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di CiccioBaslardo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo... ***
Capitolo 2: *** Lascia stare i miei piccoli! ***
Capitolo 3: *** Fantasmi ***
Capitolo 4: *** Specchio ***
Capitolo 5: *** Ricordi ***



Capitolo 1
*** L'arrivo... ***


L'arrivo...

 

-Dove sei?! Ohhhh… andiamo vieni fuori! Dove si sarà cacciata quella palla di pelo? Adesso se non vieni fuori mi arrabbio! Yu!-

Tenete sempre d'occhio le persone che amate…

 

Il sole stava tramontando nella savana e le quattro figure si dirigevano stanche verso una grotta che avevano visto in lontananza poco prima che la luce cominciasse a svanire dietro la linea dell'orizzonte.

-Mamma, quanto manca ancora?- la voce di uno dei cuccioli tremolante e stremata percorse l'aria fino a giungere all'orecchio della vecchia leonessa -sono stanchissimo ed ho fame…-

-Non farmi perdere la pazienza, ti ho già detto che durante questi viaggi non voglio sentir volare una mosca!- la voce rauca della madre era molto debole, assomigliava ad un suono che "graffiava". La sua gola era stata ferita da un'altro leone che gli aveva aggrediti durante il loro cammino -Non voglio più sentire nessuno per tutta la notte va bene?-

I cuccioli seguirono in silenzio le orme della madre. Non riuscivano nemmeno a sollevare il capo da quanto erano stanchi. Nei tre giorni precedenti non avevano ne mangiato ne bevuto e per questa ragione tutti loro, dopo una giornata di cammino, erano sempre molto provati. Quel giorno molto più del solito.

Mentre i cuccioli entravano nella grotta lo sguardo della madre, rimasta all'ingresso per assicurarsi che tutti i figli entrassero, percorse le orme dietro l'ultimo cucciolo ed una volta che lo sguardo giunse ad una certa distanza, i suoi occhi si svegliarono dal torpore della stanchezza in una scintilla di terrore che fece fremere tutti i suoi nervi.

-Mako? Mako?! Mako! Mako dove sei? Vieni fuori e torna subito qui! Ti ho detto che non mi piacciono questi scherzi! Non sono arrabbiata, voglio solo che andiamo a dormire tutti insieme!- La voce rauca di Zleta fece fatica a percorrere tutti i metri necessari per assicurarsi che il figlio nascosto distante da li la udisse, perciò si girò verso gli altri cuccioli e gli raccomandò di non muoversi per nessuna ragione al mondo finché non fosse tornata.

I leoncini annuirono e si nascosero nella grotta in attesa che la madre tornasse.

 

-Mako! Mako! Vieni subito fuori!, Lo sai che è pericoloso uscire di notte. Ti prometto che se vieni fuori da solo non ti punirò…-

La voce di Zleta si smorzò percependo dei suoni che erano sempre stati segno di pericolo per la sua famiglia. Le risate isteriche di alcuni animali poco distanti da lei sfregiarono l'aria "Iene… maledizione! Non adesso!" provata com'era non sarebbe stata in grado di affrontare nemmeno una di quelle bestie. Si nascose nell'erba ed aspettò silenziosamente nella speranza che se ne andassero presto.

Ad un tratto però sentì dei movimenti strani, come se quelle bestie fossero scattate per aggredire qualcuno. "NO! MAKO!" Nei suoi pensieri comparve come un lampo nella notte la figura del figlio in pericolo che la fece balzare in piedi per correre verso quel gruppo di cacciatori notturni "NO! NO! Non è vero! Non posso… ?!" come una folata di vento gelida nelle orecchie, un suono fermò la sua carica calmandola di colpo. Una voce familiare la fece voltare e tranquillizzare: era Mako che da dietro dei cespugli vicini la chiamava sottovoce -mamma, stai giù, non ti hanno vista! Presto!- La madre fece appena in tempo ad accucciarsi per scomparire nell'erba alta quando la caccia di quegli esseri ebbe termine.

Tutto nella notte si fece più silenzioso, si riuscivano a sentire solo quegli animali deglutire la carne della loro preda: una giovane leonessa che si era spinta troppo oltre i confini del suo territorio.

 

Il pasto durò degli attimi infiniti nei quali Zleta ed il suo cucciolo dovettero assistere impotenti. Anche se i loro occhi non vedevano cosa stesse accadendo, le orecchie riuscivano a sentire ogni suono prodotto dall'opera di quelle fauci fameliche. In quel momento madre e figlio provarono intensamente lo stesso desiderio: volevano essere sordi.

La leonessa cercò il figlio provando a scovare il suo nascondiglio. Fece fatica a trovarlo ma alla fine lo vide. Zleta riuscì ad inquadrare bene il volto del suo Mako solo dopo alcuni istanti: Il leoncino stava piangendo con gli occhi serrati. Le lacrime solcavano il giovane viso pervaso dalla rabbia. "Cucciolo mio, non piangere. La vita è dura e noi non possiamo salvare tutti. Lo so che ti dispiace per quella leonessa. Ma noi siamo ancora qui. Dobbiamo pensare a sopravvivere. Non piangere così. Mi spezzi il cuore…"

Mentre un turbine di pensieri scorreva nella testa di Zleta le iene si erano già saziate ed i loro passi si allontanarono dalla carcassa lasciata a se stessa. Gli occhi di Mako si aprirono di scatto e le sue zampe lo fecero alzare in piedi per avvicinarsi lentamente al luogo dove si era svolto quel triste banchetto.

Zleta fece appena in tempo a prenderlo per la collottola in modo da non fargli oltrepassare le siepi che li dividevano dal corpo inerme della leonessa. -Mamma, no! ti prego! Lasciami! Io devo vederla!- il leone era disperato e la madre non riusciva a capire il perché suo figlio volesse per forza vedere quella macabra figura. Intanto che Zleta si allontanava da quel luogo continuando a tenere il figlio per la collottola lui continuava a dimenarsi e piangere come un disperato. La madre gli diede un forte strattone per farlo tornare alla realtà.

Avevano lasciato gli altri cuccioli nella caverna e loro erano completamente esposti ai pericoli della notte. Non potevano permettersi di non tornare indietro. Chi avrebbe pensato ai piccoli se loro due non fossero tornati.

Mako si calmò come se avesse letto nei pensieri della madre, ma non riuscì a trattenere un pianto soffocato "sono un mostro, non ho fatto niente per aiutarla! Come ho potuto farlo? Perché sono rimasto nascosto?"

 

Quando entrambi giunsero alla grotta i tre fratelli stavano già dormendo raggomitolati tutti insieme con un'espressione serena in viso. Zleta lasciò a terra il figlio e lo leccò in viso.

-Noi non possiamo salvare nessuno nelle nostre condizioni. E' già tanto se riusciamo a pensare a noi stessi… non puoi darti la colpa per quello che è successo. Tu mi servi, Mako. Sei l'unico che può aiutarmi a trovare il cibo per i tuoi fratellini. Non farmi più preoccupare ti prego…- Mako fissò la madre con gli occhi ancora lucidi di rabbia -Non sono i miei fratelli, sono solo i tuoi figli! Io non gli devo niente! Appena potrò me ne andrò e penserò da solo a me!- sentendo quelle parole la madre diede una forte zampata al muso del figlio -A loro forse non dovrai niente, ma a ME si! Per cui adesso mettiti a dormire! Domani dobbiamo cacciare qualcosa se non vogliamo morire di fame, e tu dovrai aiutarmi e dividere il cibo con i "miei figli"! Adesso dormi piccolo ingrato! E non ti azzardare mai più a parlarmi in questo modo!- Il cuore di Zleta tremava di dispiacere alle sue stesse parole. Avrebbe voluto tranquillizzare il figlio e fargli dimenticare quello che avevano passato, ma anche lei era troppo provata per controllarsi. In quel momento aveva solo la necessità di addormentarsi per poter cacciare con il pieno delle forze rimaste il giorno seguente.

Prese il figlio per la collottola -Lasciami, lasciami! Voglio stare da solo!- Zleta non lo ascoltò e lo mise accanto ai fratellini. Poi lei si raggomitolò stringendo tutti e quattro i piccoli leoni nel suo "abbraccio" -Un giorno capirai quello che provo Mako. Non sai quanto bene ti voglio. Ti prego di aiutarmi… se mi dovessi lasciare anche tu, non so cosa farei- a quelle parole il piccolo leone si tranquillizzò e come per magia si addormentò in un sonno profondo.

"Vi voglio bene cuccioli miei. Perdonatemi per i miei errori"

Quelle furono le ultime parole della loro notte. L'alba sarebbe arrivata presto e l'indomani sarebbe stata una dura giornata. Ma nei sogni di Mako albergava un solo nome ed un solo pensiero: Yu.

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Capitolo 2
*** Lascia stare i miei piccoli! ***


Lascia stare i miei piccoli!

 

-Thare, dove stiamo andando? Siamo da troppo tempo fuori, tra un po il sole comincerà a calare, e noi non abbiamo nemmeno trovato un posto dove stare. Vorrei tanto che la mamma fosse qui con noi adesso- "Vorrei sapere se Voty è ancora vivo…"

Nel pericolo non c'è tempo per pensare agli altri. Se non sei in grado di aiutare te stesso, come pretendi di poterlo fare con qualcun altro?

 

I raggi del sole entrarono lentamente nella grotta raggiungendo i tre cuccioli e riportandoli indietro da quel luogo dove ogni notte dimenticavano i loro problemi.

