Black is Black!

di Elbeth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incipit ***
Capitolo 2: *** Smistamento ***
Capitolo 3: *** La prima notte ***
Capitolo 4: *** Lezioni ***
Capitolo 5: *** Giorno e notte ***
Capitolo 6: *** Conversazioni ***
Capitolo 7: *** Confusione (ovvero Essere o non essere) ***
Capitolo 8: *** Halloween ***
Capitolo 9: *** La Tempesta ***
Capitolo 10: *** Novità ***
Capitolo 11: *** La Commedia degli Errori ***
Capitolo 12: *** Segreti ***
Capitolo 13: *** Niente guerra! ***
Capitolo 14: *** Buon Natale... ***
Capitolo 15: *** ...e Felice Anno Nuovo! ***
Capitolo 16: *** ...e Felice Anno Nuovo! (bis) ***
Capitolo 17: *** L'istante ***
Capitolo 18: *** L'Amore è una cosa Meravigliosa ***



Capitolo 1
*** Incipit ***


Incipit

 

Primo giorno ad HogwartsSperiamo bene…

Il treno la stava portando nella sua nuova scuola: le immagini, come i suoi pensieri, scorrevano veloci davanti ai suoi occhi, mentre fissava pigramente il verde dei prati inglesi.

Lizzie - o meglio Elisabeth Marie Delaroche, come recitava il suo nome completo - per la prima volta stava per mettere piede nella famosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Era la prima volta, che viaggiava in quella parte dell’Inghilterra.

Ed era anche la prima volta che…

Sospirò.

Beauxbatons era molto diversa!

Era stata la sua scuola, fino all’anno prima. 

Prima che suo padre venisse trasferito dall’ambasciata inglese.

Prima che non fosse più una persona gradita in Francia. 

Prima dell’ascesa del Signore Oscuro.

Lo sguardo di Lizzie si fece altero. Nessuno le aveva rivolto parola ed aveva scelto uno scompartimento miracolosamente vuoto: non amava mischiarsi con la gente. Ogni tanto qualcuno sbirciava dentro, ma nessuno si era azzardato ad entrare ed a lei stava bene così. Era schiva e timida, nonostante l’apparente alterigia, che fungeva da corazza.

E poi quella cosa ridicola… 

Il viso le si corrucciò, al ricordo dell’ultimo incontro con il suo nuovo preside. Sospirò ancora, pensando all’esame che aveva dovuto sostenere, per poter essere ammessa al settimo anno ad Hogwarts. E poi, un sorriso, all’improvviso, illuminò i suoi occhi scuri, incorniciati da una massa di capelli color mogano.

A Pozioni ho preso il massimo: ovvio!

Ma durò lo spazio di un secondo ed il viso si corrucciò di nuovo.

Ma non in Trasfigurazione: quella McGranitt è proprio odiosa…

Eppure, l’insegnante che l’aveva colpita di più era stato un altro: il nuovo preside. Gli occhi azzurri del professor Silente erano gli unici, che gli erano rimasti impressi, come il suo sorriso dolce.
Non che lei ne avesse bisogno, intendiamoci!

Solo che l’aveva incuriosita: aveva uno strano senso dell’umorismo.

Tipico inglese!

Non era un tratto comune in famiglia: suo padre, inglese ma francese di origine, non ne possedeva molto e sua madre, francese purosangue, non lo possedeva affatto.

Ma quella cosa ridicola… Proprio no! Non le andava giù!

Eppure sarebbe stata costretta a farla, suo malgrado.

Sospirò, alzando gli occhi al cielo. Lo stridore dei freni del treno la riscosse dai suoi pensieri, mentre si accorse di essere ormai arrivata a destinazione.
«Siamo arrivate »la voce delusa e spaventata della sua sorellina la intenerì.

«Su Dulcy! Vedrai che ti troverai bene, anche se fossimo state in Francia, sarebbe stato comunque il tuo primo anno di scuola, no? »

La sorellina accennò di si con il capo, poco convinta, e sospirò vistosamente, abbassando lo sguardo.
«Sono nervosa anche io, sai? »Lizzie si chinò davanti a lei, le sollevò con delicatezza il mento, fino a farle rialzare gli occhi e la fissò con dolcezza.

«Davvero? » le chiese la sorellina sorpresa.

«Certo, ma ricordati che siamo insieme. Io ti proteggerò, se ne avrai bisogno e tu lo farai con me: ci stai?»

Dulcinea fece cenno di si con la testa, questa volta più convinta.

«Non ti preoccupare! E poi Silente ti ha promesso che ti troverai benissimo! »la rassicurò e, porgendole la mano, si avviarono per scendere dal treno.

Il riferimento al nuovo preside rimise Dulcinea di buon umore, che finalmente sorrise.

Lizzie notò che, nello scendere dal treno, la sorella aveva sciolto la mano dalla sua.

«Miaooo» la testa nera di Rasputin, il suo gatto, fece capolino dalla borsa.

«Siamo arrivate! Non sono felice neanche io… » sussurrò tra sè, mentre Dulcinea le camminava davanti «Ma d’altronde non ci possiamo fare nulla!»e si diresse di buon passo verso il castello di Hogwarts.

Bene, andiamo: è ora!


«Allora James, come è andata l’estate? Vi siete divertiti in Grecia, tu e la Evans?»
James, scompostamente seduto sui sedili dell’Hogwarts Express, come i suoi compari, sorrise abbassando lo sguardo.

«Non dirmi che ti imbarazzi con noi, Ramoso!»
Non sfuggirai alle mie domande, fratello! 

L’atteggiamento confuso di James Potter non fece che incuriosirlo maggiormente.

«Non è leale, Felpato… Lo sai. Non ho segreti per voi, ma … Lily, insomma, è…. Beh… Non sono solo io, c’è anche lei… »
Lo fissò, sorridendo ed abbassando a sua volta lo sguardo. La tenerezza di James in quelle poche parole aveva cancellato sia l’ironia, che la curiosità.

«Legittimo, James. Perdonami.»
«Dai, Sirius: quando usi quel tono sembri proprio tuo padre!»

«Grazie James, è proprio un bel complimento: proprio quello che volevo sentirmi dire.»
«Almeno con noi potresti sfogarti, Sirius»questa volta era la voce pacata e saggia di Remus Lupin, che aveva parlato.

 «E’ tutto a posto ragazzi. Tutto ok! I Potter mi hanno ormai adottato. Sono definitivamente felice!» sorrisero tutti e tre  «Ed ora per me è tutto più facile: credetemi…»

Ma tutti e tre sapevano che non era così e, quindi, pensò bene di cambiare argomento.

«Piuttosto, che fine ha fatto Codaliscia? Strano che non si sia ancora appiccicato a noi»
Non aveva voglia di parlare dei Black ora.

«L’ho visto bazzicare nell’altro vagone, mi sembrava cercasse qualcuno… O qualcuna!»
«Ricerca vana… »

«Sirius!» lo richiamò Remus « Dovresti essere un po’ più gentile con lui: ti idolatra!»

«Lunastorta, sei tu il buono, non ricordi? Io, sono solo la pecora nera!»
Remus scosse il capo sorridendo.

«No Sirius, so bene che la realtà è un’altra: sei solo tu che non vuoi arrenderti all’evidenza.»
Lo stridore dei freni interruppe le loro chiacchiere.

Andiamo! L’ultimo anno a Hogwarts e poi…

Quel pensiero aprì un sorriso luminoso sul suo volto, mentre si alzava. Remus e James si scambiarono uno sguardo d’intesa: erano felici di vederlo finalmente sereno.
Lo scorso anno era stato duro per lui. La famiglia Black questa volta non aveva perdonato... Ma ora tutto sembrava prendere una piega migliore.

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Capitolo 2
*** Smistamento ***


Smistamento

 

La Sala Grande era immensa e pareva ancora più grande, con tutto quel brulicare di persone. Il vociare confuso rendeva tutto più carico di eccitazione: i ragazzini del primo anno erano in parte paralizzati dal terrore ed in parte euforici. Dal canto suo, Lizzie non pensava a nulla, lasciando vagare lo sguardo altezzoso per la Sala.

Il Castello di Hogwarts aveva indubbiamente il suo fascino ed era arredato con buon gusto. In fondo le piaceva: forse non sarebbe stato così male rimanere lì.

Per quanto ci resterò…

Un battito deciso di mani fece tacere il brusio.

Ancora quella donna odiosa!

Doveva incutere un bel po’ di timore, per aver tacitato un’intera Sala di quelle dimensioni! Lizzie sospirò rassegnata.

Ridicolo!

Nulla le avrebbe fatto cambiare idea al proposito.

I ragazzini, ormai, erano tutti impietriti, anche quelli che prima si erano mostrati più spavaldi: davanti a loro si apriva, in mezzo ai tavoli gremiti di studenti, un enorme corridoio da percorrere e migliaia di occhi famelici ad attendere l’imminente “spettacolo”. In fondo al lungo corridoio campeggiava, in bella mostra di sé, poggiato su uno sgabello, il famoso Cappello Parlante: era lui che avrebbe proceduto allo smistamento nelle rispettive Case.

Ed eccolo lì iniziare a cianciare in rima.

Lizzie sospirò ancora (le sembrava di non aver fatto altro da quando era arrivata!), mentre aspettava che la tiritera del Cappello finisse. Era scocciata. Era annoiata. Ed era furiosa.

Finalmente il Cappello la smise di cianciare e la McGranitt iniziò a chiamare uno alla volta gli studenti del primo anno. Ogni nuovo smistamento veniva salutato con entusiasmo da questo o quel tavolo, a seconda della Casa di appartenenza.
«Delaroche Dulcinea!»
Sua sorella, dopo averle rivolto un timido sorriso, avanzò decisa per l’ampio salone.
Era fiera di lei: stava dimostrando maturità, compostezza ed il piglio dei Delaroche! Il cappello la smistò quasi subito.

«Grifondoro!»La sorella fu accolta con il solito entusiasmo dal tavolo dei nuovi compagni e lei sorrise compiaciuta.

«Delaroche Elisabeth Marie!»
Il sorriso le morì sulle labbra.

Eccolo!

L’avevano detto!

Ridicolo!

Lizzie si mosse, nonostante il disagio, ed i suoi occhi neri fissarono fieri il Cappello.

Dai, Lizzie, è solo un corridoio! Ed un cappello!

Ce l’aveva fatta Dulcy, lei non poteva essere da meno!

Si avviò a percorrere il corridoio.

Il silenzio era insopportabile, mentre il ticchettio leggero dei suoi passi risuonava nella Sala Grande. Le sembrò che l’atmosfera fosse diventata improvvisamente gelida. La sua sicurezza vacillò, mentre procedeva, ma la sua rigida educazione non le permise di abbassare lo sguardo.

Era ormai a metà strada, e stava pensando che in fondo non era andata poi così male, quando …accadde!

Fissò quel viso – un bel viso in fondo – e lo fulminò con i suoi occhi neri.

Ma lo studente, incurante dei suoi occhi fiammeggianti, continuò a ridere, prima sommessamente, poi sempre più forte. Nonostante l’amico accanto gli desse delle gomitate per fermarlo, quello continuava, rumoreggiando sempre di più... In maniera quasi imbarazzante!

Lizzie arrossì violentemente. Le mancava l’aria, così ne prese a pieni polmoni.

Idiota! Come osa?

Lizzie contrasse la mascella, mentre continuava a camminare, col volto pallido per la rabbia.

La bacchetta in fondo era a portata di mano, non c’avrebbe messo molto a lanciargli una maledizione! Ma fu distratta dalle sue idee bellicose, perché si accorse con orrore che la risata andava allargandosi a macchia d’olio: tutta la Sala era un rumoreggiare divertito con punte di riso più acute.

«Ehm, ehm» la McGranitt si schiarì la voce cercando di attirare l’attenzione, ma ottenne l’effetto contrario.
La risata dilagò ormai incontenibile.

Vecchia imbecille!

Se possibile, stava peggiorando la situazione.

Lizzie individuò il ragazzo che aveva riso per primo: voleva stamparsi bene nella memoria quel volto. Prima o poi gliela avrebbe fatta pagare. Due occhi scuri la fissarono a sua volta ironici e divertiti, mentre faceva finta di applaudire al suo passaggio.

«Un pò attempata come studentessa del primo anno» lo sentì commentare a voce neanche troppo bassa con l’amico. Le sue difese, quasi al limite, stavano per crollare: avrebbe solo voluto girare le spalle a tutti, scappare e mettersi a piangere. 

Ricordati chi sei…

Respirava a fatica, sempre più rabbiosa e fragile. Ma, con fierezza, continuò, dandogli definitivamente le spalle.

Non c’è bisogno della bacchetta! Se volessi, potrei ucciderti in questo istante, piccolo verme!

Era già in grado di utilizzare incantesimi non verbali - a Beauxbatons si insegnavano molto prima - e conosceva le Maledizioni Senza Perdono, anche se non le aveva mai usate. 

Ma c’è sempre una prima volta!

«SILEEEENZIO!»
Una voce tonante rimbombò nella Sala Grande e mise fine alla sua scaramuccia personale e, con suo enorme sollievo, anche alla risata collettiva. 

«Non giudicate prima di conoscere» lo sguardo di Silente, l’uomo a cui apparteneva la voce che aveva interrotto quel teatrino imbarazzante, fissò con gravità e rimprovero il ragazzo che aveva iniziato «Al posto vostro farei a gara per averla nella mia Casa: la signorina Delaroche potrebbe dare lezioni a molti di voi...»

Ora stava rivolgendo lo sguardo a tutta la Sala: Lizzie continuava a procedere, tirando un sospiro di sollievo.

«… inoltre, è stata la migliore battitrice della nazionale giovanile in Francia!»
L’ultimo commento di Silente, oltre a placare le ultime risate, le strappò un sorriso: era felice che le continue lotte con i suoi genitori per poter giocare a Quidditch, le dessero ora un motivo di vanto di fronte a quelle belve fameliche. Suo padre non lo riteneva uno sport adeguato: ad un “purosangue”, in generale, e ad una donna, in particolare.

 

Mentre saliva i gradini e prendeva la mano, che Silente galantemente le aveva teso, per aiutarla ad accomodarsi sullo sgabello, Lizzie lo fissò con gratitudine.
Il sorriso paterno del professore le scaldò il cuore.

«Mi scusi Mademoiselle Delaroche, di solito Hogwarts è molto più civile di come si è dimostrata oggi con lei»
Lizzie piegò il capo, accettando le scuse implicite a nome della Scuola. 

Silente era definitivamente il suo preferito!

Girò il capo a fissare, ora più sicura, la Sala ed i suoi studenti. Lasciò vagare lo sguardo fino a trovare ciò che cercava. Il ragazzo sembrava aver accusato il colpo, ma i suoi occhi ironici non la abbandonarono per un attimo. Leggeva ora…Cosa? Una punta di curiosità? Anche i suoi occhi non lo lasciarono, fissandolo con odio.

Almeno fino a quando il Cappello Parlante non le fu calato sul capo.

Ridicolo!

«Così pensi che sia ridicolo, cara signorina…» il sussurro del Cappello era udibile a lei sola.

Certo che pensava che fosse ridicolo: era lei a determinare ciò che era, non uno stupido cappello!

«Io farei molta attenzione al posto tuo: potrei smistarti nella Casa della McGranitt, una certa dose di spavalderia mi pare che non ti manchi e Grifondoro potrebbe aiutarti molto… come con tua sorella.»
NO! La megera, no!

 

«No? Sicura? E dove allora…. Complicato… Molto complicato!» aggrottò la fronte.

Cosa poteva esserci di così complicato in lei?

«Vedo grande intuito… E sicurezza e… Cos’altro? Ah! Interessante: questo sì che potrebbe essere determinante. Un dono raro. Ma sei proprio certa di non preferire Grifondoro?»
Lizzie iniziava a spazientirsi. Già era stato abbastanza ridicolo dover partecipare a quella buffonata, con gli studenti del primo anno, ora anche il Capello pareva prendersi gioco di lei!

Sono certa! Vogliamo deciderci? O passare qui  tutta la notte? Dimostrami chi sei, Cappello!

La risata sommessa del Cappello Parlante questa volta fu udibile da tutta la Sala, che – ne era certa – li fissava allibita.

«In bocca al lupo ragazza! Sei destinata a grandi cose… Se saprai usare bene ciò che possiedi.»
Ancora una volta aveva parlato solo a lei.

«SERPEVERDE!»
Il grido del Cappello risuonò sicuro e deciso per la Sala. 

Il tavolo della sua nuova Casa urlò festante, mentre quell’incubo finiva.

Si avviò verso i suoi nuovi compagni di classe, molti dei quali ora sorridevano felici e le facevano posto accanto a loro. Scelse di sedersi nel posto parallelo al misterioso ragazzo. In segno di sfida. Almeno non erano nella stessa Casa: lì pareva una cosa seria questa faccenda dello smistamento, più di quanto avesse pensato. Il ragazzo si girò dopo averle lanciato un ultimo sguardo di disprezzo, scuotendo il capo.

«Così altezzosa, non poteva che essere una Serpe!»
Lo sentì dire all’amico che ridacchiò.

Idiota! Cosa vuoi sapere di me!
«Non fare caso a lui: mio fratello Sirius ama sempre azionare la bocca prima del cervello...sono Regulus Black. Piacere!»
Gli occhi di Lizzie rimasero di ghiaccio, mentre sorrideva al compagno, che gli stava parlando e che le tendeva con fare aristocratico la mano. Con un sorriso di circostanza tese, asua volta, la mano al ragazzo. Sperava, vivamente, che il suo momento di gloria ad Hogwarts fosse definitivamente chiuso: non amava essere al centro dell’attenzione.

Fra qualche giorno nessuno ricorderà più nulla…

Voltando il capo, notò che Dulcinea la guardava preoccupata. Lizzie le sorrise, le strizzò l’occhio e le mostrò le due dita della mano destra incrociate: era il loro gesto segreto. 

Sempre unite, Dulcy!

La sorellina le rispose con lo stesso gesto e poi la salutò. Solo allora Lizzie si trovò a guardare il suo salvatore (come aveva definito dentro di sè Silente), ma quello che vide, la deluse più dei commenti sarcastici di Sirius Black. 

Silente la fissava gravemente. 

Lizzie cercò di metterlo a fuoco nella confusione dello smistamento che continuava a procedere.
Non vedeva bene da lontano: ma era possibile che il vecchio professore avesse scosso il capo?


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Note per i lettori (presenti, passati e - spero tanti - futuri!):

Salve a tutti!
Spero la storia vi piaccia, a me piace molto scriverla e finalmente ho trovato il coraggio di condividerla con altri.
Sarà narrata a due voci, anche se in questo capitolo, la protagonista femminile l'ha fatta da padrona!
Mi serviva per introdurre meglio il suo personaggio, ma già nell'Incipit, come nel seguito, le voci narranti saranno due: Elisabeth e Sirius.
Sono già arrivata a buon punto, ma ho due finali aperti e sono ancora indecisa su come chiuderla... E' questo il motivo per cui l'ho postata pubblicamente.
Decidere come chiuderla.
Ma è ancora presto... Ci vorrà del tempo.
Intanto, per chi passasse da questi lidi, grazie per il tempo dedicato e buona lettura!
El

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Capitolo 3
*** La prima notte ***


La prima notte

 

La Sala comune dei Grifondoro le sembrava immensa.

Lizzie le aveva detto di non preoccuparsi, ma era impossibile. Non riusciva a ricordare neanche la strada per arrivare allo strano ritratto che era l’accesso ai loro dormitori, per non parlare della parola d’ordine! Era tutto così complicato!!!

Ma il prefetto – le pareva che fosse questo l’appellativo con cui lo chiamavano tutti – era stato gentile, quindi forse avrebbe potuto richiedergliela.

Dulcinea era intimidita, non conosceva nessuno e si sentiva un po’ spaesata. Ovviamente conosceva l’inglese, lo parlavano in casa, da sempre, anche quando erano in Francia, ma i cambiamenti erano stati troppi in quell’ultimo periodo e soprattutto non aveva mai contemplato l’idea di stare lontana da sua sorella.

Sospirò vistosamente, abbassando lo sguardo.

- Cosa c’è che non va, piccola? – una voce calda e suadente la distrasse dai suoi pensieri.

- Sei del primo anno, giusto? – Dulcinea annuì senza parlare, alla seconda voce che le aveva rivolto parola.

- Non ti preoccupare, fa questo effetto a tutti la prima volta, ma vedrai che andrà tutto bene – la rassicurò il primo ragazzo.

- Ma… non conosco nessuno… E… - si bloccò, con un nodo alla gola, stava per mettersi a piangere, ma Lizzie le diceva sempre che con le lacrime non si risolve nulla e, quindi, si era fermata.

- Beh, allora consentici di rimediare. Sono Sirius Black e lui è il nostro prefetto Remus Lupin – e con fare cerimonioso le fece un inchino e le porse la mano da stringere.

- Piacere, sono Dulcinea - disse loro timidamente, stringendogli la mano – Lui sapevo già chi era -  aggiunse indicando Remus con un dito.

-  Si, ma non gli dare troppa importanza, piccola – il ragazzo di nome Sirius si inginocchiò accanto a lei – questi prefetti rompono sempre un po’ le scatole!

-  Oh no, no – protestò – lui è stato gentile con me, anzi… Se posso… - ed arrossì.

-  Dimmi pure Dulcinea, ti ascolto – Remus le rispose con voce gentile, condita da un sorriso dolce che la convinse a parlare ancora.

- Non mi ricordo più la parola d’ordine per entrare – confessò imbarazzata.

- Neanche io! – aggiunse Sirius e Dulcinea rise sommessamente – sceglie sempre parole difficili.

- La parola d’ordine è: draco dormiens. E’ latino. Se non la dovessi ricordare, puoi sempre aspettare un tuo compagno ed entrare con lui.

- La imparerò io per te, principessa. – promise Sirius – E se dovessi trovarti in difficoltà, basta che lo dici al ritratto accanto alla signora Grassa. Il Cavaliere bianco mi cercherà in tutta la Scuola ed io verrò in tuo soccorso e ti aprirò.

- Grazie! – rispose entusiasta – Ora vado a letto. E' stata una giornata … impegnativa!

Il tono compito con cui lo disse, suscitò l’ilarità dei due che la salutarono con una carezza sul capo.

- Fai sogni d’oro, principessa.

E Dulcinea sorrise a Sirius, facendo la riverenza.

E’ proprio simpatico!

- Che tesoro, quella bimba!

- E tu non perdi occasione di ammaliare chiunque, Felpato!

- Bhe, hai fatto colpo anche tu Remus: arrossiva ogni volta che le rivolgevi parola.

Ed i due, dandosi pacche reciprocamente, si incamminarono verso i dormitori al piano superiore.

 

- Insomma Sirius… questa volta hai esagerato…

- Si, James, si! Ho capito. Non fai altro che ripetermelo da quando siamo rientrati. Stai diventando più noioso di Silente!

Era comodamente disteso sul divano della sala comune di Grifondoro, davanti al camino ancora spento, e fissava con sufficienza la Gazzetta del Profeta che sfogliava tra le mani.

- Felpato, andiamo, ammettilo! Era già abbastanza imbarazzante, senza che tu complicassi le cose. Lo sai che per molti sei un riferimento. Dovresti contenerti!

- Ed anche tu, Remus, non sei da meno, da quando sei diventato prefetto! Andiamo ragazzi, è una Serpeverde.

- Già, ma quando hai iniziato tu non lo sapevi, Sirius.

Il tono grave di Remus Lupin gli fece alzare gli occhi dal giornale.

Non ha torto e lo sai bene…

Eppure c’era qualcosa nella ragazza, che l’aveva infastidito particolarmente. Sospirò.

- Bah! Intuito... Li riconosco a distanza io!

James sorrise, scuotendo il capo. Lily si avvicinò al gruppetto e la vide accarezzare con dolcezza i capelli di James, seduto in poltrona di fianco al divano, su cui erano stesi lui e Remus. Ogni tanto provava una punta di invidia, per quell’intesa così intensa, che si leggeva nei loro sguardi.

- State parlando della nuova, vero?

- Mmm…

Mugugnò. 

- Ti piace eh?

Questa volta si tirò su di scatto, mettendo definitivamente da parte la Gazzetta!

- Evans, non ti ci mettere anche tu! Essere la ragazza di James, non ti dà il diritto di mettere bocca anche nella mia, di vita! – il tono fu più duro di quello che voleva – Non so come faccia James a sopportarti! E sei anche una visionaria - Forse ho esagerato, pensò mentre fissava il volto perplesso di Lily - Quindi... -  aggiunse  in tono ironico -  ...forse dovresti frequentare con noi le lezioni della Cooman! – si alzò in piedi, prendendo la sciarpa di una compagna più piccola, che sobbalzò per il furto improvviso, se la drappeggiò a mò di scialle ed imitò ad alta voce la professoressa di Divinazione -  Hai la Vista, ragazza….

Tutta la sala scoppiò in una fragorosa risata, mentre Sirius, avvolgendo la sciarpa intorno al collo, si apprestava ad uscire platealmente.
- Vai già in giro Sirius? Siamo appena arrivati… Dai...

Una mano li salutò senza rispondere, prima di uscire dal ritratto della Signora Grassa.

- E’ così irrequieto: speravo che passare un po’ di tempo con te l’avrebbe aiutato.

- Lo so, piccola. E’ fatto così e sai che non è stata un’estate facile per lui.

- Si, James, lo so: è che alle volte penso che gli faccia piacere, fare così!

- Forse… O forse non ha mai conosciuto altro…

- Lo difendi sempre – disse posandogli un bacio sul naso – è anche per questo che ti amo…

James sorrise, prima di baciarla a sua volta.

 

- Hop!

Con un balzo atterrò senza rumore, fuori dalle mura del castello. Quella maledetta frenesia non lo abbandonava mai.

Maledizione! Pensavo che almeno ad Hogwarts mi sarei placato un pò!

Di solito era così, ma non questa volta.
La sua corsa accelerò, corse a perdifiato.
Fin verso la radura.
Appena lontano da occhi indiscreti, si trasformò.  Anche in quella forma, così diversa da quella umana, quell’agitazione non lo lasciava: si diresse verso il lago. Giunto in quello che era un leggero declivio, si ritrasformò. Avanzò camminando fino al bordo e lì si lasciò andare, distendendosi sull’erba bagnata.
Braccia e gambe aperte.
Gli piaceva molto quell’angolo di lago, si rifugiava sempre lì quando voleva riflettere o semplicemente stare da solo. Un brivido freddo gli corse lungo la schiena, penetrandogli nelle ossa, ma affascinato guardava il cielo stellato sopra di lui, pago di tutto. Il respiro, ancora affannato per la lunga corsa, stava riprendendo il suo ritmo regolare. Lo sciabordio delle onde sembrava cullarlo. 

Qui sembra che tutto sia in pace…

Hogwarts. 

Ero così felice di essere finalmente a casa....

Un sorriso sghembo si allargò sul suo viso. Qualcosa però l’aveva turbato. Più di quanto volesse.

Rimase lì per un po’… Un bel po’: gli piaceva stare lì, senza dover continuamente indossare una maschera, quella che aveva scelto di far vedere alla maggior parte del mondo. Solo ai Malandrini era dato di vedere quella che era la sua vera natura. Lentamente, il suo animo agitato si placò. Non seppe per quanto tempo rimase così, seppe solo che, ad un certo punto, ebbe più freddo. 

Le stelle in cielo avevano percorso un bel cammino.

Forse è ora di tornare..

Mentre si avvicinava alle mura del castello, passeggiando con le mani infilate in tasca, alzò ancora una volta gli occhi al cielo, a respirare un po’ di quella pace, a trattenerla per quanto possibile e a portarla con sé. 

Ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Sulla torre vide una figura muoversi ed un gufo librarsi alto nel cielo.
La figura rimase immobile per un po’ a fissare  a sua volta il cielo.
Sirius cercò di metterla a fuoco, nel buio della notte.

Chi poteva mandare un gufo alle (guardò l’ora) tre di notte??

Evidentemente non sono l’unico a passare una notte agitata!

Pensò a qualche ragazzino spaurito del primo anno.

Non è possibile che qualcuno di loro abbia avuto l’ardire di arrivare fino alla guferia, non sanno neanche dov’è!

La figura lentamente si girò ed iniziò a muoversi. Si fermò perplesso, sforzandosi di ricordare. Poi, ad un tratto, si illuminò. L’incedere era inconfondibile!

La nuova???

La sorpresa di Sirius, ora, era completa. 

Mille domande gli frullavano per la testa: come faceva a sapere dove era la guferia? Cosa c’era di così urgente da non poter attendere l’indomani? Ed infine - ma non meno importante - perché sfidare le regole, proprio lei, appena arrivata?

Voleva vederci chiaro. Sfilò la bacchetta dai pantaloni.
- Signor Black! Splendida vista, nevvero?

La voce del preside lo colse di sorpresa.

- Professor Silente!

- Si, so chi sono, Sirius. 

Non rispose: sapeva di essere stato beccato in flagrante.

- Puoi rilassarti: non sarò io ad infliggerti la prima punizione dell’anno.

Sirius si voltò a guardarlo, ancor più sorpreso.

- Oh - sussurrò Silente - non ringraziare me.

Con una dito indicò la figura della ragazza, che spariva dentro la torre nord.

- Se proprio vuoi ringraziare qualcuno, ringrazia Mademoiselle Delaroche. Se punissi te Sirius, dovrei farlo anche con lei. E mi pare evidente, che la sua nottata è stata decisamente più impegnativa della tua… O della mia.

Forse… ammise, non ancora convinto, tra sè

Sirius infilò nuovamente le mani in tasca, guardando il terreno imbarazzato. 

Silente aveva il potere di ridurlo, spesso, al silenzio.

- Impara a contenerti, signor Black. Sei uno degli studenti più dotati della scuola, Sirius. Sei un leader, tuo malgrado – Sirius non potè trattenere un sorriso sghembo – e sarai un ottimo Auror un giorno.

Sirius lo guardò negli occhi azzurri ed un lampo di gratitudine passò per i suoi occhi scuri e tristi.
Silente gli poggiò una mano sulla spalla, accompagnandolo gentilmente verso l’ingresso del castello.

- Dovresti riposare ora. Lasciamo che il buon Morfeo ci porti con sé…

- Grazie, professore.

- Sii gentile con lei, signor Black. Sii gentile con te stesso.

E, con un ultimo enigmatico sorriso, lo lasciò lungo il corridoio, che portava verso le stanze dei Grifondoro.

 

******************
Note per i lettori (passati, presenti e futuri):
Ho detto una bugia!
Ho inserito una terza voce narrante, che sarà molto meno presente dei due protagonisti: è quella di Dulcy, la sorellina di Lizzie.
Mi serviva una visione neutra, ogni tanto, da inserire nella trama: quali occhi migliori, per guardare il mondo, se non quelli un un bambino?
Ed ecco che è nata Dulcinea (il nome è un omaggio, ovviamente!).

Buona lettura e, se ne avrete voglia e tempo, recensite pure.
Vi assicuro che sarete deteminanti per gli sviluppi futuri...
Baci
El

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Capitolo 4
*** Lezioni ***


Lezioni

 

Con la pergamena in mano, si guardò in giro confusa.

Sbaglio o le scale si …muovono?

Era la terza volta che ripassava di lì, ma quella benedetta aula di trasfigurazione non voleva farsi trovare!

Perfetto, in ritardo già il primo giorno…

Forse avrebbe dovuto seguire il consiglio di Regulus ed andare con loro. Ma era passata in guferia a vedere se era arrivata posta per lei.

