All alone

di _loveHoran97_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove sei? ***
Capitolo 2: *** Grazie ***
Capitolo 3: *** ... ***
Capitolo 4: *** Che bella giornata ***
Capitolo 5: *** Rimane poco tempo ***
Capitolo 6: *** Non te ne andare ***
Capitolo 7: *** L'equivoco ***
Capitolo 8: *** Le cose si complicano ***
Capitolo 9: *** Cosa devo fare? ***
Capitolo 10: *** When You're Gone ***
Capitolo 11: *** Mi odi ancora? ***
Capitolo 12: *** Io gelosa? Pff... ***
Capitolo 13: *** *Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip* ***
Capitolo 14: *** Mi sei mancata ***
Capitolo 15: *** Il Diario Di Maggie ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***
Capitolo 17: *** Nota dell'autrice ***



Capitolo 1
*** Dove sei? ***


La bambina era in lacrime, in quella grande piazza circondata da persone che giravano per i banchi del mercato rionale, l'odore di pesce fresco e il profumo di zucchero filato nell'aria.
Già, c'era molta gente e questo la impauriva ancora di più. Gli occhi rossi, le guance rigate dalle lacrime che non smettevano di scendere.
"Ho paura" pensava "dove sei?".
Vedeva le famiglie felici e i loro bambini con in mano la cordicella dei palloncini appena comprati. Anche lei in un'altro momento ne avrebbe tanto voluto uno. Si, in un altro momento... E ora? Doveva solo trovare la persona a cui teneva di più ma, in mezzo a quella folla, non riusciva nemmeno a scrutare l'azzurro del cielo soprastante.
In quell'istante? Solo panico.
Continuò a camminare tra le lunghe gambe dei passanti, finché non trovò una panchina desolatamente vuota e si sedette.
Scrutò un ragazzo alto, biondo e con gli occhi chiari avvicinarsi a lei, accompagnato da altri quattro ragazzi.
Egli, vedendola da sola e in lacrime si piegò, riuscendo a guardarla negli occhi.
"Ei piccola, perché piangi?" le chiese. "Non trovo la mia mamma" disse la bambina, continuando a piangere.
"Vieni con noi, ti aiutiamo. A patto che ti calmi ok? Dai che troveremo presto la tua mamma" disse il ragazzo sorridendole, in modo da rassicurarla.
I singhiozzi della bambina pian piano diminuirono. "Chi sei?" pensava la piccola "e perché mi infondi tanta sicurezza nonostante sia la prima volta che ti vedo?".
Lui la prese in braccio e con le lunghe dita le asciugò delicatamente le lacrime. "Allora, dov'è che hai perso la mamma?" le chiese.
"Eravamo al bar" disse ancora con voce tremante "e io sono uscita e... e poi non l'ho più vista" e scoppiò di nuovo a piangere.
"Stai tranquilla" disse lui cullandola tra le sue braccia "adesso torniamo là e chiediamo se hanno visto dove è andata la tua mamma" aggiunse girandosi e guardando in faccia i suoi amici.
"Loro sono i miei amici" le disse "ti aiuteranno anche loro, vero ragazzi?" essi annuirono e la bambina si girò dall'altra parte appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo che la teneva in braccio.
"Non ti devi vergognare" disse lui facendo una lieve risata.
"Voglio la mamma" disse la piccola soffocando la voce con la maglia del ragazzo, su cui era appoggiata. Si incamminarono verso il bar.


Intanto la ragazza, dopo aver dato il suo numero all'amica barista in caso fosse tornata la bimba, girò per la piazza chiedendo alla gente se aveva visto una bambina sui 4 anni, con i capelli rossi e ricci e qualche piccola lentiggine sulle guance. Ebbe scarsi risultati e con molta agitazione non smise di camminare e guardarsi intorno.
Pensava ai pochi minuti prima, in quel bar non troppo affollato, passati con il suo più grande amore: la sua piccola Margareth.
In quel momento si sentiva solo una fallita. "E' tua figlia" si rimproverava "come hai fatto a perderla di vista così? Come puoi pretendere di riuscire a crescerla adeguatamente? Sei una fallita.".
Una lacrima le rigò il viso. Una lacrima provocata da troppe cose: rabbia, delusione, l'autostima assente, il disprezzo per se stessa... Ma soprattutto la cosa più importante: la preoccupazione, la paura.
"Amore mio, dove sei?".


Arrivati al bar, i ragazzi si avvicinarono al bancone e aspettarono che si fece viva la responsabile.
Passarono un paio di minuti e dalla porta della piccola cucina spuntò una signora sulla cinquantina che appena vide la bimba in braccio al ragazzo sorrise rassicurata e disse:
"Grazie al cielo l'avete ritrovata, non preoccuparti piccola, adesso chiamo la tua mamma".
Detto ciò la bambina e i ragazzi sorrisero e la donna compose il numero scritto sul bigliettino con il cellulare.
Il ragazzo si sedette con ancora la bambina in braccio, aspettando l'arrivo della madre. La piccola finalmente si calmò e i ragazzi cominciarono a parlare e giocare con lei per tenerla tranquilla.
Passati parecchi minuti la bambina si intristì, non vedendo arrivare la madre finché non sentì il rumore del campanellino attaccato alla maniglia della porta e si girò di scatto, come i cinque ragazzi.

 

Dalla porta entrò una ragazza bionda, con i capelli lisci che le arrivavano alla fine della schiena.
Si guardò intorno e alla vista della bambina le scese un'ennesima lacrima.
La bimba scese dalle gambe del ragazzo e urlando "mamma" corse tra le braccia della madre che la alzò da terra prendendola in braccio e la strinse a sé.
I ragazzi si alzarono dalle sedie.
La ragazza sciolse l'abbraccio della bimba e la guardò negli occhi che riflettevano i suoi, ancora lucidi.
"Scusa mamma, non dovevo allontanarmi" disse la bimba. La ragazza la riabbracciò dicendole "No amore, è tutta colpa mia. Tranquilla, adesso sei qui con me" e abbracciandola ancora più forte.
Subito dopo la bambina asciugò le guance della madre che le sorrise affettuosamente.
"Vi ringrazio per l'aiuto, davvero." disse la ragazza rivolgendosi ai ragazzi, ma soprattutto a quello che la teneva in braccio qualche attimo prima.
"Nessun problema, è stato un piacere" disse lui "io sono..." "Louis" lo interruppe la ragazza sorridendogli, poi proseguì "con Niall, Liam, Harry e Zayn. Ragazzi voi già mi aiutate con le vostre voci, poi mi avete anche riportato la mia bambina... Vi sono debitrice davvero, grazie".
Louis le sorrise e vedendo che la ragazza tremava ancora nonostante fosse Giugno e ci fossero 30 gradi all'ombra, le disse: "Sembri molto scossa, che ne dici di venire a casa nostra? Così magari ti offriamo qualcosa".
Lei, molto sorpresa da quella proposta, sorrise "Louis, voi siete veramente molto gentili ma non voglio in alcun modo crearvi altro disturbo..." disse.
Immediatamente la bambina scalciò in modo da sciendere dalle braccia della madre, corse verso Louis e abbracciandogli le gambe disse: "Dai mamma andiamo da Louis! Ti prego! Adesso lui è il mio amico!" disse con aria capricciosa e speranzosa di una risposa affermativa.
"Maggie..." disse la ragazza sorridendo lievemente.
Louis prese la parola "Così ti chiami Maggie" disse abbassandosi. Maggie gli sorrise "Margareth, ma per gli amici Maggie. Allora vuoi diventare mio amico?".
Louis sorridendole la prese in braccio "ma certo che voglio diventare tuo amico Maggie. Ma ci sono un paio di problemini: il primo è che se vuoi essere mia amica devi diventarlo anche di questi 4 pazzi dietro di me, il secondo è che la tua mamma deve capire che non create nessun disturbo e la devi convincere ad accettare il nostro invito".
Maggie guardò la madre e le fece la faccia da cucciolo implorante.
La ragazza fece una risata "Va bene Maggie" poi si avvicinò a Louis e gli tese la mano "piacere, Elizabeth.". Lui la strinse "E' un vero piacere" le disse "dai ragazzi andiamo in macchina" disse rivolgendosi agli amici. La ragazza ringraziò la barista e uscì con loro.
Una volta in macchina prese tra le braccia la bambina che si stropicciò gli occhi con le mani e si addormentò subito.
"Siamo arrivati" annunciò Liam. Scesero dalla macchina ed Elizabeth si guardò intorno, per poi affermare "Da quando vivete in questa via? Anche io abito qui!".
Era molto sorpresa di ritrovarsi nella via in cui aveva passato l'infanzia. A quel tempo c'erano meno case e più prati e lei passava i pomeriggi a correre con i suoi amici... Provò un grande senso di nostalgia che coprì con un sorriso.
"Abitiamo qui da parecchi mesi ormai, ma non ti abbiamo mai vista da queste parti, non io almeno..." disse Zayn.
Entrarono in casa. La ragazza ne rimase molto stupita dalla grandezza e bellezza: appena dentro si vedeva un enorme soggiorno con dei divanetti che circondavano un tavolino al centro della stanza. Alle pareti erano attaccati parecchi quadri con foto della band e sulla parete non occupata dalle grandi finestre e dal grande camino c'era un'ampia libreria piena di CD, DVD e libri. A qualche metro dalla porta sorgeva una grande scalinata che portava ai piani superiori.
Louis si rivolse a lei: "Vieni ti accompagno nella camera degli ospiti così Maggie potrà dormire tranquilla". Elizabeth lo ringraziò e lo seguì sulle scale, arrivata alla camera, anch'essa molto ampia ed elegante, adagiò la bambina sul grande letto e le tolse le scarpe che appoggiò per terra. Poi scesero.
I ragazzi erano seduti sui divani del soggiorno e sul tavolino c'era una tazza di the. La ragazza si sedette e Liam le porse la tazza. Lei la prese ringraziando e inizio a sorseggiare. "Hai detto che abiti qui vicino..." ruppe il silenzio Niall. "Si è proprio la casa qui di fronte" rispose lei. Harry prese la parola "Ci abiti con tua figlia?" lei fece un segno affermativo con la testa e lui proseguì "sembri molto giovane, il padre della bambina ti aiuta?".
La ragazza posò la tazza sul tavolino al centro della stanza, senza alzarsi dal divano. Riposò lo sguardo su Harry "Non c'è il padre...".
Louis fulminò con gli occhi il ragazzo che abbassò lo sguardo dispiaciuto. "Scusami" disse "io...", la ragazza lo interruppe:
"Tutto iniziò quando avevo 13 anni..."

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Capitolo 2
*** Grazie ***


"Tutto iniziò quando avevo 13 anni... Era una serata estiva, me la ricordo bene: ero tornata da pochi giorni dalle vacanze con i miei genitori.
Non faceva particolarmente caldo, l'aria tiepida proveniente dalla finestra aperta dall'altra parte della mia stanza mi accarezzava e mi scompigliava leggermente i capelli. Quella sera a casa ero da sola, i miei erano andati ad un'importante cena di lavoro.
Misi le cuffie alle orecchie, facendomi cullare dalla mia melodia e aspettando sveglia il loro ritorno previsto per le 23.
Si fecero le 23.30, ancora non erano arrivati. Presi il cellulare e composi il numero di telefono di mia madre... 5, 6, 7, 8 squilli... niente, non rispondeva. 'Sarà impegnata' pensai.
00.00 ed ero ancora li ad aspettare il loro ritorno. Riprovai a chiamare, sia lei che mio padre, niente.
La mia vicina Jennifer, non che migliore amica di mia madre,  lavorava nella stessa ditta e ci disse che avrebbe partecipato anche lei a quella serata. Così composi il suo numero... 1, 2, 3, squilli e accettò la chiamata.
Senza darle il tempo di parlare cominciai a farle domande, 'Quando finisce la cena?' 'Perché i miei genitori non rispondono alle mie chiamate?' 'Dove siete?'"
la ragazza tirò un sospiro e continuò "Jennifer era in lacrime 'Tesoro siamo all'ospedale' mi disse 'i tuoi genitori... Hanno avuto un brutto incidente...'.
Non ci potevo credere. Ero piccola e spaventata e non sapevo proprio che fare. Subito la raggiunsi in taxi. Lacrime bollenti ricoprivano il mio volto, un volto ingenuo, ancora troppo ingenuo per subire un dolore del genere.

I miei genitori erano li, dietro alla porta della sala operatoria.
Poche ore dopo l'operazione sentimmo il monitor dei parametri vitali suonare. Un forte suono che scavò nella mia anima e la svuotò, completamente."
si bloccò.
Trattenne i singhiozzi e la stanza si riempì di un doloroso silenzio per qualche istante.
Louis la guardò, preoccupato "Non continuare, se non te la senti".
Elizabeth scrollò le spalle. La sua voce tremava leggermente, ma continuò comunque "In quel preciso momento mi lasciarono li da sola, in un mondo troppo grande per me, troppo pericoloso. Si, morirono.
Da quel giorno per un pò abitai a casa di Jennifer, poi mi mandarono in una casa famiglia.
Me lo sentivo dire, e ne sono consapevole: da quel giorno non fui più quella che ero una volta.
In qualche modo la mia vita si spense: non ero più la spensierata ragazzina di via Hanson, mi rifiutavo di mangiare, di uscire dalla mia stanza, di sorridere come prima. Passò un anno. Un mese dopo il mio quattordicesimo compleanno tutto cambiò"
cominciò a sorridere al pensiero.
"La nostra grande famiglia si allargò e venne un raggio di sole ad illuminare le mie giornate spente.
Un fagottino abbandonato all'ospedale dalla madre, ecco cos'era. Appena 2 giorni di vita entrò in braccio alla tutrice, che subito si diresse verso di me e me la diede tra le braccia. Non sapevo descrivere cosa mi stava succedendo in quel momento: troppe emozioni mischiate.
'D'ora in poi te la voglio affidare' mi disse 'so che ti cambierà la vita'. E così fu, proprio come mi disse lei.
Le diedi il nome Margareth e mi presi cura di lei, crescendola con tutto l'amore possibile. Quando si fece più grande cominciai a portarla in giro e spesso mi chiedeva di sua madre. 'In realtà non lo so' le rispondevo sempre. Poi cominciava a chiedere dei miei genitori.
Qualche volta la portavo al cimitero 'ecco' le dicevo 'qui ci sono i miei genitori' poi rimanevamo li, in silenzio.
Pregavo e parlavo loro della mia nuova vita, e gli promisi di prendermi cura del mio piccolo angelo, come loro avevano fatto con me.
Spesso Maggie mi vedeva piangere in quei momenti, e mi stringeva forte la mano, infondendomi tutta la forza e la sicurezza di cui avevo bisogno.
Circa un anno fa, successe l'episodio più bello che potessi vivere con lei. Lo ricordo come fosse ieri: un pomeriggio di metà marzo, con la primavera che stava nascendo e il cielo che pian piano si dipingeva di un colore azzurro intenso. Portai Maggie al parco e dopo aver giocato mi raggiunse sul prato e si sedette vicino a me. Mi chiese a che stavo pensando. 'Niente in particolare' le risposi. Ci fu qualche minuto di silenzio. 'Eli'. Attirò la mia attenzione 'Dimmi Maggie'. 'La mamma che mi ha fatto, non la vedrò mai vero?'.
Quella domanda mi colpì, soprattutto perché era solo una bambina di 3 anni, che potevo risponderle? Cominciai a balbettare qualcosa, ma non ne uscì niente di sensato. Maggie mi sorrise e mi fece segno di sdraiarmi a guardare il cielo con lei. 'A me non importa' mi disse 'la cosa più importante è che adesso la mia vera mamma sia qui, con me. Ti voglio bene mamma'"
gli occhi cominciavano a pungere, Louis le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse a sè.
"Da quel giorno mi chiamò sempre 'mamma' e io ne ero sempre più sicura: una volta maggiorenne l'avrei portata via, con me. In modo da stare io e lei, insieme, per sempre.
3 mesi fa divenni maggiorenne e, dopo aver compilato vari documenti ottenni il permesso di uscire da li e adottai Maggie.
2 giorni fa finalmente ci trasferimmo nella casa che mi avevano lasciato i miei genitori e cominciammo a condurre una vita normale di una madre con sua figlia. Per questo vi ringrazio ancora ragazzi per averla trovata e portata da me, non saprei cosa fare se perdessi anche lei..."
.
I ragazzi si alzarono e fecero un grande abbraccio di gruppo. "Eli, ora sei la nostra nuova vicina, per qualunque cosa noi siamo a due passi da te. Che ne dici di restare a cenare qui stasera? Harry è un mago in cucina!" disse Liam, con fare molto cortese.
Elizabeth sfoggiò un grande sorriso "Mi farebbe molto piacere, grazie".
"E intanto, che si fa?" chiese Niall, che di certo non voleva starsene con le mani in mano per le ore che mancavano all'ora di cena. "Io e Zayn andiamo a fare spesa per stasera" disse Harry dirigendosi verso l'attaccapanni nella hall e prendendo il portafoglio dalla tasca della felpa appesa. Subito dopo uscì seguito da Zayn. "Niall, che ne dici di fare una partita alla wii? Non volevi la rivincita?" chiese Louis stuzzicando l'amico.
La ragazza si diresse verso le scale "Vado a controllare Maggie" disse. Liam alzò il pollice in segno affermativo sorridendole.

 

Salì la gradinata, prese il corridoio di sinistra, ultima porta a destra, la aprì. Margareth dormiva ancora. La ragazza si sedette sul letto, vicino alla piccola e cominciò ad accarezzarle i capelli. La osservava dormire e ripensava a tutti i momenti passati con lei: le notti in bianco, i primi bagni, tutte le volte che le dava da mangiare e la piccola sporcava entrambe, i giochi, le passeggiate... Tutto. Le ore passarono e le diede un delicato bacio sulla fronte, si incamminò verso la porta. Sull'uscio sentì la piccola mugugnare qualchìosa, si girò e vide che si stava svegliando.
"Buongiorno amore" le disse la madre per poi prenderla in braccio. "Ciao mamma" disse abituando gli occhi alla luce. "Dov'è Louis?" chiese.
"E' giù che ci aspetta con gli altri per la cena, che ne dici andiamo?", la piccola annuì e la ragazza la portò al piano terra.


"Buongiorno bella addormentata!" esclamò Zayn, alla vista della bambina sveglia tra le braccia di Elizabeth. La piccola posò i piedi a terra e andò verso di lui, che si abbassò e la strinse in un abbraccio. Erano tutti nel soggiorno a parlare. "Bene la cena è pronta" annunciò Harry.
Si sedettero tutti a tavola e gustarono la cena preparata dal ragazzo, che aveva molta abilità in campo culinario. La serata passò in modo piacevole per tutti: per Elizabeth che dopo essersi sfogata sapeva di poter contare su quei 5 ragazzi che aveva spesso sognato, per Margareth che capì di aver trovato dei nuovi e splendidi amici nonostante la differenza d'età e per i One Direction, entusiasti di aver conosciuto quelle due bellissime creature.
"Era tutto buonissimo" disse Elizabeth alla fine della cena "grazie davvero".
Liam prese la parola "Eli, prima che tu vada a casa vorremmo parlarti di una cosa..." la ragazza si incuriosì e diede tutta la sua attenzione alle parole del ragazzo.