-Ragazzi, ragazzi! La mamma ed il fratellone non ci sono!- Il leoncino dal pelo candido era quello che di solito si svegliava per primo -Oh, ti prego Kimo, lasciaci dormire almeno oggi che mamma non c'è!- il cucciolo dal manto dorato rispose con gli occhi ancora chiusi -Di solito dobbiamo alzarci prestissimo per…- Kimo interruppe il fratello imitando la sua voce in tono di scherno -…camminare tutto il giorno senza sapere mai dove stiamo andando… bla, bla, bla!- Poi riprese irritato - Sei noioso Voty! Non si può mai giocare con te!- -Oh piantatela voi due!- li interruppe la sorella dalla pelliccia scura -Per piacere Kimo, lascia stare Voty e lasciaci dormire un'altro po. Lo sai che mamma si arrabbia se facciamo troppo rumore mentre lei non c'è- -Ma io sono troppo agitato per dormire. Ieri abbiamo camminato talmente tanto che non so nemmeno da che parte siamo arrivati. Thare, non sei curiosa di…- -NO!!!- sbottò la sorella -NON LO PUOI FARE! Ti ricordi l'ultima volta? Come potresti allontanarti un'altra volta da solo dopo quello che è successo?- -giusto piccolo leone… dovresti ascoltare tua sorella- Una voce dal fondo della grotta colse di sorpresa tutti e tre i fratelli.

-Non è bene disobbedire ad una mamma…- Quella voce era bassa, sibilante e troppo amichevole -ma se farete ciò che vi dico non accadrà niente di brutto- dalla direzione in cui proveniva la voce, comparvero due occhi gialli come l'anima della savana -Chi sei tu?- Chiese Thare scattando sulle zampe come se la preoccupazione per i suoi fratelli avesse fatto scomparire di colpo la stanchezza -Io dovrei farvi questa domanda, non vi pare? Questa è la mia tana…- gli occhi si avvicinarono ai cuccioli mostrando il corpo strisciante di quell'essere -E' UN SERPENTE! Voty scappa!- La sorella non fece in tempo a finire la frase che le spire del rettile si strinsero intorno alla zampa del fratello e continuarono ad avvolgerlo fino a diventare una morsa che lo intrappolò nell'immobilità -preso, mio piccolo cucciolotto! Dove vorresti andare ora?- I cuccioli addormentati non si erano accorti che il serpente aveva già attorcigliato parte del suo corpo intorno alla gamba di Voty. Rannicchiati l'uno all'altro com'erano ed intenti a litigare tra di loro, non avevano notato la presenza di quelle spire sconosciute Il cucciolo dal pelo dorato era incredulo per come si era fatto mettere in trappola, ma ormai la stretta era talmente salda che non riuscì nemmeno a emettere un suono.

-lascialo stare ti prego!- gli altri due leoni supplicarono all'unisono per il loro fratello -non fargli del male…-

Il serpente li fissava mentre teneva stretto nella morsa il leone dal manto dorato -non dovete temere per la sua vita. Non ho intenzione di fargli niente se farete quello che vi dirò io- sibilò il rettile. Thare prese un gran respiro e domandò -cosa vuoi da noi? Cosa dobbiamo fare?- -andarvene- rispose pronto il serpente - dovrete lasciare la grotta. Vi ho lasciati in pace questa notte e vi ho permesso di dormire al sicuro, ma non posso permettere che dei leoni dividano la tana con me. Non posso farlo!-

-Ma noi non possiamo uscire. La mamma non vuole!- ribatté Kimo -ha detto che se lei non c'è non possiamo andare da nessuna parte. E' pericoloso…- Il serpente sospirò ed in fine strinse il corpo di Voty ancor più forte facendogli contrarre il volto dal dolore. Il cucciolo non riusciva neppure a gridare per quanto le spire lo stringevano -ANDATEVENE SUBITO DA QUI! Oppure soffocherò il vostro fratellino!- Negli occhi del serpente c'era una luce strana, sembrava che un'emozione diversa dalla paura o dalla rabbia volesse uscire dai suoi occhi -Andatevene, e quando sentirò che sarete abbastanza lontani, lascerò vostro fratello. Ma se proverete a tornare… vi ucciderò tutti! Anche se tornerete con vostra madre. Non vi lascerò passare oltre… non vi lascerò uscire vivi se lo farete!-

-Come facciamo a fidarci?- Gridò di rimando ed in preda alle lacrime Thare innervosendo ancor di più il rettile -USCITE!!! Se non lo farete lo ucciderò comunque! ANDATEVENE!- Il tono del serpente più che arrabbiato sembrava disperato.

I due cuccioli non sapendo cosa fare decisero di indietreggiare ed uscire dalla tana anche se non sapevano cosa sarebbe successo.

 

Camminarono per un po di tempo quando giunti sotto all'ombra di un albero decisero di fermarsi ed aspettare che il fratello li raggiungesse -saremo abbastanza distanti?- disse Thare -non lo so, ma il sole è alto al centro. Abbiamo camminato la metà di quanto camminiamo di solito con mamma… MAMMA!!!-

Il leone si era appena reso conto che erano da soli in balia di tutti gli animali che popolavano la savana. E soprattutto che avevano disobbedito alla loro madre -stai zitto!- gli disse la sorella mettendogli una zampa davanti alla bocca -non possiamo farci sentire, se ci dovesse scoprire qualcuno saremo spacciati! Piuttosto, sono preoccupata per Voty, noi siamo stati molto fortunati ad arrivare fin qui senza essere visti. Ma lui? Avrà la nostra stessa fortuna?- Kimo levò la zampa della sorella dal muso -non lo so, ma da qui io non voglio muovermi. Se torniamo li in mezzo, potremmo incontrare qualche animale affamato. Io non voglio essere mangiato!- -Nemmeno io- lo interruppe la sorella -ma dobbiamo cercare Voty-

Passarono alcuni momenti di silenzio ed il sole dall'alto del suo apice cominciò a scendere nuovamente.

Kimo si alzò in piedi e guardò la sorella -hai ragione Thare, dobbiamo cercare Voty, lui sicuramente sa come seguirci, è molto in gamba, ma noi siamo i suoi fratelli, e come tali dobbiamo badare l'uno all'altro. Se non lo facciamo noi… chi lo farà?- -giusto…- gli sorrise la sorella -se non noi, chi?- poi Thare si girò a fissare il sole -spero solo che mamma riesca a trovarci prima che faccia buio-

 

-Piccoli miei, sono tornata. Io e vostro fratello abbiamo trovato qualcosa da… ma dove vi siete cacciati?- Zleta entrò nella caverna ma non udendo nessuno pensò che i cuccioli gli stessero facendo uno scherzo. Ma la sua tranquillità durò poco. Due occhi dorati la stavano fissando da infondo alla grotta. -Chi sei? Dove sono i  miei piccoli!- Ruggì il più forte che poteva la leonessa -calmati ugola d'oro- la schernì il serpente. Il ruggito di Zleta in effetti si era perso uscendo dalla ferita che aveva alla gola ed il risultato fu un suono sgraziato, che di "ruggito" aveva solo il ricordo.

-I tuoi figli li ho lasciati andare. Non volevo che una madre soffrisse. Però non vi posso far rimanere qui. Questa notte ho lasciato correre, ma adesso dovete andarvene. I tuoi cuccioli sono a mezza giornata di cammino da qui. Sotto un'albero. Farai meglio a raggiungerli, credo che cercheranno di tornare indietro- La leonessa era furente ma voleva sapere chi avrebbe ucciso -Chi sei tu?!- -il mio nome non è importante leonessa, quello che è importante è che tu te ne vada di qui… oppure vuoi che io uccida il tuo piccolo?- In quel momento parte del corpo dell'enorme rettile uscì dall'oscurità mostrando un cucciolo immobile tra le sue spire -non vuoi che gli venga fatto del male, vero mia cara?-

Gli occhi della leonessa erano furenti e rigonfi di lacrime, il cucciolo intrappolato tra le spire del serpente aprì gli occhi e con un filo di voce chiamò sua madre -mamma… aiutami…- la leonessa represse tutta la rabbia che aveva in corpo e la rinchiuse nel suo cuore stringendo le palpebre e ricacciando dentro le lacrime -come faccio a crederti?- le chiese Zleta -diciamo che abbiamo molte più cose in comune di quanto tu creda…- rispose il serpente.

La leonessa fissò lo sguardo diritto nelle pupille di quell'essere, e solo allora notò che gli occhi di quella creatura riflettevano un'immensa paura… non per se stessa, ma per qualcos'altro che custodiva segretamente a costo della vita. E proprio in quel momento capì cosa avevano in comune. Entrambe si guardarono intensamente e come per una magia la tensione si smorzò di colpo.

Un lampo scattò da dietro le spalle di Zleta. Un fulmine che si scagliò contro il serpente approfittando del momento di vuoto. Era Mako, che cogliendo la distrazione del rettile, riuscì ad azzannargli la testa e staccarla in un solo morso. Le spire della creatura si accasciarono al suolo mollando la presa su Voty.

Mako sputò la testa del serpente che ancora sembrava "guardare". Delle lacrime stavano scendendo dai suoi occhi, le quali si mossero un'ultima volta fissando il leone con aria atterrita per poi spegnersi per sempre.

-Mako?- chiese la madre con gli occhi lucidi e voce tremante -cosa hai fatto?- -ho protetto la famiglia, mamma!- rispose con tono irritato il leone. Aveva salvato la vita del fratello, eppure la madre sembrava dispiaciuta più per quell'essere che per quello che era successo a Voty.

-Che ti prende mamma? non sei contenta che Voty sia salvo? NON SEI FELICE?!- In quel momento Zleta si avvicinò al figlio e lo guardò da molto vicino fissandolo negli occhi con uno sguardo che faceva fatica a trattenere le lacrime -Mako, devi saper giudicare da solo le tue azioni. Vai in fondo alla tana e troverai qualcosa che ti farà riflettere. Resta qui con tuo fratello e con il corpo di questa creatura e non muoverti fino a che non torno. Avrai molto tempo per riflettere-

A quelle parole Mako non rispose, si limitò solo a fissare la madre con aria stranita mentre usciva dalla grotta. Solo dopo alcuni attimi decise di andare a vedere cosa si celasse all'interno di quell'oscurità in cui quel serpente li aveva osservati per tutta la scorsa nottata.

I suoi passi erano indecisi ed insicuri quando ad un tratto uno scricchiolio sotto le zampe lo fece arrestare "cos'è?"

Mako aspettò che i suoi occhi si abituassero all'oscurità per riuscire a vedere cosa ci fosse in fondo alla grotta "oh… !" Mako rimase a fissare per qualche secondo quelle piccole palline stese al suolo prima di pronunciare incredulo un pensiero ad alta voce...

