Until the end

di Marzi Jaymes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eight years without you ***
Capitolo 2: *** Memories and tears ***
Capitolo 3: *** Comes and goes ***



Capitolo 1
*** Eight years without you ***


Eight years without you Ok gente, so che ci siete rimasti parecchio male dalla fine dell'altra FF e che vi aspettavate ben altro...Quindi spero di cambiare un po' le vostre opinioni sul mio modo di scrivere eccetera.
Come prima cosa, questa sara' una FF raccontata non piu' al presente ma al passato e un pezzo della trama rappresenta una storia VERA... che ho sentito raccontare qualche giorno fa. Ovviamente prendo solo i fatti principali e cambio un po' tutto..pero' comunque resta una cosa che ai giorni d'oggi capita molto spesso..
Scoprirete presto di cosa parla, vi anticipo solo che è uno sguardo in avanti, al 2020.. xD
Ringrazio mia sorella Flavia per avermi aiutata con la trama fino alle due di notte ç_ç E Rosaria. Il titolo della FF è praticamente suo.
*
Questa FF la dedico a *rullo di tamburi*:
Salvo, affinchè possa FINALMENTE trovare l'amore della sua vita.. perchè se lo merita..

Ma anche a Rosaria <3 ti voglio bene :3

Buona lettura.
P.S: Ci tengo a questa storia eh, quindi recensitemi, se avete l'account :D :D
-Ma'...


                                                             
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Capitolo uno


 
Pov Kristen

"Io sono Kristen, Kristen Jaymes Stewart.. una ragazza come tante...o una come poche. Una ragazza ferita, che dopo fottuti otto anni e mezzo porta ancora graffi e lividi sul cuore.. Una ragazza che per qualche stupido motivo ha smesso di credere alla forza piu' potente del mondo: L'amore"

7 Giugno 2020..

Mi sedetti nuovamente sul sedile dell'aereo e accoccolai la mia borsa sulle cosce scoperte, aprendola pian piano per non fare troppo rumore e cercai insistentemente gli occhiali, finchè non mi capito' tra le mani una foto. Quella foto.
Cosa ci faceva li? Quanto tempo era passato?
Otto anni, otto fottuti anni e mezzo.
La scrutai ben bene, osservando i visi allegri miei e di Robert sul set di 'let me love you'... e mi meravigliai di quanto le cose in una manciata di secondi possono ribaltarsi e cambiare, i sorrisi trasformarsi in lacrime, l'amore in odio.
Le cose perfette, in un completo disastro..
Era andata proprio così tra di noi.. tutto cambiato per un semplice gesto.. tutti quei sei anni insieme, mandati a puttane per una semplice voglia stupida.. Quella di tradire.
Continuavo insistentemente a chiedermi perchè e a chiedermi se avessi mai potuto interrompere e ostacolare quello che stava per accadere.
Il rumore del carrellino della hostess mi distrasse dai pensieri, riportandomi alla realta'..
"Vuole qualcosa da mangiare, signorina Stewart?".. si giro' verso di me e sorrise, cercando di essere gentile..anche se non lo sembrava affatto.
"No, grazie" risposi. Avrei voluto aggiungere non ho fame, ma quella frase mi sembrava un tantino scortese al momento..e con quel sorriso a trentadue denti..
Quella foto mi aveva chiuso lo stomaco. E le arterie.
Sorrise nuovamente e passo' avanti, quando notai gli occhi di tutti scrutare il mio viso scocciato..

"Robert, non voglio far sapere al mondo che stiamo insieme.." gli dissi..
"Ma che ti importa? Tanto la gente ti guardera' sempre e comunque.." sorrise e continuo'.."Sei un'attrice, amore"


La gente mi avrebbe notato comunque...
Ed è stato proprio così.. 
Mi sono sempre stupita di come tutti hanno imparato ad amarmi e mi amano ancora ora, nonostante non reciti piu' da quando rimasi...
La voce all'altoparlante mi distrasse ancora una volta..
"Fase di atterraggio, aeroporto di Londra.. tenere le cinture ben allacciate".
Mi voltai verso la sicura scrollando le spalle per cercare di far passare le immagini della mia vita passata e la strinsi ulteriormente attorno al mio bacino.
Lasciai la foto che avevo ancora tra le mani nella borsa quando finalmente trovai gli occhiali da sole. Li indossai e mi sistemai per scendere dall'aereo, di li a poco.
La fase di atterraggio finì. Mi tolsi la sicura e presi la borsa, mettendola a tracolla. Scesi dalla scalinata e velocemente riuscì a ritrovare i miei bagagli. Mi guardai intorno e rimasi a bocca aperta, felice di notare che in questi otto anni e mezzo non era cambiato assolutamente niente, almeno qui. Ogni cosa era al suo posto: le piste di decollo e quelle di atterraggio. I muri avevano gli stessi colori e c'era lo stesso caos di sempre..anche al mio interno. 
Sorrisi al pensiero, trascinai il mio bagaglio poggiandolo a terra e mi guardai
intorno ancora un po' ..
Una ciocca di capelli biondi attiro' la mia attenzione facendo battere all'impazzata il mio cuore e iniziai a correre, come un'adolescente. Mi buttai addosso a Ruth, la mia agente.. Il suo viso in tutto questo tempo era cambiato poco e niente: Un po' nei lineamenti e sembrava una donna matura e responsabile, gia' da primo impatto.
"Come sei diventata bella..sembri una diciannovenne ancora" disse e mi abbraccio'. Ricambiai subito l'abbraccio piu' caloroso degli ultimi tempi e mi scostai, tornando a osservare il suo viso.
"Grazie.. come stai, Ruth?"
"Io..bene.. tu piuttosto? E' da un po' che non ti sento"
"Sto bene" sussurrai..
Fece un'espressione fredda mentre mi aiutava a prendere le valigie da terra e si guardo' attorno, prima di tornare su di me..
"E........Robert?"
Una fitta mi colpì il cuore e lo stomaco mentre il respiro si spezzo' per un po'..
"Chi è?". Le feci un occhiolino e l'aiutai a caricare i miei stessi bagagli nel retro della sua volvo nera scura. Non avevo voglia di parlarne, non ne avevo nessuna voglia.. Non avevo voglia di rivederlo, nè lui nè quella stronza di Lindsey. Non avevo voglia di averci ancora a che fare. Non avevo piu' voglia di riempire sani cuscini con le lacrime, nè di rigare nuovamente il viso..
Mi impadronì subito della radiolina all'interno dell'auto, cambiando frequenza ogni due minuti e suvito dopo appiccicai la fronte al finestrino, senza dare troppa attenzione realmente a quello che mi passava avanti agli occhi.
Tutto mi provocava ricordi, tutto faceva male.
Tutto era vuoto, persino le cose che prima per me significavano qualcosa.. Amore..amicizia.
La macchina si blocco' avanti l'Empire Hotel.  Non avevo nessuna intenzione di tornare a casa mia. O almeno non ora..
Troppi ricordi. Troppe immagini. Di nuovo.
Incerta aprì dapprima il finestrino e guardai in cielo e poi mi portai fuori e continuai a osservare la facciata color panna dell'hotel.
Pensavo ai mille e mille alberghi girati per le varie premiere in tutto il mondo: Roma, Mosca, Hollywood. Ogni volta un nuovo hotel. Ogni volta una nuova storia da appuntare su un taccuino, ogni volta baci rubati dietro le tende spesse che ci dividevano da una folla scalmanata... e poi tutto da cancellare.
Ruth mi strattono' velocemente, obbligandomi a muovere qualche passo e a riprendermi..
"Senti...ti dispiace se ci vediamo... piu' tardi? Le cinque ore di fuso mi hanno sballata un po'.." dissi per cercare di nascondere la tristezza che poco a poco mi stava riempiendo il cuore..
"Non ci sei piu' abituata, eh?" scoppio' a ridere e mi congedo' con una pacca sulla spalla, come se in un certo senso avesse capito cosa mi passava per la testa..
Sorrisi e misi piede in quell'hotel, portandomi velocemente alla hall con le valigie che strisciavano a terra..
Mi riconobbero subito e uno dei camerieri seduto dietro il bancone si avvicinò, sfoggiandomi un inchino perfetto...
"Benvenuta, signorina Stewart" sussurrò ancora chino.. "Dia pure a me".
Velocemente mi tolse le valigie e quant'altro avessi nelle mani e iniziò a camminare. L'ascensore si divarico' di fronte ai nostri occhi ed entrammo, in silenzio..fin quando non si blocco' all'ultimo piano..
"Ora se vuole puo' andare..". Mi porse le chiavi e mi lascio' il numero della hall nel caso ne avessi mai avuto bisogno..
Forse mi sarebbe servito davvero.. o forse no.
Era la prima volta che ero in albergo da sola.. e non sapevo affatto come comportarmi..
Provai semplicemente ad essere.... mh.. Normale? Per quanto potessi esserlo dopo che il cuore mi era stato praticamente strappato dal petto a mani nude..e dopo otto anni non era ancora tornato nulla al suo posto. Continuavo a chiedermi se quel miracolo sarebbe mai successo.. ma in realta' non ci credevo piu'. Non credevo piu' a NIENTE. Inizialmente non credevo neanche piu' in me stessa.. così scappai.
Infilai le chiavi nella toppa e fecero un rumore assordante..
L'aria calda della stanza mi si riverso' completamente in piena faccia. Successivamente rimasi pressocchè a bocca aperta.. Le tende erano immacolate. La luce risaltava i colori fiochi delle pareti azzurre e blu  e un letto sorgeva al centro della stanza, sopra il parquet..
Poggiai le valigie a terra in un angolo di quello spazio enorme a mia disposizione e mi appoggiai sul letto, chiudendo gli occhi per concentrarmi sugli aspetti di quel posto. La stanza era priva di rumori. Nessun suono. Nessuno tranne il mio respiro che si faceva spazio al suo interno.
Per un secondo mi sembro' che il mio cuore si fosse alleggerito, per un secondo sentìì completamente assenza di dolore. Fisico e morale.
Subito dopo i sensi di colpa e tutte le immagini mi passarono avanti come una scheggia..

