My home rooms di snowfeather (/viewuser.php?uid=154303)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 - Intro ***
Capitolo 2: *** 02 - Ingresso ***
Capitolo 3: *** 03 - Cucina ***
Capitolo 4: *** 04 - Sala da pranzo ***
Capitolo 5: *** 05 - Camera degli ospiti ***
Capitolo 6: *** 06 - Camera da letto ***
Capitolo 7: *** 07 - Camera da letto 2 ***
Capitolo 8: *** 08 - Bagno ***
Capitolo 1 *** 01 - Intro ***
My home rooms
I personaggi presenti in questa
storia non mi appartengono. Essa è stata creata
esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
Eccomi alle prese con la mia
prima storia! Abbiate molta pietà di me, ce la sto mettendo
tutta per non creare uno schifo assoluto... Spero che a qualcuno possa
piacere leggerla, così come sta piacendo a me scriverla! Se
avete voglia di dirmi che ne pensate, sono aperta a qualsiasi tipo di
consiglio, anzi, mi fate un regalo se mi criticate... Un
abbraccio.
Snowfeather
My Home Rooms
Introduzione
La
sua stanza era sempre stata il luogo che più rispecchiava la
sua idea di
calore, pace, sicurezza… intimità.
Il
ritorno a casa dopo una convivenza all’estero con un ragazzo
che pensava di
amare, ma che si era rivelato l’ennesimo fallimento dei suoi
(alquanto scarsi,
a dire il vero…) esperimenti d’amore, aveva
confermato ancora una volta
l’affetto e l’attaccamento che Merlin provava per
quelle quattro mura, per quel sottotetto in legno e mattoni.
La
prima volta che aveva provato a fumare, istigato da due compagne di
liceo a cui
dava ripetizioni di matematica, desiderose solamente di prenderlo in
giro per
il suo candore imbarazzante, era vicinosolo
prenderlo in giro, era vicini allre, istigato da due compagne di scuola
a cui
dava ripetizioni di matematica, che volevano alla sua
finestra preferita: un vasistas posizionato esattamente
all'altezza del suo sguardo di mare. Il fumo gli bruciava nella gola e
negli occhi, rendendo sfuocati tutti i contorni delle cose e del
meraviglioso paesaggio che si scorgeva dall'alto, ma Merlin sapeva
quale spettacolo si sarebbe presentato a reclamare giustizia, una volta
dissipata la boccata malsana di fumo...
E più ancora della certezza di ritrovare a fargli come
sempre compagnia la piana della città infranta contro le
pendici dei colli incontaminati, sapeva di poter ritrovare l'odore che
più di tutti amava solamente appoggiando il naso e la bocca
contro il legno del controtelaio: profumo di legno umido, di caminetto
acceso in una giornata di Dicembre, di sottobosco muschiato e ricco di
vita rigogliosa. Non ne aveva mai abbastanza, di quel
profumo...
A volte, specialmente nei momenti più acuti di malinconia,
passava le ore a guardare la sua città e le sue colline da
quella finestra, non stancandosi mai di inspirare l'odore che
più lo faceva appartenere a quel luogo.
Quando
aveva scoperto di essere stato ammesso alla facoltà di
architettura, il sogno
segreto di tutta una vita, era seduto con le gambe magre rannicchiate
sulla
poltroncina nera dell’Ikea comprata in saldo: aveva
ringraziato educatamente la
segretaria dell’ufficio immatricolazioni, riagganciato la
conversazione,
appoggiato il cordless sul tavolo in legno di ciliegio di fronte a
sé, chiuso
gli occhi e lasciato cadere una singola, umida lacrima carica di gioia.
Come un
memo silenzioso di tutta la fatica fatta per cercare di realizzare
quell’aspirazione, quella singola goccia della sua anima
riluceva sulla guancia
infiammata di felicità e gli aveva fatto realizzare
improvvisamente che ce
l’aveva fatta.
Era
lì che aveva gioito per i successi, pianto per le delusioni,
sperato in un
futuro più luminoso per la sua bella Camelot, nazione ormai
sconquassata e
ridotta a zimbello mondiale da una manica di politici corrotti e
concentrati
solamente sui propri interessi personali.
Ed
era lì che aveva conosciuto Arthur.
Il
suo Arthur…
Dio,
quanto gli mancava Arthur.
Non
avrebbe mai smesso di pensare il suo nome, tanto era dolce e amaro allo
stesso
tempo nei suoi pensieri… Arthur…
Arthur…
Arthur
Da
quasi 8 anni ormai non aveva notizie di lui.
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Capitolo 2 *** 02 - Ingresso ***
My home rooms 02
I personaggi presenti in questa
storia non mi appartengono. Essa è stata creata
esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
Primo capitolo della storia.
Spero di non essere andata troppo OOC con i personaggi... Li ho un po'
descritti come io li vedrei in un contesto attuale. Per ora il rating
è decisamente verde, ma l'ho messo cmq come arancione
perché in una storia che ho letto (non mi ricordo quale!)
qualcuno aveva accusato il fatto che il racconto aveva "cambiato
colore" in corso d'opera e che quindi non era più possibile
andare avanti a leggere per alcuni utenti che magari si erano
affezionati ai personaggi. Quindi, dato che la mia storia (se dovesse
piacere!) andrà avanti con scene un po' più
spinte, ho preferito da subito indicare il tutto secondo come credo si
svilupperà la trama in futuro.
Come sempre ogni critica/commento è ben gradito. Un
abbraccio.
Snowfeather
My Home Rooms
Capitolo 2
La
notte che si erano incontrati era il 31 Dicembre del suo secondo anno
di
università e aveva organizzato insieme ai suoi
più cari compagni di corso il tradizionale
cenone di capodanno.
Unith
e Balinor, i suoi amati genitori, avevano deciso di passare le vacanze
invernali sulla neve: un’usanza di famiglia che per la prima
volta Merlin aveva
disertato, per godere di un po’ di autonomia, pazzia e
leggerezza insieme agli
amici. Non che con i suoi non si trovasse bene, ma a 22 anni suonati
aveva
voglia di qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, qualcosa di
emozionante…
qualcosa di eccitante!
Certo…
una cena in casa non era davvero un evento ai limiti della
trasgressione, ma
per Merlin era come annusare il fiore della libertà per la
prima volta.
Per
questo, aveva trascorso le ultime 4 ore a rassettare, pulire e
riordinare casa.
Poi,
dopo una doccia bollente, aveva passato una buona mezz’ora in
camera: metà del
suo guardaroba era volato sul letto e tutti i vestiti che non erano la
sua
camicia preferita, quella azzurro cielo, e i jeans neri un
po’ aderenti che lo
facevano sentire quasi carino, erano stati amorevolmente ripiegati e
riposti
nuovamente nell’armadio.
Nel
momento in cui il suono del campanello gli annunciò allegro
che erano arrivati
i suoi ospiti, il cuore gli fece una capriola nel petto e con un
sorriso a 36
denti rispose al citofono.
“Chi
è?”
“Siamo
nooooi!” Quella risata di voci colorate fece tingere di
piacere le gote del
ragazzo, già più rosse del solito per
l’acqua bollente della doccia e per il
cuore in festa.
“Noi
chi?”
“Dai
Merlin, aprici, che qui sotto si congela!” e con un sospiro
di sollievo e una
smorfia divertita agli altri tre, Morgana sentì finalmente
il portone di
ingresso aprirsi.
Dall’ingresso,
Merlin sentiva le voci divertite dei suoi amici che salivano i 67
gradini del
palazzo in cui abitava. Non era una scalata per cuori
deboli… Terzo piano di un
edificio storico, tutelato dai beni culturali, tenuto in ottime
condizioni da
tutti i condomini, ma comunque senza ascensore.
“Dai
ragazzi, che ormai ci siamo… Merlin, accidenti! Ogni volta
che vengo da te devo
fare scorta di polmoni artificiali!” la voce del bel ragazzo
bruno, dai tratti
vagamente iberici, si fece più alta nel momento in cui,
sollevando la testa, si
rivolse direttamente al padrone di casa che li guardava divertito dal
pianerottolo.
“…
quante storie Lancelot! Non eri tu che poco fa ti professavi il
paladino di
ogni donzella, quando si trattava di farti bello davanti a
Gwen?”
Due
mani scattarono all’improvviso verso la chioma di ricci
corvini, tuttavia
Morgana riuscì a schivare con destrezza (…ma solo
perché un po’ se
l’aspettava!) gli scappellotti a lei indirizzati.
“Lenti,
lenti ragazzi miei! Ancora deve nascere chi mette nel sacco
me!” e con un
ultimo saltello la ragazza abbracciò il suo ospite che li
aspettava.
“Ciao
mio dolce cavaliere! Come stai stasera? Emozionato che sta per finire
l’anno?”
gli schioccò un enorme bacio sulla guancia e senza neppure
aspettare un invito,
Morgana entrò in casa, trascinando con sè una
quantità spropositata di pacchi,
pacchetti e pacchettini.
“Ciao
Merlin…” lo
salutò dolcemente Gwen.
“Ciao
Gwen, grazie di aver pensato a tutto tu! Benvenuta, entra entra! Non
restare
sulla porta!” Merlin era davvero felice che la sua migliore
amica fosse lì
quella sera ed era sinceramente commosso di come si fosse
così pazientemente
dedicata alla cena. Su di lei si poteva sempre contare e di certo non
sarebbero
rimasti a stecchetto!
Una
mano pesante gli calò sulla spalla riscuotendolo dai suoi
pensieri. “Eccoci arrivati
sulla vetta… cavolo, amico! Ma come fai tutti i
giorni?”
“Ciao
Lance, se la piantassi di brontolare, magari un po’ di fiato
in corpo ti
rimarrebbe! Coraggio, che ormai è
fatta…” rise divertito Merlin
all’espressione
esausta, esageratamente accentuata, dell’amico.
C’era
stato un tempo in cui aveva pensato di essere innamorato di lui, tanto
le
affinità dei due erano evidenti. Facevano tutto insieme:
dagli esami, alla
strada per tornare a casa ogni sera dopo le lezioni nel paese vicino,
alle
ricerche di libri rari nei mercatini delle pulci, alla condivisione dei
primi
amori e desideri.
Era
stato proprio allora che Merlin aveva capito che Lancelot non avrebbe
mai
potuto ricambiare il suo amore nascente (“Quanto
è carina Gwen, eh Merlin? Così dolce, ma
determinata in tutto quel che fa! Mi
smuove tutto un qualcosa dentro che… brrr! Non farmici
pensare!”) e così
aveva dirottato quel sentimento in un’amicizia speciale.
“Spero
non ti dispiaccia Merlin…” *occhi
da
cerbiattino mode on* “… ho incontrato
ieri per caso un mio amico a cui
hanno rifilato una fregatura paurosa! Mi dispiaceva da morire che
restasse a casa da
solo stasera, quindi mi son permesso di invitarlo…
potevoooo?”.
Merlin
si mise a ridere come un matto alla vista di un Lancelot tutto moine e
occhioni
languidi, che cercava di convincerlo a fare quello che chiedeva.
“Piantala,
scemo! …basta Lance, smettila di strusciarti! Ovvio che
potevi… dai che mi fai
solletico! Lanceee!” Merlin aveva gli occhi colmi di lacrime
dal ridere… Quel
cretino del suo amico lo stava letteralmente facendo morire!
“Lancelot,
potresti venire a darmi una mano?”
Mezzo
secondo dopo la timida richiesta di Gwen, Merlin si ritrovò
libero dalle
insistenti svenevolezze dell’amico, che si
precipitò in casa in un baleno al
grido di “al vostro servizio, mia
dolce
donzella!”, suscitando un lieve rossore e un
sorriso sul viso della
ragazza.
Quei
due erano chiaramente innamorati cotti l’uno
dell’altra, se solo avessero preso
il coraggio per dichiarare ciò che agli occhi di tutti era
palese…
Ancora
con il sorriso sulle labbra per colpa del suo migliore amico, Merlin si
girò
verso la scala per dare il benvenuto allo sconosciuto che quel matto di
Lancelot si era portato dietro. Vide solo un luccichio azzurro, sotto
un
passamontagna degno di Diabolik stesso, e tese una mano al nuovo venuto.
“Ciao,
sono Merlin! Entra, fa’ come se fossi a casa
tua…” un rumore di vetri infranti
arrivò in quell’istante dalla cucina (“Tutto
bene non è successo niente!”)
“… tanto qui mi pare proprio che si siano
già
tutti messi a loro agio! Butta pure la tua roba sul letto nella mia
stanza, è appena in cima a quella scala… Che
state combinando disgraziati?!”
Merlin
fece accomodare il suo nuovo ospite e si precipitò in cucina
chiudendogli
velocemente la porta alle sue spalle.
“Morgana!
Possibile che tu non riesca neppure a tenere un piatto in mano senza
spaccare
tutto?”
“Ma
stai zitto Lancelot! Chi credi che avesse in mano quei bicchieri
frantumati?”
“Non
li avrei mai fatti cadere, se tu non mi fossi volata addosso,
inerpicata
com’eri su quella sedia…”
“Non
mi sarei mai dovuta inerpicare sulla sedia, se i piatti fossero stati
ad
un’altezza accettabile…”
“…
Merlin!” esclamarono in coro, girandosi entrambi a guardare
il ragazzo appena
arrivato trafelato in cucina.
“E
figurati se in qualche modo non era colpa mia… Gwen, ti
prego… ti supplico!
Pensaci tu a gestire Burrasca e Tornado! Io ho mollato di là
il tuo amico senza
neanche finire di presentarmi come si deve,
Lance…” e Merlin si diresse
nuovamente verso l’ingresso dove aveva abbandonato il povero
nuovo arrivato,
che certamente si stava chiedendo in che gabbia di matti fosse finito.
Arrivato
sulla soglia di camera sua, Merlin vide con piacere che il ragazzo
aveva
accettato il suo invito a mettersi comodo e si stava togliendo giacca,
guanti e
passamontagna.
“Scusa
tanto, sai… ma con quei pazzi non c’è
niente da f…” le parole incespicarono
sulle ultime due sillabe. Il cuore perse un colpo… forse
anche un paio, a dir
la verità.
“Ma
figurati! Anzi, grazie dell’invito, anche se indiretto. Io
sono Arthur.”
Scintillio
d’oro, luce azzurra, bianco cangiante, rosso fuoco.
Fu
tutto quello che riuscì a cogliere Merlin prima che la
ragione lo abbandonasse
per qualche istante.
Capelli
color del grano, luminosi come pagliuzze d’oro e leggeri come
una nuvola.
Occhi
di cobalto profondi e limpidi, sorridenti e sfolgoranti più
di una cometa.
Sorriso
sincero, pulito e gioioso.
Labbra
leggermente increspate dal freddo, del colore delle fragole appena
colte.
Arthur.
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Capitolo 3 *** 03 - Cucina ***
capitolo 2
I personaggi presenti in questa
storia non mi appartengono. Essa è stata creata
esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
My
Home Rooms
Capitolo
2
La
temperatura nella stanza era decisamente aumentata... O almeno
così sembrava al povero Merlin, assolutamente attonito e
imbambolato ad osservare la creatura più perfetta che avesse
mai visto sulla faccia della Terra.
Per fortuna il momento d'empasse non durò che pochi attimi e
il ragazzo si riprese nel giro di qualche secondo, sfoderando uno dei
classici sorrisi "alla Merlin", capaci di sciogliere anche i sassi.
"Penserai
di essere capitato in una gabbia di matti!" si passò una
mano fra i capelli scuri, già arruffati dalla corsa, e
scoppiò in una risata genuina.
Arthur
sorrise, arricciò un po' le labbra, alzò un
sopracciglio in un modo che a Merlin parve talmente famigliare da
sfiorare, inspiegabilmente, il deja-vù e dalla sua
espressione ironica e divertita Merlin capì che aveva
azzeccato esattamente i pensieri del nuovo arrivato.
Si
guardarono un secondo negli occhi e, dopo un attimo di perfetta
alchima, uno di quelli in cui tutto sembra andare al suo posto alla
perfezione nel puzzle insaziabile degli eventi... scoppiarono entrambi
a ridere come matti!
"Vedo che ve la state spassando, eh?" una voce
sulla soglia della camera li fece voltare quando oramai il fiato stava
lasciando il posto all'affanno.
"Dai
Lance, è totalmente assurdo il benvenuto che abbiamo dato a
questo povero ragazzo! Scale assassine, streghette impertinenti, piatti
e bicchieri che volano da tutte le parti e, come se non bastasse, il
padrone di casa che praticamente lo trascina dentro per scappare via
l'istante successivo...!" Merlin, ancora piegato con le mani sullo
stomaco, guardò l'amico, appuntandosi mentalmente di
ringraziarlo in separata sede per quell'invito dell'ultimo minuto.
"Non
mi sono mai divertito tanto nei primi 3 minuti di una festa..."
confermò Arthur, cercando di riprendere fiato.
"Mi
pareva infatti di aver sentito una certa ilarità
nell'aria... Nessuno meglio di Merlin sa come accogliere i suoi ospiti,
garantito dal qui presente!" e sghignazzando si girò,
prontamente seguito dagli altri due, per tornare in cucina, dove aveva
lasciato la sua dolce Gwen alle prese con una Morgana in preda alle
sfregole culinarie.
I
tre ragazzi lasciarono la stanza di Merlin, scesero la piccola scala
interna e, attraversato il corridoio, si affacciarono alla porta della
cucina.
