Last time

di irene862
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chiarimenti e spiegazioni ***
Capitolo 2: *** Al Mare ***
Capitolo 3: *** L' intervista ***
Capitolo 4: *** Sorpresa di compleanno ***
Capitolo 5: *** Mostra del Cinema di Venezia ***
Capitolo 6: *** Halloween ***
Capitolo 7: *** Confessioni tra amici ***
Capitolo 8: *** L'incubo ***
Capitolo 9: *** Fuga in pannolino ***
Capitolo 10: *** Intervista II_ Il film ***



Capitolo 1
*** Chiarimenti e spiegazioni ***


Dolce e delicata come il miele - Last time ( Chiarimenti e spiegazioni)

SPIEGAZIONI E CHIARIMENTI

 

 

“Cosa c’è di difficile da capire, Gerard?” domandai rabbiosa

“Io non ti capisco … scusami ma non riesco a capire”

“Non voglio fare la mantenuta! “

“Ma non faresti la mantenuta, Soph!” gridò lui furioso

“Beh, a me pare proprio così invece! Come la chiami tu una donna che non lavora, che non studia e che non fa niente?!? Che usa e spende soldi non suoi? Che abita e vive in una casa non sua? Una donna del genere è una mantenuta, Gerard!”

“Oh Dio … ma non sarebbe così! Guardala da un altro punto di vista. Siamo noi! Noi che abitiamo in una casa nostra, noi che spendiamo soldi nostri. Noi Sophie. Io e te, insieme”

“Ma io non ho contribuito! Non è la stessa cosa … Come fai a non capire?” urlai

“E’ inutile continuare ... ne riparleremo quando ti sarai calmata!” concluse lui lasciando la stanza.

Mi presi la testa fra le mani mentre calde lacrime bagnavano le mie guance.

Perché non riusciva a capire? Come potevo fare?

Ero immersa in quei pensieri quando sentì il campanello di casa suonare. Mi asciugai in fretta le lacrime e mi costrinsi ad alzarmi per andare ad aprire

“Oh … Susy … ciao” salutai esitante dopo aver aperto la porta

“Ciao tesoro, come va?”

Il suo sguardo si posò sul mio viso corrucciandosi nello scorgere lacrime ed occhi arrossati.

In lei riuscì a scorgere la mia ancora di salvezza. Lei mi avrebbe aiutato, ne ero sicura.

“Oh Susy, menomale che sei arrivata. Non ce la faccio … non riesco a … spiegarglielo! Lui non capisce!” bofonchiai tra lacrime e  singhiozzi

“Chi non capisce cosa?” domandò lei confusa

“Gerard … non riesce a capire”

I singhiozzi mi scuotevano ormai il petto.  Lei mi abbracciò e a passi lenti rientrammo in salotto.

“Raccontami tutto dall’inizio e vediamo se riesco ad aiutarti” mi rassicurò lei con un dolce sorriso

Le raccontai tutto senza tralasciare niente. Le parlai delle mie paure, delle mie ansie, dei miei desideri e dei miei obbiettivi. Le parlai di cosa aveva risposto lui, delle sue idee e di cosa volesse fare.

“Cioè capisci? Io non mi sono fatta un mazzo tanto per laurearmi per poi fare la mantenuta!” esclamai in lacrime.

Mi sentivo gli occhi gonfi e pensanti. Sicuramente erano rossi da far paura.

“Quindi, ricapitolando … i problemi sono essenzialmente due. Gerard vorrebbe rendere nota la vostra relazione mentre tu no.”

“Si, esatto” annuì io tirando su con il naso

“E poi lui vorrebbe che vi trasferiste a Londra per vivere assieme, giusto?” domandò lei in cerca di conferma

“Si, si. Tutto esatto. Cosa ne pensi?” le chiesi ansiosa.

Le avevo chiarito tutti i punti e sicuramente lei avrebbe capito

“Beh, tesoro. Credo che la situazione sia complessa. A mio parere avete ragione entrambi ma bisogna assolutamente trovare un punto d’incontro non ti pare?”

Dei colpi alla porta ci distrassero

“Sophie, cos…” Gerard era entrato nella stanza.

“Ciao Gerard” lo salutò Susy

“Ciao Susy” poi volse lo sguardo verso di me ed avvicinandosi disse “Ed ora perché stai piangendo?”

Era nervoso e il suo tono decisamente severo .

Io non riuscì a sopportarlo così mi alzai in fretta lasciando la stanza.

 

 

Pov Susy

“Merda! Non so più cosa fare!” esclamò lui lasciandosi cadere sul morbido divano

“Ne stavamo appunto parlando”

“Cosa? Perché? Cosa ti ha detto?” mi domandò alzando la testa per guardarmi

“Praticamente tutto” risposi sconsolata.

Avevo lasciato cadere la borsa ai miei piedi ed ora mi ero alzata e camminavo per il salotto

“E cosa ne pensi?” mi chiese lui seguendomi con lo sguardo

“Credo che abbia ragione, Gerard”

“Cosa?” esclamò lui alzandosi in fretta

“Lasciami finire, per cortesia. Credo che abbia ragione, ma penso la stessa cosa di te” ammisi morsicandomi il labbro inferiore

“Spiegati meglio” disse tornando a sedersi

“Perché la vuoi sposare?”

“Beh, mi sembra logico. Perché la amo. Amo Sophie da impazzire e voglio averla accanto a me. Sempre. Le ho chiesto di sposarmi perché non posso stare senza di lei. La amo con tutto me stesso. Ho bisogno di lei.” esclamò lui guardandomi

“Ok. Lei però mi ha detto che vuoi renderlo noto. E’ vero?”

“Certo, si.  Sono stanco di nascondermi. E’ la mia vita e voglio viverla. Voglio sposarla e voglio che la gente lo sappia. C’è qualcosa di sbagliato in questo?”

“No, certo che no. Ma con il lavoro che fai …”

“Al diavolo il lavoro! Me ne fotto! Io è lei che voglio. Non voglio rischiare di perderla di nuovo, Susy! Non potrei sopportarlo”

“E la casa? Il fatto di andare a vivere insieme? ” chiesi ancora.

Prima di esprimere un mio giudizio volevo sentire entrambe le campane

“Beh, le ho proposto di andare a vivere insieme. Tutto qui”

“Ma lei si dovrebbe trasferire da te. A Londra, giusto?”

“A Londra o da qualsiasi altra parte. Potremmo trasferirci in Polinesia per quanto mi riguarda! Io voglio solo stare con lei. Voglio vivere assieme a lei. Voglio passare ogni momento della mia vita, ogni singolo giorno, ogni maledettissima ora con lei.” aveva alzato la voce di nuovo.

Così smisi di camminare avanti e indietro e andai a sedermi accanto a lui

“Io ti capisco benissimo. Tu la ami e tutto quello che vorresti è giusto e naturale per due persone che come voi, si amano moltissimo. Ma ora prova, solo per un istante, a metterti nei suoi panni” gli suggerì posandogli una mano sulla spalla.

Lui rimase in silenzio ed io continuai

“Per lei sarebbe tutto nuovo. Dovrebbe entrare nel tuo mondo senza conoscerne le regole di gioco. Hollywood e tutto quello che ci sta attorno non è una cosa da poco. Un passo falso e sei finito, lo sai.”

“Si … lo so, ma ci sarei io. Non dovrà farlo da sola. Io sarei al suo fianco”

“Ma è proprio per questo, Gerard. Non capisci? Lei ha paura! Ha paura di sbagliare, di non essere all’altezza. Ha paura di fare un passo falso e rovinare tutto. Ma quello che la spaventa di più è che non sarà sola ma che tu sarai con lei. Lei ha paura che sarai tu quello che subirà le conseguenze dei suoi errori! Sarai tu quello rovinato, quello allontanato o messo da parte. Sarai tu quello deriso e che soffrirà. E lei non vuole rischiare. Mi ha confidato che se fosse solo lei non le importerebbe. Lei non vuole far soffrire te!“

“Ma non sarebbe così” la sua voce tremava leggermente come emozionata

“Ah no? Pensaci bene … quanti ne abbiamo visti rovinati? Quanti attori, modelle, amici e conoscenti hai visto esser danneggiati e la loro vita distrutta da questo mondo? Quanti sono stati messi da parte, eh? Hollywood è un mondo spietato e per rimanervi devi camminare in bilico su un filo, devi cavalcare l’onda e restare in sella.”

Lui annuì.

“Ti ama, sciocco. Ti ama talmente tanto che non vuole rischiare di rovinare tutto. Perciò preferisce rimanere in disparte.”

“Ma … ma … Oh dannazione!” si era nuovamente preso la testa fra le mani “E per quanto riguarda la casa cosa ti ha detto?”

“Beh, io la penso esattamente come lei”

Ok aveva sganciato la bomba…

“In che senso? Perché?” domandò lui guardandomi torvo

“Tu la conosci meglio di me. Sophie è una ragazza intelligente, solare, allegra e vivace. E’ orgogliosa e testarda. E’ nata libera e indipendente e così vuole rimanere. Si è laureata facendo tanti sacrifici. Il fatto di non lavorare e dipendere da qualcuno è inammissibile per lei.”

“Le ho detto mille volte che i soldi non sono un problema. Può spenderne quanti ne vuole. Sono soldi di entrambi e …”

“Ma io non sto parlando solo a livello economico. Tu viaggi molto per lavoro e resti lontano per diverse settimane. Non puoi pretendere che aspetti a casa il tuo ritorno, come le donne dell’ottocento. Sophie non è così, Gerard. Lo sai!”

“Lo so, lo so! Certo che lo so.” rispose lui annuendo e passandosi una mano tra i capelli in un gesto nervoso

“Lo sai ma forse non lo hai compreso. Lei ha bisogno di avere accanto un uomo con cui condividere tutto. Gioie e dolori, sacrifici e ricompense, diritti e doveri. E’ una ragazza, anzi una donna matura e responsabile. Sa quel che vuole ed è pronta a lottare. Ma non vuole che sia tu a farlo anche per lei. Lei vuole sapere che se in casa c’è una pagnotta, la metà di quella pagnotta l’ ha guadagnata lei! Capito?”

“Si, adesso credo proprio di si. Che stupido! Il solito egoista prepotente. Non avevo capito nulla … cazzo, sono proprio un idiota!”

“Ok, adesso basta con tutti questi complimenti, altrimenti ti monti la testa!” ribattei ironica.

Lo abbracciai e gli sussurrai all’orecchio “Su, coraggio. Valle a parlare. Scommetto che ti accoglierà a braccia aperte”

“Grazie Susy. Grazie di cuore”

 “Prego, sciocco. Ti chiamo stasera per sapere come è andata” chiarì alzandomi e prendendo la mia borsa

“Per il nuovo film ti faccio sapere entro domani” mi assicurò lui

“Non c’è fretta. Chiamo io Bob e gli dico di non rompere le palle. Tranquillo. Corri dalla tua Soph, ora” lo abbracciai di nuovo ed uscì di casa.

Lavoro di cupido anche per oggi … fatto!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino:

Ciao a tutti!Eccomi di ritorno con una fantastica raccolta di shot su Gerard e Sophie!

Saranno circa una decina di capitoli e si collocano dopo la fine della long Dolce e delicata come il miele.

Spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate.

 

Baci baci

Iry

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Capitolo 2
*** Al Mare ***


Dolce e delicata come il miele - Last time - Al mare

Al mare!

 

 

 

 

 

 

“Tu vestita così non esci!”

Ero ancora in cima alle scale, in procinto di scendere, quando il suo tono di voce mi fece abbassare gli occhi verso di lui. Non mi ero accorta che fosse ai piedi della scala ad attendermi.

Più mi guardava e più scuoteva la testa.

“Come dici?” gli domandai ricominciando a scendere

“Ho detto che tu non uscirai vestita in quella maniera!” ribadì lui

Per un momento rimasi perplessa dopodiché mi guardai con attenzione.

Indossavo un copricostume rosso fragola e infradito nere, in testa inforcavo gli occhiali da sole.

Cosa c’è che non andava nel mio abbigliamento? Vuoi vedere che mi sono sporcata e non me ne sono accorta?

O magari è strappata da qualche parte?

No, nessuna macchia.  Nessun buco o strappo.

Alzando lo sguardo su di lui diedi voce ai miei pensieri.

“Cos’ha che non va il modo in cui sono vestita?” domandai finendo di scendere le scale

“Beh, è proprio questo il punto. Non sei abbastanza vestita, Soph! “ replicò lui come se la cosa fosse ovvia

“Gerard, ma che stai dicendo? Stiamo andando al mare. E’ normale che io abbia addosso solo il costume e il copricostume. “

“Questo non è un copricostume “ dichiarò lui prendendo un lembo del mio prendisole “Non capisco perché lo chiamino copricostume dato che non copre nulla. E’ un fazzolettino!”

“Cosa dovrei indossare? Impermeabile e doposci? Non essere assurdo non stiamo mica andando a sciare.” risposi cercando di aggirarlo per poter uscire

“Io non sono affatto assurdo Sophie e …” la sua frase venne interrotta dal suono del campanello

Tirando un sospiro di sollievo, corsi alla porta e l’aprì velocemente.

“Ciao bambolina!” mi salutò allegro Jared

Al suo seguirono i saluti di Susy, Chris e George.

Ormai facevano tutti coppia. Susy con George e Chris con Jared.

Con un sorriso allegro salutai e abbracciai tutti.

Continuavo a pensare che parte del merito, per il fatto che quelle due coppie si fossero formate, fosse anche mio.

Con un gesto cerimonioso li invitai ad entrare, chiudendo poi la porta.

Gerard ci aspettava in salotto con un sguardo corrucciato sul viso e parecchio musone.

Sbuffai infastidita.

“Allora siete pronti? Possiamo andare?” domandò George guardando prima me e poi Gerard

“Si”

“No”

Le nostre voci si sovrapposero. Avevamo risposto nel medesimo istante.

Mi voltai a guardarlo e lo stesso fece lui.

“Siamo pronti” dissi a denti stretti fissandolo

“No, invece! Non puoi uscire così … sei mezza nuda!” ribatté lui con tono serissimo senza distogliere lo sguardo dal mio

“Mezza nuda?” domandò Susy

“Oh per l’amor del cielo Gerard … finiscila! Voglio andare al mare e non ho intenzione di cambiarmi perché tu hai deciso così!” ribattei arrabbiata

“Perché non può uscire? Cos’ha? Sta male?” domandò Chris a Gerard avvicinandosi a me

Mi tastò la fronte con la mano e scosse il capo negativamente

“Certo che non sto male. Non sono malata! Gerard è convinto che non possa uscire vestita così. Secondo lui sono troppo poco vestita!” risposi stizzita

Era assurdo.

Completamente assurdo!

Era geloso, lo sapevo. Ma ora stava esagerando!

“Cioè, guardatela!” replicò lui punto sul vivo riferendosi ai nostri amici “Questo fazzolettino non le copre braccia, né spalle, né gambe e lascia una porzione esageratamente abbondante di cosce completamente scoperta. Converrete con me che è impensabile che esca così”

“Io non ci vedo nulla di male” dichiarò Jared guardandomi seguito poi dall’annuire di George

E così fecero gli altri

“Si nemmeno io. “ annunciarono Susy e Chris

“Ma come? Cioè … si vede troppo … e non mi va!” ribatté lui

“Ed io allora cosa dovrei dire?” domandò ironico Jared guardando di sbieco la sua fidanzata

Chris indossava shorts neri cortissimi, che potevano passare benissimo per delle mutande un po’ grandi, ed un top arancione che le lasciava la schiena completamente scoperta e che le arrivava appena sotto il seno. Occhiali da sole e zoccoletti in legno ai piedi completavano il suo vestiario.

Quando mi voltai a guardarla era leggermente appoggiata con un fianco al divano del salotto e la vidi sbuffare alle parole del suo uomo.

Le sorrisi e lei fece lo stesso.

“E …  e la fai uscire in quella maniera?” domandò Gerard all’amico

Quello in risposta alzò le spalle con fare rassegnato ma la risposta venne proprio da Chris

“Anzitutto non mi fa uscire lui. Esco da sola! Non ho bisogno del suo permesso per uscire vestita nella maniera che più mi aggrada. Secondo punto dove credi di andare? Stiamo andando al mare e non al museo del Louvre a visitare la mostra di Van Gogh! Terzo ed ultimo punto: io amo Jared e gli sono fedele. Il mio abbigliamento dice poco e niente di quelli che sono i miei valori. Se qualcuno si avvicinasse mostrando interesse, chiarirei subito la situazione dicendogli che sono felicemente innamorata! Tutto qui. Quindi, dato che sono sicurissima che Sophie non ti abbia mai dato modo di non fidarti di lei, ti consiglierei di finirla con questa pagliacciata che le e ci stai propinando!” e con una scrollata di spalle si voltò per poi uscire in giardino.

Subito Jared ne seguì l’esempio e dietro anche Susy poi seguito anche da George che si allontanò dando una pacca sulla spalla di Gerard.

Non mi voltai nemmeno a guardarlo. Avevo le lacrime agli occhi ed ero furiosa.

Le parola di Chris mi avevano scossa e sapevo che lo stesso valeva per lui.

Sentì le sue dita accarezzarmi dolcemente il collo.

“Mi dispiace”

“Già, come ogni volta!” ribattei dura scrollandomi di dosso la sua mano “Cazzo Gerard, sono stanca! E’ sempre la stessa storia. Ti ho mai dato motivo di non fidarti di me? O altro?!?” domandai rabbiosa

“No, amore … certo che no” rispose lui colpito

“E allora smettila! Dovrei essere io quella dispotica-ossessiva che ti controlla in ogni momento, soprattutto dati i tuoi precedenti!”

Il suo viso perse colore e divenne pallido. Fece un passo indietro come colpito in pieno petto dalle mie parole.

Sapevo di averlo ferito e avrei voluto non farlo, anche perché lo avevo perdonato. Ma la fiducia era la base di ogni rapporto ed io mi fidavo di lui.

Per lui,  a quanto pare, non era la stessa cosa.

“Io mi fido ciecamente di te. E vorrei che per te fosse lo stesso. Ti amo. Ti amo da impazzire e lo sai. Non potrei mai fare nulla che mi portasse a ferirti.” aggiunsi con più calma

Lui annuì e con passo esitante si avvicinò a me.

Allungò una mano verso il mio viso e vedendomi immobile mi abbracciò di getto. Mi strinse a lui con forza. Mi accarezzò i capelli con gesti lenti e ripetuti.

“Io mi fido di te. Solo … non mi fido degli altri.” riprese dopo qualche minuto

“Stronzate! A te non deve interessare degli altri, né di ciò che dicono. Devi pensare a me. E’ il mio comportamento, le mie azioni e le mie parole che devi ascoltare, osservare e di cui ti devi fidare!”

“Hai ragione … e mi dispiace. Il fatto che altri possano guardarti, fare certi pensieri su di te o addirittura toccarti mi manda fuori di testa. E’ che ti amo così tanto che solo al pensiero di poterti perdere … io, lo sai, morirei!” continuò lui

“Questo non succederà … ma tu devi fidarti di me.”

Mi allontanai da lui con lentezza. Presi il suo viso tra le mani e avvicinandolo al mio gli dissi “Io ti amo e mi fido di te. Ho scelto te, anzi ci siamo scelti. Non potrei mai farti del male. Mai!”

Lui mi strinse ancora di più a se, quasi fino a farmi male. Quando le nostre labbra si incontrarono chiusi gli occhi e mi lasciai andare al suo tocco e alla sua presa.

Ero sua e lo sarei stata sempre.

“Appartengo a te e voglio solo te. Ti amo moltissimo. Amo solo te” rispose lui come se avesse letto i miei pensieri

Restammo abbracciati finché non salimmo tutti in auto.

Gli altri avevano capito e ci avevano preceduto in spiaggia e fu infatti proprio lì che li ritrovammo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, avete chiarito?” mi chiese Susy quando mi sdraiai accanto a lei e a Chris

“Si, abbiamo parlato e ha capito” risposi con un sorriso

“Beh, menomale. Ogni volta quel teatrino … e che palle!” intervenne Chris sollevando gli occhiali e guardandomi

“Non fare tante storie, perché è successa la stessa cosa tra te e Jared quando io e George siamo venuti a prendervi!” ribatté Susy alzando un sopracciglio

Avevo appena finito di stendere l’asciugamano quando quelle parole raggiunsero anche me

“Cosa?” domandai colpita

“Certo! E non sai che storie … lei che voleva uscire solo con una minigonna, molto molto, molto mini devo ammetterlo e l’altro che si sbracciava e urlava in giro per casa per obbligarla a mettersi qualcosa di più coprente addosso. Una baraonda insomma!”

“Ma davvero?” domandai guardandola con un sorrisino sarcastico

Chris per tutta risposta alzò le spalle con noncuranza.

Poi sollevandosi di colpo puntò lo sguardo a qualche metro da noi. Assottigliò gli occhi riducendoli a due fessure e assottigliò le labbra in gesto stizzito. Sia io sia Susy ci voltammo a guardare nella stessa direzione.

I nostri rispettivi fidanzati erano in acqua circondati da almeno una decina di ochette sgambettanti che ridevano, lanciando gridolini estasiati quando venivano schizzate per sbaglio dai ragazzi.

Senza smettere di fissare il mio lui, mi alzai e con gesti lenti ed esageratamente maliziosi cominciai a togliermi il copricostume. Lanciai le ciabatte lontano e mi sciolsi i capelli facendoli ricadere sulle spalle.