-mamma… quella era… una mamma…-

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Capitolo 3
*** Fantasmi ***


Fantasmi

 

-Piccoli, venite con me. So dove si trova vostra madre. Vi porterò io da lei…-

La vita non è sicurezza… per meritartela devi rischiare.

 

I passi di Zleta avanzavano nella polvere uno dopo l'altro ed i pensieri nella sua testa ne seguivano il ritmo. Tutte le paure erano rivolte al fato dei suoi cuccioli. Così piccoli, da soli nella savana selvaggia e piena di predatori… li avrebbe rivisti ancora vivi?

Non poteva continuare a pensare a queste cose. La distraevano troppo, doveva farsi forza e continuare a cercarli con tutta l'attenzione che gli era rimasta. Ancora non aveva mangiato niente ed il suo corpo cominciava a risentire del digiuno. La vista gli si stava offuscando e il sonno avanzava facendo breccia nelle sue forze. Non sarebbe riuscita a restare cosciente ancora a lungo. L'unica cosa che riusciva a tenerla sveglia era il pensiero di trovare i suoi piccoli. Non poteva abbandonarli così.

La luce si faceva sempre più debole, il sole stava tramontando per quella giornata e Zleta avrebbe dovuto cercare al buio i suoi piccoli Thare e Kimo.

Il desiderio era forte, ma la stanchezza era troppa. Non riusciva nemmeno a tenersi in piedi. Barcollò ancora per un po di passi e poi cadde sfinita a terra. I suoi occhi erano ancora semi aperti, la vista annebbiata, ma riuscì a distinguere una figura sfocata che le si stava avvicinando.

-Mangia!- Una voce distorta le arrivò alle orecchie e qualcosa cadde davanti a i suoi occhi. L'odore di sangue le arrivò chiaro nelle narici. Con uno scatto in avanti azzannò il pasto che quella misteriosa creatura le aveva offerto e con gli occhi chiusi deglutì un boccone dietro l'altro. Non sapeva se fidarsi o meno, ma non aveva scelta, sarebbe comunque morta anche se non avesse accettato quel dono troppo generoso. Se sene fosse andata, chi avrebbe cercato i suoi figli?

Quando ci furono solo ossa da rosicchiare Zleta aprì lentamente gli occhi per distinguere la figura che l'aveva soccorsa, ma il suo sguardo non superò i resti del pasto che aveva appena consumato. Alla sua vista la leonessa venne sommersa da un senso di malessere talmente forte da farle perdere i sensi.

-Non amiamo i leoni da queste parti… prendi i tuoi miceti e vattene via! HIHHIHHhiihhiihhihihhihhi….- quella risata si spense nella sua mente ormai assopita e si perse nel vuoto dell'oblio.

 

-…Kimo?! Kimo! Dove sei finito…. non mi piacciono questi scherzi!- Thare in lacrime stava chiamando sottovoce suo fratello. Era immersa nella paura, ma non poteva farsi sopraffare da essa. Non voleva morire in quel posto, lontano da tutti i suoi cari "Mamma, Kimo, Voty, Mako… dove siete? Perché mi avete abbandonata. Non voglio restare da sola!" La leoncina si sdraiò a terra. Non poteva più continuare. L'angoscia l'aveva immobilizzata in fine. Era sola, dispersa e non sapeva cosa fare. Restò li immobile a singhiozzare cercando di riportare alla mente ogni piccolo pensiero felice che le restava per uscire da quel pantano di terrore. Doveva restare ferma immobile, in quelle condizioni, se avesse continuato, sarebbe stata solo facile preda dei cacciatori notturni.

Rimase per molto tempo in mezzo all'erba alta immersa nei suoi pensieri, immobilizzata dalla paura.

La sua mente tornò a poco tempo prima, quando era ancora insieme a Kimo e tutti e due stavano cercando di raggiungere la grotta per ritrovare la madre ed i fratelli. Quando il sole cominciò a calare una presenza si fece sempre più forte intorno a loro. Come un'avvoltoio in mezzo all'erba alta che gli girava intorno incessantemente -no! Ci ha sentiti! Ci ha sentiti!- Thare era spaventata e non sapeva cosa fare, quelle parole uscirono involontariamente dalla sua bocca. Anche se aveva parlato in tono molto basso, sarebbe stato meglio non dire niente, lei lo sapeva, ma la paura era troppo forte per trattenerla dentro di se.

-Zitta! ci sentirà…- la riprese il fratello -e di cosa dovreste aver paura piccolini?-

Gli occhi dei due rimasero spalancati traboccanti di paura, immobili a fissare la testa di una grossa iena che uscì fuori dall'erba -…di me? No, no, no. Non dovete preoccuparvi di me. Io sono una iena particolare… io non mangio cuccioli per scelta. Non mi piace che le mie prede abbiano poca carne sulle ossa, che tra l'altro sono troppo molli per fare i denti. No, no. Non siete decisamente il mio pasto preferito-

I cuccioli rimasero a fissarlo con gli occhi spalancati, ma non più impauriti. Adesso erano solo rimasti di sasso nell'udire quella spiegazione da parte di quella iena -è da un po che vi seguo e non riesco a capire dove stiate andando. Non posso lasciare da soli due bei cucciolotti come voi, mi fate troppa tenerezza- Il suo sorriso si allargò in modo spaventoso mostrando un'orribile dentatura formata da denti neri ed alcuni spazzi vuoti tra essi. I suoi occhi inespressivi smascheravano quel gesto apparentemente amichevole. L'odore di carogna era nauseabondo. I cuccioli lacrimarono per il tanfo che produsse quel orribile ghigno.

-hihihihihhiihhihihihihihihhihihihi… scusatemi piccolini a volte mi dimentico di stare a parlare con voi pulitini-

Thare si riprese da quel momento di debolezza e si ritrovò nuovamente sola. un rumore la riportò indietro dai suoi pensieri. Qualcosa si stava avvicinando a lei. La leoncina indietreggiò attanagliata nuovamente dalla paura, poi, sentendo che i rumori si facevano sempre più vicini si girò e scappò dal lato opposto. Non fu in grado di trattenere le grida di terrore che gli salirono dal profondo.

Le zampe dell'inseguitore erano ogni istante più vicine, ormai era spacciata -mamma! Aiuto!- a quel grido, delle fauci uscirono fuori dall'ombra dietro di lei e la strinsero nella loro morsa.

 

Zleta si risvegliò sperando di aver vissuto un incubo, ma davanti a se aveva ancora i resti del pasto consumato la sera prima. Avrebbe voluto morire in quell'istante, ma l'unica cosa che poté fare fu piangere dalla disperazione. Un lamento profondo gettato da un dolore atroce che la leonessa provava. Era come se il cuore di Zleta fosse esploso, spargendo fango in ogni parte del suo torace. Si sentiva dissolvere ad ogni lacrima. La vista della pelliccia chiara come quella del figlio che ricopriva la carcassa del pasto irrimediabilmente consumato, era come un fuoco che le bruciava gli occhi.

Il corpo inerme ed irriconoscibile di un cucciolo di leone sporco del proprio cremisi, era disteso davanti a Zleta, immobile davanti alle sue pupille "è… è… lui è… no, non posso averlo…" -NOOOOO! Perché! Uccidetemi, fatemi a pezzi vi prego! Non voglio vivere con questa colpa! Non è giusto! Non posso averlo fatto!- le urla soffocate dal pianto e dalla ferita alla gola si dispersero nella notte. Sembrava quasi che a smuovere i fili d'erba non fosse il vento, ma il lamento della madre.

Ad un tratto un rumore fece breccia in quel pianto straziante -cosa vuoi da me? Vuoi farmela pagare per quello che ti è successo? Ti prego, lasciami qui, non voglio più vivere. Non posso più…- -non essere stupida!- un sibilo fortissimo dal tono molto severo assordò la leonessa -non puoi lasciare al loro destino il resto della tua famiglia, non è giusto nemmeno per quello che mi ha fatto tuo figlio! Mi vuoi forse far credere che la mia morte è stata inutile?! La mia testa si è separata dal corpo in modo da far sopravvivere voi! Sei un'ingrata!- la leonessa non mosse un solo muscolo, la sua voce sconsolata rispose -come potrò ancora camminare? Come puoi chiedermi di respirare? Come puoi chiedermi di vivere?! IO HO MANGIATO MIO FIGLIO! COME POSSO CREDERE DI ESSERE ANCORA VIVA!!!- Il grido dirompente di Zleta tornò a scuotere la tranquillità della notte.

Il serpente si avvicinò fino ad essere faccia a faccia con la leonessa e con rabbia le sussurrò -non devi farlo per te, ma per i tuoi cuccioli. Essere una madre non significa solo badare ai piccoli, significa anche sacrificarsi per loro. Vuoi davvero condannarli tutti per un tuo errore?- A quelle parole la leonessa ritrovò il lume della ragione e la forza di reagire.

"E' vero, non posso abbandonarli. Io sono l'unica che può prendersi cura di loro! Mako e Voty mi stanno aspettando… devo tornare dai miei cuccioli! Io sono… io sono la loro MADRE" Zleta represse, con la forza che solo una madre possiede, tutto il dolore che provava in quel momento all'interno del suo cuore.

Le due figure si salutarono scambiandosi un lungo ed intenso sguardo, dopo di ché il serpente sparì nello stesso modo in cui era apparso.

La leonessa guardò il corpo inerme del cucciolo difronte a se "andiamo piccolino, ti porterò con me. Non posso lasciarti qui da solo. Non sei una carogna…" Zleta prese il corpo del cucciolo e ritornò indietro verso la tana dove i figli la stavano aspettando.

Ad un tratto, un lampo attraversò la sua mente "THARE! Non posso abbandonarla!" -Non preoccuparti per lei- la voce del rettile continuò a risuonare nella mente della leonessa -tua figlia ora è con Kimo, è al sicuro adesso-

Sentendo quelle parole trasportate dal vento, Zleta non riuscì a trattenere una lacrima che le solcò il volto e cadde sul suolo arido della savana. Quella lacrima venne assorbita dal terreno, unico custode dei dolori racchiusi all'interno di quella goccia d'anima.

