che tu sia Dannata.

di WING
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Scommessa ***
Capitolo 2: *** Il condannato ***
Capitolo 3: *** La caccia ***
Capitolo 4: *** Il Bracconiere ***



Capitolo 1
*** La Scommessa ***


La Scommessa


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La vedete quella ragazza seduta alla scrivania? Si, si, quella davanti al PC, occhi neri, capelli scuri con qualche treccia qua e là con perle colorate alla fine... Bene, lei è Zafrina. Ha sedici anni, studentessa modello, la migliore in qualsiasi sport, una ragazza bella con un sacco di amici. Eppure lei si è sempre sentita fuori posto, anche quando si trovava accanto al ragazzo che tutt’ora ama... non si era mai sentita veramente al posto giusto, fino a ieri sera.
Ah! Quasi dimenticavo... fino a ieri ero io Zafrina.
 
Sabato sera.
- Quanto stanno bene insieme... –
Zafrina guardava la foto del profilo di face-book del ragazzo che amava e della sua ragazza, Susanna.
Erano insieme da due anni ormai; Zafrina aveva conosciuto Alec un anno dopo... era stato un colpo di fulmine: quegli occhi chiari, le spalle larghe, il sorriso dolce... peccato che fosse già impegnato... Susanna sapeva che a Zafrina Alec piacesse però non si preoccupava dato che Alec la considerava un’amica.
In quel momento di sconforto decise di pubblicare un nuovo stato.
- È buffo come nella vita, corriamo dietro a persone che non ci ameranno mai, come noi non ameremo mai persone che ci corrono dietro. –
Mentre digitava le rivennero in mente tutte le occasioni perse, tutte le occasioni non sfruttate al meglio, le bugie che le erano state raccontate, le bugie che aveva raccontato... più rifletteva, più la tristezza gorgogliava in rabbia. Una lacrima solitaria le solcò una guancia e poi...
“TON”
- Oh, una notifica... vediamo... “Susanna ha commentato il tuo stato.” Bhè, vediamo cos’ha scritto... -
Z: È buffo come nella vita, corriamo dietro a persone che non ci ameranno mai, come noi non ameremo mai persone che ci corrono dietro.
S: io invece, sono stata fortunata e ho trovato un ragazzo magnifico. U.U.
Tutta quella rabbia che stava lentamente venendo a galla poco prima, esplose.
Z: inizia a correre. PUTTANA.
La risposta non si fece attendere, ma non era di Susanna.
A: Zafrina non ti permettere di insultare la mia ragazza.
Z: E tu invece stanne fuori.
A: Zafrina smettila.
Z: Inizia a correre Alec. Anzi, inizia a correre con la tua bella tipa. E siate svelti, perché appena vi raggiungo siete morti. Morti.
Iniziò a sentire del calore al braccio sinistro ma non vide nulla; eppure il dolore stava aumentando... si alzò e si diresse in bagno. Il dolore era insopportabile, era come se ci fosse una fiamma che le stesse bruciando il braccio. Si guardò allo specchio. Mi correggo: la fiamma c’era. Il braccio sinistro della sua immagine stava andando a fuoco in un modo particolare. Fiamme blu disegnavano sulla sua pelle dei tribali, lasciando, una volta spente, le membra annerite.
Stranamente non si sentiva spaventata, anzi, era attratta da quello strano fenomeno.
Le fiamme continuavano la loro corsa lenta verso il suo collo e lei le seguiva con lo sguardo.
Quando anche l’ultima si spense sulla sua guancia, Zafrina alzò lo sguardo e si guardo negli occhi.
Lo sguardo della sua immagine la catturò mentre sorrideva, Zafrina iniziò a precipitare dentro quell’abisso nero...
Nella sua memoria si aprì una porticina e i ricordi vi corsero fuori inondandole la testa. Ora si sentiva veramente amata, ora sapeva quale sarebbe stato il suo destino, ora, finalmente, aveva trovato il suo posto nel mondo... o quasi.
Dopo poco, quando tornò a sedersi al PC, le bruciature erano più che evidenti. Ora per lei era tutto così banale... era tutto così indegno di lei!
Guardò lo schermo, altre due notifiche.
S: Zafrina non si dovrebbero dire certe cose.
A: Infatti, ci si vede domani.
Z: Come preferite ragazzi. Io vi ho avvisato.
 