Merlin
sapeva di aver messo tutto in ordine prima dell'arrivo dei suoi ospiti,
se lo ricordava bene... Eppure non era la stessa stanza che aveva
lasciato appena 5 minuti prima... Sembrava di essere su un campo di battaglia,
non in una cucina! Dai suoi mille pacchi, Morgana era stata capace di
tirare fuori la bellezza di una pentola a pressione piena di brodo da
sgrassare, una palla informe e gialla di un impasto non ben definito
(avrebbero poi scoperto che sarebbe diventata degli ottimi
passatelli...), un primo contenitore ermetico ripieno di carne lessata,
un secondo contenitore ermetico per le lenticchie tradizionali, una
padella (ma una padella di quelle industriali!) dove erano
graziosamente adagiati degli involtini di carne e formaggio, un terzo
contenitore ermetico ricolmo di purè, un cotechino intero
avvolto nella carta stagnola, un (ebbene sì) quarto
contenitore ermetico con salmone affumicato da mettere sulle
immancabili tartine imburrate, come antipasto. Era veramente una
strega, quella ragazza! Completavano il quadro: pane, uno strudel, un
pandoro, frutta secca, uva e un rametto di vischio che Gwen stava
appendendo a rischio della vita sulla portafinestra che conduceva al
balcone.
"Si
può sapere da dove hai tirato fuori tutto questo cibo? Ci
sarà da mangiare per 3 giorni interi..." sospirò
Merlin, certo che il suo povero frigo non sarebbe riuscito a contenere
tutto quel popò di roba.
"Il
merito è praticamente tutto di Gwen..." rispose Morgana
tirandosi le maniche fin sopra il gomito, per iniziare a preparare al
meglio il banchetto luculliano "... io ho solamente comprato il vischio
e lo spumante. Ah! E ovviamente ho contribuito al trasporto. Non credo
che Gwen ce l'avrebbe fatta da sola in motorino a portarsi dietro tutto
questo ben di Dio..." così dicendo si posizionò a
gambe larghe di fronte all'impasto informe borbottando a mezzavoce
qualcosa che agli altri parve molto simile a un e adesso dovrai vedertela con me!
"Posso
fare qualcosa per aiutare? Non mi è mai piaciuto stare con
le mani in mano e farmi servire e riverire..." Merlin era entrato in
cucina e stava guardando Gwen con occhi imploranti, cercando di
intervenire in qualche modo per contenere il tifone Morgana che si era
abbattuto su di loro.
"Io
e Lancelot possiamo apparecchiare... se c'è rimasto ancora
qualche piatto intero..." Arthur si rivolse direttamente al padrone di
casa con un'espressione che non ammetteva repliche, tirando una
gomitata nelle costole all'amico fermo vicino a lui, quando si accorse
della sua espressione totalmente da gnorri.
"Uffa,
non mi è mai piaciuto apparecchiare..."
"E
dai, Lance, preferisci forse spremere passatelli o sgrassare il brodo?"
"Non
saprei da che parte cominciare, in effetti..."
"Allora
forza! Sotto con il lavoro da veri uomini. Non è che ti devo
addestrare nell'arte dell'apparecchiamento, vero? Neppure fossimo ad
una giostra di cavalieri..."
"D'accordo,
d'accordo..." l'espressione sul viso del ragazzo non lasciava presagire
niente di buono e fu con un cipiglio piuttosto marcato che si rivolse
al suo amico "Merlin, dove troviamo una tovaglia?"
"Aspetta,
vado a prendere quella rossa nella credenza. Tu intanto prendi i
bicchieri e, per l'amor del cielo, Lance, fa' che almeno cinque
sopravvivano!"
Merlin
si intrufolò in un piccolo sgabuzzino e ne riemerse poco
dopo, sgranando gli occhi alla luce intensa della cucina.
"Grazie,
dai pure a me..." Arthur era fermo davanti a lui e tendeva una mano per
ricevere dalle mani di Merlin la tovaglia che aveva recuperato dalla
madia.
Tutto
era così giusto.
Non capiva assolutamente il motivo di quella sensazione, ma Merlin sapeva, sapeva in
cuor suo che porgere quel drappo rosso con un drago d'oro
ricamato nel mezzo al ragazzo
biondo innanzi a lui, che aspettava solamente si decidesse a fare un
passo nella sua direzione, era la cosa più naturale e
dannatamente giusta che potese fare.
Senza
smettere di dire al suo cuoricino impazzito di piantarla di fare
capriole come ad una gara di tuffi, Merlin allungò il
braccio è porse la
tovaglia ad Arthur in un gesto quasi imbarazzato, riverente. L'altro
sembrò non accorgersi di niente, anche se un occhio vigile e
attento avrebbe potuto scorgere uno strano scintillio nei suoi occhi
azzurri.
Erano
passati circa 40 minuti dall'arrivo degli ospiti.
La tavola era stata apparecchiata superbamente da Arthur e Lancelot,
Merlin aveva finito di predisporre le tartine al salmone e aveva
preparato il brodo, Morgana si era industriata in un modo tutto suo per
creare dei passatelli decenti e Gwen era riuscita ad organizzare tutto
il resto.
Avevano davvero fatto un gran bel gioco di squadra.
Una musica allegra veniva dalla sala da pranzo. Fin dalla cucina, dalle
casse si poteva sentire Bon Jovi cantare al mondo la sua voglia di
vivere la sua vita, adesso o mai più.
La cena era pronta e il cuore di Merlin scoppiava di
felicità. Non si era mai sentito così vivo,
così assolutamente in armonia con tutti quelli che gli erano
vicini, così felice di fare per gli altri, così
ricco di affetto per i suoi amici.
Anche
Arthur si era inserito bene, dopo un primo imbarazzo iniziale, dovuto
al fatto di non conoscere nessuno, a parte Lancelot. Era un ragazzo
aperto e solare, sempre pronto allo scherzo e alla risata, magari un
po' pignolo e leggermente autoritario, notò Merlin, ma
proprio un pizzichino, il che denotava una buona autostima (cosa a lui
totalmente sconosciuta!) e conoscenza di sè e delle proprie
potenzialità.
Al
principio Merlin era rimasto estasiato dalla perfezione di Arthur, ma
più lo conosceva e più invece notava che erano i
suoi piccoli difetti a renderlo veramente mozzafiato.
I denti leggermente irregolari gli conferivano un'espressione un po'
imbronciata, come se fosse sempre assorto in qualche pensiero profondo
e insondabile.
Un viso perfetto e regolare come il suo sarebbe facilmente scaduto nel
banale, se non fosse stato per il naso aquilino che
così allegramente univa fronte e bocca.
Per non parlare delle mani enormi che Merlin aveva notato nel momento
in cui Arthur le aveva strofinate fra loro in un gesto di contentezza,
una volta finito di apparecchiare la tavola.
Ah, quelle mani... cosa avrebbe dato per essere sfiorato da quell... ma
cosa andava a pensare! Non conosceva Arthur che da un'ora! Tentando di
razionalizzare e di focalizzare, Merlin cercò di non pensare
più ad Arthur e ai suoi capelli biondi, al suo sguardo fiero
e sorridente, al suo corpo da semi-Dio (i maglioncini neri attillati a
collo alto scalarono rapidamente le sue classifiche di gradimento...),
a quella impenetrabile aura di nobiltà che traspariva in
ogni suo gesto, al suo magnetismo animale che gli imponeva pensieri
sconci in cui lui e Arthur... ancora
Merlin?! Basta, santo cielo, datti una calmata! Continua a
respirare...
"Ehi,
piccolo, tutto bene?" Morgana lo stava tenendo d'occhio da qualche
minuto ed ora guardava preoccupata il viso dell'amico, solitamente
pallido e diafano, diventare più rosso di un pomodoro maturo.
"Sembra che tu non riesca a respirare bene, non è che sei
allergico al salmone?"
"No,
no, sto benissimo... Ora passa..." disse Merlin cercando di ricomporsi.
Non era veramente da lui lasciarsi sopraffare in quel modo da pensieri,
sensazioni e sogni non propriamente casti...
"Stai
andando in iperventilazione. Devi fare respiri lunghi e profondi...
Magari aiutati con le braccia, guarda così..." e Arthur si
posizionò dietro Merlin, afferrandogli con le mani (oh, quelle mani...!)
i polsi e guidando le sue braccia in semicerchi concentrici, piegandolo
leggermente in avanti e sussurrandogli in un orecchio "Ecco, ora
inspira... espira...."
"......
sto benissimo, davvero!" Merlin si divincolò da quella presa
forte, ma delicata e gentile, come se fosse stato punto da un ragno
radioattivo.
Era ovvio che fosse la vicinanza di Arthur ad averlo fatto capitolare
in quel modo molto poco dignitoso ed era ovvio che così
facendo non lo aiutava di certo!
"Scusa,
non volevo essere invadente..." il tono del ragazzo biondo era (ma
forse sembrò solo alla mente malata di Merlin...) vagamente
deluso "... è solo che, studiando fisioterapia, so
abbastanza bene come comportarmi in certe situazioni. L'esercizio che
ti ho fatto vedere è ottimo per l'iperventilazione. Davvero,
non volevo essere invadente, scusami..." e abbassò gli occhi
verso il pavimento, trovando improvvisamente interessantissimo
il disegno sulle piastrelle in ceramica della cucina.
Merlin
non solo si sentì uno sciocco di prima categoria, ma fu
investito da un senso di colpa notevole verso il ragazzo che voleva
solo dargli una mano. In fondo, Arthur come avrebbe potuto anche solo
immaginare che la causa della sua assolutamente inopportuna e
inaspettata reazione era proprio dovuta alla sua vicinanza?
"No,
sono io che mi devo scusare... Non so davvero che mi abbia preso...
Probabilmente un colpo di calore improvviso..." certo, credici Merlin... "...ehm....
coraggio gente! La cena è servita, gli antipasti sono
già di là. Manca solo lo spumante per
l'aperitivo, ci pensi tu Lance?"
"Consideralo
già versato!"
"Ottimo,
andiamo in sala allora..." e Merlin, dalla soglia della cucina, fece un
cenno a tutti di accomodarsi nell'ampia sala da pranzo, ricavata da due
stanze attigue tramite un arco nella parete divisoria.
Gli
sfilarono allegramente davanti tutti i suoi amici, ognuno munito di
cibi e bevande variegati, ognuno diretto verso il tavolo imbandito.
L'ultimo a uscire dalla cucina, reggendo piuttosto maldestramente il
cestino del pane, fu Arthur. Si fermò un istante prima di
uscire e osservò il timido, impacciato e adorabile padrone
di casa. No, non è esatto dire che lo osservò:
Merlin si sentì scrutare fin dentro l'anima da quegli occhi
di fuoco e ghiaccio. Si sentiva
letteralmente spogliato, messo a nudo, scoperto, come se avesse dovuto
mantenere un segreto invisibile al mondo e impenetrabile per chiunque,
ma non per quello sguardo magnetico. Accennò
un sorriso, non sapendo come leggere quel gesto così
inquietante, eppure così intimo.
Il
calore del suo sorriso sciolse il ghiaccio di quel momento e il cuore
di Merlin accelerò con un sussulto, quando si rese conto che
anche Arthur lo ricambiava, con un sorriso dolce e sereno, tuttavia
pieno di promesse mai fatte, forse solo sognate, di attesa e di
paura... un sorriso sfuggente, invisibile, ma dannatamente reale...
Angolo
dell'autrice
Ecco
qui il nuovo capitolo! Spero sia piaciuto... Non voglio fare le cose
troppo di fretta, in fondo si conoscono solo da un'ora, mi piace prima
farli "incontrare" veramente... ma prometto che presto, anzi
prestissimo, dato che alcuni capitoli sono già scritti a
mano, le cose evolveranno... D'altra parte, come si suol dire... La
serata è ancora lunga!!
Devo davvero ringraziare tanto chi ha inserito la storia fra i
preferiti, fra i seguiti, a chi ha commentato i primi due capitoli, a
chi li ha solo letti e specialmente a chi mi sta aiutando in questa
avventura dandomi degli ottimi suggerimenti, indicazioni, incitamenti e
spiegazioni di come funziona il forum!
A questo proposito, ritiro quel che ho scritto nello scorso capitolo
sul rating: mia completa niubbaggine a non aver capito che l'arancione
è alla stregua del verde e del giallo e non del rosso...
Scusate scusate scusate! Ora mi è chiarissimo e la storia
credo proprio che non andrà oltre quello. Detto questo...
aspetto come sempre con ansia di sapere le vostre opinioni!
Un
abbraccione gigante.
Snow
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Capitolo 4 *** 04 - Sala da pranzo ***
capitolo 3
I personaggi presenti in questa
storia non mi appartengono. Essa è stata creata
esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
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Home Rooms
Capitolo
3
Un bel fuoco scoppiettava nel
camino,
rendendo la luce che illuminava la stanza accogliente e calda. Una
piccola scintilla di brace si staccò volando da un ciocco di
legno
incandescente e si librò stupita per non più di
tre
secondi, planando lentamente verso la tavola colorata al centro della
sala e chiedendosi curiosa cosa avessero da ridere tanto i tre ragazzi
seduti sulle sedie di mogano scuro. Chissà se la loro
ilarità aveva a che fare qualcosa con la bella fanciulla che
stava in piedi dinnanzi a loro: gli occhi azzurri sgranati, la bocca
dischiusa in uno shockato urlo silenzioso, le mani aperte appoggiate
selvaggiamente sulla tovaglia rosso fuoco con le dita spalancate. Aveva
intravisto una breve istantanea di quella stanza ricca di risate e di
calore. Fu
solo un momento e poi la
piccola scintilla di brace si spense, morì
così, con la sua domanda ancora irrisolta, ma con una infinita sensazione di
dolcezza nel suo piccolo cuore ardente.
- Me la
pagherete tutti... - sibilò Morgana sedendosi
nuovamente sulla sedia. Nessuno poteva permettersi di sfidarla, nessuno
poteva avere l'ardire di deriderla così apertamente,
nessuno,
capito? Nessuno!
Specialmente non quando l'oggetto dello scherzo era un pezzo di figo
come Arthur!!!
La cena stava
proseguendo allegramente, Gwen aveva fatto un lavoro di
alta cucina davvero, e tutti ormai avevano le pance pienissime. Erano
da poco scoccate le 23:00 che Lancelot aveva rivolto uno sguardo
furbetto verso Morgana. Non gli erano sfuggite le occhiate "di troppo" che la ragazza lanciava verso il suo biondo amico di
infanzia, che
da parte sua pareva non avere colto tutte le moine e le strategie
femminili che quella streghetta aveva abilmente sfoderando nel corso
della serata.
Lancelot provava una
grandissima simpatia per Morgana. Era una ragazza
energica (a volte fin troppo!), solare, spiritosa e divertente.
Nonché davvero attraente con i lunghi capelli corvini e due
grandi occhi azzurri che riflettevano tutta la sua gioia di vivere.
Purtroppo era anche una grandissima permalosona e lui lo sapeva bene...
Il suo più grande divertimento, da qualche mese a quella
parte,
consisteva nello spingerla verso situazioni imbarazzanti e la maggior
parte delle volte era sufficiente una spinta piccola piccola... al
resto
pensava egregiamente lei! Era bravissima a mettersi nel sacco con le
sue stesse mani.
Aveva annusato la buona
occasione e ci si era, come sempre, lanciato a
capofitto. Era tutta la sera, infatti, che stava aspettando
l'occasione giusta per lanciare l'amo al suo pesciolino...
E l'abbocco era riuscito
in pieno: la preda si era lasciata adescare,
si era presa all'amo da sola, si era divincolata per tentare di
scappare, ma ormai troppo tardi... Il danno era fatto e aveva avuto da
Arthur una risposta che non si sarebbe davvero mai sognata.
Lancelot rise di gusto
per la soddisfazione: il suo scherzo era andato
a buon fine, anche se aveva preso una piega alquanto inaspettata.
Arthur rise divertito
dal viso sconvolto della ragazza appena
conosciuta, ma a cui sapeva già in cuor suo di volere un
gran
bene.
Merlin rise un po' per
il nervosismo accumulato (nervosismo?
per quale motivo eri nervoso Merlin?) e un po' dal
sollievo...
Veniva categoricamente
escluso da questo genere di giochi, non era
considerato per i due motivi che odiava di più al mondo.
Il primo era,
ovviamente, che a lui piacevano i ragazzi e non aveva mai
conosciuto qualcuno come lui... Era totalmente e irrimediabilmente
inesperto in tutto quello che comprendeva i rapporti d'amore, anche
se le sue brave cotte se le era preso pure lui... oh sì! Ma
era
finito abitualmente tutto in una bolla di sapone quando, dopo accurate
ricerche, aveva scoperto che l'oggetto dei suoi desideri e sogni
nascosti era irrimediabilmente etero. Aveva da sempre qualche problema
con il suo gay-radar... Era come se fosse sintonizzato su frequenze
sbagliate!
La seconda motivazione
era che lui era sempre, da tutti, considerato
l'amico, il cucciolino da accudire, il piccolo del gruppo, sempre
silenzioso e accondiscendente. Troppo timido per condividere tanto di
lui. Troppo riservato per accendere negli altri una scintilla di
passione.
In compenso era
imbattibile nell'accendere la scintilla della
tenerezza e questo era spesso fastidioso e frustrante,
poiché
Merlin aveva sì un cuore grande e gentile, ma aveva anche un
corpo che anelava la presenza di qualcuno vicino. Aveva dei desideri
non propriamente puri e casti, nonostante tutti si permettessero di
giudicarlo un gran bravo ragazzo. Quando chiudeva gli occhi la sera,
prima di addormentarsi, nella solitudine del suo letto, si immaginava
di vivere intense storie di passione e amore. Si immaginava in
situazioni compromettenti con uomini belli e dannatamente sensuali e si
eccitava
fantasticando su cosa gli avrebbero fatto provare, se solo fossero
state reali, quelle mani, quelle carezze, quei baci appassionati, quei
due corpi agganciati magicamente insieme in un abbraccio ritmico e
folle, verso la ricerca del piacere più estremo.
