Andata e Ritorno Dall'Inferno.

di rossi_rossi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Sogno. ***
Capitolo 2: *** Una giornata normalissima ***
Capitolo 3: *** Risveglio. ***



Capitolo 1
*** Il Sogno. ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buio,solo buio,sarà mica che ho gli occhi chiusi??.

Dopo aver realizzato che ho davvero gli occhi chiusi mi decido ad aprirli e quello che vedo è decisamente il paradiso.

Lei, fantastica, inimitabile, semplicemente favolosa Lamborghini Gallardo lp56O Spyder, chiaramente arancione, elegante ed eccitante.

Mi viene da piangere, non ne ho mai vista una così da vicino.

Corro da Lei, ne sfioro la carrozzeria, le mie mani tremano dall'emozione.

Mi accosto alla portiera e mi accorgo che le sicure sono abbassate.

Lo sconforto mi invade.

Ho giusto il tempo di formulare questo pensiero che sento “qualcosa” nella tasca dei pantaloni.

Il mio cuore riprendere a battere. Le pulsazioni aumentano, possibile che siano......(infilo la mano in tasca)..si solo loro.

Nella mia mano stringo le chiavi di una Lamborghini.

Apro la macchina con la stessa delicatezza con cui si maneggiano i gioielli, mi siedo nel sedile dell'autista, chiudo la portiera alle mie spalle, metto in moto..............”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Una giornata normalissima ***


Una giornata normalissima:

 

 

 

O6:55

La sveglia inizia il suo infame compito.

 

Living easy
living free
season ticket on a one way ride
askin' nothing
leave me be
taking everything in my stride
don't need reason
don't need rhyme
there ain't nothin' that I'd rather do
going down
party time
my friends are gonna be there too
I'm on the highway to hell
highway to hell
I'm on the highway to hell
I'm on the highway to hell”

 

-Ah, TACI.-

 

La solita canzone per iniziale la solita giornata.

Era troppo bello per essere vero, io che guido una Lamborghini, queste cose succedono davvero solo nei sogni.

Mentre rifletto tra me e me sulle ingiustizie della vita il tempo passa e la giornata deve cominciare, quindi, raccolgo tutta la mia forza di volontà e mi alzo dal letto.

Pigra, sono solo pigra, mia madre me lo dice sempre.

Se dipendesse da me io farei un po' come gli animali, andrei in letargo per tutto l'inverno.

Dopo aver fatto il possibile per uscire in orario (cosa che ovviamente non è accaduta) inizio la “corsetta” mattutina per cercare di recuperare il tempo perduto.

Grazie a qualche miracolo divino riesco ad arrivare un secondo prima che la campanella suoni.

Trascorro la mattinata ripassando per un interrogazione di storia e un compito di francese, sperando che il miracolo si ripeta, però stavolta mi farebbe comodo che si occupasse di farmi prendere una sufficienza.

 

eccoti nuovamente, mia adorata Lamborghini.

Sono pronta, stavolta riuscirò a guidarti....sento il rombo del tuo motore che mi chiama.....”

 

HARRYS!!

Sobbalzo sulla sedia e.....mi sveglio!

No, non può essere, è successo un altra volta.

Mi sono addormentata, in classe, ma la cosa più grave è che l'ho fatto all'ora di astronomia.

IMPERDONABILE.

 

-Harrys, Charlie Harrys, questa è la terza volta che schiaccia un pisolino al posto di ascoltare la mia lezione. Penso che sia ora di informare la sua famiglia.-

 

So già cosa dirà a questo punto, “noticina da far vedere alla mammina”.

 

-Ora scriviamo una noticina da far vedere alla mammina-

 

Cerco di protestare, dopo tutto ho chiuso gli occhi solo per cinque minuti.

Il mio “fare polemica” come dice la professoressa Ferraro serve solo a peggiorare la situazione, quindi mi arrendo e resto in silenzio per il resto dell'ora, per mia fortuna è l'ultima e a breve suonerà la campana,e anche per oggi la tortura finirà.

 

 

Riesco ad arrivare a casa prima di auto-digerirmi, anche se forse mi sarebbe convenuto arrivare qualche minuto più tardi.

