And I need you here with me now.

di MotaCarota
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31. ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32. ***
Capitolo 33: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Abigail.

 
"Forza Maddie!" urlavo a squarciagola sventolando un pompom giallo.
"Vai! Falli neri!" Coleen urlava più forte di me fischiando con le dita, non avevo mai capito come riuscisse a farlo.
"Spacca il culo a tutti!" si unì Lux con la sua solita finezza.
Effie era invece tranquilla, seduta sulla sua seggiola, ogni tanto affondava la mano nella busta di patatine, in attesa che la partita cominciasse.
Con il fischio dell'arbitro le squadre si prepararono e il gioco ebbe inizio. Personalmente detestavo giocare a pallavolo, ero completamente negata e non avrei mai e poi mai pensato di buttarmi a terra per salvare una stupida palla.Quello sport non era fatto per me, ma mi piaceva comunque assistere alle partite, specie se giocava la mia migliore amica Madison.
Fu proprio lei la prima a iniziare, con una forte schiacciata da fondo campo fece subito guadagnare un punto alla sua squadra. 
Man mano che la formazione ruotava nel campo, Maddie si ritrovò in prima fila, come alzatrice, di fronte ad un ragazzo della squadra avversaria.
I capelli mossi, abbastanza corti gli incorniciavano il viso angelico alla perfezione. Alto, dal fisco asciutto e abbastanza muscoloso.Non potei non notare che ogni tanto alzava la maglietta per asciugarsi il sudore della fronte, scoprendo i suoi addominali e la peluria appena accennata sotto l'ombelico.
Il suo sguardo era fisso su Maddie, ma non capivo se era per intimidirla o per interesse.
"Scusa e quel fusto da dove esce?!" esclamò Lux con la bava alla bocca.Coleen alzò gli occhi al cielo."Non te ne lasci scappare neanche uno eh?" brontolò.
"Ma guardate" dissi io "non vi sembra che si stia un po' distraendo dalla partita?"
"Già, Abigail ha ragione! Sta guardando Maddie, e insistentemente anche!" esclamò Effie eccitata con quella sua vocina talmente acuta da far venire il mal di testa.
Era fatta così lei, si emozionava per tutto, era una ragazza davvero dolce, anche troppo melensa a volte, ma sapeva essere una buona amica.
"Se la sta mangiando con gli occhi!" esclamò Lux.
 

Madison.

 
La partita era iniziata da una mezzoretta scarsa ed eravamo in vantaggio, ero nella posizione dell'alzatrice in quel momento. 
Continuavo a cercare di liberare la mente dai cattivi pensieri, ma mi sentivo degli occhi puntati addosso, degli occhi color nocciola. 
Il ragazzo che era di fronte a me continuava a tenermi lo sguardo incollato. Proprio non riuscivo a capire cosa non andasse in me.
Alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi, aveva un viso angelico stampato sulle labbra.Sentii pizzicarmi gli occhi appena incontrai i suoi, forse erano le lenti che iniziavano a darmi fastidio.Alzai di nuovo gli occhi, questa volta fissando un punto dietro di lui, un punto a caso. 
Continuava, mi fissava ancora.Guardai il suo viso, i capelli lo incorniciavano alla perfezione.
Mi scoccò un occhiolino, talmente rapido che per un istante dubitai se non fosse stato frutto della mia immaginazione. Mi voltai, pensando che fosse rivolto a Bonnie, la capitana, era dietro di me ed era sicuramente più bella, era popolare nella scuola.Mi rigirai verso il ragazzo, che mi indicò teneramente come per puntualizzare che stava guardando proprio me.Sentii le guance andare letteralmente in fiamme.
Oddio, Maddie, riprenditi.Ma dove avevo la testa in quel momento? 
Nel bel mezzo di una partita piuttosto importante per la squadra io stavo pensando a chi aveva rivolto l'occhiolino un tipo che non sapevo nemmeno come si chiamasse?
A distrarmi dai miei pensieri fu una palla che mi arrivò addosso alla velocità della luce, ma fortunatamente fui pronta a rispondere con un bagher.
Dopo questo punto degli avversari dovevamo cambiare i posti e scalando, finii quindi sempre davanti, ma da attaccante.Eravamo al verdetto finale, con quel punto potevamo giungere alla vittoria.
Lucy mi alzò la palla, in quell'istante pregai di prenderla, ne sarebbe valsa la mia reputazione, e non avevo affatto voglia di sorbirmi una ramanzina dalla coach, dopo.
Pam! Schiacciata riuscita! L'arbitro fischiò, le mie compagne saltarono ed esultarono dalla gioia. Avevamo vinto.Subito alzai le braccia in segno di scusa, il ragazzo si massaggiò la coscia.Mi mossi nella sua direzione. Il ragazzo colpito mi rivolse uno sguardo confuso, dovevo affrettarmi a dirgli che non l'avevo fatto intenzionalmente.
Si avvicinò, passando sotto la rete, raggiungendomi dall'altra parte del campo.
"Ehilà miss schiacciata!" esclamò lui.
La sua voce è calda, rassicurante, dolce, un pelo baritonale ma .. bella.
"Scusami, non volevo, è solo che sai, la tensione, era l'ultimo punto e.." mi interruppe.
"Tranquilla, è solo una palla, non è la prima pallonata che ricevo!" mi sorrise, si passò una mano sul collo e poi tra i capelli.
Il suo sorriso, i denti perfettamente dritti e allineati uno all'altro, bianchi come il latte. Era quasi contagioso. Sorrisi anche io.
"Comunque.. io sono Liam" disse porgendomi la mano "E tu miss schiacciata?" 
Ancora quel dannato sorriso.
"Ehm.. Madison, piacere." balbettai ormai inebriata da quel viso fottutamente perfetto.
"Madison.. mmh forse ho già sentito parlare di te.." rispose vago lui.
La voce del suo allenatore rimbombò dallo spogliatoio.
"Payne! Qua, subito!"
"Ehm, mi chiamano, devo andare." si giustificò, rivolgendomi di nuovo lo sguardo.
"Si..." fargugliai io.
"Ci si vede in giro… Madison!" mi urlò mentre già si incamminava verso lo spogliatoio.
Si voltò, mi guardò per l'ultima volta.
Di nuovo quel maledetto occhiolino.Di nuovo quel maledetto sorriso.

 

Carota's Moment.
Salve gentaglia di mondo!
E sì, alla fine anche MotaCarota ha deciso di darsi alla scrittura..
Comunque, riguardo alla FF, siamo solo all'inizio di una catastrofica serie di eventi (?) che coinvolgerà queste cinque ragazze.
Per ora abbiamo visto solo Madison e Abigail, ma presto ne arriveranno anche delle altre.
Ognuna di queste ragazze, tranne Abigail che sarei io, rappresenta una mia amica, sia per il carattere che per l'aspetto esteriore, quindi le ringrazio per avermi ispirato.
Non vi dico altro per ora, il resto arriverà più avanti. Spero vi piaccia, fatemelo sapere con una recensione, anche se vi fa schifo.
Un caloroso Horan Hug.
MotaCarota.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Coleen.

 
Aspettammo che Madison uscisse dallo spogliatoio dopo una rapida doccia, ci attendeva una cena insieme nel ristorante preferito di Effie, Nando's. 
A me non faceva impazzire, lei invece sembrava avere la dipendenza, così l'avevamo fatta contenta andandoci.
"Ehi ragazze!" esclamò Madison appena uscita dalla palestra,  i capelli ancora umidi.
"Maddie! Avete vinto la partita! Non sei contenta?" dissi io abbracciandola per congratularmi.
"Ma che partita e partita?!" fece Lux muovendo la mano "Piuttosto, hai visto quel bel fusto davanti a te?" 
Madison la guardò confusa, ma si capiva che aveva ben presente a cosa alludesse Lux.
"Non ti staccava gli occhi di dosso sai, tesoro?" si intromise Effie, sbattendo le ciglia come una civetta.
"Beh, si, l'ho visto.. ma." balbettò Madison.
"Ma?" domandammo noi all'unisono, incuriosite.
"Allora ti piace eh?" Lux sapeva pensare solo a quello.
"Ma come fa a piacermi!? Non lo conosco nemmeno!" 
"Guarda che abbiamo visto che è venuto verso di te eh, carina!" dissi io spingendola col gomito.
"Si, insomma, si è presentato ma nulla di che..." disse Madison, non ne voleva parlare troppo, era in imbarazzo.
"Ti ha lasciato il numero almeno? Come si chiama?" fece Lux quasi isterica.
"Ma allora! Che ansia tutte queste domande!" sbraitò lei.
Alzò gli occhi al cielo e presto il suo sguardo si perse nel vuoto, era cotta, lo si vedeva lontano kilometri. 
"Si chiama Liam, ha un sorriso che toglie il fiato" disse sospirando.
"Lo sapevo!" esultai.
"Ti piace! Ti piace!" canticchiavano stupidamente Abigail e Effie ballando a braccetto.
"E questa, cara mia, diventerà la nuova colonna sonora. Auguri!" la rincuorai io, dandole dei colpetti sulla spalla.
"Oh Cristo santo!" imprecò lei dirigendosi verso l'uscita della scuola.
 
Arrivate al locale, ci sedemmo in un tavolo nella saletta più piccola, era un po' isolata dal resto del ristorante, la preferivamo perchè c'era meno rumore.
"Allora ragazze, come va l'amore? Avete qualcosa di succulento da raccontarmi?" fece Abigail con tono da psicologa.
Effie fece un sospiro sconsolato.Lux si passò la lingua sulle labbra.Io guardai a terra.Madison fu l'unica a fiatare.
"Non chiedetemi niente che già prima ho subito il quinto grado!" disse gesticolando come faceva sempre lei.
"Ma cosa avete? Ragazze, su animo! Voglio sapere tutto!" ci incitò Abigail .
"Lo sai, sempre la stessa storia.." disse Effie sconsolata.
"Horan occupa ancora la tua testa?" chiesi io, come se si stesse parlando di una tragedia.
"Già, pare che gli piaccia stare lì, si trova bene." disse disegnando dei cerchi con l'indice sul tavolo.
"Ma se nemmeno lo conosci!?" fece Lux con tono rimproverante.
"Lo so, ma è così bello.." sospirò Effie, arrossendo terribilmente.
Povera Effie, invaghita di uno che non sa neanche della sua esistenza.
Erano ormai due anni che andava avanti così. Due anni di sfinimento per noi e di sofferenza per lei. Era snervante sentir uscire dalla sua bocca solo parole riferite a quanto fosse bello, dolce e coccoloso Niall James Horan.Biondo, magrolino, il tipico buffone della scuola. Era capace di far venire un esaurimento nervoso con le sue battute di basso livello.
Aveva un anno in più di noi, Effie se ne era invaghita dal primo momento in cui l’aveva notato, almeno così ci aveva detto lei.
Mangiava di continuo, quasi tutte le volte che l'avevo visto era intento a ruminare qualcosa. Amava il cibo, proprio come Effie. A quanto pare avevano qualcosa in comune.
"Tra tutti è l'unico che non mi farei." confessò Lux.
"Oh, Dio sia lodato, almeno uno!" Abigail allargò le braccia in segno di ringraziamento.
"Vorrei vedere! Niall è solo mio!" puntualizzò Effie abbracciandosi da sola.
"Vabè, ormai ti abbiamo persa, ho capito" conclusi io.
"E invece tu, Abbie?" chiesi mentre lei sfogliava il menù.
"Io? Io niente." borbottò lei.
"Se se se, raccontalo a qualcun altro! Lo sappiamo che sbavi ancora dietro a quel Tomlinson!" mi sbeffeggiò Madison.
"Quello del corso di chimica?" feci io.
"Si, proprio lui. Abbie è cotta di lui, sono in classe insieme a chimica." specificò lei.
"Non so, vogliamo anche dire qualche volte piscio al giorno!?" protestò Abigail sbattendo il menù sul tavolo.
"Quattro." si intromise Lux.
Abigail sbuffò, era viola in volto e la fulminò con lo sguardo.
"Dai Abbie, non costringerci a tirarti fuori tutto.." la pregai io.
"Ma cosa volete sapere!?" fece lei.
"Tutto!" esclamammo all'unisono.
"Beh" iniziò lei gesticolando nervosamente "Io e Louis eravamo molto uniti da piccoli, siamo sempre stati vicini di casa, fin dai tempi delle elementari.."
Il suo viso si fece cupo, non doveva piacerle trattare quell’argomento.
"Uhu! Così è proprio a portata di mano!" esclamò Lux.
Lei la guardò scocciata, a volte Lux esagerava.
"Scusa.." fece quest'ultima.
"E comunque ora non ci parliamo più.." si bloccò Abigail.
"Come mai?" chiese Effie sconvolta.
"Abbiamo litigato." spiegò a malincuore.
"Oh.." feci io sconsolata "Mi dispiace, Abbie, vedrai che si sistemerà tutto". Lei alzò le spalle fissandosi le mani.
"E tu Col?" fece Effie con sguardo furbetto.
Già, e tu Col? Una vocina risuonava dentro la mia testa. Avanti, diglielo che per una volta tanto avevi provato a fidarti, diglielo che il tuo cuore è stato strappato come un pezzo di carta, diglielo che non credi più nell’amore…
Non feci in tempo a cercare una qualsiasi scusa plausibile per sfuggire all'interrogatorio di Effie, che il telefono mi vibrò nella tasca.
"Scusate" dissi "E' mia madre, arrivo subito." mi allontanai un po' dal tavolo per riuscire a comunicare con lei.
"Pronto?"
"Ciao tesoro, sono io."
"Ciao mamma, che succede?"
"Beh, mi ha appena chiamato Eleanor, sai la mia collega?"
"Che ti ha detto?"
"Mi ha detto che suo figlio è un caso disperato a scuola, ha bisogno di ripetizioni, e allora ho pensato che avresti potuto dargli una mano tu, visto che te la cavi in tutte le materie.."
"Ma mamma! Non lo conosco neanche!"
"Eh beh, lo conoscerai! E' un ragazzo così socievole e simpatico, ha solo un anno in più di te." disse lei cercando di farmi accettare la novità, sbuffai.
"Massì, lo so chi è!" sbottai indignata.Poteva almeno chiedermelo prima di organizzare tutto!
Conclusi la telefonata e tornai al tavolo.
"Novità Col?" fece Abigail appoggiandomi una mano sulla spalla.
"Sì, piuttosto sgradevoli anche.." mormorai io.
"Che è successo?" chiese Effie, curiosa come sempre.
"Mia madre ha organizzato delle ripetizioni con uno, cioè dovrò dargliele io." spiegai sconsolata.
"E chi è costui?" domandò Madison.
"Il figlio di una collega di mia mamma, ma lo conosco solo di vista, è uno popolare a scuola."
"Mmh la cosa si fa interessante" disse Abigail assottigliando gli occhi.
"Bah, non mi pare proprio!" borbottai.
"Ma lo sai come si chiama?" chiese ancora Effie.
"Si, tipo Styles, Harry Styles."
"Ragazze, non so voi ma sto nome già mi attizza!" esclamò Lux.
"Ma Luxi, abbi pietà!!" protestammo tutte.



Carota's Moment.
Ed ecco qui il secondo, solo dopo un giorno! Olè (?)
Sono stata brava, ditelo.
Ma c'è gente che mi pressa ehm ehm Luds xx e HarrysBuba ahah
Scherzo, anzi le ringrazio molto per le recensioni.
Ringrazio anche tutti coloro che hanno fatto visita al primo capitolo.
Riguardo alla FF abbiamo capito che Lux è un po' la troia di turno che non può fare a meno del sesso,
Effie è la tenerina ma a volte anche troppo melensa,
Coleen non è molto sicura di sè, soprattutto in amore per un trauma subito in passato
e Madison è la pallavolista figa. xD
Abigail è l'unica normale tra queste 5 pazze. Modestamente me!
Ossi, levatemi sto computer che sto delirando dai.
Presto arriverà anche Zayn, che è l'ultimo rimasto "sconosciuto".
MotaCarota :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Lux.

 


Erano le 10,04 e esattamente 12 secondi.
 Mi rimanevano 48 secondi per raggiungere la mia classe in tempo, evitando così l'ennesima nota per ritardo dopo l'intervallo che quella stronza della mia prof. di matematica si ostinava a scrivermi. Ma potevo io vivere sempre con l'ansia? Potevo avere l'ansia di finire la sigaretta in fretta, di ingozzarmi con la brioche, di rinunciare ad una scappatella nel bagno dei maschi per questa deficiente?Lo faceva apposta, tutte le volte che c'era una sua ora dopo l'intervallo si appostava davanti alla classe e appena suonava la campanella chiudeva la porta, chi c'era c'era, chi non c'era si beccava la nota!
Alcuni miei compagni si erano convinti che passare l'intervallo in classe fosse la cosa migliore in quei casi, magari ripassando per l'interrogazione che li aspettava. Ma non io.
Io, Lux Ferdinand che ripassa? Una cosa del genere non la si vede nemmeno nei film, ne ora ne mai. Io avevo ben altro da fare. Ogni tanto una scappatella senza impegno non faceva male, la cosa mi divertiva. Era tutto più eccitante se fatto di fretta e con un apparente sconosciuto…
Correvo come una dannata in quel corridoio stretto, ero dall'altra parte dell'atrio, avrei dovuto raggiungere la classe in meno di un minuto, il che era un'impresa a dir poco impossibile.
"Permesso!" urlai a un moro che si era piazzato proprio al centro del corridoio, ostruendo il mio passaggio.
Pensai fosse abbastanza furbo da spostarsi e continuai a correre. Non feci in tempo a realizzare che quel maledetto non si era spostato di un millimetro che gli arrivai addosso.
"Ma che cazzo fai?!" sbraitò lui voltandosi dalla mia parte.
"Ma guarda un po'! Ti stavo proprio per chiedere la stessa cosa!" protestai cercando di raccogliere i fogli che mi erano scivolati a terra.
"Guarda dove vai, imbranata!" disse con sguardo acceso, incrociando il mio.
"Senti, ma chi ti credi di essere eh?!" mi alzai con i fogli in mano.
Mi ero avvicinata a lui, alzandomi sulle punte per cercare di raggiungere la sua altezza. Gli diedi uno spintone che lo catapultò contro la parete, il rumore rimbombò nel corridoio ormai deserto.
"Ohi! Che succede qua!? Ferdinand, Malik, in classe forza, tutti e due!" ci rimproverò una prof. che, sfortunatamente, si stava aggirando per i corridoi.
Mi lanciò un'occhiataccia e io gli mostrai il mio bel dito medio, incamminandomi verso la classe, lui andò dalla parte opposta.Entrai in classe furente.
"Ferdinand! Eccoti finalmente!" la prof. era già alla cattedra e i miei compagni seduti ai banchi.
"Se l'orologio non mi imbroglia sono le 10 e 12 minuti."
Sbuffai. "Portami il diario." disse lei fredda.
"Ma prof!" contestai.
"Zitta, forza, il diario, subito." si fece acida più che mai. 
"E' già la quarta questa, lo sai che dopo la quinta scatta la punizione, si?"
"Se se" blaterai imitandola.
"Ecco, allora se non vuoi passarti due settimane fino alle sei in biblioteca a fare compiti supplementari, fai in modo che questa sia l'ultima." 
Al diavolo, tutto per quel Malik..




 

Effie.

 


Mi aggiravo per i corridoi in cerca della fotocopiatrice. Approfittai dell'occasione per passare davanti alla classe di Niall. 4F, secondo corridoio subito sulla sinistra, conoscevo quel postocome le mie tasche. Era lì che andavo appena mi era concesso uscire un momento mentre tutti erano in classe.
Mi nascosi dietro la porta semi aperta, cercando di spiare dalla fessura dello stipite dove fosse l'amore dalla mia vita.Scrutai attentamente tutti i banchi, lo vidi quasi subito. Era seduto al primo posto, direttamente di fronte alla cattedra.Quello era il posto delle punizioni, se era lì evidentemente aveva combinato qualcosa.
Lo osservai per un istante e mi persi in quei suoi occhi azzurri più del cielo limpido in primavera.Stava ridendo come un pazzo, tenendosi la pancia, non era capace a ridere senza farsi sentire, dunque la sua risata contagiosa echeggiò nell'aula, la sentii chiaramente anche essendo fuori dalla stanza.
"Horan! Ora basta!" sbraitò all'improvviso la prof.
"Fila subito fuori! Ne ho abbastanza della tua risata!" era livida in volto per quanto gli urlava contro.
Povero piccolo.
Senza dire una parola si incamminò verso la porta, sempre continuando a sghignazzare.
Mi precipitai lontano dall'aula, il più lontano possibile, il più in fretta possibile.Mi voltai per spiarlo un ultima volta, incontrai il suo sguardo.Beccata in pieno.
Sparii dietro l'angolo e lo seminai.Avevo il cuore a mille, le guance incandescenti, mi sentivo svenire.Non so quale fosse la mia espressione in quel momento, ma il suo viso era semplicemente perfetto.
Scampato il pericolo "incontro ravvicinato con un irlandese" cominciai a fare le scale per raggiungere la presidenza.Buttai un occhio sulla bacheca annunci, dove erano appesi diversi volantini. Era lì che tutti gli studenti che avevano qualcosa da offrire mettevano il loro biglietto, sperando di ricevere delle richieste.Diedi un'occhiata.
Lezioni di tennis. Lezioni di danza. Ripetizioni di tutte le materie. Addirittura dei cuccioli da adottare.
Nulla di interessante.
C'era un bigliettino azzurro al centro della bacheca, l'unico che non avevo ancora controllato.
"Aspetta un attimo!" sbottai, sentendo le ginocchia cedere.
Lessi attentamente anche quest'ultimo per non farmi scappare nulla di nuovo.
 
-Lezioni di chitarra acustica. 
Ciclo di 50 ore a soli 70 euro. 
Per info rivolgersi al seguente numero.
(Niall Horan)-
 
Non era possibile. Ma cosa stava succedendo quel giorno? La fortuna sembrava girare finalmente dalla mia parte, dopo una lunga assenza.
Era la mia occasione, la mia occasione di conoscerlo, di parlargli, di passare del tempo con lui.Non dovevo assolutamente farmela scappare.
Non ci pensai due volte, strappai il bigliettino e me lo infilai in tasca, cosi che nessun altro avrebbe potuto vederlo e fare richiesta per la partecipazione, dovevamo essere soli, solo io e lui.Ripresi a salire le scale.La mia felicità sfiorava le stelle, non avrei potuto volere altro.
Forse avrei finalmente conosciuto Niall James Horan, il ragazzo dei miei sogni.Non so perchè, ma sentivo che c'era qualcosa in serbo per me che mi aspettava.
Qualcosa che avevo sempre aspettato..
 


 

Abigail.





Quel giorno a scuola non riuscivo a smettere di pensare a Louis, ai discorsi che le mie amiche mi avevano costretto ad affrontare la sera prima, a come la nostra amicizia si fosse spenta come un lumino, così all'improvviso. Come era stato possibile che due bambini tanto uniti come lo eravamo noi, si fossero poi persi di vista a causa di un litigio di poca importanza? A dir la verità io non avevo mai capito quale fosse il vero motivo della lite, so solo che da quel giorno, da quel maledetto giorno, circa sei anni fa, Louis non ha più rivolto la parola.
Quando mi vedeva per strada faceva finta di niente, non alzava gli occhi, ne mi salutava, mi considerava acqua passata. In qualche modo me ne feci una ragione, e poi non lo vidi più per due anni, da quando lui cambiò scuola alle medie. Quando mi iscrissi nel mio attuale liceo non avrei mai pensato di ritrovarlo e invece eccolo lì. Aveva la reputazione del ragazzo impossibile, ma giocherellone. Le sue battute e la sua simpatia erano note in tutta la scuola, e io me le ricordavo bene. Ora aveva due anni in più di me, era all'ultimo anno e io al terzo. Probabilmente non si ricorda nemmeno più chi sono. Mi era capitato di incrociarlo un paio di volte per i corridoi, ma lui non aveva fatto caso a me e aveva continuato a fare lo scemo con i suoi amici. In quanto a ragazze avevo sentito che lui non era uno molto fedele, usava quelle che secondo lui erano le più belle per portarsele a letto e la cosa finiva lì. Un po' come Lux.
Essendo vicini di casa, dal mio balcone avevo trovato il modo di spiarlo, riuscivo a vedere la sua camera e a volte lo vedevo spaparanzato sul letto.
Da anni era diventato il mio passatempo, mi mettevo alla finestra e lo cercavo, aspettavo anche ore lì fuori, finche lui non spuntava non ero soddisfatta.
Ma vederlo mi riempiva il cuore di gioia, vedere quello scorcio della sua stanza mi faceva sentire lì con lui, a saltare sul suo letto e a ridere fino a soffocare come facevamo da piccoli.
I miei pensieri si interrompevano quando realizzavo che quella era la realtà e che Louis era e sarebbe rimasto solo un doloroso ricordo, un doloroso ma bellissimo ricordo.
 




Carota's Moment.
Ed eccoci al terzo signori! E' il terzo? Ho già perso il conto.
*Tristezza*, mi sto deprimendo dai.
Comunque.. Abbiamo finalmente incontrato Zayn, ma pare che PER ORA con Lux non vada proprio d'accordo, bah si vedrà..
Ringrazio chi recensisce. (Ammori miei :3)
Ma anche chi è solo passato a dare un'occhiata.
Vi avviso che il prossimo parlerà di Liam, quindi OCCHI APERTI (?)
MotaCarota :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

Madison.

 
 
Quel pomeriggio andai all'allenamento senza un filo di voglia di faticare e di giocare. Il martedì era l'allenamento più faticoso della settimana perchè invece di Nick ci allenava Pam, quella donna era capace di farti piangere dalla fatica se solo avesse voluto, e non ci avrebbe di certo messo molto.Entrai in palestra dopo essermi cambiata, indossavo la classica uniforme formata da pantaloncini  e canotta blu e bianchi.Focalizzai subito la figura di Pam che mi veniva incontro dall'altra parte della sala. C'era molta più gente del solito e non capivo il perchè, non era giorno di partita, di solito eravamo otto, ma ci saranno state almeno il doppio delle persone.
"Come mai tutta sta gente, Pam?" le domandai curiosa.
"Per questo mese facciamo allenamento tutti insieme, l'allenatore dell'altra squadra si è assentato per malattia, dunque ora vi allenerò tutti io." mi spiegò seria come sempre.
"Ah." dissi semplicemente.
"Non sei contenta, Madison?" 
"Si si.." dissi non del tutto convinta.
Mi sentivo a disagio, non mi piaceva allenarmi con gente che non conoscevo.
"Dai, cerca di tirarti su rifacendoti gli occhi col capitano!" scherzò lei, era raro vederla sorridere.
"Chi è?" chiesi.
"Si chiama Payne, Liam credo.." rispose indicandomelo.
Liam, Liam Payne, ma certo. 
Me lo ricordavo, bene anche, era il ragazzo della squadra avversaria dell'ultima partita, quello che mi fece l'occhiolino, che mi aveva affibbiato uno strano soprannome.
"Ehi Miss Schiacciata!" sentii urlare alle mie spalle.Per l'appunto..
Mi voltai in fretta."Ciao!" esclamai con un po' troppo entusiasmo,
"Guarda un po' chi si rivede!" esultò avvicinandosi e mettendomi una mano sulla spalla.
Un brivido del tutto inadeguato mi attraversò la schiena, cercai di trattenermi, invano.Quel sorriso che solo il giorno prima mi aveva ipnotizzata mi si era di nuovo presentato davanti.I suoi occhi color nocciola, i suoi capelli disordinati ma perfetti, il suo fisico scolpito.
"Hai sentito, ci alleneremo insieme per un mese intero!" disse lui entusiasta.
"Già" dissi, non riuscivo quasi a parlare, che strano effetto mi faceva quel ragazzo, non lo conoscevo nemmeno eppure..
"Sei contenta?" 
"S-si" balbettai, con lo sguardo fisso sulle mie Superga, non mi osavo a guardarlo negli occhi, mi ci sarei persa dentro.
"Anche io!" esultò prendendomi poi in braccio.
Da dove veniva tutta questa confidenza? Perchè mi trattava così? Ero sorpresa, ma mi faceva piacere, indubbiamente.
"Liam! Madison! Venite qui che cominciamo!" ci ordinò Pam.
L’allenamento sarebbe stato più interessante stavolta, pensai ghignando tra me.
 

 
Coleen.

 
 
"Guarda che oggi pomeriggio arriva il ragazzo delle ripetizioni eh, quindi non uscire." disse mia madre prima di uscire.
"Si si, ho capito." borbottai.
Passai qualche ora al computer, svolsi i compiti per l'indomani e mi distesi poi sul divano per riposarmi un po'.Non feci in tempo a prendere in mano il telecomando che suonarono al campanello. Andai ad aprire, sperando che non fosse già quello lì..  
Dover ospitare un estraneo in casa mia non corrispondeva esattamente al mio concetto di serenità.Aprii la porta.
"Ciao" disse timidamente appena me lo trovai davanti.
"Ciao" bisbigliai io, imbarazzata più che mai.
Non lo conoscevo nemmeno e avrei dovuto invitarlo dentro, in casa mia, nella mia stanza?Avrebbe visto tutte le mie cose, sarebbe entrato in un posto dove solo le persone che scelgo io possono accedere. Cercai di non sembrare impacciata.Mi fissava dritto negli occhi e io fissavo lui.
I suoi occhi erano di un colore verde prato, il viso era incorniciato da ricci capelli castani. Le sue fossette, dovute al sorriso, furono la prima cosa che mi colpì.
"Posso entrare?" fece lui dopo alcuni istanti che era sulla porta.
"Ehm, sì, vieni pure.." farfugliai "S-se vuoi darmi la giacca, te la sistemo di là, intanto tu tira pure fuori i libri.." dissi con voce tremante.
"Oh grazie!" rispose sfilandosi il cappotto e la sciarpa.
Andai nello sgabuzzino per appenderlo insieme alle altre giacche, ma qualcosa nell'aria, qualche profumo mi ipnotizzava. Era un odore talmente forte da non poter non essere sentito.Annusai la sua sciarpa di lana bianca, ricca di disegni e trecce ricamate.Posai immediatamente la sciarpa a posto e tornai dove l'avevo lasciato poco prima, vergognandomi di me stessa.Aveva già tirato fuori qualche libro. Mi sedetti al suo fianco.
"Allora, da cosa vogliamo cominciare?" gli chiesi un po' più sciolta di prima.
"Ma come? Cominciamo subito così?" fece lui. 
"Così come scusa?" 
"Così.. senza presentarci, senza conoscerci.." disse continuando a guardarmi intensamente negli occhi.
"Ah beh.." sbuffai senza sapere cosa dire.
"Io sono Harry!" esclamò porgendomi la mano.
"Coleen" dissi stringendola, il suo sorriso era luminoso e di nuovo quelle fossette gli facevano compagnia sul suo viso.
"Coleen" ripetè lui. Annuii imbarazzata.
"Posso vedere la tua camera?" mi chiese alzandosi dalla sedia.
"Eh.. boh se proprio ci tieni". 
Ci incamminammo nella mia stanza e subito iniziò a ficcare il naso ovunque.
"Chi sono loro?" mi chiese indicando una foto delle mie amiche.
"Quello era il primo giorno di liceo, e loro sono Abigail, Madison, Effie e Lux, le mie migliori amiche."
"Ne hai così tante?" mi chiese.
"Si, non va bene?" risposi fredda.
"Certo, ma di solito il migliore amico è solo uno, io per esempio ho solo Louis" rispose.Louis? Sarà mica quello stesso Louis che di cui parlava sempre Abigail?
"Vabe" dissi dopo un momento di silenzio imbarazzante "La mia camera l'abbiamo vista, ora cominciamo?"
"Ok, prima iniziamo prima finiamo" disse sempre col sorriso sulle labbra.
Lo seguii in cucina e una volta seduti al tavolo cominciammo e leggere un passo di "Romeo e Giulietta".
Notai che mi fissava mentre leggevo, non mi staccava lo sguardo di dosso. Se aveva deciso di mettere alla prova la mia carnagione chiara, ci era riuscito. Maledizione!
 



 

 
Abigail.

 
 
Quel pomeriggio non avevo nulla da fare, stavo cominciando ad annoiarmi davanti al computer e alla tv non c'era nulla di divertente.Uscii un attimo in giardino per buttare la spazzatura, quando ad un tratto sentii una voce pronunciare il mio nome, ma non una voce qualsiasi, una voce famigliare.
"Abigail!"
Mi voltai, proveniva dalla casa di Louis. Chi, in quella casa, avrebbe potuto chiamarmi? Era logicamente impossibile.Feci finta di niente, pensando che fosse la mia testa che, per l'ennesima volta, si divertiva a farmi strani giochetti.
"Abigail!" la voce insisteva, questa volta non potevo essermelo immaginato.
Una donna dai capelli castano chiaro e lisci mi si avvicinò.
"Abigail, ti ricordi di me?" mi chiese.
Quella donna non avrei potuto dimenticarla nemmeno volendo, era impossibile non riconoscerla. La conoscevo da anni e, malgrado il passare del tempo, era rimasta sempre uguale.Il viso tondo, senza l'ombra di una ruga, degli occhi e un sorriso inconfondibili, esattamente identici a quelli del figlio.La mamma di Louis.Cosa poteva mai volere da me in questo momento?
"Certo che mi ricordo" esitai, come potevo chiamarla? "Johanna"
"Come stai Abigail? Da quanto tempo che non ti vedevo, sei cresciuta! "
Non sapevo cosa rispondere. Perchè la madre di Louis, dopo tanti anni, mi stava rivolgendo la parola?
Sorrisi timidamente."Senti" riprese lei "non so cosa sia successo tra te e Louis…”
"Si.. " balbettai, ma fui subito interrotta.
"Ascolta, non voglio impicciarmi nei vostri affari, ma io ho da chiederti un immenso favore." si bloccò.
"M-mi dica" sospirai.
"Ecco, io sono molto in ritardo, e Louis è fuori casa, ho provato a chiamarlo, ma non mi risponde" abbassò lo sguardo "Mi chiedevo se potessi guardare le gemelle al posto mio, solo per un paio di orette, io ho ricevuto una chiamata urgente dal lavoro e non voglio lasciarle da sole in casa, sono ancora troppo piccole.."
Tutto ciò era davvero sconvolgente.
Stavo per cercare di giustificarmi in qualche modo, ma poi riflettei: come avrei potuto dire di no ad un piccolo favore?La mamma di Louis era sempre stata disponibile e buona con me, non potevo ricambiarla con un no.
"Si, va bene.." dissi con un fil di voce.
"Oh grazie Abigail! Sapevo che avrei sempre potuto contare su di te!" esultò stringendomi a sé "Queste sono le chiavi, io scappo, al mio ritorno ti ringrazierò come si deve, intesi?" 
"Si, ma non si preoccupi." 
Si allontanò e, una volta salita in macchina, sparì.Ero nel panico più totale.Infilai la chiave nella serratura e aprii la porta.
Quella casa.Quell'ingresso.Quell'odore.Quelle stanze.
Sentivo le gemelle ridere al piano di sopra.
Non potevo, non ci riuscivo, troppe emozioni, troppi ricordi che venivano a galla dopo aver cercato inutilmente di affogarli.Sentii qualcosa muoversi dentro di me, qualcosa che voleva venire fuori da tempo, ma che io avevo sempre trattenuto.Scoppiai in lacrime e mi accasciai sul pavimento, stringendomi le ginocchia al petto.
"Perchè piangi?" la vocina inconfondibile di Phoebe interruppe il mio pianto.
Era troppo per me, volevo andare via da lì, immediatamente.
 
 
 
 
 
 
 
ECCO LE RAGAZZE:
 
COLEEN 
EFFIE 
LUX 
MADISON 
ABIGAIL
 
Chi vi piace di più?
 
Carota's Moment.
Aleeeee! (?) I POV di Abigail sono sempre tristi, non so mi escono così, scusate.
Per la cronaca Phoebe è una delle gemelline di Louis, è proprio il suo nome vero :3
Comunque ragazze, come procede finora?
Mi scuso con Luds xx per non aver mantenuto la mia promessa.Avevo in mente di fare un capitolo solo di Madison, poi ho pensato che fosse ora di far entrare Harry in scena e poi, come se non bastasse,mi è venuta questa idea di Abigail.
Sorry, troverò il modo di farmi perdonare, anche perchè ho trovato molto da scrivere su Liam e Maddie.
Grazie per chi ha recensito, per chi segue e visita la FanFiction, sono davvero felice, vi ringrazio molto.
Avrei una domanda per voi: qual'è la vostra "quasi coppia" preferita? 
MotaCarota. :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

Lux.

 
La famosa quinta nota non tardò ad arrivare e, come la prof. mi aveva avvertita, fui costretta a passare tutti i pomeriggi della bellezza di due settimane in biblioteca a fare compiti extra.Era lunedì, il primo giorno di questa "fantastica nuova avventura" che mi aspettava. Mi recai in biblioteca con giusto due libri in mano, erano di figura ovviamente, non avrei di certo studiato davvero.I primi occhi che incontrai, una volta entrata, non mi erano nuovi, affatto. Potevo ringraziare anche lui se mi dovevo subire una così letale punizione: quel Malik guastafeste.
"Tu!" esclamai con rabbia puntandogli un dito contro.
"Oddio no, ti prego!" imprecò lui alzando gli occhi al cielo.
"Ehm ehm, silenzio prego!" ci rimproverò la segretaria addetta alla distribuzione dei libri.Puntai il mio sguardo infuocato contro il suo indignato.
"Si può sapere cosa diavolo ci fai qua?!" sbraitò lui.
"Eh senti bello mio, è anche grazie a te se ora siamo costretti a vederci tutti i santi giorni, quindi evita. Grazie!" dissi, dovevo subito fargli capire che non poteva mettermi i piedi in testa.Mi ringhiò come un cane rabbioso e io lo spinsi, facendolo traballare sulla sedia.
"Intanto qualcosa da fare dobbiamo trovarcelo" disse incrociando le braccia.
"Io un'idea ce l'avrei" bisbigliai maliziosamente, come era mio solito.
"Eh?"
"Nulla. Allora? Non vorrai mica studiare sul serio?"
"Ma certo che no" disse sistemandosi i capelli anche troppo ordinati.
"Bene, almeno su una cosa siamo d'accordo" conclusi.
Ad un tratto la segretaria passò fra i tavoli per controllare il nostro operato.Afferrai un libro e feci finta di leggerlo, lui fece lo stesso. La donna si allontanò, tornando alla sua scrivania.Povera illusa.
"Allora" bisbigliai tenendo gli occhi puntati sul libro "per quale motivo sei qua? gli chiesi.
"Ho insultato pesantemente una prof, almeno così mi ha scritto nella nota" disse vantandosi.
"Tu sei un grande."
"Lo so già."Lo guardai male.
"Eh tesoro mio, scendi dal pero!" dissi prendendogli il viso con la mano e stringendoglielo.Lui alzò le spalle.
"Tu?" fece poco dopo.
"Cinque note, tra ritardi e altro, poi ho picchiato una mia compagna."
"Scherzi?" fece lui sbalordito.
"In realtà le ho solo tirato i capelli, ma ingigantiscono sempre tutto.." dissi scarabocchiando il tavolo.
"Sei una dura insomma." mi prese in giro.
"Guarda che posso farti del male quando voglio eh, quindi stai attento!"
"Ma taci va, gagnetta che non sei altro." mi schernì.
Non mi era mai capitato prima di avere a che fare con uno così, che sapesse tenermi testa, che in qualche modo mi lasciava sempre senza nulla da ribattere.La cosa non mi dispiaceva.Non era poi così male quel Malik, e non sarei riuscita a resistergli ancora per molto, le mie esigenze cominciavano a farsi sentire.
"Ti chiami.." fece lui guardandomi dall'alto verso il basso.
"Lux"
"Lux? Da dove arriva da Luxuria?" rise "sei lussuriosa?"
"Puoi dirlo forte." per una volta potevo vantarmi anche io.
"Assi?" fece con aria da strafottente "Fammi vedere allora."
"Ti spaventeresti." affermai seria e sconvolta dalla sua richiesta.
"Ma figurati, dai forza, mostrami che cosa sai fare" mi incitò.
"Ma qui!?"
"Ti crea problemi per caso?" chiese appoggiando i piedi sul tavolo e sistemandosi sulla sedia cigolante.
"No.."
Lo scavalcai con una gamba e mi misi a gambe aperte sopra di lui.Si avvicinava al mio viso, continuando a fissarmi intensamente negli occhi.Staccai lo sguardo e lo posai sulle sue carnose labbra, contornate da barba incolta.La distanza tra le nostre bocche era davvero minima e indispensabile, non so come avevo il fiatone, ero terribilmente agitata.
Stavo per appoggiare le mie labbra sulle sue e fargli vedere cosa intendevo per "passare il tempo". Chiusi gli occhi, quando all'improvviso lo sentii allontanarsi e scoppiare a ridermi in faccia.
"Ma non scherzare va!" urlò ridendo.
Si era preso gioco di me ancora una volta.
"Che cazzo fai?"
"Lo sapevo.." disse avviandosi alla porta.
"Cosa sapevi?!" chiesi indignata.
"Lo sapevo che eri già cotta di me." si pavoneggiò e uscì, senza un saluto.Rimasi sola in biblioteca.
"Se se! Continua a sognare!" urlai, anche se ormai non c'era più nessuno.
Se pensavo che non fosse tanto male mi sbagliavo, di grosso anche. Lo odiavo, odiavo quel Malik.Sbattei un pugno sul tavolo, il rumore rimbombò in tutta la sala.
"Non è vero" Io non sono cotta proprio di nessuno e mai lo sarò!" sbraitai battendo i piedi per terra come una bambina. Parlavo anche da sola, perfetto!
 
 

Madison.

 
 
"Bene ragazzi, ora potete andare, ci vediamo domani!" ci congedò Pam.
Il massacrante allenamento finì finalmente, erano le otto di sera e non desideravo altro che andare a casa a dormire, ero a pezzi.Passai sotto la rete con lo scopo di avviarmi verso la porta del corridoio, che portava poi agli spogliatoi.Feci per mettere la mano sulla maniglia, ma qualcuno mi precedette.Appoggiai la mano sulla sua, era grande e incredibilmente morbida.Alzai gli occhi.
"Oh scusami." dissi imbarazzata.
"Figurati, prego prima le principesse." aprì la porta e mi fece passare.Liam.
"Grazie" gli sorrisi e passai avanti. Sentii dei passi dietro di me.Una mano mi cinse il fianco.
"Allora finalmente e finita eh!" esclamò lui.
Guardai la mano, guardai lui."Eh! E già" farfugliai.
"Ora mi faccio una bella doccia, ne ho proprio bisogno." disse tra se.
"Anche io" dissi con un fil di voce fissando il pavimento.
"Che dici, magari dopo possiamo vederci, se ti va."
"Liam, io.." mi interruppe.
"Oh scusa, hai ragione, è troppo presto, è colpa mia." si passò una mano tra i capelli sudati "Sono sempre il solito, quando vedo qualcosa che mi piace la desidero subito. Sono fatto così." disse dolcemente con un meraviglioso sorriso dipinto sulle labbra.
Arrossi terribilmente.Iniziai a ciondolare e a disegnare cerchi col piede sul pavimento.
"No, non hai capito." mormorai "E' che sono davvero a pezzi, desidero solo una doccia calda e un letto." 
"Hai ragione" aggiunse.
Mi aveva chiesto di uscire e io avevo rifiutato, sono una perfetta idiota.
"Ok.." dicemmo all'unisono.
"Allora ci vediamo domani" dissi.
"Va bene, ma promettimi che mi darai un'altra occasione."
"Promesso" arrossii di nuovo.
Mi si avvicinò. "No, non abbracciarmi, sono tutta sudata." lo allontanai.
Lui mi sorrise "Non mi interessa." disse poi.
Il contatto, il suo calore, il suo cuore, lo sentivo battere forte.Non so come descrivere ciò che provavo in quel momento, so solo che avrei voluto rimanere lì tra le sue braccia per sempre.Mi sentivo al sicuro con lui, anche se lo conoscevo davvero poco.Fui la prima a sciogliere l'abbraccio. Temevo che pensasse che mi fossi addormentata lì.
"Ciao Maddie."
"Ciao Liam".
Mi lanciò un ultimo sguardo prima di entrare nello spogliatoio maschile.Non aspettavo altro che arrivasse domani.


Carota's Moment
Sono un po' di corsa. (?)
Scusate gli eventuali errori ma non ho ne tempo ne voglia di rileggerlo.
Grazie davvero per le recensioni :3
A presto.
MotaCatota :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Harry.

 
 
"Bene allora per oggi abbiamo finito." disse lei chiudendo il libro di filosofia.
Mi alzai dalla sedia e raccattai i miei libri sparsi sul tavolo, sistemandoli poi nello zaino.
"Quando posso riveder.. cioè, quando fissiamo la prossima lezione?" chiesi con un pizzico di imbarazzo.
"Non so, vuoi venire regolarmente ogni martedì?" chiese seria.Era sempre stata seria per tutte le due ore, nemmeno la mia battuta migliore era riuscita a strapparle un sorriso.Neanche quel complimento che funzionava con tutte, quello che mi aveva insegnato Louis, un vero mago nel “mestiere”.
"Si, per ma va bene." risposi semplicemente.Misi lo zaino sulle spalle, continuavo a guardarla profondamente negli occhi, in attesa e speranza di incontrare i suoi. Ma niente, era sempre intenta a guardare il pavimento. 
"Bene, allora ti accompagno alla porta.." disse con un fil di voce.
"Oh aspetta!" esclamai tirando fuori il portafoglio "Quanto ti devo?" le chiesi.Lei fissò intensamente il mio portafoglio.La lezione era stata davvero impeccabile, mi era servita molto, avevo senza dubbi capito e imparato molte cosa da lei, era brava a spiegare.
"N-non voglio nulla.." balbettò lei.
"No no" frugai nel taschino del portamonete "Tieni. Questi dovrebbero bastare." dissi appoggiando sul tavolo 20 pounds.
"Ma no, davvero, non voglio essere pagata per.."
"Ti dico di accettarli" mi feci serio "per favore" aggiunsi un sorrisone dei miei per non intimorirla.
"Se proprio insisti.." alzò le spalle.
"Insisto."
Le avvicinai la banconota, mantenendo la mano su di essa. Lei fece per prenderla, ma io non levai la mano.I nostri indici si sfiorarono.Quel contatto. Il primo che avessi mai avuto con lei, mi piaceva, avrei voluto prenderle la mano.La guardai negli occhi, finalmente incontrando il suo sguardo, questa volta.Immediatamente ritrasse la mano, ma gliela bloccai in tempo, sfiorandogliela nuovamente.Pian piano arrivai ad avere la mia sulla sua, accarezzandola lievemente col pollice. Lei  mi guardava con occhi sgranati.
"Hai le mani fredde." sussurrai.
I suoi occhi erano lo specchio di quello che provava, di quello che succedeva dentro di lei.Era impaurita ma al tempo stesso stupita dal mio comportamento, non capivo il perchè...Cosa c'era di male nel sfiorarle la mano? Nel cercare i suoi occhi? Nel guardarla stupefatto?Era così normale, così semplice.Non avevo mai creduto ai colpi di fulmine prima, non pensavo fosse possibile sentire così vicina a te una persona, quando appena la vedi, senza nemmeno conoscerla.Ma forse mi stavo ricredendo.Non sapevo quasi nulla di lei, appena il suo nome e quello delle sue amiche, per il resto avevo detto tutto io. Le avevo praticamente riassunto la mia vita.Ora sapeva che ero un po' l'amicone di tutti a scuola, che effettivamente piacevo alle ragazze, ma io non andavo con ognuna di loro, così a caso.Preferivo aspettare quella giusta, quella che davvero mi avrebbe reso felice, quella su cui avrei sempre potuto contare.Ecco, in quel momento non credevo che Coleen fosse per me quella persona che io tanto aspettavo.Ma col tempo, se mi avesse dato la possibilità, lo sarebbe potuto diventare.Se solo avesse voluto..Avevo come la sensazione che lei potesse essere diversa da tutte le altre.Di solito le ragazze che erano interessate a me mi cadevano ai piedi, erano pronte a farmi qualsiasi favore, e molte volte erano loro a cercare i miei occhi.Ma Coleen era tutto il contrario.Era così fredda e distaccata da me, la sentivo lontana, sembrava quasi temermi, non voleva avvicinarsi a me, come se bruciassi, non voleva scottarsi.Ma io proprio non ne capivo il motivo, mi sembrava di essere stato gentile e buono con lei, eppure..
"Ora vado, si è fatto tardi, i miei si preoccuperanno se non mi vedranno tornare al più presto" dissi con voce roca.
"Va bene, allora a martedì." disse lei impacciata.
"Ciao Coleen."
 
 

Effie.

 
 
Avevo il numero di Niall, e la cosa mi avrebbe aiutato nella mia impresa, tuttavia tutte le mie ansie non tardarono a farsi sentire. Ero una persona sensibile, ansiosa e soprattutto eccessivamente paurosa.Avevo voluto aspettare a chiamarlo per dare la conferma della mia partecipazione al suo piccolo corso di chitarra.A dire la verità di chitarre io proprio non me ne intendevo, non conoscevo nemmeno le note musicali e per me imparare a suonare sarebbe stata un'impresa impossibile.Ma avrei avuto il mio Niall vicino, e anche se non avessi imparato nulla sarei comunque stata la persona più felice della terra, mi bastava stargli vicina per esserlo.Convocai Madison, Coleen e Lux a casa mia per una cioccolata calda e qualche pettegolezzo, Abigail non rispondeva al telefono, probabilmente era impegnata. Approfittai dell'occasione per parlare con loro dell'accaduto, non erano a conoscenza di nulla, ancora.Suonarono alla porta. Erano già arrivate? Aprii, ero ancora in pigiama malgrado fossero le tre passate del pomeriggio, ma si sa: il sabato è fatto per dormire, e io adoro dormire.
"Wei bella!" la voce squillante di Lux fu la prima che sentii.Le feci accomodare in cucina e, con una bella tazza fumante davanti, iniziammo i nostri importanti discorsi.
"Ma hai saputo di quel Mark? Si è messo con Holly!"
"Ma va! E allora tu non sai mio fratello con chi l'ho beccato l'altra sera.."
"Non mi dire quella puttana di Abbie.."
"Ehm ehm," mi schiarii la voce, interrompendole.
"Avrei qualcosa di importante da comunicarvi." annunciai fiera.
"Sentiamo.." risposero all'unisono.
"Magicamente, non so come, il destino ha voluto farmi un favore.. non riesco ancora a cred.."
"Eddai! Vai al punto bionda!" sbraitò Lux impaziente.
"Ho. Il. Numero. Di. Niall." dissi scandendo bene ogni singola parola.
"E come è possibile?"
"Gliel'hai chiesto tu?"
"Ci hai parlato?"Fui invasa dalle loro mille domande.
"Oh basta!" sbottai "Se mi lasciate spiegare!"
"Forza, siamo tutte orecchi" disse Coleen con la sua solita gentilezza.
"Questa mattina ho dato un'occhiata alla bacheca annunci e ne ho trovato uno suo, un corso di chitarra" spiegai chiaramente.
"E gli hai già detto che lo frequenterai?" chiese Madison, presa dalla vicenda.
"No, ho aspettato voi, perchè io non so nemmeno cosa fare! Se quello mi dice pronto al telefono io cosa gli dico?"
Lo so, ingigantivo tutto, era una mia caratteristica, facevo di un piccolo problema un dramma enorme, ma tutto ciò che riguardava Niall mi metteva molta ansia, non volevo commettere errori senza nemmeno conoscerlo.Conoscendomi, da sola senza l'aiuto delle mie amiche, avrei cominciato fin da subito con le figuracce, ciò non doveva accadere, per nessuno motivo.Doveva andare tutto liscio come l'olio, fin da subito.
"Eh che sarà mai una telefonatina?!" Lux era l'esatto opposto di me, spavalda e coraggiosa.
"Dai, componi il numero!" mi incitò Coleen.
"Ma cosa gli dico!?" sbottai.
"Semplicemente che vuoi frequentare questo benedetto corso, no?" Madison aveva sempre la risposta pronta, era tutto così facile per lei.
Misi il vivavoce, l'I-phone mi tremava tra le mani.Il telefono squillava.Poco dopo una voce affannata rispose, la sua.
"Pronto?"
Silenzio.
"Pronto?!"
"Ma sei scema! Parla!" bisbigliò Lux.
"Ehm pronto" dissi con voce tremante.
"Chi parla?" chiese lui.
"S-sono una ragazza.."
"Ma non mi dire!" eslamò Coleen.
"M-mi chiamo Effie."
Maddie mi faceva i segni con i pollici all'insù, per dire che stava andando tutto bene.
"Si, dimmi." disse lui.
"Beh, sarei interessata al.. al corso di chitarra, ho visto il cartello e...e" balbettai come un’incapace.
"Oh davvero!?" esclamò felice. Il suo tono era cambiato completamente, sembrava entusiasta.
"S-si"
"Che bello!" esultò "Ho un'allieva!"
Arrossi terribilmente, menomale che eravamo solo al telefono, non so cosa avrei fatto nel momento in cui me lo sarei trovato davanti.
"Questo è pazzo come lei.." disse Coleen rassegnata. Le tirai un calcio sullo stinco.
"Senti, che ne dici di venire a casa mia domani per le 5, l'indirizzo dovrebbe essere segnato sull'annuncio.." propose lui.
"Non aspettava altro, guarda." fece Lux. Le feci segno di tappare quella maledetta boccaccia.
"P-perfetto." acconsentii.
"Bene, allora ci vediamo domani! Non vedo l'ora di vedere come sei fatta!" rise da solo.
"Ma poveraccio, questo è messo proprio male!" esclamò Madison. La fulminai.
"Ok, allora a domani, c-ciao!" conclusi la telefonata.
"Ommioddioo!" strillai ad una tonalità forse mai sfiorata neanche da Maria Carey.
"Guarda che questo ha dei seri problemi." disse Lux scettica.
"Taci stronza. Non posso crederci, domani andrò a casa sua!"
 

 
Abigail.

 
 
Erano due ore passate che mi trovavo in quella maledetta casa.Ogni singolo rumore che sentivo provenire dall'entrata mi provocava un trauma, temevo che sarebbe potuto entrare da un momento all'altro.
Louis era davvero l'ultima persona al mondo che volevo vedere, ma trovandomi io in casa sua, sarebbe stato piuttosto difficile impedire che ciò accadesse.Mi ero tolta la giacca, asciugata le lacrime che per più di un'ora avevano solcato il mio viso e, sistemata sul divano, mi ero messa a riflettere.Accarezzavo il bracciolo di quel divano con estrema delicatezza.Quanti film ci avevo guardato accoccolata sul petto di Louis.Quante volte ci eravamo addormentati stremati dall'intensa giornata trascorsa insieme.Quante volte avevo cercato di scappare dalla morsa di quel ragazzo, che si ostinava a farmi il solletico nei momenti più inopportuni… E invece ora ero lì, da sola, in attesa che qualcuno arrivasse e mi tirasse fuori da quell'orribile situazione.Cosa avrebbe pensato se fosse entrato in quel momento e mi avesse vista lì in casa sua?Se fosse successo a me probabilmente avrei avuto un infarto sul momento.Improvvisamente il rumore delle chiavi nella serratura interrupe i miei angoscianti pensieri.Ero spacciata.La porta si aprì piano, cigolando, sembrava quasi un film dell'orrore.Da dietro sbucò la mamma di Louis, carica di borse della spesa.Tirai un sospiro di sollievo, per questa volta ero salva, ora volevo solo scappare a gambe levate da quella casa infestata da ricordi.
"Abigail!" esclamò "Tutto bene?" 
"Tutto tranquillo, le gemelle sono di sopra, si sono addormentate poco fa." risposi con un sorriso falso sulle labbra.
"Menomale, sono proprio delle pesti. Scusami ancora per l'imprevisto, ma ho avuto un impegno e.."
"Non si preoccupi." la rassicurai "Vuole una mano con la spesa?"
"No cara, non disturbarti, vai a casa ora, avrai da fare.."Mi avviai alla porta.
Era finita, ora potevo finalmente svegliarmi da quell'incubo.Non avrei più messo piede in quella casa, mai più, anche se un po' mi dispiaceva. Ci ero molto affezionata.
"Senti Abigail.." mi fermò prima che potessi uscire.
"La mia è solo una proposta, insomma, in questo periodo ho molti impegni e potrò stare poco a casa, se ti va di guadagnare qualche soldo, beh, ti chiedo se ti va di venire abitualmente a badare alle gemelle. Ma non sentirti obbligata!"
Cosa?!Io abitualmente in quella casa?!Io a fare da babysitter alle gemelle di Louis?! 
Evidentemente il mio viso lasciò trasparire le mie emozioni, dovevo aver assunto un'espressione sconvolta, perchè la signora Tomlinson ritirò immediatamente la sua proposta.
"No, scusami, è colpa mia, non avrei mai dovuto chiederti una cosa simile.." disse prima che potessi aprir bocca.
Ma ragionandoci un attimo, qualche soldo in più non mi avrebbe di certo fatto male e, se lei mi informava sugli orari abituali di Louis, io avrei potuto evitarlo e fuggire, conoscendo l'ora del suo ritorno. Ero sicura che pian piano tutte le emozioni e i ricordi sarebbero svaniti con l'abitudine, stando in quella casa mi sarei abituata a tutto.La interruppi.
"No, accetto." dissi secca, porgendole la mano, in attesa di una stretta.
"Grazie Abigail, non smetterò mai di ringraziarti."
Sorrisi non troppo convinta di quello che avevo appena fatto.Un lieve senso di colpa cominciò a invadermi, mi avrebbe divorata poco dopo.
Forse avevo fatto un'enorme cazzata, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

 
Carota's Moment.
Ehila!
Eheheh la vicenda avanza .__.
Mi piace particolarmente il momento in cui ora si trova Abigail, tra poco le capiteranno degli imprevisti.
Per chi sostiene Effie.. che dire, che ha avuto un gran colpo di culo e che presto raggiungerà il suo biondo.
Per le fan di Madison, posso dire che nel prossimo subirà uno shock, che cambierà il modo di relazionarsi con Liam.
A chi piace Coleen invece, sappiate che subirà un grande cambiamento, grazie a Harry, ma non anticipo nulla.
Per i pochi che pensano che Lux sia una figa (io stessa la detesto a morte) posso dire che con Zayn si troverà sempre peggio, fino a quando.. eheh non così in fretta uhauha (?)
E ora i ringraziamenti.
Ringrazio davvero TUTTI, da chi recensisce (sempre e non), a chi segue, preferisce e anche solo "visita".
A presto.
MotaCarota :)
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 
Madison.
 
 
Entrata in casa, buttai il borsone di pallavolo a terra e subito mi infilai nella doccia. Un altro logorante allenamento era finito.
Appena uscita mi infilai il pigiama e mi stesi sul letto con "With You" di Chris Brown nelle cuffie.
In quel momento pensai a come stava andando la mia vita in quel periodo, tutto sommato niente male.
Amiche davvero fantastiche.
Pallavolo tutto ok.
Scuola nulla di che, ma sinceramente era l'ultima cosa a cui badavo.
Amore..
Amore boh, non lo sapevo nemmeno io. Quell'argomento sapeva mandarmi in confusione totale meglio di qualsiasi altro.
Da un lato cercavo di dimenticare Luke, il mio ex e dall'altro guardavo avanti.
Non eravamo stati insieme molto, ma in appena cinque mesi era riuscito a entrare nella mia vita e rivoluzionarla, era stato speciale, dal primo momento in cui l'avevo incontrato.
Era con lui che avevo provato le emozioni più importanti, il mio primo vero fidanzamento, la mia prima volta...
Avevamo deciso di lasciarci, a quanto pare lui non provava più nulla per me, ma eravamo comunque rimasti amici, ottimi amici.
Ora non sapevo cosa mi stava succedendo, forse non era un caso se quel giorno alla partita avevo incontrato Liam.
Quel ragazzo mi aveva colpito, fin da subito, e, approfondendo poi la sua conoscenza, avevo capito che era proprio come mi era sembrato la prima volta: dolce e premuroso.
Sapeva sempre come prendermi, anche quando ero giu di morale, in qualche modo riusciva sempre a strapparmi un sorriso.
Mi stavo davvero affezionando a lui e, dopo quasi tre settimane, le mie amiche mi chiedevano come facessi a resistergli ancora.
A dire la verità non lo sapevo nemmeno io, e loro non mi aiutavano affatto con le loro frasette del tipo "E' cotto di te, fidati!" oppure "Non fartelo scappare, è un ragazzo d'oro!"
Lo sapevo anche io questo, sapevo che Liam era una persona davvero speciale, ma allo stesso tempo non capivo perchè mi ostinavo a non ammettere che mi piacesse. 
Forse perchè non volevo rovinare la nostra giovane amicizia. O forse perchè avevo paura, paura di innamorarmi di nuovo...
In quel momento mandai al diavolo tutti quei pensieri che mi avevano trattenuto finora, dovevo farlo già da tempo ormai.
Afferrai l'IPhone, rimasi ferma a fissare la scritta "Liam" nella rubrica per circa tre minuti.
Lo chiamo. Ora, voglio dirglielo ora, deve sapere che ricambio appieno i suoi sentimenti, che avevo apprezzato tutto quello che aveva fatto per me fino a quell'istante.
Mancavano pochi millimetri e la distanza tra il mio polpastrello e la scritta "Chiama" si sarebbe annullata, ero davvero decisa a farlo, quando a un tratto..
"Madison, vieni, la cena è pronta." mio papà era particolarmente abile ad interrompermi, qualsiasi cosa facevo.
Lasciai il telefono sul letto e scesi di sotto a mangiare.
"Allora come va a scuola?" mi fece mio padre.
"..Bene, perchè?"
Era strano che mi facesse una domanda simile, me l'aveva fatta forse solo una volta ai tempi delle elementari.
Doveva esserci qualcosa sotto, i conti non tornavano. Mio padre poteva avere tutti i difetti del mondo, ma della mia vita "privata" non si impicciava mai, e questo lo apprezzavo molto.
"Così.. Non posso sapere come sta mia figlia?"
"Avanti, pa, sputa il rospo" dissi addentando l'ultimo pezzo si sushi "Non è da te una domanda del genere.."
Uno sguardo spaurito si dipinse sul suo volto, l'avevo beccato, era evidente a questo punto che c'era qualcosa che non andava.
"Madison, devo dirti una cosa." appoggiò la forchetta accanto al piatto e si fece serissimo.
"Io sai, il lavoro.. ecco" gesticolava nervosamente.
"Papà, vai al sodo, cosa sarà di poi tanto grave?!" chiesi.
"Mi hanno offerto un lavoro in Francia, e io ho accettato, comincio tra tre settimane." disse secco.
"Oh che bello! Quanto starai via? Portami almeno un souvenir da Parigi, sai che è una delle mie città preferite." esclamai felice per lui.
"No Madison, il fatto è che dovrai venire anche tu con me."
Non avevo sentito bene forse?
Magari la musica troppo alta di prima mi aveva danneggiato i timpani..
"Stai scherzando spero!" presi a gesticolare con le bacchettine di legno.
"No Madison, credimi, se fosse per me io rimarrei qui è solo che.." lo interruppi.
"Cioè fammi capire un attimo, io dovrei abbandonare tutto quello che ho qui per venire in Francia con te?"
La situazione stava precipitando, sentivo che avrei perso il controllo da un momento all'altro.
"Dovrei lasciare le mie amiche, la scuola, la squadra, ma anche solo i miei compagni per te?!" sbottai "Forse non ti sei reso conto che il mondo non gira solo intorno a te, che non me ne frega un cazzo se ti hanno offerto un lavoro migliore."
Non so perchè avessi detto che mi sarebbe mancata perfino la scuola, non lo avrei mai pensato, ma in quell'istante sentivo davvero che tutto mi sarebbe caduto addosso, tutto quello a cui tenevo, Liam incluso.
Mi alzai dalla sedia furibonda.
"Quello che più mi fa male è che sei diventato talmente egoista che sei arrivato a mettere il lavoro prima di tutto, anche prima di me! E non ti disturbare a raccontarmi per l'ennesima volta la storia della mia felicità! Se fosse vero che la mia felicità venisse al primo posto non mi faresti questo, cazzo! Sai quanto sono affezionata a tutto quello che sono riuscita a costruirmi qua a Londra, perchè devi distruggere tutto per un tuo cavolo di lavoro?! Perchè?" la mia voce fu soffocata dai singhiozzi e dalle lacrime.
La mia era ormai diventata una crisi isterica, ero fuori di me, sentivo il mondo crollarmi addosso. Avrei voluto sparire da quella schifo di situazione, avrei voluto fuggire da lì, non so dove, ma altrove. 
Non mi sembrava vero, forse era solo un brutto sogno, già mi sarei svegliata tra poco per andare a scuola e tutto sarebbe tornato a posto.
La prova del pizzicotto funzionava sempre.
Mi strinsi la pelle del braccio talmente forte da farmi male. Ma non funzionò, ero ancora lì...
Lì con gli occhi di mio padre puntati addosso, con quella sensazione di claustrofobia, mi sentivo svenire, era tutto vero allora.
"Madison, lascia che ti spieghi!" cercò di parlare lui.
"Ma che cazzo vuoi spiegarmi? Ormai è fatto no? Per te è tutto perfetto, hai un nuovo lavoro! La Francia ti aprirà un sacco di porte.. Bravo! Complimenti papà, grazie per aver pensato a me anche questa volta!" gli urlai contro con tutta la forza che mi rimaneva in corpo, scansando poi la mano che mi aveva appoggiato sulla spalla.
Salii in camera sbattendo la porta, mi buttai sul letto, stringendo il mio cuscino.
Ma perchè? Perchè doveva succedere proprio a me?! Cosa avevo fatto di male nella vita!?
A quel punto non sapevo davvero cosa fare, a che cosa affidarmi per riuscire ad andare avanti, sapendo che avrei abbandonato tutto tra meno di un mese.
Riaprii gli occhi dopo pochi minuti, erano gonfissimi, non me li sentivo più da quanto avevo pianto.
Il display dell'IPhone si illuminò, un nuovo messaggio.
 
                                                                                                 -Ehi Principessa, 
                                                                                                 domani mi offri la seconda occasione che mi avevi promesso tempo fa?
                                                                                                 Credo di essermela meritata, no?
                                                                                                 Un bacio, Liam :)
 
Oddio mio, non poteva essere vero.
Qualcuno doveva avercela con me, non era possibile.
Chi è che era così crudele da farmi patire tutto ciò?
Cosa avrei detto ora a Liam?
Un attimo fa volevo confessargli quello che provavo per lui e ora pensavo che avrei anche potuto smettere di vederlo a costo di non affezionarmici troppo.
Meno lo facevo, più facile sarebbe stata la partenza.
Non dovevo affezzionarmici, assolutamente, senò sarebbe stata la fine.. Già, peccato che era troppo tardi ormai. 
 