Pensava questo, Merlin,
e si eccitava. Si eccitava davvero
da morire!
Ma non l'avrebbe mai
confessato a nessuno: era troppo riservato e si
vergognava di condividere pensieri tanto intimi, anche se sapeva che la
maggior parte dei suoi coetanei non faceva che vantarsi delle proprie
prestazioni "amatorie".
Lui, in quanto gay e
quindi amico e confidente
delle donne, aveva scoperto che almeno il 78% delle bravate che
sparavano i ragazzi, era pura immaginazione.
- Merlin, ti sei
nuovamente perso nei tuoi pensieri? - chiese Morgana
fissando intensamente l'amico, ancora inquieta dopo la figuraccia di
poco prima.
- Ehm... -
- Ehm, Merlin? Che
risposta è Ehm...? - Lancelot infieriva, pungolandogli un
fianco col gomito.
- Oh, lasciatelo stare
voi due! Lo sapete che ogni tanto ha bisogno di
rifugiarsi nel suo mondo incantato... Perché gli andate
sempre
intorno? - Gwen riprese piuttosto energicamente Lancelot e Morgana, non
era da lei... Con il tempo, conoscendolo sempre un po' di
più,
aveva imparato ad apprezzare e a voler bene a Merlin, nonostante a
volte fosse un po' strano... Non si capiva a cosa stesse pensando, ma
dopo qualche minuto in cui la realtà intorno sembrava non
esistere più, lui tornava e, la maggior parte delle volte,
con
un pensiero profondo, una riflessione intelligente e ponderata, uno
sguardo al futuro con rispetto per il passato. Lei lo adorava per
questi suoi momenti di unione profonda con le forze dell'universo,
quasi come se fosse una parte indissolubile della natura che lo
richiamava a sè per sussurrargli all'enorme orecchio le sue
verità insondabili per loro comuni esseri umani.
In quei momenti
Merlin le pareva una creatura magica, ricco di misteri, di sfumature,
di colori irraggiungibili e mutevoli, di passione e di coraggio
inespressi, ma potenti e pronti ad essere scatenati nella scia di
dolcezza che lui lasciava sempre dietro di sè.
- Stavo pensando,
scusate... - Merlin si riscosse nel momento in cui si accorse di
quattro paia di occhi che lo scrutavano.
Quelli scuri di Lancelot
erano curiosi, quelli chiari di Morgana
scettici, quelli castani di Gwen pieni di dolcezza e comprensiva
ammirazione, e quelli azzurri di Arthur erano così... oh cavolo... gli
occhi azzurri di Arthur... così dannatamente az- ...
- Merlin! Merlin! Per
San Tiago Merlin! - Il giovane si trovò
sdraiato per terra, con i suoi amici che facevano
capannello intorno a lui, tutti e quattro questa volta con gli
occhi colmi di ansia.
- Cosa mi sono perso? -
domandò con un sorriso, la testa adagiata sulle ginocchia di
Gwen, la sua mano fra i capelli. Forse avrebbe dovuto fermarsi al primo
bicchiere di spumante... Tre erano decisamente troppi per lui, ora era
chiaro!
- Ma perché
devi sempre farci prendere dei mezzi infarti? Si
può sapere perché sei svenuto stavolta? -
Lancelot chino su di lui lo guardava innervosito, ma preoccupato.
Doveva esserlo
davvero molto, lo sentiva bene nella sua voce mascherata dietro
una facciata di irritazione.
Merlin ci
pensò un secondo e sentì che il viso prendeva
fuoco improvvisamente... Era svenuto miseramente come un allocco quando
aveva guardato negli occhi il ragazzo biondo che sedeva proprio di
fronte a lui... Ma si poteva essere più patetici? Eppure lui
aveva detto di essere... Lo aveva detto sì, ne era sicuro...
Non
se l'era sognato...
***
Morgana aveva creduto
alle parole di
Lancelot, quando le aveva rivelato che Arthur gli aveva fatto molte
domande sul suo conto e che sembrava veramente interessato a lei. Ci
aveva creduto così tanto, che aveva preso la palla al balzo,
fra
il secondo e il dolce, e si era fatta accompagnare in cucina ("i piatti
son troppo pesanti per me!") e si era fatta avanti,
cercando di
avvicinarsi per baciarlo.
Arthur aveva
elegantemente schivato l'attacco con nochalance e disinvoltura e, come
se niente fosse, era tornato in sala.
Ma Morgana non aveva
intenzione di arrendersi e, una volta in sala da
pranzo, seduta al suo posto aveva tentato un altro tipo di approccio.
Tutti erano
ammutoliti perplessi al salto che Arthur aveva fatto improvvisamente
e, dopo qualche secondo di imbarazzatissimo silenzio, il ragazzo aveva
bisbigliato alla morettina, cercando (alquanto inutilmente) di non
farsi sentire dagli altri: "Morgana, dolcezza... Apprezzo davvero le
avances che mi stai riservando sotto il tavolo, ma... non so come
dirlo... preferirei che il nostro rapporto si basasse su una solida e
valida amicizia." Sorriso.
*Ma come, mio
principe..." aveva sussurrato lei languidamente "... so
che non ti sono indifferente. Ho i miei informatori personali..."
"Quando vedi i tuoi
informatori... " occhiataccia ad un Lance dallo
sguardo innocente "... avvertili che potrei essere attratto da te, se
solo possedessi una caratteristica della quale, da quanto ho potuto
notare nel breve tempo che ho avuto per conoscerti, tu sei decisamente
priva".
Moragana aveva risposto
piccata, senza più preoccuparsi di
tenere bassa la voce cristallina "Ah sì? E quale sarebbe, di
grazia, questa caratteristica di cui sarei priva? Mi pare proprio di
avere tutto al posto giusto. Potrei anche possederla, ma magari tu non
te ne sei accorto, asino come sei..."
"Non credo Morgana..."
"Mettimi alla prova."
"Non insistere."
"Insisto eccome! Tu stai
dando per scontato che io non sia all'altezza, ma ti proverò
il contrario!"
"Morgana..." Arthur a
quel punto era più divertito che
imbarazzato dallo show che stava mettendo in piedi la ragazza.
"Arthur, insisto. Sono
una donna e ho tutto il diritto di sapere cos'è che mi rende
indegna delle tue attenzioni!"
"Ecco,
vedi... è proprio questo il punto!"
ridacchiò lui pulendosi l'angolo destro della bocca con il
tovagliolo.
"Che sono indegna delle
tue attenzioni?"
"No, quel che hai detto
prima."
".... che insisto? Sono
troppo insistente per i tuoi gusti? Non credevo che guardassi a queste
co..."
"No Morgana, un po'
dopo..."
"Che altro posso aver
detto? Che... so-sono u-una donna?"
Arthur non rispose ma la
guardò dritto negli occhi e di nuovo sorrise, innocentemente.
"... Non ci posso
credere! Tu sei gay!" Non era una domanda, era
un'affermazione sussurrata duramente. Morgana era balzata in piedi
fulminando con lo sguardo Lancelot , che ormai aveva perso la sua
espressione da innocente ed insieme ad essa ogni ritegno,
rotolando dalla sedia dal gran ridere. Gli
occhi spalancati della ragazza registrarono per un istante una lucina
rossa dalla parte opposta della sala, probabilmente una piccola
scintilla di brace che si era staccata da un ciocco nel camino, poi
tornarono a fissarsi sui suoi tre amici che ridevano a crepapelle.
Cosa ci fosse poi di così divertente...
***
Non l'aveva proprio
detto, in fondo... Però non aveva neanche
smentito... E se lo fosse stato veramente? Ma il suo gay-radar non
aveva registrato niente! Eppure... eppure sapeva di non poter fare
affidamento
sul suo strumento di riconoscimento, era sempre stato tarato storto...
Oh per tutti gli dei, che razza di confusione aveva in testa! E
trovarsi a guardare i grandi occhi indagatori di Arthur, dopo quella
rivelazione assai strana, lo aveva destabilizzato completamente,
mettendolo definitivamente knock-out.
"Tirati su, non puoi
restare per sempre sdraiato sul pavimento, anche
se le ginocchia di Gwen devono essere comode..." disse
Lancelot,
allungandogli una mano e afferrandogli il polso con decisione.
Merlin si
sentì strattonare il braccio e senza rendersene conto
era nuovamente in piedi, un po' barcollante, ma per lo meno cosciente
di ciò che gli stava intorno.
"Non sono
così imbranato di solito..." si scusò con
imbarazzo, non avendo il coraggio di guardare Arthur in faccia, ma
palesemente rivolto a lui.
"Oh! Sì che
lo sei! Decisamente... Merlin, qui, è il ragazzo
più timido e dolce che esista sulla terra ed è
adorabilmente imbranato! Come si fa a non volergli bene, a questo
cucciolotto, eh? Cucci cucci cu..." le guance di Merlin si colorarono
di rosso quando Lancelot, quell'idiota, prese a fargli le moine che di
solito si riservano a un cucciolo di labrador. Scacciò la
mano invadente che gli pizzicava amorevolmente una guancia e, con il
cuore triste, scelse di fare buon viso a cattivo gioco.
Stavano tutti
sghignazzando e anche lui sorrise. Si sentiva morire dentro, ma non
voleva dare ai suoi amici il dispiacere di non avere garbo nei suoi
confronti... In fondo l'avevano sempre preso in mezzo in quel modo e
lui l'aveva accettato. Era l'unico modo che conosceva per farsi
includere nel gruppo.
Alzò il viso
e li trovò tutti sorridenti, canzonatori, ma affettuosi.
L''unico che non rideva,
ma aveva invece un'espressione seria, quasi corrucciata, era Arthur. Le
labbra erano imbronciate e gli occhi due fessure che lo scrutavano
penetranti. Merlin lo vide chiuderli e scuotere la testa, facendo
ondeggiare lievemente i capelli biondi, leggermente lunghi sul collo
candido...
Spostò
immediatamente lo sguardo, per evitare un secondo collasso (ma si poteva essere
più idioti?) e si concentrò
intensamente sulle sue dita strette convulsivamente intorno alla
forchetta. Sì, stava davvero andando nel pallone.
Si alzò,
ancora sorridendo e si diresse verso la cucina.
Una voce grave e
profonda lo fece girare di scatto.
Arthur era fermo appena
oltre la soglia della porta della sala, non propriamente in corridoio,
ma non più visibile dal tavolo da pranzo. Lo aveva chiamato
e lui si era sentito come costretto a fermarsi e ad obbedire a quel "Merlin"
sussurrato, ma deciso.
"Non c'è
dubbio che tu sia imbranato..." disse Arthur, nel momento in cui si
rese conto di avere la piena attenzione del ragazzo che, dinnanzi a
lui, lo guardava con gli occhioni blu sgranati "... e sicuramente sei
strano forte! Ma c'è qualcosa in te... qualcosa che non
riesco a cogliere, Merlin... E so per certo" disse avvicinandosi fin
quasi a sfiorargli l'orecchio con le labbra "che sei uno dei ragazzi
più sexy che abbia mai conosciuto."
Merlin rimase impietrito.
La bocca aperta, il
respiro lievemente irregolare, le guance rosse come pomodori maturi,
gli occhi sbarrati e nelle enormi orecchie solamente il rumore furioso
del suo cuore impazzito.
Arthur si
allontanò dopo qualche secondo, lo guardò negli
occhi, sorrise di un sorriso storto che fece saltare al cuore di Merlin
un battito, fra i centomila al secondo che stava pompando, e si
girò per tornare dagli altri.
"Arthur!" la voce gli
uscì roca, senza neppure rendersene conto.
Il biondino si
girò con un'espressione incuriosita e fece scattare in
avanti il mento, come ad incoraggiarlo a parlare.
"Non prenderti gioco di
me." Merlin si sentiva estremamente frustrato ed anche un poco
arrabbiato.
Solo perché
aveva appena dichiarato di essere gay come lui, non aveva il diritto di
prenderlo in giro.
Ma il sorriso che
illuminò il viso di Arthur e la dolcezza nei suoi grandi
occhi azzurri fecero sciogliere la diffidenza di Merlin come neve al
sole. Non aveva mai visto un sorriso così sincero e degli
occhi così cristallini.
"Merlin... sei un
idiota."
"E tu sei un asino!"
Silenzio.
Risate in lontananza.
Sorrisi.
Un botto fuori dalla
finestra, proprio in tempo per riscuotersi e unirsi agli altri
per il count-down...
Dieci!
Nove!
Morgana saltellava
gioiosamente sul posto, rischiando di versare lo spumante dal flute di
cristallo.
Otto!
Sette!
Gwen e Lancelot si
guardavano profondamente dai due lati opposti della sala.
Sei!
Cinque!
La testa era leggera, lo
spumante annebbiava i sensi... Sicuro
Merlin di voler brindare nuovamente? Cosa ci fai con il
bicchiere pieno in mano?
Quattro!
... perché il cuore
continuava a battere così forte?
Tre!
... perché
Arthur era così impressionantemente attraente e magnetico?
Due!
... perché
lui invece si sentiva così schifosamente patetico e banale? Merlin sei un disastro...
Uno!
E perché Arthur stava
fissando proprio lui?
Perché
così insistentemente?
Perché anche
lui non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, passando dai suoi
capelli, alle sue mani, al suo corpo perfetto, ai suoi jeans
attillati...
"Auguriiiiiiiiiii!"
"Buon anno!"
"Felicità!"
"Pepe
pepepepè! Pepe pepepepè! Pepe pepepepe pe peee!"
Si ritrovò
travolto dagli amici festanti e i pensieri si confusero in una miriade
di colori, di spinte, di abbracci, di calore...
Lancelot gli
passò un braccio intorno al collo e cominciò a
ballare trascinandoselo dietro. Al trenino si unirono progressivamente
Gwen e Morgana, ed infine anche Arthur si accodò con uno
sbuffo divertito.
La musica era allegra, i
ragazzi raggianti e spensierati, la stanza piena di risate come non
accadeva da molto tempo.
E Merlin era felice.
Non capiva tutto quello
che stava vorticosamente accadendo intorno a lui, ma non si era mai
sentito così... libero.
Libero di essere se
stesso senza timori, libero di respirare a pieni polmoni la sensazione
di euforia che lo pervadeva da quando aveva incrociato lo sguardo di
cristallo di Arthur, libero di non vergognarsi di ciò che
custodiva nel profondo... libero di concedersi il lusso di un sogno.
"Ragazzi! Ci siamo
dimenticati della cosa più importante... Io ho portato il
vischio!" disse Morgana con un urletto di gioia.
Si diressero alla
portafinestra sulla quale Gwen aveva fissato una graziosa coroncina
verde e oro, con tante palline bianche attaccate ai rametti sparuti.
La prima a voler baciare
gli amici fu ovviamente la mora peperina, che già pregustava
una piccola vendetta personale...
Si abbracciò
Gwen stretta stretta e si baciarono le guance tre volte "...che porta
bene!"
Poi fu il turno di
Merlin e i baci furono quattro... "...che porta sesso, Merlin!" gli
sussurrò la ragazza in un orecchio, facendolo diventare un
po' più rosso.
Lancelot si
avvicinò sospettoso, ma Morgana fu clemente: tre baci di
rito e un sorriso da qui a lì fu ciò che
ricevette.
Mentre Arthur si
avvicinava, lei guardò il suo amico Lancelot come per dire guardami adesso, ficcanaso
rompiscatole! e, appena il biondino fu a portata di
labbra, gli schioccò un enorme bacio a stampo sulla bocca,
lasciando tutti di sale.
Adesso era lei che se la
rideva a pieni polmoni, per la faccia assolutamente shockata di Arthur,
quella sorpresa di Lancelot e quella confusa e pucciosissima di
Merlin... "Dai ragazzi! Mi son presa una piccola vendetta per poco
fa... Ahaha! Dai Arthur, non fare quella faccia schifata, adesso sono
consapevole di non essere il tuo tipo... Ma dovevo assolutamente
farvela pagare. Pari, ok? Nessun rancore?"
Gli occhi strabuzzati di
Arthur si distesero e tutti si misero a ridere. Certo è che
nessuno avrebbe mai voluto trovarsi nelle mire della strega Morgana,
quando era davvero infuriata!
Lancelot si
offrì come volontario per la seconda tornata di baci rituali.
Abbracciò
Merlin e Arthur, con grandi pacche sulle spalle e auguri di un anno
sereno, ma non se la sentiva di baciarli... sarebbe stato troppo strano
per lui.
Poi venne il turno di
Gwen che se n'era stata in disparte per tutto il tempo... Una spinta da
parte di Morgana e la ragazza si trovò letteralmente
catapultata fra le braccia di Lancelot, che dovette sostenerla per non
farla cadere. Si avvicinarono timidamente e si scambiarono i tre baci
sulla guancia di rito... suscitando però un coro di fischi e
"buuuu!" da parte degli altri tre spettatori, avidi di
qualcosa di più emozionante.
"Forza Lance, mio
caro... puoi fare decisamente di meglio" affermò Merlin
con passione "coraggio! In fondo lo sai che è lei
che vuoi e sarà sempre così!"
Gwen a quelle parole
arrossì violentemente e fece per ritrarsi timorosa, ma
Lancelot, colpito dalle parole dell'amico, le afferrò le
spalle, la tirò verso di sè e, strizzando gli
occhi come se si fosse trovato davanti a una stella luminosissima,
depositò un bacio dolce e impacciato su quelle labbra tanto
desiderate che sapevano di zucchero filato e arancia candita.
Uno scroscio di applausi
accompagnò il coraggioso gesto del ragazzo.