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Capitolo 3
*** ... ***


Louis prese la parola: "Lascia stare Liam, forse è meglio che le parli io, a quattro occhi...".
Harry subito afferrò il significato delle occhiate dell'amico e si affrettò a dire: "Ei Maggie, perché non vieni a giocare un po' con noi?" la bimba annuì, nonostante la curiosità dell'argomento che voleva trattare Louis con sua madre, così venne accompagnata dai ragazzi al piano di sopra.
"Louis, è successo qualcosa?" chiese la ragazza accomodandosi su una sedia della cucina.
"In realtà... non saprei proprio da dove iniziare..." le rispose. Elisabeth si accorse dell'insicurezza che invadeva quel ragazzo, in quel momento.
"Che ne dici di partire dall'inizio?" gli disse sorridendogli. Niente, Louis era comunque molto nervoso. "Come faccio a dirglielo?" pensava "E se non dovesse capirmi?".
Prese coraggio e cominciò: "Si tratta di... Beh vedi, prima di diventare famoso la mia famiglia non navigava nell'oro, anzi: mia madre era disoccupata e mio padre aveva un lavoro precario, il cui ricavato a malapena riusciva a sfamarci. Bhe, quattro anni fa circa, mia madre ebbe una figlia. Ero all'ospedale, e fissavo quella splendida creatura nella piccola culla rosa, dietro il vetro. Mia madre disse che non la potevamo tenere. Questa cosa mi fece soffrire molto..." la ragazza era incredula e dispiaciuta, con i gomiti sul tavolo.
Lentamente una lacrima fece capolino sulle sue ciglia, che sbattendole la fecero scorrere sulla guancia. "Dal giorno in cui venne portata via dall'ospedale" proseguì "diciamo che la seguii, ogni volta che usciva, senza farmi vedere, e c'era sempre una ragazza con lei, la ragazza che l'ha fatta diventare quella che è perché è speciale, Eli..." la ragazza lo interruppe, in lacrime: "Lou, dove vuoi arrivare?".
Lui si avvicinò a lei, interrogandosi sul motivo di tanta disperazione. Appena la sfiorò lei si scansò in modo brusco e lo guardò negli occhi. Era come se i suoi occhi lo imploravano per qualcosa, pieni di tristezza e delusione. "Eli perché ti comporti così? Non capisco..".
La ragazza tirò su con il naso "Che ho fatto Lou? Ti prego dimmi che ho fatto di male, non capisco..! Il destino mi ha tolto i miei genitori, mi ha praticamente tolto la vita, e adesso mi vuole togliere anche ..." la ragazza non smetteva di piangere, e Louis era sempre più confuso "Toglierti... ma a cosa ti riferisci scusa?". "Dimmelo, mi hai raccontato tutto questo perchè la rivuoi indietro, vero? Ti sei già rivolto ad un giudice?" detto ciò alzò lo sguardo che penetrò di nuovo nell'animo del ragazzo. Non rispose. "Fammi sapere..." disse lei, come se forre un sussurro che non doveva essere udito, o almeno sperava non fosse udito. Elizabeth si avviò a malincuore verso l'uscita della cucina.
Louis la bloccò prendendola per un polso e la fece girare per poi abbracciarla. Questa volta non si scansò: era da parecchio che necessitava di un abbraccio che non fosse di Maggie, ma che fosse di braccia grandi e forti che la potevano proteggere da tutto e da tutti, come gli abbracci che riceveva dai suoi genitori. Stettero li, abbracciati davanti alla grande scalinata. "Louis, è la cosa migliore lo so..." la ragazza fece per sciogliere l'abbraccio di Louis, ma lui glie lo impedì "No Elisabeth, tu non te ne andrai! Io non ti porterò via la bambina , non potrebbe essere cresciuta da persona migliore. Voglio che resti con te, per sempre" le sussurrò, senza rompere il silenzio che si era creato in quel momento.
La ragazza lo strinse forte a se e si sfogò come meglio poteva attraverso le lacrime. "Lou" disse lei tra i singhiozzi "lo dirai alla piccola?". "Non subito" le rispose. Louis sciolse l'abbraccio e asciugò le lascrime sul viso della ragazza, tornando al momento in cui le aveva asciugate alla piccola Maggie. Voleva bene alla piccola, si. Ma non poteva certo dirle cos'era lei per lui, era troppo presto.
Ricondusse in cucina la ragazza, che si risedette e ancora con il rossore che le ricopriva la faccia e gli occhi,disse: "Che c'è ancora?". Lui la guardò negli occhi: "So cosa stai provando in questo momento. Insomma sei molto giovane e crescere una creatura è difficile. Hai già trovato un lavoro?". Elizabeth si affrettò a rispondere: "Guadagnerò qualcosa facendo da aiutante a Celine, la mia insegnante di danza, e Rose, la barista di prima, ha detto che considererà la mia richiesta di lavorare per lei.." "E Margareth?" chiese lui. "Durante i turni al bar starà con Christine, la figlia di Rose, li con noi. Durante le lezioni di danza Jannifer mi ha detto che, quando poteva, l'avrebbe tenuta lei. E quando non potrà non so... rinuncerò a seguire qualche lezione..." rispose lei. "Eli ricordati che ci sono anche io... E i ragazzi... Ti aiuteremo, basta chiamare ok?". La ragazza sfoderò un grande sorriso "Grazie Lou, lo terrò a mente".
Erano ormai le 21 e Elizabeth, dopo essersi calmata, salì al piano superiore seguita da Louis. Margharet era con i ragazzi nella mansarda, trasformata in una stanza per la registrazione dei brani, con parecchie finestre che nei giorni caldi come quello permettevano all'aria di girare per la stanza creando una piccola corrente che rinfrescava la stanza. Salirono sulla scaletta che portava li, posta alla fine del corridoio. I ragazzi intrattenevano la piccola cantando e suonando e Maggie si divertiva un sacco con loro. "Dai Maggie saluta tutti che è ora di andare a nanna!" disse la ragazza, attirando l'attenzione di tutti. La piccola, che si trovava sulle gambe di Niall abbracciò tutti, la madre fece come lei e successivamente le condussero verso l'uscita. "Grazie ancora ragazzi, ci sentiamo buonanotte". La ragazza uscì tenendo per mano la bambina e i ragazzi stettero sull'uscio facendo con la mano un cenno di saluto.

 

Attraversarono la strada e Elisabeth aprì la porta di casa con le chiavi appena estratte dalla borsa. Entrarono e la ragazza accese la luce. Ogni volta che entrava in quella casa, dove aveva passato la sua infanzia, veniva assalita dai ricordi. Cambiò la piccola e dopo averla addormentata come faceva sempre, la mise a letto nella stanza che una volta era per gli ospiti. Andò nel bagno e si spogliò. Fece una veloce doccia e mise il pigiama. Andò nella sua camera, mise le cuffie alle orecchie e il flashback di quella sera si impossessò della sua mente. Per l'ennesima volta di quel giorno, lacrime piene di dolore le rigarono il viso. La melodia che l'aveva accompagnata per tutta la sua vita, anche in quel momento le rimbombava in testa e le lacrime si facevano sempre più abbondanti. Poche ore dopo si addormentò sperando di rifugiarsi nelle sue fantasie e abbandonare, almeno per qualche ora, quella difficile realtà.
 

23.45 Louis era nel suo letto, a petto nudo. Non riusciva a dormire, quel giorno gli erano accadute così tante cose! Finalmente non doveva più seguire la piccola a distanza, ora poteva stare con lei e amarla come era giusto che fosse. "Margareth è mia sorella". Gli suonava strano, ma ci avrebbe fatto l'abitudine. Ripensò ad Elisabeth. Un sorriso gli comparve sul volto, impercettibilmente. "Che fai Lou? Lei è la madre adottiva di tua sorella lo sai!" questa era la sua coscienza. Ma lui non ci voleva pensare e poco dopo prese sonno, cullato dai suoi dolci pensieri.

 

*DRIIIIIIIIIIIIIIN* "stupida sveglia" disse tra se e se Elizabeth mentre la spegneva. Si alzò dal suo comodo letto e si diresse verso il bagno. Accese la luce e immediatamente rimase abbagliata. Si strinse le mani agli occhi e piano piano le tolse. Si abituò alla luce. Si guardò allo specchio. Si lavò il viso e i denti e si pettinò i lunghi capelli. Riandò in camera e si infilò solo una canottiera. Faceva parecchio caldo! Andò in camera di Maggie che ancora dormiva e la lasciò fare, visto che il giorno prima era stato abbastanza pesante. Scese in cucina e fece per preparare la colazione quando il campanello suonò. Si diresse alla porta d'entrata e la aprì. Le si presentò davanti un mazzo di rose bianche. Lei lo scostò leggermente. "Buongiorno dolcezza" le venne detto. Subito il suo viso vene coperto da un'enorme sorriso.

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Capitolo 4
*** Che bella giornata ***


"Adam!" esclamò la ragazza, facendolo entrare. Lui si chiuse la porta alle spalle e porse i fiori. Elisabeth li prese e li pose in un vaso, sul tavolino del soggiorno. "Che gentile cucciolo... Sono bellissime grazie" disse poi abbracciandolo. "Figurati piccola. Ho portato la colazione" disse mostrandole il sacchetto che teneva con la mano destra "Maggie dorme ancora?". "Si, ieri si è stancata molto così l'ho lasciata a letto" gli rispose, dirigendosi con lui verso la cucina. "Allora che hai portato di buono?" chiese la ragazza guardando incuriosita il sacchetto che aveva poggiato sul tavolo Adam. "Ovviamente cornetti alla nutella, i tuoi preferiti!" rispose lui sorridendole. "Ma lo sai che ti adoro?" disse lei, con gli occhi che le brillavano. "Tu accomodati, io vado su a cambiarmi" disse per poi andare nella sua camera.
Si lavò velocemente, si mise una canottiera con scritto "You make me smile :)" e dei pantaloncini azzurri. Si spazzolò i lunghi capelli e li raccolse in una coda di cavallo, con qualche ciuffo che le cadeva ai lati del viso. Stava ancora sistemando i capelli quando si sentì abbracciare una gamba.
"Buongiorno Maggie" disse abbassandosi e dando un bacio sulla guancia della piccola "dormito bene?" le chiese poi. Maggie annuì stropicciandosi gli occhi. Il campanello suonò.
"Adam apri tu? Meggie si è svegliata e la sistemo, arrivo subito" urlò la ragazza. Poi portò la bambina nella camera e la sistemò. Intanto Adam si diresse verso la porta d'ingresso e la aprì. Rimase un po' sconcertato.


"Ei! Ma vuoi non siete quella band tanto famosa?" esclamò poi sorpreso "Aspetta, com'è che vi chiamate One... One..". Zayn lo interruppe "One Direction". "Oh si giusto. Scusate ma non sono io quello che vi adora in questa casa... Comunque, come posso esservi utile?" chiese Adam. "Veramente cercavamo Elisabeth... E' in casa?" chiese Harry. "Si è di sopra e in questo momento è un pò indaffarata ma... la conoscete?". "Si l'abbiamo conosciuta ieri, vero Lou? Lou... Louis tutto bene..?" chiese Liam guardando l'amico che aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Niall gli diede una pacca sul petto e Louis subito alzò lo sguardo: "Che succede?!". "Che succede a te Lou!" esclamò Niall. "Niente. Piuttosto tu sei..?" disse guardando negli occhi il ragazzo all'uscio della porta. "Oh non mi sono neanche presentato! Scusatemi.. Comunque io sono Adam, il migliore amico di Elisabeth" disse il ragazzo con un sorriso sulle labbra. "MIGLIORE AMICO eh...?" disse Louis alzando un sopracciglio. "Possiamo entrare?" si intromise subito Zayn, per evitare che si creasse più tensione di quella che c'era già. Adam si scansò dalla porta e fece accomodare i ragazzi nel soggiorno.
"Maggie non correre per le scale che ti fai male!" urlò Eli dal piano di sopra e subito sbucò dalle scale la piccola che corse immediatamente tra le braccia di Adam. "Ma guardala la mia principessa! Com'è che i giorni passano e tu diventi sempre più bella?" disse Adam alzandola da terra per poi stringerla in un affettuoso abbraccio. "Mi sei mancato Adam!" disse Margareth stringendo ancora più forte a sé il ragazzo. "Anche tu Maggie". Poi la posò a terra. "Lou!" esclamò contenta la piccola per poi abbracciarlo e fare lo stesso con gli altri ragazzi.
Si sentirono dei passi provenienti dalla scalinata e dopo qualche secondo videro Elizabeth camminare sorridente verso di loro. "Buongiorno splendori, qual buon vento?". "Siamo passati per salutarvi e chiedervi se questo pomeriggio alle 15.30 siete libere" disse Niall alzandosi dai divani con gli altri. "Beh io devo andare" disse Adam. "Ma come già te ne vai?" chiese Elizabeth rivolgendosi al ragazzo. "Si piccola mia vado con mia madre a trovare i miei zii oggi. Tu divertiti, ciao e fai la brava" disse lui abbracciandola. "Ciao cucciolo e torna presto" rispose lei. Maggie scese dal divano su cui si era seduta e andò ad abbracciare Adam: "Ciao Adam". "Ciao bambolina, ci vediamo presto." disse lui ricambiando l'abbraccio. "Ciao ragazzi è stato un piacere conoscervi" disse poi rivolgendosi agli altri. Tutti fecero un segno di saluto con la mano e Adam uscì.
"Comunque si, siamo libere oggi. Che succede?" chiese Elizabeth. Niall riprese il discorso: "Volevamo invitarvi in piscina da noi oggi, sempre se vi va...". "Si! Piscinaaaaaa!!!" Maggie si mise ad urlare e correre per tutta la casa. "Come potete notare ci farebbe piacere, grazie ragazzi. Veniamo per le 15.30 allora" si salutarono e i ragazzi uscirono.

 


"Maggie, Adam ci ha portato la colazione. Andiamo a mangiare su!" disse Eli dirigendosi in cucina con la piccola.



I ragazzi rientrarono in casa e Louis si diresse silenzioso verso la porta sul retro, dove c'era la piscina e un ampio giardino. Uscì e si sedette sotto il grande ciliegio in fiore.
Era arrabbiato? Forse. Triste? Forse anche questo. Geloso? "Perchè dovresti essere geloso Lou? Non ce n'è nessun motivo" si convinceva. Eppure ogni volta che pensava al momento in cui Elizabeth le apparì davanti agli occhi quella mattina, con tutta la sua bellezza e a come guardava e si comportava con il suo amico, bhe, non capiva più niente.
Ancora immerso nei suoi pensieri sobbalzò nel sentire una mano appoggiarsi sulla sua spalla.
"Che succede Louis?" gli chiese Harry, sedendosi vicino a lui. "Niente Harry, perchè me lo chiedi?" rispose, senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte.
"Ti conosco, e sicuramente sta succedendo qualcosa. Si tratta di Elisabeth?". Louis abbassò lo sguardo, per poi rivolgerlo all'amico: "Non lo so Harry, io.. non lo so...". Harry lo abbracciò, si alzò e gli tese una mano: "Dai, torniamo dagli altri. Ci aspetta un lungo pomeriggio!".


La mattinata passò velocemente: Eli la passò con Maggie, e i ragazzi a sistemare il retro in attesa del pomeriggio.


"Margareth! E' pronto il pranzo! Vieni a tavola." disse Elizabeth dalla cucina.


"Ragazzi sono sfinito! Adesso ho una fame che non ci vedo più. Harry, ai fornelli!" disse Niall buttandosi a peso morto sul divano.
"Ragazzi, c'è un piccolo problema..." disse Harry uscendo dalla cucina. "Harry, non c'è tempo per i problemi: sai come è fatto Niall, muore di fame se lo fai aspettare ancora!"  gli fece notare Zayn. "Lo so ma se il frigo è vuoto la colpa non è certo mia!" esclamò Harry. "Vada per una pizza!" esclamò Liam. "Per me due!" esclamò Niall. Così ordinarono la pizza e pranzarono.


"Maggie vieni che ci dobbiamo preparare!" esclamò Elizabeth dalla cucina, dove aveva appena finito di lavare le stoviglie.
Andarono al piano di sopra, nella stanza della piccola e Eli la preparò. "Maggie io vado a farmi una doccia, tu non fare malanni e non aprire a nessuno" "Si mamma".
Così andò in bagno e si fece la doccia, si mise il costume e andò a controllare Margareth. Era nella sua stanza a disegnare: "Sei bellissima mamma" esclamò la bambina vedendo Eli in costume. "Grazie amore, ma ricorda: tu sei sempre la più bella" detto ciò la ragazza le diede un bacio sulla fronte e andò nella sua camera.
"Che mi metto?" cominciò a svuotare l'armadio fino a che trovò un vestitino semplice da spiaggia color celeste che le arrivava alle ginocchia e con le spalline fine.
Si raccolse i capelli, mise gli occhiali da sole e prese la borsa. Uscì con la bambina per mano e insieme attraversarono la strada. Elizabeth suonò il campanello.


Liam aprì la porta e sorrise nel vedere che erano arrivate. "Ben arrivata fanciulla" si rivolse ad Elizabeth facendo un baciamano. Lei rise. "Ciao Liaaaam!" esclamò la piccola.
"Buongiorno Meggie!" disse prendendola in braccio. Lei gli diede un bacio sulla guancia.
"Gli altri sono già fuori, andiamo" disse Liam. Così andarono sul retro.
I ragazzi erano già in costume seduti sugli sdrai, posti davanti ad un'enorme piscina. Appena uscirono si girarono e sorrisero salutandole. Elizabeth notò uno sdraio vuoto in mezzo a quello degli altri e ci si accomodò con Maggie sulle gambe.
"Allora, andiamo a fare il bagno?" propose Harry alzandosi. Tutti furono d'accordo con lui. "Voi andate, io e Meggie vi raggiungiamo subito" disse la ragazza. I ragazzi presero la rincorsa e si tuffarono in piscina, e poi cominciarono a schizzarsi e giocare in acqua.
Elizabeth tolse la magliettina e i pantaloncini a Meggie, lasciandola in costume. Poi, controllando che non la stessero guardando, si sfilò il vestito.
Margareth la prese per mano e si sedettero a bordo piscina. Silenzio. "Oh porc..." Louis tappò la bocca ad Harry prima che potesse continuare. "Scusatelo, non è abituato a tanta bellezza" esclamò Niall ridendo. Elizabeth arrossì e sorridendo abbassò lo sguardo.
Le ore passarono e si divertirono un mondo, rafforzando il rapporto di amicizia appena nato.
"If I don't say this now, I will surely break. As I'm leaving the one I want to take...". Louis sorrise nel riconoscere la sua voce.
"Scusate, è il mio cellulare" disse Elizabeth, andando verso lo sdraio su cui aveva posato la borsa. Prese il cellulare e rispose.
Lou la guardava dalla piscina. La vide rispondere alla chiamata e subito assumere un'espressione seria e diventare bianca in volto.
Tutti uscirono e si avvicinarono a lei. Chiuse la chiamata con un "Certo... arrivederci", fece scivolare il cellulare dalle sue mani e scoppiò a piangere, stringendo forte Margareth tra le sue braccia.
"La mia vita è finita..."

 

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Spazio dell'autrice (?)
Oggi è il compleanno della mia migliore amica.
So che non è un gran che ma questo capitolo lo dedico a lei.
Buon compleanno Giu. Ti voglio bene :)

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Capitolo 5
*** Rimane poco tempo ***


Spazio dell'autrice (?)
Questo è il quinto capitolo, in cui le cose vengono piano piano a galla, anche se in modo complicato.
Vedo che la leggete e qualcuno mi dice che piace.
Io però vorrei qualche recensione in più, non credo di chiedere tanto.
L'uscita del sesto capitolo dipende da voi, e da quante recensioni lasciate, perchè leggere i vostri commenti mi fa molto piacere e mi incentiva a continuare a scrivere :3.
Buona lettura,
_loveHoran97_ xx
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"Chi era al telefono Elisabeth?" chiese Louis, confuso e preoccupato.
Niente, non smetteva di piangere e non rispondeva. Stava ancora tenendo Margareth stretta a sè, e i ragazzi non comprendevano la sua angoscia.
"Elisabeth sei più pallida della luna! Cosa succede?" chiese un'altra volta Louis. La ragazza alzò la testa verso il ragazzo, farfugliò qualcora di incomprensibile e svenne.
Si risvegliò su un grande letto. La testa le girava ancora, ma nonostante questo si sollevò per cercare di capire dove era in quel momento. Subito una mano le si appoggiò sulla spalla e la fece sdraiare. "Sei ancora debole, non ti affaticare". Girò lo sguardo e vide che era Niall. Subito mise a fuoco vista e mente e si agitò.
"Dov'è Margareth? Niall, Maggie dov'è?". "Tranquilla è giù con gli altri. Elisabeth, chi era al telefono? Che cosa è successo? La settimana scorsa hai fatto degli esami clinici, giusto? Ti prego dimmi che non c'entrano niente, dimmi che non era dall'ospedale che ti hanno chiamata!" disse Niall, ancora preoccupato.
E' vero, la settimana prima aveva fatto degli esami di controllo. Ne aveva parlato ai ragazzi quello stesso pomeriggio, tra una chiacchera e l'altra.
Elisabeth non lo stava ascoltando. Voleva solo la sua bambina li con lei, nient'altro che questo. "Niall, portami la bambina, ora voglio stare sola con lei". "Ok, ora te la porto. Sappi però che se ne vorrai parlare, noi per te ci siamo. Non devi farti problemi". La ragazza annuì e Niall uscì dalla stanza.
Scese nel soggiorno e appena i ragazzi lo videro subito si alzarono da dove erano seduti. "Come sta?" era Liam.
"Si è svegliata, ma non vuole parlare per adesso, ma sono molto preoccupato per la sua salute. Vuole solo Maggie." disse Niall.
La piccola corse per le scale e andò dalla madre.
"Mamma come stai? Ho avuto tanta paura!" disse la piccola entrando nella stanza. "Ti amo Maggie. Qualunque cosa succeda, ricordalo sempre..." la strinse forte a sè e di nuovo lacrime bollenti ricoprirono il suo viso, ancora pallido.
La bambina cominciò a piangere, la ragazza sciolse leggermente l'abbraccio e la guardò negli occhi. "Non piangere amore" pensava "non posso vederti così".
In quel momento capì che doveva tenerla serena, finchè poteva. Non osava immaginare cosa potesse succedere dopo. Non ne avrebbe parlato con nessuno: non poteva permettere che la piccola venisse a sapere qualcosa, almeno fino all'arrivo di quel terribile giorno.
"Basta piangere Maggie" disse poi asciugando le lacrime alla piccola. "Andiamo dagli altri, ok?" la piccola annuì e salì in braccio alla ragazza.
Entrò nell'immenso soggiorno e si andò a sedere, con gli altri. "Ti preparo un the zuccherato, sei ancora un pò pallida." disse Zayn, andando in cucina. Poi tornò con un bicchiere di the fumante.
E' vero, faceva molto caldo ma ne aveva proprio bisogno.
"Te la senti di dirci qualcosa?" chiese Liam.
Ecco, e adesso? No, non poteva dire la verità: avrebbe fatto troppo male, a tutti. Così annuì leggermente e dopo aver finito di bere cominciò a raccontare:
"Beh, era l'ospedale... L'unica persona che mi era rimasta, zia Christine è... passata a miglior vita. Abitava in Italia, il mio paese d'origine. Dopo le morte dei miei genitori, solo lei sapeva come comportarsi con me e come farmi sentire meglio. La consideravo come una seconda madre. Scusate se vi ho fatto preoccupare, non era nelle mie intenzioni." le faceva male mentire, si. Ma che altro poteva fare?.
"Mi dispiace, Elisabeth. Se hai bisogno, sai che siamo qui." disse Harry, lei annuì di nuovo.
Elisabeth salì nella stanza con Maggie, si rivestirono e presero le loro cose.
"Grazie per la stupenda giornata. Ci sentiamo domani, ciao ragazzi.". Si abbraciarono e uscirono di casa.


