My home rooms

di snowfeather
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 - Intro ***
Capitolo 2: *** 02 - Ingresso ***
Capitolo 3: *** 03 - Cucina ***
Capitolo 4: *** 04 - Sala da pranzo ***
Capitolo 5: *** 05 - Camera degli ospiti ***
Capitolo 6: *** 06 - Camera da letto ***
Capitolo 7: *** 07 - Camera da letto 2 ***
Capitolo 8: *** 08 - Bagno ***



Capitolo 1
*** 01 - Intro ***


My home rooms

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.

Eccomi alle prese con la mia prima storia! Abbiate molta pietà di me, ce la sto mettendo tutta per non creare uno schifo assoluto... Spero che a qualcuno possa piacere leggerla, così come sta piacendo a me scriverla! Se avete voglia di dirmi che ne pensate, sono aperta a qualsiasi tipo di consiglio, anzi, mi fate un regalo se mi criticate...  Un abbraccio.
Snowfeather

My Home Rooms

Introduzione

La sua stanza era sempre stata il luogo che più rispecchiava la sua idea di calore, pace, sicurezza… intimità.

Il ritorno a casa dopo una convivenza all’estero con un ragazzo che pensava di amare, ma che si era rivelato l’ennesimo fallimento dei suoi (alquanto scarsi, a dire il vero…) esperimenti d’amore, aveva confermato ancora una volta l’affetto e l’attaccamento che Merlin provava per quelle quattro mura, per quel sottotetto in legno e mattoni.

 

La prima volta che aveva provato a fumare, istigato da due compagne di liceo a cui dava ripetizioni di matematica, desiderose solamente di prenderlo in giro per il suo candore imbarazzante, era vicinosolo prenderlo in giro, era vicini allre, istigato da due compagne di scuola a cui dava ripetizioni di matematica, che volevano alla sua finestra preferita: un vasistas posizionato esattamente all'altezza del suo sguardo di mare. Il fumo gli bruciava nella gola e negli occhi, rendendo sfuocati tutti i contorni delle cose e del meraviglioso paesaggio che si scorgeva dall'alto, ma Merlin sapeva quale spettacolo si sarebbe presentato a reclamare giustizia, una volta dissipata la boccata malsana di fumo...
E più ancora della certezza di ritrovare a fargli come sempre compagnia la piana della città infranta contro le pendici dei colli incontaminati, sapeva di poter ritrovare l'odore che più di tutti amava solamente appoggiando il naso e la bocca contro il legno del controtelaio: profumo di legno umido, di caminetto acceso in una giornata di Dicembre, di sottobosco muschiato e ricco di vita rigogliosa. Non ne aveva mai abbastanza, di quel profumo... 
A volte, specialmente nei momenti più acuti di malinconia, passava le ore a guardare la sua città e le sue colline da quella finestra, non stancandosi mai di inspirare l'odore che più lo faceva appartenere a quel luogo.

 

Quando aveva scoperto di essere stato ammesso alla facoltà di architettura, il sogno segreto di tutta una vita, era seduto con le gambe magre rannicchiate sulla poltroncina nera dell’Ikea comprata in saldo: aveva ringraziato educatamente la segretaria dell’ufficio immatricolazioni, riagganciato la conversazione, appoggiato il cordless sul tavolo in legno di ciliegio di fronte a sé, chiuso gli occhi e lasciato cadere una singola, umida lacrima carica di gioia. Come un memo silenzioso di tutta la fatica fatta per cercare di realizzare quell’aspirazione, quella singola goccia della sua anima riluceva sulla guancia infiammata di felicità e gli aveva fatto realizzare improvvisamente che ce l’aveva fatta.

 

Era lì che aveva gioito per i successi, pianto per le delusioni, sperato in un futuro più luminoso per la sua bella Camelot, nazione ormai sconquassata e ridotta a zimbello mondiale da una manica di politici corrotti e concentrati solamente sui propri interessi personali.

 

 

Ed era lì che aveva conosciuto Arthur.

 

Il suo Arthur…

 

 

Dio, quanto gli mancava Arthur.

Non avrebbe mai smesso di pensare il suo nome, tanto era dolce e amaro allo stesso tempo nei suoi pensieri… Arthur… Arthur…

 

Arthur

 

 

Da quasi 8 anni ormai non aveva notizie di lui. 

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Capitolo 2
*** 02 - Ingresso ***


My home rooms 02

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.

Primo capitolo della storia. Spero di non essere andata troppo OOC con i personaggi... Li ho un po' descritti come io li vedrei in un contesto attuale. Per ora il rating è decisamente verde, ma l'ho messo cmq come arancione perché in una storia che ho letto (non mi ricordo quale!) qualcuno aveva accusato il fatto che il racconto aveva "cambiato colore" in corso d'opera e che quindi non era più possibile andare avanti a leggere per alcuni utenti che magari si erano affezionati ai personaggi. Quindi, dato che la mia storia (se dovesse piacere!) andrà avanti con scene un po' più spinte, ho preferito da subito indicare il tutto secondo come credo si svilupperà la trama in futuro.
Come sempre ogni critica/commento è ben gradito. Un abbraccio.
Snowfeather

My Home Rooms

Capitolo 2

La notte che si erano incontrati era il 31 Dicembre del suo secondo anno di università e aveva organizzato insieme ai suoi più cari compagni di corso il tradizionale cenone di capodanno.

 

Unith e Balinor, i suoi amati genitori, avevano deciso di passare le vacanze invernali sulla neve: un’usanza di famiglia che per la prima volta Merlin aveva disertato, per godere di un po’ di autonomia, pazzia e leggerezza insieme agli amici. Non che con i suoi non si trovasse bene, ma a 22 anni suonati aveva voglia di qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, qualcosa di emozionante… qualcosa di eccitante!
Certo… una cena in casa non era davvero un evento ai limiti della trasgressione, ma per Merlin era come annusare il fiore della libertà per la prima volta.

 

Per questo, aveva trascorso le ultime 4 ore a rassettare, pulire e riordinare casa.
Poi, dopo una doccia bollente, aveva passato una buona mezz’ora in camera: metà del suo guardaroba era volato sul letto e tutti i vestiti che non erano la sua camicia preferita, quella azzurro cielo, e i jeans neri un po’ aderenti che lo facevano sentire quasi carino, erano stati amorevolmente ripiegati e riposti nuovamente nell’armadio.

 

 

Nel momento in cui il suono del campanello gli annunciò allegro che erano arrivati i suoi ospiti, il cuore gli fece una capriola nel petto e con un sorriso a 36 denti rispose al citofono.

“Chi è?”

“Siamo nooooi!” Quella risata di voci colorate fece tingere di piacere le gote del ragazzo, già più rosse del solito per l’acqua bollente della doccia e per il cuore in festa.

“Noi chi?”

“Dai Merlin, aprici, che qui sotto si congela!” e con un sospiro di sollievo e una smorfia divertita agli altri tre, Morgana sentì finalmente il portone di ingresso aprirsi.

 

Dall’ingresso, Merlin sentiva le voci divertite dei suoi amici che salivano i 67 gradini del palazzo in cui abitava. Non era una scalata per cuori deboli… Terzo piano di un edificio storico, tutelato dai beni culturali, tenuto in ottime condizioni da tutti i condomini, ma comunque senza ascensore.

 

“Dai ragazzi, che ormai ci siamo… Merlin, accidenti! Ogni volta che vengo da te devo fare scorta di polmoni artificiali!” la voce del bel ragazzo bruno, dai tratti vagamente iberici, si fece più alta nel momento in cui, sollevando la testa, si rivolse direttamente al padrone di casa che li guardava divertito dal pianerottolo.
“… quante storie Lancelot! Non eri tu che poco fa ti professavi il paladino di ogni donzella, quando si trattava di farti bello davanti a Gwen?”

Due mani scattarono all’improvviso verso la chioma di ricci corvini, tuttavia Morgana riuscì a schivare con destrezza (…ma solo perché un po’ se l’aspettava!) gli scappellotti a lei indirizzati.
“Lenti, lenti ragazzi miei! Ancora deve nascere chi mette nel sacco me!” e con un ultimo saltello la ragazza abbracciò il suo ospite che li aspettava.
“Ciao mio dolce cavaliere! Come stai stasera? Emozionato che sta per finire l’anno?” gli schioccò un enorme bacio sulla guancia e senza neppure aspettare un invito, Morgana entrò in casa, trascinando con sè una quantità spropositata di pacchi, pacchetti e pacchettini.

 

“Ciao Merlin…”  lo salutò dolcemente Gwen.
“Ciao Gwen, grazie di aver pensato a tutto tu! Benvenuta, entra entra! Non restare sulla porta!” Merlin era davvero felice che la sua migliore amica fosse lì quella sera ed era sinceramente commosso di come si fosse così pazientemente dedicata alla cena. Su di lei si poteva sempre contare e di certo non sarebbero rimasti a stecchetto!

 

Una mano pesante gli calò sulla spalla riscuotendolo dai suoi pensieri. “Eccoci arrivati sulla vetta… cavolo, amico! Ma come fai tutti i giorni?”
“Ciao Lance, se la piantassi di brontolare, magari un po’ di fiato in corpo ti rimarrebbe! Coraggio, che ormai è fatta…” rise divertito Merlin all’espressione esausta, esageratamente accentuata, dell’amico.
C’era stato un tempo in cui aveva pensato di essere innamorato di lui, tanto le affinità dei due erano evidenti. Facevano tutto insieme: dagli esami, alla strada per tornare a casa ogni sera dopo le lezioni nel paese vicino, alle ricerche di libri rari nei mercatini delle pulci, alla condivisione dei primi amori e desideri.
Era stato proprio allora che Merlin aveva capito che Lancelot non avrebbe mai potuto ricambiare il suo amore nascente (“Quanto è carina Gwen, eh Merlin? Così dolce, ma determinata in tutto quel che fa! Mi smuove tutto un qualcosa dentro che… brrr! Non farmici pensare!”) e così aveva dirottato quel sentimento in un’amicizia speciale.

 

“Spero non ti dispiaccia Merlin…” *occhi da cerbiattino mode on* “… ho incontrato ieri per caso un mio amico a cui hanno rifilato una fregatura paurosa! Mi dispiaceva da morire che restasse a casa da solo stasera, quindi mi son permesso di invitarlo… potevoooo?”.
Merlin si mise a ridere come un matto alla vista di un Lancelot tutto moine e occhioni languidi, che cercava di convincerlo a fare quello che chiedeva.
“Piantala, scemo! …basta Lance, smettila di strusciarti! Ovvio che potevi… dai che mi fai solletico! Lanceee!” Merlin aveva gli occhi colmi di lacrime dal ridere… Quel cretino del suo amico lo stava letteralmente facendo morire!

 

“Lancelot, potresti venire a darmi una mano?”
Mezzo secondo dopo la timida richiesta di Gwen, Merlin si ritrovò libero dalle insistenti svenevolezze dell’amico, che si precipitò in casa in un baleno al grido di “al vostro servizio, mia dolce donzella!”, suscitando un lieve rossore e un sorriso sul viso della ragazza.

Quei due erano chiaramente innamorati cotti l’uno dell’altra, se solo avessero preso il coraggio per dichiarare ciò che agli occhi di tutti era palese…

 

 

Ancora con il sorriso sulle labbra per colpa del suo migliore amico, Merlin si girò verso la scala per dare il benvenuto allo sconosciuto che quel matto di Lancelot si era portato dietro. Vide solo un luccichio azzurro, sotto un passamontagna degno di Diabolik stesso, e tese una mano al nuovo venuto.
“Ciao, sono Merlin! Entra, fa’ come se fossi a casa tua…” un rumore di vetri infranti arrivò in quell’istante dalla cucina (“Tutto bene non è successo niente!”) “… tanto qui mi pare proprio che si siano già tutti messi a loro agio! Butta pure la tua roba sul letto nella mia stanza, è appena in cima a quella scala… Che state combinando disgraziati?!”
Merlin fece accomodare il suo nuovo ospite e si precipitò in cucina chiudendogli velocemente la porta alle sue spalle.

 

 

“Morgana! Possibile che tu non riesca neppure a tenere un piatto in mano senza spaccare tutto?”

“Ma stai zitto Lancelot! Chi credi che avesse in mano quei bicchieri frantumati?”

“Non li avrei mai fatti cadere, se tu non mi fossi volata addosso, inerpicata com’eri su quella sedia…”

“Non mi sarei mai dovuta inerpicare sulla sedia, se i piatti fossero stati ad un’altezza accettabile…”

“… Merlin!” esclamarono in coro, girandosi entrambi a guardare il ragazzo appena arrivato trafelato in cucina.

“E figurati se in qualche modo non era colpa mia… Gwen, ti prego… ti supplico! Pensaci tu a gestire Burrasca e Tornado! Io ho mollato di là il tuo amico senza neanche finire di presentarmi come si deve, Lance…” e Merlin si diresse nuovamente verso l’ingresso dove aveva abbandonato il povero nuovo arrivato, che certamente si stava chiedendo in che gabbia di matti fosse finito.

 

Arrivato sulla soglia di camera sua, Merlin vide con piacere che il ragazzo aveva accettato il suo invito a mettersi comodo e si stava togliendo giacca, guanti e passamontagna.
“Scusa tanto, sai… ma con quei pazzi non c’è niente da f…” le parole incespicarono sulle ultime due sillabe. Il cuore perse un colpo… forse anche un paio, a dir la verità.

 “Ma figurati! Anzi, grazie dell’invito, anche se indiretto. Io sono Arthur.”

 

Scintillio d’oro, luce azzurra, bianco cangiante, rosso fuoco.
Fu tutto quello che riuscì a cogliere Merlin prima che la ragione lo abbandonasse per qualche istante.

 

Capelli color del grano, luminosi come pagliuzze d’oro e leggeri come una nuvola.

 
Occhi di cobalto profondi e limpidi, sorridenti e sfolgoranti più di una cometa.

 
Sorriso sincero, pulito e gioioso.

 
Labbra leggermente increspate dal freddo, del colore delle fragole appena colte.

 

 

Arthur.

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Capitolo 3
*** 03 - Cucina ***


capitolo 2

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.



My Home Rooms

Capitolo 2

La temperatura nella stanza era decisamente aumentata... O almeno così sembrava al povero Merlin, assolutamente attonito e imbambolato ad osservare la creatura più perfetta che avesse mai visto sulla faccia della Terra.
Per fortuna il momento d'empasse non durò che pochi attimi e il ragazzo si riprese nel giro di qualche secondo, sfoderando uno dei classici sorrisi "alla Merlin", capaci di sciogliere anche i sassi.

"Penserai di essere capitato in una gabbia di matti!" si passò una mano fra i capelli scuri, già arruffati dalla corsa, e scoppiò in una risata genuina.

Arthur sorrise, arricciò un po' le labbra, alzò un sopracciglio in un modo che a Merlin parve talmente famigliare da sfiorare, inspiegabilmente, il deja-vù e dalla sua espressione ironica e divertita Merlin capì che aveva azzeccato esattamente i pensieri del nuovo arrivato.

Si guardarono un secondo negli occhi e, dopo un attimo di perfetta alchima, uno di quelli in cui tutto sembra andare al suo posto alla perfezione nel puzzle insaziabile degli eventi... scoppiarono entrambi a ridere come matti!

"Vedo che ve la state spassando, eh?" una voce sulla soglia della camera li fece voltare quando oramai il fiato stava lasciando il posto all'affanno.

"Dai Lance, è totalmente assurdo il benvenuto che abbiamo dato a questo povero ragazzo! Scale assassine, streghette impertinenti, piatti e bicchieri che volano da tutte le parti e, come se non bastasse, il padrone di casa che praticamente lo trascina dentro per scappare via l'istante successivo...!" Merlin, ancora piegato con le mani sullo stomaco, guardò l'amico, appuntandosi mentalmente di ringraziarlo in separata sede per quell'invito dell'ultimo minuto.

"Non mi sono mai divertito tanto nei primi 3 minuti di una festa..." confermò Arthur, cercando di riprendere fiato.

"Mi pareva infatti di aver sentito una certa ilarità nell'aria... Nessuno meglio di Merlin sa come accogliere i suoi ospiti, garantito dal qui presente!" e sghignazzando si girò, prontamente seguito dagli altri due, per tornare in cucina, dove aveva lasciato la sua dolce Gwen alle prese con una Morgana in preda alle sfregole culinarie.

I tre ragazzi lasciarono la stanza di Merlin, scesero la piccola scala interna e, attraversato il corridoio, si affacciarono alla porta della cucina.

