» sbottò, la sua voce che rimbombava nel silenzio della classe.

Lei cercò di sembrare realmente dispiaciuta, prima di riportare lo sguardo su un Draco Malfoy decisamente incazzato.

«Pronto Malfoy?» gli chiese, alzando un sopracciglio espressivo nella sua direzione.

Lui rispose con un occhiata furiosa. Sembrava che stesse per sputare fuoco dalle narici, ma invece di attaccarla a sua volta alzò la bacchetta e si unì a lei nell'esercitazione pratica della lezione. Oh, la stronza se l'è cercato.


...


«Harry te l'ho già spiegato. L'incontro è con entrambi, non solo con Malfoy, ora lasciami andare o sarò in ritardo» sbuffò lei, cercando di evadere dalla Sala Comune dei Grifondoro per la decima volta. Harry la lasciò finalmente andare, senza riuscire però a togliersi quello sguardo apprensivo dalla faccia. Gli aveva già spiegato del bigliettino ricevuto da Piton per filo e per segno, e Lui voleva solo proteggerla. L'unico problema è che lei non aveva bisogno di essere protetta dato che Piton era una persona di cui ci si poteva fidare completamente, mentre Malfoy... diciamo solo che poteva gestirlo.

Gli diede un bacio sulla guancia prima di avviarsi verso la Classe di Difesa, che fortunatamente era più vicina rispetto al vecchio ufficio di Piton, visto il suo abbondante ritardo.

Bussò debolmente, quando fu arrivata alla porta.

«Avanti» risuonò la voce minacciosa del Professore. La ragazza prese un bel respiro e spinse di poco la porta, sgusciando dentro. Senza dire una parola insonorizzò la stanza e sigillò la porta dietro di lei.

«Vedo che un ruolo nell'Ordine ha di molto migliorato il suo senso della discrezione» disse a bassa voce l'uomo, dal suo posto dietro la scrivania. Davanti a lui due sedie, una già occupata da un Malfoy decisamente imbronciato.

Lo guardò storto prima di rispondere all'insegnate.

«Si, Professore» disse, con una punta di rispetto nella voce. Nonostante lui si divertisse a torturarla, non poteva fare a meno di dimostrargli il rispetto che sapeva meritasse «Sono curiosa di sapere per quale motivo ha richiesto la mia presenza»

«Si sieda», gli chiese lui, indicandole la sedia accanto alla Serpe.

«Come ben sa il signor Malfoy ed io abbiamo lavorato per fargli assimilare l'arte dell'Occlumanzia, così che possa incontrare il Signore Oscuro senza mandare all'aria la sua copertura» spiegò. Hermione annuì mentre prendeva posto, dopo aver ordinatamente appoggiato il suo mantello alla sedia. Anche Malfoy aveva fatto così, perciò che senso aveva essere scomodi se lui non lo era?

«Penso che sia un bene, per questo processo, che lei partecipi alle sue lezioni almeno una volta a settimana» finì Piton, ignorando la smorfia infantile che deformava il volto di Draco.

«Ma perché?» gli chiese, ignorando il Principino. Merlino solo sa quanto avrebbe voluto tirargli un bel pugno, proprio su quella sua stupida faccia da snob»

«Per molte ragioni, a dir la verità» rispose Piton, appoggiando le braccia sulla sua scrivania, in una posizione rilassata che Hermione non gli aveva mai visto assumere. La ragazza si diede un contegno: doveva avere gli occhi fuori dalle orbite. «Per dirne una, voglio iniziare Legimanzia con lui» a Hermione sembrò che le mancasse il fiato pensando alle implicazioni di quelle parole, ma prima che potesse protestare lui parò ancora «E poi vorrei introdurre una distrazione durante le sedute di Occlumanzia» la ragazza non potè fermare il colorito rosso che le era salito alle guance « Infine penso che se lei sapesse come funziona, sarebbe più facile per lei aiutarlo» spiegò l'ex Professore di Pozioni.

«E suppongo che Malfoy non sia più in grado di parlare per sé» mormorò tra sé e sé ma la Serpe la sentì comunque.

«Ascolta Granger, Non ho chiesto io il tuo aiuto, e sicuramente non ne ho bisogno. Dimenticane. Severus, io me ne tiro fuori» ringhiò prima di lasciare la sua sedia.

«Silenzio!» urlò Piton abbastanza forte da lasciare i due ragazzi di pietra e da convincere Draco a ritornare al suo posto. «Io avevo avvertito Silente che questa era una pessima idea, ma la mia obiezione è stata respinta. Nessuno di voi due è abbastanza maturo per i compiti che vi sono stati dati, questo è certo» mentre il viso di Malfoy esprimeva preoccupazione, Hermione si sentì terribilmente in imbarazzo per il modo in cui il professore l'aveva valutata, ma non potè comunque frenare la rabbia che si stava impossessando di lei,

«Tuttavia siamo qui, e dobbiamo preparare preparare al meglio Draco per il suo lavoro da Spia. Lei e io siamo gli unici a conoscere i particolari della sua missione, e abbiamo la responsabilità di aiutarlo in tutti i modi possibili affinché sia pronto per affrontarla»

«Sapete, mi sto stufando, e non poco, di sentir parlare di me come se non ci fossi» sbottò Draco «Sono un cazzo di essere umano, e non sono stupido»

«Se non sei stupido allora chiudi quella bocca e concentrati sul compito che ti è stato dato» ribatté Piton, la sua voce tornata annoiata. «Ora possiamo andare avanti o preferite continuare con le vostre stupide liti?» chiese, questa volta rivolto verso la ragazza.

«No Signore, ma le posso garantire che non c'è modo che io gli permetta di andarsene a spasso nella mia mente» chiarì lei, deviando lo sguardo per non incontrare gli occhi scuri dell'ex professore di Pozioni.

«Avevo previsto questa reazione da parte sua» disse lui, prendendo in mano la bacchetta «Ed è per questo che ho deciso di eliminare ogni possibilità che le cose viste,dette o fatte durante le lezioni escano da questa stanza» Hermione deglutì. Le sembrava un buon compromesso, tuttavia quella non era l'unica ragione per la quale non lo voleva nella sua testa.

«E come propone di farlo?»

Fu Draco a chiederlo. Non voleva partecipare a giochetti mentali con la Grifona più di quanto non lo volesse lei, ma se lei sarebbe dovuta diventare la sua... partner, allora era abbastanza ovvio che avrebbe scoperto cose di lui che non voleva sapesse.

«Un Voto Infrangibile» annunciò lui, facendo sbiancare Hermione,sopraffatta dalle implicazioni di quella magia.

Guardò Malfoy per poi posare lo sguardo nuovamente su Piton. Il Voto le avrebbe assicurato completa privacy, per non parlare della fiducia che inevitabilmente si sarebbe formata tra lei e il biondo, molto utile per portare a fine la Missione. In più quello che facevano in quella stanza sarebbe stato protetto persino dalla mente di Voldemort. Lo stratega dentro di lei non poteva certo ignorare quei fatti.

«Silente è d'accordo?» si informò lei, alzandosi in piedi.

«L'idea è stata sua» ammise Piton.

«Va bene» accettò lei, allungando la mano verso Draco. Lui la fissò per qualche attimo, prima di alzarsi a sua volta sospirando.

«Tienile la mano per il polso» lo istruì il professore, e la Serpe eseguì, non prima di aver sbuffato nuovamente.

Hermione aveva voglia di dirgli di smetterla di comportarsi come un fottuto bambino, ma Piton si era già avvicinato a loro, perciò tenne la bocca chiusa.

«Giuri tu, Hermione Granger di mantenere tutte le conversazioni, immagini e attività di queste lezioni Segrete?» Iniziò lui, e lei sentì le fiamme del Voto scorrerle dentro, accarezzandole il polso, dove la sua mano e quella di Draco si incontravano.

«Lo giuro»

«E giuri di aiutare Draco Malfoy nel suo lavoro da Spia a qualunque costo?» Il cuore saltò un battito, e il fiato sembrava abbandonarla, ma rispose comunque.

«Lo giuro»

«E giuri tu, Draco Malfoy di informare Hermione Granger su tutti i fatti rilevanti e necessari

allo svolgimento della Missione per l'Ordine?» domandò Piton, incatenando il suo sguardo serio a quello della Serpe. A Malfoy non importava più di tanto del non dover divulgare i segreti , il problema nasceva se era lui a dover rivelare i propri alla Granger, tuttavia accettò.

«Lo giuro»

Piton abbassò la bacchetta, facendo sparire le corde di fuoco che legavano le mani di Hermione e Draco, poi si allontanò.

Draco guardò Hermione negli occhi, forse per la prima volta in vita sua, e rimase lievemente confortato dal fatto che lei aveva risposto al sua sguardo con estrema intensità.

Poteva pensare tutto quel che voleva su di lei, ma la ragazza era completamente dedicata alla causa, e quindi era dedicata a lui. Poteva anche essere un'irritante so-tutto-io, ma non lo avrebbe mai tradito. Per il momento decise di accettare i fatti così com'erano, anche per evitare di impazzire.

«Ora» proferì Piton mentre i due giovani tornavano a sedersi. «Chiederò a Draco di cercare alcune cose nella tua mente. Saranno tutte cose generali e del tutto non invasive. Sono sicuro che lei comprenda perché non sono il miglior candidato per questo genere di cose. I muri che proteggono la mia mente sono stati costruiti con una tale cura e pazienza da essere quasi indistruttibili, per ovvie ragioni» spiegò Piton.

«Si Signore» riuscì a dire Hermione, prendendo un bel respiro.

«Draco, vieni qui» ordinò l'uomo, e Malfoy fece qualche passo per arrivare davanti alla ragazza, nel posto indicato da Piton. Vedendolo in piedi a meno di un metro da lei, anche Hermione si alzò, ma il professore scosse subito la testa.

«Sarà molto più facile per lei se stesse seduta. Molte persone trovano l'esperienza molto stancante e fastidiosa»

La bruna lo guardò preoccupata e poi annuì solamente. Ormai non c'era niente che potesse dire per tirarsi fuori dall'impiccio. Sapere che in meno di un minuto il suo più grande nemico d'infanzia sarebbe entrato nella sua mente la intimoriva un po'. Le sue conoscenze sull'Occlumanzia erano puramente accademiche: non aveva mai praticato quell'arte, anche se avrebbe voluto. A intristirla contribuiva anche la consapevolezza che non avrebbe potuto imparare nemmeno durante le lezioni di Malfoy, visto che il suo compito era solamente quello di dare al biondino una mente per impratichirsi. Il pensiero la fece rabbrividire.

«Sai cosa fare, Draco» disse Piton, rivolgendo tutta la sua attenzione al figlioccio. «Ci sono tre cose che devi cercare nella mente della signorina Granger» l'uomo alzò un dito, enumerando «Un descrizione del padre» poi ne alzò un altro «Il titolo del suo libro preferito»

«Mi scusi» lo interruppe Draco «Ma tutti sanno la risposta. Si porta quel cavolo di "Storia di Hogwarts" ovunque vada».

Hermione rimase scioccata dal fatto che qualcuno che lei conosceva così poco, potesse sapere una cosa così intima di lei, senza che lei glie l'avesse mai detta. Forse era leggermente ossessionata da quel libro.

«Bene, allora mi dirai il suo cibo preferito» continuò Piton, per poi alzare anche il terzo e ultimo dito «E come ultima cosa, voglio che mi dica dove si trova il suo dormitorio».

L'uomo incrociò di nuovo le mani al petto e diede a Malfoy un altro avvertimento prima di tornare a sedersi dietro alla scrivania. «Dovrai setacciare molti ricordi, di questo stanne certo, ma devi concentrarti solamente sulle tre cose che ho richiesto, e una volta ottenute le informazioni dovrai uscire»

Draco annuì prima di guardare Hermione.

«D'accordo Granger, si parte» la ragazza lo fissò negli occhi, cercando tuttavia di non lasciarli capire quanto quell'esperienza la terrificasse.

Dopo qualche istante lui alzò la bacchetta e pronunciò chiaramente «Legilimens».

Draco venne immediatamente risucchiato all'interno della sua mente. Era come se qualcuno l'avesse miniaturizzato e ora stesse letteralmente passeggiando tra i suoi pensieri. Non era una sensazione che amava particolarmente, perciò si decise a finire in fretta per poter tornare ala realtà.

Iniziò, agilmente, a cercare le informazioni su suo padre. Furono davvero facili da trovare. Si ritrovò in un ricordo di Natale, che non poteva essere molto remoto, visto che lei pareva solo leggermente più giovane di quanto non lo fosse in realtà. Non seguì lo svolgimento delle vicende, ma si concentrò sull'aspetto del padre, cercando di ricordare ogni dettaglio dell'uomo magro e baffuto che tanto le somigliava. Poi passò oltre.

Con le dita si tamburellava sul ginocchio, mentre cercava di scoprire quale fosse il suo cibo preferito. Come cavolo doveva fare? Che ricordi trovare? Avrebbe dovuto entrare in sintonia con i sentimenti della ragazza, ma era più facile a dirsi che a farsi. Si concentrò più che potè, ma era impossibile. Le uniche emozioni che sentiva erano ansia e paura, ma niente di più. Decise di saltare al numero tre della lista, per non perdere inutilmente tempo.

Cercò di ritrovare un ricordo intravisto prima, di lei nella Sala Comune dei Grifoni. Ah Ha! Eccolo. Restò accanto a lei, seduta sul divano, aspettando che si muovesse verso il letto. Di sicuro era notte, pensò, dopo aver notato una finestra buia proprio sopra a una delle scrivanie. La riccia era immersa in un libro, mentre migliaia di pergamene coprivano il divano a lei vicino. Non sapeva come mandare avanti il ricordo, perciò pregò che la sessione di studio non durasse tutta la notte.

Dopo cinque minuti pieni considerò di passare a un altro ricordo. L'aveva osservata per troppo tempo, e stava cominciando a farlo impazzire. La guardò mentre si mordicchiava il labbro inferiore, immersa nei suoi pensieri. Notò come, nell'intimità della sua camera, usasse penne babbane invece di piume. Ne vide una anche sporgere dal nido che aveva in testa. La sua cravatta era allentata, e la camicetta sbottonata leggermente. Non l'aveva mai vista così disfatta. Era davvero bella.

Proprio quando cominciava a pensare di essere ammattito per aver considerato la Granger affascinante, la ragazza chiuse il libro e cominciò a raccogliere le pergamene seminate per la stanza. Una volta finito cominciò a dirigersi verso il dormitorio femminile, e lui sospirò sollevato. Memorizzò la camera con cinque letti e uscì dal ricordo prima di dover assistere al rituale della doccia. Non gli serviva proprio un'altra immagine in cima ai pensieri inquietanti che aveva già avuto guardandola studiare.

Perse la concentrazione e fu immediatamente respinto dalla sua mente. Entrambi ansimarono mentre cercavano di ritrovare l'equilibrio. Piton aiutò Malfoy a sedersi e aspettò che entrambi si fossero ripresi.

«Suo padre» cominciò Draco tra un respiro e l'altro «E' un uomo abbastanza basso, sul metro e settanta, ed è magro. Ha capelli castani folti e i baffi. Indossava un magione natalizio con un orrenda renna ricamata»

Hermione sorrise vivacemente mentre si ricordava del maglione che gli aveva regalato tre Natali prima e di come lo indossasse ogni anno da allora.

«Giusto» rispose, senza essere stata interpellata.

«Dorme nel letto di mezzo in un dormitorio con altre cinque persone. Ho riconosciuto la Brown e la Patil ma non le altre due» continuò il biondo. Hermione annuì alla muta domanda di Piton.

«Non sono riuscito a scoprire il suo cibo preferito» disse infine Draco, la voce colma di frustrazione.

«Me lo aspettavo» asserì il Professore «Scovare i sentimenti e le opinioni delle persone è molto più difficile. Sfortunatamente questo è proprio ciò che devi essere in grado di fare» fece una breve pausa. «Penso che per stasera basti. Per le prossime settimane sarò impegnato da alcuni compiti del Signore Oscuro, ma quando ritornerò dovremmo lavorare molto di più. La Legimanzia non ti sarà necessaria subito, ma tornerai a casa per Natale fra pochi mesi, e dovrai essere perfettamente pronto»

«Signore,» interruppe Hermione «Non avrebbe più senso farlo restare qui?»

«Si» convenne lui «Ma ha mai visto il Sig. Malfoy restare a scuola per le vacanze?» quando la ragazza scosse la testa lui continuò «Allora dovrebbe capirle che farlo ora sarebbe alquanto sospetto» lei annuì.

«Abbiamo finito?» chiese Draco irritato. La gente doveva seriamente finirla di parlare di lui come se non fosse nella stanza.

«Per ora» disse Piton torturandosi le labbra con una mano «Signorina Granger, potrebbe restare per un momento?»

«Certamente signore» rispose lei, sollevata. Aveva milioni di domande per la testa, e non sapeva quando avrebbe di nuovo avuto l'opportunità di fargliele.

«Suppongo di dovermene andare, così che voi possiate parlar di me alle mie spalle» li guardò di traverso mentre si alzava dalla sedia e usciva dalla stanza.

Quando se ne fu andato Piton sigillò nuovamente la porta prima di dire qualunque cosa.

«Signorina Granger, non pretendo di sapere quanto sia difficile per lei» Hermione non credette alle sue orecchie «Ma non credo che lei comprenda l'immensità del peso sulle spalle di Draco»

«Signore, io capisco..» cominciò lei, ma lui la ammutolì con un'occhiataccia.

«Invece no, ma non è colpa sua. Non può capire com'è per lui. Le uniche persone a cui sia mai importato di lui sono da una parte in questa battaglia, mentre le persone che è stato educato a odiare sono da un altra parte: dalla sua parte. Può capire quanto possa confondere questa situazione?»

«Ma signore, capisca anche me. Non ho alcun tipo di autorità su di lui. Malfoy non mi piace proprio, anzi se vuole la verità penso che sia un'incredibile stronzo.E ora sono stata messa in una posizione tra la vita e la morte per lui»

Piton sbuffò ma la lasciò continuare.

«Lui si comporta come se io avessi chiesto di avere questo compito. Io sono spaventata a morte e lui non fa niente per semplificarmi la vita»

«Ha finito di lamentarsi?» chiese l'uomo.

«Si, signore» rispose, un po' imbarazzata per il monologo appena fatto.

«Tutto ciò può anche essere vero, ma il fatto è che lei è il suo Contatto. Da Spia, le posso garantire che il rapporto tra Contatto e Spia è davvero importante. Spero solo che riesca a seppellire tutti i rancori e i pregiudizi per il bene della causa»

«Lo farò, ma non mi farò calpestare. Ho accettato questa missione, nonostante non la volessi. Anche Malfoy deve accettare dei compromessi se vuole che questa cosa funzioni» disse lei con convinzione.

«E' una richiesta ragionevole. Ora, aveva qualche domanda sul lavoro di Spia di Draco?» chiese, nonostante conoscesse già la risposta.

La ragazza riprese a respirare, sollevata, e cominciò a chiedergli tutto quello che voleva sapere. L'unica cosa che tralasciò fu la Missione di Draco. Aveva la sensazione che quella era una storia che avrebbe tirato fuori solo a Malfoy in persona.


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Capitolo 3
*** Notizie Scioccanti ***


Capitolo III
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Notizie Scioccanti


Draco fissava il muro della Sala Grande perso nei suoi pensieri. Non aveva per niente fame, lo dimostrava il pranzo ancora intatto davanti a lui.

All'improvviso sentì un punto della gamba riscaldarsi. Ma che ca... Poi si ricordò del maledetto Galeone di Hermione. In realtà lo trovava veramente ingegnoso, non che glie l'avrebbe mai detto.

Erano passati tre giorni dalla lezione con Piton e lui l'aveva evitata come la peste. Aveva cominciato a pensarla quando non gli era vicina; non si faceva fantasie su di lei o idiozie del genere, ma rivedeva dentro la sua testa il ricordo di lei che studiava nella Sala dei Grifondoro.

Cominciava a impazzire, davvero. Aveva bisogno di una lunga vacanza da tutto quel casino. I suoi amici lo tenevano sveglio di notte per pianificare chissà quale tiro mancino a danno delle altre Case, mentre la sua coscienza, strano ma ce l'aveva, cercava mantenere l'equilibrio.

Tirò fuori la moneta d'oro dalla tasca dei pantaloni e lesse il messaggio discretamente.

SdN, 22:00. Porta qualcosa per prendere appunti.

Rimise a posto il Galeone e sbuffò. Si prospettava un lungo incontro allora.

«Drake, qual'è il problema?» chiese Nott, seduto alla sua sinistra. Odiava quello stupido soprannome, ma anche il padre di Theo faceva parte della spuma dei Mangiamorte, e non poteva permettersi di urlargli contro.

«Mi sono solo stufo di tutti i compiti della McGrannit» arricciò le labbra con disgusto al nome della Professoressa «Ho altro da fare, lo sai» disse, guardandolo negli occhi.

«Già, come sta andando?» gli domandò interessato, anche se sapeva che non avrebbe ricevuto una risposta soddisfacente.

«Sta andando» rispose aspro «E visto che non ti è dato parlarne, ti suggerisco di cambiare discorso» gli intimò, esercitando un po' dell'autorità che essere in missione per l'Oscuro gli conferiva. Tecnicamente lui era il superiore di Nott, e questo frustrava visibilmente il bruno. Tuttavia era facile da dimenticare che era così, visto che doveva preoccuparsi il novanta percento del suo tempo di non essere colto in flagrante da Theo.

Sembrava però che tutto procedesse senza intoppi, visto che Nott alzò le mani in segno di arresa e lasciò cadere il discorso «Hai ragione Draco. Volevo solo assicurarmi che non ti servisse aiuto».

«Non ho bisogno di niente. Ora se non ti dispiace avrei Pozioni»

«Certo. Buona fortuna» e Draco sapeva che non si riferiva alla lezione di Pozioni. Annuì e si affrettò a lasciare la Sala Grande. Theodore Nott sarebbe diventato un bel problema. Sapeva che Theo non sospettava di lui, ma era molto geloso della sua posizione, e quello avrebbe portato solo guai.


...


Il mal di testa tormentava ancora Hermione, anche a tre giorni dall'invasione di Draco. Stava veramente provando a non incolpare lui, ma con scarsi risultati. Sapeva che non era colpa sua, ma era così facile da incolpare per tutti i mali del mondo che non poteva proprio resistere.

La sua stupida faccia le faceva venir voglia di prenderlo a pugni ripetutamente.

Tuttavia il suo lavoro con Malfoy era ufficialmente cominciato. Quella mattina aveva avuto un lungo incontro con Silente, Remus e Kingsley e doveva parlarne a Draco al più presto. Il suo lavoro da Spia sarebbe cominciato durante le vacanze di Natale, e doveva aiutarlo a prepararsi al meglio.

Era uscita di soppiatto dalla sua Sala Comune, nascosta dal mantello dell'Invisibilità di Harry. Era contenta che l'amico glie l'avesse prestato senza troppe storie. Quando glie l'aveva chiesto lui aveva subito detto di si. Bene, una cosa in meno di cui preoccuparsi.

Mentre si dirigeva alla Stanza delle Necessità non potè fare a meno di constatare quanto fossero deserti i corridoi a quell'ora della notte. Decise che avrebbe optato per lo stesso orario nei futuri incontri se possibile.

Passò tre volte di fronte al muro vuoto del settimo piano affinché la porticina apparisse, e rimase sorpresa di vedere Malfoy già li. Bene bene, almeno ha un orologio pensò. Sperava che non sarebbe arrivato in ritardo, ma non si era di certo aspettata che portasse anche il quaderno per gli appunti. Uno dei due era di sicuro impazzito. O lui ad aver veramente fatto come gli era stato detto, o lei ad aver immaginato tutto.

«Ho avuto un incontro con Silente e altri due importanti membri dell'Ordine. E' ora di parlarti delle vacanze di Natale» esordì lei, sedendosi sulla sua sedia.

«Ciao anche a te Granger» grugnì lui, fintamente offeso.

«Oh scusa, preferiresti che parlassimo dei nostri sentimenti davanti a una tazzina di the prima?» chi chiese con voce artificiale. Lui fece una smorfia e scosse la testa.

«No, ma non pensavo che un saluto fosse chiedere troppo. Scusa se ho interrotto il tuo ben studiato discorso»

Hermione chiuse gli occhi per ripristinare la calma. Che stronzo, per di più egocentrico! «Comunque, stavo discendo: Dobbiamo discutere sul da farsi per Natale. Non c'è proprio niente che tu possa dire o fare per restare ad Hogwarts per le vacanze? O almeno ritardare la partenza?»

«Ci ho pensato anche io» rispose Draco, schiarendosi la gola. Non importava quanto lo facesse incazzare, era il suo lavoro assicurarsi che non gli succedesse niente, ed era abbastanza per concederle la sua attenzione. E poi non voleva un'altra ramanzina da parte di Piton, quello era certo. Dopo la loro lezione Piton gli aveva spiegato senza mezzi termini che la Granger era un suo superiore, e che se non la trattava come tale (per quanto riguardava la Missione almeno) sarebbe finito in guai seri. Ciò non significava che non poteva fantasticare sulle cose che gli sarebbe piaciuto dire a quella piccola dittatrice rosso-oro.

«E sei giunto alla conclusione che...» sbuffò Hermione. Non aveva tempo per quelle cavolate. Era tardi e lei era molto stanza e il comportamento del biondino non ci voleva proprio.

«E ho deciso che posso rinviare la partenza fino alla mattina della Vigilia e che posso essere di ritorno per il primo dell'anno» le rispose «Penso di giustificare il ritardo incolpando la Missione. In questo modo starei via solo pochi giorni, ma incontrerei comunque il Signore Oscuro e passerei il Natale con la famiglia. Nessuno sospetterà niente»

«Supponendo che funzioni, sarebbe un ottimo compromesso. Io resterò qui durante le vacanze» lo informò lei, abbassando lo sguardo per qualche momento. Draco notò qualcosa deformarle il bel viso; sembrava tristezza, ma non disse niente, nessuno dei due lo fece. Chissà perché la ragazza non andava a passare il natale con la sua famiglia Babbana. Di sicuro non era solo a causa sua, doveva esserci dell'altro.

«L'Ordine ha alcune richieste per te, mentre sei via. Non solo molte, non preoccuparti, Silente capisce che non sarai ancora al massimo delle tue capacità» lo assicurò.

Draco la guardò scocciato «Granger hai intenzione di continuare a parlarmi come se fossi un tuo studente ancora per molto? E fottutamente irritante»

Lei per risposta lo guardò in cagnesco «Cosa suggeriresti tu, Malfoy?» gli chiese, giocherellando con i bordi della sua maglia, assorta.

Le sue parole servirono solo a farlo irritare ulteriormente.

«Ti suggerisco di dirmi tutto quello che devo sapere, e basta. Smettila di parlare come se fossi la mia cazzo di professoressa. Puoi anche essere il mio capo, ma non mi sei superiore» sbottò.

«Oh no, perché il mio sangue sporco mi rende così inferiore a te» gli urlò lei «Non è così?» fece una breve pausa « Sai qual'è la cosa più buffa? Io lo sapevo, sapevo che non eri cambiato. Non capisco ancora perché tu ci stia aiutando, visto che sei ancora lo stesso vecchio Draco: crudele, viziato ed egocentrico»

Draco rise, e si alzò in piedi, dominandola con il suo metro e ottanta. Quando le parlò, il tono era minaccioso. «Ascoltami bene Granger. Non sono lo stesso di prima. Non me ne ne importa un cazzo del tuo sangue. Non mi serve la tua approvazione e tanto meno essere giudicato. Per non parlare della tua mania di far sempre la cosa giusta. Ora, pensi di riuscire a calmarti e tornare al lavoro, o devo chiedere a Silente un sostituto?»

Hermione ebbe il buon senso di tenere la bocca chiusa e non replicare.

«Siediti» disse infine, la sua voce tornata calma, del tutto il contrasto con la rabbia che aveva dentro. Odiava quel Bastardo.

«Come stavo dicendo hai dei compiti da svolgere. A che punto sei con L'Occlumanzia?»

Draco la guardò di traverso, ma si sedette e rispose, anche lui calmo «Posso creare barriere, ma non posso ancora proiettare falsi ricordi. Severus mi ha comunque assicurato che ci avremmo lavorato prima di Natale»

«Molto Bene» bisbigliò Hermione, prima di volgere lo sguardo ai suoi appunti. Girò un paio di pagine prima di ritornare a lui «Ok, prima di tutto parliamo di tua madre. Sono sicura che non sia una Legilimens» iniziò. Draco annuì e lei andò avanti «Sarebbe preferibile se tu spendessi quanto più tempo da solo con lei». Draco annuì di nuovo: quello era stato anche il suo piano.

«Non sappiamo ancora se tua padre sarà fuori da Azkaban per Natale, ma Silente pensa che sia una possibilità da non sottovalutare»

Malfoy sgranò gli occhi. Questa per lui era una novità. Come mai nessuno gli aveva detto niente?

«Okay» parlò lui con voce distante. Hermione si sentì subito in colpa per avergli dato la notizia in quel modo. Se Lucius Malfoy fosse stato suo padre neanche lei l'avrebbe voluto fuori di prigione. «Conosco le sue doti di Legilimens. Sa solo quel poco che gli permette di scoprire cosa desiderano le persone. Se ne serve solo per motivi politici» le spiegò poi.

«Bene, suppongo che tu e Piton ne abbiate discusso»

«Severus e mio padre sono "amici" da più di vent'anni. Sa bene quali sono i suoi limiti» le disse lui storcendo il naso. Hermione si maledisse mentalmente. Proprio quando Malfoy cominciava a sentirsi più a suo agio lei aveva dovuto fare la domanda più stupida del mondo.

«Certamente» commentò lei, arrossendo dall'imbarazzo. Per dirla tutta quel lavoro era davvero travolgente. Si sentiva fuori dal suo ambiente e non aveva veramente bisogno che qualcuno le facesse notare quanto fosse inadatta. «La sfida più grande sarà Voldemort...», ma non potè finire la frase perché un Draco irritato la interruppe.

«Potresti evitare di chiamarlo così?»

«Aver paura di un nome ...» Aveva cominciato a recitare, ma fu interrotta un'altra volta dalla voce di Malfoy.

«Incrementa la paura della cosa in sé. Lo sappiamo tutti Granger. Ma sono io che dovrò stare al suo cospetto. Ti sei mai trovata davanti all'Oscuro?» domandò retoricamente lui, alzando interrogativo un sopracciglio «Ti rispondo io: No. Quindi perché io porti a termine questa stupida missione, potresti semplicemente chiamarlo "Signore Oscuro"?»

Hermione sbuffò, ma acconsentì.

«Va bene, Il Signore Oscuro rappresenta la sfida più grande. Silente crede che sarai convocato da lui la notte della Vigilia. Apparentemente ama farlo, lo considera come un regalo di Natale per i suoi Mangiamorte» a entrambi vennero i brividi al solo pensarci.

«La notizia è sia positiva che negativa» spiegò «Da una parte non crediamo ti chiederà della tua missione di fronte a tutte quelle persone, il che è un bene, ma dall'altra potrebbe essere la prima volta volta che ti faranno partecipare ai loro festeggiamenti» quella mattina Hermione aveva faticato a trattenere il vomito quando Remus le aveva spiegato in cosa consistevano. Scosse la testa prima che la nausea la invadesse ancora. Era terribile.

«Cosa devo fare?» Nemmeno Draco voleva pensarci, ma si sforzò di domandarglielo comunque.

«Tutto quello che devi per mantenere la copertura» la risposta arrivò dopo un po' da un'Hermione rigida e seria. In un certo modo le dispiaceva per lui. Anzi, le dispiaceva davvero tanto. Nonostante il suo carattere discutibile era ancora un adolescente, intrappolato in un gioco per adulti.

«Vuoi dire...» a Draco si mozzò il fiato, mentre si lasciava travolgere dal significato delle sue parole. Una parte di lui sapeva che prima o poi sarebbe successo. Uno non rimane un Mangiamorte senza aver dimostrato di essere assetato di sangue. Ma era davvero in grado di uccidere qualcuno? Non era passato dalla parte dei buoni proprio perché non riusciva a togliere la vita a un'altra persona? No, sapeva che era molto più di quello, ma ciò non lo faceva sentire meglio.

«Te lo assicuro Draco» disse Hermione ammorbidendo un po' il tono «Ci sono modi per dimostrare la tua lealtà all'Oscuro senza per forza uccidere» prese una bella boccata d'aria prima di continuare «Ma se non ci fosse via d'uscita, fai quello che devi fare»

Quando Malfoy cercò di protestare lei lo fermò con un gesto della mano, di nuovo seria, ma anche preoccupata «Se non per l'Ordine, fallo per te stesso. Se esiti a fare quello che ti è chiesto, la tua lealtà potrebbe essere messa in dubbio, e tu non arriveresti al giorno di Natale».