Riposi i libri nell'armadietto, presi a sistemare tutte le cianfrusaglie che tenevo lì dentro, c'era davvero di tutto. Quando ad un tratto sentii "bussare" sullo sportello.
"Toc toc" disse Liam spuntando da dietro.
Sobbalzai, ero felice di vederlo, ma allo stesso tempo volevo evitarlo, non dovevo dimenticare quello che era successo la sera prima..
"Ciao.." bisbigliai fissandomi i piedi, stringendo un paio di libri.
"Tutto a posto bellezza?" mi disse alzandomi il viso con l'indice "Ti vedo triste.."
"Si si, tutto normale.."
Era evidente che non era affatto così, lo si capiva da lontano un miglio, il mio tono triste, il mio sgaurdo spento, le mie labbra serrate, nulla sarebbe stato in grado di farmi sorridere. Quella non ero io, un'altra persona si era impossessata di Madison da ieri sera. Una persona che ormai non credeva più in niente, nemmmeno nell'amore.
Io ero solare, gentile e aperta con tutti, sempre pronta a dare una mano, a trovare nuovi amici, non mi si riconosceva più.
"Non mi sembra.." disse incrociando le braccia "Sai che a Liam non sfugge niente, dai piccola dimmi tutto, sono qui per te, lo sai no?" il suo tono dolce non faceva altro che farmi sentire peggio e confondermi ancora di più su quello che avrei o non avrei dovuto fare.
"No Liam, davvero non mi va." 
"Tanto prima o poi sputerai il rospo!" esclamò senza cancellare il sorriso sulle labbra.
Lui era così da quando l'avevo conosciuto, non c'era nulla che potesse abbatterlo o togliergli quel suo splendido sorriso, nemmeno il male peggiore del mondo, lui era forte e sarebbe andato avanti a testa alta, non voleva dare soddisfazioni a chi voleva il suo male.
Mi cinse il fianco accarezzandomi dolcemente col possice.
"Dai andiamo a lezione." mi disse.
Lo seguii fino a quando le nostre strade si separarono, io entrai nella mia classe e lui nella sua.
Per tutta la lezione non feci altro che pensare ai fatti miei, dei polisaccaridi non me ne importava di certo!
Cosa dovevo fare? Confessare a Liam i miei sentimenti o della mia partenza, o ancora tenermi tutto dentro per poi scoppiare?
"Clarks, allora mi sai dire quali sono i polisaccaridi principali?" la prof. interruppe i miei pensieri.
Ero nella merda fino al collo, non avevo aperto libro e l'ultima cosa che mi aspettavo era un'interrogazione di scienze.
"Come scusi?" balbettai.
"Eh Clarks, vorrei sapere a cosa pensi, dove sei con la testa eh? Sei innamorata, cosa c'è? Problemi col tuo ragazzo?" fece lei credendo di essere spiritosa.
Sentivo gli occhi della classe puntati addosso, il viso i fiamme.
Dannazione! Anche la prof. mi aveva beccato proprio nel mio tallone d'Achille. Ma cosa voleva dalla mia vita? Non poteva mettermi un bel 3 senza fare battutine penose?! Ce l'avevano proprio tutti con me.
La lezione terminò una mezzoretta dopo e finalmente potei lasciare quel manicomio che osavano chiamare scuola.
Andai dritta all'armadietto, afferrai i libri e iniziai a correre per i corridoi cercando di raggiungere l'uscita senza incontrare nessuno che avrebbe potuto bloccarmi, specialmente Liam.
Una maledetta lacrima solcò il mio viso, sentivo una stretta al fianco, ero già stanca per la corsa. Mi fermai un istante piegandomi e stringendo i libri ancora una volta. Sentii una mano accarezzarmi la schiena. Alzai gli occhi, eccolo, perfetto! 
Non era proprio giornata a quanto pare..
"L-liam, lasciami, ti prego.." scoppiai in lacrime, a quel contatto non riuscì proprio a trattenermi, venne tutto fuori, così all'improvviso.
"Madison, ma spiegami, non capisco casa possa esserti successo! Stamattina avevi una faccia terribile e ora ti vedo accasciata a terra con le lacrime agli occhi!" mi strinse forte a sè.
Il suo profumo.
Il suo tocco delicato.
Le sue paroli dolci.
Perchè era sempre così maledettamente perfetto?
"Portami a casa, ti prego" dissi singhiozzando, il mio trucco era sbavato, il miei occhi distrutti, i capelli arruffati, dovevo avere un aspetto davvero orribile.
Liam non fece altro che stamparmi un bacio in fronte,  prendermi in braccio e portarmi via di peso.
Mi accoccolai nelle sue braccia, appoggiando la testa al suo petto.
In pochi minuti arrivammo di fronte a casa mia, ci fermammo davanti alla porta, dove mi appoggiò a terra, sedendosi poi al mio fianco, sui gradini.
"Allora che c'è che non va?" mi sussurrò, asciugandomi le lacrime col pollice.
"Niente." risposi secca. Lo voleva capire che non gliel'avrei detto?!
"Niente? A davvero? Vediamo se con le buone maniere riuscirò ad astorcerti qualcosa!" esclamò per poi sorridermi.
Incominciò a farmi il solletico, se c'era una cosa a cui proprio non sapevo resistere era quello. Ma perchè quel ragazzo sapeva sempre come prendermi?
Un sorriso lieve si dipinse sulle mie labbra.
"A h a! Almeno un sorriso l'ho ottenuto!" esclamò fiero.
Lo guardai negli occhi, era davvero bello in quel momento, non che di solito non lo fosse. Ricambiò il sorriso mostrando i suoi denti bianchi e perfettamente dritti.
Sentii una sua calda mano accostarsi al mio viso e portarlo piano vicino al suo.
I suoi occhi fissi sulle mie labbra, i miei sgranati fissi sui suoi color nocciola.
Stava davvero succedendo? Era vero che mi stava per baciare?
Feci appena in tempo a sentire le sue labbra sulle mie che di scatto mi scostai. 
No no no e ancora no! Non poteva succedere, non dovevo lasciarlo accadere. Mi staccai a malavoglia dal suo viso, era ovvio che non desideravo altro, ma per una volta avrei dovuto mettere da parte quello che volevo io e pensare a ciò che era più sensato fare.
"Liam no.. io, io non posso.." dissi gesticolando nervosamente.
"E' colpa mia Mad, tu non hai fatto niente. Perdonami, a volte dovrei ragionare prima di fare le cose, scusami, è ancora troppo presto." rispose leccandosi le labbra dall'imbarazzo.
"No Liam, non si tratta di questo.."
Ecco di nuovo quelle schifo di lacrime, porca miseria ma ce la facevo a fare un discorso senza piangere!?
"Di cosa Maddie, allora?" disse alzandosi in piedi e porgendomi una mano per aiutarmi a tirarmi su.
Mi alzai in piedi anche io, di fronte a lui.
"Liam, io devo partire." dissi secca, ancora una volta strozzata dalle lacrime che continuavano a scendere.
"Partire? Dove? Quando? Perchè? Madison, non puoi lasciarmi qui adesso, ti prego!" il suo viso assunse un'espressione terribilmente preoccupata e abbattuta.
"Non lo so, so solo che non volglio farlo!" urlai battendo un pugno sul suo petto, per poi stringerlo forte.
Avremmo affrontato la cosa insieme, ancora una volta mi sarebbe stato vicino.

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Carota's Moment.
Ehi ragazzuole! (?) Come va?
Ecco qui il settimo, aleee appena partorito.
Non è esattamente come volevo, infatti mi fa schifo, sono abbastanza delusa.
Perdonate la mia scrittura da cane.
E comunque: NOVITA'
Un intero capitolo solo per Madison, che ne dite?
Chiedo scusa a chi preferisce Lux, prometto che nel prossimo parlerò anche di lei,
tra tutte devo dire che è quella più problematica, non ho la minima idea di cosa inventarmi, vabe.
Ringrazio per le recensioni, chi segue e chi preferisce :)
Grazie davvero :3
Questo capitolo è particolarmente triste e funesto (?)
ma oggi c'ho proprio la vena drammantica ahah
A presto,
MotaCarota :)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 
Coleen.
 
 
Tamburellavo con le dita sul libro di filosofia, Harry era piuttosto in ritardo. Erano le 3 e 45 minuti e il nostro appuntamento era previsto per le 3.
In quelle tre settimane avevamo imparato a conoscerci meglio e, non dico che eravamo diventati proprio amici, ma si era stretto bel legame tra di noi.
Cominciai a pensare cosa potesse essergli successo, era sempre molto puntuale e non aveva mai ritardato prima, se non di 5 minuti.
Ad un tratto scorsi il telefono illuminato sul divano, maledetto silenzioso! Avevo 5 chiamate perse proprio da Harry.
Mi precipitai per rispondere, buttandomi sul sofa.
"Pronto?" dissi col fiatone.
"Col! Dove eri finita?" la voce squillante di Harry era dolce e pacata.
"Scusami, avevo messo il silenzioso e non ho sentito le chiamate.." spiegai giocando con la larga maglietta fucsia che indossavo.
"Ah ok, mi stavo iniziando a preoccupare!" disse lui quasi rasserenato dal sentire la mia voce.
Preoccupando? Harry che si preoccupava per me?
Era un ragazzo molto protettivo, ma mi stupiva sentir uscire dalle sue labbra quelle parole, cosa significava?
Rimasi senza nulla da dire, dunque aspettai che fosse lui a spiegarmi del suo ritardo.
Sentivo delle voci e delle risa di sottofondo, delle voci maschili, probabilmente era in compagnia dei suoi amici.
"Comunque Col, oggi credo proprio di non riuscire a venire, ti va se rimandiamo a domani?"
"Oh, ma certo, va bene lostesso" dissi con un pizzico di malinconia.
Ehi ehi ehi calma. Ma che sto dicendo? Malinconia? Ma quando mai?!
Perchè avrei dovuto essere malinconica, non ero forse in grado di aspettare l'indomani per vederlo?
Era così importante per me che lui venisse in quel momento? Perchè ogni settimana aspettavo con ansia il martedì, che guardacaso era il giorno in cui lui veniva da me?
No, no ti prego, dimmi che non è vero, non è possibile. Io, cioè Harry... NO! A me non piace nessuno!
Ripeti con me Col, -A me non piace nessuno, a me non piace nessuno.- E tantomeno Harry! 
Dio, ero messa proprio male, ora mi facevo anche dire cosa fare dalla mia coscenza, che poi la coscenza non era un grillo?
"Sicura?" chiese lui notando che avevo dato una risposta in modo piuttosto titubante.
"..Ma certo." dissi cercando di mostrare sicurezza.
"Perfetto, allora a domani Col, un bacio." 
Bacio? Oddio Harry, ma tu mi vuoi proprio male! 
Cioè nemmeno io capisco perchè impazzisco così tanto per una parolina buttata lì così, forse perchè la dici tu, ma io non sono quel genere di ragazza, non sono affatto quella che si innamora così del primo che passa. 
Per prima cosa ho gusti estetici molto difficili, ma l'aspetto conta fino ad un certo punto. In ogni modo, anche solo riuscire ad aprirmi con le persone è molto difficile per me, quindi non riesco a capire come Harry sia riuscito a farsi rivalutare completamente da me, quando uno dei miei peggiori difetti è proprio quello di valutare una persona anche senza conoscerla e mantenere quel giudizio per sempre.
Sentii ancora quelle voci di sottofondo, non che volessi spiare Harry e farmi i fatti suoi, ma provai solo un attimo a sentire cosa dicevano.
Un rumore confuso.
Forse aveva dimenticato di terminare la chiamata e si era infilato il cellulare in tasca come se niente fosse.
Col avanti, non è bello farsi gli affaracci degli altri! Butta giu sto telefono dai.
Ero combattuta, da una parte la mia coscenza mi diceva di non intromettermi, dall'altra ero troppo curiosa per riagganciare.
Rimasi in attesa.
"Allora come ha reagito?". Riuscii ad identificare la voce squillante di Louis.
"Ha detto che le andava bene, ma speravo mi facesse capire che voleva che andassi oggi.." disse lui demoralizzato.
"Forse dovresti provare con qualche altra ragazza, amico. Lei è troppo difficile per te!" Zayn Malik, lo avevo visto a volte a scuola, si dava più arie di non so cosa, ma dovevo ammettere che se lo poteva permettere.
Quelle parole mi colpirono. Per poco il telefono non mi scivolò dalla mano.
Troppo difficile per te.
Stava scherzando spero, cosa inteva dire? Io difficile? Ma più che altro io troppo difficile PER HARRY?!
Avrei davvero voluto strillare fino a farmi sentire da loro e chiedergli di cosa diavolo stessero parlando.
"Ma no, io non posso rinunciare ad una come lei." protestò Harry con tono triste.
Oh
mio
Dio.
Tu non puoi che cosa?! Questo non era davvero possibile! 
"Ma non pensi che se lei ricambiasse quello che tu provi si sarebbe fatta avanti in qualche modo? Almeno per fartelo capire." Niall Horan, il solito depresso cronico, senza un filo di autostima e prospettiva del futuro.
Ma che cavolo di amici hai Harry!?
Belli davvero, invece di consolarti e invogliarti a non darti per vinto, ti demoralizzano ancora di più. Che poi almeno sapessero come stanno le cose! 
Ma cosa ne possono sapere loro se non hanno mai nemmeno mai visto come ti tratto e come stiamo quando siamo insieme!? Pregiudizi a gogò insomma...
"A parte che la prima mossa la fa sempre il ragazzo!" ribattè Harry "E poi magari non vuole darmi dei segnali perchè si vergogna, o magari me li ha già mandati, ma io non li ho visti, voi non potete sapere cosa c'è nella sua testa."
Bravo! Così si fa! Fagli vedere chi sei! Era esattamente quello che pensavo.
Non so come ma per qualche strano motivo tutti i pensieri che mi giravano in testa erano automaticamente "spediti" alla sua, telepatia, se così si può chiamare.
"Bravo amico!" esclamò Louis "Quindi il primo passo spetta a te!"
"E cosa posso fare per colpirla? Mi serve qualcosa di davvero speciale, come lei." 
Mi tremavano le ginocchia, solo in quel momento realizzai di quanto ero stata fredda in quelle settimane, mentre lui era stato così gentile e premuroso con me, e malgrado il mio comportamento nei suoi riguardi, non era mai cambiato. 
Era davvero un ragazzo speciale, come lui aveva definito me.
"Io le chiederei di uscire prima di tutto, non puoi di certo dichiararti davanti a dei libri!" contestò Liam, lui si che se ne intendeva!
"Ovvio" rincarò la dose Zayn.
"Fin qui ci sono, ma dove la posso portare?" chiese Harry dalla disperazione.
"London Eye?" propose Niall.
"Troppo scontato." lo schernì Liam.
"Nando's?" ripropose il biondo.
"Niall! Col non è mica una fissata col cibo come te!" bofonchiò Harry.
Se in quel momento avessero scoperto che li stavo ascoltando non oso pensare cosa si sarebbero inventati per dissimulare, alla finfine anche i ragazzi si fanno i loro problemi mentali, la cosa mi stupì parecchio.
Che tenerini, si stavano scervellando per me, per stupirmi, ma quanto potevano essere dolci?
"London Bridge?" fece Zayn.
"Mmh, non male, ma è un po' troppo affollato, vorrei un posto intimo dove stare soli, noi due e basta." disse Harry con tono sognante.
"Eh, so io cosa intendi, amico!" Louis mi diede una pacca sulla spalla.
"Cretino! Non pensare male! Non sono mica come te che me le scopo e basta, io ce l'ho un cuore!"
Abigail era davvero sfortunata ad essersi invaghita di uno come quel Tomlinson, un vero stronzo. Harry sì che era un ragazzo per bene invece.
"Ci sono!" esclamò Liam.
"Illuminami!" 
"ChinaTown" disse l'amico secco.
Un sorriso radiante si illuminò sul volto di Harry, che sembrò risvegliarsi dal coma.
"Ehiii" esclamarono gli altri in segno di approvazione.
"Tu sì che ci sai fare, Liam." 
"Eh grazie grazie, non fate complimenti" si pavoneggiò lui.
"E quando glielo chiederai?" fece Niall curioso masticando a bocca aperta un panino farcito.
"Primo chiudi quel forno." disse Harry scansandolo con la mano "Secondo: domani, ovvio!"
"Non perdi tempo eh! Bravo bravo, vai così!" Louis era fiero del suo migliore amico.
Risero insieme.
A quel punto pensai che forse era il caso di concludere questa benedetta chiamata, primo perchè stavo facendo pagare a Harry una cosa come 20 pounds per una telefonata, secondo perchè avevo scoperto fin troppo. Mi ero rovinata la sorpresa, ma ero comunque elettrizzata e le parole che avevo sentito uscirgli di bocca mi avevano toccata, mi sarei comportata in modo diverso con lui, da domani..
 
 
Lux.
 
 
La campanella suonò e per tutte le "persone normali" la giornata era finita, ma ovviamente non per me.
Eh no! Troppo facile andare a scuola solo nei giorni obbligatori, io ci dovevo andare anche al pomeriggio, complimenti Lux!
Mangiai un toast al volo nel baretto della scuola e mi recai poi nella biblioteca.
Erano passate ben tre settimane e malgrado la mia punizione dovesse durarne solo due, quella poco di buono, per non dire di peggio, della mia prof. aveva prolungato la durata, portandola fino alla fine dell'anno, a giugno.
"Massi Ferdinand, un po' di ore in biblioteca non ti faranno di certo male." mi aveva detto quella donna malefica.
Assi? Non mi faranno male? Ma grazie! Lei sì che è una persona davvero colma di bontà! Ma vaffanculo, zitella!
Con quel Malik le cose stavano andando di male in peggio: lui si divertiva a smerdarmi e io faticavo sempre di più a tenere a bada i miei numerosi ormoni.
Quel giorno ero davvero scoppiata.
Era da ben 5 giorni che non lo facevo, quel Mike mi aveva dato buca per ben tre volte e io avevo un enorme bisogno di sesso.
Detto così sembra davvero brutto, ma che ci posso fare, io sono fatta così, ne ho la dipendenza. Lo ammetto sono una troia, e me ne vanto.
Mi sporsi dall'interno della biblioteca e, avvistato Malik nel corridoio, mi nascosi bene dietro la porta.
Appena fece per entrare io lo afferrai per i colletto della camicia a scacchi che portava e lo trascinai nel bagno a strattoni.
"Ma che fai?!" protestò lui.
"Zitto, spogliati."
"No."
"Fallo, ti ho detto."
"E io ti ho detto di no!"
Voleva giocare? Ok, ero piuttosto brava a giocare, soprattutto in quel gioco.
Spottonai la mia camicetta, mostrandogli la mia prosperosa terza, al mio davanzale nessuno aveva mai resistito.
"Allora?" lo sfidai io. Lui mi lanciò uno sguardo infuocato.
Bingo.
Prese a baciarmi con foga, io mi strinsi a lui facendo aderire i nostri corpi e avvolgendo il suo busto con le gambe.
Si calò i pantaloni e mi mise con la schiena contro il muro, sempre reggendomi e accarezzandomi le natiche. Non avendo molto tempo a disposizione, non ci spogliammo completamente, ma fu eccitante lostesso.
Poco dopo mi sistemai i capelli davanti allo specchio e lui si rivestì in fretta.
"Niente male" commentai maliziosamente io quando lo vidi passarmi dietro.
Mi tirò una sculacciata sul sedere e si avvicinò alla porta. Lo fermai prima che potesse uscire.
"Malik" Lui mi rivolse lo sguardo.
"Che rimanga tra noi." dissi io.
"Ovvio." si pavoneggiò e uscì dal bagno.

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Carota's Moment.
Olè (?)
Questo capitolo mi piace particolarmente perchè:
1) vengono fuori i sentimenti di Harry
2) la prima scopata di Lux e Zayn.
Spero vi piaccia.
Grazie di tutto, scusate ma sono un po' di corsa che mi padre mi sbrana (?)
Una bacio, a presto
MotaCarota :)

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Abigail.             
 
 
In tre settimane ero diventata una babysitter a tutti gli effetti, tre volte a settimana mi recavo in casa Tomlinson per badare a Daisy a Phoebe, due piccole pesti, che si divertivano a coalizzarsi contro di me. Mi facevano dannare, ma intanto avevo accumulato una certa somma di denaro, che avrei poi usato per fare shopping con Maddie, lei sì che si intendeva di moda!
Devo ammettere che ogni volta che mi trovavo sullo zerbino di quella casa pronta per suonare il campanello, un pizzico d'ansia ce l'avevo, temevo che un giorno o l'altro mi avrebbe aperto Louis.
Quel pomeriggio, era un giovedì, suonai come al solito alla porta con un mano un paio di libri che mi avrebbero tenuta impegnata per quelle due orette. Un'interrogazione di latino mi attendeva l'indomani. 
Nessuno rispose. Scorsi poi un biglietto sulla maniglia della porta, che mi avvisava che le chiavi erano sotto il tappetino, sarei dovuta entrare da sola. 
Le infilai nella serratura e girai per tre volte verso sinistra.
"Permesso.." canticchiai appena entrata e chiudendo la porta alle mie spalle.
"Ciao!!" esclamarono le gemelle venendomi incontro con le manine e la faccia sborca di marmellata.
"Che avete combinato voi due?" dissi cercando di pulire il visino di Phoebe col pollice.
"Abbiamo fatto merenda, ma la marmellata è caduta.." la vocina vispa di Daisy mi divertiva, sapeva di aver commesso un atto per cui sarebbe stata punita.
"Come caduta?!" esclamai. Cosa avevano combinato stavolta?
Mi portarono in cucina, dove sul loro tavolino erano sparse delle fette di pane e il barattolo della marmellata aperto con il cucchiaio infilato all'interno.
Daisy mi indicò il pavimento, era pieno, pieno di marmellata. Mi diedi una manata in fronte, passandomela poi tra i capelli.
"Oddio mio! Ma che è successo qui?!" 
"C'è stato un incidente." dissero guardandosi e scoppiando a ridere insieme complici.
"E adesso chi pulisce qui, eh?" 
"Tu!" esclamarono.
Sbuffai. Bene, non avrei potuto di certo studiare, maledette gemelle!
"Andate a guardare le televisione voi, e dopo facciamo i conti!" dissi sorridendo. Le due scapparono in salotto.
Mi armai di spugna e sapone e raschiai via tutta quella marmellata dalle piastrelle del pavimento, sistemai il pane e il barattolo. Tornai poi in salotto da loro.
"Ragazze!" esclamai "Venite qui che ora ci diamo una pulita!"
Loro si affacciarono dallo schienale del divano, ghignando. Phoebe scappò al piano di sopra, mentre grazie al cielo Daisy si fece avanti per essere lavata.
La aiutai a pulirsi le manine e il viso e, uscite dal bagno, salimmo di sopra in cerca di Phoebe.
"Adesso acchiappamo tua sorella eh!" le dissi. Sembrava eccitata dal gioco e annuì con un sorriso innocente dipinto sulle labbra.
Con una tattica piuttosto complessa riuscimmo a far venire Phoebe in cucina e, una volta attirata con una baretta di cioccolato, la catturai, mentre Daisy si rotolava per terra dalle risate. Cercavo di tenerla ferma, ma quella peste si dimenava come un pesce fuori dall'acqua, appena riuscii a prenderla in braccio qualcuno suonò alla porta. 
Guardai l'orologio, era passata appena un'ora, era sicuramente la mamma che faceva ritorno dal lavoro. Mi piazzai davanti alla porta con una gemella in braccio, mentre l'altra la aprì.
Quello che mi trovai davanti non era affatto la mamma, tantomeno il postino o un testimone di Geova..
"Louis!" esclamò Daisy saltandogli al collo. Phoebe si dimenò e in quel momento la forza per trattenerla mi mancò, così mi scappò dalle braccia e corse al riparo dietro le gambe di Louis. 
Sentii l'ossigeno mancare, le ginocchia tremare e le gambe cedere. Gli occhi mi facevano malissimo, pungevano, come sfiorati da un milione di spilli tutti insieme, una sensazione orribile. Rimasi impalata a fissarlo e lui fece lo stesso con me, sgranando gli occhi.
"Che ci fai in casa mia?" disse freddo puntandomi un dito contro.
Cosa potevo rispondere? Che era da quasi un mese che facevo da babysitter alle sue sorelle a sua insaputa? Avrei dovuto inventarmi una scusa? No, non ero brava in questo..
Non risposi. Fissai il pavimento.
"Allora?" 
"N-niente.." bisbigliai, non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi.
"Non direi. Se non stessi facendo niente non saresti qui." 
Perchè era così cattivo con me? Sentivo le lacrime spingere sempre più, avrei resistito ancora per poco, ma non volevo mostrargli la mia debolezza, non avrebbe fatto altro che deridermi e ferirmi ulteriormente.
Ero sul punto di aprire la bocca e dirgli la verità, dirgli che ormai era una mia abitudine venire in casa sua e ricevere anche dei soldi in cambio, quando ad un tratto qualcuno bussò alla porta.
"Abigail! Sei in casa?" la mamma di Louis arrivava proprio nel momento giusto.
Aprì la porta e ci vide lì, uno di fronte all'altro.
"Oh, Louis.." fece, anche lei presa di sorpresa.
"Allora mamma, forse puoi spiegarmelo tu cosa ci fa lei qui." disse lui indignato, guardandomi in cagnesco.
"E' una mia responsabilità se Abigail è qui, le ho chiesto io di badare a Phoebe e Daisy. Sappi anche che è da tre settimane che viene abitualmente, e non provare a prendertela con lei, è proprio l'ultima da accusare di qualche colpa." disse secca.
Louis sembrava furioso, sarebbe scoppiato da un momento all'altro. Stringeva i pugni ed era rigido come un pezzo di legno, non si muoveva.
"Forse è meglio che vada, ora.." mi intromisi io con voce tremante.
"No Abigail" mi bloccò la donna "è giunta l'ora che vi parliate voi due.." ci ordinò prima di scomparire al piano di sopra.
Eravamo soli, noi due e una montagna di imbarazzo.
Louis chiuse la porta, per poi avvicinarsi al divano e stravaccarvicisi sopra, io lo seguii sedendomi con cautela. Stavo composta, con le gambe serrate e le mani intrecciate, stringendomi nelle spalle.
"Tutto ciò è davvero patetico!" sbottò lui "Cioè, tu vieni qui da tre settimane? Qui in casa mia? A mia insaputa!" si diede una manata in fronte per poi mettersi seduto con le mani appoggiate alle tempie. "Perchè non me l'hai detto, perchè non mi hai avvisato? Il pensiero non ti sfiorava proprio eh?!" mi urlò contro guardandomi per la prima volta negli occhi.
"S-sapevo che.." mi schiarii la voce "Sapevo che mi avresti detto di no." bisbigliai.
"Ma come facevi a saperlo? Magari avrei acconsentito, ma trovarti qua adesso, e rendermi conto che sia tu che mia madre.. sono stato preso in giro per tutto questo tempo! Dio!" si passò una mano tra i capelli.
"Mi dispiace, mi dispiace davvero Louis.." dissi con le lacrime agli occhi.
Ecco, perfetto, la vera Abigail era uscita, le lacrime avevano avuto la meglio come al solito. Mi avrebbe riso in faccia ora.
"Perchè piangi?" mi chiese cambiando completamente tono, per poi avvicinarsi a me. Singhiozzai.
"Perchè vorrei tornare indietro, vorrei tornare a quando eravamo migliori amici ed era tutto più facile, eravamo felici.." dissi asciugandomi le lacrime con le maniche della felpa. Lui non rispose. Una strana espressione comparì sul suo volto, come...turbata.
Mi passò un braccio dietro la schiena e mi avvolse in sè, accarezzandomi impacciatamente.
Perchè mi stava consolando? Era realtà quella? No, stavo solo sognando, era un altro dei miei sogni, uno dei tanti..
Sbattei più volte le palpebre per capacitarmi dalla situazione, ero ancora lì. 
Tra le braccia di Louis, il ragazzo che non avevo mai smesso di amare.
 
 
Effie.
 
 
FLASHBACK. TRE SETTIMANE PRIMA.
 
Il gran giorno era arrivato, quel pomeriggio sarei andata a casa di Niall. Uno dei miei sogni stava finalmente diventando realtà. Le ore che mi separavano da quell'appuntamento speciale sembravano eterne, ogni 3 minuti controllavo le lancette dell'orologio. Avevo deciso che avrei iniziato a prepararmi esattamente un'ora prima dell'ora prevista per l'incontro, dunque le 16.
Visitai il profilo facebook del mio biondo preferito, nulla di nuovo. 
Ci passavo le giornate su quel profilo, la cronologia del mio portatile era piena zeppa di "Niall Horan's Facebook Profile", l'avevo anche aggiunto ai siti preferiti. Ammirai per un attimo la sua foto profilo, era lui seduto sul divano con la chitarra in braccio. Era così perfetto. 
Guardai l'orologio: le 16 e 1 minuto. Uscii da facebook, spensi il pc e andai in camera mia, spalancai poi l'armadio.
Cosa avrei potuto mettermi? Dovevo risultare una ragazza semplice, acqua e sapone, non troppo suora come Col, ma nemmeno esagerata come Lux, una via di mezzo.
Alla fine optai per degli shorts scuri e una maglia grigia piuttosto larga, con il marchio di Chanel. (Vestiti Effie)
Mi truccai leggermente, solo un filo di mascara, e sistemai i lisci capelli biondi in una treccia laterale. Una spruzzatina di profumo e via! Ero pronta.
Presi la borsa con all'interno un blocco appunti, il portafoglio e il diario che tenevo su Niall. Non gliel'avrei di certo mostrato, ma ero ormai solita a portarmelo dietro, ovunque andassi.
In una ventina di minuti raggiunsi la sua abitazione, una volta saliti i tre scalini che mi separavano dall'entrata, suonai il campanello. 
Niall James Horan mi si presentò davanti in tutto il suo splendore, a pochi passi da me. Indossava una tuta da casa. Mi squadrò dalla testa ai piedi, sentire i suoi occhi ghiacciati sulla mia pelle mi fece venire un brivido del tutto inadeguato.
"Ciao!" esclamò per primo.
"Ciao" risposi porgendogli la mano, che lui sembrò non calcolare. Mi strinse a sè, dandomi delle leggere pacche sulla schiena.
"Mmh profumi!" aggiunse poi ridendo.
Ma quanto poteva essere dolce? Ad un'eslamazione del genere Lux gli avrebbe riso in faccia, Madison e Abigail l'avrebbero guardato male e Coleen gli avrebbe tirato uno schiaffo, ma io ero fatta così.. sapevo che era impacciato e inadeguato a volte, ma era Niall, il mio Niall.
Sentii le guance andare a fuoco; senza nemmeno un filo di fondotinta non avrei potuto mascherare l'emozione, la mia carnagione così chiara mi tradiva sempre. Sorrisi, stringendomi nelle spalle.
"Vieni, entra pure, fa come se fossi a casa tua."
"Permesso!" canticchiai entrando, quella casa profumava di biscotti.
Ci sedemmo al tavolo, lui prese in braccio la chitarra e iniziò a fare qualche accordo.
"Allora" disse schiarendosi la voce "Hai mai provato suonare una chitarra?"
"Veramente no, non so neanche come si tiene.." dissi imbarazzata, potevo almeno prepararmi, stupida, stupida bionda!
"Ecco, ti faccio vedere" Si sistemò dietro di me, posandomi la chitarra tra le braccia, appoggiando le mani sulle mie e mostrandomi come avrei dovuto reggerla.
"Con questa mano devi fare pressione sulle corde" disse tamburellandomi sulla mano sinistra "Mentre questa va su e giù e provoca suoni, mi sembra più che ovvio!" scoppiò a ridere da solo.
"Fin qui ci arrivavo anche io." mi pentii subito di quello che avevo appena detto, non dovevo sembrare scortese, la prima impressione è quella che conta di più, accidenti a me!
Ritornò di fronte a me, scrutandomi con quegli occhi più azzurri del cielo. Mi sistemò due dita sulle corde per insegnarmi le prime note, io abbassai il capo per osservare meglio la posizone della mano, ma poco dopo una piccola ciocca bionda mi cadde sul viso.
"Aspetta un attimo" disse controllando che tutto forse a posto "Fin qui ci siamo" aggiunse guardando la mia mano. Ghignai.
Mi guardò dritto negli occhi, un brivido mi percorse la schiena.
Vidi all'improvviso la sua mano alzarsi e finire sul mio viso, delicatamente mi scostò la ciocca che avevo davanti agli occhi, portandomela dietro l'orecchio.
"Ecco, ora sì che sei perfetta" disse con un meraviglioso sorriso sulle labbra.
 
___________________________________________________________________________________
Carota's Moment 
 
Olaaaa (?)
Finalmente Abigail ha incontrato il suo Louis, anche se inaspettatamente e diciamo "contro voglia".
Alla fine anche lui ha un cuore, e sono sicura che non l'ha dimenticata del tutto...
Dai sembra che mi stia facendo una recensione da sola, cretina che non sono altro (?)
Ci tenevo a precisare una cosina che è un mio imperdonabile errore, pensavo che le gemelline di Louis avessero intorno ai 4 o 5 anni, e non sono ancora riuscita a capire la loro età, ma di sicuro non sono così piccole, quindi scusate, immaginatevele così. 
Quello di Effie è un flashback perchè, mentre per tutte le altre sono passate 3 settimane, questo è il suo incontro con Niall che risale ad appunto tre settimane prima, non volevo tralasciare quel momento, mi sembrava importante :)
Ringrazio Luds xx per l'aiuto che mi ha dato per scriverlo, avevo un blocco (?)
Passate dalla sua storia, è un ordine! è.è
Se vi è piaciuto il capitolo fatemelo sapere con un piccola recensione, anche solo "Ritirati, fa cagare!" (?)
Grazie a tutte :)
MotaCarota

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Coleen.
 
 
Mancava poco all'arrivo di Harry e io iniziavo ad agitarmi, se avesse fatto quanto aveva detto il giorno precedente, mi avrebbe chiesto di uscire.
Tremavo, non riuscivo proprio a mantenere la calma. Avevo provato tutta la notte ad immaginarmi il suo viso angelico nel momento della proprosta, ma proprio non avevo idea di come avrebbe fatto, di quel suo lato conoscevo davvero poco.
Presi in braccio un paio di libri, quelli che ci sarebbero serviti per la lezione, quando ad un tratto il campanello trillò. Era lui.
Aprii la porta e lo accolsi con un sorriso sulle labbra, che lui ricambiò.
"Oggi non si studia." fu la prima cosa che mi disse.
"Come no?" feci io colpita.
"E no, vieni, avanti. Ti porto in un posto." affermò sicuro. Non oso immaginare quante volte aveva provato a recitare quella fatidica frase davanti allo specchio, cambiando ogni volta tono e modo. E alla fine dovevo ammettere che gli era uscito piuttusto bene.
Mi porse una mano, incitandomi a prendergliela e andare con lui. Quel contatto con la sua pelle calda mi provocò un brivido, un brivido piacevole che si arrampicò dal basso della schiena fino all'incavo del collo. 
Chiusi la porta alle mie spalle e lo seguii giu per le scale, continuando a stringere la sua mano.
"Dove andiamo?" chiesi. 
Se c'era proprio un modo con cui mi avrebbe chiesto di uscire che non mi ero immaginata era quello. Non me l'aveva chiesto, era stato praticamente un'ordine, era riuscito a stupirmi anche se ero a conoscenza di tutto. Mi aveva sorpreso anche quella volta.
"E' una sorpresa, sei mai stata in Cina?" mi domandò, non curando la domanda che gli avevo rivolto.
"No, è piuttosto lontana, ma mi piacerebbe un sacco andarci, dicono che sia un posto magico."
"Lo vedrai tra poco." aggiunse solamente prima di porgermi il casco e farmi salire sul suo motorino.
"Tienti forte!" esclamò prima di sfrecciare a tutta velocità.
Mi strinsi forte alla sua schiena, avevo il terrore di precipitare a terra, quel pazzo andava ai 60 all'ora, non so come con un catorcio di motorino simile, ma posso garantire che andava davvero veloce, soprattutto per essere in città. Sentivo il suo intenso profumo intasarmi le narici e i suoi riccioli sfiorarmi il viso a volte, impedendomi di vedere.
 
Eravamo giunti a destinazione, Harry continuava a tenermi le mani sugli occhi, camminavamo goffamente cercando di non inciampare l'uno tra i piedi dell'altra.
"Allora posso guardare?"
"Aspetta ancora un minuto.." disse per poi spingersi avanti ancora di qualche passo mettendomi un braccio intorno alla vita "Ora si!" esclamò.
Appena aprii gli occhi, mi sembrava davvero di essere stata catapultata in Cina, Londra era bella per quello, a seconda del quartiere poteva assumere l'aspetto di loughi differenti.
"Harry ma.. Siamo in Cina!" esclami portandomi le mani alla bocca per la sorpresa.
"Non esattamente, siamo a ChinaTown, una specie di Cina, dentro Londra" mi corresse lui.
 
 
Madison.
 
 
Mi buttai nelle braccia di Liam, un altro dei suoi calorosi abbracci era ancora una volta lì rincuorarmi e lui, in quei giorni, aveva fatto di tutto per cercare di tirarmi su il morale, talvolta però capivo dalle sue espressioni che anche lui temeva il giorno della mia partenza.
"Non lasciarmi sola, ti prego." gli sussurrai all'orecchio mentre mi stringeva forte a sè.
"Io sono sempre qui Maddie, devi solo chiamarmi e io ci sarò." Le sue parole riuscivano sempre a farmi sentire un po' meglio, almeno per qualche istante.
Aprii la porta di casa e, dopo avergli preso la mano, varcai la soglia, invitandolo dentro.
"Dormi qui stanotte? Mio padre è a dormire dalla sua compagna e non voglio passare la notte qui senza nessuno.."
"Ma certo, non aspettavo altro che tu me lo chiedessi." disse accarezzandomi il viso con una mano e tenedomi il fianco con l'altra.
Quella sua bocca, carnosa e rosea.
Quelle sue mani, calde e grandi, in grado di procarmi emozioni fortissime.
Quel suo viso, innocente, dannatamente perfetto.
Perchè eravamo di nuovo così vicini? Perchè sentivo che questa volta non avrei saputo trattenermi? Perchè sentivo la forza di respingerlo mancare?
Mi fissava le labbra, il mio sguardo invece ondeggiava tra la sua bocca e i suoi occhi, che erano ormai semi chiusi, pronti per il momento "magico".
Sentii per la seconda volta il suo respiro sulle mie labbra, cercai di dimenticare tutto, almeno per quell'istante, sarei stata felice con lui, sarebbe stato il nostro momento. Il quella frazione di secondo che separava le nostre labbra realizzai che baciarlo sarebbe stato soltanto uno sbaglio, di cui mi sarei pentita subito dopo, un sbaglio che avrebbe reso la mia partenza più difficile e dolorosa, più di quanto dovesse essere. 
Mi levai immediatamente.
"Liam, davvero.." dissi mettendogli l'indice sulle labbra.
"Scusami Mad, ogni volta mi dimentico che.. Oh dannazione!" sbottò tirando un pugno sul tavolo. Sussultai, perchè era così nervoso?
"E' che ogni volta mi sembra il momento giusto, quello che devo sfruttare, che devo cogliere al volo, sono un egoista! Perchè non riesco a realizzare che ci faremo solo del male?" sbraitò buttandosi sul divano.
"Lo so, Liam. Ma credimi, è la cosa migliore per tutti e due." dissi avvicinandomi a lui e sedendomi sulle sue ginocchia.
"Resisterò Mad, almeno ci proverò." disse prima di stringermi forte al suo petto.
Mi staccai poco dopo a malincuore, sarei rimasta tra le sue braccia in eterno.
"Ordiniamo la pizza?" gli chiesi poi cambiando completamente tono.
"Mi sembra il minimo, visto che sei di origini italiane!" esclamò facendomi l'occhiolino.
 
Arrivate le pizze ci sistemammo sul divano dove, spaparanzati coi cartocci sulle gambe, mangiammo con gusto.
Verso mezzanotte comunicai a Liam che sarei andata a dormire. Mi infilai il pigiama, mi infilai sotto le coperte e spensi la luce.
Pochi minuti dopo, quando quasi mi stavo addormentando, lo sentii entrare nel letto. Si sistemò al mio fianco piano piano, probabilmente credeva dormissi, una sua calda mano scivolò lungo il mio viso, accarezzandomi dolcemente la guancia, scivolò poi lungo il mio fianco fino a posarsi sulla mia, mi cinse con le braccia, facendo combaciare la mia schiena col suo addome. A quel punto feci finta di svegliarmi, mugolando e voltandomi dalla sua parte.
"Ti ho svegliata?" mi sussurrò raggiungendomi sotto le coperte.
"No, non stavo dormendo." bisbigliai piano.
Mi avvicinò a sè accarezzandomi la schiena, io sistemai il viso nell'incavo del suo collo, era caldo e profumato.
Tutto ad un tratto lo sentii prendermi il viso tra le mani, con estrema delicatezza, non ebbi nemmeno il tempo di bloccarlo per l'ennesima volta, che sentii un suo bacio schioccarmi sulle labbra.
Merda.
Sbucai all'improvviso da sotto le coperte, buttandole al fondo del letto e scoprendo anche lui. Lo guardai malissimo.
"Scusami" disse guardandosi le mani.
"No, scusami niente!" gridai nel bel mezzo della notte "Cosa ti avevo detto, Liam?"
Mi guardò con quei suoi occhioni come per chiedermi perdono, ma di cosa dovevo perdonarlo? Era stato dolce e adorabile ed era riuscito a resistere fin troppo.
"Ora facciamo una prova" dissi con tono rimproveratorio "Se la superiamo non avremo più problemi, ok?" Lui annuì.
Mi avvicinai al suo volto, la distanza tra noi era sempre minore e, vedendolo immobile, aumentavo sempre di più la difficoltà del gioco, mettendolo alla prova. Mancavano pochi millimentri per far combaciare le nostre labbra, non avrei potuto spingermi oltre.
"Yeeeee superata!" esclamò lui con tono basso, ancora a pochi millimetri da me.
"Bene" affermai seria.
"Bene, possiamo dormire ora?"
"Si.." dissi allontamandomi e tuffando il viso nel cuscino.
"Oh, al diavolo!" sbottai rialzandomi di scatto, ritrovandomi a cavalcioni su di lui e prendendo a baciarlo con foga.
 
 
Coleen.
 
 
Passammo un pomeriggio davvero particolare, esotico è forse il termine più adatto per descriverlo.
Non che non sapessi dell'esistenza di un quartiere cinese a Londra, ma io frequentavo sempre le stesse zone e  tante volte non uscivo nemmeno di casa se non per andare a scuola o vedermi con le mie amiche. Non mi ero mai spinta fino a ChinaTown.
Per qualche ora dimenticai di trovarmi nel Regno Unito e mi ritrovai a Singapore, dove assaggiai la cavallette fritte, visitai un finto monastero di Geishe, provai un kimono assieme alle trazionali infradito in legno.. mi immersi insomma nella vera Cina. Quel pomeriggio era stato davvero indimenticabile, e tutto era reso ancor più speciale da Harry, che non smetteva un attimo di farmi ridere e talvolta anche arrossire coi suoi complimenti un po' troppo galanti.
Ci ritrovammo su una panchina a mangiare un normale gelato inglese, la Cina era bella, particolare, ma avevamo deciso che le cavallette non facevano proprio per noi.
"Finalmente qualcosa di normale" esclamò Harry affondando la palettina di plastica nella sua coppetta.
"Già, credo che non riuscirei a vivere in Cina, è troppo diverso da qui."
"Io ci riuscirei ad una condizione.."
"Quale?" dissi iniziando ad addentare il cono.
"Essere con te." disse dolcemente come se fosse una cosa più che ovvia.
Il mio viso andò in fiamme, avevo bisogno di un estintore. Buttai giu pezzo finale del cono, per poco non mi strozzai.
Harry mi prese la mano e, alzatosi in piedi, tirò su anche me, che praticamente rimbalazi su di lui. In quel momento i nostri nasi si scontrarono, chiusi gli occhi più per paura di prendere una testata che per altro e cercai di coprirmi il viso con le mani per nascondere il mio imbarazzo.
"Sei tutta rossa!" mi derise Harry.
Ecco, perfetto!
"Ma va?" borbottai tirandogli un leggero pugno sulla spalla e fulminandolo con lo sguardo.
"Dai facciamo pace, vieni qui" disse prima di abbracciarmi forte.
Rimasi ferma, impacciata, legata, rigida come un tronco.
Col svegliati! Cretina abbraccialo!
Alzai le braccia per poi posarle impacciatamente sulla sua schiena, non ero pratica di tutto questo affetto!
Appena Harry si staccò mi si avvicinò subito nuovamente, stampandomi un bacio sulle labbra.
"Ma.." esclamai toccando con le dita il punto in cui mi aveva baciata.
"Ti dà fastidio?" chiese lui ridendo.
"Cosa?"
"Se faccio così.." disse avvicinandosi di nuovo alle mie labbra e baciandomi dolcemente, a lungo.
Socchiusi le labbra in modo da poter sentire meglio il contatto con la sua bocca e con le sue labbra morbide, sapevano di vaniglia.
Si staccò poco dopo, le nostre labbra provocarono un suono leggero. Rimasi di sasso.
"Credo di no.." risposi alla sua domanda.
Mi sorrise prima di riappoggiare nuovamente le sue labbra sulle mie.
 
 
 
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Carota's Moment.
E voilà! Ecco finalmente due dei 5 baci, ad eccezione di Lux xhe si è già portata avanti col lavoro, le altre sono ragazze normali e, soprattutto per Maddie, mi ci è voluto un po' di tempo. Scusate se si sono fatti attendere, ma ora che sono iniziati i primi, non avranno più fine, sarà una storia piena zeppa di baci (?) Ma che cazz? Vabe dai.
Inizialmente non volevo far baciare anche Col e Harry, ma siccome lui bacia sempre al primo appuntamento eccolo qua! :)
Auguro a Harry'sBuba e Luds xx una bella morte, vi ho sempre amate sappiatelo! :3
Ringrazio davvero tutte, da chi recensisce, ricorda, segue e visita. GRAZIE!
Se vi piace una recensione è gradita.
A presto
MotaCarota :)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Abigail.
 
 
Appena tornai a casa la prima cosa che feci fu chiamare Madison e raccontarle tutto, per filo e per segno.
"Oddio Abbie! Allora nemmeno lui ti ha dimenticata!" esclamò.
"Beh, questo non lo so, ma forse gli sono mancata un pochino, forse non è davvero cambiato, è rimasto il solito Louis, quello che era il mio migliore amico!" i miei occhi si appannarono di lacrime di gioia.
"Lo scopriremo domani, magari viene a cercarti e tutto tornerà come prima." il suo tono e le sue parole mi rassicuravano, era capace di darmi sicurezza e trasmettermi tranquillità in qualsiasi momento, uno dei tanti motivi per cui era la mia migliore amica da quando avevamo 5 anni.
"Speriamo! Allora a domani Maddie!"
"Ciao Abbie, a domani" concluse poi la telefonata.
Passai una notte praticamente insonne, continuavo a pensare alle braccia di Louis sulla mia schiena, al suo respiro sulla testa, al suo profumo nelle narici, quello che aveva fin da piccolo, quello che adoravo. 
La sveglia suonò e mi preparai con ansia per andare a scuola. Chiusi la porta e lo vidi proprio davanti a casa sua, anche lui stava uscendo. 
Timida com'ero non l'avrei di certo chiamato, aspettai che mi notasse lui. Poco dopo si voltò.
"Abigail" la sua voce che pronuncia il mio nome, sto forse sognando? Si avvicinò a me. 
Occazzo, occazzo! Cosa faccio ora? Lo saluto e basta? Gli do due baci sulle guance o uno solo?
Tutte le mie paranoie svanirono quando sentii le sue morbide labbra sulla guancia.
Oh
Santo
Dio
Uno schicco mi avvisò che era tutto finito, si allontanò, rimanendo però sempre al mio fianco. Iniziammo a camminare mentre io continuai a massaggiarmi la guancia che aveva sfiorato con le sue labbra. Mi sembrava di tornare indietro nel tempo, solo io e lui che andiamo a scuola insieme, ci vogliamo di nuovo bene, improvvisamente.
Ad un tratto notai una biondina dall'altro lato della strada. Indossava una gonna striminzita, gli alti stivali neri le arrivano fin sopra le ginocchia, le calze a rete le danno il tocco finale. Il trucco marcato la fa sembrare un panda scappato dallo zoo.
Ma questa dove deve andare? stavo per dirgli, quando in un momento lui si allontanò da me con un "Ci si vede" che nemmeno sentii, andando verso di lei.
Le diede un bacio, un bacio sulle labbra. Era la sua ragazza, probabilmente. Rapidamente squadrai il suo corpo dalla testa ai piedi, è esattamente il mio opposto, se c'è una cosa che proprio non sono è  l'essere troia. In quel momento mi accorsi che se a Louis piacevano davvero tipe come quelle, io non averei avuto nemmeno uno straccio di speranza con lui, io non facevo parte di quel mondo.
E io che mi ero sentita speciale per un piccolo bacio sulla guancia, e io che credevo che sarebbe tornato tutto come prima. E io.. povera illusa.
 
 
Lux.
 
 
Mi riallacciai la camicietta, diedi una sistemata ai capelli e feci un cenno a Jack, il tipo con cui avevo passato gli ultimi 45 minuti nel bagno dei maschi. Uscii dallo stanzino raggiungendo Madison nel corridoio.
"Maddie!" esclamai facendola saltare.
"Lux, i buoni modi non fanno per te, ho capito." scherzò "Da dove arrivi? Ti vedo scombussolata.."
Scombussolata? Non credevo di avere una faccia così sconvolta, ma in effetti qualcosa che non andava c'era..
Non so perchè, non so come, ma per qualche strano motivo quella volta Jack aveva fatto cilecca, e pensare che lui era uno dei migliori della mia lista, uno di 
quelli che di solito "usavo" prima dei compiti in classe per caricarmi. Eppure stavolta, non so, c'era qualcosa di lui che mi era scaduto, non era stato bello come 
le altre volte, anche se bello non è il termine giusto. Bello è l'amore, questo è tutt'altro che amore, questo è solo sesso. Non so nemmeno se sono capace 
di..amare, bleah, solo pronunciare questa parola mi fa venire il voltastomaco, non voglio farlo, non l'ho mai fatto e mai lo farò.
"No no, tutto bene" mentii un poco "Tu con quel Payne?" 
Alla mia domanda il viso di Madison diventò di un rosso acceso, sgargiante, non avevo mai visto una tonalità così accesa sul suo volto.
"Bho, bene.."
"Bene cosa? Avanti ragazza mia, lo sai che a Lux nessuno può mentire!" le diedi delle spintarelle col gomito.
"C- ci siamo baciati." disse secca, sembrava davvero confusa, felice all'apparenza ma qualcosa la tormentava.
"Oh Alleluhia!" esclamai alzando le mani al cielo "E una bottarella? Chiedo troppo?"
"Luxi!" mi tirò un pugno piuttosto doloroso sulla spalla "Non sono mica come te io!"
"Ah già, comuni mortali voi.." dissi passandomi una mano tra i capelli.
"Ma la pianti?!" sbottò.
"Ma stavo solo scherzando!"
"No lux, davvero, non ti fa bene essere così, una volta, magari due se proprio vuoi.. ci stanno, ma cazzo, stai diventando una mangiatrice di uomini!" era seria questa volta "Non c'è una persona in questa scuola che non ti conosca come "Lux la troietta". Fatti delle domande! Non mi piace come stai diventando, sembra quasi che tu vada fiera di essere come sei diventata."
Una ramanzina proprio da Madison non me la sarei mai aspettata, non che lei non mi avesse dimostrato di tenere a me, ma questa era una raccomandazione, diamine! E la cosa non mi piaceva affatto, dato che Maddie era nota come "l'oracolo onnipotente", in qualche modo tutto quello che sentiva poi si avverava, specie se si trattava di una cosa grave. Il suo discorsetto mi lasciò senza parole.
"Beh.. io." balbettai cercando di tirare fuori qualcosa di sensato.
Ad un tratto la campanella suonò, l'intervallo era terminato.
"Scusami Lux, devo scappare, a dopo!" sparì tra la folla, se era così di corsa sicuramente aveva un test importante.
Lungo il breve cammino per la mia classe incrociai Malik, il quale non sembrò curarsi di me.
"Ehi Malik, non si saluta neanche?" 
Alzò lo sguardo dal telefono che teneva in mano.
"Vieni." mi disse solamente serio, rimettendolo in tasca.
"Dove?"
"Vieni e basta." mi ordinò prendendomi un braccio e portandomi verso lo sgabuzzino.
Una volta dentro lui prese a baciarmi il collo con foga.
Alè secondo round!
Lo lasciai fare, quando all'improvviso mi tornarono in mente le parole di Madison.
 
-Stai diventando una mangiatrice di uomini-
 
"Fermo!" urlai levando le sue mani dal mio fondoschiena.
"Cosa?"
Cosa gli avrei detto adesso? Che non volevo farlo? Sarei andata contro me stessa, se c'era una cosa che più bramavo era rincontrarlo di nuovo e riessere di nuovo da soli, proprio come lo eravamo adesso. Non potevo rifiutarlo, me ne sarei pentita, e magari lui non mi avrebbe più fatto richieste di questo tipo. 
No no no, dovevo cogliere l'occasione, solo un'ultima volta, piccola piccola, poi bom, finito per sempre.
"Niente, continua." gli ordinai cominciando a baciarlo passionalmente.
 
-Non c'è una persona in questa scuola che non ti conosca come "Lux la troietta". Fatti delle domande!-
 
Oh dannazione! Madison! Come aveva potuto farmi questo? Non riuscivo a levarmi dalla testa quelle maledette parole, iniziavo a sentirne il peso solo in quel momento. Ma perchè mi svegliavo solo ora?!
Malik continuava a lasciarmi intensi baci sul collo e pian piano stava infilando le mani sotto la mia camicia, cercando il reggiseno.
"Zayn." lo arrestai di nuovo, era la prima volta che lo chiamavo per nome malgardo fossi già passata a fare determinate cose con lui.
Che pena che mi fai Lux.
"Oh! Cosa c'è ancora?!" sbottò lui imbaziente di avermi.
"Questa volta no.. ho le mie cose.." mentii spudoratamente.
Lui sbuffò, sembrava deluso. Si sistemò il colletto dell'ennesima camicia a scacchi che portava, alzò le mani da me e si diresse verso l'uscita, senza nemmeno 
salutarmi. Mi sentii usata, era chiaro, lui voleva solo sesso da me, cos'altro senò? 
Era la stessa cosa che facevo io da quasi due anni ormai, ma mi sembrò un gesto davvero freddo, crudele. Quella volta dalla parte della "preda" c'ero io, e non 
era affatto piacevole essere abbandonati lì, dove poco prima si era in atteggiamenti piuttosto intimi. Non era piacevole essere chiamati solo nel momento del 
"bisogno", solo quando l'altro aveva voglia. 
A volte basta cambiare punto di vista per capire le cose, per capire che forse ci si sta sbagliando, che forse è giunto il momento di cambiare.
 
 
Abigail.
 
 
Rividi Louis nell'intervallo, la sua immagine con quella sgualdrina mi avrebbe perseguitato anche di notte e vederli baciarsi proprio davanti ai miei occhi non fu affatto una cosa piacevole. Si trovavano accanto alla porta del bagno femminile, lui la avvolgeva nelle sue possenti braccia, desideroso di un altro bacio, lei invece sembrava piuttosto distaccata, era fredda nei suoi confronti. Non conoscendo i loro problemi di coppia non avevo idea di cosa gli stesse succedendo, decisi quindi di appoggiarmi allo stipite della porta per cercare di capirci qualcosa, dalla parte interna al bagno potevo vedere e sentire tutto e la parete mi avrebbe coperta.
"Allora piccola, cosa facciamo stasera? Vieni da me o io da te?" il suo tono era persino troppo mielenso, doveva essere molto preso da quella sottospecie di panda anoressico che aveva come ragazza.
"No Louis, stasera non posso." rispose lei secca. La cosa mi stupì.
"E allora rimandiamo a domani o dimmi tu un giorno, amore"
Amore. Amore? Lui la chiamava amore? Come minimo io sarei svenuta tra le sue braccia, appena quella parola uscì dalle sue labbra un fremito mi percosse; lei  rimase impassibile, doveva essere abituata a sentirla, non oso immaginare come passassero il tempo quei due, mi venne il voltastomaco.
"No Louis, ho da fare.." ancora un altro rifiuto. La cosa iniziava a puzzare.
"Ma allora quando potremo passare del tempo assieme? Ho tanta voglia di stare un po' solo con te." 
I gusti son gusti, se ti piacciono i panda travestiti da escort sono problemi tuoi- commentai tra me e me.
"Louis, io.. io non credo che passeremo più del tempo assieme" Sgranai gli occhi.
"Ma se mi dici un giorno dove sei libera io mi adeguer..." lo interruppe.
"No, non hai capito, non è che non posso, non voglio, Louis, non voglio più passare del tempo con te.." stava per dargli il colpo di grazia "Non voglio più stare con te." Lo vidi sbiancare improvvisamente, un duro colpo senza dubbio.
Dentro di me era iniziata la festa di capodanno anche se eravamo a fine gennaio, palloncini, festoni, fuochi d'artificio, musica a palla, mi sentivo in paradiso. Non ci poteva essere una cosa che più aspettassi uscire dalle labbra di quella, anche se avevo scoperto solo il mattino stesso che stava con Louis.
"Oh" si limitò a dire lui, come trafitto da una spada affilata, il suo cuore era ridotto in frantumi.
"Mi dispiace." 
Ma che cazzo dici? Ma cosa ti dispiace? Scommetto che era già da tempo che volevi mollarlo, ma non ne avevi mai avuto il coraggio, ci metto una mano sul fuoco che le corna di Louis sono più lunghe di quelle del diavolo. Ma, del resto, cosa ci si può aspettare da una come te? Solo questo, mia cara.
"Ma.. io, Fran, come puoi farmi questo?" era distrutto, avrei voluto sbucare dal bagno e rincuorarlo.
"C'è un altro Louis." la sua spiegazione fu immediata e ristretta, proprio quello che sospettavo.
"E chi è? C'è forse qualcun altro che possa amarti più di me?" Proprio non riuscivo a capire cosa gli piacesse tanto di quell'essere spregevole ricoperta di tre centimentri di cera, temevo che a quel punto lei ci ripensasse.
"Philip Cover"
"Cover?!" sbottò lui "Mi lasci per il capitano della squadra? Un pallone gonfiato, un fusto qualsiasi? Lui vuole solo sesso da te, non desidera quello che desidero io, lui non vuole il tuo bene, vuole solo portarti a letto e poi scaricarti come stai facendo tu ora con me!" 
Non avevo idea di chi costui fosse, ma Louis sembrava sincero, ce la stava mettendo tutta per farle cambiare idea, tutto ciò però risulto inutile.
"Louis ti prego, è meglio così.." 
"Ma è meglio così cosa?! Sarà meglio per te! Sei solo un'egoista, frequentare un altro mentre stai ancora con me, che schifo! Mi fai schifo Fran, non voglio più vederti in tutta la mia vita, le persone come te non meritano niente! Vai, vai da Cover, sarai felice con lui, te lo auguro, quando poi ti renderai conto che avevo ragione non provare a venire a piangere da me!" una crisi isterica lo stava possedendo in quel momento, ma lei non sembrò badare alle sue pesanti parole. Lo lasciò solo entrando nel bagno e chiudendosi dentro. A quel punto decisi di agire.
Uscii "casualmente" dal bagno e lo vidi accasciato a terra con la testa fra le mani, sembrava davvero deluso e disperato.
"Louis, che ti succede?" gli domandai, mica sapevo niente io no?
"Niente Abigail, non è il momento." piagnucolò.
"Va bene, quando hai bisogno chiamami, ok? Io ci sarò." gli dissi poggiandogli una mano sulla spalla, lui annuì.
Non volevo stressarlo, se non ne voleva parlare avrei aspettato, quando mi avrebbe detto che aveva bisogno di me io sarei corsa da lui.
Avrei fatto di tutto 
per farlo tornare felice, per ridiventare di nuovo importante per lui, già, ci sarei sempre stata, doveva solo chiamarmi.
 
 
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Carota's Moment.
Eccomi qua! *sbuca da un cespuglio* (?)
Chiedo scusa per la lunghezza di Abigail rispetto a Lux, ma come potete vedere avevo parecchie cose da spiegare.
Lux, cara mia (?) eheh cosa pensavi, che ti avrei lasciato scopare tutto il mondo a briglie sciolte? E no, carina, per fortuna Madison ti ha svegliato un po'.
Iniziavi a stare sulle palle anche a me, stai buonina e subisciti sto Malik va !
Per Abigail cara invece, le cose sembrano andare piuttosto bene, SEMBRANO, ehm ehm.
THANKS' MOMENT:
Ringrazio davvero di cuore le persone che hanno recensito, 6 recensioni sono davvero un sogno per me, credevo che non ci sarei mai arrivata.
Ringrazio anche le persone che seguono, preferiscono e ricordano, e anche chi visualizza. Grazie davvero, mi rendete felice :3
ANTICIPAZIONI:
Ho delle news per voi, se vi interessano.
Allora:
Madison dovrà abituarsi a Liam e allo scorrere del tempo che la separa dalle sua partenza.
Coleen si pentirà di quello che è successo tra lei e Harry, ma lui cercherà di farle cambiare idea.
Lux affronterà un cambiamento radicale, che sbalordirà anche se stessa.
Abigail dovrà stare vicino a Louis, che darà di matto.
Per quanto riguarda Effie invece, vi ricordo che il primo incontro con Niall era un flashback di tre settimane prima, la sua storia ricomincerà dallo stesso punto 
 
delle altre, quando lei e Niall si saranno conosciuti meglio.
Ho già detto troppo e me ne sto pentendo. (?)
A presto, MotaCarota :)

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Effie.
 
 
Sono passate tre settimane dalla prima lezione di chitarra con Niall, e ora sono in grado di fare tutte le note e gli accordi, ad eccezione del fa minore, trovo ancora un po' di difficoltà a mettere le dita in quello strano modo, ma imparerò, mi impegno molto. La cosa che più mi preme è far felice Niall, fargli vedere che è un ottimo insegnante e che se sto imparando è solo grazie a lui. In queste settimane passate io sono andata da lui tre, fino a quattro volte a settimana, per suonare, sia chiaro. Non so come, ma io e il Nialler siamo diventati ottimi amici, tantè che siamo anche usciti al di fuori delle lezioni un paio di volte. Ci siamo affibbiati dei soprannomi, io detesto il mio, ma ogni parola che esce dalle sue labbra sarebbe adorabile per me. 
"Fifì!" 
"Nialler!"
Mi strinse a sè con un caloroso abbraccio.
"Allora hai deciso che chitarra comprare?"
"Veramente no, credo che opterò per quella che mi hai consigliato tu." 
"Vieni entra pure." Mi fece accomodare in casa sua e, posata la borsa a terra mi stravaccai sul divano.
"Ti vanno dei pankakes?"
"Li hai fatti tu?"
"Ehm no, ma lo sturbucks qui di fronte è sicuramente più bravo di me a farli.." scherzò buttando una mano dietro la nuca. "Avanti, assaggia, li ho presi apposta per te!"
Non dovevi dire altro piccolo mio irlandese, queste parole non mi fanno capire più niente, sto forse sognando? Cosa vuol dire apposta per me? Che sono speciale? 
Un fremito mi percosse. La voce tremava.
"Ah b-bhe, all-lora nn-e ass-sag-gerò un-no."
Cazzo Effie sembri una dislessica, sono solo pankakes su, quelli che ti piacciono tanto, prendine uno e mangialo in santa pace!
"Ti senti bene, piccola Effie?"
Ecco, piccola Effie, un altro dei suoi soprannomi, questo mi piaceva decisamente di più, l'altro era da cane, ma questo.. questo è speciale, proprio per me, per la mia statura, per la mia minutezza, per il mio visino da bambola, ci sta a pennello!
Niall ma tu mi vuoi proprio morta! Come faccio io a non svenirti addosso se mi tratti così?! Altro che pankeakes qua, non so!
"Certo." cercai di dire con il più possibile di certezza, afferrando poi il piatto e ingozzandomi di quella delizia.
"Mmh, è delizioso!" esclamai masticando a bocca aperta, un mio difetto. Orribile lo so.
"Lo sapevo che Sturbuck avrebbe fatto centro anche sta volta!" zompettò per la stanza fiero di sè stesso e sparì nella cucina.
Io finii di mangiare e posai il piatto sul tavolino di fronte al divano di casa Horan, tutto tipicamente irlandese.
Niall riapparì con in braccio la sua chitarra e, dopo averla posata si sedette affianco a me, poggiandomi una mano sulla coscia.
Porca puttana, porca puttana. No, no, la mano no, cavolo! Leva quella mano, disgraziato!
Mi irrigidii come un pezzo di legno, mi sentii quasi svenire, basta, volevo alzarmi, dannazione!
Niall mi accarezzava dolcemente la gamba facendo su e giu con la mano, ma il punto di grazia arrivò poco dopo. 
Con un sospiro lasciò andare la sua testa sulla mia spalla, sentivo il profumo dei suoi capelli biondi nelle narici, mi sfioravano il viso e il collo, essendo che indossavo una canotta piuttosto "aperta". 
Ma questa è proprio la morte! Ma perchè? Non volevo morire giovane! Volevo almeno arrivare alla maggior età, e perdere la verginità e sposarmi! 
Fissai il pavimento, poi le mie scarpe, poi di nuovo il pavimento. Che cavolo avrei potuto fare con quella testa di irlandese sulla spalla?!
Oddio, mi sentivo morire.
"Piccola Effie." mi sussurrò lui. Ci mancava, cos'hai da dirmi ora?
"Si Nialler."
"Lo sai che ti voglio bene?"
Deglutii forse un po' troppo forte, più o meno come se qualcuno mi stesse puntando un coltello alla gola.
"Assi?" è l'unica cazzata che riuscii a dire.
Cos'è non ci credo? Cretina, ho bisogno di un chiarimento?
Oddio Niall, cosa mi fai fare! Ora parlo anche da sola, mentre sono con te, ora commento anche gli avvenimenti in tempo reale. Ma posso mai?
"Sì, e tu? Tu me ne vuoi un pochino di bene?" ha la voce più dolce di questo mondo, in questo momento non vorrei fare altro che stringerlo e dimostrargli quanto tengo a lui.
"Ma certo." risposi accostando una mano alla sua e sfiorandola con il mignolo.
"Quanto?" in un secondo rialza la testa e mi mostra la quantità con il pollice e l'indice. "Così?"
Mi sembra quasi un bambino, un adorabile bambino di 3 anni.
Gli presi le dita e le allontanai, facendogli capire che la quantità era maggiore. Bambino lui, bambina io a sto punto.
"Così" gli sorrisi e lo vidi quasi arrossire. 
Ne fui stupita, Niall che arrossisce non è un fatto raro, ma di solito accade a causa del cibo, non per colpa mia, quindi ne sono orgogliosa, sono più o meno allo stesso livello del cibo. Perfetto!
"E tu?" gli domandai. Non so quante volte avrei voluto fargli quella domanda e quante volte mi ero trattenuta, dicendomi che era ancora troppo presto. Ma ora era arrivato il momento, e poi aveva introdotto lui l'argomento quindi non sarei risulata sciocca o impertinente. Me l'aveva proprio servito su un piatto d'argento. La sua reazione fu un gesto: allargò le braccia, buttando indietro la testa.
"Addirittura?" feci io ammutolita. Lui annuì, era in imbarazzo, ma il suo sguardo sembrava volermi trasmettere qualcosa.
Mi buttò le braccia al collo e mi strinse forte a sè, un Horan Hug era proprio l'ultimo desiderio della lista per far entrare quella giornata nella top ten delle migliori della mia vita, ero al settimo cielo, non poteva andare meglio.Ci sdraiammo sul largo divano a penisola, con la faccia rivolta verso l'alto, osservando le pale del ventilatore sul soffitto che ruotavano.
"Sai Effie.." cominciò lui.
"Cosa?"
"C'è una cosa che devo dirti."
"Dimmi Niall, sono tutta orecchi."
Che cosa doveva dirmi? Cosa? Cosa?! 
Ok Effie, manteniamo la calma, non iniziamo a costriure i castelli in aria che poi rimani delusa. Calma, e dagli almeno il tempo di rispondere no?
"Penso.. penso che tu sia molto importante per me."
Bene dai, ora svengo qua e mi evito questo bel discorsetto che forse è meglio.
"E.. penso anche che, insomma ci conosciamo da tre settimane, ma credo che io non mi sia mai trovato bene con una persona quanto con te, quando ti sto vicino sono felice, e quando sorridi anche io sorrido, sento di volerti un bene dell'anima, sento di conoscerti da molto tempo, non so come mai.."
"Oh Niall, che cosa dolce stai dicendo! Lo pensi davvero?"
"Certo, senò perchè te lo direi?" rise tra sè.
"Anche io Niall, anche io sono felice quando ti sto vicino."I suoi occhi si rivolgono per la prima volta dall'inizio del discorso ai miei, quel ghiaccio mi attraversò.
"Allora piccola Effie, vuoi essere la mia migliore amica?"
Migliore amica.
Migliore amica.
Migliore amica.
Migliore amica.
Quella parola eccheggiò nella mia mente, rimbombava, sentivo l'eco.
Come migliore amica? Cazzo Niall, io credo di essere innamorata di te e tu mi proponi di essere la tua migliore amica?
Ne sono onorata ma, ma, non lo so, non mi basta, cazzo, non mi basta essere solo tua amica! Come devo dirtelo? Vorrei sbattertelo in faccia, dannazione!
"M-ma certo Niall, sarò la tua migliore amica." dissi per niente sicura, buttando giu il boccone amaro.
Non era affatto quello che volevo, era chiaro, ma se era quello ciò che Niall desiderava, mi sarei adattata a lui, avrei fatto davvero di tutto per vederlo sorridere, perchè se sorrideva lui, sorridevo anche io.
 
 
Madison.

