Hold me in your arms, and let me fall

di moll
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Make me wanna die ***
Capitolo 2: *** Choosing my confessions ***
Capitolo 3: *** The forces of evil are just getting started ***
Capitolo 4: *** Heartlines ***
Capitolo 5: *** I am Titanium ***



Capitolo 1
*** Make me wanna die ***


Buongiorno Upper East Siders, grande ritorno. Avvistati B al braccio del suo principe atterrati a New York. E' ora di tornare alla realtà anche per C e N, tornati a casa dopo un'estate di totale perdizione. E cosa ne è di S? Ci sarà un ritorno alla grande mela anche per lei?

Blair's POV

Buio totale.
"Louis? Louis? Dove sei?". Vuoto. Vidi un uomo, mi fissava, ma non avevo paura. Sapevo che i suoi occhi, nonostante così pieni di rabbia, erano bagnati dalle lacrime. Quell'uomo non mi avrebbe mai fatto del male, non a me, ma lo stava facendo a se stesso, lo sapevo solo guardando i suoi occhi. Volevo aiutarlo, capire cos'avesse e cosi curare le sue ferite. Gli andai incontro così lui iniziò a correre al lato opposto. Non mi voleva, non voleva il mio aiuto, correva lontano da me accellerando il passo ogni volta che mi avvicinavo un pò di più. Poi buio. Di nuovo. Ero caduta, l'uomo era scappato e io ero rimasta sola, ma rialzandomi vidi qualcosa brillare. Improvvisamente mi ritrovai con un vestito bianco che brillava di luce propria. Il mio corpo era ricoperto da gioielli, diamanti, pietre preziose. Mi ributtai a terra."
Mi svegliai all'improvviso, spaesata e confusa guardai la sveglia: le 4:32. Mi voltai alla mia sinistra e notai con piacere che mi trovavo in camera mia e che Louis stava dormendo al mio fianco. Provai a riaddormentarmi anch'io, ma non ci riuscii. Il mio cuore martellava in petto come se stesse per scoppiare da un momento all'altro. Mi alzai dal letto e cercai invano di non far rumore, svegliando Louis.
"Blair, cara, sono le 4 di notte cosa ci fai sveglia?" mi chiese confuso.
"Stavo solo andando in bagno, torno subito" e così uscii dalla camera e chiusi la porta del bagno dietro di me.
Mi sedetti sul pavimento freddo appoggiando la testa al mobile, non poteva continuare cosi. Aprii il cassetto li a fianco e presi il test. Come poteva essere positivo? Avevo paura, paura che Louis non l'avrebbe presa bene, paura che mi lasciasse, paura che non fosse suo. Forse era quello il vero problema. Se non fosse stato lui il vero padre? Se fosse di....Il solo pensiero mi fece rabbrividire, mi scrollai quel pensiero di dosso e mi rimisi in piedi guardandomi allo specchio.
"E' tuo figlio. E' nostro figlio, mio e di Louis, l'uomo che amo e che sto per sposare". Detto questo, mi diedi una sciacquata al volto, ma non volevo dormire, ormai il sonno era sparito. Mi diressi verso il salotto e mi sedetti sulla grande poltrona bianca vicino alla vetrata che dava sulla città. Le luci notturne di New York mi avevano sempre dato un gran sollievo, fin da quando ero piccola. Ad un tratto il mio sguardo si fermò su uno dei palazzi più grandi.
All'improvviso sentii dei passi dietro di me. Sperai non fosse Louis, non avevo voglia di parlare.
"Signorina Blair, cosa ci fa qui? chiese Dorota col suo accento polacco.
"Prendimi il cappotto, prendi anche il tuo."
"Ma signorina Bl.."
"Subito" la interruppi. Misi le Loboutin nere che avevo lasciato in sala la sera prima e appena Dorota arrivò coi cappotti me lo infilai velocemente ed uscimmo di casa.
"Le chiamo una Limousine, un taxi! Signorina Blair! Mi aspetti almeno" si arrese lei. "Almeno può dirmi dove stiamo andando? Così posso pensare a cosa dire al Signor Grimaldi quando vi chiederà dove siete stata! "
"Una bugia Dorota". Si congelava. Era come se migliaia di spilli fossero conficcati lungo tutto il mio corpo, ero praticamente nuda, avevo solo la leggera vestaglia sotto il cappotto. Ad un certo punto mi fermai. Cosa stavo facendo? Stavo forse impazzendo? Notai le lacrime scorrere involontariamente sul mio viso, ero immobile, alzai la testa e vidi i leggeri fiocchi di neve volteggiare e coprire le strade come lo zucchero a velo su di un dolce. Dovevo tornare indietro.
Dorota notò la mia espressione e capì che qualcosa non andava. Poi guardò di fronte a noi, in lontananza, e sembrò capire in un attimo ciò che io avevo impiegato una vita a capire.
"Andiamo, signorina Blair. La porto a casa".

Serena's POV
"B, sei in ritardo e questo non è da te"
"Sono qui"
Mi voltai e non fece in tempo a focalizzarmi che io le saltai addosso. "B! Mi sei mancata troppo!" le dissi continuando a sorridere. Lei sorrise e ci sedemmo al tavolo ordinato. In qul momento mi soffermai su di lei, sulla sua espressione stanca e sui suoi occhi rossi.
"Blair, cos'hai? C'è qualcosa che non mi hai detto?"le chiesi preoccupata.
"Niente S, non ti preoccupare, non riesco a dormire bene la notte tutto qui" poi sospirò e inaspettatamente continuò "Serena, come sta?"
Sapevo di chi parlava, chi altri se non lui? Peccato che fosse scomparso da quando Blair aveva lasciato l'Upper East Side per Monaco quest'estate.
"Non so B, non è neanche sui radar di gossip girl. Chu..."
"Non nominare il suo nome" disse fredda, poi con tono di scuse disse "perfavore".
"Blair, ti prego, cosa ti succede?! Non ti ho mai visto così...persa. All'improvviso sembra che qualcosa non sia come sarebbe dovuto essere, qualcosa sfuggito al tuo controllo B?"
"Sono incinta". Rimasi basita per qualche secondo, forse per qualche minuto.
"B ma è fantastico!" esclamai.
"No! Non lo è affatto! Sono incinta Serena e questa cosa sicuramente non era nei miei programmi per altri 5 anni almeno!"
"Ma cos'è che ti preoccupa tanto, hai sempre desiderato sposarti e avere figli e adesso avrai tutti e due! Tra qualche mese ti sposerai Blair, e adesso avrai anche un figlio!". Non capivo cosa avesse, era il suo sogno, Louis sarebbe stato felice di tutto questo.
"Non so chi sia il padre" disse all'improvviso con un filo di voce, mi guardò e per un attimo non seppi più cosa dire. Rimasi in silenzio, poi dopo un lungo respiro le presi la mano stringendola. "Si sistemerà tutto. Sarà tutto come hai sempre sognato. Sei Blair Waldorf, niente può essere sbagliato nella tua vita. Giusto?" le sorrisi e vidi finalmente una piccola luce di speranza riaccendersi nei suoi occhi spenti.
"Dai, ti accompagno a casa." proposi.
"Accompagnami da una parte prima, ti prego". Accettai senza discutere.

Due settimane dopo...
E' ora di riporre gli occhiali da sole e riprendere i cappotti gente dell'Upper East Side, la vacanza è finita e la neve è arrivata ed ha coperto tutto. O quasi. B, qual è il tuo segreto?
 
Blair's POV

"Cos'è questo?!" Louis entrò furioso in camera mia buttando il suo cellulare sul letto. "Attenta B, le voci girano. Che ci sia un ritorno di fiamma?" disse con un tono di voce sgradevolmente acuto.
"Sono le solite storie, gossip girl deve pur trovare qualcosa che ostacola la nostra storia". Mi alzai sulle ginocchia e gli presi le mani. "Peccato che non ci sia nulla che possa dividerci" lo baciai. Sembrai convincerlo, perchè ricambiò il bacio. Intensamente. Lo buttai sul letto e dopo essermi accomodata sopra di lui continuai a baciargli le labbra, il collo. "Blair, devo andare mi dispiace". Sempre lui. mi rimisi seduta sul letto e lo fissai. Lui alzandosi mi baciò un'ultima volta uscendo dalla camera con una serie di "Scusa scusa scusa scusa".
Sentii il suono dell'ascensore chiudersi e capii che ormai era andato via. Mi alzai e andai alla finestra, la pioggia stava sciogliendo tutta la neve e il paesaggio quella mattina sembrava più un quadro di Van Gogh che del solito Lorrain. Ero pronta. Dovevo andare, dovevo parlargli, dovevo dirgli cosa stava succedendo prima che lo venisse a sapere da qualcun altro. Presi il cappotto, quando vidi una lettera sul tavolo. "Privata Blair Waldorf". Notai che era dallo studio medico. Ad un certo punto le gambe cedettero e mi accasciai sul divano come fossi un peso morto, le mani mi tremavano come tutto il resto del corpo. Avevo il mio futuro fra le mani, e per la prima volta avevo veramente paura. Blair Waldorf codarda. Non sarei riuscita a sopportare la distruzione di tutto quanto per un solo momento sbagliato, dannatamente sbagliato. La misi nel cappotto ancora sigillata e mi avviai verso l'ascensore, come se niente fosse.
Un altro mancamento. Come sarei dovuta entrare? Cosa gli avrei detto? Non importava, ormai ero lì e niente e nessuno doveva fermarmi. Avevo bisogno di dirgli per l'ultima volta che il destino ha voluto così, e che questa ne era la prova finale. Feci un respiro profondo ed entrai nell'Empire Hotel. Il portiere mi aprì la porta e mi avviai alla reception.
"Signorina Waldorf, che piacere rivederla, cerca il signor Bass?" chiese Bryan. Al suo nome abbrividii. Avevo cercato di evitarlo per così tanto tempo, mi ero proibita anche solo di pronunciarne le iniziali e adesso, sentir dire così liberamente Quel nome mi fece uno strano effetto, avevo nuovamente paura.
"Si, grazie" risposi con quel poco fiato che mi restava.
"Al momento non è qui, però se vuole può aspettarlo nella sua suite, è sempre benvenuta. Dovrebbe essere qui a momenti". Non c'era altro modo, non potevo evitarlo ormai. Firmai e presi le chiavi. Ricordai quando ne avevo una mia personale per quella stanza, ma mi levai subito dalla mente quei pezzi di passato. Entrai nell'appartamento e mi ci vollero un paio di minuti per riprendermi. Non c'era niente di nuovo, era rimasto tutto esattamente come lo ricordavo. Sentii il suo odore per la stanza, quanto mi era mancato il suo profumo, così tanto che mi ritrovai ad annusare l'aria intorno a me, quando tutto ad un tratto sentii il rumore dell'ascensore aprirsi. Mi voltai e lo vidi. Era lui, Chuck Bass, la persona che avevo amato di più al mondo era di fronte a me, ed io non riuscivo neanche a riprendere fiato per un flebile saluto.