"Su amore, tra meno di tre ore abbiamo la conferenza da Jay Leno..alzati.." mi sussurro' all'orecchio accarezzandomi l'addome scoperto, fuori dalle lenzuola..
Feci uno sguardo dolce e lo guardai dritto negli occhi..
"Possiamo rimanere a letto per sempre?" sibilai mordendogli l'orecchio..
Fece uno sguardo sconcertato, tentato dall'accontentarmi.. ma il dovere ci chiamava. Anche quella volta..
Quattro ore dopo eravamo seduti avanti a tutto quel pubblico. Ci guardavamo come se in realta' fossimo insieme da sempre...
Si accorse del mio fiatone e della mia agitazione quasi subito..così confondendosi, avvicino' il microfono alle labbra e lo distacco' subito...
"Andra' tutto bene, vedrai.."


E avrei voluto davvero che fosse stato così..non solo quella sera..
Ogni tanto, in questi anni mi sono trovata a ripensarlo nuovamente.
La verita' era che non riuscivo neanche piu' a capire cosa volevo. Provavo ad ascoltare i battiti del mio cuore, ma non sentivo nulla.. non sentivo cio' che avrei voluto sentire. Non sentivo un minimo di coraggio sfiorarmi le vene per ritornare.
La sua immagine continuava a lacerarmi ogni singolo strato di tessuto. Ogni organo.
Mi spezzava. Mi schiaffeggiava.
Provai a respirare un tantino e per un attimo sentìì il suo profumo e il suo fiato ansimare sul mio collo.
Mi spaventai.. perchè non era cio' che volevo.. e neanche cio' che mi aspettavo.
Iniziai a spaventarmi davvero e a credere che quel viaggio era stato uno sbaglio sin dall'inizio. Tornare in quel luogo,  a meno di cento chilometri da lui era straziante.
Provai a ricordare di nuovo, ma quella volta non sentìì ne vidi niente. Era come se ogni ricordo fosse svanito.. 
Provavo rabbia, dolore.. e un calore al petto insormontabile.. Fisso. 
Le mie mani iniziarono a contrarsi e a tremare..
Decisi di 'lottare' e mi alzai ad abbassare la tapparella, prima di buttarmi sul letto, Iniziai a sbattere le ciglia altre due o tre volte per il bruciore improvviso agli occhi e li chiusi definitivamente, osservando l'unica cosa che volevo davvero ci fosse: buio.

Mi alzai qualche ora dopo, tutta frastornata..
Portai le braccia al cielo per stiracchiarmi e mi alzai di scatto, senza far passare troppo tempo..
Mi portai in bagno e mi sciacquai la faccia con l'acqua gelida, che contrastava la temperatura quasi cocente dell'aria.. Alzai il busto, con gli occhi ancora bagnati e mi asciugai, notando con gioia lo strato opaco che si era creato sulla superficie del vetro liscio.. Portai istintivamente il dito su di esso e ci scrissi sopra..
'You are my one in six Billion'...
E poi ci passai velocemente la mano, per scacciare il ricordo legato a quella frase così sciocca.
Tornai di nuovo nella vera e propria stanza e aprìì la valigia, buttando gran parte delle cose che mi ero portata sul parquet.. Mi sedetti con il sedere a terra e frugai tra tutto quel casino. Alla fine optai per le solite converse nere, un altro paio di shorts carini e una canottina azzurra, non troppo scollata.
Non era quello che cercavo..ma lo misi lo stesso, perchè tanto non faceva la differenza..
Mi stesi e afferrai la borsa, anch'essa buttata a terra e la trascinai a me. Cercando di evitare di posare lo sguardo sulla foto presi la matita nera e quella azzurra, contornando leggermente gli occhi. Buttai la testa in avanti e sentìì la schiena fare un rumore strano.. e senza farci troppo caso raccolsi i capelli in un pugno e li legai, con un elastico blu notte.
Incrociai le gambe e mi alzai eretta..Afferrai borsa e chiavi da terra e uscii velocemente da quella stanza soffocante, se pur spaziosa per una persona sola..
Con due forse no.
A quel pensiero mi portai la mano alla faccia, rendendomi conto di quanto lui fosse nei miei pensieri piu' di quanto abbia fatto di recente.. In realta' piu' di quanto si meritasse davvero.
Sospirai e sorrisi leggermente pensando a quanto i luoghi condizionano il pensiero..
L'ascensore si aprì nuovamente di fronte ai miei occhi, vi entrai e aspettai che si bloccasse a braccia conserte..
Il tempo, da quando avevo messo piede qui è sembrato fermarsi, o almeno trascorrere lentamente.. troppo.
Sai quando sembra che manchi qualcosa? E' esattamente così. Mancava qualcosa.. e io sapevo bene cosa.. Anzi, chi.
E sapevo anche che non volevo affatto che si piazzasse nella mia testa ancora a lungo, come se fosse stata casa sua...
 Io lo odiavo.. lo odiavo piu' di quanto avessi mai odiato in vita mia..o almeno avrei dovuto farlo dopo tutti gli schiaffi al cuore ricevuti..
In quel momento mi resi conto che l'ascensore aveva compiuto un piccolissimo saltello e si era spalancato. I miei occhi erano ancora persi nel vuoto e riuscii ad accorgermi in tempo che era il momento di uscire, prima di rifarmi in viaggio in salita..
Erano le sette e trenta spaccate, e avevo bisogno di staccare..
Ma, ahimè.. non pensai al fatto che piu' avrei camminato, piu' avrei ricordato.. Le immagini continuavano a scorrere avanti la mia vista, e io immediatamente non ci pensai due volte a scrollare la testa per scacciarli.. così decisi di allungare strada e di chiamare Ruth.. l'unica persona di quale potevo davvero fidarmi...
Presi il telefono e notai con gioia due chiamate perse da parte sua, così richiamai..
Squillo' a lungo.. senza che nessuno rispondesse.. Staccai il cellulare dall'orecchio, quando sentii la sua vocina dolce squittire..
"Kristen? Kristen?"
Riportai il telefono dov'era prima e respirai, cercando di ricompormi..
"Oh.. eccomi.."
"Hai voglia di fare un giro con me?"
Non ci pensai su due volte. A Boston non uscivo mai.
"Si, preparati.. sono vicino casa" sussurrai facendo un sorriso sghembo..
Mi meravigliavo di come ricordassi tutte le strade, le scorciatoie che avevo imparato a prendere, nonostante fossero passati tantissimi giorni...mesi, stagioni e anni.
Attaccai e mi sedetti alla panchina, quando due minuti dopo la sua figura fioca e lontana, dai contorni non definiti bene mi si piazzo' avanti sfoggiando un sorriso bellissimo, brillante..
Non potei fare a meno di sentire il cuore strapparsi.. Non ero capace piu' di sorridere.. e me ne accorsi solamente in quel momento.. La mia espressione dev'essere cambiata notevolmente in una frazione di secondo..
Ruth mi prese il mento e lo sollevo' verso il suo viso, obbligandomi a guardare con profondita' nei suoi occhi luminosi e brillanti, anche quelli..
"Che hai?"... sorrise e si sedette vicino a me, che invece mi alzai di scatto, trascinandola per la mano..
"Non voglio stare seduta.." dissi leggermente acida..
Tra i nostri corpi per un po' di tempo ci fu solamente aria fresca e niente piu', tranne qualche sorriso sfuggito ogni tanto da parte sua. Non ce la facevo a parlare. Mi aveva sempre fatto schifo mostrarmi debole, anche se la persona avanti a me era debole quanto me, se non il doppio.
A un certo punto si blocco' avanti a me, bloccando la mia camminata insicura e lenta..
Sbuffai portando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto e iniziai a sputare tutto quello che serviva alla mia anima per depurarsi, in qualche modo.
"Lo vedo dappertutto"
Reagì esattamente come mi aspettavo: Abbassò il volto e sussurro' qualcosa sottovoce che non afferrai.. Il suo' sguardo divenne scuro e si accigliò, come se fosse quasi colpa sua..
"Ruth" sospirai.."Cosa c'è di male? L'ho amato per così tanto tempo..".
Era vero. Lo avevo amato per troppo tempo. Quello forse era l'unico motivo per il quale non riuscivo a cacciarlo via..
 Era l'equazione di ogni problema, il fazzoletto per ogni lacrima.. Con lui avevo avuto la mia prima volta..e un tempo avrei pensato anche l'ultima..
Iniziai a respirare lentamente, mentre lei farfugliava tra sè e sè. Avrei tanto voluto capire cosa le passava per la testa, ma non ci riuscii.
"Niente..". Abbozzo' un sorriso finto e continuo' a parlare in modo solare, sviando l'argomento Robert.
Tutto accade per qualche motivo. Solo che non ci è concesso mai sapere qual è davvero, quel motivo.
Bloccai il suo parlare frenetico e le chiesi di piu, anche se lei continuava a sbuffare.
"Devi dirmi cosa sai, Ruth. Ti prego... ne sto uscendo pazza"
"Kristen NON LO SO!" Alzò la voce perdendo la pazienza e il mio cuore cominciò a sgranarsi di nuovo.
Mi chiedevo spesso quante volte avrebbe mantenuto ancora a tutte quelle lame, prima di cedere completamente.. e sinceramente speravo in un collasso..o che qualcosa mi cadesse in testa, così velocemente da farmi perdere la memoria e farmi condurre una vita finalmente normale. E felice.
Aspettavo qualcosa che mi facesse respirare. Infondo avevo appena compiuto ventinove anni, e credevo davvero di meritarmelo, anche se forse non era così.
I miei sbagli continuavano ad accumularsi e non potevo fare a meno di notare che tutto cio che succedeva veniva attratto da me. Attraevo la sfiga..
Da quel momento in poi chiusi la bocca e mi feci altre due o tre seghe mentali su come sarebbe andata se fossi restata. L'atmosfera da due ore prima, era completamente stravolta. Cambiata.
C'era freddo, tanto freddo..nonostante quei venticinque gradi..
Avrei scommesso che se avessi scavato in profondità, la temperatura effettiva dentro di me sarebbe calata intorno ai due gradi, tenuti in vita da un po' di alcool che girava ancora nelle mie vene.