Era troppo presto: non era materialmente possibile. Sono stata una sciocca!

E così ora si ritrovava da sola, senza sapere dove andare. Svoltò l’angolo e si ritrovò le stesse scale di prima. Aprì le braccia in segno di sconfitta.

Ma cos’è questo posto: un labirinto?

Iniziava ad essere disperata. 

Riprese la pergamena, la rigirò per l’ennesima volta e la fissò perplessa. 

Due occhi sopra di lei sbirciarono il foglio. 

Una mano si appropriò del suo foglio, lo rigirò ancora e glielo rimise in mano.

« In fondo a destra, secondo corridoio.»

Ma chi…

Appena si voltò per vedere chi fosse, rimase di sasso.

LUI?!?

Vide lo studente di spalle, che stava ormai avanzando davanti a lei, e che con una mano le faceva cenno di seguirla. 

Rimase interdetta non sapendo cosa fare. Ma era troppo tardi e lui era già sparito, scivolando lungo il corrimano delle scale.

Merde! Devo sbrigarmi…

Si voltò e corse nella direzione che gli aveva indicato.

Sirius la aspettava davanti una porta.

«Lascia parlare me.»

«Non ne ho bisogno, grazie.»

Rispose altezzosa e, senza attendere oltre, gli passò davanti ed aprì decisa la porta.

«Finalmente, Delaroche. E’ così che era abituata in Francia? Nella vecchia Inghilterra scoprirà che amiamo la puntualità. Dieci punti in meno per Serpeverde.»

Un brusio sommesso e sconsolato accompagnò le parole della McGranitt, mentre qualche studente di Serpeverde la guardava torvo.

Dieci punti??? Ma di cosa???

«E non stia lì imbambolata a guardarmi... o forse non capisce bene l’inglese?»

«Parlo perfettamente tre lingue, professoressa» la risposta ebbe un tono fin troppo acido «e mio padre è inglese» disse, calcando l’ultima parola

«Si, suo padre...» la nota di rimprovero nella voce della professoressa era chiara e forte «Bene, allora si sieda!»

Sospirando prese posto all’ultimo banco, dato che i primi erano già occupati.

«No, no... si sieda qui!» e con un leggero tocco della bacchetta la McGranitt fece comparire un nuovo tavolo proprio di fronte a tutti gli altri. 

Se sperava di passare inosservata, oggi non ci sarebbe di certo riuscita!

Fissando con livore la professoressa, si avviò a prendere posto.

«Ah, Sirius, ci sei anche tu»

«Si, mi ero fermato ad aiutare la nuova ragazza, si era persa...»

«Bene, caro ragazzo, bene. Cinque punti per Grifondoro!»

Lizzie sgranò gli occhi? Lei prendeva una punizione e lui veniva premiato??? E cos’era questa storia dei punti? Black era guardato con ammirazione! Si voltò costernata a guardare il ragazzo e mentre lo incrociava per andare al suo posto, lo sentì sussurrare.

«Ti avevo detto di lasciar fare a me, piccola serpe!»

 

La classe era ormai vuota. C’era la pausa e tra poco ci sarebbe stata lezione di pozioni.

Speriamo che la prossima classe sia più facile da trovare…

Raccolse i libri con fare stanco: la lezione della McGranitt era stata…

…spossante!

Non aveva altro termine per definirla ed arrivare in ritardo il primo giorno non aveva giocato a suo favore: nonostante l’”aiuto” di Sirius Black non era stato certo uno splendido esordio! 

Ed ormai ne era sicura, non era stata solo la prima impressione: la vecchia (così ormai aveva soprannominato la McGranitt) la odiava! Perché mai, poi, non ne aveva idea. 

Certo, trasfigurazione non è la mia materia preferita...

Ma da qui a essere definita “appena accettabile”, ce ne correva: a Beauxbatons non andava così male! Anzi, la Croisette, l’alter ego della McGranitt in Francia, le aveva anche scritto una pergamena di raccomandazione, dato che quella materia le era necessaria per diventare auror.

Chiuse lo zaino e se lo mise in spalla. Uscì dall’aula e passando davanti ad una delle enormi vetrate del castello, fissò il cielo ancora azzurro ed il sole tiepido di settembre che lo rischiarava.

Perché non arriva?

Forse non era la McGranitt a rattristarla così, e neanche le bravate di Sirius Black...Forse era altro...

Sospirando si avviò a scendere le scale.

Facile ora: pozioni sta nei sotterranei! Bisognerà solo scendere!

 

«E quindi prendiamo la radice di asfodelo e facciamo… Cosa, Signor Black?»

«Un brodo?»

«Si» il tono di Lumacorno era deluso «Un brodo! Che tradotto nella lingua di noi pozionisti, significa che lo mettiamo a bollire per…Quanto, signorina Delaroche?»

«3 minuti se la pianta è giovane, 5 se è di oltre sei anni» rispose con voce bassa.

«Meravigliosa!» cinguettò Lumacorno «Sentito Black? Altro che brodo…»

Lizzie abbassò lo sguardo. 

Aveva già dato bella mostra di sé tra ieri ed oggi e non sentiva la minima necessità di essere messa al centro dell’attenzione ancora. 

Vorrei fare solo lezione e basta!

«In Francia lo cucineranno meglio...»

Borbottò il ragazzo, scatenando l’improvvisa ilarità della classe.

«Black! Sei incorreggibile! Come fa Regulus ad essere tuo fratello.» sbottò Lumacorno.

«Si, se lo chiedono anche i miei genitori!»

Tutta la classe continuò a ridere, più rumorosamente. Solo Lizzie era rimasta seria. Non aveva capito la battuta.

La ragazza accanto a lei le sorrise cordiale.

«Sirius non va molto d’accordo con la sua famiglia»

Le sussurrò all’orecchio.

E ci credo!

Lizzie la fissò con un gelido sorriso altero ed uno sguardo che manifestava apertamente il proprio disgusto. Lily Evans, così si chiamava, era seduta al banco accanto al suo. Era stata l’unica di Grifondoro a cercare di intrattenere una conversazione educata con lei, cosa che Lizzie aveva cercato, invano, di scoraggiare. 

Possibile che qui sia così complicato lasciare in pace qualcuno?

Sembrava un obbligo dover per forza essere socievole. Tutti che facevano a gara per intrattenerla a Serpeverde. Ora ci si mettevano anche quelli di Grifondoro? Lei avrebbe voluto solo scomparire, essere ignorata, essere trasparente!

Ma sapeva che ce l’avrebbe fatta: anche a Beauxbatons alla fine avevano ceduto!

Persa nei suoi pensieri non si accorse che Lily Evans la fissava delusa.

 

«Mi dispiace, ma forse avevi ragione tu, Sirius» mormorò Lily.

Sirius Black sorrise soddisfatto.

Ovvio che ho ragione io!

«In effetti» anche Remus Lupin aggiunse le sue constatazioni «a Difesa contro le Arti Oscure mi ero offerto di provare con lei, ma ha fatto finta di non sentire ed ha fatto l’esercizio da sola. Forse è solo timida»

«Mah! Timida? E’ strana piuttosto! Saranno così tutti i francesi?»

«Oh, dai Lily!» James la abbracciò «Cosa ci vuole per farti ammettere che è semplicemente antipatica? »

«Nulla! solo che mi sembra ...strano, ecco! Non sembra aver socializzato neanche con i Serpeverde!»

«O forse sei solo invidiosa, perché non sei più l’unica favorita di Lumacorno!» aggiunse ridendo Remus.

«Sei stranamente taciturno, Sirius, come mai? Pensavo che non avresti resistito nel dire “ve l’avevo detto!”»

Era stato James a parlare ed ora l’attenzione si era spostata su di lui.
Ma lui continuò a rimanere sdraiato sull’erba, ad osservare il rincorrersi delle nuvole in cielo.
Borbottò a mezza voce qualcosa di incomprensibile ai più.

Già, perchè sono così taciturno?

«E’ ancora in catalessi dopo la lezione della Cooman!»

James lo prese in giro, mentre tutti gli altri ridevano. Anche lui sorrise a sua volta.
Fu grato all’amico che distrasse l’attenzione: aveva sempre la capacità di comprendere quando non gli andava di scherzare.

Continuava a tornargli in mente la scena a cui aveva assistito la sera prima: non l’avrebbe ammesso mai con gli altri, ma era curioso. E l’atteggiamento misterioso della ragazza non faceva che aumentare la sua curiosità. L’aveva osservata bene (ovviamente non visto) e la ragazza nascondeva qualcosa: ne era certo. Sapeva riconoscere qualcuno che non voleva attirare l’attenzione.

E poi, quel suo atteggiamento, continuava ad infastidirlo. Gli ricordava terribilmente sua madre. La sua alterigia, la sua freddezza, il distacco con cui trattava tutti. Elisabeth camminava per i corridoi di Hogwarts come se si sentisse superiore a tutti loro e lui questo non lo sopportava! Scosse impercettibilmente il capo. E poi c’era l’enigma della sorella. Era così diversa da lei, eppure simile: Dulcinea era gentile e cortese, anche se fredda a sua volta e molto controllata. Tuttavia, il suo temperamento focoso, le faceva spesso perdere l’alterigia che invece la sorella più grande sembrava spesso coltivare e sottolineare.

Essere gentile...

Le parole di Silente gli risuonavano dentro.

Cosa avrà voluto dire? 

 

«Te l’ho detto! L’ho sentito da mia madre che è amica di sua cugina»

«Quindi sono vicini al Signore Oscuro...»

«Così pare. Sono stati addirittura espulsi dalla Francia!»

«Ma dai? Il padre avrà combinato qualcosa di grosso, quindi!»

«Eh, già!»

Lizzie camminava per i corridoi di Hogwarts con sguardo altero e passo deciso in mezzo ai borbottii dei suoi compagni.
Ormai andavano avanti da qualche settimana.

Beh, era prevedibile... Non potevamo sperare che durasse di più.

Era una semplice constatazione: il castello era una piccola comunità e le notizie giravano in fretta. 

Peccato, speravo che la pace durasse di più!

Le dispiaceva per Dulcinea. Lei ci era abituata, ma per la sorellina era diverso. 

Intanto gli sguardi continuavano a seguirla, fin dentro la classe di Pozioni. 

Alcuni incuriositi, altri ammirati ed alcuni... beh ...alcuni erano chiaramente ostili!

Conosceva la ridda di emozioni che questa notizia suscitava: ci era già passata a Beauxbatons. La ragazza si andò a sedere al suo posto. Almeno non era costretta a fare conversazione. Ma non  poteva sapere che Hogwarts le riservava ancora delle sorprese.

«Allora Lizzie» era un compagno di Corvonero che le si era avvicinato «tuo padre di cosa si occupa?»

La domanda la colse di sorpresa: non le piaceva affatto quando erano così diretti.

Ed indiscreti!

«Lavora al Ministero, ora»

«Ufficio Misteri?»

«Si» borbottò a mezza voce: sperava di far desistere il ragazzo con voce annoiata. 

Ma non ebbe successo!

«Ed è vero quello che si dice in giro?»

La domanda fece girare molte paia di occhi verso di lei. Anche Sirius Black si voltò a fissarla.

«E cosa si dice in giro, di grazia? Sai nessuno è così indiscreto da avermelo fatto notare.... finora!»

Il tono ed il sorriso di circostanza che si stampò sul viso avrebbero avuto l’intento di scoraggiare chiunque, ma non il suo interlocutore. 

Quello, invece, insistette.

«Beh, sai, si dice che abbia svolto un....ehm... lavoro per il signore Oscuro in Francia e che... Beh, non sia stato ben visto dal Ministero francese per questo. Sai, Greenback... Non sono  proprio delle belle compagnie da frequentare!»

Il viso di Lizzie divenne viola per l’indignazione e la rabbia, a sentire il nome del lupo mannaro. Balzò in piedi.

«Cosa vuoi saperne tu, stupido ragazzo!» 

Era stanca: dei compagni, delle voci, di quella dannata Scuola.

«Come osi?» sibilò con odio

Senza pensarci aveva tirato fuori la bacchetta e l’aveva puntata contro il malcapitato. 

Uno strano silenzio era calato nell’aula.

E dietro di lei c’era chi si era mosso più velocemente.

«Se fossi in te la ricaccerei indietro, piccola serpe!»

Il tono di Sirius non ammetteva repliche.

«Non sono cose che ti riguardano, Black!» lo incalzò lei.

«Conosci il mio nome, vedo, ma non mi pare ci abbiano mai presentati. Dovresti pulirti la bocca prima di pronunciarlo! Soprattutto dopo quello che hai... detto!» aggiunse con disprezzo.

Era ciò che aspettava da tempo: un pretesto per litigare con Sirius Black. 

E quello era un ottimo pretesto! Gli avrebbe dato una bella lezione! Aveva trovato pane per i suoi denti: erano giorni che sopportava i loro commenti in silenzio! 

Lui, la McGranitt, la scuola intera!

Ora basta!

«Potrei dire la stessa cosa di te, Black!»

«Ooooh! Allora sai anche parlare normalmente quando vuoi» Lizzie aggrottò la fronte perplessa, mentre Sirius pericolosamente mellifluo aggiunse «Le minacce qui ad Hogwarts non sono ben accette e neanche chi parla in serpentese!» Maledizione, pensò, mi è sfuggito di nuovo! «Forse funzionano in Francia, forse hai imparato da tuo padre!»

«O forse tu hai paura di me!» concluse per lui.

«Non esagerare, piccola serpe» ora era il volto di Sirius ad essere rabbioso «La gente come te non è degna di esistere!»

Il commento, carico di odio, la colpì come uno schiaffo in pieno viso, ma il suo orgoglio le impedì di dimostrarlo, se non per un lieve pallore del volto. 

Ed il professor Horace Lumacorno scelse proprio quel momento per entrare.

«VIA LE BACCHETTE!!! Black, Delaroche in punizione entrambi! Sono molto deluso da voi, soprattutto da lei signorina Delaroche. Una studentessa della mia Casa!»

Si guardarono in cagnesco per un minuto che parve eterno.

«SUBITO!!!!»

Solo allora abbassarono di malavoglia le bacchette. 

 

Lizzie era ancora con il capo chino.

«Mademoiselle Delaroche, allora?  Non le piace proprio Hogwarts?»

«Ma no, professore...»

Era dispiaciuta: essere ripresa proprio da Silente, poi! Le era grata, perché aveva evitato la punizione con Sirius Black, ma avrebbe preferito dieci ore in punizione con Black, pur di non sentire quella nota di rimprovero nelle parole di Silente.

«Su, ragazza, su. So che è complicato ambientarsi in un luogo nuovo, ma ora ti dirò un segreto, Elisabeth. Anche io ho ricevuto un gufo su di te, non solo la professoressa McGranitt.»

Lizzie lo guardò con stupore.

«Minerva non approva il metodo usato a Beauxbatons» le strizzò un occhio «e non è mai andata d’accordo con Lisette» era il nome di battesimo della Croisette, la sua ex prof di trasfigurazione! Ora capisco! «Sai, cara, queste donne: farebbero di tutto per primeggiare! Una cioccorana? Io vado pazzo per i dolci!»

«Grazie, professore» disse prendendo la cioccolata e mordendola prima di continuare «è che» arrossì «molto di quello che si dice sulla mia famiglia, sui legami con...» esitò prima di concludere con vergogna «Beh, è vero!»

Silente la guardò gentile.

«Lo so, cara ragazza, ma noi non siamo necessariamente uguali a chi ci ha generato, godiamo di una certa dose di autonomia nel decidere sulla nostra vita, no? Nel male e nel bene.»

Lizzie fece cenno di sì con la testa.

Mi vergogno della mia famiglia? Di mio padre?

Ma non era vergogna quello che provava: era peggio.

«A volte è dura da sopportare» aveva decisamente capitolato con Silente. 

Era la prima volta che si confidava così con qualcuno. Ma l’ultimo anno era stato troppo duro da sopportare, un vero inferno!

«Le eredità sono pesanti fardelli che gravano sulle nostre spalle» il preside le sorrise bonariamente, perdendo il suo sguardo oltre l’orizzonte che si estendeva davanti a loro, oltre la finestra della sua sala «Perché non riprendi il Quidditch, mia cara?»

Glielo disse a bruciapelo, eppure Lizzie pensò che fosse un’ottima idea.

«Ha ragione professore. Farò così.»

«Bene, ora procediamo con la tua punizione. Che ne dici di aiutarmi a catalogare i testi della mia biblioteca? Ce ne sono di molto interessanti»

Lizzie gli sorrise, annuendo felice. Sapeva anche della sua passione per i libri evidentemente!

 

«Sirius, hai un attimo? Vorrei parlarti.»

«Si, professore»

Strano sentire Silente così serio. 

«Non immagini cosa ho da discutere con te?»

«Quello che è successo a pozioni con la Delaroche, signore?»

«Sei sempre perspicace, Sirius. Un peccato che tu sprechi le tue doti.»

«Lo sa che non amo quel genere di persone, professore.»

«Si?» era la prima volta che sentiva Silente veramente arrabbiato «E tu sai che tipo di persona è la signorina Delaroche, Sirius?»

«Beh! non ci vuole poi molto a capirlo.»

«Sempre così sicuro di te, ragazzo. Illuminami allora, su che tipo sia la signorina Delaroche, perché io non l’ho ancora capito.»

«E’ molto simile alle persone dell’ambiente in cui sono cresciuto, professore. Pericolosamente simile, oserei dire.»

«Non lasciarti trarre in inganno Sirius: il mantello non fa il mago! E se ti sbagliassi?»

«E se avessi ragione?»

«La ragione deve avere un riscontro nella realtà dei fatti, ragazzo mio. E finora ho sentito solo chiacchiere ed impressioni!» poi cambiando tono e diventando improvvisamente più gentile aggiunse «Potresti fare molto nella vita Sirius, se solo non ti lasciassi trasportare dalle tue emozioni.»

«Può darsi, professore. Ma è il solo modo che conosco di vivere.»

«Spero, un giorno, che tu non ti debba pentire per quello che sei, ragazzo. Non essere così severo con gli altri. La vita ha uno strano modo di... ripagarti!»

E con una pacca sulle spalle lo lasciò perplesso in mezzo al corridoio.


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Note per lettori (presenti, passati e futuri):
Eccomi qua, spero di aver disegnato bene il contesto in cui si muovono i personaggi ed il tipo di rapporto che inizia ad instaurarsi tra loro.
E, soprattutto, che la trama inizi a delinearsi!
Per chi vuole lasciare commenti, critiche, recensioni, sono tutt'occhi! :)
Bye!!
El

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Capitolo 5
*** Giorno e notte ***


Giorno e notte

 

I giorni sembravano scorrere sempre uguali ad Hogwarts, nel susseguirsi frenetico delle lezioni.

Il Quidditch si era rivelato un ottimo consiglio da parte di Silente e, in effetti, Lizzie si sentiva meglio sulla scopa, a volare libera nel cielo. Solo lì, sfrecciando nell’aria tersa, riusciva a essere finalmente serena, lontana dai turbamenti quotidiani. Aveva anche ripreso a frequentare regolarmente la biblioteca ed lì la pace non mancava.

Peccato solo che non duri per sempre.

«Bella presa Delaroche! Silente aveva ragione, sei proprio brava!»

«Grazie» disse una volta scesa dalla scopa al suo nuovo capitano.

Era di poche parole anche lì, sul campo. Come sempre, preferiva agire.

«Domenica giocherai in squadra titolare, contro Grifondoro, è la prima partita di campionato, Delaroche, è importante! Non so se ti sei accorta che qui il Quidditch e la rivalità tra le Case è una cosa seria, almeno per noi di Serpeverde!»

«Si, avevo intuito»

«Sarai una bella sorpresa per loro: non si aspettano che giochi così bene!»

Un sorriso compiaciuto si stampò sul volto del capitano Moore, Elisabeth non poté fare a meno di sorridere a sua volta.

«Battitore.... Bah!» era ancora perplesso dal suo ruolo «E picchi meglio di un uomo!»

Elisabeth non poté fare a meno di sorridere ancora: Moore la guardava incredulo, scuotendo il capo.

 

C’era solo un’ultima lezione quel giorno e poi avrebbe potuto andare ad allenarsi in vista della partita di domani.

Si fermò di fronte alla classe, in fondo ai sotterranei, e poteva già sentire i commenti che ci sarebbero stati al suo ingresso. Le chiacchiere non erano diminuite, ma almeno, ora, riusciva a tollerarle. Preferì, come faceva ultimamente, non dare confidenza a nessuno, se non per prendere posto nel suo solito banco, rimasto libero in fondo alla classe. Sorrise ad un compagno di Serpeverde, che la salutò galantemente (la sua fama nel Quidditch stava facendo il giro dei sotterranei e della sala comune!) e tirò fuori il libro di Pozioni dallo zaino.

Domenica avrebbe avuto la sua rivalsa su Grifondoro.

Peccato solo che quello smidollato di Black non giochi a Quidditch. 

Era la prima cosa su cui si era informata.

«Mocciosus e la francese hanno fatto amicizia, eh James? D’altronde moglie e buoi...» poi, alzando ancora un pò il tono, per farsi sentire dal ragazzo qualche banco più avanti «... mi raccomando Mocciosus, sii una buona moglie!»

Le risatine di scherno rimbombarono nell’aula improvvisamente silenziosa. Ormai Sirius Black non perdeva occasione per colpirla con i suoi strali ironici, e solitamente era in “buona compagnia”, assieme al suo inseparabile compare, James Potter.

Ma anche lei era in buona compagnia: aveva notato di non essere l’unico bersaglio di Black. Spesso c’era anche Severus Piton e sembrava che tra i due non corresse buon sangue.

Lizzie appoggiò annoiata il viso sulle mani, con i gomiti sul tavolo, assumendo uno sguardo vacuo, come se il grifondoro fosse trasparente.

Anche Severus sembra averci fatto il callo! Ma domenica rideranno meno.... Molto meno!

Severus, a conferma dei suoi pensieri, a sua volta non rispose.

«Sirius  insomma!» la voce di Lily Evans lo placò.

«Oddio, Lily sei una piaga! Non si può più scherzare, James!»

James Potter fissò dolcemente Lily, abbassando lievemente imbarazzato gli occhi, almeno quanto lei.

«E tu francesina, che dici?»

Sirius si era alzato ed aveva poggiato le mani sul banco, piazzandosi di fronte a lei. 

Lizzie continuò ad ignorarlo, guardando avanti, come se non ci fosse.

«Ehi, dico a te?» poi rivolgendosi a James «Che dici: ci sente? Forse sibila soltanto, in fondo una serpe questo sa fare...»

Un lampo guizzò negli occhi di Lizzie, che meccanicamente si trovò a fissare per un breve istante quelli scuri di lui.

«Oho! Touchè! Capisce» urlò rivolto alla classe «CAPISCE!»

«Cosa capisce lei, signor Black? Di Pozioni mi pare un pò poco»

La voce del professor Lumacorno interruppe lo show del ragazzo, mentre le risate continuavano a risuonare nell’aula.

«Forza a posto! E non importuni come al suo solito le ragazze»

Il commento del professore le strappò un sorriso ironico.

«Ragazza? Quale ragazza?» e girò il capo intorno come a cercare la fantomatica ragazza, ignorando Lizzie, che era di fronte a lui.

La classe scoppiò in una fragorosa risata.

Lei fece finta di essere intenta a cercare qualcosa nello zaino, per salvare l’orgoglio e non far vedere che, anche questa volta, il commento aveva colpito nel segno e si stampò un sorriso di circostanza, a totale beneficio del professore, che aveva iniziato a spiegare.

«Lo trovi divertente, piccola serpe? Prima o poi ti farò sputare il veleno che hai»

Il tono di Black era carico d’odio. 

Il suo atteggiamento invece che scoraggiarlo, sembrava fomentarlo.

Domenica arriverà in fretta ed avrò la mia vendetta!

 

«Avrebbero dovuto espellerla!!»

«Già, quell’azione non era regolamentare: James avrebbe potuto farsi più male!»

«PIU’ MALE? Peggio di come sta ora?» la voce preoccupata di Lily Evans aveva sovrastato quella concitata dei compagni nella sala comune di Grifondoro.

«E come se non bastasse, hanno anche preso il boccino!»

«E’ stata una vittoria ingiusta!»

«Il nostro capitano!»

«Basta ora! Frignate come dei bambini. James sta bene, si riprenderà presto» ora era la voce pacata di Remus che cercava di placare gli animi.

«Mi dispiace Remus, ma stavolta hanno esagerato»

Il tono duro di Sirius Black rimbombò nella sala.

«La pagheranno... Lei la pagherà! E mi occuperò personalmente della cosa!»

«Sirius!»

Remus non fece in tempo a richiamarlo, che era già uscito dalla sala.

«Sono preoccupato per lui»

«Per una volta gli dò ragione» Lily rispose a Remus Lupin «Stavolta i Serpeverde hanno esagerato: l’hanno attaccato in due e lei è stata scorretta»

«Mi dispiace che tu sia accecata dal tuo amore per James, Lily» lei arrossì «ma la francese ha fatto una manovra più che legittima. Imprevista certo, ma legittima. Piuttosto, diciamo che sono stati tutti spiazzati dal fatto che una donna, e soprattutto una come lei, potesse essere così violenta, ma d’altronde è il compito dei battitori» fissò l’uscio da cui era uscito l’amico «Ciò non toglie che l’ira di Sirius sia preoccupante: lo sai che non ha il senso delle proporzioni. Finirà per cacciarsi nei guai e con lei si accanisce come se avesse qualcosa di personale.»

Ma non si accorsero che qualcun altro stava ascoltando. 

Ed anche Dulcinea uscì di soppiatto dalla stanza comune dei Grifondoro.

 

Sirius mormorò qualcosa e con un balzo rientrò dalla finestra che aveva lasciato aperta. Era di ritorno dalla sua solita passeggiata notturna che era stata più agitata del solito ed era ormai ora di rientrare. Prese la Mappa del Malandrino dalle sue tasche. 

«Lumos!»

Una luce fioca illuminò il sorriso sghembo di Sirius, mentre la osservava.

«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!»

Bene Gazza dorme, Mrs. Purr anche e sono dall’altro lato dei corridoi e... Guarda un pò chi c’è in giro a quest’ora della notte!

Sorrise malignamente. Era quasi tentato di lasciarla alla sua sorte, ma la corsa notturna non aveva placato la sua rabbia e voleva scaricarla su qualcuno.

Lizzie Delaroche non è male, come sfogo.

Iniziò a muoversi per i corridoi, spegnendo anche la bacchetta. Anni ed anni di pratica lo avevano reso sensibile ad ogni minimo rumore. Continuava a sorridere tra sé Ogni professore era nella propria stanza a dormire. Sirius si muoveva lento e fluido nel buio, quasi vedesse. Ad un tratto si fermò - la schiena contro il muro – ad ascoltare in prossimità di un angolo. Poteva sentire i passi leggeri e veloci ed una fievole luce rischiarare in lontananza. Sbirciò ancora la mappa. 

Si accigliò.

Maledizione!

I piedi del professor Lumacorno si erano mossi dalla sua stanza e, purtroppo, le scale che conducevano nei sotterranei del castello (che portavano alle cucine!) erano proprio di fianco a lui. Conosceva bene le abitudini del professore!

Maledizione!

Ripeté, vedendo che le sue supposizioni erano giuste.

E non solo. 

Con uno sguardo sorpreso fissò un altro nome, che si muoveva sulla Mappa.

Dulcinea Delaroche era in giro per il castello, ma ancora abbastanza lontana.

La ragazzina è più coraggiosa di quanto pensassi!

Lizzie, nel frattempo, si stava avvicinando, ma non avrebbero avuto molto tempo. Chiuse gli occhi, inspirò profondamente ed una porta comparve magicamente accanto a lui. Sospirò di sollievo. Ora doveva fare solo una cosa. 

Lumacorno era vicinissimo, la ragazza in prossimità dall’angolo. 

Qualche minuto in più e si sarebbero sfiorati!

Dai serpe, veloce! O finiremo nei guai entrambi!

La ragazza svoltò l’angolo, ma tutto accadde troppo in fretta perché potesse urlare.

Sirius la prese per un braccio e la tirò verso di sé, mentre con l’altra mano aprì la porta dietro di loro. Evidentemente l’ultima volta che era stata usata, qualcuno aveva lasciato qualcosa, perché, facendo un paio di passi indietro, vi inciampò rovinosamente e trascinò la ragazza con sé. Ma fu abbastanza veloce da tirare fuori la bacchetta.

«Serro!»

La porta si chiuse con uno scatto. 

Sciaff!!!

Inaspettatamente e violentemente uno schiaffo colpì anche lui!

Come osa?

Si massaggiò infuriato la guancia che sentiva calda ed infuocata per il brusco “contatto”. La ragazza dal canto suo non sembrava placarsi e cercava di divincolarsi e staccarsi da lui.

«Calma, serpe! Calma!»

Cosa diavolo gli era saltato in testa? 

Avrei dovuto lasciarla dov’era...

La ragazza era riuscita al allontanarsi da lui e si era rialzata in piedi. Lui la fissava ancora sdraiato per terra. La vide affrettarsi verso la porta e slanciarsi per aprirla.

«Non lo farei se fossi in te: Lumacorno è appena là dietro»

La ragazza si bloccò di colpo, la mano già sulla maniglia. La ritirò subito, come se si fosse scottata.

«Stavi per farci scoprire entrambi» aggiunse con tono polemico.

La ragazza si voltò e lo fissò con aria interrogativa, incrociando le braccia. 

«Sono certo, che ti avranno resa edotta sulle regole della scuola: non potresti andare in giro di notte e per una che è arrivata da poco non mi pare un bel biglietto di presentazione»

La vide mordicchiarsi il labbro inferiore nervosamente, mentre rifletteva su quello che lui le stava dicendo. 

Touchè! 

La sentì sospirare, passarsi una mano nervosa tra i capelli ed appoggiarsi contro lo stipite della porta. Sembrava stanca, quasi spossata. Non poté fare a meno di adirarsi ancor di più: che diritto aveva di essere stanca? Lei, che aveva fatto finire James in infermeria!

Per cosa poi? Una stupida partita di Quidditch!

James era come un fratello per lui e vederlo precipitare dalla scopa, da quella altezza... 

Rabbrividì.

Avrebbe potuto farsi male, molto più male!

«Certo che picchi forte, serpe» la sua voce era carica d’odio.

La ragazza rialzò lo sguardo su di lui, altera.

La rabbia stava rimontando nuovamente. Per evitare gesti troppo inconsulti, riprese la mappa e la consultò. Mentre sbirciava continuava a massaggiarsi la guancia. Vide la ragazza avvicinarsi e tentare di guardare la mappa che aveva in mano.

«Non è roba per te!» la ammonì.

E fece sparire la mappa dentro la tasca. 

Poi improvvisamente, ancora sdraiato per terra, le tese una mano.

«Il minimo che puoi fare per sdebitarti è aiutare a rialzarmi, no?»

La ragazza girò il capo e il corpo vistosamente dall’altra parte.

Sirius scosse il capo. 

Permalosa la serpe, oltre che di poche parole!

«Anche tua sorella è la fuori: è un vizio di famiglia o una riunione?» 

Lizzie era sorpresa, ma con la sua solita gelida freddezza, si contenne e non lo diede a vedere.

Non parlava con lui, mai, eccettuato lo scontro avuto a Pozioni, e pareva non essere intenzionata a farlo neanche in quel caso.