 
I raggi di sole penetrarono attraverso le leggere tende che oscuravano la stanza, mi stirai nel letto emettendo un leggero gemito. La mia mano si scontrò con qualcosa di morbido, proprio al mio fianco, aprii gli occhi, stroppiciandoli con un pugno. Liam. Non mi ricordavo che fosse qui, fu piuttosto strano ritrovarselo nel letto. Il suo sguardo era fisso nei miei occhi, mi stava osservando già da tempo a quanto pare..
"Sei sveglio?" chiesi con la voce ancora impastata dal sonno, voltandomi verso di lui.
"Sei bellissima mentre dormi." queste parole uscirono lente e leggere dalle sue labbra dalla forma simile a quella di un cuore.
"Da quanto tempo mi guardavi? Odio essere fissata, soprattutto mentre sto dormendo" borbottai.
Abbassò lo sguardo "Da una mezz'oretta, ma non ho resistito." fece toccare più volte gli indici delle sue mani. Gli accarezzai il viso, sfiorandogli i morbidi capelli un po' sconquassati per la notte.
"Che ore sono?" chiesi buttando al fondo del letto le coperte e scoprendolo, indossava soltanto un paio di boxer.
"Ehm.." farfugliò lui imbarazzato. Ma di cosa si doveva vergognare? Aveva un corpo perfettamente scolpito e quei boxer gli calzavano a pennello, aderendogli bene sotto l'ombelico, contornato di peletti. "Le sette e mezza" mi rispose poi.
"Ok, vado in bagno a prepararmi, se ti serve qualcosa fa come se fossi a casa tua." chiusi la porta del bagno e mi levai il pigiama, raccolsi poi i capelli in una coda alta malfatta. In quel momento mi guardai allo specchio, non potevo cancellare il ricordo della sera precedente, quel bacio non poteva essere stato solo un errore, voleva pur significare qualcosa. Avevo fatto tutto il possibile per evitarlo, malgrado ciò tutti i miei sforzi non erano serviti a nulla, ora che mi aveva avuta, non mi avrebbe buttata via cosi, vero? Avvicinai il viso allo specchio fissandomi le labbra, ci passai l'indice sopra, accarezzandole ripetutamente. Quelle labbra erano state sulle sue, si erano unite in un momento magico e quasi proibito. Cosa ne sarebbe stato ora di noi? 
Dopo essermi lavata e vestita mi passai un filo di mascara e misi del burrocacao alla rosa, odiavo che il freddo mi screpolasse le labbra. Uscii dal bagno dopo una quindicina di minuti, Liam era già vestito e pronto.
"Vai pure."
"Grazie." fece prima di sparire.
In una decina di minuti anche lui era pronto, scesimo al piano di sotto e, prese le cartelle, ci incamminammo per andare a scuola, che fortunatamente distava solo una manciata di minuti da casa mia. Tremavo come una foglia, forse non mi ero vestita abbastanza, o forse stavo covando l'influenza, fatto sta che Liam notò le mie percossioni. Sentii la sua mano sfiorare la mia, perchè era così calda, mentre la mia sembrava dover cadere da un momento all'altro per il gelo? Arrestai il passo per un istante, lui mi prese la mano e, dopo averci stampato un delicato bacio sopra, la mise nella tasca della sua giacca per scaldarmela.
"Va meglio ora?" perchè la sua voce era sempre così terribilmente dolce e rassicurante? "Si" bisbigliai.
"Potevi dirmelo che avevi freddo." Stavo sprofondando nei suoi occhi, sentivo di nuovo quella pazza voglia di baciarlo, di sentire le sue mani sui miei fianchi, e di passargli le mie tra i capelli, sentivo di nuovo quella pazza voglia di lui, quella che ben presto mi avrebbe portato a soffrire, quella che non avrei mai dovuto avere, cazzo!
Sfilai la mano dalla sua tasca, riportandola a penzolare di nuovo accanto alla gamba. Sentii di nuovo un leggero contatto con la sua, ma questa volta la prese e la intrecciò con la mia. La mia testa scattò nelle sua direzione, i miei occhi erano forse un po' troppo sgranati. Scoppiò a ridere.
"Che c'è?" domandò tra le risate.
"Niente."
"Non posso tenerti la mano?"
"Si che puoi."
"E allora perchè quella faccia?" 
Perchè non capisco Liam, non capisco cosa vuoi che noi due siamo, non capisco cosa vuoi costruire, sempre se vuoi costruire qualcosa, non so, mi sembra di aver fatto un imperdonabile sbaglio che alla fine non mi ha portato da nessuna parte, se non all'incomprensione più totale. Questo avrei dovuto rispondere.
Ci trovavamo ormai davanti alla scuola, i cancelli erano aperti e gli studenti cominciavano ad affluire e ad ammassarsi per entrare.
Liam si schiarì la voce.
"Va bene, visto che non parli tu, parlo io.. Ci vediamo nell'intervallo allora?" disse lasciando andare la mia mano. A quel punto non riuscii a trattenermi, maledizione, se voleva ottenere qualcosa, la otteneva sempre quel ragazzo!
"Liam cosa siamo noi?" sbottai bloccandolo.
Un sorriso furbetto si dipinse sulle sue labbra "Cosa vuoi che siamo?"
"Non lo so, due settimane sono poche ma, io.." mi interruppe.
"Madison voglio che tu sia la mia ragazza, non mi interessa se soffriremo quando dovrai partire, non mi interessa quello che gli altri penseranno vedendoci insieme, essendo che giochiamo in squadre avversarie, non mi interessa se al momento della partenza ci pentiremo di tutto questo. Mi interessa solo di stare con te, mi interessa solo averti vicino, perchè dal primo momento che ti ho vista non ho mai smesso di desiderarti, e non la smetterò mai. Voglio godermi appieno queste settimane che ci restano come fossero le ultime della nostra vita. Voglio stare con te, Madison, è questo che voglio che siamo."
Oh 
mio
Signore
Santificato.
In quel momento ero talmente imbambolta che nessuna parola uscì dalla mia bocca, nemmeno la più stupida. L'unica cosa che, impulsivamente, mi venne in mente di fare e che poi feci fu baciarlo. Lo abbracciai forte, premendo poi il suo viso contro il mio, accostando le mie labbra alle sue, ora sì che ero davvero felice!
"Mmh fragola?" sussurrò lui a fior di labbra, trovandosi a pochi centimetri dal mio viso.
"Rosa." puntualizzai.
"Oh scusi, signorina." aggiunse prima di ribaciarmi intensamente.
"L-Liam, ora basta su." cercai di contenerlo, provavo un certo imbarazzo, non ero abituata a farmi vedere in pubblico mentre baciavo qualcuno. Non avrei mai dovuto dirgli quelle parole. 
All'improvviso mi bloccò il viso con le mani e si mise a fare il buffone, come non l'avevo visto mai.
"Ehi tu! Sai che lei è la mia ragazza?!" si mise a urlare come un pazzo continuando sbaciucchiarmi.
"Liam smettila!" protestai paonazza per l'imbarazzo.
"Guarda! Lei è la mia ragazza!" continuò.
"Buon per te amico!" gli rispose un tizio che non avevo mai visto prima. Spintonai Liam, riuscendo finalmente a staccarlo da me.
"Hai finito?" dissi scocciata.
Mi schioccò un bacio sulla bocca, inclinando leggermente il viso per far combaciare meglio le nostre labbra.
"Ora sì." mi prese per mano. "Andiamo."
 
 
_________________________________________________________________________________________________________________________
Carota's Moment.
Ta dannnnn! (?)
Ed eccoci al 12, dovremmo essere più o meno a metà storia, forse un po' prima.
Chiedo scusa per le eccessive parolacce nel pov di Effie, ma capitela poverina, quella sviene solo a vedere un irlandese decolorato :3
In realtà, non intendendomi di note musicali non so nemmeno se il fa minore esiste nella chitarra, se ho detto una cazzata perdonatemi.
Madison invece, eheh che combini con Liam pazzerello (?)
Questo capitolo mi sembra un po' più lungo degli altri, ho voluto premiarvi. 8 recensioni?
Ma voi siete fuori di testa?!? Giuro che ho quasi pianto. Ma io vi sposo una a una, cazzo!
Ringrazio davvero tutti, chi recensisce, sempre e non, chi segue, chi preferisce e anche chi è passato a dare un'occhiata.
Vi premetto che nei prossimi capitoli verrà illustrato (?) il ballo della scuola, se ne vedranno delle belle! uhauhauha
Alla prossima <3
MotaCarota :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Coleen.
 
                                                                                                                                                                                - Want you to make me feel like                                                                                                                                                                                                          I’m the only girl in the world
                                                                                                                                                                                   Like I’m the only one that you’ll ever love
                                                                                                                                                                                   Like I’m the only one who knows your heart
                                                                                                                                                                                   Only girl in the world…-
 
"Ti ha baciato?!" sbottò Abigail sorpresa.
"S-sì." non so perchè ma provavo un po' di vergogna ad ammetterlo.
"E tu? Ci sei stata spero!"
"Beh sì.." perchè doveva essere così importante per lei?
"Vorrei vedere! Cavolo, non so se ti rendi conto della fortuna che hai, hai presente quante ragazze ucciderebbero per uscire con lui? E tu l'hai baciato e non dici niente?!"
"Non è che non dico niente, ma mi sembra una cosa normale, insomma Harry è un ragazzo come tanti, non è mica Dio in persona!"
"Coleen, Harry! Stiamo parlando di Harry Styles diamine! Altro che uno come tanti, Harry è un ragazzo davvero speciale.." 
Il trillo della campanella interruppe la nostra conversazione.
"Presto te ne accorgerai !" aggiunse poi prima di sparire tra la folla e ritornare in classe.
Perchè diceva che Harry era così speciale, così desiderato e popolare? Era sicuramente dolce e simpatico, ma proprio non riuscivo a comprendere perchè tutti lo venerassero in quel modo, persino Abigail.
Durante il breve percorso per tornare in classe mi accorsi di aver dimenticato il mio album da disegno e i colori in nell'aula pittura, mi recai dunque lì per recuperare le mie cose. All'improvviso senti delle mani scorrermi lungo i fianchi. Mi voltai di scatto.
"Ehi!" Harry si trovava dietro di me, a pochi centimetri dal mio naso.
"C-ciao" dissi allontanadomi.
"Che fai?" 
"Ho dimenticato delle cose nell'aula di arte, sto andando a riprenderle." spiegai fredda. Dovevo farci l'abitudine, insomma ci eravamo baciati, ma io ero molto impacciata, non sapevo bene come comportarmi, avrei aspettato di vedere cosa avrebbe fatto lui.
"Ti accompagno allora."
"No, no" lo bloccai, lui mi guardò con uno sguardo stranito "Cioè.. avrai lezione ora, va, non fa nulla." balbettai gesticolando nervosamente.
"La lezione può aspettare." disse con un dolce sorriso sulle labbra.
"Ah, ok, beh allora.." Sembravo veramente rimabambita, perchè sentivo che il cervello non connetteva più? Perchè ero così impacciata?
"Andiamo" disse incamminandosi a appoggiando una mano al fondo della mia schiena, accarezzandomi dolcemente.
L'odore di quella stanza era intenso e insopportabile, la vernice forse troppo vecchia produceva tanfo. Sorpassai tutte le tele che erano ordinatamente collocate all'interno della stanza, giungendo alla mia e raccogliendo poi i miei colori e i pennelli; non badai a Harry, probabilmente mi stava aspettando sulla porta. Ad un tratto invece comparse da dietro la tela.
"Coleeeeeeen" stridacchiò in falsetto. Gli rivolsi uno sguardo affannato mentre ripulivo la tavolozza sporca di vernice.
"Me lo dai un bacino?" continuò mostrandomi con l'indice le sue labbra rosee.
"Ehm" farfugliai.
"Avanti, lo aspetto da tanto tempo." mi implorò. Quel suo comportamento piuttosto infantile non mi andava proprio a genio, ma dovevo ammettere che era dolce. Finse di dare un bacio all'aria, facendo schioccare le labbra.
"No." dissi secca. I suoi occhi parevano terrorizzati dalla mia risposta, presto il suo sguardo preoccupato mutò in uno fintamente irritato, sgranò gli occhi.
"Assi?" disse assumendo un tono malvagio.
"Non te lo do un bacio, devi guadagnartelo." ribadii decisa, con un sorriso beffardo sulle labbra. Cominciai a indietreggiare lentamente, mentre lui si faceva sempre più vicino a me, camminando in punta di piedi e ingobbendo la schiena. In un istante mi ritrovai con le spalle al muro, non avevo via di scampo. Il suo viso si avvicinò al mio fino a fare sfiorare i nostri nasi e, proprio nel momento in cui ero pronta per baciarlo, sentii il suo indice premermi sul naso. Scoppiò in una grossa risata. Congiungendo gli occhi sulla punta del naso capii che mi aveva sporcata con della vernice blu.
"Coleen ti vedo strana oggi, hai mangiato un po' troppi mirtilli? Come mai il tuo naso è diventato blu?" mi derise, soffocando le risate e tenedosi la pancia.
"Sai Harry" feci avvicinandomi a lui "Non so di cosa si tratti, ma mi hanno detto che è contagiosa." Con un'abile mossa passai la mia mano sul suo viso, lasciando un'impronta di vernice rossa. Appena realizzò quel che avevo osato fare sembrò uscire di senno. Prese a rincorrermi ovunque con tre tubetti di vernice in mano, a quel punto avevo davvero paura di lui. Riuscì a bloccarmi da dietro strindomi per i fianchi e sporcandomi le mani e il collo di pittura verde, mentre io strizzai il tubetto di quella gialla sulla sua camicia. Scoppiò così una guerra, una guerra di colori, che terminò con la mia resa.
"Ok basta" dissi ansimando stremata "Mi arrendo, hai vinto tu." Mi porse una mano e mi aiutò ad alzarmi da terra, portandomi vicino al suo viso.
"Ora un bacio me lo merito." puntualizzò fiero di sè.
"Ma guarda come siamo conciati !" esclamai guardando i nostri vestiti sporchi di mille colori "Non possiamo mica uscire da qui così, chissa cosa penseranno, ci metteranno una nota, finiremo nei guai ne sono sic.."
"Sssh." Le sue morbide labbra interruppero le mie preoccupazioni, in quel momento dimenticai tutto e mi concentrai solo sul bacio. Sentii le sue labbra socchiudersi continuamente, la sua mano accarezzarmi i capelli e avvicinare il mio viso al suo ripetutamente con delicate spinte e il suo bacino accostarsi al mio. In quel momento pensai alle parole di Abigail:
 
Harry è un ragazzo davvero speciale. Presto te ne accorgerai.
 
In quell'istante mi capacitai di come mi sentivo quando ero in sua compagnia, quando ero da sola con lui, non so come ma in qualche modo era capace di farmi sentire come l'unica ragazza presente sulla faccia della Terra, come l'unica che conoscesse come era fatto da quel lato, così .. romantico e dolce, come l'unica che conosceva il suo cuore. Era una sensazione davvero stupenda, che non provavo molto spesso anzi, quasi mai prima che arrivasse lui.
"Mmh" mugugnò ancora con le labbra sulle mie. "Hai.." disse staccandosi, come se gli fosse venuto in mente qualcosa di importante "Hai sentito del ballo?"
"Che ballo?"
"Il ballo della scuola, lo organizzano per il giorno di San Valentino.."
Non ero esattamente un tipo da feste, finora ero andata giusto a pochi compleanni, forse solo quelli delle mie amiche, più una volta in cui Lux, Abigail, Madison e Effie mi avevano trascinata a forza. Non ero per niente un animale da festa, primo perchè mi vergognavo a ballare, forse non ne ero nemmeno capace, non riuscivo proprio a sciogliermi, secondo perchè trovavo una cosa davvero squallida il fatto di sbaciucchiarsi con persone mai viste prima di cui è già tanto se si conosce il nome. Il ballo era davvero l'ultima cosa che mi interessava, tra l'altro non avevo mai avuto un accompagnatore, dunque non ero mai andata ad un ballo.. vero.
"Ah" feci senza molto entusiasmo.
"Che c'è? Non vuoi andarci?" a quanto pare lui era solito ad andarci, magari anche con più di una ragazza.
"No, è solo che.. non sono mai stata ad un ballo, non amo molto le feste.."
"Oh" disse demoralizzato, avevo probabilmente deluso le sue aspettative, mandando in fumo i suoi piani.
"Perchè me lo chiedi?" 
"No, niente, non importa.." abbassò lo sguardo, puntandolo poi sulle sue converse rosse.
Con l'indice sotto il mento gli alzai il viso, stampandogli poi un casto bacio sulle labbra.
"Harry che c'è? Non mi dire che non hai nulla perchè non ci credo."
"Ecco io..io volevo chiederti se volessi venire al ballo con me, ma visto che le feste non ti piacciono.."
Perchè si faceva tutti questi problemi? Perchè si metteva sempre al servizio delle mie volontà? Come potevo io non accontentarlo?
"Harry, ho detto che non son un tipo da feste, ma non che non ho intenzione di venire al ballo con te."
I suoi occhi si illuminarono, un radiante sorriso si formò sulle sue labbra, evidenziando le sue adorabili fossette.
"Quindi.."
Finii io per lui. "Sì Harry, andiamo al ballo insieme."
"Ohh Col!" esclamò eccitato prima di buttarmi le braccia al collo e abbracciarmi forte.
Era così felice per così poco? Sembrava quasi una ragazzina al settimo cielo perchè il ragazzo dei suoi sogni le aveva chiesto di uscire. Non l'avevo mai visto così elettrizzato. Prese il mio viso tra le mani e delicatamente lo portò verso il suo, ci unimmo in un lento e dolce bacio.
Perchè sentivo di nuovo quella sensazione strana? Perchè sentivo di nuovo qualcosa svolazzarmi nello stomaco?
 
Lux.
 
 
Correvo, correvo disperatamente, i miei ugg erano ormai zuppi di acqua, i miei capelli arruffati e crespi per la pioggia, in quel momento non potevo badare a nulla di tutto ciò, l'unica cosa che doveva preoccuparmi era il test di fisica. Ero per l'ennesima volta in ritardo, sapevo quanto me l'avrebbe fatta pagare la prof. e in più quella bidella malefica mi sbarrava sempre la porta, solo perchè ero io. Guardai l'orologio: le 8 e 4 minuti.
Cazzo, cazzo e ancora cazzo! Ma ce la farai mai ad essere puntuale per una volta, Lux!? La bidella stava stava per serrare l'entrata, bene, addio al compito, addio a recuperare quel 3 emmezzo e addio alla promozione, pensavo già al peggio quando vidi Zayn sbucare all'improvviso.
Un momento Zayn? Malik! Malik, volevo dire!
La porta stava per sbattere quando all'ultimo secondo lui mise il piede in mezzo, bloccandola. Mi avvicinai, non osavo nemmeno pensare in che stato ero, volevo solo arrivare in tempo per quel maledetto compito.
"Prego." mi disse gentilemente facendomi passare prima di lui.
"Oh grazie!" esclamai sorpresa. Come mai questa gentilezza insolita? L'ultima volta che l'avevo visto non mi aveva nemmeno salutata, mi aveva poi abbandonata nel bagno così, in quel modo orribile e ora mi trattava in modo più che decente? Strano, piuttosto strano.
"Dove vai così di corsa?" mi urlò da dietro mentre io già scappavo verso la classe.
"Ho un compito di fisica e se arrivo in ritrardo sono morta!" risposi senza nemmeno voltarmi. Sentii che iniziò a rincorrermi, la sua mano mi fermò.
"Come sai abbiamo la stessa prof. di fisica e mi ha detto proprio ieri che mi avrebbe interrogato mentre le tua classe faceva il compito." mi spiegò.
"Dunque sei in ritardo anche tu! Muoviamoci senò quella mi boccia a metà anno!"
"Ma stai calma! Quella mi adora, me la lavoro come voglio!" 
"Che cosa?!" sbottai. Era praticamente impossibile entrare nelle grazie di quella donna, nemmeno i secchioni più abili ci riuscivano, figurarsi un tipo come Malik, quello non sa nemmeno come si legge un libro!
"Vedrai" disse prima di entrare nella mia classe "Ti compro io." mi fece un cenno col capo.
Ti copro io? Sta a vedere che ora mi sputtana davanti a tutta la classe inventandosi falsità sul mio conto, ecco me lo sento, rivelerà alla prof. che la odio e che l'ho insultata alle sue spalle, ma perchè mi sono fidata di lui!?
"Alla buon ora, Ferdinand." mi schernì quella strega.
"Buongiorno Malik."
Ah ecco, a lui la battutina non la fai eh? Allora è vero che è il tuo cocco! Puttana che non sei altro, lui è mi..
Momento momento momento, che cosa sto dicendo? Lux, riprenditi!
"Beh Ferdinand, cosa facciamo? Inizia ad uscire dall'aula, i tuoi compagni hanno già iniziato il compito, è troppo tardi ormai, avevi solo da arrivare prim.."
Zayn la interruppe.
"Veramente prof. è colpa mia" disse, sgranai gli occhi.
"Come dici Malik?"
"Si, è colpa mia se Ferdinand è arrivata in ritardo, l'ho trattenuta io, non sapevo avesse un compito.. con lei, senò l'avrei sicuramente lasciata andare"
"Oh Malik, se è così.." ma allora lecchinarsi i professori a qualcosa serve!
"Se è così Ferdinand rientra pure in classe, eccoti il compito" disse consegnandomi il foglio "Puoi sederti qui, io intanto interrogo Malik." aggiunse poi rivolgendo un sorriso a Zayn che si era già posizionato al fianco della cattedra.
Mi affrettai a sedermi e diedi un primo sguardo al compito, non avevo studiato esattamente niente, non avevo nemmeno aperto il libro.
Un'altra volta complimenti Lux, come credi di fare questo compito ora? Tanto valeva dire all'arpia di metterti 3 direttamente! Misi le mani sulle tempie e bene o male un po' facendo bim bum bam per il vero o falso e un po' copiando dalla mia vicina di banco riuscii a completare la scheda, ad eccezione di una sola domanda, mi rimaneva solo quella. Cercai di fare segni e versi per farmi vedere da Zayn, magari lui avrebbe saputo aiutarmi. Gli formulai la domanda con il labbiale cercando di non farmi beccare.
"La dilatazione termica lineare avviene quando un corpo si dilata in modo che una sola sulle tre dimensioni sia preponderante sulle altre, un possibile esempio potrebbe essere un termometro." disse lui con un tono leggermente più alto del solito per far sì che io riuscissi a sentirlo. Gli mandai un bacio con la mano.
Dio ti benedica Malik! Allora non sei poi così crudele!
"Malik, la domanda non era quella" gli fece notare la prof. "Devo riformulartela?"
"Oh mi scusi prof, sono molto stanco in questo periodo.." 
Che genio! Che fottuto genio del male! E così aveva aiutato me, facendo anche la figura del piccolo ragazzo distrutto dallo studio, a questo punto la prof. gli avrebbe riformulato la domanda e lui avrebbe risposto nel migliore dei modi terminando così la sua interrogazione.
"Ti capisco Malik, fortuna che tra poco arrivano le vacanze di carnevale, così potrai riposarti. Dai finiamola qua con l'interrogazione."
"Grazie prof, è troppo buona." disse dandogli il diario con sorriso più falso di Giuda sulle labbra.
"Impeccabile Malik, come sempre, un bel 9!" esclamò la prof. inebriata dal suo cocchetto.
Zayn mi fece l'occhiolino e un un segno per farmi capire che ci saremmo visti dopo, uscì dalla classe.
Consegnai il compito con un sorrisetto sulle labbra.
"Per questa volta ti è andata bene, Ferdinand." fece le prof. con un tono piuttosto irritante.
Appena avrei rivisto Zayn l'avrei ringraziato davvero come si deve.
 
Lo rividi presto nell'intervallo.
"Hey" esclamò alzando la mano per salutarmi.
"Non so davvero come ringraziarti per prima."
"Ma figurati ! Per così poco."
"Non me lo sarei mai aspettato che tu e la prof. insomma.."
"E sì lo so, è piuttosto strana una relazione tra un diciottenne e una vecchia decrepita!" scherzò lui ridendo da solo. Risi anche io, in quel momento sembravamo grandi amici.
"Cambiando discorso, hai sentito del ballo?" feci io con nonchalance.
"Sì perchè?"
"Beh, io non ho un accompagnatore, quindi mi chiedevo se insomma, se volessi venirci con me, da amici ovviamente!"
Scoppiò in una grossa risata.
"Cosa c'è che fa tanto ridere?" chiesi.
"No, nulla, è solo che questa storia del ballo è davvero patetica, ogni anno ne organizzano uno, non ci sono mai andato, non credo in queste cose "caste" dove bisogna ballare e basta.."
"Ah, beh certo.." ma cosa vuol dire? Tu se non scopi non ti diverti scusa?! "Anche io la penso così, è davvero stupido." mentii, non era vero, i balli erano divertenti, era una tradizione di tutti i licei.
"E comunque mi dispiace ma me l'ha già chiesto Meredith.." fece poi infilandosi le mani nelle tasche.
"Ah capisco, vabe.. io c'ho provato." dissi imbarazzata. Chiunque fosse questa Meredith non avrebbe vissuto ancora per molto. Ehi ehi ehi Lux, ma che cazzo? Cosa siamo anche gelose ora?! Tu stai proprio male!
"Sarà per un'altra volta" fece per poi sparire nel bagno.
"Chiunque tu sia, dì le tue ultime parole, Meredith!" bofonchiai tra me.
 
_____________________________________________________________________
Carota's Moment.
It's not me, it's not me there's a reason! (?)
Salve! Eccomi qua col 13, si dice che il 13 porti sfortuna, in questo caso non
è del tutto falso perchè malagrado io abbia provato e riprovato ad aggiustare 
questo capitolo, alla fine è venuta fuori una schifezza, vi chiedo scusa, non ne sono
per niente soddisfatta çç
Eh eh il ballo è in arrivo! Col è sistemata, mentre Lux è piuttosto in alto mare, 
per quanto riguarda Mad è più che ovvio che ci andrà con "voi-sapete-chi", Abigail
MAH suspense.. e per "La piccola Effie" ci sarà un colpo di scena.
Tutto nella prossima puntata. :D
Ringrazio tutti per le splendide recensioni che ho ricevuto, sono davvero felice che 
sia di vostro gradimento, grazie anche a chi segue, preferisce e legge in silenzio (?)
Alla prossima e arrivederci, vi lascio a ritmo di Ma Cherie di DJ Antoine (ossì)
MotaCarota :)
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Abigail.
 
 
Uscii dalla doccia con l'asciugamano a mò di turbante in testa, mi infilai le infradito e andai in camera mia, accesi lo stereo, casualmente era capitata una canzone di un gruppo che girava su youtube, non li conoscevo ma mi piaceva, il titolo era qualcosa come Thing, ah sì! One Thing. Alzai il volume al massimo, quella canzone mi caricava troppo. Sfilai l'asciugamano dai capelli bagnati iniziando poi a pettinarli dopo aver indossato l'intimo. Mi avvicinai alla finestra, vidi la camera di Louis illuminata, doveva trovarsi lì in quel momento, magari stava anche lui ascoltando quella canzone alla radio. Ad un tratto vidi il profilo di una ragazza in reggiseno sbucare da dietro la tenda. Il mio cuore perse un battito. Cercai di capire chi fosse, forse era riuscito a riconvincere la sua ex a tornare con lui, ma squadrandola poi meglio mi accorsi che non era lei. A Louis piacevano tutte uguali: finte bionde, lisce, fisico anoressico, gonnelline inguinali e super abbronzate. Tutto il contrario di me, riccia quasi nera, dalla pelle bianca come il latte, dal fisico piatto e insignificante, senza curve, probabilmente avevo indossato una gonna solo una volta o due d'estate. Perfetto quindi!
Poco dopo sbucò anche Louis, presero a baciarsi con foga, lui le metteva le mani ovunque e la spingeva al muro. Vederli mi faceva male, mi bruciava il petto, in quel momento mi chiesi se anche io una volta avrei avuto mai la possibilità di essere una di quelle ragazze, se anche io sarei potuta entrare nella stanza di Louis, se avessi mai potuto conoscere il gusto delle sue labbra. La canzone continuava a suonare alla radio, era arrivata a metà, il mio punto preferito: 
Some things gotta get loud 
Cause I'm dying just to know your name 
And I need you here with me now 
Cause you've got that one thing.
Ho bisogno di te Louis, adesso. Perchè la vita è così ingiusta? Perchè quella ragazza è così fortunata mentre io sono qui a spiarti dalla finestra? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Cosa ho meno di lei? Mi sentii così stupida. Tirai le tende con uno strattone, spensi la radio e mi infilai sotto le coperte, mi addormentai con il viso bagnato da lacrime amare, lacrime di invidia, lacrime che conoscevo bene.
 
Il giorno dopo era sabato fortunatamente, mi svegliai verso le 11 passate e dopo aver fatto colazione mi vestii e mi preparai per uscire, la giornata prevedeva un bel giro da Abercrombie con Maddie, con merenda da Sturbucks, il nostro pomeriggio preferito da migliori amiche. Uscii di casa e vidi Louis scalzo ancora in pigiama che buttava la spazzatura davanti a casa sua, lo salutai con un cenno. Mi venne incontro, cos'è la sua amichetta era già sparita dal suo letto?
"Ciao Abbie." mi disse schioccandomi un maledettissimo bacio sulla guancia.
"Ciao Lou." dissi fissando un sasso lì vicino e portando alla guancia una mano quando lui si fu staccato.
"Hai da fare questo pomeriggio?"
"Sì, esco con Madison."
"Madison? Ma Madison Clarks?" fece lui alludendo alla mia migliore amica, anche lei era in classe con noi alle medie.
"Sì lei."
"Siete ancora migliori amiche?" I suoi bellissimi occhi azzurri mi stavano facendo dannare, non riuscivo a restarci dentro per più di 3 secondi.
"Sì."
"Capisco." disse infilandosi le mani nelle tasche della felpa di Jack Wills che indossava sopra il pigiama. "Beh sai, anche noi eravamo amici.."
"Me lo ricordo bene, Louis." Chissà se lui avrebbe capito che io la nostra amicizia non l'avevo scordata per un istante, che mi mancava come l'aria, che avevo ancora bisogno di lui, di averlo vicino.
"Beh, ecco, mi piacerebbe, come dire.. riallacciare i rapporti, insomma è tutta acqua passata no?" 
Ma fammi capire, ti fai la domanda da solo? Guarda che sei stato tu a non volermi più rivolgere la parola, non io, se fosse per me saremmo ancora amici ora, amici come prima, se non qualcosa di più..
"Lo sai che non è colpa mia se ci siamo allontanati." solo ora lo fissai intensamente negli occhi, rinfacciandogli quello che mi aveva fatto patire per tutto questo tempo.
"Abbie, ho sbagliato, ti chiedo scusa. Solo ora mi rendo conto di quanto sono stato stupido a non averti parlato più di punto in bianco così, solo ora mi capacito di quanto mi manchi la nostra amicizia, di quanto mi manchi tu."
Tu
Tu
Tu
Tu
Quella parola rimbombò nella mia mente. Stava davvero dicendo quelle cose? Stava davvero parlando di me? Quella era davvero la cosa più bella che potesse dirmi, quella che aspettavo e speravo di sentire da tempo, ma forse l'ultima che mi sarei aspettata, eppure quella era realtà, era davvero la mia vita.
"Anche tu Louis." sentii gli occhi inumidirsi, strinsi le palpebre per non piangere, non volevo farlo, non davanti a lui. 
Mi buttò le braccia al collo stringendomi più forte che poteva, ricambiai l'abbraccio, cercando di fargli capire quanta fosse la mia nostalgia per lui.
"Ora che ti ho ritrovata non voglio più perderti, Abbie, per nessun motivo al mondo." sussurrò tra i singhiozzi infilando il viso tra i miei capelli.
"Mi sei mancato Lou, tantissimo." scoppiai a piangere dalla gioia.
"Sshh, va tutto bene" mi rassicurò accarezzandomi la schiena "Ora ci sono io qui con te."
 
 
Madison.
 
 
"Ma ce la fai?!" sbottai appena Abigail rispose al telefono.
"Scusami Mad, tu non sai cosa mi è successo!" sembrava al settimo cielo.
"Cos'è hai incontrato Francisco Lachowski in persona?"
"Molto meglio!"
"Vabe dai io sono qua." dissi alludendo al posto del nostro appuntamento, previsto per mezz'ora prima.
"Arrivo subito."
Appena la vidi corrermi incontro col fiatone scoppiai in una grossa risata.
"Ma cosa ti è successo? Hai una faccia come se avessi visto un fantasma!" esclamai.
"Louis-io-noi" balbettò passandosi una mano sulla fronte.
"Con parole tue Abbie. Louis cosa?"
"Mi ha chiesto di riallacciare i rapporti!"
"Oddio, veramente?" Ero stata talmente tante volte a consolarla e ad ascoltare i suoi problemi con quel ragazzo a cui lei sembrava tenere così tanto che oramai ero più contenta di lei a sentire una notizia del genere. Dopo tutto se la felicità aveva raggiunto me, perchè non doveva passare anche da lei?
"Non ci credo, te lo giuro, svegliami, forse sto sognando!" urlò lei.
"Sei già sveglia, scema. Forza andiamo che i modelli di Abercrombie ci aspettano!" le risposi facendo l'occhiolino.
 
Uscimmo dal negozio senza borse, senza aquisti, Abercrombie era riservato alle occasioni speciali, in mano tenevamo solo le foto appena scattate.
"Ma Liam te lo ha fatto un regalo per san Valentino?" domandò Abbie di punto in bianco.
"Non ancora, ha detto che me lo porterà stasera al ballo" risposi con un sorriso sulle labbra, solo a parlare di lui il viso mi si illuminava.
"Ballo?" fece lei stupita.
"Non mi dire che non lo sai, stasera c'è il ballo di san Valentino, l'ha organizzato la scuola!"
"Non ne sapevo nulla!"
"Ma dove vivi Abbie?!" sbottai io.
"Beh tanto non ci vengo, tu sarai impegnata a stare col tuo Liam e non avrai tempo per me, non voglio passare la serata da sola" borbottò lei.
"Ma taci per favore! Primo, tu ci vieni perchè sono sicura che ti divertirai, secondo, lo sai benissimo che starò anche con te, quindi ora vai a casa, ti prepari e poi vieni, intesi?" la ammonii.
"Ma cosa vengo a fare da sola!?"
"Ma non sarai da sola! Anche Lux e Effie non hanno un accompagnatore, ora non hai davvero più scuse."
"E Col?"
"Col non mi ha detto nulla, ma mi ha fatto capire che qualcuno c'era, sai com'è fatta lei, lo scopriremo sul momento.." dissi gesticolando in modo strano. "Comunque, io ora vado da Liam a prendere il pigiama che ho dimenticato l'altra sera, poi andiamo a casa mia e ci prepariamo ok?"
I suoi occhi inquieti mi fissavano intensamente. "Spiegami perchè il tuo pigiamo dovrebbe essere da Liam." Scoppiai in una grossa risata.
"Forse perchè ho dormito da lui?"
"Dormito eh?" Le tirai uno schiaffetto sulla guancia e ci incamminammo verso casa Payne.
 
"Chi è?" la voce pacata di Liam rispose al citofono, la porta si aprì. "Ehilà chi si vede!" esclamò stampandomi un bacio sulle labbra. "Ciao Abbie!"
"E' arrivata la tua donna?" una voce cristallina risuonò nell'ingresso.
"Che ci fai qui carota?" gli chiesi fissando Abigail, la quale mi strinse forte la mano.
"Dovevo aiutare il tuo amore con lo smoking, non sa nemmeno allacciarsi la cravatta!" la sua risatina era contagiosa. Abigail sbucò timida da dietro di me, Louis non l'aveva ancora notata per tutto questo tempo.
"Abbie!" esclamò "Anche tu qui?" le domandò prima che lei potesse traballare sopra le sue strane scarpe nuove.
"Ehi, un momento!" si intromise Liam. "Da quando voi.."
"Stamattina." rispose Louis senza nemmeno lasciarlo finire. Abigail sembrava piuttosto in soggezione,forse doveva ancora abituarsi ad essere trattata così bene da Louis..
"Insomma me lo dai sto pigiama o no?" domandai picchiettando per terra con il piede.
"Eccolo, piccola mia." 
"Uhu, love is in the air!" esclamò Louis prima di prendersi uno scappellotto sul collo da Liam.
"Taci tu" lo ammonì "Non c'era nulla che dovevi fare?" chiese poi con uno strano tono. Louis gli rivolse uno sguardo assassino, "Vi lasciamo soli!" esclamò Liam prendendomi per mano e portandomi in cucina.
 
 
Louis.
 
 
Rimasi solo con Abigail, era arrivato il momento di agire, avevo provato la scena tutto il pomeriggio con Liam, dovevo essere impeccabile.
"Cosa devi fare?" mi chiese Abigail curiosa.
"Mah, Liam è tutto matto oggi, la tua amica gli dà alla testa." Dissi prima di incrociare il suo sguardo e rivolgerle uno dei miei migliori sorrisi.
"Non vedo l'ora di vederli insieme stasera, sono così belli insieme." disse abbassando gli occhi sul pavimento.
"Stasera al ballo? Tu ci vai?"
"Veramente io non volevo, ma Maddie mi ha obbligata, dice che mi divertirò.."
"Qualcuno ti ha invitata?"
"No, è per questo che non volevo venirci, non sarà affatto divertente passare la serata da sola con un bicchiere di aranciata in mano."
"Non se starai con me!" esclamai con un po' troppo entusiasmo "Guarda caso mi trovo anche io senza nessuno, non vorrai mica perdere una simile occasione?"
Mi rivolse un sorriso imbarazzato, lo capii dalle sue guance, avevano mutato completamente colore.
"Allora ci stai?"
"N-non saprei, io.." farfugliò torturandosi le mani.
"Da amici ovviamente, dai, sempre meglio che starsene lì da soli no?" dissi passandomi una mano tra i capelli.
"Già."
Magicamente ricomparvero Liam e Madison. Il tempo volava, mancavano solo un paio d'ore al ballo.
"Fatto?" domandò Liam alludendo al nostro piano.
"Cosa state tramando voi due?" chiese Maddie con sguardo indagatore.
"Nulla." risposimo all'unisono.
"Allora noi andiamo, ci vediamo stasera, vestitevi bene mi raccomando, non voglio vedere felpe, pigiami o cose simili!" fece lei incamminandosi verso la porta seguita da Abigail.
"A stasera." dissi con un sorriso sulle labbra rivolgendomi proprio a quest'ultima che arrossì nuovamente.

 
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Carota's Moment.
Olè (?)
Salve mie care, come state?
Io bene, ma mi preoccupa il fatto che le recensioni stiano diminuendo sempre più. 
Non vi piace più la storia? Vi prego fatemelo sapere se è così çç
Non ce la facciamo a sfiorare le dieci come una volta? Ero così felice. (?)
Ok basta rompervi.
Commentiamo (?)
Nel prossimo capitolo ci sarà il ballo *coro di gruppo: finalmente!*
Scusate se vi ho fatto attendere così tanto, ma non volevo lasciare Abigail sola soletta, poverina.
Prima di lasciarvi ringrazio tutti, per le recensioni, e anche chi segue e preferisce: siete più di 20 e questo mi
scalda il cuore (?)
Basta punti interrogativi. Mi dileguo (?)
Un bacio, MotaCarota :)

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Effie.
 
 
Rincasai, una sana cioccolata con Coleen mi aveva fatto bene. Quella sera ci sarebbe stato il ballo della scuola e, malgrado non avessi un accompagnatore, decisi che ci sarei ugualmente andata, adoravo le feste. Entrata in camera, spalancai l'armadio e diedi un'occhiata alle decine di vestitini che avevo, tutti rosa, proprio come piacevano a me; optai per quello che avevo comprato giusto due settimane fa: aveva una cinturina in vita con un fiocchetto, il corpetto era ricamato con disegni floreali e la gonna era leggera e ricca di pieghe, mi sembrava adatto all'occasione. Ci abbinai poi un bracciale e dei semplici orecchini con una perla bianca. 
ECCOLO
Verso le 20,30 ero pronta, la festa era prevista per le 21, ma calcolando il tempo per arrivare ero in perfetto orario.
 
Entrai nella sala, alcune persone erano già in pista a ballare, altre sedute sui divanetti o al buffet. Cercai le mie amiche ma non ne trovai nessuna, probabilmente non erano ancora arrivate, forse ero l'unica ad essere venuta da sola. Mi avvicinai al tavolo su cui erano stati messi vassoi stracolmi di pizzette, patatine e bibite. Ad un tratto un ragazzo mi si avvicinò.
"Ehi bella, ti va di ballare?" il suo alito puzzava di alcool, era ubriaco fradicio e la festa non era nemmeno iniziata.
"No, sto aspettando una persona." mentii, a quelle parole lui si allontanò con un sorriso sornione.
Riflettendoci non avevo poi mentito così spudoratamente, era vero che aspettavo una persona, una persona che forse non sarebbe mai arrivata, aspettavo il mio migliore amico, quello di cui ritenevo di essere innamorata. Non sapevo se Niall avesse o no intenzione di venire al ballo, fatto sta che io avrei atteso di vederlo per tutta la serata, al costo di stare seduta da sola tutto il tempo.
"Effie! Ma come siamo belle!" doveva essere sicuramente la voce di Coleen, mi voltai e la vidi in tutta la sua bellezza. Non ero abituata a vederla con un vestito elegante, era solita a portare sempre felpe e jeans, non mi sarei mai aspettata di vederla così. Il suo vestito le stava divinamente, era formato da un corpetto nero con dei ricami e una gonna ampia e corta color crema, i suoi capelli erano poi stati sistemati di lato e leggermente arricciati, era bellissima. 
"Col! Sei stupenda!" esclamai sorpresa. Un ragazzo riccio spuntò da dietro di lei, probabilmente era il suo accompagnatore.
"Lui è Harry." disse lei spostandosi.
"Credo di sapermi presentare da solo, piccola!" fece lui ridendo.
"Piacere Effie." gli dissi porgendogli la mano. "Sei quello delle ripetizioni giusto?"
"Eh già, da cosa nasce cosa e.. eccoci qua!" esclamò stampando un bacio sulla guancia a Col.
Mi faceva strano vederla con un ragazzo, sembrava rinata, quell'Harry doveva renderla davvero felice. La musica jazz a basso volume lasciò spazio a "I can't dance" dei Lmfao, subito l'ambiente cambiò tono, quella canzone dava una carica pazzesca, la adoravo. Tutti si buttarono in pista a ballare. Harry prese Col per mano e la portò al centro della sala, lei fece cenno anche a me di seguirli, iniziammo a ballare. Mi ci voleva un po' di tempo prima di sciogliermi, e vedere Col e Harry che ballavano insieme affiatati non mi metteva molto a mio agio, mi sentivo un po' sola. Ad un tratto sentii delle mani posarmisi sui fianchi. "Ehi figona!" l'intenso profumo di Lux mi invase, mi voltai dalla sua parte e la osservai in tutto il suo splendore, non si era rinnegata nemmeno stavolta: indossava un abitino nero che le compriva giusto l'indispensabile, sorretto intorno alle spalle da un "collo" di brillanti, aveva poi raccolto i suoi lunghi capelli neri in una coda bassa, lasciando liberi due ciuffi che le incorniciavano il viso. 
ECCO LUX
Dovevo ammettere che era "figa".
"E tu ti sei vestita in questo modo per chi?" le domandai, sperando in una sua risposta.
"Effie da quando in qua io mi faccio bella per qualcuno?"
"Sese, tu non me la conti giusta con quel Malik.." 
"Sssshh, stai zitta!" urlò tappandomi la bocca.
"Allora ti piace eh?!"
"Ma va, ti pare che.." Maddie arrivò proprio in quell'istante, interrompendola.
"Ragazze! Ma che belle siete!"
"Parla lei!" dicemmo io, Col e Lux all'unisono. Indossava un largo vestito nero, stretto in vita da una cintura dorata, le stava d'incanto, aveva poi aggiunto due bracciali anch'essi dorati e un anello turchese.
ECCO MADISON
Notai dietro di lei Liam che se la stava letteralmente divorando con gli occhi, incapace di aspettare che la sua ragazza parlasse un po' con noi prima di andare a ballare con lui. Continuava a tirarla dal vestito, come un bambino che desidera il suo giocattolo preferito.
"Liam, un attimo! Te la ridiamo subito!" borbottò Col che aveva momentaneamente lasciato Harry.
"Arrivo subito, amore" disse Maddie con nonchalance. Sul volto di Liam si dipinse un'espressione indescrivibile, un misto tra il meravigliato e il terrificato.
"Occazzo!" imprecò Lux portandosi le mani alla bocca. Io e Col ci guardammo con gli occhi sgranati. Mad rimase senza parole, forse inconsapevole della parola che era appena uscita dalle sue labbra.
"Come mi hai chiamato scusa?" fece Liam stringendo i pugni e afferrando Mad per un braccio. Le si avvicinò al viso, spingendola indietro con la fronte attaccata alla sua. "Adesso tu vieni con me, intesi?" disse poi posando le mani sul suo collo e iniziando a darle dei piccoli baci, mordendole il labbro inferiore.
"Non mangiarla, è ancora troppo giovane per morire." osservai prima di lasciare la mano di Maddie che prestò sparì, trascinata non so dove da Liam, in preda a un'attacco di strane voglie. Ricomparve Harry che si portò via Col, rimanemmo dunque io e Lux, le uniche due sfigate senza un cavaliere, peccato che lei ci avrebbe messo mezzo secondo a trovarsene uno, mentre io avrei probabilmente passato la serata da sola. Vidi finalmente comparire Abigail, seguita da Louis, da quando erano venuti insieme?
"Ciao Effina!" esclamò posandomi un bacio sulla guancia. "Dov'è il tuo Niall?"
Bene, era andata subito al punto, perfetto!
"Veramente non so nemmeno se viene.." mormorai rattristata.
"Come no?! L'ho appena visto all'entrata, è con dei suoi amici, perchè non vai a salutarlo?"
"Ma veramente.."
"Oh susu! Non fare la timida e buttati, se vuoi ti ci accompagno io."
"No Abbie davvero, penso che forse è meglio che venga lui se ne ha voglia, non voglio disturbarlo." dissi ferma sulla mia opizione.
"Come vuoi, se hai bisogno mi trovi in giro!" disse prima di sparire mentre Louis mi fece un'occhiolino.
Solo allora notai il vestito di Abbie, era di una giusta lunghezza, nero con una fascia rosa legata a fiocco in vita, il corpetto arrotondato aveva quasi la forma di un cuore, il nero le donava sulla sua carnagione chiara.
ECCO ABIGAIL
E così rimasi sola, erano tutte impegnate a spassarsela con i loro ragazzi, Lux compresa, la vidi subito strusciarsi con uno sconosciuto, non cambiava mai.
Brava Effie, così impari ad andare alle feste da sola, bel divertimento, dovevi aspettarti che sarebbe finita così.. Stupida, stupida bionda! Mi sedetti su una seggiola ricoperta in velluto viola sorseggiando della Coca Cola, non toccavo alcool, non l'avevo mai toccato e mai l'avrei fatto. All'improvviso sentii due mani appoggiarmisi sugli occhi, sobbalzai sulla sedia.
"Chi sono?" la sua inconfondibile voce mi svegliò da quell'incubo, era arrivato finalmente!
"Nialler!" esclamai voltandomi per abbracciarlo.
"Fifì, sei bellissima stasera!" disse osservandomi più volte dalla testa ai piedi. Arrossii terribilmente, fortuna che il locale era oscurato. "Sei da sola?" mi domandò.
"Sì, le mie amiche sono tutte a ballare coi loro ragazzi e io ero qui ad aspettare che qualcuno mi salvasse.."
Si dai mò arriva superman.. Ma che diamine stai dicendo Effie? Cos'è adesso anche la Coca ti dà alla testa? 
Ad un tratto le inconfondibili note di "She's the one" di Robbie Williams risuonarono nella sala. Rimasero in pista solo le varie coppiette, che si stavano preparando per ballare il lento. A quel punto avrei davvero voluto tornare a sedermi e osservarli mentre ballavano felici, baciandosi, mentre io ero lì da sola come un pesce fuor d'acqua.
"Balliamo?" il suo viso assunse un'espressione speranziosa, non avrei saputo resistere a quei suoi occhi.
Oddio, me lo stava chiedendo davvero? Era serio? Forse avevo fatto indigestione di quei film romantici dove finisce sempre tutto bene. Prese la mia mano prima che io potessi rispondergli, mi portò al centro della sala, sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi, a quel punto non potei che circondare il suo collo con le braccia. Iniziò leggermente a ondeggiare, muovendosi lentamente da un piede all'altro, era impacciatissimo, ma il suo tentativo di salvarmi la serata era davvero dolce. 
"Scusami, sono una frana a ballare" mi sussurrò all'orecchio per farsi sentire sulla canzone sparata a tutto volume. "So fare solo i balletti irlandesi." Scoppiai a ridere, era bellissimo, impeccabile, perfetto, per me era davvero perfetto, anche se non sapeva ballare, era davvero tutto quello che avrei potuto desiderare.
Sentii i suoi occhi puntai nei miei, cercavo di non guardarlo ma mi era impossibile, sembrava non voler staccare lo sguardo dal mio viso. Sentii le sue mani salire lungo la schiena e avvicinare il mio corpo al suo, mi strinse forte a sè. Il mio cuore perse un battito, fui percossa da un brivido che mi si arrampicò attraverso il vestito fino al collo, dove si erano posate le sue mani.
-She's the one.- la canzone era giunta al termine, il momento più bello di tutta la mia intera vita, quello che avevo sempre atteso, il mio sogno, quello che facevo tutte le notti, il pensiero, quello che viaggiava sempre nella mia mente prima di addormentarmi era finito, era tutto finito..
Sentii le sue mani accarezzarmi dolcemente il collo invece che staccarsi, premevanosulla mia pelle, piano piano i nostri visi erano sempre più vicini, il suo respiro affannato era ormai percepibile sulle mie labbra, i suoi occhi color ghiaccio erano puntati sui miei e talvolta si spostavano sulla mia bocca.
Era tutto finito, o forse no...
 
 
Lux.
 
 
La testa mi girava, le gambe mi cedevano, ero esausta ma al tempo stesso elettrizzata dalla musica sparata ad un volume altissimo. Avevo buttato giu qualche drink di troppo e avrei presto avuto bisogno di un bagno; non osavo pensare alla reazione dei miei se mi avessero vista tornare a casa in quelle condizioni. Scesi dal piccolo cubo su cui ero salita poco prima, notai in un angolo che Malik se la stava bellamente spassando con quella che doveva essere Meredith. Le loro strusciatine e i loro sguardi languidi mi avevano stancata fin troppo.
Carina, vuoi la guerra? Ti avverto che sono imbattibile in questo gioco, l'hai voluto tu.
Sistemai il reggiseno, mi tirai su il vestito e scoprii il seno, avviandomi poi verso la patetica coppietta.
"Ciao." dissi in modo sensuale iniziando a strusciarmi contro Zayn. Lui fece segno alla biondina di allontanarsi, ossi cara, ti levi proprio dalle palle!
"Come va?" sbiascicò lui con la bava alla bocca. Lux vince sempre.
"Piuttosto bene direi.." feci appoggiandogli le mani dietro la nuca e cercando di avvicinare il suo viso al mio.
"Ma se sei ubriaca fradicia!" sbottò lui con un sorriso sornione.
"E perchè tu no?" osservai con un tono strafottente prima di accompagnare le sue mani sul mio fondo schiena.
"Almeno io non lo do a vedere." la sua solita vanità mi eccitava ancora di più da ubriaca. Cominciai a passargli l'indice sulle labbra, prima sulle sue e poi sulle mie, facendogli segno di avvicinarsi a me.
"Vieni con me." mi ordinò prima di prendermi per mano e trascinarmi fuori dalla sala che era ormai affollatissima. In pochi minuti raggiungemmo il retro del locale, dove c'era una piccola piscina dotata di idromassaggio.
"Dove eravamo rimasti?" sussurrò posandomi una mano sulla guancia. Il suo tono di voce mi stava seriamente mettendo a dura prova, ma non badai alla sua domanda e raggiunsi il bordo della vasca e dopo essermi lasciata scivolare il vestito di dosso, rimanendo dunque in intimo, entrai in acqua, era calda, a differenza dell'aria fredda e pungente di febbraio.
"Ma che fai?!" sbottò lui recuperando il mio vestito da terra.
"Non vedi? Un bel bagno! Forza entra!" lo incitai con la mano, iniziando a schizzarlo.
"Non ci penso proprio." Con un'abile mossa riuscii ad afferrarlo per la cravatta e a tirarlo in acqua completamente vestito.
"La cravatta non ti si addice sai?" sbiascicai avvicinandomi a lui, che era intento ad aggiustarsi fanaticamente i capelli. Sentii le sue mani sostenermi i glutei, gli circondai il bacino con le gambe, il suo respiro affannato era rumoroso sulle mie labbra.
"Allora ti sei divertito con Meredith?" domandai con tono strafottente.
"Credo di preferire un altro di tipo di divertimento." il suo sorriso beffardo mi faceva uno strano effetto. Dove era finito tutto quello che credevo di provare per lui? Non avevo forse toccato con mano che lui mi faceva provare sensazioni diverse, che aveva avuto un impatto diverso dal solito? Ci mancava l'alcool a rovinare tutto, ma perchè mi ero ubriacata, perchè?! Se fossi stata sobria, anche solo in parte, avrei saputo resistergli, avrei saputo tenere a bada quelli che erano i miei desideri i quel momento, avrei saputo ragionare con la testa, non mi sarei fatta prendere dall'enfasi del momento. Cazzo!
"Assi? E quale sarebbe questo divertimento?" 
Quelle maledette parole, quella fu proprio la goccia che fece traboccare il vaso, non so come ma giuro che erano uscite da sole dalla mia bocca, in modo completamente autonomo, ormai non controllavo più il cervello.
"Questo." sussurrò a fior di labbra prima di avventarsi su di me e baciarmi con foga. Sentivo il gusto dell'alcool nella sua bocca, anche lui era ubriaco, anche lui avrebbe probabilmente dimenticato tutto, sarebbe finita lì, anche per quella volta. Il suo bacio era intenso, le sue labbra non sembravano volersi staccare dalle mie, finalmente le nostre bocche si divisero emettendo un suono leggero. Prese allora a baciarmi il collo, ci metteva sempre la solita passione e energia della prima volta nel bagno della scuola.
"Malik, ora basta." dissi cercando di staccarlo dal mio petto.
"Ma come? Non ti volevi divertire stasera?" sbiascicò continuando a baciarmi l'incavo del collo.
"No, finiamola qua, avanti."
"Lo so che lo vuoi anche tu, è solo quel tuo cavolo di orgoglio che ti impedisce di farlo."
Perchè era così sicuro di quello che diceva? Perchè i miei pensieri erano così ovvi e prevedibili? Perchè in quel momento ero completamente in palla?
Non riuscivo a capire quale fosse la cosa giusta da fare, dovevo resistere all'istinto e ragionare, dirgli che non volevo rovinare tutto, che non volevo rischiare di invaghirmi di lui, che il giorno dopo mi avrebbe detto che quella era stata solo una notte da dimenticare e basta? Probabilmente per me non sarebbe finita lì così, come invece era stato con tutti gli altri. Era quella la verità: Zayn Malik, il ragazzo dalla pelle ambrata e lo sguardo intenso, stronzo ma bravo a scuola, quello che molti temevano, che era stato espulso dalla scuola per atti di bullismo, quello che non doveva mai smentirsi con la sua vanità. Mi era entrato dentro e da quel momento non era più uscito, non ero più capace di scacciarlo, ormai era troppo tardi. Era forse quello l'amore? Era quella la sensazione che film, libri, poeti e scrittori cercano di descrivere da sempre? Era vero che anche la famigerata Lux Ferdinand era caduta nella trappola dell'amore?
Quella era la resa dei conti, la prova più difficile e ardua: resistere o concedermi per l'ennesima volta? Cosa avrebbe fatto la casta Coleen, la dolce Effie, l'intelligiente Abigail o l'abile Madison? Cosa avrebbero fatto loro? Le mie amiche, le persone che più di tutte dovevo ascoltare, quelle che mi avrebbero aiutato in ogni situazione.
Evidentemente avrebbero fatto ognuno qualcosa di diverso, qualcosa di sensato, a differenza di me che ci cascai ancora una volta, ancora una volta mi lasciai abbindolare da quegli occhi, quelli che erano capaci di farti credere che in quel mometo tu eri l'unica per lui, anche se il giorno dopo sarei stata soltato una delle tante, ma ormai era troppo tardi. Non seppi nemmeno io perchè lo feci, forse per passare un altro indimenticabile momento con lui, forse per capire che quella sarebbe stata l'ultima volta, o al contrario che non avrei potuto più fare a meno di lui, oppure per il semplice motivo che sono una testa di cazzo.
 
 
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Carota's Moment.
 
Quanta tenerezza in questo capitolo, mi meraviglio di me stessa e della mia solita freddezza carnale (?)
Non so come ma mi sento proprio una trasgressiva perchè ho comprato delle scarpe nuove che fanno schifo a tutti e che tutti deridono solo perchè sono con 5 centimentri di suola e con del cavallino maculato sopra. Vabe, chissenefrega.
Scusate ma in sto capitolo volevo un po' si suspense, anche se non è proprio il mio forte.
Effie si ormai avviata sui passi dell'amore.. ahahaha scusate ma stasera sono pazza perchè oggi è uscito Up All Night, è lì che mi aspetta sotto casa, devo solo ritirarlo :D
Comunqueeeee Effie boh, che dire, che era ora Niall! Minchiaa ti sei svegliato?! Anche se non si sa ancora se quello era un bacio o no, il momento era adatto, quindi ci sta (?) ma mi commento da sola? BRAVA!
Lux invece poraccia dai, sembra me (?) Oh senti, aveva solo da trattenere i suoi istinti primari (?)
Eccoci giunti al momento dei ringraziamenti : ringrazio le magnifiche persone che mi fanno scompisciare con le recensioni e che lasciano sempre il segno del loro passaggio, siete meravigliose :3 Ringrazio anche chi segue e preferisce, ma le incito a lasciare un commentino visto che sembrano gradire. Ok basta :))
Alla prossima allora con Coleen e Madison per la gioia dei bambini (?)
Ora basta davvero.
Saluti cordiali (ahah)
MotaCarota :)
 
 
       
 
   

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Abigail.
 
 
La serata sembrava procedere bene malgrado ci fosse già gente ubriaca marcia, le mie amiche comprese, qualche ragazza immagine praticamente nuda, il che mi dava sui nervi, e Louis che sembrava essere presissimo dal fatto di essere insieme a me. Veramente questo era un fatto piuttosto positivo, anzi eccezionale, ma la cosa mi lasciava scettica, perché tutt’ad un tratto mi rivolgeva così tante attenzioni? Non potevo negare che la cosa mi rendeva davvero al settimo cielo, ma c’era qualcosa nel suo comportamento che mi lasciava dei dubbi.
“Vuoi qualcosa da bere?” mi domandò indicandomi il bancone col pollice, alludendo che sarebbe andato a rifocillarsi con qualche drink.
“No grazie, non bevo alcoolici stasera.” Pensavo che quella serata, così speciale per me, non dovesse essere dimenticata a causa di un’ennesima sbronza, quindi non avrei toccato alcool per quella volta.
“Come vuoi.” Disse con un sorrisetto in stile Tomlinson prima di sparire tra la folla.
“Abbie!” esclamò una ventina di minuti dopo Col che era magicamente ricomparsa. “Abbie, tu non sai cosa ho sentito!”
“Oddio, cosa sarà di così tanto grave?!” sussultai preoccupata, credevo che quella serata sarebbe stata perfetta e che nulla in quel momento potesse guastarmela.
“Ero vicino al bancone, e ho visto Louis, cioè ho sentito il suo discorso con Zayn, quello con cui Lux ha una tresca..”
“E allora?”
“Sei sicura di volerlo sapere?” Ma cosa poteva essere di così catastrofico!?
“Bah non so, è tanto brutto?” Col non badò alla mia domanda e tirò fuori una cosa che mai avrei voluto sentire.
“Zayn ha detto a Louis di non essere così dolce e carino con te, perché alle ragazze piace essere trattate male e quindi peggio lui si comporterà con te, più tu gli cascherai ai piedi, testuali parole.”
“Ma questo è coglione!” sbottai furibonda.
“Guarda, non mi far aprire bocca sui ragionamenti maschili, menomale che Harry è diverso” disse asciugandosi la fronte.
“Cosa dovrei fare adesso?!” domandai preoccupata.
“E a me lo chiedi? Non mi intendo per niente di queste cose, sai quanto sono impacciata. Ma se fossi in te forse farei finta di niente e starei ad aspettare un segno del cambio del comportamento di Louis, visto che seguirà il consiglio di essere più .. stronzo.”
“Forse hai ragione, starò ad aspettare.” Dissi ravvivandomi i capelli con una mano, la quale tramava nervosamente.
“Mi dispiace Abbie, davvero.” Mi rincuorò appoggiandomi una mano sulla spalla.
“In ogni caso grazie per avermelo fatto sapere, Col, sei una vera amica.” le risposi con un sorriso forzato sulle labbra.
Pochi minuti dopo Louis ricomparì con un drink in mano, le sue guance erano arrossate e il suo sguardo perso nel vuoto, da quello intuii che non ne aveva bevuto solo uno. 
“Eccomi qua!” esclamò tentando di rimare in piedi, i suoi tentativi non riscuotevano però molto successo. Gli sorrisi non sapendo cosa dire, ma soprattutto come mi sarei dovuta comportare.
“Senti, perché non andiamo in un posto più tranquillo eh?” mi chiese con tono da perfetto ubriaco, il suo alito era “pesantemente alcoolico”. Mi prese per mano e mi trascinò in una stanza di cui non sapevo nemmeno l’esistenza, una sorta di sala cerimonie, addobbata con festoni e palloncini, c’era poi un grosso divano ad angolo dove ci sedemmo poco dopo. Le mie dita tamburellavano nervosamente sul ginocchio nudo, lui si era completamente spaparanzato a gambe larghe.
“Mi sto proprio divertendo questa sera, è proprio uno spasso questo ballo!” esclamò all’improvviso. Soffocai una risata, era davvero ridicolo.
“Se mai sono i drink che hai bevuto che ti stanno facendo divertire” lo ammonii.
“No, ma che dici! Io non ho bevuto nulla!”
“Si certo, Louis si vede lontano un miglio che sei ubriaco da far schifo, non inventarti scuse.” Boccheggiò per qualche istante non sapendo cosa dire per giustificarsi. Ad un tratto mi mise il braccio sulla spalla facendo finta di stirarsi, la conosco questa mossa, Tomlinson.
“Sai cosa mi manca per rendere la serata perfetta?” mi domandò col solito tono perso.
“Cosa?”
“Questo” disse poco prima di fiondarsi sulle mie labbra, non ebbi nemmeno il tempo di bloccarlo.
“Louis, ma che fai?!” protestai togliendomelo di dosso. Certo che avrei voluto baciarlo, anche per me mancava solo quel gesto per rendere la serata davvero perfetta, ma non in quelle condizioni, ubriaco e condizionato dalle stronzate di Malik no, quello non era il vero Louis.
“Avanti!”sbottò lui avvicinandosi nuovamente al mio viso e prendendomi il mento. L’altra sua mano scivolò invece sul mio fondo schiena.  Assaporai di nuovo quelle labbra acide, dal gusto forte e amaro, appena sentii la sua lingua sfiorare la mia lo levai immediatamente, dovevo farlo.
“Smettila ti ho detto.” Sbraitai incrociando le braccia e allontanandomi da lui.
“Ma cosa c’è che non va?” sbottò alzando le braccia al cielo.
“C’è che non voglio baciarti.” Risposi a tono.
“Ma perché?! Guarda che lo so che mi muori dietro da un sacco di tempo, hai finalmente la tua occasione e non la sfrutti?! Guarda che non ci sarò per sempre per te!
Quelle parole mi fecero male, mi trafissero come una spada affilata, un colpo basso che da lui non mi sarei mai aspettata. Alzai rapidamente la mano al cielo prima di sbattergliela sul viso il che provocò un rumore secco. Speravo di avergli fatto male, con tutto il cuore.
“Ahia!” piagnucolò massaggiandosi la parte colpita.
“Così impari a dire così tante stronzate tutte insieme, sei proprio un deficiente Louis, un deficiente! Anzi, quello che stasera era con me fino a mezz’ora fa era il mio amico Louis, mentre la persona che ho ora davanti no di certo! Lo zampino di Malik non ti ha di certo aiutato, come hai potuto farti condizionare da uno come lui?! Sei solo patetico, mi fai pena, impara a ragionare con la tua testa invece di ascoltare stupidi consigli di gente che si finge tua amica solo per l’influenza che hai a scuola!” sbottai alzandomi in piedi e dirigendomi verso la porta. Feci per girare la maniglia per uscire, quando me lo ritrovai addosso.
“Chi ti ha detto che ho parlato con Zayn?”
“Una mia amica, se permetti io ce le ho delle persone che mi vogliono bene e che ci tengono a me, a differenza tua che sei circondato da troiette che vengono a letto con te e poi non ti salutano nemmeno a scuola, piuttosto che palloni gonfiati che ti stanno attorno solo perché sei popolare!” Se dovevo essere cattiva lo sarei stata fino in fondo, lo odiavo, avrei voluto massacrarlo in quel momento.
“Mi dispiace, scusami.” Sussurrò con tono affranto a testa bassa. “Non volevo, davvero, ho sbagliato.”
“Non credere che basteranno delle semplici scuse per ..” non ebbi il tempo di finire che mi ritrovai di nuovo le sue labbra sulle mie. Le sue mani palpavano malamente il mio fondoschiena.
“Levami le mani di dosso, ti ho detto!” gli urlai in contro. “Non osare mai più toccarmi in tutta la tua vita, chiaro? Mi fai schifo! Te l'ho detto tre volte che non voglio fare niente con te e ancora non hai capito?! Cosa non ti è chiaro del concetto "Stammi lontano"?!” uscii sbattendo rumorosamente la porta alle mie spalle, lasciandolo solo nella sala dove non oso immaginare cosa avrebbe voluto fare.
Ma come poteva aver provato a baciarmi tre volte dopo che io gli avessi tirato uno schiaffo e detto chiaramente che non lo volevo?! L’alcool gli aveva veramente dato alla testa, e l’influenza di Malik non faceva che peggiorare le cose. Lacrime di rabbia e dolore rigavano il mio viso mentre il mascara colava sulle mie guance, mi sentivo sporca. Sentivo ancora le sue sudice mani addosso, forse mi sbagliavo su di lui, forse non era rimasto esattamente lo stesso Louis di sempre, o forse era quello che aveva bevuto che lo rendeva così. L’unica cosa positiva era che forse un minimo di attrazione fisica nei miei confronti c’era e io ne avrei approfittato per fargli passare quello che avevo passato io:dolore, lacrime amare, gli avrei fatto provare quella sensazione di sentirsi soli al mondo, di sentirsi una merda, di sentirsi evitati, schivati, abbandonati dalla persona che si ama. Presto avrebbe patito le pene dell’inferno se avesse continuato così, lo avrei condannato al dolore che avevo provato io per più di tre anni a causa sua.
 
 
Madison.
 
 
Ancora non mi rendevo conto di averlo chiamato in quel modo, di aver lasciato uscire quel sostantivo dalle labbra così, senza nemmeno accorgermene. La reazione di Liam era stata piuttosto strana e inaspettata, ma fortunatamente sembrava aver gradito la cosa. I suoi occhi avevano duplicato la loro dimensione nell’udire quella parola, la sua bocca si era spalancata come se avesse visto un fantasma o qualcosa di davvero terrificante. Da quell’istante il suo comportamento era cambiato, non era più spento, dallo sguardo perso e non esattamente entusiasta di trovarsi dove eravamo, era cambiato completamente, sembrava elettrizzato, eccitato, inebriato dall’accaduto. Afferrò saldamente la mia mano e con forza mi trascinò lontano dagli altri, forse non sapeva nemmeno lui dove, fatto sta che in quel momento mi fece un po’ paura, sembrava pazzo, il tenero Liam di sempre aveva lasciato posto ad un ragazzo effervescente, vivace, pieno di vita, forse esagerato.
“Liam! Dove mi stai portando?” domandai curiosa, lui sembrava avere già perfettamente tutto in mente, come se avesse già progettato tutto nella sua testa. Riuscimmo a sgusciare tra la folla, spintonando a destra e a manca per passare tra le persone. Ci ritrovammo nel piccolo corridoio che portava ai bagni, era interamente tappezzato di moquette rossa, il rumore sordo della musica rimbombava dalla grande sala dove tutti si stavano divertendo. Liam prese a baciarmi con foga, spingendomi lentamente contro la porta dei servizi maschili, che cigolò fastidiosamente. I suoi baci diventavano sempre più intensi, e ci ritrovammo presto nel bagno, io seduta sul piano di marmo e lui circondato dalle mie gambe. Prese a baciarmi delicatamente il collo, adoravo quando faceva così, non era affatto un tipo violento, la sua dolcezza era una delle cose che più amavo del suo carattere. 
“Come mi hai chiamato prima?” mi chiese tra un bacio e l’altro, mai staccando le labbra dalla mia pelle.
Amore.” 
“Ridillo.” Mi ordinò arrestando per un istante la sua passione.
Amore, Liam, tu sei l’amore per me.” dichiarai pronunciando più lentamente la prima parola. I suoi occhi si illuminarono, aveva uno sguardo perso, sognante, il che mi inteneriva, era ancora più adorabile. Si chinò sul mio viso, soffermandosi a fissare le mie labbra per poi darmi un bacio leggero e casto, che io approfondii in uno un po’ più movimentato. Incominciò ad accarezzarmi teneramente i capelli, assecondando i movimenti delle sue mani con quelli del busto. Divaricai le gambe per sentirlo più vicino a me, ad un tratto le sue parole interruppero quel momento che sembrava così perfetto.
Non sai quanto io ti desideri, Madison.” Quelle parole fecero scattare un meccanismo dentro di me per cui la voglia di diventare sua e baciarlo intensamente cresceva sempre più. Gli sorrisi prima di riappoggiare le labbra sulle sue e cominciare lentamente a togliergli la giacca dello smoking, gesto che tutto sommato mi sembrava abbastanza neutro, ma che suscitò in lui un’idea sbagliata. Le sue mani scivolarono sulla mia schiena e piano piano sentii che cercava di tirare giu la cerniera del vestito, quando ci fu riuscito le sue mani lottavano con la chiusura del reggiseno.
Mi staccai immediatamente dalle sue labbra, che provocarono un suono leggero e delicato. Io non ero certo il tipo da atteggiamenti intimi nel bagno di una discoteca, il fatto che Liam fosse il mio ragazzo e non un tipo conosciuto dieci minuti prima, non giustificava le cose. Non ero di certo una come Lux che non aspettava altro che spassarsela allegramente con più sconosciuti possibili; in quel momento sarebbe potuto entrare chiunque nel bagno, e cosa sarebbe successo se ci avessero sorpresi a fare quelle cose? No no, non se ne parla, l’intimità è sacra e un bagno non è certo il posto giusto dove farlo per la prima volta con Liam, il fatto che non fossi più vergine non cambiava nulla.
“Liam, aspetta..” lo bloccai appena ripresi il fiato da quel bacio lungo e intenso “Non credo sia una buona idea insomma.. anche io vorrei, ma non qui capisci? E’ un lurido bagno pubblico, non oso pensare cosa la gente ci abbia fatto qua dentro, non me la sento qui, non è il posto giusto.” Annuì, sembrava capire quello che intendevo trasmettergli, gli stavo parlando davvero col cuore in mano.
“Hai ragione.” osservò stringendosi nelle spalle, abbassando lo sguardo verso quelle sudicie piastrelle che pavimentavano il bagno. Gli alzai il viso con una mano.
“Ehi” sussurrai, cosa c’era che non andava?“E’ tutto a posto, Liam, è tutto come prima, cerca solo di comprendermi, ok?” cercavo di capire cosa gli era preso tutto d’un tratto.
“Hai perfettamente ragione Maddie.” Bisbigliò disegnando dei cerchi con l’indice sul piano dove ero ancora seduta. “E’ solo che non so, sono combattuto, mi sento confuso.. Solo un mesetto fa eravamo d’accordo sul fatto che tra noi non sarebbe mai esistito nulla anche se entrambi desideravamo ardentemente il contrario,” si passò nervosamente una mano fra i capelli. “E ora guardaci qui, stiamo insieme e per poco stasera non finivamo a letto insieme. Non capisco cosa devo fare, non capisco cosa devo scegliere: reprimere ciò che provo per te e far finta che non sia mai accaduto nulla o vivere ogni giorno con te come se fosse l’ultimo?” Il suo viso era sciupato, sembrava davvero affranto.
“Liam, ricordi cosa mi avevi detto il giorno che decidemmo di stare insieme? Che avremmo vissuto appieno queste poche settimane che ci rimangono, che avremmo passato la maggior parte del tempo insieme.” Gli accarezzai il viso. “Capisco perfettamente ciò che provi perché sono le stesse cose che provo anche io, anche io mi sento così, anche io non so cosa scegliere. In ogni modo sarebbe troppo tardi per me scegliere di cercare di dimenticarti, perché sono certa che non ci riuscirei nemmeno mettendoci tutto l’impegno possibile, ormai è fatta, Liam, non ne usciamo più. Quindi credo che dovremmo evitare di passare il tempo a farci paranoie o problemi, viviamo alla giornata, giorno per giorno, non pensare a quel fatidico giorno. Ora siamo qui, insieme, e non so come ma sento che lo rimarremo anche in futuro, resteremo sempre uno accanto all’altra malgrado la distanza che ci separerà.” Ci avevo messo l’anima in quel discorso, cercavo veramente di trasmettergli tutto l'amore che provavo per lui, sembrò apprezzare. Mi abbracciò forte, un abbraccio pieno di emozioni, un abbraccio che poteva essere quello di un amico, di un fidanzato, o di un fratello, un abbraccio di una persona che mi voleva far capire che sarebbe sempre rimasta accanto a me.
"Dai, andiamo o ci daranno per dispersi." lo incitai scendendo dal piano in marmo.
"Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, Madison." mi sussurrò lui all'orecchio, quasi per non farsi sentire, come fosse un segreto tra me e lui.
Gli stampai un leggero bacio sulle labbra, prima di prenderlo per mano e uscire dal bagno.
 