"Povera Elisabeth... Prima i genitori, poi la zia... Avete visto come ha reagito? deve essere stata davvero importante..." disse Liam, rivolgendosi agli altri.
"Già... in questo momento dobbiamo starle vicino" affermò Zayn.
Louis ascoltava la conversazione degli amici... "Mmmh, la zia che è morta? Perchè non ne sono convinto fino in fondo?".
"Lou, tu che ne pensi?" chiese Harry all'amico. "Penso che le serva solo tempo... Domani voglio andare a parlarle..."


Stavano attraversando la strada e Elisabeth ripensò a ciò che aveva raccontato agli amici "Devo ricordarmi il nome 'Christine' della mia presunta zia... Altrimenti mi potrei tradire...".
"Mamma ho sonno!" si lamentò la piccola, non appena entrata in casa.
"Adesso ci laviamo e poi andiamo a dormire, ok?". Si lavarono e Eli le mise il pigiama. La prese in braccio, la bambina poggiò la testa sulla spalla della ragazza e chiuse gli occhi.
Elisabeth cominciò a canticchiare per fare addormentare Margareth, la canzone che anche sua madre le cantava quando lei era piccola:
"Vorrei essere il raggio di sole che ogni giorno ti viene a svegliare per, farti respirare e farti vivere di me. Vorrei essere la prima stella che ogni sera vedi brillare perchè, così i tuoi occhi sanno che ti guardo, e che sono sempre con te. Vorrei essere lo specchio che ti parla e che a ogni tua domanda ti risponda che al mondo tu sei sempre la più bella.." [Favola-Modà].
La posò nel lettone dove la ragazza dormiva e si stese vicino a lei.
Cominciò ad accarezzarle i capelli e a piangere silenziosamente, vegliandola per tutta la notte.
Voleva vivere ogni attimo con lei, finchè avrebbe potuto. Ripensò alla telefonata: "...le rimane poco tempo..." ancora lacrime.
Come poteva essere possibile? Perchè la vita era così crudele con lei? "...non si illuda, ci sono poche speranze che tutto possa finire per il meglio..." cominciò a singhiozzare più rumorosamente.
Quelle parole le rimbombavano in testa, le parole di una delle telefonate più dolorose mai ricevute.

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Capitolo 6
*** Non te ne andare ***


Spazio dell'autrice (?)
TADAAAAAAAN ecco il sesto capitolo! :3
Allora, prima di tutto voglio ringraziare tutte le persone che mi seguono e che mi scrivono (VI AMO) e mio padre, che mi controlla sempre i capitoli prima che vengano pubblicati (Ti voglio bene papi)
Poi, mi potete trovare:
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Infine, so che questo capitolo è terribilmente lungo, spero non vi annoierete nel leggerlo! :(
Durante la sua scrittura ho perennemente ascoltato "Dare To Believe" dei Boyce Avenue, la adoro e mi ha ispirato molto.

Recensite e fatemi sapere che ne pensate :) (minimo 3 recensioni e continuo)
ALULULU

_loveHoran97_ xx

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FLASHBACK

E: "Si, pronto?"
x: "E' lei Elisabeth Benedetti?"
E: "Si sono io, ma chi parla?"
x: "Sono Paul Garrison, chiamo dal Dipartimento Adozioni di Londra.
Abbiamo ricontrollato le sue pratiche per l'adozione di Margareth Benedetti e abbiamo riscontrato delle irregolarità.
Lei non è idonea per adottare la bambina, anche perchè oltre tutto non ha un lavoro fisso.
Siamo costretti a venirla a prendere, le rimane poco tempo per stare con lei.
Se le sue posizioni cambieranno in meglio, c'è qualche possibilità che le venga ridata la bambina.
Ma non si illuda, ci sono poche speranze che tutto possa finire per il meglio. Al più presto arriveranno degli assistenti sociali a prendere Margareth. Si tenga a disposizione. Arrivederla"

E: "Certo... arrivederci"


FINE FLASHBACK



La sveglia, che subito spense in modo da non far svegliare la piccola, la distolse dai suoi pensieri; da quella telefonata che le risuonava in testa come una cantilena.
Di malavoglia si alzò da letto e andò nella camera di Margareth. O meglio, in quella che lo era diventata da poco... Davvero troppo poco.
Prese un grande borsone e infilò dentro più indumenti della piccola possibili. Poi qualche suo gioco, che prima di posare tra i vestiti osservò rimpiangendo i momenti in cui giocava con lei.
Portò il borsone nel soggiorno e controllò l'ora dall'orologio appeso nella cucina. Segnava ormai le 9 e Margareth doveva prepararsi. Così salì al piano superiore e svegliò dolcemente Maggie.
"Amore andiamo a fare colazione che poi devo dirti una cosa" disse Elisabeth.
Preparò due bicchieri di spremuta d'arancia e tagliò una fetta di torta fatta il giorno prima. Si sedettero al tavolo e la piccola cominciò a mangiare. Elisabeth bevve un sorso di spremuta, fece un sorspiro e iniziò a parlare: "Oggi ti verranno a prendere dei signori, ti portano in un posto dove ci sono altri bambini, così puoi fare amicizia. Starai li per un pò, ma non ti preoccupare: ti vengo a prendere presto. Tu però devi fare la brava, ok?" a stento tratteneva le lacrime: la bambina non doveva venire a sapere NIENTE.
"No mamma io voglio stare a casa con te, Adam, Louis e gli altri! Non voglio andare via!" piagnucolò la piccola finendo la sua colazione.
"Lo so tesoro, ma ci devi andare. Ma stai tranquilla, ci resterai poco ok?".
"Promettimelo mamma!". Elisabeth rimase colpita da ciò che Maggie le aveva detto.
Una lacrima le scese lungo la guancia "Non starai lontana da me per tanto tempo, te lo prometto Maggie". "Mamma perchè piangi?" chiese Margareth. Elisabeth fece un 'no' con la testa asciugandosi in volto, per poi abbracciarla.
La ragazza portò al piano di sopra e vestì la piccola. Il campanello suonò e subito tornarono in soggiorno.
Il cuore di Elisabeth batteva all'impazzata, la mano sinistra teneva quella di Margareth e la sinistra, tremante, si posò sulla maniglia della porta principale. Aprì la porta.

 

"Buongiorno" esclamò Louis, facendo un'enorme sorriso.
Elisabeth tirò un sospiro di sollievo. "Hei ma che hai? Sembra tu abbia appena visto un fantasma! Faccio addirittura questo effetto?" scherzò Louis, ma la ragazza era terribilmente spenta e si notava. Lei cercò di fare un sorriso ma tutto ciò che ottenne fu una smorfia.
"A cosa devo questa visita Lou?" chiese lei facendolo entrare e chiudendo la porta. "Volevo parlare di ieri. Oggi come ti senti? Meglio?" chiese il ragazzo. Elisabeth annuì non molto convinta.
"Mamma ma io non voglio andare via!" si intromise la piccola. "Dove deve andare scusa?" chiese Louis, non riuscendo a capire la situazione.
Elisabeth si abbassò sconsolata a prese le mani della bambina "Ti vengo a prendere presto, te l'ho promesso. Tu però devi promettermi di fare la brava". La piccola annuì e abbracciò la madre.
"Mi mancherai" le disse. Eli trattenne per l'ennesima volta i singhiozzi: "Mi mancherai anche tu amore".
Il campanello suonò, di nuovo. Elisabeth andò ad aprire e si trovò una donna vestita in modo molto distinto con un tajer blu, una camicetta bianca e una gonna a tubo dello stesso colore del tajer. Portava gli occhiali da vista e i capelli legati.
"Buongiorno io sono Amanda, mi manda il Dipertimento Adozioni" disse.
"Piacere, Elisabeth Benedetti. Si accomodi pure" disse Elisabeth, facendole spazio per poi chiudere la porta.
"Allora, sei tu Margareth?" chiese dolcemente la donna alla bambina. Per tutta risposta si nascose dietro Louis.
"Senta, prima di andarmene, volevo parlarle" disse poi rivolgendosi alla ragazza.
"Certo mi dica" le rispose. "In realtà le devo parlare da sola". "Lou andresti su con la bambina?".
Louis guardò confuso e in cerca di spiesazioni Elisabeth ma lei distolse lo sgurdo, incollandolo al pavimento. "Andiamo Maggie" disse lui prendendola in braccio e portandola al piano superiore.
"Ha parlato alla piccola di cosa succederà?" chiese la donna alla ragazza. "Le ho detto che andrà a fare nuove conoscenza e che la andrò a prendere presto... Non poteva sapere tutta la verità.." rispose senza guardarla negli occhi.
"Lo sa che non è sicuro che le venga ridata la bambina vero?". I singhiozzi della ragazza cominciavano a farsi lentamente sentire. "Lo so, ma che potevo dirle?".
La donna si alzò dal divano su cui si era seduta poco prima e abbracciò la ragazza, cercando di consolarla. "Elisabeth, spero che si risolva tutto e che le venga presto ridata la bambina, davvero".
Passò qualche minuto e la ragazza si asciugò le lacrime. "E' arrivato il momento..." disse la donna. Elisabeth le porse il borsone che sistemò nel portabagagli dell'auto.
"Margareth scendi" disse a voce alta dal piano terra Elisabeth. La piccola scese accompagnata da Louis.
"Amore adesso devi andare con questa signorina. Ci vediamo presto ok? Ti amo piccola, vieni qui" la abbracciò.
"Mamma allora vieni a prendermi presto?" chiese la bimba sciogliendo l'abbraccio della madre.
"Si piccola mia io vengo presto. Tu tieni questo e ricordati sempre della tua mamma ok?" Elisabeth le porse il ciondolo che portava al collo, regalatole dalla madre poco prima che morisse. Non se ne separava mai.
"Forza Margareth, andiamo" la incitò la donna. Elisabeth le legò la collana e abbracciò forte la piccola, per poi lasciarla andare.
Uscirono e Maggie salì sull'auto, nel posto posteriore. Eli prese la mano di Louis e lo portò con lei sull'usco della porta.
L'auto partì e Maggie si girò verso la madre facendo un gesto di saluto con la mano, serena e inconsapevole che quella potrebbe essere l'ultima volta che la vedeva.
Elisabeth ricambiò e strinse forte la mano del ragazzo. In quel momento? Solo vuoto. Quel vuoto che alla morte dei suoi genitori era stato colmato da una bellissima creatura e che adesso se n'era andata, come la vita della ragazza.
"Forse è destino, rimanere sola. TUTTA SOLA.".
Il veicolo girò l'angolo ed Elisabeth crollò: scoppiò in un pianto isterico e si laciò andare tra le braccia di Louis, che prontamente la accolsero.
"Entriamo Elisabeth" disse lui, portando la ragazza ancora in lacrime dentro.
Entrarono insieme, lei non si staccò da lui, lui non si staccò da lei.
Louis era confuso, voleva spiegazioni anche se poteva immaginare cosa stava succedendo.
Stava soffrendo con lei, ma nonostante questo non riusciva a non pensare quanto stesse diventando importante quella ragazza per lui.
"Sei un'egoista" si rimproverò in quel momento.
Si accomodarono sul divano, lui la avvicinò a se e cominciò ad accarezzarle i capelli.
"Elisabeth, vuoi dirmi che è successo?" chiese.
Lei, tra i singhiozzi, cominciò a raccontare. 
Passò il tempo e restarono li, non si mossero. Si erano fatte ormai le 14 e Louis si accorse che Elisabeth si era appisolata, cercando di non svegliarla si alzò dal divano e chiamò Zayn.

 

Z: "Lou? Che c'è?"
L: "Zayn vieni a casa di Elisabeth. Porta anche gli altri. Io devo fare una cosa."
Z: "Gli altri sono in giro, tutto bene?"
L: "Fa niente vieni da solo."

 

Riattaccò e rimise il cellulare in tasca. Prese in braccio la ragazza e la portò nella sua camera.
L'ultimo pensiero prima che il campanello suonasse e che lui dovesse uscire da quella stanza? "Come fa una sola persona a farmi provare emozioni così forti? ".
Scese e aprì a Zayn.
"Allora che succede amico?" chiese.
Lou gli raccontò frettolosamente i fatti e uscì velocemente di casa. Zayn salì al piano di sopra e entrò nella stanza di Elisabeth.

La vide sveglia, con il telefono posato all'orecchio. Si accorse della presenza del ragazzo, ma non distolse lo sguardo dal vuoto.
Zayn stette sull'uscio, appoggiandosi alla porta aperta. Dopo un pò la ragazza lanciò il cellulare dall'altra parte della stanza. "Segreteria di merda!" urlò tra le lacrime.
"Hei tranquilla..." la consolò Zayn, avvicinandosi a lei e prendendo il suo viso tra le mani.
"Io voglio solo la mia bambina con me Zayn" disse concitata la ragazza.
Lui si sedette sul letto e posò il viso della ragazza sulla sua spalla.
"Dormi un pò Eli, hai proprio una brutta cera!" le disse.
"Come posso dormire se la mia Margareth non è qui con me Zayn? Come posso?" urlò al ragazzo. Subito si ricompose "Scusami.. io...".
Lui la interruppe "Non è niente...".
La ragazza si alzò e si tolse gli indumenti rimanendo in intimo, non facendosi un problema della presenza del ragazzo.
Lui la guardò: era proprio bella. Aveva un fisico ammirevole.
Lei prese dall'armadio un paio di jeans e una maglia a maniche corte. Si vestì.
"Dove vai?" chiese Zayn. "A riprendermi la mia Maggie" detto ciò andò nel bagno collegato alla camera e si lavò i denti, poi si pettinò. Era pronta ad uscire, prese la borsa e uscì dalla sua stanza.
"Aspetta, ti accompagno!" le disse Zayn seguendola per le scale.
"No  Zayn, grazie di tutto ma preferisco andare da sola. Aspetta ma... dov'è finito Louis?" chiese andando verso la porta.
"E' uscito poco fa, non so dove possa essere andato." le rispose. Insieme uscirono ed Elisabeth chiuse a chiave la porta d'ingresso, poi si rivolse al ragazzo "Grazie di tutto Zayn, davvero". "Figurati piccola" un sorriso comparve sul volto del ragazzo. Lei gli diede un affettuoso bacio sulla guancia e entrò nella sua auto, la mise in moto e partì.



Il viaggio durò circa 30 minuti.
"Sto arrivando piccola mia".
Elisabeth parcheggiò e entrò nel grande edificio che doveva essere il Dipartimento Adozioni.
Entrò nella  hall e si diresse verso lo sportello vuoto che si trovava a destra.
Quel luogo era piccolo e accostate alle pareti c'erano delle sedie per l'attesa.
L'operatrice si fece viva solo dopo qualche minuto dopo il suono del campanellino posto di fianco alla piccola vetrata.
"Come posso esserle utile?" chiese con voce scocciata, probabilmente il suo lavoro non la entusiasmava molto.
"Volevo parlare con il responsabile qui. Il signor Garrison se non sbaglio" disse Elisabeth.
"Si. Può trovare il suo ufficio alla fine del corridoio a destra. Le porte sono trasparenti, quindi se vede qualcuno dentro deve attendere che abbia finito.".
La ragazza ringraziò e andò nel corridoio segnatole dall'operatrice.
Era un corridoio molto lungo con divese stanze. Alla fine c'era una macchinetta che distribuiva bevande e altre poltroncine. A destra la ragazza scorse la porte trasparenti.
Ci passò davanti e alla vista dell'interno trasalì per poi tornare indietro nella paura di essere vista.
Appoggiò l'orecchio alla parete in modo da sentire meglio ciò di cui stavano parlando.
Capì solo "Penso che di questi tempi..." "..la figlia alla madre legittima.." "..ne sarei molto felice..".
Immediatamente corse via.
Aprì lo sportello della sua auto e ci si chiuse dentro.
Immediatamente si mise a piangere. Com'era possibile che la persona in cui aveva riposto tanta stima e fiducia in così poco tempo la stesse tradendo? Ora era spiegato tutto: la telefonata improvvisa, la fretta del direttore nel portarle via la bambina...
Sentì la porta dello stabile aprirsi e immediatamente vide la figura di quel ragazzo.
Mise velocemente in moto e partì.
"Ti odio Louis."
Era arrivata a casa. Ci si chiuse dentro e andò al piano superiore.
Si spogliò e andò nel bagno.
Riempì la vasca di acqua bollente e ci si immerse.
Doveva staccare per un pò da tutto e da tutti. Accese lo stereo e mise a tutto volume "Wish You Were Here" di Avril Lavigne, la sua artista preferita.


Louis scese dalla sua auto, appena parcheggiata davanti a casa sua.
Poi entrò e vide tutti nel soggiorno. "Zayn, ma tu non dovresti essere con Elisabeth?" chiese Louis quiudendosi la porta alle spalle.
"E' uscita così io sono tornata a casa" gli rispose. Subito uscì e andò a casa di Elisabeth.
Suonò il campanello, ma nessuno rispose. Lo suonò un'altra volta, niente. Non c'è due senza tre così riprovò ma nessuno gli aprì la porta.
Sentì della musica provenire dalla casa ma non ne definiva bene le note.
Così capì che la ragazza era in casa ma perchè non gli apriva? Cercò le chiavi, e le trovò nascoste in mezzo ad una sequenza di vasi.


No, non bastava un bagno per staccare.
In quel momento era disperata: credeva in un ragazzo che le aveva portato via la bambina, perchè tutto questo stava capitando a lei? Beh, ebbe l'ennesima prova che la gente è falsa, falsa e meschina.
E ora doveva sopravvivere in quel mondo da sola, di nuovo.
La tristezza e la depressione la assalirono come mai era successo.
La ragazza si infilò l'intimo pulito e aprì l'anta del mobiletto del bagno.
Diverse lascrime le rigarono il viso finchè prese da esso l'oggetto che di cui in quel momento aveva in qualche modo bisogno.
Si lasciò scivolare sulla parete del bagno e dopo essersi asciugata le lacrime appena scese, appoggiò il polso sinisto alle ginocchia e ci fece una piccola incisione sull'estremità, destinata a diventare un vero e proprio taglio che attraversava tutto il polso.
Ma prima che questo accadesse, la porta del bagno improvvisamente si aprì e Elisabeth alzò lo sguardo spaventata.


Louis vide ciò che stava succedendo e ne rimase sconvolto subito si avvicinò alla ragazza, le prese dalle mani la lametta e la buttò nella vasca.
"Elisabeth ma che c***o stai facendo?!".
Lei subito si alzò e urlò contro il ragazzo "Vattene Louis, questa è la mia vita non ti intromettere!".
Lui le prese i polsi "Non mi dovrei intromettere? Ma ti ascolti quando parli?! Credi che tagliandoti i polsi tutto si risolverà?".
"Louis esci! Prima mi porti via mia figlia e poi mi dai lezioni di vita?! Vaffan***o Louis, vaffan***o!!" e scoppiò in un altro pianto isterico.
"Portarti via la bambina? No Elisabeth, mai!" prese il viso della ragazza e lo appoggiò al petto. "Ti porterò a casa la piccola Elisabeth, sia l'ultima cosa che farò. Te lo prometto.".
Lei si lasciò completamente cullare tra le braccia del ragazzo: non ce la faceva proprio più, neanche a ribattere in qualche modo.
Era spenta, senza forze e tutto ciò si fece sentire. Le gambe non tenevano più, e la vista le si appannò.