«L'ottimismo è il tuo forte» disse Draco, cercando di spezzare la tensione che si era creata nella stanza. Per un momento gli era davvero sembrato che a lei importasse davvero della sua vita, ma quel pensiero era troppo disturbante per fermarcisi sopra.

Hermione non rispose. Non voleva più parlare di Voldemort o di morte. Sapeva che l'argomento sarebbe saltato fuori ancora nel futuro, ma per ora ne aveva abbastanza.

«Comunque, gli obiettivi sono pochi ma importanti. Primo...» e posò lo sguardo su Malfoy accigliata. Il ragazzo stava comodamente seduto sulla sedia, a braccia incrociate. «Questo sarebbe il giusto momento per prendere appunti» lo avvertì.

«Cosa? Vuoi che io lasci prove scritte del mio lavoro di Spia in giro?» si oppose lui.

«Ovvio che no, Malfoy» ringhiò lei, al limite della pazienza «ma sono sicura che persino un mago mediamente dotato come te conosca migliaia di incantesimi che impedisca alla gente di leggere i tuoi appunti».

Mediamente dotato? Te lo faccio vedere io un mago mediamente dotato, sottospecie di suora che non sei altro. Borbottò lui senza farsi sentire mentre prendeva la piuma di pavone bianco e la intingeva nella boccetta di inchiostro.

«A meno che tu non voglia che te ne insegni alcuni io» lo stuzzicò lei ghignando. Per un momento stava per ghignarle in risposta, ma si fermò in tempo. Era davvero esplosiva, questo almeno glielo doveva concedere.

«Non sarà necessario» l'assicurò «Ora, il mio primo compito»

«Si. Allora come prima cosa devi riaffermare il tuo impegno verso la causa e verso Vol.. Il Signore Oscuro. Sii socievole e rispettoso con gli altri membri dei ranghi più alti, ma senza strafare» spiegò lei.

«Secondo» continuò, dando prima un occhiata al biondino per controllare se stesse o meno prendendo appunti «Se tuo padre dovesse tornare, fai in modo che si fidi di te in tutto e per tutto. Vogliamo che arriviate ad avere un buon rapporto» mentre parlava si raccontava le poche cose che Silente le aveva detto sulla relazione tra i due. A quanto pareva Draco non era mai riuscito a guadagnarsi l'approvazione di Lucius.

«Hai intenzione di dirmi anche come fare per avere il suo rispetto?» grugnì Draco «A malapena si fida di me per il thè del pomeriggio» Non sapeva perché le aveva confessato una cosa così personale, ma la ragazza non sembrava volerlo usare contro di lui, perciò non ci pensò più.

«Malfoy, non ti sto chiedendo di fare miracoli» gli assicurò lei, quasi materna «Ti sto solo chiedendo di provarci. Sai cosa fare meglio di me» ammise. Draco rispettò il fatto che Hermione avesse ben chiari i propri limiti, almeno per quanto riguardava quella faccenda.

«Terzo e ultimo» trattenne un attimo il fiato prima di procedere «Devo sapere in cosa consiste la tua missione per il Signore Oscuro» domandò timida, mentre arrischiava un incontro di sguardi. Gli occhi grigio acciaio di lui incontrarono quelli nocciola dorati di lei . A Hermione non sfuggì la difficoltà con cui Draco cercava controllare la sua esplosione imminente. Era un bel progresso.

«Te lo sto chiedendo perché devo sapere. Non potrei aiutarti a "portarla a termine" altrimenti» ma il biondino non le rispose.

«Lo sai che non lo dirò a nessuno. E' il mio lavoro proteggerti. Ma se tu non mi dici che cos'è io non posso aiutarti. In più non posso mettere a punto un piano di marcia se non so cosa dobbiamo fare»

Draco la osservò mentre la sua spiegazione si trasformava in un grugnito di disperazione. La verità è che ammettere la portata della sua missione con Silente era stato già abbastanza difficile. L'idea di quello che gli era stato ordinato di fare lo stava letteralmente mangiando vivo. Dirlo a Hermione era come superare un linea invisibile. Lo sapeva che dopo averglielo confessato non avrebbe più potuto fingere che non erano dentro a quella cosa insieme. E lui non voleva essere legato a lei in nessun modo. Era insopportabile. Il modo in cui lo guardava, come se lei fosse migliore, più intelligente e più buona di lui lo faceva impazzire.

Ma loro erano coinvolti in questa cosa, insieme: glie l'avevano detto senza mezzi termini. Era lei il suo Contatto, fine della storia. Non sarebbe più potuto andare da Silente o Piton se gli fosse servito qualcosa, ma da lei.

La Granger faceva parte della sua vita ormai, e non c'era modo di impedirlo. Prese un bel respiro e si appoggiò di più alla sedia; iniziò a parlare torturandosi le dita.

«La mia missione...» disse, fermandosi un momento per guardarla. Era quasi sul bordo della sedia, impaziente, e lo stava praticamente implorando di continuare.

«E doppia. Devo riparare l'Armadio Svanitore che ho nascosto nella Stanza delle Necessità, così da poter lasciar entrare i Mangiamorte nella Scuola, la notte in cui...» il suo viso perse colore e gli occhi si scurirono «la notte in cui dovrei uccidere Silente».

La sua reazione fu quasi immediata. La mano andò a coprirle la bocca, rimasta aperta per lo shock. Le mancava l'aria, si sentiva soffocare. Era di gran lunga peggio di quello che pensava. La conversazione avuta quello stesso giorno con Silente le tornò in mente.

Devi aiutarlo con la sua missione. Deve continuare ad adempiere ai suoi compiti se vogliamo tenerlo come spia.

Ma come pretendevano che lei l'aiutasse ad attaccare la scuola e uccidere il vecchio preside?

«Oh Merlino» riuscì a dire con voce strozzata. Il cuore le batteva così forte che sembrava volesse uscire dal petto. «C...Come sta andando con l'Armadio?» balbettò.

«Sei pazza Granger? E' ovvio che non ho fatto nessun progresso. Ho smesso di provarci da tempo» grugnì lui. Ma che cazzo? Il punto di tutta quella faccenda non era che lui non doveva portare a termine la dannata missione?

«Giusto» gli concesse lei, assente.

«Il terzo compito era...?» le chiese poi Draco, guardandola con occhio critico. Cosa le era preso? Sembrava persa nei suoi pensieri.

Hermione scosse la testa e si schiarì la gola.

«Assicurarsi che a casa tutti siano convinti che stai lavorando duramente per raggiungere l'obiettivo posto dal Signore Oscuro. Mi farò venire in mente qualcosa. E' tutto per ora» mentre diceva le ultime parola si alzò in piedi, raccogliendo le sue cose. Doveva andarsene da lì.

«Uhmm, Granger. E' così che porrai fine a tutti i nostri incontri? Come una persona fuori di testa? » a dir la verità la reazione della ragazza alla sua Missione era stata confusa e sconvolgente. Non aveva cominciato a urlargli contro come si aspettava, ma non stava nemmeno bene. Era stato tutto così strano che non si era nemmeno potuto godere il momento in cui lei aveva abbassato la guardia e si era mostrata agitata di fronte a lui.

Lei lo ignorò e uscì in fretta dalla stanza, lasciandolo solo e sconcertato.

E quello che cazzo era?


...


«La prego, mi dica che sta scherzando!» urlò Hermione. Dimenticandosi chi aveva davanti. Fortunatamente Silente si era aspettato questo tipo di reazione, perciò le aveva accennato un sorriso, prima di chiederle di sedersi e cercare di calmarsi. Era venuta da lui alla prima ora del mattiamo per parlare della missione di Draco.

Lui l'aveva informata che si, avrebbe permesso a Malfoy di far entrare i Mangiamorte a Hogwarts e che sarebbe morto entro la fine di quell'anno.

«Signorina Granger, capisco la sua preoccupazione, ma le assicuro che questo è l'unico modo» spiegò il vecchio Preside.

«Ma come può essere l'unico modo? Lei sta chiedendo a un ragazzo di ucciderla! Non è giusto. E lascerà che i Mangiamorte attacchino semplicemente la scuola? E che mi dice dei bambini?» odiava ammetterlo, ma nonostante il pensiero di Silente morto la spaventasse incredibilmente, sapere che Draco sarebbe stato costretto a ucciderlo la faceva stare ancora peggio.

«Non potrei essere più d'accordo, ed è per questo che non lascerò che sia Draco a doverlo fare. Per rispondere alla sua seconda domanda, io e lo staff stiamo già mettendo a punto un piano per proteggere i bambini in caso di attacco. Per ora solo alcuni professori sanno dell'imminente attacco, ma quando sarà quasi ora, lo sapranno tutti»

Hermione rimase semplicemente con al bocca aperta a mezz'aria, confusa. Silente allora le spiegò tutto quanto. Le disse del fatto che lui stava comunque morendo lentamente. Le raccontò del Voto Infrangibile tra Piton e Narcissa Malfoy, e di come sarebbe stato proprio Piton ucciderlo, quando il momento sarebbe arrivato.

Teoricamente era un buon piano, visto che avrebbe mantenuto la copertura di Draco e l'avrebbe protetto dal doverlo uccidere lui stesso.

Praticamente invece sarebbe stata un tragedia, alla quale Hermione non voleva prendere parte.

«Cosa?» chiese Hermione al limite dello shock quando il suo racconto finì. La testa le pulsava dolorosamente. Se avrebbe continuato a mantenere quel livello di stress doveva seriamente pensare a investire in una pozione contro il mal di testa.

«E che mi dice di Harry? Ha perso i suoi genitori, ha appena perso Sirius. Ora vuole abbandonarlo anche lei?»

«Le assicuro che non me ne andrò presto, e parlerò personalmente a Harry subito dopo Natale. Lei può capire che nessun altro deve sapere. Per fare in modo che funzioni dobbiamo mantenere il piano segreto»

«E Ron?»

«Nemmeno Ron potrà sapere. Per ora lo sappiamo solo in tre, con Harry saremo quattro» rispose Silente con tono grave.

«Draco?» riuscì ancora a chiedere.

«Con Draco saremo in cinque, ma devo chiederle di aspettare la fine delle vacanze di Natale per dirglielo. Ha già abbastanza a cui pensare in questo momento» Hermione annuì. Non poteva essere più d'accordo. Anzi segretamente sperava di non doverglielo mai dire. Era semplicemente troppo. Sentiva come se tutto intorno a lei stesse andando troppo velocemente.

«Non c'è nessun'altra possibilità? Voglio dire, potremmo...» la ragazza stava cercando di escogitare qualcosa che non comprendesse la morte di nessuno di loro senza risultati.

«Non c'è nient'altro che possiamo fare. Mi dispiace» breve pausa «Io morirei comunque nel giro di un anno» Sembrava triste ed Hermione sentiva il bisogno di piangere, ma cercò di non cedere: non lì almeno.

«Okay» disse, alzandosi e cercando di tenersi in piedi. Sentiva le gambe deboli e molli. «Mi incontrerò con Malfoy il prima possibile e gli dirò che dobbiamo procedere come da piano»

«Signorina Granger» la richiamò prima che arrivasse alla porta «Non pensi che i suoi sforzi non siano apprezzati. Sta facendo una grande cosa, importante non solo per il Signor Malfoy o per l'Ordine, ma per tutto il mondo magico. So quanto sia dura, e che lei è fin troppo giovane per portare un simile peso sulle spalle. Spero che un giorno lei riesca a perdonare un povero vecchio per averla spinta a crescere troppo in fretta e troppo duramente»

«La capisco Professore» rispose lei tristemente prima di affrettarsi fuori dalla stanza. Andò dritta al bagno dei Prefetti. Le serviva un buon posto per piangere tutte le sue lacrime.


...


Draco stava ancora riflettendo sulla reazione della Granger del giorno prima. La ragazza aveva già accettato di aiutarlo a spiare il Signore Oscuro, ma potrebbe la Missione averla spaventata a tal punto da farle rinunciare? Certo che no. Se mai ci fosse una definizione del "coraggio Grifonforo" sarebbe stata Hermione Granger.

Ma allora qual'era il problema? E più importante ancora, perché diavolo gli importava?

Si girava e rigirava il Galeone tra le dita indeciso se mandarle un messaggio e chiederle quale fosse il problema.

L'arrivo di Theo, che si sedette sul divano accanto a lui, lo distolse dai suoi pensieri.

«Mio padre mi ha scritto oggi» disse compiaciuto. Il brunetto adorava sbattere in faccia a Malfoy il fatto che Lucius era ad Azkaban mentre suo padre era un uomo libero.

«E...» replicò Draco annoiato, guardandosi interessato la punta delle scarpe.

«E mi ha detto che la Vigilia di Natale sarà uno spasso» continuò Theo eccitato, e Draco fu travolto dalla nausea.

«Anche io non ne vedo l'ora» recitò la sua parte, cercando di controllare il disgusto.

«Già! L'anno scorso è morta una mezzosangue. Papà dice che è stato fantastico». Nott ancora una volta cercò di sbattere in faccia a Draco che bel rapporto avesse lui con il padre, senza ottenere la reazione desiderata nemmeno quella volta. «Il Signore Oscuro non teneva più di questi festeggiamenti già da un po', ma penso che quest'anno sarà diverso»

«Speriamo anche di riuscire a farne parte allora» aggiunse Draco, la voce entusiasta.

«Speriamo!» esclamò anche Theodore.

Quando il bruno se ne fu andato Draco tornò ai suoi pensieri di prima. Questa cosa della Spia l'aveva veramente coinvolto. Passava la maggior parte del suo tempo pensando o alla Granger, o a modi per restare in vita. Cominciava seriamente a preoccuparsi della sua sanità mentale. Quella dannata Grifondoro aveva un certo non so che. Era riuscita a entrargli sotto la pelle. Da una parte lo faceva impazzire, ma dall'altra ammirava la sua completa devozione. Se solo avesse anche lui quella fede, tutto sarebbe più semplice. Come ci riusciva? Come riusciva a rimanere motivata?

Prima di poterle mandare un messaggio, fu lui a riceverne uno. La moneta divenne calda nelle sua mani e lui si affrettò a leggere.

SdN, stasera alle 22:30

Gli scappò un sorriso una volta che ebbe finito, ma si riprese in fretta. Prese la sua bacchetta e la puntò verso il Galeone.

Quaderno degli appunti, capo?

Ghignò tra se e se mentre leggeva la sua risposta.

Non è necessario, collega.

Oh Dio, ora stava anche flirtando con lei. Anche lei l'aveva fatto però.

Aveva proprio bisogno di bere qualcosa di forte e di farsi una bella dormita, o l'aspettava una lunga degenza nel reparto di sanità mentale del San Mungo.



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Capitolo 4
*** Incubi ***


Capitolo IV
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Incubi


Sembrava che Draco avesse preso bene la notizia che avrebbe comunque lasciato entrare i Mangiamorte nella scuola. Hermione gliel'aveva detto non appena Silente aveva dato l'okay. Pensava che fosse solo sollevato per non dover completare anche la seconda parte della missione. Odiava il fatto che, dopo Natale, avrebbe dovuto dargli la brutta notizia, ovvero che nonostante tutto avrebbe ancora dovuto attentare alla vita di Silente. Se c'era una cosa che loro due avevano in comune, era il rispetto per il vecchio preside. Era forse una delle poche cose che apprezzava di Malfoy. Quello e il suo aspetto, davvero attraente quando non c'era quell'irritante ghigno a sfigurargli il viso perfetto. Chiuse gli occhi cercando di eliminare il pensiero sul nascere.

Al momento lo stava aspettando, protetta dal mantello dell'Invisibilità di harry, fuori dalla sala Comune dei Serpeverde. Diede un occhiata all'orologio che aveva al polso e sbuffò. Il furetto era in ritardo. Si erano messi d'accordo per vedersi nella Stanza delle Necessità quella sera, dopo le lezioni con Piton. Il piano era di dare un occhiata all'armadio Svanitore, e cercare di capire come ripararlo. Due teste sono meglio di una, gli aveva detto lei. Malfoy non aveva opposto resistenza, non molta almeno.

Dopo un altra manciata di minuti Hermione sentì un rumore di piedi, sempre più vicino a lei, e respirò sollevata quando realizzò che si trattava di lui.

Prima che lui avesse il tempo di cercarla, lei lo afferrò per un braccio e lo trascinò nella classe più vicina, sussurrando incantesimi di protezione alla porta.

«Che diavolo Granger! Vuoi farmi venire un infarto?» urlò lui, il respiro affannato. Si teneva una mano sul petto, cercando di riprendere fiato.

Gli era preso un colpo quando quella forza invisibile gli aveva afferrato il braccio.

«Mi dispiace» si scusò lei, mentre toglieva il mantello, rendendo la sua figura visibile. Aveva abbandonato la divisa scolastica per un paio di jeans scuri e una maglia a maniche lunghe. Draco doveva ammetterlo, era colpito, ma la rabbia per il modo in cui l'aveva approcciato prima era ancora viva.

«Mai prendere alla sprovvista una Spia. Mai!» l'ammonì lui quando il cuore tornò a battere a un ritmo accettabile.

«Ripeto» disse lei con stizzo «Mi dispiace» e mentre parlava si sistemò il Mantello sulle spalle, e con la mano libera gli fece segno di unirsi a lei. «Sarà stretto e scomodo, ma se ti rannicchi un po' possiamo farcela» lo assicurò. Lui era decisamente più alto di Harry, quasi come Ron. Il rosso tuttavia era riuscito a entrare sotto al mantello milioni di volte, quindi non era una sfida impossibile per Draco.

Lui la guardò male, ma ubbidì. La raggiunse sotto al dannato mantello sbuffando rumorosamente. «Maledizione! Potter è la persona più bassa del mondo!» borbottò frustrato mentre si avvolgeva quasi completamente intorno ad Hermione. Quando, per ovvia mancanza di spazio, premette il petto contro la sua nuca, sentì i brividi percorrerle la schiena. Ghignò soddisfatto. Si avvicinò a lei ancora di più, eliminando ogni distanza tra loro, e coprì entrambi con il mantello. Percepì i respiri della ragazza diventare sempre più irregolari. Forse, ma solo forse, questo tipo di reazioni erano anche più gratificanti e divertenti della sua collera. Quando erano più giovani lei sembrava avere occhi solo per Weasley, tuttavia nemmeno allora l'aveva vista così agitata. Era come inebriante vederla in quello stato per merito suo, non che l'avrebbe mai ammesso con nessuno.

Gli ci vollero circa venti minuti per arrivare alla Stanza delle Necessità. Hermione non poteva essere più felice quando finalmente ci riuscirono. Draco le era stato addosso tutto quel tempo, e il calore del suo corpo su di lei la stava facendo impazzire. L'essenza della sua colonia poi era intossicante, in senso positivo però. Sentiva la testa più leggera a ogni passo.

Non gli avrebbe assolutamente permesso di avere quel tipo di effetto su di lei. Doveva essere la sindrome premestruale, o forse stava delirando, o aveva solo bisogno di un po' di aria fresca.

No, lei non trovava Draco Malfoy sexy, era totalmente da escludere.

«Faresti meglio a avocare la camera» gli disse, fiera per essere riuscita a far sembrare la sua voce calma e sicura.

«Per il futuro Granger...» le sussurrò a pochi millimetri dall'orecchio. Il suo fiato caldo le faceva il solletico, provocando un'altra ondata di brividi su tutto il corpo «...devi pensare "Devo andare nel luogo dove ogni cosa è nascosta"». Hermione riuscì solo ad annuire. Non si fidava ancora della sua voce. Dio quell'incarico la stava proprio prendendo.

La porta che apparve era molto più grande di quella della loro camera. Lo spinse velocemente oltre la soglia, impaziente di liberarsi del mantello. Un altro secondo li sotto con lui e avrebbe sicuramente detto o fatto qualcosa di stupido.

La bocca di Draco si curvò in un ghigno quando notò le guance rosse di Hermione. Infastidire la Principessa dei Grifondoro era proprio divertente. Quei momenti sembravano essere gli unici in cui lei perdeva quell'atteggiamento austero, e si comportava da persona normale.

«E' da questa parte» le disse, facendo strana fino all'Armadio che l'aveva perseguitato per quasi tre mesi.

«Ma è l'armadio che stavi osservando da Sinister!» esclamò lei, accarezzando la superficie del legno con la punta delle dita. Lei aveva detto a Harry di non preoccuparsi, che non era niente, ma a quando pare gli istinti del suo migliore amico erano infallibili.

«E tu come diavolo fai a saperlo?» chiese lui, e per una volta il tono non era duro, solo sinceramente sorpreso. Forse non aveva dato abbastanza credito a quella ragazza.

«Ehm, Harry, Ron ed io ti abbiamo seguito a Nocturn Alley»spiegò. Draco tuttavia sembrava ancora molto confuso, perciò proseguì nel racconto «Tutto merito di Harry e la sua convinzione che tu fossi un Mangiamorte. Quando ti ha visto ti è corso dietro perciò io e Ron l'abbiamo seguito, per assicurarci che non facesse niente di stupido»

«Tipo?» la canzonò «prendermi a calci in culo?»

«Esattamente» rispose, e il suo sorriso divenne ancora più ampio.

«Come no. Potrei batter Plotter anche ad occhi chiusi» mormorò lui, stringendo i pugni.

«Ma certo che ci riusciresti» disse lei sarcastica, poi tornò in modalità "missione" «Esattamente cosa hai fatto a questo armadio fin'ora?» chiese seria.

Draco cominciò a spiegarle cosa non andava nell'armadio e che fino ad allora non era ancora riuscito a spedire niente con esso.

«Hmmmm» sussurrò lei, mordendosi il labbro inferiore come faceva quando era concentrata. Draco si limitò semplicemente ad osservare come la rigida secchiona si trasformava nella ragazza di cui aveva avuto un assaggio la settimana prima nella sua mente.

«Ho letto qualcosa su questi armadi...» proseguì lei, parlando più con se stessa che con lui. «Che cosa hai provato a far svanire?» gli chiese poi, girandosi a guardarlo negli occhi.

«Ho provato con un uccello, ma non andava da nessuna parte» spiegò Draco. Aveva provato di tutto con quel maledetto uccello, senza ottenere risultati.

«Penso che dovremmo provare con qualcosa di inanimato prima» suggerì lei, poi aprì la borsetta che si era portata dietro e ne estrasse due grosse mele.

Draco doveva ammettere di essere rimasto colpito. Gli incantesimi di espansione erano molto difficili, soprattutto per giovani maghi e streghe.

Eppure lei li sapeva fare alla perfezione: ecco un'altra ragione per la quale la sua famiglia si sbagliava completamente a proposito del sangue puro o sporco.

Anche se seccante e fastidiosa, Hermione Granger era, molto probabilmente, la strega più potente dell'intera scuola.

Essere purosangue o mezzosangue non aveva proprio niente a che fare con le doti magiche.

Hermione e Draco passarono la seguente ora armeggiando con l'armadio. Dopo cinque tentativi sfortunati, quando aprirono l'armadio la mela era svanita.

«Santo Merlino!» esclamò Malfoy, gli occhi che uscivano letteralmente dalle orbite.

«Shhh, mi devo concentrare» lo sgridò lei, chiudendo l'anta dell'armadio. Pronunciò la formula e poi l'aprì di nuovo.

Lì, proprio al suo interno, c'era la mela. Draco l'afferrò delicatamente, ancora incredulo, e se la rigirò tra le mani. Un'espressione allibita si dipinse sul volto di entrambi, non appena notarono il segno di un morso, probabilmente lasciato Sinister.

«Wow...» disse Hermione, strabuzzando gli occhi.

«Già...» concordò Draco, fissando ancora la mela. «Bhe, l'abbiamo aggiustato» era quasi triste in proposito. Quel compito l'aveva tormentato per mesi, e ora che era completato l'idea di dover lasciare i Mangiamorte nella scuola stava diventando troppo concreta.

Hermione scosse la testa. «No. E' abbastanza per il momento, ma non è finito. Non sappiamo ancora se gli esseri viventi possono utilizzarlo»

Draco non ci aveva pensato. La sua espressione si illuminò un poco «E quando ci lavoreremo sopra?»

«Non prima della fine delle vacanze» disse lei, coprendo l'Armadio Svanitore con un vecchio lenzuolo «I progressi già fatti basteranno per soddisfare Vol...Il Signore Oscuro, almeno per il momento. In più ti da un buon motivo per rimanere a Scuola durante una parte delle vacanze» spiegò. In effetti il ragionamento non faceva una piega»

«Torniamo indietro?» chiese Draco, alzando il mantello di Harry da terra. Una parte malata di lui non vedeva l'ora di arricciarsi di nuovo intorno al suo stretto corpicino. Ignorò il monologo interiore che gli stava praticamente urlando tutti i motivi per i quali non avrebbe dovuto sentirsi così.

La sua mente aveva già imboccato quell'inquietante strada; in fondo avrebbe potuto trarne anche un po' di divertimento. Poteva pentirsene dopo.

«Veramente, siamo ben oltre il coprifuoco. Penso che tu possa tranquillamente tornare ai sotterranei ora» spiegò lei, fissando nervosamente il suo orologio. Non avrebbe resistito altri venti minuti la sotto con lui. Non aveva bisogno di sentire i suoi muscoli scolpiti premere contro di lei. Ugh! Come se le servissero altre fonti di stress! Dannazione!

Draco era deluso, ma non lo lasciò trasparire nemmeno per un secondo. Annuì solo e poi disse «Notte, Granger». Avrebbe avuto molte altre occasioni per giocare con lei. Si sarebbero cominciati a incontrare molto più spesso con l'avanzare del tempo, e il fatto non lo disturbava più di tanto. Non è che l'amasse o qualche cazzata nonsense del genere. Non sapeva nemmeno se gli piaceva. Quello che sapeva era che la ragazza lo intrigava, ed era qualcosa di raro per lui.

Un momento era la Principessina Grifondoro So-tutto-io e quello dopo era Granger, il genio del male. Stava cominciano ad accorgersi quanto misteriosa e ricca di sorprese poteva essere quella ragazza, esattamente l'opposto di quello che aveva inizialmente pensato.

«Notte, Malfoy» rispose lei. Lasciò che lui se ne andasse per primo, poi uscì anche lei, ma solo dopo aver preso un profondo respiro.

Se non lo avesse conosciuto meglio, avrebbe detto che Malfoy stava flirtando con lei. Ovviamente era una supposizione che sfiorava la follia. Draco Malfoy non avrebbe mai flirtato con una mezzosangue o con una noiosa So-tutto-io come lei. Non che lei avrebbe voluto, sia chiaro.

Quella notte sepolta tra le coperte, aveva cercato di fare luce sui sentimenti confusi e contrastanti che provava nei suoi confronti. La parola "sentimenti" però non era molto corretta. Lei non aveva sentimenti per lui. Lui era ancora un incredibile stronzo, la maggior parte del tempo. Tuttavia, da quando aveva praticato la Legimanzia su di lei per la prima volta, si comportava diversamente. Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma le era sembrato meno ostile. Era ancora sarcastico come sempre, e rispondeva la fuoco con il fuoco, ma sembrava rassegnato. Sembrava quasi che avesse accettato che lei adesso facesse parte della sua vita, osò pensare.

Sospirò e si rigirò nel letto violentemente. Ma perché ci stava pensando? E che cosa gliene importava se Malfoy era più a suo agio o no? Lei di sicuro non lo era. Però, doveva comunque ammettere che le ore passate a lavorare con lui, seppur frustranti, erano state piacevoli in un certo senso. Da parte di Draco non aveva ricevuto continue richieste d'aiuto come da parte di Ron né dovuto affrontare problemi di iperprotettività come da parte di Harry. Per una volta era stata trattata come una pari, almeno per quanto riguarda abilità e intelligenza. Ironico che era proprio il ragazzo che usava chiamarla Mezzosangue a farla sentire così.


...


Hermione sbadigliò per le Trentaquattresima volta in meno di un'ora.

«Stai bene 'Mione?» chiese Harry, cercando di incontrare i suoi occhi da dietro la disordinata frangetta, durante Incantesimi. Sapeva di essere apparsa stanca negli ultimi tempi. Harry era molto protettivo nei suoi confronti, e poteva vedere che era piuttosto preoccupato per lei in quel momento.

«Sono solo stanca» disse lei, con un altro sbadiglio «Ho davvero molto da fare ultimamente, sai» continuò con un'alzata di spalle. Ed era proprio vero. Con un po' di fortuna però Natale sarebbe stato meno stressante, così avrebbe potuto recuperare il sonno perduto.

«Per fortuna le vacanze di Natale sono vicine» aggiunse Ron «A proposito, per quando possiamo aspettarti alla Tana? Mamma vuole saperlo. So che di solito passi la Vigilia e Natale con i tuoi, ma dopo verrai vero?» chiese lui speranzoso. Hermione sapeva quanto amasse avere lei ed Harry alla Tana durante le vacanze. Non gli piaceva particolarmente confondersi in quel mare di teste rosse, e con loro intorno le possibilità che succedesse diminuivano notevolmente visto che stavano sempre insieme.

«Veramente Ron» iniziò la ragazza prendendo un bel respiro «Devo restare qui ad Hogwarts quest'anno» Il pensiero era devastante, se doveva essere sincera. Fino ad allora era sempre riuscita ad andare a casa per Natale, Voldemort o non Voldemort. Il rapporto con i suoi genitori era rimasto meraviglioso, nonostante le sue lunghe assenze. Riceveva loro lettere molto spesso, e anche lei scriveva con la stessa frequenza. Sapeva che erano rimasti delusi dal fatto che non l'avrebbero vista quell'anno, ma non aveva altra scelta. Draco avrebbe avuto bisogno di lei in caso di emergenza, e ciò era più importante di una settimana a casa. Si sarebbe fatta perdonare da loro a guerra finita.

«Cosa? No 'Mione!» piagnucolò Ron.

«Devo farlo...» cominciò a spiegare Hermione, ma Harry la precedette.

«Deve restare Ron, è per la sua missione» chiarì lui «Lascia perdere».

Hermione sorrise caldamente al suo migliore amico che le rispose facendole l'occhiolino prima di riportare la sua attenzione sul professore di Incantesimi.

Harry tuttavia non aveva menzionato il fatto che anche lui sarebbe restato a Scuola, per tenere compagnia a lei e per continuare a lavorare con Silente. Non voleva rischiare che anche Ron decidesse di non andare a casa, per questo avrebbe rivelato le sue intenzioni all'ultimo secondo. Ron era un grande amico e apprezzava il suo aiuto, ma quando si trattava di situazioni complesse come quella che stavano vivendo lui e Hermione, non era molto comprensivo. Per lui le cose erano o bianche o nere, non c'era via di mezzo. Non esisteva il grigio nel suo mondo, e quello avrebbe potuto scatenare contrasti per i quali non aveva tempo.

«Ma quest'anno sbaglio o Lavanda verrà a casa con te?» chiese Hermione alzando leggermente la voce. Non sapeva nemmeno lei perché aveva tirato fuori l'argomento, che molto probabilmente avrebbe portato a una brutta lite. Ahh, tutta colpa di quel cavolo di biondino che l'aveva contagiata. Non è che Ron non le piacesse più. Bhe si le piaceva, ma non le piaceva. I suoi sentimenti verso Ron erano più che confusi. Non lo voleva, ma non voleva nemmeno essere messa da parte per la pettegola più stupida di Hogwarts.

La faceva sentire impacciata e non le piaceva sentirsi in quel modo. A conti fatti l'unico ragazzo che avesse mai mostrato un pizzico d'interessa per lei era Viktor Krum, e ad essere sinceri il ragazzo era un po' strano.

«Si, hai ragione» rispose Ron, senza accorgersi del tono con cui la ragazza aveva parlato. «Penso che mamma non veda l'ora di conoscerla ufficialmente» continuò più allegro. Hermione fece una smorfia e vide Harry dare un calcio al rosso sotto il tavolo.

«Ehi, e questo per che cos'era?» si lamentò lui, massaggiandosi la parte lesa, ma un occhiata di Harry bastò a zittirlo.

Hermione ridacchiò sotto i baffi e tornò alla lezione di Incantesimi. Altri dieci minuti e sarebbe potuta andare a dormire. Merlino era così stanca.


...


Draco allungò a Piton la lettera che aveva appena ricevuto da parte di sua madre, poi si lasciò cadere sulla sedia che occupava di solito durante le loro lezioni.