Domenica pomeriggio.
Zafrina si vestì pesante. Dolcevita a maniche lunghe, guanti neri, sciarpa tirata su fino al naso.
Scese in garage, prese la Yamaha 125 da pista rossa e bianca ed uscì.
Dopo cinque minuti si trovava sotto casa di Lucas. Un amico dal quale si trovavano la domenica pomeriggio. Spense la moto e salì in casa.
<< Ciao a tutti! >> disse cordialmente.
<< Ciao Zafrina! >> risposero i presenti.
All’appello mancavano solo Alec e Susanna.
<< Che si fa oggi? >> chiese facendo finta di nulla.
<< Film e cioccolata calda. >> rispose Lucas.
<< Mi pare un’ottima idea! >> rispose dirigendosi in cucina per prendere un bicchiere d’acqua.
In quel momento i due assenti varcarono la soglia della porta.
<< Scusate il ritardo! >> dissero sorridendo.
Zafrina appena sentì le loro voci frantumò il bicchiere che stava tenendo in mano ma se ne fregò e andò in salotto per accoglierli. Sulle sue labbra era comparso un freddo sorriso.
<< Oh. Ciao Zafrina... spero che ti senta meglio... >> le disse Susanna un po’ titubante.
Le persone intorno a loro si bloccarono diventando come statue e Zafrina in tutta risposta le puntò una pistola alla testa.
<< Effettivamente oggi mi sento in splendida forma. >> Inspirò dal naso... l’odore della paura era così buono...
<< Za - Zafrina che fai? >> chiese la ragazza terrorizzata alzando le braccia in segno di resa.
<< Quello che vi ho detto ieri. Com’è che dite voi umani? Ah, Giusto! “uomo avvisato mezzo salvato”… bhè... tirate le vostre conclusioni. >>
<< Zafrina in che senso “voi umani”? Non mi sembra il momento per scherzare. >> intervenne Alec.
La ragazza, continuando a puntare l’arma verso Susanna, si girò verso di lui.
<< Guardami negli occhi Alec, guardami, ti prego. >> la voce di Zafrina divenne suadente, Susanna la guardava atterrita mente Alec non poté far altro che accontentare la sua richiesta.
I suoi occhi lo catturarono, facendolo iniziare a precipitare.
Il ragazzo entrò in apnea, le labbra socchiuse, lo sguardo perso, il suo corpo, ogni secondo che passava, sembrava essere sempre più attratto da Zafrina.
Alec precipitava, precipitava dentro quegli occhi talmente neri da far paura... non sembravano solamente profondi: lo erano. Dietro di loro si nascondeva un mondo di tormenti, lamenti e dolore. Il ragazzo precipitava e intanto vedeva tutte le volte che Zafrina aveva sofferto a causa sua; vide le sofferenze peggiori di ogni uomo, i pianti...  poi vide apparire la scena che li ritraeva in quel momento, ma dall’altro. Quando Alec si schiantò sul pavimento si risvegliò dall’incanto.
Fu come riemergere dall’acqua dopo un periodo troppo lungo di apnea. I suoi polmoni cercavano ossigeno ma potevano contenerne meno di quando ne avevano bisogno. Dopo qualche minuto si riprese.
<< Cosa sei Zafrina? >>
<< Cosa sono? Cosa?! Devi chiedermi CHI sono. Non cosa. >> il mento alto, la voce fiera.
<< Va bene... va bene... chi sei? >>
La ragazza lasciò andare la pistola e quella rimase a galleggiare nel vuoto, si tolse la sciarpa e tirò su la manica sinistra per far vedere le bruciature.
<< Sono l’erede al trono di Lucifero. Il mio vero nome non è Zafrina, ma Dannata. Affascinante vero? Vi devo ringraziare, se non mi aveste fatta incazzare, ieri, non avrei mai scoperto chi fossi realmente. >>
<< Chi sei?! >>
Dannata abbassò gli occhi all’inferno.
<< Sono Dannata e posso dominare la materia, la controllo perfettamente. Posso far fare alle persone quel che voglio! >> disse indicando gli altri << È meraviglioso. Sapete... >> disse poi, guardando la pistola mentre se la rigirava tra le dita << ...Non avrei affatto bisogno di questa, però fa scena. >>
Detto questo sparò a Susanna
Il corpo della ragazza cadde a terra senza vita, in pochi secondi il sangue si sparse sul pavimento, Dannata si abbassò, vi pucciò il dito e lo portò alla bocca.
<< Sai Alec... il sapore del sangue racconta tutto di voi, ognuno ha il proprio sapore, la propria viscosità... quello della tua ragazza è molto buono... >>
Guardò il ragazzo. Si sentiva così forte... così al posto giusto e così felice. Lasciò cadere la pistola a terra nella pozza di sangue.
<<  Addio Alec. >> detto questo prese il suo viso tra le mani baciandolo. Quel contatto fece passare la linfa vitale da Alec a Dannata e quando questa fu soddisfatta lo lasciò andare. Per sempre.
 
