This is the Christmas on Mars. (=vivo in una barretta di cioccolato)

di Twinkle Dead Star
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PORCO TENSING! ***
Capitolo 2: *** I'm Berry, Blackberry. ***
Capitolo 3: *** Enchantix. ***
Capitolo 4: *** Happy birthday mìddafùgashsh! ***
Capitolo 5: *** My sweat Paris..macheccaz? ***
Capitolo 6: *** Pingu! ***
Capitolo 7: *** Natale congelato. ***
Capitolo 8: *** I'm a selfish muddafugga but at least I wore a diaper. ***



Capitolo 1
*** PORCO TENSING! ***


Sciao beli. 
Spero il titolo vi abbia attratti ad aprire questa FF. Beh, se non vi ha attratto, vuol dire che non state leggendo qui.
Se state leggendo qui, vuol dire che avete aperto la ff. Quindi ciao! *----*

Come avete potuto notare, il nonsense regna nella mia mente. E quindi in questa Fanfiction. Se siete delle persone serie(esattamente come i 30 seconds to mars) vi consiglio di non continuare a leggere. Ho scritto questo capitolo di botto (BUUUUUM) ed è talmente stupido che la scimmia che sbatte i piatti nella testa di Homer Simpson si sente intelligente, in mio confronto. :''D
Quindi bon, non credo di continuarlo. Sicuramente fa schifo e sarebbe potuto uscire di meglio, ma ho voluto provare lo stesso a sputtanarmi scrivendo cio' che mi passa nella mente. (e non sono scimmie che battono i piatti) (sono solo Shanimal che battono i piatti della batteria).  

---------------------

Chiunque mi guardi potrebbe pensare che io sia la ragazza più fortunata del mondo.
Insomma, sono bellissima.
Occhi grandi e blu, capelli lunghi e biondi, alta e magra. Mi piace recitare, diveggiare e  cantare.
E sono bravissima in tutte e tre le cose, ma non me ne vanto. Come, vi ricordo qualcuno? No, non sono la tipa del mondo di Patty. 
Siete solo gelosi, sì.
Ve lo dico io chi sono. Sono l’unica figlia di Jared Leto, l’unica nipote di Shannon Leto e la bambolina preferita di Tomo Milicevic. (ogni tanto io e..aspetta com’è che si chiama..quello che aiuta i 30 seconds to mars ai concerti..Tim?! sì, Tim! Giochiamo insieme a Mario Bros con la wii, ma tanto non interessa a nessuno, perché tutti amano Tim.) 
Ma passando  cose più importanti (Tom..come santomo ti chiami? Ma non potevi scegliere un nome più semplice? Tam..Tum..Tim…anche tu sei importante, eh!) Ero la bambola preferita di Santo Tomo in tutti i fottutissimi sensi. Tomo usava i miei capelli per far pratica con le treccine. I suoi erano troppo sacri, secondo lui. Credo che mio padre abbia leggermente influito su di lui.
Vabbè insomma, ho subito questo tipo di maltrattamento sin dalla tenera età, dai primi ciuffi di capelli. Adesso basta, sono cresciuta e ho metà dei geni di mio padre, quindi nessuno, nemmeno il messia può toccare i miei capelli. Tomo ha un futuro da parrucchiere, ma basta. Un giorno di questi gli farò vedere Pingu, poi vediamo se si divertirà ancora. 
Ma non è di questo che volevo parlarvi. Dunque, dicevamo, tutti pensavano che io fossi la ragazza più fortunata del mondo. In un certo senso è vero. Mio padre è un figo. Anche mio zio. E anche Tomoacconciature. Persino Braxton. E Antoine. Oh certo, anche Tim.Non sono come mio padre, mi ricordo di..come che si chiama? Ah, Wind. Nono, Vodafone. Scherzo, dai. So benissimo che è della Tre. Perché è il numero magico.

Ma insomma Santo Tomo, smettiamola di parlare di Tim! PARLIAMO SEMPRE  E SOLO DI LUI!

Dicevamo. Avete mai provato a vivere in una casa con una DivaH, un animale (io voglio tanto bene allo zietto, ma davvero non c’è nessun altro aggettivo per descriverlo..cioè, ci sarebbe mitraglionman, ma..*UNA FARFALLA, GUARDA!*) e un Gesù Cristo che sa fare più acconciature di Barbie fashionista? No?

Beh, ci credo. Vi piacerebbeeee. Ci vivo io in compenso. Voglio molto bene a mio padre e a zio Shan, e anche al parrucchiere, ovviamente.

Ma casa Leto è come Marte: NON CI SI PUO’ VIVERE. (???)


to be continued, almeno credo, non scapperete. muhahahaha very soon. e.e

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Capitolo 2
*** I'm Berry, Blackberry. ***


Era da ore che sentivo qualcuno canticchiare al bagno del piano di sotto.
Chi sarà? Ma certo, è ovvio, chi è che si alza alle 5.00 del mattino per andare a specchiarsi? Mio padre.
Eccomi qui. 17 anni fa quell’ameba di mio padre – quel figo di Jared Leto, oltretutto – decise di chiamarmi Berry.
FOTTUTAMENTE BERRY, COME IL SUO FOTTUTISSIMO BLACKBERRY.
Per fortuna  non sono figlia di Shannon, sarei parecchio spaventata sennò.
Voglio dire, come mi avrebbe chiamata? Muddafugga?
Mia madre scappò subito dalla gabbia dei matti, Casa Leto come comunemente preferiscono chiamarla.
A volte ci faccio anche io un pensierino.
Ora che i 30 seconds to mars si sono presi una pausa dal tour, (cazzeggio più totale) e ora che natale e il compleanno di sua maestà signor. Leto jr si avvicinano, casa Leto, quella piccolissima villa a 5 piani a Los Angeles, è letteralmente una gabbia di matti.
In questi anni ho vissuto solo con la nonna, ora mi tocca fare i conti con papà, zio Shan, Tomo e Vicky che praticamente si sono installati a casa nostra, e tutte le biondine che si portano dietro zio Shannon e Antoine. Praticamente solo quelle donne dai facili costumi occupano due piani della casa, ma ormai faccio finta di niente.

 

***


Ancora quella voce da zitella acida. Non fraintendiamo, amo la voce di mio padre. Ma durante le vacanze Natalizie, la mattina preferisco dormire.
«Lalala I'm not Jeeeeeeeeeesus but neither are yooooou myyyyyyy frieeeeend»      
«EEEEEEEEEEEEEEIH! Blasfemia, divah!» Jared ignorò il richiamo di Tomo e continuo a cantare.                                                                                                                     «I'm a 
whoooooooooooooooooooooreH, a birth of broookeen dreaaaaams!»

Questo era troppo. Dovevo fare qualcosa e in fretta, sennò avrebbe continuato per tutta la giornata.
Mi buttai letteralmente dal letto, rotolai sempre più letteralmente dalle scale (sì, avevo la gratziah di mio padre) e corsi in sala. Mi arrampicai sulla mensola più alta, è lì che Jared lasciava il suo Blackberry, per fare in modo che le dolcissime mani di Shannon non ci arrivassero. Presi il cellulare e due bacchette che zio Shan aveva dimenticato sul divano e corsi in bagno, dove trovai Jared che cantava la sigla dell’Ape Maia mentre fissava lo specchio.
«Volaaaa vooola lo smaaaltino neeeero! » Jared mi vide arrivare.
«BuuuuuongioooooornooooH  tesoro! Hai dormito bene?»
Ma era ironico? Io non le capivo le sue battute..nessuno le capiva, mi faceva un po’ pena ..
Appoggiai il Blackberry su un ripiano vicino
allo specchio e finsi di tamburellarci sopra.
Jared divenne rosa in faccia. Non viola, dato che solitamente era più bianco di un cadavere. Gli stava per venire una crisi.
«B.E.R.R.Y.  N.O.N.  T.O.C.C.A.R.E.  B.L.A.C.K.»