Ma se voleva la guerra, aveva trovato pane per i suoi denti.

«A chi scrivi nel cuore della notte?»

Lo chiese a bruciapelo, con una ironia pungente e dura. Era innervosito dal fatto che la ragazza lo ignorasse. Era innervosito dal fatto che non fosse minimamente in colpa, per quello che era successo a James. L’avrebbe provocata fino a farla cedere! 

Ottenne l’effetto desiderato: la ragazza si voltò di scatto, a fissarlo con occhi fiammeggianti. 

Era turbata e sorpresa: glielo si leggeva in volto (che iniziava ad arrossire), non si aspettava che lui sapesse. 

Sogghignò, godendosi quella breve vittoria su di lei. 

Bene! Ora vediamo cosa farai.

Era certo di una sua reazione, forse era quello che inconsciamente voleva. Una scusa per litigare  ancora con lei, questa volta senza intralci da parte dei professori. Era così facile odiarla... 

Era un catalizzatore di tutti i suoi pensieri più cupi.

Ma, improvvisamente, la ragazza si placò. Smise di fissarlo e semplicemente - Ancora! - lo ignorò.

Ancora??? 

Ora era lui ad essere furioso! 

La ragazza si andò a sedere in un cantuccio, la schiena contro il muro, le braccia conserte, le gambe lunghe distese davanti a sé e lo sguardo altezzoso fisso davanti a lui. Sirius si infiammò all’istante: il suo atteggiamento lo innervosiva, lo innervosiva molto.

«Pensi di essere così superiore agli altri? E’ questo che ti insegna il tuo papino?»

Tagliente, pungente, gelido. Avrebbe detto qualsiasi cosa per vedere una reazione in lei!

«Non è così che si sentono? Come’é che si definiscono? Ah, si, i Mangiamorte! Superiori a tutto e a tutti, no?»

Le sue parole, quasi urla, ancora una volta, ebbero l’effetto voluto: Lizzie arrossì di nuovo, violentemente. Sembrava quasi tremare per la rabbia. 

Sirius si alzò, torreggiando su di lei dall’alto. 

«Come si sta ad essere guardati dall’alto in basso, piccola serpe? E’ piacevole? E’ di tuo gradimento?»

Il suo disprezzo, neanche tanto velato, la colpì ancora. 

Era evidente che stava per crollare.

Bingo!

Un ghigno cattivo si dipinse sul suo volto. Si abbassò , accucciandosi di fronte a lei, inchiodandola con le sue braccia, contro il muro.

«Allora? Cosa c’è? Non rispondi?»

Lizzie distolse lo sguardo, fissando un immaginario punto, oltre la parete alla sua destra, voltando ostentatamente il capo.

«Mi devi guardare quando ti parlo!»

 

Le aveva preso il viso con forza e glielo aveva girato, fino a fissarla negli occhi. 

I loro visi erano a meno di un centimetro l’uno dall’altro, gli occhi di Sirius erano carichi di collera.

Mi fa male!

Lo pensò, ma non lo disse. Sirius, ora, le faceva paura. 

Non osava fiatare, paralizzata dalla rabbia e dalla paura, che, come un fiume in piena, la stava travolgendo.

«Parla con me!» lo sentì ringhiare contro di lei.

Ma cosa vuole da me?

Le mancava veramente poco alle lacrime. Ogni parola che le aveva rivolto finora, l’aveva colpita come una stilettata, precisa e letale, dritta al cuore. Ogni suo silenzio non aveva fatto che aumentare il dolore e la reazione del ragazzo. Ogni volta l’aveva colpita meglio e con più forza di prima. Ora, i suoi occhi scuri la fissavano con rabbia, con durezza, con freddezza. 

Le ricordava molto suo padre, ora: la stessa rabbia, la stessa durezza, la stessa freddezza.

E lei, ancora una volta - come l’ultima volta con suo padre - stava per cedere.

Rabbrividì al pensiero. Lui lo notò e quel brivido che le percorse lungo la schiena sembrò farlo esitare, anche se solo per un breve istante.

Fu così che la lasciò andare. 

Improvvisamente.

«Non tratto mai una donna così... » si rialzò in piedi e si allontanò da lei, quasi avesse la peste «Cosa diavolo mi fai?» anche il suo tono era velato di rancore, come se fosse colpa sua «Vattene!»

Le intimò, girandole le spalle. Lei, troppo impaurita, rimase immobile.

«VATTENE, ti ho detto!» puntò decisamente la bacchetta contro di lei «Alohomora!»

Lo sentì sussurrare. 

La porta si aprì di scatto.

«Lumacorno è rientrato in stanza. Non c’è nessuno ora...» le sue parole erano un sibilo, un sussurro  rabbioso, a stento represso «Vattene!!»

Non poteva gridare, ma il tono era più che deciso. Lei si rialzò tremando, facendo leva contro la parete alle sue spalle. Mosse qualche passo verso l’uscita. Avrebbe voluto scappare via di lì, poi si fermò. Lui era ancora di spalle. Avrebbe voluto capire... 

Poi, un guizzo di rancore passò nel suo sguardo.

Non sono il suo elfo domestico! Non può permettersi di trattarmi così, senza motivo!

Sirius afferrò con stizza la maniglia della porta e la girò: si aprì di fronte al volto stupefatto di Dulcinea. 

«Perché?»

Fu tutto quello che lei gli chiese, prima di prendere la sorella per mano e scomparire nel buio dei corridoi.

 

”Perché?”

Sbam!

Un pugno contro la parete. Non bastava James?

“Perché?” la sua domanda gli echeggiava nella testa.

Cosa diavolo ti è preso Sirius! Cosa ti è saltato in mente....

”Perché?”

Un altro pugno, ancora più forte.

”Perché?” l’eco della domanda, come una litania, risuonava nella sua testa.

Non sono un animale: eppure lo sono stato! Sono stato forse migliore di lei, io?

Scosse la testa. 

”Perché?”

Perché era infuriato con se stesso.

Perché si disprezzava per il suo scarso autocontrollo.

Perché in fondo tutto quello che aveva fatto, quella notte, non aveva un senso.

Perché??? urlava la sua anima.

 

«Stai bene Lizzie?»

La voce preoccupata di Dulcy la fece quasi sobbalzare.

«Sto bene, sorellina. Ma che ci fai qui, in piena notte? Non dovresti essere qui!»

«Beh, neanche tu! Mi avevano fatta preoccupare: li ho sentiti dire che Sirius ti avrebbe fatto del male.»

«Ma no, piccola, hanno esagerato un pò. Erano solo nervosi perché li abbiamo battuti a Quidditch e perché Potter si è fatto male. Se io mi facessi male, saresti preoccupata, no?»

«Si, è vero, ma hanno detto delle cose talmente cattive su di te. E non solo su di te...»

Lizzie si bloccò e la fissò, poi si inginocchiò davanti a lei, accarezzandole il viso.

«E’ su papà che hai sentito le altre cose?» Dulcinea fece cenno di si con il capo e chinò lo sguardo  «Le ho sentite anche io. E sappiamo che sono vere, ma ciò non toglie che possiamo decidere altro per noi, Dulcy. Lo capisci vero?» ancora una volta la piccola annuì.

«Se ci fosse almeno Andrè...» sospirò la bambina.

«Ma non c’è Dulcy» il suo tono si fece duro «siamo io e te, sorellina. Ricordati che non sei sola: io sono sempre con te. Ogni volta che ne avrai bisogno.»

«Anche io, Lizzie.»

«Lo so, Dulcy: me lo hai appena dimostrato. Ma ora dobbiamo andare. Ti accompagno dai Grifondoro.»

«Non ce n’è bisogno: Lumacorno è ancora in giro» La voce di Sirius sorprese entrambe «La accompagno io: facciamo la stessa strada» aggiunse ironico.

Ma Dulcinea le strinse la mano più forte e Black se ne accorse.

Allora vide il ragazzo avvicinarsi loro serio e guardare fisso la bambina.

Si inginocchiò di fronte a lei.

«Non ti farei mai del male, piccola.»

Dulcinea lo fissò con uno sguardo carico di delusione.

«Neanche a Lizzie?» gli chiese spavalda la bimba.

Lui quasi sobbalzò di fronte alla determinazione di quella ragazzina!

«Neanche a Lizzie» sospirò Sirius «hai la mia parola»

Lizzie si irrigidì a sentir pronunciare il suo nome. Sirius volse lo sguardo su di lei. Nel buio illuminato fiocamente dalla luce delle bacchette, a Lizzie sembrò di vedere un’ombra di disperazione nei suoi occhi scuri. 

Ma fu solo un attimo.

Forse ho visto male...

«Andate» diede il suo consenso, accarezzò Dulcinea e porse la mano della bambina a Sirius Black.

«Ti sto affidando la persona più preziosa che ho» gli disse in un sussurro.

«Lo so» rispose laconico «ricordati che sono un Grifondoro. Siamo leali e quando diamo la parola è data per sempre» gli occhi di lui la fissarono con intensità.

E Lizzie annuì.



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Note per i lettori presenti, passati e futuri:
 
Intanto grazie: a chi la preferisce, a chi la segue, a chi la recensisce e a chi semplicemente la legge!
E' sorprendente.
Spero che l'evoluzione della storia vi piaccia e spero che continuerete a preferirla, seguirla, recensirla e leggerla.
Oggi il corner è solo per voi.
Grazie di cuore!
 
El

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Capitolo 6
*** Conversazioni ***


 

Conversazioni

 

La neve aveva iniziato a cadere ed a ricoprire con il suo candore tutta Hogwarts. 

Halloween era alle porte e la festa programmata per la fine del mese aveva messo tutti su di giri. Il clima nella scuola si era riscaldato, i grossi camini scoppiettavano allegri e le lezioni procedevano tranquille. Anche l’ombra del Signore Oscuro sembrava più sbiadita.

«...radice di acromantula, giro tre volte in senso orario, cambio mestolo e uso quello in rame e poi altri due giri in senso antiorario…» la voce noiosa di Lumacorno, risuonava nell’aula fumosa di Pozioni «... a questo punto il fumo che si sta sprigionando dovrebbe assumere un colore lilla pallido. Eccolo lì: esattamente come quello della Evans. Dieci meritatissimi punti per Grifondoro!»

Lizzie sospirò. Questa lezione si stava dimostrando più complicata del previsto. 

Non era abituata a lavorare in coppia e la vicinanza del suo compagno la distraeva dal suo compito. 

Ed i risultati si sono visti!

Sospirò ancora, mentre fissava il fumo della sua pozione - avrebbe dovuto dire della “loro” pozione - ancora bluastro.

«E’ colpa mia, di solito sei sempre la più brava tra noi!»

La sua educazione non le consentiva di essere scortese, così rispose artefatta.

«Ma no, è solo oggi che gira storta!»

 

«Mi domando perché tu sia così gentile con lei, Remus! Improvvisamente la piccola serpe riscuote la tua simpatia?» la voce squillante di Lily Evans risuonò nella sala comune dei Grifondoro.

Le quotazioni di un Serpeverde non erano mai alte presso i Grifondoro, ma quelle di Lizzie, dopo l’incidente di Quidditch, erano decisamente precipitate! 

«Già» Sirius colse la palla al balzo «sei l’unico a rivolgerle parola Remus.»

«Cosa c’è di strano? Sono solo educato.»

«E perché non ne hai mai sentito l’esigenza finora?»incalzò Lily.

«Dai, Lily: anche tu l’hai difesa in passato» Remus non sembrava affatto in imbarazzo, solo leggermente teso.

«Si, ma è da molto ormai che non sono più una sua fan.» 

«E poi ci ha battuto a Quidditch!»

«James, allora è solo invidia!» rise Remus 

«Sei sospetto, Lunastorta» Cosa nasconde? « Molto sospetto!»

«Sei geloso, Sirius?»

«Non dire idiozie, Remus!»

Del loro litigio privato non aveva mai parlato con gli amici: non andava fiero di quello che era successo con lei quella notte. Non avrebbe dovuto perdere le staffe così, con lei, ma ormai non serviva a nulla.

Quel che è fatto, è fatto!

«Tu ci nascondi qualcosa Remus, come Codaliscia! 

«Tutto ciò è molto interessante, ragazzi, ma io vado, amore» disse Lily baciando James « Ho appuntamento in biblioteca con le ragazze per la ricerca di Storia della Magia.»

Sirius si accomodò meglio sul divano della sala comune, ora che aveva più spazio, lasciando un pò di intimità al saluto di Lily e James (che era seduto accanto a lui) e sbirciando di sottecchi Remus.

«Allora ci vediamo domani sera, Lunastorta.» Vediamo cosa ne dici ora!

«No, Sirius, è meglio di no»

«Perché?» incalzò James.

«Perché Silente ha detto che passava.»

Sirius lo fissò negli occhi.

«Silente? Strano... » borbottò «Saremo costretti a rimandare allora»

«Già, per questo mese si» confermò Remus «Ora dobbiamo andare anche noi: abbiamo da fare per i compiti della McGranitt, no?»

Tutti e tre si alzarono: ma Sirius fissò, non visto, l’amico. 

Aveva volutamente cambiato argomento, ne era certo!

Fin troppo sospetto...

 

Irrequieto.

Rabbioso.

Triste.

Sirius si agitò. 

Il suo malessere cresceva di giorno in giorno.
Non riusciva a levarselo dalla testa e dall’anima.

Le onde intorno a lui cercavano di sommergerlo.

Forse, ora capiva a cosa si riferiva Silente.

C’era una parte di lui, la più tetra, la più nascosta che aspettava.

Aspettava di emergere, di venire alla luce e di travolgerlo.

Era come un mare in burrasca, nero e minaccioso, che lo incalzava, ancora lo sommergeva, soffocandolo.

«AAAAAAHHHH!»

Era la sua voce che gli giungeva come un eco lontana?

«SIRIUS!»

Il grido preoccupato di James giunse a lui più forte.

E tanto bastò.

Si alzò di scatto sul letto, madido di sudore.

«Un incubo!» sussurrò «Era solo un maledetto incubo, ma talmente reale da sembrarmi vero.»

Fissò i volti preoccupati dei suoi amici intorno a lui.

«E’ passato, ragazzi, è tutto a posto. Scusatemi.»

La pacca di James sulla sua spalla ed il sorriso di Remus gli illuminarono il cuore e cacciarono via quello strano senso di angoscia, che gli gravava sul petto.

Sono fortunato ad avere amici come loro, non devo scordarlo mai!

E sorrise loro di rimando.

 

«Ti piace la francese, Remus, non negarlo!»

Il ragazzo gli sorrise, fissando il libro di Erbologia di fronte a sè.

«Shhh! Sirius, ci cacceranno dalla biblioteca per l’ennesima volta ed io devo studiare!»

«Oh, via, Remus, a me puoi dirlo»

«Ti sbagli, Felpato, ti sbagli di grosso!»

«E’ che proprio non me lo spiego. Insomma, ti parla. Con te, parla!»

«Certo che parla, non è mica muta!»

«Non mi sono spiegato: parla solo con te, Remus! Questo è un fatto.»

«Mah! E tu che ne sai? Passi il tempo a spiarla?»

«Io? Ma sei matto? Ma si sa che non ha amici qui, neanche quelli che sono nella sua stessa Casa le rivolgono parola.»

«Beh, con la sua squadra parla.»

«Il Quidditch? Si, certo, che grandi conversazioni si possono fare in sella ad una scopa!»

Remus ridacchiò, mentre la bibliotecaria lanciò loro un’occhiata di fuoco.

«Ammetto che la ragazza non è il massimo della socievolezza.»

«Sei sospetto, Remus, molto sospetto.»

«Sirius, insomma, finiscila!»

«Ma sarei felice per te. Insomma, anche se fosse lei, non ti devi vergognare di dirmelo. Rimarresti comunque mio amico...»

Un sorriso illuminò il volto emaciato di Remus.

«Grazie! Questo mi lusinga, ma ti sbagli su di me e su di lei. Ricordati che io non potrò mai avere qualcuno accanto.»

«Eppure nessuno più di te lo meriterebbe.»

«Sei troppo buono con me, Sirius, e non dai mai il giusto valore a te stesso.»

Sirius scrollò le spalle e si alzò.

«Potresti invitarla per Halloween! Vado, amico, i discorsi si fanno troppo seri, ma sappi che ti tengo d’occhio!»

E imitando la Cooman con il suo occhio interiore, mimò la lettura in una palla di vetro immaginaria, suscitando l’ilarità degli altri studenti che studiavano in biblioteca.

«BLACK!!!!! Fuori!!!!!!!!»

Si infilò le mani in tasca e facendo un plateale inchino all’indirizzo della bibliotecaria, imboccò l’uscita.

«Sempre il solito!»

 

«Sarà per la tua bravura in Pozioni che sei finita a Serpeverde?»

Lizzie calibrò le erbe da immergere nella pozione.

«Oh no!»

Rispose un pò troppo prontamente.

«Ah, no? Ne sei sicura?» incalzò Remus Lupin.

La lezione di Pozioni si stava svolgendo tranquilla, Lizzie e Remus stavano lavorando insieme: lezione supplementare, dato che entrambi avevano manifestato con Lumacorno il desiderio di approfondire la materia. In realtà, gli unici due ad aver manifestato questo desiderio!

«Abbastanza. Sarei potuta finire a Grinfondoro, come mia sorella, se avessi voluto.»

«Ma dai? E perché non hai voluto?»

Era felice di averlo distratto dall’altro argomento.

«La McGranitt! il tono era scocciato»

«Beh, non avrei dovuto chiederlo» sghignazzò sommessamente: l’antipatia tra loro due era evidente.

«E poi è stato meglio così, molti tuoi amici non avrebbero apprezzato.»

«Mmm»

«A Beauxbatons non era così ...sentita!»

«Cosa?»

«La competizione! Questa rivalità tra le Case è una cosa che non comprendo.»

«Beh, quando cresci immerso in questo tipo di cose ti sembra normale.»

«Ma non lo è» disse accorata « In fondo siamo tutti qui per la stessa cosa, no? Studiare.»

Remus la fissò perplesso. Per la prima volta la sentiva accalorarsi per qualcosa.

«Mi stupisci, Delaroche.»

«Perchè? Non mi pare di aver detto nulla di strano!»

Remus sorrise.

«Non so come spiegartelo, senza...»

Esitò. Lizzie si bloccò e si voltò a fissarlo a sua volta. Capì: suo padre. Come sempre.

«Avanti,» lo incoraggiò «giuro che non mordo.»

Sospirò, tornando a girare la pozione imbarazzata. Remus arrossì.

«Scusa...»

«Non devi, non hai detto nulla. Tu sei sempre gentile con me Remus e so di non fare molto per rendermi simpatica agli altri, quindi... » vedendo che il compagno non parlava continuò «E so anche cosa dicono della mia famiglia.»

«Scusa: hai ragione, è una cosa da idioti.»

Una voce squillante li interruppe.

«Black! Cosa ci fai qui? Lezione supplementare di Pozioni, ragazzo?»

Il professor Lumacorno era improvvisamente apparso sulla soglia dell’aula.

«Oh no, professore. Pensavo di aver lasciato il mio calderone in aula, ma» si voltò nella direzione opposta prima che Lumacorno potesse rivolgergli altre domande «mi sbagliavo.»

«Diavolo di un ragazzo, più veloce della luce, mah!» borbottò il professore, entrando in aula, poi, esclamò a voce più alta «Allora Delaroche, Lupin come è andata? »

Ed avvicinandosi al calderone su cui i due lavoravano, si sporse ad ammirare il loro operato.

«Perfetto! Voi due insieme siete una coppia perfetta.»

Sia Remus che Lizzie abbassarono il capo imbarazzati.

 

«Perchè sei così nervoso Sirius?»

Lui e James erano sdraiati sull’erba, anche se era ottobre e faceva freddo. Ma lui aveva insistito per uscire: l’atmosfera festosa di Halloween iniziava già a dargli sui nervi.

«Mi conosci: sono sempre così.»

«No, Sirius, in questo periodo sei peggio del solito.»

Sirius ridacchiò.

«Certo, amico, che se volevi consolarmi, questo non è il modo migliore per farlo!»

«Lo sai che vorrei, se tu mi permettessi di farlo e, ad esempio, se mi dicessi cosa non va in questo periodo.»

Ed ora cosa gli dico?

«Non so James, sono irrequieto.»

«E...?»

Sirius scosse il capo perplesso.

«Ho come l’impressione che tutto mi sfugga tra le mani, James»

Ora toccò all’amico rimanere perplesso.

«So che non comprendi» sussurrò Sirius «Sei troppo felice in questo momento, James»

«E’ una colpa?»

«No, amico, per Merlino, no! Sono felice per te»

E lo rassicurò con uno dei suoi rari sorrisi.

«E che alle volte vorrei avere la tua facilità nel fare le cose, nel vivere la vita. A me sembra sempre  di corrergli dietro per riuscire ad afferrarla» scosse il capo ancora «Sono discorsi da pazzo, lo so!»

«No, Sirius, solo di una persona che diventa adulta. Il nostro futuro è a tinte fosche, a tratti sbiadite, viviamo in tempi cupi, amico mio. La mia filosofia è di godere di quello che la vita ci da» si voltò a dargli un colpetto sulla spalla «e sai benissimo che senza di te, anche con Lily non sarebbe stata così liscia come la descrivi. Lei mi odiava e non potevo darle torto: eravamo proprio degli idioti»

«Oh, beh, parla per te! Io lo sono ancora James: lo dimostro, a piene mani, quotidianamente. Tu e Remus avete messo la testa a posto, ma io…Anche il vecchio me l’ha detto»

«Chi? Silente?»

«In persona»

Sospirò nel dirlo. Stimava Silente ed il suo giudizio gli pesava. James gli sorrise.

«Forse, se fossi meno severo con te stesso, se pretendessi meno, vivresti molto meglio Sirius!»

«Lo so, ma sono fatto così» un ghigno ironico gli illuminò il viso, mentre indicava con un cenno all’amico due ragazze poco distanti da loro «d’altronde è il mio tratto caratteristico e, James, ammettiamolo, alle donne piace!»

I due scoppiarono a ridere, proprio mentre le ragazze li fissavano imbarazzate da lontano e scoppiavano a ridere a loro volta.

«Remus è ancora con la francese?» la domanda era uscita spontanea.

«Pare proprio di si: lezioni supplementari di Pozioni, per il suo M.A.G.O. di Auror»

«Mah! Forse dovrei prenderle anche io…»

Era il suo sogno diventare Auror e in Pozioni era un disastro.

«Già, vecchio mio, ti servirebbero. E forse riusciresti anche ad essere più civile con lei!»

Sirius scrollò le spalle.

«Su, forza, iniziamo a rientrare»

«Mmm…»

«Ho capito, fai un giro prima di cena! Ok, io vado invece: Lily mi aspetta»






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Note per i lettori presenti, passati e futuri

So che è un capitolo strano, ma è uscito così!
Volevo far capire qualcosa di pù sul "mio" (nel senso di come lo immagino!) Sirius e Lizzie ed inserire qualche elemento nuovo...
Si, Cathy lei non è il "paradigma della socievolezza" (mi è piaciuta molto come descrizione!!), ma qui esce anche un'altra parte di lei.
Pad, spero che apprezzerai... ;)
Vi ringrazio tanto per il sostegno ed i commenti!
Veramente tanto!
Veramente!!!
Baci


El

 

 

 

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Capitolo 7
*** Confusione (ovvero Essere o non essere) ***


Confusione
(ovvero Essere o non essere*)

 

 

Lizzie non aveva più lezione per quel giorno e i compiti erano tutti fatti: poteva permettersi il lusso di fare due passi nelle vicinanze. Non aveva mai esplorato, ad esempio, quella splendida collina che conduceva in riva al lago.

Passeggiò senza meta, cercando di non pensare troppo allo strano atteggiamento di Sirius Black.

A lei, così rigida, quello strano altalenare d’umore non era proprio congeniale. 

Ma ciò che la infastidiva maggiormente era il non comprendere come mai questo la turbasse tanto.

Era turbata?

Non riusciva a capirlo e, di più, quello che non riusciva a capire era perché ciò le importasse tanto.

Basta perdere tempo dietro i cambiamenti di umore di Sirius Black!

Una smorfia le si dipinse sul viso, mentre si lasciava scivolare pigramente sull’erba del prato. Fissare le onde calme del lago ed il cielo limpido le dava uno strano senso di pace: quello che le serviva!

Raccolse le ginocchia a sé e si accoccolò sopra, poggiando le mani e poi il viso. Era quasi il tramonto ed il cielo azzurro si tingeva pian piano del rosso del sole, che affondava tra le acque cristalline del lago. Lizzie sospirò. Tra poco sarebbe dovuta rientrare.

Fissava il lago con occhi tristi. Non aveva ricevuto gufi ed era un pò preoccupata, come sempre, quando non riceveva notizie. Il suo sguardo serio era perso nell’orizzonte, dietro i suoi pensieri. 

Le lacrime fecero presto ad arrivare. 

Almeno lì poteva dare libero sfogo alle sue emozioni, senza badare all’etichetta!

Si trovò a singhiozzare disperatamente: era da un pò che non lo faceva e la tensione accumulata in quei mesi doveva pure trovare sfogo, prima o poi.

Non si accorse del movimento intorno a lei. 

Qualcosa alla sua destra si muoveva, in mezzo all’erba alta, al limitare della radura. 

L’erba si mosse più decisamente ed una coda ondeggiante fece capolino dalla radura, trotterellando verso di lei. 

Un cane?

La sorpresa per quella vista inaspettata ebbe il potere di placare i suoi singhiozzi.

Il cane scodinzolò e le leccò una gamba.

Era troppo socievole per essere randagio, eppure non le sembrava di aver mai visto cani a Hogwarts. Sembrava quasi che la conoscesse. 

E quasi come se le avesse letto nel pensiero, il cane le si accucciò accanto, cautamente.

Aveva un musetto simpatico e Lizzie non poté trattenersi dal sorridere.

«Non puoi essere randagio...» sussurrò quasi a sé stessa.

«Dai» gli disse porgendogli il palmo della mano « Fatti accarezzare, non voglio farti del male.»

Sorrise ancora, mentre il cane, dopo quella che le parve un’ultima esitazione, le avvicinò il capo e le leccò la mano.

Lizzie rise.

«Mi fai solletico!»

Il cane scodinzolò felice, mentre lei allungò la mano per accarezzargli il muso. L’animale parve apprezzare. Lizzie continuò ad accarezzarlo, immergendo la mano nel suo pelo scuro e morbido.

«Dove hai lasciato il tuo padrone? Sarà preoccupato per te, io lo sarei....»

L’ultima frase fu sussurrata, mentre continuava ad accarezzarlo lentamente, teneramente, fissando il sole che finiva di tuffarsi tra le onde del lago.

«E’ meraviglioso vero? Qui, ora, sembra tutto in pace, sembra che qui non possa accadermi nulla di male.»

Un punta di amarezza alterò il tono della sua voce e il cane, quasi avesse intuito ancora una volta il suo stato d’animo, le leccò la mano.

«Sei proprio gentile, sai?»

E gli sorrise. Il cane scodinzolò di nuovo. Forse, era il suo modo per farle capire che era d’accordo con lei. I rintocchi della torre dell’orologio la sorpresero e la fecero sobbalzare ed anche il cane si alzò in piedi.

«Mi dispiace, amico mio, ma devo andare, è ora di cena. Grazie per la compagnia e per avermi consolato» lo accarezzò un’ultima volta sul capo, con entrambe le mani, e gli diede un bacio prima di aggiungere « torna dal tuo padrone, mi raccomando!»

Il cane, ancora una volta, sembrò capire e, scodinzolando felice, trotterellò di nuovo verso la radura, scomparendo tra l’erba alta.

«Ciao!»

Lo salutò lei, prima di voltarsi e rientrare verso il castello.

Con l’animo più leggero ed un lieve sorriso sulle labbra Lizzie entrò serena nella Sala Grande e si mise a sedere al suo solito posto.

Poco dopo, dietro di lei, Sirius Black fece il suo ingresso, dirigendosi al tavolo opposto.

 

«Sirius, sei pensieroso... Cosa stai fissando così intensamente?»

Remus, sempre perspicace, sembrava quasi leggergli nel pensiero. 

Girò immediatamente lo sguardo, per non far vedere all’amico l’oggetto dei suoi pensieri.

James era impegnato in una conversazione “privata” con Lily, che gli strappò un mezzo sorriso. Erano tutti seduti a mangiare in Sala Grande.

«Nulla, amico, nulla di importante, solo pensieri senza senso...»

«Ed allora perché questa punta di rammarico nella tua voce?»

Evitò di guardarlo negli occhi: l’amico era fin troppo acuto ultimamente e lui non sempre amava svelarsi agli altri.

«Già, non è usuale»

Commentò a bassissima voce. 

Remus dovette accostarsi a lui per udirlo, ma la tristezza negli occhi di Sirius lo gelò.

«Amico» gli mise una mano sulla spalla «non ti tormentare: nessuno è più severo di te con te stesso, Sirius!»

«Remus, Remus, sei sempre troppo buono. Io non lo sono!»

La voce di Silente che chiedeva silenzio, per sua fortuna, li interruppe.

«Bene! Come tutti sapete domani è Halloween e, come tradizione vuole, festeggeremo! Quindi, abbiamo organizzato» disse indicando con una mano l’intero corpo docenti «una festa in maschera. Ognuno verrà vestito con la maschera che più lo aggrada, senza mostrare il suo volto fino alla mezzanotte. Solo allora sveleremo le nostre identità: vedrete, sarà divertente! E chissà che non scopriate qualcosa che non immaginavate!»

Un applauso scrosciante accolse le parole del Preside.

«Ovviamente le lezioni domani termineranno un’ora prima.» L’applauso si fece più fragoroso, accompagnato da qualche urlo di approvazione «Ed ora buonanotte a tutti!»

Sirius sorrise, lanciò un’ultimo sguardo distante, verso il tavolo dei Serpeverde, prima di alzarsi, poggiare la mano sulla spalla di Remus in segno di ringraziamento e dirigersi verso la porta, fuori dalla Sala Grande, lontano dal suo tormento.

«Cos’ha Sirius? »chiese James, quando Lily si fu allontanata con le amiche.

«E’ turbato»

«Che novità!» ironizzò James.

«Questa volta è diverso...» mormorò quasi tra sè Remus.

Lo videro fermarsi al tavolo con una compagna di Tassorosso, sfoggiando il suo sguardo ammaliatore.

«Mmm...problemi in vista, ora: sta andando a caccia!»

«Chissà che non lo distragga dai suoi cupi pensieri.»

Intanto lo fissavano, mentre con galanteria ed un sorriso ammaliante, accarezzava una ciocca di capelli di una ragazza del quinto anno, molto carina.

«Non è il suo tipo. Non durerà!»

«E quale lo sopporterebbe?»

Remus e James sorrisero. Mentre Sirius da lontano strizzava loro l’occhio.

«Non aspettatemi, questa sera farò tardi.»

Ed uscì, passando un braccio attorno alle spalle della ragazza.

 

Lizzie era più triste del solito quella sera. L’incontro imprevisto con il cane l’aveva distratta, almeno per un pò, ma ora nel rumoreggiare della Sala Grande, con le stoviglie che cercavano di sovrastare le conversazioni, si sentiva più sola che mai e la malinconia stava di nuovo prendendo il sopravvento. Una festa, poi! Lei non amava quel genere di cose, ma la intrigava l’idea della maschera e sarebbe potuta scappare via prima di mezzanotte.