Chuck's POV

Era lì, di fronte a me, bellissima come sempre se non più di prima. La guardai immobile, anche il mio cuore era immobile. Aveva smesso di battere. Dovevo evitare situazioni del genere, dovevo evitare lei, e ci ero riuscito fino a 5 minuti fa, più o meno lo stesso arco di tempo in cui mi sono chiesto come avevo potuto lasciarla, tradirla, abbandonarla e ferirla cosi tanto. Mi sentii male, così, all'improvviso per tutto quello che le avevo fatto, ma come avevo potuto lasciare che lei, proprio lei, il mio mondo, il mio tutto scivolasse così velocemente dalle mie mani? Basta Chuck. Ora lei è qui, è reale e se ti vada o no devi andare avanti. Dettomi questo riuscii a dire il suo nome a voce alta, per la prima volta.
"Blair"
"Chuck" disse con un filo di voce, gli occhi lucidi. "Chuck, mi dispiace di essere piombata qui all'improvviso, forse non avrei dovuto scusa, è che..."
"Waldorf, respira". Stavo dicendo a me o a lei? Lei sembrò calmarsi.
"Chuck io...sono incinta. E' di Louis, e vorrei che tu lo sapessi da me prima che qualcun altro te lo dica." riprese fiato "forse era cosi che doveva andare dall'inizio. Forse non siamo fatti per stare insieme e non lo saremo mai. Questa ne è la prova, Chuck, " le lacrime cominciarono a sgorgarle lente e a rigarle le guance rosee "mi dispiace." Corse via, entrò nell'ascensore e bastò quel momento per farmi capire che era finita, lei non era più mia e mai più lo sarebbe stata.Quella era l'ultima immagine del mio libro della speranza che in quel momento si era chiuso completamente. Mi versai un bicchieri di scotch e mi guardai intorno. Ad un certo punto vidi una bustina bianca per terra, accanto al tavolo da biliardo. La raccolsi, era una lettera di blair. Stavo per richiamarla quando lessi il mittente: Studio Medico Dr. Preston. L'aprii.

Serena's POV

Ero nel bel mezzo di una riunione quando sentii Ellies, la mia segretaria comunicarmi che qualcuno era nel mio studio ad aspettarmi. Andai e arrivata lì vidi una Blair Waldorf che non avevo mai visto.
"Serena, ho fatto una cosa terribile".

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Capitolo 2
*** Choosing my confessions ***


Capitolo un pò corto, ma indispensabile per i successivi, un bacio a chi mi sta seguendo ! 





Bair's POV

Lo vedevo, era lui. Il ragazzo e poi l'uomo che avvevo amato così tanto che correva via da me. Di nuovo provai a rincorrerlo, ma stavolta non caddi neanche. Lui era sparito e aveva portato via con se gli ultimi pezzi del mio cuore. Io rimasi lì, accovacciata a terra, gli occhi gonfi e l'espressione straziante. Come avevo potuto mentirgli?
Dov'ero?
Mi guardai intorno confusa, non capivo dove fossi. Ad un certo punto notai Serena, dal viso stanco e preoccupato che mi guardava, al suo fianco il bell'addormentato Nate Archibald.
"Blair, Blair, come stai? Ero così preoccupata..." mi disse con aria sofferente.
"S dove sono?". Mi guardai nuovamente intorno. Perchè c'era quello stupido ticchettio nella mia camera?
"Davvero non ricordi niente? Ieri sera Chuck ti ha trovata nel tuo appartamento priva di coscenza e ti ha portato subito in ospedale" sospirò. "Avevi bevuto così tanto che hai rischiato il coma etilico".
"Chuck?... ma cosa ci faceva lu..." d'un tratto mi resi conto che non era quello il problema principale. Mi alzai di scatto dal lettino ospedaliero sconcertata.
"Io, coma etilico? Serena è impossibile, sai benissimo che non posso toccare alcool!". Silenzio. Vidi Serena e Nate farsi scuri in volto. Mi toccai il ventre. Realizzai.
"Come ho potuto fare una cosa del genere...." ero sconcertata, non avevo più fiato, mi fissai in un punto di fronte a me. Non potevo accettarlo. Cercai gli occhi di Serena sperando mi dicesse che era tutto ok, che non era niente, che mio figlio stava bene, ma trovai solo silenzio.
"Ieri sera quando sei venuta da me eri sconcertata Blair" mi guardò negli occhi e continuò "ti chiesi cinque minuti per chiudere la riunione ma tu eri scomparsa, così ho chiamato Louis ma non sapeva dove fossi, nessuno in realtà lo sapeva. Alla fine ho chiamato Chuck, avevo letto su gossip girl che eri andata da lui così ho pensato che magari sapesse dov'eri". Abbassò lo sguardo quasi come per nascondere un dispiacere immenso "Avevi avuto un aborto spontaneo Blair". Mi sentii male. Non doveva andare così, non potevo perderlo, mi apparteneva, era una parte di me, no, non ci volevo credere. Guardai Serena che si alzò ad abbracciarmi, e così anche Nate. Non avevo la forza di rcambiare nè tanto meno di chiedere altre spiegazioni, ne avevo avuto fin troppo. Prima lui, adesso mio figlio. Mio figlio.
"Serena, posso parlarti un attimo?" le chiesi guardando Nate curioso " in privato". Nate stranamente sembrò capire ed uscì con un cenno fuori dalla stanza.
"Dimmi B".
"Ti ho mentito. Ho mentito a te, a Louis, a tutti".
"Su cosa ?". Il mio respirò divenne più affannoso, non potevo credere neanche io di aver fatto una cosa del genere, scoppiai in lacrime.
"Serena, non ho idea di chi fosse il padre, ho detto a Chuck che era di Louis ma io non sapevo se fosse vero o no! S come ho potuto! Pensavo che Louis sarebbe stato felice, sarebbe stato migliore come padre, marito come tutto. Come ho potuto solo pensarlo Serena? Se Chuck lo scoprisse lo perderei per sempre e io non voglio..." dissi quest'ultime parole con un filo di voce, tutte ad un fiato. Amavo Louis e amavo l'idea di sposarlo e stare con lui, ma era Chuck il motivo per cui ancora andavo avanti, il motivo di tutte le cose che facevo, c'era sempre lui a comandare il mio mondo. Come avevo potuto solo pensare di perderlo?
D'un tratto mi accorsi che mancava qualcuno.
"Dov'è Louis? Perchè non è qui S?". Serena si riprese da quello che le avevo appena detto e sembrò ancora più turbata di prima. Silenzio.
"S, cosa sta succedendo?!" quasi urlai.
Lei balbetto "Quando ti ho detto che avevo letto su Gossip Girl che eri stata da Chuck, non sono stata l'unica a leggerlo". Riprese fiato. "Louis era con me, poi quando la sera venì a sapere che Chuck ti aveva portata all'ospedale era fuori di sè"
"Perchè mai?"
"Pensava che fosse Chuck la causa di tutto, del tuo aborto, della tua serata "folle"..."Così è andato da lui in cerca di spiegazioni, ti ha lasciato questa". Impallidii. La vidi, era la lettera che avevo lasciato da Chuck, quella che non avevo avuto il coraggio di aprire, ora aperta, stropicciata e mezza accartocciata. La stesi. Il mio respiro accellerò. Dovevo farlo, dovevo sapere la verità adesso più che mai. Riaprii gli occhi.