 

-Mamma, sono a ca....-

 

Una mano mi impedisce di concludere la frase, e un altra mi imprigiona entrambi i polsi portandoli dietro la schiena.

Non riesco a reagire, mi sembra di essere stata catapultata in un film, e proprio come la protagonista mi sento inutile, non posso fare nulla per ribaltare la mia situazione.

Accade tutto molto velocemente.

Vedo mia madre correre verso di me, ma un uomo completamente vestito di nero, non ha nessuna parte del corpo scoperta esclusi gli occhi, la blocca e la costringe a stendersi per terra, le lega le mani alle caviglie, il suo corpo non può più reagire ma prima che la imbavagli riesce a gridare qualcosa nella mia direzione.

 

-Tesoro non dimenticarmi-

 

Il tempo di finire la frase e l'uomo la imbavaglia, poi si volta e mi viene incontro, so che non posso esserne certa perché ha il volto coperto, ma sembrava quasi che sorridesse.

Nella mia mente si affollarono una moltitudine di pensieri, tutti dicevano che quando si sta per morire la vita ti passa davanti ma è una grandissima cazzata, io della mia vita vedevo solo l'istante che stavo vivendo.

Cosa potevo fare? Diavolo ci doveva essere una soluzione!!.

Quell'uomo era davanti a me, senza nessun arma, se non aveva intenzione di uccidermi cosa voleva?

Mi concentrai sui suoi occhi e notai che non avevano nessun segno particolare, nulla che li caratterizzasse, erano dei semplicissimi occhi castani che sarebbero potuti appartenere ad una persona qualsiasi, ma l'uomo che avevo davanti sicuramente non lo era.

Ogni sua mossa sembrava compiuta con un distacco ed una calma assoluta che non avevano nulla di umano, mi faceva pensare ai cyborg dei film di fantascienza ma...nah quei pensieri erano colpa dello shock che avevo appena subito.

All'improvviso l'uomo si rivolse direttamente a me.

 

-Dalla paura che leggo negli occhi di tua madre deduco che tu sia Charlie, bene ragazzina non abbiamo tempo da perdere, c'è qualcuno molto ansioso di rivederti.-

 

Non ebbi il tempo di assimilare completamente ciò che sentii perché una testata mi fece perdere i sensi.

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Capitolo 3
*** Risveglio. ***


Risveglio:

 

 

 

Alcune ore dopo il rapimento.

 

 

 

Sento l'odore della benzina, devo essere vicino ad un distributore.

Mi guardo intorno ma vedo solo una città deserta, non so dove mi trovo, non so dove devo andare.

Andare a destra o a sinistra in questa situazione non penso che sia rilevante quindi mi incammino senza badare alla meta.

Mi sembra di aver camminato per ore quando finalmente vedo una macchia arancione sfocata all'orizzonte.

Il mio unico obbiettivo diventa cercare di raggiungere quella figura che si fa sempre più chiara man mano che mi avvicino.

E' proprio Lei, non è cambiata dall'ultima volta che l'ho vista.

Inizio a correre, ma......”

 

 

Un enorme onda si profila all'orizzonte travolgendoci entrambe.

 

 

Freddo. Freddo e ancora freddo, è tutto quello che riuscivo a percepire.

Una risata mi riportò alla realtà e mi resi conto che per l'ennesima volta in questa giornata avevo sognato quella maledetta Lamborghini.

 

-E così tu saresti Charlie, ti immaginavo più alta.-

 

Lentamente cercai di svegliarmi del tutto, ma una brutta sensazione mi attanagliava lo stomaco.

Ero completamente fradicia, sicuramente mi avevano svegliato con una secchiata d'acqua gelida.

Successivamente mi accorsi che non riuscivo a muovere le mani, erano legate, anzi io ero legata.

Una volta che gli occhi si abituarono alla stanza riuscii per la prima volta a capire davvero dov'ero finita.

Mi avevano legata come un salame ad una sedia, la stanza nella quale mi trovavo era piccola, ricordava un po' una cantina, ma visto che non c'era il tipico odore di muffa scartai subito quell'idea.

Le pareti non erano umide, quindi decisamente non ero sotto terra.

L'unico arredamento presente erano la sedia in cui mi trovavo e un tavolino posto davanti ad essa.