 

Mentre tornava indietro, la leonessa pregava di rivedere ancora i suoi figli. Gli unici due che le fossero rimasti "Voty e Mako! Non devono vedere il corpo di Kimo" Zleta poggiò il corpicino a terra e si sdraiò tenendolo tra le zampe.

-Mi dispiace tanto cucciolo mio. Avrei dovuto offrirvi una vita migliore di questa, ma non ci sono riuscita… ho fallito- si strinse con la testa ai resti del piccolo leone e strusciò il suo muso alla poca pelliccia che era rimasta, facendogli assorbire le lacrime -…ho fallito. Ma ti prometto amore mio, che i tuoi fratelli staranno meglio. Riuscirò a crescerli forti, in modo da potersi trovare una compagna ed avere dei cuccioli da amare ed accudire… ai quali insegneranno cosa non devono fare per ferire chi amano… come ho fatto io. Ti prego Kimo, almeno tu, trova la forza per perdonarmi, perché io non ce la faccio- a quel punto il sole era già sorto, ed i raggi del mattino si rifletterono negli occhi della leonessa che alzò lo sguardo per vedere la tana in lontananza. Era ancora lì, niente sembrava essere cambiato da quando se ne era andata. "Kimo, perdonami, non posso dare questo dolore ai tuoi fratelli, non possono vederti così" La leonessa lasciò il corpo a terra e con un'ultima carezza lo abbandonò nell'erba alta, dove un giorno sarebbe cresciuta nuova vita.

"Addio piccolo mio"

 

Quando Zleta tornò alla grotta i suoi occhi spenti ed inespressivi fissarono l'entrata, non sapeva ancora cosa avrebbe detto ai suoi figli. Come poteva dirgli che i loro fratellini erano morti? "non posso farcela… non posso! Saranno talmente distrutti da non poter continuare il viaggio… e noi dobbiamo muoverci da qui se non vogliamo altri guai" nella mente della leonessa tornò come un'ombra minacciosa quella figura che l'aveva avvertita di andarsene presto. Quel mostro che le aveva offerto come pasto uno dei suoi figli "MALEDETTO!!! SE NON FOSSE PER LORO TI DAREI LA CACCIA FINO alla mort…" -Mamma! Sei tornata finalmente! Eravamo così preoccupati!- quattro figure corsero felici e sorridenti incontro alla madre uscendo dall'oscurità come dei fantasmi "Oh, no! No, no, no! Non posso impazzire adesso! Cosa posso… cosa… io… io…" la leonessa svenne e crollò a terra. I cuccioli preoccupati la trascinarono dentro e poi si misero tutti insieme a dormire raggomitolati vicino a Zleta. Anche loro erano stati svegli tutta la notte per aspettare il ritorno della madre ed erano molto stanchi. Volevano solo stare come tutte le notti, insieme alla loro mamma, l'unica che li amasse veramente. L'unica che ogni giorno, sapeva come educarli duramente ed amarli dolcemente.

 

Da lontano due figure stavano sedute ed erano rimaste ad osservare la scena -sei un idiota Pako! Come ti salta in mente di aiutare una leonessa e salvare i suoi cuccioli riportandoli entrambi alla tana? Ti sei bevuto il cervello? Adesso vorranno rimanere! Si sentiranno accettati!- Disse furibondo uno dei due -stai zitto idiota! Non ti ho chiesto io di aiutarmi! Quel leone mi ha salvato la vita, ed io non posso non ricambiare. Al tuo confronto, ho un'onore da difendere!- rispose infastidito Pako.

-Ah! Bell'onore! Dare da mangiare a quella leonessa una cucciola che abbiamo preso l'altra notte. A me sembra che tu voglia divertirti come al solito, razza di bastardo!- -ti ho detto di stare zitto! Quella era l'unica preda che avevamo! Forse avresti preferito che ci fosse stata la tua testa al suo posto?- Pako sorrise mostrando tutti i suoi orribili denti -Suvvia Pako, calmati…- l'altra iena indietreggiò spaventata -anzi, adesso che ci penso, mi sta venendo fame. Io ieri non ho mangiato, lo sai…- Pako cominciò a ridere euforicamente ed avvicinarsi con occhi famelici al suo compagno -cosa?! Ei Pako! Cosa vuoi fare? Non vorrai davvero… ? No… Pako siamo amici! PAKO… NOOOOooo… !!!-

 

-HIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIIHIHIIhihihihihi- le risate che provenivano in lontananza, fuori dalla grotta, risuonavano nei sogni dei cinque leoni e ne disturbavano la quiete. L'indomani sarebbe stato un'altro giorno. Ed il viaggio sarebbe ricominciato per loro.

Ma per il momento erano tutti insieme. L'uni stretti agli altri in un' "abbraccio" che tranquillizzava ogni sogno in quel cerchio di calore.

L'indomani tutto sarebbe stato migliore. Tutto avrebbe avuto un'altro sapore. Sapendo che dopo quello che avevano passato in quella giornata, potevano stare ancora insieme.

"Figli miei… voi siete il dono più bello che la vita potesse darmi"

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Capitolo 4
*** Specchio ***


Specchio

 

"Forse si comporta in modo strano solo perché non è abituato a stare con gli altri" provava compassione per Pako e non poteva lasciarlo alla sua pazzia.

"Io… potrei aiutarlo. Insieme ce la potremo fare. Insieme... nessuno dei due sarà più solo"

Attenti agli specchi... attenti ai riflessi delle vostre debolezze.

 

Pako stava seguendo ormai da diversi giorni quel gruppo di leoni. Era a uscito già da molto tempo dalle sue terre di origine, per assolvere una promessa che l'orgoglio gli imponeva.

I giorni passavano veloci durante la loro marcia, le notti invece sembravano infinite, non riusciva mai a dormire. La iena silenziosa, li seguiva come un'ombra e li proteggeva dai pericoli senza però farsi scoprire. Tutto procedeva senza intoppo, e tra pochi giorni, sarebbe riuscito a liberarsi da quell'obbligo che si era imposto.

Quel giorno però successe per la prima volta una cosa che allarmò la iena: mentre Zleta e Mako erano a caccia, due dei cuccioli uscirono correndo dalla tana e si allontanarono molto. Si incamminarono viaggiando per quasi mezza giornata, fermandosi poi sotto un'albero per riposare.

-…Più tosto, sono preoccupata per Voty, noi siamo stati molto fortunati ad arrivare fin qui senza essere visti. Ma lui? Avrà la nostra stessa fortuna?- la voce della cucciola giunse fino alle orecchie di Pako, che curioso di sapere cosa li avesse portati così lontani dalla loro madre, si mise ad origliare.

-non lo so, ma da qui io non voglio muovermi. Se torniamo li in mezzo, potremmo incontrare qualche animale affamato. Io non voglio essere mangiato!- continuò il leoncino in tono irritato.

-Nemmeno io, ma dobbiamo cercare Voty…-

"Cosa diavolo è successo?! Non posso proprio distrarmi un'attimo? Fiji, maledetto bastardo! Non mi hai mai detto che sarebbe stato così difficile badare a questi cinque stupidi"

-E tu chi saresti?- Mentre era distratto, qualcuno si era avvicinato di soppiatto dietro le sue spalle. Il bisbiglio lo colse di sorpresa.

-Sei nuovo di qui! Dovrai pagare pegno lo sai? Hihihiihihiih…-

La iena si girò di scatto, saltando addosso all'animale inchiodandolo a terra. I suoi occhi lo fissavano tremanti senza un controllo, come se uno spirito si fosse impossessato del suo corpo. Dalle sue fauci uscivano rigoli di bava che andavano a cadere sul viso del malcapitato.

Era una iena, una giovane ed esile iena che aveva stampata in volto un'espressione atterrita.

-Co… cosa vuoi fare amico? Non ti ho fatto niente… volevo solo aiutarti a cacciare quei due leoni. E' da molto che non mangio ed un pasto ci farebbe comodo non trovi? Suvvia, lascia che ti aiuti-

La voce tremante della iena fece rinvenire Pako, che con fare gentile ed un orribile sorriso lasciò andare la presa e si tolse da sopra l'animale.

-Oh, mi dispiace molto…- si scusò Pako mostrando tutti i suoi denti -…pensavo fosse qualcuno che cercava di rubarmi le prede. Comunque, il mio nome è Pako, posso sapere con chi condividerò la mia caccia?-

La iena a terra si rialzò e scrollandosi di dosso la polvere sorrise ingenuamente e disse -il mio nome è Jinko. Faccio parte del branco di queste terre. Ma non mi piace stare con loro…- -ti dicono che sei troppo debole per fare qualunque cosa giusto?-

Pako aveva notato l'esilità del corpo dell'altra iena, e ne approfittò per fare un commento compassionevole.

-Non preoccuparti, non ti giudicherò per come appari. Io non sono come gli altri. Valuto la testa più che il corpo. Alla forza bruta ci penso da me- lo rassicurò l'enorme iena.

A quelle parole Jinko abbassò lo sguardo imbarazzato dalla gentilezza dello sconosciuto.

-Sei così gentile, non come tutti gli altri. Loro… non mi vogliono bene…-

A quelle parole, l'energumeno accennò ad un lieve sorriso e riempì il vuoto creato dal silenzio -Sò cosa si prova a non essere accettati: io sono un'esiliato. Una iena troppo forte in un branco di idioti invidiosi. Mi hanno costretto ad andarmene per paura! Non volevano che diventassi capo. Dicevano che sarei stato troppo pericoloso... non è più un problema ormai- l'esile iena lo guardava stupefatta ascoltando il suo racconto.

-Ma ora non è il caso di annoiarti con queste storielle. Dobbiamo prendere quei cuccioli. Seguimi!- concluse Pako.

I leoncini in effetti, si erano allontanati di molto dall'albero e per fortuna, sembravano non rendersi conto di essere seguiti.

-Perché non li uccidiamo ora?- chiese Jinko agitato parlando sottovoce -potremmo tranquillamente prenderli senza troppi problemi...- -...e rischiare che qualcun altro si unisca al banchetto? No grazie!- lo riprese il suo compagno di caccia.

