Open your eyes

di Attide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap. 1 Prologo ***
Capitolo 2: *** cap. 2 ***
Capitolo 3: *** cap. 3 ***
Capitolo 4: *** cap. 4 ***
Capitolo 5: *** cap. 5 ***
Capitolo 6: *** cap. 6 ***
Capitolo 7: *** cap. 7 ***
Capitolo 8: *** cap. 8 ***
Capitolo 9: *** cap. 9 ***
Capitolo 10: *** cap. 10 ***
Capitolo 11: *** cap. 11 ***
Capitolo 12: *** cap. 12 ***
Capitolo 13: *** cap. 13 ***



Capitolo 1
*** cap. 1 Prologo ***


Salve a tutti,questa è la mia prima fan fiction e spero di poter essere in grado di emozionarvi almeno una minima parte di quanto non lo sia stata io scrivendola. Sarà un viaggio attraverso le emozioni del mio personaggio preferito, Hermione appunto, e spero di non annoiarvi inutilmente. I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura! 



Cap. 1



 ‘Non sono pronta’.

Mi guardo attorno: sento il vociare dei bambini del primo anno,lo stridulo verso dei gufi e dei barbagianni,le ultime raccomandazioni di madri apprensive.
Ancora una volta mi ritrovo qui, nella stazione di King’s Cross.
Appoggio la gabbia del mio gatto Grattastinchi a terra accanto ai miei piedi, mentre con un gesto della bacchetta faccio scendere delicatamente il baule che contiene tutto ciò che mi appartiene, tutto ciò per cui ancora adesso sono viva.
Sembrano passati anni,anni colmi di dolore,dall’ultima volta in cui ho messo piede in questo posto..seguo il filo dei miei pensieri,assecondandoli e lasciandomi trasportare come se non fossi realmente io a ricordare,come se quelli fossero i pensieri di un'altra persona. Rivedo l’angoscia,rivivo la consapevolezza di stare per morire...sono continue immagini,sbiadite oramai dal continuo sforzo di cancellarle,ma impresse indelebilmente nei miei occhi.
La morte di Fred Weasley, di Lupin, di Tonks...e poi ancora altre immagini di cadaveri accumulati nella sala grande del castello,altre immagini di volti conosciuti o semplicemente intravisti,pietrificati dalla paura e dal dolore.

Cerco di trattenermi dal piangere, sento già gli occhi inumidirsi e ancora una volta mi domando dell’utilità delle lacrime...non ne ho già versate fin troppe?
Non ho forse già prosciugato la riserva intera che sarebbe dovuta bastarmi per una vita?
Un fischio acuto mi riporta alla realtà. Rimango interdetta per un breve istante, non riuscendo a ricordare dove fossi...senza avere il tempo di cadere nel panico mi ritrovo sepolta viva da un abbraccio che sa di violenza, ma il cui calore è inconfondibile. Cerco di staccarmi lo stretto indispensabile per guardare in volto il mio ‘assalitore’, e un attimo dopo sulle mie labbra si dipinge  un sorriso: è Ginny Weasley  che, ancora arpionata al mio collo, non vuole  saperne di lasciarmi andare.


‘ Hei Ginny, guarda che non scappo mica’ le rispondo dolcemente, senza però riuscire a trattenermi dal ridere.

‘ Dovresti sapere ormai che è mia abitudine mantenere le promesse’.

Per un attimo mi guarda attentamente, cercando qualcosa nel mio volto,che invece non trasmette altro che serenità, e finalmente mi concede uno dei suoi splendidi sorrisi. Povera, tenera Ginny...era sempre stata così forte, così decisa, e talvolta anche insopportabilmente testarda, ma da quando i Mangiamorte hanno ucciso il suo adorato fratello non è più stata la stessa.
Sono ormai passati cinque mesi dallo scontro finale e da allora io mi sono presa cura di lei come di una sorella.
L’intera famiglia Weasley era rimasta distrutta, lo stesso altezzoso Percy aveva deciso di dimettersi dal suo posto di lavoro al Ministero della Magia per poter essere più presente in quel cupo periodo.
Il colpo più duro  l’aveva subito George, fratello gemello di Fred, con cui aveva da poco tempo avviato una ormai già collaudata catena di articoli di scherzi magici.
Al tempo, in qualità di migliore amica di Ron e di sua ragazza, decisi di aiutarli il più possibile, finendo per diventare la migliore amica e confidente di Ginny;
non che prima non fossimo amiche, anzi,siamo sempre state molto legate, ma la nostra confidenza non era mai stata una scelta, ma bensì una diretta conseguenza al mio essere migliore amica di suo fratello Ron dall’età di undici anni.
Durante quei mesi di convivenza ebbi modo di scoprire la  Ginny fragile, quella Ginny che ancora adesso riesco a scorgerle negli occhi. Mi ricordo ogni singola parola detta, ogni abbraccio dato, e ancora ora mi chiedo come io abbia fatto a resistere.
Era poco più di un mese fa,quando mi sono lasciata con Ron...lo so, non avremmo dovuto aggiungere dolore al dolore, ma entrambi sapevamo che la nostra era solo una presa in giro. Ci amavamo,da morire. Ci amiamo ancora,con la stessa intensità, ma nel modo in cui un fratello ama una sorella.
Il nostro non è mai stato uno di quegli amori travolgenti, che mozzano il respiro,decisamente no.
Entrambi ci siamo fatti condizionare dal susseguirsi degli eventi,dal bisogno di appoggiarci a qualcun altro per riuscire ad andare avanti.

Mi ricordo ancora lo sguardo rassegnato e al contempo libero da un peso con cui lui mi aveva guardata, lo stesso modo in cui probabilmente l’avevo guardato io.
Mentirei se dicessi che è stata una sofferenza, mentirei se volessi raccontare alle mie amiche la scena accompagnandola con le solite frasi di circostanza.
Era la cosa migliore da fare e lo sapevamo tutti e due, da sempre. Appena saputa la notizia, Ginny si era fiondata in camera mia ad implorarmi di non lasciarla, di aiutarla ad andare avanti, di non abbandonarla. Ricordo la confusione nel suo sguardo, la paura di ricadere nel buio, e ancora adesso al solo ripensarci mi si rompe qualcosa dentro. Quanto dolore deve aver provato quella creatura gentile e quanto ancora gliene abbiamo inflitto io e suo fratello.
Egoista, ecco cosa sono.
Pensavo solamente a me stessa quando decisi di chiarire le cose con Ron, dimenticando di non essere la sola persona al mondo.

‘ No Ginny,no,non piangere’...non avevo saputo dirti altro.
Non ero ancora pronta ad affrontare il tuo dolore e con quelle parole non avevo fatto altro che alimentarlo.
Fu così che allora ti promisi una cosa di cui tutt’ora mi pento, fu allora che condannai la mia felicità solo per poter vedere di nuovo la tua.
Ti promisi che non ti avrei mai abbandonata, mai, nemmeno se questo significasse tornare ancora una volta ad Hogwarts. Ti rivedo nei ricordi, sorpresa e felice.

‘ Tornerai ad Hogwarts?con me?’ mi chiedi speranzosa e al contempo titubante. Non so come, non so dove trovai la forza…

’Si’.

Fu tutto quello che ti dissi. E mentre tu eri al centro del paradiso, io morivo dentro un’altra volta.
L’unica cosa che mi ero ripromessa, l’unica cosa di cui ero sicura...non volevo che mi vedessi come un ipocrita, come un opportunista;
non volevo che tu pensassi che avessi usato la tua famiglia, men che meno te.


‘Allora andiamo?’ mi chiede titubante.

Ripiombo nella realtà, ancora una volta stupendomi della facilità con cui mi distacco dal presente per perdermi nei meccanismi del mio cervello.

'Si arrivo...tu intanto vai avanti e occupa uno scompartimento; ti raggiungo subito’.

La guardo allontanarsi senza commentare, e capisco che ha già capito tutto quello che mi passa per la testa.
Sospiro, cercando di farmi forza e di darmi un contegno prima di dover salire sul treno e dover recitare una parte, la mia parte, quella che ormai mi accompagna come un’ombra. La parte della ragazza forte, che non piange e che non dimostra mai di soffrire...quell’ Hermione che tanto odio e che mi ha portato alla disperazione.


‘Avanti Hermione. Hai passato momenti peggiori. Non saranno certo due ricordi a farti crollare..’,penso mentre mi chino a raccogliere la gabbia del gatto e faccio fluttuare di nuovo in aria il baule.
Ma è proprio in questo che mi sbaglio, i ricordi hanno il potere di uccidere, e me ne rendo conto appena vedo un gruppo di persone muoversi tra la gente e salire sul treno: le movenze eleganti e l’evidente ricchezza non lasciano spazio al dubbio, ma ciò che li identifica è lo spazio vuoto che si viene e a creare al loro passaggio, sintomo di un timore ancora presente.
Tra loro spicca una testa bionda, quasi bianca, che sembra condurli nella loro marcia.
La riconosco, la riconoscerei ovunque, mentre l’ondata di rabbia che avevo tanto temuto sfugge al mio controllo, facendomi tremare le mani e girare la testa: Draco Malfoy è tornato ad Hogwarts, i figli dei  Mangiamorte sono tornati ad Hogwarts, e con loro è tornato tutto quello che avevo impiegato mesi a dimenticare.

 
 
 

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Capitolo 2
*** cap. 2 ***


Buonasera a tutti! Con molta più velocità di quanto avessi mai potuto immaginare sono riuscita a completare anche il secondo capitolo di questa fiction, anche se devo avvertirvi: è così solo perché adesso sono in vacanza da scuola! Vorrei ringraziare di cuore le persone che hanno recensito e che hanno scelto di leggere questa storia, sperando di non deluderle. Evitando di dilungarmi oltre, vi auguro buona lettura, sperando di ricevere commenti, positivi o negativi che siano.
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

 


Cap. 2




‘Non è possibile,non può essere vero. Con quale faccia tosta osano anche solo farsi vedere in pubblico?’ penso mentre tento di tenere a bada il mio temperamento che in certe occasioni si rivela essere fin troppo espansivo.

Appellandomi alla mia pazienza, mi avvio verso lo sportello del treno da cui era entrata Ginny, pregando  interiormente di non incontrare il manipolo di Serpeverde, e quindi di non rovinare la mia condotta scolastica ancora prima dell’inizio effettivo dell’anno scolastico.
Già il fatto di aver perso un anno, l’ultimo per l’esattezza, è sempre stato per me motivo di imbarazzo: non perchè mi vergogni dei miei trascorsi, assolutamente no, non potrei mai pentirmi neanche per un istante della mia decisione di aiutare Harry a cercare e distruggere gli Horcrux; semplicemente il fatto di essere allo stesso livello, scolasticamente parlando, di ragazzi di un anno più piccoli di me e di dover condividere con loro orari e lezioni….non voglio neanche pensarci.

Senza contare che quest’anno i miei più cari amici non saranno con me: Ron ha deciso infatti di subentrare al posto di suo fratello Fred come codirettore dell’attività ‘Tiri vispi Weasley’, abbandonando definitivamente gli studi, e con mia enorme sorpresa è stato,e viene tuttora,supportato da sua madre Molly;
Harry invece, stando a quanto mi aveva scritto nella sua ultima lettera, aveva deciso di prendersi un periodo di pausa.
Non nascondo di essermi offesa nell’averlo letto..si insomma,stiamo pur sempre parlando di scuola, non ci si può permettere di prenderla così alla leggera!
Ma questo l’aveva pensato solo una misera parte del mio cervello: tutto il resto stava cercando di trovare le parole per rispondere all’uomo che ormai Harry era diventato.
Lui più di tutti ha dovuto vivere la distruzione che Voldemort aveva portato con sé, avendo ormai assunto il ruolo di eroe e salvatore di tutto il mondo magico, aggiungendo poi la sfrontatezza del Ministero della Magia e de la Gazzetta del Profeta che con le loro continue richieste di interviste ed incontri stavano veramente sfiorando il ridicolo. Cerco di scacciare quei molesti pensieri per riservarli ad un altro momento, concentrandomi sulla ricerca di Ginny. 

‘Ma dove è andata a finire quella ragazza?’  penso facendo l’ennesima figura della stupida infilando la testa dentro uno scompartimento interamente occupato da un gruppo di ragazze Corvonero, che al vedermi si zittiscono all’istante, neanche avessero visto un Dissennatore…’Si’ penso ‘Ma poco ci manca..’.

A quel pensiero il buio sembra inghiottirmi, schiacciandomi il petto in quella sensazione ormai dannatamente familiare, impedendomi di respirare normalmente..


‘Hei tu, sei Hermione Granger, vero?’ mi domanda una delle ragazze, dall’aspetto benestante. Riscossa dal mio oblio cerco di guardarla meglio, cercando di capire chi sia.

Capelli castano chiaro tagliati a caschetto, occhi dello stesso colore ed espressione curiosa perfettamente intonata con quella delle sue compagne.
Cerco di guardarle meglio, scavando nella mia memoria, eppure non riesco a ricordarmi di averle conosciute...devo essere messa proprio male.

‘ Si sono io...scusami,ma ci conosciamo?’  le domando cercando di nascondere l’imbarazzo che invece è perfettamente intuibile dal rossore di cui le mie guance cominciano a tingersi.

‘ Oh no, noi non ci conosciamo personalmente, ma credo che ormai tutti sappiano chi tu sia’ mi dice sorridendo in un modo che non mi piace affatto.

‘ Cosa intendi dire?’ le chiedo cominciando a capire e sperando di sbagliarmi per una volta.

’Beh, con tutti gli articoli di cui tu ed Harry Potter siete stati protagonisti da dopo la guerra...tutti sanno chi sei….’ mi risponde, lasciando in sospeso il discorso come se volesse aggiungere qualcos’altro, ed il suo distogliere lo sguardo me lo conferma, lasciandomi una brutta sensazione.
Sto giusto per chiederle di continuare quando la sua vicina, rivolgendosi al mio indirizzo ma non osando guardarmi negli occhi,  prende la parola:

‘ Senza contare tutti gli articoli che parlano delle dicerie che ti riguardano...di cosa è successo tra le mura di Hogwarts durante la battaglia.’ .

Quella ragazza avrebbe potuto continuare a parlare, ad urlare, ma io non l’avrei minimamente sentita. 
Era questo che temevo, era questo che volevo evitare quando decisi di non voler tornare ad Hogwarts, ed invece eccomi qui costretta a dover rivivere tutto,tutto quanto...perchè la gente non può limitarsi a vivere la propria vita? Alla sensazione di vuoto si aggiunge una crescente rabbia, quella rabbia che corrode tutto da dentro, quella rabbia che acceca e che fa perdere la voglia di ragionare coerentemente.
Già non ne posso più, devo andarmene, correre via e tormentarmi fino alla morte.
Sto già soffrendo dovendomi guardare tutti i giorni allo specchio, vedendo un volto e chiedendomi se sia ancora il mio.
 

Sto in silenzio da troppo tempo, ed evidentemente le mie interlocutrici ne hanno tratto le risposte che cercavano.

‘è vero quindi?’  mi chiede la ragazza che mi ha parlato per prima.

Non so cosa risponderle. Mi aveva appena posto la domanda che da cinque mesi aveva il poter di annullarmi e che continuava a presentarsi nella mia mente ad ogni minimo momento di debolezza.
Il bisogno di allontanarsi che avevo sentito pochi istanti prima si riaccende come alimentato da quelle tre parole e non esito un altro solo istante prima di assecondarlo.
Sto scappando, come una codarda, come una colpevole.

Indietreggio, senza avere più la forza di guardarle; appena percepisco sotto le dita il freddo legno della porta sento che la facciata che mi ero imposta con tanta cura si sta sgretolando miseramente...non posso aspettare un momento di più.
Apro la porta con foga, senza preoccuparmi di cosa potrebbero pensare quelle ragazze, e la richiudo alle mie spalle con altrettanta forza: per il momento non mi interessa.
Comincio a camminare svelta, senza pensare a dove andare e dopo pochi passi, senza accorgermene, vado a sbattere contro una figura che intuisco essere uno studente, intravedendo la divisa scolastica.

‘Scusami, non ti avevo visto’ dico senza neanche guardare in faccia il malcapitato, mentre con malcelata fretta cerco di dileguarmi, ma non faccio neanche in tempo a muovere un passo che vengo bloccata da una stretta al polso.

Sorpresa, mi volto per capire chi sia, e non appena mi rendo conto della sua identità sento le parole che avrei voluto pronunciare morirmi in gola: Draco Malfoy mi sta guardando con serietà e senza all’apparenza volermi dire nulla.

I suoi occhi grigi sono fissi nei miei, quasi a cercare risposte a domande di cui solo lui conosce il motivo ed ancora una volta mi ritrovo più vicina a lui di quanto voglia; i suoi occhi, quegli occhi che negli anni precedenti mi avevano riservato solo disprezzo e disgusto, ora sono opachi, senza emozioni, inutili.
Si, inutili.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima...beh, allora gli occhi di Malfoy sono inutili, lui non ha anima, o perlomeno non ne ha una che possa essere definita tale.
Stanca del suo silenzio sposto lo sguardo altrove, andando a finire sulla mano che ancora mi stringe il polso, sorpresa da quella vicinanza.
Alzo nuovamente lo sguardo e lo trovo ancora nello stesso stato in cui l’avevo lasciato pochi secondi prima.


‘Hai intenzione di tenermi qui ancora per molto,Malfoy?’.

Le mie parole sembrano non sortire l’effetto desiderato, perché Malfoy rimane chiuso nel suo silenzio, imperterrito.

‘Pensavo ti ripugnasse l’idea di sporcarti le mani toccando un mezzosangue...hai cambiato idea?’ gli dico sfoggiando un sorriso ironico, ma che di felicità non ha nulla.
Lo vedo scomporsi da quella posa rigida e finalmente mollare la presa ferrea che aveva tenuto su di me.

‘Le persone cambiano Granger’ mi sibila quasi scocciato, come se veramente la mia affermazione lo avesse potuto offendere in qualche modo.

Sgrano gli occhi, credendo di aver sentito male: Malfoy che, seppur implicitamente, ammette di avere sbagliato? No, non è possibile.
Per un perverso senso dell’umorismo sento un’irrefrenabile voglia di ridere, ridere dell’assurdità di quella situazione, della mia vita.
E lo faccio: una risata liberatoria, una risata assurda, senza senso, senza pretese. Gli sbalzi d’umore a cui ero soggetta avrebbero fatto girare la testa a chiunque, non riuscivo a capacitarmene nemmeno io. Ancora ridendo, rivolgo la mia attenzione ad un Malfoy evidentemente adirato per la mia reazione alle sue parole.

‘Nessuno può cambiare veramente Malfoy. Non venire a fare con me la parte del dannato pentito della sua condotta, non ci riusciresti. Puoi ingannare alcune persone, potrai ingannarle tutte, ma non me. Apri gli occhi davanti alla realtà’.


Lo vedo tornare impassibile, ma non m’importa. Avrebbe anche potuto urlarmi contro, vomitarmi addosso ogni tipo di insulto: non sarebbe stato diverso.
Gli lancio un’ultima occhiata e mi incammino per il corridoio che stavo percorrendo prima che lui mi fermasse.

‘Hermione, sono qui!’.

Guardo avanti e noto che, due scompartimenti più avanti, Ginny mi sta chiamando, sbracciandosi come una bambina che ha finalmente ritrovato la mamma dopo aver creduto di averla persa. Quasi le corro incontro, tanto è il sollievo di averla finalmente trovata, e senza dire nulla sguscio all'interno chiudendo la porta, tirandola dentro con me, desiderando di poter chiudere fuori anche i miei problemi e gli occhi di Malfoy che sento ancora bruciare sulla schiena.

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Capitolo 3
*** cap. 3 ***


Salve a tutti!
Sono tornata dopo una pausa un po’ troppo lunga lo ammetto, ma non ricevendo molte opinioni e recensioni passa anche la voglia di essere costanti nel pubblicare. Passata questa piccola polemica, ringrazio ancora infinitamente le persone che continuano a seguire questa storia e a darmi i loro giudizi: siete vitali!
Auspicando di non annoiarvi, premetto di non essere molto convinta di questo capitolo.
Lasciando a voi il giudizio, vi auguro buona lettura, sperando di riuscire ad aggiornare in tempi accettabili. Un bacio, e buona lettura.
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

 


Cap. 3




Il cielo della Sala grande è intenzionato a prendersi gioco di me attraverso nuvole cariche di pioggia e lampi, assecondando il mio stato d’animo.
La scuola sembra proprio non essere cambiata da prima della battaglia: tutto è stato ricostruito e riportato all’antico splendore, le armature sono state ricomposte e riposizionate, e i fantasmi delle quattro case hanno accolto gli studenti come sempre, ovvero sbucando improvvisamente da qualche muro e attraversando senza ritegno un qualche ignaro studente del primo anno.
Me ne sto seduta al mio tavolo, tra  Ginny e Neville:  anche lui ha deciso di tornare ad Hogwarts per completare i suoi studi, avendo intenzione di diventare insegnante di Erbologia.
È strano come lui sia cambiato nel corso degli ultimi due anni, da bambino impacciato e insicuro a uomo intrepido e tenace.
Il coraggio che ha dimostrato durante i vari scontri contro i Mangiamorte ne è un esempio...eppure, sforzandomi,  riesco ancora a rivederlo all’età di undici anni, quando ancora non era neanche in grado di impugnare bene la bacchetta.
’Forse è vero allora che le persone possono cambiare’.
Sto facendo proprio questa riflessione quando lui intercetta il mio sguardo e mi sorride

‘Non hai fame?’ mi chiede.

Io ,un po’ vergognandomene, guardo il mio piatto che contiene una misera fetta di arrosto con patate, praticamente intatto.

‘No Neville...non ho molta fame,deve essere stato il viaggio in treno’.

In realtà la verità è un’altra.
È ormai da molto tempo che non mangio regolarmente, limitandomi solo allo stretto necessario per continuare a vivere, e il mio corpo ne patisce le conseguenze, visibili ad occhio nudo: la figura che anni fa era infagottata da maglioni più grandi di una taglia solo per nascondere le curve da donna, ora è sommersa da tessuto inutile.
Il mio viso, una volta solare e rigoglioso, ora è spento:  gli zigomi sono più sporgenti,  gli occhi rovinati da mesi di paura, l’espressione invecchiata da oneri e  preoccupazioni.
La divisa mi sta un po’ larga, ed io mi sento fragile più che mai, sentendo su di me continue occhiate curiose e diffidenti.
Faccio finta di nulla. È questo che mi ha sempre insegnato Harry, no?
Continuare a vivere la propria vita senza badare al giudizio altrui, come è giusto che sia...ma è difficile, terribilmente difficile.
Mi strofino le mani sul volto, cercando di scacciare quei pensieri, e quasi in automatico alzo lo sguardo verso il tavolo degli insegnanti: al centro campeggia ancora lo schienale da preside, riempito però dalla figura austera della professoressa McGranitt.
Altro colpo al cuore.
Non sono solo le persone a cambiare..tutto cambia, continuamente, e la mancanza del vecchio preside lo conferma. Il mondo sembra retto solamente da piccoli fili, instabili equilibri, che possono cedere al minimo tentennamento. Ma non potrò restare per sempre inerme, devo reagire.
Anche se sarebbe più facile lasciarsi andare, abbandonarsi all’evolversi degli eventi...non dover più trovare la forza di rialzarsi ad ogni costo, lasciar andare avanti gli altri..dannazione, no. Non posso permettermi di mollare..

’ L’hai già fatto’ mi sussurra una vocina nella mia testa. La sola idea mi lascia sgomenta. No, non è vero. Io non ho mollato. Ero solo così stanca di dover essere sempre all’altezza di tutto.


La mano di Ginny si appoggia alla mia spalla, ed io mi rendo conto solo in quel momento di essermi incantata a fissare il vuoto. Mi volto a guardarla, e riesco a leggere nella sua espressione il dolore che sta provando.

‘Cosa c’è Ginny? Vuoi che ritorniamo in sala comune?’ le chiedo, associando il suo stato d’animo agli inevitabili ricordi di suo fratello  che quella sala le rievoca.

Lei mi osserva, con un’espressione stanca.

‘ No Hermione, voglio solo vederti felice.’

Si interrompe, quasi si aspettasse di venire bloccata. Sentendo il mio silenzio riprende

‘So che sei tornata in questo posto solo per non lasciarmi sola,e per questo te ne sarò sempre grata, ma non puoi nemmeno passare tutto il tempo in questo stato...mi sento tremendamente in colpa..’ nel dire queste ultime parole abbassa il viso, e alcune delle sue meravigliose ciocche rosse le scivolano sugli occhi, quasi fossero un riparo dal mio sguardo.

Senza rendermene conto sorrido, e sentendo improvvisamente tutto l’amore che provo nei suoi confronti  la abbraccio stringendola forte come se volessi darle forza, quella forza che da tanto tempo non vedo ma che sento ritornare.

‘Non ti preoccupare Ginny, ce la faremo, come sempre’.

Pronunciate queste parole mi sento più leggera, e percepisco che anche Ginny lo è.
Entrambe sentiamo che quelle parole sono la spinta per affrontare gli ultimi passi della salita.
La sto ancora abbracciando quando con un cambiamento repentino tutte le pietanze dei tavoli spariscono, lasciando il posto a quantità sconsiderate di dolci che fanno ingrassare anche solo a guardarli.
Ma non mi importa, come d’altronde non mi è mai importato, e senza esitazioni afferro un pasticcino dall’aspetto invitante, ricoperto da una glassa rosso acceso;
lo guardo, dandogli un significato particolare che probabilmente ad un occhio esterno avrebbe fatto ridere: quella leccornia è il primo passo verso la luce, una luce ancora tenue e labile, ma che ora sono ostinata a raggiungere.
Lo addento, e man mano che lo assaporo sento i vari gusti, che vanno dal lampone alla fragola, passando anche per il ribes e la ciliegia. È meraviglioso, ma forse il mio giudizio è di parte, influenzato dall’improvvisa speranza che mi si è accesa dentro.
Mi volto a guardare Ginny, e vedo che finalmente la serenità è tornata sul suo volto.
Si, ce la possiamo fare davvero, e con questo pensiero mi avvio assieme a lei verso i dormitori di Grifondoro. 



Sto correndo per le scale che portano ad una delle tante torri, continuando ad inciampare nei gradini. Ho il fiato corto, i muscoli delle gambe sono pesanti come macigni, e il terrore mi toglie lucidità.
Sto svoltando l’angolo di un corridoio e un improvviso fascio di luce verde mi passa davanti agli occhi, facendomi arrestare nella mia illogica corsa.
Guardo avanti e la scena che mi si presenta è orribile: un Mangiamorte procede a grandi falcate verso una ragazza, una studentessa, intenzionato ad ucciderla e Dio solo sa a fare cosa.
Il lampo verde di prima deve essere stato scagliato da lui, mentre tentava di ucciderla con una maledizione, ma evidentemente la ragazza deve essere riuscita a schivarlo.
Alzo a mia volta la bacchetta, e gli lancio un expelliarmus, tentando di disarmarlo senza ricorrere alla violenza, ma lui è più veloce: accortosi della mia presenza riesce ad evitare l’incantesimo, e ritenendomi un’avversaria più pericolosa della sua precedente preda rivolge tutta l’attenzione su di me.
Cominciamo a combattere furiosamente, io intenta a proteggermi, lui ad uccidermi.
Alle sue spalle vedo sopraggiungere un altro Mangiamorte, e prendo una decisione dolorosa ma più che mai necessaria;
cercando di trovare in me tutta la forza possibile mi preparo a lanciare una maledizione senza perdono.