Le altre capendo al volo lo scopo dei miei gesti, cominciarono a ridacchiare e mi diedero manforte. Entrambe erano già in costume, Chris si alzò subito seguita da Susy. Si scrollarono di dosso la sabbia velocemente, Chris si scompigliò i corti capelli con modi delicati e gettando gli occhiali da sole sull’asciugamano cominciò ad avviarsi verso la riva. Susy la imitò alla perfezione scuotendo la chioma in maniera sensuale e sistemandosi meglio il costume addosso.

Io le seguì subito dopo.

Sapevamo già come comportarci.

Ignorare i tre galletti (e le loro galline!) sedendoci sul bagnasciuga. Fare finta di non vederli. Ignorarli senza badare alla loro presenza li mandava in bestia!

Infatti, come da programma, arrivarono a “imporre” la loro presenza  con uno scossone che non mi fece capire più nulla.

Gerard odiava essere ignorato, in special modo da me, e per vendicarsi mi aveva preso di peso e mi aveva gettato in acqua.

Quando riemersi lo feci boccheggiando. Lui nuotava sicuro e quando mi raggiunse lo vidi sogghignare.

Poco più in là notai anche Susy e Chris. Avevano subito lo stesso trattamento.

Era vicinissimo a me e mi sorrideva malizioso. L’acqua era alta ed io mi appolippai a lui cingendogli le braccia al collo e le gambe alla vita.

Lui mi strinse a se e sorrise ancora di più

“Gelosa, amore mio?” mi soffiò lui a pochi centimetri dalla mia bocca

“Io? Assolutamente no!” replicai decisa

“Bugiarda!”

Il suo bacio dolce e salato mi evitò di rispondere.

Avrei mentito e lo sapevo!

 

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Capitolo 3
*** L' intervista ***


Intervista

L’intervista

 

 

Finalmente sono riuscita ad avere un’intervista con il bellissimo e talentuoso attore Gerard Butler. Sono moltissimi i giornali e le riviste che, con i loro inviati, vorrebbero essere al mio posto in questo momento. Dopo tutte le foto, gli scoop, le confessioni di amici e colleghi per non parlare dei colpi di scena, eccomi qui ad intervistare il diretto interessato. Il direttore di questa rivista è stato in trattative per diverse settimane con la signorina Susy Adams, l’assistente dell’attore, per questa intervista.

Mi ha dato appuntamento nell’accogliente salottino del piccolo hotel in cui alloggia durante le riprese del film di cui è interprete “The New Day” che uscirà nelle sale solo fra qualche mese. Seduta su un comodissimo divanetto, rivestito di morbido tessuto color crema, lo aspetto con un po’ di trepidazione mista a curiosità quando alzando lo sguardo lo vedo uscire dall’ascensore.

Ha indosso abiti casual: jeans scuri ed una t-shirt altrettanto scura, che mettono in risalto il fisico asciutto e muscoloso. Sul viso un’espressione serena con un sorriso appena accennato che si distende appena mi scorge. Mi alzo per stringergli la mano e salutarlo.

E’ la prima volta che lo intervisto e ad essere sincera sono un poco impacciata (chissà perché!) ma le sue maniere sono impeccabili e con modi gentili mi mette subito a mio agio. Parliamo qualche minuto prima dell’intervista vera e propria e quasi mi obbliga a dargli del tu.

Beh, non mi faccio pregare e lo assecondo (e quando mi ricapita un’occasione del genere!).

Mi spiega molto brevemente il perché abbia accettato di concedere a noi di VanityStars un’intervista che lui definisce a cuore aperto. Mi ha confessato di leggere, certo non sempre, la nostra rivista ed è rimasto impressionato dalla veridicità di alcuni servizi ed interviste fatte ad alcuni suoi colleghi, perciò si augura che le sue parole non vengano travisate o alterate. Chiedo se ci sono argomenti di cui non desidera parlare, a livello personale o professionale, ma con un alzata di spalle e un sorriso che definirei illegale (ma forse il mio parere è di parte perché lo ritengo un uomo da mangiare con gli occhi!) mi risponde negativamente.

Bene! Spero che l’intervista di seguito catturi  il vostro interesse, che vi diverta e che vi emozioni. Ma soprattutto che riesca a trasmettere le sensazioni che ho provato io stessa alle parole di questo straordinario attore.

 

 

 

 

 

 

 

 

I: Ciao Gerard, grazie per aver concesso alle lettrici di VanityStars questa intervista. Come mi hai precedentemente annunciato, non ci saranno argomenti o domande tabù alle quali non risponderai, giusto?

G: Esattamente. Solitamente rilascio interviste a scopo professionale e quasi mai sulla mia vita personale ma ritengo sia venuto il momento di farlo. Quindi forza e coraggio!

I: Beh, di certo le nostre affezionatissime lettrici ne saranno deliziate. Iniziamo, allora!

I: Una tua virtù?  Un tuo difetto?

G: Mhm … il difetto ti posso rispondere immediatamente. Tendo ad essere prepotente e dispotico, sul set ma soprattutto in famiglia, troppo spesso ahimè. Tra l’altro, ho da poco scoperto di essere tremendamente possessivo. Mentre per la virtù forse, e dico forse, la generosità.

(Sorride mentre risponde e l’atmosfera si fa ancora più distesa e rilassata)

 

I: Prepotente, dispotico e pure possessivo? Beh, non l’avremmo mai immaginato.  Approfondiremo sicuramente dopo ma ora dimmi, nel tuo armadio quale capo d’abbigliamento non manca mai?

G: Jeans e t-shirt in assoluto. Credo che la comodità e la praticità siano doverose se non in ogni occasione almeno nella maggior parte. Certo questo esclude il red-carpet!

(Entrambi sorridiamo mentre un giovane cameriere ci porta da bere due cocktail)

 

I: Cos’è che ti spaventa? Qual è la tua paura più grande?

G: Sicuramente perdere ciò a cui tengo, la mia famiglia e la donna che amo. Questo è quello che mi terrorizza più di qualsiasi altra cosa. Poi, ci sono fobie e paure meno rilevanti come la mia claustrofobia (la paura dei luoghi chiusi o di quelli troppo stretti ndr).

 

I: La tua frase preferita o il tuo motto?

G: Beh, sarò sincero, fino a un paio d’anni fa, ti avrei risposto con la frase “Ognuno è artefice del proprio destino: solo scelte e cambi di rotta ne indirizzano il percorso” mentre ora ti risponderò citando una frase de La Divina Commedia di Dante Alighieri che in quest’ultimo anno e mezzo ho fatto mia “L’amore è la forza che move il sole e l’altre stelle”.

 

I: Eccoci all’argomento che mi premeva chiarire. L’amore … cos’è per te l’amore? Cosa comporta? Ma soprattutto chi è la donna che ha fatto capitolare uno dei più ambiti scapoloni d’oro del cinema?

(Scoppia a ridere ed io con lui. Appena riesco a riprendere fiato noto con dispiacere che il mio buonissimo cocktail fruttato è quasi finito, ma Gerard con un gesto ne fa portare altri due. Lo vedo sistemarsi meglio sul divanetto, che occupa di fronte a me, e pensare alla risposta.)

G: L’amore … un argomento spinoso ma tremendamente affascinante! Guarda, per non far torto a poeti e filosofi che prima di me si sono cimentati nella descrizione di questo sentimento così potente, ti dirò come lo vedo io.

L’amore per me è svegliarsi tutti i giorni con la persona amata accanto e rendersi conto di amarla ogni giorno di più. L’amore è una sensazione di trascinamento, un sentimento così grande e così forte che non ti accorgi di provarlo e di esserne schiavo finché non distrugge tutto il resto. E’ la sensazione di dolore e di soffocamento che mi prende quando, per esempio, non la vedo. Quando non riesco a vedere i suoi occhi o il suo sorriso, quando non sento la sua risata o semplicemente la sua voce. E’ qualcosa che mi travolge e di cui non posso fare a meno. Qualcosa di cui non ti vuoi liberare perché è proprio quello che ti aiuta a vivere e che ti fa respirare ogni momento, di ogni ora, di ogni giorno. L’amore per me è lei, la mia Sophie. Lei è tutto questo e anche di più. Lei è allegria e gioia, paura e smarrimento. E’ protezione e rabbia allo stesso tempo.

 

I: Oh mamma mia. Le tue parole … sono emozionata! Scommetto che le tue fans pagherebbero fiumi si dollari per essere al suo posto.

(Lui scoppia a ridere ed io mi interrompo un momento dopo le sue parole.)

 

I: Parlaci di lei, ti prego. Molti paparazzi rinuncerebbero a dormire e mangiare per un giorno intero pur di riuscire a fotografarla o a parlarle e scoprire qualcosa di lei.

(Ride ancora ed annuisce)

G: Si, Sophie è molto timida e riservata, non è abituata a fotografi, luci, flash o notorietà in genere perciò se ne tiene alla larga. Siamo entrambi riservati. Sophie ora è la mia vita ed è anche per questo che ho deciso di tenerla alla larga da voi. Ho adottato, insieme ad alcuni membri del mio stuff, alcune misure preventive.

 

I: Hey, ma così mi offendi!

(Ride della mia espressione da finta offesa)

G: Oh, no per niente. Alle volte, voi giornalisti o paparazzi, riuscite a rendere la vita di noi attori e personaggi dello star-system un vero inferno. Comunque, come ti ho detto prima non ci saranno segreti e presto la conoscerete tutti. Mi accompagnerà, fra qualche mese, alla Mostra del Cinema di Venezia, per l’uscita del film che sto girando The new day.

 

I: Sarebbe la vostra prima uscita ufficiale, giusto? Sotto i riflettori e gli sguardi di tutto il mondo?

G: Ebbene si e non vedo l’ora!

 

I: The new day è il progetto che stai seguendo al momento. Di cosa parla il film?

G: Il film ha come protagonista un uomo Mark Stone intelligente, molto oltre la media, ma anche profondamente disturbato. Affetto da gravi problemi d’ansia e di depressione si rinchiude lentamente in un suo bozzolo personale con la sola compagnia di alcool, pensieri ed illusioni. Non ha famiglia, non ha amici né conoscenti di rilevanza. E’ così spaventato dagli altri e impaurito da se stesso che comincia a creare un mondo tutto suo. Un mondo in cui lui non è diverso dagli altri, un mondo in cui si sente accettato, un mondo popolato da strane creature differenti una dall’altra che però lo rassicurano e le sole con le quali riesce a relazionarsi. Il film è incentrato sulla vita di questo uomo, un poeta, che nei deliri della sua mente produce degli scritti di inimmaginabile bellezza e ricchezza interiore. E’ grazie ai suoi scritti e tramite le sue parole che il film prosegue, tra flash-back ed illusioni. Un film assolutamente anticonvenzionale ma che mi ha catturato fin da subito.

 

I: La trama sembra piuttosto interessante.

G: Si, lo è. E’ una produzione indipendente, non è un opera ad alto budget come i miei precedenti film. Il mio ruolo è quello di Mark, il protagonista.

 

I: Come ti sei preparato ad interpretare il personaggio?

G: Non è stato difficile a livello fisico, quanto più a livello mentale. Cercare di entrare nella mente di Mark Stone è stato piuttosto complesso ma anche stimolante. Ho passato giorni, anzi cosa dico settimane, a leggere i suoi scritti; li ho analizzati e studiati da ogni angolazione cercando di interpretarli al meglio.

 

I: Credi di esserci riuscito?

G: Spero di si. Ma valuterete voi, quando uscirà il film.

 

I: Ti è piaciuto lavorare in una produzione indipendente?

G: Si, molto. Una prospettiva del tutto differente dalle precedenti. Poco tempo per girare, pochi soldi e tutti fanno tutto. Nessun tempo morto, nessun capriccio da star. E’ stato una boccata d’aria nuova, davvero entusiasmante!

 

I: Passiamo ora all’argomento clou: Sophie St. Louis . Puoi parlaci di lei e di come vi siete conosciuti?

G: I genitori di Sophie sono amici della mia famiglia da moltissimi anni. Suo padre era scozzese ed era amico del mio, purtroppo è scomparso quando lei era ancora molto piccola. Sophie è nata in Italia e nonostante le sue origini non era mai stata in Scozia. Vi è venuta per la prima volta due anni fa ed è allora che ci siamo conosciuti.

 

I: E’ vero che all’inizio facevate fatica a capirvi?

(Ride alle mie parole)

G: Si, è assolutamente vero. Quando ci siamo incontrati lei si era appena laureata eppure parlava pochissimo inglese e neppure tanto correttamente. Sbagliava la maggior parte dei tempi verbali e anche qualche parola, non ti dico la pronuncia. Ero uno spasso per me correggerla ogni volta!

 

I: Forse non per lei, però.

(Sorrido anche io)

G: No, infatti. Si arrabbiava e sbraitava quanto la nostra lingua fosse tremendamente complicata. Secondo lei utilizziamo troppe parole uguali per esprimere stati d’animo o azioni completamente diverse. Ora però va molto meglio.

 

I: Beh, menomale. Comunque la capisco. Deve essere difficile imparare una lingua nuova dall’oggi al domani e parlarla in maniera impeccabile.

G: La cosa buffa è che sembra avere difficoltà solo con la nostra di lingua perché parla francese e spagnolo alla perfezione, oltre all’italiano naturalmente.

 

I: Beh, però… forse siamo solo noi inglesi a non piacerle. E tu come sei messo con la sua di lingua? L’italiano?

G: Oh, lasciamo perdere. Un vero disastro! La loro grammatica è esageratamente macchinosa. Dopo più di un anno sono ancora a livello base. Irrecuperabile insomma!  Infatti quando ci capita di discutere oppure di litigare si arrabbia e alle volte mi schernisce in italiano per non farmi capire!

(Scuote il capo sconsolato mentre io rido allegramente)

 

I: Se devo essere sincera, qualche foto della tua Sophie gira già in rete e sembra essere molto bella.

G: Sicuramente saranno degli scatti rubati. Comunque, si è vero. E’ bellissima e assolutamente irresistibile. (ride e si passa una mano tra i capelli)

E’ così affascinante ed intrigante da rendermi pazzo di gelosia, quando in realtà non sono mai stato geloso in vita mia. Sono diventato addirittura possessivo!

(Annuisco e nei suoi occhi si accende una luce che prima non avevo notato. Lo incito a continuare)

 

I: Caratterialmente?

G: Se devo essere onesto, inizialmente non facevamo altro che litigare. Anche se le nostre madri erano, e sono tutt’oggi, migliori amiche e cercassero di arginare la cosa. Lei non mi sopportava e per me era lo stesso con lei. Quando eravamo nella stessa stanza non potevamo evitare di punzecchiarci, tanto che eravamo arrivati al punto che non potevamo rimanere nella stessa stanza per più di qualche minuto. O usciva lei o lo facevo io, assurdo! Assolutamente inconcepibile se pensi che ora non possiamo restare troppo tempo lontani senza soffrirne! Mi credeva un riccone super viziato e pieno di capricci. Mentre io la vedevo solo come una ragazzina scontrosa, irritante e asociale. Ma mi divertivo da matti a farla impazzire e a stuzzicarla facendole scherzi e dispetti di ogni tipo.

 

I: E poi? Cosa è successo?

G: Beh, avevo notato quanto fosse attraente ma ne respingevo l’idea. Con l’andare del tempo ho potuto conoscerla meglio, soprattutto grazie a malintesi e ad alcuni suoi particolari incidenti e mi sono reso conto che non era scontrosa o asociale ma solo molto riservata. Sophie è una donna particolare. E’ molto intelligente con idee e valori ben precisi. Ha un lato creativo molto marcato; adora dipingere e disegnare, parla correntemente tre lingue straniere oltre alla sua ed è una cuoca fantastica. E’ forte e sensibile, è solare ma anche molto orgogliosa. Vuole fare sempre tutto da sola, accetta raramente aiuto dagli altri. E’ una femminista super-convinta!

 

I: Immaginarla così sembra non abbia difetti. Sembra la donna perfetta! E’ così?

G: Per me lo è. E’ perfetta per come sono fatto io ma, come tutti, ha anche dei difetti. Per esempio è tremendamente goffa, inciampa continuamente a volte col rischio di farsi male sul serio. Sono sempre in ansia quando non sono con lei, è pazzesco! Ha la curiosa ossessione, soprattutto quando è nervosa o in ansia per qualcosa, di pulire dappertutto. E’ lunatica da morire: riesce, non so come, a passare dal riso al pianto in un batter d’occhio. Tende poi ad essere impulsiva, a volte testarda e dice sempre quello che pensa. E’ davvero particolare!

… Sai, alle volte penso che Sophie sia fatta a strati e che, per quanto mi sforzi, non riuscirò mai a conoscere tutto di lei. E’ una continua sfida ed io … beh, adoro le sfide!

La cosa che più amo in lei è che riesce a sorridere di continuo. Riesce a trovare il lato positivo in ogni cosa e in ogni persona, sempre. E’ sempre così allegra, gioiosa e solare. Sorride e ride moltissimo. Sono innamorato del suo sorriso, del suo carattere ed pure della sua goffaggine. Sono innamorato pazzo di lei, in tutto e per tutto.

Sophie è il mio sole … senza di lei sarei solo ombra.

 

 

I: Beh, non c’è che dire … l’ami davvero molto.

G: Si, moltissimo. La mia famiglia e gli amici più stretti dicono che da quando c’è lei sono cambiato.

 

I: Ed è vero? Ti senti cambiato?

G: Questo non lo so, non credo. Di sicuro ora ho uno scopo. Voglio essere felice e la mia felicità dipende da lei. La mia felicità è lei. Se lei è felice lo sono anche io.

 

I: Qual è la cosa che fa più paura a Sophie?

G: Ho da poco scoperto che ha una paura smisurata per i clown. Ho cercato su internet e credo si chiami coulrofobia. Ho letto che sembra essere piuttosto diffusa ed è qualcosa che non si riesce a controllare. Pensa che la settimana scorsa uno dei miei migliori amici, Jared (Jared Leto ndr), per farle una sorpresa, dato che io sono lontano da circa tre settimane, l’ha portata al circo. E beh, non è andata bene.

 

I: Cioè? In che senso non è andata bene?

G: A Sophie non è mai piaciuto il circo, capirai bene il perché. Beh, Jared l’ha portata prima dello spettacolo dietro le quinte a farle vedere acrobati, animali, giocolieri e i clown. Io non ne sapevo nulla e questo me lo ha raccontato lui. Mi ha detto che lei ha fatto un poco di rimostranze ma che poi dietro sua insistenza ha ceduto. Jared ha detto che erano insieme vicino alla gabbia di un elefante quando un clown le si è avvicinato. Soph ha cominciato ad urlare come impazzita. Piangeva e urlava come se la stessero torturando e ad un certo punto, dopo qualche minuto, è svenuta.

 

I: Oh mio Dio, che cosa orribile! Ma perché non l’ha portata via fin da subito invece di tenerla lì fin quando non è svenuta?

G: Guarda non so bene come siano andate le cose e fino a quel giorno non sapevo neppure avesse questa fobia, perché lei detesta parlarne. Jared neppure, voleva solo farle una sorpresa e pensava le sarebbe piaciuto, tutto qui. Quando lei ha iniziato a gridare e a tentare di scappare lontano prima Jared poi il clown hanno cercato di aiutarla, senza capire che la causa della sua crisi fosse proprio lui. Ti lascio immaginare la mia reazione. Avrei voluto essere da lei, proteggerla e rassicurarla ma soprattutto avrei voluto uccidere Jared e quel pagliaccio!

 

I: Prima mi hai detto che soffri molto per lontananza. E’ a questo che ti riferivi, vero? E’ in questi momenti che stare lontano da lei ti fa più male?

G: Già, hai centrato in pieno! E’ in questi momenti che mi sembra di sbagliare. Mi sembra di mettere il mio lavoro davanti a lei. Sophie è la mia vita ed io le sono lontano. E sto malissimo per questo. Pensa che l’ho sentita poco prima di scendere per l’intervista, quindi più o meno un paio d’ore fa, ed ora ho già bisogno di risentirla. Di sentire la sua voce, di sentirla ridere o di sentire semplicemente il suo respiro al telefono.

 

I: Posso solo provare ad immaginare cosa tu stia passando. Avere lontano la persona che ami di più al mondo e sapere che non puoi vederla. Anche lei soffre molto di questa cosa, vero?

G: Si. Ogni volta che devo andare via, anche solo per qualche giorno, piange. Piange tutte le volte. (Scuote la testa e mi guarda con occhi un poco tristi. Dopo pochi minuti mi chiede di proseguire)

 

I: Per tornare all’incidente di Sophie, anche in questo caso, posso solo immaginare come possa essersi sentita. Per me è lo stesso, o quasi, quando devo andare dal dentista. Rimando, rimando, rimando finché mia sorella non mi ci porta di peso. E’ orribile!

(Ridiamo insieme)

I: Quali sono i vostri progetti?

G: Abbiamo appena comprato casa, in Scozia vicino ad Edimburgo, per viverci stabilmente. Entrambi però amiamo viaggiare quindi … boh, si vedrà.

 

I: Come mai proprio in Scozia? E non negli States? O magari nella sua bella Italia?