 
Coleen.
 
 
Lasciai la povera Effie da sola, Harry continuava a camminare tra la folla, non lasciava andare la mia mano. Raggiungemmo un angolino leggermente meno affollato, dove si riusciva almeno a respirare. Partì un altro lento: Lego House di Ed Sheeran. Adoravo quella canzone, l'avevo inserita nella playlist "Relax", era davvero capace di farmi dimenticare ogni mio cattivo pensiero e schiarirmi la mente anche solo per quei pochi minuti che durava. Vidi il viso di Harry avvicinarsi al mio, i suoi ricci mi accarezzavano le guance.
"Te l'ho mai detto che sei bellissima?" mi sussurrò all'orecchio. Risposi donandogli un lieve e casto bacio sulle labbra, che lui cercò di approfondire in uno più passionale, non lo rifiutai. Quando riaprii gli occhi potei constatare che avevamo gli sguardi di tutta la gente puntati addosso. Ma cosa avevano da guardare?
Non era una cosa normale baciarsi, dimostrare il proprio amore ad una persona? Forse erano sorpresi nel vedere Harry, Harry Styles che per una volta non stava baciando la ragazza più ambita della scuola, ma una normale, una che indossava felpe e converse invece di minigonne e calze a rete.
"Harry, io devo andare." gli dissi dopo aver notato che l'ora del mio coprifuoco era ormai giunta.
"Ti accompagno fuori." sussurrò per poi accarezzarmi la schiena e dirigermi verso l'uscita.
Arrivammo alla sua macchina nuova di zecca, aveva appena preso la patente. Mi sedetti nel sedile accanto al guidatore, tamburellando con le dita sul cruscotto, in attesa che lui mettesse in moto.
"Col." mi chiamò appena si fu seduto.
"Dimmi."
"Baciami." disse per poi buttarsi sul mio viso e stringermi tra le sue braccia. Lo baciai con tutta la dolcezza che avevo in corpo, percepii che quello non era un bacio come tutti gli altri, voleva trasmettermi qualcosa, qualcosa che forse desiderava che io sapessi da tempo e che si era trattenuto finora, pensando che fosse giunto il momento giusto. Cercai di staccarmi dalle sue labbra, ma appena lo feci lui riattaccò le sue sulle mie, ancora non gli bastava.Portò le sue mani sul mio collo, facendole scivolare poi sulla nuca e tra i capelli, accarezzandomi dolcemente. Questa volta si staccò lui, mi guardò negli occhi, sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi e spostò lo sguardo sulle mie labbra.
"Coleen, voglio fare l'amore con te, adesso." disse secco.
"Oh." fu l'unica parola che riuscii a dire, l'unica che riuscì a scapparmi tra le labbra che erano rimaste socchiuse dalla sorpresa. "Harry, io.."
"No no, aspetta, non dire nulla, è colpa mia, sono proprio uno stupido, mi sono fatto prendere dall'enfasi del momento, che sciocco! E' ovvio che è ancora troppo presto, non dovevo permettermi, sono soltanto uno stup.."
"Smettila." lo zittì severa. "Se è questo quello che vuoi, io lo farò, perchè sono davvero disposta a tutto pur di renderti felice, hai capito?" i miei occhi lo scrutavano come per rimproverarlo, ora aspettavo soltanto la sua reazione. Ponendo l'indice sotto al mio mento portò il mio viso vicino al suo, facendo combaciare le nostre labbra. "Capito." sussurrò poi serio, ancora sulle mie labbra. L'enfasi del momento cresceva sempre più, a poco a poco cominciammo a spogliarci aiutandoci l'un l'altro. Ad un tratto mi suonò il cellulare, mia mamma mi stava chiamando disperatamente, scommetto che era già in pensiero per me, malgrado avessi sforato il coprifuoco solo di una manciata di minuti. Mi staccai dalle sue labbra, iniziai a smanettare col telefono, ignorando la chiamata, Harry afferrò il mio cellulare e lo gettò sui sedili posteriori. Riprese a baciarmi con passione, iniziando a sfilarmi il vestito, con un'abile mossa si liberò anche del reggiseno. In poco tempo ci ritrovammo nudi, una nelle braccia dell'altro ad amarci e a fare l'amore. I gemiti mi uscivano spontaneamente dalla bocca, non riuscivo a trattenerli.
Harry era stremato, si accasciò al mio fianco sudato e col respiro affannato prima di sussurrarmi le parole più belle che potesse pronunciare, quelle che una ragazza come anche una donna attendono di udire per settimane, mesi, se non anni.
"Ti amo." Scoppiai in una risata liberatoria assolutamente non per deriderlo, ma perchè non riuscivo più a trattere le emozioni e la gioia che si erano accumulate in quei giorni, tutto per merito di Harry.
"Anche io ti amo, Harry."
 
Scesi dall'auto dopo avergli dato un ultimo lungo bacio, non sapevo come avrei fatto a resistere senza averlo vicino tutta la notte, non sarei di certo riuscita a 
dormirci su così facilmente. Si sporse dal finestrino per darmi un'ultimo tocco leggero con le sue labbra. Mi osservò allontanarmi dalla macchina e suonare il campanello di casa. Mi voltai un'ultima volta verso di lui.
"Ti amo, Coleen." mimò con le labbra facendo il labbiale. Gli sorrisi ed entrai, sentii il viso andarmi in fiamme, e il sorriso indelebile sulle labbra, non riuscivo a cancellarlo in nessun modo.
"Col, cos'è quella faccia sognante?" mi domandò mia madre appena mi vede entrare.
Probabilmente se te lo dicessi sverresti qui all'istante, stecchita sul pavimento. Non puoi neanche immaginare cosa mi è successo stasera, forse la cosa più bella di tutta la mia vita, forse l'attimo più intenso della mia intera esistenza. Mi ama, mi ama! Harry Styles è innamorato di me. Non so come gli sia venuto in mente, non so come abbia potuto formulare quelle due paroline in un modo così perfetto, non so cosa gira nella sua testa, o nel suo stomaco. So solo che lo amo anche io, più di ogni altra cosa al mondo.
"Niente mamma, niente..."
 
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Carota's Moment.
 
Questo capitolo è stato un vero parto imminente (?)
Anzi, imminente mica tanto visto che mi ci sono voluti 3 giorni per la scrittura
e un sacco di altro tempo per le idee, in ogni modo spero che vi piaccia.
Non sono molto brava nelle descrizioni delle dimostrazioni di AMMORE, ma
spero che Up all night a tutto volume mi abbia aiutato.
Nel momento di Liam E Maddie mi è pure scappata una lacrimuccia perchè c'era 
Stole my heart che crea l'ambiente discoteca e sentire la voce di Liam non so come rendeva
la scena quasi reale, me lo immagino benissimo con Lud.. ehm ehm Madison :)
Detto ciò, auguro una buona morte a Harry'sBuba ma anche a Luds xx.
Ringrazio tutti per le recensioni, grazie davvero siete fantastiche :3
Anticipazioni:
ossi care, ho deciso di anticiparvi qualcosina, la pizza mi rende buona (?)
Effie: l'istante con Niall si capirà meglio nel prossimo, non illudetevi che sia tutto rose e fiori però.
Lux: con l'ennesima scopata si è cacciata in grossi guai, pregate per lei.
Madison: nel prossimo capitolo racconterà alle amiche della sua partenza, ma con Liam va tutto a gonfie vele, per ora!
Abigail: sembra aver finalmente tirato fuori le palle, metterà Louis in riga, ma occhio, il Tommo non è così docile! ahah
Coleen: Harry è stato forse capace di renderla una persona nuova? Mah
Detto ciò mi sento un annunciatore dell'oroscopo, volete sapere come finirà?
Tutto nella prossima puntata (?)
Un Horan Hug a tutte.
MotaCarota :)

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Effie.
 
“E poi?!” mi domandò Maddie in attesa del seguito del racconto, le avevo narrato tutti i dettagli, senza tralasciare nessun particolare di quella che sembrava essere la serata più bella della mi vita con Niall.
“Se n’è andato..” mormorai triste, gli occhi mi si appannarono di lacrime.
“Come se n’è andato!?” sbottò delusa “Un secondo prima ti stava per baciare e poi ti ha lasciata lì cosi?!”
“E’ così, Maddie.”
“Ma che problemi c’ha questo? Il cibo gli ha dato alla testa? Si è abbuffato troppo? Ma dimmi te! Adesso vado lì e lo meno, oh vedi come gli faccio cambiare idea, vedi come ti viene a baciare a gambe levate poi!” Madison era sempre la solita, se c’era qualcosa che non le andava bene lo diceva sempre, non si tratteneva mai nulla, tutto il contrario di me, io tenevo tutto dentro, cercavo di reprimere ogni cosa ma poi finiva sempre che non ce la facevo più e scoppiavo.
“No, Mad per favore non fare nulla, Niall non mi vuole, evidentemente si era sbagliato ad avvicinarsi a me. Ora..” iniziai a singhiozzare, le lacrime ebbero la meglio anche sta volta “Ora non mi vorrà più vedere, lo conosco, ho rovinato tutto, Maddie, ho buttato tutto all’aria. Avevo un migliore amico così perfetto da non rendermi nemmeno conto del mio egoismo, ero troppo presa da quello che provavo per lui, non avrei mai dovuto..” Madison mi interruppe.
“Effie smettila!” sbottò “Non hai ragione, ti stai facendo un sacco di problemi che in realtà non esistono, perché primo, tu non hai fatto proprio nulla, è stato lui ad avvicinarsi a te, l’ho visto bene. Secondo, non credo proprio che Niall sia così infantile da non volerti più parlare solo per questo, e se non ti rivolgerà più la parola vedrò di dirgli qualcosa io, perché può fare quello che vuole, ma non gli permetto di far stare male una mia amica per una cazzata del genere.” Prese un attimo fiato per poi ricominciare a parlare “Ma poi posso dirti che ha dei problemi sto ragazzo?” scoppiai a ridere, Maddie era capace di farmi sorridere anche quando stavo male. “Scusa, era lui a volerti baciare, era lui che ti dava tutte quelle attenzioni, che ti faceva tutti quei complimenti, e poi proprio sul più bello si tira indietro e scompare nel nulla senza farsi più sentire? Bah, proprio non lo capisco, gli irlandesi sono ben strani !”
“Tutti gli uomini sono strani.” Affermai affranta. Vidi Coleen lasciare la mano di Harry e venire verso di noi con una faccia da ebete.
“Buongiorno splendori !” esclamò felice.
“Cos’e tutto questo entusiasmo?” fece Maddie sorpresa, Col non era mai stata così serena, così bella in viso, aveva un’espressione davvero incantevole.
“Eh, la vita è bella.” sospirò.
“Non direi proprio.” bofonchiai.
“Che è successo?” fece Col stupita dalla mia affermazione e dal mio viso sciupato.
“N-Niall” singhiozzai prima di scoppiare di nuovo in lacrime. Madison spiegò l’accaduto per me.
“Oh, mi dispiace tanto, Effie.” Cercò di rincuorarmi quando l’amica ebbe finito di raccontare. Sul viso di Col comparve un’espressione illuminata, come se fosse stata folgorata da un’idea brillante, da un lampo di genio in quel momento.
“Voi non sapete che idea mi è venuta!” esclamò all’improvviso.
“Illuminaci” dicemmo io e Mad all’unisono.
“Amatemi.” Fece Col sistemandosi i capelli dietro le spalle.
“Dai muoviti!” la incitò Madison.
“Organizzeremo un appuntamento a 6, io e Harry, Madison e Liam e tu con Niall.”
“No, non mi sembra una buona idea..” mormorai.
“Aspetta! Fammi finire!” protestò Col “Andremo al cinema a vedere un film romantico, stabiliamo un segnale, e in quel momento io bacerò Liam e Col Harry, così Niall trovandosi imbarazzato di essere il quinto incomodo, bacerà te!”
“Sei un genio, Butterfly!” esclamò Maddie entusiasta.
“Lo so, lo so, non fate complimenti!” si pavoneggiò lei.
“Non so, la cosa non mi convince” dissi scettica “Chi ti dice che Niall mi bacerà? Se ciò non accade sarà ancora più imbarazzante.”
“Fidati che non desidera altro quello lì, si vede lontano un miglio!” 
“Da quando tutta questa esperienza in campo uomini, Butterfly?” fece Maddie stupita. Col ammiccò un sorriso complice.
“Allora è perfetto!” esclamò poi “A quando il piano?”
“Domani.” Propose Maddie.
“No, domani ho lezione di chitarra.” dissi.
“Sono sicura che l’idea di baciarti lo alletta molto di più rispetto all’insegnarti qualche nota.” Concluse Col.
 
Mi recai in casa Horan quel pomeriggio, preferivo proporgli la cosa di persona che scriverglielo per messaggio, così avrei anche potuto chiedergli spiegazioni sul comportamento della sera prima.
Suonai al campanello.
“Niall è di sopra.” Mi rispose la signora Horan appena mi vide sullo zerbino di casa. Le sorrisi e mi inoltrai nel piccolo appartamento con l’ansia che cresceva sempre più e le gambe tremanti. Bussai alla porta della sua camera, che era socchiusa.
“Sto suonando, mamma, lasciami da solo.” Rispose.
“S-sono io, Niall” balbettai prima di affacciarmi dalla porta. Sobbalzò dallo stupore nel vedermi, evidentemente non se lo aspettava, il suo volto assunse un’espressione preoccupata, lanciò immediatamente la chitarra sul letto, iniziando poi a torturarsi le mani.
“Ciao.” dissi seria.
“Ciao, che ci fai qui?” domandò con voce tremante.
“Ero venuta per vederti, non ti sei più fatto sentire da ieri sera, cominciavo a preoccuparmi.”
“Beh, non è che se non ci sentiamo tutti i giorni devi preoccuparti eh!” bofonchiò gesticolando nervosamente. 
“Niall… che ti succede? Perché sei così? Ti ho fatto qualcosa di male? Non ti riconosco più da ieri sera quando..” non trovai le parole per andare avanti, boccheggiai per qualche momento per poi lasciare che parlasse lui, cosa che non avvenne.“…In ogni caso ero venuta per chiederti se ti andava di uscire domani, ci sarebbero anche Liam, Harry, Col e Maddie. Per un film..”
“Perché no?” riprese con il suo solito tono, come se il solito Niall si fosse svegliato di colpo, come se non fosse mai accaduto nulla.
“Bene, allora ci vediamo domani sotto casa mia.” Annunciai incamminandomi verso la porta per uscire.
“A domani” disse semplicemente.
Come mai era così freddo? Di solito era un rito per noi scambiarci almeno un abbraccio o bacio, fare battutine stupide soltanto per dire qualcosa.. Quella volta era diverso, non aveva pronunciato parola, sembrava distaccato, impacciato, forse si vergognava? In ogni caso non ci arrivava che magari qualche spiegazione poteva darmela? Uscii da casa sua scossa, spaesata, proprio non capivo cosa gli era preso.
Cominciavo a dubitare che il piano di Coleen avrebbe funzionato, forse non bastava solo quello, forse qualcosa era cambiato per sempre, non lo riconoscevo più, il mio migliore amico…
 
 
Lux.
 
 
Ne ero più che convinta ormai, quella strana idea che girava nella mia testa da più di due settimane aveva finalmente preso forma, non avevo più dubbi: provavo per Zayn qualcosa di speciale, qualcosa che si diversificava da quelle poche cose che avevo provato finora per qualsiasi altro ragazzo, qualcosa che non avrei mai pensato fossi in grado di provare. Se si dice che l’amore sia in grado di cambiare le persone, io posso essere un caso di questi, posso testimoniare che è vero. Io che ero convinta che l’amore fosse solo una cosa patetica, che non sarei mai stata innamorata, che nessun ragazzo sarebbe mai stato in grado di farmi svolazzare le farfalle nello stomaco, di farmi aumentare il battito del cuore trovandosi vicino a me. Beh, mi sbagliavo, non solo in quel momento mi stavano succedendo tutte quelle cose, ma stavo diventando anche dannatamente gelosa. Essere gelosa per me era proprio il colmo, ma soprattutto era una cosa che mai avrei dovuto diventare: Zayn era costantemente circondato da ragazze dalla gonna paurosamente corta, che sarebbero diventate sue con un solo suo schiocco di dita.
“E’ successo di nuovo, Abbie.” annunciai sconsolata, sapevo che me ne sarei pentita.
“No, non mi dire che è quello che sto pensando io!” sospirò Abigail.
“Credo proprio di sì, invece.”
“Luxi ! Ma cavolo, cosa ti avevamo detto?!”
“Di stargli lontana” imitai le mie amiche facendo finta che la mano parlasse, odiavo le loro ramanzine. “Ma non ce la faccio! Ok, che un po’ sono cambiata ma rimango sempre Lux Ferdinand, ho sempre i miei bisogni primari, insomma! Era così attraente, non ho saputo dirgli di no nemmeno stavolta, ci davvero sa fare!” tentai di giustificarmi, alla fin fine non avevo fatto tutto da sola.
“Non metto in dubbio che sia un mago nel mestiere, far invaghire di sé la Lux che conosco io è un’impresa che non osavo nemmeno nominare prima, è l’unico finora che ci sia riuscito. Ma devi capire che non ti fa bene, le relazioni basate solo sul sesso sembrano la soluzione a tutti i problemi, ma alla fine non si rivelano altro che vere e proprie catastrofi. Tant ’è che ora tu sei presa di lui da far schifo e lui.. beh non dico che non lo sia, ma non credo che sarebbe disposto a rinunciare alle scappatelle con le altre decine di ragazze per stare solo con te, mi segui?” 
“Certo, certo, questo lo so perfettamente anche io, quello che ti sto chiedendo però è come fare per catturare la sua attenzione in modo da fargli dimenticare tutte le altre sciacquette, in modo da non fargli desiderare altro che me.”
“Prometto che questo giorno me lo segno sul calendario! Lux Ferdinand che viene a chiedermi consigli in amore, questo sì che è un evento degno di finire al telegiornale!” disse Abigail sarcastica alzando le braccia al cielo.
“Dai Abbie smettila, sono seria!” protestai ridendo.
“Ma cosa vuoi che ne sappia io! La mia vita sentimentale è un disastro e non sono certo in grado di dirti quello che è giusto fare per attirare l’attenzione di uno che si porta a letto mezza scuola! L’unica cosa che posso dirti è che forse non dovresti fargli vedere che sei più cotta di una pera, perché così facendo non farai altro che accrescere la sua filosofia –Sono figo, bello, e faccio colpo- Fossi in te cercherei di fargli vedere che di lui te ne frega meno di zero, che non hai intenzione di porti ai suoi piedi, devi fargli vedere chi sei, che sei una dura che sa tenergli testa!”
“Credo di aver capito.” assentii cominciando a progettare piani malefici in testa.
 
Nell’intervallo incrociai Zayn nei corridoi, la sua solita camminata mi faceva ridere, si atteggiava credendo di essere il re del mondo, gli avrei fatto cambiare idea, o per lo meno ci avrei provato.
Mi afferrò il braccio e mi portò a pochi centimetri dal suo viso.
“Ti è piaciuto ieri sera eh?” il suo tono strafottente non cambiava mai.
“Avresti potuto fare di meglio..” gli risposi senza interesse. Mi guardò stranito, si aspettava una risposta tutt’altro che negativa, da me non avrebbe di certo ricevuto degli elogi.
“Perché non ci riproviamo, così posso farti vedere cosa sono in grado di fare.” propose.
“Non credo proprio, ho altro di meglio da fare, sai?” Sbaglio o ora ero io quella strafottente? 
“Beh, se è l’ambiente scolastico che ti intimorisce potremmo vederci questo pomeriggio a casa mia..”
“Non è questo il punto Malik, sai benissimo che non mi farei scrupoli nemmeno in una scuola materna, il fatto è che non mi interessa, non mi interessi tu, posso avere tutti i ragazzi che voglio, proprio come puoi avere tu tutte quelle che vuoi, perché ti ostini a volere me?” Non aspettavo altro che una sua risposta.
Boccheggiò per alcuni minuti, da ciò capii che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata una scusa.
“Non è che mi sono fissato su di te, è solo che le mie prede le scelgo con cura, e tu sei.. molto brava.”
“Preda? Non credo affatto i essere una preda, se non erro in questo momento sei tu che stai cercando di convincermi per farmi venire a letto con te,non io che mi sto facendo catturare.”
“Se non vuoi posso benissimo cercarmi qualcun'altra.” Bel tentativo, Malik, ma non attacca.
“Appunto, perché non lo fai allora?”
“Vedrai che tra poco sarai tu a desiderarmi, e non so se l’offerta sarà ancora valida!”
“Continua a sognare!” esclamai per poi lasciarlo da solo, girando l’angolo.

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Carota's Moment.
Salve! Oggi sto male perchè hanno annunciato che i nostri ammori verranno in Italia venerdì,
spero solo che la città dove andranno sarà raggiungibile (?)
Comunque care mie! MA VOI SIETE PAZZE!!! 
7 recensioni!!! E manca anche quella di Luds xx che è un po' in ritardo ma non mi tradisce mai :3
Grazie davvero, non me le sarei mei aspettata! *-*
Che dire di questo capitolo.. insomma è un po' di transizione, vengono spiegate un po' di cosine per il seguito
come l'appuntamento a 6, spero vi piaccia :D
Anticipazioni: (ho deciso che me le metterò ogni volta)
-Effie, come si sa, dovrà affrontare il cambiamento di Nialler, e l'appuntamento bah.. vedremo!
-Lux, poveraccia fa tanto la figa ma alla fine sta messa male, ci sarà un colpo di scena!
-Maddie dovrà affrontare la partenza e un terzo incomodo (uhauhauha)
-Abigail metterà Louis in riga, e il Tommo si rivolgerà ancora a Zayn per consigli da uomini
-Col, una catastrofe vi dico solo questo.. presto l'arrivo di una persona le rovinerà la vita...
Mi scuso per i possibili errori ma non ho voglia di rileggere :)
Volete sapere come andrà avanti? Solo nel prossimo capitolo (?)
Un caloroso Horan Hug.
MotaCarota :))

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Abigail.
 
 
“Che cosa?!” sbraitai dopo aver udito le parole della mia migliore amica.
“E quando partirai?” chiese Col preoccupata.
“Tra un paio di settimane, cercherò di convincere mio padre a rimandare la partenza con la scusa di fare gli ultimi test” disse Maddie con gli occhi lucidi.
“E come faremo senza di te?” domandò Effie portandosi le mani alla fronte.
“Come farò io, ragazze, in Francia senza di voi, senza Liam, nuova scuola, nuovi compagni, nuovo tutto. Non mi ci fate pensare.” mormorò tirando su col naso.
“L’hai detto a Liam?” domandò Lux, anche lei sembrava temere quell’orribile momento che però sarebbe arrivato prima o poi.
“Sì, infatti è parecchio confuso sul da farsi, cercheremo di tenerci in contatto.”le rispose Madison, soffiandosi poi il naso con un fazzoletto.
“Ma non c’è proprio nessun modo per far cambiare idea a tuo padre?” domandai soffocando i singhiozzi; l’assenza della mia migliore amica mi avrebbe uccisa.
“No, Abbie, sono obbligata, non c’è nessuna uscita.” La strinsi forte tra le braccia, come avrei potuto affrontare la scuola, Louis, la vita che mi ritrovavo, senza lei al mio fianco? La conoscevo da quando avevamo 4 anni, ed eravamo diventate come i pappagallini inseparabili, non potevamo vivere una senza l’altra. Ci stringemmo tutte e cinque in un abbraccio di gruppo; come avremmo fatto senza Maddie? Tra tutte era forse lei quella che era sempre pronta a dare un consiglio, una mano; quante volte io, Effie e Col ci eravamo rivolte a lei per sapere come agire con il ragazzo che ci piaceva? Quante volte Lux le aveva chiesto consiglio su chi scegliere come prossima scappatella? Era diventata una parte integrante della nostra vita e nessuna di noi quattro avrebbe resistito a lungo senza di lei. Le lacrime cominciarono a scendere sui nostri visi, non c’era davvero nulla che potessimo fare per farla rimanere con noi?
L’intervallo terminò e ognuna di noi si recò nella rispettiva classe. Io avevo storia, i motivi per cui odiavo quella materia erano innumerevoli: dalla noia, alla prof. incapace di formulare una frase di senso compiuto, alle numerose pagine da studiare, ma primo tra tutti la presenza di Louis nella classe. Era forse l’unica materia che avevamo in comune, era più che sufficiente. Entrata in classe lo notai seduto a gambe incrociate sul mio banco. Mi avvicinai per posare i libri che avevo in braccio, nella cartella, cercando di non incontrare il suo sguardo, tanto meno parlargli.
“Ciao.” fece lui con il suo solito tono entusiasta di ogni cosa.
“Che vuoi?”
“Niente, uso solo le buone maniere.” Gli rivolsi un sorriso volutamente falso.”Hai studiato?” mi domandò poi, scendendo dal mio banco con un salto.
“Mica interroga.” Bofonchiai senza dargli troppa importanza.
“Certo, non ti è arrivata l’e-mail di Peter? Ieri ha chiesto alla prof. cosa avremmo fatto oggi, quando ormai tutti se ne erano andati, e lei ha risposto che avrebbe interrogato. Ha mandato l’e-mail a tutti per avvisarci, sicura di non averla ricevuta?” 
“Non ho usato il computer ieri.” risposi fredda, presa dal panico. Non avevo mai aperto libro in due mesi di spiegazione, l’avrei fatto soltanto alla vigilia del compito, l’unica cosa che mi aspettavo era un’interrogazione a sorpresa.
“Mi spiace per te” fece Louis alzando le spalle “Non hai la mia fortuna di essere l’ultimo dell’elenco, il 22 non esce mai, quindi io non ho problemi, ma tu..”
“Spero che ti interroghi e che tu prenda 0!” sbraitai sedendomi rumorosamente al mio banco.
“0 non lo danno, e poi non uscirò quindi..”
“Ma taci, cretino.” bisbigliai cercando si non farmi sentire; in quel momento entrò in classe la prof, pochi minuti dopo tirò fuori il dado magico che usava per le estrazioni.
“London, vieni tu a tirare il dado stavolta” la prof. mi chiamò ad estrarre. Nel cammino dal banco alla cattedra percepii gli occhi di Louis addosso. Una volta alla cattedra, tirai il dado che roteò per vari istanti prima di fermarsi. In quel momento pregai tutti i santi del cielo che venisse fuori il numero 22, avrei voluto umiliare Louis davanti a tutta la classe, smentendo la sua falsa teoria dell’ultimo nome. Il dado terminò di girare, non osavo guardare cosa era uscito, anche io sarei potuta essere estratta.
“22!” annunciò la prof. La mia felicità era alle stelle, in quel momento avrebbero potuto anche investirmi con un trattore, ma il sorriso non sarebbe comunque svanito dalle mie labbra, gli stava proprio bene! Louis imprecò battendo i pugni sul banco, a quel punto non aspettavo altro che vederlo prendersi un bel “impreparato” che avrebbe fatto precipitare a picco la sua media del 7. Non ritenevo fosse giusto che avesse il mio stesso voto, essendo che io me l’ero guadagnato studiando, mentre lui era riuscito a prenderlo copiando a destra e a manca.
“Tomlinson, vieni, sei interrogato.” ribadì la professoressa.
“Prof, io..”
“Forza vieni! Non vorrai mica prenderti una bella nota perché ti rifiuti di venire!” sbraitò la donna, diventando paurosamente rossa in viso.
“Prof, io non sono preparato, non posso venire un’altra volta?” Numerosi bu e schiamazzi rimbombarono dai compagni, non era giusto nei loro confronti se l’insegnante l’avesse fatta passare liscia a Louis, quando magari loro si erano trovati nella sua stessa situazione.
“Tomlinson lo sai che non..” lui la interruppe.
“Prof, la prego! Le prometto che se mi dà un’altra occasione farò un’interrogazione impeccabile la prossima volta, per favore!” era difficile resistere agli occhioni azzurri di Louis, e inoltre era un bravissimo attore; ero però convinta che non l’avrebbe scampata, il che mi rassicurava.
“Eh va bene, Tomlinson.. ma che sia la prima e l’ultima volta, mi raccomando!”
“Che cosa?!” sbottai alzandomi in piedi.
“Grazie prof, lei sì che ha davvero un grande cuore!” esclamò Louis felice.
“Evita di fare il lecchino, tanto se non lo hai preso oggi, lo prenderai la prossima volta quello 0!” borbottai guardandolo in cagnesco.
“Non se mi aiuterai tu a studiare!” se ne uscì lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Spero che tu stia scherzando!” dissi scoppiando in una sguainata risata.
“Affatto, allora mi aiuti?” fece con un maledetto sorriso sulle labbra, proprio uno di quelli a cui non sapevo resistere.
“Forse dimentichi cosa è successo l’altra sera, Louis”
“Certo che no, ma sono sicuro che tu sarai così buona da farmi questo favore.”
“E sentiamo, cosa te lo fa pensare?”domandai incrociando le braccia.
Sospirò alzando gli occhi al cielo “Oh avanti! Prometto che in cambio farò quello che vuoi.”
“Anche se ti chiedessi di buttarti dal balcone?” chiesi iniziando a saltellare eccitata.
“Tutto quello che vuoi.”ribadì lui porgendomi una mano in attesa di una stretta.
“E va bene, però prometti che farai qualsiasi cosa io ti chieda!” lo ammonii già pentendomi di aver accettato. Mi strinse la mano entusiasta, e io lo fulminai con lo sguardo, ora non dovevo fare altro che pensare a cosa gli avrei chiesto in cambio…

 
Madison.
 
 
Il pensiero della partenza mi uccideva, le mani cominciavano a tremarmi, la vista mi si annebbiava, mi sentivo svenire, forse non mi ero ancora resa conto che presto avrei dovuto lasciare tutto quello che avevo, per andare a Parigi. Amavo la Francia, e forse vivere nella capitale mi avrebbe aiutato per il futuro, forse avrei potuto entrare nel campo della moda, sarebbe stato davvero un sogno per me. In ogni modo nemmeno questo poteva tirarmi su il morale. In quel momento desideravo solo restare vicino alle mie amiche, alle persone a cui mi ero affezionata, volevo rimare lì a Londra.
“Ohi, sveglia!” disse Liam passandomi una mano davanti al viso.
“Stavo pensando..” risposi sobbalzando un tantino.
“A cosa?”
“Alla..” No, un momento, gli avevo fatto un discorso da Oscar pochi giorni prima sul fatto di pensare al presente, e ora tutti quei problemi me li stavo facendo io. “A niente, andiamo?” Mi schioccò un dolce bacio sulla fronte per poi prendermi per mano. “Certo.” aggiunse poi. Salimmo sul suo scooter e in pochi minuti ci ritrovammo a destinazione: un bel giretto al centro commerciale era proprio quello di cui avevo bisogno. Giunti all’entrata di Harrod’s fui come inebriata dall’atmosfera di shopping, era da tanto che non facevo spese, e quel bisogno che si faceva sentire sempre di più andava colmato, era finalmente arrivato il momento.
“Allora, dove vuoi andare?” mi domandò Liam con un suo raggiante e contagioso sorriso stampato sulle labbra.
“Io direi da..” fui interrotta.
“Chanel!” esclamò Liam sorpreso. Chanel?! Liam che vuole andare da Chanel, sono in paradiso!
“Liam! Come stai?” esclamò una ragazza abbracciandolo, sembravano grandi amici, quello fu solo l’inizio di una giornata davvero snervante, altro che quel paradiso di negozio che avevo capito io... Mi schiarii rumorosamente la voce per cercare di farmi notare.
“Oh Chanel, lei è Madison..” annunciò Liam, spostandosi per far sì che la ragazza potesse vedermi. Lo fulminai con gli occhi; tutto qui, Liam? “..La mia ragazza.” Aggiunse poi, rivolgendomi lo sguardo.
“Piacere.” Disse lei porgendomi la mano con un tono più acuto e melenso di quello di Effie, non capivo se ci era o se ci faceva.
“Ciao.” Risposi fredda stringendole svogliatamente la mano, a quel punto aspettavo di sapere chi fosse questa benedetta Chanel che era spuntata così dal nulla. “Io sono Chanel, un’amica di Liam, se posso dire così..” aggiunse rivolgendogli uno sguardo complice. 
“Se si può dire così?” feci sconvolta; perché? Sentiamo cosa sei! 
“Chanel era la mia tutrice nella vecchia scuola, è stata l’unica che si è presa cura di me quando arrivai da Wolverhampton.” intervenne Liam per calmare le acque.
“E ora siamo rimasti ottimi amici!” squittì lei saltellando, con un sorriso che le arrivava fino ai lobi.
“Bene, ora noi andiamo..” dissi malamente prendendo Liam a braccetto e allontanandomi da quella. Lui mi guardò male e fece un passo indietro. “Perché non facciamo un giretto tutti insieme?” propose poi alla sua fantastica amica.
“Per me va bene, però accetto solo se anche Maddie è d’accordo.” Maddie? Da quando mi chiami con un soprannome? Certo che non sono d’accordo, vedi di girare i tacchi e toglierti dai piedi, vai, torna nella tua vecchia scuola va! Liam mi guardò con uno sguardo speranzoso, quei suoi occhini erano capaci di farmi dire di sì a qualsiasi cosa.
“Ma certo!” esclamai con falso entusiasmo alzando gli occhi al cielo. Il mio bel pomeriggio con Liam era andato in fumo.
“Andiamo allora!” disse Liam contento come una pasqua battendo le mani.
Dopo una ventina di minuti io e Liam stavamo attendendo che Chanel uscisse dal camerino, mi piaceva abbastanza quel negozio, ma l’abitino che aveva scelto lei era una cosa davvero inguardabile: dalla cortezza sembrava più una maglia, il colore era indefinito, una via di mezzo tra il beige e il verde, decorato poi con pizzo e fiocchi ovunque, un’oscenità. Approfittai di quel momento per scambiare qualche parola con Liam riguardo alla sua amichetta così tanto carina.
“Liam, perché l’hai fata venire con noi!?” protestai cercando di non farmi sentire.
“Ma non la vedevo da tanto tempo e poi che male ti fa?”
“Dovevamo uscire solo io e te!” sbottai indignata.
“Ma usciremo un’altra volta, Maddie.”
“Ah, un’altra volta, ma certo!” a questo punto non badavo più al livello della mia voce, le parole mi uscivano da sole, non ero in grado di controllarle. “Tanto abbiamo tutto il tempo che vogliamo, no?! Forse ti dimentichi che tra dieci giorni io parto per Parigi, e che forse non ci rivedremo mai più, Liam! Beh, evidentemente non te ne frega nulla, forse preferisci stare con la tua amichetta!” gli stavo letteralmente urlando in faccia. Proprio in quell’istante Chanel uscì dal camerino.
“Come sto?” squittì girando su se stessa, guardandosi allo specchio. Guardai Liam, non aveva proferito parola, non aveva dato alcuna risposta alla mia scenata.
“Io lo preferirei un po’ più corto!” feci sarcastica.
“Non ascoltarla, ti sta benissimo.” le disse Liam. 
“Ora basta!” sbottai stufa. “Io me ne vado, ho altro di meglio da fare. Mi raccomando Chanel, il prossimo sceglilo ancora più aderente e corto così ti dirà che sei bellissima, proprio come aveva detto a me un paio di giorni fa! E’ un consiglio… da amica!” sistemai nervosamente la borsa sulla spalla per poi dileguarmi a grandi passi, aspettandomi almeno che Liam mi fermasse, cosa che non avvenne.
Arrivata a casa, mi chiusi in camera furente e indignata; possibile che proprio quando cominciava ad andare tutto bene, doveva arrivare quella sanguisuga umana!? Sentii il campanello suonare. “Vai tu, mamma!” urlai dalla mia camera. Pochi minuti dopo Liam si affacciò dalla porta. “Possiamo parlare?” mi domandò entrando in camera.
“Cos’è Chanel ti ha dato il permesso di venire da me un attimo?”
“Maddie, mi dispiace..” disse sedendosi sul mio letto, al mio fianco. “Ma cerca di capirmi, Chanel mi ha aiutato tantissimo quando ero solo nella nuova scuola, non potevo congedarla così come se niente fosse.”
“Siete stati insieme?” domandai senza badare alle sue spiegazioni.
“No, siamo sempre stati solo amici.” rispose serio. Alzai le spalle, stringendomi poi nella grande felpa, che tra l’altro era sua.
“Avanti amore, non puoi tenermi il muso per così poco…” mormorò avvicinandosi al mio viso, sulle sue labbra si era già formato uno dei suoi migliori sorrisi. Il cervello aveva smesso di funzionarmi già alla seconda parola che avevo udito, il resto non contava. Sapevo benissimo  che l’avrei perdonato, non riuscivo nemmeno a tenergli il broncio, non riuscivo a stare senza di lui per più di due ore, non riuscivo a tenergli rancore. Era davvero diventato essenziale per me, era questo l’effetto che mi faceva. Mi avvicinai lentamente al suo viso per poi donargli un leggero e casto bacio di riappacificazione. 
“Così va meglio.” commentò con un sorriso beffardo.
“Non ti voglio più vedere insieme a lei.” 
“Ricevuto capo.” disse mettendosi una mano davanti alla fronte a mo di soldatino per poi avvicinarsi all’uscita, ma ripensandoci subito dopo. Io ero ancora seduta sul letto e presto si voltò, avventandosi su di me per poi baciarmi con passione. Sentii che quel bacio era pieno di voglia, di una certa voglia che avevo anche io, voglia di diventare una cosa sola, un tuttuno... Mi sdraiai sul letto lasciando che si coricasse su di me, si sorreggeva con le mani per non soffocarmi col suo peso. Le sue mani scivolarono sui miei fianchi, e poco dopo le sentii lottare con il gancetto del reggiseno. "Liam.." sussurrai tra un bacio e l'altro. "Maddie" mi rispose lui già col fiatone a causa dell'enfasi del momento. "Liam, tra poco arriva mia mamma." annunciai abbassando gli occhi. Corrugò la fronte, aggrottando poi le sopracciglia confuso e demoralizzato.
"Sappi che la prossima volta non mi scappi!" cercò di intimorirmi con un sorriso beffardo sulle labbra. Arrossii terribilemente; non poteva dirmi quelle cose! Ci rialzammo dal letto per poi avviarci verso la porta.
“Ciao amore mio.” sussurrò quando i nostri nasi si sfiorarono prima di lasciarmi un tocco leggero con le labbra.
“Aspetta.” dissi prendendolo per il colletto della camicia e portandolo ancora sulle mie labbra, approfondendo quel leggero bacio in uno non esattamente casto. “Ora puoi andare.” Aggiunsi poi. “Signor sì!” esclamò per poi scendere le scale e lasciarmi sola a sognarlo.
 
Ecco Chanel
 
Zayn.
 
 
Ancora non riuscivo a comprendere lo strano comportamento di quella Lux, era piuttosto lunatica, passava dall’essere porca da far schifo, quasi romantica e poi scorbutica, chissà cosa le girava per la testa, bah, tanto non avrebbe saputo resistere al fascino del ragazzo dalla pelle ambrata. Sarebbe stata mia e, nel caso non fossi riuscito ad averla subito, avrei aspettato, il sesso fatto così bene se le meritava delle attenzioni in più…
Tirai su la zip dei pantaloni e sulla porta del bagno incrociai Louis.
“Ehi!”
“Come va, amico?” chiesi dandogli una pacca sulla spalla.
“Piuttosto male direi, sai con Abigail…”
“Che c’è che non va? Il piano non ha funzionato?”
“Beh, ecco, non esattamente… Ho provato a trattarla male, a toccarla ma..” esitò ad andare avanti, non andava fiero di quello che avrebbe appena detto. “Mi ha respinto, si è arrabbiata tantissimo e ora mi parla a malapena.”
“Mmh, piuttosto strano, quando lo facevo io funzionava sempre...”
“Sì, il fatto è che Abigail è diversa, lei non è una delle tante, Zayn, non vuole solo sesso. Non credo che la tua tattica funzioni con lei, non è facile come con le altre.” Balbettava, gesticolava nervosamente, sembrava scosso, sembrava gli importasse davvero.
“Beh, allora cercatene un’altra più facile, amico!” Era così ovvio, perché accanirsi su una testa calda come Abigail?
“Non sono sicuro di riuscirci..” si schiarì la voce mettendo una mano davanti alla bocca “Voglio dire, prima voglio ottenere ciò che voglio e poi la lascerò in pace..” Ah, così va meglio, commentai tra me.
“Non demordi, Tomlinson! Allora prova questa, dovrebbe essere efficace anche su di lei: prova a mandarle dei messaggi dolci, come se ti importasse davvero, così appena te la trovi in casa beh, non esiterà di certo! Questo è garantito.” Ero davvero un mago nell’arte della conquista.
“Credo di aver capito, quindi le mando dei messaggi carini… ma così la..”
“Illudi” finii io per lui “E’ questo ciò che vuoi no? Vuoi solo portartela a letto o sbaglio? Sennò scusami ma non devi chiedere a me!” Tossì rumorosamente.
“Ma certo, ma certo.” farfugliò.
“Perfetto, allora fammi sapere che posizione avete usato.” Dissi con un pizzico di malizia, schioccandogli un occhiolino per poi sparire dietro l’angolo.
 
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Carota's Moment.
In questo momento l'ansia mi assale, sono davvero preoccupata per venerdì, tutto è saltato e mi sento illusa (?)
Vabè.. prima di tutto vorrei ringraziare le 7 splendide persone che hanno recensito, siete davvero fantastiche! :D
Ringrazio anche chi segue/preferisce/ricorda la mia novella ahah
Che dire del capitolo... Ecco illustrata finalmente la partenza di Maddie, aimè è così.. partirà :(
Abigail sembra dura ma in realtà ha il cuore tenero, ed essendo bruciata più che cotta di Louis (ahah che battuta) non riesce a dire di no anche per un favore.
Zayn malandrino (?) i suoi consigli del cavolo, lo so che li odiate ma mi erano necessari per andare avanti, così capirete molte più cose...
ANTICIPAZIONI (rullo di tamburi):
-Effie Coleen e Madison usciranno nel famoso appuntamento a 6, dove il piccolo irlandese confuso (?) commetterà uno sbaglio...
-Abigail aiuterà Louis a studiare, e proprio in quella occasione... 
-Lux, è la più problematica ma credo che sia arrivato il momento di farla diventare un po' più adulta...
Quanti puntini di sospensione! (?)
Tutto nella prossima puntata :)
Ah! scusate! Dimenticavo di dirvi ASSOLUTAMENTE DI PASSARE DALLA STORIA DI LUDS XX, eh quel Payne rubacuori, è un ordine eh è.è
Un bacio.
MotaCarota :)

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Coleen.
 
 
Il trillo della campanella mi concesse dieci minuti di pausa, trovavo fisica davvero stancante. Mi recai presso la classe di Harry, non era molto lontana dalla mia. Lo vidi sullo stipite della porta con quell’aria buffa che aveva quando era annoiato, fuori da scuola era tutta un’altra persona, mi faceva strano vederlo serio. Notai subito una bionda camminare per i corridoi, era circondata da altre tre sue amiche, che evidentemente la seguivano ovunque lei andasse poiché ogni qualvolta lei si fermava a parlare con qualcuno, loro facevano lo stesso. Dire che era bella era poco, ma non era una bellezza pulita e candida come poteva essere quella di Madison, era sporca e .. violenta, più simile a quella di Lux. Dal suo atteggiamento vanitoso e altezzoso potei capire che non era esattamente un tipo come Effie o Abigail, insicure e innocenti, bensì una ragazza che sapeva bene cosa voleva, e che avrebbe fatto di tutto pur di averlo, questa fu la mia prima impressione di lei. A giudicare dalle “parrucche” che portava sugli occhi, che non sembravano semplice mascara, e dai trampoli che indossava anche solo per venire a scuola, pensai che l’idea che mi ero fatta non era sbagliata: la classica ragazza dalla gonna troppo corta, per essere educati... Notai con angoscia che la bionda riuscì a risvegliare l’animo addormentato di Harry, i suoi occhi si sgranarono e appena lei gli passò davanti lui fu come risorto da una morte prematura. Evidentemente si conoscevano perché rimasero a parlare per qualche istante, prima che io li interrompessi.
 
 
“Ciao.” dissi con un briciolo di timidezza dovuta alla presenza di quella barbie uscita dalla sua confezione.
“Ciao amore.” esclamò Harry prima di stamparmi un bacio sulle labbra. In quel momento ci fu un po’ di imbarazzo, non osavo aprire bocca poiché qualsiasi cosa avessi detto avrebbe riguardato me e lui: il giorno prima a casa sua, quanto tenessi a lui, o quanto mi fosse mancato in quelle ore che ci avevano tenuti lontani, cose insomma che non volevo dire in presenza di qualcun altro oltre a noi due.
“Lei è Caroline.” cercò di rompere il ghiaccio per evitare che il silenzio perdurasse oltre. La bionda sbatté ripetutamente le ciglia per poi porgermi la mano con un sorriso falso dipinto sulle labbra rosso fuoco.
“Coleen..” 
“La mia ragazza” Harry finì per me. Le sue lunghe unghie mi impedirono di stringerle la mano, così alzai semplicemente il braccio in segno di saluto.
“Da quanto state insieme?” domandò lei con un po’ troppa curiosità, cosa che non mi piacque affatto.
“Poco, tre settimane appena..” rispose Harry stringendomi a sé. Ad un tratto una delle tre ochette che si portava dietro la chiamò con voce stridula.
“Oh, scusate” disse lei sistemandosi vanitosamente i capelli “Ora devo proprio andare, ci vediamo, Harry” salutò per poi iniziare a correre su quei trampoli; malgrado sperassi che scivolasse a gambe all’aria ciò non successe. Peccato.
“Grazie per il saluto, cara!” urlai sarcastica prima che Harry mi tappasse la bocca con la mano. “Simpatica la tua amica!” ribadii.
“Ma non è mia amica, è solo una che se la tira da morire e che crede di piacere a tutti, quando invece sta sull’anima persino a sua madre!” protestò Harry.
“Ehlà! Come mai sei così polemico?”
“Ma niente, non voglio farti pensare che mi piaccia o cose simili, lo sai che ho occhi solo per te.” sussurrò prendendomi le mani e abbracciandomi forte.
“Sarà meglio!” puntualizzai ironica prima di baciarlo dolcemente sulle labbra.
 
 
Caroline.
 
 
"Che c'è, Sophie?! Perchè mi hai interrotta, si può sapere?!" protestai indignata.
"Ti cercava Carl"
Scoppiai in una risata isterica "Ho altro di meglio da fare che sprecare ancora altro tempo con quello!"
"Chi era quel ragazzo? E' carino no?"
"Oh quante domande!" Sophie sapeva essere davvero appiccicosa alle volte "Harry, si chiama Harry" dissi sbuffando "E sì, è carino, molto anche..."
"Ma quella che c'era con voi non è la sua ragazza?"
"Oh, sai cosa me ne può importare della sua ragazza? Harry mi cade ai piedi con un mio solo schiocco di dita!"
"Ma non è carina come cosa se è il suo ragazzo!"
"Sophie ma tu cosa ne puoi capire eh? Quella Codren o come si chiama lei, se la dimentica in un batter d'occhio! Basta solo usare queste." dissi per poi sistemarmi il reggiseno "E ora vai a prendermi un caffè, muoviti!" Sophie sparì in un nanosecondo.
"Harry, Harry.. presto avremo molto da fare insieme io e te!" dissi tra me sfregandomi le mani.
 
 
 
Effie.
 
 
"Lo sapevo che non avrei dovuto darti ascolto, non funzionerà, me lo sento!" sbraitai incrociando le braccia.
"Ohh quante storie! Ma che ne sai? Se non ci proviamo non lo sapremo mai, mal che vada non succede nulla, ma fidati che ti bacia!" 
"Come fai ad esserne così sicura, Col?"
"Certe cose io me le sento, andrà bene, vedrai."  Coleen sistemò gli ultimi libri nella cartella e insieme ci incamminammo alla porta. "Allora per le 15 e 30 a casa mia?"
"Ma avevo detto a Niall che l'appuntamento era sotto casa mia." annunciai.
"Bene, allora andiamo da te e diciamo agli altri di raggiungerci lì, io e Maddie provvederemo a renderti irresistibile!" squittì felice.
"Coleen, giuro che questa me la pagherai cara!" 
 
"Sembro una gallina grassa!" protestai uscendo dal bagno e girando su me stessa per mostrare come mi stava la gonna.
"Ma taci va" borbottò Col.
"Devi scegliere tu, però a mio parere per un film è un po' troppo.." Maddie sull'argomento look era davvero esperta.
"Concordo" mugugnai iniziando a levarmi quella roba.
 
 
"Che ne dici di questo?" domandò Madison tirando fuori dal mio armadio un vestitino bianco e leggero. Prima che potessi rispondere si infilò di nuovo nell'armadio per tirare fuori un altro capo. "E sopra ci mettiamo questa, così non sembrerai troppo elegante" disse indicando una chiarissima camicia di jeans.
 
 
"Mi sembra perfetto!" esclamò Col più entusiasta di me. Poco dopo riuscii dal bagno con le "scelte finali" addosso.
"Stai benissimo" squittì Maddie fiera del suo abbinamento. Col estrasse in cellulare dalla tasca "Harry mi ha appena scritto che è tutto spostato a casa sua perchè al cinema non c'erano film romantici." annunciò poi.
"Furbo il ragazzo." commentò Madison "Beh, ancora meglio, in casa sua non vi farete certo scrupoli.."
"Maddie!" sbottai indignata "Lo sai benissimo che non succederà nulla, se fosse per me non verrei neanche."
"Invece verrai." dissero le due all'unisono guardandosi con sguardo furbo. Proprio in quel momento il campanello trillò.
"Uh! Sono arrivati, sono arrivati!" esclamò Col precipitandosi ad aprire. Improvvisamente sentii il cuore accelerare violentemente il battito, incominciai a vedere tutto annebbiato, volevo scappare, non volevo stare lì, Niall sarebbe stato di nuovo freddo con me e io non avrei saputo gestire ancora una volta la situazione. Mi avvicinai lentamente alla porta dove già le due coppiette si stavano scambiando lievi baci di saluto.
"Ciao Effie!" esclamò Harry dando una pacca sulla spalla a Niall "Ti vedo bene oggi." aggiunse prima di prendersi una gomitata da Col. Niall rise come era suo solito, la sua risata sguainata era inconfondibile, mi ricordava i momenti in cui eravamo felici e ridevamo insieme anche solo per delle sciocchezze; era all'oscuro di tutto non poteva capire.
"Possiamo entrare?" domandò Liam con il suo solito tono pacato, aveva già preso per mano Maddie, sembrava tenere molto a lei.
"No, veramente no!" urlò Harry "Andiamo a casa mia, qui non c'è spazio per tutti, vero Effie?" A cosa alludeva? Perchè dovevamo per forza andare da lui? Mi ritrovai gli occhi di tutti puntati addosso, quelli del riccio erano sgranati come per comunicarmi che avrei dovuto ribadire il concetto. "Ehm, eh già!" dissi con molta poca sicurezza, diventando rossa in volto.
"Bene, allora andiamo dai." aggiunse Col per poi stampare un ennesimo bacio sulle labbra di Harry. Bene, avevano proprio deciso di farmi dannare! Né Maddie, tantomeno Col erano solite a dimostrazioni di affetto in pubblico, così insistenti poi! Il famoso piano non era nemmeno iniziato, ma già io sentivo che sarebbe stata una catastrofe, l'imbarazzo non tardò infatti ad arrivare. Niall sembrava impassibile ai continui baci dei quattro piccioncini, semplicemente li guardava sorridente per poi infilarsi le mani nelle tasche dei jeans.
Arrivati a casa di Harry, notai subito che l’ambiente era diverso dal solito, per prima cosa un aroma di rosa riempiva l’atmosfera, i calzini sporchi e le merendine, che solitamente si potevano trovare ovunque, avevano lasciato posto a candele profumate e cibo minuziosamente preparato per il film. Qui c’era lo zampino di Col, Harry non sarebbe stato assolutamente capace di mettere in ordine quel cumulo di immondizia, si erano organizzati proprio bene.
“Come mai questa atmosfera Hazza?” domandò Niall sorpreso. Harry cercò subito gli occhi di Maddie, la migliore nell’invenzione di scuse plausibili.
“Tua mamma è davvero brava a tenere a posto la casa, Harry!” esclamò lei cercando di dissimulare.
“Ah, già! E’ fissata con l’ordine e la pulizia, questa volta però ha esagerato!”
“Ma no! E’ fantastico!” disse il biondo prima di buttarsi a peso morto sul divano e afferrando il dvd. “Love Actually?” domandò poi alzando il contenitore.
“Sapete che amo quel film, concedetemelo vi prego!”
“Ma l’avrai già visto sessanta volte!” protestò l’irlandese; bene, ci mancava anche che il film non fosse di suo gradimento, perfetto!
“Ottantuno” puntualizzò il riccio “e poi Niall, mi dispiace ma ormai è deciso, giusto ragazzi?”cercò poi l’appoggio dei suoi complici, i quali annuirono e sostennero la sua idea. Ci mettemmo dunque seduti sul grande divano, il caso vuole che io e Niall finimmo vicini, bene!
“Allora vado eh!” annunciò Harry inserendo il dvd nel lettore “Non voglio commenti, godiamoci sto film in santa pace!”
“Posso respirare?” chiese sarcastica Maddie prima di essere zittita dalle labbra di Liam “Se ci riesci!” aggiunse lui sarcastico.
Tutto sommato non andò poi così male, anche se talvolta mi sentivo come “sciolta” dagli occhi di Niall, che non sembravano volersi staccare dal mio viso, non capivo se fosse una cosa positiva o meno. Purtroppo i guai cominciarono ad arrivare proprio in una delle scene più spinte del film. D’altro canto mi sembrava strano che fosse tutto così tranquillo. Nella parte dove Karl e Sarah ballano alla festa natalizia dell’ufficio; come tutti quelli che hanno visto il film sanno, lei è follemente innamorata di lui da molti anni, ma a causa della sua timidezza e dell’imbarazzo non gliel’ha mai rivelato. Mi ritrovavo molto in lei, ed era anche il mio personaggio preferito tra tutti. Osservai Col e Harry, i quali si erano già lasciati travolgere dalla passione, per non parlare di Liam e Maddie che erano impegnati a scambiarsi un lungo e intenso bacio. Niall sembrava, a quel punto, davvero imbarazzato, si sentiva fuori luogo, come me d’altronde. Mi lanciò un tenero sguardo quasi intimorito, era terribilmente insicuro sul da farsi. Mi sorrise impacciato per poi ritornare con gli occhi sul televisore, torturandosi le mani. Sentii Maddie bisbigliare “Ancora non cede, lasciamoli soli” e vidi presto sparire tutti.
“Vado in bagno!”
“Ti accompagno!”
“Prendo altri pop corn!”
“Ti aiuto!”
Rimanemmo così soli, io e Niall. Nel frattempo Karl e Sarah erano finiti a casa sul letto per la precisione, mezzi nudi, in quel momento volevo letteralmente scomparire dalla faccia della terra. 
Ti prego Niall, fai qualcosa per favore, ti prego, prometto che non dirò più parolacce, farò sempre i compit.. Proprio nell’istante in cui ero diventata improvvisamente cattolica sentii la sua fievole voce sussurrarmi qualcosa all’orecchio. 
“Hai qualcosa qui.” disse indicando le mie labbra.
“Qui?” chiesi mostrandogli il lato destro della bocca. Niall prese delicatamente il mio dito e lo spostò sul punto giusto, staccando poi col suo indice il piccolo pezzo di pop corn che era rimasto attaccato alle mie labbra. 
“Qui” sussurrò. 
In quel momento eravamo terribilmente vicini, i suoi occhi sembravano quasi chiudersi, la sua mano era nel frattempo scivolata dietro la mia nuca, la sentii avvicinare piano il mio viso al suo. In quel momento potevo ormai sentire il suo respiro affannato sulle labbra, il suo dolce alito dal profumo buono e delicato. Stava succedendo davvero, Niall Horan mi stava di nuovo per baciare e questa volta l’avrebbe fatto davvero, non si sarebbe fermato di nuovo, stavolta lo volevamo entrambi, e sarebbe successo, avrei benedetto Col e Maddie fino alla morte, dovevo tutto a loro.. 
Improvvisamente un tonfo interruppe i miei pensieri e quel momento che avrei desiderato non finisse mai. 
“Cazzo Harry!” sentii Madison imprecare nel vicino corridoio “Proprio quando si stavano per baciare!”
“Ma chi è che ha dato la cera qui?” evidentemente Harry era appena scivolato sul parquet. Niall ed io scoppiammo in una fragorosa risata e, dopo aver riacceso le luci, raggiungemmo la cucina per vedere cosa era successo. 
Trovammo Harry a terra in posizione fetale che si massaggiava il fondoschiena per il dolore mentre Col, Maddie e Liam erano piegati in due dalle risate.
“Scusate.. ho forse interrotto qualcosa?” ci domandò il riccio, mentre cercava di rialzarsi sorretto da Coleen. Io e Niall ci guardammo per un istante e ci sorridemmo a vicenda “Niente di irrecuperabile.” rispose poi il mio dolce irlandese, ponendomi una mano sull’ultima parte della schiena.
 
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Carota's Moment.
Salve bellezze! Eccovi il 19, wow siamo quasi alla soglia del 20 (?)
Come avete visto Col dovrà affrontare questa nuova arrivata, vi dice niente "Caroline"? 
Presto si accorgerà che tenersi stretto Hazza è piuttosto difficile con una così attorno.
E vabe.. Effina cara (?) con Nialler ci siamo quasi dai! Mi sembrava troppo ovvio farli baciare lì, 
così ho aspettato ancora un po', tranquille tra poco arriverà sto benedetto bacio :))
E bom, niente (?) spero che il capitolo vi piaccia, anche se non mi convince tanto.
Chiedo umilmente scusa per l'errore che ho fatto nel capitolo precedente: la mamma di Mad 
era già in casa.. ehm vabe.
Ringrazio tutte le splendide persone che ricordano/seguono/preferiscono/leggono questa ff :D
Ma soprattutto chi recensisce, grazie di cuore :3
Anticipazioni:
Madison: attenzione partenza in arrivo! Abigail e Liam le organizzeranno una festa di addio, dove..
Abigail: come andrà a finire la seduta di studio con Louis? E il piano di Zayn? Sento puzza di bruciato hahah (?)
Effie: love is in the air! :3
Lux: Zayn la inviterà ad un appuntamento romantico, che qualcosa sia cambiato in lui?
Coleen: come ho già detto: OCCHI APERTI, CAROLINE IN AGGUATO!
Tutto nella prossima puntata.
Un bacio
MotaCarota :)
 
 
 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


 
PREMETTO CHE MI VERGOGNO MOLTO, NON MI ERO MAI SPINTA COSI OLTRE, E NON AVREI VOLUTO FARLO.. COMUNQUE QUESTO CAPITO E' A RATING ARANCIONE SE NON ROSSO, MENTRE IL RESTO DELLA STORIA GIALLO. NON LE RILEGGO PER NON PENTIRMI E TOGLIERLE, SPERO VI PIACCIA, MA SAPPIATE CHE A ME NO, PER NIENTE, NON SONO BRAVA IN QUESTE COSE!
 
Lux.
 
 
Entrai in bagno, in quei giorni stavo facendo vedere chi comandava a Zayn, il che mi faceva sentire davvero potente. Vederlo boccheggiare per qualche minuto per poi convincersi sul fatto che non dovesse fare altro che inghiottire l'insulto amaro e tacere era come una droga ormai, quella sua espressione da stoccafisso era inebriante, i consigli di Abigail mi erano stati utili. Appoggiai le mani al lavandino, quelle due ore di educazione fisica mi avevano distrutta, osservai la mia immagine riflessa nello specchio. I miei occhi erano spenti, i capelli scompigliati, la coda era ormai disfatta, la occhiaie scurivano il mio volto, non le avevo mai viste così profonde. Mi sciacquai il viso con dell’acqua fresca che mi rigenerò e mi invogliò a tornare in classe per affrontare l’ultima ora di inglese. Rifeci la coda, questa volta più frettolosamente, formando così un crocchio malfatto. La prima cosa che notai appena misi piede in classe fu la presenza di un insolito bigliettino rosa sul mio banco, che cosa poteva essere? Mi guardai intorno, nessuno sembrava averlo notato, semplicemente era stato posato lì senza tracce. Lo presi in mano esaminandolo, a grosse lettere in una calligrafia rapida ed elegante era stato scritto il mio nome in un rosso acceso. Lo aprii lentamente tenendolo, quasi intimidita, tra l’indice e il medio. 
 
-So che vuoi uscire con me, vediamoci a casa mia alle 21, stasera.-
 
Rilessi più volte la frase, perlustrando tutta la superficie del foglio ma niente, nessuna firma, nessun mittente. La risposta non tardò ad arrivare, chi poteva essere se non Zayn? Sentii le guance scaldarsi leggermente, era stato carino da parte sua invitarmi. Poteva inventarsi un modo diverso per chiedermelo ma lui era così, in un certo senso era la superbia la sua firma. Presentandomi a casa sua e facendogli vedere ancora una volta che non avrei mollato, l’avrei forse convinto del fatto che io non provavo assolutamente nulla per lui, ma che soprattutto poteva portarsi a letto tutte quelle che voleva ma il suo schiocco magico con me non funzionava. Decisi quindi che sì, ci sarei andata, gli avrei fatto capire una volta per tutte che per avere a che fare con Lux Ferdinand bisogna usare perlomeno le buone maniere.
 
Suonai il campanello, Zayn mi aprì immediatamente, me lo ritrovai davanti vestito di tutto punto. Indossava un aderente smoking nero, con cravatta nera stretta intorno al collo ambrato, i capelli leggermente alzati davanti e rasati lateralmente, emanava un intenso profumo di Acqua di Colonia. 
“Sapevo che saresti venuta.”  Senza proferire risposta mi feci spazio nel suo salotto, il rumore dei miei tacchi rimbombò nella stanza. Nell’aria c’era un ottimo profumo di fritto, un fritto non intenso e nauseante, un fritto contenuto e appetitoso.
“Spero ti piaccia il cinese!” esclamò prima di aiutarmi con la sedia, una volta che mi fui seduta, lui fece lo stesso, mettendosi di fronte a me, sul piccolo tavolo c’era una rosa rossa.
“Hai proprio preparato tutto alla perfezione, eh?” chiesi con un sorriso beffardo sulle labbra.
“Lo so sono bravo, aspetta di assaggiare la cena.”
“Quando la pianterai di darti tutte queste arie?”
“Quando la pianterai di fare la dura e ti lascerai andare un pochino, eh?”
“Solo quando mi dimostrerai che mi posso fidare di te.” dissi iniziando a giocare col bicchiere spostandolo da una mano all’altra.
“Mi pare che con stasera io te l'abbia dimostrato!” 
“Vedremo Malik, ogni cosa a suo tempo”
 
Una volta finito di mangiare mi alzai dal tavolo e feci un giro nella cucina mentre Zayn era ancora impegnato a sparecchiare. Sul bancone notai innumerevoli cartoni del ristorante cinese d’asporto.
“Ah e così avresti cucinato tutto tu, eh?” esclamai conoscendo già la risposta, che faccia tosta!
“Esattamente, perché me lo chiedi?” mi urlò lui dal salotto ancora inconsapevole di quello che avevo scoperto. Andai da lui con un paio di scatole ancora con del cibo all’interno. “Ristorante cinese d’asporto, più che altro!” esclamai con sguardo rimproverante. Zayn boccheggiò per qualche istante, ecco, lo stava facendo di nuovo, quell’espressione persa sul suo volto, anche sta volta gli avevo fatto vedere che nulla mi poteva sfuggire che nulla..
“L’ho fatto per te!” le sue parole interruppero i miei pensieri, facendo crollare tutti i castelli che avevo costruito. Come mai quelle parole così dolci? Come mai l’aveva fatto per me? Era sincero? Non potevano essere le sue parole, mi sarei aspettata di tutto da lui, ma mai una cosa del genere. Non era possibile.
“Per me?” sbottai lasciando cadere a terra le scatole ancora unte.
“Sì, cosa c’è di strano? Dopo tutto mi sembra di avertelo dimostrato che ci tengo a te, no? Sei una ragazza davvero … particolare, mi attrai in un certo senso” la sua voce si era fatta più suadente, le sue mani incominciarono a giocare coi miei capelli, scendendo lungo i miei fianchi, provocandomi così intensi brividi che dovetti trattenere. Ad un tratto scoppiò in una risata leggera, il suo sorriso era così perfetto.
“Sembra che anche la famigerata Lux Ferdinand si sia addolcita.” sussurrò al mio orecchio prima di iniziare a sfiorarmi il collo con le labbra, sentivo il suo caldo respiro accarezzarmi la pelle ma non la sua bocca toccarla. Aveva deciso di farmi dannare.
“Zayn, smettila.” dissi scostandolo brutalmente, premendogli il petto “Lo so che vuoi solo sesso, e a me non interessa, cioè non mi interessi tu.”
“Assi? Beh allora se non ti interesso non dovrebbe farti niente se faccio così..” sussurrò prima iniziare a baciarmi dolcemente il punto dietro l’orecchio, alternando poi tra collo e clavicola, sapeva benissimo che quello era il punto che più mi rendeva vulnerabile, ormai conosceva il mio corpo alla perfezione. Un gemito uscì dalle mie labbra, me l’ero fatto scappare, non ero riuscita a trattenerlo, segno che ormai ero in trappola.
“Senti senti..” sussurrò tra se con tono ironico, fiero di vedermi cadere ai suoi piedi senza freni. “Lux, lo so che ti piaccio, si vede lontano un miglio che provi qualcosa per me.” Lo spinsi via, come poteva permettersi di dire cose simili? E soprattutto come faceva a saperlo? Scoppiò in una risatina, una di quelle che trovavo maledettamente sexy. “Lux, il fatto che io ti piaccia e che io lo sappia non è detto che mi dispiaccia, insomma.. magari provo lo stesso per te non ti pare?” Subito le mie labbra si articolarono in un sorriso smagliante, ma la cosa mi stupì un poco, come poteva Zayn Malik essere davvero cambiato in così poco? Chi mi assicurava che quella che diceva era la verità? 
“Non ti credo Zayn, tu vuoi solo portarmi a letto e poi fuori da queste mura sarà tutto finito, ti conosco fin troppo bene!”
“Allora primo, se volessi solo portarti a letto non mi sarei fissato così tanto su di te, siamo già stati a letto insieme due volte, perché dovrei volerne una terza a tutti i costi?” Mmh, la cosa stà in piedi. “Secondo, ok ammetto che non sono proprio il ragazzo che si innamora della prima che passa, non dico di essere innamorato, ma posso sempre essere cambiato, non ti pare?” 
“E perché dovresti essere cambiato proprio con me? Perché sono proprio io la persona che ti ha fatto cambiare?” avrei insistito fino all’ultimo, non volevo cadere nella sua trappola ancora una volta, già due erano bastate.
“Lux, ma perché ti fai tutti questi problemi, eh? Non capisci che ho voglia di te e basta, non me lo so spiegare, non lo so nemmeno io perché, non mi era mai capitato prima, ma una volta che ti ho avuta non riesco più a fare a meno di te, ok lo ammetto, va bene? Dopo di che se non ti va, pazienza  io c’ho provato, non posso mica costringerti.” Rimasi impietrita nell’udire quelle parole, non era possibile, non era la realtà.
“Ridillo.” Gli ordinai avvicinandomi terribilmente al suo viso da poter sentire il suo respiro sulle labbra.
“Ho detto che non posso mica costringerti, se non..”
“Non quello.” 
“Non posso più fare a meno di te, Lux, ti desidero ora.” 
Presi come una boccata dell’ultima aria che avrei respirato da lì all’ora dopo, un uragano scoppiò dentro di me, non riuscii a trattenerlo, la passione ebbe il sopravvento. Lo spinsi con forza contro il muro e con un abile salto gli finì in braccio, lui mi sorresse prontamente stringendo i miei glutei tra le sue mani calde e portandomi sempre più vicina a lui. Lo baciai con foga, passandogli le mani nervosamente tra i capelli, scompigliando la sua perfetta messa in piega di gel e lacca. Avevo voglia di lui, più di qualsiasi altra cosa in quel momento, volevo che mi facesse sua, volevo sentire di nuovo il suo fiato corto sulla pelle, le sue mani sul mio corpo, la sua voce affannata, i suoi gemiti. Iniziai velocemente a cercare i bottoncini della camicia, dopo aver sfilato la giacca dello smoking e averla scaraventata sul pavimento, ogni indumento rappresentava solo un imbroglio. Quei maledetti bottoni non sembrava essere intimoriti dalle mie mani nervose e io non potevo più aspettare oltre, Zayn mi lasciò per un istante, riappoggiandomi a terra. Dopo aver afferrato i due lembi della camicia, tirò con violenza strappando i bottoni, gesto che mi parve eccessivamente teatrale, ma che al contempo non fece altro che accendermi maggiormente. Le sue mani correvano libere sulla mia schiena, provocandomi brividi come mai nessuno aveva saputo fare, sentii le sue dita sottili tirare giù la cerniera del mio vestito che scivolò silenziosamentesui miei fianchi, finendo a terra e lasciandomi in intimo. I suoi occhi si illuminarono vedendo il mio corpo, il che mi fece sentire importante, forse l’unica che poteva essere sua in quel momento. Potevo sentire sull'addome la pressione della sua eccitazione. Si calò velocemente i pantaloni, che una volta a terra, furono calciati via, vicino al divano. Con un abile mossa anche il mio intimo e i suoi boxer furono al suolo, eravamo nudi, uno attaccato all’altro, la sua bocca non sembrava volermi lasciare nemmeno uno spiraglio di ossigeno, il suo corpo sembrava bramarmi ardentemente e le sue mani erano ormai stufe di aspettare. Mi riprese di nuovo in braccio, io mi sostenetti circondandolo con le gambe, le sue mani viaggiavano velocemente dai miei glutei al mio seno, disegnando cerchi e spirali, mi stava facendo impazzire. Divaricai le gambe per “aiutarlo”, i gemiti non tardarono ad arrivare, le sue spinte erano lente e controllate ma nette e ben decise, il ritmo sembrava incalzare sempre più, il suo fiatone non faceva altro che eccitarmi ancora di più, cercava di impegnarsi al massimo per non deludermi, questa volta doveva essere speciale, molto meglio delle precedenti. Io intanto continuavo a lasciargli “segni del mio passaggio” sul collo, provocandolo con dei morsi. Le sue spinte erano sempre più forti e il ritmo era aumentato notevolmente, non riuscivo quasi a stargli dietro, ma il piacere che mi provocava era indescrivibile. Gocce di sudore scivolavano sempre più rapidamente sulla sua fronte, segno che era stanco se non stremato, avrebbe ceduto da lì a poco. Raggiungemmo insieme l’apice del piacere, venendo insieme. Distrutto, Zayn scivolò a terra con la schiena contro il muro, con me ancora con le gambe incrociate al suo busto, lo accarezzai dolcemente, lasciandogli infine un ultimo e casto bacio sulle labbra.
“Questa volta è stato diverso, non è vero Zayn?” Lui annuì asciugandosi la fronte col braccio, il volto era stravolto, i suoi occhi piccoli, tipica espressione post-sesso. “Già” mi risposi da sola accarezzandogli la fronte “è stato meraviglioso.” Quelle labbra carnose che poco prima avevo assaggiato formarono un sorriso sincero. Non so cosa fosse capitato, ma improvvisamente era arrivato dentro di me un tornado, un temporale violento, qualcosa che mi faceva vedere tutto rose e fiori, non mi ero mai sentita così, credo proprio che quello che stavo sperimentando fosse amore, quello che descrivono nei film, nei libri, nelle poesie, quello a cui vengono dedicate un’infinità di canzoni, che ispira milioni di artisti… In quel momento non volevo pensare a nient’altro, mi bastava sapere che la persona che amavo si trovava di fronte a me.
 