Lo scenario cambiò. Ora si trovava davanti a due uomini, uno giovane e affascinante: suo padre. L’altro anziano, dalla lunga barba e dall’espressione saggia: Dio.
<< Brava figlia mia. Penso che te la sia veramente meritata. >>
Protese la mano verso di lei e sull’occhio destro della ragazza comparve una cicatrice.
<< Cos’è? >>
<< È il segno della casata reale. >> le rispose l’anziano.
<< Oh.  Quando stavo precipitando dentro al mio sguardo... ho intravisto voi due e ho percepito che c’era in ballo una scommessa. Di cosa si trattava? >>
Suo padre guardò Dio con aria divertita.
<< Va dritto al punto la mia bimba! >>
<< Vedi Dannata, tuo padre ha voluto fare una scommessa con me. Ha voluto mandare te, la sua unica erede, sulla terra. Ti ha fatta rinascere da una famiglia umana e tutto il resto. Voleva dimostrarmi che ormai, nella società attuale, non c’è più spazio per un vecchio come me. Ha scommesso che se prima della tua morte umana avessi commesso un omicidio saresti tornata immediatamente da lui e tutto sarebbe stato come se non fossi mai esistita, mentre se avessi vinto io, dopo la tua morte umana, ti sarebbero state donate un paio di ali argento e ti avrei accolto nel mio regno. >>
<< Grazie, ora ho capito. >> disse Dannata.
<< Vedi tesoro... >> le disse il padre << La cosa brutta è che lui nemmeno si arrabbia quando perde, quasi non è divertente... no, non è vero, è sempre bello sconfiggerlo. Ora, però, andiamo a casa, mia erede. >>
<< Con molto piacere padre. >>
La porta dell’inferno si aprì ma prima di sprofondarci completamente Dannata si girò e guardò Dio per l’ultima volta. Lui le sorrise e la salutò con la mano. Dannata corrispose il sorriso e poi sprofondò per sempre nel proprio regno.
 
Pianeta Terra. Due mesi dopo.
<< Mamma, mamma! Corri! Si è svegliato!! >>
<< Oh tesoro! Ci hai fatto preoccupare tanto!! >>
Alec aprì a fatica gli occhi sorridendo alla propria famiglia.
 
Cosa? Volete sapere cosa è successo ad Alec?
Bhè, la storia è stata riscritta tutta, Susanna è morta in un incedente stradale come altre dieci persone, l’unico sopravvissuto è, appunto, Alec. Lui non si ricorda esattamente cos’è successo in realtà, lo vive più come un sogno avuto mentre era in coma...
Ora vi chiedo io una cosa: Riuscite ancora a vedere quella ragazza seduta alla scrivania? Quella che non avrebbe mai immaginato nulla di tutto questo? Io si.
Vedete, Dio, nel nostro ultimo sguardo, sapeva che non avevo ucciso Alec. Aveva sempre saputo che non l’avrei mai ucciso, perché l’amore è al di sopra di tutti, di me, di mio padre e di Lui... quindi, per quando mio padre abbia vinto sulla carta, Dio sa, come me, che il mondo può ancora essere salvato, se solo credesse un po’ più nell’amore.






ANGOLO INFERNALE :)
per chiunque volesse vedere i disegni di Dannata / Zafrina può benissimo trovarli qui:
https://www.facebook.com/pages/WING/460876317264990?ref=hl
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Capitolo 2
*** Il condannato ***


Il Condannato


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<< Dannata? >>
<< Si padre? >>
<< È arrivato. >>
 