’Avada kedavra!’ , ‘Protego!’.

è stata una successione di azioni confuse, culminanti con il rimbalzo del mio incantesimo sulla copertura del Mangiamorte...è stata una cosa veloce, troppo, tanto da lasciarmi esterrefatta: il getto verde deviato era andato a centrare esattamente la ragazza che avevo tentato di salvare, e che in quel momento se ne stava buttata a terra con le mani davanti al volto, in un’ ultima espressione di terrore.
La guardo, pietrificata dall’angoscia, per poi riportare l’attenzione sul mio avversario che intanto è stato raggiunto dall’altra figura incappucciata.

‘Dov’è Draco?’ gli chiede senza all’apparenza dare importanza alla mia presenza.

‘Non so dove sia tuo figlio, probabilmente è nascosto da qualche parte, codardo com’è...tu piuttosto, non avevi detto che Potter era morto? Lo sai che pagherai caro per avere mentito all’oscuro signore, vero? Se potessi ti ucciderei io ora, ma credo che vorrà provvedere lui in persona’ le risponde con fare arrogante.

Non ho neanche il tempo di immagazzinare che l’altro Mangiamorte è nientemeno che Narcissa Malfoy che vedo il mio avversario crollare a terra colpito da un fascio verde, scagliato dalla stessa Narcissa.
Quest’ultima lanciandomi un ultimo sguardo riprende la sua camminata, in cerca del figlio. Io, finalmente sola, rivolgo nuovamente la mia attenzione al corpo della ragazza.
Mi avvicino, piegandomi su di lei: morta. Ecco cos'ho appena fatto...l’ho  uccisa.
Non importa se sia stata solo una tragica fatalità: l’ha uccisa un mio incantesimo.
Sommersa dai sensi di colpa e dalla rabbia scoppio a piangere, credendo di morire.



Apro gli occhi, ancora una volta inondati di lacrime, fissando il soffitto della stanza del mio dormitorio.
Tre mesi erano passati ormai dall’inizio della scuola, e ancora tutte le notti facevo lo stesso sogno, in cui rivivevo il mio inferno personale.
Mi gira la testa, e mi metto a sedere sul letto. Guardo l’orologio e sono le 3.24 di mattina; senza sapere di averlo deciso, mi alzo e mi vesto con la divisa scolastica, prendo la bacchetta e scendo in sala comune, per poi proseguire verso il ritratto della Signora Grassa.

‘Mi perdoni l’orario...potrei uscire?’ le domando in un bisbiglio.

Lei apre solo un occhio, evidentemente stava dormendo profondamente, e mugugnando parole incomprensibili mi lascia passare.
Mi incammino per i corridoi senza curarmi di poter essere vista dai professori, fino a giungere alla torre di Astronomia, la mia preferita.
La luce tenue della luna entra dalle grandi finestre che io con un colpo di bacchetta faccio aprire. Mi appoggio al davanzale e chiudo gli occhi: l’aria che mi arriva sul viso mi dona un senso di pace. 



‘Soffri d’insonnia?’.

Mi giro di scatto, sentendo quella voce così vicina: Malfoy se ne sta seduto appoggiato al muro, proprio vicino all’entrata, e a giudicare dai vestiti sgualciti deve anche essersi addormentato in quella posizione.
Entrando non l’avevo notato, ma sono giustificata: pur essendo più alto di me di dieci centimetri buoni, la sua figura è sottile, il suo colorito pallido, e il tutto gli conferisce un aspetto non troppo sano, rendendolo a prima vista fragile. 



‘No Malfoy...avevo solo voglia di farmi un giro’ gli rispondo  spiccia, pregando  affinché quella discussione non si dilungasse oltre.

‘A giudicare dalle occhiaie,non si direbbe’ ribatte lui, accennando un sorriso.

‘Bè scusa tanto se non tutti siamo sempre impeccabili al cospetto degli altri’...perchè devo perdere tempo ed energie con questo individuo,perché?

‘ Si da il caso che non tutti possano avere una innata classe come i Malfoy, quindi è comprensibile’ mi risponde ora ridendosela apertamente, compiacendosi del suo cognome.

Già non ho più voglia di starmene lì, tutto l’effetto calmante della brezza notturna era ormai sparito.
Mi avvio verso la porta con passo veloce e senza degnarlo di uno sguardo lo saluto con un ‘buonanotte Malfoy’ che più che un augurio ha il tono di un’ offesa.

‘Aspetta Granger’ mi blocco sentendomi chiamare da lui, aspettandomi una qualche frecciatina, e lentamente mi volto, trovandomelo inaspettatamente vicino.

È ancora seduto, e il notevole dislivello tra noi deve metterlo in imbarazzo perché dopo pochi secondi si alza in piedi.
Aspettando una sua battuta  lo guardo negli occhi, trovandoli sorprendentemente seri: con un movimento fluido mi afferra un polso stringendolo  appena, sempre mantenendo le distanze.
Io stupita da quel gesto lo guardo interrogativamente.


‘So che tutto ciò che viene detto dalla mia bocca per te non ha alcun valore...non che mi interessi il giudizio di una mezzosangue sia chiaro, ma ti chiedo di stare ad ascoltarmi. So quello che stai passando, conosco i momenti di vuoto in cui a volte ti sembra di annegare.’

Si ferma un attimo come per prendere fiato prima di proseguire.

‘Tu non sei un’assassina’.

 Lo stupore che ho provato nel venire afferrata da lui è stato nulla in confronto a quello scaturito nel sentire quelle parole.
Lo guardo intontita, non credendo a quello che ho sentito. Lo vedo scrutarmi in volto senza dimostrarmi emozioni.

‘Perché...perchè me l’hai detto?’ gli chiedo ancora con la bocca socchiusa dallo stupore.

‘Ricordo che tu, Potter e Weasley mi avete aiutato ad uscire dalla Stanza delle Necessità durante la battaglia. Un Malfoy non rimane mai in debito. Consideralo un risarcimento’ mi risponde con noncuranza, come se in realtà la cosa per lui non avesse la benché minima importanza.

Sento un moto di tenerezza nei suoi confronti nascermi dentro: in fondo è stata l’unica persona che abbia mai affrontato il problema così direttamente e che mi abbia fatto sentire veramente bene.
Lo sto per ringraziare quando lo vedo sporgersi verso di me, pericolosamente vicino al mio viso.
Non so perché mi stia succedendo ma sento una  morsa all’altezza dello stomaco e all’improvviso respirare mi sembra un’operazione faticosa.

Incontro nuovamente i suoi occhi chiari che non fanno altro che scrutarmi, lo vedo sorridere e sento una sua mano chiudersi sotto al mio mento e spingere verso l’alto. Lo guardo senza capire.

‘Chiudi la bocca Granger, altrimenti entrano le mosche’ mi dice a mo’ di spiegazione.

L’atmosfera eterea del momento si dissolve per lasciare spazio all’imbarazzo più totale, perlomeno da parte mia, e le mie guance si tingono di rosso, un po’ per la vergogna, un po’ per il nervoso.

‘Strozzati Malfoy’ gli sibilo al limite della sopportazione.

In compenso lui mi guarda ridendo come un pazzo, e a me non resta altro che abbandonare l’aula, in balia di sentimenti tutt’altro che benevoli nei suoi confronti, ma senz’altro più serena.
Scendendo le scale con passi pesanti per sfogarmi riesco ancora a sentire il fantasma della sua risata, e non posso fare a meno di sorridere a mia volta.

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Capitolo 4
*** cap. 4 ***


Buongiorno! Sono tornata con questo nuovo capitolo, di cui sono ancora meno convinta se possibile… ma lascio a voi il giudizio!
Ringrazio ancora e immensamente tutti coloro che hanno speso un po’ del loro tempo a commentare o anche semplicemente a leggere la mia storia. Sperando di ricevere commenti, vi auguro buona lettura! (o perlomeno lo spero).
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
 

Cap. 4
 

L’incertezza e il pericolo mettono a prova l’uomo;
solo nella sventura lo si conosce veramente,
perché solo allora la verità vien fuori dal profondo del cuore,
solo allora la maschera è strappata
e appare la realtà.
                                                                                                   
                                                                                                                             Lucrezio, De rerum natura, III libro




Sento il calore del liquido ambrato scendermi lungo la gola, beandomi del suo sapore intenso ma allo stesso tempo delicato.
È mattina in Sala Grande, ora di colazione, e più o meno tutti i posti dei tavoli delle quattro case sono già stati occupati; io me ne sto seduta affianco a Ginny tenendo tra le mani una grande tazza di tè, e in alternanza seguo con lo sguardo i movimenti della mia amica e le voluttuose scie di vapore caldo che si alzano dalla mia colazione.
A causa delle poche ore di sonno sento la testa pesante, e faccio fatica a tenere le palpebre alzate: gli occhi sono circondati da profonde occhiaie violacee ,risultato di mesi di sonno in arretrato, e la mia capacità di concentrazione è tra le più basse che la storia di Hogwarts abbia mai avuto il piacere di annoverare tra i suoi studenti.

Poggio la mia tazza sul tavolo e mi strofino le mani sul volto nella vana speranza di darmi un contegno, ripensando all’inaspettato dialogo di poche ore prima avuto con Malfoy: oltre all’incubo ormai ricorrente, lui aveva contribuito notevolmente al mio stato di dormiveglia costante, o per meglio dire, le sensazioni che mi aveva fatto provare avevano creato in me uno stato di agitazione che ancora adesso non riesco a spiegarmi.


Chissà cosa l’ha spinto ad essere così premuroso nei miei confronti…beh, premuroso per quanto possa essere un Malfoy ovviamente.
In automatico alzo lo sguardo sul tavolo di Serpeverde cercandovi una testa di capelli biondi, ma i miei sforzi si rivelano vani: evidentemente quel ragazzo ha di meglio da fare che mangiare assieme a tutto il resto di studenti.
Con un’espressione un po’ contrariata torno a rivolgere la mia attenzione su Ginny, che intanto sta finendo di addentare la sua fetta di pane e marmellata di pesche.
Di lì a poco sarebbero iniziate le lezioni della giornata, e come prima ora ci attende una lezione di Cura delle creature magiche con Tassorosso…un risveglio graduale insomma, dato che l’insegnante in carica è ancora Hagrid.


La mattinata è trascorsa velocemente, snodandosi tra le varie spiegazioni e compiti in classe, fino a giungere all’ultima lezione della giornata, subito dopo pranzo: ci attendono due ore di Difesa dalle Arti Oscure con Serpeverde e solo Dio sa quanto darei per potermene tornare nel mio letto al calduccio.
Entro in classe senza badare più di tanto agli altri, come ormai sono solita fare, e prendo posto di fianco a Ginny in seconda fila, poggiando sul banco i vari libri di testo. Nel vedere entrare il fantasma del Barone Sanguinario, nuovo insegnante della materia, riesco a trattenere a stento uno sbadiglio e contrariamente al mio solito comportamento rispettoso appoggio di lato la testa sul banco.


‘io mi chiedo perché abbiano dato a lui la cattedra di insegnante…con tutta la gente competente che c’è in giro!’ se ne sbotta Ginny al mio indirizzo, assecondando la sua vena critica.

‘probabilmente perché essendo già morto non può fare la fine di tutti gli altri professori’ le rispondo io con tono acido, già stanca di tutto quel brusio che non faceva altro che alimentare la mia emicrania.

Alla mia destra sento una voce ridacchiare alla mia affermazione, e più spinta dal bisogno di fare qualcosa per non addormentarmi piuttosto che dalla curiosità, mi volto, rimanendo parzialmente stesa sul banco.


‘bella battuta Granger, peccato che non ti abbia cominciato a frequentare prima’ mi dice un Malfoy dall’aria compiaciuta.

È seduto con un altro Serpeverde esattamente di fianco a me, e se ne sta comodamente appoggiato con i gomiti sul banco senza all’apparenza avere alcun pensiero.

Guardandolo meglio riesco ad intravedere anche sotto i suoi occhi due pesanti occhiaie rossastre, segno di stanchezza e stress; la camicia della divisa è sempre impeccabile, come il nodo della cravatta, ma i capelli sono spettinati e gli ricadono in ciocche disordinate.
Non ci avevo fatto caso la sera precedente, ma a dispetto del suo solito contegno altezzoso le spalle gli ricadono leggermente curvate in avanti, come fossero schiacciate da macigni.
Lui mi guarda cominciando a trasformare la sua espressione giocosa in una più consueta maschera di noia pura, probabilmente pentendosi amaramente del suo tentativo di avere una conversazione civile con la sottoscritta.

A mia discolpa c’è da dire che lo shock di vedersi rivolgere la parola da Malfoy per ben due volte nell’arco di poche ore, e per motivi assolutamente disconnessi da insulti, è veramente grande.


‘stai bene mezzosangue?o quella tua palla di pelo ti ha mangiato anche quel poco di cervello che ti ritrovi?’ mi domanda retoricamente, tanto da non aspettare una mia risposta e rivolgersi verso il professore ponendo  fine a quella patetica conversazione.

‘beh, se per bene intendi uno stato che rasenta il catatonismo, un’emicrania che farebbe invidia ad un alcolista e una quantità di sonno in arretrato che stordirebbe anche un Dorso Rugoso…si, Malfoy, sto a meraviglia!’ gli rispondo ritrovando la voce, dando alle mie parole una pesante inclinazione sarcastica.

Senza voltarsi, lo vedo sorridere, e una verità si fa spazio nella mia mente a morsi e spintoni: Draco Malfoy è bello.
Benché il suo egocentrismo e la sua arroganza ne mutino spesso e volentieri i tratti, il suo volto possiede un’eleganza innata, la fronte alta e il naso dritto fanno da degna cornice a quegli occhi impenetrabili che tanto ho insultato.
Come animata da un sortilegio, non riesco a trattenermi dal guardarlo: ne seguo il contorno delle labbra, per poi proseguire sul profilo del mento e del collo, quasi che io tema di non poterlo più vedere proprio ora che l’ho scoperto.


Veloce come aveva chiuso il discorso pochi istanti prima, così fa ritornare nei miei occhi il suo sguardo indagatore, senza segni di impertinenza.
Cogliendo la palla al balzo approfitto del suo stato d’animo bendisposto, e tentando di porre fine ad anni di prese in giro, gli sorrido.
Un sorriso sincero, timido, senza secondi fini.

Lui inarca un sopracciglio assumendo un’espressione tra lo scettico e il sorpreso, e sporgendosi nella mia direzione, mi regala un mezzo sorriso.

‘cosa sono queste confidenze Granger? Non starai  forse tentando di porre fine al nostro meraviglioso rapporto di insulti, spero ’ mi dice bisbigliando.

Non riesco a trattenermi dal ridere, e cercando di nascondermi allo sguardo severo dell’insegnante mi copro la bocca con la mano, sprofondando, se possibile, ancor più nel banco.
Che situazione assurda: io che rido ad una battuta di Malfoy come una qualsiasi ragazzina frivola.


‘no Malfoy, certo che no…abbiamo condiviso insieme  talmente tanti bei ricordi che sarebbe un peccato rovinare tutto così ‘ gli rispondo ormai del tutto risvegliata da quello stato comatoso in cui ero caduta.

‘ora, se vuoi scusarmi, avrei una spiegazione da seguire, e ti inviterei a fare altrettanto’ aggiungo chiudendo il discorso.

Sposto lo sguardo da lui all’insegnante, tentando di concentrarmi, ma continuo a sentire il suo sguardo addosso, insistente.
Sicura del fatto che lo faccia apposta evito di chiedergli spiegazioni, privandolo del piacere di prendermi in giro sulla mia prevedibilità.
Colgo vagamente il tema della lezione, incantesimi di guarigione per ferite da taglio, cominciando ad annotare le varie caratteristiche per distinguere lesioni date da lame di fattura elfica e lame di fattura babbana.


La lezione procede senza altre distrazioni, ma quasi senza volerlo sbircio ogni pochi minuti nella direzione del biondo Serpeverde, e sentendomi un po’ stupida e infantile spero di veder tornare quei suoi occhi dentro i miei.
Evidentemente però il fato non vuole darmi vita facile, e per tutto il tempo Malfoy se ne sta chino sulla sua pergamena a prendere appunti.
Meglio così… d’altronde le nuove sensazioni che quel ragazzo mi sta facendo nascere non presagiscono nulla di buono, non tanto per i nostri precedenti o per la sua casa di appartenenza , ma in quanto alla ambiguità della situazione: io non posso, non devo andare oltre ad una convivenza civile con Malfoy, né tanto meno con qualsiasi altro ex adepto delle scellerate convinzioni di Voldemort.

Sarebbe come rinnegare tutto quello per cui ho lottato dal primo giorno in cui sono entrata in questa scuola.

E sinceramente, anche se ci potesse essere una remota possibilità che nasca una vera amicizia tra noi due… no, non potrei mai fidarmi veramente di un uomo del genere. Non sapendo che sul suo braccio è ancora inciso il simbolo della causa del mio dolore, del dolore di migliaia di persone.

La rabbia si impadronisce del mio animo: stringo forte tra le dita la piuma che sto usando, e accidentalmente faccio colare lungo tutta la pergamena delle gocce d’inchiostro.

Se non fosse stato per lui… se quella notte non avesse riparato quel maledetto armadio nella Stanza delle Necessità per fare entrare i Mangiamorte… forse tutto questo non sarebbe successo, forse ora il preside Silente sarebbe ancora in vita.
Forse ora tutte quelle persone che sono morte, potrebbero essere ancora in vita.

Lo vedo guardare dalla mia parte, come se stesse intuendo il corso dei miei pensieri.
Incrocio per una frazione di secondo il suo sguardo, per poi riabbassarlo all’istante: la vergogna di avere addossato tutte le disgrazie del mondo magico su di lui mi fa impallidire e sudare freddo.
Le cose sarebbero dovute precipitare prima o poi, era solo questione di tempo. E lo sapevo anche prima quando l’ho accusato.


Sento la sedia di Ginny grattare sul pavimento di pietra e ne deduco che la lezione è finita.
Raccolgo le mie cose e mi incammino con lei verso i nostri dormitori senza voltarmi verso il Serpeverde che nelle ultime ore aveva monopolizzato i miei pensieri.
Riesco a vedere con la coda dell’occhio il suo volto, girato nella mia direzione in un’espressione indecifrabile, ed io sento una morsa all’altezza dello stomaco, come la sera  prima nella torre di Astronomia.
Perché diamine deve farmi questo effetto sapere che mi sta osservando? Dannazione, ha passato sette anni della sua esistenza a rendermi la vita un inferno. Non si merita assolutamente nulla.

Immersa in quei pensieri mi faccio condurre da una Ginny loquace più che mai, totalmente assorta nei suoi discorsi da non pretendere nemmeno la mia totale attenzione.

All’improvviso sento una presa forte bloccarmi per la spalla, costringendomi a voltarmi. È lui.
Ginny mi guarda spaesata e irritata allo stesso tempo, aspettando una mia reazione. Io, memore dei pensieri che mi hanno attanagliato fino a pochi istanti prima, non riesco a spostare lo sguardo da un punto indefinito alle spalle di Malfoy.

‘vai pure avanti Ginny. Due minuti e ti raggiungo’ le dico con tono piatto, cercando di rassicurarla e di calmarla.

La vedo annuire con un brusco cenno della testa e allontanarsi con passo veloce.


 ‘allora?’ domando a Malfoy rimanendo girata a guardare la mia compagna Grifondoro allontanarsi.

‘allora cosa?’ mi chiede lui.

Dei del cielo aiutatemi perché non credo di riuscire a trattenermi dallo schiantarlo al muro.

‘sei tu, Malfoy, quello che mi ha bloccata senza alcun motivo. Hai qualcosa da dirmi?’ gli chiedo cominciando ad innervosirmi, un po’ per la situazione, un po’ per la sua vicinanza.

‘se non erro, tu mandando avanti la tua amichetta hai implicitamente acconsentito a questo contrattempo’ ribatte lui, senza alcun segno di scherno nella voce.

Mi volto a guardarlo finalmente negli occhi, quasi pronta a urlargli contro.

‘spiegami…velocemente…cosa vuoi da me Malfoy’ gli sibilo contro, ormai stufa di quel discorso senza senso e che dava corda ai miei peggiori presentimenti.

Lui mi guarda severo, come se stesse soppesando le parole da usare. Poi nei suoi occhi vedo qualcosa cambiare, come un lampo di lucidità, che lo induce ad allontanarsi di un passo da me.

‘non voglio assolutamente nulla da una mezzosangue come te, Granger. Non potrei mai voler avere a che fare con la feccia’ mi risponde crudele, arrogante.

Sento gli occhi pizzicarmi di lacrime di rabbia, ma non potrei mai piangere di fronte ad uno come lui.

‘e allora Malfoy sparisci, e non osare più toccarmi!’ gli urlo contro, al limite della sopportazione, e detto ciò mi volto e comincio a correre verso i mie dormitori, lottando contro il pianto.
 


La zuppa di questa sera fa veramente schifo, c’è poco da fare.
Probabilmente potrebbero portarmi anche la pietanza più deliziosa di questo mondo, ma lo stesso non ne saprei apprezzare il sapore. La violenta discussione avuta poche ore prima con Malfoy mi ha profondamente turbata, forse anche troppo.


Ed è proprio per questo che la situazione mi fa paura: mi sono sentita insultare da lui per sette anni, ma mai come ora le sue parole mi hanno fatto male. Perché? Che cosa è cambiato?

‘Malfoy ti sta guardando’ mi dice Ginny, alla quale ho raccontato il riassunto del nostro incontro.

Alzo lo sguardo, ed incontro i suoi occhi grigi: impenetrabile, quasi finto.

Cosa vuoi da me Malfoy? I miei occhi racchiudono questa muta domanda.
Lui non accenna a scomporsi.

Tutto ciò che può essersi creato, ora deve cessare di esistere. Senza possibilità di scampo.

Con questo pensiero ritorno a dare attenzione alla brodaglia nel mio piatto, ignara del fatto che questo è solo l’inizio.
 




Piccola nota: la citazione iniziale è un estratto dalla meravigliosa opera di Lucrezio, il 'De rerum natura'. La sua traduzione, ed il suo adattamento, sono opera del latinista Luca Canali, da me liberamente  prese in prestito dall'edizione BUR.
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** cap. 5 ***


Buonasera a tutti! Dopo un ritardo madornale (mi si era rotto il computer e di conseguenza avevo perso tutti gli abbozzi in esso contenuti) sono riuscita a completare questo nuovo capitolo! Ringrazio enormemente le mie tre lettrici più accanite: BlueWinter, Saretta 98, e VR 46, che con costanza ammirevole commentano ad ogni capitolo :D infine ringrazio di cuore tutti voi lettori che donate un po’ del vostro tempo a me e alle mie strorie, invitandovi a fare sentire i vostri pareri.
Detto ciò, vi auguro buona lettura, un bacio!
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

 
 

Cap. 5
 

’Too young to hold on
And  too old to just break free and run.’’
 




‘Caro Harry,
qui ad Hogwarts la vita è più o meno sempre la stessa, non è successo nulla di entusiasmante dall’ultima lettera che ti ho scritto.
Come al  solito le lezioni della McGranitt, con l’avvicinarsi del secondo quadrimestre, si stanno facendo leggermente più impegnative, ma non particolarmente complicate.
L’unico momento in cui sicuramente avresti voluto essere presente è stato quando Pansy Parkinson (antipatica come sempre) è stata ‘accidentalmente’ spinta da Neville in un cumulo di sterco di drago durante una lezione di Erbologia. Avresti dovuto vedere la sua faccia!
In ogni caso mi manchi da morire, ed Hogwarts non è la stessa se non ci siete tu e Ron.
Non vedo l’ora di tornare alla Tana per passare un po’ di tempo con voi. Ginny coglie l’occasione per mandarti un bacio (come se non sapessi che vi scrivete tre volte a settimana!), e per ricordarti che ‘ti tiene d’occhio’. Spero di risentirti presto, con affetto 

                                                                                                                                                                                                            Hermione

P.S.: non ti preoccupare per me, il peggio è passato. Ce la faremo Harry, come sempre. ‘
 
 


Rileggo un’ ultima volta questa lettera prima di sigillarla e legarla alla zampa di un barbagianni della guferia; è domenica mattina, e nessuno studente è ancora uscito dal suo dormitorio.
Il cielo fuori dalle finestre è grigio, carico di nuvole, e le fronde degli alberi della Foresta Proibita oscillano al vento.
I volatili se ne stanno appollaiati sui loro trespoli  muovendo convulsamente le ali, sbatacchiandole  rumorosamente addosso alle mangiatoie.
Indicando all’esterno della pergamena arrotolata il destinatario, porto verso la finestra il rapace dal manto bianco e rossastro, e con una forte spinta del braccio lo aiuto a prendere il volo.
Rimango a guardarlo, incantata da tanta maestosità; anche io a volte vorrei essere in grado di poter  prendere il volo abbandonando qualsiasi problema, prendere qualche momento per me stessa e riuscire a trovare la giusta prospettiva di guardare le cose.

Al pensarlo sorrido: io, che non ho mai avuto un buon rapporto con qualsiasi tipo di mezzo volante, mi ritrovo a fantasticare su come sarebbe volare libera nell’aria.
Probabilmente se mi sentisse Ginny non mi darebbe tregua un attimo: vorrebbe vedermi salire su un manico di scopa, e probabilmente farebbe di tutto per farmi giocare a Quidditch.
La sola idea di rimanere vittima nelle sue grinfie mi fa tremare: quella ragazza sarebbe veramente in grado di fare qualsiasi cosa pur di raggiunngere il suo scopo.

Rimango a fissare ancora per un po’ il parco deserto fino a che il freddo pungente non mi penetra nelle ossa, facendomi temere di prendere una brutta influenza.
Mi stringo maggiormente nel mio cappotto nero, e mi copro fino al mento con la sciarpa pesante tinta dei colori della mia Casa. E pensare che un anno fa, più o meno nello stesso periodo, io ed Harry eravamo alla ricerca degli horcrux…già, solo io ed Harry. Il ricordo dell’abbandono di Ron mi fa ancora trasalire e infuriare.
Quello stupido irresponsabile, che cosa credeva di fare?
Avrebbe potuto perdersi, o venire scoperto da dei Mangiamorte, oppure sarebbe potuto finire vittima di qualche animale pericoloso. Per non parlare poi del dolore che ci ha provocato con il suo comportamento: in quei giorni pensavo veramente di morire.