 
 
Madison.
 
 
Tolsi le cuffie e, sentendo che qualcuno aveva suonato alla porta, scesi di sotto per aprire. Appena spalancai la porta mi trovai Abigail, Louis, Liam, Coleen, Harry, Niall, Effie, Lux e Zayn davanti.
“Sorpresa!” esclamarono in coro ridendo.
“Ma voi state male.” borbottai, era quello il motivo per cui amavo i miei amici, erano imprevedibili e sapevano sempre come stupirmi.
“Forza, facci entrare che qua c’è una festa da organizzare!” esclamò Abigail.
“Ma quale festa?! La casa è invasa da valige e scatoloni, cosa vuoi festeggiare che domani parto?!”
“Sssh, non pensare a domani, ora ci divertiamo, domani è un altro giorno.” disse Coleen.
“No, scusate ma non sono proprio dell’umore giusto..” mormorai sentendo che le lacrime cominciavano a spingere.
“Ehi, non voglio facce tristi stasera, intesi?” disse Liam alzandomi il viso, ponendomi l’indice sotto il mento “Divertiamoci Maddie, non vorrai mica passare l’ultima sera a piangere da sola consolandoti con una vaschetta di gelato al tè verde?” domandò dopo avermi stampato un dolce bacio in fronte.
“Ma è buono!” borbottai.
“Ecco perché te ne abbiamo portati quasi 2 kili!” esclamò Effie.
“C’è talmente tanto cibo da sfamare anche me!” aggiunse Niall, già pregustando l’infinità di roba che avrebbe fatto fuori. Scoppiai a ridere e li feci accomodare in casa. Subito Abigail collegò il suo ipod alle casse, la musica partì ad un volume altissimo, Zayn e Niall sistemarono il cibo sul tavolo, mentre gli altri si erano già messi a ballare. Le cose che successero quella sera furono troppe, ma per farla breve Lux e Zayn non si staccarono un attimo, ballarono tutta la sera in un modo davvero inconcepibile, il feeling che c’era tra loro era percepibile anche solo osservandoli. Niall mangiò come un maiale, al punto che tutte le scorte di cibo terminarono ad eccezione del gelato al tè verde che era mio privato, il biondo passò una serata tra risate e battute, sempre in compagnia di Effie, mancava davvero poco per far schioccare la scintilla tra quei due. Coleen e Harry non fecero altro che sbaciucchiarsi tutta la sera, la loro era ormai una relazione consolidata, erano davvero carini insieme. Louis e Abigail invece inizialmente sembravano distanti, soprattutto lei, malgrado lui provasse ad attaccare bottone e ad avvicinarsi; bastò un goccio di alcool di troppo per vederli ridere a crepapelle come quando erano migliori amici, forse entrambi inconsci di quello che stavano facendo. Liam invece pensò a tirarmi su il morale, ballammo un paio di canzoni, ma la maggior parte del tempo lo passammo semplicemente parlando o mangiando insieme, non avevo bisogno di grandi cose per essere felice, mi bastava essere accanto al lui. Devo ammettere che quella serata diversa dalle altre riuscì, almeno per qualche ora, a farmi staccare la spina da tutto, a farmi abbandonare dallo stress e, per qualche istante, pensare solo al presente e a quanto fossero speciali le persone che mi circondavano. Effie staccò la musica provocando proteste dai presenti.
“Forza ragazzi, la festa è finita!” esclamò.
“Ma che finita? Rimetti quella musica, bionda!” urlò Louis con voce da sbronzo.
“Dai Louis vieni, andiamo a casa” disse Zayn “Ci penso io a questo, è ubriaco marcio!”
“Io riaccompagno Abigail, non posso lasciarla da sola, non è di certo messa meglio! Così poi porto anche te.” Fece Harry rivolgendosi a Col.
“Noi torniamo insieme.” Esultò Niall, facendo arrossire Effie per la gioia. Salutai con un forte abbraccio tutti, li avrei rivisti per l’ultima volta il mattino seguente, avevano insistito tanto per accompagnarmi in aeroporto. Rimanemmo soli io e Liam e insieme provvedemmo nel sistemare le ultime cose. 
“Stasera mio padre non c’è.” annunciai, mettendo in uno scatolone gli ultimi vestiti che c’erano nell’armadio, mi faceva così strano fare le valige, tutte le volte che le facevo ero felice perché sapevo che ad aspettarmi c’era una splendida vacanza, ma questa volta anche solo vedere la mia stanza affollata da scatoloni mi faceva venire voglia di piangere fino a non avere più acqua in corpo. Questa volta la vacanza sarebbe stata per sempre. “Dormi con me, ti prego.” Mormorai abbassando gli occhi sui vestiti sparsi sul mio letto. Liam mi strinse forte a se baciandomi in fronte. “Ci sono io qui con te piccola, non avere paura, andrà tutto bene, ok?” Annuii con poca sicurezza e, dopo averlo preso per mano, scesi al piano di sotto, decisi che avremmo dormito nella casetta sull’albero. L’avevo costruita con mio papà e Abigail quando avevamo sì e no cinque anni, era il nostro nascondiglio segreto, adoravamo quel posto. Ci andavamo ancora quando volevamo stare da sole, era piena di ricordi, era un luogo a cui tenevo particolarmente, anche perché era lì che Liam i aveva detto per la prima volta che mi amava, ci passavamo molto tempo insieme, anche solo osservando il giardino sottostante. Una volta salita la scaletta di legno, entrammo nel piccolo nascondiglio, era pieno di cuscini e coperte, come un grosso divano ma con un tetto e su un albero. Mi sdraiai sul piumino soffice e poco dopo Liam si mise al mio fianco, lasciando sempre intrecciate le nostre mani. 
“Dovrò abbandonare anche lei..” sussurrai osservando le stelle che si potevano intravedere dalla piccola finestrella. 
“Non la abbandonerai, lei ti aspetterà sempre qui e io controllerò che nessuno la butti giù, sarà ancora qui quando ritornerai.” La sua vece dolce sapeva sempre farmi sentire bene.
“E cosa sarà di noi?” una lacrima scivolò sulla mia guancia.
“Resisteremo anche noi” sussurrò stringendomi a se e sistemandomi il viso nell’incavo del suo collo “Ci terremo sempre in contatto, ci aggiorneremo di tutti i nuovi avvenimenti, voglio sapere tutto eh! Fai attenzione perché i francesi ti catturano col loro romanticismo!” Scoppiammo a ridere insieme e dopo esserci fatti seri, ci guardammo intensamente negli occhi, notai che anche i suoi si erano fatti lucidi, stava piangendo. Lo abbracciai forte, piangendo uno nelle braccia dell’altro, non sapevo descrivere quanto mi sarebbe mancato. Le nostre bocche si unirono in un lungo e delicato bacio, che io tentai più volte di far finire ma Liam non sembrava volere lo stesso. Ogni qualvolta che mi staccavo, lui riappoggiava sempre le labbra sulle mie, lasciandomi quasi senza fiato. Si distese su di me puntellandosi sulle mani per non pesarmi troppo. Sentivo il suo fiato crescere, il suo respiro farsi affannato, come mai era così agitato? Riflettei sul fatto che quella sarebbe stata forse l’ultima volta che l’avrei visto, sinceramente non credevo più di tanto nelle relazioni a distanza e, sarebbe stato piuttosto difficile “sopravvivere” a più di quattrocento kilometri di lontananza. Quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei potuto sentire il suo caldo respiro sul collo, le sua morbide mani sui fianchi, i suoi dolci baci sulle labbra, ma in quel momento non volevo pensarci. Cominciò a baciarmi con foga, facendo movimenti in avanti col mento, assecondando così il ritmo dei nostri baci passionali, le sue mani accarezzavano con il solito tocco delicato e sapiente la mia schiena, non osandosi a spingersi sul mio seno o sui miei glutei, amavo la sua delicatezza. Ad un tratto staccò le sue labbra dalle mie per poi guardarmi per un istante, scostandomi una ciocca di capelli dal viso e sistemandomela dietro l’orecchio.
“Sei bellissima stasera, amore mio.” mi sussurrò dolcemente avvicinandosi alla mia tempia, quasi fosse un segreto che non avrebbe mai dovuto rivelare. Sorrisi, incapace di rispondere, in quel momento ero davvero senza parole. Cominciò a lasciarmi leggeri e umidi baci sul collo, per poi scendere sul busto e sul seno, gli schiocchi che provocava con le labbra appena si staccava dal mio corpo mi rendevano vogliosa di riceverne subito un altro, poi un altro ancora. Feci scivolare le mani sul suo collo, iniziando a giocare col collo a V del suo pullover beige, prendendolo poi per le estremità e sfilandoglielo delicatamente. Liam non sembrò accorgersene, era troppo impegnato nel lasciarmi delicati baci e carezze sul petto e sulla schiena. Malgrado indossassi ancora la maglietta non sembrava voler correre, non aveva ancora provato a spogliarmi, forse non si sentiva sicuro, non aveva capito che era quello che io desideravo di più in quel momento, forse aveva bisogno di un input. Posi dunque le mani sul suo bacino, ero nervosa anche io, non sapevo se lui desiderasse la mia stessa cosa, ma tentai comunque di slacciargli la cintura. Improvvisamente Liam bloccò la tortura a cui mi aveva condannata, alzò la testa di scatto.
“Sei sicura, Maddie?” mi domandò quasi in pensiero per me. In quell’istante quelle tre settimane trascorse insieme mi passarono davanti come un flashback: da quando schiacciai la palla su di lui alla partita, a quando mi aveva trovata con le lacrime agli occhi a scuola e aveva deciso di prendersi cura di me, a quando al ballo della scuola decidemmo di fermarci a causa delle circostanze inadeguate. Certo che ero sicura, io lo amavo e lui amava me, era arrivato il momento giusto, era perfetto. Annuii sicura per poi sorridergli dolcemente.
“Aspettiamo questo momento da fin troppo tempo Liam, certo che sono sicura."
Il suo viso si illuminò, i suoi occhi si inebriarono di gioia, il sorriso che aveva stampato sulle labbra era forse il migliore che avessi mai visto. Senza proferire parola prese a baciarmi con foga, passandomi delicatamente le mani tra i miei lunghi capelli. Potevo sentire che qualcosa era scattato in lui, ora non aveva più paura, evidentemente aveva solo bisogno che lo esortassi a fare quello che si sentiva di fare. Dopo avermi sfilato la maglietta, fece scivolare lentamente la spallina del mio reggiseno con l’indice, il suo tocco continuava a provocarmi brividi sempre più forti. Si levò definitivamente i jeans, liberandosi della cintura che io avevo prima sganciato, le sue mani scivolarono poi dalle spalle ai miei fianchi dove iniziarono a sfilare i miei pantaloni, facendomeli scorrere sulle gambe per poi essere gettati altrove. 
 
 
Provai inizialmente un po’ di imbarazzo nel farmi vedere così senza veli che coprissero il mio corpo, ma poi mi resi conto che era una cosa del tutto normale, non c’era nulla di cui vergognarsi. Liam si sfilò i boxer, non l’avevo mai visto nudo, non potei non ammettere che fosse davvero perfetto, il suo corpo scolpito non faceva che rendermi ancora più vogliosa, malgrado volessi fare le cose con dolcezza e non con brutalità. Le fossette disegnate ai lati del suo inguine mi invogliarono a liberarmi anche degli slip, che era a quel punto, l’unico indumento che mi era rimasto addosso. Eravamo nudi. Senza veli. Liam mi divaricò leggermente le gambe per poi mettersi sopra di me, il contatto col suo corpo caldo mi fece gemere, sentivo la sua intimità premere sulla mia. Fece scivolare la sua grande mano tra le mie gambe, mentre lui era impegnato nel baciarmi l’interno coscia; penetrò con l’indice e il medio nel centro della mia femminilità, facendomi gemere di piacere e inarcare la schiena. Una volta rimosse le  sue lunghe dita, divaricai maggiormente le gambe così da poterlo aiutare nel “da farsi”. Non potei trattenere l’immenso piacere che provai in quel momento, non mi sembrava vero che stessi realmente facendo l’amore con Liam, quella persona che, in sole tre settimane, era entrata a far parte della cerchia delle più importanti della mia vita. Lo vedevo sudare, lo sentivo ansimare sia dal piacere che dalla fatica, soffiava continuamente dal naso, era molto stancante per lui, mentre io non dovevo fare altro che abbandonarmi al piacere che mi stava facendo provare. Arrivammo insieme all’apice del godimento, quando lui si lasciò cadere a terra stremato, ma soddisfatto del suo lavoro. Gli accarezzai la fronte e mi distesi poi sul suo corpo, lasciandogli semplici e casti baci sul collo. Lo coprii con una coperta, sistemandomi lì sotto al caldo al suo fianco, stringendomi al suo petto, che ancora si gonfiava e per la fatica. Quando sentii che quasi gli occhi mi si stavano per chiudere, strinsi forte la sua mano, che era intrecciata alla mia.
“Non voglio separarmi da te, Liam” sussurrai pensando all’orribile giorno seguente, che sarebbe arrivato tra poche ore.
“Ti amo amore mio, sarò sempre con te, te lo prometto. Nulla ci separerà, mai.”

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Carota's Moment.
E voilà! LOVE IS IN THE AIR! O meglio SEX IS IN THE AIR, anche se è un po' brutale (?)
Come ho annunciato a inizio capitolo, questo che è venuto fuori in 5 giorni è a rating arancione, andante sul rosso.
In realtà non volevo insomma.. descrivere così tanto primo perchè sono incapace e secondo perchè mi vergogno troppo.
Ma mi sono stati chiesti i dettagli e quindi ho voluto accontentarvi, su più di 30 capitoli uno a rating rosso ci sta no?!
Cooomunque, ho appena visto che nello scorso ci sono 11 recensioni O_O
Ma voi siete pazze! Non mi merito tutto questo successo! Grazie infinite, mi avete resa davvero felice :)
Ne approfitto per ringraziare anche chi segue/preferisce/ricorda che sono sempre di più :D
Riguardo alle foto, so che le persone non assomigliano molto ai personaggi della storia ma non ho trovato nulla di meglio,sorry.
Spero che vi piaccia tutto questo ammore praticato (?) perchè è stato davvero difficile scrivere.
Premetto inoltre che il prossimo potrebbe tardare un pochino perchè questa settimana è un puttanaio di verifiche, chiedo perdono.
Anticipazioni:
Madison: come noto (?) verrà illustrata la sua partenza, e a giudicare dalle idee che mi girano in testa, ci sarà da piangere, perlomeno
proverò a scrivere qualcosa di toccante :'(
Lux: sembra andare tutto alla perfezione, ma io non mi fiderei così ciecamente di Zayn...
Coleen: guai in arrivo per Hazza, emergenza Caroline!
Il prossimo capitolo sarà su Abigail e Effie.
La prima passerà il pomeriggio a studiare con Louis, la seconda.. chi lo sa forse scatterà la scintilla con Nialler?
Tutto nella prossima puntata.
Un bacio, MotaCarota.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Effie.
 
 
Ritornai a casa con Niall, quella serata era stata davvero divertente e, a quanto pare, eravamo riusciti a tirare un po’ su il morale di Madison, anche se l’indomani le lacrime non avrebbero di certo tardato a presentarsi, non potevamo fare nulla, ormai era deciso, sarebbe partita. Lasciammo casa Clark, Niall mi avvisò che la sua macchina era parcheggiata poco distante da lì, così ci incamminammo per raggiungerla. Una volta saliti mi strinsi nel cappotto e mi sedetti al posto accanto a quello del guidatore, dove c’era lui. L’auto profumava di zucchero, aveva il suo stesso odore, l’olezzo del cibo lì dentro era percepibile appena si saliva. Il tragitto durò giusto una manciata di minuti, casa mia non distava molto da quella di Maddie, solo qualche isolato. Ad un tratto un lampo comparve proprio sopra le nostre teste, illuminando improvvisamente tutta Londra che era immersa nel buio di quella fredda notte di metà febbraio. Seguì un tuonò fortissimo che mi fece saltare dalla paura, avevo il terrore dei temporali. Trattenni un urlo stringendomi poi al sedile, Niall sembrò notare la mia reazione.
“Ehi, tutto bene?” domandò con estrema dolcezza poggiandomi una mano sulla spalla.
“Ho-ho il terrore dei temporali, ti prego portami a casa.” mormorai con voce tremante.
“Stai tranquilla, qui non può succederci niente, siamo al riparo.” disse accarezzandomi il braccio col pollice. Mise in moto e partimmo immediatamente, non l’avevo mai visto alla guida, e ciò non fece altro che affascinarmi maggiormente, era perfetto anche mentre guidava, lo era in ogni situazione. Quando le mie amiche dicevano che eravamo nati per stare insieme mi si riempiva il cuore di gioia, ma al tempo stesso non riuscivo per niente a immaginarmi con un ragazzo, non ne avevo mai avuto uno, ma del resto neanche Niall era noto per essere collezionatore di ex, quindi non mi sentivo a disagio quando stavo con lui. Era semplicemente tutto quello che potevo desiderare. Durante il cammino la pioggia scrosciava pesante sul parabrezza, i tergicristalli non sembravano essere sufficienti per consentire la vista oltre il vetro. Dopo un quarto d’ora scarso arrivammo sotto casa mia.
“Allora pronta per correre?” esclamò Niall già tutto eccitato.
“Non aspettiamo che spiova?”
“Non ha intenzione di smettere almeno per la prossima ora, la conosco la pioggia di Londra.” disse con aria da sapiente. E non possiamo stare qui un’ora intera? gli avrei voluto chiedere, avrei trascorso anche tutta la notte lì dentro con lui. 
“Allora al tre..” annunciò entusiasta. Io annuii flebilmente, non ero sicura che fosse una buona idea, chissà quanto tempo mi ci sarebbe voluto per trovare la chiave giusta.
“Uno…Due…Tre!” urlò prendendomi per mano. Dopo aver sbattuto la portiera forse con un po’ troppa forza cominciò a correre come mai aveva fatto, trascinandomi dietro di se, quasi non riuscivo a seguirlo, lo sapevo che non dovevo mettere i tacchi! Scoppiò a ridere mentre correvamo disperatamente in mezzo alla strada, la pioggia precipitava di sbieco proprio verso di noi, così che non riuscivo a vedere praticamente nulla, la vista era appannata, ma continuavo a stringere forte la sua mano. Sentivo la sua fragorosa risata diffondersi per la via, non c’era proprio niente da ridere, io avevo quasi paura. E se fosse arrivata una macchina proprio contro di noi? Dopo una corsa che sembrò interminabile arrivammo finalmente al portone. Inciampai nel tombino che c’era proprio davanti alla porta, ma per fortuna Niall fu pronto e mi prese al volo, sostenendomi con le mani sui fianchi. Alzai il viso e improvvisamente mi ritrovai a pochi centimetri dal suo, quel sorriso che aveva occupato le sue labbra fino ad un istante prima scomparve tutto ad un tratto. Il suo sguardo si fece intenso, i suoi occhi azzurri non sembravano volersi staccare dai miei, stavo affogando in quei pozzi dal colore così meraviglioso. Sentii il suo respiro caldo sulle labbra, il tepore della sua mano che intanto scivolava dietro la mia nuca, aiutando i nostri visi ad avvicinarsi. Le nostre labbra combaciarono, sentii il suo naso premere sul mio, il suo viso si inclinò leggermente per permettere maggior contatto tra le nostre bocche. In quel momento non mi importava se ero bagnata fradicia, se le mie scarpe come la mia preziosa borsa di pelle erano praticamente da buttare, se i miei capelli erano un disastro, se il trucco minuziosamente applicato era ormai caduto, non mi poteva interessare nulla di tutto ciò, in quel momento pensavo solo che non avrei mai voluto staccarmi dalle sue labbra. Le sue dita si muovevano delicatamente tra i miei capelli umidi, il suo busto sembrava essersi avvicinato leggermente al mio. Malgrado Niall non fosse molto alto, lo era sicuramente più di me, così dovetti alzarmi sulle punte per sentirmi più vicina a lui. Feci scivolare una mia mano sul suo viso, la sua pelle era morbida e in quel momento colorata da un insolito rossore. Dischiuse le labbra per poi staccarsi dalle mie, appena riaprii gli occhi non potei fare altro che sorridere, ero così felice, non sapevo da quanto tempo avevo aspettato quel momento, mesi, addirittura anni, e finalmente era arrivato, non ci potevo credere. Sentii le ginocchia cedere, la pelle d’oca provocarmi brividi lungo la schiena, era vero, avevo appena baciato Niall James Horan. Abbassai istintivamente lo sguardo leccandomi poi le labbra in modo impacciato. 
“Non sai da quanto desideravo che tu lo facessi” mormorai, già pentendomi di essermi fatta scappare una tale rivelazione dopo così poco tempo.
Probabilmente a questo punto, se ci fossimo trovati in un film o in un romanzo d’amore, lui avrebbe dovuto rispondere qualcosa del tipo “Oh, e non sai da quanto tempo desideravo farlo!”, cosa che non accadde; Niall si limitò ad annuire nervosamente, per poi passarsi una mano tra i capelli impacciato e sorridere forzatamente. Qualcosa non andava? Era piuttosto strano, ma insomma, era stato lui a baciarmi, io non avevo fatto nulla, anzi per ben tre volte aveva tentato di avvicinarsi al mio viso, tre! Evidentemente se la cosa si era ripetuta per così tante volte una qualche idea di cosa volesse ce l’aveva, e ora che finalmente era riuscito a farlo..Cosa succedeva? 
“Vuoi salire un attimo?” gli domandai timidamente.
“N-no, d-devo an-ndare a c-casa.” Perché balbettava? Sembrava aver perso il controllo del proprio corpo, sembrava che il suo cervello non connettesse più, i suoi occhi roteavano da una parte all’altra, incapaci di sostare nei miei per più di un secondo, tremava, le sue mani tremavano, sembrava voler scappare da me a gambe levate.
“Sei sicuro? Sei bagnato fradicio, una bella doccia calda ti farà solo bene” aggiunsi con un po’ più di sicurezza “Ti presto dei vestiti di mio fratello, dovrebbero andarti”. Sembrava essere quasi convinto, sollevò il viso da terra annuendo di scatto, arricciando poi le labbra. Frugai nella borsa in cerca delle chiavi, con le quali in un istante aprii la porta. Era stato innumerevoli volte a casa mia, ma quella volta era diverso, c’era qualcosa che mi sembrava aver cambiato tutto fra noi, forse il nostro rapporto non sarebbe più tornato come prima o forse era stato uno sbaglio. Accesi la luce dell’ingresso, in casa non c’era nessuno ad eccezione di noi due, vidi Niall saltellare da una parte all’altra della stanza, nell’intento di non bagnare il grande tappeto che ricopriva il pavimento.
“Vai pure a farti una doccia, io ti preparo dei vestiti e degli asciugamani puliti.” dissi seria.
“Va bene, grazie.” rispose freddo, infilandosi nel bagno. 
Sentivo il rumore dell’acqua scorrere mentre fuoriusciva dalla doccia, Niall doveva essere ancora dentro malgrado fossero passati venti minuti abbondanti. Mi distesi sul divano, con le gambe penzolanti su un bracciolo, chiusi gli occhi ripensando al sapore delle sue labbra, non era possibile che l’avessi baciato veramente. Forse non avevo ancora realizzato che per qualche istante quelle labbra che avevo sempre sognato prima di addormentarmi, che avevo sempre ritenuto irraggiungibili, erano state sulle mie. Solo in quel momento mi capacitai di come quell’irlandese fosse entrato nella mia vita così, di colpo; tutto cominciò con quelle famose lezioni di chitarra, di cui a me non poteva fregarmene assolutamente nulla. Da quel momento una forte amicizia si insinuò tra di noi, quasi senza che ce ne accorgessimo, ricordai perfettamente il momento in cui mi si gelò il sangue nelle vene, quando mi comunicò che mi riteneva la sua migliore amica. Da quel momento anche la speranza mi aveva abbandonata, non credevo più che tra me e Niall potesse esserci nulla di più che quella stupida amicizia. E poi all’improvviso erano successe tutte quelle cose strane, prima il ballo, poi il piano di Coleen, e poi quel bacio. Forse non era convinto sul da farsi, forse qualcosa per un attimo gli era passato in mente, ma poi tutto sarebbe tornato come prima, migliori amici come prima o, peggio, forse ci saremmo allontanati. Mi sentii sprofondare, le forze mi stavano abbandonando, mi addormentai, ancora con quel dolce ricordo in mente.
“Effie” una mano mi si poggiò sulla spalla, scuotendomi con delicatezza “Effie, svegliati.” Mi stropicciai gli occhi coi pugni e, aprendoli, mi ritrovai la persona più bella che potesse esistere davanti, Niall aveva indossato i vestiti di mio fratello, era ancora più perfetto della perfezione stessa, davvero non riuscivo a capacitarmi di quanto potesse essere bello. “Ti sei addormentata?” mi domandò col suo solito tono dolce che sembrava aver fatto ritorno sulle sue labbra. Boccheggiai per qualche minuto per cercare le parole giuste da dire, non volevo mandar via Niall e passare la notte da sola, ma non potevo neppure proporgli di restare a dormire da me, dunque che fare?
“Che ore sono?” chiesi rialzandomi in piedi.
“Le quattro passate, è ora che vada a casa.” rispose infilando le mani nel grosso felpone di mio fratello. Annuii tristemente, non volevo che andasse via, non volevo rimanere da sola, pensarlo ora non mi bastava più, volevo averlo vicino, volevo sentire ancora le sue labbra sulle mie, le sue mani accarezzarmi dolcemente come solo lui sapeva fare. Si incamminò verso la porta, tirandosi su il cappuccio della felpa che gli era visibilmente troppo grande; non potei fare altro che seguirlo. Aprii la porta e lui scattò, avviandosi già verso la strada, perché aveva tutta questa fretta, dannazione?! Lo afferrai per un braccio, impedendogli di “scappare”, si voltò dalla mia parte, quasi impaurito.
“Non mi saluti neanche?” piagnucolai, realmente rattristata. Niall ritornò sulla porta di casa, dove io mi ero appoggiata, mi si piazzò davanti pur non sapendo cosa fare. Tentò di darmi il solito bacio sulla guancia ma io girai il viso, facendo sì che le nostre labbra si incontrassero di nuovo. Sobbalzò, forse era stupito, forse non si aspettava che ricapitasse di nuovo, forse nemmeno lo voleva. Mi prese il viso tra le mani, stampandomi poi un leggero bacio sulla fronte. Allargai le braccia per abbracciarlo e una volta che mi strinse tra le sue braccia, mi accoccolai lì, non avrei mai voluto staccarmi da lui, non avrei mai voluto lasciarlo andare via, lo volevo lì con me, in quel momento, era l'unica cosa di cui avevo bisogno.
“Promettimi che questo abbraccio non sarà l’ultimo.” dissi secca prima di sciogliermi dalle sue braccia.
“Perché dovrebbe?”
“Promettimelo.”
“Te lo prometto.” rispose lui poco convinto, non aveva capito ma a me importava solo che avesse fatto quella promessa.
“Ciao Niall, ti voglio bene.” dissi rientrando in casa.
“Anche io, piccola Effie.” rispose lui per poi sparire nella notte e lasciarmi sola.
 
 
Abigail.
 
 
Sentii il cellulare vibrarmi nella tasca, chi poteva essere all’ora di pranzo? Chi osava rovinare il mio momento Jersey Shore? Lo estrassi dalla tasca dei jeans sbuffando, lo schermo indicava un nuovo messaggio da Louis:
“Ehi piccola, allora oggi facciamo alle 4 te?”
Momento, momento, momento, piccola? Che cosa?! Cos’era quel soprannome? Da quando ero la sua piccola? Quella parola mi rese tanto turbata quanto affascinata, ci mancava solo che iniziasse a fare il dolce con me, se mi era difficile resistergli quando faceva lo stronzo figuriamoci con questi nomignoli. Povera me. Ma perché mi meritavo tutto questo, cosa avevo fatto di male? Non potevo semplicemente avere un ragazzo normale come tutte le mie amiche?
Maddie e Liam sembravano essere nati per stare insieme, Col e Harry avevano personalità praticamente opposte, ma si sa: gli opposti si attraggono. Lux e Zayn si mangiavano a vicenda con gli occhi e, anche se non volevano ammetterlo, provavano qualcosa l'uno per l'altra, tra Effie e Niall invece doveva solo scattare la scintilla e il gioco era fatto, ma cosa ero io, la sfigata di turno?!
Evidentemente sì, Louis aveva deciso che voleva rovinarmi l’esistenza e, chissà dopo quale ragionamento contorto, era arrivato alla conclusione che mi avrebbe ottenuta con questa “tattica”, ma cosa gli passava per la testa? Ma non ci arrivava al fatto che io lo amassi per quello che era, il mio Tommo, altro che stupide pagliacciate che “fanno cadere le ragazza ai tuoi piedi”! Gli risposi con un freddo e secco “Ok”. Che poi figurarsi se avremmo studiato davvero. Ci avrei scommesso quello che voleva che, una volta a casa mia, se ne sarebbe uscito con un “Ma si dai chissene frega! Pensiamo a divertirci!”. Era sempre il solito, poteva cambiare atteggiamento per farsi figo con le ragazze ma rimaneva sempre il solito pazzo Louis Tomlinson, infantile e immaturo, proprio quello che adoravo. Dopo qualche ora arrivò, quei venti minuti di ritardo non se li faceva mancare mai, meglio così, era lui che doveva essere interrogato il giorno dopo non io, dunque peggio per lui. Suonarono alla porta e, una volta aperta mi ritrovai quella perfezione di ragazzo che sembrava stupendo anche indossando un pigiama e due insolite pantofole con la testa di un alce. 
“Scusa perché sei in pigiama?”gli domandai scoppiando a ridere appena lo vidi.
“Perché è comodo, e poi mi sono appena svegliato.” Mi rispose come se fosse una cosa ovvia essere in pigiama alle quattro di pomeriggio.
“Appena svegliato? Ma hai vent’anni o ottanta?” lo schernii quasi volendo che si offendesse. Louis alzò le spalle e sorrise come se non avessi detto nulla.
“Allora mi fai entrare o facciamo lezione qui fuori?” 
“Prego!” esclamai chiudendo la porta alle sue spalle appena fu dentro.
“Questa casa è sempre uguale,è rimasta proprio come quando l’avevo lasciata.” affermò come se fosse casa sua, beh in un certo senso lo era, eravamo sempre uno a casa dell’altro quando eravamo migliori amici. Chissà se si ricordava tutti quei pomeriggi passati insieme, anche solo a far niente davanti alla tv, le nostre partite a twister, le nostre torte che venivano sempre bruciate o mollicce, i nostri tentativi di costruire qualcosa di sensato con il pongo, che poi finivamo per tirarci addosso. 
“Allora iniziamo?” chiesi io divagando per cambiare argomento.
“Se.” bofonchiò lui, a giudicare dalla sua faccia la sua voglia di studiare era meno di zero, perché era venuto allora? Non poteva dirmi semplicemente che non voleva mettersi sui libri?
“Se non hai voglia tornatene pure a casa, ho cose più importanti da fare..” dissi con un tono non esattamente carino.
“No no! Domani io ho un’interrogazione e tu sei la mia unica salvezza.” Perché il suo tono maledettamente dolce riusciva sempre a farmi pentire di averlo trattato male poco prima? Come faceva ad essere sempre così carino malgrado le mie frecciatine? La sua salvezza, ero la sua salvezza, nell’udire quella parola arrossii un poco ma riuscii subito a calmare il rossore delle mie guance bevendo un bicchiere d’acqua ghiacciata.
“Avanti allora, leggiti queste pagine e poi me le ripeti.” gli ordinai dandogli il libro di storia.
“Ma io sono venuto per studiare con te, non per leggere da solo! Questo lo posso fare anche a casa mia!”
“Allora facciamo che se c’è qualcosa che non capisci me lo chiedi, va bene? E se sarai stato bravo a ripetermi tutto alla perfezione ti meriterai un premio.” Eh si dai, bravo cagnolino.
“Oh, sì!” esclamò felice “Vorrei un bacio!” L’acqua che stavo bevendo mi andò improvvisamente di traverso, la sentii incanalarsi nelle vie nasali, bruciava da morire. Iniziai a tossire rumorosamente, bagnando non solo il libro ma anche i vestiti; davvero ottimo Abigail, complimenti. Louis mi guardò stranito per poi scoppiare a ridere divertito.
“Va tutto bene?” chiese, io annuii cercando di non strozzarmi e asciugandomi il mento con un fazzoletto. “Allora potrò avere il mio premio?” domandò appena notò che mi ero calmata.
“Vedremo, e poi lo scelgo io il premio non tu, quindi inizia a studiare.” risposi con la mia solita freddezza dovuta più all’imbarazzo che al reale desiderio di trattarlo male. Louis appoggiò le mani sulle tempie e mise la testa sul libro, da lì non si staccò per i quaranta minuti seguenti, in cui io mi spaparanzai bellamente davanti al televisore, tenendolo d’occhio di tanto in tanto. A quanto pare quel telefilm non mi catturò abbastanza poiché in meno di mezzora mi ero già appisolata. 
“Ho finito!” urlò Louis dalla cucina, non sentendo risposta gridò ancora più forte “Abbie! Sono pronto per ripetere!”. Si alzò dalla sedia e venne a vedere che fine avevo fatto. La sua mano mi scostò un riccio dalla fronte. “Abbie..” sussurrò muovendomi delicatamente per svegliarmi.
“No, mamma ancora un minutino, ti prego!” biascicai.
“Mamma?” sussultò Louis “Ah certo, poi sono io l’anziano che si fa i sonnellini del pomeriggio eh!” bofonchiò scuotendomi con maggior forza. Aprii gli occhi con un po’ di fatica, appena vidi la figura di Louis incredibilmente vicina a me mi spaventai, saltando per lo spavento, ma dopo aver fatto mente locale mi ricordai per quale motivo fosse lì.
“Il mio premio mi aspetta, forza alzati.” mi disse con uno dei suoi impeccabili sorrisi sulle labbra. Tentai di liberare le gambe dal plaid che me le aveva attorcigliate nel sonno, per poi alzarmi e ascoltare la sua lezione.
“Enrico Ottavo, figlio di Enrico Settimo e Elisabetta di York, secondo regnante della dinastia dei Tudor, oltre ad essere famoso perché iniziatore della Chiesa Anglicana, è noto inoltre per le sei mogli e per la forte volontà ad avere un successore maschio a tutti i costi.” Si interruppe un attimo quasi per avere il mio segno di assenso, annuii così lui procedette “Salì al trono ad appena diciotto anni, nel 1509. Uomo colto e di un certo carisma, sicuro delle sue idee, dal governo assolutistico, lasciò il paese in preda a una tesa crisi religiosa oltre che finanziaria e sociale.”
“L’hai imparata a memoria?” domandai scettica.
“No, il mio lessico forbito è un dono.”
“Si certo, come vuoi.. Bene, comunque, la sai.” Approvai mostrando per la prima volta un fievole sorriso.
“Quindi potrò avere il mio bacio?”
“Non ho detto questo, potrai avere un altro premio.” Le sue labbra si storsero all’ingiù, sembrava demoralizzato, doveva ritenersi già fortunato ad aver ottenuto uno stupido premio.
“Che cosa?” domandò curioso “Un abbraccio? Soldi?”
“Ma che soldi stupido! Al massimo posso prepararti una merenda..” borbottai, sperando che gli andasse bene, era la cosa più stupida che mi fosse venuta in mente in quel momento.
“Sì ti prego, lo studio mi ha privato delle mie energie, ho bisogno di rifocillarmi.”
“Tomlinson la lezione è finita, puoi tornare a parlare con i tuoi grugniti.” sbottai, non riuscendo a non essere stupita sentendo parlare in quel modo quel cretino, per lui era già tanto articolare una frase con soggetto, predicato e oggetto.“Latte e biscotti sono di tuo gradimento?” chiesi poi.
"Direi che soddisfano appieno le mie esigenze." affermò mentre con un abile colpo di anche si sedette sul tavolo, afferrando poi i biscotti.
In pochi minuti la busta si svuotò senza che ce ne accorgessimo e venne per Louis l’ora di tornare a casa, lo accompagnai dunque alla porta.
“Hai visto che siamo riusciti a studiare?” domandò “Anzi io ho studiato, tu hai solo dormito, anziana che non sei altro!” 
“Ma domani l’interrogazione ce l’hai tu non io!” protestai.
“Dai non me lo ricordare che mi viene l’ansia.”
“Vedrai che andrà bene” lo rassicurai poggiandogli una mano sulla spalla. Brutta mossa Abigail. Louis scrutò per un attimo la mia mano, quasi meravigliandosi del fatto che l'avessi poggiata lì. Mi fissò per un minuto per poi staccare gli occhi dalla sua spalla e puntarli nei miei, il suo sguardo era davvero dolce, un sorriso sincero si era dipinto sulle sue labbra sottili, contornate dalla barbetta incolta che aveva dimenticato di radere. Mi immersi in quei pozzi blu, il suo sguardo mi catturò e per quel millesimo di secondo non riuscii a staccare gli occhi dai suoi, mi aveva come ipnotizzata. 
"Vedi che riusciamo ad essere amici?" fece lui sistemandosi indietro il ciuffo che gli copriva la fronte. Alzai le spalle, sorridendo imbarazzata, avrei voluto che quel momento di silenzio terminasse all'istante. Quando Louis capì che non avrebbe ricevuto risposta, decise che era giunta l'ora di tornare a casa. Estrasse il cellulare dalla tasca per guardare l'ora.
"Sono le sette passate, mi daranno per disperso, è meglio che vada" disse poi.
"Va bene, allora a domani." risposi già chiudendo la porta per scappare a vergognarmi in casa da sola.
"Aspetta.." disse bloccando la porta con il piede. Si avvicinò al mio viso, dove posò un caldo bacio sulla guancia. "Me lo sono meritato!" esclamò per poi sparire in strada. Rimasi di sasso, subito portai la mano sulla guancia, tastando la pelle, era calda, anzi bollente. Rientrai in casa con un sorriso stampato sulle labbra. Solo allora capii che malgrado io avessi impegnato tutte le mie forze per resistergli e fare la dura, non sarei mai stata capace di disinnamorarmi di lui, ormai era fatta, dovevo solo accettare il fatto e giudicare cosa fare. Che effetto mi facevi, dannato Louis Tomlinson!
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Carota's Moment.
Massalve! Eccomi, non sono morta, scusate il ritardo ma, come avevo già detto, questa settimana sono stata molto impegnata con la scuola, ma ora sono libera da ogni pensiero (?) e posso dedicarmi alla scrittura, yippi!
Premetto che non sono molto fiera di quello che è venuto fuori, ma scrivere Abigail è sempre un trauma e ho un blocco che non potete immaginare. In ogni modo, non vedo l'ora di postarvi il prossimo capitolo, lo progetto da
quasi dieci giorni e almeno su quello ho le idee chiare. Ringrazio moltissimo tutte le persone che seguono/preferiscono/ricordano la mia fanfiction, ma soprattutto chi la recensisce, mi faccio delle grosse risate con i vostri commenti.
AHAHA! Bene, direi che questo è tutto, anzi.. Se vi può interessare qui c'è mia mamma che, giusto per essere simpatica, sta istigando un bombo ad entrare in casa, io ho la fobia. Per vostra informazione per bombo non intendo le caramelle 
ma quelle schifo di api pelose grasse più del mio coniglio obeso (?)
Anticipazioni:
Il prossimo capitolo sarà su Coleen e Madison *urlodigioia*
La prima noterà un certo distacco da parte di Harry, la seconda aimè, dovrà affrontare la partenza :'(
Sappiate tutte, ma in particolare la mia cara Ludss xx, che impiegherò ore intere per fare quel pezzo, voglio che venga fuori un capolavoro, a costo di passare la notte al pc.
In futuro Abigail noterà un certo cambio di comportamento in Louis,
Effie dovrà capire cosa succede al suo irlandese ossigenato,
e a Lux ehm, diciamo che dovrà imparare a crescere... in fretta.
Tutto nell prossima puntata!
Un bacio, MotaCarota *fuggedalbombourlando*

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Coleen.
 
 
Le nostre labbra provocarono un leggero rumore appena si dischiusero, la sua mano si alzò per poi posarsi sul mio viso e scostarmi una ciocca di capelli quando ancora le nostre bocche non si erano staccate. Aprii un occhio di soppiatto per spiarla, richiudendolo subito dopo e compiacendomi da sola per aver trovato un ragazzo così perfetto come era Harry, davvero non avrei potuto chiedere di meglio. Staccai a malavoglia le mie labbra dalle sue.
“Ma lo sai che ti amo?” domandò lui sarcastico, adoravo quella sua dolcezza così dolce.
“In effetti me lo chiedevo da tempo, ma volevo saperlo da te.”
“Ora lo sai” disse per poi riposare le labbra sulle mie, stampando un delicato bacio al gusto di mela, probabilmente dovuto al suo adorato succo, che aveva bevuto poco prima. La campanella trillò, annunciando la fine dell’intervallo e di quel nostro momento che pareva così perfetto.
“A dopo” lo congedai io con un sorriso sulle labbra.
“Ciao piccola.” disse per poi allontanarsi e percorrere il lungo corridoio che lo portava alla sua classe. Non potei fare a meno di spiarlo di nascosto, camminava quasi sulle punte dei piedi; adoravo il suo modo di vestire, anche quel giorno portava i suoi immancabili pantaloni dal cavallo basso che lasciavano intravedere i boxer. Ero davvero felice di aver trovato uno come lui, Harry riassumeva tutti i miei bisogni in un’unica persona, mi sentivo davvero fortunata. Ad un tratto vidi comparire quella barbie, anche lei indossava i suoi immancabili trampoli, e quella sottospecie di straccetto inguinale che lei chiamava gonna. Si avvicinò al viso di Harry per poi lasciargli un pietoso e appiccicaticcio bacio. Ma perché non se ne tornava nel reparto giocattoli? Ero sicura che Ken iniziasse a sentire la sua mancanza! Sbattei i piedi sul pavimento, mi stressava vederla sempre appiccicata a Harry, non che fossi gelosa ma la cosa mi preoccupava un poco.
“Hey, tutto bene?” domandò Abigail, vedendomi furiosa.
“Guardali, guardali!”
“Ma chi?” domandò per poi nascondersi dietro l’angolo con me e guardare Harry e Caroline in lontananza.
“La vedi quella.. quella.. Aah! Non riesco nemmeno a definirla! Brutta usurpatrice dei beni altrui!” sbottai di colpo furente.
“Col! Stanno solo parlando! Non essere gelosa, lo sai che Harry ti ama.”
“Massì certo, ma quella mi preoccupa … E poi non sono gelosa!” Abigail scoppiò in una fragorosa risata, tenendosi le mani sulla pancia.
“Ma a chi la vuoi raccontare, Col? A momenti sfondi il pavimento, hai del fumo che ti esce dalle orecchie!”
“Vabe, un pochino sì lo ammetto, ma è normale. Vorrei vedere chi non sarebbe geloso con una modella assatanata che sta alle calcagni del suo fidanzato!” sbraitai presa dall’isteria.
“Ti capisco perfettamente Col, ma pensa che Harry è un ragazzo affidabile, non va di certo con la prima che passa, specie se si tratta di quella Caroline, te l’ha anche detto che non gli piace, cosa vuoi di più?”
“Già, hai ragione Abbie, sono io che devo stare più tranquilla.” conclusi incrociando le braccia al petto.
“Bene, fai la brava allora eh. Ora scappo che ho il test di scienze!” disse schioccandomi un leggero bacio sulla guancia per poi sparire dietro l’angolo.
 
Uscii dalla classe appena la campanella concesse la pausa pranzo, trovai Harry in corridoio impegnato ad abbuffarsi con un panino più grosso di lui, colante di maionese.
“Buon appetito!” esclamai ridendo, il modo in cui cercava di evitare di macchiarsi la polo bianca era davvero buffo.
“Grazie” biascicò lui.
“Non si parla a bocca aperta, Styles, non lo sapevi?” E ci mancava l’oca del malaugurio! Caroline comparve, avvicinandosi come una pantera che ha appena puntato la sua prossima preda, supposi che non si trattasse affatto del panino. Quegli occhi verdi, contornati da un pesante trucco nero, fissavano Harry in un modo a dir poco malizioso, quasi volesse avventarsi su di lui da un momento all’altro.
“Me ne dai un pezzo?” domandò con quella vocina stridula e fintamente dolce, io mi limitai a fulminarla con lo sguardo. Harry alzò le spalle per poi porgerle il suo amato panino, che a mio parere non avrebbe più fatto ritorno. Mi rivolse un’occhiata dolce, squadrando poi Caroline che era completamente inadeguata in quel momento.
“Grazie!” squittì lei dopo aver strappato un pezzo di panino più grosso della sua bocca. “Oh, sei tutto sporco, Harry!”
“Dove?” bofonchiò lui indicandosi la bocca con l’indice.
“Aspetta ti aiuto io.” gli rispose per poi leccarsi il pollice e passarglielo sul lato sporco delle labbra. L’unica cosa che in quel momento mi fece distrarre da quella scena pietosa fu l’espressione di Harry, che sembrava avere un significato molto vicino al “Toglimi immediatamente le mani di dosso.”Ne fui compiaciuta, nella mia mente apparve il tabellone dei punti che segnava Caroline 0, Coleen 1. Era solo l’inizio di un’ardua battaglia. Mi schiarii la voce, cercando di fare il più rumore possibile, notando che la bocca di Harry sembrava perfettamente pulita, ma le dita di Caroline erano ancora impegnate e massaggiargli le labbra. Quale concetto di “Levati di torno” non gli era chiaro?
“Ecco, ora sei perfetto!” esclamò saltellando sui tacchi.
“Bene Harry, ora che ne dici di fare una chiaccheratina a quattr’occhi?” domandai alludendo al fatto che Caroline avrebbe dovuto smuovere le tende “Ciao Caroline, è stato un piacere!” esclamai sarcastica salutandola con la mano. Anche Harry la congedò con un cenno del capo, non curandosi più di tanto di lei. Ma che bravo, stava proprio imparando bene!
“Allora vi lascio, anche io ho da fare.” disse lei con un sorrisetto falso sulle labbra, forse illusasi che ce ne fregasse qualcosa.
“Brava, fai così.” sussurrai quando ci ebbe lasciati soli.
Harry ed io la guardammo andare via, barcollante su quei trampoli che nemmeno lei sapeva portare. Dopo averla squadrata ci guardammo per poi scoppiare a ridere.
“Oh Styles, sei un po’ sporco qui!” squittì per imitarla, facendolo scoppiare a ridere. “Oh guarda Caroline, tu questo non lo puoi fare!” aggiunsi prima di appoggiare le labbra sulle sue e baciarlo con passione, quasi immaginandomi che Caroline potesse vederci e morire di gelosia.
“Che scema che sei!” commentò lui.
Sì sì, chiamami anche scema ma devo tenerti ben stretto, non le darò mai e poi mai la soddisfazione di averti, tu sei solo mio, deve anche solo provare a toccarti! - pensai tra me, prima di sorridere e riappoggiare le labbra sulle sue.
 
 
Madison.
 
 
Strinsi quel biglietto tra le dita, non avevo mai odiato così tanto un pezzo di carta, i miei occhi erano fissi sulla scritta “Parigi”, già Parigi, la città più bella del mondo, la città dell’amore.. In quel momento detestavo Parigi e tutte quelle frasi fatte che si usavano per descriverla, non era vero niente. Me lo stava portando via l’amore, mi stava portando via tutto, tutto quello che mi ero costruita a Londra. Volevo morire, avrei voluto strappare quel biglietto in mille pezzi, avrei fatto qualsiasi cosa per non partire, tutto quello che desideravo era rimanere lì e continuare normalmente la mia vita, non mi sembrava di chiedere l’impossibile. Pensare che Parigi fosse la città degli innamorati, dove tutti si baciano sotto la Tour Eiffel, dove tutti sono felici, mi faceva venire voglia di vomitare, come facevo io ad essere felice se il mio amore si trovava a quattrocento kilometri da me? Detestavo il fatto che la gente pensasse che io avessi una vita perfetta, quella che tutti vorrebbero vivere, quella fatta di feste, divertimento, amore, amicizia. La pallavolista popolare, quella fidanzata col capitano della squadra più figo della scuola, quella che si veste bene, che adora la moda e che probabilmente diventerà una stilista. Mi sentivo la persona più fortunata del mondo a possedere tutte queste cose, ma la mia vita non era affatto perfetta. Forse era colpa mia, avevo fatto male ad abituarmi a tutta questa “perfezione”, dovevo immaginare che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato. Forse era meglio non possedere proprio niente, rispetto ad avere tutto ma doverlo lasciare. Era una della cose più orribili che mi potessero capitare, e io dovevo affrontarla, dovevo adeguarmi al volere di mio padre, potevo ringraziare solo lui. Evidentemente la mia vita non era poi così perfetta, per giudicare bisogna conoscere, non si può dare un parere così a prima vista, bisogna sapere i fatti. Non riuscivo davvero a credere che quel giorno fosse arrivato, avevo le spalle al muro, non potevo fare più nulla in quel momento. Chiusi gli occhi per un istante, trattenendo le lacrime che già iniziavano a spingere, avrei riaperto gli occhi e mi sarei risvegliata da un brutto sogno, già era solo un incubo, mi sarei svegliata tra le braccia di Liam e avrei cominciato una nuova giornata con lui e con tutti gli altri, nulla sarebbe cambiato. Riaprii gli occhi ma quello che vidi era esattamente come prima, tre valigie per terra e l’armadio vuoto. Non era un incubo, era la mia cazzo di vita, era tutto vero, dovevo smetterla di farmi illusioni. Quel fatidico giorno che temevo, quello a cui cercavo di non pensare “perché tanto mancava un’infinità di tempo”, era arrivato. Quelle tre settimane erano forse state il periodo più bello della mia intera esistenza. Le avevo trascorse nel migliore dei modi, cercando di vivere ogni momento come se fosse l’ultimo, cercando di non pensare a quando sarebbero finite. Mi sarebbe mancato tutto, anche le cose che odiavo, i discorsi di Effie che non uscivano mai dall’argomento “Quanto è bello Niall Horan”, l’arroganza di Lux nel scegliere le sue prossime prede, l’estrema timidezza di Col che si ostinava a pensare che una vita senza uomini fosse la migliore, la paura di Abigail, che si sentiva inferiore persino a quel cretino di Tomlinson. Ma anche la bidella maligna che sbatteva sempre la porta in faccia anche se si era in ritardo di pochi minuti, come le oche della classe accanto che non facevano altro che starnazzare dalla mattina alla sera. Probabilmente i loro pensieri erano rivolti al colore dello smalto che avrebbero messo il giorno seguente, mentre io ero lì a rimuginare il passato e a pensare a quanto fossi stata fortunata fino ad allora.
“Piccola, sei pronta?” Liam mi riportò sulla terra, smuovendomi dai miei pensieri.
“A quanto pare sì” mormorai con voce tremante prima di prendere la borsa e il trolley.
In meno di mezzora arrivammo in aeroporto, dove gli altri ci stavano aspettando. Dopo averli salutati tutti ci recammo nell’atrio, dove cercammo il mio volo sul grande schermo.
“A che ora parte l’aereo?” domandò Zayn.
“Alle undici, quindi tra venti minuti.” risposi con voce roca; venti minuti erano terribilmente pochi, mi sentivo morire.
“Facciamo il check in intanto” propose Niall. Una volta raggiunto il check in, Liam mi aiutò a caricare tutte le valigie sul rullo le quali, dopo essere state etichettate, sparirono; vederle andare via mi fece male, le avrei riviste soltanto a Parigi, da sola.
Mancavano circa dieci minuti all’imbarco, eravamo leggermente in ritardo, corremmo subito al reparto di controllo passeggeri, dove avrei dovuto separarmi dai miei amici, il fatale momento era arrivato. 
Guardai uno ad uno i visi dei miei amici, che si strinsero intorno a me, capendo che era arrivato il momento dell’addio. Li strinsi forte, scoppiando in lacrime, che rigarono amare le mie guance arrossate. Appena si allargarono, lasciandomi libera per un attimo, li abbracciai uno ad uno, cercando di dire loro le cose più belle che potessi.
“Appena torni, esigo che mi cucini dei gaufre eh, Maddie!” esclamò Niall con gli occhi lucidi, annuii con un flebile sorriso per poi abbracciarlo forte, i suoi abbracci erano forse i migliori del mondo. 
Louis, Zayn e Harry si strinsero intorno a me, mi sentivo protetta tra le loro braccia, mi sarebbero mancati anche loro, e mi stupii vedere anche i loro volti rigati da lacrime. I loro profumi si mescolarono in quell’abbraccio che non mi sarei mai aspettata. Non avevo un legame particolare con loro, ma evidentemente ti accorgi di quanto tieni alle persone nel momento in cui le devi lasciare. Appena mi lasciarono Lux e Effie mi vennero incontro, abbracciandomi, circondai le spalle di una e dell’altra con le braccia.
“Ti racconterò ancora di quanto è bello il mio irlandese.” sussurrò la bionda.
“E io ti riassumerò la nuova lista delle scappatelle, o forse dell’unica persona con cui..” I singhiozzi fermarono la sua voce tremante, entrambe scoppiarono a piangere e appoggiarono la testa sui miei capelli, così che potei sentire i loro fremiti sul corpo. Basta, non ce la facevo più, ero stanca di piangere, ero stanca di dover dire addio, di sapere che la vita in Francia non sarebbe mai stata come quella a Londra, volevo scomparire, volevo dissolvermi e riapparire a Parigi, saluti e viaggio compiuti. Appena lasciai andare Lux, Col mi buttò le braccia al collo.
“Quanto mi mancherai, Maddie? Voglio avere tue notizie almeno ogni due giorni eh, mi raccomando! Non ti libererai facilmente di me, la distanza non basta, sei davvero una buona amica, mancherai a tutti, non riesco a immaginare la scuola e le giornate senza di te.” sentivo suo fiatone sul collo e le sue lacrime bagnarmi le guance. La strinsi più forte che potevo, avrei preferito chiudere gli occhi e trovarmi già a Parigi che dover affrontare quell’addio.
 
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Mi staccai da lei e Abigail si buttò su di me, stringendomi tra le sue braccia.
“Sei stata la migliore migliore amica che mi potesse capitare e lo resterai sempre, Maddie, non puoi neanche immaginare il bene che ti voglio, sei davvero la persona più importante della mia vita, è stupido dire che mi mancherai, sentirò il bisogno di te come l’aria, ma ti chiamerò sempre, te lo prometto. Ci terremo aggiornate su tutto, non è vero?” disse prima che i singhiozzi potessero interrompere le sue parole. Annuii ancora, non riuscivo a parlare. Mi strinsi nell’incavo del suo collo soffocando un urlo di rabbia e battendo i piedi per terra. Anche per me sarebbe stata ardua senza di lei, anzi quasi impossibile, mi sarebbe mancata da morire, la mia migliore amica. 
Le mie amiche si allontanarono un poco da me, seguite dai ragazzi, mentre Liam mi si avvicinò, sfregandosi il naso e chiudendo gli occhi per non piangere. Si buttò su di me, stringendomi tanto da farmi quasi male, il suo profumo mi invase, forse sarebbe l’ultima volta che l’avrei sentito. Il suo viso si posò sulla mia spalla, mentre le sue labbra lasciavano forti baci sul mio collo. Lo sentivo tremare, il suoi brividi passarono dal suo corpo al mio, entrambi eravamo incapaci di parlare, entrambi piangevamo come bambini, entrambi desideravamo solo stare insieme.
“Scrivi un diario.” mi disse secco “Scrivi un diario come se parlassi con me” sciolse l’abbraccio e mi puntò gli occhi nei miei “Al tuo ritorno lo leggeremo insieme e penseremo a quanto abbiamo sofferto, allora avremmo solo da pensare che staremo per sempre insieme, nulla ci separerà mai più.” Gli saltai di nuovo al collo, le mie lacrime bagnarono il suo collo e la sua maglia. Singhiozzai mentre lui per tranquillizzarmi mi accarezzava la schiena delicatamente e mi cullava tra le sue braccia. 
“Sarei disposto a tutto pur di essere insieme a te, Madison. Non sarà di certo uno stupido viaggio a separarci, nemmeno la peggior catastrofe di questo mondo potrebbe farlo. Io ti amo, è questo ciò che conta, non mi interessa nient’altro.” Le sue mani scivolarono dietro la mia nuca per poi portare il mio viso al suo, lo baciai dolcemente, nel miglior modo in cui potessi farlo. Sentivo le sue labbra muoversi incerte e tremanti sulle mie, provava esattamente quello che provavo io. Le dischiusi per poi staccarmi da lui, i singhiozzi mi impedivano di continuare a baciarlo, non ce la facevo. Quello sarebbe stato l’ultimo bacio che gli avrei dato. Ad un tratto Louis mi fece notare che era giunta l’ora dell’imbarco, ci avvicinammo tutti al metal detector, sotto cui sarei dovuta passare solo io. Mi tolsi gli anelli e la collana che stavo indossando per metterli nel cestino insieme alla borsa che sarebbe passata sotto un macchinario che doveva controllare che non contenesse liquidi o oggetti appuntiti. Il cestino arrivò dalla parte opposta, dove degli addetti al lavoro la raccolsero per poi darmela. Ma io rimasi lì, non volevo oltrepassare il metal detector, mi avrebbe separata definitivamente da loro, da Liam. Mi voltai un’ultima volta verso Abigail e gli altri, piangevano e mi facevano Ciao con la mano. Sorrisi forzatamente, quando ancora le mie lacrime scorrevano sul mio viso. Mi voltai immediatamente dall’altro lato, come se non volessi vederli. Senti la mano di Liam stringere la mia con forza, mi girai verso di lui guardando per l’ultima volta quanto fosse bello.
 
 
“Avanti signorina, è il suo turno.” mi disse un uomo che controllava l’andamento dei passeggeri. Se per un istante non avevo avuto più la forza di piangere, questa ora era tornata maggiore di prima. Scoppiai in lacrime, ristringendomi un’ultima volta al petto di Liam, che mi accarezzò i capelli per poi posarmi un dolce bacio sulle labbra. Mi allontanai da lui, stendendo poi il braccio per riuscire a tenere stretta la sua mano. Ad un tratto dovetti lasciarla, le mie dita si allungarono più che poterono per raggiungere le sue, ma in un istante dovettero abbandonarle definitivamente. Lasciai la sua mano e sentii le gambe cedere, il respiro mancare, le mani tremare. Passai sotto il metal detector e, malgrado sperassi con tutto il cuore che rilevasse un qualcosa che mi impedisse di partire, non suonò e l’uomo mi lasciò passare salutandomi con un “Buon viaggio.” Volevo letteralmente svenire e svegliarmi a Parigi, durante il viaggio non avrei fatto altro che piangere e piangere ancora, malgrado sia le forze che le lacrime cominciassero a mancarmi. Dopo aver preso un pullman che mi portò ai piedi dell’aereo, salii a bordo dove caddi in un sonno profondo e tormentato. Al mio risveglio le hostess informavano i passeggeri che l’aereo era atterrato con successo, ero a Parigi, avevo lasciato il mio mondo a quattrocento kilometri di distanza da me. Appena riaccesi il cellulare ricevetti un nuovo messaggio, era Liam.
-Mi manchi già-
Rilessi quelle tre parole almeno una decina di volte per rendermi conto che per quanto avrei voluto tornare indietro, per quanto avrei voluto averlo con me, nulla di questo era possibile. La mia vita era a Parigi ora e la sua a Londra, la Manica ci separava e, malgrado non ce l’avessi mai fatta, dovevo resistere e adeguarmi. Una lacrima solcò il mio viso, ero terribilmente distante da tutto e da tutti, e ancora non capivo per quale motivo ero stata condannata ad un tale supplizio.
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Ma posso mai piangere anche io? Poveraccia dai mi faccio pena da sola. çç
Ho fatto tremila prove ma il link della canzone me lo lasciava incollare solo così, bah
Spero che vi sia piaciuta la canzone, e che abbia contribuito al momento drammatico (?)
Scusate ma sono un po' di corsa.
Ringrazio le meravigliose persone che seguono/preferiscono/ricordano ma soprattutto le 12 che hanno recensito! Voi mi volete proprio morta :D
Grazie davvero di cuore, non finirò mai di dirvelo :)
Ora vi saluto, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Un bacio, MotaCarota :)
 
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Lux.
 
 
-E adesso chi cazzo è quella?- domandai tra me; fu quello il primo “angelico” pensiero che mi giunse in mente appena vidi Zayn in compagnia di una ragazza piuttosto ambita nella scuola, le curve si estendevano sul suo corpo, sembrava fosse stata fatta con lo stampino, il suo fisico era a dir poco invidiabile. Lui sembrava stesse parlando con le sue tette piuttosto che con lei, non si faceva problemi a fissarle la mercanzia con la bava alla bocca e, evidentemente, anche lei non aveva problemi a farsela guardare. Mi sembrava il caso di intervenire, ma non appena la ragazza notò che io mi stavo avvicinando simulò di essere in ritardo e, dopo aver dato uno sguardo all’orologio, fuggì a gambe levate. Ehi Lux, da quand’è che sei così temuta? Ero stupita da me stessa. 
“Cosa stavano dicendo le sue tette di così tanto importante?” gli chiesi sarcastica, con un sorriso malizioso sulle labbra.
“Che cosa?” 
“Zayn, ora non mi venire a dire che non gliele stavi guardando perché non sei affatto credibile.” dissi incrociando le braccia al petto, quasi per rimproverarlo. Abbassò il capo, evidentemente trovava più interessanti le sue Blazer che la nostra conversazione. “Non cambi mai eh.” notai io con un tono leggermente più dolce. Alzò lo sguardo e puntò timidamente i suoi occhi nei miei, aveva un’espressione da cane bastonato, il che mi fece un po’ di tenerezza. “Come stai?” domandai per cambiare argomento, accarezzandogli poi la guancia, sulla quale era percepibile sentire la ricrescita della barba. 
“Mi sei mancata, un po’..” sussurrò timidamente. Ma che gli era preso? Perché era così chiuso?
Erano trascorse due settimane dall’ultima volta che ci eravamo visti. A quanto mi aveva spiegato, Zayn era dovuto andare a West Lane Baildon, dove abitavano i suoi parenti. A trasferirsi a Londra infatti erano stati solo i suoi genitori, per questioni di lavoro, mentre tutti gli altri membri della sua famiglia erano rimasti presso Bradford. Quelle due settimane erano state davvero interminabili per me; vedere il suo armadietto sempre chiuso, il suo banco vuoto, era stata quasi una tortura, solo con la sua assenza mi ero resa conto di quanto tenessi a lui e di quanto ne avessi bisogno, proprio quando non c’era.  Ma cosa mi stava succedendo? Dannazione, dove è finita la Lux dura e inconquistabile di un tempo? Forse sto diventando come le altre, insomma, forse è vero che mi sono innamorata.
“Come scusa?” domandai per capire se avevo udito bene o se avevo bisogno di fare un salto dall’otorino.
“Ho detto che mi sei mancata, Lux. Cosa c’è che non va?” fece lui come se fosse una cosa più che ovvia, come se fossi rimasta l’unica sciocca a non esserne a conoscenza.
“Ah, ho capito.” risposi fredda, ravvivandomi poi nervosamente i capelli.
“Tu come stai?” chiese poi per far cessare quel momento di silenzio imbarazzante.
“Tutto normale, mi sento solo un po’ stanca.” mormorai portandomi una mano alla fronte. Non so come, ma mi sentivo sempre esausta anche se non stavo svolgendo particolari fatiche in quel periodo. La stanchezza mi opprimeva e io non sapevo perché; speravo solo che passasse in fretta perché quella sensazione di svenimento, che mi colpiva in quei giorni, mi aveva stancata. Zayn annuì, segno che sembrava aver afferrato il concetto. Ad un tratto il silenzio tornò a “farci compagnia”, proprio non capivo come quel ragazzo dalla pelle ambrata riuscisse a mettermi in soggezione, a farmi dubitare di ogni cosa, a far crollare ogni mia sicurezza, mi sentivo intimidita da lui, nuda di fronte ai suoi occhi, i quali mi scrutavano con “violenza”. Non sapevo come comportarmi, non sapevo se baciarlo davanti al flusso di studenti che si aggirava attorno a noi, non sapevo se si sarebbe vergognato di farci vedere insieme in pubblico, se avrebbe gradito, quale sarebbe stata la sua reazione. Potevo affermare di conoscere Zayn fin troppo bene, ma in quel momento mi capacitai che di lui sapevo tutto e niente, che potevamo essere tutto e niente, noi due. 
Portai impulsivamente le braccia attorno al suo collo e mi strinsi a lui con delicatezza, un neutro abbraccio sarebbe stato il primo passo per iniziare a capire qualcosa di quello che gli girava in testa. In qualche secondo potei sentire le sue calde mani accarezzarmi i fianchi, poi scorrere lungo la mia schiena, delicatamente. Fui inebriata dal suo profumo, tanto dolce quanto forte. Le sue labbra si arricciarono e provocarono un flebile schiocco, donandomi un bacio sulla fronte. Non mi sarei mai aspettata un tale gesto da uno come lui, in un certo senso poteva voler significare protezione, da Zayn io non avevo mai avuto protezione, ne mai gliene avevo chiesta. Eppure in quel momento sembrava un’altra persona, sembrava aver cambiato la sua natura, il suo essere, il suo corpo pareva aver abbandonato l’animo da Zayn Malik che avevo conosciuto io, quello imponente, arrogante, che ottiene sempre ciò che vuole. In quell’istante sembrava essere un ragazzo “normale” che ammette di provare sentimenti concreti e che non ha paura di mostrarli. Evidentemente l’amore aveva sorpreso anche lui, quanto me. 
Mi strinsi tra le sue braccia, infilando poi il viso nell’incavo del suo collo, là dove si concentravano calore e profumo, aveva un’intensità maggiore in quel punto. Potei notare un paio di ragazzine del primo anno che ci stavano osservando, erano vicine a noi così, anche non vedendole, potevo sentire i loro discorsi.
“Ma quello non è Zayn Malik?” domandò stupita una.
“Sì. Cavolo quanto vorrei essere quella ragazza!”
“Non sapevo che ne avesse una” notò poi l’amica.
“Però stanno bene insieme.” affermò la ragazza prima di scomparire tra la folla con la compagna.
Come potevano pensare che io e Zayn stessimo insieme? Come potevano correre ad una tale affermazione? E invece cosa dovevo credere io? Che cosa eravamo noi? Che.. Improvvisamente la campanella interruppe la mia moltitudine di domande, dovetti abbandonare i miei quesiti irrisolti, ma avrei voluto sapere la verità, volevo avere le idee chiare, volevo sapere cosa ne pensava lui. Fui dunque costretta a sciogliere l’abbraccio e a staccarmi dalle sue braccia possenti, a malavoglia. I corridoi erano ormai deserti, tutti gli studenti si erano ritirati nelle rispettive classi, le lezioni stavano ricominciando. Guardai i suoi occhi color caramello, potevano sembrare banali occhi marroni, ma avevano la capacità di cambiare intensità e sfumatura a seconda della luce o da dove venivano osservati, ed erano in grado di farmici perdere dentro. Il suo solito bianco e cristallino sorriso comparve sulle sua labbra carnose. Mi guardai intorno, proprio non riuscivo a sostare nei suoi occhi come invece un tempo sapevo fare, sapevo tenergli testa, sapevo insultarlo e fregarmi di lui, sapevo farlo cadere ai miei piedi, e ora dove erano finite tutte quelle mie capacità? Svanite nel vuoto. Appena riappoggiai lo sguardo sul suo viso, non sentii altro che qualcosa sulle labbra, quel bacio mi sorprese, lo avevo tanto atteso e desiderato che averlo ottenuto così all’improvviso mi sembrava…strano. Socchiusi le labbra per assaporare nel miglior modo possibile il gusto della sua bocca, era un sapore forte ma dolce al tempo stesso, proprio come il suo profumo. Presto sentii il suo viso allontanarsi dal mio, mettendo fine a quel momento così allettante tanto effimero, fugace. 
 