«Pensavo che avresti voluto leggerla» disse, e prima che Severus potesse rispondergli, lui continuò «L'ho già mostrata alla Granger, e pensavo che dovessi sapere anche tu»

Osservò Piton mentre apriva la lettera e scorreva le parole che lui stesso aveva già letto almeno cinquanta volte.

Caro Draco,

Sono dispiaciuta nel sentire che verrai a casa per così poco tempo, ma Severus mi ha assicurato che saresti stato in buone mani. E' un buon uomo, dovresti fidarti di lui. Lui può aiutarti, e allora tutta questa faccenda finirebbe.

Tu potresti venire a casa.

Spero che tu stia bene. Non ricevo tue notizie tanto quanto vorrei, e ciò mi rattrista molto.

Il Signore Oscuro sta diventando sempre più impaziente riguardo ai tuoi progressi, ma l'ho informato che hai fatto grandi passi avanti.

Volevo inoltre renderti partecipe del fatto che sta facendo tutto quello che è in suo potere per liberare i suoi più fedeli seguaci dalle mura di Azkaban, prima dei Festeggiamenti Natalizi.

Sai che non apprezzo certe tradizioni, ma sarà piacevole avere tuo padre a casa per Natale. Il Manor è freddo e vuoto senza voi due.

Ti prego di perseverare nel tuo compito, figlio mio. Sei la nostra unica speranza.

Il Lord Oscuro non accetterà un insuccesso da parte tua. So che farai del tuo meglio.

Trasmetti a Severus i miei saluti.

Con Amore

Mamma

«Sapevi che era una possibilità, Draco» disse infine Piton, restituendogli la lettera.

«Si, lo so» In quel momento gli tornò in mente la reazione di Hermione. L'aveva guardato con occhi comprensivi e detto che insieme avrebbero trovato una soluzione. Era una reazione molto più confortante di quella che stava ricevendo dal suo Padrino, ma capiva che la Granger e Piton erano due persone del tutto diverse.

Poteva dire di tutto sulla ragazza, ma non che non fosse una persona profondamente buona. Lo era persino con lui quando riusciva a controllare un po' il suo atteggiamento da Serpe.

«Non mi preoccuperei troppo per Lucius» assicurò Piton, rompendo il silenzio «Sarà talmente impegnato a cercare di riguadagnarsi la fiducia del Lord, che probabilmente non vi incontrerete molto. E i rari momenti che passerete insieme li spenderà dandoti consigli sulla tua missione. Se tu non portassi a termine la missione, lui perderebbe ogni cosa» gli ricordò il professore.

«Giusto» gli concesse Draco, un brivido che scendeva lungo la schiena «Bhe, suppongo che dovremmo tornare alla nostra lezione allora»


...


Draco stava davanti al Lord Oscuro, i suoi occhi argentei fissi in quelli sanguinei del suo Maestro. La sua mente sembrava ampliarsi a dismisura mentre invasa con estrema forza. Si trovò a chiedersi se anche la Granger provava così tanto dolore quando era lui a infiltrarsi nei suoi pensieri.

«Qualcuno sta cercando di nascondermi qualcosa» urlò l'Oscuro. Draco deglutì violentemente mentre le sua mani cominciavano a sudare. Il Lord sapeva. Oh Dio, lui sapeva e la fine stava arrivando.

«Uno di voi ha lavorato con una sporca Mezzosangue per aggirare le mie volontà» urlò ancora, con rabbia crescente, Voldemort.

«Signore, l'assicuro che...» provò Draco. Doveva trovare un modo di uscire da quella situazione. Doveva trovare un modo per uscire e basta, ma i dannati Mangiamorte lo avevano circondato. Cercò Severus tra la folla, ma era introvabile. Era impreparato e in trappola.

«Silenzio!» lo interruppe l'Oscuro «Mi hai deluso Draco» gridò «Avada Kedabra!»

Draco si alzò di colpo, immerso nel sudore, e si guardò intorno per assicurarsi di non aver svegliato nessuno dei suoi compagni di stanza.

Fortunatamente Tiger e Goyle dormivano come dei massi, e ogni dormitorio ospitava solo tre persone.

Il cuore gli batteva all'impazzata mentre cercava di togliersi dalla mente il sogno. Non poteva fare niente però, il ricordo era già inciso nella sua testa.

Come evitare di pensare che il sogno era completamente e totalmente possibile?

Non era preparato a questo. Non era una spia. Era solo un ragazzino di sedici anni che giocava un gioco da adulti.

L'orgoglio non voleva farglielo ammettere, ma era così vero.

Sentiva il bisogno di uscire da quella dannata camera. Erano le tre del mattino, e sicuramente la sala comune era deserta. Indossò anche la parte superiore del pigiama di seta nera e scese le scale, attenta a non fare alcun rumore.

Passò la mezz'ora seguente pensando e ripensando con foga a tutte le lacune del suo addestramento.

In tre settimane avrebbe dovuto comparire davanti al Lord Oscuro, e tutte le prove del suo tradimento sarebbero state nella sua mente, pronte a essere rivelate se Voldemort avesse infranto le sue barriere. In più le sue capacità di Difesa erano irrisorie.

Sospirò pesantemente. Non aveva tempo, ma doveva essere pronto.

Prese il Galeone della Granger dalla tasca dei pantaloni e esitò solo per un momento prima di toccarla con la punta della bacchetta.

Era l'unica persona che poteva aiutarlo, perciò sperava vivamente che l'avrebbe ucciso per averla svegliata a quell'ora indecente.


...


I sogni di Hermione furono brutalmente interrotti quando un forte senso di bruciore le invase il polso. Era come se andasse a fuoco.

«Cazzo» borbottò, e con gli occhi ancora chiusi allontanò il Galeone, che aveva magicamente attaccato al braccialetto regalatole dalla madre, dalla pelle.

Si massaggiò gli occhi prima di rivolgere lo sguardo alla moneta infuocata.

SdN PP [Stanza delle Necessità, prima possibile]

Dalla sua bocca di rosa uscì un inelegante grugnito prima che lei si alzasse, sgusciando a malavoglia da sotto le calde coperte.

Cosa diavolo vuole a quest'ora? Pensò.

Poi un pensiero terribile la colpì. E se fosse stato scoperto? Non erano pronti per affrontare una cosa del genere. Merlino, lui doveva essere terrorizzato! Si sbrigò a uscire dalla camera, incurante dell'aspetto da pazza che sicuramente aveva. Prese solo il mantello dell'invisibilità e cominciò a correre verso il settimo piano. Quando arrivò davanti al muro era quasi senza fiato. Evocò la camera in fretta e furia e si affrettò a entrare, liberandosi del mantello appena oltrepassata la soglia.

«Va tutto bene?» gli chiese ansiosa, quando lo vide «Non ti hanno convocato o scoperto, vero?»

Draco notò il tremolio nella sua voce, e scosse la testa. «No, è che...» si sforzò di trovare le giuste parole per spiegarle perché era così terrorizzato.

Ma questo era prima che le desse un'occhiata da capo a piedi. La ragazza stava lì vestita solo con il più corto paio di pantaloncini che avesse mai visto, e una sottile Tshirt che lasciava davvero poco spazio all'immaginazione. Per di più i suoi capelli erano qualcosa di disastroso.

Sembrava reduce da una bella sessione di sesso, e se doveva essere onesto doveva controllare l'impulso di urlarle tutta la sua ammirazione.

«Wow Granger. Indossi quello a letto?» le chiese infatti.

«Malfoy, mi hai chiamata qui alle quattro del mattino per parlare delle mie scelte stilistiche? Io ti uccido!» ringhiò lei in risposta, tirandosi leggermente la maglietta e incrociando le gambe, come se quelle azioni potessero coprirla. Ottenne tuttavia l'effetto contrario visto che i vestiti si strinsero ancora di più attorno alle sue curve, che per sorpresa di Draco, erano davvero sensuali.

Draco sentì uno strano calore avvolgerlo quando si concesse di immaginare quello che si nascondeva sotto i ridotti abiti. Mentre la mente iniziava a navigare in acque pericolose, lui si destò, scuotendo violentemente la testa, e cercando di ricordarsi perché l'aveva fatta venire lì.

«No» disse infine, schiarendosi la gola «Io, forse... non avrei dovuto chiamarti così tardi. Di sicuro stavi dormendo»

«Tu credi?» sbuffò Hermione, muovendosi verso di lui, per poi superarlo e lasciarsi cadere sul divano.

«Già...» disse lui, distogliendo lo sguardo da lei. Non c'era modo che riuscisse a concentrarsi quando lei agiva e appariva così. «Era un sogno» confessò, guardandosi i piedi. Era difficile mostrarsi vulnerabile, specialmente davanti a lei. Forse erano le sue vesti così... minimali... e informali a farlo parlare onestamente. In quel momento anche lei era un po' vulnerabile.

«Che tipo di sogno?» chiese lei, e Draco notò che l'astio era del tutto scomparso dalla sua voce, ora preoccupata.

Il giovane mago le raccontò ogni cosa, menzionando anche i motivi per i quali il sogno l'avesse scosso così tanto. Lei non disse niente per un lungo momento.

«Dovevamo aspettarcelo» proferì poi «Voglio dire, la posta in palio è enorme, e se devo essere sincera non sei pronto, non ancora»

«Come farò a esserlo mai?» domandò debolmente lui, guadandola negli occhi «Voglio dire, Severus si è preparato per anni prima di decidere di diventare Spia. Io lo sto facendo da soli pochi mesi». Nel parlare si passò una mano tra i capelli, in un gesto di frustrazione. A Hermione dispiaceva davvero per lui. Era chiaramente traumatizzato dal suo sogno.

Lo sapeva che non era ancora pronto, ma per loro fortuna mancava ancora un po' a Natale. Sarebbe stato pronto per allora?

«Malfoy» parlò lei, ottenendo la sua attenzione. Lui alzò lo sguardo su di lei, che cercò di sorridergli. Era un sorriso goffo e impacciato, ma era anche il primo vero sorriso che gli rivolgeva. «Non ho mai fallito in niente, in tutta la mia vita, e non fallirò nemmeno ora»

Draco le rivolse un ghigno, affascinato dal suo modo di rendere ogni cosa una sfida.

«Hai ragione. Dobbiamo lavorare di più» ammise poi lei «Dall'ultima lezione di Occlumanzia che abbiamo avuto insieme, penso che tu ci stia veramente prendendo la mano. Se fossi in te non mi preoccuperei molto di quell'aspetto. Gli incantesimi di Difesa però sono qualcosa su cui possiamo lavorare insieme. Se ti va» aggiunse.

Draco la guardò interrogativo «Ma tu in teoria non dovresti darmi ordini, Granger?».

Hermione sbuffò impaziente «Malfoy, possiamo smetterla con queste cose? Io non voglio darti ordini. Prima avevo i miei dubbi, ma ora lo so che sei serio riguardo a tutta questa faccenda. Sto solo cercando di aiutare a prepararti al meglio, per il bene di entrambi»

«E tu cosa centri? Tu resterai qua nel Castello, mentre a me toccherà la gabbia dei leoni» ironizzò lui, dandole la schiena. Era difficile riuscire a risultare irritato quando lei appariva così ... scopabile

«Cosa c'entro io?» sputò le parole la ragazza, alzandosi in piedi «Ti stai prendendo gioco di me, Malfoy?» ringhiò, mentre andava avanti e indietro per la stanza, come a calmarsi. Draco non poteva non guardarla: era così sexy quando si arrabbiava.

Perché diavolo i suoi occhi erano fissi sulle sue stupide tette?

«Nel caso non te ne fossi accorto, Malfoy, Io sono una di quelle Mezzosangue che i Mangiamorte e Voldemort vogliono eliminare dalla faccia della terra. Non so se l'hai capito, ma anche la mia vita è sul figlio del rasoio qua» urlò lei, girandosi a guardalo.

Il viso della Grifona era arrossato, il fiato lento e lui riusciva a malapena a allontanare i pensieri impuri su di lei dalla mente, per concentrarsi sulle sue parole.

Aveva ragione però. Magari lui lottava in prima persona in quella guerra, ma la vita di lei era appesa a un filo. Sospirò e tornò a guardarsi i piedi.

«Mi dispiace Granger» disse sinceramente e chiaramente. Non aveva mai chiesto scusa a nessuno, ma in quel momento lo pensava davvero. «Siediti» le aveva detto poi, e sorprendentemente lei aveva fatto come le era stato detto. L'espressione dispiaciuta sulla faccia di lui l'aveva scioccata talmente tanto da arrivare a sottometterla.
«Non ci avevo mai pensato» ammise.

«Ascolta Malfoy. Dobbiamo appoggiarci l'uno all'altro se vogliamo sopravvivere a questa missione» parlò lei.

Era arrivata alla conclusione che il miglior modo di nascondersi allo sguardo di lui era incrociare le braccia al petto, e Draco non sapeva se esserne sollevato o disturbato.

«Io mi fido di te. E tu?» domandò poi lei con tono serio e solenne. I suoi occhi dorati gli stavano provocando emozioni che non riusciva nemmeno a definire.

«Mi fido di te, Granger» ammise finalmente, ed era veramente sincero. Per qualche strano motivo si fidava davvero. Forse era perché lei aveva già fatto così tanto per lui, o forse perché era una persona che ispirava fiducia.

Il motivo però non contava più di tanto; quello che contava era che nel mezzo della notte, dopo il peggiore degli incubi, aveva chiamato proprio lei. Se questo non dimostrava la sua fiducia più totale, allora cosa?

«Va bene allora» disse lei convinta «Se ti va ancora di imparare l'Arte della Difesa, possiamo iniziare già da domani. Per ovvie ragioni non hai potuto allenarti con l'ES l'anno scorso, perciò ci sarà un bel po' di lavoro. » annunciò lei, stranamente sorridente.

«Già, Bhe ero un idiota l'anno scorso» rispose Malfoy, sorridendole a sua volta.

«Non potrei esse più d'accordo» disse lei, curvando le labbra in un ghigno.

«Non pensi che dal momento che lavoriamo insieme, potresti cominciare a chiamarmi Draco?» domandò lui, alzando un sopracciglio.

«Solo se tu mi chiamerai Hermione» contrattò lei.

«Va bene Granger, ci vediamo domani» disse lui, alzandosi dal divano. Era quasi arrivato alla porta quando si girò e la guardò intensamente «Grazie Granger».

«E' stato un piacere» rispose lei con un sorriso dipinto sulle labbra mentre lo guardava lasciare la stanza.

La sua mente ripensava già agli eventi della serata. Nulla era realmente accaduto, eppure, sembrava che tutto fosse cambiato.

Poco dopo uscì anche lei, pensando che forse ce l'avrebbe fatta a finire la missione senza uccidere Malfoy.

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Capitolo 5
*** L'ho davvero chiamato Draco? ***


Capitolo V
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

L'ho davvero chiamato Draco?


«Granger smettila di dirmi di concentrarmi di più e aiutami...» brontolò Draco, mentre rimetteva a posto la frangetta ribella che gli era ricaduta sulla fronte.

Hermione sospirò «Ma tu ti devi concentrare» spiegò per l'ennesima volta lei «Qual'è il tuo ricordo più felice comunque?» domandò dopo un attimo di silenzio. Stava in piedi, a poco più di un metro da Draco, e stava facendo volteggiare il proprio Patronus per la stanza, annoiata. Era una settimana che si allenavano insieme, ma lui non era ancora riuscito a evocare nemmeno l'ombra di un Patronus, figurarsi uno reale.

«La prima volta che ho volato» rispose lui, ancora irritato ed Hermione scoppiò quasi a ridere.

Il fatto che Malfoy e Harry avessero scelto lo stesso "ricordo felice" era davvero comico, considerando che i due si odiavano. Dopo un mese con il biondino aveva scoperto che i due erano davvero simili sotto molti aspetti. L'unica differenza sembrava essere il fatto che Harry aveva lasciato che la sua terribile infanzia lo rendesse più forte, mentre Draco non era ancora riuscito a liberarsene.

«Ehm, non funzionerà» commentò lei, riferendosi alla memoria del primo volo.

«Si? E qual'è il tuo più felice ricordo allora?» chiese lui sbuffando, stringendo i pugni dalla frustrazione. Odiava non riuscire a evocare quello stupido Patronus, mentre lei maneggiava l'incantesimo alla perfezione.

Hermione arrossì e guardò verso il basso. Era un domanda personale, ma dopotutto anche lei glie l'aveva posta. Gli doveva una risposta.

«La mia famiglia, due Natali fa. Abbiamo passato le intere vacanze insieme. Abbiamo rispolverato tutte le nostre vecchie tradizioni e mi ricordo di quanto amata mi sentivo e quanto amore provavo io nei loro confronti. Lo so che è sdolcinato...» si interruppe lei, la faccia di una tonalità rossa brillante.

I tratti di Draco si addolcirono più di quanto avessero mai fatto «Sembra bello» disse solamente. Non aveva idea di come ci si sentisse ad essere così amati. Si, quando era piccolo sua madre lo coccolava, ma una volta che Lucius aveva deciso che era ora di crescere, ogni cosa era finita. Da un momento all'altro era stato separato dalla madre e introdotto al mondo dei Mangiamorte.

«Devi pensare al momento in cui sei stato più felice» lo istruì lei, cambiando discorso «Pensaci, e quando lo troverai, devi concentrarti su quel ricordo con tutta la tua mente»

Draco ispezionò la sua mente. Certo, c'erano un paio di bei ricordi, ma niente di profondo. Lo rattristava realizzare di aver avuto una vita vita triste e solitaria. Poi un idea lo colpì. Aveva cinque anni e Narcissa l'aveva portato al circo magico. Suo padre pensava che quel genere di cose fosse inutili, ma lui l'aveva adorato. Era stata la prima e ultima volta che lui e sua madre avevano fatto qualcosa di così semplice e intimo, che di scostava così tanto dalla sua classe sociale.

«Penso di averlo trovato» annunciò, dopo qualche minuto di concentrazione.

«Ok, bene. Ora riproviamo» disse lei.

Draco si immerse completamente nel ricordo per un momento, poi gridò «Expecto Patronum!»

Una nebbiolina blu e argentea uscì dalla punta della sua bacchetta, e lui guardò subito verso Hermione interrogativo.

«Bene!» commentò lei, sorridendo orgogliosa della sua riuscita. Era la prima volta che qualcuno lo guardava così, e lui ne rimase piacevolmente colpito.

«E' un buon inizio. Non è ancora perfetto, ma per ora può andare» continuò lei.

«Perché non ha una forma?» chiese Draco. Se neppure con quel ricordo non riusciva ancora a produrre un Patronus completo, allora forse non ne sarebbe mai stato capace.

«Il ricordo non è abbastanza felice» spiegò Hermione. Alle sue parole una nebbiolina prodotta dalla bacchetta della Serpe si dissolse nel nulla. «Ma ci lavoreremo. Per ora va bene così»

Draco annuì deluso. Che patetico. Non riusciva nemmeno a trovare un ricordo felice per produrre quel cavolo di Patronus. Come poteva pretendere allora di riuscire nella sua missione di Spia, che era di gran lunga più difficile?

«Cosa facciamo adesso?» chiese lui con un pesante sospiro.

«Veramente, penso che per oggi ci siamo allenati abbastanza» rispose lei, buttandosi sul divano. Si erano allenati per molte ore, è ormai era davvero tardi. «Ma voglio parlarti della Vigilia di Natale». Aveva rimandato tante volte quella discussione, ma ora che mancavano meno di due settimane all'evento, non aveva altra scelta.

«Che cosa c'è?» chiese lui con voce adirata. Odiava pensare a quello che quei malati di mente avrebbero potuto chiedergli di fare quella notte.

«Dobbiamo mettere a punto una sorta di protocollo, nel caso tu debba tornare qui da casa per qualsiasi emergenza» disse Hermione. Ne aveva già parlato con Silente, e lui era stato d'accordo. Dovevano pianificare qualcosa, così che Draco potesse tornare ad Hogwarts per condividere le sue scoperte, se urgenti. Era necessario.

«Va bene» acconsentì Draco, sedendosi anche lui sul divano accanto a lei. I suoi muscoli erano tesi e stanchi per l'intenso allenamento di quel giorno, e la sua mente era spossata. Non aveva la forza di litigare con lei.

Comunque la ragazza aveva ragione. Doveva poter essere in grado di mettersi in contatto con lei, in caso di bisogno. «Ho molta libertà a casa. I miei genitori raramente si interessano a quello che faccio, quindi lasciare il manor non dovrebbe essere un problema. La parte difficile sarà entrare a Hogwarts. Non posso smaterializzarmi qui, e non so nemmeno se posso oltrepassare le barriere protettive del Castello, se decidessi di venirci a piedi»

«A quello ci penserò io» lo assicurò Hermione. Sapeva che lei e Silente avrebbero trovato il modo di consentirgli di entrare a Hogwarts in modo sicuro, e soprattutto segreto. «Se hai bisogno di me, o se succede qualcosa che possa compromettere la tua copertura, o qualsiasi altra cosa che ti preoccupa, torna al Castello. Usa il Galeone per avvertirmi del tuo arrivo e io verrò da te» spiegò lei.

Draco annuì, ma poi un dubbio lo travolse «E se non riusco ad uscire da lì?» chiese a bassa voce.

«Ripeto: se pensi che la tua copertura sia saltata, o che sei in pericolo, voglio che tu venga immediatamente qui, Non aspettare che loro agiscano» rispose lei con tono serio e preoccupato. La sua sicurezza era molto più importante del suo posto tra i Mangiamorte, almeno per lei era così, e quella certezza la spaventava.

Draco rimase in silenzio. Si domandava se erano le sincere parole di Hermione, oppure ordini espliciti di Silente. Voleva veramente credere che lei ci tenesse a lui, anche se l'idea era del tutto assurda.

«Se c'è un informazione che mi devi dare e non puoi lasciare il Manor, puoi sempre mandarmela pezzo per pezzo tramite la Moneta, credo» continuò lei «Sarebbe come messaggiare. Non ugualmente efficiente, ma utile»

«Messaggiare?» chiese Draco. Che diavolo era messaggiare?

Hermione rise di gusto e scosse la testa «Scusa, spesso mi dimentico che Harry è l'unico che sa qualcosa di tecnologia babbana da queste parti. I babbani, invece di spedire gufi per comunicare, usano dei dispositivi mobili, che permettono loro di tenersi in contatto, dovunque siano, in qualunque momento. Una delle funzionalità di questi dispositivi è quella di mandare Messaggi. Basta solo digitare il messaggio, e questo verrà spedito da un dispositivo all'altro. Funziona più o meno come il nostro Galeone. L'unica differenza è che invece di essere magico, è elettronico» spiegò lei. Era davvero incredibile, se ci si pensava. Lei, Hermione Granger, era seduta nella Stanza delle Necessità e stava parlando a Draco Malfoy di tecnologia babbana. In un mese erano cambiate davvero tante cose.

«Ah» borbottò lui. Si stava cominciando a pentire di non aver seguito i corsi di Babbanologia. I suoi sarebbero morti d'infarto sapendo che il loro caro figlio si interessava alla vita dei babbani. Ma lui non poteva che esserne affascinato ancora di più. Sembrava che avessero ovviato alla mancanza di magia tramite tramite le invenzioni, come la tecnologia. Era assolutamente impressionante. «Si bhe, comunque, penso di aver afferrato il concetto»

«Perfetto. Quindi...» disse Hermione, voltandosi a guardarlo. Era davvero a suo agio, e non se ne voleva ancora andare

«Quindi...» ripeté anche lui, alzando lo sguardo per incontrare i suoi occhi dorati. Si sentiva distrutto, dentro e fuori. Tutto lo stress e la fatica dell'ultimo mese stavano cominciando a farsi sentire.

«Sono stanchissima» mormorò lei, appoggiando la testa sullo schienale del divano e chiudendo gli occhi. «Solo cinque minuti» disse piano, ma si addormentò prima ancora di finire la frase.

Draco sospirò. Aveva pensato di svegliarla, ma sembrava così rilassata lì sul divano. E poteva benissimo capire il suo desiderio di dormire. Lui era stanco, certo, ma lei doveva esserlo ancora di più. Oltre alle lezioni e gli incontri con lui, c'erano anche le assemblee con Silente e i compiti, che svolgeva ancora in modo esemplare.

Chiuse gli occhi concentrandosi e pensò a un letto comodo, che prontamente apparve al centro della stanza.

Con un bel po' di sforzo si alzò dal divano, e si avvicinò a lei. Mentre le metteva le braccia intorno e la alzava delicatamente la sentì borbottare cose insensate. Non sapeva esattamente perché si stava prendendo cura di lei, non è che le importasse si lei.

Ma chi voleva prendere in giro: certo che gli importava.

L'ammirava per tutto quello che faceva per lui. Per gli sforzi, e le rinunce e le notti non dormite. Stava facendo tutto quello che poteva per aiutarlo e lui gliene era grato.

Quella missione le stava prosciugando tutte le energie, e lui si sentiva in colpa.

Lei, ancora profondamente addormentata, appoggiò la testa sulla sua spalla, e lui rimase sorpreso di quanto poco pesasse la ragazza. Certo, era sempre stata piccolina, ma lo stress dell'ultimo periodo sembrava aver influenzato anche le sue abitudini alimentari. Ora che ci pensava, nelle ultime settimane aveva saltato parecchi pasti nella Sala Grande.

«Mhhh» mormorò ancora lei, stringendo le labbra in una deliziosa smorfia, mentre lui la portava al letto. Lui ignorò il movimento nei pantaloni mentre la poggiava delicatamente sul letto. Le tolse le scarpe e la coprì con le coperte. Lei assunse subito una posizione fetale, stringendo le ginocchia al petto, e il suo respiri divennero più lenti. Era davvero adorabile quando dormiva. A quanto pareva il broncio che aveva mentre studiava compariva anche durante la notte.

Per un momento considerò l'idea di lasciarla lì e tornare subito al suo dormitorio, ma poi pensò che non si sarebbe sentita troppo bene, svegliandosi da sola nella Stanza delle Necessità e senza nemmeno una spiegazione di come sia arrivata al letto. In più non aveva proprio voglia di farsi tutta la strada fino ai Sotterranei. Erano le due di notte!

Sopirò ancora e dal nulla apparve una morbida coperta, che andò a posarsi proprio tra le sue mani. Lui la prese e si sistemò sul divano. Avrebbe dormito solo un paio di ore, e poi avrebbe svegliato Hermione per poter tornare alle loro stanza senza essere scoperti.


...


Hermione si rigirò tra le coperte, e si accorse che quelle non erano le sue. Lei non era nel suo letto nel dormitorio Grifondoro. Mugolò assonnata e si stirò le braccia sopra la testa prima di riuscire ad alzarsi a sedere. Cercava di capire come fosse finita su quel letto, ma l'ultima cosa che ricordava era di aver spiegato cosa fossero i telefoni cellulari a Malfoy.

Sgranò gli occhi e spostò subito lo sguardo sul divano dove si era addormentata la notte prima e vide la figura dormiente di Malfoy, accoccolato sotto una coperta.

«Ma che ca...» si lasciò scappare lei, alzandosi agilmente dal letto. Constatò con sollievo di essere ancora completamente vestita, non che non si fidasse di lui. La probabilità che lui si sarebbe approfittato di lei era pressocchè nulla, ma non poteva essere sicura di non aver detto qualche stupidaggine nel sonno. Questa, a differenza dell'altra, aveva una probabilità molto alta, dato il modo in cui aveva pensato a lui ultimamente.

Si mosse delicatamente fino al divano e lo fissò silenziosa . Sembrava così innocente quando dormiva. Sembrava anche calmo, e più di tutto, era immensamente attraente.

Perché era rimasto? Perché l'aveva lasciata dormire? Perché aveva evocato un letto per lei? Erano tutte domande che vorticavano nella sua testa, e lei voleva risposte, ma avrebbe mai avuto il coraggio di fargliele.

«Malfoy...» lo chiamò piano, cercando di svegliarlo. «Malfoy» chiamò ancora, questa volta scuotendogli delicatamente il braccio. Lui borbottò qualcosa di incomprensibile e le diede la schiena. Le si accigliò e lo scosse ancora più forte. «Malfoy!» chiamò, con tono più alto.

«Vai via...» riuscì ad articolare il biondino, aggrappandosi a quegli ultimi attimi di sonno.

«No, è ora di alzarsi» cantilenò lei.

Draco sospirò pesantemente prima di girarsi e aprire gli occhi. La sua espressione scioccata le fece capire che anche lui era sorpreso di non essere nella sua camera, e di star guardando lei,non Tiger o Goyle.

«Buongiorno raggio di sole» lo salutò Hermione ridendo, mentre lui si alzava in piedi e si strofinava forte gli occhi.

«Che ore sono?» chiese infine lui, la voce ancora rauca per il sonno. La ragazza non potè fare a meno di notare quanto sexy fosse la sua voce al mattino, ma rimproverò subito per il pensiero. Spostò lo sguardo da lui all'orologio che aveva al polso.

«E' quasi mezzogiorno» rispose, scioccata di essere rimasta lì per così tanto tempo. Dall'inizio di quella missione non era riuscita a dormire più di cinque ore a notte. Meno male che era Sabato. Doveva ancora svolgere il compito di Pozioni, ma per il resto l'week-end si prospettava molto leggero.

«Wow...» disse Draco. Non riusciva a dormire così bene da più di un anno, e non dormiva così a lungo da mesi.«Di solito dormo solo quattro o cinque ore» continuò, più rivolto a se stesso che a lei.

«Io anche» disse lei, sedendosi sul divano accanto a lui. Il suo stomaco brontolò in modo poco carino, e lei si portò subito una mano alla pancia, mentre Malfoy rideva incontrollabilmente.

«Quando è stata l'ultima volta che hai mangiato, Granger?» le domandò, mentre lisciava le pieghette dei pantaloni.

Hermione arrossì di nuovo «Ummmm, ieri mattina. Credo» rispose.

«Granger, non sarai di aiuto a nessuno se ti lasci morire di fame» la riprese lui, chiudendo gli occhi. Quando li aprì, davanti a loro era comparso un tavolo pieno di cibo per la colazione.

«Wow» disse Hermione sorridente «Perché non ci ho pensato la notte scorsa?» ridacchiò

«Eh, è difficile concentrarsi in mia presenza» scherzò Malfoy, anche se una parte di lui desiderava che fosse vero. Sapeva che Hermione era dispiaciuta per lui, e che quello era il solo motivo per il quale si mostrava così gentile. La maggior parte delle ragazze facevano di tutto per attirare la sua attenzione, anche quelle delle altre Case. Hermione invece non l'aveva mai fatto, e ciò la rendeva ancora più intrigante. Come diavolo aveva fatto a passare da ragazza irritante a ragazza intrigante? Cercò di liberarsi da quei pensieri scuotendo la testa, e posando lo sguardo sulla ragazza che stava già mangiando.

«Comunque...» iniziò lei dopo il secondo muffin al cioccolato «Penso sia meglio che io vada» disse, guardandosi le mani. Se doveva essere sincera non le andava proprio di andarsene. Si sentiva stranamente a suo agio con Malfoy. Anche quando si comportava da idiota, non riusciva più a odiarlo come prima, e questo perché le loro vite ormai erano intrecciate. Loro erano partner, e per quanto all'inizio fosse stato un trauma, ora la vedeva come una benedizione. Avrebbe soltanto voluto che non avessero una missione così difficile davanti a loro.

«Vai a controllare che lo Scheggiato e la Donnola siano ancora vivi senza di» la punzecchiò Draco, togliendosi le briciole del muffin appena mangiato dalle mani.

Hermione sbuffò irritata «Perché fai sempre così?» gli domandò, guardandolo malamente.

«Così come?» chiese lui, anche se sapeva a cosa si riferisse.

«Quando siamo insieme, e siamo a nostro agio tu devi sempre dire qualcosa per insultare i miei amici. Sai, come te anche Harry sta passando un periodo stressante. Anzi, quello che stai passando tu e niente in confronto alla battaglia che dovrà affrontare lui!» gli fece notare lei, incrociando le braccia al petto. «Lui non ha mai chiesto niente di tutto questo»

«E cosa credi? Che io l'abbia voluto?» replicò Draco, la voce carica di rabbia.

«Certo che no!» urlò lei «Nessuno di noi l'ha fatto. Non ho mai chiesto che i Purosangue mi considerassero inferiore. Harry non ha mai chiesto di avere il peso dell'intero mondo magico sulle sue spalle, e tu non hai mai chiesto di scegliere tra la tua famiglia e il giusto. Ma ormai non c'è niente che possiamo fare se non stare uniti e combattere, Draco» continuò lei, non accorgendosi nemmeno di aver utilizzato il suo nome.