Aggredita da quelle sensazioni decido di tornare al caldo della mia Sala Comune, o perchè no, di andare a fare una solitaria colazione in Sala Grande.
Mi avvio verso l’uscita della guferia, e molto cautamente comincio a scendere i gradini ricoperti da uno strato alquanto inquietante di ghiaccio con il quale, devo ammetterlo, non ho mai avuto un grande rapporto di amicizia.
Sono quasi arrivata incolume all’ultimo gradino e sto già per cantare vittoria quando una figura imbacuccata fino al collo mi si para davanti all’improvviso,  facendomi sobbalzare e perdere l’equilibrio. Sto già per cadere quando sento sul braccio una presa decisa che mi sorregge, e che mi ha impedito di finire stesa a terra.

Guardo verso il volto del mio salvatore per ringraziarlo, e con mio grande disappunto mi trovo davanti l’ultima persona che avrei voluto vedere: Malfoy sta letteralmente troneggiando su di me, leggermente piegato in avanti per sostenermi.
È coperto dalla testa ai piedi dal cappotto nero della divisa, su cui campeggia lo stemma della sua Casa, e per completare il tutto anche lui indossa una sciarpa, naturalmente verde-argento.
Appena lo scorgo il mio orgoglio ferito reclama se non giustizia perlomeno un minimo di dignità, e così mi scrollo dalla sua presa con un movimento brusco.
Lui non sembra sorpreso dal mio comportamento, ma anzi accenna un sorriso ironico, come se avesse già immaginato le mie reazioni. Il ricordo della nostra ultima conversazione è ancora vivido nella mia memoria, e ancora di più lo sono le offese che mi ha rivolto.

Intenzionata più che mai a non avere alcun tipo di contatto con la sua persona, lo ringrazio con freddezza e senza aspettare una risposta lo aggiro velocemente.

‘Oh avanti Granger, non dirmi che sei ancora offesa per ieri’ lo sento dire alle mie spalle con fare canzonatorio.

Mi volto a guardarlo con gravità solo per assecondare il mio maledetto orgoglio: non gli mostrerò mai quanto in realtà le sue parole mi abbiano ferito…non gli mostrerò mai quanto in realtà il sapere che lui pensa questo di me mi abbia fatto stare sveglia tutta la notte senza riuscire a dormire.

‘Malfoy…non credere di essere così importante da condizionarmi’ gli rispondo con voce bassa, guardandolo dritto negli occhi, mostrandogli apertamente tutto il disgusto che provo per lui.

Se lui mi conoscesse come Ron o Harry saprebbe interpretare questo mio atteggiamento: l’indifferenza cela solo tormento. Tormento per  i miei sensi di colpa, tormento per il dolore che ho provocato…tormento per le sue offese, tormento per il suo essere dannatamente arrogante e noncurante. E poi…abbasso lo sguardo.

Stringo i denti, infastidita e irritata da una verità più che mai scomoda: tormentata dalla sua presenza costante nei miei pensieri.

Rialzo lo sguardo su di lui, e lo vedo concentrato a fissare il pavimento di pietra davanti ai suoi piedi: strano comportamento per lui, dato che gli ho praticamente servito su un piatto d’argento un incentivo a qualche centinaio di possibili offese nei miei confronti.

Povero illuso…se spera di abbindolarmi con così poco si sbaglia di grosso. La sceneggiata dell’uomo ferito può pure risparmiarsela.
Non mi sembra proprio che l’ultima volta che ho messo piede nella sua dimora lui abbia dimostrato tutta questa sensibilità.

Lo sto ancora osservando, aspettando che dica qualcosa, quando lui riporta i suoi occhi nei miei; il tempo di pochi secodi e il suo volto si trasforma in una maschera di odio puro, facendomi per la prima volta avere veramente paura di lui.

Il suo solito contegno sembra averlo abbandonato, si muove convulsamente. I suoi occhi si stringono come se stessero fissando una luce troppo intensa e la sua alta figura sembra più fragile che mai. Lo vedo alzare la mano stretta a pugno e procedere a lunghe falcate nella mia direzione, fino ad arrivare a mezzo metro da me. Io non so che fare: sono quasi paralizzata dallo stupore nel vederlo reagire così.

Decido di comportarmi come si deve fare con un animale selvatico: cauta, cerco di non fare movimenti bruschi; lo guardo cercando di trasmettergli calma, aspettando che faccia il primo passo.
Lui rimane a fissarmi a lungo, così vicino che riesco a vedere la vena giugulare pulsare al ritmo frenetico del suo cuore.

‘Spiegami perchè sono nato con questo cognome’ mi dice con tono deciso, interrompendo finalmente quel silenzio.

Io, presa in contropiede, non so che rispondergli.
I suoi occhi grigi non accennano a mollare i miei.

‘Spiegami perchè sono stato assegnato alla Casa di Serpeverde. Spiegami perchè a persone come me non si può mai dare una seconda possibilità’. Mi dice, donandomi i suoi pensieri.

Poi, come spinto da un bisogno irrefrenabile, continua:

’Voi persone per bene, voi eroi che combattete per il bene del mondo…a voi è permesso sbagliare, a voi è concesso il perdono.
Io sono nato con questo schifo di cognome tatuato addosso, io non ho potuto scegliere nella mia vita; se anche fossi stato scelto a Grifondoro la situazione sarebbe stata la stessa.
La vostra ipocrisia è seconda solo al vostro dannato perbenismo… Cazzo Granger, hai ucciso una ragazza, e te ne stai qui circondata da amici e persone che ti rispettano!
Io non ho ucciso nessuno, non ho torturato nessuno! E me ne sto qua, a dover sentire ogni vostra schifosa critica, ogni vostro giudizio!’

Lo guardo allibita e sconvolta: non pensavo che lui potesse essere così…così…umano?
Lui se ne esce con una risata amara, quasi cattiva, che contiene in sè un dolore stanco.

‘Ecco, lo vedi mezzosangue? Siete tutti uguali. Pensate di sapere già tutto di una persona.’mi dice con fare canzonatorio.

Ma cosa diavolo…come ha fatto a sapere cosa ho pensato? Improvvisamente , come tessere di un puzzle, tutti i tasselli si ricompongono nella mia mente: anche quella volta durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure, anche ora in questa discussione…

Concetrazione e contatto visivo. Ma certo, come ho fatto a non capirlo prima…
Una sola parola si illumina nel mio cervello: occlumante.

Lo vedo sorridere compiaciuto e spostare lo sguardo verso il parco, mentre si passa una mano tra i capelli con fare elegante.

‘E brava la nostra Granger’ mi sussurra, sempre guardando un punto indefinito dell’orizzonte.

In quel momento lo vedo fragile, e umano più che mai.

Mossa da un istinto intrinseco del mio essere, mi avvicino di più a lui, desiderando di poterlo aiutare in un qualche modo. Siamo separati da una misera manciata di centimetri ormai, e posso sentire il calore emanato dal suo corpo.

Lui si volta a guardarmi senza dimostrare alcuna emozione, ma il ricordo del dolore nel suo sguardo mi brucia ancora nella retina degli occhi.
Nessuno può riuscire a capirlo, nessuno che non abbia passato quello che ha passato lui…esattamente come me. Nessuno può comprenderci veramente.

Senza quasi rendermene conto alzo lentamente una mano, portandola all’altezza del suo volto. Lo vedo per una attimo osservarmi perplesso, ma non fa nulla per allontanarmi. Poggio la mano sulla sua guancia fredda, e gli dono una dolcissima carezza.
Lo vedo chiudere gli occhi e lo sento abbandonarsi al mio tocco. La sua pelle lattea è delicata, morbida, ma posso sentire sotto le dita il ruvido della ricrescita della barba.

Sento una morsa all’altezza dello stomaco, e una sensazione nuova invadermi il corpo.
Desidero toccarlo di più, abbracciarlo e nasconderlo da tutto, per evitargli altre sofferenze…e non posso permettermelo.

Consapevole di stare per oltrepassare un confine ben delineato, mi allontano di un passo da lui, facendogli aprire di scatto gli occhi.
Non so cosa dire, il mio cervello sembra in tilt.
Lui mi guarda con un’espressione strana in volto, ma non disgustata come invece avrei immaginato. Il mio cuore esulta. Decido di andarmene, ho bisogno di pensare.

Gli lancio un’ultima occhiata prima di voltarmi e, potrei giurarlo, scorgo nel suo sguardo della delusione. Come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta corro giù per le scale, cercando di dare un ordine ai miei pensieri, ma soprattutto totalmente concentrata a non scoppiare a ridere: da tanto non mi sentivo così serena, senza motivo.
 
 




N.B.:
 La frase con cui si apre questo capitolo è tratta dal brano di Jeff Buckley, ‘Lover, you should’ve come over’.

 
 
 

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Capitolo 6
*** cap. 6 ***


Buonasera a tutti! Scusate per il ritardo madornale, ma tra le vacanze all’estero (quindi assenza di pc) e mancanza di ispirazione, non sono riuscita ad aggiornare prima! Come appena detto, sono stata colpita dal vuoto totale di fronte alla pagina bianca, e quindi chiedo enormemente scusa per lo scarso livello di questo capitolo e per lo svolgersi della storia che sta diventando un po’ troppo incoerente per i miei gusti (e ripeto, per i miei gusti…magari esiste qualcuno a cui può piacere!).
Vi chiedo quindi più del solito di farmi sapere cosa ne pensate, così da regolarmi se continuare o meno la storia. Buona lettura!  
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 

Cap. 6
 


‘’Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che è dentro di noi.’’
 


Calma Hermione, calmati, non hai fatto nulla di male..
Si, a parte aver provato pietà per quell’essere di Malfoy.

Beh, anche lui è pur sempre una persona…e poi non ho fatto nulla di sconveniente!
Certo Hermione, non hai fatto nulla di sconveniete…se tralasciamo le possibili interpretazioni che quella mente malata di Malfoy potrebbe dare al tuo gesto…si, si potrebbe dire che non hai fatto nulla di male!

Ora basta Hermione, calmati, stai litigando da sola!

Sto correndo per i corridoi verso la mia Sala Comune, dimentica del mio precedente desiderio di fare colazione e desiderosa piuttosto di mettere la testa sotto un getto di acqua fredda. Che cosa mi è preso? Ho accarezzato Malfoy?

La mia proverbiale razionalità mi ha abbandonata, mi sento confusa e imbarazzata e le mie guance si sono accese di un inquietante rosso bordeaux.
Arrivo ansante davanti al quadro della Signora Grassa e nell’esatto istante in cui sto per pronunciare la parola d’ordine, vedo sbucare la chioma scarlatta di Ginny, la mia ancora di salvezza.

Con finta tranquillità mi avvicino a lei, la prendo per un braccio e le regalo un sorriso che di rassicurante non ha neanche l’intenzione.

‘ Ginny, proprio te stavo cercando…posso parlarti un attimo?’ le domando mantenendo un atteggiamento rilassato.

Lei mi guarda con occhi ancora mezzi chiusi ed espressione addormentata, ma con insolita docilità la vedo annuire e lasciarsi condurre.
Decido di andare in biblioteca visto che voglio parlarle in privato, e quale miglior posto se non l’aula studio di domenica mattina?
Non appena comprende in che luogo la sto portando, un lampo di lucidità le attraversa il volto, e con espressione disgustata e al contempo implorante tenta di liberarsi dalla mia presa.

‘ Hermione ti prego, ti scongiuro…ti prometto che oggi pomeriggio farò i compiti di Pozioni, ma almeno adesso lasciami vivere!’ mi urla in tono melodrammatico che mi ricorda terribilmente il modo di fare di Ron.

Alzo gli occhi al cielo, scocciata da una delle sue tante scenate per i compiti, e sicuramente non le avrei risparmiato una ramanzina sul senso del dovere se non avessi voluto togliermi subito quel pensiero che mi torturava il cervello.

‘ Non ti agitare Ginny, non ti ho portata qui per questo motivo…anche se non sarebbe da tralasciare’ le rispondo, accompagnando la fine dell’affermazione con un’occhiataccia.

Lei si lascia andare ad un sospiro di sollievo, consapevole di averla scampata ma altrettanto cosciente del nervosismo che inevitabilmente stava prendendo possesso dei miei lineamenti.
Convinta dalla mia buonafede nei suoi confronti e incuriosita dal mio comportamento riprendiamo a camminare, varchiamo la soglia della biblioteca, e scegliamo un tavolo nascosto tra gli enormi scaffali ricolmi di libri. Ci sediamo ai lati opposti, e lei mi guarda con espressione confortante, desiderosa di aiutarmi.

Ecco, e ora cosa le dico?

Abbasso lo sguardo sulle mie mani congiunte e abbandonate sulle ginocchia, imbarazzata: il mio atteggiamento è quello di una peccatrice al cospetto di un prete nell’atto della confessione…per un attimo mi perdo nell’immaginare Ginny vestita con la toga, ma subito vengo risvegliata da un sonoro sbadiglio della mia interlocutrice.

La vedo stravaccarsi sulla sedia e capisco che di li a poco avrebbe preso sonno.
Decido di buttarmi, di aprirmi per una volta confidando a qualcuno i miei pensieri.

‘ Ok…senti Ginny, non ti è mai capitato di…che ne so…di odiare una persona, ma contemporaneamente di esserne attratta?’.

La vedo strabuzzare gli occhi e consapevole di averle fatto riacquistare totalmente lucidità continuo:

‘ Cioè, non mi sono spiegata bene…volevo dire…ti è mai capitato di non riuscire a sopportare una persona, ma allo stesso tempo di non riuscire a volerle male? Come se la conoscessi da sempre, come se non potessi non volerle bene?’.

Lei è ammutolita e sorpresa di affrontare un discorso del genere proprio con me, lo capisco anche se non me lo dimostra più di tanto.

‘ Beh, no non mi è mai capitato, ma credo che possa succedere in particolari situazioni. Tutto dipende anche dalla persona in questione, dalle circostanze che hanno portato queste due persone ad avvicinarsi…’ . 
D’un tratto mi guarda in modo indescrivibile, e con fare sbrigativo mi dice :

’ Avanti, dimmi chi è’. Schietta, diretta, senza peli sulla lingua: ecco la vera Ginny .

Il repentino cambio di direzione della conversazione mi lascia basita, e rendendomi conto di quello che le sto per dire cerco con lo sguardo una via di fuga.
‘ Non provarci nemmeno, tu non esci da questo posto se non mi dai il nome’ mi anticipa lei con espressione risoluta.

All’improvviso l’averla portata qui non mi sembra molto intelligente, e ancor peggio, mi rendo conto di non sapere nemmeno io cosa voglio dirle.
La mia reazione è stata estremamente immatura, per non parlare poi dell’infantilità delle reazioni che quel contatto mi ha creato.

‘ No non è niente Ginny…era una situazione ipotetica’ cerco di dirle con la migliore espressione che riesco a trovare.

La vedo alzare pericolosamente un sopracciglio e portare le mani ai fianchi, in una fedele imitazione della signora Weasley.

‘ Hermione Granger, ti do tre secondi’ mi dice alzando tre dita della mano.

Comincio a sudare freddo: dopotutto ricordo ancora la maestria con cui padroneggia le Fatture Orcovolanti.
‘ Uno’ dice abbassando il primo dito.

No dai, sta scherzando, non potrebbe mai ricorrere alla tortura per estorcermi il nome…credo.
‘ Due’ abbassa anche il secondo dito, e mai la sua espressione è stata così terrificante.

Mmm… forse non stava scherzando. Ok, glielo dico…non è poi così brutta come cosa.
‘ Tre’ chiude tutte le dita a pugno. Mi sorride in modo sinistro.

Indietreggio di un passo a scopo preventivo e prendo un grosso respiro.
‘ Draco Malfoy’ le dico tutto d’un fiato.

La vedo paralizzarsi e guardarmi come se stessi delirando.

‘ Stai scherzando vero?’ mi domanda con un mezzo sorriso.

Non so cosa risponderle.

Al prolungarsi del mio mutismo vedo il suo volto rabbuiarsi e chiudersi in un silenzio atroce che mi esclude da qualsiasi suo pensiero.
Ansiosa, me ne sto inerme, torturandomi il bordo della manica del maglione, e osservo ogni suo minimo movimento.
Come sfinita da una lunga corsa Ginny si accascia sul tavolo, puntellandosi sui gomiti per sorreggersi la testa, e mi lancia una lunga occhiata.

‘ Cos’ è cambiato?’ mi domanda, e la sua espressione sembra improvvisamente più vecchia di dieci anni.

Il gelo mi riempie le vene: quell’ espressione…era da diversi mesi che non la vedevo più sul suo volto.  Quella maschera di amarezza e rancore che la guerra e il dolore le avevano stampato in faccia, quell’ aspetto stanco, svuotato di qualsiasi emozione.
In questo momento mi sento più immatura che mai, e qualsiasi risposta che vorrei darle mi sembra stupida e inconsistente.
‘ Non è cambiato nulla di preciso…è stata più una naturale conseguenza’ cerco di giustificarmi.

Lei mi continua a guardare, scettica e incredula.

‘ Ti rendi conto che lui è stato uno di quei Mangiamorte che ti hanno torturata?’ mi domanda in modo ovviamente retorico.

La vedo abbassare lo sguardo sulle venature del tavolo in legno, come se non volesse neanche più guardarmi; la osservo chiudere le mani a pugno e premerle forte sulle tempie.

‘ Ti ricordi che per causa sua è morto Silente? Hai per caso dimenticato tutte le offese che ti ha sputato contro in tutti questi anni?’ mi sussurra.

Non alza neanche il volto, sa già di avere ragione.
La consapevolezza di essermi illusa che qualcosa fosse cambiato sembra schiacciarmi il petto, e ancora peggio: il mio orgoglio da Grifondoro sta implorando pietà.

‘ Le persone possono cambiare’ mormoro, più per desiderio di non cadere nel baratro della consapevolezza che per reale convincimento.

Ginny rialza lo sguardo su di me, preannunciando la fine di quella conversazione.

‘ Non tutti possono cambiare Hermione, apri gli occhi: per te potrà anche essere cambiato qualcosa, ma per lui rimarrai sempre e solo una sporca mezzosangue’ mi dice con fermezza, per poi proseguire con più dolcezza:

‘ Ed ora smettila di cercare di aiutare tutti come hai fatto con me: per persone come Malfoy non ne vale la pena’.

Con queste parole la vedo congedarsi con un frettoloso cenno del capo e alzarsi dalla sedia, per poi sparire oltre la soglia dell’aula.
Forse ha ragione lei, forse mi sto immaginando le cose…forse davvero non ne vale la pena.

Ma allora perché non riesco a smettere di pensarci?
 
                                                                            ***
 
È lunedì mattina, sono seduta al mio banco per l’ inizio delle lezioni e sto accuratamente ordinando i libri di testo e le pergamene in attesa dell’entrata del professore; rispetto a ieri mi sento più rilassata, probabilmente un’intera nottata di sonno mi ha aiutata a ridimensionare il problema, ma al contempo mi continuo a ripetere mentalmente una poesia babbana che mi era capitato di leggere su un libro di mia madre.



’’Odio e amo.
Come può essere?, mi chiedi.
Io non lo so,
ma sento che è così
e dentro mi consumo.’’
 

Ancora una volta mi ritrovo a ripeterla come un mantra, e ancora una volta tento di fare ordine nei miei pensieri.
‘odio ed amo’: cosa intendo io per amore? Quel sentimento che ho scoperto di provare per Malfoy non è assolutamente amore, nemmeno lontanamente;
più probabilmente è affetto, nato in un momento di sconforto in cui solo lui è riuscito veramente a consolarmi, o forse ancora è affinità: in fondo siamo entrambi ragazzi che si sono trovati a combattere una causa più grande di noi.

Tutti questi pensieri mi vorticano in testa senza accennare a rallentare e solo l’entrata in aula della Casa di Tassorosso ha contribuito a farmi prendere un attimo di fiato.
Non posso andare avanti così, non per molto.

Mi volto verso il corridoio e vedo passare dei ragazzi vestiti con una tunica verde-argento, e inevitabilmente i miei pensieri vanno a lui, Malfoy.
Mi guardo le unghie delle mani, ormai pressoché inesistenti dai continui rosicchiamenti, e le parole di Ginny mi risuonano nuovamente nelle orecchie.

Non ne vale la pena.

E mi rendo conto che forse ha ragione lei: non ne vale la pena.
Ma sono veramente sicura che sia solo questo?
 
 
 

N.B: la citazione iniziale è uno degli aforismi di Hermann Hesse; il poemetto all’interno della storia è invece ‘odi et amo’ di Catullo.
 
 
 

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Capitolo 7
*** cap. 7 ***


Buonasera a tutti!
Innanzitutto voglio urlare  un immenso grazie a tutti coloro che mi hanno spinto ad andare avanti con questa storia grazie alle loro recensioni, a coloro che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite ed infine un grosso grazie a tutti voi che state leggendo, sia che siate di passaggio, sia che stiate seguendo la mia fiction da più tempo!
 Spero di non deludere nessuno con l’andare avanti dei capitoli, e mi auguro vivamente di non annoiarvi. Detto questo non mi rimane altro da fare se non augurarvi buona lettura e chiedervi di lasciare qualche commento se ritenete che ne valga la pena:  al prossimo capitolo!
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 

Cap. 7
 


‘’Noi non riusciamo a cambiare le cose secondo il nostro desiderio, ma gradualmente il nostro desiderio cambia.’’
 
 


Sono passate tre settimane dall’ultima lettera che ho spedito ad Harry.

Tre lunghe, intense, estenuanti settimane.

I compiti in classe non sono un grosso problema: studio dalla mattina alla sera, concedendomi eventualmente anche qualche nottata, e tutto fila liscio come l’olio.
I rapporti con Ginny sono tornati quelli di sempre: quella piccola discussione che abbiamo avuto riguardo Malfoy non ha avuto il potere di allontanarci, anzi è riuscita a renderci ancora più legate, e i nostri fantasmi del passato sono perlopiù incatenati nel buio del dimenticatoio.
Certo, ad ogni minimo riferimento all’anno scorso entrambe non possiamo fare a meno di far riaffiorare tutto, ma non è più la situazione insostenibile di inizio anno.

Tornare ad Hogwarts è stata una vera benedizione e tutto questo lo devo solo ed unicamente a lei: la scansione frenetica degli orari, le nuove nozioni da imparare, il continuo scambio di battute con i miei compagni di Casa e l’interazione con i docenti e tutto il resto del corpo studentesco fanno si che la mia mente sia sempre occupata, e quei pochi momenti in cui non lo è sono troppo stanca per poter anche solo pensare.

Si potrebbe dire che la mia vita sia tornata alla normalità, per quanto possa essere definita normale la vita che ho condotto in compagnia di Harry e di Ron fino a pochi mesi fa.
Sorrido.                                                                                                                                               

Eh già, i miei Harry e Ron…due pezzi fondamentali della mia vita, due presenze indelebili e assolutamente meravigliose: i due fratelli che non ho mai avuto.

Esattamente in questo momento me  ne sto seduta sulla mia poltrona preferita in Sala Comune, proprio quella poltrona vicino al caminetto che è stata per anni luogo di innumerevoli discussioni tra noi tre. Sto leggendo un libro di approfondimento per la lezione di Pozioni del giorno dopo, e Grattastinchi se ne sta acciambellato sulle mie ginocchia facendo grossi respiri. È sera, e gli studenti sono quasi tutti a dormire.

Mi sto rilassando come da tempo non capitava, e sto assaporando ogni singolo istante: adoro quest’atmosfera soffusa…mi sento coccolata dal calore delle fiamme e inebriata dal profumo della legna che scoppietta allegramente.

Tic tic.

Alzo di scatto la testa, disturbata da un rumore  insistente.
Guardo verso la finestra e vedo attraverso il vetro un gufo che sta cercando in tutti i modi di attirare la mia attenzione.

Mi alzo frettolosamente, facendo cadere rovinosamente a terra Grattastinchi, tanto da ricevere in risposta un soffio stizzito.

Percorro tutta la sala, curiosa e al contempo preoccupata: l’esperienza mi ha insegnato che le lettere che arrivano di notte sono quelle che devono essere lette in privato.
Apro quel tanto che basta a far entrare il rapace e lo faccio appollaiare su un’asse del soffitto, procurandogli una ciotola d’acqua, e nel mentre gli sfilo la lettera dalla zampa attenta a non disturbarlo e mi vado a risedere sulla poltrona.

 
 Hermione Granger, Hogwarts.

 
È la scrittura di Harry, la riconoscerei  ovunque.
Apro la busta frettolosamente, strappando la carta in malo modo, e comincio a leggere.


 
Cara Hermione,
ti scrivo solo ora perché sono stato molto impegnato a sbrigare delle faccende con il Ministero, ma sono certo che in ogni caso tu mi capirai.
Qui la vita è sempre la stessa, a volte capita che arrivino lettere di ringraziamento nei miei confronti, altre volte invece mi scrivono persone convinte che sia stata tutta una messa in scena e che io sia solo un impostore…robe da non crederci. Ma tralasciamo questi fatti che sicuramente non ti interesseranno, considerando che tu sei ad Hogwarts.
Ah, quanto mi manca quella scuola…ovviamente mi mancano le persone, non le lezioni o i compiti sia ben chiaro!
Comunque passando agli argomenti seri…dal  Ministero trapelano veramente poche informazioni riguardanti gli ex Mangiamorte, per cui non so dirti se le catture stiano procedendo o siano invece in stallo (anche se avendo partecipato a centinaia di processi come testimone dovrei esserne a conoscenza).
Probabilmente domani mattina leggerai sulla Gazzetta del Profeta un articolo riguardante Lucius Malfoy (deve essere un articolo marginale perché non vogliono fare troppo scalpore); ho colto l’occasione di questa lettera per comunicartela in anticipo, così da sentirmi utile almeno per qualche istante.
Ieri sera è stato ritrovato dalla moglie il suo cadavere, proprio nella tenuta di famiglia.
Non c’è stata ancora alcuna rivendicazione ma il Ministero pensa sia stata opera degli ex Mangiamorte che hanno deciso di non collaborare con il reparto Auror ;
d’altronde Malfoy si era creato fin troppi nemici negli ultimi tempi  e l’essere stato uno dei pochi Mangiamorte a non venire incarcerato e sottoposto al bacio del Dissennatore…non gli ha certo fatto guadagnare il rispetto degli adepti di Voldemort.
Non credo ci sia bisogno di dirti che mi dispiace, in fondo era pur sempre un uomo, un marito ed un padre.


Cerca di non studiare troppo e di goderti quest’ultimo anno la ad Hogwarts.
Ti stringo forte e ti auguro buona notte.

                                                                                                                                                                  Harry
 
 


Non riesco a crederci.
Anzi, la situazione è così terribilmente reale che non riesco neanche a concepirne la portata.

È morto Lucius Malfoy.

Assassinato dai suoi stessi compagni.

Lucius Malfoy.

Quante volte ho pensato a questo momento? Quante volte ho desiderato nell’ultimo anno che avvenisse ciò che ormai è realtà?
Troppe. Ed ora che è finalmente successo…non riesco a vedere altro se non l’orrore.