Si alzò prima degli altri, come al suo solito senza parlare con nessuno, ma salutando Dulcy da lontano e si diresse fuori dalla Sala. Lontano dal frastuono, lontano dal mondo. 

Se sparissi ora nessuno se ne accorgerebbe... sarebbe meraviglioso!

Era nervosa, oltre che malinconica, e sapeva benissimo da cosa dipendeva!

Si incamminò verso la torre nord: forse in guferia avrebbe trovato qualcosa, questa volta.

Una volta giunta in cima, trovò la porta accostata, ma non ci fece caso e si diresse verso Bertrand, il suo gufo. Un sorriso le si allargò sul viso: c’era un messaggio per lei legato alla zampa.

«Andrè!» sussurrò quasi tra sè.

E nella foga di andare verso l’agognata pergamena, accuratamente piegata sulla zampa di Bertrand, inciampò in qualcosa.

«Cosa diavolo...?!?»

La voce inconfondibile di Sirius Black le gelò il sorriso.

Possibile che dovesse rovinargli anche quel breve momento di felicità?

Dalle balle di fieno che separavano il terrazzo dall’interno della guferia, emersero i capelli scarmigliati di Sirius.

«Delaroche! Sempre in mezzo ai piedi....»

«Non pensavo che la guferia fosse il tuo territorio riservato...» poi come ricordando una cosa importante, si battè la mano sulla fronte «Ah! Giusto: un animale sta con gli animali! Non ti preoccupare: tolgo subito il disturbo.»

 

La mascella gli si irrigidì.

Quella ragazza era insopportabile! Il suo sarcasmo, la sua alterigia, tutto il peggio, tutto ciò che lui odiava, sembrava essere concentrato in lei. Come aveva potuto solo pensare di avere compassione di lei, poco prima?

«E tu? Finalmente dopo mesi hai ricevuto qualcosa? Deve essere dura ogni notte venire su e non trovare nulla. Chiunque sia non deve tenerci molto a te. D’altronde,  come dargli torto?»

Lizzie si bloccò, tremando finì di staccare la pergamena dalla zampa del gufo, ma le cadde a terra e Sirius fu più veloce di lei a raccoglierla.

«Come l’hai chiamato... Andrè?»

«Non sono cose che ti riguardano, Black!»

«Beh dal momento che mi hai disturbato lo sono diventate e ti assicuro, ne avrei fatto volentieri a meno!

«Ecco, allora, torna pure ai tuoi impegni: non ti tedierò oltre.» e fece per levargli la pergamena dalla mano.

«Non così in fretta, piccola serpe!» alzò il braccio, quel tanto che bastava per renderla irraggiungibile.

«E’ mia, Black!» sibilò Elisabeth, alzandosi in punta di piedi per raggiungerla.

«Era tua!» e alzò ancor di più il braccio.

A quel punto Lizzie perse la pazienza e si slanciò verso l’agognata lettera...troppo in fretta. 

Com’è facile provocarla!

Elisabeth perse l’equilibrio e si ritrovò contro il suo petto muscoloso. La vide arrossire violentemente, mentre lui per sorreggerla le passava un braccio attorno alla vita.

«Calma, piccola serpe, calma... Non esagerare!»

«Ridammela!» il tono, ora, seppur deciso, suonava meno convinto.

Cercò di divincolarsi, ma la sua presa era stabile e forte. La ragazza alla fine alzò il capo altezzosa a sfidare il suo sguardo e... Si perse nei suoi occhi grigi, che la fissavano divertiti.

«Però....» sussurrò al suo orecchio «è quasi piacevole il contatto con il  tuo corpo!»

 

Una miriade di farfalle avevano deciso di dare una festa nel suo stomaco, mentre deglutiva a fatica e non riusciva  a staccare gli occhi dai suoi, così magnetici, così trasparenti.

Per la prima volta da quando si erano conosciuti, Elisabeth iniziava a trovarlo ... attraente!

«Per quanto ancora mi farai aspettare Sirius...»

Una voce suadente e fintamente scocciata si levò dal mucchio di fieno dal quale, poco prima era emerso Sirius. La sorpresa attraversò lo sguardo di Elisabeth, ma anche lui si era lasciato cogliere impreparato, quindi abbassò il braccio, quel tanto che bastava da renderle raggiungibile la lettera.

«Non farla aspettare, Sirius.»

Il tono era secco e fu meno sarcastico di quello che voleva, una punta di rammarico lo aveva attraversato. Mentre si staccava definitivamente da lui, finalmente gli strappò la lettera dalle mani. Lui fece resistenza un pò, prima di lasciarla andare.

Quasi a malincuore... Ma cosa vado a pensare!

Il suo sguardo tornò gelido e distante.

Devo ricordarmi chi è lui ...e chi sono io!

«Hai ragione serpe, meglio dedicare il mio tempo a qualcuno cui valga la pena.»

E girandole bruscamente le spalle, la piantò in asso, sdraiandosi accanto alla ragazza di Tassorosso.

Non fece in tempo a girarsi, che lui aveva iniziato a baciare appassionatamente la ragazza.

Lizzie arrossì, fece un paio di passi indietro, incapace di staccare gli occhi da quella scena, poi si voltò e si precipitò fuori dalle scale.

«Ehy! Cosa ti è successo? Sembra che tu sia distante anni luce!»

«Già, hai ragione, Sarah!» si passò una mano tra i lunghi capelli scuri «forse potremmo  rimandare...»

«Sei proprio impossibile Sirius Black! Scordatelo!»

E alzandosi uscì platealmente dalla guferia.

Sirius si lasciò andare indietro sul fieno. E sospirò.


*un sentito ringraziamento a Sir William Shakespeare


***********************************************************************************

Note per i lettori presenti, passati e futuri

 

Bonsoir mes amis!

:)

La francese mi ha contagiato!

Intanto un ringraziamento doveroso e meravigliato a chi ha aggiunto la storia alle seguite, alle preferite, alle ricordate e a chi ha fatto la sua prima recensione!!! ;)

Grazie infinite. Sul serio!

Ed ovviamente grazie a chi mi segue dall'inizio di questa storia: siete stupende!

Spero che gradiate anche il settimo capitolo ed attendo curiosa e fiduciosa i vostri commenti!

 

Solo un'ultima cosa: questo è il Sirius Black che immagino! Qui inizia ad uscire in maniera più evidente...spero! 

Buona notte e baci a tutti

 

El

 


 

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Capitolo 8
*** Halloween ***


Halloween

 

Sembravano tutti su di giri quella mattina. Tutti impazziti per la festa di Halloween! Sirius non si capacitava di come in un frangente terribile come quello che stavano vivendo, Silente avesse voluto festeggiare in grande stile, come se nulla fosse.

Andiamo, vecchio mio! Sei scocciato solo perché non ami le feste!  

Certo le ragazze erano sempre più disponibili - chissà mai perché - eppure quel giorno lui non era in vena. Al contrario fissava James e Remus che discutevano della maschera da indossare ed era stupito dalla loro allegria.

«Dai, Sirius, non fare il guastafeste! Come ti vestirai tu? Non ci hai ancora detto nulla!

«Non so se verrò...»

«Eddai! Non puoi rovinarci il divertimento: non sarebbe la stessa cosa senza di te!

«E poi le maschere Sirius?» sghignazzò James «come puoi perderti il modo di far danni senza essere riconosciuto?»

«Già» disse sarcastico «come potrei con il mondo che va a rotoli non trovare il tempo di fare stupidi scherzi?»

Gli altri due raggelarono alle sue parole.

«Sta male» disse Remus

«Proprio male» incalzò James

«Sembra me quando faccio il prefetto!»

E scoppiarono a ridere.

«C’é poco da ridere, io vado.»

Innervosito dall’atteggiamento dei due amici, si alzò e se ne andò.

 

«Allora Elisabeth, cosa hai deciso di indossare stasera?»

«Veramente non pensavo di venire, signore.»

«Oh, mia cara e coma mai?»

«Beh, lo sa che non amo il contatto con la gente, signor preside!»

Silente scosse il capo.

«Non rinunciare alla vita così presto, ragazza mia, sei ancora troppo giovane per farlo... Dovete imparare a cogliere l’attimo: l’anno prossimo tutto cambierà.»

Lo sguardo grave di Silente, la colpì e lei senza motivo arrossì.

Ha ragione: l’anno prossimo non sarò più qui...

«Vedo con piacere che ti ho convinta, mia cara.»

E sorridendole, si allontanò. 

Elisabeth, sorridendo a sua volta, si girò di scatto, andando a sbattere contro Sirius Black.

«E guarda dove metti i piedi, serpe!»

«Ciao anche a te, Sirius» non si sarebbe fatta rovinare quell’istante di gioia dal malumore di Black.

Senza degnarla di un saluto, si precipitò fuori. 

Elisabeth rimase a guardarlo.

«Dovresti vivere anche tu la tua vita, Sirius» mormorò a se stessa.

 

«Insomma, Sirius! Capisco che non ti piaccia l’idea di festeggiare in questo frangente, ma se il resto del mondo ha deciso di farlo, non vedo perché tu debba rovinare la serata a tutti.»

«E’ tutto oggi che sei insofferente e rispondi male» aggiunse pacato Remus.

«Anche a noi» rincarò la dose James «sarebbe ora di smetterla con i capricci.»

Sirius sospirò vistosamente. James non si arrabbiava mai con lui, ma dopo averlo visto rispondere male ad un ragazzino del primo anno, lo aveva preso per il bavero e portato di sopra, nella loro stanza.

Ora si trovava seduto sul letto con i due amici davanti a fargli la ramanzina.

«Ho capito: ho esagerato, come al mio solito.»

«So che le feste ti innervosiscono, Felpato» James si sedette vicino a lui «ma ogni tanto ti farebbe bene lasciarti andare. Divertirti un pò!»

«Lo facevamo fino a qualche tempo fa!» sottolineò Remus «Cosa è cambiato ora?»

Sirius sorrise amaramente.

«Forse sono cambiato solo io, Remus e non in meglio.»

«No, Sirius, penso solo che tu sia il più responsabile tra noi, ma che alle volte ti accolli dei fardelli più pesanti di quelli che ti spettano» gli scompigliò i capelli con forza «Avrai tempo e modo di combattere, l’anno prossimo. Quindi, cogli l’attimo, amico mio. Solo per stasera!»

«Solo per stasera» capitolò Sirius.

Poi un sorriso ironico si dipinse sul suo viso.

«Ora però dovete aiutarmi a trovare una maschera.»

«A quello ci penso io» disse James sorridendogli felice «chiamo subito Lily!» disse strizzandogli l’occhio e sparì per le scale verso la Sala comune dei Grifondoro.

«Era molto preoccupato per te» gli sussurrò Remus.

«Lo so» Sirius guardò l’amico con i suoi occhi penetranti «come so che eri preoccupato anche tu.»

«Non mi hai neanche chiesto da cosa mi travestirò!»

Black lo guardò con sguardo interrogativo.

«Da lupo mannaro! Ovvio!»

E Sirius scoppiò a ridere.

 

La Sala Grande era piena di centinaia di zucche arancioni, flebilmente illuminate da candele, il soffitto era trapuntato di stelle con tutti i fantasmi di Hogwarts ed un bel pò di pipistrelli che fluttuavano leggeri nell’aria. Sembrava di essere all’interno di una cripta polverosa ed ogni tanto qualche scheletro spuntava dalle pareti ricoperte di ragnatele, accompagnato da ogni sorta di insetto.

L’insieme era nel complesso molto credibile: anche questa volta il castello di Hogwarts si era superato!

Elisabeth avanzò titubante, immergendosi nella folla festante. Ci aveva messo un pò a prepararsi: lo specchio - stregato, uno degli ultimi regali di sua madre - continuava a dirle che c’era qualcosa da ritoccare nella maschera ogni volta. L’aveva convinta ad indossare un abito medievale nero, con le maniche ampie e una profonda scollatura sulla schiena. I suoi capelli rossi erano stati striati di nero ed una semplice maschera nera le celava misteriosamente il volto, come ogni altro studente di Hogwarts. In effetti solo i professori erano abbastanza riconoscibili (la pancia di Lumacorno, la barba di Silente ed il piglio della McGranitt erano riconoscibilissimi!), per il resto tutti avevano preso in parola il suggerimento di Silente e si erano mascherati meglio che potevano, per far durare il gioco fino a mezzanotte, quando tutti avrebbero calato la maschera. 

Elisabeth era convinta che alcuni avessero addirittura usato la pozione Polisucco, pur di non farsi riconoscere! Ne aveva sentito anche qualcuno nei dormitori di Serpeverde!

Si avvicinò alle bevande e prese un bicchiere di Burrobirra che, eccezionalmente, veniva servita quella sera e lasciò vagare lo sguardo per la sala gremita.

«Però, non credevo che la Fata Morgana fosse così sexy...»

Un commento le giunse alle spalle, appena sussurrato. Elisabeth si voltò e trovò ad attenderla alle sue spalle un ragazzo alto, ben proporzionato, i capelli scuri tirati indietro con il gel e gli occhi rossi. Il colorito era terreo ed era vestito con uno smoking nero: solo quando le sorrise capì la sua maschera.

«Però, molto elegante per essere un vampiro...» sussurrò a sua volta, avvicinandosi a lui per superare il rumore della musica a tutto volume.

«Beh, mia cara, in fondo apparteniamo ad epoche diverse dalla maggior parte di costoro» e con un gesto elegante della mano, indicò tutti gli altri ragazzi in sala.

«Posso offrirle ancora da bere, signora di Avalon?»

«Con molto piacere, giovane messere» stette al gioco Elisabeth.

«Giovane? Potrei essere più anziano di lei, mia cara.»

«Lei crede? Dall’abbigliamento non si direbbe.»

«Oh, ma sono in vita da molti più anni, anzi da molto prima che lei nascesse!»

Elisabeth rise alla battuta ed anche il ragazzo rise a sua volta, porgendogli un’altra Burrobirra.

«Lei ha scoperto subito il mio nome, ma io non so il suo...»

«Ah! Corretto...» sembrò riflettere un attimo prima di rispondere «mi chiami pure Conte Vlad!»

«E lei può continuare a chiamarmi, Signora di Avalon» ancora una volta si avvicinò al suo orecchio, per sussurrargli le parole.

Non si era mai comportata così con i suoi coetanei, eppure quella sera aveva voglia di... Osare!

Il ragazzo sembrava sensibile al suo fascino ed Elisabeth ne fu quasi sorpresa. Era così abituata a rifuggire quel tipo di contatto, da non sapere che ascendente poteva scatenare nel sesso opposto! 

Il Conte Vlad si voltò a guardarla di sbieco e lo sguardo scuro e penetrante di lui quasi la paralizzò.

«Posso avere l’ardire di invitarla a ballare, mia Signora?»

Elisabeth con il fiato ancora mozzo in gola, si limitò ad annuire accondiscendente ed a porgergli la mano. Lui le sfiorò delicatamente il palmo, prima di portarselo alle labbra, sfiorandolo con un bacio  per poi condurla galantemente verso la pista da ballo.

«Sembra proprio appartenere ad un’altra epoca, Conte.»

Con gli occhi che ridevano, mentre la prendeva delicatamente tra le braccia, lui le sussurrò all’orecchio.

«No, solo un’altro tipo di educazione...» mentre si scostava da lei, un lampo di tristezza gli velò lo sguardo « ... anche se in effetti mi sembra che sia passato molto, molto tempo.»

«Non volevo crucciarla, Conte. Cercavo di farle un complimento.»

La sincerità delle sue parole, lo colpì.

«Oh non si preoccupi per me, mia cara, stasera ho trovato quello che cercavo. Ed ora non ho occhi che per lei!»

Il gioco si stava facendo sempre più scoperto, ma ad Elisabeth non dispiaceva. 

Una vocina le suggeriva che era pericoloso, ma quella era la sera di Halloween e - Per Melino! - un rischio ci poteva anche stare!

 

Lily era stata molto brava con lui. All’inizio si era ribellato alla sua proposta, ma poi aveva deciso che in fondo la maschera, che avevano preparato per lui, era la più adeguata alla serata. 

Chi mai potrebbe riconoscere il trasandato e ribelle Sirius Black, lo studente che non stava mai alle regole, che sistematicamente interpretava la divisa della Scuola a modo suo, in quell’abito così serio ed elegante?

E così si era lasciato convincere.

«Devo ammettere che lo smoking mi dona...» aveva constatato tra se e se, poco prima di scendere in Sala Grande.

Ed appena entrato, aveva deciso che quella sera avrebbe dimenticato tutto: la sua famiglia, l’ascesa del Signore Oscuro, i suoi problemi personali.  

Voleva solo divertirsi.

Solo per stasera!

Entrando nella Sala, aveva girovagato un pò senza meta, lasciando subito James e Remus (sarebbero stati troppo riconoscibili vicini tra loro) e si era avvicinato alle bevande. 

Era mentre sorseggiava la sua Burrobirra , che l’aveva vista entrare. 

E la maschera che aveva scelto, poi.... 

L’abito era mozzafiato e quei capelli rossi che spuntavano tra i ciuffi neri erano l’unica traccia di colore! Di certo non passava inosservata! La timidezza che aveva avuto nell’entrare, contrastava un pò con la scelta del personaggio che aveva scelto di interpretare per quella sera, ma si era ripresa subito, appena avevano iniziato a chiacchierare.

Era come se si fossero riconosciuti tra mille. E la sensazione era stata molto piacevole!

Ora, mentre ballavano lentamente, fissandosi negli occhi, non c’era neanche bisogno di parlare.

Era tutto perfetto.

«E, quindi, mia signora, mi dica: cosa la porta qui tra loro, poveri mortali?»

«La curiosità, direi» Morgana gli regalò un sorriso prima di proseguire «e la voglia di cogliere l’attimo!»

«Mmm, risposta particolare... Cogliere l’attimo... Potrei proprio condividerlo!»

«Quindi non è un caso che ci siamo incontrati proprio qui, signor Conte, non crede?»

«Ha ragione, mia cara, ha proprio ragione: alcune cose non accadono mai per caso!» poi, cambiando improvvisamente tono e facendosi più audace, aggiunse «Ha degli occhi bellissimi... Ammaliano» poi cambiando ancora, aggiunse «d’altronde è una strega!»

 

Elisabeth questa volta arrossì vistosamente. La voce bassa del ragazzo le era arrivata fin dentro lo stomaco, mentre elogiava i suoi occhi. Ma si riprese subito e continuò ad osare.

«Beh, i suoi non sono da meno, signor Conte, sembra di immergersi nelle profondità del mare in tempesta»

Fu sorpresa di vederlo arrossire a sua volta.

Touché!  

Era felice di averlo sorpreso, in qualche modo. 

Ma lui rincarò la dose: la avvicinò con estrema dolcezza, un pò più vicino a sè, mentre il suo stomaco continuava a rimanere in subbuglio! 

Avvicinò la sua guancia a quella di lei, quasi a sfiorarla, ma in realtà senza toccarla. 

Le farfalle nello stomaco erano diventate ormai uno stormo!

Ma quando la voce bassa e roca di lui, bisbigliò al suo orecchio, Elisabeth dovette stringersi ancor di più a lui, per non cadere.

«Mia Signora, mi ha rubato le parole di bocca.»

Il respiro di Elisabeth accelerò improvvisamente, come anche il suo cuore. 

 

Sirius aveva il cuore che andava a mille!

E’ proprio un’incantatrice!

Altre volte aveva ricevuto complimenti sui suoi occhi, sapeva di avere uno sguardo “magnetico” (o almeno così gli avevano spesso detto), ma il calore e la spontaneità della ragazza l’avevano disarmato.

E poi è così dannatamente sexy!

Da quanto era che non provava cose del genere? Ma poi, le aveva mai provate veramente per qualcuna? 

In quel momento non riusciva a ricordarne nessuna!

Era solo consapevole dei loro corpi, che si muovevano all’unisono, come mossi da un’unica mente.

La ragazza non aveva risposto al suo ultimo commento, ma sentiva che era scossa tanto quanto lui.

Era possibile? Con qualcuno che neanche si conosceva?

La musica cessò e loro rimasero allacciati ancora qualche istante... 

Fino al rintocco della pendola, che battè la mezzanotte.

Ci furono urla e fischi, che risuonarono per la Sala, erano tutti eccitati all’idea di togliersi le maschere ed anche lui, in fondo, lo era. 

«Insieme» la sentì sussurrare.

Lui annuì e lentamente si portò la mano alla nuca, per slacciare la maschera.

Anche lei si muoveva con la stessa lentezza, quasi a non voler rompere la magia di quell’istante.

 

Abbassarono lo sguardo entrambi, mentre si sfilavano la maschera, sperando una volta rialzato il capo, di non vedere alterata quella particolare intesa, che si era creata tra di loro.

 

Ma ciò che trovarono non era quello che si aspettavano...

 

Sirius ed Elisabeth si fissarono allibiti.

Stupefatti.

Imbarazzati.

 

Arrabbiati.

Delusi.

 

Sirius fece un passo indietro.

 

Elisabeth, a quel gesto, si sentì gelare il sangue, che solo un attimo prima le ribolliva nelle vene.

L’aveva ferita.

E prima che le lacrime uscissero dagli occhi, gli voltò le spalle ed iniziò a correre.

Aveva fretta di uscire da lì, di allontanarsi da uno splendido sogno.

 

Lui non sapeva cosa fare.

Aveva indietreggiato per mettere a fuoco meglio la situazione. 

Era innegabile quello che avevano sentito fino ad un attimo fa.

Ma poi lei, prima che se ne potesse rendere conto, aveva già deciso per tutti e due.

La vide voltarsi e fuggire. 

Fuori di lì.

Lontano da lui.

********************************


 

Note per i lettori presenti, passati e futuri

 

E’ qui la festa?!? ;)

 

Ebbeni si, il ballo lo volevo!

Dato che sarebbe stato improbabile nella prosecuzione della storia, qui era l’unico momento in cui potevo metterlo.

Volevo il ballo. 

Spero che sia piaciuto anche a voi.

Notte care/i!!!

A bientot!

 

El

 

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Capitolo 9
*** La Tempesta ***


La tempesta

 

C’è una strana agitazione oggi a colazione...

«Allora Felpato, come è andata ieri sera?»

«Mah! così!»

Non poteva ammettere con gli altri malandrini che alla fine non aveva combinato nulla: era meglio che pensassero ad una sua notte brava. Non voleva dare spiegazioni ed ultimamente Remus lo teneva d’occhio. Sapeva che i ragazzi si preoccupavano per lui, ma questa volta preferiva tenere le cose per sé.

Già... e poi per cosa mi preoccupo?

Decise di cambiare discorso per evitare altre domande a cui sapeva che avrebbe mentito.

«Cos’è successo di così eccitante da mettere in fermento tutta la Sala Grande?»

Lo sguardo grave di James, che gli allungava la Gazzetta del Profeta, lo mise in allarme. Le foto semoventi di Voldemort e dei suoi Mangiamorte campeggiavano in bella mostra, sulla pagina principale.

«Hanno occupato il Ministero...»

La voce cupa e debole di Remus lo colpì come uno schiaffo.

«Stanno esagerando! Sono scomparse altre quindici persone.»

Il suo sguardo vagò sulla pagina del giornale, sull’altra foto che campeggiava: il Marchio Nero.

«Lo hanno messo sopra il Ministero. Hanno ucciso l’intero gabinetto del Primo Ministro e lui sembra ora sotto la Maledizione Imperius. Ovviamente non è scritto sulla Gazzetta in maniera così esplicita, ma si capisce, leggendo tra le righe.»

«E mia cugina in bella mostra!» commentò sarcastico, poi spostando lo sguardo sulla foto «Chi è questo?» chiese indicando un uomo in primo piano alla destra di Voldemort.

«Delaroche, il padre di Elisabeth.»

Sorrise mesto. Strinse il giornale con un gesto di rabbia.

Come ho potuto essere così sciocco da farmi incantare da lei?

«Beh! Pare che ci sia una famiglia che fa più schifo della mia!»

 

Elisabeth si fermò di scatto.
Sbiancò.

Le parole di Sirius erano state pronunciate con tono abbastanza alto e lei che stava passando appena dietro di lui, non potè fare a meno di sentirle.

Le parole di Black l’avevano colpita ancora, anche più del solito.

Forse per quello che era successo ieri sera. Forse perché sperava che lui avesse cambiato idea su di lei.
La notte porta consiglio, dicono. Ma evidentemente si sbagliavano.
A Sirius Black la notte non aveva portato consiglio: Sirius Black era tornato quello di prima, anzi peggio di prima!

Sospirò, assunse un’aria fiera e cercò di andare avanti.

«Ops, scusa...»

Il grifondoro era indietreggiato, venendole addosso.

Era quasi certa che l’avesse fatto apposta.

«Certo che ne hai di faccia tosta, piccola serpe.»

Il tono era rabbioso, Lizzie si irrigidì: gli occhi grigi di Sirius ora le facevano paura.

Come quella notte!

Strinse a sè il libro di pozioni, quasi che potesse proteggerla dalla sua ira. 

Poi cercò di scansarlo.

Ma lui le bloccò ancora la strada.

Svicolò.

E Sirius le si parò di nuovo davanti.

Cercò di farlo una terza volta. 

Sempre senza successo!

Fissò Sirius negli occhi, infastidita.

«Cosa c’è, Black?»

«No, è che al posto tuo mi vergognerei di farmi vedere in giro per la scuola.»

Sapeva che sarebbe arrivato l’attacco, ma non fece una piega.

«Se ti vuoi scansare, cortesemente...»

«Forse non hai capito, serpe» il tono mellifluo nascondeva una rabbia repressa «Non dovresti essere qui. Non dovresti neanche esistere.»

Elisabeth indietreggiò, questa volta l’attacco era andato a segno.
Sirius sbattè il giornale sulla lunga tavolata, con disprezzo, mentre gran parte della Sala Grande si era voltata.

Lo guardò con sufficienza.

«E quindi?»

«E QUINDI?» al tono di Sirius, James e Remus scattarono in piedi.

«Calmati, Sirius....» Remus era accorso in sua difesa.

«Calmarmi? Quindici persone morte! QUINDICI!!!»

Sbattè un pugno sul tavolo. 

Le volse le spalle con un’ultima occhiata di disprezzo e si apprestò ad uscire.

Mentre si lasciava scappare un sospiro, gli occhi di Elisabeth caddero sulla foto di Voldemort e dei suoi Mangiamorte: sapeva già di trovarci anche suo padre.
Poi, improvvisamente, prese il giornale in mano. 

«Tutto bene, Elisabeth?» la voce di Remus le arrivava da un luogo lontano.

Lei stava solo cercando di mettere a fuoco un’immagine dietro suo padre, quasi nelle retrovie, nascosto dagli altri Mangiamorte.
L’avrebbe riconosciuto tra mille!

«Andrè!?» sussurrò, facendo tremare leggermente il giornale ancora tra le sue mani.

«Scusa, Elisabeth?»

Il respiro le si strozzò in gola, la vista le si appannò, tutto intorno a lei ruotava velocemente.

Andrè, non è possibile! Lui no!!

«Elisabeth!» ora anche James la chiamava, con tono preoccupato «Calmati, Elisabeth!»

Ora tremava violentemente.
Li scansò con un gesto brusco, inusuale per lei.

Sirius, richiamato dal frastuono, si voltò sulla soglia a fissarla, perplesso.

Ma lei non sentiva niente, non vedeva niente, voleva solo sparire.

«Lasciatemi, lasciatemi!» cercava di farsi largo tra la folla.

Devo andare da lui, devo andare a Londra.

Mosse qualche passo incerto verso la porta, dove sirius era rimasto immobile a guardarla.
Vide per un istante i suoi occhi grigi fissarla con durezza.

Le gambe le cedettero, tutto si fece nero, d’improvviso, e cadde a terra. Svenuta.

 

«Sta meglio, professore, è stato un forte choc...»

«Questo l’avevo capito, Madama Chips, mi pare che stia per riprendersi... Signorina Delaroche!»

La voce del professor Silente le giungeva come un’eco flebile. Si sforzò di aprire gli occhi, ma le palpebre le sembravano di pietra, tanto erano pesanti. Mosse le dita delle mani, poi i piedi. Poi provò a riaprire gli occhi. La luce che entrava dalla finestra ed il sole che brillava alto glieli ferì (avrebbe preferito che fosse notte!), li richiuse e cercò di abituarsi gradualmente ad essa, mentre li riapriva l’ultima volta.

«Bene, Elisabeth, bentornata tra noi!» la voce dolce di Silente le strappò un accenno di sorriso.

Durò solo un istante: il ricordo di ciò che aveva visto sulla Gazzetta del Profeta, cancellò il sorriso dalla sua bocca.
Silente aggrottò la fronte.

«Mi hanno detto che hai avuto un alterco con Sirius Black, prima di sentirti male.»

«Si, come accade spesso, professore. Ma non è colpa di Sirius.»

La sua voce sembrava debole, anche alle sue orecchie. Gli occhi le si riempirono di lacrime.

«Non sembra, signorina, anzi mi sembri ancora molto scossa.»

«Non è colpa di Black»scandì bene le parole «E’ stata la Gazzetta...» riuscì a sussurrare «La foto.»

«Una foto? Sulla Gazzetta?

Lei accennò di si con il capo, le parole le si strozzavano in gola.

«Capisco» disse gravemente Silente.

«Professore, mi scusi, ma non capisce! Non può capire!» il tono era disperato.

«Allora spiegami, mademoiselle Delaroche» ancora una volta, la dolcezza dell’uomo le sciolse la lingua.

«Andrè....» fu l’unica cosa che, nel groppo che le bloccava la gola, riuscì a sussurrare.

Silente la guardò sorpreso. Lei non riusciva ancora a parlare e volse la testa dall’altro lato.

«Madama Chips? Mi porta la Gazzetta di oggi? Se non sbaglio l’ho vista sulla sua scrivania..»

«Si, professore» e poco dopo entrò porgendo il giornale al preside.

Silente lo osservò. E capì. Sospirò, guardò fuori dalla finestra, lontano, nella stessa direzione in cui stava guardando lei e vide che lo aveva fatto per non far vedere le lacrime, che le rigavano il volto.

«Elisabeth, è una sua scelta, seguire tuo padre e Voldemort...»

«No, non Andrè, non era così!» la sua difesa era accorata, quasi disperata.

«Ma le cose, a volte cambiano, e a volte non cambiano in meglio.»

«Non ha scelto lui di diventare quel che è.»

«Lo so, mia cara, ma, ad esempio, ha scelto di non venire ad Hogwarts.»

Elisabeth abbassò lo sguardo.

«Sai bene che era stato accettato anche lui.»

«Si»la sua voce era flebile.»

«Eppure non ha voluto. E sai anche che non sarebbe stato un problema, non è l’unico a vivere in quel modo.»

«Non è stato facile accettarlo, per lui.»

«Immagino.»

«Era troppo grande...»

«Ed è anche ingiusto, Elisabeth, so cosa vuoi dire, ma ricordati che abbiamo sempre una scelta. Era una condizione pessima, ne convengo, ma poteva scegliere come viverla. E, mi dispiace cara, ma almeno per ora, pare che abbia scelto.»

Annuiva alle parole del preside. 

Sapeva che aveva ragione, l’aveva sempre saputo. 

Era per questo che non le scriveva. Lo sapeva. 

E non ho potuto fare nulla per impedirlo!

Le lacrime - ora - scorrevano sempre più copiose. 