Chuck's POV
Mi alzai, che ora era? Vidi solo le luci della notte che illuminavano la mia stanza attraverso la grande vetrata. Guardai allo specchio le mie labbra gonfie, ancora sanguinanti. Louis era entrato qui e prima che potessi fare o dire qualcosa mi aveva colpito, rimasi immobile, per terra, non avevo la forza per rianzarmi ne tanto meno per ribattere verbalmente o con altri metodi.
"Blair è mia Bass, non me la porterai via! Chiamerò qualcuno che possa aiuarti, per colpa tua ha perso suo figlio, nostro figlio Chuck, e questa me la pagherai". Sentii quelle parole rimbombare nella mia testa, Blair aveva perso suo figlio. Non avevo voglia di raccontargli cosa fosse successo veramente, di discolparmi, non importava e non importava neanche a lui. Ricordai di avergli lanciato la busta contenente la lettera di Blair e che lui uscì subito dopo averla letta. Non aveva detto nient'altro, era rimasto in silenzio. Blair aveva perso mio figlio. E sicuramente non a causa mia. Quelle parole mi risuonavano in testa incessantemente. Perchè mi aveva mentito? Non mi amava più forse. La sua vita era con Louis ormai, io non ero più niente. Non sapevo cosa pensare, e se non fosse stato così? Cos'avrei fatto?
Andai al bancone senza accendere alcuna luce, presi un bicchiere e ci versai il mio scotch. Arrivai al divano e mi sedetti continuando a fissare il vuoto di fronte a me. Sentii il rumore dell'ascensore, Simon era gia qui? Il mio cuore si fermò. Due volte in così poco tempo era troppo per me. La vidi, ogni volta che usciva da quell'ascensore, ricordai quand'era sua abitudine, quando ogni sera varcava la soglia sicura e mi veniva incontro. Ora non era più così, vidi i suoi occhi gonfi e incerti guardarmi, rimaneva lì, immobile sull'ingresso senza dire una parola. Le lacrime iniziarono a rigarle il viso, quel viso su cui mi ero incantato così tante volte e che ogni volta mi faceva lo stesso effetto. Ma nonostante tutti i sentimenti più positivi che potessi provare per lei rimaneva il fatto che aveva fatto una scelta che mi avrebbe escluso dalla sua vita per sempre.
"Cosa ci fai qui Waldorf?" le chiesi con tono distaccato, freddo. La vidi tirare su con il naso, ad un certo punto il suo pianto soffocato divenne incontrollabile, guardava in basso ora, piangeva, non l'avevo mai vista così. Andai vicino a lei e le alzai il volto con una mano delicatamente.
"Blair, perchè sei qui? Non penso che Louis..."
"Non importa Chuck!" Mi interruppe all'improvviso lei. "Non importa più niente, ho sbagliato Chuck e non saprò cosa fare se tu non mi perdoni". Mi guardò con quegli occhi grandi e profondi che mi incatenavano a lei da sempre.
"Tu non volevi sapere la verità Blair, volevi essere felice, avevo ragione quando ti ho detto che Louis era per te e me ne hai dato la conferma. Tu non vuoi me Blair, altrimenti avresti aperto quella dannata busta!". Tolsi la mia mano dal suo viso bruscamente e mi voltai, lei mi riprese il braccio.
"Chuck ti prego, non so cosa mi sia preso, ti prego ascoltami" mi prese le mani e ne portò una sul suo cuore. "Lo senti Bass? Questo è l'effetto che mi fai. Io non posso vivere senza te, non importa quale ruolo rivesti per me, mi basta che tu ci sia. Non so come io possa aver solo pensato di fare a meno di te, per favore Chuck, perdonami". La guardai intensamente. Non le avrei mai potuto portare rancore, non sarei mai riuscito ad essere più "crudele" di così con lei. Era lei.
"Tutto qui Waldorf?" le chiesi facendo quasi per allontanarmi, ma le mi strinse le mani ancora più forte senza distaccare i suoi occhi dai miei.
Ma la vidi lasciarmi lentamente le mani e fuggire via.

Blair's POV
La distanza che vedo nei tuoi occhi, l'ho percorsa. Cerco di sostenermi con te, ma non so se posso ancora farlo. Pensavo di averti sentito ridere, pensavo fossi tu a cantare, pensavo di averti visto almeno provarci. Ma era solo un sogno.
"Tu non mi ami Louis" lui mi guardò, l'avevo svegliato col suono dei miei tacchi appena ero entrata.
"Blair ma cosa stai dicendo? Dov'eri, ero preoccupato". Si alzò dal letto ancora insonnolito e mi venne incontro. Vide i miei occhi rossi, il mio sguardo sincero.
" Sei stata da lui, non è così? Dovresti stare lontana da certe persone"
"No! Dovrei stare lontana da te Louis" urlai senza pensarci. Poi mi ricomposi e lo guardai negli occhi. "Tu non mi ami, o per lo meno non più come prima". Lui cercò di interrompermi ma io continuai " ...tu non mi conoscevi, adesso invece si, e non mi ami, tu non mi ami più." Rimase in silenzio a guardarmi.
"E' colpa sua Blair, ti ha messo in in testa cose che non pensi veramente, certo che ti amo! Stò per sposarti! E' con te che voglio stare". Mi disse queste ultime parole stringendomi le braccia, cercando di convincermi.
"Allora perchè non sembra così? Non sei mai con me, ogni volta che ti cerco o non ci sei o non puoi esserci. Io ho bisogno di qualcuno che mi stia accanto, ho perso un bambino ieri, nostro figlio! E tu? Tu sei andato da Chuck!" ricominciai ad urlare.
"Non era neanche mio figlio Blair, tutto questo è colpa sua! Non sarebbe success..."
"Smettila!" sbottai. "Non è colpa di Chuck ne tanto meno di nessun altro! Tu stai rovinando il nostro rapporto per una tua convizione, e se lo vuoi sapere sì, provo ancora dei sentimenti per lui, e sempre sarà così. Ma io ho scelto te, santo cielo, quella sera ho deciso di stare con te e di passare tutta la mia vita solo con te!" ripresi fiato. "Stasera ho capito chi è veramente importante nella mia vita, di chi non potrei mai fare a meno, quindi se mi ami, devi dimostrarmi che vuoi davvero far parte di quella lista." Si rattristò.
" Io non sono mai stato il numero uno per te Blair, e mai lo sarò. Quindi, se devo essere sincero, non posso stare con una persona che ama qualcun'altro più di quanto ami me."
"Io non amerò mai nessuno come ho amato lui, ma ci ho provato, ho provato ad andare avanti con te. Tu invece? Hai provato almeno una volta ad amarmi per chi sono veramente?"
"Non ho voluto". Lo guardai con le lacrime che mi scendevano lente sulle guance. "Vai via" dissi senza fiato e mi ritrassi bruscamente alla sua presa. Lo vidi guardarmi come per l'ultima volta, poi si voltò e la porta d'ingresso si chiuse alle sue spalle.

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Capitolo 3
*** The forces of evil are just getting started ***


Buongiorno Upper East Siders, sono gossip girl, la vostra sola ed unica fonte di notizie sulle vite scandalose dell'élite di Manhattan.
 Dopo la tormenta si preannuncia una giornata di sole qui nell'Upper East Side, e magari alla luce del sole verrà fuori qualche segreto nascosto, vero B? E si, sembra proprio che alla nostra principessa manchi qualcosa...dov'è il suo principe?