L’uomo aprì gli occhi.
Davanti a lui si estendeva un paesaggio sconfinato, sconosciuto.
Il lusso di quel posto era innegabile, marmi color rosso per le fontane, sparse ovunque, dalle quali zampillava del denso sangue nero.
Ma l’uomo non ci fece caso.
Faceva caldo. Tanto caldo. Ma il suo corpo fu scosso da un brivido gelido quando un grido straziò l’aria solforosa del luogo.
Solo ora se ne accorgeva: da qualsiasi direzione di udivano lamenti. Strilli. Suppliche. Grida. E poi risate. Suono di fruste che fendevano l’aria.
M l’uomo non ci diede peso.
La nebbia si diradò e sullo sfondo comparve un enorme palazzo, le guglie altissime fendevano il cielo scuro, le dimensioni di quell’edificio erano indescrivibili, sembrava infinito. Metteva in soggezione.
Improvvisamente sentì un peso cadergli sulla schiena, si voltò. Una donna, nuda e ricoperta di sangue giaceva al suolo ai suoi piedi.
<< Aiutami... >> i capelli insanguinati erano appiccicati al suo viso pieno di tagli ed abrasioni. Sollevò lo sguardo: in un orbita si trovava uno splendido occhio color nocciola, nell’altra il nulla, ad occuparla c’era solamente un enorme voragine nera.
<< Dove credi di andare? >> una voce roca gli raggiunse dalle loro spalle.
<< Ti prego aiutami... >> la donna allungò la mano verso di lui, molte delle dita erano state tranciate.
Una figura possente li raggiunse. << Vieni qui. Dove credevi di andare? Te l’ho già detto: da me non puoi fuggire! >> rise selvaggiamente poi afferrò la donna per i capelli e la trascinò via senza degnare di uno sguardo l’uomo.
Questo la osservò ancora per un po’. Il corpo era ricoperto di tagli, profondi e meno, come il viso; alcuni già cicatrizzati, in altri si vedeva ancora la carne viva.
Ma l'uomo non se ne curò.
Quando tentò di alzarsi scivolò sulla scia di sangue che la donna si era lasciata dietro. Cadde rovinosamente a terra.
Ma l’uomo non gli diede importanza.
<< Ti sei fatto male? >> una voce da bambina giunse alle sue orecchie. L’uomo sorrise maliziosamente.
<< No piccola. >> disse guardando la bimba bionda << Mi vorresti dare una mano ad alzarmi? >>
La giovane si stava avvicinando.
<< Perché lo chiedi a lei? Voglio essere io la tua preferita! >> un’altra bambina, questa volta mora, comparve alla sua sinistra.
<< Va bene, perché non mi aiutate entrambe? >>
<< No voglio essere solo io la tua preferita! >> piagnucolò la bionda.
<< No io! >> le fece la mora.
<< Non è vero, sono io la sua preferita! >> fece eco un’altra voce.
<< No, io! >> << Io! >> << Io! >> << No, io! >> << Io! >> << No, io! >> mille altre voci fecero eco alla prima.
-  sono in paradiso... - pensò l’uomo.
Allungò una mano per toccarne una. Non poteva credere che fosse così bella. Ma la bimba poco prima del contatto scappò via.
<< No! Vieni qui! ...non voglio farti del male... >> disse l’uomo con un sorrisetto mentre si alzava per inseguirla.
Fece due o tre passi di corsa poi uno strattone al collo lo schiantò a terra.
Si guardò perplesso. Un grosso collare di metallo gli cingeva il collo e da esso partiva una grossa catena che pochi metri più in là veniva ingoiata dal terreno, scomparendo.
Ma l’uomo non se ne preoccupò.
Ora c’erano così tante bambine...
Si ritirò in piedi per tornare a “giocare” con loro ma non ne trovò nemmeno una.
<< Bambine? Bimbe dove siete? >> chiese ansioso e disperato.
<< Le ho cacciate. >> la voce più bella che avesse mai sentito arrivò alle sue orecchie.
Si girò.
Davanti a lui si trovava una bambina splendida. Enormi occhi blu sopra un piccolo nasino a patata, labbra rosa, un viso tonto da bambina incorniciato da lisci e foltissimi capelli neri. Nelle sue vittime aveva sempre cercato quella perfezione senza mai trovarla ed ora eccola lì davanti a lui.
<< Ciao, come ti chiami? >>
<< Jessica. >> disse la bambina dondolando sui talloni.
<< Ciao Jessica ti va di giocare con me? >>
<< Va bene. >>
L’uomo le corse incontro ma quando, ormai, era a soli pochi millimetri dal suo corpo la catena lo strattonò a terra.
Poteva sentire il suo dolce profumo, quel profumo di innocenza che lo faceva impazzire.
<< Vieni più vicino piccola... >> le sussurrò l’uomo impaziente.
La bambina gli si avvicinò.
I suoi piedi non toccavano il terreno ma l’uomo non se ne accorse perché era catturato da quei fantastici occhi blu.
Più la bambina si avvicinava, più lui retrocedeva, fino a quando la catena non gli permise di andare oltre.
La bimba, però, non smetteva di avvicinarsi.
Lo stava facendo impazzire.
Voleva toccarla, ma le sue mani erano incollate al suolo.
La ragazzina si faceva sempre più vicina al suo viso.
Voleva baciarla, ma il suo corpo non gli rispondeva più.
<< Ti piaccio? >> la voce si fece più profonda
<< Si. >> disse l’uomo ansimando.
<< Mi vuoi? >> domandò la voce di una ragazza.
<< Si. >> rispose l’uomo sempre più impaziente.
La bambina fermò il proprio viso ad un centimetro dal suo.
<< E allora eccomi. >> detto questo la bimba sorrise tenendo le labbra socchiuse, ma quando gli angoli della bocca arrivarono alla massima estensione non si fermarono. La pelle delle guance iniziò a sfibrarsi lentamente per permettere al sorriso di proseguire sulla sua strada, la ragazza sorrise apertamente: denti bianchissimi erano incastonati in gengive rosse come il fuoco. Sotto la pelle sfibrata e ancora sanguinante di scorgevano le ossa, i muscoli, la carne viva.
L’uomo agghiacciò << Chi sei? Dove mi trovo? >> gridò.
<< Non volevi giocare con me? >> chiese Dannata con la stessa voce della bambina.
<< Dove mi trovo? Chi sei tu? >> strillò l’uomo che cercava, inutilmente, di sfuggire a quella vista.
Dannata godè nel vederlo dimenarsi ormai preda del terrore e delle convulsioni.
<< Come? Non lo sai? Siamo all’inferno, è qui che finiscono i pedofili bastardi come te! >>
Dannata rise, rise di gusto e solo allora l’uomo di accorse veramente di ciò che lo circondava.
I suoi occhi si riempirono di terrore.
Le grida dell’uomo si unirono alla risata di Dannata.