Un senso di vuoto opprimente fin troppo familiare mi si propaga da dentro, tutto il mio corpo sembra essersi immobilizzato; sento il freddo scorrermi nelle vene, ed una morsa mi stringe la gola.
Mi alzo nuovamente di scatto e getto la lettera nelle fiamme, volendola allontanare il più possibile da me.

 Dei flash mi attraversano la mente: Lucius Malfoy che gioisce nel vedermi varcare la soglia di casa sua come prigioniera dei ghermidori…che incita Bellatrix mentre quest’ultima mi tortura…
 
Basta. Troppi ricordi.

Lucius Malfoy che mi guarda con degli occhi da pazzo, spiritati e accesi di una fiamma di follia.
Lucius Malfoy che vuole la mia morte, che desidera la morte di tutte le persone che intralciano il suo cammino.

Troppi, troppi ricordi.

Risalgo su per le scale del mio dormitorio facendo meno rumore possibile, fino a giungere nella mia stanza.
Intravedo sotto le coperte del letto accanto al mio il pigiama azzurro e bianco della mia migliore amica Ginny  che sta dormendo con tutti i capelli arruffati.

Aspetto qualche secondo con il cuore che batte a mille e il fiato sospeso: il suo respiro rimane regolare. Bene, non l’ho svegliata, non voglio che mi veda in questo stato…posso solo immaginare la mia espressione in questo momento, e non deve essere molto rassicurante.

Frugo nel mio baule fino a trovare una scatolina bianca, la mia ultima speranza per poter dimenticare tutto per almeno alcune ore: la apro e la capovolgo sul palmo di una mano fino a far fuoriuscire una piccola pillola rosa. La ingoio e mi stendo sul letto, cercando di non pensare alla lettera di Harry.

Sento le palpebre farsi pesanti e la vista cominciare ad annebbiarsi, e tiro un sospiro di sollievo: stanotte sarà una notte senza sogni.
 
                                                                                                                                                 

                                                                                                                                                             ***
 


‘ Hermione…?...Hermione!’

Mmm, chiunque tu sia vattene…

‘ Hermione per le mutande di Merlino, alzati da questo letto!’.

Mpf…Merlino? Cosa centra adesso Merlino…?

‘ Ok l’hai voluto tu’.

All’improvviso una sessantina di chili mi piombano addosso come una furia, cominciando a saltare e urlare il mio nome.

‘ Cosa c’è? Cosa c’è? Cosa c’è adesso?!’  urlo alzandomi a sedere stando attenta a non beccarmi un pugno in un occhio.

Ginny sta letteralmente sfondando il mio letto ed ha in viso un’espressione talmente buffa e tenera che non so se rimproverarla o mettermi a ridere.
Come sempre mi basta incrociare il suo sguardo da cucciolo bastonato per sciogliermi.

‘ Puoi togliere il tuo amabile peso da sopra le mie gambe?’ le domando ridendo.

Ride anche lei, e la vedo scendere dal letto già con addosso la divisa scolastica e la cartella di libri sulle spalle.

‘ Come mai stamattina non mi hai ancora urlato istericamente che sono in ritardo, ma anzi sei ancora a poltrire a letto?’ mi domanda lei con tono disinteressato ma pesantemente ironico.

‘ Mmm lascia stare, non mi va di parlarne’ le rispondo sbadigliando sonoramente e stiracchiandomi…ah, che bella dormita.

Ora sono proprio fresca per una nuova giornata di lezioni e soprattutto per quella interrogazione della terza ora…
Ma, aspetta. Ginny è già vestita con la divisa. Ginny è sempre perennemente in ritardo.
Ommiodio le lezioni.

‘ Merda!’ urlo saltando giù dal letto, vestendomi alla velocità della luce e buttandomi in spalla la tracolla dei libri.

‘ Avanti Ginny muoviti! Oh, sono in ritardo, mi daranno una punizione e verrò bocciata! Lo so, me lo sento!’ urlo mentre mi catapulto giù per le scale.

Ginny intanto è ancora di sopra a guardare il posto vuoto sul letto che fino a pochi secondi prima occupavo.

‘ Ginny , TI VUOI MUOVERE?!’ le urlo uscendo dal quadro della Signora Grassa.

La sento correre giù per le scale e raggiungermi. Arranca sotto il peso dei libri, si vede che  è abituata a prendersela comoda.

‘ Oh Hermione, rilassati…non sarà mica un misero ritardo di venti minuti a bocciar…’.

Non la lascio finire.

‘ Venti minuti? Tu lo chiami misero ritardo?! Ti avviso Ginny: se ti becco un’altra volta a cincischiare inutilmente prima delle lezioni, scrivo a tua madre!’ le dico svoltando l’ultimo angolo che ci separa dall’aula di Pozioni.

Ok, so di poter sembrare una pazza isterica, e forse lo sono ma…diamine, venti minuti di ritardo! Già che c’era poteva farmi dormire fino a mezzogiorno.
 
‘ Beh, volendo essere precisi, oggi sei in ritardo anche tu’ mi dice lei cercando di difendersi dalla mia furia omicida.

Mi blocco proprio davanti la porta dell’aula per prendere fiato.
La guardo.

‘ Ginny. TACI’.
 
                                                                          

                                                                                                                                                               ***
 


Mi siedo esausta al tavolo di Grifondoro per il pranzo e lascio mollemente cadere la mia tracolla sul pavimento.
Ho la testa che sembra scoppiare ed ho ancora nelle orecchie i rimproveri del professor Lumacorno per il ritardo alla sua lezione.

Che giornata orribile, per non parlare del fatto che la professoressa McGranitt non mi ha neanche accettata come volontaria all’interrogazione.

Per sfogare la mia frustrazione afferro una fetta di pane e la addento con rabbia.
Per colpa di Ginny ho anche saltato la colazione di stamattina e ho perso la consegna della posta.

Già, la posta…

Tutto quello che mi aveva sconvolta ieri sera torna a galla, facendosi spazio nella mia mente a spintoni e morsi.
Chissà se la notizia della morte di Lucius Malfoy  ha già fatto il giro di tutto il castello…istintivamente alzo lo sguardo sul tavolo di Serpeverde, in cerca di chissà quale situazione.
Che strano, nessuno sembra essere particolarmente felice…

Improvvisamente mi raggelo.

Non avevo ancora focalizzato bene l’accaduto, lo ritenevo più un’ ipotesi  astratta e senza fondamento, ma la vista di Draco Malfoy mi paralizza.

Se ne sta compostamente seduto accanto a Pansy Parkinson, chino sul suo piatto, e all’apparenza non sembrerebbe essergli successo nulla. Ma sicuramente lui lo saprà già…vero?

‘’in fondo era pur sempre un uomo, un marito ed un padre.’’

Mi tornano in mente  le parole di Harry, e mi stupisco di non aver pensato subito al fatto che Lucius fosse il padre di Draco.

Questo spiega quanta strada io abbia ancora da fare per risalire il baratro in cui sono caduta…una semplice notizia come quella della morte  di una persona non può farmi perdere la testa in questo modo. Il ricordo poi dei sonniferi che ho preso mi fa vergognare di me stessa: è inutile fingere di stare bene e di essere forte, non lo sono.

Di colpo mi rendo conto che Malfoy si è alzato dal suo tavolo e sta procedendo a passo spedito fuori dalla Sala Grande, come se stesse fuggendo.
Decido di seguirlo, stupidamente convinta di doverlo aiutare, di dovergli dire qualcosa.

Raccolgo la borsa e mi avvio dietro di lui: ci separano solo una ventina di metri ma lo lascio andare avanti senza dirgli nulla.
Lo vedo scendere lungo i corridoi che portano ai sotterranei, dove si trovano anche i dormitori di Serpeverde, e decido di fermarlo, sapendo che una volta che lui fosse entrato nella sua Sala Comune non avrei avuto modo di incrociarlo.

‘ Malfoy!’ gli dico ad alta voce.

Lui prosegue imperterrito, probabilmente non mi ha sentita.

‘ Malfoy, aspetta!’ gli urlo cominciando a correre per raggiungerlo.

Ancora una volta lui non da segno di avermi sentita.
Ormai sono a pochi passi da lui e sto ancora correndo. Allungo un braccio per bloccarlo e nello stesso istante lo vedo girarsi e osservarmi con stizza.

Quasi gli cado addosso, tanto è stata fulminea la sua reazione: incontro il suo sguardo e mi rendo conto che non sarei riuscita a dirgli nulla di quello che avrei voluto.

Ha gli occhi rossi e lucidi, come quelli di una persona che ha pianto a lungo o che sta trattenendo le lacrime; i capelli sono spettinati, la cravatta allentata, e due profonde occhiaie gli solcano il viso fino alle guance.

‘ Cosa vuoi?’ mi domanda concedendomi un’occhiata altezzosa ed arrogante; quel suo comportamento fa sembrare i suoi tratti ancora più spigolosi, e il colore della sua pelle è malsano.

Le parole sembrano essersi impigliate in gola, non riesco a fare altro se non guardarlo.

Sposto lo sguardo altrove, e mi passo la lingua sulle labbra improvvisamente secche. Devo dirgli qualcosa.

‘ Ho saputo di tuo padre, e volevo dirti che mi dispiace’ gli dico senza tanti giri di parole.

Non ho il coraggio di spostare lo sguardo dalla punta delle mie scarpe e le guance mi si imporporano: sento improvvisamente un gran caldo.
Veloce come poco prima, lo sento afferrarmi un braccio e trascinarmi con  malagrazia con lui.

‘ Hei! Mollami subito!’ gli dico contrariata, cercando di liberarmi.

‘ Non qui Granger. Zitta e cammina’ soffia tra i denti in tono bassissimo.

Camminiamo per alcuni corridoi del quarto piano, fino a raggiungere una vecchia aula chiusa a chiave. Lo vedo estrarre la bacchetta ed aprirla, per poi spinger mici dentro con rudezza.
Si richiude la porta alle spalle per poi appoggiarvisi contro di schiena.

In quel momento realizzo di essere sola in una stanza con un ex Mangiamorte, per di più irato, e comincio ad agitarmi. Indietreggio di alcuni passi, allontanandomi da lui.

‘ Come hai fatto a saperlo?’ mi chiede lui all’improvviso.

Al sentire la sua voce sobbalzo: suona molto meno sicura di quanto in realtà sia il suo aspetto.

‘ L’ho saputo dal Ministero’ gli rispondo.

Non mi sembra molto sicuro tirare in ballo Harry, ora come ora.

‘ Ma certo…’ dice socchiudendo gli occhi. ‘Dimenticavo la presenza di Potter. E dimmi…vi siete divertiti? Avete organizzato una festa quando l’avete saputo?’ prosegue con sarcasmo.

‘ No, certo che no…non avremmo mai osato mancare di rispetto ad un mort…’ non riesco neanche a finire la frase che lui scoppia a ridere.

‘ Patetici, siete solo un branco di patetici. Per quale altro motivo saresti venuta qua allora, se non per ridere di me e della mia famiglia?’ mi dice con odio.

‘ Per dirti che mi dispiace, e che so quanto male faccia perdere una persona amata. E perché, per quanto assurdo possa sembrare, ti voglio offrire l’aiuto che a suo tempo è stato dato a me’ gli rispondo con convinzione, animata da una forza che mi impone il mio orgoglio di Grifondoro.

Lui mi guarda scettico, e in quegli occhi chiari riesco a leggere dolore.

‘ Tutti abbiamo bisogno di aiuto Malfoy e non dovresti passare questo momento da solo’ continuo con tono più dolce, avvicinandomi a lui.

‘ Chi ti dice che io sia solo? E poi non ho bisogno di aiuto, men che meno da te’ mi dice lui, chiaramente sulla difensiva: posso quasi sentire i rumori della battaglia che sta imperversando all’interno del suo corpo.

D’altronde, cos’altro mi sarei dovuta aspettare da lui, superbo e sprezzante  come pochi?

‘  Io ti ho offerto il mio aiuto, ora sta a te renderti conto di averne bisogno ‘gli ribadisco testardamente.

Lui mi guarda in silenzio, senza alcuna espressione.

‘ Se cambierai idea, sai come trovarmi. Un semplice messaggio, e sarò con te’ continuo con convinzione.

Mi incammino verso la porta dell’aula, sto già posando una mano sulla maniglia quando mi sento chiamare da lui.

‘ Granger’.

Mi volto nella sua direzione. Gli faccio cenno di proseguire.

‘ Perché lo fai?’ mi chiede monocorde.

La domanda mi lascia basita.

‘ Non lo so’.

Questa è l’unica risposta che sono in grado di dargli.
Esco dalla stanza frettolosamente, in cerca di una risposta ad una domanda fin troppo scomoda.

Perché lo faccio?

Scuoto la testa come a cercare di scacciare quel pensiero.
Si, decisamente è una domanda troppo scomoda a cui rispondere.
 
 
 
 
 
N.B: la citazione ad inizio capitolo è di  Marcel  Proust.

 

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Capitolo 8
*** cap. 8 ***


Buongiorno a tutti! Come state?
Vorrei innanzitutto scusarmi per i lunghi tempi  di stallo tra un capitolo e l’altro, ma tra la scuola e tutti gli altri impegni mi risulta impossibile fare di meglio.
Ringrazio enormemente tutti coloro che hanno aggiunto la storia alle preferite ed alle seguite: siete davvero in tanti! Inoltre ringrazio anche le lettrici che commentano ad ogni capitolo con una fedeltà disarmante :D
Purtroppo sono costretta ad ammettere di non aver fatto un buon lavoro con questo capitolo, e non ne sono per niente soddisfatta, ma spero che possa piacere lo stesso. Informo già che d’ora in poi gli aggiornamenti  avverranno ogni due settimane, e sempre nel fine settimana. Infine, invito tutti voi che state leggendo a rendermi partecipe delle vostre impressioni: temo che questa storia stia sfociando nel banale e avere vostri suggerimenti/osservazioni  sarebbe una gran cosa! Buona lettura! I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 
Cap. 8
 


‘’A volte l’uomo inciampa nella realtà, ma nella maggior parte dei casi si rialza e va per la sua strada.’’
 
 


Le lezioni  di questa giornata interminabile sono finalmente giunte al termine.
Cammino con le spalle ricurve in avanti, arrancando sotto il peso dei libri e della stanchezza, e la testa sembra pesare una tonnellata. Al mio fianco Ginny canticchia allegra, serena e all’apparenza senza alcun pensiero, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli ad ogni falcata.

Il mio incontro con Malfoy è ancora ben presente nella mia mente.
Inesorabile, corrosivo…come una biscia che striscia a terra  si insinua tra le rocce, così Malfoy è in grado di stazionare nei miei pensieri.

Ad ogni gradino il ricordo del suo sguardo sembra conficcarsi sempre più in profondità.
Occhi grigi, spenti, ricolmi di dolore: gli occhi di una persona che da troppo tempo tenta di resistere alla vita anziché  viverla.
Giungiamo all’entrata della nostra Sala Comune dove mi separo da Ginny.

‘ Allora io vado in biblioteca, ci vediamo stasera a cena’ le dico già avviandomi per i corridoi.

‘ Va bene…cerca di non rimanerci chiusa dentro!’ mi urla lei ghignando.

‘ Bella battuta Ginny, bella battuta!’ le rispondo acida, sicura di non aver male interpretato le sue parole.

Ancora una volta quella peste ha voluto farmi notare come la mia vita sociale rasenti lo zero, ma decisamente le sue battutine non costituiscono un problema: ho passato più di sette anni della mia vita a sentirmi rivolgere in questo modo da Ron e ormai sono abituata…deve essere un gene di famiglia quello di voler portare sulla cattiva strada più persone possibili.

Oltrepasso l’entrata della biblioteca e mi siedo su uno dei tavoli a metà sala in una zona non troppo frequentata. Tiro fuori dalla tracolla due pergamene bianche su cui scrivere i due temi per Antiche Rune e Trasfigurazione  per poi alzarmi ed andare in cerca di un libro sulla metrica.

Sto girovagando per gli scaffali da qualche minuto quando, svoltato un angolo, incappo in un tavolo occupato da uno studente seduto di spalle, stravaccato sulla sedia.

Lo guardo ed il cuore inizia a battermi più velocemente: è una testa bionda.

Immediatamente i miei occhi saettano sulla sua divisa scolastica in cerca di uno stemma ben preciso: si, i colori sono proprio il verde e l’argento.
Ed ora cosa faccio? Gli vado a parlare o faccio finta di niente? Infondo non ci siamo neanche lasciati molto bene prima, potrebbe essere scocciato di vedermi.

Ma perché mi sto facendo tutte queste paranoie? Diamine, questo è un luogo pubblico e se io voglio starci, ci sto! Non posso farmi condizionare, men che meno da lui.

Però sarebbe meglio se non mi vedesse, non si sa mai…oh ma insomma di cosa ho paura!  Dov’ è finito tutto il mio coraggio?

Mi sto lambiccando in questa battaglia interiore quando accidentalmente vado addosso ad un tavolo lì vicino, rovesciando un’ampolla d’inchiostro proprio sopra i libri della studentessa che lo occupava.

‘ Hei, fai attenzione!’ mi sbraita contro la malcapitata, cercando di salvare il salvabile.

‘ M-mi dispiace, non volevo’ le dico imbarazzata come non mai, ‘ lascia stare, ti aiuto: gratta e netta’ dico nel tentativo di rimediare al disastro.

Il risultato non è perfetto, ma almeno le pagine non sono più nello stato pietoso di prima. Mi scuso ancora, rossa in viso per la vergogna e velocemente mi giro per tornarmene al mio posto.
Ci mancava proprio una figuraccia del genere, meno male che nessuno mi ha vista…un momento.

Di colpo alzo lo sguardo verso il tavolo che tanto mi aveva assillata prima di fare quel disastro e vedo quella testa bionda voltarsi di scatto, come se mi avesse guardata fino a pochi istanti prima.
Che strano, Malfoy che non approfitta di un’occasione del genere? Non è normale. Ma infondo cosa posso aspettarmi da un ragazzo a cui è morto da poco il padre…sono proprio stupida ed infantile, non riesco ancora a capire che il tempo dei giochetti puerili è finito.
Non siamo più i quindicenni che si rincorrono per i corridoi urlandosi contro ogni tipo di insulto, e mai torneremo ad esserlo.

Lo sto ancora osservando quando con un movimento fluido si alza dalla sedia per avvicinarsi ad uno scaffale, e nel farlo incrocia i miei occhi. Impallidisco violentemente.

I suoi occhi…i suoi occhi sono castani. Non è Malfoy.
Il mio cervello cade nel silenzio più assoluto.

Ma come ho fatto a non accorgermi subito che non era lui? Questo ragazzo ha i capelli più scuri e la corporatura è totalmente diversa…devo essere proprio stanca, non esiste solo Malfoy, un sacco di ragazzi sono biondi!

Comincio ad essere ossessionata dalla sua presenza…

Questo vuol dire che io sono andata in crisi su come comportarmi quando in realtà non era neanche lui? Sono proprio un idiota.
Anzi. Doppiamente idiota…perché mai ho reagito così? Il solo sapere che lui è nella mia stessa stanza non può far innescare in me tutta questa serie di paranoie.

Afferro frettolosamente il volume per cui avevo interrotto i miei compiti e me ne torno al mio tavolo, cercando di scacciare dalla mente qualsiasi tipo di pensiero. Ma perché mai ho reagito così? Neanche fosse…no, basta.

Devo concentrarmi.

Non ci avrei più pensato. O perlomeno era quello che speravo.
 
 
                                                                                                                                                          ***
 
 
‘ Non ci posso credere’ mi dice Ginny con la bocca semiaperta dallo stupore.

Le avevo appena raccontato del contenuto della lettera di Harry, includendo anche la notizia della morte di Lucius Malfoy.

‘ Non ci posso veramente credere’ ribadisce sconcertata.

Non le avevo ancora detto nulla solo per una questione di tempi: con l’avanzare dell’anno scolastico e delle verifiche ormai passiamo veramente poco tempo insieme.
‘ Già, anche io c’ho messo un po’ a metabolizzare la cosa…sembra tutto così irreale’ le dico, ripensando alle mie reazioni della sera prima.

‘ Chissà come l’ha presa Malfoy…spero si stia contorcendo dal dolore’ soffia lei con astio, serrando  le mani a pugno.

Stringo forte la mascella: sono abituata ormai al suo modo di vedere il mondo o tutto nero o tutto bianco, e so bene che dalla morte di suo fratello è diventata molto più cinica nei confronti di tutti coloro che hanno combattuto contro di noi, ma questo non vuol dire che io la riesca a tollerare.

‘ Ti rendi conto di quello che hai appena detto?’ le dico guardandola stizzita.

Rimane a fissarmi severamente per lunghi istanti, per poi rispondermi :

‘ Si, perfettamente’ in tono neutro e pacato, per poi continuare:

‘ Sai, non tutti sono in grado di perdonare le persone come fai tu. Io non potrò mai dimenticare che cosa mi ha fatto la famiglia Malfoy, perché ci sarà sempre l’assenza di Fred a ricordarmelo. E adesso non iniziare con il discorso che le persone possono cambiare, perché Hermione ti avverto, sto cominciando ad incazzarmi. Ed ora per favore finiamola qui’.

La guardo in silenzio: ha gli occhi lucidi e le orecchie rosse, esattamente come suo fratello Ron quando si altera.
Da un certo lato mi fa tenerezza, sembra un gattino ferito pronto ad attaccare, ma dall’altra parte non riesco a credere che sia diventata così crudele…è vero che le difficoltà della vita ti temprano e ti cambiano  a volte anche radicalmente, ma non smetterò mai di stupirmi di quanto lei non sia più la Ginny che ho conosciuto anni fa.

‘ Ti capisco Ginny, e so che non è facile per te, ma non puoi giudicare le persone in questo modo. E per quanto riguarda Malfoy, sono felice di dirti che i tuoi sogni si sono avverati perché in realtà soffre molto più di quanto non dia a vedere’ le rispondo osservandola di sbieco.

Alza lo sguardo su di me, inarcando un sopracciglio.

‘ E tu come fai a saperlo? Lo stai pedinando? Ti sei data alla psicoanalisi?’ mi domanda scettica e al contempo canzonatoria.

‘ No, semplicemente c’ho parlato. E ti assicuro che non è assolutamente la persona che conoscevamo un anno fa!’ le dico alzandomi dalla poltrona su cui ero seduta.

Odio quando mi prende in giro parlandomi come se fossi una bambina, e questo è proprio uno dei peggiori momenti per mettersi a litigare.
Mi allontano a grandi passi salendo le scale dei dormitori, volendomi allontanare il prima possibile da lei: siamo entrambe stanche e frustrate e se dovessimo iniziare a discutere…so già che potremmo dirci cose di cui poi ci pentiremmo amaramente. Mi butto sul letto ancora vestita e con le pantofole ai piedi, affondando il viso nel cuscino, pregando un qualche dio di darmi la forza per andare avanti.

Sento dei passi salire le scale ed entrare nella camera per poi ripiombare tutto nel silenzio; probabilmente è Ginny, ma non ho voglia di alzare la testa per controllare.
Dopo alcuni minuti in cui cominciavo a pensare di essermi immaginata tutto sento una mano accarezzarmi dolcemente la testa. Alzo lo sguardo pur sapendo già chi avrei trovato.

‘ Dimmi Ginny…’ le dico stancamente ma bendisposta ad ascoltarla.

La vedo mordicchiarsi il labbro e sedersi sul bordo del mio letto in silenzio, come se stesse prendendo tempo, sempre fissando il pavimento.

‘ Senti Hermione…’ comincia, passandosi una mano tra i capelli.

‘ Non volevo essere così dura prima, è solo che certi argomenti sono ancora sensibili’ continua.

‘ Non ti preoccupare Ginny, lo so bene che tu…’ tento di dirle, ma non mi lascia il tempo di finire poiché mi zittisce con un cenno della mano.
La guardo curiosa e le faccio segno di continuare.

‘ Ecco vedi, stavo ripensando a quello che mi hai detto…e mi stavo domandando…cosa vi siete detti tu e Malfoy?’ mi domanda titubante, come se volesse sapere ma al contempo non desiderasse altro che andarsene.

Mi  giro e mi metto a sedere meglio sul letto, così da avere una visuale migliore del suo viso.

Chissà perché vuole saperlo…
‘ Nulla di che. Gli ho detto che mi dispiace e gli ho offerto una mano’ le dico con noncuranza e facendo spallucce, come se la cosa non mi toccasse.

La vedo osservarmi scettica.

‘ E lui cosa ti ha risposto?’ mi domanda guardandomi fissa negli occhi.

Che situazione strana.
‘ Niente’ le dico.

A quelle parole una piccola nausea si propaga nella mia gola, come se quel pensiero mi facesse stare troppo male.
Lei intanto mi continua a guardare con occhi attenti, quasi impauriti.

‘ Promettimi che starai attenta’ mi dice poi a bruciapelo.

‘ Cosa? E perché mai dovrei stare attenta?’ le chiedo cercando di capire dove volesse andare a parare con quei discorsi.

La vedo sospirare e appoggiarsi con la schiena alla colonnina del baldacchino: sembra così vecchia e stanca.

‘ Promettimelo.’ mi ordina testardamente.

‘ Si, te lo prometto. Ora mi spieghi per quale motivo?’ le domando ormai cominciando a preoccuparmi.

Prima di rispondermi, mi guarda con occhi tristi, in silenzio.
‘ Perché non posso perdere anche te. E se accadesse…probabilmente non riuscirei a sopportarlo’ mi dice con un filo di voce.

‘ Oh Ginny’ sospiro in preda ad una fitta al cuore, fiondandomi ad abbracciarla forte.

‘ Non devi neanche pensarle queste cose, ormai è tutto finito’ le dico rassicurandola, sentendo la sua schiena muoversi a scatti per il pianto che l’aveva colta.

‘ Ora è tutto finito’ le ripeto cullandola. Povera la mia Ginny, così fragile da spezzarsi per un niente.

Probabilmente è stata la notizia della morte di Lucius Malfoy ad aver scatenato in lei tutta una serie di ricordi, tanto da averla sconvolta: non c’è altra spiegazione.
Sempre abbracciate ci stendiamo sul mio letto, tentando di trasmetterci a vicenda la forza necessaria per sopravvivere ai ricordi…dopo pochi istanti, la sento rilassarsi e cedere al sonno.

Sorrido materna.
Forse non siamo abbastanza forti per dimenticare, ma insieme possiamo andare avanti.
 
 
                                                                                                                                                                 ***
 
 
Sto ascoltando la lezione seduta al mio banco, facendo scorrere freneticamente la piuma sulla pergamena degli appunti; tento con tutte le mie forze di rimanere concentrata sul lavoro, ma una presenza alla mia destra continua a farmi perdere il filo ogni pochi minuti. Quella presenza porta il nome di Draco Malfoy.

Erano ormai passate quasi tre settimane dal giorno in cui gli avevo offerto il mio aiuto ed implicitamente anche la mia amicizia, e dal giorno in cui avevo iniziato ad evitarlo.
Ricordo ancora tutto perfettamente.