Mi guardai intorno, la mia camera non mi sembrava più la stessa quel giorno. Vidi i primi deboli raggi di sole attraversare una fessura tra le mie tende ed illuminare flebilmente il mio corpo coperto solo da una leggera vestaglia di seta nera. Non avevo dormito quella notte, come la notte prima e quella precedente ancora. Controllai il cellulare che era poggiato sulle lenzuola sgualcite e vidi le milionesima chiamata persa di Louis. Erano 3 giorni che conitnuava a chiamarmi e lasciarmi messaggi in segreteria. Diceva che mi amava, che non sapesse cosa gli fosse preso quella sera per dire certe falsità, che il suo posto era lì vicino a me etc...Anche se fosse stato vero, non avrei voluto sentirlo, riattaccavo ogni volta sperando che quella fosse l'ultima. Ero cattiva, mi sentivo una persona orrenda ma non sapevo cos'altro fare. Louis poteva amarmi quanto voleva, ero io che non l'avrei mai amato abbastanza e mi sentivo in colpa per questo, mi stava divorando lentamente ed ogni giorno che passava era sempre peggio. Mi voltai sul letto a pancia in sù guardando il soffitto, la luce sul mio viso pallido. Guardai nuovamente lo schermo del telefono, niente. Non avevo avuto più notizie di Chuck da quella sera. Così neanche Gossip Girl, era scomparso. Serena mi aveva detto che aveva intenzione di partire, forse l'aveva fatto. Serena era l'unica persona che avevo visto in tre giorni, oltre ovviamente a Dorota che ogni tanto si affacciava per accettarsi che fossi ancora viva. Avevo solo la mia migliore amica adesso, avevo lasciato il mio principe azzurro, fatto fuggire il diavolo e avevo perso la cosa più bella che potessi avere. Ma non poteva finire così. Dovevo rialzarmi, ricordarmi come si camminava e così ricominciare a correre, ero Blair Waldorf, e niente e nessuno poteva portarmi via chi ero. Scattai in piedi e andai a controllare se la bionda era nella sua camera. Fortunatamente la trovai lì, che dormiva in una delle posizioni più strane che avessi mai visto. Ad un certo punto mi accorsi del rumore della doccia.
"Serena, Serena, chi c'è nel bagno?" ma niente, la mia amica era andata, completamente inerme. Ad unt ratto vidi uscire Nate, ancora mezzo addormentato con un asciugamano intorno alla vita. Appena mi vide mi fece un cenno con la mano un pò stupito.
"Blair, che ci fai qui?". Mi risposi alla domanda del perchè l'avevo lasciato.
"Ci abito, tu cosa ci fai qui piuttosto". Stava per rispondermi quando gli feci gesto che non volevo sapere nient'altro. Andai verso Serena e le saltai addosso.
"mmmm...Nate è presto"
"Svegliati S abbiamo del lavoro da sbrigare"
Si svegliò di scatto e mi guardò come se fossi una sorpresa anche per lei.
"Blair, ma cosa ci fai qui?". Perfetti, l'uno per l'altra. La guardai esasperata.
"Visto che nessuno pare abbia ancora notato che sono appena uscita dalla MIA camera dopo tre giorni e sono VESTITA, ragazzi sono qui e sono pronta per uscire, mi accontentate o devo chiederlo al portiere?". Serena fece uno sguardo stupito "Blair! Hai ragione non ci avevo fatto caso! Dammi 5 minuti e sono pronta" così dicendo si alzò dal letto al volo e cominciò a frugare nell'armadio, intanto Nate era rimasto lì impalato nel mezzo della stanza senza un obbiettivo fisso in mente, così decisi di dargli una mano. "Archibald, pensi di vestirti e venire con noi o di rimanere qui a fare comunella con Dorota?". Gli occhi del ragazzo si risvegliarono come da un lungo sonno e tornò in bagno a vestirsi. Allungata sul letto iniziai a rotolarmi, guardai il sole risplendere sui palazzi nobiliari e mi resi conto che forse c'era ancora una speranza per me."
Ad un tratto sentii un cellulare squillare, lo cercai in mezzo alle coperte e lo trovai, era di Nate. "Nate il cell..." lessi il numero sullo schermo, Chuck Bass. Risposi senza pensarci.
"Chuck". Silenzio.
"Blair...ma cosa...passami Nate"
"Nate è in bagno, come stai Chuck?"
"Cosa ci fa Archibald nel tuo bagno?"
"Lascia stare, sembra che Serena abbia capito di non poter trovare un'altra persona così simile a lei" ripresi fiato. "Che fine hai fatto Bass? Nessuno ha più tue notizie da..."
"Sono molto impegnato". Il suo tono era freddo, distaccato. Non voleva dirmi la verità. Mi sedetti sul letto.
"Perchè fai così, non ti ho più sentito non so dove sei cosa fai!"
"Perchè dovrebbe importarti Waldorf, non devo dirti per forza ogni singolo dettaglio della mia vita". Mi stava ferendo. Perchè si comportava così adesso?
"Dimmi almeno quando torni"
"Devo andare Blair". Richiuse. Rimasi lì, immobile a fissare il vuoto, il cellulare ancora fra le mani. Serena sbucò dalla cabina armadio già vestita e così anche Nate dal bagno, non ricordavo neanche perchè fossero lì.
"Blair cos'hai?". Conitnuai a fissare il vuoto. No, non dovevo rovinare la giornata, la mia giornata.
"Ho visto un paio di manolo blahnik e delle louboutin perfette, che ne dici di darci una mossa prima che arrivi qualcuna dell'Upper West Side che non sa distinguere il rosso dal giallo e se le compri?". La vidi sorridere, l'avevo convinta. Nate provò a fuggire più volte lungo la strada ma riuscimmo sempre a riacciuffarlo.
"Che ne dici di questo Chanel con le Jimmy Choo che ho comprato prima?" http://fashionandbeauty.cafeversatil.com/wp-content/uploads/2009/05/chanel57.jpg
Vidi Serena incantevole e notai l'espressione di Nate farsi più interessata.
"Non bisogna neanche pensare di lasciarlo al negozio" le dissi sorridendo.
Ad un tratto mi fermai davanti ad una vetrina ed entrai. Provai il vestito che avevo visto. http://andrewinfryeeventsblog.com/wp-content/uploads/2010/12/krikor-jabotian-2010-haute-couture-dresses1.jpg
Uscita dal camerino e vidi Serena e Nate guardarmi come se fosse la prima volta.
"Sei bellissima" esultò lei.
"Direi che non bisogna neanche pensare di lasciarlo qui in negozio" disse Nate ironicamente, ma notavo con piacere il complimento che mi stava facendo solo guardandomi. Sorrisi e pagai velocemente.
Notai che mi era mancato stare con i miei amici, una giornata normale, per una volta. Stavamo per svoltare l'angolo della 5th Avenue quando Nate, tornato dopo essersi allontanato per cinque minuti ci fermò.
"Io adesso devo andare, Chuck ha bisogno di me per la festa di inaugurazione del Soho"
"Chuck non era partito?" lo bloccai io.
"No, è stato solo molto impegnato per il locale ultimamente, voleva ricreare l'atmosfera del Victrola ma in un edificio più ampio e più lussuoso". Perchè non me lo aveva detto? Perchè mentirmi? Vidi Nate allontanarsi per fermare un taxi, uno si fermò e dopo aver dato un bacio a Serena ci salutò.
"A stasera, siete invitate ovviamente."
Io e Serena ci guardammo, cercai di nascondere quello strano entusiasmo che si era acceso improvvisamente in me di andare a quella festa, non aveva senso e non era del tutto appropriato alla situazione. Tornammo a casa, del resto ci erano rimaste solo 3 ore per prepararci.