-Quando il sole calerà, molti degli altri cacciatori si addormenteranno, e noi potremmo agire senza che nessuno ci disturbi. Ti avverto di una cosa però...-

Pako fece una breve pausa, si girò con un sorriso verso Jinko e con tutti i suoi denti in vista, continuò il discorso con una strana espressione divertita in viso -...voglio giocare un po con le mie prede prima di ucciderle. Hihihihihihihihihihihi-

La gracile iena provò una sensazione gelida lungo la schiena che la fece tremare. Non aveva mai visto nessuno sorridere in quel modo.

Si fermò un attimo stando immobile mentre l'espressione di Pako tornava normale. Avrebbe voluto scappare il più lontano che poteva, ma non sarebbe riuscito a sfuggirgli comunque.

"Finché avremo altre prede non penserà a me…" Jinko cominciava a nutrire la paura che quello strano individuo, avrebbe potuto girarsi ed aggredirlo in qualsiasi momento. Ma se avesse mostrato timore, avrebbe solo peggiorato la situazione. Decise quindi di stare al suo gioco finché non fosse arrivata la mattina, poi si sarebbero separati e non avrebbe più dovuto vederlo... ne temerlo.

Pako riusciva quasi ad ascoltare i suoi pensieri e sentire le sue paure. Non era la prima iena che incontrava e che lo guardava in quel modo.

"Anche lui non vede l'ora di andarsene. E'proprio vero Fiji: alcuni individui nascono per stare da soli. Hihhhiihhihihi…"

 

Assorto nei suoi pensieri, Pako non si accorse nemmeno dello scorrere del tramonto. Fù Jinko ad avvertirlo.

-Pako, il sole sta calando, tra un po si mangia... Hiihihihihhiih...- La gracile iena era euforica, non vedeva l'ora di entrare in azione. Il suo stomaco brontolava e la fame cominciava a farsi sentire.

-Stai calmo, prima dobbiamo fare una cosa- lo interruppe Pako.

La iena alzò la testa come se avesse visto qualcosa di molto importante che non poteva in alcun modo ignorare. A pochi passi da loro, una leonessa era crollata a terra, svenuta in mezzo alla vegetazione.

"Zleta… non sei cambiata per niente a quanto pare"

Jinko notò che gli occhi del compagno fissavano quella vecchia leonessa in modo strano. Pako doveva avere qualcosa che non andava. Ma una strana luce nei suoi occhi, attirava irresistibilmente Jinko. Un bagliore di tristezza perpetua era sepolto nell'oscurità dello sguardo di quell'energumeno squilibrato.

"…solitudine… ?"

-Amico mio...- parlò Pako -...non molto lontano da quì, c'è una preda che ieri ho condiviso con il tuo branco. Per favore, vai a prenderla. E' un cucciolo di leone. C'è ancora molta carne da assaporare-

La iena dalla corporatura gracile, guardò l'altra e con espressione interrogativa, le chiese perché dovesse fare una cosa del genere. Non riusciva proprio a capirlo.

-Se vuoi cacciare con me, dovrai fare quello che ti dico. Te l'ho detto che mi piace giocare- la voce di Pako, anche se calma, trasmetteva un senso di gelo al compagno.

-Quella leonessa è esausta per la fame. Guarda com'è magra. Mangerebbe qualsiasi cosa... immagina la sua espressione vedendo che ha divorato un cucciolo di leone- gli occhi divertiti e spiritati della iena, fissarono quelli di Jinko.

-Credimi amico mio... ci divertiremo- concluse Pako mostrando la sua orribile dentatura.

Jinko rabbrividì, e si allontanò senza dire niente.

-Spero che tu non abbia intenzione di scappare. Mi dispiacerebbe molto rimanere ancora da solo. Tu sai cosa voglio dire. Sai che significa essere soli. Ti prego... non abbandonarmi- disse Pako.

Jinko si girò e vide ancora quel bagliore nello sguardo del compagno. Adesso, era ben chiaro.

"Solitudine…"

-Non preoccuparti...- rispose -...neanche io sono come tutti gli altri. Io ti voglio aiutare, non ti abbandonerò- la giovane iena sorrideva mentre parlava. 

Dopo un lungo scambio di sguardi, Jinko si girò con il sorriso ancora in volto e sparì tra l'erba alta.

 

Il sole stava calando ed i due piccoli a quanto pare si erano persi.

Pako non poteva più aspettare, doveva approfittare del fatto di essere da solo per portare quei due cuccioli indietro. La tana non era molto distante ormai, sarebbe potuto tornare in tempo per incontrarsi con Jinko. Decise quindi di prendere l'iniziativa ed avvicinarsi.

I due fecero molto rumore, se fosse stato qualcun altro non avrebbe avuto problemi ad individuarli.

Pako sì divertì a girargli in torno come un'avvoltoio prima di farsi vedere.

-no! Ci ha sentiti! Ci ha sentiti!- disse la cucciola sottovoce.

-Zitta! ci sentirà…- la riprese Kimo.

Dopo quello scambio di battute, mentre il cucciolo stava per finire la frase, la iena decise di rilevarsi per non spaventarli troppo e magari farli scappare.

-E di cosa dovreste aver paura piccolini?-

I due si immobilizzarono e lo fissarono con occhi ricolmi di terrore.

-…di me?- continuò Pako -No, no, no. Non dovete preoccuparvi di me. Io sono una iena particolare… io non mangio cuccioli per scelta. Non mi piace che le mie prede abbiano poca carne sulle ossa, che tra l'altro sono troppo molli per fare i denti. No, no. Non siete decisamente il mio pasto preferito- concluse accennando un sorriso.

-E' da un po che vi seguo e non riesco a capire dove stiate andando. Non posso lasciare da soli due bei cucciolotti come voi, mi fate troppa tenerezza- il sorriso della iena si allargò a dismisura liberando delle esalazioni a cui i leoni non erano abituati.

A Kimo e Thare lacrimarono gli occhi.

"Ma guarda te questi marmocchietti! Pulitini, vizziatelli. Siete proprio dei leoni!" si offese la iena.

-Hihihihihhiihhihihihihihihhihihihi… scusatemi piccolini a volte mi dimentico di stare a parlare con voi pulitini- ma non lo diede a vedere.

-Chi sei tu?- intervenne Thare, che aveva trovato la forza di parlare.

La iena la guardò e sorridendo rispose -sono una iena gentile che vi riporterà dalla vostra mamma...- -BUGIARDO!!!- gli urlò la piccola.

"Piccola stupida! ti farai sentire!" Pako si guardò intorno per essere sicuro che non ci fosse qualche cacciatore notturno nelle vicinanze.

-Sentite...- continuò -...se volete fidarvi, bene. Altrimenti vi lascerò da soli. Scegliete presto cosa fare perché io me ne vado-

Dopo quelle parole ci fù un periodo di silenzio, durante il quale la iena li fissò  con aria interrogativa. Stava cominciando a perdere la pazienza.

-Va bene! Fate come vi pare- sbottò irritato Pako.

-NO! Aspetta!- lo fermò Kimo

"Piccolini, vi conosco troppo bene"

-Verremmo con te!- -No Kimo! Che fai? Potrebbe essere una trappola!- si intromise Thare.

-Lo so sorellina, ma non abbiamo altra scelta. Potremmo morire comunque, ed io non voglio dare questo dispiacere a mamma senza aver provato ad uscire da questa situazione!- concluse sconsolato il cucciolo.

-Ottima scielta!- disse la iena prendendo per la collottola il piccolo e portandolo nell'erba alta.

-NO! Kimo! KIMO!!!- Thare provò a raggiungere i due, ma la vegetazione non gli permetteva di stare al loro passo.

-Resta qui! ...- si udì la voce rassicurante del fratello in lontananza -...tornerò a prenderti!-

La iena cominciò a correre il più velocemente che poteva. Aveva perso troppo tempo, e doveva assicurarsi che anche la leonessa fosse al sicuro.

Ad un tratto vide la tana in lontananza. Quando fù abbastanza vicino, poggiò il cucciolo a terra e gli disse di tornare alla caverna, che presto la madre e la sorella sarebbero tornate sane e salve.

Detto questo, Pako cominciò a correre nella direzione da cui era venuto.

Il leoncino sconvolto e con le lacrime agli occhi, gridò per attirare nuovamente la sua attenzione.

-NO! Aspetta, non posso rientrare nella caverna! Mio fratello...- -Kimo!- lo smorzò una voce famigliare dietro di lui.

-Kimo! Dov'è Thare?- Voty lo stava chiamando.

Era davanti all'entrata della grotta e stava bene.

 

"Devo sbrigarmi, Jinko sarà già tornato... spero non abbia fatto sciocchezze"

Quando tornò indietro la gracile iena era già sul posto che osservava attonito le due scene: la leoncina tremava nell'erba, preda della paura e distante da lei, la vecchia leonessa si contorceva a terra, come se fosse stata preda di un dolore lancinante.

Pako si avvicinò al compagno e gli domandò cosa fosse successo.

Jinko si girò verso la grossa iena con gli occhi in lacrime -Cosa ho fatto? Ti ho ascoltato ed ho dato quel cucciolo a quella leonessa-

Gli occhi della gracile iena erano disperati e da essi, scaturivano copiose lacrime di rabbia -NON MI HAI DETTO CHE FOSSE SUO FIGLIO!!!-

Jinko saltò a dosso a Pako nel tentativo di buttarlo a terra. La grossa iena però schivò l'attacco ed invertì la situazione. Adesso era lui ad aver atterrato per la schiena il giovane.

Avvicinò il muso all'orecchio del compagno e disse -stai calmo! Mi vuoi spiegare cos'è successo, prima che mi venga l'impulso di ucciderti seduta stante?-

-Perché lo hai fatto?- pianse Jinko -tu non sei così. Io l'ho visto! Non sei un mostro! Allora perché ti comporti come tale?-

Pako non capiva. Rimase fermo a guardare il suo compagno piangere fino a che un sussulto gli arrivò alle orecchie.

-IO HO MANGIATO MIO FIGLIO! COME POSSO CREDERE DI ESSERE ANCORA VIVA!!!-

La iena si rese conto solo in quell'istante che il manto della leoncina catturata il giorno seguente, era stranamente identico a quello di Kimo.

