Everything's gonna be alright

di coccinellanna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) Everything's gonna be alright ***
Capitolo 2: *** 2) Maybe we should talk about it ***
Capitolo 3: *** 3) I kissed you back ***
Capitolo 4: *** 4) Nightmare ***
Capitolo 5: *** 5) Deal with it ***
Capitolo 6: *** 6) Crazy in love ***
Capitolo 7: *** 7) Somone like you ***
Capitolo 8: *** 8) the girl with the broken smile ***
Capitolo 9: *** 9) Scientist ***
Capitolo 10: *** 10) Cliché o dejavù? ***
Capitolo 11: *** 11) the Scarlet cover ***
Capitolo 12: *** 12) Sunset ***
Capitolo 13: *** 13) Soulmates ***



Capitolo 1
*** 1) Everything's gonna be alright ***


Era passato un giorno.

Jeremy aveva fatto le valigie.

Elena si era sorpresa a guardarlo, di nascosto, e a pensare cosa stesse succedendo nella sua mente. Cosa aveva dimenticato esattamente? Avrebbe sentito la sua mancanza? Era la cosa giusta da fare? Si poteva tornare indietro o non vi era altra scelta?

Voleva fare al suo fratellino tutte queste domande, ma se ne stava lì, vicino al muro, a vederlo trafficare per la stanza con vestiti, accuratamente “appallottolati” all’interno di una valigia. Lo avrebbe aiutato, prendendolo in giro e facendogli notare che a sedici anni i vestiti avrebbe dovuto piegarli un po’ meglio… Non ne aveva la forza, non aveva la forza di incontrare il suo sguardo.  

La cornice con la foto dei loro genitori are stata accortamente posizionata accanto alle chiavi della macchina, per non scordarla prima di partire. Elena sentì le lacrime agli occhi. Non voleva delle risposte a quelle domande… aveva paura. L’unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era Damon che le dicesse che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Aveva bisogno di un muro, come quello che aveva alle sue spalle, capace di sostenerla.

Alaric si era offerto di accompagnare Jeremy a Denver e di rimanere lì con lui per un paio di giorni. Voleva assicurarsi che tutto fosse perfettamente a posto. Era gentile da parte sua… Era sorprendente come Alaric si era affezionato a suo fratello. Erano partiti di mattina presto, all’alba. Elena non era più riuscita a chiudere occhio e vagava tra la cucina e il soggiorno guardando il sole che sorgeva dalla finestra.

Il campanello suonò. Sapeva perfettamente chi ci sarebbe stato dall’altra parte della porta e questo la fece cadere nel panico. Damon era in grado di guardarle dentro e sapere di non poter nascondere niente la metteva terribilmente in soggezione.

-Ciao…

-Ciao, entra…- un invito, seguito da un sorriso abbozzato. Era il meglio che Elena sapeva offrire.

I loro occhi si incontrarono per un istante. Damon capì subito che non sarebbe stata una giornata facile.   

-allora è partito?

-Sì, Alaric lo ha accompagnato. Stara con lui un paio di giorni, sai, per evitare problemi.-

-Ah… E’ stato gentile…

-Sì. Sono sicura che si troverà bene a Denver. Bonnie era furibonda… Ho avuto paura che gli dicesse la verità. Le mancherà un sacco. Sto cercando di convincere me stessa di aver fatto la scelta giusta…

 Incredibile! Si vergognava di se stessa. Sarebbe stata disposta a parlare di Jeremy per ore e ore pur di non affrontare l’altro problema all’ordine del giorno. In fondo lei e Damon erano bravissimi nel non affrontare certi argomenti. Avevano fatto molta pratica, quella di Damon era di quasi 150 anni.

-Hai fame?- Damon non attese la risposta di Elena e si mise ai fornelli. Mangiarono la omelette in silenzio. Non potrebbe essere stato altrimenti. Elena fu molto attenta a non lasciare che i loro sguardi si incrociassero.

Elena cominciò a raccogliere nel lavandino i piatti e a sciacquarli lentamente. Non aveva voglia di parlare, men che meno con Damon, ma si costrinse a rispondere alle sue domande. Era assurdo. Sembrava stesse dosando le sillabe.

Damon continuava a parlare nonostante tutto. La voleva aggiornare su tutto quello che stava succedendo: Tyler aveva scoperto che Rebekkah era fuori combattimento fino a nuovo ordine di Klaus, Bonnie stava continuando i suoi incantesimi sperimentali, Stefan era totalmente fuori controllo.

Le cadde dalle mani… Se lo aspettava. Non ce la faceva più, era troppo! La sua testa, al contrario della sua bocca, non rimaneva in silenzio per un istante… Damon la stava fissando, Jeremy non era più lì con lei, Stefan l’aveva sostituita con delle stupide bare, Rebekkah  avrebbe voluto vendetta, Klaus avrebbe continuato ad essere Klaus.

Chinò un poco il capo… Non voleva piangere, lo faceva sempre. Non riuscì ad evitarlo, si sedette sul pavimento con la schiena appoggiata al mobile della cucina, ancora con uno strofinaccio tra le mani e i cocci del piatto sparsi per la stanza. Si era distratta. Aveva sentito il nome di Stefan e le era tornato in mente lo sguardo di Damon, quando aveva scelto di risalire quei due scalini e di baciarla. Lei amava Stefan, vero? Sapeva che Stefan non era più Stefan, ma Elena era convinta che prima o poi… Forse non ne era più tanto convinta?  Damon si accorse che tratteneva a stento i singhiozzi e si sedette accanto a lei.

Disse soltanto… -Andrà tutto bene!-.

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Capitolo 2
*** 2) Maybe we should talk about it ***


Damon si accorse che tratteneva a stento i singhiozzi e si sedette accanto a lei. Disse soltanto… -Andrà tutto bene!-. Appoggiò la testa sul petto di lui, cercando di smettere di piangere. Rimasero fermi, immobili, per un bel po’ di tempo finchè Elena non si addormentò. Aveva bisogno di dormire…

Quando si svegliò era pomeriggio inoltrato. Damon era seduto sul divano, fissava la televisione cambiando canale ad una velocità impressionante. Si voltò a guardarla.
-Che ne dici di venire a casa mia per questi due giorni? Non vorrai rimanere qui da sola, vero?
Il pensiero di stare in quella casa da sola la intimoriva… Damon aveva centrato il punto di nuovo.
-D’accordo, insomma se non disturbo. Alaric dovrebbe tornare fra pochi…
-Elena! Basta!- L’ammonì. Damon non riusciva più a sopportare quello sguardo perso. Era infastidito dal suo tono.  Si sentiva responsabile,  come se la tristezza della ragazza fosse necessariamente colpa sua. Non poteva fare niente per farla sentire meglio e questo gli faceva perdere la pazienza.
-Hai ragione… Scusa. Vado… vado a preparare le mie cose.
Damon si pentì di aver perso il controllo. Voleva vederla felice. Voleva che quel bacio significasse qualcosa per lei, che smettesse  di pensare a Stefan. Era egoista, lo sapeva, ma non poteva fare altrimenti.
-Camere separate o preferisci…?- Damon la punse con il suo sarcasmo appena mise piede nel soggiorno dei Salvatore.
-Piani diversi, se è possibile-. Elena sorrise maliziosamente mentre lo disse.
-Wow…. Credevo fossi diventata muta. Negli ultimi giorni hai comunicato solo a monosillabi!-
-Hai ragione… Non sono stata di grande compagnia. Cercherò di rimediare-
-Promesso?- Damon si era tutto ad un tratto fatto serio. La guardava con un espressione curiosa come se stesse studiando le sue mosse.
-Promesso! Vado a sistemare le mie cose… La camera preferisco sceglierla da sola!- disse salendo le scale che portavano al piano superiore.
Ad Elena piaceva la casa dei Salvatore. La maggior parte delle persone che ci avevano messo piede erano rimaste un po’ intimidite, si erano lamentate dell’oscurità o dei mobili così vecchi. Elena la trovava come un’oasi, ferma nel tempo. Le piacevano i soffitti in legno, i tappeti sui pavimenti, tutti i pezzi di antiquariato, dalle poltrone alla grande fila di scaffali riempiti di libri antichi al mobiletto dove Damon teneva la sua scorta personale di alcolici.
Scelse la seconda stanza, di fronte a quella di Damon. Sistemo la borsa sopra al grande letto a baldacchino. Aveva assolutamente bisogno di una doccia.
Ancora in accappatoio, attraversò il corridoio appena sentì lo squillo del telefono.
-Pronto?-
-Pronto. Qui Denver, passo-
-Ahah! Ciao Jer! Come va? Com’è andato il viaggio? Hai mangiato? Non hai dimenticato niente qui, vero? Se ti serve qualcosa te lo spedisco…-
-Tutto bene, Elena. Ho solo cambiato stato, mica galassia! –
Sorrise. Si preoccupava troppo. Jeremy le parlò di tutto. Il giorno dopo sarebbe stato suo primo nella nuova scuola, ma aveva già conosciuto alcuni ragazzi nel vicinato. Faceva caldo, c’era po’ di umidità e Alaric continuava a lamentarsene. Kristy, la cugina di sua madre dove Jeremy sarebbe stato per un po’, era un ottima cuoca…
 Elena non aveva parlato così a lungo con il suo fratellino per tanto tempo. Sembrava felice ed entusiasta.
Damon la guardava e sorrideva.
-Scusa, i tuoi capelli bagnati hanno lasciato una scia per tutto il soggiorno!- Le disse non appena riattaccò e si alzò dal divano.
-Uff… Come sei noioso. Che ne dici se questa sera ci guardiamo un film?-
-Un film? Io non guardo film!-
-Vorrà dire che farai un’eccezione.-
Damon non ribattè. E si arrabbio per non averlo fatto. Un film? Come era possibile che quella ragazza avesse preso il controllo sulla sua vita in quel modo?  Dove diavolo era finito il vecchio Damon, quello che avrebbe deciso di passare la serata al bar scegliendo se bere alcolici o il sangue di una vittima? Odiava il nuovo sé stesso e odiava il fatto che ad Elena piacesse di più di quello vecchio.
Non guardarono il film quella sera.
Erano appena apparsi i titoli di testa sullo schermo del televisore, quando Elena lo guardò negli occhi e disse – Forse ne dovremmo parlare?-.
Ed entrambi sapevano di cosa avrebbero dovuto parlare. 