Chuck's POV
"Si dice che una donna che danza affascini gli uomini da secoli, in questo campo, è lei la vera protagonista, la mistress. Si dia il caso che un certo Chuck Bass ne sappia qualcosa. Chi sarà la tua mistress stasera C?"
Era tutto pronto. Il locale era perfetto, nessun errore nelle prove, le ballerine erano pronte ad intrattenere per tutta la notte.
"Ehy amico, è fantastico!". Nate arrivò dandomi una pacca sulla spalla per salutarmi. Ci guardammo intorno.
"Che ne dici di un drink per festeggiare prima che la vera festa inizi?" proposi.
"Andiamo". Ci sedemmo sugli alti sgabelli in pelle nera disposti intorno al bancone ed ordinammo due scotch all'avvenente barista dai capelli corvini. Nate alzò il bicchiere.
"Al Soho amico"
"Al tuo ritorno con Serena, inoltre". Lo vidi sorridere, ero felice che fosse finalmente riuscito a dirle ciò che provava.
"Grazie." Abbassò un attimo lo sguardo, poi tornò a guardarmi seriamente.
"Hai sentito Blair?" mi chiese d'un tratto.
"No, non la sento da giorni ormai." non gli dissi di quella mattina, non ne valeva la pena. Avevo così paura di sentirla che le avevo detto di essere partito. Cosa mi era preso? Paura, Chuck Bass? E di cosa soprattutto? Da quando tre sere prima era venuta nel mio appartamento avevo le idee confuse. Amici. Chuck Bass e Blair Waldorf non potevano essere amici. Ci avevamo provato, ed il risultato era stato "disastroso". Sorrisi al ricordo. Ora non potevo permettermi di fare qualche altro sbaglio, un passo falso e avrei perso Blair del tutto, ed ero sicuro che sentirla o vederla mi avrebbe portato a dire cose che avrebbero potuto compromettere la nostra "amicizia". Era troppo tardi ormai per dirle che la amavo, se l'avessi fatto si sarebbe irrimediabilmente allontanata da me per evitare spiacvoli inconvenienti col suo adorato principe. Buttai giù l'ultimo goccio nel bicchiere e ne ordinai un altro.
"Oggi mi hanno costretto a fare shopping con loro le due bestie", disse Nate scherzosamente notando la mia totale assenza. "Erano bellissime, alla fine sembra che Blair stia iniziando a riprendersi, sai, dopo il bambino, dopo la storia con Louis..." Mi bloccai sentendo pronunciare la parola "bambino", mi scrollari subito quel pensiero di dosso. Poi ragionai.
"Aspetta, che storia?" bloccai Nate.
"Non hai letto Gossip Girl? Blair ha lasciato Louis, ma per lui non sembra ancora finita. Non smette di chiamarla, il cellulare squilla in continuazione e.."
"Aspetta aspetta aspetta, come? Perchè mai Blair dovrebbe lasciare Louis?" ero sconvolto. Anche se quella doveva essere la notizia più bella che potessi ricevere rimasi lì, seduto a fissare Nate con un'espressione vuota.
"Chuck, svegliati" mi disse il mio amico. "Per te. Lei ti ama ancora, ti ha sempre amato Chuck e sempre ti amerà. Quindi perfavore, datti una mossa".
"Nate, non posso". Non potevo farla soffrire di nuovo, l'avevo vista, era felice con lui, senza pensieri. La Blair che amavo. Capii di cosa avevo paura in realtà, avevo paura del fatto che se mai fosse tornata da me, non sarei riuscito a renderla felice come volevo.
"Si che puoi! Chuck, ascolta. La gente sta arrivando e tra poco ci sarà anche lei."
"Come lei?" Sembrò non sentirmi.
"Tu, Chuck, tu sei la persona che può starle accanto. Io so che la ami più di quanto l'abbiamo amata io e Louis insieme. So che lei ti rende felice, e lo stesso vale per te. Vi abbiamo osservati tutti in questi anni. If u can't, no one else can. And when a free man, one day, will take her even if he won't be hers kind of man, you'll be very sorry. Trust me, i'm blonde, not a total idiot."
Sorrisi e ci avviammo verso il centro del locale che si stava popolando, strass e brillantini ovunque, il suono dei tacchi a spillo sul pavimento. Le danzatrici di burlesque avevano iniziato il loro spettacolo, altre ragazze coi bustini stretti e piume sui capelli servivano bevande ghiacciate ai tavoli ormai pieni. Ricordai quella notte. La prima notte veramente importante della mia vita. Con lei. Il suo vestito caderle veloce, le movenze del suo corpo, così sensuali su quel palco, gli sguardi ammirati e pieni di desiderio degli altri. Poi la ricordai così vicina, il suo profumo, la sua pelle calda, le sue labbra morbide, i suoi baci, le sue gambe, ricordai il modo in cui la stringevo forte quella notte, il suo docle ansiamre vicino al mio orecchio, sul mio collo, il suo corpo muoversi ora sopra il mio. Venni disturbato da quei pensieri da una voce familiare.
"Chuck!" esclamò Serena vicino a me "Bellissimo posto, questo batte anche il Victrola.". Le sorrisi, da quando i nostri genitori si erano sposati e dopo la morte di mio padre ci eravamo conosciuti meglio, io e quella che pensavo fosse solo una sciacquetta cocainomane. Avevo scoperto la sua "vera identità". Ci sentivamo sorella e fratello come se lo fossimo stati realmente.
"Come stai Chuck" chiese ad un certo punto.
"Vado avanti." Mentre stava per aprire bocca per controbattere la mia negatività arrivò Nate che le diede un bacio lento e disinvolto.
"Bass." La sentii. Era lei, la voce che stavo cercando da un'ora ormai. Vidi Nate e Serena farsi un segno ed allontanarsi.
"Wladorf", le dissi baciandole la mano. Guardavamo tutti e due il palco.
"Perchè mi hai mentito stamattina al telefono?"
"Perchè non avevo niente da dirti"
"Ti ho chiesto come stavi Chuck, non quante donne ti eri fatto! Evidentemente è troppo anche solo rispondere ad una domanda del genere, dopotutto non sono più la tua ragazza, perchè mai dovrebbe interessarmi come stai!?" disse ironicamente. Finalmente la guardai. Mi ci vollero un paio di secondo in più per elaborare una risposta decente, non avevo scuse per come mi ero comportato.
"Volevo chiamarti Blair, davvero, ma non volevo intromettermi tra te e Louis, non volevo creare altri casini". Dissi quello che si avvicinava di più alla verità.
"Dovresti sapere che ci siamo lasciati, e se non lo sai te lo sto dicendo io ora." Non sapevo cosa dire o fare. Rimasi lì bloccato a guardarla, finchè lei non si spazientì e si allontanò arrabbiata. La rincorsi e alla fine riuscii a riprenderla per un braccio.
"Cosa vuoi Chuck? Cosa vuoi che faccia! Dimmelo, perchè io proprio non lo so!" stava letteralmente urlando "Ho passato l'ultimo anno sperando che tu fossi cambiato, che un giorno saresti stato con me, mi saresti venuto incontro e mi avresti presa per mano", il suo tono si stava facendo sempre più triste, le lacrime iniziarono a calare lentamente. "Che avresti finalmente avuto il coraggio di riprovarci da persone mature! Ho perso tutto Chuck e gurdami, sono qui, davanti a te sperando per l'ultima volta che tu faccia qualcosa". Passarono trenta secondi, prima che lei capisse che non sapevo cosa dire. Si staccò dalla mia presa e uscì dal locale piangendo, io ero rimasto in mezzo alla pista, con l'espressione vuota e il cuore veloce. Capii d'un tratto che la stavo perdendo, questa volta per sempre.
E ora amore, dopo una vita, cosa pensi che ti dica?
Sei l'aurora boreale, sei la luce che squarcia il mio vuoto banale.
Blair's POV
Guardai fuori dalla vetrata, la neve che aveva ricominciato a calare lenta, le luci della mia città. Com'era possibile amare una persona a tal punto di non poter vivere più senza di essa? E soprattutto, quando questa persona non c'è più, come può la vita pretendere che tu possa continuare anche da sola? Non si può vivere di ricordi. Un giorno svaniranno e ne serviranno degli altri. Avevo bisogno di sapere che non era tutto finito, di sentire il suono della sua voce calda, di incrociare i suoi occhi coi miei, di dirgli che ce la potevano fare, insieme. Ma lui sarebbe scappato via. Dopo quattro anni, avevo davanti ancora il Chuck di una volta. Spaventato dai legami, che fuggiva davanti all'amore vero, davanti a me. Chiusi gli occhi, ripensai a tutti i momenti passati insieme. Ricordai la prima volta nella sua limousine, il nostro rincorrerci, la prima volta che mi disse "Ti amo". Riportai a galla tutte le cose belle e brutte passate insieme a lui un'ultima volta prima di chiuderle in un cassetto che non avrei mai più riaperto.
Sentii il suono di alcuni passi dietro di me, non mi ero accorta che qualcuno fosse entrato. Non servì neanche che mi voltassi per capire chi fosse, forse avevo riconosciuto le sue Bottega Veneta sbattere sul pavimento o forse dal suo inconfondibile profumo che aveva riempito la stanza.
"Che vuoi Bass, hai gia detto abbastanza per questa sera" dissi senza voltarmi, non potevo guardarlo, non sarei riuscita a mantenere il tono freddo e distaccato che stavo usando. Notai dal riflesso della vetrata che ora era vicino a me, mi guardava.
"E' proprio per questo che sono qui Blair." lo vidi annaspare. "Non ho detto niente. Mi sono comportato da idiota, ed è questo che sono, un totale idiota."
"Se sei venuto fino a qui per dirmi quello che già sò hai sprecato il tuo tempo". Mi prese una mano e mi costrinse a guardarlo. Le lacrime iniziarono a scorrere lente. "Chuck.."
"Ascolta. Per tutta la vita ho creduto che non ci fosse nessuno, nessuno al mondo o forse nell'intero universo che potesse amarmi per quello che sono. Poi ho incontrato te Blair, e dal primo momento, da quella sera al Victrola, io sapevo già che tu saresti stata tutto per me, ma non riuscivo ad ammetterlo, lottavo con me stesso, mentivo a me stesso. Dicevo che Chuck Bass non conosce l'amore, non era capace di provare un sentimento così forte e intenso. Tu sei stata l'unica che mi ha fatto capire quanto sia bello tornare a casa la sera e trovare qualcuno che ami e che ti ama a sua volta, quanto sia importante avere qualcuno al proprio fianco."
"Puoi avere tutto Chuck, non ti servo io per ottenerlo" dissi singhiozzando. Mi prese il viso tra le mani.
"Ed è qui che sbagli, perchè è proprio di te che ho bisogno." Si avvicinò e mi guardò come se fossi l'unica persona al mondo per lui. Uno sguardo che conoscevo bene, che solo lui sapeva fare.
"Ti amo". Capii che non c'era niente di più giusto in quel momento, che era lì che dovevo essere, con lui.
"Ti amo Chuck" lo abbracciai talmente forte da togliergli il respiro, poi gli presi il volto tra le mani e cominciai a baciare quelle labbra che mi erano tanto mancate, sentii le sue mani stringermi i fianchi, vedevo aprirsi un sorriso ogni volta che mi staccavo da lui. Notai il mio respiro farsi più forte e i suoi baci diventare sempre più desiderosi, più violenti ma pur sempre dolci, mi tolse il vestito che avevo addosso dalla festa, inizò a baciarmi il collo. Gli tolsi la giacca buttandola per terra, sbottonai la sua camicia bianca. Mi buttò sul divano, sentii il calore dei nostri corpi più vicini che mai, il suo respiro farsi sempre più affannoso, il mio ansimare, eravamo solo noi due, nient'altro. Più uniti che mai, ora lui era dentro di me, questo mi provocava brividi di piacere immensi, sentii il suo cuore battere all'unisono col mio. Eravamo noi, e niente ci avrebbe più diviso. Ci addormentammo lì, su quel divano, le sue braccia intorno a me ed io stretta al suo petto, la neve continuava a scendere lenta ed iniziava ad imbiancare le strade, il rumore dei clacson, persone che tornavano a casa ed altre che invece uscivano. New York era popolata di giorno come di notte, non dormiva mai. Ma non importava nulla, diedi un ultima occhiata al di là della grande vetrata e poi mi voltai a guardare lui. La sua espressione era indescrivibile, un misto di gioia e serenità, con gli occhi chiusi, sembrava stesse facendo un bel sogno. Chiusi anche i miei, e sperai che quello stato di felicità che aleggiava nell'aria fosse eterno.
Messaggio di Segreteria telefonica: "Blair, sono Louis. Sappi che sono a New York con la mia famiglia, e non tornerò indietro senza di te"
"Si vive, si ama, si muore, ed ogni volta che ci avviciniamo alla realizzazione della nostra favola c'è ancora qualcosa da risolvere, e si sa, nell'Upper East Side non si può mai stare tranquilli. Sembra che un gentiluomo sia tornato per riprendersi la sua dama. Cara B, alcune cose nella vita non vanno mai come vorresti, you know you love me, xoxo, Gossip Girl"