Draco invece l'aveva notato, eccome, e l'aveva adorato. Non l'aveva mai chiamato così prima, era sempre stato sempre e solo Malfoy.

Come se non bastasse il petto della ragazza si alzava e abbassava violentemente e aveva un'intensità negli occhi che non le aveva mai visto. Poteva perdersi in quegli occhi fiammanti. Quell'immagine di lei gli faceva venire voglia di buttarla sul letto e farle assaporare cosa la vera rabbia poteva fare

«Va bene, non ti scaldare Granger» rise lui «Quello che volevo dire è che oggi è sabato. Dove potresti mai andare?»

Hermione lo guardò per un lungo momento, perplessa, mentre giocherellava distrattamente con l'orologio che aveva al polso. «Tu vuoi che io resti?» gli chiese, non osando guardarlo. In realtà anche lei voleva restare; era come se la Stanza delle Necessità fosse il suo, anzi loro, piccolo rifugio. Era il loro segreto, e la sola idea la faceva stare bene. Era qualcosa che non poteva condividere con nessuno dei suoi amici, nemmeno se l'avesse voluto, e sia chiaro: lei non voleva.

«Come vuoi» disse lui con un alzata di spalle, cercando di sembrare tranquillo, ma l'agitazione non voleva andarsene dalla sua voce. Non voleva proprio tornare a Serpeverde e dover affrontare tutti i suoi compagni di casa. Era davvero snervante e aveva bisogno di una pausa.

«Va bene» acconsentì lei, guardandolo timidamente «Resterò, ma devo finire il compito di Difesa contro le Arti Oscure oggi, così domani possiamo lavorare sulla magia offensiva tranquillamente»

Appena pronunciò le parole un tavolo comparve in un angolo della stanza, e poco dopo anche due sedie e una pila di libri. «Questa stanza è semplicemente incredibile» commentò lei, gli occhi luccicanti. Draco la guardò di sottecchi, per poi seguirla al tavolo.

«Anche io avevo rimandato il compito di Difesa» confessò lui «Però sono abbastanza certo che Severus chiuderà un occhio. Sa che sto attraversando un brutto momento»

«Si» brontolò lei «Bhe, non tutti possono permettersi questo lusso» lo rimproverò.

Il ragazzo sogghignò prima di aprire il libro e iniziare a fare il suo compito.

La Granger era davvero unica nel suo genere: esuberante, determinata e forte. La guardò, accorgendosi che la ragazza stava cambiando, diventando sempre più simile a quella che aveva visto nei suoi ricordi. Non potè non sorridere, quando notò che le sue labbra rosee si stavano già stringendo in un adorabile broncio, mentre leggeva concentrata.


...


«Andiamo, non puoi fare sul serio!» replicò Draco. Dopo due ore di studio, e dopo essersi aiutati a vicenda, erano finalmente riusciti a finire i loro compiti. Ora stavano seduti sul divano, impegnati in un acceso dibattito sull'integrazione di massa dei lupi mannari nella comunità magica.

«Certo che sono seria!» gridò lei. «Come puoi avere una mentalità così chiusa? Voglio dire, loro sono persone. E poi con l'invenzione della pozione...»

«Anche tu sai benissimo che la pozione non è ancora perfetta. In più come pensi di costringerli a prenderla? Poi cos'altro si inventeranno? Forse il ministero chiederà ai centauri di frequentare corsi per la gestione della rabbia?» ribattè lui. Dio se amava farla innervosire. La ragazza era così tremendamente passionale. Prima credeva che fosse solo una secchiona e in più lecchina, ma ora aveva finalmente capito quale fosse il suo problema. Era una ragazza dal cuore troppo buono, ed era una cosa dannatamente adorabile.

«No, certo che no. Ma non è impossibile cambiare alcune leggi per garantire la sicurezza dei maghi e nello stesso tempo garantire eguali diritti ai Lupi Mannari» disse lei convinta «Io stessa, mi sono proposta, e spero di riuscire, a perfezionare la pozione dopo il diploma. In più, perché mai non dovrebbero volere la pozione. La trasformazione è davvero dolorosa» gli fece notare, ricordando le notti a Grimmauld Place quando sentiva gli urli disumani di Lupin. Le faceva male sentire la sua agonia.

Draco sorrise di fronte il suo idealismo cieco. «Granger, hai mai incontrato Greyback? E lui non è il solo. Sono in molti quelli che amano essere lupi»

«Si, ma non tutti» rispose lei «Anzi, nemmeno tanti. Prendi Lupin per esempio. E' un uomo buono e non può nemmeno riuscire a trovare lavoro a causa di ... bigotti come te!» urlò il suo disappunto lei.

«Non esageriamo Granger» l'avvertì lui con voce un po' più aspra «Non mi sto comportando da bigotto, sono semplicemente realista. Non sto dicendo che molti non abbiano una fama non meritata. E forse questa fama è dovuta solo al comportamento di Greyback, ma comunque» disse Draco, facendo una pausa ad effetto «se li si integra nella società, tutto quello che faranno sarà creare terrore nelle persone»

«Ah, quindi dovremmo non fare niente, no?» sbuffò lei.

Draco ridacchiò di nuovo «Tu, fare niente? Molto inverosimile» le disse.

«E questo cosa vorrebbe dire?» domandò Hermione, la sua voce carica di accusa.

«Merlino, Granger, non ti piace essere messa in discussione, eh?» rise di nuovo lui. «Quello che volevo dire è che se qualcuno ha la perseveranza necessaria per cambiare il mondo, quella sei tu» disse, ma rimpianse subito le parole appena uscite dalla sua bocca. Aveva detto troppo. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era che lei scoprisse la sua ridicola cotta.

Hermione arrossì violentemente e spostò lo sguardo da lui «Se non ti conoscessi meglio, direi che quello era un complimento» disse, senza riuscire a guardarlo.

«Prendilo come vuoi» commentò Draco, ritornando alle sue maniere distaccate. Spostò gli occhi sull'orologio appeso al muro di fronte a loro e rimase scioccato. «Merlino, è quasi ora di cena!» boccheggiò. Erano passate cinque ore dal loro risveglio, e lui non se ne era proprio accorto. Il tempo era volato in sua compagnia. Si stava... divertendo... con Hermione Granger, osò ammettere.

«Cinque ore?» strillò Hermione, correndo a raccogliere i suoi libri «Devo andare. Harry e Ron saranno impazziti!»

Draco voleva fermarla, ma sapeva che era arrivato il momento di separare le loro vie, almeno per quel giorno. Se non fosse andato a fare almeno una doccia a Serpeverde, Nott avrebbe sicuramente iniziato a fare domande. «Ci vediamo domani» le disse quindi.

«Si, ma diciamo per le otto questa volta. Voglio andare a dormire a un ora decente» disse, e poi arricciò il naso con disgusto «Anche perché abbiamo Occlumanzia con Piton Lunedì»

Draco annuì «Non c'è nessuna possibilità che io possa usare il mantello di Potter, eh?» chiese, anche se sapeva già la risposta.

«Non si può fare, e poi se giochi bene le tue carte sembrerà che hai passato il tempo nella Stanza delle necessità per la missione» Draco annuì, sapendo che aveva ragione. La seguì fuori dalla porta, solo che lei era coperta dal mantello invisibile, perciò non poteva vederla.

Aspettò che lei fosse lontana, e non potesse sentirlo, prima di lasciare un lungo sospiro. Quella ragazza gli faceva proprio uno strano effetto. Non sapeva se era una buona cosa, e peggio, non era sicuro che gli importasse.


...


Hermione, nella Sala Comune Grifondoro, cercava freneticamente Harry e Ron. La cena non era ancora iniziata, perciò dovevano essere lì da qualche parte. I due però non erano da nessuna parte, perciò andò nei dormitori maschili, salendo due scalini alla volta. Finalmente lasciò andare un sospiro di sollievo quando li vide seduti sul letto di Harry a parlare.

«Hey» li chiamò. Il sollievo però se ne andò non appena vide il modo in cui la guardavano. Harry la guardava sollevato e preoccupato, mentre Ron sembrava pronto a sputare fuoco.

«Dove diavolo sei stata?» domandò Ron, non preoccupandosi di controllare il tono della voce.

Hermione alzò le mani davanti a lei, come a dirgli di calmarsi e andò a sedersi sul letto accanto a loro «Calmati, ora vi spiego tutto» rispose lei.

«Stai bene, vero Hermione?» le chiese poi Harry visibilmente preoccupato.

«Si, ero nella Stanza delle Necessità» disse lei, guardandosi le scarpe, come se fossero la cosa più interessante del mondo.

«O...kay» disse Harry, chiaramente in attesa di più informazioni. Ron invece li stava incendiando con lo sguardo.

«La scorsa notte ho avuto una lezione con Malfoy» chiarì lei, dopo aver lanciato un "mufliato" alla stanza; non si sa mai.

«Lo sapevo...» sbottò Ron, ma Hermione lo interruppe.

«Mi fai finire?» sbuffò lei «Comunque, stavamo lavorando su... qualcosa di abbastanza difficile. E ultimamente non ho dormito molto, perciò mi sono tipo... addormentata sul divano» finì lei. Si era chiesta se avrebbe dovuto dire loro tutta la verità, ma poi aveva deciso di non farlo. Dire loro dove era stata tutto giorno sarebbe stata dura anche senza il particolare di come e dove si era svegliata.

«Ti ha fatto qualcosa, Hermione?» le chiese Harry, massaggiandole la schiena per confortarla. Aveva fatto un occhiataccia a Ron prima che il rosso cominciasse a dare di matto.

«No!» rispose subito lei «Niente del genere. Non ha voluto svegliarmi, perciò mi ha spostata su un letto dove ho dormito tutta la notte» Vide gli occhi di Ron riempirsi di rabbia, perciò si sbrigò a continuare prima che scoppiasse.

«Eravamo entrambi sfiniti. Lui è davvero stressato ultimamente, perciò è crollato sul dicano. Abbiamo dormito fino a mezzogiorno, e poi abbiamo fatto i compiti» spiegò la ragazza «Avrei dovuto avvertirvi che stavo bene, mi dispiace»

«Tu hai dormito con Malfoy!» urlò Ron, quando fu finalmente in grado di parlare.

«No, non ho dormito con Malfoy! Non eravamo nemmeno vicini!» sbottò lei. Sapeva che Ron avrebbe reagito così. Poi guardò Harry, cercando di leggere la sua reazione. Sembrava che anche lui stesse cercando di capire come si sentiva a riguardo.

«La cosa importante è che tu stia bene» disse lui finalmente «Ma ti prego, non farlo più. Eravamo preoccupati a morte quando abbiamo capito che non avevi dormito qui. Se dovrà succedere di nuovo, almeno manda un Patronus»

«Mandare un... Maledizione Harry spero che tu stia scherzando!» chiese Ron, incredulo. «Sarà meglio che i fatti di questa notte non si ripetano mai più. Lei non dovrebbe nemmeno lavorare con quel maledetto furetto! » poi si girò verso di lei «Che diavolo, tu dovresti odiarlo! Invece passi ogni singolo minuto con quel bastardo!»

Hermione abbassò lo sguardo. Era vero che la sua prospettiva su Malfoy era cambiata. Avevano una strana relazione, quasi amicizia, osò pensare. Lei si fidava di lui, e lui di lei. Erano l'unica persona su cui l'altro poteva fare totale affidamento. Era qualcosa che Ron non avrebbe mai capito. Forse solo Harry. Lui aveva una relazione simile con Silente. Magari era quello il motivo per il quale era così comprensivo. Sperava solo che Harry non pensasse a Silente nudo, come faceva lei con Malfoy.

«Non è così male come credi, Ron» cercò di spiegare Hermione, ma sapeva che era inutile. «Senti, ora non posso affrontare anche questo. Ho già troppo a cui pensare senza dovermi preoccupare anche della tua gelosia e odio cieco» urlò lei, alzandosi dal letto «Io sono perfettamente in grado di prendermi cura di me stessa, e tu dovresti dare a Draco più credito. Potrebbe salvarci tutti quanti!» finì. Sorrise caldamente all'indirizzo di Harry, e poi lasciò la stanza.

«L'ha chiamato Draco?» chiese Ron disgustato appena lei superò la soglia. Harry annuì solamente.

Hermione però aveva sentito la domanda del Rosso, ed era rabbrividita. Si, lei l'aveva chiamato Draco. Merlino, ogni cosa stava diventando così confusa. Il problema è che lei non si era mai sentita così per nessuno prima di allora. Non era solo attrazione, e nemmeno una cotta colossale. Non sapeva cosa fosse, ma la faceva sentire ...bene.

.................

Ciao a tutte. Come prima cosa volevo dirvi che apprezzo molto i vostri commenti, e vi ringrazio. Mi fa piacere che apprezziate la storia, e vi assicuro che non sarà solo una storia d'amore. Infatti dal prossimo capitolo inizia l'azione.

Esatto, il prossimo capitolo parlerà delle vacanze Natalizie, e ci sarà un bel colpo di scena. 

Spero che continuiate a leggere,

Cristyna

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Capitolo 6
*** La Vigilia di Natale ***


Capitolo VI
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

La vigilia di Natale


In qualche modo Ron era riuscito a mantenere la calma quando Harry gli aveva detto che non sarebbe andato a casa con lui per le vacanze. Il merito sembra essere stato tutto di Lavanda che aveva saputo premere i tasti giusti, se possiamo dire così.

In più Ron pensava che sarebbe stato un bene anche per Hermione, il fatto che Harry sarebbe restato ad Hogwarts. Non che avesse mostrato alcun tipo di preoccupazione riguardo alla ragazza. Era più il fatto che ci fosse Harry a controllare Malfoy mentre lui era alla Tana.

Hermione era molto più che irritata dal comportamento del suo amico. Se non la voleva, allora perché cavolo si comportava come un fidanzato geloso?

Hermione e Harry lasciarono andare un sospiro di sollievo all'unisono non appena i fratelli Weasley salirono sul treno.

«Li amo, ma è bello avere un po' di spazio» disse Hermione, mentre camminava verso il castello mano nella mano con l'amico.

Erano tra i pochi rimasti ad Hogwarts. Da quando il mondo magico aveva capito che Voldemort era veramente tornato, i genitori erano stati molto più severi nel forzare i loro figli ad andare a casa per le vacanze.

«Ti capisco» rispose lui. La ragazza notò la stanchezza nella sua voce, e nel suo volto, e capì che qualsiasi cosa stesse facendo con Silente era altrettanto stressante come il suo lavoro con Malfoy.

«Ora devo incontrarmi con Piton e Malfoy, ma ti va di stare un po' insieme questa sera?» gli chiese lei, mentre varcavano la soglia del castello.

«Certo» accettò lui, fissando lo sguardo a terra imbarazzato. «Volevo solo dirti che, sono dalla tua parte Hermione. So che Ron non capisce, ma io si. Non mi piace Malfoy, e non credo che mai succederà, ma mi fido ciecamente di te»

Hermione gli sorrise calorosamente e lo abbracciò «Grazie Harry. Significa tanto per me. So che Malfoy è un po' pungente, ma vuole davvero fare ciò che è giusto»

«Va bene. Ora vai, non vorrai mica far tardi. Piton potrebbe metterti in punizione» scherzò Harry. Non sapeva se poteva chiedere alla sua amica in cosa andava a fare con Piton e Malfoy, ma molto probabilmente la risposta era no. Silente gli aveva già spiegato che Hermione non era autorizzata a dirgli più di tanto.

«Ok» disse Hermione «Ci vediamo a cena allora». Harry sorrise e si diresse verso la Torre di Grifondoro, mentre lei scendeva le scale verso i sotterranei. Era bello non doversi nascondere, almeno per un po'. La maggior parte degli studenti rimasti erano Nati-babbani e ragazzi degli anni inferiori: nessuno di cui preoccuparsi. Non avrebbero notato niente. E la parte migliore era che a parte Draco, nella scuola non era rimasto nessun altro Serpeverde.

«Miss Granger, è in ritardo» la sgridò Piton.

«Mi scusi Signore, ho aspettato che il treno partisse» spiegò Hermione, scivolando sulla sedia accanto a Draco.

«Va bene, cominciamo» esortò il professore, ignorando le sue scuse.

«Cosa faremo oggi, Signore?» chiese Hermione, piegandosi leggermente in avanti.

Draco le sorrise apertamente. La ragazza era ancora un po' a disagio, ma si stava decisamente abituando alla presenza di Piton.

«Se lei è d'accordo vorrei che provassimo a leggere le emozioni» le rispose lui.

Hermione rabbrividì al pensiero, ma accettò comunque. Si fidava di Malfoy ora, ma ciò non voleva dire che lo volesse così a contatto con le sue emozioni. Dio, e se scopriva della sua stupida cotta per lui? Arrossì, ma riuscì a non darlo a vedere.

Draco le stava davanti, come sempre durante le loro lezioni, in attesa di istruzioni. A quanto pareva lui e Piton ne avevano già parlato, perché invece di una spiegazione il professore gli diede solo piccoli consigli. Un minuto più tardi Draco era nella sua testa.

Lo sentiva dentro di lei, come se potesse interagirci, anche se non sapeva come avrebbe potuto farlo. La sua presenza era gentile. Non era più dolorosa come la prima volta. Ogni volta che entrava nella sua mente per lei era sempre più facile accettarlo. Non sapeva se era lei che si era abituata, o lui che era migliorato, però.

Ispezionò la sua mente per soli pochi attimi, prima di uscirne completamente.

«Signore» ansimò lui, mentre anche Hermione cercava di riprendere fiato.

«Qual'è l'emozione più forte che hai sentito?» domandò Piton.

Draco sembrava leggermente agitato, anche se lei non riusciva a capirne il motivo. Era sicura che nella sua mente non ci fosse nulla di così terribile...

«Amore...» disse Draco, mentre una smorfia compariva sul suo viso angelico.

Hermione smise di respirare. Come poteva provare amore? Di certo non amava Draco Malfoy, ed Harry era l'unico maschio con cui aveva interagito negli ultimi giorni. Si certo, fantasticava qualche volta sul biondino, ma era lontana dall'amarlo. Lei non amava nessuno.

«Ti dispiacerebbe essere più specifico?» chiese il professore, alzando un sopracciglio in direzione di Draco. Sembrava sapere che c'era dell'altro, ma voleva che il suo pupillo ci arrivasse da solo.

«Provava amore per Potter» sputò fuori dopo qualche momento lui, senza osare di guardare Hermione. Era disgustato. Non sapeva perché la sua reazione era così forte, ma nell'istante in cui aveva sentito il suo amore per un altro ragazzo, non aveva desiderato altro che uccidere lo Scheggiato. Strinse il pugno intorno alla bacchetta con più forza, e si costrinse a respirare più lentamente.

«Che cosa?!» urlò la ragazza.

Ah, ma certo, quel tipo di amore. Lei amava profondamente Harry. Era suo fratello. Era l'unica costante nella sua vita, facendo parte di entrambi i suoi mondi, quello magico e quello babbano. Nessun'altro le offriva quel tipo di sicurezza, nemmeno i suoi genitori.

«Questo è un problema molto comune» assicurò Piton «Miss Granger, lei è innamorata di Potter?» domandò poi, rivolgendosi alla Grifondoro.

«No» rispose lei ridendo. Pensare a Harry in quel modo era ripugnante. Quando avevano tredici anni avevano provato a baciarsi, entrambi ne erano usciti sconvolti, e avevano cominciato a ridere come matti, giurando di non farlo mai più. «Amo Harry. E' il mio migliore amico, ma non sono innamorata di lui» spiegò lei.

Draco si lasciò scappare un sospiro di sollievo, ma riuscì a nasconderlo da lei. «Ma il sentimento era così forte» obiettò lui, confuso. Guardò Piton in attesa di una qualche spiegazione.

«Molti sentimenti sono simili tra loro quando li incontri per la prima volta. Probabilmente la signorina Granger è appena tornata da un incontro con Potter, perciò i suoi sentimenti per lui erano più forti del solito»

«Okay» disse Draco, calmandosi un poco «Quindi cosa? Gironzolo nella mente della Granger finché non comincio a conoscere il significato di ogni sentimento?»

«No!» rispose lei al posto di Piton. Era veramente un'idea terribile.

Il professore li squadrò entrambi «Ovviamente non è consigliabile, o benvenuto a quanto pare» Hermione arrossì «Ciò che devi fare è imparare a non saltare alle conclusioni quando ci sono delle emozioni in gioco» Il ragazzo annuì e ascoltò attentamente gli altri consigli, prima di entrare di nuovo nella mente di Hermione.


...


Hermione era esausta, ed era appena l'ora di cena. Visto che la scuola era semi-deserta Silente aveva esteso il tavolo dei professori in modo da farci stare le sette persone rimaste a Hogwarts. Draco mantenne le apparenze e si sedette accanto a Piton, non degnandosi di guardare nessuno degli altri studenti.

Hermione e Harry si sedettero all'altro capo del tavolo, vicino alla McGrannit e a Vitious.

«Sembri veramente distrutta Hermione» commentò Harry, mentre riempiva di cibo il suo piatto

«Lo sono» sospirò lei «Odio ammetterlo ma non vedo l'ora che arrivi Natale. Ho disperato bisogno di almeno tre giorni di buon sonno»

Harry annuì, conoscendo bene la sensazione ti totale spossatezza, anche se la ragazza sembrava passarsela molto peggio di lui.

«Cosa ti va di fare stasera?» chiese poi.

«Qualcosa di babbano» decise Hermione «Non mi importa cosa. Chiamiamolo un ritorno all'infanzia» disse sorridendogli.

«Ci sto. Se ti va penso di avere un vecchio gioco di Monopoli nel mio baule. Non chiedermi come ci è arrivato perché non lo so» rise lui.

«Perfetto. Non giocavo a Monopoli da quanto avevo circa dici anni» rispose ridendo anche lei.

Draco non riusciva a non guardare i due amici tra un boccone e l'altro. Anche se Hermione aveva spiegato la natura della loro relazione, non poteva frenare l'attacco di gelosia che bruciava dentro di lui.

Se doveva essere sincero con se stesso, sapeva che Potter non aveva ottenuto un grande affare. Non aveva famiglia ed era stato risucchiato nella guerra di un Mondo Magico di cui non conosceva nemmeno l'esistenza fino agli undici anni.. Ma quando vedeva quanto era facile per lui stare intorno a lei... Si toccavano e ridevano come se si appartenessero e lui non riusciva a non sentirsi sconvolto dalla cosa. E si sentiva anche solo...

Allontanò con forza quei pensieri dalla sua testa. Non era di alcun aiuto commiserarsi, in più tra lo Sfregiato e la Granger non c'era nulla, perciò. Anzi, il pensiero che negli ultimi tempi l ragazza avesse passato molto più tempo con lui, di quanto non ne avesse speso con Potter lo confortava un poco.

Aveva rinunciato da un bel po' di tempo a far finta di non provare nulla per la Grifona. Lei gli piaceva. Va beh, comunque.

Osservò i due amici prendersi per mano e lasciare la Sala Grande, dirigendosi verso la Torre Grifondoro. Merlino! Lui non aveva tempo per queste inutili sciocchezze. In quattro giorni sarebbe stato nella tana dei Mangiamorte, a cercare di restare vivo. Non sapeva ancora che genere di cose gli avrebbero imposto di fare, o guardare, come non sapeva se sarebbe stato convocato davanti al mago più oscuro di tutti i tempi. Granger era speciale, lo sapeva bene, ma non era così speciale da farsi ammazzare per lei.

Doveva concentrarsi. Nei prossimi giorni avrebbe lavorato con lei instancabilmente per prepararsi al meglio non solo per la Vigilia di Natale, ma anche per la presenza di suo Padre, visto che entrambi gli eventi erano stati confermati da Piton quella mattina.

Doveva essere pronto in tutto, dato che non avrebbe avuto Severus e la Granger ad aiutarlo.


...


«Granger, mi stai facendo girare la testa» si lamentò Draco, osservandola mente andava avanti e indietro per la stanza, senza sosta. Era la Vigilia di Natale, e mancava poco al suo ritorno a casa. Era stanchissimo. Si era lasciato cadere sulla poltrona più vicina e aveva appoggiato la testa allo schienale.

«Sto pensando...» borbottò, senza fermarsi. Stava dicendo cose incomprensibili, e contava distratta con le dita. Era dannatamente adorabile quando era così stressata. Lui sapeva che il suo partire la stava sconvolgendo, e ne era si, dispiaciuto, ma anche un po' lusingato. Non si trattava solamente dell'esito della missione. Lei era preoccupata per lui. Aveva sentito quel tipo di protezione solo da parte di sua madre, ma il sentimento era sempre parso come forzato.

«Ne abbiamo già parlato, Granger. So come contattarti, e conosco abbastanza incantesimi di Difesa per uscirne vivo, in caso succedesse qualcosa» assicurò Draco, cercando di farla calmare.

«Si lo so» sbuffò lei «Voglio solo essere certa di non aver dimenticato niente»

«Non l'hai fatto» disse Draco con un sospiro «Ora porta quel tuo culo ossuto qua, e rilassati» ordinò, indicando la poltrona accanto alla sua.

Hermione rimase a bocca aperta, ma fece come le era stato detto. Draco le regalò un ghigno, prima di poggiare di nuovo la testa sullo schienale.

«Pensi che il mio sedere sia ossuto?» esordì dopo un po' lei, e il ragazzo non potè contenersi, e scoppiò a ridere come un matto. Ti tutte le cose che lui aveva detto, lei aveva sentito solo quella. Merlino, ne aveva bisogno. Tutto lo stress e la tensione sembrarono sparire in un attimo, mentre entrambi ridevano di cuore.

«Hai un sedere davvero bello, Granger» l'assicurò Draco, quando entrambi si calmarono abbastanza da poter parlare. Non poteva credere di averlo detto ad alta voce, e sapeva di averla presa alla sprovvista. Tuttavia era soddisfatto della sua risposta, senza-impegno, sincera, ma presa alla leggera, senza rivelare troppo. Hermione guardava i suoi occhi riempirsi di un'emozione che non poteva definire, e il suo sguardo accarezzarle le labbra.

Merlino, sembrava sul punto di baciarla.

Draco leggeva il viso di Hermione, cogliendo ogni piccola emozione. All'inizio era sembrata spaventata, ma per poco. Ora lo guardava con un'intensità diversa, era come se lo volesse mangiare. Non le aveva mai visto quello sguardo nei suoi occhi con nessuno, e si sentiva colmo d'orgoglio.

Soffocò un gemito di piacere quando la ragazza si leccò le labbra, e cedette, sporgendosi verso di lei, imprigionandole il corpo.

«Malfoy...» mormorò la Grifona, ma qualunque cosa volesse dire, fu troncata da Draco che si premette ancora di più su di lei, e le catturò le labbra.

Baciarla era proprio come aveva sempre immaginato che sarebbe stato. Le sue labbra erano dolci e morbide, e lui gioì sentendola rispondere al bacio. Era incerta all'inizio, ma stava decisamente rispondendo al bacio.

Draco scollegò il cervello, godendosi il momento e soddisfacendo finalmente l'incredibile voglia di lei. La desiderava da settimane.

Hermione all'inizio era scioccata, ma appena il suo cervello elaborò che Draco Malfoy la stava baciando, reagì all'istante.

Le mani di lui si spostarono sul suo collo, per poterla avvicinare di più, e lei aprì la bocca, concedendogli l'accesso. Draco le solleticò il labbo inferiore con la lingua, facendola sorridere, e poi le catturò di nuovo la bocca in un bacio appassionato, che la lasciò senza fiato.

Era già stata baciata, ma mai in quel modo.

Tuttavia la sua parte razionale non voleva soccombere, e continuava a ripeterle che non potevano farlo. Lei era il suo capo a tutti gli effetti. In più, lui era Malfoy. Non poteva volere ciò che voleva lei. Merlino, nemmeno lei sapeva più cosa voleva.

«Non possiamo farlo» disse lei, aumentando la distanza tra loro, mentre cercava a tutti i costi di evitare i suoi occhi grigi.

Draco lasciò andare tutta la sua frustrazione in un solo, unico sospiro. Il loro bacio era stato bollente, sensuale e maledettamente incredibile. Desiderava farlo da tanto, e lei aveva reagito meglio di quanto avesse mai potuto sperare. Quale diavolo era il problema?

«Perché?» chiese infine, appoggiandosi di nuovo allo schienale, cosciente che per quella sera non ci sarebbero più stati baci.

«Lo sai perché» rispose lei duramente «Qualunque cosa sia, non funzionerà. Dobbiamo continuare a concentraci sulla missione, o non ne usciremo vivi»

«Quindi vuoi dire che se ci baciamo, l'intera missione a cui Silente sta lavorando da più di vent'anni si sgretolerà davanti ai nostri occhi?» la schernì lui.

Hermione sbuffò «Certo che no» parlò irritata, mentre si alzava e cominciava a raccogliere le sue cose «Ma le distrazioni non ci aiuteranno, specialmente ora» era agitata, e lui l'aveva notato. Il bacio l'aveva scossa più di quanto non volesse ammettere, tuttavia Draco non poteva che darle ragione, almeno per quanto riguardava il tempismo.

In un paio di ore lui si sarebbe gettato nella gabbia dei leoni, lottando per la sua vita.

«Va bene» disse infine lui, alzandosi a sua volta e raccogliendo le sue cose. Hermione fece per uscire, ma lui la fermò prima che arrivasse alla porta. L'afferrò delicatamente per la vita, obbligandola a guardarlo. «Ma non finisce qui. Non puoi fingere che non sia successo nulla, semplicemente perché hai troppa paura di affrontarlo».

Hermione non rispose. Lui aveva indovinato, ma lei non lo voleva ammettere. Si sottrasse alla sua presa e tornò alla porta, ma prima di uscire si girò un'ultima volta verso di lui. Cercava di mantenersi professionale, anche se il suo cuore era a mille, e anche se sentiva ancora il suo sapore sulle labbra. «Solo non dimenticarti di tenermi aggiornata, in caso succedesse qualcosa che devo sapere» disse con voce dura, ma educata, e uscì dalla Stanza delle Necessità prima che lui potesse rispondere.

Lui rimase lì fermo per un momento, toccandosi delicatamente le labbra dove quelle di Hermione erano state solo pochi attimi prima.

Se pensava che baciarla avrebbe fatto diminuire l'assurdo desiderio che aveva di lei, si sbagliava di grosso.


...


«Hermione, sono sicuro che lui sta bene» diceva Harry. Non poteva crederci di star veramente rassicurando la sua migliore amica sulla sicurezza di Malfoy. Non era certo così che aveva immaginato quel Natale, ma ciò non voleva dire che l'avrebbe lasciata sola in un momento così delicato. Ci sarebbe sempre stato per lei.

Sapeva che se fosse successo qualcosa, qualsiasi cosa, a Malfoy Hermione si sarebbe colpevolizzata a vita. Per questo sperava con tutto il cuore che la Serpe riuscisse a superare quella settimana e tornare a Hogwarts sano e salvo.

«Lo so» rispose Hermione, strofinando il Galeone contro il suo polso, come faceva quando era nervosa. «Facciamo qualcosa» propose.

«Certo» sorrise Harry «Che ti va di fare?»

«Scacchi Magici?» suggerì lei. Qualunque cosa andava bene, se riusciva a non farla più pensare a Malfoy. Immagini della sua morte, e del bacio che avevano condiviso si confondevano nella sua testa. Sentiva di impazzire.

Perché quella stupida Serpe la faceva sentire così? Dannazione!


...


Draco fu contento di scoprire che, da quando era stato liberato da Azkaban, suo padre era quasi sempre con il Signore Oscuro, strisciando ai suoi piedi per ottenere di nuovo la sua fiducia. Come Pitone e la Granger avevano predetto, il successo avuto con la mela nell'Armadio Svanitore era stato molto apprezzato dall'Oscuro. Nessuna punizione per lui, grazie a Dio.

Aveva passato la maggior parte del tempo con sua madre, aiutandola con l'albero di Natale. Quella donna non alzava un dito tutto l'anno, reputandolo un lavoro da Elfi, ma quando arrivava il periodo Natalizio, si occupava personalmente delle decorazioni. Suo padre odiava quelle tradizione, mentre lui doveva ammettere di gradirle molto.

Inoltre, più tempo trascorreva con sua madre, meno tempo doveva spendere a bloccare tutti quanti fuori dalla sua mente.

I suoi occhi continuavano a cadere sull'orologio antico, che giaceva in un angolo della stanza. La sua presenza era stata ufficialmente richiesta alle Celebrazioni di quella sera. L'invito era arrivato poche ore prima, tramite uno dei Mangiamorte. Voldemort era rintanato in qualche posto remoto, ma Draco aveva la sensazione che sarebbe arrivato molto presto. Sperava di essere già in viaggio verso Hogwarts quando sarebbe successo.