«E’ solo un telefono.»
«No, è un Blackberry. Ora, lentamente, allontanati da Lui senza fiatare e tutto andrà bene.»
Sapevo che era serio e forse era meglio non scherzare con il mio – purtroppo - omonimo.
Eseguì gli ordini perché sapevo che tanto era una causa persa. Jared corse subito a baciare il BB.
«Papà ecco..in questi momenti, non ti senti un po’ una zitella acida? Stai baciando un cellulare.»
«Shhhh..lui è il mio cellulare, e me lo cresco io. »
Avevo ragione, era una causa persa.

«Lasciamo perdere. Posso sapere perché è da ore che canti cose senza senso? Ti sei dimenticato che c’è gente che vorrebbe dormire?»
Appenà finì la frase, vidi Tim arrivare sulla porta.
Aspetta, cosa ci faceva qui Tim?
Jared lancio un gridolino.

«HAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! CHI SEI TU? CHE CI FAI A CASA MIA?» prese il suo Blackberry  e glielo puntò contro. «HO UN BLACKBERRY E NON HO PAURA DI USARLO.»
«Jared, sono Tim. Tim Kelleher…suono con voi da anni..e ogni volta è la solita storia. Capisco che ormai hai 40 anni, però..»
«..Però non li dimostro affato, lo so! Grazie! Ah, comunque piacere mio, Tom!»
Tim si arrese e capì anche lui che era una causa persa, con Jared.
«Vabbè ecco, mi serviva solo il bagno, grazie comunque dell’ospitalità.»
Tim se ne andò a cercare un altro bagno.
Jared mi guardò.
«Ma quale ospitalità? Da
quando ospitiamo gli sconosciuti? Cioè, capisco che i barboni possono fare tenerezza, ma non li invitare più a casa senza il permesso!»
«Ma papà, Tim..»
«Tim Tam Tum! Non fa niente, niente rovinerà la mia felicità oggi.»
«Felicità? Che succede?»
«Siccome noi abbiamo viaggiato per tutto il mondo, anche tu hai bisogno di vederlo un po’. Quindi ho deciso che passeremo il Natale in una città, all’estero, che ho visitato poche volte.»
Rimasi in silenzio. Avevo paura.
«PAAAAARIIISSS MY SWEEEAAAT PARIIIIIS» zio Shannon arrivò alla porta del bagno canticchiando una canzoncina apparentemente senza senso. Ma cos’era, la giornata internazionale dei Leto canterini?


***

Ecco, questo è quanto. Lo so, fa schifo. Non ha senso eccetera ed eccetera.
Spero ci sia qualcuno più malato di me da leggere questo capitolo!
TO BE CONTINUED, COME AL SOLITO, SOON. 

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Capitolo 3
*** Enchantix. ***


Non potevo crederci. Non ancora quella fottutissima città.
«Paris? Passeremo il Natale? Città? Che hai visitato poche volte? »
Shannon si grattava la testa. Probabilmente stava capendo meno di me.

«Sì, insomma..è da tanto che non la vedo! E tu, Shannon e Tomo non l’avete mai vista bene. Quindi verrete tutti con me a Parigi! »
«Jared…ti prego. Il mio ‘Paris my sweat Paris’ era una presa per il culo. Perché non capisci mai quando ti prendo per il culo -ovvero sempre-?  Perché? Cos’hai di male? Nessuno avrebbe mai immaginato che quella caduta dal seggiolone di tanti anni fa ti sarebbe stata così fatale..»
Shannon sembrava disperato.  E aveva ragione ad esserlo. Ci saremmo subiti un Natale a Parigi. Sarebbe finita peggio di quei cinepanettoni scadenti.
«…almeno non ho sbattuto la testa a ritmo minimale appena nato. Quello è stato davvero fatale. »
«Perché state parlando di fatine?» disse Tomo apparendo dal nulla e strisciando verso Shannon (arrandom).
«Perché Jared è una Winx.»

Ma quanti anni avevano? 10? In una gamba. E nelle altre due? E nell’altra?
«Tunztunz. Tomo, stai..ecco..stai… emanando Luce Divina. »
« Papà, ti ho detto di smetterla con gli orsetti gommosi. C’è troppo zucchero e ti danno alla testa. »
Tomo ci guardò uno a uno e scoppiò a ridere. «Jared..è la finestra del salotto dietro di me..si sentono i 40! »
«FANCULO! CE L’AVETE TUTTI CON I MIEI 40 ANNI! SAPETE CHE VI DICO? NE VADO FIERO. E LI FESTEGGIEREMO A PARIGI, STI 40 ANNI.PORQUE' PARIS IS LA CITTE’ DELL’AMUR
Tomo si fece impassibile. «Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato.. » disse più a me e a Shannon «..è anni che va a Parigi, e noi abbiamo sempre rifiutato di venire con lui. Voglio dire, si annoiava per trenta secondi, PER TRENTA FOTTUTI SECONDI NON SAPEVA CHE FARE, e andava a Parigi.»
«E’ inutile che fate così. E il mio compleanno
, e dovete farmi felice. Volevo dire, è Natale e siamo tutti più buoni. » Jared si voltò, ci trascino fuori dal bagno e chiuse la porta. Sentii che continuò a cantare.
« UOOOOUH OOOOOUHOOOOUHOOOOO COLIN IN A BED ROMANCE. »
Era sempre peggio. Aiuto. Dovevamo arrenderci.
«Che muddafugga. » Fu’ tutto quello che disse Shannon.
Io e Tomo scoppiammo a ridere. In realtà era tutto ciò che riuscisse a dire Shannon in generale.
« E quindi…siamo qui. » Diedi una pacca a Tomo e Shannon.
« Ancora per poco, purtroppo.. »

«I’M BEAAAAAUTIFUL IN MY WAAAAAAAY! ANZI, I’M BEAAAAUTIFUUUUL E BASTA! »
Era Jared che continuava a cantare, guardandosi allo specchio.
«Ohgessssssù! » disse Shannon facendo finta di pregare.
«Dimmi! »
 «Santo Tomo, ascolta le nostre preghiere. Ma cosa abbiamo fatto di male per meritarci questo?! »
«Se fossi in te mi chiederei di più  cosa hai fatto di male per assomigliare a uno dei sette nani..» Oh, questa era cattiva. Cosa avevo fatto di male io, per nascere in quel posto?
«RAGAZZI! CIOE’, RAGAZZI…DUE RAGAZZI E UN 41ENNE! CHE STA SUCCEDENDO? HO SENTITO DEI LAMENTI! » Disse Becks scendendo di fretta le scale.