 

Ad un certo punto il ragazzo la sentì cedere tutto il peso e lui la brese in braccio, prima che cadesse.
La portò sul letto della camera e le pose una mano sulla fronte, era bollente.
Andò nella stanza della ragazza e prese qualcosa da metterle.
Dopo averla vestita le medicò la piccola ferita sul polso e le bagnò la fronte con un panno imbevuto in acqua ghiacciata.


 

I giorni passarono, Elisabeth non si era ripresa. Tutti i ragazzi la andarono a trovare, anche Adam avvisato da Louis della situazione. La notte la ragazza piangeva e si appisolava tardi con il peluche della piccola stretto a sè.
Ormai era il 26 giugno, una settimana esatta da quando la piccola Maggie non era a casa.
Quella mattina, come tutte le mattine, la sveglia suonò ed Elisabeth si alzò, si lavò e si cambiò.
Erano le 10 di mattina quando il campanello suonò.

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Capitolo 7
*** L'equivoco ***


Spazio dell'autrice (?)
Ok ok, sono pessima, lo so D:
E' da tanto che non aggiorno ma non stavo bene allora non ho avuto la possibilità di mettermi a scrivere.

Spero la vostra attesa sia stata ricompensata con questo capitolo :)
Recensite e fatemi sapere che ne pensate :) (MINIMO 4 RECENSIONI E CONTINUO)
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OGGI I NOSTRI CARI RAGAZZUOLI (?) SONO ATTERRATI IN ITALIA!!! :D
Avrei voluto accoglierli all'aereoporto ma vabbè, resterò a deprimermi xD
Speriamo che non combinino guai :')
E stasera tutti incollati al televisore, non vedo l'ora!

ALULULU

_loveHoran97_ xx

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Dov'eravamo rimasti? Ah si, 26 giugno, Elisabeth moribonda, il campanello che suona.. YUPPI!
Ma che ne dite di ripercorrere in modo un pò più approfondito questa settimana?
In ogni caso la risposta per me è si :D

Allora, eravamo rimasti al litigio di Elisabeth e Louis.
Louis rimase tutta la notte a prendersi cura della ragazza.
Le intenzioni del ragazzo erano chiare e concise: voleva portare a casa la piccola, a tutti i costi.
Ancora si chiedeva perchè lei aveva reagito in quel modo, quando l'aveva visto quella sera.
Non si convinceva del fatto che fosse solo perchè lui si era introdotto nel bagno e l'aveva fermata.
"Prima mi porti via mia figlia e poi mi dai lezioni di vita?!".
Pensava che dopo la vicenda di pochi giorni prima, in casa sua, avesse capito che le sua intenzioni non erano quelle.
Quella mattina era andato al Dipartimento Adozioni per parlare al responsabile e chiarire le cose, per riportare Maggie da Elisabeth.
Lui gli disse che non era possibile, ma il ragazzo non si sarebbe di certo arreso.

Il giorno dopo Elisabeth aveva ancora la febbre e rimase tutto il giorno a letto: non era del tutto coscente, ma abbastanza per ripetere che voleva sua figlia, per la maggior parte del tempo.
I ragazzi facevano a turno per stare con lei e prendersene cura.

Due giorni dopo l'accaduto Elisabeth guarì e Louis mise al corrente Adam di ciò che era successo, che subito si precipitò a casa della ragazza e stette solo con lei per tutto il giorno.
Intanto Louis ripassò dal Dipartimento Adozioni, senza però ottenere alcun risultato positivo.
I giorni passarono e il quarto giorno Louis decise che l'unica cosa da fare era andare da un notaio per sistemare la situazione.
Provò a ragionare sui dati che aveva.
Non riusciva a capire perchè le avessero portato via la bambina appena due mesi dopo l'adozione.
Un motivo era che la ragazza non aveva un lavoro fisso, ma l'avrebbe presto trovato quindi non poteva essere solo per quello.
"Abbiamo trovato delle irregolarità".
Più volte Louis aveva chiesto di quale tipo di irregolarità si trattasse, ma puntualmente gli veniva detto che non era possibilemetterlo al corrente per questioni di privacy.
Prima di recarsi dal legale però passò la mattinata con Elisabeth e i ragazzi.
La situazione era preoccupante: la ragazza non mangiava, dormiva poco e quando non dormiva fissava il vuoto e piangeva.
Era davvero difficile farla sorridere, e Louis doveva assolutamente risolvere la quesione al più presto.
Era ora di pranzo, erano tutti insieme nel soggiorno mentre Harry cucinava. C'era anche Adam.

 

Louis si assentò per un secondo e andò nella sia camera. Prese il cellulare e compose il numero del notaio.

La verità?
No, proprio non riusciva a fidarsi del tutto.
Si assentò senza dare spiegazioni. Salì le scale e andò alla camera di Louis.
Era li, aveva delle carte in mano  e parlava al telefono. Girava per la stanza quindi doveva stare attenta a non farsi vedere: rimase fuori e avvicinò l'orecchio alla porta semiaperta.
Non capì molto, in quanto non sentiva ciò che l'interlocutore stava dicendo e le parole del ragazzo venivano pronunciate frettolosamente e con un tono di voce basso e stranamente ansioso, ma ciò che sentì le bastò.
"...senta signor notaio, questa volta esigo che l'adozione sia per sempre e che più nessuno glie la possa portar via..." lei sorrise "parla di me" pensò.
Che stupida aver dubitato di lui.
"...in fondo 'UNA' madre può sbagliare nella vita, e tutti abbiamo diritto ad una seconda chance...".
"Un momento" subito il sorriso le scomparve dal volto "'MIA' madre può sbagliare... Quindi non parlava di me, ma di sua madre. Avevo sospettato bene, me la vuole portare via...".
Subito corse via. Ormai non le importava più di niente.
Attraversò il soggiorno con le lacrime agli occhi sotto gli sguardi confusi e preoccupati dei ragazzi e sbattè la porta alle sue spalle.
Attraversò la strada soprappensiero e prese le chiavi dalla tasca dei jeans. Entrò e chiuse la porta.
Si sedette e pianse tutte le lacrime che le erano rimaste.

 

Intanto Louis ignaro continuò la sua telefonata.  Il notaio dall'altro capo del telefono frenò l'entusiasmo del ragazzo.
"Senta signor Tomlinson capisco quanto ci tenga alla signorina Elisabeth Benedetti ma le devo ricordare che è molto difficile riavere la bambina, anche percorrendo le vie legali, soprattutto dovremmo sapere quali sono i veri motivi per cui gliel'hanno sottratta, per cui allo stato attuale delle cose mi dispiace informala che non posso esserle utile in nessun modo"
Lui tagliò corto la telefonata: "Daccordo, allora cercerò di capire i veri motivi e mi farò risentire, grazie."
Chiuse la chiamata e prese le chiavi dell'auto.
Subito si precipitò giù e senza considerare le domande dei ragazzi, che avevano deciso di lasciare sola Elisabeth per un pò, uscì e salì in auto.


Elisabeth era ancora inginocchiata sul pavimento, guardava nel vuoto fuori dalla finestra.
Non stava più piangendo, era come se le sua guancie si fossero stancate di essere bagnate.
Il suo sguardo spento scrutò il ragazzo, che ormai rappresentava il male per lei, salire sulla sua auto.
"Che vuoi fare, stare a deprimerti o lottare per riavere tua figlia?".
Coscienza santa coscienza.
Si alzò e prese le chiavi della macchina, pochi minuti stava già seguendo il veicolo guidato da Louis a distanza, senza che lui se ne accorgesse.
Come si aspettava vide l'auto del ragazzo parcheggiare davanti al Dipartimento Adozioni.
Entrò e, sempre senza che lui sospettasse della sua presenza, lo seguì fino all'ufficio del direttore.
Una stretta di mano, sorrisi amichevoli, la pacca sulla spalla del ragazzo. Per lei sembrò fin troppo.
Non riuscì a sentire granchè di ciò di cui stavano parlando, ma ad un certo punto non ce la fece e se ne andò.
Scena già vista. In quella precedente odiava Louis, in quella attuale il sentimento di odio era cresciuto, e non poco.
Tornò a casa.
Niente più lamette, niente più bagni, niente più musica a tutto volume. Solo sua figlia, o meglio i suoi ricordi.
Si stese sul letto della piccola, prese un suo peluche e lo strinse a sè. Si addormentò. Se così si può dire.


Louis si stava alterando. Doveva sapere il tipo di irregolarità che avevano riscontrato ma il direttore non intendeva smentirsi.
Continuava a sfogliare il fascicolo informativo della ragazza, scuoteva la testa e non aveva intenzione di rivelare informazioni sensibili.
Ciò che vedeva nel fascicolo lo convinceva sempre più di aver fatto la cosa giusta, nel privarla della bambina.
In quell'istante il telefono portatile dell'ufficio suonò.
L'uomo rispose e si scusò con il ragazzo, per poi assentarsi e continuare la telefonata.
Posò distrattamente il fascicolo sulla scrivania ed uscì.
Louis non ce la faceva, la tetazione di aprirlo era troppo forte. Si assicurò che il direttore non fosse nei paraggi e lo aprì alla seconda pagina, in modo agitato.
"Arrestata nel 2009 per rapina a mano armata con ferimento di un ostaggio, scontati due anni di carcere...".
Restò li, immobile. Non poteva crederci, sentiva la confusione prendersi possesso della sua mente, seguita da un odio destinato a crescere istante dopo istante.
"Mia sorella è stata cresciuta da una delinquente e bugiarda".
Ancora spiazzato da ciò che aveva appena letto sfogliò il fascicolo alla pagina precedente e distrattamente lesse alcune generalità, notò che al posto della foto c'erando dei residui di scotch, segno che si era staccata, poi sentì dei passi avvicinarsi all'ufficio e subito lo rimise sulla scrivania.
Salutò il direttore e uscì di corsa.
Tornò a casa e senza dire nulla a nessuno si chiuse nella sua stanza, si fece una doccia e si mise a letto.
Si addormentò dopo circa un ora.
Di scatto si svegliò, stava sudando.
Che ore erano? Non gli interessava.
Un immagine gli comparve nella sua mente.
La foto mancante, il nome, il cognome e poi... Un dubbio si insinuò nella sua mente.
"E se fosse come penso?".
Ora sapeva cosa fare.

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Capitolo 8
*** Le cose si complicano ***


Spazio dell'autrice (?)
Ok, si comincia.
"TANTI AUGURI A TEEEEE, TANTI AUGURI A TEEEEE, TANTI AUGURI JUSTIN BIEBER, TANTI AUGURI A TEEEEE!!!"
Ok, so che è scocciante, ma a me piacciono queste cose e quindi di nuovo:
"TANTI AUGURI A TEEEEE, TANTI AUGURI A TEEEEE, TANTI AUGURI ELISA (che sarei io, HAHA), TANTI AUGURI A TEEEEE!!!"

Eh già, oggi 15 anni e comicio già a sentire la vecchiaia sulle mie spalle (?) ç.ç
Vabbè, oggi è stata veramente una giornata stupenda e per coronarla vi ho pubblicato un nuovo capitolo fresco fresco :)
Recensite e fatemi sapere che ne pensate :)
OCCHI A ME! CONTINUO A 8 RECENSIONI. E' IL MIO COMPLEANNO, FATELO PER ME E RECENSITE IN TANTI. SO CHE CE LA POTETE FARE!
On TWITTER I'm here ----> https://twitter.com/#!/_loveHoran97_
#StayStrongZayn

Buona lettura :)

ALULULU
_loveHoran97_ xx

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Aveva ancora la testa tra le mani, le dita asciugavano le goccioline di sudore.
Andò in bagno e si rinfrescò il viso.
Si guardò allo specchio e fece un lungo sospiro.
Già si sentiva più tranquillo, e voleva togliersi del tutto quel grande peso che portava dentro da ormai quattro giorni.
Spense la luce del bagno e tornò nella sua stanza.
La sveglia segnava le 3 del mattino, si rimise a letto e crollò in un sonno finalmente tranquillo.

La sveglia suonò, erano le 8.
Si precipitò nella doccia, si lavò velocemente e si vestì.
Scese nella cucina tastando le pareti per via del buio. Non si era ancora svegliato nessuno per cui le persiane erano ancora tutte chiuse e la fretta gli impediva di premere l'interruttore coperto dall'oscurità.
Prese le chiavi dell'auto e uscì di casa. Per sbaglio sbatté la porta. "I ragazzi mi odieranno per questo" pensò tra sé e sé divertito.
Entrò nel veicolo e mise in moto. Dopo una mezz'ora abbondante di viaggio arrivò al Dipartimento Adozioni.
Era allegro, durante il tragitto cantava sotto le note delle canzoni riprodotte dalla radio.
Appena scese dalla macchina si stranì della scarsa quantità di auto parcheggiate nei paraggi.
Andò alla porta, fece per aprirla ma era chiusa a chiave.
"E' impossibile" si disse "apre sempre alle 8.30".
Lesse per sicurezza gli orari appesi sul muro che confermavano le sue convinzioni. In fondo c'era scritto "CHIUSO DURANTE IL WEEKEND".
Prese il cellulare. Sab 23 giugno 09:32
In quell'istante maledì quel momento in tutti i modi possibili. Guidò fino a casa deluso.

 

La sveglia fece sobbalzare Elisabeth, essendo in dormiveglia.
Si strofinò gli occhi e guardò il peluche che teneva tra le mani.
Un orsetto rosa alto circa 20 cm con cucito un enorme sorriso.
Pensò a tutte le volte in cui poteva rispecchiarsi in quel peluche, tutte le volte in cui cuciva sul suo volto un sorriso. Un falso sorriso che faceva pensare che stava andando tutto bene.
In quei giorni non riusciva neanche a fare quello.
Inspirò per l'ultima volta il profumo della piccola impresso in quell'orsacchiotto e si alzò dal letto. Si lavò e si vestì.
Quel giorno si sarebbe dovuta presentare alla prima lezione di danza come aiutante (Celine le aveva acconsentito di poter lavorare con lei) ma non voleva farsi vedere in quelle condizioni dalle bambine che seguivano il corso, così prese il cellulare e compose il numero di Celine. Squillò e dopo qualche secondo rispose.

C:"Elisabeth ciao! Pronta per oggi?"
E:"Ciao Celine. Ehm... Veramente volevo parlarti proprio di questo... Oggi non posso venire mi dispiace tanto!"
C:"Oh, nessun problema. Che succede stai male? O Devi tenere Maggie?"
Esitò a rispondere.
C:"Eli tutto bene?"

Le lacrime già cominciavano a inumidire le guance della giovane ragazza. anche se non voleva non riuscì a trattenersi dal singhiozzare.
C:"Elisabeth tesoro ma stai piangendo? Cosa succede?!"
E:"Ho bisogno di te Cel..."

Celine era la migliore amica di Elisabeth.
C:"Tesoro 5 minuti e sono da te"
Riattaccò.

Quando Celine arrivò si fece spiegare la situazione da Elisabeth e la consolò.
Era da tanto che non si vedevano: Celine doveva portare avanti la scuola di danza e Elisabeth doveva occuparsi di Margareth.
"Senti Elisabeth oggi è sabato quindi per tua figlia non puoi fare niente. Il corso finisce alle 16 e poi la sala è vuota. Ti farebbe bene venire a sfogarti, non credi?".
In effetti aveva ragione. Elisabeth aveva iniziato a ballare danza classica a 6 anni e non aveva mai smesso di amare quello che faceva.
Finché era alla casa famiglia riusciva a conciliare i suoi corsi e il prendersi cura di Maggie e le sembrava davvero fantastico. Celine aveva 10 anni più di lei e aveva iniziato ad insegnare quando era molto giovane: aveva un grande talento, come Elisabeth.
"Non so Celine, sono distrutta e non credo di potercela fare...". Il cellulare di Elisabeth vibrò.
'Ei Eli come stai? Questa sera abbiamo un concerto. Pensavo che ti sarebbe piaciuto venire con noi :) Niall xx'
Celine, seduta sul divano di fianco alla ragazza, lesse il messaggio con lei.
"Niall? QUEL Niall?!" esclamò guardandola sbalordita.
"In effetti non ti ho raccontato la storia dall'inizio..." Elisabeth iniziò a raccontare dal giorno in cui conobbe i ragazzi e Celine era sempre più sbalordita.
"Oddio Eli hai detto a Louis che lo ami alla follia??" chiese eccitata all'amica. Per tutta risposta ricevette uno sguardo confuso e sbalordito.
"Ma dai Cel che stai dicendo?" subito si fece rossa in volto. L'amica le fece un sorrisetto malizioso e le diede un paio di gomitate "Suvvia Eli non negare...".
Elisabeth le sorrise, accennando una leggera risata. Sapeva bene che la sua migliore amica l'avrebbe aiutata. "Tesoro mio finalmente un sorriso!" disse Celine abbracciandola. "Grazie Cel".
"Niall ha ragione, tu al concerto ci devi andare!" le disse l'amica. "Vieni con me però!" rispose Eli.
"Mi spiace ma stasera ho... da fare" le rispose. Elisabeth la guardò e sgranò gli occhi "Hai un appuntamento?".
Celine arrossì e posò lo sguardo sulle sue mani.
"Cel, devi dirmi qualcosa? Oddio non dirmi che il fortunato è Jason!". L'amica alzò lo sguardo e le sorrise.
Jason era il ragazzo con cui Celine era cresciuta e di cui lei era innamorata da parecchio.
Dopo varie chiacchierate che solitamente faceva con l'amica sui ragazzi, tornò al messaggio di Niall.
Gli rispose 'Mi farebbe piacere. Vengo alle 20 a casa vostra. Elisabeth xx'.
"Allora per oggi pomeriggio?" insistette Celine. "Non saprei Cel, mi sento così stanca! Non credo di avere le forze per ballare... Anche se effettivamente ne avrei proprio bisogno.." le rispose.
"Questo è perché non mangi! Adesso ti porto a mangiare per bene e poi vieni in palestra con me!". Elisabeth poco convinta annuì e si cambiò per poi uscire con l'amica.



Appena Louis entrò in casa si ritrovò fradicio.
"Vendetta" urlò Harry compiaciuto. Si scatenò una risata generale.
"Scusatemi se ho fatto rumore questa mattina, non l'ho fatto di proposito" disse ridacchiando Louis.
"Dove sei andato?" gli chiese Liam. Louis uscì sul retro bagnando ovunque, seguito dagli atri "Forse ci siamo..." disse.
Il ragazzo passò la mattinata con i ragazzi a parlare del concerto.
"Stasera verrà anche Elisabeth, ce lo ha confermato" disse in un momento di silenzio Zayn.
"Bene, almeno si distrae un po’... "

 

Erano le 14 e la lezione stava iniziando. Elisabeth decise di restare fuori dalla stanza e guardare le bambine muovere i primi passi di danza.
Maggie le disse che quando sarebbe diventata grande avrebbe imparato anche lei. Si mise a pensare. Le chiacchierate con Celine le facevano davvero bene in quel periodo anche se non le aveva raccontato proprio tutto.
Del sospetto per Louis non gliene aveva parlato: era l'ultima cosa a cui avrebbe voluto pensare.
Le 2 ore passarono e la lezione finì. Elisabeth andò negli spogliatoi privati, mise il suo body nero e le sue amate scarpette da danza, raccolse i capelli, si portò l'ipod e lo collegò allo stereo della grande stanza.
Le note di "Le onde - Ludovico Einaudi" rimbombavano nella stanza e nella testa della ragazza, che cominciò a riscaldare i muscoli.
Quella melodia l'aveva accompagnata durante tutta la sua vita: durante il suo saggio di danza a 8 anni quando ebbe il suo primo assolo sotto queste note, durante la sera in cui morirono i suoi genitori, durante la solitudine che la pervase dopo l'accaduto e ora, in quel terribile periodo che stava passando.



Erano ormai le 16:15 e i ragazzi erano alle prove. Dopo circa un ora avrebbero finito e sarebbero potuto tornare a casa per riposare e prepararsi per la serata.
Louis decise di chiamare Elisabeth per sapere come stava. Fece passare il tempo ma non rispondeva.
Riprovò, dopo qualche squillo una voce femminile gli rispose, ma non era quella di Elizabeth.