ANGOLO INFERNALE :) 
Eilà! che ne pensate? ^^
se volete vedere i disegni della nostra bellissima ragazza li trovate qui:

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Capitolo 3
*** La caccia ***


La Caccia


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Il buio fu squarciato da un lampo rosso. Fu un attimo, poi l’oscurità inghiottì tutto nuovamente.
In quella notte senza luna solamente la luce soffusa dei lampioni la illuminava.
Pian piano il suo corpo prese consistenza, i piedi, lentamente, iniziarono a toccare il cemento del marciapiede. Un paio di scarpe li avvolsero.
Un paio di jeans sostituirono la veste nera avvolgendole  le gambe mente il corpetto in pelle veniva sostituito da una felpa, il cappuccio calato sul volto.
Zafrina era tornata sulla terra, questa volta però, era a caccia.
Camminava a passo svelto e deciso quando passò davanti ad una ringhiera bianca, dall’aria arrugginita.
Un paio di cani le corse incontro, si fermarono alla ringhiera e iniziarono ad abbaiarle contro, non dovette far altro che voltare lo sguardo e quelli si acquattarono sull’erba uggiolando, la coda fra le gambe.
Zafrina sorrise. Era tutto così inferiore su quel pianeta.
 
Si diresse verso una strada più trafficata ed entrò nel primo bar che trovò.
Un ambiente sobrio, non c’era che dire, le pareti con degli archi e i dei mattoni a vista rossi, un lungo bancone in legno costeggiava la parete opposta all’entrata mentre dei tavolini erano sistemati vicino alle finestre.
Si accomodò su uno sgabello, accavallò le gambe e poggiò i gomiti sul bancone.
<< Desidera, signorina? >>
<< Una cola. >> rispose senza degnare il barista della ben che minima attenzione, perché non stava cercando lui, perché non era la sua vittima.
La bibita arrivò svelta, Zafrina la pagò e si accomodò ad un tavolino. Iniziò ad indagare, con la mente uscì dal locale e iniziò a scrutare nelle menti umane in cerca di ciò che cercava.
Nulla.
 