«Yo Becks! Batti il 5 fratello! Yoyo tunztunz! Comunque niente, era Jared che “”””Cantava”””””” »
«Yo LetoH! Ah però, siamo sicuri che non ha mal di pancia?»
Che vecchi truzzi. Quei saluti avevano senso almeno quanto le canzoni che cantava mio padre in quel momento. Se cerchi “tamarro” nel dizionario, ti esce la loro foto. Anche se non sono sicura che esista quel termine nel dizionario.
« Tutto quello che so, è che fra un po' ce ne andremo a Parigi..per il Natale. E tu compare, verrai con noi. Dobbiamo tunzare e sweattareParigi.» Parlavano in codice? TUNZARE? SWEATTARE?
Io e Tomo li guardammo parecchio male.
« Ovvio sorello! Ehm, prima però dovremmo.. svuotare..cioè..» Antoine non aggiunse altro, corse verso le scale e si fermò lì. Cominciò a urlare dei nomi di ragazze. Subito ne sceserò dueTreQuattroDodiciVenti. Quante cazzo erano? Oh, non volevo sapere niente. A parte che quella era casa mia..
Erano più di tre dozzine ormai, tutte in fila indiana. Antoine e Shannon le salutarono una per una come amiche di vecchia data. Finirono in mezz’ora, tant’è che io e Tomo ci addormentammo sul divano.

***
 
« Berry! BERRY CAZZO! Berry! Berry! » Qualcuno stava cercando di svegliarmi con molta, molta delicatezza.
Era mio padre.
«Gna, che c’è? Sì è rotto lo specchio? Era ora.»
« No, per carità! Ho perso il mio smalto! Il mio smalto nero, quello che ti avevo prestato! Non posso partire senza quello! »
«E io non posso credere che dici sul serio. »
Mi fece il broncio. Era una divah, ma nessuno sapeva resistergli.
«Tomo ne farà apparire uno con i suoi miracoli, vero Tomo? » Diedi una gomitata a Tomo, che russava in parte a me. Vicki era andata a fare compere con Emma, e l’aveva abbandonato al suo destino (Shannon, coffcoff.), poveretto.
« Certo! Mamma..ancora 5 minuti però.. » e si girò dall’altra parte.
« Sììììììììì graziaaaaaah! » Jared saltellò un po’ e si buttò su Tomo, che manco lo sentii.

«Bene, vado a finire di preparare le valigie. Me ne mancano poche credo, ancora una ventina. Partiremo fra qualche giorno. »

 

***

 

Ok, ho scritto di nuovo. E' il capitolo più breve e stupido della storia dell'umanità e ne vado fiera!

Non ho più l'ispirazione, quindi beccatevi questo e basta. xoxo, gossip gerardah.

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Capitolo 4
*** Happy birthday mìddafùgashsh! ***


 

«Ma oggi è il compleanno della mammiiiiiiiiiinaaaaaaaaaaaaa!»
SEMPRE. DEVE ESSERE SEMPRE JARED A SVEGLIARE TUTTA LA CASA. SENNO’ NON E’ CONTENTO.
«Soooon and veeery soooooooooon!» (http://www.youtube.com/watch?v=fm6PAYYsH9M)
No, anche i Gospel no!
«Sììì la mammina, la mammina! Uuuuh!!» Shannon cercava di imitare l’entusiasmo del fratello sfottendolo un po’. Solo un po’.
Jared ci aveva obbligato a farci prendere così tanto dal viaggio a Parigi che si era scordato del compleanno di Constance. Avrebbero dovuto rimediare.
Quindi mi alzai dal letto e andai da Jared per chiedergli cosa avremmo dovuto fare..i regali, la festa e tutto..avrebbe anche dovuto dirgli che non avremmo passato il Natale con lei. Ci sarebbe rimasta davvero male. ‘Forza nonna, liberaci da questo viaggio!’ pensai.
«Eih papà, cos’hai intenzione di fare per il compleanno della nonna? Voglio dire, non abbiamo nemmeno comprato i regali, organizzato una festa..ed è tutta colpa tua! E di Parigi. »
«Eiheih signorina. Calma. Jared Leto non sbaglia mai. Sarà il miglior 59esimo compleanno che la nonna abbia mai avuto.»
«E anche l’unico.. »
«Non osare contraddirmi! Niente smalto per un mese.» Ma che minacce erano? Sbuffai e me ne andai da Shannon, almeno con lui si poteva ragionare. Ah-ah. Scherzo, però sicuramente non mi minacciava di togliermi gli smalti.
Ci sedemmo sul divano mentre cercavamo di decidere cosa fare per il compleanno di Constance, quando, proprio da dietro il divano sbucò qualcuno.
«TIMEEEEEEEEEEE TO EEEEESCAAAAAAAAAAAAPE! […..] THIIIIIIIIIIIIIIS IIIIIIIS..JAAAAAAAAAARED! »
Con un gesto maestoso portò le braccia in aria.
«Hai finito muddafugga? »
«Sì maddafaggasssshshshsh
«Non lo sai dire, rinunciaci. Comunque, cerca di fare il serio per una volta..e se te lo dico io. Dobbiamo preparare tutto per la festa della ‘’mammina!’’ »
«Tranquilli, Jared Leto ha già pensato a tutto. Io vado a comprare i regali da parte di tutti voi, mentre voi preparerete la festa e poi voi la distraete e poi io entrerò e BOOOOOOOOOOOOOOOM! Le darò i regali! Non sono un genio? Su, amatemi.»
«Geniale come piano, davvero, nessuno ci sarebbe mai potuto arrivare. .»
«Vabbè dai, facciamo così. L’unica cosa, non mi fido dei regali che vuole fare.»
«E invece fidatevi di me, mùdàfiugiazh
«Ohgesssssù!!»
«Dimmi!» Tomo spuntò dal nulla, come sempre.
Shannon gli raccontò il ‘’’’’’piano’’’’’ e decisero di metterlo subito in atto.
Jared scappò subito a comprare i regali, noi addobbammo il salotto con tante scritte di ‘auguri!’ , chiamammo la nonna e la invitammo a casa nostra. Auguri, baci e abbracci e Shannon che si strafogava di patatine, per almeno un’ora. Finchè non suonò il campanello.
Doveva essere Jared. E infatti era lui. Che genio, eh?
Gli aprii la porta.
«UUUUUUUUUUUH MAMMINAAAAAAAAAAAA! AUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! GRAZIE PER AVERMI MESSO AL MONDO, DAVVERO, IL MONDO TI RINGRATZIAH PER QUESTO REGALO CHE GLI HAI FATTO! Ma adesso passiamo ai tuoi regali! Tiiiiim?» Tim entrò con un sacco, tipo quelli di Babbo Natale, pieno di regali.
«Auguri signora Leto, ohohoh!»
«Ma grazie tanteTim(?)!Ma non dovevate…insomma..Natale è fra qualche giorno, e questi regali sono tantissimi! Vieni qui, gioia di mamma!» Constance prese ad abbracciare e sbaciucchiare il figlio. Shannon sbuffò. «E tu? Sei geloso? Vieni qui, tesoro di mammaaaa! » Partirono applausi e commozione da parte di tutti. Eravamo tutti curiosi di vedere cosa aveva comprato Jared.
Ma quando Constance aprì il primo pacchettò, iniziarono i risolini. Un Blackberry nuovo. Jared era così prevedibile.
«Una calcolatrice? Grazie tesoro! »
Jared era scioccato. UNA CALCOLATRICE?
«Una calcolatrice? Questo è un fottuto Blackberry! L’ultimo modello! Ah-ah..scherzavo!! E’ una calcolatrice. Te l’ha regalata Shannon. Lui non sa che i conti li sai fare benissimo anche a mente. Cattivo Shannon. Me la prendo io, grazie. »
Constance aprì il secondo pacco. Un set di smalti. Era più che prevedibile.
Terzo pacco,  quarto pacco, sempre cose più inutili tipiche di Jared. Constance fece finta di essere contenta per tutte quelle cazzate e ci abbracciò uno a uno.
«Che bella famiglia che ho. Siete stati gentilissimi. Siete un’amore, davvero!»
«Figurati mà, te li meriti..ma ecco..volevamo dirti…cioè..Shannon voleva dirti.. »
Shannon sputò la Cocacola che stava bevendo.
«Cosa c’entro io, ancora?» Jared lo ignorò.
«Sì ecco noi in realtà volevamo dirti che..quest’anno andremo a Parigi per il Natale.. »
«Parigi? Ancora? Natale? JAAAAAAAAAAAAARED! »
Jared capì di essere nei guai quando Constance afferrò una ciabatta. Jared scappò, e scappò, e Constance lo inseguiva minacciandolo. Si fecero tutta la casa correndo sotto lo sguardo divertito dei presenti.
«Vecchi tempi..e pensare che di solito quello che scappava dalle ciabatte volanti della mamma ero io..» disse tranquillamente Shannon.
Jared si fermò un attimo in mezzo al salotto, con la lingua di fuori.
«Basta mamma, non abbiamo più l’età, ti prego! »
Constance si arrese .
«Parla per te, vecchietto! »
«Pffff. Avrei CHIESTO anche a te di venire, ma tanto so che avresti rifiutato..»
«Esattamente. Beh, passerò il Natale a Bossier City, decisamente meglio. » Poi si rivolse a noi.
« Piuttosto mi dispiace per voi ragazzi.. » Sì levò un sospirone di gruppo.
 