La serata era proseguita abbastanza bene, nonostante quelle incomprensioni.
Le mani di Ruth fecero leva sul mio bacino, bloccandomi.
In quel momento non riuscii a capire cosa stava succedendo. Potevo sentire solamente le mani di Ruth 'modellarmi' e imprigionarmi, così che potessi guardarla in faccia.
Guardava oltre la mia testa e aveva uno sguardo disperato e buio, quasi irriconoscibile.
"Ruth, cazzo... LASCIAMI STARE!" Alzai la voce, facendo girare un bel po' di persone, anche se lei non si decideva a mollare la presa dal mio corpo minuto.
"NO!" ringhio' tra i denti..
Rabbrividì, scossi la testa e alzai gli occhi al cielo muovendomi. Mi liberai in un millesimo di secondi e sentì fare uno scatto alle ossa del mio collo, che mi provocarono dolore.
Ma fu niente rispetto al dolore che sentii nel petto appena mi girai.
Lui era lì. Con Lindsey.
Dopo 2920 giorni e passa.
E  immezzo a loro
una bambina, che tendeva le mani a tutti e due, facendosi sollevare da terra.
La riconobbi subito.
Il cuore iniziò a battermi all'impazzata, come non aveva mai fatto prima.. Per un secondo credetti che stesse per cedere, ma -per mia sfortuna- non lo fece. Non lo fece di nuovo.
Bruciava tutto dentro.
Bruciava tutto fuori.
Se fossi andata veramente a fuoco avrebbe bruciato di meno..
L'incendio dentro di me continuava ad alimentarsi dei loro sorrisi, e lo sentivo accrescersi dentro sempre di piu.. Faceva sempre piu' caldo.
La gola era sempre piu' secca e improvvisamente sentì sete di vendetta. Una sete spietata.
"Mamma, perchè quella signora ci sta fissando?" sibilò la bambina..
Era la mia bambina.
Chiamava mamma, una madre non sua. Ma infondo, non potevo aspettarmi altro...
Le mie gambe iniziarono a tremare, e il mio sangue si riempì di abbastanza coraggio da fare esattamente quello che dovevo fare, e che avrei completato a secondi.
Iniziai a scattare e a correre, per ricoprire lo spazio tra di noi. Mi sentii completamente attratta dai suoi occhioni misti tra il marrone degli occhi di suo padre e il verde chiaro, come quelli di sua madre. I miei. 
Rob mi guardava esterrefatto, come se avessi mandato in fumo quello che aveva fatto per otto anni e mezzo, come se avessi distrutto il muro che aveva messo tra me e mia figlia e Lindsey con odio, quello che provavo per lei da anni.
Mi inginocchiai di fronte a mia figlia e una lacrima mi rigò il viso.. che divenne un fiume quando le mie dita toccarono la sua pelle abbastanza soffice e delicata da poterci sprofondare dentro..
L'abbracciai per la prima volta, dopo averla messa al mondo e le annusai i capelli. Avevano lo stesso profumo di Robert.
Per un momento mi pentii di essere scappata dai problemi otto anni fa e di averla lasciata tra le grinfie di Robert e Lindsey..
Mi pentii di non averla portata con me a Boston, lasciando disperare Rob.
Mi pentii di tutto, solamente guardandola negli occhi.
I rimorsi si accanirono su di me nuovamente.
Come avevo fatto a mettere al mondo il fagotto che avevo portato nove mesi dentro di me e averla abbandonata? Per uno stupido capriccio?
Avevo paura, paura di star male. Soffrivo.. e la cosa peggiore era che l'unica persona che era in grado di cullarmi mi stava facendo versare fiumi di lacrime..
Mi guardò negli occhi per un attimo e poi risollevò il suo viso verso quello di Linds.
Quel viso che avrei tanto voluto sfregiare con le mie stesse mani. E in realtà, non so neanche come ho fatto a mantenermi.
"Mamma, allora? Mi spieghi chi è?"
Mia figlia non sapeva neanche che esistessi. Non gli aveva neanche parlato di me.
Mi sentì morire.
E la cosa peggiore...era che non potevo porre fine a tutto e subito.
Non ne avevo la forza.
Nè la voglia.



Pov Robert  

Kristen scattò immediatamente in piedi, facendo muovere velocemente le braccia.
Mi sferrò un pugno in pieno naso e scappò.
Per la prima volta in vita mia, sentì il cuore spezzarsi. Sentì anche piu' dolore di quando rientrai a casa con la nostra bambina e non ce la trovai, ad aspettarci.
Faceva male. Troppo.
Si fermò a qualche metro di distanza da me e mi lanciò con gli occhi bagnati un'occhiata famelica, meschina e carica di dolore e soprattutto odio.
Quello che per lei io non ero mai riuscito a provare come avrei dovuto fare realmente.
Mia figlia Stephanie mi tirò il bordo della maglietta spaventata, costringendomi a chinarmi.
Mi abbassai, flettendo le gambe sulle ginocchia e le presi la mano.
"Papà.. lei era l'attrice che ha recitato con te?"
"Si, amore"le sussurrai all'orecchio. La sollevai da terra, ingorando i grugniti di Linds al mio fianco e le dissi che ci saremmo visti l'indomani.
Avevo qualche questione da chiarire, e forse dopo otto anni, finalmente era giunto il momento.
Nessuno poteva sparire e ricomparire mille e mille giorni dopo, pretendendo di ricevere un abbraccio. Nessuno.
Niente valeva quella tortura, neanche tutto l'amore che ho provato per lei in sei anni.
Ero forte, e un attimo dopo non lo ero gia piu'..
Spiegai a mia figlia che Kristen era una mia amica, e che avevamo litigato. Non sapeva niente di noi, ma in realtà non sapevo niente neanche io.
Cosa si puo' dire a una bambina di otto anni e mezzo?
La caricai in macchina gia' mezza addormentata, mentre i pensieri continuavano a martellarmi il cervello colmo e offuscato e mi sistemai avanti. Misi in moto la macchina e non misi piede sull'acceleratore.
Tutto il nervosismo non avrebbe portato a niente di buono..e non volevo che succedesse altro. Non per colpa sua. Avevo rischiato anche troppo, per quanto mi riguarda.
Presi il telefono e composi il numero di mia sorella Lizzy piu' volte.
Nessuna risposta.
Finalmente riuscì a rintracciare Victoria, la mia seconda sorella..
"Vic, mi serve un favore"
"Rob, se vuoi sapere di Tom è qui a casa".
Il mio migliore amico che se la spassava a casa mia senza di me. Sorrisi e sghignazzai nella cornetta..
"Va beh, no. Volevo che mi teneste Steph per stanotte"
La sentì sospirare..
"Scordat..."
"E' tornata Kristen"
Lei la adorava, e so che l'adora ancora.
"Va bene, va bene. Mando Tom giu tra cinque minuti, fatti trovare"
Scoccai un bacio impercettibile e chiusi la comunicazione.
Cinque minuti quasi esatti dopo ero sotto casa mia. Ad aspettarmi c'erano mia madre Claire e Tom... Presero dolcemente Steph tra le braccia e salirono i gradini in giardino, coprendola sebbene facesse ancora caldo.
Tornai in macchina e mi piazzai sotto casa di Ruth, attaccandomi al campanello con forza..
Un tempo anche noi eravamo amiche.. poi è sparita anche lei, come la sua amica.
Scese con gli occhi appiccicati e stanchi e la matita sbavata.
"Che cazzo vuoi, razza di coglione?"
"Che tono simpatico". Sghignazzai tra i denti... e mi resi conto che non scherzava affatto.
Ci misi mezz'ora per convincerla a dirmi dov'era la donna che avevo amato piu' di me stesso... ma alla fine ci riuscì.

Un'altra mezz'ora dopo ero dentro il suo hotel, a lottare con il cameriere che non voleva farmi entrare.
"La signorina Stewart ha detto che.."
BLA. BLA. BLA.
Cacciai venti dollari dalla tasca e glieli poggiai sul biancone.
"Devo farlo" sussurrai piano..
Acconsentì e iniziai a fare le scale a piedi, tutti e sette i piani.  
Arrivato in cima non fu difficile trovare la sua camera. Mi accasciai a terra, poggiando fiacco e senza fiato la schiena contro il muro e pensai a cosa dire, a cosa fare. Senza arrivare ad una vera e propria conclusione.
Poi mi alzai lentamente e bussai..
La sentii imprecare dietro il portone e non potei fare a meno di sorridere silenziosamente, ricordando a quante me ne ha dette in passato.

"Robert, sei un coglione. UN COGLIONE! Ma che cazzo fai? Perchè ti fai scappare certe frasi dalla bocca?"
"Ho detto la verità alla stampa. Ti amo. Cosa c'è di male?"
"Sei un coglione!!" mi urlò in faccia tirandomi pugni quasi impercettibili sullo stomaco. Poi mi diede le spalle. Le presi il braccio e la bloccai, attirandola a me e le stampai un bacio dolce sulle labbra.. inizialmente stette ferma, e dopo ricambiò il bacio.
Finalmente.

La porta si spalancò di fronte a me, mostrandomi la sua immagine con ancora gli occhi gonfi e rossi e i capelli ingrifati sulla sua testa...
"Cosa cazzo vuoi?" sibilò a dentri stretti..
"You should let me love you let me be the one to give you everything you want and need"
  Lascia che io ti ami, lascia che io sia l'unico che ti da tutto cio' di cui tu hai bisogno"...

Avevo bevuto prima. E anche parecchio. Ero sicuro di non amarlo piu', ero sicuro di odiarla..
Eppure qualcosa dentro mi bloccava a contatto con i suoi occhi verdi e profondi.
Lì dentro ho rischiato di perdermi un sacco di volte.
Sbuffò portando gli occhi al cielo e si girò.. chiudendomi la porta in faccia..come aveva fatto tante volte.
Perchè era in hotel, quando aveva una casa enorme a Londra? Non me lo spiegavo.
Lasciai stare quel pensiero e cominciai a bussare violentemente, fregandomene dell'ora e del casino che stavo combinando.
"LASCIAMI STARE!"
"NO!"