Era successo durante una lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
Io ero ancora scossa dallo strano discorso avuto il giorno prima con Ginny, e non riuscivo a concentrarmi sulle parole dell’insegnante.
Ora che ci penso capita un po’ troppo spesso che io non riesca a concentrarmi…
Stavo giocherellando con la mia piuma quando mi voltai verso di lui per guardarlo di sottecchi, e non mi resi conto di essere osservata.

I nostri sguardi si incrociarono: io imbarazzata tentai un timido sorriso, lui invece rimase impassibile. Presa in contropiede spostai subito lo sguardo altrove, senza però riuscire a smettere di lanciargli occhiate furtive.
Non riuscivo a capirlo: un momento sembrava che potesse esserci un buon rapporto, ed il momento subito dopo mi guardava come se fossi…come se fossi la solita mezzosangue di sempre.
Ero decisa a non dimostrargli più nulla, quando la sua voce giunse alle mie orecchie in un sussurro dedicato solo a me.

‘ L’hai già raccontato in giro?’ mi chiese.

‘ Cosa avrei dovuto raccontare in giro?’ gli risposi io senza guardarlo.

‘ Oh non fare la finta tonta Granger, sai benissimo a cosa mi riferisco…e scommetto anche che l’hai già raccontato alla tua amichetta Weasley’ mi disse con cattiveria.

Io non trovai il coraggio di rispondergli, di mentirgli…si l’avevo già raccontato a Ginny, ma non avevo aggiunto  nulla se non quello che ci eravamo detti.

‘ Non ho detto nulla che possa intaccare la tua facciata da insensibile, se è questo che vuoi sapere’ gli risposi cominciando ad irritarmi.

Proruppe in una risata amara.
‘ E tu saresti quella che voleva aiutarmi? Almeno potevi essere sincera fin da subito. Se volevi ridicolizzarmi davanti a tutta la scuola non bastava che dirlo’ mi disse arrogantemente.

Mi voltai a guardarlo oltraggiata: come poteva anche solo pensare una cosa del genere? Con quale diritto osava rivolgersi a me in quel modo dopo che io mi ero aperta a lui?

‘ Tu non sai assolutamente nulla di me Malfoy, non ti azzardare a pensarlo’ gli dissi punta sul vivo.
‘ Posso lasciarti offendere me, il mio sangue e la mia famiglia perché ormai ci sono abituata, ma non osare mai più insultare la mia buonafede. Solo voi serpi siete subdole a tal punto!’ gli sibilai infuriata.

Lui mi guardò per un attimo impassibile, per poi aprirsi in un mezzo sorriso.

‘ Stai facendo tutto da sola Granger’ mi sussurrò con cattiveria.

Un senso di vuoto mi schiacciò il petto: aveva trovato il mio punto debole, la mia paura.
Io stavo cercando in tutti i modi di instaurare un rapporto con lui, senza alcun motivo: ma il mio era uno sforzo non ricambiato, e il saperlo mi fece stare malissimo.

Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi e con un gesto secco della testa mi voltai da un’altra parte.
Aveva ragione, stavo facendo tutto da sola…ma le cose sarebbero cambiate.
La sua presenza nella mia vita era negativa, mi portava a reazioni malsane; poco importa se mesi prima era stato lui ad avvicinarsi a me e a farmi stare meglio: era tempo di finirla.

‘ Hai ragione Malfoy. Ti auguro una vita felice’ gli dissi con gli occhi fissi sul libro e con tono neutro.
Quel ragazzo non meritava neanche la mia rabbia.

Lui non mi rispose, e quel silenzio mi fece ancora più male.

Quel silenzio era perdurato inesorabile, fino ad oggi.



 
Sto intingendo la piuma nel calamaio quando all’improvviso un bigliettino mi atterra sul banco.
Lo guardo scettica, indecisa se aprirlo oppure no, ma la curiosità è una delle miei principali caratteristiche: lo prendo in mano, rigirandomelo tra le dita.
Lo apro e contiene una sola frase, senza firma.
 

Nell’aula dell’altra volta. Alle 20.00.
 


Chi altro potrebbe essere così egocentrico da non firmarsi neanche, se non Malfoy?
Mi volto nella sua direzione e lo trovo intento ad osservarmi accigliato. Chissà perché vuole vedermi…non ci siamo più parlati da quel giorno.

Sospiro. L’unico modo per scoprirlo è presentarsi all’appuntamento, ma non voglio che creda di essere importante.
Non voglio avere più nulla a che fare con una persona così viscida: io avevo accantonato anni ed anni di offese per potergli stare vicino, e lui come mi ha ripagata?
Con insinuazioni spregevoli.

Ha ragione Ginny, le persone non possono cambiare poi più di tanto, e Malfoy è la persona che è sempre stata.

Con solo il labiale gli sussurro ‘ Se avrò tempo’, per poi ritornare concentrata sul mio lavoro.

Una risposta cattiva lo ammetto, ma con lui ho messo da parte l’orgoglio fin troppe volte. Sono stanca di mettere l’anima in tutte le cose che faccio.
Appoggio la testa sulle mani ritrovandomi improvvisamente spossata.

Prima o poi questa scuola mi ucciderà.

Intanto banchi più indietro Malfoy continua ad osservarmi imperterrito: se avessi prestato più attenzione, avrei notato la tristezza calata sui suoi lineamenti alle mie parole.

Ma si sa…le cose più vere sono celate agli occhi.
 
 
 






N.B:  la frase iniziale è una citazione di W. Churcill.
 

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Capitolo 9
*** cap. 9 ***


Buongiorno a tutti! Eccomi qua a postare il nono capitolo…ancora non ci credo di essere arrivata a scrivere una storia così lunga!
Comunque passando agli argomenti seri, vorrei ringraziare infinitamente tutti voi che state leggendo, tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite-preferite o ricordate, e infine le mia splendida squadra di supporto che ad ogni capitolo recensisce in modo sempre più bello :D ormai sono pazzamente innamorata di tutti voi! Tornando al capitolo, vorrei specificare un po’ di cose: innanzitutto voglio trasmettervi l’importanza che ha per me questo particolare tratto di storia, scusandomi in anticipo se lo troverete noioso oppure inverosimile.
Inoltre credo sia giusto che voi veniate a conoscenza del fatto che non è stato per niente facile riuscire ad arginare le emozioni nella fase di battitura: vi basti sapere che sono arrivata a cancellarlo e riscriverlo da capo per ben quattro volte! Dopo questa odissea di discorso, vi lascio alla lettura sperando che vi piaccia.
A presto!
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 

Cap. 9
 



‘’Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole.’’
 
 



Devo essere impazzita. Oppure ho sviluppato un perverso autolesionismo.
O forse ancora peggio…tutti e due.
 
Sto andando all’appuntamento con Malfoy: decisamente non serve aggiungere altro, anche un estraneo capirebbe che sto facendo una stupidaggine.
Questa mia curiosità prima o poi mi farà veramente passare dei brutti  momenti, anche se avrei già dovuto imparare dagli errori del passato a non immischiarmi in affari che non mi riguardano.

Per non parlare poi di quando lo dirò a Ginny…probabilmente mi frantumerà la testa in piccoli pezzi. Rabbrividisco al solo pensiero.

Arrivo al quarto piano, percorrendo ancora qualche corridoio: il cuore comincia a martellarmi nel petto e il respiro si fa più veloce per l’agitazione, in questo momento non so veramente cosa aspettarmi da lui. E soprattutto non so cosa aspettarmi da me stessa.

E questa è decisamente la cosa che mi fa più paura: il mio voler conoscere il maggior numero possibile di cose non è dato solo dalla mia irrefrenabile voglia di sapere, ma anche dal voler essere sempre pronta a qualsiasi evenienza, in modo da adattarmi a qualunque circostanza.

Questa invece è una situazione nuova, sconosciuta, e per questo ancora più intrigante.
Mi fermo davanti alla porta dell’aula, indecisa sul da farsi: questo è il bivio, quel famoso punto di svolta che prima o poi in ogni vita siamo costretti ad affrontare, ed io ancora non sono sicura di sapere come sostenerlo.

Allungo timidamente una mano sulla maniglia, consapevole che se lasciassi perdere o se corressi  lontano non mi dovrei più confrontare con la persona che mi aspetta dentro.

Già, troncherei sicuramente ogni tipo di rapporto con Malfoy, troppo orgoglioso per accettare un rifiuto…mi toglierei il peso che questa situazione lasciata in sospeso mi sta gravando da settimane.
Ma ne sarei veramente capace?

Questa domanda mi fa vacillare temendo la risposta.

No, non ne sarei capace: ormai sono troppo coinvolta. Ormai gli voglio troppo bene per potergli stare lontana.

Sorrido al pensarci: io che voglio bene a Malfoy…pazzesco. Anzi, impensabile.
È un affetto malsano,univoco e soprattutto incoerente: infondo, cosa è cambiato in questi pochi mesi? Nulla. Non sono certo due chiacchierate in più che portano una persona ad affezionarsi all’altra. Eppure sembra tutto così diverso con lui…

Ad ogni sguardo, ad ogni sorriso mi sembra di conoscerlo di più; con lui anche il più profondo silenzio mi fa pensare di essergli veramente vicina.
Ma…e qui la cosa si fa pesante.

Ci sono i ‘ma’…
Vale veramente la pena subire sguardi di accusa e di incomprensione da parte degli altri solo per potergli stare accanto?

Arriccio il naso contrariata in una smorfia di fastidio.

Vale veramente la pena rinunciare al mio orgoglio ad ogni suo singolo sguardo di disprezzo, ad ogni suo singolo insulto, per poter vedere poi il suo lato più fragile?

Stringo forte i denti, consapevole di starmi perdendo nelle miriadi di paranoie in cui sono solita annegare e abbasso il pomello della porta, aprendola con lentezza.

Faccio un passo all’interno con cautela, come se stessi entrando nella gabbia di un leone.
L’interno della stanza non è buio come mi sarei aspettata, anzi: tre grandi torce sono appese alle pareti, riflettendo sui muri le loro luci tremolanti.

Mi guardo attorno per trovare la figura di Malfoy, improvvisamente agitata, e lo vedo: seduto compostamente su un banco in ultima fila, mi osserva di sottecchi come se non volesse guardarmi direttamente in volto.

Con il passare dei secondi il nostro silenzio si fa sempre più pesante ed il nostro scambio di sguardi patetico, ma sono più che mai intenzionata a non essere io a fare il primo passo: infondo sono ancora indispettita dal suo comportamento di settimane prima,e poi è stato lui a volermi vedere.
Richiudo la porta alle mie spalle e con passo deciso mi avvicino a lui, sedendomici  di fronte.

‘ Non pensavo saresti venuta’ mi dice lui tenendo lo sguardo fisso sulle sue mani intrecciate sopra il banco.

‘ Neanche io sinceramente’ gli rispondo inarcando le sopracciglia.

Sbaglio o il tono con cui mi si sta rivolgendo non è lo stesso arrogante di sempre?

Lo vedo sorridere e muoversi sulla sedia, a disagio. Possibile che si senta in imbarazzo per avermi chiesto di venire da lui quando sono stata io per prima a dirglielo?
L’unico modo per scoprirlo è chiederglielo.

‘ Perché hai voluto vedermi?’ gli chiedo diretta, per poi continuare  ‘ se non ricordo male sei stato proprio tu ad aver messo in dubbio la mia buona fede nel volerti stare vicina. Cosa ti ha fatto cambiare idea?’ concludo senza esitazioni.

Lui prende un profondo respiro, battendo sul banco un ritmo cadenzato con le dita, ma rimane zitto.
Io rimango in attesa di una risposta, con il cuore in gola, infastidita da tutto quel mutismo.

‘ Allora?’ lo incalzo, sistemandomi un ricciolo dietro l’orecchio.

‘ Ci deve sempre essere un perché nelle cose che fai, Granger?’ mi domanda lui, facendo improvvisamente scivolare il suo sguardo nel mio.

Quel contatto visivo mi fa letteralmente perdere il filo del discorso tanto profonda è l’emozione che vi leggo.

‘ Perché devi sempre rispondere ad una mia domanda con un’altra domanda?’ ribatto indispettita ed un po’ scocciata.

‘ E perché tu per una buona volta non puoi fare a meno di voler capire tutto?’ mi chiede testardamente, come un bambino capriccioso.

Sospiro, esausta di questo discorso senza capo né coda.

‘ Va bene Malfoy. Di cosa vogliamo parlare allora?’ gli chiedo in tono amabile, come se fossimo due vecchi amici che si rincontrano dopo tanto tempo e che hanno un sacco di novità da raccontarsi.

Lui inarca un sopracciglio, per poi sporgersi sul banco per venirmi più vicino.

‘ Non pensavo che il sarcasmo fosse una dote apprezzabile a Grifondoro’ mi sussurra giocoso, incantandomi con la sua voce.

Io rimango interdetta da questo cambio repentino di atteggiamento: quante diavolo di personalità possiede Malfoy?

‘ Tante Granger, fin troppe oserei aggiungere’ mi dice con il sorriso sulle labbra, come se si stesse trattenendo.

Per un attimo non capisco, io l’ho solo pensato…poi un frammento di una nostra precedente conversazione mi si para prepotentemente davanti agli occhi, facendomi inorridire.

‘ Malfoy, smettila di leggermi nel pensiero o giuro sulla testa di Merlino che ti affatturo!’ gli urlo contro, rossa in volto per l’imbarazzo, e scostandomi da lui con la sedia.

A questa mia uscita lui scoppia in una fragorosa risata, buttando indietro la testa e appoggiandosi allo schienale della sedia.

‘È troppo divertente farti andare fuori di testa, lo sai Granger? Potrebbe diventare il mio hobby’ mi dice lui tra una risata e l’altra.

‘ Beh, questo significherebbe passare molto tempo con me, quindi credo che sciaguratamente non si possa fare!’ sbotto al suo indirizzo, tentando di darmi un contegno.

Lo vedo calmarsi a poco a poco, sereno come non l’avevo mai visto.

‘ Vedi Granger, hai sempre l’enorme presunzione di pensare di conoscere le altre persone’ mi dice senza il benché minimo rancore.

‘ In che senso?’ gli chiedo non capendo.

Lui mi si avvicina come prima, facendomi saltare nuovamente il battito cardiaco: guardo fisso a terra, ringraziando il cielo del banco che ci separa.

‘ Nel senso che potrei anche voler passare più tempo con te ’ mi dice guardandomi insistentemente.

A quelle parole rivolgo lo sguardo sul suo volto: probabilmente la mia espressione è un misto tra l’incredulo e lo scettico. Possibile che anche per lui sia cambiato qualcosa…?

‘ In fondo è interessante vedere come si comportano i mezzosangue come voi’ mi dice con un ghigno stampato sulle labbra.

Un ringhio mi esce dalla bocca mentre mi alzo pronta a prenderlo a pugni.

‘ Razza di deficiente! Come ti permetti?’ gli urlo contro, tentando di beccarlo con una sberla.

Il mio scatto repentino però era già stato intercettato dai suoi riflessi, tanto che con una semplice morsa al polso riesce a bloccarmi, costringendomi a piegarmi alla sua stessa altezza.
Con uno strattone tento di liberarmi, infastidita da quel comportamento arrogante ed allo stesso tempo impaurita da una sua possibile reazione violenta.

‘ Ah no, Granger…non si deve mai ricorrere alla violenza. Non te l’hanno insegnato?’ mi domanda lui in tono palesemente canzonatorio.

Lo guardo fisso negli occhi mentre una nuova ondata di irritazione ed odio mi invade il corpo, facendomi trovare la forza di ribattere al suo sarcasmo senza esitazioni.

‘ Ma guarda un po’ da che pulpito arriva la predica…sbaglio o tra noi due quello che ha un marchio tatuato sul braccio sei tu, Malfoy?’ gli sibilo in tono pacato, covando il rancore dentro di me.

Alle mie parole vedo i suoi lineamenti indurirsi risultando ancora più affilati: i suoi occhi dapprima sereni si velano di un odio che poco ha a che vedere con quello che gli ho sempre visto durante le nostre schermaglie scolastiche, e con un brusco spintone mi ributta sulla sedia, trattenendosi dall’avere altre reazioni.

Pentita della mia insinuazione gratuitamente malvagia, abbasso lo sguardo verso le sue mani ancora mezze bloccate in aria e strette a pugno, talmente contratte da rendere le nocche bianche e come pronte a squarciare la pelle da un momento all’altro.

Che cosa mi è saltato in mente?
Dov’è finita la mia proverbiale razionalità…sono sempre stata io quella che tra Harry e Ron faceva da coscienza, frenando la loro impulsività.
Ed ora? Che ne è successo della vecchia Hermione?

Titubante alzo lo sguardo verso il Serpeverde, aspettandomi una qualsiasi reazione, ma quello che trovo mi lascia interdetta: Malfoy è fisso in una maschera impassibile.
Le sue emozioni sembrano essere totalmente scomparse ed il suo sguardo trasuda indifferenza.

‘ Mi dispiace Malfoy…non avrei dovuto dirlo’ gli sussurro appellandomi a tutto il mio coraggio ed alla mia umiltà.

‘ Non fa niente Granger, in fondo è quello che pensi veramente. Di cosa dovresti scusarti…di pensare che io sono un bastardo?
Che sono uno sporco assassino? Oppure che ho ancora impresso nella carne il simbolo di un orrore di cui ho fatto parte?’ mi domanda lui, facendo scorrere velocemente le parole tra le labbra.

Io non so cosa rispondergli, ma la poca esperienza che ho avuto modo di acquisire con lui mi fa presagire un suo monologo, facendomi scegliere di tacere.

‘ Vedi, te ne stai qua muta a guardarmi compassionevole. Cosa c’è da compatire in me? Non ho nulla in meno di voi!
Ho semplicemente fatto una scelta sbagliata ed ora ne sto affrontando le conseguenze senza tirarmi indietro come molti altri hanno fatto.
Dovreste elogiarmi per tutto quello che sto facendo per reinserirmi all’interno della comunità magica senza una condanna addosso, e invece no!
Deve essere tutto così maledettamente difficile!’ mi urla con gli occhi sgranati, accompagnando ogni frase con gesti nervosi delle mani.


Non avrei mai immaginato che lui potesse aprirsi così tanto con me, a tal punto da rendermi partecipe delle sue sofferenze.
Un improvviso bisogno di stringerlo tra le braccia mi coglie, lasciandomi spiazzata.

‘ Senti Malfoy…’ inizio a dirgli, ma immediatamente vengo interrotta dalla sua voce tagliente.

‘ Ad esempio Goyle, quel bastardo di Goyle…si sta vivendo la sua vita nascosto da qualche parte, strisciando nell’ombra in attesa che il peggio sia passato.
E guarda me: me ne sto qua, disonorato, privato delle ricchezze che vengono succhiate da quelli del Ministero come fossero sanguisughe, e  cosa ancora più…più’ si blocca un attimo, non trovando le parole:

‘ Dannazione Granger, me ne sto qua a parlare con te, e non c’è nessuna attenuante perché sono stato io ad averti cercata dall’inizio dell’anno!’ conclude accasciandosi sulla sedia, passandosi una mano sugli occhi come a scacciare le immagini che gli sono susseguite nel ricordare gli ultimi mesi.

Il cuore sembra scoppiarmi nel petto, le mani mi sudano e non riesco a smettere di pensare freneticamente: queste reazioni sono del tutto inappropriate ma per il momento non voglio curarmene.
Voglio solo ascoltare ogni singola parola che esce dalla sua bocca, come incantata da qualche sortilegio.
Forse allora anche io conto qualcosa per lui, forse anche lui non riesce a capacitarsi del come siamo giunti a questo punto…

Ma no, che sto dicendo. Smettila di sognare Hermione e torna con i piedi per terra. Lui non ti potrà mai vedere come qualcosa di diverso da un’amica…

No. Un attimo. L’ho realmente pensato? Oh Merlino, che diamine sto facendo!

Chiudo di scatto gli occhi, frastornata da quelle nuove sensazioni che il solo sentirlo respirare mi provoca: non devo fargli capire quanto in realtà lui ormai sia diventato importante nella mia quotidianità.


‘ E non sei ancora riuscito a capire perché mi hai fermata quel giorno in treno?’ gli chiedo tenendo gli occhi ben serrati, trattenendo appena il respiro in attesa della risposta.

Sento solo silenzio per alcuni istanti che sembrano interminabili.

‘ Sto cercando di dimostrare che anche io posso superare anni di pregiudizi e ricominciare da capo…non trovi?’ mi dice lui con tono piatto.

Sento qualcosa dentro di me incrinarsi.
Beh Hermione, cosa ti aspettavi?

‘ Quindi è solo per mantenere un basso profilo e riacquistare fiducia nei confronti degli altri?’ gli chiedo con voce incolore, sebbene mi si stia formando un grosso groppo in gola.

Sento uno spostamento d’aria, segno che lui si è mosso, per poi percepire il calore sconosciuto della sua mano posarsi sulla mia guancia.
Serro ancora di più le palpebre tanto da vedere tutto a puntini sul fondo della retina, testardamente convinta a non voler incrociare il suo sguardo: se solo lo facessi probabilmente non saprei più tenere a bada i miei sbalzi d’umore.

‘ Apri gli occhi, Granger’ mi dice lui, talmente vicino che sento il suo respiro sulle guance.

Scuoto impercettibilmente la testa in segno di diniego: questa situazione è troppo pericolosa per poterlo ascoltare.
Sento il suo tocco farsi più leggero fino a scomparire e una voce nella mia testa comincia a lamentarsi: l’assenza del suo tepore sembra pesarmi come un macigno sul petto.

‘ Ti ho detto di guardarmi’ ribadisce lui con tenacia, assumendo nel tono la sua vecchia autorità.

Prendo un profondo respiro per darmi forza e nel farlo sento il suo profumo, dolce e pungente allo stesso tempo: con lentezza alzo le palpebre, cercando di tenere a freno le emozioni e per la seconda volta rimango abbagliata nel guardarlo.

Come ho fatto a non vederlo realmente per tutti questi anni?

Lo osservo da pochi centimetri di distanza: i capelli quasi bianchi ricadono docili ai lati della testa, pettinati meglio dei miei, e la nera tenuta scolastica su di lui assume un’eleganza innata, facendo risaltare il suo pallido incarnato.

A confronto io sono solo una goffa ragazza tutta ricci che tenta di essere impeccabile ma non ci riesce, sempre troppo impegnata a tenere sotto controllo la sua vita.
Faccio incontrare i nostri occhi, aspettando di sentirlo parlare, tentando di frenare i miei pensieri.

‘ Hai degli occhi così belli…non privare la gente del piacere di guardarli’ mi dice a bassa voce facendomi sentire un brivido lungo la nuca.

Il mio sguardo è carico di stupore e di riconoscenza, e l’assurdità della situazione mi fa venir voglia di ridere.
Dopo pochi secondi vedo la sua alta figura risistemarsi, quasi rendendosi conto solo ora di chi siamo.
Gli sorrido mentre lo vedo indietreggiare verso l’uscita, colto da un’improvvisa voglia di allontanarsi.

‘ Ci vediamo domani?’ gli chiedo timidamente, senza aspettative.

Lo vedo appoggiare la mano alla porta e piegare la testa un po’ di lato come sovrappensiero, mentre i secondi passano nel silenzio più totale.

‘ Si…direi di si’ mi risponde accennando un sorriso per poi uscire senza fare rumore, lasciandomi sola nella penombra dell’aula.

Sola, alle prese con la mia mente.
 
 
                                                                                                                                                                     
                 
                                                                                                                                                              ***



 
 
Varco il passaggio dopo aver pronunciato la parola d’ordine alla Signora Grassa e il caldo della Sala Comune mi avvolge facendomi sentire a casa.
Mi guardo attorno in cerca di Ginny: devo assolutamente parlarle di quello che è successo nelle ultime ore, di cui lei non sa ancora nulla, ma allo stesso tempo vorrei tenermi tutto dentro.

La vedo seduta ad un tavolo intenta a leggere una lettera mentre al suo fianco Neville sta scrivendo su un foglio; mi avvicino, sedendomi di fianco a loro e salutandoli allegramente, ed al grattare della sedia sul pavimento Ginny alza lo sguardo su di me sorridendomi.

‘ Allora Hermione…cosa ti è successo?’ mi chiede sogghignando in modo furbo e guardandomi in modo talmente allusivo da farmi pensare che sappia già tutto.

‘ Niente Ginny…non è successo nulla di particolare. Perché?’ le domando sfoggiando la migliore delle mie espressioni disinteressate.

Va bene tutto, ma non davanti a Neville.

‘ Oh nulla, mi domandavo il motivo della tua aria sognante. Ma, evidentemente, devo aver frainteso’ conclude lei, scimmiottando il mio tono e tornando a leggere la sua lettera con ancora un sorriso sulle labbra.

Stringo la mascella: ma è mai possibile che io non riesca mai a nasconderle nulla?

Tentando un appiglio per sviare il discorso mi sporgo verso di lei, cercando di captare il mittente della lettera, ma non ci riesco perché Ginny si alza subito in piedi allontanandosi e arrotolando il foglio.

‘ Di chi è quella lettera?’ le chiedo vedendo la sua reazione, ora sinceramente curiosa.

‘ Eh no, non posso dirtelo. È un segreto!’ mi dice lei scuotendo la testa e facendomi l’occhiolino.

‘ Oh avanti Ginny…dimmi chi è!’ ribatto alzandomi dalla sedia e avvicinandomi a lei, tentando di convincerla.

‘ Ho detto di no! Granger sei proprio antipatica, te l’hanno mai detto?’ mi risponde lei correndo dall’altra parte del tavolo come se stessimo giocando a prenderci.

‘ Ah, adesso io sarei antipatica? Bene, me ne ricorderò la prossima volta che vorrai copiare i compiti di Trasfigurazione’ ribatto fintamente offesa, godendomi la sua espressione improvvisamente inorridita.

‘ Non lo faresti mai…’ mi sussurra lei in modo melodrammatico, in un’imitazione scarsa della professoressa Cooman, accompagnando la sua disperazione con ampi gesti delle braccia.

‘ Per Merlino, Ginny, datti una calmata’ sbotta Neville alzando gli occhi al cielo per poi rivolgersi al mio indirizzo:

‘ Comunque è una lettera di Ron, e non ti preoccupare non sono cattive notizie’ mi anticipa lui, sorridendomi in modo bonario.

La gioia e la sorpresa mi invadono, facendomi sorridere apertamente.

‘ Ron? E cosa dice?’ chiedo nuovamente a Ginny, facendo appello a tutte le mie capacità persuasive.

La vedo sorridere e mettersi la lettera in una tasca interna della tunica, battendoci sopra una mano.

‘ Eh no, questa è una sorpresa’ mi dice radiosa come da tanto tempo non la vedevo.

Apro  la bocca per ribattere ma lei mi anticipa con velocità:

‘ E non mi farai cambiare idea, quindi mettiti l’anima in pace’ conclude con soddisfazione.