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Capitolo 4
*** Heartlines ***


 Il capitolo arriva in ritardo, mi dispiace ma questa settimana è stato un gran casino in quella grande prigione che chiamano scuola. Sto già scrivendo il continuo, sarà presto pronto. Spero sia di vostro gradimento!


"Chuck? Chuck sei qui?". Mi svegliai di soprassalto dopo aver sentito un rumore forte, non capii bene cosa fosse stato a provocarlo. Mi accorsi della luce fioca della mattina, e sentii il braccio di Chuck stringermi la vita. Mi tranquillizzai subito, poi mi diede un bacio sulla fronte e mi voltai verso di lui.
"Scusa è che ho sentito un rumore e..." non feci in tempo a finire la frase che mi interruppe con un bacio, quasi casto, che si fece sempre più carico di passione, mi strinse più forte e io feci lo stesso. Fummo interrotti da un cellulare che suonava. Era il suo. Vidi il suo viso farsi più cupo mentre leggeva.
"Gossip girl dice che il principe azzurro è tornato in città". Colsi la paura, nascosta dall'ironia della sua voce, farsi spazio dentro di lui.
"Chuck, sono qui. Qui rimarrò, ho scelto te e sempre lo farò." gli presi il viso fra le mani e mi assicurai che ogni briciolo di dispiacere o di qualsiasi altro pensiero negativo fosse andato via.
"Ora, se permetti, andrei a farmi una doccia". Così dicendo mi alzai. "Vuole farmi compagnia signor Bass?" continuai guardando i suoi occhi accessi dal desiderio.
"Con piacere Waldorf". Non fece in tempo ad alzarsi che gli arrivò un altro messaggio. Lily. Fece un'espressione sofferente.
"Per quanto mi piacerebbe rimanere qui a ..." mi squadrò per bene, poi riprese "dilettarmi in qualcosa di molto piacevole, devo andare. Ho una riunione per le Industrie Bass tra un'ora, me ne ero dimenticato". Feci un sguardo accigliato e si alzò anche lui.
"Ti aspetto all'Empire per pranzo" mi diede un bacio e, dopo essersi rivestito velocemente se ne andò. Rimasi in piedi per circa dieci minuti in mezzo alla sala con il sorriso sulle labbra, era tutto perfetto. O quasi. Lo sarebbe comunque stato. Mi avviai verso il bagno e mi abbandonai ad un lungo bagno caldo.
"Signorina Blair!" chiamò Dorota mentre bussava alla mia porta, le dissi di entrare.
"Signorina Blair, c'è il signor Louis che l'aspetta" era nervosa, e lo divenai anch'io. Dovevo parlargli, glielo dovevo. Ma perchè si era presentato qui?
"Digli di aspettare, sarò da lui tra pochi minuti". Dorota scomparve oltre la soglia e io dovetti rinunciare alle lunghe ore che avrei voluto ancora passare in quella vasca piena di schiuma. Mi asciugai velocemente e, messa velocemente la vestaglia nera di Chanel e fatto un respiro profondo, andai al piano di sotto.
Louis era in piedi davanti a me, lo sguardo triste e severo allo stesso tempo, il cappotto sulle mani. Non voleva dilungarsi.
"Louis..mi dispiace, mi sono comportata male con te e vorre..."
"Blair, io ti ho accettata, ti ho perdonata, sono andato contro la mia famiglia per te! E tu? Cosa hai fatto per me? Non hai neanche avuto il coraggio di lasciarmi come si deve". Cosa dovevo dirgli? Era vero, lo avevo trattato come se non contasse nulla, come se lui non avesse sentimenti. L'avevo tradito, l'avevo messo sempre dopo di Chuck.
"Tu mi hai perdonato tutto, ti prego, perdonami adesso, per l'ultima volta." ripresi fiato, mi resi conto del danno che gli avevo procurato "Io ti ho amato, Louis, e ti voglio ancora bene, ma se ti avessi sposato, se sarei andata fino in findo con te, sarebbe stata una farsa. Mi dispiace di essermene accorta troppo tardi". Si avvicinò a me, prese il mio viso bagnato dalle lacrime e mi guardò negli occhi.
"Se fosse stato mio figlio, cosa avresti fatto?" disse queste ultime parole quasi con tono di sfida.
"Avrei fatto lo stesso."
Il suo viso si congelò, lasciò il mio e fece qualche passo indietro.
"Tu avresti lasciato che nostro figlio venisse cresciuto da uno come lui?" stava urlando, sussultai. "Io ti avrei sposato Blair, saremmo stati felici, avremmo avuto una famiglia, avremmo avuto tutto Blair. Perchè non capisci che sono io la persona con cui devi stare?"
"Smettila. Quale famiglia Louis!? Dimmelo! Che senso avrebbe avuto sposarti? Non posso vivere la mia vita con qualcuno che purtroppo non amo. Io so che saresti l'uomo perfetto al mio fianco, so che faresti di tutto per me, ma, non posso amarti, non ci riesco. Fin da piccola ho creduto che se fosse andata come dici tu ora sarebbe stata la perfezione...ma l'amore è completamento pazzo, oltre ad essere cieco. Io mi sono innamorata della persona più sbagliata che esista! Mi sono innamorata di un uomo che mi ha venduto per un hotel, che è andato a letto con l'unica persona che sapeva mi avrebbe uccisa dentro, che ha detto di amarmi dopo essere fuggito per due anni. Mi sono innamorata del perfetto stronzo, ma io sono felice con lui, perchè nonostante questo, è l'unica persona che amo veramente, e so che lui mi ama più di quanto possa fare qualcun'altro.C'è qualcosa di speciale, sicuramente perverso, in tutto questo, ma che ci fa andare avanti in qualche modo."
"Ti prego Blair, dammi un'altra possibilità, ti sto supplicando, io ti amo, e voglio sposarti" mi disse questo mettendosi in ginocchio di fronte a me tenendomi ben strette le mani. Odiavo me stessa per come mi ero comportata a volte con lui, ma stavo facendo la cosa giusta. Avevo creduto davvero di poter amare qualcun'altro, ma mi sbagliavo. 
"Louis...ti prego, non farmi questo". Si alzò di scatto e andò via, così, senza dire un'altra parola. Feci un sospiro, Dorota, che aveva sentito tutta la conversazione si avvicinò.
"Signorina Blair, temo che non si arrenderà facilmente".
"Portami il cappotto, ho bisogno di fare due passi".
Andammo in quel posto, nel mio posto. Iniziai a dar da mangiare alle piccole paperelle che nuotavano spensierate nel laghetto, non riuscivo a smettere di pensare alla conversazione avuta con Louis. Non lo avevo mai visto così arrabbiato, cosa avrebbe potuto fare? Cercai di riportare la concentrazione sulle piccole molliche che stavano cadendo dalla busta.
 
Chuck's POV
La riunione era finita. Pace. Salutai Lily con un leggero bacio sulla guancia e andai nel mio studio. Dovevo finire alcune pratiche e sarei potuto andare via, finalmente! Quel giorno mi sentivo strano, più del solito. Blair aveva scelto me, ci amavamo, forse più di quanto non avessimo mai fatto. Mi resi conto che era tutto vero, che non era un sogno. Il mio sguardo si perse tra le righe d'inchiostro delle carte di fronte a me. Cosa c'era allora che non andava? Notai come il cielo si fosse rabbuiato, di come le nuvole avevano coperto lo splendido sole mattutino. Il mio bicchiere di scotch era ancora pieno, dopo pochi secondi non lo fu più. Firmai l'ultimo documento e mi abbandonai alla comoda poltrona in pelle. Voltai le spalle alla grande scrivania in legno massello e guardai fuori. Sentivo come se qualcosa stesse per accadere, all'improvviso sentii come se il pavimento non esistesse più, una stretta al cuore e in un attimo il freddo del marmo. Ero per terra, immobile. Chiusi gli occhi.
 Nate's POV
"Ti aspetto all'Empire" chiusi il telefono, avrei visto Serena tra pochi minuti. Ormai era sera inoltrata, l'Upper East Side era calmo e sereno come non lo era da troppo tempo. Notai le poche macchine viaggiare sulla mia corsia e quella opposta, andare in limo non era mai stato più veloce. Tutto sembrava scorrere lento quella sera, perfino lo Spectator non aveva avuto scoop interessanti durante il giorno. Controllai gossip girl, niente. C'erano due avvistamenti, Louis e Chuck uscire entrambi da casa di Blair. Niente di più. Dovevo incontrare anche Chuck e Blair quella sera all'Empire, una piccola riunione tra amici, uniti come non lo eravamo da tempo. Arrivai all'hotel e salii al piano di Chuck. Appena entrai non sentii neanche un rumore. Era come se non ci fosse nessuno, diedi un'occhiata in camera e in cucina, nessuno. Arrivai in sala e vidi Blair addormentata sul divano, mi avvicinai e la svegliai dolcemente.
"Mmm Chuck..era ora!" mugugnò aprendo lentamente gli occhi.
"Non sono Chuck Blair, credevo fosse qui con te". Lei si mise seduta compostamente sul divano, ancora assonnata ma con un espressione severa e allo stesso tempo preoccupata in volto.
"Dovevamo incontrarci per pranzo qui ma lui non c'era, ho aspettato e credo di essermi addormentata...che ore sono?" si strizzò gli occhi.
"Le sette Blair". La vidi sbarrare gli occhi dalla sorpresa e farsi ancora più preoccupata, si alzò in piedi e compose molto probabilmente il suo numero.
"Non risponde" concluse dopo un minuto buono.
Sentimmo il rumore dell'ascensore aprirsi e corremmo incontro a Serena allarmati.
"Blair, Nate cosa sta succedendo, che avete?!" spiazzata, non la baciai neanche.
"Chuck è scomparso. Doveva incontrarsi a pranzo con Blair ma non si è presentato, non risponde al telefono e neanche gossip girl ha sue notizie" sintetizzai. Serena parve allammarsi molto. "Dobbiamo trovarlo, sono sicura che non è niente". Mentì. Sapevamo tutti che se Chuck Bass spariva, spariva.
Prendemmo la mia limousine e notammo che non c'era quella di Chuck parcheggiata. Blair chiamò Arthur, come mai avesse il numero del suo autista non lo sapevo e non volevo saperlo.
"Arthur, sono Blair Waldorf. Dov'è Chuck?" chiese Blair in tono disperato.
"Mi spiace non poterla aiutare signorina Waldorf, ma il signor Chuck non ha più utilizzato la sua macchina dopo stamattina". Chiuse il telefono e iniziò a preoccuparsi seriamente. Lo cercammo al Victrola, al Soho, al Palace, arrivammo perfino a chiedere a Dan se lo avesse visto. Passata la mezzanotte, non c'era ancora traccia di nessun Bass. Blair piangeva sulla spalla di Serena, e io avevo esaurito le idee. Il suo cellulare continuava a squillare, ma nessuno che rispondesse. Decidemmo di tornare a casa, Serena chiese a Blair se voleva che rimanesse insieme a lei ma Blair le fece no con la testa.
"Ho bisogno di stare da sola, andrò all'Empire sperando che Chuck torni" aveva detto.
Si fermò a un isolato dall'hotel, aveva bisogno d'aria.