 
***
 
«Sono pronto! Voi siete pronti? Io sono pronto, ho finito anche l’ultima valigia! Ma voi siete pronti, no? Cioè, io sono pronto perché dobbiamo andare a Parigi! Cioè, sarei pronto anche se dovessimo andare a Disneyland, che so..no aspettate, Disneyland è a Parigi? Perché non ci sono mai andato?... »
Erano 10 minuti che Jared continuava  a parlare da sopra le scale.
«Ohgessssssssù! » Shannon sbatté la testa contro il muro.
«Dimmi!» Tomo sbucò dal nulla come sempre.
«Tomo, non fai ridere. Qualcuno sopprima Jared, vi prego.» Altro colpo contro il muro. Ma lo voleva capire che già la testa non gli funzionava di suo, e più la sbatteva più Il Neurone s’offendeva?
«No dai qualcuno mi caghiii! Facciamo così, cagatemi o ri-inizio a cantare! »
«NO NO NO NO!» urlò praticamente tutta la casa.
Jared sfoderò una troll face.
« Bravi bambini. Ora, gentilmente, prendete le vostre fottutissime valigie e portatele tutte in quelle fottutissime auto che ci porteranno a quel fottutissimo aeroporto per prendere quel fottutissimo aereo che ci porterà in quellameravigliosa città.»
Non ci potevamo far niente. La divaH ha parlato, noi ubbidiamo. E’ sempre stato così.
Antoine e Shannon portarono le loro valigie –sicuramente piene di vestiti d’alta classe – in una macchina, e partirono con quella.
Tomo e Vicki fecero lo stesso. Rimasi da sola ad aspettare che mio padre scendesse tutte le valigie.
Iniziò e ne portò una giù. DueTreQuattroCinque. Più pesanti di lui, ma non chiedeva nemmeno aiuto. Era lì, con la linguetta di fuori a fare su e giù dalle scale. SeiSetteVenti. Questa scena era simile a quella delle biondine di zio Shan.
***
Ecco un altro capitolo, ecco un'altra botta di nonsense. :''D
Questo è sicuramente il più brutto ç_____ç spero siate così intelligenti da leggerlo lo stesso. gratziah. E pppuone fffffeste.

 

 

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Capitolo 5
*** My sweat Paris..macheccaz? ***


 

Ma salve gente! Gratziah davvero tante a chi ha davvero il coraggio di leggere e recensire sta fanficiton. Devo ammettere però, mi sorprende che l'abbiano apprezzata in molti e che non ci siano stati moralisti. Beh, allora specifico qua, meglio tardi che mai. Questa FF, è una presa in giro, ma non voglio offendere nessuno sia chiaro. E' scritta semplicemente per divertimento. Spero di strapparvi ancora un sorriso! *AIAH!* AH, ho aggiornato entro l'anno nuovo, visto?? u.u bene, vi lascio alla famiglia disastrata della povera Berry, buon anno middafigashhshshhs!

***

«Papà, per la gratziah di Tomo, hai finito? »
Li avevo contati, erano 10 minuti che faceva su e giù dalle scale, buttava una valigia vicino alla porta d’ingresso, rifaceva le scale, correva in camera, prendeva un’altra valigia e il ciclo continuava.
«Very soon! » Mi rispose lui.
Bene, quindi sarei invecchiata lì dentro mentre lo guardavo trascinarsi trenta valigie.
«Oh, santo muddafugga..ma poi, perché ti stai portando dietro tutta la casa? Stiamo andando solo a Parigi!!»  Avevo preso poco e niente da lui, non capivo perché amasse così tanto quella città.
«Beh, inanzi tutto, non mi sto portando dietro la casa. Dato che non ho molti muscoli..non ce la farei. L’aveo chiesto a T…aspetta..come si chiama.. Tim. Ma stavolta si è rifiutato. Gli ho detto che lo avrei reso ufficiale nella band, ma lui mi ha risposto: “Ma ufficializzati sto ca.” »
«Okaaaay, ho capito..»
«Che maleducato, io l’ho sempre trattato bene! Comunque, dicevamo.. mi sto portando dietro solo lo stretto necessario. Qualche straccetto da niente preso a caso nell’armadio dopo averci fatto scoppiare dentro una bomba – oh no, quello è Shannon, scusa – solite canottiere inutili, creme per le rughe (ANCHE SE NON NE HO, MEGLIO PREVENIRE) shampoo, 8 tipi di balsamo, 3 tipi di gel, maschere per la pelle, fondotinta, e qualche maglietta da ritagliare per passare il tempo. Ah, e le mutande! »
E corse di nuovo su. In trenta secondi tornò con in mano trecento paia di mutande.
«E non parlare mai più così della mia Parigi, signorina.. o sarò costretto a ritirarti gli smalti.»
Sbuffai. « Ancora con questa storia degli smalti?! Sai una cosa? Non ne ho! Me li hai già rubati tutti!! »
Mi mise il broncio e cambiò discorso.
«Su, dobbiamo andare, gli altri middafiggash ci staranno aspettando. »
Ci servì un altro quarto d’ora per caricare tutte le valigie di Jared in macchina.
E in poco tempo arrivammo all’aeroporto, dove c’erano Shannon, Antoine e Tomo che facevano i giochini delle elementari con le mani.
« Mi chiamooo Loooola! E sono spagnoola! »
« No, tu sei Shannon.»
«Sì, ma prima mi chiamavo Lola, vero Tomo? »
E gli lanciò uno sguardo ammiccante.
«Oggggesu’!» Esclamò Tomo.
A volte, Shannon e Antoine mi facevano paura. Ma facevo finta di niente. Erano davvero, davvero..tamarri. Erano una specie a parte. Piero Angela dovrebbe farci un documentario.
Jared parcheggiò l’auto vicino ai tre bimbi che giocavano sotto allo sguardo shockato di Vicki, e scese dalla macchina con fare fin troppo maestoso. Al suo solito, aprì le braccia verso l’alto.
«THIIIIIIS IIIIIIS…JAAAAAAAAAAAAAR…              » Ma Shannon gli corse incontro e gli tappò la bocca con le mani prima che Jared finisse la sua entrata.
Io lo ringraziai a nome di tutti.
Jared gli mise- di nuovo – il broncio e si diresse verso il cofano dell’auto.
«Ops…prevedo esplosione fra..5..3..2.. » pensai a voce alta.
Detto fatto, Jared aprì il cofano e fu sommerso dalle sue stesse valigie.
«Ooooh, povero vecchietto! » disse Shannon mentre lo aiutava a rialzarsi. «Ti sei fatto la bua? »
«Eih Shan, prendi poco per il culo, non sono io quello che canta le canzoni dell’asilo.» rispose Jared per le rime.
«Se sei muddafuggaz e tu lo sai batti le mani! » Continuò Antoine. E batté le mani da solo. Povero uomo. A volte mi faceva pena.
«Okaaaaaaaaaaay..» fu tutto quello che dissi. Ognuno prese la propria valigia e qualcuna di Jared per aiutarlo.
Ovviamente avevano preso un aereo privato.
Per fare il checkin ci impiegammo mezz’ora, grazie a Jared, ma ma alla fine riuscimmo a salire sull’aereo.
Ognuno prese posto per conto proprio. Tutti, tranne Jared, che continuava a ballare e a cantare per tutto l’aereo. Fino a quando, non arrivò l’Hostess.
«Si segga.»
«Sega?»
«Segga. Sieda. Siediti, muddafugga!»
«Ma va di moda? E mi porti rispetto, lo so che sono un bel 20enne, ma mi porti rispetto! Ok, mi seggo.»
Jared si sedette e l’hostess se ne andò soddisfatta.
Jared si rimuginava a bassa voce.
«middafigash mudafashahshahhsha nghe gne. » e prese a russare.
« Psssssssss, Berry! Psss! Pssssssssss! »
«Ehy, ti sento. Dimmi, zio Shan. »
«Si è addormentato il muddafugga?»
«Oh yes. »
«Pepepeee! Propongo un party! TUNZ TUNZ! »
Jared si svegliò di colpo.
«Sì, Party, ma non tornare più.» disse, e si girò dall’altra parte.
Tomo sghignazzava in silenzio e Shannon aveva interrotto il suo “party” per urlare:
«This is war muddaffugaz! »
Shannon si alzò, prese un bagaglio a mano di Jared, ignaro del tutto perché era nel mondo dei sogni.  Lui diceva spesso di seguirli, ma a volte esagerava.
Shannon andò a chiedere del Ketchup all’hostess, la quale lo guardava estrefatta.
Ritornò al bagaglio, prese una crema, l’aprì e la svuotò. Riempì il contenitore ormai vuoto col ketchup e rimise tutto nella valigia di Jared.
«Che trasgressivo.» dissi io, mentre notai che tutti lo ignoravano, erano abituati ai suoi scherzetti idioti.
 