Al solo pensiero di quello che stesse passando per la testa della leonessa, Pako si tolse da sopra il compagno in lacrime e lo sollevò tirandolo per la collottola.

-In piedi! Devi riportare quella leoncina alla tana! Io penserò alla madre- -NO!- sbottò Jinko.

-Non voglio fare più nulla di quello che chiedi! E' ancora un tuo gioco malato? Ti vuoi divertire anche con quella povera cucciola? Ti diverti a vedere la sofferen... ?-

Pako saltò nuovamente sopra la iena e la immobilizzò a terra, guardandola con uno sguardo che sembrava fuori da ogni controllo.

-Non fare l'idiota! Fai quello che ti dico senza troppe storie. Altrimenti, questa notte stessa, ucciderò tutti i membri del tuo branco. So dove abitate e non ho intenzione di tirarli fuori dai miei giochetti! Perciò, se non vuoi che soffrano loro... sopprimi la tua coscienza e fai quello che voglio! Quando dico che mi voglio divertire... significa che nessuno potrà farmi cambiare idea. Che siano quei leoni o la tua famiglia poco importa-

La giovane iena era disperata, non sapeva cosa fare.

-Io credevo che in te ci fosse solo tanta solitudine... invece... sei malato!- Jinko chiuse gli occhi ricacciando dentro le lacrime e poi rispose -farò come vuoi...-

Quella risposta fu dettata dai morsi della fame che l'affliggevano da qualche giorno. Senza l'aiuto di quell'essere non sarebbe potuto sopravvivere ancora per molto.

Aveva litigato con il suo branco, e senza di loro, era da giorni che non riusciva a mangiare qualcosa. Se non si fosse nutrito neppure oggi, non avrebbe avuto nemmeno la forza di cacciare piccole prede o di combattere contro gli altri sciacalli per procurarsi una carogna.

Allo stesso tempo, non poteva nemmeno permettere che Pako "giocasse" anche con il suo clan. Lo avevano cacciato, ma era stato un suo errore. Non poteva far pagare loro un grosso sbaglio che aveva commesso lui.

"Mi dispiace piccoli, l'unica cosa che posso fare... è cercare di convincerlo ad uccidervi in fretta"

L'energumeno sorrise e si tolse da sopra la gracile iena, che si alzò da terra e se ne andò con aria sconsolata.

-Jinko!- la richiamò Pako -...quella cucciola... non era sua figlia. Ha il manto uguale a quello del cucciolo che ho riportato alla tana dai fratelli- disse tristemente.

-Cosa?!- sbottò Jinko -...e perché mai avresti voluto salvare la vita ad una leonessa?-

-I debiti... vanno sempre saldati- rispose l'enorme iena mentre fissava Zleta -se non lo fai, la vita diviene dura come la roccia. I colori non saranno mai più gli stessi. Non riposerai mai più bene durante le notti...-

Il tono di Pako era triste e nostalgico. I suoi occhi fissavano la leonessa che parlava da sola. Erano lucidi.

"Non posso credere che stia piangendo. Ma chi è in realtà?" Jinko era confuso, non sapeva cosa pensare. La mente era annebbiata, ma l'istinto gli diceva di ascoltarlo e di fare ciò che gli aveva detto. La speranza di aver trovato qualcuno così simile a lui, non voleva andarsene.

 

"Chi sei tu?" Pensava la giovane iena mentre correva verso la cucciola.

-Mamma. Aiuto!- gridò la leoncina poco prima di essere presa per la collottola e portata via. Thare svenne per lo spavento. Per fortuna la madre era troppo lontana per sentire il suo richiamo.

Jinko corse il più rapido che poteva verso la tana dei cuccioli, seguendo le tracce che Pako gli aveva lasciato al primo passaggio. Arivato davanti all'entrata, lanciò il corpo inerme della cucciola all'interno della grotta e scappò lontano, verso un rialzo nella pianura dove si poteva vedere con chiarezza ciò che succedeva intorno.

"Chi sei Pako?" Quella domanda aveva continuato a tormentarlo per tutta la corsa. Non poteva credere di provare qualcosa per un animale così bestiale e malato.

Il suo modo di fare era strano. Sembrava che in lui risiedessero due personalità diverse. Una di esse era riuscita ad attrarlo, mentre l'altra gli metteva soggezione.

I suoi occhi però, non potevano mentire. Pako aveva solo bisogno che qualcuno lo aiutasse. Di qualcuno che lo facesse sentire... non solo.

"Siamo amici... io lo aiuterò. Non mi importa quanto ci vorrà, ma io lo aiuterò a…"

-Ah! Sei qui!- la giovane iena sussultò al richiamo che provenì da dietro di lei. Era Pako che si era avvicinato a lui di soppiatto senza farsi sentire.

-Hihihhihihih-

-Pako! Mi hai spaventato! Andiamo a prendere i cuccioli! Sto morendo di fame!- lo sgridò Jinko.

Lo grossa iena non disse niente e si mise seduta affianco a lui, fissando un punto nell'erba.

Entrambe riuscirono a vedere la scena di una leonessa che uscì dalla vegetazione per poi svenire ed essere riportata dentro dai suoi cuccioli.

-Eccola lì- Puntualizzò l'enorme iena.

-Sei un idiota Pako! Come ti salta in mente di aiutare una leonessa e salvare i suoi cuccioli, riportandoli entrambi alla tana?- la voce di Jinko aveva assunto un tono di gelosia così palese che dovette cercare una scusa per giustificare quelle parole.

La giovane iena era gelosa. Lui voleva aiutarlo. Lui si era messo in gioco per salvarlo dalla solitudine. Perché aveva aiutato loro e stava facendo morire di fame lui? Lui lo amava, non quei stupidi leoni.

-Ti sei bevuto il cervello? Adesso vorranno rimanere! Si sentiranno accettati!- Fù l'unica cosa che gli venne in mente.

Pako non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Si limitò a rispondere irritato -stai zitto idiota! Non ti ho chiesto io di aiutarmi! Quel leone mi ha salvato la vita, ed io non posso non ricambiare. Al tuo confronto, ho un'onore da difendere!-

Jinko non capiva di cosa stesse palando e non aveva nemmeno l'intenzione di scoprirlo in quel momento. L'unica cosa che voleva, era ferirlo come lo stava ferendo lui.

-Ah! Bell'onore! Dare da mangiare a quella leonessa una cucciola che abbiamo preso l'altra notte. A me sembra che tu voglia divertirti come al solito, razza di bastardo!-

L'enorme iena rispose rabbiosa a quelle parole.

-Ti ho detto di stare zitto! Quella era l'unica preda che avevamo! Forse avresti preferito che ci fosse stata la tua testa al suo posto?-

"Pako! Come puoi parlarmi così?!" lo stomaco di Jinko ebbe dei crampi.

"Pur di seguirti, ho soppresso la mia coscienza ed ho sopportato la fame. E tu oltre che sfamare quella leonessa al posto mio... mi aggredisci in questo modo? Perché... ?" La giovane iena riuscì a stento a trattenere le lacrime.

Il sorriso di Pako si allargò a dismisura mostrando tutti i denti, ed i suoi occhi con espressione vuota fissavano la gracile iena.

-Suvvia Pako, calmati… "…ti prego, no!"- disse Jinko indietreggiando non riuscendo più a trattenere le lacrime.

-Anzi, adesso che ci penso, mi sta venendo fame. Io ieri non ho mangiato, lo sai…- disse Pako facendosi sfuggire una risata isterica che sembrava non aver fine.

-Cosa?! Ei Pako! Cosa vuoi fare? Non vorrai davvero… ? No… Pako siamo amici! PAKO… NOOOOooo… !!!-

Un morso al collo e l'aria che manca. Lo sguardo rivolto al celo e tutte le stelle che piano piano si spengono.

"Io… lo... ama…"

Il cuore di Jinko smise di battere.

 

Pako mollò la presa e fece cadere a terra il corpo di quella iena.

Con un sorriso soddisfatto in volto guardò il corpo della sua vittima.

-Povero Jinko... io ti avevo anche avvertito che mi piace giocare con le mie prede. Voi iene siete così facili da ingannare. Nel mondo non c'è posto per gli ingenui come te... addio amico mio-

Il sorriso scomparve per dare spazio ai morsi che si susseguivano, spezzati da una risata che squarciò le prime luci dell'alba.

-HIHIHIHIHIHIHIIHIHIHIHIHI-

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Capitolo 5
*** Ricordi ***


Ricordi

 

"Amore mio, quando il branco ci accetterà, tutti i nostri problemi finiranno. E noi potremmo vivere finalmente in pace… ti voglio bene"

Affetto, siete sicuri di interpretarlo bene?

 

-Mamma… quella era… una mamma…-

Quelle parole rimbalzavano nella grotta per poi tornare nella testa del giovane leone come rumori assordanti.

Il terreno sembrava cedere sotto i suoi piedi. La testa era pesante e la vista distorta.

-No. Io… io non l'ho fatto. Io non volevo…-

Il giovane leone non riuscì a trattenersi in piedi. Crollò a terra per un fianco. Lo sguardo cercava qualcosa all'interno della grotta. Qualcosa che potesse dargli risposta. Ma l'unica cosa che videro i suoi occhi prima di chiudersi fu il corpo di Voty che gli veniva in contro.

-Fratellone! No! Non fare così! Svegliati! Fratellone… !-

La voce del fratellino si perse nella sua testa fino a scomparire.

Stava cadendo come se fosse stato in una profonda pozza d'acqua. Tutto in torno a lui era buio. L'oscurità faceva da padrona in quel posto così strano e tranquillo.

Era come essere caduti in acque profonde di notte. Ma la cosa che non riusciva a comprendere, era il fatto di stare annegando, ma di poter ancora respirare.

"Dove sono finito? Cos'è questo posto?"

Mako muoveva le sue zampe ma non poteva dirigersi da nessuna parte. Anche provando a nuotare non riusciva a cambiare direzione. Continuava ad affondare come un sasso. Non aveva il controllo su niente.

Il respiro si faceva pesante ed il giovane leone continuava ad agitarsi senza risultato. Non sentiva più l'ossigeno soddisfare i polmoni. Era in preda al panico.