Elisabeth non cercò neanche di fermarle, nè di nasconderle.

«Posso stare in infermeria per oggi, professore? Ho bisogno di stare da sola.»

«Si, cara» il professore le accarezzò dolcemente il capo «sfoga tutte le tue lacrime: dovrai essere ancora più forte da oggi in poi.»

«E non dica niente a Dulcy!» rispose preoccupata, mentre Silente annuendo, si alzava e si congedava da lei.

«Se hai bisogno, sai dove trovarmi. Ti aspetto. Ora riposa un pò.»

«Grazie, Professor Silente.»

«Di nulla, mia cara, di nulla. Alle volte vorrei che la magia sistemasse le ingiustizie del mondo. Ma sono solo sogni da ragazzo.»

E sorridendole ancora, uscì dalla stanza. 

Elisabeth si sdraiò, accucciandosi e richiuse gli occhi. Ora, voleva solo riposare.

Ora sono sola!
 

Le urla di Silente si sarebbero sentite a chilometri di distanza, se non fossero stati chiusi nel suo ufficio.

«SEI STATO INQUALIFICABILE SIRIUS! INQUALIFICABILE!»

Arrossì violentemente: il vecchio non era mai stato così duro con lui, neanche di fronte alle sue bravate più grosse.
Arrabbiarsi così per difendere la figlia di un Mangiamorte dichiarato, gli sembrava comunque troppo!

«PROFESSORE!» lo interruppe con la stessa violenza e lo stesso Silente rimase interdetto per qualche istante, quel tanto che gli bastava per poter parlare a sua volta «Lo sa! Lo sa cosa ho passato questa estate!!!»

Gli occhi di Sirius, un ragazzo fiero e bellissimo in quel momento, erano lucidi.

E disperati!

Silente si massaggiò stancamente il volto e crollò sulla sedia.

«Benedetti ragazzi! Mi farete morire di crepacuore!» sussurrò.

«Non si deve preoccupare per me, professore.»

Silente alzò gli occhi su di lui. Ora, era tornato il solito Sirius di sempre. 

Solo gli occhi che brillavano, avevano ancora qualche traccia della sua commozione.

«Invece mi preoccupo Sirius, mi preoccupo molto.»

Il tono del vecchio era seriamente cupo.

«So cosa hai passato, ragazzo mio, lo so benissimo! Ed è per questo che mi aspetto da te, più che da altri, un atteggiamento maturo.»

«Ho diciassette anni, professore.»

«Ma hai avuto già esperienze da uomo, Sirius.»

«Ma ho solo diciassette anni, professore» ancora una volta il tono disperato di Black commosse il preside.

«Lo so, che vorresti essere un normale adolescente Sirius, ma non lo sei e neanche la Delaroche lo è!»

Il suo sguardo interrogativo indusse il vecchio professore a proseguire.

«Ti sei mai chiesto come mai quella ragazza, con tanta caparbietà, non desideri il contatto con altri coetanei? Lo trovi normale? Anche tu, che sei un solitario, Sirius, hai degli amici qui, dei veri amici!»

«No, non me lo sono mai chiesto ed onestamente, professore, me ne infischio!»

«Sirius, Sirius... Non giudicare mai, se non conosci; anzi non giudicare, anche se conosci! Il giudizio è sempre contro se stessi, mai contro gli altri. Cos’é, in lei, che ti da tanto fastidio? Che sia uguale a te?»

Rimase interdetto.

Uguale a me?

«Starà scherzando?»

«Assolutamente. E’ nella tua stessa situazione Sirius: identica! Forse anche peggiore della tua. Solo»aggiunse «che lei non ha i Potter da cui rifugiarsi!»

 

 

«Potreste finire di fare baccano?»

James e Remus si voltarono, sorpresi, verso Sirius. 

Aveva richiamato due ragazzini del primo anno, che stavano giocando tra loro.

«Nervoso Felpato?»

«Remus non ora. Non ho bisogno della tua psicoanalisi da due soldi.»

«Sirius!» James lo richiamò.

Si passò una mano tra i folti capelli scuri.

«Ok, ho esagerato: scusa Remus» disse bruscamente.

«No, scusa tu. Non ho il diritto di chiederti nulla, se non ne vuoi parlare.»

Sirius sorrise amaramente.

«E cosa c’è da dire, se non che mi sono comportato come un perfetto idiota?»

«Però!! Silente deve proprio averti fatto sentire in colpa, altrimenti non lo ammetteresti mai!»

Il commento di James Potter gli strappò il primo sorriso da quella mattina. Le ore di lezione erano passate, sia la mattina che il pomeriggio e quando anche alla cena della sera Elisabeth Delaroche non si era fatta vedere, aveva iniziato a essere più che nervoso.

Intrattabile!

Era stato odioso per tutta la giornata ed ora non ce la faceva più: tutta quella agitazione gli aveva consumato le energie, lasciandolo spossato e più reattivo del solito. 

Difficilmente rispondeva male ai suoi amici.

A Remus poi...

«Scusami, amico!» non potè fare a meno di ridirlo, più accorato questa volta.

«Forse non è con me che ti devi scusare, forse poi ti sentiresti meglio.»

«E, come sempre, hai ragione.»

E con un sospiro uscì dalla Sala Comune di Grifondoro, diretto in infermeria.

Quando arrivò, Madama Chips stava sonnecchiando.

«Muffliato

Sussurrò Sirius. Così avrebbe potuto parlare con lei indisturbato.

Sempre che lei voglia parlare con me..

Entrò cautamente, con passo felpato, cercando di non fare rumore. C’era solo lei nell’infermeria, sdraiata sul letto. Sembrava dormire. Non si era accorta di lui. Avvicinandosi, si rese conto che era sveglia, solo con la testa voltata verso la finestra a guardare fuori. La osservò ancora un pò. Inerme, stesa sul letto con lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava priva di vita. Qualcosa si mosse nel suo stomaco. Deglutì. Era nervoso.

«Delaroche...»

Lei si girò lentamente, come se facesse un grande sforzo. Gli occhi erano arrossati per il pianto.
Sirius si sentì ancora peggio.
In quello stato e dopo le parole di Silente, non riusciva più a vedere la ragazza come una sua “nemica”!

Un guizzo di disperazione passò negli occhi di lei. Stava per aprire bocca per parlare.
Ma lui fu più veloce. Si sedette sul suo letto e le mise un dito sulla bocca, a tacitarla. Con gentilezza. 

Lei si fermò sorpresa.

«Devo parlare io, Delaroche. Tu devi solo ascoltare. Ti prometto che non ti costerà fatica.» abbassò lo sguardo: non riusciva a reggere la disperazione in quegli occhi, così tanto uguali ai suoi, solo qualche ora prima nell’ufficio del preside «Solo pochi minuti, devo fare una cosa a cui non sono abituato: scusarmi!»

 

Non credeva alle sue orecchie!
Non era ciò che si aspettava da lui!

«... scusarmi!»

Come è possibile?

«Non ero in me» sospirò «Devo spiegarmi e, di solito, non sono avvezzo a questo genere di cose, devi scusarmi.»

Aveva un tono quasi formale, come se fosse stato educato in un’altra epoca. 

«Non è facile per me vivere in una famiglia che idolatra il Signore Oscuro. Non sono un suo ammiratore, mi ha rubato tutto quello in cui credevo. La mia famiglia, mio fratello, la mia vita di prima. E’ per questo che sono così suscettibile su questo argomento. Ora... beh....»

Sospirò, prima di riprendere.

«Insomma, non avrei dovuto essere così duro con te. Soprattutto farti così male, scusa. Scusami ancora!»

 

Elisabeth era sopraffatta: troppe emozioni da gestire in quella giornata. 

Ci mancavano anche le scuse di Black ora!
Cosa posso dirgli?

Era sconcertata: in poche parole Black aveva riassunto anche la sua, di vita!

Abbassò gli occhi, mentre si scusava. Non riusciva a fissarlo nei suoi occhi grigi.
Le avrebbero letto dentro, troppo. Troppe cose. 

E non aveva voglia di mostrarsi ancora più debole di quanto già non fosse.

Alla sua ultima frase annuì e sorrise, per fargli capire che accettava le sue scuse. 

Ma non poteva permettere, che lui credesse di essere l’unico colpevole.

«E’ stato uno choc quella foto» fu l’unica frase che riuscì ad articolare, tenendo sempre lo sguardo basso «... c’era anche....» la voce era rotta dal pianto e le frasi un pò disconnesse «Era la prima volta...» le lacrime avevano ripreso a scendere copiose: non riusciva proprio a fermarle «Insomma, non è stata colpa tua se mi sono sentita male.»

Finì con la voce oramai rotta dal pianto. Finalmente riuscì a guardarlo negli occhi.

«Ormai mi ci sono quasi abituata.»

Finì la frase in un sussurro. 

Chiuse gli occhi. Si sentiva spossata. Le lacrime avevano ripreso a scorrere.

 

Meno male che Elisabeth chiuse gli occhi: sarebbe stata la prima, altrimenti, a veder arrossire Sirius Black!

Che diavolo mi prende? 

Vederla così inerme e disarmata, senza la sua solita alterigia a farle da corazza, aveva completamente ribaltato ai suoi occhi l’immagine di lei.

Era totalmente disarmato di fronte al suo turbamento, alla sua rassegnazione, al suo dolore. 

Non aveva capito molto del suo discorso, ma aveva capito ciò che era importante: era sconvolta, era disperata ed era...

Sola!

Ed impulsivo come sempre, fece qualcosa di completamente inaspettato anche per lui.

L’abbracciò. 

Le accarezzò i capelli. 

Fece ciò che lui avrebbe voluto ricevere, qualche tempo fa: conforto. 

Sentì che, dopo un breve istante di stupore, lei si lasciava andare, contro il suo corpo, scossa dai singhiozzi.

Dopo non sapeva quanto tempo, si alzò. Elisabeth non si muoveva quasi più. 

Si era addormentata, spossata, tra le sue braccia. 

Lui la depose delicatamente sotto le lenzuola, si alzò, le sfiorò con dolcezza la guancia con un dito, le lanciò un ultimo sguardo comprensivo ed uscì dall’infermeria, silenziosamente come era entrato.

Nel buio della notte, altri passi ancora più leggeri si mossero per il corridoio, fissando con un sorriso la figura di Sirius Black che, finalmente sereno, si muoveva verso il dormitorio dei Grifondoro. 

I pallidi raggi lunari, che filtravano dall’esterno, illuminarono il volto compiaciuto di Albus Silente.

 

 

Note per i lettori presenti, passati e futuri:

 

Stasera ho poco da dirvi.

Penso che il capitolo sia stato eloquente da solo. O almeno lo spero.

Sogni d’oro!

Baci

 

El

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Capitolo 10
*** Novità ***


Novità

Natale.
Odiava il Natale!
Sospirò. Cosa avrebbe fatto quell’anno? Suo padre e sua madre si sarebbero aspettati di vederla.
Ma lei non ce l'avrebbe fatta? Ce la faceva a rivedere Andrè?
Era troppo presto. Era ancora sotto choc.
Sono successe troppe cose…e troppo in fretta!
Si sistemò il mantello della divisa, controllando che cadesse bene e dopo esserne soddisfatta, si accinse verso l’uscita dei dormitori per recarsi a lezione.
Pozioni...Ovviamente con i Grifondoro. Pensò con ironia.
Era la prima lezione da quando si era sentita male, quindi l’attenzione su di lei sarebbe stata ai massimi storici e questa volta non poteva prendersela con nessuno: ci aveva messo del suo per dare spettacolo.
Un brivido la percorse. Stava pensando a Black. Quel ragazzo la disorientava.
Nel suo mondo ben ordinato, l’imprevedibilità di Sirius Black la faceva impazzire. Prima la insultava pubblicamente con un disprezzo senza pari e poi le chiedeva scusa con gentilezza inconsueta.
Nei giorni successivi pensava addirittura di esserselo sognato…ed anche ora non ne sono poi così sicura!
In ogni caso, ora, la sua preoccupazione maggiore era sfuggire al Natale, ma non sapeva come fare.

Natale.
Odiava il Natale!
Scosse il capo con rabbia. Come sempre James l’aveva invitato a casa Potter, ma preferiva stare per conto suo. Quell’anno era stato forse il peggiore della sua vita, finora, e voleva chiuderlo in bellezza! Non riusciva a sopportare l’aria di romantico sentimentalismo che accompagnava la festa.
Si buttò il mantello della divisa sulle spalle malamente.
C’è poco da festeggiare in questo periodo…
Le notizie da Londra erano sempre più preoccupanti ed il clima di tensione era talmente palpabile che si meravigliava che ancora qualcuno volesse festeggiare il Natale.
Era in ritardo, come al suo solito. Gli altri lo avevano preceduto. Si precipitò fuori dal ritratto della signora Grassa.
«Ma che modi!!!» la sentì lamentarsi.
Pozioni…
Non aveva voglia di andare a lezione, ma gli serviva per il suo G.U.F.O. come Auror.
Un brivido gli percorse la schiena. Forse la Delaroche sarebbe venuta oggi. Era stata dimessa dall’infermeria il giorno prima e quindi era probabile che ci fosse.
Non sapeva come comportarsi con lei. Lo disorientava terribilmente.
Quella ragazza aveva la capacità di tirare fuori il peggio di lui.
In realtà era stata capace anche di tirare fuori il meglio da lui e questo era quello che lo infastidiva di più.
Non c’era riuscito James o Remus, ma c’era riuscita lei.
Era stato fiero di chiederle scusa quella notte.
Ma ciò non toglie che sia insopportabile!
A volte, non lo era, però. E questo lo disorientava, se possibile, ancora di più!

Dopo qualche giorno, la vita ad Hogwarts riprese la solita routine. Elisabeth doveva ora riprendere le lezioni e quel giorno alla prima ora aveva Pozioni. Ci sarebbe stato anche Sirius, lo sapeva, e non sapeva cosa fare. Dopo quella strana notte - i loro incontri notturni dopotutto erano stati tutti strani - non sapeva come comportarsi.
Nè cosa aspettarmi!
Sospirò. Si riavviò nervosamente i capelli ed entrò in aula.
Molti occhi si levarono su di lei.
Molti curiosi, molti furiosi.
Come aveva detto Silente?
Che avrei dovuto essere forte...
Quindi, fiera come sempre, procedette per l’aula prima di giungere al suo posto.
Passò accanto al posto di Sirius, seduto con Potter, come sempre. Lei si soffermò a guardarlo, ma sembrava intento a scrivere e non alzò lo sguardo su di lei.
Non sapeva se essere triste o felice.
Forse ho sognato tutto...
Ma sapeva che non era così.
Forse lui si era pentito.
Ecco, quello era molto più realistico.
Prese i libri dallo zaino ed iniziò a sua volta a scarabocchiare una pergamena.
Non notò lo sguardo che Sirius le lanciò, non visto dagli altri.
Solo la voce di Remus Lupin la sorprese.
«Posso? Il mio compagno è malato e non mi dispiace fare coppia con te.»
Disse, strizzandogli l’occhio.
Remus, gentile come sempre.

Il sorriso che le illuminò il volto alle parole di Remus, lo colpì in pieno stomaco e lo sorprese.
Beh, l’amico aveva fatto ciò che lui, Sirius, avrebbe voluto fare, ma non aveva il coraggio di fare.
Come poteva biasimarlo?
E come avrebbe potuto spiegare ai suoi compagni l'improvviso cambio di rotta nei confronti della francese?
Non posso!
Per la prima volta in vita sua, si pentiva dell'atteggiamento impulsivo che gli impediva ora, per orgoglio, di fare ciò che gli pareva.
Almeno c’è Remus con lei.
Provò a consolarsi. Ma chissà perchè il pensiero invece che rassicurarlo, lo rendeva più inquieto.

«Dovrebbe seguire il doposcuola con Lupin e Delaroche, se vuole ottenere una O per il suo M.A.G.O. signor Black. Non so se sia una buona idea: loro, dopotutto, sono molto più avanti di lei. Purtroppo ora la sua votazione è desolante. In tutti i sensi.»
«Lo so professore. Ma ci tengo veramente molto a poter diventare un Auror e la sua materia è l’unica in cui non sono... adeguato! Mi impegnerò, glielo prometto!»
Aggiunse con contrizione.
«Black, ogni tanto lei mi sorprende. Suo fratello Regulus è molto bravo, per cui in famiglia siete dotati lo so, ho avuto anche sua cugina Bellatrix qualche anno fa.»
«Si, lo so» la sua pazienza era messa a dura prova, ma doveva ottenere quella possibilità!
E strinse i denti.
«Mi permetta di farlo professore: non la deluderò!»
«Concesso.» capitolò infine il professore «ma veda di accertarsi che anche gli altri due siano d’accordo!»
Sirius sorrise.

«Sirius è una persona diversa da quello che mostra, Lizzie. Un pò come te.»
«Sarà...» commentò perplessa.
Non aveva mai parlato con nessuno di quello che era successo con Sirius Black, avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni. E non se la sentiva neanche di dirlo a Remus, che era qualcosa di molto simile ad un amico. O almeno l’unico che avesse ad Hogwarts.
E poi non poteva: loro due erano amici da molto più tempo!
«Si, certo. Abbiamo molto in comune io e Black!»
«Più di quel che credi.»
Il tono serio di Remus la colpì e lei interruppe quello che stava facendo per fissarlo negli occhi...
Sono curiosa!

Dopo le poche parole scambiate con lui, era veramente curiosa di conoscere qualcosa di più di Sirius Black.
«Ad esempio?»
«Beh, mi pare di intuire una certa rigidità nella tua famiglia.»
«Sei gentile come sempre.» si voltò di nuovo a rimestare la pozione «Rigidità per la mia famiglia è un eufemismo!» sentì Remus ridere alle sue spalle.
«Anche la famiglia di Sirius è rigida, al pari della tua, se non peggio.»
«Peggio? Impossibile!»
«Disconoscere il proprio figlio pensi che sia sufficiente?»
Lizzie si bloccò di colpo, fissando Remus sbalordita ed a bocca aperta.
Neanche suo padre era arrivato a tanto!
«Puoi richiuderla Delaroche: ti ci entrerà un pipistrello! Ed anche tu, Remus, dovresti proprio  imparare a tenerla chiusa!»
Lizzie sobbalzò ad udire la voce dura alle sue spalle.
La porta si era aperta di colpo e Sirius torreggiava su di loro, con gli occhi neri come la pece.
Bello e terribile!
Fissò timorosa Remus: gli dispiaceva di averlo indotto a parlare.
«Sirius, non si bussa prima di entrare?»
«Fammi capire: da quando in qua devo bussare con te?» e la additò vistosamente «Da quando c’è lei?»
«Lei» e Remus la indicò «potrebbe non gradire.»
«Beh, si, te lo concedo» convenne, cambiando completamente tono.
Mise le mani in tasca e si appoggiò pigramente al muro, cambiando discorso
«Allora Delaroche, gradisci la mia presenza?»
La stava palesemente prendendo in giro. Lei si limitò a scrollare le spalle, troppo imbarazzata per dargli una risposta diretta. Cercava di non pensare a quello che era successo tra loro qualche notte prima. Ma il respiro le si affannò leggermente. Remus la guardò incuriosito.
«Quindi» aggiunse Sirius, prendendo il suo silenzio per un assenso «cosa state combinando voi due?»
«Non è evidente?»
Lizzie trovò il coraggio di parlare, anche se le uscì solo un sussurro ironico.
Maledizione!
Era felice che avesse deciso di restare, ma non era carino provocarlo!
«Evidentemente» ed il nuovo venuto lo sottolineò «non sono poi così perspicace.»
«Pozioni» rispose lei in un sussurro.
«Oh, beh, ok piccola serpe: non così poco perspicace!»
Lizzie non potè evitare di sorridere alla battuta.
Poi, improvvisamente allegra, strizzò un occhio a Remus e si voltò, sorridente, verso Sirius.
«Pozione Polisucco. Ci dai un tuo capello? Così vedo cosa significa essere Sirius Black per un’ora?»

Il sorriso arrivò talmente inaspettato che lo bloccò per un istante, come imbambolato.
Lo sguardo sorpreso di Remus alle spalle di lei, gli fece distogliere subito gli occhi dai suoi.
Si staccò dal muro e sempre con le mani in tasca le si avvicinò.
«Vorresti essere me per un’ora?»
«Beh, piuttosto che un animale...» gli sussurrò lei.
Il suo commento gli strappò un sorriso amaro. Abbassò lo sguardo arretrando di un passo.
Torna in te, sciocco!
«Sarebbe poco interessante» voltò loro le spalle e si diresse verso la porta «anche per te, piccola serpe.»
L’ultimo commento risultò più amaro di quanto voleva, perchè Remus non gli diede modo di uscire di scena come voleva.
«Sirius!»
Lo bloccò per un braccio.
«Dille almeno perchè sei venuto.»
Sirius lo fissò, inarcando un sopracciglio: Remus gli sorrise e lui tornò lo spavaldo di sempre. Lizzie taceva. Sembrava contrita ed era perplessa ed il suo sguardo passava da uno all’altro, in cerca di una spiegazione allo scambio di battute tra i due.
«Beh, ecco...»
Imbarazzato?
Di fronte a lei era dannatamente imbarazzato ora. Non poteva negarlo. Questo non gli faceva piacere e Lizzie dimostrava di capirlo appieno, perché nonostante la sua rigida educazione, non poté fare a meno di fissarlo allibita e sorpresa.
«Insomma, vorrei essere dei vostri: ho bisogno anche io di ripetizioni in pozioni, come ben saprai. E poi, anche io voglio fare l’Auror!»
Ecco, almeno l’ho detto!
Remus gli diede una pacca sulle spalle e ritornò a fianco di Elisabeth, vicino al calderone fumante.
«Ben fatto, amico!»
Poi tutti e due fissarono intensamente Lizzie... che arrossì.
«Hai la Evans, non capisco perché lo chiedi a me.»
«Beh, perché la Evans fa ripetizioni a James ed è evidente che non li hai mai visti insieme, altrimenti non ce lo chiederesti!» Remus annuiva sghignazzando «E poi tu lo fai già con Remus!»
«Eh, già!» confermò Remus.
«A meno che non vi disturbi...»
Lizzie sembrò perdere la sua rigida postura e gli sorrise.
Sirius cercò di non sembrare troppo compiaciuto.
«Si un pò disturbi, ma... Ok, ci sto e voglio qualcosa in cambio!»
«Mi pare equo.»
Lizzie tese una mano con il palmo aperto, verso di lui.
Lui le porse automaticamente la sua.
Lei, al contatto, arrossì fino alla radice dei capelli.
Sirius la fissò perplesso: gli era sfuggito qualcosa?
«Ehm, fratello, penso volesse qualcos’altro!»
Remus si stava sbellicando dalle risate.
Lui ritirò la mano imbarazzato. Lei strofinò la sua contro i jeans imbarazzata.
«Ehm, in effetti... Capello, no? Voglio osare.»
E ridendo insieme a loro, Sirius, si strappò un capello.

Da quando facevano lezione “supplementare” insieme i voti di Remus ed i suoi erano decisamente migliorati. Ma stando più a contatto con loro, il legame che c’era, era inequivocabile e lui spesso ne era tagliato fuori. E per quanto sia lui che Lizzie si sforzassero di essere reciprocamente educati, il modo in cui lei trattava Remus era sostanzialmente diverso.
Possibile che le abbia detto del suo segreto?
«Beh, ancora non capisco perché non abbiate chiesto alla Evans...»
«Mi pare impegnata in altre faccende in questo periodo» Remus continuò a lavorare alla pozione, così come Lizzie, la quale era diventata di nuovo muta.
Sarà la mia presenza: con lui non ha problemi!
«Ne convengo, ma rivolgerci ai Serpeverde, amico, siamo ridotti proprio male! Ha ragione lei!»
Remus gli sorrise, ma ottenne in cambio uno sguardo carico d’odio da Lizzie.
«Sai bene che per me queste differenze contano poco, Felpato!»
«Felpato?» la domanda di Lizzie fu così naturale che anche Sirius sorrise.
«E’ il mio soprannome.
»
«Già» continuò Remus, venendogli in aiuto «non potrai negare che ha una qualche somiglianza con un grosso cane lupo!»
Sirius scoppiò a ridere ed anche Lizzie sorrise.
Sembra quasi a suo agio.
Poi lei interruppe l’idillio e fece una domanda a bruciapelo.
«A proposito Remus, c’è qualcuno che possiede un cane qui ad Hogwarts?»
«Non mi risulta.»
«Sicuro? Neanche il guardiacaccia?»
«Non che io sappia,vero Sirius?»
«No» rispose secco a sua volta. Accidenti!
«Eppure, ne ho visto uno l’altro giorno. Mi si è avvicinato, sono sicura che è addomesticato!» questa volta fu Remus a rimanere sorpreso «Era un grosso cane lupo dal pelo scuro e con gli occhi neri...»
Remus fissò Sirius glaciale....
E sconvolto!
Sirius preso in contropiede, verso un pò troppo elleboro nella pozione che sbuffò di viola intenso.
«Bravo! due ore di lavoro rovinate! Dovresti fare un pò più di attenzione Sirius!»
Lizzie fissò Remus sorpresa: evidentemente era la prima volta che lo sentiva così alterato nei confronti dell’amico.
«Calmati, Remus. Non è la fine del mondo!»
«Già, è sempre così per te, Sirius. Prendi mai qualcosa sul serio? O pensi di essere il padrone di Hogwarts, di fare ciò che vuoi, quando vuoi?»
«Vado, la conversazione si è fatta noiosa.»
E bruscamente Sirius uscì.
Lizzie li aveva fissati perplessa.
«Ho come l’impressione di essermi persa un qualcosa... Tutto bene, Remus?» ad un cenno affermativo della testa Lizzie continuò «Forse dovremmo fermarci, sei pallido, non avresti dovuto sforzarti tanto oggi, date le tue condizioni. Continuiamo domani.»
«Grazie, sono un pò nervoso.»
Lizzie gli sorrise.
«Sarà la luna...»
E gli strizzò un occhio.


************************************************

Note per i lettori presenti, passati e futuri:

So che è un capitolo di transizione, ma ogni tanto servono anche questi!
O almeno è servito a me per riorganizzare le idee...
Fatemi sapere cosa ne pensate!
O anche no, se non ne avete voglia.
In ogni caso grazie!
Baci


El

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Capitolo 11
*** La Commedia degli Errori ***


La commedia degli errori

 

Era già la terza volta che svoltava a destra e si ritrovava lì, di fronte a quell’enorme armatura. Dulcinea si guardò a destra ed a sinistra, stava già facendo buio, tra poco ci sarebbe stato il coprifuoco …E lei si era persa!

Il suo sguardo era terrorizzato. Aveva detto a Lizzie di non preoccuparsi, che ormai sapeva cavarsela da sola e che non c’era bisogno che la accompagnasse. Invece eccola lì a guardarsi intorno, smarrita. Si erano attardate in Sala Grande dato che era l’unico momento per stare insieme ed ora non riusciva più a trovare la strada per il dormitorio dei Grifondoro. Non sapeva neanche come arrivare a quello di Lizzie ed in ogni caso non le avrebbero permesso di entrare.

E poi le ombre intorno a lei iniziavano ad allungarsi.

Lì ad Hogwarts tutto sembrava prendere vita, anche le ombre! E le ombre le facevano paura…

E non c’è nessuno per aiutarmi.

Pensò con ansia. Il nodo alla gola stava già arrivando e le lacrime per spuntare, quando una voce conosciuta alle sue spalle la fece sobbalzare.

«Ti posso aiutare, principessa?»

Dulcinea si girò di scatto e corse ad abbracciare il suo salvatore.

«Oh, ti prego si!»

Sirius fu preso alla sprovvista, mentre lei gli si aggrappava al collo impaurita. 

Poi con un sorriso la sollevò da terra e la prese in braccio.

«Non devi aver paura. Ci sono io!»

«Ma, tutte queste ombre…»

«Hai ragione, principessa, le ombre fanno paura. Ma ricordati sempre che sono solo ombre: non è la realtà. Siamo noi ad ingigantirle, quindi, sei tu che decidi se aver paura o meno di esse.»

Nel frattempo si erano avviati verso il dormitorio.

«Alle scale invece devi stare attenta: alle volte si divertono a cambiare di posizione.»

La bocca di Dulcinea si spalancò per lo stupore.

«Ecco perché non trovavo la strada: ero certa di saperla a memoria!!! Lo sapevo che non dovevo svoltare a destra…» affermò con caparbietà la bimba.

Sirius rise ed anche Dulcy, visibilmente più rilassata.

«Beh, si annoiano a rimanere sempre al loro posto ed ogni tanto cambiano!» Sirius le strizzò l’occhio «Ora che lo sai, vedrai che non ti sbaglierai più. Sei più intelligente di una scala, principessa!»

«Grazie, Sirius!» la bimba lo abbracciò riconoscente «Sei un vero cavaliere!»

Il ragazzo scoppiò a ridere per il tono compito della bimba, mentre la faceva scendere per terra, sana e salva, di fronte al ritratto della Signora Grassa.

«Draco dormiens!» sussurrò e la porta si aprì «Prego, principessa, dopo di lei!»

 

«E poi mi ha detto che ero intelligente, Lizzie. Capisci? A me! E’ stato gentilissimo, un vero cavaliere. Proprio tanto!»

La piccola non finiva di parlare a colazione e Lizzie sorrideva teneramente. Dulcinea era al settimo cielo ed era troppo buffa l’aria da adulta che cercava di darsi: sembrava che due principi azzurri si fossero materializzati apposta per lei! E da allora, ovvero dalla loro prima sera ad Hogwarts, la sorella non faceva altro che parlare di loro, anzi di uno dei due in particolare, che la sorellina aveva ribattezzato “il suo cavaliere”!

Stava crescendo ed era così solare.

Al contrario di me.

Almeno sua sorella aveva avuto un approccio migliore alla nuova scuola e sembrava essere stata più fortunata di lei nelle amicizie.

«Ora devo andare, Lizzie, o farò tardi a lezione. Abbiamo Storia della Magia!» concluse eccitata, prima di abbracciarla e seguire i suoi compagni.

Lizzie sorridendo la seguì con lo sguardo, era felice che Dulcy non avesse risentito di quello che stava accadendo fuori di lì. Pareva che i suoi compagni non le avessero detto nulla di ciò che era successo con suo padre o se l’avevano fatto, avevano utilizzato molto tatto.

Sospirò.

Forse Grifondoro sarebbe stato veramente meglio come Casa! si ritrovò a pensare.

Poi si alzò in piedi, si lisciò la gonna della divisa, assicurandosi che fosse in perfetto ordine e prese i libri con sé. Guardando la piccola pergamena su cui era appuntato l’orario della giornata, il sorriso le morì sulle labbra. Non era stata fortunata come sua sorella: alla prima ora aveva la McGranitt!

Pazienza!

E sospirando si avviò verso l’uscita della Sala Grande.

 

La McGranitt scosse il capo sconsolata.

«Non ci siamo Signor Black, non ci siamo proprio. Come pretende di conseguire il suo M.A.G.O. quest’anno?»

Voltò il capo.

«Ed anche lei signorina Delaroche: credeva in un trattamento di favore per la sua scenata dell’altro giorno?»

Arrossì violentemente. 

Vecchia megera! Come osa insinuare una cosa del genere?

Aveva eseguito la trasfigurazione meglio di Sirius, ma la vecchia non l’avrebbe ammesso mai. Stava per rispondere a tono, ma Sirius la precedette.