***
 
Erano passate tante ore ormai, dovevamo essere a Parigi.
Jared era intento a limonarsi il Blackberry in un angolino. Tomo e Vicki facevano i piccioncini in un altro angolino. Shannon ronfava occupando due posti dell’aereo, tanto che Antoine si era accasciato per terra.
Finalmente era tutto tranquillo, si sentiva solo il dolce russare di Shan.
Finché l’aereo atterrò. E fu un atterraggio abbastanza brutale.
 
***
 
Guardai fuori dal finestrino. Era tutto, ma proprio tutto, bianco. Parigi era il Paradiso..letteralmente?
Shannon sobbalzò e cadde per terra mentre ancora ronfava. Ci guardammo uno a uno.
Ma era Parigi? Jared si guardò intorno, nell’aereo, terrorizzato.
« MY SWEET PARIS! »
 
 
Sentimmo l’hostess nell’autoparlante.
 
«Grazie per aver viaggiato con troll aerei, benvenuti in..Groenlandia! »
Shannon rotolò fuori dai sedili, fino al corridoio dell’aereo, e si alzò in piedi.
«Cosa muddafuggaz ha detto?? »
Eravamo tutti scioccati.
Groenlandia?
« No,no,no!..cioè..non può essere..deve essere una bellissima bruttissima bugia in cui credere! Ora cosa scrivo in NOTES FROM OUTERNET? – In mezzo al nulla per il remake natalizio di A Beautiful Lie? »
«PINGUINIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII» Tomo intanto urlava per tutto l’aereo, correndo e strappandosi i santi capelli.

 

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Capitolo 6
*** Pingu! ***


 

«Pinguuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuini!» continuava a urlare Tomo correndo in cerchio e strappandosi i capelli.
Vicki cercò di tranquillizzarlo.
«Su, amore, i pinguini non hanno mai ucciso nessuno! Sono così carini e coccolosi! (cit.) »
«Tu..tu non sai. Non è vero che sono così carini e coccolosi. Cioè, loro sembrano carini e coccolosi. Ma poi…..BAAAAAAAAAM! Quando meno te l’aspetti..non lo so. So solo che non sono “carini e coccolosi” come sembrano. Come Lui.» disse indicando Jared.
Jared, di tutta risposta, gli fece gli occhi dolci e il broncio.
«Visto?! » sussurrò a Vicki.

 

***
«Beeeeeeeeeene Muddafuggaz, se volete possiamo anche girare un documentario sui pinguini ma… »
Shannon saltò fuori dal nulla – o probabilmente era sempre lì, solo che adesso si alzò in punta di piedi – e si riferì soprattutto a Tomo e la reazione ai pinguini.
«NO, NO, NO! I will never…pinguini.. » disse Tomo trattenendo le lacrime e abbracciando la moglie.
Shannon fece una troll face.
«Se magari mi fai finire, eh. Dicevo. Se non vogliamo fare Beautiful (e non mi riferisco a ABL) sui pinguini, in un aereo, forse ci conviene scendere. »
Jared era paralizzato, e non aveva ancora aperto bocca, cosa decisamente strana. Aveva gli occhi spalancati e fissava un punto nel vuoto. Gli si erano anche “ammosciati” i capelli sacri stile Goku.
«My….my….my….sweet……Groenlandia…» scoppiò a piangere in una spalla di Shannon.
«Ooooh che peccato. » provò a consolarlo Shan, dandogli qualche pacca.

 

***

Dovemmo trascinare Jared fuori dall’aereo di peso, cosa che ovviamente, non fu difficile. Anzi, furono più pesanti le valigie.
Non eravamo vestiti in modo adatto per la Groenlandia, ed eravamo in mezzo al nulla, sui ghiacciai. Proprio come nel video di a beautiful lie.
«Certo che però…io..Parigi…noi..Groenlandia.. »
Jared aveva ri-iniziato a parlare, aiuto.
«Io Tarzan…tu Jane. » rispose Shan. Probabilmente il freddo gli aveva fatto male..no, era sempre così.
Ridacchiammo un po’, mentre camminavamo e camminavamo..nel nulla.
«Ecco..lo sapevo! Se ci fosse stato Tim, avrei caricato lui! » Jared si trascinava 10 valigie più pesanti di lui, e per fortuna si arrese e ne lasciò qualcuna sull’aereo.

«FOLLOW THE ICE NO MATTER WHAT » Jared, ovviamente, continuava a parlare da solo.