Venti minuti. Aveva solo venti minuti per prepararsi alla terribile notte che lo aspettava. Il tempo era troppo poco, anche vent'anni sarebbero stati pochi per prepararsi a una cosa del genere. Aveva già pensato a una copertura, in caso succedesse qualcosa e lui dovesse andarsene. Aveva avvertito sua madre che forse si sarebbe fermato da Blaise Zabini per la notte, dopo la Festa. Aveva scelto Blaise perché le loro famiglie non erano molto unite, quindi era certo che nessuno si sarebbe preso la briga di controllare.

Aveva anche speso molto tempo a preparare la sua mente. Le barriere erano tutte al posto giusto, e sarebbero rimaste così fino a quando non sarebbe stato al sicuro, dentro le mura di Hogwarts. Sperava solo che fossero abbastanza forti da poter reggere un invasione dell'Oscuro. Anzi, sperava proprio che Voldemort fosse così occupato da altri affari, da non notare nemmeno la sua presenza.

Guardò di nuovo l'orologio, forse per la millesima volta quel giorno. Mancavano solo dieci minuti. Estrasse il Galeone dalla tasca e lo toccò con la punta della sua bacchetta, annunciando la Granger che stava andando alla Festa. Non ne sapeva il motivo, ma voleva che lei restasse informata su ogni cosa, nel limite del possibile.

Sospirò e si alzò dal divano del Salone Principale, dove era stato seduto a riflettere per le ultime due ore. Sua madre l'aveva lasciato da solo, conscia che gli serviva del tempo per prepararsi a un incontro con l'Oscuro. Chiuse gli occhi, in attesa. Qualche minuto più tardi sentì il Marchio sul suo braccio sinistro bruciare, quindi premette il pollice sulla pelle dolorante, abbandonandosi all'auto-smaterializzazione.

Per suo fortuna non era il primo ad arrivare a destinazione. Più persone c'erano, più facile sarebbe stato mescolarsi alla folla, nascondendosi da occhi indiscreti.

Trovò suo padre quasi subito. Lo guardò bene, notando quanto la prigione aveva cambiato il suo aspetto. Azkaban lo aveva invecchiato di almeno dieci anni.

Permise al vecchio uomo di avvicinarlo. «Sono così fiero di condividere questa tradizione con te, Draco» gli disse.

Draco aveva aspettato tutta la vita che suo padre gli dicesse che era fiero di lui. Ora il solo pensiero lo faceva vomitare.

«Amici miei» esordì il Lord, alzando leggermente la voce per contrastare il frastuono nella stanza. Tutti quanti smisero di parlare all'istante, e volsero la loro attenzione a Voldemort, che stava in piedi accanto al suo trono, al centro della Sala.

«Questa notte celebriamo una delle nostre tradizioni più care. Questa notte manderemo un messaggio che nè il Ministero, nè Silente potranno ignorare».

I Mangiamorte applaudirono, e il Signore Oscuro alzò una mano, domandando silenzio.

«Per le celebrazioni di questa sera, vi aspetta una grande sorpresa amici miei» promise, quasi tubando Voldemort, ancora una volta applaudito dai suoi seguaci.

«Portate qui la prima» ordinò poi.

Nella sala fece il suo ingresso nientedimeno che quell'animale di Grayback, che trascinava dietro di lui una giovane ragazza brutalmente picchiata. Draco era grato di indossare la maschera, perché l'espressione d'orrore che aveva stampata in faccia gli avrebbe garantito un biglietto di sola andata per il Regno dei Morti. L'orrore crebbe quando vide suo padre avanzare verso la ragazza.

«Mio Lord» cominciò Lucius, con tono riverente «So che sono indegno, ma vorrei l'onore di cominciare io» chiese, indicando la ragazza che giaceva sanguinante a terra. Draco deglutì, in attesa del responso. Non si era mai vergognato del nome Malfoy come in quel momento. Osservò, disgustato, mentre l'Oscuro approvava la richiesta di suo padre, e questo si inginocchiava accanto alla ragazza. Restò a guardare mentre la stuprava, una ragazza poco più grande di lui, non potendo nemmeno chiudere gli occhi per paura di essere scoperto.


...


Hermione si sentiva come se trattenesse il fiato da quando aveva ricevuto il messaggio di Draco. Si aspettava di ricevere una richiesta d'aiuto da un momento all'altro, e aveva una paura tremenda.

Harry stava facendo un buon lavoro a distrarla dai suoi pensieri, e gli era molto riconoscente. L'aveva addirittura lasciata vincere a Scacchi, cosa in cui tutti sanno che è negata. Aveva l'impressione che per quella sera le avrebbe perdonato anche un omicidio, e forse l'avrebbe anche aiutata a far sparire il cadavere.

«Allora, che cosa faresti in questo momento, se fossi a casa?» domandò Harry, cercando per la millesima volta di non farla pensare a Malfoy.

«Hmmm...» mormorò li, riflettendo, e dando un'occhiata all'orologio che aveva al polso. «Sono quasi le otto, quindi molto probabilmente io e i miei staremmo finendo la cena della Vigilia, e bevendo sidro davanti all'albero. Ai miei genitori piace sedersi in silenzio davanti alle luci scintillanti e aspettare la mezzanotte» spiegò lei «Papà sarebbe sulla sua poltrona di pelle, a organizzare la sua collezione di francobolli. Mamma invece sarebbe sul divano, a confezionare una di quelle orribili sciarpe che nessuno vuole mai indossare» rise «E io sarei ovviamente immersa nella lettura di qualche libro» finì sorridente.

«Sembra bello» rispose Harry, ricambiando il sorriso. Herimone e i suoi genitori parevano essere molto uniti. Tutti e tre erano indipendenti, ma nello stesso tempo amavano l'uno la compagnia dell'altro. Lui non aveva mai avuto quel tipo di legame con nessuno a parte Hermione e Ron, e la consapevolezza gli fece male.

«Lo è davvero. E domani mattina gli sveglierei all'alba a apriremmo i regali prima di colazione» Disse lei, i ricordi che le ritornavano alla mente, facendola sorridere ancora di più.

«Grazie Harry» sussurrò Hermione, abbracciando forte Harry.

«Per cosa?» domandò lui.

«Per essere qui con me» rispose lei.


...


Erano passate due ore, e Draco aveva visti molto più di quanto non avesse voluto. Suo padre aveva stuprato una ragazza. Grayback aveva morso un bambino. Almeno una dozzina di persone erano state torturate e uccise. E per cosa? Perché erano babbani o nati-babbani? Era una follia. Era disgustato da se stesso per aver, in passato, creduto anche solo per un momento di essere migliore di quelle persone. Da quello che aveva visto, erano i purosangue a essere barbari incivili.

Se mai aveva messo in discussione la sua decisione di tradire il Mondo Oscuro, ora non aveva nemmeno il più piccolo dubbio.

Sperava disperatamente che quello strazio di nottata finisse presto. Era stato tenuto in disparte fino a quel momento. Voldemort non si era nemmeno accorto della sua presenza, e a lui andava più che bene. Inoltre i Mangiamorte più anziani sembravano restii all'idea di dover condividere, quando di parlava di sangue e torture.

«E infine, miei seguaci» urlò Voldemort, sopra i gridi estasiati della folla che applaudiva mentre l'ennesima ragazza veniva uccisa. «E' giunto il momento della mia sorpresa per voi. E' un regalo molto speciale» assicurò, agitando la bacchetta in direzione delle porte del Salone, che si aprirono. Due persone vennero spinte a calci nella stanza da McNair.

«Qualcuno di voi sa chi abbiamo qui?» domandò eccitato l'Oscuro.

Tra i Mangiamorte si diffuse un mormorio di voci, nessuno però sapeva chi fossero le due figure agonizzanti per terra.

Draco si sporse un po' in avanti, per avere una migliore visuale, e il cuore dentro al suo petto smise di battere. NO. No. No. No . NO!!! non riusciva nemmeno più a respirare mentre guardava attentamente i visi dell'uomo e della donna che erano stati strappati alle loro case nel mezzo delle feste Natalizie.

«Questa sera, uno di voi avrà l'onore di uccidere nientedimeno che i genitori della Mezzosangue da compagnia di Potter» gridò lui, la voce carica di gioia. La folla scoppiò in urla di eccitazione e tutti quanti strisciavano ai piedi di Voldemort sperando di essere scelti.

Draco non riusciva a muoversi. Guardava inerme l'uomo con i baffi e bella signora che aveva visto nella mente della Granger.

Mai come in quel momento si sentì impotente e nauseato. 


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Capitolo 7
*** Morti ***


Capitolo VII
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Morti



Hermione controllò per l'ennesima volta l'orologio.

Harry aveva ormai rinunciato a cercare di impedirglielo, conscio di aver finito le idee per distrarla. Così si limitò a passarle un braccio intorno alle spalle, a a stringerla forte a lui, mentre la ragazza leggeva. Un osservatore esterno li avrebbe sicuramente scambiati per una coppia di amanti, che si godevano del tempo insieme, la notte della Vigilia.

Lui sapeva che erano in molti a non capire il loro rapporto. Cho aveva dato un taglio alla loro relazione proprio a causa di Hermione. Ginny non diceva molto, eppure Harry sapeva che era gelosa del rapporto che lui aveva con la riccia, nonostante lui e Ginny non stessero insieme. Ron, spesso, cercava di intromettersi tra di loro, forse perché ai suoi occhi erano diventati un po' troppo uniti.

Ma la cosa buffa era che né lui né Hermione avevano mai sentito il desiderio di portare la loro preziosa amicizia al livello successivo. Semplicemente non lo sentivano.

Una volta al terzo anno però, se doveva essere onesto, ci avevano provato. Dopo un paio di baci maldestri e goffe carezze era deciso che lui ed Hermione erano destinati a essere solo grandi amici.

Lei era la sorella che Harry non aveva mai avuto la fortuna di avere; Lui era il fratello che la ragazza aveva sempre voluto.

Condividevano entrambi i mondo, quello magico e quello babbano.

Sapeva che Hermione sarebbe sempre stata dalla sua parte, anche quando tutti gli altri l'avrebbero abbandonato, anche quando nemmeno Ron l'avrebbe fatto.

La ragazza girò un'altra pagina del libro, senza veramente leggere.

Era quasi l'una di notte: una buona notizia, pensava non troppo convinta. La Vigilia di Voldemort non poteva essere durata così tanto, e se Malfoy non l'aveva ancora contattata voleva dire che la sua copertura aveva retto. Decise che avrebbe aspettato un'altra ora, per sicurezza, poi sarebbe andata a dormire.

Il pensiero venne violentemente scacciato quando sentì il Galeone bruciare al contatto con la sua pelle. Il cuore le batteva all'impazzata mentre prendeva in mano la moneta e la girava per leggere ad alta voce il messaggio.

SdN, subito. Porta Potter. (Ricordo che SdN sta per Stanza delle Necessità)

Si alzò a fatica dal divano, ed Harry dovette sorreggerla, visto che le sue gambe traballanti stavano per cedere.

«Andiamo» disse lui, prendendole la mano «Vedrai che non è niente di grave» la incoraggiò, anche se il suo intuito gli diceva tutto il contrario.

La reazione di Hermione l'aveva sorpreso. Si domandava cosa fosse successo tra i due perché la ragazza fosse rimasta così colpita dal ricevere quel messaggio.

Magari erano diventati amici, e finché Malfoy si comportava bene, non c'erano problemi, ma se la Serpe provava a fare una mossa falsa...

Hermione ed Harry non ci misero molto ad arrivare al Settimo Piano. Vista l'ora, e visto che la scuola era mezza vuota, non si erano preoccupati di usare il mantello o escogitare altri modi di eludere sguardi indiscreti.

Quando l'entrata per la Loro Stanza apparve la Grifona trascinò Harry dentro, chiudendo la porta dietro di loro.

Malfoy sembrava angosciato, e quando lei provò a dirgli di calmarsi e di dirle cosa era successo lui la ignorò, continuando a camminare avanti e indietro, agitato.

«Cosa è successo? E' saltata la copertura?» chiese poi lei, temendo il peggio.

«Io...Io cioè...Io» farfugliò Draco, scuotendo la testa. Cercava di dire quelle dannate parole, ma vederla lì, così preoccupata per lui, era come uno schiaffo in faccia, e dalla sua bocca uscivano solo suoni senza senso.

«Ha a che fare con me?» subentrò Harry, cercando di aiutare. La sua presenza era stata richiesta, quindi pensarlo era lecito.

«Malfoy» disse Hermione, calma «Ti prego, dimmi quello che devi dire. Lo sai che non ti giudicherò, solo dimmelo» la sua voce era così dolce e calda. Si avvicinò al ragazzo e posò una mano sulla sua spalla, cercando di rassicurarlo. Lui inizialmente si sottrasse al tocco, ma poi lo accettò. Sembrava spaventato, triste e incredibilmente solo, in un modo che Hermione non aveva mai visto prima di allora.

«Sediamoci» disse lui infine, decidendo che non aveva senso rimandare ancora. La ragazza annuì e lo seguì fino al divano, e poco dopo anche Harry si unì a loro. Draco catturò la mano di Hermione tra le sue, come se quel gesto servisse a proteggerla dalla notizia che doveva darle.

Harry doveva ammettere che i due sembravano molto a loro agio, ma c'era da aspettarselo vista la quantità di tempo che passavano insieme. Per un attimo si sentì come un intruso, tanto il momento sembrava intimo, ma allontanò subito quel pensiero dalla mente, concentrandosi su quello che Malfoy aveva da dire.

«Ho...Ho detto a mia madre che sarei andato da Zabini» spiegò Draco. Hermione annuì solamente, aspettando che continuasse «Dovevo venire. Non volevo che tu venissi a saperlo da nessun altro...» disse lui con voce strozzata.

Poteva farlo. Doveva farlo.

Non voleva essere lui a doverlo fare.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro di qualche anno, per evitare di mettersi nella posizione in cui si trovava. La guardò per un lungo momento, assaporando la sua bellezza, che fino a poco tempo prima era stato troppo stupido per poter notare. Gli avrebbe mai permesso di guardarla dopo quel giorno? Ne dubitava. Era certo che gli avrebbero affidato un altro compagno per la missione.

Quel bacio che si erano dati, era destinato a non ripetersi mai più?

Di sicuro, data la gravità della situazione. Lo sapeva che baci e altri pensieri romantici erano l'ultima cosa che doveva passargli per la mente, ma non poteva non chiedersi se le notizie che portava l'avrebbero distrutta, e lui insieme a lei.

«Avanti, Draco» disse dolcemente Hermione, usando il suo nome in un tentativo di metterlo più a suo agio.

«Questa notte sono state uccise numerose persone» confessò lui, fissando il pavimento. Hermione aveva trattenuto il fiato, mentre Harry le aveva delicatamente posato una mano sulla spalla, per confortarla. Dio, quello era proprio il motivo per il quale aveva voluto che fosse presente anche lui.

«Non hai dovuto...» iniziò Hermione, i suoi occhi limpidi e spaventati mentre lasciava la domanda in sospeso. Sapeva che uccidere l'avrebbe distrutto.

«No» rispose subito lui, scuotendo la testa «I membri più anziani hanno chiesto l'onore» assicurò «Ma ... c'è un altra cosa».

Prese un bel respiro e parlò di nuovo, senza distogliere lo sguardo dalle venature del pavimento.

«I tuoi... i tuoi genitori... sono stati gli ultimi a essere uccisi questa notte» riuscì finalmente a dire, la voce scossa mentre con una mano estraeva dalla tasca dei pantaloni il medaglione che sua madre aveva indosso, insieme alle due fedi.

Hermione rimase immobile, per un lungo momento Ron riuscì a far altro che fissarlo. Draco notò anche l'espressione sorpresa e sofferente di Harry, i cui occhi stavano già appannandosi. Si stava preparando a raccogliere i pezzi, quando la sua migliore amica sarebbe crollata.

«Non ho potuto fare niente. Mi sono offerto di spostarli» continuò Draco a fatica «così da poterti riportare questi» disse, lasciando i gioielli nelle fredde mani della ragazza. Non voleva più tenerli lui, erano un doloroso ricordo di quello che aveva visto.

«Mia... m...» cercò di parlare Hermione, ma prima di poter dire qualunque cosa di sensato, si alzò e corse verso il bagno che era appena comparso nella Stanza delle Necessità.

Harry lanciò un occhiata preoccupata alla porta del bagno, quando sentì i suoi gemiti mentre vomitava china sul lavandino. Incontrò per un attimo anche gli occhi bui di Draco, altrettanto preoccupati, prima di alzarsi e camminare verso il bagno.

«Hermione» le sussurrò all'orecchio, mentre le raccoglieva gentilmente i capelli e glieli sistemava da un lato «Hermione, lo supereremo insieme, te lo prometto». Aveva il cuore spezzato. Ora avevano qualcosa in comune, erano orfani. Non avrebbe mai voluto che lei provasse quel dolore.

«Resta qui, vado a parlare con Malfoy, e poi sono subito da te»

Tutto quello che ricevette fu un cenno d'assenso, era tutto quello che poteva dargli. Il suo cervello non stava nemmeno funzionando.

I suoi genitori erano morti. Strinse forte i gioielli di sua madre tra le mani.

Morti. Freddi. Scomparsi.

Niente più Natale in famiglia, niente più serate davanti al camino.

Niente più. Non poteva sopportarlo.

Harry si avvicinò a Draco. Era davvero sconvolto, sedeva sul divano con la testa tra le mani.

«Grazie per aver chiamato anche me. Mi assicurerò che stia bene» disse il Grifondoro goffamente. Non aveva mai scambiato parole gentili con la Serpe, ma era chiaro che Malfoy teneva molto a Hermione, e per lui era abbastanza. Teneva a lei così tanto da dirle la verità lui stesso e da rischiare la vita per poterle portare qualcosa di loro, a cui aggrapparsi.

«Solo.. solo assicurati che lei sappia che... che io non ho potuto fare niente per salvarli» chiese Draco miseramente. Si sentiva patetico di star praticamente implorando l'aiuto di Potter, ma non avrebbe sopportato il pensiero che lei lo credesse complice.

«Lo sa» assicurò Harry «Ma glielo dirò ancora»

«Devo tornare là» disse Draco, alzandosi in piedi. Dopo un paio di passi si girò a guardare Harry «Avrei dovuto fare rapporto a Gran...a Hermione una volta tornato il giorno di Capodanno, ma suppongo che sarò affidato a qualcun'altro, però...» disse, ma il bruno non lo fece finire.

«Lo dubito, Malfoy» lo interruppe con tono sicuro «Hermione non si arrende mai, specialmente ora. Penso che lo scoprirai da te. Quando lo shock sarà passato, tutto questo sarà servito a renderla ancora più forte e determinata ad aiutare te e Piton a sconfiggere Voldemort» spiegò Harry. Notò Draco sussultare a sentire il nome dell'Oscuro, ma non disse niente.

«Bene. Continuerò a contattare lei allora, se ne avessi bisogno» disse Draco. Tuttavia, a meno che non fosse un'assoluta emergenza, non aveva nessuna intenzione di disturbarla fino a Capodanno.

Quando Draco lasciò la stanza, Harry tornò nel bagno, dove trovò Hermione nella stessa posizione di prima. Si era a malapena mossa.

«Andiamo 'Mione» le disse, aiutandola ad alzarsi e porgendole un bicchiere d'acqua perché si lavasse la bocca. Si muoveva come uno zombie, ma almeno non aveva ceduto del tutto.

La portò al divano, e l'abbraccio, tenendola stretta a lui. «So che forse non ti sarà d'aiuto, ma ricordati che i tuoi genitori ti hanno amata moltissimo. Non saranno mai del tutto andati» e quello fu il punto di rottura.

Il corpo della ragazza iniziò a tremare violentemente, mentre si appoggiava a Harry e piangeva disperata.

Lui non disse più niente, si limitò ad accarezzarle i capelli e lasciarla piangere.

Gli ci vollero più di due ore per riuscire a farla calmare abbastanza da respirare di nuovo normalmente.

Era quasi l'alba ormai.

«Hermione» sussurrò, la voce dolce e vellutata mentre la stringeva a se ancora più forte. «Penso che dovremmo informare Silente di quello che Malfoy ... ci ha rivelato».

Lei annuì debolmente, anche se dalla sua espressione era chiaro che non le andava per niente di allontanarsi da Harry.

«Verrò con te» promise lui.

Lei annuì ancora, e si alzò in piedi, gemendo alla sensazione di nausea che sembrava non volerla abbandonare.

Il suo intero mondo era caduto a pezzi nel giro di pochi minuti. Non riusciva a immaginare di vivere in un mondo dove i suoi genitori non esistevano più, non sapeva come farlo. Le avevano dato la vita. L'avevano sostenuta in tutto. Le avevano dato l'amore per la sapienza e per i libri. Tutto quello che lei era, lo doveva a loro.

Ma loro non c'erano più. L'idea era così assurda che non ci avrebbe mai creduto se non avesse visto con i suoi occhi lo sguardo intenso di Draco mentre glielo diceva.

Harry ed Hermione camminavano silenziosamente verso l'ufficio del Preside. La ragazza non stava più piangendo, ma non stava meglio. Harry supponeva che le ci sarebbe voluto del tempo, per tornare quella di prima, se mai fosse successo.

Era quella la differenza tra loro. Almeno i suoi genitori erano morti quando era talmente piccolo da non poterseli ricordare, mentre Hermione avrebbe ricordato i giorni passati con loro per il resto della sua vita.

Al solo pensiero rabbrividì, e intensificò la stretta sulla sua mano.

«Pallini Acidi» Harry pronunciò la parola d'ordine. Sapeva che era presto, ma Silente era sempre disponibile in caso di bisogno.

Quando il preside apparve in cima alle scale, nonostante gli abiti da notte, era perfettamente sveglio e preoccupato. Fece loro segno di entrare.

«Harry, che sorpresa» disse, osservando attentamente i due Grifondoro. «Il signor Malfoy... sta bene?» domandò poi, confuso.

«Signore» gracchiò Hermione, allontanandosi da Harry. Quello era il suo lavoro; non voleva essere un peso per nessuno, soprattutto per Harry e Silente. «Draco è venuto da me questa sera. Hanno ucciso... molte persone. Non mi ha dato un numero esatto, ma sono stati tanti. Fortunatamente lui non è stato forzato a fare niente». La ragazza deglutì con forza, cercando di trattenere le lacrime. Harry le strinse la mano, per incoraggiarla a dire tutto a Silente, ma era estremamente difficile pronunciare ad alta voce quelle dannate parole.

«Loro...I...Io" non riusciva a far uscire le parole. Non le sembrava vero. Guardò Harry negli occhi, implorante. Sapeva che il preside doveva essere molto confuso, ma non riusciva a dirlo.

«Professore, anche i genitori di Hermione sono stati uccisi questa notte» parlò Harry, mentre stringeva nuovamente la ragazza in un caldo abbraccio.

«Oh cara» sospirò lui, sedendosi sulla sua poltrona dietro la scrivania «Sedetevi»

I due presero posto. «Signorina Granger, la capirei se volesse essere sciolta dall'incarico, date le circostanze..."

Silente venne subito interrotto da Hermione, che sembrava aver ritrovato la voce «NO» gridò. «Posso ancora occuparmene io. Posso ancora aiutare Malfoy con la missione, e sconfiggere quel bastardo!» gli occhi di Hermione erano così intensi e profondi da sorprendere Silente e Harry.

«Avevo solo supposto, signorina Granger, che dopo i tristi fatti di questa notte lei non volesse più continuare la missione» si spiegò subito il Preside con cautela.

«No signore» assicurò lei, la sua voce ormai tornata a un tono e volume normali.

Lo guardò negli occhi con aria di sfida prima di parlare ancora «Date le circostanze ora sono solo più coinvolta e sicuramente molto più determinata»

Silente annuì silenziosamente «Molto bene, Signorina Granger. Ma credo di doverla avvertire che questa missione deve diventare il suo obiettivo primario. La sete di vendetta può farci andare avanti, ma non dobbiamo permetterle di accecarci. Capisce cosa sto cercando di dirle?»

Fu la volta di Hermione di annuire silenziosamente. Il preside aveva completamente ragione.

Nonostante il desiderio di vendicare i suoi genitori, doveva mantenere la mente lucida e obiettiva se voleva essere di qualche aiuto Draco e portare a termine la loro missione.

«Ora potrei ritornare nella mia camera, per favore?» chiese lei dopo un momento di silenzio.

«Ma certo» rispose Silente, dopo un breve scambio di sguardi con Harry, che annuì in direzione del suo mentore. Avvolse Hermione con il braccio ed entrambi si diressero alla Torre Grifondoro.


...


Draco era devastato. Non importa cosa facesse, dove andasse o a cosa cercasse di pensare. L'unica cosa che vedeva nella sua testa era lo sguardo scioccato e distrutto di Hermione quando le aveva dato la notizia della morte dei suoi genitori. Si chiedeva se confessarle il suo ultimo intento di alleggerire loro la morte l'avrebbe fatta stare meglio o peggio.

Lasciò un sospiro e si rigirò nel letto per quella che poteva essere la centesima volta quella notte. Dormire era stato un modo di eludere. Lo era stato tutta la settimana.

Il giorno seguente sarebbe rientrato a Hogwarts, e non sapeva cosa avrebbe trovato lì al suo ritorno.

Lo avrebbe mai perdonato?

Sarebbe mai stata in grado di guardarlo ancora negli occhi senza pensare alla morte dei suoi genitori?

Non teneva molto ai suoi, ma non sapeva cosa avrebbe fatto se un giorno si fosse svegliato orfano.

Ma nonostante la nuvola di ansietà e auto-commiserazione non riusciva a non pensare anche alle sue morbide curve a contatto con il suo corpo e alle sue sue dolci labbra sulle sue.

Gemette dalla disperazione. Non bastava il non poter dormire, ora doveva vedersela anche con un'incredibile erezione. La colpa che provava purtroppo non poteva niente contro l'attrazione che sentiva per quella ragazza.

Sapeva che qualcosa era cambiato il giorno della Vigilia. Quella che all'inizio credeva essere solo attrazione si era dimostrata essere molto di più quando era stato invaso da una grande angoscia nel dover dire alla Grifondoro che i suoi genitori erano stati uccisi.

Il suo cuore si era fermato quando li aveva visti torturare e il viso di Hermione gli era apparso nella mente, livido dal pianto e scosso da violenti singhiozzi.

Quella notte era stato costretto ad ammettere quello che aveva cercato di negare per settimane: provava qualcosa di davvero profondo per Hermione Granger.

Sfortunatamente però per loro due non c'era speranza.

Era stato complice nell'omicidio dei suoi genitori! Non era meno colpevole della dannata strega che aveva sparso il loro sangue e aveva scagliato l'anatema che uccide.

Sentiva già il famigliare sapore metallico della bile nella gola, e inghiottì forte.

Forse, forse se era davvero fortunato, Hermione non l'avrebbe del tutto escluso dalla sua vita.


...


Hermione fece quasi un salto quando sentì il Galeone infuocarsi al contatto con la sua pelle. Nel prenderlo il suo sguardo fu catturato dal braccialetto regalatole da sua madre, che per cinque anni non aveva mai abbandonato il suo polso, e mentre il ricordo della donna la investiva con la violenza di un tornado, gli occhi si riempivano di lacrime per la milionesima volta quella settimana.

Scosse la testa con forza, ricomponendosi. I suoi genitori erano lealmente devoti al bene e le avevano insegnato a essere coraggiosa, forte e indipendente. Avrebbe onorato la loro memoria nel miglior modo che conosceva e poteva.

Non voleva dire che facesse meno male, solo che avrebbe fatto di tutto per rialzarsi.

Conquistata quella nuova determinazione si affrettò a leggere il messaggio.

Sono tornato. SdN?

Puntò la bacchetta verso la moneta d'oro e informò Draco che si sarebbero visti lì in dieci minuti. Cercò invano di domare i suoi capelli ribelli, ma con un sospiro ci rinunciò.

Nell'ultima settimana aveva a malapena lasciato la Torre Grifondoro, o meglio la sua camera. Harry però era spesso rimasto con lei, e Silente le faceva mandare il cibo in direttamente in camera.

La McGranitt era arrivata, il giorno dopo che i due avevano dato la notizia a Silente, a porgerle le sue più sincere condoglianze e una spalla su cui piangere se mai ne avesse bisogno. Ma Harry aveva ricoperto quel posto molto bene, anche se Hermione aveva già deciso di non piangere più.

Sicuramente loro avrebbero voluto che lei andasse avanti, non che piangesse la loro scomparsa e non li avrebbe delusi.

«Sto andando a incontrare Malfoy» disse a Harry, mentre gli passava accanto nella Sala Comune.

«Vuoi che venga con te?» domandò lui, preoccupato. L'aveva vista trattenersi tutta la settimana, e sapeva quanto poco salutare fosse non sfogarsi.

«No» rispose, sorridendo debolmente «Va bene così. Non dovrei metterci molto»

«Ok» assentì lui «Ma in caso di bisogno, sono a un Patronus di distanza».

La ragazza annuì e uscì spedita dalla Sala verso il settimo piano. Passata tre volte davanti al famigliare muro, entrò velocemente nella stanza che lei e Draco avevano diviso per più di un mese e chiuse la porta dietro di se.

Malfoy era lì, la postura rigida e il viso teso.

«Cosa è successo ora?» gli domandò, anche se non voleva saperlo. Il suo stato emozionale era così precario che non era sicura di riuscire a sopportare altre brutte notizie quella settimana... o quel mese per quello che importava.

«Niente» si sbrigò lui a rispondere «Io volevo solo... cioè... Come stai?» chiese, la voce sempre più tesa.

«Sto bene» rispose lei instanteneamente, e lui rimase ferito dal tono freddo con cui la Grifona aveva parlato. Si sentì sprofondare.

«Hermione» sussurrò «Mi dispiace così tanto»

«Per cosa?» sbottò lei, avvicinandosi a lui, per poterlo guardare negli occhi. «Non sei stato tu a farlo, Malfoy. E non lascerò che quel lurido bastardo si prenda la vita dei miei genitori e farti sentire colpevole! Quindi non osare scusarti!» urlò.

Draco annuì all'istante.

In quel momento provava pietà per il Signore Oscuro La Granger era davvero spaventosa quando accecata dalla rabbia e dalla vendetta. Le sue parole e il fatto che non lo stesse incolpavano gli riscaldarono il cuore.

«Volevo dirti qualcosa... a proposito di quella notte» iniziò lui. Aveva considerato di non dirglielo, ma una parte di lui voleva offrirle almeno un pizzico di conforto, o almeno sperava che lei avrebbe visto i fatto in quel modo.

«Loro non... voglio dire, mi sono assicurato che non sentissero niente di quello che gli stava succedendo» confessò.

Hermione alzò lo sguardo, fin quando non incontrò di nuovo le sue iridi chiare «C...Come?» gli chiese.

«Incantesimi non verbali» spiegò lui «Ho fatto loro pensare di essere in un altro posto, felice. Mia madre me l'aveva insegnato quando ero piccolo» finì, senza ulteriori spiegazioni.

Perché? Voleva chiedergli. Se l'avessero coperto l'avrebbero ucciso all'istante. Perché rischiare ogni cosa solo per evitare ai suoi genitori il dolore e la paura della morte?

E non appena la realizzazione di ciò che lui aveva fatto la colpì, qualcosa dentro di lei si ruppe. Nell'ultima settimana aveva provato così duramente a reprimere ogni emozione, ma in quel momento non ci riusciva più.

Si era lasciata sfuggire un gemito ed era quasi collassata a terra per dolore che sentiva. Quasi perché le forti braccia di Draco l'avevano catturata, e lui l'aveva stretta forte a se.

Lei si era stretta a lui ed era rimasta così, immobile, sollievo e agonia che alloggiavano nella sua anima. I suoi genitori se ne erano andati, ma il sapere che non erano morti tra dolore e paura aiutava.

Erano solo scivolati nell'altro mondo, e ciò le rendeva le cose molto più facili.

Draco non era abituato a stringere ad abbracciare nessuno, figurarsi consolare una ragazza. Tuttavia in quel momento gli sembrava la cosa più naturale del mondo.

Intensificò la stretta. «Shh, Hermione, andrà tutto bene» le sussurrava dolcemente all'orecchio.

Trasportò la ragazza fino al divano, dove l'adagiò e si sedette accanto a lei, continuando a tenerla stretta tra le sue braccia continuando a parlarle con tono soave, finché la ragazza non alzò la sua testa cespugliosa e non lo guardò «Scusami, non è stato per niente professionale da parte mia» disse, facendo sparire le lacrime che le scivolavano sulle guance con un gesto secco della mano.