Quando si
riappropriò dell'uso della vista, Lancelot si
trovò davanti una Gwen dagli occhi spalancati e lo sguardo
sconvolto.
"Gwen, scusa... non so
cosa mi sia preso..." sussurrò impanicato. Temeva di aver
rovinato tutto, sapeva che il suo gesto sarebbe stato frainteso dalla
ragazza che più desiderava al mondo. "Ti prego, perdon-"
Il ragazzo si
ritrovò a ondeggiare pericolosamente all'indietro, con una
Gwen attaccata al collo più felice che mai. Gli si era
letteralmente gettata fra le braccia e ora lo stava baciando con una
passione e un ardore che non sapeva neppure lei di possedere.
Finalmente quello stupido si era deciso! Quanto aveva desiderato quel
bacio, quante notti lo aveva sognato! Ed ora che era successo, non
avrebbe lasciato che niente o nessuno glielo portasse via.
Sotto il vischio, la
ragazza abbracciò e baciò con affetto il
suo amico più caro... Merlin... Era grazie a lui che il suo
desiderio si era avverato! Poi scambiò tre timidi baci anche
con Arthur, suscitando uno sbuffo seccato in Lancelot che, appena lei
si staccò dal suo biondo amico, le cinse possessivamente la
vita, prendendole la mano.
Erano rimasti solo loro.
Merlin guardò
Arthur e Arthur guardò Merlin.
Si avvicinarono un po'
impacciati e si fissarono per qualche istante negli occhi.
La testa di Merlin
cominciò a girare nuovamente un po' troppo veloce e lui
distolse lo sguardo per evitare di finire nuovamente catapultato per
terra...
Arthur gli mise una mano
sulla spalla Dio,
com'era calda al contatto con la sua maglietta! e si
sporse leggermente verso di lui.
Niente, i muscoli si
rifiutarono di collaborare e Merlin restò imbambolato come
uno stoccafisso, aspettando la morte che presto sarebbe giunta, ne era
convinto.
Dapprima fu solo un
piccolo tocco, uno sfioramento leggero sulla guancia sinistra di quelle
labbra morbide e dolci.
Poi il freddo, la
consapevolezza di essere stato abbandonato dal calore della bocca di
Arthur.
Poi un secondo tocco,
poco più deciso del precedente, sulla guancia destra gli
fece sussultare il cuore. Era tornato! Il calore era tornato! Come
avrebbe più potuto farne a meno, da ora in poi?
E poi ancora vuoto,
freddo, abbandono...
Merlin chiuse gli occhi
e quello che sentì dopo non fu assolutamente ciò
che si aspettava. La guancia sinistra era molto più... a
sinistra del punto in cui si posarono nuovamente le labbra di Arthur.
Il ragazzo biondo aveva
variato appena la traiettoria dell'ultimo bacio, depositandolo
all'angolo della bocca di Merlin. Quella bocca così
dannatamente invitante... Si era trattenuto all'ultimo momento,
solamente perché si sentiva osservato da tre paia di occhi
indiscreti. Altrimenti quel bacio sarebbe stato molto, ma molto
più centrale... Oh
sì, dannazione!
E invece si era
ritrovato a sfiorare con le labbra quella fossetta così
vicina alle labbra di Merlin... Così vicina che aveva
sentito il sospiro di meraviglia e sorpresa del moretto sul suo viso.
Non sapeva
perché, era solo una sensazione che veniva dal
più profondo abisso del suo essere, ma Arthur percepiva che
in quel magro ragazzo che gli stava davanti con gli occhi serrati, le
labbra dischiuse, le braccia di legno lungo i fianchi e le orecchie
bordeaux c'era qualcosa di assolutamente, inspiegabilmente,
definitivamente... suo.
"Buon anno, Merlin"
sussurrò, ancora piegato sul suo viso.
"Bu-buon anno anche a
te..." balbettò l'altro, aprendo parzialmente gli occhi e
cercando di non pensare al suo quasi-primo-bacio con quella creatura
meravigliosa che rispondeva al nome di Arthur.
Si allontanarono di
malavoglia.
Ma non potevano certo
restare così per sempre, no? ...no...?
Gli altri li osservavano
sorridendo, ma nessuno, neppure quella matta impicciona di Morgana,
disse nulla.
Merlin li
ringraziò silenziosamente per la loro discrezione... Non
sarebbe riuscito a reggere, ne era certo, una qualsiasi battuta,
neppure se scema, divertente, affettuosa... Era troppo.
Oh sì.
Era decisamente troppo per lui.
Si diresse come in un
sogno verso il limoncello stappato sul tavolo e se ne versò
un bicchierino abbondante senza farsi vedere da nessuno.
Erano tutti troppo
impegnati a ballare, ridere, scherzare.
"Merlin, sei sicuro di
quel che fai?"
"Devo fare qualcosa
Gwen... Non posso restare così... Magari qualche bicchierino
mi aiuterà a schiarirmi le idee..." e ingoiò il
secondo nel giro di pochi istanti.
"Merlin... Non voglio
vederti in condizioni pietose" disse lei amorevolmente.
"Non ti preoccupare. Mi
sento già meglio, più... leggero!" e si
scolò il terzo.
Doveva essere veramente
sotto shock, pensò la ragazza. Non aveva mai visto il suo
amico bere tre cicchetti di qualsiasi bevanda che superasse gli zero
gradi in quel modo. E non dopo essersi già bevuto quattro
bicchieri di champagne!
Ma lo guardò
e vide che era tornato nel gruppo... Rideva, scherzava, ballava insieme
agli altri e così smise di mettersi dei problemi per il suo
amico. In fondo era una persona responsabile. Avrebbe saputo quando
fermarsi.
Ma Merlin era troppo
sconvolto, incantato, turbato e, sì, anche eccitato da
ciò che era successo. Fecero festa per un'altra buona
mezz'ora e lui trovò il tempo di farsi non visto altri 3
cicchetti di limoncello.
Ora si sentiva
completamente a suo agio. Non avvertiva più su di
sè il peso e la paranoia di ciò che era successo.
Tutto ciò che
importava era che lui era lì, con i suoi amici, con quello
strafigo di Arthur che si sarebbe fatto anche vestito, a ballare e
divertirsi.
Null'altro importava.
"Sono un po' brillo!"
urlò nell'orecchio di Lancelot a metà di un
classico rock dei Queen piuttosto veloce.
Il suo amico
buttò la testa all'indietro e rise di gusto: certo che
Merlin un po' ubriaco era veramente uno spasso! Rimaneva il tenero
ragazzo che aveva imparato ad adorare, ma molto più
spigliato, divertente, simpatico. Aveva un'arguzia e un'ironia che
raramente tirava fuori, ma che potevano essere veramente dei gran punti
di forza. Era intelligentissimo e sapeva un sacco di cose
interessanti... Non l'aveva mai visto con una chiacchierina
così addosso!
Si voltò e
con una sola occhiata capì di non essere il solo a pensarla
così.
Arthur non aveva fatto
che tenere gli occhi fissi sul moretto per tutta la sera. Era un
ragazzo decisamente bello, molto più di Merlin, se si poteva
permettere un paragone puramente estetico. Ma quella sera era il
secondo a tenere banco... non c'era dubbio! Arthur era completamente
calamitato e attratto da Merlin, come un'ape col miele, come il grano
col sole, come la luna con la terra.
Ed in effetti era
così.
Oltre a non riuscire a
togliergli gli occhi di dosso, Arthur non perdeva occasione per cercare
di avvicinarsi a Merlin, ballandogli vicinissimo, sfiorandogli
casualmente la schiena con la mano, sorridendogli addosso tutto quello
che stava provando in quel momento...
Merlin era troppo brillo
per accorgersi di tutto questo, ma era felice, si vedeva chiaramente, e
questo a Lancelot bastava.
Era quasi l'una quando i
cinque ragazzi si accasciarono stremati, ma felici, sul grande divano
verde e sulle due poltrone nocciola di casa Emrys.
*Angolo
dell'autrice*
Lo so, lo so, lo so... sono tremendamente in ritardo! Scusate, chiedo
profondamente venia...
Prometto che cercherò di essere un po' più
regolare, d'ora in poi, lavoro permettendo...
Questo capitolo mi sono divertita molto a scriverlo, spero che possa
piacere, anche se non sono convinta del tutto sia un buon lavoro. Io mi
ci sono impegnata tanto, sperando sempre di migliorare un po'!
Grazie davvero tantissimo a coloro che commentano (ogni commento
è un balsamo per la mia scarsissima autostima di scrittrice
in erba), a chi ha inserito la storia fra le preferite, fra le seguite,
o chi semplicemente ha deciso di impiegare un pochino del suo tempo a
leggere i miei deliri.
Vi abbraccio! Grazie di cuore.
Snow
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Capitolo 5 *** 05 - Camera degli ospiti ***
capitolo 4
I personaggi presenti in questa
storia non mi appartengono. Essa è stata creata
esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
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Home Rooms
Capitolo
4
La sala continuava a girargli
intorno come quella volta che, al luna
park, era salito su una montagna russa altissima... Quando era sceso si
era sentito morire e aveva dovuto restare fermo su una panchina
respirando profondamente per dieci minuti prima di riprendersi un po'.
La sensazione era la medesima.
"Forse non avrei dovuto bere mezza bottiglia di limoncello da solo...
anche se è stato fottutamente divertente! ...oddio, ma che
figura ci faccio con i miei amici. Non mi hanno mai visto ubriaco e ora
proprio lucido non sono... ne è la prova che sto parlando da
solo con me stesso... aiuto, sono proprio andato. Non devono capirlo,
è meglio che stia un po' seduto e mi riprenda un attimo..."
Questi erano i pensieri di Merlin, accasciato sul divano accanto ad una
loquacissima Morgana.
La ragazza stava raccontando un aneddoto
divertente di quando era piccola e tutti stavano ridendo.
Merlin sentiva, ma non stava realmente ascoltando.
Era immerso nei suoi pensieri al confine del mondo, e in più
l'acool non aiutava di certo.
"Quando mi sarò un po' ripreso devo ricordarmi di
ringraziare
Lancelot per avere invitato Arthur! ...no aspetta... se lo ringrazio
capirà immediatamente che mi piace e lo
spiffererà a
tutti... e Morgana mi metterà palesemente in imbarazzo con
lui... e io non potrò più farmi vedere dalla
vergogna..."
Povero Merlin! Non si era davvero reso conto che tutti quanti, anche le
pareti
color crema e i mobili della
casa, compresi tavolo e sedie,
avevano capito quanto Athur gli piacesse.
D'altra parte, se con le parole era un asso a non lasciare trasparire
neppure il più piccolo segreto, il linguaggio del corpo
spesso
lo tradiva.
E le orecchie rossissime, lo sguardo lucido e il respiro lievemente
accelerato dai baci sotto al vischio non erano affatto sfuggiti ai suoi
più che sagaci amici.
Per sua fortuna avevano deciso di tacito accordo di non punzecchiarlo,
mettendo avanti il loro affetto per lui alla più che sana
curiosità di chiedergli qualcosa...
Non c'è che dire, Merlin era davvero fortunato ad avere
amici così preziosi.
- ... e così mi sono ritrovata nella mia stanza senza
neppure
aver visto lo spettacolo! - Morgana chiacchierava allegramente e gli
altri erano davvero concentrati sui suoi racconti divertenti.
Merlin si riscosse quando una mano dolcemente gli si
appoggiò sul gomito.
Non si era reso conto di essersi appisolato ed ora Gwen lo stava
osservando.
- Dormivi? - chiese dolcemente.
- No, avevo solo chiuso gli occhi per riposarli... che ore sono? -
chiese il ragazzo sbadigliando sonoramente.
- Sono quasi le 2. Forse potremmo dirigerci verso le camere... -
- Ma certo, così possiamo iniziare a prepararci per la
notte. -
Merlin domandò uno sforzo notevole al suo corpo e si
alzò in piedi.
Per
fortuna quei minuti di riposo erano serviti ed ora riusciva a stare in
piedi senza ciondolare da una parte all'altra.
- Ragazzi, vado a prepararvi il divano-letto per la notte -
comunicò agli altri.
- Hai bisogno di una mano? - chiese Lancelot, fiero delle occhiate
adoranti che gli stava lanciando Gwen.
- No, tranquillo Lance, grazie, faccio io. -
E così dicendo Merlin lasciò la stanza,
dirigendosi velocemente al piano di sopra.
La sua camera era il suo orgoglio personale, la stanza che
più amava della
casa, la più ampia, la più accogliente. Si
sentiva sicuro e protetto quando era lì ed era proprio
per questo motivo (oltre che per lo spaziosissimo divano-letto in
stoffa rossa) che aveva deciso di lasciarla ai suoi ospiti, per
rifugiarsi nella altrettanto confortevole, ma molto più
piccola
cameretta per gli ospiti.
Preparò il divano-letto per Morgana, Lancelot e Gwen e
cabiò le lenzuola al suo, per permettere ad Arthur di
riposare in
un letto pulito e fresco.
Sì, aveva fatto proprio un buon lavoro!
Si affacciò sulla scala interna e sentì che i
suoi amici erano impegnatissimi in una conversazione politico/sociale.
Non aveva voglia di chiacchiere.
Aveva bisogno di un momento tutto per sè.
La
camera degli ospiti era piccola e accogliente.
Il
letto singolo dal materasso spessissimo e morbido, l’armadio
a specchio, il
divano in pelle rivestito in rosso, il tavolo di legno chiaro in tinta
con il
parquet dalle assi lucide e calde… tutto era impersonale,
dal gusto sobrio, ma
elegante e confortevole.
Proprio
il luogo adatto per rifugiarsi quando i pensieri erano troppi e
accavallandosi
rischiavano di fare andare in tilt la mente già un
po’ annebbiata dall’alcool e
dalle emozioni di Merlin.
In
silenzio si accoccolò sul bracciolo del divano, le ginocchia strette al petto, la testa
bruna piegata di
lato appoggiata sulla sinistra, lo sguardo perso fuori dalla finestra a
vasistas, rapito dai candidi fiocchi che lievi avevano iniziato a
danzare e che
già lasciavano un primo spruzzo bianco sui tetti.
Si
sentiva tranquillo, euforico, disperato, innamorato, spaventato,
disilluso…
confuso.
Era
come se fosse egli stesso uno di quei fiocchi che si rincorrevano nel
cielo
reso limpido e terso dal freddo.
La
testa girava, metteva a fuoco una realtà, ma immediatamente
si ritraeva e si
acciambellava nella consapevolezza di qualcosa di illusorio, per poi
velocemente risollevarsi in volo, portando con sé lo stomaco
e il basso ventre
in una scarica di adrenalinica energia.
Una
notte, tanti anni prima, quando era ancora un bambino senza pensieri o
preoccupazioni, aveva fatto un sogno che lo aveva fatto sentire
esattamente
allo stesso modo.
Era in piedi, sguardo
all’aria, nel
cortile di un castello bianco.
Alte torri si stagliavano sopra
di lui
ed il sole cominciava a diventare rosso. Probabilmente si stava
avvicinando il
crepuscolo.
C’era odore di guerra
nell’aria… anche
se ancora non sapeva cosa fosse.
Si
ricordava la sensazione di meraviglia e la confusione nella mente
perché gli
sembrava di essere già stato in quel luogo prima di allora.
Ogni
dettaglio era chiaro, eppure sfuggente.
La
percezione di famigliarità disarmante.
Nessuno, silenzio, solitudine.
Poi,
come se avesse appena chiuso le palpebre, aveva aperto naturalmente gli
occhi e
tutto era svanito, tuttavia… non lo era veramente.
Si
era sentito strano, appagato, felice, a casa.
Il
sogno non era durato tanto, giusto un paio di minuti, ma non
l’aveva mai
dimenticato.
Non
ci era mai riuscito.
Non aveva mai voluto.
E
fino ad allora non aveva mai provato da sveglio una sensazione simile.
Eppure
ora era lì, chiara come la neve che stava guardando
attraverso il vetro.
Un
brivido, forse di freddo, forse di emozione, forse di paura, gli
attraversò la
schiena e in quel momento Merlin si accorse delle guance bagnate, dei
piccoli
singhiozzi che gli spezzavano il respiro, delle proprie mani fra i
capelli
scuri e disordinati.
Non
sapeva da quanto era in quella condizione.
Sapeva
solo che aveva il cuore spezzato e non sapeva neppure lui il
perché.
Come
si può provare rimpianto per una realtà irreale?
Come
si può provare passione ardente per qualcosa di
giusto… ma non ricordare cosa?
Come
si può provare dolore per una perdita senza realmente aver
perso qualcosa?
Come si può provare
nostalgia per
qualcosa che non si ha mai avuto?
Un
tocco lieve sulla spalla lo fece sussultare.
Si
girò di scatto e si trovò a guardare il paio di
occhi chiari che l’aveva
gettato nella confusione più totale.
-
Arthur…-
solo un sussurro.
-
Merlin…-
sguardo immobile, voce calma, calda, attenta - Merlin…
perché piangi? -
…
e si perse e si ritrovò in quel viso così
conosciuto e straniero allo stesso
tempo da risultare doloroso.
Non
riusciva a togliere lo sguardo da lui… da Arthur…
non riusciva e non voleva,
come quando aveva visitato il castello nel suo sogno ed aveva paura di
chiudere
gli occhi perché tutto avrebbe potuto svanire da un momento
all’altro.
Quando
si riscosse dall’abisso vorticoso di emozioni in cui era
precipitato, si rese
conto che stava guardando l’amico quasi
famelicamente… come se fosse stato una
settimana nel deserto e gli si fosse parata improvvisamente dinnanzi
un’oasi
all’orizzonte.