 

***

Camminammo in mezzo al ghiaccio..finchè non trovammo un villaggio..igloo.
«Terra! TERRAAAAAAAAAAA! » Urlò Jared facendo finta di baciare il suolo.
«Ma siamo sempre stati sulla te..» Jared fulminò Antoine con gli occhi, tanto che quest’ultimo si nascose dietro Shannon.
Entrammo nel villaggio.
Eschimesi. Eschimesi ovunque.
Jared corse vicino all’igloo più grande, e al suo solito, cercò di cantare Escape.
Ma a metà canzone, gli arrivò un pesce ancora vivo e saltellante in faccia.
«Eih, maddafukka! Shan, ce l’ho fatta!!! »
«Sono fiero di te.» Shannon trattenne le lacrime di commozione, mentre Jared cercava invano di trovare un po’ di acqua nel quale buttare il pesce, sotto il solito sguardo divertito dei presenti. Ovvero solo noi.
Presto, o meglio very soon, saremmo diventati dei ghiaccioli. Jared trovò un laghett, buttò il pesce e ritornò da noi.
«Voglio un Polaretto Dolfin» esclamò di punto in bianco.
«Tralasciando il doppio senso..se non troviamo un posto in cui stare, diventeremo noi dei Polaretti. Dei Polaretti muddafuggaz, ok? Ok.»
«Va bene, va bene..adesso chiederò al gentile signore che non gradisce Escape se c’è qualche fottutissimo igloo anche per degli ospiti. Aspettate. Vi immaginate come sarebbe vivere in un igloo?! Quando siamo venuti qui per girare ABL non abbiamo avuto l’occasione di provarne uno!»
«Forse perché siamo finiti in un villaggio sperduto, che ne dici? Muddafugga. Ah, e come pensi di chiedere al signore se c’è un igloo? Sai parlare Groenlandese? »
«Jared Leto sa fare tutto. TUTTO. E poi mi farò aiutare da Bart Cubbins.» disse mentre si sistemò la felpa.

«Bene, siamo fottuti.»

Noi rimasimo lì, ad asservarlo.

Ci saremmo fatti quattro risate prima di congelare completamente.

Jared si avvicinò all’igloo di prima e ci guardò.

«Busso? »

«Dove bussi, testa di *************fuggaz ? »

«Boh, sul ghiaccio.» e bussò.

*TOC, TOC*

Niente.

«Toc Fuckin’  Toc! »

Un uomo si affacciò fuori dall’igloo, e ci squadrò tutti, poi osservò Jared.

«Qaanaaq! » (NB: questa parola esiste veramente in Groenlandese (?), vuol dire “Lontano Nord”)

Jared tossì. «Perché sta facendo il verso della papera? Quaaaaaaaaaanaq! »

«Minacimudafanash!» (NB questa è una rivisitazione molto rivisitata di una parola che esiste veramente.)

«Muddafuggaz! »

«Kalamisu? » (NB: Pure questa )

«Tiramisù? Solo se con latte di soia e senza uova, grazie.. »

Andarono avanti così per minuti e minuti, quando Jared ebbe un’idea geniale.

«Ci sono! Google Translate! » E tirò fuori dalla tasca l’amato BlackBerry. «Aspetti, qui non prende! »

«Eurekajfkdjglòghdfkalamishutsushi! » disse il signore indicando il cellulare. «Blackberry! »

«Ma allora parli la mia lingua, stronzo! »

L’eschimese lo ignorò e tirò fuori anche lui un Blackberry.

«No aspetta..ma che caaaaaaaaz? » Jared era scioccato. Tutti noi eravamo scioccati.

Shannon decise di fare la prossima mossa.

«Senti bello, a me non me ne frega una cippalippa se hai un Blackberry, ok? Ora gentilmente, ci dia un fottuto igloo. Pagherò, ma mi dia un cubo di ghiaccio enorme dove poter dormire. Anche se, detto fra di noi, non mi sembra una cosa geniale dormire dentro il ghiaccio..ma ok, è la tradizione no? Ok, lo prendo come un no.»

Il signore annuì e abbracciò il suo BB. Eccone un altro, persino in Groenlandia.

«Ok muddafugga.»

«E non mi copiare le parole! »

Strano, sembrava di essere a casa, anche in mezzo ai ghiacciai.

L’eschimese ci indicò un igloo lì vicino, e ci fece il segno di “sganciare i soldi”. Shannon gli lanciò alcuni i dollari che gli doveva e Jared si inchinò maestosamente –probabilmente solo per far notare il suo lato B alla donzelle eschimesi che passavano lì fuori. «Merci..mèrsì..gratziah..sciao bela. »

L’eschimese ci fece segno di sparire e di non rompere più.

Entrammo nel nostro igloo. Era più spazioso e decisamente più comodo di come me lo aspettavo.

Era la vigilia, avremmo passato il Natale lì, tanto vale adattarsi al luogo e agli eschimesi. Decidemmo quindi, di fare un giro fuori dall’igloo, coprendoci prima con tremila strati di pelliccie.

Le odiavo, ma si congelava, c’era poco da fare. Jared disse che piuttosto sarebbe uscito con la ‘’canottiera inutile’’ (Maglietta ritagliata NB) e così fece. BRRRRRRRR.

 

***

 

Cartello in mezzo al villaggio:
        “ JAGT PA HAJER”

Jared si fermò a contemplarlo.

«Ma è francese! » Gli brillavano gli occhi. Prese il BlackBerry per scattare una foto.

«Ora faccio una foto, la pubblico su Notes from the Outernet e dico al mondo che sono in Francia! »

«Certo che i fratelli Leto sono proprio trasgressivi. » disse Tomo.

Ridacchiai. «Senti, papà..ecco..io non vorrei contraddirti ancora- sennò niente smalti per un mese, lo so-ma, vedi..non mi sembra francese. Non importa se sei più ignorante di una capra, ti si vuole bene lo stesso. »

Gli feci un patpat e gli presi il BB dalle mani. Andaii su google translate e scrissi la frase del cartello.

La tradussi dal Danese, la lingua che si parlava soprattutto lì. Quando avevano girato A beautiful Lie, mi ero informata su quel paese.

Gli passai la traduzione.  «Vedi?! »

Jared rimase a fissare lo schermo. “CACCIA AGLI SQUALI.”
Trenta secondi dopo, fece la stessa scena di Tomo con i pinguini.

Corse in cerchio per cinque minuti buoni urlando: «SQUAAAAAALI! SHAAARKS ARE SHAAARKS!!!! » Non strappandosi però, i sacri capelli.

 

***

 

Ed eccovi qui, un ottimo modo per iniziare quest'anno. :''D Una botta di nonsense, come al solito!
Volevo solo specificare delle piccole cose.
1. faccio abuso della parola MUDDAFUGGAZ, lo so. Colpa di Shannon.
2. In Groenlandia non ci sono i pinguini, però..dovevano esserci. Per Tomo T_T Ho voluto lasciare la Groenlandia anche se non ci sono i pinguini (gli squali si però u.u) perchè è dove hanno girato realmente A Beautiful Lie
3. Mi sono informata eh, gli igloo ci sono ù_u e la caccia agli squali (ç___ç) e il danese, e il resto.
4. Questo capitolo fa più schifo del solito.
5. Buon anno e grazie ancora a chi segue questa storia inutile!! :)

 

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Capitolo 7
*** Natale congelato. ***


Eccomi qua, quasi alla fine! Ci sarà il prossimo capitolo, credo, per ringraziare e blablabla. Vorrei specificare, che ho scritto questa cosa alle 3.00 di notte..è peggio del solito. Inoltre, è un po' breve, ma avevo troppe idee e dovete darmi tempo per esprimere la mia arte (???) u.ù anyway, scusatemi se sto ancora a Natale..auguri per domani, Befanelle! E TANTI BABU A TUTTI! :)