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Capitolo 3
*** 3) I kissed you back ***


Erano appena apparsi i titoli di testa sullo schermo del televisore, quando Elena lo guardò negli occhi e disse – Forse ne dovremmo parlare?-.

Ed entrambi sapevano di cosa avrebbero dovuto parlare.  

Elena sapeva che non avrebbe dovuto farlo. Se lo era ripetuto per tutta la serata, ma quando lo aveva visto sedersi sul divano con la mente ingarbugliata di pensieri, non aveva resistito. Si sentiva una bambina capricciosa che non sa resistere alle tentazioni. Era sciocco non credere che qualcosa sarebbe andato storto.
Damon allontanò lo sguardo. Ad Elena sembrò di vederlo respirare profondamente prima di rispondere.

-Non sapevo ne volessi parlare…- Le disse, senza staccare gli occhi dal televisore.

-Io voglio sempre parlare-

-Non resisti proprio, eh? Devi per forza incasinare tutto?-

-Non dobbiamo per forza incasinare tutto…-

-No, Elena dobbiamo per forza.- sbottò. Ovviamente stava perdendo il controllo. Aveva paura di quello che Elena avrebbe potuto dirgli, non voleva un altro cuore spezzato, e lei lo sapeva.

-D’accordo scusa. Non ne parliamo-

Passò qualche minuto. Non dissero niente. Entrambi tenevano gli occhi fissi sulla televisione.
-Non avrei dovuto baciarti-
Elena si voltò verso di lui. Cosa poteva dire? “Non fa niente”? Non si capacitava del fatto che ogni volta che Damon era nei paraggi il suo cervello mettesse il pilota automatico.
-Se vuoi… insomma, posso farti dimenticare. Come se non fosse mai successo nulla-
-No!- Elena si accorse di averlo detto con un po’ troppo impeto. Forse lo aveva addirittura urlato.
Damon andò a  prendere qualcosa da bere. La situazione lo richiedeva. La situazione richiedeva che entrambi si scolassero una bottiglia intera delle sue, ma ci si poteva accontentare di un bicchiere.

-Non so più cosa voglio. In questo momento sono completamente persa… Insomma non sono rimasta sorpresa perché tu mi hai baciato, ma perché io ho… non so, ho ricambiato? Dovrei essere innamorata di Stefan, giusto? Non lo sono più? Da quando non lo sono più? Me ne versi ancora…- Damon avvicinò la bottiglia al suo bicchiere. Elena sbuffò nel vedere che non glielo stava riempiendo fino all’orlo.
Era ubriaca. Damon si riteneva un po’ responsabile. La dose “da vampiro” non era proprio uguale a quella da “Elena”. Per lo meno era stata sincera, per una volta. Assolutamente non chiara, decisa o risoluta, ma almeno sincera. Non che di solito mentisse, piuttosto ometteva di dire tutto quello che le passava per la testa. In questo era tale e quale a Katherine. Elena lo faceva probabilmente a fin di bene, Katherine lo faceva perché era una… insomma sicuramente non a fin di bene.

Quella notte nel sonno continuò a pensare alle parole della ragazza. Tanto che, quando sentì dei passettini leggeri attraversare il corridoio credette di sognare. La porta della sua stanza si aprì poco. Uno spiraglio di luce entrò dal corridoio e Damon vide chiaramente la sagoma di Elena avvicinarsi.     

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Capitolo 4
*** 4) Nightmare ***


 Uno spiraglio di luce entrò dal corridoio e Damon vide chiaramente la sagoma di Elena avvicinarsi.      
Elena entrò barcollando, Damon si era già alzato e l’aveva raggiunta. Aveva gli occhi spalancati e impauriti, la fronte bagnata di sudore. Con un filo di voce gli chiese – Pos… Posso stare qui?-.
-Che succede? Stai bene?- Damon era completamente in preda al panico. Le sue forti braccia l’avevano già avvolta e la stringevano.
-Ho avuto un incubo- La voce di Elena era seria. Le guancie erano rigate dalle lacrime.
In quel momento Damon pensò soltanto a due cose: Klaus e vendetta.

Elena si era addormentata. Il viso era appoggiato al petto di lui, le mani strette nelle sue. Damon non riuscì più a dormire. Non aveva fatto parola dell’incubo ma era da un po’ che Klaus non si faceva sentire e Damon conosceva fin troppo bene questo trucchetto, era uno dei preferiti di Kath, dopo tutto. Era quasi convinto che centrasse qualcosa con Stefan. Vederla soffrire in quel modo lo rendeva furente, la rabbia sarebbe stata pronta ad esplodere se solo non avesse significato svegliare la ragazza che dormiva di fianco.
Fu in quel momento che si sentì estremamente debole, quando si rese conto che non l’avrebbe nemmeno voluta svegliare, che seppe con certezza di essersi innamorato come mai era successo nella sua lunga esistenza. Sperò con tutto se stesso che Klaus non le facesse mai più una cosa del genere.

Elena fu svegliata da un profumino proveniente dalla cucina. Avrebbe voluto dormire per un altro paio di secoli, ma la fame non le dava tregua.
-Ciao-
-Ciao- Damon era girato di spalle, ma non ebbe bisogno di voltarsi per accorgersi del suo arrivo
-Come stai?-
-Sono stata meglio- Gli rispose con voce assonnata –Mi sta scoppiando la testa!-
-Ah sì?- chiese Damon, con un po’ di strafottenza –Rinfrescami la memoria: perché ieri sera hai bevuto come una spugna o perché stanotte Klaus ha “pilotato” i tuoi sogni?-
Sorrise al suo sarcasmo, buon segno.
-Come ha fatto?- Elena, tornò seria per un istante.
-Non lo so. Anche Katherine ne è capace, ma non mi ha mai svelato il trucco. Credo abbia a che fare con la concentrazione e il controllo sulla persona, roba del genere. Bonnie è capace di fare un incantesimo di protezione o non so cosa.-
-Glielo hai già chiesto?- Elena spostò lo sguardo stupito dal volto di Damon all’orologio della cucina, che segnava appena le sette e trenta.
-Sì, perché?-
-L’hai svegliata?!- Lo sguardo di Elena era diventato quello di una maestrina divertita dalla situazione.
-E’ una strega!- rispose Damon, accigliato (Elena si chiese se per il sua smodata antipatia per le streghe in genere o perché si era accorto di essere stato colto in fallo).  Non le dispiaceva che Damon si preoccupasse così per lei. In passato ne sarebbe stata molto irritata, ma ora…

Lo stomaco che reclamava attenzioni svegliò Elena dai suoi pensieri. Bonnie intanto stava confabulando con Damon nell’altra stanza. Decise di rimanere lì a fare colazione, intanto che quei due parlavano, o più probabilmente litigavano.
-Si sente tutto di là!- Damon la guardò corrucciato.
-La strega ha deciso di occupare il soggiorno- il vampiro indico sprezzante Bonnie seduta sul pavimento, tra volumi e fogli antichi.
-Che succede? Damon ha detto che potevi fare un incantesimo…- Elena fu interrotta da Damon –Dillo! Spiegale che succede, Bonnie.-
Bonnie stava perdendo la pazienza. Non sarebbe mai stata d’accordo con Damon. Era incredibilmente testardo.
-Possiamo sfruttare le incursioni di Klaus nella tua mente a nostro vantaggio. Infatti se…
-Praticamente sei diventata una cavia di laboratorio.- Damon interruppe bruscamente la strega.

Elena capì che, ancora una volta, Klaus non gliela avrebbe data vinta facilmente.   

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Capitolo 5
*** 5) Deal with it ***


Elena capì che, ancora una volta, Klaus non gliela avrebbe data vinta facilmente.    
Non sapeva cosa voleva. Non sapeva chi fosse la bambina che aveva visto nel sogno. Non avrebbe detto niente a Damon o a Bonnie, era esattamente quello che Klaus avrebbe voluto.  Era troppo scontato. Elena sentiva però il bisogno di confidarsi con qualcuno. Le venne in mente il suo diario, quello su cui aveva scritto del suo incontro con Stefan.

Quando Damon la vide lì, con le gambe incrociate sul pavimento, di fronte alla grande finestra del soggiorno dei Salvatore, le si sedette di fronte. Elena continuò e scrivere, un po’ infastidita.
-Devo pregarti, supplicarti o cos’altro?-
-Damon, non ti dirò niente… Fattene una ragione!-
-C’ero anche io?-
-No- Mentì.
-Ah! Per questo era un incubo?!- Solito sorriso beffardo, solita aria di sfida.

-Dovrei chiederti una cosa… Non è che per caso sai come posso rintracciare… Katherine?-
-Katherine?-
-Sì. E’ l’unica che mi può aiutare a capire cosa diavolo sta succedendo.-
-Katherine?! Aiutare?- Damon era sbalordito. Non avrebbe chiamato Katherine. Non lo avrebbe fatto per nessun motivo al mondo.
-Ho bisogno di informazioni. Credo di sapere chi c’è nell’ultima bara-
-Cosa? Come fai a sapere delle bare?-
-Ho le mie fonti- Non era vero. Le aveva viste nel “sogno” e aveva tentato di stuzzicare Damon per vedere se lui ne sapeva di più.