Ma
ciò che più lo lasciò sconvolto fu che
anche Arthur sembrava guardarlo allo
stesso modo… Da profondi e silenziosi i suoi occhi erano
diventati
improvvisamente inquieti e selvaggi.
Si
sentiva svuotato da tanta forza, attirato fatalmente da quel corpo e da
quel
viso che conosceva (come
è possibile?)
da sempre, intimidito dalla voracità con cui
l’altro guardava i suoi occhi, le
sue guance scavate e arrossate dal batticuore, le sue ciglia frementi e
spalancate, le sue labbra socchiuse…
Se
lo ritrovò accanto in un istante.
-
Cazzo
Merlin… cosa sta succedendo? …cosa mi stai
facendo? - la voce di Arthur era inquieta
ed eccitata allo stesso tempo.
Sentiva
il suo polso destro sulla guancia, delicato, un po’ ruvido.
-
Oh
Dio… io... non lo so, non lo so! È tutta la sera
che ho deja-vu su qualcosa che
non riesco a capire… vedo cose che non so da dove escano e
in tutte quante ci
sei tu! Cazzo Arthur, ma cosa stai facendo tu a me! Chi sei davvero?
Dove ti ho
conosciuto? -
Guardando
quel piccolo ragazzo dagli occhi blu terrorizzati e le orecchie enormi
agitarsi
sconvolto fra le sue mani, Arthur accantonò istintivamente
tutta la paura e lo
strinse fra le braccia forti.
Non
poteva lasciare che soffrisse ancora…
Non poteva dopo tutto quello che aveva
passato…
Che lui gli aveva fatto
passare…
…
da dove diavolo spuntavano questi pensieri? Erano suoi, non
c’era dubbio… ma
allo stesso tempo di qualcun altro, di qualcuno lontano e vicino, nel
passato
come nel futuro…
Tuttavia
sapeva che era la cosa giusta da fare.
Rassicurare
Merlin.
Stringerlo
a sé.
Coccolarlo
fino a quando non avesse smesso di tremare.
Prendergli
nuovamente il viso fra le mani.
Seguire
l’istinto e baciare con delicatezza quella bocca sconvolta e
dolcissima...
Era bastato solamente il calore avvolgente del corpo di Arthur per
tranquillizzare il battito impazzito del cuore di Merlin.
Si era sentito protetto come mai in questa vita.
Certo... non era assolutamente preparato a quello che era seguito.
Le labbra di Arthur... oh, come sapevano piacevolmente di limone e
pandoro...
Quelle labbra ora erano sulle sue e danzavano insieme una coreografia
armoniosa e sensuale.
Merlin si sentì sciogliere il cuore, le ossa, la mente e
l'anima.
Si era sempre chiesto che cosa si provasse a baciare un ragazzo, ma non
ebbe modo di pensarci, stretto fra le braccia di Arthur,
perché era troppo impegnato a vivere.
Estasi, calore.
Timore, stupore.
Coraggio, magia...
Quando riaprirono gli occhi, avevano entrambi il fiato
corto.
Non c'era più paura nell'aria, solo una infinita dolcezza.
I fiocchi di neve continuavano a cadere lenti sulla città e
Arthur non potè fare a meno di pensare che non aveva mai
visto niente di più meraviglioso, poiché li stava
guardando riflessi nei grandi occhi blu di Merlin.
Restarono così, abbracciati, a guardare fuori dalla finestra
l'uno dagli occhi dell'altro, finché non sentirono gli amici
risalire pigramente le scale.
- Merlin, Arthur, tutto ok? - urlò Lancelot dalle scale con
una punta di malizia che non sfuggì al biondino.
- Tutto bene, grazie. Abbiamo fatto due chiacchiere - rispose Merlin
con tono magistralmente tranquillo, in contrasto con
l'espressione ancora sconvolta.
Si ritirò in fretta nella parte destra del divano, lontano
da Arthur, così da non destare sospetti quando i tre amici
si affacciarono alla porta.
Ed in effetti la scena che si presentò ai loro occhi fu di
due ragazzi seduti tranquillamente sul divano, il moro con le ginocchia
rannicchiate sotto di sè, il biondo con le gambe allungate e
le braccia dietro la testa, intenti a conversare di chissà
cosa.
Sotto sotto Morgana ci rimase male... aveva sperato di trovarli in
qualche posizione compromettente, magari avvinghiati l'uno all'altro
intenti a scambiarsi baci bollenti... e invece Merlin era il solito
lesso e Arthur non sfruttava l'occasione...
... non sapeva quanto i suoi pensieri fossero vicini alla
realtà!
- Uffa Merlin, potevi almeno sfruttare l'occasione che vi abbiamo dato
e baciarlo, no? - insinuò civettuola.
- Morgana! Contegno! - si indignò Lancelot.
- Cosa! È
vero! Avrebbe potuto...-
- Certo che sì, ma non sta bene. Anche Arthur
però... non lo facevo così addormentato... -
riflettè con un dito sulla tempia e lo sguardo perso nel
vuoto.
- Oh smettetela voi due! - rispose Arthur con una risata. - Solo
perché siamo stati un po' da soli non significa che dovevamo
saltarci addosso a vicenda...- e lanciò un occhiolino
segreto a Merlin, seduto a meno di un metro da lui, incendiandogli le
guance di piacere.
L'intimità di quel gesto, nuovamente la sensazione di essere
protetto, la condivisione di un segreto...
Merlin si alzò velocemente e si avvicinò alla
porta della camera, pronto a fare nuovamente gli onori di casa.
- Venite, miei illustrissimi ospiti! Vi guido nelle vostre stanze. Se
volete precedermi... da quella parte, prego. -
Fra le risatine degli amici, Merlin si voltò un istante.
Arthur ancora seduto sul divano lo guardava serio.
Grazie
mimò con le labbra verso di lui.
Il sorriso che ricevette in cambio fu ciò che di
più perfetto avesse potuto sperare.
*Angolo
dell'autrice*
Stanza piccola, capitolo breve, ma intenso.
Merlin coccolino e Arthur senza macchia e senza paura... Aaaaah!
*♥amore amore amore♥*
Ho trovato davvero complicato cercare di ispezionare anche i pensieri
di Arthur... Non so se sono riuscita a mantenerlo un po' IC. Io lo
spero! Devo essere sincera, è il capitolo che fino ad ora ho
trovato più difficile scrivere.
Mi piacerebbe davvero davvero tanto sapere cosa ne pensate...
Un abbraccio gigante e un ringraziamento particolare a chi, con i suoi
commenti, mi fa rinascere ogni volta il desiderio di continuare a
scrivere questa storia!
snowfeather
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Capitolo 6 *** 06 - Camera da letto ***
capitolo 4
I personaggi presenti in questa
storia non mi appartengono. Essa è stata creata
esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
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Home Rooms
Capitolo
5
“Accipicchia Merlin!
Che
suite imperiale!” Morgana fu la prima ad entrare in camera di
Merlin, dove
tutti erano diretti per un po’ di sano e meritato riposo.
Lancelot sgranò gli
occhi e
Gwen, al suo fianco, si aggrappò un po’
più stretta al suo braccio.
Merlin sorrise, deliziato
dalla reazione che aveva provocato nei suoi amici. Proprio quella che
aveva
sperato!
Aveva messo una grande cura
nei dettagli nei pochi minuti in cui si era divertito ad allestire la
camera
per i suoi ospiti: il divano-letto perfettamente predisposto ad
accogliere
comodamente tre persone, sui cuscini tre cioccolatini a forma di ape e
tre
sedie alla testata, ognuna con due asciugamani di colore diverso, due
verdi,
due rosa e due viola. E il letto singolo, leggermente in disparte,
ammantato
con una coperta rossa dai risvolti dorati. Nessun cioccolatino per
Arthur, ma
un piccolo peluche a forma di drago li osservava divertito sul cuscino.
Merlin
aveva quel peluche da quando era un pupetto dalle guance rosse e gli
occhioni
sgranati che si distraeva a guardare il mondo da un seggiolone troppo
grande
per lui.
Ma il tocco di classe era
dato dalla luce meravigliosamente calda e accogliente. Tantissime
candele e
candeline di ogni genere, accese e festose, illuminavano gli oggetti
del
sottotetto, rendendoli vivi.
“Magico…”
sussurrò Lancelot più a sé
stesso che a qualcuno in particolare, entrando nella stanza, quasi in
soggezione
dall’aura diffusa tutt’intorno.
Uno alla volta gli altri lo
seguirono.
Merlin spezzò il
silenzio “Il
divano è per voi tre, mentre a te, Arthur, affido il mio
letto”.
“E tu dove dormi, se
io ti
rubo il letto?” domandò Arthur.
“Starò
nella camera degli
ospiti, non preoccuparti” rispose Merlin con una scrollatina
di spalle,
voltandosi con un sorriso verso l’amico biondo.
“Peccato…
avremmo potuto
condividerlo…” gli soffiò lui
nell’orecchio, stando ben attento a non farsi
sentire dagli altri e ridendo sotto i baffi per la reazione imbarazzata
del
povero Merlin.
Morgana fu la prima a
riprendersi dall’effetto incantato che l’ambiente
aveva suscitato in ciascuno
di loro e iniziò a sistemare le sue cose sulla sedia a lei
dedicata.
“Ovviamente io prendo gli asciugamani viola!”
“Preferisci i verdi o
i rosa
Gwen?” domandò Lancelot alla ragazza che teneva
teneramente per mano.
“Prendo i rosa, se per
te va
bene” rispose lei.
“Benissimo!”
e sospirò
internamente di sollievo… Dai, asciugamani rosa…
Inoltre era l’unico maschio
etero in quella casa, in quel momento!
“La sfida è
sempre valida,
Merlin?” domandò Morgana, lanciando uno sguardo
complice a Lancelot, che
rispose con un sorrisino malefico.
“Sfida? Che
sfida?” sussultò
il moretto, guardandosi intorno confuso.
“Non ricordi
l’ultima volta
che siamo stati qui tutti insieme? Analisi 1…”
“… i
grafici… ricordi?”
continuò Lancelot.
“Oh no… non
quella sfida…”
Merlin sembrava
allucinato, ma sorrise divertito.
“Oh sì!
Quella!” esclamarono
insieme gli altri due.
Arthur guardò
stranito quei
tre che sembravano ammattiti… Ma oramai ci aveva fatto
l’abitudine e si rivolse
all’unica persona che sembrava aver mantenuto un briciolo di
lucidità e
raziocinio “Guinevere, di grazia, potresti spiegarmi cosa
stanno farfugliando
questi folli?”
“Qualche anno fa
eravamo
tutti insieme qui da Merlin a studiare per preparare l’esame
di Analisi
matematica 1”
disse lei. “Non ci andava molto di capire i grafici di
funzione, così ci siamo
messi a cercare su You Tube le vecchie sigle dei cartoni animati e
abbiamo
scoperto che quei tre sono preparatissimi anche sulle canzoni
più sconosciute
ed è scattata quasi automaticamente una sfida fra loro. Dopo
ore (letteralmente
ore Arthur… non puoi
capire…) ho
dichiarato un pareggio, perché era venuta l’ora di
andare e nessuno aveva
ancora rinunciato. Ci siamo lasciati con la promessa che, il giorno che
saremmo
stati nuovamente tutti e quattro in questa stanza, qualsiasi fosse la
situazione o l’ora, la sfida sarebbe ripresa esattamente da
dove era stata interrotta.
… ma non starete dicendo sul serio, vero? È
tardissimo!” e così dicendo Gwen si
rivolse impaurita ai diretti interessati.
“Perché no?
A me il sonno è
passato tutto d’un tratto!” esclamò
Lancelot.
“E poi ho studiato
tanto in
vista di questo giorno che non me lo voglio far
sfuggire…” aggiunse Morgana.
“D’altra
parte… una promessa
è una promessa!” concluse Merlin.
“Merlin, non anche tu!
Ma
davvero vuoi dare corda a questi matti?” Gwen era allucinata
e non poteva
credere che i suoi tre amici volessero veramente mettersi a gareggiare
a chi
conosceva più sigle dei cartoni animati alle 3 di notte del
primo dell’anno.
“Dai Gwen! La notte
è giovane!
Non fare lo scorfano brontolone!” rise Merlin, citando un
noto passaggio del
loro film preferito.
Nonostante la consapevolezza
di ciò che l’attendeva, la ragazza sorrise allo
sguardo limpido dell’amico
adorato… e si preparò ad arbitrare un duello
all’ultimo sangue.
Passarono venti minuti, nei
quali tutti si prepararono per la notte. Furono messi da parte i
vestiti
eleganti e tirate fuori tute e pigiami.
La coda per il bagno si era
piano piano smaltita ed erano finalmente tutti pronti in
tenuta da notte.
“Mmh… Non
avrei dovuto
addormentarmi tutto storto sul divano, prima…”
Merlin si lasciò sfuggire un
gemito di dolore, massaggiandosi il collo e la spalla sinistra.
“Ti fa
male?” chiese
pigramente Arthur.
“Un po’.
Spero che passi
presto o stanotte prevedo sonni agitati” già,
come se dopo quello che è successo tu riuscissi a dormire,
eh Merlin?
“Se vuoi ti faccio un
massaggio. È normale essere un po’ incriccati,
dopo essere stati a lungo in una
posizione stupida, ma conosco un paio di tecniche che potrebbero
aiutare i
muscoli a distendersi e rilassarsi. In fondo è il mio
lavoro…”
Merlin stava per declinare
gentilmente l’offerta. Non voleva sfruttare le competenze del
suo
ospite e farlo lavorare anche la mattina di capodanno.
“… e
comunque sarebbe un
piacere.”
Bastò uno sguardo a
quegli
occhi sinceri e Merlin, contro ogni sua razionale logica, si
sentì rispondere
“Ma sì. In fondo perché
no…”
Gwen e Lancelot si
spaparanzarono sul grandissimo divano-letto, ridendo e scherzando come
bambini,
felici della compagnia reciproca ed emozionati dalla scoperta del loro
nuovo
sentimento.
Morgana si
acciambellò in un
angolo, stiracchiandosi e aspettando che gli altri concorrenti fossero
pronti a
cominciare la sfida.
Arthur sollevò il
cuscino
del letto, lo addossò al muro in verticale, e ci si
appoggiò con la schiena,
sedendosi sul materasso sopra le coperte. Poi aprì le gambe,
piegando
leggermente le ginocchia, e fece cenno a Merlin di sedere in quello
spazio.
Il ragazzo non se lo fece
ripetere due volte e si accoccolò come un gattino fra le
gambe di Arthur, così
forti e sicure, voltandogli la schiena.
Si sentì avvolgere da
una
sensazione di calore fisico e mentale, non appena le sue spalle
entrarono a
contatto con l’ampio petto di Arthur.
“Ora cerca di
rilassarti”
gli sussurrò piano nell’orecchio sporgente e color
ciliegia.
“Non pensare a
niente” appoggiò
tutto il torace su di lui, passando le braccia ai lati della sua testa,
poggiati i gomiti sulle spalle.
“Senti
qui, quanto sei rigido…” le mani decise
e leggere gli carezzavano le spalle, il collo, la nuca.
‘Se
sapessi quanto sono rigido in questo momento,
Arthur…’
il pensiero, accompagnato dalla propria coscienza, si fece strada nella
mente
di Merlin. Il ragazzo si vergognò della reazione
involontaria del suo corpo, ma,
allo stesso tempo, la consapevolezza di quanto quel momento fosse
effettivamente sensuale, faceva sì ch’egli si
sentisse sempre più eccitato.
In un paio di minuti,
però, sentì
la tensione scivolare via.
Piano piano accordò
libero
accesso a quelle mani, che accortamente stavano sciogliendo i nodi
delle sue
articolazioni doloranti.
Chiuse gli occhi e si
lasciò
trasportare dalle sue sensazioni.
“Merlin…?”
sentì da lontano
la voce di Arthur farsi strada nei suoi pensieri.
“Mh…”
“Merlin, se continui a
mugolare in questo modo chissà cosa penseranno gli
altri…”
“Mi stai facendo un
massaggio, lascia che pensino che sei bravo nel tuo lavoro”
disse avvicinandosi
senza rendersene conto al biondino.
“…
Merlin?” ora la voce era
poco più che un sussurro.
“Dimmi…”
“… se
continui a gemere in
questo modo non so se sarò in grado di non saltarti addosso
e farti mio seduta
stante.”
Merlin sbatté le
palpebre un
paio di volte per rischiararsi le idee.
Oh!
Era così preso a
rilassarsi
e ad esplorare le sensazioni che il suo corpo gli donava, che non si
era subito
accorto della reazione del corpo contro cui si era soavemente
abbandonato.
Ora che gli era stato fatto
notare, sentiva Arthur che, a tempo con le sue mani, gli spingeva
impercettibilmente la sua eccitazione contro la schiena.
“Ehm…
ups?” la situazione
gli stava leggermente sfuggendo di mano.
“Già,
ups… Ma ti rendi solo
minimamente conto di quanto tu sia eccitante?” Arthur
certamente non aveva peli
sulla lingua.
L’intensità
del massaggio
era cresciuta adagio, ma proprio questa lentezza aveva fatto
sì che Merlin si
rilassasse completamente e che tutti i nodi e le tensioni del suo
giovane corpo
si fossero sciolti come neve al sole.
Ma adesso c’era Arthur.
E con lui la consapevolezza
di una situazione nuova ed eccitante.
L’intuizione di un
sentimento ancora in erba.
La percezione di una storia
più grande di quanto potesse solo sperare.
“Non so quanto tu
possa
essertene accorto” continuò il biondino aumentando
inconsapevolmente il ritmo
del massaggio “ma mi piaci, Merlin. È tutta la
sera che ti guardo, ti osservo,
ti desidero sempre di più. Mi piaci davvero
tanto…”
Queste parole raggiunsero i
pensieri di Merlin e vi si adagiarono luminosi, caldi e violenti come
una
colata di lava sul pendio di un vulcano attivo.