Le finestre erano oscurate quindi l'unica luce proveniva da una vecchia lampadina che spuntava dal soffitto, e rendeva tutta quella situazione ancora più inquietante.

Solo dopo essermi guardata attorno mi concentrai sulle persone che mi stavano davanti e che cercavano di comunicare con me.

L'uomo che manteneva un certa distanza da me, come se io non fossi all'altezza di stare al suo cospetto, aveva una postura che ricordava quella degli ex-militari, stava perfettamente eretto ed era attentissimo come se si aspettasse di essere attaccato da un momento all'altro.

L'abbigliamento non tradiva nulla del suo intuibile passato nelle forze armate, vestiva in una maniera semplice e quasi trasandata, cercava di ostentare una normalità che sicuramente non gli apparteneva.

Poi notai che dietro le sue gambe vi era un secchio, probabilmente quello che avevano usato per regalarmi quella fantastica doccia che mi aveva svegliato.

Lo maledissi mentalmente e passai ad osservare l'altro uomo.

Egli restava davanti a me, mi fissava con superiorità, tentava di farmi sentire inferiore e di incutermi paura e ci stava riuscendo benissimo.

Neanche quando litigavo con mio padre mi sentivo così sbagliata e dannatamente inadatta come in quel momento, se avessi osato incrociare il suo sguardo ero certa che non sarei più riuscita a mantenere un minimo di dignità e avrei implorato di concedermi la grazia e di non torturarmi.

Chiaramente io non ero in grado di iniziare una conversazione quindi l'uomo che si trovava davanti a me prese nuovamente l'iniziativa.

 

-Senti ragazzina, non sono famoso per la mia pazienza, quindi vedi di aprire quella bocca e di rispondere alle domande che ti verranno poste senza fare molte storie.

Sei tu Charlie Harrys?-

 

Se fino a quel momento avevo covato la piccola speranza che quelle persone avessero sbagliato ragazza adesso mi rendevo conto che non era possibile.

Sapevano il mio nome. La situazione non stava migliorando.

 

-Sono io.- Risposi.

 

Sentendo la mia voce ebbi un sussulto, non aveva la sua solita intonazione allegra e gioviale, era tremula, come se la paura si fosse riversata anche sulle mie corde vocali.

 

-Oh vedo che sai parlate, molto bene.-

 

Fece una pausa come se stesse soppesando le parole da dire, ma alla fine scosse la testa e mi rivolse un domanda semplice come la prima.

 

-Quanti anni hai?-

-19-

 

Le mie risposte non erano particolarmente elaborate,ero troppo occupata a cercare una soluzione alla situazione in cui ero finita, per pensare a qualcos'altro da dire.

L'interrogatorio continuò per un altro po', le domande che mi posero riguardavano la mia vita, cosa studiavo, cosa facevo durante la giornata ecc, se non fossi stata legata ad una sedia sarebbe potuta sembrare una conversazione tra due conoscenti.

Questa situazione mi stava logorando i nervi, prima venivo rapita, poi legata e adesso venivo addirittura sottoposta ad un terzo grado, se il mio interlocutore non era famoso per la sua pazienza si sarebbe accorto che non lo ero neanche io.

Decisi di prendere l'iniziativa, tanto peggio di così non sarebbe potuto andare.

Dopo aver fatto un respiro profondo ed essermi schiarita la gola per richiamare la loro attenzione alzai il volto che fino a quel momento si era limitato ad osservare il pavimento e parlai.

 

-Non sono nobile, non sono ricca, non ho parenti famosi, potreste gentilmente spiegarmi cosa ci faccio qui? Perché è da quando sono stata rapita che me lo chiedo e non ho ancora trovato una spiegazione logica.-

 

Entrambi si scambiarono una sguardo eloquente, come se si aspettassero la mia domanda da non so quanto tempo.

Sorrisero, ma il loro sorriso non preannunciava nulla di buono, era intriso di cattiveria e crudeltà.

 

-Mia cara, non trovi una spiegazione logica perché non possiedi le basi per formularne una.

Ti trovi a dover affrontare una situazione molto più grande di te, ci sono cose che non sai e che non immagineresti mai, ma che noi abbiamo il compito di illustrarti.

Sei così Umana......-

 

Quasi lo sputò quel termine.