Chuck's POV
Sapevo di stare camminando. Sapevo di essere a New York, sulla strada dell'Empire. Sapevo di essere vivo.
I movimenti mi erano difficili a causa del dolore che provavo alle gambe ad ogni passo, gli occhi continuavano a vagare, non riuscivo a mettere a fuoco un obbiettivo definito. Il sangue che usciva dalle ferite ancora fresche sul fianco e dal labbro superiore spaccato mi davano un senso di nausea fortissimo in quel momento. Capii che dovevo chiamare qualcuno se volevo tornare a casa, ma non avevo neanche il cellulare. Non potevo fermare nessuno, in quelle condizioni non mi avrebbero neanche guardato in faccia per capire chi fossi. D'un tratto vidi qualcuno, non capivo chi fosse, cercai di focalizzare bene l'immagine, era una ragazza, l'ultimo sforzo e riconobbi Blair. Non avevo la forza di urlare il suo nome, nè di accellerare il passo per raggiungerla. Sperai che sentisse almeno il tonfo che avveo fatto cadendo stremato sul marciapiede. Le mie speranze furono accolta. Vidi il suo volto, dapprima sconcertato e sdegnoso, poi la paura, infine vidi le sue lacrime. Mi aveva riconosciuto.
"Chuck, Chuck che ti è successo". Mi venne incontro, mi aiutò a sedermi contro il muro di un locale chiuso.
"Blair..." biascicai.
"Ti porto via da qui". Si allontanò un attimo per chiamare un taxi e fortunatamente uno si fermò quasi subito.
"E' ferito, mi aiuti a portarlo in auto". L'autista mi diede uno sguardo dal finestrino e, capito chi fossi, si affrettò ad aiutarla.
"Ora non fare lo schizzinoso, so che saresti capace di esserlo anche in queste condizioni". Mi abbracciò, cercò di essere ironica, ma colsi il tremolio della sua voce. Arrivati in hotel chiamò subito il mio medico personale e mi aiutò a coricarmi sul divano, non aveva le forze di arrivare in camera. Il medico arrivò quasi subito, Blair non si staccò neanche un attimo da me.
"Ci sono gravi contusioni lungo il fianco destro, per il resto sono solo ferite superficiali che guariranno in una settimana, massimo due. Le darò qualche antidolorifico per il dolore, ma devrò venire ogni giorno per medicarla  signor Bass". La vidi calmarsi, almeno un pò, notai il sollievo nei suoi occhi. Il medico andò via quasi subito, non c'era stato bisogno di andare in ospedale, mi medicò le ferite e mi disse che sarebbe tornato l'indomani.
"Che ti è successo Chuck". Blair si sedette sul tappeto di fronte al divano, mi teneva forte la mano e con l'altra accarezzava il mio viso.
"Non lo so...ero nel mio ufficio, stavo finendo le ultime pratiche poi sarei venuto da te...non ricordo più niente". Sfiorò le mie labbra con la punta del dito.
"Oggi è venuto Louis da me". Improvvisamente mi irrigidii, ma cercai di non farglielo notare. "Mi ha chiesto scusa, mi ha detto che il mio posto è con lui, non con te" sospirò. "Mi ha detto che avrei dovuto sposarlo, avredi dovuto dargli un'altr occasione".
"Perchè mi dici questo Blair?"
"Perchè ho paura Chuck." Cercai di sollevarmi un pò, per avvicinarmi più a lei. Cosa voleva dire? Il mio cuore si fermò.
"Oggi, quando non ti sei presentato a pranzo, all'inizio credevo che la riunione si fosse dilungata più del solito. Quando ho capito che non saresti venuto affatto, devo ammettere che ho creduto che ci avessi ripensato". Mi alzai di scatto, ignorai la fita acuta di dolore che provai nel farlo.
"Come puoi solo pensarlo Blair! Io non sono niente senza di te. Io non sono Chuck Bass senza Blair Waldorf". Vidi i suoi occhi gonfi, l'espressione di chi aveva appena visto la morte.
"Ti prego perdonami Chuck. Io ti amo, ma..." le lacrime cominciarono a scendere, la sua voce si fece a spezzoni, a malapena riuscì a parlare. "Devo andare, sarà meglio per te, ti prego, fidati di me per l'ultima volta". Tolsi la mia mano dalla sua, mi ristesi sul divano e guardai il soffitto. Non potevo lottare, stavolta era sua la scelta. Cosa avrei potuto mai dire per farle capire che lei doveva stare con me, che era quello il suo posto, non con lui? Guardai in alto per evitare che le lacrime rigassero il mio volto. Dovetti ricorrere a tutte le mie forze per guardarla un'ultima volta.
"E' ora che tu vada". Deglutii rumorosamente e mi voltai dall'altra parte, la sentii alzarsi, il rumore dei tacchi che copriva il suo pianto sommesso. La porta dell'ascensore che si chiuse dietro le sue spalle. Per l'ultima volta.
Blair's POV
Your heart is the only place that I call home,
I cannot be returned.

Le porte dell'ascensore si chiusero, guardai un ultima volta Chuck, steso sul divano col viso rivolto da tutt'altra parte. Presi il cellulare dalla borsa.
What a thing to do...
What a thing to choose.

"Puoi farla finita. Sarò a casa tra poco, hai vinto".
But know, in some way i am with you.
Up against the wall on a Wednesday afternoon.

"Si dice che il fiume scorra liberamente nell'Upper East Side, e si sà, bisogna affogare prima di riuscire a respirare con facilità. XoXo, Gossip Girl"

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Capitolo 5
*** I am Titanium ***


Scusate il pazzesco ritardo!!!!
 
No dawn, no day, I'm always in this twilight in the shadow of your heart.
Presi la sua mano, guardavo il pavimento. Sapevo di non poter mentire se lo avessi guardato negli occhi.
"E' finita". Corsi via senza lasciargli il tempo neanche di respirare, mi ritrovai ai lati di un precipizio. Sapevo cosa dovevo fare. Guardai il buio, non c'era una fine a quel cratere. Feci un respiro profondo, 1, 2, 3...
"Sono Gossip Girl, la vostra sola ed unica fonte di notizie sulle vite scandalose dell'élite di Manhattan.
Si dice che la famiglia reale avrà una nuova regina, ma fate attenzione, una regina non è mai disposta a dividere il suo trono con nessun altro"
"Aaaaaah" Urlai, quando era troppo tardi per rendermi conto che ero a casa mia, ed in nessun altro posto terrificante.
"Signorina Blair, la colazione è pronta" si affacciò Dorota, ormai abituata ai miei burrascosi risvegli, che scomparve subito dietro la soglia. Mi ricomposi, guardai l'orologio. Le 7:30. Il cielo era nuvoloso, come sempre in quei giorni. Era grigio, spento, come me. Mi assicurai che non ci fosse nessun altro in casa oltre a me e Dorota. Scoprire che era così, fu un grande sollievo. Cercai una vestaglia per coprirmi. Scrollai le spalle e scesi in sala. Non mangiai quasi niente, stavo male da quasi una settimana ormai. Non feci in tempo a distogliere lo sguardo che i miei occhi si fermarono a guardare una foto di Chuck con Monkey a passeggio su Gossip Girl. Riuscii a mandare giù un pezzetto di croissant a forza, mi alzai e chiusi il computer con violenza. Non potevo dirgli la verità. Una lacrima rigò la mia guancia. Guardai il alto, non dovevo piangere, dovevo essere forte. Dovevo essere forte per lui.

Dan's POV
Avevo sempre pensato che Chuck Bass sarebbe stata l'utlima persona a cui mi sarei rivolto per un problema, e invece, eccomi qui, arrivare all'Empire e premere il numero del suo piano nell'ascensore. Non capisco ancora molto bene cosa successe tra noi, ma eravano una sorta di "amici". Chi l'avrebbe mai detto, il ragazzo solitario di Brooklin, amico di uno degli uomini più ricchi di New York. Avevo capito che tipo di persona era ormai, e mi piaceva in un certo oscuro senso che solo chi è dell'Upper East Side poteva capire, forse neanche io riuscivo a capirlo completamente. L'ascensore si aprì ma davanti a me non vidi nessuno. Entrai e Monkey mi venne incontro, mi abbassai per fargli qualche carezza quando da una stanza uscì Chuck nella sua "vestaglia" (mi chiesi per l'ennesima volta se avesse mai sentito nella sua vita parole tipo "tuta" o "pigiama" ) seguito da una ragazza, molto probabilmente indiana che se ne andò via subito.
"Buongiorno Humphrey" disse andando verso il bancone per riempirsi il suo solito bicchiere di scotch, mi meravigliai non ne avesse uno gia in mano.
"Chuck". Alzai la mano in segno di saluto e mi sedetti sul divano. Notai un tono più malinconico del solito nella sua voce, capii perchè.
"Ho letto Gossip Girl, che è successo con Blair?" chiesi senza tanti rigiri di parole. Lo vidi richiudere la bottiglia di vetro con una lentezza esorbitante e all'inizio si comportò come se non avessi detto niente. Poi si sedette sul divano con lo sguardo fisso nel vuoto, il bicchiere improvvisamente dimezzato del suo contenuto.
"Blair si sposerà la settimana prossima. Penso tu abbia letto anche qualche giornale a Brooklin, la notizia è riportata su tutti". Stavo per aprire bocca ma lui mi bloccò sul nascere. "Ho fatto il possibile, l'ho persa. Stavolta per sempre".
Guardai il suo viso, l'espressione di un uomo senza più speranze, l'espressione della disperazione. I suoi occhi, perfino la sua immagine curatissima lasciavano trasparire il dolore che provava in quel momento. "E' andata via, così, come se non fosse successo niente, come se...." strinse il bicchiere più forte, "come se non mi amasse. Come se tutto ciò per cui abbiamo lottato non avesse un senso. Se ne è andata Humphrey."
"Tu sai meglio di me che Blair ti ama più di quanto si possa amare qualcosa o qualcuno Chuck."
"Ma allora perchè non è qui? "urlò, ribolliva di rabbia, poi si calmò e riprese il suo tono calmo e pacato. "Perchè sei qui Humphrey".
Ripresi fiato. "Volevo dirti che ieri sera ho incontrato Eva, a Brooklin". Non vidi curiosità alcuna nei suoi occhi, disinteresse totale.
"Cosa ci fa Eva a Brooklin, o direttamente qui, se vogliamo?" chiese.
"Infatti glie l'ho chiesto, mi ha detto che aveva alcune questioni da risolvere in città". Si alzò dal divano e riempì nuovamente il bicchiere.
"Ora devo proprio andare, stasera Nate mi ha detto che avrete una delle vostre "serate di perdizione" a casa tua e mi ha costretto ad andare" mi alzai anch'io e mi avviai verso la porta.
"Stasera penso che non sia l'ideale andare a casa di mio padre, ho delle questioni più importanti da risolvere.. Di a Nate che magari vi raggiungerò più tardi" mi congedò e uscii dall'appartamento.
Arrivato fuori, mi sporsi per chiamare un taxi. Se ne fermò uno, che però venne subito occupato da una bionda.
"Mi scusi mi scusi mi scusi sono in un ritardo pazzesco e...Dan!" Serena mi sorrise e mi fece cenno di sedermi, poi disse all'autista di partire.
"Cosa ci fai qui?" mi chiese appena la macchina fu partita.
"Ero da Chuck, tu invece?". Cosa ci faceva Serena lì? La ragazza fece una pausa.
"Avevo degli impegni di lavoro". Giusto, Serena che lavora. Ancora non riuscivo a farmene un'idea. Arrivammo nella 5th Avenue e scese per andare da Blair. Io tornai verso Brooklin.