La guardo intenerita, assecondandola e decidendo di dargliela vinta.
Per una volta seguirò il consiglio che mi ha dato una certa persona: cercherò di non chiedermi sempre il perché delle cose.





 
 
N.B:  l’aforisma iniziale è di Elbert Hubbard.
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                    
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 

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Capitolo 10
*** cap. 10 ***


Buonasera a tutti! Oggi non mi dilungherò troppo perché sto morendo dal sonno (ecco la gioventù bruciata) quindi passo subito ai ringraziamenti: grazie ai lettori silenziosi per avermi dedicato un po’ del loro tempo, grazie ai lettori che hanno inserito la storia tra la seguite perché significa che si aspettano qualcosa da questa storia, ed infine grazie alle lettrici che con recensioni sempre più belle mi donano i loro pensieri con un altruismo ed una gentilezza meravigliose :D
Vi auguro buona lettura, a presto.
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 


Cap. 10
 




‘’My bones ache, my skin feels cold
and I'm getting so tired and so old.
The anger swells in my guts
and I won't feel these slices and cuts.
I want so much to open your eyes
cause I need you to look into mine’’
 
 


Una settimana.
Una settimana di sguardi rubati, di sorrisi complici.

Una settimana in cui ad ogni lezione non vedevo l’ora di rivederti per poi sperare di sparire una volta che ti avevo di fronte.
Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrei imparato ad apprezzarti, eh Malfoy?

Sorrido con le labbra appoggiate al bordo della mia tazza di tè: è mattina presto e la Sala Grande è semideserta, fatta eccezione per me e pochi altri studenti.
Percorro con lo sguardo il tavolo di Serpeverde, pensando al ragazzo che da mesi ormai è in grado di monopolizzare i miei pensieri e scuoto la testa…quante cose sono cambiate in un anno.

Anche io sono cambiata, ma credo che pochi siano riusciti a mutare in modo così palese come Malfoy: certamente non ha abbandonato i suoi comportamenti da prepotente, arrogante e viziato ragazzo che era, ma ora in lui c’è qualcosa di umano, qualcosa che lo rende meno austero e lo fa abbassare al livello di noi comuni mortali.
Ridacchio dell’assurda definizione che gli avevo appena affibbiato: sembra quasi che ora sia diventato un tenero orsacchiotto.

‘ Che fai Granger, ridi da sola?’.

Una voce mi arriva alle spalle cogliendomi di sorpresa: mi volto e vedo l’alta figura di Malfoy osservarmi, divertito da chissà cosa.

‘ Buongiorno anche a te Malfoy’ gli rispondo tornando alla mia colazione sospirando sconsolata: ogni volta che mi concedo di pensare a lui come una persona migliore chissà perché si comporta in modo tale da farmi rinnegare tutto.

Passano alcuni secondi di silenzio, interrotti solo dal rumore del mio cucchiaino a contatto con la porcellana.

‘ Mi stai forse ignorando?’ mi domanda in tono più brusco, facendomi inevitabilmente sorridere: riecco spuntare il bambino egocentrico.

Alla vista della mia reazione alle sue parole lo vedo irrigidirsi, per poi procedere con passo lento verso il suo tavolo e prendere posto su una panca, dandomi le spalle.

Lo osservo sconsolata, indecisa se offendermi per il suo comportamento infantile o se mettermi a ridere. Da quando abbiamo cominciato a passare più tempo insieme ho avuto modo di conoscerlo un po’ di più, ma certi atteggiamenti rimarranno sempre un mistero.
Scuoto nuovamente la testa, incredula: che cosa stiamo facendo? Ci siamo offesi ed ignorati per tanti anni…perché ci stiamo comportando così?

Ho solo bisogno di un po’ di serenità…ho bisogno di dimenticare.

Questa frase mi rimbomba nella testa: me l’ ha detta lui pochi giorni fa, confidandosi in un momento di pace, lontani da tutto e da tutti.
Ha ragione: anche io ho bisogno di serenità…e se questa piccola quiete è in grado di darmela una persona come Malfoy, ben venga.

Devo smetterla di farmi mille domande, devo smetterla di sentirmi in colpa ogni volta che mento a Ginny per potermi vedere con lui: è lei che mi costringe a farlo proprio perché conosco il modo in cui reagirebbe se solo glielo dicessi.
Finisco la mia colazione e mi alzo, raccogliendo la mia sacca dei libri: di li a poco sarebbe arrivata la calca di studenti.
Mi avvio verso il suo tavolo e una volta arrivata alla sua panca mi siedo di fianco a lui.

‘ Che cosa staresti facendo?’ mi domanda lui guardandomi con la coda dell’occhio, trasudando indifferenza.

‘ Sempre tutte queste domande…’ gli rispondo io facendo un vago gesto con la mano.

Dopo aver appoggiato la sua tazza sul tavolo lo vedo girarsi con tutto il busto nella mia direzione, per poi fissarmi insistentemente in attesa di una risposta più soddisfacente.

‘ Beh, vedila così…ti sto facilitando il compito’ gli dico osservandolo a mia volta, non riuscendo però ad impedire ai miei occhi di velarsi di tristezza.

Ma perché voglio sempre farmi del male?
Lui inarca un sopracciglio, aspettando di sentirmi dire qualcos’altro.

‘ E in cosa mi staresti aiutando di preciso?’ mi domanda accigliato.

‘ Sto facendo vedere che anche tu sei in grado di parlare civilmente con una mezzosangue’ gli dico sostenendo il suo sguardo per pochi secondi, per poi spostarlo lungo tutta la sala che intanto si era già mezza riempita.

Forse Malfoy non se ne è ancora reso conto  ma quel pomeriggio di una settimana fa, in cui ci siamo confrontati per la prima volta come due persone adulte, ha detto una frase che mi tormenta ogni qualvolta lo incontro.

Sto cercando di dimostrare che anche io posso superare anni di pregiudizi e ricominciare da capo.

Già. Che altro motivo ci potrebbe essere altrimenti? Lui non vorrebbe mai stare con me per il semplice fatto che trova piacevole la mia compagnia.
In realtà ci sono dei momenti in cui penso che veramente lui lo stia facendo perché lo vuole, ma subito dopo c’è sempre un suo atteggiamento che mi ricorda di chi sto parlando…eppure, benché io sia consapevole di ciò, non riesco a stargli lontana.

Questo è autolesionismo.

‘ Granger, ma si può sapere che stai dicendo?’ mi domanda lui stizzito, interrompendo il corso dei miei pensieri.

Lo guardo fisso negli occhi, cercando di leggervi dentro qualche suo pensiero, ma come al solito sono impenetrabili.

‘ Lascia stare...’ gli dico abbassando lo sguardo per raccogliere di nuovo la mia borsa, alzandomi e lasciandolo lì a rimuginare sulle mie parole.

Faccio in tempo a fare solo pochi passi che sento nuovamente la sua voce alle mie spalle, mentre una sua mano mi blocca il polso.
Mi giro verso di lui cercando di liberarmi, improvvisamente desiderosa di non doverlo più vedere.

‘ Lasciami andare’ gli sibilo tentando di non dare troppo dell’occhio.

‘ Ma si può sapere che hai? Prima mi cerchi e poi ti comporti così? Ti avverto Granger, non sono Potter…non ti permetto di trattarmi in questo modo’ mi dice lui mantenendo un tono di voce basso ma che lascia trapelare ugualmente tutto il suo nervosismo.

Lo guardo assottigliando gli occhi, infastidita dalla sua prepotenza. Sento che tutto quello che mi sono tenuta dentro così gelosamente sta per uscire.

‘ Lo stesso potrei dirlo di te’ gli dico con il suo stesso tono, per poi continuare:

‘ Non so neanche io perché ci stiamo infilando in questa situazione, ma ti assicuro che non mi piace per niente il tuo cambio continuo di atteggiamento. Sto anche mentendo a Ginny per poter stare con te e vorrei sapere se i sacrifici che sto facendo sono benaccetti!’ concludo guardandolo fisso negli occhi.

‘ Nessuno ti ha chiesto di farlo Granger, quindi se ti crea così tanti disagi stare con me puoi pure andartene’ mi risponde lui alzando la voce, visibilmente irritato da tutta quella scenata.

Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma mi faccio forza.

‘ Non mi serve certo il tuo permesso, ma voglio sapere un’ultima cosa: mi hai solo usata per tutto questo tempo?’ gli sussurro, incapace di fare altro.

Lo vedo guardarmi sorpreso.

‘ Ma che diamine stai farneticando?’ mi dice lui, agitandosi nuovamente e stringendo la presa sul mio polso ancora prigioniero nella sua mano.

 ‘È stata tutta una messa in scena?’ continuo, ormai in balia delle mie emozioni e totalmente immersa nell’incoerenza dei miei pensieri.

Lui rimane immobile a guardarmi, allentando la presa sul polso che io prontamente sfilo.

Il suo silenzio sembra schiacciarmi il petto e quel muto assenso mi fa male più di quanto non mi sarei mai aspettata.

‘ Certo, non c’è altro da aggiungere’ gli sussurro guardando altrove, per poi voltarmi e percorrere a lunghe falcate gli ultimi metri per uscire.

Mi guardo attorno rendendomi conto solo ora della quantità di studenti presenti e nel farlo incontro un paio d’occhi fissi su di me.
Ginny mi sta guardando dal tavolo di Grifondoro, trapassandomi e stordendomi con quei suoi occhi carichi di smarrimento e sospetto, continuando a passare da me ad un punto alle mie spalle, probabilmente Malfoy.

Non voglio sapere altro,non ce la farei a sostenere le sue accuse…voglio solo correre via e nascondermi tra le pagine di qualche libro sperando di risvegliarmi e scoprire che questo è solo un brutto sogno.
 
 
                                                                                                                                                               

           
                                                                                                                                                                  ***




 
 
‘ Hermione, apri subito questa porta’ urla Ginny, furiosa e sorpresa più che mai.

Io faccio sprofondare ancora di più la faccia nel cuscino: non voglio farla entrare nella stanza perché questo vorrebbe dire iniziare a discutere su quello che ha visto stamattina.

‘ Apri subito! Questa è anche camera mia, per Merlino!’ ribatte nuovamente, urlando ancora di più, per poi continuare:

‘ Non potrai evitarmi per sempre! Ti ho lasciata in pace durante tutte le lezioni ma ora esigo una spiegazione per quello che ho visto!’ conclude battendo forti pugni sulla porta.

Consapevole della verità delle sue parole mi alzo malvolentieri, trascinandomi fino al pomello e abbassandolo.

La vedo entrare dentro come una furia e buttarsi sul suo letto, per poi incrociare le braccia sotto al seno e guardarmi corrucciata; chiudo la porta con un sospiro, cosciente di star firmando la mia condanna.
Prendendomi tutto il tempo che voglio ritorno verso il mio letto, sedendomi di fronte a lei e torturandomi il labbro con i denti.

‘ Allora?’ mi incalza lei, evidentemente spazientita e curiosa.

‘ Cosa vuoi sapere?’ le chiedo rassegnata e per niente desiderosa di assecondarla.

‘ Beh, comincia con lo spiegarmi cosa c’è tra te e Malfoy!’ mi dice con voce stridula, sgranando gli occhi e accompagnando le sue parole con un’espressione schifata.

‘ Tra me e lui non c’è proprio nulla’ le rispondo decisa, guardandola fieramente negli occhi.

L’unica cosa di cui sono certa è proprio questa.

‘ Non si direbbe proprio. E perché stamattina stavate parlando?’ mi domanda con tono d’accusa.

‘ Dovevamo chiarire alcune cose…’ le rispondo cominciando a generalizzare, facendola insospettire ancora di più.

La vedo strofinarsi il viso con le mani come se stesse cercando di fare ordine tra i suoi pensieri.

‘ Hermione, io ti conosco da tempo ormai e capisco quando mi stai nascondendo qualcosa’ mi dice fissandomi dritta negli occhi facendo una pausa di alcuni secondi, per poi continuare:
‘ è da tempo che ti vedo diversa nei suoi confronti. Dimmi cosa sta succedendo’ mi chiede lei decisa, determinata ad andare fino infondo.

‘ Te l’ho già detto Ginny. Non c’è nulla da dire’ le rispondo secca.

La vedo irritarsi e ravvivarsi nervosamente i capelli.

‘ Allora forse non ti è ben chiara la questione: io stamattina ti ho vista con Malfoy in un atteggiamento che andava ben oltre quello degli anni scorsi. Forse ti stai dimenticando chi è, e che cosa ci ha fatto’ dice Ginny scandendo bene ogni parola in modo da scolpirle nella mia mente.

‘ Oh avanti Ginny, smettila con questa storia…’ le dico io alzando gli occhi al cielo, sinceramente stanca di sentirmi dire le stesse cose.

‘ No! Stammi a sentire Hermione: è sempre il solito menefreghista, opportunista e vigliacco figlio di papà di sempre! Smettila di difenderlo!’ mi urla contro, rossa in volto per la rabbia.

‘ E tu per una buona volta potresti smetterla di essere la solita prevenuta? Sei tu la prima a rimanere incollata ai pregiudizi ed a non dare agli altri la possibilità di dimostrarti che sono cambiati!’ le rispondo altrettanto alterata.

‘ Come se Malfoy si meritasse di avere una seconda possibilità!’ ribatte lei sorridendo sarcastica.

‘ Si! Se la merita anche lui! Quando la smetterai di essere così chiusa potrai vedere con i tuoi occhi quanto è cambiato’ le rispondo cominciando a cedere.

Infondo non sono veramente convinta neanche io di quello che sto dicendo.

‘ Ah si, Hermione? È lui che è cambiato, o forse sei tu che sei cambiata nei suoi confronti?’ mi domanda in chiaro tono di sfida.

‘ Che cosa vorresti dire con questo?’ le chiedo cercando di capire dove volesse andare a parare.

‘ Sto dicendo che forse non è cambiato lui, forse sei tu che lo vedi in modo diverso perché è cambiato il tuo modo di guardarlo’ mi risponde lei, esponendo la sua breve filippica.

Sgrano gli occhi, e rimango basita ed impaurita da una verità troppo scomoda che già tempo addietro avevo rifiutato di prendere in considerazione.
La guardo implorante, invitandola ad andare avanti.

‘ Forse ne sei inconsapevolmente attratta’ mi sussurra lei, guardandomi con pietà, ormai privata di tutta la rabbia che l’aveva animata fino a poco prima.


La verità delle sue parole mi colpisce dritta nel petto. Nel suo sguardo ora c’è solo compassione e un senso di tradimento gemello a quello dentro i miei occhi: che cosa ho fatto?
Come ho potuto permettere che accadesse?

‘ Vattene Ginny’ le dico sul punto di esplodere, desiderosa di prendermi a sberle.

Lei mi guarda in silenzio per lunghi istanti, per poi alzarsi ed uscire senza dire nulla.

Io rimango a fissare il punto vuoto dove lei era seduta fino a pochi istanti prima, senza la forza di pensare a quello di cui mi ero appena resa conto.
Ho solo un grande bisogno di piangere e sfogarmi.

Mi butto di schiena sul letto, chiudendo gli occhi e cominciando a respirare profondamente: tutto questo non può essere altro che un brutto sogno.
E con questa convinzione cado nelle braccia di Morfeo.
 
 
                                                                              


                                                                                                                                                                       ***




 
 
La notte mi ha portato consiglio: si, mi ha suggerito di chiuderla una volta per tutte.

È nuovamente colazione in Sala Grande e da quando sono entrata ad adesso non ho ancora avuto il coraggio di alzare lo sguardo dal mio posto: se solo incrociassi il suo sguardo…non voglio neanche pensare a come potrei reagire ora che sono consapevole dei miei sentimenti.

Sospiro, stanca di tutto e tutti: quanto vorrei che tutto questo non fosse mai successo.
Tra me e Ginny c’è ancora tensione, ma come sempre non riusciremo a stare arrabbiate ancora per molto.

‘ Hermione è ora di andare a lezione’ mi dice lei alla mia sinistra raccogliendo le sue cose.

Io annuisco con un cenno della testa, ma non mi muovo: voglio stare ancora un po’ da sola.
La vedo osservarmi con la coda dell’occhio per poi allontanarsi da sola verso l’uscita della sala.

Rimango ancora pochi minuti immobile, intenta ad osservare le venature del tavolo, per poi alzarmi a mia volta per andare alle lezioni.
Sono appena uscita dalla Sala Grande quando sento una mano bloccarmi il polso e strattonarmi verso il muro: tutto questo mi sembra un dejà-vu, ed ancora prima di sentire la voce del mio assalitore so già chi avrei trovato.

‘ Granger, dobbiamo parlare’ mi sussurra Malfoy ad una spanna dal mio viso, mandandomi letteralmente in tilt il cervello.

‘ Dimmi’ gli rispondo io con un filo di voce, incapace di guardarlo dritto negli occhi.

Il silenzio ci avvolge per pochi secondi che però sembrano essere eterni, fino a che lui non si decide a parlare.

‘ Ascoltami bene perché queste cose non te le ripeterò mai più’ mi dice lanciandosi occhiate furtive attorno, per poi continuare:

‘ Non ti ho mai usata. Non ho mai fatto nulla se non per compiacere me stesso, e non osare neanche pensare che io faccia qualcosa solo per avere il consenso da parte degli altri’ mi dice in tono basso, guardandomi dritta negli occhi talmente intensamente da pensare che voglia leggermi l’anima.


Io lo guardo stordita, incapace di comprendere appieno il significato che sta dietro a quelle parole, mentre lui aspetta trepidante una mia reazione.

Con il passare dei secondi lo vedo farsi sempre più scuro in volto e la mia lingua sembra non sciogliersi, come incatenata da qualche magia.

‘ Granger?’ mi chiama lui in modo brusco per risvegliarmi dal mio stato comatoso.

‘ Granger’ insiste non vedendo mie reazioni.

Io non so che cosa dirgli. In realtà non ho neanche ben afferrato le sue parole, troppo distratta da un punto alle sue spalle.

Lo vedo voltarsi per controllare che cosa aveva avuto il potere di zittirmi.

‘ Hermione?’ mi chiama una voce dolce e familiare.

Faccio un passo avanti, scostandomi da Malfoy, e nuovamente non riesco a rispondere per la sorpresa.

‘ Ron?’ sussurro come imbambolata.

Lo vedo guardarmi e farmi uno dei sorrisi più belli che io abbia mai visto ed una sensazione di pace ed armonia mi invade il petto tanto da farmi sorridere a mia volta.
Come animati di vita propria i miei piedi si muovono, ed io mi ritrovo in men che non si dica tra le sue braccia, emozionata e felicissima di risentire il suo calore.

Sento la sua stretta flebile, impacciata, esattamente come la ricordavo.
Finalmente sono tornata a casa.
 
 
 





N.B:il testo iniziale del capitolo è tratto dalla canzone ‘Open your eyes’ di Snow Patrol.
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                    
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 

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Capitolo 11
*** cap. 11 ***


Buonasera a tutti! Scusatemi immensamente per il ritardo nell’aggiornare, ma sono stata veramente impegnatissima e queste sono state le prime due ore libere che sono riuscita a trovare!
Innanzitutto ci tengo a ringraziare le MIE ADORATE lettrici che recensiscono ad ogni capitolo, vi amo alla follia :D poi, un grazie immenso alle lettrici che hanno inserito la mia storia tra i preferiti e tra i seguiti, grazie anche a voi, non avrei mai pensato che questa storia sarebbe potuta piacere!
Ed infine un grazie anche voi lettori silenziosi che mi dedicate un po’ del vostro tempo!
Ora mi ritrovo a fare un annuncio: stiamo volgendo verso la fine della storia! Invito quindi tutti voi a dirmi cosa ne pensate, sia che sia un giudizio positivo, sia che sia negativo, così tanto per rendermi un po’ più felice in questo periodo un po’ burrascoso. Ora vi lascio alla lettura del capitolo, augurandovi buona lettura :D a presto!

I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 



Cap. 11
 



‘’Se grida e se straparla,
vuol dire che ricorda. Se è rabbiosa,
è l’amore che rugge. ‘’
 
 



Da tanto tempo sognavo di risentire quel calore, per troppo tempo il suo profumo è stato solo un ricordo.
Con il petto traboccante di felicità affondo il viso nella sua spalla, graffiandomi con la lana del suo maglione color melanzana, e senza riuscire a trattenermi comincio a piangere di gioia.

Al suono dei miei singhiozzi sento i muscoli di Ron irrigidirsi come colpiti da una scossa elettrica e, impacciata, sento una sua mano accarezzarmi i capelli.

‘ Oh, avanti Hermione…pensavo di venire accolto in maniera diversa!’ sbotta lui in tono burbero.

Ridacchio, felice di risentire le sue uscite schiette: come può essere così innocentemente inconsapevole dell’effetto che mi provoca la sua vicinanza?

‘ Ron, non sei cambiato di una virgola’ gli dico alzando gli occhi verso di lui e sorridendogli materna.

Lui mi studia, allentando un po’ la presa sulle mie spalle: ha ancora le orecchie un po’ rosse per l’imbarazzo di avermi sentita così vicina e i suoi occhi azzurri brillano, gioiosi come mai avrei potuto sperare.

Mentre lo sto osservando vedo il suo sguardo venire catturato da un punto alle mie spalle e una ruga formarsi tra i suoi occhi.

‘ Cosa voleva da te Malfoy?’ mi chiede improvvisamente serio.

‘ Niente, non stavamo neanche parlando…devi aver visto male’ mento io: se Ginny ha reagito malamente alla notizia del nostro avvicinamento, non oso immaginare Ron cosa potrebbe fare.

Mi volto anche io, appena in tempo per vedere la figura di Malfoy allontanarsi rapidamente tra la folla di studenti  ed improvvisamente tutta la portata delle parole che mi aveva detto pochi istanti prima sembra gravarmi sullo stomaco.

Non ti ho mai usata. Non ho mai fatto nulla se non per compiacere me stesso, e non osare neanche pensare che io faccia qualcosa solo per avere il consenso da parte degli altri.

Una immotivata gioia mi coglie assecondando il mio stato d’animo degli ultimi minuti, totalmente all’opposto delle sensazioni che invece mi avevano attanagliato per tutta la notte.

‘ Hermione forse è meglio che tu vada a lezione, non vorrei che poi te la prendessi con me per essere arrivata in ritardo’ mi dice Ron cautamente, ricordando le mie scenate scolastiche.  

Ricordandomi improvvisamente dei miei impegni mi volto verso di lui, annuendo alla sua affermazione e abbracciandolo di nuovo.

‘ Ci vediamo dopo pranzo, hai fin troppe cose da raccontarmi!’ gli urlo io correndo lontano da lui, senza aspettare una risposta.

Devo sbrigarmi, ho veramente poco tempo.

Corro per i corridoi, scansando i vari studenti ed imprecando mentalmente ogni volta che un gruppo di ragazzine mi bloccava il passaggio con la loro andatura apatica.
Ma è mai possibile che sia io l’unica al mondo ad essere sempre di corsa?

Svolto un angolo e mi guardo attorno, cercando tra la calca l’obiettivo di tutta quella mia folle ed affannosa ricerca, ed improvvisamente lo vedo.
Una testa bionda, solitaria, che appare e scompare in continuazione tra le miriadi di volti degli altri studenti.

Mi fiondo al suo inseguimento, trepidante d’attesa e inspiegabilmente agitata: devo dirgli quanto io abbia apprezzato le sue parole.
Ora che ho la certezza che anche per lui la mia compagnia è diventata importante, ora che ho la possibilità di sperare che anche per lui qualcosa sia cambiato, devo trovare il coraggio di mostrarmi a lui senza paure.

Per la prima volta…senza paure, senza pregiudizi, senza un passato doloroso che grava sulle spalle pronto a distruggermi.
Sono ormai a pochi metri da lui, con il fiatone per la faticaccia. 

‘ Malfoy!’ lo chiamo, cercando di attirare la sua attenzione ma senza fortuna.

‘ Malfoy, aspetta!’ dico un po’ più forte, facendo girare diverse teste nella mia direzione ma non la sua.

Possibile che non mi abbia sentita?

Accelero ancora il passo, portandomi a pochi centimetri da lui tanto da riuscire a trattenerlo per un lembo della divisa.

‘ Malfoy, vuoi per favore fermar…’ gli dico scocciata, ma le parole mi muoiono in gola non appena incontro i suoi occhi.

Dall’alto della sua statura mi rivolge uno sguardo carico di rabbia e rancore, scrollandosi dalla mia presa con fare stizzito, lasciandomi basita.
Perché si sta comportando così?

‘ Cosa vuoi ancora?’ mi sibila, guardandomi dritta in volto.

‘ Vuoi spiegarmi che ti prende?’ gli chiedo io, sinceramente preoccupata dei suoi sbalzi d’umore.

Lo vedo spazientirsi e senza degnarmi di una risposta ricominciare a camminare, lasciandomi sola nel corridoio come un idiota.

‘ No, ora tu ti fermi e mi dici che cos’hai!’ gli urlo contro raggiungendolo e costringendolo ad ascoltarmi.

‘ Vattene a lezione’ mi dice in tono piatto senza neanche rallentare.

‘ Prima sei tu a volermi parlare, mi dici una delle cose più umane che la tua bocca abbia mai potuto pronunciare e adesso mi tratti così!’ gli dico, cercando di fargli comprendere l’assurdità del suo comportamento.

‘ Esattamente’ mi risponde incolore, dandomene atto.

Sto per ribattere a tono quando all’improvviso si ferma, costringendomi a voltarmi.

‘ Ascoltami bene Granger: poniamo fine a questa sceneggiata. Io vado per la mia strada e tu per la tua’ mi dice calcando ogni parola, per poi continuare:
‘ Finiamola qui’.

Le sue parole mi lasciano attonita, incapace di elaborarne il vero significato, e come sempre succede tra noi due mentre io sono desiderosa di stargli accanto e chiarirci, lui se ne va, lasciandomi annegare nel vuoto.

Lasciandomi sola a domandarmi che cosa non vada in noi.



 
 
                                                                                                                                                                     ***
 
 




‘ Ehm, allora…come va a scuola?’ mi domanda Ron stravaccato sulla sua celebre poltrona rossa nella sala comune di Grifondoro, assumendo un tono disinteressato e di educata curiosità.

E già questo mi fa sospettare che ci sia qualcos’altro di cui mi debba parlare: Ron non è educato.
O perlomeno tenta di esserlo ma il più delle volte con scarsi risultati.

Dal divanetto sento arrivare lo sbuffo di Ginny, intenta ad ascoltarlo.

‘ Oh Ron, per Merlino, vai dritto al punto’ gli dice lei con fare sbrigativo.

‘ Senti  Ginny, vorrei parlare con Hermione di quello che mi pare e piace senza avere il tuo fiato sul collo!’ gli risponde lui alterandosi leggermente.

Che teneri che sono: si sono agognati per tutto il tempo in cui sono stati distanti ed ora non fanno altro che battibeccare.
Strane creature i fratelli.

‘ Perdonami’  ribatte Ginny portandosi le mani al petto scimmiottando un atto di dolore, per poi continuare:
‘ ho solamente espresso a voce alta quello che ha pensato anche Hermione, solo che lei è troppo gentile per dirtelo’.