-Be, sentiamo, chi c’è nell’ultima bara?-
Tutte le promesse di selenzio e segretezza che si era fatta si sbriciolarono di fronte agli occhi magnetici del vampiro.
-Non ne sono sicura ma potrebbe essere la doppelganger originale.-
-Come fai a dirlo?- Damon si era avvicinato a lei. La sua voce si era fatta seria, un po’ preoccupata forse.
-Nel sogno c’era una ragazza, assomigliava a me e, ovvio, a Katherine. Però aveva gli occhi chiari, azzurri. Ho come l’impressione che Katherine ne sappia di più.-
-La sua bara non si apre, è bloccata da un incantesimo. Nessuno sa come aprirla, forse nemmeno Klaus. Stefan pensa che chiunque ci sia al suo interno ci possa aiutare a sconfiggere Klaus-
-Che significa? Cosa centro io? Perché mai Klaus dovrebbe aiutarmi a liberare una creatura che può o perlomeno sa come ucciderlo…
-Perché sei l’unica in grado di farlo?- Damon ed Elena si voltarono all’unisono. Sapevano a chi a apparteneva quella voce.

Katherine.

-Wow! Entrata trionfale!- Damon cercò di mascherare la sua incredulità.
-C'è chi se la può permettere, Damon…-
-Che ci fai qui?- la voce di Damon era furiosa.
-Oh, Damon, tesoro, come mai così arrabbiato?- Katherine era sempre Katherine. Elena la odiava con tutta se stessa, ma allo stesso tempo la ammirava profondamente. Lo aveva sempre fatto. Katherine rappresentava quello che Elena non era mai stata: sicura di sé, indipendente, furba, manipolatrice, falsa, completamente disinibita.

-Ho sentito dire che avete bisogno di me!- Katherine era in piedi, al centro della stanza, con i capelli ribelli sciolti sulle spalle e un sorriso poco rassicurante sul volto. –Ah, voi due piccioncini mi siete mancati.- E mentre lo disse piegò il viso di lato. Sarcasmo come da copione, pensò Damon.

-Tu no, non ci sei mancata per niente.- Lo sguardo di Elena si spostò da Katherine a Damon, che si era alzato ed ora rispondeva alle battute della vampira in un perfetto faccia a faccia. Elena sentì come uno strano bisogno di fronteggiare Katherine. Non l’avrebbe mai ammesso, ma quella era chiaramente gelosia.
Scelse di mantenere la calma e disse soltanto:- E’ vero, abbiamo bisogno del tuo aiuto-

-Il mio aiuto non ti basterà Elena. Ci vorrebbe un miracolo- Katherine era sincera in quel momento? Elena non ne era sicura. Il suo sorrisetto strafottente si era trasformato in una smorfia indecifrabile. Stava solo giocando, o sapeva realmente cosa aveva in mente Klaus?

Note dell'autrice: Spero davvero che la mia fanfiction vi piaccia. Mi sto appassionando un sacco. Per favore, recensite. Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate

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Capitolo 6
*** 6) Crazy in love ***


Così Katherine iniziò il suo racconto:-E’ una leggenda. Non so cosa ci sia di vero. Me ne parlò Elijah, quando per la prima volta conobbi lui e Klaus. Credeva non avessi verbena in corpo, non si era accorto del mio ciondolo. Che sciocco, non sapeva ancora con chi aveva a che fare!! In ogni caso mi disse che Klaus un tempo si era innamorato di una ragazza, di nome Charlotte Petrova. Aveva i capelli scuri, mossi, la carnagione mediterranea, ma degli occhi celesti, come non ne aveva mai visti. Il loro amore fu travolgente, Charlotte sapeva cos’era Klaus, ma lo amava nonostante tutto. Klaus arrivò persino a chiedere la sua mano. Charlotte non aveva più una famiglia, un’ epidemia di peste gliela aveva portata via tutta… le era rimasta soltanto una sorella, più piccola-

-La bambina del sogno?!- Elena cominciava a collegare i punti. Era stato innamorato di lei, per questo Klaus l’aveva ancora con sé.
-Non lo so. Insomma io so soltanto che centra questa bambina… Non mi ricordo il suo nome, era strano… Forse greco.  Vivevano felici e contenti… blablabla… Si amavano alla follia… blablabla-
-Molto romantico, Kath! Complimenti.- Damon stava diventando insofferente.
-Klaus aveva più volte rischiato di uccidere Charlotte, la relazione umano-vampiro non è mai stata semplice… Giusto, Elena?- Lanciò un’occhiata di sfida a Damon, alquanto divertita. –Charlotte non se ne preoccupava particolarmente, ma per amore di Klaus scelse di lasciarsi trasformare. Quando la sorellina vide Klaus uccidere Charlotte si lanciò su di lui. Klaus deve essere stato colto di sorpresa o una cosa del genere, non so.-
-Non potresti essere un po’ più precisa?- Elena era incredula. Le stava raccontando la storia dei suoi lontanissimi antenati e pretendeva di liquidarla con qualche notizia sommaria? Incredibile.
-Lasciala continuare…- Suo malgrado Damon sapeva che Katherine era la loro unica fonte. Forse non era attendibile al 100%, ma ci si doveva accontentare.

-Fatto sta che la bimbetta impalettò Klaus.-
-Non era un originale?- Questa volta fu Damon ad interromperla. Era sempre più convinto che la vampira gli stesse riempiendo di storie!
-Infatti Klaus non morì, ma quando si risvegliò… tadam! Non trovò più Charlotte. La sorella si era rivolta a delle streghe. Charlotte non aveva ancora il sangue del vampiro in corpo. Le streghe decisero di tentare di salvarla. Le mie fonti dicono che Klaus bloccò in modo rocambolesco il rituale, pronto ad uccidere la sorellina. Le streghe, moraliste come sono, lo fermarono. Si arrabbiarono moltissimo con lui e decisero di punirlo.  Charlotte sarebbe rimasta in vita, così da poter accudire la sorellina, ma Klaus non avrebbe mai più potuto incontrarla. Giustificarono le azioni malvagie di Klaus con il suo essere mezzo vampiro e mazzo lupo e scelsero di assopire la sua seconda natura. L’incantesimo su Charlotte sarebbe stato spezzato soltanto da una doppleganger della sua sorellina. Io, tu, tua madre eccetera siamo tutte dappleganger. Io fui la prima che Klaus trovò, perché assomigliavo in maniera incredibile a Charlotte e a sua sorella.-

-Esistono più doppleganger?- Elena era incredula.
-Sì, insomma tecnicamente sì. L’incantesimo può essere spezzato da una doppleganger ancora in vita. Quindi io sono fuori gioco.-
-E’ per questo che ti sei fatta trasformare?-    
-Sì Elena, anche per questo. Ovvio, poi c’era ancora la maledizione della pietra di luna, che sapevo aveva a che fare con la doppleganger. –
-Aspetta. Allora perché Klaus era pronto a sacrificarmi come se nulla fosse, se sono l’unica in grado di aprire quella bara?-
-Senti, non sono ancora un oracolo. Io ti ho raccontato quello che so. Il sangue della doppleganger doveva servire per spezzare la maledizione. Le streghe hanno deciso di tendere una trappola a Klaus, sperando che uccidesse veramente la doppleganger e che non potesse più originare ibridi. Se lui ti avesse uccisa non ci sarebbe mai stata un’altra doppleganger perché la tua stirpe si sarebbe fermata e lui non sarebbe mai riuscito nel suo intento-
-Era disposto ad uccidere l’unica persona che poteva ricondurlo a Charlotte solo per spezzare una maledizione? Qualcosa non quadra. E le streghe? Le streghe hanno praticamente scelto di sacrificare tutta la discendenza di Charlotte solo per punire Klaus? E’ assurdo!-
-Sono streghe. Sono ciniche…- Katherine non aveva cambiato espressione.

Elena era completamente sotto shock. Damon non sapeva come comportarsi. Da quello che era riuscito a capire c’erano in ballo cose che né lui né Stefan erano in grado di controllare. Klaus stava pianificando qualcosa, questo era certo.
-Ora, se non vi dispiace, vado a farmi una doccia.- Elena non potè fare a meno di sospirare all’ennesima battutina di Katherine. Damon le si sedette a fianco. Non disse niente. Elena lo abbracciò. –Ti voglio bene, Damon. Te ne vorrò sempre. D’accordo?-
Damon rimase in silenzio la sua fronte divenne corrucciata. Non sapeva cosa dire. Strinse a sé Elena.
-Almeno siamo sicuri che non può ucciderti-
-Come lo sai?-
-Non lo so. Ma sembra che manchino dei tasselli al racconto di Kath.-
-Credi che abbia detto la verità?-
-Perché non avrebbe dovuto? Devo trovare Stefan. Non so se metterlo al corrente o meno, ma devo almeno controllare dov’è e se sta bene.-
Detto questo si alzò e si sciolse dall’abbraccio di Elena. Avvicinò il volto alla sua guancia e le diede un piccolo bacio. La mente di entrambi era stracolma di pensieri, ma uno soltanto occupava la prima posizione in quella di Damnon:  “Ti voglio bene… te ne vorrò sempre”        

Note dell'autrice: solo per essere chiara, non sono spoiler. E' solo come io immagino che proseguirà la storia. Adesso non era particolarmente approfondita perchè dovevo essere fedele allo stile di Katherine, che la raccontava. Promessa: sviluppi imminenti sul fronte Damon-Elena. In particolare da parte di lei... Indizio: Caroline sta organizzando una festa! WoW
Grazie per le vostre recensioni...