Merlin sapeva di aver messo tutto in ordine prima dell'arrivo dei suoi ospiti, se lo ricordava bene... Eppure non era la stessa stanza che aveva lasciato appena 5 minuti prima... Sembrava di essere su un campo di battaglia, non in una cucina! Dai suoi mille pacchi, Morgana era stata capace di tirare fuori la bellezza di una pentola a pressione piena di brodo da sgrassare, una palla informe e gialla di un impasto non ben definito (avrebbero poi scoperto che sarebbe diventata degli ottimi passatelli...), un primo contenitore ermetico ripieno di carne lessata, un secondo contenitore ermetico per le lenticchie tradizionali, una padella (ma una padella di quelle industriali!) dove erano graziosamente adagiati degli involtini di carne e formaggio, un terzo contenitore ermetico ricolmo di purè, un cotechino intero avvolto nella carta stagnola, un (ebbene sì) quarto contenitore ermetico con salmone affumicato da mettere sulle immancabili tartine imburrate, come antipasto. Era veramente una strega, quella ragazza! Completavano il quadro: pane, uno strudel, un pandoro, frutta secca, uva e un rametto di vischio che Gwen stava appendendo a rischio della vita sulla portafinestra che conduceva al balcone.

"Si può sapere da dove hai tirato fuori tutto questo cibo? Ci sarà da mangiare per 3 giorni interi..." sospirò Merlin, certo che il suo povero frigo non sarebbe riuscito a contenere tutto quel popò di roba.

"Il merito è praticamente tutto di Gwen..." rispose Morgana tirandosi le maniche fin sopra il gomito, per iniziare a preparare al meglio il banchetto luculliano "... io ho solamente comprato il vischio e lo spumante. Ah! E ovviamente ho contribuito al trasporto. Non credo che Gwen ce l'avrebbe fatta da sola in motorino a portarsi dietro tutto questo ben di Dio..." così dicendo si posizionò a gambe larghe di fronte all'impasto informe borbottando a mezzavoce qualcosa che agli altri parve molto simile a un e adesso dovrai vedertela con me!

"Posso fare qualcosa per aiutare? Non mi è mai piaciuto stare con le mani in mano e farmi servire e riverire..." Merlin era entrato in cucina e stava guardando Gwen con occhi imploranti, cercando di intervenire in qualche modo per contenere il tifone Morgana che si era abbattuto su di loro.

"Io e Lancelot possiamo apparecchiare... se c'è rimasto ancora qualche piatto intero..." Arthur si rivolse direttamente al padrone di casa con un'espressione che non ammetteva repliche, tirando una gomitata nelle costole all'amico fermo vicino a lui, quando si accorse della sua espressione totalmente da gnorri.

"Uffa, non mi è mai piaciuto apparecchiare..."

"E dai, Lance, preferisci forse spremere passatelli o sgrassare il brodo?"

"Non saprei da che parte cominciare, in effetti..."

"Allora forza! Sotto con il lavoro da veri uomini. Non è che ti devo addestrare nell'arte dell'apparecchiamento, vero? Neppure fossimo ad una giostra di cavalieri..."

"D'accordo, d'accordo..." l'espressione sul viso del ragazzo non lasciava presagire niente di buono e fu con un cipiglio piuttosto marcato che si rivolse al suo amico "Merlin, dove troviamo una tovaglia?"

"Aspetta, vado a prendere quella rossa nella credenza. Tu intanto prendi i bicchieri e, per l'amor del cielo, Lance, fa' che almeno cinque sopravvivano!"

Merlin si intrufolò in un piccolo sgabuzzino e ne riemerse poco dopo, sgranando gli occhi alla luce intensa della cucina.

"Grazie, dai pure a me..." Arthur era fermo davanti a lui e tendeva una mano per ricevere dalle mani di Merlin la tovaglia che aveva recuperato dalla madia.

Tutto era così giusto. Non capiva assolutamente il motivo di quella sensazione, ma Merlin sapeva, sapeva in cuor suo che porgere quel drappo rosso con un drago d'oro ricamato nel mezzo al ragazzo biondo innanzi a lui, che aspettava solamente si decidesse a fare un passo nella sua direzione, era la cosa più naturale e dannatamente giusta che potese fare.

Senza smettere di dire al suo cuoricino impazzito di piantarla di fare capriole come ad una gara di tuffi, Merlin allungò il braccio è porse la tovaglia ad Arthur in un gesto quasi imbarazzato, riverente. L'altro sembrò non accorgersi di niente, anche se un occhio vigile e attento avrebbe potuto scorgere uno strano scintillio nei suoi occhi azzurri.

Erano passati circa 40 minuti dall'arrivo degli ospiti.
La tavola era stata apparecchiata superbamente da Arthur e Lancelot, Merlin aveva finito di predisporre le tartine al salmone e aveva preparato il brodo, Morgana si era industriata in un modo tutto suo per creare dei passatelli decenti e Gwen era riuscita ad organizzare tutto il resto.
Avevano davvero fatto un gran bel gioco di squadra.
Una musica allegra veniva dalla sala da pranzo. Fin dalla cucina, dalle casse si poteva sentire Bon Jovi cantare al mondo la sua voglia di vivere la sua vita, adesso o mai più.
La cena era pronta e il cuore di Merlin scoppiava di felicità. Non si era mai sentito così vivo, così assolutamente in armonia con tutti quelli che gli erano vicini, così felice di fare per gli altri, così ricco di affetto per i suoi amici.

Anche Arthur si era inserito bene, dopo un primo imbarazzo iniziale, dovuto al fatto di non conoscere nessuno, a parte Lancelot. Era un ragazzo aperto e solare, sempre pronto allo scherzo e alla risata, magari un po' pignolo e leggermente autoritario, notò Merlin, ma proprio un pizzichino, il che denotava una buona autostima (cosa a lui totalmente sconosciuta!) e conoscenza di sè e delle proprie potenzialità. 

Al principio Merlin era rimasto estasiato dalla perfezione di Arthur, ma più lo conosceva e più invece notava che erano i suoi piccoli difetti a renderlo veramente mozzafiato.
I denti leggermente irregolari gli conferivano un'espressione un po' imbronciata, come se fosse sempre assorto in qualche pensiero profondo e insondabile.
Un viso perfetto e regolare come il suo sarebbe facilmente scaduto nel banale, se non fosse stato per il naso aquilino che così allegramente univa fronte e bocca.
Per non parlare delle mani enormi che Merlin aveva notato nel momento in cui Arthur le aveva strofinate fra loro in un gesto di contentezza, una volta finito di apparecchiare la tavola.
Ah, quelle mani... cosa avrebbe dato per essere sfiorato da quell... ma cosa andava a pensare! Non conosceva Arthur che da un'ora! Tentando di razionalizzare e di focalizzare, Merlin cercò di non pensare più ad Arthur e ai suoi capelli biondi, al suo sguardo fiero e sorridente, al suo corpo da semi-Dio (i maglioncini neri attillati a collo alto scalarono rapidamente le sue classifiche di gradimento...), a quella impenetrabile aura di nobiltà che traspariva in ogni suo gesto, al suo magnetismo animale che gli imponeva pensieri sconci in cui lui e Arthur... ancora Merlin?! Basta, santo cielo, datti una calmata! Continua a respirare...

"Ehi, piccolo, tutto bene?" Morgana lo stava tenendo d'occhio da qualche minuto ed ora guardava preoccupata il viso dell'amico, solitamente pallido e diafano, diventare più rosso di un pomodoro maturo. "Sembra che tu non riesca a respirare bene, non è che sei allergico al salmone?"

"No, no, sto benissimo... Ora passa..." disse Merlin cercando di ricomporsi. Non era veramente da lui lasciarsi sopraffare in quel modo da pensieri, sensazioni e sogni non propriamente casti...

"Stai andando in iperventilazione. Devi fare respiri lunghi e profondi... Magari aiutati con le braccia, guarda così..." e Arthur si posizionò dietro Merlin, afferrandogli con le mani (oh, quelle mani...!) i polsi e guidando le sue braccia in semicerchi concentrici, piegandolo leggermente in avanti e sussurrandogli in un orecchio "Ecco, ora inspira... espira...."

"...... sto benissimo, davvero!" Merlin si divincolò da quella presa forte, ma delicata e gentile, come se fosse stato punto da un ragno radioattivo.
Era ovvio che fosse la vicinanza di Arthur ad averlo fatto capitolare in quel modo molto poco dignitoso ed era ovvio che così facendo non lo aiutava di certo!

"Scusa, non volevo essere invadente..." il tono del ragazzo biondo era (ma forse sembrò solo alla mente malata di Merlin...) vagamente deluso "... è solo che, studiando fisioterapia, so abbastanza bene come comportarmi in certe situazioni. L'esercizio che ti ho fatto vedere è ottimo per l'iperventilazione. Davvero, non volevo essere invadente, scusami..." e abbassò gli occhi verso il pavimento, trovando improvvisamente interessantissimo il disegno sulle piastrelle in ceramica della cucina.

Merlin non solo si sentì uno sciocco di prima categoria, ma fu investito da un senso di colpa notevole verso il ragazzo che voleva solo dargli una mano. In fondo, Arthur come avrebbe potuto anche solo immaginare che la causa della sua assolutamente inopportuna e inaspettata reazione era proprio dovuta alla sua vicinanza? 

"No, sono io che mi devo scusare... Non so davvero che mi abbia preso... Probabilmente un colpo di calore improvviso..." certo, credici Merlin... "...ehm.... coraggio gente! La cena è servita, gli antipasti sono già di là. Manca solo lo spumante per l'aperitivo, ci pensi tu Lance?"

"Consideralo già versato!"

"Ottimo, andiamo in sala allora..." e Merlin, dalla soglia della cucina, fece un cenno a tutti di accomodarsi nell'ampia sala da pranzo, ricavata da due stanze attigue tramite un arco nella parete divisoria.

Gli sfilarono allegramente davanti tutti i suoi amici, ognuno munito di cibi e bevande variegati, ognuno diretto verso il tavolo imbandito.
L'ultimo a uscire dalla cucina, reggendo piuttosto maldestramente il cestino del pane, fu Arthur. Si fermò un istante prima di uscire e osservò il timido, impacciato e adorabile padrone di casa. No, non è esatto dire che lo osservò: Merlin si sentì scrutare fin dentro l'anima da quegli occhi di fuoco e ghiaccio.
Si sentiva letteralmente spogliato, messo a nudo, scoperto, come se avesse dovuto mantenere un segreto invisibile al mondo e impenetrabile per chiunque, ma non per quello sguardo magnetico. Accennò un sorriso, non sapendo come leggere quel gesto così inquietante, eppure così intimo. 

Il calore del suo sorriso sciolse il ghiaccio di quel momento e il cuore di Merlin accelerò con un sussulto, quando si rese conto che anche Arthur lo ricambiava, con un sorriso dolce e sereno, tuttavia pieno di promesse mai fatte, forse solo sognate, di attesa e di paura... un sorriso sfuggente, invisibile, ma dannatamente reale...

Angolo dell'autrice

Ecco qui il nuovo capitolo! Spero sia piaciuto... Non voglio fare le cose troppo di fretta, in fondo si conoscono solo da un'ora, mi piace prima farli "incontrare" veramente... ma prometto che presto, anzi prestissimo, dato che alcuni capitoli sono già scritti a mano, le cose evolveranno... D'altra parte, come si suol dire... La serata è ancora lunga!!
Devo davvero ringraziare tanto chi ha inserito la storia fra i preferiti, fra i seguiti, a chi ha commentato i primi due capitoli, a chi li ha solo letti e specialmente a chi mi sta aiutando in questa avventura dandomi degli ottimi suggerimenti, indicazioni, incitamenti e spiegazioni di come funziona il forum!
A questo proposito, ritiro quel che ho scritto nello scorso capitolo sul rating: mia completa niubbaggine a non aver capito che l'arancione è alla stregua del verde e del giallo e non del rosso... Scusate scusate scusate! Ora mi è chiarissimo e la storia credo proprio che non andrà oltre quello. Detto questo... aspetto come sempre con ansia di sapere le vostre opinioni!

Un abbraccione gigante.

Snow

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Capitolo 4
*** 04 - Sala da pranzo ***


capitolo 3

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.



My Home Rooms

Capitolo 3

Un bel fuoco scoppiettava nel camino, rendendo la luce che illuminava la stanza accogliente e calda. Una piccola scintilla di brace si staccò volando da un ciocco di legno incandescente e si librò stupita per non più di tre secondi, planando lentamente verso la tavola colorata al centro della sala e chiedendosi curiosa cosa avessero da ridere tanto i tre ragazzi seduti sulle sedie di mogano scuro. Chissà se la loro ilarità aveva a che fare qualcosa con la bella fanciulla che stava in piedi dinnanzi a loro: gli occhi azzurri sgranati, la bocca dischiusa in uno shockato urlo silenzioso, le mani aperte appoggiate selvaggiamente sulla tovaglia rosso fuoco con le dita spalancate. Aveva intravisto una breve istantanea di quella stanza ricca di risate e di calore. Fu solo un momento e poi la piccola scintilla di brace si spense, morì così, con la sua domanda ancora irrisolta, ma con una infinita sensazione di dolcezza nel suo piccolo cuore ardente.



- Me la pagherete tutti... - sibilò Morgana sedendosi nuovamente sulla sedia. Nessuno poteva permettersi di sfidarla, nessuno poteva avere l'ardire di deriderla così apertamente, nessuno, capito? Nessuno! Specialmente non quando l'oggetto dello scherzo era un pezzo di figo come Arthur!!!


La cena stava proseguendo allegramente, Gwen aveva fatto un lavoro di alta cucina davvero, e tutti ormai avevano le pance pienissime. Erano da poco scoccate le 23:00 che Lancelot aveva rivolto uno sguardo furbetto verso Morgana. Non gli erano sfuggite le occhiate "di troppo" che la ragazza lanciava verso il suo biondo amico di infanzia, che da parte sua pareva non avere colto tutte le moine e le strategie femminili che quella streghetta aveva abilmente sfoderando nel corso della serata.

Lancelot provava una grandissima simpatia per Morgana. Era una ragazza energica (a volte fin troppo!), solare, spiritosa e divertente. Nonché davvero attraente con i lunghi capelli corvini e due grandi occhi azzurri che riflettevano tutta la sua gioia di vivere. Purtroppo era anche una grandissima permalosona e lui lo sapeva bene... Il suo più grande divertimento, da qualche mese a quella parte, consisteva nello spingerla verso situazioni imbarazzanti e la maggior parte delle volte era sufficiente una spinta piccola piccola... al resto pensava egregiamente lei! Era bravissima a mettersi nel sacco con le sue stesse mani.
Aveva annusato la buona occasione e ci si era, come sempre, lanciato a capofitto. Era tutta la sera, infatti, che  stava aspettando l'occasione giusta per lanciare l'amo al suo pesciolino...

E l'abbocco era riuscito in pieno: la preda si era lasciata adescare, si era presa all'amo da sola, si era divincolata per tentare di scappare, ma ormai troppo tardi... Il danno era fatto e aveva avuto da Arthur una risposta che non si sarebbe davvero mai sognata.


Lancelot rise di gusto per la soddisfazione: il suo scherzo era andato a buon fine, anche se aveva preso una piega alquanto inaspettata.

Arthur rise divertito dal viso sconvolto della ragazza appena conosciuta, ma a cui sapeva già in cuor suo di volere un gran bene.

Merlin rise un po' per il nervosismo accumulato (nervosismo? per quale motivo eri nervoso Merlin?) e un po' dal sollievo...

Veniva categoricamente escluso da questo genere di giochi, non era considerato per i due motivi che odiava di più al mondo.
Il primo era, ovviamente, che a lui piacevano i ragazzi e non aveva mai conosciuto qualcuno come lui... Era totalmente e irrimediabilmente inesperto in tutto quello che comprendeva i rapporti d'amore, anche se le sue brave cotte se le era preso pure lui... oh sì! Ma era finito abitualmente tutto in una bolla di sapone quando, dopo accurate ricerche, aveva scoperto che l'oggetto dei suoi desideri e sogni nascosti era irrimediabilmente etero. Aveva da sempre qualche problema con il suo gay-radar... Era come se fosse sintonizzato su frequenze sbagliate!
La seconda motivazione era che lui era sempre, da tutti, considerato l'amico, il cucciolino da accudire, il piccolo del gruppo, sempre silenzioso e accondiscendente. Troppo timido per condividere tanto di lui. Troppo riservato per accendere negli altri una scintilla di passione.
In compenso era imbattibile nell'accendere la scintilla della tenerezza e questo era spesso fastidioso e frustrante, poiché Merlin aveva sì un cuore grande e gentile, ma aveva anche un corpo che anelava la presenza di qualcuno vicino. Aveva dei desideri non propriamente puri e casti, nonostante tutti si permettessero di giudicarlo un gran bravo ragazzo. Quando chiudeva gli occhi la sera, prima di addormentarsi, nella solitudine del suo letto, si immaginava di vivere intense storie di passione e amore. Si immaginava in situazioni compromettenti con uomini belli e dannatamente sensuali e si eccitava fantasticando su cosa gli avrebbero fatto provare, se solo fossero state reali, quelle mani, quelle carezze, quei baci appassionati, quei due corpi agganciati magicamente insieme in un abbraccio ritmico e folle, verso la ricerca del piacere più estremo.
Pensava questo, Merlin, e si eccitava. Si eccitava davvero da morire!