Ad un tratto, una brezza di vento caldo sfiorò il suo collo.

-Stai calmo piccolino… non ti accadrà niente. Seguimi e ti sentirai meglio-

Una voce nell'oscurità lo aveva stranamente tranquillizzato.

I suoi movimenti adesso erano controllati. Il suo corpo poteva muoversi liberamente in quello spazio.

-Mako… Mako! Guardami, ti prego-

Una voce trascinò il giovane leone dalla tranquillità che lo circondava in un luogo di cui lui aveva poca memoria.

Tutto intorno era sfocato e non si riusciva a distinguere bene il paesaggio, ma il giovane leone sapeva che posto fosse quello. Era la foresta dove sua madre e lui si nascondevano prima che li cacciassero.

Gli era sempre piaciuta la tranquillità che ispirava quel luogo così illuminato e pieno di colori. I fiori avevano tantissime tonalità e le fronde degli alberi, lasciavano penetrare all'interno di quel luogo abbastanza luce da poter distinguere i piccoli insetti, che volando a destra ed a manca, assomigliavano a lucciole di notte.

Mako rimase incantato da quella visione. Un mare di ricordi e di emozioni lo travolsero mentre si girava per guardarsi intorno.

-Mako! Cosa fai? Vieni presto! Non posso aspettarti per sempre- lo interruppe la voce.

-Chi sei? Vieni fuori…- sbottò il giovane leone dopo essersi ritrovato.

Il fatto di non vedere chi lo stava chiamando, innervosiva il giovane leone, che cominciò a guardarsi intorno freneticamente per riuscire a capire da dove venisse quella voce.

Mako si accorse di un movimento in mezzo all'erba alta: qualcosa stava allontanandosi velocemente da lui in direzione del lago in mezzo alla foresta.

-Non puoi scappare! Ti ho visto!- Mako cominciò a correre inseguendo quel movimento frusciante dell'erba, fino a giungere in un punto dove la vegetazione si diradava fino ad abbassarsi del tutto, lasciando libero lo sguardo di ammirare il panorama.

Era proprio come se la ricordava: una piccola cascatella cadeva in uno specchio d'acqua, creando una lieve nebbiolina, che si stendeva poco oltre il punto dove i due elementi si incontravano. Il laghetto era circondato da fiori molto colorati e diversi tra loro.

Si potevano vedere altri animali che si abbeveravano durante la giornata, in quella piccola oasi nella foresta.

Gli occhi di Mako si illuminarono nel rivedere quello scenario che tanto adorava da piccolo. Ma ad un tratto la luce del suo sguardo svanì.

In tutta quella bellezza, colse qualcosa che lo irritò profondamente. Come delle gocce di pioggia che improvvisamente increspano l'acqua di uno stagno.

Sdraiata affianco ad un leone c'era sua madre.

"Mamma…"

Il giovane leone subito si abbassò per cercare di andarsene da quel luogo. Non voleva disturbare quei due.

"Non preoccuparti mammina cara. Il tuo piccolino resterà in mezzo alla giungla tutto da solo, ad aspettare che tu finisca con quello sconosciuto… TI ODIO QUANDO FAI COSi!" Mako era sempre stato molto geloso della madre. Quando la vedeva con qualche altro leone, i nervi gli saltavano subito.

Una volta, ne aggredì persino uno facendogli un brutto graffio all'occhio.

-TRANQUILLA!!! IO STO BENISSIMO ANCHE SENZA DI TE!!!-

 

Quel grido scoppiò quasi spontaneo ed inaspettato. Tanto che sorprese persino Mako, che affrettò il passo addentrandosi nuovamente nella foresta.

Zleta quando era cucciolo, lo lasciava sempre solo per cacciare; e nei momenti in cui poteva stare con lui, la madre sceglieva invece di passare il tempo stando con il suo compagno.

Odiava il fatto che la madre preferisse stare con Kuma piuttosto che con lui.

-Non ho bisogno di te! posso cavarmela anche da solo. Imparerò a cacciare e me ne andrò via. Allora finalmente, tutti e due staremo bene!-

Il leoncino borbottava tra se e se, quando da dietro un ombra familiare lo superò.

Colto alla sprovvista, Mako si girò e vide il volto rabbioso della madre che lo fissava.

-Allora è così! Vuoi lasciarmi come mi lasciò quel maledetto di tuo padre, è così?! Non mi intenerirai! Se vuoi andare, vai pure. io non starò qui a fermarti... !-

La madre continuava ad urlargli contro e nella testa di Mako vorticavano furenti pensieri rabbiosi. Ormai non la sentiva più. Ogni parola che arrivava alle sue orecchie, si trasformava in un suono irritante, come una roccia che rotolava rumorosamente giù per una collina.

Ogni attimo che passava aumentava la furia del giovane leone, che non riusciva neanche più a vedere per quanto era arrabbiato. Ormai tutto intorno a lui era di un rosso lucente che accecava la vista.

Mako chiuse gli occhi più forte che poteva, e sotto la valanga delle parole d'ira della madre, sentì mancargli il controllo delle azioni. Sentiva l'impulso di saltare a dosso a Zleta.

"BASTA! BASTA!!! NON VOGLIO PIU' ASCOLTARE! NON VOGLIO PIU' NIENTE DA TE!!!" -NON VOGLIO MAI PIU' VEDERTI! LASCIAMI SOLO! TI ODIO! TI ODIO!!!-

Il giovane leone gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Voleva sfiatare tutta la rabbia che aveva accumulato. Quella sensazione era troppo forte e invadente per trattenerla tutta dentro l'ancora troppo giovane corpo.

Il giovane estrasse gli artigli e mostrò tutti i denti ringhiando rabbiosamente; contrasse tutti i muscoli preparandosi a travolgere Zleta.

-SPARISCI! NON PUOI ESSERE MIA MADRE!!!-

Mentre ruggiva quelle parole, il giovane si scagliò con un salto verso la madre.

Le rughe sul muso di Mako si contorcevano e si fondevano in un'espressione d'odio e rabbia spaventosamente mortale. Aveva attaccato con l'intenzione di uccidere.

Solo alla fine aprì gli occhi. Il suo sguardo infuocato di collera si schiantò nel vuoto. Davanti a lui non c'era più nessuno.

Il mancato impatto, era il colpo peggiore che quell'istante potesse offrire.

Il giovane leone cadde sulle zampe e crollò a terra.

Anche se l'atterraggio non fu drastico, gli sembrò di essere caduto in un burrone.

La rabbia scaturita dal suo cuore non aveva nessuno su cui essere indirizzata. Essa cominciò a vorticare furiosamente attorno al corpo del leoncino. Trascinando nella sua furia i movimenti di Mako, che richiudendo gli occhi il più che poteva, cominciò ad agitare gli artigli.

Le sue zampe colpivano qualsiasi cosa riuscissero a toccare, ma niente di quello che colpì era in grado di raffreddare quel fuoco che ardeva violento dentro di lui. Un urlo disperato ricolmo d'odio scaturì dal suo ruggito, fino a spegnersi in un pianto.

-Perché? Perché mi hai fatto questo? Mi hai abbandonato... mi hai lasciato morire. Non sono più il tuo Mako! Io sono solo "io"! Voglio stare da solo e non soffrire più! Stammi lontana! STAMMI LONTANA!-

-Cosa diavolo stai blaterando stupido cucciolo?!- lo interruppe una voce -...non ti ricordi proprio allora?! Non ti ricordi chi abbandonò chi?-

A quelle parole gli occhi del cucciolo si riaprirono in uno scenario diverso.

 

Era sdraiato, nascosto tra l'erba ed osservava la madre porgere un pezzo di carne davanti alla loro tana nella foresta.

Dopo aver dato uno sguardo in giro, Zleta se ne andò.

A Mako quella scena era familiare. Sapeva che nella caverna non c'era nessuno, e qualcosa nel comportamento della madre, stava scatenando un senso di rabbia che lui sapeva fosse pericoloso.

Quella sensazione, portò i suoi passi a seguire quelli della madre.

Camminavano da tempo, lei sembrava con la testa altrove. Non aveva notato nemmeno un cucciolo che la stava seguendo.

"Deve proprio essere distratta" pensò il cucciolo.

Proprio quel pensiero alimentò ulteriormente la sensazione dentro di lui.

La rabbia era molto forte, e Mako sapeva che in quel momento avrebbe fatto meglio ad andarsene; ma il suo corpo sembrava non rispondergli.

Si acquattò nell'erba ed aspettò che succedesse qualcosa.

Non sapeva perché si stesse comportando così. Ma la scena era sempre più familiare. Sapeva che c'era un motivo per le sue azioni, ma non riusciva a spiegarselo.

Ad un tratto, dal bosco, uscì fuori un leone che si diresse con passo tranquillo ed un sorriso in volto verso Zleta.

Quella visione fece quasi esplodere Mako, che riuscì però a trattenersi, restando nascosto tra l'erba e continuando ad aspettare.

Non aveva idea di cosa stesse aspettando, ma sapeva che quelle azioni erano spinte da uno dei suoi più grandi desideri. Non ricordava nemmeno quale fosse, ma sentiva in bisogno irrefrenabile di andare fino in fondo a quella faccenda.

I due leoni si avvicinarono. Zleta rispose al sorriso di Kuma, che continuava a venirgli incontro. Il leone si sedette difronte a lei e le strusciò la testa sul collo.

-Dov'è Mako?- chiese lui.

-Non preoccuparti, è nella grotta a riposare- rispose Zleta -gli ho lasciato qualcosa da mangiare. Adesso... dobbiamo pensare a noi- concluse con un sorriso malizioso.

Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.

Mako si levò da terra e corse furiosamente verso i due.

-Cosa vuol dire "sta dormendo nella grotta?" che diavolo di madre saresti tu?! Non ti sei nemmeno accertata che ci fossi stato veramente! Io ero fuori! Io ero fuori e ti ho disobbedito! Ti ho disobbedito! Dovresti punirmi! Dovresti picchiarmi!- Poi d'un tratto il suo tono si calmò.