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«Oooooooohnwwhaaaaaaooooonshshshshhsshhshs! mmmmmmh shshshhhsh mdhfjgedfd.» Jared si stava stiracchiando da 20 minuti buoni. Shannon aveva avuto quindi il tempo di preparare una gigantesca palla di neve trovata nell'igloo, mentre faceva finta di dormire, che puntualmente colpì la bocca di Jared. Perchè anche negli igloo doveva essere lui a svegliare tutti.
«Hai finito?»
«Adessffsko sì, graffie.» disse Jared sputando il ghiaccio. Fece per alzare di nuovo le braccia e quindi, per stiracchiarsi di nuovo, ma non fece in tempo. Ricevette un'altra palla di neve. Sui capelli. Jared si immobbilizò di colpo. Stava aspettando che qualcuno gli dicesse che suo fratello non aveva appena rovinato la piega dei suoi meravigliosi capelli. Ma nessuno fiatò.
Shannon lo fissò per altri 5 secondi, e di colpo scattò in piedi e fuggì dall'igloo, col pigiama. Che poi alla fine, chiamarlo pigiama, era un affronto ai pigiami. Diciamo che era un simpatico ex pigiama con tanto di paperelle antistupro ritagliato leggermente nelle maniche. Per il resto, era un normale pigiama da 41-quasi-42enne. Ma quella dei pigiami è una storia a parte.
Shannon si ritrovò a correre per il villaggio e a nascondersi dietro agli igloo. Fanculo alla divah. E fanculo a Constance, che desiderava tantissimo una femminuccia. Questo era il risultato.
Jared, intanto, con gli occhi colmi di vendetta - no scherzo, aveva sempre gli stessi occhi, alla fine non è che possono cambiare - uscì alla ricerca del fratello.
Quando, ad un tratto, si fermò.
I suoi occhi presero a brillare. Fece il labruccio.
«Cole..Cole! COLIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!» e prese ad inseguire qualcosa, o qualcuno.
Tomo, preoccupato, si precipitò fuori a controllare Jared.
«Da quando Shannon si chiama Colin?!?»
La scena che si presentò fuori dall'igloo, chiunque l'avrebbe definita comica, ma a Tomo venne la nausea.
«Jared..............quello...........quello.........è......un.........AAAAAAAAAAAAAAH! UN PINGUINO! NON E' COLIN FARRELL! Fermo!»
E così Tomo rincore Jared che rincorreva un pinguino, per poterlo così -secondo lui- salvare da quella creatura malefica.
Il povero pinguino, terrorizzato da quei due, iniziò a fare dei versi. Adesso capivo dove trovavano le battute di Pingu. Quel cartone è verosimile.
Corsero per ore, finchè Jared si rese conto di rincorrere un pinguino. 
 «Però...un po' ci assomigliava a Colinuzzo.»
«Era più spaventoso, ecco. Però aveva i lineamenti simili, sì. Bravo Jared, adesso vuoi un bisotto Valsoia?» Tomo gli diede una pacca.

***


Finalmente, all'ora di pranzo, si riappacificaroo tutti. Decisimo di provare a fare un pranzo di Natale comunque...molto arrangiato. Fin troppo.
Shannon, l'abile costruttore di sculture da lanciare al fratello, costruì qualcosa di ghiaccio che forse si poteva anche chiamare tavola.
Il "gentil-signore-che-non-gradisce-Escape" come lo sopranominò Jared, ci offrì un po' di pesce, solo perchè Jared lo aveva aiutato a scaricare la nuova app di Twitter per Blackberry. Gli aveva anche creato un sito: "NOTES FROM THE ICE."
Jared, ovviamente, si limitò ad osservarci mentre pranzavamo.
Ad un certo punto, tirò fuori da una valigia un pacchetto di orsetti gommosi e s'ingozzò cercando di nascordersi, con scarsi risultati.
«Papà! NOOOOOOOO! Ti avevo detto che ti danno alla testa!»
«Ma Berry, cosa mi dici mai! Uhlalà, guarda! Un Colin Farrell che assomiglia vagamente a un pinguino! Ah-ah!» prese a riacchiare in modo isterico ed indicò un punto dietro Tomo, che si girò di scatto.
«Dove? Doveeeee?» si guardò attorno preoccupato e saltò in braccio alla povera moglie.

***


Il pranzo di Natale finì in bellezza. Dopotutto, non era mare stare lì, ghiacciai a parte.
Sistemammo tutto (mentre gli altri comuni mortali, nelle loro comuni case, sparecchiarono) e ci sedemmo per terra, dove avevamo dormito la notte precedente.
«Ragazzi ho un'idea.» Ci guardammo spaventati, le idee di Jared non piacciono a nessuno di primo impatto, si sa. Ma lo ascoltammo comunque. «Ormai il Natale lo abbiamo passato qui..ma che ne dite se il mio compleanno lo festeggiamo...che so..a Parigi?!?»
«Oggggesù!» 
«Dim..» Tomo non riuscì a parlare, che Shannon lo sovrastò.
«Basta "Parigi"!»
«Ho solo propoto...»
«E io mi sono solo stufato dei tuoi viaggietti. Becks, andiamocene in Messico. Lì ci sono dei bei locali..ho sentito parlare di un ottimo hotel..mi pare si chiami S.Muddaffuggaz.» E gli lanciò un'occhiata con la quale avrebbe messo incinta migliaia di ragazze. Per fortuna che Becks era di sesso maschile..o almeno, così si diceva in giro.
«NO! Non puoi tradire il tuo bromudafugas! Ricordatevi che è il mio compleanno e i 30+10 anni arrivano solo una volta nella vita..per fortuna...»
«E va bene Jared, ce ne andremo a Parigi. Cerca solo di prendere l'aereo giusto stavolta!»
«Ok, si parte! Non voglio stare un minuto in più qua, ci sono Colin e germi ovunque, brrr!»

***


Preparammo per bene le valigie prima di scappare da qual posto. Prima però, chiesimo indicazioni per l'aereoporto..lontano dal ghiaccio, esisteva vita umana.
Quando finalmente arrivammo, prenotammo il primo aereo per Parigi. Notai però, la compagna aerea, scritta in caratteri minuscoli in parte al nome del volo.
«Papà...»
«Sì Berry, so che non vuoi andare a Parigi. Ma appena la vedrai ti ricrederai..anche io la prima volta che ci andai la odiavo..anzi no, lo sempre amata! OOOH JE M'APELLE JARED, JE M'APELLE...»
«Je m'apelle test di cazz..» disse Shannon mentre trunzengiava con Antoine. Sì, perchè è anche un verbo. Trunzengiare, loro potevano.
«Simpatico come una tour eiffel nel culetto!»
«Se fossi in te non ci scherzerei troppo su questa cosa, ho sentito dire agli Echelon che..» Tomo fu zittitò da Shannon. 
«Sarà una sorpresa, quando si ritroverà la tour eiffel in posti in cui la tour eiffel non dovrebbe essere.»
Ridacchiai con loro e ritornai al mio discorso. «Sì, ma volevo dirti..»
«Shhh, niente ma, sennò sarò costretto a...»
«...a ritarmi gli smalti che tu mi hai rubato, lo so. Farò silenzio.»
Possibile che nessuno si era accorto di quella minuscola scritta "trollaerei"? Ok che erano tutti dei vecchiarelli..però...chissà dove saremmo finiti stavolta.