G: Beh, tanto per cominciare è in Scozia che ci siamo conosciuti ed è un luogo importantissimo per entrambi. Negli Stati Uniti non mi sembrava il caso, troppo lontano dalla sua famiglia e dai suoi affetti. Non potrei mai farle una cosa del genere, nemmeno per esigenze di lavoro. Per quanto riguarda l’Italia in realtà è stata proprio lei a scartarla. A me sarebbe piaciuto molto, ma lei era decisissima ad opporsi. Ha detto che sarebbe stato complicato per il mio lavoro e che saremmo stati troppo lontani dai nostri comuni amici. Avevamo anche valutato alcune proposte immobiliari a Londra, una ad Oxford ed una a Bristol ma alla fine abbiamo deciso per altro.

 

I: Quindi è una cosa seria? Dobbiamo metterci il cuore in pace, definitivamente?

G: Direi di si. Sono follemente innamorato di Soph. E’ legata a me come io lo sono a lei e sono intenzionato a rimanere tale.

Anzi maschietti, vi avviso, statele alla larga. Lei è mia!

 

I: Sono contentissima per te, anzi per entrambi. Io e tutta la redazione di VanityStar vi auguriamo tantissima felicità.

G: Grazie. Grazie mille.

 

 

Sarah Marcy di VanityStars

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo fatto bene a seguire il consiglio di Susy e ad affidare la mia intervista a VanityStars. Rileggendola, solo qualche giorno dopo, mi resi conto che erano state riportate le mie esatte parole. La giornalista non aveva cercato di travisare o tradurre e parafrasare nemmeno una parola.

Sorrisi chiudendo la rivista e posandola sul basso tavolino situato ai miei piedi. Mi spostai di lato e, facendo qualche passo, lanciai un’occhiata alla nostra camera da letto. La porta era aperta ed io mi appoggiai allo stipite incrociando le braccia al petto e mi incantai ad osservarla.

Amavo da matti guardarla dormire. Rimanevo a guardarla dormire per ore ed ore, soprattutto dopo aver fatto l’amore.

Era sdraiata a pancia in giù con un braccio quasi completamente sotto il cuscino e l’altro piegato vicino al petto, quasi a volersi proteggere. Le labbra rosse e gonfie dei miei baci erano socchiuse, il suo respiro lieve e appena accennato, l’alzarsi e l’abbassarsi regolare del petto e delle spalle. Il viso era sereno e disteso. Le gambe leggermente piegate e le cosce lisce e sode velate da un sottile lenzuolo bianco.

In silenzio e quasi sovrappensiero mi avvicinai al letto. Guardarla e toccarla era, per me, come respirare. Non potevo farne a meno. Cercando di non fare rumore, in modo da non svegliarla, mi sdraiai accanto a lei. Mi strinsi ancora di più fin quando non sentì il suo respiro sul mio viso.

Il dolce profumo della sua pelle mi avvolse.

Cocco … profumava sempre di cocco.

Le accarezzai delicatamente una guancia con le dita, le circondai la vita con un braccio e sussurrandole Ti Amo chiusi anche io gli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

Angolino

Ciao a tutti! J Come prima cosa il nome della rivista e quello della giornalista sono inventati. L’idea dell’intervista mi frullava da un pezzo per la testa e così, qualche mese fa, seguendo l’istinto ho iniziato a scrivere… e questo è il risultato.

Cosa ve ne pare? Vi piace? Non vi piace?

Per quanto riguarda paure, abitudini, difetti e pregi anche quelli li ha creati la mia mente… ho preso spunto dalle strane fobie di cui sono affetti le star hollywoodiane.

Baci baci  

Iry

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Capitolo 4
*** Sorpresa di compleanno ***


Last Time - Sorpresa di compleanno

 

Sorpresa di compleanno!

 

 

 

 

 

“Dio, mi sembra di impazzire!” esclamai esasperata

“Hey, Soph … ed ora che ti prende? Con chi ce l’hai?”

“Sto parlando da sola … ma sono arrabbiatissima! Ce l’ho con lo star-system, ecco con chi ce l’ho! “

Tenevo ancora in mano la rivista che fino a qualche secondo prima stavo leggendo quando con un gesto secco la feci volare dall’altra parte della stanza.

“Secondo loro dovremmo occuparci solo di questo. Non della propria famiglia, della salute, del lavoro, degli amici no … Secondo loro è tutto nell’apparire! Bisogna essere magre, ma non troppo magre e Dio ci scampi dall’essere grasse. Bisogna avere un collo da cigno, un seno naturalmente abbondante ma non esagerato. Alto e sodo, meglio se dalle forme tondeggianti. Il sedere, il benedetto lato B, deve essere tondo e compatto, un po’ in fuori come piace tanto agli uomini, privo di imperfezioni o della odiosissima buccia d’arancia. Il ventre piatto e tonico, i fianchi non troppo pronunciati, le gambe lunghe e sode … i piedini da fata e le caviglie sottili. E poi vogliamo parlare del viso?” esclamai

“Dobbiamo? “ mi rispose Susy perplessa e intimorita

“Certo! Il viso non deve avere imperfezioni. Nessuna, nel modo più assoluto! Non sono accettate rughe, macchie solari, cicatrici, arrossamenti o segni d’acne. Deve essere perfetto, leggermente rosato e vellutato come una pesca! E i capelli? “

“I capelli? Anche i capelli?” mi domandò lei perplessa

“Certo, i capelli! Sono il fulcro … devono essere sempre puliti, brillanti, voluminosi e mai crespi. Lisci o ricci non importa basta che non abbiano doppie punte e il colore deve essere acceso con riflessi naturali e mai spento!”

“Sophie non capisco…” ma la interruppi subito.

Oramai ero diventato un vulcano. Non riuscivo a fermarmi.

“E la cellulite? Chi se la dimentica quella … cazzo, è un incubo! Fra poco me la sogno pure la notte. La cellulite che ogni donna, dall’adolescenza alla menopausa cerca di combattere a suon di creme, tisane, pillole, sedute estenuanti in palestra, trattamenti e massaggi dall’estetista, laser e interventi chirurgici di ogni tipo.”

“Continuo a non capire dove tu voglia arrivare con …” fece lei sempre più perplessa

“E le mani … beh, le mani devono essere morbide e lisce, idratate senza chiazze cutanee o voglie che ne alterino il colore. Sono il biglietto da visita di ogni persona. Le unghie sempre curatissime con la manicure più alla moda, altrimenti sei out! E la pelle, la pelle del corpo deve essere dorata, né troppo bianca o pallida per non assomigliare ai vampiri né tantomeno eccessivamente abbronzata per diventare la caricatura di pimpa. Per questo dannato sistema hollywoodiano devi essere perfetta ed io non lo sono!” conclusi accasciandomi a terra sconsolata

Susy subito mi si avvicinò e senza chiedere nulla mi abbracciò stretta.

“Non ce la farò mai, Susy. Mi faranno fuori, mi uccideranno a suon di giudizi e critiche. A quel maledetto evento gli farò fare la figura dell’idiota. Ed io non voglio! Non voglio farlo e non voglio andarci!”

Lei si allontanò da me e con grande delicatezza mi asciugò le lacrime che non mi ero accorta di versare.

“Allora è questo che ti preoccupa” disse lei finalmente consapevole

Annuì solamente e continuai a guardarla

“E’ per la Mostra del Cinema di Venezia? E’ così Sophie, vero?” domandò lei ancora

“Si. E’ fra meno di un mese ed io non voglio andarci! Non sono pronta e non sarò mai all’altezza di quelle là… Tutte le splendidi attrici che ci saranno. Non voglio metterlo in ridicolo Susy e siccome so già che andrà a finire così … beh, non voglio andarci!” protestai continuando a piangere

“Oh tesoro ma non è così che lo devi vedere. “

“Si invece. Cavoli hai sentito quello che ti ho detto prima? Devo essere perfetta … perfetta e nulla di meno! Bellissima, movimenti sinuosi, gesti e modi eleganti.  Io sono goffa e inciampo sempre, non sono capace di camminare come quelle lì che sembrano camminare sulle uova! Non sono elegante, né sinuosa né tantomeno sensuale. Non sono sexy né tantomeno bellissima. Non sono nemmeno un pozzo di scienza perciò …” continuai sempre tristissima

“Pozzo di scienza? Camminare sulle uova? Che significa?” mi domandò lei non capendo

“Oh scusa, sono espressioni e modi di dire italiani … intendevo camminare come se ti librassi in aria e molto intelligente. Non si usano da voi?” domandai a mia volta

Lei scosse la testa e sorrise

“Non la devi vedere in questo modo Sophie. La devi prendere con più filosofia. Devi restare calma e concentrata. Tu sei lì per Gerard non per gli altri. Di tutti loro a te non deve importare nulla né tantomeno dei loro giudizi. E poi non è vero ciò che hai detto. Tu sei bella, Sophie. Sei elegante. Sei sensuale e intelligente”

“Susy, non è vero e …”

“Hey, non interrompermi! Tu sei tutto questo ed è inutile che lo neghi perché lo vediamo tutti. Lo vede Gerard, lo vedo io, lo vedono gli altri. Solo tu non lo vedi! E’ vero, forse non hai i tratti da panterona sexy e magari sei un pelino goffa … ma non importa! Tu sei quello che sei e non devi cambiare per far felici loro. Ti piaci per come sei?” mi domandò lei di getto

“Si, credo di si ma …”

“Niente ma! Se ti piaci tutto è perfetto. Gerard ti ama, la tua famiglia ti ama, gli amici ti vogliono bene, io ti voglio bene e tu ti piaci. Ma non capisci? Nient’altro è importante! Fregatene dei giudizi degli altri. Non importa cosa diranno quegli uccellacci di giornalisti, opinionisti o paparazzi. Conta solo quello che sei!” Fece lei con tono e sguardo deciso

“Sono rimasta chiusa in casa proprio per non fargli fare brutte figure. Esco da sola, solo per andare a fare piccole commissioni e per andare a lavoro! Praticamente sono una reclusa!”

“Vero! Ed ora è arrivata l’ora di uscire, di far vedere a tutti quanto sei speciale!”

Rimasi per qualche minuto immobile.

Ero speciale? Davvero?

Sicuramente no, ma il fatto che lei la pensasse così mi riempì il cuore di gioia.

Di getto mi fiondai su di lei e l’abbracciai con forza. Il resto non contava.

 “Su vieni. Basta lacrime, basta piangersi addosso. Adesso ti porto da Clio!”

“Clio? Chi è ?” domandai asciugandomi le lacrime in fretta e furia

Mi alzai e la seguì verso la porta di casa dove lei si era diretta.

“Beh, Clio è una maga! E’ estetista e mille altre cose. Ha un centro bellezza qui in città e per me è la più brava del mondo. Fidati, ti piacerà!” annunciò lei allegra con un sorriso enigmatico sul volto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sapevo che ti sarebbe piaciuta! “ disse appena rientrammo a casa

“Cavoli, è stato spettacolare. Mi sono divertita moltissimo e lei sapeva esattamente cosa volevo! Non riesco ancora a credere ai miei occhi. Sembro diversa, un’altra persona!” dissi ancora stupita del risultato

“Non sei un’altra persona. Sei sempre tu ma con la consapevolezza di esserlo!”

Riguardandomi adesso e con occhio critico mi studiai attentamente. I capelli erano mossi e voluminosi, puliti, lucidi e profumati. Il viso era rilassato, truccato ad hoc. Niente di pesante o eccessivo, un trucco naturale e semplice che esaltava l’incarnato chiarissimo della mia pelle. Alle mani e ai piedi avevo fatto meraviglie. Entrambi morbidi e curati con manicure e pedicure complete.

“Si, forse hai ragione … ti devo ringraziare. Ti voglio bene”” gli dissi abbracciandola stretta

“Chissà quando ti vedrà il tuo caro Gerard … mi piacerebbe tanto vedere che faccia farà!”

Scoppiai a ridere di gusto. Si, sarebbe stata una bella sorpresa per lui.

Gli sarei piaciuta? Speravo proprio di si…

“Per la sorpresa è tutto pronto?” domandò lei curiosa

“Si, tornerà domani sera. E grazie a te l’aereo non atterrerà qui in Scozia ma a Zanzibar!” risposi con un sorriso biricchino

Lei cominciò a ridacchiare. Eravamo sedute sul divano, una di fronte all’altra.

“Non so proprio dove, quando e perché tu abbia deciso di fargli proprio quel regalo. Che piano strampalato!“

“Hey, mi hai aiutato tu a metterlo in pratica, non dimenticarlo. Anzi sono sicura che senza il tuo preziosissimo aiuto non ci sarei mai riuscita.”

“Mhm … forse. Comunque è bellissima! Mi piace molto. “ rispose lei sorridendo

“Si, è stupenda! E sono contenta di regalargliela”

“E dell’altro regalo? Gli hai detto qualcosa?”

“Ma no, sei matta? Lo conosci, se glielo avessi detto si sarebbe precipitato qui sul momento lasciando baracca e burattini. Tu, mia madre e mio fratello siete gli unici a saperlo”

“Si, hai ragione. Sarebbe impazzito e avrebbe abbandonato set e film mandando a rotoli il suo contratto.” Annunciò lei tetra

“Già. Ed io non voglio. Glielo dirò quando ci vedremo” risposi sicura

“A proposito a che ora parte il tuo volo?”

Guardai l’orologio a muro del salotto e lanciai un grido

“Accidenti, fra tre ore” dichiarai alzandomi in fretta

“Beh, fortuna che hai i bagagli pronti. Comunque, non temere ti accompagno io in aeroporto! Domani metto sull’aereo anche il tuo fidanzatone, anche se penso che non ce ne sarà bisogno data la voglia che ha di vederti”

Sorrisi raggiante e corsi a prendere i bagagli di sopra. Non volevo arrivare in ritardo per poi perdere il volo.

Fortunatamente arrivai in orario, salì sull’aereo con una calma del tutto innaturale per me e al decollo mi rilassai ulteriormente.

Ancora poco e lo avrei rivisto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andai a prenderlo in aeroporto senza dargli, però, nessuna spiegazione, niente baci né altro. Gli bendai veloce gli occhi e lo trascinai di peso in auto insieme ai bagagli.

“Si può sapere dove stiamo andando? Perché la benda? Cosa sono tutti questi segreti? E soprattutto come mai non mi hai ancora baciato?” domandò lui per l’ennesima volta

Scoppiai a ridere ma evitai di rispondergli. Finalmente eravamo arrivati. Parcheggiai e lo aiutai a scendere.

“Sophie? “ domandò lui con voce tesa ed un poco ansiosa

“Ancora poco te lo prometto … poi ti toglierò quella benda”

“Voglio il mio bacio! Sono settimane che non ti vedo … quasi due mesi, accidenti! Ho voglia di baciarti” disse cercando di togliersi il velo dagli occhi

“No, ti prego non toglierla. Pazienta ancora un po’, tesoro”

“Perfetto, va bene. Ma voglio che mi baci. Adesso, anzi subito! Anche se ho questa dannata sciarpa sugli occhi!” rispose lui a denti stretti

Sorrisi e mi avvicinai a lui.

Sentendomi vicina mi cinse i fianchi con le mani ed io posai le mie ai lati del suo viso.

Sentivo il suo respiro sul mio viso e lui sentiva il mio, gli accarezzai dolcemente il viso soffermandomi sulle tempie, sugli occhi, sul naso e poi sulla bocca.

Lui sospirò deliziato. Ripetei lo stesso percorso con le labbra indugiando su ogni piccolo particolare.

“Mi sei mancata così tanto” sospirò lui

“Anche tu. Moltissimo” soffiai a pochi millimetri dalle sue labbra

Mi strinsi maggiormente a lui e planai sulla sua bocca ricoprendola con la mia. Rispose subito e lo fece con passione.

“Mi sei mancata da morire! Ogni dannato giorno non vedevo l’ora che il registra dicesse la parola fine per poter correre a chiamarti e sentire la tua voce. Ed ora che sono qui e che la sento, non vedo l’ora di poter vedere il tuo viso e di potermi perdere nei tuoi occhi.”

“Mhm … come sei ingordo … vuoi avere sempre di più” gli sussurrai ancora riempiendolo di dolci baci

“Non sono ingordo è solo che di te non ne ho mai abbastanza. E’ diverso!” mi rispose lui prima di baciarmi con foga.

Lui era il mio universo e finalmente era tornato da me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eravamo in spiaggia. Lui ancora bendato e completamente inconsapevole di dove ci trovassimo. Io avevo tolto le scarpe ed ero a piedi nudi sulla sabbia.

Il cielo era un manto vellutato di stelle e come piccole lucciole sprigionavano la loro magia attorno a noi. La luna era alta e tonda e sembrava sorridere ai nostri pensieri, complice di una segreta felicità.

“Ho una sorpresa per te” gli dissi sciogliendo finalmente la benda e lasciandolo libero di vedere

Lui si stropicciò un poco gli occhi per poi posarli su di me. Sorrise e di scatto mi sollevò tra le braccia.

Mi fece girare così che cominciai a ridere felice.

Solo quando mi depose a terra si accorse che eravamo in spiaggia, all’aperto e non eravamo a casa né tantomeno in Scozia.

“Dove siamo?” domandò lui

Si voltò a guardare, prima in alto e in basso, poi a destra e a sinistra. “Non siamo a casa” dichiarò lui riportando lo sguardo su di me

“Dipende da quale casa intendi” risposi con un sorriso enigmatico

Lo presi per mano e cominciammo a camminare per risalire la spiaggia.

Davanti a noi vi era una casetta in riva all’oceano.

Le pareti erano bianche ed evocavano la spuma delle onde, mentre all’interno altro bianco si mescolava a pennellate di azzurro cielo e particolari di color rosa madreperla richiamavano i colori delle conchiglie più belle.

“Oh … ma è bellissima!” esclamò lui voltandosi a guardarmi

Ci eravamo avvicinati molto, fin quasi a salire sul portico che conduceva all’ingresso.

“A chi appartiene? Di chi è?” domandò lui curioso ma con una vena di invidia nella voce

Sorrisi e mettendo una mano in tasca ne tirai fuori la chiave. Aprì la porta di ingresso e indietreggiai fino ad averlo di fronte.

Mi guardava stupito. Si aspettava una spiegazione anche se sapevo che qualcosa nella sua testa si stava muovendo per riuscire a capire.

“A te, in effetti. E’ tua” spiegai ancora sorridendo

“Cosa? Ma … ma … come? Perché?”domandò lui ancora scosso e incredulo

“E’ il tuo regalo. Buon compleanno amore!” annunciai volando fra le sue braccia che si aprirono come di riflesso per poi richiudersi attorno a me

Mi strinse forte e lo fece per molto tempo. Mi baciò con un tale trasporto che chiusi gli occhi e mi lascia travolgere dal suo tocco finché le gambe mi cedettero e mi dovetti appoggiare a lui.

Lo sentì sorridere e inspirare profondamente. Sapeva perfettamente come farmi perdere il controllo del mio corpo e ne andava fiero.

Le sue mani mi sfioravano la schiena mentre le sue dita creavano disegni immaginari sulla mia pelle coperta solo da una leggera canotta bianca di cotone. Le sue labbra sapevano di miele e raccoglievano, delicate, in un abbraccio caldo le mie. Il suo respiro fresco mi sfiorava il viso mentre un leggero vento scompigliava i miei capelli sciolti.

Lo amavo. Lo amavo con tutta me stessa.

“Ancora non ci credo. “ disse

“Entriamo, allora.“  sorridendo gli presi la mano e lo portai dentro.

La casa era piuttosto piccola.

L’entrata si apriva sul salotto decorato con mobili artigianali in bambù dai colori chiari. Il pavimento era composto lunghe doghe di parquet perlaceo dai riflessi color crema, travi a vista sul soffitto e pareti dipinte di bianco e schizzi di blu caratterizzavano l’intero ambiente. L’unica fonte di luce della camera era rappresentata da una grande lanterna in ferro appesa al centro della stanza. Divano e sedie erano in vimini e un graziosissimo basso tavolino completava l’arredamento del soggiorno.

Riportai lo sguardo su Gerard e vidi che le sue labbra si distendevano in un sorriso raggiante.

“Questo è il salotto, l’altra stanza è la cucina. Dall’altra parte invece ci sono l’unica camera da letto e un piccolo bagno. Tutte le stanze sono arredate con lo stesso stile e gli stessi colori. Non ho cambiato nulla perché sapevo che ti sarebbe piaciuta così com’era. Piccola e semplice.” dissi

Mi avvicinai a lui e gli posai una mano sull’ampio petto

“Allora? Ti piace?” gli domandai

“Mi hai regalato una casa? Mi hai regalato questa casa per il mio compleanno?” domandò con voce rotta dall’emozione

Annuì solamente e con un sospiro mi strinsi a lui

“Mi piace. Si, mi piace molto. Anzi di più. Voglio andare a vedere il resto” fece lui e con un sorriso lo lasciai fare

Lui corse con entusiasmo verso le altre stanze mentre io mi accomodai sul divano. Stesi le gambe e chiudendo gli occhi mi lasciai sfuggire un sospiro sereno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tocco delicato delle sue dita fra i capelli mi costrinse ad aprire gli occhi. Il sorriso raggiante di prima non era sparito anzi era diventato se possibile ancora più splendente.

“E’ un regalo bellissimo e mi piace da matti!”  disse lui baciandomi “Ma ancora non so dove siamo” continuò lui

Era in ginocchio accanto al divano su cui io ero ancora distesa.

“Siamo a Zanzibar, amore mio”

“Ma come hai fatto? Come l’hai trovata?” domandò lui sedendosi per terra accanto a me

“Volevo farti un bel regalo e Susy mi ha dato una mano.”