Due minuti dopo si presentò di fronte a me nelle stesse condizioni di prima.
"Entri, solo perchè mi fai troppo schifo in questo stato e non voglio essere sbattuta fuori di qui a calci in culo per colpa di un essere viscido e schifoso".
Ora ne ero sicuro : era tornata.

*
Ma questa Kristen che scappa da Londra il giorno dopo aver messo alla luce una bambina?
Cosa sara' mai successo a questa coppia prima?
Non vi è ancora molto chiaro ... pero' lo scoprirete solo andando avanti e leggendo.
Vi tocchera' il cuore questa storia, proprio come ha fatto con me.
Spero vi sia piaciuto il primo capitolo. In tal caso, fatemelo sapere.

Big hugs :3
-Mà    


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Capitolo 2
*** Memories and tears ***


Cap 2 Buh! Avvertimento: Il pov Robert è corto perchè non c'è molto da dire..e il prossimo capitolo inizierà proprio col nostro bel giovanotto.
Spero vi piaccia :333
Buona lettura.

Capitolo 2



Pov Kristen
 

Chiusi per un attimo gli occhi spazientita.
Lui era avanti a me
, nella mia stessa stanza. Con quegli occhi profondi e malinconici puntati sui miei e il suo naso leggermente colorito a venti centrimetri dal mio.
Ci misi due secondi per capire tutto quello che stava succedendo, e che -probabilmente- quello sarebbe accaduto non molto lontanamente non andava affatto bene.
Non avrebbe fatto bene a me.

Mi guardò per pochi minuti negli occhi, martoriandosi esattamente il centro del labbro inferiore.
Iniziavo a spazientirmi e le lacrime iniziavano a premere forte ai lati degli occhi per uscire.
Le ricacciai dentro, trasferendo il nervosismo alle mani.
"Come facevi a sapere dov'ero?" sbottai urtata.
Iniziò a ridere e si mise a sedere sul bordo del letto..
"Ruth".
Ora ci si metteva anche lei.

Rimasi ancora un po' a rimuginare sul modo di ammazzarla l'indomani.. e non mi accorsi della presenza di Robert al mio fianco..fin quando non si mise a strattonarmi con forza.

Le sue mani, nuovamente sul mio corpo dopo tempo mi provocarono un effetto stupido.
Un effetto che non avrei mai voluto.
Al tocco mi sentì bruciare. Era come se la sua epidermide avesse perforato la mia, e stesse in qualche modo entrando a contatto con gli strati piu' interni, vicino alle ossa.
Subito dopo sentii solo freddo.
E un brivido mi percosse tutto il midollo.
Cosa cazzo mi stava succedendo?
"Allora, hai intenzione di staccare quelle labbra l'una dall'altra.. o no?"
 Ascoltai con indifferenza e distrazione, senza sapere cosa ribattere o rispondere.
"S..si..cioè no"..
Scoppiò in una risata che mi contagiò.
Me. E il mio cuore.
Cominciò a ridere di gusto pure lui.

Bene. Grandioso.
La cosa peggiore era che NON riuscivo a fermarlo.
Iniziai a dimenarmi tra le sue mani ancora sul mio bacino e mi scostai, mentre la sensazione di freddo mi invase di nuovo.
Ma questa volta era diversa.
Stavo correndo, di nuovo. Ed ero gia' inciampata una volta, per colpa di un suo sgambetto.
"Cosa cazzo sei venuto a fare qui, ROBERT?" Alzai la voce verso la fine della frase, senza neanche rendermene conto.
Tutto l'odio che avevo costruito per lui era svanito, e dovevo mascherarlo.
Dovevo recitare.
Infondo un tempo era il mio lavoro.
Girai leggermente il capo verso destra e abbozzai al muro un sorriso, mentre aspettavo che le sue corde vocali si muovessero, per darmi una spiegazione plausibile alla sua presenza fisica all'interno di quella stanza che improvvisamente mi sembrò un buco.
Troppo piccola.
E così immensamente pericolosa.

Erano parecchi minuti -i minuti piu' lunghi e duraturi della mia vita- che ovunque c'era silenzio assoluto.
Ce n'era fuori.
Ce n'era dentro di me, in quanto a parole.
Decisi di spezzare quella paura e quel rumore assordante del mio cuore in agitazione e sbraitai..
"ALLORA?".
Avevo ripreso a urlare, a sputare parole senza sapere esattamente cosa dire.
Mi staccai ulteriormente dal suo corpo, tanto per mettere ordine nel mio cervello..
Rischiavo di bruciare completamente all'inferno.
O forse, semplicemente, lo avrei preferito. Di gran lunga.
"Voglio spiegazioni" mi disse buttandomi le parole addosso, che arrivarono dritte come un sasso in pieno naso.
Il suo tono era tranquillo.
Non sentii piu' niente in quel momento, apparte il nervosismo crescere e impadronirsi di ogni singola cellula del mio fottuto corpo.
Temevo quel momento da otto anni.
Sapevo che sarebbe arrivato prima o poi... ma continuavo a desiderare e a sperare che non arrivasse.
Mai.
Spalancai al massimo gli occhi, mentre il sonno -che fino a quel momento mi aveva completamente scocciata- si accingeva ad andare via e sospirai pesantemente, girando la testa verso la sua.
Le sue pupille erano puntate e concentrare insistentemente su ogni punto del mio corpo e sentii improvissamente il disagio salire ed espandersi fino alle punte dei capelli piu' lunghi.
Non me lo spiegavo.
Con lui ero stata milioni di volte mezza nuda..con lui avevo fatto l'amore....
"Da quanto ti vergogni di me?" sussurrò divertito.. Non risposi. Non l'avrei fatto.
"Avanti, aspetto una spiegazione" disse tornando su quel tasto rotto e doloroso.
Rimasi in silenzio ancora per un po, elaborando quello che avrei fatto uscire dalle mie labbra secche e vergognosamente screpolate.
"Non capisco".
Era tutto cio' che ero realmente capace di dire, tutto ciò che ero capace di fare.
Mentire.
A me...e a lui.
Mentire ancora una volta, senza affrontare quello che doveva essere affrontato.
E chiuso. Per sempre.
Sbuffai, rendendomi conto di quanto ero mediocre e ipocrita, anche verso il mio cuore e mi girai verso la finestra spaventosamente spalancata.
Sentii i suoi passi schioccare e rimbombare sul pavimento e fermarsi.
Non so dove. Nè quando.
Poi silenzio.
Silenzio...
E ancora silenzio.
Iniziai a contare tutte le inspirazioni che facevo col naso, i battiti che riuscivo a percepire...e tutti i secondi che avrebbero preceduto la sua reazione che tardava ad arrivare.
Dieci.
Venti..
Ventisei.
La sua mano mi sfiorò la pelle, facendo rizzare all'aria tutti i pori e velocemente mi girai, mentre l'euforia schizzava nelle vene.
Inarrestabile, come il sangue.
Poi mi girai, mentre sul mio viso avevo finalmente rilasciato le goccioline salate che trattenevo da tempo...
Meglio note come lacrime.
Restò immobile come un cadavere senza staccarmi le mani di disso, se non per asciugare la lacrima che era arrivata pericolosamente vicino le mie labbra, all'incavo del naso..
Non mi staccava un solo secondo gli occhi di dosso.
"Lo sai di cosa parlo" disse avvicinando ulteriormente il suo mento al mio.
La sua risposta arrivò schietta, chiara e forte, sebbene con un bel po' di ritardo..
Sospirai e annuii, lasciando alle lacrime silenziose compiere il proprio corso.

"Scema, non andare via... resta a dormire qui" si poggiò sul letto continuando a sbattervi le mani sopra.
Ero furiosa. Volevo scappare.
"Non andrò via"..dissi calmandomi quando le sue mani velocemente sfiorarono le mie... morbide.


Agitai la testa per scacciare i nostri visi vicini. Nella mia mente.
Se solo fosse stato così facile... se solo....
I miei occhi si appesantivano sempre di piu e la sua immagine, i suoi contorni non sembravano piu' ben definiti come due minuti prima.
Non erano piu' nitide, per colpa delle mie lacrime.
"Mi dispiace, ok?" esclamai portando le mani sulla fronte altrettanto fredda. "Ho...bisogno di andare a riposare.. sai, il fuso orario..".
Gli presi incerta il braccio e lo cacciai fuori, trascinandolo fino alla porta.
La aprì.
"Buonanotte" dissi secca e aggrottai le sopracciglia.
Non disse una parola.
Non emise un sospiro. Nè un soffio.
Solo un grugnito disperato e deluso e uscì. Lentamente.
Avevo ancora paura...Paura del dolore morale, piu' forte e tagliente di ogni dolore fisico io abbia mai provato..
Chiusi la porta e mi diressi verso il letto gia' leggermente scompigliato..
Mi avrebbe odiata per sempre.
Gia. Ma almeno mi sentii libera.. Per un attimo. Libera di odiarlo, di fantasticare...e poi di nuovo odiarlo.
Libera di sputare la sua figura nel mio cervello. Libera di fare cio che volevo.
Scostai le coperte e mi sistemai dentro, mentre studiavo la pittura azzurra filata del soffito e sprofondare nel sonno, mi fu tutt'altro che difficile, nonostante lui continuasse ad angosciarmi.

Mi svegliai solo sei ore dopo.
Avevo dormito poco... e male.
C'era silenzio, pace.. e tutto cio' che occorresse a una ragazza gia' distrutta di suo.
L'unica cosa che mi dava fastidio era il rumoraccio del mio stomaco che ronzava nell'aria, peggio di due mosche fastidiose..