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Capitolo 8
*** I'm a selfish muddafugga but at least I wore a diaper. ***


Salimmo a bordo dell'aereo e come la volta scorsa ognuno prese i propri posti. 

 Jared sprizzava gioia da ogni poro, sicuro che questa volta saremmo andati a Parigi.

Ma io sapevo che non era così.

Del resto non mi aveva lasciato parlare, e io preferivo di gran lunga finire nei ghiacciai, piuttosto 

che passare il Capodanno a Parigi.

Ma chissà che fine avremmo fatto stavolta.

Jared come al solito cantava canzoni senza senso, oscillando nella poltroncina dell'aereo. 

Tomo cercava ancora di riprendersi dai pinguini, Vicki lo aiutava dandogli piccole pacche e accarezzandogli i morbidi capelli.

Shannon aveva cambiato posizione trecento volte.
 

Trecentouno.
 

In quel momento si trovava seduto al contrario, con le gambe in aria.
 

«Bro..anche se cerchi di fare yoga, è inutile. Non arrivi al metro e settanta.» E continuò a cantare. 

Shannon lo ignorò sbuffando rumorosamente.

Finalmente, dopo qualche ora di noia, l'aereo atterò, un po' piu delicatamente della scorsa volta.

Tutùn.

Sentimmo l'hostess negli autoparlanti.
 

«Grazie per ri-aver viaggiato con trollaerei. Benvenuti a..Goa, India.»

 

 Jared impallidì, se Jared Leto poteva davvero impallidire.

 

 Sorrisi senza farmi vedere. India. Bene.

 

Jared si alzò, scese dall'aereo e noi lo seguimmo. Si guardò intorno spaventato girando velocemente la testa to the right, to the leeeeft! (Cit.)

«No dai, non puo essere.

So io come è andata stavolta.Mi è semplicemente successa la stessa cosa di Cristoforo Colombo.

Lui credeva di essere in India ed era in America, io credo di essere in India ma in realta sono a Parigi.

 My sweeeeeeet Paris!» Disse lentamente piagnucolando.

 

 «Dai, Goa non è male.» Vicki cerco di consolarlo, mentre scrutava il panorama che avevamo di fronte.

Una spiaggia con un mare mozzafiato.

«Spiaggia..Bikini. Ragazze.» Dissero in coro Antoine e Shannon con un filo di bavetta alla bocca.

Dopo aver preso le valigie e le indicazioni per l'hotel piu vicino, ci incamminammo.

 

***

L'hotel non era veramente niente male.

Quel posto non era niente male, sopratutto in confronto ai ghiacciai.

Posammo i bagagli nelle nostre stanze, e decisimo di riposarci un po'.

Era il 26 dicembre.

Ma a quanto pare, qualcuno se lo era scordato.

Jared si era scordato dei propri 40 anni. E nessuno glielo ricordò. Gli avremmo fatto una sorpresa...

Il cellulare di Jared squillò.

«Pronto..oh, ciao mamma!»

Bene, era Constance. Sgattaiolai dalla camera e raggiunsi gli altri nella hall, mentre progettavano una sorpresa per Jared. 

 

***

 

*pepepepe!*

«Pronto..mamma?!» Jared cercava da minuti ormai di parlare al telefono con Constance, ma sentiva solo urla e musica.

«Mamma! Mààà! Ma stai dando un festino??» Finalmente sentì la voce della madre.

«Ma no Jared, cosa dici?!» *pepepejarednoncepepepe* 

«Ah. Fammi capire bene. Manchiamo per due fottuti anni, ritorno, parto di nuovo per qualche giorno e festeggiate?! Vi amo! Ah,  buon Natale!»

«Ma non e come pensi Jared, è soltanto una tranquilla festicciola in famiglia per Natale. Auguri anche a te tesoro!» Per fortuna

Shannon aveva avvisato Constance di non fare subito gli auguri di buon compleanno.

«Senti ma......per caso sai dove e l'Argus Apocraphex? Non lo trovo più!"»

«Controlla bene in valigia, Jay!»

«Non c'è!»

«Se vengo lì e lo trovo però ti meno!»

«Eeeh no mi dispiace Mà, sto in India, non puoi più usare certe minaccie.»

«Ah-ah aspetta, INDIA?!?! Non dovevate andare a Parigi?» Constance scoppiò in una risata isterica.

«Semplice cambio di programma!» A Jared costava molto ammettere i propri errori.

«Meglio..divertitevi! E Jay, amore, mangia tanti kebab!» E riattaccò.

Jared si guardò attorno, nella stanza. Era solo, ne avrebbe approfittato per una maschera di bellezza.

Prese la sua crema preferita, e se la spalmò allegramente in faccia mentre canticchiava. Era di uno strano colore

rossiccio/pomegranate, ma era talmente preso dalle canzoni che non se accorse subito.

Gli servì qualche minuto, e realizzo che quello che aveva in faccia era ketchup.

«Shaaaaaaannooooooon! Kameee hame aaaaa!» Quasi quasi si trasformò al terzo livello.

Uscì di fretta in corridoio dandosi prima una leggera sciaquata. Ma il ketchup rimaneva. Arrivò nell'hall, dove ci trovò seduti

attorno ad un tavolo intenti a coalizzare. Senza lui e probabilmente su di lui. Ma non ci fece troppo caso.

«Shaaaaaaan! Shaaaannooooooon!»

«Jay, calma. Smetti di fare la fangirl e dimmi tutto.» Shannon aveva notato le macchie di ketchup e sghignazzava senza farsi

vedere.

«Dimmi tutto?! Ti credi spiritoso?! Ma mi hai scambiato per delle patatine fritte?!» Jared prese il fratello per il colletto della

maglia e lo spintonò come nel video di The Kill.

«Eih bro, stai calmo! Non mi uccidere ora, sono un uomo d'affari.»

«Da quando?»

«Da quando quell'indiano» e indicò una figura seduta in una poltrona lì vicino «mi ha proposto di fare da testimonial per la

 pubblicita di un profumo»

«Ma non mi dire, e quale?»

«Hugo Sweat: just muddafuggaz. Simpatico, non trovi?» E lanciò un occhiolino all'indiano.

Jared prese velocemente un bicchiere d'acqua dal bar dell'hotel, lo bevve e sputò l'acqua in faccia a Shannon.

«Cosa?!?! Hugo? Sweat?» Scoppiò a ridere.

«Sfotti, sfotti..» Disse Shan mentre si asciugava. «Intanto non sono io quello che oggi compie 40 anni!» Shannon non resistette

e sputò il rospo, nonostante la sua battuta non avesse senso, dato che lui era un simpatico e sudoso 41 enne.

Jared lo guardò malissimo, corse di nuovo al bar, prese un altro bicchiere d'acqua, bevve e lo sputò in faccia al

fratello.

«E' vero! Oggi sono 30+10..»

Gli augurammo buon compleanno in coro, mentre Antoine corse un'attimo fuori dall'hotel, e ritornò a braccetto con un indiano.

Quest'uomo indossava solo un pannolino e una maschera di from yesterday che gli copriva il volto.

«Uccellino -e tu no pensare male per favore- avere detto me che oggi tu compiere 40 anni.» Jared ripete la scena del bicchiere,

stavolta sputò tutto al povero indiano.

«Andare a fanculo tu, brutta divah che non essere altro!»

«Scusa, e che ancora non me ne rendo ancora conto..»

«Io capire te..anzi no, io essere ancora ccciovane!» Jared lo fulminò con un occhiataccia. «Va beh comunque, piacere, Babu! E ricordati: il senso della vita va applicato al senso della vita

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