Ma non l'avrebbe mai confessato a nessuno: era troppo riservato e si vergognava di condividere pensieri tanto intimi, anche se sapeva che la maggior parte dei suoi coetanei non faceva che vantarsi delle proprie prestazioni "amatorie".
Lui, in quanto gay e quindi amico e confidente delle donne, aveva scoperto che almeno il 78% delle bravate che sparavano i ragazzi, era pura immaginazione.


- Merlin, ti sei nuovamente perso nei tuoi pensieri? - chiese Morgana fissando intensamente l'amico, ancora inquieta dopo la figuraccia di poco prima.
- Ehm... -
- Ehm, Merlin? Che risposta è Ehm...? - Lancelot infieriva, pungolandogli un fianco col gomito.

- Oh, lasciatelo stare voi due! Lo sapete che ogni tanto ha bisogno di rifugiarsi nel suo mondo incantato... Perché gli andate sempre intorno? - Gwen riprese piuttosto energicamente Lancelot e Morgana, non era da lei... Con il tempo, conoscendolo sempre un po' di più, aveva imparato ad apprezzare e a voler bene a Merlin, nonostante a volte fosse un po' strano... Non si capiva a cosa stesse pensando, ma dopo qualche minuto in cui la realtà intorno sembrava non esistere più, lui tornava e, la maggior parte delle volte, con un pensiero profondo, una riflessione intelligente e ponderata, uno sguardo al futuro con rispetto per il passato. Lei lo adorava per questi suoi momenti di unione profonda con le forze dell'universo, quasi come se fosse una parte indissolubile della natura che lo richiamava a sè per sussurrargli all'enorme orecchio le sue verità insondabili per loro comuni esseri umani.
In quei momenti Merlin le pareva una creatura magica, ricco di misteri, di sfumature, di colori irraggiungibili e mutevoli, di passione e di coraggio inespressi, ma potenti e pronti ad essere scatenati nella scia di dolcezza che lui lasciava sempre dietro di sè.

- Stavo pensando, scusate... - Merlin si riscosse nel momento in cui si accorse di quattro paia di occhi che lo scrutavano.
Quelli scuri di Lancelot erano curiosi, quelli chiari di Morgana scettici, quelli castani di Gwen pieni di dolcezza e comprensiva ammirazione, e quelli azzurri di Arthur erano così... oh cavolo... gli occhi azzurri di Arthur... così dannatamente az- ...


- Merlin! Merlin! Per San Tiago Merlin! - Il giovane si trovò sdraiato per terra, con i suoi amici che facevano capannello intorno a lui, tutti e quattro questa volta con gli occhi colmi di ansia.
- Cosa mi sono perso? - domandò con un sorriso, la testa adagiata sulle ginocchia di Gwen, la sua mano fra i capelli. Forse avrebbe dovuto fermarsi al primo bicchiere di spumante... Tre erano decisamente troppi per lui, ora era chiaro!
- Ma perché devi sempre farci prendere dei mezzi infarti? Si può sapere perché sei svenuto stavolta? - Lancelot chino su di lui lo guardava innervosito, ma preoccupato. Doveva esserlo davvero molto, lo sentiva bene nella sua voce mascherata dietro una facciata di irritazione.
Merlin ci pensò un secondo e sentì che il viso prendeva fuoco improvvisamente... Era svenuto miseramente come un allocco quando aveva guardato negli occhi il ragazzo biondo che sedeva proprio di fronte a lui... Ma si poteva essere più patetici? Eppure lui aveva detto di essere... Lo aveva detto sì, ne era sicuro... Non se l'era sognato...


***
Morgana aveva creduto alle parole di Lancelot, quando le aveva rivelato che Arthur gli aveva fatto molte domande sul suo conto e che sembrava veramente interessato a lei. Ci aveva creduto così tanto, che aveva preso la palla al balzo, fra il secondo e il dolce, e si era fatta accompagnare in cucina ("i piatti son troppo pesanti per me!") e si era fatta avanti, cercando di avvicinarsi per baciarlo.
Arthur aveva elegantemente schivato l'attacco con nochalance e disinvoltura e, come se niente fosse, era tornato in sala.
Ma Morgana non aveva intenzione di arrendersi e, una volta in sala da pranzo, seduta al suo posto aveva tentato un altro tipo di approccio.
Tutti erano ammutoliti perplessi al salto che Arthur aveva fatto improvvisamente e, dopo qualche secondo di imbarazzatissimo silenzio, il ragazzo aveva bisbigliato alla morettina, cercando (alquanto inutilmente) di non farsi sentire dagli altri: "Morgana, dolcezza... Apprezzo davvero le avances che mi stai riservando sotto il tavolo, ma... non so come dirlo... preferirei che il nostro rapporto si basasse su una solida e valida amicizia." Sorriso.
*Ma come, mio principe..." aveva sussurrato lei languidamente "... so che non ti sono indifferente. Ho i miei informatori personali..."
"Quando vedi i tuoi informatori... " occhiataccia ad un Lance dallo sguardo innocente "... avvertili che potrei essere attratto da te, se solo possedessi una caratteristica della quale, da quanto ho potuto notare nel breve tempo che ho avuto per conoscerti, tu sei decisamente priva".
Moragana aveva risposto piccata, senza più preoccuparsi di tenere bassa la voce cristallina "Ah sì? E quale sarebbe, di grazia, questa caratteristica di cui sarei priva? Mi pare proprio di avere tutto al posto giusto. Potrei anche possederla, ma magari tu non te ne sei accorto, asino come sei..."
"Non credo Morgana..."
"Mettimi alla prova."
"Non insistere."
"Insisto eccome! Tu stai dando per scontato che io non sia all'altezza, ma ti proverò il contrario!"
"Morgana..." Arthur a quel punto era più divertito che imbarazzato dallo show che stava mettendo in piedi la ragazza.
"Arthur, insisto. Sono una donna e ho tutto il diritto di sapere cos'è che mi rende indegna delle tue attenzioni!"
"Ecco, vedi... è proprio questo il punto!" ridacchiò lui pulendosi l'angolo destro della bocca con il tovagliolo.
"Che sono indegna delle tue attenzioni?"
"No, quel che hai detto prima."
".... che insisto? Sono troppo insistente per i tuoi gusti? Non credevo che guardassi a queste co..."
"No Morgana, un po' dopo..."
"Che altro posso aver detto? Che... so-sono u-una donna?"
Arthur non rispose ma la guardò dritto negli occhi e di nuovo sorrise, innocentemente.

"... Non ci posso credere! Tu sei gay!" Non era una domanda, era un'affermazione sussurrata duramente. Morgana era balzata in piedi fulminando con lo sguardo Lancelot , che ormai aveva perso la sua espressione da innocente ed insieme ad essa ogni ritegno, rotolando dalla sedia dal gran ridere. Gli occhi spalancati della ragazza registrarono per un istante una lucina rossa dalla parte opposta della sala, probabilmente una piccola scintilla di brace che si era staccata da un ciocco nel camino, poi tornarono a fissarsi sui suoi tre amici che ridevano a crepapelle. Cosa ci fosse poi di così divertente...
***

Non l'aveva proprio detto, in fondo... Però non aveva neanche smentito... E se lo fosse stato veramente? Ma il suo gay-radar non aveva registrato niente! Eppure... eppure sapeva di non poter fare affidamento sul suo strumento di riconoscimento, era sempre stato tarato storto... Oh per tutti gli dei, che razza di confusione aveva in testa! E trovarsi a guardare i grandi occhi indagatori di Arthur, dopo quella rivelazione assai strana, lo aveva destabilizzato completamente, mettendolo definitivamente knock-out.


"Tirati su, non puoi restare per sempre sdraiato sul pavimento, anche se le ginocchia di Gwen devono essere comode..." disse Lancelot, allungandogli una mano e afferrandogli il polso con decisione.
Merlin si sentì strattonare il braccio e senza rendersene conto era nuovamente in piedi, un po' barcollante, ma per lo meno cosciente di ciò che gli stava intorno.


"Non sono così imbranato di solito..." si scusò con imbarazzo, non avendo il coraggio di guardare Arthur in faccia, ma palesemente rivolto a lui.
"Oh! Sì che lo sei! Decisamente... Merlin, qui, è il ragazzo più timido e dolce che esista sulla terra ed è adorabilmente imbranato! Come si fa a non volergli bene, a questo cucciolotto, eh? Cucci cucci cu..." le guance di Merlin si colorarono di rosso quando Lancelot, quell'idiota, prese a fargli le moine che di solito si riservano a un cucciolo di labrador. Scacciò la mano invadente che gli pizzicava amorevolmente una guancia e, con il cuore triste, scelse di fare buon viso a cattivo gioco.
Stavano tutti sghignazzando e anche lui sorrise. Si sentiva morire dentro, ma non voleva dare ai suoi amici il dispiacere di non avere garbo nei suoi confronti... In fondo l'avevano sempre preso in mezzo in quel modo e lui l'aveva accettato. Era l'unico modo che conosceva per farsi includere nel gruppo.

Alzò il viso e li trovò tutti sorridenti, canzonatori, ma affettuosi.
L''unico che non rideva, ma aveva invece un'espressione seria, quasi corrucciata, era Arthur. Le labbra erano imbronciate e gli occhi due fessure che lo scrutavano penetranti. Merlin lo vide chiuderli e scuotere la testa, facendo ondeggiare lievemente i capelli biondi, leggermente lunghi sul collo candido...
Spostò immediatamente lo sguardo, per evitare un secondo collasso (ma si poteva essere più idioti?) e si concentrò intensamente sulle sue dita strette convulsivamente intorno alla forchetta. Sì, stava davvero andando nel pallone.


Si alzò, ancora sorridendo e si diresse verso la cucina.
Una voce grave e profonda lo fece girare di scatto.
Arthur era fermo appena oltre la soglia della porta della sala, non propriamente in corridoio, ma non più visibile dal tavolo da pranzo. Lo aveva chiamato e lui si era sentito come costretto a fermarsi e ad obbedire a quel "Merlin" sussurrato, ma deciso.
"Non c'è dubbio che tu sia imbranato..." disse Arthur, nel momento in cui si rese conto di avere la piena attenzione del ragazzo che, dinnanzi a lui, lo guardava con gli occhioni blu sgranati "... e sicuramente sei strano forte! Ma c'è qualcosa in te... qualcosa che non riesco a cogliere, Merlin... E so per certo" disse avvicinandosi fin quasi a sfiorargli l'orecchio con le labbra "che sei uno dei ragazzi più sexy che abbia mai conosciuto."

Merlin rimase impietrito.
La bocca aperta, il respiro lievemente irregolare, le guance rosse come pomodori maturi, gli occhi sbarrati e nelle enormi orecchie solamente il rumore furioso del suo cuore impazzito.

Arthur si allontanò dopo qualche secondo, lo guardò negli occhi, sorrise di un sorriso storto che fece saltare al cuore di Merlin un battito, fra i centomila al secondo che stava pompando, e si girò per tornare dagli altri.


"Arthur!" la voce gli uscì roca, senza neppure rendersene conto.
Il biondino si girò con un'espressione incuriosita e fece scattare in avanti il mento, come ad incoraggiarlo a parlare.
"Non prenderti gioco di me." Merlin si sentiva estremamente frustrato ed anche un poco arrabbiato.
Solo perché aveva appena dichiarato di essere gay come lui, non aveva il diritto di prenderlo in giro.

Ma il sorriso che illuminò il viso di Arthur e la dolcezza nei suoi grandi occhi azzurri fecero sciogliere la diffidenza di Merlin come neve al sole. Non aveva mai visto un sorriso così sincero e degli occhi così cristallini.
"Merlin... sei un idiota."
"E tu sei un asino!"


Silenzio.

Risate in lontananza.

Sorrisi.


Un botto fuori dalla finestra, proprio in tempo per riscuotersi e unirsi agli altri per il count-down...



Dieci!
Nove!

Morgana saltellava gioiosamente sul posto, rischiando di versare lo spumante dal flute di cristallo.

Otto!
Sette!

Gwen e Lancelot si guardavano profondamente dai due lati opposti della sala.

Sei!
Cinque!

La testa era leggera, lo spumante annebbiava i sensi... Sicuro Merlin di voler brindare nuovamente? Cosa ci fai con il bicchiere pieno in mano?

Quattro!

... perché il cuore continuava a battere così forte?

Tre!

... perché Arthur era così impressionantemente attraente e magnetico?

Due!

... perché lui invece si sentiva così schifosamente patetico e banale? Merlin sei un disastro...

Uno!

E perché Arthur stava fissando proprio lui?
Perché così insistentemente?
Perché anche lui non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, passando dai suoi capelli, alle sue mani, al suo corpo perfetto, ai suoi jeans attillati...


"Auguriiiiiiiiiii!"
"Buon anno!"
"Felicità!"
"Pepe pepepepè! Pepe pepepepè! Pepe pepepepe pe peee!"
Si ritrovò travolto dagli amici festanti e i pensieri si confusero in una miriade di colori, di spinte, di abbracci, di calore...

Lancelot gli passò un braccio intorno al collo e cominciò a ballare trascinandoselo dietro. Al trenino si unirono progressivamente Gwen e Morgana, ed infine anche Arthur si accodò con uno sbuffo divertito.

La musica era allegra, i ragazzi raggianti e spensierati, la stanza piena di risate come non accadeva da molto tempo.


E Merlin era felice.


Non capiva tutto quello che stava vorticosamente accadendo intorno a lui, ma non si era mai sentito così... libero.
Libero di essere se stesso senza timori, libero di respirare a pieni polmoni la sensazione di euforia che lo pervadeva da quando aveva incrociato lo sguardo di cristallo di Arthur, libero di non vergognarsi di ciò che custodiva nel profondo... libero di concedersi il lusso di un sogno.


"Ragazzi! Ci siamo dimenticati della cosa più importante... Io ho portato il vischio!" disse Morgana con un urletto di gioia.

Si diressero alla portafinestra sulla quale Gwen aveva fissato una graziosa coroncina verde e oro, con tante palline bianche attaccate ai rametti sparuti.

La prima a voler baciare gli amici fu ovviamente la mora peperina, che già pregustava una piccola vendetta personale...
Si abbracciò Gwen stretta stretta e si baciarono le guance tre volte "...che porta bene!"
Poi fu il turno di Merlin e i baci furono quattro... "...che porta sesso, Merlin!" gli sussurrò la ragazza in un orecchio, facendolo diventare un po' più rosso.
Lancelot si avvicinò sospettoso, ma Morgana fu clemente: tre baci di rito e un sorriso da qui a lì fu ciò che ricevette.
Mentre Arthur si avvicinava, lei guardò il suo amico Lancelot come per dire guardami adesso, ficcanaso rompiscatole! e, appena il biondino fu a portata di labbra, gli schioccò un enorme bacio a stampo sulla bocca, lasciando tutti di sale.
Adesso era lei che se la rideva a pieni polmoni, per la faccia assolutamente shockata di Arthur, quella sorpresa di Lancelot e quella confusa e pucciosissima di Merlin... "Dai ragazzi! Mi son presa una piccola vendetta per poco fa... Ahaha! Dai Arthur, non fare quella faccia schifata, adesso sono consapevole di non essere il tuo tipo... Ma dovevo assolutamente farvela pagare. Pari, ok? Nessun rancore?"
Gli occhi strabuzzati di Arthur si distesero e tutti si misero a ridere. Certo è che nessuno avrebbe mai voluto trovarsi nelle mire della strega Morgana, quando era davvero infuriata!

Lancelot si offrì come volontario per la seconda tornata di baci rituali.
Abbracciò Merlin e Arthur, con grandi pacche sulle spalle e auguri di un anno sereno, ma non se la sentiva di baciarli... sarebbe stato troppo strano per lui.
Poi venne il turno di Gwen che se n'era stata in disparte per tutto il tempo... Una spinta da parte di Morgana e la ragazza si trovò letteralmente catapultata fra le braccia di Lancelot, che dovette sostenerla per non farla cadere. Si avvicinarono timidamente e si scambiarono i tre baci sulla guancia di rito... suscitando però un coro di fischi e "buuuu!" da parte degli altri tre spettatori, avidi di qualcosa di più emozionante.
"Forza Lance, mio caro... puoi fare decisamente di meglio" affermò Merlin con passione "coraggio! In fondo lo sai che è lei che vuoi e sarà sempre così!"
Gwen a quelle parole arrossì violentemente e fece per ritrarsi timorosa, ma Lancelot, colpito dalle parole dell'amico, le afferrò le spalle, la tirò verso di sè e, strizzando gli occhi come se si fosse trovato davanti a una stella luminosissima, depositò un bacio dolce e impacciato su quelle labbra tanto desiderate che sapevano di zucchero filato e arancia candita.
Uno scroscio di applausi accompagnò il coraggioso gesto del ragazzo.
Quando si riappropriò dell'uso della vista, Lancelot si trovò davanti una Gwen dagli occhi spalancati e lo sguardo sconvolto.
"Gwen, scusa... non so cosa mi sia preso..." sussurrò impanicato. Temeva di aver rovinato tutto, sapeva che il suo gesto sarebbe stato frainteso dalla ragazza che più desiderava al mondo. "Ti prego, perdon-"
Il ragazzo si ritrovò a ondeggiare pericolosamente all'indietro, con una Gwen attaccata al collo più felice che mai. Gli si era letteralmente gettata fra le braccia e ora lo stava baciando con una passione e un ardore che non sapeva neppure lei di possedere. Finalmente quello stupido si era deciso! Quanto aveva desiderato quel bacio, quante notti lo aveva sognato! Ed ora che era successo, non avrebbe lasciato che niente o nessuno glielo portasse via.