Quasi inconsapevolmente, il
moretto si mosse, avvicinandosi un po’ di più al
suo fisioterapista. Spinse
indietro il sedere, per sentire meglio l’effetto che aveva su
Arthur e si
accorse che gli piaceva. Gli piaceva davvero strusciarsi
impercettibilmente
contro quella durezza provocante e sensuale. Aveva un effetto
rassicurante e
terrorizzante al tempo stesso.
Il problema era non farsi
scorgere dagli altri.
“… Niente paura c’è Alfred!
Dai, questa era semplice Lance.”
“Ok allora provate ad
indovinare questa… Io credo in me,
nel
cuore mio. Che non ha radici…”
“Naruto!”
Esclamò Merlin, come risvegliato da una sorta di trance.
“Oh, chi non muore si
rivede. Ormai ti davamo per disperso.”
“Ehehe, scusate. Mi
ero
lasciato prendere dal massaggio. Ma sapete che Arthur è
bravissimo? Dovreste
tutti farvene fare uno, è incredibile come ci si senta bene
dopo!” e così
dicendo, cercando di vincere l’imbarazzo con il biondino, si
scostò da lui. Non
era molto certo delle proprio azioni in quel momento e doveva
assolutamente
ritornare lucido, se non voleva che tutti si accorgessero di quel che
stava
accadendo fra di loro.
“Bè,
caro… a giudicare dai
tuoi versetti è incredibile come ci si senta anche durante!
Altro che
massaggio… Sembrava che Arthur ti stesse-”
“MORGANA!”
quattro voci
all’unisono coprirono quel che la moretta impertinente stava
dicendo.
“Ma cosa ti passa per
la
testa?” disse Merlin arrossato e ansante dalla paura
“Ti sembrano cose da
dire?”.
“Ma è vero!
Uffa, nessuno si
prende mai la briga di dire le cose come stanno realmente! Non mi
sembra di
aver detto niente di male… E poi era solo una
battuta.” Il broncio che spuntò
sulle sue labbra la rese talmente adorabile agli occhi del padrone di
casa,
che, con una risata, si slanciò dal letto e si
buttò a capofitto fra i tre
amici, abbracciandola amorevolmente e poi scatenando una guerra di
cuscini da
lasciarli tutti senza fiato dopo 5 minuti.
L’unico che non aveva
preso
parte alla lotta era Arthur.
Con le gambe incrociate sul
letto, era rimasto ad osservare divertito la scena.
Lancillotto combatteva senza
quartiere per difendere il suo presunto onore di cavaliere.
Morgana era subdola e
riusciva sempre ad assestare un colpo letale a chi lasciava un fianco
scoperto.
Gwen aveva inspiegabilmente
fatto emergere il suo lato battagliero e quasi non si riusciva a
riconoscere la
timida ragazza di qualche minuto prima, fra quelle risate allegre e i
cuscini
che volavano da tutte le parti.
E poi c’era il suo
Merlin (... anche se non sapeva da quando si poteva essere arrogato
quel diritto di
possessione). Sentiva giusto una punta di gelosia nel vederlo
così a proprio
agio fra i suoi amici. Ma non poteva non restare affascinato dalla
purezza di
quello sguardo che, a tratti, continuava a tornare nel suo. Come per
richiedere
un tacito consenso. Come per assicurarsi che lui ci fosse ancora. Come
per
fargli capire che, in fondo, anche lui sentiva di appartenergli.
Ed erano proprio quegli
occhi malandrini che non permettevano ad Arthur di muoversi dal suo
posto e
raggiungere quei quattro matti scatenati. Se si fosse alzato in quel
momento,
tutti avrebbero visto la stoffa dei suoi pantaloncini neri
semi-attillati
decisamente troppo gonfia. Che figura avrebbe fatto? No,
meglio restare in
disparte e continuare ad osservare con malcelata indifferenza quello
splendore
di ragazzo dagli occhi blu.
Dopo la parentesi a
cuscinate, Merlin, Morgana, Gwen e Lancelot si accasciarono stremati
sul grande
letto degli ospiti, ormai disfatto. Avevano tutti dei sorrisi luminosi
sul
volto, un po’ di fiatone e una calda leggerezza nel cuore.
“A chi tocca
adesso?” chiese
Lancelot con determinazione.
“Lance, sono quasi le
4:00
del mattino… io mi arrendo.”
“No Merlin! Non puoi
abbandonare così!” Morgana sgranò i
grandi occhi azzurri e lo guardò con una
punta di rimprovero e un pizzico di delusione.
“Mi dispiace
ragazzi… ma non
ce la faccio proprio più. Vi ascolto volentieri, ma
davvero... non ce la faccio più.”
Merlin si alzò con incedere stanco dal letto e si
appoggiò allo stipite della
porta, vicino al letto dove ancora Arthur stava seduto a gambe
incorciate.
“Tu vuoi continuare
Gana?”
“Ovvio! Non sono mica
una
pappamolla come Merlin! Indovina questa se sei
capace…” e così il duello
ripartì con i due concorrenti rimasti in gara.
Dopo qualche minuto, Merlin
si accorse che Gwen aveva appoggiato il capo sul cuscino e che via via
il suo
respiro si era fatto più regolare e pesante. Si era
addormentata e anche lui
non vedeva l’ora di potersi coricare. Solo che gli sembrava
veramente poco
carino lasciare i suoi ospiti ancora svegli.
Con
questo pensiero rivolse nuovamente, dopo
qualche minuto passato ad osservare divertito Lance e Morgana, la sua
attenzione su Arthur.
Lo osservò di sottecchi e si accorse che anche lui non
dormiva…
Si avvicinò al letto
e vi si
sedette sopra, abbastanza lontano da lui per evitare di sfiorarlo e
comunque
sufficientemente vicino per poter parlare con lui senza essere sentito
dagli
altri.
Si girò verso di lui
e lo
guardò “Mi è tanto piaciuto il
massaggio che mi hai fatto poco fa. Se ti va,
ogni tanto posso provare ad addormentarmi ancora in posizioni assurde,
così poi
mi puoi curare…” sospirò abbassando la
voce e lo sguardo a questa affermazione.
Era rossissimo in volto e le parole erano uscite un po’
tremanti e incerte. Non
sapeva minimamente dove aveva trovato il coraggio di dire una cosa del
genere!
Dopo qualche secondo di
imbarazzante silenzio, si azzardò ad alzare gli occhi su
Arthur, non certo
ch’egli l’avesse sentito. E si trovò a
specchiarsi in due pozze azzurre,
accompagnate da un sorriso sghembo totalmente disarmante.
Riabbassò
immediatamente gli
occhi. Come poteva affrontare tutta quella baruffa di sentimenti che
andavano a
squassargli l’animo, se solo guardando Arthur si sentiva
spezzare il fiato e
aumentare le pulsazioni a dismisura?
L’altro ragazzo
sorrise al
suo imbarazzo.
Lui non si sentiva certo
più
sicuro.
Non voleva dare a vedere di
essere emozionato esattamente come il moretto che guardava con tanto
ardore.
Non voleva ammettere quasi
neppure a se stesso che il suo cuore non aveva mai battuto
così furiosamente per nessuno…
figuriamoci per uno incontrato solamente poche ore prima!
Non poteva assolutamente
permettere di farsi vedere così vulnerabile e
così, come sempre, ma con tanta
paura in più del solito, decise di prendere le redini della
situazione in pugno.
“Merlin…”
Dio, quanto gli piaceva pronunciare il suo
nome.
Ma non riuscì a dire
di più. Le parole gli morirono in gola.
Ci pensò
incredibilmente
l’altro a toglierlo dall’impiccio “Avrei
tanta voglia che tu mi abbracciassi
ancora un po’… che mi tenessi stretto.” Ma
da dove cavolo gli stava uscendo tutta quella sfacciataggine?? E il
coraggio
poi da dove diamine gli era uscito?
“Vieni qui
piccolo… non
chiedo altro” e Arthur allargò le braccia, per
accogliervi un imbarazzatissimo
Merlin, che si accucciolò adorabilmente in
quell’abbraccio caldo e desiderato.
Si tennero così.
Un po’ stretti
l’uno
all’altro senza bisogno di dir nulla.
Merlin chiuse gli occhi e
assaporò l’emozione di stringere a sé
quel corpo meraviglioso.
Arthur aveva la schiena
ancora appoggiata al cuscino e, con la mano che si muoveva lenta fra i
capelli
scuri di Merlin, lo coccolò e lo vezzeggiò come
se fosse la cosa più preziosa
dell’universo. Si sentiva felice come da molto tempo non gli
accadeva e gli
fece appoggiare la testa nell’incavo della spalla.
I loro visi erano
vicinissimi, il fiato dell’uno si intrecciava al fiato
dell’altro, la voglia di
annullare il contatto fra le proprie bocche era tanta da entrambe le
parti.
Ma non osarono. Non potevano con
gli altri amici ancora svegli e
attivissimi nella loro gara.
***
Arthur si ridestò
avvolto
nel silenzio.
Morgana e Lancelot si erano
lasciati finalmente sedurre dalle lusinghe di Morfeo e tutti erano
addormentati. Un peso sul suo petto riportò istantaneamente
la sua attenzione
sul ragazzo che giaceva fra le sue braccia. Merlin era ancora
lì,
abbandonato contro il suo petto, caldo e avvolgente come un tramonto,
profumato
di dolcezza, sulle labbra un sorriso appena accennato. E ad Arthur non
occorreva altro per perdere in un istante la cognizione di
sé.
Oh,
al diavolo! Era Merlin ciò che voleva.
Probabilmente lo era stato da
ancor prima di conoscerlo.
Forse lo era da
sempre.
Lo vide sgranare gli occhi e
guardarsi intorno leggermente smarrito. Poi il suo cuore si
spalancò e lo
inghiottì, alla vista del sorriso di gioia sul viso del
cucciolo di uomo che lo
stava guardando rapito.
“Buongiorno”
borbottò con il
poco fiato che gli era rimasto.
“Bu-buongiorno…
Arthur… Mi
hai baciato… Mi hai baciato ancora” Merlin era
talmente smarrito e felice al
tempo stesso da risultare agli occhi del ragazzo biondo come il confine
e il legame diretto fra
l’umanità e la pucciosità.
“Avevo voglia di
rifarlo da
quando ci hanno interrotti, prima. Hai una bocca talmente
bella…” gli sussurrò
quasi sulle labbra.
Poi fu nuovamente
morbidezza, umidità, calore, sensualità.
Arthur scivolò
lentamente
verso il basso, fino a trovarsi disteso sul letto, trascinandosi dietro
un
Merlin mortalmente arrendevole fra le braccia, sotto le sue
carezze e i
suoi baci.
Senza sapere come, il
moretto si ritrovò sdraiato sul suo letto, praticamente
avvinghiato al più bel
ragazzo che avesse mai incontrato. E lo stava baciando. Le
mani immerse nei suoi folti capelli di grano, il corpo aderiva
al suo come un
guanto, le gambe intrecciate si muovevano lascivamente. Per
fortuna i
bacini non si sfioravano neppure o per Merlin sarebbe stato decisamente
trop- cazzo! L’eccitazione di
Arthur era
spudoratamente premuta sulla sua attraverso i pantaloni della tuta, la
sentiva
benissimo! E Arthur non faceva niente per nasconderla,
anzi… Spingendosi
sempre più verso di lui, cercava un maggiore contatto,
voleva sentirlo gemere,
voleva sentirlo eccitato sul suo corpo, voleva fargli perdere il
controllo… e ci
riuscì. Oh, se ci
riuscì…
Continuando a baciarlo,
Merlin si alzò sulle braccia, slacciò le gambe
dall’intreccio e si mise quasi a
cavalcioni di Arthur. Ora era lui a strusciarsi sul corpo
dell’altro, era lui a
stimolarne l’erezione con la durezza della propria, era lui a
ondeggiare il
bacino nel movimento della danza più antica del mondo.
Arthur era sconvolto
dall’intraprendenza che stava dimostrando Merlin…
il suo Merlin. Non si stavano
neppure toccando veramente ed aveva completamente perso il controllo.
Erano
incredibili le sensazioni che quel corpo magro esercitava su di lui. Ne
era
affamato, assetato, drogato. Non voleva niente di più dalla
vita che stringerlo
fra le braccia e lasciarsi baciare da lui. Era perfetto. Era perfetto
per lui.
Come se lo fosse sempre stato, come se fosse da sempre destinato ad
esserlo. E lui
certamente non voleva giocare con il destino!
“Ehi, ehi,
piccolo…
rallenta… così mi fai perdere la testa”
disse improvvisamente conscio di un
movimento alla sua destra.
Gwen si era agitata nel
sonno e la consapevolezza di non essere soli in quella stanza si fece
strada
fra i pensieri di Arthur come una briciola di pane molesta imprigionata
nei vestiti,
facendogli riacquistare per un momento un barlume di
lucidità.
“Arthur sono troppo
eccitato… tu
mi hai fatto impazzire!”
gli soffiò Merlin in un orecchio, cominciando a mordergli il
lobo e ad
accarezzargli con le dita sottili e fresche il contorno della mandibola.
“Non siamo soli nella
stanza…”
La consapevolezza della
verità di quelle parole colpì Merlin in pieno
stomaco. Spaventato aprì gli
occhi di scatto e guardò verso il letto dei suoi tre amici,
terrorizzato di
aver fornito loro uno spettacolo certamente inappropriato…
Gwen si era stretta il
cuscino al petto e non accennava a muoversi più, Lancelot
era stravaccato sulla
parte centrale del letto, come se ci fosse solo lui al mondo, russando
lievemente. Morgana era regale anche nel sonno: si poteva intuire la
sua
incoscienza dalla sua più totale
immobilità… da sveglia non sarebbe mai
riuscita a restare così ferma così a lungo!
Merlin sospirò di
sollievo e
si ridistese vicino ad Arthur. Sentì le sue mani grandi e
salde farsi
nuovamente strada fra i suoi capelli di seta e tracciare articolati
ghirigori
sul cuoio capelluto. Poi si sentì stringere. Un abbraccio da
mozzare il fiato,
in tutti i sensi.
“Puoi addormentarti
storto
tutte le volte che vuoi, io ci sarò sempre per un
massaggio…” gli comunicò
Arthur con un sorrisino insolente sul viso illuminato dalla luce lunare
che
entrava dalla finestra sopra di loro.
Merlin sorrise.
E, tentando di ignorare le
fitte di eccitazione che a ondate si sprigionavano ancora dal suo basso
ventre,
si addormentò nuovamente abbracciato al suo, suo, suo Arthur.
Il piccolo drago di peluche li
guardò sorridendo per tutto quel che restava della notte.
*Angolo
dell'autrice*
Ommamma, quanto ci ho messo a scrivere questo nuovo capitolo! Era la
mia prima scena un po' "spinta" e ci ho messo una vita. Fra l'altro,
non so che diavolo ho combinato! Spero di essere riuscita a mantenere i
personaggi IC, nonostante il piccolo Merlin si lasci leggermente
"sopraffare dagli eventi", e soprattutto spero di essere riuscita a
descrivere i sentimenti e le sensazioni di entrambi, senza fare troppo
casino nel passare dai pensieri dell'uno ai pensieri dell'altro.
Mi farebbe come al solito un enorme piacere, se a qualcuno andasse di
lasciarmi un commentino... E naturalmente grazie a tutti coloro che
hanno letto, commentato e seguito la mia storia fin qui!
un abbraccio a tutti e buona Pasquetta (dato che la Pasqua ormai
è andata)!
snowfeather
|
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Capitolo 7 *** 07 - Camera da letto 2 ***
capitolo 4
I personaggi presenti in questa
storia non mi appartengono. Essa è stata creata
esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
Dedicato
ad Anna. Grazie di tutto.
My
Home Rooms
Capitolo
6
Si svegliò con uno
sbadiglio, un raggio di sole ad illuminare la stanza, la voglia di fare
l'amore.
Non
sapeva cosa significasse, non aveva ancora conosciuto la sensazione
della fusione perfetta con un altro corpo. Eppure sapeva che aveva
voglia di lui, di Arthur, vicino a sé, accanto a
sé,
dentro di sé... i sogni non lo avevano aiutato a raffreddare
lo
spirito attivo che lo aveva colto all'improvviso la sera precedente,
scoprendo un Merlin malizioso e disinibito, quasi ribelle.
L'immagine
di Arthur in armatura, ammantato da un mantello rosso fuoco, che lo
baciava con foga in una radura verde, circondati solamente dal suono
del vento forte fra le fronde umide e da sbuffi di nebbia sottile che
lasciava penetrare a tratti pallidi raggi di un sole fioco, si fece
prepotentemente largo nella sua testa ancora mezza addormentata,
svegliandolo completamente.
Spalancò
gli occhi, rendendosi cosciente di un calore sconosciuto contro il suo
corpo, avvertendo un braccio attorno al suo fianco che lo stringeva
mollemente, un fiato caldo che gli solleticava l'orecchio con un ritmo
lento e regolare.
Richiuse
gli occhi lentamente, sentendosi avvolgere da un languore diffuso,
avvertendo le membra risvegliarsi gradualmente... tutte le membra,
anche quelle che avrebbero dovuto continuare a dormire.
Si
strusciò lievemente, con un po' di timore, sul ragazzo che
lo
abbracciava da dietro, nel sonno: avvertiva il bisogno di sentirselo
addosso, di sentirlo vicino, di sapere che non era ancora nel suo
sogno, ma che quella era la realtà. Non lo vedeva, ma lo
sentiva, lo percepiva, lo avvertiva con ogni singola fibra del suo
essere.