A quella sua frase scoppio a ridere non riuscendo a trattenermi, guadagnandomi un’occhiataccia da parte di Ron, pronto a scontrarsi con la sorella per qualsiasi piccolezza.

‘ Dai Ron, non prendertela’ gli dico io dolcemente, troppo felice di riaverlo con me per potermi perdere in rimproveri.

‘ Piuttosto vai avanti con quello che stavi dicendo’ continuo io  esortandolo.

Lo vedo come svuotarsi del nervosismo accumulato con la sorella e torturarsi il bordo della manica del maglione con insistenza, improvvisamente a disagio.

‘ Beh, ecco…’ comincia lui, titubante e indeciso, guardandosi attorno in cerca di un appiglio.

‘ Si, Ron caro?’ gli dice Ginny sgranando gli occhi e portandosi le mani sotto al mento, come una bimba che aspetta di sentire la sua favola preferita.

Lo guardo curiosa, in attesa: deve essere una cosa estremamente intima da confessare per farlo reagire a questo modo.

‘ Ecco…vi ricordate di Serenity?’ ci domanda Ron, alternando lo sguardo da me a Ginny febbrilmente.

‘ Si, era la commessa del negozio di…’ dico io, bloccandomi in tempo per non pronunciare  i nomi di Fred e George.
Non è il caso far tornare a galla i ricordi.

‘ …di Tiri Vispi Weasley?’ concludo, guardando l’espressione di Ginny e ringraziando il cielo di non vedervi alcuna smorfia di dolore ma solamente una maschera di curiosità rivolta tutta verso il fratello.

‘ Si esatto! Non smetterò mai di stupirmi Hermione: come fai a ricordarti tutte queste cose?’ mi dice lui agitandosi sulla poltrona, accompagnando le sue parole con gesti concitati.

Sorrido, interiormente compiaciuta e fiera della mia memoria  ma desiderosa allo stesso tempo di rassicurare Ron sul fatto che non è difficile ricordare una cosa del genere.

Sto per dirglielo, ma vengo interrotta da Ginny:

‘ Ron, questi trucchetti potranno anche funzionare con Hermione, ma io ti conosco da tanti anni, fin troppi oserei aggiungere, e ti assicuro che sviare in continuazione il discorso non ti salverà’ gli dice lei assottigliando gli occhi e sorridendo in modo inquietante.

Ron mi guarda spaesato, assumendo in pochi secondi un colorito rossastro, evidentemente a disagio per l’intuizione della sorella.

‘ Beh, hai perso la lingua?’ gli domando io leggermente irritata, offesa nell’orgoglio per essermi fatta abbindolare con un semplice complimento.

‘ Hey, così non vale!’ sbotta lui, tradito e accerchiato, ma imperterrito nel suo mutismo.

‘ Cosa centra questa Serenity?’ gli chiedo mettendolo alle strette.

‘ State insieme?’ gli domanda a bruciapelo Ginny, facendolo annaspare e arrossire dall’imbarazzo e  facendomi sussultare dalla sorpresa per quell’affermazione.

‘ Non proprio…diciamo che ci stiamo frequentando, ecco’ ci dice Ron più rosso che mai.

Ha la testa china e riesco a vedere le sue continue occhiate furtive nella mia direzione, ansioso di vedere la mia reazione.

Dal canto mio  sono leggermente imbarazzata: infondo sto pur sempre parlando di un argomento delicato con una persona che ho amato, ma allo stesso tempo sono felicissima per lui: è una bella persona e si merita di iniziare una nuova vita.

‘ Ron, è fantastico!’ gli dico sorridendo sinceramente, felice di vederlo rilassarsi alle mie parole, come se avesse avuto bisogno del mio consenso. 

La persona che però non aveva ancora espresso opinioni è quella che di solito non tiene mai la bocca chiusa.
Sia io che Ron ci voltiamo verso Ginny, pensierosa e insolitamente taciturna, aspettando un suo commento.

Al prolungarsi del silenzio Ron decide di sviare il discorso, portandolo su di me.

‘ E tu Hermione?’ mi chiede guardandosi le mani.

‘ Io cosa?’ gli domando, facendo finta di non capire.

Per Merlino, perché dobbiamo fare questi discorsi?

‘ Ti vedi con qualcuno?’ mi domanda Ron, guardandomi e sostenendo il mio sguardo con inaspettata intraprendenza.

‘ No Ron, certo che no’ gli rispondo io, arrossendo ad ogni parola.

Il mio cervello a quelle parole associa subito un volto ed un nome, che però cerco di ignorare: i conti con me stessa li avrei fatti più tardi.
Scuoto la testa come a voler scacciare quei pensieri, ed in quel momento Ginny riemerge dalle sue meditazioni, facendo trattenere il fiato sia a me che a Ron.

Ci guardiamo, non sapendo cosa ci avrebbe potuto dire. Io sono terrorizzata dal fatto che possa dire a Ron di Malfoy e dei miei ripensamenti su di lui.

‘ Spero solo che sia all’altezza di Hermione’ dice lei con un’espressione seria.

Comprendendo il significato delle sue parole, scoppio a ridere sollevata dal fatto che non abbia detto nulla di compromettente.

Ron la guarda preoccupato, sentendosi sotto pressione.

Lei lo guarda di rimando, inviandogli mentalmente avvertimenti molto chiari.

Tutto stava tornando alla normalità.



 
 
                                                                                                                                                                 ***
 
 




Cammino svelta per i corridoi in marmo della scuola, guardandomi attorno furtiva.

È orario di cena e non c’è nessuno in giro e questo silenzio assoluto è opprimente, specialmente se, come sto facendo io, si sta andando nella tana del lupo.

Procedo fino ad arrivare ai sotterranei, poco prima dell’entrata per la Sala Comune di Serpeverde, dove mi fermo ad aspettare.

Si, ad aspettare quell’essere che da quasi un anno è stato capace di intrufolarsi nei miei pensieri e di stazionarvici costantemente: dopo le sue parole di stamattina sono ancora più intenzionata a chiarirmi con lui, a cercare di capire cosa ci può essere tra noi…
Un peso mi opprime lo stomaco, il solo pensare a lui mi fa battere il cuore e sudare le mani.

Mi appoggio al muro, stordita dalle emozioni e impaurita da esse.

‘ Granger, che ci fai qui?’ mi chiede una voce alle mie spalle.

Sobbalzo presa alla sprovvista e mi volto, trovandomi davanti il motivo della mia presenza li.

‘ Malfoy…mi devi spiegare un po’ di cose’ gli dico io, sicura e convinta delle miei ragioni.

‘ Non credo di doverti spiegare nulla. Ora, se non ti spiace, me ne andrei’ mi dice lui con indifferenza, procedendo verso l’entrata della sua Casa.

Al vederlo reagire così, un’ ondata di irritazione mi investe facendomi parlare con più schiettezza del solito:
‘ Perché continui a scappare? Prima o poi dovrai anche tu affrontare i tuoi problemi!’ gli dico avvicinandomi a lui, costringendolo a fermarsi.
Lui mi guarda sorpreso, voltandosi verso di me.

‘ Stai forse insinuando che sei diventata un mio problema?’ mi soffia lui a pochi centimetri dal viso, assumendo un atteggiamento tra lo scherno ed il sarcastico.

‘ Lo sono diventata dal momento in cui hai scelto di immetterti nella mia vita’ gli rispondo con foga, lasciando trasparire il rancore che provo nei suoi confronti per il suo comportamento.

Lui mi osserva per un attimo, spostando lo sguardo lungo tutto il mio volto  facendomi sentire lo stomaco sottosopra, per poi ritornare a guardarmi negli occhi.

‘ Non sapevo neanche io cosa stavo facendo, Granger’ mi dice senza emozioni e con voce atona.

‘ Quindi tu vuoi farmi veramente credere che tutto quello che è successo tra noi è stato frutto del caso?’ gli domando  adirata per le sue parole, ferita nell’orgoglio e nell’animo.

‘ Ovviamente no, avevamo bisogno di una persona con cui sfogarci, e ci siamo trovati’ mi risponde lui, come se fosse la cosa più logica del mondo.

Una rabbia irrefrenabile mi appanna la vista, facendomi perdere il controllo.

‘ Ma tu pensi che se avessi solo avuto bisogno di una persona con cui parlare saremmo arrivati a questo punto?’ gli urlo contro, esasperata e delusa dal fatto che per lui tutti questi mesi non siano contati nulla.

‘ No, certo che no! Tu, Hermione Granger, eroina del mondo magico e migliore amica di Harry Potter, come avresti potuto perdere tutti questi mesi cercando di starmi accanto?
Sei attorniata da amici, parenti, da quei traditori del loro sangue dei Weasley….cosa avresti potuto volere da me se non questo?’ mi urla contro, abbandonando quell’atteggiamento di impassibilità che lo ha sempre contraddistinto, accusandomi ancora una volta.

‘ Io non uso le persone, Malfoy…pensavo l’avessi capito ormai!’ gli dico con vigore, tentando di abbassare i toni di quella discussione che stava diventando troppo accesa.

Lo vedo ridere sarcasticamente, come se si stesse prendendo gioco delle mie parole, e quella sua dimostrazione di scetticismo nei miei confronti mi fa crollare.


‘ Ma guarda, stamattina quando ti stavo parlando, aprendomi per la prima volta, non mi pare che tu abbia particolarmente apprezzato’ mi dice lui con cattiveria, non riuscendo però a nascondere una nota di dolore.

Una stilettata al cuore mi coglie al sentire quelle parole, in colpa per averlo abbandonato per correre da Ron.

‘ Pensavo che fossimo cambiati entrambi, mezzosangue’ continua lui, facendomi sprofondare sempre di più.

‘ Malfoy, tutto tra noi due è cambiato’ gli dico io con calore, cercando di fargli capire che si sbagliava, che non passava giorno in cui io non lo pensassi almeno una volta.

Un lungo istante di silenzio segue le mie parole, per essere poi interrotto dalla sua voce.

‘ Evidentemente no’ dice lui  riacquistando la sua maschera di impassibilità, per poi voltarsi e ricominciare a camminare lontano da me.

Quelle due parole suonano come una sentenza, pesandomi sulle spalle come macigni.

Non può finire così, non adesso.


In uno slancio lo afferro per le braccia e lo sbatto contro il muro con forza, come a volerlo imprigionare.
Il suo sguardo è sorpreso e irritato da un affronto del genere, ma mi importa poco.

‘ Spiegami perché sei così dannatamente cieco! Perché devi distruggere senza appello tutto quello che di buono le altre persone fanno per te!’ gli dico guardandolo dritto negli occhi, cercando di trasmettergli tutto quello che provo.

‘ Io non sono la ruota di scorta di nessuno, Granger. Non ti consolerò più solo perché quel poveraccio del tuo ragazzo non è in grado di farlo’ mi sibila contro, liberandosi dalla mia morsa e allontanandosi nuovamente.

Ma che cosa sta pensando quel ragazzo…Ron? È questo il problema?


‘È  questo il problema? Ron?’ gli urlo io da dietro le spalle, cercando di fermarlo.

‘ Abbiamo bisogno l’uno dell’altra, io ho bisogno di te!’ gli urlo in un ultimo disperato tentativo di bloccare il suo inarrestabile e definitivo allontanamento da me.

Lo vedo fermarsi, senza voltarsi.

‘ Io non ho bisogno di te, né ora né mai’ mi sussurra lui senza emozioni, per poi entrare nella sua Sala Comune.


Il dolore sembra lacerarmi il petto, sola in quei corridoi bui.

Desiderosa di non pensare più a nulla corro a perdifiato verso la torre di Grifondoro, pronta ad affogare i pensieri nelle lacrime che sento già pizzicarmi gli occhi.

Se solo però fossi stata più attenta, avrei potuto vedere gli occhi di quel Serpeverde velarsi di un dolore gemello al mio: ma, ancora una volta, è più semplice continuare a vedere le nostre paure  piuttosto che la realtà.
 
 
 




N.B: il sonetto iniziale è tratto dalla raccolta di opere di Catullo.
 
 
 

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Capitolo 12
*** cap. 12 ***


Buonasera a tutti! Vorrei innanzitutto scusarmi per il madornale ritardo ma come potrete immaginare la scuola mi sta uccidendo e piuttosto di pubblicare qualcosa di cui non sono pienamente soddisfatta ho preferito aspettare e trovare il tempo di fare le cose con calma…spero non me ne vogliate, non potete neanche immaginare quanto mi senta in colpa D:
Spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo di cui sono molto dubbiosa. È il tratto di storia a cui tutte le storie tendono…ma adesso sto divagando.
Capitemi, sto anche agonizzando sulla tastiera per colpa della febbre, sig.
Onde evitare ulteriori sproloqui, vi lascio alla lettura, ringraziandovi tutti dal primo all’ultimo per il tempo che mi state dedicando ( un grazie particolare alle lettrici che hanno commentato anche il capitolo scorso: vi risponderò il prima possibile!).
A presto, un bacio.  I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 



Cap. 12
 




‘’When I look into your eyes
then I find that I'll do fine.
When I look into your eyes
then I find that I'll do better.
I was the one who let you know.’’
 
 




Sorrido  guardando  la prima pagina della Gazzetta del Profeta: una foto ritraente Harry e Ron campeggia in bella vista, mostrando al mondo intero la loro nuova divisa da Auror.

La notizia mi era già arrivata nella notte da un gufo spedito da Harry stesso ma vedere con i miei occhi la gioia nei loro volti è una sensazione ancora più bella.

Alzo lo sguardo verso Ginny seduta accanto a me e la vedo più radiosa che mai, orgogliosa dei due uomini della sua vita.

È mattina, ora di colazione, e il cicaleccio innalzatosi dagli altri tavoli mi fa intuire come la notizia si sia già sparsa velocemente.

Finisco di sorseggiare il mio tè, continuando a lanciare occhiate a quella foto: quei due non se ne stanno fermi neanche là dentro, continuando ad entrare ed uscire dai bordi, facendomi intenerire: dopo tutto quello che hanno passato è giusto che venga riconosciuto il loro valore.

Sto ancora guardando il giornale quando per l’ennesima volta Ron ricompare abbracciato ad una ragazza bionda, leggermente più vecchia di lui, che lo guarda con occhi adoranti e sorriso radioso poco prima di venire travolta da un suo bacio: Verity.

Quella scena mi fa ridere per la gioia: finalmente hanno deciso di rendere pubblica la loro relazione, dichiarando ufficialmente chiusa la storia con me.

Non l’avrei mai pensato, ma questo suo uscire allo scoperto mi ha liberata da un peso: forse perché finalmente ora non c’è più nulla che sia rimasto inalterato dalla battaglia, tutti sono andati avanti.

Ron si è rifatto una vita con un nuovo lavoro ed una donna splendida, Ginny ha riscoperto tutto l’amore per Harry ed è riuscita a superare la morte del fratello, ed io…
Già, ed io?

Non ci sono più quei terribili incubi che mi tormentano tutte le notti, il mio rapporto con Ginny si è  solidificato ancora di più…ma manca qualcosa.

Involontariamente alzo lo sguardo sul tavolo di Serpeverde, alla ricerca di Malfoy e lo trovo intento a leggere il giornale con molta attenzione ed una strana espressione in volto.

Sposto subito lo sguardo altrove: sarebbe troppo imbarazzante farmi trovare a guardarlo dopo quello che ci è successo…a questo pensiero una smorfia di dolore mi deturpa il volto.

Dalla sera dell’arrivo di Ron non ci siamo più parlati.

Non mi ha più guardata, non mi ha più cercata, non mi ha più derisa. Come se non esistessi.

Per sei settimane.

Sei lunghe settimane in cui ho avuto il tempo di riflettere e di capire cosa era stato in grado di farmi: ogni giorno il mio desiderio di parlargli si è fatto sempre più sentire, ho invidiato le persone a cui rivolgeva la parola, ho sperato di potermi scontrare ancora una volta con quei suoi occhi in grado di uccidermi.

Mi sono innamorata? Forse.

Ne sono attratta?

Sospiro lentamente, rivivendo alcuni miei sogni notturni: il suo tocco caldo sul viso, sulle labbra.
La sua voce, bassa e priva del terrore della guerra. Il suo respiro sul collo…

Si, ne sono attratta.

Ma tutto questo non ha ragione di esistere dal momento in cui lui mi ha chiusa fuori dalla sua vita.

Arrabbiata con me stessa prendo la borsa dei libri da sotto la panca e mi alzo dal tavolo per dirigermi a lezione, anche se in anticipo.

Ginny non mi nota neanche, troppo concentrata nel parlare con tutti della sua gioia, ed io mi sento ancora più sola: sono rimasta solo io indietro, ancora infangata  nel vano tentativo di ricominciare tutto da capo.

Arrivo all’aula e mi prendo un posto in prima fila, stravaccandomi sopra il banco, desiderando di trovarmi altrove  ma l’entrata poco dopo degli altri studenti mi costringe a darmi un contegno. 

Il silenzio improvviso calato sulla classe mi fa capire che a lezione è cominciata, ed il basso sottofondo della parlata del Barone Sanguinario me lo conferma.

Inizio a prendere appunti gettando qualche rapida occhiata al libro di testo, indifferente alle continue occhiatacce di Ginny per essermi presa un posto in prima fila e, di conseguenza, per averla costretta a stare attenta.

Tutto mi sembra così lontano, così impenetrabile.
Tutto ormai va bene nella mia vita, non c’è più nulla per cui io debba andare a dormire con la paura di non dovermi più svegliare…
Mi agito sulla sedia, infastidita da quella sensazione allo stomaco.

Tutto ormai va bene nella mia vita, tranne lui.

Ma è mai possibile che riesca sempre ad intrufolarsi nei miei pensieri?

Mi volto verso destra per cercarlo ed all’improvviso mi si gela il sangue nelle vene: è seduto nella fila di banchi accanto alla mia, puntellato con i gomiti sopra il banco, le mani sono intrecciate davanti alla bocca come per nascondersi ed i suoi occhi sono fissi su di me.

Sento le mie guance impallidire  e comincio a sudare freddo, incantata ed immobilizzata.

Com’è possibile che mi faccia questo effetto?

Chiudo gli occhi voltando la testa sul mio libro, prendendo un profondo respiro: non posso lasciarmi condizionare così, non sono più una bambina in balia delle emozioni.

Ricomincio a prendere appunti fintamente indifferente ma sento ancora il suo sguardo bruciarmi la guancia, ed il mio stomaco è sottosopra.

Ti prego Merlino, ti prego…fallo smettere.

Il sapere che mi sta osservando per la prima volta dopo così tanto tempo mi fa intravedere un barlume, una speranza di riconciliazione.
Ma no, che sto pensando. Non farti del male Hermione, non darti false speranze.

Espiro tra i denti, combattuta tra il bisogno di guardarlo e l’orgoglio di ignorarlo.

Come ho potuto anche solo pensare che non fosse cambiato nulla tra noi? Come ho potuto essere così stupida da lasciarlo andare…

Un’ondata di rabbia mi riscuote: come posso invece essere ancora così stupida da essere qui a pensarlo?
Dannazione. Dopo tutto il male che mi ha fatto in queste ultime settimane per il suo essere distante…

‘ A che pagina siamo?’.


Tutto sembra fermarsi all’improvviso, emozioni così potenti mi attraversano il petto che non riesco neanche a dargli un nome.
Mi volto verso la sua voce, attonita, sicura di essermi sbagliata.

E lo vedo.

Educatamente curioso, con un’espressione  altezzosa, bello come nessun’altro: i nostri occhi non hanno la forza di incatenarsi per più di qualche istante.

Entrambi orgogliosi.

Entrambi codardi.


‘ 391’ gli rispondo con voce flebile, ancora sconvolta.

‘ Grazie’ mi sussurra con il viso già nascosto tra le pagine del libro.

Grazie? Da quando Malfoy mi ringrazia?

Rimango a fissarlo, inebetita e piacevolmente sorpresa  ma lui non rialza più il volto, quasi si fosse pentito di avermi parlato.

Tento di riconcentrarmi ma tutto è inutile: inevitabilmente il mio pensiero torna a lui, attratto da questo riavvicinamento.
Dopo quelli che mi sembrano pochi secondi suona la campanella di fine lezione, riscuotendomi dai miei pensieri.

Lui raccoglie in fretta i suoi libri e se ne va, scappando ancora da me ed io non posso far altro che continuare a fare da spettatrice ad una rappresentazione nella quale, ora più che mai, sono protagonista.
 
 
                                                                                  



                                                                                                                                                               ***
 
 




Poche settimane ancora e tutto sarà finito.

Accarezzo il dorso del libro di Pozioni, appagata dalla consistenza della copertina in pelle nera, mentre tutto nella mia testa sembra urlare.

Solo poche settimane.

Il mio programma di ripasso delle materie per i M.A.G.O. fa da segnalibro e da memento, come se io, Hermione Granger, la secchiona, potessi prendermi in ritardo con lo studio.

Sorrido di un sorriso amaro, terribilmente consapevole della verità dei miei stessi pensieri.

Rido di me stessa, di quella parte di me che sembra non essere cambiata di una virgola da quando avevo undici anni, quell’Hermione che vuole sempre il massimo, la perfezione.

Alzo il viso verso la finestra della Sala Comune di Grifondoro, guardando attraverso il vetro opaco il parco nel pieno del risveglio primaverile, mentre la gran parte degli studenti degli anni inferiori se ne sta sdraiata sul prato ad assorbire ogni tiepido raggio di sole.

Una morsa mi comprime il petto mentre un’irrazionale angoscia mi graffia i polmoni.

Solo poche settimane.


‘ Cosa stai pensando?’ mi domanda Ginny, sedutasi al mio fianco.

‘ Tutto e niente’ le rispondo senza lasciar trasparire il mio turbamento, continuando a guardare fuori.

Dopo pochi attimi di silenzio sento la sua mano calda posarsi sulle mie, intrecciate sopra il tavolo.

Mi volto a guardarla, già pronta a mentire a qualsiasi sua domanda: glielo leggo negli occhi, vuole sapere come sto e che cosa mi tormenta, ma se solo glielo dicessi sarei costretta ad ammetterlo anche a me stessa.

Sarei costretta ad aprire gli occhi sulla realtà.


‘ Davvero Hermione, cosa succede?’ mi chiede lei con fare apprensivo, guardandomi con occhi carichi di affetto, per poi continuare:

‘ è da un po’ che sei così taciturna. Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa. Tu ci sei sempre stata per me ed è ora che anche io cominci a fare sul serio l’amica’ conclude sorridendo appena.

Io la guardo di sbieco, accigliandomi per quello che ha appena detto.

‘ Ginny, non dire stupidaggini. Tu sei sempre stata un’ottima amica’ le dico come per rimproverarla di essersi denigrata.

La vedo sorridere con occhi bassi.

‘ Non è vero, Hermione’ sussurra passandosi una mano tra i capelli,

‘ non sono mai stata una buona amica. Ho sempre messo davanti ad ogni cosa il mio pensiero, il mio interesse, senza curarmi di poterti fare del male’ continua con tono più deciso, quasi arrabbiato.

Sospiro massaggiandomi le tempie, martellata da ogni parola.

‘ Senti Ginny…’ comincio a dirle, ma vengo subito interrotta.

‘ No, senti Ginny un corno! Non osare trovare una scusante anche per questo mio comportamento, non me lo merito.

Per tutti questi mesi tu sei stata una sorella per me, mentre io non ho fatto altro che far finta di non vedere i problemi, ho sempre rimandato ogni cosa, convincendomi ogni giorno che tutto si sarebbe aggiustato da sé prima o poi’ dice guardandomi dritta negli occhi come per farmi vedere quanto le sue parole siano vere.


Ed io non riesco a fare altro che tacere, colpita dalle sue affermazioni, desiderosa di aprirmi.

Lei mi continua a guardare in attesa, torturandosi una ciocca di capelli tra le dita, ed al prolungarsi del silenzio qualcosa in lei sembra cambiare.

‘È…è per lui, vero?’ mi chiede spostando lo sguardo sulle nostre mani unite.

Dopo un attimo di silenzio muovo la testa in un cenno d’assenso, arrossendo all’improvviso.

Lei si morde il labbro, assumendo un’espressione rassegnata, ma al contempo sembra meditare su cos’altro dire.

‘ E come sta andando?’ mi domanda accigliata, incapace di nascondersi dietro una maschera.

A quelle parole mi si forma un groppo in gola mentre tutte le speranze delle ultime ore mi si parano davanti gli occhi nella loro utopia.


‘ Non è andata’ le rispondo cercando di trattenere le lacrime che stanno irrazionalmente tentando di scendere, mentre provo a minimizzare con un piccolo sorriso.

Lei mi guarda per pochi secondi in silenzio, per poi sbottare all’improvviso:

‘ Non ti ho mai nascosto quello che penso di lui  e ti assicuro che la mia opinione non è cambiata nel corso di questi mesi’ mi dice facendo una piccola pausa, per poi continuare:

‘ tuttavia io non lo conosco, non so se e come sia cambiato, ma mi fido di te Hermione.
Tu, tra tutti noi, sei sempre stata quella che più è riuscita a vedere oltre l’apparenza delle persone…per cui se sei stata in grado di vedere in lui qualcosa di buono io non sono nessuno per convincerti del contrario ’.

La guardo basita, sorpresa da quelle parole. Dov’è finita la Ginny che conosco?

‘ Si, non guardarmi così. Anche io so essere umana se mi metto d’impegno’ mi dice lei per alleggerire la tensione.

Entrambe scoppiamo a ridere, lasciandoci andare sulle sedie.

‘ Non avrei mai pensato di poterlo dire ma grazie Ginny, sei stata molto sensibile!’ le dico sorridendo, mostrandole la forza del legame che ci lega.

Anche lei ridacchia, ritornando la spensierata Ginny di sempre, per poi alzarsi .

‘ Quello che volevo dirti Hermione è in realtà: fidati di quello che senti e pensa un po’ meno ’ mi dice con tono affabile per poi avviarsi verso i dormitori, dileguandosi da quell’insolito momento di mia debolezza.

Io le sorrido, intenerita da quella dimostrazione d’amore  e dentro di me, al sentire quelle parole, qualcosa scatta, facendo scottare i ricordi.

Quello stesso consiglio mi era già stato dato mesi addietro…

Ah, al diavolo lui e tutte le notti insonni che mi ha fatto passare!

Non ho mai provato per nessun’altra persona quello che provo per lui, non ho mai messo così tanto impegno in un rapporto solo per non farlo crollare.
E lui come mi ha ripagata?
Facendo finta di non sentire le mie parole?

Ferendomi con il suo silenzio?

Artiglio con rabbia il libro di Pozioni, pronta a dirigermi in biblioteca per quell’approfondimento per il giorno dopo, infastidita e arrabbiata con me stessa.

Percorro con rapidità i vari piani che mi separano dal mio rifugio personale, pestando con foga i piedi per terra.

Maledetta serpe, maledetta io che quella volta gli ho dato corda.

 
Mancano solo poche settimane.


 
Maledetta io che continuo a sperarci.