Da una parte avevo fame. Tanta fame.
Non toccavo cibo dalla mattina avanti e se non avessi messo qualcosa nello stomaco sarei svenuta.. Dall'altra parte però sentivo ancora la sua presenza e quindi un tappo all'entrata dello stomaco.
Il telefono mi distrasse. Tornai verso il letto e scostai nuovamente le coperte, per scovarlo.
Lo afferrai tra le mani che ancora tremava, come una foglia e risposi, infilando i jeans piu' stretti e leggeri che avevo.
"Krist..."
"COGLIONA! Ma che cazzo ti salta in quella testa? Hai bevuto ieri sera?" urlai sulla tastiera. Non rispose.. sembrava essere divertita... "EH, RUTH!?"
Alzai la voce, quando le immagini pietose di due sconosciuti il giorno prima, -noi-, si bloccarono avanti agli occhi come una muraglia..decise a non andarsene e a lasciarmi finalmente un po' in pace.
Non ero capace di scacciarle in nessun modo.. ma ero sicura che forse non mi impegnavo abbastanza per farlo.
Presi le chiavi e aprii la porta con nervosismo puro, mentre le infinite scuse assurde di Ruth rimbombavano nel mio timpano destro.
"Si, si...ok".. tagliai corto sconfitta.
Non mi aveva dato tempo per la parlare.
O neanche per respirare un minimo.
Urtai contro qualcosa di relativamente duro, mentre tenevo ancora gli occhi rivolti verso l'alto, incollati al soffito del corridoio.
"Ma che cazz...?!?"
Abbassai il mento, col cellulare ancora all'orecchio e strabuzzai  gli occhi
come una rana.
"Buon......giorno?"
Non lo era. AFFATTO.
Chiusi la chiamata e buttai il cellulare a terra.
"Robert... UNA CASA NON CE L'HAI? O TI SERVE SOLO PER..?" Chiusi la bocca, prima di rovesciare e di svelare il peggio. Infondo non lo avevo fatto per otto anni..
Cercavo di spigliare i miei piedi ancora intrappolati tra le sue gambe, spazientita.
La forza di gravità, -o piu' probabilmente la mia goffaggine- mi fece cadere.
Sentii forte e chiaro l'impatto con la sua coscia, ritrovandomi pericolosamente con la faccia vicino la sua.
Per fortuna il corridoio era/sembrava vuoto.
"Non dirmi che hai..." sussurrai a bassa voce..
"Dormito qui tutta la notte col culo nel corridoio di un albergo? In effetti si, mi mancava" disse spigliato.."Perchè?"
Scoppiai a ridere, anche piu' forte della sera prima e mi alzai.. feci un cenno con la testa e mi diressi verso l'ascensore..
La sua mano mi bloccò, troppo velocemente, costringendomi a girarmi forzatamente e a bloccare i miei occhi sulle sue profonde pupille.
"Ho preso io i cornetti, se ti va"..
Avevo davvero troppa fame per rifiutare, anche se sicuramente quel gesto vicino mi avrebbe provocato un sacco di ricordi e spasmi.
Fare colazione sdraiati sul letto, mano nella mano.
Decisi di lasciar stare e riaprii la porta, con dolcezza.

"Bel soffitto" commentò a voce alta, steso
non troppo vicino a me sul pavimento con le mani sotto la testa..
Mi accoccolai sulle mie stesse gambe, come per fare yoga e mi voltai a osservare l'improvviso acquazzone picchiare violentemente contro il vetro.
Una gocciolina si unì ad un'altra e continuarono insieme un unico corso, ingrandendosi sempre di piu'.
Come una palla di neve.
Chiusi gli occhi. ANCHE quello mi riportava al passato.

"Stephanie...si chiama..Stephanie" dissi con un filo di voce e altrettanto di forza che mi restava dopo il travaglio lunghissimo e il parto, mentre mi consegnavano la creatura piu' bella del mondo tra le braccia.
Rob, con la mascherina verde quasi fosforescente sulla bocca e una lacrima sulla guancia mi sorrise.
Non riuscii a ricambiare... non provai altro che dolore..
E non era per lo sforzo fisico appena compiuto"  


Feci spallucce al ricordo e lasciai le gocce compiere il proprio cammino e scorrere all'esterno della finestra.
E della mia vita, senza influenzarla. Il tempo era grigio, esattamente come me in quel momento..
Anche lunatico.
Poi mi si piazzarono avanti agli occhi e potevo giurare di aver sentito il suo odore.
Quello di mia figlia. Mi sentii un mostro.
Io..sua madre.. tra quarant'anni non sarei stata vicino a lei a raccontarle della sua prima fase di vita, sfogliando un vecchio album ingiallito pieno di polvere.. e invece avrebbe passato le vacanze di natale da me a Boston, e le estati qui, a Londra..o Brighton.
Non avevo fatto la fatina dei denti, babbo natale o la befana.
Non avevi fatto a palle di neve quando fuori c'erano meno 2 gradi e non mi ero sentita orgogliosa e triste allo stesso tempo mentre mia figlia mi salutava e mi lasciava la mano per la prima volta per andare a scuola, con un grembiulino che poco piu' in la le avrebbe fatto piu' da maglia, che da vestitino.
"Dov'è...Steph?" dissi istintivamente con le dita nella bocca
Ammesso che si chiamasse ancora così...
Ammesso che non le avesse cambiato nome senza avere i coglioni per ammettermelo..  

Avevo voglia di stringerla forte al mio petto, per sentire ancora una volta, la seconda della mia vita...cosa si provasse a tenere tutto il mondo tra le braccia.
Avevo voglia di recuperare troppo.. ma...forse era impossibile.
Era troppo tardi.
L'espressione triste di Robert mi distrasse.
"E' con...Vic e Liz"..
"lei non sa che esisto, non lo sa. Lei non sa chi è sua madre... o almeno...".. Mi tappai la bocca.
I miei pensieri erano riusciti a uscire solamente dal cervello e a manifestarsi ad alta voce.. anche troppo.
Non avrebbero dovuto.
"Mi dispiace... non sapevo cosa fare" disse.. Sembrava davvero dispiaciuto per me..
Osservai il suo sguardo perso nel vuoto della stanza.
Distratto, ansioso.
Avevo dimenticto quanto  fastidio
mi desse quell'espressione così nervosa.
Non avevo piu' la piu' pallida idea di chi fosse quel ragazzo di fronte a me..
Di certo non il 'mio' Robert.

Non risposi e mi limitai ad assumere anch'io un comportamento gestuale nervoso, carico di tensione e di una che non sapeva come agire..
Io.
Ora eravamo come due protoni, solamente capaci di respingerci a vicenda.
Incompatibili.
I miei occhi, in tutto quel silenzio si fissarono sulle sfumature dei suoi capelli ribelli, come lo erano sempre stati.
Respirai pesantemente. In quel momento era l'unica cosa che potevo fare. E che volevo fare:
Respirare qualcosa in cui non ci fosse il suo benedetto naso di mezzo. Respirare aria pura.
Incontaminata.
Le sue mani tremavano e sbuffò, mentre si limitava a osservarle.
Mi chiesi a cosa stava pensando...
...A me?
Pensava mai a me? A noi? A tutto quello che eravamo...e a quello che potrebbe essere stato?

Non era giusto.
Troncare un amore così forte era diabolico.
Era peccato..
Il destino aveva deciso di cucire i nostri cuori con l'ago, e poi di strapparli tutto d'un fiato, senza neanche rendersi minimamente conto di quanto potesse fare male.
Di quanto potesse bruciare.
"Mh devo...andare. Sai, Steph sarà preoccupata". La sua voce interruppe violentemente i miei pensieri..
Si strinse nelle spalle e si alzò velocemente, staccando la sua schiena lineare da terra..
"Oh...capisco.. Si..certo, certo"
Rimasi dov'ero, fossilizzata, con il rumore della pioggia rimbombante nelle mie orecchie insieme alla tachicardia improvvisa e osservavo le sue mani aprire la porta..
"ASPETTA!" Urlai con tutta la voce che avevo in corpo e mi schiarii la voce.
Non era facile.
Mi guardava ansioso, di nuovo.
Aspettava.
"Voglio...mia figlia..insomma..passare del tempo con lei" dissi tutto d'un botto.
Strinse i pugni e la sua espressione si fece piu' dura di quanto lo fosse mai stata.
"Scordatelo, Kristen"..
Sentii le lacrime inondarmi il viso impaurito e la pelle bruciare nuovamente, per un dolore. Il cuore pulsava piu' velocemente, e sentivo il sangue scorrere e gelarsi improvvisamente in ogni singola vena.
"Perchè?"
"Non la toccherai. Non distruggerai il suo cuore e i suoi sogni innocenti." disse sbrigativamente e con sentimento.." Non come hai fatto con me".
Era troppo.
Davvero.
Avrei presto sputato ogni singolo pezzettino di rabbia nascosto in qualsiasi parte della mia pelle liscia. Tutta la rabbia nascosta e sparsa nel mio corpo.
Tutta.
Da otto anni..
Quasi 3000 giorni.
"VAFFANCULO! BRUTTO COGLIONE!"
"Come, SCUSA?" Era.. meravigliato. Incazzato.
Ma mai quanto lo ero io.
"Si, hai capito. Coglione non puoi..."
Mi interruppe.
"Lo sto facendo"
"SMETTILA DI GIOCARE A NASCONDINO! SMETTILA DI GIOCARE CON IL MIO FOTTUTO CUORE COME SE FOTTE LA TUA CAZZO DI PLAYSTATION, ROBERT. NON SONO UN PALLONE, IDIOTA"
Singhiozzavo. Gridavo..
Morivo di rabbia.
"SCUSA! SCUSA! Sono andato io via di casa dopo averti dato una figlia a 24 anni, eh?" disse ironico e sogghignò.
"HAI SCOPATO CON LA MIA MIGLIORE AMICA.. MENTRE CERCAVO DI CALMARMI.. MA TU NON ARRIVAVI." Urlai tra le lacrime ancora una volta.
"Non arrivavi." ribadii piu' calma e a voce piu' lieve.
Ricordavo tutto.
Ogni singolo momento, ogni singolo secondo. Ogni singola cosa...
Ogni singolo battito, fitta allo stomaco.
Rimase immobile e ne approfittai, per esaurire tutto quello che avevo dentro..
"Cosa avrei dovuto fare? Restare? Fare finta di niente? Dovevo andare via da te, via da Lindsey, da quella maledetta casa. Da tutti. Tradita dalle due persone della mia vita" dissi. "Cos'avresti fatto, Robert?"
"Cosa?! Tu sei veramente scema. Non dire cazzate".
Era incredulo, malinconico.
Diverso.
Forse sarebbe scoppiato e avrebbe urlato di dolore anche lui.. ma si stava limitando a farlo solamente dentro..
"Ti ho visto... era... avvinghiata a te, a casa tua! I tuoi occhi ardevano di desiderio.. parlavano.." dissi ripensando a quelle immagini schifose. "Tu.. non mi guardavi piu' così"
.
Avrei preferito finire sotto un tram, piuttosto che ammetterlo.
"Cazzo".. disse accigliandosi.
Era 'buttato' a peso morto sulla soglia della porta, come se una pietra l'avesse colpito in piena testa, vinto dallo stupore.
Mi tornò in due secondi il nodo alla gola e lanciai un gemito, mentre lo vedevo dileguarsi e sparire dalla mia visuale.