Così,
affogato nei suoi pensieri, si riaccoccolò nei meandri della
sua
fantasia, ritornando a crogiolarsi in quelle immagini vivide e
luminose, colorate, che si accavallavano e si rincorrevano come api sui
fiori della primavera.
Lui che sorrideva e deglutiva
mentre lavava la schiena ad un Arthur sdraiato in una tinozza.
La sua voce allegra che gli
gridava da dietro un paravento di prepararsi per una cavalcata.
"Ma sta per piovere..."
"Fa' come ti dico, Merlin."
L'aria
fra i capelli e i chiaroscuri della foresta che gli coloravano gli
occhi di toni di blu frenetici, vibranti e caleidoscopici, mentre
osservava la schiena possente del cavaliere biondo che galoppava
dinnanzi a lui.
"Merlin, lega i cavalli e poi
raggiungimi più avanti."
"Sì, sire..."
La figura nobile del giovane in
armatura che sembrava aspettarlo teso nella radura, fissandolo negli
occhi.
Il viso concentrato del suo
signore, mentre gli teneva le mani sulle guance, arrossendo
furiosamente.
Il profumo delle sue labbra e la
sorpresa di trovarle così incredibilmente morbide contro le
sue.
La
visione fugace della cotta di maglia intrecciata alla sua casacca
marrone e alla sua maglietta azzurra, mentre il mondo gli rotolava
intorno e sentiva l'erba pizzicargli la pelle nuda della schiena.
I Merlin sospirati nell'orecchio,
gli Arthur
mugolati urgentemente con il viso affondato nel suo petto.
Arthur e l'azzurro dei suoi
occhi che lo osservavano lascivi, eccitati.
Arthur su di lui, il respiro
spezzato, i muscoli guizzanti.
Arthur
teso allo spasimo, gli occhi ora chiusi, la bocca spalancata in un urlo
silenzioso e la testa rovesciata all'indietro, le ciocche bionde
appiccicate alla fronte imperlata di sudore.
Arthur steso accanto a lui, proprio
come ora, con le mani
affondate nei suoi capelli, le dita attorcigliate ai suoi corti boccoli
d'ebano.
Arthur ansimante.
Arthur sconvolto.
Arthur arrossito.
Arthur caldo.
Arthur, Arthur, Arthur...
Arthur tutto.
Arthur sempre.
Ed
eccolo lì, accanto a lui per davvero, che si muoveva
stringendolo un po' a sè, bisbigliandogli con la voce ancora
roca di sonno un "Buongiorno..." da fargli rizzare i peli sulle braccia.
"Ti ho sognato stanotte"
bisbigliò Merlin, girando appena il viso all'indietro verso
di lui.
"Ed ero bello, aitante e
assolutamente meraviglioso come nella realtà?"
biascicò Arthur, la voce impastata.
"Che asino sei... ti mancano
giusto le orecchie e poi sei perfetto" sbuffò Merlin, non
irritato veramente.
"A
quelle pensi tu. Accidenti, sono davvero enormi! E sono così
morbide..." abbassò drasticamente il volume della voce,
sfiorandogli con le dita fresche la linea bollente dell'orecchio
sinistro.
"Sei
davvero un idiota, Arthur Pendragon" disse Merlin. Ma si accorsero
entrambi che la sua voce era incrinata e leggermente tremolante... ed
entrambi sorrisero restando così, in silenzio, abbracciati.
La domanda di Arthur
spezzò il silenzio dopo qualche minuto: "Cosa hai sognato?"
"... Top secret" rispose
sornione Merlin, mordicchiandosi le labbra e incastrando una caviglia
gelata fra i suoi polpacci caldi.
"Eddai Merlin, non farti
pregare. Adesso sono curioso."
"La curiosità uccise
il gatto" ridacchiò.
"Altro
che gatto, se non ci fossero altre persone nella stanza te la farei
vedere io..." sbuffò Arthur a bassa voce, sentendo Merlin
irrigidirsi sotto le sue mani e un dubbio improvviso gli
fulminò
i neuroni. Facendo forza sul braccio destro si alzò di
qualche
centimetro, giusto quel tanto che bastava per controllare il grande
divano letto all'altro lato della stanza.
Vuoto.
"Sei morto, ragazzino..."
ghignò diabolicamente, stringendoselo un po' di
più addosso.
Sentendo
la pressione maggiore delle braccia di Arthur su di sé,
Merlin
iniziò a divincolarsi, cercando una via di fuga da quella
morsa
forte e preoccupantemente efficace. Si accorse di non poter muovere le
braccia, il busto e neppure le gambe, prigioniere delle cosce forti
dell'avversario.
"Lasciami andare"
gracchiò, con una punta di isteria nella voce.
"Non ci penso proprio. Mi vuoi
raccontare il tuo sogno?"
"Mai."
"Allora...
soccombi!" E iniziò a stringere e pizzicare i fianchi del
ragazzo che cercava inutilmente di divincolarsi sotto il suo peso.
"No!
Il solletico no! ... aiuto! Basta basta!" urlava Merlin tra le lacrime.
Non sapeva se piangere dal fastidio o ridere per la situazione
insolitamente piacevole nella quale si trovava.
Arthur si fermò. "Me
lo dici adesso cosa facevo nel tuo sogno?"
Merlin riprese fiato "... non me
lo ricordo. ...no! No! Fermo!" ansimò, scosso da una nuova
ondata di solletico.
"Dimmelo, o continuo fino a
domani" rise Arthur, ormai troppo divertito dalla situazione per
fermarsi veramente.
"Ok, ok, hai vinto!"
ululò Merlin in preda a un nuovo spasimo.
"Ho sognato che eri un
bellissimo, educatissimo, simpaticissimo, intrepidissimo..."
"... principe?"
domandò Arthur compiaciuto.
"... asino!" rise Merlin,
riprendendo a contorcersi sghignazzando, per cercare di liberarsi.
"Te la sei cercata. Sei morto"
ripeté Arthur, il tono ufficiale, lievemente sadico.
Non
riusciva più quasi a respirare, Merlin, fra gli spasmi
dovuti al
solletico, il peso del corpo di Arthur schiacciato completamente su di
lui e la paura sempre crescente di dover rivelare il suo sogno, per
poter far cessare quella dolce tortura. Dannata lingua lunga e dannata
disarmante onestà che non si facevano mai i fattacci loro!
Merlin
non ce la faceva più e inizio inconsapevolmente a piangere
fra
le risate e i tentativi, spesso inefficaci, di riprendere fiato. Arthur
si fermò solamente quando fu scosso da una serie di
singhiozzi
più violenti. Ansimava, era rosso in viso, sudato e
stravolto.
La bocca leggermente socchiusa, i capelli sconvolti sparati in tutte le
direzioni, gli occhi chiusi, le ciglia vibranti, le guance rigate di
lacrime.
Non aveva mai visto niente di più bello ed eccitante in vita
sua.
Era il ritratto della dolcezza più sconvolgentemente erotica
che potesse immaginare.
Si
ritrovò a deglutire a vuoto un paio di volte, quando vide
gli
occhi di Merlin socchiudersi e la sua bocca distendersi in un sorriso
timido. E si sentì sciogliere il cuore quando quel cucciolo
d'uomo fra le sue braccia ruotò su se stesso fino a
trovarglisi
di fronte con il viso a pochi centimetri dal petto. Non lo
guardava
negli occhi, anche se lui avrebbe tanto voluto riflettersi ancora una
volta in quei due specchi blu. Ne sentiva inspiegabilmente nostalgia.
Li voleva suoi ancora, ancora una volta almeno.
"Mi
prometti di non ridere e di non prendermi in giro?" chiese Merlin con
una voce sottile sottile, rompendo il filo dei suoi pensieri.
"Parola d'onore, sarò
muto" rispose lui. E non era mai stato più serio in vita sua.
"È
stato un sogno strano" pigolò. "Eravamo in un castello
bianco,
pieno di torri, in una stanza con le tende rosse e io... bè,
ti
stavo facendo il bagno in una tinozza, ti lavavo la schiena." Merlin
sentì il corpo di Arthur fremere tutto, ma, rispettando il
patto, non parlò. Si sentì spinto a proseguire.
"Poi
mi avete detto di prepararmi per andare a fare una cavalcata ed io ho
il ricordo di un paravento... che avrei voluto non ci fosse". Merlin
arrossì di colpo, ma continuò. "Stavamo
cavalcando e io
guardavo i vostri capelli dorati mossi dal vento, sentivo la vostra
risata felice nella libertà della corsa, sentivo anche a
distanza la potenza del vostro corpo che guidava il cavallo con
facilità ed eleganza. E poi siamo arrivati in uno spiazzo e
voi mi avete
detto di legare i cavalli e di raggiungervi. Allora vi ho seguito nella
foresta e voi eravate lì, al centro di una radura nebbiosa
ed
eravate l'unico raggio di sole in tutto il reame, mio signore."
Arthur
immobile ascoltava il racconto, non osando quasi respirare, per paura
di interromperlo. Ad occhi sgranati aveva sentito la voce dolce e
appassionata di Merlin passare inaspettatamente dal Tu al Voi,
raccontare di immagini che aveva focalizzato nella sua testa con una
chiarezza disarmante, chiamarlo inspiegabilmente mio signore.
"E
poi... poi vi siete avvicinato e..." Merlin deglutì ed
inspirò profondamente. "Arthur, non ci riesco a
raccontarlo...
te lo posso mostrare, se vuoi" e nel dirlo alzò
improvvisamente
gli occhi nei suoi, spalancati per la sorpresa e scuri d'emozione. Non
poté fare altro che annuire, nessuna parte del suo corpo
rispondeva, tanto era in tensione.
Merlin
si mosse leggermente, con timore, arrampicandosi su di lui, portando le
mani sulle sue guance e il naso a contatto con il suo. Respirava
velocemente quando posò le labbra sulle sue,
schiudendo di
poco la bocca e i denti, accarezzandogli lievemente la lingua con la
propria.
Dopo qualche minuto e parecchi fremiti, Merlin si
staccò da quelle labbra di pesca e "Questo eri tu" disse.
"E
poi che ho fatto... Merlin?" Arthur portò due dita sotto il
mento di quel ragazzino tremante che gli stava incollato, ma non lo
guardava negli occhi. Applicò un po' di forza alzandogli la
testa e facendo scontrare nuovamente le sue iridi di cielo con le sue
di mare: non voleva più lasciarle andare, le voleva sue per
sempre.
"Ho paura" sussurrò Merlin, guardandolo
spaesato.
"Hai paura... di me?" mormorò Arthur,
lo sguardo ferito.
"Non di te. Ho paura di quello che sta succedendo.
Ho paura di quello che provo in questo momento. E
ho paura che se dovessi dirlo a voce alta, i miei pensieri se ne
volerebbero via e non tornerebbero più da me. Mai
più..."
Merlin
era così terrorizzato che Arthur non poté fare a
meno di
stringerlo a sé, mormorandogli più volte "va
tutto bene",
accarezzandogli la testa e dandogli piccoli baci sugli occhi e sulle
guance. Quando smise di tremare e si riprese un po', Merlin si
sentì un perfetto idiota.
"Possibile
che con te debba sempre fare figure di merda? Ma perché non
imparo a starmene zitto?" e fece una faccia talmente afflitta e buffa
che Arthur non riuscì a trattenere un sorriso.
"Sei adorabile quando fai queste facce, Merlin. Ti
terrei abbracciato stretto tutto il giorno."
"E non si può proprio?" quasi
supplicò lui.
"Se
dipendesse da me, guarda, anche tutta la vita..." Arthur accese il
cervello un secondo dopo aver acceso le corde vocali e si accorse un
istante troppo tardi di ciò che aveva detto.
"Ehm... forse
è meglio che raggiungiamo gli altri... " borbottò
imbarazzato, cercando di mettersi a sedere.
Il peso leggero di un corpo gracile, ma
sorprendentemente forte, lo costrinse nuovamente con la schiena sul
letto.
Ora era Merlin a guardarlo con occhi sbarrati, le
lunghe ciglia quasi sfioravano l'arcata sopraccigliare, tanto erano
aperti.
Si
osservarono per un paio di secondi, incredulità e speranza
sul
volto del moro, imbarazzo e passione su quello del biondo.
"Non vuoi sapere come finiva il mio sogno?"
domandò Merlin rompendo il silenzio.
"Ho paura di saperlo."
"E
io ho paura di raccontarlo, ma è stato bellissimo. E non
parlo
solo del sesso," disse arrossendo furiosamente "parlo di tutto quello
che è venuto dopo. Della vita insieme di quell'Arthur e quel
Merlin del mio sogno. Del principe e del servo. Del più
grande
re che la storia abbia mai conosciuto e del suo stregone di corte,
nonché migliore amico, nonché amante fedele.
Questa notte
io ho visto la loro prima volta, quando è sbocciato il loro
amore, ma ho visto anche tutte le altre volte, tutto quello che hanno
costruito insieme. E, chiamami pazzo, Arthur, ma loro avevano le nostre
facce. Loro eravamo noi. Noi siamo loro. Puoi non credermi, se vuoi..."
"Ti
credo" disse solamente, interrompendo il flusso delle sue parole. E non
sapeva neppure lui perché. Era tutto talmente assurdo, ma
sapeva
di credergli sin dalla prima parola, sin dal primo tocco. Ora era lui
ad avere una paura fottuta, dannazione.
Con
la paura nel cuore, si ritrovarono abbracciati, come se il pensiero di
separarsi nuovamente dall'altro, dopo una vita, dopo secoli passati a
cercarsi e a rincorrersi fra le pieghe del destino, fosse semplicemente
inconcepibile. Le labbra di Arthur cercarono febbrilmente quelle di
Merlin, come se volesse bere tutto di lui, anche il più
profondo
granello della sua anima. Ne aveva bisogno per continuare a vivere. Ne
aveva bisogno più dell'aria stessa.
Spinse il bacino verso di lui, agognando una
completezza che sapeva Merlin non era ancora pronto a concedergli.
Lui
mugolò e si contorse fra le sue braccia, andandogli incontro
per
quanto riusciva, appiccicandosi alla sua pelle calda e continuando a
cercare una maggiore superficie di contatto.
"Arthur, ho paura..."
"Non
ti preoccupare, piccolo, non farò niente che tu non voglia"
gli
sussurrò sulla bocca. Fu una frase di tre secondi, ma riprese
a baciarlo con irruenza e necessità dopo
quel tempo che gli parve infinito, corrisposto dall'altro con
altrettanta passione.
"Oddio, lo stai facendo di nuovo... Arthur... mi
ecciti da morire" gemette Merlin sentendosi avvolgere da un calore
assurdo.
"Questa volta non c'è nessuno qui, sono
tutti giù a fare colazione..."
"E le pareti sono insonorizzate, sai, per via
della chitarra" mormorò malizioso.
"Quindi se io ti facessi così"
"Ah!"
"... o così..."
"Arthur, cazzo, ah..."
"...
non ti sentirebbe nessuno" disse lui con un sorriso da diavolo e gli
occhi luccicanti come quelli dell'angelo più luminoso.
"Oddio...
no, non mi sente nessuno ma... ah! Arthur... oddio, oddio..." Merlin
stava impazzendo sotto i suoi tocchi. Si agitava come un gatto e Arthur
si
stava eccitando sempre di più a vederlo contorcersi
così
grazie a lui. Perché era lui, Arthur Pendragon, che stava
guardando, toccando, amando Merlin Emrys. Era sotto le sue mani che la
creatura più perfetta al mondo stava perdendo il lume della
ragione, annebbiato dal desiderio. Era sotto il suo tocco che sentiva
esplodere la vita della sua anima gemella. Le sue mani, sue e di nessun
altro. E per questo si sentì in
paradiso, privilegiato. E
sentì veramente di poter toccare il cielo con un dito quando
sentì che Merlin, pur perso nei suoi gemiti, lo ricambiava,
cercando di copiare i suoi gesti. Fu un cambiamento improvviso, e per
questo ancora più piacevole.
Non
riuscì a non emettere un lungo lamento nel momento in cui si
accorse che Merlin era veramente vicino e pulsante e vivo di passione.
Ed era suo.
E lui era di Merlin.
Era sempre stato così e sempre lo
sarebbe stato.
"Arthur,
muoio... Toccami, ti prego." Merlin doveva essere veramente eccitato
perché una frase simile gli scivolasse fuori dalla bocca con
quella lascivia disarmante. Era oscenamente bello e Arthur
sentì
una scossa elettrica scorrergli nel sangue dai piedi fino alla testa,
fermandosi nel bacino, molto, molto vicino alla mano di Merlin che si
muoveva a ritmo con la sua.
"Merlin,
sei mio"
ringhiò imprigionandogli la bocca con le labbra e, con
una carezza più forte delle altre, lo sentì
contrarsi,
bloccarsi, inarcarsi e infine rilassarsi sotto di lui. La vista di
Merlin così vulnerabile ed eccitato dette il colpo di grazia
al
giovane biondo, che sentì con un colpo al cuore tutta la sua
eccitazione riversarsi nei boxer che ancora l'altro stringeva.
"Sei
pazzo e farai impazzire anche me..." ridacchiò Merlin con il
viso arrossato nascosto nell'incavo del suo collo.
"Se
questo è essere pazzi, allora rinchiudetemi in manicomio
perché è esattamente così che
vorrei..." si
interruppe di colpo, memore della dichiarazione imbarazzante di poco
prima.
"...
sì, anche io passerei volentieri così la mia
vita" lo
tolse Merlin dall'imbarazzo, con un sorriso sincero che gli illuminava
il volto felice e radioso.
Arthur sorrise e pensò, ancora una
volta, che veramente non aveva mai visto nulla di più bello
al mondo.