L:"Pronto vorrei parlare con Elisabeth"
C:"Chi parla?"
L:"Sono Louis ma... credo di aver sbagliato numero mi scusi..."
C:"Oh tu sei Louis Tomlinson giusto? No non hai sbagliato numero. Elisabeth è impegnata al momento. Devo riferirle qualcosa?"
L:"Volevo sapere come stava e se potevo andare a trovarla. E' in casa?"
C:"No è alla palestra in centro. Starà qui per un bel po’. Se ti va passa"
L:"Passerò tra un ora e mezza. Grazie... come ti chiami?"
C:"Sono Celine, un'amica di Eli"
L:"Piacere Celine. Ciao"
C:"Ciao!"

Riattaccò e continuò le prove.

 

Intanto Celine, dopo aver risposto al telefono, andò a farsi una veloce doccia e si vestì. Quando tornò nella sala erano ormai le 16:45 e lei doveva tornare a casa.
Richiamò l'attenzione della ragazza: "Elisabeth". Si alzò da terra e andò a mettere la musica in pausa.

"Senti io ora devo andare. Louis ha telefonato e dice che verrà a prenderti lui" le sorrise.
"Grazie ancora Cel, sei la migliore" detto ciò l'amica se ne andò e la ragazza rimise la musica in play.
Dopo circa 1 ora di riscaldamento e esercizi per riabituare il corpo a ballare dopo circa due settimane di astinenza, mise dall'inizio la melodia e danzò esprimendo attraverso semplici passi tutto ciò che aveva dentro.


 

Le prove finirono in anticipo e i ragazzi andarono all'auto.
Louis si mise al volante e, dopo aver lasciato a casa i suoi amici, andò alla palestra citata da Celine.

Si chiedeva che poteva fare Elisabeth in una palestra.
Insomma di lei non sapeva tutto, e proprio per questo le sue curiosità aspettavano con ansia delle risposte.
Arrivato parcheggiò e entrò nel grande stabile.
Era molto fornito, con numerose stanze caratterizzate da attrezzi fondamentali per i diversi tipi di attività.

Entrò nella prima stanza: allenamento leggero, vedeva piccoli pesi e palloni di gomma ovunque. Al suo interno c'erano solo 3 donne, ma della ragazza non vi era traccia.
Passò alla stanza dove solitamente era molto affollata: tapis roulant, cyclette, pesi di grandi misure e appositi macchinari per tenere in allenamento gambe, braccia e per rassodare gli addominali.
Elisabeth? No, non c'era.
Passò altre grandi stanze ma non trovò la ragazza. Dopo aver controllato nella grande area delle piscine si avviò verso le ultime stanze che rimanevano.
Sentì della musica provenire da una di quelle. Subito si avviò verso quella e si fermò all'uscio della porta.

Vide una ragazza con un body nero e delle ballerine ai piedi danzare.
La sua grazia e bellezza lo colpì davvero molto.
Stava facendo una serie di fouettè e concentrata nel fare ciò non si accorse del ragazzo alla porta.

 

Per un attimo la concentrazione sparì e la ragazza, non guardando più un punto fisso davanti a sé mentre girava, cadde a terra.
Solo in quel momento Louis riconobbe che era Elisabeth e si precipitò ad aiutarla.

"Ei va tutto bene? mi dispiace di averti fatta cadere! Sei davvero...wow!".
Lei gli sorrise e scrollò la testa: "Non ti preoccupare. Tanto avevo finito. Vado a cambiarmi e andiamo".
Lui annuì e la ragazza, dopo aver staccato l'ipod dallo stereo, andò negli spogliatoi. Si cambiò e sistemò tutto nella borsa.
Uscì e insieme a Louis tornò a casa. Scesero dall'auto.
"Allora stasera vieni al concerto?" chiese sorridente lui.
Lei esitando, accennò un sorriso: "Vengo a casa vostra un po’ prima della partenza. Grazie di tutto, ciao" si girò e attraversò.
Era ormai sul marciapiede opposto a quello devo si trovava Louis: "Elisabeth" "Si?" lui la guardò in viso per qualche secondo "...niente".
Lei si girò verso la porta, la aprì ed entrò, scomparendo così dalla vista del ragazzo.

 

Al solito. Lui voleva chiederle come stava, congratularsi con lei per il suo talento, consolarla per la faccenda di Margareth e rassicurarla che se ne stava occupando lui e che tutto si sarebbe risolto per il meglio. E invece c'era sempre qualcosa che lo bloccava.
Forse leggere quel fascicolo aveva veramente cambiato qualcosa nel modo di inquadrare la ragazza.
Nonostante questo l'attrazione cresceva giorno dopo giorno, e questo lo faceva preoccupare si, ma soprattutto lo faceva sentire bene.
Dopo essere rimasto per qualche minuto appoggiato alla portiera della sua auto a pensare, si decise ad entrare in casa.
Erano ormai le 18:30 e si preparò insieme ai ragazzi.

 

Elisabeth subito salì e andò a farsi una doccia. Poi si mise dei pantaloncini a vita alta, una canottiera infilata in essi e delle ballerine.
Raccolse i capelli e controllò l'orario. Erano le 19:00. Doveva andare. Prese la borsa e uscì di casa.
Attraversò la strada e suonò al campanello dell'abitazione di fronte alla sua.



Dopo qualche minuto le aprì Zayn: "Ciao Elisabeth! Scusaci, ma ci stiamo ancora preparando. Ci aspetti qui?".
Lei annuì convinta e lui fece una strana espressione. "Che c'è?" chiese lei.
"Un sorriso ti decidi a farmelo?".
Lei esitò per poi inarcare leggermente le labbra e accennare un sorriso.
Lui ricambio con uno ben più grande e convinto, mostrando i suoi denti perfetti.
Poi invitò la ragazza ad accomodarsi e salì a prepararsi.
Elisabeth si sfilò le ballerine nella hall.
Nel farlo si appoggiò al mobiletto posto alla destra, con appositi scompartimenti per le calzature.
Su di esso c'era il telefono di casa e, non facendo attenzione a dove metteva la mano, schiacciò dei bottoni. La segreteria partì. Una voce da donna, sicuramente:

"Ciao Louis, sono la mamma. Visto che oggi non rispondevi ti ho lasciato un messaggio per ringraziarti infinitamente per quello che hai fatto per me. Davvero, è una delle cose più importanti della mia vita e io ho sbagliato a lasciarla andare così. Ora che di nuovo è con me, sento finalmente di essere completa. Adesso posso finalmente ritenermi una donna felice con una famiglia stupenda e che amo. Ti voglio bene Louis, grazie ancora"

Sentì un dolore allucinante al petto.
Stava sudando freddo come qualche giorno prima e la testa stava per scoppiare.
"Sei una stupida Eli, intendi dare ancora fiducia al ragazzo che ti ha portato via tua figlia e l'ha riportata da sua madre?".
La voce le confondeva le idee ancora di più e cominciava a fare veramente male.
Ma lei era una ragazza forte: ne aveva passate davvero tante. Voleva vedere fino a dove si poteva spingere la falsità di Louis.
Asciugò gli occhi diventati lucidi all'istante e aspettò i ragazzi che scesero dopo qualche minuto.
[...]
Il concerto fu davvero bello: quei ragazzi avevano talento, niente da obiettare.
Si fermarono a fare foto e autografi e tornarono a casa. Elisabeth si comportò in modo indifferente, ma particolarmente freddo.

 

La domenica Elisabeth la passò in casa: non aveva voglia di uscire ne di vedere nessuno, eccetto Adam che passò il pomeriggio con lei.

 

Louis la mattina chiamò Adam e chiese se poteva portare, all'insaputa della ragazza, i documenti di Elisabeth.
Nel tardo pomeriggio glie li portò e la sera andò a letto presto: il giorno dopo sarebbero successe molte cose.

Quella notte Louis non dormì molto.
O meglio, si addormentò e dormì per 3 ore finché un incubo non lo sveglio e gli fece passare la notte insonne: Elisabeth, Margareth, la ragazza che teneva in ostaggio la piccola tenendo una lametta appoggiata al collo della bambina. La stessa lametta di quella sera.

Alle 7:30, quando la sveglia suonò, si vestì e uscì dalla macchina.
Fece la solita mezzora abbondante di viaggio e arrivò al Dipartimento Adozioni qualche minuto prima che aprisse.
Aspettò e riuscì ad avere un colloquio con il responsabile. Andò nel suo ufficio e dopo le solite formalità arrivò al punto: "Vorrei parlarle del fascicolo della ragazza".
"Ancora con questa storia signor Tomlinson? Ormai i fatti parlano chiaro e non possiamo fare niente per cambiare le cose. Ora, se è venuto qui solo per le solite cose e quindi farmi perdere tempo, la invito ad andarsene." "Non è questo il punto. Vorrei che confrontasse il fascicolo dei Elisabeth con i suoi documenti" li sfilò dalla tasca.
"Con questo cosa vorrebbe dimostrare?" "Lei faccia come le ho detto. Se è tutto regolare, io non mi presenterò più qui.".
L'uomo aprì il grande cassetto della scrivania e tirò fuori il solito fascicolo.
Aprì la prima facciata. Il ragazzo lo bloccò "La foto non è presente, vero?" "Deve essersi staccata" gli rispose.

"Ora confronti le date di nascita" gli disse il ragazzo. Mise a confronto e di colpo sbiancò.
Louis si accorse delle reazioni dell'uomo: "Ora la invito a controllare tra i suoi fascicoli e trovare quello della ragazza di cui parlo io".
L'uomo lo guardò confuso ancora con i documenti e il fascicolo in mano: "Ma lei come..." "Signor Garrison, per favore. C'è di mezzo una bambina".
L'uomo cercò nel grande cassetto e ne sfilò un'altro fascicolo. Il ragazzo, irritato lo vide aprire il fascicolo e leggerlo "La foto corrisponde vero?".
Il viso del signor Garrison sbiancò ancora di più.
"Avete scambiato le cartelle! Ma che organizzazione è mai questa?!" disse alzando la voce e alzandosi dalla sedia.

L'uomo si calmò "Si risieda, per favore. La faccenda comunque non cambierà.".
Louis lo guardò sbalordito: "Come sarebbe scusi?". "La ragazza comunque non ha un lavoro fisso" gli rispose, cercando di tranquillizzarsi.
"Certo che ce l'ha! Proprio qualche giorno fa ho fatto io stesso delle pratiche e l'ho assunta come domestica a casa mia visto che tra un po’ andremo in tour e resterà incustodita!".
L'uomo di nuovo sbiancò: "Io... E' troppo complicato. Insomma, ho combinato un casino e sarà difficile rimediare, anzi impossibile! Ma non posso permettere che la mia carriera venga rovinata per questo... stupido errore. La bambina, non la riavrà mai.".
A Louis crollò il mondo addosso.


 

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Capitolo 9
*** Cosa devo fare? ***


Spazio dell'autrice (?)
Eila splendori :D
Ecco a voi il nuovo capitolo.
Ci tenevo a pubblicarlo stasera perchè da domani per 3 giorni dovrò stare in ospedale quindi non potrò scrivere molto ç.ç
So che i ringraziamenti si fanno alla fine, ma senza di voi non sarei a questo punto QUINDI:
Ringrazio le meraviglie che hanno lasciato in tutto 44 recensioni
Ringrazio le 12 meraviglie che hanno aggiunto la storia ale preferite
Ringrazio le 2 meraviglie che hanno aggiunto la storia alle ricordate
Ringrazio le 20 meraviglie che hanno aggiunto la storia alle seguite.
GRAZIE, DAVVERO.
Recensite in tante e fatemi sapere cosa ne pensate. Accetto critiche :) CONTINUO A 10 RECENSIONI
Mi trovate su twitter qui ---->
https://twitter.com/#!/_loveHoran97_
Oggi Zayn è tornato con i ragazzi ** ONE DIRECTION ARE BACK!
ALULULU

_loveHoran97_ xx

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Erano le 9. Adam si svegliò: era sul divano con Elisabeth, a casa sua.
La sera prima l’aveva portata lì per cenare insieme e distrarla e poi si addormentarono insieme.
Abituò gli occhi alla luce del sole che illuminava debolmente la stanza. Osservò l’amica.
Lo faceva soffrire vederla stare male, le voleva troppo bene.
Si alzò e prese il cellulare per poi chiudersi in cucina.
Compose il numero di Louis e aspettò che rispondesse. La chiamata venne accettata e subito si mise a parlare:


A:”Pronto Louis, sono Adam. Senti come è andata stamattina? Sei riuscito a chiarire la situazione? Capiscimi Louis, io non ce la faccio più a vedere Elisabeth in quello stato”
Dall’altro capo del telefono sentì solo singhiozzare, nessuna parola.
A:”Louis tutto bene? Perché piangi? Cosa succede?”
L:”Adam io… Non so che fare davvero..” la voce tremava.
A:”Louis adesso calmati e raccontami cosa è successo…”
Si calmò e gli spiegò cosa aveva dovuto passare quella mattina. Adam si alterò molto.
A:”Non può andare avanti così! Louis quell’uomo è falso e ha commesso un crimine! Non mi sorprenderei se venissi a sapere che Margareth non è la prima vittima! Senti, ti mando un messaggio con scritto il numero  del mio avvocato: è davvero in gamba. Vedrai che riusciremo in qualche modo a migliorare la situazione!”
L:”Lo spero Adam. Io amo Maggie e mi fa male veder soffrire Elisabeth. Grazie per il tuo aiuto, davvero. Ti aggiorno  sui fatti. A presto.”
Riattaccò.


Adam salì silenziosamente al piano di sopra ed entro nella sua stanza. Sfogliò l’agenda e, dopo aver trovato il numero che cercava, lo digitò sul cellulare e lo inviò a Louis.
Poi scese e andò sul divano. Elisabeth si stava svegliando.
Semiaprì gli occhi, vide l’amico e fece un mezzo sorriso.
“Ho ancora sonno” mugugnò.
“Dormi piccola mia, riposati ancora”. Lei allungò le braccia verso il ragazzo, che si sedette vicino a lei e la fece accoccolare a sé.
Cominciò a darle una serie di dolci baci sulla fronte e la ragazza si addormentò.
Restò per 2 buone ore con Elisabeth tra le sue braccia, finché non si svegliò definitivamente.
“Buongiorno bellissima” gli sussurrò dolcemente lui vedendo che si stava stropicciando gli occhi.
Lei si limitò ad abbracciarlo forte: “Grazie Adam.Ti voglio bene” “Anche io piccola, tanto. Adesso ci vestiamo e andiamo a fare colazione, ci stai?”.
Lei gli sorrise e gli annuì.
La ragazza salì al piano di sopra a farsi una veloce doccia mentre Adam si cambiò e guardò la tv.
Ad un certo punto il cellulare vibrò, si precipitò a prenderlo. Lesse il messaggio che gli era arrivato.
“Ho parlato con l’avvocato. Ha detto che se ne occuperà lui e entro sera mi dirà cosa è riuscito a concludere. Speriamo in bene. Louis” subito lo cancellò e mise il cellulare in tasca.
Elisabeth finì di prepararsi e scese dall’amico, che era già sull’uscio della porta d’uscita.
“Scusami se ti ho fatto aspettare” gli disse andando verso di lui.
“Nessun problema. Andiamo a piedi o in macchina?” le chiese.
“A piedi: voglio farmi una passeggiata e prendermi un po’ di aria”.
Lui le sorrise e insieme uscirono dalla casa e raggiunsero lo Starbucks per fare colazione.

 
Louis era nella sua stanza.
l suo sguardo era spento e lui era seduto sul suo letto con la schiena appoggiata alla spoglia e fredda parete.
Aspettava solo una chiamata. O meglio dire LA chiamata.
Qualcuno bussò alla porta, ma lui non rispose.
Harry entrò nella stanza: Louis dai vieni a mangiare qualcosa…”.
Louis spostò lo sguardo fino a incontrare quello dell’amico.
Harry capì dal suo sguardo che qualcosa non stava andando bene così si sedette vicino a lui e si fece raccontare l’accaduto.
Si sfogò  con le lacrime, dopo un po’ arrivarono anche gli altri componenti della band e finalmente poteva essere consolato dai suoi fratelli.
Dopo un po’ squillò il cellulare. Louis subito rispose.


L:”Pronto?”
Il ragazzo era molto nervoso.
M:”Pronto tesoro sono io, tua madre”
Gli caddero le braccia. Non che non gli facesse piacere sentire sua madre, anzi. Ma in quel momento avrebbe preferito ricevere un’altra chiamata.
L:”Ciao mamma, tutto bene?”
M:”Certo, grazie a te. Ti voglio ancora ringraziare per ciò che hai fatto per me.”
L:”Figurati mamma…”
M:”Louis mi sembra di sentirti giù di morale… Cosa succede?”
L:”Niente tranquilla. Aspetto una telefonata importante. Ti richiamo domani ok?”
M:”Certo tesoro stammi bene, ciao!”
L:”Anche tu mamma, a presto.”
Riattaccò.

 

Era passato un bel po’.
I due fecero un giro per i negozi per poi andare a pranzare in un fastfood.
Nel pomeriggio Elisabeth portò con lei Adam al cimitero, per parlare con i suoi genitori e farsi forza con loro, mentre il ragazzo le stava per tutto il tempo accanto.

 
Erano ormai le 19:30 e della chiamata da parte dell’avvocato non vi era ancora nessuna traccia.
Non aveva né fatto colazione né pranzato e della cena non ne voleva neanche sentire parlare.
Si sdraiò sul suo letto e dopo un po’ si addormentò. Lo squillare del suo telefono lo fece sobbalzare. Si stropicciò gli occhi e rispose:


L:”Si, pronto?” disse ancora assonnato.
x:”Ho parlato con il signor Garrison” a queste parole sobbalzò un’altra volta e prestò attenzione alle parole dell’avvocato “non ha voluto sentire ragioni” Louis ormai perse tutte le speranze “quindi l’ho denunciato, domani mattina potrà andare a prendere la bambina”
Riattaccò.


Non ci poteva credere. Corse per la casa urlando.
Era felice, finalmente. I ragazzi uscirono dalle proprie stanze e chiesero a Louis cosa stava succedendo.
Per risposta ricevettero un forte abbraccio dall’amico.

 

Erano le 21:30, Adam e Elisabeth erano a casa della ragazza e stavano guardando un film.
Il cellulare del ragazzo vibrò: “E’ tutto sistemato. Domani vado a prendere la  piccola. Louis :)" si mise a piangere.
“Ei cosa succede?!” chiese preoccupata la ragazza.
“Niente tesoro mio, niente” la abbracciò e insieme si addormentarono davanti al televisore.
 

La sveglia suonò alla solita ora e Louis corse a prepararsi e con il fiatone uscì di casa.
Fece il solito tragitto e arrivò all’Agenzia.
Aprì la porta d’ingresso e nella sala d’attesa vide la stessa donna che era venuta a prendere la piccola la settimana prima. Con sé aveva il borsone.
Appena si accorse di lui le si dipinse un sorriso sul volto e si alzò dalla poltroncina.
“Questo è di Margareth gli disse porgendogli la grande sacca. “La piccola dov’è?” chiese lui.
Non fece neanche tempo a farsi dare una risposta che sentì urlare il suo nome dal corridoio che si trovava alle sue spalle.
Era una voce dolce e squillante, l’avrebbe riconosciuta fra mille.
Si girò e vide la piccola Maggie con le braccia spalancate correre verso di lui.
Fece un passo in avanti e la prese in braccio stringendola forte a sé. Una lacrima gli rigò la guancia destra.
“Finalmente sei venuto a prendermi Lou! Mi sei mancato tanto! Voglio la mamma!”.
Lui la guardò negli occhi, ma tutto ciò che riusciva a fare era piangere.
La piccola lo abbracciò di nuovo. Il ragazzo ringraziò Amanda e uscì dallo stabile.

Caricò tutto nell’auto, sistemò la piccola nel sedile posteriore opposto al suo e si mise alla guida.
Imboccò la strada che l'avrebbe condotto all'autostrada.
La piccola era stranamente silenziosa.
Girò la testa per vedere che stava facendo e la vide dormire.
Gli trasmetteva un senso di beatitudine e tranquillità. Sorrise e si voltò nuovamente verso la strada.
Si ritrovò un grosso veicolo nella sua corsia che correva senza controllo verso di lui. L’impatto sarebbe stato inevitabile.

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Capitolo 10
*** When You're Gone ***


Spazio dell'autrice
Ecco un nuovo capitolo.
E' corto, si. In realtà doveva essere MOLTO PIU' LUNGO.
Beh, che dire... Ho aggiornato perchè è passata più di una settimana e comunque ho una scadenza.
Nel precedente capitolo avevo detto che avrei aggiornato a 10 recensioni, e non ci siamo arrivati.
Siete in 21 a seguire questa storia, chiedere almeno 10 recensioni non credo sia stato così assurdo.
Ma a vedere i risultati, si direbbe di si...
Vabbè, spero che non faccia schifo come gli altri e per le recensioni... FATE QUEL CHE VOLETE.
Buona lettura.