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Capitolo 7
*** 7) Somone like you ***


Era passata ormai una settimana dal racconto di Katherine. Lei era sparita nel nulla, Damon non era riuscito a trovare Stefan e Bonnie stava scandagliando ogni singolo grimorio alla ricerca dell’incantesimo di Charlotte.

Elena aveva pensato che la convivenza forzata sua e di Alaric sarebbe stata imbarazzante. Non fu così, entrambi sapevano rispettare gli spazi altrui, Elena non faceva domande sulla sua relazione con la dottoressa Fell e Alaric tentava di evitare le battutine su Damon. Eppure parlavano e si chiedevano consigli a vicenda. I loro discorsi erano molto larghi e generali: “Ammettiamo che due persone si siano separate da un po’ e che una delle due provi dei sentimenti per un altro, sarebbe tradimento?” “Credi sia possibile amare più di una persona contemporaneamente?” “se tu conoscessi una persona da pochissimo tempo, ma la cosa sembra abbastanza seria e vorresti farglielo capire, senza spaventarla, dove la porteresti?”. I loro discorsi un po’ estemporanei erano come una specie di tacito accordo.
Quell’accordo si ruppe quando Alaric chiese:- Che è successo fra te e Damon?-
-Niente-
-Damon non era di questa opinione…-
Damon si era ripromesso di rimanere lontano da Elena per un po’. Era la cosa migliore. Sperava lo fosse per lei, almeno. Passava le giornate a bere e a rimorchiare ragazze che puntualmente scaricava quando si rendeva conto volevano andare oltre al bacio. Quando una di loro si intenerì, immaginando il suo cuore spezzato, Damon si rese conto di essere diventato un totale rammollito.

-Ciao Elena- la voce di Caroline era squillante già di prima mattina.
Elena chiuse l’armadietto alle sue spalle e chiese:- Fammi indovinare… Festa?-
-Indovinato!- La vampira si accorse che Elena si mostrava un po’ titubante e aggiunse –Puoi portare anche Damon-
-Va bene, ci sarò- rispose lei, sospirando.

Glielo avrebbe chiesto, semplicemente. Gli avrebbe chiesto di accompagnarla. Non era niente di che. Elena si stava avvicinando alla porta dei Salvatore e per qualche strano motivo non riusciva a mantenere la calma.
-Ciao Damon-
-Ciao.- Elena aveva una faccia strana. Sembrava essere in trepidazione, ma quel giorno Damon non era dell’umore giusto per accorgersene.
Chiacchierarono a lungo prima che Elena trovasse il coraggio di fare a Damon la domanda per la quale si era catapultata dai Salvatore subito dopo il suono della campanella.
-Senti, Caroline dà una festa a casa Lockwood. Sì, insomma, niente di eccezionale, ma è richiesto l’abito da sera e ci sarà da divertirsi.-
-Divertirsi?! Dovrebbero pagarmi per farmi andare ad un’altra di quelle stupide feste. L’ultima non è andata piuttosto bene, ricordi? Ibridi, Klaus, Stefan… Ringrazia Caroline, ma penso proprio che rimarrò a casa.- Elena non potè fare a meno di notare il sarcasmo della sua risposta. Non aveva capito niente. Pensava fosse stata Caroline ad invitarlo.
-Ah, d’accordo. Forse ora dovrei andare. Ho promesso a Jeremy di chiamarlo oggi pomeriggio, penserà che mi sono dimenticata.- Era una delle due variabili: quando era sotto pressione Elena era in grado di non aprire assolutamente bocca o di parlare a vanvera.

Era parecchio delusa. Cercò di non pensarci, ma qualunque cosa facesse lo ricollegava a Damon. Le canzoni del suo Ipod sembravano essere tutte su di lui, la televisione sembrava trasmettere soltanto telenovelas strappa lacrime, lui aveva giocherellato con l’orsetto sopra il suo letto, sulla scrivania c’erano ancora ammucchiati i fogli di giornale che lui aveva raccolto nel corso dell’estate per ritrovare Stefan.

Era la sera della festa. Non aveva particolarmente voglia di andarci, ma lo aveva promesso a Bonnie, anche lei senza cavaliere. Mancava ancora qualche minuto alle otto e il campanello suonò. Elena urlò un –arrivo!- Da in cima alle scale, dove stava disperatamente tentando di sistemare la sua acconciatura. Alaric era di nuovo fuori con la dottoressa Fell. A causa del lavoro di lei i loro appuntamenti si tenevano ad orari piuttosto improbabili. Cercando di fermare con le forcine le ultime ciocche che scappavano dal suo chignon, scese rapidamente le scale. Rimase piuttosto sorpresa nel trovarsi di fronte Damon, in smoking. 
-Che ci fai qui?-
-Ti accompagno alla festa… Ho già avvisato io Bonnie.- Non aveva potuto fare a meno di notare l’enorme sorriso che era stampato sul volto della ragazza.
-ah.. Devo andare a prendere… Arrivo. Trenta secondi, giuro.-
Elena ripercorse le scale in senso inverso e si rintanò nella sua stanza. Doveva mantenere la calma. Dopo un paio di respiri profondi si infilò un paio di scarpe più alte e si spruzzò un po’ di profumo.
Damon le aprì la porta della macchina per farla salire. Elena fece finta di non capire e si sedette sul sedile del conducente.
-Oh, credevo volessi farmi guidare!- disse, fingendosi stupita.
Damon era un po’ spazientito, ma sorrise e lasciò che la ragazza prendesse le chiavi.
-Giuro che se la graffi…-
-Non la graffio, se fai il bravo-
Rimasero un po’ in silenzio.
-Scusa per l’altro giorno. Non volevo essere… cattivo. Non avevo capito- si guardarono per un istante. Elena non disse niente, fingendo di concentrarsi sulla strada, ma Damon la vide sorridere dolcemente. Lo aveva già perdonato.             

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Capitolo 8
*** 8) the girl with the broken smile ***


Parcheggiò la decapottabile nel vialetto dei Lockwood. Damon, al suo fianco, criticava ogni singola manovra. Quando Elena chiuse con un po’ troppa foga la portiera dell’automobile, le lanciò uno sguardo di disapprovazione e commentò :-E’ davvero il colmo-.
 
-Ti ho detto che sei uno schianto stasera…-
-No, lo hai solo pensato…- Elena si vergognò all’istante di quelle parole e arrossì violentemente. Stava flirtando con Damon. Lui se ne era accorto.
-Ciao, ragazzi… Wow Damon, sei in gran forma!- Caroline li accolse a modo suo, dando una gomitata al vampiro.
-Ciao Caroline- Fu Elena a rispondere, accorgendosi che la sua amica stava fissando Damon in modo strano.
-Ah, noi due dobbiamo parlare. Damon il rinfresco è di là, è appena arrivato anche Alaric- indicò la stanza sulla sinistra, quella che dava sul cortile, e scappò via, trascinando con sé Elena.

Quando si trovarono in un posto sicuro Caroline esordì:-Raccontami tutto! Voglio sapere ogni dettaglio! Vi siete già baciati? Ah io l’ho sempre saputo!! Lo sapevo… Che cosa ti avevo detto. Al diavolo Stefan, siete così carini. E’ così cambiato… Incredibile!-
Elena stava fissava la sua amica esterrefatta. Come faceva a sapere tutte quelle cose? Caroline smise di fare la sua sfilza di domande e attese una risposta, con gli occhi spalancati, un po’ severi, ma allo stesso tempo ingenui.
-Io… Non lo so. E’ successo, ci siamo baciati. Anzi lui mi ha baciato, ma quando le sue labbra- era di nuovo arrossita-mi sono resa conto di volerlo anche io. Più di quanto potessi immaginare.-

Caroline era una buona amica. Tifava sempre per lei, era la persona giusta con cui sfogarsi. Bonnie l’avrebbe di certo rimproverata, le avrebbe chiesto cosa ci trovava in Damon, così arrogante, strafottente, egoista…
-Vuoi un consiglio? Forse dovresti tornare da lui…- disse Caroline indicando Damon, che stava chiacchierando dietro la grande vetrata. Elena le sorrise, lei ricambiò.

-Eccomi. Ciao Alaric… Meredith giusto?-disse Elena comparendo alle spalle di Damon e stringendo la mano alla nuova fiamma di Alaric.
-scusate ragazzi, ma la signorina mi aveva promesso un ballo e non vorrei mai che sparisse nel nulla di nuovo.- così dicendo Damon prese la mano di Elena e la trascinò nel cortile dove era stato allestito un grande palco.
-Caroline ha davvero superato se stessa…-Elena era rimasta estasiata dalle ghirlande di fiore, le luci e tutte le decorazioni che facevano assomigliare il giardino ad un villaggio fatato.
Damon la strinse a sé e iniziò a ballare. La canzone era lenta, ma non troppo. Elena era un po’ tesa, Damon la metteva terribilmente sotto pressione.
-cosa voleva Caroline?- le chiese, dopo un po'. Si vedeva che fremeva dal desiderio di sapere qualche dettaglio.
-Ah, niente di importante…- Elena scosse la testa e girò lo sguardo, tentando di non incontrare i suoi occhi.
-D’accordo- fece una pausa- Credevo aveste parlato di me. Almeno così mi ha riferito lei…
-Cosa?! Te lo ha detto lei?- Elena guardò Damon sconvolta.
- Beccata! Ahahaha… E’ troppo facile ingannarti…- Elena sembrava incredibilmente offesa.
-Wow! Non ti sarai offesa?- Damon continuava a fare lo spavaldo ed Elena stava perdendo la pazienza.
-No, non mi sono offesa. Non mi abbasserei mai ai tuoi livelli…- così dicendo smise di ballare, si staccò dalla presa del vampiro e si diresse al bancone degli alcolici.
Non sapeva cosa era stato a farla esplodere: Damon che faceva lo spiritoso, il fortissimo desiderio di baciarlo o il fatto che né Stefan né Klaus si erano fatti vedere alla festa. Bonnie fece appena in tempo per impedirle di esagerare.
-Sei già ubriaca?-
-Bonnie, mi hai strappato dalle mani il primo bicchiere…-il tono di Elena era abbastanza irritato. Girò le spalle all’amica e si diresse verso l’uscita.