Dimmi che ti dispiace.
Dimmi che torni e che non mi lasciarmi piu'...
Dimmi che non ci vedevo bene e che non hai scopato con la mia migliore amica mentre stavo per mettere alla luce tua figlia..


Passarono cinque minuti... i cinque minuti piu' lunghi della mia vita. Chiusi gli occhi.

Non sarebbe tornato.



Pov Robert

"This is a crazy world... (Questo è un mondo matto)
 These can be lonely times (questi possono essere periodi di solitudine)
 It's hard to know who's on your side (è difficile sapere chi ti sta vicino..)
 Most of the time" (Il piu' delle volte..)  


Erano passati appena dieci giorni dall'ultima volta che l'avevo vista.. eppure mi erano sembrati mesi.
Cristo, i suoi fottuti occhi verdi... profondi e cristallini come il mare...
Si potevano odiare quegli occhi?
No.
Quella ragazza mi aveva completamente rovinato e sballato la vita..
Mi aveva incenerito il cuore, e poi lo aveva anche calpestato, come semplice carta.
Avrei dovuto odiarla.. ma per qualche strano motivo NON ci riuscivo.

"Robert?"
Aprii gli occhi come una scheggia e guardai mia sorella Vic china su di me, col mento e l'espressione bassi.
"Mh?" Ero ancora rincoglionito..I suoni continuavano a echeggiare nelle orecchie ma non riuscivo a distinguerli.
Avanti gli occhi le immagini e i contorni erano tutt'altro che nitidi..e il mio cuore continuava a rimbombare.
"Buongiorno".. sorrise e se ne andò, inconsapevole.
Nessuno sapeva niente, nessuno poteva aiutarmi.
Forse potevo solo io, ma non ne avevo nè forze nè volontà per tirarmi fuori dai casini e dai guai degli ultimi tempi..
 Insomma...Lei rivoleva mia figlia.. avrebbe fatto di tutto per portarla via da me.
Non l'avrei MAI permesso..
Non anche quello... non anche lei...oltre me.
Lei era l'unica cosa che mi rimaneva di Kristen..
Ogni sera piangevo sul corpicino di Steph rannicchiato tra le lenzuola candide con il viso chino.
Ogni volta che mi sentivo morire di notte, non la trovavo affianco e ripensavo che se n'era andata prendevo Steph tra le braccia e la sentivo fottutamente vicina.
Sentivo il suo profumo.
Quando volevo mollare tutto, farla finita..mi giravo verso i suoi occhietti e capivo che lei aveva bisogno di me per crescere.
Io avevo bisogno di lei.. per vivere.
Non poteva portarmi via la figlia che non aveva voluto veder crescere... dopo piu' di otto anni.
"Robert!". La voce allegra del mio migliore amico, -il migliore amico piu' bravo del mondo- mi rimbombò velocemente e istericamente nella orecchie.
Mi girai verso di lui, per ammirare il suo colorito piuttosto dorato.
"E' normale che sparisci dodici giorni...? Si che eri in vacanza, però..."..
Mi accigliai e sbottai nervoso.
"Ohoh, calmino..." si sedette vicino a me, mi tolse una cuffia dall'orecchio prima che lo facessi io e mi guardò negli occhi, sinceramente.. "Cosa mi sono perso?"
"Lei...ti sei perso lei"..dissi..
"Lidsey? Finalmente l'hai mandata a fare in culo quell'antipa..."
"No" ribattei bloccandolo. "Kristen è tornata".
Sbarrò completamente gli occhi: sembrava...stravolto.
"La tua/nostra..Kristen? Non...è possibile"..
Rimasi con gli occhi persi nel vuoto.. anche quando i gridi quasi isterici di mia figlia riempirono la stanza e fecero da sottofondo ai miei pensieri, sebbene fossero abbastanza rumorosi e estremamente pesanti per me.
Tom non mi lasciò finire di guardare quello che stava accadendo nella mia testa, poggiando la sua mano cocente sulla mia spalla..
"E' un..fantasma. Fai finta che sia invisibile. Continua la tua vita"
Trasalii, cercando di scacciare il brutto nodo in gola duro che si era formato poco prima e che non ero capace di sciogliere.
Lei era stata la mia vita..
La mia vita era in un certo senso finita quando non la trovai al mio fianco, il tre gennaio del 2012.
Non poteva continuare come se niente fosse stato, quando ce l'avevo avanti al naso, timida..goffa e sorridente com'era sempre stata-
"Non posso".
I suoi occhi si riempirono di stupore, come se volesse farmi credere che non si fosse mai aspettato quella risposta..

"Lui non puo' mentire. Questo a volte lo spaventa un po', ma è la cosa che preferisco di lui"

Una frase, una stupida delle tante frasi
 uscite dalla sua bellissima e perfetta bocca.
Una frase che mi rispecchiava, mi metteva a nudo.
Ogni persona, -ma soprattutto lei- sapeva tutto di me..
Ero romantico, semplice..sempre sorridente.. e non sapevo mentire.
Bastava uno sguardo leggermente accurato a svelare ogni velo di quello che pensavo e provavo..
"Capisco" sibilò Tom a denti stretti.
Kristen era diventata la sua migliore amica e avevano curato di giorno in giorno quel rapporto che dopo un pò diventa..indispensabile.
Un po' come la droga.
Scossi la testa, respirai a fondo e sorrisi forzatamente prima che il telefono si 'dimenasse' nella tasche..
Lo afferrai.
Nuovo messaggio di testo: Ruth.
Alzai gli occhi al cielo velocemente e sbuffai fugacemente..
Non sapevo se leggerlo o meno.. e stavo per eliminarlo, quando mi resi conto che forse poteva essere importante.
Doveva essere importante.
Passai velocemente il dito sul mio i-phone 4, mentre ogni singola parte del mio corpo cominciava a tremare e a sudare goccioline fredde.
"Stasera alle 21.00 all'ENGLISH THEATRE ci sarà un'intervista sulla saga di Twilight otto anni dopo..edizione speciale. Quindi alza il culo e non farmi fare brutte figure"
Rivolsi uno sguardo fugace a Tom, nonostante fosse girato di spalle e mi ignorasse e riposi il telefono.. sul divanetto..mentre iniziai a tartassarmi di domande e imprecazioni.

Erano le 20.46 minuti.
Continuavo a fare avanti e dietro per il vialetto di casa di mia madre staccando a morsi ogni pellicina che rovinasse le mie dita dritte e lunghe.
Ero agitato.. ero nel caos piu' totale.
Non potevano fare l'intervista un mese fa? Lei non ci sarebbe stata.
Mi girai e mi chiusi la porta alle spalle con decisione.. mentre mi dirigevo verso la macchina.
Schiacciai il pulsante e dopo aver lampeggiato due o tre volte al solito entrai, e misi in moto.
La strada fu relativamente breve..
Accostai la macchina nel parcheggio di fronte e scesi con i piedi ben saldi a terra.. anche se il mio pensiero era altrove.
Presi diverse abboccate d'aria, lottando contro il desiderio di accendermi e fumarmi un'intera sigaretta -o magari anche due ed entrai-..ritrovandomi subito a contatto visivo con Ruth.
Mi sorrise.. e si portò avanti a me, a passo svelto e con un portamento elegante.
"Ciao, Robert" disse stringendomi la mano "Qui, prego".
Mi aprii la porta e io varcai la soglia, mentre entravo in un camerino abbastanza triste: la luce proveniente dall'angolo era soffusa..e dava impressione di qualcosa di triste e abbastanza tetro, in realtà..
Sentii la porta sbattere dietro di me, e le chiavi infilarsi dall'altra parte della toppa e fare tre giri esatti..
"Ma che cazz..."...
Sentii la risata soffocata e così bassa che riuscii a distinguerla a malapena in tutto quel silenzio di Tom e Ruth.. e mi chiesi cosa ci facevo li.
Dopo capii tutto.
Una figura femminile voltata di spalle risaltò dritta ai miei occhi.. così come il suo pianto leggero.
Il cuore iniziò a battermi all'impazzata, così come il sangue pulsava insistentemente, facendo pressione soprattutto sui polsi e sul collo e iniziai a sentire caldo.
Un caldo soffocante.
Singhiozzava a spezzoni e tremava quasi impercettibilmente...
"Robert...." sussurrò "che...ci fai qui?"...

Mi bloccò completamente il respiro.
*



Chi sarà mai la donna nel camerino? Vabbè, lo immaginiamo tutti...
Ok... fa cagare.
Ma finchè 'sti due non si chiariscono sul passato c'è poco da fare... e comunque ancora tutto da scoprire.
Scusate per errori eventuali di battitura e quant'altro e fatemi sapere al solito cosa ne pensate..in qualsiasi modo..
Alla prossima.
-Mà <3







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Capitolo 3
*** Comes and goes ***


3 capitolo Niente, l'altra volta scherzavo, inizio da Kristen.
Scusate il ritardo ç_ç non ho proprio tempo per scrivere...quindi... è uscita una schifezza, come al solito.
Grazie a tutti.
ASSU, GRAZIE PER LE CANZONI, TI ADORO *°*

Capitolo 3.