«Non mi pare che i casi siano assimilabili, Professoressa. Andiamo: non vorrà paragonarmi alla secchiona? Questo, si, che sarebbe un insulto! A me ovviamente…»

Una risata collettiva scoppiò. Elisabeth non poté trattenere anche lei un sorriso.

Sirius aveva un certo fascino. In quelle occasioni doveva convenire che era irresistibile. Non era certa che non lo facesse apposta, ma tutti pendevano dalle sue labbra: compresa la McGranitt!

«Va bene Black. Ma domani sera, che avete libera entrambi, la passerete con me.»

«Io veramente avrei gli allenamenti di Quidditch...» se non ci avesse provato i suoi compagni di squadra l’avrebbero uccisa!

«Mi dispiace per Serpeverde, signorina Delaroche, ma dovranno rinunciare al loro battitore.»

Si, vecchia, ti dispiace proprio tanto!

 

«Mi dispiace per Serpeverde, signorina Delaroche, ma dovranno rinunciare al loro violento battitore!»

Mentre tornavano a posto, Sirius glielo sussurrò a mezza bocca alle spalle. 

Un mormorio sommesso di risa trattenute (dei Grifondoro!), si diffuse per l’aula.

«Ti ho sentito Black!»

«Mi scusi, Professoressa, mi è sfuggito.»

La McGranitt sorrise soddisfatta prima di riprendere la lezione, mentre la Delaroche gli scoccò un’occhiataccia, scuotendo il capo.

«Sei in debito con me, piccola serpe: ricordalo.»

Lei girò il capo, dato che lo precedeva nell’andare a posto, e lo fissò perplessa.

«Almeno non abbiamo rimediato un’insufficienza» continuò a sussurrarle con voce udibile a lei sola, prima che sedesse al suo posto davanti a lui.

La campanella della fine delle lezioni trillò allegramente.

«Si, Black, ti devo proprio ringraziare, sai: ora neanche i miei compagni di squadra mi rivolgeranno più parola» gli disse sarcasticamente mentre uscivano dall’aula.

«Beh, piccola serpe, io non ho proprio avuto il tempo di prepararmi, ma tu, dai, ammettiamolo, avresti potuto farlo in infermeria!»

Elisabeth lo fulminò sgranando gli occhi, mentre James appena dietro di lei scoppiava a ridere.

«E tu non ridere, là dietro: ti butterò giù dalla scopa lo stesso Potter! E tu, poi, sei incorreggibile, Black! Ti piace proprio eh?»

La domanda lo sorprese.

«In che senso scusa?»

«Fare il simpatico, essere al centro dell’attenzione, riscuotere il successo di tutti. E’evidente!»

«Evidente per te!» 

«Mi vorresti dire che non ci godi nel prendere in giro le persone? Di non provare un sottile compiacimento in questo? Andiamo, Black, ti vanti di essere sempre tanto onesto.»

Sirius la fissò serio.

«So che se ti risponderò, me ne pentirò, quindi» le disse puntandole l’indice contro la spalla «non raccoglierò il guanto di sfida. A domani mia cara, ti passo a prendere alle 18 nei sotterranei, ok?»

«Grazie Black, ma conosco la strada: l’ho imparata molto bene.»

Sirius fece una faccia di finta sorpresa, poi Elisabeth gli sorrise fredda e passò oltre i due.

«Mi sono perso qualcosa Sirius?» chiese James.

«E’ la giornata delle domande strane, oggi?»

«Beh, stavi flirtando con la Delaroche…»

«Ok, ok, piano con gli insulti, amico!»

«Non sto affatto scherzando Felpato, è evidente!» assentì James con tono serio.

«E’ evidente? E’ EVIDENTE? Perché per tutti è evidente tutto, oggi?»

E stizzito lo lasciò sulla porta, mescolandosi tra la folla.

Si diresse con passo svelto verso il lago: James l'aveva proprio fatto arrabbiare. 

Scaraventò i libri accanto a sé prima di stendersi sul prato a fissare le onde che si infrangevano sonnolente sugli scogli.

«Non puoi arrabbiarti con me, Sirius. Era solo una domanda.»

«Lo so.»

«Ma perché te la prendi tanto, se non è vero?»

«NON E’ VERO, James. E piantala!» si rialzò bruscamente da terra.

«Ok, ok non ti alterare. Lo sai che sono solo felice di vederti sereno e, beh, oggi eri particolarmente di buon umore. Forse ho frainteso.»

Si ributtò per terra.

«Mi sono sentito un verme...» sussurrò «…l’altro giorno. Non mi sono comportato meglio di quelli che critico. Ed anche se non la sopporto, non avevo il diritto di ridurla in quello stato. Io più di altri dovrei capire, comprendere, che la famiglia non è tutto. E con lei l’ho dimenticato. Perché lei fa di tutto per sputarmelo in faccia. Non apposta, lo so James,» precisò di fronte alla smorfia contrariata dell’amico «ma lo fa. E’ la mia nemesi: mi ricorda costantemente ciò che la mia famiglia prova per me e quello che io provo per loro.»

Si mise elegantemente le mani intrecciate sotto al capo, prima di proseguire.

«Insomma, non è facile. Ed il suo sguardo, come stava quella sera… Mi sono sentito un verme! Ora cerco di trattarla meglio, di trattarmi meglio, anche se mi innervosisce: sempre, costantemente.»

«Ti ricorda tua madre…» sussurrò James.

«Già, Ramoso, perspicace come sempre.»

«Sirius, vieni da me a Natale» l’amico interruppe il corso lugubre dei suoi pensieri

«No, James, grazie. Ho già deciso: rimango ad Hogwarts. Dovrò abituarmi e prima lo faccio, meglio starò.»

L’amico gli scompigliò improvvisamente i capelli.

«Stanno passando delle tue fan, così sei molto più sexy!» e gli strizzò l’occhio, Sirius si mise a ridere sereno.

 

«L’ultimo allenamento prima delle vacanze, Lizzie! L’ultimo! E ti sei fatta mettere in punizione!»

Gli strilli di Edward erano alle stelle: il suo capitano era furibondo. L’aveva bloccata appena fuori dai dormitori di Serpeverde. Ed aveva ragione, la loro partita sarebbe stata la prima dopo le vacanze di Natale e non avrebbero potuto allenarsi insieme.

«Ti prometto che mi addestrerò durante le vacanze…»

«E proverai il bludger backbeat

«Si, te lo prometto. Contro i Grifondoro la sfoggerò e non potendo sfogarmi su Black, la userò su Potter!»

Edward sorrise.

«Certo che il Quidditch ti trasforma, Liz, non sembri più tu.»

«Perdo la mia lucida freddezza eh?»

«Ne hai comunque a sufficienza in campo!»

Le sorrise, prima di salutarla.

«Non farai troppo male a James al posto mio, vero piccola serpe?»

La voce di Sirius la sorprese alle spalle.

«Potter si sa difendere benissimo da solo. Che ci fai qui?»

Lui spalancò gli occhi meravigliato.

«Avevo detto che venivo a prenderti, no?»

«Sei fuori di testa, Black.»

Ma cosa gli salta in mente?

Stizzita gli passò davanti, lanciandogli un’occhiata glaciale dato che le ostruiva il passaggio. 

Lui si scostò e le fece un inchino, prima di farla passare.

«Dopo di lei, madame. Sempre e tutti dopo di lei.»

«Finiscila, Black.»

«Ti da fastidio?»

«Non dipingermi per quella che non sono.»

«No? Anche Edward, per quanto più gentilmente di me, te l’ha detto, mia cara.»

«Che intendi dire?»

«Che sei diversa, ad esempio, da quando giochi a Quidditch. Per quanto» aggiunse borbottando «io non veda poi molta differenza!»

«Cosa c’è che ti infastidisce così tanto di me, Black?»

«Ad esempio il fatto che mi chiami Black: ho un nome, come ho già avuto modo di ricordarti e non amo molto il mio cognome, come hanno avuto modo di informarti.»

Arrossì per le confidenze che Remus le aveva fatto su di lui ed aumentò il passo.

«Che fai, scappi, Lizzie?»

«Si, mi allontano da te, Black!»

«Vedi? Lo hai rifatto.»

Irritata, si bloccò ed il ragazzo quasi le finì addosso.
Poi si voltò di scatto e se lo ritrovò vicino.

Troppo vicino!

Indietreggiò stringendo a sé il testo di trasfigurazione.

«Non mi piace…» abbassò lo sguardo «… il contatto, la confidenza con la gente, non perché mi senta superiore agli altri, solo non sono a mio agio, ecco! Non ci sono abituata.»

Gli confessò spavalda rialzando orgogliosamente il capo.

Sirius sorrise. Uno dei rari sorrisi che Elisabeth gli vedeva fare. E, come sempre la spiazzò.

«Ok, piccola serpe. Bandiera bianca.» le aprì galantemente la porta dell’aula facendola passare avanti «D’altronde, oggi, conviene essere alleati: il M.A.G.O. interessa ad entrambi, mi pare…»

«Si, hai ragione.»

 

«Insomma, ma cosa ti hanno insegnato a Beauxbatons, ragazza mia? Non è ammissibile!»

Elisabeth era in netta difficoltà, Sirius si muoveva nervoso. La McGranitt ci andava pesante con lei.

Molto pensante… sono due ore che la sta martoriando!

«Mi scusi, riprovo.»

«No, lascia il posto a Black.»

«A lei non dici nulla se ti chiama Black?» gli sussurrò Elisabeth, prima di cedergli il posto di malavoglia.

Sirius sorrise alla battuta. La ragazza sembrava la Lizzie del Quidditch (come aveva soprannominato la parte che gli piaceva di lei) in quel momento.

«Professoressa McGranitt, mi chiami Sirius, la prego» disse mellifluo.

«Ragazzo, sei incorreggibile: sia come vuoi tu. Tocca a te Sirius.»

Si voltò raggiante verso di lei: Elisabeth aveva le braccia conserte e alzò gli occhi al cielo.

«Impara Delaroche, impara!»

Il volto di Sirius divenne serio improvvisamente. Il gesto elegante della mano che impugnava la bacchetta era fluido, ammaliante, il vaso si trasfigurò in un porcospino, senza che Sirius avesse aperto bocca.

«Lo ammetto Black, sei molto bravo.»

Le fece una riverenza a mò di ringraziamento e poi si rivolse alla McGranitt, in attesa di un suo commento.

«Già, Sirius, saresti il mio miglior studente se solo ti applicassi con costanza…» poi il volto le si illuminò «… già, perché non c’ho pensato prima?»

«Farai esercizio con Delaroche, ogni settimana, Sirius. Vediamo se la signorina impara qualcosa da te, mio caro. E tu sarai costretto a studiare come si deve!»

Vide Elisabeth arrossire violentemente: era ingiusto. Lei era molto più brava di lui, in quasi tutto, trasfigurazione inclusa.
Era solo in quel particolare periodo che stava mostrando difficoltà e lui sapeva bene perché.

«Ma professoressa, ho già Pozioni e…» la voce di Elisabeth era quasi supplichevole.

«Beh, ragazza mia, dovrai rinunciare a qualcosa allora, se vorrai il tuo M.A.G.O. Ti consiglierei il Quidditch, ad esempio.»

Sirius la vide arrossire ancora e i lampi di fuoco delle sue iridi scure non promettevano nulla di buono. La McGranitt non si accorse di nulla perché stava sedendosi dietro la sua scrivania. Sirius la trattenne per un braccio e le fece cenno di tacere con un dito.

«Si, professoressa, faremo così» disse a suffragare la sua proposta.

«Bene, Sirius, conto su di te! Potete andare ora.»

 

«Perché? Perché diavolo mi hai bloccata Black? Le avrei fatto vedere io se conoscevo o meno la trasfigurazione!»

«Interessante… Ed in cosa l’avresti trasfigurata, piccola serpe? In un palo di scopa?»

«Già, bella idea! Vecchio e scadente! Una Scopalinda del 1950 ad esempio, la peggiore mai circolata al mondo!»

La risata di Sirius risuonò argentina per i corridoi ormai deserti.

«Lizzie del Quidditch!»

«Ma che diavolo dici?»

«Nulla, nulla, stai tranquilla, Elisabeth, ci organizzeremo. Sai a noi Grifondoro piace vincere, ma non vincere sporco. Se vi batteremo a Quidditch, lo faremo con te che voli in campo. Sarà molto più divertente.»

«E cosa proponi allora? La mia giornata è di 24 ore, come la tua, a meno di non possedere una gira tempo.»

«No, niente di complicato. Diremo alla vecchia che facciamo lezione, tu perderai al massimo la prima mezz’ora di allenamento: quando la vecchia sarà andata a letto, sarai libera di raggiungere gli altri al campo.»

«E come facciamo a sapere quando la vecchia si ritira?»

«A quello ci penso io, Lizzie, ho le mie fonti.»

«Aspetta un pò! La chiami anche tu “la vecchia”?!?»

Sirius scoppiò ancora a ridere.

«Non so se sia mai stata giovane, piccola serpe!»

Elisabeth sorrise, erano di fronte all’ingresso di Serpeverde. 

Con stupore si accorse che l’aveva accompagnata fino ai suoi dormitori. 

Per fortuna che le candele non illuminano tanto…

Altrimenti si sarebbe accorto del suo imbarazzo.

«Ehm..»

«Ehm..»

Scoppiarono a ridere per aver iniziato a parlare entrambi.

«Grazie» fu più veloce di lui, non voleva perdere l’attimo e non riuscire a dire nulla.

«Tu non fare troppo male a James» gli disse dolcemente.

«Promesso» le rispose con altrettanta dolcezza.

«Promesso» suggellò lui «Notte, piccola serpe. A domani.»

Elisabeth sorrise ed entrò nel dormitorio.

 

«Sei rientrato preso stasera, Sirius» constatò James.

«Già...» borbottò sdraiandosi sul letto a torso nudo.

«Nessuna passeggiata notturna, Felpato?»

«Non stasera, non ne ho voglia.»

«Come è andata con la McGranitt?» chiese Remus cautamente. 

«Bene: sono il suo miglior studente, se fossi.. Che parola ha usato? Ah, si, costante!»

«Ha ragione, Felpato.»

«Troppo buoni: si vede che siete degli amici» e sorrise «ed insegnerò.»

«A chi?» chiesero contemporaneamente meravigliati.

«Ecco il tono stupito! Mi pareva strano che concordasse con la vecchia!» poi aggiunse «Elisabeth Delaroche.»

«Tu?»

«Già, le ha fatto una carognata. Non vuole che si alleni a Quidditch. A volte è proprio furba la McGranitt…»

«Mmm…»

«Si, Remus, lo so. Dovrei imparare io da lei e non il contrario. Ma ho pensato che fosse meglio non contraddirla: la odia più di me!»

Sorrisero tutti e tre all’evidenza dei fatti.

«Useremo la Mappa per evitare rogne, se siete d’accordo. Non mi va che ci rimetta con il Quidditch: non è giusto.»

«Si, concordo: vogliamo batterci lealmente.»

«Già James, lo sapevo: siamo proprio dei Grifondoro! Le Serpi non ci avrebbero mai fatto questo regalo! Acqua in bocca con tutti, però. Ok?»

«Ok, Felpato.»

Già, ma il regalo lo sto facendo a lei…non ai Serpeverde!

*************************************************

Note per i lettori presenti, passati e futuri:

Carissime/i, scusate per la lunga attesa, ma sono stata fuori città.
Quindi, per farmi scusare, ecco il nuovo capitolo.
Spero sia gradito!
Attendo vostre nuove

Baci!
El

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Capitolo 12
*** Segreti ***


Segreti


«Professore, signore… Non posso proprio evitare di andare a casa per Natale?»

Aveva chiesto un colloquio privato con Silente. Anche se con grande riluttanza si era rivolta a lui: era l’unico che poteva aiutarla e capire.

«Devi proprio stare male, Elisabeth, per rivolgerti a me.»

Annuì, a capo chino.

«Mia povera cara, vorrei tanto aiutarti, ma...»

«Non posso tornare a casa, non posso!»

Lo interruppe con tono disperato.

«Lo so Elisabeth, ma c’è tua sorella, non vorrai lasciarla da sola! E poi è utile che tu torni»

Il tono di Silente era grave e sibillino.

«Che vuol dire, professore?»

«Che potresti diventare Auror prima del tempo, mia cara. Nessuno di noi è così vicino a Voldemort, quanto te, ora.»

Elisabeth era sconcertata.

«Io?»

«Beh, indirettamente: lo è tuo padre.»

«Inizio a capire…»

«Ma se per te fosse troppo…»

«No!»  la sua voce era risoluta anche alle sue orecchie «Non è troppo» era pacata ora «Anzi, è il minimo che possa fare. Per me e per Andrè.»

«Non devi dirlo a nessuno, Elisabeth. Per te è molto pericoloso. Molto. Vorrei che te ne rendessi conto.»

«Me ne rendo conto, professore. Ho visto cosa fa alle persone.»

«No, ho fatto male a parlartene.» Silente sembrava parlare più a se stesso «Sei ancora troppo giovane.»

«No, professore. Non lo sono più, ormai da un po’!» era amara nel dirlo, ma era una constatazione di fatto «Sono fiera di poterlo fare, ma ciò non significa che non abbia paura. Sarò prudente. Lo sono sempre stata: qualcosa da loro ho imparato. E sa che so dissimulare molto bene.»

Silente annuì.

«Già, ragazza mia. Lo so molto bene» sorrise «Va bene: così sia. In ogni caso, se dovessi avere bisogno di me, sai come contattarmi, Elisabeth.»

«Professore, stasera andrò alla Stamberga»

«Bene, mia cara, grazie.»

Lei uscì, augurandogli la buona notte.

«Sei proprio certo che sia una Serpeverde?»

«E’ lei che me lo ha chiesto, Silente!» gli rispose piccato il Cappello Parlante.

 

Percorse il passaggio a passo svelto, finché trafelata non giunse di fronte ad una porta. Bussò educatamente prima di entrare.

«Non devi bussare, Lizzie. So che sei tu!»

«Ciao Remus» gli sorrise, anche con lui era stranamente facile essere gentile «scusa il ritardo.»

«Ma quale ritardo: sei puntualissima, come sempre!»

«Sei stanco?»

La domanda le sorse spontanea, nel vedere il viso ancora pallido di Remus Lupin. 

«No, è solo la luna: sai mi fa un brutto effetto.»

E le strizzò l’occhio. Lizzie intanto era intenta a tirare fuori dallo zaino ciò che le serviva. Dopo poco, iniziò a dosare esattamente la pozione che aveva portato con sè.

«Ancora due minuti ed è pronta, Remus: vediamo se riuscirà a sollevarti dal cattivo influsso della luna..»

Gli sorrise anche lei.

E’ così facile essere me stessa con lui.

E, come se le avesse letto nel pensiero, Remus le rispose.

«Sei così diversa, Lizzie.»

Arrossì: quel ragazzo così dolce e gentile aveva il potere di tirare fuori il meglio di lei.

«E tu non meriteresti il destino che hai Remus...» disse seria «...nessuno lo meriterebbe.»

«E tu cambi troppo spesso discorso, Lizzie.»

Lei scosse il capo.

«Su, su! Fammi lavorare: non vorrai farmi sbagliare qualcosa?»

E lo fissò falsamente minacciosa.

«Come se tu potessi sbagliare!» sussurrò ironicamente.

Erano nella Stamberga Strillante: era ormai il secondo mese che Lizzie aiutava Remus, nonostante Lumacorno fosse tornato, Silente aveva insistito che fosse lei ad assistere Remus durante il plenilunio. Aveva sostituito Lumacorno il mese precedente, per alcuni impegni del professore di Pozioni, ma Silente aveva insistito che proseguisse. Le aveva detto che le era utile, nel suo solito modo sibillino.
A Lizzie non dispiaceva: la calma pacata di Remus Lupin le faceva bene.

«Hai fatto pace con Black?»

«Potresti evitare di riferirti a me con il cognome? Il mio nome è più che sufficiente.»

L’ingresso improvviso del ragazzo nella Stamberga Strillante sorprese entrambi.

Sembriamo due ladri colti con le mani nel sacco!

«Oh, beh, se insisti...»

E, pavida, si rifugiò tra i suoi intrugli.

«Lo sapevo che nascondevi qualcosa Remus! Lo sapevo! James mi dava del paranoico, ma sapevo di avere ragione.»

«Si, Elisabeth, abbiamo fatto pace, come vedi: Sirius non può fare a meno di stare lontano da me.»

«Sono preoccupato per te!»

Il tono serio di Black la fece quasi sobbalzare, mentre finiva di preparare le erbe.

«Non devi: Elisabeth è perfettamente in gradi di badare a me!»

«Ah si? E, di grazia da quando e con quale competenza?»

«Non sono autorizzato a dirtelo, Sirius, mi dispiace.»

«Ti ...dispiace?» ora il tono del ragazzo era scettico, oltre che fortemente alterato.

«Insomma, Sirius, sta a lei parlartene: io non ne ho il diritto.»

«Non ne hai il diritto?» disse quasi tra sè «Però non ti dispiace spifferarle i fatti miei, vero Remus? Hai il diritto di dire a LEI della mia vita?» contrasse con rabbia la mascella «Ma non di raccontare ad un tuo amico, qualcosa che riguarda TE! Mi hai proprio deluso, Remus...»

Lizzie vide Remus abbassare il capo. 

«Ho competenza in materia, perché è una situazione che conosco da vicino...» Sirius si voltò a guardarla sorpreso del suo intervento «... molto da vicino» sussurrò flebilmente.

Remus la guardò grato delle sue parole, ma nello stesso tempo preoccupato.

«Lizzie» disse «non devi, se non vuoi: non è la stessa cosa.»

 

«Lizzie??» Sirius lo fissò sempre più sbalordito, scosse il capo «Lizzie...» sussurrò a sua volta.

Da quando era diventata “Lizzie”? si sorprese a pensare stizzito.

La vide sorridere, prima di terminare la pozione e voltarsi verso di loro. La porse gentilmente a Remus, prima di spostare i suoi occhi su di lui e fissarlo seria. 

Stranamente un brivido gli percorse la schiena.

«Mi riguarda da vicino, perché una persona a me molto vicina è...» sospirò abbassando gli occhi, prima di dirlo « ... come Remus!» e si girò verso quest’ultimo, sorridendo.

Aveva solo sognato la gentilezza con cui aveva evitato di dire cosa era Remus?

«L’ho spesso accudito io. C’è una pozione che lo aiuta nel post-plenilunio, a riprendersi insomma.»

Nelle ultime parole non gli sfuggì il tono di amarezza con cui lo disse. 
Una situazione peggiore della mia... Così l’aveva definita Silente. Ora tutto cominciava a quadrare.
Quella ragazza, negli ultimi tempi, si era rivelata una fonte di sorprese!
Remus intanto aveva finito di bere la pozione e restituì alla ragazza la tazza. Lei si voltò a prenderla. Sirius la fissava rapito e, mentre lei era voltata verso il tavolo a riordinare tutto, si girò verso Remus, che scrollò le spalle e gli sorrise vittorioso.

«Questo non cambia la tua posizione, Remus! Dovrei farti l’incantesimo della Pastoia!»

«No, ti prego...»

Sirius inarcò un sopracciglio e la fissò.
Cosa diavolo ha stasera questa femmina? Questo tono così...dolce??
Era quello di Halloween, solo ancora più dolce. 
E la dolcezza lo spiazzava. 
Sempre.
Remus sorrise ancora ironico.
Sirius spostò lo sguardo su di lui.
Che lui sia....?

«Sei sleale, Lunastorta, molto sleale.» le parole furono più dure di quanto volesse essere con l’amico.

Lizzie li fissava perplessa.

«Ti ho detto che Sirius non mostra quello che è Lizzie, di solito...» la vide arrossire ancora, come colta in flagrante «E’ un gentiluomo in fondo: sai, sempre la storia della famiglia» aggiunse a bassa voce, fingendo di non volersi far sentire. 

Lizzie arrossì ancora, sempre più imbarazzata da quelli che (era evidente!) per lei erano riferimenti troppo personali!

«Stai tranquilla, serpe: è il nostro modo di scherzare. Non lo ucciderò, non per oggi almeno.»

«Oh, certo! Non mi ha ucciso un lupo mannaro e vorresti uccidermi tu?»

Lizzie sorrise.

«Sei incredibile lo sai?» disse rivolta a Remus «Ora capisco tutto.»

«Cosa?» chiese Remus.

Ancora una volta Sirius rimase sbalordito. Assisteva inerme al colloquio tra i due. 
Si sentiva in quel momento stranamente a disagio. E lei sembrava proprio un’altra. 
Che incantesimo gli avranno fatto? E’ ammaliante, come una Veela, stasera.
Ma in fondo lui aveva già conosciuto quel lato di lei. Peccato che lei non avesse gradito mostralo a lui.

«Quello che mi ha detto Silente: che avrei capito molte cose. Ho sempre pensato che sarebbe stato un inferno.... ma vedere te, quello che dici, la vita che fai, gli amici che hai.»

E Sirius - per la prima volta nella sua vita - colto alla sprovvista dall’imprevisto commento di quella strana ragazza, arrossì!

«Insomma mi dà speranza, per lui!» Lizzie con occhi bassi continuava a parlare, presa dalle sue considerazioni: aveva detto tutto precipitosamente.

Era definitivamente confuso. Come mai prima d’ora.
E non si accorse dello sguardo compiaciuto di Remus, che aveva registrato tutto.
Devo andare via da qui!
La rabbia, l’impazienza, il tormento erano tornati.
Più prepotenti e forti di prima.
A chiedere della sua vita!
I bei lineamenti di Sirius si contrassero.

«Ti lascio in ottima compagnia» il tono fu più tagliente del necessario «io devo andare!»

Ed uscì, improvvisamente come era entrato.
Lizzie sussultò, la tazza che stava asciugando le sfuggì di mano e cadde rovinosamente a terra, spaccandosi in mille pezzi.

 

«Maledizione, Remus. Stenditi!»

Sirius arrivò prima di lei a sostenere l’amico. La gentilezza con cui lo condusse verso il letto e lo fece stendere la colpì. Mentre sentiva la fronte di Remus, anche Lizzie si avvicinò.

«Sei accaldato, Remus. Potresti avere la febbre.»

Era una settimana dalla fine del plenilunio: ogni sera si erano visti tutti e tre, nella Stamberga Strillante.

«E’ uno degli effetti collaterali.» si avvicinò allo zaino e ne estrasse delle erbe «Ingoia queste ti aiuteranno. Restiamo qui per un pò.»

«Non dovete...»

Era l’ultimo giorno: il peggiore per Remus.

«Zitto, ora, riposa» lo interruppe gentilmente Sirius «Dove vuoi che andiamo? Tra poco passerà tutto, vero Lizzie?»

Lei arrossì. Era la prima volta che lui la chiamava con il suo vezzeggiativo.

«Si, un’ora al massimo e non avrai più nulla, ma devi riposare Remus. Non chiedere troppo al tuo corpo. La febbre significa solo che la pozione fa effetto.»

Gli strizzò l’occhio.

«Dovresti lavorare al San Mungo, piccola serpe, lo sai?»

«Sirius non chiamarla così...» Remus lo bloccò debolmente e lei lo fulminò con lo sguardo: stava importunando il suo paziente!

«Ok, ok, scusa! Sto zitto!»

Lizzie sorrise.
Possibile che fosse lo stesso ragazzo che odiavo?

 

«Sei strana tu, lo sai?»

Remus si era ormai addormentato, esausto, e lui e Lizzie erano seduti al tavolo a sorseggiare una specie di tisana. Era la prima volta che parlavano da soli, dopo quella strana notte in cui lui l’aveva consolata tra le sue braccia.
Dopo averne mandato giù un lungo sorso - Caldo e rinfrescante! - pensò.

«Io? Mi pare di essere in buona compagnia e poi, diciamocelo chiaramente Black,» allo sguardo accigliato di lui, si corresse subito «.. ops... Sirius, non mi pare che tu sia il ragazzo più normale di Hogwarts!»

«Concesso! Ma questo non cambia le tue di stranezze.»

«E quali sarebbero ai tuoi occhi le mie stranezze?»

«Stai spesso da sola, se escludiamo Remus, non hai amici, anzi di più, non sembri minimamente interessata ad avere alcun rapporto con nessuno.»

«Cosa? Perchè evito rapporti che so già che sarebbero solo superficiali? Mi evito la perdita di tempo, Black.»

«Non ti riesce proprio di chiamarmi per nome eh?» ed abbassando lo sguardo con dolcezza, aggiunse «Eppure con Remus ci riesci.»

«Remus è diverso.»

«Ah! Capisco.»

«Non capisci nulla, non diverso in quel senso...»

«Ed allora in cosa?»

«E’ sincero.»

«Ah!» questa volta il tono fu secco «Dai per scontato che io non lo sia.»

«Beh, no, anche tu lo sei, fin troppo, a volte.»

«Niente, serpe, non riusciamo proprio a trovare un accordo io e te.»

 

Il tono quasi rassegnato di Sirius Black la colpì in pieno stomaco.
Perchè diavolo devo sentirmi in colpa quando è lui che ha iniziato tutto!

«Sciocco...» disse con dolcezza «... tu conosci le mie debolezze più di Remus.»

Abbassò lo sguardo, imbarazzata.

«... Sono una persona schiva, riservata, Sirius. La tua... irruenza mi mette in imbarazzo.»

«Ah! Scusa.» la voce roca di lui le fece aggrovigliare lo stomaco «mi scordo che sei molto più fragile di quello che dai a vedere, piccola serpe.»

E con un dito le accarezzò la guancia.
Lizzie arrossì violentemente.
Un lamento di Remus li distrasse da quella che, per lei, stava diventando una situazione decisamente imbarazzante. Anche Sirius si scostò e - lei era certa - era imbarazzato e sorpreso almeno quanto lei.

«Sto molto meglio ora» la voce del malato li fece girare entrambi verso di lui «andate a dormire.»


*************************
Note per i lettori presenti, passati e futuri

Solo una cosa: perdonate la lunga attesa.
Non so se ne sia valsa la pena: il capitolo è un pò così...
Vedrò di rifarmi con il prossimo!!!
Baci

El

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Capitolo 13
*** Niente guerra! ***


Niente guerra!

 

Non sapeva cosa l’aveva spinta lì, comunque aveva deciso di salire in alto, in un posto che dominasse l’orizzonte ed oltre. Così era finita lì: sulla Torre di Astronomia. 

Si appoggiò al parapetto fissando il cielo che volgeva al tramonto. 

Era stanca, quasi spossata.

Le emozioni che ormai reprimeva da qualche tempo, bussavano violente dentro al suo cuore, chiedendo di uscire. La corazza gelida e fredda che aveva costruito intorno a sé e che le faceva da scudo, stava per crollare.

Non era la prima volta che le succedeva, solo che prima era riuscita sempre a controllarsi, a placarsi. Ora, lì, in quel preciso momento le sembrava tutto più complicato.

Le imminenti vacanze stavano portando a galla le sue paure più nascoste e – non l’avrebbe mai detto! – le dispiaceva abbandonare le protettive mura di Hogwarts.

E poi c’era anche Dulcy da proteggere, da coccolare ed un altro pensiero che la turbava.

Andrè…

Le lacrime, ormai, uscivano copiose.

Non si premunì neanche di bloccarle.

Era da sola, poteva permetterselo.

Non amava piangere, neanche quando era da sola, lo trovava inutile.

Quindi, inspirò a pieni polmoni e ... 