Sotto il vischio, la ragazza abbracciò e baciò con affetto il suo amico più caro... Merlin... Era grazie a lui che il suo desiderio si era avverato! Poi scambiò tre timidi baci anche con Arthur, suscitando uno sbuffo seccato in Lancelot che, appena lei si staccò dal suo biondo amico, le cinse possessivamente la vita, prendendole la mano.


Erano rimasti solo loro.
Merlin guardò Arthur e Arthur guardò Merlin.
Si avvicinarono un po' impacciati e si fissarono per qualche istante negli occhi.
La testa di Merlin cominciò a girare nuovamente un po' troppo veloce e lui distolse lo sguardo per evitare di finire nuovamente catapultato per terra...
Arthur gli mise una mano sulla spalla Dio, com'era calda al contatto con la sua maglietta! e si sporse leggermente verso di lui.
Niente, i muscoli si rifiutarono di collaborare e Merlin restò imbambolato come uno stoccafisso, aspettando la morte che presto sarebbe giunta, ne era convinto.
Dapprima fu solo un piccolo tocco, uno sfioramento leggero sulla guancia sinistra di quelle labbra morbide e dolci.
Poi il freddo, la consapevolezza di essere stato abbandonato dal calore della bocca di Arthur.
Poi un secondo tocco, poco più deciso del precedente, sulla guancia destra gli fece sussultare il cuore. Era tornato! Il calore era tornato! Come avrebbe più potuto farne a meno, da ora in poi?
E poi ancora vuoto, freddo, abbandono...
Merlin chiuse gli occhi e quello che sentì dopo non fu assolutamente ciò che si aspettava. La guancia sinistra era molto più... a sinistra del punto in cui si posarono nuovamente le labbra di Arthur.
Il ragazzo biondo aveva variato appena la traiettoria dell'ultimo bacio, depositandolo all'angolo della bocca di Merlin. Quella bocca così dannatamente invitante... Si era trattenuto all'ultimo momento, solamente perché si sentiva osservato da tre paia di occhi indiscreti. Altrimenti quel bacio sarebbe stato molto, ma molto più centrale... Oh sì, dannazione!
E invece si era ritrovato a sfiorare con le labbra quella fossetta così vicina alle labbra di Merlin... Così vicina che aveva sentito il sospiro di meraviglia e sorpresa del moretto sul suo viso.
Non sapeva perché, era solo una sensazione che veniva dal più profondo abisso del suo essere, ma Arthur percepiva che in quel magro ragazzo che gli stava davanti con gli occhi serrati, le labbra dischiuse, le braccia di legno lungo i fianchi e le orecchie bordeaux c'era qualcosa di assolutamente, inspiegabilmente, definitivamente... suo.

"Buon anno, Merlin" sussurrò, ancora piegato sul suo viso.
"Bu-buon anno anche a te..." balbettò l'altro, aprendo parzialmente gli occhi e cercando di non pensare al suo quasi-primo-bacio con quella creatura meravigliosa che rispondeva al nome di Arthur.

Si allontanarono di malavoglia.
Ma non potevano certo restare così per sempre, no? ...no...?

Gli altri li osservavano sorridendo, ma nessuno, neppure quella matta impicciona di Morgana, disse nulla.
Merlin li ringraziò silenziosamente per la loro discrezione... Non sarebbe riuscito a reggere, ne era certo, una qualsiasi battuta, neppure se scema, divertente, affettuosa... Era troppo.
Oh sì.
Era decisamente troppo per lui.


Si diresse come in un sogno verso il limoncello stappato sul tavolo e se ne versò un bicchierino abbondante senza farsi vedere da nessuno.
Erano tutti troppo impegnati a ballare, ridere, scherzare.

"Merlin, sei sicuro di quel che fai?"
"Devo fare qualcosa Gwen... Non posso restare così... Magari qualche bicchierino mi aiuterà a schiarirmi le idee..." e ingoiò il secondo nel giro di pochi istanti.
"Merlin... Non voglio vederti in condizioni pietose" disse lei amorevolmente.
"Non ti preoccupare. Mi sento già meglio, più... leggero!" e si scolò il terzo.

Doveva essere veramente sotto shock, pensò la ragazza. Non aveva mai visto il suo amico bere tre cicchetti di qualsiasi bevanda che superasse gli zero gradi in quel modo. E non dopo essersi già bevuto quattro bicchieri di champagne!
Ma lo guardò e vide che era tornato nel gruppo... Rideva, scherzava, ballava insieme agli altri e così smise di mettersi dei problemi per il suo amico. In fondo era una persona responsabile. Avrebbe saputo quando fermarsi.


Ma Merlin era troppo sconvolto, incantato, turbato e, sì, anche eccitato da ciò che era successo. Fecero festa per un'altra buona mezz'ora e lui trovò il tempo di farsi non visto altri 3 cicchetti di limoncello.
Ora si sentiva completamente a suo agio. Non avvertiva più su di sè il peso e la paranoia di ciò che era successo.
Tutto ciò che importava era che lui era lì, con i suoi amici, con quello strafigo di Arthur che si sarebbe fatto anche vestito, a ballare e divertirsi.
Null'altro importava.

"Sono un po' brillo!" urlò nell'orecchio di Lancelot a metà di un classico rock dei Queen piuttosto veloce.
Il suo amico buttò la testa all'indietro e rise di gusto: certo che Merlin un po' ubriaco era veramente uno spasso! Rimaneva il tenero ragazzo che aveva imparato ad adorare, ma molto più spigliato, divertente, simpatico. Aveva un'arguzia e un'ironia che raramente tirava fuori, ma che potevano essere veramente dei gran punti di forza. Era intelligentissimo e sapeva un sacco di cose interessanti... Non l'aveva mai visto con una chiacchierina così addosso!
Si voltò e con una sola occhiata capì di non essere il solo a pensarla così.

Arthur non aveva fatto che tenere gli occhi fissi sul moretto per tutta la sera. Era un ragazzo decisamente bello, molto più di Merlin, se si poteva permettere un paragone puramente estetico. Ma quella sera era il secondo a tenere banco... non c'era dubbio! Arthur era completamente calamitato e attratto da Merlin, come un'ape col miele, come il grano col sole, come la luna con la terra.

Ed in effetti era così.

Oltre a non riuscire a togliergli gli occhi di dosso, Arthur non perdeva occasione per cercare di avvicinarsi a Merlin, ballandogli vicinissimo, sfiorandogli casualmente la schiena con la mano, sorridendogli addosso tutto quello che stava provando in quel momento...

Merlin era troppo brillo per accorgersi di tutto questo, ma era felice, si vedeva chiaramente, e questo a Lancelot bastava.


Era quasi l'una quando i cinque ragazzi si accasciarono stremati, ma felici, sul grande divano verde e sulle due poltrone nocciola di casa Emrys.





*Angolo dell'autrice*

Lo so, lo so, lo so... sono tremendamente in ritardo! Scusate, chiedo profondamente venia...
Prometto che cercherò di essere un po' più regolare, d'ora in poi, lavoro permettendo...
Questo capitolo mi sono divertita molto a scriverlo, spero che possa piacere, anche se non sono convinta del tutto sia un buon lavoro. Io mi ci sono impegnata tanto, sperando sempre di migliorare un po'!
Grazie davvero tantissimo a coloro che commentano (ogni commento è un balsamo per la mia scarsissima autostima di scrittrice in erba), a chi ha inserito la storia fra le preferite, fra le seguite, o chi semplicemente ha deciso di impiegare un pochino del suo tempo a leggere i miei deliri.
Vi abbraccio! Grazie di cuore.
Snow

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Capitolo 5
*** 05 - Camera degli ospiti ***


capitolo 4

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.



My Home Rooms

Capitolo 4

La sala continuava a girargli intorno come quella volta che, al luna park, era salito su una montagna russa altissima... Quando era sceso si era sentito morire e aveva dovuto restare fermo su una panchina respirando profondamente per dieci minuti prima di riprendersi un po'.
La sensazione era la medesima.

"Forse non avrei dovuto bere mezza bottiglia di limoncello da solo... anche se è stato fottutamente divertente! ...oddio, ma che figura ci faccio con i miei amici. Non mi hanno mai visto ubriaco e ora proprio lucido non sono... ne è la prova che sto parlando da solo con me stesso... aiuto, sono proprio andato. Non devono capirlo, è meglio che stia un po' seduto e mi riprenda un attimo..."
Questi erano i pensieri di Merlin, accasciato sul divano accanto ad una loquacissima Morgana.
La ragazza stava raccontando un aneddoto divertente di quando era piccola e tutti stavano ridendo.

Merlin sentiva, ma non stava realmente ascoltando.

Era immerso nei suoi pensieri al confine del mondo, e in più l'acool non aiutava di certo.

"Quando mi sarò un po' ripreso devo ricordarmi di ringraziare Lancelot per avere invitato Arthur! ...no aspetta... se lo ringrazio capirà immediatamente che mi piace e lo spiffererà a tutti... e Morgana mi metterà palesemente in imbarazzo con lui... e io non potrò più farmi vedere dalla vergogna..."
Povero Merlin! Non si era davvero reso conto che tutti quanti, anche le pareti color crema e i mobili
della casa, compresi tavolo e sedie, avevano capito quanto Athur gli piacesse.
D'altra parte, se con le parole era un asso a non lasciare trasparire neppure il più piccolo segreto, il linguaggio del corpo spesso lo tradiva.
E le orecchie rossissime, lo sguardo lucido e il respiro lievemente accelerato dai baci sotto al vischio non erano affatto sfuggiti ai suoi più che sagaci amici.

Per sua fortuna avevano deciso di tacito accordo di non punzecchiarlo, mettendo avanti il loro affetto per lui alla più che sana curiosità di chiedergli qualcosa...
Non c'è che dire, Merlin era davvero fortunato ad avere amici così preziosi.


- ... e così mi sono ritrovata nella mia stanza senza neppure aver visto lo spettacolo! - Morgana chiacchierava allegramente e gli altri erano davvero concentrati sui suoi racconti divertenti.



Merlin si riscosse quando una mano dolcemente gli si appoggiò sul gomito.
Non si era reso conto di essersi appisolato ed ora Gwen lo stava osservando.
- Dormivi? - chiese dolcemente.
- No, avevo solo chiuso gli occhi per riposarli... che ore sono? - chiese il ragazzo sbadigliando sonoramente.
- Sono quasi le 2. Forse potremmo dirigerci verso le camere... -
- Ma certo, così possiamo iniziare a prepararci per la notte. -

Merlin domandò uno sforzo notevole al suo corpo e si alzò in piedi.
Per fortuna quei minuti di riposo erano serviti ed ora riusciva a stare in piedi senza ciondolare da una parte all'altra.
- Ragazzi, vado a prepararvi il divano-letto per la notte - comunicò agli altri.
- Hai bisogno di una mano? - chiese Lancelot, fiero delle occhiate adoranti che gli stava lanciando Gwen.
- No, tranquillo Lance, grazie, faccio io. -
E così dicendo Merlin lasciò la stanza, dirigendosi velocemente al piano di sopra.


La sua camera era il suo orgoglio personale, la stanza che più amava della casa, la più ampia, la più accogliente. Si sentiva sicuro e protetto quando era lì ed era proprio per questo motivo (oltre che per lo spaziosissimo divano-letto in stoffa rossa) che aveva deciso di lasciarla ai suoi ospiti, per rifugiarsi nella altrettanto confortevole, ma molto più piccola cameretta per gli ospiti.

Preparò il divano-letto per Morgana, Lancelot e Gwen e cabiò le lenzuola al suo, per permettere ad Arthur di riposare in un letto pulito e fresco.
Sì, aveva fatto proprio un buon lavoro!

Si affacciò sulla scala interna e sentì che i suoi amici erano impegnatissimi in una conversazione politico/sociale.

Non aveva voglia di chiacchiere.

Aveva bisogno di un momento tutto per sè.



La camera degli ospiti era piccola e accogliente.
Il letto singolo dal materasso spessissimo e morbido, l’armadio a specchio, il divano in pelle rivestito in rosso, il tavolo di legno chiaro in tinta con il parquet dalle assi lucide e calde… tutto era impersonale, dal gusto sobrio, ma elegante e confortevole.
Proprio il luogo adatto per rifugiarsi quando i pensieri erano troppi e accavallandosi rischiavano di fare andare in tilt la mente già un po’ annebbiata dall’alcool e dalle emozioni di Merlin.
 
In silenzio si accoccolò sul bracciolo del divano, le ginocchia  strette al petto, la testa bruna piegata di lato appoggiata sulla sinistra, lo sguardo perso fuori dalla finestra a vasistas, rapito dai candidi fiocchi che lievi avevano iniziato a danzare e che già lasciavano un primo spruzzo bianco sui tetti.
 
 
Si sentiva tranquillo, euforico, disperato, innamorato, spaventato, disilluso… confuso.
 
 
Era come se fosse egli stesso uno di quei fiocchi che si rincorrevano nel cielo reso limpido e terso dal freddo.
 
La testa girava, metteva a fuoco una realtà, ma immediatamente si ritraeva e si acciambellava nella consapevolezza di qualcosa di illusorio, per poi velocemente risollevarsi in volo, portando con sé lo stomaco e il basso ventre in una scarica di adrenalinica energia.
 
 
Una notte, tanti anni prima, quando era ancora un bambino senza pensieri o preoccupazioni, aveva fatto un sogno che lo aveva fatto sentire esattamente allo stesso modo.
 
Era in piedi, sguardo all’aria, nel cortile di un castello bianco.
Alte torri si stagliavano sopra di lui ed il sole cominciava a diventare rosso. Probabilmente si stava avvicinando il crepuscolo.
C’era odore di guerra nell’aria… anche se ancora non sapeva cosa fosse.
 
Si ricordava la sensazione di meraviglia e la confusione nella mente perché gli sembrava di essere già stato in quel luogo prima di allora.
Ogni dettaglio era chiaro, eppure sfuggente.
La percezione di famigliarità disarmante.
 
Nessuno, silenzio, solitudine.


Poi, come se avesse appena chiuso le palpebre, aveva aperto naturalmente gli occhi e tutto era svanito, tuttavia… non lo era veramente.
Si era sentito strano, appagato, felice, a casa.

Il sogno non era durato tanto, giusto un paio di minuti, ma non l’aveva mai dimenticato.

Non ci era mai riuscito.
Non aveva mai voluto.
 
E fino ad allora non aveva mai provato da sveglio una sensazione simile.
 
Eppure ora era lì, chiara come la neve che stava guardando attraverso il vetro.
 
 
Un brivido, forse di freddo, forse di emozione, forse di paura, gli attraversò la schiena e in quel momento Merlin si accorse delle guance bagnate, dei piccoli singhiozzi che gli spezzavano il respiro, delle proprie mani fra i capelli scuri e disordinati.
 
Non sapeva da quanto era in quella condizione.
 
Sapeva solo che aveva il cuore spezzato e non sapeva neppure lui il perché.
 
Come si può provare rimpianto per una realtà irreale?
Come si può provare passione ardente per qualcosa di giusto… ma non ricordare cosa?
Come si può provare dolore per una perdita senza realmente aver perso qualcosa?
Come si può provare nostalgia per qualcosa che non si ha mai avuto?
 
 
 
Un tocco lieve sulla spalla lo fece sussultare.
Si girò di scatto e si trovò a guardare il paio di occhi chiari che l’aveva gettato nella confusione più totale.
 
- Arthur…- solo un sussurro.
- Merlin…- sguardo immobile, voce calma, calda, attenta - Merlin… perché piangi? -


… e si perse e si ritrovò in quel viso così conosciuto e straniero allo stesso tempo da risultare doloroso.
Non riusciva a togliere lo sguardo da lui… da Arthur… non riusciva e non voleva, come quando aveva visitato il castello nel suo sogno ed aveva paura di chiudere gli occhi perché tutto avrebbe potuto svanire da un momento all’altro.
 
Quando si riscosse dall’abisso vorticoso di emozioni in cui era precipitato, si rese conto che stava guardando l’amico quasi famelicamente… come se fosse stato una settimana nel deserto e gli si fosse parata improvvisamente dinnanzi un’oasi all’orizzonte.
 
Ma ciò che più lo lasciò sconvolto fu che anche Arthur sembrava guardarlo allo stesso modo… Da profondi e silenziosi i suoi occhi erano diventati improvvisamente inquieti e selvaggi.
Si sentiva svuotato da tanta forza, attirato fatalmente da quel corpo e da quel viso che conosceva (come è possibile?) da sempre, intimidito dalla voracità con cui l’altro guardava i suoi occhi, le sue guance scavate e arrossate dal batticuore, le sue ciglia frementi e spalancate, le sue labbra socchiuse…
 
 
Se lo ritrovò accanto in un istante.
 