“Susy? lei sapeva?” chiese lui interrompendomi

“Si e mi ha aiutato a trovare tutto questo” spiegai indicando tutt’attorno

“Inizialmente ero tentata da un bel viaggio e insieme siamo andate in agenzia di viaggio. Poi tra una chiacchiera e l’altra, siamo capitate davanti ad un’agenzia immobiliare dove, tra l’altro lavora suo cugino, e abbiamo trovato questa. Quando l’ho vista ho pensato subito a te. Ero interessantissima e lui lo ha capito subito. Il giorno dopo avevo la casella intasata da sue mail con foto, informazioni sul paese e sulla casa.” aggiunsi ridendo della sua espressione stupita

“Ho convinto Susy, pregandola in ginocchio quasi, ad abbandonarti per un paio di giorni e a seguirmi qui. Quando l’ho vista, ho visto il mare, i colori, i mobili e l’interno non ho fatto altro che firmare le carte.” conclusi con tono allegro

“Non ho mai ricevuto nulla di simile. Nessun altro mi ha mai fatto un regalo del genere. Ti amo amore mio. Mi fai stare così bene. Ti amo da impazzire.”  Mi disse lui guardandomi con occhi dolci per poi abbracciarmi forte. Restammo qualche minuto in silenzio, abbracciati e seduti vicini sul divano del salotto.

 “Ma come facevi a sapere che mi sarebbe piaciuta?“  domandò lui tempo dopo

“Beh, è semplice. Ti conosco, Gerard! So cosa ti piace e quello che potrebbe non piacerti. E sapevo con certezza matematica che, come me, l’avresti trovata stupenda.” risposi con tono dolce

“Adesso vieni” aggiunsi alzandomi “Ho un’altra sorpresa” e prendendolo per la camicia lo costrinsi a seguirmi

“Un altro regalo? Ma così mi vizi!” disse lui aprendo la porta

Lo guardai sorridendo ed uscimmo

Corsi fuori fino ad arrivare sulla spiaggia. Non mi resi conti di star ridendo finché non mi prese per le spalle facendomi voltare. Ora anche lui era scalzo e la sabbia sotto i nostri piedi era umida e fresca.

“Comunque non credo che mi piacerà più di questo” disse indicando la casetta alle nostre spalle

“Vedremo” risposi enigmatica sorridendo ancora

 

 

 

 

 

 

 

 

Camminavamo sulla spiaggia umida con la sola compagnia del soffice suono della marea. Presi un bel respiro con il quale mi riempì i polmoni d’aria e il cuore di coraggio

“Ho una confessione da farti” abbassai lo sguardo per qualche secondo per poi sollevarlo di nuovo verso di lui

Il suo viso da allegro divenne serio e i suoi occhi si fecero attenti e curiosi

“Vedi, ti ho mentito” continuai con tono  grave

Lui continuava a guardarmi ed io guardavo lui.

Alzando un sopracciglio “Quando mi hai mentito? E a che proposito?” mi chiese turbato

“Vedi tu eri lontano … e … ed io non sapevo cosa fare. Sai … avrei voluto dirtelo subito … cioè volevo dirtelo ma poi ho pensato alla tua reazione. Così ho taciuto.”

I suoi occhi si incupirono e lui quasi di riflesso mi strinse più forte

“Sophie, che cosa stai cercando di dirmi? Non capisco”

“E’ che mi mancavi così tanto, mi mancava la tua voce, mi mancavano i tuoi sospiri. Sentivo la tua assenza in maniera così forte! E alla fine ho capito” continuai dura

“Cosa hai capito? Sono confuso …  Soph? Mi devo preoccupare?”

“Ti ricordi tutte le volte che mi chiamavi? E mi chiedevi come stavo?” domandai senza dare risposta ai suoi dubbi

“Si certo, ma perché? Amore ti prego … cosa c’è? Cosa è successo?”

“Beh, ti ho mentito. Io non sto bene.” ammisi deglutendo rumorosamente

“In che senso non stai bene?” domandò subito lui sgranando gli occhi  “Sei malata? Hai l’influenza? Oh mio dio! Cos’hai?” era agitatissimo e preoccupato

Le sue mani mi stringevano le braccia fino a farmi male. Sapevo che l’indomani avrei visto segni rossi solcarmi la pelle ma non mi lamentai e lui non allentò la presa.

 “Io … Gerard … io”

Ma che fai? Ora che ce l’hai di fronte cominci a balbettare?

“Oh mio Dio Sophie … che cazzo succede?” domandò lui teso e ansiosissimo

“Ecco, sono incinta” dissi tutto d’un fiato

Silenzio.

Un lungo silenzio.

Le parole erano uscite frettolose dalla mia bocca e sembravano non essere arrivate sino a lui.

Forse il vento le ha portate via con se?

Trassi un profondo respiro e ritentai.

“Aspetto un bambino, Gerard. “ ripetei ancora

E di nuovo silenzio.

La sua espressione anche questa volta non mutò.

Nessuna parola, nessun gesto, nessun movimento.

Nemmeno un dannatissimo tic …

Sembrava una statua.

Accidenti!

Questa volta non poteva non aver sentito.

Iniziai a pensare che forse anche la prima volta aveva sentito e che se non rispondeva magari non voleva … non voleva averci niente a che fare.

La sofferenza e il dolore cominciarono ad affiorare. Li sentivo agitarsi frenetici dentro di me.

Calde lacrime cominciarono a scendere dai miei occhi. Lente e silenziose segnavano il mio viso fino ad arrivare alla mascella e poi giù sino al collo.

“Scusa … cosa hai detto?” domandò lui con un filo di voce

“Stai per diventare padre” replicai singhiozzando

E finalmente la reazione arrivò …

La sua stretta si ridusse fino a lasciarmi completamente. Le gambe gli cedettero e fu costretto ad aggrapparsi a me.

“Porti mio figlio dentro di te?” domandò posando lo sguardo sul mio ventre

La sua voce era di nuovo incrinata e il suo sguardo incredulo.

Ero ormai senza fiato così annuì solamente.

“Oh mio dio … non posso crederci! Perché non me lo hai detto subito? Ero così preoccupato …  pensavo volessi lasciarmi!” con gesti lenti si arrischiò a sfiorarmi il ventre

“Lasciarti? No. Mai! Ero solo preoccupata per la tua reazione. Non volevo che lasciassi il lavoro e ti precipitassi da me.”

“Da quanto tempo lo sai?” mi domandò lui per poi alzarsi finalmente da terra

“Sono incinta di quasi tre mesi. Dieci settimane per l’esattezza.” annunciai con un lieve sorriso

“Dieci settimane? Perché non me lo hai detto subito? Avresti dovuto dirmelo ... Hai già visto il dottore? Come ti senti? Sei stanca? Hai freddo? Vuoi rientrare?”

Sorrisi felice e finalmente respirai a pieni polmoni.

La sua reazione mi aveva fatto agitare e preoccupare parecchio, in realtà.

“No, sto bene. E no, non ho freddo. Si, sono andata dal dottore due settimane fa e ha confermato i miei sospetti. Fra meno di sette mesi darò alla luce il tuo erede” annunciai fiera

“Oh dio! Ancora non ci credo … un figlio. Nostro figlio.” mi strinse a se con entusiasmo e mi baciò subito dopo

Scoppiai a ridere non appena ci separammo. Ero così felice e innamorata.

“Cazzo! Scusami, amore. Ora non posso più stringerti come prima” e dicendo questo mi allontanò da se facendo anche un passo indietro

“Hey!” protestai io “Si da il caso che mi piaccia quando mi stringi e non voglio che tu smetta!” aggiunsi stringendomi a lui, rifugiandomi tra le sue braccia e appoggiando il capo al suo petto

“Ma, amore … e il bimbo?”

“Il bambino starà benissimo perché la sua mamma starà benissimo. E poi è ancora presto per iniziare a preoccuparsi.”

Raccolse quel suggerimento, a lui graditissimo e con un sorriso raggiante. Mi abbracciò sollevandomi da terra e, cominciando a baciarmi con passione, mi portò dentro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sbagliavo prima” disse lui mentre con dita leggere mi sfiorava il viso e i capelli

“Quando?” domandai perplessa

“Prima ho detto che il secondo regalo non mi sarebbe piaciuto più del primo. Sbagliavo.” disse prima di chinarsi sulle mie labbra per poi prenderne possesso con dolce frenesia

“E’ questo il regalo più bello. Non potevi farmi altro dono più bello di questo” sussurrò lui prima di sollevarmi tra le braccia per stendermi tra le fresche lenzuola di quel letto e di quella stanza tutta nuova ma tutta nostra.

I suoi baci erano caldi e appassionati e ci portarono ad amarci, facendo l’amore per molte tempo, tra quella frescura che preannunciava i primi tiepidi spiragli dell’arrivo del sole. Un giorno che ci avrebbe trovati sdraiati insieme abbracciati e colmi di quel magico sentimento che ci univa da sempre.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eravamo distesi sulla sabbia, sopra una coperta che Gerard aveva recuperato dentro casa e che aveva poi steso a terra. Abbracciati l’uno all’altro, immersi in un angolo di paradiso tutto nostro. L’alba stava arrivando e a noi non importava nulla.

Non riuscivamo a smettere di toccarci l’un l’altro. Non riuscivamo a smettere di guardarci e sorridere.

 

Era così gentile e premuroso. Mi baciava, mi toccava con gesti delicati ma colmi di passione. Ci eravamo amati in maniera lenta e dolce, apprezzando ogni singolo momento, ogni singolo movimento, ogni singolo sussurro, ogni singolo bacio.

Mi accarezzava piano per paura di farmi male. Era tenero e protettivo, già si preoccupava di rendermi tutto più semplice.

Mi sentivo leggera come fossi distesa su una nuvola invece che tra le sue braccia.

Felice e leggera.

Felice e protetta.

Ero felice, protetta e amata sopra ogni cosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino

Clio= riferimento a Cliomakeup. Il guru più glamor del web make-up. Il mio idolo e la mia insegnante di trucco.

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Capitolo 5
*** Mostra del Cinema di Venezia ***


Last time - Mostra del Cinema di Venezia

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

 

 

 

 

 

 

“Oh che schifo! Sono un orrore!” 

Ero in piedi di fronte allo specchio ed indossavo un abito lungo fin sotto le ginocchia di color blu notte. Ma più mi guardo e più mi vedo brutta.

Sono grassa! Sono troppo grassa.

Sono brutta e grassa! Assomiglio alla tenda di un circo, maledizione!

Era il terzo vestito che provavo e che inevitabilmente scartavo. Non avevo ancora trovato quello che non mi facesse assomigliare ad un elefante.

“Merda!” esclamai iniziando a piangere. Mi accasciai a terra e prendendomi il viso tra le mani iniziai a dare sfogo alla mia tristezza.

“Soph? Sophie, cosa c’è?” mi domandò Gerard preoccupato

Io non risposi ed iniziai a piangere più forte. Non volevo che lui mi vedesse, non volevo che lui mi sentisse. Ero triste ed arrabbiata con me stessa. “Tesoro, cosa è successo?” domandò ancora, abbassandosi e tentando di togliermi le mani dal viso.

 

 

 

 

 

 

 

 

La trovai rannicchiata a terra a piangere con le mani sul viso e il corpo scosso dai singhiozzi.

Lentamente la presi in braccio e la posai sul letto, poco lontano. La feci sedere e mi inginocchiai ai suoi piedi. Con dolcezza le tolsi le mani dal viso e con due dita sotto il mento, lo sollevai in modo da poterla guardare.

“Perché stai piangendo, Soph?” domandai nuovamente mentre le asciugavo le lacrime che imperterrite scendevano copiose dai suoi occhi

“Non mi sta più bene nulla! Nessuna maglietta, nessun gonna, neppure un dannatissimo paio di jeans! “ rispose lei singhiozzante.

Non riuscivo a capire quale fosse il punto perciò le risposi solo con uno sguardo confuso.

“Sono grassa! Sono una cicciona sempre affamata che non ha nessun vestito da mettere! Sono bruttissima!” spiegò lei ricominciando a piangere

“Ed è solo per questo che piangi? “ domandai innocentemente per poi sorridere

Lei a quelle parole reagì male “Come sarebbe a dire solo per questo? N-non mi vedi??!! Sono una balena! Sono bruttissima, sono grassa e mi faccio schifo!” disse tutte quelle cose urlando e alzandosi di botto mi allontanò da lei

Si coprì nuovamente il viso con le mani e ricominciò a piangere

“Girati e guardami!” le dissi serio arrivandole alle spalle “Adesso, Sophie!” le ingiunsi nuovamente ma con tono più fermo

Lei, con gli occhi rossi, singhiozzò ma fece come dettole “Sophie, tu per me sei e rimani la donna più bella del mondo!”

Lei scosse il capo “Non è vero … ora proprio no!” rispose lei

“Anche adesso. Ora lo sei ancora di più amore mio! Sei bellissima perché porti in grembo mio figlio e lo sarai ancora di più quando lo darai alla luce“  le dissi avvicinandomi e stringendola a me. “Ti rendi conto … sarà parte di entrambi ed insieme saremo una famiglia” aggiungi poco dopo

“Oh, Ger, questo lo so e non vedo l’ora! Ma … ma io parlavo di me.” fece lei “Guardami … sono enorme! Quale uomo si avvicinerebbe mai?” continuò lei ancora triste

“Uno che vuole fare una brutta fine, sicuramente!” le dissi abbracciandola ancora più forte  dandole poi un tenero bacio sui capelli

“Oh Gerard, sii serio” mi supplicò lei accoccolata al mio petto

“Ma lo sono!” ribattei serissimo allontanandola un poco da me ed incantandomi come sempre a guardare i suoi occhi “Sei bellissima ed io ti amo da morire!” la baciai con passione per poi aggiungere “Comunque ho capito cosa volevi dire e ti posso assicurare che hai torto. Io ti amo e ti desidero sempre con la stessa identità!”

“Anche se adesso sono grassa?” mi domandò lei con occhi dolci

“Oh, amore! Sei così ingenua a volte. Se solo sapessi … i pensieri peccaminosi che mi passano per la testa in questo momento” le dissi accarezzandole con il pollice le labbra carnose

Lei mi guardò per diversi secondi come se stesse cercando di vedere la verità delle mie parole attraverso i miei occhi. “Davvero?” mi domandò poi con voce bassa asciugandosi le lacrime.

Io annuì con la testa sempre guardandola cominciando ad accarezzarle la guancia

Lei ridacchiò felice “Ne rimarrei scandalizzata?”

“Al contrario … ne saresti deliziata!” risposi malizioso

“Mhm … peccato, allora!” rispose lei accarezzandomi il petto con dita leggere “Dobbiamo andare a quell’evento stasera…”

La strinsi a me sussurrandole “piccolo diavolo tentatore” e lentamente cominciai ad allentarle i lacci che tenevano insieme il vestito che aveva indosso “Comunque abbiamo ancora un po’ di tempo … e potrei mostrarti qualcosina!”  mi avvicinai per baciarla e con mani tremanti le sciolsi i capelli intrecciati.

Lei mugolò qualcosa ma non vi badai, presi d’assedio le sue labbra e le accarezzai con le mie. Gliele stuzzicai con la lingua finché, Sophie, con un respiro profondo si lasciò andare. Le dischiuse ed io cominciai ad esplorarle la bocca con la lingua.

Amavo il suo sapore e sentivo il suo alito fresco nella mia bocca. Agganciai la sua lingua con la mia, incatenandole insieme. Le mie mani sfioravano dolci il suo viso, il suo tenero collo, le sue spalle morbide come il velluto mentre le sue le sentivo artigliate alla mia schiena, desiderose di un maggior contatto.

Accarezzando le sue braccia, le abbassai le spalline dell’abito. Quello, in pochi secondi, cadde a terra ai suoi piedi lasciandola con la sola sottoveste ed un paio di decolleté a coprire la sua nudità.

“Solo qualcosina?” mi domandò lei con occhi accesi di passione

“Mhm, magari non solo qualcosina” risposi con voce roca.

Con dita leggere cominciai ad accarezzarle il corpo. Avevo letto da qualche parte che il corpo di una donna incinta era molto più reattivo del normale, la pelle molto più sensibile e il piacere si triplicava.

Il suo sguardo non lasciò il mio nemmeno per un secondo mentre i miei occhi sfioravano leggeri il suo seno gonfio e pieno, i suoi morbidi fianchi, le sue cosce e le sue gambe. La gravidanza l’aveva ammorbidita in alcuni punti ma hai miei occhi non era mai stata così bella come in quel periodo.

La sua voce, il suo profumo, la sua risata, la sua morbidezza, la sua pelle e il suo corpo continuavano ad attrarmi come una falena veniva inesorabilmente attirata dalla luce.

La presi, finalmente, tra le braccia e la invitai a sedersi sul letto. Mi inginocchiai ai suoi piedi e senza distogliere lo sguardo da lei, dai suoi occhi e dal suo viso, le tolsi le scarpe che lanciai poi dietro di me. Con tocchi leggeri le massaggiai la pelle liscia e delicata partendo dai piedi. Salì verso le gambe che accarezzai e massaggiai brevemente per poi arrivare ai suoi fianchi e alle sue cosce. Le strinsi forte nelle mani finché non sentì un piccolo mugugno di protesta da parte sua.

Lambii, accarezzai e toccai la sua pelle vellutata per minuti, ore o forse giorni chi lo sa. Scesi con la bocca su quello splendido corpo e seguendo lo stesso percorso intrapreso prima, le lasciai scie rugiadose e piccoli morsi.

Le allargai con lentezza esasperante le cosce e guardandola le dissi “Sei irresistibile per me” scivolando ancora di più sul suo corpo e accarezzando la sua tenera intima carne con la lingua. Il suo odore, l’odore della sua pelle, l’odore della sua carne e della sua eccitazione erano per me come una droga. Ne ero quasi dipendente.

La leccai, stuzzicandola sapientemente e gustando ciò che di lei sapevo appartenermi. Il suo corpo, il suo cuore, la sua mente, la sua anima mi appartenevano. Appartenevano a me e a nessun’altro esattamente come io appartenevo a lei.

Ero suo, solo suo.

Alzai la testa dalla sua intimità solo per pochi secondi e la vidi preda del piacere. La schiena inarcata, le mani piegate all’indietro vicino ai fianchi, i seni alti e sodi svettavano sul suo enorme pancione, prova più che evidente del nostro amore. “Guardami, Sophie … guarda a chi non riesco a resistere“ e così dicendo mi ripiegai su di lei continuando quella dolce e lenta tortura dei sensi.

Sentivo i suoi gemiti di piacere, sentivo i suoi mugolii estasiati.

“Ti prego Gerard … fammi tua!” disse lei ormai quasi al limite

Piegata sulle braccia con sguardo languido mi pregò in tal senso. Mi strofinai con due dita le labbra per poi metterle in bocca e succhiare piano quel suo nettare così attraente. Mi chinai a baciarla sulle labbra con passione, accarezzandole il seno turgido e sensibile.

“Amore, ti prego …” sussurrò lei ancora

Io sorrisi, le deposi un altro bacio sul collo e posizionandomi tra le sue cosce la penetrai completamente con una sola spinta. “Sei mia, Sophie!” le accarezzai il pancione aggiungendo “E questo è nostro! E’ parte di noi … mio e tuo!” le baciai il pancione accarezzandolo nuovamente.

Arpionandole i fianchi, mi spinsi più profondamente in lei. Sophie sospirò deliziata ed io cominciai a muovermi in lei. “Ti amo Sophie” le sussurravo ad ogni nuova spinta. La sentivo tremare di piacere e mugolare il mio nome aggrappata alle candide lenzuola bianche uniche spettatrici del nostro appassionato atto di amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quella sera, all’evento tutto mi sembrava stupendo. Tutto era più luminoso, tutto più brillante, tutti erano più belli e più eleganti. Ero riuscita a trovare il vestito adatto e guardandomi attorno sorrisi felice.

Il più bello di tutti però era lui, il mio Gerard. Ed io con lui. Quella sera mi sentivo bella, forte e leggera. Mi sentivo sensuale e inarrivabile. Ero perfetta accanto a lui. Eravamo perfetti insieme.

Appena scesi dall’auto, che ci aveva portato al luogo dell’evento, migliaia di flash  ci accecarono la vista. Urla, fischi e voci che richiamavano la nostra attenzione da ogni dove. Avevo detto a Gerard di non lasciarmi da sola nemmeno per un secondo e lui fu di parola. Non abbandonò il mio fianco per tutta la serata, sia all’esterno, del palazzo che ci avrebbe ospitato, davanti a fotografi, giornalisti e paparazzi; sia all’interno tra decine e decine di attori, camerieri, persone della sicurezza e altri vip in generale.

Incontrammo moltissimi suoi colleghi e molti altri personaggi famosi. E per un attimo mi sentì fuori luogo ma una dolce carezza sulla schiena ed un suo bacio all’angolo della bocca mi rimisero a mio agio. Da quel momento in poi mi rilassai e mi godetti la serata.

Furono tutti particolarmente gentili e carini, forse un po’ troppo stucchevoli per i miei gusti tanto che lo feci notare al mio compagno. Tirando indietro la testa, Gerard, scoppiò a ridere e con una mossa fluida mi fece scivolare di fronte a lui.

“Non ti sfugge nulla, amore mio! “

Risposi con uno sguardo confuso mentre lui si limitava a dire “Questo è lo spettacolo. Fare buon viso a cattivo gioco” e con un bacio oltremodo intenso mise a tacere qualsiasi eventuale pensiero futuro.