 
 
Abigail.
 
 
“Bene Tomlinson, un otto te lo sei meritato.” concluse la professoressa prima di mandare Louis a posto. “Hai studiato da solo?” chiese poi.
“No, mi ha aiutato Abigail.” rispose Louis con la sua solita voce acuta. Sentii gli occhi di tutti puntati addosso, era così fondamentale fissarmi in quel modo?! 
“Mmh, va bene, vedi che se ti impegni riesci a ottenere buoni risultati, Tomlinson” disse la prof senza badare a me “Dai, vai a posto.” 
Louis trotterellò felice al suo banco, stringendo il diario tra le mani, fiero del suo nuovo voto.
“Bene, detto ciò cosa facciamo? Devo interrogare altri?” domandò la professoressa sfogliando il registro.
“Dovevamo andare avanti!” risposero alcuni compagni in coro, sperando che la donna desse loro ascolto.
“Bene, interrogo.” 
“Cazzo, cazzo, io non so niente, se mi chiama è la fine, cosa faccio ora?” sbraitai, mantenere la calma in quelle situazioni non era esattamente il mio forte.
“Tranquilla” sussurrò Louis prendendomi la mano e accarezzandomela “Non ti estrarrà mai, non hai già voto?” domandò poi. Il contatto con la sua pelle calda mi fece perdere i sensi per una frazione di secondo, ma poi l’ansia tornò, maggiore di prima, tremavo perché avevo paura mi chiamasse, tremavo perché la mano di Louis si muoveva dolcemente sulla mia. 
Fortunatamente la campanella sistemò le cose, suonando esattamente al momento giusto; malgrado avessi perso un anno di vita per la paura, tutto andò per il meglio anche quella volta.
 
Sentii suonare il campanello, chi poteva essere a quell’ora? Buttai al fondo del divano il piumone, mi ero addormentata per l’ennesima volta, l’effetto soporifero che I Simpson avevano su di me non si smentiva mai. 
“Chi è?” domandai senza ottenere risposta. Tornai ciondolante al divano, borbottando tra me e lamentandomi di chi mi aveva svegliato per niente; il campanello risuonò di nuovo.
“Chi è?!” urlai, guardando poi attraverso lo spioncino della porta. Notai una bambina dall’aria famigliare, impettita davanti all’entrata, così aprii la porta.
“Phoebe!” esclamai “Che ci fai qua?” Ero sorpresa di vederla, era piuttosto strano ricevere una sua visita.
“Ho fame.” disse soltanto con la sua vocina, tipica dei Tomlinson.
“E perché non mangi qualcosa allora?”
“Louis non sa cucinare e io sto morendo di fame” spiegò torturando la povera maglietta rosa che indossava, piena di pieghe e macchie di pennarello. Non potei trattenere una risatina immaginando quell’imbranato alle prese con i fornelli e le gemelle morenti per la fame.
“Oh poverina, vuoi che ti faccia da mangiare qualcosa io?” le domandai abbassandomi leggermente per poterle parlare meglio. Lei annuì sorridente.
“Ma tuo fratello sa che sei qui?” Non fece in tempo a rispondere che vidi arrivare Louis di corsa con un barattolo di marmellata in mano e il suo solito pigiama addosso.
“Oh Phoebe, sei qui!” esclamò stremato per la corsa. “Non farlo mai più, devi dirmelo se esci ! E poi non esci proprio perché sei troppo piccola!” la rimproverò. La piccola si nascose dietro le mie gambe intimorita.
“Dai non sgridarla, abitiamo a cinquanta metri di distanza.” mi intromisi io vedendo che gli occhi di Phoebe erano diventati lucidi.
“Sì ma deve imparare, senò da gran..” 
“Senti ma tu ci vivi proprio in pigiama eh?” lo interruppi io “Hai vent’anni e non sai nemmeno mettere a bollire l’acqua per la pasta, non ti vergogni, Tomlinson? Dai entrate che preparo qualcosa a Phoebe..”
“E anche a me!” puntualizzò lui prima di essere incenerito dai miei occhi.
 
“Vedo che avete gradito!” esclamai notando i visi sporchi di Nutella di Louis e Phoebe.
“La Nutella è sempre la Nutella!” fece Louis pulendosi con le dita. Vidi la piccola sbadigliare, aveva una faccia stravolta, avrebbe potuto addormentarsi sul tavolo da un momento all’altro.
“Hai sonno?” le domandò Louis.
“No”
“Si certo, Phoebe, tra poco svieni per terra! Dai sei stanca, andiamo a fare il riposino.” disse lui prendendola in braccio e avviandosi alla porta; mi stupiva vederlo alle prese con i bambini. 
“Ciao!” li congedai sorridendo salutando la bimba con la mano, prima di chiudere la porta.
“A dopo.” disse Louis lanciandomi uno sguardo di intesa.
Sospirai, buttandomi poi sul divano a peso morto. Solo allora notai che aveva lasciato lì il suo cellulare, il quale continuava a vibrare. Lo schermo si illuminò per l’ennesima volta, c’erano tre nuovi messaggi. La tentazione era forte ma allo stesso tempo non volevo spiarlo, erano affari suoi e io non avrei dovuto ficcare il naso nelle sue cose. Buttai il Blackberry al fondo del divano, ma lo riafferrai poco dopo. Sbloccai la tastiera e aprii i messaggi, ce n’era uno di Harry, uno del suo gestore telefonico e uno di Zayn. Decisi di aprire soltanto quest’ultimo, conoscendo le perle di saggezza che Malik si ostinava a regalare a Louis.
- Hey Lou, come è andata con Abigail? Te la sei fatta finalmente? Dai racconta! ;) –
Brutto bastardo! Ma chi si crede di essere questo? Finalmente?! Ma cosa finalmente, impara a farti un po’ i fatti tuoi invece di sparare scemenze a destra e a manca! Lanciai immediatamente il cellulare, rifugiandomi poi sotto il piumone al caldo; non appena riaccesi la tv suonarono alla porta. Dallo spioncino notai che era Louis, evidentemente si era accorto di aver scordato il telefono. Corsi a prendere il Blackberry per poi aprire la porta e sbatterglielo in faccia.
“Hai dimenticato questo.” dissi indignata senza nemmeno salutarlo.
“Grazie, me ne sono accorto”
“Bravo, ciao” risposi chiudendogli frettolosamente la porta in faccia.
“Aspetta” mi fermò bloccandola col piede “non mi fai entrare? Volevo stare un po’ con te.”
Ah ecco che la tattica Malik viene messa in atto, messaggi dolci, parole illusorie, bravo, proprio un ottimo allievo, complimenti veramente. Lasciai andare la porta, rientrando in casa e buttandomi sul divano, ignorando completamente la presenza di Louis, che la chiuse dopo essere entrato. Si sedette al mio fianco, incrociando poi le gambe, una volta liberatosi delle sue strane pantofole a renna.
“Abbie, che ti succede? Ti vedo strana.” mi domandò appoggiandomi una mano sulla coscia.
“Niente”
“Non è vero, prima eri così socievole e scherzosa e ora ti vedo triste, spenta. Qualcosa è successo.” Alzai le spalle, continuando a fissare il pavimento se avessi guardato i suoi occhi sarebbe stata la fine. Louis attese una risposta invano per qualche secondo.
“Mi vuoi dire cos’hai?” sbottò prendendomi il viso tra le mani.
I suoi occhi erano puntati nei miei, li sentivo fissarmi intensamente, non avrei retto quel confronto ancora per molto. Abbassai lo sguardo, sentendo che le lacrime ormai cominciavano a tradirmi. Cercai di asciugarmi immediatamente il viso umido, ma Louis notò subito che stavo piangendo.
“Perché fai così?” domandò allungando una mano verso il mio viso e facendo scorrere il pollice sulla la mia guancia per asciugare le lacrime che continuavano a scendere imperterrite. “Si può sapere cosa è successo di tanto grave per farti stare così male?” Non riuscivo a smettere di singhiozzare, quando piangevo perdevo completamente la capacità di parlare. Non si stava rendendo conto del male che mi stava facendo? Cosa avrei dovuto dirgli in quel momento? Non potevo confessargli che avevo letto i suoi messaggi e che sapevo ogni cosa del piano di Zayn.
“Non mi dire che è un ragazzo che ti fa stare così perché senò gli spacco la faccia.” disse mimando di tirare un pugno nel vuoto. Annuii flebilmente, l’argomento era vago e non avrei di certo potuto fargli bere che mi era morto il gatto.
“Chi è? Dimmi soltanto il nome e giuro che non ti farà più niente, si pentirà amaramente di averti fatta soffrire così, lo riduco in pol..”
“Louis smettila!” sbottai “Sono fatti miei e tu non ti devi preoccupare.”
“Lo facevo solo per aiutarti, mi fa male vederti in questo modo.” sussurrò per poi stringersi a me e cullarmi tra le sue braccia.
“Sto bene, non è successo nulla...” mentii per l’ennesima volta prima di stringermi nel suo abbraccio.
 
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Carota's Moment.
"Vas Happenin'!?" taci Zayn! Devo parlare io. *mette il broncio* 
Bene. Salve bellezze! Allora ho parecchie cosa da comunicarvi:
-Scusate se nello scorso capitolo il Carota's Moment è stato fatto un po' di fretta, ma dovevo veramente scappare çç
Mi avete anche fatto notare che ho dimenticato le anticipazioni, SORRY! Scusatemi davvero, prometto che questa volta non mancheranno.
-Nel capitolo 21, ovvero dove Nialler e Effie si baciano, avevo messo una foto.. ma guardando meglio non so se si notava che ci fosse (?)  perciò ve la ripropongo QUI
Io, non so perchè, ma non riesco a smettere di guardarla, sembrano proprio loro, picciotti miei :3 (poveraccia dai)
-Scusate ma devo metterlo maiuscolo: IO VI AMO! CIOE' MA VOI SIETE PAZZE A FARMI TUTTE QUESTE RECENSIONI!
GRAZIE DAVVERO DI CUORE, SCRIVO GRAZIE A VOI E VI DEDICO LA STORIA, E' TUTTA PER VOI, SIETE LA MIA FORZA.
Ok, sembro un anziano che dice al nipote che è il bastone della sua vecchiaia (?)
Ringrazio di cuore anche coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate :)
Anticipazioni: *rullo di tamburi*
-Effie e Niall faranno un po' di chiarezza sul loro rapporto.
-Abigail sarà sempre meno convinta del comportamento di Louis, quel Tommo in scatola non la conta giusta...
-Lux ha una storia un po' tormentata, scusate ma non voglio dirvi molto, in ogni modo Zayn dovrà assolutamente prendersi cura di lei.
- Riguardo a Madison, dovrà abituarsi alla vita di Parigi. La sento proprio lontana da casa, povera.
IMPORTANTE (?): NON PENSATE ASSOLUTAMENTE CHE, COL FATTO CHE MAD SI SIA TRASFERITA, LA STORIA NON RACCONTERA' PIU DI LEI.
ASSOLUTAMENTE NO, MADDIE E' UNO DEI PERSONAGGI A CUI TENGO DI PIU, NON LA ABBANDONEREI MAI, ANZI, LA SUA STORIA E' ANCORA LUNGA! 
E' POSSIBILE CHE POTRANNO ACCADERE COSE NON MOLTO PIACEVOLI NEL CORSO DELLA FF, MA E' SOLO PER CAMBIARE UN PO', VI GIURO CHE TUTTO FINISCE BENE, ADORO I LIETI FINI (?) 
Ve lo dico solo perchè se vi doveste sentire male per un avvenimento o avere un momento di depressione, pensate al fatto che tutto finirà per il meglio, ok? :D
-Coleen continuerà a tenere testa a Caroline o dovrà subire una sconfitta? Bah chi lo sa..
Tutto nella prossima puntata.
Ah aspettate! Ho cominciato a scrivere una nuova ff con la mia migliore amica, ci stiamo mettendo davvero d'impegno, speriamo che sia gradita.
Purtroppo però la posteremo con tranquillità, nel senso che per ora ci dedichiamo ancora alle nostre storie in corso, ma non appena almeno una sarà finita provvederemo per aggiornare questa nuova.
Se vi va di fare un salto, questo è il prologo:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=982011
Grazie ancora.
Un bacio, MotaCarota :)

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Due mesi dopo.
 
Effie.  
 
 
“Niall!” esclamai alzando una mano per salutarlo.
Alzò il capo dal cellulare, rivolgendomi uno sguardo freddo, per poi fare un lieve cenno col capo e confondersi tra la folla di studenti. Non capivo cosa gli fosse preso, era cambiato, si comportava in modo diverso con me, sembrava mi evitasse. Erano trascorsi due mesi e, dal momento in cui ci eravamo baciati, avevo passato sempre meno tempo con lui, fino a non vederlo quasi più. Una volta mi ero anche recata a casa sua, chiedendo se potessi vederlo, ma la signora Horan mi aveva detto che suo figlio non era in casa; ciò mi era sembrato molto strano, conoscevo alla perfezione le abitudini di Niall e alle tre di pomeriggio lui era solito a sonnecchiare davanti alla televisione, non si sarebbe perso nemmeno un episodio dei suoi amati “Griffin”. Forse aveva deciso di troncare i rapporti, di interrompere per sempre la nostra amicizia, forse non mi voleva nemmeno più bene, aveva dimenticato tutti i bei momenti trascorsi insieme a ridere e scherzare. Io ne soffrivo molto, mi mancava tantissimo, non riuscivo a comprendere la causa del suo allontanamento, mi sembrava strano da parte sua prendere una tale decisione. Ne avevo anche parlato con Abigail, insieme avevamo ipotizzato che forse non lo stava facendo volontariamente, forse era molto impegnato e non aveva più tempo per me, ma alla fine avevo scartato anche quell’ipotesi. Avrei almeno voluto sapere perché si stesse comportando così con me, non ritenevo di avergli fatto nulla di male, non sarei mai riuscita a farlo soffrire, per nessuna ragione al mondo. La cosa che più mi deludeva era il fatto che non avesse mantenuto la promessa che mi aveva fatto; mi sembrava di aver udito chiaramente le parole “Te lo prometto” uscire dalle sue labbra, eppure le cose non erano andate secondo i piani. Gli avevo chiesto di promettermi che sarebbe rimasto tutto com’era, che saremmo rimasti migliori amici, qualunque cosa fosse accaduta. In un certo senso me lo sentivo che le cose avrebbero preso una piega diversa, sarebbe stato traumatico per entrambi passare da migliori amici a fidanzati, insomma per me sarebbe stata la cosa più bella del mondo, ma a quanto pare non lo era per Niall. Mi ero illusa, quel bacio mi aveva fatto sognare, anche troppo, ero giunta a conclusioni affrettate.
“Effina!” esclamò Lux scompigliandomi i capelli. “Che stai facendo?”
“Nulla, stavo pensando..” mormorai abbassando lo sguardo.
“Ancora problemi con l’irlandese? Guarda che se continua a fare il freddone ci parlo io con quello, oh vedi come ti viene a cercare poi!” 
“No Lux, non ce ne è bisogno, non voglio fargli del male..”
“Ma non ti rendi conto di quanto ti sta facendo soffrire? Devi vendicarti, Effie, ascolta me!” Tipico consiglio di Lux, quella ragazza non cambiava proprio mai!
“Evidentemente avrà i suoi motivi per comportarsi così..” risposi sistemandomi un ciuffo biondo dietro l’orecchio.
“Se vuoi posso chiedere a Zayn di informarsi un po’ meglio su cosa gli passa per la testa a quella patata.”
“Non è una patata, è bellissimo!” protestai come se l’insulto fosse rivolto a qualcosa di mio possesso.
“Come vuoi.. Ora scappo!” esclamò prima di stamparmi un bacio sulla guancia e fuggire per il corridoio.
Mentre ero intenta a strofinarmi la guancia per tentare di pulire il rossetto che avevano lasciato le labbra della mia amica, lo vidi, era lì, proprio a pochi passi da me.
“Nialler!” esclamai andandogli incontro. Si voltò di scatto, socchiudendo leggermente gli occhi per capire da dove provenisse la voce che lo aveva chiamato. 
“Oh ciao Effie.” disse sorpreso, osservandomi dall’alto verso il basso, vista la mia altezza.
“Come stai? Volevo parlarti un momento..” 
“Beh, veramente ho un compito adesso, volevo ripassare un po’” mi ripose alzando le spalle e estraendo il libro di chimica dallo zaino.
“Perché mi eviti, Niall?” gli chiesi all’improvviso non curandomi della sua falsa scusa per scappare anche stavolta.
“Non ti sto evitando.”
“Sì invece, non ci vediamo quasi mai, deve essere successo qualcosa.” gli risposi a tono, questa volta non poteva fuggire, avrei saputo che diamine gli era preso.
“Veramente..” cominciò gesticolando nervosamente.
“Niall!” una voce femminile lo chiamò dal fondo del corridoio, lui si voltò di scatto sfoderando uno dei suoi splendidi sorrisi. 
La ragazza venne verso di noi, durante la sua camminata non potei fare altro che squadrarla dalla testa ai piedi, desiderando che all’improvviso un fulmine cadesse dal cielo e le fulminasse quei capelli così mal tinti da sembrare paglia.
“Come sta il mio irlandese preferito?” squittì stampando un bacio sulla guancia del MIO irlandese preferito.
Niall rise in modo impacciato, arrossendo leggermente in viso. 
“Allora pronto per chimica?” gli domandò continuando a ignorare la mia presenza. Mentre Niall rispondeva sbuffai rumorosamente picchiettando il piede per terra, nel tentativo di farmi notare.
“Oh, scusate! Ho forse interrotto qualcosa?” chiese con una voce talmente acuta da poter fare concorrenza ad un allarme incendio.
Fissai Niall facendogli cenno di rispondere di sì, era ovvio che stava interrompendo qualcosa, di importante anche. Il biondo boccheggiò per qualche secondo, mentre lei ricominciò a parlare con una velocità quasi incomprensibile. 
“Credo di essere di troppo qui..” esordii per poi girare i tacchi e tornarmene in classe a grandi passi.
Prima di entrare, sostai per un momento sullo stipite della porta, voltandomi dalla loro parte. Lo stava baciando, quella sottospecie di teletubbies con della paglia al posto dei capelli stava baciando il mio Niall. Rimasi pietrificata davanti a quella scena che mi trafisse come una spada affilata, senti gli occhi bruciare, come punti da un grande numero di spilli tutti nello stesso momento. Le lacrime scorsero veloci sulle mie guance arrossate, sentivo che sarei svenuta da un momento all’altro. Niall mi stava fissando, anche lui quasi paralizzato, mentre si lasciava toccare dalla bionda. Perché mi stava guardando? Perché non faceva niente? Doveva reagire, doveva togliersela di dosso, informandola magari che il suo cuore apparteneva a qualcun altro, perche non lo stava facendo? 
Le ginocchia mi cedettero, non potevo assistere per un minuto di più a quella scena davvero pietosa, davvero non ne ero in grado. Rientrai in classe buttandomi tra le braccia di Abigail, scoppiando poi a piangere disperatamente.
“Effie che cosa è successo?” chiese lei preoccupata.
Non avevo la forza di rispondere, non volevo nemmeno pronunciare le parole che inducessero a pensare che Niall stesse baciando un’altra. Singhiozzai tra le sue braccia, rimanendo lì, inerme. Che cosa avrei fatto ora?
 
 
Madison.
 
 
“Ti manca molto?” domandò Leon sfogliando le foto ammucchiate sul letto.
“Ci penso ogni giorno, penso sempre se sta bene, che cosa sta facendo, se gli manco..” risposi malinconicamente incrociando le gambe e stringendomi nelle spalle.
“Ma certo che gli manchi, cherie!” esclamò accarezzandomi la guancia.
Provavo un po’ di imbarazzo quando Leon faceva così. Quando due mesi fa ero appena arrivata a Parigi, lui era stato uno dei pochi ad accogliermi e a cercare di farmi ambientare nella nuova scuola, mi aveva aiutato molto e io gliene ero grata. Eravamo diventati molto amici, riusciva sempre ad essermi d’aiuto quando mi sentivo sola. Era molto protettivo, affettuoso ma talvolta lo trovavo eccessivo, non riuscivo ad accettare il fatto che altre mani, se non quelle di Liam, potessero toccarmi. Non ne erano capaci, nessuno era come lui. Liam rappresentava il mio universo, e nulla avrebbe potuto rimpiazzarlo. Scostai timidamente il viso così che Leon capisse che non desideravo quel tipo di affetto, non ne avevo bisogno. Anche le ragazze mi mancavano, sentivo Abigail ogni sera, stavamo ore al telefono per aggiornarci sui nuovi avvenimenti; Col mi scriveva spesso e mi dava anche notizie di Harry, tra loro sembrava ancora andare tutto a gonfie vele. Anche con Lux e Effie cercavo di tenermi in contatto, avevamo già progettato ogni cosa che avremmo fatto, appena sarei tornata, se mai sarei tornata. Mi mancava Londra, mi mancava quell’aria fredda e pungente, il tempo sempre incerto e grigiastro, mi mancavano i the caldi che preparavo con Liam per scaldarci dopo una corsa sotto la pioggia, mi mancava vederlo bere con la forchetta a costo di non toccare il cucchiaio. Mi mancava quella sensazione di serenità che provavo stando nelle sue braccia, i suoi baci, il suo tocco delicato, anche solo vedere il suo splendido viso che mi sorrideva. Mi mancava tutto, non sentivo Parigi come casa mia, avevo la sensazione di trovarmi sempre nel posto sbagliato, smarrita, come se vivessi in un incubo costante. Tenevo un diario, come Liam mi aveva detto di fare, ogni sera scrivevo cosa pensavo, cosa desideravo, o semplicemente quello che mi passava per la testa. Talvolta mi veniva voglia si stracciarlo in mille pezzi, di bruciarlo, mi sentivo così stupida a parlare con un freddo foglio di carta; poi però pensavo al mio ritorno. Pensavo che una volta a casa, l’avrei riletto con Liam e, come aveva detto lui “penseremo a quanto abbiamo sofferto, allora avremmo solo da pensare che staremo per sempre insieme, nulla ci separerà mai più”. Quella frase risuonava continuamente nella mia testa, visualizzavo spesso la sua immagine, il volto scavato, distrutto dal pianto e dalla tristezza. Le sue parole mi invogliavano a voltare la pagina scritta e scriverne un’altra, poi un’altra ancora, le sue parole mi invogliavano a sopravvivere lì, in quella scuola dove tutti avevano la puzza sotto il naso, dove non importava a nessuno dell’inglesina nuova arrivata. 
 
 
“Stasera c’è una festa!” esclamò Leon smuovendomi dai miei pensieri “A che ora passo a prenderti?” domandò poi.
“No guarda, non ho proprio voglia, non c’è nulla da festeggiare…”
“Oh avanti! Non è standotene chiusa in camera a piangere che risolvi i tuoi problemi, devi distrarti un po’, dimenticare tutto per una sera.”
“Come se fosse facile!” sbottai stringendomi nella felpa di Liam, aveva ancora il suo profumo.
“Non lo è, lo so, ma devi almeno provarci!” mi incitò, sistemando poi le fotografie in un cassetto “Se non ti divertirai ti prometto che potrai rimanere a casa quanto vuoi, non ti disturberò più.”
“Ma non è che disturbi, ma non credo di essere in grado di potermi divertire, in questo momento” dissi seria, abbassando poi lo sguardo sull’ultima foto di me e Liam che era rimasta sul letto.
 
“Je t’en prie, Madisòn!” mi supplicò pronunciando con l’accento francese il mio nome.
“E va bene! Ma solo per questa volta, Leon!” 
“Oh merci, merci beaucoup Madisòn!” esclamò felice saltandomi al collo.
“E ora fila a casa” lo ammonii staccandomelo di dosso “Per le nove mi passi a prendere?”
“Parfait, ma cherie.” 
Presi tra le dita la foto che era rimasta sul letto, la strinsi al petto, come se potesse ricambiare l'abbraccio. Perchè non sei qui con me adesso, Liam?
 
 
Leon.
 
 
“Tu es magnifique!” esclamai appena vidi Madison vestita di tutto punto. Indossava un vestito nero, le cui maniche erano ricamate da disegni floreali in pizzo, un fiocco le stringeva poi la vita, rendendo l’abito più ampio al fondo. La schiena era scoperta, lasciando in vista la sua pelle morbida e candida. I suo grandi occhi erano poi contornati da un trucco nero abbastanza leggero e contenuto, era davvero bella.
 
 
Arrivati al locale, l’aria era già calda e la gente si stava già scatenando in pista e la musica alta incitava a muoversi ancora di più. Madison non sembrava molto convinta, avrebbe sicuramente preferito starsene a casa a pensare a quanto le mancasse il suo Liam, ma non volevo vederla così, doveva almeno provare a divertirsi.
“Shall we dance? Come dite voi inglesi.” domandai prendendola per mano e portandola verso la pista. Lei sorrise annuendo semplicemente, ma era impossibile non notare che voleva essere da tutt’altra parte, la sua testa era altrove.
“Senti Mad, dobbiamo solo provare a divertirci, promettimi che lo farai” le dissi avvicinandomi al suo orecchio affinché potesse sentirmi.
“Lo prometto, ma sappi che lo faccio solo perché ormai siamo qua.” mormorò alzando le spalle.
“Tres bien!” esclamai soddisfatto “Vado a prenderti qualcosa da bere” dissi per poi sparire. Tornai da lei dopo qualche minuto, stava seduta su un divanetto, da sola.
“Il suo drink, mademoiselle.” dissi porgendole il bicchiere “E ora a danser!” la incitai alzandola letteralmente da dove era seduta. Iniziammo a ballare, un po’ incerti ma poi facendoci prendere dalla situazione e dalla musica, sparata a tutto volume. L’enfasi ci fece alzare un po’ il gomito con l’alcool, io reggevo bene perché ero abituato, ma Madison sembrava persa dopo solo tre drink. Aveva cambiato completamente atteggiamento, modo di muoversi, di trattarmi. Salì su un cubo, muovendosi come una pantera, muovendo i fianchi lentamente e le braccia intorno alla testa, con le mani fra i capelli. Il suo sguardo era malizioso, seducente, mi guardava dritto negli occhi, era diventata un’altra persona, la vera Madison non si sarebbe mai comportata in quel modo sapendo di essere impegnata in una relazione piuttosto importante. Scese dal cubo, incitandomi poi ad avvicinarsi a lei con l’indice; le misi le mani sui fianchi, stringendola un poco a me. Anche una tale azione sarebbe stata sicuramente rifiutata da parte sua se fosse stata sobria, ma così non fu, anzi, sembrava vogliosa, bramosa, impaziente. Afferrò il colletto della mia camicia e mi tirò maliziosamente verso di se, il suo fiato era percepibile sulle mie labbra, aveva un odore alcolico molto intenso, non l’avevo mai vista in uno stato peggiore di quello. Mi stupii di come l’alcol fosse in grado di cambiare le persone, bastava un bicchiere di troppo per perdere completamente il controllo. Il viso di Madison era molto vicino al mio, mancavano pochi centimetri per annullare la distanza tra le nostre labbra. Mi sembrava una situazione“rischiosa”, primo perché credevo che lei avesse capito che in un certo senso io provassi una certa attrazione nei suoi confronti, forse solo una cosa fisica, ma comunque la provavo, fortemente anche. Secondo, perché Liam si trovava a quattrocento kilometri da lei, e la amava, non sarebbe stata una sbronza a distruggere la loro relazione, non potevo far sì che ciò accadesse. Traballò sui tacchi e all’improvviso vidi le sue ginocchia cedere, la presi al volo, e sostenendola dalle spalle riuscii a farla sedere su un divanetto.
“Mad, forse hai un po’ esagerato stasera, torniamo a casa.” dissi premurosamente cercando di infilarle una manica della giacca.
“No! Voglio divertirmi!” sbottò lei scoppiando a ridere da sola, ripeto: non l’avevo mai vista in un tale stato.
“Mi sembra che tu ti sia divertita abbastanza, avanti, sei stanca, andiamo.” le risposi con modo cortese aiutandola ad alzarsi.
“No, dai lasciami ballare!” protestò lei dimenando le braccia in aria, in modo scomposto.
“Mad, per favore non farm…” le sue labbra impedirono alle parole di uscire dalla mia bocca.
“Ma che stai facendo?!” sbottai staccandola dal mio viso.
“E’ l’unico modo per farti stare zitto.” rispose con un sorriso sghembo stampato in faccia. 
La osservai per un momento, continuava a sorridermi come se fosse l’unica cosa che fosse in grado di fare, era distrutta, il trucco nero era leggermente colato, disegnandole sotto gli occhi delle occhiaie profonde. Il suo sguardo era perso nel vuoto, le pupille le si incrociavano leggermente, continuava a ridere rumorosamente facendo un verso simile a quello di un suino. 
"Madison, è meglio se andiamo a casa, vieni." le ordinai quasi, iniziando ad avanzare, tenendola a braccetto. Malgrado le sue proteste riuscii a trascinarla fino alla macchina dove, non appena si sedette al mio fianco, cadde in un sonno profondo.
"Siamo arrivati, Maddie." annunciai smuovendole la spalla.
"Ancora cinque minuti, ti prego.." mugugnò con un gemito.
"Ma cosa devo fare con te?!" sbuffai, se non ci fossi stato io a badare a lei non oso pensare a dove saremmo finiti. La presi in braccio di peso, da sotto le ginocchia e sostenendola dal collo e, con un po' di fatica, riuscii a portarla in camera sua. Ci sedemmo sul letto, dove sembrò riprendersi dal sonno.
"Allora avevo ragione o no? Ti sei divertita?" le domandai coricandomi al suo fianco.
"Si!" urlò ridendo, scaraventando poi una scarpa per terra.
"Bien.." Poco dopo cadde il silenzio, stavo quasi per salutarla e tornarmene a casa, essendo che erano le tre di notte passate, ma mi bloccò. Mi afferrò di nuovo per la camicia, portando il suo viso a pochi millimetri dal suo, rise rumorosamente prima di gettarsi sulle mie labbra e baciarmi con passione. Mi ci volle un poco prima di capacitarmi della situazione, come potevo essere così crudele, come potevo lasciarla fare? Era forse impazzita?
"Mad.." mormorai sulle sue labbra, tentando di staccarmi. Non c'era niente da fare, lei continuava a baciarmi imperterrita, stringendo a se il mio viso, quasi impedendomi di respirare. Si distese su di me, iniziando a slacciarsi il fiocco del vestito che le stringeva i fianchi, che con un abile gesto finì a terra, lasciando ben poco da fare alla mia immaginazione. Aveva un corpo perfetto, la tonalità della sua pelle non particolarmente scura ma nemmeno chiara si intonava al castano dei suo lunghi capelli, il ventre piatto, il seno pronunciato e delle gambe snelle e slanciate, Madison era semplicemente magnifica. Una volta rimasta in intimo, non perse tempo e cominciò subito a slacciarmi i bottoncini della camicia e, dopo che se ne fu liberata, si strinse forte al mio busto, accarezzandomi poi il petto liscio. 
"Madison, attendez!" dissi di colpo.
"Avanti Leon, lo so che ti piace.." sussurrò iniziando a baciarmi avidamente il collo.
"Smettila!" sbottai all'improvviso "Ma si può sapere che cosa ti è preso?!" continuavo a urlare, afferrando poi la camicia dal suolo e rimettendola rapidamente con fare nervoso. "Dove lo metti questo, eh?!" le domandai afferrando la foto che catturava un tenero momento tra lei e Liam e sbattendogliela in faccia. 
"Madison, io non voglio rovinare niente, non voglio che tutto quello che avete costruito insieme crolli per colpa mia! Tu stai con Liam, te ne rendi conto?! Non puoi perdere la testa in questo modo per un sorso di alcol in più, sei impazzita?"
Lei si rannicchiò leggermente sul letto, portando le ginocchia al petto e stringendole a se.
"Questa mattina non volevi nemmeno uscire di casa per pensare a lui, e ora guarda in che condizioni siamo!" urlai infine infilandomi la giacca.
Una lacrima solcò il suo viso che, in qualche minuto, fu rigato da scie nere, dovute al mascara, iniziò a singhiozzare rumorosamente, rifugiandosi poi sotto le coperte. 
"Maddie, non fare così.." cercai di consolarla, avvicinandomi al letto e alzando leggermente il lembo del piumone per vederla.
"Leon, ti prego" mormorò con voce strozzata dal pianto.
"Va tutto bene, sono qui con te, non è successo nulla, dai dimentichiamo tutto."
"No!" urlò "Faccio schifo, sono una persona orribile! Hai ragione tu, non mi merito di essere felice, non mi merito niente, nemmeno Liam!"
"Non è vero, non.." 
"E adesso non mi vorrà più vedere, dopo quello che ho fatto non vorrà sapere più nulla di me!" mi interruppe, doveva sfogarsi, buttare tutto fuori. "E' tutta colpa mia, lo sapevo che non avrei dovuto bere, sono solo una stupida!" i singhiozzi impedirono alle parole di fuoriuscire dalle sue labbra.
"Adesso calmati, nessuno verrà mai a sapere quello che è successo stanotte, andrà tutto bene, non c'è motivo di disperarsi i questo modo." la rincuorai carezzandole dolcemente la schiena nuda. "Adesso vai a dormire, Maddie, per favore"
"G-grazie Leon.." sussurrò lei poggiando il capo sule mia spalla.
"Liam è davvero un ragazzo molto fortunato a stare con una come te." le risposi stringendola forte.
__________________________________________________________________________________________ 
Carota's Moment.
"Run away, spoons!"
"Liam ma dove corri?!"
Ah, poraccio (?)
Salve ragazze :D Vi chiedo umilmente scusa per il ritardo ma devo ammettere che ho avuto un enorme blocco e non sono ancora del tutto convinta del capitolo, ma non volevo farvi aspettare ancora. Spero vi piaccia, è stato abbastanza faticoso, anche perchè doveva essere diverso ma ho deciso di cambiarlo perchè poi era troppo lunga la storia, spero di riuscire a farla finire in 10 capitoli, anche di meno.
Comunque, vi ringrazio davvero di cuore per le recensioni, vi adoro <3
Volevo solo informarvi che la storia è slittata in avanti di due mesi per tutte le ragazze, nel caso non l'aveste capito.
Se vi va potete fare un salto alla storia che sto scrivendo con la mia migliore amica, ecco il link qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=982011&i=1
Abbiamo postato prologo e primo capitolo, spero vi piaccia, fateci sapere qualcosa!
 
Anticipazioni:
-Abigail e Louis si uniranno un po' di più, il Tommo si mostrerà molto affettuoso con lei..
-Coleen dovrà tenersi stretto Harry, quella Caroline è più pericolosa di quanto sembra.
-Per Lux i due mesi passati saranno di grande importanza, forse capirà finalmente cosa le è successo.
-Niall forse cambierà idea sulla sua migliore amica, in fondo non può vivere senza di lei...
-Madison tornerà ad essere felice, o forse no...
Tutto nella prossima puntata :)
Un bacio, MotaCarota xx
 
 
 
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Coleen.
 
 
“Ti prego smettila, o mi farai impazzire!” mi pregò Harry, che mi stava fissando da tempo mentre mi truccavo davanti allo specchio.
“Ora non posso neanche più mettere un burro cacao, amore?”
“Sì, ma il modo in cui te lo metti mi fa venire i brividi!” disse con la sua solita voce roca, cingendomi poi da dietro. “Fammele assaggiare almeno, queste labbra!” esclamò poi tuffandosi sulla mia bocca.
Lo baciai intensamente, mentre le sue mani scorrevano lente al fondo della mia schiena, prima di arrivare alle natiche e sollevarle dal basso.
“Har- Harry” mugugnai ancora sulle sue labbra “Lo sai che stasera non posso..” dissi allontanando il suo viso con le mani.
“Come no?” sbottò deluso, con un’espressione da cane bastonato in volto.
“Te l’ho detto, ho una cena di famiglia, non posso proprio mancare” spiegai, scostandogli un ricciolo dalla fronte.
“E va bene..” sospirò affranto “Ma sappi che domani non mi scappi, intesi?” mi domandò con un sorriso ammiccante.
“Intesi” risposi prima di baciarlo ancora, scompigliandogli un poco i capelli. 
 
“Allora questa cena con i parenti? Ti sei divertita ieri?” mi domandò Harry già conoscendo la risposta.
“Proprio uno spasso, guarda!” dissi ironica “Ho dovuto sopportare mio cugino tutta la sera, non faceva altro che cercare di rubarmi l’I-phone per buttarmelo a terra come se fosse un giocattolo! Lo odio, ti giuro!”
“Eh lo so, lo so, nessuno ti fa divertire come so fare io..” disse con un pizzico di malizia. 
“Spiritoso, tu invece che hai fatto?”
“Mmh, nulla di che, ho studiato” rispose dubbioso grattandosi la testa.
“Sì certo, tu che studi ti ci vedo proprio!” lo presi in giro conoscendo le medie dei suoi voti a scuola.
“Non sarò il primo della classe come te, ma anche io studio!” protestò lui con un luminoso sorriso sulle labbra.
“Come mi sta?” cambiai argomento, girando su me stessa per mostrargli il vestito che mi aveva regalato mia nonna. Harry alzò leggermente gli occhi dal cellulare e mi fissò per un secondo mentre mi guardavo allo specchio.
“Mi fa un po’ grossa, vero?” chiesi poi.
“Ma va, sei perfetta.” replicò lui, prima di alzarsi di scatto e cingermi i fianchi “Vieni, mi è venuta un’idea dove il vestito non serve..” disse poi appoggiando le labbra sulle mie.
 
I primi raggi di sole penetrarono attraverso le tende scure, illuminando leggermente la camera, la quale rimase in penombra. Sbattei più volte le palpebre prima di aprire gli occhi e stropicciarli con i pugni. Harry stava ancora dormendo, la coperta si alzava leggermente sopra il suo corpo, seguendo i movimenti del suo torace. Gli accarezzai i capelli con dolcezza per poi far scorrere la mano lungo la sua schiena nuda.
“Buongiorno, sei già sveglia?” domandò con voce roca, aprendo lentamente gli occhi.
“Mi sono svegliata adesso” comunicai stirandomi nel letto.
“Ce la siamo spassata parecchio stanotte, eh?”
“Sì Harry, è stato bello.” lo assecondai nella sua solita stupidità, che però mi inteneriva.
“Non mi smentisco proprio mai!” esclamò orgoglioso di se.
“Ma piantala e vai a prepararti che è tardi!” lo ammonii, stampandogli poi un dolce bacio sulle labbra. Il riccio si alzò dal letto e sgattaiolò in bagno solo dopo essersi avvolto nel piumone.
“Hai finito?!” sbraitai una ventina di minuti dopo, quando ancora non aveva finito di prepararsi.
“Cinque minuti, amore!” urlò lui da sotto la doccia.
“E’ da quasi mezz’ora che mi dici cinque minuti, Harry! Muoviti!” sbottai iniziando a vestirmi.
Ad un tratto sentii il cellulare vibrare sul comodino, non era il mio, dunque non me ne curai più di tanto e tornai a pettinarmi. Dopo qualche minuto ancora una vibrazione, ero curiosa, chi poteva cercare Harry alle sette e mezza del mattino? Diedi una sbirciatina allo schermo, controllando che il ragazzo fosse ancora in bagno. Dopo tutto non avrei fatto nulla di male, no? Lui avrebbe potuto controllare i miei messaggi quanto e quando gli pareva, non avevo nulla da nascondere. Sul display era apparso un numero nuovo, non memorizzato in rubrica, decisi di aprire il messaggio.
 
-Allora è vero quello che dicono su di te, Styles, ci sai davvero fare, complimenti!-
 
Sai davvero fare cosa? Nella mia mente iniziarono a vagare numerosi pensieri, da quelli di cui non dovevo preoccuparmi a quelli che mi fecero quasi morire in quel momento. Chi diamine poteva essere? Forse un compagno di Harry che si congratulava con lui per il suo miglioramento a scuola? O qualcosa di peggio? Andai nel pallone, tremavo, ero terribilmente affannata. Proprio in quell’istante sentii la maniglia della porta abbassarsi e vidi uscire Harry, coperto solamente da un asciugamano, legato intorno al bacino. Scaraventai immediatamente il suo I-phone sul letto.
“Tutto bene?” domandò vedendomi scattare.
“Certo, ce l’hai fatta finalmente! Credevo fossi caduto nel water!” cercai di sdrammatizzare, malgrado quello che avevo appena scoperto non mi piaceva affatto. Rise, frizionandosi poi i capelli umidi con un asciugamano. “Ti è arrivato un messaggio, credo.. Il mio non è.” esordii poi cercando di dissimulare.
“Leggimelo” rispose teneramente, ciò mi rassicurò un poco, significava che non aveva nulla da nascondere.
“Allora è vero quello che dicono su di te, Styles, ci sai davvero fare, complimenti!” scandii lentamente ogni singola parola. Harry deglutì rumorosamente per poi scoppiare a ridere.
“Quell’idiota di Louis si diverte a mandarmi messaggi da numeri sconosciuti, crede veramente che io ci caschi e pensi che sia una ragazza!” esclamò, non pareva molto convinto però.
“C’è niente che devi dirmi, Harry?” domandai sperando di ricevere una risposta negativa.
“Che ti amo?” chiese alzando leggermente le spalle.
Molto meglio di una risposta negativa.
 
 
Abigail.
 
 
“Allora non posso proprio sapere chi sia questo famigerato ragazzo?” insistette Louis per l’ennesima volta.
“Ti ho detto di no, sono cose mie.” risposi incrociando le braccia al petto.
“Come preferisci.. Comunque se vuoi ti posso dare una mano.” esclamò poi con la sua voce acuta.
“Cosa intendi?”
“Intendo che ti posso aiutare a conquistarlo, se vuoi.” ripeté, togliendosi le pantofole e accavallando le gambe. Scoppiai in una fragorosa risata, da quando era diventato il mio maestro in amore?
“Tu?” lo derisi indicandolo con l’indice.
“Certo, guarda che sono piuttosto bravo in queste cose, conosco trucchetti molto efficaci.”
“Come no.” acconsentii fintamente, sapendo però che aveva ragione, proprio quei trucchetti mi avevano fatta cadere ai suoi piedi.
“Proviamo, se non ci credi!” urlò alzandosi di scatto e porgendomi le mani per aiutarmi a tirarmi su.
“Tipo..” sussurrò con voce profonda “..Scommetto che ti piace se faccio così” disse prima di accarezzarmi dolcemente uno zigomo col pollice e farsi più vicino al mio viso “Poi così..” continuò facendo scivolare le mani sulla mia nuca e accarezzandomi i capelli. 
Stavo a dir poco impazzendo, non poteva farmi questo, i suoi occhi chiari erano fissi nei miei, mi guardavano teneramente, consapevoli del fatto che sarei caduta nelle sue braccia con un semplice schiocco di dita. Le sue mani calde mi accarezzavano così dolcemente che in quel momento sentii le ginocchia cedere, sentii che mi stavo abbandonando a lui, le forze mi stavano lasciando.
“Che te ne pare?” squittì staccandosi velocemente da me e tornando a parlare con la sua solita voce da idiota, era incredibile come fosse in grado di trasformarsi a seconda delle situazioni.
“Niente di che” mentii spudoratamente.
“Strano, di solito funziona..” borbottò grattandosi la testa “In ogni caso, che io sappia, una cosa che fa impazzire me e i miei simili, è quando voi ragazze fate finta di impazzire appena vi sfioriamo, ci fa sentire potenti. Perché fate finta, vero?”
Fare finta? Ma che diamine stai blaterando? Che finta? Non ti sembra una cosa normale che l’emozione possa giocare brutti scherzi al corpo, e farlo paralizzare proprio a causa dell’amore? Perché mai dovrei fare finta, se mai dovrei cercare di nascondere che sto andando in palla solo perché mi guardi…
“Ehm sì. Certo, ovvio..” farfugliai imbarazzata.
“Ecco, lo stai facendo! Non ti viene niente male, sai?” 
Sei proprio un’idiota, Tomlinson, un completo idiota.
“Proprio quando lui ti mette le mani sui fianchi, così” disse prima di cingermi dal basso “…Fai finta di perderti nei suoi occhi, come se fossi spaventata dal vederti il suo viso sempre più vicino” continuò avvicinandosi alle mie labbra “…Poi quando manca poco a spezzare la distanza, lascia che sia lui a inclinarsi leggermente” spiegò ormai a qualche centimetro dalla mia bocca, piegando un poco la testa verso destra “…A quel punto chiudi gli occhi” lo feci davvero “…E lo baci!” esclamò infine “Tutto qua!”
“E lo bacio, certo, tutto qua, semplice, davvero facile, sì sì.” balbettai riaprendo gli occhi e capacitandomi che era tutta finzione, una semplice dimostrazione, nulla di più.
“Okay, ora puoi smetterla di recitare” mi disse scoppiando a ridere, pensava che io stessi ancora interpretando la parte.
“Oh, certo.” annuii per poi arrossire violentemente.
 
“E mi ha fatto la dimostrazione, dovevi sentire che cavolate pensa sulle ragazze! Che facciamo finta di imbarazzarci perché è una cosa che li fa sentire potenti… Delle assurdità!” continuai a spiegare a Lux, mentre camminavamo per i corridoi.
“Stai scherzando?” fece lei incredula.
“Ma no, te lo giuro!” risposi mettendomi una mano sul cuore.
“Ehi ehi, eccolo lì mister Tommo!” esclamò fissando Louis in compagnia di Zayn, proprio di fronte a noi “Sbaglio o ci sta guardando?” chiese poi con tono ammiccante.
“Sì certo, se mai è Zayn che ti fissa!” sbottai.
“Ma taci va, oh guarda, sta venendo verso di noi, vi lascio soli!” esclamò per poi correre dal ragazzo dalla pelle ambrata e confondersi nel corridoio.
“Ciao Abbie” la voce squillante di Louis era davvero inconfondibile “Come stai?”
“Piuttosto bene direi, tu?”
“Bene. Mi chiedevo se in questi giorni potessimo stare un po’ insieme, sai, un po’ tranquilli, magari a casa mia..” propose con un espressione astuta in volto.
“Non so, perché me lo chiedi?” domandai scettica.
“Non posso voler passare un po’ di tempo con te, Abbie?” 
“Ma sì, certo. Beh, mi farebbe piacere” risposi, non completamente convinta, che intenzioni aveva?
“Ero sicuro che avresti accettato.” rispose con un sorriso sornione sulle labbra. Il suo tono era strafottente, qualcosa non andava.
Mi buttò le braccia al collo e mi abbracciò, premendo il suo bacino contro il mio e baciandomi il collo. Ma che diamine stava facendo? La dava una calmata ai suoi ormoni impazziti o no?!
Gli battei le mani sulla schiena, cercando di ricambiare l’abbraccio anche se mi era piuttosto difficile, visto come mi aveva assalita. Mentre ero ancora tra le sue braccia, notai Zayn dietro l’angolo che annuiva sorridente e mostrava le mani con i pollici rivolti verso l’alto in segno di “ok”.
Dovevo immaginarmelo che dietro quell’inaspettata e falsa dolcezza di Louis si nascondeva per l’ennesima volta il suo zampino. Maledizione, ma la voleva smettere di macchiare l’innocenza di Louis o no?!
Era davvero la persona più innocua che conoscessi ma, in compagnia di Malik, era in grado di cambiare radicalmente, tramutandosi in qualcuno completamente diverso da quello che in realtà era. La cosa che non riuscivo a comprendere era come non avesse fatto ancora ad accorgersi che i piani del suo amico non funzionavano come pensava, Zayn non aveva sempre la soluzione ad ogni cosa anzi, non faceva altro che guastare il nostro rapporto, mettendo a dura prova la nostra amicizia e la mia pazienza.
Presto avrei fatto capire personalmente a Louis che doveva smetterla di seguire le assurdità dell’amico, se aveva davvero intenzione di “passare un po’ di tempo con me”.
 
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Carota's Moment.
Non so se avete notato l'inusuale anticipo! *un applauso*
Ebbene sì, ho deciso di postare prima perchè, questa volta, mi è venuta subito l'ispirazione e poi perchè vi adoro :3
160 recensioni? Un sogno! Vi ringrazio davvero tanto, soprattutto chi recensisce sempre. <3
E niente, spero che quello che è uscito fuori vi piaccia :)
ANTICIPAZIONI:
-Effie capirà finalmente quello che gira per la testa della patata irlandese :3
-Madison farà ritorno da Parigi *Urrah!*
-Lux avrà un piccolo "incidente", ma nulla di grave. 
Ricordate che tutto finisce bene :D
-Abigail rimprovererà Louis per il suo atteggiamento camaleontico (?)
-Col scoprirà qualcosa in più su quel famoso messaggio, ahi ahi ahi Styles!
Tutto nella prossima puntata!
Un bacio xx
MotaCarota :)
 
 
 
 
 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Lux.
 
 
Mi mancava l’aria, la vista si era fatta appannata e tutto sembrava girare in tondo.
“Prof, posso uscire un momento? Non mi sento molto bene.” domandai sperando di ricevere il permesso.
“Veloce, Ferdinand.”
Mi alzai rapidamente dal banco e corsi subito in bagno. Avevo gli occhi lucidi, la nausea era tornata di nuovo ed era sempre più forte. Appoggiai le mani sull’asse del water, tirandomi indietro i capelli. Niente. Sembrava essere finito tutto proprio sul più bello. Tirai su la testa per poi scaraventarmi di nuovo sulla tazza, un conato improvviso non mi diede nemmeno il tempo di respirare. Odiavo vomitare, detestavo quella sensazione di acido in bocca, la gola mi bruciava, ma dovevo ammettere che mi sentivo meglio, dopo.
Uscii dal bagno a passo più tranquillo, avviandomi verso la classe, quando all’improvviso mi imbattei in Barnaby, James Barnaby, uno delle mie vecchie scappatelle, se non ricordo male era un otto, forse nove, niente male insomma.
“Come va, Luxi?” mi domandò assottigliando gli occhi, credendo di essere affascinante.
“Beh, non lo so nemmeno io, mi sento piuttosto strana in questo periodo..” risposi alzando le spalle.
“Sono sicuro che una mezzoretta in bagno con me ti farebbe sentire meglio.”
“No James, non mi va.”
“Avanti” sibilò avvicinandosi a me e bloccandomi con le spalle al muro “Non mi dire che hai perso tutta quella voglia…Ti conosco bene.” continuò facendosi sempre più vicino.
“Ho detto di no, non mi va.” ribadii scocciata.
“A me va invece” alzò leggermente il tono di voce “Quindi ora vieni con me in bagno e fai quello che voglio io!” urlò stringendomi per il polso.
“Lasciami!” cercai di dimenarmi “Devo tornare in classe, non voglio ti ho detto!” risposi a tono prima che mi tappasse la bocca con la mano, quasi impedendomi di respirare. Dalle mie labbra uscivano suoni ovattati, parole incomprensibili, cercavo di urlare a più non posso per farmi sentire da qualcuno, ma i corridoi sembravano essere deserti.
“Muoviti!” comandò trascinandomi dietro di se e avviandosi al bagno “Avanti!”
Volevo liberarmi, perché non mi lasciava andare? Non l’avevo mai visto così violento, ero spaventata, temevo che potesse farmi del male. Ad un tratto sentii una voce familiare rimbombare nel corridoio.
“Cosa cazzo stai facendo con la mia ragazza?!” Zayn sbucò da dietro l’angolo e si avvicinò rapidamente a noi con la sua solita camminata spedita, a testa alta.
“Lasciala!” urlò a James, che era ancora intento a stringermi “Lasciala ho detto!” sbottò furibondo spintonandolo violentemente contro il muro. Il ragazzo cadde a terra, ma si rialzò in fretta, aveva un aria spaurita. “Che non capiti mai più, mi sono spiegato?!” urlò Zayn a pochi centimetri dal suo volto. Barnaby annuì in modo nervoso e scappò a gambe levate.
“Va tutto bene?” mi chiese poi con tono dolce.
“Più o meno..” risposi flebilmente massaggiandomi il polso dolorante.
“E’ stato solo lo spavento, vieni qua” disse prima di stringermi tra le sue braccia e accarezzarmi i capelli.
“Come mi hai chiamata prima?” domandai poco dopo, stringendomi al suo petto.
“Come?”
“No, niente. Non fa nulla; andiamo in classe.” mormorai staccandomi da lui e iniziando a camminare col capo chino. Zayn prese delicatamente la mia mano e la strinse nella sua, dopo averla accarezzata con dolcezza.
“Ti senti bene?” chiese poi.
“Sì sì, sta’ tranquillo, è tutto a posto.”
“Okay, allora ci vediamo all’uscita, piccola” sussurrò avvicinandosi alle mie labbra e posandovi un delicato bacio.
 
“Ti vedo strana oggi, Lux. Che ti succede?” mi domandò Coleen appena la campanella segnò la fine della lezione.
“Niente, mi sento solo un po’ stanca.”
“Mi sembra che ci sia qualcosa di diverso in te…”
“Dici?” chiesi stupita “Effettivamente, non ti sembra che abbia le tette più grosse?” domandai rassodando i seni con le mani. Col scoppiò a ridere, forse credendo che stessi solo scherzando, non sembrò curarsi molto della mia osservazione.
All’improvviso sentii di nuovo il capogiro, l’immagine della mia amica era diventata sfocata fino a raddoppiarsi.
“Col?”
“Lux, che ti succede? Ti senti bene?” domandò preoccupata, pronta a sorreggermi.
In quel momento mi sembrava tutto molto confuso, il rumore assordante dei corridoi mi trapanava le orecchie, non capivo più niente. Sentii le gambe cedere e mi ritrovai a terra, da quel momento vuoto totale. 
 
“Signorina” una voce mai udita prima mi riportò alla realtà. Aprii gli occhi con un po’ di difficoltà, trovando accecante tutta quella luce, alzai un poco la testa per cercare di capire dove mi trovavo, ero stesa su un lettino dalle lenzuola bianche, la camera aveva le pareti bianche, le piastrelle del pavimento erano bianche, persino i capelli del signore che mi stava accanto erano bianchi.
“D-Dove mi trovo?” domandai in preda alla confusione.
“Stia calma, siamo in ospedale. E’ svenuta e l’hanno portata qui, ricorda?” mi spiegò quello che doveva essere un medico, con voce calma e pacata.
“Ricordo solo che ho sentito le gambe cedere, e poi… poi… Ah!” gemetti di dolore, la testa mi scoppiava, le gambe mi si erano intorpidire, mi sentivo affondare.
“Adesso si riposi, va tutto bene.” mi rassicurò l’uomo estraendo una biro dal taschino del camice e compilando un modulo.
“Ma che cosa ho?”
“Assolutamente niente” rispose, soffocando una flebile risata “Abbiamo fatto tutti i controlli, è sana come un pesce.”
“E allora perché sono svenuta?” domandai affannata.
“Probabilmente a causa dello stress, o affaticamento..” rispose vago, facendo roteare la penna tra un dito e l’altro “Nulla di grave, le consigliamo soltanto di riposarsi almeno per qualche giorno.”
Improvvisamente la porta si spalancò.
“Dottore, come sta?” chiese Zayn col fiatone.
“E’ tutto sotto controllo, la fanciulla non ha assolutamente nulla.”
“Oh menomale!” sospirò “Mi hai fatto spaventare Lux, appena ho saputo sono subito corso qui.” mi informò abbassando leggermente il viso per giungere al mio, affondato nel cuscino. Non potei fare a meno di sorridergli.
Dopo qualche ora il medico ci invitò a lasciare l’infermeria e andare a casa, dove avrei potuto riposarmi meglio.
“Hai bisogno di una mano, non so, ti devo prendere in braccio?” chiese Zayn preoccupato.
“Ma no, stai tranquillo, hai sentito: il dottore ha detto che sto benissimo.” Quanto poteva essere dolce a preoccuparsi per me in quel modo?
“Va bene, beh siamo arrivati” comunicò poco dopo che la sua macchina si fosse fermata sotto casa mia. “Ti aiuto a portare la borsa..” disse poi.
“Zayn” mormorai fissando il parabrezza.
“Qualcosa non va?” 
“Dormi con me, stanotte?” gli chiesi assumendo un’espressione da cane bastonato “Non c’è nessuno in casa, non voglio rimanere da sola, ti prego.”
“Lo sai che non ti lascerei da sola per nessun motivo al mondo” sussurrò prima di stamparmi un caldo bacio sulla fronte.
Appena fummo saliti in casa, ci sistemammo sul divano, sotto le coperte, decidemmo di vedere un po’ di televisione malgrado la mezzanotte fosse già passata.
“Hai fame? Vuoi che ti prepari qualcosa, del latte caldo?” mi domandò premurosamente.
“No no grazie, non ho bisogno di nulla.”
“Sicura che non c’è niente che possa fare per te?” chiese alzando le sopracciglia.
“Ho voglia di anguria.” confessai stringendomi nella coperta.
“Anguria?!” sbottò lui “Siamo a marzo, è impossibile trovare dell’anguria in questo periodo!”
“Lo so” dissi amareggiata.
“Dai” commentò alzandosi in piedi e infilandosi le scarpe.
“Dove vai?”
“Vado a cercarti l’anguria, dove senò?” rispose come se fosse ovvio. Gli buttai le braccia al collo, baciandolo dolcemente, era davvero il ragazzo migliore del mondo.
Era trascorsa un’ora e di Zayn non avevo ancora visto neanche l’ombra, era tutta colpa mia, non avrei dovuto farlo uscire di notte, da solo. Stupida, stupida, stupida Lux! Afferrai il cellulare e premetti il tasto verde per chiamarlo.
“Risponde la segreteria telefonica di..”
Oh dannazione, ha pure il telefono spento - sbuffai tra me. Spensi il televisore, era l’una di notte e mi sentivo molto stanca, sarei andata a letto sperando che Zayn fosse tornato al più presto. Proprio mentre stavo salendo le scale per raggiungere il piano di sopra, la maniglia della porta si abbassò e comparì, tutto bagnato, evidentemente aveva cominciato a piovere.
“Spero che tu abbia ancora voglia di anguria!” esclamò sventolando un sacchetto di plastica in aria.
Squittii, saltandogli in braccio, felice come una pasqua. Lo baciai con passione per poi stringerlo forte a me, avevo un ragazzo magnifico al mio fianco e anche la mia anguria, cosa potevo desiderare di meglio? 
 
 
Liam.
 
 
“Lycée Français Charles de Gaulle è il nome della scuola” mi ripeté il signor Clark al telefono “Hai capito dov’è il posto più o meno?” domandò poi.
“Conosco poco Parigi, ma in ogni caso se ho problemi chiederò informazioni, sicuramente prenderò un taxi.” spiegai stringendo il cellulare tra la spalla e la clavicola, appuntandomi poi il nome della scuola di Madison.
“Va bene, oppure puoi sempre chiamarmi.”
“La ringrazio, è davvero molto gentile.”
“No Liam, sono io che ringrazio te per fare questa sorpresa a mia figlia” mi interruppe “Non riesco più a vederla in questo stato, non è felice qui.”
“Lo posso immaginare” annuii amaramente, come poteva esserlo?
“Ora ti saluto, il lavoro mi aspetta. Ciao Liam, buona fortuna!” esclamò concludendo la chiamata.
Rinfilai il cellulare nella tasca posteriore dei jeans, sospirando , mi sentivo al settimo cielo, finalmente avrei rivisto la mia Maddie; mi era davvero mancata tantissimo e, ogni giorno di più, sentivo che avrei saputo resistere sempre meno senza di lei.
 
Madison.
 
 
“Poulet et des frites, s’il vous plait” dissi alla cuoca che, con un impegno esemplare, si occupava di servire il pranzo alla mensa. Posai il piatto sul mio vassoio e, come al solito, raggiunsi il tavolo al centro della mensa, dove le mie compagne e Leon mi stavano aspettando.
“Bonjour Madisòn!” esclamò Marie sventolando la mano in aria.
“Bon appétit!” disse invece Leon prima di buttarsi sul suo piatto di pasta al ragù.
Afferrai una patatina e la cacciai svogliatamente nella senape, i francesi sembravano essere fanatici di quella salsa, la mangiavano persino a colazione. Il pollo non era molto allettante, ma feci uno sforzo, almeno per mettere qualcosa nella pancia, i cui brontolii iniziavano ormai a farsi sentire. Dopo averne assaggiato un po’, mi pulii la bocca con un tovagliolo per poi accucciarmi con le mani sotto il mento, sbuffando.
“Quelque chose de mal, Mad?” mi chiese Charlotte posandomi una mano sulla spalla. No, non c’era nulla che non andava, semplicemente non avevo tutta quella voglia di vivere che dovrebbe avere una ragazza della mia età, in quel momento. Insomma, era sempre la stessa storia, ma non avevo voglia di annoiare le mie amiche con il solito racconto di Londra, non questa volta.
Feci per alzarmi dal tavolo per sparecchiare quando ad un tratto sentii due mani posarsi sui miei occhi, impedendomi di vedere.
“Qui est?” domandai spaventata; una volta o l’altra avrei dovuto dire a Charles che i suoi scherzi mi avevano stancata, era così infantile.
“Qui pensez-vous?” domandò una voce famigliare con una pronuncia francese non del tutto corretta. Mi girai di scatto, i miei occhi incontrarono uno sguardo famigliare, un color caramello che presto si fece lucido, si velò di sottili lacrime, che scesero lente su un viso angelico, stupendo, incorniciato da un caschetto castano, mosso.
“Non ci credo!” esclamai prima di buttargli le braccia al collo.
“Mon amour!” sussurrò lui fra i miei capelli.
“Liam!” urlai sbattendo le palpebre “Ma sei davvero tu? E’ incredibile!” continuai asciugandomi gli occhi “Non è vero, non ci credo, è solo una visione..”
“Le visioni non si possono stringere.” rispose sollevandomi da terra per quanto forte mi stava abbracciando.
“Ma come, come è possibile? Che ci fai qui?” continuavo a fare domande con una voce alta almeno un’ottava più del normale, ero davvero stupefatta di essermelo trovato davanti.
“Ho preso il primo aereo che ho trovato, non riuscivo più a stare senza vederti.” rispose semplicemente accarezzandomi le guance coi pollici per poi baciarmi dolcemente sulle labbra. Davvero non riuscivo a pensare che quello che mi trovavo davanti fosse reale, era davvero lui, Liam, aveva fatto più di quattrocento kilometri di distanza solo per vedermi. Era davvero incredibile.
“Allora, non avrai intenzione di rimanere a scuola!” continuò infilandosi le mani nelle tasche dei jeans.
“E come faccio a uscire? Non posso scappare così” Mormorai svuotando il vassoio nel bidone dell’umido “Aspetta un attimo..” dissi poi prima di tornare al tavolo delle mie compagne.
Charlotte e Leon mi comunicarono che si sarebbero occupati di inventarsi qualcosa per giustificare il mio non-rientro in classe, erano davvero delle persone stupende, in quel momento la mia felicità toccava le stelle. Mi sembrava di vivere in un film, o in un romanzo d’amore per adolescenti.
“Mercì!” esclamai mandando un bacio ad ognuna di loro con la mano. Leon si alzò dalla sedia e mi abbracciò forte, quasi dovessi lasciare per sempre la scuola, era davvero inadeguato in quel momento, Liam lo stava fulminando con lo sguardo, assumendo un’espressione assassina, con le sopracciglia aggrottate.
“Okay Leon, basta, puoi lasciarmi andare ora” bisbigliai al suo orecchio in modo che Liam non potesse sentire.
Raggiunsi il moro, il quale mi prese per mano con dolcezza, dopo avermela baciata.
“Beh, visto che siamo a Parigi, non posso fare altro che portarti sulla Tour Eiffel” comunicò sospirando “Ma immagino che tu ci sia già salita…”
“Ti sbagli, non sono mai andata fino in cima, ho aspettato te per farlo.”
I suoi occhi si illuminarono, mi fissò per un attimo prima di stamparmi un dolce bacio sulla bocca.
“Je t’aime” sussurrò ancora sulle mie labbra.
“Anch’io Liam, anch’io” risposi ribaciandolo con maggiore passione.
 
“Ma non dovevate organizzare tutto questo!” esclamò Liam vedendo in tavola tutto il cibo che mio padre aveva preparato.
“Se ti ho invitato a cena devo pur darti qualcosa da mangiare, figliolo!” sorrise lui posando la ciotola dell’insalata sulla tavola imbandita a regola d’arte.
“Buon appetito!” esclamai prima di buttare la forchetta negli spaghetti.
“Allora Liam, come va a Londra? E’ ancora tutto come prima?” domandò mio padre per rompere il ghiaccio, essendo che gli unici rumori che si sentivano erano quelli delle forchettate nei piatti.
“Beh, non proprio… Senza Madison non è affatto come prima, tutti sentono la sua mancanza; quando hanno saputo che venivo qua mi hanno detto di salutarla, di portarle dei regali da parte loro, ma alla fine sono partito così di corsa che ho dimenticato tutto, me ne sono accorto solo quando ormai ero sull’aereo.” spiegò rivolgendomi una dolce occhiata e accarezzandomi la coscia da sotto il tavolo.
“Stanno tutti bene?” chiese ancora mio padre per non toccare più di tanto l’argomento.
“Sì sì, non c’è male. Sarebbe davvero bello però riaverla con noi…” insistette Liam.
Una sua peculiarità era quella di spingere e insistere fino all’ultimo quando desiderava qualcosa, e potevi stare certo che l’avrebbe ottenuta, nella maggior parte dei casi.
“Dove vuoi andare a parare, Liam?” fece mio papà insospettito.
“Da nessuna parte” mi intromisi in sua difesa “Sta solo dicendo che sarebbe meglio per tutti se io vivessi ancora a Londra.” dissi ferma “Non c’è proprio nessun modo per farti convincere del fatto che io qui non sarò mai felice, che non riuscirò mai a godermi la mia adolescenza in questo posto… Questa non è casa mia” mormorai, sentendo che gli occhi stavano cominciando a pungere al solo pensiero di lasciare Liam di nuovo, il giorno seguente.
“Tesoro, lo sai che mi fa male vederti così…”
“E allora fammi andare a casa!” sbottai “ Ti prego, papà, te lo chiedo per favore! Se vuoi che io sia felice non dovresti trattenermi qui a tutti costi. Lasciami tornare a Londra, tu potrai restare qui, così andrebbe bene a tutti e due!”
“Ma non se ne parla nemmeno! A me non andrebbe affatto bene. Non puoi vivere da sola, Madison, hai solo diciassette anni, non sei nemmeno maggiorenne. Chi si occuperebbe di te?” contestò lui gettando la forchetta nel piatto vuoto.
“So badare a me stessa papà, avrò anche pochi anni ma sono piuttosto responsabile, so cosa faccio e tu lo sai bene, mi conosci. E poi non vivrei da sola, potrei chiedere aiuto alla nonna o alla mamma, a volte. Tutto questo mi aiuterebbe soltanto a crescere ancora di più, e tu continueresti a lavorare qui, proprio come desideri tanto.”
“Inoltre” mormorò Liam “…Insomma, anche io sono spesso da solo e, beh, potrei ospitarla io a casa mia, i miei adorano Madison , sarebbe perfetto, sono sicuro che ne sarebbero entusiasti anche loro” spiegò poi balbettando con voce tremante, subito pentendosi dell’assurda proposta che mio padre non  avrebbe mai accettato.
“Avanti papà, lo sai anche tu che è la cosa migliore, solo che non vuoi ammettere che abbiamo ragione! Ti prometto che verrò a trovarti quando vuoi, anche tutti i week end, o potrai venire tu da noi, ti prego.” lo implorai con aria da cane bastonato per sembrare più convincente.
Mio padre sbuffò nervosamente, passandosi una mano tra i capelli, incerto sul da farsi.
“Promettimi che farai attenzione...”
Io e Liam ci pietrificammo dopo esserci guardati con sguardo complice.
“…Che baderai a te stessa come sai fare, e che mi chiamerai.” fece serio mio padre, socchiudendo leggermente gli occhi, forse capacitandomi solo in quell’istante del grande peso che aveva appena messo sulle mie spalle. D’ora in poi sarebbe stato tutto sotto la mia responsabilità, avrei davvero dovuto imparare a crescere in fretta, ma ero disposta a farlo. Ero disposta a tutto pur di tornare a casa e avere Liam al mio fianco.
“Sì papa, tutte le volte che vuoi, te lo prometto!” esultai saltandogli al collo e abbracciandolo forte “Grazie! Davvero, sei il padre migliore del mondo, non te ne pentirai, sarai fiero di me!” squittii felice.
“Ogni sera eh, Madison!” precisò lui tentando di fare il duro ma scoppiando poi a ridere e stringendomi a se. “Lo faccio solo perché mi fido di te, sappilo.” commentò poi lanciando uno sguardo benevolo a Liam, che stava trattenendo la gioia e l’entusiasmo fin da troppo tempo.
 