Gli occhi dei due erano puntati su di lui. Erano sorpresi di vederlo. Non si sarebbero mai aspettati una reazione del genere da parte del cucciolo.

Mako era sempre stato una testa calda, ma non era il tipo da scenate. Di solito se ne andava senza spiccicare una parola.

-Tu invece...- continuò triste il piccolo  -...che razza di madre sei? Non ti sei nemmeno accertata che io fossi dove mi hai lasciato. Non ti sei accorta che ero fuori? Potevo farmi male...-

-Mako...- disse Zleta mortificata -...io...-

-Come osi parlare così a tua madre!- la interruppe Kuma visibilmente infastidito dal comportamento poco rispettoso del cucciolo -lei vuole solo il tuo bene! Ed anche io te ne voglio. Vorremmo essere una famiglia, ma tu sei sempre cotro di noi...-

Mako ascoltava quelle parole cercando di reprimere l'effetto che stavano facendo al suo umore. Quell'intervento da parte di Kuma lo faceva solo imbestialire.

-...se solo ti accorgessi di tutti i sacrifici che stiamo facendo per te!-

-QUALI SACRIFICI?!- esplose il piccolo -tu non sei mio padre! Io stavo parlando con Zleta! Tu per me potresti anche morire in questo momento! Lasciaci parlare da soli. Vattene via!-

Il leone si avvicinò minacciosamente a Mako.

-Cosa hai detto?- disse arrabbiato Kuma, mentre torreggiava davanti al cucciolo.

Il leoncino spalancò gli occhi e lo guardò dal basso verso l'alto, scagliando su Kuma tutta la rabbia che provava in quel momento.

-Pensi di farmi paura? Non sei nessuno per me! SPARISCI!!!- a quel grido Mako estrasse gli artigli e colpì il leone alle costole, procurandogli un profondo taglio.

-Piccolo ingrato!- gridò di dolore Kuma afferrando per l'orecchio il piccolo leoncino.

-Fermi! Fermi! Kuma smettila, lascialo subito!- Zleta sobbalzò per la scena inaspettata e corse verso i due per fermarli.

La presa del leone però era talmente forte che senza volerlo, strappò di netto l'orecchio del cucciolo.

Mako gridò di dolore e si accasciò a terra coprendosi la ferita con la zampa.

Kuma si accorse dell'accaduto e tornò in se.

-No... io. Mi dispiace, Mako. Cosa ho fatto?- Disse Kuma spaventato -io non volevo. Mako perdonami. Ti prego... vieni qui. Fatti vedere un po-

-Vai via! lasciami stare! Il mio orecchio! Il mio orecchio! FA MALE!!!- Il leoncino urlava dal dolore e quel pianto arrivò dritto al cuore di Zleta, che vedendo la scena era rimasta impietrita.

Con gli occhi spalancati, la madre guardava il figlio che si dimenava a terra dal dolore.

-Tu!- rinvenì d'odio Zleta -...cosa gli hai fatto?-

-Io... Zleta... lui... io non- Kuma non sapeva cosa dire. Non riusciva a distogliere lo sguardo. La sua mente era immersa nel caos più totale.

Ad un tratto, sentì un peso sulla schiena che lo atterrò.

-Tu, hai strappato l'orecchio di mio figlio!- Zleta era saltata sulla schiena del compagno e gli stava ringhiando mentre lo teneva fisso al terreno -tu gli hai fatto male! Come puoi pensare che ti possa perdonare?! Sei morto!-

Con quelle ultime parole le zanne di Zleta affondarono ripetutamente sul collo del leone, che non potendo reagire venne sopraffatto.

Un morso dopo l'altro Kuma non sentì più il corpo e pian piano, chiudendo gli occhi non percepì nemmeno il dolore.

Mako guardava la madre, sporca di sangue in volto, che fissava il corpo del compagno inerme a terra.

Quel momento sembrava non finire mai: il respiro affannato della madre, i suoi occhi increduli fissi sulle ferite di Kuma. Il sangue che colava dalle fauci.

-Finché saremo insieme...- disse la madre mentre con lo sguardo continuava a fissare il corpo di Kuma -...niente ci potrà fare del male.

Ad un tratto, tutto si fermò: il respiro della madre si era bloccato, ed il sangue si fermò a mezz'aria.

 

Tutto intorno al giovane leone stava scurendo ancora una volta. Ogni cosa stava venendo inghiottita dall'oscurità. Tutto tranne lui e Kuma.

Quando tutto fu buio, gli occhi del leone si riaprirono e lo fissarono.

Mako era attanagliato dalla paura: un morto lo stava fissando.

-Chi ha abbandonato chi, Mako?- disse il leone -chi è stato a mollare per primo?-

Il giovane leone avrebbe voluto scappare. Ma quel luogo d'oscurità continuava a tenerlo immobile. Era terrorizzato da quella macabra figura, ma era costretto a stare li. Era costretto a guardarla negli occhi. Ogni volta che si girava, il corpo del leone, pur rimanendo immobile, si spostava e continuava a fissarlo. Come se una forza incorruttibile lo costringesse a fissare le conseguenze delle sue azioni.

-Zleta per colpa tua, ha perso il controllo e mi ha ucciso. Io ero il re di quelle terre. Sai che significa? Che è dovuta fuggire il più lontano possibile per scampare alla rabbia dei leoni del regno, E' dovuta partire con 3 cuccioli in grembo. E tu... continui a dimostrargli odio. Ti sei dimenticato di quello che mi hai fatto? Hai intenzione di rimuovere ogni brutto ricordo immagazzinato per colpa tua?- continuò Kuma rialzandosi.

-Ogni tua azione ha una conseguenza, che tu lo voglia o no. Non puoi dimenticare e basta. Devi affrontare i tuoi errori- il leone continuava ad avvicinarsi a lui.

-Ricorda Mako. Ricorda ed impara. Non fare lo stupido. Non te lo puoi permettere-

Ad un tratto un calore affettuoso avvolse il giovane leone. Kuma si era sdraiato accanto a lui e lo stava "abbracciando"

-Io ti ho perdonato- continuò il leone -adesso, devi saperti perdonare ed aiutare la tua famiglia. Hai sbagliato, si, ma ora devi farti forza e diventare adulto. Puoi rimediare a tutto questo. Quando lo farai, vedrai che riuscirai a perdonarti-

-Ma come posso perdonarmi?- chiese Mako in lacrime -per colpa mia tu sei morto-

-Non preoccuparti- disse un'altra voce. La stessa voce che prima lo aveva catapultato in quel luogo -fai schiudere quelle uova, e lascia liberi i nascituri. Salvando delle vite, redimerai quelle che hai preso-

-Non è così- ribatté il leoncino -non posso scappare ad un'atrocità simile. Quando si uccide, non si può tornare indietro. Anche se salvassi quelle uova, io avrei comunque ucciso-

-Lo so- lo interruppe la voce -ma prova a mentirti. Prova a sollevarti da questa colpa, per stare meglio e per far stare meglio chi ti circonda. Tua madre vuole solo il tuo bene. e se ti vedesse soffrire oltre, non potrebbe mai perdonarselo. Cerca di capire Mako-

Il giovane leone si asciugò le lacrime e con occhi seri rispose alzando la testa.

-Hai ragione. Io devo la felicità a mia madre. Ed in un modo o nell'altro, io riuscirò a donargliela!-

Kuma sorrise e scomparve in una luce accecante che fece chiudere gli occhi al leoncino.

 

Mako riaprì gli occhi, ed anche se si era svegliato, il calore che gli trasmetteva il corpo di Kuma non era svanito. I tre fratellini gli si erano accoccolati tutt'intorno e dormivano con un'aria serena in volto.

Il giovane leone appoggiò nuovamente la testa sul terreno e chiuse gli occhi per godersi quel momento di tranquillità.

Poi ad un tratto, un rumore tra la vegetazione lo fece trasalire.

Mako vide arrivare la madre in lontananza.

Aveva uno sguardo vuoto ed afflitto, ma il cucciolo era così felice di vederla che non si fece alcuna domanda al riguardo. Corse semplicemente in contro alla leonessa e la chiamò a gran voce

-Mamma! Mamma! Sei tornata finalmente! Eravamo così preoccupati!-

Le sue zampe sembravano spiccare il volo.

Sapeva che come fratello maggiore doveva mantenere la calma e dare il buon esempio, ma qualcosa dentro di lui, più forte della disciplina, salì fino alla gola e si spanse per tutto il corpo. Quella sensazione esplose rendendolo più veloce e facendolo urlare dalla gioia.

Gli altri tre cuccioli, vedendo Mako che correva all'impazzata verso la madre, non poterono trattenersi e si misero a correre anche loro per raggiungerla.

Appena Zleta li vide spalancò gli occhi, come se avesse visto dei fantasmi; e dopo alcuni tremolii che la fecero indietreggiare, svenne accasciandosi a terra.

Il giovane leone si avvicinò spaventato al corpo della madre

-Mamma! Cos'hai? Svegliati, siamo qui!-

Gli occhi del figlio divennero lucidi e con un urlo richiamò i fratelli che alla vista di quella scena si erano immobilizzati per la paura.

-Presto voi tre! Aiutatemi a portarla dentro! Non possiamo lasciarla qui!- disse il giovane leone.

Subito i tre cuccioli scattarono e chi tirandola, chi spingendola, trascinarono Zleta all'interno della tana.

-Si riprenderà?- chiese preoccupato Kimo

-Non dire sciocchezze! Ti ricordi cosa ci ha detto quando ti sei fatto male quella volta? "il nostro amore è la soluzione a tutti i problemi…" Dobbiamo solo stargli vicino, e vedrai che si riprenderà!-

Detto questo Thare si mise accanto alla madre e si stese appoggiando la testa a quella di Zleta.

-Coraggio mamma! Ci siamo noi con te, non preoccuparti… ti rimetterai presto!- concluse la cucciola singhiozzando.

-Brava Thare…- disse il fratello maggiore

Anche Mako si accoccolò vicino alla madre ed i due cuccioli li imitarono stringendosi tutti quanti intorno alla mamma. 

-Finche saremo insieme…-

"...niente ci potrà fare del male"

con quel pensiero il giovane leone e tutti i fratellini si addormentarono.

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