 

 

 

 

 

 

 

Eravamo alla Mostra del Cinema di Venezia e Gerard si muoveva a suo agio con fotografi e giornalisti, come se fosse di casa. Rideva, scherzava e scambiava addirittura battute. Io al contrario ero un poco più agitata perciò mi limitai a stargli a fianco. Dissi poche parole ma sorrisi e risi moltissimo felicissima di essere con lui, tra le sue braccia.

Scattarono molte foto e guardandole anche ora, a distanza di tempo, ne riconosco la bellezza. Ero bellissima, la mia pelle luminosa, il mio viso sereno ed i miei occhi luccicavano come diamanti. Il vestito, cadeva dolcemente sul mio corpo accarezzandone le forme ed evidenziandone il pancione, che lui teneramente accarezzava di tanto in tanto.

Eravamo perfetti. Sorridevamo entrambi, felici di appartenerci. Eravamo uniti, anima e corpo, in maniera indissolubile.

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Capitolo 6
*** Halloween ***


Halloween

HALLOWEEN

 

 

 

 

 

 

“Josh, tesoro vieni qui. Dobbiamo mettere il cappottino perché fuori fa freddo!” dissi avvicinandomi a mio figlio con in mano il suo giacchetto.

Josh annuì e sorridendo allargò le sbraccia per aiutarmi ad infilarglielo.

Avevo appena finito di indossare il mio quando sentì il campanello della porta suonare. Aprendola vi trovai il viso sorridente della mia carissima amica Chris.

“In perfetto orario come vedi!” disse lei a mò di saluto

“Ciao Chris. Siamo pronti” annunciai sorridendo prendendo per mano Josh e chiudendo a chiave la porta di casa

“Che bello, non vedevo l’ora di fare un giro per Los Angeles” annunciò lei allegra

“Sono contentissima anche io” risposi annuendo “E, ti devo confessare che sono curiosissima di andare a scegliere le nostre zucche.” aggiunsi euforica

Josh saltellava contentissimo, era tra me e Chris e teneva per mano entrambe.

“Josh, sei contento di andare a prendere la tua zucca?” domandò Chris con tono dolce

“Si, szia e la pendo gande gande pecchè poi io e papi ci giochiamo!” rispose mio figlio euforico e ridacchiando felice

Io e Chris sorridemmo insieme

“E Gerard?” domandò lei subito dopo

“Stamattina è dovuto uscire di corsa per incontrare Bob… lavoro sai!” risposi alzando le spalle “Sarà a casa per cena, suppongo” aggiunsi pensierosa

“Capisco. E per quella storia delle lettere? Gli hai parlato?”  mi domandò

“No, non ancora” risposi scuotendo il capo avvilita

“Ma come Soph! Perché no? Devi dirglielo, assolutamente” ribatté lei

“Lo so, lo so. E’ che in questi giorni è così contento. E’ così felice che non me la sono sentita di scaricargli addosso questa spiacevole sciocchezza. Tutto qui”

“Non è una sciocchezza, Sophie! E tu lo sai. Quella donna è pericolosa. Le cose che ti ha scritto in quelle dannate lettere sono orribili e assolutamente false! Ti avevo consigliato di farle vedere a Gerard ma ora penso che questo non basti. Devi andare alla polizia anzi dovete andarci assieme!” fece lei con enfasi girandosi a guardarmi

Io ricambiai lo sguardo, cercando mentalmente di rimanere serena. Tentai di sorridere per rassicurarla ma lei, conoscendomi bene, non se la bevve e mi abbracciò.

La prima lettera era arrivata circa tre settimane prima e aveva sconvolto tutto il mio mondo. Le lettere erano indirizzate a me, firmate da una donna, una certa Anna, che si definiva la fan numero uno di Gerard. Anna scriveva che non ero all’altezza di stare al fianco di Gerard, che non solo ero brutta ma anche non avevo pregi, né valori. Che ero una persona inutile e che lo avevo irretito e illuso. Diceva che lo sfruttavo, che volevo solo i suoi soldi e che in realtà non tenessi a lui.

Insomma io non ero niente mentre lei, al contrario, era perfetta per lui. E che l’avrebbe fatto davvero felice perché, al contrario di me, lei amava veramente Gerard. Io, secondo lei, no.

Erano arrivate tre lettere, l’ultima proprio un paio di giorni prima. E non sapendo con chi sfogarmi, né tantomeno come comportarmi, ne avevo parlato con Chris. Le avevo mostrato le lettere e lei dopo averle lette mi aveva abbracciato forte lasciandomi piangere fino a farmi sfogare.

“Come ti ho già detto, quella Anna sempre sia il suo vero nome, è una pazza con problemi personali e gravi disturbi sociali. Tra l’altro non si sta limitando ad offenderti, cosa peraltro inconcepibile, ma nell’ultima ti ha addirittura minacciato. E’ folle!” continuò lei sempre più infervorata

Il suono della sua voce mi riportò al presente distogliendomi dai miei pensieri. Scossi la testa, mi voltai verso di lei costringendola a fermarsi “Hai ragione. La penso esattamente come te, lo sai. Ma credo che avvisare la polizia sia eccessivo. “

“Non mi sembra proprio, mia cara. Dopotutto questi squilibrati che infastidiscono, pedinano e controllano la vita dei vip sono imprevedibili” replicò lei

“Il punto è proprio questo. Non capisco perché se la sia presa con me dato che non sono una celebrità.” risposi riprendendo a camminare

“Si, questo è vero. Ma sei la compagna di Gerard Butler, uno degli attori più importanti e famosi al mondo quindi sei un potenziale bersaglio per questa fantomatica fan.”

“Forse, hai ragione Chris. Stasera ne parlerò con Gerard ed insieme decideremo sul da farsi” risposi sorridendole

Lei annuì e sospirò sollevata. Eravamo arrivate alla nostra meta: il Mr. BonesPumpkin Patch di Los Angeles.

 “Sai in Italia, Halloween, non è una festa così sentita come qui in America. Mentre da quando vivo a Melrose è un’usanza irrinunciabile. Inoltre è una delle feste preferite sia da Gerard che da Josh!”

“Oh, si ti credo. Io e George siamo cresciuti festeggiandolo. E’ una di quelle tradizioni che credo porteremo con noi per sempre. Le zucche, i festoni, i costumi, le maschere e i trucchi … la adoro anche io! Quest’anno lo festeggerò assieme a Jared e … non vedo l’ora! Sarà il nostro primo halloween, che bello!” commentò Chris sorridendo e prendendo in braccio Josh e facendolo volare per aria.

Sorridendo, entrammo per scegliere la zucca più bella.

“Avevo sentito parlare di questo posto solo suo giornali” continuai verso di lei continuando a guardarmi in giro

“Beh, Mr. BonesPumpkin Patch è il posto in cui bambini e famiglie vip americane si ritrovano per scegliere le zucche più belle da intagliare ed esporre con un lumino fuori dalla porta. E’ un vero e proprio ritrovo di star che quasi sfilano come se fossero sul red carpet! Tszk!” commentò lei un poco acida

Io scoppiai a ridere di cuore e così anche lei. Josh si guardava attorno con gli occhi illuminati e con un dolce sorriso sul viso.

“Bene, allora. Sei pronto amore?” domandai dolcemente a mio figlio

Lui annuì felicissimo e libero dalle braccia di zia Chris si lanciò alla ricerca della sua zucca, ridendo da matti con noi dietro ad inseguirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eravamo lì da più di un ora quando Josh, liberatosi dalla mia mano, si lanciò poco lontano “Mamma! Mamma ho tlovato la mia szucca!” esclamò lui prendendo in mano una zucca abbastanza piccola ma della misura giusta per le sue manine “Eccola!” esclamò ancora correndo felice per mostrarmi il suo trofeo.

Mi chinai ad osservare il suo bottino e con un sorriso replicai “E’ perfetta, tesoro!” lo abbracciai “Sei stato bravissimo!”

Lui sorrise felicissimo e mi abbracciò forte lasciandomi un bacio sulla guancia, per poi correre a far vedere la zucca a Chris, a pochi metri da noi. Lo seguì con lo sguardo finchè non lo vidi con lei.

“Ora pensiamo alla zucca grande” dissi a me stessa parlando ad alta voce

Giravo da qualche minuto quando una donna mi si avvicinò

“Cosa ci fai qui?” domandò diretta guardandomi in faccia

“Come scusi?” domandai perplessa

“Tu non dovresti essere qui. Non è posto per te! “ continuò lei

“Non capisco cosa intende, mi scusi. Lei lavora qui?” domandai educatamente

“Assolutamente no! Ma come ti permetti?!?” replicò irosa alzando di scatto il capo e fulminandomi con un’occhiataccia

Si avvicinò lentamente e mi guardò con aria disgustata “Tu non dovresti stare qui. Non sei niente! Come faccio a fartelo capire? Sei stupida, per caso?” domandò lei con un ghigno sul viso

“No, certo che no. Mi scusi … ma chi è lei? Cosa vuole?” domandai a mia volta

Aveva uno sguardo strano, pieno di odio e di rancore. Non mi piaceva per nulla.

“Io ti ho avvisata! Stai lontana da lui. Tu non meriti Gerard. Non sei nulla mentre lui è tutto. Vai via e lascialo in pace. Dovrei esserci io al tuo posto e credimi … ci sarò presto. Te lo ripeto per l’ultima volta, fai un favore a te stessa e lascialo stare. Altrimenti … sono sicura che ti capiterà qualcosa di brutto!” E con un’ultima gelida occhiata fece per allontanarsi

Poi come ricordandosi di qualcosa si piegò in avanti e prendendo una grossa zucca, posizionata proprio vicino ai suoi piedi me la lanciò addosso “Eccoti la zucca, stronza!”

Accadde tutto così improvvisamente che non mi resi conto dell’accaduto finchè non sentì dolore alla mano. Quella donna mi aveva lanciato in viso quella pesante zucca, ma, forse in un gesto istintivo, avevo alzato le mani a coprirmi il viso. La zucca aveva così colpito la mano destra e parzialmente il collo. La forza dell’impatto mi aveva sbilanciata e fatta cadere a terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Stai meglio, ora?” mi domandò ancora la mia amica Chris

Dopo l’incidente eravamo tornate subito a casa perché i fotografi, appostati come avvoltoi in cerca della loro preda, non si erano persi l’accaduto ed avevano cominciato a scattare foto.

Ero semi-distesa sul divano con del ghiaccio sulla mano, con Josh accoccolato vicino a me inconsapevole dell’accaduto.

“Ti sei fatta la bibi, mamma?” mi domandò innocentemente

“Si, amore. La mamma è caduta e si è fatta male” risposi dolcemente accarezzandogli il capo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sophie?” sentì la sua voce tesa appena varcato il portone di casa.

Eravamo a casa di Jared, a cui avevamo spiegato l’accaduto e che si era poi precipitato ad avvisare Gerard.

“E’ di là sul divano” sentì dire da Chris

Entrarono entrambi, seguiti da Jared. “E’ vero?” domandò lui avvicinandosi e inginocchiandosi per essere alla mia altezza “Dimmi solo se è vero!”

“Papino!” esclamò Josh abbracciandolo felice “La mamma ha la bibi”

Gerard aveva spalancato le braccia e lo aveva preso in braccio, baciandolo sul capo, senza però ascoltare davvero le sue parole. Il suo sguardo era catturato dal mio viso e dalla mia mano

“Josh tesoro, vieni con me e la zia Chris” si intromise Jared  “Si, Josh. Facciamo merenda assieme!” disse Chris prendendo in braccio mio figlio dalle braccia di Gerard

Non avevano chiuso nemmeno la porta che con gesti delicati mi tolse il ghiaccio per poter guardare la mia mano. “Oh mio Dio. Ma che cosa ti ha fatto quella pazza?” si abbassò per baciarmi ma io mi scostai lentamente. Poi accortosi del grosso ematoma violaceo che avevo sul collo sgranò gli occhi.

“Devo parlarti” gli dissi mettendomi seduta e facendogli spazio sul divano

 

 

 

 

“Starai scherzando, voglio sperare!” disse appena finì di parlare

Gli avevo raccontato tutto. Delle lettere, di questa Anna, delle cose scritte e del fatto che, poco prima di colpirmi, mi avesse minacciato.

Scossi la testa in segno di negazione

“Soph, cazzo… perché non me lo hai detto?” era furioso

“Avrei dovuto lo so … ma … ma non ho trovato il tempo” risposi con voce bassa facendomi piccola piccola sul divano

“Non hai trovato il tempo??!! Tre settimane, Sophie! Tre fottute settimane e tu dici che non hai avuto tempo?!?” si era alzato di botto allontanandosi da me

“Ascolta, so che sei arrabbiato … e … e ne hai tutto il diritto. Mi dispiace di non avertene parlato. Mi dispiace tanto. Ma in questi giorni eri così contento, così felice che non volevo farti preoccupare inutilmente” replicai abbassando il capo

“Inutilmente? Non mi pare che sia una cosa inutile! Guarda cosa ti ha fatto quella pazza!” replicò lui tornando ad alzare la voce

Io continuavo a tenere il viso basso e quando lui si decise a voltarsi e guardarmi, mi sollevò il viso per avvicinarlo al suo “Ti prego non piangere … non sopporto di vederti piangere, lo sai”  mi sussurrò lui dolce

Lo abbracciai e scoppiai a piangere “Mi dispiace Ger. Non volevo. Non volevo tenertelo nascosto … ma non sapevo cosa fare. Avevo paura. Mi dispiace!” dissi tra i singhiozzi

Mi strinse stretta e mi lasciò sfogare accarezzandomi i capelli con lenti gesti

“Amore, io non sono arrabbiato … o meglio … lo sono ma non con te! Come potrei esserlo? Ma avresti dovuto parlarmi di quelle dannate lettere. Sono preoccupato a causa di questa donna perché, fan o meno, non si può permettere di mandare lettere di minacce o tentare di farti del male. Dobbiamo andare  alla polizia e denunciare tutto.” disse lui serio

“Prima però ho bisogno di vedere un dottore. La mano mi fa davvero male. Pensavo fosse solo una storta dovuta alla botta ma ora non penso sia solo questo.”

“Vuoi dirmi che non sei ancora andata in ospedale? Ma sei matta? Potrebbe averti rotto il polso o che so io! Dai alzati, ci andiamo immediatamente” mi sollecitò lui aiutandomi ad alzarmi. Eravamo di fronte l’uno all’altra quando prendendomi il viso delicatamente sotto il mento lo girò per verificare il danno alla base del collo “Dio … quella donna è pazza! Sono incazzato nero con quella stronza! Quando Jared mi ha telefonato stavo per avere un infarto!”

Mi strinsi a lui ancora di più, che di riflesso mi abbracciò stretta stando ben attendo a non farmi male.

 

 

Andammo in ospedale mentre Josh rimase a casa super-coccolato dai suoi zii. Il medico mi diagnosticò lussazioni dorsali estese alla mano destra e gravi traumi dell'articolazione interfalangea. Per il colpo al collo disse che l’ematoma, essendo così esteso, avrebbe impiegato molti giorni a guarire; sarebbe stato dolorante e violaceo per più di una settimana. Gerard durante tutta la visita masticò imprecazioni a mezza voce contro quella donna.

Tornammo a casa in serata dopo essere andati a denunciare alla polizia, di cui riuscì a dare un identikit molto preciso. Mostrammo loro le lettere di minacce, i referti del dottore dovuti al suo attacco di follia verso di me, dichiarando tutto quello che mi aveva detto prima di aggredirmi. Gerard era furioso e si augurò di poter farla arrestare presto.

 

 

Tornammo a casa, a Melrose, due giorni dopo.

 

 

 

 

Nei giorni seguenti all’incidente, io e Josh non venivamo persi di vista neppure per un istante da Gerard. In quel periodo si prese una breve vacanza dal lavoro per poterci stare vicino. Tutti insieme, ci immergemmo in una dolce e rassicurante atmosfera famigliare, fatta di dolci risvegli con colazione a letto, giornate all’insegna di risate e giochi con Josh e notti infuocate con l’uomo che amavo più di me stessa.

 

 

Qualche mese dopo sui giornali io e Gerard leggemmo questo titolo:

“Presa ed arrestata la donna che da mesi molestava con lettere di minacce la famiglia Butler!”

Seduti vicini sul divano ci guardammo sorridendo, lui mi strinse a se mentre il nostro bambino giocava felice e sereno ai nostri piedi, poco lontano il camino crepitava lanciando calde scie di tepore.

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Capitolo 7
*** Confessioni tra amici ***


Last time - Confessioni tra amici

CONFESSIONI TRA AMICI

 

 

“Forza Josh! Siamo già in ritardo” gli dissi ad alta voce

“Noooo. Non vollio andale al pacco!”

La sua vocina mi raggiunse dal salotto. Mi sporsi oltre la porta della cucina e lo vidi scuotere la sua testolina scura. Sedeva composto sul divano: le gambe allungate, le braccia incrociate sul petto ed un’espressione imbronciata sul visino.

“Non fare i capricci, Josh. Papà sta per arrivare e noi non siamo ancora pronti“ dichiarai con tono più dolce nella speranza di convincerlo.

Ma la sua risposta fu ancora negativa. Scuoteva la testa deciso.

“Noooo. Non vollio.” rispose lui ancora

Sbuffai e tornai in cucina.

Stesso carattere di suo padre. Deciso, testardo ed inflessibile!

Con un sospirone, tornai alla mia precedente occupazione. Preparare un enorme cestino per il pranzo.

Avevamo organizzato un picnic al parco. Un’idea brillante di Jared e Chris fino a che il piccolo Josh non aveva iniziato a protestare dichiarando che al parco lui non sarebbe venuto. Aveva altro da fare, questa era stata la sua risposta. E a nulla erano valsi tentativi di convincimento, rimprovero, persuasione, senso di colpa o altro da parte mia. Niente di niente.

Degno figlio di suo padre!

Non lo sentì più borbottare così mi affacciai nuovamente per controllarlo. Era seduto ancora nello stesso identico posto. Non si era mosso di un millimetro. Aveva sul visino un’espressione decisa e sicura che alle volte mi ricordava un adulto.

Ma non riuscivo ad arrabbiarmi con lui o per lo meno non seriamente. Lo amavo ogni giorno di più.

Aveva lisci capelli rosso scuro, quasi castani esattamente come i miei e grandi occhi azzurri decoravano un dolce viso rotondo, tipico dei bambini. Era alto per la sua età, appena quattro anni, ed aveva un carattere parecchio difficile. Un bambino silenzioso e riflessivo ma anche tremendamente dolce. Era capace di intavolare discorsi così profondi o logici da lasciare me e Gerard completamente attoniti. Sapeva anche elargire gesti d’amore così calorosi che ogni volta mi provocavano valanghe di lacrime. Alcune volte, tuttavia, il suo lato testardo e deciso veniva a galla e fargli cambiare idea mi riusciva difficile.

Sospirai ancora e mi posai una mano sugli occhi in un gesto stanco.

“Mamma?” la sua vocina preoccupata mi riscosse dai miei pensieri

Aprì gli occhi e me lo ritrovai quasi sotto il naso. In piedi mi guardava con sguardo preoccupato. Alzò la manina e mi accarezzò la pancia.

“E’ la sorellina? E’ lei che ti fa stare male, mamma?”

“No, amore mio. Sono solo stanca, tutto qui. Lei non c’entra nulla” risposi accarezzandogli la testolina e posandogli un bacio sulla guancia morbida.

A differenza della prima gravidanza, quella di Josh, con  la seconda stavo avendo dei problemi. Con Josh avevo sofferto solo per un paio di settimane di nausee e di doloretti vari ma per il resto era stata tranquillissima fin quasi al momento del parto. Con lei, Elisabeth, le cose stavano andando diversamente. Fin da subito avevo cominciato a soffrire di dolori alla schiena, alle articolazioni, per non parlare di nausee mattutine, ipersensibilità ad odori e rumori e l’insonnia. Ero solo al quinto mese e avevo dovuto lasciare il lavoro, almeno momentaneamente, per l’impossibilità di fare anche i compiti più banali. Lei me lo impediva tanto che alle volte pensavo che mi volesse tutta per se, che volesse sradicarmi da tutto ciò che non comprendeva lei.

Alzai la testa e lo vidi ancora intento a fissarmi.

“Mamma, io so che lei che ti fa tiste. E’ cattiva e io non vollio che ti fa la bibi. Non la vollio!” dichiarò risoluto lui

Sentirlo parlare era sempre divertente. Fin da piccolo avevo cercato di insegnargli oltre all’inglese anche a parlare un po’ di italiano. Così quando eravamo da soli, come in quel momento, parlavamo in italiano.

Ma con evidenti difficoltà grammaticali!

Gli presi la piccola mano tra le mie e lo spinsi con delicatezza, attraverso la porta, verso il divano. Con fatica mi accomodai e lui fece altrettanto al mio fianco.

“Non devi dire così, piccolo mio. Io le voglio bene come ne voglio a te e lo stesso papà. E anche lei ti vuole già bene.“  gli presi la manina e la poggiai con delicatezza sul pancione

“La senti? Senti che si muove? Lei ti sente … ti vuole bene e vuole fartelo sapere. Elisabeth non è cattiva esattamente come non lo sei tu. Lei è piccolina, non è ancora nata e non capisce bene. Ma io lo so. Lei ti ama e quando nascerà  tu, come fratello maggiore, dovrai proteggerla e insegnarle tante cose” la sua manina sfiorava leggera il mio ventre e il suo visino mi guardava attento.