Draco sospirò «Si, sei il mio capo, ma mi piace pensare che siamo anche amici» confessò imbarazzato «Non devi essere sempre professionale con me». La sua voce era stata supplichevole, più di quanto avesse voluto.

Lei annuì semplicemente «Ma dobbiamo mantenere la nostra concentrazione» rispose lei, allontanandosi leggermente da lui «Se vogliamo sconfiggere il Signore Oscuro non possiamo permetterci di lasciarci accecare dalla vendetta»

Anche Draco annuì «Hai ragione. Quindi domani torniamo a lavorare insieme?» domandò. Dovevano ancora mettere a punto un piano per cercare di uccidere Silente, senza ucciderlo veramente.

«Si» assentì lei «A proposito, come sta andando con L'Occlumanzia?» chiese interessata. Era l'abilità che più doveva imparare a padroneggiava se volevano avere qualche speranza.

«Bene» l'assicurò lui «Piton e io ci lavoreremo ogni giorno fino alla fine delle vacanze. Silente ha qualche richiesta per me?» disse ancora dopo qualche momento.

«Non ancora» rispose lei, mordendosi il labbro inferiore «Penso che stia aspettando che tu riesca a padroneggiare bene l'Occlumanzia prima». Lui annuì e si alzò in piedi, pronto ad andare. Odiava l'idea di tornare alla sua stanza vuota nei Sotterranei, ma sapeva che per quel giorno avevano finito.

Hermione lo seguì subito dopo. Continuava a mordicchiarsi il labbro mentre pensava alle giuste parole da dire mentre si separavano. C'era così tanto che voleva dirgli n merito a tutto quello che aveva fatto per i suoi genitori. Prima di tutto voleva sapere il perché l'aveva fatto. Voleva buttargli le braccia al collo e abbracciarlo forte, per mai lasciarlo andare via. Qualsiasi uomo che avesse rischiato così tanto per lei si meritava non solo il suo rispetto, ma si meritava di sapere che individuo speciale fosse.

Voleva entrare nella sua testa per sentire cosa stesse pensando. Voleva sapere perché l'aveva consolata prima, perché l'aveva abbracciata.

Lui era Draco Malfoy! Nemmeno un mese prima la odiava.

Lo fermò prima che afferrasse la maniglia, posandogli una mano sulla spalla. Lui si girò per guardarla, apprensivo.

«Ti ringrazio, Draco» disse lei finalmente, curvando le morbide labbra in un caldo sorriso. «Significa molto per me che i loro ultimi istanti siano stati felici».

Il ragazzo nonostante lo shock riuscì a restituirle il sorriso, annuendo leggermente. Era contendo che lei avesse apprezzato quello che lui aveva fatto.

«Non preoccuparti» le rispose e prima che uscisse Hermione gli poggiò le labbra sulla guancia delicatamente e lo abbracciò con vigore per un breve momento, per poi scivolare tra le sue braccia e uscire dalla Stanza delle Necessità.

Il ragazzo restò lì a toccarsi la guancia dove prima le sue labbra erano state, incapace di muoversi.

Hermione Granger era un enigma, e lui si ripromise di conoscerla meglio, perché donne come lei non erano facili da trovare.


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Capitolo 8
*** Ammissioni ***


Capitolo III
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Ammissioni



Nelle settimane seguenti Hermione di buttò a capofitto nelle preparazioni per la missione di Draco. Sapeva di dover ancora affrontare il discorso dell'imminente morte di Silente con lui, ma era una cosa che non voleva davvero fare. L'anziano preside era la persona della quale Draco sapeva di potersi fidare, la sola alla quale rivolgersi se tutto il mondo gli avesse voltato le spalle. La ragazza lo sapeva bene, e ciò non rendeva assolutamente più facile il suo compito.

Anche lei aveva provato quei sentimenti nei confronti dei suoi genitori, e a pochi giorni dalla loro morte non se la sentiva di infliggere quel dolore anche al suo compagno.

Draco, il mio compagno...Quando aveva cominciato a riferirsi al vecchio nemico in quel modo invece di Malfoy?

Hermione scosse la testa in segno di frustrazione. Nonostante i suoi buoni proposi non poteva rimandare ancora per molto. Silente lo aveva già detto a Harry, che era uscito dal colloquio con il vecchio mentore più che devastato. Tuttavia, da bravo amico, Harry aveva tenuto i propri sentimenti per se, rispettoso della recente perdita della ragazza.

Un altro sospiro, questa volta di determinazione. Doveva dirglielo, non poteva più aspettare. Aveva già messo a punto un piano per attentare alla vita del preside che andava messo in atto in due giorni, e doveva spiegare al biondo perché dovevano farlo.

«Harry, sto andando da Draco per dargli la cattiva notizia» annunciò, mentre con la bacchetta dava un colpetto al Galeone, per mandare il messaggio al Serpeverde.

La faccia di Harry si deformò in una smorfia di dolore, e lei si dette subito della stupida per essere stata così insensibile nei suoi confronti.

«Okay» riuscì a dire lui.

Hermione si avvicinò un altro po' all'amico, posandogli una mano sulla spalla «Harry, so che non significa niente ora, ma vedrai che alla fine ogni cosa si sistemerà»

«Come puoi essere così ottimista?» domandò lui, alzando la voce. Per qualcuno che aveva appena provato sulla propria pelle la peggiore delle tragedie, Hermione sembrava essersi ripresa molto in fretta.

«Devo esserlo Harry» parlò lei, seria «L'unica cosa che mi permette di andare avanti è sapere che ogni cosa si sistemerà, alla fine. E' così che gestisco la morte dei miei genitori. E' così che gestisco quello che succederà a Silente. Ed è così che manderò Draco ad affrontare quel psicopatico quando arriverà il momento» rispose lei, tesa, ma fiduciosa.

«Vorrei avere anche io quel tipo di fede» disse Harry avvilito.

«Ti aiuterò io» l'assicurò lei, dandogli un rassicurante bacio sulla guancia «Ora devo andare, ma questa sera la passeremo insieme, solo tu ed io. E poi è l'ultima sera prima che gli altri ritornino dalle vacanze» promise, prima di uscire dalla Sala Comune.

Si prese il suo tempo per arrivare alla Stanza delle Necessità. Proprio lì aveva passato le ultime settimane a lavorare su questo o quell'aspetto della Magia Difensiva. Nonostante la certezza che Draco fosse ormai pronto su quel piano, non riusciva a mettere fine alle loro lezioni.

Dall'altro lato, stare intorno a lui causava in lei una strana bipolarità. Una parte di lei gli era così grata per quello che aveva fatto per i suoi genitori, quella stessa parte che non riusciva a smettere di pensare al bacio che avevano condiviso, e al modo gentile con il quale la trattava ultimamente. L'altra parte di lei però era terribilmente sospettosa dei motivi che lo avevano spinto ad aiutare i suoi genitori.

Inoltre non voleva che quella bizzarra cotta sfuggisse al suo controllo. Non poteva fare a meno di domandarsi se lui ci tenesse davvero, o se fosse solo la sua immaginazione.

Impossibile dirlo. Magari la morte dei suoi genitori l'aveva trasformata in una nuova, sentimentale, debole e confusa Hermione, che mal-interpretava i segnali e provava emozioni del tutto folli.

Sovrappensiero compì il rituale davanti al muro del quinto piano, e entrò nella Stanza, appena la porta fu comparsa. Ovviamente, Draco era già là.

«Cosa mi fai fare oggi?» domandò lui, lo sguardo intenso. Aveva cominciato a impegnarsi davvero durante i loro allenamenti, una volta che il suo orgoglio aveva accettato che fosse non solo una ragazza, ma una ragazza Grifondoro a insegnargli.

«Veramente, per oggi vorrei solo parlarti» rispose lei, invitandolo a prendere posto sul divano. Decise di sedersi accanto a lui.

«Quello che farò sarà dirti quello che ho da dire, direttamente e senza giri di parole, perché è quello che vorrei se fossi nella tua posizione» disse lei, dopo aver preso un bel respiro.

«Granger, così mi spaventi» ridacchiò la Serpe.

Il ragazzo aveva fatto del suo meglio per tornare ad avere un rapporto normale con Hermione, da quando era rientrato a Hogwarts. Era sicuro che trattarla come se fosse fatta di fragile vetro non avrebbe dato altri risultati che la sua rabbia e inimicizia.

Le aveva detto chiaramente che se mai avesse avuto voglia di parlare, lui ci sarebbe stato. Se no, lui non avrebbe peggiorato le cose, trattandola diversamente. Il suo comportamento a molti sarebbe potuto sembrare insensibile, ma Hermione apprezzava infinitamente la normalità che lui le concedeva.

Lei sorrise leggermente, cercando di trovare le parole giuste «Si tratta della missione per il Signore Oscuro» Sentì subito Draco irrigidirsi accanto a lei, tuttavia non disse niente, perciò lei continuò «C'è così tanto di cui non posso parlarti, per il semplice motivo che se lui penetrasse le tue barriere mentali, saremmo tutti in guai seri»

Draco annuì. Un mese prima quell'affermazione l'avrebbe fatto imbestialire, ma ora capiva l'importanza di un segreto. C'erano cose che non venivano detto nemmeno a Piton, per la stessa ragione. Se la cosa non dava problemi al padrino, una spia da vent'anni, di certo non li avrebbe dati a lui.

«Continua» la incalzò.

«Quest'estate, Silente, durante un'importante missione per l'Ordine, è stato avvelenato» negli occhi di lui si poteva vedere lo shock, ma la lasciò finire «Ciò è successo non molto prima che tua madre contattasse Piton per proporgli il Voto Infrangibile» Hermione alzò lo sguardo, per guardare Draco negli occhi.

«Non sapevo che fosse Infrangibile» sussurrò lui, a corto d'aria. Si, Severus e Silente gli avevano detto che sua madre aveva chiesto al padrino di proteggerlo, ma non aveva mai saputo i dettagli dell'accordo. Provò un improvviso calore verso la madre, prima di ricordarsi che se la madre fosse mai venuta a conoscenza dei suoi sentimenti per la Granger, avrebbe avuto di sicuro un infarto. Anche se amava il figlio, Narcissa restava un bigotta, senza via di guarigione.

Hermione annuì, per niente sorpresa.

«Piton si aspettava la richiesta d'aiuto da parte di tua madre, perciò -d'accordo con Silente- accettò il Voto, che lo costringeva a eseguire l'ordine di Voldemort, se tu non ne fossi stato in grado. Le ragioni erano due. In primis, ti avrebbe tenuto lontano dalla linea di fuoco, casomai ti fossi tirato indietro -cosa che Silente aveva sempre sperato. E poi avrebbe fatto si che la lealtà di Piton verso Voldemort non fosse più messa in discussione»

«Ma questo vuol dire che...» Draco restò senza fiato, capendo dove Hermione voleva arrivare.

«Si. La missione va completata. Silente sta morendo, e ha chiesto a Silente di essere lui a farlo. Quando tu farai entrare i Mangiamorte nel castello, Piton ucciderà Silente, e allora voi due sarete in fuga» spiegò lei.

«M...Ma...» balbettò il ragazzo «Se scappo con lui, come farò a restare in contatto con te?»

Hermione abbassò lo sguardo «Non sono sicura. Silente non me l'ha ancora spiegato bene, ma penso che voglia dire che, almeno per l'ultima parte di questa missione, sarai per conto tuo. Piton sarà il tuo unico confidente».

Draco sbiancò. Non sapeva nemmeno perché l'idea di non avere più Hermione al suo fianco lo affliggesse così tanto. Scosse forte la testa per evitare di pensarci. Mancavano ancora mesi a quel momento.

«Ma tutti crederanno che Severus l'ha ucciso a sangue freddo!» esclamò tristemente lui.

«Si» disse lei, annuendo «E nessuno saprà la verità eccetto te, me, Harry, Silente e Piton. Solo noi cinque, nessun'altro finché questa dannata guerra non finirà. Non possiamo dirlo nemmeno a Ron»

«Non che avessi qualcuno a cui dirlo» scherzò lui, cercando di sfumare la tensione.

«Vero. Ma le persone ti odieranno. Tu dovrai essere in grado di accettare quell'odio, e fartelo scivolare addosso»

Draco la guardò con attenzione. Lei lo stava osservando con la stessa intensità, gli occhi caldi e preoccupati. Si ritrovò a domandarsi perché ci tenesse così tanto. Se si fosse trovato nella sua posizione si sarebbe buttato a capofitto in una bottiglia di buon firewisky, o si sarebbe lasciato prendere dall'autocommiserazione. Ma lei non faceva niente di tutto ciò. Lavorava duramente, invece, aiutandolo e confortandolo, mettendo da parte il loro passato.

«Ci sono già passato Granger» con un pensante sospiro. Abbassò la testa, non potendo più sostenere lo sguardo di lei.

Si, era già stato odiato. Era stato odiato da lei, nemmeno due mesi prima. Sapeva come ci si sentiva, ormai ci era abituato, se doveva essere sincero.

«Posso chiederti una cosa?» la voce di Hermione lo distolse dai suoi pensieri.

La Grifona si stava mordendo il labbro nervosamente. Non era riuscita a trattenere la domanda. Erano settimane che la perseguitava, e doveva saper. Visto che Draco sembrava aver preso abbastanza bene la notizia dell'imminente morte di Silente, decise di tentare la fortuna.

«Puoi chiedere tutto quello che vuoi, ciò non vuol dire che ti risponderò» rispose lui, con un ghigno sulle labbra.

Hermione lasciò un sospiro di frustrazione «Sono seria» borbottò.

L'espressione di Draco si addolcì, e lei annuì «Certo, chiedi pure»

«Devo solo sapere» cominciò, torturando il bordo della sua maglietta «perché hai aiutato i miei genitori?» domandò, guardandolo negli occhi mentre pronunciava l'ultima parola. Aveva gli occhi lucidi, di lacrime represse.

Draco voleva distogliere lo sguardo. Il suo viso era bello in maniera devastante. I suoi occhi erano una tortura, così profondi e pieni d'emozione.

Si stava ancora mordicchiando il labbro, in attesa di una sua risposta, e lui non potè fare a meno di sentirsi parte di lei, metaforicamente parlando.

«Pensavo fosse abbastanza ovvio» parlò lui, fissando lo sguardo sul camino scoppiettante.

«Per me non lo è» ribatté lei «Hai rischiato la vita per dar loro un momento di felicità prima che fossero uccisi. E' qualcosa che non dimenticherò mai» disse, posando delicatamente una mano su quella di Draco «Ma non capisco perché».

Draco non sapeva come dirglielo. Lo aveva fatto perché quando li aveva visti, l'unica cosa a cui aveva pensato era che avrebbe dovuto dire alla ragazza di cui si stava innamorando che i suoi genitori erano morti. L'aveva fatto perché quando le avrebbe dato la notizia, voleva poterle dire qualcosa che l'avrebbe fatta stare meglio, anche se di poco.

Ma a lei queste cose non le poteva dire. Sembravano le battute di qualche stupido romanzo rosa, e lo facevano sentire fin troppo vulnerabile. Optò perciò, per una versione meno completa della verità.

«Hermione» disse, testando il suono del suo nome sulla lingua. Gli piaceva la sensazione «Quando ti ho baciata prima di Natale, non è stato un impulso. Volevo farlo»

«Questo cosa c'entra con i miei genitori?» chiese lei, ritraendo la mano da contatto con quella di lui. Era la cosa più saggia da fare. Sapeva già che il discorso che incombeva le avrebbe causato molte notti insonni, e non aveva bisogno di ulteriori complicazioni.

«Tu mi piaci, va bene?» confessò lui «Mi piaci, e non so se sia colpa di un aneurisma, o del fatto che sono demente, o magari è solo la naturale progressione del nostro rapporto di nemici costretti a lavorare insieme. Non lo so davvero, ma mi piaci davvero, e non potevo stare lì e guardare mentre quegli animali uccid...» la voce gli si ruppe, prima che potesse finire la frase. Aveva promesso di non parlarle mai più di quella notte.

Dire che Hermione fosse sotto shock era decisamente riduttivo. Non solo lei piaceva a Draco, ma lui l'aveva anche ammesso ad alta voce! Era qualcosa di strabiliante «Draco...»

«Senti, non devi dire niente. Non mi aspetto nessuna dichiarazione d'amore da parte tua» l'anticipò lui. Inutile dire però che ci sperava con tutto il cuore.

«Bhe...» cominciò lei, sforzandosi non poco. La sua bocca sembrava non saper più pronunciare suoni sensati «Draco io... io... anche io provo qualcosa nei tuoi confronti» ammise. Se lui era stato così coraggioso da confessare, lei non sarebbe stata da meno «Ma lo sai che ... non può succedere niente tra noi» disse, alzandosi dal divano «Dobbiamo mantenere le cose sul piano professionale, e io... io davvero non posso» continuò, ormai del tutto arrossita, mentre si faceva strada verso la porta.

Draco non tardò ad alzarsi anche lui per fermarla, prima che scappasse da lui.

«Hermione aspetta» disse, ammorbidendo la stretta sul suo braccio «Se non sei ancora pronta a parlarne per via dei tuoi genitori, lo posso capire. Ma se è a causa della missione, bhe, ti sbagli»

«Devo andare» parlò, senza distogliere lo sguardo dal pavimento «Ci vediamo questa sera nell'ufficio di Piton, per le tue lezioni» e detto ciò si sbrigò a lasciare la stanza.

«E' stata una mossa fottutamente stupida» si rimproverò da solo, balbettando. Ma come poteva rispondere alla sua domanda senza mentire? Lei aveva chiesto, e lui le aveva dato la verità. Bhe, nemmeno tutta la verità, ed era comunque riuscito a farla fuggire.

Tuttavia lei aveva ammesso che i suoi sentimenti erano corrisposti. Era forse una benedizione o una maledizione? Sapere che lei si sentiva allo stesso modo la rendeva ancora più desiderabile ai suoi occhi, se possibile. La voleva sempre di più.

Draco sospirò stancamente mentre usciva dalla Stanza. Che razza di spia non riusciva nemmeno a tenere l'infatuazione per una ragazza un segreto? Chiaramente lei avrebbe preferito non saperlo. D'altra parte però lui si sentiva decisamente meglio, ora che nona aveva quel peso sul cuore. Almeno non avrebbe più dovuto fingere. Ciò che aveva ammesso con se stesso settimane prima, ora l'aveva ammesso anche di fronte a lei. Era meglio così.


...


Draco quella sera arrivò con un po' di anticipo per la lezione con Piton. Stava diventando davvero irrequieto nella Sala Comune, e non vedeva addirittura l'ora che i suoi compagni tornassero. Persino le scoccianti domande di Theo sarebbero state ben accette, se comparate al silenzio di tomba che lo circondava ogni volta che Hermione non era con lui.

Hermione, ora era ufficialmente Hermione nella sua testa, indipendentemente da come la chiamava nella realtà. Come avevano fatto le cose diventare così confuse e aggrovigliate?

Nemmeno un mese prima si saltavano alla gola, e ora si desideravano ma non potevano aversi.

A quei tempi non la considerava più di tanto, esclusi i momenti in cui la guardava dall'alto verso il basso, come se fosse un essere indegno di lui e del suo mondo magico.

Oh, quanto si era sbagliato. Lei non era inferiore, ne a lui, ne a nessuno. In realtà lei gli era superiore, in ogni modo possibile.

Faceva sempre ciò che doveva fare, non importa il prezzo che le toccava pagare. Lottava per quello in cui credeva, e amava i suoi amici con tutta se stessa. Corromperla era una missione impossibile. Era incredibilmente gentile, anche con quelli che non lo meritavano. Sapeva perdonare, e dare una seconda possibilità, quando meritata. Lei era semplicemente...meravigliosa.

Il suo essere un'acida secchiona era solo una facciata. Certo era un'insopportabile so tutto io il novanta per cento del tempo, ma ultimamente era riuscito a guardarle dentro. Ora sapeva che si comportava così per via della sue insicurezze sull'essere una nata babbana. Sapeva anche che era stato proprio lui a cementare quell'insicurezza, mattone dopo mattone. Lei era anche così attenta e organizzata. Tutti tratti che prima detestava, e che ora invece lo intrigavano come mai.

Entrò nell'ufficio di Severus, deciso a liberarsi di quei pensieri disturbanti, casomai il suo padrino decidesse di farsi un giro nella sua mente.

«Professore» salutò, prendendo posto sulla solita sedia.

«Malfoy» rispose annoiato quello «Sei in anticipo»

«Mi annoiavo» commentò Draco, con un'alzata di spalle.

«Deduco che la signorina Granger ha finalmente discusso i dettagli del ...piano con te» buttò lì Piton, interrompendo il contatto visivo.

Draco non poteva non notare quanto a disagio fosse, e si sentì subito in colpa. Non si era mai concesso un minuto per vedere le cose dalla prospettiva di Severus. Per proteggere lui, l'uomo era costretto a uccidere il suo mentore, l'unica persona di cui si fosse mai fidato. Draco non era certo di meritare così tanto, anzi si chiedeva come poteva Piton non odiarlo?

«Si signore» rispose piano «Appena ri-inizieranno le lezioni metteremo in atto il piano per attentare alla sua vita» lo informò, e quello annuì impercettibilmente.

«Stavo pensando di diminuire il numero delle tue lezioni di Occlumanzia» disse Piton, osservando attentamente il ragazzo.

«Davvero? Perché?» chiese Draco. Si era abituato a quelle lezioni, anche se doveva ammettere che un po' più di tempo per se stesso non guastava.

«Sei riuscito a padronarlo molto bene. Ormai è solo questione di esercitarsi e di rafforzare le barriere. Penso anche che dopo stasera potremmo anche fare a meno della Signorina Granger»

Draco cercò di rimanere impassibile. Possibile che Severus sapesse qualcosa? Stava forse per dirgli che non avrebbe più lavorato con lei a causa di un solo bacio? Era davvero così importante? «Perché?» chiese infatti, preoccupato per la risposta.

«La signorina Granger non ha nessuna abilità nel campo dell'occlumanzia. Certo, ha letto dei libri» e qui Draco lo interruppe mentalmente. Certo che l'ha fatto. Hermione legge libri su ogni cosa! «ma, tu sai bene come me che l'Occlumanzia è un'arte che si impara con l'esperienza. Per migliorare la tua maestria quindi dovrai allenarti con qualcuno che la conosca»

«Chi?»

«Io»

Draco era un po' scioccato. Il professor Piton faceva parte della sua vita da quando era nato, ma era ovviamente un uomo molto geloso dei suoi segreti, e l'idea di vagare liberamente per la sua mente era davvero strana. Liberamente non tanto, visto che era sicuro che Piton avrebbe controllato ogni sua mossa, pronto a rimettere le barriere in ogni momento.

Mentre Draco annuiva, in segno d'assenso, la porta si aprì per far entrare Hermione, che prese subito posto accanto a lui. Cercò di sorridergli, ma il risultato fu un po' strano e forzato. Ancora non riusciva a credere a quello che era successo quel pomeriggio. Stava rivedendo la scena nella sua mente per la milionesima volta. Draco le piaceva, e lui ricambiava. Tuttavia la tempistica non poteva essere peggiore.

«Signorina Granger. Stavo giusto discutendo il futuro di queste lezioni con Draco» disse Piton. La sua voce non era gentile, ma nemmeno ostile. Hermione si domandò se sarebbe mai stato in grado di rivolgersele in un modo più caldo. Ma forse essere una spia per vent'anni rendeva così. Il solo pensiero la rattristò.

«Ho deciso che dopo staserà non avremmo più bisogno che lei partecipi a queste lezioni» Hermione annuì immediatamente. Era veramente un sollievo. Avere qualcuno a spasso per la propria mente, in cerca di ricordi ed emozioni non era esattamente la sua idea di divertimento. Se quella persona poi era Draco, vista la tensione sessuale che era sempre più tangibile tra loro... Aggiungeteci il lutto per i suoi genitori e otterrete un vero e proprio incubo.

«Per oggi, cercherò di fare in fretta. Tutto ciò che chiedo è che tu» disse, girandosi verso Draco «scopra la memoria più bella dei suoi genitori» continuò, senza degnare la ragazza della minima considerazione.

Quella sbianco. Piton doveva di sicuro sapere dei suoi genitori. Perché farle questo? Era una persona così infelice da godere dell'infelicità degli altri? Tuttavia non ebbe tempo di parlare, perché Draco si alzò furioso dalla sedia, puntando un dito contro Severus.

«A che gioco stai giocando?» ringhiò «Che razza di persona proporrebbe mai qualcosa di simile dopo che.... dopo » il ragazzo non riuscì nemmeno a finire la frase, il fiato corto dalla rabbia. Era livido, e cercava con tutte le sue forze di trattenersi dal tirare un pugno in faccia al professore.

«Questa non è una questione personale, signor Malfoy» controbatté Piton, alzando un sopracciglio «Immagino che le emozioni della signorina Granger riguardanti i suoi genitori siano molto vivide, perciò sarà molto più difficile orientarsi nella sua mente. Sto semplicemente creando una simulaz...»

Ma Draco non lo lasciò finire «Stai usando il suo stato emozionale per fare dei test?!» urlò, sbattendo i pugni sulla cattedra.

«Draco, va tutto bene» intervenne infine Hermione, che sembrava aver ritrovato la voce. Dopo tutto Piton aveva ragione, anche se aveva sempre un modo rozzo di presentare le sue idee.

Con una mano si asciugò gli occhi umidi, prima di raddrizzarsi sulla sedia e guardare Draco, che nel frattempo si era girato a guardarla. I suoi occhi erano pieni di preoccupazione, ma lei gli regalò un sorriso rassicurante «Ha ragione. Dovresti farlo»

Draco la fissò a lungo. Scrutava minuziosamente ogni tratto del suo viso, in cerca del minimo segno di dubbio, ma lei si assicurò che non ci fosse nulla da notare. Dopo tutto era l'ultima volta che avrebbero dovuto farlo. Una volta finito poteva piangere tutte le lacrime che aveva, ma per il momento avrebbe aiutato Draco come meglio poteva.

Draco sospirò sconfitto, e mormorò un "Mi dispiace" in direzione di Hermione che annuì comprensiva. Poi alzò la bacchetta e pronunciò l'incantesimo.

Venne subito risucchiato nella mente della ragazza. Dopo tutto il tempo passato in quel posto, ormai si sentiva a suo agio circondato dai ricordi e dalle emozioni di lei. Era in grado ormai di muovercisi con relativa facilità. Quella sera però le sue emozioni era forti e conflittuali.

La più forte di tutte era un'angoscia straziante. Sapeva che Piton aveva riaperto una ferita molto dolorosa, e avrebbe potuto ucciderlo per quello.

Un po' nascosto c'era anche un sentimento d'attrazione, e per quanto Draco desiderasse saperne di più decise di non indagare, violando la sua privacy. Lei aveva ammesso di provare qualcosa per lui, non voleva insistere.

Avanzò ancora, sul cammino dei ricordi, sperando di trovare presto quello che cercava. Il dolore che la ragazza provava lo stava logorando.

Trovò infine quella parte della sua psiche dove stavano i ricordi dei suoi genitori, e non ne rimase deluso. Sembrava che tutti quanti fossero buoni ricordi.

Rivide Natali e compleanni, vacanze e molto altro. Non si fermò più di tanto sulle immagini, ma si concentrò sulle emozioni più di tutto.

Finalmente la sentì, pura felicità. Si fermò di colpo e si abbandono al ricordo.

Una Hermione in bikini stava sdraiata a bordo piscina, in quella che sembrava essere la sua casa babbana. Draco dovette trattenersi dal guardare il corpo quasi nudo della ragazza. Chi lo sapeva che dietro la divisa nascondeva un fisico così? Ma non era il momento per quello; doveva concentrarsi.

A Hermione si unirono ben presto i genitori, e Draco li vide prima che l'Hermione del passato lo facesse. Suo padre fece segno alla moglie di fare silenzio, e i due si scambiarono un ghigno, prima di sbucare dietro a Hermione, spaventandola e spingendola in piscina. Il suo orlo acuto venne attutito appena entrò sott'acqua.

Draco scoppio a ridere. Hermione uscì dall'acqua, con un giocoso sorriso sulle labbra. Doveva ammetterlo, era adorabile. In più i suoi genitori erano così alla mano. Perché lui non aveva mai avuto quel tipo di rapporto con i suoi? Forse valeva la pena rinunciare alla magia in cambio di genitori che potevano renderti così felice semplicemente giocando con te in piscina.

Hermione ben presto si vendicò, buttando entrambi i suoi genitori in piscina, e tutti e tre si cimentarono in una guerra di schizzi. Uscì dalla mente della Grifona, il suono cristallino delle sue risate per sempre inciso nella sua memoria.

«Trovato» disse lui, rivolgendosi a Piton. Stava mutamente implorando l'uomo di non farglielo dire ad alta voce.

«Non mi serve sapere cosa hai visto» rispose il professore «A questo punto mi fido della famigliarità che ha con la mente della Signorina Granger. Se dice che lo ha trovato, le credo. Abbiamo finito, potete andare» continuò sbrigativo.

I due ragazzi si guardarono stupiti prima di alzarsi e uscire dall'ufficio. Cosa diavolo aveva causato quel cambio di comportamento in Piton in nemmeno trenta minuti? Quella era stata la lezione più corta che avessero mai avuto.

«Decisamente strano» commentò Hermione.

«Già» disse semplicemente lui, costringendo le mani in tasca, così da non essere tentato a toccarla. Non sapeva come avrebbe fatto ad andare avanti in quel modo per i cinque mesi seguenti. La tensione tra di loro era insopportabile «Allora, cosa farai questa sera?» domandò impacciato.

«Passerò un po' di tempo con Harry» rispose, fermandosi a qualche passo dalle scale, che avrebbero separato i loro cammini.

«Senti...»

«Io...»

Iniziarono a parlare entrambi nello stesso instante.

«Prima tu» offrì Draco, impaziente di sentire cosa avesse da dire.

«Volevo solo dirti che mi dispiace di essere così incasinata» disse lei con un sospiro «E' solo che è stato un anno pazzo, e io... non so quello che provo, o perché lo provo. Per questo motivo, e per tutto il resto, penso che dovremmo mantenere le cose sul piano professionale» Prese un bel respiro e lo guardò «Ora, tu invece cosa stavi per dire?»

«In pratica tutto il contrario» ammise «Penso che proprio viste le circostanze, e tutto quello che è successo quest'anno dovremmo appoggiarci l'uno all'altra»

Hermione sospirò ancora «E se fosse tutto qui? E se fosse solo la disperazione ad avvicinarci?»

«Non lo sapremo mai se non rischiamo» disse Draco. Non aveva mai avuto un conversazione così sincera a proposito dei suoi sentimenti prima, ma sapeva che con lei non c'erano altre possibilità.

«E' solo che, non so se posso farlo» rispose lei, gli occhi brillanti dall'emozione.

Draco lo sapeva che anche lei lo voleva, ma che si stava trattenendo a causa dell'insicurezza, della paura e dell'orgoglio, ma non voleva insistere. Se mai avesse cambiato idea, doveva essere una sua decisione.

«Va bene» rispose lui, incapace di nascondere la delusione. Si girò per andarsene, ma lei lo ferrò, afferrandolo per un braccio.

«Potresti solo darmi un po' di tempo?» gli chiese, mordicchiandosi il labbro «Abbiamo così tanto da fare e pianificare. E i miei genitori sono appena... non ci sono più, e ho bisogno di tempo per guardare le cose con più prospettiva. Puoi aspettare?» Non sapeva perché lo stesse implorando, ma un parte di lei le diceva che se avesse lasciato che Draco uscisse dalla sua vita l'avrebbe rimpianto per sempre. Un altra parte di se però ancora non si capacitava del fatto che lui volesse davvero stare con lei.

E le la volesse solo perché erano legati da un segreto? Quando quel segreto non sarebbe più esistito, lui avrebbe ancora provato le stesse cose?

L'espressione di Draco si addolcì all'istante «Senti Hermione. Tu mi piaci, e questa cosa non cambierà. Posso aspettare che tu ti conceda di corrispondermi. Aspetterò» disse finalmente. Lei gli sorrise leggermente e annuì prima di girarsi e camminare verso la torre Grifondoro.

Una cosa era sicura. Draco le stava dicendo la verità sui suoi sentimenti, questo glielo doveva.

Magari Harry avrebbe potuto aiutarla a vederci più chiaro, ma non quella sera. Quella sera era tutta dedicata a lui.