Damon la trovò dopo una mezz’oretta sotto al portico deserto, mentre stava fissando le stelle, appoggiata alla ringhiera.
-Che fai qui?-
-Niente di che…- la ragazza sembrava un po’ infastidita.
-Hai bevuto?- Damon non capiva il suo comportamento. Un attimo prima stavano ballando, un attimo dopo le aveva girato le spalle e se ne era andata.
-No, non ho bevuto. Grazie per l’interessamento- Cosa voleva in fondo Damon? E perché lei gli rispondeva così? Elena non lo sapeva, ma era furiosa.
-Che c’è?-
-Che c’è? Sai che c’è, Damon? C’è che non ne posso più di essere giudicata, non ne posso più di sentire  Alaric che fa battutine perché tu parli con lui della nostra relazione anziché con me, sono stufa di essere quella da proteggere e da controllare, non mi piace essere trattata come una bambina, come se non fossi pienamente consapevole delle mie scelte. A volte vorrei essere Katherine, potrà avere tutti i difetti del mondo, ma almeno ha il controllo della sua vita.-
Damon continuava a non capire:-Io non ho detto nulla ad Alaric, non è colpa mia se lui ti tira in giro. E’ stata Caroline? Ha detto qualcosa su di me? Elena, lo sai, io non mai fatto sul serio solo perché c’è Stefan e tu non hai preso la tua decisione, non lo hai mai lasciato veramente andar…- Damon non riuscì a finire la frase.

In quell’istante Elena aveva fatto la sua scelta, le loro labbra si incontrarono e tutte le paure e i dubbi della ragazza si sbriciolarono. Sentì le mani del vampiro che la stringevano a sé e le sue labbra che si appoggiavano delicatamente. Il cuore le batteva all’impazzata e il suo respiro si era fatto affannoso …

Quando, per un istante, si separarono e si perse nei suoi bellissimi occhi azzurri, si sentì finalmente libera, come se avesse, per la prima volta dopo tanto tempo, preso in mano la sua vita. Lei lo aveva baciato e non poteva fare a meno di sentirsi terribilmente ed incondizionatamente felice.                   

Note dell'autrice: grazie a tutti per le vostre recensioni. Spero che questo capitolo vi piaccia e, per favore, fatemi sapere cosa ne pensate.

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Capitolo 9
*** 9) Scientist ***


I loro occhi si incontrarono. Damon aveva paura di quello che Elena avrebbe potuto dire in quel momento. Si sarebbe pentita? Era come se il tempo si fosse fermato completamente e nella sua mente si susseguivano le immagini di Elena che si scusava, imbarazzata, e scappava via. Ma la ragazza era ancora lì, davanti a lui. La mano fredda di Damon sfiorò il mento di Elena, salì lentamente, fino ad accarezzare il contorno delle sue labbra. Al suo tocco Elena sobbalzò e spostò lo sguardo. Non voleva incontrare gli occhi del vampiro. Non sapeva resistergli.

Non ci fu bisogno che nessuno dei due proferisse parola. Elena si andò a sedere sui gradini del porticato dei Lockwood, senza preoccuparsi di sporcare il lungo abito che indossava. Damon si sedette accanto a lei. Rimasero in silenzio per un po’. Elena sentiva la musica e il vociare proveniente dal cortile, ma i suoni arrivavano ovattati, come se fossero lontanissimi. In quel momento la sua mente era un turbinio di pensieri.

-La vedi quella stella lassù?- le chiese Damon
La ragazza alzò gli occhi verso il cielo, quella notte particolarmente limpido
 –Quella?- chiese indicandola a Damon
-Sì-
-Come si chiama?-
-Non… non lo so. Mi sembra semplicemente più brillante delle altre.-
-Sì, è vero. E’ bellissima… Forse è un pianeta…-
-Mmm… Forse…-
Elena rimase silenziosa per qualche istante, poi si voltò verso Damon.
-Posso chiederti una cosa, Damon?- La pausa fu più lunga del previsto. Damon si aspettò una domanda terribile, qualcosa a cui non avrebbe saputo rispondere… Eppure Elena era così tranquilla.

La ragazza continuò -Hai mai pensato di fare l’astronauta?-
Entrambi scoppiarono a ridere.
-L’astronauta? No-
-No, sai stavo pensando il primo vampiro nello spazio! Un evento!- Elena rimase sorpresa dalla propria loquacità. Non era imbarazzata. Damon non la metteva più sotto pressione. La tensione si era allentata in un istante.  
Passarono il resto della serata a chiacchierare. Parlarono dei sogni che avevano da bambini, Damon descrisse la Mystic Falls della sua infanzia con rispettivi abitanti, Elena raccontò di come lei e Bonnie avrebbero voluto aprire una pasticceria insieme, Damon raccontò di come lui, da bambino, avrebbe voluto fare lo scienziato. Quando Elena tentò di immaginare Damon che faceva lo scienziato, rise così tanto da sentire male alla pancia. Damon finse di offendersi. Elena, per un istante, vide quello che doveva essere stato un ragazzo di vent’anni vissuto nel 1800, un sognatore, vivace, con tanta voglia di vivere e di amare.
 
La mattina seguente Elena fu svegliata dal suono del campanello. Non aveva dubbi su chi avrebbe trovato dall’altra parte della porta.
-Sul serio Damon? Alle sei e un quarto di domenica?- Elena se ne stava sull’uscio della porta, in pigiama con i capelli raccolti in una coda scompigliata e gli occhi spalancati.
-Mmmm… Sento un po’ di astio nel tuo tono di voce.-
-Cosa vuoi? Non crederai davvero…
-Andiamo ad allenarci!- la interruppe il vampiro.
-Cosa?- Elena stava davvero perdendo la calma. Non aveva dormito abbastanza per sopportare Damon.
-Ieri hai detto di non voler più essere la ragazza da proteggere, giusto? Allora ho pensato che forse dovremmo ritornare a fare qualche lezione del famoso corso: “Come uccidere un vampiro?”-
-Così posso metterlo in pratica con te la prossima volta che mi svegli all’alba?-
-Ti aspetto in macchina. Cinque minuti, non fare tardi!-
Elena sbuffò e si diresse lentamente nella sua stanza. L’unica cosa che riusciva a pensare era come Damon avesse riflettuto sulle parole che gli aveva detto la sera precedente. L’aveva presa sul serio, era… dolce.

Arrivarono vicino alla cripta, in una zona dove il bosco era privo di alberi e degradava lievemente verso il fiume. Damon mostrò il contenuto della borsa che portava con sé. Doveva averli rubati ad Alaric.
-Vai, uccidimi!- Damon si posizionò davanti a lei, con le braccia larghe e un’espressione arrogante sul viso
Elena aveva fatto pratica, ma il vampiro era ancora in grado di anticipare ogni sua singola mossa senza alcuna difficoltà.
-Potresti almeno fare finta di essere affaticato! Così mi demoralizzo…- disse la ragazza, dopo l’ennesimo attacco andato a vuoto
-Cosa dovrei fare! Stramazzare al suolo e implorare pietà?-
Elena sorrise, ormai senza fiato. La semplicità con cui Damon fermava ogni suo attacco era incredibile.

-Che succede? Vuoi smettere?- Elena aveva il viso chinato e le mani appoggiate sulle ginocchia. Lasciò che Damon si avvicinasse. Poi conficcò prontamente il paletto nella sua mano destra.
-Mi hai colto di sorpresa, devo ammetterlo- le concesse Damon mentre stringeva la mano ferita. Non passarono che una trentina di secondi e la ferita si rimarginò completamente.

-Ehi, scienziato… Com’è che le tu guarisci subito e io non riesco nemmeno a riprendere fiato- scherzò la ragazza. Damon scomparve per un istante, per poi ricomparire alle sue spalle. La strinse a sé, bloccandole le braccia e sfilandole dalle mani il paletto con un gesto velocissimo.
-Esperienza- disse con la sua voce suadente. Elena sobbalzò e sentì il suo battito cardiaco aumentare pericolosamente. Le sue labbra erano vicinissime al suo collo, avvertiva il suo respiro. Lo sentì sogghignare, si era probabilmente reso conto di aver  messo la ragazza in  difficoltà. –Se racconti a qualcuno la storia dello scienziato… ?-

Elena si voltò di scatto, liberandosi dalla presa- Cosa? Cosa farai?- chiese in  tono di sfida.
-Hai presente quell’orsacchiotto, quello che tieni sopra il letto?- Damon fece una pausa poi si passo la mano tesa sul collo, simulando uno sgozzamento. Fece la sua solita espressione da bambina imbronciata.
Elena lo vide arrivare, tutto avvenne in una frazione di secondo. Il proiettile andava velocissimo, era lungo ed appuntito. Mirava la spalla sinistra di Damon. 

Note dell'autrice: mi farebbe tanto, ma proprio tanto, piacere sapere cosa ne pensate! I cattivi stanno per tornare! Ho tratto ispirazione da una canzone dei Coldplay, di cui sono letteralmente drogata. Indovinate quale?!