Continuò a sorseggiare la bibita, non aveva fretta, lei aveva tutto il tempo del mondo.
- Ehi! –
La voce di una ragazzo di fece largo nella sua mente.
- Dove vai? –
Eccone un altro.
- Dai, ci divertiremo! –
Tre ragazzi.
Non aspettò oltre, aveva trovato ciò che stava cercando.
Uscì; la sua figura si dissolse nel nulla che stava ancora camminando.
Zafrina ricomparve poco dopo in una zona periferica.
<< Dai vieni qui! >>
<< Non fare la timida! >>
<< Vi... vi prego... >> una ragazza li stava supplicando fra le lacrime di lasciarla andare.
<< Facci divertire un po’! >> il ghigno del terzo ragazzo comparve poco lontano dagli altri due, aveva una telecamere in mano.
<< Vi supplico... lasciatemi andare... >>
Nulla da fare, uno dei due ragazzi la prese per i polsi e la schiacciò con forza contro un muro.
<< Non fino a quando non ci farai divertire! >> le sibilò in faccia infilandole una mano sotto la maglietta.
La ragazza iniziò a scalciare, provò a strillare ma l’altro le mise una mano davanti alla bocca.
L’eccitazione dei tre ragazzi era più che palpabile.
I singhiozzi della ragazza erano inarrestabili e le lacrime con loro.
<< Vediamo se così starai zitta. >>
Il ragazzo che la teneva stretta avvicinò con prepotenza le proprie labbra a quelle di lei ma questa, inorridita, voltò il viso.
Fu in quell’attimo che Zafrina la riconobbe. La ragazza si chiamava Delia ed era stata una sua compagna di scuola quando era ancora umana.
Degli squarci di passato si fecero largo tra la sua mente.
Quella ragazza era sempre stata allegra e aveva sempre cercato di farla sentire “più a casa”.
Una rabbia inaudita esplose in lei.
Il tatuaggio iniziò a bruciarle la felpa.
La cicatrice riprese a sanguinare come il primo giorno.
Non se ne accorse nemmeno quando diede fuoco al ragazzo con la telecamera.
Questo iniziò a gridare, a divincolarsi; si gettò per terra, ma Zafrina non aveva la ben che minima intenzione di spegnere quelle fiamme.
Bloccò i movimenti dei due vicini alla ragazza.
Si avvicinò con passo lento.
<< Di voi mi occuperò fra poco. >> gli disse passando otre.
La luce del fuoco faceva brillare la sua pelle ambrata e riempiva di riflessi i capelli corvini.
<< Non ti hanno mai detto che le ragazze non si toccano nemmeno con il petalo di un fiore? >> una  voce alterata, la voce di Dannata dentro il corpo di Zafrina.
La ragazza rimase qualche istante con la testa inclinata di lato ad osservarlo mentre si dimenava poi chiuse gli occhi e il fuoco cessò, quindi alzò di poco il mento e scaglie di ghiaccio si alzarono dal terreno intrappolando la loro vittima in una morsa mortale.
<< Mi sono incazzata solamente una volta in tutta la mia vita. Sai cosa ho fatto quella volta? >>
Il ragazzo la guardò terrificato, il viso ustionato si mosse leggermente mimando un “no”.
<< Ho ucciso. >>
Zafrina strinse un pugno e mille schegge trafissero il ragazzo.
<< Adesso capisci che non bisogna farmi incazzare? >>
Il sangue dell’umano gocciolava caldo su quel ghiaccio.
<< Peccato che tu non lo abbia saputo prima. >> disse in tono solenne. In quell’esatto istante ogni fibra del corpo del ragazzo iniziò a sfibrarsi fra le sue urla. La sua anima fece lo stesso.
In poco tornò il silenzio.
Zafrina si voltò verso gli altri due.
<< E ora a noi. >> disse. Una mano d’aria afferrò i due per il collo sollevandoli da terra.
<< Delia >> Zafrina si avvicinò alla ragazza che stava tremando. L’abbracciò e subito la ragazza si addormentò. << Non ti preoccupare. Andrà tutto bene. >> poi tornò ai due ragazzi.
Dei chiodi si conficcarono nelle loro carni appendendoli per i polsi al muro stesso dove loro avevano appeso la ragazza. << Torno subito, non muovetevi. >> disse, un sorriso ironico si allargò sul suo viso perfetto.
Zafrina si chinò delicatamente su Delia, la prese in braccio e in un attimo si trovarono nella camera da letto di lei.
<< Tranquilla Delia, domani non ricorderai più nulla. >> le sussurrò all’orecchio.
L’adagiò delicatamente sul letto, le accarezzò i polsi e i lividi sparirono.
<< Buona notte. >> disse andandosene.
 