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Capitolo 9
*** Minacce e Compromessi ***


Capitolo III
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Minacce e compromessi




«Devo assolutamente trovare un modo per liberarmi di lei» si lamentò per l'ennesima volta Ron, qualche giorno più tardi. Sin da quando era tornato dalle vacanze non aveva fatto altro. Ogni volta che vedeva Harry o Hermione borbottava qualcosa sul dover lasciare Lavanda.

«Credevo ti piacesse» rispose Harry con un sospiro. Prima delle Vacanze tutto quello di cui Ron parlava era Lavanda Brown, e di quanto sapesse baciare bene. Ora invece l'unico aggettivo con cui si riferiva alla ragazza era "pazza". Se solo Ron avesse dato ascolto alle voci che giravano sulla bionda Grifondoro tempo prima, tutto questo non sarebbe mai successo.

«E' terribile!» mormorò lui in risposta «Ho le labbra secche e screpolate per tutto quel baciare. Non mi ha lasciato solo per un momento alla Tana. Persino Ginny la odiava alla fine della prima settimana!» gridò.

Hermione faceva del suo meglio per nascondere il ghigno soddisfatto di fronte alle disavventure dell'amico. Ben gli stava. Era stato così determinato a "sperimentare" con le ragazze che si era buttato a capofitto sulla prima che aveva mostrato un pizzico di interesse nei suoi confronti. Il fatto che la ragazza in questione fosse una sciacquetta superficiale lo sapevano tutti, in realtà, perciò Ron non aveva scuse.

Se doveva essere onesta, quando Ron aveva cominciato a frequentare Lavanda, lei ci era rimasta davvero male. Nonostante non volesse ammetterlo a quei tempi aveva una cotta per lui, ma il rosso non aveva mostrato per lei nessun interesse. Ora che lo guardava lamentarsi e piangersi addosso come un bambino capriccioso non poteva fare a meno di chiedersi cosa avesse visto in lui.

«Ron, perché non le dici semplicemente che non vuoi stare più con lei?» domandò dopo un po' Hermione cominciando a perdere la pazienza. Aveva abbastanza cose per la testa senza doversi anche preoccupare della vita amorosa di Ronald Weasley. I suoi genitori erano morti da nemmeno due settimane, e lui si comportava come se non gli importasse. Certo, quando gli aveva dato la notizia era stato di grande supporto, ma neanche un giorno dopo era tornato a lamentarsi della sua relazione, come se i suoi stupidi problemi con Lavanda fossero la cosa più importante del momento.

«Tu non capisci Hermione» disse Ron «Non sei mai stata in una relazione seria. E' complicato» continuò, in tono accondiscendente. Harry era sul punto di scattare e urlargli contro, ma Hermione lo fermò con un gesto della mano

«No» disse lei, prendendo un respiro «Sto bene» mentì, alzandosi dal suo posto e lasciando la stanza senza dire un'altra parola a nessuno dei due.

«Quale diavolo è il suo problema?» chiese Ron.

«Ron, sei un coglione!» gridò finalmente Harry «I suoi genitori sono stati appena uccisi. Sta lavorando a una stressante missione per l'Ordine. E' la tua migliore amica, e tutto quello di cui tu riesci a parlare è la tua stupida relazione con Lavanda?!» sbottò.

«Ohi, cosa ti prende amico?» domandò Ron, il suo viso rosso dalla rabbia e dalla confusione.

«Solo...Cresci dannazione!» urlò in risposta Harry, prima di lasciare anche lui la Sala comune. Non sapeva dove stava andando, sapeva solo che doveva andarsene da lì.


...


Hermione corse nella sua stanza e si buttò direttamente sul letto dopo aver lasciato i ragazzi. Quanto imbecille poteva essere quel ragazzo? Come poteva essere così insensibile e ... e beota? Lo sapeva che aveva sempre vissuto sotto una cupola di vetro, con Molly che cercava sempre di proteggerlo dagli orrori del mondo, ma andiamo! Non c'erano scuse. Lui avrebbe dovuto essere suo amico.

Come poteva ferirla così? Come poteva essere così indifferente ai suoi sentimenti?

Grugnì dalla frustrazione e dalla disperazione, prima di andarsene. Doveva uscire da quella stanza. Il problema era dove andare. Escluso Harry c'era solo un'altra persona capace di farla sentire meglio, ma si chiedeva quanto saggio fosse contattare proprio lui.

Dopo la piccola conversazione nei corridoi dopo la lezione con Piton, Hermione e Draco non si erano più parlati. Hermione non sapeva esattamente che cosa c'era tra loro, ma sapeva che sentiva la sua mancanza. Per quanto strano sembrasse Draco le mancava davvero.

Dopo un altro minuto di indecisione prese la bacchetta e la puntò al Galeone che teneva al polso. Chiedere non le costava niente.


...


Non ci volle molto perché Draco si pentisse di aver mai desiderato che i suoi compagni Serpeverde tornassero dalle vacanze. Theo non aveva perso un minuto per assillarlo su quanto incredibile fosse stata la Vigilia. Ogni volta che lo incontrava l'unica cosa di cui il bruno riusciva a parlare erano i tremendi eventi di quella dannata serata. Draco doveva contenersi ogni volta, o altrimenti avrebbe rischiato di vomitargli addosso

I suoi ricordi bastavano e avanzavano, non aveva bisogno anche della sua malata visione dei fatti.

La parte peggiore era che non solo doveva mantenere la maschera, e fingere di essere eccitato per gli omicidi e le torture, ma doveva anche discuterne i dettagli con Theo.

«Sai, è stato fantastico veder morire i genitori di quella puttanella sanguesporco» ricordò quello, un ghigno malvagio stampato in faccia «Non mi dispiacerebbe finire il lavoro, se sai cosa intendo» sorrise.

Quello attirò l'attenzione di Draco.

«Cosa intendi?» domandò, tenendo il tono di voce disinteressato, nonostante il suo cuore fosse a mille.

«Non proprio ucciderla» rispose quello, contemplando l'ipotesi «Ma ha proprio un bel corpicino per una sanguesporco. La potrei avere come giocattolo. Mio padre mi ha detto che quando vinceremo la guerra, potremo scegliere quelle che vogliamo, e tenerle come ... schiave» Dai suoi occhi si poteva vedere che la sola idea gli dava un orgasmo di gioia. In quel momento Draco scoprì di avere molto più autocontrollo di quanto non credesse, perché non c'era altra risposta al perché non aveva cruciato quel bastardo fino alla morte.

Cercò di controllare la sua rabbia, ma più guardava i suoi occhi malati e più lo trovava difficile. Il solo pensiero di Theo che provava ad avvicinare Hermione lo mandava in bestia. I suoi pugni erano talmente stretti che le unghie cominciavano a lasciare tagli nel palmo della mano. Tuttavia si sforzò di parlare.

«Granger, sul serio? Potrei pensare a centinaia di sanguesporco più attraenti di lei» buttò lì, cercando di fargli cambiare idea.

Theo ridacchio «Bhe, almeno non mi dovrò preoccupare di dover competere con te allora»

Draco stava quasi per rispondere, quando sentì una sensazione di bruciore alla gamba. Il Galeone. Hermione. «Già» rispose, la sua attenzione altrove «Ora devo andare. Mio padre si aspetta che lo informi sui progressi. Non c'è mai riposo per noi malvagi» lo informò, ghignando.

«Oh, non sarò io a fermarti» lo liquidò Theo. Draco si diresse subito in camera sua per leggere in privato il messaggio.

Hai da fare?

Draco guardò perplesso le parole. Solitamente i suoi messaggi erano ordini, non domande.

No, è successo qualcosa?

Aspettò un po' e la sua risposta comparve sulla moneta.

No, volevo solo qualcuno con cui parlare, ma capisco se hai da fare.

Il cuore di Draco cominciò di nuovo a battere forte. Voleva parlare con qualcuno, e aveva scelto lui. Non Potter, non la Donnola. Non i fastidiosi Grifondoro che le stavano sempre intorno, ma lui. Lei voleva parlare con lui.

Non ho da fare. Ci vediamo alle 10? SdN?

Come prima, la risposta non tardò ad arrivare.

Grazie Draco.

Il ragazzo non riusciva a smettere di sorridere, mentre rimetteva la moneta al sicuro nella tasca dei pantaloni e usciva dalla sua camera. Non aveva nessuna idea di che cosa lei volesse parlargli, ma il solo fatto che si era rivolta a lui era un grosso passo avanti. Voleva che lei si aprisse con lui, che si sentisse a suo agio. E a quanto pareva il suo desiderio stava per realizzarsi.

Non gli ci volle molto per arrivare al settimo piano, visto che i corridoi erano praticamente vuoti. Nonostante ciò aveva fatto attenzione a non essere visto, ma anche se fosse successo sapeva che nessuno avrebbe parlato, e poi non era fuori dal personaggio che lui andasse nella Stanza delle Necessità. Tuttavia era meglio prevenire che curare, perciò Draco non abbassava mai la guardia.

Quando entrò trovò Hermione già lì, seduta sul "loro" divano. A vederla era decisamente sfinita, ma non sull'orlo di una crisi, il che era un bene.

«Grazie di essere venuto» gli disse, timidamente «Mi sento un po' stupida per averti fatto venire fino a qui»

«Non esserlo» la fermò lui, sedendosi accanto a lei sul divano, appoggiandosi comodamente ai morbidi cuscini. La tensione alla schiena e alle spalle sembrava scomparsa grazie alla sua sola vicinanza «Tu mi hai aiutato un'infinità di volte. Perciò dimmi, qual'è il problema?»

«Awwh! E' una cosa davvero stupida. Con tutto quello che sta succedendo, non dovrei davvero soffermarmi su una cosa tanto insignificante» prese tempo lei, giocherellando con il bordo della maglia.

«Bhe forse hai solo bisogno di parlarne, toglierti il peso» suggerì Draco. Hermione era incredibilmente grata che lui non stesse approfittando della situazione per forzare la loro già precaria relazione. Si stava comportando da vero amico, e quello era tutto ciò di cui aveva bisogno al momento.

«Mhh... Immagino che sto cominciando a vedere le cose in maniera diversa» iniziò lei.

«Ti va di elaborare?» sorrise Draco, poggiando il braccio sulla spalliera del divano, tecnicamente intorno a lei, anche se i loro corpi non si toccavano. Vedendo che lei non si ritrasse, lo lasciò lì.

Hermione gli sorrise di rimando. In qualche modo si sentiva già meno frustrata dal comportamento immaturo di Ron. «Ogni cosa è differente. Sono sempre stata più seria e matura dei miei amici, anche se penso che tu lo sappia già»

«No, davvero?» chiese lui sarcasticamente, ed Hermione gli diede un colpetto sul braccio, ridendo prima di continuare.

«Con tutto quello che è successo negli ultimi tempi, ho visto quanto seria sia questa guerra. Anche Harry l'ha visto. E' stato scaraventato nel mondo degli adulti a un età così giovane, e capisce più di tutti noi la severità della situazione in cui ci troviamo» Draco annuì, ed Hermione prese un bel respiro « Ma nessun altro sta crescendo....» affermò, decisa.

«Okay...» rispose lui, un po' confuso.

«E' ovvio, tu l'hai fatto» chiarì subito lei «Tu sei cresciuto più di tutti» gli assicurò, sorridendogli. Lui distolse lo sguardo, arrossendo «Quello che intendevo è che... Ron non è cresciuto»

«Ah» disse lui. Già da tempo si chiedeva quando Hermione avrebbe cominciato a vedere Ron per quello che era: un egocentrica e immatura massa di capelli color carota.

«Quando è rientrato, gli ho detto dei miei...» Hermione scosse la testa, forzando le parola fuori dalla sua bocca «Genitori» Notò subito Draco irrigidirsi accanto a lei e posò una mano sulla sua gamba in segno di conforto «All'inizio è stato un angelo. Mi ha confortata e non ha fatto molte domande»

Draco annuì aspettando che andasse avanti.

«Ma il giorno dopo era tutto come prima. Tu mi conosci» affermò lei, e Draco era fiero di poter dire che si, a questo punto lui la conosceva davvero «e sai che non voglio che le persone si preoccupino per me. Non voglio sguazzare nell'autocommiserazione. Ma non avrei mai pensato che uno dei miei migliori amici si sarebbe dimenticato della morte dei miei genitori nel giro di 24 ore»

«Che imbecille» borbottò arrabbiato Draco. Hermione sorrise. Draco e Harry erano così simili, anche se non l'avrebbero mai ammesso.

«Non è solo quello» sospirò lei. Ora che aveva iniziato a parlare, non voleva fermarsi, non finché non si sarebbe liberata di tutte quelle cose che le appesantivano l'anima. Voleva sentirsi leggera «Oggi si lamentava di Lavanda, per la millesima volta» disse lei.

«Brown?» domandò Draco.

«Si» annuì lei, lasciandosi cadere sullo schienale del divano. Il braccio di Draco ora era intrappolato tra il divano e il collo di Hermione, ma a nessuno dei due sembrava dar fastidio «Ci è uscito soltanto perché voleva fare sesso» chiarì lei.

Draco quasi soffocò dallo shock quando lei parlò. Non aveva mai, mai sentito Hermione dire qualcosa anche solo lontanamente sessuale.

«Cosa?» domandò la ragazza, allontanandosi da lui «Pensi che io sia una qualche zitella illibata? Pensi che spenda le mie notti a stringere le viti della mia cintura di castità?» gli chiese, lo sguardo sfolgorante «Proprio come tutti gli altri...» mormorò tra se e se.

Draco realizzò subito di aver fatto uno sbaglio, e la avvicinò di nuovo a lui «No» le disse «Non è quello che intendevo. Ero solo sorpreso che tu fossi stata così tagliente. Di solito, quando si parla dei tuoi amici, sei sempre uno ....zuccherino» spiegò.

Hermione parve abbastanza soddisfatta dalla risposta, perché si sistemò di nuovo accanto a lui, la testa appoggiata sul suo braccio, proprio come prima.

«Scusa» disse piano «E' solo che è una ferita aperta. Ero stufa di sentire Ron lamentarsi di Lavanda, così gli detto di lasciarla e di farla finita. Così lui ha sentito il bisogno di informarmi che siccome non ho nessuna esperienza nel campo delle relazioni, la mia opinione non era richiesta o desiderata» confessò lei.

Draco sospirò. Che gran coglione. Aveva saputo, come sapeva anche il resto della scuola, che Ron era stato innamorato di Hermione. Era una delle battute più gettonate tra le Serpi. La donnola e la Mezzosangue. Tuttavia Weasley si era dimostrato essere un'idiota per quando riguardava il conquistare la ragazza. Bhe, da come la vedeva Draco, era molto meglio così. Hermione meritava molto meglio.

«Hermione, io non so niente delle tue relazioni passate, ma quello che ha detto lui era completamente fuori luogo» assicurò lui «Anzi, se lui è stato così insensibile da buttarti addosso parole senza senso, nonostante quello che stai passando, bhe, allora non si merita nemmeno la tua rabbia»

Hermione lo sapeva che aveva ragione. Era la cosa più razionale, più logica, ed aveva senso. Tuttavia il suo cuore non le permetteva di abbandonare un'amicizia così importante «Lo so» rispose lei con un sospiro «E' solo che... fa davvero male». Non riusciva a credere di essere riuscita a essere così onesta e aperta con Draco, ma ciò non voleva dire che l'idea non le piacesse. Non si era sentita strana o sotto pressione, anzi lui era un persona con cui era davvero facile e piacevole parlare. Chi l'avrebbe mai detto?

«Hermione, lui è un'egoista insensibile. Puoi accettarlo così com'è, o puoi andare avanti con la tua vita» le rispose lui, sorridendo.

«Già... dillo al mio cuore» disse lei.

Draco si irrigidì per un'istante, ma riuscì presto a recuperare la lucidità di pensiero. Si domandava se Hermione ricambiasse i sentimenti della Donnola... ma non poteva essere, vero? Il solo pensiero lo disturbava e disgustava troppo, ma doveva sapere «Tu...tu provi qualcosa per lui?» chiese, talmente piano che inizialmente pensò che lei non lo avesse sentito.

«No» chiarì subito lei. Alzò gli occhi per incontrare quelli di Draco, e trovarli pieni di sollievo. Non sapeva perché, ma vedere quella reazione in lui le faceva provare un forte emozione. Forse il fatto che lui tenesse a lei non era così negativo. Forse i sentimenti che lei provava per lui erano più forti di quanto lei non volesse ammettere «Voglio dire, a un certo punto, quando ero più giovane, consideravo Ron quel ragazzo speciale » ammise, arrossendo furiosamente «ma non mi sento più così da molto tempo».

«Bene» disse Draco, mostrando un ampia sorriso. Ora si sentiva più rilassato «perché tu sei decisamente troppo sveglia per frequentare un babbeo come lui» continuò, ed Hermione ridacchiò a quelle parole.

«Grazie per avermi ascoltata, Draco» sussurrò dopo un po' Hermione, ruotando la testa per guardarlo. Il suo capo era ormai quasi poggiato sul petto del ragazzo, e il braccio di lui lentamente era sceso a circondarla in un leggero abbraccio.

«Non è un problema» assicurò lui « Anzi, mi hai salvato da una disturbante conversazione con Nott» le rivelò, rabbuiandosi un po' ripensando alle parole di quell'idiota «A proposito di questo...» iniziò

«C'è qualcosa che dobbiamo rivelare a Silente? Stanno pianificando qualcosa?» domandò subito lei, diventando ad un tratto seria.

«No, niente del genere» disse lui «Solo... stai attenta» le consigliò.

«Cosa vuoi dire?» chiese lei, alzandosi a sedere, per poterlo guardare meglio. Draco sentì subito la mancanza del suo calore.

«Voglio dire che devi essere sempre attenta e vigile» ripeté, guardandola con aria seria «Porta Potter con tè ogni volta che lasci la torre Grifondoro, e non stare in biblioteca fino a tardi. E cerca di usare sempre il mantello dell'invisibilità ogni volta che vieni ai nostri incontri di notte» la mise in guardia Draco.

«Perché? Cosa sta succedendo?» insistette lei.

«Nott vuole... Nott mi ha detto che ti vuole» ammise il biondo, cercando di evitare il suo sguardo.

«Ma... ma io sono una mezzosangue» disse Hermione «Non ha alcun senso» gli fece notare, cercando in tutti i modi di non pensare a Theodore Nott che le faceva la corte: non voleva vomitare.

Draco rise senza gusto, attirandola istintivamente a lui «Non capisci proprio come funziona questo fanatismo Purosangue» le disse, avendo trovato il coraggio di guardarla di nuovo negli occhi «Lui vuole possederti. E' un gioco per lui. Anche mio padre la pensa allo stesso modo, e così pure il padre di Nott. Lui non vole che tu sia la sua ragazza, Granger» le spiegò.

Hermione si sentì disturbata dal fatto che Draco l'avesse chiamata Granger, ma cercò di focalizzare la sua attenzione su quello che il ragazzo stava cercando di dirle. La sola idea le dava il ribrezzo «Ma lui non tenterebbe nulla qui, sotto lo sguardo di Silente» cercò di convincersi.

«Tu sopravvaluti l'intelligenza di Nott» la riportò tristemente alla realtà Draco.

«Ma deve esserci qualche...» iniziò a controbattere lei.

«Si c'è. Tu starai lontana da lui. Punto» le intimò, girandosi verso di lei e poggiandole le mani sulle spalle, per darle un po' di conforto. Incatenò il suo sguardo a quello di Hermione, cercando di farle capire quanto seria la situazione fosse.

«Ma tu non sei superiore a Nott?» domandò lei debolmente, sapendo già la riposta

«Si, ma cosa posso fare?» chiese lui frustrato. Lui era superiore a Nott nei ranghi delle Serpi e in quelli dei Mangiamorte, ma se voleva mantenere la sua copertura era impossibile difendere Hermione, non apertamente almeno.

La ragazza però non voleva abbattersi. Si sforzò a pensare a una soluzione. Il problema Nott era serio, altrimenti Draco non l'avrebbe menzionato, facendola preoccupare per niente. Un'idea per risolvere quel casino ce l'aveva, ma non sapeva se valeva la pena dirla a lui. Certo ormai erano amici, e lui aveva ammesso di tenere a lei, ma chissà se il suo bisogno di proteggerla era tale da spingerlo a mettere in pericolo la sua reputazione per salvarla da quel pervertito di Nott.

«Hermione, riesco a vedere le rotelle girare nella tua testa» disse lui «Dai, spara»

«Bhe, ho appena avuto un'idea» iniziò lei, mordicchiandosi il labbro come usava fare quando era nervosa «Tu sei un suo superiore, giusto?» Draco annuì «Allora, cosa succederebbe se tu mi... rivendicassi?» propose, guardandolo negli occhi. Le ci era voluta tutta la sua volontà per buttar fuori le parole senza che la vergogna le facesse distogliere lo sguardo.

L'idea era venuta anche a Draco, ma non aveva osato proporla perché non voleva far sentire Hermione come un oggetto. Non l'avrebbe mai fatto senza il suo consenso. Quando Nott aveva esposto le sue intenzioni riguardo alla Grifondoro, il suo primo istinto era sto quello quello di dire "Lascia perdere, lei è mia", ma la verità era che Hermione non era sua, e forse non lo sarebbe mai stata.

«Ti rendi conto che affinché questo sia credibile dovrei cambiare completamente il mio comportamento verso di te di fronte agli altri" domandò Draco, guardandola intensamente.

«Si, fino a li c'ero arrivata» scherzò lei «ma capisco se tu non vuoi rischiare. Sarebbe un rischio personale immenso, e in condizioni normali non ti chiederei un simile favore. Sono solo... spaventata» ammise, abbassando la testa.

Draco però le sollevò gentilmente il mento, e la costrinse a guardarlo «Fai bene a essere spaventata» disse lui «Nott è serio, ma se posso fare qualcosa, qualsiasi cosa, per tenerlo lontano da te, lo farò. Voglio solo che tu sappia che qualunque cosa io ti dica o faccia fuori da questa stanza, fa parte del mio ruolo» spiegò lui, cercando di farle capire i suoi veri sentimenti.

«Bhe, Malfoy, in caso tu te ne sia dimenticato io sono il tuo braccio destro in questa missione» ghignò divertita «Sono un'esperta nell'arte del mentire»

Draco sorrise di rimando «Ok, Ok, vedi solo di spiegare tutto a Potter, così almeno non tenterà di uccidermi»

«Affare fatto» assicurò Hermione.

«Comunque, evita comunque di trovarti in situazioni in cui puoi essere vulnerabile» si fece promettere il biondo.

«Sissignore» accettò lei, toccata dalla sua continua preoccupazione. I due condivisero un sorriso, prima di accoccolarsi nuovamente sul divano.

«Grazie» gli disse lei dopo un po'.

«Davvero, non c'è problema» rispose Draco «E poi sono sicuro che avrai molte possibilità di salvarmi la vita in futuro, così magari ti sentirai meno in colpa» finì ridendo.

«Vero» ridacchiò lei, poi dopo un attimo di riflessione continuò «Posso farti una domanda?»

«Certo» rispose lui.

«Sei davvero sicuro che ti piaccio?» domandò, ma se ne pentì subito dopo. Sembrava come una di quelle stupide ragazzine che avevano sempre bisogno di conferme. E poi, cosa le prendeva a introdurre un argomento del quale non era nemmeno sicura di volere o poter parlare?

Draco la guardò confuso «Si, sono abbastanza sicuro» rispose con un'espressione perplessa.

«Perché» domandò ancora lei. Si era già scavata la fossa, tanto valeva sprofondarci dentro.

«Cosa vuoi dire perché?» chiese Draco «Mi piaci per molte ragioni» rispose elusivo. Non gli andava di lasciarsi andare a dichiarazioni poetiche quando lei non aveva ancora nemmeno ammesso di provare qualcosa per lui. Certo, la ragazza gli piaceva, forse se ne stava addirittura innamorando, ma gli restava ancora un po' di orgoglio.

«Non avrei dovuto chiedere» si scusò Hermione, scuotendo la testa, e cercando di allontanarsi da lui «Mi dispiace»

«Aspetta Hermione» la fermò lui «Io perché ti piaccio?»

La ragazza si mordicchiò le labbra, e inchiodò lo sguardo al pavimento per un tempo che a Draco sembrò infinito, poi lo guardò «Perché sei diverso da chiunque altro. Perché mi fai sentire normale e perché mi piace passare il tempo con te» ammise, anche se in realtà quella non era nemmeno la punta dell'iceberg per quanto riguardava i suoi sentimenti per Draco.

«Bhe, tutto quello vale anche per me» disse lui, alzandosi un poco per potersi avvicinare di più alla ragazza «Senti, Hermione...abbiamo già tante cose di cui preoccuparci. Perché aggiungere anche questo alla lista? Smetti di combatterlo» le chiese, avvicinandosi ancora di più. Lei restò immobile. Allora lui si avvicinò ancora e ancora, centimetro dopo centimetro, fino a che non sentì il suo fiato faldo solleticargli il volto, e allora Hermione raccolse tutto il suo coraggio e la forza che aveva e annullò lo spazio che ancora li separava. La venne investita da onde di energia allo stato puro non appena le loro labbra si toccarono e lui gemette di piacere quando lei aprì la bocca e lasciò che la sua lingua lo assaggiasse.

La giovane Grifona non aveva mai provato nulla di simile. Il modo erotico in cui la lingua di lui si muoveva contro la sua era del tutto nuovo. Si sentì mancare il fiato quanto le sue mani le circondarono la vita, per attirarla ancora di più a lui. Timidamente spostò le sue mani intorno al collo di Draco e fece lo stesso, approfondendo il bacio. Tutto quello a cui riusciva a pensare era quanto naturale e giusto le sembrasse quel momento e quanto a casa si sentisse tra le sue forti braccia.

Era incredibile, e lo sapeva anche lei. Bastava solo spegnere per un attimo il cervello, e lasciare il comando al cuore per capire quanto lo volesse.

Si separarono a malavoglia bisognosi d'aria ed Hermione guardò Draco, le sue labbra arrossate e il fiato corto e gli sorrise «Wow...» mormorò.

«Visto? Non è stato così terribile, e? Domandò lui, sorridente. Vederla lì, arrossata, le labbra carnose ancora umide di lui e il respiro affannato non faceva altro che aumentare il suo desiderio di lei. Era così bella e non riusciva a smettere di immaginarla sotto di lui, imperlata di sudore, a gemere di piacere e gridare il suo nome.

«No» ammise lei, ancora stretta tra le sue braccia «Immagino che non lo è stato, ma...»

Non ebbe il tempo di finire perché Draco la interruppe con un breve bacio sulle labbra «Non analizzare sempre tutto»

«Ma...» cominciò di nuovo lei.

«Hermione, non ho intenzione di farti del male» le disse, guardandola intensamente «Tu mi piaci. Non ti ferirei mai di proposito. Potresti fare per una volta qualcosa per te? So che lo vuoi quanto me, perciò rilassati» la pregò.

Hermione considerò le sue parole. Era vero che non faceva mai niente per se stessa, ma era anche vero che se qualcosa tra di loro andava storto, la missione poteva essere seriamente compromessa. Lei era ancora distrutta per la morte dei suoi genitori e poi non avrebbe potuto dire a nessuno di lei e Draco, forse solo a Harry, e la lista dei contro non finiva lì.

Tuttavia... per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva bene, si sentiva a casa e non si sarebbe negata la possibilità di essere felice, non più. Avrebbe fatto ciò che sentiva che era giusto per lei.

Gli sorrise caldamente, sicura della sua decisione, e si protese verso di lui, posando un casto bacio sulle sue labbra «Va bene, ma se andiamo avanti con questa storia ho delle regole» gli disse.

«Non saresti Hermione Granger altrimenti» scherzò lui.

La ragazza rise, mettendosi più comoda tra le sue braccia «Primo, la nostra storia non dovrà interferire con la missione e con il tuo lavoro di spia. Secondo, io voglio dirlo a Harry, e forse tu dovresti dirlo a Piton, così che ti possa aiutare a nasconderlo meglio al Signore Oscuro. E terzo, voglio prendere le cose con calma» enumerò, aiutandosi con le dita per puntualizzare meglio.

«Capisco, Hermione, e sono perfettamente d'accordo» disse lui, annuendo, e abbracciandola forte «Non voglio che tu ti senta costretta a fare o dire niente che non ti va»

«Ah certo, lo dici ora, dopo che mi hai costretta ad ammettere i miei sentimenti» gli fece notare lei, sorridendo.

Draco ghignò «Si, ma quello era per il tuo bene»

«Ahahah, certo Malfoy, come vuoi» scherzò lei, dandogli un leggero bacio sulla guancia «Ora però devo andare. Harry si starà chiedendo dove sono andata a finire»

«Va bene, ma ti avverto, ti seguirò come un'ombra fino a che non sarai al sicuro nella tua torre dorata» l'avvertì.

Hermione sorrise, ma annuì. Era davvero dolce da parte sua guardarle le spalle. Oh Merlino, non riusciva a credere di aver appena usato l'aggettivo "dolce" per definire Malfoy.

Le cose stavano proprio cambiando.


...


Hermione era finalmente riuscita a rimanere sola con Harry, dopo che il resto dei Grifoni erano andati nei loro dormitori per la notte. Aveva continuato a ignorare Ron per tutta la sera. Lui dopo un po' aveva smesso di provare a parlarle ed era andato arrabbiato nella sua camera, borbottando qualcosa di poco carino sulle donne.

«Harry, ti devo parlare» disse lei.

«Avevo capito che stavi andando da Malfoy quando sei uscita. E' successo qualcosa con Voldemort?» domandò lui preoccupato.

«No, Voldemort non c'entra, ma quello che ti devo dire è comunque importante, e devi promettermi assoluto silenzio. Lo dirò presto anche a Silente, ma a modo mio» rispose lei, e quando Harry annuì continuò «Theodore Nott, come tu già sai, è un Mangiamorte» Harry annuì ancora «E oggi ha informato Draco di avere dei piani per me»

«Che tipo di piani?» chiese subito Harry, la sua voce pericolosamente bassa.

«Dei piani per... avermi... credo» confessò lei in modo impacciato. Era strano avere qual tipo di conversazione con un ragazzo che era come un fratello per lei.

«Io lo uccido!» urlò Harry, saltando in piedi, accecato dall'ira. Hermione lo tirò per un braccio, intimandogli di sedersi e fare silenzio.

«Harry calmati. Draco ed io abbiamo già un piano. Prima di tutto Draco vuole che tu mi accompagni a lezione e ai pasti e biblioteca e cose del genere. Io non credo che sia così essenziale, visto che Nott non tenterà mai niente in un corridoio pieno di gente, ma lui non vuole rischiare» spiegò lei.

«Consideralo fatto» disse Harry «Ma non credo che basterà a fermarlo. Cos'altro dobbiamo fare?»

«Bhe, Draco è un suo superiore e insieme abbiamo deciso che lui mi rivendicherà come sua "proprietà", così Nott ci penserà due volte prima di fare qualcosa che potrebbe portargli contro Il principe delle serpi» rispose Hermione. La mentalità purosangue, secondo cui le donne erano semplici oggetti, la disgustava sempre di più, e dalla faccia di Harry, anche lui aveva simili pensieri «E poi Draco ha anche l'appoggio di Voldemort, che di sicuro ufficializzerà il suo reclamo sulla mia persona»

«Questa intera faccenda è da pazzi!» borbottò Harry, passandosi un mano tra i capelli, in un vano tentativo di recuperare la calma «Che poi, che genere di verme bastardo e malato vorrebbe mai prendere una donna con la forza?»

«Non lo so Harry» rispose lei piano «Ma il punto è che, affinché tutto questo teatrino sia credibile, Draco dovrà comportarsi in un certo modo con me, di fronte agli altri studenti. Ciò vuol dire che tu potrai incazzarti, ma non fino al punto di ucciderlo» gli disse «E' per la mia sicurezza»

«Come fai a sapere che non è tutto un suo schema, Hermione?» domandò Harry, guardandola serio «E se Malfoy non ti avesse detto la verità? Lo so che tu ti fidi di lui, e che in parte si merita la tua fiducia, ma... non voglio che tu rimanga ferita»

«C'è anche qualcos'altro che ti devo dire» confermò lei, prendendo un bel respiro. A questo punto non aveva senso nasconderlo «Volevo parlartene già da un po', ma non ho mai trovato il momento giusto. Io e Draco...» iniziò, ma Harry la interruppe.

«Provate qualcosa l'uno per l'altro, vero?» domandò stancamente, anche se sapeva già la risposta.

Hermione rimase a bocca aperta e lo guardò scioccata «Come facevi a saperlo?»

«La notte della vigilia, quando lui ci ha chiamati, era tutto abbastanza ovvio» ammise Harry «Sapevo che c'era qualcosa tra di voi e poi il modo in cui ti guardava... Non c'era dubbio che la vostra relazione andava oltre il semplice lavorare insieme» spiegò.