 

-Sei fragile, un colpo più forte del normale, una malattia, una catastrofe naturale potrebbero facilmente porre fine alla tua esistenza senza che tu possa fare nulla per impedirlo.

Ma noi, noi ti potremmo aiutare a migliorare, ad abbattere le leggi naturali che regolano l'universo. Noi siamo potenti, esistiamo da sempre, abbiamo assistito a tutti gli eventi più importanti che hanno caratterizzato la storia dell'umanità, in un certo senso li abbiamo anche condizionati e...si non mi vergogno di dirlo, abbiamo anche tolto molte vite per fare in modo che accadessero, dopo tutto gli ostacoli vanno eliminati.-

 

Da tutto quello che quell'uomo stava dicendo potevo intuire che ero stata rapita da un Associazione di fanatici e assassini che compivano stragi in nome di non si sa bene chi ed erano convinti di aver contribuito alle scoperte e agli avvenimenti della storia.

Tipico.

E' da quando ho compiuto 16 anni che non faccio che attirare psicopatici nella mia vita.

La solita adolescente sfigata.

Ripeto, se non fossi stata legata, questa situazione avrebbe potuto essere paragonata ad un appuntamento con una persona con seri problemi psichici.

Dalla padella alla brace direbbe mia madre.

La mamma, me n'ero quasi dimenticata, che fine aveva fatto? Io ero svenuta, ma lei? Cosa le avevano fatto? E se l'avessero uccisa? Non me lo sarei mai perdonata.

Quel megalomane stava straparlando del fatto che la sua adorata Associazione compiva questi atti da un sacco di tempo e blablabla, che nessuno sarebbe mai stato in grado di eguagliare i loro successi e blablabla, che molti avrebbero voluto il potere che avevano loro, che avrebbero pagato oro per conoscere i loro segreti e che sicuramente, si lui ne era certo, avrebbero anche ucciso se in cambio fossero stati ammessi in questa Associazione.

Dio, gli piaceva proprio la sua Associazione.

Il pensiero della sorte della mamma mi aveva dato nuovo vigore e una nuova determinazione che aveva sostituito l'istinto di sopravvivenza che mi aveva dominato fino a quel momento.

Poi mi tornò in mente la frase che mi aveva detto “Non dimenticarmi”.

E se fosse stato un indizio? Se mi avesse voluto avvertire?

Magari la loro intenzione era quella di farmi il lavaggio del cervello.

Mi concentrai nuovamente sui miei interlocutori cercando qualche segno che potesse confermare la teoria del fantomatico “lavaggio del cervello”.

L'uomo non aveva smesso un attimo di parlare, non sembrava per niente interessato al mio silenzio, anzi sembrava quasi che lo apprezzasse, come se mi identificasse nel suo pubblico personale.

Finché lui avesse continuato a parlare io avrei potuto osservarlo senza suscitare troppi sospetti.

Era vestito in una maniera decisamente diversa da quella del suo compagno, se quello cercava di sembrare normale lui decisamente cercava di fare il contrario.

I suoi vestiti sembravano fatti su misura, li portava come se fossero una seconda pelle, erano certamente firmati, ma su di lui si notava a malapena, poiché egli era perfettamente a suo agio, come se indossasse una tuta da ginnastica.

Le scarpe erano elegantissime proprio come i vestiti.

Sembrava quasi finto.

Mi soffermai sul suo viso, lui non si accorse di nulla tanto era preso nel discorso che stava facendo.

Non era un uomo anziano, ma neanche giovane, probabilmente non aveva più di una quarantina d'anni, le rughe sulla fronte erano poche ma venivano accentuate poiché era molto concentrato, dopo tutto stava facendo un discorso “interessante”.

I suoi lineamenti erano gentili, inizialmente mi era sembrata una persona cattiva e spietata ma ora che avevo la possibilità di osservarlo meglio mi rendevo conto che quel pensiero era dovuto all'agitazione che mi aveva provocato il brusco risveglio e tutta quella violenza a cui avevo assistito e che avevo subito.

Decisi di passare al “soldato”, continuava a stare sulle sue, però aveva cambiato posizione, adesso era leggermente appoggiato al muro e continuava a guardarsi attorno.