- Cazzo Merlin… cosa sta succedendo? …cosa mi stai facendo? - la voce di Arthur era inquieta ed eccitata allo stesso tempo.
Sentiva il suo polso destro sulla guancia, delicato, un po’ ruvido.
 
- Oh Dio… io... non lo so, non lo so! È tutta la sera che ho deja-vu su qualcosa che non riesco a capire… vedo cose che non so da dove escano e in tutte quante ci sei tu! Cazzo Arthur, ma cosa stai facendo tu a me! Chi sei davvero? Dove ti ho conosciuto? -
 
 
Guardando quel piccolo ragazzo dagli occhi blu terrorizzati e le orecchie enormi agitarsi sconvolto fra le sue mani, Arthur accantonò istintivamente tutta la paura e lo strinse fra le braccia forti.
Non poteva lasciare che soffrisse ancora…
Non poteva dopo tutto quello che aveva passato…
Che lui gli aveva fatto passare…

 
… da dove diavolo spuntavano questi pensieri? Erano suoi, non c’era dubbio… ma allo stesso tempo di qualcun altro, di qualcuno lontano e vicino, nel passato come nel futuro…
 

Tuttavia sapeva che era la cosa giusta da fare.
 
Rassicurare Merlin.
 
Stringerlo a sé.
 
Coccolarlo fino a quando non avesse smesso di tremare.
 
Prendergli nuovamente il viso fra le mani.
 
Seguire l’istinto e baciare con delicatezza quella bocca sconvolta e dolcissima...



Era bastato solamente il calore avvolgente del corpo di Arthur per tranquillizzare il battito impazzito del cuore di Merlin.
Si era sentito protetto come mai in questa vita.
Certo... non era assolutamente preparato a quello che era seguito.

Le labbra di Arthur... oh, come sapevano piacevolmente di limone e pandoro...
Quelle labbra ora erano sulle sue e danzavano insieme una coreografia armoniosa e sensuale.

Merlin si sentì sciogliere il cuore, le ossa, la mente e l'anima.
Si era sempre chiesto che cosa si provasse a baciare un ragazzo, ma non ebbe modo di pensarci, stretto fra le braccia di Arthur, perché era troppo impegnato a vivere.


Estasi, calore.


Timore, stupore.


Coraggio, magia...


Quando riaprirono gli occhi, avevano entrambi il fiato corto.
Non c'era più paura nell'aria, solo una infinita dolcezza.

I fiocchi di neve continuavano a cadere lenti sulla città e Arthur non potè fare a meno di pensare che non aveva mai visto niente di più meraviglioso, poiché li stava guardando riflessi nei grandi occhi blu di Merlin.


Restarono così, abbracciati, a guardare fuori dalla finestra l'uno dagli occhi dell'altro, finché non sentirono gli amici risalire pigramente le scale.


- Merlin, Arthur, tutto ok? - urlò Lancelot dalle scale con una punta di malizia che non sfuggì al biondino.
- Tutto bene, grazie. Abbiamo fatto due chiacchiere - rispose Merlin con tono magistralmente tranquillo, in contrasto con l'espressione ancora sconvolta.
Si ritirò in fretta nella parte destra del divano, lontano da Arthur, così da non destare sospetti quando i tre amici si affacciarono alla porta.

Ed in effetti la scena che si presentò ai loro occhi fu di due ragazzi seduti tranquillamente sul divano, il moro con le ginocchia rannicchiate sotto di sè, il biondo con le gambe allungate e le braccia dietro la testa, intenti a conversare di chissà cosa.


Sotto sotto Morgana ci rimase male... aveva sperato di trovarli in qualche posizione compromettente, magari avvinghiati l'uno all'altro intenti a scambiarsi baci bollenti... e invece Merlin era il solito lesso e Arthur non sfruttava l'occasione...
... non sapeva quanto i suoi pensieri fossero vicini alla realtà!

- Uffa Merlin, potevi almeno sfruttare l'occasione che vi abbiamo dato e baciarlo, no? - insinuò civettuola.
- Morgana! Contegno! - si indignò Lancelot.
- Cosa!
È vero! Avrebbe potuto...-
- Certo che sì, ma non sta bene. Anche Arthur però... non lo facevo così addormentato... - riflettè con un dito sulla tempia e lo sguardo perso nel vuoto.

- Oh smettetela voi due! - rispose Arthur con una risata. - Solo perché siamo stati un po' da soli non significa che dovevamo saltarci addosso a vicenda...- e lanciò un occhiolino segreto a Merlin, seduto a meno di un metro da lui, incendiandogli le guance di piacere.
L'intimità di quel gesto, nuovamente la sensazione di essere protetto, la condivisione di un segreto...


Merlin si alzò velocemente e si avvicinò alla porta della camera, pronto a fare nuovamente gli onori di casa.
- Venite, miei illustrissimi ospiti! Vi guido nelle vostre stanze. Se volete precedermi... da quella parte, prego. -
Fra le risatine degli amici, Merlin si voltò un istante.


Arthur ancora seduto sul divano lo guardava serio.

Grazie mimò con le labbra verso di lui.

Il sorriso che ricevette in cambio fu ciò che di più perfetto avesse potuto sperare
.




*Angolo dell'autrice*

Stanza piccola, capitolo breve, ma intenso.
Merlin coccolino e Arthur senza macchia e senza paura... Aaaaah! *♥amore amore amore♥*
Ho trovato davvero complicato cercare di ispezionare anche i pensieri di Arthur... Non so se sono riuscita a mantenerlo un po' IC. Io lo spero! Devo essere sincera, è il capitolo che fino ad ora ho trovato più difficile scrivere.
Mi piacerebbe davvero davvero tanto sapere cosa ne pensate...
Un abbraccio gigante e un ringraziamento particolare a chi, con i suoi commenti, mi fa rinascere ogni volta il desiderio di continuare a scrivere questa storia!
snowfeather

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Capitolo 6
*** 06 - Camera da letto ***


capitolo 4

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.



My Home Rooms

Capitolo 5

“Accipicchia Merlin! Che suite imperiale!” Morgana fu la prima ad entrare in camera di Merlin, dove tutti erano diretti per un po’ di sano e meritato riposo.

Lancelot sgranò gli occhi e Gwen, al suo fianco, si aggrappò un po’ più stretta al suo braccio.

 

Merlin sorrise, deliziato dalla reazione che aveva provocato nei suoi amici. Proprio quella che aveva sperato!

Aveva messo una grande cura nei dettagli nei pochi minuti in cui si era divertito ad allestire la camera per i suoi ospiti: il divano-letto perfettamente predisposto ad accogliere comodamente tre persone, sui cuscini tre cioccolatini a forma di ape e tre sedie alla testata, ognuna con due asciugamani di colore diverso, due verdi, due rosa e due viola. E il letto singolo, leggermente in disparte, ammantato con una coperta rossa dai risvolti dorati. Nessun cioccolatino per Arthur, ma un piccolo peluche a forma di drago li osservava divertito sul cuscino. Merlin aveva quel peluche da quando era un pupetto dalle guance rosse e gli occhioni sgranati che si distraeva a guardare il mondo da un seggiolone troppo grande per lui.

Ma il tocco di classe era dato dalla luce meravigliosamente calda e accogliente. Tantissime candele e candeline di ogni genere, accese e festose, illuminavano gli oggetti del sottotetto, rendendoli vivi.

 

“Magico…” sussurrò Lancelot più a sé stesso che a qualcuno in particolare, entrando nella stanza, quasi in soggezione dall’aura diffusa tutt’intorno.

Uno alla volta gli altri lo seguirono.

 

Merlin spezzò il silenzio “Il divano è per voi tre, mentre a te, Arthur, affido il mio letto”.

“E tu dove dormi, se io ti rubo il letto?” domandò Arthur.

“Starò nella camera degli ospiti, non preoccuparti” rispose Merlin con una scrollatina di spalle, voltandosi con un sorriso verso l’amico biondo.

“Peccato… avremmo potuto condividerlo…” gli soffiò lui nell’orecchio, stando ben attento a non farsi sentire dagli altri e ridendo sotto i baffi per la reazione imbarazzata del povero Merlin.

 

Morgana fu la prima a riprendersi dall’effetto incantato che l’ambiente aveva suscitato in ciascuno di loro e iniziò a sistemare le sue cose sulla sedia a lei dedicata. “Ovviamente io prendo gli asciugamani viola!”

“Preferisci i verdi o i rosa Gwen?” domandò Lancelot alla ragazza che teneva teneramente per mano.

“Prendo i rosa, se per te va bene” rispose lei.

“Benissimo!” e sospirò internamente di sollievo… Dai, asciugamani rosa… Inoltre era l’unico maschio etero in quella casa, in quel momento!

 

 

“La sfida è sempre valida, Merlin?” domandò Morgana, lanciando uno sguardo complice a Lancelot, che rispose con un sorrisino malefico.

“Sfida? Che sfida?” sussultò il moretto, guardandosi intorno confuso.

“Non ricordi l’ultima volta che siamo stati qui tutti insieme? Analisi 1…”

“… i grafici… ricordi?” continuò Lancelot.

“Oh no… non quella sfida…” Merlin sembrava allucinato, ma sorrise divertito.

“Oh sì! Quella!” esclamarono insieme gli altri due.

Arthur guardò stranito quei tre che sembravano ammattiti… Ma oramai ci aveva fatto l’abitudine e si rivolse all’unica persona che sembrava aver mantenuto un briciolo di lucidità e raziocinio “Guinevere, di grazia, potresti spiegarmi cosa stanno farfugliando questi folli?”

“Qualche anno fa eravamo tutti insieme qui da Merlin a studiare per preparare l’esame di Analisi matematica 1” disse lei. “Non ci andava molto di capire i grafici di funzione, così ci siamo messi a cercare su You Tube le vecchie sigle dei cartoni animati e abbiamo scoperto che quei tre sono preparatissimi anche sulle canzoni più sconosciute ed è scattata quasi automaticamente una sfida fra loro. Dopo ore (letteralmente ore Arthur… non puoi capire…) ho dichiarato un pareggio, perché era venuta l’ora di andare e nessuno aveva ancora rinunciato. Ci siamo lasciati con la promessa che, il giorno che saremmo stati nuovamente tutti e quattro in questa stanza, qualsiasi fosse la situazione o l’ora, la sfida sarebbe ripresa esattamente da dove era stata interrotta. … ma non starete dicendo sul serio, vero? È tardissimo!” e così dicendo Gwen si rivolse impaurita ai diretti interessati.

“Perché no? A me il sonno è passato tutto d’un tratto!” esclamò Lancelot.

“E poi ho studiato tanto in vista di questo giorno che non me lo voglio far sfuggire…” aggiunse Morgana.

“D’altra parte… una promessa è una promessa!” concluse Merlin.

“Merlin, non anche tu! Ma davvero vuoi dare corda a questi matti?” Gwen era allucinata e non poteva credere che i suoi tre amici volessero veramente mettersi a gareggiare a chi conosceva più sigle dei cartoni animati alle 3 di notte del primo dell’anno.

“Dai Gwen! La notte è giovane! Non fare lo scorfano brontolone!” rise Merlin, citando un noto passaggio del loro film preferito.

Nonostante la consapevolezza di ciò che l’attendeva, la ragazza sorrise allo sguardo limpido dell’amico adorato… e si preparò ad arbitrare un duello all’ultimo sangue.

 

Passarono venti minuti, nei quali tutti si prepararono per la notte. Furono messi da parte i vestiti eleganti e tirate fuori tute e pigiami.

La coda per il bagno si era piano piano smaltita ed erano finalmente tutti pronti in tenuta da notte.

 

“Mmh… Non avrei dovuto addormentarmi tutto storto sul divano, prima…” Merlin si lasciò sfuggire un gemito di dolore, massaggiandosi il collo e la spalla sinistra.

“Ti fa male?” chiese pigramente Arthur.

“Un po’. Spero che passi presto o stanotte prevedo sonni agitati” già, come se dopo quello che è successo tu riuscissi a dormire, eh Merlin?

“Se vuoi ti faccio un massaggio. È normale essere un po’ incriccati, dopo essere stati a lungo in una posizione stupida, ma conosco un paio di tecniche che potrebbero aiutare i muscoli a distendersi e rilassarsi. In fondo è il mio lavoro…”

Merlin stava per declinare gentilmente l’offerta. Non voleva sfruttare le competenze del suo ospite e farlo lavorare anche la mattina di capodanno.

“… e comunque sarebbe un piacere.”

Bastò uno sguardo a quegli occhi sinceri e Merlin, contro ogni sua razionale logica, si sentì rispondere “Ma sì. In fondo perché no…”

 

Gwen e Lancelot si spaparanzarono sul grandissimo divano-letto, ridendo e scherzando come bambini, felici della compagnia reciproca ed emozionati dalla scoperta del loro nuovo sentimento.

Morgana si acciambellò in un angolo, stiracchiandosi e aspettando che gli altri concorrenti fossero pronti a cominciare la sfida.

Arthur sollevò il cuscino del letto, lo addossò al muro in verticale, e ci si appoggiò con la schiena, sedendosi sul materasso sopra le coperte. Poi aprì le gambe, piegando leggermente le ginocchia, e fece cenno a Merlin di sedere in quello spazio.

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e si accoccolò come un gattino fra le gambe di Arthur, così forti e sicure, voltandogli la schiena.

 

Si sentì avvolgere da una sensazione di calore fisico e mentale, non appena le sue spalle entrarono a contatto con l’ampio petto di Arthur.

“Ora cerca di rilassarti” gli sussurrò piano nell’orecchio sporgente e color ciliegia.

“Non pensare a niente” appoggiò tutto il torace su di lui, passando le braccia ai lati della sua testa, poggiati i gomiti sulle spalle.

 “Senti qui, quanto sei rigido…” le mani decise e leggere gli carezzavano le spalle, il collo, la nuca.

‘Se sapessi quanto sono rigido in questo momento, Arthur…’ il pensiero, accompagnato dalla propria coscienza, si fece strada nella mente di Merlin. Il ragazzo si vergognò della reazione involontaria del suo corpo, ma, allo stesso tempo, la consapevolezza di quanto quel momento fosse effettivamente sensuale, faceva sì ch’egli si sentisse sempre più eccitato.

 

In un paio di minuti, però, sentì la tensione scivolare via.

Piano piano accordò libero accesso a quelle mani, che accortamente stavano sciogliendo i nodi delle sue articolazioni doloranti.

Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle sue sensazioni.

“Merlin…?” sentì da lontano la voce di Arthur farsi strada nei suoi pensieri.

“Mh…”

“Merlin, se continui a mugolare in questo modo chissà cosa penseranno gli altri…”

“Mi stai facendo un massaggio, lascia che pensino che sei bravo nel tuo lavoro” disse avvicinandosi senza rendersene conto al biondino.

“… Merlin?” ora la voce era poco più che un sussurro.

“Dimmi…”

“… se continui a gemere in questo modo non so se sarò in grado di non saltarti addosso e farti mio seduta stante.”

Merlin sbatté le palpebre un paio di volte per rischiararsi le idee.

Oh!

Era così preso a rilassarsi e ad esplorare le sensazioni che il suo corpo gli donava, che non si era subito accorto della reazione del corpo contro cui si era soavemente abbandonato.

Ora che gli era stato fatto notare, sentiva Arthur che, a tempo con le sue mani, gli spingeva impercettibilmente la sua eccitazione contro la schiena.

 

“Ehm… ups?” la situazione gli stava leggermente sfuggendo di mano.

“Già, ups… Ma ti rendi solo minimamente conto di quanto tu sia eccitante?” Arthur certamente non aveva peli sulla lingua.

L’intensità del massaggio era cresciuta adagio, ma proprio questa lentezza aveva fatto sì che Merlin si rilassasse completamente e che tutti i nodi e le tensioni del suo giovane corpo si fossero sciolti come neve al sole.

 

Ma adesso c’era Arthur.

E con lui la consapevolezza di una situazione nuova ed eccitante.

L’intuizione di un sentimento ancora in erba.

La percezione di una storia più grande di quanto potesse solo sperare.

 

“Non so quanto tu possa essertene accorto” continuò il biondino aumentando inconsapevolmente il ritmo del massaggio “ma mi piaci, Merlin. È tutta la sera che ti guardo, ti osservo, ti desidero sempre di più. Mi piaci davvero tanto…”

Queste parole raggiunsero i pensieri di Merlin e vi si adagiarono luminosi, caldi e violenti come una colata di lava sul pendio di un vulcano attivo.

 

Quasi inconsapevolmente, il moretto si mosse, avvicinandosi un po’ di più al suo fisioterapista. Spinse indietro il sedere, per sentire meglio l’effetto che aveva su Arthur e si accorse che gli piaceva. Gli piaceva davvero strusciarsi impercettibilmente contro quella durezza provocante e sensuale. Aveva un effetto rassicurante e terrorizzante al tempo stesso.