_loveHoran97_ xx

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No, non adesso che stava andando tutto per il verso giusto.
In quel momento Louis si senti pervaso dalla sfiga, letteralmente.
Stava andando tutto bene, le cose si stavano aggiustando e proprio ora non potevano peggiorare nuovamente.
Una volta era capitato in una situazione simile: era una delle sue prime guide ed era in auto con suo padre per esercitarsi in vista dell’esame.
Stava discutendo con lui perché gli stava troppo addosso e così finì nella corsia sbagliata.
In quel momento si accorse che stava per colpire frontalmente un’alta auto e il padre del ragazzo prese il volante, sterzando velocemente verso la giusta corsia, fortunatamente vuota.
Ora però era da solo, niente papà. Ora era cresciuto, e se la doveva cavare da solo.
Non voleva che succedesse qualcosa a Margareth: era parte della sua vita e non se lo sarebbe mai perdonato!
Sapete quando si dice che in situazioni del genere passano nella mente immagini del proprio passato come diapositive di  un film? E’ una cazzata.
Louis scorse nel veicolo un volto fin troppo familiare.
Un volto deciso, pieno di odio e rancore, ma soprattutto pieno di voglia di vendetta: il signor Garrison.
L’uomo a cui il ragazzo aveva in qualche modo rovinato la vita: l’avvocato l’aveva informato che avrebbe passato 6 mesi in carcere e che, una volta uscito, non avrebbe più potuto praticare il suo precedente lavoro.
Ma se doveva finire in carcere perché era li in quel momento?
La risposta era ovvia: era scappato e ora voleva vendicarsi su Louis.
Probabilmente il  veicolo era stato rubato appositamente per compiere questo atto di pura follia.
Appena il ragazzo collegò questi pochi concetti valutò velocemente il da farsi.
Se avesse provato a girare verso lo spiazzo sterrato che aveva notato alla sua destra forse Maggie non avrebbe subito gravi conseguenze.
Louis strinse il volante tra le mani e accelerò svoltando bruscamente.
Chiuse gli occhi.
Un rumore secco, che non si aspettava, come uno sparo.
Successivamente una specie di scoppio, un rumore assordante di ferro che strofina l’asfalto ad alta velocità.
Un tonfo.
Sentì un forte dolore al braccio destro e un rivolo scendere fino al gomito.
Frenò.
Vide lo specchietto a terra, il vetro del finestrino rotto e alcune schegge piantate nella sua pelle.
Sentì sirene della polizia.
Il veicolo con cui si stava per scontrare era rovesciato dal lato del guidatore sul ciglio della strada, con la gomma di una ruota bucata.
L’asfalto era pieno di schegge di vetro e resti del paraurti.
Un proiettile aveva colpito una gomma e il veicolo aveva sbandato, colpendo di striscio l’auto del ragazzo.
Un uomo di mezza età e in divisa si avvicinò a Louis, ancora sconvolto.
“Stai tranquillo, adesso è tutto sotto controllo Ora arriva l’ambulanza. Sei l’unico ferito?”.
Louis si girò verso di lui. “Io... non…” non riuscì a spiaccicare parola.
Si asciugò il sudore dalla fronte, improvvisamente un pensiero si impossessò della sua mente.
Il cuore cominciò a battere più velocemente del normale, il respiro si fece affannato.
Margareth.
Si girò e la vide dormire tranquilla al suo posto. Una lacrima gli accarezzò una guancia.
Velocemente se la asciugò e uscì dall’auto.
L’uomo lo seguì allo sportello anteriore.
Louis si accertò che la piccola stesse effettivamente bene e, dopo averglielo riferito, vide un’ambulanza avvicinarsi e parcheggiare vicino alla sua auto.
Due infermieri uscirono da essa e corsero al veicolo distrutto.
Ci volle un po’, ma dopo tanta pazienza e cautela il corpo di Garrison, ancora vivo, venne estratto e portato su una barella nell’ambulanza che subito partì a tutta velocità e le sirene accese, seguita da una macchina della polizia.
Immediatamente il poliziotto che aveva parlato con il ragazzo andò all’auto e ne tirò fuori delle pratiche.
Era ancora a rovistare tra le carte quando arrivò una seconda ambulanza da cui scese un infermiere.
Dopo aver medicato e fasciato le ferite di Louis e fatto i controlli di routine lo congedò.
Fece delle pratiche per la polizia.
Il poliziotto assicurò al ragazzo che ora non aveva più niente di cui preoccuparsi e che avrebbe potuto tranquillamente tornare a casa.
Così si mise alla guida dell’auto che probabilmente avrebbe mandato a riparare il giorno stesso, visto lo specchietto mancante e il vetro del finestrino completamente distrutto.


[http://www.youtube.com/watch?v=0G3_kG5FFfQ]

La sveglia del cellulare suonò, subito la ragazza la spense.
Elisabeth si svegliò tra le braccia dell’amico, come succedeva spesso in quel periodo.
Si alzò senza svegliarlo e andò al piano di sopra.
Prese l’intimo e un cambio e andò in bagno.
Si spogliò, regolò la temperatura dell’acqua ed entrò nella doccia.
Chiuse gli occhi e lasciò che il getto d’acqua tiepida le accarezzasse la pelle.
“When you’re gone the pieces of my heart are missing you”
[Quando sei lontana i pezzi del mio cuore sentono la tua mancanza]
“Margareth”
“When you’re gone the face I came to know is missing too”
[Quando sei lontana manca anche il volto che conoscevo]
“Oh Maggie, amore mio”
“When you're gone the words I need to hear to always get me through the day and make it ok”

[Quando sei lontano mi mancano le parole che ho bisogno di sentire per farmi sempre andare avanti fino alla fine della giornata] 
“Dove sei ora? Cosa stai facendo? Come stai?”  
“I miss you”
[Mi manchi]
“Torna da me, ti prego”.
Una lacrima scese lungo la guancia, accompagnata da molte altre che si mescolarono all’acqua.
Si accasciò sul fondo della doccia, prese tra le braccia le gambe e lasciò che i singhiozzi prevalessero sul rumore che provocava il getto della doccia.
“We were made for each other out here forever, I know we were”
[Eravamo fatte l'uno per l'altra, quaggiù per sempre. So che lo eravamo].
Di nuovo singhiozzi, la sua voce tremava.
“I can hardly breathe I need to feel you here with me”
[Riesco a malapena a respirare, ho bisogno di sentirti qui con me].
Si alzò sconsolata e velocemente si lavò, risciacquò i lunghi capelli e uscì dalla doccia.
Dopo essersi asciugata infilò l’intimo, la canottiera e i pantaloni di jeans che le arrivavano al ginocchio.
Si guardò allo specchio: aveva gli occhi rossi.
Prese la spazzola dalla mensola posta a lato dello specchio e cominciò a snodare i capelli umidi. Subito dopo prese il phon e li asciugò.
Sentì bussare alla porta. “Entra, è aperto” disse dopo aver spento il phon.
Adam entrò e la abbracciò da dietro “Buongiorno Eli. Lei si girò e rispose al suo abbraccio “Giorno Adam.
Appena lui si scostò si accorse che c’era qualcosa che non andava. “Hai pianto?” le chiese.
“No… Mi è entrato del sapone negli occhi mentre lavavo i capelli” mentì.
“Ok. Senti io adesso devo proprio andare, ci sentiamo d’accordo?”.
“Certo, grazie di tutto”. Si abbracciarono di nuovo e il ragazzo uscì dalla casa.
Finito di asciugarsi i capelli, Elisabeth stette per un po’ a guardare la sua immagine riflessa allo specchio.
Ripensò a Louis, alle sue bugie, a come la illudeva e la rassicurava nascondendole la realtà.
Già, la realtà: LUI si era preso la bambina.
Era passato troppo tempo da quando non la vedeva. Il suo umore passò da triste a irritato ripensando alla faccenda di Louis.
Andò nella sua stanza con passo veloce e guardò il calendario: 26 giugno.
La rabbia prese il sopravvento e, come se il mese fosse finito, strappò con un gesto secco e deciso la pagina di Giugno, l’appallottolò e la scaraventò a terra, diede un pugno sulla parete e scese al piano terra.
Prese il cellulare appoggiato sul tavolino nel soggiorno e controllò l’ora. 10:03.
Fece per andare in cucina e fare colazione quando suonò il campanello. Aprì la porta.

 
Due occhi color oceano, un sorriso a 32 denti.
“Buongiorno Elisabeth!” esclamò.
Louis…” disse la ragazza con tono freddo e senza muoversi dall’uscio della porta. La sua espressione non fece trasparire nulla.

“Ho grandi notizie!” esclamò di nuovo il ragazzo.
“Scommetto che tua madre ora è molto contenta” disse con lo stesso tono usato precedentemente Elisabeth.
Louis rimase per un attimo interdetto. Inarcò leggermente le sopracciglia senza però cancellare il suo sorriso
“Certo, ma cosa…”
“Si insomma, ora che ha di nuovo Margareth deve essere molto felice”
“Oh ma certo cert… Aspetta. Mia madre? Margareth? Felice? Mia madre? Ma di cosa stai parlando?!”
il sorriso scomparve dal suo volto.
Louis, per favore non fingere con me. Non funziona più” lei fece per chiudere la porta ma lui la bloccò con un piede
Elisabeth hai frainteso, non è come pensi!” cercò di giustificarsi.
“Le continue visite all’Agenzia Adozioni, il coinvolgimento di tua madre nelle conversazioni con il responsabile. La telefonata che ha lasciato tua madre è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E’ inutile continuare a cercare scuse, negare l’evidenza” il tono di Elisabeth si faceva sempre più nervoso e sconvolto.
“Elisabeth, ascoltami ti prego…”
“NON VOGLIO PIU’ SENTIRE SCUSE LOUIS, BASTA! MI HAI ROVINATO LA VITA. VATTENE, VATTENE TI HO DETTO!!!”
.
Gli sbatté la porta in faccia.
Si lasciò scivolare appoggiata alla porta fino a sedersi sul pavimento.
Pianse ancora... 

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Capitolo 11
*** Mi odi ancora? ***


Spazio dell'autrice (?)
Buonasera a tutti voi splendori :)
Prima di tutto volevo scusarmi per il mio atteggiamento dello scorso capitolo.
Ero rimasta delusa per via delle recensioni ma ogni capitolo merita un tot (?) di recensioni e io rispetto questo.
Beh che dire, mi rendo conto che questo capitoloè mieloso, ma vabbè dopo tutto ciò che è successo ci stava :)
Vi volevo informare che questa storia arriverà al capitolo 17,
POI HO GIA' IL PROLOGO DELLA NUOVA STORIA CHE, SE RECENSITE IN TANTI QUESTA E QUINDI IN TANTI MI DITE CHE NE PENSATE, METTERO' PRESTO :D
Si, la nuova storia mi gasa troppo, che ci volete fare? :')
Mi trovate su twitter qui ---->
https://twitter.com/#!/_loveHoran97_
Che altro dire...? Buona lettura, spero apprezziate :)
ALULULU

_loveHoran97_ xx

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Louis era fuori dalla porta, sentiva i forti singhiozzi di Elisabeth.
Tutto quell’odio, gli faceva male.
La ragazza per cui avrebbe fatto di tutto lo stava odiando, gli stava chiedendo di andarsene.
No, lui non se ne sarebbe andato. Voleva portarle Maggie, non voleva essere egoista: poi non l’avrebbe più disturbata in alcun modo.
Lasciò trascorrere una manciata di minuti.
Bussò. Sentì un “Vattene” tremante e a malapena udibile.
“Elisabeth, voglio solo restituirti ciò che ti appartiene, poi scomparirò giuro”.
Gli faceva male, si. Ma se era quello che voleva davvero la ragazza, l’avrebbe rispettato.
Elisabeth passò velocemente i palmi delle mani sulle sue guance e si alzò.
Gli occhi le bruciavano, vedeva ancora sfuocato.
Appoggiò la mano tremante sulla maniglia e aprì la porta.
“Che altro mi hai portato via oltre alla vita?”.
Lui allungò la mano a quella della ragazza. La sfiorò, ma lei la scostò velocemente.
“Senti, voglio spiegarti…” “Non c’è niente da spiegare.” tagliò corto lei.
“Ed è questo il punto: tu mi devi ascoltare altrimenti non si potrà mai risolvere nulla!”
Louis venirmi a dire ciò che devo e non devo fare è l’ultima cosa che voglio sentire da te, e ora vattene”
.
Elisabeth fece per chiudere la porta ma lui le prese il polso con forza.
Elisabeth…” “Louis lasciami subito.” “Ma tu non puoi…”.
La frase di Louis venne interrotta. Non da Elisabeth, non da qualcuno di passaggio.
Interrotta da una parola, scandita e detta a gran voce.
La parola che voleva sentirsi dire in quel momento la ragazza: mamma.
I due videro sbucare da dietro l’auto la bambina che corse verso la madre.
Elisabeth non ci poteva credere. Era felice, emozionata, confusa.
Margareth?” sussurrò per poi accogliere a braccia aperte la piccola.
“Mamma mi sei mancata!” “Anche tu Maggie, non sai quanto!”.
La piccola respirò il dolce profumo della madre e si accoccolò a lei, cosa che le era mancata tanto.
Insomma, era cresciuta con quella ragazza. Lei l’aveva presa con sé quando era stata abbandonata alla nascita e l’aveva cresciuta, tra loro c’era un legame forte e speciale.
Intanto Louis con gli occhi che pian piano diventavano sempre più lucidi, stava già percorrendo il vialetto per poi attraversare la strada e andare a casa sua.
Louis.
Il ragazzo si girò sorpreso di sentirsi chiamare da colei che lo stava cacciando pochi minuti prima.
“Noi dobbiamo parlare” disse lei con ancora la bambina abbracciata a sé. Lui alzò un sopracciglio confuso.
Lei diede una rapida occhiata alla piccola e poi riguardò di nuovo lui, facendogli capire che avrebbero dovuto parlare in privato della faccenda.
Lui afferrò il concetto e le invitò ad andare a casa sua.
Appena entrarono videro i ragazzi che si stavano… picchiando? (affettuosamente) sulle scale.
Appena videro la bimba in braccio a Elisabeth si bloccarono. 
Maggie scese dalle braccia della madre e andò ad abbracciare i ragazzi, che la portarono con sé nel giardino sul retro.
Louis portò Elisabeth con sé al piano superiore, salirono la scaletta e entrarono nella mansarda. 
Lui si accomodò su un cuscino e lei davanti a lui.
Lui cominciò a spiegare tutta la faccenda, lei lo ascoltava sbalordita.
Gli spiegò di tutte le volte che aveva frainteso, soprattutto della telefonata di sua madre.
In realtà il riferimento della madre era ad un gioiello regalatole dal marito quando erano giovani ma che poi ha dovuto impegnare in un momento di crisi per pagare un intervento urgente.
Successivamente Louis glielo riscattò e sua madre gli era grata per questo.
Solo quando arrivò al racconto di quella mattina lei si accorse delle fasciature sul braccio di Louis, che sfiorò con le dita.
Lui finì il suo discorso, calò il silenzio.
Lou” “si?” “grazie”.
Si sorrisero e lui si alzò porgendo la mano alla ragazza aiutandola ad alzarsi.
“Allora mi odi ancora?” gli chiese lui con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Come potrei Lou?” lo abbracciò.
“Mi dispiace così tanto… Tu stavi facendo di tutto e io dubitavo di te. Sono pessima”
“Non ci pensare più, mai più chiaro?
la guardò negli occhi, portò le sue mani sulle guancie della ragazza “Non sei pessima, sei la persona più straordinaria che abbia conosciuto”.
Elisabeth arrossì, la temperatura delle sue gote aumentò.
Quando Louis vide la reazione della ragazza sorrise soddisfatto e avvicinò il suo viso fino a far sfiorare i loro nasi.
Il cuore gli batteva all’impazzata, non si era mai sentito così prima di quel momento.
Lei sospirò leggermente sulle labbra del ragazzo, che si trovavano a pochi centimetri dalle sue.
Elisabeth era immobilizzata: è vero, poco prima lo odiava, ma in fondo i suoi sentimenti erano ben diversi.
E ora, ora il ragazzo che ha conosciuto qualche settimana prima la stava facendo… impazzire.
Louis per un attimo esitò ma poi si decise e si avvicinò sempre più.
LOUIS, ELISABETH E’ ARRIVATO ADAM!” la voce di Liam proveniente dal primo piano rimbombò nella stanza.
Elisabeth accennò ad una risata e poggiò la fronte contro quella di Louis, che dopo qualche attimo si scostò da lei e le sorrise di nuovo, per poi scendere seguito dalla ragazza.
Lei era ancora rossa in viso e il suo battito non aveva intenzione di rallentare.
Scesero al piano terra e videro Adam con in braccio Maggie.
Elisabeth andò a sedersi vicino a loro e Louis, dopo aver lanciato un’occhiataccia a Liam, ci si sedette vicino.
Passarono una serata meravigliosa festeggiando il ritorno di Margareth.
Finalmente dopo tanto tempo, quella notte, Elisabeth dormì un sonno tranquillo con sua figlia tra le braccia.
 
Passò un’altra settimana e i One Direction erano in partenza per il loro Tour in Europa.
Intanto Elisabeth aveva passato molto tempo nella loro casa in quanto se ne sarebbe dovuta occupare lei durante quel mese.
Insieme a Margareth, la ragazza accompagnò i ragazzi all’aereoporto. Si salutarono e si divisero.
“Allora Maggie, che vuoi fare adesso?” chiede Elisabeth uscendo dall’aeroporto.
“Andiamo in palestra? Voglio vedere la mia mamma ballare!” la piccola sorrise alla madre, era di una dolcezza unica.
“E palestra sia!”
 


5 agosto 2011

Erano le 23:58 ed Elisabeth era a casa da sola: Margareth era andata a passare un weekend con Adam a casa del ragazzo.  
Era sul divano, ripensava a quando era sola in mansarda con Louis il mese prima mentre musica a tutto volume proveniente dalla casa di fronte le arrivava ai timpani come un eco.
I ragazzi erano appena tornati dal tour, come mai lei non era andata?
Si, l’avevano invitata ma lei non era una festaiola: queste cose non facevano per lei.
Salì, andò in camera sua, accese lo stereo e ballò fino allo sfinimento.

La sveglia suonò come tutte le mattine e segnava le 7.
Elisabeth si alzò, si lavò e infilò una canottiera attillata e un paio di pantaloncini di jeans, mise le converse e uscì di casa.
Appena entrò in casa Direction un odore acre di fumo e alcool le riempì i polmoni fino a farla tossire.
La casa era ridotta molto male, ma d'altronde era il suo lavoro lavarla e sistemarla.
Cominciò con l’aprire tutte le finestre in modo da cambiare l’aria, prese un grande sacchetto di plastica e cominciò a raccattare tutta la sporcizia che si trovava in giro (sigarette consumate, cartacce, resti di cibo…) e uno per le stoviglie sporche che si trovavano in giro per la stanza.
Una volta finita la pulizia al piano terra passò al giardino, poi ai bagni e infine ai corridoi del primo piano.
Una volta finiti anche quelli decise di controllare se i ragazzi erano nelle proprie stanze e se stavano dormendo.
Entrò nella stanza di Liam: era sul suo letto che dormiva beato.
Riappoggiò la porta e passò alla seconda stanza: quella di Zayn.
Lui era sul letto, in una posizione molto strana: come faceva a dormire così?
Beh, avrà bevuto qualche bicchierino di troppo.
La stanza successiva era quella di Louis, aprì leggermente la porta ma dopo aver guardato dentro subito la richiuse.
Elisabeth corse al piano di sotto, trattenendo  grida di sfogo.