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Capitolo 10
*** 10) Cliché o dejavù? ***


-Damon!!- Elena urlò il suo nome, con gli occhi spaventati. Il vampiro fece in tempo a girarsi, prima di vedere il proiettile di legno frantumarsi in minuscole schegge all’impatto con il suo corpo. Cadde al suolo dolorante, una scheggia di legno gli stava graffiando il cuore. Elena si chinò accanto a lui e tentò di aiutarlo.
Stefan aveva lanciato la pallottola ed ora avanzava lentamente verso i due. Si fermò a pochi passi da loro. Raccolse un ramo da terra e lo spezzò in due.
-Perfetto… sembra fatto apposta per un fratello traditore!- disse sogghignando e guardando con ammirazione il paletto che si era fabbricato.  Elena si alzò. Aveva capito le sue intenzioni, sentiva il cuore battere all’impazzata.

-Non farlo…- lo stava supplicando, la sua voce era spezzata dalla paura, il suo respiro affannoso. Vide qualcosa che non aveva mai visto negli occhi di Stefan prima di allora. Non era semplicemente mostruoso, era qualcosa di più. Era sopraffatto, non aveva più il controllo della propria mente.
Sorriso beffardo, testa inclinata di lato. Stefan sembrava un burattino, senza emozioni. Si avvicinò ancora al corpo del fratello. Elena si pose fra i due. Era lì, in piedi, a due centimetri da lui. Per un istante le passarono nella mente tutti i modi con cui Stefan avrebbe potuto liberarsi di lei. Si vedeva già, ritrovata in fin di vita il giorno seguente, dopo essere stata scaraventata per duecento metri dalla mano del vampiro che aveva tanto amato.

-Oh, ma bene. Cosa abbiamo qui? Fratelli che si battono per l’amore di una ragazza. Sono indecisa se chiamarlo cliché o dejavù…-  Elena non si ricordò di essere mai stata così tanto felice per la comparsa della sua doppelganger.
Katherine attaccò Stefan, bloccò le sue braccia e sciolse dalla presa della sua mano il paletto. Stefan si divincolò me le sue mani si strinsero alla gola della vampira. Katherine lo allontanò con un calcio. Lo scontro tra i due divenne frenetico, tanto che Elena riusciva a vedere soltanto le loro ombre muoversi attorno a lei. Ad un tratto si accorse che Stefan stava scappando via, non aveva idea di chi avesse vinto ma era quasi certa che Katherine avesse avuto la meglio.
-Come sta?- chiese la vampira ad Elena, ancora intenta a togliere le schegge di legno dal petto di Damon.
-Grazie- Elena guardò Katherine. Le era riconoscente.
-Figurati… Non l’ho fatto per te. Ho come l’impressione che Klaus stia macchinando qualcosa e avrai quasi sicuramente bisogno anche dell’aiuto di Stefan per uscirne viva.
-Sì, sai non mi sembra sia molto interessato ad aiutare me al momento.-
-Ha spento l’interruttore, Elena. E’ questo il problema di Stefan, passa dall’angioletto che sacrifica la propria sete prosciugando le vene agli animali della foresta  allo squartatore pronto ad impalettare il suo fratellino. Non ha mezze misure- improvvisamente Elena si era ricordata del perché aveva sempre odiato Katherine. La sua descrizione di Stefan sembrava uscita da un cartone animato e l’enfasi che metteva in ogni singola parola era così fastidiosa. La metteva in soggezione, oltre ad irritarla sopra ogni soglia di sopportazione. Si stupì, però, di come una volta riportato Damon, che si lamentava di continuo, a casa, la vampira si fermò. Elena pensava sarebbe fuggita a gambe levate, prima che Klaus la trovasse.

Elena era crollata e si era addormentata. Era sdraiata sul divano dei Salvatore, raggomitolata in una coperta. Damon era seduto al suo fianco. Katherine sulla poltrona di fronte.
-Vuoi qualcosa da bere?- Damon si era già diretto verso il mobiletto degli alcolici.
-Mmm, buona idea. Ehi, non diventerai gentile con me solo perché ti ho salvato la vita?!- l’espressione della vampira era a metà strada tra lo schifato e il divertito.
-Stai tranquilla, Katherine. Non succederà.-
-Perfortuna…-
-Come hai fatto a trovarci?-
-Stavo tenendo d’occhio Stefan-
-Perché?- lo sgauardo di Damon era contrariato.
-Perché non ho idea di dove sia Klaus e credevo che Stefan lo sapesse.-
-Credevo stessi alla larga da Klaus…-
-Infatti… Per stare alla larga da qualcuno devi anche sapere dove si trova. Ma passiamo a cose più interessanti, tu ed Elena ad esempio. Cosa succede? Qualcosa mi dice che Stefan vi ha beccati…-
-Non sono fatti tuoi-
-Oh, chiedo scusa. Allora fate sul serio…-
-Katherine, smettila.-
-Non ti preoccupare, io non giudico. Anche se credevo preferissi la cattive ragazze.-
-Forse ne ho avuto abbastanza…-
-O forse ti piace soffrire per amore. Sono quasi certa che se vi foste conosciuti nell’ottocento avrebbe scelto te. -
-E io sono quasi certo che se Stefan ti avesse conosciuta nel quattrocento avrebbe scelto te.- Colpire Katherine nel profondo era l’unico modo per fermarla. In quel momento Damon non avrebbe saputo scegliere se facessero più male le ferite, che non si erano ancora rimarginate, o le parole che aveva appena sentito.

Elena si svegliò di soprassalto, urlando. Damon riconobbe gli occhi pieni di paura. Era di nuovo Klaus che giocava con i suoi sogni. Gli occhi di Katherine divenirono due fessure. Disse solo –Klaus- prima di scomparire dalla porta sul retro.    

Note dell'autrice: spero che questo capitolo vi piaccia. Presto vi svelerò quali sono i piani di Klaus... Ditemi cosa ne pensate, please!

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Capitolo 11
*** 11) the Scarlet cover ***


-E’ ancora Klaus?-
-Sì- Elena cercò di sembrare calma, non voleva allarmare il vampiro.
-Cosa hai visto?- Damon odiava la situazione che si era creata. Per qualche strana ragione avrebbe preferito che Elena le raccontasse tutto, per filo e per segno, avrebbe preferito che ricominciasse a piangere e si addormentasse fra le sue braccia. Ma Elena stava cambiando, stava diventando più forte, si era creata una corazza. Mentiva.

La ragazza non rispose a Damon. Si alzò dal divano e salì le scale, come se fosse posseduta. Arrivata al primo piano Damon le si parò davanti. -Che cosa sta succedendo? Elena? Mi puoi per favore rispondere?- Elena prese le mani del vampiro che erano strette alle sue spalle e disse –C’è una biblioteca in questa casa. Ho bisogno di un libro…-
-Un libro?-
-Sì, Katherine lo ha nascosto qui.-
-Katherine?! Non ci capisco più niente…-
-Damon, i libri. Quello che mi serve non è nella libraria del soggiorno.-
-E’ un grimorio?-
-No, è …un romanzo- Damon non capì se Elena stesse parlando sul serio o se quello era semplicemente sarcasmo. Poi improvvisamente capì. Ci poteva essere soltanto un posto dove Katherine era entrata, il posto perfetto per nascondere un libro, o ancora meglio un romanzo.
Damon salì la terza rampa di scale, quella che portava al ripostiglio. Elena ci era stata una sola volta, quando Rose era stata morsa da un lupo mannaro e nel suo delirio aveva tentato di ucciderla. Ovviamente voleva uccidere Katherine, non lei. Tutto riportava sempre a Katherine, la vampira aveva chiaramente delle manie di protagonismo. Damon tastò la parate di fronte alla grande vetrata. Un meccanismo scattò e si aprì una piccola porta.

Elena guardò il vampiro con aria interrogativa. Aveva visto di tutto, ma la stanza segreta le mancava.
-Era lo studio di mia madre.- dalla risposta incredibilmente articolata Elena capì che non era il caso di proseguire il discorso.
Entrambi entrarono nella cameretta, piena di polvere e ragnatele. Doveva essere passato un secolo dall’ultima volta che qualcuno ci aveva messo piede. Elena rimaste di stucco nel vedere pile e pile di volumi sparsi sul pavimento senza contare la quantità industriale di libri ordinati negli scaffali, che occupavano lo spazio delle quattro pareti interamente. Damon salì su una scala, simile a quelle che si usano nelle grandi biblioteche per raggiungere gli scaffali più alti, e aprì l’immenso lucernario che occupava il soffitto.
Finalmente Elena capì perché quella era stata la stanza di una grande lettrice. La luce che entrava doveva essere incredibile. In quel momento si riusciva soltanto a vedere la sagoma della luna e un fascio di luce rossastra che presagiva l’arrivo dell’alba.
Cominciarono a far passare in silenzio i libri.

-Cosa devo cercare esattamente?-
-E’ un romanzo, la copertina è rosso scarlatta.-
-Come fai a sapere che è un romanzo?- Damon cercava di mantenere la calma, ma non era mai stato bravo a mascherare la propria frustrazione.
-Me lo ha svelato una voce… Non so a chi appartenesse, forse a Katherine. Ha solo detto “questo è il mio romanzo preferito”-
-Copertina scarlatta… Mmmm…-
-Questo posto era di tua madre?- Elena non riuscì a fermare le sue parole, la curiosità la stava divorando.
-Sì, sì lei veniva qui molto spesso-
-Leggeva?-
-Sì-
-Perché lo faceva qui? Sembra quasi un nascondiglio….-
Damon ridacchiò, Elena non capì se la domanda era divertente o solo terribilmente sbagliata.
-Lei non leggeva cose che si addicevano ad una … donna-
-Che vuoi dire?- Elena ormai era troppo interessata per fermarsi.
-libri sulla politica, testi di rivoluzionari francesi, testi in latino, greco e non so quale altra lingua, carte geografiche, libri sulla religione, filosofia, libri sulle scienze e di botanica, articoli di giornale… Tutta roba che l’abitante medio di Mystic Fall non sapeva nemmeno come tenere in mano.-
-Davvero?- non potè fare a meno di immaginarsi quella donna seduta lì, in mezzo ad una miriade di volumi.
-Sì, era fatta così. Mio padre non sopportava questa sua indole. Non puliva mai la casa, non andava alle feste, non si curava dei vestiti o dell’acconciatura. Stava qui e leggeva. Punto. Credo sia stata la persona più intelligente che io abbia mai incontrato nella mia vita… – Elena vide tutto il rispetto e l’amore che Damon doveva provare per quella donna.