E per Merlin quella fu casa.
*Angolo
dell'autrice*
Carissime tutte, ecco qui il nuovo capitolo. Non ho molto da aggiungere
se non che all'inizio questa scena non era assolutamente prevista, ma,
sapete com'è, una lezione noiosa, il Merthur nella testa che
non andava via, l'ispirazione che arriva improvvisa e... quei due matti
hanno fatto come diavolo gli pareva. Non che mi dispiaccia, eh? Un
capitolo solo su di loro avevo proprio voglia di scriverlo.
Gli altri hanno avuto la sensibilità di lasciarli da soli,
senza disturbarli, quando hanno visto che erano insieme. Che bravini!
*pat pat sulla testa ai suoi pg*
Boh, non so se è un buon lavoro, io mi sono divertita a
scrivere questa parte e Merlin e Arthur si sono divertiti a recitarla,
quindi direi che l'unica speranza che mi rimane è che a voi
sia piaciuto leggerla!
Se avete voglia di lasciarmi un commentino, come sempre, mi fareste
felice. ^^
un abbraccio,
snowfeather
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Capitolo 8 *** 08 - Bagno ***
I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
My Home Rooms
Capitolo 7
Siamo all’Antica Camelot a fare colazione, quando vi svegliate raggiungeteci lì… buongiorno dormiglioni!
M. L. G.
Merlin lesse velocemente il biglietto che trovò sul tavolo della cucina e ringraziò tutti i santi che conosceva. Nonostante le pareti della sua camera fossero insonorizzate, era ugualmente terrorizzato all’idea che i suoi amici avessero sentito i suoi gemiti indecorosi o i grugniti soffocati di Arthur.
… oddio, oddio! Se solo ripensava a quello che era successo appena pochi minuti prima si sentiva svenire.
Si appoggiò alla mensola bianca della cucina con entrambe le mani, chiuse gli occhi ed infilò la testa fra le spalle, scuotendola leggermente come per scacciare le immagini di Arthur che gli danzavano eccitanti nei ricordi rumorosi. Le mani sul suo corpo, la bocca sorridente nell’incavo del suo collo, il calore di quel petto così ampio sulla sua schiena, mentre lo abbracciava dolcemente da dietro… Sentiva solo quello, aveva nella mente e nel cuore tutte quelle sensazioni che, anche se per un momento, erano finalmente state reali – erano state tutto –, ma gli sembrava come se non fossero esistite realmente, solo nei suoi sogni.
Come evocati dai ricordi, un braccio e poi un altro si fecero strada sui fianchi di Merlin, stringendolo contro un torace caldissimo in cui il suo corpo minuto si incastrava alla perfezione.
“Sei eccitante, sai? Soprattutto quando ti ritrovo a 90 appoggiato alla cucina…” gli sussurrò Arthur all’orecchio, facendogli drizzare tutti i capelli sulla nuca.
“Esagerato… sarò stato al massimo a 30!”
“Eri comunque una visione.” La sua voce calda era attenta nella sua curiosità “Potrei sapere a che cosa stavi pensando così intensamente?”
“Sto pensando a quello che mi stai facendo, asino che non sei altro! Devi smetterla subito perché la mia resistenza è davvero troppo limitata!” rise Merlin, sgusciandogli fra le braccia e mettendo il tavolo fra loro come buona distanza di sicurezza. “Sarà meglio che prima di raggiungere gli altri” disse allungandogli il bigliettino stropicciato “io vada a farmi una bella doccia” possibilmente fredda, Merlin! … possibile che tu sia ancora ridotto in questo stato?
Con due falcate veloci Arthur gli fu addosso nuovamente. Non riusciva proprio a separarsi da quella creatura fatata dagli immensi occhi blu. “Non ti lavare ancora, ti prego. Mi piace il tuo odore mischiato al mio sul tuo corpo”.
“Arthur…” sospirò Merlin, sentendo la sua lingua sfiorargli lievemente il lobo dell’orecchio “Smettila subito…”
“Non sei sincero, Merlin, la tua voce dice no, ma il tuo corpo mi sta implorando di fare l’esatto contrario. È molto più simpatico di te, sai?” Non riusciva a tenere ferme le mani e decise di lasciarle libere di esplorare quel corpo minuto, che rispondeva al suo tocco delicato come una corda di violino con il suo archetto.
Suonava un adagio di Albinoni, tanto era dolce fra le sue braccia; un allegro di Mozart per la gioia che sembrava emanare; vibrava emozionato, emozionante come un intenso di Rachmaninov e allo stesso tempo sembrava sulle spine, pronto a scappare sulle note di una fuga di Bach. Altro che violino, Merlin si sentiva come un’orchestra intera, tante erano le sensazioni che gli squarciavano il petto in quel momento.
“Anche tu sembri stargli particolarmente simpatico… Mannaggia a te e a lui. Se volete vi lascio soli…” cerò di mantenere la voce più ferma che poteva, aggiungendo un tocco di finto fastidio ad una situazione che di fastidioso non aveva proprio nulla.
“Non andare via” supplicò Arthur con una nota di amarezza.
“Da te?”
“Da noi.”
“C’è davvero un noi?” Attenzione Arthur! Domanda trabocchetto!
“Tu vorresti che ci fosse?” pericolo scampato…
“E tu?” ma porc…!
“Te l’ho chiesto prima io” Beccati questa! … oh no, siamo regrediti alle elementari?
“Tecnicamente te l’ho chiesto prima io…”
“Merlin…”
“Arthur… vado a farmi la doccia”. Merlin si staccò da lui, lasciandolo con una sensazione spiacevole di freddo addosso. Doveva mettere assolutamente a posto i pensieri o si sarebbe trovato molto presto a dover fare i conti anche con il suo cuore, oltre che con la testa e lo stomaco. Tutto lo attirava in Merlin, dalla sua timida sfacciataggine, alle sue risate piene di gioia di vivere, al suo cuore introspettivo. Non aveva progettato di ritrovarsi così spiazzato davanti ad un ragazzo, ne’ avrebbe mai immaginato che, nel giro di pochissime ore, il suo futuro avrebbe deviato verso una differente linea temporale rispetto a quella disegnata negli anni. Eppure nulla gli era mai parso così giusto.
---
Nel frattempo, nella solitudine del suo piccolo bagno mansardato, Merlin si era rifugiato sotto un getto di acqua bollente. Sperava che, insieme alla vergogna ancora sul suo corpo dovuta alle inattese attività mattutine, l’acqua riuscisse a portare via anche un po’ della confusione che si annebbiava nei suoi mille vortici mentali. Chi era veramente Arthur? Perché si era sentito così attratto da lui, senza una razionale spiegazione? Perché il solo toccarlo gli causava tutta quella nostalgia? Che cosa si era acceso in lui, tanto da portarlo a perdere il suo autocontrollo in quel modo? Non era proprio da Merlin ritrovarsi così vulnerabile, così privo di qualsiasi protezione verso un altro essere umano… Lui non si lasciava mai avvicinare fino in fondo, non aveva mai avuto il coraggio e la fiducia necessari per lasciarsi conoscere e toccare nel corpo e nell’anima. Cosa rendeva Arthur così speciale, così maledettamente familiare e sicuro e vicino?
Non poteva, fra tutti questi velocissimi pensieri, paure, dubbi, incertezze, lasciarsi sfuggire anche gli sprazzi di calore che gli salivano dall’ombelico ogni volta che anche solo lo sfiorava il pensiero di Arthur, della sua voce soffocata nel cuscino mentre lo toccava, della sua bocca che gli ripeteva quanto fosse attraente ed eccitante, dei suoi occhi così azzurri stretti nell’attimo in cui lui, proprio lui, Merlin, lo faceva venire.
Con i battiti accelerati e qualche traccia di shampoo ancora negli occhi, lasciò che proprio quel pensiero gli guidasse la mano tremante ad accarezzare il suo corpo, concedendosi 5 minuti in più per annegare ancora una volta in quelle sensazioni primitive e allo stesso tempo tanto divine.
Il vetro era appannato quando Merlin infilò l’accappatoio e cercò di specchiarsi. Troppo vapore, troppo caldo… le sue orecchie erano rosse come fragole mature e una lieve tonalità amarantina gli imporporava le guance. Quasi non riusciva a respirare dall’aria così satura di vapore acqueo, si sentiva la testa pesante e leggera allo stesso tempo, quasi come se fosse sospeso a mezz’aria sopra ad una nuvola solida e morbida. Da quella posizione riusciva a guardare in giù, verso il basso, verso la terra e i campi e i boschi che circondavano il bel castello bianco al culmine della collina. Quanto si sentiva fortunato ad avere il privilegio di essere Signore dei Draghi, di avere l’amicizia di Kilgharrah e di poter volare con lui nel cielo terso di Gennaio. La risata potente del drago lo fece ridere a sua volta e gli strinse il collo più forte, mentre insieme planavano sullo specchio d’acqua del lago di Avalon, dove lui aveva atteso tanto tanto, tanto a lungo.
“Sai, amico mio, non avrei mai pensato di ritornare in questo luogo dopo che, tanti anni fa, sono finalmente riuscito a staccarmene per dimenticare” mormorò il ragazzo a cavalcioni del grande drago.
“La memoria è una cosa molto potente, mio giovane mago. Non sempre ci fa bene restare attaccati al passato con tanta tenacia, a volte anche le menti più forti e coraggiose hanno bisogno di un po’ di pace. Quando mi hai comunicato, 22 anni fa, di soffrire ancora così tanto per la perdita di Arthur, nonostante fossero passati più di mille anni dall’inizio della tua attesa, non ho potuto fare a meno di concederti questa pace.”
“Non posso che ringraziarti per questo. Non avevo più la forza di aspettare, non avevo più il coraggio per credere che un giorno lui sarebbe veramente tornato. Il futuro di cui parlava la profezia, da quando Arthur ha lasciato Albione, mi è sembrato dapprima lontano, ma tangibile. Mano a mano che trascorrevano gli anni, poi i decenni, poi i secoli, si è fatto sempre più fumoso, distante, impalpabile, fino a diventare una speranza infranta nel mio cuore. Non ho mai potuto dimenticare il suo volto, gli occhi del mio signore, del mio re, del mio amore. Ma tutto il resto non c’era più, solamente solitudine e amarezza e nostalgia.” Una lacrima scese lungo il suo bel volto, trasformando quelle che prima erano state risate di gioia in singhiozzi disperati. Tutto era tornato alla mente di Merlin, tutto quello che aveva passato con Arthur e tutto quello che era accaduto nel tempo in cui la morte glielo aveva strappato via.
“Sei stato sempre coraggioso, Merlin, non ti sei mai arreso. Hai vissuto questi ultimi 22 anni come un mortale, senza ricordare chi sei e chi sarai sempre. Il mondo ha bisogno di te, così come adesso la bella Albione ha bisogno nuovamente del suo legittimo re. È cambiato tanto dalla Camelot che avete condiviso, ma la gente ha di nuovo bisogno di voi per avere pace. È per questo che Arthur è venuto alla luce una seconda volta. Ed è per questo che la tua rinascita è avvenuta 22 anni fa. Siete destinati da sempre ad essere uno, a guidare il popolo, ad avere in mano il destino di Albione. Non temere, mio giovane mago, hai agito bene in tutti questi anni.”
Kilgaharrah si accoccolò pigramente sul bordo del lago, muovendo lentamente l’acqua con uno dei suoi lunghi unghioni, mentre Merlin camminava su e giù sull’erba, sentendo il fresco sui piedi nudi. Era rinato perché era destino che Arthur tornasse ad Albione, era stato nuovamente scelto dal destino come Suo, non poteva pensare a nulla di più liberatorio. La sua attesa era finita, la solitudine sarebbe tornata solo come un ricordo, avrebbe avuto tutto quello che aveva sempre desiderato, anche se non sapeva per quanto tempo questo gli sarebbe stato concesso, questa volta.
Come leggendo nella mente del ragazzo, il grande Drago si girò verso di lui e lo scrutò con i suoi occhi dorati “Nessuno può sapere quale sarà la vostra storia, purtroppo non so dirti come andrà, come e se finirà. Posso solo dirti di non temere perché, se non sarà questa, sarà la prossima o quella dopo ancora… Voi tornerete sempre, voi sarete sempre Uno. Così come la terra gira intorno al sole, così Arthur Pendragon e Merlin Emrys vivranno. Lasciati i dubbi alle spalle, non avere timore.” Merlin si sentì pervadere da una sensazione di calma e di completezza a quelle parole, aveva ri-trovato il suo scopo e, anche se non aveva la più pallida idea da che parte cominciare, avrebbe dato tutto per Arthur e per Albione.
Il suo cuore finalmente riprese a battere regolarmente e l’ansia scivolò via dal suo corpo a lente ondate vaporose. Merlin si concentrò sulla sensazione di affetto che guardare le iridi dorate di Kilgaharrah gli provocava, lo vide sorridere e si sentì finalmente a casa. Chiuse gli occhi e scivolò le dita affusolate nei capelli neri e puliti, annusando il buon odore di muschio bianco del suo shampoo. Quanto gli piaceva quel profumo.
Quando riaprì le palpebre, dovette sbatterle un paio di volte perché il vapore che ancora si andava a rincorrere in sbuffi allegri nella stanza era caldo e umido. Ritrovò il sorriso che aveva lasciato pochi istanti prima, anche se era lo specchio a restituirglielo e non più il Drago amico di una vita. Il sorriso si allargò lievemente sul suo volto sorpreso e a fior di labbra “Grazie, amico mio” sussurrò al suo maestro.
Avvolto dalla consapevolezza, incoraggiato dal suo posto nel mondo del passato, del presente e del futuro, Merlin aprì la porta per lasciare uscire insieme al vapore tutti i dubbi e le domande e le incertezze che lo avevano intrappolato fino a poco prima. Sapeva chi era, sapeva che cosa voleva, sapeva che adesso avrebbe potuto averlo.
Si avvicinò alla porta della cucina così, ancora in accappatoio, stupendosi che sull’orologio fossero passati solo 15 minuti da quando aveva lasciato la stanza. I suoi piedi scoperti non fecero alcun rumore mentre si avvicinava ad Arthur, intento a leggere un giornale di qualche giorno prima. Non lo aveva mai trovato così bello. Il suo cuore gli urlava di correre da lui, di buttarsi fra le sue braccia e di non lasciarlo più andare. Ma voleva godersi ancora per un poco lo spettacolo di un Arthur totalmente a proprio agio, con i capelli raccolti sul lato con un elastico tirato fuori da chissà dove.
“Ce ne hai messo di tempo, Merlin”.
Il ragazzo sussultò alle parole di Arthur, non si aspettava che lo avesse già individuato.
“Ci ho messo il tempo che ci voleva” rispose petulante, portando i pugni sui fianchi e suscitando una risatina da parte di Arthur.
“Sei sempre il solito Merlin, non cambi mai… non sei mai cambiato, vero?” mentre si girava per guardarlo finalmente negli occhi, Merlin capì che cosa c’era di diverso in Arthur, rispetto a solo qualche minuto prima. La sua voce. Non il timbro, o la cadenza così profondamente familiare, no. Era l’intensità che smascherava la consapevolezza.
Restarono così per qualche secondo, a guardarsi negli occhi e a riconoscersi finalmente dopo un tempo così lungo da essere sembrato infinito.
“Adesso so cos’è che mi hai fatto, mi hai ricondotto da te, mi hai riportato sulla mia strada, mi hai ridato la vita aspettandomi… lo sai quanto ti amo per questo?” la voce di Arthur era rotta dall’emozione, le mani tremavano lievemente e la voglia di correre ad abbracciare il suo valletto pasticcione immensa.
“Ti avrei aspettato per altri mille anni, ma adesso sei qui…” e scattò. Lo raggiunse con due agili falcate e la forza dell’impatto fu così violenta da sbilanciare anche il giovane biondino che lo aspettava con le braccia aperte, pronto a riaccoglierlo nella sua vita, come se non se ne fosse mai dovuto andare.
I baci che si scambiarono furono finalmente dettati non solo dall’impeto della passione, ma anche dal sentimento così perfetto che li univa. Le parole d’amore bisbigliate sulla bocca l’uno dell’altro più dolci del miele in primavera. Le carezze, le lacrime, i sorrisi… Tutto faceva parte di loro, tutto ritornava nuovamente alla vita.
“Quanto mi sei mancato Arthur, quanto ti ho aspettato…”
“Lo so, amore mio, adesso sono qui, sono qui con te.”
“Ti prego, resta, resta, non ce la farei a stare di nuovo senza di te.” Il volto disperato e bellissimo di Merlin mentre lo supplicava di rimanere per sempre al suo fianco spezzò ancora una volta il cuore di Arthur in due. Il suo Merlin lo aveva aspettato per tutto quel tempo e purtroppo sapeva che lo avrebbe annientato quando gli avrebbe detto che… avrebbe dovuto aspettare ancora.
*Angolo dell'autrice*
Carissimi, non so se ci sarà chi ancora avrà voglia di leggere questa mia creaturina, in fondo sono passati... cavolo... quasi 7 anni dall'ultimo aggiornamento. Non posso neanche dire che mi sento in colpa, perché non so neppure se chi la ha letta fino ad ora è ancora in questo meraviglioso Fandom. In ogni caso, se ci dovesse essere ancora qualcuno a leggere dei miei patatini, grazie di cuore in anticipo. Ho deciso di proseguire questa storia per non lasciare niente di incompiuto, prima del nuovo capitolo della mia vita. Sarà un periodo pesante, ma non ho intenzione di mollare e vorrei tanto che voi foste con me, Arthur e Merlin in questa piccola avventura AU. Ho bisogno di loro e di voi.
Come sempre, un abbraccio,
snowfeather
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