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Capitolo 12
*** Io gelosa? Pff... ***


Spazio dell'autrice (?)
Buonasera a tutti voi splendori :)
Allora, ecco il capitolo. Ho sudato abbastanza per scriverlo, spero che lo apprezziate :)
HO PUBBLICATO IL PROLOGO DELLA NUOVA STORIA, CHE COMINCERO' A SCRIVERE DOPO DI QUESTA SE IN TANTI MI DITE CHE NE PENSATE ;) (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1007081&i=1)
Recensite in tanti questo capitolo :D

Che altro dire...? Buona lettura :)
ALULULU

_loveHoran97_ xx

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Elisabeth corse in cucina.
Già, ciò che aveva visto di sopra, nella camera di Louis, non le era piaciuto per niente.
In quella casa faceva un caldo tremendo e l’odore iniziale non era ancora del tutto scomparso.
Sentiva già pizzicare gli occhi e, nonostante si rimproverava di piangere sempre per poco, una lacrima le accarezzò una guancia.
Non facendoci caso ne lasciò scendere un’altra e così via.
Alzò la canottiera e fece un nodo da una parte in modo che non scivolasse e le coprisse la pancia, infilò i guanti di lattice e si mise a lavare le stoviglie raccolte fino a poco prima.
Inizialmente era triste, molto triste.
Ma in quel momento la tristezza si era trasformata in rabbia e lei si stava torturando con i denti il labbro inferiore per trattenere le lacrime, inutilmente.
Non capiva, non ci stava capendo proprio niente.
Insomma, un mese prima la stava per baciare e adesso pensava già ad altro? Evidentemente durante il tour deve essersi divertito e ha continuato a farlo anche dopo.
“Elisabeth perché ti comporti così? Tanto peggio per lui no? Tu che cosa c’entri? A meno che tu non provi qualcosa per…” scacciò subito quest’ultimo pensiero “No, no e poi no.”.
Sentì prendersi per i fianchi e sobbalzò.
“Ma buongiorno” le sussurrò Zayn appoggiando il mento sulla spalla della ragazza.
“G-giorno” Elisabeth sospirò col naso.
Zayn subito la fece girare verso di sé per poterla vedere in visoEli perché piangi?” chiese lui preoccupato e asciugandole le lacrime dalle guancie.
“N-no è solo… l’odore che m-mi fa lacrimare” si pentì di aver mentito, perché finché era nel bel mezzo di un pianto se mentiva esplodeva, letteralmente.
Abbracciò forte Zayn, pianse senza farsi problema del rumore dei singhiozzi che riempiva la stanza.
Elisabeth che ti succede? Io sono qui per te, se hai bisogno di sfogarti posso aiutarti”
“No Zayn, no. E’ solo un po di stress accumulato, scusami se ti ho dato fastidio. Torno al lavoro”
riprese con lo strofinare i bicchieri.
Zayn la prese per il braccio e la fece rigirare verso di lei: “Lascia stare, finiamo noi. Non dai fastidio, per niente. E ora dimmi che devo fare per non vederti più con quel faccino”.
Lei tolse i guanti e si asciugò le guancie per poi fare una lieve risata “Ti ricordo che mi pagate per fare questo” disse indicando le stoviglie da asciugare
“Poi mi accompagneresti a casa? Mi devo cambiare che poi torna Maggie con Adam e volevo uscire un po’ con loro, ma ora non voglio restare da sola….”
finalmente si era calmata e Zayn le sorrise.
Lui fece colazione per poi andare a cambiarsi, mentre Elisabeth finì di asciugare le ultime stoviglie.
“Eccomi, sono pronto” disse Zayn scendendo le scale.
Elisabeth era già pronta all’uscio della porta.
Insieme uscirono e andarono a casa della ragazza. Zayn si chiuse la porta alle spalle.
“Accomodati, io faccio il più presto possibile” detto ciò Elisabeth salì, andò in bagno,  fece una doccia veloce e si asciugò.
Andò in camera e si riempì di profumo, per coprire completamente l’odore si fumo e alcool.
Indossò una canottiera a righe rosse, blu e bianche e i suoi amati jeans corti a vita alta.
Prese la sua collana con in fondo un ciondolo a forma di ancora dai colori abbinati alla maglia e infilò le sue converse blu.
Pettinò i lunghi capelli e li raccolse in una coda alta, prese la borsa e gli occhiali d sole e scese.
“Eccomi Zayn, scusa se ci ho messo tanto” il ragazzo si alzò dal divano “Non ti preoccupare, stai bene vestita così” disse sorridendole.
Lei arrossì leggermente “Grazie Zayn. Tu sei sempre bello, è inutile che te lo dico” risero e uscirono dalla casa per poi tornare a quella di fronte.
Intanto Louis si era svegliato, la testa gli faceva male, ma si aspettava un dolore più acuto dopo tutto quello che aveva bevuto la sera prima.
Si strofinò gli occhi e mise a fuoco, vide una ragazza nuda che dormiva vicino a lui.
Subito sentì un senso di disagio salire sempre più.
Si ricordava gran poco della sera precedente.
Solo che la loro casa era piena di ragazze, ma lui si sentiva solo. Solo perché non c’era Elisabeth.
Solo perché non era ancora riuscito ad esprimere i suoi sentimenti alla ragazza.
Così cominciò a bere, bere più che poteva, bere per sperare che almeno quella sera non ci avrebbe pensato.
Poi Harry gli aveva presentato qualche ragazza e il resto lo poteva intuire.
Valeria. Il nome almeno se lo ricordava.
Scrollò delicatamente la spalla della ragazzaValeriaValeria.
Lei si svegliò “Oh buongior… Oddio ma dove sono?” immediatamente arrossì “e che ci faccio qui??” le prese il panico.
“Tranquilla. Abbiamo fatto una cavolata, eravamo entrambi ubriachi. Mi dispiace molto” lei si calmò e andò a farsi una doccia.
Louis subito corse a lavarsi nell’altro bagno, si vestì e scese in cucina.
I ragazzi erano già in piedi, c’erano tutti tranne Zayn.
Parlò con loro della ragazza.
Concluse: “Elisabeth non deve assolutamente venire a sapere di quest…” non riuscì a finire la frase che si sentì  la porta principale aprirsi e chiudersi.
Dalla porta della cucina entrarono Elisabeth seguita da Zayn.
La ragazza era incredibilmente bella alla vista di Louis quella mattina.
Certo, lo era sempre ma quel giorno aveva un non so che di… interessante. Sarà stato per le righe.
“Buongiorno ragazzi” salutò Elisabeth Vi siete divertiti ieri sera?” chiese poi.
Louis guardò i ragazzi con allarme, Niall decise di intervenire: Elisabeth… ti va di suonare un po’ con me?”.
Louis lo guardò stranito, insomma se ne poteva inventare una migliore.
Anche Elisabeth si stava chiedendo il perché di quello strano invito, ma non le dispiaceva l’idea.
“Oh certo, mi piacerebbe. Ti aspetto qui ok?” Harry intervenne “NO!” facendo spaventare sia la ragazza che Liam
“Cioè… In mansarda c’è un’acustica migliore, non è vero Niall?”  “Certo, certo! Allora andiamo Eli?”.
Lei annuì dubbiosa. Fecero per salire le scale ma subito Louis li bloccò.
“Ehm… Un secondo, arrivo subito. Non vi muovete!” e corse su dalle scale.
Elisabeth ora capì. “Ti devi ancora liberare dalla bionda cotonata, eh Louis?” pensò tra sé e sé.
Louis salì al piano superiore e si avvicinò al bagno, dove ancora sentiva l’acqua della doccia scorrere. Tornò giù. “Okay potete andare”.
Niall e Elisabeth salirono la gradinata e andarono in mansarda.
Lui prese la chitarra e si accomodò su un divanetto vicino alla ragazza.
Cominciò a strimpellare qualche accordo.
“Hai mai suonato la chitarra?” le chiese.
“No, non ho mai provato. Ma questa potrebbe essere la giusta occasione, no?” si sorrisero e lui le porse lo strumento.
Elisabeth sistemò la sua postura e provò a seguire i comandi che le dava il ragazzo per non commettere troppi errori.
Dopo svariati tentativi lei era esasperata e ormai rideva come una matta perché non riuscita ad azzeccare una nota.
Louis aveva salutato la sua “amichetta” ed era salito per vedere che stava combinando Niall.
Quando entrò non si accorsero della sua presenza.
Elisabeth era seduta con le chitarra in mano, Niall era dietro di lei che le sistemava le dita sulle giuste corde “Prova ora, dovrebbe uscirne qualcosa di decente” sogghignò il biondo.
La ragazza strimpellò con il plettro le corde e un limpido ‘re’ rimbombò nella stanza.
“Ce l’abbiamo fatta!” esclamò entusiasta lei. 
Louis era ancora in piedi a osservarli.
“Niall la sta toccando troppo, sono troppo vicini. I loro visi non devono sfiorarsi in quel modo, anche se sono solo guancia a guancia. Ma lei potrebbe girarsi e anche non volendo potrebbe… NO”
“Ragazzi! Allora come va la lezione?”
alla parola ‘lezione’ Louis fece il segno delle virgolette con le dita.
Subito Niall si allontanò da lei.
“Sono riuscita a fare una note decente” disse lei freddamente e guardando le sue dita cercando di riposizionarle come le aveva spiegato Niall.
“Già, ho visto come ti insegnava bene Nialldisse incrociando le braccia al petto e incenerendo l’amico con lo sguardo.
“Beh che ne dite di scendere?” chiese l’irlandese togliendosi da quella situazione.
Lei gli sorrise e si alzò posando la chitarra al suo posto.
Scesero e si sedettero in soggiorno aspettando l’arrivo di Adam e Maggie con cui poi sarebbero usciti.
Liam si mise a parlare della serata precedente, circumnavigando l’argomento ‘Louis’, ovviamente.
La ragazza si mise a giocherellare con i capelli di Harry, arricciandoli intorno al suo indice.
“Ti piacciono i miei capelli Eli?” chiese dopo un po’ lui, ridacchiando.
“Milioni di ragazze vorrebbero toccarli, lasciami al mio momento di celebrità”
“Sai che altro vorrebbero milioni di ragazze”
“Cosa?” “Questo..”
le saltò letteralmente addosso e si mise a baciarle la guancia e il collo in modo giocoso, Elisabeth soffriva il solletico e non riusciva a trattenere le risate.
Harry lasciala respirare” lo rimproverò Louis.
Harry la lasciò e guardò l’amico emettendo una piccola risatina.
Il campanello suonò. Zayn andò ad aprire, erano Adam e Maggie.
Tutti uscirono, Elisabeth era penultima, dietro aveva Louis.
Assicuratosi che tutti fossero usciti prese la ragazza per il polso e la fece girare verso di sé.
“Che vuoi?” “Sei entrata in camera mia questa mattina, vero?”
“Si, e non è stato un bello spettacolo” “Ma era sotto le coperte, non…”
“Non mi riferivo a quello Louis!”
lei si scansò e si incamminò verso la porta, ma il ragazzo fu più veloce di lei e ci si mise davanti bloccando Elisabeth dentro.
“Sbaglio o qualcuno qui è… geloso?” Louis fece un sorrisetto furbo e si avvicinò pericolosamente a lei.
“Gelosa? Io? Pff.. Gelosa? IO? Ma dai inventatene un’altra” lo spinse lontano da sé.
“Si si, proprio tu” “Senti, io non sono gelosa, okay? Non capisco cosa te lo fa pensare!”
“Beh vediamo… Il tuo atteggiamento e il ‘Non mi riferivo a quello Louis!’”
rispose imitando la voce della ragazza.
“Pff… Cioè ma… Ma come..? Pff… Io non sono… gelosa. Ok? Io mi sto solo preoccupando!”.
Lui fece una lieve risata e si avvicinò ancora a lei.
Erano faccia a faccia e nessuno dei due aveva intenzione di spostarsi.
“Non farmi quella faccia Louis! Sai almeno chi è quella ragazza? Sei stato attento?!”
Elisabeth le ho usate le precauzioni, anche se ero ubriaco. Non sono così stupido”
“E se qualcosa è andato storto? E se lei aveva qualche strana malattia?! Ci hai pensato?!”
“Sembri mie madre in questo momento”
disse lui sbuffando.
“Lo dico per il tuo bene Louisil tono della ragazza era costantemente di rimprovero.
“Sicura che non ci sia della gelosia? Sicura sicura?” lui era troppo vicino a lei per i gusti di Elisabeth:
“E’ un’idiozia” lo superò e uscì, seguita da Louis.
Quella mattina la strada era piena di fans e fotografi, ci volle un po’ per riuscire ad attraversare la folla. Intanto già la presenza di Elisabeth, Margereth e Adam nella vita dei ragazzi veniva conosciuta dai fans attraverso il web.
Insieme andarono a pranzare e poi portarono Maggie da Jennifer.
Quel pomeriggio i ragazzi avrebbero fatto un concerto e Elisabeth e Adam sarebbero andati con loro.
Arrivati vennero accolti da una quantità incredibile di fans esultanti per l’arrivo dei One Direction.
Il concerto iniziò ed era meraviglioso, nonostante la rabbia nei confronti di Louis da parte di Elisabeth, la ragazza riuscì a goderselo e ad  emozionarsi, come ogni volta.
Arrivò l’ora della piccola pausa, 15 minuti di tregua.
I ragazzi scesero nel backstage e Louis prese per mano Elisabeth e la portò lontano dagli altri.
Louis ma che ti prende?? Si può sapere che vuoi?!”
“Senti mi dispiace per questa mattina, sia per essere andato a letto con una ragazza sia per averti dato della gelosa”
“Per essere andato a letto con una ragazza non ti devi scusare, non è un problema mio”
disse voltandosi arrabbiata per non guardarlo in faccia.
“Allora perché ce l’hai ancora con me?” lei non rispose.
Louis si spostò per guardare la ragazza negli occhi ma lei prontamente si voltò dall’altra parte, così come lui “Non resisterai, presto mi farai un sorriso, lo so”.
Lei alzò un sopracciglio, incrociò le braccia al petto e si girò di nuovo dalla pare opposta a quella di Louis.
Lui fece una faccia buffa e appena Elisabeth la vide non riusciva a trattenersi una risata.
Lui esultò: “Ce l’ho fatta, lo sapevo HAHA!” l’abbracciò per i fianchi sollevandola da terra “Non cantare vittoria troppo presto Louisdisse lei tra una risata e l’altra.
Lui la posò a terra.
“Mi dispiace piccola ma nessuno riesce a resistermi e tu ne sei la prova”
“Dipende da su che aspetto vedi il ‘resisterti’”
“Mmmh… Io prenderei in considerazione tutti gli aspetti possibili”
“Noto un calo di modestia da parte tua Louis
lui rise e avvicinò la ragazza a sé.
Ai due sembrava di rivivere l’episodio del mese prima, i loro cuori battevano all’unisono.
Si sentì un forte tonfo e la terra emise una potente scossa che fece barcollare i due.
Panico.
Insieme corsero dagli altri e li videro spaventati come loro “Ragazzi state tutti bene?” chiese il manager avvicinandosi preoccupato.
Elisabeth si guardava intorno allarmata:Adam… Dov’è Adam?!”

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Capitolo 13
*** *Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip* ***


Spazio dell'autrice (?)
SI SI LO SO, SONO UN DISASTRO. AGGIORNO TARDI E IL CAPITOLO FA PURE SCHIFO, VABBE' ç_ç
Spero che comunque apprezziate. VI CONSIGLIO DI METTERE UNA CANZONE CHE A VOI PIACE DI PIU' COME SOTTOFONDO, FA PIU' ATOSFERA (?)
Ricordate di passare alla mia fanfiction nuova nuova "Fall In Love" :)
NON FATEMI SENTIRE IL CAPITOLO SOLO, LASCIATE UNA RECENSIONE CHE E' SEMPRE GRADITA :D
Buona lettura

ALULULU

_loveHoran97_ xx

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“Ragazzi Adam era con voi no?!” chiese allarmata Elisabeth.
Liam stava per parlare ma venne interrotto.
Elisabeth, eccoti dov’eri!”. La ragazza si sentì mancare. Il suo cuore cominciò a tamburellare forte nel suo petto.
Jennifer? Che ci fai qui?! Credevo fossi a casa!”
“Sono venuta con Margareth, non sono qui da tanto”
“E la piccola dov’è?”
“Era con Adam, pensavo fosse con te!”
.
La ragazza si aggrappò al braccio di Louis e cercò di non perdere i sensi.
“Mamma!” si girò di scatto e vide la piccola correre verso di lei, in lacrime.
Maggie cos’hai? Stai bene?!” chiese abbracciandola, ma Margareth non si calmava.
“A-Adam è.. è…” riprese a piangere, più di prima.
Maggie, cosa è successo ad Adam? Dov’è?!”.
La bimba indicò il corridoio che portava al palco.
Elisabeth consegnò  Margareth tra le braccia di Jennifer e corse verso la direzione indicatole, seguita da Louis.
Correva, quel corridoio le pareva così stretto e infinito. Capitò davanti ad una grande porta che subito aprì. Vide un altro corridoio che portava al palco.
Si irrigidì, portò le mani alla bocca e gli occhi piano piano le si appannavano.
Si buttò a terra noncurante dello sporcarsi con il liquido rosso scuro che aveva creato una grande macchia sul pavimento e scrollò il petto del ragazzo ormai inerme.
Louis appena entrò sgranò gli occhi nel vedere la scena: Adam su una pozza di sangue e Elisabeth che cercava inutilmente di svegliarlo urlando il suo nome.
Vicino al corpo c’era una cassa ribaltata.
Durante il terremoto di qualche minuto prima doveva essere caduta e finita addosso ad Adam.
Subito Louis chiamò un’ambulanza che dopo qualche minuto arrivò.
Gli infermieri stavano caricando Adam sulla barella.
Intanto anche gli altri ragazzi videro la scena e invitarono Jennifer a tornare a casa con Margareth.
Elisabeth si era allontanata solo di qualche passo, le gambe sporche di sangue, Louis la sorreggeva tenendole un braccio intorno alla vita.
“Piccola cerca di calmarti” le diceva lui ma con scarsi risultati.
Decisero di cancellare il concerto, Elisabeth raggiunse l’ospedale in ambulanza con Adam mentre i ragazzi presero l’auto.

La ragazza si rivedeva in 5 anni prima.
Una delle persone più importanti della sua vita la stava lasciando.
Perché? Perché tutte a lei? Che aveva fatto per meritarsi ciò?
Stava andando tutto bene, un brutto capitolo della sua vita si era appena chiuso e ora se ne stava aprendo uno altrettanto tragico.
Ma in quel momento non pensava a quello, non pensava che forse un giorno tutto il dolore che aveva provato e stava provando sarebbe stato ricompensato con la felicità.
In quel momento vedeva in modo appannato il suo migliore amico sdraiato su quella barella e stringeva la sua mano nella propria.
Avrebbe fatto di tutto per farlo stare meglio, le sarebbe piaciuto se si potesse realmente trasmettere propria energia vitale: non avrebbe esitato a farlo.
Ma purtroppo queste scene si vedono solo in tv, e lei detestava questo.
Odiava il fatto di essere completamente inutile di fronte al suo amico in difficoltà, quando lei aveva un problema lui c’era sempre e insieme lo superavano.
Si odiava. E ora? E ora lei si trovava tra le braccia di Louis, dove l’unica cosa che poteva fare era piangere e pregare.
Erano su quelle scomode sedie ormai da un ora.
Davanti a loro c’era la grande porta che portava alla sala operatoria dove dentro c’era Adam.
Più il tempo passava, più Elisabeth tornava indietro nel tempo, a quando era bambina, a quando pregava dietro quella porta che portava alla stanza dove operavano i genitori, a quando il suo cuore ha perso un paio di battiti per poi ripartire in modo rallentato e infine ha tamburellato forte nel petto.
Non doveva succedere anche questa volta, no.
*Bip… Bip… Bip…*
Ogni suono di questo genere la agitava, la metteva in ansia. Stringeva con forza la maglia del ragazzo su cui era poggiata.
*Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip*
Lei spalancò gli occhi.
Esattamente come 5 anni prima.
Da quando i suoi genitori vennero a mancare imparò a cavarsela da sola, diventò una ragazza forte e responsabile.
Soprattutto grazie a lui, il suo migliore amico.
Si erano conosciuti quando erano ancora molto piccoli: le loro madri si conoscevano dai tempi del liceo.
I 2 avevano un rapporto stupendo l’uno con l’altro. Perderlo sarebbe stato troppo.
Immediatamente si alzò e corse nella sala. Era confusa, scioccata e spaventata allo stesso tempo.
Tra le lacrime riusciva a vedere Adam circondato da medici allarmati e con diversi tubicini addosso.
Era stordita, non sapeva effettivamente cosa stava facendo, ma non poter più vedere Adam l’avrebbe sicuramente distrutta.
Andò velocemente verso di lui, urlò di non andarsene, di restare con lei finché un infermiere la prese per le braccia e la portò fuori dalla sala.
Lei scalciava, urlava, piangeva, tremava.
Una volta fuori venne lasciata davanti alla porta, le era stato vietato di entrare di nuovo perché non le era permesso.
Guardò i ragazzi in piedi davanti alle poltroncine, avevano un’espressione triste.
Liam addirittura piangeva.
Louis accolse nuovamente Elisabeth tra le sue braccia. Lei era completamente sconvolta: singhiozzava, tirava leggeri pugni al petto del ragazzo e scrollata la testa dicendo ripetutamente ‘no’.