 

 

Il problema era non farsi scorgere dagli altri.

 

“… Niente paura c’è Alfred! Dai, questa era semplice Lance.”

“Ok allora provate ad indovinare questa… Io credo in me, nel cuore mio. Che non ha radici…

Naruto!” Esclamò Merlin, come risvegliato da una sorta di trance.

“Oh, chi non muore si rivede. Ormai ti davamo per disperso.”

“Ehehe, scusate. Mi ero lasciato prendere dal massaggio. Ma sapete che Arthur è bravissimo? Dovreste tutti farvene fare uno, è incredibile come ci si senta bene dopo!” e così dicendo, cercando di vincere l’imbarazzo con il biondino, si scostò da lui. Non era molto certo delle proprio azioni in quel momento e doveva assolutamente ritornare lucido, se non voleva che tutti si accorgessero di quel che stava accadendo fra di loro.

“Bè, caro… a giudicare dai tuoi versetti è incredibile come ci si senta anche durante! Altro che massaggio… Sembrava che Arthur ti stesse-”

“MORGANA!” quattro voci all’unisono coprirono quel che la moretta impertinente stava dicendo.

“Ma cosa ti passa per la testa?” disse Merlin arrossato e ansante dalla paura “Ti sembrano cose da dire?”.

“Ma è vero! Uffa, nessuno si prende mai la briga di dire le cose come stanno realmente! Non mi sembra di aver detto niente di male… E poi era solo una battuta.” Il broncio che spuntò sulle sue labbra la rese talmente adorabile agli occhi del padrone di casa, che, con una risata, si slanciò dal letto e si buttò a capofitto fra i tre amici, abbracciandola amorevolmente e poi scatenando una guerra di cuscini da lasciarli tutti senza fiato dopo 5 minuti.

 

L’unico che non aveva preso parte alla lotta era Arthur.

Con le gambe incrociate sul letto, era rimasto ad osservare divertito la scena.

 

Lancillotto combatteva senza quartiere per difendere il suo presunto onore di cavaliere.

Morgana era subdola e riusciva sempre ad assestare un colpo letale a chi lasciava un fianco scoperto.

Gwen aveva inspiegabilmente fatto emergere il suo lato battagliero e quasi non si riusciva a riconoscere la timida ragazza di qualche minuto prima, fra quelle risate allegre e i cuscini che volavano da tutte le parti.

E poi c’era il suo Merlin (... anche se non sapeva da quando si poteva essere arrogato quel diritto di possessione). Sentiva giusto una punta di gelosia nel vederlo così a proprio agio fra i suoi amici. Ma non poteva non restare affascinato dalla purezza di quello sguardo che, a tratti, continuava a tornare nel suo. Come per richiedere un tacito consenso. Come per assicurarsi che lui ci fosse ancora. Come per fargli capire che, in fondo, anche lui sentiva di appartenergli.

Ed erano proprio quegli occhi malandrini che non permettevano ad Arthur di muoversi dal suo posto e raggiungere quei quattro matti scatenati. Se si fosse alzato in quel momento, tutti avrebbero visto la stoffa dei suoi pantaloncini neri semi-attillati decisamente troppo gonfia. Che figura avrebbe fatto? No, meglio restare in disparte e continuare ad osservare con malcelata indifferenza quello splendore di ragazzo dagli occhi blu.

 

Dopo la parentesi a cuscinate, Merlin, Morgana, Gwen e Lancelot si accasciarono stremati sul grande letto degli ospiti, ormai disfatto. Avevano tutti dei sorrisi luminosi sul volto, un po’ di fiatone e una calda leggerezza nel cuore.

“A chi tocca adesso?” chiese Lancelot con determinazione.

“Lance, sono quasi le 4:00 del mattino… io mi arrendo.”

“No Merlin! Non puoi abbandonare così!” Morgana sgranò i grandi occhi azzurri e lo guardò con una punta di rimprovero e un pizzico di delusione.

“Mi dispiace ragazzi… ma non ce la faccio proprio più. Vi ascolto volentieri, ma davvero... non ce la faccio più.” Merlin si alzò con incedere stanco dal letto e si appoggiò allo stipite della porta, vicino al letto dove ancora Arthur stava seduto a gambe incorciate.

“Tu vuoi continuare Gana?”

“Ovvio! Non sono mica una pappamolla come Merlin! Indovina questa se sei capace…” e così il duello ripartì con i due concorrenti rimasti in gara.

Dopo qualche minuto, Merlin si accorse che Gwen aveva appoggiato il capo sul cuscino e che via via il suo respiro si era fatto più regolare e pesante. Si era addormentata e anche lui non vedeva l’ora di potersi coricare. Solo che gli sembrava veramente poco carino lasciare i suoi ospiti ancora svegli.

Con questo pensiero rivolse nuovamente, dopo qualche minuto passato ad osservare divertito Lance e Morgana, la sua attenzione su Arthur.


Lo osservò di sottecchi e si accorse che anche lui non dormiva…

Si avvicinò al letto e vi si sedette sopra, abbastanza lontano da lui per evitare di sfiorarlo e comunque sufficientemente vicino per poter parlare con lui senza essere sentito dagli altri.

Si girò verso di lui e lo guardò “Mi è tanto piaciuto il massaggio che mi hai fatto poco fa. Se ti va, ogni tanto posso provare ad addormentarmi ancora in posizioni assurde, così poi mi puoi curare…” sospirò abbassando la voce e lo sguardo a questa affermazione. Era rossissimo in volto e le parole erano uscite un po’ tremanti e incerte. Non sapeva minimamente dove aveva trovato il coraggio di dire una cosa del genere!

Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, si azzardò ad alzare gli occhi su Arthur, non certo ch’egli l’avesse sentito. E si trovò a specchiarsi in due pozze azzurre, accompagnate da un sorriso sghembo totalmente disarmante.

Riabbassò immediatamente gli occhi. Come poteva affrontare tutta quella baruffa di sentimenti che andavano a squassargli l’animo, se solo guardando Arthur si sentiva spezzare il fiato e aumentare le pulsazioni a dismisura?

 

L’altro ragazzo sorrise al suo imbarazzo.

Lui non si sentiva certo più sicuro.

Non voleva dare a vedere di essere emozionato esattamente come il moretto che guardava con tanto ardore.

Non voleva ammettere quasi neppure a se stesso che il suo cuore non aveva mai battuto così furiosamente per nessuno… figuriamoci per uno incontrato solamente poche ore prima!

Non poteva assolutamente permettere di farsi vedere così vulnerabile e così, come sempre, ma con tanta paura in più del solito, decise di prendere le redini della situazione in pugno.

 

“Merlin…” Dio, quanto gli piaceva pronunciare il suo nome.

Ma non riuscì a dire di più. Le parole gli morirono in gola.

Ci pensò incredibilmente l’altro a toglierlo dall’impiccio “Avrei tanta voglia che tu mi abbracciassi ancora un po’… che mi tenessi stretto.” Ma da dove cavolo gli stava uscendo tutta quella sfacciataggine?? E il coraggio poi da dove diamine gli era uscito?

“Vieni qui piccolo… non chiedo altro” e Arthur allargò le braccia, per accogliervi un imbarazzatissimo Merlin, che si accucciolò adorabilmente in quell’abbraccio caldo e desiderato.

 

Si tennero così.

Un po’ stretti l’uno all’altro senza bisogno di dir nulla.

Merlin chiuse gli occhi e assaporò l’emozione di stringere a sé quel corpo meraviglioso.

Arthur aveva la schiena ancora appoggiata al cuscino e, con la mano che si muoveva lenta fra i capelli scuri di Merlin, lo coccolò e lo vezzeggiò come se fosse la cosa più preziosa dell’universo. Si sentiva felice come da molto tempo non gli accadeva e gli fece appoggiare la testa nell’incavo della spalla.

I loro visi erano vicinissimi, il fiato dell’uno si intrecciava al fiato dell’altro, la voglia di annullare il contatto fra le proprie bocche era tanta da entrambe le parti.

Ma non osarono. Non potevano con gli altri amici ancora svegli e attivissimi nella loro gara.

 

***

Arthur si ridestò avvolto nel silenzio.

Morgana e Lancelot si erano lasciati finalmente sedurre dalle lusinghe di Morfeo e tutti erano addormentati. Un peso sul suo petto riportò istantaneamente la sua attenzione sul ragazzo che giaceva fra le sue braccia. Merlin era ancora lì, abbandonato contro il suo petto, caldo e avvolgente come un tramonto, profumato di dolcezza, sulle labbra un sorriso appena accennato. E ad Arthur non occorreva altro per perdere in un istante la cognizione di sé.

Oh, al diavolo! Era Merlin ciò che voleva.

Probabilmente lo era stato da ancor prima di conoscerlo.

Forse lo era da sempre.

Lo vide sgranare gli occhi e guardarsi intorno leggermente smarrito. Poi il suo cuore si spalancò e lo inghiottì, alla vista del sorriso di gioia sul viso del cucciolo di uomo che lo stava guardando rapito.

“Buongiorno” borbottò con il poco fiato che gli era rimasto.

“Bu-buongiorno… Arthur… Mi hai baciato… Mi hai baciato ancora” Merlin era talmente smarrito e felice al tempo stesso da risultare agli occhi del ragazzo biondo come il confine e il legame diretto fra l’umanità e la pucciosità.

“Avevo voglia di rifarlo da quando ci hanno interrotti, prima. Hai una bocca talmente bella…” gli sussurrò quasi sulle labbra.

Poi fu nuovamente morbidezza, umidità, calore, sensualità.

 

Arthur scivolò lentamente verso il basso, fino a trovarsi disteso sul letto, trascinandosi dietro un Merlin mortalmente arrendevole fra le braccia, sotto le sue carezze e i suoi baci.

Senza sapere come, il moretto si ritrovò sdraiato sul suo letto, praticamente avvinghiato al più bel ragazzo che avesse mai incontrato. E lo stava baciando. Le mani immerse nei suoi folti capelli di grano, il corpo aderiva al suo come un guanto, le gambe intrecciate si muovevano lascivamente. Per fortuna i bacini non si sfioravano neppure o per Merlin sarebbe stato decisamente trop- cazzo! L’eccitazione di Arthur era spudoratamente premuta sulla sua attraverso i pantaloni della tuta, la sentiva benissimo! E Arthur non faceva niente per nasconderla, anzi… Spingendosi sempre più verso di lui, cercava un maggiore contatto, voleva sentirlo gemere, voleva sentirlo eccitato sul suo corpo, voleva fargli perdere il controllo… e ci riuscì. Oh, se ci riuscì…

 

Continuando a baciarlo, Merlin si alzò sulle braccia, slacciò le gambe dall’intreccio e si mise quasi a cavalcioni di Arthur. Ora era lui a strusciarsi sul corpo dell’altro, era lui a stimolarne l’erezione con la durezza della propria, era lui a ondeggiare il bacino nel movimento della danza più antica del mondo.

 
Arthur era sconvolto dall’intraprendenza che stava dimostrando Merlin… il suo Merlin. Non si stavano neppure toccando veramente ed aveva completamente perso il controllo. Erano incredibili le sensazioni che quel corpo magro esercitava su di lui. Ne era affamato, assetato, drogato. Non voleva niente di più dalla vita che stringerlo fra le braccia e lasciarsi baciare da lui. Era perfetto. Era perfetto per lui. Come se lo fosse sempre stato, come se fosse da sempre destinato ad esserlo. E lui certamente non voleva giocare con il destino!

 

“Ehi, ehi, piccolo… rallenta… così mi fai perdere la testa” disse improvvisamente conscio di un movimento alla sua destra.

Gwen si era agitata nel sonno e la consapevolezza di non essere soli in quella stanza si fece strada fra i pensieri di Arthur come una briciola di pane molesta imprigionata nei vestiti, facendogli riacquistare per un momento un barlume di lucidità.

“Arthur sono troppo eccitato…  tu mi hai fatto impazzire!” gli soffiò Merlin in un orecchio, cominciando a mordergli il lobo e ad accarezzargli con le dita sottili e fresche il contorno della mandibola.

“Non siamo soli nella stanza…”

La consapevolezza della verità di quelle parole colpì Merlin in pieno stomaco. Spaventato aprì gli occhi di scatto e guardò verso il letto dei suoi tre amici, terrorizzato di aver fornito loro uno spettacolo certamente inappropriato…

Gwen si era stretta il cuscino al petto e non accennava a muoversi più, Lancelot era stravaccato sulla parte centrale del letto, come se ci fosse solo lui al mondo, russando lievemente. Morgana era regale anche nel sonno: si poteva intuire la sua incoscienza dalla sua più totale immobilità… da sveglia non sarebbe mai riuscita a restare così ferma così a lungo!

 

Merlin sospirò di sollievo e si ridistese vicino ad Arthur. Sentì le sue mani grandi e salde farsi nuovamente strada fra i suoi capelli di seta e tracciare articolati ghirigori sul cuoio capelluto. Poi si sentì stringere. Un abbraccio da mozzare il fiato, in tutti i sensi.

“Puoi addormentarti storto tutte le volte che vuoi, io ci sarò sempre per un massaggio…” gli comunicò Arthur con un sorrisino insolente sul viso illuminato dalla luce lunare che entrava dalla finestra sopra di loro.

 

Merlin sorrise.

E, tentando di ignorare le fitte di eccitazione che a ondate si sprigionavano ancora dal suo basso ventre, si addormentò nuovamente abbracciato al suo, suo, suo Arthur. 

Il piccolo drago di peluche li guardò sorridendo per tutto quel che restava della notte.






*Angolo dell'autrice*

Ommamma, quanto ci ho messo a scrivere questo nuovo capitolo! Era la mia prima scena un po' "spinta" e ci ho messo una vita. Fra l'altro, non so che diavolo ho combinato! Spero di essere riuscita a mantenere i personaggi IC, nonostante il piccolo Merlin si lasci leggermente "sopraffare dagli eventi", e soprattutto spero di essere riuscita a descrivere i sentimenti e le sensazioni di entrambi, senza fare troppo casino nel passare dai pensieri dell'uno ai pensieri dell'altro.
Mi farebbe come al solito un enorme piacere, se a qualcuno andasse di lasciarmi un commentino... E naturalmente grazie a tutti coloro che hanno letto, commentato e seguito la mia storia fin qui!
un abbraccio a tutti e buona Pasquetta (dato che la Pasqua ormai è andata)!
snowfeather

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Capitolo 7
*** 07 - Camera da letto 2 ***


capitolo 4

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.


Dedicato ad Anna. Grazie di tutto.



My Home Rooms

Capitolo 6

Si svegliò con uno sbadiglio, un raggio di sole ad illuminare la stanza, la voglia di fare l'amore.

Non sapeva cosa significasse, non aveva ancora conosciuto la sensazione della fusione perfetta con un altro corpo. Eppure sapeva che aveva voglia di lui, di Arthur, vicino a sé, accanto a sé, dentro di sé... i sogni non lo avevano aiutato a raffreddare lo spirito attivo che lo aveva colto all'improvviso la sera precedente, scoprendo un Merlin malizioso e disinibito, quasi ribelle.

L'immagine di Arthur in armatura, ammantato da un mantello rosso fuoco, che lo baciava con foga in una radura verde, circondati solamente dal suono del vento forte fra le fronde umide e da sbuffi di nebbia sottile che lasciava penetrare a tratti pallidi raggi di un sole fioco, si fece prepotentemente largo nella sua testa ancora mezza addormentata, svegliandolo completamente.

Spalancò gli occhi, rendendosi cosciente di un calore sconosciuto contro il suo corpo, avvertendo un braccio attorno al suo fianco che lo stringeva mollemente, un fiato caldo che gli solleticava l'orecchio con un ritmo lento e regolare.

Richiuse gli occhi lentamente, sentendosi avvolgere da un languore diffuso, avvertendo le membra risvegliarsi gradualmente... tutte le membra, anche quelle che avrebbero dovuto continuare a dormire.

Si strusciò lievemente, con un po' di timore, sul ragazzo che lo abbracciava da dietro, nel sonno: avvertiva il bisogno di sentirselo addosso, di sentirlo vicino, di sapere che non era ancora nel suo sogno, ma che quella era la realtà. Non lo vedeva, ma lo sentiva, lo percepiva, lo avvertiva con ogni singola fibra del suo essere.

Così, affogato nei suoi pensieri, si riaccoccolò nei meandri della sua fantasia, ritornando a crogiolarsi in quelle immagini vivide e luminose, colorate, che si accavallavano e si rincorrevano come api sui fiori della primavera.

Lui che sorrideva e deglutiva mentre lavava la schiena ad un Arthur sdraiato in una tinozza.

La sua voce allegra che gli gridava da dietro un paravento di prepararsi per una cavalcata.

"Ma sta per piovere..."
"Fa' come ti dico, Merlin."

L'aria fra i capelli e i chiaroscuri della foresta che gli coloravano gli occhi di toni di blu frenetici, vibranti e caleidoscopici, mentre osservava la schiena possente del cavaliere biondo che galoppava dinnanzi a lui.