-Come è morta?- Elena si morse la lingua.
-Malattia. Al tempo non sapevamo cosa fosse. Avevo otto o nove anni. Me la ricordo ancora, bloccata a letto. Le avevo portato qualche libro da leggere. Aprii la porta e la trovai a litigare con i medici perché, insomma, lei non se ne intendeva di medicina ma la loro diagnosi era totalmente sbagliata. C’erano delle chiare incongruenze…- Damon non potè fare altro che sorridere. Anche Elena rise. Sarebbe stata lì ad ascoltarlo parlare tutto il giorno.

-Aspetta un attimo… la copertina rossa giusto?-
-Sì-  Damon si avvicinò alla piccola scrivania, indistinguibile dalle montagne di libri che la attorniavano. Aprì il primo cassetto e lo trovò, il libro. Madame Bovary, ingiallito e nell’edizione originale in francese, ovviamente.
-Emma Bovary era il suo personaggio preferito, lo diceva sempre.-
Elena prese in mano il libro. Aprì la prima pagina e un bigliettino scivolò a terra. Lo raccolse e lo nascose nella tasca senza dire niente al vampiro. Damon era di spalle.
-Che fai?E’ questo. Ora possiamo andare…-
Poi vide che le lacrime stavano rigando il suo viso.

Elena seppe con certezza che era stata Katherine a nascondere lì quel biglietto. Nessun altro conosceva Damon e Stefan così bene da sapere che in quella stanza non sarebbe mai entrato nessuno, nemmeno per sbaglio. Il suo segreto sarebbe rimasto al sicuro più a lungo possibile. Non disse a Damon che il sogno che aveva fatto non era controllato da Klaus. Non disse che quel sogno era un messaggio di Charlotte. Si sentiva in colpa, il vampiro non l’avrebbe mai perdonata. Prese la sua mano , gli diede un bacio sulla guancia e lo condusse fuori da quella stanza, simbolo, per Damon, dell’umanità che aveva perso.

Note dell'autrice: chiedo scusa per questo capitolo che sembra non avere nessun collegamento con la storia. Ma vabbè! Diciamo che l'idea per la mamma di Damon mi è venuta in mente l'altro giorno quando stavo riguardando un episodio della seconda stagione, quello con il flashback. Non so ancora se questo personaggio avrà qualcosa a che fare con il resto della storia, ma ormai è fatta... Spero che non vi annoi troppo. Dopo aver visto l'ultimo episodio dall'America sono un po' in crisi mistica... il mio odio per Elena è cresciuto in modo esponenziale! 
Ah, recensite! Per favore, vorrei davvero sapere se la mia storia sta diventando troppo contorta o no, insomma se è decente...          

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Capitolo 12
*** 12) Sunset ***


Elena aveva trascorso la settimana evitando Damon. Non lo faceva apposta, era più qualcosa di istintivo. Non sapeva mentire. Damon l’avrebbe scoperto subito, anzi glielo avrebbe svelato lei stessa. Odiava essere così… fragile? Era quella la parola giusta? Non lo sapeva. Se ne stava seduta, sul divanetto accanto alla finestra, con il bigliettino, un po’ stropicciato, tra le mani.
Era scritto in quello che doveva per forza essere un  codice. Sembrava antico. Sapeva che si sarebbe dovuta rivolgere a Bonnie o ad Alaric. Quei simboli potevano significare qualunque cosa, da un incantesimo ad un codice di scrittura babilonese. E poi c’era Charlotte, di cui ora sapeva riconoscere la fisonomia del volto chiaramente. Il sogno, sempre lo stesso, diventava sempre più nitido.

La concentrazione di Elena vacillava spesso, la sua mente veniva distratta da due occhioni azzurro intenso, circondati da qualche ciuffo di capelli ribelli. Furono proprio quelli a rapirla quando aprì la porta, i suoi occhi glaciali.
-Ciao-
-Ciao- disse Elena, cercando di riprendersi dai suoi sogni ad occhi aperti –Come mai la porta? Credevo preferissi la finestra!-
-Be, sai la finestra va bene se vuoi l’effetto a sorpresa, ma mi viene il dubbio che a te l’effetto sorpresa non  piaccia più di tanto. Voglio fare la persona civile, con tanto di campanello.-
Elena fece un sorriso a metà, come se volesse nascondere l’espressione ebete che avrebbe altrimenti avuto il suo volto. –Allora, non entri?- chiese cercando di ricordare cosa avesse addosso. Pigiama, era certamente in pigiama. I suoi capelli erano… probabilmente “abbinati” al suo abbigliamento.
-Che ne dici di fare un viaggio?- le chiese il vampiro
-Cosa?-
-Sì, hai capito bene.-

Erano in macchina da un paio d’ore. Ad Elena piaceva stare in macchina con Damon. La musica era fantastica, sembrava che la sua radio fosse collegata ad juke-box, uno di quelli vecchi, di legno, posizionato in un angolo di un fumoso bar di periferia. Le canzoni erano sì, del passato, ma poco conosciute. Niente successi commerciali. Ogni tanto Damon canticchiava. Quando quella che doveva essere una versione acustica di “Hotel California” era partita, il vampiro aveva levato il tetto alla sua decappottabile.
Elena si sentiva bene. Non sapeva dove fossero diretti, non aveva idea del perché si fosse lasciata convincere, ma in quel momento, con Damon al suo fianco, il vento tra i capelli ed il sole ad illuminarle il volto si sentiva bene.

Damon parcheggiò la macchina al termine di una stradina sterrata. Davanti agli occhi di Elena apparve l’oceano. Damon, vedendo Elena voltarsi meravigliata, le chiese:
-Che cosa c’è?-
-I…Io non l’avevo mai visto.-
-Lo so. Mi sono documentato. Be è abbastanza facile stupirti visto che sei probabilmente l’unica ragazza di tutta la Virginia a non aver mai visto l’oceano!!- Damon sembrava stizzito.
-Mmm… forse hai ragione…- Elena rimase un po’ in silenzio. Era difficile perché voleva urlare, voleva dire a Damon che quello era il miglior regalo che qualcuno potesse mai farle al mondo, che era la cosa più dolce che qualcuno avesse fatto per lei da tanto tempo… Ma sentiva un po’ sciocca, era una cosa da poco, in fondo. Sentì le braccia del vampiro cingerla da dietro, il mento appoggiato sulla sua spalla. Forse niente è “da poco” quando si è così innamorati.
  La baia era quasi completamente vuota, fatta eccezione per un paio di bambini che giocavano a pallone un po’ più lontano e un chioschetto sul lato opposto dell’insenatura. La sabbia era interrotta qua e là da una vegetazione un po’ brulla.

-Mi è sempre piaciuto questo posto- Damon aveva interrotto i suoi pensieri. Elena si rese conto che le sue mani si erano aggrappate alle braccia muscolose del vampiro. Le ritrasse immediatamente, un po’ imbarazzata. Damon continuò –Quel pontile l’ho costruito io. Negli anni 60’ questo posto era frequentatissimo… pieno zeppo di Hippie!-
-Sei serio?- Elena si sciolse dal suo abbraccio, sorpresa.
-Serissimo… Facevano falò sulla spiaggia, fumavano erba, cantavano…- vedendo Elena sempre più interessata continuò -Hai presente il simbolo della pace, il cerchio con i tre spicchi? Lo hanno inventato qui!- Damon ridacchiò. La ragazza si rese conto di essere stata presa un po’ in giro.

Elena sciolse il nodo del vestito che indossava, rimanendo in costume. –Allora… i vampiri sanno nuotare?- chiese a Damon. Il vampiro era quasi certo che quel tono fosse un po’ malizioso, un po’ “non da Elena”. La seguì nell’acqua. Era piuttosto fredda e la ragazza stava procedendo lentamente, sobbalzando ad ogni onda che le bagnava le gambe. Inutile dire quanto gli schizzi che improvvisamente le arrivarono sulla schiena la infastidirono!! Prima che potesse vendicarsi, Damon l’aveva già presa fra le sue braccia. Lei cacciò un urlo, prima di essere lanciata fra le onde.
Damon sorrise vedendo Elena riemergere dall’acqua. Il suo broncio e lo sguardo torvo che lanciò al vampiro si trasformarono subito in una smorfia. Non riusciva a rimanere arrabbiata con lui per più di cinque secondi. Nuotarono per qualche metro, in silenzio. Ad un tratto Elena si voltò e cominciò a nuotare verso riva.
-Che fai?- chiese Damon, quando se ne accorse.
-Non tocco.-
-Scusa, e allora? Avanti, vieni… Non ti lascio affogare…-  Non sarebbe riuscito a farlo nemmeno se avesse voluto.
-No, Damon… Ho paura.-
Ci fu un acceso scambio di sguardi.
-Come ti pare-
-Ehi, aspetta. Mi stai facendo sentire in colpa? Sei incredibile, ti ho detto che ho paura. E’ troppo profonda.-
Damon la guardò. Se ne stava lì, in piedi, con l’acqua che le arrivava alla gola. Sembrava risentita. Non voleva davvero tornare a riva, voleva seguirlo, lo si capiva chiaramente. Il vampiro si avvicinò di più a lei e le offrì una mano. Damon vide un guizzo negli occhi nocciola della ragazza, che afferrò la sua mano e lo seguì, anche se un po’ combattuta.
 