Serena's POV
Presi l'ascensore. Era stato difficile mentire a Dan, sperai di esserci riuscita per bene.
"Serena era ora! Sono due ore che sono insieme ai suoi capelli sfibrati e ai suoi vestiti cuciti male!" Blair mi accolse come sempre e sembrava parlasse come se Eva non fosse dietro di lei. Tipico di Blair. Lei mi guardò accennandomi un sorriso.
"Sono felice che tu sia qui Serena" disse col suo indiscutibile accento francese.
"Cos'hai per noi?" le dissi, senza tante moine. Non ero in vena quel giorno, avevo dovuto dare buca a Nate senza tante spiegazioni e rivedere Dan, riaverlo così vicino mi aveva scombussolata. Ci sedemmo sul divano, Eva di fronte a noi fece lo stesso. Notai l'espressione stizzinosa di Blair.
"Quando sono tornata a Parigi, l'anno scorso, ho avuto una breve relazione con Louis" guardai la mia amica, ne era al corrente, ma fece comunque una smorfia di disappunto. Eva continuò senza farci caso.
"La regina diceva che sarei stata una principessa perfetta, francese, povera. Avrei fatto "pubblicità" tra la gente comune, tra la popolazione bassa. La famiglia Grimaldi avrebbe fruttato dalla nostra unione solo buone cose" fece un respiro profondo.
"Poi Louis è tornato da te, Blair. Mi ha lasciata come aveva fatto Chuck qualche tempo prima."
"Arriva al punto, perchè sei tornata?" chiese Blair spazientita.
"Perchè quando mi ha lasciata, ero all'ultimo mese di gravidanza". Sentii il respiro di Blair fermarsi all'improvviso, immobile, gli occhi sgranati.
"Sarà stato uno dei tuoi clienti" cercò di essere fredda, distaccata.
"Ho fatto il test Blair. Il padre naturale è Chuck. Non volevo dirlo a Louis, ma quando sua madre lo ha scoperto ha fatto in modo che ci lasciassimo, Louis crede che l'abbia dato in adozione alla nascita."
Fu come vedere il cuore della mia amica cadere a terra e rompersi in mille pezzi, fu come sentirne il rumore, mentre si infrangeva come fosse vetro.
"Esci da casa mia, vai via da Manhattanh, da New York. Tornatene in Francia e dal tuo sporco lavoro, non ti voglio vedere qui, sei una puttana, esci di qui subito!" urlò con tutta la voce che aveva in gola, le lacrime le riempivano gli occhi. Eva si allontanò spaventata. Entrò in ascensore senza dire una parola di più.
Eva's POV
"Ho fatto quello che mi aveva detto di fare. La prego, mi lasci andare ora"
"Non ancora mia cara, se non vuoi che il tuo segreto venga svelato farai quello che ti dirò ancora per un pò, d'accordo?"
"Si, certo."
"Prosegui allora".  Riattacai.
Serena's POV
"Come si permette quella puttana di venire qui per dirmi certe cose?" La rabbia le fece usare termini poco consoni alla sua persona, non l'avevo mai vista così.
"Blair magari non è vero, magari si è inventata tutto non possiamo esserne certe!" vidi la sua espressione farsi un cumulo di disprezzo e di frustrazione.
"Serena, per quattro anni ho rincorso Chuck, ho perdonato tutti i suoi errori, l'ho perdonato quando nessun'altra l'avrebbe fatto! E sai perchè? Perchè lo amo! Amo Chuck Bass." cercò di respirare " E ora S, come posso accettare che un'altra, abbia avuto da lui ciò che io ho tanto bramato e poi perso?". Vidi i suoi occhi, pieni di dolore, il suo viso bagnato dalle lacrime, il suo corpo fragile e tremolante. Si buttò sul divano stremata. Non aveva più voglia di combattere. Mi sedetti accanto a lei e l'abbracciai, non poteva andare così, non potevo vedere lei, sempre così forte, che aveva tenuto testa a Chuck Bass e ai suoi sentimenti, che non aveva mai perso una battaglia, arrendersi così.
"B, ti ricordi quando sono tornata dopo essere scomparsa e hai scoperto che ero andata a letto con Nate?" vidi i suoi occhi fulminarmi.
"Come potrei dimenticarlo?"
"Eppure, eccoci ancora qui."
"Dove vuoi arri..."
"Ricordi quando sei andata a letto con Chuck la prima volta?"
"Serena questo non è un gioco a quante persona ci siamo portate a letto"
"Te lo ricordi?"
Sospirò. "Si".
"3 anni dopo lui ti stava per chiedere di sposarlo" Blair mi guardò più intensamente, come per cercare di capire dove volessi arrivare.
"E poi ho scoperto che si era portato a letto lei..." la vidi fremere al ricordo.
"Ma hai fatto in modo che lui ti dicesse che ti amava Blair, e sai che queste parole non le usa neanche quando parla dell'utlima bottiglia di scotch che gli hanno fatto recapitare dalla Scozia".
"Serena dimmi dove..."
"Ricordi la cinica e altezzosa Blair Wladorf? Quella ragazza che si svegliava la mattina con un piano gia pronto in mente di una nuova vendetta e che non si arrendeva mai neanche quando il gioco si faceva più duro?". Capì finalmente dove volevo arrivare.
"Serena, questo non è più un gioco, è la vita reale, e io ho perso".
"Ricordi la Blair Wladorf che non perdeva mai? Io si, e non è lei che ho davanti".
"Stavolta è diverso Serena. E io non posso fare niente".

Chuck's POV
Le ferite non mi facevano più così male, da quando Blair mi aveva lasciato, questa volta definitivamente, avevo un altro dolore, più forte, più intenso, che placava tutti gli altri. Il medico arrivò poco dopo che Dan andò via, fece le medicazioni di routine e se ne andò.
Sentii il cellulare squillare.
"Cos'hai per me" chiesi impaziente.
"Ho trovato qualcosa che le potrebbe interessare molto, signor Bass".
"L'aspetto qui all'Empire tra un'ora, non tardi ad arrivare". Richiusi, non avevo bisogno di risposte. Sapevo che il mio investigatore si sarebbe presentato.
Un'ora più tardi...
"Puntuale come sempre". Lo accolsi con un sorriso di cortesia, si sedette sul divano come suo solito.
"E' sempre un piacere lavorare con lei". La sua espressione d'un tratto si fece estremamente e seria, e aprì una delle cartelle che aveva in borsa.
"Quella sera, quando la signorina Waldorf ha lasciato il suo appartamento, era al cellulare. Purtroppo ero troppo lontano per sentire cosa stesse dicendo, ma la sua espressione, era chiaro, lasciava intendere molte cose. Così mi sono insospettito e l'ho seguita fino a casa. Non notai niente di strano, fino al mattino seguente. La regina Sophie di Monaco è arrivata alle 6:30 del mattino con la sua limousine davanti al palazzo, per poi ripartire alle 7:15 con la signorina Waldorf a suo seguito. Le ho seguite fino a che non si sono fermate al Gold-Colwater Hospital, da cui sono uscite alle 11:37. Stessa scena, stesso giorno, stessa ora questa settimana, Martedì per l'esattezza."
"Ma la cosa che mi ha incuriosito di più di tutte, Charles, è stata vedere la signorina Eva Coupeau andare a casa della Waldorf, stamane, scortata da una delle auto della regina, alle 11:30 per poi uscirne alle 14:00 in punto, ma questa volta la ragazza ha preso un taxi".
"Cosa ci fa Eva a Manhattan, come potrebbe mai permettersi una semplice popolana anche solo il volo più economico e il monolocale meno abitabile qui?" chiesi, la mia mente era invasa da pensieri di ogni tipo. Cos'aveva Blair, cosa ci faceva Eva a Maanhattan, ma soprattutto, qual'era il ruolo della regina Sophie in tutto questo?
"Sono riuscito a scoprire dove alloggia, ha una camera affittata da tre giorni al Palace Hotel" disse lui guardandomi serio.
"Impossibile, non potrebbe mai permetterselo. I miei hotel sono i più costosi di New York".
"Lo so signore, ma pare abbia con sè anche una neonata di massino un anno".
Mi poggiai contro lo schienale del divano e mi massaggiai la fronte. Non potevo arrendermi così. Sapevo che c'era sotto qualcos'altro. Conoscevo Blair troppo bene per far sì che mi inganasse.
"Hai trovato qualche collegamento che potrebbe lasciar intendere qualcosa?" chiesi senza più speranze. Quando lui continuò, i miei occhi si riacceserò.
"E' proprio questo il punto. Non riuscivo a capire perchè mai la signorina Coupeau avesse fatto visita a Blair e cosa c'entrava la regina Sophie di Monaco in tutto questo. Prima di venire da lei Charles, stavo facendo delle ultime foto per un altro mio cliente, quando ad un tratto ho visto la limousine del principe Louis con lui dentro fermarsi ad un vicolo più nascosto vicino al Palace. Dopo essersi scambiati un ultimo bacio, la signorina Coupeau è uscita e si è affrettata ad entrare nell'hotel".
"Sta dicendo che Louis e Eva hanno una relazione?" Ero sconvolto, come aveva potuto, proprio lui che si era battuto così tanto per l'amore della sua promessa sposa, tradirla così? Persi la concentrazione, ormai i miei pensieri erano fissi su Blair. Dovevo andare fino in fondo, scoprire cosa ci fosse dietro a quella storia assurda. Mi alzai e strinsi la mano del mio fedele investigatore.
"E' sempre un piacere lavorare con te" dissi.
"Lo stesso vale per me, signor Bass, nuovamente. Spero di poterle dare altre notizie al più presto". Appena se ne fu andato riempii nuovamente il mio bicchiere. Era il momento di agire, ma come? Non potevo certo presentarmi al consolato e prendere a pugni quel principe da quattro soldi. Ci voleva un piano, ma l'unica persona che poteva aiutarmi era proprio quella da salvare.
"Oh oh Upper East Side, Il gioco ha le sue regole da rispettare, e quando pensi che sia finito e che sia ora di tornare alla realtà, ci sarà sempre qualcuno che ci farà ricominciare, e sembra proprio che un certo Chuck Bass si stia rimettendo in gioco, e si sa, quando C gioca le sue carte, non c'è persona che possa tenergli testa. O forse si? You know You Love, XoXo, Gossip Girl".

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