Pov Kristen


Dischiusi leggermente gli occhi.
La luce era molto soffusa e fievole e arrivava a malapena a 'sfiorare' le mie pupille, senza neanche farsi catturare.
"Cosa diavolo ci fai qui?" sussurrai.
Ci separavano metri... ma i nostri cuori erano distanti piu' di cento chilometri.
"...Mh. Temo..che ci abbiano incastrati".
Iniziai a tremare.
A sentire un caldo ustionante lacerarmi il cuore e ogni singolo strato di pelle, insieme a tutta la dignità e a tutto l'orgoglio ancora presenti.
Le voci di Ruth e di un ragazzo rimbombavano all'esterno di quelle quattro mura spesse, fredde e pericolosamente vicine che mi circondavano.
Ci circondavano.
Scattai d'ira e corsi verso la porta, cercando accuratamente di evitare contatti fisici con lui..

Non potevano davvero farmi quello che stavano facendo.

Bussai velocemente e dimenandomi, anche quando, dopo un po' di tempo, sentivo le forze delle braccia e delle gambe affievolirsi senza di piu', fin quando non ne rimase che una piccola briciola, giusta solo a tenere la mia ossatura in piedi.
"Cristo, Ruth! APRI"...
Ululavo contro il soffitto come un lupo furioso..e a giudicare dallo sguardo di Robert dovevo essere un sacco buffa..
"No, voi restate lì e parlate"..
La voce fievole da fuori mi arrivò in piena faccia come una sberla fortissima e sentii il cuore lacerarsi in mille piccoli pezzetti..
"...T..om? Sei, tu?"...
"Così pare"..
Cristo, c'era... Tom fuori. Il migliore amico di Robert...o Dio.
Misi la mano sulla porta fredda, con il palmo destro ben steso, come per cercare fuori il suo palmo..
"Tom, apri...ti prego.."..
Ansimavo, tremavo di paura, di rabbia.
Non rispondeva piu'...non rispondeva piu' NESSUNO.
Non mi cagava piu' nessuno... 'CAZZO'.
Un foglietto bianco, strappato da un foglio di quaderno a quadretti comparve sotto la striscia della porta, con un po' di inchiostro sopra...
'Parlate, senno' rimarrete li a morire a vita...
Andiamo a prendere un caffè.....e un cornetto, ciao.
Tom'..
Sbuffai e abbassai lo sguardo, lasciando scivolare la schiena contro la porta e mi abbandonai al pavimento gelido e al profumo di menta fresca che mi annebbiava i sensi.
"Uhm, allora"... sussurrò..e quando mi girai, il mio naso' freddo trovo' il suo estremamente caldo.
Eravamo esattamente gli opposti.
Caldo.. Freddo.
Ruvido...Liscio.
L'estate e l'inverno.

"Abbiamo qualcosa di cui parlare, a quanto pare..Signorina Stewart" concluse soddisfatto.
I miei occhi verdi si perdevano nei suoi, fottutamente misteriosi..e la sua fronte fece la stessa fine dei nostri nasi.
Rimasi gelata e immobile lì sotto, come sotto un manto di neve lucente.
Muoversi avrebbe portato qualcosa di peggio.
"Non ho nulla da dirti, Robert"..
Sentii tossire fuori..
"NON DOVEVATE PRENDERE UN CAFFE', VOI?!?"... Urlai.
Risero e sentii i loro passi allontanarsi, susseguirsi uno dopo l'altro e perdersi del tutto.
"Ehm..."
"Che vuoi tu?!" sbottai.
"Solo capire, forse."
"COSA C'E' DA CAPIRE, CAZZO? Non sono una psicologa, porca merda"
Faceva finta di non sapere...e mi dava fastidio da morire.
Avrei voluto che il pavimento sotto di me si aprisse e mi lasciasse cadere giu', fino a bruciare all'inferno.
Morte.
Non avrei desiderato altro...non avrei desiderato niente che non fosse morire, vivere in un posto dove lui non ci fosse...
Alzarmi, sorridere e fare ogni cosa a cazzi miei. Non dare spiegazioni a nessuno, nè tantomeno a lui..
"OOOKAY, BASTA." dissi... e mi coprii la faccia con le mani morbide e profumate.."Sono andata via perchè mi tradivi con la MIA..MIGLIORE AMICA... CAPISCI? Mi pare di avertelo già accennato.. e..."
"Ascoltami.." disse.
"NO, ASCOLTA TU, OK? Io non ho mai chiesto NIENTE che non fosse te. Non ho mai chiesto niente di piu'..."
Sorrise..
"Che cazzo ridi?". Sbuffai e mi girai a guardare la pioggia battere sulla finestrella piccolissima alla nostra destra.
Emetteva un tonfo assordante.
"SORRIDO, non rido...perchè sei così..."
"Incazzata?"...
"No... sincera. E così fottutamente bella...".
Uno strato lucido mi coprì la retina
"...Robert, non ti voglio, non mi interessa niente di quello che fai, non mi interessa niente di quello che pensi, nè delle tue giustificazioni"....
"Ti sei dimenticato di noi?" disse a un palmo dal mio naso..
Robert sopra, giu'.
Robert sorridente.
Robert incazzato.
Furioso.
Robert emozionato.
 Robert imbarazzato.
Robert di notte, e di giorno.
Robert...OVUNQUE.
Come si faceva a dimenticare?
"No"...dissi secca inarcando le sopracciglia verso l'alto..
Ci fu silenzio totale per un po', fuori e dentro la stanza, simile a quello che c'è nei cimiteri la notte fonda, -non che l'abbia mai provato, eh-...
C'era solo quel rumore fottuto, assordante, scorbutico e martellante del mio cuore, che stava per schizzare via dal petto.
"Puo' una barca a vela andare avanti, se il vento se n'è andato?" sussurrò Robert, in piedi verso la finestrella che si sporgeva su un ampio giardino all'inglese.
"Puoi ripetere, SCUSA?"...
"No, niente" mi disse...
Evidentemente si, puo'.
Una barca a vela puo' andare avanti dopo che il suo vento se n'è andato.... deve semplicemente trovarne un altro piu'...
forte.



Pov Robert.



Continuavo a tremare freddo, e fuori c'erano ancora gocce di umidità chiaramente visibili dietro lo strato opaco di vetro che mi fronteggiava il viso.
Non sapevo piu' come affrontare la questione, non sapevo piu' cosa dire: Ero su un un filo sottile, e prima o poi sarei precipitato a picco nel burrone che mi sottostava..
Sentivo solo lo sconforto crescermi dentro il petto e impadronirsi di ogni neurone ancora rimasto sano..
Sentivo... vuoto.
Avevo desiderato così tanto vedere la madre di mia figlia, desideravo così tanto parlarle -e non solo-, che allora che l'avevo avanti a me non sapevo piu che farmene, se non stare in silenzio a guardare chissà dove, ad aspettare che chissà chi sarebbe venuto a liberarmi..
Ma non veniva nessuno.
Chiusi gli occhi e scagliai la mia rabbia contro la finestrella, che si sgrano' in piccolissimi frantumi sotto le mie dita fredde e dure.
"Perfetto"...sussurro' Kristen, e poi sbuffo', girando la testa dall'altra parte.
Riuscivo a cogliere ogni suo minimo, millimetrico movimento con la coda dell'occhio...
Riuscivo ad assaporare ogni secondo di quegli attimi, e si, pensavo continuamente a quanto fosse cresciuta...a quanto fosse diventata matura e bella... -non che prima non lo fosse-...
Mi girai e poggiai la schiena al muro ruvido, rassegnandomi al dolore della mano sanguinante...quando lei si alzò, un po' goffa e scoordinata.
"Fammi dare un'occhiata.."
Ritrassi la mano verso me stesso, come un gesto istintivo.
"...Cristo, Robert... smettila di fare il bambino, ok? Dammi quella mano"...ringhio'. "Ti fidi di me..o no?"
"..Non molto" dissi ridendo... ma lei sembrava tutt'altro che divertita, così mi limitai a fare quello che diceva..
Dopo aver esaminato il mio palmo tiro' fuori una piccola garza dalla borsetta -aveva una borsa?- e mi fascio' il polso...
"Cosa c'è? Perchè mi guardi...in quel modo?"
"Quale modo?" obbiettai.
"...Ehm, quello di cane bastonato che non scopa da..anni"
"Beh non è proprio così....".. si irrigidì, così andai avanti "...Non so se essere piu' sorpreso per questo, o perchè TU, porti una borsa..."
"Ho fatto un corso da infermiera, l'estate scorsa..." sussurrò sedendosi di nuovo a terra...
"E... la borsa?".
"Le persone cambiano, Pattinson. Le persone cambiano sempre a causa di altre persone".
"Quindi tu porti una borsa a causa mia?"...
"No, io sono diventata una cogliona per causa tua"..
Risi..
"No, Robert... Possiamo uscire, davvero? Voglio uscire via di qui. Ora, subito."..
"Dovresti dirlo al mio...m"
"NO! APRI QUESTA PORTA!"
"Oh, ti calmi?"... le mie mani a contatto con le sue bruciarono, inutile puntualizzarlo.
Ero felice, da un lato... perchè sfiorarle la pelle mi provocava la stessa cosa di quello che mi provocava anni fa... esattamente la stessa cosa.
Si accascio' tra le mie braccia completamente rassegnata, dopo aver scalciato contro le mie ginocchia e respiro' profondamente, come una bambina che si è sbucciata il polso giocando dietro ad un pallone nelle strade.
"Ah, Stewart, Stewart...sei troppo ingenua, davvero".
"Mi hai tradito.." sussurro' con un filo di voce e una lacrima sul viso..
Glielo presi tra le mani e la girai verso di me, con forza.
"Non lo avrei mai fatto..."
Non rispose, ma io avvicinai le labbra alle sue e le incollai alla sua morbida carne, mentre le mie mani iniziarono a scendere sui suoi fianchi, sottili come al solito...
Le presi una ciocca di capelli e gliela portai dietro il lobo destro e la mia mano continuò a scivolare tra i mille capelli che le coprivano il viso..
"Ti prego, possiamo uscire? Voglio andare a casa" disse straziata prendendomi il viso tra le mani... e poi si accascio' definitivamente tra le mie braccia possenti...