Damon aveva accuratamente evitato di parlare della villetta che i Salvatore avevano a poco più di duecento metri dalla spiaggia. Appena messo piede in quella che doveva essere una villa appena ristrutturata, Elena cominciò a sentirsi poco a proprio agio.
-Puoi prendere la stanza che vuoi…  Ti consiglio quella in fondo. Ha la vista migliore…- Elena, incredibilmente imbarazzata, seguì i suoi ordini. Appoggiò la sua borsa sul letto e spostò le grandi tende. Davanti agli occhi le si aprì un panorama mozzafiato. Rimase seduta a guardare il tramonto per un po’, mentre Damon si stava probabilmente facendo una doccia. Poi decise di ispezionare la casa. Era grande, ariosa, con mobilio bianco, moderno e minimale. Il frigorifero era quasi completamente vuoto. Fortunatamente trovò il necessario per farsi un panino. Era incredibile come i vampiri si dimenticassero dei suoi bisogni naturali, come mangiare, andare in bagno o dormire più di tre ore per notte.

Stava tagliando il pane sul bancone della cucina quando vide il cellulare di Damon vibrare lì a fianco. Elena vide lo schermo illuminarsi e il nome di Stefan apparire. Sentì immediatamente un tuffo al cuore. Il senso di colpa aveva ricominciato a farsi largo tra i suoi pensieri più frequenti. Alla terza telefonata decise di rispondere. Dall’altro capo del telefono sentì una voce inconfondibile, suadente, ma allo stesso tempo inquietante.


Disse solo:- Hello, Darling!-                

Note dell'autrice: chiedo scusa per la lunga pausa dal mio ultimo aggiornamento. Ma adesso che il telefilm è in pausa (di nuovo, uffa!!) aggiornerò più spesso. Cosa ne pensate di questo capitolo? Sto iniziando (o meglio, re-iniziando) a odiare il personaggio di Elena, quindi, forse, nella mia fanfiction sarà un po' OOC. Per favore commentate e recensite, ho bisogno di un vostro parere!!

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Capitolo 13
*** 13) Soulmates ***


-Sì, Jeremy… lo so! No, no Alaric non è qui. D’accordo… E’ una promessa, vero?... Sì, Bonnie mi ha fatto vedere… ah… okay… devo andare… Un abbraccio.-
Appena Elena riattaccò, Damon apparve dalla porta del bagno. Era a torso nudo, con i capelli neri e fracidi che gli coprivano appena gli occhi.
-Tutto ok?- Le chiese. Lo sguardo di Elena divenne truce.
-Sì, Jeremy sta bene, se è di questo di cui stavi parlando…-
-Perché, di cosa dovrei parlare?- Damon era confuso.

-Ho risposto al tuo cellulare, stava chiamando Stefan. Non so perché l’ho fatto, so solo che non mi ha risposto lui. Mi ha risposto Klaus-. Come si aspettava, l’espressione di Damon a quella rivelazione non fu per niente meravigliata. Sbuffò soltanto, roteando indietro gli occhi. Elena iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, farfugliando qualcosa.
-Ehi! Frena… Ascoltami, prima di andare di matto!-
-Cosa dovrei ascoltare, Damon? Quanto sei sconsiderato? Lo sapevi.- i suoi occhi si accesero di rabbia- Sapevi che aveva preso Stefan. Sapevi che sarebbe arrivato a me, che era giunto il momento di mettere in atto il suo piano…-
-Sì, va bene, lo sapevo. E allora?- Damon era spazientito.
-Lo sai che a Mystic Falls ci sono delle persone a cui voglio bene, vero? Cosa credi, che Klaus avrà paura a farle fuori? Non ci posso credere! Pensavo fossi cambiato… Mi hai rapito, questo è quello che hai fatto.- Damon la interruppe, avvicinandosi a lei bruscamente. L’atteggiamento strafottente e di finto menefreghismo che Damon aveva le dava terribilmente sui nervi.  
-Cosa avrei dovuto fare? Stavi tentando di offrirti di nuovo come agnello sacrificale a Klaus. Ti sembra possibile? Non so a che gioco stai giocando Elena. Io sto facendo il mio… e se questo significa tenerti rinchiusa qui dentro per non vederti dissanguata tra le braccia di Klaus… Sai che c’è? Non mi tirerò indietro.-
- Sono una stupida, io… io avevo pensato che…-Elena si interruppe. Gli occhi di Damon incontrarono i suoi. Rimasero a guardarsi per qualche istante. Damon tentò di far sbollire la rabbia che gli stava crescendo dentro. Sulle guance di Elena cominciarono a scendere le lacrime. Era spaventata, sapeva che il momento che temeva era arrivato, Klaus voleva la resa dei conti ed Elena non era pronta.
O forse, forse anche se riusciva appena ad ammetterlo a sé stessa era semplicemente delusa. Delusa dal comportamento di Damon, delusa perché lui continuava a prendere le decisioni al posto suo, come aveva sempre fatto. Era delusa perché aveva davvero creduto che quella gita al mare, stupenda e del tutto inaspettata, fosse qualcosa di sincero, semplice, senza secondi scopi.

Dopo aver tirato su con il naso, disse solo:- Pensavo che tu volessi semplicemente passare del tempo con me…-
-Oh, e indovina? Io pensavo che non ti saresti più sentita in colpa e che per un istante avresti smesso di aspettare che mio fratello tornasse a mangiare conigli!- Damon ribolliva di rabbia, il suo istinto non era certo la migliore delle guide. Elena aveva risposto a quel maledetto telefono soltanto per sentire la voce di suo fratello, ne era certo.
-Sei cattivo… - Elena era profondamente ferita dalle parole di Damon.
-No, non lo sono Elena. Non capisci che l’ho fatto per proteggerti…-
-Bene, smetti di  proteggermi! Perché lo fai? Per farmi soffrire ancora di più? Cosa stai cercando di dimostrare, Damon? E’ di Klaus che stiamo parlando, mi troverebbe anche se andassi in capo al mondo… -Damon tentò di calmarla, prendendole un braccio. Lei lo allontanò.

Aveva il viso rosso, la sua voce era diventata simile ad un lamento, a causa di singhiozzi e delle lacrime. –Lasciami… Io e te non abbiamo più niente da dirci. Voglio tornare a casa. E lo farò anche a costo di andare a piedi. – Superò Damon che stava tentando di ostacolarla e attraversò il corridoio, rintanandosi nella sua stanza.

Rimase a lungo sdraiata sul letto, versando lacrime e sentendosi profondamente sciocca, per poi addormentarsi. Quando si risvegliò erano ormai le nove di sera. Si rese conto di essere ancora ricoperta di sudore misto a sabbia.

Uscì dalla sua stanza dirigendosi verso il bagno.
La porta della stanza di Damon era socchiusa. Elena non riuscì a resistere e sbirciò dentro.  Era sdraiato pensieroso sul letto, con le mani appoggiate sotto la nuca. Immediatamente sentì lo sguardo del vampiro su di lei. Non dissero niente per un istante.
Quando Elena entrò nella stanza, Damon si mise a sedere.
-Mi dispiace…-
-Anche a me! Avrei dovuto dirtelo. Mentire è stato più semplice. So che prima o poi Klaus ti verrà a cercare, ma volevo darti ancora due o tre giorni per…be’ per organizzare il tuo piano, qualunque esso sia.- Damon pronunciò le ultime parole velocemente. Vedendo Elena sorpresa disse:- Lo so che hai trovato qualcosa nel libro… Non voglio sapere di che si tratta. Mi fido di te, se può uccidere Klaus…-
-Come facevi a saperlo?- ad Elena era sembrato di aver nascosto tutte le prove e di non aver mai destato alcun sospetto. Damon sorrise, come se la risposta a quella domanda fosse ovvia. Elena capì che lei non avrebbe certamente avuto un futuro da spia dell’FBI.

-Elena, io non volevo farti soffrire- pausa, una lunga pausa. Elena era ormai abituata alle pause di Damon. Gli occhi del vampiro si spostavano e fissavano un punto nel vuoto, mentre il cuore della ragazza, ogni singola volta, saltava un battito.
-Quello che ho passato oggi, con te è stato il giorno più…-Damon sospirò. Era chiaramente in difficoltà. Non sarebbe mai riuscito ad ammettere completamente le sue emozioni ad Elena

–Insomma, io preferivo essere certo che tu avessi il tempo di prepararti, prima che Klaus… Mi fa stare male d’accordo?- sbottò, infine.
-Che cosa?- Elena non riuscì più a rimanere arrabbiata con lui. Il suo cuore si stava letteralmente sciogliendo.
-Non sapere se sarò in grado di salvarti…- Damon alzò gli occhi attendendo una risposta da Elena.
-Non mi puoi sempre salvare, Damon- anche se Elena si rese conto che fino a quel momento ci era riuscito perfettamente.

Damon si spostò sull’altro lato de letto e la ragazza si accoccolò al suo fianco. Elena chiuse gli occhi. Dopo qualche minuto Damon si avvicinò al suo orecchio e sussurrò –Ti amo…-. Si rese immediatamente conto che la ragazza non stava dormando, a causa del battito accelerato del suo cuore. Elena, dal canto suo, continuò a fingere di dormire pacificamente, pur sapendo di essere stata tradita dal suo cuore, che batteva all’impazzata.

Note dell'autrice: grazie a tutti i miei lettori, anche a quelli silenziosi. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate!!

 

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