"Merlin, lega i cavalli e poi raggiungimi più avanti."
"Sì, sire..."

La figura nobile del giovane in armatura che sembrava aspettarlo teso nella radura, fissandolo negli occhi.

Il viso concentrato del suo signore, mentre gli teneva le mani sulle guance, arrossendo furiosamente.

Il profumo delle sue labbra e la sorpresa di trovarle così incredibilmente morbide contro le sue.

La visione fugace della cotta di maglia intrecciata alla sua casacca marrone e alla sua maglietta azzurra, mentre il mondo gli rotolava intorno e sentiva l'erba pizzicargli la pelle nuda della schiena.

Merlin sospirati nell'orecchio, gli Arthur mugolati urgentemente con il viso affondato nel suo petto.

Arthur e l'azzurro dei suoi occhi che lo osservavano lascivi, eccitati.

Arthur su di lui, il respiro spezzato, i muscoli guizzanti.

Arthur teso allo spasimo, gli occhi ora chiusi, la bocca spalancata in un urlo silenzioso e la testa rovesciata all'indietro, le ciocche bionde appiccicate alla fronte imperlata di sudore.

Arthur steso accanto a lui, proprio come ora, con le mani affondate nei suoi capelli, le dita attorcigliate ai suoi corti boccoli d'ebano.

Arthur ansimante.

Arthur sconvolto.

Arthur arrossito.

Arthur caldo.

Arthur, Arthur, Arthur...

Arthur tutto.

Arthur sempre.

Ed eccolo lì, accanto a lui per davvero, che si muoveva stringendolo un po' a sè, bisbigliandogli con la voce ancora roca di sonno un "Buongiorno..." da fargli rizzare i peli sulle braccia.

"Ti ho sognato stanotte" bisbigliò Merlin, girando appena il viso all'indietro verso di lui.

"Ed ero bello, aitante e assolutamente meraviglioso come nella realtà?" biascicò Arthur, la voce impastata.

"Che asino sei... ti mancano giusto le orecchie e poi sei perfetto" sbuffò Merlin, non irritato veramente.

"A quelle pensi tu. Accidenti, sono davvero enormi! E sono così morbide..." abbassò drasticamente il volume della voce, sfiorandogli con le dita fresche la linea bollente dell'orecchio sinistro.

"Sei davvero un idiota, Arthur Pendragon" disse Merlin. Ma si accorsero entrambi che la sua voce era incrinata e leggermente tremolante... ed entrambi sorrisero restando così, in silenzio, abbracciati.

La domanda di Arthur spezzò il silenzio dopo qualche minuto: "Cosa hai sognato?"

"... Top secret" rispose sornione Merlin, mordicchiandosi le labbra e incastrando una caviglia gelata fra i suoi polpacci caldi.

"Eddai Merlin, non farti pregare. Adesso sono curioso."

"La curiosità uccise il gatto" ridacchiò.

"Altro che gatto, se non ci fossero altre persone nella stanza te la farei vedere io..." sbuffò Arthur a bassa voce, sentendo Merlin irrigidirsi sotto le sue mani e un dubbio improvviso gli fulminò i neuroni. Facendo forza sul braccio destro si alzò di qualche centimetro, giusto quel tanto che bastava per controllare il grande divano letto all'altro lato della stanza.

Vuoto.

"Sei morto, ragazzino..." ghignò diabolicamente, stringendoselo un po' di più addosso.

Sentendo la pressione maggiore delle braccia di Arthur su di sé, Merlin iniziò a divincolarsi, cercando una via di fuga da quella morsa forte e preoccupantemente efficace. Si accorse di non poter muovere le braccia, il busto e neppure le gambe, prigioniere delle cosce forti dell'avversario.

"Lasciami andare" gracchiò, con una punta di isteria nella voce.

"Non ci penso proprio. Mi vuoi raccontare il tuo sogno?"

"Mai."

"Allora... soccombi!" E iniziò a stringere e pizzicare i fianchi del ragazzo che cercava inutilmente di divincolarsi sotto il suo peso.

"No! Il solletico no! ... aiuto! Basta basta!" urlava Merlin tra le lacrime. Non sapeva se piangere dal fastidio o ridere per la situazione insolitamente piacevole nella quale si trovava.

Arthur si fermò. "Me lo dici adesso cosa facevo nel tuo sogno?"

Merlin riprese fiato "... non me lo ricordo. ...no! No! Fermo!" ansimò, scosso da una nuova ondata di solletico.

"Dimmelo, o continuo fino a domani" rise Arthur, ormai troppo divertito dalla situazione per fermarsi veramente.

"Ok, ok, hai vinto!" ululò Merlin in preda a un nuovo spasimo.

"Ho sognato che eri un bellissimo, educatissimo, simpaticissimo, intrepidissimo..."

"... principe?" domandò Arthur compiaciuto.

"... asino!" rise Merlin, riprendendo a contorcersi sghignazzando, per cercare di liberarsi.

"Te la sei cercata. Sei morto" ripeté Arthur, il tono ufficiale, lievemente sadico.

Non riusciva più quasi a respirare, Merlin, fra gli spasmi dovuti al solletico, il peso del corpo di Arthur schiacciato completamente su di lui e la paura sempre crescente di dover rivelare il suo sogno, per poter far cessare quella dolce tortura. Dannata lingua lunga e dannata disarmante onestà che non si facevano mai i fattacci loro!

Merlin non ce la faceva più e inizio inconsapevolmente a piangere fra le risate e i tentativi, spesso inefficaci, di riprendere fiato. Arthur si fermò solamente quando fu scosso da una serie di singhiozzi più violenti. Ansimava, era rosso in viso, sudato e stravolto. La bocca leggermente socchiusa, i capelli sconvolti sparati in tutte le direzioni, gli occhi chiusi, le ciglia vibranti, le guance rigate di lacrime.
Non aveva mai visto niente di più bello ed eccitante in vita sua.
Era il ritratto della dolcezza più sconvolgentemente erotica che potesse immaginare.

Si ritrovò a deglutire a vuoto un paio di volte, quando vide gli occhi di Merlin socchiudersi e la sua bocca distendersi in un sorriso timido. E si sentì sciogliere il cuore quando quel cucciolo d'uomo fra le sue braccia ruotò su se stesso fino a trovarglisi di fronte con il viso a pochi centimetri dal petto. Non lo guardava negli occhi, anche se lui avrebbe tanto voluto riflettersi ancora una volta in quei due specchi blu. Ne sentiva inspiegabilmente nostalgia. Li voleva suoi ancora, ancora una volta almeno.

"Mi prometti di non ridere e di non prendermi in giro?" chiese Merlin con una voce sottile sottile, rompendo il filo dei suoi pensieri.

"Parola d'onore, sarò muto" rispose lui. E non era mai stato più serio in vita sua.

"È stato un sogno strano" pigolò. "Eravamo in un castello bianco, pieno di torri, in una stanza con le tende rosse e io... bè, ti stavo facendo il bagno in una tinozza, ti lavavo la schiena." Merlin sentì il corpo di Arthur fremere tutto, ma, rispettando il patto, non parlò. Si sentì spinto a proseguire.

"Poi mi avete detto di prepararmi per andare a fare una cavalcata ed io ho il ricordo di un paravento... che avrei voluto non ci fosse". Merlin arrossì di colpo, ma continuò. "Stavamo cavalcando e io guardavo i vostri capelli dorati mossi dal vento, sentivo la vostra risata felice nella libertà della corsa, sentivo anche a distanza la potenza del vostro corpo che guidava il cavallo con facilità ed eleganza. E poi siamo arrivati in uno spiazzo e voi mi avete detto di legare i cavalli e di raggiungervi. Allora vi ho seguito nella foresta e voi eravate lì, al centro di una radura nebbiosa ed eravate l'unico raggio di sole in tutto il reame, mio signore."

Arthur immobile ascoltava il racconto, non osando quasi respirare, per paura di interromperlo. Ad occhi sgranati aveva sentito la voce dolce e appassionata di Merlin passare inaspettatamente dal Tu al Voi, raccontare di immagini che aveva focalizzato nella sua testa con una chiarezza disarmante, chiamarlo inspiegabilmente mio signore.

"E poi... poi vi siete avvicinato e..." Merlin deglutì ed inspirò profondamente. "Arthur, non ci riesco a raccontarlo... te lo posso mostrare, se vuoi" e nel dirlo alzò improvvisamente gli occhi nei suoi, spalancati per la sorpresa e scuri d'emozione. Non poté fare altro che annuire, nessuna parte del suo corpo rispondeva, tanto era in tensione.

Merlin si mosse leggermente, con timore, arrampicandosi su di lui, portando le mani sulle sue guance e il naso a contatto con il suo. Respirava velocemente quando posò le labbra sulle sue, schiudendo di poco la bocca e i denti, accarezzandogli lievemente la lingua con la propria.

Dopo qualche minuto e parecchi fremiti, Merlin si staccò da quelle labbra di pesca e "Questo eri tu" disse.

"E poi che ho fatto... Merlin?" Arthur portò due dita sotto il mento di quel ragazzino tremante che gli stava incollato, ma non lo guardava negli occhi. Applicò un po' di forza alzandogli la testa e facendo scontrare nuovamente le sue iridi di cielo con le sue di mare: non voleva più lasciarle andare, le voleva sue per sempre.

"Ho paura" sussurrò Merlin, guardandolo spaesato.

"Hai paura... di me?" mormorò Arthur, lo sguardo ferito.

"Non di te. Ho paura di quello che sta succedendo. Ho paura di quello che provo in questo momento. E ho paura che se dovessi dirlo a voce alta, i miei pensieri se ne volerebbero via e non tornerebbero più da me. Mai più..."

Merlin era così terrorizzato che Arthur non poté fare a meno di stringerlo a sé, mormorandogli più volte "va tutto bene", accarezzandogli la testa e dandogli piccoli baci sugli occhi e sulle guance. Quando smise di tremare e si riprese un po', Merlin si sentì un perfetto idiota.

"Possibile che con te debba sempre fare figure di merda? Ma perché non imparo a starmene zitto?" e fece una faccia talmente afflitta e buffa che Arthur non riuscì a trattenere un sorriso.

"Sei adorabile quando fai queste facce, Merlin. Ti terrei abbracciato stretto tutto il giorno."

"E non si può proprio?" quasi supplicò lui.

"Se dipendesse da me, guarda, anche tutta la vita..." Arthur accese il cervello un secondo dopo aver acceso le corde vocali e si accorse un istante troppo tardi di ciò che aveva detto.
"Ehm... forse è meglio che raggiungiamo gli altri... " borbottò imbarazzato, cercando di mettersi a sedere.

Il peso leggero di un corpo gracile, ma sorprendentemente forte, lo costrinse nuovamente con la schiena sul letto.

Ora era Merlin a guardarlo con occhi sbarrati, le lunghe ciglia quasi sfioravano l'arcata sopraccigliare, tanto erano aperti.

Si osservarono per un paio di secondi, incredulità e speranza sul volto del moro, imbarazzo e passione su quello del biondo.

"Non vuoi sapere come finiva il mio sogno?" domandò Merlin rompendo il silenzio.

"Ho paura di saperlo."

"E io ho paura di raccontarlo, ma è stato bellissimo. E non parlo solo del sesso," disse arrossendo furiosamente "parlo di tutto quello che è venuto dopo. Della vita insieme di quell'Arthur e quel Merlin del mio sogno. Del principe e del servo. Del più grande re che la storia abbia mai conosciuto e del suo stregone di corte, nonché migliore amico, nonché amante fedele. Questa notte io ho visto la loro prima volta, quando è sbocciato il loro amore, ma ho visto anche tutte le altre volte, tutto quello che hanno costruito insieme. E, chiamami pazzo, Arthur, ma loro avevano le nostre facce. Loro eravamo noi. Noi siamo loro. Puoi non credermi, se vuoi..."

"Ti credo" disse solamente, interrompendo il flusso delle sue parole. E non sapeva neppure lui perché. Era tutto talmente assurdo, ma sapeva di credergli sin dalla prima parola, sin dal primo tocco. Ora era lui ad avere una paura fottuta, dannazione.

Con la paura nel cuore, si ritrovarono abbracciati, come se il pensiero di separarsi nuovamente dall'altro, dopo una vita, dopo secoli passati a cercarsi e a rincorrersi fra le pieghe del destino, fosse semplicemente inconcepibile. Le labbra di Arthur cercarono febbrilmente quelle di Merlin, come se volesse bere tutto di lui, anche il più profondo granello della sua anima. Ne aveva bisogno per continuare a vivere. Ne aveva bisogno più dell'aria stessa.

Spinse il bacino verso di lui, agognando una completezza che sapeva Merlin non era ancora pronto a concedergli.

Lui mugolò e si contorse fra le sue braccia, andandogli incontro per quanto riusciva, appiccicandosi alla sua pelle calda e continuando a cercare una maggiore superficie di contatto.

"Arthur, ho paura..."

"Non ti preoccupare, piccolo, non farò niente che tu non voglia" gli sussurrò sulla bocca. Fu una frase di tre secondi, ma riprese a baciarlo con irruenza e necessità dopo quel tempo che gli parve infinito, corrisposto dall'altro con altrettanta passione.

"Oddio, lo stai facendo di nuovo... Arthur... mi ecciti da morire" gemette Merlin sentendosi avvolgere da un calore assurdo.

"Questa volta non c'è nessuno qui, sono tutti giù a fare colazione..."

"E le pareti sono insonorizzate, sai, per via della chitarra" mormorò malizioso.

"Quindi se io ti facessi così"

"Ah!"

"... o così..."

"Arthur, cazzo, ah..."

"... non ti sentirebbe nessuno" disse lui con un sorriso da diavolo e gli occhi luccicanti come quelli dell'angelo più luminoso.

"Oddio... no, non mi sente nessuno ma... ah! Arthur... oddio, oddio..." Merlin stava impazzendo sotto i suoi tocchi. Si agitava come un gatto e Arthur si stava eccitando sempre di più a vederlo contorcersi così grazie a lui. Perché era lui, Arthur Pendragon, che stava guardando, toccando, amando Merlin Emrys. Era sotto le sue mani che la creatura più perfetta al mondo stava perdendo il lume della ragione, annebbiato dal desiderio. Era sotto il suo tocco che sentiva esplodere la vita della sua anima gemella. Le sue mani, sue e di nessun altro. E per questo si sentì in paradiso, privilegiato. E sentì veramente di poter toccare il cielo con un dito quando sentì che Merlin, pur perso nei suoi gemiti, lo ricambiava, cercando di copiare i suoi gesti. Fu un cambiamento improvviso, e per questo ancora più piacevole.

Non riuscì a non emettere un lungo lamento nel momento in cui si accorse che Merlin era veramente vicino e pulsante e vivo di passione.

Ed era suo.

E lui era di Merlin.

Era sempre stato così e sempre lo sarebbe stato.

"Arthur, muoio... Toccami, ti prego." Merlin doveva essere veramente eccitato perché una frase simile gli scivolasse fuori dalla bocca con quella lascivia disarmante. Era oscenamente bello e Arthur sentì una scossa elettrica scorrergli nel sangue dai piedi fino alla testa, fermandosi nel bacino, molto, molto vicino alla mano di Merlin che si muoveva a ritmo con la sua.

"Merlin, sei mio" ringhiò imprigionandogli la bocca con le labbra e, con una carezza più forte delle altre, lo sentì contrarsi, bloccarsi, inarcarsi e infine rilassarsi sotto di lui. La vista di Merlin così vulnerabile ed eccitato dette il colpo di grazia al giovane biondo, che sentì con un colpo al cuore tutta la sua eccitazione riversarsi nei boxer che ancora l'altro stringeva.

"Sei pazzo e farai impazzire anche me..." ridacchiò Merlin con il viso arrossato nascosto nell'incavo del suo collo.

"Se questo è essere pazzi, allora rinchiudetemi in manicomio perché è esattamente così che vorrei..." si interruppe di colpo, memore della dichiarazione imbarazzante di poco prima.

"... sì, anche io passerei volentieri così la mia vita" lo tolse Merlin dall'imbarazzo, con un sorriso sincero che gli illuminava il volto felice e radioso.

Arthur sorrise e pensò, ancora una volta, che veramente non aveva mai visto nulla di più bello al mondo.

E per Merlin quella fu casa.


*Angolo dell'autrice*

Carissime tutte, ecco qui il nuovo capitolo. Non ho molto da aggiungere se non che all'inizio questa scena non era assolutamente prevista, ma, sapete com'è, una lezione noiosa, il Merthur nella testa che non andava via, l'ispirazione che arriva improvvisa e... quei due matti hanno fatto come diavolo gli pareva. Non che mi dispiaccia, eh? Un capitolo solo su di loro avevo proprio voglia di scriverlo.
Gli altri hanno avuto la sensibilità di lasciarli da soli, senza disturbarli, quando hanno visto che erano insieme. Che bravini!
*pat pat sulla testa ai suoi pg*
Boh, non so se è un buon lavoro, io mi sono divertita a scrivere questa parte e Merlin e Arthur si sono divertiti a recitarla, quindi direi che l'unica speranza che mi rimane è che a voi sia piaciuto leggerla!
Se avete voglia di lasciarmi un commentino, come sempre, mi fareste felice. ^^
un abbraccio,
snowfeather

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Capitolo 8
*** 08 - Bagno ***


I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.