…Tossì!

Una nuvola di fumo la investì ed iniziò a tossire ancora più forte.

Lizzie alzò gli occhi al cielo, appena vide da dove proveniva il fumo.

O meglio, da chi!

« Black» sussurrò depressa.

« Dimmi, Delaroche!»

Le dispiaceva lasciare quel luogo di pace, ma non era in vena di chiacchiere con lui.

Il loro rapporto era notevolmente migliorato, ma lui le provocava sempre una strana ansia, non sapeva mai cosa aspettarsi.

« Vado via, non ti preoccupare» disse stranamente pacata.

« Ah, io non mi preoccupavo mica!»

Lizzie si girò e quasi inciampò nelle sue gambe distese. 

Eccolo di nuovo, il suo tono sarcastico a farle perdere la pazienza.

Lui, a braccia conserte era appoggiato contro la parete, seduto in terra. 

Lizzie scosse il capo, mentre pensava che stava lasciando quel posto ad uno a cui non importava nulla del panorama!

« Perché non vai via tu Black, per una volta?»

Sirius si tirò su a sedere, inspirando un’altra boccata dalla sigaretta e sputandogliela in faccia.

« E tu perché non vai a prepararti per la partenza come gli altri? C’ero prima io!»

« E chi ti dice che debba partire?»

« Oh, andiamo, lo fanno tutti...» e si appoggiò al muro, inalando ancora dalla sigaretta e guardandola con fare sarcastico.

« Già…» Si avvicinò al suo volto, espirando il fumo ancora una volta sulla sua faccia « Basta, Black La sua voce era stanca.

Lizzie istintivamente voltò il capo, cercando di allontanare il fumo da sé con la mano.

« Per oggi potresti lasciarmi in pace e scegliere un’altra vittima? Te ne sarei grata. Ero venuta qui per stare da sola, quindi, se non ti dispiace...»

« Me ne vado via, stai tranquilla.» Lizzie fu colpita dal suo improvviso cambio di registro « Anche io volevo stare da solo...»

Aggrottò le sopracciglia.

« Non fare quella faccia stupita, piccola serpe» poi fissò un punto lontano, con sguardo triste. 

Lizzie lo fissò meravigliata per quel cambio repentino di umore. 

Le tornarono alla mente le parole di Remus sulla sua famiglia: anche per lui le vacanze natalizie non dovevano essere uno dei periodi migliori dell’anno.

Poi, Sirius si mosse per andarsene. 

L’aveva appena oltrepassata, che lei lo fermò, prendendolo per un braccio.

« Resta» sussurrò « l’importante è che non parli.»

Lo fissò profondamente nei suoi occhi scuri. 

Lui annuì e si sedette dove era prima. 

Lei si appoggiò di nuovo al parapetto a fissare l’infinito.

 

Si accese un’altra sigaretta, premurandosi questa volta di non far finire il fumo in faccia alla Delaroche. 

Era strana l’alchimia che si era creata tra loro. 

Ogni tanto la sbirciava, non visto, mentre lei fissava imperterrita il cielo. Era triste. Forse più di lui. E sembrava anche delusa ed amareggiata. Ogni tanto sospirava, anche se cercava di nasconderlo. Aveva l’impressione che anche lei non amasse particolarmente le feste. Ad un certo punto ebbe un’illuminazione. Si alzò e le porse una sigaretta. Lei lo fissò perplessa, la vide scrollare le spalle ed accettare la sigaretta. Lui prese la bacchetta e fece comparire una lieve fiammella sulla quale Elisabeth si chinò per accenderla. I lunghi capelli rossi le scivolarono di lato e gli sfiorarono la mano. Sirius ebbe un fremito. Poi lei si allontanò e la vide socchiudere gli occhi mentre si godeva la sigaretta. Non tossì, segno che aveva già fumato in vita sua. E la vide finalmente sorridere, mentre si appoggiava al muro accanto a lui.

« Facciamo un patto Delaroche, per queste vacanze. Il nostro regalo di Natale…»

Lei inarcò un sopracciglio incuriosita.

« Niente guerra.»

E le porse la mano.

« Niente guerra.»

E lei gliela strinse.

 

Un fremito le corse lungo la schiena nel prendere la mano di Sirius Black. 

E le ci volle tutto il suo autocontrollo per non arrossire.  

 

Sdraiato sull’erba Sirius fissava le nuvole rincorrersi nel cielo azzurro. Ormai tutti erano pronti alla partenza per le feste di Natale. Lui aveva deciso di restare ad Hogwarts: gli serviva stare un pò da solo e riflettere. Tutto quello che era successo con Elisabeth lo turbava non poco.

Per quella ragazza provava cose discordanti: un lato di lei lo irritava terribilmente e scatenava i suoi istinti peggiori.

Si, ma l’altro...

L’altro ormai stava prendendo il sopravvento.

Ma c’è Remus...

Era quasi certo che l’amico fosse innamorato di lei, ma che non lo desse a vedere per lui. Aveva fatto male a dirglielo, ma egoisticamente aveva sperato che lui dicesse qualcosa. Invece non gli aveva detto nulla, anzi, l’aveva incoraggiato. Ma da Remus Lupin c’era da aspettarselo. 

Quindi, in fondo, era felice di stare solo per quelle feste. Doveva riflettere.

 

Finì di infilare l’ultimo libro nel baule, che si chiuse ad un cenno della sua bacchetta, con un rumore secco del lucchetto. Si sedette stancamente sul letto.

Era un pò nervosa. Non sarebbe tornata a casa se non fosse stato per Silente e ciò che le aveva chiesto. Ma sarebbe stata in grado di farlo? Sospirò.

Sopporterò mio padre per tutto questo tempo?

E poi il pensiero si fermò su Sirius Black. Provava sentimenti contrastanti per lui. In realtà la metteva a disagio: era questo che la spiazzava e lei non amava sentirsi spiazzata. Sarebbe stato meglio passare un pò di tempo lontani. Forse l’avrebbe aiutata a capire.

 

« Solo, Sirius? Niente Potter quest’anno?»

« No, signore. Solo Hogwarts quest’anno.»

« Un pò di sana solitudine?»

« Già, devo riorganizzare le idee. Ho già combinato sufficienti disastri da bastare per tutto l’anno.»

« Si, è vero: hai una discreta dose di inventiva, mio caro. Ti sarà utile quando sarai un Auror.»

« Grazie, signore. A proposito, signore, potrei...»

« Dimmi pure, Sirius.»

« Il Signore Oscuro sta diventando più potente...»

« Si, forse.»

« E non si può far nulla?»

« Oh no, si può sempre fare qualcosa, ragazzo mio, sempre.»

« Ed allora perchè non la facciamo?»

« E chi ti dice che non la stiamo già facendo? Oh!» disse come capendo solo ora quel che Sirius voleva dire « Comprendo. Ma sei ancora troppo giovane Sirius e troppo immaturo, aggiungerei, per questo genere di cose. Ho fiducia che tra poco vedremo sbocciare il vero uomo. Forse, allora, anche tu potrai essere messo a parte...»

E sorridendo enigmaticamente, si allontanò. 

Sirius sorrise a sua volta: non poteva dare torto al nuovo preside. Era un irresponsabile e lo sapeva: era una caratteristica del suo carattere su cui avrebbe dovuto lavorare, se voleva diventare veramente un Auror. 

E lo voglio!

Ora doveva solo evitare i rituali e noiosi auguri natalizi. Aveva già salutato Remus, Peter e James, per cui nulla lo tratteneva oltre nell’atrio del castello. Con incedere naturalmente elegante si avviò verso il lago. Una passeggiata l’avrebbe allontanato dal caos che di lì a poco, la partenza per le vacanze, avrebbe causato.

 

Elisabeth sospirò. Con un movimento aggraziato della bacchetta fece volare le ultime cose nel baule che si richiuse, facendo scattare il lucchetto. Era seduta sul letto e la prospettiva delle vacanze a casa non la divertiva affatto. Ed il pensiero rivolto a Sirius Black, ancora meno!

Un brusio crescente la riscosse dai suoi pensieri.

Cosa sta accadendo là fuori?

Si alzò pigramente e sbirciò fuori dalla finestra: non che i sotterranei dei Serpeverde avessero una splendida vista, ma l’ingresso del castello era ben visibile.

E quello che balzò ai suoi occhi ...la fece sbiancare.

Per Morgana! Maledizione!

Era stata abbondantemente al centro dell’attenzione generale, senza dover desiderare di esserlo ancor di più. Eppure suo padre c’era riuscito!

Perchè mai sarà venuto a prenderci? E per di più scortato?

Non ci voleva un genio a capire che il motivo del crescente brusio era stato proprio l’arrivo di suo padre! 

« Evanesco!»

Con un gesto secco fece sparire il suo baule.

Finiamo questa pagliacciata il prima possibile!

E si precipitò fuori dai dormitori.

 

Quel mormorio sommesso stava infastidendo il suo sonnellino pomeridiano. Sirius si stropicciò gli occhi. 

« Mmm...»

Mormorò infastidito, mentre il brusio che l’aveva svegliato cresceva di minuto in minuto di intensità. 

« Ma cosa diavolo...?»

Innervosito si tirò su a sedere. Gli occhi grigi e furiosi si girarono verso l’ingresso del castello, dove un’insolita folla si stava continuando a radunare.

Cosa sta succedendo?

Era insolita anche per gli auguri di Natale!

Sirius si alzò in piedi ed ormai sveglio ed incuriosito, vinse le sue remore e si avvicinò all’atrio di Hogwarts.

Ad ogni passo, il brusio continuava a crescere e nel caos indistinto di parole sussurrate sottovoce, una si evidenziò nel mucchio: Mangiamorte!

Impossibile! Non qui, non ad Hogwarts!

Silente non l’avrebbe mai permesso!

Eppure il mormorio crescente andava ripetendo quella parola.

Sirius continuò ad incedere con la sua innata eleganza, fino a portarsi fin nelle prime file, facendosi largo tra la folla. Gli occhi grigi erano gelidi, mentre fissava il manto nero ed i volti coperti. Sembrava impossibile, ma erano veramente lì. La mascella si contrasse ed ogni singolo muscolo del suo corpo fremeva impaziente. Cosa ci facevano ad Hogwarts?

Poi, un volto attirò la sua attenzione: l’unico non celato da una maschera. Quegli occhi erano inconfondibili: non lo conosceva, ma la somiglianza era troppo evidente per negarla.

Delaroche!

L’uomo impettito, vestito in modo raffinato e con un bastone in mano non poteva che essere il padre di Elisabeth e Dulcinea. Il contegno fiero e lo sguardo sprezzante che passava in rassegna la folla, fissando tutti con aria di aperta superficialità, non fece che confermare i suoi sospetti.

Sirius era disgustato. Solo dopo si accorse della presenza di Silente e dello sguardo grave del preside.

« A cosa dobbiamo l’onore Monsier Delaroche?»

« Ah! Silente... Sono solo venuto a prendere le mie figlie.»

Ed in quel mentre Elisabeth uscì dal portone, seguita da Dulcinea.

« Già, era inutile, padre. La carrozza sarebbe stata più che sufficiente.»

« Le precauzioni non sono mai troppe, mia cara.»

Elisabeth fissò il padre con superiorità, mentre aiutava Dulcinea a salire in carrozza.

« Già, terribili pericoli in una scuola frequentata per la maggior parte da ragazzini ancora inesperti nell’uso della magia: in effetti le precauzioni erano proprio necessarie.»

Silente sorrise cautamente, mentre Elisabeth si dirigeva con passo altero verso la carrozza.

Ma il padre la bloccò, prendendola per un gomito.

«Stai al tuo posto, Elisabeth!» le sibilò gelido.

 

Solo in quel momento Sirius capì.

L’ambiente in cui era cresciuta, il rapporto con suo padre, lei!

Era a disagio, ma solo lui era in grado di capirlo. 

Era furiosa, ma celava tutto dietro una gelida freddezza.

E quando vide il padre prenderla per il gomito e condurla decisamente verso la carrozza tutta la tensione accumulata scattò.

Accadde tutto in un attimo. 

Uscì fuori dalla folla nel momento in cui Delaroche padre passava davanti a lui e lo urtò violentemente, tanto da costringerlo a lasciare la presa su di lei.

Lo sguardo di Elisabeth, prima sorpreso, divenne terrorizzato ed infine supplichevole.

Sirius si bloccò all’istante, la fissò lungamente negli occhi scuri.

 

Suo padre mandava sguardi di fuoco prima verso di lei, poi verso di lui.

Poi Sirius con il suo solito fascino elegante si inchinò.

« Mi scusi, monsieur Delaroche. Questa marmaglia...» sussurrò.

« Si alzi giovanotto. Vedo che conosce mia figlia» poi si voltò perentorio verso di lei attendendo di essere presentato « Elisabeth?»

« Padre» rispose con voce atona « ti presento Sirius Black. Sirius, mio padre Sir Antony Delaroche.»

Gli occhi di Delaroche mandarono un lampo interessato.

« Della nobile casata dei Black?»

« Si, signore.»

Se non avesse conosciuto Sirius, Elisabeth non avrebbe creduto alle sue orecchie. Lo guardò grata. 

Quanta fatica gli sta costando? 

Era strabiliata dal comportamento di Sirius. Le pareva incredibile, eppure l’unica spiegazione é che lo stesse facendo per lei.

«Bene, mia cara. Mi compiaccio che questa scuola...progressista» commentò disgustato «sia ancora ben frequentata.»

Il compiacimento dell’ultima frase era palese nel suo tono.

« Venga a trovarci quando vuole signor Black ed auguri alla sua famiglia un buon Natale.»

« Grazie Signore, anche a lei Signore.»

Elisabeth rivolse un’ultima occhiata perplessa a Sirius che le aprì galantemente la portiera e l’aiutò a salire. Non potè fare a meno di continuare a fissare i suoi occhi grigi, mentre la carrozza si allontanava da Hogwarts.

«A presto Elisabeth» e le baciò con galanteria la mano, prima di richiudere la portiera della carrozza.

« Proprio simpatico quel Black, mia cara. Dovresti coltivare la sua conoscenza.»

Disse distrattamente prima di immergersi nella lettura di un mucchio di pergamene del ministero.

 

« Sirius... ma che...» la carrozza dei Delaroche aveva appena lasciato Hogwarts e con lei anche i Mangiamorte.

« Si, James?» e cambiando discorso aggiunse « è ancora valido il tuo invito per Natale?»

« Certo, amico. Non dovresti neanche chiedermelo.»

« Allora penso proprio che verrò, ho cambiato idea. Vado a fare i bagagli: ci metto un attimo.»

E prima che James potesse rispondere era scomparso all’interno del castello.

« Ma cosa diavolo gli è preso? Dare confidenza in quel modo ai Delaroche, non è da lui» mormorò James perplesso.

« Si, amico, ma devi vedere le cose da un’altra prospettiva» e di fronte alla smorfia ancor più perplessa di James, Remus aggiunse « proprio tu dovresti riconoscere una persona innamorata!

« Sirius?!?»

« Eh già, ci sei arrivato, Ramoso: ce ne hai messo del tempo!»

« Così si spiega tutto...»

« Stagli vicino, James. Sirius è ancora molto provato, per quanto non lo dia a vedere e le feste non aiutano certo a dimenticare.»

« La famiglia non si può dimenticare, Remus.»

« Hai ragione, James. Ma almeno rimanesse in pace con se stesso. Almeno questo.»

« Ti preoccupi sempre per tutti, Lunastorta. Baderò a Sirius, te lo prometto, e cercherò di alleviare la sua sofferenza per quanto possibile. Certo che la Delaroche... come al solito predilige situazioni complicate!»

« Ed anche Elisabeth non è da meno, James. Che rimanga tra noi, sono preoccupato per loro.»

« Ma per Sirius avere qualcuno accanto potrebbe essere una salvezza.»

« Speriamo» e Remus sospirò.

 

« Perché non mi hai detto nulla, Sirius?» il tono di James Potter era decisamente deluso e lui si sentiva dannatamente in imbarazzo.

« Perché non c’è nulla da dire James! A cosa ti riferisci?»

« Ad Elisabeth Delaroche.»

« Oh, andiamo, non ti ci mettere anche tu. Scommetto che è stato quel ficcanaso di Remus a metterti la pulce nell’orecchio. Appena lo vedo lo schianto! Sta veramente esagerando.»

« Beh, se avevo dei dubbi la tua reazioni, me li ha fugati tutti, Felpato!» e James scoppiò, con sua grande sorpresa, a ridere.

« Cosa c’è di così ilare in quello che ho detto? Sul serio, James, non ne capisco il motivo.»

« La tua caparbietà nel negare l’evidenza» ora il tono dell’amico era pericolosamente serio.

Sirius sospirò.

« James, davvero, provo cose contrastanti per quella ragazza e non mi va che vi mettiate in testa strane idee. Non ho mai pensato a lei in quel modo, James, mai. Te lo giuro! Alcuni miei comportamenti suonano strani anche a me stesso.»

James annuì.

« Ti capisco. Ti ricordi? Anche tra me e Lily è stato così. Lei mi odiava e ci considerava degli idioti. Non che ci fossimo mai comportati come dei saggi, ma non siamo proprio degli stupidi, no?»

« Non è la stessa cosa, James. Tu e Lily avete tanto in comune.»

« E tu e la Delaroche, no? Andiamo Sirius, sembra il tuo alter ego, solo più composto!»

« Già, questa è l’unica cosa che ti concedo, me ne sto rendendo conto anche io!»

« Sirius!»

La voce imperiosa di Silente che li aveva sorpresi alle spalle, li fece sobbalzare.

« Bene James ci sei anche tu» aggiunse il preside « Ho bisogno di entrambi.»

« Ci dica signore.»

« Sirius ho visto che hai incontrato Delaroche e che ti ha invitato a casa loro.»

« Si, signore.»

« Bene, è il caso che tu ci vada, il più presto possibile.»

« Signore, non capisco...»

« Delaroche ha contatti con Voldemort. Potreste scoprire qualcosa di utile, di molto utile che cerchiamo di scoprire da tempo.»

« Cosa Signore?»

« Tutto a suo tempo, Sirius. Quando sarà il momento lo saprai.»

« Ed io signore?»

« Tu, James, sei la loro copertura.»


*****************************************************
Note per i lettori presenti, passati e futuri

Miei cari, cosa dirvi?
Intanto dovrei scusarmi per la lunga attesa, ma alla fine mi è servita ed ho inserito una scena che prima avevo scartato.
E, per una volta, sono soddisfatta della scelta fatta.
Chissà se indovinate quale era?

E poi volevo ringraziare una vecchia amica che mi ha aggiunta subito tra le autrici preferite!
Sei un tesoro Leonia!
Andrè non è l'Andrè che conosci tu, ma penso che non ne resterai delusa.
A breve su questi schermi... ;)

Ed infine un ringraziamento speciale a _Padfoot e Cathy Earnshaw, che ho già ringraziato, ma se lo meritano di nuovo, perchè lasciano la loro recensione.... Sempre!
Voi siete due tesori! :D

Baci
El


 

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Capitolo 14
*** Buon Natale... ***


A chi ha aspettato pazientemente!
Lo so che ho postato in tremendo ritardo...
Grazie!


 

Buon Natale...


Lizzie sfilò i guanti, mentre si accingeva a seguire il padre dentro la lussuosa villa, che era la loro casa. Il viaggio si era svolto nel completo silenzio, anche perché il signor Delaroche era stato immerso nella lettura dei suoi importantissimi documenti.

Come sempre! pensò.

Dulcy era già corsa per le scale a salutare Delly, la loro tata.

Si guardò intorno ansiosa, non riabbracciava Andrè da tre mesi ormai e non aveva ricevuto alcuna lettera da lui, per cui non vedeva l’ora di poterlo incontrare.

Il padre si accorse del suo sguardo insistente all’indirizzo dell’enorme scala d’ingresso.

«Non sperare di vederlo, mia cara… Andrè è fuori per lavoro. Rientrerà tra qualche giorno.»

Non riuscì a nascondere la delusione, nonostante si fosse ripromessa di non mostrarla al padre.

«Ma puoi salutare tua madre, se vuoi. E’ nella sua stanza.»

Madame Delaroche continuava a stare poco bene. Il rientro in Inghilterra non le aveva giovato. Erano cambiate tante cose e la donna, già fragile di suo, sembrava essere crollata improvvisamente.

Lizzie acconsentì con un cenno del capo, facendo un sorriso stentato all’indirizzo del padre. Non erano mai andati d’accordo, ma da quando avevano lasciato la Francia e la posizione del padre era diventata palese a tutti, i loro rapporti si erano pericolosamente incrinati. Erano lontani i tempi in cui credeva il padre un eroe senza macchia e senza paura: la realtà dei fatti si era mostrata in tutta la sua crudezza e per Lizzie era stato un duro colpo. E quando a farne le spese era stato Andrè, il mondo le era crollato addosso. Sua madre non si era più ripresa, mentre lei…

Ho dovuto farlo per forza…

C’era ancora Dulcy e se avesse potuto evitarle quella sofferenza, l’avrebbe fatto!

Sospirò e si avviò verso l’enorme scala, dopo aver lasciato il cappotto al maggiordomo.


 

«Mademoiselle?»

«Si, Charles.»

«C’è una visita per lei e per sua sorella.»

Dulcy la guardò con occhi sorpresi. Entrambe si stavano chiedendo chi potesse essere.

«Il signor Sirius Black, Mademoiselle.»

«Grazie, Charles. Non preparare in salotto, faremo un giro nel giardino d’inverno.»

«Come desidera, Mademoiselle.»

Lizzie sorrise a Dulcy, dopo che il maggiordomo era uscito. Si alzò, si lisciò la gonna e porse la mano a sua sorella.

«Andiamo Dulcy? Il tuo cavaliere ci aspetta!»

«Si, Lizzie. Anche se penso che ormai sia più il tuo cavaliere…»

Lizzie la guardò sorpresa, mentre la sorellina ridacchiava soddisfatta. Qualcosa non le tornava…


 

Fu così che le apparvero. Felici e sorridenti.

Sirius si era sentito gelare il sangue nel mettere piede a casa Delaroche. L’aura di grigiore e la pesantezza del luogo lo avevano investito come un pugno in pieno viso. Era peggio che a casa sua! E questo lo faceva sentire a disagio. Non amava quella sensazione. James non lo aveva accompagnato, questa volta. Avevano concordato che fosse meglio così. D’altronde il padre di Lizzie aveva invitato solo lui e preferivano non mettere in difficoltà la ragazza. Ancora una volta Sirius si fermò a pensare quanto profondamente fossero cambiati i suoi sentimenti su Elisabeth Delaroche. Ancora stentava a crederlo! 

«Ciao Sirius!» la voce melodiosa di lei, lo fece immediatamente sorridere.

«Sirius!!!!» e l’entusiasmo di Dulcy che gli buttò le braccia al collo, sfuggendo al controllo della sorella, lo fece scoppiare a ridere.

«Piano, piano piccola! Così mi soffochi!!!»

«Su, Dulcy… in fondo non lo vedi solo da una settimana!»

«Gelosa, Delaroche?» Elisabeth sorrise alla battuta di Sirius e scosse il capo, abbassando lo sguardo. 

Touché, Delaroche! ma evitò di esternarlo.

«Andiamo in giardino, ti va?» cambiò discorso lei.

«Certo…» continuò a tenere in braccio Dulcy e seguì Lizzie verso la veranda che dava sul giardino d’inverno. La serra era calda ed accogliente, capiva perché Lizzie preferisse quel luogo al resto della casa. Non era soffocante come il resto della villa e lì sembrava pulsare la vita, mentre nel resto della casa…

Aleggia la morte! si sorprese a pensare.

Una volta accomodati al tavolo del giardino, Lizzie fece portare il tè, mentre Dulcinea si allontanò presa dalla voliera delle farfalle, le sue preferite. Erano soli. Provò un leggero imbarazzo ad essere lì. Cosa poteva dirle per giustificare la sua visita?

Dopo un breve silenzio, interrotto dal suono del tè che Elisabeth gli aveva versato nella tazza, prese il coraggio a due mani e le parlò.

«Volevo vedere come stavi...»

Elisabeth arrossì visibilmente, tenendo lo sguardo basso. Sorrise. Lei non si aspettava che fosse così diretto.

«… E dato che mi sono già scusato con te ormai troppe volte sono qui a farti una promessa, Delaroche.»

Il tono serio fece alzare gli occhi stupiti della ragazza su di lui. E toccò a lui arrossire.

«Ma se mi guardi così, il poco di coraggio che ho, svanisce come neve al sole, piccola serpe!»

Si passò nervosamente una mano tra i folti capelli, imbarazzato, abbassando gli occhi a terra.

«Non avrei mai creduto di vedere Sirius Black senza parole!» mormorò lei in tono basso.

Era così dimessa, che quasi non le sembrava lei.

Che anche per lei le cose siano cambiate?

Questo gli diede coraggio. Si posizionò meglio sulla sedia e si sporse verso di lei.

«Non avrei mai immaginato di dirlo, Delaroche. Ma… mi piaci e continuerai a piacermi.»

A quel punto la ragazza, arrossì più che visibilmente.

«In che senso?» era sconcertata. Glielo leggeva in faccia. 

Si innervosì ancora di più.

Possibile che non abbia ancora capito?

«Delaroche di solito sei intelligente…»

 



Sbagliava o Sirius era decisamente imbarazzato?

Lo guardava sempre più stupita. Era già sorpresa di vederlo lì, sorseggiare educatamente il tè a casa sua, a casa di un Mangiamorte! Lui! Ma sentirlo così terribilmente a disagio: non le era mai capitato. E alla fine la sua affermazione, l’aveva definitivamente spiazzata.

Non capiva nulla in questo momento.

«Si, di solito si, ma tu Sirius, hai l’abilità di farmi sentire un’idiota!»

Lo sentì sospirare vistosamente e muoversi come se stesse sui carboni ardenti.

«Facciamo una passeggiata, ti va?»

Ed il grifondoro si alzò senza aspettare risposta.

Elisabeth, suo malgrado lo seguì, non senza aver gettato un’occhiata a Dulcy, che non vista dal ragazzo, le fece l’occhiolino e la salutò rientrando in casa. Lizzie era sempre più confusa. Non basta Black! Ci si mette pure Dulcy ad essere strana!?!

Il ragazzo si muoveva con la sua andatura felpata ed elegante. Doveva ammettere che capiva, perché tante ragazze ad Hogwarts lo trovassero così affascinante. E toccò a lei sospirare.

«Allora, Elisabeth…»

Lui si fermò e si voltò verso di lei, aveva scelto un luogo appartato e lontano da sguardi indiscreti.

«Cosa devo fare per farti capire che sono innamorato di te?»

Una vampata di fuoco le salì alle gote! Tutto si sarebbe immaginato meno che quello!!!


 

«Innanzitutto dovresti chiedere il permesso a me!»

Una voce profonda e decisa li sorprese entrambi. Sussultò e si girò di scatto, esterrefatto quanto lei, verso colui che aveva parlato.

Perché è così turbata?

Non era stata la sua improvvisa dichiarazione a turbarla, ma l’arrivo del ragazzo. Ne era certo!

Era un ragazzo della loro età che non aveva mai visto… I capelli erano bianchi, quasi innaturali, e lo sguardo azzurro era di ghiaccio. Eppure, aveva un fascino particolare, magnetico.

«Prego?» il tono di Sirius era contrariato e sorpreso.

L’altergia del ragazzo, così simile a quella di Elisabeth, ma velata di maggior superbia, lo fece reagire come sempre!

«Dicevo che dovresti chiedermi il permesso prima di rivolgerti a lei così, in mia presenza.»

Ma chi diavolo è questo?

«Andrè… Ti prego» anche il tono supplicante di lei lo colpì, non l’aveva mai sentito! «Sirius non sa neanche chi tu sia…»

«Ah si? Beh, ti conosce proprio bene per uno che dice di essere innamorato di te!» il commento sarcastico lo colpì in pieno petto.

Conosceva così poco di lei, aveva ragione Andrè, chiunque lui fosse!

«Andrè!» questa volta Elisabeth fu più decisa nell’interromperlo.

«E soprattutto perché IO non so chi sia COSTUI?»

Il tono del ragazzo aveva cambiato decisamente registro: era deluso e ferito, mentre lo indicava con disprezzo. E con sua somma sorpresa, Elisabeth abbassò lo sguardo, ferita a sua volta, come se le avessero dato una coltellata in pieno petto. Era la prima volta che la vedeva soffrire così... 

La collera iniziò a montare dentro di lui. E lo fece scattare, ancora una volta.

Sono un idiota! 

La gelosia lo stava accecando!

Ma cosa mi ero messo in testa?

Remus, James, anche Dulcy! Andassero tutti al diavolo: loro ed i loro bei discorsi!

Perché diavolo aveva dato loro retta? Non si era mai sentito così fuori posto, neanche a casa sua!

Strinse i pugni, se il ragazzo fiatava ancora, non avrebbe retto più.

«Perché non c’è niente che tu debba sapere Andrè! NIENTE!»

Le parole di Elisabeth gli piombarono addosso come una doccia fredda. Era la prima volta che la sentiva così furiosa. Lei sempre così compita e controllata. Poi, la sua mente iniziò a collegare ciò che aveva appena detto… E alla fine realizzò.

Indietreggiò ed impallidì, come colpito da uno schiantesimo.

Al diavolo!

Girò i tacchi e senza dire una parola, senza neanche un cenno di saluto, se ne andò.

 


«Sirius, no!»

Andrè le bloccò il braccio e le impedì di corrergli dietro. Sirius non si voltò neanche, continuando ad allontanarsi da lei con passo fiero.

«Andrè, ora basta!»

La voce di Elisabeth era disperata, mentre cercava di divincolarsi dalla sua presa.

«E’ così importante per te? Più importante di me?»

Il tono ferito del ragazzo ebbe il potere di immobilizzarla all’istante.

«Sei sempre il solito, Andrè…»

Lui lentamente la lasciò andare e le sorrise. 

«Ma è per questo che non puoi fare a meno di me…»

E lei non potè fare a meno di sorridergli e di abbracciarlo, con gli occhi pieni di lacrime.

«Perché diavolo sei sparito? Mi sei mancato così tanto…»


********************************************************************
Note il lettori presenti, passati e futuri

Orbene! So di essere in tremendo ritardo, ma a mia discopla vi dico solo che temevo di aver perso sia questo capitolo che il successivo (quindi per il prossimo non dovrete aspettare troppo!) :D

E' stato e sarà un periodo denso, sotto tutti i punti di vista! 
Ma anche se a rilento, vi prometto che finirò quello che ho iniziato: non amo lasciare le cose a metà!

Ringrazio tutti per la pazienza e ringrazio chi in questi mesi ha aggiunto la mia storia tra le preferite/ricordate/lette.
E' anche per voi che non mollo il progetto...

Sirius o Andrè?
A voi la scelta! :)

Baci

El

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Capitolo 15
*** ...e Felice Anno Nuovo! ***


Dedicato a chi ho amato
...adesso e sempre

... E Felice Anno Nuovo!

Mentre scendeva l’ampia scalinata di marmo lucido, non poteva evitare di pensare a ciò che le aveva appena detto Andrè. Doveva convincerlo a venire ad Hogwarts, non avrebbe rinunciato a suo fratello così facilmente ed ormai era certa che anche lui lo volesse: solo aveva troppo paura del padre e delle conseguenze.