“Allora buon viaggio!” esclamò mio padre con gli occhi leggermente lucidi “Fate attenzione, mi raccomando. Se succede qualcosa…”
“Ti chiamiamo immediatamente, papà” ripetei le sue stesse parole di poco prima “Abbiamo capito, ce l’hai detto cento volte!”
“Speriamo siano abbastanza…” sospirò lui già in pensiero per me “Mi raccomando Liam, prenditi cura di lei, sei un bravo ragazzo, lo bene, ma per favore, controllala tu!”
“Lo farò sicuramente, signor Clark, non si deve preoccupare.” lo rassicurò lui dandogli una pacca sulla spalla.
Mio padre mi strinse forte, stampandomi un ultimo bacio sulla fronte prima di lasciarmi andare definitivamente.
Ci imbarcammo immediatamente e, una volta sull’aereo, non potei fare a meno di pensare al giorno seguente, avrei rivisto tutti, Abigail, la mia migliore amica, volevo sapere come stava procedendo con quel Tomlinson , Coleen con il suo Harry, Lux e il famigerato Zayn, e anche Effie col suo dolce Niall. Li avrei abbracciati tutti, dal primo all’ultimo. 
La voce dell’auto-parlate risuonò nell’aereo, interrompendo i miei pensieri e le mie aspettative.
“Attenzione prego, i signori passeggeri sono invitati ad allacciare le cinture di sicurezza, l’aereo decollerà tra pochi minuti alla volta di Londra, vi auguriamo un buon viaggio”
Londra, la mia Londra. L’avrei finalmente rivista, risentita di nuovo mia, sarei finalmente tornata a vivere la mia vita, mi sentivo rinascere, come se mi stessi svegliando da un lungo incubo, da un coma. Era tutto finito, sarei tornata a sorridere, a splendere come prima, con tutte le persone che amavo al mio fianco.
“Sei contenta, amore?” mi chiese dolcemente Liam, stampandomi un bacio sulla fronte.
“Come non mai” sussurrai prima di accoccolarmi al suo petto.
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Carota's Moment.
Eh la vita la vita, e la vita l'è bela, l'è bela... Basta avere l'umbrela, l'umbrela che te para la testaaaaa! (?)
Scusate ma sono proprio felice, questo capitolo è proprio rassicurante :D
Mi sono impegnata per postarvelo il prima possibile, ricambiate il mio ammore con tante recensioni vi prego, mi farebbero molto piacere :)
Ringrazio tantissimo le persone che si impegnano ogni volta a recensire, siete fantastiche <3
Anche chi segue/preferisce/ricorda la mia storia, via adoro :3
VI CHIEDO SOLO UN ULTIMO FAVORE, PASSATE A LEGGERE LA MIA NUOVA FF,
SCUSATE SE VE LO RIPETO SEMPRE MA VORREI CHE LE DASTE UN'OCCHIATA, LA STO
SCRIVENDO CON LA MIA BESTINA MINIMALE (?)
ecco il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=982011
Stiamo scrivendo il capitolo 2, speriamo che vi piaccia :)
Un bacio xx
MotaCarota
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Abigail.
 
 
“Pronto?” pronunciai appena ebbi accettato la chiamata.
“Ab, sono Louis” disse con voce affannata “Posso chiederti un enorme favore?”
“Sentiamo..” borbottai.
“Potresti badare a Daisy e Phoebe per qualche ora?”chiese con voce melensa “Sono sole in casa e non posso fidarmi, sono troppo piccole.” spiegò nell'intento di convincermi per l'ennesima volta.
“Beh, veramente io dovevo…”
“Ti prego Abbie, te lo chiedo per favore, è importante.” mi interruppe lui tentando di fare il dolce per raggiungere il suo scopo.
“Eh va bene” sospirai; chissà se avrebbe mai capito che io non sarei stata in eterno ai suoi servizi.
“Grazie, grazie!” esclamò felice “Allora appena puoi vai pure a casa mia, le gemelle sono lì…”
“Ok, mi preparo e vado immediatamente.”
“Sei fantastica, Abbie.” scandì bene vocabolo per vocabolo prima di buttare giù.
Sapevo bene che le parole di Louis erano illusorie, faceva soltanto parte del suo stupido piano, il cui fine non mi era ancora molto chiaro. Sbuffai, prima di lanciare il telefono sul letto, afferrare una felpa e infilarmi le scarpe. In pochi minuti ero davanti a casa Tomlinson; suonai il campanello un po’ incerta, ma il fatto che avrei trovato solo le gemelle mi era d’aiuto per convincermi che avrei dovuto stare tranquilla. Notai però che le chiavi erano rimaste appese nella serratura e, poiché nessuno sembrava rispondere, le girai più volte e aprii la porta.
“Daisy, Phoebe, sono Abigail…” non ottenni risposta “C’è nessuno?” La mia voce risuonava nella grande casa deserta, sembrava essere completamente vuota. Pensai che
le gemelle potevano essersi addormentate e, probabilmente, si trovavano nelle loro stanze al piano di sopra. Appoggiai la borsa e la giacca sul divano, non appena rialzai lo sguardo mi ritrovai di fronte Louis che mi fissava. Saltai dallo spavento, non mi sarei mai aspettata di vederlo, visto quello che mi aveva detto. La sua risatina ruppe il ghiaccio tra noi.
“Che diamine ci fai tu qui?!” sbottai portando una mano sul petto per lo spavento.
“Ci abito.” scherzò col suo solito tono che avrebbe invogliato chiunque a prenderlo a calci.
“Questo lo so!” risposi a tono “Ma mi sembra piuttosto strano vederti in casa quando mi hai fatto venire qui apposta per guardare le tue sorelle, non ti pare?” domandai poi irritata, non so come ma avevo la sensazione che sarebbe spuntato fuori qualche suo inganno di lì a poco.
Louis si limitò a sorridere alzando le spalle.
“Quindi non è vero quello che mi hai detto?” domandai rimproverandolo, come se fosse un bambino di cinque anni che ha detto una bugia alla propria mamma.
“Non esattamente…” mormorò lui stringendosi nelle spalle.
“Questo è troppo!" sbottai indignata e delusa, prendendo poi la borsa e la giacca con fare nervoso e avviandomi alla porta. Me ne sarei andata, mi aveva preso in giro anche questa volta. Ma è possibile che sei così stupida, Abigail? Lasciarti abbindolare da uno sbruffone, deficiente, stupido, meschino, stronzo, putt..
La mano di Louis mi afferrò per il polso, distogliendomi dai miei pensieri poco carini.
“Lasciami, Louis!” urlai dimenando il braccio nella speranza che mollasse la presa.
“Abbie, aspetta” mormorò lui lasciandomi andare.
“Che vuoi? Dammi una motivazione perché dovrei restare qui un minuto di più.”
Incrociò le braccia al petto, mordendosi il labbro inferiore, abbassò poi lo sguardo sulle sue solite pantofole a forma di renna, senza pronunciare alcuna parola.

“Ecco vedi, non ce l’hai. Ciao Louis, me ne vado, sono stanca di essere presa in giro!” sbraitai appoggiando la mano sulla maniglia della porta, pronta a lasciare quella casa dove, speravo, non avrei più messo piede.
“L’ho fatto solo perché volevo stare un po’ con te.” rispose dopo qualche minuto serio, fissandomi intensamente con quei pozzi azzurri. Mi girai di scatto, guardandolo con sguardo incerto. Cosa potevo rispondere? Avrei dovuto credergli e lasciarmi prendere in giro per l’ennesima volta o dubitare delle sue parole e lasciarlo lì da solo?
“Ah certo. E questa cos'è, l'ultima trovata del tuo compagno di conquiste Malik?! Davvero innovativa!" gli urlai in faccia.
“Abigail, dico sul serio” mi interruppe “Questa volta ti posso giurare che non c’è assolutamente niente sotto, sono stanco di fare il duro o il difficile, voglio solo farti capire che ci tengo davvero a te.” I suoi occhi sembravano incapaci di sostare nei miei per più di qualche secondo, come d’altronde lo erano i miei . Durante il suo discorso continuava a passarsi una mano sul collo e dietro la nuca, a quanto pare anche Louis Tomlinson era in grado di imbarazzarsi.
A quel punto non sapevo davvero che diamine fare, sembrava sincero, sembrava mi stesse parlando col cuore in mano, forse come poche volte aveva fatto in vita sua, soprattutto con me. Prima che potessi aprire la bocca per rispondere, lui mi interrupe un’altra volta.
“Lo so, lo so che ho sbagliato, che mi sono comportato male con te, non avrei mai dovuto, e me ne pento. Sono davvero la persona più stupida di questo mondo…”
“Finalmente te ne sei reso conto” lo interruppi io acida. Louis sospirò e si strinse nelle spalle prima di continuare.
“…Ma so di aver commesso parecchi errori e ti prometto che mi impegnerò affinché ciò non si ripeta, mai più. Non so davvero cosa fare a questo punto, probabilmente tu mi detesti, e ti do ragione, ma credo di volermi impegnare a riconquistare la tua fiducia, perché io ci tengo a te.. Se solo mi venisse in mente qualcosa capace di farti cambiare opinione su di me, che riuscisse a farti capire che voglio solo il tuo bene, ma ormai tu mi odi a morte, forse non c'è proprio nulla che io possa fare..." sussurrò fissando il pavimento, affranto.
"Non è vero che ti odio" lo interruppi "Capita a tutti di sbagliare, l'importante è che tu te ne sia reso conto" conclusi cercando di non farlo disperare più di tanto “L’unica cosa che proprio non riesco a capire è come tu abbia potuto… insomma Zayn!” sbottai alzando le braccia al cielo "Tra tutti le persone di cui ti fidi, dovevi andare a chiedere consiglio proprio a lui!?"
Sapevo benissimo che non avrei dovuto perdonarlo così facilmente, non avrebbe dovuto passarla liscia con un semplice discorsetto, ma cosa potevo fare? Non ero certo il tipo di persona che tiene rancore a vita, in più se ci si metteva anche ciò che provavo per lui, mi era praticamente impossibile non dargli un'altra possibilità.
“Lo so, ho sbagliato, sono un completo idiota. Non so davvero nemmeno io come abbia potuto fidarmi di lui e credere che i suoi consigli funzionassero con te” 
“Io..” balbettai incapace di parlare, la mia voce si stava affievolendo, increspandosi sempre più spesso durante pronuncia delle parole.
“Tu non sei come le altre” concluse lui stringendomi al suo petto e accarezzandomi dolcemente i capelli.
“Come faccio a fidarmi di te, Louis?” mormorai mentre le lacrime rigavano il mio volto.
“Non lo so ma fallo per me, Abbie, ti prego.” sussurrò alzandomi il viso con due dita e sfiorando le mie labbra con le sue.


Effie.
 
 
Finita. La lezione era finita finalmente, Dio benedica quella campanella! 
Infilai penne e matite nell’astuccio e sistemai tutto nello zaino, via, volevo andare via da quel posto infernale, desideravo solamente rifugiarmi sotto le coperte, nel mio letto e lasciare che il tepore della casa mi riscaldasse. Uscii dall’aula e, lungo il corridoio affollato, notai una testa bionda, la conoscevo bene. Raggiunsi l’uscita a passo svelto, tenendo il capo chino, non volevo vedere nessuno, sarei andata dritta per la mia strada, nessuno mi avrebbe fermata. Ad un tratto vidi, accanto alle mie, delle scarpe familiari, erano bianche, alte, ricordavano quelle di un astronauta, sapevo benissimo di chi fossero. Alzai il viso e di fronte a me ritrovai proprio quel biondo che avevo intravisto poco prima. I capelli chiari, sparati in alto, le guance leggermente arrossate, quegli occhi azzurri che erano in grado di rapirmi come nemmeno la Nutella sapeva fare. Mossi di scatto la testa, la sua presenza era sempre capace di mettermi in soggezione, mi sentivo in imbarazzo. Il biondo non fiatava, continuava a fissarmi dritto negli occhi, con sguardo amareggiato.
“Ciao” mormorò poco dopo.
“Ciao” risposi flebilmente per non sembrare scorbutica.
Abbassai gli occhi sulle mie scarpe, era inutile spendere tempo in domande inutili, era ovvio che stesse bene, era ovvio che, se me l’avesse chiesto, anche io avrei risposto che andava tutto a gonfie vele, malgrado fosse l’esatto contrario, non andava affatto tutto bene, mi sentivo un peso dentro, un macigno che non ero più in grado di trasportare, dovevo liberarmene, subito. Un lampo di pazzia mi attraversò il cervello.
“Niall, tu mi piaci.” sbottai all’improvviso fissandolo negli occhi come se lui fosse la sola cosa che vedessi in quel momento. Effettivamente per me lo era, malgrado fossimo circondati da una gran massa di studenti.  “…Non so davvero più come fartelo capire, so perfettamente che questo è il momento più inopportuno che potessi trovare per dirtelo, ma non mi importa. Non mi importa se tu pensi che io sia pazza; non mi importa se il tuo cuore appartiene a quella biondina che hai baciato prima..” strinsi i pugni, alzandomi poi leggermente sulle punte dei piedi “..E non mi importa se appena avrò finito di parlare tu infrangerai i miei sogni dicendomi che non vuoi sapere più nulla di me!” sbottai sputandogli le parole addosso fino a quando non mi mancò il fiato “Perché dannazione, Niall Horan, io sono innamorata di te!” conclusi incrociando le braccia al petto e fissandolo intensamente negli occhi, in attesa di una sua risposta.
Il biondo abbassò lo sguardo, effettivamente provato dalla mia impetuosa dichiarazione, forse era impaurito, avevo esagerato, ero sempre stata così buona con lui, come mai in quel momento gli stavo urlando in faccia? 
Arricciai le labbra, dondolandomi sui piedi, di lì a poco avrei saputo il verdetto finale, ero stufa di tutti questi tira e molla, volevo sapere la verità, Niall ricambiava quello che provavo per lui? Non fiatava, non si muoveva, era semplicemente lì davanti a me, immobile. A poco a poco sentii sempre più forte quella situazione poco piacevole, la conoscevo bene, gli occhi mi pungevano, il naso mi pizzicava, sentivo le mani inumidirsi, la fronte imperlarsi di sudore freddo. Era orribile, perché non reagiva? Perché non diceva niente? Non diedi il tempo alla prima lacrima di scorrere sul mio viso, non volevo che mi vedesse piangere, non volevo mostrare quella che ero realmente, così vulnerabile, così debole. Mi buttai tra la folla e cominciai a correre. Spintonavo la gente, correvo, correvo, e ancora correvo, non sapevo nemmeno io dove, solo al riparo da lui, da quei suoi occhi che potevano sembrare così meravigliosi quanto terrificanti. Avevo il suo sguardo spaurito impresso nella mente, lo vedevo ancora davanti a me malgrado non ci fosse più.
Le gambe mi portarono in un piccolo giardino, non era un posto qualunque, lo conoscevo bene, anche troppo forse, era un luogo ricco di ricordi, di pensieri, di speranze, di momenti che non avrei mai voluto che passassero così in fretta. Era lì che io e quello che era il mio migliore amico trascorrevamo gran parte dei nostri pomeriggi, era lì dove lui suonava la chitarra per me, dove l’avevo realmente conosciuto, dove ridevamo e trascorrevamo il tempo semplicemente insieme, con le gambe a penzoloni dall’albero. 
Come se quell’orribile situazione non fosse abbastanza, percepii una goccia di pioggia sul naso, non feci nemmeno in tempo ad alzare gli occhi verso il cielo, che l’acqua aveva cominciato a scrosciare con violenza, stava diluviando. Focalizzai un posto che avrebbe potuto ospitarmi finché non spiovesse, immediatamente corsi al riparo dalla pioggia, rifugiandomi sotto una piccola struttura per bambini, una sorta di castello. Mi strinsi nella giacca, ero bagnata fradicia, vestiti e capelli compresi, stavo letteralmente congelando in quella fredda aria pungente di inizio marzo. Solo allora scoppiai a piangere, singhiozzando convulsamente e stringendomi il viso arrossato fra le mani. Strinsi le ginocchia al petto, rannicchiandomi a terra con la schiena poggiata contro il muro. Congratulazioni Effie, ottimo lavoro, è questo che si ottiene a mostrare i propri sentimenti? Meraviglioso! Giuro che d’ora in poi mi terrò tutto per me, come sarebbe stato meglio che avessi fatto, che mi colpisca un fulmine in questo mom..
“Effie!” sentii una voce familiare gridare il mio nome “Effie!” ripeté “Effie, dove sei?” Un rumore di passi pesanti mi avvertì che la sua presenza era poco distante da me. Improvvisamente vidi di nuovo quella testa bionda di fronte a me, era di nuovo lì, pronto a spezzarmi di nuovo il cuore. Si avvicinò a grandi ma leggeri passi, entrò nella struttura, forse nell’intento di sistemarsi al mio fianco.
“Niall, vai via.” Ordinai con voce roca e strozzata dai continui singhiozzi.
“Io..”
“No Niall! Ho detto vai via! Sparisci da me!” strillai rifugiandomi tra le mie stesse braccia.
“Anche tu mi piaci, Effie.” mormorò, riprendendo il mio discorso, che poco prima non aveva saputo gestire “Anzi, anche io sono innamorato di te” precisò.
“Non è vero.” bofonchiai stringendomi in me stessa.
“Invece sì” contestò “Non c'è una sola cosa che non mi piaccia in te, perchè per me sei perfetta" Si certo, tipica frase da film che si sarà scritto sulla mano solo per essere d'effetto, pensai. "Adoro quando nascondi il viso per mascherare il tuo imbarazzo, proprio come stai facendo ora…” Tirai su la testa, guardandolo direttamente in faccia per smentire la sua teoria, ma sapendo che quello che lui diceva era una mia brutta abitudine. “Adoro quando ce la metti tutta per imparare a strimpellare la chitarra, solo per farmi sentire un buon maestro” continuò poco dopo guardandomi con sguardo intenerito “Adoro quando ti senti in soggezione sotto i miei occhi e non sai come agire per paura di far traparire i tuoi sentimenti" si avvicinò un poco a me, porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi. Una volta in piedi, vidi il suo viso farsi sempre più vicino al mio, non sarei più riuscita a sopportare una tale tortura, il suo respiro era ormai percepibile sulla mia pelle.
Sentii le sue parole uscire calde dalla sua bocca e rimbalzarmi sulle labbra.
"Adoro l'espressione incerta che fai prima di baciarmi..." sussurrò premendo delicatamente il suo viso sul mio.

(Effie e Niall)
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Carota's Moment.
Vi prego non fucilatemi, risparmiatemi almeno fino a quando sarò maggiorenne (?)
Vi chiedo umilmente scusa, sono in un ritardo pazzesco e mi odio da sola, ma davvero in questi giorni ho avuto pochissimo tempo per scrivere e l'ispirazione era finita non so dove, quindi l'idea di continuare la ff non mi sfiorava minimamente çç
In ogni modo eccomi qua :D Questo capitolo è stato molto difficile da "partorire", primo perche Abbie è un po' problematica per me e secondo, perchè per calarmi nel dolce mondo di Niall e Effie mi ci è voluto un po', in ogni caso spero vi piaccia :) 
So che questa foto l'avevo già messa in qualche capitolo fa ma perdonatemi, non ho trovato altro di meglio e ci tenevo a mettere una loro immagine :3
Vi ringrazio davvero di cuore per le recensioni, siete fantastiche, non smetterò mai di ripetervelo <3
Eccovi le ANTICIPAZIONI, tra l'altro scusate se nello scorso le ho dimenticate:
-Coleen verrà a conoscenza di un fatto poco piacevole, non si sarebbe mai aspettata una cosa simile da Harry D:
-Madison si metterà nei guai a causa di una telefonata... Guai piuttosto seri.
-Lux scoprirà finalmente cosa le è succeso durante questi mesi trascorsi.
-Louis riuscirà a conquistare la fiducia di Abigail, e si comporterà in modo molto...tenero con lei :'3
-Effie riuscirà a capire cosa è andato storto nella testa del suo irlandese decolorato (?)
Tutto nella prossima puntata :D
Ora vado ad abbuffarmi di uova di Pasqua, come se non l'avessi già fatto UHAUHA
Un bacio xx
Mota :)
 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Lux.
 
 
“E’ tutto okay?” mi domandò Abigail non appena mi vide riuscire dal bagno.
“Sì, più o meno, la solita nausea..” risposi vaga, raccogliendomi i capelli in una coda alta.
“Ti succede piuttosto spesso, non è che ti sei presa un’influenza intestinale, o magari sei allergica a qualcosa che hai mangiato…”
“Che io sappia no” dissi alzando le spalle “Ma è da un po’ che mi viene questa nausea, poi mi sento stanca, ho mal di schiena, ti avevo fatto notare che ho le tette più grosse, ultimamente?” domandai poi ridendo.
“Sì, mi ricordo ma Lux…” la sua voce si fece un poco più flebile “Quand’è stata l’ultima volta che…” mi lasciò intendere non finendo la frase.
“Con Zayn? Oh, non mi ricordo neanche più!” scherzai, forse sottovalutando un po’ troppo la cosa.
“Ma avete preso le precauzioni almeno?” mi chiese con un filo di imbarazzo.
“Non lo so, sarà stato almeno due mesi fa! Non ne ho idea. Ma tanto di cosa ti preoccupi?”
“Beh, non ci vuole così tanto per rimanere…” Non lasciai neanche che finisse la frase che scoppiai in una risata isterica; era forse impazzita? Io incinta?!
“Ma ti pare! Ma figurati, io poi! Stai fantasticando un po’ troppo, Abbie!” sbottai, mi ritenevo un poco offesa da quel che aveva appena ipotizzato.
“Non sto fantasticando, ti dico solo che al posto tuo io andrei subito in farmacia, almeno ti togli il dubbio, se sei così sicura che tutto vada bene che problema hai ad avere la conferma dal test?” parlava esattamente come un medico, o come mia madre; la sola differenza era che mia mamma aveva aggiunto anche che se fossi rimasta incinta, come minimo mi avrebbe sbattuta fuori di casa.
“Ma a me basta la mia convinzione, non ho bisogno di sprecare soldi per saperlo da uno stupido test! Che poi neanche funzionano quei cosi!” bofonchiai incrociando nervosamente le braccia al petto; perché si ostinava a dirmi quelle cose? Era praticamente impossibile che fossi incinta, perché non lo capiva? 
“Come vuoi…” rispose alzando le spalle “Ma secondo me sbagli”. 
Abbassai lo sguardo sul pavimento, e mi posizionai davanti allo specchio. Alzai la maglietta, scoprendo la pancia completamente piatta, la accarezzai un poco immaginandola gonfia, magari al suo interno si trovava un altro individuo, si trovava mio figlio, il figlio di Zayn. Afferrai un peluche che si trovava sulla cassettiera affianco allo specchio e lo infilai sotto la maglietta. Proprio non riuscivo nemmeno a concepire il pensiero di essere rimasta incinta, l’idea non mi aveva mai sfiorata, non credevo potesse succedere proprio a me; insomma, avevo fatto sesso libero almeno un centinaio di volte, non sarebbe successo proprio in quel caso. Non avrei mai saputo gestire un bambino alla mia età essendo che io stessa mi reputavo ancora una bambina!
“Abbie” mugolai guardandola affranta.
“Si?”
“E se sono incinta?” domandai presa dal panico.
“Non lo sapremo mai se non fai il test!” ribadì. Aveva ragione, non potevo andare avanti col dubbio, in fondo che male mi avrebbe fatto quel benedetto test? Assolutamente nulla anzi, sarei stata certa di non aspettare un bambino, mi avrebbe fatto solamente sentire serena e sicura.
“Mi accompagni? Mi vergogno a comprarlo da sola…” mormorai con voce flebile. 
Abigail scoppiò in una risatina allegra “Trovo molto più imbarazzante comprare i preservativi!” osservò alzandosi dal letto e afferrando la borsa. Sorrisi, cercando di sperare che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi.
“Aprilo tu.” Singhiozzai fissando la confezione appena comprata.
“Ma è un test di gravidanza, mica ti mangia!” scherzò Abigail estraendolo dalla scatola. “Allora con due linee rosse è positivo, se invece ne compare una blu è negativo, semplice no?”
“Per te sì..” mormorai, in quel momento avrei preferito essere una suora di clausura.
“Andrà tutto bene, fidati di me” cercò di rincuorarmi “Adesso vai in bagno, rilassati e fai questo benedetto test, vedrai che tra dieci minuti rideremo di tutto questo.” 
Alzai le spalle e mostrai un sorriso forzato. Entrai in bagno , chiudendo la porta alle mie spalle. Roteai quel bastoncino tra le dita per una manciata di minuti, lasso di tempo che a me sembrò interminabile. Non volevo conoscere la verità, non volevo sapere di essere davvero incinta.
Era incredibile pensare che la mia vita sarebbe stata segnata da un semplice bastoncino di plastica, che un oggetto così piccolo e insignificante sapesse dirmi se dentro la mia pancia c’era un bambino, il mio bambino. Solitamente essere incinta viene considerato un dono, molte donne ci provano con tutte le loro forze, ma non tutte ci riescono. Solitamente la futura mamma è elettrizzata dall’idea di poter stringere un esserino tutto suo, di poter scegliere un nome che avrebbe sempre desiderato avere, che dava alla sua bambola quando era una bambina. Solitamente è bello essere l’anima della festicciola organizzata per il futuro nato, dove si ricevono vestitini, scarpine, e giochini. Solitamente è bello scommettere e sperare di avere un maschio piuttosto che una femmina con il papà. E’ bello quando lui accarezza il pancione per sentire i movimenti di suo figlio, è bello quando si commuove nel vederlo venire al mondo. 
Mi persi in questa miriade di pensieri, che potevano essere insignificanti quanto fondamentali in quel momento, e io ancora non avevo il coraggio di fare quel test. Improvvisamente mi comparve davanti l’immagine di Zayn, il mio ragazzo dalla pelle ambrata. Quello che avevo iniziato a detestare a prima vista, appena avevo messo piede in biblioteca, quello che era stato scritto in rosso sulla mia lunga lista di nomi in nero, quello che era riuscito a rubarmi il cuore e farmi innamorare di lui, quello che probabilmente era il padre di mio figlio. Chissà se il mio bambino avrebbe mai potuto chiamarlo papà, se Zayn avesse accettato o meno il fatto di dover crescere così in fretta, di passare la vita insieme a me e a nostro figlio. 
Sentii gli occhi pungere, le lacrime spingevano sempre più ma io le trattenni fino all’ultimo, non volevo piangere, non potevo darmi per vinta se non sapevo ancora niente. Mi decisi definitivamente, e feci il test.
Aprii la porta e uscii dal bagno in silenzio, Abigail era ancora lì, sdraiata sul letto con le mani dietro la nuca. Non appena mi vede si alzò di scatto.
“Allora?” domandò nervosa.
“Guardalo tu, io non ne ho il coraggio.” mormorai porgendole il bastoncino.
La mia amica abbassò lo sguardo, l’avevo caricata di un peso che non si sarebbe mai meritata, quello di darmi la fatidica notizia. Si sistemò nervosamente i capelli dietro un orecchio prima di rigirarsi il test tra le dita.
“Lux…” esordì dopo averlo a lungo fissato senza proferire parola.
“Aspetta, aspetta!” la bloccai prima che potesse darmi l’esito “Fammi godere quest’ultimo momento da inconsapevole”. Inspirai l’aria fino a far gonfiare il petto, chiusi gli occhi per una frazione di secondo e espirai, il mio respiro tremava. 
Abigail mi guardò fisso negli occhi per un attimo, abbassò lo sguardo sul pavimento per poi riguardarmi, aveva un’espressione distrutta.
“Lux, sei incinta.” mormorò con voce roca, prima di stringermi forte tra le sue braccia e cullare i miei singhiozzi. 
 
“Tu mi ami, non è vero?”chiesi titubante non appena ebbi chiuso la porta alle nostre spalle.
“Beh sì, credo proprio di sì, Lux, come mai questa domanda?” chiese Zayn grattandosi la testa, interdetto.
“Credi o mi ami davvero?” insistetti torturandomi la mani, avevo quasi paura di guardarlo dritto negli occhi, avevo paura di dirgli la verità.
Doveva saperlo, potevo ringraziare anche lui se in quel momento mi trovavo in quella situazione, le cose le avevamo fatte insieme, senza troppi riguardi; e adesso insieme avremmo dovuto andare avanti. Temevo profondamente la sua reazione. Solo pochi mesi fa, quello che era il padre di mio figlio, era noto in tutta la scuola per la sua infinita lista di conquiste, e per avere quel tocco che sarebbe stato capace di sedurre anche la più ‘bacchettona’ delle ragazze. Come potevo caricarlo di un tale peso? Come potevo pensare che non sarebbe scappato a gambe levate, lasciandomi sola?
“Ti amo, Lux.” sussurrò prima di donarmi un casto bacio sulle labbra. Adoravo quel suo sapore così intenso quanto dolce, adoravo come sapesse farmi sentire al sicuro, racchiudendomi tra le sue braccia. “Ti amo davvero” sorrise, sfiorandomi poi il naso con l’indice. 
“E-e..” non ero mai stata così intimorita in vita mia “E esattamente quanto?” domandai poi, rendendomi conto di essere un po’ infantile in quel momento.
“Non lo so” sussurrò alzando le spalle “Non so come si possa misurare l’amore che provo per te” continuò sulle mie labbra; le sue mani calde mi accarezzavano i capelli con estrema dolcezza. I delicati schiocchi che provocava sulle mie labbra soffocavano le mie parole, anche se avrei voluto sputarle fuori, vomitarle. Continuava a stampare semplici baci sulla mia bocca, talvolta spingendosi un po’ oltre la riga rosea delle labbra. 
“Zayn…” mormorai pressata alla sua bocca.
“Mmh” mugugnò lui.
Con uno lieve spintone lo allontanai da me, alzai il capo fino ad arrivare ai suoi occhi. “Zayn, sono incinta.” gettai quella frase come se avesse poca importanza, come se qualcuno mi stesse strangolando, impedendomi di respirare. 
Rise, mettendosi una mano davanti alla bocca, come era suo solito fare.
“Quand’è che farai la seria per una volta, eh?” ridacchiò stringendomi di nuovo a se.
“Zayn sono seria, sono incinta” ripetei con le lacrime agli occhi.
Le sue labbra, da prima articolate in un luminoso sorriso, si distorsero; vidi i suoi occhi sgranarsi, le sue narici dilatarsi, sentii le sue mani lasciare le mie. 
“Stai scherzando, spero…” mormorò con un fil di voce, stringendosi nelle spalle.
“No Zayn” urlai mentre le lacrime rigavano le mie guance rosee “E’ la pura verità, aspetto un bambino!” singhiozzai buttandomi sul letto a peso morto.
Lo vidi accasciarsi, strisciando la schiena contro la parete per poi rannicchiarsi a terra. Non avevo mai visto prima d’ora i suoi occhi inumidirsi, non gli avevo mai visto quel volto distrutto e scavato, quell’espressione sofferente. 
"Ma.." singhiozzò tremante "Ma è mio?" 
"Certo che è tuo, di chi senò!" sbottai sedendomi ai piedi del letto.
"Lux.. io"
"E no Zayn, adesso non puoi inventarti scuse o roba del genere!" lo interruppi aggressiva.
"Ma io non sono pronto per fare il padre, cazzo!" urlò diventando paonazzo in volto.
"Perchè io di diventare madre invece si, vero?!" ribattei a tono "Non è colpa mia se ora ci troviamo in questa situzione, le cose si fanno in due, Zayn! E tu adesso non puoi liberarti di me e del bambino così facilmente! Ci sei dentro anche tu, almeno quanto me!" urlai fino a quando non mi mancò il fiato.
"Lo so perfettamente, ma una possibilità ci sarebbe.." rispose con un tono un po' più pacato.
"Non dirlo nemmeno, io non ho assolutamente intenzione di abortire." dissi secca prima che potesse spiegarsi.
"Lux hai sedici anni e io ne ho diciotto cazzo, non siamo in grado di fare i genitori!"
"E credi che non ci sia già arrivata io?! A questo punto dobbiamo solo accettare la realtà così com'è. Tu non puoi lavartene le mani lasciandomi, e io non voglio abortire" ripetei seria gesticolando nervosamente. "E' così, ormai il danno è fatto."
"Non ti permetto di chiamarlo così!" sussultai nel sentire il tono minaccioso di Zayn "E' nostro figlio, non un danno!" precisò asciugandosi le lacrime.
 
 
Coleen.
 
 
“Reggimi” mormorò Harry con voce tremante, in piedi sull’ultimo gradino della scaletta.
“Ti sto tenendo! Stai tranquillo che non cadi!” risi pensando alla sua fobia delle altezze.
“Amore, ti prego eh!” implorò guardandomi dall’alto con occhi sgranati “Ma perché devo sistemarli proprio io questi dannati libri?!” protestò in seguito.
“Lo sai che non vai proprio a genio alla Hopkins…” mi spiegai “Piuttosto che arrampicarsi su questa scala traballante, ha dato a te il compito!” aggiunsi poi, muovendo un poco una delle gambe della scala.
“Coleen!” sbottò Harry con voce da soprano. Scoppiai in una fragorosa risata, vederlo in preda al panico con una pila di fascicoli in braccio era davvero uno spettacolo esilarante. Avvertii il cellulare vibrargli nei jeans.
“Tienimelo tu, ti prego” sospirò prima di estrarlo dalla tasca dei pantaloni “Non lo sopporto più, è tutto il giorno che continua a vibrare…” spiegò scendendo dalla scala “Vado a prendere gli altri libri, torno subito.” annunciò poi prima di lasciare la biblioteca. 
Il suo i-phone si illuminò tra le mie mani, vedere una delle nostre foto sullo sfondo mi strappò un sorriso, quella era forse stata la nostra prima uscita a China Town… In quel momento comparve sullo schermo un nuovo messaggio, un numero sconosciuto. Aggrottai le sopracciglia, ma non potei fare a meno che tenere gli occhi incollati sul display, leggendone il contenuto.
-Mi manca il sapore delle tue labbra, Styles… xx Caroline-
Una fitta al cuore mi paralizzò per un millesimo di secondo, rilessi quella dannata frase almeno una decina di volte, prima che il telefono mi scivolasse dalle mani per poi provocare un suono secco sul pavimento in legno antico. Mi accasciai a terra, strisciando la schiena sulla parete, mi strinsi le ginocchia al petto e soffocai qualche singhiozzo, ma non per molto. Nascosi la testa tra le gambe, chiudendola in mezzo alle cosce. Non era possibile, il sapore delle sue labbra, era chiaramente scritto, maledizione non era un incubo!
“Amore! Ci sei ancora?” canticchiò Harry, che fece ritorno proprio in quel momento “Guarda che il lavoro non è fin..” si bloccò vedendomi a terra in lacrime. “Col, che cos’è successo?” sbottò catapultandosi su di me “Coleen cos’hai? Non capisco, spiegami perché fai così! Qualcuno ti ha fatto del male?” mi domandò affannato accarezzandomi i capelli.
“Sparisci, non voglio più vederti in tutta la mia vita!” strillai con le lacrime agli occhi, rialzando il viso arrossato.
“Ma cosa ti ho fatto adesso? Dimmi cosa ti è successo!”
“Ah, non lo sai?!” domandai isterica, rialzandomi in piedi e afferrando il suo i-phone “Questo non ti dice niente, scommetto!” urlai sbattendogli in faccia il cellulare. “Sono stata così stupida a fidarmi di te! Lo sapevo che voi uomini siete tutti uguali! Come ho potuto..”
“Amore…” sussurrò accarezzandomi la spalla.
“Non osare toccarmi, e tantomeno rivolgermi la parola!” lo interruppi levandomi la sua mano di dosso.
“Ma lascia che ti spieghi..”
“No, no, non c’è proprio niente da spiegare, mi sembra tutto chiaro, no? Tu hai un’altra, Harry!” urlai allontanandomi da lui di pochi passi.
“Ma non è vero, io…”
“Ma hai ancora il coraggio di parlare? Hai ancora voglia di sprecare fiato per inventari delle scuse? Hai ancora in mente altre balle da raccontarmi?” sbottai urlandogli in faccia “Perché è questo che hai fatto finora, giusto? Mi hai raccontato un sacco di balle solo per portarmi a letto e poi ti sei trovato un’altra… una come Caroline! Bravo, ottimo piano davvero..” sospirai incrociando le braccia al petto “Adesso ti lascio tranquillo, chissà quanti altri geniali piani avrai da organizzare…”
“Coleen, aspetta” mormorò bloccandomi per un polso “Lascia che ti spieghi com’è andata, ti prego fammi parlare e poi non mi rivedrai mai più.” mi supplicò. Alzai lo sguardo e lo puntai dritto nei suoi occhi.
“La situazione mi è scappata di mano, ma io non ho fatto assolutamente nulla, te lo giuro sulla cosa più cara che ho, io non ho colpe. E’ stato almeno dieci giorni fa, mi ha preso alla sprovvista e…”
“Quando?” chiesi secca senza badare alle sue inutili scuse.
“Era un sabato, non mi ricordo esattamente quando…” rispose vago, abbassando il capo come un cane bastonato.
“E’ stato quando tu mi avevi detto che eri rimasto a casa a studiare…”
“No, Col, davvero non..”
“Io avevo la cena di famiglia, mentre tu eri in chissà quale esclusiva festa a spassartela con quella, non è vero?” domandai, incapace di fermare le lacrime che continuavano a rigarmi il viso.
Harry abbassò la testa, alzò poi le braccia verso di me, nel tentativo di stringermi.
“Levami le mani di dosso brutto bugiardo” stridetti respingendo le sue braccia “Mi fai schifo, Harry.” scandii prima di lasciare la biblioteca e lasciarlo solo.“Non posso davvero crederci.” Madison rimase a bocca aperta dopo la mia spiegazione dei fatti.
“Secondo me dovevi farti spiegare meglio, Col, non è possibile che abbia baciato un’altra intenzionalmente” notò Effie, rigirandosi una ciocca di capelli fra le dita.
“Sono d’accordo” disse Lux “Ci deve essere qualcosa sotto, dovevi lasciare che ti dicesse di più.”
“Non mi interessano le sue spiegazioni” risposi secca “Lo ha fatto, e questo mi è sufficiente.”
“Col, ma Harry ti ama!” protestò Abigail “Non guardava nessun altra come guardava te, e sono sicura che i suoi sentimenti erano sinceri, devi almeno lasciare che ti racconti come è andata.” 
“Ma perché siete tutte pronte a difenderlo?!” protestai “Sembra quasi che sia io quella che ha sbagliato!”
“Non stiamo dicendo questo, è solo che ci sembra davvero molto strana una cosa simile, soprattutto dalla persona che non vedeva altro che te!” replicò Effie.
Sospirai affranta, notai che erano già le otto meno venti, l’ora di cena si avvicinava.
“Adesso andate a casa, voglio stare un po’ da sola.” mormorai asciugandomi gli occhi che cominciavano a inumidirsi di nuovo.
“Sicura che non vuoi che restiamo a dormire?” domandò Madison, stringendomi in un abbraccio.
“No tranquille, mi avete già sopportato tutto il pomeriggio, andate a casa ora, vi staranno aspettando!” 
“Come preferisci..” sospirò Lux.
“In ogni caso, sappi che noi ci siamo, per qualsiasi cosa” rispose Abigail, stampandomi un bacio sulla fronte.
“Grazie ragazze, vi voglio bene.” sussurrai prima di salutarle e richiudere la porta di casa alle mie spalle.
Mi distesi sul divano, un po’ di tv mi avrebbe svagato da quei pensieri. Mi strinsi nella coperta e quasi non mi addormentai, dopo una buona mezz’ora sentii suonare il campanello. 
“Effie e la sua sbadataggine..”mormorai tra me “avrà sicuramente dimenticato qualcosa…”
Girai le chiavi nella serratura e spalancai la porta. Mi ritrovai davanti una figura esile. Portava dei sandali dall’alta zeppa in sughero, le dita minuziosamente smaltate, una gonnellina striminzita e una camicetta trasparente, che lasciava intravedere il reggiseno nero. I capelli biondi, chiari occhi azzurri, accerchiati da un trucco pesante e un cerone di una tonalità eccessivamente calda. Le labbra piccole ma carnose, dipinte del solito rosso acceso, leggermente sbavato sul labbro inferiore.
“Posso parlarti un attimo?” squittì con una vocina acuta.
Cosa ci faceva lei in casa mia? Ci era venuta da sola o era stata pagata da Harry? Che diamine aveva intenzione di fare?
Ma soprattutto, perché avevo una voglia sempre più crescente di sbatterle la porta in faccia?
________________________________________________________________________________________________
Carota's Moment.
Okay, sto quasi piangendo ma vabe dai (?)
Hey! Vi ricordate ancora chi sono? MOTAAAAAAAAAA :D
Perdonate la mia imperdonabile assenza o.O ma malgrado io cerchi di postare in fretta, il tempo mi manca e l'ispirazione anche çç
In ogni caso ce l'ho fatta adesso, capitolo impegnativo direi... Come molte di voi sospettavano, Lux è incinta.
Vi informo però, visto che a molte l'idea non piaceva, che non verrà ilustrato NULLA della nascita/vita del bambino, o meglio della bambina di Lux e Zayn!
Se vi puo interessare, secondo la scaletta rimangono ancora 2 capitoli per Abigail e Madison, ma solo più uno per Coleen, Effie e Lux. Oltre a tutto questo, l'epilogo :)
Bene, vi ringrazio davvero di cuore per le 17 recensioni, anche chi segue/preferisce/ricorda. Vi adoro <3
Vi annuncio che d'ora in poi non ci sarannò più anticipazioni poichè siamo quasi agli sgoccioli ormai.
Non voglio dirvi troppo e rovinarvi il finale, vi ricordo solo che tutto finisce bene, anche se qui non sembra molto.
Fidatevi di me :)
Grazie davvero per tutto.
Un bacio 
Mota, xx

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Madison.
 
 
Socchiusi un poco gli occhi, richiudendoli subito dopo a causa della luce che riusciva a penetrare dalle tende. Mi stirai, allargando le braccia e allungando le gambe fino ad avere i piedi fuori dal letto. Il mio pungo urtò il viso di Liam che grugnì qualcosa di incomprensibile e si rigirò dall’altra parte. Solo in quel momento ricordai di trovarmi a Londra, la mia città, l’aria britannica era tutta un’altra cosa, svegliarsi con Liam era tutta un’altra cosa. Mi chinai sul suo viso per poi avvicinarmi alle sue labbra e sfiorarle con le mie, il suo respiro caldo mi accarezzava la pelle mentre usciva lieve e leggero dalle sue narici. I capelli anche se in disordine gli incorniciavano perfettamente il viso regolare e leggermente tondo. Mugugnò qualcosa prima di stropicciarsi gli occhi e incontrare i miei, già da un po’ intenti ad osservarlo e in attesa che i suoi si aprissero. Strabuzzò un secondo prima di prendermi il viso tra gli le mani e donarmi un leggero e casto bacio sulle labbra. La sua mano scivolò sul mio fianco, accarezzandomi dolcemente, come solo lui sapeva fare.
“Sei sveglia?” domandò con la voce ancora impiastricciata.
“Ti stavo guardando” sussurrai perdendomi nei suoi occhi color caramello, capaci di variare sfumatura a seconda della luce. Liam si alzò dal letto, infilandosi velocemente i jeans, mentre io rimasi distesa nel letto, che ora era rimasta tutto per me.
“Sai che detesto essere fissato mentre dormo” bofonchiò come se avesse subito un grave torto.
“Non ho potuto vedere questo bel viso per tre mesi, adesso me lo merito, non credi?” ribattei piccata, era un mio diritto poterlo guardare!
“E va bene hai vinto, ma sappi che la pacchia non durerà per molto!” mi avvisò puntandomi l’indice contro, la sua voce baritonale si alzò qualche nota, dandogli un tono scherzoso.
“E’ una minaccia, Payne?!” alzai un poco la voce continuando a ridere, mentre mi alzavo dal letto e andando verso di lui.
“Certo, Clarks!” rispose a tono, bloccandomi per i fianchi e stringendomi a se da dietro, solleticandomi un poco il collo col suo respiro e la barba rasa.
“Lasciami!” esclamai ridendo dimenandomi, nell’intento di scampare alla sua presa.
“Mi merito qualcosa..” mormorò facendomi girare verso di lui.
Mi alzai un poco sulle punte dei piedi, prendendogli il viso tra le mani, i suoi capelli tra le dita. Lo avvicinai a me fin quando un schiocco suonò lieve sulle nostre bocche.
“Adesso vai in bagno..” dissi soddisfatta “..E ringrazia che ti ho fatto andare per primo!” precisai raccogliendo la sua camicia da terra e sistemandola ai piedi del letto.
Liam si rifugiò in bagno, sentii l’acqua della doccia cominciare a scorrere, mi lasciai andare sul letto ancora sfatto, mi sistemai le mani dietro la nuca, puntai gli occhi al soffitto. Non potevo ancora credere di essere tornata, ero a casa, finalmente. Niente più urla infuriate di mio padre, niente più minacce di lasciare la scuola francese, niente più sudici croissant e baguette secche per colazione, solo pancakes caldi e tutto come era prima. A cominciare dalle mie amiche, non appena avevo rimesso piede a scuola ero stata praticamente assalita da tutte, persino dagli insegnanti. Non avevo mai visto Abigail più felice, Col aveva le lacrime agli occhi, Lux mi aveva stritolata fino a farmi mancare il fiato e Effie non la smetteva più di saltellare da una parte all’altra. L’incubo era finito, avrei messo una croce sulla Francia, non ci sarei più tornata se non per un’intensa sessione di shopping o per la settimana della moda di Parigi, a cui aspiravo da anni. Era indubbiamente un bella città, magari anche una delle migliori al mondo, ma ciò nulla toglieva alla mia Londra, la mia casa, la mia vita. In ogni caso in Francia avevo avuto l’occasione di conoscere delle belle persone, a cominciare da Anne, Charlotte, Mecy, Leon… Leon! Mi ero totalmente dimenticata di avvisarlo che non avrei più fatto ritorno! Dannazione a Liam e alla sua capacità di non farmi vedere altro che lui! Ne approfittai di quel momento libero per fargli una telefonata, come minimo.
Il cellulare squillò un paio di volte e poi una voce squillante rispose.
“Alo?”
“Leon, c’est Madisòn!” esclamai felice.
“Maddie? Stai scherzando?!” domandò irritato.
“Perché dovrei scusa?! Sono io, non sei felice di sentirmi?”
“Cioè tu hai il coraggio di chiamarmi dopo essere scomparsa così dalla faccia della Terra!?” sbottò furibondo.
“Mi dispiace Leon, ma è successo tutto così in fretta.. Io mi sono completamente dimenticata di..” mi interruppe.
“Ah certo, ti sei dimenticata! Ti sei dimenticata di me, scommetto che non avevi abbastanza tempo da dedicare ad una telefonata, il tuo Liam ti tiene molto impegnata, vero?!”
“Ma no, Leon, ti giuro che non l’ho assolutamente fatto intenzionalmente, te l’avrei detto che…”
“Ho capito che persona sei, Madisòn, una di quelle che si rivolge a qualcuno solo quando hai bisogno di qualcosa. Ora che non ti importa più perché sei tornata a casa, chissenefrega no?! Mi sembra giusto!” sbraitò con una voce che quasi mi trapanò il timpano “Chi è quello che ha cercato di aiutarti quando eri depressa? Io. Chi è che è riuscito a distrarti dalla lontananza di Londra e a tirarti su il morale? Io. Chi è che ti ha fermata quando stavi quasi per tradire il tuo fidanzato?! Io!” sbottò infine.
“Adesso questo non centra assolutamente niente!” provai a ribattere offesa.
“Oh eccome se centra! Se non fosse per me, tu a quest’ora saresti sola come un cane! Liam ti avrebbe lasciata perché gli avresti rivelato che l’avevi tradito, ti conosco fin troppo bene, una cosa così grave ti divorerebbe nel giro di una settimana, non riusciresti mai ad andare avanti senza essere sincera, perché tu non sai mentire!”
“Tu stai delirando, Leon.”
“Io sto delirando?! Ti auguro di essere ossessionata dal rimpianto di quello che hai fatto, te lo auguro davvero! Spero proprio che Liam venga a scoprire che l’hai tradito, così…”
“Io non ho tradito Liam!” sbottai piccata “Questo non è vero, non puoi accusarmi di una cosa che non ho fatto, noi ci siamo solo baciati, non siamo andati a letto insiem..” non ebbi tempo di finire la frase che la maniglia della porta del bagno si abbassò e Liam uscì con un asciugamano legato in vita. Il telefono mi cadde dalle mani, i miei occhi rimasero fissi nei suoi, che sembravano trapassarmi da parte a parte, tanto erano infuocati.
“Dimmi che non è vero.” mormorò con voce spezzata.
“Liam, non è come sembra, ti posso spiegare ogni cosa, davvero credimi..” balbettai buttandomi ai suoi piedi.
“Cosa devi spiegarmi?” domandò serio, guardandomi con sdegno.
“Io ero ubriaca, non capivo più niente, è stato lui ad approfittarne, è che..”
“Quindi è vero quello che ho sentito?” mi interruppe con tono severo.
“Ma non è colpa mia, io..”
“E’ vero quello che ho sentito?!” ribadì urlandomi addosso.
Rimasi in silenzio, vergognandomi come un cane di me stessa. Come avevo potuto fare una cosa del genere alla persona più innocente di questo mondo, che meno di tutti si meritava quello che gli avevo fatto, che io amavo con tutta me stessa. Strizzò gli occhi, quasi trattenendo tutta l’ira che si era accumulata dentro di lui.
“Perfetto.” mormorò soltanto prima di vestirsi velocemente e preparare la borsa per uscire “Esci da casa mia.” 
“No, ti prego non farmi questo” lo implorai con le lacrime agli occhi.
“Madison, esci da casa mia, immediatamente” ribadì aprendo rumorosamente la porta e buttando sullo zerbino la mia roba.
Mi trascinai all’uscita, la testa mi girava sempre più, gli occhi roteavano come due palle da biliardo, i piedi diventavano sempre più pesanti da spostare. Ma cosa diamine avevo fatto? 
Liam sbattè la porta con violenza, lasciandomi fuori da sola.
Portai la testa all’indietro, poggiandola sul muro, sentii le forze abbandonarmi, i muscoli rilassarsi tutti di colpo, mi abbandonai, lasciandomi strisciare sulla parete con la schiena e, una volta arrivata a terra, mi rannicchiai, stringendo le ginocchia al petto e sprofondando tra le cosce con il viso.
Possibile che mi rendessi conto solo in quel momento di quando fosse grave quello che avevo fatto?
 
Le lacrime continuando a rigare le mie guance bollenti, io continuavo a sentirmi la persona più orribile di questo mondo, continuavo a non rendermi conto della situazione. Ero giunta ad un punto di non ritorno, ormai i bei tempi passati con Liam rappresentavano solo flashback, solo il passato. Non sapevo se un giorno sarebbe tornato tutto come prima, se avrei di nuovo potuto essere felice con lui, se avrei di nuovo potuto sentire le due parole più dolci, uscire dalle sue labbra. Era palese che avrei voluto cancellare dalla memoria lo sbaglio che avevo commesso, che volevo che tutto si riparasse, ma a quanto pare il destino aveva voluto che il mio ritorno a casa non fosse così rose e fiori, dopotutto.
Mi ritrovai per strada, l’unico posto dove potevo andare a quel punto era la mia vecchia casa, non distava parecchio da lì e non esitai un momento a raggiungerla, volevo nascondermi da tutto e da tutti, mi facevo schifo da sola, mi sentivo sporca. A quanto pare, quella che tutti credevano la solare pallavolista, così sincera, simpatica, generosa, quella disposta a tutto per aiutare chi le sta a cuore, non ero io. Quell’etichetta da persona buona e dignitosa me l’avevano affibbiata senza conoscermi realmente, senza sapere che sotto la mia maschera si celava un animo orribile.
Proprio nel momento in cui stavo infilando le chiavi nella serratura, vidi avvicinarmi a me tre sagome familiari: Abigail, Harry e Niall. Mi salutarono calorosamente, ma io proprio non ero in grado di mostrarmi sorridente come loro mi vedevano ogni giorno, non in quel momento.
“Che ti succede Diddi?” domandò Harry con dolcezza, carezzandomi leggermente le spalle.
“Niente, ho solo bisogno di stare un po’ da sola…” mormorai con un fil di voce.
“Maddie, che ti prende? Hai un viso stravolto” notò Abigail, prendendomi il volto tra le mani.
Le lacrime erano incontrollabili, e una riuscì a sfuggirmi, malgrado stessi facendo di tutto per trattenerle. Mi affrettai ad asciugarmi velocemente le guance arrossate, ma era ormai inevitabile che venissero a scoprire che qualcosa non andava.
“Avanti Mad, parlane con noi” mi incoraggiò Niall stringendomi a se, tenendomi la testa con una mano“Butta tutto fuori, va tutto bene”.
“L’ha scoperto” singhiozzai tirando su col naso e nascondendo il viso dietro la sciarpa.
“Chi? Che cosa?” si affrettarono a domandare Harry e Niall, non capendo a cosa mi riferissi, mentre Abbie sembrò esserci arrivata, lei era a conoscenza di quello che era successo, era la mia migliore amica, mi sembrava fosse giusto dirle ogni cosa.
“E’ quello che intendo io?” domandò con aria affranta. Annuii in tutta risposta, gettandomi poi tra le sue braccia in cerca di conforto. Soffiò tra i miei capelli, realizzando quanto la situazione fosse precipitata così velocemente, da un istante all’altro.
“Su, su non fare così” cercò di calmarmi sentendo le mie percussioni e i miei singhiozzi farsi sempre più forti e convulsi “Vedrai che troviamo una soluzione anche a questo, va bene? Tutto si risolve, Maddie, non avere paura..” sussurrò accarezzandomi i capelli.
“M-Ma lui n-non m-mi vuole p-più ved..” biascicai, il pianto isterico mi aveva portato via la capacità di scandire chiaramente le parole, quando la mia amica mi interruppe.
“Più ci pensi e peggio è, devi essere positiva. Hai fatto uno sbaglio, ma vedrai che troviamo il modo di risolvere le cose..”
“Ma chi?” domandò Niall grattandosi la nuca.
“Cosa è successo? Volete spiegarci?” ribadì Harry allargando le braccia.
“Ragazzi, ci serve un piano..” disse soltanto Abigail, guardandoli dritti negli occhi, prima di spiegare loro ogni cosa.
 
 
 
Abigail.
 
 
“..Allora ci vediamo dopo!” salutai Effie non appena sentii il trillo della campanella. Ancora due lunghe ore di lezione mi attendevano prima di poter uscire.
Mi avviai verso la mia classe, il corridoio andava pian piano a svuotarsi, ogni studente raggiungeva la rispettiva aula. Odiavo chimica, proprio non riuscivo a capire a cosa mi sarebbe servito nella vita conoscere a memoria infinite formule; per esempio, cosa mi serviva sapere che un trigliceride è formato da uno scheletro di glicerolo e da tre catene di acidi grassi? Assolutamente niente, anche perché io avrei continuato a magiare grassi, infischiandomi del fatto che fossero saturi o insaturi o che potesse venirmi il colesterolo.
Appena misi piede in classe, non potei non notare la presenza di un biglietto sul mio banco, era ripiegato un paio di volte e prima di aprirlo mi guardai intorno, chiedendomi se fossi veramente io il destinatario, e se ci fosse traccia di chi l’aveva lasciato. Ma niente. Tutti sembravano assorti nei loro pensieri, chi ripassava, chi chiacchierava, chi tirava fuori i libri per l’imminente lezione. Nessuno sembrava curarsi di me e della mia faccia da completa idiota, che si sentiva elettrizzata per il semplice fatto di aver trovato un biglietto apparentemente anonimo sul banco. Lo presi tra le mani, rigirandolo più volte, nel caso ci fosse stato scritto qualcosa sul retro, ma anche quello sembrava essere bianco, non mi rimaneva che aprirlo e leggerne il contenuto. I miei occhi scorrevano veloci sulla brave frase scritta in una calligrafia ordinata; malgrado le parole da comprendere fossero poche, sentivo gli occhi incrociarsi, lo sguardo incapace di mettere a fuoco. L’unico segno che mi parve comprensibile era la scritta “Louis” al fondo del foglio, quel nome, fu la prima parola su cui caddero i miei occhi, e non appena ebbi realizzato che si trattava proprio di Louis, quel Louis, sentii improvvisamente il cuore palpitare e battermi forte nel petto. Strinsi il biglietto tra le dita, tirando un sospiro per poi leggere il resto.
 
Onestamente non saprei come chiederti di uscire, ma se dovessi farlo, credo che lo farei così. Passo a prenderti a casa per le quattro, va bene?
Louis xx 
 
Sentii le mani formicolare. Non potei fare altro che immaginare Louis alla ricerca di una frase d’effetto, passare anche un intero pomeriggio a scervellarsi per qualcosa che potesse fare colpo, per poi scartare ogni cosa avesse scovato su strani siti web per romanticoni, scrivere qualcosa di getto, piegare quel foglietto e posarlo sul mio banco, senza tanti ripensamenti. Pur non essendo stato molto d’effetto come aveva potuto desiderare, una cosa l’aveva ottenuta sicuramente: in quel momento ero la persona più felice sulla faccia della Terra. 
 
Guardai dallo spioncino chi avesse appena suonato, pur sapendo perfettamente chi fosse. Mi bloccai un istante davanti alla porta per ravvivarmi i capelli e lisciare la maglia sui fianchi. Inspirai nervosamente prima di abbassare la maniglia e aprire lentamente la porta. Non avevo il coraggio di osservarlo direttamente in faccia. Che diamine mi era preso?! Dallo zerbino i miei occhi si spostarono ad un paio di Superga bianche, i pantaloni rossi rigorosamente rigirati lasciavano intravedere le caviglie, stranamente abbronzate. Un’immancabile maglia bianca a righe blu e rosse gli dava quella sua aria sbarazzina, il viso incorniciato dai capelli leggermente arruffati e un poco disordinati sulla fronte. Degli occhi vispi incontrarono i miei, le labbra si articolarono in sorriso sincero, cristallino, la sua voce squillante risuonò nella mia testa, riportandomi sul pianeta Terra.
“Allora sei pronta?!” squittì felice precipitandosi sul mio viso per poi posarvi due leggeri baci sulle guance. 
“Entra un attimo che devo finire di prepararmi” lo avvisai con un sorriso impacciato sulle labbra.
“Ah, donne, perché siete esseri così complicati!?” sospirò chiudendo la porta alle sue spalle, lasciandosi poi cadere sul divano in salotto. Salii in camera mia al piano di sopra per ultimare gli ultimi preparativi e controllare che tutto fosse a posto. Non appena tornai di sotto sentii Louis strillare, quasi disperato.
“Cosa hai da gracchiare?” scherzai, prendendolo in giro per la sua voce perennemente bambina; mi ricordava Peter Pan, uscito dal cartone animato, con la sua eterna giovinezza. Adoravo quel film.
“Sono rovinato!” continuò esasperato portandosi le mani sulla fronte, come se fosse accaduta la più terribile delle disgrazie.
“Ma cosa sarà di così tanto grave!?”
“Guarda, sta diluviando!” mi fece notare scostando leggermente la tendina della finestra.
Scoppiai in una risatina sommessa, possibile che dovesse disperarsi per così poco?
“ E perché saresti rovinato, sentiamo..” chiesi curiosa.
“Avevo in piano un’uscita grandiosa, non mi ero mai impegnato tanto per una semplice uscita, ma adesso è andato tutto in fumo, questa dannata pioggia ha rovinato tutto! Qualcuno lassù ce l’ha con me, ne sono sicuro” disse esasperato indicando il cielo con le mani.
Dovetti stringere le labbra a fatica per non scoppiare a ridergli in faccia, ma allo stesso tempo la cosa mi inteneriva. Mi avvicinai a lui cautamente, sistemandogli il piccolo taschino che aveva sul lato sinistro del  petto.
“Smettila di dire tante così stupidate insieme” mormorai arrossendo in viso non appena percepii il suo intenso profumo entrarmi nelle narici. “A me non interessa un’uscita grandiosa, una limousine o un cocchio con dei cavalli bianchi…” dissi alzando per la prima volta gli occhi fino a incontrare i suoi “Mi basta che ci sia tu qui con me” conclusi prima di stringermi tra le sue braccia. I suoi capelli castani sfioravano le mie guance, le sue mani sulla mia schiena mi facevano venire i brividi. In quel momento credetti che forse mi ero esposta un po’ troppo, non avrei dovuto rivelare una tale cosa, non così presto… 
Al diavolo – pensai- se c’era una cosa che Peter Pan mi aveva insegnato era che non bisognava sempre ragionare con la testa, e io questa volta l’avevo fatto, avevo agito col cuore, al diavolo quello che avrei dovuto fare. Ormai era troppo tardi, in quel momento pensai solo a farmi stringere dalla persona che amavo, nient’altro mi importava.
 
“Non sembra che abbia intenzione di smettere” notai, osservando all’esterno del vetro.
La veranda di Louis era uno dei posti che più amavo in assoluto, era caldo, accogliente e ordinato, a differenza della sua camera che sfidava chiunque a metterci piede senza inciampare in vestiti o indumenti intimi sparsi ovunque. Adoravo quel divano, era l’unico che avessi mai visto sospeso in aria, attaccato al soffitto con delle corde. 
Una cosa che mi piaceva fare era starmene a letto d’inverno, quando fuori pioveva, adoravo sentire il ticchettio della pioggia, sembrava quasi minacciarmi, battendo sempre più forte e scatenando tuoni, ma io mi sentivo al riparo sotto le coperte, sapevo che lì non mi sarebbe mai successo nulla. Nella veranda di Louis tutto ciò era amplificato, con la pioggia che strisciava sui vetri, con quel calore accogliente, con lui accanto a me.
 
Louis si portò una tazzina alla bocca, in un pomeriggio come quello non potevano di certo mancare il suo amato Yorkshire Tea e una buona dose di zollette di zucchero. Mi strinsi nelle spalle, portandomi la coperta fin sopra la punta del naso.
“Hai freddo?” chiese vedendomi rannicchiarmi in me stessa.
“No, però preferirei che venissi qui vicino..” mormorai poggiando una mano sul divano vuoto.
Dopo aver poggiato la tazzina sul piccolo tavolino rotondo in vimini, si sedette al mio fianco e non sembrò esitare un attimo prima di stringermi al suo petto e incastrare il mio viso tra la sua clavicola. Le sue dita scorrevano leggere e delicate tra i miei capelli e sulle mie guance, il suo torace si gonfiava leggermente, lo sentivo respirare piano, soffiando leggermente dal naso. La poca barba che aveva scordato di radere mi solleticava, sentivo chiaramente il cuore accelerare e un brivido attraversarmi fin sopra i capelli.
Non avevo idea di cosa Louis mi reputasse, una compagna, un’amica, qualcuno di speciale forse, qualcuno con cui sarebbe potuto nascere qualcosa di più che un’amicizia. L’ultima volta che eravamo stati da soli sembravamo aver chiarito ogni problema, avevamo fatto chiarezza su quello che era successo in passato e io avevo deciso di fidarmi di lui una seconda volta. Al ricordo di avere per un solo breve istante le sue labbra sulle mie, una malsana voglia nacque in me, volevo sentirle di nuovo, mi mancavano, da quando si erano posate sulla mia bocca avevano lasciato un segno. 
“A cosa pensi?” mi domandò Louis, guardandomi con quei suoi pozzi color cielo, che mi distolsero immediatamente dai miei pensieri.
“A niente..” cercai di essere il più convincente possibile per non destare sospetti.
“Come fai a non pensare a niente? E’ letteralmente impossibile” notò.
Colpito e affondato. Rimasi in silenzio per qualche istante, girando ripetutamente il cucchiaino nella mia tazza di tè, anche se ormai era troppo freddo per essere bevuto.
“Ma il nostro sarebbe un vero appuntamento?” sbottai come se il pensiero mi fosse venuto soltanto in quel momento. Louis squittì trattenendo una risatina.
“Beh, chiamalo come vuoi!” rise.
“Non è una risposta!”
“Non saprei” si fece serio prima di schiarirsi la voce, visibilmente in imbarazzo “Solitamente un appuntamento è qualcosa di romantico, un’uscita al cinema dove le mani dei due si scontrano nella ciotola dei pop corn, un giro al luna park, una cena… Solitamente termina anche con un bacio… se entrambi lo desiderano” sussurrò continuando a fissarmi negli occhi, tanto da mettermi in soggezione.
“E tu lo desideri?” 
Ma ero forse diventata pazza?! Mi accorsi di aver realmente pronunciato quelle parole soltanto quando ormai mi erano scivolate fuori dalla bocca, che idiota. 
“Credo di sì, molto anche…” rispose lui facendosi più vicino a me. 
Non riuscii a capacitarmi di come il viso di Louis si fosse paurosamente avvicinato  al mio. Sentii solamente la mia bocca inaridirsi, le labbra fremere nel vedere le sue a pochi centimetri di distanza. Le sue palpebre si abbassarono un poco, e timidamente anche io chiusi gli occhi, decisi di lasciarmi andare.
“Ragazzi..” un’improvvisa voce femminile ci fece sobbalzare e allontanare di scatto uno dall’altro “Volete ancora del tè?” domandò poi sbucando dalla porta.
“No, mamma..” mormorò Louis, grattandosi la nuca in terribile imbarazzo.
“Qualche biscotto? Li ho preparati proprio questa mattina!” continuò la donna, con aria dolce e premurosa.
“No mamma, siamo a posto… Non è vero?” chiese poi voltandosi verso di me. Annuii flebilmente, sentivo le guance ormai completamente carbonizzate, maledissi la mia carnagione così chiara, non riusciva mai a reggermi il gioco e mantenere il suo colore, mi tradiva ogni volta. 
Jay sparì con il vassoio di biscotti in mano, chiudendosi poi la porta alle spalle.
“Si è fatto tardi, è meglio che vada” mormorai prendendo la borsa, non appena rimanemmo soli.
“Perché non resti ancora un po’..” propose Louis, stringendosi nelle spalle.
“Non voglio tornare col buio.." spiegai torturandomi le mani, non avendo il coraggio di alzare lo sguardo.
"E se non tornassi proprio?" domandò lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Resta a dormire qui”
“N-non vorrei disturbare, io..” balbettai come un’idiota.
“Ma non disturbi assolutamente, sono solo felice se rimani..” Louis mi rivolse un caloroso sorriso, non fu poi così traumatizzante alzare gli occhi nella direzione dei suoi, e trovarli in tutto il loro splendore.
 
La pioggia non sembrava voler cessare, e di tanto in tanto i tuoni si abbattevano aggressivi vicino alla casa. Il loro frastuono mi spaventava ogni volta di più, mi rigiravo continuamente nel letto, non riuscendo a prendere sonno.
“Allora buona notte” mormorò Louis chinandosi verso il comodino per spegnere la luce.
“Buona notte” risposi, sapendo che l’attesa prima che riuscissi ad addormentarmi sarebbe stata ancora lunga.
Mi sistemai con la pancia contro il materasso, solitamente mi addormentavo in quella posizione, era una mia abitudine sin da quando ero bambina. Il contatto col cuscino fresco mi dava sollievo, ma in pochi attimi quella bella sensazione sparì. Era l’una meno un quarto quando controllai l’orologio, continuavo a chiedermi se fossi rimasta l’unica nella casa ad essere ancora sveglia. 
“Lou” chiamai nella speranza di sentirlo rispondere.
“Louis!” ripetei alzando un po’ la voce.
Un gemito provenne dal suo letto, senti il rumore delle lenzuola che venivano ripiegate e rigirate.
“Dormi?” domandai poi, con quel timore di ricevere un ‘Ci stavo provando’ che ti fa capire che l’unica che non riesce a prendere sonno all’una di notte sei tu.
“Ci stavo provando” mugugnò con voce assonnata. Per l’appunto. Rimasi in silenzio, avevo paura di disturbarlo, ma non volevo continuare quella fatica inutile di stare nel letto non avendo un filo di sonno.
“Lou” mormorai poco dopo.
“Che c’è?” rispose, tentando di nascondere la seccatura nell’essere svegliato nel bel mezzo della notte.
“Posso venire nel letto con te?”
Silenzio.
“Lou, hai sentito?!” richiesi, sperando in un sì.
“Dai vieni…” mormorò prima di alzare le coperte e lasciare che mi intrufolassi nel suo letto caldo e impiastrato dal suo odore. 
Non appena riabbassò il piumino, mi fiondai tra le sue braccia, incastrando il viso tra la sua guancia e spalla. Il suo profumo era fortissimo in quel punto, non osavo risbucare da sotto le coperte per paura che si disperdesse. Portai una mano attorno al suo collo, e lo senti avvolgermi e stringermi a se con più forza, mentre le sue mani calde mi accarezzavano delicatamente. Mi sentivo dannatamente bene. Uno schiocco leggero mi fece realizzare che la sua bocca si era appena posata molto vicina al mio collo, provocandomi un fremito. Rimasi per qualche secondo in quella amabile posizione, prima di decidermi. Cautamente mi avvicinai al suo viso, cercando la sua bocca fin quando non sentii quella morbida pelle sulla mia. Mi decisi a socchiudere le labbra, lasciando che le sue le mordessero delicatamente prima di concedergli un dolce bacio. Proprio quello che desideravo da tempo, proprio quello che mi era necessario per addormentarmi. 