Annuì e di slancio mi abbracciò “Ti voglio bene, mamma”

“Ti voglio bene anche io, tesoro mio. Moltissimo.” risposi dolcemente

“Allora siete pronti? Josh? Sophie? Dove siete?” sentì il tono allegro di Gerard chiamarci

Josh non appena riconobbe la voce di suo padre si fiondò a cercarlo per salutarlo.

Sono legatissimi quei due...

Con un po’ di fatica riuscì ad alzarmi dal divano e andai ad accoglierlo anche io, ma lui mi precedette.

Entrò in salotto con Josh in braccio e mi rivolse un sorriso radioso e pieno di amore che mi provocò subito un caldo brivido alla schiena.

Nonostante il tempo, nonostante la quotidianità, nonostante il lavoro e gli impegni di entrambi ogni volta che posava lo sguardo su di me il mio corpo fremeva da capo a piedi ed il mio cuore cominciava a battere all’impazzata. Si avvicinò con poche falcate e mi baciò sulle labbra con passione. Amavo il modo in cui le sue labbra si modellavano alle mie perché sembravano fatte per essere fuse, esattamente come noi due. Gli accarezzai una guancia con dolcezza e lui passò a sfiorarmi con dita leggere il collo, nel punto che più amavo, appena sotto l’orecchio.

Josh probabilmente aveva visto abbastanza dolcezza tanto che, con uno sbuffo irritato, interruppe entrambi. Passò lo sguardo prima su di me e poi sul viso del padre.

“Credo che tu abbia ragione, Josh!” dichiarò Gerard mentre il piccolino a quelle parole annuiva serio

“Ragione? Su che cosa?” domandai curiosa accarezzando la guancia del mio bambino

“Sei stanca e sembri molto affaticata. Josh mi ha detto che la colpa sembra essere di Elisabeth anche se non lo fa apposta” rispose Gerard girandosi per dirigersi verso la cucina dove il cestino del pranzo attendeva in silenzio

“Si mamma. Hai la faccia s-stana ma io vollio bene ad Ely pecchè lei è piccola ed io gli devo impalale le cose” spiegò Josh guardandomi e sporgendosi verso di me dalle braccia di Gerard

Lo presi in braccio e cominciai a coccolarlo e a fargli il solletico. Nonostante fosse così piccolo aveva capito alla perfezione il mio discorso di prima e lo aveva fatto suo rielaborandolo poi con la sua spiegazione.

Un amore di bambino … mio figlio.

Gerard sorrise felice guardandoci e preso in mano il cesto si diresse verso la porta di casa e noi dietro di lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al parco, Jared e Chris, ci aspettavano già seduti. Avevano trovato un posticino, all’ombra di una grande e vecchia quercia, dove ai piedi avevano steso una ampia tovaglia a quadrati rossi e bianchi.

L’erba era fresca e un poco umida di rugiada, l’aria era frizzante e il cielo limpido decorato con qualche batuffolo vaporoso di nuvola qua e la.

“Una giornata magnifica per un pic-nic vero?” domandò Chris sorridendo

Lei e Jared si erano sposati l’anno precedente e Chris era rimasta incinta quasi subito. Il suo pancione, era infatti entrata da poco nel settimo mese di gravidanza, era enorme.

“Mi hai proprio letto nel pensiero” risposi con un sorriso

Lei contraccambiò e si mise a giocare con Josh, che adorava farsi coccolare dalla sua zietta Chris come la chiamava lui. Voltai la testa e seduti poco distante da noi c’erano Gerard e il suo grande amico Jared. Lui mi salutò con un grande sorrisone voltandosi poi per continuare a parlare con Gerard.

Jared era cambiato parecchio da quando aveva conosciuto Chris. Si erano innamorati, forse fin da subito, e poco tempo dopo erano convolati felicemente a nozze. Io e Gerard avevamo fatto loro da testimoni, naturalmente con Susy, assistente di Gerard e compagna di George, il fratello della sposa. Era stata una cerimonia bellissima con pochissimi invitati e celebrata al tramonto su una piccola spiaggia di Rio de Janeiro.

Chris  alla scoperta di essere incinta era rimasta insieme terrorizzata e incredula. Non lo aveva detto a Jared se non alla fine del secondo mese e lui aveva avuto la medesima reazione.

Io e lei ci sentivamo quasi ogni giorno, era curiosa di sapere cosa fare e cosa non fare, cosa mangiare e quello da evitare … insomma consigli e suggerimenti tra donne incinte.

Mentre a Gerard con Jared era andata peggio…

L’amico lo chiamava ogni singolo giorno, a volte anche più volte al giorno; Era sempre ansiosissimo e preoccupato dalle condizioni della moglie. Non la lasciava un momento da sola, era stressato e con il suo comportamento stava facendo impazzire tutti, tanto che ero dovuta intervenire io.

Al solo ricordo sorrisi.

Ero intervenuta, come al solito in maniera decisa, schiaffeggiandolo e ordinandogli di rimanere calmo per il bene di tutti, soprattutto per quello di Chris e della loro bambina. E miracolosamente aveva funzionato.

Una fitta al basso ventre mi riportò però alla realtà. Sospirai pesantemente e comincia a massaggiarmi la pancia.

“Amore, cosa c’è?” mi domandò subito Gerard  

A lui non sfugge mai nulla!

“Solo una piccola fitta, non preoccuparti. E’ Ely, si sta muovendo” lo rassicurai sorridendo debolmente

Lui si avvicinò e mi accarezzò il ventre con delicatezza, quando un’altra fitta mi colpì.

Ely aveva scalciato e Gerard aveva sgranato gli occhi insieme colpito ma anche felicissimo di averla sentita. Anche Chris e Jared si avvicinarono ed entrambi posarono una mano sul mio ventre. Ely, forse accortasi di avere spettatori, cominciò a dare il meglio di se. Scalciò più e più volte, assestandomi poderosi calci, muovendosi e girando come una trottola impazzita.

Nonostante fosse una bella esperienza per gli altri per me lo era un po’ di meno. Lei calciava ed io sentivo dolore, non un dolore eccessivo ma neppure di poco conto.

Strinsi i denti e Gerard se ne accorse perché allontanò la sua mano per posarla sul mio viso. Mi consigliò di stendermi e mi aiutò a farlo. Josh visto l’accaduto si accoccolò vicino a me e mi abbracciò comprensivo.

Mi guardavano tutti preoccupati.

“Mi dispiace … sto rovinando a tutti questa bella giornata!” mi scusai

“Non dirlo nemmeno. L’unica cosa che mi dispiace è che tu non stia bene” rispose Chris con un sorriso triste accarezzandosi di riflesso il pancione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi passai una mano tra i capelli per cercare di calmarmi. Dovevo tenere duro e non farmi prendere dal panico.

Calmo, resta calmo! Respira profondamente.

Conta fino a dieci e respira di nuovo.

Continua a stare calmo e non farti prendere da panico!

Dovevo farlo per lei perché in caso contrario si sarebbe agitata e i dolori sarebbero peggiorati.

“Come mai ha sempre dolore? E’ normale?” mi domandò Jared sottovoce

Sicuramente non voleva farsi sentire né dalla moglie né da Sophie.

“No, affatto. Con Josh non ha avuto molti dolori o nausee mentre con Ely … boh, non so. So solo che sono preoccupato da morire … è solo al quinto mese e non oso immaginare cosa faremo fa due o tre mesi. Siamo andati dal dottore un mucchio di volte ma questo idiota continua a dire che può capitare. Lo vediamo tutte le settimane … credo di vedere più lui di mia madre, accidenti!“

Cercavo di scherzare ma dentro di me tremavo di preoccupazione

E se fosse colpa mia?

“Sai alle volte penso che la causa possa essere colpa mia “

“Perché?” mi domandò Jared sorpreso

“Boh, non saprei … lascia stare … magari sto solo impazzendo!” dissi voltandomi a guardare Soph.

La vedevo cercare di sorridere mentre Chris le parlava ma soffriva ed io ero inutile. Non potevo aiutarla.

Dannazione!

Mi passai ancora una volta una mano tra i capelli e combattendo contro il mio bisogno di correre da lei e stringerla a me, voltai il capo distogliendo lo sguardo.

“Forse ho capito cosa intendevi prima … e beh … non penso tu debba preoccuparti in questo senso, Gerard”

Alle sue parole vi voltai e lo guardai con un sopracciglio inarcato in cerca di chiarimenti

“Beh, vedi … ti devo confessare una cosa … ma … ma devi promettermi che non ne farai parola né con Soph né tantomeno con Chris, siamo intesi?”

La cosa mi incuriosì parecchio perciò annuì serio

“Beh, circa due settimane fa sono stato dal dottore … perché avevo bisogno di chiarimenti su un dubbio che mi stava facendo impazzire” cominciò a dire lui

“Sei stato dal dottore? Stai male? Sei malato?” domandai un poco preoccupato

“No, nulla del genere. Non sono andato per me ma per Chris … o meglio per avere informazioni su Chris”

“Informazioni su Chris? Sulla gravidanza e sul bambino, intendi?” domandai ancora

Lui annuì e continuando disse “Da settimane ormai avevo un pensiero fisso in testa e avevo bisogno di avere risposte certe e siccome non me la sentivo di chiedere a lei o a te … beh, sono andato dal dottore.”

“Cosa gli hai chiesto? E cosa ti ha detto?” ero davvero curioso

 “Sono andato per chiedergli qualcosa di personale. Avevo paura che … beh … devi sapere che amo moltissimo mia moglie … e che … oh, ecco … “ tentennava come un sedicenne al primo appuntamento

“Non sto capendo nulla Jared … Ti vuoi spicciare? Cosa sei andato a chiedergli a quel benedetto dottore?”

“E va bene … devi sapere che da quando Chris ha scoperto di essere incinta … beh è più attiva. Molto ma molto più attiva e non che prima non lo fosse anzi … ma ora sembra davvero una forza della natura. Ed io … beh, non puoi capire, sono al settimo cielo! Vedi in questi ultimi mesi … beh … ad essere onesti non facciamo altro. Quasi da mattina a sera ogni scusa è buona, ogni stanza della casa sembra essere perfetta e … oh è imbarazzante!“

Scoppiai a ridere di gusto “Non ti preoccupare Jared … non lo è affatto!” lo rassicurai appena ripresi fiato “Anche io e Soph siamo nella stessa situazione. Anche per noi ogni ora è la migliore sia con Josh sia ora con Ely. Ti lascio immaginare le acrobazie che facciamo adesso per non svegliare Josh o per non farci beccare quando è sveglio. E’ divertentissimo ed io beh … la desidero sempre. La amerei ovunque, ad ogni ora e in ogni posizione praticabile. So bene come ti senti.” sorridevo ancora e lui poco dopo, sciolto il nodo di tensione e vergogna, si unì alla mia risata

“Beh, io ero preoccupato che potessi diventare troppo irruento e fare male a lei e al bambino ma il dottore mi ha rassicurato. Mi ha detto che la gravidanza in se non rappresenta quasi mai un ostacolo per l’amore fisico e che è bene sapere che il feto è ben ammortizzato e protetto all’interno del sacco amniotico ed è accuratamente isolato. In nessun caso, quindi l’organo maschile può entrare in contatto diretto con il feto durante il rapporto sessuale. Infine mi ha rassicurato anche sul fatto che l’attività sessuale durante i nove mesi di gravidanza non solo ha effetti positivi nel menage di coppia a livello psicologico ma anche a livello fisico, perché prepara la donna, la sua muscolatura intendo, al parto.  E quindi ora beh … ci diamo dentro di brutto!”

“Ben detto, amico mio!” risposi entusiasta

Le sue parole mi avevano rassicurato. Avevo il medesimo dubbio e lui mi aveva aiutato a liberarmene.

Tornai accanto a Soph e accarezzandola vidi che Ely si era calmata e che ora la sua mamma riusciva a parlare e sorridere serena.

La baciai dolcemente e prendendo in braccio Josh, che era accucciato vicino a sua madre, cominciai a farlo giocare insieme a Jared.

Giocammo a rincorrerci con Jared che fingeva di fare il nostro inseguitore. Mio figlio rideva spensierato e felice.

Smisi un momento di correre per poter osservare meglio lui e la mia Sophie, che ora rideva spensierata seduta accanto a Chris.

Loro sono tutto il mio mondo. Loro sono la mia felicità.

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Capitolo 8
*** L'incubo ***


Last time - l'incubo

L’INCUBO

 

 

 

 

“Voglio che Ely non vada più all’asilo!” ringhiò Gerard con tono duro

“Ma che dici?! Ad Ely piace andarci. Da dove salta fuori quest’idea?” domandai confusa

“E’ meglio così. L’asilo è, ormai, una cosa superata e considerata borghese da molti, ormai non ci va più nessuno!”

Alzai gli occhi al cielo “Non essere assurdo!” dissi con tono scocciato

Ely ancora spaventata per il tono e i modi di Gerard, sentendoci litigare si mise a piangere.

“Complimenti! “ dissi scendendo dall’auto, liberandola poi dal seggiolone

Eravamo arrivati a casa ma la nostra discussione non sembrava voler cessare

“Dico solo che la maggior parte dei figli di molti vip non vanno all’asilo … perché dovrei mandarci i miei?”

“Ma ti senti? Senti le cose che stai dicendo? Guarda che sono anche figli miei e non desidero assolutamente che diventino viziati o capricciosi come la maggior parte dei figli dei vip!” replicai rabbiosa

“Cos’è questo baccano?” la madre di Gerard, Maggie, era da noi da un paio di giorni e mai prima di quel momento ringraziai il fatto che fosse lì.

“Ciao Mag, potresti cortesemente portare Ely in camera sua? Suo padre ha deciso di dare di matto, oggi!” la pregai gentilmente

Ely, ancora spaventatissima, era aggrappata tenacemente alla mia maglietta e piangeva a dirotto

“Vai con la nonna, amore. Io arrivo subito” le dissi dolcemente all’orecchio

Maggie, annuì veloce e senza fare domande, prese Ely in braccio e la portò lontano richiudendo poi la porta del salotto dietro di se.

Gerard aveva osservato tutta la scena con sguardo preoccupato e triste, soprattutto guardando gli occhi rossi e lo sguardo spaurito di sua figlia

 “Allora ti sei calmato?” domandai

“Voglio che Ely smetta di andare all’asilo!” rispose lui voltandosi a guardarmi

“Ancora con questa storia? Non ha senso quello che dici, lo capisci vero?”

“Sei tu che non capisci! Io sono Gerard Butler … e sono suo padre. La iscriveremo a scuola quando verrà il momento. Da adesso in poi rimarrà a casa!” continuò lui testardo

“E chi si occuperà di lei? Tu?!? E dove la metterai quando dovrai andartene per poi tornare dopo intere settimane? Eh?”

“Starà a casa con te!” ribattè lui

“Io lavoro Gerard e lo sai! “ risposi seria

“Beh, non vedo altre soluzioni. Io non posso lasciare il mio lavoro. Sono un’ attore!”

“Ah, giusto. Allora dato che tu sei il grandissimo Gerard Butler, uno degli attori più famosi di Hollywood, io dovrei rinunciare al mio lavoro per seguire i dettami che la tua mente ha stupidamente dettato?” risposi furibonda “Non permetterò mai, e dico mai, che i miei figli crescano come un branco di debosciati che a 16 anni hanno già visto e provato tutto della vita. O che a 18 sono dipendenti da alcool, droghe o altre sostanze solo per poter fuggire alla loro vita di vizi e lussi. Scordatelo!” aggiunsi ancora

“Sophie ho deciso così. La discussione è chiusa!” replicò lui secco

“Giusto … tu decidi ed ordini mentre gli altri obbediscono! L’avevo dimenticato. Complimenti … hai appena spaventato tua figlia portandola alle lacrime ed hai spaventato e confuso tua madre. Hai irritato, offeso e ferito me! Sei contento ora? “ replicai ormai sull’orlo delle lacrime

Guardandolo ancora per pochi secondi, presi ed uscì dal salotto correndo poi a rifugiarmi nella stanza di Maggie, dove sapevo di trovarla in compagnia di mia figlia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“E’ questo che ha detto?” mi domandò Maggie

“Già. E non riesco a capire cosa l’abbia indotto a farlo.” le spiegai asciugandomi le lacrime

Appena entrata in camera di mia suocera mi ero fiondata tra le sue braccia e mi ero lasciata andare ad un pianto disperato. Le avevo spiegato l’accaduto riportando le esatte parole di entrambi. Ely era forse la prima volta che ci vedeva litigare e vedendomi poi in lacrime si era fiondata tra le mie braccia scoppiando a piangere anche lei.

“Adesso scendo e gliene dico quattro!” replicò Maggie furente

“No, ti prego.” le ingiunsi prendendole le mani “Non, voglio. Preferisco che si calmi e ci ragioni su … magari cambia idea”

“Non penso che lo farà. Sai com’è fatto. E’ testardo come un mulo! E non cambierà idea se qualcuno non lo fa ragionare” mi spiegò lei con tono dolce

“Si, lo so. Ma ora non ho la forza di combatterlo ancora.” risposi ancora piangendo

“Va bene. Ma ora sdraiati e riposati, sembri esausta”

Annuì e con in braccio Ely mi diressi verso la porta della sua stanza. L’aprì ed uscendo la richiusi alle mie spalle.

Tornai in camera nostra, sperando di non trovarlo.

Ely, nel frattempo si era addormentata e dolcemente la posai sul letto. Le sue manine paffute erano aggrappate tenacemente alla mia canotta bagnata di lacrime e non riuscì a liberarla. Mi sdraiai accanto a lei e, avvolgendola nel mio abbraccio, mi lasciai cullare dal suo lento respiro. Mi addormentai anche io.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ma che ti è saltato in mente? Le hai detto davvero tutte queste cose?” domandò Jared incredulo

“Già.” replicai

Forse non è stata una buona idea chiamare Jared

“Cavoli, Gerard non so come faccia Soph a sopportarti!”

“Ma che cazzo dici? Ti ho chiamato per avere il tuo appoggio!” replicai secco

“Beh, mi sembra ovvio quel che devi fare”

“Continuare con la mia idea e ritirare Ely dall’asilo?” domandai dubbioso

“Certo che no, idiota! Devi scusarti con Soph ma soprattutto con Ely. Sicuramente l’avrai spaventata a morte con il tuo carattere irascibile!”

“Ma … ma… oh lo sai perché mi sono comportato così e detto quelle cose!”

“Certo, che lo so ma forse dovresti dirlo anche a Soph, la tua compagna, la madre dei tuoi figli, il tuo unico amore, ricordi?”

“So chi è Sophie, Jared!” ringhiai piccato

“E allora fa la cosa giusta e piantala con queste stronzate da super-uomo!”

“Tu con Angie cosa fai?”domandai

“Va all’asilo, è logico!” rispose lui con tono ovvio “Chris lavora in ospedale ed io tra turneè, sala di registrazione e serate varie sono nelle tue stesse condizioni. A volte non riesco a vederle per settimane e sto malissimo. Ma ti posso assicurare che non appena ho del tempo libero lo passo tutto con la mia famiglia. Mia moglie ed Angie. Insieme a Chris abbiamo deciso di mandarla all’asilo per evitare baby-sitter o bambinaie. Vogliamo cavarcela da soli e far crescere Angie senza vizi né agi, come fanno tutti i genitori, capisci?”

“Si. Anche Soph la pensa allo stesso modo. Ma perché continuo a sbagliare con lei?” domandai con la testa fra le mani

“Beh a questo posso rispondere io! Tu lo fai perché sei un idiota, ecco perché! Per fortuna hai un amico come me che ti riporta sulla retta via! Ora corri. Va da lei e scusati, scemo!” concluse lui ridendo

Misi fine alla conversazione correndo su per le scale

 

 

 

 

 

 

 

La trovai dolcemente addormentata sul letto, in camera nostra e abbracciata a lei dormiva Ely. Mi avvicinai cercando di non fare rumore e mi accostai al letto. Il suo viso sembrava triste e stanco anche nel sonno mentre gli occhi della mia piccola bambina erano gonfi e bagnati di lacrime.

Razza di idiota!

Le coprì entrambe con un lenzuolo e mi sedetti sulla sedia a dondolo, che Sophie usava per raccontare le storie della buonanotte a Josh ed Ely, per poterle continuare ad osservarle.

Cosa le dirò quando si sveglierà? E lei cosa risponderà? Riuscirà a perdonare le mie parole arroganti e la mia stupidità? Ed Ely?

Continuai a lambiccarmi il cervello con quelle ed altre domande per almeno un’ora prima che si svegliassero.

 

 

 

 

“Mhm …” mugulò Sophie svegliandosi lentamente

D’istinto mi avvicinai, le gambe si mossero da sole e fecero quei pochi passi che ancora mi separavano da lei. Le mie mani corsero a toccarle il viso e accarezzarle poi i capelli.

Lei riconobbe subito il mio tocco, sgranò gli occhi e s’irrigidì.

Era ancora arrabbiata?

Si, lo era eccome. Infatti mi fece segno di uscire e parlare fuori per non svegliare Ely, che ancora dormiva placidamente. Feci come richiestomi e lei mi seguì per poi chiudere la porta. Scendemmo le scale e arrivammo in salotto.

“Amore … ascolta mi dispiace” le dissi cercando di avvicinarmi a lei

“Ah, ora sono amore … beh, certo! E ti dispiace? Ti dispiace di cosa Gerard? Ti dispiace di aver spaventato tua figlia con la tua sceneggiata insignificante? Ti dispiace di aver fatto la figura dell’idiota davanti a tua madre? Ti dispiace di avermi ferita, Gerard? O di aver ideato un progetto campato per aria, seguendo un impulso del momento? Dimmi, di cosa ti dispiace?”