Ci vuole un’idea geniale…

Ora, però, doveva concentrarsi: quella sera non sarebbe stata una sera normale. E non si trattava solo del Capodanno. Avere come ospite Lord Voldemort, non era usuale, neanche per suo padre.

Ed io dovrei essere cauta ed avere più paura!

Invece era solo furiosa. Dopotutto era il Signore Oscuro la causa di tutti i mali della sua famiglia: i fragili nervi di sua madre, la condizione di Andrè, l’abbandono della Francia e quel clima di tensione e precarietà che non li abbandonava mai. Eppure, anche suo padre aveva le sue colpe: invece che preservare la famiglia, l’aveva servita su un piatto d’argento a Voldemort.
Suo fratello l’attendeva ai piedi della scalinata, accanto al padre.
Elisabeth sfoggiò il suo miglior sorriso: era diventata abile a mentire. Anche questo andava aggiunto alla lista delle cose negative. Fingere di essere altro da se stessa. Fingere che tutto fosse normale. Fingere e basta.

«Sei bellissima, mia cara!»

«Grazie padre» cinguettò lei, sistemandosi i lunghi guanti blu, intonati con il suo abito da sera.

Doveva apparire così, così come l’avevano allevata ad essere: un bell’oggetto da mostrare. Era rivoltante, ma era necessario.
Lo faceva per lei, ma lo faceva soprattutto per Andrè. Una parte di lei era certa di riuscire ed era curiosa. Curiosa di guardare in faccia l’uomo che le aveva rovinato la vita.

«Andiamo? Non vorrai fare aspettare i nostri ospiti?» notò una certa esitazione in suo padre, non usuale per lui.

«Hai ragione cara, andiamo!»

Prese elegantemente il braccio che il padre le porgeva, mentre Andrè li seguì, subito dietro le loro spalle.
L’ingresso nell’immensa sala da pranzo della dimora dei Delaroche fu accolto con il silenzio.
Il silenzio fu ciò che caratterizzò quella sera ed Elisabeth lo ricordò nei mesi a seguire. Era un silenzio irreale, pesante. Era la paura a dettarlo ed il terrore, incarnato nell’uomo che ora veniva incontro a lei e a suo padre e che sorrideva loro. Un sorriso stampato in un volto che Elisabeth non dimenticò, fino alla fine dei suoi giorni.

«Delaroche, che incantevole figlia che hai!» le prese la mano e se la portò alle labbra, accennando un galante baciamano, poi spostò l’attenzione sul fratello «Buonasera Andrè!»

«E’ un onore averla nella nostra umile dimora…»

Si sorprese nel sentire il tono deferente del padre: Antony Delaroche non si era mai rivolto con quel tono a nessuno!
Era abituato a dare gli ordini, non a riceverli.
Ora si sentiva nervosa. Fino ad allora non era mai riuscita a comprendere appieno né i comportamenti del padre, né quelli di Andrè: ora, improvvisamente, capiva.
Capiva il gelo irreale nella stanza, capiva il terrore della gente, capiva di essere, per la prima volta, veramente in pericolo. Deglutì, mentre cercava di mantenere il controllo e non tremare. E rimanere con il sorriso, che tanto abilmente aveva costruito, stampato sul volto. Eppure non riuscì a frenare il brivido che le percorse la schiena.

«Sua figlia ha freddo, Delaroche, la faccia accomodare vicino al fuoco»

«La ringrazio della premura, oggi è particolarmente freddo»

La sua rigida educazione le venne in soccorso e la voce che le uscì era naturalmente compita e deferente, come si confaceva ad una persona di rango.

«Ci penso io, padre»

Andrè, poi, le venne in aiuto, sottraendola allo sguardo sottile e penetrante di Voldemort. Le porse il braccio, sostituendosi al padre, e la condusse al camino. Intanto, il resto degli ospiti si era avvicinato per salutare il padrone di casa, che educatamente stringeva mani ed elargiva sorrisi.
Lizzie non riusciva più a connettere razionalmente: l’impressione che Voldemort le aveva fatto era indescrivibile. Il suo volto era talmente inquietante, da essere ripugnante e non era riuscita a fissarlo negli occhi per più di qualche istante. Tutto il suo coraggio, tutta la sua determinazione, tutta la sua rabbia erano stati spazzati via in un attimo!
Guardò il fratello, quasi terrorizzata, mentre Andrè le sorrideva.

«Sei una Delaroche!» le sussurrò all’orecchio, richiamandola alle sue origini ed alla sua dignità e per un istante sembrò riprendersi.


La serata fu indimenticabile.
Nei mesi successivi le sarebbe tornata più volte alla mente, come la peggiore della sua vita.
Anche peggio di quando aveva trovato Andrè in un lago di sangue ed aveva pensato che fosse morto!
Peggiore di tutti i peggiori incubi che avrebbe mai potuto avere!
Comprendeva, ora, fin troppo chiaramente come si fosse giunti a quel punto e la strana sudditanza che ognuno in quella stanza, animali inclusi, avevano per Lord Voldemort.
Fu costretta a rivolgergli parola, ancora un paio di volte, quando il padre, sicuramente per fare buona impressione, le disse che era stata smistata in Serpeverde. Solo in quel momento passò negli occhi, altrimenti freddi e indagatori dell’uomo, un barlume di emozione ...“umana”!

«Serpeverde! La migliore Casa di Hogwarts non c’è dubbio!» rise ed alzò il calice, subito imitato da tutti gli altri «C’è ancora il vecchio Silente, se non sbaglio. Ai miei tempi era solo un insegnante…»

Il tono di superficialità con cui alluse al preside, le parve strano.

«Si, c’è ancora lui» rispose diplomaticamente Lizzie.

«Dovrò venire a fargli visita un giorno o l’altro…»

Il tono gelò il sangue nelle sue vene e dai volti dei più: non era stata l’unica a subirne l’effetto. Di nuovo benedisse la sua educazione formale, mentre accompagnava con un sorriso le parole di Voldemort.
Il resto di quella cena non fu particolarmente degno di nota, Lizzie ricordò solo la paralisi totale dei suoi pensieri. Era come se si fosse sentita spoglia, nuda. Come se avesse perso il dono della ragione. C’era solo l’istinto, nudo e spaventato, che cercava la via per sopravvivere a tutto quel terrore, a tutta quell’oscurità, a tutta quella angoscia!
Solo dopo Andrè le disse che era stato un bene: pareva che il Signore Oscuro fosse un abile legilimens e che nessun pensiero potesse essergli celato.
Quando abbandonò il salone, per accomiatarsi, mentre gli uomini rimanevano a fumare sigari e bere Whisky Incendiario, Lizzie si accorse che il suo corpo non aveva mai smesso di tremare.


***************************

N.d.A. 
Perdonate l'enorme, immenso ritardo.
Non ci sono scuse, ma per chi mi ha letto e spero mi leggerà ancora ci tengo a dire una cosa.
E' stato un periodo duro...
E non pensavo di essere capace ancora di trarre gioia dallo scrivere.
Quindi, sono felice di essere di nuovo qui.
Buon anno! Che sia meglio di quello precedente!

El 

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Capitolo 16
*** ...e Felice Anno Nuovo! (bis) ***


…e Felice Anno Nuovo (bis)
 
-Sirius…
-James, non iniziare di nuovo. Non c’è nulla da dire.
-Ma a prescindere da tutto, Silente ci ha chiesto di proteggerla.
-Si, ma lei ha già qualcun’altro a farlo!
 
Aveva un tono rabbioso, lo sapeva, nonostante cercasse stranamente di placarsi.
Il tono di James si addolcì, mentre gli rispondeva.
 
-Non dovresti lasciare che i tuoi sentimenti personali intralcino una situazione così delicata. Il vecchio non dice mai niente per niente. E poi, Sirius, te la sei cercata!
-Ovvero, James! Illuminami, non ci arrivo! – iniziava ad irrigidirsi di nuovo.
-Sei stato tu a chiedere a Silente di partecipare alla cosa, quando hai saputo che lei poteva essere in pericolo…
-Si, ma era prima di sapere che non lo era affatto!
-Non penso sia così, amico.
-Stai diventando una vera noia James!
-Sono serio, perché non parliamo di bravate da ragazzini, Sirius! Parliamo della vita di una persona! Silente dice che sta rischiando molto, per tutti noi: beh, se non credi a lei, credi almeno a lui. Lo so che non consideri Silente un rimbambito, non  ci avrebbe affidato nulla, se non fosse veramente pericoloso. E se non credesse in noi! Non ha mai messo a repentaglio la vita dei suoi studenti. Adesso siamo addirittura in tre e non penso che sia autorizzato a farlo!
-E quindi? Cosa suggerisci di fare? Tornare da lei?
-Per esempio ... O almeno provare a scoprire cosa accade. Sorvegliarla da lontano. Non hai migliorato la tua moto?
-Si, ma che c’entra?
-Non l’hai resa invisibile?
-Si, ci sono riuscito.
-Beh prendiamo quella ed andiamo Sirius.
-Oggi? La notte di Capodanno?
-Si, oggi. Stanotte! Silente aveva detto che era per oggi.

L’urgenza e la determinazione di James infine lo scossero.
Aveva ragione. Come sempre.
Silente aveva dato loro un compito.
Un compito che lui aveva chiesto.
Doveva onorarlo.
Anche se questo significava venire a patti, ancora una volta, con Elisabeth Delaroche.
Sembrava proprio che il destino si divertisse a vederlo soffrire!
 


-Avresti potuto passare la vigilia con qualche tuo nuovo amico, Elisabeth… che ne so, quel Black ad esempio, è figlio di purosangue!
 
Appostato sull’elegante balcone della residenza dei Delaroche, protetto dal provvidenziale mantello di James, dalla finestra socchiusa coperta dai pesanti tendaggi, Sirius cercò di non perdere una sola parola dell’interessante conversazione.
Era teso. Sentire la voce di lei, aggraziata e compiacente, lo fece irrigidire ancor di più.
 
-Grazie, padre, ma preferisco passarlo in famiglia.
-Ma non sarà una festa, mia cara, serve per fare relazioni pubbliche.
-Si, lo so, padre: non ti faremo sfigurare.
-Di questo ne sono certo!
 
Il tono di Delaroche padre non ammetteva repliche ed era stato più duro del solito.
Lizzie sembrava sapere quel che faceva, perché Sirius poteva immaginare chi fossero gli “ospiti illustri” che avrebbero avuto quella sera a cena i Delaroche…
 
-Sarà meglio che Dulcy vada a letto presto e forse dovresti farlo anche tu!
-Perché mai, padre? Andrè ci sarà, la mamma è malata: serve qualcuno che faccia le veci della padrona di casa. E quel posto spetta a me!
 
Contrasse la mascella, istintivamente. 
Non potè fare a meno di sorridere, ironico: Lizzie aveva sfoggiato il tono orgoglioso dei Delaroche.
Quello che lo faceva imbestialire e che lei sapeva usare molto bene, quando voleva.
E che, invece, piaceva molto al padre.
Evidentemente…
Si era trovato a pensare a lei molto più spesso del previsto.
E sapeva benissimo il perché.
Lo sapeva già. Lo aveva saputo nel momento in cui aveva visto quell’Andrè al suo fianco, che era geloso! Geloso marcio!
E che Elisabeth gli piaceva molto più di quello che aveva ammesso con i suoi amici.
Sospirò.
Andrè…
Chi diavolo era quel ragazzo e come mai era così in confidenza con la famiglia Delaroche?
 Monsieur Delaroche, ignaro dei suoi pensieri, sembrò capitolare alle insistenti richieste della figlia.
 
-Hai ragione Elisabeth. Allora farai le veci di tua madre, ma mi raccomando, non è da tutti avere a tavola il Signore Oscuro e a un mio cenno, te ne andrai senza fiatare. Non sono ammessi errori, Elisabeth. Altrimenti….
 
Rabbrividì: Lizzie era riuscita nel suo intento, ma a che prezzo?
James aveva ragione.
Lord Voldemort stava diventando rapidamente famoso. E la sua fama non era delle migliori.
Silente aveva detto loro di fare molta attenzione e dovevano eseguire il compito alla lettera.
Ne andava della loro vita. Era stato molto chiaro!
E la vita di Lizzie, nonostante tutto, gli stava a cuore.
Molto più di ciò che voleva mostrare.
Il battito accelerato del suo cuore all’udire il nome dell’illustre ospite dei Delaroche aveva tradito i suoi sentimenti.
Improvvisamente, aveva paura.
Paura per lei!
Almeno Dulcy sarebbe stata via …ed aveva sempre quell’Andrè.
Digrignò i denti rabbioso!
Se fosse stato in un’altra condizione, non avrebbe esitato un attimo ad assumere le sembianze di Felpato e correre via.
Nella sua forma animale ogni pensiero veniva sospeso, ogni sentimento sopito.
Era solo lui e il suo istinto.
Era tutto più semplice da gestire.
Niente pensieri, niente sentimenti ad intralciare la sua vita.
Anche la sua rabbia! E la sua gelosia!
Via!
E l’invidia…
Lui poteva starle accanto e proteggerla.
LUI!
Saltò giù dalla balaustra, levandosi il mantello dell’invisibilità di James.
Il tono pacato e duro sorprese l'amico.
 
-Avevi ragione tu. La situazione è più pericolosa di quel che credevamo. Non è prudente restare qui, né per noi, né per lei. Torneremo a notte fonda. 

Sirius Black non avrebbe ammesso repliche.
James annuì.



Andrè scompostamente seduto sulla poltrona di fronte al camino scoppiettante, sembrava intento a sistemarsi il gilet sotto la giacca elegante.
Erano le tre di notte e la festa (se così poteva chiamarsi) era finita da quasi un'ora.
 
-Eri bellissima Lizzie...
-Dici? Avevamo ospiti importanti, non volevo far sfigurare papà…
-Come mai questa premura improvvisa per lui? Non eri tu quella che lo detestava?
-La famiglia prima di tutto! O ti sei scordato quanto è importante per me?
-Touché, ma chére! Abbiamo passato troppo tempo lontani, inizio a dimenticare…
-Già… Ti ho già detto quanto mi sei mancato?
-Si, un milione di volte.
-Non hai mai risposto ai miei gufi…
-E’ stato un periodo difficile, Liz, lo è ancora in verità.
-Lo immagino, Andrè. Ma potevi condividerlo con me. Te l’ho chiesto mille volte!
-Lo so, ma non volevo trascinarti in questo incubo…
-Andrè, ti prego… - stava per mettersi a piangere.
-E’ la verità, Liz. E’ un incubo dal quale non posso svegliarmi, ma tu… Tu puoi starne fuori!
-Ma io non voglio!!
-Invece devi - il suo tono era pacato, come se parlasse ad una ragazzina.
-Ho paura di perderti.
-Anche io, ma è già successo. – la sua logica non faceva una grinza.
-Perché mi dici questo: sei così…
-…cattivo, crudele? E’ quello che sono diventato, Elisabeth. Solo tu non vuoi rendertene conto.
-Non è vero! Non sei così!
-Ma sono cambiato ed ora lo sono.
-Potresti essere diverso, conosco qualcuno che è come te, eppure è una delle persone più sensibili di questo mondo!
-Chi? Il tuo spasimante Black?
-Che c’entra Sirius?
-Già! Cosa c’entro io?
 
La finestra della camera di Elisabeth si era spalancata all’improvviso e con passo felpato ed elegante Sirius Black, seguito da James Potter, aveva fatto il suo ingresso nella stanza.
E fissava con sguardo di fuoco Andrè…

********************************************************
Ai lettori presenti, passati e futuri

Avevo voglia di dare un altro punto di vista sul Capodanno.
Quindi, è uscito questo capitolo imprevisto... 
Spero vi piaccia. 
Ah... ho deciso come evolverà la storia.
Nella mia testa è tutto chiaro.
Questo significa che potrei andare un pò più veloce nello scrivere.
Perchè voglio finirla. 
Non amo lasciare le cose incompiute... mai.
Baci

El

 

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Capitolo 17
*** L'istante ***


Ad un bacio mai dato

L'istante

Si avvicinò a sfiorare i libri, ordinatamente impilati sulla scrivania.
Qualche pergamena scribacchiata era l’unica nota stonata in quella che si sarebbe definita la scrivania di una studentessa modello.
Era la scrivania di Elisabeth Delaroche.
Sirius lisciò la piuma che era stata lasciata accanto alle pergamene e con un sorrisetto furbo la afferrò decisamente, voltandosi verso la ragazza che era rimasta in piedi, di fronte al camino scoppiettante.
Dopo la breve conversazione che avevano avuto, l'aver compreso che lo strano ragazzo era il fratello e dopo un'occhiata eloquente di James, prima di guadagnare l'uscita, erano rimasti soli.
 
“Cosa volevi dirmi, Sirius, di così importante?” le sfuggì un sospiro “Sono un po’ stanca…”
 
Non aveva usato il suo solito tono altezzoso, era veramente stanca.
Gli occhi grigi di Sirius si addolcirono mentre con il suo sguardo accarezzava il volto della ragazza.
Sirius Black era sempre Sirius Black ed i suoi occhi d'altronde erano famosi in tutta Hogwarts…
 
  
Il respiro le si mozzò in gola quando il ragazzo si voltò a fissarla.
Quando quegli occhi le erano diventati così familiari e caldi?
Quando lui era diventato così premuroso con lei?
Stentava ancora a crederlo.
In quei giorni aveva messo in discussione anche ciò che le aveva detto nel giardino d’inverno di casa Delaroche, prima che Andrè li interrompesse.
Sirius si era infastidito, era stato evidente, ma non come prima, non come quando erano dei perfetti sconosciuti l’uno per l’altra.
E quello sguardo caldo e avvolgente la fece sciogliere, in un punto ben preciso del cuore e in un luogo nascosto della sua anima.
Lizzie si trovò con il cuore che aveva preso a battere furiosamente.
Possibile bastasse solo uno sguardo a agitarla così?
No, non è solo lo sguardo…
Erano i suoi occhi. Profondi, intensi… e di una dolcezza infinita nel guardarla.
 
 
Il sorriso di Lizzie arrivò inaspettato e suadente.
Il cuore alterò decisamente il battito e un brivido gli percorse la schiena.
Quella ragazza aveva sempre uno strano effetto su di lui e lui ne era ormai affascinato.
Inutile negarlo. Aveva smesso di combattere contro i suoi sentimenti già da un po’.
In effetti, il pensiero di Lizzie lo aveva sempre fatto alterare, ma non credeva possibile di provare qualcosa di così travolgente per lei.
Non nei termini in cui lo stava provando il suo corpo almeno…
Abbassò per un attimo gli occhi e portò la piuma a sfiorarsi il naso, poi appena ebbe ripreso fiato da quel caos che aveva creato il sorriso di lei, riportò il suo sguardo in quello della ragazza.
 
“Dovresti sorridere più spesso, piccola Serpe…” il tono era dolce e rassicurante.
 
 
 
Come era riuscito a far diventare così sexy quello che prima era solo un insulto?
Rimase di nuovo senza fiato, prendendo aria per parlare, ma rinunciandoci subito dopo, richiudendo la bocca.
Cosa avrebbe potuto rispondere?
La realtà era che non voleva rispondere nulla.
Voleva solo che quegli occhi continuassero ad accarezzarla in quel modo dolce e carezzevole, che era solo suo.
 
 
Si staccò dalla scrivania alla quale era rimasto appoggiato, mentre contemplava la bellezza della ragazza.
Il fuoco del camino rendeva la sfumatura dei suoi capelli ancora più rossa e rischiarava il suo volto di una tenue e calda luce.
Il sorriso, quello splendido, meraviglioso sorriso, continuava ad incresparle le labbra.
Sirius si soffermò su di esse un secondo di troppo…
 
 
Era ormai arrivato di fronte a lei.
Non era bassa, ma Sirius Black e la sua altezza la facevano sentire piccola… quasi indifesa.
Il cuore continuava a battere in modo forsennato ormai. Aveva quasi l’impressione che lui potesse accorgersene, che sentisse i suoi battiti alterati.
Avrebbe dovuto distogliere lo sguardo dai suoi profondi occhi scuri e allora, forse, avrebbe potuto ritrovare una velocità normale…
Ma non aveva alcuna voglia di staccarsi da quegli occhi che la fissavano ammaliati.
Non pensava di poter avere quel tipo di effetto su di lui.
Non se lo sarebbe mai aspettato.
Eppure…
 
…. Eppure non riusciva a staccare gli occhi da lei.
Sollevò la piuma a sfiorarle una guancia, mentre la vedeva arrossire leggermente per quella improvvisa coccola.
Continuava a rimanere in silenzio e a fissarlo con quel sorriso che diventava via via più caldo e dolce.
Lizzie era stupenda! Era una dea scesa in terra e le fiamme del camino incorniciavano il suo corpo perfetto.
Abbassò la piuma, incantato, e poggiò l’altra mano sulla sua guancia.
Voleva sentire la sua pelle.
Era esattamente come la immaginava: liscia e profumata.
Di quello si accorse mentre avvicinava il suo volto a quello di lei.
Sapeva di quel leggero e dolcissimo profumo di violetta.
 
 
Il cuore prima impazzito smise di battere per un istante.
Quell’istante perfetto ed infinito… l’istante in cui le labbra di Sirius sfiorarono delicatamente le sue.
L’istante in cui chiuse le palpebre, mentre schiudeva le sue labbra.
L’istante in cui sentì quel calore immenso avvolgerla e portarla in un luogo sconosciuto e misterioso che solo l’alchimia con lui poteva creare.
Mentre in quell’istante perfetto le loro labbra continuavano a cercarsi, capì perché si trovava lì, su quella terra, in quel mondo.
Perché c’era lui.
E lei era stata creata per lui…
 
Era come incontrare la primavera, come vedere i ciliegi in fiore, come il primo caldo sole di marzo.
Era un raggio di sole che rompeva il buio cupo di quel periodo e di quegli anni, che irrompeva nel buio cupo della sua vita e che riportava di nuovo la luce, la felicità.
Era solo un bacio...
Ma lui si rese conto del perché la sua vita era stata così finora.
Perché non c’era lei.
Era lei! Era lei a renderla perfetta!
Era la sua perfetta metà mela, l’unica con cui potesse combaciare.
 
Il tempo e lo spazio divennero infiniti.
Non seppero per quanto tempo le loro labbra si cercarono, ma era come se entrambi fossero assetati l’uno dell’altra.
E come se il fuoco e il ghiaccio potessero convivere, perfettamente, insieme.
Come se non avessero aspettato altro...

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Capitolo 18
*** L'Amore è una cosa Meravigliosa ***


Agli amici, quelli veri, che in questo periodo
sono l'unico balsamo del mio cuore
L'Amore è una cosa Meravigliosa
 
“Cosa hai da sorridere, Liz.”
I suoi occhi scuri fissavano fuori, come persi nel vuoto. Alle parole della compagna di stanza, Elisabeth quasi sobbalzò.
“Nulla, nulla…” rispose frettolosamente, continuando con un colpo di bacchetta a rimettere a posto le sue cose nella stanza. I libri planarono delicatamente sulla sua scrivania. Sara Connors la fissò perplessa, ma Liz era talmente presa dai suoi pensieri da non accorgersene. Sorrise appena, all’idea di rivedere Sirius di lì a poco. Il cuore prese a batterle velocemente. Perché il tempo non passava più in fretta? Non vedeva l’ora di andare in sala comune, muoversi a mangiare la cena e…
“I tuoi occhi brillano…” commentò con voce bassa Sara.
Elisabeth si voltò a guardarla e non potè fare a meno di aprirsi in un sorriso ancora più ampio.
“Può essere…” mormorò in tono quasi imbarazzato.
Fu la volta di Sara sorprendersi! Rimase con la bacchetta a mezz’asta e la bocca spalancata. Da quando la Delaroche era così…dimessa? Lei sempre così altezzosa e fiera, quasi da rasentare la presunzione!
“Può essere…?” ripetè come un pappagallo Sara “Elisabeth cosa ti è successo?”
Alla sua compagna di stanza venne spontaneo chiedere. Elisabeth per la prima volta si accorse di come tenesse a distanza le persone. Ci chiacchierava, era educata e cordiale, alle volte altezzosa, è vero, ma solo se le davano fastidio o si impicciavano troppo dei suoi affari personali. Era una persona riservata… e timida, in fondo. E dopo tutto quello che aveva passato la sua famiglia, era molto più semplice chiudersi alle relazioni con gli altri: era meno impegnativo e soprattutto non avrebbe dato modo a nessuno di ferirla.
Eppure… c’era chi era riuscito a penetrare la sua invisibile barriera e a guardare oltre. Ancora una volta il cuore prese a batterle in modo vertiginoso.
Sirius era andata a trovarla ogni notte, ogni notte era rimasto con lei, abbracciato a lei, accarezzandole i capelli e sussurrandole parole dolci e rassicuranti. Per la prima volta da quando si erano trasferiti in Scozia, Elisabeth si sentiva protetta, coccolata e…
Il cuore si alterò ancor di più. Erano giorni che ci pensava.
“Mi sono innamorata…” ammise con candore.
Sorrise. Era semplice. Era stato così naturale e spontaneo affezionarsi a lui, trovarlo così simile e complementare a lei. Sembravano leggersi nella mente, nel cuore…
…e nell’anima!
Intendiamoci! Come la maggior parte delle ragazze di Hogwarts, lo trovava un bellissimo ragazzo: fisicamente, nonostante non fosse perfetto, forse un po’ troppo magro per la sua età, Sirius Black aveva un fascino innegabile. Anche la McGranitt lo subiva! Ma era soprattutto l’animo del grifondoro ad averla attratta irresistibilmente. Si sentiva come la Luna, attratta da una forza magnetica, senza che potesse far nulla per arrestarla.
In realtà, Elisabeth Delaroche non desiderava assolutamente arrestarla. Sirius le era entrato dentro, in profondità, molto più di quanto immaginasse e con una rapidità che l’aveva sorpresa. Anche suo fratello Andrè glielo aveva fatto notare.
“Non mi piace l’ascendente che ha su di te,  Liz. Pensi dalle sue labbra, come se fosse l’unico uomo sulla faccia della terra!”
“Sei solo geloso, Andrè!” sorrise lei, abbracciando il fratello “E’ che non sei più tu, l’unico nella mia vita!”
Gli occhi le brillavano eccome, mentre guardava felice il fratello. Andrè la fissò intensamente, con i suoi occhi diventati molto meno vivi, facendole rabbuiare un po’ lo sguardo. Il fratello le posò un bacio delicato in fronte.
“Tutto purchè tu sia di nuovo felice, sorellina…”
Avrebbe messo da parte anche la sua ritrosia ed i suoi preconcetti su Sirius Black, se rendevano Liz così felice! Non la vedeva così da tanto tanto tempo…
Lei si era abbandonata contro il suo petto.
“Sono la donna più felice del mondo, Andrè.” Si staccò un attimo a fissarlo seria “E non lo credevo più possibile…” gli sussurrò dolcemente.
La sua forte e determinata sorella nascondeva un lato che solo a lui era dato conoscere. La dolcezza che aveva da piccola, solo lui l’aveva vista. Sapeva esattamente il giorno in cui Elisabeth era cambiata. E sapeva che la responsabilità era stata sua. Ma all’epoca non poteva far nulla per cambiare le cose, era troppo tardi e quello aveva cambiato le loro vite per sempre. L’animo sensibile della ragazza era stato colpito duramente e lei non aveva trovato altro modo per reagire, se non chiudersi. Al mondo, alla vita, agli altri. Non l’aveva più vista sorridere da anni… capitava ogni tanto, ma erano sorrisi rapidi e sporadici. In quei giorni invece l’aveva vista rifiorire e risplendere come solo lei era capace di essere. Sua sorella era stata sempre luminosa, generosa, altruista! Quegli anni bui, forse, sarebbero stati almeno per lei, solo una brutta parentesi.
Gli scocciava ammettere che era Sirius Black l’artefice di quel cambiamento d’animo nella sorella, ma era felice per lei.
“Sei bellissima…”
 
 
“Sei bellissima, mio raggio di sole…”
Le sue labbra non smettevano di cercare quelle di Elisabeth, avide di trovarle e riprenderle, impazienti di sfiorarle con le sue e suadenti… Era evidente di quanto la desiderasse! Sempre, ovunque, in ogni momento, in ogni istante. Ed era certo che anche per la ragazza fosse così.
Si era quasi sorpreso di quanto Elisabeth potesse essere …focosa! Anche nel desiderio che avevano sembravano essersi trovati alla perfezione.
“Sei la mia metà anima perfetta…” continuò a sussurrarle, mentre le sfiorava in modo sensuale l’orecchio con le sue labbra. La sentì mormorare compiaciuta. Sorrise. Sapeva che si stava trattenendo… La sua educazione spuntava sempre fuori. Ridacchiò compiaciuto.
“Mi fai impazzire…” le sussurrò la ragazza a sua volta, con il respiro alterato.
Il cuore di Sirius accelerò ancora.
“Ancora…” continuò ad incalzare lei.
“Ancora…” mormorò lui, cercando di nuovo le sue labbra morbide e calde.
Anche il corpo di Elisabeth stretto al suo era morbido e caldo. Le sue forme riempivano le sue mani e aveva quel profumo dannatamente buono! Solo la sua pelle così vellutata, liscia aveva quel profumo pazzesco! Nessuna donna lo aveva mai fatto impazzire così. Quasi bruscamente si staccò da lei, prendendole il volto delicatamente tra le mani e fissandola con intensità nei suoi occhi scuri. Quegli occhi carichi dello stesso desiderio che era nei suoi e dello stesso…
…amore?
Si ritrovò a pensarlo ancora. Erano giorni che sentiva quel calore invadergli il petto, il cuore e l’anima. Il suo corpo bruciava, ma il suo animo, quello era come se fosse in estasi per aver trovato chi non pensava potesse esistere a questo mondo. Quell’alchimia, era solo loro. Loro e nessun’altro avrebbero potuto comprendere, perché le loro vite cos’ distanti e diverse, avevano forgiato nel loro intimo un identico sentire, un identico modo di vedere e vivere la vita, l’amore. Erano l’incarnazione dell’amore, quello più puro e sublime. In un certo senso non ci sarebbe stato neanche bisogno di unire i loro corpi. Lui era certo che quello di lei le apparteneva, le era sempre appartenuto, sempre gli sarebbe appartenuto!
In quell’assurdo tempo, fatto di paure e di instabilità, era come se lui avesse trovato il suo centro. Il suo meraviglio e splendente raggio di sole. La sua perfetta e meravigliosa anima gemella.
“Mi sono innamorato di te…” gli sorrise con una dolcezza infinita e gli occhi si fecero lucidi.
Lo aveva detto altre volte, ma mai con quella intensità. Sentì Elisabeth fremere tra le sue braccia. Sentì che anche se non avesse detto nulla, sapeva esattamente cosa stava provando.
“Ti amo…” la voce dolce di Elisabeth gli riempì il cuore, quasi fino a farlo scoppiare.
“Adesso…” gli sussurrò lui.
“…e sempre” disse lei con un altro sussurro sulle sue labbra.

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Note per i lettori passati, presenti e futuri

Mi è costato una fatica immensa, ma era necessario per l'evoluzione della storia.
L'ho scritto di getto, non l'ho riletto e ve l'ho postato così com'era: perdonate gli errori, che probabilmente ci saranno.
So che è un pò melenso ma vi assicuro che esiste anche gente così... ;)
Dal prossimo si aprono le danze... d'altronde siamo in piena guerra magica, no?
Baci a tutti, belli e brutti

El

p.s. Amor vincit omnia. Semper! 

 

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