Se prima mi aveva dato l'impressione di possedere una freddezza incredibile e una disciplina ferrea adesso capivo che era tutta una facciata.

La sua esagerata compostezza e il guardarsi attorno erano sintomo di disagio, un grande disagio a giudicare dai suoi movimenti, erano troppo controllati, come se avesse paura di sbagliare in quello che stava facendo.

Dalla mia analisi avevo capito che l'idea del lavaggio del cervello non era poi così impossibile.

Quei due erano una distrazione, mi dovevano tenere occupata, sicuramente qualcun altro mi stava controllando quindi non potevo fargli capire che avevo compreso il suo gioco.

Oppure avrei potuto.

Ricontrollai la stanza in cui ero rinchiusa, non vedevo nulla di strano, ma dopo tutto anche i due uomini inizialmente mi erano sembrati “veri”.

La scarsa illuminazione decisamente non mi era d'aiuto, ma alla fine credetti di vedere un luccichio.

Mi concentrai in su di lui, era al centro della parete che si trovava davanti a me e alle spalle dei due uomini, quindi proprio davanti al mio naso.

Decisamente le mie conoscenze della tecnologia erano incredibilmente limitate ma la cultura che avevo acquisito grazie alla visione di almeno un centinaio di film era immensa, quindi ero quasi certa che quel luccichio in verità fosse una micro-camera.

In quel momento mi resi conto che lui, si, il megalomane non aveva ancora smesso di parlare.

 

-....come sicuramente avrai capito abbiamo sedi praticamente ovunque,nessuno ci può scappare, siamo...-

 

Bloccarlo era l'unica cosa che in quel momento volevo fare.

 

-Penso di essermi persa dopo la frase sulla fragilità umana.

I miei dicono che soffro di ADD(Attention Deficit Disorder), ma tu sai esattamente di cosa sto parlando vero?-

 

L'uomo mi guardava perplesso, probabilmente si sentiva frustrato per il fatto che io non avessi ascoltato il suo discorso, e preso in giro, il che era verissimo, ma non gli diedi la possibilità di controbattere, ora ero io che dovevo parlare.

 

-Sai sono davvero curiosa.

Come si chiama?-

 

A questo punto la sua espressione era un vero e proprio poema, troppe emozioni si affacciavano sul suo viso e mi regalavano uno spettacolo fantastico.

In pochi secondi il poveretto era passato dalla felicità di aver qualcuno che lo ascolta all'incredulità.

Si, proprio incredulità, non si capacitava che io non lo avessi ascoltato e per giunta ora gli ponevo una domanda che all'apparenza era la più innocua di questo mondo, ma che in questo contesto era come una bomba atomica, dalla sua risposta dipendeva la credibilità della sua pagliacciata.

 

-Il mio collega?

Non penso che il suo nome sia rilevante, non lo rivedrai mai più, lui oggi è la mia scorta, ma domani, chissà, magari potrebbe essere in un paese straniero per uccidere qualche assessore o magari....-

 

Stava nuovamente divagando, era davvero bravo a distogliere l'attenzione delle persone, ma ormai avevo capito il suo gioco e non mi sarei certamente fatta fregare due volte dallo stesso trucco.

 

-Non penso che tu sia così stolto da aver davvero pensato che mi riferivo al tuo collega.

Io voglio sapere come si chiama lo stronzo che sta seduto dietro quella telecamera e si gode il nostro spettecolino.-

 

Se fino a quel momento aveva cercato di salvare il salvabile adesso cercava di fare l'impossibile.

Rise, in una maniera talmente isterica che mi ricordava le iene.

Quando parlò nella sua voce non vi era cattiveria ma solo rassegnazione e paura.

 

-Non penso che tu abbia davvero capito con chi hai a che fare, noi siamo davvero...-

 

Ormai non avevo più nessun interesse ad interromperlo, mi limitavo a guardarlo annoiata, ero certa che la mia sfacciataggine avesse fatto colpo, quindi non mi rimaneva nient'altro da fare, dovevo solo aspettare.

Il suo monologo venne interrotto da voce che sicuramente non apparteneva e nessuno che si trovasse nella stanza, quindi probabilmente era il mio osservatore.

 

-Anderson, mi sembra inutile continuare. Sgomberate il campo.-

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