Qualche tempo dopo...
<< Sono fiero di te, figliola. >> Lucifero teneva un braccio intorno alle spalle di Dannata.
<< Grazie padre. Mi spiace solo di averne ucciso uno. Anche se a pensarci bene, avrebbe solamente rovinato la simmetria. >>
I due si trovavano davanti ad un portone, alto e snello. La stanza di Dannata.
Ai lati di questo, nel marmo rosso-rosa delle pareti, si aprivano due nicchie in ognuna di esse si trovava uno dei due ragazzi sopravissuti; erano appesi nudi alla parte superiore della parete con delle catene che gli legavano i polsi, i piedi a penzoloni nel vuoto.
Due strutture si attorcigliavano intorno ai loro corpi: un’aspirale molto fine, dello stesso marmo delle pareti fuoriusciva dalla parete superiore per sprofondare nel pavimento; su di essa gocciolava ininterrottamente  del denso sangue rosso.
L’altra struttura era di un lucido metallo nero, la base larga e piatta saliva dal terreno anche’essa in un’aspirale.
<< È stata un’ottima soluzione >> disse Lucifero a Dannata mentre guardava la struttura. << È affascinante il modo in cui riesca a mantenere intrappolata l’anima nel corpo ampliandone le sofferenze... >>
<< Sì. >> rispose Dannata soddisfatta. << Questa volta ho proprio superato me stessa. >>






ANGOLO INFERNALE o quasi XD 
se vi è piaciuto questo altro piccolo capitoletto potrete trovare il disegno che l'ha ispirato qui:

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Capitolo 4
*** Il Bracconiere ***


Il Bracconiere


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Un sibilo, una supplica acutissima, una straziante richiesta di aiuto, un pianto disperato.
Dannata spalancò gli occhi mentre un’espressione rabbiosa increspava il suo viso perfetto.
 
Il corpo forestale fu velocissimo ad accerchiarlo, cogliendolo sul fatto e non lasciandoli via di scampo.
Al centro del cerchio si trovava un ragazzo con ai piedi una tagliola dove vi era intrappolato il corpo di un bellissimo esemplare di Boa.
L’animale si stava ancora dimenando quando gli agenti arrestarono il ragazzo.
Un veterinario si avvicinò all'animale e dopo avergli somministrato una dose di anestetico lo mise in una gabbia per portarlo in un centro di riabilitazione.
la carovana era ancora in viaggio quando la terra ebbe un fremito.
Per un attimo il sole divenne nero poi, quando tornò a splendere, la terra ospitava un essere in più.
Dannata scorreva, veloce e invisibile, accanto alla carovana.
Il suo corpo, fatto d’aria e di tempesta faceva fremere i rami degli alberi e spezzava i fili d’erba, fino a quando non giunse alla jeep che trasportava il Boa; allora tutto si calmò.
- vieni mio prediletto, vieni da me. –
...L’auto con il ragazzo si diresse subito in centrale mentre il veterinario proseguì ancora per un po’, ma quando aprì la gabbia del Boa per portarlo via la trovò vuota. Solo alcune macchie di sangue sulle pareti...
 
Gli anni intanto passarono e il ragazzo uscì di prigione dopo aver scontato la propria pena.
Appena entrò a casa si diresse nella propria stanza: un luogo quadrato con il letto al centro della parete opposta a quella della porta, la vernice e qualsiasi arredamento era viola o nero.
Si era appena sdraiato quando una ragazza entrò dalla porta.
Aveva lunghi e folti capelli corvini dai leggeri riflessi blu, un sorriso bianco e accattivante e occhi neri e cattivi.
<< Ti stavo aspettando, Andrew. >> disse sussurrando appena e appoggiò un braccio allo stipite della porta.
<< Me? Chi sei, bellezza? >> chiese deciso ed eccitato il ragazzo. Con le donne ci sapeva fare.
<< Esatto, proprio te. Comunque mi chiamo Zafrina... >> disse la giovane sorridendo.
La ragazza iniziò a camminare silenziosamente verso il letto dove il ragazzo si era seduto.
<< Perché non ti metti comodo? >> chiese Zafrina.
Il ragazzo si stese sul letto e incrociò le  mani dietro la nuca, lo sguardo bramoso sempre incollato sui fianchi ondeggianti della misteriosa ragazza.
<< Povero, dopo tutti quegli anni in prigione... >> iniziò a sussurrare Zafrina mentre si sbottonava la camicetta. << Non ti andrebbe di divertirti un po’ con me? >> chiese con voce innocente.
Un ghigno di piacere si disegnò sul volto del ragazzo quando Zafrina iniziò a salire gattonando sul letto.
Andrew fece un rapido scatto con il viso per togliersi una ciocca di capelli castani che gli ricadeva, ribelle, sul viso.
Zafrina procedeva, quel corpo sempre più vicino al suo... il ragazzo stava per impazzire.
Ormai gli era praticamente sopra. Il viso di Zafrina era ad una spanna da quello del ragazzo.
<< Sei pronto? >> chiese, con la voce che sembrava fare le fusa.
<< Sono nato pronto... >> disse il ragazzo poi provò ad alzarsi per potersi impossessare delle sue labbra ma Zafrina, poggiandogli entrambe le mani sulle spalle, lo inchiodò al letto.
<< Le danze, le conduco io! >> sussurrò, poi lo baciò.
 