«Li ho combattuti per un po', i miei sentimenti per lui, ma ora non riesco più a fare finta di niente. Sarei una stupida se fingessi che non esistono. Stava cominciando a compromettere il nostro lavoro» cercò di spiegare, di trovare scuse lei.

«Capisco, Hermione, e non ti sto giudicando. Voglio solo che tu mi prometta che farai attenzione» disse lui, abbracciandola.

«Prometto» rispose lei, appoggiando la testa sulla sua spalla.

«E non ti preoccupare troppo di Nott. Se anche solo prova ad avvicinarsi a te, lo userò per esercitare il mio Avada Kedabra» l'assicurò lui, ed i due scoppiarono a ridere.


...


«Nott, dobbiamo parlare» disse Draco con tono serio, quella stessa notte, nella sala comune delle Serpi.

«Certo» rispose il bruno pigramente, alzandosi dal divano e seguendo Draco fino a un dormitorio vuoto.

«Ho pensato molto alle tue idee a proposito della Granger» iniziò Draco, giocherellando con la bacchetta tra le mani. Aveva da tempo notato che il gesto rendeva molto nervosi quelli intorno a lui, e Nott non faceva eccezione.

«E?» lo spronò il ragazzo.

«E penso che tu abbia ragione» proseguì Draco «L'avevo proprio giudicata male. Sarebbe un'ottima addizione alla scorta di schiavi dei Malfoy, quando il Signore Oscuro vincerà la guerra. Per non contare il fatto che dopo tutti gli anni passati a demolirla mentalmente, ho il pieno diritto di demolirla anche fisicamente» espose lui, sforzandosi a buttar fuori le parole, per quanto disgustose potessero essere.

«Di che cosa stai parlando?» sbottò Nott.

«Ti sto dicendo che ho deciso che sarò IO a occuparmi della piccola sanguesporco» spiegò Draco, lasciando che un ghigno malvagio si dipingesse sul suo viso.

«Ma io l'ho scelta per primo!» gridò Nott.

«E io me ne sbatto, visto che la precedenza è mia» disse calmo il biondo, guardando il suo compagno di casa dall'alto verso il basso «E se dovrò informerò anche il Signore Oscuro della mia decisione, giusto per essere sicuro che non tenterai di prendere ciò che è mio» lo ammonì lui. Non voleva davvero immischiare il Signore Oscuro in quella faccenda, ma se costretto dai fatti, non avrebbe esitato. Aveva già mandato una rivoltante lettera a suo padre in cui parlava delle sue "intenzioni" per la Granger, ed era certo che suo padre aveva già condiviso la bella notizia con quella Regale Testa di Serpente.

«Bene» sputò Nott, gli occhi pieni di rabbia, prima di girarsi e uscire dalla stanza, con passi pesanti e agitati.

Draco non pensò nemmeno per un secondo che i suoi problemi con Nott sarebbero finiti lì, ma sapeva che il ragazzo aveva preso le sue minacce molto seriamente, e quello era già un inizio.

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Capitolo 10
*** Conversazioni ***


Capitolo III
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Conversazioni




Harry aveva voluto assumersi l'onere di spiegare a Ron l'intera faccenda di Nott, compreso il piano di protezione ideato da Draco ed Hermione. Aveva immaginato quale poteva essere la reazione del rosso ed era proprio per quello che aveva offerto la sua assistenza.

Ovviamente non gli aveva detto proprio tutta la verità, sarebbe stato da stupidi, dato il caratteraccio dell'amico, ma le cose essenziali doveva saperle.

Come previsto Ron non aveva preso bene le nuove notizie, ma aveva comunque accettato d aiutare, forse perché stanco di essere sul libro nero di Hermione. Aveva solo grugnito e borbottato qualcosa su quanto fosse disgustoso Nott e su come "il furetto" ne approfittasse.

Era una cosa buona che Harry avesse informato Ron anche dell'imminente cambio d'atteggiamento di Malfoy verso Hermione, perché il giorno dopo non erano nemmeno arrivati al tavolo Grifondoro per la colazione, che se lo erano ritrovato davanti, munito di ghigno raccapricciante stampato in faccia.

«Cosa vuoi, furetto?» scattò subito Harry. Non era così difficile restare nel personaggio quando Malfoy recitava la sua parte così bene.

«Niente che ti riguardi, Potter» rispose Draco, sputando con disgusto il suo nome. Ignorò tutti gli altri grifoni e concentrò tutta la sua attenzione su Hermione, che fino a quel momento era stata zitta, lo sguardo fissato su un punto in lontananza.

«Granger...» richiamò la sua attenzione Draco, con tono più basso del solito.

«Cosa vuoi, Malfoy?» sbottò lei, guardandolo fisso negli occhi, e proprio quegli occhi le diedero la conferma che stava solo recitando, quando il resto del suo atteggiamento diceva tutt'altro.

«Mhh... stiamo molto bene oggi, vedo...» la complimentò lui, con una smorfia malvagia a deformare il suo altrimenti perfetto viso.

Hermione si irrigidì alle sue parole mentre Ron scoppiò «Lasciala stare, Malfoy!» gli intimò, stringendo forte i pugni per controllare la rabbia. Poteva essere solo una recita ma, ma lo sguardo che Malfoy aveva rivolto a Hermione gli aveva fatto vedere rosso.

«Non ti scaldare, Donnola» rise senza gusto Draco, incominciando già ad allontanarsi da loro, ma a metà strada si girò di nuovo verso il gruppo «Chi lo dice che le sanguesporco sono inutili?» commentò, languido.

Harry e Ron a quello scattarono, ma Hermione li fermò prima che l'attaccassero «Smettetela» ordinò loro «Non ne vale la pena» continuò, abbastanza forte, in modo che tutti sentissero. Draco si era assicurato che il suo commento venisse sentito da tutti i Grifoni, e lei aveva voluto fare lo stesso. Diede un ultimo sguardo a Malfoy prima di andare a sedersi, solo per vederlo impegnato in una discussione con Pansy, che gli stava urlando contro.

...


Gli ci era voluta tutta la forza che aveva per procedere con il suo piano e reclamare pubblicamente Hermione. L'unica casata di cui doveva preoccuparsi era quella dei Serpeverde, visto che gli altri studenti non avrebbero mai pensato ad assalire al ragazza. Tuttavia affinché il suo teatrino risultasse credibile, tutta la scuola doveva sapere che lui aveva qualche malato interesse per la Grifona.

Arrivò al tavolo delle serpi per trovare Nott con il viso rosso e imbronciato, i pungi stretti appoggiati sul tavolo, e se ne compiacque. Gli stava bene. In tutta la sua vita, anche quando era ancora un bastardo viziato stupido e irresponsabile non aveva mai capito come uomini come suo padre e il padre di Nott potessero trarre piacere dal violentare una donna. Se lei non provava piacere, qual'era il punto?

Tutto il suo buon umore nel vedere Nott così incazzato sparì in fretta però quando Pansy si sedette accanto a lui, sospirando «Che diavolo era quella scenata, Draco?» domandò, gli occhi brillanti di rabbia.

«Non so a cosa tu ti riferisca Pansy» strascicò lui.

«Oh, ma davvero? Ci hai appena provato con quella sporca mezzosangue!» urlò Pansy, abbastanza forte che tutti le Serpi al loro tavolo sentissero.

«E il tuo problema è...?» replicò lui «E' un gioco Pansy. Lei non vale nulla, ma starebbe bene legata al mio letto» disse, e cenni d'approvazione si levarono tutto intorno a lui, facendolo incazzare ancora di più, ma cercò di frenarsi.

«Visto cosa intendo, Pansy? Lei è sexy. Potrà non valere un cazzo, e non essere nemmeno all'altezza di pulirmi le scarpe con la lingua... ma ho altri piani per quella sua lingua, se capisci cosa intendo...» le disse, alzando le sopracciglia in modo suggestivo. In quel momento si stava odiando per aver parlato così di Hermione, ma era necessario. Era per la sua sicurezza, e andava fatto.

«Ma avevi detto che non avevi tempo per una relazione quest'anno» gli ricordò Pansy, piagnucolando, citando la scusa che Draco aveva usato con lei qualche mese prima. A quel tempo era vero, ma a quanto pareva, per la ragazza giusta il tempo riusciva a trovarlo eccome.

«E infatti non ce l'ho» spiegò il biondo «Me la voglio scopare, Pansy, mica sposare» continuò, guardandola come se fosse matta.

Pansy sbuffò frustrata e Draco sapeva che era gelosa perciò ne approfittò «Senti Pansy. Sai come funziona. Questo fa parte del mio compito di Malfoy» sapeva che lei avrebbe letto fra le righe. Era suo compito come Mangiamorte, ma visto che non poteva parlarne apertamente, dovette usare le parole con attenzione.

«Bene» borbottò lei «Scopati quella sanguesporco capelluta. Non me ne frega un cazzo» sbottò, prima di alzarsi e uscire dalla Sala Comune.

«E per quanto riguarda voi» disse Draco, spostando la sua attenzione sui maschi del tavolo «La Granger è mia. Qualunque cosa stiate pensando di fare, ricordate che l'ho reclamata» Non si dilungò in spiegazioni, visto che la maggior parte di loro proveniva da una lunga discendenza di purosangue, e sapevano esattamente cosa intendeva. I Malfoy erano una delle più antiche e potenti famiglie in circolazione. Se Draco Malfoy diceva che una cosa era sua, era sua, e non c'erano prendere alla leggera le conseguenze di un'eventuale insubordinazione.


...


«Presumo che tu abbia qualcosa da dirmi» disse Piton, da dietro la sua cattedra, quella sera. Draco non aveva più disturbato Hermione tutto il giorno, e ora era finalmente arrivata l'ora delle lezioni di Occlumanzia.

«Di cosa stai parlando?» domandò Draco, realmente confuso.

«Come direttore della casa dei Serpeverde so tutto quello che succede lì sotto» rispose Piton «E ho sentito delle notizie molto disturbanti»

«Oh» sospirò sollevato Draco. Era preoccupato che fosse qualcosa di molto più importante, come problemi con la sua copertura «Posso spiegare»

«Per il tuo bene, lo spero proprio. La signorina Granger può essere fastidiosa, ma è una donna, e deve essere trattata con rispetto» lo ammonì il professore.

«Non potrei essere più d'accordo» annuì subito Draco «Il problema è che Theo Nott ha minacciato di farle del male; vuole... lo sa...» cercò di spiegare.

«Sono consapevole del tipo di pericolo in cui Nott vorrebbe mettere la Signorina Granger» lo interruppe Piton, «Capisco. Così tu hai deciso di usare la tua posizione di superiorità per, mettiamola così, proteggerla» disse, alzando una mano per fermarlo dal parlare.

«Si Signore» rispose Draco, sollevato che Piton avesse capito»

«E presumo che tu mi voglia rendere partecipe di un'altra notizia sulla natura della sua relazione con la Signorina Granger» continuò Severus.

«Come diavolo facevi a saperlo?» chiese Draco, perplesso.

Piton ghignò leggermente «Scoprirai che dopo vent'anni a leggere le persone, non sono molte le cose che mi sfuggono» gli fece notare lui.

«Bhe, immagino che questa è solo un'altra cosa che devo imparare a nascondere al Signore Oscuro» disse il biondo con un sospiro stanco.

«Stai andando discretamente bene» commentò il professore «ma devo chiedertelo: Sei sicuro di voler procedere con questa cosa?»

«Cosa intendi?» domandò Draco.

«Voglio dire che tu ed Hermione siete già in grande pericolo. Quel pericolo crescerà ancora se aggiungete intenzioni romantiche alla miscela. Vale la pena rischiarlo?»

Draco cominciava ad arrabbiarsi. Non erano affari di Piton quello che sceglieva di fare nella sua vita personale. Cosa, doveva dimenticarsi dei suoi sentimenti colo perché rendeva le cose un po' più difficili? Lo aveva fatto per tutta la sua vita e si era pentito «Non mi importa quanto difficile sarà» rispose «Lei è molto importante per me, e non ho nessuna intenzione di invecchiare ignorando questi sentimenti solo perché renderebbe le cose più semplici» sbottò.

Severus lo guardò aspramente «E' la tua vita, e puoi fare quello che vuoi, Draco. Sei quasi un adulto ora. Io ti sto solo offrendo dei consigli che derivano dalla mia esperienza. Considerala una lezione»

«Grazie per i consigli, ma non ho intenzione di cambiare idea, non su Hermione» rispose Draco, più calmo ora, prima di sistemarsi più comodamente nella poltrona «Ho solo bisogno che tu mi aiuti a tenerla fuori dalla mia mente quando sarò davanti al Signore Oscuro»

«Bene. Cominceremo stasera» concesse Piton, con un sospiro. Il ragazzo avrebbe imparato la lezione da solo. Si ricordava come ci si sentiva alla sua età. A quei tempo la sua intera esistenza girava intorno a Lily Evans. Lei gli aveva spezzato il cuore, lasciandolo solo e vulnerabile. Sperava solo che Draco non fosse destinato a subire la stessa sorte.

«Severus» parlò Draco, guardandolo negli occhi «Potresti solo provare a non comportarti come se questa fosse la fine del mondo» lo pregò.

«Sono il tuo insegnante. E' mio compito....» iniziò Piton, ma Draco lo fermò.

«Ma sei anche il mio padrino. E sei anche l'unica persona al mondo che capisce veramente quello che sto passando. Vorrei solo che tu...» si fermò un attimo, cercando le parole giuste «Non posso smettere di provare questi sentimenti per lei. Sono troppo forti, okay? Fingere che non è niente potrebbe compromettere la missione più di quanto ammettere che mi piace non faccia» cercò di essere ragionevole.

Piton considerò per un momento il ragionamento del figlioccio «Forse hai ragione tu» concesse «ma devi anche considerare che se in qualche modo il tuo affetto per lei venisse svelato, Hermione potrebbe trovarsi in pericolo, e tu potresti non essere in grado di salvarla.

Draco rabbrividì al solo pensiero. Com'era possibile che una persona che meno di un mese prima non significava niente per lui, ora fosse il punto focale della sua esistenza?

«Lo capisco. Perciò ti chiedo di aiutarmi a tenerlo nascosto»

Piton annuì e iniziò la lezione.


...


Magari era solo paranoica, ma Hermione si sentiva come se qualcuno la stesse seguendo. Ma non seguendo seguendo; più seguendo con lo sguardo, ecco. Era la spiegazione più vicina a quello che stava provando. Ogni volta che si girava per controllare però non vedeva nessuno che la stava fissando.

Qualche volta aveva sorpreso Draco a guardarla, ma non era quello. I suoi sguardi erano familiari, ed erano da aspettarsi. Se doveva essere sincera, in qualche modo malato, il comportamento che il ragazzo doveva tenere nei suoi confronti davanti agli altri studenti la eccitavano.

Hermione non era una puritana illibata, ma tutto l'ambito della sessualità fino ad allora non l'aveva mai interessata più di tanto. Certo aveva fatto un paio di sogni non molto pudici, di solito su uomini senza un volto. Molte volte c'era Krum, e qualche volta aveva anche sognato Ron baciarla, ma quello era tutto. Era così impegnata con lo studio, con Harry e Ron, la guerra e un altro milione di cose che non aveva molto tempo da dedicare alla contemplazione del sesso in nessun senso.

Tuttavia ora si ritrovava a sentire una stretta allo stomaco ogni volta che Draco le era vicino. Forse era perché loro due avevano una relazione. Non ne aveva mai avuta una, non così seria se non altro. O magari era perché era una cosa proibita. Non si era mai vista come il tipo di ragazza a cui piaceva quel tipo di adrenalina. Oppure era solo il normale progredire dei suoi sentimenti per Draco. Qualunque cosa fosse, quella sensazione di calore che provava in sua presenza era decisamente la benvenuta.

Ma tornando alla realtà... Perché si sentiva come se qualcuno la stesse seguendo? Si girò ancora verso il tavolo dei Serpeverde, e prima che il suo sguardo si posasse su Draco, lo vide. Nott girò velocemente la testa, ma non abbastanza veloce perché lei non lo notasse e si rendesse conto che erano i suoi occhi che le avevano penetrato la schiena tutto quel tempo. Il suo cuore cominciò a battere forte, ma lei cercò di calmarsi. Draco non avrebbe mai permesso che le succedesse qualcosa. Inoltre Harry ormai era la sua ombra. Probabilmente Nott era solo irritato che il suo potenziale giocattolino gli era stato portato via.

«Harry, Ron, siete pronti ad andare?» domandò ai suoi amici. Doveva uscire da quella stanza, e doveva finire i compiti prima del suo incontro con Draco di quella sera.

Sorrise tra se e se a quel pensiero. Tutto ciò di cui aveva bisogno per stare meglio era un po' di tempo da sola con Draco, lontana da tutto e tutti. Anche prima che ammettessero i loro sentimenti la sua sola presenza le migliorava la giornata.

«Certo, andiamo» rispose Harry.

«Avete visto Nott fissare?» domandò Ron, quando uscirono dalla stanza.

«Si» sospirò Hermione «Va tutto bene. Non è più una minaccia»

«Può darsi» concesse Harry «Ma tu stai comunque attenta. Sempre vigile al cento percento, ok?» la pregò.

Hermione annuì.


...


Draco si sentì subito meglio quando vide Hermione entrare nella Stanza delle Necessità. Le era mancata. Dopo aver speso così tanto tempo insieme durante le vacanze era quasi doloroso starle lontano.

In più c'era il problema del modo in cui era costretto a comportarsi con lei fuori da quella stanza. Lo sapeva che lei sapeva che tutto quello che diceva e faceva era una recita, ma questo non gli impediva di preoccuparsi. Magari qualche volta esagerava e inconsapevolmente la feriva veramente.

«Hey» lo salutò lei con un sorriso, una volta chiusa la porta «Perché sei così preoccupato? E' successo qualcosa?»

Draco sorrise di rimando e scosse la testa «No. E' solo che... non sapevo se saresti stata arrabbiata con me per l'altro giorno a colazione» ammise.

«Ma certo che no, Draco» disse lei, lasciandosi cadere sul divano accanto a lui. Vedendo quanto era nervoso, gli prese una mano tra le sue «Sapevo che sarebbe successo» gli fece notare lei «E poi, vedere l'espressione di tutti quando sei venuto verso di me, è stato esilarante»

«Mi fa piacere che almeno tu ti sia divertita» mise il broncio lui.

«No, non è quello che intendevo» disse lei con un sospiro «E' che... e' stato davvero scioccante per le persone vedere te che mostravi... un tipo di interesse sessuale verso di me» spiegò lei, faticando un po' a trovare le parole giuste «Per sei anni non hai fatto altro che parlare di quanto io fossi poco attraente. Erano confusi» continuò, posando lo sguardo sulle loro mani unite. Anche lei era confusa. Come faceva a essere brutta un minuto e il minuto dopo essere l'oggetto delle sue attenzioni?

Draco la guardò negli occhi, riuscendo quasi a vedere le rotelle giare nella sua testa «Hermione, tu credi che io pensi ancora a te in quel modo?» le domandò finalmente, dopo un lungo momento di silenzio.

«No» ammise lei, senza guardarlo «Ma uno si domanda come mai ora sei così attratto da me, quando solo pochi mesi prima avresti preferito mangiarti un piede piuttosto che pensare a un rapporto sessuale con me»

«Il mio odio non andava così lontano» disse lui ridacchiando, cercando di alleggerire l'atmosfera. Anche Hermione sorrise leggermente «Se devo essere sincero, non ho mai pensato veramente che tu non fossi attraente» ammise, cercando le parole adatte «Non pensavo mai a te in quel modo, è solo che conoscevo abbastanza le ragazze da sapere che se avessi commentato il tuo aspetto esteriore ti avrei fatta soffrire. E poi, non potevo mica prendermela con la tua intelligenza, visto che mi facevi il culo in tutte le materie» spiegò, ed Hermione scoppiò a ridere.

«E' tutto okay» sospirò lei «Ci credo che ora sei attratto da me, se non perché ti saresti dato tutto quel da fare per farmi ammettere i miei sentimenti? Non sei più l'idiota vendicativo che eri una volta, so che per te non è un gioco. E' solo strano il passare dal non pensare a me in un certo modo, a intraprendere una relazione tutt'altro che semplice con me» gli disse lei.

«Tu pensi troppo, lo sai?» sorrise lui, facendo scivolare una mano attorno alla sua vita «E poi, non è che tu pensavi che io fossi attraente prima di tutto questo» gli fece notare lui, ma quando notò le guance della ragazza arrossire rimase scioccato «Lo pensavi?» quasi urlò, la sua voce carica di infantile eccitazione.

«Oh, ma stai zitto» arrossì ancora di più Hermione, girandosi dall'altra parte «Certo che pensavo che tu fossi attraente. Comprati un dannato specchio» borbottò «Ma eri un bastardo, e le ragazze sono in grado di controllare gli ormoni molto meglio di voi maschietti»

Per un momento Draco fu troppo scioccato per parlare. Stava setacciando tutti i suoi ricordi degli anni precedenti ad Hogwarts, ma mai, mai Hermione aveva mostrato anche solo un pizzico di attrazione per lui prima che iniziassero a lavorare insieme alla missione «Wow...» riuscì solo a dire. L'idea aveva un nonsocchè di intrigante.

«Oh, perfetto» si lamentò Hermione, allontanandosi ancora di più da lui «Ora che ho alimentato il tuo già enorme ego, possiamo tornare a lavorare?» Gli chiese borbottando. Che incredibile narcisista.

«Oh andiamo, Hermione» disse Draco, avvicinandola a lui «Sono solo sorpreso, tutto qui. L'hai nascosto bene»

«Si, ma non è che ti morissi dietro!» disse lei indignata «Se occasionalmente mi capitava di guardare nella tua direzione, e se in quel momento non ti comportavi da insopportabile idiota come tuo solito, e se la luce ti colpiva nel modo giusto, era possibile che io apprezzassi l'indiscutibile attrattività dei tuoi lineamenti. Ma non vuol mica dire che sognavo che tu mi prendessi da un momento all'altro»

Draco sapeva che era imbarazzata per l'ammissione e incazzata con lui per aver gongolato anche solo per un po' «Hermione, vieni qui» le chiese dolcemente, attirandola verso di se. Le posò un delicato bacio sulla guancia, e quando lei non si tirò indietro, lui l'avvicinò ancora di più a lui «La verità è che non ho mai pensato a te in quel modo non perché non eri attraente. Anzi, sei indubbiamente bellissima, per lo standard di qualsiasi uomo» le disse. Hermione non potè non sorridere a quello e lui continuò «Sono stato educato ad odiarti. Per molto tempo ho pensato che tu valessi meno di me, e quando ho finalmente smesso, non sono riuscito a vedere oltre la tua immagine» confessò.

«Che immagine?» domandò Hermione, posando finalmente il suo sguardo su di lui.

«L'apparenza da dura, e da persona moralmente superiore a tutti» Hermione aprì la bocca per protestare, ma lui le posò un dito sulle labbra per fermarla «Lasciami finire. Lo so che non sei così. Sono finalmente riuscito a capire e conoscere la vera te qui dentro» disse, indicando la stanza tutto intorno a loro «Pensavo che fossi una principessina so tutto io troppo ansiosa e seria per potersi concedere un po' di divertimento. Avresti potuto essere la donna più bella del mondo, e io non l'avrei notato»

«E cosa è cambiato?» domandò lei, accoccolandosi contro di lui.

«Tu» rispose Draco «E immagino che anche io» ammise «Ti sei aperta e lasciata andare con me. Sono finalmente riuscito a vedere quello che i tuoi amici avevano sempre saputo. Aggiungici il fatto che ho deciso di abbandonarmi alla tua misericordia» scherzò, ghignando «E non avevo speranze contro i tuoi voleri»

Hermione scoppiò a ridere «I miei voleri?» disse ridacchiando «Draco, difficilmente sono una tentatrice»

«Non ne hai idea» le rispose il biondo, la voce bassa e rauca. I suoi occhi erano intensi e seri, ed Hermione trovò impossibile distogliere lo sguardo da lui.

Le labbra di Draco toccarono le sue un momento più tardi, in una bacio carico di passione e lei non riuscì a frenare un gemito di piacere.

Le sue mani erano dappertutto. Le accarezzavano i fianchi attraverso lo spesso tessuto dei vestiti, e lei sentiva la testa diventare sempre più leggera, mentre il bacio le prendeva tutta l'aria dai polmoni.

«Draco» sussurrò lei, mentre lo attirava a se per approfondire il bacio. Non si era mai sentita così in vita sua. Ogni bacio con Draco era un'esperienza unica ed intensa.

Draco non sapeva cosa gli era preso, ma l'innocente rossore delle sue guance quando le aveva detto che era irresistibile era stato troppo. Era innocente, ma non troppo da sembrare una puritana.

«Hermione» gemette anche lui, con voce roca, allontanandosi dalle sue labbra solo per riempire d'aria i polmoni.

«Per quanto io ami fare questo» iniziò Hermione, parlando a pochi centimetri dal suo viso e solleticandolo con il suo fiato caldo e irregolare «Abbiamo del lavoro da fare, e va fatto questa sera»

Draco borbottò qualcosa di incomprensibile, molto simile a un bambino capriccioso a cui viene tolto il suo giocattolo preferito, ma si allontanò da lei - di qualche millimetro. Hermione era segretamente compiaciuta di questa sua reazione. A quale ragazza non piace sapere di avere quell'effetto sul proprio ragazzo? Merlino, non riusciva ancora a credere che Draco Malfoy era il suo ragazzo. Era una cosa così strana.

«Bene» disse finalmente Draco «Ma sei in debito con me» la ammonì prima di staccarsi da lei.

Hermione ghignò «Mh, e cosa ti devo esattamente?» chi chiese.

«Non ho ancora deciso. Ma ti farò sapere non appena l'avrò fatto» rispose lui fintamente serio.

«Okay Okay» disse lei, tagliando corto, ma comunque sorridendo «Ora, attaccami, e vedi di farlo bene, perché non ho tutta la notte» Il suo tono autoritario gli fece pulsare dolorosamente il membro già duro. Com'era successo? Come era possibile che quelle stesse parole che mesi prima lo facevano così incazzare ora lo facessero eccitare a tal punto da non voler altro che sbattere quella piccola Grifondoro al muro e farla sua ancora e ancora, fino a quando non sarebbe più stata in grado a camminare dritta?


...


I tentativi di Draco di "corteggiare" Hermione fuori dalla Stanza delle Necessità continuavano. Per dir la verità entrambi si stavano divertendo un po' troppo nel recitare i loro ruoli. Hermione più di Draco, visto che lui sentiva ancora un po' di colpa ogni qual volta la trattava come un oggetto, quando in realtà la Grifona stava velocemente diventando la cosa più importante del suo intero mondo.

Il loro teatrino poi sembrava avere l'effetto desiderato su Nott. Il ragazzo passava la maggior parte del suo tempo nella Sala Comune dei Serpeverde, ed era sempre incazzato e sulla soglia di un esaurimento nervoso. Fortunatamente non aveva ancora tentato nulla, e da quello che Draco aveva estorto a Tiger e Goyle, non aveva nessun piano per il futuro.

Draco però era abbastanza sveglio da sapere che non ci si può mai fidare di una Serpe. Prima o poi avrebbe fatto qualcosa, e sperava solo che Hermione fosse pronta e vigile, o che almeno Potter fosse con lei quando sarebbe successo. Potter aveva i suoi difetti, ma avrebbe senza dubbio protetto Hermione con la sua vita.

«Nott» salutò Draco, sedendosi accanto al ragazzo sul divano. Fortunatamente a parte loro due la stanza era vuota. Pansy aveva deciso di parlargli di nuovo, e ciò voleva dire che lo seguiva dappertutto come un cucciolo in cerca d'attenzione. Stava diventando decisamente disturbante.

«Malfoy» salutò Nott, quasi sputando il suo nome.

«Oh, andiamo» ridacchiò Draco «Tieni ancora il muso per la faccenda della Mezzosangue?»

«Perché hai dovuto farlo?» domandò Nott.

«Qual'è il tuo problema con la Granger?» chiese invee Draco, evitando di rispondere alla sua domanda, e rendendo la sua voce più curiosa che poteva.

«La volevo» rispose Nott. Stava cominciando a scaldarsi. Era una caratteristica molto rara per una Serpe, mostrare così liberamente le proprie emozioni, anche se lui era l'ultimo a dover parlare, visto il modo in cui aveva parlato con Hermione ultimamente.

«Ci sono altre mezzosangue» gli fece notare Draco, scrollando le spalle.

«Esatto» puntualizzò il bruno «Lei per te non significa niente. Sarebbe solo un altro nome insignificante sulla lista»

«E quindi? Non dirmi che tu sei innamorato di lei» chiese Draco, pregando di non aver centrato il bersaglio.

«Certo che no» rispose Nott, non molto convincente «E' una lurida sanguesporco. Ma l'ho desiderata per anni, da quella notte al ballo del Ceppo. Sapevo che l'avrei avuta un giorno» spiegò. Draco sapeva che stava cercando di impietosirlo per fargli cambiare idea. Sfortunatamente per lui, il biondo non era stupido.

«Quindi, ti sei voluto scopare la Granger per anni» sentenziò Draco, del tutto calmo e per niente toccato. Ma quello solo all'esterno, perché dentro di se stava bollendo di rabbia al pensiero che Nott aveva e aveva avuto per anni fantasie per niente pure sulla sua ragazza. Lo voleva uccidere.

«E' solo che, non capisco perché non posso averla!» urlò Nott, alzandosi dal divano e facendo per uscire «Tu potesti averne una qualsiasi, ma io voglio solo lei!»

Gli occhi di Draco diventarono di ghiaccio, e si alzò anche lui dal divano, avvicinandosi al bruno. Si fissarono per un lungo momento prima che Nott distogliesse lo sguardo «Ascoltami bene Nott. Granger è mia, e non ho nessuna intenzione di rinunciarci. E devi sapere, che non mi piace quando gli altri toccano le mie cose, quindi...» lasciò la frase in sospeso.

Nott deglutì rumorosamente, ma non se ne andò «Rilassati Nott. La Granger non è così importante» gli disse «Trovatene un'altra»

Nott borbottò qualcosa di incomprensibile prima di tonare nel suo dormitorio. Draco sospirò e scosse la testa. Non vedeva l'ora che il problema di Nott si risolvesse. Il suo istinto però gli diceva che non avrebbero visto la fine di quella faccenda molto presto. Il fatto che il ragazzo fosse ossessionato con Hermione da anni era preoccupante.

Sospirò ancora e tirò fuori il Galeone dalla tasca dei pantaloni. Toccandolo con la bacchetta mandò un messaggio a Hermione. Negli ultimi giorni era diventata un'abitudine avere delle piccole conversazioni con quel metodo.

Ho parlato con Nott. Non so cosa gli passa per la testa

Pochi secondi più tardi lei gli rispose.

Sono sicura che non è niente.

Draco scosse la testa. La ragazza non prendeva mai i suoi avvertimenti seriamente.

Stai attenta, ok?

Lo sono sempre.

Draco sorrise. Era una completa bugia, anche se non intenzionale. Hermione non era mai attenta. Il coraggio e l'orgoglio Grifondoro nel suo caso erano solo parole in codice per avventatezza e impulsività.

Sei a letto? Chiese poi, cambiando argomento.

Si.

Cosa sta indossando?

DRACO!

Va bene. Fai bei sogni, Hermione.

Buonanotte Draco.

Il biondo rimise la moneta al suo posto e andò nella sua camera, salendo le scale, facendo due gradini alla volta. SI sentiva sempre meglio dopo aver parlato con lei. Si sentiva come se potessero affrontare qualsiasi ostacolo, se solo fossero rimasti insieme.

Si sentiva in cima al mondo, invincibile, e tutto grazie a lei.

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Note dell'autore, o meglio dire del traduttore =P

Prima di tutto volevo ringraziare tutti i lettori per il sostegno. Anche se la storia non è mia le vostre review mi fanno comunque moltissimo piacere, e per questo ho fatto un extra sforzo e ho tradotto anche questo capitolo. Consideratelo il mio modo di scusarmi per la lunga assenza. 

Questo è il decimo capitolo... un terzo del lavoro è fatto. I prossimi quattro o cinque capitoli parleranno ancora della preparazione di Draco e Hermione ad affontare la missione, dopodichè iniziernno l'azione e i colpi di scena. Sinceramente non vedo l'ora, visto che sono proprio quelli i capitoli che mi hanno spinta a tradurre la storia. 

Grazie ancora a tutti quanti, e buon 2012!

Lux Malfoy


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