Era furiosa e non aveva torto. Avevo esagerato, come al solito. Non avevo riflettuto bene. Avevo agito d’istinto e avevo sbagliato.

“Ascolta, tesoro … hai ragione! Hai perfettamente ragione, ok? Mi sono comportato come un perfetto idiota, lo so. E mi spiace! Ho sbagliato e mi dispiace.” dissi con occhi bassi

“Oh, lo so che ti dispiace. Ti credo. So che sei dispiaciuto, ti conosco. Lo sei sempre”

“Sapevo che mi avresti perdonato, amore mio. Lo speravo, in realtà” le dissi sorridendo e avvicinandomi  come per abbracciarla

“Già. Ma questa volta non lo farò. Tu fai sempre così ... prima mi ferisci, magari mi offendi e poi chiedi scusa. Ed io ti perdono perché ti amo. Non so portare rancore, soprattutto a te. Ma questa volta no. Non voglio! Cazzo, ogni volta è sempre la stessa storia. Tu che non ti curi di cosa dici, che dici quello che ti passa per la testa senza pensare. Tu che decidi e non ascolti gli altri. Non ascolti me! E anche questa volta è stato così. Non ti sei fermato ad ascoltarmi, non ti sei fermato a pensare, sei andato dritto come un treno senza sentire niente e nessuno. Solo che questa volta io ero in mezzo ai binari e con me c’era pure tua figlia. Hai esagerato!” mi accusò lei

“Hai esagerato! Hai spaventato Ely e non ti è importato nulla. L’hai vista piangere a causa tua e non ti è importato nulla!” continuò lei

“No, non è vero!” tentai di ribattere ma lei alzando una mano mi intimò di tacere

“Stai zitto e lasciami finire! Ha pianto fino a stancarsi e si è addormentata ancora piangendo. Non riuscivo a capire le motivazioni che ti avessero indotto a dire quel mucchio di scemenze. Ti conosco! So che non le pensi quelle cose. Mi hai ferita! Hai detto che il mio lavoro non è importante, che io non sono importante…”

“No, adesso aspetta. Io non ho mai detto questa cosa.”

“E’ come se l’avessi detta!” mi interruppe lei urlando e scoppiando a piangere

“In pratica, tu sei più importante! Tu e il tuo lavoro, tu e il tuo mondo hollywoodiano… tu, tu e ancora tu. Mentre io e i tuoi figli facciamo solo da contorno!”

“Ma no, cosa dici? Non è così” dissi tentando ancora di avvicinarmi

“E invece si. Ed io ora sono stanca! Non voglio continuare … non riesco più a sopportarlo! Sai ho tollerato già abbastanza. Tu e il tuo lavoro … dio non ci sei per settimane, per mesi addirittura!”

“Cosa dovrei fare? E’ il mio lavoro Soph! Lo sapevi che sarebbe stato così! ”

“No, non è vero! Mi avevi promesso che ci saresti stato! Mi avevi promesso che saremmo stati noi, io e i bambini, la tua priorità. E invece no! Sei tu e il tuo lavoro. Sempre! Ora sono stanca e non voglio più andare avanti così. Non posso sopportare oltre!” concluse scoppiando a piangere di nuovo e fuggendo dalla stanza

Arrivata alla porta con una mano sulla maniglia si voltò verso di me “Voglio il divorzio, Gerard” disse con voce chiara guardandomi negli occhi.

“Noooooooooooooooo!!!” urlai

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo sentì muoversi ed agitarsi nel letto, farfugliava parole senza senso di cui non riuscivo a capire il significato.

Stava forse avendo un incubo?

Mi girai verso di lui per riuscire a capire cosa stesse dicendo ma continuai a non capire nulla. Iniziai a scuoterlo in modo da poterlo svegliare.

“Gerard? Gerard … svegliati.” dissi toccandogli appena il braccio

“Ti prego … non dicevo … non ero io!” disse quasi gridando

“Tesoro, svegliati! E’ solo un incubo!” lo rassicurai. Aveva la fronte imperlata di sudore

Lui pian piano aprì gli occhi e mi guardò con sguardo vacuo e meravigliato insieme

“E’ stato solo un sogno!” ripetei accarezzandogli il viso con gesti delicati

“Solo un sogno … solo un sogno” ripeteva lui come un mantra

“Amore, tranquillo. Ormai è passato. Era solo un brutto sogno” lo rassicurai e poi, esattamente come facevo con Josh o Ely, lo accarezzai stringendolo al mio petto.

Lui mi strinse tra le braccia con forza fin quasi a farmi male. Non dissi niente, non mi lamentai né altro. Sicuramente qualcosa lo aveva turbato parecchio. Solo quando lo sentì rilassarsi tra le mie braccia, lo scostai dolcemente e guardandolo negli occhi “Cosa hai sognato?” gli domandai

“Mi sono spaventato da morire, Sophie. Ho fatto un sogno assurdo in cui litigavamo a causa mia e tu e i bambini mi lasciavate. Ti ho detto delle cose orribili, ho fatto piangere Ely e tu poi volevi il divorzio.” sussurrò lui aggrappandosi ancor più a me

“Il divorzio?” chiesi confusa

Lui annuì “Si ed è stato bruttissimo. Dio, ti ho detto delle parole orribili che non ho mai nemmeno pensato, ti ho offeso in maniera imperdonabile. Mi dispiace!” continuò lui sempre a bassa voce

“Amore, guardami” gli ingiunsi “Era solo un sogno.”

“Si, ma ti ho ferito e ti ho fatto piangere. Ho fatto piangere anche Ely … e poi c’era anche mia madre e poi …” sembrava confuso “Ti prego non mi lasciare!”

“Ascolta amore, non hai detto quelle cose. Le hai solo sognate. Hai avuto un incubo tutto qui. Tranquillo.”

“Ma io … ed Ely …” continuava lui

Era confuso e sembrava davvero molto scosso. Il sogno doveva averlo davvero colpito.

“Guardami” gli ordinai decisa “Io sto bene, non sto piangendo ed Ely è di là in camera sua. Dorme serena nel suo lettino. Noi stiamo bene! Non hai detto quelle parole, Gerard, le hai solo sognate.” dissi prendendogli il viso tra le mani

Lui mi guardò per diverso tempo, occhi negli occhi e poi ancora un poco triste annuì

Ci sdraiammo nuovamente sotto le coperte ed io mi accoccolai al suo corpo caldo. Lui mi abbracciò stretta. Era rigido e tremava ancora leggermente. Inspirò ed espirò profondamente un paio di volte.

“Non mi lascerai, vero?” sussurrò stringendomi al suo corpo caldo

“No, amore. Non ti lascio. Non potrei mai farlo. Ti amo così tanto … soffro lontano da te!”

“Ti amo, Sophie. Ti amo da morire. E senza te e Josh ed Ely non sarei niente."disse stringendomi di più. Mi baciò con dolcezza le labbra intrecciando lo sguardo al mio.

Respirò ancora lentamente. Il soffio caldo del suo respirò mi solleticava il collo. Inspirò ed espirò profondamente un altro paio di volte come se stesse cercando di inalare l’odore della mia pelle, il mio profumo naturale.

Solo allora si rilassò e, con il mio corpo accanto al suo, chiuse gli occhi. Restai sveglia e stretta a lui per molto tempo, cullata dal suo respiro lento e profondo.

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Capitolo 9
*** Fuga in pannolino ***


Last - time Fuga in pannolino

Fuga in pannolino e

ansia per i futuri ammiratori!

 

 

 

 

D’improvviso il telefono, situato sul basso tavolino del salotto, prese a suonare.

Stavo appunto scendendo le scale quando lo sentì e affrettandomi riuscì a rispondere al terzo squillo.

“Signora Butler?”

La voce all’altro capo era femminile ed un poco troppo acuta rispetto al normale. Continuavano a chiamarmi signora Butler nonostante io e Gerard non fossimo sposati.

Forse la gente tende a darlo per assodato quando un uomo ed una donna vivono assieme e hanno formato una famiglia. Chissà perché?

“Si, sono io” risposi subito

“Sono Jillian, chiamo dall’asilo e … beh, si tratta di Beth. Ecco, vede … è successo di nuovo, signora Butler!” chiarì lei decisa

Oh, no … ancora!

Non aspettai nemmeno che finisse di parlare “Arrivo subito!” risposi e misi fine alla conversazione.

 

 

 

 

 

 

 

Corsi verso le scale  e a grandi balzi ne raggiunsi la cima. Entrai in camera da letto, fiondandomi all’interno, tanto che per la fretta andai a scontrarmi contro Gerard, che allungando le braccia riuscì a trattenermi evitandomi una disastrosa caduta.

Alzai lo sguardo e lo ringraziai con un sorriso. Mi baciò le labbra dolcemente e ricambiò il mio sorriso con uno altrettanto dolce.

Sgridavo i bambini quando correvano per i corridoi ma avevo appena fatto la stessa cosa…  che esempio che sono!

“Hey, amore … come mai così di fretta?”

Solo allora mi accorsi che un asciugamano, tenuto legato in vita, copriva la sua intera nudità. Aveva i capelli leggermente bagnati e la pelle umida profumava di muschio. 

Dev’ essere appena uscito dalla doccia …

Nel frattempo che la mia mente elaborava ovvie congetture, il mio lui non mi aveva liberato dalla sua presa, anzi con una mano mi accarezzava la schiena e con l’altra mi sfiorava con dita leggere il collo e le spalle scoperte. Il suo volto vicinissimo al mio.

Il suo tocco era così ipnotico e dannatamente essenziale per me.

Mi arresi come sempre senza pensarci.

Le sue mani scivolavano leggere e delicate su di me come la soffice brezza del vento d’estate. E quando le sue labbra incontrarono finalmente le mie tutto esplose.

Dentro la mia testa, dietro i miei occhi, nel mio petto tutto esplose. Luci, suoni, colori non esistevano più. C’eravamo solo noi. Io e lui.

Spinta dal bisogno di sentirlo più vicino, mi strinsi di più a lui e gli allacciai le braccia al collo. Con un gemito famelico e insieme divertito Gerard mi sollevò tra le braccia e mi spinse contro la porta chiusa.

“Ti amo piccola mia!” disse lui inframmezzando le parole a baci voraci.

Gli cinsi il bacino con le gambe e gli presi il viso tra le mani. Il bacio frenetico e passionale che gli donai fu la mia risposta.

 

Mi ritrovai, non so come, sdraiata sul letto con la schiena contro fresche lenzuola, con lui sopra di me.

“Mi sento persa!” sussurrai a bassa voce al suo orecchio

Lui alzò il capo dall’incavo del mio collo e mi guardò perplesso

“Mi sento persa quando non ci sei … quando non mi tocchi … quando non mi baci. Mi sento persa quando il tuo sguardo non incontra il mio, per più di un giorno!”

Lui mi fece dono di un sorriso così seducente e così pieno d’amore che anche io sorrisi di riflesso.

Era tornato a casa da appena qualche ora, dopo esser stato lontano da noi quasi tre settimane.

“Mi sei mancata anche tu. Mi manchi da morire. Tu e i bambini siete la mia vita adesso. Senza di voi non potrei … non sarei niente. Tu, Josh ed Ely” concluse stringendosi a me per abbracciarmi

Lui, io e i nostri bambini. Josh ed Beth.

Beth … Elisabeth!

“Elisabeth!” gridai alzandomi d’improvviso “mi sono dimenticata di Ely!“ aggiunsi sgusciando via dal suo abbraccio e scendendo in fretta dal letto.

“Soph, ma che dici? Ely non è all’asilo?” mi chiese alzandosi anche lui

Annuì  “Mi ha appena chiamato Jillian … la nuova maestra ricordi?”

Ormai ero arrivata all’armadio e stavo per togliermi la lunga t-shirt, che usavo per stare in casa, quando mi accorsi che ero in reggiseno e mutandine.

Gerard … e il suo tocco ipnotico!

“Come hai fatto a togliermi i vestiti senza che me ne accorgessi?” domandai guardandolo

“Amore  … è il mio lavoro!” rispose sorridendo maliziosamente e avvicinandosi a me completamente nudo.

Alzai gli occhi al cielo divertita.

Oh, beh … non c’era tempo da perdere. Dovevo correre a recuperare Ely!

“Comunque ti dicevo … l’ha rifatto! Si è di nuovo spogliata ed ora scorrazza per tutta l’aula con solo il pannolino addosso!”

A quella parole lui scoppiò a ridere di cuore

“Non ci trovo nulla da ridere, Gerard!” ribattei con tono scocciato

Mi infilai dei corti short neri e un` altrettanto nera canotta.

“E’ già la terza volta che lo fa e non ne capisco il perché” continuai “Devo andare a prenderla all’asilo” conclusi finendomi di infilarmi le scarpe, un paio di ballerine nere

Nel frattempo anche lui si era cambiato ed ora continuava a ridere scuotendo la testa

“Andiamo, ti accompagno. Questa non me la voglio perdere. Voglio proprio vedere come la convincerai, questa volta, a rimettersi il suo vestitino.” mi canzonò lui

“Beh, sarebbe più semplice se non avesse ereditato il tuo assurdo carattere!”  risposi sbuffando seccata

Lui ghignò divertito e guardandolo mi accorsi che una luce orgogliosa brillava nei suoi occhi.

I bambini lo amavano moltissimo e il non potergli stare sempre accanto a causa del suo lavoro lo faceva soffrire, lo sapevo bene. Entrambi avevano ereditato da lui tratti somatici o caratteriali. Josh aveva il mio stesso colore di capelli e lo stesso colore d’occhi, Beth invece aveva gli stessi tratti somatici di Gerard. Folti capelli rosso scuro (eredità della nonna paterna) ed occhi grigio-verdi.

“Ti sbagli amore mio. Josh ti assomiglia fisicamente questo è vero, ma è Beth quella identica a te.” mi sussurrò accostandosi a me.

Lo guardai stralunata ma lui continuò “Quando scoppia a ridere sento la tua stessa allegria contagiosa, quando è triste o ha paura vedo nei suoi occhi lo stesso velo che offusca i tuoi. E’ sempre così felice e spensierata. E’ curiosa e delicata proprio come lo sei tu.” chiarì sfiorandomi la fronte con le labbra

Rimasi stupita ed immobile per qualche secondo riflettendo sulle sue parole.

Davvero la mia Elisabeth assomiglia a me?

“E’ testarda e orgogliosa come lo sono io è vero, ma queste caratteristiche vengono nascoste dal suo perenne buonumore e dal suo essere così sensibile e speciale” concluse lui sfiorandomi le labbra con un dolce bacio

“Ora andiamo prima che combini davvero qualche disastro” scherzò abbracciandomi e spingendomi con delicatezza verso la porta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Appena giunti all’asilo scorsi Jillian attendermi davanti alla porta d’ingresso con sguardo ansioso e disperato insieme. Solo quando mi vide tirò un sospiro di sollievo.

Entrando riuscì a sentire i suoi gridolini entusiasti ancor prima di vederla. Mi avvicinai all’aula e la vidi sgambettare allegramente per tutta la piccola classe con indosso solo il suo bianco pannolino e un dolcissimo sorriso sulle piccole labbra.

“Ely!” la chiamai

Quando lei mi scorse mi salutò illuminandosi e rivolgendomi un sorriso biricchino. Poi si affrettò ad uscire dall’aula passandomi bellamente sotto il naso e correndo via veloce.

Udì il sospiro esageratamente esasperato da parte di Jillian solo in lontananza perché mi ero messa all’inseguimento della fuggitiva … mia figlia!

“Elisabeth Butler smettila di correre e vieni subito qui” la sgridai continuando a rincorrerla

La sentì ridere allegra, sembrava divertita all’idea di quello che considerava sicuramente un nuovo gioco. Senza rendermene conto, Gerard si era allontanato così quando mi girai non lo vidi dietro di me.

“Beth…”   il suono della sua voce rimbombò nel lungo corridoio

Solo allora, sentendolo, mia figlia si fermò. Voltò la sua testolina prima da una parte e poi dall’altra per capire da dove provenisse quella voce; l’aveva riconosciuta, ma non riuscendo a scorgerne l’autore si voltò verso di me.

Ero riuscita finalmente a raggiungerla, lei alzò il suo visivo verso di me e negli occhi riuscì a leggerle una muta domanda.

E’ il mio papà?

Sorrisi ed annuì.

“Beth…” la sua voce roca la richiamò ancora

Questa volta quando si voltò lo vide dietro di lei. Sorridendo felicissima si lanciò per correre verso di lui.

“Papi … il mio papà!” cominciò a gridare

Gerard allargò le braccia e la prese al volo. La sollevò sopra la testa e ridendo contento anche lui se la strinse al petto

“Ciao principessina!” la salutò lui baciandola con amore sulla guancia

“Sei tonnato papi … il mio papi è tonnato!” continuava a dire Elisabeth in braccio a suo padre

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Più tardi, con l’aiuto di Jillian riuscì a far rindossare i vestiti ad Ely e ancora una volta le spiegai perché non poteva toglierli quando voleva, soprattutto in presenza di altre persone.

La campanella che segnava la fine delle lezioni finalmente suonò e tutti e tre ci alzammo per tornare a casa. Io e Gerard, con Ely al centro, stavamo per uscire dal portone, tenendola per mano, quando un bimbetto dai capelli e gli occhi nerissimi ci si parò di fronte.

“Ely … m-momani giochiamo? “

Sorrisi felice allo sguardo dolce che Michael rivolgeva a mia figlia Beth. Era uno dei suoi amichetti di gioco preferiti ed io ne conoscevo la madre. Michael era un bimbo timido ma dolcissimo e lui ed Ely avevano legato fin da subito, diventando inseparabili. La loro maestra mi aveva più volte informato che a scuola quando qualche bimbetto dispettoso tentava di prenderlo in giro o lo trattava male, Ely si intrometteva difendendolo e il poveretto che scappava a gambe levate.

“Miky! Siiiii! “ gli rispose regalandogli un sorriso luminoso

Il bimbo ne rimase abbagliato e abbassò lo sguardo arrossendo

“Giochiamo come ieii al dottoe?” domandò lei innocentemente

“A-al dot-dottore?” domandò con tono allarmato Gerard

“E facciamo gli animai della fattoia?” aggiunse Ely con un altro abbagliante sorriso

“Al dot-tore? Ma … ma … come? Perché al dottore?” continuava a domandare Gerard come in catalessi

“Tesoro, calmati … non credo sia lo stesso dottore a cui giochiamo io e te!”gli sussurrai all’orecchio tentando di rassicurarlo

Lui mi guardò con sguardo pieno di desiderio alzando poi un sopracciglio. Sorrisi e gli accarezzai dolcemente il volto.

I bambini si misero d’accordo per il giorno seguente e poi si salutarono. Ely dopo averlo salutato gli regalò un tenero bacio sulla guancia e Miky rimase a fissarla con gli occhi a cuoricino per diverso tempo.

Io sorrisi e lo salutai posandogli una mano sul capo e scompigliandogli leggermente i capelli, Gerard invece lo colpì con uno sguardo glaciale allontanando poi Ely da lui e prendendola in braccio.

“Hey, tu … stai lontano dalla mia bambina, intesi?” lo minacciò Gerard con sguardo torvo

Il piccolo Miky annuì più per paura che per altro

“Gerard! Ma cosa dici?” lo rimproverai

Prendendomi per mano e con Ely in braccio mi costrinse ad allontanarci. Uscimmo fuori diretti verso il parcheggio. Senza nemmeno badare alle mie lamentele o alle mie richieste di spiegazioni per quell’assurdo comportamento, ci trascinò fino all’auto. Allacciata Ely al seggiolone ingranò la marcia, partendo a tutto gas.

Continuava a borbottare senza senso “La mia bambina … no! Non la mia piccola principessa. Dannata precocità infantile!”

Nel destarlo da quella sua litania lo colpì pizzicandolo con forza al braccio

“Si può sapere che diavolo ti prende?” domandai quando fui sicura di avere la sua attenzione

“Miky non mi piace … ha uno sguardo da furbetto che non mi piace! Dovremmo tenerlo d’occhio!”

“Oh mio Dio! Tutto perché tua figlia ha fatto amicizia!“ replicai sospirando

La sua gelosia…

“Non è per quello!”

“Ah, no?” domandai sorridendo scendendo poi dall’auto e sganciando Ely dal seggiolone

“Assolutamente, no!” replicò deciso

“Certo, come dici tu” finsi di rassicurarlo alzando però gli occhi al cielo

Insieme andammo a prendere a scuola anche Josh, che allo stesso modo della sorella fu contentissimo di avere suo padre di nuovo a casa, e con lui tornammo tutti  a casa.

 

 

 

Quella stessa sera mi aiutò a mettere a letto i bambini, non prima di aver letto ad entrambi una favola. Castelli e principesse per Ely, cavalieri e draghi per Josh.

Ero appena uscita dal bagno di camera nostra quando lui mi si parò di fronte e con sguardo preoccupato mi prese le mani.

Avevo indosso una camicia da notte quasi del tutto trasparente che mi aveva regalato lui pochi mesi prima e mi ero messa due gocce del suo profumo preferito.

Insomma, avevo intenzioni particolari…

“Dimmi che non è come penso!”