"Kristen?"
Girai il capo verso di lei e le osservai le braccia nude, bianche. Perfette.. le stesse braccia che un tempo erano rigorosamente MIE...
Così come le gambe... il suo viso, le sue labbra... i suoi fianchi, così come tutto.
Mie.
Solo mie..
Di nessun altro.
"Kristen?! Siamo a casa..tua"..
Poi mi accorsi che dormiva...
Aveva il respiro affannato e irregolare..e.. sorrideva. Era davvero uno spettacolo.
Rimisi in moto e mi avviai verso casa... si sarebbe arrabbiata al suo risveglio? Che effetto avrebbe avuto il contatto con la pelle del mio divano? Ma, soprattutto....
Cos'avrebbe provato quando avrebbe visto mia figlia... nostra figlia in giro per casa a piedi nudi?
Non lo sapevo.
In realtà non ci avevo mai pensato...e forse non era neanche giunto il momento di pensarci davvero.
Lei era lì, e io non sapevo cosa fare, come comportarmi...
Avevo una paura, una paura fottuta.
Non volevo inciampare, non volevo che andasse via.
Volevo che restasse.
Volevo che tuttto tornasse come prima... tutto.
Pero', purtoppo, le cose cambiano... le persone cambiano.
Oggi sono felici, domani chissà, forse una lacrima sta già scivolando sul viso...
Oggi sono soli, domani hanno milioni di 'amici' a cui dar retta...
Oggi sono fidanzati, domani hanno una figlia ma della propria fottuta ragazza neanche l'ombra.

Pero' poi ci sono i ricordi: quelli non svaniscono...
Non passano.
Mai..
Prima potevi essere felice, il giorno dopo incazzato, dopo di nuovo triste, sgorbutico e rozzo...e poi felice.
Ma oggi, oggi ricordi tutto.
Semplicemente perchè il ricordo è qualcosa che non passa, resta.
O lo si voglia o no.
La rabbia soprattutto.
Quella stronza ti brucia tutto, a partire dal cuore...
E sai perchè provi dolore? Perchè non riesci a ricambiarlo, perchè non riesci a guardare avanti..
Prima di Kristen...tante..
Poi solo Kristen.
Dopo di Kristen, tante ma nessuna.
Dopo di Kristen si chiamava 'affondare il dolore nelle ttte altrui'... e io lo avevo provato..
Avevo provato cosa significava svegliarsi da solo nel letto, in piena notte, con i crampi allo stomaco...e avevo provato cosa significava allungare la mano, mentre si sta per cadere in un burrone e non trovare nessuno a tirarmi le mani.
Nessuno pronto a salvarmi...
Salvarmi da me stesso, salvarmi da quello che sarei diventato.
Un padre presente si, ma bugiardo, stronzo.. e donnaiolo.
Un vero disastro.
Ero arrivato a non fregarmene un cazzo di cio' che la gente diceva, di cio' che la gente pensava..
Non esistevano piu' mia madre, non esisteva piu' mio padre.
All'occasione, tornavano ad esserci tutti, ognuno a modo proprio.
E io continuavo a scivolare verso il basso, a modo mio. A velocità mia... percorsi diversi...
Nessuno avrebbe potuto sollevarmi dalla merda in cui mi ero cacciato, nessuno.
Neanche quegli enormi occhi simili a fari verdi di mia figlia...
La mano di Kristen mi sfioro' il polso... e per un attimo il cuore si fermo'... Era...sveglia?
No.. si era solo girata.
Sbuffai, dopo aver parcheggiato e aprì la porta..scesi e aprì il suo sportello.
La presi tra le mani e la strinsi al mio petto, come facevo esattamente OGNI giorno con mia figlia, e per un attimo mi sentii come la cosa piu' piccola di questo misero mondo.. mi sentii come se tutto il mondo fosse tra le mie braccia, e io ero sporco.
Mi sentivo di nuovo solo..

...com'era la frase di One Three Hill?
Ah, si...
'In questo momento ci sono 6470818671 al mondo...
Qualcuno ha paura...
Qualcuno è tornato a casa
Altri mentono per superare la giornata..
Altri stanno affrontando la verità..
Alcuni uomini sono cattivi e stanno facendo la guerra ai buoni
Altri sono buoni e lottano contro il male
6 miliardi di persone al mondo,
6 miliardi di anime..

E qualche volta... te ne serve solo UNA'.....

*




Pov Kristen

Le mie mani.
Le sue mani.
Un sogno, tutto un fottuto sogno.


Mi faceva male la testa.
Mi girava..sembrava che fossi appena scesa da una fottuta ruota panoramica, o che -ancora peggio- avessi appena mandato giu' trenta litri di vodka liscia, a stomaco vuoto.
Aprii gli occhi e osservai un soffitto che non era mio... eppure...eppure mi ricordava qualcosa..
Ma cosa?

"STEPHANIE, VIENI SUBITO QUI...!" sentii urlare.. "STEPH!"
"Ma che cazzo succede?" sussurrai tra me e me, rincoglionita fradicia.
Mi alzai dal.. divano? e continuai a camminare..
Mi...venne un colpo al cuore...: di fronte a me troneggiava una nostra foto in bianco e nero, a chissà quale diavolo di evento.
Oh, Dio. Santissimo...ero a casa di Robert.
Oh, Dio.
Oh, Dio...Dio Dio Dio Dio!!
Ero, in mutande!
Oh, Dio.
Cazzo cazzo cazzo.
Cazzissimo cazzo.

Corsi in cucina e vidi Robert in boxer, girato di spalle.
"STEPHANIE JAYMES PATTISON, VIENI. SUBITO. QUI!" urlava contro il corridoio buio.
Stephanye Jaymes.
Cosa?
Cazzo!
"...Dimmi che..."..dissi a denti stretti... "Ho... ho".
Cazzo di voce, esci! Esci!
"Buongiorno, Stewart...dormito bene?"
"...Con...con chi parlavi, Robert?"
Si avvicinò a me.. e avvicinò la sua bocca al mio orecchio... "Urlavo con tua figlia... mi farà impazzire"...
"Come, come l'hai chiamata?"
Rise.
"No, Robert cazzo non ridere".
"Stewart, il nome glielo hai dato tu.. non io.." disse... "Stephanie Pattinson".
"Oh, nonono... c'è altro."
"Altro..?"
"Si."
"No"
"Sii!"
"N.O." disse staccando le lettere..."N.O"
"Ok, allora sono sbronza".. mi avvicinai al muro e scivolai lungo la parete, intrappolando poi la mia testa fra le mie stesse gambe stanche..
Passarono minuti, minuti che sembravano un'eternità... o due eternità, prima che sentissi i miei capelli smuoversi per mano di qualcuno..costringendomi ad alzare il capo.
"Jaymes" disse Robert, alitandomi il fumo in faccia..
"Sono qui, dimmi" dissi.
"Non tu..." obbiettò serio.. "Lei...lei è Stephanie Jaymes"
Rimasi a bocca aperta..non fiatai.
Non mossi niente che non fossero le mie palpebre... non stimolai niente che non fossero le mie ghiandole lacrimali..
Non sentii niente, se non un tonfo invadermi le orecchie, il sapore di dolore e lacrime salate, miste a gioia.
"Tu..perchè?"
"Ti amavo, te l'ho detto"...
Amavo... non amo.
Oh, Dio... mi sentivo male... stavo per collassare su me stessa.
La mia mano prese forza e velocità, e ando' a piazzarsi sulla sua guancia, provocando un rumore immenso.
"Ahi! Oh, ma sei scema?"
"Scusa... non.. volevo"
"Ti dico che tua figlia porta il tuo stesso nome e tu che fai? Mi molli uno schiaffo? Se vedi quanto ti somiglia cosa fai, prendi un mitra? Cazzo"
"Scusa scusa scusa! Non volevo..." e poi risi... dopo 1 mese mi aveva strappato di nuovo un sorriso controvoglia.
Sapeva bene come tirare fuori il meglio di me..
La mia mente inizio' a vagare nel tempo, affollato come non mai..
C'erano centinaia di persone, centinaia di fotografie.. centinaia di tutto.. ma niente, sarebbe stato lui.
Niente sarebbe stato loro.
Niente sarebbe stato la nostra famiglia.
Niente
valeva piu' di noi, me e la mia fottuta vita di merda.
"Paaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaapi!!" Stephanie urlo'... "mi fai il thè?"
Bene, inglese a tutti gli effetti. Non aveva niente di mio.
"Saluta la ragazza, amore"...disse Rob, dopo averla sollevata da terra..
"Ciao, Kristen Jaymes Stewart..."
"Ciao, piccolina" dissi a un palmo dal suo naso e in mente aggiunsi, 'sono tua madre! Strano eh? Sei identica a me!'
Per un secondo, la voglia di stringere il suo corpicino minuscolo al mio petto mi invase, ma riuscii a trattenere.. me e le lacrime.
"Sei una brava attrice..."
Ero, ma vabbeh, di me non sa nulla, quindi.... "Grazie, Steph"..
Dio, suonava così bene.
Steph. Era un'insieme di lettere legate tra di loro armoniosamente.
Il suono di un pianoforte mescolato a quello di un flauto dolce, così come la sua voce..
"Vuoi vedere un film? Cioè, vuoi vedere il vostro film?"
"Non credo che sia..." Robert tentò di obbiettare...
"Tutto ok, Pattinson.. tutto ok".. lo rassicurai.
 "Una buona idea.." disse mentre non lo ascoltava nessuno..
Non era affatto una buona idea, ma dovevo farlo.
Dovevo essere forte.
Tutto quell'amore, tutto quel sesso...
Ma come era cresciuta mia figlia? A otto anni... sapeva già tutto?
Mha.
"Allora, Kristen... possiamo o no? Ti fermi qui stanotte?"
Oh, Dio.
"Si, si.. mi fermo"...
Mi lascio' una labbrata sulla guancia e salì al piano di sopra... mentre mi sentii morire..


"A cosa pensi?" disse Robert, mentre i nostri visi erano concentrati a scrutare quei sentimenti così veri, così perfetti e sinceri.
"A... me.. cioè a noi" dissi..
"E cosa pensi?"
"Che sono sola.." dissi...
Incondizionatamente sola.

"Oh, beh perfetto... siamo soli insieme".

*

Si, ok è mezza schifezza lo so... maaaaaaaaa non ho idee.
Quindi finisce qui :'D al prossimo capitolo tra 509403982940 anni.




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