Appena le labbra della demone sfiorarono quelle del ragazzo, quelle di quest’ultimo, iniziarono a creparsi come fossero di ceramica e della lava ne incendiò le crepe.
Il ragazzo sgranò gli occhi appena quel dolore lacerante si fece largo in lui, nel frattempo la sua stanza iniziava a sbriciolarci come cenere.
Quando i suoi occhi tornarono a Zafrina la trovarono totalmente cambiata. Il corpo suadente della ragazza era ora sostituito da uno senza consistenza, lo sfondo pallido era sormontato dal varie sfumature di rosso, come se si stesse specchiando in una piscina.
<< Chi sei?! >> urlò terrorizzato il ragazzo mentre cercava di sottrarsi alla morsa ferrea di Dannata.
<< Dove credi di andare? La festa è appena iniziata! Sai… c’è qui un amico che vorrebbe salutarti... >> la ragazza sorrise e si scostò di lato.
Ai piedi del letto si trovava un Boa verde,  il corpo era pieno di ferite ancora aperte, come mille pugnalate... erano i segni della tagliola.
Andrew cercò inutilmente di allontanarsi dall’animale.
<< Ti ricordi di lui, non è vero ? Tu lo sai che noi abbiamo un legame speciale con i serpenti, vero?? Certo che lo sai, almeno una cosa, voi umani, la sapete giusta su di noi! L’ho chiamato da me quando ti hanno arrestato e l’ho sospeso fra vita e morte, l’ho.. addormentato... fino al tuo arrivo. >> la voce della demone era un sibilo.
<< Che - che - che cosa vuole farmi? >> chiese il ragazzo.
<< Sta a vedere >> gli sussurrò Dannata all’orecchio, il tono divertito.
Il serpente nel frattempo aveva strisciato fino a metà del letto e ora iniziava a fare la muta.
La pelle che si stava lasciando dietro era consumata, verde, terrestre. Quella nuova era... infernale.
Le squame, ora rosse come il sangue, brillavano alla luce dei due fuocherelli che danzavano minacciosi sulle antenne del Boa. Più procedeva e più si allungava mentre creste velenose si alzavano sul dorso dell’animale.
Il ragazzo era sempre più terrorizzato.
<< Ti prego... ti prego... >> provò a supplicare Andrew.
Ma Dannata non lo calcolò nemmeno.
<< Zolforosso, perché non dai il benvenuto al nostro nuovo ospite? >> gli chiese, accarezzando il dorso dell’animale.
Il serpente iniziò ad avvicinarsi al ragazzo.
<< Un’ultima cosa Andrew. I boa sono famosi perché sono soliti stritolare le proprie prede, ma vedi, ho dotato il mio piccolo Zolforosso di un paio di canini affilati... sarebbe un peccato se rimanessero solo di bellezza, non trovi? >>
Il Boa iniziò a sferrare attacchi alla gola del ragazzo, e mentre questo, si disperava, Dannata si allontanò silenziosamente per ritirarsi nelle proprie stanze.
 
 
 
 

WING Spazzietto infernale ;)
Cari lettori e lettrici, questo è l'ultimo episodio di Dannata :')
se volete vedere i disegni di Dannata/Zafrina, Zolforosso e dei momenti che l'anno ispirata passate qui (l'album è "Dannata"):

https://www.facebook.com/pages/WING/460876317264990?ref=hl

Grazie a chi è passato e grazie per chi vorrà lasciare un commentino :)

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