1 ora dopo.

Il medico uscì dalla sala, immediatamente Elisabeth gli si avvicinò seguita da Louis che la sorreggeva.
“…Quindi?”
“L’operazione… poteva andare meglio”
le rispose.
Lei strinse il braccio di Louis: Adam è… è… m-morto?” si mise a singhiozzare.
Lui le posò una mano sulla spalla: “No, ma è in coma… Se non si sveglia entro domani sera… Non ci sarà più niente da fare”
Lei portò una mano alla bocca e si girò verso Louis che prontamente la abbracciò.

Il giorno dopo

Elisabeth, vai a casa. Sei stata tutta la notte qui e devi riposare..”
Louis, mi prendi in giro?! Se oggi non si sveglia, lui… lui…”
lei non riuscì a finire la frase. Il ragazzo la abbracciò la dietro, lei riprese: “io non posso lasciarlo… Lui non se ne deve andare”

[…]

“Signorina, mancano poche ore... Io non credo che…”
“La prego, mi dica che devo fare! Io... non posso vivere senza di lui…”
“Provi a parlarci… Gli racconti di lei, gli racconti bei ricordi… Aiuta molto questo”
la rassicurò il medico.
Subito dopo uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Elisabeth si sedette sulla sedia affiancata al letto e strinse la mano dell’amico nella sua.
Lo guardò e pensò al passato, a quando Adam riusciva ad aiutarla a superare ogni problema.
Per lei c’era SEMPRE. E ora? Ora era lei a non esserci per lui.
E questo perché? Perché era con LouisLOUIS
Si sentiva terribilmente in colpa per questo, sicuramente non sarebbe più riuscita a comportarsi come prima con il ragazzo che stava per baciare finchè il suo migliore amico rischiava di morire, no di certo.
“Sai Adam… Il dottore ha detto che ti devo parlare del passato, che questo aiuta. Ricordi quando avevamo 8 anni? Hai assistito per la prima volta ad uno dei miei più importanti spettacoli di danza. Eri tra il pubblico con i miei genitori, ricordi? Mh? Io ero così agitata, poi vi ho visti e subito mi sono calmata…” prese lentamente a singhiozzare, cercando di non cancellare il sorriso dal volto “Quel giorno eri lì, con loro. Ora loro stanno assistendo alla mia vita da lassù, proprio come quel giorno assistevano al mio spettacolo. Adam, io ho bisogno di te qui. Ti prego non seguirli, non diventare anche tu uno spettatore. Io devo averti con me… Piccolo se riesci a sentirmi, lanciami un segnale. Ti devi svegliare Adam!” i singhiozzi erano più forti, ormai la sua espressione era addolorata “Ti prego…”.
Poggiò la testa alle braccia, arrendendosi ormai all’idea che non lo avrebbe più avuto con lei.
Si sentì stringere leggermente la mano, alzò la testa di scatto.
Vide Adam strizzare gli occhi, muovendo piano la testa verso di lei.
Ormai le lacrime scendevano come pioggia sulle guancie di Eisabeth. Adam, svegliati. Ti prego Adam! Riesci a sentirmi? Adam…” lui mugugnò qualcosa:
“N-non piangere… S-sono qui, con te…”.
Lei lo abbracciò, senza stringerlo troppo per non fargli male.
“Ti amo Adam
“Anche io piccola”
.
Già, l'amore fraterno che provavano l'uno per l'altra non sarebbe sparito, MAI.

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Capitolo 14
*** Mi sei mancata ***


Spazio dell'autrice (?)
Lo so, ho trascurato un pò la storia, scusatemi :')
Ecco a voi il capitolo, spero vi piaccia nonostante il tragico ritardo :3
Ricordate di passare alla mia fanfiction nuova nuova "Fall In Love" e alla mia OS "Stuck In The Moment" :)
LE RECENSIONI SONO GRATIS E SEMPRE GRADITE ;)
E stasera esce il video di More Than This *O* asdfghjkl
Buona lettura

ALULULU

_loveHoran97_ xx

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16 luglio 2012


Un anno.
Era passato un anno dal fatidico incidente di Adam, un anno da quando Elisabeth si era occupata di lui 24 ore su 24, un anno da quando la ragazza era parzialmente sparita dalla vita della band al contrario della piccola Maggie che spesso ci passava del tempo perché la madre non aveva il tempo materiale per accudirla tra il suo nuovo lavoro di segretaria, qualche lezione di danza e Adam.
In questo anno erano successe talmente tante cose: Adam era in terapia di riabilitazione destinata a durare più dei dovuti 6 mesi, infatti durò quasi il doppio.
A settembre i ragazzi partirono, per immenso dispiacere della piccola, per un tour mondiale che li  tenne lontani da casa per circa 6 mesi.
Al loro ritorno dettero una festa in un locale, a cui Elisabeth, Margareth e Adam non poterono partecipare, e in cui Louis conobbe Eleanor, una modella.
Tra i due nacque una storia destinata a finire dopo 3 mesi.
La rottura venne provocata da Louis e da quello che dopo un po’ non sentiva più di ricambiare per Eleanor.
La stampa e le fans presero molto male la faccenda ma dopo un mese era già acqua passata.

“Mamma, mamma sbrigati! Gli altri sono già in auto ad aspettarci!” urlò Maggie dal piano di sotto.
Quel giorno, dopo una settimana dalla guarigione definitiva di Adam, quest’ultimo, le due e i ragazzi si organizzarono per passare un pomeriggio in spiaggia.
Era una specie di rimpatriata, una giornata per recuperare il tempo perduto e festeggiare il ritorno finalmente tutti insieme.
Elisabeth prese il borsone con gli asciugamani e i ricambi e corse alla porta d’uscita prendendo per mano la piccola.
“Buongiorno bellezze!” esclamò Zayn prendendo in praccio la piccola e sorridendo alla ragazza.
Dopo i vari saluti salirono tutti sull’auto di Louis e stringendosi per starci arrivarono alla spiaggia.
Quel pomeriggio estivo era particolarmente caldo, tanto che Harry e Niall senza aiutare a sistemare gli ombrelloni affittati si spogliarono e si buttarono tra le onde.
“I soliti” commentò Louis ridacchiando.
Quest’ultimo vide Elisabeth togliersi gli indumenti estivi restando in costume.
Brividi. La verità? Non gli era servito a nulla il tempo passato distante da lei, la relazione con Eleanor o il periodo in cui era troppo impegnato col lavoro per pensare ad altro.
Niente aveva fatto cambiare i suoi sentimenti verso Elisabeth, che erano cresciuti giorno dopo giorno a dismisura.
I suoi pensieri furono interrotti proprio dalla loro protagonista.

Louis, mi spalmeresti la crema protettiva sulla schiena per piacere?" gli chiese gentile la ragazza.
“Oh fantastico!” penso tra se e sé lui finché sorrideva cortese e apriva il barattolino per poi versarsi un po’ di crema sulle mani e spalmarla sulla schiena di Elisabeth.
Al suo tocco lei sussultò “E’ fredda!” si lamentò poi. Louis rise passando le sue mani ancora piene di crema sotto il gancio del costume.
Non aveva mai avuto un contatto di quel genere con Elisabeth.
“Ecco fatto” annunciò lui. Elisabeth lo ringraziò e con la piccola si incamminò verso la riva, seguita da Zayn e Adam.
Il pomeriggio passò incredibilmente velocemente tra risate e allegria, tra amici che finalmente si sono in qualche modo ritrovati.

Il sole stava tramontando e il gruppo di amici stava parlando seduti a cerchio sulla sabbia.
“Bene, direi che fra un po’ potremmo andare al ristorante sulla spiaggia, è poco distante da qui!” disse Liam ad un certo punto.
Tutti acconsentirono con piacere.
“Ma Louis non è ancora tornato?” chiese Adam guardandosi intorno.
Elisabeth si alzò e si incamminò verso gli scogli. Dieci minuti prima infatti aveva visto il ragazzo allontanarsi verso quella direzione.
Lo vide alla luce rossastra del sole seduto in cima allo scoglio più basso.
Lo raggiunse arrampicandosi e cercando di non cadere. Una volta arrivata si sedette a fianco di Louis, che solo in quel momento si accorse della presenza della ragazza.
“Bello visto da qui”
disse lei riferendosi al tramonto.
“Già, proprio una meraviglia” le rispose, ma in realtà non stava prestando una minima attenzione al panorama.
Era immerso nei suoi pensieri ormai da più di un ora, tutti pensieri rivolti al da farsi con Elisabeth.
Lui la voleva, ma non sapeva come dirglielo e soprattutto se lei ricambiava.
Negli ultimi tempi l’aveva vista parecchio distaccata per via di Adam ma in quel pomeriggio sentiva che finalmente le cose erano tornate come quelle di una volta, o almeno erano sulla buona strada.
Louis disse lei alzandosi “torniamo dagli altri, fra un po’ si va a cenare”.
Elisabeth gli porse una mano che Louis afferrò per aiutarsi ad alzarsi.
La ragazza non fece tempo a cominciare a scendere che Louis, ancora con la mano stretta a quella di Elisabeth, la spinse verso di sé e la abbracciò forte.
In un primo momento lei indugiò per poi ricambiarlo “Mi sei mancata Eli le sussurrò all’orecchio respirando il suo profumo a pieni polmoni.
“Anche tu Lou sciolse l’abbraccio “Mi dispiace per non essere stata presente ma…” lui la interruppe poggiando davanti alla sua bocca l’indice.
“Non devi darmi spiegazioni né scusarti. Sono stato io a non sfruttare le occasioni che avevo”.
Lei lo guardò, confusa: “A cosa ti riferisci Louis? Non riesco a capire…”.
Louis rise, con un filo di amarezza.
Louis, ti prego: spiegami! Quali occasioni?”.
Ma lui si era già perso negli occhi di lei.
Senza darle tempo di chiedere il motivo del suo silenzio Louis posò le proprie labbra su quelle di Elisabeth che portò le mani tra i capelli del ragazzo assaporando le sue labbra.
Era un bacio casto, che comunque aveva provocato ai due innumerevoli emozioni.
Lui si staccò da lei restando comunque a pochi centimetri dal viso di Elisabeth.
Lou non so se è la cosa giusta, insomma… Con Maggie…”
“La cosa è giusta se tu ci tieni. Tu ci tieni Eli?”
le chiese serio Louis.
Lei arrossì abbassando lo sgardo per poi posarlo di nuovo su quello del ragazzo.
Annuendo sussurrò un “Io ti amo Louis

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Capitolo 15
*** Il Diario Di Maggie ***


Spazio dell'autrice (?)
Ecco a voi il capitolo, spero vi piaccia nonostante il tragico ritardo :3
Ricordate di passare alla mia fanfiction  "Fall In Love" e alla mia OS "Stuck In The Moment" E UNA NUOVA SU HARRY CHE VORREI MI DICIATE COSA  NE PENSATE "Everything's About To Change"
:)
LE RECENSIONI SONO GRATIS E SEMPRE GRADITE ;)
E' IL PENULTIMO CAPITOLO, SERO VI PIACCIA :D

ALULULU

_loveHoran97_ xx

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3 aprile 2017

Caro diario,
indovina… Oggi ho compiuto 10 anni!
La mamma mi ha regalato questo diario per scrivere cosa mi succede.
Voglio cominciare con uno dei giorni più belli della mia vita, il 29 giugno 2015: mamma e Louis si sono sposati!
Io ho fatto la damigella, ero bellissima e anche la mamma e Louis lo erano!
Adesso Louis è il mio papà, ma non riesco a vederlo come un papà…
Boh.
Comunque ora devo andare che devo aiutare la mamma a preparare tutto per la festa!
A presto,

Maggie




10 settembre 2018

Caro diario,
ho paura. Fra un po’ inizia la scuola media, e io ho TANTA paura!
E’ tutto nuovo, come farò?
Louis dice di non preoccuparmi, che andrà tutto bene.
Si, ma intanto quella che ci deve andare sono io, mica lui!
Voglio solo che non mi trattino diversamente solo perché mio… Come descriverlo… Si insomma, perché Louis è famoso.
A proposito di Louis: è partito, di nuovo.
Mi manca tanto! Mi ha promesso che tornerà per la fine del mese ma so che poi dovrà ripartire…
Mi mancano anche gli altri, ma soprattutto Zayn: il mio zio preferito!
Se non avesse 25 anni gli chiederei di sposarmi e vivere felice e contento con me. Destino crudele!

Maggie

 
 

15 novembre 2018

Caro diario,
ti ricordi quando ti dicevo di avere paura?
Beh, tutto risolto! Mi sono trovata benissimo e alcune mie compagne sono davvero simpatiche: ho subito fatto amicizia.
E poi c’è un ragazzo bellissimo nella mia classe, si chiama Josh. Ti dirò, è anche migliore di Zayn!
Però non è che mi guarda molto, e se non gli piaccio? A me piace così tanto!
Louis non è ancora tornato: contrattempi.
Mi manca, e non poco.

Maggie

 
 

21 marzo 2019

Caro diario,
non so cosa fare. E’ tutto così strano, mi scoppia la testa!
Ora sono in camera mia… Sto piangendo. Perché sto piangendo?!
Prima ho sentito Louis e Elsabeth parlare… Parlavano di me.
Lei gli chiedeva quando avrà intenzione di dirmi che lui è mio fratello… MIO FRATELLO, CAPISCI???
No, Lou non può essere mio fratello… Non può e basta!
Io non voglio incontrare la mia vera madre, perché non me l’hanno detto prima?
Cosa devo fare? Sono confusa…
Louis mi sta dicendo di uscire, ma non voglio: non so come comportarmi adesso!

“Maggie apri subito la porta! Cosa stai facendo lì dentro?”
Louis non capiva cosa potesse essere successo, o sperava che non fosse successo quello che stava pensando.
Ad aprire la porta si ritrovò una Margareth in lacrime.
Si abbassò alla sua altezza: “Perché piangi? Cosa succede?”
“Quando avevi intenzione di dirmi che ero tua sorella Louis?!”

 
 

04 giugno 2019

Caro diario,
Louis è fuori casa, di nuovo.
Da quando ho saputo che Louis è mio fratello, per un po’ le cose non erano più le stesse.
Mi ero isolata, non volevo affrontare il problema.
Non volevo incontrare la madre di Louis.
Non voglio tuttora, anche se le cose si sono sistemate.
Io non potevo proprio riconoscerlo come padre, ed ecco la spiegazione.
Non riesco neanche più a chiamare ‘mamma’ Elisabeth: mi ha tenuto nascosta una cosa troppo importante.
Staremo il mese di luglio in America. Spero che mantenga la sua promessa, almeno per questa volta.

Maggie

 
 
14 febbraio 2021

Caro diario,
a casa sono sola: Louis ed Elisabeth sono usciti, mio fratello è proprio un romanticone!
Ma il punto non è questo…
FRA UN ORA HO UN APPUNTAMENTO CON JOSH!
Non so che fare, cosa mettermi, come comportarmi…
Insomma, è Josh! Sono cotta di lui dalla prima volta che l’ho visto e ho paura di rovinare tutto…
A presto,

Maggie

 
 
14 ottobre 2021

Caro diario,
sono esattamente 8 mesi che io e Josh stiamo insieme, non è fantastico?
Ma cosa più importante… Elisabeth è incinta!
Oddio, sarà stupendo!
Maschio o femmina è indifferente.
Louis è dolcissimo da quando l’ha saputo: non c’è volta che quando vado a dare la buonanotte a Louis e Elisabeth in camera loro lo trovo ad accarezzare il ventre di lei, lo ha preso particolarmente questa faccenda.
E poi finalmente starà a casa per un lasso di tempo decente!

Maggie

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


31 luglio 2023

Louis e Maggie erano in ospedale, percorrevano il corridoio ed eccola li: la vetrata da cui si potevano vedere i neonati.
“Eccola, è quella a destra” disse lui indicando con un dito la culla rosa.
Poco più di 6 ore prima, alle 6:31 è nata Faith Elisabeth Tomlinson.
Erano tutti in sala d’attesa, Louis era dentro a stringere la mano della sua bellissima moglie durante il parto.
“Guarda Lou! Ha gli stessi occhi del padre!” esclamò la quindicenne emozionata.
“E gli stessi lineamenti della madre…” sussurrò lui facendo scivolare una lacrima lungo la sua guancia.
Una lacrima piena di emozioni.
 
Qualche giorno dopo…

Louis e Margareth, che spingeva la culla con all’interno Faith, stavano andando a trovare Elisabeth.
Varcarono il cancello e si incamminarono per il prato percorso da vialetti cementificati. Ad un certo punto arrivati a destinazione si fermarono.
“Ehm… Lou, Josh mi aspetta all’uscita” sussurrò Maggie. Louis annuì flebilmente.
Lei fece per andarsene ma poi si bloccò e si rigirò verso il fratello.
Louis prese dalla tasca un foglio di carta “credo sia ora che tu la legga”.
Glielo porse, lui lo prese sospirando. Margareth forzò un sorriso a venne risposto con uno altrettanto tirato e si allontanò spingendo la culla.
Una volta fuori incontrò Josh, il quale le baciò la guancia e accarezzò il pancino a Faith.
“Come stai?” le chiese. “Non è facile, lo sai…” rispose lei accarezzando la manina della piccola.
“Si, lo so. Per qualsiasi cosa io ci sarò, sempre”. Maggie lo baciò.
Louis intanto si rigirava il foglio in mano finché non si decise ad aprirlo e cominciare a leggere.

29 luglio 2013
Caro Louis,
ho deciso di scriverti questa lettera perché… in realtà neanche io so il motivo.
Circa 9 mesi fa, quando abbiamo scoperto di aspettare un bambino, ricordi quanto eravamo felici?
Il passato non si può cancellare, ma non mi pento di niente e so di aver fatto la cosa giusta nel portare la gravidanza fino in fondo.
E’ stata dura, ma grazie al tuo aiuto e sostegno tutto è stato più facile. Grazie Louis, per tutto.
Grazie per essermi stato sempre accanto, per aver passato questo periodo INSIEME.
Scommetto che Faith è una splendida bambina, splendida come il padre.
Non sarà facile, ma so che tu e Margareth ce la farete e crescerete la piccola al meglio.
Non sarete soli: ci saranno Adam, Zayn, Liam, Niall e Harry con voi.
E poi ci sono io, sempre al vostro fianco.
So che crescerai al meglio Faith, so che Margareth con questa esperienza diventerà una persona migliore.
Perché tu, tu sei la loro forza ora.
Voglio solo che mi fai una promessa: non mollare mai.
Perché tu sei il mio Superman o meglio, il mio super uomo.
Ti auguro il meglio, perché tu meriti il meglio.
Per sempre tua,
Elisabeth


Ormai le lacrime ricoprivano il viso di Louis.
Posò i fiori sulla lastra di marmo:

Elisabeth Benedetti
5 marzo 1993
31 luglio 1023


Alzò gli occhi al cielo stringendo la lettera tra le mani.
“Per sempre”



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Spazio dell'autrice (?)
Ed eccola, è finita.
*Piange*
Davvero, è così triste porre fine alla storia D:
Spero vi sia piaciuta, io ci ho messo l'anima :)
Ringrazio INFINITAMENTE
le 21 meraviglie che hanno aggiunto la storia alle preferite,
le 7 meraviglie che hanno aggiunto la storia alle ricordate,
le 33 meraviglie che hanno aggiunto la storia alle seguite,
le persone che hanno lasciato una recensione fino a totalizzarne, almeno per ora, 88.
Passate dal mio profilo se vi va, ci sono altre storie :3
Vi amo :)
ALULULU

_loveHoran97_ xx

PS: Prima di minacciarmi di farmi fare la stessa fine di Elisabeth leggete la Nota Dell'Autrice, grazie :)


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Capitolo 17
*** Nota dell'autrice ***


Elisabeth ha superato la morte dei genitori quando era molto giovane

Elisabeth ha vissuto l'angoscia di non aver sua figlia con sé

Elisabeth ha creduto fino all'ultimo di avere la meglio sulle avversità

Elisabeth ha lottato per la vita del suo migliore amico, stando costantemente accanto a lui

Elisabeth è nata per compiere una missione: diffondere i suoi valori a chi le sta accanto

Elisabeth ha compiuto la sua missione al meglio

Elisabeth ha portato a termine una gravidanza rischiosa, sapendo a ciò che andava incontro

Elisabeth ha dato la vita per sua figlia

Elisabeth è morta dopo aver mostrato tutta sé stessa

Elisabeth è la persona che vorrei diventare crescendo

Elisabeth non meritava il banale finale "e vissero per sempre felici e contenti", ma molto di più

Alla fine è Elisabeth la super donna
.

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