 
Carota's Moment.
Ehi avete notato il nuovo aspetto di efp? Che bravo che si è rinnovato! Il suo tema primaverile mi rinfresca, vedere ancora i fiocchi di neve ad aprile era un po' ambigua come cosa (?) Vi chiedo umilmente perdono per il ritardo, questa volta ho superato ogni limite, lo so, ma è una parte difficile da scrivere, e non volevo deludervi visto che mi avete premiata con tutte quelle recensioni ** Non ci credo, davvero, siete qualcosa di magnifico. Grazie infinite !
Non mi piace Liam incattivito :( fortuna che tutto si risolverà nel giro di un paio di capitoli :D
Vi avviso che nel corso di questo mio periodo di "letargo" mi sono dedicata di più alla mia seconda storia in corso, questa qui:
I hear the beat of my heart gettin' louder, whenever I'm near you.

Se posso chiedervi un favore, mi farebbe piacere se le deste un'occhiata e magari mi faceste sapere come la trovate, in ogni caso vi ringrazio comunque :)
Scusate ancora, e spero che il capitolo vi piaccia.
Un bacio, 
Mota <3

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Effie.
 
 
“Niall aspetta..” sussurrai ancora sulle sue labbra, non appena sentii la passione crescere sempre più in lui.
Il biondo ritrasse le mani dai miei fianchi, alzandosi di scatto dal letto su cui entrambi eravamo sdraiati. Si scompigliò un poco i capelli, arrossendo leggermente in viso. Nemmeno io avrei voluto fermarlo proprio in quel momento, ma non potevo lasciar scorrere tutto, volevo sapere la verità.
“Perché hai baciato quella, proprio davanti a me?!” domandai con una punta di amarezza nel ricordo di quella visione. 
Le labbra che erano appena state sulle mie, avevano baciato un’altra, e ciò non mi andava affatto a genio. “Perché proprio lei? Perché davanti ai miei occhi? Perché hai voluto farmi soffrire così? Perché mi vuoi così male?!” sbottai innervosita. Man mano che quella miriade di domande venivano sputate fuori, i suoi occhi si sgranavano sempre più, i suoi movimenti divenivano sempre più impacciati e rigidi.
“Avevi detto che era una cosa che volevi sapere…” scherzò per sdrammatizzare. Lo guardai in cagnesco, incrociando le braccia al petto; non c’era affatto da ridere. “Beh, ti spiegherò ogni cosa” riprese poco dopo “A dire il vero, non so nemmeno io perché l’ho fatto, non avevo un vero e proprio motivo, come invece ho ora per baciare te…” 
Arrossii terribilmente, cercando di mascherare il fatto che fossi elettrizzata dal fatto di aver appena udito quella dichiarazione, fingendomi invece fredda e austera.
“Che io sappia non si baciano le persone così a caso” bofonchiai inarcando le sopracciglia.
“Infatti non l’ho fatto a caso” fu pronto a ribattere. 
Non capivo a che gioco stesse giocando, prima si fingeva innocente, poi negava tutto e tirava fuori qualcos’altro, completamente opposto a quello prima detto.“Se ti dico che l’ho fatto per fare ingelosire te..” mi bloccò un istante prima di alzare gli occhi e puntarli nei miei “… penseresti che sono stato...”
“Infantile” risposi io per lui, secca e fredda “Immaturo, sciocco, bambino, e anche un po' stronzo!” sbottai come se fossi incapace di mettere i freni alla lingua.
“Lo so” mormorò affranto, congiungendo le mani e stringendone una nell’altra. “Sono stato immaturo, sciocco, bambino e anche un po' stronzo, ma credo di averlo fatto a fin di bene, era per una buona causa, insomma..”
“Per una buona causa?” domandai inarcando le sopracciglia, come a mettere in dubbio quello che aveva appena sostenuto.
“Sì, l’ho fatto solo per farmi notare da te, volevo solo attirare la tua attenzione, non era mia intenzione ferirti.”
“Ma come potevi non capire che la sola cosa che avresti ottenuto era proprio farmi soffrire?!” sbraitai alzando la voce “Dopo quello che è successo non potevi pensare che non me ne fregasse niente di te, io non ragiono come fai tu, ti ho baciato perché mi andava, non perché volevo far ingelosire qualcuno!” sbottai impedendo che potesse interrompermi. “Mi hai fatto del male, quando l’ho vista attaccata a te mi sono sentita morire dentro, mi sono sentita tradita, come se tutto quello che avevamo costruito fino a quel momento si fosse frantumato in mille pezzi, in un solo istante.”ebbi il coraggio di mormorare quando già sentivo gli occhi inumidirsi e bruciare, facendo sì che li chiudessi ripetute volte, come se fossero disidratati.
“Mi dispiace, io non volevo...”
“E che mi dici del fatto che non hai più voluto sapere niente di me per due mesi?!” ricominciai facendomi forza e, anche se non avrei mai voluto litigare con lui, convincendomi che parlare di quelle cose ci avrebbe fatto solo bene “Non mi hai più rivolto la parola, Niall, a malapena mi salutavi quando mi vedevi nel corridoio… sempre se non facevi in tempo ad evitarmi, scappando in classe o chissà dove!” conclusi esasperata alzando le braccia al cielo. “Io proprio non capisco, ma come diamine ragioni?! Perché hai fatto tutto questo a me? E ora vieni a dirmi che ti dispiace, perché l’hai fatto? Perché?!” sospirai lasciandomi cadere sul letto a pancia in giù e sprofondando con il viso nel cuscino.
Lui rimase lì dov’era, immobile, seduto sulla sedia davanti alla scrivania, di fronte al letto.
“Avevo paura, Effie” le sue parole risuonarono flebili, che quasi non riuscii a sentirle “Avevo paura di innamorarmi…”
Di scatto mi tirai su da quella posizione, malgrado fosse comoda, e mi sedetti sul letto. Nell’udire quella frase incompleta strabuzzai, scattando un poco con la testa all’indietro, per poi assumere un’espressione scettica.
“…Ma credo, anzi sono convinto, che sia troppo tardi ormai” continuò grattandosi nervosamente la nuca.
Il mio piede era diventato incontrollabile, continuava a battere sul pavimento, sempre più velocemente, ormai seguiva un ritmo tutto suo, non riuscivo a riprendere il comando del movimento.
“Malgrado io abbia impiegato tutte le mie forze per evitarlo, malgrado io non lo volessi, malgrado non mi sia mai successo prima, con nessun altra… mi sono innamorato di te, Effie.” disse con una tale semplicità che per un attimo dubitai se non mi avesse enunciato la lista della spesa.
“E-e perché non volevi c-che ciò accadesse?” domandai inceppandomi nella pronuncia di una frase semplice come quella.
“Perché noi siamo migliori amici, e i migliori amici non si amano” disse semplicemente; come poteva essere così infantile?
“E noi dobbiamo rimanere migliori amici per sempre anche se ci am..” mi corressi per sembrare distaccata “…anche se mi ami?” domandai sarcastica. In quel momento giurai che se mi avesse detto di sì, gli avrei tirato uno schiaffo, e gli avrei detto di darsi una svegliata.
“Perché, noi siamo ancora migliori amici?” 
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda” lo corressi, lievemente irritata.
Quanto avrei dovuto aspettare per udire quello che volevo sentirmi dire?
“In tutta sincerità, credo che sarebbe sprecato rimanere migliori amici, io ti am..”
Non gli diedi neanche il tempo di finire la frase che mi gettai sulle sue labbra, con una tale velocità da far invidia persino a una gazzella. Rigiravo tra le dita i suoi biondi e morbidi capelli, mentre sentivo le sue labbra lasciarsi andare sempre più, una volta superato il primo momento in cui erano state prese un po’ alla sprovvista. Non era cambiato per niente, il suo bacio era rimasto identico a quello precedente, lento e dolce come il miele. Le sue labbra erano delicate, e faticavano a socchiudersi per prendere fiato prima di riposarsi sulle mie in tutta fretta, come se avessero paura che scappassero. Il suo naso premeva un poco sul mio, e ogni volta che si stringeva più vicino a me inclinava un poco la testa per aiutare le nostre bocche a combaciare meglio. A fatica riaprii gli occhi e lo invitai a lasciare le mie labbra, quasi mi mancava il fiato.
“Anche io ti amo, Niall” fu la prima cosa che dissi non appena mi immersi di nuovo nelle sue iridi color cielo. 
Si morse un poco il labbro inferiore prima di articolarlo in un sorriso sincero e pulito, mostrando il suo apparecchio trasparente.
"Immagino che non potremo più essere migliori amici, ora..” disse divertito, guardandomi profondamente negli occhi.
“Dici che adesso dovrei illudermi che potremo stare insieme senza che nulla si metta in mezzo tra noi?” chiesi, sistemandogli il colletto della polo bordeaux.
“Non si risponde ad una domanda, con una’altra domanda!” mi imitò lui, gesticolando con le mani a mezz’aria.
“Ma la tua non era una domanda!” protestai ridendo.
“Vieni qui” sussurrò stringendomi nuovamente a se e carezzandomi i capelli con estrema dolcezza per poi imprimere sulle mie labbra un dolce e delicato bacio.
 
 
Lux.
 
 
Ero ormai decisa ad andare a letto, bensì fossi leggermente in anticipo rispetto alla solita ora che mi era come d’avviso per andare a dormire, la mezzanotte. Malgrado fossero soltanto le undici e trenta passate, la stanchezza si faceva sempre più pesante sui miei occhi e la tv non mi invogliava a rimanere sul divano, essendo che non c’era nulla di interessante quella sera. In quel momento, l’unica cosa che più desideravo era un letto. La gravidanza mi rendeva terribilmente stanca, per non parlare del pancione che mi causava molto spesso un acuto mal di schiena. Tutto ciò non mi sembrava normale, non mi sembrava di vivere la mia vita. La sensazione che mi aveva accompagnata durante quegli ultimi mesi era di totale confusione, avevo come l’impressione di essere stata catapultata nella vita di una quarantenne in carriera, entrata in maternità per qualche settimana per godersi meglio gli attimi pre-parto e riposarsi. La parola “adolescente” non faceva più parte di me ormai, non mi sentivo più una sedicenne immatura e spensierata, come potevo definirmi sette mesi prima. Avevo dovuto imparare a crescere in fretta, vivendo nella continua ansia del fatidico momento, sentendo cadere sempre più rapidamente i granelli della clessidra che mi separava dal parto. Avevo paura. Eccome se ne avevo. Mi sentivo debole di fronte a quello che la vita mi avrebbe riservato, mi sentivo estremamente spaventata. Ad impaurirmi non era soltanto il pensiero che avrei dovuto cambiare pannolini sporchi per anni di lì a poco, ma soprattutto l’idea di vedere un esserino girare per casa e chiamarmi “mamma”. Avrei dovuto passare ogni singolo istante con lui e saper badare a lui più di ogni altra cosa. Che fine avrebbe fatto il tempo che riservavo alle amiche, al divertimento, alle feste, alla scuola?  Che fine avrebbe Zayn? Sarebbe rimasto al mio fianco o si sarebbe lavato le mani di tutto e mi avrebbe abbandonata? 
Quei pensieri mi facevano venire il mal di testa, non potevo nemmeno immaginare la mia vita senza di lui, sarebbe stata completamente vuota, senza senso, il mio bambino doveva sapere di avere un padre così meraviglioso come lui, doveva sapere che era il frutto del nostro amore e non di un qualsiasi dopo-festa senza significato. Era stato concepito in una delle notti più belle della mia vita, quella notte avevo capito di essere innamorata di Zayn, quella notte avevo sentito battere i nostri cuori all’unisono, quella notte avevo sentito l’amore trasudare dai nostri corpi.
Mi decisi ad afferrare il telecomando per poi premere il tasto rosso, spegnendo definitivamente la televisione. Raccolsi i lunghi capelli in una crocchia mal fatta e mi preparai per andare a dormire, sperando che il sonno fosse in grado di cancellare i miei cattivi pensieri. Non appena il mio piede scalzo salì il primo gradino delle scale, alla volta della mia camera, sentii la porta sbattere con violenza. Mi voltai di scatto, allarmata dal forte rumore che proveniva dall’entrata, non avevo idea di chi potesse essere a quell’ora della notte. Mi feci coraggio e, dopo aver abbandonato l’idea di andare ad aprire con un coltello in mano, mi avvicinai cautamente alla porta. Mi convinsi ad aprirla e, con una mossa rapida, abbassai di scatto la maniglia. Mi ritrovai davanti una sagoma misteriosa, dagli abiti scuri, il capo coperto da un cappuccio, l’unico tocco di colore era dato dalle scarpe, dalla tonalità azzurro acceso. Era bagnato, bagnato fradicio oserei dire, evidentemente fuori aveva ripreso a piovere. Si strinse nelle spalle prima di alzare il viso, lasciando intravedere il volto scavato, familiare.
“Zayn!” esclamai, sgranando gli occhi e spalancando maggiormente la porta per farlo accomodare.
“Posso entrare?” mormorò con voce roca e seria, venendo poi avanti di qualche passo.
“Certo! Ma sei tutto bagnato, cosa ci fai qui?” domandai, presa per un attimo da un attacco d’ansia improvvisa. Si strinse nuovamente nelle spalle, senza proferire alcuna risposta.
“Zayn, mi vuoi spiegare? E’ l’una passata, che cosa ci fai in casa mia?” ribadii, non continuando a capire perché si trovasse lì, e tantomeno il motivo del suo silenzio. 
Si tolse la giacca, rifiutando ogni mio invito a farsi una doccia o a prendere dei vestiti puliti e asciutti, tirò un lungo sospiro prima di lasciarsi cadere sul divano, con aria quasi sofferente.
“Mi fa impressione la tua pancia” mormorò poco dopo che mi fossi sistemata al suo fianco.
“Hai visto come cresce? Non me ne rendo conto nemmeno io” risposi con un sorriso forzato sulle labbra, cercando di nascondere la voglia di piangere che mi stava assalendo.
“Posso toccarla?” domandò con una punta si incertezza nel tono di voce. Annuii per poi prendere la sua mano e accostarla delicatamente sul pancione nudo, sotto la maglietta.
“Lo senti?” domandai, percependo il calore delle sue mani sul ventre.
Zayn appoggiò anche l’altra mano, sfiorando con estrema delicatezza la pelle tesa del mio pancione, ero certa che in quel momento il bambino potesse sentirlo.
“Oh” esclamai contraendo leggermente il viso “Ha scalciato, hai sentito?” domandai, guardandolo profondamente in quei suoi occhi color nocciola.
“Il nostro bambino” sussurrò tra se con un sorriso sulle labbra, avvicinando il viso e posando un leggero bacio vicino all’ombelico.
“Già, è il nostro bambino, Zayn” ripetei, sentendo le lacrime spingere sempre più forte, come per voler uscire fuori a tutti i costi.
 
“Mi sei mancato” sussurrai intrecciando la mano alla sua e stringendomi ancora di più a lui.
“Non ti ho più vista a scuola, che fine hai fatto?”
“Non vengo più a scuola, Zayn, non riesco nemmeno a camminare in queste condizioni, ho dei dolori atroci ovunque” spiegai passandomi una mano sul ventre con movimenti circolari.
“Anche tu mi sei mancata” rispose avvicinandosi un poco al mio viso per posare sulle mie labbra un dolce e casto bacio, il primo da quando era arrivato.
Trattenni il suo capo vicino al mio, posandogli una mano dietro la nuca e invitandolo a restare un altro po’ sulle mie labbra, le quali avevano nostalgia delle sue. Era da due settimane che non lo vedevo, da quando avevo smesso di andare a scuola. Credevo fosse ormai deciso a dirmi che non si sarebbe preso la briga di rimanere con me, che da un momento all’altro mi avrebbe detto che me la sarei dovuta cavare da sola, eppure in quel momento era lì, proprio al mio fianco.
“Non lasciarmi più sola, ti prego” mormorai posando il viso nell’incavo del suo collo.
“Non lo farò, sono qui per te” rispose accostando le labbra sui miei capelli per poi stamparvi un caldo bacio “…E ho intenzione di restare” aggiunse poco dopo “Voglio prendermi cura di te e di nostro figlio, non potrei mai abbandonarti, non lo farei per nessun motivo al mondo, Lux” 
Lo strinsi forte a me, non potevo desiderare altro. Zayn racchiuse il mio viso tra le mani prima di portarlo nuovamente al suo, facendo sfiorare i nostri nasi e combaciare le nostre labbra.
“Non posso amarti più di così” sussurrò prima di lasciare che mi rifugiassi tra le sue braccia. 
Ero felice, diavolo se lo ero.
 
 
 
 
Carota's Moment.
Olè! Non so se avete notato che questa volta sono in anticipo, molto anche. Dio sia lodato, direte voi :)
Che ne pensate di Lux mamma e Zayn papà? E' stato parecchio difficile descriverli, il capitolo non mi convince del tutto, avrei voluto perfezionarlo, ma quella strega di Luds xx mi costringe a postare presto. Passate dalla sua magnifica storia sul Payne, ve la consiglio caldamente!
Vi avviso che questo era l'ultimo capitolo su Effie e Lux, le rivedremo nell'epilogo e poi addio çç Mi viene da piangere dai 
Voglio ringraziarvi per le recensioni, siete stupende. Se il capitolo vi è piaciuto fatemelo sapere, per me è sempre un piacere sapere che cosa ne pensate :D
Mi dileguo.
Un bacio,
Mota :)

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Capitolo 31
*** Capitolo 31. ***


Abigail.
 
 
Avete presente quella sensazione di completo disorientamento? Quella che si manifesta non appena apri gli occhi la mattina e realizzi di non trovarti nel tuo letto, nella tua camera. Quella che ti fa sentire un po’ stupida quando strizzi le palpebre e senti l’odore della stanza in cui hai passato la notte. Quella che, una volta realizzato dove ti trovi, ti fa tirare un sospiro e comparire un sorriso sulle labbra, sapendo di essere in quella casa che tanto ami, anche se non è la tua. Solitamente era così che mi sentivo quando andavo a dormire da Madison, era sempre un po’ strano riaprire gli occhi e ritrovarsi nella sua stanza, completamente lilla, dopo aver passato la notte da sveglie. “Up all night” lo chiamavamo noi, era uno dei nostri passatempi notturni preferiti, consisteva nel rimanere sveglie tutta la notte per l’appunto, ingannando i genitori che, poveri illusi, credevano  passassimo una notte insieme a dormire. Solo il mattino dopo, quando venivamo svegliate alla distanza di sole quattro ore dall’orario in cui ci eravamo addormentate, realizzavamo quanto fossimo stupide a fare ancora quelle cose, malgrado i nostri modesti sedici anni. 
Aprii leggermente le gambe, stirandomi un poco nel letto caldo. Istintivamente la mia mano si allungò lungo il materasso alla ricerca di qualcosa o meglio qualcuno che, come realizzai poco dopo, nel letto non c’era più. Mugugnai qualcosa di simile ad un gemito strozzato, la mia bocca era ancora incollata dal sonno. Non appena aprii gli occhi, realizzai che le tende della finestra erano state leggermente scostate, nell’intento forse di svegliarmi a poco a poco, il meno bruscamente possibile. Notai poi un’ombra muoversi dietro l’angolo e poco dopo la figura di Louis mi si presentò davanti. I capelli ancora umidi e disordinati dalla doccia, il petto nudo, un asciugamano color turchese legato in vita e ai piedi le sue immancabili pantofole a forma di renna. Fece un leggero balzo non appena mi notò sveglia, probabilmente si aspettava di vedermi ancora dormire. 
“Alla buon ora!” esclamò un sorriso pulito e cristallino sulle labbra. “E’ quasi mezzo giorno e, mentre io ho già preparato una squisita colazione che ti aspetta di sotto, tu sei ancora nel letto a poltrire!” rise, buttando ai piedi del letto le coperte, lasciandomi scoperta, ancora tutta intirizzita. 
“Sono basita, Tomlinson!” risposi sarcastica, strano che si fosse dato da fare, scansafatiche com’era!
“Beh a dire il vero…” cominciò con il suo solito tono squillante. 
Sentivo la sua voce chiaramente, ma mi ci volle un po’ per realizzare che non stessi ascoltando una sola parola di quello che stava dicendo. Il mio sguardo era fisso sul suo viso angelico, semplicemente perfetto ai miei occhi. Louis era perfetto per me, non riuscivo a trovargli un difetto che fosse uno. Non c’era nulla in lui che non fossi capace di amare, dal suo sorriso leggero e cristallino, al suo tono di voce poco virile ma da una tenerezza infinta, dalle sue immancabili maglie a righe, alla sua repulsione per le calze. Amavo persino il disordine della sua camera, che sarebbe stato degno di Oscar, e la sua mania per la mercanzia femminile, malgrado io ne avessi ben poca e fossi gelosa quando si incantava a guardare quella delle altre compagne. Amavo Louis, e ogni suo piccolo particolare. Mi stupii di come le sue labbra fossero dannatamente abili ad attrarre i miei occhi, come fossero una calamita. Erano sottili, dalla forma leggermente arrotondata che ricordava la parte superiore di un cuore, dalla tonalità rosacea. Quando si articolavano in un sorriso, gli comparivano ai lati della bocca delle leggere fossette, come a rimarcare la sua espressione felice.
“…Capito?” domandò passandomi una mano davanti al viso, come per disincantarmi dai miei pensieri.
“M-ma certo!” finsi per sembrare il più sicura possibile “Niente di più facile!” canticchiai per poi saltare giù dal letto e sparire nel bagno. 
 
Il rumore delle mie suole risuonava secco sui gradini in legno della scala che portava al piano di sotto, dove si trovava la cucina. Già a metà discesa, sentii un profumino piuttosto invitante provenire da sotto, il che mi fece accelerare il passo fino a saltellare per raggiungere il salotto. 
“Allora cosa c’è da mang..” feci per chiedere con uno strano tono, quando mi trovai davanti un cespuglio color castano scuro e due occhi verde prato, che mi scrutavano sorpresi.
“Che ci fai qua, Abigail?” mi domandò, schiarendosi un poco la voce.
“Che ci fai tu qui, se mai, Harry?!” ripetei stringendomi nelle spalle, vergognandomi del fatto di essere ancora in pigiama a mezzogiorno passato, davanti al migliore amico di Louis.
“Pensavo che il mio orsacchiotto si sentisse un po’ solo, così ho pensato di fargli una visitina per poi mangiare insieme!” spiegò strizzando avidamente le guance di Louis, che nel frattempo si era avvicinato a noi. “Tu piuttosto?” riprese con fare indagante “E’ ambiguo vederti qua a quest’ora del mattino! Certe cose mi inducono a pensare che..” non fece in tempo a finire che Louis iniziò a urlare, interrompendolo.
“Uhm, non sentite che puzza di bruciato!?” esclamò passandosi una mano davanti al naso “Temo che i biscotti siano rimasti nel forno, Abbie hai voglia di andare a controllare?” 
Alzai le spalle con un filo di imbarazzo, per poi girare i tacchi e fare come mi aveva detto, approfittandone poi per andare a vestirmi.
“Harry, ti prego! Risparmiamele certe cose!” sospirò Louis, allargando le braccia.
“Tu mi tradisci, non è vero?” domandò Harry, incrociando le braccia al petto e guardandolo in cagnesco.
“Sì, no, cioè… Non lo so!” balbettò gesticolando nervosamente “Sai bene quanto me che con Abbie ho un legame speciale, la conosco da tanto tempo, io mi sono comportato male all’inizio e…”
“Diciamo che ti sei preso una bella sbandata per lei, eh!” finì per lui il riccio, dandogli dei leggeri colpetti col gomito.
“Diciamo di sì…” ammise Louis, lasciandosi andare in uno dei suoi luminosi sorrisi.
“Ah! Lo sapevo! Lo sapevo!” iniziò a canticchiare l’altro, salterellando per la stanza “L’ho sempre detto io che sarebbe successo qualcosa prima o poi!” esclamò elettrizzato dalla notizia, per poi ricomporsi poco dopo “Lei lo sa, almeno?” domandò.
“Credo che ormai l’abbia capito..” mormorò incerto.
“Da cosa?” l’amico continuava a sparare una domanda dietro l’altra, come una mitragliatrice “Avete… consumato il dessert?” chiese con un pizzico di malizia.
“Oh, no!” sbottò il moro, irrigidendosi un poco “No, non ancora per lo meno!” aggiunse dopo.
“Eh, bravo il mio Boo Bear, così ti voglio!” esclamò Harry, bloccando la testa di Louis col braccio e scompigliandogli i capelli con la mano. “Come si dice? Sembra che l’amore abbia investito anche te, amico!” canticchiò dandogli una pacca sulla spalla.
“Chi è che è stato investito?” domandai, irrompendo nel loro discorso.
“Mia nonna!” esclamò Harry con un po’ troppo entusiasmo “E’ una vecchietta così arzilla, dovrei tenerla un po’ più sotto controllo! Forse non ha ancora capito che qui a Londra le macchine arrivano da destra!” raccontò poi tenendo lo sguardo vago, verso il salotto. 
In quel momento sentivo gli occhi di Louis fissare con insistenza i miei, quasi per costringerli a incontrare i suoi, anche se stessi facendo di tutto per evitare che ciò accadesse, invano.
“Okay ragazzi, ora è meglio che io tolga il disturbo!” canticchiò Harry incamminandosi verso la porta per poi lasciare la camera.
Quel silenzio imbarazzante si stava protraendo per troppo tempo, odiavo non sapere cosa dire, mi sentivo terribilmente in imbarazzo.
“Non ho trovato niente nel forno che bruciasse, prima” buttai lì la prima cosa che mi venne in mente.
“Meglio così” disse solamente Louis, carezzandosi il braccio con la mano.
Perché di nuovo quel silenzio? Perché mi stava di nuovo mettendo nella condizione di non saper cosa fare? Davvero non capivo quel suo comportamento, forse era la presenza di Harry a renderlo così legato. Ripensando a quello che era successo la sera precedente, per un attimo dubitai del fatto che fosse successo davvero, o se fosse stato solamente l’ennesimo dei miei sogni. Non era comprensibile che poche ore prima fossimo insieme nello stesso letto, mentre in quel momento non trovassimo nemmeno la più stupida banalità da raccontare.
“Mi passi un biscotto?” domandai, tentando nuovamente di rompere il duro ghiaccio che congelava le nostre parole.
Il braccio si Louis di allungò verso il vassoio per poi avvicinarsi a me e porgermi un biscotto, ancora tiepido. Sentii le sue dita sfiorare leggermente le mie e, contrariamente a quanto feci io, trattenersi sulle mie e allungarsi verso la mia mano. Di istinto mi avvicinai al suo viso, facendo combaciare le nostre bocche, incastrandole in un perfetto meccanismo. 
Di nuovo le sue labbra strinsero le mie per un istante prima di concedersi.
Di nuovo quel sapore mi parve così meravigliosamente buono.
Di nuovo sentivo che mi stavo lasciando andare.
Mi staccai di colpo dalle sue labbra, riaprii gli occhi per immergerli nei suoi immensi pozzi azzurri che mi guardavano teneramente. Le sue mani si posarono sul mio viso per portarlo nuovamente al suo e baciarmi di nuovo. Un bacio approfondito. Un bacio buono. Il corpo di Louis si avvicinò maggiormente al mio, e le sue braccia mi strinsero più forte a lui, facendomi abbandonare il pianeta Terra per qualche istante. Feci fatica a staccarmi dalle sue labbra, non solo perché io stessa sarei rimasta così in eterno, ma anche perché non appena tentavo di allontanarmi, sentivo il suo viso spingere sempre più verso di me, quasi pregandomi di sostare ancora un po’ sulla sua bocca.
“Abbie, io non posso trattenermi dentro quello che provo” disse non appena i nostri visi si furono allontanati “Non posso far finta che quello che è successo tra noi sia stato soltanto un errore” continuò sistemandosi sulla fronte il ciuffo che gli era scivolato davanti agli occhi “Non posso pensare che, per quanto io ti desideri, resteremo solo semplici amici, non ci riesco."
Sorrisi vedendolo grattarsi la nuca dal nervosismo.
"Io voglio qualcosa di più" concluse, abbassando lo sguardo.
Mi dondolai per un istante sui talloni, non volevo dire nulla che lo inducesse a pensare che non fossi d’accordo con lui, ma nemmeno abbassare troppo la guardia. "Vorrà dire che anche noi entreremo a far parte di quelle coppiette penose che odi tanto..." scherzai, giocando coi suoi capelli, passandomeli tra le dita.
"Intendi quelle che si sbaciucchiano nei posti più inadeguati?"
"Quelle che dicono di amarsi almeno mille volte al giorno" risposi non riuscendo a trattenere un sorriso sulle labbra.
"Quelle che passano le ore al telefono, invitando l'altro a riattaccare per primo" continuò lui, stando al mio gioco "Quelle che riuscirebbero a baciarsi per ore, quasi temendo che le labbra dell'altro possano dissolversi..." continuò facendosi più serio.
Annuii, solleticandogli uno zigomo con l'indice, il suo viso armonioso era ora composto in uno splendido sorriso.
"Mi piace l'idea!" esclamai sarcastica, non mi definivo esattamente un tipo romantico, preferivo fare dell'umorismo.
"Anche a me" sussurrò al mio orecchio come fosse un segreto di Stato "Perchè non cominciamo subito?" domandò poi con un tono squillante, tipicamente suo.
In quel preciso istante sentii le sue labbra, ancora articolate in sorriso, posarsi sulle mie.
A quanto pare Harry aveva ragione, l'amore investe tutti, prima o poi...
 
 
 
Coleen.
 
 
“Mmh, certo” dissi massaggiandomi il mento “Dunque, secondo le tue teorie, io dovrei credere che Harry non ti abbia baciata intenzionalmente, ma che in quel momento si trovasse sotto l’effetto di alcolici, e quindi ha deciso di tradirmi con te…” imitai la sua vocina stridula, mimando il becco di un’oca con la mano.
“Sì, esatto” squittì “Il piccolo particolare è che l’ho baciato io!” aggiunse trattenendo una risatina, nascondendo la bocca dietro una mano. 
Senti le mie braccia cadere a pezzi e rotolare fino ai piedi del divano. Davvero non avevo mai visto in vita mia, un’incarnazione di una gallina in un essere umano migliore di quella ragazza. Era spaventoso come trovasse tutto divertente, la sua superficialità era raccapricciante. Come poteva presentarsi a casa mia e vantarsi di aver baciato Harry, il mio Harry? Come poteva trovare divertente il fatto che lo aveva indotto a tradirmi? Non si rendeva conto di essere solo una gran troia? Evidentemente, se mai gliel’avessi detto, l’avrebbe preso come un complimento.
“Senti, toglimi una curiosità” alzai leggermente la tonalità di voce, ponendole l’indice davanti al viso “Ma per quale assurdo motivo tu sei venuta fin qua? E a questo punto ti domanderei anche con che coraggio, ma tralasciamo perché la conversazione sfiorerebbe livelli troppo alti per il tuo cervello” 
A quel punto la bionda arricciò le labbra, piegando leggermente la testa da un lato, ovviamente non aveva capito quello che intendevo dire.
“Non credi che sarebbe stato molto più divertente passarti un altro po’ di fard o andare a fare una bella manicure? Avresti risparmiato tempo e fiato, cara mia” finsi un sorriso, assottigliando gli occhi.
“Veramente…” mormorò con un filo di voce, cercando di abbassarsi la striminzita gonna di jeans che le copriva solo una minima parte delle cosce “Ci sarebbe una cosa che vorrei che tu sapessi…”
“Wow, sai anche usare i congiuntivi! Fai passi avanti!” esclamai, incenerendola con lo sguardo.
Si morse il labbro inferiore, visibilmente in imbarazzo, prima di continuare. “Io conosco molto bene Harry, so perfettamente che non è il tipo che si affeziona facilmente, dice di essere stato con molte ragazze, ma solo poche quelle che hanno significato qualcosa per lui..”
Nell’udire quelle parole, un groppo mi si fermò in gola, sentii quasi il sangue raggelarsi nelle vene.
“..Ma ti posso garantire che, quando si innamora, diventa un’altra persona, e credimi che il vostro è uno di quei casi…” sembrò prendere fiato per un attimo, ma fui pronta ad interromperla.
“Senti, se il tuo scopo è quello di raccontarmi una bella favoletta per farmi cambiare opinione su di lui, ti dico già che non riuscirai nel tuo intento.” dissi fredda, sentendo il cuore scalpitare sempre più nel mio petto. “Si dia il caso che ci abbiano già pensato le mie amiche a raccontarmi tutte queste balle. Io e te siamo tutto tranne che amiche, dunque non ho voglia di riascoltarle un’altra volta” gli occhi mi pungevano terribilmente, non potevo credere che in quel momento stessi affrontando una conversazione come quella “Anche perché se davvero Harry mi amasse come sostieni, certe cose non le avrebbe fatte, ma ormai il dado è tratto, mi ha tradito. Non c’è bisogno che mi tu venga a dire che conosci Harry e che sai com’è fatto perché modestamente credo di conoscerlo anche io altrettanto bene.” chiusi gli occhi per un istante, per poi riaprirli sospirando. “Quindi alza pure i tacchi, principessina, perché il tuo discorsetto mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro” conclusi invitandola a lasciare casa mia, dove era rimasta fin troppo, ormai.
“Coleen, ascolta, mi dispiace” mormorò prendendo una mia mano tra le sue, ottenendo così un mio sguardo schifato. “So che mi reputi una gallina senza cervello, ma certe cose sono in grado di capirle, mi è successa la stessa cosa qualche anno fa, non è stato facile neanche per me, ma voglio solo che tu sappia che Harry non merita di essere accusato di nulla” man mano che andava avanti nel suo discorso, si faceva sempre più seria, sembrava quasi umana, il che mi stupì “Ti parlo sinceramente quando ti dico che tutta la colpa va scaricata su di me, non credevo che il vostro legame fosse così importante, ho sempre nascosto una piccola passione per Harry, e l’alcol non ha fatto che peggiorare le cose. Tutto ciò messo assieme ci ha portate in questa situazione” spiegò con serietà. 
Fu molto ardua, in quel momento, trattenermi dal saltarle addosso e strapparle tutti i capelli, uno ad uno.
“Perciò, ti prego, uccidi me se vuoi, ma non incolpare Harry di qualcosa che non ha fatto, non si merita di perdere una come te per una cavolata del genere” mi implorò quasi con occhi supplichevoli. 
Sospirai sonoramente, non avevo la minima idea sul da farsi. Avrei dovuto crederle o ignorare ogni sua parola e proseguire con la mia opinione? Il suo atteggiamento leggermente più umano era una strategia o verità? Ma soprattutto, avrei dovuto perdonare Harry, realizzando la sua effettiva innocenza? Se prima ero confusa, in quel momento lo ero ancora di più, la mia mente era annebbiata e non avevo davvero idea di cosa fare. 
“Adesso vai che sennò fai tardi dall’estetista” risposi sempre con quel pizzico d’odio, aprendole la porta e invitandola a lasciare casa mia, finalmente.
 
La marmellata di ribes era difficile da spalmare sul pane, più guardavo quel suo colore rosso acceso, più mi veniva l’acquolina in bocca. Non appena feci per dare il primo morso al mio stuzzicante spuntino, sentii il campanello suonare, costringendomi ad abbandonarlo in cucina per qualche minuto. Quando spalancai la porta, un volto piuttosto familiare mi si presentò davanti. Pantaloni neri stretti lungo le gambe secche, una semplice maglietta bianca con dei Ray-ban neri appesi allo scollo a V, decine di braccialetti colorati legati ai polsi, un cappellino grigio teneva indietro i ricci, lasciandogli scoperta la fronte. Gli chiusi la porta in faccia, sbattendola quasi senza accorgermene, e non appena feci per tornare dal mio amato panino, il campanello trillò di nuovo.
“Che vuoi?!” chiesi sgarbatamente non appena ebbi riaperto la porta. Harry era ancora lì, gli occhi cerchiati da occhiaie profonde, un pesante borsone di pelle sulla spalla.
“Posso parlarti?”
“Vi siete messi d’accorso tu e la tua amica?!” sbottai alzando le braccia al cielo.
“Quale amica?”
“Lascia perdere” sospirai lasciando che si accomodasse da solo, e tornando dove poco prima avevo lasciato la marmellata. “Idiota” sbuffai tra me e me. 
Harry mi aveva seguito in cucina, prendendo poi posto in uno degli sgabelli che circondavano il bancone a penisola.
“Stai preparando da mangiare?” chiese con un filo di incertezza, tanto per iniziare un discorso.
“No, pensavo di farmi un bel panino e poi buttarlo” risposi acida, non alzando nemmeno gli occhi dallo spuntino.
“Sembra gustoso” commentò, sorridendo.
“Sei venuto per parlare di panini, per caso?” domandai con tono scostante “Se è così, si dia il caso che io sia abbastanza brava da prepararmene uno da sola”
“Coleen…” mormorò con tono succube. Per un istante alzai gli occhi, puntandoli nei suoi, ma non appena vidi che non si decideva a parlare, ritornai sul mio piatto, che in quel momento era sicuramente più interessante.
“Lascia che ti spieghi, io non voglio rovinare tutto per una sciocchezza del genere, devi sapere come sono andate realmente le cose” disse con voce bassa e incerta.
“Credo che ci abbia già pensato qualcun’altro prima di te…”
“Louis?” domandò, sgranando gli occhi.
“La tua amichetta è già passata questa mattina a raccontarmi ‘come sono andate realmente le cose’” mimai il segno delle virgolette con le dita.
“Io…io…” balbettò, incapace di formulare una frase di senso compiuto “Coleen, devi credermi, in quel momento non ho avuto neanche il tempo di realizzare cosa stava succedendo, che mi sono trovato le sue labbra addosso!” 
Incrociai le braccia al petto, mettendo per un attimo da parte il panino, ormai ridotto a qualche crosta.
“Appena mi sono reso conto di quello che stava facendo, ho cercato subito di togliermela di dosso, giuro sulla cosa più cara che ho che non ho mai provato nulla per Caroline…”
Nell’esatto momento in cui quel nome uscì dalle sue labbra, sentii come una pugnalata al petto, una scossa che mi fece quasi traballare, che mi colpì come un mattone.
“Avevamo entrambi bevuto qualcosa di troppo, ma mi ricordo perfettamente che io reagii in modo piuttosto violento. L’ultima cosa al mondo che volevo era perderti, ma quando realizzai che avevo fatto la cazzata più grande della mia vita, era troppo tardi ormai…” mormorò abbassando il capo. In quel momento i suoi occhi luccicavano, erano forse lacrime quelle?
“Credo che tu abbia ragione, Harry, è troppo tardi ormai” risposi, alzando le spalle.
“Ma, Coleen, io non  posso vivere senza averti al mio fianco, un’idea del genere non riesco neanche a concepirla, io sono innamorato di te”
“Oh davvero?” chiesi sarcastica “Perché a quanto dice la tua amichetta, i casi in cui Harry Styles si innamora sono davvero rari, a questo punto mi viene da dubitare anche di quello che provi per me. Se puoi avere tutte quelle che vuoi perché hai deciso di innamorarti proprio di me?”
“Non mi importa un accidenti delle altre, Col, non riesci a capire che tu sei la sola che desidero? Delle altre potrei essere attratto solo dal bell’aspetto, ma tu sei qualcosa di speciale. Dannazione, non mi sono innamorato del tuo bel culo, o della tua terza ben piazzata…”
Mi strinsi nelle spalle, incenerendolo con lo sguardo.
“Non mi sono innamorato delle tue belle forme, quelle col tempo andranno a farsi fottere.” Il suo tono di voce stava acquistando sempre più sicurezza. “Piuttosto mi sono innamorato del profumo della tua pelle, delle emozioni che mi regali con un solo sorriso, delle tue carezze… Mi sono innamorato delle tue imperfezioni, uniche e inimitabili” si fermo un istante per alzare gli occhi verso i miei. “E’ questo che mi fa venire voglia di ubriacarmi di te, è questo che amo di te, perché è l’unica cosa che troverò per sempre.” 
Mi passai una mano sulla fronte, tirando i capelli indietro, sentivo gli occhi voler scoppiare da un momento all’altro, il mio sguardo era appannato. 
“E questa l’hai trovata in un biscotto della fortuna?” domandai ironica, un sorriso era comparso sulle mie labbra, malgrado avessi fatto di tutto per trattenerlo.
“Lo sai che non sono capace di fare grandi discorsi… Ma ti amo, è questo che conta, giusto?” chiese sorridendomi di rimando, avvicinandosi un poco a me per stringermi.
Esitai un attimo prima di abbracciarlo, ma poi gli buttai le braccia al collo, abbandonandomi in lui. Mi era mancata terribilmente quella sensazione, Harry mi era mancato terribilmente, dovevo accettare la realtà, anche io non sarei mai riuscita a vivere senza di lui, era essenziale per me.
“Posso baciarti adesso?” domandò prima di chinarsi sul mio viso.
I suoi ricci mi solleticarono le guance, il suo naso premette delicatamente contro il mio, la mia bocca incontrò qualcosa di meravigliosamente morbido. Mi lasciai andare definitivamente, prima di dischiudere le labbra e gustare il suo sapore.



Carota's Moment.
Buonasera girls! Eccomi qua con l'ultimo capitolo di Coleen e Abigail, davvero non ci credo che la storia stia finendo, mi ha accompagnato in questi ultimi 5 mesi e sarà difficile lasciarla.
Spero che il capitolo vi piaccia, è uno dei miei preferiti di tutta la ff, l'ho controllato talmente tante volte che lo so quasi a memoria (?)
Come al solito ringrazio le splendide persone che hanno recensito, siete davvero dei tesori a commentare sempre, non so come farei senza di voi :3
Se posso fare un piccola critica però, sono rimasta un po' delusa dal numero delle recensioni, vedo che stanno diminuendo sempre più, e mi chiedo se non vi siate stufate di me e della storia çç
Siamo agli sgoccioli ormai, manca solo più un capitolo interamente
Madison e l'epilogo, quindi ho bisogno più che mai del vostro sostegno per andare avanti, vi prego non lasciatemi adesso!
Mi farebbe piacere rivedere tante recensioni come una volta, spero siate d'accordo :) Okay, ho rotto abbastanza. 
Ora mi dileguo, fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo molto.
Un bacio, Mota :)

PS, giusto per rompere ancora un po', vi chiederei di passare a dare un'occhiata alla mia seconda ff in corso, alla fine di questa mi dedicherò a lei :) Eccola qui, è in collaborazione con la mia BFF:

 I hear the beat of my heart gettin' louder, whenever I'm near you.

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32. ***


Madison.

 
Lanciai ai piedi del letto l’ennesimo fazzoletto, stringendomi poi nella coperta, il viso come paralizzato, gli occhi a fessura.
“Patatine?” propose Lux, parlando a bocca piena.
Feci segno di no con la testa, tirando su col naso.
“Maddie, sono quasi due settimane che non esci di casa, dovresti svagarti un po’!” mi incitò Coleen, porgendomi un altro pacchetto di salviette.
“Perché non andiamo a fare un giro al parco? O magari spostiamoci nella casetta sull’albero!” propose Effie, addentando un biscotto.
“La casetta…” sospirai “quella notte è stata la più bella della mia vita, con Liam che mi toccava e…” scoppiai in lacrime un’altra volta, al solo pensiero di quei ricordi.
Abigail trattenne un “Ma sei cogliona?!” fra i denti rivolto a Effie, carezzandomi poi la spalla nel tentativo di rassicurarmi.
Presi tra le mani una foto di me e Liam, stampata qualche mese prima, la tenevo sempre sul comodino accanto al letto, non riuscivo ad addormentarmi senza guardarla, anche per un solo istante.
“Forza” esordì Abigail, togliendomi la foto dalle mani “adesso alzati da qui, e andiamo di sotto a preparare una torta” decise prendendomi per mano, e trascinandomi giù dal letto.
“No, ti prego…” protestai aggrappandomi al cuscino.
“Oh si invece, cara mia!” canticchiò “se c’è una cosa di cui puoi star certa è che non ti lascerò a marcire a sedici anni per un uomo, giammai!” mimò un tono solenne, rimproverandomi con l’indice alzato.

 

*

 


“Scappa idiota!” urlò Louis, elettrizzato dalla partita a GTA in corso.
“Ma se ho la polizia alle calcagni dove vuoi che vada?!” protestò Harry, stringendo il joystick tra le mani, “Ho perso, cazzo” sbuffò poco prima di lasciare il telecomando a Zayn e lasciarsi cadere sul divano.
“Vuoi sfidarmi, amico?” mi chiese amichevolmente quest’ultimo.
“No, non sono in gran forma, oggi, scusate ragazzi…” mormorai con un filo di voce.
“Ancora casini con Madison?” chiese Niall, facendosi più vicino, e abbandonando per un attimo la ciotola di popcorn.
“E’ finita..” sospirai a malincuore.
“Finita finita?” chiese conferma Zayn, mentre assumeva espressioni strane per la concentrazione al videogioco.
“L’ho lasciata” spiegai vago. Mi faceva male parlarne e discutendo della questione non avrei fatto altro che rigirare il coltello nella piaga.
“Oh Cristo Santo!” imprecò Harry, affondando la mano nelle patatine, la situazione si stava scaldando.
“Mi ha tradito, Harry! Che potevo fare?!” protestai, lanciando un cuscino a terra. Il solo pensiero di vederla con un altro mi faceva a dir poco imbestialire.
“Lo dicono tutti che i francesi hanno quella marcia in più” rise Louis, prima di essere incenerito da tutti.
“Non è divertente, Lou” disse per me Niall “qui si tratta di Liam, e un Liam senza Madison è come un cielo senza stelle!”
Lo guardai con aria sbalordita, se non altro era riuscito a strapparmi un sorriso.
“Sono messo male, ragazzi, sul serio” avvertii, passandomi nervosamente una mano tra i capelli.
“Che hai intenzione di fare?”
“Non lo so, non ne ho la più pallida idea..” risposi, incrociando le braccia al petto, pensieroso.
“Le opzioni sono due” spiegò Zayn, che aveva taciuto finora, troppo impegnato a rapinare una banca virtualmente  “o continui senza di lei, facendotene una ragione in qualche modo” fece il segno uno sulla mano “oppure metti da parte l’orgoglio e le dai un’altra possibilità, amico” disse serio.
“Ehi ehi, Malik colpisce ancora!” esclamò Louis, sistemando i piedi sul tavolino.
“Non lo so, Zayn, da un lato vorrei fargliela pagare, ma dall’altra parte mi rendo conto di non essere pronto a lasciarla… per sempre”
Zayn si massaggiò il mento, pensieroso, nella sua testa frullavano i pensieri più assurdi “Sapete una cosa, ragazzi? Ho io la soluzione al problema!” esclamò poi.
“Ovvero?” domando scettico Niall, ma l’altro era già sparito, col telefono all’orecchio.
 

 

*

 

“Pronto?” Lux si pulì le mani sporche di farina, prima di rispondere al telefono.
“Qui è Zayn the Vain, dalla postazione Payne, mi senti chiaro e tondo?”
“Tu sei scemo forte!” esclamò lei, prima di buttare la testa all’indietro e ridere di gusto “che c’è, amore?”
“Ho news succulente per voi”
“Sentiamo” Lux sorrise, incastrando il cellulare tra la spalla e la guancia.
 
“Bene, lasciamola qui per un po’” disse Coleen, allontanandosi dalla torta appena infornata.
“Ehi, e questa cos’è?” domandò Effie, trovando una vecchia foto di scuola.
“Era il nostro primo giorno!” esclamò Abigail, prendendola tra la mani “vi ricordate che non trovavamo la classe?”
“Io avevo il terrore delle superiori, tutti mi avevano detto che era difficilissimo prendere buoni voti al liceo” aggiunse Coleen, grattandosi la nuca.
“Col, tu non riusciresti a prendere un quattro neanche pagando il professore!”
“Il mio voto più basso è stato un sei meno, siete voi che mi avete portato sulla cattiva strada, è piuttosto difficile mantenere la media dell’otto e mezzo con voi che mi assillate ogni volta che dovete andare a fare shopping!” protestò, gesticolando a mezz’aria.
“Non ringraziarci, tesoro” squittì Effie, dandole un pizzicotto sulla guancia.
“Ce ne dovrebbero essere altre lì” mormorai, indicando un album lasciato involontariamente sul tavolo in soggiorno. Adoravo riscoprire vecchie foto, ma in quel momento ero piuttosto preoccupata di quello che avrei potuto trovare. Le ragazze si guardarono con occhi furbi, Lux era ancora al telefono, non capivo cosa diavolo stesse succedendo.
“Hai mica della colla, Maddie?” domandò Abigai, di colpo.
“Sì dovrei, per cosa ti serve?”
“Ce ne servirà molta” precisò Effie, strofinandosi le mani.
“Già, molta” ribadì Col, con un sorriso sulle labbra.
"Credo di aver capito" sorrisi.
“Fate uscire il leone dalla gabbia, allora” sibilò Lux, al telefono, prima di riattaccare e venire verso di noi.
Alle ragazze era venuta un'idea a dir poco geniale.
 

 

*

 

“Dove stiamo andando?!” protestai non appena Harry e Louis mi sollevarono di peso dal divano.
“Verso l’infinito e oltre” scherzò Louis, conoscendo la mia passione per Toy’s Story.
“Ragazzi, seriamente, sono in tuta, lasciatemi almeno mettere qualcosa di decente!”
“Oh caro, non preoccuparti che togli il fiato anche in versione ‘donna di casa’” rise Harry, continuando a stritolare il mio braccio, costringendomi così a lasciare casa.
 
“Ma questa è la casa di Madison!” sbottai non appena riconobbi l’edificio.
“Perspicace il ragazzo!” disse Zayn, tirando l’ultima boccata di sigaretta, prima di spegnerla col piede.
“Chi è?” domandò una voce femminile, poco dopo che Niall ebbe suonato il campanello.
“Pizze!” canticchiò Harry, tenendomi bloccato.
La porta si aprì e comparve Lux, con tanto di grembiulino di pizzo e ciabatte. “Alla buon ora!” sospirò “a quanto equivale il vostro ‘dieci minuti e siamo lì’?!”
“Buon giorno anche a te, amore mio!” esclamò Zayn avvicinandosi al suo viso per salutarla con un dolce bacio sulle labbra.
“Allontanati tu, puzzi!” protestò lei, spintonandolo indietro.
“Avrà il ciclo…” sospirò l’altro, accomodandosi in casa.
“Sono incinta, idiota!” strillò facendoci entrare “venite puri, cari!” ci invitò dentro con tono dolce e premuroso.
“Ragazzi, lasciatemi…” sbottai, dimenandomi tra la morsa di Harry e Louis, che ancora non si decidevano a mollarmi.
“Credo che non sia possibile, sei il nostro ospite d’onore!” si intromise Effie, con la sua solita voce bambinesca; gli occhi di Niall brillarono nell’istante in cui la vide, avvertii la sua presa allentarsi leggermente.
“Ma insomma, non potete costringermi a stare qui, si chiama sequestro di persona questo!” tentai di protestare, invano, mentre una voce familiare si faceva sempre più chiara nel corridoio.
 

 

*

 

“Ragazze!” chiamai, ormai convinta che le mie amiche fossero sparite senza avvisare “avete finito con la coll…” mi mancò il fiato non appena notai un ammasso di gente all’entrata. Zayn era ormai entrato e vagava per il corridoio col telefono tra le mani, Niall era come paralizzato davanti alla vista di Effie, Louis e Harry urlavano e ridacchiavano, impegnati a tener stretto qualcosa, o meglio qualcuno. Occhi color cioccolato, capelli leggermente spettinati, viso cupo, un poco pallido, e una tuta. Liam. Sentii il cuore iniziare a correre all’impazzata, le guance arrossarsi di colpo, un insolito capogiro assalirmi, fino a costringermi a nascondermi in cucina. Cosa diavolo ci faceva tutta quella gente in casa mia? Com’è che improvvisamente le mie amiche avevano deciso di organizzare una festa a sorpresa?! Non ebbi neanche il tempo di bere un sorso d’acqua per sciogliere il groppo che mi si era formato in gola, che sentii qualcuno entrare in cucina.
I suoi occhi smarriti incrociarono i miei, che si affrettarono immediatamente ad abbassare lo sguardo. In quel momento avrei voluto essere dotata di un teletrasporto per uscire da quell’orribile situazione. Se Liam era la persona che più mi mancava, era anche quella che più mi spaventava rincontrare.
“Ciao..” mormorò imbarazzato.
“Ciao” risposi con voce spezzata, non riuscendo a capire come avesse ancora il coraggio di rivolgermi la parola. Strinsi le labbra, abbassando lo sguardo a terra, l’idea di parlare in quell’istante non mi sfiorava lontanamente. Mi sentivo un vero schifo.
Nessuno aveva intenzione di fiatare, ero convinta che se ne sarebbe andato da un momento all’altro, dopotutto che ragioni aveva per stare in casa mia, dopo quello che avevo combinato?
“Louis e Harry mi hanno… Io non… insomma…” si incespicò nel parlare, era chiaro che fosse teso quanto me.
“Come stai?” ci domandammo all’unisono, malgrado nessuno dei due conoscesse la risposta da fornire all’altro.
Alzai le spalle, senza saper dare una definizione del mio stato d’animo. “Così..” aggiunsi poi, titubante.
“Così come?”
“Male, Liam, come dovrei stare secondo te?!” sbottai, incapace di trattenere tutto lo stress accumulato in quei giorni “…scusami” sospirai poco dopo. Liam inspirò profondamente, liberando un sospiro tremante. “Mi manchi” ebbi il coraggio di dire, nello stesso momento in cui gli occhi cominciavano a pungere.
“Forse è meglio che vada, ora…” mormorò, aprendo la porta per scappare.
“Liam, ti prego, aspetta…” lo bloccai istintivamente per un braccio, mollandolo non appena il suo sguardo mi trapassò da parte a parte. In quel momento mi resi conto che non sarebbe servito a nulla supplicarlo di perdonarmi, tantomeno ribadire che mi mancava. Era abbastanza grande da fare le sue scelte da solo, non avrei potuto fare altro che adeguarmi alle sue volontà. Il casino l’avevo combinato io e, così come le avevo create, avrei dovuto sistemare le cose, in qualche modo. “Se vuoi davvero che finisca così, credo di doverti ridare qualcosa che ti appartiene” mormorai, senza avere il coraggio di guardarlo dritto negli occhi.
“Cosa?” domandò serio.
Presi la sua mano calda, inizialmente temendo che avrebbe potuto rifiutare la mia, ma una volta intrecciate, le nostre dita presero confidenza con quelle dell’altro. Un contatto piacevole, effimero. Un contatto che finì presto.
Appena raggiunta la casetta, Liam lasciò la presa, troppo impegnato a guardarsi intorno. Al suo stesso modo, anche io mi incantai a fissare le pareti, su cui erano state attaccate innumerevoli foto, fino a coprirle completamente.
Foto in primo piano.
Foto idiote.
Foto particolari.
Foto inutili.
Foto degne di Oscar.
O ancora foto di scuola.
Foto di momenti speciali.
Foto semplici.
Semplicemente foto nostre.
“Oh mio Dio” sussurrò Liam, portandosi una mano alla bocca, stupefatto.
“Siamo…”
“Siamo noi” finì lui per me, rivolgendomi lo sguardo, gli occhi leggermente lucidi.
“Io non…” balbettai, incapace di parlare normalmente a causa dei singhiozzi “Liam, non sai quanto mi manchi questo ‘noi’” mormorai, sfiorando la sua mano con la mia.
Sospirò, una mano tremante nei capelli, forse troppi pensieri per poter emettere concetti sensati. Mi avvicinai alla parete, cercando di riconoscere ogni singolo istante che era stato catturato in ogni singola foto. Toccandole con le mani, quasi per voler rimpiangere quel momento, sapendo che non sarebbe mai più tornato indietro.
“Oh” esclamai sorridendo, le lacrime agli occhi “guarda qui, quella volta che scoprii la tua fobia” raccontai, indicando una foto che mostrava Liam terrorizzato, davanti a me che lo minacciavo con un cucchiaio.
“Il prom” disse Liam in tutta risposta, indicando una foto del lontano ballo d’inverno. Le sue mani poggiate sui miei fianchi, quel mio vestito nero, fasciato in vita, il ricordo di esserci voluti fermare perché volevamo che tutto fosse perfetto, quella prima volta.
“Parigi” dissi con tono basso, rivolgendomi ad una foto della Tour Eiffel. Quel pomeriggio che avevo abbandonato le lezioni per scappare con Liam, che era venuto da Londra, apposta per me. “Non posso credere che tutto questo non ci sia più…” mormorai, asciugandomi il viso caldo “L’idea che quello che ne rimarrà sono solo ricordi mi uccide, mi sento così stupida!”
“Lo sei stata, Madison” prese la parola lui “sei stata molto più che stupida, sei stata cattiva…”
“Liam, ti ho già detto che mi dispiace, io..” mi interruppe, prima che potessi dirgli che lo amavo.
“…ma hai fatto un errore, inconsapevolmente anche” disse Liam, facendo una pausa di qualche istante che mi sembrò un lasso di tempo interminabile “ma commettere errori è umano, e credo che dopo tutto anche tu ti sia meritata una seconda chance”
“C-che cosa?!” sbotta, riuscendo a fatica a mettere insieme i concetti che avevo appena sentito.
“Credo di avere un animo troppo buono per tenere rancore, ho resistito fin troppo” mormorò carezzandosi le mani, imbarazzato davanti alla mia espressione stupefatta “non riesco davvero a capire come, malgrado tutto il male che tu mi hai fatto, io non sia capace di immaginare una vita senza di te.”
Lo stimolo di buttarmi tra le sue braccia seduta stante fu terribilmente difficile da trattenere, ma non potevo, non potevo cantare vittoria così facilmente.
“Ma sai” continuò lui “talvolta il cervello mi dice di agire in un determinato modo, ma non so come il cuore riesce a farmi fare l'opposto” quello che in quel momento si dipinse sulle sue labbra fu il primo sorriso che gli vidi, dovevo ammettere che mi era mancato terribilmente.
Liam allargò le braccia, come per invitarmi a tuffarmici dentro. Non esitai un solo istante a buttargli le braccia al collo e a saltargli in braccio.
“Tu non puoi nemmeno immaginare quanto tu mi sia mancato” sussurrai, incastrando il viso tra la sua spalla e la sua guancia, sentivo il suo mento appoggiato sulla mia testa, le sue mani giocare tra i miei lunghi capelli.
“Anche tu” rispose sinceramente “non farmi mai più una cosa del genere, ti prego” mormorò con un’espressione da cane bastonato.
“Te lo giuro sulla cosa più cara che ho, Liam” mi alzai sulle punte dei piedi per arrivare a sfiorare le sue labbra, un premio riguadagnato dopo fatica e sofferenza.
Sorrisi prima di imprimere sulla sua bocca un casto bacio, sentendo le sue labbra piene ancora sollevate in un’espressione felice. Mi lasciai finalmente andare tra le sue braccia, socchiudendo poi le labbra come per chiedere l’accesso alla sua bocca. Il suo sapore, quel sapore. Non era cambiato per niente, il bacio di Liam era rimasto capace di farmi venire i brividi in un solo istante. Le nostre labbra si muovevano con passione su quelle dell’altro, entrambe si erano mancate, entrambe fremevano dalla voglia di aversi di nuovo. Mi allontanai dal suo viso, sussurrano un fievole “ti amo” a pochi centimetri dalla sua bocca. Ma non appena udii quell’ “anche io”, le mie labbra furono pronte a rigettarsi su quelle di Liam.
Ho bisogno di te qui con me, adesso” sussurrò, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
“Ci sarò, Liam, per sempre.”
 
 
 
 
 
Tataaaaaan! Eccomi qui dopo la bellezza di due settimane çç Perdonatemi anche questa volta, l'ispirazione mi aveva abbandonata.
E siamo giunti anche all'ultimo di Madison, non ci credo. Questo è l'ultimo capitolo effettivo, la storia finisce qui, come promesso bene per tutte :D
Nell'epilogo ci saranno tutte e cinque le ragazze, ma qualcosa sarà cambiato, non voglio dirvi niente...
Vi ringrazio di cuore per le recensioni, siete la mia forza :3
Ringrazio anche le 79 persone che hanno messo questa storia tra le preferite, le 24 nelle ricordate e le 112 nelle seguite, vi adoro! <3
Grazie davvero di cuore, ci vediamo all'epilogo, presto spero :)
Un bacio, Mota.

 
 

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Capitolo 33
*** Epilogo. ***


Epilogo.




 “Niall, mi passi il tacchino, per favore?” domandò Madison, allungando le braccia verso l’amico.
“Sempre se non se l’è già fatto fuori tutto!” scherzò Louis, parlando a bocca piena.
“Chiudi quel forno tu” lo ammonì Abigail, pronta a riprendere la sua eterna immaturità.
“E’ bello che tu sia dolce con me, tesoro!” ironizzò lui, mandandole un bacio volante.
“Non è strano?” interruppe Liam.
“Cosa?” chiese Harry, abbuffandosi di purè.
“Che siamo ancora tutti insieme, a distanza di anni” spiegò gentilmente l’amico.
“Tenetevi pronti!” esclamò Zayn “sta per partire con un altro dei suoi discorsoni”
“Non è strano, è solo uno di quei finali patetici dove tutto finisce bene” commentò Lux con tono spento.
“…E tutti vissero felice e contenti” cantilenarono Harry e Louis in coro.
“Ahia!” gridò di dolore Madison.
“Un’altra volta?!” domandò Liam preoccupato.
“Già, stasera ha deciso di farmi morire” rispose lei, massaggiandosi la pancia.
“Com’è possibile che sia agitato? Voi siete così calmi e pacati!” osservò Effie, con un sorriso da un orecchio all’altro.
“Non ha preso né da me né da Maddie” rispose Liam, massaggiando la pancia della sua ragazza.
“E il nome lo avete già scelto?” domandò Coleen sorridente.
“Veramente no, non sappiamo nemmeno se è maschio o femmina, vogliamo che sia una sorpresa” spiegò Madison, abbassando di tanto in tanto lo sguardo sul suo ventre gonfio.
“Per noi è stato un calvario sceglierlo” commentò Lux, rivolgendo un dolce sorriso a Zayn.
“A proposito” fece Louis “dov’è la piccola Emma?”
“E’ a dormire da un’amichetta stanotte, niente guerra di solletico oggi, Lou” rispose Zayn.
“Ah peccato..” mormorò il moro affranto “Abbie, me lo fai anche tu un bambino?” domandò poi esaltato.
“Quando inventeranno il bottone per produrli all’istante ne avrai quanti ne vuoi, tesoro” scherzò lei, pizzicandogli la guancia.
“No sentite, basta bambini che poi so già come va a finire!” sbottò Niall.
“Amico, è successo solo una volta!” controbatté Zayn, alzando le braccia.
“Ve lo comunico: ho smesso di fare il babysitter” disse il biondo con tono fermo.
“Tanto prima o poi tocca anche a te!” lo pizzicò Harry “Effie, datti da fare che la specie Horan va portata avanti!” gli rivolse poi uno sguardo furbo.
“Ma ci pensi, tesoro?” squittì Effie “un piccolo irlandese tutto nostro, sarebbe meraviglioso!”
Niall incrociò le braccia al petto, contrariato. I suoi amici lo avrebbero fatto dannare quella sera.
“Avanti Nialler! Tocca a tutti prima o poi!” esclamò Louis “i bambini sono così graziosi!”
“Sì ma con tutti quei pannolini…” fece schifato l’amico “..io non sono pratico di tutta quella roba”
“Oh quante storie, Horan! Prima o poi tocca a tutti, punto!” gridò Harry “non puoi non fare un figlio con la persona che ami, è quasi un obbligo!”
Effie guardò Niall dolcemente, prima di schioccargli un leggero bacio sulle labbra, e un sorriso ricomparve su quelle del biondo.
“Comunque ottimo il tacchino, Harry” si complimentò Abigail, ricevendo poi un sorriso caldo dal riccio.
“Dovresti provare il mio, tesoro” si intromise Louis con il suo tipico sguardo malandrino.
“Ma se sai fare a malapena un thè caldo!” borbottò lei scompigliandogli i capelli.
“Che vergogna, Tomlinson” lo ammonì Zayn “passati i trent’anni dovresti saperla fare almeno una pasta!”
Louis abbassò lo sguardo, rigirandosi qualcosa tra le mani.
“Beh, sono bravo in altro, io..”
“Ebbene?” lo mise alla prova il moro.
“Ehm, io so…uhm” Louis rimase a boccheggiare per un po’ fin quando Abigail non lo salvò da quella situazione.
“Sei un ottimo fidanzato, per esempio” disse lei, carezzandogli la testa.
“Ecco, sono un ottimo fidanzato” ribadì Louis, fiero di quello che aveva appena detto la sua compagna.
“Ma sei anche stato un po’ stronzo…” precisò la riccia, scoppiando a ridere poco dopo.
“Ma sei anche stato un po’ stronzo” ripeté Zayn, sistemando le mani dietro la testa.
“Giuro che non riesco a credere come siamo arrivati fin qui” si intromise Harry, nel tentativo di calmare le acque.
“Eh chissà!” la fece facile Niall “siamo solo rimasti amici per tutto questo tempo”
“Harry ha ragione, vi ricordate come eravamo al liceo?” domandò Madison.
“Io ero il più bello” si pavoneggiò Zayn.
“E anche il più idiota” commentò Lux, cercando di non farsi sentire.
“Tu eri la pallavolista migliore che abbia mai visto” dichiarò Liam, rivolto a Madison “giuro che mi hai colpito fin da subito” le sorrise poi.
“Anche tu non eri male, Payne” rispose lei, intrecciando la mano alla sua.
“Vogliamo parlare di me, il più ambito della scuola?” si intromise Louis, tirando indietro i capelli.
“Ma quando mai!?” protestò Harry “quello ero io!”
“Sarai stato ambito, ma eri di un’ignoranza spaventosa” disse Coleen “devi solo ringraziare me e le mie ripetizioni” civettò poi.
“Grazie, la mia secchia preferita” rispose con tono dolce per poi stamparle un bacio in fronte.
“Io mi facevo tutti” confessò Lux, che aveva taciuto finora.
“Oh, lo sappiamo bene!” risposero i cinque in coro.
“Sentite, ognuno di noi ha avuto periodi bui nella vita!” sorrise lei, imbarazzata.
“Io non ero nulla di speciale” disse Niall, portando un bicchiere di vino alla bocca.
“Passavi il tuo tempo a non sapere che la qui presente ti sbavava dietro da secoli” borbottò Abigail, indicando Effie.
“Già” fece Madison “e intanto a noi faceva una testa così su quanto fosse bello e dolce Niall Horan” confermò Abigail.
“Stalker” scoppiò a ridere Louis.
“Senti chi parla” si intromise Harry “quello che spiava la vicina di casa quando usciva dalla doccia” rivelò, accennando Abigail.
Louis lo fulminò con lo sguardo “Harry, era un segreto quello!” protestò.
“Ops”
“Tu cosa?!” bottò Abigail che non sapeva se ridere o arrabbiarsi.
“Dai tesoro, tanto non è niente che non abbia già visto!”
Un “oh” di gruppo di gruppo risuonò in cucina, mentre gli occhi della ragazza uscivano dalle orbite.
“Sei nei guai adesso, Tommo!” commentò Liam esaltato.
“Io e te facciamo i conti dopo” lo minacciò Abigail, schioccando poi un occhiolino al moro.
“Stanotte è meglio che dormiate sereni, sennò domani mattina non vi svegliate più…” cominciò Niall, ovviamente a bocca piena.
“Già, e non potete arrivare in ritardo al giorno del coronamento del vostro amore!” si raccomandò Liam, stringendo fra le mani le dita di Madison.
“Il ritardo per Louis è un obbligo” bofonchiò Harry, scuotendo la testa per sistemare i capelli.
“Se arrivi in ritardo all’altare, mi rifiuto di sposarti, sia chiaro!” minacciò Abigail, stringendogli il viso con la mano.
“Non sci sciarà pericolo, tescioro” tentò di parlare lui, con la bocca ancora chiusa nella morsa della ragazza.
“E vale anche per voi!” intimò lei, puntando un dito contro il resto del gruppo.
“Tu hai bisogno di una camomilla”
“Rilassati Ab, devi solo sposarti” Madison era sempre la prima a rassicurarla.
 


Carota’s Moment.
E’ FINITAAAAA! D:
Dopo 7 mesi ce l’ho fatta #hurrà
Devo dire che l’epilogo non me l’aspettavo esattamente così… in ogni caso chiedo veramente perdono per il ritardo, ma l’estate priva delle forze per scrivere (?) In realtà ce l’avevo già pronto da un paio di settimane, ma non riuscivo a trovare la frasina finale çç
Questo è l’ultimo Carota’s Moment :( quindi ci tengo a ringraziare ognuna di voi, davvero grazie di cuore per il supporto, per le recensioni e anche per le cavolate con cui abbiamo riso insieme, vi adoro :3
Spero di non avervi deluso e che l’ultimo capitolo vi piaccia. Se vi andrà di risentirmi io sono sempre qui, anche per il minimo bisogno sappiate che potete contare su di me :) E se vi interessa seguirmi ancora, ecco il solito link per la mia seconda ff, già in corso.

 I hear the beat of my heart gettin' louder, whenever I'm near you.
 
Ancora grazie di tutto.
Un bacio ENORME (?)
Mota 

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