“E’ assolutamente come pensi…” lasciai intendere con tono malizioso

“Oh, no! “

“Oh, si” replicai posandogli le mani sull’ampio petto muscoloso e sollevandomi per raggiungere le sue labbra ed unirle alle mie.

Continuava a borbottare sottovoce senza accorgersi dei miei tentativi maliziosi.

“Gerard cos’hai?”domandai allontanandomi un poco da lui

“Ely e quel suo Miky!” bofonchiò in risposta lui, sbuffando irritato al solo nominare l’amichetto di sua figlia

Lo guardai per qualche minuto come a chiedergli se facesse sul serio.

Forse non stavamo pensando la stessa cosa…

No, cioè… io ero mezza nuda davanti a lui, pronta e disponibile e lui pensava ancora a quell’episodio???

Ma quando notai la nota disperata nei suoi occhi capì che era davvero preoccupato e cercai di rassicurarlo.

“Ger, tesoro non essere ridicolo … è di Ely che stiamo parlando.” andai a sedermi sul letto e lui mi seguì  “Ha appena compiuto cinque anni e non vede nessun’altro uomo a parte suo padre. Ti adora, lo sai!” lo accarezzai dolcemente come a tranquillizzarlo

Era così tenero e ingenuo a volte!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora dici che non mi devo preoccupare, vero?” mi domandò per la centesima volta quella sera abbracciandomi stretta sotto le coperte

I miei deliziosi piani per la serata erano andati in fumo … ma per lo meno lo avevo rassicurato!

Ci avevo provato almeno!

“No, amore … almeno non per adesso. Aspetta almeno una decina d’anni prima di iniziare a preoccuparti!” borbottai in risposta

Stavo per farmi rapire dalle calde e accoglienti braccia di morfeo quando lo sentì irrigidirsi e stringermi più forte.

“Soph? Sophie?” mi chiamò scuotendomi un braccio

“Dimmi amore, cosa c’è ancora?” domandai voltandomi e appoggiandomi ad un gomito per guardarlo negli occhi

“Cosa intendevi prima con aspetta una decina d’anni prima di iniziare a preoccuparti?”

“Esattamente quello che ho detto. I ragazzi cominceranno ad apparire nella sua vita a quell’età e prego dio non prima di quella, ma non ci metto la mano del fuoco. Sai … precocità infantile.” risposi baciandolo veloce sulla bocca e risistemandomi sul cuscino.

Mi sporsi per spegnere l’abat-jour sul mio comodino e lo sentì abbracciarmi ancora rigido.

Continuava a mugugnare a denti stretti ma non vi prestai molta attenzione.

 Sorridendo chiusi gli occhi e mi strinsi a lui.

Ancora una decina d’anni … per iniziare a preoccuparsi di tenere lontani gli ammiratori di Ely!

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Capitolo 10
*** Intervista II_ Il film ***


Last time - Intervista II _ Il film

Intervista II – Il film

 

 

 

In una piccola ed illuminata saletta del prestigioso Hotel Savoy di Londra, seduta su un comodissimo divanetto foderato di tessuto rosso sangue, attendo impaziente i miei ospiti. Il regista e i due attori protagonisti dell’horror “Sinfonia di sangue” che uscirà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo fra poco meno di un anno. Il mio cameraman è in piedi, accanto al divanetto, impegnato a sistemare gli ultimi dettagli prima delle riprese. Da parte mia vestita con uno scomodo tailleur color salmone, attendo con in mano il microfono e nell’altro un bicchiere di succo d’arancia.

Il primo a varcare la soglia ed entrare è il regista Colin Perck, professionista di notevole fama e bravura; dopo di lui vedo entrare l’affascinante e sempre bellissimo attore Gerard Butler ed infine la signorina Sophie St. Louis, che chiude la porta. Saluto tutti con una calda stretta di mano ed un sorriso cordiale che viene ricambiato da tutti.

Con dispiacere noto che, a parte me e la signorina St. Louis che indossa un delizioso abito nero senza spalline e decolleté dal tacco vertiginoso, i due uomini indossano jeans e t-shirt.

Scambiamo qualche parola prima della vera e propria intervista, soprattutto perché noto che la signorina St. Louis in Butler sembra molto nervosa, nonostante le rassicurazioni del marito. Ebbene si, la signorina St-Louis è, da poco, la bella moglie dell’attore Gerard Butler nonché madre di due splendidi bambini.

Mi avvicino a lei sorridendo e con qualche battuta riesco a farla rilassare un poco. Lei mi ringrazia con uno splendido sorriso luminoso. Parliamo un poco tutti assieme, prima improntando la scaletta delle domande, poi parlando e scherzando un poco.

L’intervista è stata una vera miniera di scoperte, allegria e tanti sorrisi. Abbiamo cercato di accontentare le moltissime fan del bell’attore che volevano dare una sbirciata nella vita privata del bel scozzese e della sua dolcissima moglie ma anche a tutti quelli interessati a questo splendido progetto cinematografico. Spero, quindi, che la seguente intervista diverta e faccia sorridere anche voi come ha fatto con me.

I: Grazie a tutti per essere qui e per aver accettato di farvi intervistare. I nostri lettori di VanityStar ne saranno deliziati.

C: Grazie a voi.

I: Iniziamo subito. Colin, come è nata l’idea di fare questo film?

C: Sinfonia di sangue è un progetto che sto seguendo personalmente da quasi due anni, ormai. E devo dire che, ora che progetto e realizzazione sono terminati, ne sono veramente orgoglioso. Non mi sono limitato, però, a rimanere dietro la macchina da presa ma ho partecipato anche alla stesura della scenografia, continuando a fare continue modifiche ai copioni degli attori. Li ho fatti impazzire!

(Sorride allegramente girandosi a guardare i suoi attori protagonisti)

I: Ahahahah! Davvero? Beh, è un progetto che ha richiesto un arco di tempo piuttosto lungo. Parlaci della trama del film, ti prego. Cos’è Sinfonia di sangue?

C: Il film di per se è un thriller che ho riadattato notevolmente. E’ la storia di Jason Newlin, un talentuoso ma sfortunato compositore musicale. Potremmo descrivere Jason come un uomo incapace di interagire normalmente a livello sociale con il suo prossimo ma con un intelletto sopraffino, geniale oserei dire. Purtroppo la sventura sembra volerlo perseguire; i suoi genitori muoiono entrambi di morte violenta. Lui distrutto dal dolore vuole scoprire la verità ma anche ritrovare serenità. Trova sollievo in un piccolo cottage di sua proprietà con la sola compagnia del suo pianoforte. Ed è proprio qui che incontra lei, Laila. Un personaggio che sarà per lui inferno e paradiso. E poi … beh, non vi resta che andare a vederlo al cinema!

I: Molto interessante ed avvincente direi. Mi hai incuriosita, devo ammetterlo! Personalmente, andrò a vederlo sicuramente. Le riprese sono state fatte tutte negli studios di Los Angeles?

C: Assolutamente no. Anzi, sono pochissime le scene a Los Angeles, la maggior parte sono esterne girate a Vancouver in Canada. E questo non solo per esigenze di copione ma anche per mia scelta personale. Abbiamo interpellato tutti gli attori e siamo partiti per un lungo soggiorno canadese.

 

I: Le riprese sono durate cinque mesi, vero?

C: Ebbene si. Un soggiorno lungo, divertente e avventuroso.

S: Assolutamente imperdibile, per quanto mi riguarda.

(Sophie si allunga per prendergli una mano, gliela stringe e gli sorride)

I: Beh, ora passiamo agli attori protagonisti. Cosa ci dici di loro?

C: Una sola parola. Insostituibili. Entrambi, assolutamente perfetti per il ruolo. Avevo detto fin dall’inizio ai produttori che volevo, anzi esigevo, che la parte di Jason andasse a Gerard. Un attore con uno straordinario talento, con il quale avevo già lavorato e che ritenevo perfetto per la parte.

G: Quanti complimenti… grazie!

(Sorride e si passa una mano tra i capelli come se non si aspettasse quelle parole)

C: Beh, non ne sono rimasto deluso. E’ stato magistrale.

I: E per la parte di Laila? Come e perché avete scelto Sophie?

(Colin scoppia a ridere e Gerard con lui)

C: Beh, se la parte di Jason era assicurata a Gerard per la parte di Laila abbiamo avuto delle difficoltà. Eravamo ormai quasi senza speranze! Dopo migliaia e migliaia di provini, il doppio o il triplo di quelli che si fanno solitamente, non eravamo riusciti a trovare l’attrice adatta al ruolo. Un ruolo, ad essere sincero, parecchio impegnativo. Comunque, mancavano un paio di giorni all’inizio delle riprese, in ritardassimo sulla tabella di marcia, e ancora non avevamo Laila. Un vero disastro!

(Sospira sconsolato al solo ricordo mentre con la coda dell’occhio vedo i coniugi Butler sorridersi complici)

I: E poi?

C: E poi la visione!

(Sophie scoppia a ridere allegra)

S: Oh, mamma che esagerazione!

(Colin le prende la mano e scuote la testa negativamente)

C: Ho avuto una visione. L’ho vista passeggiare e non ho avuto altri dubbi. Era lei e sarebbe stata perfetta. Passeggiava con i suoi figli quindi ho deciso di seguirla.

S: Mi ha spaventato a morte

(ribatte lei sempre sorridendo)

C: E’ vero! Lo ricordo ancora, avevi una faccia! (Sorride teneramente) Indossavi un lungo vestito bianco, senza spalline, i lunghi capelli sciolti sulle spalle e un’espressione serena sul viso. L’ho seguita per una decina di minuti prima che lei si accorgesse di me e poi le ho fatto la proposta.

I: La proposta? Le hai chiesto di sposarti?

G: Hey, hey… Lei è mia. E’ già sposata con il sottoscritto!

(Sophie e Colin scoppiano a ridere assieme)

C: Purtroppo no, anche se ci stavo pensando. No, scherzo! No, in realtà mi sono presentato perché ancora non ero a conoscenza del fatto che fosse la moglie di Gerard e le ho chiesto se poteva venire a fare un provino.

I: Oh, mamma mia. Un colpo di fortuna per entrambi. Colin tu avevi trovato la tua Laila e Sophie aveva rimediato un lavoro come attrice. E poi cosa è successo?

G: E’ successo che mi sono ritrovato mia moglie e i miei figli sul set all’improvviso. Lei confusa e i bambini curiosissimi. Beh, mi sono subito preoccupato; credevo fosse successo qualcosa di grave a lei o a Josh ed Ely (i loro figli, ndr).

C: Ho chiarito subito la situazione e ho tentato di far capitolare Sophie. Lei, infatti, non ne voleva sapere! L’unica ragazza che rifiuta una parte in un film!

(Scuote la testa basito)

 S: Sarah, cerca di capire. Ero in giro a passeggiare con i miei figli, tranquillissima e serena, quando Josh mi dice:” Mamma un signore ci segue”. Mi volto e vedo un uomo che non mi toglie gli occhi di dosso e che poi mi dice sono un regista e vorrei farti un provino.

I: Tentativo d’abbordaggio!

S: Esattamente! Quindi capirai la mia ritrosia, non ne volevo sapere e francamente ero anche un poco spaventata. Non avevo cellulare né borsa dietro, solo le chiavi. Ely e Josh cominciavano a spazientirsi e poi finalmente ho visto Gerard.

 

I: Oh, cavoli … un inizio davvero insolito!

C: Ma quale inizio? Ci ho impiegato una settimana a convincerla!

I: Una settimana? Davvero? Ma Sophie, come è possibile? Non ti allettava andare in televisione? Essere attrice? Guadagnare un sacco di soldi?

S: Assolutamente no! Ti sembrerà strano, finto o quel che vuoi ma diventare famosa, fare l’attrice o guadagnare un sacco di soldi non fa per me. Ne basta già uno in famiglia, anzi basta e avanza!

(Scoppiano tutti a ridere mentre lei annuisce)

Si, ecco il mondo dello spettacolo non mi ha mai attirato, sono una persona riservata e per come sono fatta sarebbe impossibile. Non so come si dica qua (Chiede conferma al marito) ma credo di potermi definire un tipo riservato e timido. Perciò capirai bene che la proposta di Colin mi ha lasciato del tutto indifferente.

I: Pazzesco davvero. Ma posso capirti. E quindi come hai fatto a convincerla, Colin? E’ intervenuto Gerard?

(Scuote la testa sconsolato)

C: Assolutamente no, magari!

G: No, no. Ho deciso di non immischiarmi tra di loro per evidenti conflitti, non solo economici-lavorativi ma anche personali. Ho lasciato gestire la cosa alla mia capacissima moglie.

C: E’ un vero osso duro, negli affari. Ho sudato sette camicie! Ma dopo aver trovato il nostro accordo tutto è andato liscio come l’olio. Si è, non solo, dimostrata all’altezza della situazione ma ha anche stupito i produttori. Un vero talento in erba!

I: Come ti è sembrata questa prima esperienza come attrice? Ripeterai l’esperienza?

S: Ringrazio Colin per questa fantastica opportunità, perché anche se inizialmente ero molto scettica oggi ne sono entusiasta. Però sono sicurissima che questa sia stata la prima ed ultima volta. Sono sempre stata un poco curiosa del lavoro di Gerard e questa è la prima volta che io e i bambini lo seguiamo. Quindi, capirai bene, è stato davvero una sorpresa scoprire cosa c’è dietro ogni singola ripresa, quanto lavoro in post-produzione si debba fare anche per una sola inquadratura; l’ambientazione e la scenografia, i dettagli e il lavoro che c’è dietro ogni più piccolo particolare. E’ un mondo fatto di perfezione e duro lavoro. Di sicuro ora non guarderò un film nello stesso modo in cui lo facevo prima!

(Sorride e guarda sia Colin sia Gerard)

Il lavoro del regista e quello degli attori è assolutamente pazzesco! Il primo deve curare ogni più piccolo dettaglio, deve aver già in mente il progetto e saper dargli forma e colore. Corregge postura, voce, battute, tono … un vulcano insomma! E l’attore deve entrare nella parte! E non è solo un modo di dire. Ora che l’ho sperimentato riesco a capire la difficoltà di questo mestiere e sicuramente lo rispetto e lo tengo in maggior considerazione.

G: Mi coccola ancora di più ora!

(Sorride raggiante guardando la moglie)

I: Si, sono assolutamente d’accordo. Ma tu come te la sei cavata?

S: E’ stato difficile, molto difficile!

Il personaggio di Laila è complicato e sfaccettato. E’ una donna corrosa dalla vendetta, disgustata da se stessa, dal suo comportamento. Odia ed ama Jason in egual misura: vuole ucciderlo ma anche salvarlo. E’ triste e depressa, felice e appagata. Mille personalità differenti racchiuse in un unico corpo. Ed è stato davvero molto complicato entrare nella sua mente e farla mia. Non volevo essere superficiale perciò mi sono applicata parecchio. Ridevo davvero quando lei rideva, piangevo realmente quando dovevo e odiavo con la stessa rabbia. Non c’era niente di finto, niente di falso. Beh, fare la parte di un fantasma assetato di sangue non è un gioco da ragazzi!

C: Si, è stata spettacolare! Quando gridava lo faceva in maniera così convincente che sorprendeva tutti, attori compresi. La sua rabbia e la sua risata erano genuine. Con lei non abbiamo dovuto ripetere le scene nemmeno una volta, ci credi? E’ la prima volta che mi capita. Davvero un ottimo lavoro. Certo subito dopo ogni scena aveva bisogno di una decina di minuti per riprendersi ma è normale.

S: Sei stato molto paziente, invece. Lui mi diceva cosa dovevo essere ed io mi concentravo su quella particolare emozione ed ero lei.

Una fatica! (Sospira ma sembra raggiante)

I: Notevole. Quindi nessun problema?

G: Da questo punto di vista no di certo. Come ha detto prima Colin è stata davvero fenomenale. Ne sono rimasto sbalordito! Non mi aspettavo niente del genere. Ero orgoglioso e preoccupato insieme. La vedevo provare tutta quella rabbia o piangere così disperatamente che, beh, mi veniva istintivo andarle vicino. In effetti un paio di scene le abbiamo rifatte solo a causa mia! Davvero poco professionale. Poi c’è stato il problema dei bambini.

C: Già, non mi sopportano!

I: Ahahahahhah. Come mai? Dai raccontate! Cavoli questa intervista mi piace sempre di più!

G: Vedevano la loro mamma piangere o gridare subito dopo aver parlato con Colin e davano a lui la colpa.

C: Josh mi ha anche tirato un paio di calci negli stinchi. Un male terribile!

(Ridiamo tutti assieme)

S: Beh, non è facile vedere la propria mamma e il proprio papà che si urlano addosso. E poi i costumi e il trucco di scena li hanno spaventati parecchio. Fortuna che la costumista ha iniziato a portare torte fatte in casa e cartoni animati, altrimenti saremmo ancora lì.

I: Eppure, nonostante tutto hai detto che è stata un’esperienza imperdibile.

S: Si, è vero. La rifarei assolutamente ma prima riempirei il camerino di torte, biscotti e cartoni animati!

I: Ma ditemi un po’ cosa facevate dopo le riprese?

C: Io e un altro paio di attori eravamo sempre a casa Butler! Sophie cucina divinamente! Peccato sia già sposata altrimenti la sposerei seduta stante!

(Scoppiamo tutti a ridere)

 

 

I: Un paio di domande sulla vostra vita privata, per i nostri fan più accaniti. Sophie, com’è Gerard Butler in famiglia? Senza sconti perché vogliamo la nuda e cruda verità!

S: Beh, Gerard è un uomo per nulla ordinario. Adora ridere e divertirsi, adora far ridere gli altri. E’ testardo e parecchio prepotente! Deve decidere lui e vuole avere sempre l’ultima parola. E’ un uomo intelligente, responsabile e molto goloso. Ama i dolci, da matti!

E’ anche protettivo e dolce: con me e i bambini lo è moltissimo. In casa è molto confusionario e disordinato. A volte, infatti, abbiamo dei battibecchi perché oltre ai bambini devo correr dietro anche alle sue di cose. Le poche volte all’anno che sono lontana da casa, per mostre o aste legate al mio lavoro, diventa molto ansioso. Mi chiama cento volte al giorno, anche per delle sciocchezze: il pranzo, i vestiti e i giochi dei bimbi; Josh ha la tosse e il raffreddore cosa faccio, Ely respira in maniera strana che faccio, fanno i capricci perché e tante altre cose. E’ passionale ma anche geloco.

Io e i bambini lo amiamo e non potremmo farne a meno. Per nessuna ragione. E’ la colla che ci tiene uniti, il legante che ci rende una famiglia.

I: Un buon padre, insomma.

S: Si, assolutamente. Bravissimo anche se disordinato. Pensa che a volte si addormenta in camera loro o li porta nel nostro lettone per essere più tranquillo. Lo adoro!

I: E con te? Come si comporta? Che rapporti hanno lui e la tua famiglia?

S: Mia madre stravede per lui, coccola più lui che la sottoscritta. I bambini, come tutte le nonne, li vizia a morte. Il contrario avviene con John, mio fratello; si azzuffano di continuo! Sembrano cane e gatto poi un momento dopo si abbracciano come fratelli. Ho rinunciato a capire, ormai.

(Sorride e accarezza la guancia del marito)

Con me è dolcissimo. All’inizio non ci potevamo vedere, penso mi detestasse mentre ora è il contrario. Lo amo moltissimo. E’ tenero e molto passionale, un aspetto di lui che amo moltissimo. Non importa dove siamo, con chi o perché. Mi bacia, mi accarezza, mi coccola e mi ama sempre con una passione che mi fa scoppiare il cuore d’amore. Mi desidera sempre con una tale intensità da farmi tremare da capo a piedi.

E’ la mia metà mancante. Senza di lui sarei incompleta!

Tra i due la romanticona sono io ma lui non è da meno. Ha un istinto di protezione molto forte ed è un aspetto che mi impazzire.

Sono pazza di lui. Lo amo con tutta me stessa e anche di più.

 

I: Bene, molto bene! So, che avete già due figli ma entrambi ne vorreste un altro.

G: Si, esatto. Josh ha quasi otto anni mentre Ely ne ha compiuti quattro, qualche mesi fa. Ora ci piacerebbe poterne avere un altro, maschio o femmina non importa.

I: Se non sbaglio l’anno scorso avete adottato due bambini a distanza.

S: Si, è vero. Matias in Brasile e Gosh in Pakistan. Due bellissimi bambini di due nazionalità diverse, che purtroppo riusciamo ad andare a trovare solo quattro o cinque volte all’anno.

I: Ed ora vorreste avere un altro figlio?

G: Si, lo desideriamo davvero molto.

(Stringe la mano di Sophie mentre lo dice)

I: Non mi resta che fare a tutti i miei migliori auguri, sia per la riuscita del film sia per i futuri progetti personali.

G e S: Grazie mille.

C: Grazie Sarah.

Sarah Marcy di VanityStars

 

 

Angolino:

Eccoci alla fine, questa volta sul serio, della serie di dolce e delicata come il miele. Ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia, a chi ha inserito Gerard e Sophie tra le seguite o tra le ricordate. Un GRAZIE importante va a Kayla che mi ha sempre seguito e inserito la storia tra le preferite, inserendomi anche (quanto coraggio) tra gli autori preferiti.

Un caloroso abbraccio e una montagna di GRAZIE SPECIALI vanno a Niniel per tutte le sue recensioni, per tutte le chiacchierate e i consigli. Grazie di tutto, sei stata oltremodo importante e preziosa. Baci baci Iry

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