 

My Home Rooms

Capitolo 7
 

 
Siamo all’Antica Camelot a fare colazione, quando vi svegliate raggiungeteci lì… buongiorno dormiglioni!
M. L. G.
 
Merlin lesse velocemente il biglietto che trovò sul tavolo della cucina e ringraziò tutti i santi che conosceva. Nonostante le pareti della sua camera fossero insonorizzate, era ugualmente terrorizzato all’idea che i suoi amici avessero sentito i suoi gemiti indecorosi o i grugniti soffocati di Arthur.

… oddio, oddio! Se solo ripensava a quello che era successo appena pochi minuti prima si sentiva svenire.

Si appoggiò alla mensola bianca della cucina con entrambe le mani, chiuse gli occhi ed infilò la testa fra le spalle, scuotendola leggermente come per scacciare le immagini di Arthur che gli danzavano eccitanti nei ricordi rumorosi. Le mani sul suo corpo, la bocca sorridente nell’incavo del suo collo, il calore di quel petto così ampio sulla sua schiena, mentre lo abbracciava dolcemente da dietro… Sentiva solo quello, aveva nella mente e nel cuore tutte quelle sensazioni che, anche se per un momento, erano finalmente state reali – erano state tutto –, ma gli sembrava come se non fossero esistite realmente, solo nei suoi sogni.

Come evocati dai ricordi, un braccio e poi un altro si fecero strada sui fianchi di Merlin, stringendolo contro un torace caldissimo in cui il suo corpo minuto si incastrava alla perfezione.
“Sei eccitante, sai? Soprattutto quando ti ritrovo a 90 appoggiato alla cucina…” gli sussurrò Arthur all’orecchio, facendogli drizzare tutti i capelli sulla nuca.

“Esagerato… sarò stato al massimo a 30!”

“Eri comunque una visione.” La sua voce calda era attenta nella sua curiosità “Potrei sapere a che cosa stavi pensando così intensamente?”

“Sto pensando a quello che mi stai facendo, asino che non sei altro! Devi smetterla subito perché la mia resistenza è davvero troppo limitata!” rise Merlin, sgusciandogli fra le braccia e mettendo il tavolo fra loro come buona distanza di sicurezza. “Sarà meglio che prima di raggiungere gli altri” disse allungandogli il bigliettino stropicciato “io vada a farmi una bella doccia” possibilmente fredda, Merlin! … possibile che tu sia ancora ridotto in questo stato?

Con due falcate veloci Arthur gli fu addosso nuovamente. Non riusciva proprio a separarsi da quella creatura fatata dagli immensi occhi blu. “Non ti lavare ancora, ti prego. Mi piace il tuo odore mischiato al mio sul tuo corpo”.

“Arthur…” sospirò Merlin, sentendo la sua lingua sfiorargli lievemente il lobo dell’orecchio “Smettila subito…”

“Non sei sincero, Merlin, la tua voce dice no, ma il tuo corpo mi sta implorando di fare l’esatto contrario. È molto più simpatico di te, sai?” Non riusciva a tenere ferme le mani e decise di lasciarle libere di esplorare quel corpo minuto, che rispondeva al suo tocco delicato come una corda di violino con il suo archetto.

Suonava un adagio di Albinoni, tanto era dolce fra le sue braccia; un allegro di Mozart per la gioia che sembrava emanare; vibrava emozionato, emozionante come un intenso di Rachmaninov e allo stesso tempo sembrava sulle spine, pronto a scappare sulle note di una fuga di Bach. Altro che violino, Merlin si sentiva come un’orchestra intera, tante erano le sensazioni che gli squarciavano il petto in quel momento.

“Anche tu sembri stargli particolarmente simpatico… Mannaggia a te e a lui. Se volete vi lascio soli…” cerò di mantenere la voce più ferma che poteva, aggiungendo un tocco di finto fastidio ad una situazione che di fastidioso non aveva proprio nulla.

“Non andare via” supplicò Arthur con una nota di amarezza.

“Da te?”

“Da noi.”

“C’è davvero un noi?” Attenzione Arthur! Domanda trabocchetto!

 “Tu vorresti che ci fosse?” pericolo scampato…

“E tu?” ma porc…!

“Te l’ho chiesto prima io” Beccati questa! … oh no, siamo regrediti alle elementari?

“Tecnicamente te l’ho chiesto prima io…”

Merlin…”

“Arthur… vado a farmi la doccia”. Merlin si staccò da lui, lasciandolo con una sensazione spiacevole di freddo addosso. Doveva mettere assolutamente a posto i pensieri o si sarebbe trovato molto presto a dover fare i conti anche con il suo cuore, oltre che con la testa e lo stomaco. Tutto lo attirava in Merlin, dalla sua timida sfacciataggine, alle sue risate piene di gioia di vivere, al suo cuore introspettivo. Non aveva progettato di ritrovarsi così spiazzato davanti ad un ragazzo, ne’ avrebbe mai immaginato che, nel giro di pochissime ore, il suo futuro avrebbe deviato verso una differente linea temporale rispetto a quella disegnata negli anni. Eppure nulla gli era mai parso così giusto.

---

Nel frattempo, nella solitudine del suo piccolo bagno mansardato, Merlin si era rifugiato sotto un getto di acqua bollente. Sperava che, insieme alla vergogna ancora sul suo corpo dovuta alle inattese attività mattutine, l’acqua riuscisse a portare via anche un po’ della confusione che si annebbiava nei suoi mille vortici mentali. Chi era veramente Arthur? Perché si era sentito così attratto da lui, senza una razionale spiegazione? Perché il solo toccarlo gli causava tutta quella nostalgia? Che cosa si era acceso in lui, tanto da portarlo a perdere il suo autocontrollo in quel modo? Non era proprio da Merlin ritrovarsi così vulnerabile, così privo di qualsiasi protezione verso un altro essere umano… Lui non si lasciava mai avvicinare fino in fondo, non aveva mai avuto il coraggio e la fiducia necessari per lasciarsi conoscere e toccare nel corpo e nell’anima. Cosa rendeva Arthur così speciale, così maledettamente familiare e sicuro e vicino?

Non poteva, fra tutti questi velocissimi pensieri, paure, dubbi, incertezze, lasciarsi sfuggire anche gli sprazzi di calore che gli salivano dall’ombelico ogni volta che anche solo lo sfiorava il pensiero di Arthur, della sua voce soffocata nel cuscino mentre lo toccava, della sua bocca che gli ripeteva quanto fosse attraente ed eccitante, dei suoi occhi così azzurri stretti nell’attimo in cui lui, proprio lui, Merlin, lo faceva venire.

Con i battiti accelerati e qualche traccia di shampoo ancora negli occhi, lasciò che proprio quel pensiero gli guidasse la mano tremante ad accarezzare il suo corpo, concedendosi 5 minuti in più per annegare ancora una volta in quelle sensazioni primitive e allo stesso tempo tanto divine.

Il vetro era appannato quando Merlin infilò l’accappatoio e cercò di specchiarsi. Troppo vapore, troppo caldo… le sue orecchie erano rosse come fragole mature e una lieve tonalità amarantina gli imporporava le guance. Quasi non riusciva a respirare dall’aria così satura di vapore acqueo, si sentiva la testa pesante e leggera allo stesso tempo, quasi come se fosse sospeso a mezz’aria sopra ad una nuvola solida e morbida. Da quella posizione riusciva a guardare in giù, verso il basso, verso la terra e i campi e i boschi che circondavano il bel castello bianco al culmine della collina. Quanto si sentiva fortunato ad avere il privilegio di essere Signore dei Draghi, di avere l’amicizia di Kilgharrah e di poter volare con lui nel cielo terso di Gennaio. La risata potente del drago lo fece ridere a sua volta e gli strinse il collo più forte, mentre insieme planavano sullo specchio d’acqua del lago di Avalon, dove lui aveva atteso tanto tanto, tanto a lungo.

“Sai, amico mio, non avrei mai pensato di ritornare in questo luogo dopo che, tanti anni fa, sono finalmente riuscito a staccarmene per dimenticare” mormorò il ragazzo a cavalcioni del grande drago.

“La memoria è una cosa molto potente, mio giovane mago. Non sempre ci fa bene restare attaccati al passato con tanta tenacia, a volte anche le menti più forti e coraggiose hanno bisogno di un po’ di pace. Quando mi hai comunicato, 22 anni fa, di soffrire ancora così tanto per la perdita di Arthur, nonostante fossero passati più di mille anni dall’inizio della tua attesa, non ho potuto fare a meno di concederti questa pace.”

“Non posso che ringraziarti per questo. Non avevo più la forza di aspettare, non avevo più il coraggio per credere che un giorno lui sarebbe veramente tornato. Il futuro di cui parlava la profezia, da quando Arthur ha lasciato Albione, mi è sembrato dapprima lontano, ma tangibile. Mano a mano che trascorrevano gli anni, poi i decenni, poi i secoli, si è fatto sempre più fumoso, distante, impalpabile, fino a diventare una speranza infranta nel mio cuore. Non ho mai potuto dimenticare il suo volto, gli occhi del mio signore, del mio re, del mio amore. Ma tutto il resto non c’era più, solamente solitudine e amarezza e nostalgia.” Una lacrima scese lungo il suo bel volto, trasformando quelle che prima erano state risate di gioia in singhiozzi disperati. Tutto era tornato alla mente di Merlin, tutto quello che aveva passato con Arthur e tutto quello che era accaduto nel tempo in cui la morte glielo aveva strappato via.

“Sei stato sempre coraggioso, Merlin, non ti sei mai arreso. Hai vissuto questi ultimi 22 anni come un mortale, senza ricordare chi sei e chi sarai sempre. Il mondo ha bisogno di te, così come adesso la bella Albione ha bisogno nuovamente del suo legittimo re. È cambiato tanto dalla Camelot che avete condiviso, ma la gente ha di nuovo bisogno di voi per avere pace. È per questo che Arthur è venuto alla luce una seconda volta. Ed è per questo che la tua rinascita è avvenuta 22 anni fa. Siete destinati da sempre ad essere uno, a guidare il popolo, ad avere in mano il destino di Albione. Non temere, mio giovane mago, hai agito bene in tutti questi anni.”

Kilgaharrah si accoccolò pigramente sul bordo del lago, muovendo lentamente l’acqua con uno dei suoi lunghi unghioni, mentre Merlin camminava su e giù sull’erba, sentendo il fresco sui piedi nudi. Era rinato perché era destino che Arthur tornasse ad Albione, era stato nuovamente scelto dal destino come Suo, non poteva pensare a nulla di più liberatorio. La sua attesa era finita, la solitudine sarebbe tornata solo come un ricordo, avrebbe avuto tutto quello che aveva sempre desiderato, anche se non sapeva per quanto tempo questo gli sarebbe stato concesso, questa volta.

Come leggendo nella mente del ragazzo, il grande Drago si girò verso di lui e lo scrutò con i suoi occhi dorati “Nessuno può sapere quale sarà la vostra storia, purtroppo non so dirti come andrà, come e se finirà. Posso solo dirti di non temere perché, se non sarà questa, sarà la prossima o quella dopo ancora… Voi tornerete sempre, voi sarete sempre Uno. Così come la terra gira intorno al sole, così Arthur Pendragon e Merlin Emrys vivranno. Lasciati i dubbi alle spalle, non avere timore.” Merlin si sentì pervadere da una sensazione di calma e di completezza a quelle parole, aveva ri-trovato il suo scopo e, anche se non aveva la più pallida idea da che parte cominciare, avrebbe dato tutto per Arthur e per Albione.

Il suo cuore finalmente riprese a battere regolarmente e l’ansia scivolò via dal suo corpo a lente ondate vaporose. Merlin si concentrò sulla sensazione di affetto che guardare le iridi dorate di Kilgaharrah gli provocava, lo vide sorridere e si sentì finalmente a casa. Chiuse gli occhi e scivolò le dita affusolate nei capelli neri e puliti, annusando il buon odore di muschio bianco del suo shampoo. Quanto gli piaceva quel profumo.

Quando riaprì le palpebre, dovette sbatterle un paio di volte perché il vapore che ancora si andava a rincorrere in sbuffi allegri nella stanza era caldo e umido. Ritrovò il sorriso che aveva lasciato pochi istanti prima, anche se era lo specchio a restituirglielo e non più il Drago amico di una vita. Il sorriso si allargò lievemente sul suo volto sorpreso e a fior di labbra “Grazie, amico mio” sussurrò al suo maestro.

Avvolto dalla consapevolezza, incoraggiato dal suo posto nel mondo del passato, del presente e del futuro, Merlin aprì la porta per lasciare uscire insieme al vapore tutti i dubbi e le domande e le incertezze che lo avevano intrappolato fino a poco prima. Sapeva chi era, sapeva che cosa voleva, sapeva che adesso avrebbe potuto averlo.

Si avvicinò alla porta della cucina così, ancora in accappatoio, stupendosi che sull’orologio fossero passati solo 15 minuti da quando aveva lasciato la stanza. I suoi piedi scoperti non fecero alcun rumore mentre si avvicinava ad Arthur, intento a leggere un giornale di qualche giorno prima. Non lo aveva mai trovato così bello. Il suo cuore gli urlava di correre da lui, di buttarsi fra le sue braccia e di non lasciarlo più andare. Ma voleva godersi ancora per un poco lo spettacolo di un Arthur totalmente a proprio agio, con i capelli raccolti sul lato con un elastico tirato fuori da chissà dove.

“Ce ne hai messo di tempo, Merlin”.

Il ragazzo sussultò alle parole di Arthur, non si aspettava che lo avesse già individuato.

“Ci ho messo il tempo che ci voleva” rispose petulante, portando i pugni sui fianchi e suscitando una risatina da parte di Arthur.

“Sei sempre il solito Merlin, non cambi mai… non sei mai cambiato, vero?” mentre si girava per guardarlo finalmente negli occhi, Merlin capì che cosa c’era di diverso in Arthur, rispetto a solo qualche minuto prima. La sua voce. Non il timbro, o la cadenza così profondamente familiare, no. Era l’intensità che smascherava la consapevolezza.

Restarono così per qualche secondo, a guardarsi negli occhi e a riconoscersi finalmente dopo un tempo così lungo da essere sembrato infinito.

“Adesso so cos’è che mi hai fatto, mi hai ricondotto da te, mi hai riportato sulla mia strada, mi hai ridato la vita aspettandomi… lo sai quanto ti amo per questo?” la voce di Arthur era rotta dall’emozione, le mani tremavano lievemente e la voglia di correre ad abbracciare il suo valletto pasticcione immensa.

“Ti avrei aspettato per altri mille anni, ma adesso sei qui…” e scattò. Lo raggiunse con due agili falcate e la forza dell’impatto fu così violenta da sbilanciare anche il giovane biondino che lo aspettava con le braccia aperte, pronto a riaccoglierlo nella sua vita, come se non se ne fosse mai dovuto andare.

I baci che si scambiarono furono finalmente dettati non solo dall’impeto della passione, ma anche dal sentimento così perfetto che li univa. Le parole d’amore bisbigliate sulla bocca l’uno dell’altro più dolci del miele in primavera. Le carezze, le lacrime, i sorrisi… Tutto faceva parte di loro, tutto ritornava nuovamente alla vita.

“Quanto mi sei mancato Arthur, quanto ti ho aspettato…”

“Lo so, amore mio, adesso sono qui, sono qui con te.”

“Ti prego, resta, resta, non ce la farei a stare di nuovo senza di te.” Il volto disperato e bellissimo di Merlin mentre lo supplicava di rimanere per sempre al suo fianco spezzò ancora una volta il cuore di Arthur in due. Il suo Merlin lo aveva aspettato per tutto quel tempo e purtroppo sapeva che lo avrebbe annientato quando gli avrebbe detto che… avrebbe dovuto aspettare ancora.


 

*Angolo dell'autrice*

Carissimi, non so se ci sarà chi ancora avrà voglia di leggere questa mia creaturina, in fondo sono passati... cavolo... quasi 7 anni dall'ultimo aggiornamento. Non posso neanche dire che mi sento in colpa, perché non so neppure se chi la ha letta fino ad ora è ancora in questo meraviglioso Fandom. In ogni caso, se ci dovesse essere ancora qualcuno a leggere dei miei patatini, grazie di cuore in anticipo. Ho deciso di proseguire questa storia per non lasciare niente di incompiuto, prima del nuovo capitolo della mia vita. Sarà un periodo pesante, ma non ho intenzione di mollare e vorrei tanto che voi foste con me, Arthur e Merlin in questa piccola avventura AU. Ho bisogno di loro e di voi. 
Come sempre, un abbraccio,
snowfeather

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