 
Mancano solo poche settimane e tutto finirà, tutto cambierà. Gli esami e poi la vita di Hogwarts sarà solo un ricordo.

Arrivo all’entrata della biblioteca con l’animo gonfio di tristezza e rammarico, e con l’orgoglio ormai a brandelli.

Devo smetterla di pensare così tanto.

All’improvviso una figura mi si para davanti, bloccandomi l’accesso: alzo gli occhi e per la seconda volta in quella sfiancante giornata mi ritrovo ad affrontare quegli occhi grigi.

Lo guardo per pochi attimi, sorpresa, ma nulla nella sua espressione mi induce a pensare che lui voglia parlarmi, anzi: sul suo volto vi è dipinta una maschera, ormai ho imparato a riconoscerla.

Ci risiamo. Che cosa vuoi da me Malfoy?

Tento di scansarlo senza però toccarlo, quasi facendomi violenza per non mostrargli il dolore che mi provoca ignorarlo, ma dopo il mio primo passo una sua mano mi afferra il polso, trattenendomi.

Mi volto a guardarlo, forse per l’ennesima volta, rivolgendogli una muta domanda.


Che cosa vuoi da me Malfoy?

Come tante altre volte in questi mesi lo vedo sorridere, ma in lui c’è qualcosa di diverso dal solito: la mascella è più tesa, lo sguardo non trasuda la solita indifferenza.
Sento la sua presa sulla pelle nuda: è forte, possessiva.

Inspiro forte chiudendo gli occhi, per fare ordine nei miei pensieri, improvvisamente agitata e impreparata a qualsiasi sua azione.

‘ Guardami ’ mi dice.

Un’unica parola.

Semplice, no? Eppure non riesco a trovare la forza per farlo.

Non riesco a trovare dentro di me una motivazione abbastanza valida per fidarmi, per donarmi a lui ancora una volta, incondizionatamente.

Lo sento muoversi, avvicinarsi a me.

‘ Guardami ’ mi ripete, assumendo nel tono una sfumatura di richiesta, non più solo di ordine.

Scuoto la testa in segno di diniego.
‘ No, non un’altra volta  Malfoy’ gli dico decisa.

Ogni singolo secondo sembra durare secoli, il tempo non scorre più.


‘ Stavo leggendo il giornale stamattina’ mi dice lui  in un evidente tentativo di farmi parlare, per poi continuare:
‘ ed ho visto una cosa che mi ha sconvolto. Potter e Weasley, Auror? Forse veramente ora il mondo sta andando a rotoli’ conclude.

Io socchiudo gli occhi  guardando verso il basso mentre l’irritazione mi fa contrarre le mani.

Chi crede di essere per permettersi di giudicarli?

‘ Ma ho visto una cosa che mi ha sorpreso ancora di più e vedi…tu sei la persona che meglio mi può chiarire questo dubbio’ aggiunge con più calore, avvicinandosi ancora a me, tentando di farmi alzare lo sguardo su di lui.

‘ Non so di cosa tu stia parlando’ soffio tra i denti, tentando di scostarmi ma il suo corpo è una calamita, la mia volontà sottostà ai miei desideri.

Lo sento tentennare, il respiro gli si blocca in gola, mentre con un gesto nervoso della mano si ravviva i capelli.

‘ Da un lato è una fortuna, Granger, che tu sia così dannatamente orgogliosa…questa cosa del non guardarmi… se tu non lo stessi facendo mi renderesti le cose ancora più difficili’ mi dice con voce bassa, tenue.


‘ Più difficili per cosa?’ gli chiedo, incantata dalla magia della sua voce.

‘ Per quello che sto per fare’ mi risponde lui, ora con un palese timore nella voce.


Con un movimento veloce delle mani mi imprigiona il viso, annientando la distanza fra noi.

Sbalordita incrocio per una frazione di secondo i suoi occhi, poco prima di ritrovarmi a chiuderli, travolta dalla portata delle emozioni che mi esplodono nel petto.

Le sue labbra, morbide, si scontrano con le mie ancora socchiuse dallo stupore: i nostri respiri si confondono, sento il suo sospiro sul volto.
Le sue mani ancora strette al mio viso cominciano ad accarezzarmi, spostandosi lungo il collo e la nuca.
Io nell’apice della felicità lo afferro, attirandolo a me, affondando con le dita tra i suoi capelli.

L’aria sembra non riuscire ad arrivarmi ai polmoni, la materialità dei nostri corpi mi sembra solo un intralcio.

Voglio sentirlo di più, voglio arrivare a toccare ogni singola parte del suo corpo.

Lo afferro con più forza e lui asseconda ogni mio movimento: ogni traccia di imbarazzo e timore sembra essersi dissolta, lasciandoci liberi di non ragionare.

Ad ogni mia iniziativa lo sento gioire, più di una volta un basso rantolio gli ha invaso la gola, facendomi rabbrividire di appagamento per quella sua genuina dimostrazione di piacere.

In un movimento repentino lo sento mollare la mia nuca per afferrarmi un fianco, accarezzandomi la schiena, stringendomi a sé come in un abbraccio.

Spinta dal bisogno di riprendere fiato mi stacco dalle sue labbra senza però allontanarmi e senza quasi rendermene conto la sua bocca si sposta al mio orecchio, per poi lasciare una serie di baci sul lembo di pelle appena sotto ad esso.

Socchiudo gli occhi: il respiro caldo, le sue labbra fameliche e instancabili.
Tutto come nei miei inconfessabili sogni.

L’ improbabilità di quella situazione non mi fa quasi comprendere appieno la portata dei nostri gesti: da quanto tempo desideravo che accadesse?

Da mesi, settimane, giorni…e la consapevolezza che negli ultimi tempi mi aveva assalita, facendomi desistere dallo sperarci, sta rendendo il tutto ancora più surreale.


Colta da quel pensiero non posso fare a meno di irrigidirmi per il disappunto, scostandomi un po’ da lui e riacquistando la lucidità necessaria.

‘ Cosa è successo di così straordinario da indurti a farlo?’ gli chiedo seria, tentando di non prestare ascolto alla voce nella mia testa che mi urla di fregarmene e ricominciare a baciarlo.

Lui mi guarda per un attimo spaesato da quell’improvviso rifiuto, per poi trasformare il suo volto in un’espressione scettica.

‘ Non mi sembrava di averti disgustata a tal punto, prima’ mi risponde lui, calcando l’ultima parola, probabilmente per far leva sul mio orgoglio.


Lo guardo assottigliando gli occhi, irritata: ora è il momento di chiarirci e nemmeno i suoi giochetti mi convinceranno a desistere dal farlo.

‘ Non sviare il discorso. Cosa ti fa credere che io possa accettarti a braccia aperte, come se nulla fosse, dopo mesi in cui tu hai fatto finta che non esistessi?’ gli domando accaldata, sapendo di stare camminando su di un filo.

‘ Mi hai fatto del male, volutamente, e ne sei consapevole.
Ti ho pregato, mi sono sputtanata in ogni maniera possibile…con quale diritto pretendi che io mi fidi ancora di te?’ concludo, guardandolo dritto negli occhi.

Oggi ci giochiamo tutto, Malfoy.


Lui rimane in silenzio a guardarmi, come a ponderare ogni singola parola.

‘ Sono un vigliacco’ mi dice infine, interrompendo quel lungo silenzio.

Lo guardo basita. Ho sentito bene?

‘ Si, sono un vigliacco. Un opportunista, figlio di Mangiamorte. Un subdolo Serpeverde.
Sono anche un Malfoy:  ricco, con un’intelligenza ed un ingegno, se me lo consenti, superiori alla media.
So essere generoso e spietato allo stesso tempo’  mi dice sicuro, per la prima volta dopo tanto tempo ravvivato dal suo antico orgoglio inattaccabile, per poi continuare:


‘ ma sono anche quella persona che hai visto e conosciuto tu, e nulla mi impedirà di dimostrartelo ’ conclude con rinnovata determinazione, facendomi sentire brividi sulla nuca per quel suo tono possessivo.

‘ Troppe coincidenze ci sono state contro, ho sempre dubitato della tua sincerità, lo ammetto. Mi sono sentito preso in giro, oltraggiato.
E quando stamattina ho visto sul giornale la foto di Weasley che baciava quella ragazza…ho capito che per la prima volta avevo la possibilità di cambiare la mia vita, di scrollarmi di dosso un passato che non voglio neanche più ricordare’ aggiunge poi, in un monologo accorato, mentre me ne sto muta ad ascoltarlo, ammaliata.


Le sue parole sono così maledettamente belle che sarebbe da stupidi crederci davvero…

‘ Io sono una sporca mezzosangue’ gli dico fiera, combattuta tra il bisogno di darmi un contegno e quello di abbandonarmi alla dolcezza di quelle confessioni.

Lui mi si avvicina, facendoci aderire alla fredda parete in pietra alle mie spalle, imprigionandomi tra le sue braccia e guardandomi talmente intensamente da non farmi respirare.


‘ L’unica cosa sporca sarà la mia coscienza se mi permetterò di perderti’ mi sussurra incantatore, non riuscendo a nascondere però il rossore dell’imbarazzo sulle guancie diafane.

Non avrei saputo resistere oltre, o forse non lo avrei voluto.

Afferro la sua nuca, riavvicinandolo a me, posando le labbra sulle sue senza però concedermi.

‘ Non mi bastano quattro parole. Non pensare di potermi usare’ gli sussurro sulla bocca.

Lo sento sorridere, per poi afferrarmi ancora più stretta.

‘ Non aspettavo di sentire altro’ mi confessa poco prima di avventarsi in un nuovo bacio,  più intimo del primo.


Di nuovo le nostre bocche cominciano una lotta sensuale, fatta di affondi e cedimenti.  

Di nuovo, quello sembra essere l’unico modo possibile per zittire le nostre divergenze.

Mi sento bene come non mi sentivo da tanto tempo, finalmente completa.

E come un vecchio ricordo svanisce piano piano dalla nostra mente, senza che noi possiamo accorgercene, così  le paure di tutti quei mesi sembrano diradarsi, lasciandomi ancorata alla realtà solo grazie a quella stretta calda che sento ancora stringermi tra le braccia.
 
 
 




N.B:la citazione iniziale e tratta dalla canzone ’74-’75  dei ‘The Connells’.
 
 
 
 
                                                                             
 
 
                                                                                      
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** cap. 13 ***


Buonasera mie adorate lettrici! Come state?
Come in tutte le cose, anche in questa siamo giunti alla fine. So che non è la storia che molte di voi avrebbero voluto leggere, ma personalmente posso solo che ritenermi soddisfatta. Volevo che fosse una storia travagliata, incoerente, a tratti anche logorante…e ci sono riuscita.
Non mi sarei mai potuta aspettare un affetto così sincero ed incondizionato da parte vostra, nemmeno nelle più rosee previsioni.
Per questo vi amo infinitamente, ringraziando tutte voi con questo capitolo che spero non vi deluda troppo!

Infine un ringraziamento speciale va alle mie adorate BlueWinter, martymione, Sara Black 98, VR 46, Serpeverde_4ever93, Nefastia, lory 1989, _Staystrong, BLUEFLAME ed hermione59 per avermi donato un po’ del loro tempo con le loro recensioni.
Grazie ancora per avermi fatto vivere questa bellissima esperienza, per avermi capita e per avermi sopportata in ogni mio sproloquio.
A presto, un bacio. 
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 
 


Cap. 13
 





‘’Di te amor mio mi prendo il vizio.
Vizio che prende un bambino,
vizio che prende l’adolescente,
quando l’amore è furente,
quando l’amore è divino.’’
 
 





È strano come tutto possa cambiare, così, all’improvviso, senza neanche darci il tempo di capirlo.

A volte mi sembra quasi di non avere il controllo delle miei azioni, come se tutto fosse già stato scritto, come se io stessi agendo semplicemente assecondando un progetto prestabilito.

Ora guardandomi indietro vedo quanto impervio e faticoso sia stato il cammino che mi ha portata fino a qui, ma al contempo riesco a vedere il filo conduttore che di pensiero in pensiero, di emozione in emozione mi ha portata ad agire con una semplicità che al pensarci risulta sconcertante.

Dopo anni di conflitti e di annebbiamento ho ritrovato il mio equilibrio: ogni cosa sembra aver sempre avuto il solo scopo di andarsi ad incastrare nel puzzle di esperienze che tutt’ora mi costituiscono.

Sorrido, portandomi dietro l’orecchio una ciocca di capelli sfuggita all’austera acconciatura dello chignon.
Sorrido della mia natura pateticamente poetica e malinconica.

Osservo la natura del parco di Hogwarts appoggiata alla struttura del porticato in pietra, annusando l’aria e assaporando il tepore estivo.
Per l’ultima volta come studentessa.

 
Al pensiero mi si forma un groppo in gola, lasciandomi sull’orlo di una crisi e portandomi ancora una volta ad allontanarmi inevitabilmente dal resto dei miei compagni, ora impegnati in tutt’altre attività.

Quante volte durante quello stesso anno avevo desiderato che tutto finisse?
Quante volte avevo pregato affinché giugno arrivasse il più presto possibile?

Ed ora eccomi qui, due ore dopo aver consegnato l’ultimo esame scritto della mia carriera scolastica, a rimpiangere tutto.
L’incertezza, la costante incognita sul futuro, sul mio futuro…sembrano comprimermi il petto.

Cosa farò adesso? Che ne sarà della ormai consueta routine?

Le lezioni, la signora Grassa, la biblioteca, i banchetti di Natale, i dormitori, la Sala Comune.

Molteplici immagini mi si parano davanti gli occhi, facendomi rivivere frammenti di vita.

Ginny ed il suo pigiama azzurro, la consegna della posta alla mattina, le corse per i corridoi…


Un ultimo dolcissimo pensiero blocca quel flusso ininterrotto di emozioni.

Lui.
Lui ed il suo orgoglio, lui e la sua finta indifferenza.

Lui ed il suo splendido sorriso, lui e la sua vivace intelligenza.

Inspiro profondamente, tentando di calmare il battito frenetico del cuore: che ne sarà di noi?

Non che non ci avessi ancora pensato, anzi: ogni giorno delle ultime tre settimane non era passato senza che quel tormento mi attanagliasse la mente, ma puntualmente avevo preferito nascondermi lasciando che il problema scivolasse di giorno in giorno, fino ad arrivare ad oggi.
 
Affranta mi guardo intorno, alla ricerca di qualche diversivo, e lo trovo.

Una saltellante chioma rossa corre verso di me, facendomi sorridere per tanta vitalità.

‘ Hermione Granger! Che diamine fai qui da sola, l’ultimo giorno di scuola della tua vita!
Dovresti correre per i prati, spargendo petali di margherita qua e la!’ mi urla Ginny, ormai a pochi passi da me.

‘ E da quando tu sai cosa sono le margherite?’ le chiedo divertita.

Nel mondo magico non esistono fiori innocui come le margherite.

‘ Stai sempre a concentrarti su dettagli inutili’ mi liquida lei con fare sbrigativo, per poi continuare:

‘ allora? Cos’hai da dire a tua discolpa?’ mi chiede con fare indagatore.


La guardo per un attimo in silenzio, godendomi ogni tratto del suo volto: quanto mi mancherà la quotidianità con lei ed i suoi attacchi isterici.

‘ Niente…sto…sto solo pensando a tutto quello che perderò lasciando questo posto’ le confesso, non riuscendo a nascondere la nota di malinconia nella voce.

Per un attimo vedo i suoi lineamenti farsi seri, colpiti dall’amarezza dei miei pensieri, ed in quel momento so di non essere la sola ad esserne assillata: anche lei a modo suo sente che tutto sta per cambiare.

‘ Anche a me mancherà questo posto ’ mi dice affiancandomi e guardando verso il parco, lasciando che il vento le scompigli i capelli.

‘ Qui ho fatto i disastri  peggiori della mia vita, ho trascorso momenti bellissimi.
Qui ho avuto modo di sentirmi qualcuno e non solo “l’unica figlia dei Weasley”…qui ho tutti i ricordi più belli di Fred’ continua con voce decisa, facendomi temere il peggio all’accenno a suo fratello.


Ma nulla sembra poterla scalfire: è nuovamente la ragazza forte di un tempo, la donna orgogliosa e meravigliosa che è diventata.


‘ Ho sofferto…ho pianto tra queste mura, ma ho conosciuto le persone più importanti della mia vita. Te, Neville, Harry…’  sussurra dolcemente, facendomi sentire amata da qualcuno che non fosse i miei genitori come poche volte nella vita.

Incapace di spezzare quel momento di serenità, continuo a guardare le onde dell’erba piegata dal vento, ragionando sulle sue parole.

‘ Non fraintendermi, non prolungherei questa agonia per nulla al mondo…ma non rimpiango nulla.
Se potessi rifare tutto da capo, non cambierei assolutamente niente perché tutto quello che ho fatto mi è servito per essere quella che sono ora.
Forse mi sarebbe potuta andare meglio, ma chi lo sa, nella vita non si può mai dire…quindi è meglio tenersi stretto quello che si ha, non trovi?’ mi dice sorridendo appena, persa in chissà quali ricordi.

Sono piacevolmente stupita da tanta decisione, mai mi sarei aspettata che un giorno Ginny mi avrebbe fatto un discorso così serio.

‘ Davvero non rimpiangi nulla?’ le chiedo, ammirata e dubbiosa allo stesso tempo.

Io se potessi rifarei centinaia di scelte diverse...

‘ Davvero’ mi risponde con sicurezza, voltandosi verso di me e squadrandomi, per poi continuare:

‘ senza contare che in ogni caso non sarò mai sola perché avrò accanto a me persone meravigliose, come te…come anche tu non sarai mai sola perché avrai sempre tutti noi, anche chi non ne te lo dimostra appieno ’ conclude, ora sorridendo apertamente.

Ancora una volta le emozioni sono troppe per poter essere descritte, mai mi sarei potuta aspettare di trovare un’amica così sincera e leale, così forte e coraggiosa.

‘ Oh Ginny’ sussurro con le lacrime agli occhi, fiondandomi ad abbracciarla.

La sento ridacchiare, terribilmente a disagio dopo questo momento sentimentale e assolutamente fuori dalle sue corde e per questo ancora più speciale.
Dopo quelli che mi sono sembrati pochi secondi sento la sua mano picchiettarmi sulla spalla, inducendomi ad arretrare per guardarla dritta in volto.


‘ Credo ci sia qualcun altro che ti voglia parlare’ mi dice, indicando con un cenno della testa alle mie spalle.

Mi volto lentamente, restia ad interrompere quel momento magico, ma non appena vedo chi mi si sta avvicinando non posso fare a meno di emozionarmi.


Un passo cadenzato e indiscreto. Un portamento arrogante ed orgoglioso ma allo stesso tempo enormemente fragile.
Occhi cupi e tormentati da anni di paura, occhi desiderosi di vedere un futuro diverso.

Sorrido sentendo il sangue scorrermi più velocemente nelle vene, desiderosa di perdermi in lui.

‘ Ci vediamo dopo’ mi dice Ginny, donandomi quel momento di intimità, ricordandomi della sua presenza.

‘ Ok…’ le rispondo, ripensando alle sue ultime parole.


 Non sarai mai sola perché avrai sempre tutti noi, anche chi non ne te lo dimostra appieno.


 
‘ Ah Ginny…il discorso che mi hai appena fatto…non aveva messaggi subliminali, vero?’ le chiedo ridendo, rendendomi improvvisamente conto di quello che mi aveva voluto dire.


Anche chi non ne te lo dimostra appieno.


Malfoy.

‘ Solo se tu ne vuoi vedere, Hermione’ mi risponde ironica, allontanandosi con il sorriso sulle labbra.

Scuoto la testa, divertita dal suo cambiamento nei confronti del ragazzo che tanto aveva disprezzato in quei mesi, quel ragazzo che adesso mi è di fronte e mi guarda sorridendo.


‘ A cosa devo tutta questa ilarità?’ mi chiede osservandomi in ogni centimetro, come ormai è solito fare da quando ci siamo baciati.

‘ Ha fatto una battuta per tirarmi su di morale, niente di che ’ gli rispondo, ricambiando il suo sguardo.

Vederlo così sereno è una delle sensazioni più rassicuranti che io abbia mai provato, tanto da farmi quasi dimenticare tutte le angosce di poco fa…quasi.


‘ E per quale motivo dovevi essere “tirata su di morale”?’ mi chiede assottigliando gli occhi, mantenendo un tono di voce calmo ma facendomi capire quanto la cosa lo infastidisca.

Ecco ci risiamo. Prima è il ragazzo più dolce del mondo e subito dopo ritorna distante.
Sbuffo, non riuscendo a trattenermi, ed alzo gli occhi al cielo: chissà se il nostro rapporto è destinato ad andare avanti così.

‘ E adesso che ti prende?’ mi chiede affondando le mani nelle tasche dei pantaloni, liberandosi dell’atteggiamento austero che lo ha sempre contraddistinto da tutti.

‘ Succede che sei un ossimoro vivente, ecco cosa succede!’ gli dico esasperata, senza però scompormi o allontanarlo.

Lo vedo guardarmi con scetticismo, accigliandosi leggermente.

‘ E per quale motivo?’ mi domanda incredulo, quasi sul punto di ridermi in faccia.

Lo so, a volte esagero, ma ciò non lo autorizza a deridermi!

‘ Non ridere di me Malfoy, non osar…’ comincio a dirgli puntandogli un dito addosso all’altezza del petto, ma all’improvviso mi ritrovo con le labbra occupate in ben altro modo.

Mi zittisco di colpo ed anziché allontanarlo per non avermi fatto finire lo avvicino ancora più a me, approfondendo quel tenerissimo bacio.

Lo sento sorridere soddisfatto e impreco mentalmente: possibile che mi faccia questo effetto?    
Che ne è della mia proverbiale spina dorsale quando serve?

Dopo alcuni secondi e molti brividi dopo mi allontano da lui, con gli occhi lucidi e le guance rosse, in cerca di aria pulita per liberarmi del suo meraviglioso profumo.

‘ La devi smettere di zittirmi così’ gli dico con l’intento di essere acida ma con la tenerezza di un’innamorata.

Alle mie parole lo coglie una risata deliziata che inevitabilmente coinvolge anche me, facendoci sembrare due bambini.

‘ Certo, certo…ora mi vuoi rispondere?’ mi domanda, facendomi capire come gli interessi sapere cosa mi passa per la testa.

‘ A quale delle due domande?’ gli chiedo temporeggiando.

‘ Granger…’ mi ammonisce lui con tono serio.


Mi appoggio alla pietra del porticato, come a sorreggermi, pensando a cosa dirgli e cosa no.
E se poi rovinassi tutto? Le mie paranoie sono sempre state fonte di confusione tra noi.

Lo guardo ancora una volta negli occhi in cerca di risposte ed ancora una volta li vi trovo tutta la forza e l’amore per decidermi.

‘ Ho paura perché sto per abbandonare quello che è stato il mio mondo per gli ultimi sette anni della mia vita.
Ho paura perché tutte le certezze che avevo riguardo al mio futuro prima della guerra, ora non lo sono più.  Ho paura della mia stessa paura che ricominci tutto come un anno fa, che tutto crolli nuovamente nel buio. E poi…’ gli dico decisa, bloccandomi all’ultimo pensiero.

E poi…
Noi.
 


Qui dove tutto è iniziato, tutto potrebbe finire.
 
 

‘ e poi…ho paura perché non so come potremo affrontare tutto. Ho paura per noi, per il nostro futuro…ho paura perché non so se tu ne voglia uno con me’ concludo guardandolo, senza cedere.
Come farebbe una donna e non più una ragazzina.

 
 
Qui dove tutto è iniziato, tutto può finire.
 



Lui mi osserva in silenzio, vedo la tensione che lo attanaglia, sento che il mio essere stata sincera potrebbe aver rovinato tutto.
Quale ragazzo mai accetterebbe di prendersi una responsabilità tale come quella di starmi accanto?

E poi la vedo.
Vedo la forza nei suoi occhi, vedo la tenacia farsi spazio tra i nostri dubbi e uscirne vincitrice.
Mi si avvicina, accarezzandomi la guancia, sostenendomi come mesi addietro avevo fatto io.

 
‘ Siamo cambiati entrambi perché siamo stati disposti a cambiare. Certamente non abbiamo modificato radicalmente il nostro modo di vedere la vita, ma lo abbiamo fatto in maniera tale da essere sufficiente.
Ad esempio se tu fossi ancora la stessa Hermione di sempre, non staresti qua a scompigliare quella splendida pettinatura per cui stamattina avrai impiegato delle ore…’ mi dice, cercando di alleggerire l’atmosfera e facendomi ridere.

‘ Come anche io se fossi sempre lo stesso Draco di un anno fa…di certo non amerei una Grifondoro’ mi sussurra giocoso  muovendosi, leggermente a disagio per quella contorta dichiarazione.

 
E per la seconda volta nella stessa giornata sento di essere amata come non mai, incondizionatamente.
Lo accarezzo anch’io, soffermandomi sulle sue labbra mentre lui mi bacia dolcemente ogni dito.

‘ Grazie’ gli sussurro, incapace di aggiungere altro.

Lui sorridendo si scosta da me, lasciandomi lo spazio per ragionare coerentemente.

‘ Quello che voglio dirti è che non so come andrà a finire, né se il destino ci separerà. Ma io farò di tutto affinché ciò non avvenga’ mi dice con tono serio e deciso, come se fosse una promessa.

‘ ma non montarti la testa adesso’ aggiunge, sfoggiando un sorrisetto impertinente.


Sorrido, intenerita dal suo comportamento, consapevole della fatica che deve aver fatto per aprirsi in quel modo.

‘ D’accordo’ gli rispondo raggiante, serena come solo con lui riesco ad essere.

Poi all’improvviso lo vedo allontanarsi da me, mentre si dirige verso il castello.

Non faccio nemmeno in tempo a rendermi conto del vuoto che mi si sta per formare per quella sua freddezza improvvisa che lo vedo voltarsi a guardarmi con faccia fintamente annoiata.

‘ Non vorrai mica passare la tua ultima serata da studentessa di Hogwarts con quei megalomani della tua Casa spero!’ mi urla con tono offeso.


Io lo guardo inebetita: che cosa gli è preso?


‘ Non mi guardare così…ti tengo il posto a cena’ mi dice, voltandomi le spalle ed incamminandosi con passo spedito.


Troppe emozioni e pensieri si susseguono nella mia testa, facendomi sentire le vertigini.
Sento ancora la debole eco dei suoi passi sul marmo quando l’importanza di quelle semplici parole mi arriva al cuore.

Mi vuole accanto a lui.
 

Ti tengo il posto a cena.
 

Vuole veramente che io sia parte della sua vita, a partire dalle piccole cose.

E come era cominciato quell’anno, ancora adesso inizio a correre per raggiungerlo, con la voglia di vivere nell’animo.


Qui dove tutto è iniziato, ora tutto finisce…
O forse no.
 
 
 
 






N.B:i versi con cui si apre il capitolo sono frutto del genio di Alda Merini.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                             
 
 
                                                                                      
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 

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